Il significato della parola Hokage di Leon92 (/viewuser.php?uid=72156)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una decisione importante ***
Capitolo 3: *** Nuovi sentimenti ***
Capitolo 4: *** La calma prima della tempesta ***
Capitolo 5: *** Un' aiuto inaspettato ***
Capitolo 6: *** Il rifugio segreto ***
Capitolo 7: *** Confidenze tra amiche ***
Capitolo 8: *** Sotto un cielo stellato ***
Capitolo 9: *** Confessioni ***
Capitolo 10: *** L'alba ***
Capitolo 11: *** La scelta ***
Capitolo 12: *** Il valore dell'amicizia ***
Capitolo 13: *** Curiosità pericolosa ***
Capitolo 14: *** Motivazioni ***
Capitolo 15: *** Verità e Menzogna ***
Capitolo 16: *** Errori del passato ***
Capitolo 17: *** Sentenza ***
Capitolo 18: *** Sharinnegan ***
Capitolo 19: *** L'amore di una madre ***
Capitolo 20: *** Non esistono scorciatoie ***
Capitolo 21: *** Il mio tramonto ***
Capitolo 22: *** Grazie ***
Capitolo 23: *** Il vero amore ***
Capitolo 24: *** Preludio alla festa ***
Capitolo 25: *** Debolezze umane ***
Capitolo 26: *** Che la festa abbia inizio ***
Capitolo 27: *** Cambiamenti ***
Capitolo 28: *** Capitolo Extra: Come tutto finirà! ***
Capitolo 29: *** Bacio ***
Capitolo 30: *** Nome ***
Capitolo 31: *** Fiducia ***
Capitolo 32: *** Conseguenze - Prima Parte ***
Capitolo 33: *** Conseguenze - Seconda Parte ***
Capitolo 34: *** Rottura ***
Capitolo 35: *** Realtà ed Accettazione ***
Capitolo 36: *** Il cuore di una donna ***
Capitolo 37: *** Sakura vs Hinata ***
Capitolo 38: *** Sogni ed obiettivi ***
Capitolo 39: *** Primo amore e Vero amore ***
Capitolo 40: *** Allievo e maestro - Prima parte ***
Capitolo 41: *** Allievo e maestro - Seconda parte ***
Capitolo 42: *** Scommessa ***
Capitolo 43: *** Non ho altra scelta ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Questa storia è ambientata 6 mesi dopo il capitolo 699. Il villaggio della Foglia è ancora in fase di ricostruzione dopo l’attacco avvenuto da Pain(Nagato) che la completamente raso al suolo.
I danni procurati dall’ultima grande guerra ninja non ha danneggiato solo il paese del Fuoco, ma anche gli altri 4 paesi confinanti che stanno impiegando tutte le loro forze e risorse per sistemare gli eventuali danni ricevuti e far guarire tutti i feriti che sono usciti vivi dalla guerra.
Inoltre, i 5 Paesi ninja, hanno deciso di rendere l’ ”Alleanza degli Shinobi”, creata dopo la dichiarazione di guerra di Tobi, un’alleanza permanente mantenendo tutti gli abitanti, e ninja, sotto un unico simbolo. In questo modo avrebbe facilitato molto l’aiuto tra le varie nazioni e lo scambio di risorse.
Anche tra i nostri personaggi sono avvenuti cambiamenti radicali. La guerra gli aveva aiutati a crescere non solo fisicamente ma anche mentalmente, gli aveva aiutati a maturare e a renderli del tutto adulti. Molti di loro hanno capito le responsabilità che comporta essere grandi e che bisogna tramandare alle nuove generazioni di giovani, altri hanno imparato a conoscere loro stessi, scoprendo magari caratteri o parti della loro personalità che prima non conoscevano.
Infine, ci sono stati quelli che hanno capito realmente cosa significa veder morire qualcuno che si ama davanti ai propri occhi e capire che, se la si perde, non si è più in grado di andare avanti. Insomma hanno capito il reale significato della parola “amore”.
Ma andiamo con ordine. Iniziamo scoprendo che cosa è successo ai nostri personaggi dopo la fine della guerra.
Per prima cosa, tutti loro sono tornati al villaggio e hanno dato una mano a ricostruirlo dato che, trovandosi in un periodo di pace non avevano missioni di alcun genere da svolgere. Karin, Suigetsu e Juugo hanno scelto di rimanere al villaggio della Foglia diventando quindi abitanti ufficiali di Konoha.
Orochimaru, dopo la fine della guerra, ha deciso di partire per continuare i suoi studi sulle arti ninja (non a scopo malvagio, ovviamente).
Kabuto, dopo essere uscito dalla tecnica illusoria di Itachi, ha deciso anche lui di partire per scoprire le sue origini e incontrare le sue vecchie amicizie del passato.
Tsunade aveva ancora il suo ruolo di Hokage, affiancata da Shizune e Kakashi subentrato dopo la morte di Shikaku Nara (il padre di Shikamaru). Anche Shikamaru lavorava spesso insieme a Tsunade e cercava di aiutare, e apprendere, il più possibile in modo tale da raggiungere lo stesso livello del padre.
Il Villaggio della Foglia è stato quello che ha ricevuto il maggior numero di danni, sia per colpa dell’attacco di Pain che lo ha “totalmente” distrutto, sia per colpa della Quarta Grande Guerra Ninja, che ha portato alla morte un’ ingente numero di ninja e che ha causato un gran numero di feriti, che probabilmente non potranno più riprendere il proprio lavoro dopo i danni ricevuti.
Per questo Tsunade, Kakashi e Shizune stavano aiutando a coordinare tutte le fasi di riparazione o ricostruzione utilizzando il maggior numero di persone che avevano a disposizione. Tra questi c’erano anche tutti i genin, i chuunin e alcuni jonin che si adoperavano per aiutare il più possibile. Tra cui Kiba, Shino, Ino, Chooji, Rocklee, Tenten, Karin, Suigetsu, Juugo, Konohamaru, Udon, Moegi e ovviamente anche Naruto, Sakura e Hinata. Sono arrivati a dare una mano anche KillerBee, Temari, Matsuri, Kurotsuchi, Akatsuchi, Shi, Darui, Karui, Samui, Omoi e Chojuro ognuno inviato rispettivamente dal proprio Kage di appartenenza per aiutare a ricostruire e ristabilire l’ordine al Villaggio della Foglia. La maggior parte degli abitanti del villaggio viveva ancora dentro tende, o semplicemente anche dentro dei prefabbricati costruiti provvisoriamente in modo da essere smontati una volta completati tutti gli edifici.
Come ho già detto, molti dei nostri personaggi hanno subito dei cambiamenti e sono diventati più maturi. Tra tutti, chi ha subito i cambiamenti maggiori sono stati Naruto, Sakura, Hinata, Shikamaru e Sasuke. Ognuno di loro aveva vissuto la guerra in maniera diversa prendendo coscienza di cose che prima semplicemente non conosceva o non capiva. Sono cresciuti sul piano sentimentale, provando e sperimentando sentimenti nuovi che prima non avevano mai provato oppure scambiando un semplice cotta per amore e viceversa.
Ma tra tutti, quello che era cresciuto di più e lo aveva reso più saggio, più maturo, più uomo è stato Naruto.
Tutte le esperienze che ha fatto, le battaglie combattute, le persone che ha incontrato e che ha perso durante il suo cammino, lo hanno aiutato a crescere sempre di più, in maniera quasi inconsapevole.
La nostra storia inizierà da questo punto. Spero che vi piaccia :)
E’ una bellissima giornata a Konoha, sono le 6.30 di mattina e Naruto sta camminando per le strade in maniera molto tranquilla.
Si sta dirigendo verso il monumento di pietra dedicato ai caduti che si trovava vicino al campo di addestramento.
Da un po’ di tempo aveva preso la stessa abitudine di Kakashi e di fare tardi agli appuntamenti per andare a trovare i suoi compagni caduti e stare un po’ con loro. Una volta arrivato, si sedeva sul prato e rimaneva in silenzio a fissare il monumento con su scritto i nomi di tutti coloro che erano caduti in battaglia tra cui i nomi delle persone a lui care che aveva perso per sempre.
Ricordava ancora come si sentiva, qualche mese fa, durante la cerimonia dedicati ai caduti in battaglia durante la Quarta Grande Terra Ninja. Era rimasta tutto il giorno li, in silenzio, immobile, pensando a Neji, Jiraya, Itachi, Obito e ai suoi genitori, Minato e Kushina. Tutti loro hanno sacrificato la loro vita combattendo per quello in cui credevano o per proteggere qualcuno a loro caro. Sperava davvero con tutto il cuore che il loro sacrificio non sia stato vano e che la pace sarebbe potuta durare per sempre.
Essere Hokage portava più responsabilità di quanto lui credesse. Costava molti sacrifici e tutti quanti contano sempre su di te per risolvere qualunque tipo di problema.
Tutti i precedenti Hokage hanno scrificato la loro vita per proteggere il villaggio.
Ma ci sono stati anche altri che l’hanno fatto senza avere alcun titolo, tra cui Itachi.
Egli ha sacrificato la sua stessa esistenza per il bene del villaggio e di suo fratello, alleandosi con l’Akatsuki, uccidendo tutto il suo clan che stava pianificando un colpo di stato, e facendosi uccidere dal suo stesso fratello. Tutto per proteggere il suo amato villaggio e le persone che amava.
Anche Jiraya avrebbe potuto essere un Hokage migliore di Tsunade, ma lui era un guerriero e gli piaceva girare il mondo andando alla ricerca di informazioni. Per Naruto è stato come il padre che non aveva mai avuto, e lo aveva aiutato ad allenarsi e a crescere, aiutandolo anche nei difficili anni dell’adolescenza. Alla fine, però, anche lui aveva perso la vita in battaglia, combattendo contro Pain, cercando di capire il segreto della sua tecnica e sempre per il bene di Konoha.
Anche suo padre, il Quarto Hokage, e sua madre hanno sacrificato la loro vita per proteggere il proprio figlio. Quale genitore non lo farebbe. E hanno affidato a lui, nei loro ultimi istanti di vita, le loro speranze e i loro sogni, insieme anche al Kyuubi. Ma il loro sigillo era qualcosa che non si sarebbe mai potuto spezzare ed era più forte di qualsiasi tecnica ninja conosciuta.
Alla fine, Naruto aveva compreso a pieno il significato di “Hokage” e di tutte le responsabilità che questo titolo comporta, e avrebbe fatto di tutto per far si che il sacrificio di tutti coloro che sono morti in battaglia, e che adesso i nomi sono inciss su quella fredda pietra, non sia stato vano.
Dopo circa una mezz’ora, Naruto si alza dal prato, saluta i suoi vecchi compagni caduti e si dirige a passo spedito verso il nuovo ufficio dell’Hokage. Tsunade lo aveva convocato per dirgli qualcosa di urgente e dato che era già in ritardo, sperava non si arrabbiasse troppo.
Salve a tutti, mi chiamo Leonardo, alias Leon92. Questa è la mia prima storia perciò siate clementi. Perdonatemi per eventuali errori di scrittura o di grammatica ma non sono mai stato molto ferrato con queste cose. Come ho gia scritto nell 'intro voglio proporre un'alternativa al finale che Kishimoto ci ha dato.
Dopotutto questo è il bello del forum.
Spero che la storia vi piaccia e fatemi sapere se vi piace o no, oppure se potete darmi qualche consiglio per migliorare(dopotutto è il primo capitolo).
Grazie a chi leggera.
Un saluto
Leon92
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Capitolo 2 *** Una decisione importante ***
Dopo un quarto d’ora di corsa, Naruto giunse davanti l’ufficio dell’Hokage. L’edificio si trova a circa 1 Km di distanza dal vecchio edificio che stanno ricostruendo, proprio sotto la montagna degli Hokage. Inoltre, all’esterno, l’edificio era circondato da 4 jonin di fiducia, uno per ogni angolo. Ovviamente, quell’ufficio era provvisorio, e sarebbe stato smantellato nel momento in cui i lavori al palazzo dell’Hokage saranno cessati.
Naruto si presentò davanti alla porta dell’ufficio e busso. Si senti un “Avanti” dall’interno della stanza. Naruto capi all’istante che la voce che lo aveva invitato ad entrare era di Tsunade.
Appena entro nella stanza, Naruto si guardo intorno e vide che oltre a Tsunade, seduta vicino alla sua scrivania, c’erano anche Kakashi, Shizune, Shikamaru, un numeroso gruppo di jonin e anbu scelti e i vecchi anziani consiglieri dell’Hokage Koharu e Homura.
Naruto rimase molto sorpreso dal quantitativo di persone presenti nella stanza. Doveva trattarsi senz’altro di qualcosa di importante se lo avevano convocato e ricevuto a quel modo.
Saluto tutti con un cenno della mano e si affretto a raggiungere Tsunade ancora seduta alla sua scrivania. Aveva le mani incrociate e lo sguardo fisso sulla scrivania intenta a pensare chissacosa.
“Salve Signorina Tsunade, voleva vedermi?” disse Naruto con un’aria incuriosita ma allo stesso tempo spaventata di chi non sa cosa aspettarsi.
Dopo la fine della guerra tutto era andato bene, non c’erano stati alcuni problemi riguardo la ricostruzione del villaggio e i rapporti tra i vari Paesi andavano a gonfie vele. Quindi perche lo aveva convocato???
“Si, dobbiamo parlare di una cosa molto importante, e per questo motivo ho convocato tutte le persone qui presenti” disse Tsunade alzandosi dalla sedia e rivolgendosi anche agli altri ninja presenti nella stanza.
“Ah Ok, di che si tratta” ora Naruto iniziava ad essere davvero curioso.
“Quello che sto per farti è una proposta di estrema importanza e voglio che ci pensi bene prima di darmi una risposta” Tsunade era seria in volto, era segno che non stava affatto scherzando.
“Ieri ne ho parlato con tutti chuunin e i jonin qui presenti e ho chiesto consiglio anche agli anziani saggi che mi hanno accordato la loro benevolenza, quindi ora tocca unicamente a te prendere una decisione” Tsunade stava per chiedergli qualcosa di estrema importanza e la decisione spettava soltanto a lui. Naruto non disse niente, aveva le mani sudate per la tensione e gli occhi azzurri spalancati dallo stupore. Pensava tra se e se “Di che sta parlando? Cosa sta per chiedermi?”
Tsunade fece un breve sospiro, poi lo guardo dritto negli occhi e pronuncio la fatidica domanda ”Ti andrebbe di succedermi nella carica di Hokage?” pronunciò la domanda tutto d’un fiato.
Naruto, dal canto suo, era assolutamente certo di aver sentito male la domanda. Era totalmente paralizzato dalla punta dei piedi fin alla testa. Aveva iniziato a tremare e intorno a lui tutti ninja presenti, felici per lui, attendevano una sua risposta o una sua affermazione.
Ma tutto quello che Naruto riuscì a dire fù un flebile e balbettante “C-C-Come scusi? C-C-Credo proprio di non aver capito bene la domanda?
Tsunade sospiro di nuovo e lo guardo intenerita con un sorriso sulle labbra. Per lei, Naruto aveva capito perfettamente la domanda, ma semplicemente faceva fatica a credere a ciò che aveva sentito.
“Ascolta Naruto” inizio Tsunade, come a volerlo incoraggiare,”dopo l’attacco di Pain tutti ti hanno definito come l’eroe del villaggio della Foglia, la persona su cui più fare affidamento. Hai dimostrato il tuo valore di ninja, di guerriero,la tua determinazione, le tue doti nel combattere, il tuo coraggio nel non arrendersi mai. La gente ti ha accettato per quello che sei, anche con la volpe ancora sigillata dentro di te. Sei riuscito a cambiare il modo di vedere il mondo non soltanto a me ma a tutto il villaggio. E dopo la Grande Quarta Guerra Ninja sei riuscita a cambiare anche tutte le altre nazioni che adesso sono nostre alleate” .
Tsunade poso le sue mani sulle spalle di Naruto come a volerlo scrollare da un brutto sogno.
“Ora come ora la gente ti vede come un punto di riferimento, una guida, e a mio avviso io sarei davvero felice di passare il testimone a te e lasciarli nelle tue mani. Diventerai il più grande Hokage che Konoha abbia mai avuto” .
Naruto rimase immobile ascoltando e metabolizzando ogni parola che Tsunade pronunciò.
“M-M-ma siete sicura di quello che sta dicendo? I-I-Io Hokage!”
“Certo che sono sicura, come lo sono le persone qui presenti. Dopotutto ai quasi la stessa età di Gaara, che è gia Kazekage da parecchi anni. Inoltre non sarai da solo. Ci saranno Kakashi, Shikamaru, e Shizune che ti aiuteranno e sosterranno nei momenti di difficoltà” disse Tsunade fissando i diretti interessati.
“Non preoccuparti, ti aiuteremo noi” disse Shikamaru felice che il suo amico avesse realizzato il proprio sogno.
Kakashi fece un semplice cenno di assenso con la testa, sorridendo sotto la maschera.
Shizune, stringendo il suo maialino tra le braccia, disse “Tranquillo, all’inizio sarà dura ma vedrai che ce la farai. O già molta esperienza grazie alla signorina Tsunade quindi andrà tutto bene”.
Naruto sembro scuotersi da quello stato di semi coscienza. Il suo sogno più grande era a portata di mano. Allora perché stava esitando. Sarebbe bastato un semplice “Si! Voglio farlo” e il suo sogno sarebbe divenuto realtà. Probabilmente qualche anno fa avrebbe accettato senza pensarci. Ma allora perché stava esitando.
Tutti ricordi della guerra, gli incontri con i precedenti Hokage, con Minato e con Itachi lo avevano travolto come un fiume in piena e gli avevano fatto capire la responsabilità e l’importanza che ricopriva quel determinato ruolo.
Naruto rimase in silenzio per qualche minuto mentre tutti gli altri stavano ancora aspettando la sua risposta.
Alla fine tutto ciò che riuscì a dire fù “La ringrazio Signorina Tsunade, lei non sa quanto questo mi rende felice. Ma ho bisogno di pensarci su per un po’ di tempo prima di accettare”.
Tutti quanti, Tsunade compresa, rimasero stupiti dalla sua risposta. Tutti sapevano che il sogno di Naruto era quello di diventare Hokage. Era chiaro come il Sole. Allora perche non ha accettato subito l’offerta di Tsunade.
“Ma cosa stai dicendo, Naruto” intervenne subito Shikamaru “Diventare Hokage è sempre stato il tuo sogno, no? Allora perché non accetti subito la proposta che ti ha fatto il Quinto Hokage?
Naruto di rimando rispose “Proprio perché stiamo parlando del titolo di Hokage che sto esitando. Ho bisogno di capire se sono pronto a prendere sulle mie spalle questa responsabilità”.
Shikamaru rimase di stucco. Non si aspettava una risposta del genere, soprattutto da Naruto.
Kakashi si avvicino a Naruto, poggiandogli una mano sulla spalle e disse “Naruto ha ragione. Non si diventa Hokage dal giorno alla notte. E’ un compito di grande responsabilità e fatto di sacrifici. Anche se adesso, Naruto, è conosciuto come l’eroe del villaggio della Foglia ed è colui che ci ha fatto vincere la Grande Quarta Guerra Ninja, è ancora molto giovane e deve capire se si sente pronto a ricoprire quel ruolo”.
Shikamaru ascoltò con attenzione la risposta di Kakashi e dopo averci riflettuto qualche secondo si scuso subito con Naruto per non aver capito l’importanza di quel compito.
Tsunade rimase a fissare Naruto tutto il tempo. Dopo lo stupore iniziale, fù felice della risposta che aveva dato Naruto. Aveva compreso che non era più il ragazzo impulsivo che aveva conosciuto tanti anni fa insieme a Jiraya, ma che era diventata un’uomo che aveva capito l’importanza del titolo di Hokage insieme alle responsabilità di guidare un intero villaggio.
“Sei davvero sicuro Naruto?” chiese Tsunade.
“Si, ho bisogno di riflettere per conto mio, appena avrò deciso cosa fare le faro sapere”rispose Naruto con tutta la sicurezza che possedeva in quel momento.
Anche tutti gli altri ninja compresero le motivazioni che hanno spinto Naruto a rispondere in modo.
“Va bene, so che non è una decisione facile. Ti lascerò tutto il tempo che vuoi per decidere cosa fare. Ma sappi che sono convinta che qualsiasi decisione prenderai sarà quella giusta, e tutti noi ti sosterremmo fino alla fine” concluse Tsunade con il sorriso sulle labbra.
Dopo che Naruto ebbe ringraziato Tsunade e tutti gli altri ninja, se ne andò dalla stanza e si incamminò per il villaggio accompagnato da Shikamaru.
“Lo sai, non mi aspettavo che mi avresti risposto cosi. Mi hai davvero lasciato di stucco”.
“Già, probabilmente qualche anno fa avrei accettato all’istante” iniziò Naruto “Ma dopo la fine della guerra, ho capito cosa significa davvero essere Hokage e ho bisogno di tempo per capire se sono pronto oppure no” concluse Naruto guardando Shikamaru negli occhi.
“Eheh, dopo tutti questi anni riesci ancora a sorprendermi”
“Dimentichi che stai parlando con il ninja più imprevedibile del Villaggio della Foglia”
Salve a tutti. Questo è il secondo capitolo. Molto probabilmente alcuni o alcune di voi si staranno annoiando e smetteranno di seguire la storia. Dal prossimo capitolo andrò a toccare temi più personali e sentimentali che toccheranno non solo il nostro protagonista. Sperò che continuerete a seguire la storia.
Ringrazio tutti coloro che l’hanno letta e che l’hanno recensita :)
Un saluto
Leon92 |
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Capitolo 3 *** Nuovi sentimenti ***
Dopo aver parlato del più e del meno, Shikamaru tornò ai suoi doveri, lasciando Naruto ai suoi pensieri.
Mentre camminava per il villaggio, veniva salutato e acclamato da tutti i suoi abitanti. I bambini chiedevano il suo autografo come fosse diventato una celebrità ( e lo era diventato). I giovani che avevano appena iniziato ad andare in accademia, tutti i genin e i chuunin lo prendevano a modello e sognavano un giorno di poter diventare come lui. Soprattutto le ragazze che, quasi gettandosi ai suoi piedi, tentavano di compiacerlo in tutti i modi, cercando di catturare la sua attenzione e, alle volte, spingendosi anche un po’ più in la (potete immaginare cosa intendo XD).
Naruto, ovviamente, non era il tipo che faceva certi tipi di pensieri, soprattutto sulle ragazze che non gli interessavano. Nei suoi pensieri, adesso, albergava la figura di una ragazza. Anzi di 2 ragazze. Quest’ultima, infatti, era divenuta una parte importante della sua vita, quasi fondamentale, senza che il ninja biondo se ne fosse reso minimamente conto. Lo aveva aiutato ad alzarsi nei momenti di difficoltà, a non perdere fiducia in se stessi e ad andare avanti seguendo la propria strada.
Proprio mentre camminava per il villaggio, la ragazza al centro dei suoi pensieri gli era apparsa davanti quasi come un miraggio causato dal suo stesso cervello. La ragazza aveva lunghi capelli corvini, un fisico slanciato, un seno prosperoso e possedeva occhi talmente bianchi e lucenti che al solo sguardo avrebbe pietrificato e allo stesso tempo ammaliato qualunque uomo avrebbe fissato quelle splendide iridi bianco diamante. Hinata Hyuuga.
“A cosa stai pensando?” chiese Hinata mentre vedeva Naruto assorto nei suoi pensieri.
“Oh, ciao Hinata, scusa non ti avevo vista” esclamo il giovane diventando rosso dall’imbarazzo. Proprio perché in quel momento stava pensando a lei in quel momento.
“Me ne ero accorta. Per questo ti ho chiesto cosa stavi pensando” sorrise la ragazza.
“Ok, ok” sorrise anche lui di rimando “Sono stato convocato dall’Hokage perché aveva qualcosa di importante da darmi” rispose subito il ragazzo. Non poteva certo dirle che stava pensando a lei. Sarebbe stato troppo imbarazzante.
“Ah”esclamo la Hyuuga, sorpresa dalla notizia “E cosa ti ha chiesto?” domando.
Naruto non sapeva se raccontargli tutta la storia dall’inizio alla fine o tenersela per se. Voleva che rimanesse un segreto per il momento. Immaginatevi il caos e le grida di euforia se tutti fossero venuti a sapere che sarebbe diventato Hokage. Probabilmente avrebbero festeggiato tutti per una settimana. E’ lui non era ancora sicuri sulla decisione da prendere.
Però di Hinata aveva assoluta fiducia. Era sicuro che se le avesse chiesto di non raccontare a nessuno la faccenda, lei lo avrebbe assecondato.
Cosi, con un impeto di coraggio,prese la ragazza per mano e la trascino(letteralmente) in un posto ove avrebbero potuto parlare senza che nessun’altro potesse ascoltare le loro conversazioni. Il campo d’addestramento del Team 7.
“Come mai mi hai trascinato qui?”chiese con curiosità Hinata.
“Scusami, ma era proprio necessario. Quello che sto per dirti deve rimanere un segreto che non dovrai rivelare a nessuno”Naruto la guardo con uno sguardo che non ammetteva obiezioni”.
“O-O-O-Ok”Esclamo semplicemente la ragazza che era diventata completamente rossa appena gli occhi di Naruto si erano concatenati con i suoi.
“Bene. Preparati”disse Naruto con tutto l’entusiasmo e l’adrenalina che aveva in corpo.
Hinata non disse niente. Era completamente paralizzata. Erano poche le volte in cui Naruto gli confidava qualcosa di segreto. Ma questa volta sembrava cosi importante che pareva surclassare tutte quelle precedenti. Poteva capirlo semplicemente guardandolo negli occhi. A momenti credeva che Naruto stesse per dichiararsi a lei in maniera quasi inattesa. Se fosse stata la stessa ragazza di qualche anno fa, sarebbe svenuta all’istante. Non poteva. Doveva dimostrargli che era diventata forte abbastanza da potergli stare vicino (senza svenire).
Cosi Naruto raccontò alla ragazza tutto quello che era successo all’ufficio dell’Hokage per filo e per segno senza omettere alcun particolare. Alla fine del racconto guardo Hinata per vedere come avesse preso la notizia.
La giovane era immobile. Stava ancora metabolizzando tutto il racconto che gli aveva fatto Naruto. Alla fine le uniche parole che riuscì a recepire furono “Naruto” e “Hokage”. “Naruto Hokage”. La ragazza venne travolta da cosi tante emozioni tutte insieme che svenne sul posto.
Naruto che, quasi aspettandosi quella reazione, la afferrò e la prese in braccio con una velocita degna dell’erede di Lampo Giallo. Felice dell’impresa compiuta tutto ciò che riuscì a esclamare fu “Accidenti, lo sapevo che sarebbe finita cosi”.
Non che gli dispiacesse tenere Hinata fra le braccia. Dopo la fine della grande guerra, tra due cominciò a svilupparsi un qualcosa che forse andava oltre la semplice amicizia. Soprattutto dopo la morte prematura di Neji hanno cominciato pian piano a frequentarsi e ad uscire sempre più spesso insieme, chiacchierando, ricordando eventi passati e lasciando uscire sentimenti, soprattutto tristi, che prima avrebbero tenuto solo per se stessi. Tra i due stava cominciando a svilupparsi dell’intimità.
“Co- Cosè successo? Dove sono?” chiese Hinata ancora intontita.
“Siamo al campo d’addestramento. Sei svenuta di colpo appena ho finito di raccontarti la storia”esclamo Naruto intenerito dalla vulnerabilità della ragazza.
Adesso si trovavano entrambi seduti su un tronco vicino al campo d’addestramento e alla loro sinistra si ergeva il monumento di pietra dedicato ai caduti in battaglia.
“Ma è meraviglioso, Naruto!” esclamo Hinata al massimo della felicità “Tsunade ti ha chiesto se volevi di diventare Hokage. Che cosa hai provato in quel momento? Che cosa hai risposto?” la ragazza, completamente euforica, cominciò a bombardare il ninja biondo di domande, tanto che sembrava gli stesse scoppiando la testa da un momento all’altro.
“Non ho ancora deciso. Ho detto a Tsunade che volevo riflettere prima di dargli una risposta definitiva. Dopo la fine della Grande guerra ninja, la morte di Neji, di Obito, dopo aver incontrato i precedenti Hokage tra cui mio padre,il Quarto Hokage Minato Namikaze , e soprattutto dopo aver conosciuto Itachi e la sua storia ho capito qual è il significato della parola Hokage. Cosa significa essere Hokage e portare quel titolo. Non conta essere semplicemente il ninja più forte del villaggio della Foglia, ma essere responsabili di tutti i suoi abitanti e se necessario sacrificare la tua stessa vita per il loro bene. E, cosa più importante, l’Hokage deve riuscire a tramandare la sua volontà del fuoco, non soltanto ai bambini dell’accademia e alle future generazioni, ma ad ogni singolo abitante o ninja che ancora non ne ha compreso il suo reale significato” concluse il ninja dando libero sfogo ai suoi pensieri e guardando fisso il monumento di pietra.
Hinata, dal canto suo, non faceva altro che guardare Naruto estasiata e colpita come non lo era mai stata prima. Aveva compreso che il Naruto che aveva di fronte era diventato un’uomo non soltanto nell’aspetto fisico ma soprattutto nello spirito. I suoi sentimenti verso il biondo erano vivi e più forti che mai e niente gli avrebbe mai potuti cambiare.
“Hai ragione. Essere Hokage è un compito di grande responsabilità e sono fiera che tu abbia esitato nel decidere. E’stato un segno di grande maturità che non tutti avrebbero fatto. Quando ti sentirai pronto, sono sicura che accetterai quel ruolo senza alcun rimpianto e tutti i tuoi amici, me compresa, saranno li a sostenerti” esclamo la ragazza che, mentre gli parlava, si avvicinava al ragazzo iniziando a stringerli il braccio. In quel momento la sua timidezza era svanita del tutto e riusciva a parlare liberamente senza alcun intralcio.
Naruto, avvertendo che la ragazza gli si era avvicinata ed aveva preso il suo braccio, con il sorriso sulle labbra esclamo un semplice ”Grazie” avvicinandosi a sua volta. Rimasero cosi per un tempo che a loro sembrava infinito.
Ormai nel cuore del ragazzo stava cominciando a svilupparsi un “qualcosa” che non aveva mai provato prima nei confronti della giovane ninja dai capelli corvini e che solo il tempo lo avrebbe aiutato a capire quel nuovo sentimento.
Ciao a tutti. Eccoci al terzo capitolo. Ammetto che ho avuto non poca difficoltà a scriverlo. Ho cercato di seguire i consigli che mi sono stati dati e ringrazio tutti coloro che hanno espresso le loro opinioni sulle recensioni. Mi sono stati molto utili. Spero che la storia stia davvero interessando a qualcuno. E’ siamo solo all’inizio. Spero di ricevere ulteriori consigli per il prossimo capitolo.
Un saluto a tutti :)
Leon92 |
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Capitolo 4 *** La calma prima della tempesta ***
“Ti va di andare a mangiare qualcosa all’Ichiraku Ramen? Sai, Teuchi e sua figlia lo hanno appena finito di ricostruire. Adesso è grande il doppio rispetto a prima. Potremmo andarci insieme, ti va?” propose Hinata tentando di passare il più tempo possibile insieme al ninja biondo.
“Mi piacerebbe molto, ma dato che siamo al campo d’allenamento vorrei passare un po’ di tempo ad allenarmi. Soprattutto, da quando nonna Tsunade mi ha trapiantato il nuovo braccio destro, devo ancora abituarmi a muoverlo come vorrei. Faccio fatica addirittura a creare il rasengan con l’aiuto del kagebunshin. Per non parlare del lancio del kunai e degli shuriken. Riesco a malapena a colpire il bersaglio” rispose Naruto guardandosi il braccio destro ricoperto da fasciature bianche.
“Tranquillo, non preoccuparti, sarà per un’ altra volta” rispose Hinata evidentemente dispiaciuta “So che il trapianto è stato abbastanza difficile e doloroso. Tsunade addetto che dovrà passare parecchio tempo prima che tu ti sia completamente abituato a muoverlo”.
Cosi Hinata salutò Naruto con un bacio sulla guancia (senza svenire, incredibilmente) e se ne andò lasciando il ninja, totalmente rosso in volto per l’imbarazzo, ai suoi allenamenti.
Naruto passò tutto il resto della giornata ad allenarsi con i kunai, gli shuriken e sull’incanalare il chakra dal braccio alla mano cercando di formare un rasengan decente. I risultati, però, non sono stati dei migliori. Il giovane Naruto era evidentemente frustrato dalla cosa, ma non era certo il tipo che si arrendeva cosi facilmente.
Il sole stava per tramontare e il giovane ninja, per la stanchezza, decise di riposare sdraiandosi sul prato del campo d’allenamento dove un tempo Kakashi aveva fatto la prova dei 2 campanelli al Team 7. Naruto, senza quasi rendersene conto, era immerso nei ricordi del passato. Ripensava a se stesso, al giorno in cui diventò genin, a Sasuke, suo rivale da sempre, ed a Sakura, sua migliore amica, la ragazza che aveva amato fin dal primo momento che l’aveva vista. Per lei aveva fatto ogni genere di sacrificio, era riuscito a mantenere la promessa di riportargli Sasuke, non soltanto per renderla felice, ma perche considerava Sasuke come un fratello. Adesso che era tornato, pero, Naruto aveva deciso di farsi definitivamente da parte per evitare ulteriori sofferenze.
“Ah, eccoti qua” esclamo una voce femminile.
Naruto sobbalzo per la sorpresa. Era ancora sdraiato per terra a riposarsi. Ma avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Sakura Haruno era appena apparsa da dietro un’albero del campo d’allenamento in tutto il suo splendore.
“Ti stavo cercando per tutto il villaggio. Dovevo immaginarlo che saresti venuti qui ad allenarti”.
“Già, tu mi conosci, non sono capace a stare fermo per più di 10 minuti. Avevo pensato che sarebbe stata una buona idea allenarsi un pò” rispose il giovane Ninja sorridendo e grattandosi la testa.
“E proprio perché ti conosco che ero sicura che ti avrei trovato qui” esclamo Sakura leggermente infuriata “La signorina Tsunade ti aveva detto di non fare sforzi con il braccio destro e soprattutto ti aveva ordinato di non allenarti per circa 6 mesi. Bisogna fare prima l’esame finale prima che tu possa iniziare ad allenarti. Ma conoscendoti, starai facendo di testa tua, vero? ”
Naruto non rispose e rivolse il suo sguardo per terra. Come un bambino scoperto dalla mamma a rubare le caramelle.
“Uff, come immaginavo”rispose rassegnata la ninja medico “Dai, vieni qui è fatti controllare le fasciature. Ho anche portato tutto l’occorrente”
Naruto era tentato di lasciarglielo fare, ma, all’improvviso, ritrasse il braccio destro che la ragazza aveva afferrato è disse “Non preoccuparti. Posso farlo anche da solo più tardi”.
Sakura rimase colpita e rattristata dal modo in cui Naruto lo aveva allontanato da lei. Non si era mai comportato in quel modo con lei, anche se, doveva ammetterlo, negli ultimi tempi Naruto sembrava aveva preso un certo distacco da lei.
“Ah, ok. Come vuoi tu” rispose la ragazza “Sei sicuro?”
“Si, non preoccuparti. Negli ultimi tempi ci ho fatto l’abitudine” esclamo il ninja, guardando dalla parte opposta alla ragazza.
“A proposito. Stamattina ti ho visto entrare nell’ufficio dell’Hokage. Tsunade ti ha convocato per dirti qualcosa di importante?” chiese la giovane ninja.
“Ah, ecco…..” Naruto cominciò a balbettare cercando una possibile risposta “Niente di importante, voleva solo controllare come stava il braccio destro e chiedermi se per caso avevo ripreso ad allenarmi. Ovviamente ho negato. Altrimenti sarei volato fuori dall’ufficio fino a schiantarmi contro la montagna degli Hokage” rispose Naruto, sfoggiando il suo solito sorriso.
Naruto odiava mentire, soprattutto se la persona con cui doveva farlo era Sakura. Ma aveva preso la decisione di stare alla larga da lei il più possibile.
Sakura, dal canto suo, noto subito l’esitazione e il dubbio nelle parole di Naruto. Ma ciò che lo aveva tradito di più furono gli occhi. Quando aveva risposto alla sua domanda, aveva guardato tutto il tempo per terra. Segno comune di chi sta dicendo una bugia. Inoltre se l’avesse guardata negli occhi, si sarebbe tradito all’istante.
“Ah, ok. Se lo dici tu ci credo. Sai negli ultimi tempi non ci siamo visti molto spesso. Sia io che tu abbiamo avuto molto da fare ultimamente, e non abbiamo avuto modo di vederci.
“Gia” esclamo il ninja, dando le spalle alla ragazza.
“Sai, ultimamente ho avuto l’impressione che tu mi stessi evitando. Dopotutto ci conosciamo da un sacco di anni. Se ci fossero stati dei problemi tra noi tu me ne avresti parlato, vero?”
Naruto esitò ancora nel rispondere “Ma no, che cosa ti salta in mente” cercò di rispondergli dandogli sempre le spalle “E’ solo una tua impressione. Non ti sto evitando. Davvero. Ultimamente ho avuto molto da fare, tra allenamenti vari e lavorando per ricostruire il villaggio, non ho avuto davvero tempo per venirti a trovare in ospedale” concluse il ninja biondo.
“Però il tempo per stare con Hinata lo trovi, vero?” esclamo Sakura iniziando ad arrabbiarsi per le evidenti bugie di Naruto.
Naruto rimase bloccato per un tempo che sembrava infinto. Da quando sapeva di lui e Hinata.
“Ma di cosa stai parlando?”esclamo il biondo.
“Non provare a prendermi un giro. Credi che sia diventata stupida e cieca allo stesso tempo. Ultimamente ho visto te e Hinata in giro per il villaggio come se foste diventati una coppia a tutti gli effetti. Oggi sono uscita prima dall’ospedale e, mentre mi dirigevo verso casa, ho visto te e Hinata stretti per mano che correvate verso chissà dove” Sakura sembrava davvero furiosa con lui “Dimmi da quando tu e Hinata siete diventati, diciamo cosi, “intimi”?
“Questi, se permetti, non sono affari tuoi” esclamo Naruto iniziando ad arrabbiarsi anch’esso. Odiava mentire a Sakura. Ma adesso che lei lo stava mettendo in difficoltà sentiva il bisogno di difendersi.
Sakura, ulteriormente sorpresa da quella risposta continuo l’assalto “Lo so che non sono affari miei. Ma credevo e ripeto “credevo” che tu ed io fossimo amici. Almeno avresti potuto dirmi che tu e Hinata avevate iniziato a frequentarvi, no?”
“Ti ho detto che ultimamente ho avuto da fare. Probabilmente hai visto me e Hinata passare del tempo insieme proprio perche tu eri sempre a lavorare in ospedale. Anche tu hai avuto il bel tuo da fare, no”continuo Naruto difendendosi.
“Si, forse hai ragione. Ma, almeno, potevi venirmi a trovare in ospedale qualche volta. Anche solo per vedere come stavo. Sarebbe stato cosi difficile trovare un po’ del tuo tempo per me”.
Naruto, sentendosi un po’ colpevole, rispose ”Ho davvero avuto molto da fare. Credimi” concluse mentendo più a se stesso che a lei. Ma non poteva assolutamente dirgli la verità.
“Non so davvero che cosa sta succedendo”gli occhi verdi di Sakura cominciarono a brillare come smeraldi per le lacrime “Non so davvero se devo crederti o no. Ormai è evidente che hai preso le distanza da me. Dopo la partenza di Sasuke ho cercato di farmi forza da sola, cercando di resistere e tirando avanti. Inoltre ero sicura che potevo contare su di te. Pensavo che tu ed io fossimo amici”.
“E’ proprio questo il problema Sakura. Noi due siamo amici” Naruto si volto per guardarla negli occhi.
“Ma cosa ti è successo, Naruto? Perchè hai preso le distanze da me? Perché sei cambiato?”concluse Sakura con gli occhi pieni di lacrime e i pugni stretti.
Naruto cominciò a camminare verso di lei. La supero e fece per andarsene. Ma non prima di avergli detto quest’ultima frase.
“Le persone cambiano, Sakura ………………… ma alcuni restano sempre gli stessi”.
Leon92 |
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Capitolo 5 *** Un' aiuto inaspettato ***
Dopo quest’ultima frecciatina, Sakura guardò immobile Naruto allontanarsi dal campo d’allenamento.
Non aveva ancora compreso il significato delle sue parole. Stava parlando di lei o di lui? Dopo averci riflettuto un po’, decise che era inutile rimuginarci sopra e che l’unica soluzione fosse ancora parlarne con lui per capire che cosa stava succedendo e, soprattutto, cosa gli aveva resi cosi lontani.
Scese la notte e il giovane ninja, stanco per tutte le cose successe quel giorno decise che era ora di tornare nella sua tenda a riposare. Ma non prima di cena. Infatti deviò verso l’Ichiraku Ramen e si vece preparare una calda e fumosa ciotola di ramen che divorò in un baleno.
Tante, troppe cose erano successe in quella giornata. I suoi pensieri turbinavano nella testa come un’uragano . Non aveva ancora riflettuto sulla scelta di diventare Hokage ed era troppo stanco per riuscire a prendere una decisione.
Dopo aver cenato, cominciò a dirigersi verso la sua tenda a passi lenti. La sonnolenza stava pian piano prendendo il sopravvento sul giovane ninja. La maggior parte degli abitanti erano già nelle loro tende o dentro le proprie case appena ricostruite. Data l’ora tarda, era ovvio che non ci fosse un’anima viva lungo la strada. Sentiva che a momenti sarebbe svenuto da un momento all’altro.
“Accidenti, mi sento cosi stanco. Ho sbagliato ad allenarmi prima del tempo. Ho consumato troppo chakra. Dopo lo scontro con Sasuke, non sono riuscito ancora a riprendermi del tutto. Non riesco ad usare il braccio destro come vorrei. Certe vorrei che Kurama fosse ancora sigillato dentro di me” parlò tra se e se, certo che nessuno potesse sentire i suoi vaneggiamenti.
Stava quasi per svenire dalla stanchezza ma, improvvisamente, una mano afferrò il suo braccio impedendogli la caduta. Naruto si volto per vedere di chi si trattasse. Capelli argentati, una maschera nera che copriva parzialmente il volto. Era proprio lui. Kakashi Hatake.
Dopo le cose successe durante la guerra ninja, il suo maestro aveva perso lo sharingan donatogli dal suo vecchio amico di’infanzia Obito. Ma, nonostante adesso ci vedesse bene da entrambi gli occhi, continuava ad indossare la solita fascia ninja coprendo l’occhio sinistro. Come sempre. Quando Naruto gli chiese il perché, Kakashi rispose semplicemente che per lui era diventata un’abitudine e che per lui era indifferente vedere con uno o due occhi.
Kakashi sorrise da sotto la maschera e aiutò Naruto a rimettersi in piedi.
“
Non dovresti sforzarti in questo modo durante gli allenamenti. Dopo la fine della grande guerra, saresti dovuto stare a riposo. Hai da poco subito un’intervento e devi ancora abituarti al nuovo braccio che Tsunade ti ha creato”rimprovero Kakashi al suo giovane allievo.
Naruto sapeva che al suo maestro non poteva nascondergli niente. Per lui era come un libro aperto. Lo conosceva da cosi tanto tempo che era diventato uno dei suoi modelli da seguire fin da quando era diventato genin.
“Già, so che dovrei riposare e che non dovrei allenarmi. Ma lei mi conosce. Non riesco a stare fermo per troppo tempo. Altrimenti rischio di impazzire”esclamo il biondo guardandolo negli occhi.
“Lo so. Proprio per questo Tsunade mi ha ordinato di tenerti d’occhio. Sapeva che presto o tardi avresti disubbidito e che saresti andato ad allenarti. Ovviamente la missione non consisteva nel pedinarti per tutto il tempo. Semplicemente, il mio compito era quello di controllarti durante gli allenamenti. Sarei intervenuto nel caso ti fossi spinto troppo oltre”concluse il ninja dai capelli argentati con l’aria di chi la sapeva lunga.
“Acc, quella vecchiaccia. E’ da quando va avanti questa storia” chiese Naruto leggermente alterato dalla novità.
“Mmm, da subito dopo il trapianto. Tsunade non voleva correre rischi”
“Uff, dovevo immaginarlo. Be, la ringrazio per avermi aiutato. Se non ci fosse stato lei a quest’ora sarei crollato come un sacco di patate” rispose il giovane ninja con il suo solito sorriso.
“Tranquillo. Probabilmente sarei venuto a controllarti anche se Tsunade non me l’avesse ordinato. Che ne dici se ci incamminiamo insieme fino alla tua tenda. In questo modo potremo parlare un po’, che ne dici?”
“Certo, perché no” concluse Naruto.
I 2 giovani ninja iniziarono a incamminarsi verso il luogo dove era accampato Naruto.
“Hai pensato alla proposta che ti ha fatto il Quinto Hokage? iniziò Kakashi.
“Non ancora, purtroppo. Ultimamente ho cosi tanti pensieri per la testa che a volte non so davvero cosa fare. Ho bisogno di tempo per prendere una decisione cosi importante. Non e che, per caso, lei ha raccontato a qualcuno di questa faccenda, vero? Domandò Naruto preoccupato. Per il momento voleva che tutta la faccenda rimanesse un segreto. Se si fosse venuto a sapere, tutti quanti lo avrebbero sommerso di applausi fino quasi ad accettare l’incarico senza alcun ripensamento.
“Non preoccuparti. Tsunade ha ordinato a tutti i ninja presenti, compresi Shikamaru e Shizune, di non raccontare niente a nessuno. Queste cose non vanno trattate con leggerezza” rispose Kakashi serio in volto.
“Ha visto come sono andati gli ultimi allenamenti che ho fatto, vero?” domando il biondo con lo sguardo basso e triste.
“Si. Ho notato che fai fatica a concentrare il chakra con il nuovo braccio. Per non parlare della mira dei kunai e degli shuriken. Perfino il genin più scarso saprebbe fare di meglio”.
“La ringrazio, maestro. Questo mi fa sentire molto meglio” rispose Naruto con sarcasmo.
“Guarda che è normale nelle tue condizioni” lo rincuoro Kakashi.
“Non riesco a creare neanche un piccolo rasengan. Ora come ora non credo che prendere il ruolo di Hokage sia la scelta migliore”
“Che vuoi dire?”
“Non sono nelle condizioni di proteggere il villaggio. Nel caso di un possibile attacco sarei inutile. Anche se adesso viviamo in tempo di pace, l’Hokage dev’essere sempre pronto ad ogni evenienza” Naruto aveva cominciato a stringere i pugni per sopprimere la rabbia. La sua momentanea vulnerabilità lo rendeva, come dire, impotente.
“Sai anche tu che essere Hokage non significa essere semplicemente il ninja più forte del villaggio. Ci sono molte altre cose ben più importanti che l’Hokage deve fare”
“E’ vero. Ma questo non cambia le cose. Non sono ancora in grado di combattere, non posso difendermi come vorrei, figuriamoci difendere l’intero villaggio”
Naruto fece un lungo sospiro. Era evidente che la cosa lo preoccupava parecchio e Kakashi riusciva a capire perfettamente come poteva sentirsi. Aveva provato la stessa cosa durante la morte di Obito e di Rin. Se fosse stato più forte a quest’ora i suoi migliori amici sarebbero ancora vivi.
“Ti capisco perfettamente, Naruto. A che serve diventare Hokage se non puoi proteggere le persone che ami, vero?
“Gia”
In quel preciso momento, i due ninja erano in empatia come non lo erano mai stati. Condividevano lo stesso pensiero e le stesse preoccupazioni.
“Sai, credo proprio di poterti aiutare a raggiungere il tuo obiettivo”Kakashi catturò subito l’interesse del ninja biondo.
“Cosa! Davvero! In che modo può aiutarmi? Mi insegnerà qualche nuova tecnica?” Naruto diventò totalmente euforico ed eccitato all’idea di apprendere qualche nuova tecnica.
“Facciamo cosi. Ora tu vai a dormire. Ci incontriamo domani mattina all’alba al solito campo d’allenamento. Ho intenzione di portarti in un posto segreto che conosco solo io”
Nel frattempo, i 2 ninja erano arrivati alla tenda dove, momentaneamente, Naruto dormiva.
“Ok. Ricevuto. Domani mattina all’alba al campo d’allenamento” Naruto non vedeva l’ora che arrivasse domani.
“Perfetto. Oh, un’altra cosa. Tra te e Sakura va tutto bene? Prima vi ho visti al campo d’allenamento che discutevate. Purtroppo ero troppo lontano per sentire e stavo leggendo il mio solito libro”.
Naruto, sorpreso da quella domanda, rispose balbettando “N-No tranquillo. Non’era niente di importante. Sakura si era arrabbiata perche mi stavo allenando. Non voleva che facessi sforzi con il nuovo braccio”. Sicuramente Kakashi gli aveva visti al campo d’allenamento, penso Naruto. Inoltre, si trattavano di faccende personali e non voleva che il suo maestro capisse che tra i due qualcosa non andava.
“Ok, se lo dici tu. Ultimamente vi ho visto passare poco tempo insieme e ho pensato che fra voi due qualcosa non andava. Invece, ho notato che con la giovane Hyuga passi parecchio tempo, eh?” Kakashi colpi volontariamente Naruto con quella frecciatina, sorridendo sotto la maschera.
Naruto, completamente spiazzato da quella domanda, inizialmente non rispose. Il suo maestro lo stava tenendo sotto sorveglianza e a lui questa cosa non piaceva.
“Questi, se permette non sono affari suoi. E poi tra me e Hinata non c’e niente. Siamo solo amici” rispose Naruto voltando la testa leggermente imbarazzato.
“Sarà, anche se gli amici non rimangono abbracciati come vi ho visto fare prima”
Naruto adesso era davvero furioso. Non solo lo controllava durante gli allenamenti, ma adesso lo spiava anche durante la sua vita privata.
Naruto stava per colpire Kakashi con un pugno, ma il jonin con infinità abilita lo schivò quasi senza guardare. Come se si aspettasse quella reazione da parte del ragazzo.
“Ok, ok, me ne vado. Ci vediamo domani” Kakashi, divertito dalla situazione di imbarazzo in cui aveva messo Naruto, svani in una nuvola di fumo lasciando il ninja biondo ai suoi pensieri.
Naruto, totalmente devastato da quella conversione, avverti i postumi della stanchezza arrivare ancora una volta. Cosi, senza pensarci due volte, entrò nella tenda e si mise sotto le coperte in attesa dell’arrivo del giorno seguente.
“Non credo che stanotte riuscirò a dormire. Non vedo l’ora che arrivi domani”
E con quest’ultimo pensiero, il giovane ninja si addormentò.
Salve a tutti
Bene, questo il quarto capitolo. Devo dire che mi sto divertendo un mondo a scrivere i capitoli. Ogni volta che apro la pagina di word mi spuntano nuove idee. Probabilmente anche mentre scrivo questo messaggio.
Spero che la storia sia di vostro gradimento. Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite e le ricordate.
Soprattutto ringrazio una fan che, nonostante sia una fan sfegatata di un pairing che io non condivido, ha voluto darmi le sue motivazioni e i suoi punti di vista. E’stato davvero una cosa bellissima che ho apprezzato molto.
Ringrazio ancora tutti coloro che leggeranno il capitolo e lo recensiranno.
Un saluto a tutti
Leon92 |
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Capitolo 6 *** Il rifugio segreto ***
Appena giunse l’alba, Naruto sistemò la sua tenda in tutta fretta, indossò la sua solita tuta nero-arancione e, senza neanche aver fatto colazione, si diresse a tutta velocità verso il campo d’allenamento.
Arrivato a destinazione, il ninja biondo si guardo intorno per verificare se il suo maestro lo stesse già aspettando. Inizialmente non vide nessuno, ma poi intravide una sagoma vicino al monumento dedicato ai caduti. Naruto riconobbe subito il suo vecchio maestro. Anche dopo la fine della grande guerra, Kakashi non aveva mai smesso di far visita ai suoi vecchi compagni deceduti in battaglia.
Naruto raggiunse il suo maestro e, senza dire niente, si affianco a lui. Rimasero li, in silenzio, a fissare il monumento per un tempo che sembrava infinito. In quel momento non c’erano bisogno di parole. I loro sentimenti erano identici, e riuscivano a capire l’uno la sofferenza dell’altro. Solo il fruscio del vento e delle foglie sembrava rompere quel silenzio incantato che si era venuto a creare.
“Sei pronto, Naruto”domandò Kakashi dopo qualche minuto.
“Ci può scommettere” rispose Naruto di rimando.
“Bene. Stammi dietro allora” Nel giro di qualche secondo, i 2 ninja lasciarono il campo d’allenamento alle loro spalle ed entrarono nella foresta che gli si parava davanti.
Entrambi saltavano da un’albero all’altro ad una velocità notevole. Naruto si limitò semplicemente nel seguire il suo maestro senza fare domande. Durante il tragitto, il giovane ninja non faceva altro che pensare dove l’avrebbe condotto, perché quel luogo era segreto, come avrebbe fatto ad aiutarlo e via cosi.
Dopo circa un’ora di marcia, Naruto cominciò a spazientirsi e bombardò il jonin dai capelli argentati con ogni tipo domanda “Quanto manca ancora?” “Dove stiamo andando?” “Perché questo luogo è segreto?” “Farò un’allenamento speciale?”
Kakashi, dal canto suo, ignorò completamente le lamentele del suo allievo, rimanendo in silenzio e continuando la sua marcia senza esitazioni.
Naruto, dato che non riceveva alcuna risposta dal suo sensei, capì che non era il caso di insistere e smise di fare ogni sorta di domanda. La curiosità lo stava divorando dall’interno e non vedeva l’ora di arrivare a destinazione.
Dopo circa 10 minuti di interminabile corsa tra gli alberi e silenzi ininterrotti, Kakashi si fermò sulla punta di un albero e Naruto fece altrettanto.
“Eccoci, siamo arrivati” esclamo il jonin, saltando giu dall’albero.
“Wow, credevo che questa marcia non finisse più. Dove ci troviamo?” domando il biondo, saltando anch’egli dall’albero e raggiungendo il suo maestro.
Davanti a lui c’era una piccola prateria circolare, circondata da alberi. Al suo centro vi era un piccolo edifico in legno completamente distrutto ed abbandonato.
“Siamo quasi ai confini del paese del Fuoco. Scusa se prima non ho risposto alle tue domande, ma avevo bisogno di concentrazione per ricordare con esattezza dove fosse questo luogo” Kakashi iniziò ad incamminarsi verso l’edificio distrutto.
“Quest’edifico è completamente distrutto. Siamo sicuri che questo sia il posto giusto” domandò Naruto, guardando il suo maestro con aria scettica.
“Certo che sono sicuro. Tu non lo sai, ma questo edificio un tempo apparteneva a tuo padre, Minato. Lo usava spesso come rifugio secondario. Dopotutto, tuo padre era conosciuto in tutto il mondo come “Lampo Giallo” il ninja più veloce del villaggio della Foglia ed era naturale che avesse molto nemici” esclamo Kakashi, continuando a guardare l’edifico e ricordando eventi passati.
“Wow, quindi questo era il nascondiglio segreto di mio padre. Aspetta un’attimo! Se era segreto, lei come faceva a sapere della sua esistenza e dove fosse collocato?” domando Naruto.
“Dopo che tuo padre fù proclamato Quarto Hokage, mi portò qui, rivelandomi il suo segreto. Mi disse che questo era il suo nascondiglio d’emergenza e che al suo interno vi erano situate pergamene ed attrezzature personali. Sapeva che il compito di Hokage era uno compito fatto di sacrifici e di responsabilità. Cosi mi chiese, nel caso gli fosse successo qualcosa, di occuparmi del rifugio ed usarlo come mio nel caso c’è ne fosse stato bisogno. Solo io conosco questo posto e la sua esatta collocazione” .
“E come mai adesso è completamente distrutto? Sembra quasi che sia stato fatto esplodere dall’interno” domandò Naruto, guardando l’edificio e il modo in cui erano situate le macerie.
“Se devo dirti la verità, non so bene che cosa sia successo. Quello che posso dirti è che ho trovato l’edificio completamente distrutto subito dopo l’attacco del Kyuubi avvenuto circa 18 anni fa. Non so bene il perché. Prima della tua nascita, mi recavo sempre una volta a settimana per controllare che fosse tutto a posto. Ma dopo l’attacco della volpe e la morte dei tuoi genitori, scopri che l’edificio era stato completamente distrutto. Da allora, decisi di farlo diventare il mio rifugio segreto personale” concluse Kakashi, guardando Naruto rattristarsi per lo stato in cui era l’edificio.
“Quindi tutte le attrezzature e le pergamene di mio padre sono andate distrutte durante l’esplosione” chiese Naruto con l’aria di chi aveva perso ogni speranza.
“Cosi sembra”esclamo Kakashi, sorridendo sotto la maschera.
Il jonin entrò dentro l’edificio, seguito dal suo allievo, situandosi proprio al suo centro. Naruto notò che proprio ai piedi del suo maestro, vi era uno strano sigillo.
Kakashi iniziò a comporre dei sigilli con le mani, sussurrando parole incomprensibili al biondo. Dopo qualche secondo, il sigillo svanì, rivelando sotto di essa una botola segreta, coperta da una tecnica illusoria.
“Vieni. Scendiamo” esclamo Kakashi al ninja biondo, con la mascella completamente spalancata.
“Wow. Quindi il crollo dell’edificio è soltanto una copertura?” chiese Naruto, iniziando a scendere giù dalla botola.
Kakashi si limitò a guardare Naruto e a sorridere.
I 2 ninja scesero la scala che portava al piano inferiore con cautela. Una volta giù, Naruto si guardò intorno per vedere dove fosse, ma era completamente buio.
Kakashi, che conosceva quel luogo come le sue tasche, non ebbe alcun tipo di problema. Prese un fiammifero che era nelle vicinanze ed iniziò ad accendere le candele situate ai 4 angoli della stanza.
Naruto rimase totalmente scioccato, ed allo stesso tempo elettrizzato, per quello che c’era all’interno della stanza. Tantissime pergamene erano situate ai quattro lati della stanza, disposte tutte dentro una libreria specifica. Al centro della stanza, vi era situato un lungo tavolo coperto completamente da un telo bianco.
“Che posto è questo?” chiese semplicemente Naruto al suo maestro.
“Sai perché ai tempi ero conosciuto come “Kakashi il ninja-copia”? Perche da quando Obito mi donò il suo sharingan, ho copiato ogni tecnica di ogni singolo avversario che ho affrontato. Non importa di che arte si trattasse, Fuoco, Vento, Acqua, Fulmine o Terra. Ho sempre copiato ogni singola tecnica che non conoscevo, e ho scritto le sue informazioni in una pergamena. Dopodiché la situavo in un angolo specifico della stanza e la catalogavo. Ogni libreria che vedi è suddivisa per tipo tecnica. Da tecniche illusorie alle semplici tecniche che usano elementi della natura. Stiamo parlando di oltre 1000 tecniche”.
Naruto non aveva parole. Era totalmente paralizzato dallo stupore.
“Ma è davvero straordinario” esclamo Naruto con il poco fiato che aveva.
“Gia. Questo è un qualcosa che avrebbe fatto gola allo stesso Orochimaru” esclamo Kakashi, fiero della sua impresa.
“E sotto questo telo cosa c’è?” domandò Naruto guardando il tavolo.
Kakashi afferrò il telo che copriva il tavolo e lo lancio per aria, sollevando tutta la polvere situata sopra. Naruto prese a tossire per la quantità di polvere resperata, mentre Kakashi rimase totalmente impassibile, dato dal fatto che il suo naso era coperto dalla maschera.
Dopo che Naruto ebbe finito di tossire, guardò ciò che era situato sul tavolo rimanendo ancora una volta sbalordito.
Katane, kunai e shuriken particolari di diversa forma e colore, spade, asce. Sul tavolo era situata ogni sorta di arma. Molte di quelle presenti le aveva viste durante la guerra, altre invece gli erano completamente sconosciute.
“Queste sono tutte le armi che ho raccolto da quando sono diventato jonin. Molte di queste le ho prese ai nemici che ho sconfitto ed alcune sono cosi rare da essere introvabili. Le ho collezionate perché non volevo che qualcuno ne facesse un uso sbagliato. Soprattutto durante la guerra” Kakashi era davvero serio in volto. Probabilmente, molte di quelle armi erano davvero pericolose se finite in mani sbagliate.
“Accidenti, è davvero incredibile” esclamo Naruto con stupore.
Kakashi si avvicinò al tavolo e raccolse dei kunai che erano nelle vicinanze. Il kunai in questione aveva tre punte e sul manico vi era attaccato una pergamena con su scritta una strana formula.
“Questi kunai erano di tuo padre. Tutta l’attrezzatura all’interno dell’edifico è stata salvata dall’esplosione grazie a questa stanza segreta. Dopo la morte di Minato, gli ho conservati come fossero miei ed una volta che tu fossi diventato grande e maturo te gli avrei consegnati senza alcun rimpianto. Sono sicuro che anche tuo padre avrebbe voluto cosi. Sei più che degno di possederli. Dopotutto sei suo figlio”
Naruto analizzò i kunai con grande attenzione. Durante la guerra, aveva visto suo padre usare questi kunai senza, però, aver avuto modo di studiarli.
Kakahi si allontanò, raccolse svariate pergamene da varie librerie e le inserì all’interno di uno zaino situato all’angolo della stanza. Uno volta che ebbe finito, si avvicinò nuovamente a Naruto.
“Quei kunai sono fondamentali per l’uso del “Hiraishin no Jutsu” la tecnica di teletrasporto che usava tuo padre. Dentro questo zaino ci sono le pergamene per imparare ad usare questa tecnica. Inoltre ci sono anche altre pergamene con tecniche che potrebbero rivelarsi utili. Soprattutto sull’arte del vento” concluse Kakashi porgendo lo zaino al ragazzo.
“Perché ha deciso di rivelarmi tutto questo adesso?” chiese Naruto guardando negli occhi il suo maestro.
“Avevo già deciso da tempo di rivelarti il segreto di questo rifugio. Una volta che fossi diventato grande e maturo abbastanza da diventare Hokage. Quando hai esitato nell’accettare il ruolo che Tsunade ti aveva offerto, ho capito che era arrivato il momento” rispose Kakashi dando una pacca sulla spalla a Naruto.
Naruto fece un cenno con la testa e sorrise. Prese lo zaino e se lo mise dietro la schiena. Dopodiché si volto e iniziò a risalire la botola.
“Aspetta un’attimo, Naruto. Devo darti un’ultima cosa”
Kakashi prese dal tavolo una lunga katana tutta placcata in nero e la porse a Naruto.
“Questa è una katana speciale. E’ un’arma più unica che rara, molto difficile da brandire ed ancor più difficile da distruggere. Inoltre, possiede dei poteri speciali che neanch’io conosco. Voglio che la tenga tu”
Naruto afferrò la katana e la studiò con calma. In apparenza poteva sembrare una spada come le altre, ma se il suo maestro gli aveva detto che possedeva dei poteri sconosciuti non poteva certo dubitarne.
“Ma io non sono uno spadaccino. Non ho mai brandito una spada in vita mia” disse Naruto stingendo la spada tra le mani.
“Be, c’è sempre una prima volta. E poi non ho detto che devi usarla. Voglio semplicemente che la tenga tu. Poi stara a te sceglierne cosa farne. Se non sbaglio, il Quinto Hokage ti ha promosso chunin dopo la fine della grande guerra, vero?
“Si, ha detto che non serviva ripetere l’esame perché ero più che qualificato per esserlo. Soprattutto dopo aver dimostrato le mie capacità in battaglia durante la grande guerra” concluse Naruto.
“Allora considera questo come un regalo da parte mia per la tua promozione. Congratulazioni” esclamo Kakashi colmo di felicità.
Naruto accettò di buon grado il regalo e abbracciò il suo maestro dicendogli “La ringrazio per tutto quello che ha fatto per me. Mi ha reso davvero felice. Adesso potrò raggiungere un nuovo livello. Riuscirò a superare tutti precedenti Hokage prima di me usando esclusivamente le mie capacità e diventerò il miglior Hokage mai esistito”.
“Su questo non ho alcun dubbio. Dopo la fine della grande guerra, hai smesso di essere la forza portante di Kurama e sei diventato un normale ninja come tutti noi. Ma sono sicuro che tu non hai bisogno di un demone che ti dia chakra illimitato per diventare il più forte dei ninja della Foglia”
“Ne sono consapevole. So che ci vorrà del tempo. Dovrò allenarmi senza sosta giorno e notte. Ma alla fine, tutte le mie fatiche saranno ripagate e quando arriverà il momento, diventerò Hokage” esclamo il biondo pieno di entusiasmo e di ottimismo.
Kakashi apri un armadietto che era nelle vicinanze e raccolse dal suo interno dei vestiti accuratamente piegati ed ordinati. Poi prese una foto dalla cima dell’armadietto. La poggio sui vestiti. Dopodiché li dono a Naruto.
“Anche questi appartenevano a tuo padre. La sua divisa di scorta di quando era jonin del villaggio della Foglia. Il mantello bianco con su scritto “Quarto Hokage”. Ed infine, la cosa più importante, questa foto che rappresenta Minato e Kushina insieme. Voglio che li tenga tu. In questo modo, una parte di loro sarà sempre con te. E ti daranno la forza di andare avanti nei momenti di difficoltà”.
“Io-Io davvero non ho parole” esclamo Naruto. Il viso era colmo di lacrime. Ma lacrime di gioia. Non si era mai sentito cosi felice fino a quel momento. Continuava a guardare la foto dei suoi genitori abbracciati e felici.
Fin da quando era bambino, si era sempre chiesto che aspetto avessero i suoi genitori. Aveva incontrato suo padre durante lo scritto con Pain ed aveva combattuto al suo fianco durante la grande guerra.
Sua madre, invece, lo aveva aiutato a combattere il Kyuubi per prendere il suo chakra e gli aveva raccontato com’erano andate le cose durante la sua nascita.
Quelli sono stati tra i momenti più felici per Naruto, che avrebbe portato per sempre nel suo cuore.
Ora, guardando quella foto, poteva vederli insieme, felici come non gli aveva mai visti, senza alcun tipo di preoccupazione e consci dell’amore che provavano l’uno per l’altro.
Naruto si asciugo le lacrime e rispose con un semplice “Grazie” rivolto al suo maestro.
“Questo è il minimo che io possa fare. Sono davvero orgoglioso di come sei cresciuto. Come lo sono anche i tuoi genitori. Adesso, credo sia meglio uscire di qui. L’aria sta diventando irrespirabile” propose Kakashi guardando verso il punto in cui erano entrati.
Naruto fece un semplice cenno di assenso. Prese tutto quello che il suo maestro gli aveva dato, mettendo vestiti e foto nello zaino. Mentre la katana, troppo lunga da poter essere fatta entrare nello zaino già stracolmo di roba, rimase nella mano sinistra di Naruto.
Dopo essere usciti dalla botola, Kakashi ripristino il sigillo, nascondendolo sotto le macerie, ed usci fuori dall’edificio dove Naruto lo stava già aspettando.
“ Mi dica una cosa. Per quale motivo a conservato e nascosto tutte quelle armi e pergamene?” chiese Naruto mentre erano in viaggio per tornare al villaggio.
“Pensavo che un giorno tutto questo sarebbe stato utile per le nuove generazioni. Non volevo che tutte queste tecniche fossero andate perdute nel tempo. E’ giusto tramandare la conoscenza ai più giovani e a chi può farne buon uso. La stessa cosa vale per le armi. Esse non devono essere usate per scopi personali come la vendetta o per semplice divertimento. Vanno usate per proteggere ciò che a noi sta più a cuore, e non sto parlando solo delle persone, ma anche dei nostri valori e del nostro credo. Dopotutto quando si uccide, la colpa non viene data all’arma ma a chi a compiuto l’atto. L’arma è solo il mezzo per uno scopo e può essere usata per il bene e per il male. Tutto sta nel decidere da che parte scegliamo di agire” concluse Kakashi ripensando a tutte le esperienze passate e ai nemici che aveva affrontato.
Naruto, soddisfatto della risposta che aveva dato il suo maestro, annui con la testa e, senza porre altre domande, affiancò Kakashi durante il viaggio di ritorno che portava al villaggio, stringendo tra le mani la katana che il jonin gli aveva donato come fosse un tesoro da proteggere a tutti i costi.
Ciao ragazzi
Questo è il sesto capitolo. Devo ammettere che non avrei mai immaginato di riuscire a scrivere un capitolo cosi lungo. Forse avrei dovuto dividerlo. Non so.
Probabilmente molto di voi, soprattutto le ragazze, si annoieranno a leggere questi capitoli. Ma cercate di capirmi. Sono un ragazzo a cui piace l’azione e l’avventura. Ho bisogno di alternare i capitoli sentimentali con quelli d’azione. Soprattutto perché sono importanti per la trama che sto costruendo.
Spero che a qualcuno stia piacendo la storia e perdonate gli eventuali errori di grammatica.
Spero di ricevere altre recensione e opinioni sulla storia. Per me sono molto importanti.
Ringrazio ancora una volta tutti per aver letto il capitolo e ci si vede alla prossima.
Un saluto
Leon92 |
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Capitolo 7 *** Confidenze tra amiche ***
Mentre Naruto e Kakashi erano di ritorno dal rifugio segreto di Minato, Sakura si stava preparando per andare a lavorare in ospedale. Aveva appena finito di sistemare il letto e fare colazione con i suoi genitori.
Dopodiché prese la borsa con tutte le sue cose e scappo via di casa a tutta velocità.
Dopo la fine della grande guerra, la giovane kunoichi fù promossa dalla stessa Tsunade per l’aiuto fondamentale che era riuscito a dare ai ninja feriti durante le battaglie.
Aveva raggiunto un nuovo livello riuscendo ad imparare il “Sigillo della Rinascita” ed evocando Katsuyu. Grazie alle sue nuove capacità era riuscita a salvare un innumerevole numero di vite e, per la prima volta, si senti felice come non lo era mai stata, perché era riuscita a raggiungere lo stesso livello dei suoi 2 compagni di Team, Naruto e Sasuke.
Tutti al villaggio la consideravano allo stesso livello di Tsunade se non addirittura superiore.
La sua stessa maestra fù cosi orgogliosa dei progressi fatti dalla sua allieva che ritenne di doverla premiare dandogli un compito di straordinaria importanza.
Aveva affidato a Sakura la completa gestione dei reparti riguardanti i feriti della grande guerra. Molto di loro, infatti, non erano usciti completamente indenni dalla battaglia. Alcuni avevano perso un’arto importante, come un braccio o una gamba, e dovevano abituarsi alle protesi facendo molta fisioterapia, altri invece avevano lesioni fisiche meno gravi ma che andavano curate con cura.
Ma chi aveva riportata le feriti peggiori erano coloro che avevano subito un trauma psicologico derivato dalla guerra stessa. Molti di essi erano soprattutto giovani che non si aspettavano di dover affrontare una catastrofe simile come quella scatenata da Obito, Madara, il Juubi e Kaguya.
Questo tipo di ferita è, senza dubbio, quello più difficile da curare e dovrà passare molto tempo prima che essa guarisca completamente dalle loro menti.
Ma Sakura era ottimista, caparbia ed estremamente motivata. Tsunade gli aveva affidato un compito di grande responsabilità e non aveva alcuna intenzione di deluderla. Cercava di incoraggiare tutti facendo del suo meglio e aiutandoli a combattere questo momento di grande difficoltà.
Ma non era sola. Aveva una squadra di specialisti scelti per ogni reparto e, soprattutto, poteva contare sull’aiuto datogli dalla sua migliore amica Ino Yamanaka.
Le 2 erano state sempre migliori amiche fin dall’infanzia. Avevano avuto i loro momenti di rivalità, soprattutto sulla faccenda amorosa riguardante Sasuke. Ma, alla fine, neanche quello era riuscito a spezzare la profonda amicizia che legava le 2 ragazze. Gli anni passati insieme le avevano rese più mature e più legate di quanto non lo fossero mai state. Al punto che riuscivano ad aprirsi completamente ed a confidare l’una i segreti dell’altra.
Erano le 18:00. Sakura aveva appena finito di lavorare e stava tornando a casa ,stanca per la giornata trascorsa. Occuparsi di tanti pazienti e, allo stesso tempo, gestire le faccende burocratiche non è facile. Ma, nonostante tutto, la giovane kunoichi traeva grande soddisfazioni dal suo lavoro e non se ne lamentava mai.
Era appena uscita dall’ospedale e stava iniziando a percorrere la solita strada che l’avrebbe riportata a casa, quando, improvvisamente, sentì una voce femminile chiamarla alle sue spalle. La sua migliore amica Ino stava correndo per raggiungerla.
“Sakura. Aspetta! Facciamo la strada insieme?” chiese la ragazza dai capelli biondi, respirando affannosamente per la corsa fatta.
“Certo che mi va. Ultimamente abbiamo avuto molto da fare in ospedale e non abbiamo avuto modo di parlare per i fatti nostri. Oggi, fortunatamente, sono riuscita a finire prima di lavorare e stavo pensando di andare ad allenarmi un po’. E da parecchio tempo che non faccio pratica con le arti ninja al di fuori di quelle mediche” esclamo Sakura guardando la sua migliore amica.
“Perfetto. Anch’io e da parecchio tempo che non mi alleno. Credo proprio che mi unirò a te, se non ti spiace. Finalmente potrò farti vedere tutto quello che ho imparato in questi anni, e ti dimostrerò che sono superiore a te su ogni punto di vista” esclamo Ino sicura di se.
“Tsk. Dovranno passare secoli prima che tu riesca, a malapena, a raggiungere il mio livello. Ino-Pig!” concluse Sakura guardandola con aria di sfida ed usando, volontariamente, il nomignolo per irritarla ulteriormente.
“Ah si. Staremo a vedere chi sarà l’ultima a rimanere in piedi. Dopo la batosta che ti infliggerò, dovrai supplicarmi di non rovinarti quel bel visino. Fronte Spaziosa” ribatte Ino con la stessa spavalderia ed aria di sfida della sua rivale.
“Ok. L’hai voluto tu. Seguimi” concluse Sakura iniziando a correre verso il campo d’allenamento.
“No, sei tu quella che deve seguirmi” La giovane ninja dai capelli biondi aveva superato la rosa e cercava di arrivare prima di lei al campo d’allenamento.
Nel giro di un minuto, le 2 kunoichi erano arrivate al campo d’allenamento in perfetta parità. Nessuna delle 2 aveva superato l’altra ed adesso avevano il fiatone per l’incredibile corsa fatta.
Dopo che le due ragazze ebbero ripreso fiato, iniziarono a combattere l’una contro l’altra senza esagerare o rischiando di farsi male. Dopotutto era pur sempre un allenamento ed erano entrambe fuori esercizio.
Alla fine, com’era prevedibile, fù Sakura ad uscire vittoriosa dalla sfida.
“Anf, anf, anf. H-Hai visto. H-Ho vinto io” Sakura era in piedi davanti alla sua amica, piena di sudore e completamente devastata dalla stanchezza.
“Anf, Anf. H-Hai avuto fortuna. Tutto qui. S-S-Se l’ultimo colpo fosse andato a segno a quest’ora sarei io quella in piedi e tu quella sdraiata per terra” Ino era sdraiata sul prato, anche lei stremata dalla stanchezza e grondante di sudore.
“Forse è vero. Ma alla fine, l’ultimo che rimane in piedi e sempre il vincitore” concluse Sakura fiera della sua impresa.
“Eheheh, già. Hai ragione. Sei diventata veramente forte, Sakura. Ormai non hai più nulla da imparare da Tsunade. Credo che tu l’abbia addirittura superata”
Sakura si sdraio a fianco della sua amica e disse:
“Non credo. Ho ancora molto da imparare. Dopotutto lei ha molta più esperienza di me in qualunque campo”.
“Accidenti. Cosa odono le mie orecchie. La ragazzina che un tempo piagnucolava sempre per ogni minima sciocchezze è cresciuta ed è diventata una donna. Effettivamente sei in ritardo di qualche anno sulla tabella di marcia” Ino si divertiva troppo a stuzzicare la sua migliore amica.
Sakura, per tutta risposta, cercò di colpire Ino con un pugno che parò senza alcuna difficoltà.
“Guarda che la donna in questione ti ha appena sbattuto con il culo per terra. Ma forse no ti è bastata la lezione. Vuoi che ti faccia un ripassino?” esclamo Sakura sfidandola nuovamente.
“Tsk. Non mi serve alcuna lezione da te. Fronte-Spaziosa! Piuttosto, quando avrai bisogno di lezioni sul come essere più femminili e meno violenti fammi un fischio, ok?” ribatte Ino.
“Certo. Nei tuoi sogni, forse” rispose Sakura di rimando.
Dopo qualche minuto, tra scherzi e insulti reciproci, le 2 ragazze iniziarono a ridere di gusto e a divertirsi come non accadeva da un po’ di tempo a questa parte. Iniziarono a parlare di tutto quello che era successo durante l’ultima settimana. Parlarono e discussero di ogni cosa. Dal semplice vestito indossato la mattina fino a discutere chi delle 2 avesse il fisico più slanciato e indossasse meglio un determinato vestito (Cose da ragazze, insomma. Non insultatemi, vi prego XD).
Alla fine la loro rivalità emergeva sempre. Quel bisogno impellente di sentirsi migliore dell’altra. Per molti questo aspetto avrebbe fatto finire delle amicizie. Ma, nel loro caso, la rivalità non faceva altro che legarle ancora di più.
Il sole iniziò a tramontare e le 2 ragazze erano ancora sdraiate sul prato a fissare il cielo diventare color arancio. Tra le 2 iniziò a calare un silenzio, interrotto solo dal fruscio del vento.
Sakura, completamente rilassata, stava guardando il sole tramontare dietro la montagna degli Hokage. Quando fissava il sole pensava inconsapevolmente a Naruto. Forse pensava a lui perché gli ricordava quella buffa zazzera bionda che aveva sopra la testa. Almeno, questo è quello che pensava Sakura, cercando una scusa che giustificasse i suoi pensieri.
Improvvisamente, il buonumore di Sakura svanì del tutto e i suoi pensieri andarono all’ultima discussione avuta tra lei e Naruto. Dopo quell’ultimo battibecco non ebbero più modo di parlare. Non riusciva davvero a capire cosa fosse successo tra loro 2. I loro legame si era, come dire, spezzato.
“Perché Naruto c’è l’ha con me? Ho forse fatto qualcosa di sbagliato? E’ rimasto deluso? C’entra qualcosa Hinata? Forse c’e l’ha con me perché ultimamente non ci siamo visti? I pensieri di Sakura vorticavano nella sua testa come un’uragano furioso che non si sarebbe placato fino a quando non avesse ottenuto una risposta alle sue domande.
“Sakura! Ehi, Sakura. Mi senti. Sakura! Fronte- Spaziosa!” Ino, che nel frattempo si era messa seduta accanto alla rosa, iniziò a chiamarla insistentemente senza ottenere risposta.
“SAKURA!!!” gridò la bionda con tutto il fiato che aveva in corpo.
“Ino, sei impazzita? Mi hai quasi sfondato un’orecchio. Si può cosa vuoi?” esclamò Sakura, soobalzando dallo stato di apatia e di profonda riflessione in cui era caduta.
“Guardavi fisso davanti a te con uno sguardo vuoto ed assente. Eri triste. Sembravi occupata a pensare a qualcosa di importante. Per caso è successo qualcosa che non va?” domandò Ino preoccupata per la sua amica.
“No. Non ho niente. Non preoccuparti. Sono soltanto stanca. Tutto qui” rispose Sakura con titubanza.
“A chi vuoi darla a bere, Sakura. Ti conosco fin da quando avevamo 3 anni. Sei come un libro aperto per me. Riesco a capire quando c’è qualcosa che ti turba. Parlane con me. Vedrai che dopo starai meglio ed insieme cercheremo una soluzione. Sono la tu migliore amica, no?” cerco di rincuorarla. Voleva che si aprisse a lei ed esternasse le sue preoccupazioni.
“Si, scusa. Hai ragione. Sei la mia migliore amica. Mi fido di te come di nessun’altra” Rispose Sakura, aprendosi completamente con la sua migliore amica.
Cosi Sakura iniziò a raccontare di Naruto, di tutto quello che era successo al campo d’allenamento, di Hinata, del loro litigio e della presunta rottura dell’amicizia che li legava.
Ino stette in silenzio, ascoltando ogni parola con attenzione e studiando ogni espressione della sua amica durante il racconto. Soprattutto guardandola negli occhi verdi come smeraldi, riusciva a capire la sincerità delle sue parole e la sua sofferenza.
“Ecco. Questo è quello che è successo tra me e Naruto. Non riesco davvero a capire cosa sia successo tra noi 2? Ho fatto qualcosa di sbagliato? L’ho, per caso, ferito in qualche modo? Da come mi ha parlato ho percepito del rancore nei miei confronti. Ma non solo quello. Sentivo dalle sue parole……tristezza…….delusione……..rabbia…..distanza……..ODIO. Glielo leggevo negli occhi.
Sigh, i-i-io non so cosa pensare. Sono confusa. Non voglio che la nostra amicizia finisca cosi.”
Mentre Ino ascoltava con attenzione le sue parole, Sakura aveva preso a piangere. Si sentiva davvero confusa. Stava provando una sensazione che non aveva mai sentito prima.
Ino si avvicinò ancora di più alla sua amica, mettendogli una mano sulla spalla ed iniziando a consolarla.
“Ascolta, Sakura. Conosco Naruto da tanto tempo. Con gli anni ho compreso parti del suo carattere che prima non pensavo possedesse. E di una cosa sono sicura “Lui non ti odia e non potrà mai odiarti”. Potrà provarci, potrà metterci tutte le sue forze, ma sono sicura che Naruto non è capace di odiare. E soprattutto, non è capace di odiare “TE”. Forse è successo qualcosa che lo ha costretto a prendere le distanze da te, forse l’hai fatto soffrire inconsapevolmente e adesso è furioso. Possiamo stare qui una giornata intera cercando di capire le motivazioni che lo hanno spinto a prendere le distanze da te. Ma, alla fine, non risolveremo niente”.
“Sigh F-F-Forse hai ragione. Ho fatto qualcosa che l’ha fatto soffrire senza che me ne rendessi conto. Ultimamente l’ho visto trascorrere parecchio tempo con Hinata. Quando li guardo insieme, provo una strana morsa allo stomaco che non so spiegare. Cominciò a sentire, non so, come una rabbia, che mi scorre nelle vene. Ma è un diverso tipo di rabbia. Non so come spiegarmi” continuò Sakura, continuando a cercare una risposta ai suoi pensieri.
“Hai detto che quando vedi loro 2 insieme senti una strana morsa? Una sorta di “rabbia”? Forse ti senti cosi perché Naruto ti sta trascurando. Non state passando più del tempo insieme. Da quando Sasuke è partito per il suo viaggio, ti sei dedicata anima e corpo al lavoro. Non esci quasi mai. E’ guardandoli provi una sorta di gelosia nei loro confronti. Pensi che loro 2 si divertano insieme mentre tu sei triste e sola” rispose Ino, guardando Sakura negli occhi.
“G-G-Gia. Forse sono soltanto gelosa. Perché io sto sempre in ospedale a lavorare. Mentre loro 2 se la spassano insieme, andando in giro per il villaggio” Sakura si rincuoro leggermente. Forse aveva capito cosa stava succedendo tra di loro.
“Si. Questa è una possibilità. Ma……secondo me……….c’è dell’altro. E’ strano il comportamento di Naruto. E soprattutto è strana la reazione che hai avuto mentre mi raccontavi la storia. Questa non la chiamerai proprio gelosia. C’è qualcosa di più dietro che ancora non mi è chiaro. Non è che……………..”
“Cosa” chiese Sakura, curiosa dalla riflessione che stava facendo l’amica.
“Nulla.Nulla. Non può essere. Torniamo all’argomento principale. Tu sei davvero sicura di non aver fatto nulla per dar morivo a Naruto di prendere le distanze da te? Pensa. Rifletti bene. Dev’esserci qualcosa”
“Credimi. C’ho pensato tutta la notte. Non mi è venuto in mente niente” rispose Sakura ripensando a tutto ciò che era successo in passato tra loro 2. Cosa poteva aver fatto di male.
“Aspetta un’attimo. Poco tempo fa Sai mi ha raccontato una cosa successa tra te e Naruto durante il Summit dei 5 Kage. Mi ha detto che tu sei andato da lui con l’intento di fargli dimenticare la promessa che ti aveva fatto. Giusto!”
“Ecco. Si. Sono andato da lui. Non volevo che portasse ancora quel fardello. Volevo che dimenticasse la promessa che mi aveva fatto”
“Sai mi ha detto che ti sei dichiarata lui dicendogli “Io ti amo”. Giusto?”
“S-Si, è vero. Mi sono dichiarata a lui. Ma Naruto ha capito all’istante che stavo mentendo. Tutto quello che volevo era che lui dimenticasse la promessa e tornasse l villaggio. Per questo l’ho fatto. Avrei fatto qualunque cosa per salvargli la vita. Sarei arrivata addirittura ad uccidere io stessa Sasuke, se necessario. Ma alla fine non ci sono riuscita. Sasuke, in preda alla follia, mi aveva afferrato per la gola e stava per uccidermi con il mio stesso kunai. Ma Naruto, contro ogni mia aspettativa, mi ha salvato da una morte certa. Se non ci fosse stato lui, io ora a quest’ora non sarei qui. Mi ha salvata per l’ennesima volta mentre io non sono stata capace di fare niente per lui” Sakura aveva preso a raccontare, immergendosi nei ricordi che aveva cercato di dimenticare per tanto tempo.
Ino era rimasta incantata ad ascoltare quel ricordo che procurava alla sua amica tanta sofferenza. In realtà, Sai era stato molto vago e non era sceso nei dettagli come aveva fatto Sakura.
“Dunque è cosi che è andata. Allora ascoltami, Sakura. Questa è solo un’ipotesi ma potremmo essere vicini alla verità. Dunque. Tu hai dichiarato il tuo amore a Naruto, anche se finto. Tu sicuramente non ci hai fatto caso, ma in realtà Naruto, anche se per un’attimo, ha creduto davvero alle tue parole. Sentirsi dire “Ti amo” dalla persona amata, provoca quella sensazione di felicità e completezza che non è possibile scrivere a parole. Quando ti ha guardato negli occhi e ha capito che stavi mentendo, come credevi si potesse sentire. Tu pensavi solo a Sasuke e alla promessa. Mentre Naruto non ha fatto altro che soffrire in silenzio e voleva renderti felice riportandoti Sasuke. Anche a costo della vita.
Inoltre il dettaglio di Sasuke che cercava di ucciderti con il kunai non è da sottovalutare. In quel momento, tu hai sperato che Naruto venisse a salvarti la vita è cosi è stato. Anche se inconsapevolmente, hai pregato che lui arrivasse.
Queste sono solo ipotesi. Possono essere sia giuste che sbagliate. Ma se vuoi arrivare alla verità, l’unica cosa a fare e che tu ne parli con lui. Dovete chiarirvi. E soprattutto, Sakura, hai bisogno di fare ordine su quelli che sono i tuoi sentimenti”
Ino iniziò ad alzarsi dal parto ed aiuto la sua amica, e rivale, a metterla in piedi. Era ancora scossa dalle parole che gli aveva fatto l’amica. Non aveva mai fatto quelle riflessioni. Non si era mai messa nei panni di Naruto, cercando di capire quelli che erano i suoi sentimenti. Ma si promise che l’avrebbe fatto.
“Ti ringrazio Ino. Se non ci fossi stata tu non avrei mai capito. Hai ragione. Devo parlare di nuovo con Naruto e far chiarezza su quelli che sono i miei veri sentimenti. Ti voglio davvero un mondo di bene”
Sakura abbracciò Ino con tutte le sue forze, trasmettendogli tutto l’affetto che provava nei suoi confronti. Ino rispose all’abbraccio sussurandogli nell’orecchio:
“Non preoccuparti. Tutto si risolverà, alla fine. Devi credere in quelli che sono i tuoi sentimenti e devi credere in Naruto. In ogni caso, io sarò sempre qui, pronta ad aiutarti nei momenti di difficoltà”
“Giusto. Sei la mia migliore amica. E, come te, anch’io sarò sempre pronta a darti una mano. Ti ringrazio per la lezione di oggi. Dobbiamo fare questi allenamenti più spesso” esclamo Sakura riacquistando la sua solita allegria
“Figurati. Quando vuoi sono sempre disponibile. La prima lezione era gratis. La seconda ti costerà. Forse, la prossima volta dovresti lasciarti sconfiggere da me. In questo modo, ti faro uno sconto extra” rispose Ino stando al suo gioco.
Era calata la sera, e le 2 kunoichi, felici per la giornata trascorsa insieme, lasciarono il campo d’allenamento e si diressero verso le proprie case mano nella mano.
Salve ragazzi :)
Questo è il settimo capitolo. E’stato davvero, davvero difficile scriverlo.
In questo capitolo mi sono dovuto immedesimare in un personaggio femminile, in questo caso Sakura, cercando di scrivere quelli che erano i suoi pensieri. All’iniziò è stato davvero tragico. Non sapevo che cosa scrivere. Ma, alla fine, ho trovato l’ispirazione e sono riuscito a scrivere un lungo quanto importante capitolo. E’ stata una soddisfazione.
Comunque spero di aver fatto un buon lavoro. Fatemelo sapere con un messaggio o nelle recensioni
Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia. Ci sentiamo al prossimo capitolo.
Un saluto a tutti :)
Leon92 |
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Capitolo 8 *** Sotto un cielo stellato ***
Naruto passò tutta la mattinata chiuso nella sua tenda. Dopo essere tornato dal rifugio segreto con Kakashi, si era letteralmente catapultato nella sua dimora insieme a tutti gli oggetti presenti nel suo zaino e alla preziosa katana regalatagli dal suo maestro.
Il ninja biondo era davvero elettrizzato all’idea di imparare tante tecniche nuove, soprattutto quelle di suo padre. L “Hiraishin no Jutsu” e il “Rasengan” sono state le tecniche che avevano reso MInato temuto e potente in tutto le 5 grandi terre ninja. Gli era stato dato l’appellativo di “Lampo Giallo” il ninja più veloce che fosse mai esistito. La sua tecnica superava addirittura quella del Secondo Hokage, Tobirama.
Grazie al maestro Jiraya aveva appreso, con grande fatica e sacrifico, l’uso del Rasengan.
Ora che aveva la possibilità di imparare anche la tecnica di teletrasporto di suo padre, Naruto aveva il cuore colmo di gioia. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo. Voleva raggiungere lo stesso livello di suo padre.
Naruto prese dal suo zaino la foto che gli aveva donato il maestro Kakashi e, guardando i volti dei suoi genitori, disse fra se e se:
“Sta a vedere, papà. Riuscirò a imparare la tua stessa tecnica, la migliorerò e un giorno ti supererò. Diventerò il miglior Hokage che sia mai esistito e niente e nessuno potrà fermarmi. Ci metterò tutto me stesso per far si che ciò accada. Renderò te e la mamma davvero fieri di me”.
Dopodiché, ripose con cura la foto nello zaino e prese le pergamene che riguardavano la tecnica dell’Hiraishin no Jutsu. Era davvero intenzionato ad imparare quella tecnica al più presto. Aveva con se 2 confezioni di ramen istantaneo, in questo modo poteva evitare anche di uscire a mangiare.
Naruto passò cosi tanto tempo chiuso nella sua tenda che l’aria al suo interno era diventata irrespirabile. Era calata la sera, la luce del Sole stava tramontando e le luci del villaggio si stavano accendendo.
Ormai non resisteva più dentro quella camera a gas. Decise che era arrivato il momento di fermarsi dal suo allenamento teorico.
Cosi, il ninja biondo, apri velocemente la zip della sua tenda, usci fuori e, respirando aria a pieni polmoni, esclamò:
“Accidenti, stavo per soffocare li dentro. Non ho mai studiato cosi tanto in vita mia. Ho paura che non sarà cosi facile come pensavo. Queste sono tecniche di livello S avanzato e solo i ninja più abili possono padroneggiarle. Devo contare solo sulle mie forze e credere nelle mie capacità. Questa volta non avrò con me il maestro Jiraya e il maestro Kakashi a darmi una mano. Grazie a loro due ho imparato il Rasengan e l’ho evoluto creando il Rasen-Shuriken. Gli devo molto. Ma adesso è arrivato il momento di imparare a camminare con le mie gambe. Gli dimostrerò che non sono più il ninja di un tempo. Sono cresciuto e sono perfettamente in grado di cavarmela da solo. Sarà dura, all’inizio. Ma, alla fine, riuscirò a raggiungere il livello di mio padre e lo supererò”.
Naruto non era certo il tipo da lasciarsi abbattere alle prime difficoltà. Stringeva i denti e combatteva fino alla fine finche non raggiungeva il suo obiettivo. Mai arrendersi. Questo era, anzi è, il suo modo di essere ninja.
Era perfettamente consapevole che ci sarebbe voluto del tempo per riuscire ad imparare tecniche di livello cosi avanzato. Forse ci metterà mesi o magari anni, ma Naruto avrebbe aspettato tutto il tempo necessario.
Doveva diventare più forte dei precedenti Hokage e niente l’avrebbe fermato.
Non lo stava facendo solo per se stesso, ma anche per tutti i suoi amici e tutti gli abitanti del villaggio. L’Hokage deve proteggere tutti i suoi abitanti, anche a costo della vita. Proprio per questo, doveva imparare nuove tecniche di combattimento e raggiungere cosi un nuovo livello.
Naruto, ormai esausto dalla giornata trascorsa, rientrò nella tenda e mise in ordine tutte le pergamene lasciate in disordine. Le rimise ognuna al proprio posto, nello zaino. Dopodiché ,usci dalla tenda e si diresse verso i bagni pubblici. Aveva proprio bisogno di farsi una doccia calda dopo l’intensa giornata di studio fatta. Appena ebbe finito, fece ritorno alla sua tenda per finire di metterla in ordine.
“Uff, ho passato cosi tanto tempo dentro questa tenda oggi che non ho proprio voglia di dormirci dentro. Credo proprio che trascorrerò la notte all’aperto. Tanto è estate e fuori si sta benissimo” esclamo Naruto stiracchiandosi per la stanchezza. Non si era mai sentito cosi stanco neanche durante i soliti allenamenti fisici.
Poco prima di uscire, Naruto afferrò la katana regalatagli dal suo sensei e richiuse la tenda alle sue spalle.
“Dunque, vediamo. Dove posso andare. Dev’essere un posto dove posso stare in assoluta tranquillità” Il ninja biondo non ci penso più di tanto. C’era solo un posto dove poteva andare. La montagna degli Hokage. Quello è stato sempre il suo posto preferito. Fin da bambino, gli piaceva scalare quella montagna, rimanere seduto sulla testa del Quarto Hokage e guardare il villaggio tutto illuminato di notte. Inoltre, quando le luci si spegnevano, si sdraiava a pancia su e osservava le stelle brillare su quel cielo infinito.
Naruo iniziò a correre per il villaggio, in direzione della montagna. Per le strade c’era poca gente, data l’ora tarda, e le luci dei negozi si stavano pian piano spegnendo.
Mentre correva per le strade del villaggio, Naruto scorse in lontananza due sagome familiari che venivano verso di lui. Erano Ino e Sakura. Le due ragazze stavano tornando dal campo d’allenamento. Appena il ninja biondo le ebbe riconosciute, si nascose in una piccola stradina che era nelle vicinanze ed aspettò che le due kunoichi lo avessero superato.
Fortunatamente per lui, le due ragazze erano intente a parlare l’una con l’altra e non fecero in tempo ad accorgersi di lui.
“Chissà cosa ci fanno in giro a quest’ora?” esclamo Naruto “Sono ricoperte di terra. Forse si sono messe di nuovo a litigare. Le solite cose tra ragazze”.
Naruto notò che le due ragazze stavano parlando allegramente tra loro. Da questo ne dedusse che probabilmente avevano fatto pace e che adesso si stavano dirigendo ognuna verso la propria casa.
Il ninja biondo ripenso alla litigata avuto qualche giorno fa con Sakura. Si sentiva in colpa per il modo in cui l’aveva trattata. Era stato freddo e crudele. Ma era necessario. Doveva allontarla da lui, con tutte le sue forze.
Naruto, dopo essersi accertato che le 2 ragazze fossero abbastanza lontane dal non vederlo, usci dalla stradina e riprese il suo cammino verso la montagna degli Hokage.
Una volta raggiunta la sommità, Naruto rimase senza fiato dallo spettacolo che gli si parava davanti. L’intero villaggio gli stava di fronte e, da quell’altezza, riusciva a vedere le ricostruzioni avvenute negli ultimi mesi e le migliorie avvenute dopo l’attacco subito da Pain. Infine, il cielo era tutto ricoperto di stelle. Sembravano diamanti che brillavano nella notte.
Molte volte Naruto era salito su quella montagna rivolgendo lo sguardo al cielo, cercando qualche stella cadente che esaudisse i suoi desideri più nascosti. Molti di essi riguardavano i suoi genitori.
Fin dalla sua infanzia, aveva sempre desiderato incontrare i suoi genitori o almeno vederli in una fotografia. Si chiedeva che cosa fosse successo e perchè lo avevano abbandonato. Ma, alla fine, nessuno fù in grado di dargli una risposta e fini con lo smettere di esprimere desideri. Era solo, abbandonato a se stesso mentre tutti lo tenevano a distanza considerandolo un mostro.
Poi, con il passare del tempo, conobbe Iruka, Kakashi, Sakura e Sasuke. Sono stati i primi a volergli bene davvero, considerandolo un’amico ed aiutandolo a sconfiggere la solitudine che lo divorava.
Adesso era felice. Era circondato da tanti amici. Era anche riuscito a incontrare sua madre Kushina e suo padre Minato. Sentiva ancora l’immensa felicità quando scopri che suo padre non era altri che il Quarto Hokage. L’uomo che più ammirava in assoluto.
Anche se aveva perso la vita sigillando il Kyuubi dentro di lui, non ha mai portato rancore nei suoi confronti. Aveva affidato a lui, il suo stesso figlio, il compito di tenere rinchiusa la volpe per salvaguardare il bene del villaggio. Minato e Kushina si erano fidati di lui fin dal primo giorno in cui era venuto al mondo. Erano convinti che Naruto sarebbe diventato un grande ninja e che un giorno avrebbe controllato il potere della volpe. Era orgoglioso dei suoi genitori e sperava che loro lo fossero altrettanto di lui.
Era una serata splendida. Stare sdraiato a guardare le stelle era sempre stata una delle sue attività preferite. Lo aiutava a combattere la depressione e i momenti di solitudine.
Il ninja biondo alzò il braccio destro nel tentativo di afferrare una di quelle meravigliose gemme brillanti.
Poi, rivolse il suo sguardo al braccio che aveva appena alzato.
“Per prima cosa, devo riprendere il pieno controllo del mio braccio destro. Non sarò in grado di utilizzare le nuove tecniche e tantomeno non riuscirò a formare sigilli con le mani se non imparo ad utilizzare questo nuovo arto. Come posso fare?” si chiese Naruto, cercando di trovare una soluzione al problema.
“Dovresti fare più fisioterapia e meno sforzi durante l’allenamento. In questo modo otterrai risultati molto più velocemente” esclamo una voce femminile alle sue spalle.
Naruto sussulto nell’udire quella risposta provenire alle sue spalle e si volto per vedere chi ne fosse l’origine.
“Ah, Hinata! Sei tu. Uff, che spavento. Mi hai fatto prendere un colpo. Pensavo di essere completamente solo” esclamo Naruto, sdraiandosi di nuovo con lo sguardo rivolto al cielo.
“Scusa. Non volevo spaventarti. Ero in giro per il villaggio insieme a mia sorella Hanabi. Stavamo tornando a casa dopo aver finito di fare la spesa. Poi,ad un tratto, ti ho visto correre verso la montagna degli Hokage. Cosi ho deciso di raggiungerti. Avevo voglia di passare un po’ di tempo con te. Però, se ti sto disturbando, posso anche andare via. Non voglio darti fastidio” disse Hinata rattristandosi leggermente.
“Hinata! Tu non potrai mai darmi fastidio” esclamo Naruto fissando gli occhi argentati della ragazza
“D-Davvero?” esclamo la ragazza al culmine dell’imbarazzo.
“Certo. Anzi. Sono felice che mi hai raggiunto. Cominciavo a sentirmi un po’ solo quassù. Perché non ti sdrai qui, vicino a me. Cosi guardiamo le stelle insieme, ti va?” propose il biondo, cercando di convincere Hinata con i suoi occhi azzurri.
Hinata annui con la testa in segno di assenso. Non sapeva proprio resistere al fascino degli occhi di Naruto. Riuscivano a renderla impotente e vulnerabile con un solo sguardo.
Cosi i 2 ragazzi si ritrovarono vicini a guardare le stelle, sdraiati l’uno accanto all’altro.
“A proposito, cosa fa quella katana li vicino a te? Non sapevo fossi diventato uno spadaccino?” domando la ragazza dai capelli corvini, guardando la spada con curiosità.
“Oh, questa?” esclamo Naruto prendendo la katana e facendola vedere a Hinata “E’ un regalo del maestro Kakashi. Me l’ha donata come premio per essere stato promosso chunin dopo la fine della grande guerra! Esclamo con fierezza Naruto.
“Ah, già. Tsunade ti aveva promosso dopo la guerra. Anche se ormai, sei ad un livello ben oltre del semplice chini. Potresti competere con qualsiasi jonin del villaggio, se non fosse per quel braccio che ti impedisce i movimenti. Hai intenzione di imparare ad usarla?”
“Ancora non lo so. Stavo pensando a qualcuno che mi potesse insegnare ad usarla, ma non mi viene in mente nessuno. Anche se non arriverò al livello dei 7 grandi spadaccini, voglio comunque provare a vedere come me la cavo. Poi si vedrà” esclamo Naruto poggiando la katana vicino al suo fianco.
Tra i 2 ragazzi calo il silenzio.
“Stasera le stelle sono davvero splendide, non trovi? Chissà se riusciremo a vedere qualche stella cadente? Domando Hinata, cercando di rompere il ghiaccio.
“Sai, quando ero piccolo venivo sempre qui. Cercavo di trovare una stelle cadente per esprimere un desiderio. Desideravo conoscere i miei genitori, vedere che aspetto avessero. Volevo capire perché mi avessero lasciato solo, con un demone sigillato dentro di me. Sono stati i momenti più tristi della mia vita. Ancora oggi, quando ci ripenso, mi sembra ancora di sentire quel dolore” Ricordare le memorie del passato, lo intristiva sempre. Quelli sono e saranno, delle ferite che molto difficilmente si rimargineranno.
“Sono sicura che i tuoi genitori non ti hanno lasciato solo, Naruto. Ti volevano un mondo di bene. E sono sicura che te ne vogliono anche adesso. Ovunque si trovino, sono orgogliosi dell’uomo che sei diventato come lo sono anch’io. Se ti hanno lasciato solo, durante la tua infanzia, l’avranno fatto perché non avevano altra scelta. L’hanno fatto per proteggerti. Sai. Avrei tanto voluto conoscerli? Scommetto che tuo padre e tuo madre erano delle persone meravigliose”
“E’ vero. Non te l’ho ancora detto. Mio padre era il quarto Hokage del villaggio della foglia. Il suo nome è Minato Namikaze, conosciuto anche come il “Lampo Giallo” di Konoha. E’stato lui a sigillare la volpe dentro di me”
“D-D-Davvero? Tuo padre era il Quarto Hokage? C-Come l’hai saputo?” domando Hinata con evidente stupore. Non si sarebbe mai aspettata niente del genere.
“L’ho incontrato durante l’attacco di Pain. Stavo perdendo il controllo della volpe, dopo che tu eri stava ferita mortalmente da Pain. Ero sul punto di spezzare il sigillo, quando è apparso mio padre. E riuscito a fermarmi prima che fosse troppo tardi. Ha sigillato parte del suo chakra dentro di me, in modo da apparire nel caso il sigillo si fosse spezzato”
“E’-E’ davvero incredibile. E cosa vi siete detti? Hinata era completamente presa dal racconto
“Non ci siamo detti molto. Abbiamo parlato solo per pochi minuti. Ma, per la prima volta, ho sentito le parole che solo un padre può dire al proprio figlio. Ha detto che si fidava di me e che solo io avrei trovato la risposta alla spirale di odio che governa il mondo ninja” esclamo Naruto sorridendo.
“Eheh, visto. Sapevo che i tuoi genitori erano delle persone speciali. Hanno sacrificato la loro vita per proteggere te e il villaggio durante l’attacco della volpe. In un certo senso, si può dire che hanno protetto anche me” esclamo Hinata. Era felice che il ragazzo le avesse rivelato una parte importante del suo passato.
“Ihih, Già. Mia madre, invece, si chiama Kushina Uzumaki. Ho ereditato il cognome da lei e sono fiero di portarlo. Era una kunoichi del villaggio ed era molto abile anche nei combattimenti. Portava i capelli lunghi e rossi come pomodori. Infatti, all’accademia, tutti la prendevano in giro chiamandola ”Tomato”. Ma mia madre non si faceva mettere i piedi in testa tanto facilmente. Caratterialmente assomiglia molto a Sakura. Riusciva a battere anche ninja superiori a lei, grazie alla sua tenacia”.
“Vuoi dire che hai incontrato anche lei?”
“Si, l’ho incontrata. Mentre cercavo di catturare il chakra della volpe. Stava per prendere il sopravvento su di me, quando mia madre è apparsa in tutto il suo splendore. In quel momento non saprei definirti cosa ho provato. Dire che ero felice è riduttivo. E’ stato un miscuglio fortissimo di emozioni che porto ancora dentro di me” Naruto si sentiva meglio ogni volta che esternava i suoi sentimenti. Era come una liberazione che lo alleggeriva da un pesante fardello.
“Un po’ ti invidio. Anche se per poco l’hai potuto incontrare. Mia madre è morta quando avevo 5 o 6 anni. E’stato poco dopo la nascita di Hanabi. Non ho idea di come sia morta. Mio padre non ne parla mai. E io non glielo chiedo perché non voglio farlo soffrire. Non ricordo nemmeno che carattere avesse. Alle volte sento la sua mancanza. Ma poi arriva mio padre a consolarmi e tutto passa. Se non ci fosse stato lui, forse a quest’ora sarei crollata” Disse Hinata iniziando a tremare. Le lacrime premevano dai suoi occhi, cercnado di uscire.
“Scusami. Non volevo farti rievocare momenti dolorosi del passato” esclamo Naruto stringendo la mano della ragazza con la propria, tutta fasciata da un nastro bianco.
“N-no, tranquillo. Non devi fartene una colpa. Tu mi hai raccontato dei ricordi del tuo passato, anche se dolorosi, e io ho voluto fare altrettanto. Volevo che capissi che, anche se parzialmente, posso capire il dolore che provi” Hinata rispose con determinazione, stringendo ancora più forte la mano di Naruto.
“Grazie Hinata. Non ho parole, davvero. Sei una delle poche persone che riesce a vedermi veramente dentro. Ultimamente, quando siamo insieme mi sento a mio agio come nessuno e sento di poterti rivelare qualunque cosa. E sono sicura che tu, faresti altrettanto con me”.
“Si, Naruto. Lo farei. Sei una delle poche persone di cui mi fido veramente. Se non l’unica persona. Con te, posso aprirmi completamente senza alcuna difficoltà. Posso rivelarti quelli che sono i miei veri sentimenti senza vergognarmene. Potrei rivelare quelli che sono i miei sentimenti per te anche adesso.
Naruto ripensò alla dichiarazione d’amore fatta da Hinata durante l’attacco di Pain. Dopo la sconfitta di Nagato, non ebbe avuto modo di dargli una risposta. Infatti dovette raggiungere il Raikage durante il Summit dei 5 kage, per cercare clemenza nei confronti di Sasuke.
Adesso, lei era li. Vicino a lui. Si sentiva in dovere di dargli una risposta. Dopotutto era diventato un’uomo. Non era più un ragazzino. Doveva assumersi le proprie responsabilità.
“Ascoltami, Hinata” iniziò Naruto girandosi su un fianco. Il suo sguardo era determinazione pura.
“Sto ascoltando” rispose Hinata, con lo sguardo ancora rivolto al cielo.
Naruto, allora, decise di prendere l’iniziativa. Si avvicinò ancora di più alla ragazza. La afferro da un fianco, costringendola a girarsi verso di lui e incatenò i suo occhi con i suoi.
Doveva ammettere che Hinata era diventata davvero una bellissima donna. Da mozzare il fiato. Aveva un fisico perfetto, che avrebbe fatto impazzire qualunque ragazzo. E i suoi occhi erano quelli di una dea.
Anche caratterialmente era riuscita a maturare e questo non passò inosservato di certo allo sguardo attento di Naruto. Si era reso conto che la ragazza dai capelli corvini era maturata nel corso degli anni.
Da essere una ragazzina timida e introversa, si era trasformata in una donna forte e sicura di se.
Come una farfalla finalmente pronta a spiccare il volo e a lasciare il suo bozzolo.
Hinata, dal canto suo, restò completamente immobile. Non si aspettava un’azione simile da parte di Naruto. Il suo cuore aveva preso a battere velocissimo. Sembrava quasi voler uscire fuori dalla casa toracica. E il suo viso era diventato completamente rosso. Ma dato che era molto buio, Naruto non poteva accorgersi di niente. Riusciva solo a vedere i suoi occhi illuminati da uno strano fuoco.
Naruto stava chiamando a raccolta tutto il suo coraggio. Era una cosa che doveva fare. A qualunque costo. Si era spinto troppo oltre adesso. Non poteva assolutamente tirarsi indietro. Anche nei confronti della ragazza che aveva di fronte. Lei meritava una risposta. Durante l’attacco di Pain, lei non aveva esitato a proteggerlo e dichiararsi. Anche se era a un passo dalla morte. Lui non era un debole. E soprattutto non era un vigliacco.
“LUI ERA UN UOMO”
Entrambi erano in silenzio adesso. Riuscivano a sentire i loro cuori battere all’impazzata. Sembravano quasi all’unisono.
Hinata era in attesa che Naruto facesse la sua mossa. Doveva dimostrarsi forte. E’ soprattutto doveva dimostrarsi “DONNA”.
Naruto era pronto. La stretta sui fianchi della ragazza si fece più forte. Era arrivato il momento che anche lui esternasse i suoi sentimenti nei confronti della ragazza.
Il ninja biondo trasse un bel respiro profondo è inizio:
“Ascolta Hinata. Devo dirti una cosa”.
……………………………………………………………………………Continua…………………………………………………………………………
Salve a tutti :)
Questo è l’ottavo capitolo. Be, che dire. Non so davvero cosa scrivere.
Mi sono lasciato trascinare dall’ispirazione e dalle emozioni che provavo.
Verso la fine del capitolo, ero diventato rosso dall’imbarazzo. Mi sono immedesimato completamente in Naruto, in quello momento ero io Naruto. Per questo sono riuscito a scrivere molti più dettagli dal suo punto di vista.
Lascio a voi le opinioni sulla storia. Mi raccomando, recensite il più possibile.
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.
Ci sentiamo alla prossima
Un saluto :)
Leon92 |
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Capitolo 9 *** Confessioni ***
“Ascolta, Hinata. Devo dirti una cosa” esclamo Naruto al limite dell’imbarazzo. Stava stringendo Hinata per i fianchi e i loro visi erano cosi vicini che potevano quasi toccarsi.
Hinata non rispose. Voleva lasciare a Naruto tutto il tempo necessario. Se aveva agito cosi nei suoi confronti doveva trattarsi di una cosa veramente importante. Sentiva le mani di Naruto tremare leggermente a contatto con i suoi fianchi, segno che era molto agitato. Inoltre, anche se non poteva vederlo a causa del buio, riusciva a leggere tutta l’agitazione e l’imbarazzo sul viso del ragazzo che amava.
“Be……….Ecco…….io………volevo…….dirti….che”
Nonostante tutta la sua forza di volontà, Naruto continuava a balbettare parole senza senso. L’imbarazzo e l’agitazione avevano preso il soppravvento su di lui. Non riusciva a calmarsi. Si era accorto che il suo corpo aveva preso a tremare e questo non faceva altro che incrementare la sua ansia e il suo imbarazzo. Aveva sconfitto ogni tipo di nemico grazie alla sua tenacia e alla sua determinazione, ma questa volta era diverso. Si sentiva bloccato e non riusciva a capire il perché. Non si era mai comportato cosi.
Hinata aveva capito che in quello stato non sarebbe riuscito a parlare. Era chiaro come il Sole, nonostante fosse buio pesto. Doveva fare qualcosa. Doveva trasmettergli coraggio e cancellare via l’imbarazzo che aveva preso possesso del ninja biondo. Solo cosi avrebbe potuto sconfiggere quella parte di lui che lo stava bloccando.
Naruto non riusciva a calmarsi. Era completamente paralizzato dalla paura. Scalare una montagna con una mano sarebbe stato senz’altro più semplice. Ormai non riusciva neanche più a guardare la ragazza negli occhi. Stava guardando la terra e l’erba vicino al suo fianco sinistro. Si stava tirando indietro. Si stava arrendendo. Fece per ritirare le mani poggiate sui fianchi della ragazza ma qualcosa lo bloccò.
Hinata, con un’impeto di coraggio, aveva afferrato il braccio destro di Naruto con la mano sinistra, mentre con la destra si era avvicinata al suo viso, iniziando ad accarezzarlo.
Naruto, completamente spiazzato dall’improvvisa reazione della ragazza, alzò nuovamente lo sguardo su di lei. Hinata gli stava sorridendo a pochi centimetri da lui e le carezze che stava ricevendo lo stavano aiutando a calmarsi. Il suo corpo aveva smesso di tremare pian piano e l’ansia e l’imbarazzo lo stavano abbandonando. Nessuno, prima d’ora, lo aveva accarezzato cosi. Hinata era riuscita a trasmettergli tutti i suoi sentimenti con un semplice gesto.
“Sai, ti conosco da tanti anni e pensavo di sapere tutto di te. Credevo di conoscere ogni lato nascosto del tuo carattere. Da ciò che ti spaventa di più a ciò che ti rende felice. Ma questa è la prima volta che ti vedo in questo stato” disse Hinata, continuando ad accarezzarlo e stringendo il braccio poggiato sul suo fianco.
“D-Davvero? Anche per me è la prima volta. Non mi sono mai sentito cosi. All’improvviso mi sono sentito, come dire, bloccato. Paralizzato dalla paura. Non riuscivo più neanche a guardarti negli occhi e il mio corpo aveva preso a tremare senza alcun controllo. Non ho mai provato niente di simile” esclamò Naruto. L’ansia e l’imbarazzo non gli erano del tutto passati.
“Eheh. Ti sbagli. Questa non è paura. Ma semplice timidezza”
“T-T-Timidezza?” esclamò Naruto completamente stupito da quella rivelazione.
“Si. Credimi, la conosco bene. Tutti quanti diventano timidi davanti ad una situazione di grande imbarazzo. Anche i più forti e i più determinati, anche se tendono a nasconderlo. E’ una cosa normalissima. E’vero, ci sono persone più timide di altre che riescono a farsi dominare da questa parte della loro personalità. Come me, ad esempio. Tanti anni fa ero una ragazza introversa, mi piaceva ascoltare gli altri e non volevo mai restare al centro dell’attenzione. Adesso sono cresciuta, riesco a dominare la mia timidezza e a metterla da parte in certe circostanze. Ma rimane comunque una parte della mia personalità che non se ne andrà mai. Ha aiutato a formare il mio carattere e il mio modo di essere e non l’ho mai vista come un punto di debolezza. Anzi. Per certi versi, è stato un punto di forza che ha rafforzato la mia determinazione e la mia voglia di cambiare” spiegò Hinata cercando di essere più chiara possibile.
“Quindi ciò che mi ha bloccato è stata la timidezza. Non credevo che uno come me potesse essere timido” esclamò Naruto, scoprendo quel suo nuovo lato nascosto.
“Be, ti sentivi in grande imbarazzo. Dopotutto non sei invincibile. Ai dei sentimenti come tutte le persone normali. Ho scoperto una nuova parte della tua personalità e ne sono felice. Adesso abbiamo un’altra cosa che ci accomuna” Hinata era davvero felice. Naruto aveva mostrato a lei una parte della sua personalità che non sapeva possedere.
“Eheh. Già. A quanto pare non si smette mai di imparare cose nuove. E’ soprattutto non si smette mai di scoprire se stessi” esclamo Naruto sorridendo alla ragazza. Questa sua nuova parte di carattere non gli dispiaceva affatto.
“Adesso prova a fare dei respiri profondi. Rilassati e riprova” La ragazza avverti che Naruto non era del tutto calmo e stava facendo di tutto per metterlo a suo agio.
“Ok, ora ci provo” esclamò Naruto cercando di seguire il suo consiglio. Chiuse gli occhi, inspiro e sospiro profondamente. Adesso si sentiva davvero calmo e tranquillo. La timidezza, che prima aveva preso il sopravvento su di lui, era del tutto svanita.
Dopo qualche secondo, il ragazzo apri lentamente gli occhi ora pieni di determinazione, la guardo negli occhi ed iniziò:
“Ascolta, Hinata. Dobbiamo parlare di quello che è successo durante lo scontro con Pain” nelle sue parole non c’erano tracce di esitazione. Voleva andare dritto al punto.
“A-Ah,stai parlando di quello che accadde quel giorno” Hinata non si aspettava che Naruto volesse parlare proprio di quell’evento. Nella mente gli riaffiorarono subito i ricordi di quel giorno. Vedere Naruto bloccato a terra con dei paletti che gli assorbivano il chakra è stato qualcosa di terribile. Neanche nei suoi incubi peggiori avrebbe assistito a qualcosa di tanto terrificante. In quel momento non poté restare a guardare senza fare niente. Decise di intervenire per il bene di Naruto, per il bene del ragazzo che amava ed ammirava. Anche a costo della vita.
“Si. Non saresti dovuta intervenire per proteggermi. Hai quasi rischiato di morire. Me la sarei cavata in qualche modo” esclamo Naruto facendo riaffiorare i ricordi del passato. La stretta sui suoi fianchi si fece più forte. Vedere Hinata perdere la vita davanti ai suoi occhi è stato qualcosa di indescrivibile.
“Questa è una bugia e lo sai anche tu. Pain ti aveva completamente bloccato con i suoi paletti dalla testa i piedi. Non ti saresti liberato in alcun modo. Non potevo rimanere ferma a guardare senza fare niente. Piuttosto che vederti morire avrei preferito perdere la vita al posto tuo” esclamò Hinata con tono serio. Era davvero convinta delle sue parole e Naruto l’aveva capito.
“Questo non devi dirlo neanche per scherzo, chiaro?” gridò Naruto spaventando leggermente la ragazza “Non permetterò mai che qualcuno a me caro perda ancora la vita per salvarmi. Ho già sofferto abbastanza sapendo che i miei genitori hanno sacrificato la loro vita per salvarmi” Sentiva di nuovo quella sofferenza che aveva cercato di dimenticare a lungo.
“I tuoi genitori hanno sacrificato la loro vita per te. Per il loro figlio. Loro ti amavano con tutto il cuore è perdere la vita per salvarti non è stato un sacrificio. Anche Neji ha perso la vita per proteggerti. Per proteggerci. Se non fosse intervenuto, a quest’ora noi due non staremmo qui, sotto questo cielo stellato, a parlare di noi. Neji non l’ha considerato un sacrificio, ma un puro atto di amore. Come anche i tuoi genitori. Anch’io avrei preferito perdere la vita per salvare la persona che amo, piuttosto che non fare niente e guardarla morire. E non l’avrei considerato un sacrificio” gli occhi argentei di Hinata avevano preso a brillare. Le lacrime stavano iniziando ad uscire copiosamente senza alcun controllo. Rievocare la morte di Neji, dopo tutto questo tempo, era come aprire una ferita non ancora guarita. Alla fine, sarebbe rimasta sempre la cicatrice, che non le avrebbe mai fatto dimenticare quel ricordo.
Naruto comprese perfettamente il significato delle parole di Hinata. Riusciva a sentire la sua sofferenza come propria. Anche lui aveva visto morire Neji davanti ai suoi occhi. E questo non l’avrebbe mai dimenticato. Era colpa sua se adesso Hinata stava piangendo. Non avrebbe dovuto far riaffiorare que ricordi nella sua mente. Doveva confortarla in qualche modo.
Naruto tolse la mano sinistra dal fianco della ragazza e la porto sulla sua guancia destra, coperta dalle lacrime.
La ragazza sussultò al contatto con la mano calda di Naruto. Il ragazzo stava cercando di asciugargli le lacrime con il semplice movimento del pollice. Il contatto con la sua mano nuda aveva il potere di tranquillizzarla in qualunque situazione.
“Scusami. Hai ragione. Perdere la vita per le persone che si amano non è mai un sacrificio. Proprio per questo, prima di diventare Hokage, devo assicurarmi di essere diventato abbastanza forte per proteggere le persone che amo” esclamò Naruto sorridendo alla ragazza. La sua mano, ora, era tornata sul suo fianco.
“Vuoi dire che hai già preso una decisione? Accetterai la proposta del Quinto Hokage?” domandò Hinata, curiosa di conoscere la risposta di Naruto.
“A dire la verità, Si. Ho preso una decisione. Ma, voglio pensarci ancora un po’. Non è una cosa facile e voglio essere sicuro di fare la scelta giusta” concluse Naruto, soddisfatto della risposta data.
“Ok. Sappi che qualunque cosa sceglierai, io sarò al tuo fianco, pronta a sostenerti” rispose di rimando la ragazza dai capelli corvini.
La giovane ninja, convinta che il ragazzo avesse finito di parlare, fece per alzarsi dal prato su cui era stesa. Ma Naruto, la riafferrò dai fianchi e la riporto di nuovo al suo fianco. Adesso i due giovani erano ancora più vicini di prima.
“A-Aspetta. Ti prego. Non ho ancora finito” esclamò Naruto, avvicinandosi ancora di più alla ragazza. Sentiva di nuovo la timidezza farsi largo dentro di lui. Ma stavolta, la sua volontà era più forte.
Hinata non disse nulla. Rimase nuovamente colpita dall’intraprendenza di Naruto. Era davvero il ninja più imprevedibile del villaggio della Foglia. Adesso che la vicinanza con il ragazzo era aumentata, sentiva le sue guance andare letteralmente in fiamme. Il suo cuore batteva più veloce di prima e la timidezza sembrava aver preso nuovamente possesso su di lei.
“D-D-Dobbiamo parlare della cosa più importante. P-Prima che tu iniziassi a combattere con Pain, h-hai detto di a-amarmi” stavolta Naruto non si sarebbe fermato.
“S-S-Si, l’ho d-d-detto” Hinata era al culmine dell’imbarazzo. Quindi era questo che stava bloccando Naruto fin dall’inizio, pensò tra se e se.
“D-D-Dimmi, è la verità?” In quel momento, il ninja biondo non sapeva cosa pensare. Aveva bisogno di capire.
“S-S-S-S-Si, è la verità” Adesso era Hinata che stava tremando. Ma non per paura o per timidezza. Ma per l’emozione. Dopo lo scontro con Pain, non avevano avuto alcun modo di parlare della sua dichiarazione. Adesso, invece, sentivano entrambi il bisogno di chiarirsi.
“S-Scusami se te lo chiedo, m-ma ho bisogno di capire. Tu mi ami come semplice amico o mi ami come, come, come qualcosa di più?” Il ninja biondo aveva bisogno di certezze. Solo cosi avrebbe potuto dare alla ragazza una risposta sincera.
In quel preciso momento, Hinata non sapeva cosa dire. Naruto gli stava chiedendo di esprimere i suoi sentimenti con chiarezza. Doveva aprirsi completamente a lui. Nuda e indifesa. Forse non avrebbe avuto un’altra occasione per farlo. Quello era il momento giusto e il posto giusto. Doveva far capire al ragazzo che i suoi sentimenti per lui erano veri e sinceri. Puri come la neve. Questa volta, le sole parole non sarebbero bastate. Doveva dargli qualcosa che provasse esattamente ciò che sentiva dentro.
“Adesso o mai più. Devo farlo. Ora” pensò Hinata fra se e se.
La ragazza richiamò a se tutto il suo coraggio. Stava per fare qualcosa che fino a quel momento aveva soltanto sognato. Non doveva avere rimpianti.
Hinata si sedette sul prato e, spingendo con entrambe le mani, fece sdraiare completamente Naruto a pancia in su.
Naruto rimase sorpreso dal gesto della ragazza. Dopo averlo spinto, si era seduto sul suo bacino e teneva le mani completamente attaccate alle spalle, impedendogli ogni movimento. Il suo volto era completamente coperto dai suoi capelli ed impediva al ragazzo di guardarla negli occhi. Hinata sembrava osservarlo di sottecchi. Era rimasta li, immobile per un tempo che, per lei, sembrava infinito.
“Cosa ha intenzione di fare?” si chiese il ninja biondo tra se e se.
Hinata si avvicinò a Naruto lentamente, senza alcuna fretta. I suoi capelli neri iniziarono ad ondeggiare, mossi dal vento. Le sue mani si erano spostate dalle spalle al viso, cominciando ad accarezzare i suoi buffi baffetti che lo avevano da sempre contraddistinto.
Tutto quello che successe poi era qualcosa di indescrivibile, di magico. Era un turbine di emozioni che aumentava ogni secondo di più.
La giovane donna, con un coraggio senza eguali, baciò l’uomo che amava da tutta la vita. Era un semplice bacio. Labbra contro labbra. Senza lingua. Un bacio puro come l’amore che provava nei suoi confronti. In quel singolo bacio c’era tutto. Tutto. Ogni sentimento, ogni sofferenza repressa. Tutto in quel singolo, semplice ed importantissimo gesto d’amore.
Naruto era completamente immobile. Al contatto con le labbra di Hinata si era letteralmente congelato. Aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa e, nonostante fosse buio, riusciva a vedere chiaramente che Hinata aveva gli occhi chiusi. Non riusciva a pensare a nulla. L’unica cosa che percepiva erano le sue labbra e il suo splendido corpo a stretto contatto con il suo.
Superata la sorpresa iniziale, Naruto decise di contraccambiare il bacio, stringendola ancora di più a se.
Il tempo era irrilevante. Non c’era più niente attorno a loro. Ne il cielo, ne il villaggio. C’erano soltanto loro due.
Hinata si separò dalle sue labbra, lo guardò negli occhi e disse:
“Ti amo, Naruto Uzumaki” altre parole in quel momento sarebbero state futili ed inutili per la ragazza. In quel bacio, aveva trasmesso al ragazzo tutto ciò che provava. Non serviva altro.
Naruto, ancora preso dal turbinio di emozioni che stava provando, rispose balbettando:
“H-H-Hinata…….io…….” non aveva davvero parole.
Ma la giovane ninja sorprese il ragazzo ancora una volta. Gli poso delicatamente un dito sulle labbra, come a volerlo zittire ed esclamò sorridendogli:
“Shhh, non devi dire nulla. So che vuoi dare una risposta alla mia dichiarazione, ma credo che la cosa migliore sia aspettare. Devi fare chiarezza sui tuoi sentimenti. So che provi ancora qualcosa di molto forte per Sakura. Ma sono sicura che stai iniziando provare qualcosa anche nei miei confronti. L’ho capito dal modo in cui hai risposto al mio bacio. Voglio che i tuoi sentimenti per me siano sinceri. Che si tratti di amore o amicizia è una cosa che capirai soltanto con il tempo. Adesso devo andare, si è fatto tardi. Devo tornare a casa altrimenti mio padre mi ucciderà. A domani, Naruto”.
La ragazza si alzò e con un cenno della mano saluto il ragazzo ancora sdraiato sul prato.
Naruto vide la giovane ninja allontanarsi da lui nel buio della notte. Non aveva neanche risposto al suo saluto. Hinata gli aveva parlato con una dolcezza ed una sensualità incredibile. Tipiche di una donna matura che sa quello che vuole.
Rimase li, immobile, a fissare il cielo ricoperto di stelle. Ripensava al bacio che aveva ricevuto e alla dichiarazione della ragazza. Aveva ragione. Doveva far chiarezza nel suo cuore. Sentiva che provava qualcosa di nuovo nei suoi confronti. Ma sentiva ancora i sentimenti per la ragazza dai capelli rosa.
Il giovane ninja avverti la stanchezza farsi largo nel corpo e nello spirito. Avrebbe pensato al da farsi domani.
Ora aveva solo bisogno di riposare e di recuperare le forze. Era davvero una bellissima serata e dormire all’aria aperta era un toccasana per lui.
Cosi si avvicinò ad un’albero li vicino. Vi si appoggio, ed incrociando le mani dietro la testa, cominciò a riposarsi sotto di esso con il sorriso sulle labbra, ripensando a tutto quello che era successo quel giorno.
Poco prima di addormentarsi, rivolse un’ultimo sguardo al cielo e giuro di aver visto una stella cadente cadere dal cielo. Sorrise nuovamente e senza accorgersene si addormentò.
Salve a tutti :)
Eccoci al nono capitolo. Stavolta non dirò niente. Lascerò a voi tutti i commenti.
Spero solo che nella parte finale vi abbia trasmesso almeno la meta di quello che volevo lasciarvi.
Ringrazio ancora tutti coloro che stanno seguendo la storia e che l’hanno recensita. I vostri commenti mi riempiono di felicità e mi aiutano a proseguire la storia che sto scrivendo. Cercherò di migliorarmi sempre più e spero di non aver deluso le vostre aspettative.
Ma la storia è ancora agli inizi. Può succedere di tutto.
Vi lascio con questo dolce capitolo ( che, lasciatemelo dire, è più dolce di un semplice uovo di pasqua XD).
Auguro a tutti voi buona pasqua.
Un saluto e ci vediamo al prossimo capitolo :)
Leon92 |
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Capitolo 10 *** L'alba ***
L’alba. L’inizio di una nuova giornata. L’inizio di qualcosa di nuovo. L’inizio di una vita migliore. L’inizio di un’avventura. L’inizio di nuovi amori. Di crescita. Di cambiamenti.
Semplicemente “L’inizio”.
I primi raggi del Sole stavano iniziando ad illuminare lentamente gli edifici appena ricostruiti del Villaggio della Foglia. Continuava il suo cammino imperterrito e lento. I tetti si stavano pian piano accendendo del loro colore naturale e i primi uccelli si stavano svegliando dal loro letargo.
Il Sole stava lentamente risalendo la montagna degli Hokage, fino a raggiungere la cima.
Sopra di essa, un ragazzo con i capelli biondi, gli occhi azzurri e dei buffi baffetti sulle guance stava dormendo, appoggiato sotto un’albero con le mani incrociate dietro la testa.
Sognava. Come fanno tutti. Viveva in un mondo alternativo. Un mondo dove tutto è possibile. Un mondo dove tutto è perfetto. Pieno di felicità, di bellezza, d’amore.
Un mondo dove i tuoi obiettivi diventano realtà senza alcuna difficoltà.
Il mondo dei sogni.
Il giovane Naruto Uzumaki si stava lentamente svegliando, colpito dai primi raggi del Sole. Iniziò ad aprire gli occhi, ma gli richiuse subito dopo, a causa della luce accecante che gli aveva imposto di svegliarsi e di smettere di sognare.
Dopo il primo abbaglio iniziale, i suoi occhi iniziarono con calma ad abituarsi alla luce del Sole. Appena ebbe riacquisto la vista, il ragazzo si guardò intorno per capire dove si trovasse. All’improvviso, tutti i ricordi della sera precedenti riaffiorarono nella sua mente come un fiume in piena.
“Accidenti, che splendido sogno ho fatto stanotte” disse il ninja biondo tra se e se. Tutto quello che era successo la sera prima era stato cosi bello, cosi magico, cosi difficile da descrivere che non poteva essere vero. Doveva essere sicuramente un sogno.
Naruto si alzò pian piano dal punto in cui era sdraiato precedentemente ed inspiro l’aria mattutina intorno a lui. Era davvero fresca e tonificante. Lo faceva sentire un’altra persona. In grado di fare qualunque cosa.
Senza rendersene conto, il suo sguardo andò a posarsi nel punto in cui lui e la ragazza dai capelli corvini erano rimasti sdraiati a guardare le stelle. Il ragazzo era ancora convinto che avesse solo sognato l’accaduto.
Improvvisamente, notò qualcosa per terra. Esattamente nel punto in cui la giovane ninja era sdraiata.
Naruto fece per avvicinarsi, per capire che cosa fosse quello strano oggetto bianco appoggiato per terra.
Un fazzoletto. Un semplice fazzoletto bianco, ricamato a mano con delle strisce azzurre sui lati.
Naruto raccolse il pezzo di stoffa per guardarlo meglio. Si accorse subito che non poteva essere suo. Non aveva mai posseduto niente del genere.
Il giovane ninja lo stava analizzando attentamente per capire a chi potesse appartenere. Continuava a girarlo per trovare un qualsiasi indizio che lo aiutasse ad identificare il suo proprietario.
Dopo qualche secondo, Naruto notò sull’angolo del fazzoletto delle lettere con sotto dei punti. Delle iniziali.
“H. H.” pronunciò Naruto, leggendo le lettere cucite sul fazzoletto con la stessa tonalità di azzurro dei suoi lati. All’improvviso, come un flash, il ninja biondo capi subito a chi apparteneva il prezioso oggetto che teneva tra le mani. Lo aveva riconosciuto non solo dalle sue iniziali ma dallo splendido odore che emanava.
“Hinata!! Questo fazzoletto è di Hinata! Ma…allora….non è stato un sogno. E’ successo davvero” esclamò Naruto sorridendo e stringendo delicatamente il fazzoletto che teneva sulla sua mano destra.
I ricordi della sera precedente tornarono violentemente tra i suoi pensieri. Hinata si era nuovamente dichiarata a lui, e non solo. L’aveva baciato. Contro ogni sua aspettativa.
Naruto, inconsapevolmente, aveva preso ad accarezzare le sue labbra, come fossero la cosa più importante che avesse. Sentiva ancora il sapore delle labbra di Hinata sulle sue. Le sentiva scottare come fuoco incandescente che non si sarebbe spento facilmente. Il giovane ninja si senti nuovamente avvampare dall’imbarazzo, diventando completamente rosso.
Anche se la sera precedente non se ne era reso conto, quello era stato il suo primo bacio con una ragazza. Il primo. Qualcosa che ti rimarrà per sempre e che non potrai mai dimenticare. Un’emozione unica, che solo chi ha provato questa splendida esperienza potrà capire.
Alla fine, Hinata lo aveva guardato negli occhi e gli aveva sussurrato dolcemente un semplice “Ti amo”. Nient’altro. Senza alcun balbettio e senza incertezze. Il suo gesto, come le sue parole, erano veri, sinceri, puri come il diamante più raffinato esistente al mondo.
Il ninja biondo non si aspettò che i sentimenti di Hinata verso di lui fossero cosi forti. La conosceva dai tempi dell’accademia e l’aveva vista sempre una ragazza timida, insicura ed introversa.
Durante l’esame di selezione di chunin, aveva combattuto contro Neji, consapevole dell’odio che provava nei suoi confronti e del fatto che era infinitamente più forte di lei.
Ma la sua voglia di cambiare, la sua volontà nel non arrendersi mai e di dimostrarsi forte e determinata davanti alla persona che più ammirava al mondo, l’avevano spinta a rialzarsi e a combattere più duramente di quanto avesse mai fatto nella sua vita. Anche a costo della vita.
Nel corso degli anni, persino Naruto, si era accorto dei cambiamenti radicali avvenuti nella ragazza dai capelli lunghi e neri.
Aveva rischiato la sua vita durante il suo combattimento contro Pain. Solo per lui .Per salvargli la vita.
L’aveva aiutato ad alzarsi durante la prematura morte di Neji, avvenuta davanti ai suoi occhi. Tra le sue braccia.
In quel preciso momento, anche Naruto, il prescelto, il ragazzo che avrebbe risolto ogni conflitto e portato la pace nelle 5 grandi terre ninja si sarebbe arreso davanti alla brutalità della guerra scatenata da Madara e Obito.
Ma la giovane Hyuga era giunta ancora una volta in suo soccorso. Gli aveva appoggiato la sua candida mano sul suo viso, come a trasmettergli tutti i suoi sentimenti e tutto il coraggio che possedeva.
L’aveva incitato a non arrendersi. A continuare a combattere per il bene di tutti. A non rendere la morte di Neji un sacrificio inutile.
Il giovane Hyuga credeva nelle potenzialità di Naruto. Era sicuro che sarebbe diventato il più grande Hokage di tutti i tempi. E’ che la sua morte avrebbe spento la speranza nel cuore di tutti. Non poteva permetterlo. Il suo non sarebbe stato un sacrifico, ma un’atto d’amore nei confronti delle persone che amava. L’aveva fatto per Naruto, per Hinata, per la sua casata e per suo padre.
Naruto ammise a se stesso che Hinata non era più la ragazzina di un tempo. Era cambiata. Era cresciuta.
Era diventata una splendida donna non solo nell’aspetto e nel fisico, ma anche nello spirito, nella mente, nel carattere e nei modi di fare. La sera precedente ne aveva avuto la conferma. Eccome se l’aveva avuta.
Il ninja biondo ripiegò il fazzoletto che teneva tra le mani e lo inserì delicatamente nella sua tasca destra.
Si sentiva “felice”. Come non lo era mai stato. Dopo tanto tempo, dopo tante sofferenze, anche lui aveva provato quell’emozione, quel sentimento che ti rende invincibile, senza macchia e senza paura.
“Eheh. La prossima volta che ci incontriamo dovrò restituirglielo” esclamò Naruto con il suo solito sorriso a 32 denti. Non vedeva l’ora di incontrarla di nuovo. Chissà cosa avrebbe fatto o come avrebbe reagito al suo sguardo. Ormai Naruto era consapevole dei sentimenti che provava la ragazza. Non poteva rimanere indifferente davanti alla sua determinazione. Doveva fare chiarezza sui suoi sentimenti al più presto.
Hinata meritava una risposta, una risposta vera, sincera e senza incertezze. Non vedeva l’ora.
Naruto raccolse vicino all’albero su cui aveva dormito la katana regalatagli dal maestro Jiraya. Aveva davvero voglio di imparare ad usarla.
Il giovane estrasse la lunga spada con delicatezza, ammirandola in tutto il suo splendore. La lama era davvero lucente ed affilata. Segno che era stata trattata con cura. Gli piaceva tantissimo. Anche Sasuke portava una spada dietro la cintola. Sicuramente Orochimaru gli avrà insegnato come brandirla.
Non aveva mai preso in considerazione di utilizzare un’arma del genere. Non la trovava un’arma adatta a lui. Ma quella non era una semplice arma. Era un regalo del suo sensei. Era preziosa e possedeva dei poteri che ancora non conosceva.
Naruto iniziò a brandirla, scuotendo la lama da un parte all’altra con goffaggine e senza nessuno stile. Involontariamente colpi l’albero su cui aveva dormito la sera prima. Il suo fusto era stato tranciato di netto e il povero albero crollo su se stesso colpendo quasi il povero Naruto.
Il giovane fece una capriola all’indietro, schivando l’albero per un pelo.
“Wooow. C’è mancato poco. Questa lama è davvero pericolosa e tagliente. Eppure non ho impiegato molta forza mentre la brandivo. Sarà bene imparare le basi del combattimento con le spade prima di utilizzare quest’arma. E’ davvero speciale. Una katana normale avrebbe a malapena scalfito quest’albero di quercia” esclamò Naruto ora ripresosi dallo spavento. L’albero era davvero enorme.
Qualcuno doveva impartirli lezioni. Voleva imparare a brandire quell’arma al massimo delle sue capacità. C’era solo una persona di cui si fidava e che poteva aiutarlo. Gli era venuta in mente durante il sonno.
Si sa. La notte porta consiglio. E questa volta, Naruto aveva avuto l’intuizione giusta.
Il giovane ninja dai capelli biondi rinfodero la spada con cura e l’attacco alla sua cintola. Dopodiché, cammino lentamente verso la punta della montagna.
Davanti ai suoi occhi gli si parò uno spettacolo senza eguali. Il villaggio, ancora sommerso nel sonno, era illuminato dai primi raggi dell’albero e gli uccelli volavano da una parte all’altra in cerca della loro colazione.
Era davvero uno spettacolo meraviglioso. Il villaggio era completamente silenzioso. Non si sentiva quasi nessun rumore. Solo il fruscio del vento e il rumore delle foglie. Naruto adorava quel suono. Lo facevano sentire a casa. Konoha è la sua casa e non l’avrebbe lasciata per nulla al mondo. L’avrebbe difesa a tutti i costi quando sarebbe diventato Hokage.
“Bene. Ho preso la mia decisone” esclamò Naruto mentre guardava il Sole davanti a se. L’alba. L’inizio di qualcosa di nuovo. Di nuove scelte che avrebbero cambiato la sua vita. La nostra vita.
Sono le nostre scelte che creano il nostro destino, non siamo destinati a fare delle scelte. Siamo liberi. E’ anche se facciamo degli sbagli nella nostra vita, non possiamo sempre tornare indietro. Dobbiamo imparare dai nostri errori e continuare ad andare avanti senza nessun rimpianto.
Naruto iniziò a scendere dalla montagna e si diresse verso l’ufficio dell’Hokage. Era sicuro adesso. La decisione che aveva preso era quella giusta. Nessun ripensamento. Nessun rimpianto.
Il ninja biondo busso davanti alla porta che portava all’ufficio dell’Hokage.
“Avanti” esclamò la donna dai capelli biondi. Anche se mattina presto, Tsunade era già al lavoro perché voleva affrettare al più presto i lavori di ricostruzione del villaggio.
Naruto entrò nel suo ufficio con estrema calma. Tsunade stava parlando con due jonin del villaggio. Appena vide entrare il ragazzo a quest’ora del mattino, capi all’istante che doveva parlargli di qualcosa di importante. Naruto non era stato mai un tipo mattiniero.
“Scusate. Potete lasciarci soli. Io e Naruto dobbiamo discutere di cose importanti . Riprenderemo il discorso in un altro momento” esclamò Tsunade guardando i due ninja con uno sguardo che non ammetteva obiezioni.
I due jonin ubbidirono, scomparendo in una nuvola di fumo, lasciando Tsunade e Naruto soli nella stanza.
“Non immaginavo che ti facessi vivo tanto presto. Ma, dopotutto, tu sei imprevedibile. Sei capace di tutto e di ribaltare le carte in tavola quando meno te lo aspetti.
Allora. Sentiamo. Hai preso una decisone?” La donna dai capelli biondi lo stava scrutando con attenzione, seduta sulla sedia del suo ufficio con le mani incrociate.
“Si .Ho deciso” esclamò Naruto guardandola negli occhi con determinazione.
“Bene. Sentiamo”.
Salve a tutti :)
Decimo capitolo. Wow. Che traguardo. Perdonatemi se in questo capitolo sono stato un po’ filosofo. Ma mi andava di farlo è l’ ho fatto. Come al solito, lascio a voi esprimere i commenti e le opinioni nelle recensioni.
Spero di star continuando a catturare la vostra attenzione. Nei prossimi giorni non so se avrò tempo per scrivere. Sarò pieno di cose da fare. Ma ci proverò ugualmente.
Ringrazio ancora tutti i miei lettori e tutti coloro che esprimono la loro opinione nelle recensioni.
Un saluto a tutti voi :)
Leon92 |
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Capitolo 11 *** La scelta ***
“Hai preso una decisone?” domandò Tsunade, scrutandolo con attenzione.
“Si. Ho deciso” rispose il ninja biondo con determinazione. Non c’erano tracce d’esitazione nella sua voce. I suoi occhi parlavano più delle parole. Era totalmente convinto della sua scelta.
“Bene. Sentiamo” Tsunade lo stava guardando dritto negli occhi.
Quegli occhi cosi simili a quelli di suo padre, Minato. La somiglianza era davvero disarmante.
Era incredibile che, dopo tanto tempo, solo poche persone conoscessero il suo segreto. Lui era il figlio del Quarto Hokage.
Avevano tante, troppe cose in comune. Stessi occhi azzurri, stessi capelli biondi sbarazzini, stessa determinazione e tenacia nel non arrendersi mai.
E, soprattutto, entrambi condividevano lo stesso sogno: “Diventare Hokage del villaggio della Foglia”. Sogno che condivideva anche sua madre, Kushina Uzumaki.
Da lei aveva ereditato i lineamenti del viso, la testardaggine, l’impulsività, l’imprevedibilità e lo stile di combattimento.
Minato stesso aveva affermato che senza di lei non sarebbe riuscito a diventare Hokage.
Avere avuto al suo fianco una donna forte ed impavida come lei, gli aveva donato una maggiore forza, una maggiore consapevolezza di se ed una determinazione incredibile nel non arrendersi mai e a rialzarsi nei momenti di difficoltà. Tutto grazie all’amore che provavano l’uno per l’altro.
Nessuno, in tutto il villaggio, aveva mai notato le somiglianze che c’erano tra Naruto e Minato Namikaze “Il Lampo Giallo della Foglia”.
Probabilmente perché ritenevano impossibile che Naruto Uzumaki, il bambino che teneva sigillato dentro di se lo spirito della Volpe a Nove Code, potesse essere il figlio dell’Hokage.
Nessun padre avrebbe potuto fare qualcosa di cosi orribile al proprio figlio.
Condannare un bambino ad una vita di tormenti, di disgrazie e di solitudine era qualcosa di inconcepibile. Nessun genitore avrebbe fatto una cosa simile.
Gli abitanti del villaggio non potevano neanche lontanamente immaginare che i genitori di Naruto avessero sigillato il demone dentro di lui non per condannarlo, ma perché si fidavano di lui. Credevano in lui e nelle sue capacità ancor prima che venisse al mondo.
Erano sicuri che un giorno, il loro stesso figlio, sarebbe stato capace di controllare il potere della Volpe, che sarebbe divenuto un grande ninja e che avrebbe portato avanti i loro sogni e le loro speranze.
La Volpe a Nove Code non era stata vincolata da una qualsiasi tecnica di sigillo avanzato.
Dentro Naruto era stato impiantato un sigillo ancora più forte. Che niente nessuno avrebbe mai potuto spezzare.
“L’Amore”
Il sigillo più forte che esista al mondo. Impossibile da distruggere. L’amore di un genitore per il proprio figlio. L’amore di un figlio verso i suoi genitori. L’amore che si prova per la persona amata.
La fiducia, la fede, la speranza.
Ogni sentimento, ogni emozione, ogni cosa in grado di scaturire amore era, è e sarà sempre il sigillo più forte che potrà mai essere creato.
I pregiudizi degli abitanti del villaggio verso il piccolo Naruto gli hanno resi ciechi. Egoisti. Indifferenti. Incapaci di capire i sentimenti di un bambino lasciato a se stesso, senza genitori, senza nessuno che si prendesse cura di lui. Senza amore.
“Cosa ho fatto di male? Perché tutti mi odiano? Perché non riescono a capire come mi sento?”
Le domande di un bambino che, fin dalla nascita, non avevano mai trovato risposta. La vita era stata crudele con lui. Viveva da solo in un piccolo appartamentino sporco e umido. Saltuariamente qualcuno gli portava da mangiar e subito dopo se ne andava, senza mai rivolgergli la parola.
Che tipo di crescita avrebbe potuto fare uno come lui. Senza genitori. Senza amici.
Senza nessuno che gli insegnasse la differenza tra bene e male. Senza la luce, il calore e l’affetto.
Un bambino del genere, prima o poi, sarebbe stato inghiottito dall’Oscurità. E non ne sarebbe più uscito.
Ma, fortunatamente, quello spiraglio di luce era arrivato. Il “primo” spiraglio di luce. Iruka.
Quel ninja è stata la prima persona a capire Naruto e ad accettarlo per quello che era. Consapevole del fatto che dentro di se teneva sigillato un mostro.
Non era il bambino il mostro. Ma ciò che era sigillato dentro di lui.
Entrambi avevano perso i propri genitori durante l’attacco della Volpe a Nove Code. Condividevano la stessa sofferenza. Lo stesso dolore. E anche la stessa solitudine.
Dopo di lui, erano arrivati Sasuke, Sakura e Kakashi. Tutti loro l’avevano aiutato a non cadere nel baratro di Oscurità da cui non avrebbe più fatto ritorno. Adesso non era più solo. Aveva degli amici. Amici che gli volevano bene. Amici che si fidavano di lui e che avrebbe protetto a costo della vita.
Naruto avrebbe dimostrato a tutti coloro che fin dall’infanzia lo avevano ripudiato, allontanato ed odiato che non era più lo stesso. Sarebbe cambiato e sarebbe diventato un grande ninja. Il più forte di tutti. E che si sarebbe guadagnato il titolo di Hokage con le sue sole forze.
Sono passati anni. Il bambino è diventato uomo. Tutti al villaggio l’hanno accettato per quello che è.
Hanno riconosciuti i suoi cambiamenti. Le sue abilità come ninja. Il suo carisma. La sua volontà nel non arrendersi mai.
Tutti questi fattori hanno contribuito a far diventare il ninja biondo ciò che è adesso.
Nell’ufficio dell’Hokage era sceso uno strano silenzio. Nessun rumore si udiva. Neppure un filo di vento.
Gli occhi castani di Tsunade erano incollati a quelli azzurri di Naruto. Ogni minimo gesto, anche il semplice movimento degli occhi, sarebbe bastato a rompere quel momento di tensione che si era venuto a creare.
Naruto avanzò lentamente verso la scrivania del Quinto Hokage. Si fermò a qualche centimetro di distanza.
Dopodiché fece un profondo respiro e, stringendo le mani per la tensione, esclamò:
“Rifiuto!” Una risposta secca. Diretta.
Tra i due calò di nuovo il silenzio. La tensione era arrivata alle stelle. Era quasi palpabile. Sarebbe bastato un niente per farla esplodere.
“C-C-Come scusa? S-Sicuramente sono ancora un po’ intontita per la sbornia che ho preso ieri sera. Ho bevuto troppo sakè. N-Non ho capito bene quello che hai detto? Puoi ripetere?” esclamo Tsunade con incredulità. Non poteva essere vero. Doveva aver per forza sentito male. Forse era colpa della sbornia, rispose più a se stessa che a Naruto.
“Ho deciso di rifiutare l’incarico” rispose il giovane ninja con ancora più determinazione.
“Ahahahahah. Stai scherzando, non è vero? E’ uno dei tuoi soliti giochetti? Ahahahahah. Davvero divertente” esclamò Tsunade sbellicandosi dalle risate. Stava colpendo ripetutamente la scrivania con i suoi pugni micidiali. Sulla superficie, si formarono numerose crepe e tutti fogli appoggiati caddero rovinosamente per terra.
Naruto non gradi affatto il suo umorismo. Non in quel momento. Non davanti ad una decisone cosi importante.
“Non sto affatto scherzando. Sono serissimo. Non sono mai stato più serio in vita mia. Ho preso la mia decisione. Ho scelto di rifiutare il ruolo di Hokage!” esclamo Naruto mantenendo la sua compostezza e il suo sangue freddo. Stava stringendo fortissimo le sue mani. Al punto che dal braccio fasciato si poteva intravedere del sangue.
Tsunade smise lentamente di ridere. Il suo sguardo tornò nuovamente su quello di Naruto. Riusciva vedere la sua risolutezza e la sua determinazione su quegli occhi azzurri che emanavano scintille.
Un nervo. Poi due iniziarono a battere furiosamente sulla fronte del Quinto Hokage. Stava perdendo completamente la calma. E il suo sistema nervoso era andato a farsi benedire.
Tsuande salto letteralmente sulla scrivania, riducendola in mille pezzi, e si scaravento contro Naruto che, preso alla sprovvista, cadde all’indietro per lo spavento.
“Ho capito. Tu non sei Naruto Uzumaki. Questo è solo uno stupido travestimento. Eheh. Sei davvero abile, devo ammetterlo. Per un’attimo mi hai quasi convinto. Ma ci vuole ben altro per imbrogliare uno dei Tre Ninja Leggendari. Conosco bene Naruto. Il “vero” Naruto non avrebbe mai rifiutato il ruolo di Hokage. Non avrebbe mai rinunciato al suo sogno. Non si sarebbe arreso cosi.” gridò Tsunade, bloccando il ragazzo per terra con la sua mole. Prese a tirare le guance al povero Naruto, come a voler strappare una maschera.
“Sei impazzita, per caso? Ma quale travestimento e travestimento. Io sono Naruto Uzumaki. Il solo e unico. Levami le mani di dosso, brutta vecchiaccia” gridò Naruto cercando di divincolarsi dalla sua presa.
“Tsk. Bel tentativo. Ma non basterà un misero tentativo di imitazione ad imbrogliarmi. Anche se ben fatto. Se sei davvero Naruto Uzumaki rispondi a questa domanda” esclamò Tsunade con aria di sfida. Adesso era in piedi e stava sollevando il ninja biondo per il colletto della felpa.
“Circa 3-4 anni fa, io e Naruto abbiamo fatto una scommessa. Cosa abbiamo scommesso e qual’era il premio in palio. Ti consiglio di rispondere in fretta se non vuoi ritrovarti sulla Luna con uno dei miei pugni” esclamo la donna guardando il ragazzo con l’aria più minacciosa che potesse fare.
Naruto, nel frattempo, stava sudando freddo. Era letteralmente terrorizzato. Non aveva mai visto Tsunade arrabbiarsi a quel modo. Mai. In nessuna occasione.
“O-Ok. Va bene. La scommessa riguardava il Rasengan. Se avessi imparato quel jutsu entro una settimana, lei avrebbe riconosciuto in me le qualità per diventare Hokage e avrei vinto il ciondolo appartenuto al Primo Hokage. Se avessi perso,invece, lei si sarebbe impossessata di tutti i miei risparmi. Uff. E’ soddisfatta adesso?” rispose Naruto cercando di liberarsi dalla presa della donna.
“Non cosi in fretta. Rispondi a quest’ultima domanda. Chi ha vinto la scommessa?” esclamo Tsunade guardando nuovamente negli occhi il ragazzo davanti a se.
Naruto sorrise leggermente e, con una forza ed una determinazione incredibile, riuscì a liberarsi dalla presa di Tsunade sul suo colletto. Rispose allo sguardo di sfida di Tsunade come solo lui sapeva fare ed esclamò:
“Tsk. Ovviamente io. Con chi crede di stare parlando. Io non mi rimangio mai la parola data. Questo è il mio modo di essere ninja” La frase che solo il vero Naruto avrebbe potuto pronunciare. Il suo biglietto da visita. La sua impronta. La sua stessa anima racchiusa in una sola frase.
Tsunade indietreggio, appoggiandosi alla scrivania oramai distrutta con incredulità. Quello davanti a lei era Naruto. Il “vero” Naruto.
“S-Sei davvero tu. Sei Naruto. Ma……ma……….Non capisco. Perche? Perchè hai scelto di rinunciare, perché ti stai arrendendo?” domandò Tsunade, ora cosciente del fatto che davanti a lei ci fosse Naruto. Tutto questo gli sembrava un’incubo. Non riusciva davvero a comprendere le sue motivazioni.
Voleva una risposta. Una risposta sincera e motivata.
“Non ho mai detto che sto rinunciando. Ne tantomeno mi sto arrendendo. Ho semplicemente detto che “rifiuto” l’incarico di Hokage. Per il momento. Se mi lasciasse spiegare, invece di aggredirmi, avremmo già finito da un pezzo questa discussione” esclamò Naruto tenendo le braccia incrociate. Era notevolmente seccato per la piega che aveva preso la discussione.
“O-Ok. Va bene. Ma devi darmi delle motivazioni. Non posso accettare una decisione cosi superficiale. Che vuoi dire che “rifiuti” per il momento? Tsunade stava diventando impaziente. Continuava a battere il piede destro sulla superficie del pavimento senza sosta.
“Non sono pronto. Ne sul piano fisico ne su quello emotivo. Ho bisogno di ulteriore allenamento. Ho bisogno di fare più esperienza. Devo diventare ancora più forte. Per il bene del villaggio e di tutti quelli a me cari. Non è stata una decisione facile da prendere. Ci ho pensato a lungo prima di fare questa scelta”.
“C-Che vuoi dire? Se ti stai riferendo al braccio destro guarda che è perfettamente normale che tu non abbia ancora appreso il suo utilizzo. Ci vuole tempo e pazienza. Non tutti, quando perdono un braccio, hanno la possibilità di riceverne uno di scorta. Non siamo mica robot. Siamo esseri umani. Inoltre non sarai solo. Io, Shizune, Kakashi e Shikamaru ti aiuteremo con le pratiche” Tsunade si era avvicinata a Naruto, stringendogli la mano fasciata ancora coperta di sangue ed iniziandola a curare con le arti mediche.
“Tsk. Non è cosi semplice. Ho provato a fare qualche allenamento negli ultimi giorni e i risultati non sono stati dei migliori” esclamò Naruto abbassando lo sguardo triste sul braccio fasciato che Tsunade stava curando.
“Il braccio non risponde ai miei comandi. Non riesco a colpire i bersagli con i kunai. Per non parlare del controllo del chakra. Sono riuscito a malapena a creare un rasengan decente. Uno su centinaia di tentativi. Temo che dovrà passare almeno un anno se voglio ottenere dei risultati decenti. E anche cosi non sarà sufficiente. Voglio diventare più forte. Voglio raggiungere il livello di mio padre. Imparare tutte le sue tecniche. Inoltre, voglio imparare ad usare questa” Naurto porse a Tsunade la katana che teneva attaccata alla cintola.
“Wow, è - è davvero straordinaria. Una katana incredibilmente leggera, fatta con un metallo più unico che raro. Chi te l’ha data? Domandò la donna osservando la spada che teneva in mano con attenzione. Anche se non era un’esperta, grazie alle guerre passate sapeva riconoscere quando una spada era diversa dalle altre.
“Eheh, mi è stata donata dal maestro Kakashi. E’ il suo regalo per la mi promozione al grado Chunin. Inoltre, oltre a questa, mi ha dato i kunai a tre punte di mio padre, le pergamene su come imparare le sue tecniche ed altre tecniche di livello S avanzato che ho intenzione di imparare. A proposito, la ringrazio per aver incaricato il maestro di tenermi d’occhio? Se non ci fosse stato lui, a quest’ora sarei sdraiato per terra a faccia in giù a tremare per il freddo e la stanchezza” Naruto stava stringendo la mano di Tsunade con la sua fasciata, in segno di gratitudine.
“Non preoccuparti. Scommetto che l’avrebbe fatto ugualmente anche senza un mio ordine. Dopotutto se il figlio del suo maestro. E, anche se non lo da a vedere, ti vuole bene come un figlio” esclamò la donna, scompigliando i capelli biondi di Naruto, in segno d’affetto.
“Se vuoi imparare ad usare come si deve quella katana, avrai bisogno di qualcuno che ti insegni le basi dell’arte della spada. Hai già in mente qualcuno? Ci sono molti bravi spadaccini al villaggio. Sarebbero davvero felici di insegnarti ad usare una spada, sai”
Naruto sorrise leggermente è rispose “La ringrazio. Sono sicura che al villaggio ci sono molti bravi spadaccini. Ma. Ho già deciso chi sarà il mio insegnante. Non è del villaggio. E’ una persona straordinaria, di cui mi fido ciecamente e che avrà tutto il tempo del mondo per poter insegnare ad un testone come me”.
“Davvero? E’ di chi si tratta? Aspetta…..se non è del villaggio……..vuol dire che tu….” Esclamò Tsunade con sorpresa ed un pizzico di terrore. Aveva capito all’istante cosa sarebbe successo da quel momento in avanti.
“Si. E’ cosi. Devo partire. Dovrò lasciare il villaggio per un po’ di tempo. Forse per un paio d’anni. Ho bisogno di questo allenamento. Devo farlo per il bene del villaggio e per me. So che è una brutta notizia e che gli abitanti contano su di me per la ricostruzione del villaggio. Ma, ora come ora, non ho altra scelta. Devo diventare più forte. Supererò tutti i precedenti Hokage e, quando sarò pronto, tornerò e combatterò per il titolo di Hokage” Naruto era davvero fiero di se. Aveva messo da parte il suo sogno per qualcosa di più grande.
Tsunade aveva ascoltato ogni parola uscita dalla bocca del ragazzo. La sua sincerità, la sua tenacia, la sua determinazione, la sua imprevedibilità. Naruto era davvero cambiato. Aveva fatto la sua scelta. Una scelta inaspettata, che confermava ancora di più il suo cambiamento.
“Eheh, non finisci mai di stupirmi. Dico davvero” Tsunade apri uno dei tiretti della sua scrivania ed estrasse dal suo interno una piccola bottiglia bianca. La guardo e la porse a Naruto.
“Tieni. E’ un nuovo composto chimico di mia invenzione. Aiuterà a velocizzare la guarigione e il controllo del braccio destro che ti ho impiantato. Consideralo una sorta di integratore alimentare”.
“Davvero. Grazie mille. Mi ha fatto un regalo meraviglioso. Ah-Ah. Finalmente. Con questa medicina mi riprenderò in un battibaleno” esclamò Naruto al colmo della felicità.
“Dimmi. Dove andrai ad allenarti? Chi sarà il tuo insegnante? Quando pensi di tornare?” Tsunade teneva moltissimo al ninja biondo. Era davvero preoccupata. Conoscendolo, si sarebbe cacciato nei guai. Anche se era perfettamente in grado di badare a se stesso. Provava una sorta di amore materno nei suoi confronti.
Naruto sospirò e disse “Mi dispiace. Ma non posso dirle dove vado. Ne tantomeno chi sarà il mio insegnante. Non voglio che qualcuno venga a cercarmi o che intralci il mio allenamento. Deve rimanere un segreto. Lo saprà soltanto qualcuno di mia conoscenza e colui che dovrà allenarmi. Per quanto riguarda il ritorno, be, ho già in mente un giorno preciso. Tornerò qualche settimana prima dell’Esame di Selezione dei Jonin”
“L-L’Esame di Selezione di Jonin. Dici sul serio?” Tsuande rimase completamente colpita dalle parole di naruto.
L’esame di selezione dei jonin, a differenza di quello dei chunin, si teneva ogni 2 anni. Solo i ninja più forti e determinati potevano sperare di ambire al grado jonin. Per questo motivo, erano davvero in pochi quelli che decidevano di parteciparvi e ancor meno erano quelli che lo superavano. E’ una vera e propria sfida tra ninja d’elite. Solo i più forti riuscivano ad emergere.
“Si. Ormai ho deciso. Non ho alcuna intenzione di bruciare le tappe. Diventerò un jonin. Come il maestro Kakashi e mio padre. Entrambi sono riconosciuti su tutte le 5 grandi terre ninja come Kakashi “Il ninja copia” e Minato “Il Lampo Giallo”. Io non voglio essere riconosciuto come “Il prescelto” o “Colui che ha posto fine alla guerra”. Voglio essere riconosciuto per quelle che sono le mie reali capacità. Mi creerò anch’io un soprannome e tutti i criminali mi temeranno soltanto sentendo pronunciare il mio nome” Esclamò Nauto stringendo i pugni per l’eccitazione. La sua immaginazione andava a ruota libera. Si sentiva inarrestabile. Invincibile. Sarebbe diventato il più forte di tutti. Senza alcun dubbio.
“Ahahahahahahahahah” Tsunade stava davvero ridendo di gusto. Si teneva la pancia per le grasse risate che stava facendo. Sentiva che le sue budella sarebbero potute scoppiare da un momento all’altro.
“Be? Cos’ ha da ridere? Guardi che io parlavo sul serio. Non mi prenda in giro” Naruto girò la testa dall’altra parte, evidentemente offeso. Pensava ancora che stesse scherzando. Oppure si divertiva semplicemente a prenderlo in giro.
Tsunade smise di ridere. Si avvicinò lentamente a Naruto, sorridendogli con aria di sfida, e disse “Vuoi diventare il ninja più forte? Tu! Vuoi superare tutti i precedenti Hokage, superare “me”? Tsk. Moccioso. Abbassa la cresta prima di parlare con me. Dovranno passare almeno altri cent’anni prima che tu possa raggiungere il mio livello. Pivello!”
“CHE COSA HA DETTO!!!! LO RIPETA SE HA IL CORAGGIO!” gridò Naruto contro la donna. L’onta subita era davvero grande. Nessuno poteva permettersi di deriderlo, ne tantomeno potevano mettere in dubbio la sua parola e le sue abilità di ninja.
“Hai sentito benissimo, invece. Mi basta usare semplicemente il dito indice per metterti fuoricombattimento. Non mi serve altro. Te l’assicuro” Lo scherni ancora Tsunade. La situazione pareva divertirla davvero. E le espressioni di Naruto erano davvero esilaranti.
“OK. QUESTO E’ TROPPO. ANDIAMO FUORI A REGOLARE I CONTI. SI RICORDI CHE STA PARLANDO CON IL FUTURO HOKAGE DEL VILLAGGIO DELLA FOGLIA!” Il ninja biondo era fuori di se dalla collera. Sembrava che da un momento all’altro si sarebbe scagliato contro la donna.
Tsunade accorciò le distanze con incredibile velocità e raggiunse Naruto, bloccato dallo stupore. Era sicuro che da un momento all’altro sarebbe partito uno dei suoi temibili colpi. Chiuse gli occhi, cercando di non guardare il suo pugno scaraventarsi contro il suo viso.
Niente. Nessun pugno arrivò. Tsunade afferrò il mento del ninja con le dita della mano destra, sollevando leggermente il suo viso, e lo bacio sulla fronte.
Naruto spalancò gli occhi per la sorpesa .Non se l’aspettava per niente. Quella scena aveva un che di famigliare. Una sorta di deja vu.
I ricordi di quel giorno ritornarono nella sua mente. Come se fossero successi soltanto ieri.
Non disse niente, semplicemente sorrise.
Tsunade si allontanò da lui, lo guardo negli occhi ed esclamò:
“Ho fatto bene a scommettere su di te. Alla fine sei diventato un grande uomo. Mi raccomando. Torna più forte di prima e diventa un grande Hokage. Anche più forte di me”.
Naruto mise il pugno sinistro sul petto, il pollice destro a toccare il coprifronte e sorridendo a 32 denti rispose:
“Eheh. Lo faro. Non mi rimangio mai la parola data. Questo è il mio modo di essere ninja”.
Salve a tutti :)
Finalmente c’e l’ho fatto. In questo capitolo ho messo tutto me stesso. Spero davvero che sia di vostro gradimento.
Nella prima parte del capitolo ho voluto parlare di una cosa importante per me. Uno dei tanti insegnamenti che il manga di Naruto mi ha lasciato. E che mi ha reso ciò che sono oggi. Ho voluto approfittare del capitolo per esprimervi tutte le mie opinioni e le mie emozioni. Forse non avrei avuto un’altra occasione per esprimerli. Spero di essere riuscito a trasmettervi qualcosa.
Nella seconda parte sono andato avanti con la trama. Ho rievocato momenti della prima stagione di Naruto che, a parer mio, considero semplicemente perfetta sotto ogni punto di vista.
Ringrazio ancora tutti coloro che stanno leggendo la mia storia e che mi incoraggiano. Il vostro supporto è fondamentale. Mi aiuta a dedicarmi alla storia ancora di più e rafforza la mia determinazione.
Se potete, lasciate un commento nelle recensioni o nei messaggi. Mi aiutano a capire se sto facendo un buon lavoro e se la trama ha catturato il vostro interesse.
Grazie mille per aver letto fin qua. Vi sono davvero grato.
Un saluto a tutti e al prossimo capitolo :)
Leon92 |
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Capitolo 12 *** Il valore dell'amicizia ***
“Il valore dell’amicizia”
Il Sole era ormai alto al villaggio. I suoi abitanti stavano riprendendo la solita routine di tutti i giorni. Tutti quanti si davano da fare per ricostruire il villaggio sin dalle prime luci dell’alba. Volevano che il loro amato paese ritornasse quello di un tempo. Anzi. Desideravano che fosse più grande, bello e sontuoso di prima.
Su una delle strade principali, appena ricostruite, due ragazze giovani e belle stavano camminando a passo svelto verso l’ufficio provvisorio del Quinto Hokage. Entrambe sembravano stanche e provate sia fisicamente che mentalmente.
“Accidenti, siamo in ritardo. La signorina Tsunade ci ha ordinato di mettere in ordine cronologico tutte le pratiche dell’ospedale e di dividerle per categorie specifiche. Yawn. Non ho chiuso occhio tutta la notte” esclamò la kunoichi dai capelli rosa, camminando a passo sostenuto verso l’ufficio dell’Hokage.
“Yaaaaaaaaaawn. A chi lo dici. Certo che l’Hokage poteva essere un po’ più comprensiva. Sono distrutta. Voglio dormire per una anno intero” sbadigliò la kunoichi dai capelli biondi, ancora esausta dalla nottata passata a lavorare in ospedale.
“Suvvia, non credi di stare esagerando adesso. Dopotutto, non è stato poi cosi difficile, no?” domando la ragazza alla sua migliore amica con aria tranquilla.
“NON E’ STATO POI COSI DIFFICILE? Ma certo, come no. Cosa vuoi che sia? Mettere in ordine più di 1000 pratiche, ordinarle e catalogarle per ogni reparto è stato un vero e proprio spasso. Ahahahah. Da sganasciarsi dalle risate. Quando Tsunade c’è l’ha ordinato ho rischiato di morire per arresto cardiaco. Di certo ora starei senz’altro meglio. Be, per voi cervelloni potrà anche essere pane per i vostri denti, ma per noi comuni mortali fare tutta questa roba, in una sola notte, significa camminare all’inferno a piedi nudi”.
“Ehi, guarda che non è stata colpa mia. Te l’ho già detto. E’ stato un’ordine del Quinto Hokage. Cosa ne potevo sapere io, scusa. Guarda che anch’io sono stanca quanto te, cosa credi?” esclamò la ragazza, cercando di difendersi e guardando la bionda con occhi infuriati.
“ Uff. Avrei quasi preferito fare una settimana di allenamento insieme a RockLee. Sarebbe stato di sicuro meno stancante. Anche se, a pensarci bene, è da un po’ che non passo del tempo insieme con il “Mio Sai”. Sono giorno che non lo vedo. Mi manca tantissimo. E’ cosi, cosi, cosi adorabile ed affascinante. Proprio adesso che abbiamo iniziato ad uscire insieme non riusciamo a vederci per colpa del lavoro. Uffa, non è giusto. Se mi incontrasse adesso non avrei il coraggio di guardarlo in faccia, ridotta in questo stato. Ma guardami. Sono pallida come un cadavere, ho gli occhi rossi e gonfi, e i miei bellissimi capelli sono un vero macello. Sono pieni di nodi e grassi di sudore. Per non parlare delle doppie punte. Grr. Che fastidio”. La kunoichi stava andando su tutte le furie. Odiava sentirsi sporca e con i capelli tutti in disordine.
“Ora basta, Ino. Stai esagerando. Anche Shizune ed io abbiamo lavorato al tuo fianco e non mi sembra che ci stiamo lamentando. Inoltre, a differenza tua, io non posso vedere il ragazzo che mi piace quando voglio. Devo dedicarmi anima e corpo al lavoro e ai pazienti e tu sai quanto me che è la verità” esclamò Sakura, stringendo i pugni e tenendo lo sguardo basso. Lei non poteva di certo capire come ci si sentiva in questi momenti. Sentire lontani la persona che si ama. Ti fa sentire…….sola.
“E…………….di chi ragazzo stiamo parlando?” domando Ino con il suo solito sorrisetto di chi la sapeva lunga.
“C-C-C-Come? C-Che intendi dire?” rispose Sakura arrossendo vistosamente mentre guardava la sua migliore amica sorriderle in faccia.
“Lo sai benissimo, invece. Il ragazzo moro con gli occhi tenebrosi ed una bellezza disarmante? O il ragazzo biondo con gli occhi azzurri come il cielo e con dei buffi baffetti sulle guance? Chi dei due?”
Sakura si sentiva tremendamente in imbarazzo. Come faceva l’amica a sapere sempre cosa gli passasse per la testa. Come fosse un libro aperto. Non riusciva davvero a spiegarselo. Anche senza la sua tecnica di Capovolgimento Spirituale, riusciva a leggerle dentro come nessun’altra persona al mondo. Aveva un dono, quella ragazza. Un qualcosa sviluppato dagli anni di profonda amicizia con lei. Un legame indistruttibile.
“Acc, ti odio quando fai cosi, lo sai? Non so come tu faccia, dico davvero? Uff. Be, per come stanno andando le cose ultimamente, sto pensando ad entrambi”. La giovane kunoichi aveva deciso di dare voce ai suoi turbamenti, mentre le due ragazze si dirigevano verso l’ufficio di Tsunade.
“Hai avuto notizie di Sasuke? Come sta andando il suo viaggio?” chiese Ino, speranzosa di ricevere qualche informazioni del suo ex compagno di accademia.
“Non ne ho la più pallida idea. In questi ultimi mesi ho tentato di rintracciarlo in qualsiasi modo. Niente. Niente di niente. E come se fosse scomparso nel nulla. Ho provato a mandare dei piccioni viaggiatori a tutti e 4 i Kage degli altri paesi ninja. Speravo che, almeno loro, mi dessero qualche informazione in più. Nessuno a sue notizie. Mi hanno sempre risposto dicendo che dalle loro parti non era stato avvistato nessun ninja di nome Sasuke. Ho come la sensazione che non voglia essere trovato. Se sta davvero viaggiando in giro per il mondo qualcuno lo avrebbe visto, non ti pare? Non so più cosa fare” esclamò Sakura, ormai rassegnata all’idea di trovare il suo prezioso compagno di squadra.
“Hai provato a chiedere alla signorina Tsunade? Forse lei ne sa qualcosa di più. Oppure a Naruto? Dopotutto, loro due si sono parlati prima della partenza, no? Magari gli ha detto dove stava andando. Perché non ci provi?” domandò Ino, cercando di dare speranza alla sua amica stringendogli la mano.
“Tsk. Non credo che otterrei grandi risultati. Un po’ di tempo fa, poco prima che la signorina Tsunade mi desse il compito di gestire l’ospedale, ho chiesto notizie di Sasuke direttamente a lei. Sulle prime non mi ha risposto, poi ha detto che non aveva notizie di lui e che avrebbe mandato qualche jonin per cercarlo. Tutto qui. Da allora, ho smesso di chiedere notizie. Il lavoro mi ha completamente assorbita. Non ho avuto un’attimo di tregua e cosi ho smesso di pensarci. Speravo che, prima o poi, si facesse vivo lui. Magari mandandomi una lettera. Qualcosa. Invece niente. Sigh” rispose Sakura, intristendosi ancora di più.
Gli occhi gli erano diventati lucidi e teneva lo sguardo abbassato per non farsi notare dall’amica.
Evidentemente sentiva la mancanza di Sasuke. Ma si sentiva anche delusa. Possibile che il moro non ci tenesse a lei. Neanche un singolo messaggio dalla sua partenza. Nulla. Per quale motivo?
“Capisco. E di Naruto invece, che mi dici? Hai provato a chiedere qualcosa a lui?” Ino sperava che, almeno, l’amico gli avesse dato qualche informazione. Anche la più piccola speranza di trovarlo.
“Sigh. Ti ho già detto come stanno le cose tra me e Naruto, no? Di recente, non ci siamo visti quasi per niente. Sono stata sempre in ospedale a lavorare. Mentre lui era in giro ad allenarsi e a flirtare con Hinata” Mentre diceva queste ultime parole, la ninja dagli occhi verde smeraldo si stava mordendo il labbro inferiore dalla rabbia. Ogni volta che pensava a loro due insieme, il suo lato aggressivo e violento prendeva possesso di lei. Provava fastidio nei loro confronti. Provava gelosia, come la definì Ino nella loro precedente discussione. Si sentiva trascurata, abbandonata a se stessa.
“A quanto vedo, mi pare di capire che la cosa non ti va per niente a genio. Vedere Naruto e Hinata frequentarsi ti ha sconvolto fino a questo punto? Sbaglio o ti avevo detto che dovevi parlarne con lui?” Ino era diventata improvvisamente seria. Dopo l’ultima discussione con Sakura sperava che i due si fossero chiariti. Ma, a giudicare dalla reazione e dalle parole dell’amica, era evidentemente che i due non si erano parlati. Ora aveva bisogno di chiarimenti.
“Non ne ho avuto ancora l’occasione e poi, anche se dovessi incontrarlo, non avrei niente da dirli. Lui può fare tutto quello che vuole con chi vuole. Non mi interessa chi sta frequentando. Non mi interessa se ha deciso di trascurarmi per stare accanto ad un’altra. Non mi interessa. Punto” La ragazza era completamente fuori di se. La rabbia, la delusione, la gelosia, la sofferenza avevano avuto il soppravvento sulla sua razionalità. Era completamente accecata dalla visione di Naruto insieme ad un’altra ragazza che non era lei.
Improvvisamente, con un impeto di rabbia, Sakura scaglio un violentissimo pugno contro una parete di cemento che si trovava alla sua destra, mandandolo in mille pezzi. Fortunatamente non c’era nessuno nelle vicinanze, a parte Ino, ad assistere a quell’atto di vandalismo XD
La kunoichi bionda rimase esterrefatta dal gesto dell’amica. Non l’aveva mai vista perdere la calma in quel modo. E soprattutto per un motivo del genere. Per Naruto. Doveva fare qualcosa altrimenti la cosa sarebbe potuto degenerare, senza possibilità di ritorno.
Sakura alzò notevolmente il passo, lasciando indietro l’amica che continuava a chiamarla insistentemente.
“Sakura!!! Sakura! Aspetta!!! Vuoi fermarti o no??? SAKURA!!!!!” Gridò Ino, correndo dietro di lei nell’inutile tentativo di fermarla.
Nulla. La ragazza continuava a voltarle le spalle, camminando imperterrita verso la propria strada. Non poteva neanche immaginare l’espressione, la faccia dell’amica in quel preciso momento.
Ino, vedendo che i suoi tentativi di fermarla erano andati a vuoto, decise che era arrivato il momento di prendere la situazione in mano. Doveva usarla. Anche se si era promessa che non l’avrebbe più fatto. “Doveva farlo”.
Concentrò tutto il chakra che gli era rimasto. Poi, compose dei sigilli con entrambe le mani e disse
“Scusami, amica mia. Ma, non mi lasci altra scelta. Tecnica del Capovolgimento Spirituale!”
La rosa venne subito colpita dalla tecnica nel giro di qualche secondo. Si sentiva bloccata. Il suo corpo non rispondeva più ai comandi. Nel frattempo, il corpo dell’amica si accasciò, senza vita, dietro di lei, cadendo violentemente sul suolo.
La tecnica di Ino, le permetteva di controllare il corpo di chiunque per circa 5 minuti. Ma, conoscendo la tenacia e la caparbietà di Sakura, non sarebbero durati più di 2. Non poteva lasciarsi sfuggire quest’occasione. Anche se la tecnica non le permetteva di leggere nel pensiero, poteva capire molte cose semplicemente studiando il corpo dell’amica. A volte, il linguaggio del corpo parla più delle parole stesse.
“N-N-Non ci posso credere. Sakura! C-Come hai fatto a ridurti cosi?” esclamò Ino nel corpo dell’amica, piegandosi dal dolore.
Sentiva i crampi allo stomaco provenire direttamente dal corpo di Sakura. Probabilmente, non mangiava da giorni. E non era finita li.
Toccandosi i capelli, aveva notato che erano molto sporchi, secchi e aveva parecchi nodi nascosti sotto le ciocche rosate. Segno evidente di chi è costantemente sotto stress.
Guardando le mani, si poteva notare che la maggior parte delle unghie erano state mangiucchiate. Ed alcune erano addirittura rotte.
Toccandosi il viso, riusciva a sentire un’infinita di rughe ricoprirle la pelle. Inoltre, le lacrime che fuoriuscivano dagli occhi, rendevano la pelle ancora più secca, creando delle screpolature.
Quella era una vera e propria tortura fisica. Nessuno dovrebbe provare tanto dolore e sofferenza.
“C-C-Come ho fatto a non accorgermene! Io sono la sua migliore amica ma, non pensavo ci fosse cosi tanta sofferenza dentro di lei. Lavoriamo insieme, giorno e notte, fianco a fianco, dentro quel maledetto ospedale. Pensavo che fosse in grado di badare a se stessa, ma, mi sbagliavo!
Gestire un intero ospedale, da sola, la sta distruggendo. Anche con me e Shizune a supportarla e a darle una mano. E’ una responsabilità troppo grande.
Badare a tutti quei pazienti, dargli speranza, sentire la loro sofferenza come propria è qualcosa di incredibile. Troppo grande per una sola persona.
Ogni minimo errore durante le cure, le operazioni in chirurgia, anche una semplice medicina sbagliata può costare la vita ad un paziente, anche ad un semplice bambino.
E’ la croce che ogni singolo medico, chirurgo o infermiere deve portare sulle proprie spalle fino a quando lavorerà in un’ospedale o in qualsiasi ambiente atto ad aiutare persone bisognose.
Molti sono consci del rischio che comporta essere medici. Conoscono le responsabilità e cercano di fare del loro meglio. Ma. A volte. Fare del proprio meglio non basta.
Anche se si è dei bravi medici, se si commette un’errore, bisogna trovare la forza di andare avanti ed imparare dai propri sbagli. Solo cosi uno può diventare davvero un grande medico.
Ma, ci sono altri, che non riescono a farlo. Vengono dilaniati dal rimorso di aver commesso quell’errore che è costato la vita ad una persona, e decidono di abbandonare per sempre il lavoro di medico.
Tutto sta nel come reagiamo e come ci rialziamo in piedi dopo che siamo stati buttati per terra.
Ed è in questi momenti che gli amici e i familiari devono fare davvero la differenza.
Io, Sakura, la signorina Tsunade, Shizune, tutti noi abbiamo provato quella sofferenza. Soprattutto durante la grande guerra. Abbiamo commesso degli errori e avremmo potuto mollare in qualunque momento. Ma, grazie al supporto dei nostri amici, siamo riusciti ad alzarci ancora ed a continuare per la nostra strada”.
“Mi dispiace, Sakura. Adesso capisco cosa devi aver portato sulle tue spalle. Ma, adesso, so come rimediare” esclamò la kunochi bionda stringendo i pugni di Sakura. Era ancora all’interno del corpo della compagna.
Improvvisamente, senti un dolore lancinante provenire dalla testa di Sakura. Un’urlo terrificante che esclamava:
“INO!!! ESCI IMMEDIATAMENTE DAL MIO CORPO!!! ORA!!!”
Lo spirito della kunoichi bionda venne sbalzato fuori dal corpo della compagna e tornò immediatamente dentro il suo corpo originario, ancora accasciato per terra.
Pian piano le due ragazze si stavano rimettendo in piedi, ancora barcollanti.
“Come? Come hai potuto farlo? Tu sei la mia migliore amica, no? Allora perché? PERCHE’ L’HAI FATTO?” urlò Sakura completamente accecata dalla rabbia.
“Ho fatto quello che dovevo. Per il tuo bene. Per il bene della mia migliore amica” rispose Ino guardando l’amica direttamente negli occhi con aria determinata.
“Sei entrata nel mio corpo, lo capisci? Senza il mio permesso. Come ti sei permessa?? EH, RISPONDI?”
Tutto quello che si senti poi furono le nocche della mano destra di Sakura che si scontravano contro la guancia sinistra di Ino, della sua migliore amica.
Un pugno. Un vero e proprio pugno. Non tirato con tutta la forza, ma abbastanza da far uscire un rivolo di sangue dal labbro della kunoichi bionda.
Sakura era totalmente paralizzata. Non riusciva a credere a quello che aveva fatto. Non gli era mai capitato di perdere il controllo in quel modo. Ino, invece, era rimasta impassibile. Aveva visto il pugno dell’amica arrivare, ma, avevo scelto di farsi colpire piuttosto che schivarlo.
“P-P-Perché? Perché non l’hai schivato? Sigh. So che hai visto il mio pugno arrivare. Avresti potuto schivarlo. Sniff. A-A-Allora, p-p-perché?” sussurro la rosa ancora incredula, iniziando a singhiozzare per i sensi di colpa.
“Come ti senti adesso? Va meglio, vero?” esclamò la bionda pulendosi il sangue che colava con la mano destra.
“E’ stata una mia scelta. La punizione per aver usato la mia tecnica segreta su di te. Quando sono entrata nel tuo corpo finalmente ho capito. Ho visto il quadro al completo” Ino si era posizionata davanti a Sakura è le stava stringendo entrambe le mani.
“C-C-Che vuoi dire? C-C-Cosa hai capito?” esclamo la rosa, colpita dalle parole dell’amica.
“Sasuke, Naruto, l’ospedale. Tutte queste cose ti stanno distruggendo. Forse tu non te ne sei ancora resa conto, ma, se continui cosi non c’è l’ha farai. Il tuo fisico ne sta già risentendo, e se vai avanti cosi, primo o poi avrai un crollo psicologico. Hai bisogno di riposo” Ino stava stringendo ancora i più le mani della rosa. Come a volergli trasmettere la sua forza.
“I-Io non posso. L’ospedale, i pazienti hanno bisogno di me. Io devo esserci. E’ un mio dovere come medico”
“Si che puoi. Anzi. Devi. Anche noi siamo esseri umani. Tutti noi abbiamo i nostri limiti. E’ perfettamente normale. Ascoltami. Vai dalla signorina Tsunade, dille che sei stanca, che hai bisogno di qualche giorno di riposo. Sono sicura che lei acconsentirà. E poi, ci sono io, c’è Shizune e tutti i membri del nostro staff. Tutti noi siamo orgogliosi di te. Di come stai gestendo l’ospedale. Non tutti avrebbero avuto il tuo coraggio. Non tutti avrebbero portato un tale fardello. Forse neanch’io. Ma tu si. E’ stata una tua scelta. Eri cosciente dei rischi e delle responsabilità di tale compito. Non è poi cosi diverso dall’essere Hokage, no?” esclamò sorridendo all’amica che stava pian piano recuperando la sua solita sicurezza.
“Sniff. S-Si, hai ragione. E’stata una mia scelta e sono tutt’ora convinta che sia quella giusta. Ho soltanto bisogno di un po’ di riposo. Di pensare un po’ a me stessa. E solo che……tutta questa situazione mi sta facendo impazzire. Mi sento debole, impotente. Non so più cosa…….”
“Ascoltami bene, Sakura” esclamo la bionda lasciandole le mani e mettendole sulle sue spalle. I loro occhi erano soltanto a qualche centimetro di distanza. Voleva che si concentrasse soltanto su di lei.
“Per quanto riguarda la faccenda di Sasuke, ora come ora, non possiamo farci niente. E’ come catturare il fumo a mani nude. E’ uno sforzo inutile e continuare a pensarci non farà altro che debilitarti ancora di più. Sono sicura che, primo o poi, sarà lui a farsi vivo. Oppure saremo noi a trovare lui. Dobbiamo solo aspettare. Vedrai. Qualcosa succederà” Ino lo pensava veramente. Non restava altro da fare che dare tempo al tempo ed essere pazienti. Quella era l’unica soluzione.
“G-Giusto. Prima o poi sarà lui a farsi vivo. E’ giuro che quando lo rincontrerò lo picchierò di santa ragione per avermi fatto soffrire in questo modo” esclamò la rosa stringendo il suo pugno destro carico di chakra.
“Bene. Cosi ti voglio. Adesso pensiamo a Naruto. Te l’ho già detto una volta, ma dovrò ripetertelo ancora. Voi due dovete parlarvi, dovete chiarirvi” La bionda cercava di spronare l’amica. Perché era cosi testarda da non capire.
“N-Non ho bisogno di parlare con lui. S-Sta bene insieme ad Hinata. N-Non ha bisogno di stare accanto ad una come me” esclamò Sakura distogliendo lo sguardo dalla sua amica e guardando il suolo sotto i suoi piedi.
“Quando prima mi hai detto quelle cose, ho capito che eri fuori di te. Non riuscivi a pensare lucidamente. Anche adesso. Mentre mi dici queste cose. Non sei te stessa. Non sei tu a parlare ma la miriade di sentimenti che sono nascosti dentro di te. Uff. Naruto non è il tipo da comportarsi cosi con gli altri. Con indifferenza. Sicuramente c’è dell’altro che ancora dobbiamo capire. Non può essere solo la storia della finta dichiarazione ad indurlo ad agire in questo modo. Abbiamo bisogno di chiarimenti. “Tu” hai bisogno di chiarimenti” esclamò Ino ricatturando lo sguardo della ragazza su di se.
“M-M-Ma, se lui non vuole parlare con me? C-Come posso fare? C-Come faccio a capire?” Sakura si stava facendo di nuovo prendere dallo sconforto. L’idea di Naruto che non gli rivolgeva più la parola la stava distruggendo.
“Su questo non posso aiutarti. Sta a te agire di conseguenza. Devi trovare il modo. A qualunque costo. Se non vi chiarite il prima possibile potrebbe succedere l’irreparabile!”
“C-C-Che vuoi dire? Cosa potrebbe accadere?” La rosa adesso si stava davvero preoccupando.
“Arriverete al punto di non ritorno. Tutto quello che c’è stato tra voi. La vostra amicizia. Il vostro legame. I vostri ricordi. Sarà tutto distrutto. Fatto in tanti piccoli pezzi che sarà impossibile ricomporre. Non sarete più gli stessi ed arriverete a non guardarvi neanche negli occhi. Potreste arrivare ad od…….” Ino rafforzo la presa sulle spalle della rosa. Cominciava a sentire la preoccupazione come propria.
“N-No. Q-Questo non potrebbe mai accadere. Naruto non potrebbe mai farmi qualcosa di cosi terribile” Sakura stava cominciando a tremare soltanto all’idea.
“Per questo ti dico che devi parlarci. Prima che sia troppo tardi. Inoltre, sono sicura che se Naruto avesse saputo qualcosa riguardo Sasuke te l’avrebbe sicuramente detta. Lui sa quanto tu ci tieni e non vorrebbe mai vederti soffrire” sussurrò la bionda accennando un sorriso.
“S-Si. E’ vero. Se avesse saputo qualcosa mi avrebbe sicuramente informata. Dopotutto, è di Naruto che stiamo parlando. C-Cercherò di parlarci il prima possibile. Non voglio che la nostra amicizia finisca in questo modo” esclamò Sakura con la sua solita determinazione. Adesso sapeva cosa doveva fare.
“Bene! Cosi ti voglio!” La bionda era soddisfatta del suo operato. Era riuscita a far ragionare l’amica e a dissipare, almeno in parte, i suoi dubbi.
La bionda poggiò la sua fronte su quella della rosa. In segno di riconciliazione.
“M-M-Mi dispiace. N-Non avrei dovuto colpirti. E’ stata tutta colpa mia. Ho scaricato la mia frustrazione su di te”
“Non preoccuparti. Ne avevi bisogno. Questo è il minimo che io potessi fare per te. Ti prometto che, da questo momento in avanti, ti starò ancora più vicina. Ti aiuterò di più quando sei in ospedale. E’ una responsabilità che possiamo portare insieme. Non ho intenzione di lasciarti sola”
“Sigh. G-G-Grazie Ino. Grazie per essermi amica. Ci sei sempre stata quando ne ho avuto bisogno” esclamò la rosa piangendo, avvicinando la fronte ancora più vicina alla sua.
“Non è vero che un amico si vede nel momento del bisogno, un amico si vede sempre (Roberto Benigni)”
Esclamò Ino guardando la sua migliore amica negli occhi.
“S-S-Si, hai ragione. Ogni tanto te ne esci con queste perle di saggezza. E’ incredibile considerando che hai un cervello cosi piccolo” esclamò scherzosamente la kunoichi con gli occhi color smeraldo.
“Tsk. Sempre meglio che avere una “Fronte Spaziosa” come questa. Ma guardala. E’ enorme” rispose Ino, stando al gioco.
Le due amiche iniziarono a ridere di gusto. Ogni volta che avevano delle divergenze, in un modo o nell’altro, riuscivano sempre al risolverle.
Sakura appoggiò le sue mani sulla testa della compagna per stringerla ancora di più a se. Quando, improvvisamente, si accorse che qualcosa non andava. Aveva la mano destra tutta bagnata da uno strano liquido.
“Ma cosa….?” Esclamò la rosa, ritirando la mano bagnata.
“Ino, ma questo è….è……sangue” esclamò terrorizzata la compagna, allontanandosi improvvisamente da lei.
“Si, lo so. E il rischio che si corre ad usare il Capovolgimento Spirituale senza qualcuno che badi al tuo stesso corpo. Questa volta non avevo Shikamaru o Choji a supportarmi. Nella caduta, devo aver battuto violentemente la testa contro quella pietra laggiù. E questi sono i risultati” Ino cercava di non far trasparire la sua preoccupazione. Si era accorta da un pezzo della ferita alla testa. Ma la sua amica aveva bisogno di chiarimenti. Aveva bisogno di lei. Quella stupida ferita avrebbe potuto aspettare.
“ I-Ino….io……..mi disp-“ tento di rispondere la rosa.
“Ti ho già detto di non preoccuparti. Ero consapevole dei rischi che si corrono ad usare questa tecnica da sola. E’ stata una mia scelta. Mia e di nessun’altro. Credo che non potrò accompagnarti all’ufficio del Quinto Hokage in queste condizioni. Sarà meglio tornare in ospedale a farmi controllare questa ferita da Shizune. Di a Tsunade che c’è stata un’emergenza e che non sono potuta venire. Insomma. Trova una scusa. O ti raggiungerò il prima possibile”
“S-S-Sei sicura? S-Se vuoi posso accompagnarti io all’ospedale”
“Non preoccuparti. Posso cavarmela da sola. L’ospedale non è cosi lontano, dopotutto. Stai tranquilla. Tra l’altro, Tsunade ci sta aspettando da un pezzo. Dovevamo consegnare queste pratiche il prima possibile. Avevamo appuntamento alle otto nel suo ufficio. Se non ti sbrighi L’Hokage si arrabbierà sul serio” esclamò Ino, porgendo alla rosa un grosso rotolo di pergamena che teneva dentro la sua borsa.
“O-Ok Ino. Se lo dici tu, ti credo. Mi raccomando, fa attenzione!” Sakura raccolse il rotolo di pergamena è lo inserì nella sua borsa.
Ino fece un cenno di assenso con la testa, sorridendo alla compagna. Dopodiché prese a camminare lentamente verso l’ospedale.
“Ino…….”
“Uh, si, cosa c’è?”
“……………..Grazie”
Le due ragazze si sorrisero a vicenda.
In quel grazie c’era tutta la gratitudine che si può provare verso un’amico che ti è stato vicino.
Che ti è stato accanto nei momenti di difficoltà.
Che ti ha aiutato a rialzarti nel momento del bisogno.
Che è riuscito a comprenderti come nessun’altro.
Questo vuol dire essere amici.
Questo è “Il valore dell’amicizia”.
Salve a tutti :)
Eccomi di ritorno con il dodicesimo capitolo. Accidenti. Si accumulano uno dopo l’altro. E’ dire che non ho neanche iniziato a fare sul serio.
In questo capitolo ho provato a fare degli esperimenti. In alcun dialoghi di Ino, ho fuso le sue parole con quelli che erano i miei pensieri. Ho voluto provare qualcosa di nuovo.
Sta a voi dirmi se ho fatto un buon lavoro nei commenti. Oppure se ho sbagliato. Bisogna imparare dai propri errori, no?
La trama si sta evolvendo proprio come volevo. Anzi. Sta superando le mie aspettative. Soni riuscite ad inserire delle idee cosi originali che ancora non capisco come abbia fatto.
Sto rendendo la storia più realistica possibile. In modo che tutti voi (soprattutto le ragazze, in questo capitolo) possiate immedesimarvi al meglio nei personaggi.
Tra l’altro ho avuto l’occasione di parlare di due temi importanti che sono veri tanto nel mondo ninja di Naruto quanto nella vita reale.
Ringrazio di cuore tutti coloro che stanno seguendo la storia e che l’hanno recensita.
Spero sempre di ricevere ulteriori commenti.
Un saluto a tutti e ci vediamo al prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 13 *** Curiosità pericolosa ***
“Curiosità pericolosa”
“Spero che Ino stia bene. Quel colpo alla testa è stato cosi forte da farle uscire del sangue. Tutto per aiutarmi. Accidenti a me. La prossima volta che la incontro dovrò fare in modo di sdebitarmi”
La giovane kunoichi dai capelli rosa stava proseguendo il suo cammino in direzione dell’ufficio dell’Hokage.
Si sentiva ancora in colpa per quello che aveva fatto alla sua migliore amica. L’aveva colpita con un pugno.
Non gli era mai successo di perdere il controllo in quel modo. E’ vero. Colpiva sempre Naruto con dei pugni quando faceva lo scemo, ma in modo affettivo. Era un segno di complicità che apparteneva soltanto a loro due.
Questa volta è stato diverso. Aveva colpito il volto dell’amica senza neanche pensarci.
Era davvero arrabbiata per la situazione in cui si trovava. La gestione dell’ospedale, la scomparsa di Sasuke e l’improvviso cambiamento di Naruto nei suoi confronti. Era troppo da sopportare.
Se non ci fosse stata Ino a calmarla e a farla ragionare, a quest’ora sarebbe esplosa dalla rabbia. Avrebbe demolito un’intero edificio a suon di pugni fino a che non si fosse calmata.
Era davvero fortunata ad avere un’amica come Ino al suo fianco. Non tutti l’avrebbero fatto.
Sarebbero state migliori amiche per sempre.
“Ti prometto che un giorno ripagherò il mio debito. Io ci sarò sempre per te. Sempre e in qualsiasi momento. Dopotutto, siamo migliori amiche, no?” promise a se stessa con tutta la convinzione che aveva. Un giuramento che, prima o poi, avrebbe mantenuto e che l’avrebbe fatta sentire ancora più legata a lei.
Sakura, senza rendersene conto, era quasi arrivata davanti alla porta dell’ufficio di Tsunade.
“Fiù. Sono arrivata giusto in tempo. Finalmente posso consegnarli queste noiose pratiche. Non vedo l’ora di finire e di andare a casa. Ho una fame da lupi. Ieri non ho mangiato niente per colpa del lavoro. Per prima cosa mi rilasserò con una bella doccia, poi mangerò fino a scoppiare ed infine mi sdraierò sul mio morbido letto. Voglio dormire per un mese intero. Eheh. Non vedo l’ora” esclamò Sakura tutta eccitata al solo pensiero. Aveva lavorato tutta la notte a quelle stupide pratiche. Si era meritata una giornata di riposo.
Stava per bussare alla porta quando, improvvisamente, fermò la mano a mezz’aria. Sentiva delle urla provenire dall’interno della stanza.
“Cosa succede? Sento delle urla provenire dall’ufficio della signorina Tsunade. Sicuramente stara discutendo con i costruttori e gli ingegneri. Da quando sono iniziati i lavori di ricostruzione del villaggio non ha lasciato loro un’attimo di tregua. Gestire i lavori di costruzione di un intero villaggio non è un’impresa facile. E’ quasi peggio che gestire un’ospedale. Poveracci. Non vorrei essere al loro posto. Però sono curiosa. Chissà di che stanno parlando?” pensò la kunoichi tra se e se. Era davvero interessata a scoprire come stavano procedendo i lavori di ricostruzione. Alla fine, quello era il suo amato villaggio e ci teneva a vederlo tornare più bello e grande di prima.
Avvicinò lentamente l’orecchio alla porta che aveva di fronte. Fortunatamente, attorno a lei non c’era nessuno ad osservarla, altrimenti non avrebbe osato fare una cosa del genere. Iniziò ad origliare attentamente le voci all’interno della stanza, rimanendo stupita.
“M-Ma….ma……sono la signorina Tsunade e……..Naruto. Stanno litigando a giudicare dalle urla che sento. Ma………per quale motivo?” sussurrò Sakura, cercando di non farsi sentire.
Nonostante ci fosse un silenzio inquietante intorno a lei, Sakura non riusciva a sentire con esattezza ciò che veniva urlato dentro la stanza. Dopotutto, quello era l’ufficio dell’Hokage, anche se provvisorio.
Era fatto con un materiale particolare che impediva alle onde sonore di fuoriuscire all’esterno. In questo modo, nessuno avrebbe potuto ascoltare i discorsi fatti al suo interno. Era una semplice questione di sicurezza.
“Uffa. Non si sente niente. Forse, se apro leggermente la porta riesco a sentire qualcosa. Proviamo” esclamò la rosa con un tono di voce basso. Dopo l’ultima discussione avuta con Naruto, non aveva avuto più alcun modo per parlarci. Forse ascoltando quella conversazione, avrebbe avuto qualche chiarimento in più.
Sakura iniziò lentamente ad abbassare la maniglia della porta con la mano destra. Sperava con tutta se stessa che non facesse alcun tipo di rumore, altrimenti non l’avrebbe passata liscia.
Fortunatamente per lei, la maniglia non aveva prodotto alcun tipo di suono durante la discesa accompagnata dalla sua mano.
Adesso, non rimaneva altro da fare che spingere leggermente la porta in avanti e avrebbe compiuto la sua missione. Bastava spostarla anche solo di qualche centimetro.
Sakura cominciava ad avvertire la tensione e la follia di quello che stava per fare. Sembrava che stesse disinnescando una bomba che sarebbe esplosa da un momento all’altro.
“Maledizione, ma chi me l’ha fatto fare. Accidenti. Ormai non posso più tornare indietro, vada come vada” pensò la ragazza, sudando freddo per la tensione. Non poteva tornare indietro a questo punto. Quindi, tanto valeva proseguire.
Iniziò a spingere, con cautela, la porta davanti a se con la punta delle dita. Anche stavolta era andata bene. Credeva che da un momento all’altro avrebbe udito il cigolio della porta che si apriva. La sua vita sarebbe terminata in quel preciso istante.
La rosa sospirò leggermente per alleggerire la tensione. Alla fine era riuscita nell’impresa. Dopotutto, anche questo faceva parte dell’essere ninja. Cercare di non farsi sentire per recuperare più informazioni possibili dal nemico è tra le qualità più importanti per un ninja.
La kunoichi iniziò a tendere l’orecchio verso lo spazio creatosi tra la porta e il muro. All’interno della stanza, la discussione continuava in maniera incessante. Doveva trattarsi proprio di una cosa seria. Sia Naruto che Tsunade non accennavano ad abbassare i toni. Cercavano di sovrastarsi a vicenda.
“……………ELO DICE LEI? DOPOTUTTO E’ L’HOKAGE, NO?” gridò Naruto, battendo i pugni contro la scrivania semidistrutta che aveva di fronte.
“E’ TU SEI SUO AMICO. DOVRESTI DIRGLIELO TU, PIUTTOSTO” rispose Tsunade di rimandò, sovrastandolo con la sua voce per cercare di farsi ascoltare.
“NON POSSO FARLO E LEI LO SA”
“MA PERCHE’? DAMMI UNA MOTIVAZIONE PLAUSIBILE?
“GLIEL’HO GIA DETTO IL MOTIVO. NON POSSO FARLO. SOPRATTUTTO ADESSO CHE STO PER……………”
Sakura tese ancor di più l’orecchio. La sua concentrazione era al massimo. Aveva come la sensazione che il ninja biondo le stesse per rivelare qualcosa di sensazionale.
Avvicinò ancora di più l’orecchio alla fessura nell’intento di ascoltare le parole di Naruto.
“Sakura! Si può sapere cosa stai facendo?” esclamò una voce alla spalle della rosa.
“AAAAAAHHHHHH” gridò con tutto il fiato che aveva in corpo per lo spavento.
Involontariamente, la kunoichi cadde in avanti e spalancò la porta su cui era appoggiata. Nella stanza, la discussione tra Naruto e Tsunade cesso all’istante. Entrambi si voltarono per vedere cosa gli avesse interrotti cosi bruscamente.
“SAKURA!!! Ma cosa……Mi dici cosa stavi facendo?” esclamò Tsunade, guardando la sua allieva adesso sdraiata per terra a pancia in giù.
Sakura, ripresasi dopo qualche secondo dalla botta ricevuta, si mise lentamente in piedi massaggiandosi le ginocchia che le avevano attutito la caduta.
“Ahi Ahi! Ma……chi è stato?” esclamò la rosa, voltandosi per vedere chi fosse il responsabile della sua caduta.
“E’ da un po’ che non ci si vede, Sakura. Sei sempre indaffarata dentro quell’ospedale. Dev’essere un lavoro di grande responsabilità se Tsunade ti ha affidato questo compito” esclamò felice il jonin dai capelli argentati, con una maschera che gli copriva meta viso e con la fascetta ninja che gli copriva l’occhio sinistro.
“Si può sapere cosa stavi facendo appoggiata alla porta dell’Hokage? Vuoi essere rimproverata per caso?” domandò un’altro ninja dai capelli neri raccolti con un’elastico e dei piccoli orecchini sulle orecchie.
“M-Maestro Kakashi…….Shikamaru, cosa ci fate qui?” esclamò con stupore Sakura guardando i due ninja davanti a lei.
“Noi siamo i consiglieri personali dell’Hokage. Dobbiamo essere qui. E’ il nostro lavoro. Tu, piuttosto mi dici cosa ci fai qui e “soprattutto” cosa stavi facendo origliando davanti alla porta?” domandò nuovamente Shikamaru guardandola negli occhi con aria seccata. Non sopportava avere dei problemi già di prima mattina.
“Ah….ecco…..io…..sono…..scivolata!” rispose Sakura diventando rossa dall’imbarazzo. Non sapeva che altra scusa inventare. Se avesse detto la verità, si sarebbe cacciata nei guai.
“Si certo. Come no” esclamò il moro ancora più seccato di prima. Teneva le mani nelle tasche, come era solito fare, ed aveva appena finito la sigaretta che adesso giaceva spenta ai suoi piedi.
“TUTTI VOI. ENTRATE SUBITO DENTRO. ORA!” ordinò l’Hokage sbattendo violentemente il piede destro sul pavimento e facendo tremare leggermente la terra sotto i piedi dei ninja.
“SI! AGLI ORDINI!” esclamarono i tre ninja all’unisono.
Uno alla volta entrarono tutti e tre nell’ufficio dell’Hokage richiudendo la porta dietro di loro.
Sakura, Shikamaru e Kakashi rimasero stupiti dal caos presente nella stanza. La scrivania mezza distrutta, fogli e penne buttate per terra e diverse crepe erano presenti sul pavimento sotto di loro.
“Che cos è successo in questa stanza? Sembra quasi che sia passato un tifone” domandò Shikamaru guardandosi intorno e studiando attentamente la stanza.
“O che ci sia stata una lotta” esclamò Kakashi guardando attentamente Naruto e Tsunade. Il jonin capì al volo che qualcosa non andava. Doveva essere successo qualcosa in quella stanza.
“Probabilmente stavano discutendo animatamente e la cosa è degenerata” ne dedusse Kakashi nei suoi pensieri.
I due ninja avevano tutti i capelli e i vestiti scombinati. Soprattutto Naruto che, alle sue spalle, aveva la felpa e il pantalone color arancio completamente sporchi. Di sicuro era stato buttato per terra contro la sua volontà e questo deve averlo infervorato.
“Già, forse è andata cosi” rispose Shikamaru, facendo le stesse deduzioni del jonin ma per conto suo, guardando semplicemente Naruto e Tsunade.
Sakura, invece, rimase in totale silenzio a guardare Naruto che era davanti a lei. Da quando era entrata, il ninja biondo non l’aveva degnata di uno sguardo. Non si era nemmeno voltato a guardarla per controllare che stesse bene. Aveva tenuto lo sguardo fisso davanti all’Hokage che era dietro alla scrivania.
“Perché fa cosi? Possibile che non gli importi più niente di me?” penso tra se e se la rosa guadando successivamente per terra. Non riusciva più neanche a guardarlo.
“Sakura! Mi spieghi cosa cavolo stavi facendo? Perché sei entrata dentro in quello strano modo invece di bussare? Non stavi mica origliando la conversazione tra me e Naruto, vero?” domandò la donna guardando la sua allieva con aria di rimprovero.
“N-N-No! Assolutamente no! E-Ecco….i-io ……sono…..come dire……….” Balbetto la kunoichi guardando la sua insegnante. Il suo sguardo gli metteva pressione e non riusciva a pensare lucidamente.
“ E’ stata colpa mia, Hokage. Stavo parlando con Shikamaru e, senza accorgermene, sono finito addosso a Sakura che stava aspettando davanti alla porta” rispose il jonin guardando prima la sua allieva e poi la donna che aveva di fronte. Non voleva che la giovane kunoichi finisse nei guai. Dopotutto, lui l’aveva vista crescere e, come Naruto, le voleva bene come una figlia.
“Cosa? Mai noi non…..” La frase di Shikamaru venne fermata sul nascere da un colpo di gomito di Kakashi al fianco del giovane chunin. Il moro capì all’istante che era meglio star zitti. Alla fine, Sakura era anche una sua compagna e non voleva metterla in difficoltà.
“Shikamaru, è la verità?” domandò l’Hokage, guardando il moro seriamente.
“Si, è andata cosi” rispose il chunin senza nessun esitazione.
“Uff. Va bene, però Kakashi, vedi di fare più attenzione la prossima volta, ok?” Tsunade si era notevolmente calmata. Adesso si era seduta sulla sua poltrona, tenendo le braccia conserte.
Sakura fece un cenno di assenso, ringraziando i due ninja che l’avevano aiutata ad uscire da quella brutta situazione.
“Ricevuto!” rispose il jonin alzando la mano destra sulla sua fronte, in segno di obbedienza.
“M-Mi dispiace di aver interrotto la discussione fra lei è Naruto. Stavate parlando di cose importanti, vero?” domando la rosa guardando Tsunade e successivamente Naruto.
Il biondo continuava a non prestargli la minima attenzione. Sembrava quasi che lei non esistesse. Che non fosse nemmeno nella stanza.
“Be, al dire il vero noi………” iniziò Tsunade venendo subito interrotta.
“Non preoccuparti. Io e Tsunade avevamo già finito. Non abbiamo nient’altro da dirci, giusto?” domandò il biondo guardando la donna con aria di chi non stava affatto scherzando.
Tsunade rispose subito all’occhiata seria di Naruto guardandolo altrettanto intensamente.
Dopodiché sospirò e disse:
“Si. Adesso puoi andare” rispose Tsunade con rassegnazione.
“Ok. Ah! Un’ultima cosa. Manterrà la “promessa” che ci siamo fatti, vero?” Naruto raccolse la katana che era finita per terra, rimettendola nella cintola, e guardò la donna nuovamente negli occhi.
Sakura, Shikamaru e Kakashi si fecero tutti la medesima domanda, lo stesso pensiero.
“Di che promessa stanno parlando?”
Adesso tutti quanti, Naruto compreso, stavano fissando l’Hokage in attesa della sua risposta.
“Uff. Va bene. Lo farò. Ti do la mia parola” esclamò Tsunade con tono scocciato. Era dovuto scendere a compromessi. Con Naruto. Chi l’avrebbe mai detto.
“Bene. La ringrazio infinitamente. Salve a tutti” Naruto salutò tutti con tono freddo e distaccato. Sembrava che la sua mente fosse turbata da altri pensieri.
Naruto si girò, dando le spalle a Tsunade. Adesso stava guardando Sakura che si trovava proprio tra lui e la porta d’uscita. Il suo sguardo era di ghiaccio. Perfettamente in tono con i suoi occhi azzurri.
Sakura non riusciva a sostenerlo. Non poteva sopportare quello sguardo cosi freddo su di lei. Era cosi simile al suo. Cosi simile a quello di Sasuke.
Era esattamente identico al moro poco prima che partisse per inseguire il suo desiderio di vendetta, alla ricerca del potere. Poco prima che decidesse di abbandonarla, di lasciarla sola al villaggio nonostante avesse dichiarato apertamente i suoi sentimenti per lui pur di fermarlo.
Freddo e distaccato.
I ricordi di quel giorno si fecero largo in lei ancora una volta, lacerandola dall’interno.
“N-No. Non può star succedendo di nuovo. Non con lui. Non con Naruto” pensò la kunoichi tra se e se abbassando lo sguardo.
Naruto rimase a fissarla per qualche secondo, indifferente. Poi, prese a camminare verso la porta, facendo finta che la ragazza non ci fosse. Iniziò a camminare verso di lei, lentamente.
Sakura riusciva a contarne i passi. Naruto si stava avvicinando a lei. Cosa avrebbe fatto, penso tra se e se.
Il biondo continuò a camminare, sorpassandola dal lato sinistro. Continuava ad ignorarla completamente. A non rivolgergli nemmeno una sguardo o una parola. Niente.
Sakura, a quel punto, non resistette più. Doveva parlargli, dirgli qualcosa. Qualsiasi cosa. Aveva bisogno di chiarimenti. Gli esigeva. A qualunque costo. Altrimenti le cose non sarebbero cambiate.
La rosa raccolse tutto il coraggio che aveva. Si girò verso Naruto, che ora era dietro di lei, e stringendo i pugni per la tensione disse:
“Aspetta, Naruto. Noi due dobbiamo parl……….”.
“Non adesso” intervenne subito Naruto, interrompendola e continuando a dargli le spalle “Ho delle cose importanti da fare. Parleremo in un altro momento” concluse mantenendo sempre il tono più distaccato che potesse.
Sakura non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Voleva andare fino in fondo.
“NO! TU DEVI ASCOLT….” Sakura afferrò la mano sinistra di Naruto nel vano tentativo di fermarlo.
“NON TOCCARMI, SAKURA” gridò Naruto con tutto il fiato che aveva in corpo. Appena avvertì il contatto della sua mano con quello della rosa, la ritrasse subito a se.
Nell’ufficio dell’Hokage cadde il silenzio più assoluto. Nessuno osava parlare. Non si sentiva nemmeno un fiato o un sospiro.
Shikamaru, Tsuande e persino Kakashi erano stupiti da quello che stava succedendo. Ma rimasero ancora più stupiti guardando Naruto e le sue reazioni. Non l’avevano mai visto comportarsi cosi. Mai.
E’ soprattutto non con Sakura. Tutti conoscevano il profondo sentimento che Naruto provava nei confronti della rosa. E’ allora. Perché? Tutti e tre si stavano facendo le stesse domande.
Sakura, tra tutti era quella più scioccata. La bocca si spalancò dallo stupore e gli occhi stavano diventando lucidi per colpa delle lacrime che premevano di uscire. Non aveva parole.
Il suo sguardo si abbassò lentamente, rimanendo a fissare la mano con cui aveva tentato di afferrare il ninja biondo.
Naruto l’aveva allontanata bruscamente. Quasi fosse una sconosciuta.
Sakura non sapeva più cosa pensare. Non poteva essere Naruto il ragazzo di fronte a lei. Non poteva.
Il semplice sfiorarsi le mani suscitava in lui quasi un fastidio. Sembrava che non volesse avere a che fare con lei in alcun modo.
Naruto stesso rimase scioccato dalla sua reazione. Tutti nella stanza lo stavano guardando con stupore e sgomento. Nessuno sapeva cosa pensare. Nessuno osava parlare.
Naruto si girò leggermente verso i ninja che erano dentro la stanza e disse:
“E-Ecco….Io…..S-Scusatemi, non volevo alzare la voce in quel modo” Naruto abbassò la testa in segno di scusa. Era davvero sincero. Non credeva che avrebbe perso il controllo in quel modo. Non era da lui.
Dopo essersi scusato, il ragazzo si girò nuovamente in direzione della porta, iniziando ad abbassare la maniglia della porta.
“E’ PER LA STORIA DELLA FINTA DICHIARAZIONE, VERO?” Gridò Sakura con tutta la disperazione che sentiva dentro di se. Non meritava quel trattamento da parte sua.
Naruto arrestò la discesa della maniglia e spalancò gli occhi, guardando fisso la porta che aveva di fronte a se.
“DIMMELO, E’ COSI? E’ PER QUESTO CHE C’E’ L’HAI TANTO CON ME? E’ PER QUESTO CHE MI STAI PUNENDO? EH! RISPONDI? “ Continuò la rosa ad urlargli contro. Le lacrime continuavano ad uscire incessanti, bagnandole il viso e facendo risplendere quei bellissimi occhi smeraldo.
Tsunade, Shikamaru e Kakashi continuarono ad ascoltare la conversazione in assoluto silenzio. La situazione stava prendendo una brutta piega e la tensione si poteva tagliare con un coltello tanto era sottile.
I due ninja erano a conoscenza di ciò che accadde durante il Summit dei 5 Kage. Erano entrambi presenti durante l’accaduto. Solo Tsunade non era a conoscenza della situazione e ciò rendeva il suo stupore ancora più grande degli altri.
Naruto, dal canto suo, comprese che Sakura stava piangendo proprio alle sue spalle. Non poteva sopportare quella visione. Non poteva vederla di nuovo soffrire. Non per lui.
Ma, doveva allontanarsi da lei, a qualsiasi costo. Anche a costo di farla soffrire.
Lo stava facendo per lei e per se stesso. Le cose dovevano cambiare.
In un modo o nell’altro, sarebbero cambiate, PER SEMPRE.
Sakura continuò a guardare le spalle di Naruto che non accennò a muoversi. Stava attendendo una sua risposta. Una qualsiasi risposta che potesse dargli chiarimenti.
Ma tutto quello che sentì udire dal biondo fu:
“Non so di cosa tu stia parlando” dopodiché spalancò la porta e lasciò la stanza in completo silenzio.
Tutti quanti rimasero a guardare la porta che si chiudeva lentamente mentre la sagoma di Naruto scompariva lentamente dietro di essa. Il silenzio nella stanza durò per un tempo che sembrò infinito.
Adesso, lo sguardo dei tre ninja era incollato sulla figura della rosa che non accennava a muoversi di un millimetro. La risposta di Naruto non gli aveva dato alcuna conferma, anzi, le aveva creato in testa ancora più confusione, ancora più dubbi, ancora più incertezze.
“Shikamaru, va da Naruto e cerca di calmarlo un po’, sono sicuro che con te si aprirà, dato che sei uno dei suoi migliori amici. Qui ci penso io, ok?” esclamò Kakashi dando una leggera pacca sulla spalla a Shikamaru.
“Ah…d’accordo. Come vuole. La saluto Hokage” rispose il moro assecondando la richiesta del jonin. Saluto l’Hokage con un leggero inchino e usci di corsa dalla stanza. Ma non prima di aver dato una veloce occhiata alla ragazza, ancora immobile a fissare il punto in cui Naruto era scomparso.
Nella stanza cadde di nuovo il silenzio. I due ninja nella stanza ripresero a guardare la kunoichi.
La rosa aveva gli occhi spenti. Era confusa, era scioccata, era…..troppe cose da poter descrivere semplicemente a parole.
“Sakura! Mi senti, Sakura?” iniziò Kakashi, avvicinandosi lentamente alla sua ex-allieva.
“N-N-Non capisco. N-Non capisco. C-Cosa sta succedendo? P-Perché Naruto mi tratta cosi? C-Cos’ho fatto di male?” singhiozzo la kunoichi abbracciando il suo ex-maestro.
Sia Kakashi che Tsunade avevano, con molta probabilità, compreso il motivo dello strano comportamento di Naruto. Entrambi ritornarono con la loro mente al passato del giovane ninja biondo. Era fin troppo evidente il motivo. Ma Sakura non poteva comprenderlo.
“Mia cara Sakura, Naruto si comporta cosi perché ti a……”
“KAKASHI!” Gridò Tsunade fissando il jonin di fronte a se e facendo un segno di no con la testa.
Doveva mantenere la promessa che aveva fatto a Naruto. Aveva dato la sua parola.
“Sakura, siediti per favore. Dobbiamo parlarti di una cosa importante” esclamò Tsuande indicando una sedia che si trovava in fondo alla stanza.
Kakashi raccolse velocemente la sedia dietro di se, e la mise al centro della stanza, facendo accomodare la giovane kunoichi sopra di essa. Il jonin rimase in piedi, vicino al suo fianco destro.
“M-Mi dica. Di cosa voleva parlarmi?” esclamò Sakura con tono di voce cosi basso che sembrò quasi un sussurro. Si sentiva distrutta. A pezzi. Non aveva alcuna voglia di ascoltare lamentele o fare altri incarichi riguardanti l’ospedale. Cosa poteva essere di cosi importante.
“Dobbiamo dirti la verità su…………..Sasuke Uchiha”.
Salve ragazzi :)
Ecco a voi il tredicesimo capitolo. Volevo pubblicarlo domani ma, non ho saputo resistere. E’ stato più forte di me. Volevo farvelo leggere a tutti i costi e volevo leggere tutti i vostri commenti.
Sono davvero curioso di sapere cosa pensate a questo punto della storia. Dal prossimo capitolo le cose cominceranno a farsi “davvero” serie. Quindi, preparatevi. Io vi ho avvertito. Poi fate voi.
Non voglio dire altro. Forse il prossimo capitolo sarà cosi lungo che, forse, sarò costretto a dividerlo in due parti. Non so. Dipende dall’ispirazione.
Ringrazio ancora tutti coloro che stanno leggendo la storia e che la stanno recensendo o semplicemente commentando.
Ci sentiamo alla prossima :)
Leon92
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Capitolo 14 *** Motivazioni ***
“Motivazioni”
“Ehi,
Naruto. Mi dici
cosa ti è preso?” domandò il
moro, camminando a fianco dell’amico.
Naruto
continuò a camminare con la testa bassa, le mani in
tasca e gli occhi semi chiusi. Ripensò a quanto accaduto
qualche minuto prima
nell’ufficio dell’Hokage. Non si era mia comportato
cosi, soprattutto con
Sakura. E, nonostante si fosse scusato con tutti, sentiva ancor dentro
di se il
senso di colpa.
“Uff.
Sei una bella
seccatura, lo sai?” esclamò Shikamaru
non ricevendo alcuna risposta dal
biondo. Quella situazione non gli piaceva per niente. Già
odiava occuparsi dei
suoi problemi. Figuriamoci se doveva occuparsi dei problemi altrui.
Shikamarù
prese dalla tasca destra un pacchetto di sigarette
e l’accendino. In queste situazioni, fumare lo aiutava a
distendere i nervi e a
rilassarsi. E una cosa che apprese tempo fa dal suo maestro, Asuma
Sarutobi.
“Scusami,
davvero” esclamò
Naruto rompendo il suo silenzio “Non
volevo alzare la voce a quel modo. Ultimamente sono un po’
stressato. Sono
successe un sacco di cose, una dietro l’altra, e, per
un’attimo, ho perso la
testa” Naruto continuò a tenere la
testa bassa in segno di scusa.
Sapeva che con
Shikamaru avrebbe potuto sfogarsi un po’. Si
conoscevano fin dai tempi dell’accademia e, con il tempo,
avevano imparato a
conoscersi a vicenda. Si fidavano l’uno dell’altro.
Inoltre, il
moro conosceva già parte dell’accaduto, quindi,
non ci sarebbe stato alcun tipo di problema.
Shikamaru, dopo
essersi acceso la sigaretta ed aver fatto un
tiro, rispose:
“Ti
capisco perfettamente.
Non è una situazione facile, vero? Essere scelti per
diventare Hokage ti porta
ad una pressione psicologica incredibile. Occuparsi del villaggio e
gestirne i
problemi sono davvero delle belle scocciature. Personalmente, io non ci
terrei
a diventarlo. Troppe responsabilità. Non so se mi
spiego” esclamò il moro
guardando il ninja biondo negli occhi e tenendo la sigaretta con le
dita della
mano destra.
“Eheh.
Ci avrei
scommesso che avresti risposto cosi. Ma, sono sicuro che saresti un
Hokage
anche migliore di me. Con il cervello che ti ritrovi, sapresti
risolvere ogni
tipo di problema in un lampo. Dopotutto, sei il figlio di un grande
stratega.
Shikaku è stato un grande uomo e sono sicuro che sarebbe
fiero dell’uomo che
sei diventato. Senza alcun dubbio. Avresti tutte le carte in regola per
adempiere a quell’incarico” rispose
Naruto sorridendo e ricambiando lo
sguardo dell’amico.
Parlare con il
moro lo faceva sentire a suo agio. Aveva la
sensazione che, con lui, qualsiasi problema gli si fosse presentato
sarebbe
stato risolto.
“Già.
Può darsi. Io,
invece, scommetto che hai rifiutato l’incarico,
vero?” domando Shikamaru
guardando il cielo sopra di se e continuando a fumare la sua sigaretta
con
tutta tranquillita.
“C-C-COSA?E-E
tu come
lo sai?” Naruto spalancò la bocca dalla
sorpresa. Non poteva già sapere la
sua decisione. Dopotutto, l’aveva comunicata soltanto a
Tsunade circa mezz’ora
fa.
“Ahahahah!
Amico mio,
tu mi sottovaluti. Se pensi che qualcuno me l’abbia detto, ti
sbagli di grosso.
L’ho semplicemente dedotto. Ascolta il mio ragionamento.
1)
E’
strano trovarti di prima mattina dentro
l’ufficio dell’Hokage. Non sei di certo un tipo
mattiniero.
2)
Appena
hai comunicato a Tsunade la tua
decisione, che ovviamente è stata negativa, lei, non
credendoti, ti è saltata
addosso incredula e allo stesso tempo furiosa. L’ho capito
dalle tracce di
lotta nella stanza e dalla scrivania semi-distrutta
3)
Se
avessi accettato l’incarico a quest’ora
ci sarebbero fuochi d’artificio in tutto il villaggio, gli
abitanti verrebbero
a congratularsi con te ed infine adesso staresti festeggiando
strafogandoti una
montagna di ramen.
Questo
è tutto. Sono
stato sufficientemente chiaro?” esclamò
Shikamaru fiero delle sue doti di
deduzione.
“Uff!
Non ti sopporto
quando fai cosi. Sei troppo saccente per i miei gusti. Neanche fossi un
detective?” rispose il biondo sbuffando
sonoramente. Apprezzava le
strabilianti doti dell’amico. Ma, alle volte, era troppo
invadente.
“Eheh! Se vuoi mi metto un paio
di occhiali e
impersono Conan Edogawa? Che ne dici?” propose il
moro simulando con le
mani un paio di occhialoni sul viso. Stava cercando in tutti i modi di
far
sollevare di morale l’amico. E, a quanto pare, ci stava
riuscendo davvero.
“Ahahah!
No, meglio di
no. Con quel povero bambino sfigato nei paraggi, il villaggio verrebbe
dimezzato all’istante. La meta verrebbe tutta uccisa
misteriosamente, mentre
l’altra meta sarebbe tutta sospettata di omicidio. Preferisco
lo Shikamaru di
sempre al povero Conan. Tra l’altro, sto ancora aspettando di
sapere come
va a finire quel
maledetto manga. Non
potrà mica durare in eterno” esclamò
divertito Naruto restando al gioco.
“Tsk.
Povero illuso.
Di eterno c’è solo
l’universo……….e One
Piece……….e
Berserk……… insomma ci sono un
sacco di cose che possono durare in eterno. Primo o poi
finirà, no? Finirà il
manga o finirà l’autore morto stecchito? Chi lo
sa. Vogliamo scommettere se
finirà prima Detective Conan o One piece?” domandò
Shikamaru lanciando la
sfida il biondo. Era sicuro che con le sue capacità
intellettive avrebbe
indovinato.
“Eheh.
Meglio di no.
Anche perché non vivremo abbastanza per scoprire chi di noi
sarà il vincitore” rispose
Naruto ridendo di gusto per l’assurda sfida che gli era stata
proposta.
“Ahahah!
Probabilmente
hai ragione” esclamò Shikamaru con lo
stesso tono allegro dell’amico.
“Sai,
a volte vorrei
far parte di uno di quei manga giapponesi. Non so. Essere uno di quei
personaggi fighi che riescono a risolvere ogni situazione
all’ultimo minuto con
un entrata trionfale. Non so se mi spiego” esclamò
Naruto stringendo i
pugni, pieno di eccitazione.
“Tsk!
Ti piacerebbe.
Mi sa che ti dovrai accontentare di questa realtà. E poi,
con quella testa
quadra che ti ritrovi, più che fare l’eroe che
risolve ogni problema, saresti
colui che li crea. E non sei neanche figo” Shikamaru
colpì il biondo con un
leggero pugno sulla testa.
“EHI!
Che vorresti
dire? Io sono un figo, hai capito? Anche più figo di Goku. E
ho detto tutto” rispose
di rimando il biondo incrociando le braccia in segno di offesa.
“Ahahahahah!
Si,
certo. Come no. Nei tuoi sogni forse”
I due ragazzi
rimasero a scherzare per qualche minuto.
Era da un po’ di tempo che i nostri giovani
ninja non ridevano di gusto per qualcosa. Sono stati troppo occupati a
pensare
ai problemi del villaggio e a quelli personali per riuscire a trovare
un po’ di
tempo per loro. Per stare con gli amici e farsi 2 risate.
Le amicizie e
le risate, riescono a cancellare temporaneamente
i problemi di tutti i giorni.
Dopo qualche
minuto, Naruto e Shikamaru tornarono nuovamente
seri. Mentre camminavano, guardandosi intorno vedevano un sacco di
artigiani e
carpentieri indaffarati nella ricostruzione del villaggio. Molti di
loro si
avvicinavano al ninja biondo e lo salutavano con ammirazione. Per loro
era
l’eroe che a posto fine alla grande guerra.
Naruto non
poteva far altro che ricambiare il saluto con un
semplice gesto della mano.
“Senti,
Naruto.
Tornando alla discussione avvenuta prima nell’ufficio
dell’Hokage. Dimmi. Provi
rancore nei confronti di Sakura? Sei ancora arrabbiato per la storia
della
finta dichiarazione?” chiese il moro tornando
sull’argomento principale.
Voleva capirci di più e, se possibile, voleva aiutare
l’amico a risolvere la
faccenda.
“Uff!
Forse! Non lo
so! L’unica cosa che so e che non posso andare avanti cosi.
Ancora non capisco perché
ha fatto una cosa simile. Tentare di fermarmi dal mantenere la promessa
dichiarandosi a me. Cosa le passava per la testa in quel momento? Lo
stava
facendo davvero per Sasuke? O lo stava facendo per me? Non so che
pensare. Dico
davvero” rispose Naruto sospirando sonoramente,
mettendosi una mano sui
capelli leggermente sudati.
“Probabilmente
è stata
influenzata dalle parole di Sai. Ecco perché ha agito
cosi” esclamò
Shikamaru incrociando le braccia.
“L-Le
parole di Sai.
Spiegati meglio. Ricordo che me ne aveva accennato qualcosa, ma non
è sceso nei
particolari. Tu ne sai qualcosa?” domandò
il ninja biondo, incuriosito dal
discorso. Voleva davvero sapere cosa Sai avesse detto alla kunoichi.
Shikamaru
buttò la sigarette ai suoi piedi, ormai spenta,
sospiro leggermente e disse:
“Non
dovrei dirtelo.
Ma, stando cosi le cose, non ho altra scelta”
Shikamaru prese
a raccontare la discussione avvenuta tra lui
Sakura e Sai, senza tralasciare il minimo dettaglio. Naruto
ascoltò con estrema
attenzione ogni singola parola dell’amico.
All’improvviso,
il ninja biondo interruppe la sua marcia
rivolgendo il suo sguardo per terra ed esclamò:
“N-Non
ci posso
credere. Mi stai dicendo che…….Sakura ha voluto
sciogliere la promessa……..perché
Sai le ha detto quanto stavo soffrendo?” domandò
Naruto incredulo per ciò
che aveva sentito.
“Esatto”
rispose
Shikamaru accendendosi un’altra sigaretta “Sai
le ha fatto capire quante responsabilità gravavano sulle tue
spalle. Inoltre,
le cause della tua sofferenze non erano solo causate da Sasuke, ma
dalla stessa
Sakura. Durante la discussione, sono intervenuto e ho appoggiato Sai.
Volevamo
entrambi aiutarti perché siamo tuoi amici”
Naruto
iniziò a stringere i pugni furiosamente. Sul suo viso
si poteva leggere la rabbia che gli stava attraversando tutto il corpo.
“D-Dunque,
è andata
cosi” esclamò Naruto alzando
leggermente il tono. Ancora non credeva a ciò
che aveva sentito. A ciò che Sai aveva fatto per lui.
“Ascolta
Naruto. Non
devi incolpare Sai per questa storia. Lui ha agito in fin di bene. Ha
agito per
il tuo bene. Io avrei fatto lo stesso, te l’assicuro. Non
è giusto che sia lui
a pagare per gli errori di qualcun altro. Se devi incolpare qualcuno,
dai la
colpa a
S…” Il moro venne
brutalmente interrotto dalla voce del biondo.
“Non
sto incolpando
Sai per questa storia della finta dichiarazione. E’ nemmeno
te. Entrambi siete
stati dei veri amici e siete intervenuti in mio soccorso, anche se non
dovevate. So perfettamente di chi è la colpa. Ma, non
è questo che mi fa
incazzare” esclamò Naruto mantenendo il
tono di voce arrabbiato.
Adesso entrambi
i ninja avevano ripreso il loro cammino tra
le vie del villaggio.
“Allora
qual è il
problema? Perché sei cosi arrabbiato? E per questo che stai
trattando Sakura a
quel modo? Se non mi aiuti a capire, non posso aiutarti, lo
capisci?” Shikamaru
non riusciva a capire cosa stava passando nella testa del ninja biondo.
Nonostante lo conoscesse da tanti anni, la sua mentalità
continuava ad
evolversi, a maturare e a renderlo più consapevole di
sé.
“Ti
ho già detto che
questa storia non c’entra nulla con il mio comportamento con
Sakura. Le mie
motivazioni sono altre. Quello che mi fa incazzare, in questo momento,
è il
comportamento di Sakura durante la finta dichiarazione. Come ha potuto
agire cosi
nei miei confronti? Se aveva capito “davvero” le
mie sofferenze, allora perché
ha fatto quello che ha fatto. Perché si è
dichiarata a me nonostante fosse a
conoscenza del mio forte sentimento per lei? Non ha pensato a quanti io
potessi
soffrire sentendomi dire “Ti Amo” dalla persona
amata? Ma certo che no. Nei
suoi pensieri c’era solo Sasuke. C’è
sempre stato solo e soltanto Sasuke.
Io….Io…….ah, al diavolo” esclamò
Naruto sfogandosi con Shikamaru che stava
continuando, imperterrito, a fumare la sua sigaretta.
“Uff!
Le donne sono
davvero delle belle seccature. Anche se mi stai chiedendo il
perché non
riuscirei mai e poi mai a risponderti. Sono troppo enigmatiche per i
miei
gusti. Già faccio fatica a capire cosa passa per la testa di
Temari. Anche se ,
devo ammettere che lei è l’unica donna che riesce
a tenermi testa. Figuriamoci
se riesco a capire una come Sakura” esclamò
Shikamaru grattandosi la testa.
“Uh!
Che vuoi dire?” domandò
curioso il ninja biondo. L’argomento stava diventando
interessante.
Non
ho mai capito la
mentalità di quella ragazza. In tutti questi anni, vedendola
crescere, non ho
percepito grossi cambiamenti in lei. Non parlo sul piano fisico, ci
mancherebbe, ma su quello psicologico. L’ho sempre trovata un
po’, come dire,
infantile, superficiale. So che è un’abilissima
ninja medico ed è molto
responsabile nel suo lavoro. Ma sul piano sentimentale ho qualche
incertezza. Fin
dall’iniziò non ho mai
capito quali fossero i reali sentimenti di Sakura per Sasuke. Lo ama
davvero o
si tratta di una semplice cotta. Non riesco a capirlo. Lei dice che ne
è
davvero innamorata. Ma, se devo dire la mai, nutro qualche dubbio su
questa
cosa.
Anche
con te si
comporta in modo strano. Alle volte l’ho vista colpirti in
testa con i suoi
pugni senza un reale motivo. Non so.
E
come se si sentisse a disagio. Inoltre, lo fa solo con te.
Questo
sono tutte
opinioni personali comunque. Potrei anche sbagliarmi. Però,
chissà. Le donne
sono cosi complicate. Più ci penso, più mi fa
male la testa”.
“Io
credo che ti stai
sbagliando. Sono convinto che Sakura nutra dei reali sentimenti verso
Sasuke.
Inoltre non mi colpisce perché si sente a disagio. Lo fa
quando faccio lo
stupido senza che io me ne renda conto. E tutto nella norma.
E’ la solita
Sakura di sempre” esclamò Naruto
cercando di difendere la rosa.
In
realtà anche lui, alle volte, non sapeva che pensare
della ragazza. Si era chiesto più volte se la rosa provasse
davvero amore nei
confronti di Sasuke, ma senza trovare risposta. Ripeteva nella sua
mente che
doveva essere per forza cosi e che la rosa non avrebbe mai provato per
lui
nessun’altro sentimento che non fosse la semplice amicizia.
Niente sarebbe mai
cambiato tra loro due. Forse.
“Già,
forse hai
ragione tu. Comunque, cambiando argomento, hai parlato a Sakura di
quella cosa?
Gli hai detto di Sasuke?” domandò il
moro guardando seriamente il biondo.
“No.
Ultimamente non
ci siamo visti molto spesso. Inoltre, ho convinto Tsunade a parlare al
posto
mio. Io….io……non
c’è la faccio. Non posso dirle una cosa del
genere. Proprio
non posso” rispose Naruto rattristandosi
leggermente. Non poteva dirle la
verità.
“E’
una cosa che
dovevi fare qualche mese fa, o sbaglio. Tsunade ti ha dato un
po’ di tempo
perché gli avevi detto che l’avresti fatto tu
stesso. Prima o poi. Adesso hai
deciso di tirarti indietro? Non è da te” esclamò
Shikamaru stupito dalla
cosa.
“Non
mi sono tirato
indietro. Ho preso del tempo perché speravo di potergli dire
le cose come
stanno. Ma non posso farlo. Anche se le cose tra noi due non vanno bene
ultimamente, Sakura rimane una mia cara amica. Non posso dirle una cosa
del
genere. Se sapesse la verità su Sasuke come credi che
reagirebbe? Scommetto che
lo cercherebbe per tutto il mondo ninja pur di trovarlo”
Naruto sapeva
che doveva essere lui a parlare a Sakura di
quella cosa. Ma come poteva. Non voleva vederla soffrire. Non di nuovo.
Dopotutto,
anche lui è un’essere umano. Tutti hanno i propri
limiti.
“Conoscendola,
probabilmente lo farebbe. Lasciamo che ci pensino Tsunade e Kakashi.
Noi
agiremo di conseguenza. Per il momento, non possiamo fare altro.
Aspettare è la
cosa migliore” esclamò Shikamaru
guardando due uccelli che volavano sopra
di lui.
“
Già. Credo che tu
abbia ragione. Senti, mi è venuta fame. Ti va di venire
insieme all’Ichiraku?
Ho voglia di ramen” chiese il biondo,
strofinandosi lo stomaco che
brontolava dalla fame. Dopotutto, non aveva ancora fatto colazione.
Aveva
passato tutta la mattinata nell’ufficio dell’Hokage.
“Va
bene. Va bene.
Però, dovresti smetterla di rimpinzarti di ramen?”
“Il
giorno in cui tu
smetterai di fumare, ci penserò. Fino ad allora,
mangerò tutto quello che
voglio. Inoltre, non so cucinare cosi bene e non ho nessuno che mi
prepara cose
da mangiare. Devo fare tutto io”.
“Ok!
Come vuoi.
Parlando di cibo mi hai fatto venire appetito. Forza,
andiamo”.
Naruto e
Shikamaru si diressero a passo spedito verso il
nuovo ristorante dell’Ichiraku.
Nel frattempo,
Sakura e Kakashi, stavano uscendo
dall’ufficio dell’Hokage in totale silenzio.
Entrambi erano molto stanchi e
provati dopo la discussione tenutasi in quella stanza. Fra i due,
Sakura era,
senza dubbio, quella più distrutta. Ciò che gli
stava succedendo intorno
sembrava non avere alcun senso.
“I-I-Io
non ci sto
credendo. Questo dev’essere per forza un’incubo.
Non può essere vero. N-Non
capisco. Perché Naruto non me l’abbia detto
prima?” esclamò Sakura ancora
scioccata dalla miriade di notizie che gli aveva dato Tsunade.
“Sai
come è fatto
Naruto. Non voleva crearti ulteriori sofferenze dicendoti la
verità su Sasuke. Sarebbe
stato difficile anche per me, che sono il vostro maestro. Ascoltami!
Adesso va
a casa e riposati. Tsunade ti ha dato una settimana di ferie
dall’ospedale. Una
volta che avrai recuperato le forze, va da Naruto e parlane con
lui”
esclamò Kakashi, dando una pacca sulla spalla alla sua
ex-allieva.
“Ha
visto come si è
comportato con me, oggi? Come ha reagito quando ho cercato di fermarlo
pendendogli la mano? Non l’ho mai visto tanto arrabbiato.
Anche se era di
spalle, dalle sue parole ho avvertito dell’astio nei miei
confronti. E’ come se
qualcosa tra noi due si fosse spezzato. Non so se riuscirò a
parlargli ancora” esclamò
Sakura, guardando il suo maestro negli occhi, anzi,
nell’occhio.
“Si
che devi farlo.
Anche se a parole può sembrarti che sia arrabbiato con te,
la verità è un’altra.
Lo dimostra il fatto che mentre ti diceva quelle cose, non ti stava
guardando
negli occhi. Se avessi potuto leggere il suo sguardo, di sicuro ora
avresti un’altra
prospettiva delle cose. Inoltre, non voglio che la vostra amicizia
finisca in
questo modo. Dopo tutto questo tempo. La cosa migliore da fare ora e
che tu ti
faccia una bella dormita. A mente lucida riuscirai a ottenere risultati
migliori con lui. Cerca di mettere in ordine tutte le informazioni che
ti
abbiamo dato. Quelle su Sasuke e su Naruto. Vedrai che le cose si
risolveranno”
Kakashi voleva essere ottimista. Anche se aveva dato alla
rosa una sacco di
brutte notizie riguardanti Sasuke, lei era una donna forte e ,di
sicuro, poteva
benissimo cavarsela da sola in certe situazioni.
“H-Ha
ragione maestro.
Sono molto stanca e ho bisogno di fare ordine nella mia testa. Appena
mi sarò
ripresa, tenterò di nuovo di parlare con Naruto. Ci sono
troppe cose che non
capisco” esclamò la kunoichi con un
po’ di determinazione. La notte di
lavoro all’ospedale l’aveva distrutta sia
fisicamente che mentalmente.
“Brava.
Cosi si fa. Un’ultima
cosa. Per quanto riguarda Sasuke, abbiamo dovuto fare quello che andava
fatto.
Spero che tu non c’è l’abbia ne con
Tsunade ne con Naruto” esclamò Il jonin
allontanandosi leggermente dalla rosa.
“Si,
lo so. Ma ho
bisogno di riflettere su alcune cose. Adesso sono davvero arrivata al
limite.
Se non mi sdraio su qualche letto, di sicuro mi troverete da qualche
parte
svenuta. La ringrazio per tutto quello che ha fatto per me, maestro. Ci
vediamo”
Sakura saluto il jonin con il cenno di una mano e cominciò a
dirigersi
lentamente verso la propria casa.
Mentre
camminava per le strade del villaggio, copiose
lacrime iniziarono ad uscirle dagli occhi. Tante, troppe cose erano
successe
quella mattina. Troppe informazioni da elaborare. Avrebbe voluto urlare
a
squarciagola per tutto quello che sentiva dentro di se. Ciò
che l’aveva
sconvolta di più erano state le notizie su Sasuke. Si
sentiva davvero distrutta
dentro. Non riusciva più neanche a pensare.
Lentamente, la
kunoichi arrivò dentro la sua abitazione.
Saluto velocemente i suoi genitori con un flebile ciao e, chiudendosi a
chiave
nella sua stanza, si sdraiò nel suo soffice letto. Aveva
ancora gli occhi leggermente
gonfi e lucidi per le lacrime. I genitori erano sicuri che si trattasse
solo di
stanchezza, e quindi non fecero domande.
Le ultime
parole che esclamò prima di addormentarsi furono:
“N-Non
è possibile.
Sasuke…..è ancora
considerato…….un ninja traditore”.
Salve
a tutti :)
Questa
settimana è
stata davvero piena per me. Sono riuscito a malapena a scrivere questo
capitolo.
Ammetto
che non era
proprio questo il capitolo che avevo intenzione di pubblicare. Ma ho
dovuto
arrangiarmi di conseguenza. Questi ultimi giorno sono stati davvero
pesanti.
Dal
prossimo capitolo
rimedierò. Promesso.
A
proposito. Non ve
l’ho detto. Dopo la grande guerra, Naruto si è
dato ai manga. Purtroppo non
avendo in tenda una televisione, alle volte, preferiva passare il tempo
leggendo qualcosa. Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe
messo a leggere i
fumetti orientali in bianco e nero. XD
Spero
che il capitolo
vi abbia fatto divertire e allo stesso tempo incuriosire.
Grazie
a tutti coloro
che recensiscono e leggono i miei capitoli
Un
saluto a tutti e
ci sentiamo al prossimo capitolo :)
Leon92
|
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Capitolo 15 *** Verità e Menzogna ***
cap 15
“SASUKE,
ASPETTA, NON
TE NE ANDARE, TI PREGO! FAMMI VENIRE CON TE”
“Non
sono affari tuoi.
Questo è il mio viaggio e tu non ne fai parte. Sparisci
dalla mia vista”
“CERTO
CHE SONO AFFARI
MIEI. IO TI AMO! LO VUOI CAPIRE. NON LASCIARMI DA SOLA
UN’ALTRA VOLTA”
“Eheh!
Non cambierai
mai, Sakura”
“C-Che
vuoi dire?”
“Sei
davvero………noiosa”
“Hai
ragione, amico
mio. Chi vorrebbe stare con una come lei”
“N-Naruto,
non anche
tu. Ti prego. Non mi las…”
“NON
TOCCARMI. Non ti
sopporto più. Hinata è di gran lunga
migliore di te sotto ogni punto di vista. Non puoi competere con lei.
Rassegnati”
“SMETTILA.
SMETTETELA.
NON POTETE TRATTARMI COSI. SONO VOSTRA AMICA. CREDEVO FOSSIMO UNA
SQUADRA. COSA
HO FATTO DÌ MALE PER MERITARMI QUESTO?
“Le
persone crescono,
Sakura. Cambiano e tu non puoi farci niente. Invece tu sei rimasta
sempre la
stessa”
“Già.
Sei debole,
ragazzina. Lo sei sempre stata. Una bambina che non sa far altro che
piangere
sulle spalle altrui. Non puoi nemmeno definirti una vera
donna”
“Cosa
sei tu in
confronto a delle “vere” donne come Ino o Hinata.
Niente. Una mocciosa che non
sa neanche camminare con le proprie gambe. Sei patetica”
“
Già. Patetica”
“Noiosa”
“Piagnucolona”
“Noiosa”
“Bambina”
“Mocciosa”
“BASTA.
SMETTETELA.
NON VOGLIO PIU’ ASCOLTARVI. SONO SOLO BUGIE. NON SONO LA
STESSA DI UN TEMPO.
ANCH’IO SONO CAMBIATA”
“Andiamo.
Abbiamo perso
già abbastanza tempo con lei”
“Hai
proprio ragione.
Abbiamo altro da fare. Addio “mocciosa”
“ASPETTATE.
GIURO CHE
SE VE NE ANDATE MI METTO AD URLARE. NON ALLONTANATEVI DA ME. NON VOGLIO
RIMANERE DA SOLA. VI PREGO. VI SCONGIURO. NON FATELO”
“SASUKE”
“NARUTO”
Sakura
aprì gli occhi e salto giù dl letto, ancora con
il
fiatone. Si nascose il viso tra le mani e scosse la testa cercando di
tranquillizzarsi. Posò una mano sul cuore: non riusciva a
convincere i battiti
a rallentare;
Correvano
veloci, cosi come il suo incubo e lei era incapace
di raggiungerli, incapace di fermarli.
Si
guardò intorno e man mano che la sua vista si abituava al
buio circostante, riusciva a scorgere le sagome familiari degli oggetti
nella
stanza.
“Era
solo un brutto
sogno” sussurrò a se stessa,
asciugandosi il sudore che gli colava dalla
fronte.
Quando
riuscì a capacitarsi del fatto che era solo un brutto
incubo, i suoi battiti rallentarono, ma, al loro posto si fecero strada
i
pensieri che iniziavano a tormentarla. La verità su Sasuke e
il comportamento
di Naruto la stavano suggestionando senza che lei se ne rendesse
minimamente
conto. Una piccola lacrima sfuggi al suo controllo. Un piccolo attimo
di debolezza che racchiudeva ogni cosa.
“Ma
cosa sta
succedendo? Sasuke un ninja traditore, Naruto che si comporta in
maniera
strana. Credevo che la Squadra 7 sarebbe tornata unita come un tempo.
Ma, mi
sono sbagliata. Le cose non vanno mai come ci si aspetta. Sono stata
una
sciocca. Una stupida. Come ho potuto pensare che le cose sarebbero
state cosi
semplici. Uff! Cosa devo fare? Come devo comportarmi? Accidenti, mi
scoppia la
testa” pensò
la kunoichi tra se e
se, buttandosi nuovamente sul letto e strofinandosi la testa con le
dita delle
mani.
La stanza della
ragazza era avvolta da un buio inquietante.
Prima di addormentarsi, si era assicurata di chiudere per bene sia la
finestra
che la porta, in modo tale che nessuno potesse venire a disturbarla.
Non sapeva
nemmeno che ora fosse. Cosi, girò la testa verso
il comodino che stava alla sua destra e guardò
l’orologio elettronico poggiato
sopra di esso.
“Yawn!
Sono appena le quattro
di pomeriggio. Cavolo, mi sento uno straccio.
Mi sembra di essermi allenata per un giorno intero. Ho le
ossa del corpo
a pezzi e sono letteralmente zuppa di sudore. Credo che la cosa
migliore da
fare adesso sia un bel bagno caldo per distendere i nervi e riordinare
le idee.
Poi vedremo il da farsi” esclamò
la
rosa, stiracchiandosi sul letto.
Sakura
uscì dalla sua stanza e si diresse con calma verso il
bagno in fondo al corridoio di casa sua. Una volta entrata, richiuse la
porta a
chiave dietro di se, butto i vestiti e la biancheria nella cesta dei
panni
sporchi e iniziò a riempire la vasca da bagno.
Mentre
aspettava che la vasca si riempisse del tutto di
acqua calda, decise di ammirarsi davanti allo specchio, collocato sopra
il
lavandino, per vedere in che stato pietoso era ridotto il suo
bellissimo viso.
“Oh
mio dio. Ma quella
sono veramente io. Guarda i miei capelli in che stato sono. Sembro una
pazza
appena uscita da un manicomio. E il mio bellissimo viso? Guarda queste
rughe e
queste occhiaie. Sono orribili. Sembro una di quelle vecchie appena
uscite da
un ospizio. Sono…sono….orrenda” La
kunoichi era a pochi centimetri dal suo
specchio. Stava analizzando ogni millimetro di pelle, fin nei minimi
dettagli.
Per non parlare dei capelli. Pieni di nodi e doppie punte. Odiava quel
suo
aspetto devastato. Si sentiva brutta, fastidiosa, sporca,
impresentabile.
Appena la vasca
si riempì del tutto, la rosa chiuse
immediatamente il rubinetto e ci si fiondò al suo interno,
lasciando
fuoriuscire una piccola quantità d’acqua che
finì sul pavimento.
“Ah.
Il momento della
giornata che preferisco. Questo tepore. Questo profumo. E come se ti
stesse
lavando via tutti i problemi. Rimarrei sdraiata cosi per
sempre” esclamò
Sakura godendosi quel meraviglioso momento di relax. Sentiva come se,
lentamente, ogni fibra del proprio corpo stava riprendendo nuovamente
vita.
Stare sdraiati
nella vasca da bagno in totale silenzio e il
momento che ogni essere umano preferisce in assoluto. Nessun tipo di
problema.
Nessuna responsabilità. Niente di niente. Solo calma, acqua
calda e relax.
Magari ci si rilassa meglio ascoltando anche della buona musica o
bevendo una
bevanda rinfrescante.
Diciamo che
è una buona alternativa ai Caraibi, soltanto più
economica XD
La kunoichi
chiuse lentamente gli occhi, abbandonandosi a
quel dolce momento.
In maniera
quasi inconsapevole, la sua mente tornò alla
mattinata appena passata.
I ricordi
iniziarono a farsi spazio dentro di lei, facendole
rivivere inesorabilmente quei terribili istanti.
Si confondevano
tra loro, mischiando realtà e finzione.
Mescolando
sogno e incubo.
Unendo
verità e menzogna.
“Verita
e Menzogna”
“Sakura,
siediti per
favore. Dobbiamo parlarti di una cosa importante” esclamò
Tsunade indicando
una sedia che si trovava in fondo alla stanza.
Kakashi
raccolse velocemente la sedia dietro di se, la
posizionò al centro della stanza e aiutò la
giovane kunoichi ad accomodarsi
sopra di essa.
Sakura era
ancora devastata dopo l’ultima discussione avvenuta
tra lei e Naruto. Aveva perso ogni capacità motoria e
sentiva le gambe molli e,
allo stesso tempo, pesanti.
Aveva a
malapena ascoltato le parole dell’Hokage. La sua mente
era totalmente concentrata su Naruto, su ciò che era
avvenuto qualche minuto
prima e sulla sua sagoma che spariva dietro la porta.
Era piena di
domande. Piena di dubbi. Piena di incertezze.
Caos e anarchia governavano la sua mente.
“M-Mi
dica. Di cosa
voleva parlarmi” sussurrò Sakura con un
tono di voce talmente basso che si
udì a malapena. Si sentiva distrutta. A pezzi. Non aveva
alcuna voglia
ascoltare lamentele o di eseguire altri incarichi riguardanti
l’ospedale. Cosa
poteva essere di cosi importante.
“Dobbiamo
dirti la
verità
su………………….Sasuke
Uchiha” esclamò Tsunade abbassando lo
sguardo e
tenendo le braccia conserte. Dal tono di voce si poteva evincere che
stava
parlando di una cosa seria.
La rosa
spalancò subito gli occhi dalla sorpresa. Non poteva
credere a ciò che aveva sentito. Sembrava che si fosse
appena svegliata da un’orrendo
incubo.
“C-C-Che
significa?
D-Di che verità sta parlando? E’, per caso,
riuscita a trovare Sasuke?” domandò
la rosa impaziente. Dopo tutti i tentativi che aveva fatto, ormai aveva
perso ogni
speranza di ritrovarlo.
“Ascolta
Sakura. Prima
di iniziare, devi prometterci che ascolterai tutto ciò che
avremo da dire con
calma e sangue freddo. Stiamo per rivelarti dei segreti che in pochi
conoscono
al villaggio” esclamò Kakashi
poggiandogli una mano sulla spalla.
“Ah!
O-Ok. Lo
prometto. Ma di cosa volete parlarmi? E’ successo qualcosa a
Sasuke?” domandò
nuovamente la kunoichi con tono preoccupato. Il suo sguardo si
spostò prima su
Kakashi e tornò subito su Tsunade che continuava ad
osservarla con assoluta
tranquillità. Era disorientata. Spaventata. Voleva sapere.
“Dopo
la partenza di
Sasuke, non hai ricevuto più notizie su di lui, vero? Ti sei
mai chiesta il perché?”
Tsunade non voleva rivelare subito la verità sul
moro. Probabilmente la
rosa non avrebbe retto alla notizia e sarebbe svenuta dallo shock.
Decise che
la cosa migliore da fare era procedere per gradi.
“C-Certo
che me lo
sono chiesta. Ho fatto ogni genere di tentativo per rintracciarlo. Ho
mandato
dei messaggi a tutti e quattro i Kage, sperando di trovarlo, sperando
di
trovare una risposta alle mie domande. Nulla. Niente di niente. Anche
lei ha
detto di non avere notizie su di lui. E la stessa cosa vale per Naruto.
Non
sono riuscita a ricavare alcuna informazione su Sasuke. E come se fosse
sparito
nel nulla. Eppure. Eppure è strano. Se davvero sta compiendo
un viaggio in giro
per il mondo, qualcuno lo avrebbe senz’altro visto, no?
Invece, nessuno ha
visto niente. Nessuno la scorto neanche di sfuggita. Niente.
E’ come se fosse
svanito dal mondo. Oppure e lui che non vuole farsi trovare. Non so
più che
pensare” esclamò Sakura dando voce hai
suoi pensieri e ai suoi dubbi. Sasuke
non è di certo uno dei ninja più prevedibili. Ma,
il suo comportamento era
strano. Innaturale. Voleva dei chiarimenti. Voleva sapere la
verità.
“E’
vero. Quando sei
venuta da me in cerca di informazioni, ho negato. Ti ho detto che non
avevo
alcuna notizia su di lui. Ma, la verità è
un’altra. C’è un motivo se non sei
riuscita a trovare niente su Sasuke. C’è un motivo
se nessuno lo ha mai visto.
C’è un motivo se lui è partito per un
viaggio. C’è un motivo se sembra come
svanito nel nulla. Stavolta ti racconterò solo la
verità. E’ un tuo diritto
saperlo” esclamò Tsunade sollevandosi
dalla poltrona su cui era seduta.
“Lei…..lei
ha mentito.
HA MENTITO A ME? P-Perché? Aveva detto di non sapere niente
riguardo Sasuke.
Che avrebbe mandato dei jonin a cercarlo, per scoprire almeno dove si
trovasse.
Era anche quella una bugia, vero?
Per tutto
questo tempo, lei sapeva e ha deciso comunque di non dirmi niente.
P-Per quale
motivo?” domandò la kunoichi, alzandosi
violentemente dalla sedia. Stava
stringendo furiosamente i pugni nel vano tentativo di calmarsi.
“Cerca
di stare calma,
Sakura. Anche noi non……” esclamò
Kakashi nel tentativo di calmarla.
“NO.
ORA BASTA. SONO STUFA DÌ ESSERE TRATTATA COME UNA
BAMBINA. SONO UN’ADULTA ADESSO E SONO PERFETTAMENTE IN GRADO
DÌ BADARE A ME
STESSA. NON VOGLIO PIU ESSERE ALL’OSCURO DÌ TUTTO.
VOGLIO SAPERE QUALE’ LA
VERITA. SUBITO. ADESSO. SHANNARO”
Accecata dalla
rabbia, la kunoichi colpì violentemente la
scrivania, già mezza distrutta, con uno dei suoi pugni
micidiali. Il risultato
fù inevitabile. Il tavolo venne letteralmente spaccato in
due e i pezzi di
legno volavano da tutte le parti, disordinando l’intero
ufficio. Intorno a loro
era diventato un campo da battaglia.
Tsunade e
Kakashi arretrarono leggermente per l’improvvisa
reazione della ragazza. In parte, si aspettavano quel tipo di reazione.
Dopotutto stiamo parlando di Sakura.
“E
VA BENE, SAKURA.
VUOI SAPERE LA VERITA’? OK, ORA TE LA DICO. SASUKE
E’ STATO CONDANNATO PER LE
AZIONI COMMESSE IN PASSATO. E’CONSIDERATO UN NUKENIN, UN
NINJA TRADITORE NON
SOLO DEL VILLAGGIO DELLA FOGLIA, MA DÌ TUTTO IL MONDO NINJA.
ECCO. QUESTA E’ LA
VERITA’. SEI SODDISFATTA ADESSO?” Gridò
Tsunade con tutto il fiato che
aveva in corpo. Anche per lei quella situazione era insostenibile. Non
solo doveva
occuparsi della ricostruzione del villaggio ma anche di
quest’altro problema.
Questo
è uno dei tanti compiti di un Hokage. E’ un suo
dovere
e non poteva farci niente.
Nella stanza
calò il silenzio. Nessuna fiatava. Nessuno
osava muoversi. La tensione era altissima. Tsunade e Kakashi rimasero
in
silenzio ad osservare la reazione della kunoichi.
Sakura, udendo
quelle parole, rimase letteralmente
congelata. Come se la propria anima avesse abbandonato per sempre il
suo corpo.
Questa era stata la goccia che fa traboccare il vaso.
“M-Ma
cosa sta
dicendo, signorina Tsunade?” iniziò la
kunoichi in tono quasi asettico “S-Sta
mentendo, non è vero? Questo
è……è……impossibile.
Sicuramente devo aver frainteso le sue parole. D-Dev’essere
un sogno. Anzi, un
incubo. Questo……non
può……non può
essere” esclamò Sakura accasciandosi
sulla
sedia dietro di se. Le lacrime iniziarono nuovamente a uscire senza
possibilità
di controllo.
“Nessuna
menzogna,
Sakura. Non più. Questa è
“davvero” la verità” esclamò
Kakashi
avvicinandosi alla rosa e togliendole ogni dubbio.
“M-Ma
perché? Cos’ha
fatto di male? Credevo che dopo la grande guerra ninja, tutte le sue
colpe
fossero state perdonate. Che tutto sarebbe tornato come prima.
Perché?”
domandò la rosa, guardando nuovamente l’Hokage in
piedi vicino alla scrivania
ormai distrutta.
“Perché
questa è la realtà,
Sakura. Qui non siamo in un fumetto o in un manga giapponese dove tutti
vengono
perdonati per gli errori commessi. Questa è la vita vera.
Sasuke ha commesso
molti sbagli, durante la sua vita. E adesso, è arrivato il
momento che ne paghi
le conseguenze” rispose la donna guardando negli
occhi la sua allieva. Non
stava affatto scherzando. Stava dicendo sul serio.
“L’Hokage
ha ragione.
Niente di tutto questo sarebbe successo se Sasuke non fosse scappato
dal
villaggio per inseguire il suo desiderio di vendetta” esclamò
il jonin,
inginocchiandosi per guardarla negli occhi lucidi.
“Io…..io…..voglio
sapere tutto. Fin nei minimi dettagli. Perché è
stato condannato? Dopotutto, ci
ha aiutato a sconfiggere Madara e Kaguya.
Io….io…non so più cosa pensare. Sono
confusa” La kunoichi guardo nuovamente la sua
insegnante in cerca di
chiarimenti. Voleva capire il motivo di quella decisione.
Tsunade
iniziò a camminare per tutto l’ufficio, nel
tentativo di calmarsi e di riordinare le idee. Doveva spiegare in modo
chiaro e
preciso ogni cosa avvenuta nei mesi successivi al viaggio di Sasuke.
“Qualche
mese fa, c’è
stata un processo dove tutti i Kage, compresa io, abbiamo partecipato.
La
persona che veniva processata era, appunto, Sasuke Uchiha. Abbiamo
ripercorso
ogni sua azione dopo la sua
fuga da
Konoha. Non è stata una scelta facile, ma, data la
realtà dei fatti, neppure io
ho potuto difenderlo più di tanto. A commesso delle azioni
troppo gravi per
essere perdonate” Tsunade continuava a girare
intorno al suo ufficio e a
guardare Sakura senza alcuna esitazione. Ormai aveva iniziato e doveva
andare
fino in fondo.
Sakura
continuò ad ascoltare in silenzio. Intervenire adesso
sarebbe stato inutile e inappropriato.
Kakashi, nel
frattempo, era appoggiato sul muro alla destra,
con l’occhio chiuso e le braccia conserte.
“Partiamo
dall’inizio.
Quali sono state le sue azioni dopo la sua fuga. Si è
alleato con un gruppo
chiamato “Il quartetto del suono” e ha cercato di
raggiungere Orochimaru,
consapevole del fatto che anche lui fosse un nukenin. Noi, di
conseguenza,
abbiamo mandato una squadra formata da 4 genin e un solo chunin nel
tentativo
di riportarlo indietro. La squadra era formata da Shikamaru, al
comando,
Naruto, Neji, Kiba e Choji. Al quale, si è unito anche
RockLee. Inoltre, per non correre rischi, ho chiesto aiuto
anche al villaggio della Sabbia” Tsunade voleva
che Sakura seguisse il suo
ragionamento.
“Si. Ricordo
perfettamente tutto quello che accadde quel giorno” esclamò
Sakura
iniziando a ricordare l’accaduto fin nei minimi dettagli.
“Fortunatamente,
nessuno
dei nostri ci ha rimesso la vita e, grazie all’aiuto dei
ninja della Sabbia, il
quartetto del suono è stato sconfitto. Ora ti faccio una
domanda. Ti sei mai
chiesta perché Naruto è tornato ridotto in quello
stato, nonostante avesse,
dentro di lui, il potere della Volpe a Nove Code?”
Sakura
spalancò gli occhi sentendo quella domanda. Ricordava
ancora Naruto seduto su quel letto d’ospedale, ricoperto di
fasciature e con lo
sguardo perso nel vuoto. Non l’aveva mai visto ridotto in
quello stato. In
realtà si era fatta quella domanda solo una
volta, ma, non trovando risposta, decise di dimenticarla.
“Mentre
lo curavo, ho
controllato le cicatrici lasciate dalla battaglia, prima che il chakra
della
volpe lo guarisse del tutto, e
ti posso
assicurare che il loro scontro è stato tutt’altro
che pacifico. Guardando la
collocazione delle ferite, ho capito all’istante che Sasuke
ha tentato davvero
di uccidere Naruto un paio di volte”
“Questo
non è vero.
Sasuke non ha tentato di uccidere Naruto. Lo dimostra il fatto che sia
tornato
a casa ancora vivo. Questo vuol dire che, in fondo, Sasuke vuole bene a
Naruto.
Lo considera il suo migliore amico e per questo l’ha lasciato
andare” esclamò
la rosa tentando di difendere il comportamento dell’amico.
“Sakura,
sono stato io
a recuperare Naruto dalla missione di salvataggio. Ho visto
com’era ridotto il
campo di battaglia. Sia Sasuke che Naruto hanno tentato di uccidersi a
vicenda.
Sasuke era determinato ad andare da Orochimaru a qualsiasi costo.
Naruto non ha
avuto altra scelta che combattere per la sua vita. Avrebbe riportato
Sasuke a
qualsiasi costo, anche a costo di rompergli tutte le ossa del corpo.
L’ha fatto
per lui, per se stesso, ma soprattutto, l’ha fatto per
“te”. Per la promessa
che vi siete fatti” esclamò Kakashi
ricordando quei tragici momenti. L’istante
esatto in cui la squadra 7 è stata completamente distrutta.
Sakura
ripensò ancora una volta alla promessa. A lei che
piangeva, supplicandogli di riportargli il suo grande amore, e a Naruto
che,
con il sorriso sulle labbra, la rassicurava dicendogli che
c’è l’avrebbe fatta.
Quello
è stato l’inizio di tutto. L’inizio
delle sofferenze
per entrambi. Per Sakura. Ma soprattutto, per Naruto.
“Già.
La promessa. L’inizio
di tutto” esclamò Sakura, certa del
fatto che non avrebbe mai potuto
dimenticarla. Del fatto che aveva causato più dolore a
Naruto che a lei.
“Quel
brutale
combattimento e la sua fuga sono state la conferma del fatto che Sasuke era ed è, a
tutti gli effetti, un nukenin, un
traditore del villaggio della foglia"
Ciao a tutti :)
Eccomi di ritorno. Ho deciso di dividere il
capitolo altrimenti diventa
troppo pesante. Vi sovraccarico di troppe informazioni e la mia testa
rischia
di esplodere cercando di scriverle con ordine XD
Comunque, sono ancora all’inizio. Le
“vere sorprese” devono ancora
arrivare. Siate pazienti, ok?
Per il momento non voglio dare alcun commento.
Aspetterò fino a quando
tutto non sarà tutto chiaro.
Invece sarei curioso di sentire le vostre opinioni
a riguardo.
Ringrazio tutti i miei lettori e tutti coloro che
stanno esprimendo le
loro opinioni e la loro curiosità.
Soprattutto, ringrazio una mia amica che mi ha
aiutato a scrivere un
piccolo pezzo del capitolo.
Spero di riuscire a scrivere il seguito al
più presto. Tempo permettendo.
Un saluto a tutti e ci sentiamo alla prossima :)
Leon92
|
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Capitolo 16 *** Errori del passato ***
Cap 16
“Io mi chiamo Kakashi Hatake”
“Non ho alcuna intenzione di dirvi cosa mi piace e cosa non mi piace”
“I miei sogni nel cassetto? Be, anche se ve li dicessi…”
“E per finire ho diversi interessi”
“Io mi chiamo Naruto Uzumaki”
“Mi piace il ramen. Soprattutto quello che mi offre il maestro Iruka
all’Ichiraku”
“Ciò che odio sono quei tre minuti in cui aspetto che il ramen sia
pronto”
“Il mio sogno per il futuro è superare in abilità tutti gli Hokage……”
….e far capire a tutta la gente del villaggio quanto sono forte”
“Mi chiamo Sasuke Uchiha”
“Odio un sacco di cose e non me ne piace nessuna in particolare”
Non voglio parlare dei miei sogni…………ma ho un’ambizione!”
“Riportare agli antichi fasti il mio clan…………….”
“……….ed uccidere una certa persona”
“Io sono Sakura Haruno”
“C’è una cosa che mi piace…anzi, una persona”
“Non so se dirvi il mio sogno nel cassetto”
“NO! NON C’E’ LA FACCIO!
“E una cosa che odio è Naruto”
“I miei hobby be………….”
Il loro ricordo più bello, e allo stesso tempo più doloroso.
La fondazione della Squadra 7.
Il momento in cui Kakashi, Naruto, Sakura e Sasuke si sono
dichiarati a vicenda i loro sogni, le loro ambizioni e i loro desideri più
intimi.
Il momento in cui sono diventati amici.
Quello è stato il primo passo che avrebbe intrecciato i loro
destini per sempre.
Un legame talmente forte che non si sarebbe mai potuto
spezzare. Mai.
Nonostante le vicissitudini e le intemperie che hanno dovuto
affrontare, quel legame è riuscito a resistere.
E gli ha resi ciò che sono oggi. Una squadra affiatata ed
imbattibile.
Ma adesso, quello stesso legame rischia di spezzarsi per gli
errori commessi in passato.
“Errori del
passato”
“Maestro Kakashi!” esclamò
la kunoichi seduta ancora sulla sedia, guardando dritto di fronte a se con lo
sguardo perso nel vuoto “Si ricorda il
giorno della presentazione della Squadra 7 ? Quando ci siamo dichiarati a vicenda i nostri sogni e le nostre
ambizioni?”
“Certo che me lo
ricordo. Come potrei mai dimenticarlo. Mi sembra solo ieri che eravate ancora
dei piccoli genin che non conoscevano il gioco di squadra. Adesso siete
diventati dei ninja di tutto rispetto” rispose il jonin accennando un
sorriso, ricordando quei meravigliosi momenti.
“Qui ci sono due
campanelli. Il vostro compito sarà di rubarmeli entro mezzogiorno. Chi non ci
sarà riuscito per allora salterà il pranzo, verrà legata ad un tronco e mi
starà guardare mentre mangio. Usate pure gli shuriken. Anche perché, se non
farete sul serio, non supererete mai quest’esame”
“Siete tutti promossi”
“Ahahahahah! Non potrò
mai dimenticare la faccia che avete fatto quel giorno. Eravate letteralmente
terrorizzati. Grazie all’esame dei campanelli avete imparato cos’è il gioco di
squadra, la cooperazione, a lottare insieme per un’obiettivo comune e lo
spirito di sacrificio.
La squadra 7 è stata
la prima squadra a passare questo esame. Per questo motivo non potrò mai
dimenticarlo. Tu, Naruto e Sasuke siete stati i miei primi allievi” esclamò
Kakashi finendo il suo discorso. Voleva un gran bene alla sua squadra. Non
avrebbe mai voluto vederli separati.
“Già. L’esame dei
campanelli. Eheh! Che magnifici ricordi. Tra i più belli della mia vita.
Un’esperienza indimenticabile. E’ stato un grande insegnamento di vita. Non avremmo potuto avere insegnante migliore
di lei” esclamò la kunoichi guardando il suo maestro con aria piena di
gratitudine.
Il jonin, con il sorriso sulle labbra, nascoste dalla
maschera, fece un semplice cenno di assenso, in segno di ringraziamento.
Dopotutto, era pur sempre Kakashi Hatake.
“Sa, ai tempi, quando
Sasuke ci disse che avrebbe fatto di tutto per inseguire la sua ambizione, non
credevo che si sarebbe spinto fino a questo punto. Quando l’ho capito, ormai,
era troppo tardi. Il desiderio di vendetta e la sua voglia di potere l’ho
avevano inghiottito del tutto. Inghiottito nell’oscurità.
Forse lo sa, ma, prima
che Sasuke partisse dal villaggio feci un’ultimo tentativo, da sola, per
fermarlo”
Quasi come un dejavu, quegli orribili ricordi tornarnono a tormentarla
ancora una volta.
“L’ho implorato con
tutta me stessa. Sono arrivata a dichiarargli i miei sentimenti pur di
fermarlo. Ma è stato inutile. Aveva fatto la sua scelta. La vendetta.
Le sue ultime parole
prima che mi tramortisse sono state…….."
“Ancora oggi non ne
capisco il reale significato. L’ha detto perché, in fondo, prova qualcosa per
me? Oppure, perché sono sua amica e mi vuole bene come tale? Non ho mai trovato
una risposta.
Avrei fatto di tutto
pur di restare al suo fianco. Anche partire insieme a lui, se fosse stato
necessario” Sakura era ancora tormentata da quei pensieri. Sentiva ancora
quella sensazione, quel….rimpianto per non essere stata capace di fermarlo.
“Tsk. Spero tu stia
scherzando, Sakura” esclamò Tsunade, stupendosi delle parole della sua
allieva “Questa è una delle cose più
stupide che io abbia mai sentito. Mi stupisco di te. Dico davvero”
“C-Come stupide? Cosa
intende dire?” domandò la rosa,
guardando la sua maestra dritto negli occhi.
Tsunade la guardò con aria di rimprovero. Non riusciva a
credere alle parole della sua allieva. Come poteva essere stata cosi
irresponsabile.
“Ha ragione l’Hokage” esclamò
Kakashi, dando supporto a Tsunade “Hai
mai pensato a quali sarebbero state le conseguenze? Cosa sarebbe successo se tu
avessi seguito Sasuke ed abbandonato il villaggio? Probabilmente, a quest’ora,
saresti anche tu una nukenin, una ninja traditrice. Saresti diventata una
ricercata, una criminale e ti troveresti
in una cella di sicurezza.
Guarda che non è un
gioco, Sakura. La diserzione, o come nel caso di Sasuke il tradimento, può
essere punito con il massimo della pena. Abbandonare il proprio paese e i
propri amici per inseguire i propri interessi non è una cosa da poco”
“Io…io…lo so. So che
stavo per commettere un madornale errore. Ma ero ancora una ragazzina ed ero
innamorata. L’uomo che amavo se ne sarebbe andato per sempre, se io non avessi
fatto qualcosa per fermarlo. Avrei rischiato qualunque cosa pur di convincerlo
a rimanere al villaggio. Per potergli far dimenticare il suo desiderio di
vendetta. Mi creda, ci ho provato ma, a volte, le parole non bastano”
“Ti capisco
perfettamente. Anch’io ho provato a convincere Sasuke, a fargli dimenticare il suo
desiderio di vendetta. Ma, è stato tutto inutile” esclamò Kakashi,
riportando alla mente uno specifico ricordo del passato.
“La vendetta non porta
mai a nulla di buono. Anche se la realizzi. Ti lascia solo un grande vuoto
dentro. Alla fine, le persone a noi care non torneranno da noi. Tutto ciò che
possiamo fare e andare avanti, continuando a vivere anche per coloro che non ci
sono più”. Kakashi, in quel momento, non stava pensando solo a Sasuke, ma
anche ai suoi miglior amici, Rin e Obito, entrambi morti prematuramente a cause
delle guerre avvenute in passato. Entrambi hanno combattuto per quello in cui
credevano, giusto o sbagliato che fosse, dando tutto loro stessi per creare un
futuro migliore ai propri cari.
“Kakashi ha ragione.
Sasuke era consapevole della propria scelta. Sapeva che abbandonando il
villaggio sarebbe diventato un nukenin per il resto della sua vita. Per questo
non ha voluto coinvolgerti. Che lui provasse amore o amicizia nei tuoi
confronti non possiamo saperlo. Ciononostante ti ha impedito di seguirlo. Forse
per lui saresti stata un peso inutile, oppure non voleva che tu perdessi la
vita nel ten. Non lo so. Quello che conta e che, in quel preciso istante, ha
fatto la scelta giusta. Ti ha impedito di compiere un’errore che avresti
rimpianto per tutta la vita”
Tsunade, anche se era convinta che le azioni di Sasuke
fossero sbagliate, capì che in quel momento aveva, forse, agito per il bene di
Sakura. Per questo motivo, dicendogli quelle parole, sperava di dare un po’ di
conforto alla sua allieva.
“S-Si! Sicuramente l’ha
fatto per me. Perché non voleva che mi facessero del male. Lui tiene a me, ne
sono sicura” esclamò la rosa, riacquistando la sua sicurezza. Sasuke
l’aveva protetta dal suo desiderio di vendetta. Sicuramente era quello il
motivo per cui l’ha fatto, pensò tra se e se.
“Fortunatamente le
cose sono andate cosi. Dimmi una cosa, Sakura. Per curiosità. Se Sasuke avesse
acconsentito nel portanti con se, cosa credi che avrebbe fatto Naruto? Cosa
avrebbe provato in quel momento? Te lo sei mai chiesta?” domandò Kakashi,
riflettendo alla sua stessa domanda. Non voleva nemmeno pensare a quali
conseguenze, a quali sofferenze, avrebbe portato quella nefasta scelta.
Sakura spalancò gli occhi udendo la domanda del suo maestro.
Non ci aveva mai lontanamente pensato a quell’eventualità. Alla fine, lei era
rimasta al villaggio e quindi era inutile farsi queste domande. Ma, se le cose
fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo.
“E-Ecco….i..io…….non
lo so. Non me lo sono mai chiesta. In quel momento, il mio unico scopo era
quello di non separarmi da Sasuke. Non ho mai pensato a Naruto. Ai suoi
sentimenti. Probabilmente ne avrebbe sofferto e avrebbe fatto di tutto per
fermarci. Conoscendolo, sarebbe arrivato in capo al mondo pur di impedirci di
fuggire dal villaggio” esclamò Sakura pensando al biondo. Non avrebbe mai
voluto vederlo soffrire.
Nonostante ai tempi lo considerasse un ninja impulsivo e
rompiscatole, doveva ammettere a se stessa che, con il passare del tempo, aveva
occupato un posto importante nella sua vita. Un posto importante nel suo cuore.
Lui era stato la sua ancora di salvezza. Un supporto morale nei momenti di
tristezza. Un modello da seguire. Lui le aveva dato la spinta per migliorarsi.
Per poter diventare un ninja migliore. Per non essere più considerata una
persona inutile.
“Tu e Sasuke siete
davvero molto importanti per Naruto. Se foste fuggiti insieme, non avrebbe
semplicemente sofferto. Ne sarebbe uscito distrutto. Voi due siete i suoi
migliori amici. I suoi primi veri amici.
Certo, avrebbe sopportato
la fuga di Sasuke. In fin dei conti, Naruto prova nei suoi confronti una
profonda amicizia. Lo considera un fratello. Prima o poi sarebbe riuscito a convincerlo a tornare. Come infatti è
stato.
Ma, se anche tu avessi
deciso di seguire Sasuke, di fuggire insieme a lui, be, allora neanche io
saprei dirti cosa sarebbe accaduto. Per Sasuke nutre solo amicizia, ma, per te,
Naruto prova qualcosa di notevolmente più forte, lui ti…………….”
“ADESSO BASTA,
KAKASHI!” gridò L’Hokage, interrompendo brutalmente il discorso del jonin
di fronte a se.
Anche questo faceva parte della promessa che aveva fatto a
Naruto. Doveva tener fede alla sua parola.
Sakura e Kakashi guardarono la donna basiti. Per quale
motivo aveva reagito in quello strano modo. Dopotutto stavano solo discutendo
di cose che potevano benissimo accadere. Per quale motivo gradire a quel modo.
Stava nascondendo qualcosa? Pensarono tra loro.
“Smettiamola con
questi discorsi inutili. Quel che è stato è stato. Il passato non si può
cambiare. Porsi queste domande adesso, non servirà a un bel niente. Sasuke ha
commesso degli errori. Ha raggiunto Orochimaru e si è allenato con lui per ben
3 anni” esclamò Tsunade, sedendosi nuovamente sulla poltrona con le braccia
incrociate e l’aria corrucciata.
“Dopodiché ha deciso
di tradire il suo stesso maestro, uccidendolo senza nessuna esitazione.
Si è creato una nuova
squadra, formata da ninja con abilità innate fuori dal comune. I suoi
componenti sono Suigetsu, Karin e Juugo. Tutti loro sono stati perdonati per le
azioni commesse in passato. Soprattutto dopo il supporto che ci hanno dato
durante la grande guerra. Anche questa è stata una decisione presa da tutti e 5
i Kage.
Da quel momento, si è
messo alla ricerca di suo fratello, Itachi Uchiha. Membro dell’Akatsuki. L’uomo
che ha da sempre cercato di uccidere. Colpevole di aver sterminato la sua
stessa famiglia e il suo intero clan.
Secondo le nostre
informazioni, durante la sua ricerca, ha ucciso un altro membro dell’Akatsuki.
Un nukenin del Villaggio della Roccia di nome Deidara. Il corpo non è stato mai
trovato.
Infine, Sasuke è
riuscito a rintracciare suo fratello e, dopo una brutale battaglia, ad
ucciderlo.
Queste sono cose che
già sapete, vero?” domando la donna, guardando i due ninja di fronte a lei.
Doveva esserne sicura prima di continuare.
“Si. Esatto. Le cose
sono andate proprio cosi. Alla fine, Sasuke ha ottenuto la sua vendetta. Anche
se, è stato Itachi stesso a volersi far uccidere. Voleva che, una volta ottenuta
la sua vendetta, Sasuke tornasse al villaggio. A quanto pare, Itachi ha
sacrificato la sua stessa vita, impedendo il colpo di stato degli Uchiha, per
proteggere l’intero villaggio e tutti i suoi abitanti. Si è comportato da vero
Hokage” esclamò Kakashi ricordando la sua prima battaglia contro di lui. Ne
usci sconfitto, ma non ucciso. Itachi l’ho intrappolò in una delle sue tecniche
illusorie per evitare di combattere contro di lui. Forse questo era stato il
suo tentativo di salvargli la vita.
“Già. Sasuke è stato
manipolato da suo fratello. Ha fatto di lui quello che voleva, usandolo per i
propri scopi” esclamò Sakura dando supporto al suo maestro. Anche lei
conosceva la storia di Itachi, non proprio nei dettagli. Adesso riusciva a
capire, almeno in parte, quello che ha provato Sasuke in passato.
Vedere uccisa la propria famiglia davanti agli occhi
dev’essere un vero e proprio incubo. Soprattutto se ad ucciderla e un membro
della tua famiglia di cui ti fidi ciecamente. Un’esperienza orribile, che
nessun essere umano dovrebbe vivere nella sua vita. Volente o nolente, questi
sono traumi che non passeranno mai.
“Vi dico una cosa. Se
a questo punto della storia, Sasuke avesse deciso di tornare al villaggio,
sarebbe stato sicuramente perdonato per le azioni commesse. Anche se è fuggito
dal villaggio per poter compiere la sua vendetta, ha ucciso tre ricercati che
possedevano una taglia altissima. Orochimaru e due membri dell’Akatsuki. Questa
non è una cosa da poco. La sua fuga sarebbe stata perdonata e noi adesso non
staremo qui a discutere. Ma, come sappiamo, le cose sono andate diversamente.
Ed è qui che le azioni
di Sasuke si fanno davvero gravi” esclamò Tsunade alzandosi nuovamente
dalla sua poltrona, girandosi per guardare fuori dalla finestra. Tsunade stava
per rivelare ciò che Sasuke aveva fatto dopo l’uccisione di suo fratello.
“Sta parlando del
Summit dei 5 Kage, vero? Sia io che il maestro Kakashi sappiamo come sono
andate le cose. Sasuke ci ha raccontato che ha ucciso il provvisorio Sesto
Hokage, Danzou. Per vendicare suo fratello, che è stato costretto ad uccidere
il clan Uchiha per suo ordine” Ancora una volta, alla kunoichi tornarono
alla mente quegli orribili ricordi. Non aveva mai visto Sasuke comportarsi in
quel modo. Era davvero accecato dalla vendetta.
“Quello che ha fatto è
inqualificabile. Sasuke non ha soltanto ucciso Danzou, ma ha anche attentato
alla vita di tutti gli altri Kage presenti al Summit. In quel momento, ha
dichiarato guerra a tutti e 5 i Paesi Ninja, nessuno escluso. Ha ucciso un
sacco di samurai che erano presenti a guardia del Paese del Ferro per riuscire
ad arrivare a loro. Inoltre, ha anche cercato di catturare KillerBee, la forza
portante dell’Ottacoda. Capito, Sakura! Questo è un fatto gravissimo. Per
queste cose si rischia la pena di morte. Mifune, il Raikage e tutti gli altri
non hanno dimenticato la faccenda. Io compresa, anche se non ero presente. Per
questo Sasuke è stato processato” Tsunade camminò lentamente fino ad
arrivare di fronte alla sua allieva, ancora seduta alla sedia posizionata al
centro della stanza.
Sakura stava iniziando a tremare leggermente. Teneva le mani
intrecciate e strette per la tensione. Cosa avrebbe potuto dire per tentare di
giustificare il comportamento di Sasuke.
“S-S-Sasuke…..lui….no…non
è stata colpa sua. Non era in se. E’ stato manipolato da Itachi e da Tobi. Per
questo ha fatto quello che ha fatto. Non era consapevole di quello che faceva” .
“Questo non è vero.
Sasuke era perfettamente consapevole di quello che faceva. Obito gli ha
raccontato la verità su suo fratello. Come ha fatto con me, Naruto e Yamato.
Non è stato obbligato. E’stata una sua scelta. Presa in piena coscienza. E
anche se fosse stato manipolato, ciò non giustifica le sue azioni. Ha ucciso
delle persone. Questo è un dato di fatto. L’hai visto anche tu, non è vero. Hai
visto cosa stava per fare a quella ragazza con i capelli rossi, Karin se non
sbaglio” esclamò Kakashi in tono serio. Ricordava perfettamente ogni
dettaglio. La ferita della ragazza era vicina al cuore. Se Sakura non l’avesse
curata per tempo, sarebbe sicuramente morta.
“Ok. Forse avete
ragione voi. Forse l’avrebbe uccisa. O forse Sasuke l’avrebbe risparmiata anche
senza il mio intervento. Non potete dirlo con certezza. In fondo, anche lei è
stata una sua compagna di squadra. Non è
detto che non gli volesse bene” esclamò la rosa difendendo nuovamente l’amico.
Sia Tsunade che Kakashi erano contrariati dalle azioni di Sasuke. Solo lei
pareva prendere le sue difese.
“Ha tentato di
ucciderti?” esclamò Tsunade a bruciapelo. Kakashi gli raccontò come erano
andate le cose dopo il Summit, senza omettere nessun particolare.
La kunoichi spalancò gli occhi e la bocca per la sorpresa.
Non sapeva cosa dire. Era…confusa.
“Q-Q-Questo cosa c’entra.
Non ha niente a che fare con…….” Balbettò la rosa, non nascondendo la sua
titubanza. Non voleva rispondere a quella domanda. Non poteva rispondere. Non
solo per paura della loro reazione, ma soprattutto per la paura della risposta
che avrebbe dato.
“RISPONDI ALLA
DOMANDA, SAKURA! SASUKE HA TENTATO DÌ UCCIDERTI, SI O NO?” domandò Tsunade con
più forza. Esigeva una risposta immediata a quella domanda. Voleva sentire la
sua risposta.
“E-Ecco….io….non….non”
sussurrò la rosa tenendo gli occhi abbassati e il viso coperto dai capelli.
Quei ricordi che aveva cercato di dimenticare a tutti i
costi, risorsero ancora una volta nella sua mente come fossero una doccia
gelata. Lo sguardo di ghiaccio di Sasuke su di lei, la sua follia, la sua sete
di sangue la paralizzarono completamente. Non credeva che Sasuke sarebbe stato
capace di tanto.
Voleva evitare a tutti i costi di rispondere a quella
domanda. Evitare di rispondere a se
stessa.
Cosa avrebbe risposto? Cosa sarebbe accaduto? Cosa avrebbe
pensato di lui?
Altri dubbi, altre domande vorticarono nella sua testa, come
a voler formare un violento tornado.
“Basta, Sakura.
Smettiamola di prenderci in giro. Io ero presente. Sasuke ha cercato di ucciderti
per ben due volte. La prima volta fui io a salvarti, la seconda volta fu merito
di Naruto, arrivando all’ultimo momento. Mi è bastato guardarlo negli occhi per
capire che avrebbe fatto sul serio. Sono sicuro che non avrebbe esitato ad
ucciderti. Ad uccidere me. Se non ci fosse stato Naruto, a quest’ora, Sasuke
sarebbe ancora a piede libero, inghiottito dalla sua stessa oscurità. Anche
questo è stato un’aggravante che ha inciso sulla decisione finale dei 5 Kage”
esclamò il jonin guardando le due donne una di fronte all’altra.
“Non ho mai voluto
rispondere a quella domanda” esclamò la rosa, stringendo i pugni e tenendo sempre
gli occhi chiusi per non far uscire le lacrime “Anche adesso ho paura di dare una risposta. Qualunque essa sia. L’unica
cosa che posso dire in sua difesa e che lui ha agito cosi soltanto per
difendersi. Io stessa ho cercato di ucciderlo pur di fermarlo. Ma è stato
inutile. Non ne ho avuto il coraggio. Non ne ho avuto la forza. Sono…..sono…..debole.
Sasuke, invece non ha mai avuto nessuna esitazione. Avrebbe ucciso chiunque si
sarebbe messo tra lui e la sua vendetta. Non voleva il nostro aiuto. Non l’ha
mai voluto. Solo Naruto non si è mai arreso. Ha creduto in lui fino alla fine.
E’ riuscito a cambiarlo. A riportarlo a casa.
Io, alla fine, non
sono stata in grado di fare niente”
“Ti sbagli. Hai
aiutato un sacco di feriti a guarire durante la grande guerra. Hai combattuto
alla pari insieme a Sasuke e Naruto. Adesso stai gestendo un’intero ospedale.
Non voglio più sentirti dire una cosa del genere. Tu non sei inutile. Sei più
forte di quanto pensi. Devi credere nelle tue capacità di ninja, nelle persone
che ti stanno intorno e,soprattutto, devi credere in te stessa, in quello che
ti dice il cuore.
Sono sicura che se lo
farai, un giorno troverai la vera felicità” esclamò Tsunade strofinando la
testa della kunoichi con fare affettivo. Sakura era come la figlia che non
aveva mai avuto. L’aveva vista crescere e le aveva insegnato tutto quello che
sapeva riguardo le arti mediche. Non voleva che la rosa compisse gli stessi
sbagli che aveva compiuto lei in passato. Doveva aiutarla a credere in se stessa.
“Tsunade ha ragione.
Vedrai che con il tempo tutto si sistemerà. Devi solo avere pazienza” esclamò
Kakashi sorridendo ed avvicinandosi alla rosa per poterla guardare nei suoi
splendidi occhi verdi.
“V-Vi ringrazio.
A-Avete ragione. Devo essere ottimista. Sicura di me. Sasuke ha fatto molti
errori in passato ed e giusto che ne paghi le conseguenze. Qual è stata la
condanna? Devo saperlo”
Tsunade e Kakashi fecero entrambi un veloce segno d’assenso
con la testa. Era arrivato il momento di parlare della parte più difficile. La
sentenza.
“I 5 Kage e la giuria
hanno deciso che………………”
Ciao a tutti :)
Come va? Nel prossimo
capitolo concluderò il flashback e saprete tutto quanto. La sentenza e….. Basta
cosi, non dico altro.
Questo capitolo è
stato più lungo del previsto. Ho introdotto alcune delle mie riflessioni e ho
voluto condividerle con voi. Giuste o sbagliate che siano.
Molti di voi si
staranno annoiando leggendo questi capitoli un po’ complessi. Vi chiedo solo di
avere un po’ di pazienza. Per me, questi sono davvero capitoli importanti.
Ringrazio ancora
tutti i lettori e tutti coloro che recensiscono ed esprimono le loro opinioni.
Un saluto e al
prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 17 *** Sentenza ***
Cap 17
“Qual è stata la
condanna. Devo saperlo” Sakura strinse le mani e alzò lo sguardo verso l’Hokage.
Iniziò a tremare impercettibilmente, stando seduta sulla
sedia, e le mani stavano sudando freddo per la tensione e l’ansia. L’attesa di
sapere cosa avrebbe risposto Tsunade la stava divorando dall’interno. Un’attesa
che parve infinita. Il tempo scorreva troppo lentamente. Aveva la sensazione
che fosse seduta su quella sedia ormai da giorni. Ferma. Immobile come una
statua di pietra. Intorno lei c’era solo silenzio. Un silenzio insopportabile.
Quasi chiassoso. Se non avesse mantenuto il suo autocontrollo, avrebbe urlato ai quattro venti tutta la sua
frustrazione e la sua rabbia al mondo
intero.
Tutta quella situazione le parve incredibile. Irrealistica.
Da film di fantascienza. Sasuke che veniva condannato. Naruto che cercava di
tenersi a distanza da lei. Era…era….assurdo, pensò tra se e se la kunoichi.
Ma, pensandoci bene, quella situazione iniziò a sembrarle
più realistica di quanto potesse pensare.
Sasuke è stato condannato per dei reato che ha
effettivamente commesso. A messo a soqquadro il mondo ninja soltanto per il proprio
egoismo e per il desiderio di vendetta. Era ovvio che, prima o poi, ne avrebbe
pagato le conseguenze.
Per quanto riguarda Naruto, invece, non era il caso di
pensarci. Molte, troppe domande vorticavano nella sua mente, in cerca di
risposta.
Adesso doveva pensare a Sasuke, Capire cosa gli fosse accaduto, dove si trovasse, se stesse
bene oppure no.
Insomma, doveva sapere la verità.
Kakashi fece un cenno di assenso che fece intuire a Tsunade
che era arrivato il momento. La parte difficile della conversazione stava per
arrivare. La donna si avvicinò lentamente alla sua allieva, incrociando il suo
sguardo calmo con il suo tremante e leggermente lucido per colpa delle lacrime,
fece un breve sospiro ed iniziò:
“I 5 Kage e la giuria
hanno deciso che……”
“Sentenza”
In quel momento, la kunoichi stava pregando per l’amico. Per
il suo compagno di squadra. Per Sasuke.
Non riusciva neanche ad immaginare quale potesse essere la
sentenza. A quale prezzo avrebbe pagato tutti gli sbagli commessi in passato.
Considerando tutto ciò che ha fatto dal
momento della sua fuga dal villaggio,
tutte le persone che ha ucciso e che ha tentato di uccidere, consumato
dal suo desiderio di vendetta, questa volta non se la sarebbe cavata tanto
facilmente.
Si sentiva impotente. Tutto quello che poteva fare in quel
momento era pregare e sperare che i giudici fossero stati clementi con lui.
“………Sasuke Uchiha,
colpevole per aver ucciso Danzo Shimura e per il tentato omicidio dei Kage
presenti al Summit, verrà rinchiuso nella prigione di Hozukijou, meglio nota
come la “Prigione Insanguinata” del villaggio dell’Erba, per un’anno a partire
dal giorno della sentenza” fini di esclamare l’Hokage, mantenendo un tono
professionale e distaccato.
Sakura fece un sospiro di sollievo. Si sentì subito più
sollevata. Considerando tutti i precedenti di Sasuke, si sarebbe aspettata una
punizione assai maggiore di questa. Probabilmente le sue azioni durante la
grande guerra hanno avuto un peso rilevante nella decisione finale, pensò tra
se e se.
“Fiuu! Accidenti, che
spavento. Sto ancora tremando. Mi avete fatto davvero preoccupare. Pensavo che
le azioni di Sasuke fossero talmente gravi che, come minimo, gli avrebbero dato
l’ergastolo a vita” esclamò la rosa con tono sollevato. Anche se Sasuke era tenuto prigioniero, si
sentiva rassicurata dal fatto che era ancora vivo e vegeto. Dopotutto, non
aveva avuto notizie di lui per mesi.
“In realtà, il
giudizio iniziale era imprigionare Sasuke per il resto della sua vita. Non
avrebbe mai più rivisto la luce del Sole. Però, il suo aiuto durante la grande
guerra è stato fondamentale per sconfiggere Madara, Kaguya e lo Tsukuyomi
Infinito. Io e Naruto abbiamo testimoniato in suo favore e siamo riusciti a
convincere i giudici, compresi i Kage, a commutare la sua pena con una più
lieve” intervenne Kakashi, rimanendo immobile appoggiato al muro con le
braccia incrociate.
“La ringrazio
infinitamente per aver………….C-C-COSA?” balbettò la kunoichi, alzandosi
lentamente dalla sedia per dirigersi verso il suo maestro “Lei e N-Naruto? Mi sta dicendo che…..”
“Si, Sakura. Naruto è
già conoscenza di tutta la situazione. Fin dall’inizio. A partecipato al
processo di Sasuke e ha testimoniato in suo favore, difendendolo con le unghie
e con i denti. Credimi. Le sue dichiarazioni sono state fondamentali per il
giudizio finale” esclamò il jonin, fissando la kunoichi negli occhi ancora
spalancati dallo stupore.
“A-A-Aspetti un
attimo. Q-Q-Quindi, N-N-Naruto sapeva tutto fin dall’inizio. M-Ma, allora………la
partenza di Sasuke…….il saluto che ci siamo fatti……..il viaggio che doveva
compiere in giro per il mondo………” esclamò Sakura incredula e confusa,
ricordando l’ultimo momento in cui lei e il moro si sono visti e salutati.
“Una messinscena” esclamò
Kakashi diretto. Era inutile girarci intorno e far finta di niente. Sakura
aveva il diritto di sapere la verità. Tutta la verità. Anche a costo di farla
soffrire. Lei doveva sapere.
“N-N-NO! N-N-Non è
vero. Questa è una bugia. Si sta prendendo gioco di me, vero?” domandò la
rosa scioccata da ciò che aveva sentito, indietreggiando lentamente dal jonin.
Gli occhi iniziarono nuovamente a riempirsi di lacrime e i pugni iniziarono a
stringersi talmente forte da fargli male.
“No! Non è una bugia,
questa è la verit…….”
“BASTA! LA SMETTA! LA
SMETTA DÌ DIRE CHE QUESTA E’ LA VERITA’. VOI…VOI….VI SIETE PRESI GIOCO DI ME.
DEI MIEI SENTIMENTI. NON E’ COSI? SCOMMETTO CHE ANCHE LEI SAPEVA TUTTO FIN
DALL’INIZIO, VERO? QUANDO ABBIAMO SALUTATO SASUKE DAVANTI AL CANCELLO DEL
VILLAGGIO, C’ERA ANCHE LEI. SAPEVA FIN DALL’INIZIO CHE QUELLA ERA UNA
MESSINSCENA, VERO?” gridò la kunoichi addosso al suo maestro. Si
sentiva…..umiliata. Presa in giro. Come aveva potuto. Come avevano potuto
prendersi gioco di lei a quel modo. Quei pensieri fecero scaturire in Sakura
una rabbia feroce e implacabile. Un vulcano in eruzione.
Kakashi dedusse in un istante quale sarebbe stata la
reazione della kunoichi. Dopotutto, era il suo maestro e si conoscevano da
anni. Si stacco dal muro su cui era poggiato ed avvicinandosi lentamente alla
rosa, esclamò con tono dispiaciuto:
“Si. Lo sapevo. Mi…mi
dispiace tantissimo” rispose il jonin abbassando lo sguardo da quello della
kunoichi. “Forse non dovrei dirlo. Ma, a
questo punto, devo essere sincero. E’ stata un’idea di Naruto”
“N-N-Naruto …….C-C-Cosa?”
esclamò incredula la kunoichi. La
mandibola era talmente spalancata che avrebbe rischiato di toccare terra da un
momento all’altro. Il suo stupore e il suo sgomento continuavano a crescere di
minuto in minuto.
“Poco prima della
partenza, io, Naruto e Sasuke ci siamo incontrati sul tetto dell’ospedale.
Avevamo finito di fare gli ultimi controlli ed esami medici quando, Naruto ci
ha chiesto di seguirlo sul tetto. Tutti e tre eravamo a conoscenza del fatto
che Sasuke sarebbe stato processato da li a qualche settimana. Solo tu non ne
eri a conoscenza. Cosi, Naruto ha convinto me e Sasuke a mettere su
questa………………commedia. In questo modo, non avresti scoperto niente e avresti
vissuto la tua vita tranquillamente” Alla fine del discorso, Kakashi
ricatturò lo sguardo della rosa. Voleva farle capire che era stato davvero
sincero non solo con le parole, ma anche con gli occhi. Adesso stava studiando
attentamente la kunoichi per vedere quale sarebbe stata la sua reazione.
Per un minuto abbondante non si udì un suono nell’ufficio
dell’Hokage. Tsunade era rimasta in disparte ad ascoltare in silenzio,
nonostante fosse già a conoscenza dei fatti. Se avesse detto alla rosa che
anche lei era a conoscenza della messinscena, avrebbe senz’altro peggiorato le
cose.
Improvvisamente, Sakura cadde sulle ginocchia con gli occhi
gonfi di lacrime esclamando:
“N-Naruto.
Quel…….QUEL……BASTARDO!” gridò con tutta se stessa. La rosa scaraventò i pugni sul pavimento creando cosi delle crepe.
Le lacrime iniziarono a bagnare il pavimento e il viso era coperto dai capelli
rosa che stavano iniziando a perdere il loro colore naturale. Non voleva che
gli altri vedessero la sua espressione. Stava soffrendo come mai prima d’ora.
“COME? COME HA POTUTO
FARMI QUESTO? DOPO TUTTO IL TEMPO CHE ABBIAMO PASSATO INSIEME. LUI SI E’…..SI
E’ PRESO GIOCO DÌ ME. DEI MIEI SENTIMENTI. MENTRE MI AFFANNAVO A DESTRA E A
SINISTRA PER TROVARE UNA SINGOLA TRACCIA DÌ SASUKE, LUI…….LUI SAPEVA. FIN
DALL’INIZIO, LUI SAPEVA TUTTO E NON MI HA DETTO NIENTE. MALEDETTO BASTARDO!” continuò
a gridare, piegata sul pavimento con le lacrime che continuavano a cadere fino
a formare una pozzanghera.
“Sakura, ti stai
sbagliando. Lui non……” esclamò Tsunade avvicinandosi alla ragazza. Non
l’aveva mai vista in quelle condizioni.
Cercò di accarezzarle i capelli che le coprivano il viso,
per darle conforto. Ma fù bruscamente allontanata dal movimento repentino della
kunoichi che si alzava in piedi continuando ad urlare:
“ADESSO HO CAPITO. E’
PER QUESTO MOTIVO CHE HA PRESO LE DISTANZE DA ME. NON VOLEVA DIRMI LA VERITA’
SU SASUKE. QUEL……..QUEL……VIGLIACCO. MA COSA PENSA? CHE SONO UNA BAMBINA PIAGNUCOLONA
CHE NON SA BADARE A SE STESSA? QUEL
BRUTTO…..” Sakura era letteralmente
fuori di se. Continuava a stringere i pugni sempre di più, con maggior vigore.
Se avesse avuto il collo di Naruto tra le mani, l’avrebbe di sicuro strozzato
fino ad ucciderlo.
“Aspetta un’attimo.
Stai fraintendendo. Tu non hai ca….” esclamò Kakashi tentando di afferrare
la spalla della ragazza.
Il viso era diventato completamente rosso dalla rabbia e le
lacrime non cessarono di scendere neanche per un secondo. Dalla sua espressione
si poteva capire ogni singola emozione che stava attraversando ogni singola
cellula del suo corpo. Rabbia. Delusione. Amarezza. Tristezza. Disgusto.
Frustrazione. Abbandono. Ansia.
Aveva completamente perso la ragione. Le sue parole erano
dettate da ciò che stava provando in quel momento.
“NON MI TOCCATE”
gridò, allontanando bruscamente la mano del jonin “N-N-NON ME LO SAREI MAI ASPETTATO DA LUI. ME LO SAREI ASPETTATO DA
CHIUNQUE. DA VOI. DA…SASUKE. MA NON……NON DA LUI, NON DA NARUTO. COME….COME HA POTUTO. GIURO CHE APPENA LO
INCONTRO , LO UCCIDO CON LE MIE STESSE MANI. ALTRO CHE MIGLIORI AMICI.
QUELLO…QUELLO…… STRONZO NON SA NEMMENO COSA VUOL DIRE LA PAROLA AMICIZIA.
VORREI NON AVERLO MAI CONOSCIUTO. ANZI, AVREI FATTO MEGLIO A TENERLO A DISTANZA
SIN DALLA PRIMA VOLTA CHE CI SIAMO INCONTRATI. COME FACEVANO TUTTI GLI ALTRI
ABITANTI DEL VILLAGGIO. AVREBBE FATTO MEGLIO A RESTARE DA SOLO. ALMENO, NON
AVREBBE CREATO PROBLEMI A NESSUNO E IO NON STAREI SOFFRENDO COME UN CANE
BASTONATO”
Tsuande e Kakashi rimasero paralizzati dalle parole di
Sakura. I loro occhi si spalancarono ad ogni affermazione, ad ogni insulto che
faceva nei confronti del ninja biondo. Entrambi sentirono la loro rabbia
infiammarsi come mai prima d’ora. Un’altra parola di troppo e non avrebbero più
risposto delle loro azioni.
“LO ODIO CON TUTTE LE MIE FORZE. VORREI CHE
NON FOSSE MAI NATO. E’ SOLAMENTE UN MOST…”
Un suono fortissimo
e secco, un tonfo e poi, il silenzio.
La goccia che fa traboccare il vaso.
Una mano alzata. Una persona a terra. Una persona che ne
bloccava un’altra.
In quella stanza, tutto sembrava surreale. Al limite
dell’inverosimile.
Il silenzio era inquietante. Si udivano solamente dei
sospiri spezzati. Nulla più. Tutto il resto era immobile. Quasi come un quadro
o una statua.
Chiunque sarebbe entrato in quel preciso momento, non
avrebbe potuto neanche immaginare a cosa sarebbe andato incontro. Il solo guardare
cosa fosse successo in quella stanza, avrebbe suscitato solamente confusione ed
incredulità.
Sakura si trovava con il sedere per terra, con gli occhi
spalancati e la guancia sinistra rossa e dolorante.
Tsunade era in piedi, davanti alla kunoichi, con la mano
destra ancora alzata. La stava guardando con uno sguardo indecifrabile e il suo
corpo stava tremando per colpa degli spasmi.
Kakashi era dietro alla donna e la stava tenendo con
entrambe le braccia. Nell’istante in cui l’aveva vista muoversi come una furia,
la sua unica preoccupazione fù quella di bloccarla prima che la cosa
degenerasse.
Sentiva il corpo della donna, ancora tremante, aderente al
suo che tentava invano di liberarsi dalla sua presa.
“Non osare……….non
osare………MAI PIU’…………. parlare di Naruto in questo modo” Tsuande sillabò
quelle parole nel modo più minaccioso possibile. Non si sentiva
cosi…..arrabbiata da quando Orochimaru aveva tentato di uccidere il ninja
biondo con le sue stesse mani.
Sakura continuò a tenere lo sguardo basso e il viso coperto
dai capelli. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, tanto era sconvolta.
Non riusciva a credere a ciò che aveva
detto. Alle parole che gli erano uscite dalla bocca. Lei stessa non sapeva cosa
dire. Come giustificare il suo scatto d’ira.
“Stavolta hai davvero
esagerato, Sakura” esclamò Tsunade abbassando la mano destra e stringendo
entrambi i pugni con furia “Dopo tutto
quello che Naruto ha fatto per noi, per il villaggio, per il mondo ninja, PER
TE. COME HAI POTUTO DIRE QUELLE COSE NEI SUOI CONFRONTI, EH? Tutti i suoi
sacrifici, tutte le sofferenze che ha dovuto patire fin dalla nascita. Dimmi
Sakura, hai mia provato a metterti nei suoi panni. Gli abitanti lo hanno tenuto
a distanza solo perché teneva sigillato dentro di lui uno stupido demone. A
nessuno è mai importato chi lui fosse o come si sentisse. E’ sempre rimasto
solo, senza amore. Lasciato a se stesso. Tu ed io non potremo neanche
lontanamente immaginare come ci si possa sentire”
Sakura non si mosse di un centimetro. Rimase per terra ad
ascoltare ogni singola parola uscita dalla bocca della sua insegnante. Ammise a
se stessa che aveva ragione. Non poteva
immaginare quali sofferenze Naruto abbia patito nella sua infanzia. Era stata
una vera….stupida.
“Vorrei che non fosse
mai nato?” esclamò la donna con ironia “Se
non ci fosse stato lui, nessuno di noi sarebbe qui adesso. Forse saremmo tutti
morti, uccisi dall’Akatsuki oppure da Madara o dallo stesso Sasuke. Sta di
fatto che Naruto ha salvato un sacco di persone e lui, in cambio, non ha fatto
altro che accollarsi le loro sofferenze e le loro speranze. Nessuno dovrebbe
portare un tale fardello da solo. Ma lui l’ha fatto comunque. Ha superato i
suoi stessi limiti e, alla fine, ci ha salvati tutti. Non si è mai arreso di
fronte a niente. Ha dimostrato un coraggio e una tenacia fuori dal comune. Non
è affatto un vigliacco. Se davvero pensi queste cose di lui, allora, dubito
seriamente che tu lo conosca veramente. Non sei mai stata davvero sua amica.
La kunoichi, udendo quelle parole, scattò subito in piedi
rispondendo:
“Questo non è
assolutamente vero. Io e Naruto ci conosciamo sin dai tempi dell’accademia. Abbiamo
completato insieme un sacco di missioni. Come una squadra. Con il tempo, ho
imparato a conoscerlo. Il suo modo di
fare. Il suo modo di essere. Siamo diventati amici a tutti gli effetti. Condividiamo
gli stessi ricordi e le stesse sofferenze, soprattutto riguardo Sasuke. Perciò
le dico che si sta sbagliando”
“L’ha fatto?” domandò
Tsunade, cogliendola di sorpresa.
“C-Cosa? C-Cosa vuole
dire?” rispose la ragazza, non comprendendo il senso della domanda.
“Naruto ha condiviso
con te le proprie sofferenze? Il proprio dolore? Pensaci bene. Ti ha mai
raccontato quanto è stata difficile la sua infanzia? Oppure quando Sasuke è fuggito e tu l’hai
supplicato di riportarlo indietro, ricordi cos’ha fatto e cosa ti ha detto?” domandò
Tsunade riacquistando la calma e il controllo di se.
“Lui….lui mi ha
sorriso. E ha detto che avrebbe riportato Sasuke a costo della sua stessa vita.
Perché teneva a Sasuke. Gli voleva bene
come un fratello. Per questo mot……….”
“Continui a non
capire, vero? Il suo sorriso era fasullo. Forzato"
"Ti ha detto quelle cose per
farti sentire meglio, per darti conforto. Ti ha dato un’ancora di salvezza su cui
aggrapparti. In realtà, non hai mai capito quali fossero i reali sentimenti di
Naruto. Quanto grande fosse la sua sofferenza.
Lui stesso non era sicuro che sarebbe riuscito a riportare a casa
Sasuke. Ma, nonostante tutto, ci ha provato. E riprovato. E riprovato. A messo
da parte le sue sofferenze e i suoi sentimenti per mantenere la sua promessa e per raggiungere il suo sogno.
Si è allenato come un
pazzo. Giorno e notte. Senza sosta. Ha sputato sangue e sudore per diventare più forte. Per raggiungere i
suoi obiettivi"
"Naruto ha sempre dato
tantissimo a tutti noi. Senza mai chiedere nulla in cambio. Abbiamo
fatto troppo affidamento su di lui. Tu hai fatto troppo affidamento
su di lui. La promessa gli ha creato sia sofferenza, da parte
tua, che rivalità, da parte di Sasuke. E l'hanno reso ciò
che è oggi.
Non è per questo motivo che Naruto c'è l'ha con te. Sta
agendo in quel modo per qualcosa che tu ancora non capisci e che
dovresti gia sapere, essendo sua amica. Ma, a quanto pare, non sei
ancora abbastanza consapevole per capire quello che gli sta succedendo.
"C-Capire cosa? Cosa non mi ha detto Naruto" pensò la rosa cercando di trovare una risposta in mezzo a tutta quella confusione che si era creata nella sua testa.
"Questa è la prova che
Naruto non è mai stato sincero con te fino in fondo. Non si è mai aperto
completamente a te, nonostante tutto il tempo che avete passato insieme. Non ti
ha mai confidato le proprie sofferenze. I propri sentimenti.
A preferito indossare
una maschera per mostrare a te solo la parte che lui "voleva" che tu vedessi.
Anche quando a te sembrava felice, alle
volte, stava semplicemente mentendo e soffrendo allo stesso tempo.
E’ questa la
differenza.
La differenza che c’è
tra l’essere “veri” amici e semplici compagni di squadra”
Kakashi lascio andare la presa che teneva sulla donna e si
avvicinò alla kunoichi di fronte alla donna.
Continuava a tenere la testa abbassata, in segno di
rimprovero, e sul suo viso si poteva leggere tutto il suo stupore e la sua
sofferenza. Quelle parole l’avevano scossa dall’interno.
Anche se Sai gli aveva fatto capire la sofferenza che Naruto
stava portando per colpa sua. Della promessa che si erano fatti. Non aveva
compreso quanto potesse essere grande quella sofferenza. Quel dolore.
“N-Naruto! N-N-Non è
possibile. Noi due siamo sempre stati amici. Sempre. Lui mi ha sempre detto la
verità. E’ sempre stata la persona più leale e sincera che io abbia mai
conosciuto. Solo negli ultimi tempi, ho iniziato a notare da parte sua un certo
distaccamento. Per questo, prima, ho inveito contro di lui. Mi sono sentita tradita.
La mia fiducia ha cominciato a vacillare. Non mi ha rivelato la verità su
Sasuke e non riesco a capire perché. Perché non mi ha detto niente?” esclamò
la rosa, guardando il suo maestro che si stava avvicinando a lei con una strana
lentezza.
“Ti stava proteggendo”
esclamò Kakashi, poggiando entrambe le mani sulle spalle di Sakura.
La rosa spalancò gli occhi ed esclamò un sussurrato:
“C-C-Cosa? L-Lui……N-N-Naruto mi…….stava…….proteggendo? Non…..non
capisco”
“L’ha fatto per te.
Non voleva che tu stessi in pena per Sasuke, aspettando la sua sentenza. Per la
gravita delle sue azioni, Sasuke poteva anche essere condannato alla pena di
morte. Non voleva metterti addosso quest’angoscia inutile sin dal principio. Al
villaggio, molti avevano bisogno del tuo aiuto. Delle tue abilità di medico. Stai
gestendo un’ospedale. Pensare a queste cose, ti avrebbe di sicuro distratta e
questo lui non poteva permetterlo. L’ha fatto per il tuo bene e per il bene del
villaggio.
Per questo è riuscito
a convincere me e Sasuke ha mettere su questa messinscena. Tutti e tre abbiamo
pensato che questa fosse la cosa migliore per te. La scelta giusta.
Naruto ha lottato con tutte
le sue forze durante il processo. Conscio del fatto che Sasuke avrebbe dovuto
pagare per i suoi errori, ha fatto tutto il possibile per limitare i danni”
“A-A-Allora……Naruto……voi
tutti……l’avete fatto per me?” domandò la kunoichi guardando i due ninja
davanti a lei con gli occhi ancora lucidi per le lacrime.
“Ma certo, Sakura” esclamò
l’Hokage con dolcezza “Anche se tu sei
stata colei che gli ha creato maggiori sofferenze, lui ha pensato solo al tuo
bene. Al bene degli altri. Mai al suo. E’ stato Naruto a chiedermi di mantenere
il silenzio su Sasuke e di non dirti niente. Mi disse che te ne avrebbe parlato
quando fosse stato il momento. Ma, a quanto pare, non è stato cosi.
Probabilmente perché non è stato soddisfatto della decisione presa dai Kage e
dalla giuria” esclamò Tsunade incrociando le braccia al petto.
“C-Come non è
soddisfatto? Da come ne ha parlato lei e il maestro Kakashi, ha fatto più del
necessario. Ha convinto tutti a dare a Sasuke un solo anno di prigionia. Non è
una cosa da poco. Pensavo dovesse andare molto peggio. Invece, ha difeso Sasuke
alla grande ed e riuscito ad alleggerire la sua pena” esclamò Sakura con
tono allegro. Era davvero grata a Naruto per tutto quello che aveva fatto. Per
aver difeso Sasuke nel momento dl bisogno.
“Non è cosi semplice,
Sakura” esclamò Kakashi allontanandosi dalla ragazza e mettendosi al fianco
della donna bionda “E’ vero. Naruto è riuscito a convincere tutti
ad alleggerire la sua condanna. Ma non tutti. Mifune, il capo del Paese del
Ferro, e il Quarto Raikage non si sono lasciati convincere facilmente. Sasuke
ha ucciso molti samurai e ha tentato di catturare KillerBee per consegnarlo all’Akatsuki.
Per loro, questa è un’onta pesantissima. Imperdonabile a loro avviso. Sasuke
doveva dare prova del suo pentimento e della sua voglia di cambiare. Non solo
con parole di scuse, ma con un gesto che avrebbe cancellato tutti i loro dubbi
sulla questione. Una sorta di “scambio equivalente”.
“C-Che volete dire? Di
che gesto state parlando? Ha dovuto dare qualcosa in cambio?” esclamò
Sakura preoccupata. Cosa poteva significare? Dare qualcosa in cambio della
propria libertà. Di cosa poteva trattarsi? Pensò la rosa tra se e se.
“Esatto, Sakura” Tsunade
fece un passo in avanti e con tono serio continuò “Doveva darci un segno che ci convincesse del suo cambiamento. Un gesto
di estrema importanza. Una cosa molto importante per lui, ma che gli avrebbe
garantito salva la vita ed un alleggerimento della sua condanna”
Sakura rimase in silenzio ad ascoltare le parole dell’Hokage.
Non riusciva nemmeno ad immaginare cosa Sasuke avrebbe dovuto dare in cambio.
Una cosa a lui cara.
Non restava altro da fare che attendere il seguito del
dialogo. La sua curiosità e la sua preoccupazione sarebbero state presto
cancellate. Forse.
Tsunade fece un breve sospiro ed esclamò:
“In cambio dell’alleggerimento
della sua pena, che gli avrebbe garantito salva la vita, Sasuke Uchiha doveva
donare di sua spontanea volontà……………..”
Sakura trattenne il fiato per la tensione e l’ansia. Impose
a se stessa di rimanere ferma ed aspettare la fine della frase. Solo allora si
sarebbe lasciata andare.
“……………il suo occhio
sinistro, l’abilità oculare donatagli dall’Eremita Delle Sei Vie”
Ciao ragazzi :)
Ecco a voi il capitolo 17. Questo è stato il capitolo più difficile che
abbia mai scritto fino ad oggi. Dico sul serio.
Un capitolo davvero complesso che molti di voi dovranno leggere almeno
due volte. Purtroppo non posso farci niente. I miei capitoli sono cosi. Mi
piace complicarmi la vita e complicarla anche a voi XD
Nel prossimo capitolo spiegherò tutto ciò che riguarda la parte finale.
Non temete. Pensavo di riuscire a scrivere tutto in quest’ultimo capitolo, ma,
come al solito, mi sbagliavo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio tutto coloro che
stanno leggendo la storia, che la recensiscono e che l’hanno inserita tra le
seguite o le preferite. Grazie davvero.
Un saluto a tutti e ci sentiamo al prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 18 *** Sharinnegan ***
Cap 18
“In cambio
dell’alleggerimento della sua pena, che gli avrebbe garantito salva la vita,
Sasuke Uchiha doveva donare di sua spontanea volontà……………il suo occhio
sinistro, l’abilità oculare donatagli dall’Eremita Delle Sei Vie”
Nella stanza calò nuovamente il silenzio. Tsunade e Kakashi
aspettarono un minuto abbondante per far assimilare la notizia alla kunoichi.
Teneva la bocca e gli occhi per lo shock. Non si sarebbe mai aspettata di
sentire una cosa del genere.
“Il……il suo……..occhio
sinistro?!” esclamò con stupore la ragazza, guardando i due ninja di fronte
a se con aria preoccupata e confusa. Altre domande si aggiunsero dentro la sua
mente. Tutto ciò non aveva alcun senso per lei.
“Esatto, Sakura! E’
stata una decisione presa all’unanimità da tutti i Kage” esclamò Kakashi
con serietà, guardando la kunoichi a sua volta. Poteva capire con il semplice
sguardo ciò che stava provando la sua allieva in quel momento. Era come un
libro aperto. Poteva leggere le sue paure, la sua confusione, la sua
preoccupazione, le sue incertezze e i suoi sentimenti. Ogni cosa, senza usare
nessun tipo di abilità oculare o tecnica illusoria.
“A-A-Aspettate
un’attimo” esclamò Sakura camminando da una parte all’altra della stanza
con fare impaziente. Sentiva la testa scoppiarle. Schiacciata da tutte le
domande e i dubbi che pesavano come macigni.
“P-Per quale motivo
avete chiesto a Sasuke di fare una cosa del genere? Perché il suo occhio
sinistro? Cosa avete intenzione di farne? Come sta Sasuke? P-P-Perché?” La
kunoichi dette voce ai suoi pensieri. Alle domande che vorticavano dentro la sua mente. Sentì la sua
testa farsi improvvisamente più leggera. Era inutile starci a rimuginare. Le
persone che potevano dargli le risposte che cercava erano di fronte a lei.
“Adesso sta calma e
siediti!” esclamò con tono autoritario il jonin dai capelli argentati,
interrompendo ruscamente la marcia furiosa della sua allieva. “L’Hokage ti darà tutte le risposte che
cerchi. Smettila di comportarti in questo modo. Non sei più una bambina. Sei
una ninja del Villaggio della Foglia. Un brillante medico che ha salvato
migliaia di vite durante la guerra. Devi mantenere la calma e il sangue freddo.
So che queste domande ti stanno tormentando. Ti capisco perfettamente. Ma adesso,
devi ascoltare tutto ciò che l’Hokage ti dirà e valutare la questione in modo
oggettivo. Senza farti trascinare dai sentimenti che provi. Solo cosi potrai
comprendere il loro punto di vista”
La kunoichi distolse nuovamente lo sguardo dal suo maestro.
Aveva ragione. Si era lasciata ancora una volta trasportare dalle emozioni che
stava provando in quel momento. Ammise a se stessa. Doveva comportarsi come una
vera ninja.
“Scusatemi! Non dovevo
perdere la calma” sussurrò la rosa con fare dispiaciuto, sedendosi
lentamente sulla sedia posta al centro della stanza.
“La prego, signorina
Tsunade, continui pure” esclamò guardando la donna negli occhi.
Tsuande, sorridendo leggermente, rispose “Non preoccuparti. Non hai fatto nulla di
male. E’ normale che tu voglia sapere i motivi di questa decisione. Alla fine,
Sasuke è un tuo amico e ci tieni a lui. Perciò non sentirti in colpa per aver
esternato ciò che senti. Siamo esseri umani. Ognuno ha le proprie emozioni, i
propri problemi, le proprie domande, i propri perché. Siamo sempre alla ricerca
della verità. Della conoscenza. Della felicità. Senza tutto questo saremmo
semplicemente degli ignoranti che scappano dalla verità stessa. Vivremo ogni
giorno della nostra vita nella menzogna. Forse saremmo felici. Questo è vero. Ma, in un mondo falso. Che non esiste. Un
mondo illusorio. Uno Tsukuyomi infinito”
Tsunade si inginocchiò vicino alla kunoichi e gli sussurrò
all’orecchio “Sappi che sono fiera di te.
Stai diventando una bellissima donna. Non devi avere mai paura di rivelarmi i
tuoi sentimenti. Ti conosco da troppo tempo. Sei come una figlia per me. Il
fatto che ti poni delle domande dimostra quanto tu sia cresciuta e maturata in
tutti questi anni. Ti voglio un mondo di bene, Sakura”
Le iridi color smeraldo della kunoichi iniziarono pian piano
ad inumidirsi. Ogni singola parola sussurrata nell’orecchio dalla sua maestra
era una lacrima. Una lacrima non di dolore. Ma di felicità. Mai nessuno gli
aveva fatto un complimento simile. Tutti quanti vedevano in lei solo una
bambina piagnucolona che non è capace di risolvere i propri problemi da sola.
Solo la sua maestra aveva compreso appieno ciò che provava la propria anima. Ha
riconosciuto le sue “vere” capacità. Forse perché erano più simili di quanto
lei stessa pensasse. Il tempo trascorso insieme ha rafforzato il loro legame.
La reso forte come quello tra lei e Ino.
Sakura ricambiò l’abbraccio con forza e rispose sussurrando
un semplice “Grazie” con le lacrime
che continuavano a cadere dal viso.
Kakashi, nel frattempo, si era nuovamente appoggiato al muro
alla sua destra e stava guardando la scena con il sorriso sulle labbra e
l’occhio chiuso. Anche se non si poteva vedere per via della maschera ;)
Dopo qualche secondo, Tsunade si allontanò lentamente dalla
kunoichi e rimanendo in piedi esclamò:
“Tornando a noi. Stavo
parlando di Sasuke e della sua nuova arte oculare. Una nuova
abilità che unisce
i poteri dello Sharingan con quelli dei Rinnegan. L’abbiamo
chiamata………………”
“Sharinnegan”
“Sharinnegan!?” esclamò la rosa con stupore. Prima della
partenza di Sasuke, era riuscita a vedere quell’occhio da molto vicino. Sotto
certi aspetti, sembrava quasi inquietante. Emanava un che di malvagio solo
incrociando quello sguardo. Pensò tra se e se. Ma non riuscì mai a capire il
perché.
“Si!” continuò
l’Hokage “Un’abilità donatagli
dall’Eremita delle Sei Vie in persona. Il capostipite di tutti i ninja e il
primo ad essere diventato la Forza Portante del Juubi, il demone a dieci code”
“Già. Ha fatto la sua
comparsa dopo il combattimento con Kaguya. Ancora non riesco a credere di
averlo incontrato per davvero. E’ qualcosa di incredibile. E’ stato lui a
donare i nuovi poteri a Naruto e Sasuke. Senza di lui, non saremmo mai riusciti
a sconfiggere quell’essere malvagio” esclamò Sakura ricordando quei
terribili momenti. Quando incontrò quell’entità per la prima
volta, era sicura che non ci sarebbe stato più niente da fare. Sarebbero stati
sconfitti e lei avrebbe vinto. Ma, le
cose sono andate diversamente.
“Questo è uno dei
motivi per cui abbiamo preso questa decisione. Ma, partiamo dall’inizio, ok?” domandò
Tsunade alla sua allieva.
Sakura si limitò semplicemente ad annuire. Anche se sapeva
perfettamente come erano andate le cose, forse c’era qualcosa che ancora non
sapeva. Cosa c’entrava il combattimento con Kaguya con la decisione di prendere
l’occhio sinistro di Sasuke?
“Kakashi mi ha
ragguagliato su tutta la situazione. Mentre tutti noi eravamo intrappolati
nello Tsukuyomo Infinito, tu, Naruto, Sasuke e Kakashi siete riusciti a
proteggervi e avete combattuto Madara da soli. Ma, a quanto pare, lui non’era
nient’atro che un burattino. Una pedina da gioco. Nascosto nell’ombra, qualcun’altro
muoveva i fili e ha fatto di lui quello che voleva. Madara è stata ucciso.
Colpito alle spalle da colui che credeva fosse suo alleato. Zetsu Nero. Una
volta uscito dai giochi, ha fatto la sua comparsa il “vero” nemico. Non solo
nostro, ma di tutto il mondo ninja. Una sorta di divinità chiamata Kaguya”
La kunoichi continuò ad annuire. Fin qui le era tutto
chiaro.
“So che è stata una
battaglia dura. Siete stati vicini alla morte più di una volta. Ma, alla fine,
avete avuto la meglio. La squadra 7, insieme ad Obito, è riuscita a sigillarla
all’interno del Chibaku Tensei per sempre. Un’impresa davvero degna di nota.
Avete dimostrato ancora una volta che il gioco di squadra è più forte di
qualsiasi altra cosa e che se si combatte insieme, si può sconfiggere anche un
dio” esclamò Tsunade soddisfatta dell’operato dei suoi ninja. Unendo le
forze, sono riusciti a salvare il mondo intero.
Sakura annui, ricordando la battaglia con Kaguya fino al
momento del suo sigillo.
“E’ stato un qualcosa
di incredibile. Difficile da descrivere. I suoi poteri andavano oltre ogni
immaginazione. Io stessa ho pensato che non saremmo mai riusciti a
sconfiggerla. Ho i brividi solamente ricordando il suo sguardo su di me.
Durante il combattimento, ha capito che l’unico modo per batterci era quello di
separare Naruto e Sasuke. Solo loro avrebbero potuto sigillarla. Ma, nonostante
i suoi tentativi, la nostra squadra si è rivelata più forte e più affiatata di
quanto non lo fosse mai stata. Le abbiamo fatto vedere la vera forza
dell’umanità. Di tutti coloro che credevano in noi. La forza dei ninja di
Konoha” Sakura sentì di nuovo i brividi della battaglia su di se. Anche lei
si è rivelata utile durante il combattimento. E questo la riempiva d’orgoglio e
di soddisfazione. Combattere al fianco di
Naruto e Sasuke è sempre stato uno dei suoi sogni più nascosti.
Kakashi annui semplicemente a quell’affermazione. Aveva
visto di persona il grande affiatamento venutosi a creare durante la battaglia.
Unire le forze per raggiungere un’obiettivo comune. Nonostante le vicissitudini
che avevano passato, in quel momento, ebbe la sicurezza che la Squadra 7 fosse
tornata più forte che mai. Anche per il jonin, questo è stato uno dei suoi
sogni che a sempre sperato si realizzasse.
“Ma, ancora non
capisco. Cosa c’entra Kaguya con il togliere a Sasuke la sua nuova arte
oculare?” domandò la kunoichi curiosa. Sasuke aveva usato lo Sharinnegan
per combattere quella divinità. Insieme a Naruto, a sigillato Kaguya e salvato
il mondo ninja. Allora, quale poteva essere il motivo.
“Kakashi mi ha
descritto per fino e per segno quest’entità chiamata Kaguya. Il suo aspetto, le
sue abilità, il suo modo di combattere e la sua malvagità” esclamò Tsunade,
iniziando a camminare a destra e a sinistra per l’ufficio.
“Mi ha detto che,
oltre al byakugan, possiede un terzo occhio. Proprio al centro della fronte. La
stessa arte oculare che Sasuke possiede nel suo occhio sinistro. Da quel che io
e gli altri Kage abbiamo capito, durante il combattimento è riuscita a
separarvi trasportandovi in luoghi diversi per diverso tempo. Quindi, possiamo
dedurre che lei possiede un qualche tipo di tecnica spazio-temporale che le
permette di teletrasportarvi tutti a suo piacimento. Inoltre, può controllare tutti
i Bijuu a suo piacimento e,come Madara, creare uno Tsukuyomi Infinito. Tutto
grazie allo Sharinnegan. Di conseguenza, anche Sasuke possieda le sue stesse
abilità. Anche se inconsapevolmente. Infine, sono pronta a scommettere che
quell’arte oculare nasconde dietro di se altre tecniche pericolosissime”
“Esattamente” esclamò
Kakashi, supportando la tesi dell’Hokage “Ho
visto io stesso queste abilità in azione e posso assicurarle che sono
sensazionali. Non ho mai visto nulla di simile in vita mia. Un potere
inarrestabile. Sconfitto soltanto da un altro potere di eguale forza e potenza.
I poteri donati da Hagoromo a Naruto e Sasuke. Senza di essi, non l’avremo mai
sigillata e il mondo sarebbe finito nelle sue mani”
“Continuò a non
capire, cosa c’entra tutto ciò con Sasuke?” domandò nuovamente la ragazza,
ancora più impaziente di prima. Voleva arrivare dritta al punto.
“Lo Sharinnegan è
un’arte oculare potentissima. Che nessun essere umano dovrebbe possedere.
Kakashi stesso e rimasto stupefatto da cosi tanta potenza. Io e tutti gli altri
Kage siamo rimasti esterrefatti e……….spaventati. Con il solo uso di
quell’occhio, qualsiasi persona potrebbe mettere il mondo intero ai suoi piedi.
Sharingan e Rinnegan insieme. E’ qualcosa di…….terrificante. Controllare qualunque
cosa come una pedina. Controllare qualsiasi cercoterio, compreso il dieci code.
No, è qualcosa che non possiamo permettere. E compito di noi Kage proteggere il
mondo ninja da un’imminente pericolo. Non abbiamo avuto altra scelta” esclamò
Tsunade fermando il suo cammino proprio di fronte alla ragazza.
“Condivido tutto
quello che ha detto l’Hokage. Questo è il primo motivo per cui l’hanno fatto.
E’ troppo potere per una sola persona. Inoltre, Sasuke è la persona meno adatta
a possedere un potere del genere. Considerando il suo passato e il suo modo di
essere, nessuno di loro poteva correre il rischio. Non potevano lasciare che un
tale potere rimanesse nelle sue mani” esclamò il jonin esprimendo la sua
opinione. In realtà, era convinto che nessuno dovesse possedere un potere del
genere. Nemmeno una persona come Naruto.
“Ecco………credo di
capire il vostro punto di vista. Anch’io ho visto quel potere di persona Un potere tale che riuscirebbe a conquistare il mondo con un semplice battito
di palpebra.” affermò la rosa con fermezza.
“Aspettate un’attimo” esclamò
improvvisamente la kunoichi rivolgendosi ai due ninja che le stavano davanti “Forse mi sto sbagliando ma………avete paura
che lo Sharinnegan, il potere di Kaguya, possa essere usato per scopi malvagi o
cose del genere? Oppure avete paura che “Sasuke” possa usare nuovamente questo
stesso potere per conquistare il mondo? Vi ricordo che ci ha aiutato a
sconfiggere Kaguya insieme a me, Naruto e il maestro Kakashi. Non mi sembra il
caso di dubitare della sua fiducia” Sakura si alzò dalla sedia e guardò i
due ninja negli occhi per riuscire a capire qual’era la verità. Stavano
dubitando davvero della buona fede di Sasuke? Pensò tra se e se.
Kakashi evitò volontariamente di incrociare il suo sguardo,
mentre Tsuande rimase immobile, davanti a lei, contraccambiando il suo sguardo.
Dopo qualche secondo, la donna si avvicinò di qualche passo alla kunoichi e con
voce ferma le disse:
“Certo che dubito
della buona volontà di Sasuke. Soprattutto dopo tutto quello che ha fatto. E
non solo io. Vero, Kakashi?” esclamò rivolgendosi al jonin appoggiato sul
muro con le braccia conserte.
“M-M-Maestro Kakashi?
N-Non mi dica che……….anche lei………….” Balbetto la rosa avvicinandosi al suo
maestro con aria sconvolta. Non poteva pensare che proprio lui non si fidasse
più di Sasuke.
“S-Si, Sakura. Anch’io
dubito ancora che Sasuke sia tornato sulla retta via. Dopo tutto quello che ha
fatto, non riesco del tutto a fidarmi di
lui. Non più come una volta. Non come mi fido di te o di Naruto. Mi…..mi
dispiace. Dico davvero Ma, proprio non posso.” esclamò Kakashi continuando
a tenere gli occhi chiusi per non lasciar trasparire le proprie emozioni.
Per qualche secondo, nella stanza calo nuovamente in
silenzio. La kunoichi era incredula per ciò che aveva sentito dire dal suo
maestro. Non poteva fidarsi di lui come una volta? Ha davvero detto questo? Si
domandò la kunoichi.
“COME PUO’ DIRE UNA
COSA DEL GENERE” gridò la rosa, afferrando il suo maestro per il colletto “Sasuke è tornato per noi, per il bene del
villaggio. Di sua spontanea volontà. E’ arrivato sul campo di battaglia ed ha
combattuto al nostro fianco per porre fine alla guerra. Mettendo a rischi la
sua vita. Senza di lui, non saremmo riusciti a sconfiggere Kaguya e a salvare
il mondo. Adesso me lo dica, per quale motivo non si fida più di lui? E per
quella sua nuova arte oculare? Lo Sharinnegan? E’ per questo che ha detto
quelle cose? RISPONDA!” gridò Sakura, lasciando uscire la sua rabbia.
Lentamente, lasciò andare il colletto del jonin ed indietreggio di qualche
passo, tenendo la testa bassa in segno di scuse.
“Non è per questo. Non
è per la sua nuova arte oculare che non mi fido di lui. Non sono una persona
cosi superficiale. Un’arma come questa può essere usata sia per il bene che per
il male. Tutto dipende dall’utilizzo che ne si fa. Da “chi” la utilizza. Da un
grande potere derivano grandi responsabilità. E’ questo vale per qualsiasi tipo
di potere. Più grande è il potere, maggiore diventa la responsabilità nel uso
che ne si fa. Sasuke non è in grado di gestire questo potere per il bene di
tutti. Ma solo per il “suo” bene” rispose il jonin con fermezza.
“Io……io……….continuò a
non capire. Se non è per il potere dello Sharinnegan………..allora per quale
motivo? Cos’ha fatto Sasuke per perdere la vostra fiducia?” domandò la
kunoichi ancora più confusa di prima. Poteva capire che quell’abilità fosse
molto potente da controllare ed usare nella maniera giusta. Ma loro stavano
dubitando della fiducia di Sasuke. Perché? Si domandò.
“Dovresti già saperlo,
Sakura. Dopotutto, c’eri anche tu quando è successo” esclamò Tsunade
rientrando nella discussione.
“Di…..di cosa sta
parlando? N-Non capisco” balbettò la rosa, guardando la sua maestra con
stupore “Se si riferisce alla battaglia
contro Kaguya, posso assicurarle che Sasuke non ha fatto niente di male. Sono
sicura che si sta sbag……..”
“NON STO PARLANDO DÌ
QUELLA BATTAGLIA, SAKURA! MI RIFERISCO A CIO’ CHE E’ SUCCESSO DOPO” gridò
l’Hokage con autorità ed un pizzico di rabbia. Stava, lentamente, iniziando ad
infervorarsi.
“D-Di quello che
è……….successo dopo. D-Di cosa sta parl………..” Come un flash, tutti i ricordi
iniziarono a prendere vita nella sua mente. Uno dopo l’altro. Come un’album di
fotografie.
“Sai perfettamente di
cosa sto parlando. Kakashi mi ha detto tutto. Ogni cosa. Questo è il secondo
motivo per cui tutti i Kage hanno preso questa decisione senza esitazione. Il
motivo più importante di tutti”
Kakashi non disse niente. Aveva raccontato la faccenda a
tutti e 5 i Kage nei minimi dettagli durante il processo. Era il suo dovere
come ninja.
Sakura, dal canto suo, non sapeva cosa dire. I fatti
accaduti sei mesi fa tornarono a tormentarla ancora una volta. Anche quelli
facevano parte di quel passato che voleva dimenticare. Ma, più ci provava, più
si rendeva conto che non poteva farlo. Il passato non si può cancellare. Si può
soltanto andare avanti e imparare dai propri sbagli.
“Ucciderò i 5 Kage che
sono ancora dentro lo Tsukuyomo Infinito. Queste sono state le sue parole. E’
incettabile una tale condotta. Un tale……egoismo. Dopo tutto quello che ha fatto
al Summit. Uccidere persone per i propri scopi personali come fossero dei
semplici pupazzi senza valore. Crede che la vita umana non valga nulla. E
indovina cose successo dopo. Anche se dovresti saperlo. Chi ha fermato i suoi
propositi?” domandò l’Hokage con lo stesso tono infuriato di prima.
Dopo qualche secondo, la rosa esclamò “N-Naruto! N-Naruto a combattuto contro di lui. Durante il
combattimento ci ha parlato ed, in qualche modo, è riuscito a riportarlo
indietro”
“Esatto, Sakura. E’
stato Naruto. Come al solito. Ha combattuto con tutte le sue forze per riuscire
a fermarlo. La loro battaglia finale, tenutasi alla Valle dell’Epilogo, è stato
qualcosa di epocale. Un combattimento durato quasi un giorno intero”
“Sai cosa mi fa
arrabbiare, Sakura? Sasuke ha dichiarato pubblicamente di voler diventare
Hokage. HOKAGE, CAPISCI? E NON SOLO. HA CERCATO DÌ UCCIDERE TUTTI I KAGE
GIUSTIFICANDOLA COME UNA “RIVOLUZIONE” gridò Tsunade, scagliando un
violentissimo pugno contro la parete alle sue spalle “COME OSA QUEL MOCCIOSO. DOPO TUTTO QUELLO CHE HA FATTO. CON QUEL
CORAGGIO HA AVUTO LA FACCIA TOSTA DÌ VOLER DIVENTARE HOKAGE. PARLARE DÌ COSE
DEL GENERE CON TALE LEGGEREZZA. SENZA SAPERE QUALE FOSSE IL “REALE” SIGNIFICATO DÌ QUESTA PAROLA. SI
E’ FATTO UN’IDEA TUTTA SUA E HA DECISO DÌ METTERLA IN ATTO. NESSUNO DÌ NOI
L’AVREBBE ACCETTATO E LUI LO SA. PER QUESTO HA CERCATO DÌ UCCIDERCI. SE NON CI
FOSSE STATO NARUTO, L’AVREBBE FATTO SUL SERIO. SENZA NESSUN RIPENSAMENTO” continuò
a gridare, lasciando uscire tutta la sua rabbia e il suo disprezzo nei suoi
confronti. Nei confronti di Sasuke.
Kakashi continuò a mantenere il suo silenzio. Prima della
battaglia, aveva affidato a Naruto le sue ultime speranze. Ha creduto in lui
fino in fondo. Non poteva fare altro. Quale siano state le parole di Naruto per
riuscire a convincerlo, sono tutt’ora un mistero per lui. Restava il fatto che
le capacità di persuasione di Naruto rimangono sensazionali. Molte cose
sarebbero andate diversamente se non ci fosse stato lui
Tsuande riacquistò lentamente il controllo di se, si voltò
ancora una volta verso la kunoichi ed esclamo:
“Alla fine, Naruto è
riuscito a salvarlo da se stesso. Ha fatto ciò che avrebbe fatto un vero amico.
Molti lo avrebbero abbandonato. E quali sono state le conseguenze? Hanno
entrambi perso un braccio. NARUTO HA PERSO UN BRACCIO. E per cosa? Per
l’egoismo di Sasuke. Per i suoi capricci. Ho visto il campo di battaglia.
Sasuke non si è trattenuto affatto nel combattimento. Ha cercato “davvero” di
uccidere Naruto. PER LA SECONDA VOLTA. Naruto non ha avuto altra scelta. Ha
dovuto agire di conseguenza. Stavolta non ha combattuto solo per la sua vita,
ma per le vite di tutti noi”
“F-F-Forse Sasuke non
stava cercando davvero di ucciderlo. Forse……….lo stava soltanto mettendo alla
prova. Per capire se sarebbe stato un buon Hokage. Non possiamo dirlo con
certezza. Non le pare” esclamò la kunoichi, difendendo nuovamente le azioni
del moro.
“Naruto gli ha detto
fin da subito che se avessero combattuto, sarebbero morti entrambi. Ma, Sasuke,
ci ha provato ugualmente ed, alla fine, entrambi hanno perso un braccio. Sono
stati fortunati. Avrebbero potuto perdere qualcosa di molto più prezioso. Le
loro stesse vite” esclamò Kakashi con aria preoccupata. Il solo pensiero di
trovare Naruto e Sasuke, morti, lo faceva rabbrividire. Quello sarebbe stato il
peggiore dei suoi incubi.
“Quali siano state le
sue motivazioni a me non interessa. Sasuke ha fatto quello che ha fatto
incurante delle possibili conseguenze. Naruto sarebbe potuto morire. Te ne rendi
conto. Sarebbe morto ed insieme a lui tutti i suoi sogni. Il sogno di diventare
Hokage. Quello che lo ha tenuto sempre in piedi e lo ha spinto a migliorarsi
sempre di più. Questa è un’altra prova che Sasuke non si fidava nemmeno di lui.
Non si fidava di Naruto come amico, ne come possibile Hokage. Almeno questo è
il mio punto di vista, basandomi sui fatti accaduti” esclamò Tsunade
avvicinandosi alla kunoichi.
“E-Ecco……….i…..io….non……..”
balbettò la rosa, cercando di trovare
qualche altra possibile giustificazione.
“Tu cos’hai fatto per impedire tutto questo? Dimmelo.
Scommetto che, ancora una volta, l’ha supplicato di non farlo. Di tornare
indietro, vero?” domandò Tsunade avvicinandosi alla kunoichi.
La ragazza teneva la testa bassa e il volto coperto dai
capelli rosa. Sapeva perfettamente che non era riuscita a fermare Sasuke.
Ancora una volta. Cos’altro avrebbe dovuto fare per fermarlo. Combatterlo? Come
poteva. Sasuke era infinitamente più forte di lei. Non avrebbe avuto alcuna
chance.
Non udendo alcuna risposta, Tsunade disse “Tsk. Come immaginavo. E’ lui, invece,
cos’ha fatto. Quali sono state le sue parole”
Quel terribile ricordo la paralizzò all’istante. Il ricordo
più brutto di tutti. Anche se per un’istante, quella tecnica illusoria si era
fusa alla realtà, rendendo quel gesto ancora più spietato.
“Ti ha tramortito con
una tecnica illusoria. Senza alcuna replica. Anche se finzione, quelle tecniche
possono rispecchiare la realtà per coloro che le subiscono. Kakashi sa
perfettamente di cosa sto parlando. Sa quanto possono essere pericolose queste
tecniche. Non ti colpiscono sul piano fisico, ma su quello mentale. Possono
portarti alla follia, alla disperazione più totale” continuò la donna
facendo uscire i suoi pensieri. Voleva che Sakura capisse il suo punto di
vista. Che riflettesse sulle azioni di Sasuke.
“Tsunade ha ragione.
Non posso obiettare nulla su questo. Questo tipo di tecniche non vanno usate
con leggerezza. Anche se sono un’illusione. Credimi, io ci sono passato, come
te. Solo che le mie esperienze sono state di gran lunga peggiori. Ho rivissuto momenti
orribili della mia vita che cerco tutt’ora ancora di dimenticare. A volte,
queste tecniche possono creare dei traumi che difficilmente vengono cancellati
dalla mente. Spero che tu non ne abbia alcuno. Spero” esclamò Kakashi con
tristezza.
Era convinto di ogni parola. Soprattutto sulla parte finale.
Quelle cose possono davvero creare dei traumi nella mente di chi le vive. Se
non si è abbastanza forti da sopportarli. Spero solo che Sakura non avesse
alcuna ripercussione sull’accaduto
“Adesso dimmi, Sakura”
domandò la donna aggrappandosi alle spalle della sua allieva, costringendola a
guardarla negli occhi “Voglio che tu
risponda sinceramente a questa domanda. Dopo tutto questo. Dopo tutto quello
che Sasuke ha fatto. Nel profondo del tuo cuore, pensi davvero che lui sia cambiato?
Che sia tornato uno di noi? Un ninja di Konoha? Dimmi la verità”
Passarono all’incirca 20 secondi prima che Sakura rispondesse
alla domanda che gli era stata posta.
“Io…….io……..non lo so.
Non posso rispondere alla domanda. Per queste cose c’è bisogno di tempo. Questo
lo so. Non ho avuto modo di stare con lui per cosi tanto tempo da averne la
certezza. Dopo la sua finta partenza, è stato processato in gran segreto.
Quindi, non posso darle alcuna certezza. Quando tornerà al villaggio, capirò se
in lui c’è stato un reale cambiamento. Questa, per il momento, è la mia
risposta” esclamò Sakura con fermezza. La sua determinazione stupì i ninja
presenti in quella stanza. Nessuno di loro si aspettava una risposta del genere
da lei.
Kakashi e Tsunade annuirono con il sorriso sulle labbra.
Segno che erano soddisfatti della risposta della ragazza.
“Avrei ancora qualche
domanda. Cosa ne avete fatto dell’occhio? Posso andare a trovare Sasuke in
prigione?” domandò la kunoichi. Chissà
come sarebbe stato,dopo tutto questo tempo, senza avere un straccio di notizia,
vederlo di persona. Cosa avrebbe provato in quel momento.
“Sasuke ha chiesto
esplicitamente di non ricevere nessuna visita. Non so per quale motivo. Penso
che voglia stare per conto suo, a riflettere sui propri errori” le disse
Tsunade, rispondendo con sincerità.
“Ah, capisco” rispose
Sakura di rimando, con un velo di tristezza.
Sperava almeno di riuscire a vederlo. Ma, a quanto pare, si doveva
rassegnare all’idea che avrebbe dovuto aspettare fino a quando non sarebbe
uscito di prigione.
“Per quanto riguarda l’occhio
sinistro, be, la faccenda è stata un po’ più complicata del previsto. Sulle
prime, Sasuke si è rifiutato di fare una cosa del genere. A cercato di opporre
resistenza. Ma poi sono intervenuti Naruto e Kakashi e, in qualche modo, sono
riusciti a convincerlo. Non che avesse molta scelta, comunque. Se non l’avesse
fatto, sarebbe stato imprigionato a vita per il resto dei suoi giorni” esclamò
Tsunade, rispondendo all’ultima domanda.
“Quindi, Sasuke adesso
sta bene, vero? E’ per quanto riguarda il suo braccio sinistro? Anche a lui
avete fatto la stessa cosa di Naruto. Lo avete rimpiazzato?” domandò con un
pizzico di speranza.
“Si. Come Naruto, gli
abbiamo trapiantato un nuovo braccio. Anche se non se lo meritava.
Conoscendolo, riuscirà ad adattarsi velocemente al nuovo arto. Altre domande?”
Tsunade aveva perso fin troppo tempo quella mattina. Il suo ufficio era
completamente distrutto. Avrebbe dovuto cambiarlo al più presto.
“Che ne avete fatto
dello Sharinnegan?” domandò Kakashi. Dopo la sentenza, non sapeva più cosa
ne avessero fatto di quel potentissimo occhio.
“L’abbiamo distrutto.
Non volevamo correre rischi. Quel potere non deve esistere in questo mondo. Per
il bene di tutti, è meglio cosi” rispose la donna senza neanche pensarci.
La kunoichi e il jonin annuirono concordi con la decisione
presa. Anche per loro, quella era la scelta giusta.
“Bene. Se abbiamo
finito potete andare” esclamò Tsunade sedendosi sulla sua poltrona. Quella
mattinata l’aveva distrutta fisicamente e mentalmente. E la giornata non era
ancora finita. Aveva parecchio lavoro da fare.
“A proposito, Sakura.
Le pratiche dell’ospedale che dovevi potarmi?” domandò improvvisamente l’Hokage.
“Ah, giusto. Me ne ero
quasi dimenticata” Sakura prese i rotoli che teneva nella borsa e glieli
porse sulla parte destra della scrivania distrutta a meta.
“Io, Ino e Shizune ci
abbiamo passato tutta la notte cercando di metterle in ordine. Doveva venire
anche Ino ma non ha potuto. Ecco…….lei……..aveva un impegno” esclamò
giustificando la mancata presenza della sua migliore amica.
“Uff. Capisco. Immagino
sia stata dura per voi. Ti vedo abbastanza provata, Sakura. Tu ed Ino potete
riposarvi per il resto della settimana.
Ogni tanto farò un salto in ospedale per accertarmi che vada tutto bene. Sfruttate
questo tempo al meglio. Mi raccomando”
“I…io la ringrazio
infinitamente. Io ed Ino ne abbiamo davvero bisogno. Grazie ancora” esclamò
la rosa inchinandosi in segno di gratitudine. Il lavoro la stava distruggendo
lentamente. Mangiava a malapena. Inoltre, la discussione con Naruto e le novità
su Sasuke sono state troppo da sopportare.
“Non preoccuparti. Usa
questo tempo per riflettere. Cerca di risolvere il litigio con Naruto. Se ci
riuscirai, il resto verrà da se. Non rimanere ferma ad aspettare che qualcosa
accada. Altrimenti, potrebbe essere troppo tardi” esclamò Tsunade, ripensando
alla promessa fatta a Naruto.
“C-Che vuole dire?
Troppo tardi per cosa?” domandò Sakura leggermente preoccupata. Anche Ino
gli aveva detto una cosa del genere. Ma ancora non riusciva a comprendere appieno il loro timore.
“Uff. Nulla. Non fare
caso alle mie parole. A proposito, Kakashi. Appena esci di qui, fa venire qui
Izumo e Kotetsu. Digli che ho bisogno immediatamente di un’altra scrivania. Non
posso lavorare in queste condizioni” esclamò Tsunade guardandosi intorno.
In realtà, sarebbe stato meglio cambiare completamente ufficio. Ma, dato che
era provvisorio e che il vecchio edificio stava per essere riparato completamente,
poteva anche aspettare.
“Come vuole, Hokage.
Forza Sakura. Usciamo da qui. L’Hokage ha molto lavoro da fare e ha già perso
fin troppo tempo con noi” esclamò Kakashi guardando la sua allieva.
Sakura, ancora turbata dalle parole della sua maestra, rispose:
“Eh! Ah, si! Giusto!
Ha ragione. Usciamo di qui”
Sakura e Kakashi uscirono dall’ufficio dell’Hokage con gran
fretta. Prima di chiudere la porta, gli ultimi pensieri della kunoichi sono
stati:
“Sakura? Cosa puoi
fare? Cosa “devi”fare?”
Salve a tutti
Questo capitolo è bello lungo, ma, almeno, sono riuscito a concludere
il flashback di Sakura. Spero di essere stato abbastanza chiaro nello spiegare cosa
è accaduto.
Ho incluso anche alcune delle mie riflessioni sulla parte finale del
manga. Sarei curioso di sentire la vostra opinione sul finale. Qualunque essa
sia XD
Da adesso in poi, potrò continuare con la trama. Finalmente. Posso
andare a ruota libera. Lasciare spazio alla mia fantasia e alla mia
immaginazione.
Ringrazio tutti color che seguono la storia, che l’hanno inserita tra i
preferiti e, soprattutto, coloro che la recensiscono. La vostra opinione conta
molto per me.
Vi ringrazio ancora e ci sentiamo al prossimo capitolo
Un saluto
Leon92
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Capitolo 19 *** L'amore di una madre ***
Cap 19
“Sakura! Cosa puoi dare? Cosa devi fare?”
“Io……
…..non lo so”
“Sono confusa”
“Sasuke è in
prigione”
“Naruto non mi vuole parlare”
“Sta pagando le
conseguenze per
“Ancora non capisco quali
ciò che ha fatto in
passato”
possano essere le cause”
“Il Summit”
“La finta dichiarazione?”
“Le sue azioni durante
la grande guerra”
“La promessa?”
“So cosa ha
fatto”
“Non so che pensare”
“E’ giusto che Sasuke
paghi per i suoi errori”
“E’ sbagliato che
Naruto c’è l’abbia con me”
“Cosa è giusto?”
“Cosa è sbagliato?”
“E’ sbagliato perché
non sono stata
“E’ giusto perché sono stata io a causarli tanto
capace di
fermarlo” dolore
e sofferenza”
“Sono stata io?”
“E’colpa mia?”
“Sono state le mie scelte a causare tutto ciò?”
“Cosa devo fare adesso?”
“Ho……..paura”
“Paura di fare le scelte sbagliate”
“Paura che siano gli altri a soffrire per i miei errori”
“Ho paura di scegliere”
“Ma…..non posso rimanere con le mani in mano”
“Non posso restare a guardare senza fare niente”
“Devo fare qualcosa!”
“Sakura!”
“Devi fare qualcosa!”
“Sakura!”
“Devi agire!”
“Sakura”
“Devi………vivere”
“Sakura!”
La ragazza si svegliò di soprassalto. Qualcuno la stava
chiamando. Una voce famigliare che l’aveva accompagnata per tutta la vita.
“SAKURA! Mi senti? Di
qualcosa?” esclamò sua madre da
dietro la porta con tono preoccupato. Continuava a bussare incessantemente.
Sembrava volesse buttare giù la porta a suon di pugni.
La kunoichi era ancora immersa nella vasca da bagno. Si era
addormentata. Senza che se ne rendesse conto. Accidenti……mi sono addormentata……… pensò fra se e se. Nonostante avesse già dormito,
continuava a sentirsi spossata e stanca.
“Si! Ti sento mamma.
Cosa c’è?” domandò la kunoichi sollevandosi leggermente dalla vasca.
“Tesoro, mi hai fatto
preoccupare. Sei in bagno da quasi un’ora. Ho provato a chiamarti più volte e
non hai risposto. Pensavo ti fossi sentita male o qualcosa di simile” le
disse mantenedo sempre lo stesso tono preoccupato.
“No. No. Sto bene. Mi
ero semplicemente addormentata. Sai come……il lavoro in ospedale, i pazienti, le
pratiche………mi hanno lentamente distrutta. Va tutto bene, mamma. Tranquilla” esclamò
la rosa iniziando a lavare velocemente ogni parte del suo corpo. Si era
rilassata troppo dentro la vasca e doveva ancora finire di sistemarsi i
capelli. “Questi capelli…….che nervi……..ci
metterò una vita a lavarli……” sussurrò.
“Ok, tesoro. Se lo
dici tu. L’importante e che tu stia bene. Negli ultimi tempi ti ho vista di
rado. Stavo iniziando a pensare che fosse troppo dura per te gestire l’ospedale”
“Non preoccuparti di
questo” esclamò mentre continuava a strofinarsi i capelli con lo shampoo “Tsunade in persona mi ha affidato questo
incarico. Non voglio deluderla. E’ una mia responsabilità. Posso farcela.
Davvero. Inoltre, non sono sola. Ci sono Ino e Shizune con me. Ci sosteniamo a
vicenda. Alle volte ci divertiamo. Come fanno i veri amici. Perciò…….abbi
fiducia in me”
“Certo che mi fido di
te. Più di qualsiasi altra persona al mondo. Dopotutto, sono tua madre. Che
genitore sarei altrimenti. Eheh! Tieni duro e supera tutti gli ostacoli. Vedrai che, prima o poi, raggiungerai i tuoi
obiettivi. Qualunque essi siano. Io credo in te” esclamò la donna,
poggiando la mano sulla porta.
La kunoichi sorrise leggermente e, mentre usciva dalla vasca
indossando il suo accappatoio, poggiò la sua mano sulla porta ed esclamò un
semplice “Grazie mamma” in segno
d’affetto.
“Mi raccomando,
asciugati bene. Io ti aspetto giù” esclamò la donna allontanandosi dalla
porta per dirigersi in cucina.
“A proposito, mamma.
Perché mi stavi cercando? Dovevi dirmi qualcosa?” domandò incuriosita
mentre cercava furiosamente il suo pettine in ogni angolo del bagno.
“Ah già. Quasi
dimenticavo. Tuo padre deve andare in bagno” esclamò velocemente.
Udendo quelle parole, la rosa scivolo sulle piastrelle
bagnate del bagno in modo quasi comico.
“Ecco……..è ti pareva”
esclamò imbronciata guardando il soffitto ricoperto di stelle a causa della
botta ricevuta.
“Ha detto che deve
fare una lunga…………ehm………..be, hai capito” esclamò la madre divertita. Non
era certo la prima volta che succedeva in casa Haruno. In realtà, succede a
chiunque. Soprattutto quando ci sono le ragazze in bagno. La routine di tutti i
giorno.
“Ecco. Lo sapevo.
Siamo alle solite” esclamò furiosa, afferrando il pettine finito sotto il
lavandino. Se non fosse caduta non l’avrebbe visto. Una casualità utile ma
dolorosa. Soprattutto per la schiena.
“Ogni volta che sono
in bagno a lavarmi, deve sempre arrivare lui a disturbarmi. Sono appena entrata
in bagno (un’ora fa XD). Devo
pettinarmi i capelli, asciugarli, sistemarmi per uscire…..”
“Ok, ok. Gli dirò di
aspettare. Tu sbrigati, però. Lo sai come diventa quando aspetta troppo” le
disse. Sakura non poteva vederla, ma, da dietro la porta, sua madre si stava
trattenendo dal ridere.
“Si. Si. Come dici tu.
Finirò il prima possibile”
Dopo un’abbondante mezz’ora, la kunoichi si diresse nella
sua stanza. Dopo essersi ben preparata e vestita, raggiunse suo padre e sua
madre in sala da pranzo.
“Eccomi. Sono stata
velocissima, vero?” domandò la kunoichi guardando i suoi genitori. Sua
padre era seduto sul divano a leggere il giornale. Mentre, sua madre era
intenta a cucinare qualcosa ai fornelli.
“Certo figliola, una
saetta proprio. Se con velocissima intendi un’ora e mezza di orologio, be,
avrei fatto prima a chiamare una squadra di muratori per farmi costruire un
secondo bagno” le disse con fare ironico.
“Smettila di
brontolare, papà. Ho passato una settimana infernale. Ieri ho lavorato tutta la
notte in ospedale cercando di mettere a posto una montagna di pratiche. Ho
diritto di rilassarmi un po’” rispose furiosa la ragazza incrociando le
braccia.
“Va bene, va bene. Non
ti scaldare. Immagino che lavorare in un’ospedale sia davvero dura. Tante
responsabilità. Tanti sacrifici. Ma tu, figliola, puoi farcela. So che puoi” esclamò
alzandosi dal divano.
Il padre si diresse verso di lei, l’abbraccio e,
scompigliandole i capelli, le disse “Sigh,
la mia piccola bambina è cresciuta. Il mio confettino. Il mio bocciolo di ciliegio.
UAHHHH” Grossi lacrimoni come cascate andarono bagnare il vestito della ragazza.
“Papa, smettila! Mi
stai rovinando i vestiti. Guarda cos’hai combinato. E i miei capelli. Li hai
disordinato tutti. Uffa” gridò allontanandosi dall’abbraccio del padre per
cercare di rimettersi in ordine.
“Eheheh, è la tua
punizione per avermi fatto aspettare tanto. Adesso, mie care, scusate ma io e
il bagno dobbiamo fare una luuuuuuuuuuuunga chiacchierata. Con permesso” L’uomo
afferrò il giornale con la mano sinistra e con passo svelto iniziò a dirigersi
al bagno.
“Grr. Ti odio, papà” esclamò
mettendo il broncio e stringendo le mani. Sul suo viso si potevano vedere tutte
le smorfie che stava facendo dietro le spalle del padre.
“Ahahah! Anch’io
tesoro! Anch’io” si senti udire dal fondo del corridoio.
Ne frattempo, la madre stava preparando qualcosa da mangiare
alla figlia. Era rimasta tutto il tempo in silenzio a godersi quello splendido
siparietto comico.
“Che fastidio quando
si comporta cosi. Sembra un bambino che fa i dispetti. Non lo sopporto” esclamò
la rosa sedendosi a tavola.
“Ahahah! E’ il suo
modo di volerti bene. Cerca sempre di farci ridere con le sue battute e il suo
spirito. Questo è uno dei motivi per cui l’ho sposato. Credo sia stata la prima
cosa che mi abbia fatto innamorare di lui. Il suo modo di essere” rispose
la donna apparecchiando la tavola e sedendosi accanto alla figlia.
“Eheh! Già, immagino
sia cosi” esclamò tristemente iniziando a mangiare.
La signora Mebuki rimase a fissare in silenzio sua figlia.
Stava mangiando con lo sguardo perso nel vuoto.
C’è qualcosa che la
turba…… pensò fra se e se.
Dopo che la rosa ebbe finito di mangiare, la madre le prese
la mano e le disse:
“Tesoro, dimmi la
verità. C’è qualcosa che non va?”
La kunoichi, ripresasi da quel lieve momento di trance,
rispose:
“Eh, c-c-cosa? N-No
no. Tutto a posto. Sono leggermente stanca per via del lavoro. Per fortuna, la
signorina Tsunade mi ha dato qualche giorno di riposo. Cosi posso riprendermi”
“Non prendermi in
giro, Sakura. Sono tua madre e mi basta guardarti negli occhi per capire se
stai mentendo o se dici la verità. Prima, mentre eri in bagno, ho lasciato
correre perché volevo parlarti faccia a faccia. Suvvia, con me puoi confidarti”
esclamò rafforzando la presa sulla sua mano.
“E-Ecco……..io..non so
se…….” Balbettò guardando fisso il tavolo davanti a se. Non voleva che sua
madre si preoccupasse inutilmente dei suoi problemi. Voleva gestirli da sola.
“Sai, non ti vedo in
questo stato da quel giorno”
“C-Cosa? Q-Quale
giorno?” esclamò la rosa improvvisamente, guardando sua madre con gli occhi
colmi di stupore.
“Dalla fuga di quel
ragazzo, quel……Sasuke Uchiha. Ricordo che la sera prima non tornasti a casa. Io
e tuo padre eravamo cosi preoccupati. Se non lo avessi fermato in tempo, a
quest’ora sarebbe in giro per il mondo alla tua disperata ricerca. Eheh, lo sai
com’è fatto”
Sakura non rispose. Odiava ricordare quei brutti momenti del
suo passato.
“Quando sei tornata a
casa, il giorno seguente, avevi un’aria distrutta. Sembrava che ti avessero
strappato via l’anima stessa. Avevi lo sguardo perso nel vuoto e non volevi
parlare con nessuno. Nemmeno con me. Non sapevo cosa ti turbasse e quindi non
potevo aiutarti. Anche tuo padre era preoccupato. Ha cercato di tirarti su con
il suo “umorismo” ma non ha funzionato. Non potevamo fare niente”
Ancora nessuna risposta da parte della ragazza. Quei ricordi
la turbavano ancora oggi.
“Ma poi……….qualche
giorno dopo, sei tornata ad essere la ragazza solare di sempre. Tutta la tua
tristezza era svanita di colpo. Nei tuoi occhi c’era solo…..determinazione. Sei
diventata l’allieva dell’Hokage e sei diventata ciò che sei oggi” le disse
sorridendo.
“Eheh, già. Devo molto
alla signorina Tsunade. E’ un grande ninja e Hokage” rispose finalmente la
ragazza. Ancor oggi ricordava il momento in cui gli chiese se poteva diventare
sua allieva. Aveva passato l’inferno per riuscire a diventare una brava ninja
medico.
“Ancora oggi non so
chi sia stato a cancellare tutta quella tristezza. Se neanche tuo padre ci è
riuscito, vuol dire che questa persona dev’essere davvero straordinaria. Adesso
puoi dirmi chi è stato, no?”
Un altro ricordo invase la mente della kunoichi. Un ricordo
triste, ma, allo stesso tempo, pieno di coraggio e determinazione.
Sakura, sorridendo leggermente rispose “E’ stato……..Naruto. Lui mi ha salvata dal baratro di tristezza in cui
ero caduta. Se non ci fosse stato lui a darmi la forza, non so cos’avrei fatto”
“Naruto Uzumaki, eh?” esclamò
la donna alzandosi dalla sedia ed iniziando a camminare per la sala da pranzo “Quel ragazzo è davvero incredibile. Sempre
pieno di sorprese. Con il passare degli anni e diventato anche un bel ragazzo.
Forte. Determinato. Coraggioso. Quasi il ritratto di sua madre, a parte i
capelli”
“C-Cosa? D-Dici
davvero? Tu………conoscevi la mamma di Naruto?” esclamò alzandosi anch’essi
dalla sedia su cui era seduta.
“Certo che si. Il suo
cognome è Uzumaki, no? Quindi era ovvio che sua madre non poteva essere altri
che la temibile e bellissima Kushina Uzumaki. Ah, quanti ricordi”
“Se lo sapevi, perché
non me l’hai mai detto?” esclamò sorpresa la ragazza. Non si aspettava di
ricevere una notizia simile proprio da sua madre.
“Be, perche tu non me
l’avevi mai chiesto. Io e Kushina ci siamo conosciuti ai tempi dell’accademia.
Eravamo rivali ma anche grandissime amiche. Ne abbiamo combinate di tutti i
colori. Eheh! Come vorrei tornare indietro nel tempo e rivivere quegli
splendidi momenti”
“E dimmi, che tipo era
questa Kushina?” Sakura era davvero curiosa di sapere di più sulla madre di
Naruto. Forse anche lui non sapeva nulla. Oppure, aveva scelto semplicemente di
non dirle nulla.
“Era una donna davvero
bellissima, con dei capelli lunghi e rossi. Caratterialmente invece è……..un po’
tipo te”
“C-Che vuoi dire?”
“Una donna forte, non
si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. A scuola la chiamavano “Habanero
Rosso Sangue” Eheh, ti lascio immaginare per quale motivo. Quando si arrabbiava
le usciva fuori una sorta di……….seconda personalità. Come te. Diventava
terribilmente violenta”
“Mamma…….io non sono
violenta” esclamò la kunoichi mettendo il broncio.
“Ahahahah! Certo, come
no. Ma, in fondo, non tutti sapevano com’era veramente. Anche se, in apparenza,
poteva sembrare sicura di se, in fondo era una donna dolcissima, timida,
sensibile, tenace e coraggiosa. Sapeva farsi volere bene da tutti quanti. Una
donna fuori dal comune. Vuoi sapere qual’era il suo sogno?”
“Si…..no,
aspetta…..fammi indovinare. Scommetto che……..voleva diventare Hokage, vero?”
“Eheh! Esatto! La
prima Hokage donna. Sogno che poi si è realizzato, anche se in parte, quando
suo marito, Minato, è diventato Quarto Hokage”
“Quindi Naruto ha
ereditato il suo sogno no solo da sua padre, ma, anche da sua madre. E’….è una
cosa bellissima”
“Già, erano davvero
forti quei due. Si amavano tantissimo perché condividevano lo stesso sogno”
La rosa fece un cenno di assenso. Comprese quanto doveva essere
forte il loro legame.
“Ma poi………accade la
tragedia” esclamò la donna con tono sofferente “Minato e Kushina morirono durante l’attacco della Volpe a Nove Code.
Una perdita atroce per tutto il villaggio. Molte persone morirono quella notte.
E alla fine, quel demone venne sigillato all’interno del loro stesso figlio.
All’interno del bambino demone, Naruto Uzumaki”
“Gia. Purtroppo lo so”
esclamò Sakura con lo stesso tono.
“Tutti al villaggio lo
tenevano a distanza. Anche noi l’abbiamo fatto. Io e tuo padre avevamo………paura.
Come tutti. Da quel momento, il trauma di quella notte era radicato dentro di
noi. Un demone cosi potente racchiuso all’interno di un bambino.
Era……pericoloso. Non potevamo fidarci. Chissà quali sofferenze avra dovuto
passare, povero bambino” Mebuki iniziò a piangere.
“Mamma……cosa ti
prende? Perche piangi?” domandò preoccupata la kunoichi. Non aveva mai
visto sua madre in quello stato.
“Sigh!……I-Io…..io……sapevo…..sapevo
che era il figlio di Kushina. E non ho fatto niente. L’ho trattato esattamente
come tutti gli altri. Con…..con indifferenza. Come se fosse lui il vero mostro.
Come…..come ho potuto farlo. Come ho potuto fare questo a Kushina” esclamò
pulendosi le mani con un fazzoletto.
Sakura non disse niente. Era completamente paralizzata dalla
reazione della madre. Ma non voleva rimanere zitta mente sua madre soffriva.
“Se i genitori di
Naruto sono le persone straordinarie che mi hai descritto, allora non credo che
porteranno rancore nei confronti di nessuno. Soprattutto Kushina. Ne sono sicura.
Anche Naruto non porterà rancore. Lui è riuscita a reagire alle avversità della vita”
“F-Forse hai ragione.
Naruto non si è demoralizzato. Con tenacia e determinazione è riuscito a farsi
accettare da tutti gli abitanti del villaggio, da tuo padre e da me. Proprio
come Kushina e Minato. Ha ereditato la parte migliore di loro. E’ un ragazzo
davvero speciale. Molti avrebbe preferito andarsene piuttosto che farsi
accettare da quelli che lo hanno cacciato. Ma lui……non l’ha fatto. Ha scelto la
strada più difficile e ha raggiunto i suoi obiettivi. Un giorno dovrò farmi
perdonare per il mio comportamento. E’ un tipo davvero in gamba. Non si arrende
mai”
“Già, quello è il suo
modo di essere ninja…….e lo sarà sempre” Ripensando a quelle parole, a
Naruto, il suo viso si rabbuio nuovamente. Non riusciva a nascondere la sua
tristezza.
“Dunque, è Naruto la
causa, vero?” domandò Mebuki
avvicinandosi alla figlia.
“C-C-Come?” balbettò
la ragazza indietreggiando lentamente.
“Pensavo che fosse di
nuovo Sasuke la causa della tua sofferenza, ma, a quanto pare, mi sbagliavo.
Stavolta è Naruto al centro dei tuoi pensieri, ho ragione?” domandò nuovamente
con insistenza.
“N-No…..ti sbagli………e
solo che……l’ospedale……..”
“Sakura………..ti
prego…………”
“Uff……..va bene” esclamò
poggiandosi al tavolo dove aveva precedentemente mangiato “Diciamo che……questa volta lo sono entrambi, ma, in maniera diversa”
“Da quel che so,
Sasuke ha attaccato i Kage durante il Summit tenutosi un po’ di tempo fa. Era
divenuto un criminale pericoloso. Ai livelli dell’Akatsuki. Dopo la grande
guerra, non so che fine abbia fatto. Forse se ne andato”
“La signorina Tsunade
lo ha………..punito per i suoi errori e i suoi crimini. Non posso dirti altro,
mamma”
“Mmh, capisco. Mi fido
di Tsunade. E’ un’ottimo Hokage. Sono sicura che avrà fatto la cosa giusta” rispose
la donna annuendo con la testa “Se tuo
padre avesse saputo che quel ragazzo era stata la causa della sua sofferenza,
tempo fa, sono sicura che non gliel’avrebbe fatta passare liscia”
“Tsk. Allora è meglio
che lui non sappia niente. Ma……sono sicura che lui sia cambiato” esclamò
ripensando a tutti gli errori commessi da Sasuke. Se avessero saputo che Sasuke
aveva cercato di ucciderla, sarebbe, anzi, sarebbero andati fuori di testa.
“Se lo dici tu. E……..con
Naruto, invece? Come vanno le cose fra voi due?” domandò la donna
guardandola negli occhi.
“Be….ecco…..ultimamente
ci siamo persi di vista. Ho avuto molto da fare in ospedale e quindi non
abbiamo passato molto tempo insieme. T-Tutto qui” esclamò tenendo lo
sguardo basso e sorridendo forzatamente.
“Tutto qui, eh? Certo
che è strano. Dopo la fuga di Sasuke e il suo ritorno al villaggio, il vostro
legame si è rafforzato. Avete passato la maggior parte del tempo insieme. Voi
dire che Naruto non è venuto neanche una volta a trovarti in ospedale?” domandò
insospettita dalla faccenda.
“NO! NON LO HA FATTO! Suppongo
che anche lui avesse il suo bel da fare. Tra la ricostruzione del villaggio e i
suoi “allenamenti” non aveva certo il tempo di venire a trovarmi. Credo che
preferisca passare il suo tempo con qualcun’altra” esclamò alzando la testa
e stringendo le mani sul tavolo.
“Eheh! Sbaglio o nelle
tue parole c’era un pizzico di rabbia e………di gelosia?” le domandò con tono
provocante. Voleva spingere la figlia ad esternare i suoi pensieri e le sue
emozioni.
“Non sono arrabbiata……………e
soprattutto non sono gelosa, chiaro? Perché mai dovrei esserlo?”
“Prima hai detto “Credo
che preferisca passare il suo tempo con qualcun’altra”. Questo vuol dire che adesso
preferisce passare il tempo con un’altra ragazza. Non con te. E questo ti
infastidisce. Ti irrita. Ti ingelosisce. E questo lo sai. Dai, Sakura. Dimmi la
verità”
“Ok, ho capito. Vuoi
la verità? Eccola! Sembra che l’amicizia tra me e Naruto sia andata a quel
paese. Sta cercando di evitarmi in tutti i modi. Non vuole nemmeno farsi
toccare da me. Non…….riesco a capirne il motivo. Perché? Perché mi evita? Perché
non mi parla più come un tempo? Non si fida si me? Io……non so cosa pensare. Non
so cosa fare. Non so………” Sakura giro le spalle alla madre e colpi il tavolo
con un pugno nel tentativo di scricare la sua frustrazione.
La madre, sorpresa dal comportamento della figlia, decise di
scavare ancora più a fondo.
“Dimmi una cosa. Quali
sono i tuoi sentimenti verso Sasuke e verso Naruto? Cosa provi per loro?”
La kunoichi, girandosi di scatto, rispose “C-C-Cosa? E-Ecco…..io………..Sasuke è…….l’uomo
che amo…e Naruto è…..il mio migliore amico”
“Mmh! Come immaginavo.
Credo di star capendo la situazione” La titubanza di Sakura aveva dato più
risposte di quanto credesse.
“Hai dato modo a
Naruto di prendere le distanze da te? Hai fatto qualcosa che lo ha fatto
soffrire?”
Nella mente kunoichi riaffiorarono specifici ricordi. La
promessa. La finta dichiarazione. Naruto aveva più di un motivo per avercela
con lei.
“S-Si! L’ho fatto”
sussurrò leggermente. I sensi di colpa la stavano lentamente divorando.
“Capisco. A questo
punto, dovresti sapere cosa fare, no?” domandò Mebuki avvicinandosi a
Sakura e mettendogli una mano sulla spalla.
“Certo che lo so. Devo
parlare con Naruto e chiarire la situazione. Solo che……..non so cosa dirgli.
Potrei farlo soffrire ancora se dico qualcosa di sbagliato. Sono state le mie
azioni a causare tutto. Forse ho fatto le scelte sbagliate. Per questo Naruto c’è
l’ha con me. Io ho…….paura. Non voglio perderlo”
Mebuki, sorridendo leggermente, decise di confortare sua
figlia dicendogli queste parole:
“Tesoro mio, tutti
quanto facciamo delle scelte. Alcune possono essere giuste. Altre sbagliate. E’
perfettamente normale. E’ la vita. Ogni scelta ha le sue conseguenze. Ma ricorda
queste parole…….
“….Una persona non si
giudica dalle scelte giuste che ha compiuto. Ma da come è riuscito a venirne
fuori da quelle sbagliate….”
“….Tu sei una ragazza forte. Sei una donna. Anche se hai
fatto delle scelte sbagliate sono sicura che le affronterai con coraggio e ne
uscirai più forte di prima. Troverai le risposte che cerchi e tutti i tuoi
dubbi svaniranno……e questo vale anche per i tuoi sentimenti” esclamò la donna
con il sorriso sulle labbra.
Sakura, colpita nel profondo dalle parole della madre,
rispose:
“Come……come fai a
dirlo? Io non sono forte come tu pensi. Sono insicura e piena di dubbi. Come
faccio a trovare le risposte che cerco? E’…..è vero…….non sono più sicura di
cosa provo. Non so più che pensare……non so cosa…….”
Con una dolcezza infinita, Mebuki poggio la mano destra
sulla testa della figlia e riempiendola di coraggio disse:
“C’è
la farai prima o
poi. So che puoi farcela”
Sakura, sorpresa da quel gesto, rispose:
“D-Davvero……..davvero
pensi che possa…….”
“Hey, un genitore
crede sempre che i loro figli possano fare qualunque cosa”
Sakura braccio improvvisamente sua madre con tutta la forza
che aveva. Adesso si sentiva davvero meglio. Incoraggiata. Inarrestabile.
“Io….io……grazie di
cuore. Sei la mamma migliore del mondo” le sussurrò lasciandoli sfuggire
una piccola lacrima.
Mebuki ricambio l’abbraccio in segno di risposta. Era felice
di aver dissipato, in parte, i suoi turbamenti.
“A proposito…..” esclamò
improvvisamente la kunoichi allontanandosi dall’abbraccio “ Oggi è la festa della mamma. Scusami tanto. Non ti ho fatto nessun
regalo”
La donna appoggio la sua fronte con quella del figlia e gli
sussurrò dolcemente:
“Tesoro mio, tu sei il
mio regalo. Ogni tuo gesto….ogni tua parola…….ogni momento passato insieme…..anche
adesso…..per me è un dono bellissimo. Vale più di qualsiasi cosa al mondo”
Sakura sorrise leggermente a quelle parole. Il lavoro l’aveva
completamente distratta da quell’evento.
“Non preoccuparti di
queste sciocchezze. Pensa piuttosto a risolvere questo problema. Va da Naruto e
chiaritevi. Dissipa quelli che sono i tuoi dubbi e i tuoi sentimenti. Prima o
percepito il tuo turbamento. Vedrai che ne uscirai fuori ed otterrai più
risposte di quanto credi”
Sakura rinvigorita da tutte le parole di incoraggiamento
ricevute, si diresse verso la porta di casa alla ricerca di Naruto. Ma prima di
andarsene si girò, guardò negli occhi sua madre ed esclamò:
“Grazie
di tutto, Mamma”
Salve a tutti :)
Dato che oggi è la
festa della mamma, ho voluto creare un capitolo omaggio a questo evento
particolare.
Ammetto che mi
dispiace di non riuscire a pubblicare i capitoli con la stessa frequenza di
prima. Ma non posso proprio. Spero comunque che apprezziate l’impegno che metto
nello scrivere questi capitoli.
Ringrazio tutti
coloro che leggono e recensiscono la mia storia.
Un saluto a tutti :)
Leon92
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Capitolo 20 *** Non esistono scorciatoie ***
Cap 20
Mentre Sakura era uscita alla ricerca del ninja biondo per
cercare di risolvere le loro controversie, Naruto,Shikamaru, Iruka e Konohamaru
si trovavano vicino alla vecchia accademia ninja, ormai completamente
ristrutturata. Stavano tutti discutendo animatamente sulle ultime novità che
avevano coinvolto Naruto in questi ultimi giorni.
“Non mi dire. E’
tu….hai rifiutato l’incarico?” domandò Iruka con la bocca spalancata. Non
si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da Naruto. Non riuscì a nascondere
il suo stupore in quel momento.
“Esatto” rispose
Naruto annuendo “E’ andata proprio cosi”.
“COOOOOOOOOSA?
S-Shikamaru, mi sta prendendo in giro, vero?” domandò incredulo per ciò che
aveva sentito. Il piccolo ninja
afferrò la divisa da chunin del moro iniziando a scuoterlo nervosamente.
“Uff! No affatto,
Konohamaru. Naruto ha detto la verità, dall’inizio alla fine. Adesso smettila
di scuotermi, prima che perda la pazienza” esclamò il ninja cercando di
levarsi di dosso le mani di Konohamaru.
Konohamaru, con gli occhi fissi su quelli di Naruto, domandò
ancora “Ma………ma…….perchè? N-Non capisco.
Perché l’hai fatto? Hai………hai deciso di……..rinunciare al tuo sogno?”
“QUESTO MAI!” gridò
Naruto spaventando il genin. Non voleva rispondere a quel tono, ma in quel
momento l’istinto aveva preso il sopravvento sulla ragione.
Konohamaru iniziò ad indietreggiare, leggermente intimorito
dalle parole di Naruto. Non poteva credere che lui, la sua guida, il suo
modello da seguire, avesse fatto una cosa del genere. Rinunciare al titolo di
Hokage. Al suo sogno.
Naruto, leggendo negli occhi del genin la confusione che lo
stava dilaniando dall’interno, decise di agire subito e di mettere le cose in
chiaro con lui.
“Ascoltami,
Konohamaru” esclamò inginocchiandosi davanti a lui in modo tale da poterlo
guardare negli occhi, trasmettendogli tutta la sincerità che poteva nelle sue
parole “Non ho affatto rinunciato al mio
sogno. Al titolo di Hokage. Credimi. E’ la verità. Tu mi conosci, no?”
“Be, a quanto pare no”
rispose il genin distogliendo lo sguardo dal biondo ed incrociando le
braccia “I—Io continuo a………non capire.
Perché l’hai fatto. E’ il tuo sogno diventare Hokage. E’ il “nostro” sogno.
Come hai potuto rifiutare la richiesta della signorina Tsunade. Ti è stato
offerto il ruolo su un piatto d’argento e tu hai avuto la brillante idea di
rifiutare. Dimmi perché? Per quale motivo?”
Shikamaru e Iruka rimasero in silenzio, interessati ad
ascoltare la risposta che avrebbe dato Naruto.
Il biondo, accennando un sorriso, gli disse “Ti ricordi la prima volta che ci siamo
conosciuti. Entrambi volevamo la stessa cosa. Condividevamo lo stesso sogno.
Diventare Hokage. Ti ricordi cosa mi hai detto?”
“Si! Volevo diventare Hokage per farsi che tutti quanti al
villaggio riconoscessero il mio valore come ninja. Non basandosi semplicemente
sul fatto che ero il nipote del Terzo Hokage”
“Esatto” rispose
annuendo “Anch’io volevo diventare Hokage
per farsi che tutti quanti al villaggio mi riconoscessero per quello che sono
davvero. Non per il fatto che tenevo sigillato dentro di me un demone di cui
non avevo colpa”
“Si ma…………continuo a
non capire dove vuoi arrivare. Cosa c’entra tutto questo con il fatto che hai
rifiutato l’incarico?”
Naruto si alzò in piedi e voltandosi verso l’accademia disse
“Il punto e che………volevo diventare Hokage
solo per questo. Essere riconosciuto da tutti e diventare il ninja più forte di
tutti. Questi sono stati i motivi principali che mi hanno spinto ad iscrivermi
all’accademia. Eheh! Sapevo che sarebbe stata dura ma, nonostante tutto, ho
intrapreso la strada più difficile in piena coscienza”
Tuttu e tre i ninja rimasero in silenzio ad ascoltare le
parole del ninja biondo. Soprattutto Konohamaru che provava un bene immenso nei
suoi confronti. Vedeva in Naruto il fratello maggiore che non aveva mai avuto.
“A quei tempi mi
sembrava tutto cosi semplice. Diventare ninja. Diventare forte. Diventare
Hokage. Essere apprezzato da tutti gli abitanti del villaggio. Questo era
quello che volevo. Ma, alla fine, rimanevo pur sempre un ragazzino che
inseguiva un sogno. Era ancora un po’……….ingenuo. Non conoscevo il “vero”
significato della parola Hokage. Ma poi…….”
Naruto si volto lentamente e guardando i suoi amici con gli
occhi scintillanti e pieni di emozione disse:
“…….tutte le
esperienze passate,le persone che ho incontrato, le missioni che ho affrontato,
l’Akatsuki, la storia di Nagato, di Itachi, dei precedenti Hokage, di Jiraya e,
soprattutto, tutto quello che hanno fatto mia madre e mio padre per me. Tutte
queste cose mi hanno aiutato a crescere, a maturare. Mi hanno fatto capire pian
piano quello che vuol dire essere un’Hokage. Non voglio diventarlo perche tutti
pensano che io sia il “salvatore” o il “prescelto”. Voglio farcela con le mie
sole forze. Ricordi cosa ti ho detto quel giorno?”
Konohamaru annui con un cenno della testa e, scambiandosi i
pugni in segno di complicità, esclamarono all’unisono:
“Per
ottenere il rispetto di tutti e divenire Hokage…
…ti
assicuro che….non esistono scorciatoie”
Naruto e Konohamaru iniziarono a ridere di gusto. Quella era
una cosa che apparteneva soltanto a loro due. Il loro primo incontro. L’iniziò
di una grande amicizia.
Il genin, ancora più colpito dalle parole del ninja biondo,
esclamò con gli occhi luccicanti “Allora……….q-quale
il significato della parola Hokage? Voglio saperlo”
“Eheh! Credo che tu
sia ancora troppo giovane per capire certe cose. Devi crescere e maturare.
Vedrai che, con il tempo, otterrai la tua risposta da solo. Capirai cosa vuol
dire essere un Hokage basandoti sulle esperienze di vita che hai vissuto. Come
ho fatto io. Darai tu stesso un significato a quella parola. Potrà anche essere
un significato diverso dal mio. Dopotutto, ognuno fa le proprie riflessioni e
crede in ciò che vuole. Non siamo tutti uguali. Siamo esseri umani e il mondo e
bello perché è vario”
“Hai ragione, fratello
Naruto. Riuscirò a trovare il significato della parola Hokage da solo. Con le
mie sole forze. E diventerò un grandissimo ninja come te, mio nonno e tutti gli
Hokage. Vedrai, ti stupirò” esclamò il genin facendo trasparire tutta la
sua determinazione.
“Scommetto che ci
riuscirai. Dopotutto, sei il mio discepolo. Ti ho insegnato il Rasengan proprio
per questo motivo. Perché mi fido di te e so che userai quella tecnica a fin di
bene. Come hai fatto con Pain” esclamò Naruto strofinando la testa del
genin in segno d’affetto.
“Ti ringrazio Naruto.
Vedrai che anch’io diventerò un grande Hokage”
“Ehi! Ehi! Non cosi in
fretta. Ti ricordi qual’era il nostro patto?”
“Certo che me lo
ricordo. Vedrai che diventerò più forte di te. Molto più forte di te. E, quando
sarà arrivato il momento, ti sconfiggerò” Konohamaru guardò Naruto con
tutta la determinazione che aveva. Sentiva l’adrenalina scorrergli nel corpo.
Se avesse potuto lo avrebbe affrontato anche adesso. Ma, ovviamente, Naruto era
molto più forte di lui. Quindi, non poteva far altro che attendere.
“Sono certo che ci riuscirai. Un giorno potresti diventare
un grande Hokage.
“Naruto ha ragione” disse
Iruka poggiando una mano sulla spalla del genin “Hai tutte le carte in regola per riuscirci. Te lo garantisco non perché
sei il nipote del Terzo Hokage ma perché sei tu. Soltanto tu.
“M-Maestro Iruka”
“Anch’io la penso cosi”
intervenne Shikamaru stufo di stare in disparte “Scommetto che diventerai un Hokage migliore di Naruto”
“Adesso non
esageriamo, ok? Sarà la nostra sfida finale a decidere, vero Konohamaru?”
“Certo che si,
fratello Naruto.” esclamò il genin battendo il cinque con Naruto.
“Ehi! Voglio andare in
un posto. Volete accompagnarmi?” domandò il ninja biondo.
Gli altri ninja annuirono semplicemente. Erano curiosi di
sapere dove Naruto gli avrebbe condotti. Era strano che stesse facendo
richieste del genere. Per questo motivo decisero di assecondare la sua
richiesta.
Naruto iniziò a condurli all’interno di un boschetto a dieci
minuti di distanza dall’accademia. Vicino ad alcuni alberi c’era un vecchio
capanno in disuso da tempo.
“Eccoci arrivati” esclamò
felice Naruto.
“Ma….dove siamo? Che
posto è questo?” domandò Konohamaru iniziando a guardarsi intorno per
capire dove si trovasse.
“Questo è un posto
molto importante per me. Vero, maestro Iruka?” chiese Naruto voltandosi
verso il suo ex-maestro.
“Certo che lo è. Non
potrei mai dimenticarlo” rispose Iruka sorridente.
“Perché questo posto è
cosi importante per te? Cosa è successo qui?” domandò stavolta Shikamaru
incuriosito. Non conosceva questa parte della storia di Naruto e aveva tutta l’intenzione
di scoprirla.
“Eheh! Amico mio. Qui.
In questo posto è iniziato tutto. L’inizio della storia di Naruto Uzumaki del
Villaggio della Foglia” urlò alzando le braccia e facendosi invadere dai
ricordi passati.
“D-Davvero? C-Che vuoi
dire? Cosa è successo in questo posto?” Anche Konohamaru era incuriosito
dalla faccenda. Era davvero curioso di saperne di più.
“Lasciate che vi
spieghi come sono andate le cose”
Iruka iniziò a raccontare la storia in maniera sintetica ma
precisa. Parlò di Mizuki, di come Naruto ha scoperto la verità sul suo conto e di
come è stato promosso genin. Sembrava un’album di fotografie che si sfogliava
lentamente. Tutti i ricordi iniziarono ad invaderlo di una felicità immensa.
Anche per lui quello era un posto importante. Non l’avrebbe dimenticato per
nulla al mondo.
“WWWWOOOOOOWWWW” urlò
Konohamaru con gli occhi luccicanti dall’emozione “Quindi tu……….in questo posto……….hai imparato il Kage Bunshin No Jutsu
(Tecnica della Moltiplicazione del Corpo) e ci sei riuscito in una sola notte.
E’ FANTASTICO”
“Non credere che sia
stato facile. E’ stata più dura di quanto pensi. Ma, alla fine, ne è valsa la
pena” esclamò Naruto con modestia.
“E con quella stessa
tecnica sei riuscito a sconfiggere Mizuki, che ha tentato di uccidere sia te
che il maestro Iruka. Notevole” esclamò Shikamaru davvero stupito dalla
storia raccontata.
“Già. Ho dato a quel
farabutto una bella batosta che non potrà mai dimenticare. A proposito maestro
Iruka. Non mi ha mai detto che fine ha fatto quell’uomo? Dove si trova?”
“Non ne ho la più
pallida idea” rispose Iruka facendo spallucce “Tutto quello che so e che dopo quella storia gli era stato revocato l’incarico
di ninja del villaggio. Gli sono stati tolti tutti i gradi. Dopodiché, il Terzo
Hokage, l’ho esiliò dal villaggio. Aveva disubbidito ad un’ordine diretto ed
aveva tentato di uccidere dei ninja del villaggio. Non poteva restare impunito.
Da allora, si sono perse le sue tracce”
“Capisco” esclamò
Shikamaru felice che le cose fossero andate per il meglio.
“Questo posto…” iniziò
a raccontare Naruto passeggiando per il posto “…è pieno di ricordi per me. E’ stato causa di grande sofferenza. Ho
scoperto che avevo un mostro sigillato dentro di me. Immagina come mi sentì
quel giorno…..”
“……Tutte le mie
domande trovarono risposta. Perché le persone mi evitavano, perché ero sempre
solo. Fù davvero doloroso. In quel momento, pensai che non avrei mai trovato
nessun amico, nessuna persona che mi amasse”
Iruka e Konohamaru abbassarono la testa, intristendosi anche
loro. Quelle erano sensazioni che potevano soltanto immaginare, ma, che non
avrebbero mai provato di persona.
“Ma un’istante dopo. E’
successo l’impensabile” continuo Naruto voltandosi verso il suo ex-maestro “ Il maestro Iruka mi ha salvato. Ha preso
le mie difese rischiando anche di morire. Mi disse che……”
“Mi rese immensamente
felice. Avevo trovato il mio primo vero amico. Qualcuno che mi capisse davvero.
Che mi ha accettato per quello che sono. Non potrò mai dimenticare questo
ricordo e nemmeno questo posto. Sono troppo importanti per me. Vedete quell’albero
laggiù?” Naruto indicò un ‘albero che si trovava a poco distanza da loro.
“Si. Lo vedo. E’
allora? Cos’ha di importante?” domandò impulsivo il genin.
“Eheh! Vedi
Konohamaru, quell’albero è stato il punto esatto in cui io ho promosso Naruto
al grado di genin.” esclamò il maestro ricordandosi le intense emozioni di
quel giorno.
“E’ stato l’inizio
della mia avventura. Uno splendido viaggio che mi ha portato ad essere ciò che
sono oggi. In quell’istante non ho solo ricevuto una targhetta ninja, ma ho
trovato un’amico sincero che si fidava di me. E’ molto di più di quanto io
avrei mai sperato di ricevere. Io…..sono davvero felice di aver incontrato una
persona meravigliosa come lei” esclamò Naruto avvicinandosi lentamente al
suo maestro.
“Anch’io sono davvero
felice di averti conosciuto e di averti fatto da insegnante. E’ stata una
bellissima esperienza. Indimenticabile. Che racconterò anche alle future generazioni.
Un grande insegnamento di vita che porterò sempre dentro di me” Iruka
abbracciò con forza il suo ex-allievo con le lacrime agli occhi. Era davvero
fiero di lui. Era diventato davvero una splendida persona. Altruista e
determinata. Un’uomo più che degno a ricevere l’incarico di Hokage.
“A proposito, Naruto.
Non mi hai ancora detto che cosa ci facciamo qui. Perché siamo venuti
all’accademia ninja? E poi in questo posto?”
“Volevo visitare i
posti che sono stati importanti per me prima della partenza” rispose Naruto
guardando ancora una volta l’accademia.
“COSA? STAI PER
PARTIRE?” domandò Konohamaru sconvolto dalla notizia.
“Non me l’hai detto questo. Quanto starai via?” domandò
Iruka abbastanza tranquillo.
“Due anni” rispose
il biondo senza indugio “Mi allenerò per
diventare ancora più forte. Devo ancora riprendermi dalle ferite ricevute durante
la guerra” esclamò Naruto guardando il braccio destro completamente
fasciato “Questo è uno dei motivi per il quale ho
rifiutato l’incarico. E, una volta tornato, mi iscriverò all’esame di elezione
dei Jonin”
“Ma per quale motivo?”
intervenne Konohamaru “Tu sei più
forte di molti jonin presenti al villaggio. Non hai bisogno di fare uno stupido
esame per essere promosso di grado. Per quali motivo lo stai facendo?”
“Come ti ho già detto,
Konohamaru” esclamò Naruto puntando il pollice destro contro il suo coprifronte
“Nella strada per diventare Hokage……non
esistono scorciatoie. Non ho alcuna intenzione di bruciare le tappe. Diventerò
un grande jonin come mio padre o il maestro Kakashi. Ed una volta raggiunto il
mio obiettivo, potrò ambire al titolo di Hokage. Prenderò la strada più lunga e
difficile senza mai arrendermi. Questo è il mio modo di essere ninja”
Iruka e Shikamaru sorrisero a quell’affermazione. Dopotutto,
Naruto è pur sempre Naruto. Quella parte di lui non sarebbe mai cambiata.
Kobohamaru, invece, si getto fra le sue braccia iniziando a piangere sonoramente.
Comprese i motivi di Naruto e questo non fece altro che aumentare la sua stima
nei confronti di Naruto.
“Quando partirai?”
domandò Shikamaru curioso di sapere.
“Domani. Ne ho già
parlato con Tsunade e mi ha dato la sua benevolenza. Avrò giusto il tempo di
preparare il minimo indispensabile per il viaggio” esclamò Naruto con un
pizzico di tristezza.
“FACCIAMO UNA FESTA” urlò
Konoahamru spaventando il ninja biondo che cadde all’indietro sul terreno.
“C-C-Cosa?” balbettò
Naruto dallo spavento preso.
“Perché no. L’ultima
volta che sei partito te ne sei andato senza dire niente a nessuno. In pochi lo
sapevano. Stavolta non andrà cosi. Faremo una festa per celebrare la tua
partenza” esclamò il genin entusiasta dell’idea.
“Perche no. Potrebbe
essere divertente” intervenne Iruka assecondando il volere del genin.
“No no no! Ascoltate.
Non voglio che al villaggio si sappia. Vi immaginate quello che succederebbe.
Scoppierebbe il finimondo. Inoltre, non voglio che pensino che gli abbia
abbandonati nel momento del bisogno. C’è ancora tanto da fare al villaggio.
Tanto da ricostruire. Tsunade ha detto che troverà una scusa per tenere a bada
gli abitanti. Per questo non voglio che si sappia” spiegò Naruto alzandosi
in piedi.
“Be….allora…..vorrà
dire che faremo una piccola festicciola tra pochi intimi. Solo con qualche
amico, ti va? Dato che domani partirai e avrai molto da fare, faremo la festa
stasera. Tanto sono ancora le 7 del pomeriggio ed è estate. Lascia fare a me”
rispose il ragazzo colpendosi il petto con un pugno in segno di fiducia.
“No…..aspetta” esclamò
Naruto iniziando ad indietreggiare “Una
festa….cosi…all’improvviso……e poi non sappiamo neppure dove farla” Naruto
stava cercando in tutti i modi di evitare di fare la festa.
“Uff. So già che me ne
pentirò ma…………..che ne dite di farla a casa mia?” intervenne Shikamaru
cercando di risolvere il problema “Mia
madre è partita per lavoro e casa mia è stata ricostruita qualche mese fa.
Saremo completamente soli. Un posto perfetto per festeggiare, no?” esclamò
Shikamaru guardando il genin con un sorriso.
“Grande Shikamaru. Sei
il mio salvatore. Con questo, abbiamo risolto il problema principale. Adesso
non resta che procurarsi le cibarie, da bere ed avvisare tutti?” continuò
Konohamaru inarrestabile. Aveva deciso di fare la festa e cosi sarà.
“A-Aspetta!” balbettò
Naruto ancora incerto “Sei sicuro di
volerlo fare e poi…..come farai ad avvisare tutti”
“Eheh” Lascia fare a
me. Kage Bunshin No jutsu!” All’istante apparvero 10 copie di Konohamaru al
suo fianco “Bene ragazzi, voi andate ad
avvisare gli altri con la massima discrezione, mi raccomando. Io e il maestro
Iruka ci procureremo la roba da mangiare. Infine, Shikamaru preparerà la casa
in attesa degli invitati. Sarà una festa supeermegagalattica!” esclamò il
genin pieno di adrenalina”
Le copie si dileguarono nel nulla, mentre il vero Konohamaru
trascinò Iruka per la mano alla ricerca di un supermercato.
“Accidenti. Che cosa
ho accettato di fare. Mi distruggeranno la casa” esclamò Shikamaru sconsolato.
Non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo.
“Be, almeno passeremo
un po’ di tempo insieme per l’ultima volta” intervenne Naruto cercando di
tirargli su il morale.
“Già, forse hai
ragione. Credo che ne varrà la pena”
Naruto e Shikamaru iniziarono ad avviarsi verso il luogo in
cui si sarebbe tenuto la festa, parlando dei ricordi passati.
Nel frattempo….
“Sakura, sono qui” una
ragazza dai capelli biondi stava sventolando la mano per cercare di farsi
notare.
“Anf…..anf…..C-Ciao
Ino. Come stai?” esclamò la kunoichi visibilmente stanca.
“Tutto ok” rispose
alzando il pollice in su “Ho solo messo
qualche punto sulla testa ma niente di che. E tu, invece, sei riuscita a parlare
con Naruto?” domandò Ino curiosa di sapere le novità.
“N-non proprio. Sono
successe un po’ di cose e non ho avuto il tempo. Mi sono messa a cercarlo
adesso ma, non lo trovo da nessuna parte. Infatti, ho ancora il fiatone” esclamò
la kunoichi cercando di riprendersi dall’affanno”
“Hai provato al campo
d’allenamento?” domandò la bionda cercando di aiutare la sua migliore
amica.
“Certo. E’ il primo
posto in cui sono andata ma, non l’ho trovato. Neanche al chiosco del ramen l’ho
trovato. Uff. Sembra scomparso nel nulla”
rispose Sakura con rassegnazione. Aveva girato in lungo e in largo il
villaggio alla sua ricerca. Ma, nulla.
“Mmh! Questo si che è
strano. Dove si sarà cacciato? Forse c’è ancora un posto che non hai
controllato?” Ino stava cercando di rimuginare. Non voleva darsi per vinta.
Un posto dove cercare doveva esserci.
“Aspetta! Forse ci
sono. Ascolta Ino. Tu torna al campo d’allenamento nel caso lo trovi, io vado
da quest’altra parte” esclamò Sakura iniziando a correre a tutta velocità.
Ino, vedendo la sua amica correre nella direzione opposta,
le urlò “SAKURA! DOVE STAI ANDANDO?”
“ALLA MONTAGNA DEGLI
HOKAGE” dopodiché, la rosa si dileguo tra le strade del villaggio.
Ci mise all’incirca un quarto d’ora per arrivare in cima
alla montagna.
“Forse è qui da
qualche parte” esclamò con un sussurro tra se e se.
All’improvviso, la kunoichi intravide una sagoma seduta sull’erba.
Ma, data la notevole distanza, non riusciva ad esserne sicura.
“Dev’essere lui.
Nessun’altro viene in questo posto” penso tra se e se.
Sakura iniziò a correre verso la figura seduta per terra. Si
sentiva emozionata ed allo stesso tempo spaventata. Cosa gli avrebbe detto una
volta arrivata faccia a faccia davanti a lui.
Mancavano pochi passi. Poi urlò “Naruto sono io. Sono venuta per p……”
La sagoma, sentendosi urlare contro, si volto per scoprire
di chi si trattasse. Sakura si fermò improvvisamente riconoscendo la persona
che era seduta per terra. Non era Naruto. Ma….
“Oh, sei tu……….Hinata?!”
Salve a tutti :)
Eccomi di nuovo.
Spero che la storia stia continuando ad interessare visto le poche recensioni
che ho ricevuto. Ma non fa niente. Spero di riuscire a ricatturare la vostra
attenzione con i prossimi capitoli ;)
Vorrei farvi una
domanda. Che ne pensato del formato di testo che utilizzo? Va bene cosi oppure
dovrei tornare al formato che ho utilizzato verso i primi capitoli? Non so se
restare cosi oppure cambiare dato che non me ne intendo molto di queste cose.
Spero di ricevere qualche consiglio.
Ringrazio tutti
coloro che seguono e recensiscono la storia.
Un saluto ed al
prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 21 *** Il mio tramonto ***
Cap 21
“Oh, sei
tu……….Hinata?!” esclamò la rosa guardando la ragazza seduta sul prato con
le ginocchia attaccate al petto.
“Mmh, ciao Sakura” rispose
di rimando la mora con il suo stesso tono sorpreso “Accidenti, mi hai fatto prendere un colpo”
“Scusami, non volevo
spaventarti. Cosa fai qui tutta sola?” domandò Sakura curiosa del
comportamento di Hinata.
“Di solito, la
montagna degli Hokage è il posto che frequenta Naruto quando vuole stare per
conto suo. Da quando anche Hinata viene qui? Non può essere una semplice
coincidenza. E’ successo qualcosa tra loro due?” pensò la rosa tra se se.
Nuovi dubbi iniziarono a tormentare la mente della kunoichi.
“Stavo guardando il
tramonto” rispose Hinata voltandosi nuovamente verso di esso “Ammirarlo da qui mi da un senso di pace e
tranquillità. Sai, il suo colore mi ricorda tanto una persona molto importante
per me. Una persona coraggiosa, determinata, simpatica, umile e che non si
arrende mai di fronte alle avversità della vita”
Sakura non disse nulla. Capì al volo di chi stava parlando
la mora. Voltandosi verso quel bellissimo tramonto, ripenso al fatto che non
gli era mai capitato di guardare un panorama simile. Una cosa cosi semplice,
cosi naturale è capace di trasmettere emozioni cosi intense.
“Questa persona è stata
la mia guida, il mio modello da seguire fin da bambina. E’ lo è ancora adesso
perché mi ha resa ciò che sono. Ogni volta che guardo un tramonto vengo
inondata da un gran tepore che mi rassicura. Cosi caldo e rilassante come
quello di un sorriso. Il “suo” sorriso. Un bellissimo sorriso a trentadue denti
che ti sconvolge fin nel profondo. Ogni volta che mi parla e mi sorride riesce
a farmi dimenticare tutti i problemi e mi aiuta a sperare che domani tutto si
sistemerà. Come questo tramonto. Un bellissimo tramonto che segna la fine di un
giorno e che porta via tutto il passato con il calar della notte…...ma
poi………con una nuova alba, con il sorgere del Sole, sancisce l’inizio di un
nuovo giorno. Un giorno che è sempre li, imprevedibile, pieno di sorprese, a
volte belle, a volte meno, pieno di magia, di speranze e di qualche delusione,
ma anche di molte soddisfazioni, un nuovo giorno con solo la pretesa di essere
vissuto, nel bene e nel male, una nuova alba per proseguire questo cammino che
è la vita, a volte con qualche spinta in più, altre volte in meno, ma sempre
accompagnato da tutto quello che mi circonda che a volte colgo e altre no, ma
che è li tutto a portata di mano e devo solo saper cogliere e quindi saper
vivere”
Sakura rimase esterrefatta dalle parole di Hinata. Sin dai
tempi dell’accademia era sempre stata una ragazza molto introversa, sempre
sulle sue. Ma adesso, si era resa conto di quale bellissima persona fosse.
Non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Una vera
donna che aveva imparato dai suoi errori e che aveva trovato la forza di
cambiare ed andare avanti sulla strada che aveva scelto.
La rosa iniziò lentamente ad ingelosirsi ed, allo stesso
tempo, ad intristirsi. Si era reso conto del reale cambiamento avvenuta nella
mora……ma…….inziò a porsi delle domande.
“Io sono davvero
cambiata? O sono rimasta la solita ragazzina di qualche anno fa?” Una
domanda che non avrebbe trovato risposta con tanta facilità.
“H-Hinata……i-io…….non
pensavo che fossi una persona cosi……cosi….profonda. Non ho parole” esclamò
la kunoichi mantenendo la bocca egli occhi spalancati dallo stupore.
“Ti chiedo scusa,
Sakura. Devo averti sicuramente annoiato con tutte queste stupidaggini. E’ solo
che……..quando penso a lui………..mi emoziono e divento un’altra persona. Più
sicura di me e in grado di fare
qualunque cosa” rispose la mora ripensando all’incontro avvenuto tra lei e
Naruto la sera prima “Guardando il suo
modo di essere e il suo modo di vivere ho capito un marea di cose. Da ogni
delusione saper trarre la forza di crescere, da ogni sogno trarre la forza per
continuare a sognare e da ogni successo trarre la forza per vivere, sempre dare
il giusto peso ad ogni cosa e da ogni cosa imparare sempre”
Sakura continuò a mantenere il silenzio. Non seppe davvero
cosa dire. Hinata era riuscita a fare quelle riflessioni basandosi
semplicemente su Naruto. Solo su di lui. E’ sicuramente gli aveva trasmesso
molto altro. Una persona non può cambiare cosi, dal giorno alla notte. I suoi
sentimenti verso di lui erano davvero veri e sinceri e l’avevano spinta al
cambiamento. Una cosa del genere accade solo se si ha una forte determinazione
e la volontà nel nona arrendersi mai. Proprio come Naruto.
“Incredibile. E’
davvero cambiata. Tutto questo grazie a Naruto. Com’è possibile. In tutti
questi anni sono sempre stata vicino a lui. Più di chiunque altro. Lo conosco
come le mie tasche. Ma…….allora……….perchè? Perché non ho mai pensato a queste
cose? Perché Naruto c’è l’ha tanto con me? Perché sto iniziando a provare
gelosia nei confronti di Hinata? Cosa sta succedendo?! Io……..io…….davvero sono
rimasta la solita ragazzina piagnucolona dell’accademia? So di essere diventata
una ninja forte. Una brava kunoichi del Villaggio della Foglia. Ma….continuò a
sentire una strana sensazione. Un senso di inferiorità nei confronti di Hinata
e di…..Naruto. Per quale motivo? C’è qualcosa che mi sfugge? Forse parlando con
lei riuscirò a capire qualcosa. Potrei capire anche per quale motivo Naruto sta
cercando di allontanarsi da me”
Dopo una lunga riflessione durata solo qualche secondo,
Sakura decise di porre fine al suo silenzio. Stava lentamente iniziando a
provare fastidio nei confronti della mora. Non sopportava di sentirsi inferiore
a lei per qualche assurdo motivo. Decise di reagire in qualche modo.
“Hai ragione. Anche a
me il colore del tramonto ricorda tanto Naruto. Dopotutto lo conosco da più
tempo di te. E’ sempre stato fissato con l’arancione, anche se non ne ho mai
capito il motivo. Dev’essere il suo colore preferito. E i suoi sorrisi riuscivano
a riassicurare anche me. Riusciva a scaldarmi il cuore come nessuno. Sembrava
essere la persona più felice del mondo. Sempre ottimista e in grado di portare
a termine qualunque obiettivo si fosse prefissato” esclamò la rosa
guardando il tramonto e vantandosi di ciò che aveva detto. Non seppe se quelle
parole le aveva dette perché erano la verità, oppure, perché non voleva
sentirsi inferiore ad Hinata.
La mora, dal canto suo, percepì nelle parole della kunoichi
un pizzico di ironia e di sfida che la irritò molto. Non sopportava di essere
presa in giro su cose importanti come quelle. Per lei, quelli erano più che
insegnamenti. Erano dei valori che Naruto stesso aveva inciso nel suo cuore.
Non avrebbe assolutamente tollerato una cosa del genere. Soprattutto da parte
di Sakura. Era sempre stata a conoscenza dei sentimenti di Naruto verso di lei.
Fino a poco tempo fa, si era limitata ad osservarlo da lontano, celandogli i
suoi sentimenti più profondi e continuando ad amarlo da lontano. Ma adesso, le cose
erano cambiate. Adesso aveva una possibilità di averlo tutto per se. Di
conquistarlo. Di poterlo amare con tutta se stessa. Era arrivato il momento di
smettere di farsi da parte e di lottare per ciò che si ama fino alla fine.
“Già. Il sorriso di
Naruto è contagioso. Grazie ad un semplice gesto riesce a farsi amare da tutti.
A portare felicità nel cuore della gente. Ma…..” Hinata si alzò con molta
calma dal prato su cui era precedentemente seduta e, guardando negli occhi la
kunoichi con tutta la determinazione e la rabbia che provava in quel momento,
le disse “Quel sorriso può celare una
grandissima sofferenza. Riesce a nascondere una menzogna agli occhi altrui
senza alcuna difficoltà. Ma questo dovresti saperlo meglio di chiunque altro.
“Vero”, Sakura?” esclamò la mora non nascondendo il suo rancore e sfidando
la rosa apertamente ammiccando sull’ultima frase detta.
Sakura mal sopporto quel tono provocatorio. Non aveva mai
visto Hinata risponderle a tono in questo modo. La cosa la infastidiva molto ma
non avrebbe permesso alla rabbia di prendere il soppravvento. Decise di
accettare la sfida e guardandola negli occhi con lo stesso sguardo rispose…..
“Come, scusa? Non ho
capito. Cosa vorresti insinuare?” domandò con lo stesso tono provocatorio,
mettendo le mani attorno ai fianchi in segno di ripicca.
“Oh, lo sai benissimo
cosa voglio insinuare” esclamò Hinata non facendosi affatto intimidire
dalla domanda della kunoichi “Sto
parlando di quella stupida promessa”.
Sakura spalanco gli occhi di fronte all’affermazione della
mora. Non si sarebbe mai aspettata che Hinata tirasse in ballo una cosa del
genere proprio adesso.
“Tsk! Questi, se
permetti, non sono affari tuoi. Tu non hai niente a che fare con tutto questo” rispose
la rosa infastidita dalla piega che stava prendendo il dialogo. Sentiva pian
piano la rabbia e la frustrazione creargli dentro le vene.
“Si, invece. Ho molto
a che fare. Soprattutto se stiamo parlando di Naruto. Dimmi la verità, ti sei
sentita meglio quando sei andata da lui, piangendo, implorandogli di riportarti
Sasuke, vero? Scaricare i tuoi problemi ad altri dev’essere una tua
specialità!”
Nell’istante in cui Hinata ebbe pronunciato l’ultima frase,
i ricordi della kunoichi tornarono indietro. Nel passato. Nei suoi pensieri
apparve il viso sorridente di Naruto poco prima della partenza alla ricerca di
Sasuke. Il suo sorriso “finto” che quel giorno riuscì a rassicurarla e a darle
forza. Ma non solo il suo. Dopo di lui, apparvero altri due volti. Altre due
persone molto care a lei. Il volto della sua migliore amica e della sua
maestra. Di Ino e Tsunade. Poco tempo fa aveva scaricato la sua rabbia e il suo
stress addosso all’amica. Era arrivata persino a colpirla in pieno volto. E la
stessa cosa era avvenuta con Tsunade. Le aveva urlato contro tutto ciò che
stava provando nei confronti di Naruto insultandolo pesantemente con termini che, ancora adesso, faticava a
credere di aver pronunciato.
“Ti ho già detto che
questi non sono affari tuoi. Tu non sai niente. Niente! Hai idea di cos’ho
passato? Quando Sasuke scappò alla ricerca di Orochimaru ne sono uscita
distrutta. Non sapevo cosa fare. Ero disorientata. Nonostante ci abbia provato,
non sono riuscita a fermarlo nel suo intento di vendicarsi del fratello.
Cos’altro avrei dovuto fare? L’unica persona a cui avrei potuto fare
affidamento era Naruto. Tutte le mie speranze che Sasuke potesse ritornare
indietro erano riposte in lui. Solamente lui avrebbe potuto farcela. Perche lui
è……il mio migliore amico” Sakura esclamò quell’ultima parola con molta
titubanza. Dopo gli ultimi avvenimenti non era più sicura che le cose fossero
rimaste tali.
Alla mora non sfuggi
lo strano tono usato dalla ragazza. Aveva un che di tristezza e malinconia che
non riusciva a comprendere. Per Hinata, Naruto e Sakura erano sempre stati
migliori amici sin dal suo ritorno dal viaggio di allenamento con Jiraya. Il
loro legame si era rafforzato a tal punto che aveva cominciato a sospettare che
anche la rosa avesse iniziato a provare qualcosa nei confronti del ninja
biondo. Il quale dubbio non era del tutto scomparso per alcuni avvenimenti che
erano avvenuti in passato.
“Sakura” richiamò
la mora, catturando l’attenzione su di se “Noi
due ci conosciamo sin dai tempi dell’accademia. Eravamo in classe insieme e,
nonostante questo, noi due non…….non ci siamo mai parlate. Siamo sempre state
delle semplici compagne d’accademia. Ma non siamo mai state amiche e non ci
siamo mai confidate l’una con l’altra. Un po’ era colpa mia, lo ammetto.
Tendevo un po’ ad isolarmi. La mia timidezza mi ha impedito di instaurare dei
veri e propri rapporti d’amicizia. Mi sentivo….sola”
“Sola! Vorrai
scherzare? Tu sei l’erede della casata principale del clan Hyuga. Uno dei clan
più potenti di Konoha. Hai una casa grandissima e dei servitori. E’ impossibile
che tu ti possa esserti sentita sola in un’ambiente del genere” esclamò
Sakura ancora stupita da ciò che le aveva detto Hinata. Era conosciuta e
rispettata da tutto il villaggio. Una persona del genere non poteva sentirsi
sola.
“Nessuno di loro era
mio amico. Solo mia madre riusciva a comprendermi davvero. Mi faceva sentire
davvero a casa. Ma poi, lei morì quando io ero molto piccola e, da quel
momento, ho iniziato a sentirmi davvero sola. Mio padre non c’era mai per me.
Non faceva altro che farmi allenare perché io potessi diventare il degno erede
della nostra casata. Non sai quante volte ho sorriso a mio padre fingendo che
andava tutto bene mentre, dentro di me, avrei voluto urlargli contro tutto quello
che sentivo dentro il mio cuore. Credimi, niente è peggio che sentirsi soli pur
avendo un sacco di persone intorno. L’unica persona che poteva capirmi davvero
era Naruto. Perché anche lui aveva conosciuto la solitudine, anche se in
maniera diversa. Ma, ai tempi dell’accademia, non sono mai riuscita a parlargli
direttamente per colpa della mia timidezza e della mia scarsa autostima.
Svenivo appena si avvicinava troppo a me. Per questo motivo mi limitavo ad
osservarlo da lontano. Senza dire nulla. L’ho studiato attentamente per molti anni
e, da questo punto di vista, lo conosco meglio di te. Lui è……speciale. Più di
qualunque persona io abbia mai conosciuto. Il suo modo di essere era l’opposto
del mio. Cosi determinato, impulsivo, sempre al centro dell’attenzione. Il suo
credo ninja nel non arrendersi mai è diventato anche il mio. Mi ha spinta a
cambiare e a crescere”
Hinata si volto lentamente verso Sakura e, con gli occhi
leggermente lucidi e il sorriso sulle labbra, le disse senza alcun timore:
“Naruto è la persona
che amo di più al mondo”
Sakura spalanco gli occhi dallo stupore. Hinata aveva
dichiarato quelli che erano i sentimenti di Naruto davanti a lei. Nonostante
fosse la prima volta che parlavano di Naruto e di faccende cosi…private, Hinata
aveva aperto il suo cuore e le aveva detto ciò che era importante per lui senza
alcuna paura o balbettio. Quella era la dimostrazione che la ragazza che aveva
di fronte era un’altra persona Cosi diversa rispetto a tanti anni fa. Cosi
matura. Cosi…donna.
La rosa iniziò a provare un leggero fastidio che non
riusciva comprendere. Una strana morsa allo stomaco che non riusciva spiegarsi.
“Cosa sta succedendo!
Perché mi sento cosi…strana. Le parole di Hinata mi hanno sconvolto fino a
questo punto. Sono gelosa di lei o di Naruto. Perché mi sta capitando questo?
Non capisco” si chiese la rosa dentro di se. Qualcosa la stava scuotendo e
non riusciva a spiegarsi cosa.
“Non fare quella
faccia Sakura” esclamò la mora avvicinandosi a lei con molta calma.
“C-Cosa? Q-Quale
faccia?” domandò la rosa, non comprendendo il significato delle parole di
Hinata.
“Eheh! Hai la faccia
di una a cui è stato rivelato un segreto inimmaginabile. I miei sentimenti non
erano di certo un segreto per nessuno tranne al diretto interessato. Come i
tuoi sentimenti verso Sasuke. Ormai tutti ne sono a conoscenza”
“Be, è vero. E’una
cosa che i nostri amici sanno già. Ma, io ho dichiarato i miei sentimenti a
Sasuke. Più di una volta. Tu, invece, non lo hai mai fatto. Non hai mai
rivelato i tuoi sentimenti a Naruto. E lui non è a conoscenza dell’amore che
provi per lui. Queste ci rende diverse” esclamò la kunoichi vantandosi del
suo operato. Il fatto che lei stessa era riuscita a dichiararsi la faceva
sentire superiore ad Hinata. Più coraggiosa ed intraprendente. Sembrava che
dentro di lei fosse nata una sorta di rivalità inspiegabile.
“Ti sbagli, Sakura” rispose
la mora con tono agguerrito. Aveva percepito nuovamente la sfida nelle parole
delle kunoichi. Ma, questa volta, non si sarebbe lasciata sconfiggere con facilità.
Alzò lo sguardo e la guardò con tutta la determinazione che possedeva in quel
momento.
“Come scusa?” esclamò
indietreggiando di un passo davanti a quello sguardo di ghiaccio.
“Ti ho già detto che
non sono più la stessa di tanti anni fa. Sono cambiata in un modo che tu
nemmeno immagini. E vero, Naruto non ha mai saputo i sentimenti che provavo per
lui, ma, le cose sono cambiate” e mentre disse quelle parole uno strano
sorrisino si formò sul suo viso.
“Le cose sono
cambiate?” domandò la rosa stordita dalle sue parole “Aspetta….vuoi dire che tu…..”
“Esatto. Adesso Naruto
sa perfettamente quello che provò per lui. Sono riuscita a dichiararmi durante
il suo scontro con Pain. Non è stato affatto facile, te lo garantisco. Ho
dovuto raccogliere tutto il mio coraggio in un solo istante. Naruto stava per
morire ed io sono intervenuta per salvarlo. Davanti a Pain, ho capito subito
che non c’è l’avrei fatta. Per questo motivo, in quell’attimo che mi sembrò
infinito, gli ho dichiarato il mio amore con tutta me stessa” esclamò
Hinata ripensando a quel ricordo cosi bello, ed allo stesso tempo, cosi
terribile. Si sarebbe dichiarata all’uomo che amava, ma poi, sarebbe morta cercando
di salvargli la vita.
“Adesso ho capito.
Ecco perché……quella volta l’abbia trovato in quelle condizioni, nel centro del
campo di battaglia. Era intervenuta per salvare Naruto a costo della sua vita.
Il suo è stato…….un vero atto d’amore”Sakura si chiese se avrebbe avuto un
tale coraggio da poter compiere un’impresa del genere. Salvare l’uomo che
amava, dichiararsi ed, infine, morire nel tentativo di proteggerlo. Ascoltando
le parole di Hinata, Sakura comprese quanto forte e profondo fosse il suo amore
per Naruto. Un qualcosa che non poteva essere nemmeno paragonato al suo. La
differenza tra una scintilla ed una fiamma che ardeva a Km di distanza senza
spegnersi mai.
Sakura, con lo sguardo abbassato, esclamò “C-Capisco. E’……Naruto ti ha dato una
risposta? Anche lui prova qualcosa per te?” la rosa venne invasa da uno
strana senso si curiosità. Perché era cosi intenzionata a sapere a che punto
era arrivato il rapporto tra Naruto e Hinata. Negli ultimi tempi, aveva notato
la vicinanza del biondo con la mora. Ma, non credeva che il loro rapporto fosse
avanzato fino a questo punto.
“Perché vuoi saperlo?”
domandò Hinata con tutta calma.
“Ecco io…….ultimamente
vi ho visti passare molto tempo insieme e……ho iniziato a pensare che tra voi
stesse nascendo qualcosa di più forte della semplice amicizia” Era davvero
questo il motivo? Oppure, c’era dell’altro che la spingeva a farsi quelle
domande?
“Dato che ci
conosciamo da anni e che ci tieni a Naruto, voglio dirti le cose come stanno”
Hinata si allontanò di qualche passo e si sedette sull’erba
con lo sguardo rivolto al Sole che sarebbe tramontato del tutto di li a qualche
minuto. Sakura la segui senza dire nulla.
“Ieri sera sono venuta
qui, in questo stesso punto, ed ho incontrato Naruto sotto un cielo stellato e
bellissimo come i suoi occhi. Abbiamo parlato un po’ di alcune cose che ci sono
successe e poi…..è successo” esclamò Hinata chiudendo gli occhi e
inebriandosi delle sensazioni della sera precedente.
“C-Cosa? C-Cos’è
successo?” domandò Sakura spinta dalla curiosità e dalla…..paura. Forse
aveva intuito cosa stava per dirle Hinata. Ma adesso, non poteva tirarsi
indietro. Non poteva dirgli di fermarsi. Doveva sapere ed Hinata gliene stava
dando la possibilità.
Hinata riapri gli occhi e, respirando a pieni polmoni, fece
uscire dal suo cuore tutta la verità senza alcuna costrizione .
“Ci siamo baciati”
In quel momento, Sakura ebbe il dubbio di non aver sentito
bene le parole pronunciate da Hinata. Qualcosa dentro di lei si era inclinata.
Una piccolissima crepa che gli aveva fatto dolere il cuore.
“Naruto e Hinata si
sono……..baciati. Naruto ha…..baciato Hinata. Sta mentendo….non può essere vero.
Naruto non prova alcun sentimento per lei. Me l’avrebbe sicuramente detto.
Sta…sta cercando di provocarmi. Ma……se fosse vero. Se Naruto ha iniziato ad
amare Hinata. Questo vuol dire che…….è colpa sua. E’colpa sua se Naruto si è
allontanato da me. Se mi ha lasciata sola. E’ tutta colpa sua” Una strana
rabbia iniziò a pervadere la kunoichi. Un qualcosa che non aveva mai provato
nei confronti di nessuno.
Sakura avrebbe voluto urlargli contro tutto quello che
pensava. Che era tutta una menzogna. Che era lei la causa dell’allontanamento
di Naruto. Ma non lo fece. Non disse nulla. Rimase li, ferma, a fissare Hinata
che guardava il cielo con il suo sguardo sognante.
“E’
stato…..bellissimo. Un qualcosa di indescrivibile. In quel piccolo e semplice
gesto gli ho trasmesso tutta la passione e l’amore che provavo per lui. Ancora
adesso faccio fatica che sia successo davvero” Hinata era davvero felice
mentre lo diceva. Neanche lei credeva che avrebbe avuto il coraggio di fare una
cosa del genere. Ha fatto la sua scelta. Ha compiuto quell’azione consapevole
dei rischi. Naruto avrebbe potuto anche respingerla. Ma…non l’ha fatto. Il che,
significava molto. Davvero molto.
“Ha risposto al bacio?
Naruto ti ha detto che ti amava?” domandò Sakura con molta freddezza. Lei
non provava nulla nei suoi confronti. Solo amicizia. Quindi, per quale motivo
stava insistendo nel sapere ciò che era successo quella sera.
“Si. L’ha fatto. Ha
risposto al mio bacio” Hinata non aveva alcuna intenzione di mentire.
Voleva dirle tutta la verità.
“Ah….oh….ok” esclamò
la rosa in maniera quasi asettica.
“Pero, non mi ha detto
che mi ama. L’ho fermato prima che potesse dire qualsiasi cosa” rispose
Hinata rabbuiandosi a quelle parole. Il suo volto divenne leggermente triste e
questo non sfuggi alla rosa che la stava scrutando molto attentamente.
“C-Cosa? E per quale
motivo l’hai fatto?” continuò a domandare la kunoichi senza alcun pudore.
Il fatto che Naruto non le aveva dato risposta l’aveva stranamente
tranquillizzata. Ma adesso, doveva capire il comportamento di Hinata. Perche
fermarlo? Pensò la rosa tra se e se.
“Avevo paura della
risposta che mi avrebbe dato. Sono successe troppe cose tutte insieme ed io non
volevo forzarlo. Gli ho detto che doveva pensarci su prima di darmi una
risposta. Inoltre, c’è un altro motivo”
Hinata si alzò dal prato su cui era seduta e, guardando la
kunoichi negli occhi, le disse:
“Sono sicura che
Naruto prova ancora qualcosa di molto forte per te”
Sakura spalancò gli occhi. Questa non era di certo una
novità per lei. Lo sapevano tutti. Ma stavolta, c’era qualcosa di diverso. Un
qualcosa che non aveva mai pensato prima e che forse gli aveva dato una
risposta. La risposta sul suo comportamento e sul comportamento di Naruto.
“Ma…..sono sicura che
Naruto ha iniziato a provare qualcosa di forte anche nei miei confronti. Che va
oltre la semplice amicizia. Per questo motivo gli ho dato tempo. Voglio che il
suo sentimento per me sia sincero e forte quanto il mio”
“Come fai a dire che
Naruto prova ancora qualcosa nei miei confronti? Puoi anche sbagliarti. Magari
lui prova già qualcosa di forte e sincero per te e tu non ne sei consapevole”
“Ti sbagli. Naruto
prova ancora quel sentimento nei tuoi confronti. L’ha provato sin dai tempi
dell’accademia. Ed è più forte di quanto pensi. Ma….come ti ho già detto, le
cose possono cambiare. Guarda li”
Hinata indicò con il dito il Sole che era del tutto
tramontato e, rivolgendosi alla rosa, le disse queste parole:
“Il Sole è tramontato
e segna la fine di un giorno. Ma, quando sorgerà, inizierà un nuovo giorno. E
questo vale anche nella vita. Il tramonto può simboleggiare la fine di
qualcosa, la fine di un sentimento. L’alba, invece, simboleggia la rinascita.
La nascita di qualcosa di nuovo. Di un nuovo sentimento. Di grandi cambiamenti.
Sono sicura che un giorno accadrà. Arriverà il momento in cui i sentimenti di
Naruto per te, caleranno come questo tramonto, e, al suo sorgere, nascerà nel
suo cuore un sentimento di puro amore per me. Questa è la mia speranza. Questo
è il tramonto che aspetto e che aspetterò per sempre”
Salve a tutti:)
Prima di tutto mi
scuso per il mio immenso ritardo. Sono stato letteralmente divorato dagli
impegni. Tra corsi di studio ed attività extra il mio tempo a disposizione si
era ridotto drasticamente. Nel mio poco tempo libero non aveva voglia di
scrivere oppure ero troppo stanco. Credo che è una cosa che capiti a tutti.
Inoltre, i capitoli
che scrivo non sono proprio facili. Devo pensarci su ed elaborarli con calma.
Spero di avere creato qualcosa di decente e che il capitolo vi piaccia.
Mi scuso ancora e
ringrazio tutti coloro che seguono e recensiscono la storia.
Un saluto :)
Leon92
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Capitolo 22 *** Grazie ***
Cap 22
Hinata è…………davvero incredibile.
Nonostante fosse cosciente dei sentimenti di Naruto verso di me, ha continuato
ad aspettarlo con la speranza che un giorno……….lui potesse amarla.
Sin dai tempi dell’accademia si è
sempre limitata ad ammirarlo da lontano, ad amarlo in silenzio, a soffrire
mentre vedeva lui andare dietro ad un’altra. Ma, nonostante tutto, lei ha
saputo aspettare. Ha avuto la fede, la speranza, la determinazione e la forza
di volontà di aspettare fino al giorno in cui Naruto si sarebbe accorto di lei.
Se lei avesse continuato ad
aspettare…………..se non si fosse dichiarata a lui……..non sarebbe cambiato niente.
Naruto non avrebbe mai saputo dell’amore che Hinata provava per lui.
Voleva che le cose
cambiassero……voleva rischiare il tutto e per tutto……….mettersi in gioco per
l’uomo della sua vita.
Non tutti avrebbero avuto il suo
coraggio. Ha preferito dichiararsi con il rischio di essere respinta, piuttosto
che aspettare senza fare nulla. Lei…………ha fatto una “scelta”. Una scelta che
avrebbe cambiato le carte in tavola, che avrebbe cambiato la sua vita e il suo
destino.
Naruto……..non gli ha dato una
risposta, ma, conoscendolo, se fosse stato completamente sicuro dei suoi
sentimenti gliel’avrebbe sicuramente detto. Dopo quel bacio, dopo la dichiarazione
di Hinata, anche lui si sarebbe dichiarato senza alcun indugio. Dopotutto,
stiamo parlando di Naruto. La persona più sincera che io abbia mai conosciuto.
Lui non è il tipo che scappa dai problemi.
Quindi……….questo vuol dire
che……….Hinata forse ha ragione. Naruto potrebbe………provare ancora dei
sentimenti……..per me. Quell’amore che nutriva sin da bambino nei miei
confronti.
Se fosse vero…………come dovrei
comportarmi?.............Cosa dovrei fare?
Io……io……non……lo
amo. Io
amo……..Sasuke. Lui…….per
me……..è……un’ amico. Il mio
migliore amico. La persona
con cui ho passato più tempo in assoluto. Che mi faceva ridere
quando ero
triste. Che mi confortava, mi sosteneva, mi dava la forza di andare
avanti.
Hinata “merita” di stare con
Naruto. Dopo tutto quello che ha fatto, dopo tutto quello che ha passato, lei
“merita” di amare lui con tutta se stessa. Il suo amore è qualcosa
che…….sarebbe difficile e riduttivo descrivere a parole.
Loro due sono fatti per stare
insieme. Perche è “destino”.
E lo stesso vale per me e Sasuke.
Siamo fatti l’uno per l’altro.
Ma…….Cosa mi succede? Mi
sento……strana…….perchè sento questa piccola fitta al cuore?
Aspetta…….conosco questa
sensazione. Questa è…….”gelosia”
Ma……….perchè? Io sono gelosa di
Hinata? Ma davvero? Per quale motivo?
Forse perché mi sono resa conto
del amore puro e cristallino che prova nei confronti di Naruto.
Forse perché il mio sentimento
per Sasuke è……anzi…..non è minimamente paragonabile al suo.
Forse perché lei è la causa
dell’allontanamento di Naruto.
Forse perche io, in confronto ad
Hinata, sembro una ragazzina immatura che deve ancora crescere.
Dev’essere per forza uno di
questi motivi. Dev’essere cosi. Non può esserci dell’altro. Vero?
“Vero, Sakura?”
“Sakura!”
La kunoichi parve ridestarti da quel piccolo stato di
riflessione in cui era caduta. Non era la prima volta che gli succedeva una
cosa del genere. Ultimamente erano successe parecchie cose inaspettate ma era
la prima volta che si stava ponendo delle domande che mettevano in discussione
le sue certezze.
“Sakura, va tutto
bene?” domandò la mora con aria preoccupata.
“Oh! Ah, si. Va tutto
bene. Mi sono semplicemente incantata ad ammirare gli ultimi raggi di questo
bellissimo tramonto. Anche se il Sole non si vede più, il suo colore combinato
con il cielo crea un bellissimo arancione acceso che illumina tutto il
villaggio, che lo riscalda con il suo tepore e lo protegge da qualsiasi
pericolo. Eheh! Sai, hai ragione. Quando guardi questo colore, non puoi fare a
meno di pensare a Naruto. E’ davvero meraviglioso.” rispose la rosa
con tranquillità, cercando di nascondere i suoi turbamenti con un sorriso.
Hinata continuò a studiare le espressioni della giovane
kunoichi senza che se ne accorgesse. Dal tono della sua voce percepì che c’era
qualcosa che non andava. Parlare di Naruto la rattristava fino a questo punto?
Forse era successo qualcosa tra loro e lei non ne era a conoscenza? I pensieri
di Hinata si trasformarono in curiosità e preoccupazione.
“Cosa provi per lui?” esclamò
diretta Hinata. Sapeva quelli che erano i sentimenti di Sakura verso il biondo.
Ma voleva avere la certezza assoluta che i suoi presentimenti fossero
sbagliati.
“C-Cosa? D-Di chi stai
parlando?” rispose la rosa colta di sorpresa.
“Quali sono i tuoi
sentimenti verso Naruto? Ho bisogno di averne la certezza” esclamò Hinata
con più forza ed insistenza, avvicinandosi di qualche passo alla kunoichi.
“P-perché me lo
chiedi? Lo sai che tra noi due non c’è niente. Siamo solo amici” rispose la
kunoichi indietreggiando leggermente con le mani leggermente alzate. Il suo
tono era un misto tra il sicuro e l’incerto. Questo, però, non dissipò i dubbi
della mora.
“Lo so, lo so……e solo
che……non sono del tutto sicura che le cose tra voi due stiano cosi. Vedi, da
quando Naruto è tornato dal suo viaggio d’allenamento con il maestro
Jiraya……ecco……..avete iniziato a passare molto tempo insieme. Anche al di fuori
delle missioni. Siete diventati più uniti, più……intimi rispetto a prima.”
esclamò Hinata distogliendo lo sguardo da quello della kunoichi.
“A-Aspetta un’attimo.
Cosa intendo con “intimi”?” domandò Sakura ridendo.
“Si…..più intimi.
Insomma, più che semplici amici. Eravate più affiatati di quanto non lo siete
mai stati. E’ una cosa che ho capito guardando te, Sakura” disse Hinata
rialzando lo sguardo su di lei.
La kunoichi poté leggere tutta la sua ansia e la sua
preoccupazione attraverso le iridi color argento della ragazza. Sembrava che la sua determinazione si stesse
via via dissolvendo come fumo nel vento.
“C-Che vuoi dire?” balbettò
la rosa leggermente confusa dalle parole della ragazza.
“Ho sempre saputo
quali fossero i sentimenti che Naruto provava per te. Non erano di certo un
segreto. Ma, ultimamente, ho iniziato a pensare che anche tu provassi qualcosa
nei suoi confronti. L’ho percepito, ecco. Ad esempio, ti ricordi la battaglia
tra Naruto e Pain? Quando Naruto tornò al villaggio, vittorioso, tu gli andasti
incontri, lo colpisti con un pugno sulla testa, lo rimproverasti e poi lo
abbracciasti, sussurandogli nell’orecchio un semplice “Grazie Naruto”. Te lo
ricordi, vero?”
Sakura venne letteralmente scagliata nel passato. Ancora
adesso ricordava il suo villaggio completamente distrutto, i suoi amici uccisi
dalla furia omicida di Pain, il terrore instillato nei cuori dei sopravvissuti.
Ma, in quei ricordi, non c’erano solo paura e disperazione.
Quando Naruto arrivò al villaggio per proteggerlo, per
salvare tutte le persone a lui care, insieme a lui arrivò anche la speranza.
Lui……con il suo coraggio, la sua determinazione, la sua volontà nel non
arrendersi mai, sarebbe riuscito dove altri avrebbero fallito. E cosi fù.
Naruto non solo sconfisse Pain, ma, in qualche modo a lei
sconosciuto, riuscì a far resuscitare tutte le vittime di quella sanguinosa
battaglia. Ed infine, era ritornato sano e salvo dai suoi amici, dalle persone
che gli volevano bene. Era ritornato da lei. Quello fù uno dei momenti più
belli e felici della sua vita.
“Te lo ricordi?” insistette
Hinata avvicinandosi ancora di più alla kunoichi.
Sakura annui semplicemente con la testa senza professare
parola. Era ancora immersi in quei ricordi che le trasmettevano sia gioia che
terrore.
“Forse tu non te ne
sei accorta, ma in quei semplicissimi gesti ci sono più significati di quanto
credi. Dei significati che tu probabilmente ignori o che forse hai
“volutamente”ignorato”
Sakura spalancò gli occhi e guardò Hinata con gran stupore. “Di
quali significati sta parlando?” si chiese la kunoichi. Rimase in
silenzio mentre aspettava la risposta di Hinata che non si fece attendere.
“Quando hai visto
Naruto sulle spalle del maestro Kakashi vivo e vegeto, avevi le lacrime gli
occhi dalla felicità. Come me, del resto. Piangevi e ridevi allo stesso tempo”
“A-Aspetta………ma
tu…….come…..come fai a saperlo?” chiese incredula la kunoichi. Aveva
completamente rimosso quel piccolo particolare dai suoi ricordi senza che se ne
rendesse conto.
“Ti ho vista io. Ero
di fianco a te ma non te ne sei accorta perché eri troppo presa da quello che
avevi avanti agli occhi. Non ti avevo mai vista in quello stato. Eri coinvolta
a tal punto che, tutte le persone attorno a te sembravano scomparse dalla
faccia della Terra. In quel momento, solo Naruto occupava i tuoi pensieri”
“Si…..è
vero…..ma…..questo è normale. Naruto è un mio caro amico e tengo tantissimo a
lui. Quando l’ho visto in piedi, senza nessuna ferita grave, io…..non ho saputo
trattenermi. Ero felice che stesse bene, lo ammetto. Ma….cosa c’entra questo? La mia reazione è
stata la stessa di tante altre persone. Dopotutto, Naruto è l’eroe che ha
salvato il villaggio ed in più è mio amico”
“Hai ragione. La tua
reazione è stata la stessa di molti altri. Anch’io ho avuto la tua stessa
reazione. Ma…..non è questo che mi ha colpita. E’ stato…..quello che è successo
dopo che mi ha dato da pensare”
“Ma……di cosa stai
parlando? Cos’è successo dopo?” domandò la kunoichi guardando Hinata in
maniera confusa.
“Davvero non ricordi?
Quando Naruto ha iniziato a venire verso di noi, tu ti sei allontanata per
qualche secondo. Sei corsa via, in mezzo alla folla, e hai cercato di
asciugarti le lacrime in fretta e furia” rispose Hinata incrociando le
braccia al petto. Il comportamento della
rosa gli era sembrato molto strano, ma Hinata si era fatta un’idea del perché.
Adesso poteva parlarne con la diretta interessata senza peli sulla lingua in modo
da scoprire la verità.
“N-No! Questo non è
vero. Io….ecco….avevo visto un ferito e….. sono accorsa ad aiutarlo” balbetto
Sakura, arrossendo leggermente, e cercando di giustificare il suo strano
comportamento. Non sapeva nemmeno lei perché cercava di giustificarsi, ma
qualcosa nella sua testa le diceva di farlo.
“Smettila, Sakura. Non
sei capace a mentire” esclamò Hinata leggermente stufa “Tu sei scappata via perché non volevi farti vedere in lacrime. Non
volevi mostrarti debole davanti a lui……”
“A-A-Aspetta……questo
non è….”
“….e quando sei
tornata, sei andata dritta da lui e l’hai rimproverato senza guardarlo negli
occhi”
“Certo che l’ho
rimproverato. E’ il solito incosciente che deve fare sempre di testa sua. Ero
cosi……furiosa che se l’avessi guardato dritto in quei suoi occhi azzurri con
l’aria di chi ha fatto la cosa più facile del mondo……ecco io….io….non so
cos’avrei fatto. Mi sono a malapena trattenuta dandogli quel leggero pugno
sulla testa” esclamò Sakura colpendo il pugno destro con il palmo sinistro.
“Tsk! Vuoi sapere come
la penso io? Quella che hai provato in quel momento non era rabbia
ma…….preoccupazione. Hai cercato di nasconderlo con la scenetta di te che
diventavi furiosa e hai rincarato la dose colpendolo con il tuo solito modo di
fare. Era tutta una messinscena per nascondere quelli che erano i tuoi reali
sentimenti. In realtà, eri terribilmente
preoccupata per lui. Avevi il terrore di perderlo, come c’è l’avevo io. Lo
dimostra il fatto che, alla fine, sei andato da lui e lo hai abbracciato. Eri
felice che fosse tornato sano e salvo da noi. Che fosse tornato da te”
Sakura si senti messa alle strette. Hinata sembrava leggerli
dentro come un libro aperto. Quei piccoli e semplici gesti erano cosi pregni di
significati che Sakura stessa, molto probabilmente, non c’aveva fatto neppure
caso. Aveva semplicemente agito d’istinto. Senza pensare.
“Si…. è vero….ero
molto preoccupata per lui anche se non lo davo a vedere” ammise la kunoichi
abbassando la testa. Odiava rivivere quei momenti. Sentiva ancora la paura
crescergli dentro “Naruto era andato a
combattere “da solo” contro Pain. Una sola persona, un solo ninja contro 6
terribili nemici. Io non avrei potuto fare nulla per aiutarlo. Mi
sentivo…impotente, inutile. Tutto quello che ho saputo fare è stato pregare per
lui. Sperare che, con il suo intervento, sarebbe riuscito a salvare il
villaggio e a tornare da noi. Tu sei stata più coraggiosa di me. Sei
intervenuta per aiutare Naruto, consapevole del fatto che saresti potuta
morire. Mentre io…….non ho fatto niente. Sono….sono inutile” Un’altra
piccola lacrima inumidì il viso della kunoichi. Odiava apparire debole davanti
agli altri. Ma stavolta non poteva farne a meno. In confronto alle azioni di
Hinata, si sentiva ancora una ragazzina che non era riuscita a niente.
“Ti sbagli, Sakura.
Non sei affatto una persona inutile. Sei una delle migliori ninja medico del
villaggio, anzi, di tutto il mondo ninja. Hai salvato molte vite…….compresa la
mia. Tutti noi ti siamo molto grati per quello che hai fatto. Ogni ninja ha le
sue abilità speciali sul campo di battaglia. Tu sei un medico che cura i feriti
e rimani nelle retrovie, io e Naruto siamo combattenti che combattono in prima
linea. Ognuno deve adempiere al suo compito. Non pensare mai di essere inutile,
perché è una bugia. Nessuno di noi lo pensa. Ne io ne Naruto” Hinata
appoggiò un mano sulla spalla della rosa, sperando che, con le sue parole, le
avrebbe dato conforto.
“Gr…Grazie Hinata” esclamò
la rosa asciugandosi il viso leggermente bagnato dalle lacrime.
Hinata rispose con un piccolo segno d’assenso con la testa.
“Tornando
all’argomento principale. E’ vero. Ho abbracciato Naruto perché ero preoccupata
per lui ed ero felice di vederlo senza ferite gravi….ma…..è normale abbracciare
un’amico. Lui è molto importante per me, ma, questo non significa che ci sia
qualcosa oltre la semplice amicizia tra me e Naruto” esclamò Sakura
tornando sulla difensiva.
“Non l’hai solamente
abbracciato. Gli hai sussurrato un semplice “Grazie” vicino all’orecchio. Per
come la vedo io, questo è un gesto molto intimo e nasconde dietro di se molti
più significati di quanto credi. Può voler dire:
·
Grazie per
aver salvato il villaggio
·
Grazie per
avermi salvato la vita
·
Grazie per
essermi stato vicino nei momenti di difficoltà
·
Grazie di
essere mio amico
·
Grazie di
esistere
·
Grazie per
non avermi mai abbandonata
·
Grazie di
essere tornato da me vivo e vegeto
·
Grazie per
non esserti mai arreso
·
Grazie per
aver creduto
·
Grazie per
tutto quello che hai fatto per noi
“Questi sono solo
alcuni esempi, ma, c’è ne possono essere molti altri. Non so cosa significasse
il tuo grazie per Naruto. Forse qualcuno di quelli che ho citato o forse
nessuno di essi. Non lo so. Solo tu puoi sapere qual è il suo reale significato.
Però di una cosa sono sicura. In quei piccoli gesti c’era molto di più che
della semplice amicizia. Il vostro legame è davvero forte. Quasi
sovrannaturale” Hinata iniziò a stringere i pugni. Anche lei provava
gelosia nei confronti della kunoichi. Stava cercando di capire quali potessero
essere i sentimenti della rosa. Quanto forte potesse essere il legame tra lei e
Naruto.
Sakura ripensò inconsciamente ad un’avvenimento avvenuto
durante lo scontro con Pain. Quando il nemico usò lo Shinra Tensei, il
villaggio venne spazzato via insieme alle speranze di tutti i suoi abitanti.
Insieme alle sue speranze. Ormai tutto era perduto. Non c’era niente che
potessero fare. Erano stati sconfitti. Nemmeno Tsunade, l’Hokage del villaggio,
il ninja più forte, che avrebbe dovuto proteggerli da ogni pericolo, era impotente
di fronte a cotanta distruzione, crudeltà, potenza, sofferenza. Chi avrebbe
potuto fermare un nemico simile. Un nemico che incarnava il dolore stesso della
vita. Chi avrebbe potuto riportare la speranza nella disperazione? Chi avrebbe
riportato la luce nell’oscurità che era scesa su di loro?
Nell’istante in cui urlò il suo nome nel vento accadde l’impensabile.
Colui che avrebbe riportato la speranza e la luce al villaggio era apparso
davvero. Contro ogni probabilità, le sue preghiere furono esaudite nel momento propizio.
Naruto arrivò più forte che mai ed iniziò a sconfiggere il nemico uno dopo
l’altro. Alla fine, in un modo o nell’altro, c’è l’aveva fatta e, da allora,
gli era stato riconosciuto il titoli di “eroe”.
Forse l’arrivò di Naruto era stata una coincidenza, una
fatalità. Forse qualcuno lo aveva avvertito dell’arrivo di Pain. Ma per
un’attimo, per un singolo momento, aveva davvero creduto che Naruto avesse
sentito il suo urlò di disperazione e forse accorso per salvarla. Forse Hinata
aveva ragione. Forse tra loro due c’era davvero un legame insondabile, che
andava oltre lo spazio e il tempo, che andava oltre l’amicizia.
“Io non so quanto sia
forte il vostro legame. Ma….quando ho visto te che abbracciavi Naruto, ho
pensato che tu……che tu……” Hinata cercò di trattenere l’impulso di piangere
e cercò di nascondere i suoi occhi con i capelli che le cadevano leggermente in
avanti.
Sakura, intuendo ciò che volesse dire Hinata, continuo la
frase da lei iniziata.
“Tu pensi che io……che
io……possa provare dei sentimenti per Naruto? Pensavi che……lo amassi?” domandò
incredula la rosa. Non poteva credere che Hinata pensasse davvero questo.
Hinata annui sussurrando un semplice “Si”. Sakura capì che non stava affatto scherzando. Pensava davvero
che ci fosse qualcosa tra lei e Naruto.
“Eheh! Ma
questo…..è…è….assurdo.
Io….io amo Sasuke. Non potrà mai esserci niente tra me
e….Naruto. Questo è……impossibile”
esclamò divertita la kunoichi. Prendere in considerazione una cosa del
genere era qualcosa di….di impensabile.
“Non che non lo è” esclamò
velocemente Hinata, ripresasi da quell’attimo di debolezza “Dopotutto, Sasuke era fuggito dal villaggio e l’unica persona che ti
era rimasta vicina era Naruto. Non è impossibile pensare che tra voi due
potesse nascere qualcosa. Forse posso essermi sbagliata sull’abbraccio e tutto
il resto ma, sono pronta a scommettere che ci sono stati altri avvenimenti che
vi hanno avvicinati ancora di più. Vero?”
Sakura ripenso ai momenti passati con Naruto. Ci sono state
davvero delle sequenze che, senza che se ne rendesse conto, avevano rafforzato
il loro legame. Ma, era davvero possibile considerarlo “amore”.
Sakura non rispose alla domanda ma Hinata lo interpreto come
un si. Qualcosa c’era stato nel loro passato. Qualcosa che lei non poteva
essere a conoscenza.
“Io amo Naruto con
tutta me stessa. E’voglio che anche lui ami me. Voglio vederlo felice. Ma, per
far si che questo accada, ho bisogna di avere delle risposte e l’unica persona
che può darmele sei tu” esclamò Hinata con tutta la sua determinazione. Era
arrivato il momento di smettere di girare intorno alla faccenda e di chiarire
la faccenda una volta per tutte.
Sakura continuò a rimanere in silenzio. Tutta quella
discussione la stava sconvolgendo. Quei ricordi cosi lontani, ma allo stesso
tempo, cosi vicini ed intensi, la stavano confondendo più di quanto pensasse. La
sicurezza del suo amore verso Sasuke stava iniziando a vacillare, anche se di
poco. Una piccola incertezza si insinuò nel cuore della kunoichi. Poteva
significare poco o nulla. Ma, poteva significare molto altro.
“Voglio la verità,
Sakura? Guardami dritta negli occhi e dimmi la verità” Hinata si avvicinò
alla kunoichi e afferrò entrambe le spalle con le sue mani. I loro occhi si
scrutavano. Si studiavano l’un l’altro. Ogni piccolo gesto, anche il semplice
distogliere lo sguardo poteva significare qualcosa. Poteva fare la differenza
tra la verità e la menzogna.
“Cosa provi per Naruto? Amicizia? Oppure……..Amore?”
Salve a tutti :)
Il dialogo tra Hinata
e Sakura continua e sto cercando di renderlo sempre più interessante. Sperando
di essere riuscito nel mio intento.
Questo capitolo può
sembrare molto NaruSaku e forse lo è,ma, ho bisogno di dare dei significati ha dei
gesti o a delle situazioni del manga. Sono fatto cosi. Forse, per alcuni di
voi, alcune scene non significano niente, oppure si trovano d’accordo con me, o
ancora sono del tutto contrari a ciò che ho scritto.
Ho voluto condividere
con voi alcune mie riflessioni (attraverso le parole di Hinata) cercando di essere
il più sincero possibile.
Mi farebbe davvero
molto piacere sapere cosa ne pensate voi. Se anche voi date dei significati a qualche
scena del manga o cose simili. Non voglio costringere nessuno. Fatelo se vi va.
Io sono sempre disponibile a discutere con voi e a sapere il vostro punto di
vista :)
Ringrazio tutti
coloro che mi seguono e che recensiscono la storia.
Un saluto e al
prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 23 *** Il vero amore ***
Cap 23
“Cosa provi per Naruto? Amicizia? Oppure……..Amore?”
Hinata continuò a guardare Sakura con fermezza e
determinazione. Teneva la presa salda sulle spalle della kunoichi, quasi come
avesse paura che potesse scappare da lei da un momento all’altro. Voleva avere una risposta a quella domanda.
Una risposta vera e sincera. Una risposta che avrebbe dissipato tutti i suoi
dubbi. Una risposta che avrebbe confermato i sentimenti di Sakura verso Naruto.
Sakura, dal canto suo, era stupita ed intimorita dall’atteggiamento
di Hinata. Non si aspettava una reazione del genere da parte della ragazza. La
presa sulle sue spalle era salda e forte, segno della sua determinazione
incrollabile. Quella risposta significava davvero tanto per lei. Glielo leggeva
nei suoi occhi. In quelle iridi argentate poteva leggere tutta la sua ansia e
la sua preoccupazione. La risposta che avrebbe dato sarebbe stata importante
per Hinata e per il suo rapporto con Naruto.
“C-Cosa…cosa sto facendo?
P-Perché sto indugiando? Perché? Basterebbe darle una risposta secca e veloce.
Un semplice frase. Qualcosa tipo…..
“Io e Naruto siamo semplici
amici. Nulla di più. Io amo Sasuke con tutta me stessa e voglio passare il
resto della mia vita con lui”
Tutto qui. Una risposta rapida e
decisa.
In questo modo, Hinata sarà certa
di avere campo libero con Naruto e questa inutile discussione giungerà alla
fine.
Finalmente potranno iniziare la
loro storia d’amore senza alcun ostacolo.
Dovrei essere felice per loro.
….Ma…..allora…….perchè?
Perché ci sto
ancora pensando?
Le parole di Hinata
mi hanno davvero influenzato fino a questo punto.
Io potrei…..provare
qualcosa che…..va oltre la semplice amicizia….per Naruto?!
Ma no…..è
impossibile……
pero……potrebbe…...se
ci fosse……
cosa sto
dicendo……….sono impazzita…..
Sasuke……..lui…...è…….lui
Invece……Naruto…..è…….Naruto…..
Amicizia……..amore………..
ACCIDENTI! NON CI
STO CAPENDO PIU’ NIENTE. SHANNAROOOO!!!”
Sakura
aveva lo sguardo perso nel vuoto. I suoi pensieri la distraevano dalla persona
che aveva di fronte. Hinata era impaziente di ricevere una risposta. La presa
sulle spalle della kunoichi si fece ancora più forte. La kunoichi si ridestò da
quello stato di riflessione, avvertendo un leggero dolore causato dalle mani
forti della ragazza sulle proprie spalle. Capì subito che non l’avrebbe
lasciata andare senza prima una risposta.
“Eheh! Dai, smettila
Hinata! Mi stai spaventando” esclamò ridendo la kunoichi, divincolandosi
dalla presa sulle sue spalle ed indietreggiando di qualche passo.
“Ti ho già detto cosa
provo per Naruto. Non c’è alcun bisogno che io lo ripeta. Dopotutto, stiamo
parlando di Naruto, no? Le cose tra noi due non sono mai cambiate. Il nostro
rapporto è rimasto sempre lo stesso” continuò la rosa sorridendo.
Hinata intuì subito che la kunoichi aveva aggirato la
domanda di proposito. Si aspettava una risposta diretta, che cancellasse tutti
i suoi dubbi. Invece, Sakura aveva preso le distanze da lei ed aveva articolato
delle frasi che non le avevano dato delle vere e proprie conferme sui suoi
sentimenti.
Ad un tratto, Hinata capì che le proprie parole avevano, in
qualche modo, disorientato la kunoichi. Anche lei aveva iniziato a vacillare, a
perdere le proprie certezze. Se fosse stata assolutamente sicura dei propri
sentimenti verso Naruto non avrebbe esitato nel rispondere alla domanda. Le
avrebbe dato senz’altro una risposta soddisfacente.
Inoltre, la mora ha notato subito che Sakura, mentre le
stava parlando, rideva forzatamente. Nelle sue parole aveva percepito tutto il
suo disagio e la sua confusione.
“C’è qualcosa che
non va. Le sue parole….e quel sorriso sono…….
…Allora
Sakura…….potrebbe davvero provare qualcos’altro per Naruto……
…Lei sarà sempre un
muro tra me e lui….
……No! Non voglio
arrendermi…..
…Ho bisogno di sapere
la verità….
….forse mi sto
sbagliando……
…..adesso Sakura è
confusa da cio che gli ho detto….
….per questo non mi
ha risposto sinceramente…..
….devo avere quella
risposta a qualsiasi costo!”
Hinata
non voleva darsi per vinta. Era determinata a sapere la verità. Determinata ad
abbattere quel muro che c’era tra lei e Naruto. Determinata a farsi rivelare
quella risposta che avrebbe dileguato ogni suo presentimento.
Ma come
poteva fare? Cosa poteva dirle? Sakura stava prendendo le distanze da lei e ciò
avrebbe reso tutto più difficile.
Naruto
è il suo migliore amico? Oppure, qualcosa di più profondo?
Amicizia
o amore? Quale dei due prevaleva nel cuore della kunoichi.
“Che differenza c’è tra
l’amicizia e l’amore?”
esclamo improvvisamente Hinata dando voce ai suoi pensieri.
“C-Cosa?” domandò la kunoichi con fare
sorpreso. Perché Hinata aveva tirato fuori quell’argomento di punto in bianco?
Pensò la rosa tra se e se.
“Come fai ha capire se sei
davvero innamorata di una persona oppure se gli vuoi bene come amico? La
differenza tra la vera amicizia e il vero amore. Questi legami sono molti
simili tra loro ma, allo stesso tempo, sono incredibilmente diversi. Possono
essere facilmente confusi l’uno con l’altro. Soprattutto quando si è molto
giovani. Può capitare a chiunque”
“Aspetta un’attimo” la interruppe Sakura bruscamente
“Cosa vuoi insinuare? Stai mettendo in
discussione i miei sentimenti? Credi che non sappia la differenza tra queste
due cose? ” domandò la kunoichi infervorata dall’affermazione della mora.
“Ascolta, Sakura. Non voglio
mettere in discussione i tuoi sentimenti. Non mi permetterei. Dopotutto, non
siamo cosi amiche e nessuna di noi conosce fino in fondo i sentimenti
dell’altra. E solo che…..be….devo avere una risposta assolutamente sincera e,
soprattutto, che rispecchi la verità che c’è nel tuo cuore. Ho bisogno che tu
cancelli tutti i dubbi che albergano dentro di me. Solo questo” rispose la mora con calma e
tranquillità.
Hinata
comprese che l’unico modo di scoprire la verità ed avere una risposta sincera
da Sakura era essere vera e sincera a sua volta. Solo cosi Sakura si sarebbe
fidata di lei ed avrebbe ottenuto, forse, la risposta che cercava.
“D-Dubbi? Q-Quali dubbi?” domandò la kunoichi confusa ed,
allo stesso tempo, incuriosita.
“Naruto e Sasuke. Questi due
ragazzi sono parti fondamentali della tua vita, vero? Sasuke è il tuo grande
amore e Naruto è il tuo migliore amico, no? Secondo te le cose non sono
cambiate affatto. Sin dai tempi dell’accademia. I tuoi pensieri sono rimasti
gli stessi, giusto?”
Sakura
annui in modo impercettibile. Sembrava che Hinata dovesse dirle qualcosa di
importante e lei non dovesse fare altro che stare ad ascoltare. Aveva ragione,
dopotutto. Dai tempi dell’accademia i suoi pensieri non eri cambiati. Sasuke
era, ed è ,rimasto sempre il suo primo ed unico amore. Mentre Naruto era un
semplice amico che, con il tempo, ha imparato a conoscere e ad apprezzare per
le sue qualità.
“Adesso ti dirò quelli che sono
i miei dubbi. Ciò che penso realmente. Voglio essere completamente sincera con
te. Forse ti dirò cose non vere, cose che magari non condividerai. Se cosi
fosse puoi darmi della stupida ed insultarmi. Mi scuserò tutte le volte che
vuoi. Ma prima…..devi ascoltare quello che ho da dirti. Ok?” Hinata guardò la kunoichi con
sguardo implorante. Sembrava tenerci davvero tanto a dissipare quelli che erano
i suoi “dubbi”.
“A-Ah! Ok! Se ci tieni cosi
tanto, va bene. Ti ascolterò” esclamò Sakura incuriosita dalle parole della ragazza.
“Per quale motivo Hinata ha iniziato
a parlare di amicizia ed amore? Quali sono questi dubbi che la stanno
tormentando? Perché è cosi importante che io le riveli i miei sentimenti per
Naruto?” nuove
domande iniziarono a nascere nella mente della kunoichi. Qualcosa stava
tormentando anche la dolce Hinata e Sakura aveva tutta l’intenzione di scoprire
cosa l’affliggeva.
Le due
ragazze si sedettero una accanto all’altra sul prato che si trovava sotto di
loro. Il Sole era ormai tramontato ed, al villaggio, iniziarono ad accendersi i
primi lampioni che illuminavano le strade del paese ancora in costruzione.
Intorno a loro si udiva solo il leggero fruscio delle
foglie, proveniente dagli alberi alle loro spalle, e il suono di qualche cicala
che segnalava l’inizio della sera appena giunta.
Le due
giovani ninja rimasero in silenzio ad ammirare il villaggio che si illuminava
delle luci più varie. Non solo i lampioni, ma anche negozi e locande rendevano
il villaggio pieno di vita. I rumori della gente che camminava, che entrava nei
negozi, che comprava, che viveva la propria vita normalmente.
Tutto
questo faceva credere che ciò che era accaduto in passato non era mai successo.
L’attacco di Pain che aveva raso al suolo Konoha e la Grande Guerra. Tutto
appariva come un’orribile incubo di fronte allo spettacolo maestoso che
appariva davanti alle due ragazze.
“Che panorama magnifico. Il
villaggio si sta rimettendo in piedi. Sembra che cresca ogni giorno di più” esclamò gioiosa Hinata guardando
il villaggio con occhi brillanti.
“E’ vero. Tutto grazie a Naruto
e tutti i ninja che hanno contribuito nella ricostruzione. La signorina Tsunade
sta gestendo i lavori in modo davvero esemplare. Non vedo l’ora di veder tornare
il villaggio come prima. Purtroppo dovrà passare parecchio tempo prima che
accada” esclamò
Sakura con un pizzico di tristezza. Desiderava ardentemente che tutto tornasse
come prima. Che tutto tornasse alla normalità. E non soltanto per il villaggio,
ma anche per Naruto, Sasuke e il Team 7.
“Già! Ma il villaggio non
tornerà come prima. Scommetto che diventerà ancora più grande. Voglio vederlo
diventare più splendente di prima. So che ci vorrà del tempo. Ma, in questo
caso, bisogno saper aspettare, essere ottimisti e guardare con fiducia al
futuro” esclamò
Hinata con sincerità. Pensava realmente che il villaggio sarebbe diventato più
maestoso di prima. Tutti al villaggio lo pensavano. E quel futuro cosi distante
non è cosi lontano come può sembrare.
Sakura
annui alle parole della giovane ninja. Era riuscita a trasmetterle fiducia e
ottimismo con le sue parole. Questa capacità di poter rincuorare la gente era
davvero un dono della giovane Hinata che la contraddistingueva da tutte le
altre ragazze. Solo adesso la kunoichi stava riconoscendo in lei queste
qualità. Dopotutto, non avevano mai parlato cosi tanto e questo era un’ottima
occasione per conoscersi entrambe.
“Guarda laggiù, Sakura” la mora indicò con l’indice
destro un’edificio poco lontano da loro “Da
qui si vede l’accademia ninja. Non l’avevo mai vista da quassù”
“E’ stato uno dei primi edifici
ad essere completamente ricostruito. L’Hokage ha detto che l’accademia era
importante per i bambini e che non potevano rimanere senza. Da quando Naruto è
diventato il Salvatore del villaggio, un sacco di ragazzi hanno voluto seguire
il suo esempio è si sono iscritti per diventare dei ninja forti e valorosi come
lui. Naruto è diventato una vera e propria guida non soltanto per i bambini, ma
anche per molte persone che avevano perso la retta via. Lui è riuscito a dargli
qualcuno in cui credere, qualcuno in cui riporre le loro speranze. Eheh! Chi
l’avrebbe mai detto che il Naruto impulsivo e testardo di un tempo sarebbe
divenuto il più grande eroe di tutto il mondo ninja.”
Sakura
torno con la mente ai bei tempi passati dell’accademia. Dentro di se avrebbe
voluto tanto tornare la ragazzina di prima e tornare ai momenti felici passati
tra quei banchi di scuola. Tutti i bambini, a quei tempi, hanno meno
preoccupazioni e vivono la loro vita più serenamente.
“Se devo dirti la verità, ho
sempre creduto che Naruto avrebbe raggiunto i propri obiettivi. Ai tempi
dell’accademia era un vero casinista. Cercava sempre di attirare l’attenzione
su di se. A me piaceva quel lato del suo
carattere. Lo trovavo divertente. Quando ero triste, mi bastava guardarlo
e….con il suo sorriso ed il suo sguardo, riusciva a tirarmi su di morale. Anche
se non ci parlavamo mai, Naruto è sempre stato una persona molto importante per
me. E’ stato la mia guida. Se fossi stata più coraggiosa e avessi avuto il
coraggio di parlargli, probabilmente non si sarebbe sentito cosi solo. La
maggior parte della classe lo evitava o lo disprezzava. Non riusciva mai a
farsi dei veri amici. Rimaneva sempre li, da solo, su quell’altalena, con lo
sguardo perso nel vuoto. Avrei tanto voluto stargli vicino, fargli sentire la
mia presenza. Avrei voluto essere una vera amica su cui potesse fare
affidamento. E solo che……io….non ci riuscivo. Era più forte di me. Ogni volta
che si avvicinava a me svenivo o mi allontanavo per l’imbarazzo e il disagio.
Uff! Quanto sono stata sciocca” esclamò Hinata ondeggiando la testa. Dentro di se provava
del rimpianto per non essere stata vicina a Naruto nei momenti di difficoltà.
Ma adesso stava facendo di tutto per rimediare agli erori commessi in passato.
“Eravamo ragazzine. Piccole ed
ingenue. Non fartene una colpa. Anche se…a dire il vero…..anch’io ho dei
rimpianti. Ho trattato Naruto come tutti gli altri. Con disprezzo ed
indifferenza. Non mi è mai importato nulla di lui. Dovevamo stargli alla larga
perché c’è l’ho dicevano i nostri genitori. Nessuno di noi poteva immaginare
che, dentro di se, teneva sigillato un demone che aveva quasi distrutto il
nostro villaggio. Scommetto che se l’avessimo saputo, nessuno di noi si sarebbe
neanche lontanamente avvicinato a lui. L’avremmo considerato un pericolo
pubblico. Il Terzo Hokage ha fatto la scelta giusta ordinando di tenere
nascosta quest’informazione. Ha risparmiato a Naruto ulteriore sofferenza. E
comunque......l’unica persona a cui rivolgevo tutte le mie attenzioni era
Sasuke. Il “mio” Sasuke. Sigh! Mi manca tantissimo” esclamò Sakura stringendosi le
ginocchia al petto. Sentiva davvero la sua mancanza. Soprattutto da quando
Tsunade e Kakashi le avevano rivelato la verità su di lui. Essere rinchiuso in
una prigione doveva essere davvero orribile, ma poteva andargli senz’altro
peggio, penso la rosa fra se e se. Ora come ora non poteva far altro che
aspettare il suo ritorno e sperare di rincontrarlo il prima possibile.
“Sasuke Uchiha” pronunciò Hinata, tentando di
ricordare il suo volto da ragazzino “Dimmi
una cosa, se ti va naturalmente. Che cosa…….che cosa ci trovavi in lui? Perché
ti piace cosi tanto?” le domandò la ragazza, voltandosi per guardarla negli
occhi.
“C-C-Come? C-Che vuoi dire?” balbettò la kunoichi arrossendo
leggermente per quella domanda improvvisa. Senti l’imbarazzo salirle sempre di
più. Nessuno le aveva mai fatto una domanda del genere e ciò la imbarazzava
molto.
“In accademia, tutte le ragazze
della nostra classe non facevano altro che andargli dietro. Lo adulavano tutto
il santo giorno. E tu non fai eccezione. In realtà, posso capire ciò che
provavano. Sasuke è sempre stato un tipo affascinante. Veniva considerato il
più bello dell’accademia. Inoltre, era il migliore della nostra classe.
Eccelleva in tutte le materie. Sapeva eseguire le tecniche ninja alla perfezione
e nel lancio dei kunai e degli shuriken non aveva rivali. Un ninja d’elite come
pochi. Il Clan Uchiha era famoso per avere fra le sue fila ninja
eccezionali. Anch’io ammetto che Sasuke
non mi era del tutto indifferente. Era carino a modo suo, è vero, ma niente di
più. Ora, tralasciando tutto quello che ho detto, dimmi cosa vedevi in lui?”
“Be, lui è affascinante, bello,
misterioso, intelligente ed è un grandissimo ninja” esclamò Sakura con occhi
sognanti pensando al diretto interessato.
“Ok, ok! Questo lo sappiamo
tutti. E poi?” domandò
Hinata con insistenza.
“E poi……niente. Mi piace cosi
come. Cos’altro ci dev’essere?”
Il viso
di Hinata era diventato un misto tra lo scioccato e l’incredulo. Le parole
della kunoichi le avevano fatto spalancare gli occhi e la bocca in una maniera
quasi buffa. Sembrava che avesse udito la cosa più stupida del mondo e non
sapesse cosa rispondere.
“COME COS’ALTRO CI DEV’ESSERE?!
Ci dev’essere qualcos’altro. Voglio dire……quale lato del suo carattere ti
piace, se ti fidi di lui….cose di questo genere. Dopotutto, non siamo più
ragazzine adesso. Siamo cresciute e sappiamo cos’è davvero l’amore” esclamò Hinata ripresasi dallo
stupore iniziale. Forse i suo presentimento non era del tutto infondato e
presto l’avrebbe scoperto.
“Sasuke mi piace e io…….mi fido
di lui” rispose
Sakura velocemente. Nelle sue parole si poteva percepire il dubbio e
l’indecisione. Dopo le azioni e il comportamento di Sasuke, doveva ammettere a
se stessa che quella fiducia incrollabile che nutriva nei suoi confronti era
calata non poco.
“Non mi sembri convinta. Be,
considerando le ultime azioni di Sasuke non ti biasimo. Io stessa non nutro
molta fiducia in lui. Anche se Naruto e riuscito a mettergli un po’ di sale in
zucca e a riportarlo in dietro, non credo affatto che lui sia cambiato dal
giorno alla notte. Inoltre, il fatto che lui ti piace non implica che lo ami.
Sono due cose molto diverse. Come per l’amicizia e l’amore. Sono facilmente
confondibili”
“ORA BASTA, HINATA!” tuonò Sakura alzandosi improvvisamente
in piedi “PERCHE’ NON MI DICI QUELLO CHE
PENSI SENZA TANTI GIRI DÌ PAROLE”
“E va bene” esclamò Hinata alzandosi
anch’essa in piedi “Quello che penso e
che……potresti aver confuso l’amore con qualcos’altro”
“Cioè?” domandò rabbiosa la kunoichi iniziando
a stringere in pugni nel tentativo di controllarsi.
“Quello che provi per Sasuke
potrebbe non essere amore ma…..una semplice infatuazione. Una cottarella
infantile. Insomma, tu hai mai passato del tempo con lui? L’hai mai conosciuto
veramente?”
“Certo che l’ho conosciuto.
Insieme abbiamo eseguito un sacco di missioni”
“Non significa nulla. Lo sai
anche tu che la prima regola di un ninja e portare a termine la missione senza
farsi influenzare dai propri sentimenti. Nella vita di tutti i giorno poteva
comportarsi in maniera diversa. Essere un altro. Quello che voglio dire è……sei
mai uscita da sola con lui? Si è mai confidato con te? Ti sei mai divertita
standoci insieme? Da quel che ne so, prima della sua fuga, non avete mai
passato molto tempo insieme. E’ sempre stato un tipo solitario e quando è
scappato…be…la fiducia che avevamo in lui e scomparsa. Ci ha abbandonato solo
per inseguire il suo desiderio di vendetta”
Sakura
rimase in silenzio mentre ascoltava le opinioni di Hinata. Il suo sguardo calò
lentamente fino ad indugiare sui suoi stessi piedi. Dentro di se, un senso di
vuoto iniziò ad espandersi fino a rabbuiare il suo amore.
Era
cosciente del fatto che lei e Sasuke non avessero passato tanto tempo insieme e
che il loro rapporto era rimasto in una fase di stallo. Di certo non era colpa
sua, ma di Sasuke. Se fosse rimasto a Konoha tutto questo non sarebbe accaduto
e adesso non ci sarebbe nulla su cui discutere.
“In classe tutti andavano dietro
a Sasuke. Avrebbero fatto di tutto per farsi notare da lui. Anche Ino aveva una
cotta ma credo che adesso gli sia passata. Quando si cresce ci si rende conto
di determinate cose. Per questo ho il sospetto che il tuo sentimento per lui
non è altro che un’infatuazione. Lo so. Forse mi sto sbagliando…però….è
difficile pensare che tu possa amare una persona se non ti fidi ciecamente di
lui. Se non ci hai passato tanto tempo insieme. Se ci pensi bene, nessuno di
noi conosceva il passato di Sasuke. Nemmeno tu. Sasuke non ha mai raccontato
niente di se o del suo passato. Sapevi soltanto che voleva vendicarsi di una
persona, giusto? Niente di più. Tutto il resto l’abbiamo saputo da fonti
esterne. Lo sterminio del Clan Uchiha e che il colpevole fosse proprio suo
fratello Itachi. Non ha mai condiviso nulla con nessuno. Nemmeno con te. Appena
gli è stata data l’occasione di avere potere, e cosi di ottenere la sua
vendetta, non ci ha pensato due volte a lasciare te e tutti i suoi amici”
“Ti sbagli” esclamò Sakura furiosa. Adesso
era arrivato il suo turno di prendere la parola e dire la sua “Ammetto che Sasuke se ne è andato per
inseguire il proprio desiderio di vendetta. Ma non ci ha abbandonato. Ero
sicura che appena avesse raggiunto il suo scopo sarebbe tornato al villaggio e
tutto sarebbe tornato come prima. Se questo non è accaduto e per colpa di Tobi.
Si è fatto influenzare dalle sue parole. Per questo adesso non è qui con noi.
Non è al mio fianco”
“Non puoi dare la colpa agli
altri per le scelte che lui stesso a compiuto. Da quel che mi ha detto Naruto,
Tobi gli ha raccontato la verità sullo sterminio del suo Clan. Niente di
più. Non ha usato abilita magiche o
illusorie. Nemmeno la sua abilità oculare. Ha usato la verità. Sasuke ha fatto
quel che ha fatto in piena coscienza. Quindi non puoi difenderlo da questo
punto di vista”
“Si…hai ragione….ma….” balbettò Sakura completamente
alle spalle al muro. Non poteva difendere le azioni di Sasuke. Non sapeva come
giustificarlo. Ancora una volta non poteva far altro che restare in silenzio.
“E come se non bastasse…” gli occhi di Hinata diventarono
pura rabbia, attivando involontariamente il byakugan, e le sue mani fremevano a
tal punto che, da uno di essa, si poteva intravedere una piccola goccia di
sangue cadere sul terreno “Quando è
arrivato sul campo di battaglia ha dichiarato, con arroganza e superficialità,
di voler diventare Hokage. Come……come si è permesso! Dopo tutto quello che ha
fatto, come……come ha potuto dire una cosa del genere con tanta leggerezza. Quel
brutto……”
Vedendo
Hinata infervorarsi, Sakura cercò di intervenire per placare i suoi bollenti
spiriti. Non aveva mai visto la ragazza cosi arrabbiata verso qualcuno.
Hinata
si voltò e iniziò a camminare verso un’albero che si trovava alle proprie
spalle, mentre la rosa cercava invano di tranquillizzarla.
“Eheh! Suvvia Hinata, calmati
adesso. Non credo che Sasuke dicesse sul serio” esclamò la kunoichi, cercando di appoggiare la
sua mano sulla spalla della mora.
“Oooh, non credo proprio. Se non
stava parlando sul serio, allora dimmi perché ha combattuto contro Naruto, eh?
Dimmi perché c’è stata quella orribile battaglia che ha devastato completamente
la valle dell’epilogo? Dimmi perché entrambi haoo perso un braccio? DIMMI
PERCHE’ NARUTO HA PERSO UN BRACCIO? DIMMELO? Forse Sasuke voleva provare a se
stesso che era più forte di lui. Che sarebbe stato un Hokage migliore di
Naruto. Perché la sua visione del mondo era quella giusta mente gli altri
vivevano nella menzogna. DIMMI PERCHE’?”
Con uno
scatto d’ira, senza neanche pensarci, Hinata scagliò un potentissimo colpo di
palmo sull’albero davanti a se, sbriciolando il suo fusto in mille pezzi e
facendo cadere l’albero a qualche metro di distanza dalla sua posizione
originale.
Sakura
indietreggiò di qualche passo vedendo con quanta forza era riuscita a spezzare
il fusto di quell’albero. Senti il respiro di Hinata calmarsi lentamente dopo
qell’attacco.
“Accidenti. Non posso crederci.
Hinata è….è….è fortissima. In tutti questi anni si è allenata costantemente ed
ha raggiunto un tale livello di forza e di abilità. Incredibile! Credo che, se
dovessimo scontrarci in un vero combattimento, non sono sicura che ne uscirei
vittoriosa. Non devo sottovalutarla” pensò la kunoichi ammirando le grandi abilità ninja
raggiunte da Hinata durante tutti questi anni.
“P-P-Poteva morire” sussurrò Hinata, dando le spalle
alla kunoichi e iniziando a singhiozzare
sonoramente.
Sakura
spalancò gli occhi udendo le parole della ragazza e sentendo il suo dolore.
“Sigh! N-Non lo p-perdonerò
m-mai. N-N-Naruto poteva m-m-morire in quel c-combattimento. P-Per salvare
S-Sasuke……avrebbe s-sacrificato la p-propria v-vita e il proprio s-sogno. S-Se
n-on ci f-fosse s-s-stato p-p-più i-io…i-io---“
Hinata
si lascio andare in un pianto liberatorio. Il terrore di perdere Naruto, la
persona che tanto amava, era radicato dentro di lei. Durante il combattimento
tra Naruto e Sasuke c’era andato molto vicino e vedendolo senza un braccio,
quel terrore, quella paura di perderlo era diventata ancora più forte.
“Hinata” sussurrò Sakura, comprendendo lo
stato d’animo della giovane ninja. Niente è peggio che perdere la persona che
più si ama al mondo.
“S-Scusa Sakura. O-ora sto bene.
N-Non avrei dovuto dirti quelle cose e sfogarmi con te” esclamò la mora voltandosi verso
la kunoichi, mentre si puliva gli occhi e il viso coperti dalle lacrime.
“Sta tranquilla. Scommetto che
adesso ti senti meglio. Vero?” rispose la kunoichi annuendo dolcemente ed abbozzando un
sorriso.
“S-Si. Scusami tanto. Davvero.
Dovrei essere più forte rispetto a come ero prima. E solo che…..non voglio più
vedere Naruto in quelle condizioni. Non voglio vederlo soffrire ancora. Per
questo ti ho detto quelle cose. Da quando Sasuke se ne andato, ti sei
avvicinata moltissimo Naruto ed ho
iniziato a pensare che provassi qualcosa per lui. Ho pensato che…ti fossi solo
infatuata di Sasuke e che la profonda amicizia che avevi con Naruto fosse
amore. Non era cosi assurdo. I segnali c’erano tutti. Passavate molto tempo
insieme, vi confidavate, avevate dei gesti complici che appartenevano solo a
voi. Ad esempio, quando tu lo colpivi con un pugno perché faceva lo scemo o ti
irritava. Infine, quando dopo la battaglia con Pain ho visto
quell’abbraccio…..ho iniziato a pensare che i miei sospetti fossero fondati”
“Quindi, per questo motivo hai
iniziato ad uscire argomenti come amicizia e amore?”
“Si….io…..avevo paura” rispose Hinata guardando negli
occhi la kunoichi.
“Paura??? E’ di cosa?” domandò Sakura con stupore.
“Se i miei dubbi…..se i miei
sospetti si fossero rivelati fondati……se tu ti fossi accorta di amare Naruto….e
lui ricambiasse il tuo sentimento….allora io….non avrei più alcuna speranza con
lui. Per questo motivo volevo che tu rispondessi a quella domanda. Volevo che
cancellassi questo mio tormento una volta per tutte” esclamò Hinata con certezza e determinazione. Voleva avere
ancora quella conferma da parte della kunoichi. Solo cosi quei pensieri si
sarebbero dissolti e avrebbe potuto iniziare a vivere un vero e proprio rapporto
con Naruto.
“Aspetta! Ma…..come fai ad
essere sicura che Naruto provi ancora qualcosa per me. Anche il suo amore per
me poteva essere un’infatuazione da ragazzino” esclamò Sakura, provando a
cancellare i dubbi della mora.
“E’ vero! Potrebbe essere come
dici tu. Però….qualcosa mi dice che le cose non stanno cosi. Durante l’esame di
selezione dei chunin, Naruto ti ha salvata da Gaara. Ricordi? Tutti a villaggio
conoscono quella storia. Naruto ha combattuto come un leone, riuscendo a sconfiggere uno dei
ninja più forti del Villaggio della Sabbia, pur di riuscire a salvarti.
Sakura
stessa non ricordava nulla di quell’evento. Pensava che a salvarla fosse stato
Sasuke. Invece, contro ogni sua aspettativa, colui che ha sconfitto Gaara,
salvandole la vita, è stato proprio Naruto.
“Ma questo non vuol dire niente.
Qualunque altro ninja sarebbe intervenuto vedendomi in quello stato. Questo non
prova il fatto che Naruto possa essere innamorato di me” rispose la kunoichi, cercando di
difendere la sua teoria.
“Se questo non ti ha convinta,
allora prova a ripensare alla promessa. Credo tu sappia quanta sofferenza ha
dovuto patire Naruto per riuscire a mantenerla. Qualsiasi altra persona avrebbe
lasciato perdere. Ma non Naruto. Mentre tutti gli dicevano di smettere di
inseguire Sasuke, lui ha continuato per la sua strada. Non solo perché
considerava Sasuke un fratello, ma soprattutto perché voleva riportarlo da te. Ha
messo da parte quelli che sono i tuoi sentimenti per te. Solo per te”
Le
stesse parole dette da Tsunade, ripetute da Hinata, riecheggiavano ancora più forte
nella mente della kunoichi. Possibile che tutta la sofferenza provata da
Naruto, causata da lei stessa e dalla sua promessa, fosse cosi evidente a tutti
tranne che a lei.
“Forse hai ragione, Hinata. Però…non
credo che …io è Naruto…..tra noi due….”
“Non devi farti suggestionare
dalle mie parole. Come ti ho già detto prima, questo sono i miei pensieri. Mie
considerazioni personali che possono essere benissimo sbagliate. Ho voluto dire
la mia su alcune cose accadute e su quelli che potevano essere i tuoi
sentimenti, anche se non ho alcun diritto di parlare dei sentimenti altrui. Se
ho sbagliato o se ti ho offeso dicendoti queste cose allora scusami” esclamò Hinata inchinandosi in
avanti a piedi uniti.
“Tutto quello che voglio è la
felicità di Naruto. Solo questo conta per me. Se mi dirai che tu ami davvero
Sasuke e che Naruto è solo un’amico per te, allora, passerò il resto della mia
vita a rendere felice Naruto e a fargli dimenticare tutte le sofferenze che ha
subito in passato. Ci metterò tutta me stessa. Lo giuro” esclamò Hinata con tutta la
determinazione e la sicurezza che possedeva. Avrebbe passato ogni secondo della
sua vita insieme all’uomo che amava. Condividendo i momenti felici e i momenti
tristi. Come una vera famiglia.
“Ma se tu…..” continuò Hinata rattristandosi sempre
di più per ciò che stava per dire “...se
tu provi qualcosa per lui, e Naruto dirà altrettanto, mi faro subito da parte e
lo lascerò andare”.
“Tu saresti disposta davvero…….a
lasciare andare il tuo unico amore? A vederlo vivere insieme ad un’altra donna?”
domandò Sakura
stupefatta da quelle parole. Hinata continuava a stupirla ad ogni sua parola.
Rendeva evidente sempre di più la differenza di maturità che c’era tra le due.
“Si, se sarà necessario.
Soffrirò moltissimo, questo lo so, ma per Naruto ne vale la pena. Ha sofferto già
abbastanza in passato e non merita di soffrire ancora. Mi farò da parte e
continuerò ad amarlo in silenzio. Come ho sempre fatto”
Sakura
era senza parole. Di fronte alla risolutezza di Hinata, al suo amore per Naruto,
alla sua gentilezza infinita e alla sua determinazione, non poteva nulla. Sul
piano della crescita, della maturità e della consapevolezza perdeva su tutta la
linea.
Il suo
amore per Naruto è cosi profondo che non poteva essere paragonato nemmeno nelle
più belle favole d’amore. Il suo spirito e la sua bellezza non possono essere
descritti con semplici parole. Essi superavano qualsiasi confine immaginabile,
rendendola quasi un personaggio di fantasia. Un personaggio irrealistico.
Uscito da un libro o da un fumetto. Un’amore cosi puro e vero non poteva
esistere nella realtà.
Ma lei,
Hinata Hyuga è l’eccezione. La prova vivente che, nella realtà, il vero amore
esiste.
Che non
è solo una mera illusione o una stupida fantasia che può esistere solo nelle
favole o nei libri romantici.
L’obiettivo
di ogni essere umano.
Il
sogno di ogni uomo o donna.
Il
sentimento che porta all’unione di due persone e che ti fa sentire, finalmente,
completo.
Il
sentimento che ti fa sentire forte, invincibile, vivo.
Il
sentimento che ti da la forza di fare qualunque cosa al mondo.
Il
sentimento che può causare un’infinità di dolore.
Il
sentimento che può portarti ad essere la persona più felice del mondo, se
ricambiato.
Il
sentimento che può comportare ogni genere di follia o di sacrificio. Solo per
la persona amata.
Questo
è l’amore che prova Hinata nei confronti di Naruto. Vedere la persona che si
ama felice e la cosa che più conta. Anche a costo di sacrificare la propria
felicità.
Questo
è ciò che può essere definito
“Il vero amore”
Salve a tutti
Prima di tutto,
chiedo scusa a tutti voi per l’enorme ritardo. Davvero scusa.
Mi dispiace di non
poter pubblicare i capitoli allo stesso ritmo di prima ma non ci riesco. Ho
troppi impegni e, lo ammetto, a volte mi manca la voglia di scrivere. Spero
possiate capirmi :)
Il capitolo è stato
particolarmente difficile da scrivere. Soprattutto, non sapevo bene come strutturarlo.
Ho avuto parecchie difficoltà e l’ho modificato un po’ di volte. Però ci ho messo
tutto me stesso a scriverlo. Come sempre :)
Spero che il
risultato sia decente e che io non abbia fatto troppi errori grammaticali ^^
Comunque, spero che
il capitolo vi piaccia e che mi diate la vostra opinione quanto prima. Adoro
leggere i vostri commenti e le vostre
considerazioni. Qualunque esse siano :)
Ringrazio tantissimo tutti
coloro che hanno recensito e che continuano a leggere la mia storia. Ringrazio
anche tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite :)
Spero di pubblicare
il prossimo capitolo al più presto.
Un saluto ;)
Leon92
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Capitolo 24 *** Preludio alla festa ***
Cap 24
“Accidenti a te,
Choji. Si può sapere quanta roba hai comprato?” domandò un ragazzo alterato
ed…..appesantito da ciò che stava trasportando con le proprie braccia, 4 buste
piene di roba pesante appena comprate dal supermarket li vicino.
“Smettila di
lamentarti, Kiba. Non è stata mica una mia idea. Konohamaru ha detto che
dovevamo comprare da mangiare e da bere. Una colta comprato tutto il necessario
dobbiamo trovarci con tutti gli altri a casa di Shikamaru. L’hai sentito anche
tu, no?” rispose l’amico tutto sorridente, mentre trasportava due enormi
scatoloni usando la Tecnica dell’Espansione Parziale. Grazie ad essa le sue
braccia erano diventate quelle di un gigante, permettendogli di trasportare
pesi eccessivi senza nessuna difficoltà.
“Almeno dammi una
mano. Questa roba pesa un casino. Sento che mi si stanno spezzando le braccia”
“Niente da fare. Non
vedi che ho già le braccia occupate. Piuttosto, perché non ti fai dare una
mano, o meglio, una zampa da Akamaru” suggerì Choji guardando il cane
camminare fianco a fianco al suo padrone.
“Tsk! Ma per chi mi
hai preso? Non ho alcuna intensione di sfruttare il mio miglior amico come
un’animale che trasporta oggetti. Non sono mica quel genere di padrone” rispose di rimando il moro, leggermente
offeso dalle parole del compagno.
“Ok,ok! Non
prendertela. Era solo un suggerimento. Non volevo mica dire che sei un padrone
che sfrutta gli animali per i propri scopi personali. Conosco te e Akamaru da
molto tempo e conosco anche il rapporto che vi lega. Siete molti fedeli l’uno
con l’altro. Scusami se ti ho offeso” esclamò tristemente il ragazzo,
chinando il capo in segno di scuse.
“Eheh! Dai, non
preoccuparti. A dire la verità……prima ho provato a far trasportare queste buste
ad Akamaru. Il risultato non è stato dei migliori. L’ho quasi schiacciato per
il troppo peso”
“Ahahah! Non mi dire.
E Akamaru come l’ha presa? Non credo si sia fatto male”
“Non preoccuparti. E’
più forte di quanto pensi. Solo che…..be, non l’ha presa proprio benissimo.
Prima, per ripicca, ha cercato di mordermi il mio didietro. Fortunatamente sono
riuscito a schivarlo in tempo altrimenti…….brr, non ci voglio nemmeno pensare” L’immagine
di quella prospettiva aveva fatto letteralmente tremare il ragazzo, che stava
sudando copiosamente dalla fronte.
“Eheh! Immagino. Però,
a quanto vedo, Akamaru ti ha perdonato” esclamò Choji mentre guardava il
cane camminare tutto contento al fianco di Kiba.
“Diciamo che….ogni
padrone ha i suoi segreti. Ormai conosco tutti i punti deboli di Akamaru e so
come farmi perdonare. Vero cucciolone?” esclamò Kiba mentre accarezzava
Akamaru in uno dei suoi punti sensibili. Il cane stava mugolando compiaciuto,
segno che quelle coccole gli piacevano molto.
“Siete incredibili,
voi due. Ogni occasione è buona per farvi la festa a vicenda”
“A proposito di festa,
mi spieghi cosa dobbiamo andare a fare a casa di Shikamaru? Che io sappia non è
il compleanno di nessuno” esclamò Kiba pensando a qualche avvenimento
importante che poteva aver dimenticato. Se avevano comprato tutta quella roba
da mangiare qualcuno dovevano pur festeggiare.
“Senti, non so di
preciso i dettagli ma……credo che sia qualcosa riguardante Naruto. Konohamaru
aveva molta fretta ed è stato vago nel
darci informazioni. Io mi sono solamente basato nel fare ciò che mi ha detto.
Tutto qui”
“Ti ha detto di
comprare tutta questa roba?” domandò Kiba guardando le buste che stava
trasportando e gli enormi scatoloni in mano al suo compagno.
“Ha detto di comprare
il minimo indispensabile per fare una festa tra amici. Ha incaricato me perché
sono un’esperto in quanto a cibo e bevande” esclamò compiaciuto Choji,
fiero di quell’incarico.
“IL MINIMO
INDISPENSABILE??? Qui c’e cosi tanta roba da poter sfamare un’esercito!!”
“Suvvia, non
esageriamo. C’erano un sacco di sconti al supermarket e cosi ne ho
approfittato. Non potevo lasciarmi sfuggire un’occasione simile. E poi, alla
fine non abbiamo pagato cosi tanto”
“MA SE HO PAGATO TUTTO
IO!!!” gridò Kiba cosi forte da farsi sentire da tutto il vicinato.
Mentre erano al supermarket, Choji si era accorto di non
aver portato con se il portafogli e cosi ha dovuto far pagare tutto quanto al
povero Kiba.
“Non fare il tirchio.
Appena posso ti restituisco la mia metà. Promesso” esclamò con un sorriso
il ragazzo.
“Tsk! Si! Certo! Come
no” rispose in maniera ironica il moro, volgendo lo sguardo dall’altra
parte.
“Sei proprio un
taccagno!” esclamò Choji irritato, evidentemente offeso dal commento
ironico del’amico.
“E tu un’ingordo!” rispose
Kiba anch’egli irritato, toccando la particolare inclinazione verso il cibo che
aveva l’amico.
“Cagnaccio!”
“Cic………….” Prima
di poter completare la parola, Kiba fu letteralmente fulminato dallo sguardo
omicida che aveva il compagno al suo fianco.
“Cosa stavi
dicendo???” domandò Choji in maniera tranquilla ed, allo stesso tempo,
minacciosa. C’era solo una parola che poteva irritarlo fino a questo punto e
tutti quanti si guardavano bene dal pronunciarla in sua presenza.
“Vo-volevo
d-dire….cic……..ci…………ci……………….CIAO
SHINO! DA QUANTO TEMPO NON CI VEDIAMO”
gridò improvvisamente Kiba, vedendo il ninja con gli occhiali uscire da una
stradina di fronte a loro.
“Mmh! Ciao ragazzi” esclamò
il ragazzo con il suo solito modo tetro. I suoi modi durante gli anni non erano
affatto cambiati durante tutti questi anni. Soliti occhiali da sole ( anche di
sera ^^), le soliti mani dentro le tasche e solito impermeabile verde con il
cappuccio che gli copriva parzialmente la testa. Di sera era anche più
inquietante del solito.
“Ciao Shino. Dove vai
di bello?” domandò Choji con disinvoltura, dimenticandosi del battibecco
tra lui e Kiba, con gran sollievo di quest’ultimo.
“Sto tornando a casa.
Ho appena finito una missione sugli insetti affidatami da mio padre. Devo
accertarmi che tutti gli insetti che vivono intorno al villaggio siano tornati
alla loro vita naturale dopo l’attacco distruttivo causato da Pain” rispose
il chunin con tutta la sua professionalità e serietà. Era un compito molto
impegnativo, che non tutti i ninja possono svolgere. Il clan Aburame era molto
conosciuto ed apprezzato nel villaggio
per queste sue abilità collaborative con tutti i tipi di insetti esistenti al
mondo.
“Aah! Capisco.
Dev’essere stata dura” esclamò Kiba con gentilezza. Non avrebbe mai ammesso
che, in realtà, tutto ciò che riguardava gli insetti lo disgustava
terribilmente. Ma non poteva farlo notare all’amico.
“Voi invece? Dove
state andando a quest’ora con tutta questa roba?” domandò Shino, scrutando
con attenzione le buste e le scatole in mano ai suoi due compagni.
“Ma come, non lo sai?
Stiamo organizzando una festa a casa di Shikamaru. In realtà, è stata un’idea
di Konohamaru. Noi siamo stati incaricati di procurare il cibo e le bevande.
Adesso stiamo andando a casa sua a sistemare tutto” rispose Kiba cercando
di essere più sintetico possibile.
“Tu che fai? Non
vieni” domandò Choji.
“………Io……..non sapevo
niente di questa cosa………..come al solito vi siete dimenticati di me….” esclamò
Shino mentre si rabbuiava nel suo angolino, come al suo solito. Non sopportava
che qualcuno si dimenticasse di lui. Lo faceva sentire escluso.
“Il solito permaloso!” pensarono all’unisono i due
chunin.
“Ma noooooo” intervenne Kiba, cercando si
salvare la situazione “Stavamo proprio
passando da casa tua per avvisarti. Siamo stati fortunati ad averti incontrato
subito”
“Si,si. E come dice Kiba. Adesso
possiamo andare tutti insieme a casa di Shikamaru” finì Choji, sostenendo il gioco
dell’amico.
“Davvero? Per un’attimo ho
pensato che mi aveste dimenticato” rispose il ninja ripresosi da quel piccolo stato di
depressione “A proposito, cosa o chi si
festeggia?”
“Konohamaru non è stato molto
chiaro. Ha solo detto che la festa è per Naruto. Ma non so per quale motivo” rispose Choji ripensando alle
parole del genin.
“Uhm! Forse ci siamo
dimenticati di festeggiare qualcosa di importante per Naruto. Solo che……non mi
viene in mente niente” esclamò Kiba cercando una possibile giustificazione.
“…..Mmh…..Ehi! Forse
ci sono. Ricordate che dopo la fine della guerra Naruto è stato promosso
chunin. Forse Konohamaru vuole festeggiare quell’avvenimento” rispose
Shino. Quella era l’unica ipotesi sensata che gli fosse venuta in mente.
“E’ vero” risposerò
all’unisono i due chunin “Probabilmente è
questo il motivo di questa festa” disse Kiba tutto euforico.
“Già! Ultimamente non
ci siamo visti spesso a causa dei lavori di ricostruzione al villaggio. Non ho
avuto nemmeno l’occasione di fargli gli auguri. Be, credo che questa festa sia
l’occasione giusta per organizzare una bella rimpatriata di gruppo. Eheh! Non
vedo l’ora. Mangerò fino a scoppiare” esclamò Choji focalizzando i propri
pensieri sul cibo.
Dopo la fine della guerra non avevano quasi avuto modo di
festeggiare. Ogni ninja del villaggio ha cercato di fare del proprio meglio per
ricostruire il villaggio al meglio delle proprie capacità. Non c’è stato tempo
di festeggiare. Ogni ninja aveva il suo compito e tutti erano indaffaratissimi
durante la ricostruzione.
“Ehi, non esagerare.
Guarda che ci siamo anche noi. Non ho mica speso un patrimonio per sfamare solo
te. Volendo potrei mangiare anche più di te. No anzi, il doppio di te” esclamò
Kiba guardando Choji con aria di sfida.
“Tsk! Non ti conviene
provocarmi, Kiba. Non su questo campo. Potresti finire male, ti avverto” rispose
di rimando il chunin, guardandolo con lo stesso sguardo di sfida del ragazzo.
“Ah si??? Guarda
che…………..”
“ECCOVI QUI, BRANCO DÌ
SCANSAFATICHE” tuonò una voce alle spalle dei giovani ninja, facendoli
smettere di battibeccare l’uno con l’altro.
“Ah! Sei tu, Tenten.
Accidenti, mi hai fatto prendere un colpo” esclamò Kiba con lo sguardo
rivolto al cielo. Per lo spavento aveva fatto cadere tutte le buste per terra e
teneva la schiena poggiata al muro li vicino.
“Non c’era bisogno che
tu gridassi in questo modo. Vuoi farci venire un’infarto? Adesso tutti al
villaggio penseranno che siamo davvero due scansafatiche. Mi spieghi cosa vuoi?”
rispose Choji ripresosi dallo spavento appena subito.
“Vi stavo cercando
dappertutto. Siete in ritardo apocalittico. Temari, Konohamaru e Iruka hanno già
finito di sistemare tutto a casa di Shikamaru e voi siete qui a discutere a chi
mangia di più? Datevi una mossa, svelti” esclamò Tenten con tutta la sua
autorità.
“Ehi ehi! Chi ti da il
diritto di darci ordini?” domandò Kiba infastidito dal tono arrogante della
ragazza.
“Già, non siamo mica i
tuoi…….” Il commentò di Choji venne interrotto dalla terribile aura oscura
che stava avvolgendo la ragazza in quel preciso momento.
In un’istante, la giovane ragazza chunin estrasse la grossa
pergamena che portava sempre con se. Tutti sapevano che cosa sarebbe successo.
Migliaia di armi di ogni genere avrebbero iniziato a volare da ogni parte e non
si sarebbero fermate fino alla totale eliminazione del bersaglio.
Ma prima che la ragazza potesse finire i sigilli di richiamo
con le mani, i due ragazzi inziarono a tranquillizzarla dicendo:
“No,no,no,no,no!
Stiamo andando, vero Choji??” esclamò
Kiba in tutta fretta e con le gambe che iniziavano a tremare.
“Si,si,si,si,si.si.Andiamo
subito. Ci vediamo a casa di Shikamaru. Ciaoooo” è in un batter d’occhio i
due ragazzi si volatilizzarono come fumo nel vento per le strade di Konoha.
Soddisfatta del suo operato, la giovane Tenten iniziò a
riprendere il suo cammino quando notò una figura oscura rannicchiata in
un’angolo della strada. Era il povero Shino che, sentendosi escluso dalla
discussione, si era allontanato senza che nessuno dei ragazzi se ne fosse
minimamente accorto.
“Ah! sei tu Shino. Mi
dici cosa stai facendo qui? Scommetto che anche tu stai battendo la fiacca come
quei due fannulloni” esclamò Tenten prendendo l’attenzione del ragazzo.
“Cosa? Ma io non….”
“Niente ma. Ci sono
ancora un mucchio di cose da fare a casa di Shikamaru. Forza! Datti una mossa
oppure prima che io perda la pazienza. Sai che adesso sono in possesso di
alcune armi appartenute al grande Rikudou Sennin. Ti conviene darti da fare
prima che io estragga queste micidiali armi. Su, andiamo!” e senza che il
povero chunin potesse controbattere, la ragazza iniziò letteralmente a trascinarlo per l’impermeabile per le strade
del villaggio.
L’unica cosa che il ragazzo, angosciato e frustrato, poté
pensare in quel momento fu “Ma perché a
me”.
…Nel
frattempo, in un’altra parte del villaggio…
“Non ci credo. Quindi
Kakashi possiede un nascondiglio segreto dove nascondendo ogni genere di
tecnica ninja copiata con lo sharingan? E ha anche un deposito dove possiede
ogni genere di arma?” domandò Shikamaru, stupito dalle numerose
informazioni che gli aveva dato il ninja biondo.
“Si! L’ho visto io.
Non puoi immaginare il mio stupore quando ci sono entrato. Pensa che quel
nascondiglio è appartenuto a mio padre e il maestro Kakashi l’ha custodito con
grande cura. Ora mi sono state affidate tutte le tecniche appartenute a mio
padre, più alcune extra che devo ancora capire, e ho intenzione di impararle
tutte durante il mio viaggio d’allenamento. Non vedo l’ora” rispose Naruto
con tutta l’adrenalina e l’eccitazione che possedeva.
Il solo pensare che, da li a poco, sarebbe diventato ancora
più forte lo rendeva immensamente felice. Il suo obiettivo era raggiungere il
livello di Minato e dei precedenti Hokage senza contare su aiuti esterni o
usando il chakra di Kurama. Diventare un
grande ninja contando solo sulle proprie forze. Una strada difficile, certo, ma
non impossibile.
“Guarda che quelle
sono tecniche di livello molto avanzato. Anche più del Rasengan o della
Modalità Eremita. Sara molto dura e ti ci vorrà moltissimo tempo. Credi davvero
di potercela fare prima del prossimo esame di selezione dei Jonin?”
“Tsk! Non preoccuparti.
Non sono mica uno stupido. So quello che faccio e ho già un piano in mente. E’
tutto qui” esclamò il biondo in tutta sicurezza, indicando l’indice destro
sulla sua testa. Aveva l’aria di uno a cui era venuta l’idea più geniale mai
concepita in questo mondo.
“Naruto Uzumaki che ha
un piano? Ahahahah! Questa è proprio buona. E sentiamo, quale sarebbe questo
piano? Sempre che tu ne abbia davvero uno”
Shikamaru era molto stupito e divertito dalle parole di
Naruto. Lui non era di certo il tipo che mentiva e, con il passare del tempo,
aveva capito qual’era la vera qualità di Naruto. L’imprevedibilità. Una qualità
che pochi ninja potevano vantarsi di possedere e che gli rendevano più unici
che rari. Adesso Naruto era molto maturato, ma, con il passare degli anni,
quella sua qualità era rimasta immutata dentro di se e questo lo rendeva
semplicemente……Naruto Uzumaki. Il ninja più imprevedibile del villaggio della
Foglia.
“Scordatelo. E’ un
piano segreto che conosco solo io. Vedrai che, con quest’idea, riuscirò ad
eseguire un’allenamento di moltissimi anni in poco tempo. E’ vero. Sara molto
dura ma…sono sicuro delle mie capacità. Appena avrò imparato ad usare questo
nuovo braccio, potrò iniziare il “vero” allenamento” esclamò il ninja
biondo guardando nuovamente il braccio destro coperto dalle fasciature. Per lui
quello era un handicap che doveva cercare di risolvere il prima possibile.
Senza il controllo completo dei suoi arti non solo gli risultava difficile
formare i sigilli delle tecniche, ma anche creare le sue tecniche più
importanti, come il Rasengan. Era molto grato a Tsunade, Sakura e tutti i ninja
medico per avergli dato un secondo braccio ed una seconda possibilità.
“Spero che tu ci
riesca, amico mio. Tutto quello che posso fare per te e augurarti buona
fortuna. Diventerai senz’altro un grande ninja, anche se, per me, per i tuoi
amici e per tutti gli abitanti del villaggio lo sei già diventato. Saresti
potuto essere un grande Hokage già da adesso. Però……capisco che non è una
scelta facile. Avere una tale responsabilità sulle proprie spalle. So che
questo è il tuo sogno e so che stai facendo al scelta giusta. Sappi solo che…….quando
diventarai Hokage, io sarò qui, pronto ad aiutarti al meglio delle mie capacità.
Almeno uno di noi avrà il cervello per eseguire le faccende burocratiche del
villaggio. Scommetto che ti addormenteresti alla prima pratica”
“Ah-Ah! Molto
divertente” rispose Naruto, stando al gioco del giovane chunin. Dopodiche,
il biondo dette una pacca sulla spalla dell’amico esclamando “Grazie di tutto”.
Il moro contraccambio con un cenno d’assenso con la testa “Allora, c’è qualcos’altro che dovresti
dirmi? Ormai non mi sorprendo più di niente”
“Ho intenzione di
imparare ad usare una katana” esclamò Naruto in tutta tranquillità e con il
suo solito sorriso a trentadue denti.
“C-cosa?” domandò nuovamente sorpreso il moro. Credeva
che niente avrebbe potuto ancora stupirlo. Invece, le parole di Naruto
riuscivano a farlo restare ancora di sasso.
“Il maestro Kakashi mi
ha regalato una katana bellissima come premio per essere stato promosso chunin.
Ho deciso che voglio imparare ad usarla come si deve”
“Ma sei sicuro? Usare
una spada non rientra molto nel tuo stile di combattimento. Anche perché credo
che tu non ne abbia bisogno. Sei già forte abbastanza senza dover imparare ad
usare inutili armi” esclamò il moro mentre guardava il compagno con fare
scettico. Usare una spada non gli sembrava una cosa adatta a Naruto.
“Guarda che non c’e
nulla di male. Ho semplicemente voglia di imparare cose nuove. Non è mica detto
che userò la katana in battaglia. Forse un giorno potrà tornarmi utile, o forse
no. Però….è un dono del maestro Kakashi e non voglio che vada sprecato. Non ho
intenzione di buttare questa katana come fosse una qualsiasi cianfrusaglia.
Imparerò l’arte della spada e ho già deciso chi sarà il mio insegnante”
“Dici davvero? E chi
sarebbe questo fantomatico insegnante?” domandò curioso il chunin. Pochi
ninja sapevano usare una katana nel villaggio. Se Naruto l’aveva scelto doveva
essere un vero esperto dell’arte della spada.
“A dire la verità devo
ancora chiederglielo, ma penso che accetterà. Il mio insegnante sarà….”
“…..Io. Chi altri
senno?” disse una voce alle spalle dei due ragazzi. Naruto e Shikamaru si
voltarono di scatto per vedere da dove provenssie quella voce.
“Sei tu, Suigetsu. E
ci sono anche Karin e Juugo. Come state ragazzi?” esclamò Naruto sorpreso
dalla loro comparsa. Orami era da un po’ di tempo che i tre vivevano al
villaggio della foglia ma, alcuni di loro non gli avevano ancor accettati come
veri e propri membri.
“Cosa stavate facendo
alle nostre spalle? Non stavate mica origliando le nostre conversazioni?” domandò
Shikamaru molto sospettoso, mentre squadrava con lo sguardo i tre ragazzi di
fronte a se. Il moro non si fidava ancora dei tre ninja. Per lui rimanevano
ancora dei ninja ricercati che non meritavano alcuna fiducia.
“Tsk! Ma per chi ci
hai preso” rispose Karin innervosita dall’atteggiamento del moro.
“A dire la verità vi
abbiamo visti in lontananza. Cosi abbiamo cercato di raggiungervi per farvi un
saluto” rispose Juugo con la sua solita gentilezza. A lui piaceva vivere al
villaggio. Gli trasmetteva serenità e pace. Non avvertiva più gli scatti d’ira
che ogni volta prendevano possesso del suo corpo. Adesso era in grado di
controllarsi perfettamente. In questo modo non avrebbe più potuto fare male a
qualcuno involontariamente.
“Quando vi abbiamo raggiunti,
ho ascoltato “per caso” la vostra discussione sulla katana e sull’insegnante.
Ho capito subito che Naruto si stava riferendo a me. Sappi che sono un maestro
molto severo e non ho alcuna pietà per i principianti” esclamò Suigetsu
rivolgendosi a Naruto, vantandosi per la sua abilità con la spada.
“Non tirartela tanto,
idiota” e per concludere Karin tirò un pugno ben assestato sulla testa del
povero ragazzo dai capelli bianchi.
“Ahia! Come osi,
brutta racchia” dopo quest’ultimo commento, i due ragazzi iniziarono a
battibeccare pesantemente cercando di insultarsi a vicenda. A che se non lo
davano a vedere, i due oramai erano entrati in ottimi rapporti. Erano diventati
ottimi amici e cercavano di sostenersi l’uno con l’altro nei momenti di
difficoltà. Anche Juugo era molto felice di aver trovati dei compagni con cui
passar il tempo e divertirsi. Era molto grato a tutti loro e grazie alla loro
compagnia riusciva sempre a tenere sotto controllo la sua seconda personalità.
“Ahahah! Sono
simpatici, vero?” domandò Naruto a Shikamaru che continuava a guardare
i tre ragazzi con fare sospettoso.
“Ma prima ti stavi
riferendo a lui” sussurrò sottovoce Shikamaru avvicinandosi all’orecchio
dell’amico.
“No di certo” rispose
il biondo “Però, devo ammettere che è un
tipo in gamba”
“Io ancora non mi fido
di loro. Sono pur sempre dei ninja ricercati che hanno collaborato con
Orochimaru. Anche se l’Hokage ha deciso di fargli restare, chi ti dice che non
ci tradiranno alla prima occasione?”
“Be, tutti meritano
una seconda possibilità. Hanno commesso degli errori in passato, questo è vero,
ma è una cosa che succede a tutti. Alcune persone imparano dai propri sbagli.
E’ una cosa normale”
“Alcune persone invece
non imparano mai. Non dovresti fidarti cosi ciecamente delle persone che non
conosci. Potresti rimanerne deluso”
“Può darsi. Non hai
tutti i torti. C’era da aspettarselo da un tipo razionale come te. Ma…….io
voglio provare a dargli un’altra possibilità. Possono diventare nostri amici.
Tu non credi?”
“Uff! Fa come vuoi.
Tanto, alla fine, fai sempre di testa tua” esclamò Shikamaru rassegnato. Se
Naruto aveva deciso una cosa, era difficile fargli cambiare idea. Per quanto la
sua bontà possa renderlo socievole e simpatico a chiunque, esistono persone che
possono approfittarsi di questa parte della sua personalità. Shikamaru non
avrebbe mai permesso che una cosa del genere potesse accadere ad uno dei suoi
migliori amici.
Naruto, con il suo solito sorriso, andò verso i tre ragazzi
che stavano ancora litigando e disse:
“Sentite, vi va di
venire con noi ad una festa. Dai, ci sarà divertirsi ed inoltre, potrebbe
essere un buon modo per conoscerci meglio. Dopotutto, io e tutti gli altri non
sappiamo niente di voi. Allora, che ne dite?”
“Una festaaa? Cavolo,
io ci sto” Rispose Suigetsu senza neanche pensarci. Era da molto tempo che
non partecipava ad una festa e l’idea di divertirsi lo stuzzicava molto.
“Perché no? Sara
divertente” esclamò Juugo, rispondendo all’entusiasmo dell’amico.
Dopodiche, i due ragazzi si voltarono verso la ragazza dai
capelli rossi. Entrambi erano sicuri che avrebbe rifiutato l’invito,
soprattutto considerando il fatto che Sasuke non sarebbe stato presente.
“Uff! Va bene, va
bene. Vengo anch’io” rispose infine la ragazza, assecondando la richiesta
dei due ragazzi. L’idea di andare alla festa non la divertiva granche ma, se
non altro, era un modo diverso di passare la serata.
“Ok, allora andiamo” e
con quest’ultima frase il gruppetto di ninja iniziò ad incamminarsi verso il luogo
dove si sarebbe tenuto la festa.
..Mentre a
casa di Shikamaru si ultimavano i preparativi per la festa di Naruto…
…Sakura e
Hinata stavano ultimando la loro discussione in cima alla montagna degli
Hokage…
Le due ragazze si scrutavano attentamente. Ormai il Sole era
tramontato da un pezzo e le stelle in cielo avevano iniziato a fare la loro
comparsa. Sakura era quella più turbata fra le due. Le sue parole sembravano
averla colpita nel profondo. Spiegare a parole l’amore che si prova per
un’altra persona sarebbe difficile per chiunque. Ma lei ci ha provato
ugualmente. Voleva che Sakura capisse ciò che realmente provava nei confronti
di Naruto. Dove sarebbe arrivata per vederlo felice.
Tutte le carte di Hinata erano uscite allo scoperto. Ogni
suo pensiero, ogni sua preoccupazione, ogni cosa.
Adesso tocca a Sakura chiarire una volta per tutte la
faccenda.
“Adesso ho
capito cosa provi per Naruto”
“Io….io non
credevo che i tuoi sentimenti per lui fossero cosi forti, Hinata”
Io stessa non
credo di poter paragonare il mio sentimento d’amore al tuo”
“Rinunciare
all’uomo che si ama dev’esser qualcosa di incredibilmente doloroso”
“No! Non posso
permetterlo!”
“ “L’unica
persona che può davvero rendere felice Naruto sei tu”
“Tocca a me
fartelo capire”
Sakura iniziò ad avvicinarsi con molta calma verso la
ragazza, le prese entrambe le mani con le sue e guardandola negli occhi le
disse:
“Ascolta, Hinata. Io
non so se sono la persona migliore nel dare consigli. A dire la verità, non
pensavo che i tuoi sentimenti per lui fossero cosi profondi. E capisco che non
vuoi veder soffrire l’unica persona che tu abbia mai amato. Però…..io credo di
non poterti dare le risposte che cerchi”
“C-Che vuoi dire?” domandò
Hinata non comprendendo il significato delle parole della kunoichi.
“Quello che voglio
dire è che…. non conta cosa provo io per Naruto. Ciò che conta davvero sono i
tuoi sentimenti per lui e i sentimenti che Naruto prova nei tuoi confronti.
Tutto qui. L’unica persona che può cancellare tutti tuoi dubbi e i tuoi turbamenti
è proprio lui. Durante la guerra, ho visto chiaramente il vostro legame farsi
sempre più forte. Avete passato dei
momenti difficili, soprattutto durante la morte di Neji. Ma insieme, mano nella
mano, avete trovato la forza di rialzarvi. Avete trovato la forza di andare
avanti, voi due insieme. Sei stata tu a dargli la forza, Hinata. Inoltre, negli
ultimi tempi avete iniziato a frequentarvi sempre più spesso. A passare più
tempo insieme. Questo è già un chiaro segno di cambiamento. Naruto potrebbe già
provare qualcosa di molto forte per te”
“Credo…credo che tu
abbia ragione. Ma……se lui mi dirà che non mi ama, che prova ancora qualcosa per
te…io dovrei….”
“No! Non succederà! Se
dovesse succedere c’è solo una cosa che dovrai fare. COMBATTERE!”
“C-Combattere?”
“Si! Devi continuare a
combattere. Come stai facendo adesso. Il fatto che tu ti sia dichiarata
nuovamente a lui è un chiaro segno che tu stai già combattendo. Adesso non devi
far altro che aspettare. Sono sicura che Naruto abbia già un mucchio di cose da
dirti”
“Si! Hai ragione,
Sakura. Ti ringrazio molto per i tuoi consigli. Scusami se prima ti ho detto
tutte quelle cose. Probabilmente ti avrò annoiata a morte”
“Niente affatto. Ho
aperto gli occhi su molte cose. Parlare con te mi è stato di grande aiuto. Ho
compreso cose che prima non credevo di conoscere. Il tuo amore per naruto è….è
davvero ammirevole. Naruto è molto fortunato. Sperò solo che….anche il mio
sentimenti per Sasuke sia abbastanza forte”
“Be, quando Sasuke
tornerà potrai chiederglielo direttamente. D’altronde, anche tu sei una ragazza
combattiva, no?”
“Già, non mi arrendo
facilmente” esclamò Sakura dando le spalle ad Hinata guardando il cielo
sopra di se “Sai, io credo che Sasuke
provi qualcosa di molto forte anche per me. Durante l’esame di selezione dei
chunin mi ha difeso dai ninja del suono. E durante la guerra ci sono stati dei
momenti dove noi eravamo in sintonia. Ho fatto di tutto per fargli sentire il
mio amore per lui”
“Ma non sei sicura che
quella che prova lui per te sia amore, giusto?”
“A dire la verità…..è
successa una cosa ai tempi dell’accademia che mi ha fatto capire che Sasuke
potrebbe davvero provare amore nei miei confronti. Per questo ho deciso di
aspettarlo. Ho bisogno di sapere cosa prova. Ho bisogno di avere delle certezze”
Sasuke era sempre stato un ragazzo imprevedibile ed orgoglioso, a modo suo.
Sarebbe stato impossibile per chiunque sapere cosa gli passasse per la testa.
Inizialmente aveva solo la vendetta. Ma adesso….chi poteva dire quali potranno
essere i suoi obiettivi o i suoi sentimenti.
“Si! Credo che la cosa
migliore da fare adesso sia attendere il suo ritorno. Poi potrò chiedere ogni
cosa direttamente a lui” esclamò Sakura con tutta la sua sicurezza. Doveva
aspettare che Sasuke scontasse la sua pena, dopodiché, la prima cosa da fare è
confrontarsi direttamente con lui.
“Voglio che tu sappia
una cosa, Sakura!” esclamò Hinata avanzando verso la kunoichi “Io non perdonerò Sasuke per ciò che ha fatto
a Naruto e a tutto il villaggio. Non posso proprio farlo. Almeno non ora. Lui è
stata la causa delle sofferenza di Naruto come lo sei stata tu”
“Lo so. Mi dispiace
molto, credimi. Sono stata debole” sussurrò Sakura non riuscendo a
sostenere lo sguardo della mora. Si sentiva ancora in colpa per quella storia.
Probabilmente nessuna avrebbe mai dimenticato quella promessa, soprattutto
Naruto.
“Non ti sto dando la
colpa, Sakura. So che eri disperata per la fuga di Sasuke. Naruto era l’unica
persona che poteva riportarlo indietro. La tua non è stata debolezza. Siamo
esseri umani, dopotutto. Appoggiarsi agli altri nei momenti di difficoltà non è
segno di debolezza. Tu nutri una forte fiducia in Naruto. Per questo sei andato
da lui. E’ il tuo migliore amico”
“Gia, lo è” sussurrò
Sakura con un filo di voce. Hinata non poteva sapere che tra lei e Naruto le
cose non erano più come prima.
Anche se cercava di non darlo a vedere, il fatto che non
erano più amici come un tempo faceva star male la kunoichi, più di quanto
pensasse. Naruto sembrava aver preso la fiducia che nutriva nella ragazza e il
motivo non era ancora chiaro. Si era promessa di parlare con Naruto il prima
possibile ma l’incontro con Hinata aveva scombussolato i suoi piani. Adesso
doveva trovare il modo di andarsene da li e cercare Naruto ovunque fosse.
Dovevano assolutamente chiarirsi, altrimenti la loro amicizia sarebbe diventata
solo un lontano ricordo.
“Scusa Hinata
ma….adesso devo proprio andare. Ho delle faccende importanti da sbrigare e sono
già in ritardo. Mi ha fatto molto piacere parlare con te. Spero che le cose tra
te e Naruto vadano per il meglio” esclamò Sakura mentre si accingeva ad
allontanarsi verso il villaggio, alla ricerca di Naruto.
“Anche per me è stato
un piacere. Questa è stata la nostra prima vera conversazione che abbiamo mai
fatto. Eheh! Chi l’avrebbe immaginato. Spero davvero che le cose andranno come
dici tu. Non vedo l’ora di incontrare di nuovo Naruto. Quel furbone deve ancora
dirmi se ha accettato o meno la richiesta del Quinto Hokage. A quest’ora
dovrebbe già aver preso una decisione”
“Mh! Quale…..quale
richiesta?” domandò Sakura fermando improvvisamente il suo cammino. Hinata
sembrava essere a conoscenza di una cosa importante su Naruto, mentre lei no.
Di cosa poteva trattarsi?
“Sai bene di cosa
parlo, Sakura. Naruto è il tuo migliore amico, no? Sicuramente te l’ha detto
dato che si tratta di una cosa molto importante per lui.”
La curiosità e la
rabbia stavano iniziando a prendere il controllo su di lei in maniera quasi
improvvisa. Possibile che Naruto avesse perso fiducia in lei fino a questo
punto. Ma per quale motivo? Perché Naruto non si fidava più di lei? Si domandò
la kunoichi tra se e se.
Quella situazione la stava letteralmente facendo impazzire.
Nella sua mente dubbi e domande vorticavano senza sosta. Confusione. Frustrazione.
Delusione. Caos. Tutte queste emozioni la stavano lentamente distruggendo dall’interno
senza saperne il perché. Perché stava accadendo tutto questo?
Ma Sakura non doveva darsi per vinta. Doveva scoprire la
verità ad ogni. Doveva riprendersi il legame che aveva con Naruto. Non avrebbe
permesso che la loro amicizia finisse in un modo tanto sciocco.
“Ah già! Quella cosa.
Ora ricordo. Che sbadata che sono” esclamò la kunoichi fingendo di
ricordarsi qualcosa “Scommetto che non
dev’essere stata una decisione facile per Naruto” Odiava mentire agli
altri, non era nella sua indole. Ma…doveva scoprire la verità. Cosa poteva aver
rivelato ad Hinata di cosi importante.
“Lo so. Chiedere ad
una persona di diventare Hokage non è una cosa che capita tutti i giorni. Non
hai idea di che faccia ho fatto quando me l’ha detto. Sono rimasta senza
parole. Dico davvero. Ero incredibilmente felice per lui. Dopo tutto ciò che ha
fatto, Naruto potrà davvero realizzare il suo sogno”esclamò Hinata con
occhi sognanti. Vedere Naruto diventare Hokage era diventato anche il suo sogno.
“No! Non ci
credo”
“La signorina
Tsunade ha chiesto a Naruto di diventare Hokage”
“….è lui……non
mi ha detto niente”
“L’ha detto a
Hinata e non a me”
“Come ha
potuto nascondermi una cosa cosi importante?”
“Ma cosa….cavolo
sta succedendo?”
“Perché? Perché
Naruto mi sta facendo questo?”
Sakura rimase pietrificata nell’udire le parole di Hinata.
Non riusciva ancora a credere che gli
avesse nascosto una cosa cosi importante. Naruto non era riuscito a dirgli la verità
su Sasuke e adesso le aveva nascosto anche questo. Per la kunoichi era un
chiaro segno che Naruto aveva perso completamente la fiducia in lei.
“Sakura, va tutto
bene?” domandò preoccupata la mora, vedendo il volto della kunoichi
visibilmente sconvolto. Teneva gli occhi spalancati, fissavano il vuoto davanti
a lei.
“……..EH!.......Ah…Si,
Si! Tutto bene. Solo un po’ di mal di testa. Adesso sarebbe meglio andare” mentì
la ragazza mettendosi una mano sulla fronte.
“Di nuovo
quell’espressione…”
“C’è qualcosa
che la sta facendo soffrire”
“Forse ho
detto qualcosa che non avrei dovuto”
“Da quando ho iniziato
a parlare della proposta di diventare Hokage…”
“..la cosa
sembra averla sconvolta”
“Ma perché? Non
ho detto nulla di male”
“Aspetta! E se….”
“E se invece….Sakura
non ne fosse a conoscenza”
“Ma è
impossibile. Lei è Naruto sono amici da tantissimo tempo”
“Per quale
motivo Naruto non dovrebbe aver parlato con lei?”
“C’è qualcosa
che non va tra di loro”
“Devo capire!”
“Sakura! Ma….tra te e Naruto…..ci sono dei problemi?” domandò
diretta la ragazza. Il comportamento della kunoichi non era naturale. Qualcosa
la turbava e senza ombra di dubbio c’entrava Naruto.
Sakura sussultò a quella domanda. Solo guardando la sua
espressione, Hinata aveva capito che c’era dell’attrito tra lei e Naruto. La
kunoichi non poteva nasconderlo. Forse la cosa migliore sarebbe stata parlarne
direttamente con Hinata.
“Be…ora che me lo
chiedi…..io………”
“SAKURA!” gridò
una voce in lontananza. Una piccola
figura si stava avvicinando sempre più velocemente verso di loro.
“Ehi! Ma quello è….Konohamaru!
Cosa ci fa qui?” domandò incuriosita Hinata, mentre si avvicinava con calma
verso il ragazzo.
“Anf, anf! Fi….Finalmente
vi ho….trovato. Accidenti, che corsa. Anf! Anf! Che fortuna, ci sei anche tu,
Hinata” annaspò il ragazzo, molto stanco per la corsa fatta. Da prima non
aveva fato altro che correre da una parte all’altra, cercando di chiamare tutti
i suoi amici per informargli della festa.
“Konohamaru, ci stavi
cercando?” domandò Sakura, fissando il ragazzo ancora piegato su se stesso
per la fatica.
“Si! Prima ho
incontrato Ino e mi ha detto che ti avrei trovato qui. Non sapevo che ci fosse
anche Hinata. Eheh! Che fortuna”
“Be, ci siamo
incontrate per caso ed abbiamo parlato un po’. Ma dimmi, sei venuto a dirci
qualcosa?” domandò Hinata con gentilezza.
“Ah, si! Che sbadato.
Su, non c’è tempo da perdere. Dobbiamo andare subito a casa di Shikamaru. Ho
organizzato una festa fantastica per Naruto”
“Cosaa? UN festaa?” esclamarono
all’unisono le due ragazze. Una festa per Naruto poteva significare che…..Naruto
aveva accettato l’incarico. Questo era ciò che avevano pensato. Le due ninja
non potevano neanche immaginare quanto fossero lontane dalla realtà.
“Forza! Andiamo” esclamò
il genin iniziando a correre verso il Villaggio. Non stava più nella pelle dall’eccitazione.
Le due ragazze iniziarono a correre in silenzio, seguendo il
percorso di Konohamaru. Per entrambe la festa sarebbe stata un’ottima occasione
per chiarire molti punti interrogativi. Troppe domande esigevano risposte.
Hinata doveva indagare sullo strano comportamento di Sakura. Mentre quest’ultima
doveva chiarire il conflitto creatosi tra lei e Naruto.
Adesso entrambe avevano un‘unico pensiero ed un unico obiettivo
per la testa:
“Devo parlare
con Naruto!”
Salve a tutti ragazzi
:)
Mi ispiace tanto di
aver tardato a scrivere il capitolo. Davvero, non ho scuse :(
Tra corso di studio
ed impegni vari ho avuto molto da fare. Ero molto stanco e non mi sembrava il
caso “forzarmi” a scrivere. Inoltre, il caldo ha fatto la sua parte :(
Comunque, adesso
dovrei essere più libero e potrò cominciare a scrivere più spesso ;)
La costanza che mi
ero promesso di mantenere, purtroppo, non è stata mantenuta e vi chiedo scusa
:(
L’unica cosa che
posso promettervi è che non ho alcuna intenzione di lasciare incompleta la
storia :)
E’ una forma di
rispetto per voi ed una sfida per me. Quindi non mollerò. Promesso ;)
Spero che il capitolo
vi abbia fatto divertire e che lo troviate interessante ^^
Ringrazio, anche se
in ritardo, tutti coloro che hanno recensito il precedente capitolo, tutti quelli
che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite. Grazie davvero :)
Un saluto a tutti e
al prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 25 *** Debolezze umane ***
cap 25
“Aspetta, Naruto.
Noi due dobbiamo parl……….”
“Non adesso”
“NO! TU DEVI
ASCOLT….”
“NON TOCCARMI,
SAKURA”
“Non
avevo mai visto Naruto cosi tanto furioso con me”
“Mi
ha guardata con indifferenza……con una freddezza che non credevo potesse avere”
“Perché?
Perché c’è l’ha tanto con me?”
“Ho
fatto qualcosa di cosi grave per meritare il suo rancore?”
“E’ PER LA STORIA
DELLA FINTA DICHIARAZIONE, VERO?”
“E’ PER QUESTO CHE
C’E’ L’HAI TANTO CON ME? E’ PER QUESTO CHE MI STAI PUNENDO?”
“Non so di cosa tu
stia parlando”
“Il
suo sguardo era cosi simile a quello di……a quello di Sasuke”
“Quelle
iridi blu come la notte……non poteva essere davvero lui”
“E’
come se i suoi stessi occhi mi dicessero…..”
“……….tu
non puoi capire……..”
“Tanto
tempo fa, Sasuke mi allontano da lui perché non potevo comprenderlo”
“Non
potevo capire cosa significasse perdere i propri cari, vederli uccisi dal
proprio fratello”
“Non
potevo capire il significato della………vendetta”
“Questa
è stata la mia debolezza, il motivo per
il quale Sasuke non mi ha permesso di seguirlo”
“Adesso
Naruto………sta facendo la stessa cosa”
“Sta
prendendo le distanze da me, di far si che io non esista nella sua vita”
“Ha
deciso di proseguire per la sua strada, di realizzare i suoi sogni…..”
“……senza
di me……”
“I 5 Kage e la giuria hanno deciso che Sasuke
Uchiha, colpevole per aver ucciso Danzo Shimura e per il tentato omicidio dei
Kage presenti al Summit, verrà rinchiuso nella prigione di Hozukijou, meglio
nota come la “Prigione Insanguinata” del villaggio dell’Erba, per un’anno a
partire dal giorno della sentenza”
“Naruto era già conoscenza di tutta la
situazione. Fin dall’inizio”
“Non
riuscivo a crederci, no potevo crederci”
“Non
potevo accettare una realtà tanto….assurda”
“Perché?
Perché Naruto mi ha fatto questo? Perché non è stato sincero con me?”
“Naruto……lui…..non
ha più fiducia in me?”
“VORREI NON AVERLO MAI CONOSCIUTO. ANZI, AVREI
FATTO MEGLIO A TENERLO A DISTANZA SIN DALLA PRIMA VOLTA CHE CI SIAMO
INCONTRATI. COME FACEVANO TUTTI GLI ALTRI ABITANTI DEL VILLAGGIO. AVREBBE FATTO
MEGLIO A RESTARE DA SOLO. ALMENO, NON AVREBBE CREATO PROBLEMI A NESSUNO E IO
NON STAREI SOFFRENDO COME UN CANE BASTONATO. LO ODIO CON TUTTE LE MIE FORZE.
VORREI CHE NON FOSSE MAI NATO. E’ SOLAMENTE UN MOST…”
“Non
osare……….non osare………MAI
PIU’…………. parlare
di Naruto in questo modo”
“Accidenti!
Lo schiaffo che mi ha dato la signorina Tsunade mi fa ancora male”
“Non
l’avevo mai vista cosi arrabbiata. Il solo ricordo del suo sguardo mi fa venire
i brividi”
“Ma……in
fondo……me lo merito”
“Ancora
non ci credo di aver insultato Naruto a quel modo”
“Ero
letteralmente fuori di me in quel momento. Pero un’attimo ho creduto
di….odiarlo”
“Voleva proteggerti. L’ha fatto per te. Non
voleva che tu stessi in pena per Sasuke, aspettando la sua sentenza. Per la
gravita delle sue azioni, Sasuke poteva anche essere condannato alla pena di
morte. Non voleva metterti addosso quest’angoscia inutile sin dal principio”
“Forse
il maestro Kakashi aveva ragione”
“Naruto
l’ha fatto per il mio bene. Non voleva che io mi preoccupassi inutilmente”
“Era
sicuro che, prima o poi, Sasuke sarebbe tornato da me, che tutto sarebbe
tornato come prima”
“Ma
allora……….come si spiega il suo comportamento?”
“Inizialmente
ho pensato che fosse questo il motivo per il quale Naruto ha preso le distanze
da me”
“Non
poteva dirmi come stavano le cose e cosi si è allontanato”
“Ma
quella rabbia……..come si spiega?”
“Ci
dev’essere qualcosa che mi sfugge”
“Naruto
non potrebbe mai comportarsi cosi senza un buon motivo”
“Dovrei
essere in grado di capire. Sono sua amica”
“Naruto ha condiviso con te le proprie
sofferenze? Il proprio dolore? Pensaci bene. Ti ha mai raccontato quanto è
stata difficile la sua infanzia?”
“………….No…………Non
l’ha fatto. Ma….forse…è colpa mia”
“Ho
sempre visto Naruto come una persona allegra, vivace, testarda, sicura di
se……invincibile.”
“Qualsiasi
obiettivo si fosse prefissato, anche il più assurdo, ero sicura che l’avrebbe
portato a termine”
“Gli
allenamenti più estenuanti, le battaglie più difficili…..ne era sempre uscito
vittorioso”
“Sempre
con il sorriso sulle labbra. Sembrava che niente e nessuno avrebbe potuto
sconfiggerlo”
“Ma
mi sbagliavo. Forse, sotto quel sorriso, ha sempre nascosta la sua sofferenza”
"Questa è la prova che Naruto non è mai
stato sincero con te fino in fondo. Non si è mai aperto completamente a te,
nonostante tutto il tempo che avete passato insieme. Non ti ha mai confidato le
proprie sofferenze. I propri sentimenti”
“NO!
Questo non è vero. Vi state sbagliando.
Io……..avrò fatto molti errori in
passato……”
“…..ma
non posso credere che Naruto non sia mai stato sincero con me”
“Dopo
tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme. Dopo tutto ciò che abbiamo
affrontato”
“Non
posso accettarlo. Sono solo menzogne”
“Io
e lui….siamo……amici”
“Non
è cosi, Sakura?”
“Sai
bene di cosa parlo, Sakura. Naruto è il tuo migliore amico, no? Sicuramente te
l’ha detto dato che si tratta di una cosa molto importante per lui.”
Chiedere ad
una persona di diventare Hokage non è una cosa che capita tutti i giorni. Non
hai idea di che faccia ho fatto quando me l’ha detto. Sono rimasta senza
parole. Dico davvero. Ero incredibilmente felice per lui. Dopo tutto ciò che ha
fatto, Naruto potrà davvero realizzare il suo sogno”
“Perché non me l’ha detto? Perché a voluto tenermi
fuori dalla sua vita”
“Allora…..le cose stanno davvero cosi? Io e lui
abbiamo perso la nostra amicizia?”
“Non può essere. Tutto il tempo trascorso insieme
non può essere svanito nel nulla”
“Naruto……si è solo dimenticato di dirmelo. D ev’essere per forza andata cosi, no?”
“E’ una cosa troppo importante per lui e……..per me.
E’ il suo sogno”
“Fin da bambino, ha urlato al mondo intero quella
che era la sua più grande ambizione”
“Adesso…..non
posso credere che abbia deciso di tenere proprio me all’oscuro di tutto”
“Quello
che provo io? I miei sentimenti? Non conto più nulla per lui?
“Cosa provi per lui? Quali sono i tuoi sentimenti
verso Naruto? Ho bisogno di averne la certezza”
“Naruto e Sasuke. Questi due ragazzi sono parti
fondamentali della tua vita, vero? Sasuke è il tuo grande amore e Naruto è il
tuo migliore amico, no? Secondo te le cose non sono cambiate affatto. Sin dai
tempi dell’accademia. I tuoi pensieri sono rimasti gli stessi, giusto?”
“Tu pensi che io……che io……possa provare dei
sentimenti per Naruto? Pensavi che……lo amassi?”
“Perché
queste domande continuano a tormentarmi? Ho già dato la mia risposta”
“Ho
detto a Hinata ciò che dovevo. Allora perché questi pensieri non mi lasciano in
pace?”
“Sono
stata….sincera. Ho detto la verità, no?”
“io credo di non poterti dare le risposte che
cerchi”
“Quello che voglio dire è che…. non conta cosa
provo io per Naruto. Ciò che conta davvero sono i tuoi sentimenti per lui e i
sentimenti che Naruto prova nei tuoi confronti. Tutto qui. L’unica persona che
può cancellare tutti tuoi dubbi e i tuoi turbamenti è proprio lui”
“E’
davvero questo ciò che penso? Le ho detto la verità?”
“Oppure…….ho
semplicemente trovato una scusa per non rispondere?”
“Puo
essere che….io non abbia voluto rispondere di proposito perché…….avevo paura?”
“Paura…di
cosa? Di scoprire quale sarebbe stata la “mia” reale risposta? Paura della
verità stessa?”
“No!
Sono consapevole di quali sono i miei sentimenti. Ne sono certa”
“Probabilmente
adesso sono solo confusa, tutto qui. Questo susseguirsi di eventi mi sta
distruggendo ”
“Pero….sento
che c’è una connessione. Questi eventi
non sono semplici coincidenze ”
“Sento
che c’è qualcosa sotto, qualcosa che ho tralasciato e che potrebbe collegare
tutto”
“Uff!
Cosa potrebbe essere? Forse……”
“EVVAI! Ancora qualche minuto e siamo
arrivati” gridò Konohamaru tutto eccitato. Non
vedeva l’ora di arrivare alla festa.
La kunoichi
dai capelli rosa, udendo quell’urlo, si ridestò dal momentaneo stato di trance
in cui era caduta ed iniziò improvvisamente a guardarsi intorno. Senza che se
ne fosse resa conto, aveva percorso tutto il tragitto che separava il monte
degli Hokage dalla casa di Shikamaru.
“Sakura, va tutto bene?” domandò Hinata visibilmente preoccupata,
mentre camminava al fianco della giovane ninja.
“Uh” Si! Si! Tutto ok!” rispose Sakura sforzandosi di sorridere. Non voleva mostrarsi
debole ed indifesa davanti agli altri.
“Sei sicura? Anche prima avevi detto
di avere mal di testa. Se non te la
senti di venire alla festa, dirò io agli altri che….”
“NO!” urlo la kunoichi, spaventando la
ragazza dai capelli neri. Quel grido gli era uscito cosi spontaneamente che non
credeva l’avesse gridato davvero. Il suo unico obiettivo era andare a quella
festa e parlare con Naruto. In questo modo avrebbero potuto chiarire la
faccenda una volta per tutte. Non poteva assolutamente lasciarsi sfuggire
quell’occasione.
Hinata,
ancora colpita da quella risposta,
arrestò il suo cammino ed iniziò a guardare la kunoichi con ancora più
sospetto. Da quando avevano lasciato la montagna degli Hokage, si era accorta
che qualcosa non andava nel comportamento della ragazza. Soprattutto da quando
aveva rivelato la notizia riguardante Naruto sul diventare Hokage. Aveva
l’impressione che lei non sapesse nulla a riguarda e,forse, i suoi sospetti non
erano del tutto infondati.
“Sc-scusa Hinata! Non so cosa mi sia
preso…….” esclamò la
rosa guardando la ragazza di fronte a se, sentendosi in colpa per quello che
aveva fatto. Non riusciva a capacitarsi della reazione avuta. Fin troppo
esagerata. Cosi si sentì in dovere di
scusarsi “……il mal di testa è dovuto alla
stanchezza. Ultimamente ho avuto
parecchio da fare in ospedale e quindi non ho potuto riposare come si deve. Ora
ho finalmente un po’ di tempo da dedicare a me stessa e questa festa è proprio
quello che ci vuole” rispose la kunoichi con un sorriso. Lei doveva andare
a quella festa, sentiva che li avrebbe finalmente ottenuto le risposte che
stava cercando.
Sakura cercò
di riprendere il suo cammino con disinvoltura, ignorando le preoccupazioni
della compagna. Konohamaru, invece, si trovava a pochi metri di distanza dalle
due ragazze, quindi gli era impossibile udire i loro discorsi. Ora come ora, la
sua mente e il suo spirito erano focalizzati sulla festa che lui stesso aveva
organizzato per Naruto. La kunoichi tentò di raggiungerlo ma venne nuovamente
fermata dalle parole di Hinata.
“Non lo sapevi, vero?” domando schietta la ragazza, mentre vedeva la
kunoichi arrestare nuovamente il passo. Non poteva vederla negli occhi, dato
che si trovava alle sue spalle, ma era sicura che, sul suo volto, si poteva
notare lo stupore e la tristezza che lei stessa stava cercando di nascondere al
suo sguardo.
“D-Di cosa parli?” sussurrò la rosa con una voce cosi flebile da essere a
malapena udibile.
“Non eri al corrente che il Quinto
Hokage aveva chiesto a Naruto di diventare Hokage”
Sakura
mantenne il silenzio a quell’affermazione. Hinata aveva subito centrato il
bersaglio. Sembrava che avesse un dono nel capire le persone. Sotto questo
aspetto, era molto simile a Naruto. Un altro segno che rendeva il loro legame
ancora più speciale.
“C-Come l’hai capito?” domandò
incuriosita la giovane ninja. Si domandava come avesse fatto la ragazza a
intuire cosi velocemente ciò che stava passando in quel momento. Era sicuro di
aver nascosto le proprie emozioni come sanno fare tutti i veri ninja.
“Semplice! Da quando c’è ne siamo
andati dal monte degli Hokage non hai spiccicato parola. Hai continuato a
tenere lo sguardo basso per tutto il tempo. Eri senz’altro in pensiero per
qualcosa, come se ci fosse una sorta di conflitto interiore dentro di te. Prima
hai cercato di evitare l’argomento dicendo che avevi mal di testa, ma, ho intuito
subito che c’era qualcosa che non andava. Hai iniziato a comportarti cosi da
quando ho parlato di Naruto e della proposta dell’Hokage. Eri
evidentemente molto stupita dalla
notizia, nonostante tu stessi cercando di nasconderlo. Dimmi la verità, cosa è
successo tra te e Naruto?”
Sakura
continuò a mantenere il silenzio. Teneva lo sguardo basso e stringeva i pugni
con forza. Sembrava che avesse davvero ingaggiato una lotta contro se stessa.
Intorno alle due ragazze si udiva solo il fruscio delle foglie e il rumore fastidioso
di una luce appesa al centro della strada.
Non
ricevendo alcuna risposta, Hinata si avvicinò alla kunoichi e le poggio una
mano sulla spalla, cercando di catturare la sua attenzione, quando si accorse
di una cosa che la sconvolse. Sakura
stava tremando. Sotto il tocco della sua mano poteva percepire chiaramente il
tremore e la frustrazione che stava prendendo possesso del corpo della
kunoichi.
“Sakura……tu…….”
“S-Sono…….patetica, non è vero?” sussurrò la rosa, stringendo con più forza i
pugni.
“Cosa?” domandò la ragazza, avvicinandosi per
guardarla in volto.
“Come ninja dovrei essere in grado di
controllare le mie emozioni, ma......io….n-non ci riesco. Fa……troppo male” esclamò la kunoichi, mentre le lacrime iniziarono a bagnarli il
viso. Ormai le proprie emozioni avevano preso il sopravvento su di lei. Hinata
sembrava leggerla come un libro aperto e questa cosa sembrava farla soffrire
ancora di più.
“Sakura…” sussurrò incredula Hinata. Era
evidente che la rosa stava soffrendo molto, ma non pensava di certo fino a
questo punto. Da questo poté intuire che la faccenda era più grave di quanto
pensasse. E il fulcro di quel dolore sembrava proprio Naruto.
“Scusami tanto, Sakura! Non pensavo
che stessi soffrendo cosi tanto. Davvero”
esclamò
Hinata abbassando la testa in segno di scuse. Si sentiva davvero mortificata
per ciò che aveva detto.
“Sniff! N-No, tranquilla. Non è colpa
tua” rispose Sakura , asciugandosi le lacrime e
incrociando lo sguardo con Hinata. “Ora
sto meglio. E’ stato solo un’attimo di debolezza. Tutto qui”
“Ascolta! Se non ne vuoi parlare non
c’è alcun problema. Io capirò. In fondo, la nostra amicizia non è cosi profonda
come quella tra te e Ino. Se tu non vuoi non fa……”
“No! Prima tu sei stata sincera con
me. Mi hai rivelato quelli che sono i tuoi sentimenti per Naruto. I tuoi pensieri, le tue paure e le
tue emozioni. Il minimo che io possa fare è ricambiare la tua sincerità. E’
solo che….”
“Mmh? Che cosa?” domandò incuriosita la mora, mentre guardava i pugni di
Sakura che stringevano con sempre più forza.
“Sono stufa di addossare agli altri i
miei problemi. Non sono più una
ragazzina. E, soprattutto, sono stufa di
apparire debole. Non lo sopporto. Nonostante io tenti disperatamente di
controllarmi, non faccio altro che piangere sulle spalle altrui, sperando che
qualcun’altro mi aiuti a risolvere i
miei problemi. Io non……non voglio più essere debole” rispose la ragazza lasciando uscire la sua
frustrazione e stringendo i pugni con tutta la forza. Alla fine, non poté impedire ad un’ultima lacrima di
venire fuori e di infrangersi sul suolo.
Stavolta fu
Hinata a non dire una parola. La sofferenza e la frustrazione che stava
provando la ragazza di fronte a lei erano molto forti. Non si stava parlando
solo di Naruto, ma di qualcosa di molto più profondo, radicato dentro di lei.
“Credi che piangere sia debolezza?” domandò istintivamente Hinata.
“Cosa?” Sakura spalancò gli occhi a quella domanda
cosi inaspettata. Hinata la stava guardando con determinazione e sicurezza,
rendendola ancora più maestosa e bella di quanto non lo fosse.
“Credi che parlare dei propri
problemi significhi essere debole? Confidarsi con chi ci vuole bene, sfogarsi,
piangere, lasciarsi andare . Pensi davvero che siano tutte debolezze?”
Sakura abbasso
lo sguardo. Non sapeva cosa rispondere. Probabilmente le sue parole avevano
offeso Hinata e questo la faceva sentire ancora più patetica.
“Forse hai ragione” rispose la mora con tranquillità, sorprendendo
la kunoichi che la stava guardando ad occhi spalancati “Molti considerano le lacrime un segno di debolezza, di inferiorità. Si
vergognano. Cercano in ogni modo di trattenersi, di controllarsi, di non
lasciare prendere il sopravvento alle proprie emozioni. Si cerca sempre di non
mostrare ad altri le proprie debolezze, soprattutto alle persone a noi vicine.
Non vogliamo che si preoccupino per noi e quindi cerchiamo di mostrarci forti e
sicuri quando, in realtà, non lo siamo affatto. Credimi, so molto bene cosa si
prova in questi frangenti” fini la
ragazza con tono triste. Anche lei in passato ha sofferto e pianto moltissimo. I ricordi del
passato iniziarono a farsi largo dentro di lei, facendo riaffiorare dolori
e sofferenze ormai dimenticati.
Essendo la
discendente del clan Hyuga, molti ragazzini la prendevano in giro e la
insultavano per via dei suoi occhi. Ai tempi, la giovane Hinata era molto
timida e non aveva molti amici pronti a difenderla.
Dopo la perdita
atroce di sua madre, Hiashi Hyuga, suo padre, l’ha cresciuta e allenata come
meglio poteva per farla divenire la futura erede e capoclan degli Hyuga. Una
responsabilità che ha dovuto portare e sopportare sulle proprie spalle sin da
bambina. Nessuno le ha mai chiesto ciò che volesse davvero. Se lei avesse avuto
l’intenzione di diventare il capo e la guida del suo clan, oppure se avesse
voluto essere una ragazza come tutte le altre. Purtroppo, da quando è nata, suo
padre e il suo clan avevano preso in mano il suo destino e avevano fatto di lei
quello che volevano, come se fosse una bambola. Nessuno parve comprendere
l’onere che doveva sopportare una
bambina cosi piccola. Nonostante fosse sempre circondata da servitori, al
comando di suo padre, la piccola Hinata si sentiva più sola che mai. Non aveva
nessuno con cui sfogarsi, piangere e lasciar andare le proprie emozioni.
Hinata aveva
sempre creduto che colui che doveva diventare capoclan, la persona più forte
del clan Hyuga, doveva essere Neji. Lui non era un ninja come tutti gli altri.
Era un vero e proprio genio del combattimento. Sapeva usare il Byakugan come
nessun’altro ed era il più adatto a ricoprire quell’incarico. Si venne a creare
con lui una sorta di rivalità, un obiettivo da raggiungere e superare.
Nonostante i due appartenessero allo stesso clan, Neji non era mai stato molto cordiale con lei.
Odiava profondamente Hinata perché non la riteneva degna di prendere il comando
del clan e odiava se stesso per essere nato nella casata cadetta.
Durante
l’esame di selezione dei Chunin, Neji tentò seriamente di uccidere Hinata.
I suoi occhi
pieni di odio non davano alcuno scampo alla povera Hinata che fini sconfitta
per mano di Neji. Nonostante il sostegno e l’incoraggiamento di Naruto, il
risultato fu inequivocabile. Anche avendo dato il meglio di se stessa, non
poteva nulla contro un vero genio come Neji.
Il dolore
provato dalla ragazza fu immenso . Ma non si trattava solo di dolore fisico,
era qualcosa di più profondo. In quel momento Hinata realizzò quanto fosse
grande l’odio che provava Neji nei suoi confronti.
Le parole
dette da Neji facevano più male del semplice dolore fisico. E un tipo di dolore
che arrivava al cuore. Solo una persona avrebbe potuto sconfiggerlo, avrebbe potuto cambiarlo ed era la stessa
persona di cui lei si era innamorata.
Grazie alla
sua forza di volontà, alla sua tenacia, alla sua determinazione e, soprattutto,
alla sua imprevedibilità, Naruto era riuscito ad avere la meglio su di lui. Era
riuscito ad aprirgli gli occhi che, per troppo tempo, erano chiusi dall’odio e
dal rancore.
Da allora, divenne molto più protettivo nei confronti di Hinata e,
quando ne aveva la possibilità, la aiutava negli allenamenti quotidiani. Le cose fra i due ragazzi si riappacificarono.
Neji stesso era grato a Naruto per averlo salvato dalle tenebre. Per aver incontrato un’amico come lui. Fino a
che……
Nessuno avrebbe potuto prevedere
un’avvenimento simile. Veder morire Neji tra le braccia di Naruto, tra le
braccia di colui che lo aveva salvato in passato, è stata un qualcosa di
indescrivibile. Si è sacrificato per proteggere Hinata e Naruto dall’attacco
del dieci code.
Vederlo
sorridere, mentre esalava il suo ultimo respiro, può trasmettere emozioni e significati davvero contrastanti, dove un
semplice gesto,come un sorriso, può essere interpretato in maniera diversa.
Può voler
dire:
- Sono soddisfatto della vita che ho vissuto e
me ne vado senza alcun rimpianto.
- Ho
finalmente ripagato il mio debito con Naruto. Senza di lui non sarei mai
diventato ciò che sono oggi. Sarei sprofondato nell’odio e nell’oscurità più
totale, come è accaduto a Sasuke.
-Sono felice
di aver conosciuto Naruto, Hinata, RockLee, TenTen, il maestro Gai e tutti gli
altri. Grazie per essere stati miei amici. Grazie di tutto.
Ognuno di
noi può dare un’interpretazione diversa. Può arrivare addirittura a chiedersi
perché quella persona stia sorridendo anche se sta per morire.
Veder morire
qualcuno in guerra può essere considerata una cosa normale. Veder morire degli
individui di cui non si conosce nemmeno il nome. Alcuni diventano cosi insensibili da farci
l’abitudine. Questa è l’atrocità della guerra. Ma nessuno potrà mai abituarsi a
veder morire un’amico. E’ una sofferenza troppo grande, che nessun uomo potrà
mai cancellare del tutto dal proprio cuore.
“Tutti gli uomini, prima o poi,
conoscono la sofferenza e il dolore, senza alcuna eccezione. Fa parte della
vita di tutti i giorni. Anch’io in passato ho sofferto molto, non sono cosi
diversa da te. A volte, quando ripenso a mia madre,a Neji, a tutte le
sofferenze del passato, può capitare di farsi prendere dallo sconforto e di
lasciarsi andare in un pianto” esclamò Hinata
accennando un piccolo sorriso. Odiava ripercorrere le sofferenze del proprio
passato. La faceva sentire vulnerabile ed insciura. Ma, allo stesso tempo,
quelle esperienze gli avevano sempre insegnato qualcosa. L’avevano temprata
nello spirito, rendendola sempre più forte.
“Capisco perfettamente cosa vuoi dire
. Anche a me capita di pensare ad eventi avvenuti in passato. Ad esempio, durante
lo scontro contro Zabusa ho quasi visto morire Sasuke."
"Ricordo ancora la paura
che provai in quel momento. Il mio corpo non la smetteva di tremare. Per non
parlare del mio viso ricoperto di lacrime. Uff! In quel combattimento sono
stata completamente inutile. Se ne siamo usciti vivi da li è stato grazie al
maestro Kakashi, a Naruto e a Sasuke. Era la mia prima missione ed ero
troppo…….spaventata per riuscire a fare qualcosa”
“Be, era la prima volta che andavamo
in missione, no? Anch’io non ero stata in grado di fare granche durante la mia prima missione. Non essere
cosi dura con te stessa”
“Non è come pensi. Ci sono state
altre occasioni dove non sono stata in grado di fare niente. Quando Sasuke decise
di andarsene dal villaggio, pensai che ero l’unica a poterlo fermare dai suoi
propositi. Ma, ancora una volta, non fui in grado di fare niente. Cercai di
fare appello ai suoi sentimenti per convincerlo, pensai che l’amicizia che
nutriva nei confronti di Naruto e nei miei fosse più forte del suo desiderio di
vendetta. Ma mi sbagliavo. Anche rivelargli i miei sentimenti non fu
sufficiente a fermarlo”
“Cosa? Ti sei dichiarata a Sasuke?
Io…io non lo sapevo. Pensavo che lo
avresti fatto appena fosse tornata dal suo viaggio. E dimmi, Sasuke cosa ha
detto?” domandò
stupita ed incuriosita allo stesso tempo. Hinata non sapeva molto riguardo alla
fuga di Sasuke. Sapeva che Sakura aveva tentato di fermarlo ma che non c’era
riuscita. Non credeva che la kunoichi fosse arrivata a tanto pur di fermarlo.
Sakura
divenne improvvisamente triste. Quei ricordi le facevano ancora troppo male.
Hinata si accorse che, forse, aveva toccato un tasto dolente nel cuore della
kunoichi e decise che non era il caso di continuare a farle domade.
“Scusa. Non avrei dovuto una domanda
cosi indiscreta. Fa finta che non ti abbia chiesto niente” si scuso la mora. Non voleva forzarla
a parlare di cose troppo private.
“No. Figurati. Prima tu sei stata
sincera con me. Il minimo che io possa fare
è ricambiare la tua sincerità” rispose la kunoichi rivolgendosi ad Hinata con gentilezza.
“E’ stato un momento molto
particolare. Sasuke stava per andarsene via e io non sapevo che altro fare. Ero
disperata, frustrata. Ogni mio tentativo per riuscire a convincerlo è stato un
fallimento. Fino a che……..ad un certo
punto decisi di tentare il tutto per tutto. Mi dichiarai a lui, sperando che
decidesse di fermare questa sua follia. Sai, fui molto istintiva in quel
momento. La prima volta che ho detto ad un ragazzo “Ti amo” non è stata come me l’ero immaginato. Ho
sempre pensato che, per fare una cosa simile, ci volesse molto coraggio ed una
grande forza di volontà, soprattutto davanti al ragazzo che ci piace. Pero, mi
sono resa conto che………ciò che mi ha spinto a dire quelle parole non è stato il
coraggio e nemmeno la forza di volontà. Ciò che mi ha dato la spinta è
stata………la disperazione. Forse c’è stato anche un po’ di coraggio, ma la spinta
più forte è stata quella che mi ha trasmesso la paura e la disperazione. Avevo
capito che non si sarebbe fermato. Che probabilmente non sarebbe più tornato al
villaggio. Che la sua vendetta lo avrebbe condotto a morte certa. Consapevole
di quello che sarebbe accaduto, provai a lasciarmi andare e a gridargli i miei
sentimenti. In quell’istante, sperai che le mie parole lo avessero raggiunto.
Sperai che………..anche lui contraccambiasse in qualche modo i miei sentimenti. Ma
fu inutile” esclamò
Sakura con tristezza ed angoscia.
“E poi cosa successe? Sasuke cosa
disse?” domandò
curiosa la mora. Dato che Sakura le stava raccontando un’avvenimento importante
del passato, tanto valeva scavare fino in fondo.
“Con uno scatto fulmineo, Sasuke si
posizionò alle mie spalle. Per un’attimo, credetti davvero di averlo convinto.
Che avesse deciso di abbandonare il suo desiderio di vendetta e di rimanere al
mio fianco e al fianco dei suoi amici. Invece………si avvicinò a me, mi sussurrò
un “Grazie” e mi tramortì, facendomi perdere i sensi. Dopodiché se ne andò”
“Da-davvero è andata cosi? Un
semplice grazie e tanti saluti?”
Sakura fece
un cenno di assenso con la testa “A dire
la verità, ancora oggi mi chiedo cosa volesse dire con quel grazie. Può avere mille
significati diversi ,e ognuno di loro, può essere vicino o lontano dalla
verità. Per questo, appena Sasuke tornerà, andrò da lui e gli chiederò
spiegazioni. Voglio sentire la verità dalla sua voce. Voglio dare un
significato a tutto quello che ho passato. Voglio capire se lui ha mai provato
qualcosa nei miei confronti. Quel qualcosa che va oltre la semplice amicizia”
“Sei sicura che Sasuke risponderà
alle tue domande? Non è certo il tipo che parla di se. E’ un ragazzo molto
riservato e, conoscendolo, dubito che risponderà alle tue domande. Soprattutto
quelle riguardante i suoi sentimenti” esclamò Hinata ripensando al carattere del ragazzo. Non
riusciva ad immaginarsi un Sasuke che parlasse di amore o amicizia in maniera
aperta. Non sarebbe lui.
“Lo so. Ma io……..io ci proverò
ugualmente. Ci sono troppe cose da chiarire e mi sono stancata di aspettare. Mi
sono stancata di…..piangere, di soffrire, di versare lacrime per una persona a
cui non importa nulla di me” esclamò Sakura
cercando di reprimere ancora una volta le lacrime “Eheh! E’ buffo. Sembra quasi che io sia rimasta la stessa ragazzina di
un tempo. Ripeto sempre gli stessi errori”
“Uh? Cosa vuoi dire?” domandò Hinata, cercando di capire il
significato delle parole della kunoichi.
“Verso la fine della guerra, io
ho………ho cercato di fermare Sasuke dai suoi folli propositi. Voleva uccidere
nuovamente i 5 Kage ed aveva intrappolato tutti i cercoteri grazie ai poteri
della sua nuova abilità oculare”
“Ancora una volta aveva ignorato le
mie parole. Come sei io non contassi nulla. Mi ha dato di nuovo della noiosa. E
come se non bastasse, ha usato un genjutsu per farmi svenire. Uff! Alla fine,
ho dovuto fare affidamento ancora una volta su Naruto. Lui è stato capace di
farlo tornare indietro mentre io………non ho potuto fare nulla. Ho avuto bisogno
del suo aiuto. Di nuovo”
Mentre
Hinata ascoltava le sue parole, dentro la sua mente iniziarono a formarsi
innumerevoli domande. Cosa provava Sasuke per lei. Come potesse Sakura amare
una persona come lui. Un’assassino che ha ucciso molte persone per sola
vendetta. Come mai, invece, non avesse iniziato a provare qualcosa per Naruto.
La persona che gli era stata accanto per tutto il tempo, con cui aveva
condiviso gioia e sofferenza.
Pero……..adesso
sembrava proprio Naruto una delle principali cause della sua sofferenza.
“Aveva ragione Naruto. Quel giorno,
al campo d’allenamento. Mi disse….”
“Le persone cambiano, Sakura………ma alcuni restano sempre gli
stessi”
“Era ovvio che si stesse riferendo a
me……….e aveva ragione. Sono sempre la stessa. La solita ragazzina piagnucolona
che non fa altro che affidarsi agli altri per risolvere i propri problemi.
Sono……sono debole”
“No! Non è vero. Sei una kunoichi
eccezionale. Al livello di Tsunade. Ai salvato innumerevoli vite durante la
guerra. Non sei affatto debole. Adesso sei solo confusa e stanca. Per questo
motivo dici queste cose” esclamò Hinata, tentando di
tirarla su di morale.
Sakura
apprezzò molto il tentativo di Hinata e disse “Io…..io ti invidio, sai. Tu
Hinata, sei diventata molto forte. Non
sei più la ragazzina timida ed insicura di un tempo. Crescendo sei diventata
una bellissima donna ed una ninja formidabile, sicura dei propri sentimenti,
determinata, impavida e con il coraggio di non arrendersi mai, proprio come
Naruto. Io in confronto a voi due sono….”
“SMETTILA SAKURA! Tu – non sei -
debole” urlò Hinata,
scuotendo la kunoichi per le spalle mentre la guardava negli occhi.
“SI INVECE, E TU LO SAI. Non faccio
altro che piangere e piangere, come in passato. Anche se sono diventata una
ninja medico per aiutare le persone, per non essere più considerata una persona
inutile, non sono abbastanza forte da affrontare i problemi della vita da sola.
Ho sempre bisogno che qualcuno mi dia una mano, che mi diano dei consigli. Per
questo Sasuke ha detto che sono noiosa ed è per questo che Naruto si è
allontanato da me. Sono stufa. Non voglio più piangere . Non voglio più che altri si preoccupino dei
miei problemi, voglio essere forte abbastanza da poterli affrontare da sola. Voglio
essere forte. Voglio diventare una donna indipendente, che sa badare a se
stessa. Voglio cambiare. Voglio….voglio…..crescere” esclamò Sakura con foga, mentre abbassava nuovamente la testa
per evitare di guardare la ragazza di fronte a se.
Le sue
ultime parole furono quasi un sussurrò. Hinata stessa riuscì a malapena a
sentirle, ma, in qualche modo, riuscì ad intuire cos’avesse detto la kunoichi.
Stava davvero parlando sul serio e questo non faceva altro che rendere più
evidente quanto fosse grande la sua sofferenza. Inoltre, Sakura aveva detto
apertamente che Naruto si era allontanato da lei. Questa era la prova
inconfutabile che c’era qualcosa di grave che stava compromettendo il rapporto
d’amicizia tra Naruto e Sakura. Che la stava dilaniando dall’interno e che la
faceva dire quelle parole. Non era solo la partenza di Sasuke l’origine della
sua sofferenza, ma proveniva anche dal
ninja biondo.
Entrambe le
ragazze rimasero in silenzio per qualche secondo. Nessuna di loro osava
guardarsi negli occhi.
Sakura aveva
condiviso con Hinata la sua frustrazione e il suo dolore. Anche se triste, adesso
si sentiva finalmente libera da un peso
portato dentro per troppo tempo.
Hinata
voleva davvero aiutare la kunoichi. Ripensando alle parole “cambiare” e “crescere” le torno in mente la se stessa di qualche
anno fa. Quando quelle due parole erano il suo obiettivo, il suo scopo nella
vita. Un obiettivo raggiunto attraverso lacrime, sofferenza, ma anche dal
coraggio, dalla determinazione e dalla voglia di cambiare.
“Perchè le persone piangono?”
“Che
vuoi dire?” domandò confusa
la kunoichi, non comprendendo il senso della domanda.
“Insomma, cosa succede fisicamente?” Hinata la stava fissando con tutta la
sicurezza che possedeva. Voleva farle capire che tutto ciò che avrebbe detto
d’ora in avanti era la pura verità.
“Beh,
i dotti lacrimali di base hanno la funzione di lubrificare e proteggere
l’occhio. Quando si ha un’emozione questi hanno una reazione esagerata e
formano le lacrime” rispose Sakura
facendo appello alle sue conoscenze in campo medico. Le sembrava la risposta
più ovvia e logica da dare.
“Perché? Perchè hanno questa reazione?” domandò la mora con più insistenza.
“I-io….non
lo so…..forse le persone non hanno il controllo delle proprie emozioni…”
“Forse…….o forse l’emozione diviene talmente intensa
che il corpo non riesce a contenerla. La mente e i sentimenti diventano troppo
forti e il tuo corpo soffre” rispose
Hinata con semplicità.
Sakura la
guardò sbalordita. Per quanto la sua risposta potesse risultare ovvia e
semplice, basata sulla logica, la risposta di Hinata era più coscienziosa, più
profonda, più…….umana.
“Vedi Sakura, tutte le persone piangono, senza nessuna
eccezione. La maggior parte delle lacrime che versiamo durante la nostra vita
sono lacrime di dolore, di sofferenza. Piangiamo quando….
…….perdiamo una
persona noi cara……
...quando siamo
tristi….
…quando abbiamo
paura….
….oppure quando ci
sentiamo soli…..
“….ci sono molte ragioni per piangere. Può trattarsi
di dolore fisico, ma anche emotivo. Gelosia, rabbia, disprezzo, delusione,
vergogna. A seconda di quanto è forte quel sentimento una persona può
piangere oppure no. Dipende molto anche
da quanto è sensibile o emotivo l’individuo. Non siamo tutti uguali dopotutto.
“Quindi, le persone piangono solo quando soffrono……..”
“No! Ti sbagli. Il dolore e la sofferenza non solo
l’unica causa scatenante di una singola piccola lacrima.
“Come fai a dirlo? Cos’altro può esserci di cosi forte
da farci piangere?” domandò con
insistenza la kunoichi.
“La felicità!” rispose la mora con un sorriso “ Questo tipo di emozione è il più difficile da provare e da
raggiungere. La felicità, la gioia, la soddisfazione, l’orgoglio di aver
raggiunto un’obiettivo dopo tanti sacrifici. Questo tipo di emozione è più
grande e più forte di qualsiasi dolore o sofferenza. Trasformare le lacrime di
dolore in lacrime di gioia è una cosa che ha dell’incredibile. Sono sicura che
anche tu le hai provate, almeno una volta. Ricordi lo scontro con Pain?”
……tu, io e tutti gli
abitanti del villaggio stavamo piangendo dalla disperazione….
….nessuna speranza,
nessuna gioia….solo morte, dolore e sofferenza…..
….ma, alla fine,
Naruto è arrivato e ci ha ridato la speranza……
….quando è tornato al
villaggio, dopo aver sconfitto Pain, tutti eravamo felici…..
……le lacrime di
dolore erano diventate lacrime di gioia……
“Hai….hai ragione, Hinata. Anche quando ho visto
Naruto e Sasuke vivi e vegeti, dopo il loro scontro finale, ho pianto di gioia.
Avevo una paura tremenda di perderli
entrambi. Inoltre, Sasuke era finalmente tornato se stesso dopo tanto tempo” esclamò Sakura con
un triste sorriso.
“Tu dici di voler cambiare, di voler crescere......ma
ancora non ti sei resa conto di essere già cambiata, di non essere più la
stessa ragazza di prima. Tutte le nostre esperienze passate, tutte le persone
che abbiamo conosciuto e perduto lungo il nostro cammino, tutte le nostre
sofferenze, ci hanno sempre insegnato qualcosa nella vita. Ci hanno fatto
crescere e maturare in maniera quasi inconsapevole. Ci hanno resi sempre più
forti. E questo vale anche per te, Sakura. Ci dev’essere stato un momento nella
tua vita dove qualcosa dentro di te ha iniziato a muoversi, a reagire, a
cambiare”
Ascoltando
le parole di Hinata, la kunoichi iniziò a toccarsi i suoi capelli rosati.
Un’avvenimento del suo passato le tornò alle mente. Il momento in cui aveva
detto basta alla se stessa del passato. Il giorno in cui sarebbe nata una nuova
Sakura, che avrebbe lottato al pari dei suoi compagni, che avrebbe lottato per
difenderli dai pericoli.
“E’ vero. Quel giorno io…promisi a me stessa che sarei cambiata”
“Che non sarei più stata un peso per i miei compagni”
“Che non sarei rimasti più alle loro spalle”
“Che non avrei avuto più alcun bisogno di protezione”
“Quel giorno io....per i miei amici, per il mio orgoglio di
ninja e per me stessa…”
….sarei diventata forte, avrei camminato davanti a Naruto e
Sasuke…”
“Quel giorno… in quel preciso istante….anche se di poco…io sono
cresciuta”
“Hai
ragione. Io non sono più la stessa di un tempo. Nessuno di noi lo è. Cambiare e
maturare fanno parte della crescita di
ogni individuo” esclamò la kunoichi con
determinazione “Tutto
quello che hai detto è giusto. E solo che…..ho sempre pensato che cose
come……piangere o chiedere aiuto agli altri significasse essere deboli. E’ una
cosa che non sopporto….mi fa sentire troppo vulnerabile”
“Ti capisco, Sakura. Anch’io la penso come te. A
nessuno piace far vedere le proprie debolezze agli altri. Per questo motivo
cerchiamo sempre di apparire forti e sicuri di fronte agli altri,anche se, in
fondo, non lo siamo affatto. Pero, sono
convinta di una cosa…………..Piangere può anche essere considerata una nostra
debolezza……ma è la prova che noi tutti siamo esseri umani. La prova che abbiamo
un cuore, una coscienza, un’anima. Quindi non c’è nulla di cui vergognarsi. Non
c’è niente di male nel lasciarsi andare qualche volta, nell’esternare le nostre
emozioni, belle o brutte che siano” rispose Hinata con sincerità.
“E’ vero, ma………è difficile lasciarsi andare. Anche se
quello che dici è giusto, chiedere aiuto quando abbiamo un problema, quando
siamo tristi, sfogarsi, piangere, queste sono cose che molte persone
preferiscono tenersi dentro. Alcuni lo fanno per orgoglio, altri semplicemente
se ne vergognano. Ammettere a se stessi di essere in difficoltà è una cosa
troppo dura da accettare, per questo molte persone scelgono di risolversi i
propri problemi da soli”
“Cercare di risolvere i problemi con le proprie forze
è una cosa ammirevole. Pero, ci sono cose che non possiamo risolvere o
affrontare da soli. Prendiamo ad esempio Sasuke. Hai cercato di fermarlo,
quando ha cercato di fuggire dal villaggio, ma non ci sei riuscita.
Probabilmente era una cosa che andava aldilà delle tue capacità. Per questo ti
sei rivolta a Naruto. Lui era l’unico che avrebbe potuto convincere Sasuke a
tornare indietro”
“Ma Naruto sarebbe intervenuto anche se non
gliel’avessi chiesto. Sai come è fatto, no. Per lui Sasuke è come un fratello e
l’avrebbe inseguito fino in capo al mondo pur di riportarlo indietro. Avrebbe
potuto anche ignorare la promessa che ci eravamo fatti e andare avanti per le
sua strada” esclamò Sakura con convinzione. Naruto
considera Sasuke il suo migliore amico. Era ovvio pensare che sarebbe partito
al suo inseguimento anche senza che glielo avesse chiesto.
“Ma lui non ti ha ignorata, ti ha aiutata e sai
perché……..perchè sei sua amica. Non ci dev’essere nessuna altra ragione. Forse
Naruto sarebbe partito alla sua ricerca in ogni caso. Ma il fatto che tu sia
andata da lui, non ha fatto altro che incentivarlo ancora di più. Gli hai dato
una motivazione più forte. Lui sa quanto tieni a Sasuke e avrebbe fatto di
tutto per aiutarti. Per vederti felice. Quando siamo in difficoltà possiamo
sempre rivolgerci alle persone che ci vogliono bene, alle persone di cui ci
fidiamo. Famigliari o amici. Sono certa che
loro ci aiuterebbero in ogni caso. E anche se non fosse cosi, farci dare
dei consigli oppure semplicemente parlare o sfogarci con loro, potrebbe essere
un aiuto più che sufficiente. Non trovi?”
“Gia! E’ bello avere tanti amici che sanno aiutarti
nel momento del bisogno. Anche se…..ultimamente non sono più sicura che tra me
e Naruto ci sia ancora amicizia” Sakura fece
un sospirò profondo e continuò “Si, è vero. Non
sapevo che la signorina Tsunade avesse chiesto a Naruto di diventare Hokage.
Questa cosa mi ha distrutta. Mi sento……delusa. Il Naruto che conoscevo avrebbe
urlato al mondo intero il giorno in cui sarebbe diventato Hokage. Scommetto
che è per questo che ha organizzato la
festa, no? Vuole darsi alla pazza gioia senza avere me tra i piedi” esclamò la kunoichi
con rabbia.
“Non so se Naruto ha accettato o meno l’incarico. Mi
aveva detto che voleva pensarci un po’ su prima di decidere. Chissà, forse ha
davvero accettato e ha deciso di dare una festa in suo onore. Eheh! Mi viene da
ridere solo a pensarci. Quello che no capisco è…….perchè tu non ne sapevi
niente? Avete litigato, per caso?” domandò Hinata con curiosità. Dal modo in cui
Sakura parlava di lui, la cosa doveva davvero essere seria. Per quale motivo
Naruto avrebbe dovuto nasconderle una cosa cosi importante? Si domandava tra se
e se.
“I-Io non lo so. Non so che diavolo sta
succedendo……sono……sono confusa. Forse ho fatto qualcosa di sbagliato……qualcosa
che l’ha ferito, che gli ha fatto prendere le distanze da me…non lo so….” Rispose confusa la ragazza. Non sapeva cos’altro
dire. Tante domande e ancora nessuna risposta.
“L’hai fatto?” domandò improvvisamente Hinata guardandola
seria in volto “Hai fatto qualcosa che avrebbe potuto ferire Naruto?”
continuò
con ancora più insistenza la ragazza. Il solo pensare che Sakura avrebbe potuto
far soffrire ancora Naruto, dopo tutto quello che ha passato, le faceva venire
una rabbia che lei stessa non credeva di possedere.
La
kunoichi arretrò di qualche passo sentendo le domande insistente di Hinata.
Riusciva ad avvertire una sorta di rabbia provenire dai suoi occhi bianchi.
Iniziò a pensare che forse non era il caso di parlare con lei di questa cosa.
Avrebbe potuto fraintendere.
“N-No. Ma cosa vai a pensare, Hinata. Non potrei mai
far soffrire Naruto. Lui è…..è…..il mio migliore amico. No? Probabilmente mi sto solo facendo dei problemi
inutili. Naruto si sarà solo dimenticata di dirmelo. Vedrai che appena
arriviamo a casa di Shikamaru, correrà da me come se niente fosse e mi dirà
tutto quanto “ rispose Sakura con poca convinzione. Era evidente
che stava mentendo e a Hinata non sfuggi questo dettaglio. Lei odiava le
persone che mentivano, soprattutto se quelle persone erano suoi amici.
“Ora ascoltami bene, Sakura” esclamò minacciosa la mora, avvicinandosi a passi lenti verso la giovane ninja “Prima abbiamo parlato di debolezze, di sofferenza, di lacrime,
di aiuto, di sincerità e di fiducia. Tutto quello che abbiamo passato noi non è
minimamente paragonabile a ciò che ha passato Naruto.Tutte le sofferenze che ha
dovuto patire sin da bambino, la solitudine, il dolore, le lacrime che ha
dovuto versare senza che nessuno gli desse conforto. Ha sempre combattuto per
farsi accettare da tutti e, alla fine, dopo tanti sacrifici c’è l’ha fatta.
Io…….io non voglio più vederlo soffrire. Mai più. Non so se tu sia stata
sincera con me, dicendo quelle cose, per voglio dirti questo…………
…io odio le persone che
mentono a loro stesse!
Sakura iniziò a tremare
leggermente. Quelle parole erano cosi famigliari, cosi dirette, cosi forti, da
farla spaventare. Cominciarono a venirle i sudori freddi e le mani iniziarono a
raggrinzirsi. Un chiaro segno che si stava innervosendo. Hinata le stava
mettendo addosso una pressione incredibile, il solo guardarla negli occhi le
trasmetteva paura. Un paura derivata dal fatto di trovarsi dalla parte del
torto.
“Non
mi importa se mi hai mentito. Non sono una persona cosi superficiale. Pero, se
hai fatto soffrire Naruto ancora una volta, giuro che non te lo perdonerò mai.
Mai! Quindi, te lo chiedo ancora una volta…”
“…Hai fatto soffrire Naruto?”
Ciao a tutti, ragazzi :)
Eccomi di nuovo qui ^^ Chiedo di nuovo scusa per il
ritardo. Scrivere un capitolo in piena estate è difficile quanto scalare
l’Everest a mani nude. Almeno per me XD
Comunque, questo capitolo è stato particolarmente
difficile da scrivere e spero ne sia valsa la pena :) Inizialmente doveva
essere diviso in due, ma poi ho deciso di pubblicarlo tutto insieme, in modo da
non creare discontinuità. Spero non sia troppo pesante :)
Inoltre,
Nvu mi sta dando problemi e non so perchè. Ad un certo punto
sembra che cambi il formato del carattere e non sono riuscito a
modificarlo :(
Ancora una volta ringrazio tutti coloro che mi
seguono e che recensiscono la mia storia. Sono sempre curioso di sapere cosa ne
pensate e non vedo l’ora di leggere i vostri commenti ;)
Spero di aver fatto un buon lavoro e che questo
capitolo sia di vostro gradimento :)
Grazie ancora a tutti voi e scusatemi per il
ritardo ^^
Un saluto e al prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 26 *** Che la festa abbia inizio ***
Cap 26
“Te lo chiedo ancora
una volta………hai fatto soffrire Naruto?”
Una domanda diretta e decisa. Hinata non avrebbe ceduto stavolta. Avrebbe
avuto la sua risposta, in un modo o nell’altro. I suoi occhi bianchi come la
Luna emanavano determinazione e rabbia. Il solo pensiero che qualcuno avesse
fatto soffiare la persona più importante della sua vita le stava facendo
provare un’emozione mai provata. Non si era mai sentita cosi prima d’ora. Era
un’emozione cosi forte che doveva essere tenuta sotto controllo.
Sakura era intimorita dallo sguardo della mora. Avrebbe
senz’altro voluto ricevere una risposta vera e sincera. Una risposta che
avrebbe dissipato i suoi dubbi. Però, qualcosa, nel profondo, la stava
bloccando. Dentro di se un’inconsapevole paura le impediva di aprire le bocca e
rispondere a quella domanda.
La lingua iniziò a diventare secca, le mani divennero sudate,
il suo viso impallidì e gli occhi
divennero lucidi per la tensione.
La kunoichi distolse lo guardo da quello della ragazza ed
iniziò a pensare a cio che avrebbe dovuto fare, a come avrebbe dovuto
rispondere. Sincerità o menzogna?
“Cosa…..cosa devo
fare? Cosa le dico adesso?”
“Io so……..di aver
fatto soffrire Naruto più di chiunque altro”
“Sin dai tempi
dell’accademia ho sempre avuto una bassa stima di lui”
“Pensavo che Naruto
si divertisse a rovinare i miei rapporti e a farmi soffrire. Che stupida sono
stata”
“A quei tempi, il
mio unico interesse era rivolto a Sasuke. Volevo solo essere apprezzata da lui”
“E’ incredibile
come la mia opinione nei suoi confronti sia cambiata in tutti questi anni”
“Ho visto con i
miei occhi cosa è stato in grado di fare e di realizzare con le sue sole forze”
“Durante l’esame di
selezione dei Chunin, ho visto Naruto battere Neji contro ogni previsione”
“Ricordo che in
quel momento rimasi ammaliata da lui, al punto da provare gelosia”
“Quando Sasuke
fuggi dal villaggio, ho chiesto il suo aiuto per farsi che lo riportasse
indietro”
“Fu in quel preciso
istante che nacque la promessa che ci siamo fatti”
“Non avrei mai
potuto pensare che una cosa del genere avrebbe causato tanta sofferenza nel
cuore di Naruto”
“Come ho potuto
essere cosi ingenua. Ho fatto troppo affidamento su Naruto”
“Adesso pero è
finita. Naruto è riuscito a convincere e Sasuke. Tornerà appena avrà scontato
la sua condanna e riformeremo il Team 7”
“Tutto tornerà
com’era prima, giusto? Giusto?”
“…………………..”
“Devo essere
sincera. Dirò a Hinata che è stata la promessa la causa della sofferenza di
Naruto. Nient’altro che la promessa”
“Lei sa che è la
verità. Ai tempi ero una ragazzina immatura e avevo bisogno di lui”
“Lei capirà, ne
sono sicura. Mi perdonerà per il dolore che ho causato a Naruto”
“Hinata è stata
completamente sincera con me. Devo esserlo anch’io”
“Si, farò cosi. Le
dirò quello che penso, la verità”
“……però…..”
“Se le
dicessi………cosa succederebbe? Hinata si arrabbierebbe?”
“N-No! Lei non è il
tipo da portare rancore. Non è nella sua natura…..odiare”
“Però, qualcosa mi
dice che non devo farlo. Non devo dirglielo”
“Sento che potrebbe
succedere qualcosa di irreparabile”
“Maledizione!
Perché faccio certi pensieri. Devo prendere una decisione”
“Verità o
menzogna?”
“Cosa devo fare?”
“Cosa devo fare?”
“Cosa devo fare?”
“Sakura” la chiamò Hinata, risvegliandola dai suoi
pensieri “Sto aspettando una risposta”
Sakura
era combattuta su ciò che avrebbe dovuto dire. Una parte di lei avrebbe voluto
dire tutta la verità. Parlarle non solo della promessa, ma anche della
dichiarazione che aveva fatto al ninja biondo durante il Summit dei 5 Kage.
Hinata non poteva sapere nulla di tutto questo, dato che quando è avvenuto il
fatto lei non era presente.
Dentro
di se la kunoichi sapeva che dire la verità era la cosa giusta da fare.
Ma nel
profondo, un’altra parte di se diceva di non farlo. Diceva di non dirgli nulla
di quel particolare avvenimento. Aveva paura di come avrebbe potuto reagire
Hinata a quella rivelazione. Per quanto la ragazza potesse essere una
bellissima persona, dall’anima puro e gentile, forse una cosa del genere
avrebbe potuta farla infuriare davvero. Sarebbe stata la goccia che fa
traboccare il vaso.
Tutti
hanno dei limiti di tolleranza, anche le persone gentili, altruiste e di buon
cuore. Difficilmente questo tipo di persone si arrabbia fino a perdere il
controllo. Hanno una calma invidiabile e riescono a tollerare sofferenze che altri riterrebbero
insopportabili, dato che il loro limite di sopportazione è piuttosto alto.
Ma se
quel limite venisse superato, una persona del genere come reagirebbe? Cosa
sarebbe capace di fare?
Questa
era la paura che stava attanagliando il cuore della kunoichi. L’inconscia paura
di far infuriare davvero Hinata. Lei più di tutti sa quanto ha sofferto Naruto
in passato. La promessa fatta era stata una grossa fonte di sofferenza per lui.
Se la ragazza venisse a sapere una cosa del genere, cosa succederebbe?
“E’ va bene. Ho la va o la
spacca” pensò
la kunoichi tra se e se “L’unica cosa da fare è dire la
verità, so che è la scelta giusta. Anche se Hinata si infurierà, non mi
importa. Avrà tutte le ragioni per avercela con me. Ma, almeno, sarò stata
sincera con lei e con me stessa”
“Ascolta, Hinata” disse la kunocihi, catturando l’attenzione
della mora “I-Io devo dirti le cose come
stanno” esclamò con calma apparente.
Stava cercando a tutti i costi di sostenere lo sguardo della ragazza, che la
guardava con aria impaziente. Nonostante il timore di dirle la verità non fosse
del tutto scomparso, sapeva che ormai non poteva più tirarsi indietro. Aveva
fatto una scelta e l’avrebbe rispettata.
Hinata
rimase in silenzio, con le braccia incrociate,
ricambiando il suo sguardo e aspettando che continuasse. Nonostante
fosse molto calma, anche lei stava cercando di non far trasparire il suo
nervosismo.
“E’ vero. Ho fatto soffrire
Naruto” esclamò con calma la rosa, stringendo i pugni
per al tensione “Vedi, durante il Summit
dei 5 Kage, sono andata da Naruto e………e………” Sakura iniziò a balbettare. Sentiva di nuovo
quella sensazione che le diceva di fermarsi.
Hinata,
nel frattempo, sentiva la tensione farsi sempre più forte. Nonostante si fosse
imposta di rimanere calma e tranquilla, dentro di se si stava scatenando
un’uragano. Aveva la sensazione che Sakura le stesse per rivelare qualcosa di
molto importante su lei e Naruto. Dopo tutto il dolore e le sofferenze che
Naruto ha dovuto affrontare, venire a sapere che Sakura gli avesse causato
ulteriore dolore la faceva star male. Non lo assolutamente tollerato. Ciononostante, si era imposta calma e decise
di lasciar finire il discorso alla kunoichi.
Sakura
fece un respiro profondo e continuò “E-Ecco…….vedi…….i-io
ho………”
“RAGAZZEEEEE” gridò una voce alle spalle delle due ragazze,
facendole sussultare dallo spavento “E’
la seconda volta che vi chiamo. Si può
sapere cose avete tanto da chiacchierare?” domandò il giovane genin, spezzando la
tensione che si era creata intorno a loro.
“Ecco, noi due…..” balbettò Sakura, colta alla sprovvista.
“Non sono affari tuoi,
ficcanaso” esclamò
Hinata con gentilezza, inginocchiandosi
e dandogli un colpetto sul naso.
Konohamaru
arrossi non solo per il gesto inaspettato, ma anchs per lo splendido sorriso
che gli aveva donato. Istintivamente si trovo a pensare a quanto fosse
fortunato Naruto e a quanto fosse stato ingenuo a non accorgersi dei sentimenti
della ragazza.
“Tsk! Femmine” esclamò indifferente Konohamaru,
cercando di ricomporsi e di recuperare il suo solito atteggiamento “Riprenderete i vostri di scorsi quando
saremmo arrivati a casa di Shikamaru. Siamo già in un ritardo pazzesco.
Scommetto che Naruto e tutti gli altri sono già arrivati da un pezzo. Su,
moviamoci” concluse il genin dando le spalle alle due ragazze e riprendendo
il cammino.
“Konohamaru ha ragione.
Riprenderemo il discorso in un’altro momento” disse Hinata rivolgendosi alla kunoichi.
Nonostante fosse molto curiosa di sapere cosa avrebbe detto Sakura, la festa di Naruto aveva la priorità. Voleva
correre da lui, riabbracciarlo e sapere tutto quello che era successo nel suo
incontro con l’Hokage. Il suo discorso con Sakura avrebbe potuto anche
aspettare. Di sicuro, durante la festa, avrebbe avuto senz’altro un’occasione
per parlare e riprendere il discorso da dove lo avevano lasciato.
Sakura
rispose con un flebile “Ok!” dopodiché vide Hinata allontanarsi nella
stessa direzione di Konohamaru. L’intervento inaspettato del genin era stato
davvero provvidenziale per lei. Nel momento cruciale si era sentita mancare il
coraggio. Era nel panico più totale e non era più sicura di star facendo la cosa
giusta. Alla fine, decise che la cosa migliore da fare fosse andare alla festa
e lasciare che gli eventi facessero il proprio corso. La priorità era parlare con Naruto e chiarire
il tutto. Aveva molte da fare al ragazzo. Domande che richiedevano risposte.
Questo era il suo obiettivo principale. Hinata poteva anche aspettare la sua
risposta. Di sicuro, prima o poi, sarebbe tornata da lei per parlarci e
riprendere l’argomento. Ma a questo avrebbe pensato in seguito.
Cosi, senza proferir parola, Sakura iniziò a
dirigersi verso il luogo prestabilito della festa insieme a Hinata e
Konohamaru.
……Nel frattempo,
in casa Nara…
“CHOJIIIII! Ti ho di smetterla
di mangiare” grido con tono alterato un ninja dai capelli
castani accompagnato dal suo inseparabile cane bianco..
“Ma…. non sto…. mangiando” rispose il ragazzo con la bocca piena di
patatine e stuzzichini vari “Sto
solamente…..gnam…..stuzzicando un po’ in attesa che arrivino gli altri”
“E’ da mezz’ora che stai
stuzzicando se è per questo. Sei veramente un pozzo senza fondo, lo sai. E
ricordati che mi devi ancora i soldi di tutta questa roba, dato che ho pagato
solo io” esclamò Kiba, sventolando lo scontrino che aveva
riposto nella tasca.
“Uff! lo sai che sei proprio un
tirchio, Kiba. E poi non abbiamo mica speso cosi tanto”
“Noooo, non abbiamo speso tanto”
rispose il chunin con fare ironico “Abbiamo speso più del necessario se è per
questo. Quasi il triplo di un pranzo fatto in un ristorante , e stiamo parlando
di una piccola festa fatta tra amici”
“…….gnam………Tirchio!” mugugnò Choji con indifferenza, mentre continuava a mangiare
gli stuzzichini dal suo piatto.
Questo
ulteriore gesto fece ancora di più irritare il ragazzo che tentava in tutti modi di mantenere la
calma
“Tu, brutto …….”
“Suvvia Kiba, lascialo stare” esclamò una voce alle spalle del chunin “Tanto lo sai che è inutile. Choji è fatto
cosi. Però, devo dire che ne avete presa di roba. Dobbiamo dare un ricevimento,
per caso?”
“Lascia perdere, Shikamaru. Non
ho neanche più la forza di discuterne. Prima TenTen me ne ha cantate quattro,
quando ha visto tutto il cibo e le bevande che abbiamo comprato. Ha sbraitato
tutto il tempo dicendo che era uno spreco e cose cosi. E come se non bastasse,
ha concluso il tutto dandomi un sonoro pugno sulla testa” esclamò tristemente Kiba, strofinandosi la
testa e sentendo il bernoccolo che il pugno della ragazza gli aveva causato.
“Ahahahah! Già mi immagino la
scena. Le ragazze sono davvero tremende” domandò Shikmamru
divertito.
“Già e tu ne sai qualcosa, non è
vero Shikamaru? Dimmi, come vanno le cose tra te e la tua ragazza? Siete già
arrivati al sodo? domandò Kiba malizioso, dando delle gomitate
all’amico in segno di intesa.
“Primo, questi non sono affari
tuoi. Secondo, io e Temari non stiamo insieme” rispose Shikamaru con
indifferenza. In realtà mettersi a parlare di Temari lo metteva sempre a
disagio. Una sorta di imbarazzo che, un tipo come lui, non avrebbe mai mostrato
a nessuno.
“Io non stavo parlando di
Temari. Ogni riferimento era puramente casuale” disse Kiba con un ghigno soddisfatto.
Shikamaru
spalanco gli occhi dallo stupore. Era caduto dritto nella trappola dell’amico e
il suo sorriso soddisfatto era il segno evidente che l’aveva fatto apposta.
“No..io…Ah! Al diavolo” esclamò il chunin rassegnato. Ancora non
credeva di essere caduto in un trucco cosi banale.
“Ahahahah! Ti sei fatto mettere
nel sacco, amico mio. Quindi anche i geni come te vanno in difficoltà quando si
parla di donne, eh?” disse il ninja biondo, dando una pacca sulle spalle
dell’amico.
“Tsk! Chiudi il becco, Naruto.
Mi ha solo colto alla sprovvista, tutto qui” tentò il moro di
discolparsi, anche se sapeva che non sarebbe stato sufficiente a convincerlo.
Nel
frattempo, Kiba, Choji e tutti gli altri ninja presenti, erano andati a
salutare Naruto. Negli ultimi tempi erano tutti indaffarati nel faticoso
compito di ricostruire il villaggio. Ogni ninja aveva un ruolo diverso e il
tempo da trascorrere insieme agli amici si era ridotto considerevolmente. Molti si ritiravano a casa cosi esausti che
non avevano la forza di uscire la sera. Adesso però avevano trovato l’occasione
adatto di ritrovarsi tutti e di passar del tempo insieme.
“Ehi, Naruto!” lo richiamò Kiba “Mi spieghi perché Konohamaru ha organizzato questa festa per te?
Abbiamo dimenticato di festeggiare qualcosa? Ti sei fidanzato, per caso?”
“Cosa? No io….” esclamò Naruto sbalordito da quella domanda.
“Dimmi, chi è la sfortunata?
Anzi, non me lo dire. So già di chi stiamo parlando” ribatte l’amico con l’aria di uno
che la sapeva lunga. “Si tratta
di…….AHIA!” gridò il ragazzo,
sentendosi tirare un pugno sulla testa.
“La vuoi smettere, Kiba” esclamò Tenten, comparendo alle spalle di Kiba “E da prima che ti sento lanciare
frecciatine ai ragazzi. Stai per caso diventando un pervertito?” domandò la ragazza mentre lo guardava con
sguardo torvo.
“Non è vero” rispose offeso l’amico “E’ che sono solamente curioso. Dopotutto,
non siamo più ragazzini?”
“Certo, come no” rispose la chunin con poca convinzione “Comunque,è la verità Naruto? E’ una festa
di fidanzamento?” domandò al biondo
con lo sguardo sognante.
“Cosa
state dicendo? Vi state…..” tentò di
rispondere Naruto.
“Ma no, ragazzi” esclamò Choji, interrompendo l’amico che stava
per rispondere “Secondo me dobbiamo
festeggiare perché Naruto è stato promosso Chunin, vero?”
“Choji, ha ragione. Anch’io la
penso come lui” intervenne
Shino, subentrando nella discussione.
“No, no, ragazzi. Non è nulla di
tutto questo” rispose il ninja biondo forzando un sorriso.
Ormai i suoi compagni lo avevano circondati e cercavano in tutti i modi di
estrapolargli informazioni su quella misteriosa festa.
“Su ragazzi, lasciatelo in pace”
disse Konohamaru comparendo all’improvviso,
accompagnato dai suoi inseparabili amici Moegi e Udon “Naruto ha detto che avrebbe parlato quanto tutti sarebbero stati
presenti”
“Chi manca all’appello?” domandò Shikamaru al piccolo genin.
“Dunque, stando a quanto mi
hanno fatto sapere le mie copie, mancano ancora Hinata e Sakura. Ho provato ad
invitare anche il maestro Kakashi e il maestro Gai alla festa. Ma per qualche
motivo non sono voluti venire. Forse si sentivano a disagio stando in mezzo a
tutti”
“Da quando il maestro Gai è
stato messo sulle sedie a rotelle, si è sentito portar via la sua giovinezza.
Scommetto che è molto depresso. Per
questo il maestro Kakashi passa molto tempo insieme a lui” disse Tenten. Anche lei passa
molto tempo con il suo maestro. Da quando aveva perso l’uso delle gambe, aveva
messo fine anche alla sua carriera di ninja. Non avrebbe più potuto partecipare
a delle missioni o ha una qualsiasi attività ninja. Anche se il suo maestro non
lo dava vedere cercando sempre di essere allegro, lei sapeva che dentro stava
soffrendo. L’unica cosa che poteva fare come sua allieva era stargli vicino e
sostenerlo.
“Hai ragione, Tenten. Anche il
maestro Iruka ha preferito rimanere li con loro. Ha detto che era meglio cosi e
che Naruto avrebbe capito” disse il genin rivolgendosi al ninja biondo
che, per tutta risposta, fece un cenno di assenso con la testa.
“Ehi Kiba! Cos è questo?” domandò Shikamaru raccogliendo una bottiglia dal tavolo
delle pietanze.
“Non lo so. Non l’ho comprata
io” rispose il ninja guardano la bottiglia con
aria sospetta “E’ strano. Non c’è neanche
l’etichetta. Che roba è?”
Shikamaru
apri la bottiglia e verso un po’ del suo contenuto in un bicchiere. Dopo averne
dato un sorso iniziò a tossire violentemente esclamando “Coff! Coff!.... Ma questo è………..Coff!......Sake?! Chi l’ha portato
qui?”
“Io!” disse un ragazzo dagli occhi violacei, i denti
appuntiti e i capelli bianchi “E’ un
piccolo regalo per averci invitato alla festa”
“Tsk! E’ chi vi avrebbe
invitati?” domandò Kiba guardandolo storto.
“Sono stato io” intervenne Naruto “Dato che vivono già da un po’ qui al villaggio,ho pensato che fosse
una buona idea invitarli per fargli fare amicizia con gli altri”
“Comunque, dovremmo far sparire
il sake. Se RockLee bevesse questa roba mi distruggerebbe casa” disse terrorizzato Shikamaru Immaginandosi la
scena del suo amico, completamente ubriaco, che fa a pezzi la propria dimora,
gli era bastato per fargli venire un brivido freddo lungo la schiena “Se dovesse accadere una cosa del genere,
scommetto che mia madre farebbe a pezzi me”
“Non preoccupato, Shikamaru.
RockLee non verrà alla festa” disse Konohamaru
raccogliendo l’attenzione di Naruto e di Tenten.
“Cosa? E’ per quale motivo?” domandò Naruto stupito da quella notizia.
“Be perché……non sono riuscito a
trovarlo da nessuna parte” rispose
il genin con tono triste e sconsolato.
“Ma ne sei sicuro? Hai chiesto
al maestro Gai dove potrebbe essere andato?” domandò con
insistenza Tenten, evidentemente preoccupata per l’amico.
“Si, l’ho fatto. Neanche lui
sapeva dove fosse. Ha detto che probabilmente sarà andato ad allenarsi da
qualche parte in segreto. Ho usato tutti i kagebunshin a mia disposizione per
setacciare il villaggio. Nulla, nessuna traccia di lui”
“E’ vero. Anche Ugon e io
abbiamo provato a cercarlo. Non c’è stato niente da fare” esclamò Moegi prendendo le
difese del suo compagno di squadra.
“Forse sarebbe meglio andare a
cercarlo” disse Tenten cercando di dirigersi verso
l’uscita di casa Nara. Ma Naruto la fermò afferrandole il braccio e dicendo:
“Non preoccuparti, TenTen.
RockLee è perfettamente in grado di
difendersi.. Vedrai che non sarà successo niente. Si starà allenando da qualche
parte per diventare più forte. Lo sai come è fatto, no?” esclamò Naruto conoscendo la personalità del
suo amico. Quando si trattava di dare il massimo in allenamento era uno dei
migliori in assoluto.
“Già. Ormai lo conosco bene e so
che razza di allenamenti assurdi e sconsiderati è capace di fare. Vorrà dire che per
oggi dovremmo fare a meno di lui” rispose rassegnata la giovane ninja dai
capelli castani.
“Uff! Va bene. Date le
circostanze posso anche fare un’eccezione e lasciare questa bottiglia di sake.
Ma per il tuo bene ti consiglio di non esagerare con questa roba” esclamò con tono minaccioso Shikamaru rivolgendosi a
Suigetsu. Nonostante stesse facendo uno sforzo per trovare simpatici lui e i
suoi compagni, Suigetsu era quello che meno gli ispirava fiducia.
“Ricevuto capo” rispose scherzosamente il nukenin “Sai che quel sake è conosciuto anche come “Il nettare Della Verità”.
Se uno ne beve più di un bicchiere sarebbe capace di dire ogni tipo di segreto
nascosto. E’ un potere che poche bevande hanno al mondo”
“Già. Lo conosco benissimo quel
potere. Se non ricordo male si chiama…….alcolismo” rispose Shikamaru con lo stesso
tono ironico.
“Come sei esagerato. Ubriacarsi
non è poi cosi male. Però, puòi anche definirla cosi, se vuoi. E comunque
questa è una festa, no? Come pensavate di divertirvi senza un po’ di alcol? Non
siamo mica dei mocciosi come questo qui” disse Suigetsu puntando il dito contro Kiba.
“Come prego? Ti stai riferendo a
me, per caso” domandò improvvisamente il chunin, voltandosi
minacciosamente verso la persona che lo stava indicando.
“Ops! Forse mi hai sentito?” domandò uigetsu non curandosi minimamente del
ragazzo che si stava avvinando pericolosamente verso di lui.
“Certo che ti ho sentito. Quel
del mio clan hanno un’udito sviluppato
come quello di un cane”
“Aaah! Ecco da dove viene questa
strana puzza”
“Tsk! Ti stai sbagliando. Mi sa
che la puzza che senti è la tua. E pesce andato a male,vero? In effetti avrei
dovuto capirlo dalla tua faccia” esclamò Kiba con aria
di sfida. Non si sarebbe di certo fatto mettere i piedi in testa da un ninja di
un’altro villaggio.
“Guarda che lo squalo, per
l’esattezza, se li mangia a colazione i cani randagi come te” rispose Suigetsu accettando la sfida e
ricambiando il suo sguardo con altrettanta intensità.
“Ho già capito come andrà a
finire. Io vado a vedere se gli altri sono arrivati” esclamò Shikamaru allontanandosi dal salotto
di casa sua.
“Vengo anch’io, Shikamaru.
Meglio cambiare aria”
disse Naruto raggiungendo l’amico verso la stanza che portava all’entrata di
casa Nara.
“Sto arrivando. Preparati!” esclamò Kiba alzando i pugni e mettendosi in
posizione di combattimento.
“Tsk! Fatti sotto. Non ho
bisogno della mia spada per darti una lezione. Ho ucciso ninja ben più forti di
te” esclamò
Suigetsu vantandosi delle sue imprese passate. Anche lui alzò in pugni vicino
al mento, assumendo una posa da combattimento.
“Non ne dubito, dato che sei uno
sporco nukenin”
“Tu….come osi” esclamò Suigetsu offesosi dalle
parole del chunin. Adesso aveva davvero perso la pazienza e non vedeva l’ora di
azzuffarsi con il suo “nuovo amico”.
I due
ragazzi iniziarono ad avvicinarsi l’uno all’altro con cautela. Erano entrambi
concentrati al massimo e pronti a scagliare il primo pugno. D’istinto i due
ninja scattarono in avanti all’unisono. Ancora qualche centimetro e i loro
pugni si sarebbero scontrati.
“SEI FINITO!
”
“SEI FINITO!”
STONK!
“Che diavolo stavate combinando,
imbecilli”
“Vi sembra questi il momento di
fare certe cose, cretini”
I due
ragazzi erano stati messi KO nel giro di qualche secondo da Karin e Tenten con
un sonoro pugno sulla testa. Kiba e Suigetsu erano sdraiati con gli occhi lacrimanti e con
un’evidente bernoccolo sulla testa.
“Bel colpo” esclamò Tenten congratulandosi con la rossa.
“Grazie. Anche il tuo non era
male. Mi chiamo Karin” disse
sorridente la rossa, porgendo la mano alla ragazza.
“Piacere. Il mio nome è Tenten” rispose con gentilezza la giovane ninja
stringendole la mano.
In men
che non si dica le due ragazze iniziarono a parlare e a conoscersi l’un
l’altra. Discutevano animatamente partendo dal semplice abbigliamento,
all’acconciatura dei capelli, fino alle loro abilità di ninja. Se qualcuno le
avesse viste in quel momento avrebbe pensato che fossero già diventate grandi
amiche.
“Le ragazze
sono…..sono….terribili” sussurrò dolorante il ninja dai capelli
bianchi.
“Concordo in pieno” rispose sofferente il chunin dai capelli
castani. Entrambi i ninja si trovavano in perfetta sintonia per la prima volta.
Chissà se sarebbe nata una nuova amicizia da questo curioso evento.
“Vieni con me, testa vuota,dobbiamo
ancora finire di preparare i piatti per la festa, dato che il tuo amico Choji
ne ha già mangiati la meta” cosi, tirando il povero Kiba da un’orecchio e
congedandosi dalla ragazza con un saluto, iniziò a dirigersi verso la cucina
trascinando il povero ragazzo con se.
“Da quando sei diventata cosi
amichevole, Karin?” domandò il ninja dai capelli bianchi,
rialzandosi da terra e ripresosi dalla terribile botta prese alla testa.
“Ora viviamo in questo
villaggio. Dato che Sasuke non c’è e che sono costretto a passare la maggior
parte del mio tempo con un’imbecille come te, dovrò pur iniziare a farmi
dell’amiche, no?” rispose la ragazza sistemandosi gli occhiali e
raggiungendo gli altri ragazzi.
“Eheh! Prevedo guai” esclamò divertito il ninja, dirigendosi nella
stessa direzione della ragazza. Forse provare a fare qualche nuova amicizia non
sarebbe stato poi cosi male.
“Ciao Ino. Vedi che sei arrivata
anche tu” esclamò Naruto con il suo solito sorriso a
trentadue denti.
“Si! Scusa il ritardo ma avevo
una cosa da fare e poi, appena ho saputo della festa, sono andata subito a
cambiarmi a casa e ad avvertire Sai” rispose allegra la
ragazza, ricambiando il sorriso del ninja biondo.
“Ehm…. Ino?” disse una voce al fianco della ragazza,
catturandone l’attenzione “Potresti lasciar andare il mio braccio? Non
mi circola più il sangue”
“Oh! Scusami tanto, tesoro. Non
me ne’ero accorta” esclamò allarmata la bionda, lasciando
immediatamente il braccio del ragazzo.
Naruto
e Shikamaru si scambiarono uno sguardo indecifrabile all’udire la parola
“tesoro”. Molti potevano capire cosa provava Ino nei confronti di Sai. Era una
sentimento chiaro come il Sole. Però, cosa provava Sai per lei? Un ninja che
stava ancora imparando a comprendere i sentimenti umani, a comprendere i propri
sentimenti. Cosa poteva provare Sai nei confronti di una ragazza come Ino? Erano entrambi molto scettici ed, allo stesso
tempo, molto divertiti dalla faccenda.
“Come siamo premurosi. Eheh! Probabilmente
non te ne sei accorta perché la carnagione di Sai è cosi chiara che sembra non
abbia sangue in corpo” disse divertito Shikamaru, cercando di
sdrammatizzare.
Per
tutta risposta la ragazza tirò un bel calcio sulla rotola del suo compagno di
squadra “Molto divertente, Shikamaru. Perché non vai a trovare la tua
“amichetta” Temari? Credo sia arrivata poco dopo di noi”
“Ouch! Credo…..credo che seguirò
il tuo consiglio. Ci vediamo dopo, Naruto” esclamò dolorante il
chunin, strofinandosi il ginocchio.
“Certo! Salutami tua moglie, mi
raccomando” esclamò scherzoso Naruto che, per tutta
risposta, si becco un’occhiataccia da parte del compagno che si stava
allontanando. Anche Ino rise divertita alla battuta di Naruto. Solamente Sai
rimase impassibile all’affermazione del compagno.
“Bene ragazzi. Io mi allontano
un’attimo, torno subito” dopodiché, Ino lascio i 2 ragazzi a loro
stessi ed entrò nel salotto in fretta e furia. Voltava freneticamente la testa
da una parte all’altra, come se stesse alla ricerca di qualcosa o….qualcuno.
“Naruto, posso farti una
domanda?” domandò Sai, con il suo solito modo di
parlare.
“Certo! Dimmi pure” rispose sorridente il ninja biondo, ben
volenteroso di rispondere ad ogni domanda del compagno.
“Che cosa è una festa?” domandò secco il ragazzo.
“Eh? C-c-cosa è una festa,
dici?” balbettò Naruto completamente spiazzato da
quella domanda.
“Si! Io non ne ho mai avuta una
e non ho proprio idea di cosa sia” esclamò il moro abbassando lo sguardo “A dire la verità, volevo
chiederlo prima Ino ma non mi dava il tempo di parlare. Continuava a
tempestarmi di parole, raccontandomi gli avvenimenti del giorno, di cosa aveva
fatto e cose simili” rispose il
ragazzo sorridendo leggermente.
“Accidenti, che domanda strana.
Dunque….vediamo come te lo spiego” disse Naruto
portandosi la mano sulla mento, in segno di riflessione “Una festa è….una sorte di celebrazione dove parenti o amici si
riuniscono per festeggiare un’evento importante. Ad esempio un compleanno, un
matrimonio o un’anniversario particolare. E’ un po’ complicato da spiegare” concluse
Naruto divertito. Non gli era
mai capitato di rispondere ad una domanda simile.
“Capisco” esclamò Sai riflessivo “Quindi oggi festeggiamo un’evento importante per te?”
“Ehm….no,non proprio. A dire la
verità, questa non è neanche una vera è proprio festa. Come al solito
Konohamaru si è fatto prendere la mano e ha finito con l’esagerare. Questa è
solo una rimpatriata tra amici. Un modo per passare il tempo e divertirsi tutti
insieme”
“Passare il tempo e divertirsi
tra….amici?!”
“Si! Esatto” esclamò Naruto annuendo “Adesso non sei più solo, hai un sacco di
amici che ti vogliono bene e che si fidano di te. Anch’io come te non ho mai
ricevuto una festa prima. Ero solo, senza amici. Ma, adesso le cose sono
cambiate. Adesso abbiamo entrambi degli amici su cui fare affidamento”
Sai
spalanco gli occhi, stupito dalla risposta del suo compagno di squadra. Nessuno gli aveva mai parlato
cosi. Naruto era riuscito davvero a comprendere i sentimenti del suo passato.
Finora solo suo fratello Shin era riuscito a comprenderlo e a condividere il suo
dolore.
Dopo lo
stupore iniziale, Sai sorrise sincero e disse “Grazie Naruto”
“Di nulla. Gli amici servono a
questo. Anzi, sono io quello che deve ringraziarti. Shikamaru mi ha detto cosa
hai fatto durante il Summit dei 5 Kage. Della tua discussione con Sakura.
Volevi che mi liberasse dalla promessa che ci siamo fatti. Ho apprezzato molto
il tuo gesto, dico davvero”
“Ci hai anche rivelato le sue
intenzioni per proteggere Sakura e impedirgli di commettere un madornale
errore. Ti sei fidato di noi”
“Non ho mai avuto l’occasione di
dirtelo quindi………..Grazie davvero, Sai. Ho capito quanto tu tenessi alla nostra
amicizia” esclamò Naruto con un sorriso forzato. Sai
capi al volo che c’era un velo di tristezza nelle sue parole e nei suoi occhi.
Il suo sorriso era cosi famigliare che lo avrebbe riconosciuto fra mille.
Qualcosa turbava l’amico e non serviva un genio per capirlo.
“Naruto…….” Tentò di rispondere l’amico, ma venne
interrotto da una voce femminile che arrivava dal fondo del corridoio.
“Naruto, sai per caso dove
Sakura?” domandò svelta Ino “Ho provato a chiedere agli altri ma non ne hanno idea. Non la trovo
da nessuna parte. Sto iniziando a preoccuparmi”
“Sta calma, Ino. Forse deve
ancora arrivare. Non c’è bisogno di agitarsi tanto” intervenne Sai, rispondendo al posto
dell’amico. Il suo stato d’animo si era rabbuiato improvvisamente e non
riusciva a capirne quali fossero le cause dello strano comportamento di Naruto.
“Mmh, forse hai ragione” rispose la bionda, rilassandosi con un respiro
profondo “Comunque sia, Naruto, tu sai se
Sakura verrà alla festa? Prima mi ha detto che…….”
“NON SO NULLA, INO. E NON MI
IMPORTA NULLA DI LEI” gridò Naruto con un impeto di rabbia.
I due
ragazzi rimasero scioccati dal tono usato dal ninja biondo, al punto da
indietreggiare di qualche passo. Sai comprese in quel momento che i suoi
sospetti erano fondati. Qualcosa o qualcuno stava davvero turbando Naruto e
quel qualcuno non poteva che essere
Sakura.
Ino,
invece, che era già a conoscenza di alcuni avvenimenti e, dopo aver parlato con
Sakura, si era già fatta un’idea sua. Ciò che stava accadendo non era frutto
del caso, ma una semplice conseguenza di alcuni avvenimenti accaduti in
passato. Ciò che stava per succedere era qualcosa di terribile, e Ino era
convinta che dovesse intervenire il prima possibile, prima che fosse troppo
tardi.
“Ascoltami, Naruto” intervenne prontamente la ragazza bionda,
pendendo il braccio di Naruto e avvicinandola a se perché potesse guardarlo
negli occhi “Mi dici cosa sta succedendo
tra te e Sakura? Ho parlato con lei e mi ha detto che le cose tra voi due non
vanno affatto bene. Che non passate più del tempo insieme e che a malapena vi
guardate negli occhi. Mi ha anche raccontato quello che è successo nell’ufficio
dell’Hokage. Questo tuo comportamento la sta lentamente distruggendo, credimi” esclamò
preoccupata la ragazza, stringendo ancor di più la presa sul suo braccio.
Avendolo cosi vicino al suo viso, poté vedere gli occhi azzurri di Naruto farsi
sempre più tristi, sempre più scuri, sempre più freddi.
“Io non so cosa ti stia passando
per la testa. Ma so che stai commettendo un grave errore. Tu e Sakura dovete
riappacificarvi prima che…..”
“Questi non sono affari tuoi,
Ino” rispose Naruto con freddezza, distogliendo lo
sguardo e liberandosi dalla presa sul suo braccio.
Nella
stanza si era creata una strana tensione. Sai, che fino a quel momento non
aveva detto una parola, stava iniziando a comprendere quali fossero le cause del
comportamento di Naruto nei confronti di Sakura. All’improvviso una strano
ricordo baleno nella mente del ragazzo ai capelli corvini.
“Ah! Ino sei qui. Potresti
venire dentro a darmi una mano, per favore?” domandò Tenten,
sporgendo dalla porta del salotto.
“Si, si! Arrivo subito” rispose allegra Ino rivolgendosi alla ragazza.
Prima di dirigersi verso il salotto, dove tutti ragazzi stavano parlando e
discutendo animatamente, la giovane ninja lanciò un’ultima occhiata verso
Naruto, il quale continuava a guardare un punto impreciso davanti a se.
Ino
sapeva che non aveva alcun diritto di rimproverare Naruto. Era una questione
personale tra lui e Sakura. Dovere
essere lei a risolvere la faccenda. Come amica di entrambi non poteva in alcun
modo intromettersi.
Ino
decise di raggiungere Tenten di lasciare il ragazzo ai suoi pensieri , ma non
prima di avergli detto un’ultima cosa.
“Non mi importa nulla di lei. Hai detto cosi, vero?” domandò
Ino dando le spalle al ninja biondo “Ti
conosco da molto tempo, Naruto. So che in questo momento non sei te stesso.
Altrimenti non avresti mai detto una stronzata simile. Rifletti bene su quello
che stai facendo” concluse la
kunoichi senza voltarsi, percorrendo tutto il corridoio ed entrando nel salotto.
Naruto
non rispose. Rimase fermo, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Sai,
invece, non sapeva cosa dire per tirar su l’amico. Anche lui voleva chiedere
alcune cose a Naruto, scoprire il vero motivo per cui si stava comportando
cosi.
“Andiamo Sai. Raggiungiamo gli
altri in salotto” esclamò Naruto con un sorriso, cercando di
riacquistare il suo solito buon umore.
“Aspetta, Naruto” lo fermò il ragazzo dalla carnagione chiara “Devo chiederti un’ultima cosa. Una cosa
che riguarda Sakura”
“Non sono proprio dell’umore adatto
per parlar……..”
“Circa un’anno fa, a ritorno da
una missione, mi dicesti una cosa molto importante. Una cosa che riguardava
Sakura e i sentimenti che provavi per lei. Ricordi cosa mi dicesti?”
“E’ stato tanto tempo fa. Molte
cose sono cambiate da allora” rispose indifferente
il ninja biondo.
“Può anche essere. Ma, anche se
ancora non sono molto esperto nel capire i sentimenti delle persone, le tue
parole erano assolutamente sincere. Ne sono convinto” esclamò Sai, guardando con determinazione il
suo compagno di squadra. Forse questo ricordo poteva avere una qualche
rilevanza con ciò che stava succedendo tra i due ragazzi.
“Uff! Che cosa vuoi, Sai?
Dimmelo e facciamola finita” esclamò acido il biondino. Stava davvero
perdendo la pazienza. Non solo Ino, adesso anche Sai si voleva intromettere
nelle sue faccende personali.
“Anche se non ho ben capito cosa
sia successo tra te e Sakura, io credo che ci sia un nesso tra queste due cose” continuò
Sai con decisione, mentre Naruto si spazientiva sempre di più “Hai detto che non avresti rivelato i tuoi
sentimenti per Sakura, perché non eri in grado di mantenere la promessa che vi
siete fatti. Hai ragione, le cose sono cambiate da allora e tu hai mantenuto la
promessa. Le hai riportato a casa Sasuke. Quindi, quello che adesso io mi
chiedo è……..Cos’hai intenzione di fare con Sakura? C’è qualche collegamento con
ciò che sta accadendo fra voi due?”
......mentre i due ragazzi continuavano a discutere.....
“Evvai! Finalmente siamo
arrivati” gridò entusiasta Konohamaru, rivolgendosi alle
due ragazze dietro di se “Bene! Il mio
compito qui è finito” Il genin formò un rapido sigillo con le mani e
scompari improvvisamente in una nuvola di fumo.
“Ehi! E’ scomparso” esclamò stupita la kunoichi,
guardando la nuova di fumo dileguarsi nell’aria.
“Doveva essere una copia. Eheh!
Sta cercando di imitare in tutto e per tutto Naruto. Mi hanno detto che sa
anche usare il Rasengan. Chi l’avrebbe mai detto” disse la mora, ridendo di gusto. In fondo,
Naruto e Konohamaru erano molto più simili di quanto si potesse pensare.
“Ahahah! Gia! Sono molti simili.
Credo che Konohamaru consideri Naruto una sorta di fratello maggiore” esclamò la rosa divertita “Avanti, Hinata. Dobbiamo entrare. Scommetto che manchiamo solo noi” ma prima che la rosa potesse varcare il
cancello di casa Nara, venne fermata dal braccio di Hinata.
“Aspetta, Sakura. Prima di
entrare…….potresti finire il discorso di prima, per favore?” domandò in tono supplichevole Hinata. Voleva
davvero finire il discorso iniziato con Sakura, conoscere la risposta alla sua
domanda Se fossero entrati ci sarebbe stata cosi tanta confusione che, molto
probabilmente, non avrebbero potuto più finire la loro conversazione.
“Ah!......ehm…….certo, certo!” rispose impacciata la kunoichi. Avrebbe voluto
evitare di riprendere l’argomento, dato che prima si era sentita mancare il
coraggio. Ma Hinata non sembrava affatto intenzionata a lasciar correre. La sua
faccia preoccupata dimostrava quanto ci tenesse a Naruto e quanto non sopportasse
di vederlo soffrire.
“Dunque, ti stavo
dicendo………….Durante il Summit ero andata da Naruto per cercare di rompere la
nostra promessa. Insieme a Shikamaru e Sai, avevamo deciso che toccava a noi
occuparci di Sasuke”
“Mi ricordo. Shikamaru mi aveva
detto che te ne saresti occupata tu” esclamò Hinata
ricordando il dialogo avuto con il chunin qualche tempo fa.
“Naruto stava soffrendo molto a
causa di quella stupida promessa. Quindi toccava a me porre fine a questa cosa.
Quindi sono andata da lui e………” La rosa sentì il suo
coraggio nuovamente svanire. Non poteva dirle tutta la verità. Dirle ciò che
aveva detto a Naruto per convincerlo. Sentiva che sarebbe stato un grave
errore, che avrebbe mandato su tutte le furie la Hyuga.
“E……..non ci sono riuscita” continuò a dire la rosa con rammarico “Ho provato a convincerlo a lasciar perdere,
ma non c’è stato niente da fare. Ha continuato a portare quel fardello da solo.
Sai come è fatto Naruto. Non si lascia persuadere facilmente” esclamò la kunoichi omettendo di proposito
quell’importante dettaglio.
“O forse sei tu che non sei
stata abbastanza persuasiva da fargli cambiare idea” rispose Hinata guardando la rosa con sguardo
serio.
Sakura
ricambio il suo sguardo stupita. Possibile che la Hyuga avesse già sospettato
qualcosa, pensò tra se e se.
“Ahahahah! Scherzavo, Sakura.
Non fare quella faccia seria” esclamò sorridente
Hinata, tornando improvvisamente di buonumore “Hai ragione. Tutti sappiamo come è fatto Naruto. Non so cosa tu gli
abbia detto per convincerlo ma, molto probabilmente, non avrebbe fatto alcuna
differenza. Testardo comè avrebbe continuato ad inseguire Sasuke anche in capo
al mondo”
“Eheh!Già!Mi dispiace di non
esserci riuscita” rispose kunoichi forzando un sorriso. Quella
risposta sembrava più rivolta a se stessa che alla mora. Sentiva i sensi di
colpa farsi largo dentro di lei. Non parlare della finta dichiarazione con
Hinata la faceva sentire una persona squallida. Però, in quel momento, sentiva
di non avere altra scelta.
“Però ci hai provato ed è questo
che conta. Hai capito che Naruto stava soffrendo per colpa di Sasuke e di
quella promessa. Hai cercato di sistemare le cose. Al posto avrei fatto la
stessa cosa” esclamò Hinata con forza, cercando di
trasmettergli tutto il coraggio e la determinazione che possedeva.
“Può darsi” esclamò asettica la kunoichi “Forza, entriamo dentro. E’ già tardi” disse la ragazza oltrepassando il cancello e
dirigendosi verso la porta d’entrata di quell’enorme dimora. Era arrivato il
momento di parlare faccia a faccia con Naruto. Solo loro due. Dovevano mettere
ben in chiaro come stavano le cose.
Hinata
segui il percorso della ragazza. Anche se Sakura aveva risposto alla sua
domanda, i suoi sospetti non erano ancora del tutto dissipati.
“Qualcosa non quadra”
“Stando a quanto ha
detto prima Sakura, le cose tra lei e Naruto non vanno affatto bene”
“Speravo di
scoprire qualcosa di più facendogli quella domanda”
“Ma, anche se ha
risposto, ho paura che non sia stata del tutto sincera”
“Quindi…..ci sono
solo due possibile spiegazioni”
“O Sakura non è
consapevole del perché Naruto c’è l’abbia tanto con lei”
“Oppure…..lei sa
che ha fatto qualcosa di sbagliato ma non riesce ad ammetterlo a se stessa”
“Forse è per questo
che non me ne ha parlato”
“In ogni caso…..sono
certa che in questa festa ci saranno parecchie sorprese”
“La verità verrà a
galla”
Dopo
aver fatto quest’ultima riflessione, Hinata iniziò a dirigersi verso l’entrata
insieme a Sakura.
Tutti
gli invitati sono ormai arrivati e i preparativi per la festa sono stati
ultimati. Quindi…
“Che la festa abbia inizio”
Ciao
a tutti ragazzi :)
Spero
che abbiate passato una bellissima estate ^^
Scusate
il ritardo ma ci sono stati alcuni imprevisti che hanno fatto tardare l’uscita
del capitolo. Volevo pubblicarlo la settimana scorsa ma non c’è l’ho fatta.
Comunque,
spero che la storia continui a catturare la vostra attenzione ^^
So
che alcuni dei miei capitoli possono sembrare un po’ ripetitivi e mi dispiace,
però voglio che tutti quanti abbiate ben chiara la situazione attuale.
Ormai
quasi tutte le carte sono state messe in campo. E ho detto “quasi” perché alcune
non posso ancora metterle. Mi riferisco a personaggi come Sasuke e a qualche
altra chicca che sto nascondendo ^^
Ho
provato di nuovo ad inserire qualche scenetta comica, cosi per divertimento,
però più le scrivo e più mi rendo conto che questo tipo di scene non sono cosi
divertenti come quando le vedi su un’anime o disegnate sul manga XD
Anche
se questo capitolo può sembrare noioso, vi assicuro che i prossimi saranno
davvero interessanti ;)
Ringrazio
tutti quella che hanno recensito la mia storia e tutti coloro che l’hanno
inserita tra le seguite, le preferite e le ricordate.
State
diventato davvero tanti. Vi ringrazio tantissimo per il vostro supporto :)
Un
saluto a tutti e al prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 27 *** Cambiamenti ***
cap 27
“Non puoi…..non puoi
dire sul serio”
“Ormai ho preso la
mia decisione e non cambio idea”
“Stai commettendo una
sciocchezza. Nessuno di noi lo accetterà”
“E’ inutile che
cerchi di convincermi, Sai. Ne ho già parlato anche con Tsunade”
“L’Hokage non appoggerà
questa tua follia”
“Ti sbagli. E poi ho
tutto il diritto di fare le mie scelte”
“E credi che questa
tua scelta cambierà le cose?”
“…………………………….”
“In realta……neanche
tu sai cosa stai facendo. Ammettilo?”
“Forse……ma…..credo
sia la cosa migliore per tutti”
“Per tutti…..o solo
per te?”
“Ricordi…….cosa ti
dissi quella volta?”
“……………..Certo”
“Ho fatto una
promessa non solo a lei ma…..anche a me stesso……”
“Naruto…..tu………”
“….e io…..mantengo
sempre la parola data. Dopotutto……”
“Questo è il mio modo
di essere ninja”
“Sakura! Mi stai
ascoltando, Sakura!” esclamò una voce femminile.
“……………” Nessuna risposta. La kunoichi era totalmente
assorta nei suoi pensieri. Teneva lo sguardo fisso in un punto imprecisato del
pavimento e non percepiva nessuna delle presenze che gli stavano intorno.
Nessun suono o rumore sembrava scuoterla da quel piccolo stato di riflessione.
La kunoichi bionda, sentendosi ignorata dalla ragazza di
fronte a se, iniziò a perdere la pazienza ed esclamò con decisione “Ok! Ora ci penso io” mentre delle
piccole vene pulsanti di rabbia iniziarono a formarsi sulla fronte.
La ragazza si posizionò proprio di fronte all’amica dai
capelli rosa, inclinò la schiena all’indietro di qualche centimetro, trasse un
profondo respiro e…………..
“BAM”
“AHIA! Ino! Sei
impazzita???” gridò Sakura risvegliandosi dallo stato di trans in cui era
caduta e strofinandosi con la mano destra la fronte leggermente ampia.
“Cosi impari a non
ascoltarmi quando parlo” rispose soddisfatta Ino incrociando le braccia al
petto con aria fiera.
“Ma mi hai dato una
testata” esclamò la rosa con
incredulità.
“Terapia d’urto, mia
cara. L’unico modo per farti tornare tra i comuni mortali era quello di dare un
bel colpo ben assestato su quella FRONTE SPAZIOSA che ti ritrovi” concluse
Ino con il sorriso sulle labbra, appoggiando l’indice destro sulla sua fronte
leggermente arrossata dal colpo appena subito.
“Grr! Tu……brutta…….Maial-Ino”
rispose la rosa a sua volta con tutta la rabbia e l’irritazione che stava
provando in quel momento.
“Ah! Finalmente sei
tornato te stessa, Sakura. Era ora” esclamò la bionda sorridente, facendo
un’occhiolino alla sua amica in segno di complicità. La kunoichi sapeva che la sua migliore amica
stava passando un momento difficile e, in un modo o nell’altro, lei era l’unica
a conoscerla abbastanza bene da poterla tirare su di morale.
“Io………tu………..Uff! Grazie, Ino!” sussurrò la rosa accennando un piccolo
sorriso. Era davvero grata di avere un’amica speciale al suo fianco su cui
poter fare affidamento e confidare i propri problemi.
“Figurati. Quando vuoi, amica mia. E’ davvero efficace questo metodo.
Devo usarlo più spesso” ironizzò la
bionda.
“Se ci tieni alla tua vita ti consiglio di non riprovarci un’altra
volta. Altrimenti ti colpisco con un pugno talmente forte da spedirti………..” cercò di dire la kunoichi dai capelli rosa con
fare minaccioso, facendo scricchiolare le nocche delle mani con un suono secco
.
“Ok!Ok! Ho afferrato il concetto” la zittì Ino all’istante tappandole la bocca
con una mano “Adesso passiamo alle cose
importanti. Hai sentito cosa ti ho chiesto prima?”
Sakura sussultò a quella domanda.
Prima era troppo presa dai suoi pensieri e aveva completamente ignorato ciò che
gli stava dicendo l’amica. Con aria rassegnata tutto quello che poté dire fù “Ehm…….no!”
“Umpf! Ti ho chiesto per quale motivo tu e Naruto non vi siete ancora
chiariti? Prima, quando ci siamo separate, avevi detto di sapere dove trovare
Naruto. Invece…….nulla. Inoltre, non solo sei arrivata in ritardo a casa di
Shikamaru, ma eri anche in compagnia di Hinata. Si può sapere cosa stavi
combinando?” domandò Ino seriosa. Doveva assolutamente sapere cosa stava
succedendo. Voleva cercare di sistemare i rapporti tra Sakura e Naruto. Ma, in
cuor suo, sapeva che sarebbe stata un’impresa tutt’altro che facile.
“Senti, Ino. Quando ci siamo separate ero diretta al monte degli
Hokage. Ero davvero convinta di trovare Naruto in quel posto. Lo conosco e so
che è uno dei suoi posti preferiti. Invece, con mia enorme sorpresa, ho
incontrato Hinata. Non me lo sarei mai aspettata di incontrare proprio lei. Ne
sono rimasta davvero sorpresa” concluse la kunoichi, placando la curiosità
della compagna.
Ripensando ai discorsi avuti con
la Hyuga, senza rendersene conto iniziò a guardare da una parte all’altra
dell’enorme salotto della dimora dei Nara. Tra i vari ninja che stavano
animando la festa, la giovane kunoichi noto subito che all’appello mancava
proprio Naruto. Anche Hinata sembrava essersi volatilizzata come fumo nel
vento. Sakura penso subito che i due fossero insieme da qualche parte, lontani
da sguardi indiscreti.
Di nuovo, un’enorme rabbia iniziò
ad insinuarsi dentro di se. Naruto non la stava considerando minimamente e
tutte le sue attenzione erano ormai rivolte alla giovane e bellissima Hinata
Hyuga.
Ino si accorse subito dello
sguardo guardingo della sua migliore amica. Era chiarò “chi” stesse cercando.
“Eheh! Chi lo sa. Forse anche Hinata stava aspettando Naruto proprio
li. Dopotutto, anche lei lo conosce bene il nostro biondino. Inoltre, sappiamo
entrambe cosa prova Hinata. Ora che ci penso bene……..potevano aver organizzato
un’appuntamento romantico sotto le stelle. Ahahahah! Già mi immagino la scena.
Naruto che gli si avvicina e Hinata che sviene dall’imbarazzo” concluse Ino,
ridendo a crepapelle. Non poteva neanche lontanamente immaginare quanto le cose
fossero cambiate e quanto si fosse evoluto il rapporto tra i due giovani
ragazzi.
“Beh……..a dire la verità, Ino………..”
“Ahahahah! Non ci credo. L’ha fatto davvero?” domandò Hinata,
completamente divertita dal racconto del ninja bionda.
“Ahahaha! Te lo giuro. Mi è saltato addosso e mi ha accusato di non
essere il vero Naruto. Ti rendi conto?” replicò Naruto ridendo anche esso.
Il giovane ninja stava raccontando tutto quello che era accaduto nell’ufficio
dell’Hokage, tralasciando solo alcuni dettagli poco importanti.
“Eheh! Devi essere stato davvero traumatizzante”
“A chi lo dici. Solo il ricordo mi fa venire i brividi freddi lungo la
schiena. Ho pensato davvero che mi avrebbe ammazzato stavolta” esclamò
Naruto, completamente bianco in fronte e tremando come una foglia “Però, alla fine è andato tutto bene.
Quindi….non pensiamoci più” concluse Naruto con il suo solito sorriso.
I due ragazzi si trovavano
all’esterno della dimora dei Nara. Erano seduti nel punto esatto in cui
Shikamaru tendeva solitamente a giocare a shoji
con suo padre Shikaku e il suo maestro Asuma, entrambi ormai passati a
miglior vita. Probabilmente Shikamaru aveva smesso di giocare da un po’ di
tempo a questa parte, dato che non c’erano più avversari alla sua altezza con
cui confrontarsi.
Da quel punto si poteva ammirare
il bellissimo giardino della famigli Nara. Era davvero bellissimo e tenuto con
estrema cura. La madre di Shikamaru doveva tenerci davvero molto. D’altronde,
era naturale considerando che la loro famiglia proteggeva addirittura un’intero
bosco da generazioni.
Era davvero un paesaggio
suggestivo. Di fronte ai due ragazzi vi era presente persino una fontana di
bambu. Una di quella fontane classiche e tipiche dei giapponesi. L’acqua si
riversava all’interno della canna di bambu, facendola oscillare su e giù prima
di riversarsi nuovamente all’interno della fontana.
I due ragazzi rimasero per
qualche secondo in totale silenzio, a contemplare quella bellissima fontana che
oscillava in maniera quasi monotona.
“Wow! E’…….davvero incredibile. Hai rifiutato il ruolo di Hokage?!” Hinata
cercò di guardare negli occhi il ninja biondo. Stava ancora metabolizzando
tutto quello che le aveva raccontato. Le sembrava tutto cosi inverosimile. Cosi
assurdo. Era un qualcosa che il vecchio Naruto non avrebbe mai fatto.
“Già” sussurrò Naruto, tenendo lo sguardo sempre fisso sulla
fontana. Aveva uno sguardo cosi penetrante
e concentrato che la ragazza non era sicura che avesse ascoltato ciò che
avesse detto. Era sicuramente assorto da chissà quali oscuri pensieri.
“Sei sicuro di aver fatto la scelta giusta? In fondo, dopo tutto quello
che hai fatto per noi e per il villaggio, nessuno lo merita più di te”
“Io……….non mi sento ancora pronto. Sia mentalmente che……….fisicamente” replicò
Naruto, rivolgendo lo sguardo al suo braccio destro. Da quando aveva perso il
suo braccio destro sentiva di non essere più quello di prima. Il nuovo braccio
era certamente più utile di una qualsiasi protesi. Ma, non era la stessa cosa.
Il fatto di non riuscire ad
eseguire le tecniche più semplici o il lanciare un qualsiasi kunai o shuriken
nel punto esatto era, per lui, un grosso deficit. Un deficit che, come Hokage,
non poteva assolutamente permettersi.
La giovane Hyuga capì subito a
cosa si riferiva l’Uzumaki. Il suo sguardo era perennemente concentrato lungo
tutto il suo braccio destro. Era chiaro come il sole quanto ne fosse
preoccupato e quanto questo lo faceva star male.
Hinata si avvicinò ancora di più
a Naruto e intrecciando la mano sinistra con quella completamente fasciata di
Naruto, disse “Ascoltami Naruto” iniziò
la Hyuga, catturando l’attenzione del biondino che, percependo il calore della
mano di Hinata, aveva intrecciato il suo sguardo con quello smagliante della
ragazza.
“Tu….sei forte. Molto più forte di quanto tutti noi pensiamo. Adesso
pensi di essere diventato più debole e questa tua preoccupazione ti rende
triste. Pensi di non essere abbastanza forte da poter ricoprire il ruolo di
Hokage. Pensi di non riuscire a proteggerci. Ma ti sbagli. Tu sei Naruto
Uzumaki. Sei il simbolo della speranza di tutto il villaggio. Sei il ninja che
non si arrende mai. E……..sei anche l’uomo di cui mi sono innamorata” la
stretta sulla sua mano si fece più salda. Una parte di se si sentiva morire
dalla vergogna per ciò che stava dicendo e le guance stavano prendendo fuoco
per l’imbarazzo. Ma……….doveva farlo. Naruto era davvero scoraggiato e lei
doveva, ancora una volta, raccogliere tutto il suo coraggio per riuscire a
farlo tornare in se.
Anche Naruto era notevolmente
imbarazzato dalla piega che stava prendendo quel discorso. Cosi imbarazzato che
distolse nuovamente da quello di lei. In fondo, non poteva negare che stare
vicino ad Hinata provocava in lui un certo effetto.
“ Ti ricordi l’esame di diploma dell’accademia ninja?” domandò con
tranquillità la ragazza dai capelli corvini ripensando all’accademia ninja.
“Uh! C-Certo che mi ricordo” rispose Naruto leggermente confuso da
quella domanda. Adesso aveva riposato nuovamente il suo sguardo su di lei.
“Pensaci bene. Qual’era la tecnica che dovevi superare per essere
promosso ed avere il coprifronte”
Naruto ci penso su per qualche
secondo. Ad un tratto i suoi occhi si illuminarono e senza una vera e propria
regione iniziò a ridere. Il suo sorriso era cosi contagioso che anche Hinata
iniziò a ridere insieme a lui. Insieme, all’unisono risposero:
“La Tecnica della Moltiplicazione del Corpo”
“Ahahahah! Non potrei mai dimenticarlo”
“Neji una volta mi disse che sei stato bocciato all’accademia per ben 3
volte e sempre per lo stesso ninjutsu” esclamò Hinata. Neji gli aveva
raccontato tutto dopo l’esame di selezione dei chunin. Erano davvero in pochi a
sapere che Naruto aveva sostenuto l’esame più di una volta. Probabilmente il
biondo non voleva che qualcuno sapesse di quelle bocciature.
“Ah! Che ricordi. Quella tecnica mi ha dato davvero del filo da
torcere. A quei tempi era la mia più grande debolezza”
“Esatto! E tu hai trasformato quella debolezza nel tuo più grande punto
di forza. Ti ha aiutato a superare sfide incredibili.
“A sconfiggere nemici formidabili”
“Si può anche dire che ti ha aiutato nei
momenti in cui ti sentivi solo”
“Ormai ti conosco bene e so che tipo sei. Sono sicura che anche questa
volta riuscirai a trasformare questa tua debolezza in un punto di forza. Considerala
una sfida a te stesso” concluse la
giovane Hyuga con il sorriso sulle labbra. Teneva ancora salda la mano di
Naruto, cercando i trasmetterle tutto il suo coraggio.
“Hai ragione Hinata” esclamò Naruto, alzando in piedi pieno di
energia “Questa non ne altro che una
nuova sfida e sono sicuro di potercela fare. Grazie Hinata. Ora si che mi sento
davvero motivato” Il biondo era cosi motivato che iniziò a sferrare pugni
all’aria con la mano destra ancora convalescente.
“Eheh!Non ho fatto nulla di che” replicò la Hyuga con modestia,
sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi e arrossendo violentemente sulle
guance. Era davvero felice di essere stata d’aiuto al suo amato “Ok! Però ora non esagerare con tutti quei
pugni. Ti ricordo che non ti sei ancora completamente adattato al nuovo arto.
Rischi di recidere i tendini e i legamenti del braccio e della spalla. Se
dovesse succedere una cosa del genere stavolta la signorina Tsunade ti
ammazzerà sul serio” lo ragguardì la mora con molta serietà, ricordando
quanto fosse stato lungo e difficile l’intervento sul suo braccio.
“Non preoccuparti, Hinata. So badare a me stesso” replico il
giovane ninja mentre tirava un’ultimo colpo a vuoto “Vedrai che, quando tornerò, sarò diventato molto più forte di prima”
La giovane Hyuga perse un battito
nell’udire quella frase. I suoi occhi si spalancarono, diventando leggermente
lucidi, mentre tutto il resto del corpo era totalmente paralizzato dalla paura. In cuor suo sperava davvero di aver capito
male. Di aver frainteso il significato delle parole di Naruto.
“C-Che significa…..C-Che vuol dire…..Quando tornerai?”
“Ah gia! Non…..non te l’ho ancora detto” esclamò il giovane ninja,
portandosi una mano alla testa e strofinandosi leggermente i capelli con
imbarazzo. Doveva ancora arrivare alla parte più difficile e, forse, dolorosa
della storia. Naruto si avvicinò ancora di più ad Hinata, le afferrò una mano e
disse “Vedi, Hinata……c’e….ancora una cosa
che non ti ho detto”
Il biondo teneva rigorosamente lo
sguardo basso. Non riusciva a guardare gli occhi leggermente inumiditi della
compagna. Hinata strinse ancora più forte la mano di Naruto con la sua.
Percepiva dentro di se la paura e il terrore di ciò che il ragazzo di fronte a
se avrebbe detto da li a poco.
“Ascolta, il motivo per il quale Konohamaru ha organizzato questa festa
a casa di Shikamaru e perché io sto per….sto per part…….”
“Ehi! Piccioncini! Cosa state facendo?” esclamò improvvisamente una
voce femminile alle loro spalle. Temari, accompagnata da Shikamaru, stava guardando i due ragazzi a braccia conserte tenersi per
mano. Shikamaru, invece, teneva lo sguardo rivolto dalla parte opposta e le
mani nelle tasche. Odiava impicciarsi negli affari altrui, soprattutto se sono
cose molto intime, ma, dato che erano usciti a cercare i diretti interessati
non aveva altra scelta.
“Nulla. Nulla. Stavamo solo…parlando un po’” si affrettò a rispondere l’Uzumaki. Il biondo
e la mora si allontanarono bruscamente l’uno dall’altro, colti in fragrante.
“Ehi! Naruto. Credo che tu non ci sappia fare molto con le ragazze,
visto che l’unica cosa che sai fare e farle piangere” replicò Temari
lanciandoli una frecciatina poco velata. Infatti gli occhi umidi della Hyuga
non erano sfuggiti allo sguardo indagatore della ninja della Sabbia.
“Questo non è vero. Io non faccio piangere le ragazze” rispose a
sua volta l’Uzumaki, infastidito dalle parole della ragazza. Hinata, mentre si stava velocemente
asciugando gli occhi, pensava ancora a ciò che stava per rivelargli Naruto,
interrotto nel momento cruciale.
“Ah no? E che mi dici di Sakura?” Temari mandò una frecciata ancora
più evidente di prima. Sembrava volesse davvero provocarlo per vedere la sua
reazione.
Naruto, stavolta, non rispose. I
suoi occhi azzurri era completamente spalancati e…..vuoti. Non si sarebbe mai aspettato una frecciata
cosi diretta. Senza che lo volesse, la sua mente tornò all’ufficiò dell’Hokage
e alla brutale discussione avvenuTa tra lui e Sakura.
“E’ PER LA STORIA DELLA FINTA DICHIARAZIONE,
VERO?”
“E’ PER QUESTO CHE C’E’ L’HAI TANTO CON ME?
E PER QUESTO CHE MI STAI PUNENDO?”
Anche se, in quel momento, Naruto
teneva lo sguardo fisso davanti a se, ricordava ancora il rumore delle lacrime
che si frantumavano sul pavimento. Ma soprattutto, ricordava la frustrazione e
il dolore nelle parole della kunoichi.
Improvvisamente, un’enorme rabbia
iniziò a divorarlo. Una rabbia che poche volte aveva provato nella sua vita. Un
sentimento pericoloso cosi pericoloso e incontrollabile che nessuno dovrebbe
mai provare.
Teneva i pugni cosi stretti che
sentiva le unghie conficcarsi sotto la pelle e i baffetti che teneva sulle
guance sembravano più alzati del solito.
Ma ciò che fece più stupire e spaventare
Temari e Shikamaru fù la trasformazione degli occhi del ninja biondo. Da vuoti
e spenti, diventarono scuri e freddi. Gli occhi solitamente azzurri si
trasformarono in un blu quasi oscuro e glaciale.
Molte persone dicono che gli
occhi sono lo specchio dell’anima. Quella sera Temari e Shikamaru ebbero la
prova di quella verità assoluta.
Inconsapevolmente, la ninja della
sabbia si trovò ad indietreggiare, intimidito dallo sguardo dell’Uzumaki.
Naruto rivolse prima lo sguardo
su Shikamaru, dato che era stato lui ha raccontarle l’accaduto, e poi lo riposo
nuovamente su Temari.
“Ascoltami bene, Temari. L’ho già detto prima a Ino e adesso lo ripeto
anche a te. Fatti gli affari tuoi” esclamò Naruto con una voce cosi profonda
e provocante da sembrare una minaccia. Shikamaru e Hinata rimasero anch’essi in
silenzio, leggermente intimiditi da quelle parole.
“Tsk! Altrimenti?” replicò
Temari con lo stesso tono di sfida del ragazzo. La kunoichi del villaggio della
sabbia non era certo una di quelle ragazze che si faceva intimidire per cosi
poco e, soprattutto, odiava le ingiustizie. Shikamaru le aveva raccontato con
riservatezza tutto quello che era accaduto nell’ufficio dell’Hokage, del
comportamento di Naruto e della reazione di Sakura.
Nonostante non appartenesse al
villaggio della Foglia, con il tempo Temari si era affezionata a tutti i ninja
di Konoha che avevano partecipato all’esame di selezione dei chunin insieme a
lei.
In particolare, nutriva una
profonda stima per Naruto, colui che aveva salvato suo fratello Gaara
dall’oscurità, per Sakura, che aveva salvato suo fratello Kankuro
dall’avvelenamento e per Shikamaru, il primo uomo che è riuscito a tenerle
testa e a sconfiggerla.
Quando Shikamaru le raccontò
dell’accaduto e del litigio avvenuto tra i due ragazzi rimase incredula. Non poteva davvero credere che la loro
amicizia durata anni si stesse per rovinare a quel modo.
Doveva accertarsene lei stessa e
metterlo alla prova e, di certo, la reazione di Naruto è stata molto più palese
di quanto non si aspettasse. Guardandolo in quegli occhi cosi freddi e colmi di
rabbia quasi non lo riconosceva.
Naruto, a quell’ultima
provocazione, tentò di avanzare verso la ragazza per risponderle a tono, ma
Shikamaru si interpose tra loro dicendo “Ora
basta, Temari. Naruto ha ragione. Questa faccenda non ci riguarda. Lasciamo che
se la sbrighino tra di loro”
Temari, dopo aver lanciato
un’ultimo ed intenso sguardo all’Uzumaki, decise di andarsene e di rientrare
nella stanza dove i suoi compagni sembravano stessero già facendo festa.
“Naruto, mi dispiace. Io non…….” Cercò di scusarsi il Nara,
sentendosi colpevole per ciò ch era avvenuto.
“Lascia stare, Shikamaru. So che Temari non aveva cattive intenzioni
provocandomi a quel modo. Lei sapeva, non è vero?” L’Uzumaki aveva intuito
subito a cosa si stava riferendo prima Temari e che, ovviamente, era stato
Shikamaru ha raccontare tutto.
Il ninja col codino non poté far
altro che annuire. Anche lui era visibilmente preoccupato per i due ragazzi e
aveva bisogno di parlarne con qualcuno di fiducia. Nonostante tutto, la sua
mentalità era quella di non intromettersi e di lasciare che le cose facessero
il loro corso.
“Beh! Non fa niente. Quel che è fatto è fatto. Non pensiamoci più. Ok?”
esclamò Naruto con la sua solita simpatia e sempre con il sorriso sulle
labbra. Ormai la tensione creatasi prima
si era affievolita e Naruto aveva riacquistato la solita calma“ A proposito, Shikamaru. Perché mi sei
venuto a cercare?”
“E me lo chiedi anche. Tutti gli altri ti stanno aspettando dentro.
Sono tutti curiosi di sapere come mai è stata organizzata questa festa per te.
Dobbiamo sbrigarci perché kiba, Choji e Suigetsu hanno già iniziato a mangiare,
bere, e fare baldoria”
“Ahahaha! Ok! Ok! Arrivo subito” rispose Naruto divertito. Si stava
già immaginando cosa stesserò combinando i suoi amici dentro la casa di
Shikamaru.
Shikamaru si incamminò per primo,
raggiungendo Temari e gli altri.
“Forza, Hinata. Raggiungiamo gli altri” Per Naruto era arrivato il
momento di dire la verità ai suoi compagni e di dare la triste notizia della
sua partenza.
I due ragazzi si incamminarono
verso il salotto. Stavano percorrendo il corridoio leggermente illuminato da
una sola lampadina che si trovava proprio al suo centro. Erano quasi arrivati
alla porta. Mancavano pochi passi. Ma proprio sulla soglia, Hinata afferrò il
braccio di Naruto fermandolo bruscamente. La ragazza, che era rimasta in
silenzio per tutto il diverbio tenutosi tra Naruto e Temari, adesso aveva
dentro di se molte più domande di quante non ne avesse prima.
“Ti prego, Naruto. Dimmi la verità. Cosa…Cosa sta succedendo? Cosa sta
succedendo tra te e Sakura. Per quale motivo abbiamo organizzato questa festa?
Dimmelo” supplicò la giovane ninja rimanendo ben salda al braccio di Naruto.
Naruto, che dava le spalle alla
Hyuga, rimase in silenzio per qualche secondo. Stava pensando a quale fosse la
risposta migliore. Non gli andava di mentire proprio a Hinata, ma, d’altro
canto, non gli andava nemmeno di parlare di quello che era accaduto tra lei e
la ragazza dai capelli rosa.
“Perché vuoi saperlo?” sussurrò Naruto in maniera quasi
impercettibile.
“Prima di venire qui, ho incontrato Sakura al Monte degli Hokage. Ti
stava cercando con una certa fretta e voleva assolutamente parlare con te.
Scommetto che non si aspettava di incontrare me. Comunque, durante il tragitto,
abbiamo parlato di un po’ di cose. Mi ha raccontato che….tra voi due le cose non vanno per niente bene.
Non sapeva nemmeno che Tsunade ti aveva chiesto di diventare Hokage”
Naruto continuò ad ascoltare
Hinata nel silenzio più assoluto. Continuava a fissare la porta socchiusa di
fronte a se e a dare le spalle alla giovane Hyuga che continuava a parlare
imperterrita.
“Non so per quale motivo tu non le abbia detto niente, ma è chiaro che
sta succedendo qualcosa. Sakura stessa sembrava…..shockata e confusa. Glielo
letto negli occhi. Credimi, sembrava che neanche lei sapesse cosa diavolo
stesse accadendo. E se lei non può darmi una risposta, allora lo chiederò
direttamente a te”
“Non mi va di parlarne” rispose secco il ninja biondo. Stava
iniziando nuovamente ad innervosirsi dalle continue pressioni della mora.
“Perché? Per quale motivo non ne vuoi parlare? Io…..so che non sono
affari miei. Però, non voglio che la vostra amicizia si rovini in questo modo”
“Uff! Ascolta. Non mi va di mentirti, Hinata. Io e Sakura……abbiamo
avuto una piccola discussione. Niente di troppo serio. Vedrai che alla
fine……….tutto si sistemerà” In
quell’istante Naruto sembrava che stesse convincendo più se stesso che la
Hyuga. Infatti, la ragazza non era molto convinta di quella risposta. Era
chiaro che il biondo stesse nascondendo ben altro. Qualcosa che lei non era a
conoscenza.
“V-Va bene” esclamò Hinata poco convinta. La ragazza pensò che non
era il caso di insistere ancora. Non voleva che Naruto avesse la stessa
reazione avuta con Temari qualche
istante fa.
“Riguardo alla festa, invece, saprai tutto fra poco. Tanto dovrò dirlo
anche agli altri” concluse Naruto in
maniera molto distaccata. Dentro di se nutriva una profonda tristezza. Avrebbe
dovuto dire a Hinata e a tutti gli altri che sarebbe partito per un viaggio d’
allenamento che sarebbe durato anni. Questa, probabilmente, sarebbe stata
l’ultima sera che avrebbe potuto passare con i suoi amici prima della partenza.
“Andiamo, ci stanno aspettando” Naruto riprese il cammino e, con
noncuranza, apri la porta di fronte a se raggiungendo gli altri ninja nel
salotto. Hinata lo segui a sua volta. Ormai aveva capito che ciò che avrebbe
rivelato Naruto sarebbe stato tutt’altro che una bella notizia, una notizia che
avrebbe fatto soffrire non solo lei ma anche i suoi compagni. Una notizia che
avrebbe portato grossi cambiamenti nella vita di molte persone.
“C-C-Cosa hai detto, Sakura? Credo di non aver capito bene. Naruto e
Hinata…cosa?”
“Hai sentito benissimo. Si sono….baciati” esclamò Sakura con un
velo di amarezza.
“Questo è…..è…..Wow! Devo ancora metabolizzare la notizia. Naruto ha
baciato Hinata” esclamò Ino incredula, mentre nella sua mente si formano
varie immagini dei due ragazzi che si baciavano appassionatamente.
“Tecnicamente è stata Hinata a baciare lui. E’ di certo Naruto non si è
tirato indietro” replicò la rosa con un certo nervosismo. Immaginare i due
ragazzi insieme le stava provocando un’enorme fastidio. Sentiva una rabbia che
a malapena riusciva a controllare.
“Quindi Hinata si è dichiarata. E dimmi, Naruto cosa ha risposto?” domandò
Ino con maggiore insistenza. La
curiosità la stava divorando. Sembrava che quella fosse la notizia dell’anno e
lei voleva saperne tutti i dettagli.
“NON LO SO, INO” urlò la kunoichi non riuscendo più a trattenere la
rabbia. Ino non si fece per nulla intimorire e iniziò a scrutare con più
attenzione le reazioni della sua amica.
“Sei gelosa, Sakura?” la punzecchio la ragazza dai capelli biondi,
sorridendo leggermente.
“COSAAAA? Io...NO, non lo sono affatto” replicò la kunoichi,
dandosi del contegno. Chissà perché non riusciva mai a controllare le emozioni
che conteneva dentro di se si domandava.
“Oh si, invece! Sei gelosa eccome. Te lo si legge in faccia. E’ chiaro
come il Sole che la cosa ti infastidisce molto” rispose a sua volta Ino, incalzandola sul
discorso. Sakura non voleva darla vinta alla sua migliore amica e volto lo
sguardo verso gli altri invitati alla festa, nell’intento di distrarsi.
“Adesso quello che mi chiedo è…….di CHI sei gelosa?”
“C-Come?” domandò nuovamente la rosa, presa completamente alla
sprovvista. Ancora una volta Ino era riuscita a catturare la sua attenzione.
“Sei gelosa di Hinata perché è riuscita a baciare Naruto, il suo unico
e grande amore. In fondo, non ci sarebbe niente di strano. Tutte le ragazze
aspettano con ansia il loro prima bacio e di darlo al loro principe azzurro, a
colui che ameranno per tutta la vita. Ah, come è romantico” esclamò Ino con
sguardo sognante.
(N.d.A. Ahahahah! Scusate, non ho resistito XD)
Sakura era strasicura che la sua
migliore amica stava immaginando chissà quale storia fantastica, dove il principe
azzurro, probabilmente Sai, salva la principessa e, alla fine, si scambiano il
primo bacio di vero amore. Come nelle più classiche delle favole, questo è il
sogno di ogni ragazza.
“Oppure…..sei gelosa di Naruto”
“Cosa intendi dire?”
“Nulla. Però vedi……..Fin da ragazzino sapevamo tutti che Naruto provava
qualcosa per te. All’accademia ricordo che le provava tutte pur di avere la tue
attenzioni. Poi…..c’è stata la fuga di Sasuke e tu ne sei uscita distrutta. La
persona che ti è stata più vicina è sempre Naruto. Colui che ti ha sostenuto e
ti ha incoraggiato. Ma adesso…….le cose sono cambiate. Naruto ha smesso di
cercare le tue attenzioni. Trascorre il proprio tempo libero con Hinata anziché
con te. Alla fine sono quasi sicura che quei due si metteranno insieme”
“Dove vuoi arrivare, Ino?” La kunoichi stava iniziando davvero a
perdere la pazienza. Aveva i nervi a fior di pelle, tanto da poter udire il
rumore delle ossa che scricchiolavano nei suoi pugni.
“Uff! Voglio dire……tu e Naruto avete trascorso molto tempo insieme. La
sua presenza a compensato quella assente di Sasuke. Anche se non lo diamo a
vedere, a noi piace essere corteggiate dai ragazzi. E una sorta di….orgoglio femminile. Ora ti senti
trascurata da lui e questo ti infastidisce”
“Smettila con queste sciocchezze, Ino”
“E’ solo una teoria. Non ti innervosire. Anche se….potrebbe esserci
dell’altro….”
“Questa situazione mi sta
facendo impazzire. Io e Naruto siamo amici sin da quando è stato formato il Team 7. Ma adesso non ne sono più sicura. Non
vuole più parlare con me. Si fida molto più di Sai che di me”
“Uh! Che vuoi dire?” domandò incuriosita la ragazza bionda da
quella strana affermazione.
“Appena siamo arrivati, ho sentito Naruto e Sai fare una strana
conversazione nel corridoio dell’entrata. Hinata e Konohamaru erano dietro di
me e stavano conversando per conto loro, quindi non hanno sentito nulla. Sai
sembrava molto innervosito, mentre Naruto era completamente tranquillo. Stavano
parlando di promesse o….qualcosa di simile. Appena si sono accorti della mia
presenza hanno subito smesso. Credo che Naruto abbia capito che ero io e si è
subito allontanato. Comunque sia, io credo che Sai sappia qualcosa su questa
faccenda. Qualcosa che noi ancora non sappiamo”
“Allora vai a chiederglielo, no?”
“Non posso farlo, Ino” replico la kunoichi rassegnata “Se stavano parlando di qualcosa di segreto
e che riguarda proprio me…….non me lo rivelerà mai. Naruto ormai lo considera
un membro della squadra e quindi una persona di assoluta fiducia. E la stessa
cosa vale per Sai. Lui non tradirà la sua fiducia”
Sakura portò una mano sulla
testa, segno che il caos dentro la sua mente era davvero immenso “Quello che voglio capire è……perché? Perché
sta succedendo tutto questo cosi velocemente? Perché tutti questi segreti? Perché
adesso?”
Ino stava cominciando a stufarsi
del comportamento infantile della ragazza. Doveva mettere un freno a questa
situazione e subito.“Sai cosa mi disse
mia madre una volta Sakura….”
Alcuni
cambiamenti sono cosi lenti che non te ne accorgi
altri
sono cosi veloci che non si accorgono di te
“E’ la verità, Sakura. Naruto, Hinata, tutti noi siamo cambiati. Anche
se a piccoli passi, siamo andati avanti senza che ce ne accorgessimo. Senza che
tu te ne accorgessi. Siamo maturati tutti in maniera quasi impercettibile.
Prendi Hinata ad esempio…….lei si è dichiarata a Naruto. La piccola, timida ed
introversa Hinata che dichiara il proprio amore alla persona amata. Inoltre,
con grande coraggio ed intraprendenza, lo ha anche baciato. Non tutte lo
avrebbero fatto. Lei sta lottando per ciò che vuole ed ha tutta la mia
ammirazione e stima. Non è più la ragazzina chiusa e introversa che abbiamo
conosciuto all’accademia. Adesso è una donna, come me e come te. Anche noi
siamo cambiate, Sakura. Solo che tu non te ne sei resa ancora conto.
Tutti questi cambiamenti ti sono sembrati cosi veloci solo perché, dopo
tanto tempo, stai aprendo gli occhi e stai guardando in faccia la realtà. I
cambiamenti fanno parte della vita di ognuno di noi. Devi solo accettarlo”
Sakura abbassò il capo. Stava
riflettendo con molta attenzione sulle parole di Ino e, anche se in minima
parte, alcune delle sue domande trovarono risposta.
“Ascolta, Sakura” la ninja dai capelli biondi poggio una mano sulla
spalla e disse “C’è un motivo se tutto
questo sta accadendo. Il comportamento di Naruto nei tuoi confronti. Questa
festa a casa di Shikamaru. I cambiamenti che stanno avvenendo sono senz’altro
tutti collegati. E qualcosa che ancora
non capiamo ma che, di certo, non è lasciato al caso”
Nel frattempo, nel salotto fecero
il loro ingresso Shikamaru e Temari. Dopodiché,
dopo qualche minuto arrivarono anche Naruto e Hinata mano nella mano.
Alle due kunoichi non sfuggi questo particolare dettaglio e decisero di passare
subito all’azione.
“Adesso datti una mossa e, appena Hinata si allontana, va subito a
parlare con Naruto. Io, nel frattempo, andrò a parlare con Sai e vedrò se
riesco a scoprire qualcosa di importante”
“Ehi! Aspetta, ma……” E come un fulmine la ragazza sparì alla
ricerca del giovane Anbu, lasciando la sua amica da sola nell’angolo della
stanza.
“Ehi! Naruto. Dov’eri
finito?”
“Già! ti stavamo
aspettando” Kiba e Choji iniziarono a stuzzicarlo appeno lo videro entrare.
Avevano iniziato a far baldoria già da un pezzo e la loro euforia era alle
stelle. Anche Suigetsu, per conto suo, aveva iniziato ad assaggiare le pietanze
che erano servite sul tavolo senza troppi complimenti. TenTen e Karin, ormai rassegnate dal
comportamento di quei ragazzi, decisero di smettere di fermarli e avevano iniziato
da un pezzo a parlare per conto loro.
“Vedo che stavate
festeggiando senza di me, begli amici che siete” disse Naruto facendo il finto offeso.
“Sei tu che sei in
ritardo” rispose Kiba contrariato.
“Già, avevamo fame e
abbiamo solo stuzzicato un po’” Rispose Choji, dando man forte all’amico.
“Lasciali perdere,
Naruto. Altrimenti non ne usciamo più” intervenne Shikamaru con il suo
solito fare annoiato “Credo sia arrivato
il momento di dire le cose come stanno”
Naruto annui con decisione. Era il momento di dire la
verità. Trasse un bel respirò e urlo “EHI!
RAGAZZI! AVVICINATEVI PER FAVORE”
Tutti i presenti si avvicinarono al ninja biondo, tranne
Sakura che aveva deciso di rimanere nell’angolo della stanza dove aveva
precedentemente parlato con Naruto.
“Prima di tutto, vi
ringrazio per essere venuti a questa festa. Ringrazio soprattutto questa peste
di Konohamaru che ha organizzato il tutto il più velocemente possibile”
Naruto detta una pacca sulla spalla al suo amico e allievo come segno di
ringraziamento.
“E’ da un pezzo che me
lo sto chiedendo. Come mai hai organizzato questa festa?” domandò Shino avvicinandosi al ragazzo.
“Già, anch’io sono
curiosa” esclamò Tenten avvicinandosi anch’essi al ragazzo.
“Io lo so. Io lo so” intervenne
Choji catturando l’attenzione dei giovani ninja “Il Quinto Hokage ti ha eletto Hokage, vero?
Naruto era davvero tentato di dire a tutti che, in realtà,
Tsunade le aveva chiesto proprio questo e che lui aveva rifiutato. Ma, per
questioni di riservatezza, pensò che fosse meglio tenere tutti all’oscuro.
“Ehm…..putroppo no,
Kiba. Anche se ammetto che mi sarebbe piaciuto molto”
“Probabilmente non era
sufficientemente ubriaca per dare a te quell’incarico. Peccato. Sara per la
prossima volta, amico” scherzò l’Inuzuka facendo ridere molti dei presenti.
Naruto non apprezzò molto quella battuta del compagno. Per
un’attimo avrebbe desiderato poter tornare indietro e accettare l’incarico di
Hokage su due piedi.
“Per tua informazione
Kiba, quando "IO" diventerò Hokage farò una festa talmente grandiosa che se la
ricorderanno anche le future generazioni” esclamò Naruto con lo stesso tono
scherzoso dell’amico.
“Si Si. Ti piacerebbe”
rispose ironico Kiba a sua volta.
“Su, piantatela voi
due” intervenne Shikamaru placando gli animi infuocati dei due giovani.
“Uff! Ok! Adesso vi
dico le cose come stanno. La verità è che….”
Tutti quanti erano in attesa di sapere la verità,
soprattutto Hinata, che si trovava al fianco del ragazzo, e Sakura che si stava
pian piano avvicinando per ascoltare meglio le parole del ninja biondo.
Entrambe le kunoichi avevano la strana sensazione che la
notizia avrebbero provocato dentro di loro un’enorme tristezza. Una tristezza
che, molto presto, si sarebbe concretizzata.
“….sto per lasciare il villaggio”
Salve a tutti :)
Prima di tutto,
scusatemi tantissimo per l’enorme ritardo. Avevo detto a molti di voi che avrei
scritto il prossimo capitolo il prima possibile e invece non l’ho fatto. Non
avete idea di quanto io mi senta una m***a in questo momento :(
Purtroppo ho dovuto
fare alcuni stage per un corso che sto facendo e ho perso molto del mio tempo
libero. All’inizio credevo di poter gestire la cosa, ma a lungo andare o
rinunciato. Tra l’altro hanno fatto la loro parte anche la voglia e la
pigrizia.
Adesso mi sto avvicinando,
per fortuna, alla conclusione di questo percorso e ho più tempo libero a
disposizione :)
Non avete idea di
quanto sia stato disorientante tornare a scrivere dopo 3 mesi di stop. Mi sentivo
impacciato e avevo problemi anche su come iniziare un capitolo XD
Adesso spero pian
piano di ricominciare a scrivere con una certa regolarità. Almeno lo spero ^^
Riguardo al capitolo,
spero come sempre che vi piaccia e che susciti la vostra curiosità :)
Non so se si è
avvertito, ma c’è una strana tensione nell’aria e non è semplicemente perché Naruto
sta partendo. Stanno per succedere “cose” XD
Se il capitolo può
sembrare un po’ confusionario…beh…diciamo che è una cosa voluta XD
Ringrazio in anticipò
tutti coloro che continueranno a seguire e a recensire la storia ^^
Credetemi, ho passato
davvero un periodo difficile e stressante.
Grazie ancora di
tutto. Ci sentiamo al prossimo capitolo ^^
Un saluto ;)
Leon92
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Capitolo 28 *** Capitolo Extra: Come tutto finirà! ***
Cap 28
A quei tempi, la
parola compagno non aveva alcun significato per me.
Non era nient’altro
che un insieme di caratteri kanji scritti su un foglio di carta.
Quando ero un’anbu
della Radice, al servizio di Danzo, ho imparato che l’unica cosa che conta
davvero era il compimento della missione. Non servivano cose come i compagno
o….le emozioni.
Quando veniva creata
una squadra, ognuno doveva guardarsi le spalle da solo e non abbassare mai la
guardia.
Se un membro di
quella squadra veniva ferito o ucciso bisognava lasciarlo indietro e andare
avanti. Bisognava dare sempre e comunque priorità alla missione.
Non eravamo altro che
delle macchine al servizio del loro padrone. Se in questa macchina un pezzo
veniva meno al proprio dovere, veniva subito scartato come un rifiuto e
sostituito.
Nessuno poteva essere
considerato compagno. Ognuno considerava l’altro un ninja che deve compiere il
proprio dovere. Niente di più.
Questa era la macchina
assassina che agiva per il bene del villaggio.
La macchina
chiamata…….Radice.
Questo ero io. Era il
mio modo di essere ninja.
Fino a che……..
….tutto cambio.
Per ordine di Danzo,
sono entrato a far parte del Team 7 con l’ordine di uccidere Sasuke Uchiha,
considerato traditore per aver abbandonato il villaggio.
All’interno di questo
Team ho conosciuto il capitano Yamato, un’anbu del Villaggio della Foglia,
sostituto temporaneo di Kakashi Hatake.
Una ragazza dai
capelli color fiori di ciliegio di nome Sakura Haruno.
Eheh! Una vera e
propria racchia dalla forza spaventosa.
O almeno questo e ciò
che pensavo all’inizio XD
E infine, ho
conosciuto il membro più interessante e imprevedibile del gruppo. Naruto
Uzumaki, la forza portante della Volpe a Nove Code.
Quando l’ho
conosciuto mi è sembrato un tipo molto impulsivo ed arrogante. Sembrava che
fosse la mia sola presenza ad irritarlo.
Ricordo benissimo che
mi urlò “Non ti accetterò mai come compagno di squadra”
Era la prima volta
che vedevo qualcuno dare tanta importanza al membro di una squadra.
In fondo, cosa
importava da chi era formato il Team.
Bastava che ognuno
adempiesse al proprio dovere di ninja e portare a termine la missione. Il resto
era insignificante.
Inizialmente non capì
la loro volontà di riportare indietro Sasuke.
Era un ninja che
aveva abbandonato il proprio villaggio per seguire i propri obiettivi di
vendetta.
Perché inseguirlo?
Perché volevano cosi ardentemente che lui tornasse indietro nonostante fosse
lui stesso a non volerlo?
Danzo mi aveva
raccontato della missione di recupero tenutasi il giorno della sua fuga.
Non solo la missione
fù considerata un completo fallimento, ma alcuni ninja erano tornati indietro
in condizioni davvero gravi.
Se fossero stati
membri della Radice non credo che sarebbero stati salvati dopo aver fallito la
loro missione.
Danzo ritenne che
sarebbe diventato un pericoloso criminale e una minaccia per il villaggio, se
lasciato a piede libero. Per questo mi ordinò di ucciderlo. Questa era la mia
missione.
Ma la volontà e la
determinazione di Naruto mi stupirono a tal punto da farmi cambiare idea.
Alla fine, riuscì a
comprendere il motivo per cui volevano riportare indietro Sasuke.
Un motivo tanto semplice
quanto complicatissimo per me da capire.
Amicizia
Lui considerava
Sasuke un’amico e un fratello.
Un legame davvero
forte quanto quello tra me e Shin.
Credevo di aver
dimenticato completamente quel legame quando sono diventato un’Anbu.
Naruto, invece, è
riuscito a farmelo ricordare. E’ riuscito a farmi ricordare il calore che si
prova nell’avere un legame del genere.
Grazie ad essa, sono
riuscito a finire il mio disegno che da tempo avevo abbandonato e il ricordo di
Shin si era finalmente risvegliato dentro il mio cuore.
In quell’istante capi
cosa dovevo fare. Dovevo aiutare Naruto nel raggiungimento del suo obiettivo.
In questo modo, avrei
tenuto vivo dentro di me il ricordo di Shin.
Con il consenso della
Radice, sono riuscito a rimanere all’interno del Team 7.
Ho passato un sacco
di giornate insieme a Naruto e Sakura e ho imparato molto sull’amicizia e sui
legami.
Ho imparato cose che,
per quanti libri io abbia letto, non avrei mai potuto comprendere appieno.
Come ad esempio, il
fatto che bisogna sempre fare un complimento ad una ragazza, altrimenti….
Stando in loro
compagnia ho potuto approfondire meglio il legame tra Naruto, Sakura e Sasuke.
Ho parlato con loro
singolarmente svariate volte dell’argomento Sasuke.
All’inizio tutto
quello che fui in grado di capire e che Naruto era quello più motivato nel
voler riportare Sasuke al villaggio.
Anche Sakura voleva
che Sasuke tornasse ma…non vedevo in lei la stessa determinazione e volontà che
ho visto in Naruto.
Forse, una parte di
lei si era convinta del fatto che Sasuke non sarebbe mai più tornato.
Oppure che fosse lui
stesso a non volerne più sapere del villaggio e dei suoi amici.
Inoltre, Sakura non
mi aveva mai rivelato che nutriva dei sentimenti nei confronti di Sasuke.
Forse non mi
considerava degno di fiducia da volerne parlare apertamente, oppure non voleva
affatto aprire l’argomento con nessuno.
Comunque stiano le
cose, il suo comportamento mi è sempre sembrato…..strano.
Insomma, a rigor di
logica, dovrebbe essere Sakura quella più determinata e volenterosa nel voler
riportare indietro Sasuke, considerando i sentimenti che prova per lui.
Eppure, per qualche
strana ragione, la sua determinazione non raggiungeva neanche lontanamente
quella di Naruto.
C’era ancora qualcosa
che non quadrava, che non riuscivo a vedere nel quadro che stavo disegnando
nella mia mente.
Nonostante i continui
fallimenti di riportarlo indietro, Naruto non si arrendeva.
Era sicuro che prima
o poi sarebbe riuscito a riportarlo indietro. Non avrebbe mai spezzato il legame
che gli univa.
Alla Radice mi hanno
insegnato che avere legami rende più deboli, più vulnerabili. Una debolezza che
il nemico avrebbe sfruttato a proprio vantaggio.
Naruto, invece, a
completamente ribaltato questa teoria.
Lui ha sempre
continuato a allenarsi imperterrito. Perché considerava Sasuke non solo un
amico, ma anche un rivale.
Questo lo spingeva a
mettersi alla prova e migliorare le proprie capacità di ninja.
In poche parole, quel
legame lo rendeva più forte.
……ma……
Sotto la sua aria
sorridente e solare, di chi era in grado di realizzare qualunque cosa con la
forza di volontà, c‘era qualcosa di nascosto.
Qualcosa che non
poteva essere visto ad occhio nudo ma che, a malapena, si percepiva.
Qualcosa di oscuro,
soppresso nel profondo della sua anima.
Sofferenza
Sotto i suoi falsi
sorrisi si nascondeva una mare di dolore e tristezza che aumentavano sempre di
più.
Io l’ho visto. Ho
visto fin dove si è spinto per riuscire a raggiungere Sasuke.
Da dove derivava
quella sofferenza?
Perché spingersi cosi
oltre per una persona che non vuole saperne di te?
Perché insistere fino
a tal punto?
Forse era questo
rifiuto da parte di Sasuke a farlo soffrire.
Il suo voler tagliare
ogni legame con il Team e il villaggio era una cosa che non poteva accettare.
Visto sotto questo
aspetto, il comportamento di Naruto potrebbe essere considerato
quasi…….capriccioso.
Un capriccio
egoistico di una persona che non vuole accettare una decisione, giusta o
sbagliata che sia, presa da un’altra persona.
Ma Naruto non era il
tipo di persona che costringeva gli altri a fare ciò che vuole.
Perciò, sospettavo
che ci fosse dell’altro di cui non ero ancora a conoscenza.
Mancava
quell’informazione che avrebbe potuto far luce sulla faccenda.
Qualche settimana
dopo essere entrato nel Team 7, finalmente, ebbi la risposta che cercavo.
Ricordo che era una
calda giornata primaverile. Le vie del villaggio erano piene di gente e di
ninja che vivevano la loro vita quotidiana.
Non vi era una nuvola
in cielo ma ricordo una leggera brezza rinfrescante che rendeva quella giornata
meno calda di quanto lo fosse.
Eravamo di ritorno da
una missione di routine e Sakura si era congedata per sbrigare delle faccende.
Mentre vidi la sua
sagoma allontanarsi sempre di più, mi girai verso Naruto e notai la sua
espressione farsi sempre più cupa e triste.
Decisi che quello era
il momento adatto per scoprire più approfonditamente il legame che gli univa.
Provai a coglierlo di
sorpresa chiedendogli se provava dei sentimenti verso Sakura.
A dire la verità, non
ero affatto sicuro che Naruto provasse davvero qualcosa per lei.
D’altronde stavo pian
piano imparando su ciò che riguardava amicizia e legami.
Ricordo che Naruto
non mi dette una risposta immediata.
Ma ciò che disse fù
abbastanza da farmi riflettere.
Fù in quell’occasione
che Naruto accennò per la prima volta alla sua…
“promessa”
Dato che non avevo
ancora capito di cosa stesse parlando, tentai di chiedere ulteriori
spiegazioni.
Mentre camminavamo
per le vie del villaggio, Naruto mi raccontò di quanto accaduto circa tre anni
prima.
Della fuga di Sasuke,
del vano tentativo di Sakura di riuscire a fermarlo e, infine, della promessa
che gli aveva fatto.
Inizialmente non
sapevo cosa pensare, portare un tale fardello doveva essere pesante.
Ma, a quei tempi, non
compresi ancora quanto pesante fosse davvero.
Di certo Naruto era
abbastanza motivato nel riportare indietro Sasuke.
Dopotutto, lo
considerava il suo migliore amico. Era una motivazione più che sufficiente.
Ma questa “promessa”
aveva dato una spinta considerevole nel raggiungimento del suo obiettivo.
Fù allora che la
situazione divenne chiara.
Naruto non lo stava
facendo solo per se stesso. Lo faceva per Sakura, per adempiere alla sua
promessa.
Non era un semplice
capriccio il suo.
Voleva salvare Sasuke
dalla propria oscurità e voleva che Sakura potesse essere finalmente felice
insieme al suo grande amore.
Era questo…..era
questo il suo obiettivo.
Il significato
nascosto dietro quella promessa.
La grande motivazione
che lo spingeva a non arrendersi.
La forza che lo
sosteneva durante i suoi allenamenti.
Ed era questo…..la
causa più grande della sua sofferenza.
Una sofferenza che
cresceva sempre di più, dentro di se, con il passare del tempo.
Ancora adesso, non so
come potesse andare avanti, celando tutto quel dolore.
Nonostante fossi
consapevole che Naruto aveva fatto la sua scelta, avvertì una strana sensazione
farsi largo in me.
Un fastidio che non
riusciva ad identificare, ma che era presente dentro di me.
Allora non ci feci
molto caso. Pensai che,forse, era un fastidio derivato da qualcosa che avevo
mangiato o dalla stanchezza.
Tuttavia, ogni volta
che ripensavo alla faccenda, quel fastidio si ripresentava.
Cosa poteva essere?
Dopo la sconfitta di
Pain, Naruto venne proclamato eroe di Konoha.
Ricordo che io ero in
missione fuori dal villaggio insieme al capitano Yamato.
Mi disse che Naruto
aveva perso nuovamente il controllo della volpe e che dovevamo tornare indietro
per impedire l’imminente pericolo.
Al nostro ritorno era
già tutto finito. Il villaggio ne uscì distrutto ma Naruto aveva vinto.
Aveva salvato il
villaggio e tutti i suoi abitanti.
Ma ciò che considerai
davvero incredibile e che non ci furono morti.
E quello che noi
potremmo definire un “miracolo”.
Era qualcosa di
incredibile. Pensai che Naruto era davvero un ragazzo speciale.
Dopo i continui
fallimenti nel ritrovare Sasuke e la recente morte del maestro Jiraya…
…sperai davvero che
Naruto avrebbe trovato un po’ di sollievo.
Gli abitanti del
villaggio lo acclamavano come un salvatore, dimenticando il fatto che, fino a
poco tempo fa, veniva considerato una forza portante da cui stare alla larga.
Fui…..contento per
lui.
Era davvero strano
sentirsi bene per qualcosa che ha fatto un’altra persona.
Dev’essere un’aspetto
dell’animo umano che ancora non conoscevo.
Non avevo mai visto
Naruto cosi felice.
Sembrava che niente
avrebbe potuto turbare quegli attimi di serenità.
Ma poi…..assistetti
ad una scena che non potrò mai dimenticare.
Due ninja del Villaggio
della Nuvola ci attaccarono con l’intento di recuperare informazioni su Sasuke.
Essi sostenevano che
Sasuke si era unito all'Akatsuki e aveva ucciso il loro maestro.
Per tale atto, i
ninja della Nuvola pretendevano la loro vendetta.
Danzo, divenuto
Hokage sostituendo Tsunade, proclamò Sasuke “nukenin” a tutti gli effetti.
Come tale
conseguenza, Sasuke poteva essere catturato e……ucciso.
La missione
affidatami dalla Radice, quella per cui mi sono unito al Team 7…
…non era più solo la
mia missione.
Adesso apparteneva ad
ogni singolo ninja delle 5 Grandi Terre Ninja.
Consapevoli di questa
nuova realtà, il Team 7 sembrò sfaldarsi come mai prima d’ora.
Sakura, incapace di
reagire, cadde in un pianto disperato.
Fù a quel punto che
Naruto decise di prendere in mano la situazione.
Accettò di aiutare i
due ninja che lo avevano attaccato e consolò Sakura dicendo che se ne sarebbe
occupato lui.
Io e Sakura,
rassicurati dalle sue parole, ci allontanammo e lasciammo Naruto da solo.
Sakura si
tranquillizzò molto più di quanto pensassi.
Anche se nascondeva
parecchia inquietudine dentro di se per le recenti notizie, sul suo volto
traspariva molta serenità.
Si fidava a tal punto
di lui da non provare preoccupazione?
Credeva davvero che
Naruto avrebbe potuto risolvere “da solo” ogni cosa?
In quell’istante mi
balenò in mente un pensiero.
Naruto considerava
l’amicizia una delle cose più importanti in assoluto.
Non avrebbe mai
tradito un suo compagno rivelando al nemico informazioni su di lui.
Inoltre, considerando
il legame fraterno con Sasuke e la promessa fatta a Sakura…
…ero sicuro che
avrebbe impedito a qualsiasi costo che Sasuke venisse ucciso.
Dubbioso sul fatto
che i miei sospetti fossero fondati…
…iniziai a chiedermi
come avrebbero reagito i ninja della Nuvola.
Decisi di tornare
indietro per controllare la situazione.
Per non destare
sospetti nei confronti di Sakura, le dissi che dovevo completare delle
commissioni e mi congedai.
Per rintracciare
Naruto e i ninja della Nuvola evocai ratti e serpenti abilitati nel
rintracciamento di una persona nel raggio di 500 metri.
Dopo qualche minuto,
scoprì che i tre erano dietro una capanna alla periferia del villaggio,
nascosti da sguardi indiscreti.
Appena arrivato mi
nascosi dietro un’albero. Volevo vedere come Naruto avrebbe gestito la
situazione.
Come sospettavo,
Naruto si rifiutò di rivelare qualsiasi informazione riguardante Sasuke e
questo provocò l’ira della ragazza dalla carnagione scura che iniziò a
minacciarlo.
Naruto era
inamovibile sulla sua decisione e propose alla ragazza di riversare tutto l’odio
e il rancore che nutriva nei confronti di Sasuke su di lui.
La ragazza non si
fece di certo pregare e iniziò a colpire ripetutamente Naruto sul volto.
Continuò a
colpirlo….e colpirlo….e colpirlo…
…incessantemente e
senza alcuna pietà.
Naruto non opponeva
la benché minima resistenza.
Era un pezzo di carne
alla merce dei propri sicari.
Mentre assistevo a
quello spettacolo raccapricciante, di nuovo quel fastidio iniziò a farsi largo
dentro di me.
Sentivo il mio corpo
tremare e i miei pugni stringersi con sempre più intensità.
Diveniva sempre più
forte ad ogni colpo inflitto sul suo volto.
Sul volto del mio
amico.
Sul volto di….mio
fratello.
Senza che lo volessi,
il viso di Shin si sovrappose a quello di Naruto.
E in quell’istante,
realizzai finalmente cosa fosse davvero quel fastidio.
Un’emozione.
E ciò che potremmo
definire…….rabbia.
Ricordo di aver già
provato quest’emozione una volta.
Dev’essere stato
molto tempo fa.
Prima che io
divenissi un’anbu della Radice.
Prima che io
imparassi a sopprimere le emozioni.
Prima della morte di
mio fratello.
Prima che…io lo
dimenticassi.
Grazie a Naruto ero
riuscito a recuperare quei ricordi tanto preziosi per me.
Stando in sua
compagnia mi dava la sensazione che mio fratello fosse ancor qui con me.
Vedere Naruto essere
colpito a quel modo faceva accrescere in me quel sentimento di rabbia.
Non aveva la benché
minima intenzione di reagire.
Si sarebbe fatto
colpire fino a quando quei ninja non avrebbero sfogato su di lui tutta la loro
ira.
Vedevo il ricordo di
mio fratello essere calpestato ad ogni colpo che subiva.
No! Un simile
comportamento non sarebbe rimasto impunito.
Dalla distanza in cui
ero avrei potuto uccidere quei due ninja senza alcuna problema.
Usando una delle mie
tecniche ninja sarebbe stato un gioco da ragazzi.
L’impulso di
ucciderli era talmente forte che sarebbe bastato niente per cadere in
tentazione.
Se avessi agito in
questo modo…sarebbe stato tutto molto più semplice.
Ma, allo stesso
tempo, sarei stato vittima delle mie emozioni.
Sarebbe potuto nascere
una disputa tra Konoha e il villaggio della Nuvola.
Le relazioni tra i
due Paesi erano già pessime considerando le recenti azioni di Sasuke.
L’uccisione di quei
ninja avrebbe solo peggiorato la situazione.
Avrei potuto ottenere
lo stesso risultato denunciando all’Hokage le azioni dei due ninja.
In ogni caso, non
sarei rimasto fermo ad aspettare che avessero finito la loro opera.
Con uno scatto mi
interposi tra Naruto e la ragazza, mettendo subito fino a quello spietato atto
di bullismo.
Alla fine, i ninja
della Nuvola hanno desistito nel loro intento e,non nascondendo la loro
irritazione, se ne andarono per la loro strada.
Dopo averlo medicato,
Naruto mi chiese di non raccontare a nessuno i fatti appena accaduti.
Credo che le sue
parole fossero riferite soprattutto a Sakura. Non voleva che si preoccupasse
per lui.
Ma io non potei
mantenere quella promessa.
Kakashi Hatake notò
subito le varie contusioni sul volto del suo ex-allievo e non potè fare a meno
di chiedermi cosa fosse accaduto.
Anche se Naruto mi
aveva chiesto di non divulgare nulla, i fatti accaduti erano troppo gravi per
tenerli nascosti.
Fù cosi che raccontai
al capitano del Team 7 i recenti avvenimenti fin nei minimi particolari.
Ammetto che…..rimasi
parecchio sorpreso della sua reazione.
Nonostante la
maschera che gli copriva la maggior parte del volto…
…guardandolo negli
occhi potei notare che in lui non vi era la benche minima traccia di collera.
Il suo sguardo
traspariva…..rassegnazione.
Probabilmente
conosceva i modi di fare di Naruto. Tutt’altro che prevedibili e privi di ogni
razionalità.
In fondo, conosceva
Naruto da quando era diventato genin e aveva imparato ad accettarlo per quello
che era.
Anche lui, come
Sakura, nutriva una grande fiducia nei confronti di Naruto.
Alla fine si riduce
tutto a questo.
Fiducia
Un sentimento che,
come l’amicizia, non avevo mai conosciuto.
Gli Anbu della Radice
non avevano bisogno di qualcosa come…la fiducia.
Ogni ninja deve
adempiere al proprio ruolo, indipendentemente dal legame che si ha con l’altra
persona.
Il successo di una
missione deriva dalle capacità individuali, non dalla fiducia nei propri
compagni.
C’era un’unica
persona di cui mi sarei dovuto fidare……..me stesso.
Questa erano regole
che ho dovuto apprendere sin da bambino.
Dicevano che erano
essenziali per la via del ninja, che mi avrebbero protetto da qualsiasi male.
Che avrebbero fatto
la differenza tra la vita e la morte.
Eppure, per quante
volte io sia sopravvissuto…
…per quanti compagni
io abbia abbandonato sul mio cammino…
…dentro di me sentivo
solo una cosa…
Solitudine
La mancanza di
fiducia nel prossimo porta inequivocabilmente a sentirsi soli.
Fare affidamento su
se stessi erano l’unica via per andare avanti.
Con il passare del
tempo, mi sono pian piano abituato a questo stato d’animo.
La morte di Shin è
stato il momento in cui la mia umanità è stata completamente soverchiata da
essa.
Alla fine, senza che
me rendessi conto, la solitudine divenne parte integrante di me.
Essa divenne la
normalità e cancellò dal mio cuore ogni traccia di emozione.
Anche Naruto, come
me, ha conosciuto quell’enorme sensazione di vuoto.
Come forza portante
della Volpe a Nove Code, nessuno più di lui sa cosa significa sentirsi soli.
Orfano dalla nascita
e disprezzato da tutti gli abitanti del Villaggio.
La sua infanzia
dev’essere stata senz’altro peggiore della mia.
A rigor di logica, io
e Naruto dovremmo essere simili.
Eppure, per qualche
strano motivo, lui è diverso di me.
Fin da bambino ha
sempre voluto farsi accettare da tutti.
Voleva conquistare la
fiducia di tutti coloro che lo odiavano e lo disprezzavano.
Per raggiungere il
suo scopo c’era una sola via.
Diventare Hokage.
Per quanto ci abbia
pensato , ancora adesso non riesco a capire i motivi della sua decisione.
Perché? Perché ha intrapreso
un viaggio cosi difficile.
Perché era cosi
importante per lui farsi accettare da tutti?
A nessuno è mai
importato nulla di Naruto, salvo qualche eccezione.
Anzi, non sarei stato
per nulla sorpreso se anche lui, come Sasuke, un giorno avesse deciso di
abbandonare il villaggio e lasciarsi alle spalle tutti coloro che lo avevano
rifiutato.
Non avrei trovato la
mia risposta usando semplicemente la logica.
Essa dove trovarsi al
di fuori della semplice ragionevolezza.
Il me del passato non
avrebbe mai trovato quella risposta.
Adesso, invece, sono
riuscito finalmente a capire.
La risposta poteva
essere solo una.
Naruto è Naruto. Lui
è fatto cosi.
E’ stato grazie al
suo modo di essere e alla sua forza d’animo che è riuscito a farsi accettare.
Passo dopo passo,
Naruto è riuscito a guadagnarsi la fiducia delle persone che gli stavano
intorno.
Grazie alle
incredibili imprese che ha compiuto e alla sua bontà d’animo
E adesso, lui era
riconosciuto come l’eroe del Villaggio della Foglia.
Mentre tutti i suoi
amici lo innalzavano al cielo, come fosse il loro salvatore…
…io compresi cos’era
“davvero” la fiducia.
Essa è la capacità di
credere nella lealtà di una persona fino all’estremo.
Non è un sentimento
razionale, che può essere semplicemente spiegato con le parole.
Non è qualcosa che
può essere dato facilmente a qualsiasi persona.
La fiducia va
guadagnata con le azioni che si compie e accresce con il tempo.
Credo sia uno dei
sentimenti più potenti dell’essere umano….
…ma…..allo stesso
tempo…..
Credo sia anche uno
dei sentimenti più fragili dell’essere umano.
Basta un’inezia
perché quella fiducia che riponiamo nel prossimo si infranga per sempre.
E’ un rischio, questo
lo riconosco, ma…. è un rischio che vale la pena di correre.
Questo lo capito grazie
al capitano Kakashi…
Nonostante lui fosse
a conoscenza che io lavoravo per la Radice, mi ha detto esplicitamente che…..
….si fida di me!
Mai come in quel
momento mi sono sentito parte integrante di quel Team.
E come tale, mi
sentivo in dovere di fare qualcosa per porre fine a quella “maledizione” che
attanagliava per anni il Team 7.
Ormai tutto era
chiaro. Il quadro era finalmente completo.
In tutti questi anni Naruto
ha portato su di se una catena fatta di dolore e sofferenza.
Fin da bambino a dovuto
sopportare il peso di portare un demone dentro di se.
L’assenza dei
genitori ha portato inevitabilmente alla solitudine.
Dopodiché vi è stata
la fuga di Sasuke e la promessa fatta a Sakura.
Tutti questi fattori
hanno creato una catena che imprigionava la sua anima e che gli impediva di
essere libero.
I vani tentativi di
riportare indietro Sasuke, la morte del suo caro maestro per opera di Pain, la
condanna di Sasuke per tradimento….
….hanno reso quella
catena sempre più pesante, un’anello dopo l’altro.
Dopo aver visto
Naruto essere picchiato selvaggiamente da quei ninja, decisi che non era più il
tempo di stare con le mani in mano.
Dovevo spezzare
quelle catene o quantomeno alleggerirle.
Come amico di Naruto,
sentivo di doverlo aiutare in qualche modo.
Decisi che dovevo
parlarne con Sakura. Dovevo dirle di rompere la promessa che Naruto le aveva
fatto.
Questo era l’unico
modo sensato di porre fine a tutto ciò.
Durante il tragitto
verso la tenda in cui si trovava la mia compagna di squadra, iniziò a balenarmi
in testa una domanda.
Naruto e Sakura erano
amici da tanto tempo, da quando è stato fondato il Team 7.
Hanno affrontato
insieme innumerevoli missioni e, con il tempo, hanno creato una fiducia e
un’empatia che solo loro possiedono.
Dopo la fuga di Sasuke,
credo che quel legame sia diventato più forte.
Hanno trascorso
insieme un sacco di momenti tristi, ma anche un sacco di momenti divertenti.
Se la loro amicizia
era davvero cosi forte….
…allora…..come mai
Sakura non riusciva a vedere la sofferenza che attanagliava Naruto?
Per me era
chiaramente evidente, ma per Sakura no.
Cosa la rendeva cosi
cieca da non riuscire a vedere cosa nascondevano i sorrisi rassicuranti di
Naruto?
E’ stata l’eccesiva
fiducia in Naruto ad accecarla, o forse l’eccessiva ingenuità.
Ancora adesso non
sono riuscito a trovare una risposta.
Ma….di una cosa era
certo.
Naruto era davvero
bravo a nascondere quella sofferenza, soprattutto davanti alla compagna.
Anche nei momenti in
cui si sentiva triste, lui sorrideva, o meglio, fingeva di sorridere.
Forse è per questo
motivo che Naruto non riusciva ad ingannarmi.
Anch’io, come lui, ho
simulato di sorridere parecchie volte.
Per questo motivo lo
riconoscevo. Il suo sorriso era come il mio.
No……il suo era molto
più complesso.
Io fingevo di avere
delle emozioni che in realtà prima non avevo.
Il mio era un sorriso
totalmente privo di qualsiasi sentimento.
I sorrisi di Naruto
erano molto più complicati, non avrei mai potuto imitarli.
I suoi sorrisi
erano…sinceri. Erano veri.
Essi trasmettevano
felicità a chiunque, ma, in verità, nascondevano una profonda tristezza.
Usare un’emozione per
nasconderne un’altra.
Credo sia un trucco
che, presto o tardi, tutti imparano ad usare.
Celare le proprie
sofferenza con un sorriso e fingere che vada tutto bene.
Naruto in questo era
diventato un maestro.
Scommetto che ha
dovuto farlo sin da bambino, per dimostrare a tutti coloro che lo disprezzavano
che non aveva bisogno di nessuno. Che stava bene da solo.
Credere solo nelle
proprie capacità e continuare a perseguire i propri obiettivi.
In fondo, io e Naruto
abbiamo avuto più cose in comune di quanto si possa pensare.
Per questo riuscivo a
comprendere la sua sofferenza, a vedere le catene che lo imprigionavano.
Dovevo parlarne con
Sakura, perché sapevo che lei era l’unica che avrebbe potuto spezzare quelle
catene.
Solo lei poteva
farlo.
Mentre discutevamo
sulle ragioni per cui doveva assolutamente rompere la promessa…
…non potevo non
notare sul suo volto i suoi sguardi di incredulità e sorpresa.
Era qualcosa che
davvero non riuscivo a comprendere.
Sakura conosceva
Naruto dai tempi dell’accademia ninja.
Come poteva non
vedere il suo dolore.
Come poteva lasciare
che lui si caricasse di un tale fardello sulle proprie spalle.
Come se il fatto di
avere un demone imprigionato dentro di lui non fosse già abbastanza.
Non ci volle molto
per convincere Sakura a intervenire.
Ma, convincere Naruto
a lasciar perdere la promessa sarebbe stato tutto un altro paio di maniche.
Tutti erano a
conoscenza della sua testardaggine e della sua perseveranza.
E come se non
bastasse, le parole che Naruto disse quel giorno…
L’impresa di Sakura
sarebbe stata ben più che ardua.
Ma se questo avrebbe
alleviato la sofferenza di Naruto, allora, tanto valeva tentare.
Sakura sembrò
dimostrare un’insolita sicurezza dopo le parole mie e di Shikamaru.
Avevo di certo ideato
un piano, lo si percepiva dalla determinazione nelle sue parole.
Cosi, io e Shikamaru
decidemmo di lasciar fare a lei. Era la “sua” missione.
All’inizio pensai che
Sakura sarebbe riuscita nel suo intento.
Dopotutto, come suo
compagno di squadra, mi fidavo di lei.
Sperai davvero che
avrebbe spezzato quelle catene e che avrebbe posto fine a tutto.
Quanto sono
stato….ingenuo.
Ciò che accade in
seguito…non lo avrei mai potuto prevedere.
L’incontro tra Naruto
e Sakura sotto la neve.
L’attacco di Sasuke
all Summit dei 5 Kage.
Ed infine….la guerra.
La Quarta Grande Guerra Ninja.
Essa è sempre stata
fonte di dolore per tutti coloro che l’hanno vissuta.
Noi, giovani ninja,
abbiamo potuto provare in prima persona quali tragiche conseguenze può
comportare questa drammatica scelta.
Ad esempio, io ho
rivisto mio fratello, resuscitato tramite una tecnica proibita.
Ho provato dolore,
molto dolore nel rivederlo dopo tanto tempo.
Ho sentito riaffiorare, uno dopo l'altro, tutti i ricordi che avevo rimosso dalla mia mente.
Ma…ho provato anche
felicità. Ho potuto mostrargli il disegno che avevo fatto per lui.
Grazie ad esso, Shin
ha trovato la serenità. Non c’è stato alcun bisogno di combattere.
Molti altri, come me,
hanno dovuto provare questa sensazione.
Sono stati costretti
a combattere contro parenti o amici che tentavano di ucciderli.
La frustrazione nel
vedere una persona a te cara che voleva combattere contro la sua volontà.
E’ stata una delle
mosse più crudeli, ciniche e inumane che il mondo abbia mai visto.
La storia insegna come
si torna dalla guerra. E come anche se si torna, non si torna mai in tanti.
Anche se riesci a
tornare, porti del dolore con te.
Tutti, io compreso,
lo hanno potuto constatare in prima persona.
Però, io credo che
fra tutte le persone che hanno vissuto quell’orribile esperienza, Naruto è
stato quello più segnato da essa.
Assistere alla morte
di un compagno sul campo di battaglia.
Lo scontro contro
quella terribile entità di nome Kaguya.
Il combattimento
finale con Sasuke.
E per concludere, la
perdita dell’arto destro.
Tutti questi fattori,
tutti questi tragici avvenimenti, lo hanno segnato profondamente.
Il dolore che ha
accumulato dentro di se dev’essere diventato inimmaginabile.
Tutti noi abbiamo dei
limiti e Naruto non è da meno.
Sono convinto che lui
abbia superato quel limite già molto tempo fa.
Tutto quel dolore,
tutta quella sofferenza…non può essere cancellata.
Presto o tardi,
avrebbe dovuto farne i conti.
O forse……gia da quel
giorno Naruto……ha iniziato a confrontarsi con il suo dolore.
Quel giorno di tanto
tempo fa, il giorno in cui Naruto mi rivelò la promessa fatta…
“Adesso capisco come
stanno le cose. La promessa e tutto il resto .E’ davvero una storia
incredibile. De v’essere stato davvero
doloroso vedere un’amico andarsene via a quel modo”
Naruto arrestò il suo cammino udendo quell’affermazione. Il
moro si fermò qualche istante dopo e iniziò a scrutare l’amico, per vedere la
sua reazione. Il suo volto era cupo e
teneva lo sguardo fisso davanti a se, come se fosse immerso in un mondo tutto
suo.
Dopo qualche secondo di incessante silenzio, sul viso di
Naruto comparve un sorriso appena accennato.
“Sono trascorsi ormai
tre anni da quel giorno alle porte del villaggio, dove tutto ebbe inzio. Ed
esattamente come tre anni fa…..nulla è cambiato. Sasuke è ancora la fuori a
inseguire l’ombra di suo fratello, divorato dal suo desiderio di vendetta.
Mentre io…..sono qui a perdere tempo” La sua voce iniziò a farsi sempre più
roca “I miei tentativi di riportare a
casa Sasuke sono stati……………patetici”
“Ti riferisci
all’ultima missione di recupero, vero?”
“Esatto! In quella
missione non sono stato in grado di fare niente” rispose Naruto, stringendo
i pugni e i denti per la rabbia.
“Gia! Nonostante
fossimo in 4 contro 1, Sasuke è riuscito
a tenerci a bada senza alcun problema. Inoltre, io e il capitano Yamato siamo
Anbu esperti. Per lui non rappresentavamo neanche un vera e propria minaccia. Sono
sicuro che, se avesse voluto, ci avrebbe fatto fuori tutti”
“Ti sbagli! Non
l’avrebbe mai fatto” esclamò Naruto quasi offeso “Durante la prima missione di recupero, Sasuke avrebbe potuto anche
togliermi la vita. Ma non l’ha fatto. Questo vuol dire che lui è ancora legato
al Team 7 e al villaggio”
“Smettila di
difenderlo, Naruto. Io so quello che ho visto. Una spada conficcata dietro la
schiena mi sembra tutt’altro che un saluto. Lo sai anche tu. Inoltre, a fatto
saltare in aria l’intera base sotterranea in un battito di ciglia. Orochimaru
stesso è dovuto intervenire per bloccare i suoi impulsi omicidi. E’ totalmente
fuori controllo”
“Tsk! Sasuke non è il
tipo che si fa dare ordine. Dopotutto è un Uchiha”
“Esattamente. Lui è
un Uchiha……proprio come suo fratello” esclamò Sai non nascondendo il suo disprezzo
per quella persona.
Udendo quell’affermazione Naruto iniziò a spazientirsi
davvero. Aveva colto all’istante a cosa alludeva il giovane Anbu. Si avvicinò
lentamente verso il suo compagno e prendendolo pericolosamente per il colletto
rispose:
“Sasuke….lui non
è….come suo fratello” esclamò il
biondo con fare minaccioso.
“Oh! Spero tu abbia
ragione, Naruto. Perché sinceramente non oso pensare a cosa potrebbe diventare”
“Cosa vuoi dire?”
“Sasuke non ha
combattuto seriamente contro di noi. Ha utilizzato tecniche non convenzionali,
che persino Orochimaru ne ha riconosciuto la temibilità. Per questo motivo ha
ritenuto saggio fermarlo. Dio solo sa cosa sarebbe stato in grado di fare. Io
sono stato nella squadra Anbu della Radice per tanto tempo, Naruto. Ho
partecipato a svariate missioni di livello S e ti posso assicurare che sono
tutt’altro che debole. Contro la forza e le abilità di Sasuke non ho potuto
nulla. Sono sicuro che la maggior parte dei Jonin e degli Anbu di questo
villaggio avrebbe avuto la peggio contro di lui. E la stessa cosa vale anche
per te.
“COSA VUOI INSINUARE?”
gridò Naruto, attirando l’attenzione dei passanti. La presa sul ragazzo si
fece più salda, tanto che poteva avvertire la mano del ninja biondo tremare per
la tensione.
“Ormai dovresti averlo
capito anche tu che NON PUOI battere Sasuke. Non come sei ora. Siete su due
livelli completamente differenti. Se avessi combattuto contro di lui 1 contro
1…….sai meglio di me come sarebbe andata a finire”
Nonostante le parole di Sai fossero
state cosi dirette e
pungenti da fargli perdere la calma, Naruto non poteva non ammettere a
se
stesso che…..aveva ragione. Aveva schifosamente ragione. Sasuke
era diventato talmente potente da riuscire a penetrare nella sua mente
e a sopprimmere il potere della volpe come se niente fosse. Il
fallimento della
missione e la sconfitta subita avevano provocato nel ninja biondo un
dolore
inimmaginabile dentro di lui. Sentiva il suo orgoglio di ninja e la sua
solita
sicurezza andare pian piano in mille pezzi.
Consapevole del fatto che Sai non era il tipo che provoca le
persone, ma che più semplicemente diceva loro ciò che pensa senza alcun
problema, lascio andare lentamente la presa su di lui. Nei suoi occhi azzurri
si poteva leggere tutta la sofferenza e la rabbia nei confronti di se stesso e
della sua incapacità.
“Lo so. Hai ragione,
Sai!” ammise colpevole Naruto “I miei
due anni di allenamento con il maestro Jiraya avrebbero dovuto prepararmi per questa
missione. Credevo davvero che stavolta ce l’avrei fatto. Che avrei mantenuto la
promessa. Ero sicuro di me” Dopo una breve pausa, Naruto tolse il
coprifronte della foglia e, mentre lo stringeva tra le mani, una piccola
lacrima cadde su di essa “S-Sono stato
un…….un’ingenuo”
Il giovane Anbu rimase in silenzio davanti al dolore del
compagno. Non pensava che le sue parole avrebbe sortito un tale effetto su di
lui. Questo non faceva altro che dimostrare che sotto la sua aria di sicurezza
e spavalderia, si nascondeva qualcosa di ben più profondo e doloroso.
“L’ultima volta che ho
combattuto contro Sasuke ero in grado di tenergli testa. Eravamo sullo stesso
livello. Perciò, ho pensato che allenandomi con uno dei ninja leggendari, sarei
riuscito a sconfiggere Sasuke. Lui avrebbe finalmente riconosciuto la mia forza
e io avrei mantenuto la parola data a Sakura. Ma……l’ho sottovalutato. Sasuke è
sempre stato un ninja eccellente sotto ogni punto di vista. E’ un genio del
combattimento e, come se non bastasse, è
un Uchiha. Fin dall’inizio ero consapevole del fatto che non sarebbe stato
facile batterlo. Se la mia attuale forza non è abbastanza per raggiungerlo,
allora, non devo far altro che diventare più forte. Devo allenarmi con maggiore
intensità. Creare nuove tecniche”
“Sara sufficiente?”
“Sasuke non si farà
convincere con le parole. Che io lo voglia oppure no…..finiremo per darci battaglia.
Questo è l’unico modo” Dopodiché, Naruto si rimise il copri fronte e
riprese il suo cammino per le strade del villaggio.
Anche Sai riprese il suo cammino alle spalle del ninja
biondo. C’era ancora qualcosa voleva chiedere al suo compagno, ma, aveva paura
di come avrebbe reagito alle sue parole. Non voleva rovinare l’amicizia con
Naruto proprio adesso. Dopo aver camminato per qualche minuto, l’Anbu della
Radice decise di prendere il toro per le corna e di affrontarlo.
“Naruto……perché non
lasci perdere?” Il ninja biondo
arrestò nuovamente il suo passo. “Non
capisci. E’ una causa persa in partenza. Non riuscirai a….”
“BASTA COSI, SAI!” urlò
Naruto, continuando a dare alle spalle all’amico “Non posso farlo. Sasuke è mio amico e, inoltre, ho una promessa da
mantenere. Lei conta su di me” esclamò il biondo in modo quasi
impercettibile “Se non riuscirò a
riportare indietro Sasuke e a mantenere la mia promessa, allora non sarò
neanche degno di diventare Hokage”
“Stronzate”
esclamò l’Anbu con tono freddo e distacco. Sembrava essere tornato il Sai senza
emozioni che era all’inizio.
Naruto si volto velocemente e con gli occhi spalancati verso
il ragazzo, colto di sorpresa da quello strano insulto.
“Ti rendi conto di
quello che stai dicendo? Non saresti degno di diventare Hokage solo perché non
sei riuscito a riportare indietro qualcuno che ha scelto la vendetta al posto
dei propri amici? Quindi, stando alle tue parole, se non dovessi riuscire a far
tornare Sasuke al villaggio…..allora rinuncerai per sempre al tuo sogno. Dimmi,
è cosi? ”
“N-Non ho detto
questo. E poi….non è una decisione che spetta a te” rispose Naruto con
decisione.
“Esatto! Come non
spetta a te decidere se Sasuke deve tornare al villaggio oppure no. Non puoi
costringerlo a tornare se non vuole. In fondo, perché dovrebbe tornare? In
questo villaggio ha perso tutta la sua famiglia. E’ pieno di ricordi dolorosi
per lui. Non puoi biasimarlo”
“Tu non lo conosci.
Sasuke non è mai scappato dal suo passato. Lo dimostra il fatto che vuole
vendicare la sua famiglia. Ha trasformato il suo dolore in odio……odio da
riversare su suo fratello. Però……non posso lasciarglielo fare”
“Non vuoi che Sasuke
si vendichi su suo fratello? Per quale motivo?” domandò Sai incuriosito
dalle parole del ninja biondo.
“La vendetta non è la
risposta al dolore e al vuoto interiore che prova in questo momento. Credimi,
io lo so molto bene” rispose Naruto ricordando il suo passato. Avrebbe
avuto più di un motivo per vendicarsi di tutte le persone che lo avevano da
sempre odiato e disprezzato. Tuttavia, dentro di se, sapeva che non sarebbe
servito a niente. “L’odio genera solo
altro odio. La vendetta genera solo altra vendetta. In questo modo nessuno
esssere umano potrebbe mai raggiungere la vera pacè. Nessuno potrebbe
raggiungere la felicità. E’ un circolo vizioso che dura da sempre e che ha
sempre generato guerre e sofferenza”
Sai comprese appieno il significato delle parole di Naruto.
Infatti, alla Radice, insegnavano ai loro ninja a cancellare le emozioni
proprio per evitare questo genere di cose. In questo modo, non saresti stato
mai odiato da nessuno. Ma, allo stesso tempo, non saresti stato amato da
nessuno. Saresti solo un’ombra, uno strumento per la pace e la tranquillità di
Konoha.
“Capisco benissimo
cosa intendi” esclamò il giovane Anbu accennando un sorriso sincero. Anche
se Naruto non era stato addestrato per essere un’Anbu della Radice, tramite il
suo passato aveva imparato molti insegnamenti che le persone comuni ignorano.
“Non posso lasciare
che Sasuke cada vittima della vendetta. Non posso. Sento che se glielo
permettessi, qualcosa in lui potrebbe cambiare. Potrebbe trasformarlo
in…..qualcos’altro. Per questo devo, ad ogni costo, raggiungere il suo livello
e fermarlo prima che sia troppo tardi” esclamò il biondo con tutta la
determinazione che possedeva. Non si sarebbe arreso per nessun motivo, avrebbe
continuato a lottare fino alla fine. Fino a raggiungerlo e poi, superarlo.
“Se non dovessi
arrivare in tempo?” domandò ancora Sai. Nonostante avesse riconosciuto
l’enorme forza di volontà che spingeva il compagno a raggiungere i suoi
intenti, doveva contemplare anche la possibilità di un fallimento.
“Se Sasuke riuscirà
nella sua impresa……..La mia unica speranza e che, un giorno, decida lui stesso
di tornare al villaggio. Questa è la sua casa e qui ci sono i suoi amici e i
suoi legami. La fuori non ci sarà niente per lui. Rimarrà solo e il vuoto che
prova in questo momento diverrà più grande di prima. Io non lascerò che accada.
Vendetta o non vendetta, Sasuke tornerà a Konoha. Ne sono assolutamente sicuro.
E se non sarà lui a tornare con le proprie gambe, allora ci penserò io a farlo
ragionare” Naruto strinse i pugni con forza, segno che l’unica cosa che
avrebbe potuto far ragionare il suo amico erano le maniere forti.
“Non è cosi semplice”
esclamò Sai con aria pensante, strofinandosi la testa con la mano destra.
“Non lo è mai stato” rispose
subito dopo il biondo, ribadendo la difficoltà della sua missione.
“Non hai capito. Secondo
te perché Tsunade non ha dichiarato Sasuke Uchiha un nukenin, un ninja
traditore, il giorno in cui è scappato?”
“Glielo chiesto io.
Gli ho detto che avrei riportato a casa Sasuke a qualunque costo. Tsunade crede
in me e sa che posso farcela” rispose l’Uzumaki con assoluta sincerità.
Tsunade aveva scommesso su di lui, non poteva deludere le sue aspettative.
Aveva dato la sua parola.
“Stai prendendo la
cosa troppo alla leggera. Il motivo per cui Sasuke non è stato inserito nella
lista dei ninja criminali dopo la sua fuga e perché non ha fatto niente e non
ha ucciso nessuno. E’ rimasto tre anni nascosto nell’ombra, ad allenarsi
insieme a quell’Orochimaru. Tsunade ha semplicemente convinto il consiglio degli
anziani che Sasuke era scappato per inseguire suo fratello Itachi. Se avesse
raccontato la verità, cioè che Sasuke è andato di sua spontanea volontà da
Orochimaru per poter ottenere più potere, ti assicuro che le cose adesso
starebbero diversamente. Gli unici a sapere la verità, oltre a te e a tutti
coloro legati a Sasuke, eravamo noi della Radice. Sicuramente Tsunade ha
assecondato il tuo volere, permettendoti di cercare Sasuke. Ma…….questo durerà
ancora per poco” concluse L’Anbu con molta serietà, incrociando le braccia
al petto
“Dove vuoi arrivare,
Sai?” esclamò Naruto, innervosendosi nuovamente.
“Ascolta. Il motivo
per il quale io e il capitano Yamato ci siamo uniti al Team 7 non è casuale. Siamo
stati scelti appositamente per questo Team”
“Ti riferisci alla tua
missione di uccidere Sasuke?”
“Si. Per quanto la
Radice possa essere crudele, ha sempre agito per il bene del villaggio. Se mi
hanno incaricato di uccidere Sasuke c’è solamente un motivo” Il giovane
Anbu fece un breve sospiro e guardando Naruto dritto negli occhi disse “Loro ritengo che Sasuke sia….una minaccia”
“U-una minaccia?!” balbettò
Naruto, spalancando gli occhi per lo stupore “Ma scherziamo! Cosa diavolo pensano quelli della Radice. Che Sasuke
possa attaccare il villaggio?”
“Probabilmente è cosi.
Suo fratello Itachi ha sterminato “da solo” l’intero clan Uchiha, un dei clan
più forti del nostro Paese. Ha avuto pietà solo del fratello. Dopodiche, ha
lasciato il villaggio e si è unito
all’Akatsuki. Possedeva un talento fuori dal comune ed era forse il più forte
guerriero del suo clan. Anche Sasuke ha dimostrato un talento eccezionale, sin
da bambino. Questo non è sfuggito alla Radice e l’hanno sempre tenuto d
‘occhio. Credo che loro….abbiano paura che Sasuke, presto o tardi, possa
seguire le orme di suo fratello. In fondo, il clan Uchiha è sempre stato
considerato un clan maledetto e temuto da tutti”
“Sono solo un cumulo
di sciocchezze” esclamò Naruto seccato dalla quantità di assurdità
pronunciate dal suo compagno “Non possono
condannare Sasuke basandosi sulle azioni compiute da suo fratello. Loro due non
sono la stessa persona”
“Non è solo questo di
cui avevano paura. La Radice era al corrente dei piani di Orochimaru. Eravamo
al corrente che quell’uomo voleva impadronirsi del corpo di Sasuke. Solo e
unicamente per poter ottenere l’abilità innata dello Sharingan. Stando alle
nostre informazioni, devono passare circa tre anni per poter utilizzare la
tecnica che gli permetta di reincarnarsi da un corpo all’altro. Il tempo era
agli sgoccioli e la missione di recupero che abbiamo fatto era la nostra unica
possibilità”
“Tsk! Avrebbero dovuto
aiutarmi sin dall’inizio se il loro obiettivo era quello di impedire che
Orochimaru si impossessasse del corpo di Sasuke. Ci saremmo risparmiati un
sacco di problemi” esclamò secco il ninja biondo. Considerando tutti i
litigi avuti tra lui e Sai all’inizio della missione, quest’ultima sarebbe
potuta essere gestita in maniera diversa.
“Non sarebbe cambiato
niente. La Radice sapeva fin dall’inizio che la vostra missione di recupero
sarebbe fallita. Per questo mi hanno incaricato di unirmi al Team 7”
“Ah si! Se erano cosi
sicuro del nostro fallimento, allora perché la Radice non ha organizzato una
missione per conto suo? Noi ci saremmo concentrati su Sasuke, mentre voi
avreste puntato a Orochimaru. Avremmo potuto coordinarci e insieme prendere due
picconi con una fava” esclamò Naruto, pensando che quella sarebbe stata la
scelta più logica per arrivare al successo della missione.
“Stai sottovalutando
Orochimaru. Quell’uomo è incredibilmente astuto. Sicuramente intorno alla sua
base avrà piazzato trappole e spie che tengono sottocontrollo il suo
territorio. Se due squadre avessero cercato di intrufolarsi nel suo covo, la
probabilità di essere scoperti sarebbe stata notevolmente più alta e quindi
Orochimaru sarebbe riuscito a fuggire più facilmente” rispose Sai con molta
sicurezza. Era evidente che Sai aveva molta più esperienza in questo campo
rispetto a Naruto.
“Ho capito! In parole
povere, più si è numerosi, più c’è il rischio di essere scoperti e, di
conseguenza, di fallire la missione”
“Esatto. Molti Anbu
compiono missione in solitaria per non essere localizzati dal nemico. E cosi è
stato per me. Mandare una squadra di Anbu per riuscire a penetrare il covo del
nemico sarebbe stato troppo rischioso. Inoltre, dimentichi che Orochimaru è uno
dei tre ninja leggendari. Se avessimo ingaggiato battaglia contro di lui, ci
avrebbe uccisi tutti o peggio………..ci avrebbe usato per i suoi esperimenti.
Sarebbe stata una missione suicida già in partenza. Ecco perché abbia puntato
su Sasuke. Senza di lui, i suoi piano di reincarnazione sarebbero falliti e noi
avremmo avuto più tempo a disposizione per catturarlo”
“Per questo hanno
ritenuto saggio farti unire alla nostra squadra” esclamò Naruto
comprendendo i propositi e i ragionamenti di quella misteriosa organizzazione
che era la Radice “Hanno approfittato
della situazione e, in questo modo, tu avresti potuto agire indisturbato
compiendo la tua “missione segreta”.
“Si! Era la soluzione
migliore, avrebbe garantito la più alta probabilità di successo. Purtroppo, le
cose sono andate diversamente. Orochimaru e Sasuke sono riusciti a scappare.
Questa missione di recupero era la nostra ultima possibilità di impedire i
folli propositi di Orochimaru.” concluse il giovane Anbu con voce
frustrata. Quella missione era davvero molto importante. Stava agendo per il
bene del villaggio e non poteva permettersi di fallire. Adesso, doveva portare
su di se il peso del suo fallimento.
“Impedire i piani di
Orochimaru uccidendo Sasuke. Troppo facile” disse Naruto con la voce colma
di rabbia “Dimmi la verità, Sai. Tu
saresti stato d’accordo con loro. Credi che uccidere Sasuke sarebbe stata la
scelta migliore?”
“Quello che penso io
non ha alcuna importanza” rispose freddo il moro “Io sono un’Anbu della Radice e, come tale, devo solo eseguire gli
ordini che…..”
“DANNAZIONE, SAI! NON
ME NE FREGA UN CAZZO DEI TUOI ORDINI. IO NON STO PARLANDO CON LA RADICE, STO
PARLANDO CON TE” urlò impulsivo Naruto con tutto il fiato che aveva in
corpo. Il giovane Anbu indietreggio di qualche passo di fronte all’improvvisa
reazione di Naruto. Era davvero stupito dalle sue parole. Era la prima volta
che una persona chiedeva la sua opinione su qualcosa. Per la prima volta in
vita sua, qualcuno non lo stava trattando come un’oggetto o uno strumento per
uccidere. Naruto lo stava trattando come una persona reale, come……un’essere
umano.
“Qui ci siamo solo tu
ed io. Nessun’altro. Quello che voglio è sentire il tuo pensiero. Credi davvero
che uccidere Sasuke sia la soluzione migliore?”
Dopo qualche secondo di esitazione, il moro rispose con un
secco “Si” provocando in Naruto
un’enorme senso di delusione e disappunto.
“Ma….dopo aver
conosciuto te, Sakura e tutta la storia riguardante Sasuke, ho capito che
sarebbe stato uno sbaglio. Anche se uccidere Sasuke sarebbe stata la soluzione
più semplice e immediata per il bene del vilaggio, credo che anche lui meriti la
possibilità di essere salvato” Scrutando negli occhi del suo compagno,
Naruto capì che quelle parole erano davvero sincere. Dettate dal cuore, non
dalla mente.
“Ahahahah! Accidenti,
Sai. Mi hai fatto prendere un colpo. Perché devi essere cosi criptico quando
parli” esclamò Naruto, sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi e portando le
mani dietro la testa.
“E tu come fai ad
essere cosi tranquillo e rilassato?” ribatte Sai sempre serio “Abbiamo fallito la missione di recuperare
Sasuke. Questa era la nostra unica chance e c’è la siamo bruciata. Scommetto
che a quest’ora Orochimaru si sarà già impossessato del corpo di quell’Uchiha”
“Non preoccuparti,
Sai! Sono certo che non accadrà” esclamò Naruto sicuro di se.
“Cosa? Come fai ad
esserne cosi sicuro?” domandò Sai. Naruto sembrava davvero tranquillo,
troppo tranquillo.
“Io conosco Sasuke
meglio di chiunque altro. Ha fatto della vendetta la sua ragione di vita. Ma,
non arriverà al punto di consegnare il suo corpo ad Orochimaru di sua spontanea
volontà. Ci sono due motivi per cui non lo farà:
N°1: Sasuke non ha la
garanzia che, consegnando il suo corpo ad Orochimaru, lui decida di vendicarsi
su Itachi. E’ un rischio che sicuramente lui avrà calcolato nei suoi piani.
N°2: Sasuke vuole
uccidere suo fratello con le sue stesse mani. Non lascerà che altri si
impossessino della sua vendetta. Dev’essere lui e lui soltanto ad uccidere
Itachi. E’ la sua vendetta.
Anche se lui stesso ha
detto che sarebbe stato disposto a tutto pur di vendicare la sua famiglia,
anche consegnare il suo corpo ad Orochimaru, sono più che certo che non parlava
sul serio. Adesso sta solo recitando la
parte del bravo allievo che ubbidisce al suo maestro. Tutto per ottenere il
potere che gli serve ad uccidere Itachi. Orochimaru è sicuramente astuto, ma, Sasuke
è anche più astuto di lui”
“In effetti……potresti
non avere tutti i torti” esclamò
sbalordito il moro, sorpreso dalle esauriente spiegazione che gli aveva dato il
compagno.
“Sono certo che
abbiamo ancora tempo per raggiungere Sasuke e riportarlo indietro prima che lui
raggiunga Itachi. Fino ad allora, mi allenerò come un pazzo e sarò diventato
forte abbastanza da poterlo sconfiggere e riportare a casa” concluse Naruto
più spavaldo che mai.
“Niente male, Naruto.
Allora sai usare anche il cervello oltre al tuo pistolino”
“Già. So usare
il…………………………..SSSSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII”
Il giorno seguente, la squadra doveva incontrarsi con il
capitano Yamato per discutere della loro prossima missione. Cosi, decisero
entrambi di passare dal negozio di armi per fare scorta di kunai e shuriken di
riserva. Dopodiché, decisero di andare a chiamare Sakura e insieme dirigersi
verso il punto di ritrovo concordato con il capitano Yamato.
Durante il tragitto verso l’abitazione di Sakura, i due
ragazzi parlarono del più e del meno con molta tranquillità. Ovviamente non
potevano mancare da parte di Naruto battute, risate e schiamazzi che attiravano
l’attenzione dei passanti. Con il passare del tempo, il povero Sai iniziò ad
abituarsi agli strani modi di fare del suo compagno. Talmente strani da
trovarli buffi e divertenti senza che se ne rendesse conto. Mancava solo un
chilometro per arrivare alla dimora della kunoichi. Ancora pochi minuti e si
sarebbero trovati sotto il suo balcone pieno di fuori. Fino a che, senza alcun
preavviso, Naruto si accasciò a terra quasi, privo di sensi.
“NARUTO! EHI, NARUTO!
MI SENTI?” Il giovane Anbu iniziò a scuotere il corpo del compagno,
cercando di fargli riprendere conoscenza. Entrambi si trovavano in una strada
isolata e non c’era nessun passante nelle vicinanze che potesse aiutarli. Con molta cautela, il giovane Sai girò il
corpo del ninja biondo a pancia in su e, dopo qualche secondo, iniziò a notare degli strani sintomi. Il
volto di Naruto era diventato stranamente rosso e il suo petto si muoveva
velocemente su e giu, provocandogli un’incredibile senso di affaticamento. Sembrava
che avesse corso per miglia e miglia senza mai fermarsi e, arrivato al limite,
fosse collassato di colpo. Dopo circa un minuto, Naruto iniziò pian piano a
svegliarsi e l’affanno a ridursi. L’Anbu lo aiutò a sedersi vicino ad un muro
che si trovava proprio alla loro destra e con voce preoccupata disse:
“Ascolta, Naruto.
Sakura abita qui vicino, giusto? Vado a chiamarla. Lei sicuramente saprà cosa
fare.. Non muoverti da qui. Torno subito”
Ma prima che Sai potesse allontanarsi, Naruto lo afferrò
velocemente per il braccio sinistro. La sua presa era cosi salda che impediva
al giovane Anbu di muoversi o liberarsi.
“Anf! Anf! N-N-Non c’è
ne….alcun bisogno……S-Sto bene. Ho solo avuto un….Anf!...un giramento di testa.
Nulla di allarmante” esclamò Naruto cercando di essere disinvolto. Ma, era evidente, che era tutt’altro
che un semplice capogiro ad averlo fatto crollare. Inoltre, Sai non era cosi
ingenuo da credere ad una bugia cosi mal recitata. Il moro rimase in silenzio
mentre vedeva pian piano Naruto mettersi in sesto da solo.
“V-Visto? Sto bene.
Non c’era alcun bisogno di far preoccupare Sakura” Ancora una volta, Naruto
stava nascondendo le proprie debolezze e la propria sofferenza. Non voleva che
la sua compagna si preoccupasse per lui. In fondo erano amici da anni. Perché
nascondere la sua debolezza in questo modo?
“Non ti sei ancora
ripreso dopo lo scontro con Orochimaru, vero?” esclamò improvvisamente
l’Anbu, cogliendo di sorpreso il ninja biondo.
“Nonostante il tuo fisico non si sia completamente ripreso, hai
continuato ad allenarti come se niente fosse. Sono pronto a scommettere che non
è la prima volta che collassi in questo modo, non è cosi?” Naruto non proferì
parola, segno che le parole di Sai avevano colpito nel segno. Era la verità.
Durante le sue intense sessioni di allenamento, era capitato più di una volta
di perdere improvvisamente le energie e di trovarsi a terra completamente senza
fiato.
Tuttavia, forse per orgoglio, Naruto cercò di ignorare le
parole di Sai e, appoggiandosi al muro con la mano destra, riprese il cammino
verso la dimora della compagna.
“Su, sbrighiamoci!
Abbiamo perso abbastanza tempo” esclamò indifferente il ragazzo biondo, cercando
di nascondere i dolori lancinanti che stava provando in quel momento.
“Naruto……non puoi
andare avanti cosi. Devi riconoscere i tuoi limiti?”
“Questo mai. Io devo
assolutamente diventare più forte. Non posso avere dei limiti” rispose Naruto con serietà.
“Sciocchezze! Tutti
quanti abbiamo dei limiti. Sia sul piano fisico che sul piano mentale”
“Allora non posso
permettermi di conoscerli. Durante la missione di recupero, Sasuke ha
dimostrato ampiamente di essermi superiore. Non posso starmene con le mani in mano. Devo
assolutamente colmare quel divario il più presto possibile”
“Capisco quello che
provi in questo momento, Naruto. Ma……non puoi andare avanti cosi. A che cosa
saranno serviti tutti i tuoi sforzi se poi ci lasci la pelle” esclamò Sai
preoccupato per le condizioni di salute del compagno. Era evidente che il suo
corpo era molto provato ultimamente e, se avesse continuato ad allenarsi, non
avrebbe più avuto neanche la forza di reggersi in piedi.
“Io so che vuoi
riportare indietro Sasuke perché lo consideri un amico e perché l’hai promesso
a Sakura. L’ho capito. Ma, ho anche capito che tutto questo,un giorno, ti si
ritorcerà contro”
“M-Mi si ritorcerà
contro?” domandò confuso il genin.
“Tu sei la forza
portante della Volpe a Nove Code. Uno dei demoni più malvagi e potenti che
siano mai esistiti. E un’arma potentissima, capace di distruggere ogni cosa sul
suo cammino. L’Akatsuki sta cercando di raccogliere tutti i cercoteri per i
suoi scopi. Perciò, ogni volta che esci fuori dal villaggio per una missione o
per cercare Sasuke sei in costante pericolo. Più di qualsiasi altro ninja. Se
dovessero riuscire a catturarti, non saresti soltanto tu in pericolo. Metti a
rischio tutti quanti noi”
“So difendermi da solo
da quell’organizzazione. Non riusciranno a catturarmi tanto facilmente.
Tantomeno lascerò che loro prendano la Volpe”
“Non è soltanto questo
il problema. Ricordi il tuo scontro con Orochimaru? Hai visto il campo di
battaglia? Hai visto cosa sei diventato quando hai perso il controllo?” Dopo
qualche secondo di attesa, Naruto distolse il suo sguardo da quello dell’Anbu.
Non ricordava assolutamente niente dopo che Orochimaru era comparso sul ponte
Tenchi. I suoi ricordi erano completamente annebbiati e più cercava di
ricordare, più quei ricordi si allontanavano.
“A quanto vedo, non
ricordi proprio niente. Allora, ci penserò io a rinfrescarti la memoria” Detto
questo, Sai raccolse dalla sua borsa degli attrezzi un rotolo di pergamena, un
piccolo pennello e il colore nero che solitamente usava per disegnare e creare
le sue tecniche ninja. Il giovane Anbu
impiegò circa un minuto per completare il suo disegno. Dopo che ebbe finito, il
ragazzo porse la pergamena al suo compagno, in modo che potesse guardare con i
suoi stessi occhi la strana figura demoniaca rappresentata su di essa.
“Guarda bene, Naruto.
Quella “cosa” è ciò che diventi quando perdi la ragione. Una creatura che
distrugge tutto ciò che gli si parà davanti”
Naruto rimase ad osservare il disegno per diverso tempo. Non
aveva mai visto cosa accadeva al suo corpo quando veniva controllato dal chakra
della volpe. Era davvero un’entità spaventosa.
“L’ho già detto al
capitano Yamato. Non permetterò che la Volpe abbia di nuovo il sopravvento su
di me. Non userò mai più il suo potere” esclamò Naruto, strappando il
disegno che aveva tra le mani in mille pezzi.
“Non è qualcosa che dipende
da te. La Volpe usa le tue emozioni negative contro di te e, considerando la
tua impulsività, per te sarà impossibile tenerle sotto controllo. Per questo
motivo l’Hokage ha inserito il capitano Yamata nella squadra. Lui è l’unica in
grado di farti tornare alla normalità”
“Mi stai dicendo
che….se non ci fosse il capitano Yamato, io non potrei andare da nessuna parte?
Non potrei andare in missione o alla ricerca di Sasuke?”
“Si. Che tu lo voglia
o no, il destino della Volpe e legato irrimediabilmente al tuo. Quindi, se la
Volpe è una minaccia…….lo sei anche tu. Sei un pericolo non solo per chi ti sta
intorno, ma anche per te stesso. Se continuerai a inseguire Sasuke o l’Akatsuki
potrebbe capire la stessa cosa che è successa al ponte Tenchi”
“Non succederà, te lo
garantisco. Inoltre, posso contare su Yamato durante le missioni”
“Ma che succederà
quando il maestro Yamato non sarà con te. Se l’Akatsuki dovesse attaccarci all’improvviso,
potresti nuovamente trasformarti come è successo contro Orochimaru. L’intero
villaggio verrebbe raso al suolo e tu potresti anche morire. Tu….insieme al tuo
sogno di diventare Hokage”
Anche senza l’aiuto di Sai, Naruto sapeva quali rischi
correva ogni volta che usciva del villaggio. In fondo, il semplice fatto di
avere un demone codato, dentro di se, lo ha sempre reso un bersaglio per i
nemici. Dopo la scontro con Orochimaru,
il biondo comprese che non poteva più abusare dei poteri della Volpe. Il fatto
di aver ferito Sakura, durante la missione di recupero, era uno dei ricordi che
mai avrebbe potuto dimenticare. Aver ferito la sua migliore amica deve averlo
segnato ancor più nel profondo. L’unica
cosa che lo confortava era che, fino a quel momento, nessuno era stato
vittima di quella creatura demoniaca.
No! Da quel momento in poi non avrebbe più dovuto contare
sul potere della Volpe a Nove Code.
“Sai!” lo richiamò
il ninja biondo “Sono perfettamente
consapevole dei rischi che corro. Ma…se non riesco a raggiungere i miei
obiettivi, allora, questa fatica è inutile. Non lascerò che la Volpe condizioni
la mia vita. Se la Volpe dovesse nuovamente tentare di prendere il sopravvento,
troverò sicuramente il modo di ricacciarla indietro. Anzi, sai che ti dico,
riuscirò persino a trovare il modo di controllare la sua forza”
Sai rimase realmente scioccato dalle parole del compagno.
Tutto ciò che aveva detto erano cose del tutto prive di ogni razionalità. Erano
parole dettate dal puro istinto e fiducia in se stessi.
“Non puoi farcela. C’è
un limite a ciò che è possibile in questo mondo” esclamò l’Anbu,
controbattendo all’irrazionalità e alle parole del compagno.
“Invece ti sbagli di
grosso. L’unica maniera di scoprire i limiti del possibile è di oltrepassarli e
finire nell’impossibile”(cit. Seconda Legge di Clarke)
“F-Finire
nell’impossibile???” esclamò Sai rimanendo a bocca aperta e guardando
Naruto come se fosse un pazzo.
“Eheh! Esatto! Io sono
della convinzione che niente è impossibile a questo mondo. Gli unici limiti che
esistono sono quelli dettati dalla nostra mente e dalle nostre convinzioni. Se
qualcuno crede veramente di essere in grado di fare qualcosa, certamente la
realizzerà. Mentre, se qualcuno crede che una cosa sia impossibile, niente lo
convincerà che tale cosa possa essere realizzata”
“Se ho fiducia in me
stesso e nella mie capacità, un giorno non molto lontano, riuscirò a farmi
accettare da tutto il villaggio come Naruto Uzumaki, non come la forza portante
della Volpe a Nove Code. E non mi fermerò.”
“Riuscirò a controllare il potere della Volpe a Nove Code”
“Riuscirò a sconfiggere Sasuke e a riportarlo a casa.
“E infine, quando arriverà il momento, diventerò Hokage del Villaggio
della Foglia”
Il giovane Sai rimase senza parola di fronte all’incredibile
determinazione e forza di volontà del suo compagno. Non stava dicendo quelle
cose soltanto per dire. Credeva fermamente in ogni parola che aveva pronunciato
in quel momento. Se si fosse trattato di qualsiasi altra persona, quelle parole
sarebbe risultate vane o prive di ogni fondamento o coerenza. Ma, pronunciate
da Naruto avevano tutto un altro suono. Sarebbe stato davvero capace di
superare quei limiti e di rendere possibile l’impossibile.
“Ehm! Forse ho
esagerato un po’. Eheh! Be……..sicuramente ci proverò, ma ora come ora, non
saprei neanche da che parte cominciare. Ahahahaha!” concluse Naruto
scoppiando a ridere di gusto come era suo solito fare.
La sua risata era talmente contagiosa che anche Sai, il
ragazzo considerato senza emozioni, iniziò a ridere di gusto, dimenticando
persino che, fino ad un’attimo prima, Naruto era svenuto privo di sensi.
“Ahahah! Ok, Naruto.
Allora, come tuo amico e compagno di squadra, crederò in te e nelle tue capacità.
Ti accompagnerò in questo viaggio e vedrò fino a che punto riuscirai ad
arrivare. Vedremo se sarai capace di oltrepassare quei limiti e di rendere
possibile l’impossibile” esclamò Sai più divertito che mai.
“Tsk! Ci riuscirò di
certo. Quanto è vero che mi chiamo Naruto Uzumaki” rispose determinato il
ninja biondo, battendo il pugno sul suo petto come segno di sicurezza “Forza, andiamo! Se arriviamo in ritardo,
Sakura ci ammazza a tutti e due”
I due ragazzi ripresero il loro cammino e dopo 10 minuti giunsero
a destinazione, sotto la dimora degli Haruno. La casa della kunoichi non era
molto grande. Non poteva certo competere con le enormi ville dei grandi clan di
Konoha, come gli Hyuga o i Nara. Era un’appartamento molto umile, adatto per
far vivere al suo interno solo tre persone.
Sakura si trovava fuori al balcone della sua stanza,
nell’intento di annaffiare i fiori che si trovavano intorno alla ringhiera. Era
talmente concentrata in quel compito che non si era nemmeno accorta della
presenza dei suoi due amici.
“Ehi! Sakura! Siamo
qui!” Naruto agitò la mano destra per salutare la kunoichi e richiamare la
sua presenza.
“Ciao Naruto! Sai! Non
mi ero accorta che eravate già arrivati. Finisco di prepararmi e vi raggiungo” esclamò allegra la kunoichi, rientrando
velocemente in camera sua.
Mentre aspettavano, il giovane Sai notò che Naruto teneva
ancora lo sguardo incollato nel punto in cui la ragazza dai capelli color
ciliegio stava annaffiando i fiori. I suoi occhi brillavano di una strana luce scintillante
e le sue iridi azzurre potevano essere paragonate al colore del cielo in una
meravigliosa giornata di primavera.
“Senti, Naruto!
Riguardo a ciò che è successo poco fa……Perché non hai voluto che io avvertissi
Sakura. IN fondo, lei è una bravissima ninja medico, avrebbe potuto aiutarti.
Hai afferrato il mio braccio con cosi tanta forza per non farmi andar via che
temevo che me l’avresti staccato. Per quale motivo?”
Il ninja biondo
rivolse un veloce sguardo al compagno, dopodiché, appoggiò la sua schiena al
muro vicino al portone dell’appartamento. Anche se non lo dava a vedere, il suo
corpo non si era ancora ripreso dal crollo subito.
“Non c’era alcun
bisogno di avvertirla. Come vedi, sto benissimo. L’avrei fatta solo preoccupare
inutilmente” rispose secco il ninja biondo.
“Ma perché? Non
capisco. Da quel che ho letto in un libro, gli amici si preoccupano e si
aiutano a vicenda. Invece tu, tendi a nascondere tutto e non vuoi far
preoccupare nessuno. Proprio non riesco a capire per quale motivo. Il tuo
legame con Sakura e……strano e complicato allo stesso tempo” esclamò Sai leggermente confuso. Alcuni
aspetti sull’amicizia gli erano ancora oscuri e per quanti libri leggesse, non
riusciva a trovare una spiegazione a tutto. Dal canto suo, Naruto rimase in totale
silenzio, con le spalle appoggiate al muro, gli occhi chiusi e le braccia
conserte. Sembrava quasi immerso in chissà quali pensieri.
“Secondo te……..Sakura
è a conoscenza di quello che provi per lei?” domandò l’Anbu di punto in
bianco, catturando l’attenzione del ninja biondo.
Naruto si limite a sorridere per poi tornare serio quasi
subito “Come potrebbe. Devi sapere che,
ai tempi dell’accademia, ogni occasione era buona per cercare di catturare le
sue attenzioni. Cercavo sempre di stargli accanto. Ora che ci penso, dovevo
essere davvero fastidioso. E per questo motivo che Sakura mi colpiva sempre,
ogni volta che mi avvicinavo a lei. Eheh! Che ricordi. Comunque, non si è mai
accorta seriamente di quelli che sono i miei sentimenti” concluse Naruto con uno strano sorriso sulle
labbra.
“D-Davvero? Ma…….com’è
possibile? Nonostante tutte le attenzioni che le davi, non si è mai accorta
niente? ” domandò Sai con maggiore insistenza. Stranamente quella storia
sembrava incuriosirlo. Inoltre, pensava che fosse una buona opportunità per
apprendere più cose sui legami umani.
“Eravamo dei
ragazzini. E’ normale che certe cose possano passare inosservate. Inoltre,
davanti suoi occhi , c’era una sola persona. Il primo della classe. L’unica
persona che gli abbia battere il cuore per la prima volta”
“Sasuke!” esclamò
Sai. Naruto scosse la testa come segno di assenso.
“Non hai mai davvero
pensato di dichiararti a lei?”
Dopo un’attimo di silenzio, Naruto continuò “Certo che lo pensato. Più di una volta
avrei voluto rivelarle tutto ciò che c’entro di me. Ma, per un motivo o per un
altro, non ci sono mai riuscito. Inoltre, dopo i fatti accaduti tre anni fa….”
“…credo sia stato solo
un bene che non gliel’abbia detto”
“Io continuò a non
capire” esclamò Sai, non comprendendo il motivo per il quale Naruto era
rimasto in silenzio per cosi tanto tempo “Anche
se Sasuke se ne andato. Perché non gli riveli comunque i tuoi sentimenti?”
“A che servirebbe? So
già quella che sarà la sua risposta. Sentirlo direttamente dalla sua voce mi
farebbe solo più male. Inoltre, non approfitterò della lontananza di Sasuke per
avvicinarmi a lei. Non posso farlo. Mi sentirei la persona più squallida e
ridicola di questo mondo. Ora come ora, l’unica cosa che voglio fare e
riportare indietro Sasuke e mantenere la mia promessa.” esclamò Naruto con
voce triste. Mentre diceva quelle cose, il suo sguardo andava via via
spegnendosi sempre più in fretta. Guardandolo negli occhi, Sai capì che la
lotta interiore che c’èra dentro il suo compagno era più grande di quando lui
stesso potesse pensare.
“Mmh……” iniziò a
mugugnare il moro con fare riflessivo. Il giovane Anbu iniziò a pensare ad un
modo per far uscire il suo amico da quella situazione ingarbugliata. “Mmh………Ah! Ci sono!” esclamò il moro,
schioccando le dita “Se tu non puoi
dichiarare i tuoi sentimenti a Sakura, allora, lo farò io al posto tuo”
All’udire quella frase, Naruto spalanco gli occhi quasi
terrorizzato. “Sai!” sussurrò il
ragazzo con una voce talmente sottile che sarebbe stato impossibile sentirla.
“Se non puoi
dichiararti fino al mantenimento della promessa, se glielo dico io non dovrebbero
esserci problemi. Potrei anche capire cosa Sakura pensa davvero di te” continuò
imperterrito il moro, convinto del fatto che sarebbe stata la cosa migliore da
fare.
“Sai!” esclamò
Naruto con più forza e rabbia di prima.
“Si. Dopo la prossima
missione, parlerò con Sakura e glielo dir….” Improvvisamente l’Anbu si
ritrovo scaraventato con le spalle al muro, nel punto esatto in cui si trovava
l’amico precedentemente. Adesso Naruto gli stava davanti con uno sguardo a dir
poco glaciale.
“Ascoltami bene, Sai!
Tutto ciò che ti ho detto riguardo i miei sentimenti per Sakura, deve rimanere
un segreto. Non devi dirgli niente di niente e, soprattutto, non immischiarti
in questa storia” esclamò serio il ninja biondo.
“Ma…..perchè? Sono tuo
amico e voglio aiutarti”
“Lo so, Sai. Credimi,
lo apprezzo molto. Ma, ci sono volte in cui la cosa migliore che può fare
un’amico e non immischiarsi nei problemi altrui. Soprattutto, se si trattano di
problemi molto personali. Nel mio caso, se decidessi di rivelare tutto a
Sakura, il nostro rapporto d’amicizia si rovinerebbe per sempre e io non voglio
che succeda questo”
“Davvero un’amicizia
potrebbe rovinarsi cosi facilmente? Come se fosse un castello di carta fatto
crollare con un soffio?” Naruto annui all’affermazione del compagno.
“L’amicizia è un sentimento
molto più complesso di quanto immagini. E se ci va di mezzo anche l’amore, esso
lo rende ancora più complicato. E’ dura essere innamorati di una persona e,
allo stesso tempo, essergli amico”
“Quindi, a te sta bene
cosi? Tu non hai intenzione di fare niente fino a che non avrai mantenuto la
promessa?” esclamò Sai, stranito dal comportamento del ninja biondo.
Solitamente Naruto è sempre stato un tipo impulsivo e sicuro di te. Invece,
adesso, stava dimostrando un’incredibile pazienza e autocontrollo sui suoi
sentimenti. Naruto annui nuovamente, confermando le ipotesi del giovane Anbu.
“Toglimi una
curiosità. Ormai ho capito quello che provi per Sakura e so anche che lei è
innamorata di Sasuke. Ma quando lui tornerà e tu avrai mantenuto finalmente la tua
promessa, cosa farai?” esclamò Sai, in attesa di sapere la risposta del
compagno.
Il ninja biondo si allontanò di un paio di passi e con lo
sguardo rivolto al cielo rispose “Sinceramente…..non
ci ho mai pensato. Ora come ora, tutto quello che voglio è passato più tempo
possibile insieme a lei. Voglio vederla felice e l’unico modo è mantenere la
mia promessa di riportare indietro Sasuke. Voglio vedere il Team 7 unito ancora
una volta. Prima che......prima che….
“Tutto finisca”
“T-Tutto finisca???
Cosa vuoi…” il giovane Sai non riuscì in tempo a chiedere spiegazioni. la kunoichi sopraggiunse su di loro come un
tornado a ciel sereno.
“Scusate il ritardo.
Sono pronta. Mmh? Cosa sono quelle facce serie? Non mi dite che stavate
litigando, vero?” domandò la kunoichi guardando i due ragazzi in maniera
sospettosa.
“Ma no, cosa vai a
pensare Sakura” si affrettò a rispondere il ninja biondo, mentre stava
pensando ad una scusa per uscire da quella situazione “Stavo facendo giusto notare a Sai i bellissimi fiori che ci sono sul
tuo balcone. Soprattutto quel bellissimo fiore di ciliegio laggiù. Cosi colorato
e….e…..petaloso”
“………………………………………………………………P-P-Petaloso!?”
esclamarono all’unisono Sakura e Sai, guardando Naruto con assoluto
sgomento. Sembrava una parola inventata
sul momento, creata da un bambino di 5 anni.
“Cosa c’è?” domandò
Naruto, mentre gli sguardi increduli dei suoi compagni di squadra non
accennavano a smettere.
“Naruto!” La
giovane kunoichi si avvicinò al ninja biondo con molta calma “Non vorrei traumatizzarti dicendoti questa
cosa ma…..non esiste la parola “petaloso”
“Adesso si! L’ho
creata io quella parola” esclamò fiero Naruto.
“Sei completamente
impazzito. Nessuno utilizzerà mai una parola del genere” rispose di rimando
la kunoichi, sconsolata dall’idiozia del suo compagno di squadra.
“Ah si! Staremo a
vedere. Anzi, sai che ti dico? Appena sarò diventato Hokage, la prima cosa che
farò è inserire la parola “petaloso” nel dizionario. Cosi tutti nel mondo la
conosceranno”
“Oh cielo” esclamò
Sakura più affranta di prima, portandosi una mano sulla fronte. In quel stesso
momento pensava “ Come potrebbe una persona senza speranza come lui diventare
Hokage?
Sai, invece, era completamente divertito da quella buffa
situazione che si era venuta a creare. In quell’istante riuscì davvero a
riconoscere Naruto come il ninja più imprevedibile del villaggio della foglia.
“Andiamo ragazzi! Il
capitano Yamato ci sta aspettando” Naruto e Sakura iniziarono a camminare
fianco a fianco, mentre Sai rimase dietro di loro. Voleva osservare i due
ragazzi. I loro battibecchi e le loro risate. Voleva comprendere più a fondo il
loro legame e la loro amicizia cosi……complessa.
“Naruto? Ti senti bene?
Ti vedo un po’ pallido. Ora capisco perché prima deliravi a quel modo” Sakura
non poteva sapere che, mezz’ora prima, Naruto era svenuto . Tuttavia, la sua
esperienza e il suo istinto di medico le diceva che qualcosa non andava
semplicemente dando uno sguardo l volto dl compagno.
“Ma no. Sto benissimo.
Sono solo affamato, tutto qui” rispose velocemente il ninja biondo,
cercando nuovamente di nascondere i problemi ancora presenti nel suo fisico “Magari possiamo fare una deviazione
all’Ichiraku. Vedrai che dopo due scodelle di ramen, mi sentirò subito meglio”
“Potrai andare a
rimpinzarti più tardi. Adesso dobbiamo incontrarci con il capitano Yamato per
ricevere le informazioni sulla prossima missione” disse la kunoichi con
tono autoritario.
“Ok! Come vuoi! Forza
Sai! Andiamo!”
Da quel giorno, molte
cose sono cambiate.
Cosi tante che
sarebbe impossibile descriverle tutte.
Naruto era riuscito
davvero a rendere possibile l’impossibile.
In qualche modo, è
riuscito con le sue sole forze a controllare il potere della Volpe a Nove Code.
Senza di esso,
probabilmente non avremmo mai potuto vincere la guerra.
Ha sconfitto anche
Sasuke, colui che ha sempre considerato suo rivale.
Insieme al suo
ritorno, ha potuto mantenere la promessa fatta a Sakura.
Adesso, il suo sogno
di diventare Hokage non era più cosi distante.
Eppure....nulla vai
mai come lo pianifichiamo. Questo Naruto lo sapeva bene.
Quando mi ha detto
che aveva rifiutato il ruolo di Hokage, ci sono rimasto di stucco.
Teneva fede al titolo
di ninja più imprevedibile del villaggio.
Ma ciò che più mi ha
lasciato basito….è stato vedere il cambiamento avvenuto in Naruto nei confronti
di Sakura.
Sembrava che il loro
legame, la loro amicizia, fosse di colpo scomparsa nel nulla.
Ho avvertito in
Naruto…la rabbia e il rancore nei confronti di quella ragazza di cui prima era
innamorato.
Il suo amore per lei
era divenuto….odio.
Per quanti limiti lui
abbia superato. Per quanto dolore fisico lui abbia dovuto sopportare.
Il dolore che un
cuore umano può sopportare “ha” un limite.
Questo fattore,
insieme alla sofferenza repressa per anni, lo ha trasformato. Lo ha cambiato.
Ma ciò che più temo e
che…sia stata colpa mia.
Forse avrei dovuto
seguire il consiglio che Naruto mi dette quel giorno.
Fin dall’inizio, non
avrei dovuto immischiarmi in questa faccenda.
Avrei fatto meglio a
non andare da Sakura dicendogli di liberare Naruto dalle catene della promessa.
Soprattutto, non
avrei mai dovuto rivelare i reali sentimenti di Naruto nei suoi confronti.
Cosi...forse…nulla di
tutto questo sarebbe accaduto.
Come amico di
entrambi, pensavo davvero di fare la cosa giusta.
Ho preferito agire,
piuttosto che restare in disparte.
Adesso, che la mia
scelta sia stata giusta o sbagliata…non ha più alcuna importanza.
Quel che è fatto, È
fatto.
Quel giorno di tanto
tempo fa, Naruto disse una frase che mi colpì molto.
Ancora adesso, mi
chiedo quale sia il suo reale significato.
“Prima che..tutto finisca”
Naruto non ha detto
quella frase per caso, ha un senso logico.
In questo momento,
avverto una strana sensazione.
Sento che….tutto ciò
che sta accadendo….
il rifiuto di
diventare Hokage,
l’astio nei confronti
di Sakura,
il cambiamento di
Naruto,
Persinò la prigionia
di Sasuke,
…Tutto questo è
collegato a quell’unica, misera e importante frase.
Ma, il mio essere
troppo razionale, freddo, e calcolatore, mi impedisce di vederne i reali
effetti.
Stavolta……non
commetterò lo stesso errore.
Rimarrò in disparte,
neutrale.
Come un lettore che
legge un libro…
Attenderò di arrivare
al finale…
Per riuscire a
scoprire il mistero…
….Di come
tutto…..finirà!
Salve a tutti ^^
Come sempre, chiedo
scusa per il ritardo :)
Prima che mi
critichiate. Lo so. Lo so. Non sono andato avanti con la storia principale. E’
stata una mia scelta.
Volevo creare un
capitolo capace di far vedere il mio punto di vista anche a tutti voi lettori.
Come avete potuto
notare, ho interpretato il personaggio di Sai per descrivere alcuni aspetti
della trama di Naruto. Non tutti perchè, ovviamente, ho dovuto basare ogni cosa
in base alla conoscenza di Sai. Lui non è al corrente di tutto come lo siamo
noi lettori.
Io ritengo che il personaggio
di Sai sia uno dei più interessanti e complessi personaggi della storia di
Naruto. Il fatto che all’inizio non abbia nessuna emozione, lo rende di per se
un vero e proprio ninja, che ubbidisce solo agli ordini dati. Ci sono
pochissimi personaggi che io ritengo essere dei “veri” ninja. Sono tre; Sai,
Itachi e il mio preferito, Kakashi ^^
Il personaggio di Sai
ha vissuto la storia di Naruto, Sakura e Sasuke come una persona esterna. Di
conseguenza, solo lui poteva valutare alcuni aspetti della storia in maniera
oggettiva e razionale, senza farsi influenzare da emozioni o dall’amicizia nei confronti dei nostri protagonisti.
Anche i flashback che
ho creato hanno un loro perchè. Si possono collare all'incirca
dopo la missione di recupero e prima dell'allenamento per apprendere il
RasenShuriken. Quello che volevo dimostrare erano quanto siano stati
radicali i cambiamenti dallinizio dello Shippuden fino al punto attuale
della storia in cui ci troviamo noi.
Comunque, volevo
sottolineare anche la crescita spirituale che ha avuto Sai dopo essere entrato
nel Team 7. Adesso è molto più umano rispetto a prima. Anche se ci sono molte
cose dell’animo umano di cui non è conoscenza, lui sta crescendo :)
Per questo motivo,
voglio creare un pairing su di lui. E gia da parecchio tempo che ci sto
pensando e voglio farlo. Sarà molto interessante vedere Sai sul piano
dell’amore( se cosi si può chiamare) considerando che, secondo la mia opinione,
Sai non sa assolutamente nulla sull’argomento XD
Spero di aver acceso
in voi un pizzico di curiosità ;)
Per concludere, ciò
che volevo davvero fare in questo capitolo, non era soltanto darvi spunti di
riflessioni o dirvi la mia su alcune cose. Volevo sottolineare quanto fosse
stato importante Sai per la storia e di come le sue azioni, anche se piccole,
hanno avuto un reale importanza per la storia. Le conseguenze che ricadranno
sui nostri protagonisti saranno a dir poco devastanti e non sto scherzando.
Questo capitolo è
stato un vero e proprio esperimento per me. Un dare sfogo alla mia creatività.
Lo potete notare soprattutto dal finale. Ho cercato di fare il poeta e il
risultato è stato più che insoddisfacente XD
Se il capitolo non vi
è piaciuto, vi chiedo di perdonarmi. Come ho detto è stato un esperimento.
Consideratelo una sorta di capitolo extra ^^
Dal prossimo capitolo
andrò spedito con la storia principale, giuro :)
Come sempre,
ringrazio tutti coloro che hanno recensito la mia storia e tutti coloro che
l’hanno inserita tra le seguite, le ricordate e le seguite ^^
Già che ci sono,
ringraziò tutti coloro che “criticheranno” questo capitolo XD Me lo meriterei.
Credo di aver detto
tutto ^^
Un saluto e al
prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 29 *** Bacio ***
Cap 29
“Cosa dovrei fare?”
“Faccio parte del Team 7 da
parecchio tempo ormai”
“Ho combattuto a fianco di Naruto
e Sakura e ho imparato a conoscerli”
“Sono diventato loro amico, una
parola che, in passato, mi era estranea”
“Eppure, dopo tutto questo tempo….io…….”
“…..io….non so cosa fare, come
agire per il bene dei miei compagni”
“Naruto a preso “quella”
decisione molto tempo fa”
“Il giorno in cui ha fatto la
promessa a Sakura, ha fatto una promessa anche a se stesso”
“Solo io sono a conoscenza di
questa sua scelta, ma…..”
“Adesso…..quel momento è arrivato
e…….io non posso far nulla per fermarlo”
“Se ne parlassi con Sakura, forse
lei mi aiuterebbe a farlo ragionare, però…..”
“….se lo facessi, Naruto si
arrabbierebbe con me e perderei la sua fiducia nei miei confronti”
“Non posso, non posso farlo!”
“Come amico di Naruto, come amico
di Sakura….”
“Cosa dovrei fare?”
Il giovane Sai si trovava all’esterno della dimora dei Nara,
seduto sul prato e con la schiena appoggiato sul tronco di un’albero. Di fronte
a lui si mostrava in tutto il suo splendore la grande fontana fatta di canne di
bambù, appartenuta alla famiglia di Shikamaru da generazioni.
Pensieri e preoccupazioni affollavano la mente del giovane
Anbu. Dubbi e incertezze che crescevano con il passare del tempo e che
riguardavano proprio i suoi 2 compagni di squadra.
Anche se di nascosto, Sai aveva assistito al piccolo
battibecco avvenuto tra Naruto e Temari. Aveva nuovamente assistito alla rabbia
del ninja biondo, aveva visto le sue iridi azzurre oscurarsi ed emanare
scintille infuocate appena Temari aveva menzionato il nome della kunoichi.
Questa non aveva fatto altro che rafforzare le teorie di Sai
su ciò che stava per accadere. Su ciò che Naruto aveva intenzione di fare. Ma,
nonostante lui fosse l’unico a sapere la verità, non aveva ancora fatto nulla
per fermarlo.
Dentro di se avvertiva un grande conflitto interiore. Una
parte di se gli diceva di intervenire, di fare qualcosa per cercare di fermare Naruto
dai suoi propositi e di farlo riappacificare con Sakura. L’altra parte gli
diceva di lasciar perdere, di non immischiarsi e soprattutto di non rivelare a
nessuno ciò che Naruto gli aveva raccontato segretamente.
Per questo motivo adesso si trovava fuori, all’aria aperta,nascosto
da sguardi indiscreti, a riflettere sul da farsi. Aveva bisogno di pace e
tranquillità per riuscire a trovare una soluzione e, di certo, non l’avrebbe
trovata all’interno della casa di Shikamaru, dove tutti erano intenti a
festeggiare e a far baldoria.
Passava il tempo e il giovane Anbu continuava ad essere
indeciso su cosa fosse più giusto fare.
Nel mentre rifletteva, Sai estrasse dalla sua borsa ninja il
suo libro per i disegni, un piccolo pennello e l’inchiostro. Si sedette
comodamente facendo aderire la sua schiena perfettamente al tronco dell’albero
ed iniziò a disegnare.
In quello stesso istante, tutta la confusione e la
preoccupazione presenti nella mente dell’Anbu parvero scomparire. I suoi
pensieri iniziarono a fluire lenti, ordinati, come le linee di disegno sul suo
libro.
All’inizio le linee erano confuse e disordinate. Sembravano
intrecciarsi tra loro senza alcun motivo. Ma poi, pian piano, iniziarono a
raccordarsi tra loro, dando un significato a quel disegno che con molta calma
prendeva forma su quella piccola pagina bianca.
“Ora so cosa devo
fare…….però……forse è troppo tardi”
“La decisione che ha
preso Naruto, nel bene o nel male…..”
“…….potrebbe
distruggere……….ogni cosa”
“Il Team
7…….verrà…..”
Ma prima che potesse completare quel pensiero, il giovane
Anbu venne bruscamente interrotto da uno strano sibilo proveniente dal lato
destro, in direzione della casa. Accortosi della minaccia, il giovane Sai
scattò rapidamente in piedi e con un gesto della mano destra fece uscire un
kunai nascosto proprio sotto quest’ultima. Nel mentre si preparava a mettersi
in posizione di guardia, l’Anbu si voltò rapidamente sul lato destro per vedere
cosa avesse provocato quel sibilo. Due
shuriken erano diretti verso di lui a gran velocità e puntavano entrambi alla
sua testa. Grazie alla sua agilità ed esperienza, nel giro di un secondo Sai
riuscì a deviare i due shuriken e a scaraventarli sul terreno.
“Chi va la?” esclamò
guardingo il giovane Anbu, con lo sguardo fisso sul punto da cui erano partiti
gli shuriken “So che sei nascosto li
dietro, fatti vedere!”
“Eheh! Niente male,
carino” rispose una voce molto femminile provenire da dietro una delle
colonne esterne di casa Nara.
“Chi sei?” domandò
minaccioso il moro, avanzando lentamente verso la colonna, scrutando nell’oscurità
per riuscire a vedere i lineamenti della persona nascosta dietro di essa.
“Non ti ricordi di
me?” Con fare molto sensuale, una ragazza dai capelli rossi e gli occhiali
avanzo lentamente verso l’Anbu mostrandosi alla luce.
“Mmh! Si! Mi ricordo
di te” esclamò Sai abbassando leggermente la guardia e scrutando da cima a
fondo e nei minimi dettagli il corpo e l’abbigliamento ninja della ragazza che
aveva di fronte “Tu sei uno degli
elementi che faceva parte del Team di Sasuke e che ci ha aiutati durante la
guerra“
“Mi chiamo Karin!
Piacere” La ragazza alzò la mano in segno di presentazione e con il sorriso
compiaciuto sulle labbra.
“Tsk!” la scherni
il moro irritato, non contraccambiando il suo gesto. Con molta calma ripose con
il suo kunai sotto la manica destra della sua felpa e continuò “Hai uno strano modo di presentarti,
considerando che mi hai appena attaccato lanciandomi due shuriken”
“Eheh! Lo so. Volevo
solo metterti alla prova e valutare le tue capacità. Erano solo due shuriken
innocui e poi……sapevo che gli avresti schivati” rispose la kunoichi
sorridente.
“Due shuriken
innocenti, eh? Strano. Perché i due shuriken innocenti, come gli hai chiamati
tu, erano diretti dritti alla mia testa. Qualcun altro al mio posto ci sarebbe
rimasto secco”
“None essere cosi
melodrammatico” rispose di rimando la rossa “Ti ripeto che sapevo che gli avresti schivati. Appena ti ho visto, ho
capito che eri di tutt’altra pasta rispetti a quei rammolliti la dentro” La ragazza puntò il pollice della mano destra
dietro di se con fare disgustato. Era chiaro che la kunoichi si stesse
riferendo a tutti i ragazzi presenti all’interno della casa di Shikamaru, tutti
presi a far casino e a festeggiare.
“Sei un’Anbu, non è
vero?” domandò curiosa la ragazza, avvicinandosi sempre di più al moro.
“Esatto! Come l’hai
capito?”
“Tieni nascosto due
kunai sotto i vestiti. Uno è quello che hai appena estratto e che hai riposto
sotto la manica destra. L’altro si trova dietro il polpaccio sinistro,
attaccato al pantalone con dei fili. Lo si nota facilmente grazie ad un leggere
rigonfiamento posto sopra la scarpa sinistra. E’ una differenza quasi
impercettibile e nessuno se ne accorgerebbe, ma, io sono un’ottima osservatrice.
Dei semplici chunin come i tuoi compagni non hanno nulla del genere. Gli manca
l’esperienza. Solo gli Anbu possiedono questa “abitudine” a tenere degli
attrezzi ninja anche sotto i normali indumenti. Lo fanno per rimanere sempre
pronti in caso di attacco da parte del nemico”
“Impressionante!” esclamò
il giovane Anbu con stupore, colpito dalle parole della ragazza “Hai delle capacità deduttive davvero
notevoli”
“Ti ringrazio. Quando
sono arrivata stavi disegnando. Eri cosi concentrato che non ti sei accorto che
ti stavo osservando. Cosi ho approfittato di questa tua distrazione per vedere
se avevi abbassato la guardia. Ma, devo dire che mi hai davvero stupito.
Nell’istante in cui ho lanciato il primo shuriken sei subito scattato in piedi
e nel giro di un secondo hai estratto il kunai nascosto sotto la manica destra.
Quando ho lanciato anche il secondo shuriken ti eri già messo in posizione di
guardia voltato nella direzione esatta dove hai sentito il sibilo fatto dal
primo shuriken. I tuoi sensi, i tuoi riflessi e la tua concentrazione sono
degne di un’Anbu che si rispetti. Un semplice chunin non sarebbe riuscito a
parare quei shuriken. Bensi avrebbe tentato di schivarli buttandosi in avanti. Da
questo ho capito che tu sei di un livello differente rispetto ai tuoi compagni”
concluse il ragionamento la kunoichi incrociando le braccia al petto.
“La prossima volta che
vuoi studiare le abilità di qualcuno, cerca di farlo senza attentare alla sua
vita. Se fossimo stati su un campo di battaglia ti avrei uccisa all’istante.
Indipendentemente dal fatto che tu fossi una donna” disse il moro ancora
irritato dal giochetto della ragazza. Anche se una parte di lui provava stima
per lei, il suo istinto gli diceva di non abbassare la guardia, a maggior
ragione se il suo avversario era una donna.
“Non ne dubito. Non mi
aspetterei nulla di meno da un’Anbu del tuo calibro” rispose la rossa con
voce suadente e profonda “Tuttavia, sul
campo di battaglia so badare a me stessa. Anche se di base posso sembrare una
semplice genin, le mie abilità come ninja medico sono di gran lunga superiori
rispetto a quelle di un semplice jonin e nell’arte del combattimento ho
acquisito abbastanza esperienza da sapermela cavare da sola. Ti assicuro che sarei
più che in grado di affrontarti”
“Questo resta da
vedere. Hai detto di essere un ninja medico, no? Il tuo compito è quello di
essere un supporto per la squadra. Potrai cavartela nei combattimenti a lunga o
media distanza. Ma in un combattimento corpo a corpo avresti la peggio contro
di me”
“Ahahah! Può darsi. Ma……dimentichi un
dettaglio fondamentale” un ghigno malizioso si formo sul volto della
kunoichi. Essa avanzò pericolosamente verso il moro e con assoluta tranquillità
fece aderire il proprio corpo a quello dell’Anbu “Io sono una donna. E noi donne siamo imprevedibili”
“Ah si?” domandò
l’Anbu guardando la kunoichi dritta negli occhi con aria di sfida. Nonostante
la ragazza avesse fatto aderire audacemente il suo corpo e le sue forme a
quello del moro, cercando di provocare una sua reazione, il giovane Anbu non si
scompose e cercò di mantenere la sua solita lucidità e freddezza che lo avevano
sempre distinto.
“Certo! Possiedo abilità segrete che in pochi
conoscono. Abilità che lascerebbero stupito persino te” esclamò la ragazza con fierezza, soddisfatta
dal fatto che era riuscita a catturare l’interesse del moro “Se vuoi un giorno possiamo allenarci insieme,
cosi ti dimostrò di cosa sono capace e, magari, potrei mostrarti anche “altre”
abilità che potrebbero……piacerti” A quell’affermazione la kunoichi si fece
più audace, posando la mano destra sul petto del giovane e facendola scendere
lentamente verso il basso.
Avvertendo la mano della ragazza scendere pericolosamente
sul suo basso ventre, l’Anbu cominciò a perdere la sua compostezza. Iniziò ad
avvertire uno strano calore svilupparsi dentro di se ed espandersi in ogni
parte del corpo. Era una sensazione strana, che mai aveva provato in vita sua. Osservandola,
il ninja si accorse che gli occhi rossi della ragazza erano come infuocati e le
sue guance erano tinte di un leggere rossore. Il corpo della ragazza a contatto con il suo era
bollente.
Preda di quelle nuove emozioni, l’Anbu si lascio
inizialmente andare. Non aveva mai provato nulla di simile prima d’ora ed era
tentato di approfondire quel contatto cosi spinto con l’altro sesso. Anche se
una parte di se era curiosa di scoprire cosa diavolo stesse succedendo al
proprio corpo, l’altra parte di se, quella razionale, gli diceva che l’audace
ragazza dai capelli rossi era pericolosa e che doveva allontanarla il prima
possibile prima che fosse troppo tardi.
Con un rapido movimento della mano sinistra, il giovane Sai
afferrò il braccio destro della kunoichi e lo allontano da se dicendole “Non credo ne avrai l’occasione” L’Anbu
riacquisto la sua lucidità e guardandola con sguardo freddo continuò “Anche se l’Hokage ti ha permesso di vivere
qui e di diventare un ninja del Villaggio della Foglia, non posso dimenticare
che sei stata una nukenin al servizio di Orochimaru e che hai aiutato Sasuke
durante l’attacco al Summit dei 5 Kage. Dubito che i ninja di Konoha riescano
tutt’ora a fidarsi di te. A proposito, non mi hai ancora detto cosa ci fai qui?
Come sapevi della festa?”
“Ah! E’ stato il tuo
amico Naruto ad invitarmi. Ha invitato anche Suigetsu e Juugo. Ma…..ammetto di
non essere molto interessata a questa festa” rispose la ragazza con tranquillità
volgendo un rapido sguardo al casa dove si stavano tenendo i festeggiamenti.
“Ah si? Allora perché
sei venuta? In fondo, non mi risulta che tu e Naruto siate diventati grandi
amici. Di certo, avresti trovato di meglio da fare invece che venire in una
casa piena di ragazzi a te sconosciuti”
“Ci sono venuta solo
perché mi stavo annoiando” rispose nuovamente la ragazza non nascondendo il
suo disinteresse “Inoltre, volevo vedere
se sarei riuscita a fare qualche conoscenza interessante e……..devo dire che ne
è valsa la pena” pronunciò maliziosa la kunoichi squadrando il corpo
dell’Anbu dalla testa a i piedi con grande interesse.
“Tsk!” Il ragazzo
la scherni guardano da un’altra parte. Quella ragazza riusciva a metterlo in
soggezione con le sue parole ed i suoi sguardi come nessuno riusciva a fare.
“Mi spiace di averti
attaccato a quel modo prima. Sin da bambina ho ricevuto un addestramento molto
severo e grazie alle mie abilità sensoriali non abbassavo mai la guardia e
riuscivo a sapere prima degli altri quando un nemico si avvicinava. Un ninja
che si rispetti deve essere sempre pronto a tutto e non deve mai farsi trovare
impreparato. Anche se non avrei dovuto, agendo in quel modo mi hai dato prova
della tua forza e della tua abilità di ninja. Ti stimo molto” Detto questo
la ragazza dai capelli rossi si avvicinò all’albero dove l’Anbu era
precedentemente seduto e raccolse vicino alle sue radici il piccolo libro dove
il ragazzo stava precedentemente disegnando.
“Ecco a te. Credo sia
caduto a terra mentre cercavi di alzarti per parare i miei shuriken” La
kunoichi dette un rapido sguardo al contenuto del libro prima di restituirlo al
suo proprietario, in modo da controllare se ci fossero eventuali danni “Sei molto bravo con i disegni”
“Già!” rispose
l’Anbu afferrando il libro e sfogliandolo per vedere se i suoi disegni fossero
rimasti intatti. Giunto al suo ultimo disegno, Sai spalancò
gli occhi dallo stupore. Una parte del disegno si era completamente macchiata di
inchiostro nero.
Notando il volto sconvolto dell’Anbu, Karin si avvicinò al
ragazzo e osservò con attenzione il disegno ormai rovinato.
“Dev’essere stato
quando è caduta a terra. Il pennello che stavi usando e finito a fianco ad una
delle pagine, l’inchiostro è stato
assorbito dalla carta ed espandendosi ha coperto una parte del disegno” La
kunoichi osservò nuovamente gli occhi del ragazzo e vi notò al suo interno uno
strano turbamento. Quel disegno doveva avere un significato molto importante
per lui.
“Mmh? Aspetta
un’attimo! Credo di conoscere le persone che hai raffigurato” esclamò Karin
con curiosità. Nel disegno vi erano
raffigurate quattro persone. Tre ragazzi sorridenti che si stringevano la mano
ed un’uomo più grande sopra di essi che sorrideva sotto una maschera che gli
copriva parte del volto.
“La persona in alto
dev’essere il ninja copia Kakashi Hatake. La sua maschera e il modo di portare
i capelli sono inconfondibili” esclamò sorridente la kunoichi. I disegni di
Sai, anche se molto semplici, erano divertenti da interpretare “Poi vediamo…….la ragazza al centro
dev’essere la tipa con i capelli rosa. Sakura se non sbaglio. Questo qui sulla
sinistra devi essere tu. I vestiti e i capelli sono identici. Infine l’ultima
figura è……….è……….Accidenti, non riesco a capire chi sia. La macchia
d’inchiostro ha coperto l’immagine” Sai si intristì ancora di più a
quell’affermazione. Che quello potesse essere….un segno.
“A-Aspetta! Forse ho
capito. L’altra figura dev’essere per forza Naruto, no? In fondo questo disegno
raffigura la tua squadra. Quindi l’altro ragazzo dev’essere per forza lui.
Giusto?”
Sai non rispose. Karin notò il suo sguardo diventare freddo
e tetro come la notte. I turbamenti che poco prima era riuscito a scacciare
dalla propria mente erano tornati più forti di prima. L’Anbu sospirò lievemente
e con un gesto della mano chiuse il libro dicendo “Lascia perdere. Ormai non ha più importanza”
Stringendo ancora il libro con la mano destra, Sai rivolse
il suo sguardo al cielo della notte e alle stelle che illuminavano quella
splendida serata. Quel semplice e piccolo gesto parve tranquillizzarlo
abbastanza da farlo sorridere lievemente.
La kunoichi catturata completamente dagli occhi del ragazzo
che erano illuminati leggermente dal riflesso delle stelle sussurrò con voce talmente flebile da poter
essere a malapena sentita “Sei cosi
simile a luì”
“Mmh? Di che stai
parlando?” esclamò Sai guardando la ragazza nuovamente negli occhi.
“L’espressione del tuo
viso, il tono della voce freddo e distaccato e i tuoi occhi…….neri come questa
notte stellata”
Sai rimase stupito dai complimenti della ragazza. Nessuno
mai gli aveva fatto cosi tanti apprezzamenti sul suo aspetto fisico, neanche
Ino. L’Anbu arrossi per l’imbarazzo e cerco di distogliere il suo sguardo da
quello intenso ed infiammato della ragazza dei capelli rossi. Tuttavia questo
non basto a fermarla. La kunoichi si avvicinò nuovamente a lui e, con un
leggero tocco della mano, accarezzò il volto del ragazzo riuscendo a catturare
nuovamente il suo sguardo.
“Sei cosi carino
che…………mi viene voglia di darti un bacio” sussurrò la kunoichi a poco
centimetri da lui.
Il ragazzo di capelli corvini rimase sorpreso nel sentire la
mano calda della kunoichi appoggiata alla sua guancia. Voleva catturare
l’attenzione dell’Anbu a tutti i costi e ci stava riuscendo benissimo in
maniera molto audace. La ragazza
continuò a fissare gli occhi neri del ragazzo per riuscire a capire cosa avesse
provato ascoltando la sua frase.
L’avrebbe allontanata nuovamente come aveva fatto prima?
Oppure……si sarebbe lasciato andare?
Gli occhi dell’Anbu non trasparivano alcuna emozione in quel
momento, anzi, sembravano trasmettere confusione, incertezza, diffidenza e……..paura.
Non era certa la reazione che la kunoichi si aspettava,
tuttavia, di li a poco l’Anbu avrebbe detto qualcosa che avrebbe sconvolto
chiunque avesse sentito quella frase….o meglio….quella domanda.
“Cos’è un bacio?”
“………..C-C-Cos’hai
detto Naruto?” borbottò Kiba con la bocca piena di patatine e gli occhi
spalancati dallo stupore.
Naruto si voltò verso di lui e con sguardo triste rispose “Sto per lasciare il villaggio”
“Cosa? Ma, ma….perchè?
Perché te ne vai?” domandò Choji anch’egli stupito dalla frase del ninja
biondo. Choji guardò negli occhi Shikamaru che era di fianco a lui per capire
se Naruto stesse dicendo la verità oppure no.
Il chunin ricambiando lo sguardo del suo compagno si limitò ad annuire
cancellando ogni suo dubbio.
“Il motivo principale è…..che
devo diventare più forte. Da quando la guerra è finita non abbiamo fatto altro
che dedicare anima e corpo alla ricostruzione del villaggio. E cosi, non ho più
avuto modo di allenarmi seriamente. Inoltre, da quando ho questo nuovo braccio,
non riesco più ad utilizzare le mie tecniche, non riesco più a combattere come
prima. Sono, sono…………..diventato debole”
Vedendo l’espressione rammaricata del ninja biondo, Kiba e
Choji cercarono di tirargli su il morale.
“Ehi Naruto! Guarda
che è perfettamente normale che tu non riesca ancora ad utilizzare quel braccio
come vuoi. Per questo genere di cose c’è bisogno di tempo. Tu sei il primo
ninja che ha potuto recuperare un’intero arto del proprio corpo dopo che l’ha
perso. Dovresti essere grato all’Hokage per ciò che ha fatto” rispose Kiba
con la sua solita espressione disinvolta, dando una pacca sulla spalla del
compagno.
“Kiba ha ragione” rispose
Choji sostenendo quanto stato detto dal compagno “Non dovresti avere fretta. Adesso siamo anche in tempo di pace, quindi
non credo che torneremo a combattere tanto presto. Avrai tutto il tempo che
vuoi per riprenderti e tornare quello di un tempo”
“E’ proprio questo il
punto” esclamò Naruto guardando con occhi seri e determinati i suoi due
amici.
“Mmh? Che vorresti
dire?” intervenne Shiho avvicinandosi al ninja biondo. La strana
affermazione di Naruto lo aveva fatto trasalire. Cosa stava cercando di dire
con quella frase? Pensò il ninja tra se e se.
“Io NON DEVO tornare
quello di un tempo” esclamò Naruto con tono duro e severo.
“Che vorresti dire?” domandarono
Choji e Kiba all’unisono.
“Di recente ho fatto
troppo affidamento ai poteri di Kurama. Grazie ad essi siamo riusciti a vincere
la guerra. Senza saremmo stati sconfitti. Adesso che io e Kurama ci siamo
separati, posso contare solo sulle mie capacità. Per questo ho assolutamente
bisogno di diventare più forte”
“Suvvia Naruto. Non
credi di stare esagerando. In fondo, anche senza i poteri della volpe, rimani
sempre un grandissimo ninja. Sei più forte della maggior parte dei jonin
presenti al villaggio. Durante lo scontro con Pain sei riuscito a sconfiggerlo
da solo usando la modalità eremitica. Non
hai avuto bisogno del potere della volpe” esclamò Tenten intromettendosi nel discorso.
“Non è come credi” Il
ricordo della sua battaglia contro Pain/Nagato era ancora vivida nella sua
mente, ogni dettaglio “All’inizio dello
scontro ebbi la meglio sui corpi di Pain. Ma poi……”
“Pain riuscì a
bloccarmi con i suoi paletti. Incapace di reagire, iniziai a pensare che
stavolta non c’è l’avrei fatta. Quando Hinata intervenne per aiutarmi, Pain la
quasi uccisa e fù in quel momento che io persi il controllo. La volpe prese il
sopravvento su di me e durante lo scontro riuscì ad indebolire l’ultimo corpo
di Pain”
XDXDXD
“E’ stato grazie a
questo che sono riuscito a sconfiggere Pain e a salvare il villaggio. Quando
tornai in me, il corpo di Pain era debole e ferito e io sono riuscito ad
infliggergli il colpo di grazia. Capite? Se la volpe non fosse intervenuta sia
io che Hinata saremmo…….” Il biondo non finì la frase, non c’è n’era
bisogno. Ricordare quegli avvenimenti era sempre doloroso. Durante il racconto
Naruto guardò più volte Hinata con ansia e preoccupazione. La paura di perderla
durante quel combattimento era ancora forte dentro di se.
“In molte battaglie ho
avuto il supporto della volpe. Il mio primo scontro contro Neji, contro Sasuke,
contro i membri dell’Akatsuki e durante la guerra. Nel bene o nel male, la
volpe è sempre stata coinvolta nelle mie battaglie. Adesso che non siamo più
legati, sento di aver perso molta della mia forza e della mia sicurezza. E
questo è qualcosa che non posso assolutamente permettermi. Per raggiungere
quelli che sono i miei sogni e i miei
obiettivi, io devo assolutamente diventare più forte. Però…….sento che se
rimarrò qui, al villaggio, non diverrò più forte. Per questo motivo devo
lasciare il villaggio e partire per un viaggio di allenamento. Solo cosi otterrò
il potere e la forza necessaria per diventare un grande Hokage”
Le parole di Naruto non trasmettevano alcun tipo di
incertezza alle orecchie dei ninja presenti nella stanza. Naruto aveva già
preso la sua decisione e nessuno lo avrebbe fermato. Tutto ciò che potevano
fare per lui era accettare la scelta presa dal ninja biondo.
“Quando partirai
Naruto?” domandò Hinata con gli occhi lucidi pieni di tristezza. Dentro di
lei la voglia di piangere, di implorarlo di non partire era fortissima. Cosi
forte da fargli male il cuore. Ma, sapeva che non sarebbe stata la cosa giusta
da fare. Se Naruto voleva partire per diventare forte e coronare i suoi sogni,
allora lei doveva essere forte abbastanza da supportarlo. Anche se avrebbe
sofferto come un cane, avrebbe accettato quella scelta e lo avrebbe aspettato
fino al suo ritorno.
Naruto ricambiò lo sguardo rattristato della ragazza dai
capelli corvini e afferrandogli saldamente la mano destra disse “Domani sera. Ho già parlato con l’Hokage
riguardo i dettagli. Entrò domani mattina preparerò l’occorrente per il mio
viaggio e poi partirò” Udendo quelle parole Hinata si rattristo ancora di
più. Pensava che sarebbe rimasto almeno qualche altro giorno, invece, sarebbe
partito il più presto possibile.
“Accidnenti. Credo
che….nessuno di noi si sarebbe aspettato una cosa del genere” esclamò Kiba
guardandosi intorno. Le espressioni basita e corrucciate dei suoi compagni
lasciavano intendere che nessuno si sarebbe aspettato una notizia del genere.
Solo coloro che già avevano appresa la notizia in precedenza, come Shikamaru e
Konohamaru, rimasero impassibili, nonostante dentro di loro la tristezza per la
partenza di Naruto era ancora forte.
“Quindi hai organizzato
questa festa per dirci questo?” domandò Choji riprendendo a mangiare con la
sua solita naturalezza.
“Si! E’ stata un’idea
di Konohamaru. Pensavo che sarebbe stata l’occasione giusta per dirvelo. Quando
sono partito con Jiraya, qualche anno fa, non ho avuto neanche il tempo di
salutarvi. Cosi, ho pensato che questa volta avrei potuto vedervi tutti
un’ultima volta prima della partenza” esclamò Naruto con il suo solito
sorriso a 32 denti. Anche se sapeva che non avrebbe più rivisto i suoi compagni
per molti anni, non voleva apparire loro triste e sconsolato. Voleva lasciare
il ricordo del Naruto allegro e solare che era sempre stato.
“Be, dato che ci hai
avvertito in anticipo, domani sera vedremmo tutti a salutarti davanti alle
porte del villaggio, vero ragazzi?” esclamò Tenten con vivacità.
Kiba, Choji e
tutti i ragazzi presenti nella stanza iniziarono ad urlare “Siiiii! Allora domani sera ci troviamo tutti davanti alle porte del
villaggio per…..”
“NO!”
All’istante tutti i presenti si zittirono. Naruto aveva
appena gridato loro un “no” categorico. Che non ammetteva repliche. Tutti i
presenti si limitarono a guardarlo, straniti dal suo comportamento.
“Ah…….ehm…….volevo
dire……..Non c’è alcun bisogno che mi
veniate a salutare” rispose Naruto sorridendo nuovamente “La
verità e che non voglio che ci siano lacrime e struggenti addii da dare prima
della mia partenza. Ci saluteremo tutti qui, passeremo una bella serata tutti
insieme ridendo e scherzando. Preferisco cosi. Inoltre, non voglio che la gente
del villaggio mi veda partire. Tutti loro contano su di me per la ricostruzione
del villaggio e…….non voglio vedere i loro guardi delusi causati dal mio
comportamento egoistico”
“Si…..ma……..”
“Naruto ha ragione” intervenne
Shikamaru dando man forte all’amico “Il
villaggio vede Naruto come l’eroe che gli ha salvati. E’ un simbolo di speranza
e fiducia per il futuro e trasmette a tutti loro sicurezza per l’avvenire. Se
vedessero Naruto partire senza dire una parola potrebbero scoraggiarsi,
sentirsi meno sicuri e questo non possiamo permetterlo, soprattutto mentre
cerchiamo di ricostruire il villaggio.
Anche se decidessimo di salutare Naruto davanti alle porte del
villaggio, rischieremmo soltanto di attirare l’attenzione delle persone e
Naruto non riuscirebbe più a partire. Per questo condivido la sua opinione. E’
meglio salutarci qui”
“Mmh. Capisco le
vostre ragione, ma……..il villaggio primo o poi scoprirà che Naruto non è più
qui. Come pensi di gestire la cosa?” domandò Shiho rivolgendosi a
Shikamaru.
“Di questo se ne
occuperà l’hokage. Non serve che il villaggio sappia la verità. E’ sufficiente
trovare una scusa qualsiasi per calmare le acque. Ad esempio potremmo dire loro
che Naruto è stato mandato in missione segreta o qualcosa del genere. Anche il
fattore tempo non è un problema. Esistono svariate missioni che impiegano ninja
professionisti fuori dal villaggio per un arco di tempo lunghissimo. Non c’è di
che preoccuparsi.” La spiegazioni di Shikamaru parve convincere tutti i
presenti, compreso Naruto che era ancora preoccupato della reazione degli
abitanti del villaggio alla sua improvvisa scomparsa.
“Se esci dalla porta
principale qualcuno potrebbe vederti ugualmente. Dovresti camuffarti un po’ per
non farti riconoscere” esclamò Kiba guardando il ninja biondo. Di certo
Naruto non era più il tipo che passava inosservato. Da quando era diventato
eroe del villaggio, l’attenzione su di lui si era triplicata.
“Non preoccupatevi. Ho
già in mente un piano per uscire dal villaggio senza destare sospetti. Dopotutto,
sono pur sempre Naruto Uzumaki, il ninja più imprevedibile del villaggio della
foglia. Fidatevi di me. Ahahah!”
“Si farà sgamare
subito” pensarono all’unisono i giovani ninja. Guardandolo con quella sua
risata isterica e strafottente nessuno avrebbe pensato che il ragazzo di fronte
a loro fosse considerato l’eroe del villaggio.
“Bene ragazzi. Dato
che abbiamo chiarito tutto, che ne dite di iniziare i festeggiamenti?” domandò
improvvisamente Suigetsu appoggiandosi alle spalle di Naruto e Shikamaru “Sapete, con tutti quei vostri discorsi
iniziavo a sentirmi un po’ escluso. Ehi, Naruto! Visto che è la tua festa, che
ne dici di fare un bel brindisi? Ho portato un sake che è la fine del mondo”
“S-S-SAKE??? M-ma io
non ho mai bevuto sake” disse Naruto
allontanandosi velocemente dallo spadaccino.
“E allora? C’è sempre
una prima volta”
“Non posso.
Cioè…..sono un ninja e non posso bere il……”
“Allora facciamo cosi”
Suigetsu si avvicinò a Naruto e con un rapido gesto della mano gli sfilò il
coprifronte dalla testa.
“Ehi! Cosa stai….” Naruto
cercò di riprendere il coprifronte ma Suigetsu sembrava intenzionato a non
volerglielo restituire.
“Facciamo cosi! Che ne
dici se almeno per stasera “dimentichi” di essere un ninja e non ti godi questa
festa come farebbe un ragazzo normale qualsiasi? Dai che ti costa? In fondo è
solo per una sera” Suigetsu posò il
coprifronte davanti a Naruto e aspettò la sua risposta.
“E-Ecco io…non so
se……..” Naruto si strofinò la testa, non molto convinto dell’idea di Suigetsu.
“Suigetsu ha ragione.
Non c’è nulla di male se ogni tanto ti lasci un po’ andare. Ormai siamo adulti.
Bere il sake è qualcosa che fanno quasi tutti. Anche i ninja. Prendi ad esempio
l’Hokage. Sai quante volte la signorina Tsunade è stata scoperta mentre beveva
del sake. A volte lo fa anche durante l’orario di lavoro” esclamò Kiba
aiutando lo spadaccino nel suo intento.
“Mmh. Effettivamente,
anche al maestro Jiraiya piaceva molto il sake, e non solo quello……” Ripensando
al suo vecchio maestro, Naruto iniziò a mostrare segni di cedimento. In fondo
non poteva essere tanto male bere del sake.
“Sai Naruto.
Solitamente sono contrario a questo genere di cose. Però, come dire, questa
festa l’abbiamo organizzata per te. Per divertirci tutti insieme un’ultima
volta prima della tua partenza. Dopo che avrai lasciato il villaggio, inizierai
ad allenarti e non penso avrai tanto tempo per svagarti in questo modo, ti pare?
Anche se mi duole ammetterlo, devo dare ragione a Suigetsu. Smetti di
comportarti come un ninja e sii te stesso”
Dopo aver ascoltato le parole sincere del chunin, l’Uzumaki
parve convincersi e con il sorriso sulle labbra rispose “Ok ragazzi! Mi avete
convinto” Naruto afferrò il copri fronte, lo piego delicatamente e lo pose
all’interno della giacca “Voglio
divertirmi alla grande stasera. Quindi, diamo inizio alla festaaa”
“Siiii” gridarono all’unisono la maggiorparte dei
presenti alla festa. In men che non si dica i ragazzi finirono di apparecchiare
la tavola, sistemando bevande e leccornie varie per l’occasione. Mentre tutti
erano indaffarati nell’adempiere al loro compito, Naruto prese Hinata per mano
e si allontanò di qualche passo dal salotto.
“Hinata. Ti…….ti
chiedo scusa” esclamò Naruto chinando il capo con rammarico.
“Scusa? per cosa?” domandò
lo Hyuga non capendo il motivo di quella frase ricolma di tristezza e angoscia.
“Avrei dovuto dirtelo
prima ma…..non ci sono riuscito. Dopotutto quello che è
successo in questi
ultimi giorni tra……me e te…….il
bacio……..non……..non me la sono sentita di
darti
una notizia del genere. Vedere i tuoi occhi ricolmi di lacrime è
qualcosa
che…….non avrei potuto sopportare. Adesso hai tutte le
ragioni per essere
arrabbiata con me. Per questo…..ti chiedo di perdonarmi” nel mentre
parlava, i suoi occhi erano concentrati a guardare il pavimento, sicuri del
fatto che non avrebbero potuto reggere lo sguardo arrabbiato e deluso della
Hyuga.
“Naruto! Guardami” la
giovane Hinata alzò la mano destra, afferrò il mento dell’Uzumaki e pian piano
lo alzò abbastanza da permettergli di poter incrociare il proprio sguardo a
quello del ragazzo “Guardami negli occhi.
Che cosa vedi? Vedi rabbia? Vedi tristezza?”
Naruto rimase immobile. I suoi occhi azzurri si spalancarono
ammirando quelli limpidi e cristallini di Hinata. Non una lacrima rigava il suo
volto e non vi era alcun bisogno che osservasse le splendide labbra della
ragazza per capire che gli stava sorridendo.
“Se senti che partire
è la cosa migliore da fare, allora io non ti fermerò” esclamò Hinata senza esitazione “E’ vero. Quando tu non ci sarai più, mi
sentirò triste. Non poter più passare del tempo insieme, parlare………..è qualcosa
che mi mancherà da morire ” Hinata strinse più forte la mano di Naruto,
come a non volerlo lasciare andare via “Però,
dentro di me c’è qualcosa che supera di gran lunga la tristezza”
“D-Davvero? E’ ché
cos’è?”
“L’amore” esclamò
Hinata senza alcuna timidezza guardandolo negli occhi e facendo arrossire il
povero Naruto “Anche se tu starai via per
chissà quanto tempo, per quanto io possa provare tristezza e malinconia, so che
un giorno tornerai a casa. Tornerai dalle persone a te più care e…tornerai da
me. Ho capito che….questo non è nient’altro che un’altro passo per la
realizzazione del tuo sogno”
“Quindi….non sei
arrabbiata con me?” domandò Naruto sorridente, confortato dalle parole
docli e comprensive della ragazza.
“Ma certo che no
sciocchino” rispose Hinata ricambiando il suo sorriso “Le ragioni che ti spingono a partire sono più che comprensibili. Se
vuoi diventare il prossimo Hokage del villaggio non hai tempo da perdere,
giusto? Quindi va e ritorna più forte di prima. Sappi che se al tuo ritorno non
sarai diventato più forte te la vedrai con me, ok?” esclamò Hinata dando un
leggero buffetto sulla guancia del ninja biondo.
“Ahahahahah! Ok! Ok!”
rise Naruto alzando i palmi della mano per difendersi “Ti ringrazio Hinata”
La kunoichi sorrise e disse “Su andiamo. Gli altri ci stanno aspettando. La festa non può iniziare
senza il festeggiato” Dopo avergli
fatto un’occhiolino, Hinata prese la sua mano e insieme iniziarono a
raggiungere gli altri ragazzi.
Percorrendo quei pochi passi che gli separavano dal tavolo,
Naruto ripenso a ciò che aveva detto a Hinata. Osservandola negli occhi capiva
che non nutriva davvero alcun risentimento nei suoi confronti per la sua
improvvisa partenza. Era stata gentile e comprensiva con lui. Come sempre.
Hinata era una ragazza davvero straordinaria e l’ultima cosa
che avrebbe voluto al mondo era farla soffrire a causa sua. Dopo tutto ciò che
aveva fatto per lui in passato non lo meritava.
Ripensando a questo,
Naruto iniziò a provare uno strano senso di colpa che gli faceva
stringere il cuore.
E vero. Le aveva detto la verità sulla sua
partenza…………ma……….non le aveva detto “tutta” la verità.
I motivi che lo stanno spingendo a partire erano: allenarsi
e diventare forte abbastanza da poter un giorno diventare il nuovo Hokage del
Villaggio della Foglia. Questo è ciò che aveva detto a tutti i suoi compagni.
Questa è la verità!
Tuttavia, nascosta dietro quella verità, ve ne è un’altra.
Molto più intricata e segreta. Che solo una persona conosce. Essa potrebbe
essere il motivo principale per cui Naruto ha deciso di partire per un viaggio
che lo avrebbe tenuto lontano dal villaggio per anni.
Quale sarà questa verità nascosta?
“SAKURA!”
“Sakura! Dove stai
andando?” gridò Ino con tutto il fiato che aveva in corpo mentre rincorreva
l’amica che usciva come un fulmine dalla casa di Shikamaru.
“Non lo vedi. Sto
tornando a casa!” rispose la kunoichi senza neanche voltarsi e proseguendo
il suo cammino.
“Che cosa? Ma non puoi
andartene. Devi parlare con….”
“Non pronunciare il
suo nome” esclamò furiosa la kunoichi fermandosi sul ciglio della porta “Non….non mi ha neanche guardata………Sono
certa che mi ha visto e che sapeva che stavo ascoltando eppure…….non mi ha
neanche considerata, come se io non esistessi” Sakura posò la mano tremante
di rabbia sulla maniglia della porta e con un rapido scattò la apri.
“Bene! Se la mia
presenza gli da cosi fastidio, allora, non c’è motivo che io rimanga”
“Non essere
precipitosa Sakura” Ino la afferrò per il braccio sinistro nel tentativo di
bloccare la sua uscita “Ascolta. So che in
questo momento sei arrabbiata con lui, ma……”
“Arrabbiata Ino? Io
sono…..sono…furiosa” esclamò la giovane ninja mentre camminava a destra e
sinistra nel vano tentativo di calmarsi “Prima
decide di non parlarmi, poi fa finta di non conoscermi e adesso questo. Se ne
va senza dirmi una parola. Dato che facciamo entrambi parte dello stesso Team
avrebbe almeno potuto dirmelo di persona invece di andarsene di punto in
bianco. Invece……..io…io non lo riconosco più”
“So che sei delusa dal
suo comportamento Sakura. Però……tu
non sai neanche il motivo per cui Naruto ti sta trattando cosi” Ino lasciò
andare il braccio della kunoichi che aveva precedentemente afferrato e si
avvicinò per guardarla dritta negli occhi “Senti!
Che tu lo voglia o no, domani Naruto se ne andrà e non potrete più vedervi per
chissà quanto tempo. Devi chiarire questa situazione con lui e devi farlo
adesso”
“E
a che scopo se permetti? Tanto Naruto non ha alcuna intenzione di
parlarmi. A preferito tenermi nascosto ogni cosa piuttosto che
confidarsi con
me. So che non posso competere con Hinata e lui a tutti i diritti di
passare il
proprio tempo con lei. Però, almeno come membro del Team 7,
avrei voluto che mi
dicesse questa cosa di
persona…………………..Forse
la cosa migliore è che noi non ci
vedessimo più”
“Non dire sciocchezze,
Sakura. Anche se decidessi di andartene e di non vederlo più, credi che le cose
col tempo si sistemeranno tra voi due? Rispondi?” Sakura rimase in
silenzio, troppo confusa dalla piega che stava prendendo la situazione “Tu non scapperai in questo modo. Come tua
amica, ti sto dicendo di affrontarlo faccia a faccia e di chiarire la faccenda
una volta per tutte. Tanto peggio di cosi le cose non potrebbero andare e anche
se non dovessi trovare la risposta che cerchi, almeno saprai la verità”
Dopo qualche attimo di esitazione, la kunoichi annui “Va bene! Torniamo dentro”
“Evvai! L’ho convinta”
penso la kunoichi bionda fra se e se, mentre vedeva la sua migliore amica
rientrare all’interno della casa.
“Ah! A proposito, hai
chiesto a Sai se sa qualcosa riguardo questa faccenda?”
“No! Stranamente non
sono riuscita a trovarlo. Ho guardato dappertutto all’interno della casa ma
sembra che sia svanito nel nulla. Poi ho sentito parlare Naruto della sua
partenza e mi sono bloccata di colpo dallo stupore e infine ho seguito te.
Eppure è strano. Dev’essere qui da qualche parte” esclamò la bionda con gli
occhi al cielo e grattandosi il capo con la mano destra,
“Forse era uscito a
prendersi una boccata d’aria. A Sai non piacciono molto i luoghi affollati.
Perché non controlli nel giardino di Shikamaru?”
“Ok! Tu va dentro e
parla con Naruto. Io ti raggiungo subito e guai a te se provi a filartela
un’altra volta” esclamò Ino puntando l’indice come monito di avvertimento.
Dopodiche si allontanò alla ricerca dell’Anbu dai capelli neri.
“Uff! Si! Si!” sbuffò la rosa con tono annoiato. Quella
situazione non gli piaceva per niente. Ma non poteva tirarsi indietro. Doveva
parlare con Naruto prima che partisse per il suo viaggio. Se davvero la loro
amicizia e il loro legame creatosi nel tempo era forte come credeva, allora
avrebbero trovato il modo di riappacificarsi e tutto sarebbe tornato alla
normalità.
Ma…….
Quello che sarebbe
accaduto di li a poco, avrebbe dato alla ragazza la certezza indissolubile che………
…………nulla sarebbe
tornato come prima.
“T-tu mi hai appena
chiesto….che cos’è un bacio?” la domanda del giovane Anbu era stata cosi
inaspettata che la kunoichi dai capelli rossi era rimasta paralizzata. Karin
guardò più profondamente negli occhi del ragazzo e si accorse con assoluta
certezza che non stava mentendo. Lui davvero non sapeva cosa fosse un bacio.
L’Anbu annui lievemente con la testa. Osservando la reazione
stupefatta della kunoichi, il ragazzo dedusse che doveva trattarsi di qualcosa
di banale e che tutti conoscevano. Tutti tranne lui. Forse doveva aver letto
quella parola da qualche parte in uno dei suoi libri ma, in quel momento, non
gli veniva in mente niente. Il ragazzo cominciò a riflettere portando la mano
sul mento, gesto inequivocabile che significava che stava usando tutta la sua concentrazione
nel ricordare il significato di quella parola.
“Mmmmmmmmh! Forse si
tratta di qualche oggetto particolare, come
un’arma………..no,no…………..
forse è
qualcosa che si mangia…………….neanche
questo………….o forse si tratta
di……………”
“Ahahahahahahahah” udendo
le parole di riflessione dell’Anbu, la
kunoichi dai capelli rosi iniziò a ridere di gusto piegandosi su se stessa e
stringendosi le braccia attorno alla pancia. Davvero non riusciva a credere
alle parole del ragazzo di fronte a lei. In quel momento gli sembrava di avere
davanti un bambino innocente che era curioso di scoprire quel qualcosa di nuovo
che prima non conosceva.
“La cosa ti fa ridere?”
domandò il ragazzo con aria offesa. Odiava essere deriso in quel modo e non
sarebbe rimasto certo con le mani in mano a farsi prendere in giro.
“No! No!Scusami! E’
solo che…….non mi aspettavo di ricevere una domanda del genere” rispose Karin
ricomponendosi da suo piccolo stato di ilarità. L’Anbu continuò a guardarla con
il suo solito sguardo freddo e distaccato. Questo non fece altro che attirare ancora di
più la kunoichi rendendola ancora più audace.
“Se non vuoi dirmelo
posso sempre cercare in un libro” esclamò Sai incrociando le braccia al
petto.
“Un “bacio” non è qualcosa
che può essere semplicemente spiegato a parole, ne tantomeno può essere imparato
in un banale libro. E’ qualcosa di molto molto particolare”
“Davvero? E’ cosi
speciale da non poter essere descritto con delle semplice parole?” la
giovane kunoichi era riuscita a catturare tutto l’interesse dell’Anbu. Adesso
era il momento di passare allo step successivo. La ragazza si avvicinò al
ragazzo abbastanza da far entrare nuovamente i loro corpi a contatto.
“Vuoi sapere cos’è?
Vuoi che io te lo mostri?” esclamò la kunoichi in maniera sensuale
incatenando lo sguardo del ragazzo al suo.
“S-Si” balbettò l’Anbu
imbarazzato dal comportamento audace della ragazza. La strana sensazione che
aveva provato poco prima tenendo a stretto contatto il suo con corpo con quello
della ragazza si era ripresentata più forte di prima. Era spaventato, ma, allo
stesso tempo era curioso di andare oltre. Di scoprire quelle nuove sensazioni
che si stavano risvegliando dentro di lui.
“Ok!” la ragazza dai capelli rossi incrociò
lentamente le braccia intorno al collo dell’Anbu, dopodiche disse “Appoggia delicatamente le tue mani sui miei
fianchi” Il ragazzo obbedì e appoggiò in maniera impacciata le proprie mani
sui fianchi della ragazza, facendo aderire ancora di più i loro corpi.
“E adesso?” domandò
il ninja sempre con maggior imbarazzo. Non poteva più tirarsi indietro ormai.
“Appoggia le tue
labbra alle mie” Karin si alzò lentamente con le punte dei piedi in modo
dar poter avvicinare il proprio viso a quello arrossato del ragazzo.
“ E poi………..”
“E poi………..……lasciati andare”
Salve a tutti ragazzi
^^
I’m back ^^ Prima di
tutto, chiedo scusa a tutti. Mi dispiace di non essermi più fatto sentire e di
aver fermato la storia. Mi spiace davvero tanto :(
Purtroppo è stato un periodo
un po’ particolare e…..non avevo voglia di mettermi a scrivere :(
Inoltre, è un cosa
che sarà capitata solo a me, ma……..ho smesso di leggere le fanfic. Da un pezzo
ormai.
L’ultima lo letta
circa un mese fa. Un’amica me l’aveva consigliata dato che non riuscivo a
trovare nulla di interessante.
Non so perché ma non
riesco più a trovare qualcosa di interessante da leggere nella sezione di
Naruto, qualcosa che catturasse la mia attenzione. Probabilmente è colpa mia :(
Tempo fa seguivo un
paio di fanfic di alcuni scrittori che erano molto più bravi di me, pero ahime
anche loro hanno smesso di scrivere. Ovviamente ognuno di loro ha i propri
problemi personali e le proprie motivazioni, quindi non gli giudicherò………..
……….solo che……..per
me erano uno stimolò per spingermi a migliorarmi sempre di più. Paragonavo il
loro lavoro al mio. Quando hanno smesso ho perso parte della voglia che avevo
di scrivere. Sembra una cosa stupida però è cosi ^^
Quindi, chiedo
nuovamente scusa a tutti. Soprattutto a coloro che seguono la mia storia da
parecchio tempo ^^
Questo capitolo è molto particolare è spero vi piaccia ^^
Come avevo detto
tempo fa, volevo dedicare parte della storia ad uno dei miei personaggi
preferiti all’interno di Naruto: Sai. Voglio approfondire un po’ il suo personaggio
creando una piccola sottotrama :)
La parte tra Sai e Karin
è stata quella più divertente da scrivere e credo che nessuno si sarebbe
aspettato una cosa del genere. Credetemi ragazzi, se non mi divertissi non continuerei
a scrivere XD
Il finale non so se
mi è uscito bene, volevo lasciare un po’ di suspance ^^ Mi sembra molto da soap-opera
XD Però, ormai lo scritto, quindi va bene cosi ;)
La parte del “bacio”
è un’esperimento che dovevo assolutamente fare ^^
Sapete, vedendo il
manga, notiamo che Sai apprende molte delle conoscenze legate alle amicizie
alle relazioni tramite i libri. Questo perché, essendo orfano, ha vissuto un’infanzia
molto particolare, senza affetto, addestrato subito a diventare un ninja professionista
^^
Quindi, come poteva
sapere cosa fosse un bacio?? ^^ Il mio ragionamento è stato appressa poco questo
;)
Voi potete dirmi cos’è
del tipo “non esagerare, non è cosi ingenuo da non sapere cos’è e cosi via”. Io però non ci metterei
la mano sul fuoco. Per quanto sia una cosa irrealistica, da rasentare la
fantascienza……non è impossibile,nemmeno nella realtà, e poi è divertente vedere
cosa accadrà in futuro :)
Sperò di aver
attirato il vostro interesse almeno un pochino ;)
La parte di Naruto nella
storia era abbastanza ovvia. Per chiarire la questione tra Naruto e Sakura
dovreste aspettare il prossimo capitolo. Ahahahah! Sarà il delirio XDXD
Bene, credo di aver
detto tutto ^^ Scusate per essermi dilungato molto (e dire che mi sono
trattenuto ^^) ma io adoro parlare e discutere di queste cose con voi e non
vedo l’ora di leggere la vostra opinione o recensione (sempre se scriverete XD)
Ringrazio tutti
coloro che hanno recensito e che seguono la mia storia. Mi spiace per non aver
continuato a scrivere ma….è stato un periodo molto pesante ^^
Un saluto a tutti e
al prossimo capitolo ;)
Leon92
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Capitolo 30 *** Nome ***
Cap 30
“Cosa succede?”
“Mi sento…………..strano”
“II mio volto si avvicina sempre
di più al suo”
“I suoi occhi rossi sono come
infiammati ed emanano una strana luce”
“Essi mi attirano sempre di più
senza che io possa reagire”
“Sento le palpebre farsi sempre più
pesanti”
“Avverto il suo respirò sulle mie
labbra”
“Questa ragazza è pericolosa,
dovrei allontanarla da me….”
“……….ma………”
“……..non voglio”
“Per una volta, una sola……..voglio…….”
“…….Lasciarmi andare…….”
I due giovani, stretti l’uno nelle braccia dell’altro,
stavano avvicinando sempre di più i loro volti. L’impavida ragazza dai capelli
rossi lo attirava sempre di più in un turbinio di nuove emozioni senza alcun
controllo. Il giovane Anbu, impaurito ed allo stesso tempo curioso come un
bambino, voleva scoprire quel nuovo sentimento che lo stava completamente
stravolgendo in ogni parte del corpo.
Un bacio. Cos’e un bacio? Cosa si prova a riceverlo? Quello
che per molti può essere considerato qualcosa di cosi scontato da essere quasi
ridicolo nella sua semplicità…..….per il giovane Sai non lo era. Non lo era
affatto. Orfano dalla nascita e privato di ogni emozione durante la sua vita da
ninja, voleva provare ad essere un ragazzo come tutti gli altri, doveva
risvegliare dentro di se tutte quelle emozioni e quei sentimenti che lo
rendevano “umano”.
L’Anbu chiuse lentamente gli occhi, lasciando che fosse il
proprio istinto a guidarlo. L’abbraccio dei due giovani si fece sempre più
intenso. Le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza, riuscivano a
sentire ognuno il respiro dell’altro. Ancora poco e……..
“CHE STATE FACENDO?” urlò una voce alle spalle dei due ninja
facendoli sobbalzare di colpo.
Dietro di loro, una ragazza dai capelli biondi raccolti in
una coda di cavallo e due occhi azzurri che emanavano scintille di fuoco si
mostro in tutta la sua furia. Teneva i pugni talmente stretti che da li a poco
le unghie le avrebbero fatto fuoriuscire del sangue.
“I-Ino…..” esclamò
sorpreso l’Anbu completamente immobile.
Il suo corpo era ancora abbracciato a quello della ragazza e il turbinio
di emozioni che poco prima si era impadronito di lui svanì del tutto. Osservando gli occhi
accusatori e furenti della bionda, l’Anbu rimase come spaesato. Perché si è
arrabbiata cosi tanto? Forse ho fatto qualcosa di male? Pensò tra se e se con aria interrogativa.
“Tsk! Guastafeste” sbuffò
la ragazza, seccata di essere stata interrotta proprio sul più bello.
“TU….” Ino camminò
a passo sostenuto verso i due ragazzi, allontanandoli bruscamente e sciogliendo
il loro abbraccio “……COSA DIAVOLO CREDEVI
DI FARE?” urlò la chunin rivolgendosi alla ragazza di fronte a se.
“Ahahahah! Che domanda
sciocca” la scherni Karin ridendo, mentre con calma si rimise gli occhiali
che si era tolta in precedenza “Non era abbastanza evidente il mio intentò. O
forse mamma e papa non te l’hanno spiegato cosa succede quando un’uomo e una
donna stanno stretti a quel modo”
“Grr! Tu…brutta…….” L’astio
che Ino provava nei confronti di quella ragazza stava aumentando a dismisura.
Avrebbe voluto con tutta se stesa scagliare un bel pugno sul suo bel faccino.
Ma non poteva farlo. Doveva mantenere il suo contegno e controllarsi.
“Comunque non avevi
alcun diritto di interromperci a quel modo. Quello che accade tra me e lui non
ti riguarda”
“Oh! Mi riguarda
eccome, mia cara” rispose di rimando la chunin “Lui è il mio…….il mio……..” le parole morirono sul nascere. Avrebbe
tanto voluto usare il termine “ragazzo” ma la verità e che non stavano affatto
insieme.
“Lei è la tua ragazza?
Siete fidanzati?” domandò improvvisamente la ragazza dai capelli rossi al
giovane Anbu che, fino a quel momento, si era tenuto in disparte ancora
leggermente confuso su cosa stesse accadendo.
“La……mia ragazza?
Fidanzati?” il modo in certo con cui il ragazzo pronunciò quelle parole fù
l’esatta dimostrazione del fatto che il ragazzo non avesse ancora intuito
qual’era l’argomento di discussione, ne intuiva il significato di quei termini
a lui ancora estranei.
“Ahah! Come
immaginavo. Voi due non state affatto insieme” esclamò la rossa con soddisfazione,
incrociando le braccia al petto e guardando la kunoichi bionda con aria di
sfida.
“Smettila! Anche se
lui non conosce il significato di quelle parole, questo non vuol dire che non
stiamo affatto insieme, ne ti da il diritto di approfittartene per fare i tuoi
porci comodi” rispose la kunoichi con evidente difficoltà. Non poteva
ammettere apertamente la verità davanti a lei, ne gli avrebbe permesso di
averla vinta tanto facilmente.
“Oh! Ma io non stavo
facendo i miei porci comodi. Anche se devo ammettere che mi sarebbe piaciuto” sussurrò
a bassa voce la rossa facendo in modo che solo la bionda potesse sentire
quell’ultima frase “In realtà, è stato
proprio lui a chiedermi di “farlo”
“C-C-Cosa?
Fare…..cosa……” balbettò Ino intuendo il sottile doppio senso usato dalla
rossa.
“Eheh! Hai capito, non
è vero? E ti dirò di più…..” la rossa si avvicinò lentamente all’orecchio
destro della bionda e con tono malizioso gli sussurrò “Se tu non ti fossi intromessa, mi sarei spinta anche oltre”
In un’impeto di rabbia, la kunoichi cercò di colpire il
volto della rossa con un pugno scagliato con tutta la sua forza e senza
trattenersi le urlò contro “BRUTTA
SGUALDRINA!”. Ma la rossa era fisicamente più abile e con maggiore
esperienza alle spalle. Ella lesse in anticipò la mossa della sua avversaria e,
con un rapido movimento, riuscì a schivare il pugno diretto alla sua guancia
spostando leggermente la sua testa verso sinistra esclamando “Tsk! Sei lenta”. Tuttavia Karin non si
limitò solo a schivare. Decisa ad affermare la sua superiorità sulla ragazza,
decise di spaventarla ancora di più. Senza che la bionda se ne accorgesse, da
sotto le sue vesti prese un kunai e, spostandosi velocemente alla sua sinistra,
lo scaglio velocemente sul fianco della ragazza. Ino riuscì a veder il kunai
solo all’ultimo momento ma non sarebbe riuscita a schivarlo in tempo dato che
aveva perso l’equilibrio scagliando a vuoto il pugno che aveva precedentemente
tirato.
“Maled…….” Di li a
poco la bionda pensò che il kunai le avrebbe trapassato lo stomaco fino a
dissanguarla. Ma, il kunai non arrivò a destinazione.
“Basta cosi, Karin!” il
giovane Anbu si parò velocemente davanti alle sue ragazze e con un rapido
movimento della mano destra blocco il polso della rossa arrestando il suo
movimento “Smettila” esclamò minaccioso il ragazzo guardando la
rossa con sguardo freddo ed autoritario.
La rossa resto a fissarlo per qualche secondo, ricambiando
il suo sguardo, dopodiché, con aria rassegnata, rispose “Ok! Ok!” L’Anbu lascio andare il polso della ragazza aspettando
pazientemente che riponesse il kunai al suo posto.
“Eheh! Non ti
scaldare. Stavo mettendo alla prova anche lei e, come pensavo, non è neanche
lontanamente al mio livello” La
bionda era ancora sottoshock per quanto era accaduto. L’aveva davvero messa
alla prova? Oppure la sua era solo una scusa per poterla attaccare?
“C-Cos’hai detto?” esclamò
irritata la kunoichi, sentendo crescere nuovamente la rabbia dentro di se.
“Comunque sia, credo
che faremmo meglio a raggiungere gli altri. La festa sarà già iniziata da un
pezzo” intervenne Sai cercando di sciogliere quell’aria di tensione che da
fin troppo tempo lo stava opprimendo.
“Uff! Va bene! Tanto
ho già ottenuto quello che volevo” rispose la rossa mandando l’ennesima
frecciatina alla bionda “E’ stato davvero
un piacere fare la tua conoscenza…….Uh! Ah! Aspetta! Non mi ancora detto il tuo
nome, carino”
“Ehm….il mio nome ?!” L’Anbu
si era completamente dimenticato di rivelare il suo nome alla ragazza, dato
che, poco prima, la stessa ragazza lo aveva messo alla prova lanciandogli addosso
due shuriken. Una parte di se ancora non
si fidava di lei, tuttavia rivelare il proprio nome non avrebbe di certo creato
problemi.
Il giovane Anbu si avvicinò sorridente alla ragazza e,
tendendogli la mano con cordialità, disse “Piacere,
mi chiamo S……”
“Se proprio lo vuoi
sapere il suo nome è Sai. E adesso levati dai piedi” La bionda si
sovrappose come un’uragano tra i due ragazzi, interrompendo la presentazione
iniziata dall’Anbu. “Brutta stronza! Ha cercato di provarci con lui senza
neanche conoscere il suo nome” pensò la kunoichi fra se e se.
“Hai detto Sai?
Interessante come nome. Sempre ammesso che………..questo sia il tuo ”vero” nome”
Il giovane Anbu sussultò a quell’affermazione. I suoi
sguardo freddo e duro vacillo facendo trasparire l’incertezza nei suoi occhi.
Le mani iniziarono a sudare freddo mentre un lontano ricordo iniziò a formarsi
nella mente.
“Che diavolo stai
blaterando? Certo che è il suo vero nome” esclamò Ino in sua difesa “Io lo conosco da quasi due anni e ti posso
assicurare che………. ”
“Vedo che non
comprendi” rispose la rossa con dissenso “E va bene. Vorrà dire che dovrò darti un’altra lezione. Lascia che ti
faccia una domanda. Tu conosci il “Sai”?
“Il “Sai” hai detto?” la
domanda di Ino fece intendere alla rossa che non sapeva di cosa si trattasse.
Probabilmente era un’oggetto ma…..qual’era il suo utilizzo?
“Non lo conosci, vero?
Allora lascia che ti rinfreschi la memoria. Il Sai è…………”
“Un’arma!” esclamò
asettico l’Anbu guardando la bionda. Se Ino avrebbe dovuto scoprire la verità
sul suo conto, sarebbe stato lui stesso a rivelarglielo.
“U-Un’arma?!” balbettò
la kunoichi voltandosi verso il ragazzo. Guardandolo negli occhi, ella non
trovo alcun tipo di emozione. Erano scuri, freddi e privi di ogni luce. Quasi
come se, all’interno del ragazzo, non vi fosse più un’anima.
“Precisamente” esclamò la rossa continuando il discorso “Non mi stupisco che tu non lo conosca. E’
un’arma piuttosto rara nei nostri tempi. Il Sai è costituita sostanzialmente da
un’asta centrale appuntita ai cui lati sporgono, partendo dall’impugnatura, due
proiezioni non affilate dette “tsuba”.
“Alcune teorie dicono
che il Sai inizialmente veniva adoperato come utensile agricolo utilizzato per
piantare il riso, per fare delle misurazioni o addirittura per bloccare le
ruote dei carri. In seguito venne utilizzato come arma vera e propria. Venne
sviluppata una sua arte marziale chiamata “Sai Jutsu”.
La citazione ci stava ;)
"Essa prevede l’utilizzo
di una coppia di Sai usate per ogni mano e, in battaglia, le sue tecniche
possono essere variate velocemente in modo da avere l’arma sia in modalità di
attacco che di difesa, a seconda delle necessità. All’inizio i ninja gli adoperavano molto spesso durante
le missioni e in combattimento. Con il tempo però, i Sai furono sostituiti dai
kunai, più leggeri e facili da maneggiare. Anche se è passato un sacco di tempo,
ancora oggi esistono un’elite di ninja che sa adoperare i Sai in battaglia e
che conosce le sue tecniche. Capisci dove voglio arrivare?”
“Quindi…….il nome Sai
è………”
“Esatto. Molto
probabilmente non è altro che un nome in codice affibbiatogli da qualcuno per
svolgere un qualche tipo di missione segreta. In fondo, tutti gli Anbu, quando
vanno in missione, ricevono nomi che richiamano oggetti o persone importanti
del passato. Per questo, quando ho sentito il suo nome mi sono insospettita ” concluse
schietta Karin la sua deduzione guardando il ragazzo.
“S-Sai…….è la verità?”
domandò sbalordita la kunoichi.
“Si! E’ cosi” rispose
rassegnato l’Anbu non potendo più nascondere la verità “E’ stato Danzo a darmi questo nome, quando ancora facevo parte della Radice,
il giorno in cui sono entrato a far parte del Team 7”
Un ghigno soddisfatto si formò sul viso della rossa “Hai detto di conoscerlo da quasi due anni,
eppure, tu non sai niente di lui” esclamò
di fronte alla ninja bionda “Anche se
siete entrambi ninja, vivete in mondi completamente differenti. Ma tu questo
non lo puoi capire. Sei solo una misera chunin”
Ino alzò lo sguardo ricolmo di rabbia e, con tutto
l’autocontrollo che possedeva in quel momento, afferrò il colletto della sua
avversaria, la avvicinò a se, e con calma gli sussurrò “Prova di nuovo a darmi della “misera chunin” e stavolta ti attaccherò
con l’intento di ucciderti, Capito, sgualdrina?”
“Tsk! Provaci se ne
hai il coraggio, misera chunin che non sei altro” la scherni la rossa non
facendosi intimidire.
“Basta cosi, voi due” il
giovane Anbu si sovrappose nuovamente tra le due ragazze, allontanandole l’una
dall’altra “Oggi è la festa per la
partenza di Naruto e non sono certo venuto qui per vedere delle scaramucce tra
ragazze. Quindi smettetela” concluse
irritato il giovane.
“Come vuoi tu. Tanto
non ho certo tempo da perdere con gente di questo genere” esclamò Karin
riferendosi alla bionda. Dopo essersi sistemata i vestiti ed ordinata i capelli
con rapidi gesti delle mani, la giovane si allontanò dai due ragazzi dirigendosi verso l’entrata che dal giardino
portava all’interno della casa dei Nara.
“Sai!” la rossa richiamò l’attenzione dell’Anbu un’ultima
volta e, prima di svanire dietro la porta, salutandolo con un’occhiolino gli
esclamò “Spero di avere di nuovo
l’occasione di parlare con te. Magari in privato, cosi, possiamo finire il
nostro “meeting” senza che nessuno ci disturbi”
“Quanto la odio. Come
ha potuto l’Hokage fare entrare tipi del genere nel nostro villaggio” osservò
la kunoichi con il più profondo disgusto verso quella che adesso doveva
considerare sua rivale.
“Raggiungiamo gli
altri. Abbiamo perso abbastanza tempo qui” esclamò l’Anbu dirigendosi
anch’esso verso l’entrata della casa.
“Aspetta un’attimo” Ino
afferrò la mano del ragazzo nel tentativo di fermarlo, notando che in quel
momento era sudata e fredda come il ghiaccio “Quindi………..il nome Sai……non è davvero il tuo vero nome?”
Il giovane Anbu si voltò per qualche istante, incrociando
gli occhi azzurri e luminosi della compagna con i suoi, dopodiché si voltò
nuovamente verso la porta per ripetergli ancora una volta l’amara verità “No! Non lo è” Ammise il ragazzo con
colpevolezza, come se quello fosse stato il più atroce degli inganni “Ma in questo momento non mi va di parlarne”
“Capisco” sussurrò
la kunoichi con tristezza. In quel
momento pensò che probabilmente Karin avesse ragione. Lei non sapeva niente di
lui, ne del suo passato, nonostante lo conoscesse da un sacco di tempo. Anche
se hanno quasi la stessa età, lui era già un’Anbu, mentre lei era ancora una
chunin. Davvero le loro vite come ninja era cosi diverse da non poter essere
nemmeno paragonabili?
“Dimmi una cosa, Ino” esclamò
improvvisamente il ragazzo, mentre teneva stretta ancora la mano della compagna
alla sua “Perché? Perché prima ci hai
interrotti? Perché ti sei arrabbiata cosi tanto quando ci hai visti?”
“COME PERCHE’? I-IO
NON VOLEVO CHE QUELLA…..QUELLA……STRONZA TI BACIASSE” urlò Ino con tutta se
stessa, stringendo ancora più forte la mano del compagno.
“Perché no?”
La kunoichi rimase in silenzio per qualche secondo, pensando
ad un’eventuale risposta da dargli. Non
poteva certo dirgli che era gelosa che quella “sgualdrina” gli avesse messo le
mani addosso. Oppure che lei in realtà provava qualcosa di molto forte nei
confronti del ragazzo. Non poteva dirgli che…….lo amava. Il suo orgoglio di
donna non gliel’ho avrebbe permesso. Non ancora.
“Io….io…………non voglio”
rispose semplicemente la bionda chinando il capo per non guardarlo negli
occhi.
Tuttavia l’Anbu non fù soddisfatto di quella risposta. In
fondo, lui voleva davvero scoprire cosa fosse un bacio e le emozioni che stava
provando poco prima non le aveva mai provate in vita sua. Era qualcosa di
nuovo. Il ragazzo, spinto nuovamente dalla curiosità, si parò davanti alla
kunoichi e, afferrandole anche l’altra mano, le sussurrò dolcemente “Baciami”
“C-C-Che?” balbetto
imbarazzata la ragazza, arrossendo violentemente in volto. L’Anbu non le diede
il tempo di ribattere e con un agile scatto gli afferrò i fianchi avvicinandola
a se. La kunoichi era come ipnotizzata, incapace di reagire sotto le sue
braccia. Era la prima volta che il ragazzo si dimostrava cosi audace. “S-Sai! A-Aspetta. Non….” La presa sui
suoi fianchi era cosi salda da non potersi muovere e i loro nasi erano cosi
vicini da potersi toccare. Presa dai sentimenti che provava in quel momento, la
giovane kunoichi fù sul punto di lasciarsi andare, ma, senza che lo volesse,
l’immagine di Sai e di Karin che si abbracciavano e si scambiavano dolci
effusioni iniziò a vorticargli nella testa.
“LASCIAMI SAI” urlò
improvvisamente la ragazza, allontanandosi bruscamente dal compagno.
“Cosa succede Ino?” domandò
il ninja completamente stordito dalla reazione della ragazza.
“Come puoi………come puoi
baciare me dopo che, cinque minuti fa, hai tentato di baciare un’altra?”
Il giovane Anbu sussultò. In quel momento capì che
probabilmente aveva fatto qualcosa di sbagliato che aveva suscitare l’ira della
ragazza. I suoi occhi azzurri erano lucidi, spaventati e pieni di ribrezzo per
ciò che aveva fatto. Fù cosi che l’Anbu comprese che, probabilmente, il bacio
era qualcosa di molto più complicato di quanto avesse creduto all’inizio.
“Io……non so che idea
ti sia fatto di me, ma…..io non sono come quella sciacquetta dai capelli rossi,
ne lo sarò mai” continuò imperterrita la bionda mentre una lacrima gli
solcava la guancia destra “Se pensi che
baciare sia qualcosa di cosi semplice e
banale da poterlo fare con chi ti pare , allora………..vuol dire che non hai la
più pallida idea del significato che c’è dietro a quel gesto”
“I-Ino aspetta……….” La
kunoichi tentò di rientrare in casa, nel tentativo di non ascoltare le parole
del ragazzo, ma l’Anbu la afferrò prontamente per un braccio, arrestando il suo
cammino.
“NO! LASCIAMI!” urlò
la ragazza, dimenandosi per liberarsi.
“HAI RAGIONE” ammise
il ragazzo con colpevolezza “E’vero!
Io………non ho la più pallida idea di cosa sia un bacio, ne conosco il significato
dietro al suo gesto. La verità è che prima ho chiesto a Karin di mostrarmelo,
spinto dalla curiosità…………. è stata la prima volta che ho provato un’emozione
di quel tipo. Cosi intensa, cosi istintiva. Se tu non ci avessi fermato in
tempo, non so cosa sarebbe accaduto, ne cosa avrei provato in quel momento. Per
me è stato qualcosa di completamente nuovo. Ho provato la stessa cosa con te.
Solo che…….con te, ho provato delle sensazioni più intense. Non so spiegarti il
motivo” La kunoichi ascoltò le parole dell’Anbu con assoluto silenzio.
Pensò che era la prima volta che il ragazzo si apriva in questo modo con lei,
mostrandogli dei sentimenti nascosti a lungo dentro di se. “Forse………anche lui
prova qualcosa di molto forte nei miei confronti, solo che ancora non lo sa”
pensò speranzosa tra se e se la ragazza dai capelli biondi.
“Se le mie azioni ti
hanno offesa in qualche modo, allora hai tutto il diritto di odiarmi. In fondo,
sono consapevole di non essere come Naruto e gli altri. Anche se mi sforzo di
esserlo, dentro di me rimarrò sempre il
ninja freddo e spietato che faceva parte della Radice”
“Questo non è vero” intervenne
la kunoichi “Il fatto che tu senta questo
tipo di sentimenti è un chiaro segnale che dentro stai cambiando. Tu non sei
una macchina e nessuno può cancellare le emozioni all’interno di un’uomo,
neanche con il più brutale degli addestramenti. Fino a poco tempo fa, tutte le
emozioni, positive o negative, che c’erano dentro di te erano semplicemente
sopite, addormentate nell’attesa di essere risvegliate. Perciò non scusarti.
Non è stata colpa tua. E’ stata colpa di quella ragazza che ha approfittato di
questa tua debolezza. Inoltre, anche se lo volessi io………..non potrei mai
odiarti”
“Mmh? E perche?” domandò
ingenuamente il ragazzo catturando lo sguardo della compagna.
“Perché……perché…..io……..ecco…..io…io…ti…..”
balbettò la rossa distogliendo subito lo sguardo dal ragazzo, non riuscendo
più a sostenerlo “Perché sei mio
amico,no?” concluse la ragazza sorridendogli forzatamente. In quel momento
non sarebbe mai riuscita ad ammettere i propri sentimenti davanti al ragazzo
che le piaceva.
“Grazie Ino” sorrise
sincero l’Anbu “Baciare qualcuno
dev’essere qualcosa di molto importante, non è vero? Non è qualcosa che si fa
con leggerezza. Mi chiedo se davvero sia cosi complicato da non poter essere
spiegato a parole”
“Un bacio non è sempre
uguale per tutti. Un bacio che una madre da a suo figlio. Oppure un bacio che
una ragazza da al ragazzo che gli piace. Apparentemente sembrano simili ma non
lo sono. Ci sono delle differenze. Ma entrambi hanno una cosa in comune, un
qualcosa che è alla base di quel gesto e che, allo stesso tempo, lo rende cosi
speciale”
“D-Davvero? Cos’è?”
“L’amore” disse
semplicemente la kunoichi sorridente “Nient’altro
che amore. E questo che ci distingue dagli animali e che ci rende umani”
“L’amore, eh?” esclamò
l’Anbu con la sua solita area di chi stava riflettendo. I suoi pensieri
andarono a richiamare l’unica persona che in passato lo avesse mai amato. Suo
fratello. Doveva trattarsi di qualcosa di simile se gli era venuto in mente. Eppure,
dopo tanto tempo, il ricordo di quel sentimento non era nient’altro che
un’immagine disegnata su un libro. Un ricordo ormai lontano. Sicuramente Ino si
riferiva a questo ma, le sue parole facevano trasparire il fatto che ci fosse
dell’altro dietro. Qualcosa di ancora più profondo che non poteva comprendere
con la semplice razionalità “Uff! E’
davvero una cosa complicata”
“Eheh! Vedrai che un
giorno capirai”
“Si! Forse hai
ragione” disse il moro sorridente,
grattandosi il capo con imbarazzo “Su
andiamo. Scommetto che Naruto avrà già iniziato i festeggiamenti senza di noi”
“Uh? Ah! Aaaaaahhhhhh!
Accidenti! Me ne sono dimenticata” esclamò la kunoichi scrollando le
braccia da una parte all’altra.
“Dimenticata cosa?” domandò
l’Anbu.
“Il motivo per cui ti
stavo cercando. Ero venuta per parlare con te riguardo quello che sta
succedendo tra Naruto e Sakura” All’udire i nomi dei due ragazzi, il volto
del giovane Anbu inziò a farsi cupo, come se una tremenda oscurità fosse scesa
in quel momento “Sakura dice che tu sei
al corrente della situazione. Prima ha visto te e Naruto confabulare tra di
voi, come se stiate nascondendo qualcosa, e che quando Naruto l’ha vista si è
subito allontanato. Dimmi la verità, tu sai perché Naruto c’è l’ha tanto con
lei?”
“Si! Lo so” mugugno
il ragazzo con aria triste, mentre dava le spalle alle kunoichi .
“Allora, per favore,
dimmi di cosa si tratta. Sakura ha bisogno di……….”
“No!” esclamò
severo il ninja mettendosi le mani in tasca. Il giovane sembrò non avere alcuna
intenzione di parlare con la kunoichi riguardo quell’argomento. Cosi con il suo
solito fare tranquillo iniziò a dirigersi verso la stessa porta dove poco prima
era entrata la kunoichi dai capelli rossi.
“Perché no?” domandò
con testardaggine la bionda parandosi davanti alla porta per impedirgli di
procedere oltre “ Se posso fare qualcosa
per aiutare Sakura a uscire da questa situazione allora lo farò. Ti prego,
dimmi quello che sai”
“Non posso” rispose
il ragazzo con la stessa insistenza della kunoichi.
“Ma…ma……..perchè?” domandò
la ragazza incredula, non comprendendo le motivazioni dell’Anbu nel tenere
quell’informazioni per se.
“Naruto mi ha fatto promettere
di non dire niente a nessuno” esclamò il ragazzo, spiegando alla kunoichi
le ragioni per cui non poteva rivelare nulla riguardo la faccenda.
“Davvero Naruto…..”
“Mi ha detto anche di
rimanere fuori da questa faccenda e di lasciar fare a lui. Ti consiglierei di
fare altrettanto”
“Prima ha detto la
stessa cosa anche a me. Ma io……non posso rimanere ferma a guardare mentre
Sakura soffre. Lei è…….la mia migliore amica” disse la kunoichi stringendo
i pugni con frustrazione, evidenziando il senso di impotenza che la stava
attanagliando dentro.
“E Naruto è il mio
migliore amico. Per questo motivo non posso tradire la sua fiducia
raccontandoti la verità” Sai cercò
di far valere le sue ragioni, sperando che la ragazza lasciasse perdere il suo
vano tentativo di scoprire il suo segreto.
“E Sakura, invece? Lei
non è tua amica?” domandò irritato a la bionda, dando una leggera spinta al
compagno “Sei amico di entrambi, sei
consapevole di ciò che sta accadendo, eppure, non stai muovendo un dito per
aiutarli. Preferisci rimanere fermo a guardare la loro amicizia che va in
frantumi piuttosto che intervenire?
“Non parlare come se
tu sapessi tutto” intervenne il moro, rispondendole a tono “Sicuramente tu conosci Sakura meglio di me.
Vi conoscete sin dall’infanzia. Ma, puoi affermare con certezza di conoscere
Naruto allo stesso modo. Quando pensi a lui, cosa vedi………. vedi il ragazzo
solare, ottimista e spensierato che tutti conosciamo, il ninja che non si
arrende mai, il salvatore che ha messo fine alla guerra. E’ questo ciò che
vedi. Ma ti dico una cosa………..ti sbagli. Anche lui ha il suo lato oscuro. Quello che ognuno
di noi preferisce nascondere e che reprimiamo dentro di noi. Tutti i ricordi
dolorosi, le sofferenze, la rabbia..…… non sono altro che gocce che si sono
accumulate sempre di più in un contenitore già pieno di dolore. E Sakura……..be,
anche lei ha avuto la sua parte in questo. Anzi, forse, è stata proprio lei la
goccia che ha fatto traboccare il vaso”
“V-Vuoi dire
che……..davvero non c’è niente che possiamo fare per aiutarli?”
“Non credo. Anche se
ti dicessi come stanno le cose…….temo ormai che sia troppo tardi per rimediare”
“Ma cosa diavolo può
aver fatto Sakura di cosi grave da suscitare l’ira di Naruto. Davvero non
capisco…..”
“Non pensarci, Ino.
Raggiungiamo gli altri” esclamò il ninja prendendo la bionda per mano ed
accompagnandola all’interno della casa “Vedrai
che sarà proprio Naruto a spiegare a Sakura come stanno le cose”
“Dici sul serio?” domandò
la ragazza, sperando con tutto il cuore che il ninja biondo si riappacificasse
con la sua migliore amica.
Sai si limitò ad annuire nell’ombra del corridoio che i due
ragazzi stavano percorrendo, ma, poco prima di entrare nel grande salone dove
tutti i ninja erano ospitati, il giovane Anbu con voce roca sussurrò “Già! Ma……dubito che la storia andrà a
finire bene” la kunoichi non senti mai quelle parole, troppo occupata a
raggiungere la sua migliore amica al tavolo dove tutti i ninja stavano
banchettando.
“Allora, Sakura! Sei
riuscita a parlarci?” domandò Ino sotto voce, sedendosi delicatamente sul
cuscino accanto all’amica. (N.d.A. I giapponesi solitamente nelle loro dimore
raramente hanno sedie sulla tavola dove mangiano. Usano i cuscini per sedersi o
inginocchiarsi. Perciò anche il tavolo su cui mangiano è leggermente più basso
del normale)
“Purtroppo no. E’ da
prima che lo vedo divertirsi insieme a Hinata” disse la rosa guardando i
due ragazzi dall’altra parte del tavolo.
Naruto era situato a capotavola, dato che era lui il festeggiato.
Hinata, invece, era situata alla sua destra. La ragazza sembrava divertirsi
davvero un mondo mentre guardava il biondo ingozzarsi e bere come un bambino di
5 anni “Grr! Non gli sopporto” esclamò
nervosa.
“Ho provato a chiedere
qualcosa a Sai. Purtroppo non sono riuscito a scoprire niente di utile. Sembra
che Naruto gli abbia detto di non rivelare niente a nessuno”
“C-Cosa? Ma..perchè?”
“Non ne ho idea” rispose
frustrata la kunoichi bionda, avvicinandosi ancora di più alla rosa per non far
sentire agli altri ninja i loro discorsi “Ascolta
Sakura. Più di cosi non posso aiutarti. Se vuoi scoprire la verità, allora va
da lui. Sono sicuro che Naruto ti dirà quello che vuoi sapere. Anche se fosse
arrabbiato con te, tu rimani la sua amica più stretta. Inoltre, adesso lo vedo
particolarmente tranquillo e rilassato. Perciò, devi approfittare del momento e
andare a parlarci subito”
“Ma…come faccio?
Hinata gli sta sempre accanto e non se ne andrà per tutta la serata. Scommetto
che vorrà stare con lui il più tempo possibile visto che domani Naruto partirà.
Inoltre……..anche se non ci fosse, non credo che Naruto vorrà parlare con me” esclamò
la rosa abbassando la testa e rivolgendo lo sguardo al piatto di leccornie che
non aveva neanche lontanamente toccato.
“Non cercare scuse” per
tutta risposta Ino gli dette un leggere buffetto sulla testa per farla
riprendere “A Hinata penso io. Appena
vedi che ci allontaniamo, siediti accanto a lui e chiarisci la questione”
“Ma……”
“Niente ma!” esclamò
la kunoichi con autorità mentre si alzava in piedi “Fa quello che dico e non fare casini”
“Come farai ad
allontanare Hinata da…….”
“Sta a vedere” Ino
iniziò pian piano a percorrere il lato della tavola dove si trovava la ragazza
dai capelli corvini. Durante il breve tragitto, la kunoichi provò ad ascoltare
le varie conversazioni che avvenivano tra i ragazzi seduti al centro della
tavola. Alcuni di essi erano molto chiassosi, provocando scompiglio e ilarità
tra i ragazzi vicini.
“Ehi! Hik”
Suigetsu…..passami un po’ quel…….Hik!.....quel sake. E’ davvero buono” esclamò
Kiba a voce troppo alta, singhiozzando per il troppo bere e sporgendo il
braccio destro nel tentativo di afferrare la bottiglia di sake al centro della
tavola.
“Non ci provare Kiba” intervenne
Tenten allontanando la bottiglia dal compagno “Dopo a malapena qualche sorso sei già ridotto in questo stato”
“Uffa Tenten! Sto
festeggiando. Lasciami bere……Hik!.....un’altro goccetto”
“Scordatelo. Sei già
ubriaco abbastanza e non ho alcuna voglia di portarti a spalla fino a casa
quando sarà finita la festa”
“Eddai Moegi! Fammelo assaggiare”
“Smettila Konohmaru.
Ti ho detto di no” esclamò la ragazza con autorità allontanando il bicchiere
che aveva in mano dal ragazzo “Non
possiamo bere il sakè. Siamo minorenni”
“Ma qui tutti lo
stanno bevendo tranne noi” continuò a lamentarsi il ninja con le mani che
gli penzolavano da una parte all’altra.
“E’ vero! Chissà come
mai? Ah già! Forse perché gli altri “non sono” minorenni, genio” rispose Moegi
con evidente sarcasmo.
“Uffa! Solo un goccio.
Che ti costa? Anche Udon è curioso di assaggiarlo, vero?” domandò il
ragazzo cercando di catturare il favore del suo compagno di squadra.
“Ehm! Scusami
Konohamaru ma……..anch’io sono d’accordo con Moegi. Non possiamo bere quella
roba. Altrimenti…….dopo staremo male” disse Udon pulendosi il solito moccio dal naso
con il fazzoletto che aveva in tasca.
“Grr! Codardo!” grugnì
il ninja puntando nuovamente lo sguardo irritato sulla sua compagna di squadra “Va bene. Allora sai che ti dico. Chi fa da
se fa per tre. Tecnica della moltiplicazione del corpo” in un’attimo tre
copie di Konohamaru comparvero in una nuvola di fumo. Due di essi avevano
bloccato le braccia della ragazza, mentre il terzo, l’originale, aveva sfilato
di mano il bicchiere dalle mani di Moegi.
“Ehi ma…….sei
impazzito” esclamò sorpresa la ragazza mentre fissava la posa trionfante
del ragazzo.
“Ahahah! Sono un vero
genio” esclamò vanitoso “E adesso,
alla salute…….” Il contenuto del bicchiere si riversò all’interno del corpo
del ninja provocandogli un’improvvisa vampata di calore che andava dalla testa
ai piedi. Dalle narici sembrava che fuoriuscissero fiamme incandescenti mentre dagli
occhi avevano iniziato lentamente a lacrimare “Woooooow! Hik! Ragaaazzzzzi! Mi gira…….Hik!....un po’ la
teeesttttaaaaa” e con una bella
piroetta il ragazzo fini a terra con un tonfo perdendo conoscenza.
“Ecco! Lo sapevo che
sarebbe finita cosi” Udon si avvicinanò
all’amico, tentando invano di fargli riprendere
i sensi.
“Tsk! Si è messo K.O.
da solo, il cretino. Ben gli sta” esclamò vittoriosa Moegi risiedendosi a
tavola e ignorando i suoi due compagni di squadra alle sue spalle.
“Oddio, che
confusione” borbottò Shikamaru con voce annoiata mentre assisteva allo
spettacolo di Kiba e Tenten che cercavano di prendere il possesso della
bottiglia di sake, creando il caos sulla tavola già piena zeppa di cibo di ogni
genere. Anche il Team Ebisu non era da meno. Con Konohamaru mezzo svenuto forse
la serata sarebbe stata più tranquilla, pensò fra se e se il Nara “Ma come
mi è saltato in mente di fare questa festa a casa mia. E dopo chi la pulisce
tutta questa roba?”
“Io no di certo. Sei
fortunato che nessuno ha ancora vomitato” esclamò una voce femminile al
fianco del Nara.
“Grazie mille, Temari.
Mi sento molto meglio” rispose ironico il ragazzo. Vedere la sua casa
devastata a quel modo sembrava distruggerlo psicologicamente. Se non avesse
messo tutto a posto prima di domani sua madre di certo non gliel’avrebbe fatta
passare liscia.
“Ho bisogno di fumarmi
una sigaretta” Shikamaru estro dalla tasca un pacchetto di sigarette.
L’apri, prese la sigaretta e se la mise in bocca. Quando fu sul punto di
accenderla, Temari gliela sfilò velocemente spezzandola in due con le dita.
“Ehi! Ma…………..era
l’ultima”
“Meglio cosi. Non puoi
fumare in casa mentre ci sono degli ospiti. Non fare il maleducato”
“Tsk! Cosa sei mia
moglie?”
“Certo che no. Perché,
se lo fossi……” uno strano ghigno si formò sul volto della ragazza “…….a quest’ora avresti fatto la stessa fine
di questa sigaretta” rispose mostrandogli ciò che ne era rimasto nel palmo
della mano.
“Aaaaah! Voglio
morire” esclamò rassegnato il Nara chinando il capo e facendo appoggiare la
fronte sul tavolo. Il solo pensare che dopo avrebbe dovuto ripulire tutto da
solo, gli stava provocando un terribile mal di testa e un senso di
indebolimento in tutto il corpo.
“Smettila di
lamentarti. Il tuo amico Naruto si sta divertendo ed è questo che conta” disse
la kunoichi della Sabbia voltando lo sguardo verso i due ragazzi.
“Già” rispose il
moro con lo stesso tono annoiato di prima.
“Dimmi un cosa
Shikamaru. La ragazza mora che gli sta a fianco, se non sbaglio è una Hyuga”
“Si, lo è. Fa parte
della casata principale e suo padre e Hiashi Hyuga, il capoclan. Perché me lo
chiedi?” domandò il Nara alzando la testa dal tavolo per poter guardare la
sua compagna.
“Cosi. Giusto per
sapere” rispose con disinvoltura la ragazza evitando di rispondere a quella
domanda “Che rapporto c’è tra i due?”
“Tra Naruto e Hinata?
Be, Hinata è sempre stata innamorata di Naruto sin dai tempi dell’accademia, lo
sapevano tutti tranne il diretto interessato. Naruto invece…….lui era preso da
un’altra ragazza a quei tempi e solo di recente è venuto a conoscenza dei
sentimenti che nutriva Hinata nei suoi confronti”
“A vederli cosi
sembrano davvero una bella coppia. Probabilmente anche lui ha iniziato a
provare dei sentimenti per lei e adesso stanno insieme”
“Può darsi.
Eppure……..non so…….c’è qualcosa di strano in Naruto. Nel suo modo di fare, nel
suo modo di comportarsi. Hai visto cos’è successo prima?”
“Intendi riguardo la
faccenda di Sakura e come ci ha intimato di farci gli affari nostri. Devo
ammettere che quello sguardo di prima mi ha davvero fatto sudare freddo”
“Io conosco Naruto e
ti assicuro che lui non è cosi. Non senza una ragione. Ci dev’essere qualcosa
sotto. Qualcosa di cui non sono al corrente”
“Non dovremmo
immischiarci, l’hai detto tu stesso Shikamaru. Inoltre, non credo che si tratti
di qualcosa che si può dedurre con la semplice razionalità. Lasciamo che si
chiariscano da soli e vedrai che tutto si sistemerà,ok?”
“Forse si” rispose
titubante il Nara, riempiendo un altro bicchiere di sake e bevendolo tutto d’un
fiato “Forse……..”
“Che razza di
rammolliti. E hanno il coraggio di reputarsi ninja esperti. Riescono a malapena
a reggere il sake. Mi duole ammetterlo ma………mi mancano i giorni passati al
Villaggio della Nebbia. Li si che bevevamo roba seria, da lasciarci la pelle.
Ahahahah! Tu che ne pensi Karin? Karin?” il ragazzo provò più volte a
richiamare l’attenzione della rossa, ma la ragazza era totalmente presa da
qualcos’altro. O per meglio dire, da quacun’altro.
“Stai guardando il
moretto la in fondo, vero?” domandò seccato il ninja, mentre osservava
l’Anbu sedersi all’altro capo della tavola “Mmh……..lo
sai che, cosi a prima vista, ha un’aria vagamente familiare. Il colore dei
capelli, l’espressione cupa e seriosa del viso, e i suoi occhi cosi…..freddi e
neri come la pece. Assomiglia a…..”
“Non dirlo neanche”
intervenne la kunoichi dai capelli rossi voltandosi verso il ragazzo “All’apparenza possono sembrare simili ma,
ti posso assicurare che non lo sono. Sasuke è su tutto un’altro livello. Da
queste parti potrà essere considerato un’Anbu ma rimane un moccioso se
paragonato a lui”
“Ah si? Un moccioso?
Allora perché lo stai fissando a quel modo da quando è entrato qui?” domandò
il ninja trangugiando l’ennesimo bicchiere di sake come fosse acqua.
“Perché…..è un tipo
interessante. Oserei dire unico nel suo genere. Forse restare a vivere in
questo villaggio non sarà cosi male da ora in avanti”
“Secondo me…..lo vuoi
usare solo come passatempo” esclamò il arazzo sorseggiando dell’altro sake “Fino a quando non tornerà Sasuke. Ho fatto
centro?”
“Se vuoi metterla in
questi termini”
“Eheh! Sei davvero
diabolica”
“Senti da che pulpito.
E poi questi non sono affari tuoi. Non starmi tra i piedi”
“Tsk! Sapessi cosa me
ne frega. Per quel che mi riguarda puoi scoparti tutti i ninja di questo
villaggio. Non è da me che dovresti guardarti le spalle”
“Ah si? E da chi
dovrei guardarmi le spalle?”
“La tipa bionda che ci
è passata avanti un’attimo fa” esclamò il ninja indicando la ragazza in questione con il dito “Ha notato che stavi fissando il moretto la
in fondo e ti ha “letteralmente” fulminata con lo sguardo. Dimmi la verità,
avete già avuto modo di conoscervi?”
“Tsk” mugugnò
innervosita la kunoichi dai capelli rossi, rivolgendo uno sguardo furioso alla
ninja bionda che adesso le voltava le spalle.
“Aaaah! Ho capito. Ti sei già messo all’opera, non è cosi?
Eheh! Prevedo guai”
“Ora stammi a sentire,
Suigetsu” esclamò la kunoichi strattonando violentemente il ragazzo verso
di se e guardandolo minacciosamente negli occhi “Io non temo niente e nessuno. Se io voglio ottenere qualcosa, la
otterrò con qualunque mezzo e non sarà quella…….quella mocciosetta a fermarmi, non
è in grado di competere in alcun modo con me. Io sono migliore di lei in tutto.
Sono stata abbastanza chiara?”
“Si! Si! Come dici tu.
Ma adesso…..potresti lasciarmi andare il braccio? Stai cominciando a farmi male”
Dopo qualche secondo, la kunoichi lasciò andare il braccio dolorante del
ragazzo “Ahu! Grazzzzzie”
“Quella stronza. Le
farò vedere chi comanda” mugugnò la rossa tra se e se, trangugiando un
altro bicchiere di sake.
“Come
dicevo………………….Prevedo guai”
Ino riuscì ad udire soltanto un decimo dei dialoghi
confusionari dei ninja seduti alla tavola. Molti di loro erano già sbronzi di
sake e riuscivano a malapena a mantenere l’equilibrio stando seduti . Altri
invece preferivano rimanere sobri e passivi, come Shino e Juugo. Entrambi
preferivano passare la serata in totale tranquillità e lontani dal caos
provocato dalla festa.
Dopo qualche posso, la kunoichi bionda si trovò a un metro
di distanza da Naruto e Hinata. Pensò a un modo per far allontanare la ragazza
il tempo necessario per far si che Naruto e Sakura si chiarissero in
tranquillità. Con il tempo che aveva disposizione, la giovane ninja decise che
il metodo più veloce e immediato per giungere al risultato sperato fosse solo
uno: l’improvvisazione.
“Ehi Naruto! Hinata!” esclamò
disinvolta la kunoichi con un tono di voce abbastanza alto da poter catturare
l’attenzione dei due ninja “Come va
ragazzi? Vi state divertendo?”
“Assolutamente si. Una
festa fantastica e il cibo è davvero squisito” Rispose entusiasta il ninja
bionda con il suo solito sorriso.
“Concordo. Come avete
fatto a preparare tutto questo in cosi poco tempo?” domandò Hinata
riferendosi alle varie pietanze e bevande presenti sulla tavola.
“L’idea della festa
era di Konohamaru. Anche se ci aveva dato poco preavviso, ci siamo divisi in
gruppi e ognuno a comprato il necessario per preparare la festa. E’ stato tutto
molto improvvisato ma ognuno a contribuito facendo del proprio meglio. Ci siamo
adattati”
“Capisco. Siete stati
davvero grandi” rispose soddisfatta la Hyuga, chinando il capo in segno di
gratitudine.
“Se avessimo saputo
prima che la festa era per la partenza di Naruto, avremmo potuto anche
preparare un regalo ma…..non abbiamo avuto abbastanza tempo. Mi dispiace” esclamò
la kunoichi con aria contrita.
“Non dirlo neanche per
scherzo Ino” rispose velocemente il biondo afferrando la mano destra della
ragazza con la sua “Per me questa festa è
già un regalo eccezionale. Credimi. Passare una bella serata con i miei amici,
non avrei potuto desiderare niente di meglio. Grazie mille, Ino”
“Di…di nulla” esclamò
imbarazzata la kunoichi, arrossendo leggermente in volto per l’imbarazzo “Ricordati però di ringraziare anche gli
altri dopo, ok?”
“Contaci” disse il
ragazzo alzando il pollice della mano destra verso l’alto.
“Bene!.............Ah!
Quasi dimenticavo……Hinata, potresti venire un’attimo con me nell’altra stanza?
Dovrei parlarti di una cosa importante” esclamò con finta ingenuità la
kunoichi bionda, tentando di separare i due ragazzi.
“Uh! Ah! C-Certo” balbettò
innocentemente la ragazza, alzandosi
lentamente dal posto da cui era seduta.
“Ehi! Cosa sono tutti
questi segreti? Si tratta di qualcosa che non posso sapere?” domandò con
curiosità il ninja biondo facendo il finto offeso.
“Non impicciarti tu.
Si tratta di cose tra donne. Vieni con me Hinata” la kunoichi afferrò
rapidamente il braccio della mora e la trascinò con se nella stanza affianco.
“Ehi! Aspetta Ino!” esclamò
la ragazza sorpresa dall’irruenza della bionda “Torno subito, Naruto”
“Ok! Ti aspetto qui” Naruto
salutò la ragazza con un gesto della mano. Nel mentre le due ragazze si
allontanavano dalla sala, Sakura con molta calma si alzò dal suo posto ed
iniziò a dirigersi con passo molto lento verso il suo compagno di squadra. Dentro
di se non vedeva l’ora di chiarire quello strano malinteso con lui e di
riappacificarsi. Ma, da qualche parte, molto più profondità, vi era nascosto
anche uno strano timore. Una sorta di paura che non riusciva a farla stare
tranquilla e che le diceva di non avvicinarsi al ninja biondo. Tuttavia, non
poteva farlo. Doveva scoprire la verità e, se Naruto l’indomani sarebbe
partito, quella era la sua unica possibilità di riconciliazione.
“Hinata! Hai finito di
parlare con………..Ah! Sei tu” esclamò deluso il ninja biondo notando chi era
la ragazza che si era parata davanti a lui.
“Possiamo parlare?” domandò
la kunoichi cercando di nascondere tutta la tensione che provava in quel
momento.
“Immagino di si” rispose
Naruto con aria seccata voltando la testa da un’altra non e degnando la ragazza
nemmeno di uno sguardo.
“Bene!” esclamò
soddisfatta la ragazza tirando un sospiro di sollievo “Allora, possiamo andare fuori a par……”
“Io non mi muovo di
qui” la interruppe bruscamente il ragazzo “Se vuoi parlare dovrai farlo qui e ora”
“Ma……..davanti a
tutti?”
“Tsk! C’e qualche
problema per caso? Fino a poco tempo fa non ti facevi problemi a “parlare”
davanti agli altri. Non vedo perché adesso dovrebbe essere diverso” esclamò
Naruto con tono arrogante. Nelle sue parole vi era nascosta una strana
frecciatina ma la kunoichi non riuscì a coglierne il senso.
“Va….va bene. Come
vuoi” la rosa acconsenti tristemente al volere del compagno. Nonostante si
fossero a malapena scambiati qualche parola, i toni erano già a dir poco
glaciali.
La rosa si inginocchiò nello stesso punto in cui prima era
seduta Hinata, nel mentre pensava a come aprire l’argomento senza essere troppo
brusca.
“Sbrigati a parlare.
Non ho tutta la sera” sbraitò il ragazzo riempiendosi il bicchiere con la
bottiglia di sakè che aveva davanti.
“Tu…….da quando bevi
sakè?” domandò la ragazza stupefatta mentre
vedeva Naruto traccanarsi l’intero bicchiere in un solo sorso.
“Aaaaah” sospirò
il ragazzo sentendo l’intero corpo
andare a fuoco per via di quell’alcolico “Da
adesso. Hik!” rispose singhiozzando nel mentre gli occhi gli diventavano
lucidi e le guance rosso fuoco.
“A giudicare da quanto
sakè è presente in questa bottiglia……” la kunoichi afferrò la bottiglia e
la sollevò per controllarne il contenuto “……..presumo che tu ne abbia bevuto parecchio”
“Se sei qui per farmi
la predica puoi anche andartene” il ninja biondo tolse la bottiglia dalle
mani della kunoichi e la poggiò affianco a se “Allora, ti decidi a dirmi cosa vuoi?”
Al tono perentorio ed arrogante del ragazzo, la kunoichi
perse le staffe. Inizialmente pensava di risolvere la cosa in modo pacifico,
ma, Naruto appariva tutta’altro che cordiale nei suoi confronti. Il tono di
voce freddo e l’impazienza che mostrava erano un chiaro segno che il ninja
biondo non aveva alcuna intenzione di starla ad ascoltare. La sola presenza
della rosa appariva come una spina nel fianco da levare il prima possibile.
Arrivati a questo punto, Sakura decise che non era più il
momento di usare mezze misure.
Avrebbe detto liberamente tutto quello che pensava davanti
al ragazzo senza più trattenersi.
I dubbi che l’avevano attanagliata per giorni fino a farla
piangere. Tutte le domande. La rabbia, la frustrazione, l’amarezza, la
delusione, la tristezza, il disprezzo, l’ansia, la gelosia, il rimorso e
dolore…….avrebbe fatto uscire tutto fuori, come un fiume in piena che travolge
ogni cosa sul suo cammino.
Non avevano alcuna importanza quali sarebbero state le
conseguenze delle sue azioni. Se non avrebbe ottenuto le risposte che
cercava………allora tutto questo non avrebbe avuto alcun senso di esistere.
L’espressione della rosa cambiò radicalmente da un momento
all’altro. Il volto che traspariva incertezza, ora era diventato cupo e serio.
Le sopracciglia si erano abbassate al centro, quasi fossero diventate una sola.
Teneva le labbra serrate per nascondere il digrignare dei denti. Infine gli
occhi verde smeraldo della ragazza erano luminosi ed emanavano scintille
infuocate, segno della propria determinazione e volontà di sfogare tutto ciò
che aveva dentro di se.
La kunoichi scaraventò i pugni serrati sul tavolo, punto gli
occhi ricolmi di rabbia sul suo compagno di squadra e senza perdersi in
ulteriori indugi ruggì furiosa…….
“Dimmi che diavolo sta succedendo”
Ciao a tutti ragazzi
:)
Come state? Spero
tutti bene ;)
Come al solito,
chiedo scusa per il ritardo. Purtroppo, non riesco a tenere sempre lo stesso
ritmo quando scrivo. Però, c’è di buono che la storia sta andando avanti ^^
Vi ho stupito
riguardo al faccenda di Sai, sempre che quello sia il suo vero nome. Io ho
postato le immagini che ho trovato su internet e probabilmente sono poco
chiare, ma……chi ha il manga originale e conosce la storia può verificare la
veridicità di quello che ho detto.
Nel manga si vede chiaramente
che è Danzo a dare il nome a Sai. Credo che tutti se ne siano dimenticati,
compreso l’autore XD
Io spero di non avere
detto una cavolata ^^ Se fosse cosi, chiedo scusa. Vorrà dire che nella mia storia
le cose andranno cosi. Però non credo di sbagliarmi.
Vi è piaciuto il
battibecco tra Ino e karin? Mi sono divertito un sacco a scriverlo e spero
abbia divertito anche voi ;)
Ho provato anche a
creare degli aneddoti interessanti fra i ragazzi presenti alla festa. Fatti che
possiamo definire “verosimili” anche nella vita reale (beh, più o meno ^^).
Infine, siamo
arrivati al punto “caldo” della storia. Finalmente possiamo chiarire tutto
quanto riguardo le strane incomprensioni che si sono create tra Naruto e
Sakura.
Voi non avete idea da
quanto aspettavo questo momento. Mi fremono le dita dalla voglia di scrivere XD
Finora sono partito
piano con la storia, ne sono consapevole. Ma adesso è arrivato il momento di
mettere il turbo e di farla decollare dove voglio io ;)
Sperò comunque che il
capitolo vi abbia strappato qualche sorriso, anche perché dal prossimo dubito
che c’è ne saranno.
Bene! Credo di aver
detto tutto. Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia fra le
seguite, le preferite e le ricordate. Siete davvero tanti, grazie ancora :)
Spero anche che
recensirete il capitolo o che solo lo commentiate. Mi farebbe davvero piacere.
Mi aiuta a ricordare che i sono dei lettori dall’altra parte che aspettano di
leggere il seguito ;)
Grazie ancora di
tutto. Un saluto e al prossimo capitolo :)
Leon92
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Capitolo 31 *** Fiducia ***
Cap 31
“Ehi Shikamaru! Guarda
li” esclamò improvvisamente Temari
risvegliando il compagno dallo stato di apatia in cui era caduto.
“Mmh?” mugugnò il
ninja, destandosi lentamente e voltando lo sguardo verso la ragazza “Cosa
c’è?” La kunoichi della sabbia non rispose alla domanda. Continuò in
silenzio a guardare fisso un punto imprecisato all’altro capo della tavola “Eh? Ma…..cosa?” il chunin notò,
seguendo lo sguardo della ragazza, Naruto e Sakura seduti uno di fronte
all’altro.
“Poco fa, la tua amica
Ino e la Hyuga si sono allontanati e, con grande tempismo, Sakura si è
avvicinata a Naruto cercando di instaurare un dialogo. Che dici. Un po’ strana
come coincidenza?”
“Già!” rispose
Shikamaru rafforzando i sospetti della compagna. Sakura non si era avvicinata a
Naruto per tutta la serata. Forse il motivo era proprio la presenza della Hyuga
a fianco del ragazzo. Oppure Naruto stava cercando di prendere le distanze da
lei. Comunque stiano le cose, il tempismo era stato fino troppo perfetto per considerarla
una mera coincidenza. Anche Ino non poteva essere del tutto ignara della
faccenda e la probabilità che abbia allontanato Hinata da Naruto di proposito
erano piuttosto alte.
“Non mi piace” sussurrò
Temari, interrompendo i ragionamenti del chunin “Riesco a sentirla anche da qui. La tensione che si è venuta a creare
fra quei due……non mi piace per niente. Guarda il volto di Sakura. Sembra una
bomba pronta ad esplodere. Naruto invece…..mi sembra stranamente passivo e
tranquillo. E come se……..la presenza di Sakura davanti a se lo lasciasse
indifferente”
Anche Shikamaru aveva notato gli sguardi tutt’altro che
amichevoli dei due ragazzi. I pugni stretti appoggiati al tavolo e la bocca
serrata erano una chiara dimostrazione che la kunoichi stava cercando di mantenere
tutto il suo controllo prima di lasciar esplodere tutta la sua rabbia repressa.
Viceversa, Naruto non appariva affatto arrabbiato o nervoso.
O meglio, non lo dava a vedere. Teneva lo sguardo basso, come se fosse
disinteressato. Aveva le guance leggermente arrossate e gli occhi lucidi a
causa del sakè che aveva ingerito per tutta la sera. Naruto non era di certo abituato a bere
questo tipo di sostanze alcoliche e l’assunzione eccessiva di quella bevanda
rischiava di renderlo più “imprevedibile”
di quanto già non lo fosse.
“Te lo dico per
l’ennesima volta Temari. Non immischiamoci in questa storia”
“Ma smettila. Puoi
continuare a dire all’infinito che la cosa non ti interessi, ma la verità è che
anche tu sei preoccupato per ciò che sta accadendo tra Naruto e Sakura. E non
provare a negarlo perché tanto non ti credo”
“Tsk!” sbuffo il
ragazzo girando il capo dall’altra parte. Per quanto odiasse ammetterlo, sapeva
che la ragazza aveva ragione. Era davvero preoccupato. Ma anche se avesse
deciso di intervenire, di certo le cose non sarebbero migliorate tra i due
ragazzi. Inoltre, lui stesso non era a conoscenza del motivo per il quale tra
di loro c’era cosi tanta tensione e rabbia. L’unica cosa che poteva fare per il
bene di entrambi era aspettare e sperare che fra i due tornasse la pace.
“Lascia che se la
brighino tra di loro. Vedrai che si riappacificheranno senza troppi problemi”
“Come vuoi tu. Anche
se devo ammettere che, a giudicare da quello che vedo, ho come la sensazione
che la serata stia per farsi parecchio movimentata”
“Vuoi sapere che sta
succedendo?! Tsk! Pensavo che fossi abbastanza intelligente da capirlo da sola”
“Non prendermi per il
culo, Naruto. Non ci vediamo da settimane, forse mesi, e oggi mi vieni a dire,
come se nulla fosse, che domani partirai per un viaggio che ti terra lontano da
casa per chissà quanto tempo”
“Senti! Non rompere.
L’ho detto a te come l’ho detto agli altri qui presenti”
“Oh! Ma certo! E
sentiamo, se Konohamaru non avesse organizzato questa festa, tu me l’avresti
detto? Oppure l’avrei saputo dalla signorina Tsunade o dal maestro Kakashi
settimane dopo la tua partenza?”
Naruto rimase in silenzio.
“Come immaginavo. Non
mi avresti detto nulla, vero?”
Naruto sembrava non essere intenzionato a rispondere alle
sue domande. Il suo silenzio era già una risposta sufficiente.
“Naruto! Ti prego” la
kunoichi tentò di afferrare la mano sinistra del biondo che era appoggiato al
tavolo, ma il ragazzo la tirò bruscamente verso di se. Sakura ricordò che
Naruto aveva avuto la stessa reazione nell’ufficio dell’Hokage. Sentiva ancora
il dolore che l’urlo di Naruto gli aveva provocato intimandogli di non
toccarlo. Adesso, il ninja biondo si stava comportando allo stesso modo. Non
voleva essere neanche sfiorato da lei. Perché si era arrivati sino a questo
punto?
“N-Naruto! Perché……..perché
mi tratti cosi? Io……io non capisco” esclamò esausta la kunoichi mettendosi
un mano fra i capelli. L’indifferenza di Naruto la stava pian piano logorando e
la voglia di far esplodere tutto ciò che aveva dentro di se era ormai
imminente. Tuttavia, Sakura notò un piccolo quanto significativo particolare
nel comportamento del ninja biondo. Non la stava guardando, non direttamente
almeno. Teneva continuamente lo sguardo basso oppure lo rivolgeva altrove, in
un punto indefinito della stanza. Questo poteva significare solo una cosa. Stava
cercando di proposito di incrociare il suo sguardo.
“Naruto! Guardami” gli
intimò la kunoichi, ma il ragazzo continuò con il suo silenzio ad ignorarla.
“Ti ho detto……di
guardarmi” gli intimò ancora una volta, mentre avvertiva gli occhi
inumidirsi sempre di più.
“Non c’è ne alcun
bisogno” rispose secco il ragazzo “Le
mie orecchie funzionano benissimo. Non è necessario che io ti guardi”
La kunoichi rimase incredula alle parole del suo compagno di
squadra. Non solo non voleva farsi toccare da lei. Adesso non voleva neanche
più guardarla negli occhi. Cosa diavolo poteva aver fatto di cosi grave
suscitare quelle reazioni in Naruto?
Pensò confusa la ragazza fra se e se.
“Tu……c’è l’hai con me
per qualcosa che ho fatto, vero? Se è cosi allora……..parliamone almeno.
Io………..non voglio che tra noi due ci siano dei rancori. Siamo amici da un sacco
di anni e ci siamo sempre confidati tutto. Abbiamo condiviso momenti dolorosi e
momenti felici sempre restando uniti. M adesso….sembra che le cose siano
cambiate. Non ti confidi più con me e mi tratti come se fossi……… un’estranea
che non ha mai fatto part della tua vita. Lo ammetto, sapere della tua partenza
mi ha scosso non poco, però……..mi ha scosso ancora di più il fatto che tu non
me l’abbia detto prima. Volevo che fossi tu stesso a dirmelo. Facciamo entrambi
parte del Team 7 e credo di avere il diritto di sapere se un mio compagno
decide di andarsene per compiere chissà quale viaggio d’allenamento”
Naruto, per la prima volta durante tutta la serata, alzò lo sguardo per guardare negli
occhi la rosa. La kunoichi inizialmente sembrò felice di aver catturato
finalmente l’attenzione del compagno. Con molta probabilità, le sue parole
avevano iniziato a far effetto sul ninja biondo. Ma poco dopo, si rese conto
che qualcosa non andava. Gli occhi di Naruto trapelavano uno strano stupore.
Forse la kunoichi aveva detto qualcosa che lo aveva mandato in confusione.
“Tu…….hai parlato con
Tsunade, vero?” domandò incerto il ninja biondo, guardandola con un’aria
alquanto stupita e confusa.
“S-Si!” rispose
balbettando la kunoichi, con aria ancora più confusa del biondo. Sembrava che
Naruto avesse volutamente cambiato argomento. Cosa c’entrava Tsunade con quello
che stava succedendo fra loro due?
“Di cosa avete
parlato?” domandò ancora il biondo, stranamente curioso di sapere cosa si
fossero detti l’Hokage la sua allieva.
Sakura ripensò al colloquio avuto quella stessa mattina con
la sua maestra. Ricordò che, poco dopo che Naruto lasciò il suo ufficio,
Tsunade decise di raccontarle tutto ciò che era avvenuto a Sasuke Uchiha dopo
la fine della guerra. Ricordò tutta la discussione avuta, le domande, la
rabbia, le urla. Ma soprattutto, il fatto che, fin dall’inizio, Naruto le aveva
nascosto tutta la verità su di lui. La kunoichi sentì nuovamente la rabbia e la
frustrazione farsi preponderanti in lei. Non riusciva ad accettare il fatto che
proprio Naruto l’avesse ingannata in questo modo nascondendole qualcosa di cosi
importante.
“So tutto. La
signorina Tsunade mi ha raccontato ogni cosa riguardo Sasuke. Mi ha raccontato
della vostra ridicola messinscena per nascondermi la verità, del processo e
della condanna che Sasuke sta scontando in prigione” rispose con ribrezzo
la rosa, non nascondendo il profondo disprezzo per ciò che l’amico gli aveva
fatto.
“Mmh! Nient’altro?” ribatte
semplicemente il ninja, per nulla turbato dal tono riprovevole della kunoichi.
“N-Nient’altro??? E
tutto quello che hai da dire dopo quello che hai fatto” esclamò furiosa la
kunoichi, alzando il tono della voce e attirando l’attenzione dei presenti
seduti alla tavola “Mi hai nascosto la
verità su Sasuke. Come……come ti sei permesso? La signorina Tsunade mi ha detto
che……..sei stato tu. E’ stata tua l’idea di creare quella scenetta davanti alle
porte del villaggio. Io mi sono rifiutata di crederle. Ancora adesso non voglio crederle. Voglio sentirlo
direttamente dalla tua voce. E’ la verità?”
Sakura pregò con tutto il cuore che Naruto non le avesse
davvero fatto una cosa del genere. Sperava che rispondesse negativamente alla
sua domanda, cancellando tutto quello che la sua maestra le aveva raccontato.
Tuttavia, le cose non andarono cosi.
“Si Sakura! Sono stato
io” rispose il biondo con uno strano sorrisino arrogante sulla faccia “Cosa c’è? Ti ho sorpresa, vero!” replicò
il ragazzo guardando lo stupore nel volto della compagna.
“Perché diavolo l’hai
fatto? Sasuke non è un criminale, è nostro amico” ribatte ancora la kunoichi,
non comprendendo le ragioni del ragazzo.
“Piantala di
lamentarti Sakura e guarda in faccia la realtà” la zitti li ninja biondo
con tono severo “Anche se per noi Sasuke
è un caro amico, per il resto del mondo lui rimane un pericoloso criminale. E’
fuggito dal nostro villaggio in cerca di vendetta, ha attentato alla vita di
Killer Bee, il fratello del Raikage, ha cercato di uccidere i 5 Kage durante il
Summit, ha ucciso Danzo, il capo della Radice e ha preso il controllo dei cercoteri,
intrappolandoli per poterli usare per i suoi scopi. Che ci piaccia oppure no,
ormai è questa la realtà dei fatti e non la si può cambiare”
Sakura sapeva che Naruto aveva ragione. Suo malgrado, anche
lei era stata testimone delle azioni discutibili del suo ex compagno di
squadra. Cercare di ricordare il Sasuke del passato e rifiutare ciò che era
diventata adesso, significava rifiutare la realtà stessa delle cose. Come ninja,
come adulta e come essere umano doveva cercare di rimanere con i piedi per terra
e accettare le cose per quelle che erano.
“L-Lo so!
Però……..sapere che lui è in prigione in questo momento…….”
“Gli è andata bene” esclamò
il biondo, sorseggiando un altro po’ di sakè dal suo bicchiere “Considerando tutto ciò che aveva fatto, i
Kage stavano optando per la pena di morte” Sakura rabbrividì nell’udire
quelle parole. Di certo non avrebbe mai permesso che il suo compagno, l’uomo di
cui era innamorata sin da piccola, perdesse la vita in questo modo. Avrebbe
sicuramente lottato, avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per
salvarlo, anche andare contro alla propria insegnante se necessario. La
kunoichi fù grata al ragazzo, di averle risparmiato anche questo tormento.
“Però tu l’hai
salvato, no? E’ grazie a te che Sasuke non è stato condannato a morte” esclamò
sollevata la rosa, sorridendo leggermente al compagno.
“Non esattamente” rispose
il ninja con amarezza, mentre si riempiva un altro bicchiere di sakè “All’inizio del processo, ho tentato in
tutti i modi di difenderlo, cercando di convincere i 5 Kage che tutte le azioni
che aveva compiuto erano da imputare a Orochimaru e all’Akatsuki. Che lui era
semplicemente uno strumento usato per i loro scopi. Tuttavia, nessuno parve
credere alla mia versione dei fatti. Persino Gaara e Tsunade intuirono che il
mio era un disperato tentativo di salvargli la vita. Il Raikage e il capo dei
Samurai, ricolmi di rabbia per ciò che aveva fatto Sasuke, cercarono di
ostacolarmi con ogni mezzo, mettendo in discussione le mie teorie e facendo
domande di cui non avevo risposta. Una difesa tutt’altro che eccelsa la mia.
Anche con Kakashi che mi dava una mano, non siamo riusciti a fare un granché”
“Ma Sasuke avrà dato
la sua versione dei fatti. Gli avranno di certo fatto delle domande dove lui ha
dovuto rispondere”
“Sasuke non ha detto
una parola”
“C-C-Come?” domandò
shockata la kunoichi, spalancando gli occhi e la bocca dallo stupore.
“E’ rimasto muto come
un pesce per tutto il processo. Non ha risposto ad alcuna domanda, ne
raccontato alcuna versione dei fatti. Capisci? Non ha……..nemmeno tentato di
difendersi. Il che, ha reso le cose ancora più complicate di quanto già non
fossero. Ancora adesso….non so cosa pensare. Era come se…….la cosa non lo
turbasse per niente. Lasciare che i Kage decidessero del suo destino senza che
lui battesse ciglio………….non è da lui” durante il racconto, la kunoichi poté
notare, attraverso i suoi occhi e la sua voce, tutto il turbamento e la
confusione che albergavano in lui. In quell’istante si rese conto che anche
Naruto doveva aver passato un periodo difficile a seguito della guerra.
“Poi cosa è successo?”
domandò Sakura, curiosa di sapere quale fosse stata la conclusione di quel
processo.
“Io e Kakashi eravamo
alla frutta. Alla fine del processo entrambi avevamo finito le idee. La difesa
di Sasuke faceva acqua da tutte le parti e io non sapevo più dove sbattere la
testa. Arrivati alla fine, le uniche nostre speranze erano Tsunade e Gaara.
Solo loro avrebbero potuto mediare un’accordo con gli altri Kage per salvargli
la vita. Hanno discusso in una stanza privata per quasi 2 ore, mentre io,
Kakashi e Sasuke siamo rimasti fuori ad aspettare il verdetto” Sakura pensò
che, con molta probabilità, non avrebbero quella tensione. Decidere la vita e
la morte di una persona. No! Non avrebbe retto. Forse essere all’oscuro di
tutto è stata davvero la scelta migliore.
“Quando i Kage
uscirono da quella stanza dissero che non avevano raggiunto alcun accordo
unanime. Tsunade e Gaara erano d’accordo nel far scontare la pena di Sasuke al
villaggio, che anche se aveva compiuto delle azioni sbagliate in passato, aveva
ucciso molti ricercati dell’Akatsuki e aveva lottato al nostro fianco durante
la guerra. Per questo motivo, meritava una riduzione della pena.
Il Raikage e gli altri
Kage, invece, non la vedevano cosi. Avevano ormai marchiato Sasuke come un
pericoloso criminale e assassino che uccideva per i propri scopi personali e
non per il bene dei paesi ninja. Non avrebbero permesso che un tale individuo
si aggirasse a piede libero. Avrebbe dovuto anche rinunciare ad essere un ninja
per tutta la sua vita. Inoltre, il Raikage non aveva dimenticato che Sasuke
aveva attentato alla sua vita e a quella del fratello. Se avesse potuto lo
avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Cosi alla fine, non
trovando un comune accordo, i 5 Kage raggiunsero un…………compromesso per riuscire
ad appianare le loro divergenze”
“Un…..un compromesso?”
domandò pensierosa la kunoichi, mentre ricordava le parole dette dalla sua
maestra a riguardo “Aspetta! Stai
parlando dello………Sharinnegan, vero?”
“Esatto!” annuì il
ninja “L’abilità oculare donatagli
dall’eremita delle Sei Vie. Quell’occhio ha un potere formidabile. Il potere di
un Dio. I Kage avevano visto la manifestazione del suo grande potenziale
durante la guerra e…….ne erano terrorizzati. Potersi spostare da una dimensione
all’altra, controllare i cercoteri e chissà quante altre applicazioni potevano
venir usate in battaglia grazie a quell’occhio. Io stesso devo ammettere che,
se non ci fosse stato Kurama al mio fianco, ne sarei uscito sconfitto. Vedere
un tale potere nelle mani di un “criminale”, come lo chiamano loro, era
inaccettabile. Pericoloso anche, perché se era riuscito a controllare i cercoteri
con tale facilità, allora c’era il rischio che poteva farlo ancora e scatenare
i loro poteri contro i paesi ninja. I Kage non potevano correre questo rischio.
Dissero a Sasuke che
se avesse consegnato lo Sharinnegan, avrebbero chiuso un’occhio sulle sue malefatte,
riducendogli la pena a un solo anno di prigione e scontandone il resto
all’interno del villaggio della Foglia e sotto la responsabilità dell’Hokage”
“Quindi………..quando
Sasuke tornerà al villaggio, non sarà libero. Verrà considerato ancora come un
prigioniero all’interno del suo stesso villaggio”
“Meglio questo che la
morte, non credi?” Neanche a Naruto
piaceva il fatto che Sasuke venisse trattato come un criminale nella sua stessa
città natale. Ma, non aveva altra scelta. Quel compromesso era l’unica
possibilità di salvargli la vita.
“Sasuke non ha avuto
scelta, dunque. Non lo trovo affatto giusto. Suo malgrado si è ritrovato
“costretto” ad accettare quel compromesso.” esclamò la kunoichi,
infastidita dal comportamento tenuto dai Kage nei confronti del suo compagno.
Spingerlo con le spalle al muro e costringerlo a dare qualcosa in cambiò della
propria vita non era affatto leale. Di sicuro avrebbero potuto trovare un
compromesso migliore per lasciar uscire Sasuke da quella situazione, pensò fra
se e se la giovane ninja dai capelli rosa.
“Oh! Quanto ti sbagli,
Sakura” rispose ridacchiando il ninja biondo, continuando a guardare fisso
il bicchiere di sakè che oscillava nella sua mano “Che tu ci creda o no, Sasuke rifiutò il compromesso datogli dai Kage”
“C-Cosa?” sussurrò
la kunoichi con voce flebile “Lui
ha…….rifiutato???”
“Aaaah! Esatto! Hik” esclamò
Naruto mentre sorseggiava tutto d’un fiato quello che doveva essere l’ennesimo
bicchiere di sakè della serata “Sasuke ha
respinto l’unica chance che avrebbe potuto salvargli la vita. E, da questo
momento, sono iniziati i problemi”
“P-Problemi? Che
problemi? Cosa è accaduto?”
“Sasuke gli ha
minacciati” Sakura spalancò gli occhi nell’udire quella frase e, guardando
negli occhi leggermente lucidi e freddi del compagno, capì che non stava
affatto scherzando. Sasuke aveva davvero minacciato i 5 Kage?
“Stai dicendo sul
serio?” domandò ancora incredula la kunoichi.
“Mmh!” mugugnò
Naruto, annuendo con la testa “Dopo
essere rimasto in silenzio per tutto il processo, ha esplicitamente dichiarato
senza alcun ripensamento davanti a Tsuande e agli altri che non avrebbe mai
consegnato lo Sharinnegan nelle loro mani di sua spontanea volontà. Che loro
erano “indegni” di possedere quel potere e che solo lui avrebbe potuto
utilizzarlo correttamente per il bene del mondo ninja”
“Non ci credo. Ha
davvero minacciato i 5 Kage in quella maniera”
“Eheheh! E non si è
limitato soltanto a questo. Il bello deve ancora venire” rise Naruto
ricordando gli avvenimenti di quel giorno “Per
dimostrare ai Kage che stava parlando sul serio, si è liberato dai sigilli e
dalla catene che lo tenevano imprigionato nel giro di pochi secondi. Non so
come abbia fatto ma…..pare che i sigilli utilizzati non fossero efficaci sullo
Sharinnegan. E’ un’abilità oculare troppo potente per poter essere bloccata con
dei comuni sigilli usati per i prigionieri normali………”
Sakura ripensò alle lezioni dell’accademia riguardo i vari
sigilli che si possono usare su un ninja per bloccare il chakra. Essi possono
ridurre drasticamente la fuoriuscita di chakra dal corpo di un’individuo,
impedendogli cosi di utilizzare ogni sorta di ninjutsu, ma lasciano comunque
l’energia necessaria per potersi muovere e parlare. Probabilmente i sigilli
utilizzati su Sasuke erano troppo deboli e avevano sottovalutato le
potenzialità dello Sharinnegan. Forse quell’abilità oculare funzionava in modo
diverso e non adoperava soltanto il chakra.
“Con il potere dello
Sharinnegan, Sasuke ha “assorbito” i sigilli posti in varie parti del suo corpo.
Dopodiché, ha usato l’Amaterasu, la fiamma nera, per “sciogliere” le catene che
lo tenevano imprigionato. Non ci avrei mai creduto se non l’avessi visto con i
miei occhi. Una tale rapidità d’azione…….è stato incredibile” Per quanto
sapesse che ciò che stava facendo Sasuke fosse sbagliato, Naruto non poté non
ammettere di essere rimasto colpito dalle abilità dell’Uchiha.
“E poi cosa è
successo?”
“Dopo essersi
liberato, Sasuke ha guardato i Kage seduti di fronte a lui con aria minacciosa
e ha detto…..”
“Non vi consegnerò lo Sharinnegan donatomi dal Rikudou Sennin”
“Solo io posso usarlo per mantenere la pace e la giustizia nel mondo
ninja”
“Se la cosa non vi aggrada, allora, dovrete prendermelo con la forza”
“Sempre ammesso che……voi abbiate abbastanza forza per affrontarmi”
“Sasuke aveva sfidato
apertamente i Kage senza curarsi delle conseguenze. Se avessi visto i suoi
occhi…….stava davvero facendo sul serio. Dopo lo stupore iniziale per ciò che
aveva fatto, Tsunade e il Raikage stavano per avventarsi su di lui. La
situazione era precipitata drasticamente nel giro di pochi secondi. Ti lascio
immaginare il caos generale che ne era derivato”
“Sasuke ha sfidato la
signorina Tsunade? Adesso capisco perché sembrava avercela particolarmente con
lui. Hanno combattuto davvero?”domandò Sakura, sperando davvero che
l’Uchiha non avesse fatto quella sciocchezza.
“Fortunatamente no. Io
e Kakashi siamo intervenuti per fermarlo. Abbiamo chiesto ai Kage una tregua
per spiegare a Sasuke la situazione e tentare di farlo ragionare prima
che……fosse troppo tardi. Gaara intervenne tempestivamente, usò la sabbia per
fermare Tsuande e il Raikage che si stavano per scagliare su Sasuke. Tuttavia,
anche lui non aveva preso bene l’atteggiamento arrogante e provocatorio di
Sasuke. In fondo aveva sfidato anche lui. Cosi, dopo aver guardato Sasuke con
il suo stesso sguardo freddo e distaccato, ha rivoltò quello stesso sguardo
verso di me e con il contegno e la serietà di un vero Kazekage mi disse……..”
“Ti do 24 ore di tempo per tentare di convincerlo, in nome
dell’amicizia che ci lega”
“Se entro questo lasso di tempo Sasuke non avrà consegnato lo
Sharinnegan di sua spontanea volontà….
“…..dovrò agire di conseguenza, che tu lo voglia o no”
“Ti avvertì già una volta cosa sarebbe accaduto se Sasuke si fosse
messo sulla mia strada, ricordi…”
“Farò ciò che è necessario per il bene del mio villaggio…..”
“...anche se questo comporterà la fine della nostra amicizia”
“Sono stato chiaro?”
“Fui grado a Gaara per
ciò che aveva fatto. Non avrei voluto vedere un’altra battaglia all’ultimo
sangue, non dopo la fine della guerra. Inoltre, dubito che i Kage avrebbero
potuto contrastare Sasuke tanto facilmente. Non dopo l’acquisizione dello
Sharinnegan. Nemmeno io avrei potuto fare molto per fermarlo stavolta, dato che
non posso più attingere alla forza di Kurama. Gaara deve averlo intuito e ha
scelto la soluzione più congeniale e senza spargimenti di sangue. In quella
situazione ha saputo mantenere il sangue freddo e ha agito come un vero leader.
Lo ammiro molto. Era riuscito anche a calmare il Raikage e Tsunade, dandoci il
tempo necessario per parlare con Sasuke. Eheh! A volte, non riesco davvero
credere che io e Gaara abbiamo la stessa età”
“Alla fine però sei
riuscita a convincerlo, no? C-C-Come hai fatto? Cosa gli hai detto?”
“Quello che gli ho
detto non ha alcuna importanza. Ciò che importa è che Sasuke abbia acconsentito
a consegnare ai Kage lo Sharinnegan e a farsi imprigionare senza lottare” esclamò
Naruto tornando al tono scontroso ed arrogante di prima. Sakura intuì subito
che Naruto non aveva alcuna intenzione di rivelarle il suo dialogo con Sasuke.
In fondo, l’Uchiha era più determinato che mai a non farsi sottomettere al
volere dei 5 Kage. Il suo orgoglio di guerriero non gliel’avrebbe permesso.
Forse avrebbe preferito combattere e morire piuttosto che piegarsi a loro.
Allora…….cosa poteva aver fatto Naruto tanto da riuscire a convincerlo? Cosa
poteva avergli detto per riuscire a farlo desistere dai suoi propositi?
“Non mi hai ancora
detto il motivo per il quale avete deciso di tenere tutti all’oscuro? Perché
hai lasciato credere a tutti, me compresa, che Sasuke fosse partito?” domandò
la kunoichi con grande impeto, incalzando l’amico senza sosta. Arrivati a
questo punto, doveva scoprire tutto ciò che poteva su Sasuke e sul resto della
faccenda.
Naruto guardò esitante la kunoichi per qualche secondo,
pensando se fosse il caso di rivelarle la verità su quella messinscena.
Tuttavia, non ci penso molto a lungo. Oramai, non occorreva più tenerla
all’oscuro di tutto.
“Dopo essere entrati
in possesso dello Sharinnegan e aver imprigionato Sasuke, i 5 Kage discussero
se rendere nota oppure no la verità sul suo conto. Io e Tsunade volevamo
evitare di divulgare le informazioni all’interno del Villaggio della Foglia.
Altrimenti, tutti gli abitanti lo avrebbero etichettato non solo come un ninja
traditore che ha abbandonato il suo villaggio, ma anche come un pericoloso criminale e
assassino che aveva fatto parte dell’Akatsuki e aveva attentato alla vita dei
leader dei 5 Grandi Paesi Ninja. Tutti avrebbero avuto paura di lui e lo
avrebbero evitato come la peste. Se ciò fosse accaduto, l’Hokage avrebbe dovuto
prendere provvedimenti nei suoi confronti. Avrebbe dovuto confinarlo
all’interno della dimora del suo clan, ad esempio. Di certo non sarebbe stato
diverso da una qualsiasi prigione. Ma Sasuke non si sarebbe fatto di certo
mettere in gabbia un’altra volta. Il che, alla fine avrebbe portato ad un'unica
e tragica conclusione…….”
“L’esilio!”
“E-E-Esilio?” balbettò
la kunoichi, rabbrividendo al solo pensiero “Vuoi
dire che……..Sasuke sarebbe stato cacciato dal vilaggio……per sempre?”
“Si! Se le cose
fossero andate cosi, sarebbe accaduto questo. Per questo abbiamo deciso che la
cosa migliore fosse tenere tutto segreto. La gente avrebbe accettato più
volentieri il fatto che Sasuke fosse tornato al villaggio dopo essere fuggito,
piuttosto che sapere che fra di loro vi era un pericoloso assassino. Ci è
sembrata la scelta migliore da fare, volevamo dare a Sasuke la possibilità di
ricominciare da zero, senza che fosse giudicato dalle persone che gli stanno
intorno”
Sakura parve credere alle parole del biondo. Tenere nascosta
la verità agli abitanti del villaggio, per quanto non fosse un’azione proprio
corretta, poteva essere l’unica possibilità per Sasuke di crearsi una nuova
vita all’interno di Konoha. Se fossero venuti a conoscenza di ciò che aveva
combinato durante il Summit, dubito che qualcuno avrebbe voluto riaverlo in circolazione.
Adesso la kunoichi sapeva tutto riguardo al processo e alla
condanna di Sasuke, sin nei minimi dettagli. Tuttavia, vi erano ancora alcun
tasselli del quadro che non quadravano.
Naruto aveva davvero cercato di allontanarla e di non
rivolgerle la parola per tutto questo tempo soltanto per nasconderle la verità
su Sasuke?
Non avrebbe avuto senso. Primo o poi avrebbe comunque
scoperto la verità.
Inoltre, perché Naruto aveva deciso soltanto “adesso” di
rivelarle come stavano le cose? Perché farlo poco prima della sua partenza?
No! Non poteva essere una mera coincidenza. Se Naruto le
aveva rivelato tutto era perché…..aveva già deciso di farlo. Non era stata lei a metterlo con le spalle al
muro.
Era evidente che Naruto…….le stava nascondendo qualcosa. le
stava nascondendo il “vero” motivo per il quale c’è l’aveva tanto con la kunoichi.
Il suo comportamento, il suo tono di voce e i suoi occhi
freddi e distaccati non potevano essere imputabili a qualcosa che aveva fatto
Sasuke, ma a qualcosa che aveva fatto Sakura. Ma cosa poteva essere?
Consapevole del fatto che le sue non erano nient’altro che
ipotesi e congetture, Sakura capì che doveva scavare ancora più a fondo e
trovare quelle informazioni, quei tasselli che gli servivano per completare il
puzzle.
“Bene! Ti ho
raccontato tutto quello che sapevo riguardo Sasuke e il processo. Ora se vuoi
scusarmi……” il ninja biondo fece per alzarsi dalla tavola senza degnare di
uno sguardo la ragazza, ma la kunoichi, più determinata che mai a non lasciarlo
andare, lo afferrò prontamente per il braccio e lo scaraventò violentemente di
nuovo al suo posto.
“Ahia! Che cazzo fai?”
esclamò dolorante il ninja biondo, guardando la compagna con occhi ricolmi
di rabbia. La kunoichi aveva afferrato il suo braccio con cosi tanta forza da
bloccargli la circolazione del sangue, provocandogli cosi un leggere
intorpidimento dell’arto.
“Tu e io non abbiamo
ancora finito di parlare” ringhiò la kunoichi, mantenendo salda la presa
sul ragazzo.
“Si, invece. Ti ho
rivelato la verità su Sasuke. Era quelli che volevi, no? Adesso lasciami
andare” Naruto tentò inutilmente di liberarsi dalla presa. Conoscendo la
forza spropositata della rosa, sapeva che a nulla sarebbe valsi i suoi sforzi
per divincolarsi da lei.
“Non che non ti
lascio. Pensi davvero di avermi convinto con la tua storiella? Non nego che tu
mi abbia detto la verità su Sasuke, ma…….non mi hai ancora detto “tutta” la
verità, giusto?” Ancora una volta lo sguardo freddo del giovane ninja e il
suo silenzio parlavano per lui “Il tuo
bel discorsetto sul fatto di tenere segrete le informazioni di Sasuke agli
abitanti del villaggio per il loro bene poteva essere una buona giustificazione
per loro. Ma hai dimenticato un piccolo particolare……………Io non sono una
qualsiasi abitante di questo villaggio. Sono tua amica, sono amica di Sasuke e
faccio parte del Team 7 tanto quanto te. Ho diritto più di chiunque altro di
sapere cosa è successo al mio compagno. Anche se avessi saputo che Sasuke fosse
stato condannato a morte, sarebbe stato un mio problema a come avrei affrontato
la notizia. Non ho bisogno di essere protetta. O forse…….mi credi ancora cosi
debole e indifesa da non sapermi comportare da adulta? Oppure credi che avrei
raccontato a Ino o a chicchessia un segreto cosi importante come se nulla
fosse? No! Non me la bevo. C’è qualcos’altro che non mi hai ancora detto, vero?
Il “vero” motivo per il quale hai tenuto nascosto A ME una cosa cosi importante.
Sappi che non te ne andrai di qui fino a quando non mi avrai raccontato tutto”
Sakura stava cercando in tutti i modi di apparire forte e
determinata davanti agli occhi di Naruto. Il tono di voce autoritario, lo
sguardo deciso e la presa forte e salda sul suo braccio dovevano dimostrare al
compagno che lei non era una ragazzina, ma una donna adulta e una ninja
responsabile che non sarebbe scappata dai problemi, ma che gli avrebbe
affrontati con tutte le sue forze, per quanto essi potessero essere dolorosi.
Tuttavia, Naruto non era certo il tipo che si faceva
ingannare dalle apparenze. Lui può leggere, attraverso il semplice sguardo, i
veri sentimenti che albergavano nel cuore delle persone. Una capacità fuori dal comune ed era ancora
più efficace se attuata alle persone a lui vicine.
Per quanto la kunoichi potesse dimostrarsi forte
all’esterno, gli occhi del ninja biondo riuscivano a scrutare senza alcun
problema tutta la sua paura, la sua incertezza e la sua frustrazione. Sakura era
come un libro aperto per lui, scritto pazientemente dagli anni di vita passati
insieme.
“Eheheh!” una strana risata uscì dalla bocca del ninja “Se è questo quello che vuoi, ti
accontenterò” Naruto non ci pensò su più di tanto. Ciò che avrebbe rivelato
alla ragazza le avrebbe senza dubbio ferito nel profondo ma, arrivati a questo
punto, nulla aveva più importanza.
“C’è un’altra ragione
per il quale i 5 Kage hanno deciso di tenere nascosto le informazioni
riguardante Sasuke. Una ragione di gran lunga più importante, che riguarda la
sicurezza non solo del Villaggio della Foglia, ma anche di tutti gli altri
paesi ninja”
“Di che si tratta?” domandò
la kunoichi con curiosità.
“Come ti ho già detto
prima, Sasuke si è inizialmente opposto al compromesso che gli è stato dato. Si
è liberato dalle catene che lo tenevano imprigionato e a minacciato i 5 Kage
che non avrebbe consegnato loro lo Sharinnegan. Grazie al mio intervento e a
quello di Kakashi siamo riusciti a fermarlo, ma…………c’erà la possibilità che
Sasuke tentasse di nuovo la fuga. I Kage erano rimasti impressionati dal potere
di quell’occhio e consideravano Sasuke ancor più una minaccia, fuori da ogni
loro controllo. Dopo quello spiacevole imprevisto, Tsunade mi ha raccontato che
sono stata adottate dei metodi di precauzioni molto “particolari” per tenerlo
sotto controllo, metodi che si potrebbero definire quasi……….brutali. All’iniziò
mi opposi riguardo l’uso di queste metodologie a me sconosciute e assicurai
loro che Sasuke non avrebbe in alcun modo tentato la fuga. Tuttavia, Tsuande mi
rassicurò dicendomi che questi metodi sarebbero stati applicati solo fino a
quando non avrebbero sottratto a Sasuke l’occhio con lo Sharinnegan”
“Continuo a non capire
cosa c’entra questo con il fatto che mi hai nascosto la verità” esclamò
spazientita la kunoichi, guardandò storto il compagno.
“Mesi dopo che ebbero
imprigionato Sasuke, sono successi degli avvenimenti molto strani. Giravano
voci che alcuni ninja stesserò cercando informazioni sull’esatte locazione di
Sasuke Uchiha. Tsunade e gli altri Kage avviarono un’indagine per controllare
la veridicità di quelle voci. Dopo qualche tempo, le indagini dettero i loro
frutti. Siamo venuti al corrente che
alcuni ninja di origine sconosciute stavano cercando dappertutto informazioni
su dove fosse finito Sasuke dopo la fine della guerra. Erano state messe anche
delle ricompense su qualunque tipo di informazioni venisse loro data”
“Ninja di origini
sconosciute?”
“Quando gli hanno
catturati ai confini del Paese del Fuoco, questi ninja non portavano con
loro alcun coprifronte che identificasse
la loro provenienza, ne alcun tipo di marchio sul loro corpo. Nessun indizio.
Kakashi ha fatto parte della squadra incaricata di rintracciare e catturare
questi individui e, stando a quanto mi ha raccontato, secondo lui non erano
nemmeno dei veri e propri ninja. Sono stati sconfitti con una facilità imbarazzante
e il fatto che non avessero con loro un coprifronte rafforza l’ipotesi che non
fossero davvero ninja. Dopo averli catturati, Tsunade ordinò a Ibiki Morino di
estorcere loro la verità, a qualunque costo. Li ha interrogati tutti, uno a uno,
usando ogni tipo di tortura psicologica e fisica per farli cedere.
Durante il racconto, Sakura ricordò il suo primo incontro
con Ibiki durante l’esame di selezione dei chunin. Quel ninja era capace di
emanare terrore con il solo sguardo ed era capace di porre chiunque ad una
pressione psicologica tale da far cedere il più duro dei guerrieri. Durante il
loro esame non ci era certo andato leggero, nonostante fossero solo dei ragazzini
alle prime armi. Tuttavia, se avesse voluto fare sul serio, credo che nessuno
avrebbe avuto il coraggio di rimanere in quella classe e continuare
l’esame.
“Alla fine cos’hanno
scoperto?”
“Nulla di rilevante.
Tutti loro avevano soltanto il compito di cercare informazioni su Sasuke. Non
sapevano nemmeno per chi lavoravano. Chi aveva commissionato loro quel lavoro
non si faceva quasi mai vedere. Secondo i loro ricordi, erano degli individui
mascherati o incappucciati di nero. Gli avevano pagati profumatamente in
anticipo per cercare informazioni in varie parti del Paese e ne avrebbero
ricevuto altrettanti a lavoro compiuto.
Una volta che ne avessero trovato qualcuna, avrebbero dovuto presentarsi in un
posto specifico ogni primo del mese per
attuare lo scambio. Apparentemente sembrava un’informazione utile per scoprire
chi c’era dietro a tutto questo. Cosi, Ibiki insieme ad un’altra squadra, ha
usato quegli stessi uomini per creare una trappola e fare uscire allo scoperto
questi misteriosi individui. Avevano piazzato sui loro corpi delle cimici e
delle ricetrasmittenti per permetterli di localizzare la loro posizione.
Sembrava una trappola perfetta ed accurata. Ma……..quello che è successo poi…..”
“Che è successo? Sono
riusciti a fuggire approfittando della trappola?”
“No!.............Sono
morti”
“C-Cosa?” Balbettò
la kunoichi inorridita “Sono stati uccisi
dalle stesse persone che gli avevano assoldati?”
“Forse. Ibiki ha
seguito i loro movimenti passo per passo. Grazie alle cimici riusciva anche a sentire
i loro discorsi. Stando a ciò che ha raccontato, una volta arrivati nel luogo
prestabilito, hanno interagito tra di loro per qualche minuto, nell’attesa che
i loro datori di lavoro si presentassero, dopodiché, sono rimasti completamente
in silenzio. Dopo quasi un’ora di attesa, nessuno si era fatto vedere. Ibiki
gli ha tenuto sottocontrollo ed era più che certo che non avevano in alcun modo
interagito con altri o che abbiano fatto dei movimenti sospetti. Stanco di
aspettare, Ibiki decise di annullare l’operazione e di tornare a Konoha, sicuro
del fatto che i misteriosi individui non si sarebbero presentati. Tramite la
ricetrasmettente ordinò loro di ritirarsi ma…………non ricevette alcuna risposta
dagli informatori. All’inizio Ibiki pensò che volessero aspettare ancora un
po’. Ma, dopo qualche minuto, un terribile pensiero gli balenò in mente. Gli
uomini che erano li ad aspettare…….non si erano mossi. Erano rimasti in piedi
nella stessa identica posizione per quasi un’ora mantenendo l’assoluto
silenzio. Quell’orribile dubbio si trasformò in certezza. In pochi secondi, Ibiki
e la sua squadra di ninja raggiunsero gli informatori e scoprirono la macabra
realtà. I poveri malcapitati erano morti da quasi un’ora restando in piedi.
Bastò dare loro una leggera spinta per farsi che si accasciassero al suolo come
fossero dei pupazzi”
“Ma……una cosa del
genere è quasi impossibile. Se non gli hanno attaccati vuol dire che sono stati
avvelenati in qualche modo. Ma non esiste alcun veleno capace di fare una cosa
del genere. Gli esami tossicologici cos’hanno rivelato?” Sakura, esperta
ninja medico, era più che convinta che l’unico modo che ci fosse per uccidere
una persona senza entrarne in diretto contatto fosse l’avvelenamento.
Scientificamente parlando non c’erano altri modi. Tuttavia……..
“Non ci crederai
ma…………pare che siano morti per cause naturali. Nessun veleno è stato trovato nel
loro corpo e non presentavano alcun tipo di ferita. E’ stata Shizune a
controllarli, quindi i risultati sono più che attendibili”
“E’…………atroce. E’
impossibile che siano morti per cause naturali. Sono stati assassinati in
qualche modo, questo è certo. Gli unici che possono compiere questo tipo di
uccisioni senza essere scoperti sono……..dei ninja”
“Esatto. Ninja fuori
dal comune direi. Sfuggire all’occhio vigile di Ibiki non è cosa da tutti. Sono
dei professionisti che non lasciano alcuna traccia del loro operato.
Dopo questo tragico
avvenimento, pensavamo che avremmo perso le tracce di questi misteriosi
individui. Ma……non fù cosi. Pochi giorni dopo, Gaara ci informò che anche nel
Paese del Vento erano state trovate persone che cercavano informazioni su
Sasuke e che, una volta catturate, quelle stesse persone erano morte per cause
naturali. Questo rafforzò l’ipotesi che dietro a tutto questo vi era nascosto
qualcosa di molto più grande. Una fitta rete di informatori alla ricerca di
Sasuke Uchiha. Coloro che sono stati
catturati erano soltanto pesci piccoli di un’organizzazione più vasta che
operava in tutti i grandi Paesi Ninja e che, come tali, erano perfettamente
sacrificabili per i loro scopi”
“Ma……..perché stanno
cercando Sasuke? Che cosa vogliono questi misteriosi individui da lui?”
“Non lo sappiamo,
ma…………I Kage presumevano
che……………qualcuno dall’esterno
stesse cercando Sasuke
con l’intenzione di aiutarlo a fuggire”
“C-Cosa? Ma mi hai
appena detto che Sasuke non avrebbe più tentato la fuga. Inoltre, chi potrebbe
mai aiutare Sasuke a parte noi?”
“C’è solo una persona
in grado di fare una cosa del genere e che possiede i mezzi necessari per
farlo………..”
“Orochimaru”
“Orochimaru? Credi che
lui avrebbe cercato di aiutare Sasuke? Ma…..perchè avrebbe dovuto farlo? Sasuke
ha cercato di uccidere Orochimaru. Non avrebbe alcun senso”
“Stando a quanto ci
avevano raccontato, Sasuke aveva ucciso Orochimaru e poi era fuggito,
eppure……….”
“….come per magia,
Orochimaru ha fatto la sua apparizione durante la guerra. Come lo spieghi
questo?”
Sakura non poté controbattere su
questo. Anche lei era più che certa che Sasuke avesse eliminato il suo maestro
per cercare suo fratello. Lo stesso Jiraya era sicuro di quelle informazioni.
Ma se Orochimaru era ancora vivo, questo poteva significare che……..Sasuke non
lo aveva affatto ucciso.
“Stai………pensando che Sasuke non abbia davvero ucciso Orochimaru? Che lo
abbia lasciato in vita deliberatamente per poi andarsene alla ricerca della sua
vendetta?”
“Attualmente questa è l’ipotesi più plausibile. Come altro spiegheresti
il fatto che sia ancora vivo? Durante la guerra si è visto chiaramente che non
era stato portato in vita con l’Edo Tensei, come è accaduto a mio padre e agli
altri. Era vivo e vegeto”
“Questo però non significa che Sasuke e Orochimaru siano ancora
alleati. Sasuke potrebbe aver deciso di troncare i rapporti con lui subito dopo
essersene andato” esclamò la kunoichi, prendendo le difese dell’Uchiha.
“Non ne sarei cosi sicuro. Testimoni oculari possono affermare senza
ombra di dubbio di aver visto Orochimaru e Sasuke arrivare al villaggio
insieme…….
“……e, poco dopo, pare si siano dileguati con gli Edo Tensei dei 4
Hokage al loro fianco. Da questo i Kage hanno dedotto presumibilmente che non
solo Sasuke e Orochimaru erano ancora alleati, ma che abbiano entrambi contribuito
alla realizzazione della tecnica proibita per portare in vita mio padre e gli
altri Hokage”
“No! Non voglio credere che Sasuke sia ancora fedele a quel………mostro.
Io non ci credo”
“Neppure io voglio crederlo, Sakura. Ma questi fatti dimostrano l’esatto
contrario. Probabilmente Orochimaru sta cercando di riallacciare i contatti con
Sasuke, ovunque egli sia. Solo lui possiede una cosi vasta organizzazione di
spie e nascondigli da permettere una ricerca serrata in ogni parte del mondo”
“Credi che il suo intento sia ancora quello di entrare in possesso del
corpo di Sasuke?”
“E’ molto probabile. In fondo, sappiamo entrambi che Sasuke è sempre
stato il suo obiettivo fin dall’inizio. Possedere l’abilità innata dello
Sharingan è quello che ha sempre voluto e lo avrebbe reso spaventosamente forte.
Stavolta però, le cose sono decisamente diverse. Non si tratta solo dello
Sharingan. Se riesce a raggiungere Sasuke e ad impossessarsi di lui……………..si
impossesserebbe anche dello Sharinnegan. I Kage non avrebbero mai permesso che
una cosa del genere accadesse. Se dovesse imparare a dominare i suoi poteri e a
sfruttarli per i propri scopi, be……….credo che sarebbe la fine per tutti noi”
“Tsk! A quanti pare i Kage sono stati molto lungimiranti. Hanno pensato
proprio a tutto. Non hanno voluto lasciar trapelare alcun tipo di informazione
riguardo Sasuke e Orochimaru si è ritrovato con un pugno di mosche in mano.
Dubito che riuscirà ad arrivare a Sasuke tanto facilmente. Però, ora che ci
penso…….che mi dici dei nuovi arrivati? Potrebbero essere ancora spie
sottocopertura al servizio di Orochimaru?”
“Non preoccuparti. Tsunade ha considerato quest’eventualità. Secondo te
perché ha accettato che dei ninja stranieri, traditori al servizio di
Orochimaru, entrassero a far parte del nostro villaggio?”
“Mmh! Non saprei……….voleva dare loro una seconda possibilità. In fondo,
ci hanno aiutato durante la guerra. Ma forse……….c’è dell’altro”
“Devi sapere che, prima della guerra, Karin, Suigetsu e Juugo erano
stati messi ai ferri. Considerando ciò che avevano fatto al Summit era il
minimo. Ma, incredibilmente, pare che tutti e tre siano riusciti a fuggire con
una facilità sorprendente. Non sappiamo se abbiano fatto tutto da soli oppure
qualcuno gli ha aiutati dall’esterno. Hanno approfittato della confusione
causata dalla guerra per scappare indisturbati”
“Pensi che Orochimaru gli abbia aiutati a fuggire?” La kunoichi
guardò i tre ragazzi con aria sospetta. Personalmente, non aveva nulla contro
di loro. Adesso apparivano ai suoi occhi come dei semplici ragazzi spensierati
che molti altri. Ma…….sotto sotto rimanevano dei ninja che in passato hanno
ucciso un sacco di persone innocenti. Se c’era la minima possibilità che
fossero ancora alleati di Orochimaru, allora questo significava che non poteva
assolutamente abbassare la guardia in loro presenza.
“Non lo sappiamo. Non abbiamo prove. Però anche loro sono stati visti
al villaggio insieme ad Orochimaru e Sasuke e sempre insieme sono arrivati
durante la guerra. Quindi………si, c’è la possibilità che siano ancora alleati con
quel criminale e che abbiano mantenuto i contatti in gran segreto”
“Ho capito!” esclamò improvvisamente la kunoichi, intuendo dove
volesse arrivare il compagno con il suo ragionamento “Gli avete lasciati entrare nel villaggio perché “volevate di proposito”
che entrassero in contatto con Orochimaru”
“Esatto! Tsunade ha elaborato questo piano sin da quando sono stati
accolti al villaggio. Nel caso quei tre stessero cercando informazioni su
Sasuke entrando poi in contatto con Orochimaru. Se il piano fosse riuscito,
avremmo potuto finalmente trovare Orochimaru e tentare finalmente di
catturarlo, cosa tutt’altro che facile. L’Hokage ha incaricato diversi Anbu di
pedinarli in gran segreto, nel caso volessero fare i furbetti”
“Se sono ancora qui con noi vuol dire che…………non ancora fatto nulla di
male, giusto?”
Naruto annui “Gia! E credimi…….ne sono davvero contento. Gli trovo dei ragazzi molto
simpatici e vorrei davvero che cogliessero quest’opportunità per cominciare una
vita onesta. Se Orochimaru volesse di nuovo entrare in contatto con loro, be………ti
lascio immaginare cosa accadrebbe”
“Secondo me il piano ideato dalla signorina Tsunade è troppo rischioso.
Non sono ninja ordinari. Hanno delle abilità innata fuori al comune e
potrebbero fuggire in qualsiasi momento. Se dovesse riuscire a scoprire dove si
trova Sasuke……..riuscirebbero a farlo fuggire. In fondo, sono già scappati da una prigione,
quindi per loro sarebbe una bazzecola rifarlo”
“Non ci riusciranno” affermò Naruto con fermezza “Quasi nessuno al villaggio sa dove si trova
Sasuke e poi………..io mi fido di loro. Tsunade gli ha dato la possibilità di
ricominciare, di vivere dignitosamente come dei veri ninja. Perché dovrebbero buttare
tutto alle ortiche per unirsi nuovamente ad un criminale?”
Le parole del ninja biondo
parvero convincere la kunoichi. Tutti meritano una seconda possibilità. Karin,
Suigetsu e Juugo sono giovani e sono ancora in tempo per fare la scelta giusta.
A differenza di molti altri, come Orochimaru, che hanno commesso cosi tante
atrocità da non poter essere perdonati.
“Dimmi, chi al villaggio sa di Sasuke e del resto della faccenda?”
“Gli unici a sapere la verità a Konoha siamo io, Tsunade, Kakashi,
Shizune e Shikamaru. Nemmeno i Daimyo più potenti del paese sanno nulla. Se
fossero stati catturati avrebbero potuto rivelare ogni cosa. Non abbiamo
rischiato”
“Be, ora anch’io adesso faccio parte di coloro che sono al corrente di
tutto. Perciò……….dimmi dove si trova Sasuke? In che prigione lo tengono rinchiuso?”
Sakura voleva a tutti i costi andare a trovare l’Uchiha. Aver scoperto la
verità dopo mesi era stato frustrante e voleva accertarsi delle condizioni di
salute del compagno. Sentiva di doverlo fare sia come ninja medico che come
amica.
“Non posso dirtelo” furono le parole secche di Naruto rivolte alla
compagna, completamente sorpresa dalla freddezza del ragazzo.
“C-Cosa? Che significa che non puoi dirmelo?” ribatte la compagna
alzando nuovamente il tono della voce e stringendo i pugni per la rabbia.
“Quello che ho detto” rispose il ninja con la stessa freddezza e
indifferenza di prima.
“Mi hai rivelato ogni cosa su Sasuke e non puoi dirmi dove si trova in
questo momento? Se non posso andarlo a trovare, allora…………dimmi quando verrà
rilasciato? Quando tornerà il villaggio?” La kunoichi continuò a pressarlo
con le sue insistenti domande. Non voleva credere che Naruto non potesse
rivelarle una cosa cosi importante.
“Non posso dirti nemmeno questo. Saprai del ritorno di Sasuke quando
arriverà il momento. Questi sono gli ordini che ho ricevuto” Naruto stava
volutamente nascondendo l’esatta locazione del compagno. Ma perché? Perché la
kunoichi non poteva essere messa al corrente di quell’importante dettaglio.
“Ordini? Tsk! Non ci credo” rispose la rosa, indignata dal
comportamento del biondo “E’ solo una
patetica scusa e tu lo sai. Cos’è......un altro tuo tentativo per proteggermi,
magari da Orochimaru. Mi proteggi riempiendomi di menzogne? No! Ti ho già detto
che non ho bisogno di protezione e non capisco perché mi stai tenendo nascosta
una cosa cosi importante. Cosa pensi, che se lo sapessi lo andrei a spifferare
in giro, magari a qualche informatore di Orochimaru? Oppure che avrei cercato
di liberarlo, in preda alla disperazione, per poi fuggire insieme a lui?”
Sakurà notò lo sguardo di Naruto
cambierà radicalmente. Adesso era ancora più freddo e distaccato di quanto non
lo fisse prima. Riusciva persino ad intravedere una strana oscurità nei suoi
occhi che prima non aveva notato. Le parole della kunoichi erano sicuramente
dettate dalla rabbia e dalla frustrazione del momento, non certo dalla calma e
dalla razionalità. Ma forse, senza che se rendesse conto, era riuscita davvero
a indovinare le reali ragioni per il quale Naruto le stava nascondendo la verità.
La kunoichi cercò subito di cancellare quel brutto pensiero dalla mente. Non
poteva credere che Naruto pensasse davvero questo di lei. Non poteva
assolutamente essere vero.
Eppure……..più osservava i suoi
occhi, più si convinceva del fatto che potesse essere davvero quella la verità.
Il silenzio di Naruto era una chiara risposta alle sue domande.
“T-Tu………………..è questo che pensi di me?” domandò la kunoichi con
voce flebile e tremante. Improvvisamente, tutto il suo corpo venne travolto da
leggeri spasmi e brividi di freddo. Gli occhi gli si erano inumiditi del tutto
e una piccola lacrima le solcava la guancia destra. “C-Credi davvero che………..che io a-avrei potuto……..…f-fare una cosa del
genere?”
“Si!...........Lo credo” rispose Naruto con freddezza, senza
pensarci neanche un momento a cosa avrebbe dovuto dire “E ti dirò anche un’altra cosa. Sono stato io a dire a Tsunade e agli altri di non dirti nulla riguardo Sasuke.
E lo sai perché? Perché io…………..”
In quel momento, la kunoichi
avrebbe tanto voluto tapparsi le orecchie, per non sentire cos’avrebbe pronunciato
Naruto mentre la guardava con i suoi occhi pieni di disprezzo. Avrebbe
preferito urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, qualsiasi cosa avrebbe
soffocato le parole del ragazzo.
Ma, per quanto ci provasse, il
suo corpo non si muoveva. Era completamente paralizzata e indifesa di fronte
alle parole dure e crudeli del compagno che, molto probabilmente, le avrebbero
pugnalato il cuore.
“….io non mi fido più di te”
Ciao ragazzi ^^
Questa volta sono stato davvero veloce nello scrivere il capitolo, anzi,
sono stato costretto a fermarmi ad un certo punto perché avevo scritto troppo.
Quindi sono stato costretto a tagliarlo ad un certo punto :)
Vorrei dirvi un miliardo di cose, ma se iniziassi a parlare rischierei
di farmi sfuggire qualcosa di importante XD
Era da un po’ che non scrivevo un capitolo cosi pregno di contenuti e
di trama. Mi sono concentrato anche molto sui dialoghi, per potervi raccontare
al meglio tutto ciò che dovete sapere. Anche se….il bello deve ancora arrivare
;)
Come potete vedere c’è una buona ragione per il quale Sasuke non è mai
apparso durante la storia. La questione è molto delicata e va compresa passo
per passo.
Tra Naruto e Sakura invece………direi che la bomba sta per esplodere XD
Per sapere il resto, be, non vi resta che attendere il prossimo
capitolo ;)
Spero anche che non troviate questo capitolo troppo complesso. Io
personalmente ho adorato scriverlo e ho dato sfogo a tutta la mia vena creativa
:)
Che altro dire? Ringrazio come sempre tutti coloro che hanno recensito
la mia storia e che l’hanno inserita tra le preferite, le seguite e le
ricordate. Grazie a tutti :)
Se volete farmi domande sul manga e sulla storia sono sempre a vostra disposizione
;)
Un saluto a tutti e al prossimo capitolo ^^
Leon92
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Capitolo 32 *** Conseguenze - Prima Parte ***
Cap 32
Fiducia
Una parola che ci accompagna
ogni giorno della nostra vita
Una parola che rivolgiamo
alle persone che ci sono vicine
Una parola che, di questi
tempi, è sin troppo abusata
Se dovessi domandarvi………..
“Cos’è la fiducia?”
………….cosa rispondereste?
Che cos’è? Qual è il suo
significato?
Se prendessi un qualsiasi
dizionario, esso lo definirebbe come………
“Sensazione
di sicurezza basata sulla speranza
o sulla
stima riposta in qualcuno o qualcosa”
Senza dubbio è
un’affermazione corretta quella che ho citato.
Ma………la fiducia è solo
questo?
Questa definizione è troppo
semplicistica e razionale per poter
riassumere una parola cosi
affascinante quanto complicata.
Ci vorrebbe una definizione
più………umana!
Spiegare la fiducia come
fosse un racconto, una storia da narrare.
E qual è il modo migliore
per iniziare una storia se non partire dal principio.
Il principio, dove tutto ha
inizio.
La nostra infanzia
Quando veniamo al mondo,
veniamo amati dai nostri genitori.
Loro provvedono ai nostri
bisogni fisiologici, come la fame e la sete.
Ci accudiscono e ci
proteggono dai pericoli della vita.
E’ in questo contesto che
nasce la…..
“Fiducia
incondizionata”
Questo tipo di fiducia si
potrebbe riassumere velocemente in poche parole.
“Amore puro”
Sapete, quel tipo di amore
sincero e disinteressato che solo i bambini possono provare.
Quel tipo di amore che ogni
genitore dona al proprio figlio sin dalla nascita.
I bambini a loro volta lo
donano a prescindere senza essere condizionati dai pregiudizi.
Amare senza aspettarsi nulla
in cambio.
Quando si è bambini, si può
facilmente pensare che il mondo sia un posto meraviglioso.
Un posto dove tutti si
vogliono bene, sono felici.
Un posto privò di ogni male
o conflitto.
Una visione del mondo
causata dalla protezione dataci dai nostri genitori.
Quando si cresce, ahime,
bisogna scontrarsi con l’amara realtà.
Apprendiamo pian piano che
il mondo non è come c’è lo aspettavamo.
Impariamo che non possiamo
amare chiunque in maniera incondizionata.
Dobbiamo riporre la nostra
fiducia solo nelle persone a noi vicine.
Persone di cui ci fidiamo
davvero e a cui vogliamo bene.
Certo, non è facile trovare
persone di cui ci possa fidare, trovare degli amici veri che ti sostengano.
Al giorno d’oggi è……dura.
Tuttavia….
………trovare anche solo una
persona vera e sincera…..
……una persona che ti
sostenga nei momenti di difficoltà…..
….una persona con cui
condividere momenti di gioia…..
….una persona che ti stia
accanto anche quando piangi…….
Riuscire a trovare una
persona con queste qualità…..
….la si potrebbe già
considerare una meravigliosa conquista.
Trovare persone di cui ci
possa fidare è senz’altro importante nella vita di una persona
D’altronde, l’uomo non è
fatto per stare solo. E’ risaputo.
Ma….
…chi ci da la garanzia che la
persona di cui più ci fidiamo non ci volterà le spalle?
In fondo, chi sono le
persone che ci possono tradire se non proprio quelle di cui ci si fida di più?
Chi non ha la mia fiducia
potrà certamente deludermi, ma non potrà davvero tradirmi.
Questo perché noi sappiamo
cosa aspettarci da quella persona.
Viceversa, non ci
aspetteremmo mai che la persona di cui più ci fidiamo possa tradirci.
Questo perché,
inconsciamente, abbiamo la certezza che quest’ultimo non ci farà mai del male.
Non tradirà la nostra
fiducia.
Invece……..è triste dirlo,
questo succede.
Molto più spesso di quando
non si pensi.
Potrebbe accadere in
qualsiasi momento.
Potremmo essere traditi dal
migliore dei nostra amici.
Oppure da un membro della
nostra famiglia. Come una madre, un padre o…….un fratello.
Quando realizziamo che la
persona che ci ha traditi e proprio quello di cui più ci fidavamo…
…..il dolore è
insopportabile.
E’ come essere pugnalati al
cuore più e più volte.
Senti l’enorme impulso di
gridare, di piangere senza mai fermarti.
Vorresti scappare da
quell’orrida realtà, fingere che tutto questo non sia mai accaduto.
Vorresti vivere
nell’illusione di non essere stato davvero tradito.
Alla fine, superato il
dolore, bisogna accettare questa nuova realtà.
Bisogna prendere
consapevolezza che niente sarà più come prima.
Inizi a osservare il mondo
con occhi diversi. La paura e l’incertezza prendono possesso di te.
Strane domande iniziano a
formarsi nella tua mente, domande come…..
“Se la persona di cui più mi
fidavo mi ha tradito…
…come potrò fidarmi ancora
di qualcuno allo stesso modo?”
Pian piano, realizzi di non
poterti più fidare di nessuno.
Accetti l’idea di essere
rimasto improvvisamente…….solo.
Ed è in questo preciso
istante che la fiducia assume un significato diverso, si trasforma in…
“Diffidenza”
Diffidare di chiunque,
persino dalla persona che ti è più vicina.
In questo modo nessuno potrà
più tradire la tua fiducia.
Se qualcuno cercherà di
avvicinarsi troppo a me, io lo respingerò con tutte le mie forze.
L’unica persona su cui
potrai contare da ora in avanti sei solo tu.
Credere in se stessi e nelle
proprie capacità. Andare avanti senza l’aiuto di nessuno.
Arrivati a questo punto, si
riesce a comprendere con chiarezza il legame che c’è tra fiducia e amore.
Se una persona viene amata
acquista fiducia e la dona a sua volta.
Ma se quell’amore viene
tradito, allora quella persona tenderà a non fidarsi più di nessuno per evitare
di soffrire ancora.
Questa è la vita. Siamo
essere umani dopotutto.
Ognuno di noi affronta
questa realtà a modo suo.
Alcuni sono abbastanza forti
da lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare.
Altri, invece, non riescono
a dare fiducia al prossimo e tendono ad isolarsi.
Questa è una realtà che ci
accompagna ogni giorno.
Tuttavia…
…potrebbe non essere l’unica
realtà esistente a questo mondo.
Come ho detto prima, fiducia
e amore sono interconnessi.
Questi sentimenti ci vengono
donati fin dalla nascita e crescono dentro di noi come un fiore che germoglia.
Ma…..se un bambino non riceve
questo tipo di sentimenti…..cosa accade?
Cosa potrebbero significare
per luì parole come fiducia e amore?
Un bambino privo di
genitori, cresce inevitabilmente in maniera diversa.
Dentro di se non sviluppa
quel tipo di amore incondizionato che diversamente vive in ogni fanciullo della
sua età.
Non ricevendo alcun
sentimento d’amore, non può a sua volta donarlo.
Se non c’è nessuno che si
fida di lui, come potrà mai dare fiducia a qualcuno?
Come potrà mai sapere cos’è
la fiducia?
Dentro di lui non c’è nulla,
nessun sentimento d’amore. E’ un guscio vuoto.
Un guscio in cui albergano
domande senza risposta. Un guscio ricolmo di sentimenti tristi.
Man mano che quel bambino
cresce, inizia a notare le differenze con i suoi coetanei.
Osservando i bambini con i
loro genitori, cerca in tutti i modi di comprendere quei sentimenti cosi caldi
e rassicuranti che per troppo tempo gli sono stati negati.
Tuttavia, osservare e studiare quegli
individui cosi felici non portò alcun beneficio.
L’amore e la fiducia erano
sentimenti che andavano aldilà della sua comprensione.
Privato di qualsiasi affetto
e resosi conto di essere stato solo sin da quando era venuto al mondo.
Tutto ciò che poteva fare
per riuscire a trovare un po’ di conforto era…………
“Immaginare”
Usare la fantasia e
l’immaginazione per riuscire quantomeno ad avvicinarsi a quei sentimenti, senza
averli mai provati realmente.
Questo era l’unico modo che
un bambino come lui era riuscito a trovare per dare una risposta alle sue
infinite domande che gli assillavano la mente ogni giorno della sua vita.
Dentro di se era consapevole
del fatto che nessuno lo avrebbe mai cercato.
Che nessuno avrebbe risposto
alle sue domande.
Che nessuno lo avrebbe mai
amato.
Doveva trovare da se quelle
risposte.
Doveva riuscire a
comprendere il significato dell’amore e della fiducia con le proprie forze.
Osservando, studiando ed
immaginando tutte le persone che lo circondavano…
…era riuscito a formarsi
un’idea ben chiara nella sua mente.
Fiducia e amore…
….non erano cose che
venivano semplicemente donate….
…erano cose dovevano essere
“conquistate”.
Riuscire a conquistare il
cuore della gente e farsi accettare da essi.
Questo era l’ideale con cui
quel bambino è cresciuto.
Ponendosi quell’obiettivo,
avrebbe primo o poi provato il reale significato di quelle parole.
Avrebbe raggiunto il suo
“sogno”.
Questo concetto di per se
non è errato, ma non tutti lo condividono.
Molti sono dell’opinione che
la fiducia debba essere meritata tramite atti dimostrativi che provino la reale
essenza di una persona.
Solo cosi la fiducia di una
persona può essere accettata.
Altri invece non sono
d’accordo e credono che la fiducia non debba essere dimostrata in nessun modo.
Credono che la fiducia vada
donata e che la “vera” conquista sia mantenerla.
Chi è rimasto solo sin
dall’inizio, chi ha sofferto e non ha mai ricevuto fiducia e amore…
…sa che non c’è nulla di più
importante di questo.
Conquistare l’amore e la
fiducia di qualcuno è una missione alquanto ardua.
Molto più di quanto si possa
pensare. Gli ostacoli che ha dovuto affrontare…
…giorno dopo giorno…
…alla fine, saranno
ricompensati.
Riuscire a parlare di
fiducia è qualcosa di molto complicato.
E’ un concetto molto
ambiguo, che fa discutere ancora adesso.
Tuttavia, su una cosa si può
concordare.
Ottenere la fiducia di
qualcuno è senz’altro qualcosa di meraviglioso.
Ma…..Se quella fiducia viene
tradita, allora…
“Tutto cambia”
E le conseguenze sono
inevitabili.
Al punto tale da poter
pronunciare con facilità e amarezza parole come…
“…io non mi fido più
di te”
All’udire quelle parole la kunoichi rimase paralizzata.
Mentre osservava gli occhi freddi e leggermente lucidi del compagno, capì che
non stava affatto scherzando. Presa consapevolezza di quell’assurda realtà,
Sakura sentì un dolore lancinante al petto.
Avrebbe tanto desiderato che quelle parole fosse dettate
dall’alcool ingerito e dalla rabbia che
il biondo stava provando in quel momento. Ma, nemmeno quella piccola illusione
la confortò. Naruto non le avrebbe mai rivolto parole del genere se non fosse
consapevole di ciò che stava dicendo.
Il corpo della ragazza iniziò ad essere scosso da piccoli
tremolii che si diffondevano ovunque,
dalla punta dei piedi sino alle mani. Le sue iridi verdi ormai non riuscivano
più a trattenere le lacrime. Nonostante si fosse imposta di non piangere, il
dolore e la frustrazione provate in quel momento erano più di quanto riuscisse
a sopportare. Dopo tutto ciò che aveva passato negli ultimi giorni, tutto il
dolore accumulato, sentirsi dire quelle parole da Naruto furono per lei il
colpo di grazia.
All’interno di casa Nara, la festa procedeva senza troppi
intoppi. La confusione era tale che nessuno sembrava accorgersi di ciò che
stava accadendo ai due ragazzi seduti alla punta del tavolo. La metà dei ninja
presenti aveva già bevuto cosi tanto sakè da non riuscire neanche a stare in
piedi e il caos e le grida presenti in quella stanza erano tali che nessun
avrebbe potuto udire le conversazioni altrui.
Tuttavia, nonostante la confusione generale, solo due
ragazzi parvero accorgersi di ciò che stava accadendo. Senza dare troppo
nell’occhio, Shikamaru e Sai continuarono ad osservare di sottecchi i due ninja
seduti alla punta del tavolo. Data la lontananza e il caos, nessuno dei due
riusciva a sentire i loro discorsi. Dato che si conoscevano da anni, entrambi
speravano nella riconciliazione dei due ragazzi. Ma, a loro basto osservare
l’espressione fredda e distaccata di Naruto e il volto spento e in lacrime di
Sakura per capire che la riconciliazione non era nient’altro che un sogno
lontano.
Come sempre, la realtà è di gran lunga più crudele.
Nessuno dei due ragazzi era intenzionato ad intervenire. Non
sarebbe servito a niente. Fino a quanto la situazione era sotto controllo,
avrebbero continuato ad osservare i due ninja senza muovere un muscolo.
Purtroppo, non avrebbero mai potuto prevedere che da quel
momento in poi le cose sarebbero notevolmente peggiorante.
“S-Sei………sei stato
tu!” balbetto la kunoichi incredula, mentre calde lacrime continuavano a
sgorgarle sulle guance rosee “H-Hai detto
a Tsunade……..e a t-tutti gli altri…….di non dirmi niente?!” Riuscì a
pronunciare quelle parole a fatica. Dentro di se si sentiva talmente scossa da
mancarle il respiro.
“Proprio cosi” replicò
in ninja biondo con un sorriso beffardo sul volto. Vedere la propria compagna
di squadra in lacrime sembrava non sortire in lui alcun effetto “Cosa c’è, Sakura? Ti ho sorpreso?” domandò
con arroganza il ragazzo, quasi a volerla schernire.
Il tremolio della ragazza aumentò ancora di più. Alla
sofferenza si era unita anche la rabbia. Molto probabilmente avrebbe perso il
controllo molto presto. Sentiva l’impulso violentò e furioso di colpire
sonoramente il compagno con uno dei suoi pugni.
Ma non era ancora il momento. Doveva imporsi forzatamente la calma. Naruto
doveva ancora finire di dirle la verità.
“Ma……perché? Perché
l’hai fatto?” domandò furiosa la ragazza, alzando notevolmente il tono
della voce e stringendo ancora di più i pugni appoggiati al tavolo.
“Vuoi sapere perché
l’ho fatto?” Naruto prese nuovamente in mano la bottiglia di sakè e, con
assoluta tranquillità, riempì un altro bicchierino di fronte agli occhi
esterrefatti e furiosi della kunoichi. Dopo averne bevuto una parte del suo
contenuto con una certa rapidità, Naruto rispose “Be, diciamo che………..Ho preferito agire per il bene del villaggio e di
tutti i ninja della Foglia, te compresa”
“Non prendermi per il
culo” ringhiò la kunoichi, afferrando il colletto della felpa del ninja
biondo e avvicinandolo malamente a se “Ti
ho già dettò che questa storia non ha niente a che fare con il Villaggio della
Foglia. Hai volutamente nascosto le informazioni su Sasuke e hai detto a tutti
gli altri di non dirmi niente. Dopo avermi raccontato la storia di Orochimaru,
ho pensato che forse volevi davvero proteggermi da questa nuova minaccia. Mi
ero quasi convinta. Ma………dopo quello che mi hai detto…” Sakura sentì
nuovamente rimbombare le parole di Naruto nella sua mente… “Io non mi fido più
di te” …come fosse un’eco lontano “…dopo
quello che mi hai raccontato, ho capito che tu mi stai trattando come se fossi
“io” una minaccia. Non è forse cosi?”
Naruto distolse per un’attimo lo sguardo freddo dalla
kunoichi, non riuscendo a sostenere i suo occhi pieni di lacrime e di disprezzo
che gli stava rivolgendo. Naruto stava per replicare ma Sakura non gliene dette
la possibilità ed imperterrita continuò…
“Credi davvero che io
sarei un pericolo per il villaggio? Credi davvero che avrei aiutato Orochimaru,
come se fossi una delle sue spie? Oppure che sarei andata da Sasuke per tentare
di liberarlo dalla sua prigionia. Anche se tengo molto a lui, non avrei mai
fatto una cosa del genere. Mai! Sono consapevole che Sasuke ha fatto molti
errori sul suo cammino e che adesso deve pagare per i crimini che ha commesso.
Anche se avrei sofferto, avrei a malincuore accettato la decisione dei Kage.
Sarebbe stato senz’altro meglio e avrei sofferto decisamente meno rispetto ad
ora. Noi……ci conosciamo da tanto tempo Naruto. Abbiamo affrontato innumerevoli
missioni e innumerevoli battaglie fianco a fianco. Ci siamo sempre sostenuti a
vicenda nei momenti di difficoltà. Abbiamo riso, abbiamo pianto. Restando
sempre uniti. Dopo tutto quello che abbiamo passato, come puoi………come puoi……non
fidarti di me” Nel mentre pronunciava quelle parole, le lacrime della
kunoichi iniziarono a sgorgare con più forza. Non riuscendo più a guardare il
ragazzo negli occhi, lasciò cadere lentamente il suo sguardo quel tanto che
bastava per non osservare oltre la sua espressione indifferente. Le mani
tremanti che, fino a poco tempo fa, stringevano il colletto del ninja biondo
scivolarono pian piano sul tavolo come fossero pesi insostenibili.
“Perché, Naruto? Dimmi
perché? Perché…non ti fidi più di me?” Anche senza guardarlo negli occhi,
sentiva lo sguardo accusatore del ninja biondo su di lei, un sguardo che solo
chi aveva commesso un grave crimine poteva ricevere “T-Ti prego! Dimmi perché c’è l’hai tanto con me? Ho fatto…..qualcosa
di male? Dimmelo! Dimmelo, possiamo ancora risolvere tutto. Posso ancora
rimediare. Non voglio che tu parta sapendo che c’è l’hai a morte con me. Io
voglio……voglio che tutto torni com’era prima” Sakura alzò ancora una volta
lo sguardo cercando di incatenarlo a quello del compagno, ma non ci riuscì. Naruto
continuò a guardare dritto davanti a se, come se la kunoichi non esistesse, e
con molta calma continuò a sorseggiare il suo bicchiere di sakè. Davanti alla
freddezza del ragazzo, Sakura ripensò al passato. Senza che lo volesse, anche
se solo per un istante, l’Immagine di Sasuke si era sovrapposta a quella di
Naruto. La sua espressione indifferente e i suoi occhi talmente scuri da
rispecchiare la notte. Sembravano due
gocce d’acqua.
Sakura rabbrividì a quella prospettiva. Cercò di scacciare
quei pensieri dalla sua mente con tutta se stessa. Naruto e Sasuke non erano
affatto la stessa persona. Avevano due caratteri totalmente diversi. Sasuke è
sempre stato quello freddo, il ninja che non le ha mai dato attenzioni. Naruto
invece era quello solare, quello allegro. Il ninja che la sempre fatta ridere,
arrabbiare. Il ragazzo che più di tutti la riempiva di attenzioni. Adesso
invece…………tutto era cambiato.
Le iridi azzurre e luminose di Naruto che prima la
guardavano con ammirazione, si erano trasformate in un blu talmente scuro da somigliare
al nero. Nero come l’oscurità. Nero come
gli occhi di Sasuke.
Sakura scacciò ancora una volta quei pensieri dalla sua
testa. Dentro di se gridava imperterrita che Naruto non era affatto come
Sasuke. Eppure, i suoi occhi e il suo comportamento parlavano più delle parole.
Naruto la stava trattando esattamente come il ragazzo che, fino a poco tempo
fa, gli aveva spezzato il cuore.
Nonostante i pensieri che gli affollavano la mente, Sakura
attese speranzosa la risposta di Naruto. Tuttavia, dalla bocca del ragazzo non
uscì nemmeno un suono. Non una parola. Continuò a mantenere il silenzio, nel
mentre continuava a bere il suo sakè come se nulla fosse. Sakura si chiese
quanti bicchiere di sakè si era bevuto sino a quel momento? Il volto del
ragazzo era leggermente arrossato e le guance erano diventate rossissime per
via del troppo alcool ingerito. Alla vista poteva sembrare leggermente ubriaco,
ma Naruto era stranamente calmo e
risoluto. Di certo stava ascoltando le parole della kunoichi. Tuttavia aveva
scelto di non rispondere alle sue domande. A questo punto c’erano solo sue
possibili spiegazioni al suo comportamento. O Naruto non voleva in alcun modo
parlare con la ragazza.
Oppure……si stava trattenendo dal farlo.
“Continui a non
volermi dire nulla, vero?” domandò tristemente la ragazza, delusa dal
comportamento del compagno “Io…….non
capisco. Tutti questi segreti, uno dopo l’altro. Perché? Anche stamattina,
quando sono passata dall’ufficio dell’Hokage, ho ascoltato la conversazione che
hai avuto con la signorina Tsunade”
Inizio Flashback
La kunoichi iniziò a tendere l’orecchio verso lo spazio
creatosi tra la porta e il muro. All’interno della stanza, la discussione
continuava in maniera incessante. Doveva trattarsi proprio di una cosa seria.
Sia Naruto che Tsunade non accennavano ad abbassare i toni. Cercavano di
sovrastarsi a vicenda.
“……………ELO DICE LEI?
DOPOTUTTO E’ L’HOKAGE, NO?” gridò Naruto, battendo i pugni contro la scrivania
semidistrutta che aveva di fronte.
“E’ TU SEI SUO AMICO.
DOVRESTI DIRGLIELO TU, PIUTTOSTO” rispose Tsunade di rimandò, sovrastandolo
con la sua voce per cercare di farsi ascoltare.
“NON POSSO FARLO E LEI
LO SA”
“MA PERCHE’? DAMMI UNA
MOTIVAZIONE PLAUSIBILE?
“GLIEL’HO GIA DETTO IL
MOTIVO. NON POSSO FARLO. SOPRATTUTTO ADESSO CHE STO PER……………”
Sakura tese ancor di più l’orecchio. La sua concentrazione
era al massimo. Aveva come la sensazione che il ninja biondo le stesse per
rivelare qualcosa di sensazionale.
Avvicinò ancora di più l’orecchio alla fessura nell’intento
di ascoltare le parole di Naruto.
“Sakura! Si può sapere
cosa stai facendo?” esclamò una voce alla spalle della rosa.
“AAAAAAHHHHHH” gridò con tutto il fiato che aveva in corpo
per lo spavento.
Involontariamente, la kunoichi cadde in avanti e spalancò la
porta su cui era appoggiata. Nella stanza, la discussione tra Naruto e Tsunade
cesso all’istante.
Fine Flashback
“Tsk! Più che
ascoltare, direi che hai origliato” esclamò Naruto leggermente irritato dal
fatto che la kunoichi avesse interrotto bruscamente il dialogo che aveva avuto
precedentemente con l’Hokage “Come ninja
non dovresti mai farti cogliere con le mani nel sacco”
“Q-Questo non c’entra
niente” rispose imbarazzata la kunoichi. Se non fosse stato per Kakashi e
Shikamaru, probabilmente Naruto e Tsunade non l’avrebbero scoperta. Invece non
solo si era fatta cogliere in flagrante, ma si era anche presa un bello
spavento, cadendo e facendosi scoprire dai diretti interessati “Tu e la signorina Tsunade stavate litigando
per decidere chi di voi doveva raccontarmi la verità su Sasuke. Per quanto
pensavate ancora di tenermelo nascosto? Se non avessi origliato quella
conversazione, avreste continuato a non dirmi nul….”
“Ti sbagli” replico
l’Uzumaki sempre freddo, posando il bicchiere ormai vuoto sul tavolo davanti a
se.
“C-Cosa vuoi dire?”
“Io e Tsunade avevamo
deciso già da tempo chi di noi due ti avrebbe rivelato la verità su Sasuke.
Dopo la faccenda di Orochimaru e delle spie, ho preferito aspettare che si
calmassero le acque, per correre meno rischi nel caso fosse trapelata qualche
informazione. C’è un motivo se ho scelto di raccontarti tutto poco prima della
mia partenza. Non si tratta solo della tua protezione. Ho agito per il bene del
villaggio. Quindi, mia cara, indipendentemente dal fatto che avessi origliato
oppure no, avevo già deciso da tempo come e quando dirti tutta la verità. Se
adesso ci troviamo qui, a questa festa, nella casa di Shikamaru, è stata solo
una coincidenza. Se non fosse stato cosi, in ogni caso sarei venuto da te poco
prima di partire e ti avrei raccontato tutto. Fine della storia”
Le parole di Naruto suonavano nelle orecchie della kunoichi
come menzogne. Non poteva certo negare che il suo ragionamento avesse una sua
logica. Tuttavia, c’era fin troppe cose che non quadravano. Ancora troppe
domande senza risposta. Naruto la stava evitando da mesi. Il suo sguardo e le
sue parole avevano rafforzato quella teoria. Possibile che avesse deciso di
aspettare il giorno prima della partenza per dirle tutto?
“Non sei bravo a
mentire, Naruto. Non credo affatto che tu abbia aspettato proprio questo giorno
per raccontarmi di Sasuke. Continui a dire ché l’hai fatto per me e per la
protezione del villaggio. Ma la verità e un’altra e tu lo sai” replico la
Haruno con lo stesso tono glaciale e distaccato dell’Uzumaki “Inoltre, c’è ancora una cosa che non mi è
chiara. Se tu e la signorina Tsunade avevate già deciso da tempo di dirmi tutto,
mi dici di che cosa stavate parlando nel suo ufficio quando sono arrivata? Cos’altro
devo ancora sapere?”
“Nulla che ti
riguardi” rispose velocemente Naruto, spazientito dalle domande insistenti
della compagna.
Alla risposta del ninja biondo, la giovane kunoichi si
ammutolì per qualche istante. All’inizio era convinta che il dialogo che aveva
udito si riferisse a Sasuke e al resto della faccenda. Ma se Naruto aveva già
deciso di rivelarle tutto, allora di cosa potevano aver parlato? Cosa poteva
aver acceso quella discussione fra Naruto e l’Hokage? Perché voleva continuare
a mantenere tutti quei segreti? Per quanto si fosse sforzata di trovare una
risposta, non le era venuto in mente nulla. Tutto quello che stava accadendo
era cosi assurdo da sembrarle quasi irreale.
Arrivati questo punto, Sakura doveva cercare un modo di far
confessare Naruto tutta la verità. Ma, stavolta, non doveva essere lei a fare
domande. Doveva essere Naruto stesso a darle le risposte che stava cercando,
senza alcuna forzatura. Questa era la soluzione più congeniale e che avrebbe
garantito il risultato.
Ma come avrebbe
potuto fare a farlo confessare? Per riuscire nell’impresa Sakura avrebbe dovuto
mettere l’Uzumaki alle corde. Ma come fare?
Pensandoci su per qualche secondo, la kunoichi riuscì a trovare forse
l’unico argomento che avrebbe potuto colpire il ninja biondo. L’unico argomento
che non avevano ancora affrontato e che avrebbe forse smosso quella fase di
stallo creatasi fra i due ragazzi.
“Quindi…….non c’è
nient’altro che dovrei sapere?” domandò la kunoichi con finta ingenuità.
“No!” Replicò il
ninja biondo senza alcuna esitazione. Sakura sapeva che Naruto stava mentendo. Mentre
le parlava, l’Uzumaki cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo e di
apparire più calmo possibile.
“Ti ha chiesto di
diventare Hokage?” domandò a bruciapelo la compagna, senza esitare neanche
un’istante.
“C-C-Cosa?” domandò
balbettante il ninja biondo, completamente bianco in volto e con gli occhi
spalancati dallo stupore. Per Sakura fù facile leggere la sorpresa attraverso
gli occhi del ragazzo. Era un chiaro segnale d aver colpito nel segno. Di certo
Naruto non si aspettava di ricevere una domanda del genere proprio da lei.
“Hai capito benissimo
cosa ho detto” esclamò la kunoichi con più forza “Voglio sapere se è vero che la signorina Tsunade ti ha chiesto di
diventare Hokage?”
“Grr!” L’Uzumaki non poté nascondere la sua
irritazione davanti alla ragazza. Non voleva certo parlare di
quell’argomento e, soprattutto, non
davanti a lei. Come poteva essere venuta a conoscenza di un’informazione cosi
importante e segreta? Quasi nessuno lo sapeva. Com’era possibile? Si domandò
tra se e se il ninja biondo “Chi…….chi te
l’ha detto?” domandò l’Uzumaki a denti stretti, quasi fosse una minaccia. Il
bicchiere che stringeva in mano vibrava visibilmente e qualche crepa si era formata
intorno ad essa, prova della profonda rabbia che il ninja stava provando in
quel momento.
“Allora…….è vero!” rispose
semplicemente la ragazza, non distogliendo il suo sguardo da quello del giovane
ninja. Nel tono della sua voce si nascondeva un velo di tristezza e delusione.
Come poteva Naruto averle nascosto una cosa importante?
“HO CAPITO!” gridò
l’Uzumaki ricolmò di rabbia, sbattendo violentemente il bicchiere che stringeva
in mano sul tavolo “E’ STATA QUELLA
VECCHIACCIA. LE AVEVO DETTO DÌ NON DIRE NIENTE A NESSUNO E INVECE…….”
“Non è stata la
signorina Tsunade a dirmelo” esclamò improvvisamente la kunoichi,
interrompendo il fiume di parole e rabbia del compagno “E’ stata…..Hinata!” il modo in cui pronunciò il nome della ragazza
dai capelli corvini era tutt’altro che amichevole. Un tono di voce che
racchiudeva fastidio e, forse, anche gelosia.
Non riusciva ad accettare che Naruto avesse rivelato una cosa cosi
importante a Hinata e non a lei, la sua compagna di squadra, la sua amica più
vicina.
“Tsk!” grugnì il
ninja biondo, mentre voltava la testa dalla parte opposta alla ragazza. Di
certo le cose non stavano andando come le aveva pianificate. Non avevo previsto
che Hinata andasse a parlare proprio con Sakura del dialogo avuto
precedentemente con il Quinto Hokage. Solitamente le due ragazze non parlavano
fra loro salvo in rare occasioni, come ad esempio missioni o meeting
importanti.
“Poco prima di venire
qui, io e Hinata ci siamo incontrate e abbiamo parlate un po’ di quello che è
successo negli ultimi tempi e……abbiamo parlato anche di te”
“Ah si? E cosa vi
siete dette?” domandò Naruto con fare sospetto.
Alla domanda di Naruto, i ricordi della giovane kunoichi
riguardanti il suo lungo dialogo con la Hyuga iniziarono a farsi largo in lei.
La rivelazione di Hinata riguardante la possibile candidatura di Naruto a
Hokage doveva essere il primo ricordo che avrebbe dovuto avere. Eppure, quasi
inconsciamente, la mente di Sakura vagò su un altro ricordo, un rivelazione
forse ancora più shockante della precedente. Un ricordo che, molto
probabilmente, l’aveva toccata nel profondo più di quanto si aspettasse.
Inizio Flashback
Hinata si allontanò di qualche passo e si sedette sull’erba
con lo sguardo rivolto al Sole che sarebbe tramontato del tutto di li a qualche
minuto. Sakura la segui senza dire nulla.
“Ieri sera sono venuta
qui, in questo stesso punto, ed ho incontrato Naruto sotto un cielo stellato e
bellissimo come i suoi occhi. Abbiamo parlato un po’ di alcune cose che ci sono
successe e poi…..è successo” esclamò Hinata chiudendo gli occhi e
inebriandosi delle sensazioni della sera precedente.
“C-Cosa? C-Cos’è
successo?” domandò Sakura spinta dalla curiosità e dalla…..paura. Forse
aveva intuito cosa stava per dirle Hinata. Ma adesso, non poteva tirarsi
indietro. Non poteva dirgli di fermarsi. Doveva sapere ed Hinata gliene stava
dando la possibilità.
Hinata riapri gli occhi e, respirando a pieni polmoni, fece
uscire dal suo cuore tutta la verità senza alcuna costrizione .
“Ci siamo baciati”
“E’
stato…..bellissimo. Un qualcosa di indescrivibile. In quel piccolo e semplice
gesto gli ho trasmesso tutta la passione e l’amore che provavo per lui. Ancora
adesso faccio fatica che sia successo davvero” Hinata era davvero felice
mentre lo diceva. Neanche lei credeva che avrebbe avuto il coraggio di fare una
cosa del genere. Ha fatto la sua scelta. Ha compiuto quell’azione consapevole
dei rischi. Naruto avrebbe potuto anche respingerla. Ma…non l’ha fatto. Il che,
significava molto. Davvero molto.
Fine Flashback
“N-N-Nulla di
importante” mentì la ragazza, abbassando la testa per nascondere l’evidente
rossore formatosi sulle sue guance. Se Naruto avesse scoperto che era
conoscenza anche di quel dettaglio cosi intimo e personale sicuramente sarebbe
andato su tutte le furie. Inoltre, non voleva nemmeno mettere nei guai Hinata
che, coraggiosamente, le aveva rivelato quel ricordo cosi importante per lei.
Avrebbe rischiato di incrinare il rapporto fra i due ragazzi e la Hyuga non lo
meritava di certo.
Eppure…….
Una parte di se era tentata di domandare, di fare chiarezza,
si soddisfare quella curiosità cosi impellente di conoscere i sentimenti del
ninja biondo.
Si era davvero accorto di provare dei sentimenti di Hinata?
La amava davvero?
E se cosi fosse…….che ne era stato dell’amore che provava
nei suoi confronti?
Altre domande si accumulavano nella sua mente. Tuttavia,
Sakura decise di ricacciarle tutte dentro di se, insieme al ricordo di Naruto e
Hinata che si baciavano appassionatamente.
Non era venuta per parlare del rapporto tra la Hyuga e
l’Uzumaki. Non era per questo che aveva intrapreso questa discussione con
Naruto. Doveva scoprire “perché” il suo rapporto con il ragazzo si era
incrinato a tal punto da far perdere la fiducia che nutriva in lei.
“Hinata credeva che io
fossi già a conoscenza della notizia. Per questo me ne ha parlato come se
niente fosse. Quando mi ha rivelato che tu saresti potuto diventare il prossimo
Hokage…..sono rimasta di sasso. Non riuscivo a crederle all’inizio. Era
semplicemente assurdo che tu mi avessi tenuto nascosta una cosa cosi
importante. Il tuo sogno era divenuto realtà e tu, Naruto Uzumaki, avevi deciso
di non dirmelo. Non riuscivo ad accettarlo e tutt’ora non riesco ad accettarlo.
Tsk! Hinata era….. cosi felice ed orgogliosa di te quando me l’ha raccontato.
Anche se una parte di me si rifiutava di credere alle sue parole, sapevo che la
realtà era un’altra e che Hinata stava dicendo la verità. Adesso, la tua
reazione e le tue parole hanno cancellato gli ultimi dubbi che mi erano
rimasti”
“Uff!” sospirò
rassegnato il ninja biondo, consapevole del fatto che non avrebbe potuto
evitare di approfondire l’argomento con la sua compagna di squadra “Va bene! Lo ammetto! Tsunade mi ha chiesto
di diventare Hokage”
“Perché non me l’hai
detto?” domandò seria la kunoichi, incrociando le braccia al petto.
“Perché non sono
affari tuoi. E comunque non sei l’unica a cui ho nascosto questa notizia. Quasi
nessuno in questa stanza lo sa. Quindi non prenderla come una faccenda
personale”
“Non…..non sono affari
miei?!” esclamò la kunoichi,
sbalordita dalle parole del ragazzo “E’
dai tempi dell’accademia che urli al mondo intero che vuoi diventare Hokage.
Hai continuato ad allenarti e a combattere solo ed unicamente per raggiungere
il tuo sogno. Quando abbiamo formato il Team 7, ho visto la tua determinazione
e la tua forza di volontà. Sei cresciuto e sei diventato più forte di qualsiasi
altro ninja presente al villaggio. Col tempo, sono rimasto talmente colpita da
te che ho sperato anch’io che tu riuscissi a realizzare il tuo sogno. Perciò……davvero
non riesco a capire…perché?” il tono della voce della kunoichi diventava
sempre più flebile man mano che proseguiva. Ripensando al ragazzo allegro e
spensierato che Naruto era qualche anno fa, non avrebbe mai pensato che le cose
sarebbero andate in questo modo. Era certo che Naruto sarebbe diventato Hokage.
Però……pensava che la sua reazione sarebbe stata diversa. Il vecchio Naruto
avrebbe gridato con tutto se stesso la sua immensa gioia. Avrebbe detto
qualcosa come……
“ C’è l’ho fatta!
Finalmente sono diventato Hokage”
Eppure….nulla di tutto quello che si era immaginata è
accaduto. Naruto appariva abbastanza passivo. Nonostante quello fosse stato da
sempre il suo più grande sogno, l’espressione del ninja biondo non traspariva
alcun segno di felicità.
“Te l’ho già detto e
te lo ripeto, Sakura…………….Questi non sono affari tuoi” replicò Naruto con
più freddezza ed arroganza di prima.
“Ma ceeeerto che no!” esclamò
ironica la kunoichi “Sono solo affari
tuoi………e di Hinata”
“Mmh? Cosa vorresti
insinuare?” domandò il ninja biondo, irritato dal mondo in cui aveva
pronunciato il nome della ragazza dai capelli corvini.
“Io? Niente! Sto
soltanto puntualizzando il fatto che hai rivelato una cosa cosi importante a
Hinata e non a me, la tua compagna di squadra. Dopo tutte le volte che mi hai
assillato con le tue manie di protagonismo, sbandierando ai quattro venti quale
fosse il tuo più grande sogno, pensavo almeno che il giorno in cui avresti
realizzato quel sogno mi avresti preso in considerazione. Invece, hai deciso di
tenermelo nascosto rivelando la notizia alla prima ragazza che ti passa
davanti. Come credi debba farmi sentire questo?” le parole della kunoichi
non nascondevano la profonda delusione causata dal comportamento di Naruto.
Inoltre, il modo in cui continuava a
rivolgersi alla kunoichi dai capelli neri appariva sempre più astioso e
diffidente. Quasi come se la ragazza fosse un’estranea con cui non averci nulla
a che fare.
L’Uzumaki percepì chiaramente il modo in cui la kunoichi si
stava rivolgendo ad Hinata e questo non gli piacque affatto.
“Non ti permetto di
parlare cosi di Hinata” ribatte di rimando il ninja biondo, facendo
arretrare leggermente la rosa “Ho scelto
deliberatamente di confidarmi con Hinata, perché è una ragazza straordinaria e
io mi fido molto più di lei che di te”
Le parole offensive del giovane Naruto
ferirono la rosa molto più in profondità di quanto pensasse. Sakura rimase pietrificata dal modo in cui
aveva difeso a spada tratta la Hyuga. Definendola una ragazza straordinaria
aveva chiaramente puntualizzato quanto
Sakura non lo fosse affatto. Inoltre, la fiducia che riponeva in lei era
reale e cosi alta da farla apparire come la persona più importante della sua
vita.
Naruto sembrava davvero aver cancellato tutti gli anni che
aveva passato insieme a lei. Il loro legame sembrava essere svanito nel nulla.
Con le labbra tremanti, gli occhi umidi e il corpo scosso da
violenti fremiti, la kunoichi pronunciò delle parole che mia avrebbe pensato di
pronunciare
“I-Io…..non ti riconosco più”
“T-Tu……sei cambiato!
Un tempo non mi avresti mai detto una cosa del genere. Non avresti mai
rinunciato al ruolo di Hokage”
“C-Come hai………” Tentò
di ribattere l’Uzumaki, guardando la kunoichi con occhi spalancati. Aveva
comunicato all’Hokage la sua decisione quella stessa mattina e Hinata non
poteva averglielo già rivelato dato che gliel’aveva rivelato solo poco fa.
Inoltre, per tutta la serata, era rimasti uno accanto all’altro. Come aveva a
fatto a capirlo cosi in fretta? Si domandò il ninja biondo.
“Non sono cosi stupida
come credi. Se hai deciso di partire, vuol dire che hai declinato l’offerta che ti
ha fatto il Quinto Hokage. Hai detto che…….vuoi lasciare il villaggio perché
vuoi diventare più forte. E’ per questo che hai rifiutato il ruolo di Hokage?
Tsk! A me suona come una patetica scusa”
“Cosa?”
“Io non credo che tu
abbia rinunciato al ruolo di Hokage solo perché vuoi diventare più forte. No!
C’è qualcos’altro sotto, ne sono sicura”
“Tu non hai alcun
diritto di giudicare le mie scelte. Questa faccenda non ti riguarda!”
“Forse hai deciso di
non diventare Hokage perché ti sei accorto di non esserne degno. Che codardo!”
“C-CHE HAI DETTO?”
“Hai sentito
benissimo. Il Naruto Uzumaki che conosco io non avrebbe rinunciato al suo sogno
soltanto perché voleva diventare il ninja più forte del Villaggio della Foglia. Non mi
avrebbe mai mentito riguardo Sasuke soltanto perché voleva proteggermi. Hai
forse dimenticato chi sei? Io ti conosco più di chiunque altro e tu conosci me.
Ci siamo sempre rispettati l’un l’altro. Siamo sempre stati leali, sinceri.
Abbiamo costruito la nostra fiducia reciproca negli anni in cui siamo stati
insieme all’interno del team 7. I combattimenti affrontati insieme, gli allenamenti
estenuanti con il maestro Kakashi, le gioie, i dolori, i fallimenti, le
vittorie………………non puoi aver dimenticato tutto questo. Non puoi aver dimenticato
quello che c’è tra noi” esclamò la kunoichi lasciando uscire fuori tutti i
sentimenti repressi che celava dentro di se. Stavolta, sperava davvero di
essere riuscita a far breccia nel cuore del giovane Naruto. Di aver finalmente
raggiunto quel ragazzo solare che da sempre accompagnava le sue giornate e le
riempiva di allegria. Lei sapeva che era ancora li, da qualche parte. Sotto
quell’immensa oscurità che attanagliava il ninja biondo, c’era ancora quella
splendida e calda luce che riusciva a conquistare ogni persona che incrociava
il suo cammino.
“Io so chi sei,
Naruto! Perciò, smettila di mentirmi e dimmi come stanno le cose una volta per
tutte. Dimmi…..che sta succedendo?” domandò flebilmente la rosa, quasi
fosse un’ultimatum. Arrivati a questo
punto, la kunoichi non sapeva più cos’altro fare. Aveva davvero dato voce a
tutto ciò che sentiva. Se nemmeno questo era riuscito a raggiungerlo, allora………
Sakura abbassò lievemente il capo, attendendo ancora una
volta la risposta del giovane Naruto. I secondi divennero minuti. I minuti
divennero ore. Le ore divennero anni. Pareva quasi che il tempo fosse distorto
da quanto lunga fosse l’attesa. Un attesa quasi infinita. Un silenzio infinito.
“Ihih!”
Improvvisamente, uno strano suono spezzò quel silenzio quasi
incantato. La rosa spalancò lo sguardo e lo alzò, stranita da quel suono quasi
innaturale. Iniziò a guardarsi intorno per cercarne la fonte e si accorse che
quello strano rumore proveniva proprio da Naruto. Il ragazzo teneva la testa
chinata su se stessa e, il volto coperto dai capelli color del grano e tutto il
corpo sembrava essere scosso da piccoli tremolii appena percepibili. La kunoichi
realizzò solo poco dopo cos’era quello strano verso che aveva udito. Erano…….risate!
Si! Naruto stava ridendo. Solo che…….non era la sua solita
risata allegra. Era qualcos’altro. Qualcosa di ben più oscuro e innaturale. Qualcosa
di……. terrificante.
“IHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIIHIHIHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHIHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAH!”
Naruto lasciò esplodere quella spaventosa risata in tutta la sua forza. La
sua voce riecheggiò nella stanza come fosse un’eco, attirando improvvisamente l’attenzione
di tutti i presenti. Shikamaru e Sai, che fino a poco tempo fa erano rimasti
tranquilli ai loro posti a godersi la festa, parvero scuotersi all’udire quella
risata cosi innaturale da parte del ninja biondo. Sentirono un brivido freddo
lungo la schiena e un’immensa preoccupazione farsi largo dentro di loro. “Sta
per succedere qualcosa“ pensarono i due ninja all’unisono.
Anche Hinata e Ino interruppero la loro conversazione
facendo capolino all’interno della stanza. Nell’udire quello strano sghignazzamento,
le due ragazze cercarono anch’esse la fonte di quel suono cosi assurdo. Lo spettacolo
che gli si parava davanti era tutt’altro che naturale. La risata di Naruto era
evidentemente forzata e priva di qualsiasi sentimento allegro. Ma ciò che turbò
ancora di più le due ragazze fù l’espressione pallida e spaventata della
kunoichi seduta accanto a lui. Sembrava che nemmeno lei sapesse con chiarezza
cosa stesse succedendo e cosa avesse provocato l’ilarità del ragazzo.
Tutti i presenti rimasero ammutoliti, facendo si che nella
stanza riecheggiasse solo la risata di Naruto. Passò quasi un minuto intero
prima che quell’assurda risata si fermasse, lasciando voce solo al silenzio.
“Ehi, ragazzi! Vi
state…..Hik!...divertendo, vero?” domandò ubriaco il giovane Kiba,
spezzando quello strano silenzio che si era creato nella stanza.
“Giaaa!...Hik!...Perchè
non fate divertire…Hik!.....anche noi?” domandò Suigetsu ancora più ubriaco
dell’Inuzuka. I due ragazzi sembrarono non percepire l’atmosfera
che si era creata in quella stanza. La tensione era palpabile e quasi tutti i
presenti avevano iniziato ad accorgersene.
Sakura continuava a guardare Naruto con paura e sgomento. Cosa
sarebbe potuto accadere da quel momento in avanti. Chi dei due avrebbero rotto
per prima il silenzio che si era creato? Forse avrebbe dovuto dire qualcosa.
Avrebbe dovuto chiedere per quale motivo avesse riso in maniera cosi
innaturale, cosi……..non da Naruto. Tuttavia, non fu in grado di farlo. Fu lo
stesso Naruto ha rompere quel silenzio. Dalla sua bocca iniziò ad uscire una
voce cosi rauca e profonda che a stento l’avrebbe riconosciuta. Una voce carica
di dolore, di rabbia e…….di odio.
“Come osi……”
“Come osi parlarmi di sincerità!”
“Come osi parlarmi di lealtà!”
“TU, LURIDA BUGIARDA!”
Senza alcun preavviso, Naruto scagliò un violento pugno sul
tavolo. Il colpo fu cosi forte da far rovesciare l’intero contenuto di sake sul
pavimento. Per non parlare delle varie leccornie presenti sul tavolo, ormai
completamente sparpagliate l’una con l’altra.
La giovane kunoichi si spaventò a tal punto che scattò
velocemente dal posto in cui era seduta, allontanandosi leggermente dal ninja
biondo. Sakura era davvero shockata dal comportamento e dalle parole del
compagno. Sembrava davvero un’altra persona.
Qualche secondo dopo, anche Naruto si alzò dal posto da cui
era seduto e, con tutta calma, sollevò la testa per incrociare gli occhi con la
kunoichi.
Ciò che Sakura vide attraverso gli occhi del compagno non
poteva essere descritto a parole. Le sue iridi azzurre erano diventate ancora
più scure e la sua pupille si era allungate fino a diventare delle linee
verticali.
Sakura ricordò di aver già visto quello sguardo prima.
Sembrava proprio……lo sguardo della Volpe a Nove Code. Uno sguardo caricò di
odio e rancore. Adesso, quello stesso sguardo, Naruto lo stava rivolgendo a
lei. Come fosse il peggiore dei suoi nemici.
La kunoichi avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma, per
qualche strano motivo, non ci riusciva. Era pietrificata. Era spaventata da
Naruto.
“Come osi parlarmi
cosi…..dopo quello che hai fatto”
Inizialmente la rosa parve non capire il senso delle parole
dell’Uzumaki. Ma poco dopo, riuscì a comprendere dove voleva arrivare. L’ultimo
tassello del puzzle era finalmente al suo posto e tutto cominciò ad acquistare
un senso. Tutte le parole, le bugie, gli sguardi di Naruto. Si riferivano tutti
ad unico evento passato. Un’evento con cui avrebbe dovuto fare i conti che
avrebbe cambiato completamente il rapporto fra i due ragazzi. Forse, per
sempre.
“Eheh! Adesso ho
capito finalmente. Sin dall’inizio, si è trattato soltanto e sempre di questo” esclamò
sorridente la ragazza, quasi contenta di aver compreso cos’avesse incrinato il rapporto
fra lei e Naruto “Allora avevo ragione.
Quel giorno, nell’ufficio dell’Hokage…..”
Inizio Flashback
“E’ PER LA STORIA
DELLA FINTA DICHIARAZIONE, VERO?” Gridò Sakura con tutta la disperazione
che sentiva dentro di se. Non meritava quel trattamento da parte sua.
Naruto arrestò la discesa della maniglia e spalancò gli
occhi, guardando fisso la porta che aveva di fronte a se.
“DIMMELO, E’ COSI? E’
PER QUESTO CHE C’E’ L’HAI TANTO CON ME? E’ PER QUESTO CHE MI STAI PUNENDO? EH!
RISPONDI? “ Continuò la rosa ad urlargli contro. Le lacrime continuavano ad
uscire incessanti, bagnandole il viso e facendo risplendere quei bellissimi
occhi smeraldo.
Sakura continuò a guardare le spalle di Naruto che non
accennò a muoversi. Stava attendendo una sua risposta. Una qualsiasi risposta
che potesse dargli chiarimenti.
Ma tutto quello che sentì udire dal biondo fu:
“Non so di cosa tu
stia parlando” dopodiché spalancò la porta e lasciò la stanza in completo
silenzio.
Fine Flashback
“Dunque, è cosi! Tu mi
stai punendo………per quello che è successo quel giorno?!” esclamò flebilmente
la knuoichi, mentre calde lacrime le solcavano il viso. Naruto parve rimanere
indifferente di fronte al dolore che stava provando la sua compagna di squadra.
Hinata, che aveva assistito alla scena, rimase turbata dal
comportamento del ragazzo. Non lo aveva mai visto in questo stato. Cosi
infuriato. Ma ciò che più la sbalordiva, è che la causa della sua rabbia era
proprio la kunoichi dai capelli rosa. Cosa poteva aver fatto Sakura da
scatenare l’ira di Naruto?” si domandò fra se e se.
La giovane Hyuga iniziò ad avvicinarsi ai due ragazzi,
voleva chiedere cosa diavolo stesse succedendo. Ma il suo intentò venne bruscamente
interrotto dalle urla della ragazza che tuonavano come fulmini in una tempesta.
“AVANTI! DIMMELO CHIARAMENTE COSA PENSI DÌ ME” gridò improvvisamente
la ragazza, creando ancora più suggestione fra i presenti.
“Non provocarmi,
Sakura” sibilò minaccioso il ragazzo, anch’egli al limite della sopportazione.
“COSA C’E’? HAI PAURA
FORSE? TANTO HO CAPITO PERFETTAMENTE COSA HA CAUSATO TUTTO QUESTO. SE NON SEI
UN CODARDO, ALLORA GUARDAMI NEGLI OCCHI E DIMMELO APERTAMENTE COSA PENSI DÌ ME” le
urla disperate della kunoichi e suoi occhi verdi ricolmi di lacrime, fecero
comprendere a tutti i presenti quanto grande fosse il dolore che la ragazza
stava provando in quel momento. Non le importava più nulla ormai. Non le
interessava più capire le ragiondi del compagno. Non aveva niente da perdere.
Tutto ciò che voleva in quel momento era porre fine una volta per tutte a quel
tormento.
“VA BENE! SE E’ QUESTO
QUELLO CHE VUOI, TI ACCONTENTO SUBITO…………VUOI SAPERE TUTTA LA VERITA’?” domandò
il ninja biondo con lo stesso tono di voce ricolmo di rabbia e dolore della
kunoichi.
“SI!” replicò la
ragazza senza pensarci due volte.
“OK! ECCOTI LA VERITA’………”
Le parole che Naruto avrebbe
pronunciato da questo momento in avanti, avrebbero con assoluta sicurezza,
cancellato ogni possibilità di riconciliazione.
“………IO TI DETESTO!”
Crack! La catena che sanciva il legame fra i due giovani
ninja, aveva iniziato a sgretolarsi.
Quella catena sarebbe stata abbastanza forte da sopportare
le intemperie fra i due ragazzi???
Questo lo scopriremo solo in futuro. In un futuro molto
prossimo.
Fine prima parte
Ciao a tutti ragazzi :)
Come state? Spero
abbiate passato tutti delle buone vacanze natalizie . Mi scuso come al solito
per il ritardo. Ho provato a pubblicare il capitolo nel mese di dicembre ma,
ahime , non c’è l’ho fatta.
Con le festività alle
porte, il lavoro e tutto il resto…….la mia mente era tutt’altro che concentrata
sulla storia :(
Ho preferito aspettare
che le festività passassero per poi ricominciare ;)
Riguardo questo
capitolo, beh, ci sarebbero da dire un sacco di cose. Troppe cose.
Partendo dal suo
inizio, mi ero impuntato sul fatto che……volevo parlare della fiducia, un’argomento
assai delicato di questi tempi.
Mi piaceva cosi tanto l’idea
che ero tentato di creare una Oneshot in cui parlavo solo di questo. Tuttavia,
ho deciso di non farlo.
Ho creato questa fanfic
perché voglio trasmettere qualcosa ai lettori e far sentire quella che è la mia
opinione. Non voglio concentrarmi solo ed unicamente sulla storia principale e
creare una fanfic come tutte le altre.
Inoltre, l’argomento
fiducia è una parte integrante della storia, perciò non ho voluto separarlo. E’
stata dura scegliere cosa fare. Ma, come sempre, mi sono lasciato guidare dall’ispirazione
:)
Se avrete la pazienza
di ascoltarmi, vorrei spiegarvi perché ho voluto parlare della fiducia partendo
da Sakura…….
Sakura rappresenta la
normalità all’interno del Team 7. Ha due genitori che la amano, ha degli amici,
ecc… Ha vissuto come una ragazza della sua età dovrebbe vivere e crescere.
Diversamente da Sasuke e Naruto.
Sasuke, viceversa, ha
vissuto con i suoi genitori. Ma poi sono stati uccisi proprio da suo fratello.
Questo non ha
comportato semplicemente una perdita di fiducia nel prossimo (perché secondo me
Sasuke non si è mai davvero fidato di qualcuno dopo quello che è accaduto). Ha
creato un vero e proprio trauma all’interno di un bambino in fase di crescita.
Questo lo ha portato ad essere, come posso dire……..mentalmente instabile XD
Naruto invece ha
vissuto senza l’affetto dei suoi genitori fin dal principio. Perciò, per lui
cose come fiducia e amore, sono quasi estranee. Anche se è circondato da amici
che li vogliono bene…………non è la stessa cosa.
Più avanti approfondirò
ognuno dei personaggi. Devo anche concludere il discorso sulla fiducia. Questa
è solo la prima parte. Nella prossima concluderò :)
Riguardo a Naruto e
Sakura………….non posso ancora espormi e dirvi come la penso. La storia parlerà
per me ;)
Oh! Santo cielo cosa
sto per combinare……………..><
Vabbe. Non
approfondiamo XD
Riguardo alla
grammatica………Come al solito ragazzi, cercò di fare del mio meglio. So che non è
un granché ma questo è ciò di cui dispongo :)
Ringrazio tutti coloro
che hanno recensito la mia storia, che l’hanno inserita fra le preferite, le
seguite e le ricordate. Grazie di cuore. Il vostro supporto e i vostri commenti
contano moltissimo per me :)
Grazie di cuore a tutti
e ci sentiamo al prossimo capitolo ( che spero di far arrivare entro febbraio.
Devo farlo assolutamente ><)
Un saluto :)
Leon92
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Capitolo 33 *** Conseguenze - Seconda Parte ***
Cap 33
“Ne uccide più la
lingua che la spada”
“Una spada può ferire
quando colpisce il bersaglio”
“Le parole non
feriscono, LE PAROLE UCCIDONO”
“Uccidono la parte
più fragile di una persona, la sua anima”
Le parole di Naruto rimbombavano come tuoni durante un
temporale nella mente della kunoichi. Una tempesta talmente violenta e
devastante da provocarle forti spasmi in tutto il corpo.
Di certo, non si sarebbe mai aspettata di sentire queste
parole proprio da lui, dal ragazzo di cui più nutriva affetto e fiducia e che,
in questo momento, la stava guardando con ogni pieni di rabbia e di disprezzo.
Guardandolo adesso, sembrava che non ci fosse più traccia del ragazzo solare e
spensierato che era stato un tempo.
Gli occhi lucidi e arrossati della rosa andarono a scontrasi
con quelli opachi e oscuri del ragazzo. Le iridi blu erano molto più scure di
quanto ricordasse, quasi tendenti al nero. Inoltre, le pupille si erano
dilatate a tal punto da formare una sottile linea verticale al centro
dell’occhio. La kunoichi aveva già visto quegli occhi in passato. Il solo
ricordo era sufficiente a farla rabbrividire ancora di più. Uno sguardo
animalesco, intimidatore, furioso che Naruto rivolgeva sempre ai suoi nemici prima
di una battaglia.
Adesso, quello stesso sguardo, era rivolto a lei. Come se
fosse il nemico da sconfiggere, da distruggere. Conoscendo Naruto non sarebbe
stato di certo con le mani in mano ancora per molto. No! Lei sapeva com’era
fatto. Sarebbe partito all’attacco e avrebbe scatenato tutta la sua furia.
In fondo, era ciò che voleva, no? Aveva scatenato l’ira di
Naruto proprio per scoprire la verità. Aveva ottenuto quello che voleva.
Tuttavia, osservando lo sguardo truce e la voce rauca del ninja biondo, si
stava pentendo di averlo fatto.
Sentire quelle parole direttamente dalla sua voce, le
avevano fatto più male di quanto avesse mai immaginato, una fitta al cuore
talmente profonda e inaspettata da farla rimanere quasi paralizzata.
Avrebbe voluto inveire contro di lui, urlarlgli contro la
sua frustrazione, il suo dolore……..ma niente usci dalle sue labbra. Nessun
suono. Il suo corpo non rispondeva ai comandi. Sembrava avesse perso
sensibilità in tutto il corpo, fino a farla diventare una bambola inerme priva
di ogni volontà.
Sakura avrebbe realizzato presto che………questo era solo il
principio.
All’interno della stanza dove, poco prima, si stava
svolgendo la festa in onore della partenza di Naruto, si era creato un silenzio
quasi surreale, interrotto solo dai piccoli bisbigli che i vari ragazzi
scambiavano fra loro. Quasi nessuno dei presenti aveva ben chiaro cosa stesse
succedendo in quel momento fra i due ragazzi. Alcuni erano rimasti alquanto
sorpresi dalle parole dure di Naruto rivolte alla kunoichi.
Altri invece pensavano che si trattasse soltanto di uno
scherzo, dovuto magari all’eccessivo assunzione di sakè. Magari si trattava di
uno dei loro soliti battibecchi che si sarebbe concluso con Naruto scaraventato
sul muro, messo K.O. da uno dei pugni assordamenti forti della compagna.
Chi conosceva Naruto e Sakura, sapeva che quello era il loro
modo di dimostrarsi reciproco affetto, anche se non lodavano a vedere. Inoltre,
era sorprendente vedere con quanta rapidità riuscivano a riappacificarsi fra loro.
Non con le parole, ma semplici gesti, sguardi d’intesa e sorrisi. Il loro
rapporto era del tutto particolare, quasi unico nel suo genere.
Nessuno dei presenti credeva davvero che stessero litigando
sul serio. Tuttavia, dovettero ricredersi qualche secondo dopo, osservando gli
occhi lacrimanti e shockati della rosa che scrutavano tremanti gli occhi truci
e furiosi del biondo che, ridotti a due fessure, apparivano più minacciosi che
mai.
“E-Ehi, ragazzi! Che
sta succedendo?” domandò esitante
Tenten, scrutando attentamente i due ragazzi in cerca di una spiegazione al
loro comportamento.
Al fianco della ragazza giaceva Kiba, ormai completamente
ubriaco, con la fronte appoggiato sul tavolo. A nulla erano valsi i tentativi
della giovane ninja di non farli assumere troppo sakè. Non era abituato ad
assumere troppo alcool. Adesso il ragazzo vagava fra il sonno e la veglia. Di
certo, ora come ora non aveva la forza per muovere un solo muscolo. Sbronzo
com’era, non avrebbe mai potuto capire quello che stava accadendo fra i suoi
ex-compagni d’accademia.
“Eheh! Sembra che la
festa stia per movimentarsi” sussurrò Suigetsu sorridente all’orecchio di
Karin, la ragazza dai capelli rossi seduta al suo fianco. La giovane ninja
continuava a sorseggiare il suo sakè con fare distaccato. Ciò che stava
avvedendo fra i due ragazzi del Villaggio della Foglia la lasciava
indifferente. La sua attenzione era rivolta unicamente al ragazzo moro seduto
all’altro capo del tavolo. Ogni volta che lo osservava, sorrideva in maniera
sinistra e una strana scintilla le si accendeva negli occhi, rendendoli ancora
più rossi e infuocati del solito. Il battibecco avuto con la bionda poco prima
non l’aveva affatto intimidita, anzi, era pronta a dimostrarle che lei le era
superiore in tutto e poteva impossessarsi di ciò che voleva senza alcuno
sforzo. Di certo, considerava Sasuke ancora superiore a Sai sotto tutti i punti
di vista, ma la rivalità fra lei e Ino le imponeva di conquistare il ragazzo
con ogni mezzo e, cosi facendo, di dimostrare la sua superiorità anche come
donna.
“Merda! Le cose non
dovevano andare cosi” mugugnò la Yamanaka a denti stretti, nel mentre
fissava i due ragazzi vicino allo stipite della porta da cui era entrata. Dopo
aver attirato Hinata con una scusa lontana da Naruto, pensava di aver dato a
Sakura una buona opportunità per chiarirsi con lui. Invece, udendo le parole di
Naruto, aveva subito intuito che non solo non c’era riuscita, ma che la
situazione era precipitata drasticamente. Adesso non avrebbe potuto fare niente
per la sua migliore amica. Era sola.
“N-Naruto! Sakura! Ma
cosa……..” Hinata appariva
completamente disorientata da ciò che stava accadendo. Ino l’aveva presa da
parte per spettegolare sul suo rapporto con Naruto. Ovviamente la giovane Hyuga
non si era esposta più di tanto, in fondo era sempre la solita ragazza
introversa e non amava parlare di cose cosi private. Tuttavia, la ninja bionda
parve non arrendersi. La sommergeva continuamente di domande nel tentativo di
trovare risposte che avrebbe potuto soddisfare la sua curiosità. Molte di
quelle domande apparivano del tutto incoerenti con l’argomento in questione,
quasi fossero improvvisate sul momento.
Ovviamente Hinata non poteva immaginare che il piano di Ino
fosse quello di trattenerla il più
possibile lontana da Naruto. Una volta esaurite le domande, le due ragazze si
misero in cammino per tornare dentro il grande salotto dove si stava svolgendo
la festa.
Appena entrata, il suo sguardo volò alla ricerca di Naruto.
La ragazza sussultò non vedendolo seduto al suo posto. Subito dopo, un tuffo al
cuore la colse alla sprovvista, vedendo Naruto e Sakura una di fronte all’altro.
Senti dentro di se il bisogno impellente di raggiungerli e di separare i due
ragazzi. Avanzò di qualche passo prima di farsi nuovamente. Scrutando
attentamente lo sguardo dei due ragazzi, le lacrime e la rabbia, intuì che
qualcosa non andava e le parole pronunciate poco dopo da Naruto avrebbero dato
conferma i suoi sospetti.
Una parte di se voleva andare da Naruto per chiedere
spiegazioni. Anche lei conosceva il rapporto che c’era fra lui e Sakura, la sua
eterna rivale in amore. Non poteva credere che fra i due fosse successo
qualcosa di talmente grave da incrinare il loro legame. Tuttavia…….se fosse
davvero accaduto? Se fosse accaduto qualcosa di cui lei era all’oscuro?
Qualcosa che avesse scatenato l’ira del suo innamorato? E se fosse stata
proprio Sakura la causa scatenante? Mossa da questi pensieri, Hinata decise di
non intromettersi e di lasciare che la discussione fra i due ragazzi avesse
luogo, sperando che fosse abbastanza chiara da riuscire a soddisfare la sua
curiosità.
Anche Shino e Juugo, completamente isolati dal resto del
gruppo, rimasero in silenzio a guardare incuriositi i due ninja della Foglia.
Nemmeno per loro la situazione era del tutto chiara. Gli unici consapevoli di
cosa stava accadendo fra i due giovani erano Sai e Shikamaru. I due ragazzi si
scambiarono velocemente uno sguardo d’intesa, segno che le loro preoccupazioni
erano fondate. In quel momento, i due ninja realizzarono che era troppo tardi
per intervenire. Erano stati troppo ottimisti nel sperare che le cose fra i due
si sarebbero sistemate facilmente senza il loro aiuto.
“Che seccatura! Perché proprio
adesso?” pensò
il Nara con frustrazione. Avrebbe dovuto prevedere che le cose sarebbero andate
cosi. In quei giorni il comportamento di Naruto era fin troppo strano. Sapeva
che qualcosa bolliva in pentola e aveva comunque deciso di non agire tenendosi
in disparte. Adesso Naruto e Sakura erano dentro casa sua e, in un modo o
nell’altro, avrebbero dovuto chiarirsi una volta per tutte sui fatti avvenuti
in passato.
“Temari!” sussurrò Shikamaru, attirando
l’attenzione della compagna vicino a se “Per
favore! Prendi i ragazzi e portali in un’altra stanza. Non voglio che
assistano” bisbiglio il ragazzo riferendosi ai tre giovani genin del
Villaggio della Foglia seduti di fronti a se.
La
kunoichi della Sabbia annui debolmente. Con un rapido scatto si alzò dal suo
posto e raggiunse con veloci falcate i tre genin. Moegi e Ugon apparivano
entrambi sconvolti dalle parole del loro idolo nei confronti della rosa.
L’unico del trio a non essersi accorto di niente era proprio Konohamaru, messo
ancora K.O. dal piccolo sorso di sakè che aveva ingerito precedentemente.
“Su! Venite ragazzi! Aiutatemi a
portare Konohamaru di sopra” esclamò
Temari, inginocchiandosi e dando una pacca sulla spalla ai due giovani. Doveva
allontanarli da li il più velocemente possibile e questo era l’unico modo che
gli era venuto in mente “Ridotto in
questo stato non credo che riuscirà a tornare a casa”
“S-Si! Hai ragione. Ma…….” rispose Moegi rivolgendo ancora
una volta il suo sguardo preoccupato a Naruto e Sakura.
“Non preoccuparti per loro” si affrettò a rispondere la
kunoichi della Sabbia “Vedrai che faranno
la pace in un battibaleno”
“Sei sicura?” domandò Ugon con il suo solito
fare distratto e pulendosi l’immancabile moccio dal naso con il tovagliolo “N-Naruto ha appena detto a Sakura che………che
la odia”
“Uff! Non è come pensi. Naruto
non diceva sul serio” sospirò
la ragazza cercando di rispondere alle domandi innocenti del piccolo genin.
Erano ancora troppo giovani per capire “Aiutatemi
a prendere Konohamaru. Portiamoli di sopra. C’è una splendida stanza degli
ospiti dove il vostro amico potrà riposare in pace” esclamò sorridente la
kunoichi. Ormai conosceva la dimora dei Nara come le sue tasche. Shikamaru
l’aveva invitata più di una volta a stare da lui durante le sue missioni in
trasferta. La famiglia Nara godeva di una dimora immensa e di una grande
ospitalità e lei si era sempre trovata benissimo stando da loro.
Moegi e
Ugon sollevarono il loro giovane amico addormentato dalle braccia e, facendosi
forza con le spalle, si allontanarono di sottecchi dal salotto, con al seguito
Temari che gli faceva da guida. Nonostante le parole confortevoli della
ragazza, nessuno dei due genin aveva cancellato la propria preoccupazione. Lo
sguardo furioso di Naruto era ancora presente nella loro mente e le lacrime di
Sakura rendevano abbastanza evidente il fatto che Naruto stesse parlando sul
serio.
Un
leggero brivido scosse i due ragazzi, la paura che Naruto e Sakura avrebbero
litigato “per davvero” e che la loro
amicizia sarebbe stata per sempre compromessa.
Passò
quasi un minuto e nessuno dei due ragazzi era intenzionato a riprendere il
discorso. Naruto e Sakura continuavano a scrutarsi costantemente, cercando di
comprendere l’uno i sentimenti dell’altro. Nella stanza, nessuno dei presenti
osava fiatare. Nel mentre continuavano a guardare i due ragazzi al centro
dell’attenzione, tutti quanti erano in attesa di qualcosa. Qualcosa che…..non
riuscivano a spiegare. Qualcosa di particolare. Un’evento unico e irripetibile
nel suo genere.
La
tensione era altissima. Nell’attesa che uno dei due giovani ninja avesse deciso
di rompere quel silenzio, tutti i presenti continuavano ad indugiare e ad
attendere.
“Quel giorno………” esclamò una voce rauca e
profonda che ruppe finalmente quel silenzio carico di tensione “Quel giorno, tu sei venuta da me, mi hai
sputato addosso le tue menzogne e te ne sei andata come se nulla fosse” Naruto
cominciò barcollante ad avanzare verso la kunoichi che, spaventata, aveva preso
a sua volta ad indietreggiare “Con che
coraggio osi parlarmi di sincerità, di fiducia e di amicizia dopo quello che
hai fatto?”
Dopo
quell’attimo di paura, Sakura raccolse tutto il suo coraggio nel tentativo di
ribattere al compagno. Con i pugni serrati e i denti stretti rispose “I-Io………ero venuta da te perché…….perchè……..volevo
che tu lasciassi perdere Sasuke. Che lasciassi perdere quella stupida promessa.
Per questo ho fatto quello che ho fatto”
“Quella “stupida” promessa?! E’
cosi che adesso la definisci?” replicò Naruto continuando a guardarla con sguardo truce e
accusatore “Dimmi una cosa. Cosa ti ha
fatto pensare che, rompendo la “nostra” promessa, io avrei smesso di dare la
caccia a Sasuke? Credi davvero che l’avrei abbandonato al suo destino di ninja
traditore?”
Sakura
non ribatte alle domande insistenti del ninja bionda. Non sapeva cosa
rispondere. Anche se, nel profondo, sapeva che Naruto era legato a Sasuke e che
non lo avrebbe mai abbandonato, sperava quantomeno di ridurre la sua pena e il
suo dolore rompendo la promessa che si erano fatti in passato.
“Io…….non so con esattezza cosa
avresti fatto, però……..è stata colpa mia se hai deciso di inseguire Sasuke.
Dopo che era stato dichiarato ufficialmente un nukenin ed essere entrato a far
parte dell’Akatsuki, io ho…….ho iniziato ad avere paura. Paura per te. Credevo
che Sasuke non sarebbe più tornato al villaggio, da noi. Credevo che…….se
avessi continuato ad inseguirlo, un giorno o l’altro lui………lui ti avrebbe…..” le parole le morirono in gola.
Il solo pensiero che Sasuke avesse potuto uccidere Naruto la faceva
rabbrividire come non mai “Tu hai portato
il fardello di quella promessa per troppo tempo. Tutti i dolori, le sofferenze
che hai dovuto patire….erano per colpa mia. Per questo io ho voluto rompere
quella promessa. L’ho fatto per te” Sakura sperava che le sue parole
avrebbero in qualche modo raggiunto l’Uzumaki, ma……non fu cosi.
“Ihihihihiahahahahah!” ancora una volta la risata
sinistra del ninja biondo risuonò per l’intero salotto del Nara, facendo
indietreggiare ancora una volta la kunoichi, annichilita da quel suono cosi
freddo e senza emozioni “Ihihi! Tu………tu
l’hai fatto per meeee?!” esclamò Naruto con le gote arrossate dall’alcool e
la mano destra portata sulla bocca, nel vano tentativo di reprimere quelle
risate “Eheh! Buona questa, Sakura!
Davvero divertente”
“Che…..che cos’hai da ridere?” le urlò la rosa, non sopportando
di essere presa in giro dal compagno “Ho
detto la verità! Quello che ho fatto, l’ho fatto per…….”
“SEI UNA BUGIARDA!” Tuonò furioso Naruto scavalcando
la voce della ragazza “Continui a
prenderti gioco di me?! Quel giorno sei venuta da me pensando che io avrei
creduto alle tue parole? Tsk! Il fatto che tu ci abbia solo pensato a fare una
cose del genere è un’insulto sufficiente per me”
“C-Che cosa stai dicendo?”
“Dopo quel giorno, dopo la fine
della guerra, tutto mi è parso finalmente chiaro. Ogni tua azione, ogni tuo
comportamento gentile nei miei confronti. Tutto aveva acquistato un senso e io
ti ho vista per quella che sei realmente. Una sporca bugiarda e piagnucolona,
incapace di risolvere i propri problemi se non scaricandoli ad altri. Sei
debole”
Ancora
una volta, le parole di Naruto le trafissero il cuore, provocandogli un dolore
lancinante e insopportabile. Ora teneva lo sguardo basso e la bocca tremante. Il
suo volto ormai sbiancato era ricoperto di lacrime che si riversavano sul
pavimento come un fiume in piena.
“Ehi, Naruto! Ora stai
esagerando!” esclamò
Ino furibonda, non tollerando più le parole dure e insensibili dell’Uzumaki
rivolte alla sua migliore amica, ora sofferente come non mai. Tuttavia, Naruto
parve non ascoltare. Da quando lui e Sakura avevano iniziato a parlare,
sembravano essersi distaccati dal resto del mondo. Non sentivano gli sguardi
scrutatori o i bisbigli soffocati dei
loro compagni. Sembrava quasi che non ci fosse nessuno in quella stanza a parte
loro due.
“Cos’è? Non parli più adesso?” continuò ad inveire Naruto senza
alcun controllo “Avanti! Dov’è finita
tutta la tua spavalderia di prima?” Sakura continuò a tenere la testa
bassa, non riuscendo più a sostenere lo sguardo accusatore dell’Uzumaki. Le
labbra ancora tremanti della ragazza si stringevano sempre di più fino a
formare una smorfia di dolore.
“Ah! Capisco! Allora avevo
ragione io. Non sai far altro che piangerti addosso. Sei solo una mocciosa
inutile e bugiar…….”
“Smettila, Naruto!” esclamò
improvvisamente la giovane Hyuga, interponendosi fra i due giovani e alzando le
braccia per placare la furia del ninja biondo “Credo che tu sia superando ogni limite. Non è il caso che continui a
insultare Sakura a quel modo”
“Non intrometterti, Hinata!” sibilò Naruto, cercando di
scostare Hinata dal suo principale obiettivo “Questa faccenda non ti riguarda”
Guardandolo
negli occhi, Hinata non parve riconoscere la persona che aveva davanti. Il
Naruto che lei aveva sempre amato sembrava essere diventato solo un pallido
ricordo. Le sue parole inaspettate di Naruto, cosi cariche di rancore e dolore,
parvero aver scosso anche lei.
“Perché ti comporti cosi?” tentò di replicare la Hyuga, cercando
anch’egli di sostenere quello sguardo cosi glaciale “Sakura è venuta da te perché non voleva più vederti soffrire. Sentiva
che quel fardello era diventato troppo pesante da sopportare. Voleva che tu
fossi libero dalla promessa. Sasuke poteva anche ucciderti nel tuo tentativo di
riportarlo indietro. Nessuno di noi lo avrebbe mai accettato. Ne io ne Sakura.
Lei…….ha tentato di fermarti, anche se, conoscendoti, niente ti avrebbe fatto
desistere dal tuo intento. Per me, il suo gesto è stato molto nobile. Non c’è
ragione di avercela con lei solo per aver spezzato la vostra promessa nel
tentativo di alleviare il tuo dolore”
Naruto
rimase in silenzio ad ascoltare le parole dolci e fiere della giovane Hinata,
nel tentativo di proteggere la rosa dalle ingiurie di Naruto. La Hyuga si era
sempre distinta per la sua sincerità, la sua purezza e la sua bontà d’animo.
Tuttavia, con le sue parole, mise in chiaro che la ragazza non era al corrente
dei fatti accaduti quel giorno. Era per questo motivo che difendeva a spada
tratta la kunoichi.
In quel
momento, uno strano pensiero iniziò a formarsi nella mente di Naruto. Che cosa
sarebbe accaduto se Hinata avesse scoperto la verità? Come avrebbe giudicato le
azioni di Sakura se avesse saputo com’erano andate le cose?
Con
quel pensiero fisso nella sua mente, sul volto di Naruto iniziò a formarsi un
ghigno malefico. Un ghigno che fece rabbrividire tutti i presenti.
“Tsk! Gesto nobile lo chiami?” esclamò Naruto stranamente
cordiale, incrociando le braccia al petto “Capisco!”
Con estrema calma, Naruto afferrò il braccio di Hinata e la scosto
dolcemente al suo fianco. Dopodiché, con pochi passi, si avvicinò a Sakura che
continuava a tenere la testa china e lo sguardo basso.
La
ragazza notò con apprensione che l’Uzumaki era pochi centimetri da lei e che,
probabilmente, il suo sguardo freddo e distaccato era concentrato su di lei.
La
kunoichi non sapeva cos’avesse in mente, dato che Naruto continuava a rimanere
in silenzio. Sentiva il suo sguardo trapassarle i vestiti e la carne, rendendo
quell’agonia ancora più insopportabile. Tuttavia, ciò che stava provando non
era niente a confronto di ciò che avrebbe provato da questo momento in avanti.
Le
parole che Naruto pronunciò, le fecero gelare il sangue nelle vene fino a
fermarle il cuore.
“Diglielo,
Sakura!”
Improvvisamente,
il corpo di Sakura divenne un blocco di ghiaccio. Gli occhi spalancati e
terrorizzati continuavano a fissare il pavimento, quasi fossero alla ricerca di
una via di fuga.
Tutti i
presenti rimasero in’attesa delle parole di Sakura. Cosa avrebbe dovuto
rivelare di cosi sensazionale? Pensò la maggior parte dei presenti. Tuttavia,
la loro curiosità non fu soddisfatta. La kunoichi sembrava non essere intenzionata
a parlare.
Gli
unici dei presenti a sapere com’erano andate le cose, a parte i diretti
interessati, erano Shikamaru, Sai e Ino. Anche loro si irrigidirono sul posto,
non sapendo in che modo riuscire a calmare le acque. Osservando il
comportamento di Naruto, i tre capirono che il ragazzo voleva farla pagare a
Sakura per ciò che aveva fatto. Voleva infierire su di lei ancora più
profondamente di quanto non avesse già fatto.
“Coraggio, Sakura! Per non
racconti a tutti come sono andate le cose quel giorno. Come hai cercato di
impedirmi di andare alla ricerca di Sasuke”
“N-Naruto!” lo chiamò Sai, scattando
improvvisamente in piedi “Forse non è il
caso che…….”
“Eheh! Qual è il problema,
Sakura? Non c’è la fai?” continuò
Naruto imperterrito, non ascoltando minimamente le parole dell’Anbu “Quel giorno mi hai reso ridicolo davanti a
tutti. Che differenza vuoi che faccia adesso? Avanti! Parla!” gli intimò il
ragazzo con fare minaccioso. Sakura continuò a rimanere immobile. Riusciva a
malapena a respirare e sentiva le forze farsi sempre più deboli. Nel contempo,
Hinata guardava i due ragazzi sempre più confusa. Non riusciva a capire dove
l’Uzumaki volesse arrivare pressando la kunoichi a quel modo. Cosa diavolo era
successo quel giorno? Penso fra se e se.
“Basta, Naruto! Non fare lo
stupido” intervenne
Shikamaru, afferrandolo per il braccio e allontanandolo di pochi centimetri
dalla ragazza “Non è il caso di fare una
scenata davanti a tutti”
“Cosa vuoi che me ne importi” sbottò Naruto, divincolandosi
dalla presa del ragazzo “Quel giorno lei
non si è fatta il minimo scrupolo a venire da me, sputandomi addosso le sue
bugie. Perciò, io non mi tratterrò. Non metterti in mezzo”
Shikamaru
sapeva che Naruto stava sbagliando. Anche se aveva ragione ad avercela con
Sakura per ciò che aveva fatto, punirla a quel modo non avrebbe risolto nulla.
Avrebbe solo peggiorato le cose. Per quanto si arrovellasse nel cercare una
soluzione con la sua incredibile intelligenza, nessuna idea sarebbe stata
abbastanza efficace a fermare la furia distruttiva del compagno, resa ancora
più pericolosa dall’alcool che aveva allentato i suoi freni inibitori.
“SAKURA! Guardami!” urlò il ninja biondo, cercando
nuovamente di catturare lo sguardo della kunoichi. La ragazza alzò lentamente
la testa, scontrandosi ancora una volta coni suoi occhi blu scuro pieni di
rabbia e di disappunto. Naruto sembrava non impietosirsi minimamente guardando
il volto esausto e sconvolto della ragazza “Devi
assumerti le responsabilità delle tue azioni. Sei non sei una codarda, devi
dire qui, davanti a tutti, quello che hai fatto quel giorno”
Passarono
diversi secondi ma, dalla bocca della kunoichi non usci alcun suono. Non
riusciva ad ammettere la sua colpa nemmeno a se stessa. Consapevole di aver
commesso uno sbaglio madornale nei confronti del suo migliore amico, sentiva
che non sarebbe mai riuscita a fare ammenda. Adesso Naruto voleva umiliarla
davanti a tutti per quell’unico errore che, sicuramente, lo aveva ferito più di
quanto immaginasse. Cosa avrebbe dovuto fare? Sarebbe stata al gioco di Naruto?
Oppure si sarebbe dovuta rifiutare di ammettere pubblicamente la sua colpa?
Tuttavia,
prima che Sakura potesse prendere una decisione, Hinata si interpose di nuovo
fra lei e Naruto nel tentativo di difenderla.
“Naruto! Lascia perdere” le disse la Hyuga, catturando
l’attenzione del ninja biondo e accarezzandolo dolcemente sul volto arrossato “Io non so cosa sia successo quel giorno. Ma,
non trovo giusto che tu ti accanisca in questo modo su di lei. Non ne vale la
pena”
Le
parole di Hinata sembravano aver sortito l’effetto sperato. Il volto di Naruto
sembrò meno corrucciato e il suo sguardo freddo e distaccato stava lentamente
tornando come prima. La bontà d’animo della Hyuga era riuscita a far breccia
nel cuore del ragazzo che, impercettibilmente, aveva iniziato a sentire un
strano calore pervaderlo fino a far svanire quel senso di rabbia e di
frustrazione che stava provando.
Shikamaru
e gli atri ragazzi sospirarono soddisfatti. Fortunatamente Hinata era riuscita
a calmarlo. Forse adesso la serata sarebbe potuta continuare con tranquillità.
Purtroppo,
le cose non sono mai cosi semplici.
Sakura,
che fino a questo momento era rimasta zitta ad osservare gli sguardi complici
dei due ragazzi, sentì un’immensa rabbia farsi largo in lei. Non solo si era
dimostrata debole davanti a tutti i suoi amici. Hinata era intervenuta per
prendere le sue difese, come se lei fosse una bambina incapace di proteggersi
da sola.
Era
inaccettabile.
Sentiva
il suo orgoglio e la sua dignità cadere in mille pezzi. Era debole. Come donna
e come ninja non valeva niente se paragonata alla forza e alla determinazione
di Hinata.
Non
poteva accettarlo. Mai!
Inoltre,
vedere la complicità di Naruto e Hinata davanti ai suoi occhi, come se lei
stessa non esistesse, la mandava in bestia. Un tempo, anche lei e Naruto
avevano quel tipo di complicità, anche se non in maniera cosi intima. Doveva
essere contenta per la Hyuga, ma, il suo cuore provava tutt’altro che felicità
e contentezza. Sentiva lo stomaco contrarsi, fino a fargli venire voglia di
vomitare.
Non
sarebbe stata inerme a guardare i due ragazzi scambiarsi dolci effusioni,
tantomeno non si sarebbe fatta difendere da Hinata. Lei non doveva essere
difesa da nessuno. Era abbastanza forte da affrontare Naruto e la realtà che
stava affrontando in questo momento.
“Al diavolo tutto!” pensò Sakura, rinvigorita da una
nuova forza che sentiva nascere dentro di se.
“Ora è tutto finito” esclamò Hinata con il suo solito
sorriso “Su! Torniamo a festeggiare” La
ragazza afferrò la mano di Naruto, cercando di trascinarlo nuovamente al tavolo
insieme agli altri ragazzi. Il ninja biondo sembrò non opporre resistenza e si
lascio trascinare dalla mora.
Ma,
dopo qualche secondo, la voce della kunoichi tornò a farsi sentire e, senza
alcun ripensamento, decise una volta per tutte di dare luce agli avvenimenti
del passato.
“Gli ho detto che
lo amavo”
La voce
di Sakura risuonò forte nella mente di Naruto e Hinata che, in questo momento,
stavano dando le spalle alla ragazza. La tensione che poco prima era sparita
era tornata a farsi sentire più forte che mai. I presenti sussultarono a quella
rivelazione, bisbigliando fra loro le varie teorie sull’accaduto. Hinata voltò
lentamente il suo sguardo incredulo sulla kunoichi balbettando….
“C-C-Cosa?”
Naruto
voltò lo sguardo poco dopo. Gli occhi della kunoichi erano diventati freddi
quanto i suoi. Tuttavia, una strana luce pervadeva nelle sue iridi verde
smeraldo, uno strano forza dirompente che adesso gli permetteva di sostenere lo
sguardo dell’Uzumaki.
“Dopo che Naruto ebbe sconfitto
Pain, sono accadute molte cose. Il Raikage ha fatto dichiarare Sasuke un ninja
traditore e ha mandato dei suoi sottoposti al villaggio alla ricerca di
informazioni. Siamo stati attaccati da due ninja della Nuvola……”
“Naruto gli ha fermati, dicendo
che avrebbe detto loro quello che volevano. Mi ha rassicurata dicendo che se ne
sarebbe occupato lui. All’inizio, credevo che Naruto avesse risolto la
situazione. Ma…le cose non andarono esattamente come pensai”
“Poco dopo essere partito alla
ricerca del Raikage, nel tentativo di convincerlo a lasciar andare Sasuke, Sai
è venuto da me e mi ha raccontato la verità sull’accaduto” La kunoichi rivolse uno sguardo
triste al suo compagno di squadra che, a sua volta, la guardava con occhi pieni
di preoccupazione “Mi ha raccontato
che...i ninja della Nuvola ti hanno picchiato brutalmente, nel tentativo di
estorcerli informazioni su Sasuke”
Se quel
giorno fosse rimasto al fianco di Naruto, non ci avrebbe pensato due volte a
rispedire quei ninja dal paese da cui erano venuti con un solo pugno.
Gli
occhi di Sakura saettarono di nuovo sul diretto interessato. Adesso stava
parlando direttamente a lui.
“E mi ha anche detto che…il
motivo per il quale hai continuato a inseguire Naruto cosi insistentemente era
per causa mia. Per la mia promessa. Ti ho arrecato un sacco di dolore senza che
io me ne rendessi conto. Tutto questo perché tu…tu mi hai amato veramente” Ancora una lacrima sfuggi al
controllo della kunoichi, solcandole tutto il viso. Non poteva nemmeno
immaginare cosa avesse dovuto patire Naruto per mantenere la sua promessa. Ha
perso un braccio e, in qualche modo, sentiva che lei ne era responsabile.
Inoltre,
Sakura aveva volutamente parlato al passato riguardo i sentimenti di Naruto,
più che certa ormai che il ninja biondo non provasse più alcun amore per lei.
“Quel giorno, sapevo che qualsiasi
cosi ti avessi detto, tu non mi avresti ascoltato. So come sei fatto. Se fosse
stato necessario, avresti inseguito Sasuke anche in capo al mondo. Perché non
ti arrendi mai. Ma Sasuke…non aveva alcuna intenzione di tornare, anche dopo
aver ottenuto la sua vendetta su suo fratello. Alla fine, tutti i tuoi sforzi
sarebbero stati vani. Non valeva la pena di inseguirlo ancora. Per questo io…ho
fatto l’unica cosa che avrebbe potuto superare la tua testardaggine e la tua
determinazione. Era l’unico modo che avevo per fermarti. La mia unica speranza.
Ma poi………”
Le
parole che Naruto disse quel giorno rimbombarono ancora una volta nella sua
testa, un ricordo indelebile nella sua mente.
Tutti i
presenti rimasero ammutoliti e pietrificati dal racconto della kunoichi dai
capelli rosa. Non potevano neanche immaginare che simili avvenimenti fossero
accaduti a loro insaputa. Ora il motivo di quel violento battibecco aveva
acquistato un senso anche per loro. Fra tutti, quella più colpita dal racconto
era proprio Hinata che continuava a fissare la ragazza a bocca aperta e occhi
spalancati.
Invece,
per coloro che già sapevano tutto, non poterono far altro che abbassare il capo,
colpevoli della loro incapacità di intervenire e aiutare i loro amici nel
momento del bisogno.
Naruto
ritornò a guardare Sakura con gli stessi occhi ricolmi di rabbia che aveva
prima. Lo stato d’animo che poco fa la Hyuga era riuscita a placare, era
tornato prepotentemente a dominare le azioni dell’Uzumaki.
Con un
rapido movimento, Naruto scosto bruscamente la mano di Hinata dalla sua,
facendola sobbalzare. Dopodiché, con passi rapidi, raggiunse la kunoichi,
fermandosi a pochi centimetri da lei. Adesso Sakura riusciva a sostenere il suo
sguardo, mossa da una forza che non credeva di possedere.
I due
giovani si scrutarono a lungo, il blu contro il verde. Entrambi rimasero in
silenzio per un minuto carico di tensione. I loro sguardi valevano più di mille
parole.
“Cosi…” iniziò Naruto, non indugiando
oltre “…tu ammetti di avermi ingannato?!”
Sakura
non rispose a quella che sembrava più una domanda che un’affermazione. Non
perché fosse una cosa talmente ovvia da non meritare repliche. Ma perchè, più
semplicemente, non sapeva “cosa” rispondere. Sapeva di non essere stata sincera
con Naruto ma, allo stesso tempo, sentiva di non averlo nemmeno ingannato.
Cos’avrebbe dovuto significare? Aveva davvero agito con l’intento di
ingannarlo? Oppure c’era qualcos’altro? Quel qualcosa che non sapeva ancora
spiegare. Qualcosa che, nel suo subconscio, premeva insistentemente per uscire
allo scoperto.
“Hai cercato di
manipolarmi, usando i sentimenti che nutrivo per te a tuo piacimento. Come se
io fossi un burattino senz’anima nelle tue mani” le parole pieni di
disprezzo dell’Uzumaki continuarono a ferire lo spirito già dilaniato della
ragazza “Non avrei mai creduto che
saresti caduta cosi in basso. Mai!”
“N-Non ho c-cercato di
manipolarti” balbettò la kunoichi con voce sottile. Sentiva nuovamente le
forze venire meno, ma non poteva lasciarsi andare allo sconforto. Non ancora “Io v-volevo che t-tu fossi….”
“Che io fossi……cosa?” domandò
il ninja biondo adirato, avvicinandosi sempre di più alla compagna “Guarda che io non sono affatto stupido,
Sakura! Ho capito benissimo cos’hai cercato di fare. Ma, sfortunatamente per
te, il tuo piano è miseramente fallito. Toglimi una curiosità…se quel giorno io
fossi tornato al villaggio, come avresti giustificato le tue menzogne? Con che
coraggio saresti venuta da me dicendomi di non amarmi, eh?”
Sakura non rispose. Sia lei che Naruto erano consapevoli del
fatto che non c’era alcuna risposta da dare. Se le cose fossero davvero andate
cosi, dubito che entrambi sarebbero anche solo riusciti a guardarsi in faccia.
“Non hai mai pensato
che io…….che io……” la voce di Naruto iniziò a vacillare per la prima volta
da quando avevano iniziato a parlare. Sakura notò lo sguardo del ragazzo
perdersi per un’attimo. Vide i suoi occhi opachi e vuoti, inumidirsi ancora di
più, quasi come se cercasse di reprimere una piccola singola lacrima.
Osservandolo più da vicino ,la kunoichi comprese che con
poteva essere semplicemente l’alcool a fargli quell’effetto. Gli occhi
leggermente arrossati e gonfi, le iridi blu scuro che adesso scintillavano come
zaffiri, erano chiari segni che Naruto stava cercando di reprimere le lacrime.
Di reprimere il dolore che stava provando in quel momento.
“Non hai mai pensato
che io…avrei potuto crederti” una piccola lacrima sfuggi al controllo del
ragazzo. Sakura osservò lentamente quella piccola goccia cristallina farsi
largo sulla sua guancia, arrivare al mento ed infrangersi sul pavimento di
legno. Una miriade di sentimenti repressi e dolorosi racchiuso in un’unica
singola lacrima. Essa era la prova del suo peccato. Una colpa che mai avrebbe
potuto espiare.
“N-No!” confessò
flebilmente la kunoichi dopo qualche secondo, distogliendo il suo sguardo per
rivolgerlo altrove “N-Non ci ho pensato”
“Tsk! certo che non ci
hai pensato…” rimarcò l’Uzumaki, pentendosi immediatamente del suo attimo
di debolezza e pulendosi la scia della lacrima con il dorso della mano “…Questo perché non te ne frega niente di
me”
“Questo…questo non è
vero” ribatté Sakura, alzando il
tono della voce e tornando a guardarlo dritto negli occhi ricolmi di rabbia e
di disprezzo.
“Invece ho ragione” replicò
sprezzante il ninja biondo “Da quando abbiamo iniziato a cercare Sasuke,
tu non ti sei mai preoccupata per me. Hai sempre rivolto i tuoi pensieri e le
tue ansie solo su Sasuke”
“T-Ti sbagli! Non è
affatto cosi” esclamò la ragazza nel tentativo di difendersi dalle parole
assurde del compagno. Lui non poteva sapere a chi rivolgeva i suoi pensieri. “Io…mi sono sempre preoccupata di entrambi,
non solo di Sasuke” La kunoichi notò lo sguardo di Naruto farsi ancora più
glaciale.
“Quel giorno, dopo
aver parlato con me, hai raggiunto Sasuke ove si stava tenendo il Summit…” Naruto
iniziò a camminare intorno alla ragazza “…sei
riuscita a rintracciarlo grazie all’aiuto di Akamaru, lo ha raggiunto da sola
abbandonando il resto della squadra e, dopo averlo trovato…” Naruto si
fermò di nuovo davanti alla kunoichi e prosegui “…hai detto a Sasuke che avresti abbandonato il villaggio, per seguirlo
nella sua vendetta”
“T-Tu…C-Come fai a
saperlo?” balbettò la ragazza, pietrificata dalle parole del ninja biondo. “Come fa a sapere tutti quei
dettagli? Naruto non c’era quando ho raggiunto Sasuke. Ero sola” pensò la rosa fra se e se.
“Sorpresa, vero?” ghignò soddisfatto l’Uzumaki,
cogliendo l’espressione spaventata della kunoichi, come fosse una bambina
beccata a fare qualche marachella “Ho
letto il rapporto di Ibiki riguardo i fatti accaduti quel giorno. C’era anche
l’interrogatorio che aveva condotto su Karin, dove raccontava come si erano
svolti i fatti”
Sakura
si voltò alla ricerca della ragazza dei capelli rossi, seduta all’altro capo
della tavola. Non poteva credere che quella straniere l’avesse messa ancor più
nei casini.
“E-Ehi! Non guardarmi cosi” esclamò tranquilla Karin, sgranocchiando
qualche patatina dal piatto accanto a se. Non pareva affatto intimorita dallo
sguardo truce che la kunoichi le stava rivolgendo “Quel tipo era un’osso duro. Mi avrebbe torturata se non gli avessi
detto quello che voleva sapere. Non che io abbia detto molto comunque. Non
avrei mai rivelato nulla sul mio Sasuke”
“Eheh! Si, come no!” esclamò sorridente Suigetsu,
ridendo sotto i baffi. Tuttavia, bastò un sonoro pugno della ragazza a far
svanire quel sorriso beffardo dal suo volto.
Sakura
tornò a guardare Naruto davanti a se. Continuava a guardarla in silenzio, come
se fosse in attesa del suo ennesimo tentativo di difesa “Io…io non dicevo sul serio. Il mio piano era quello di avvicinarmi a
Sasuke il più possibile, per poi… ucciderlo con le mie stesse mani” “ La
sua voce trasudava insicurezza e falsa determinazione “Per questo…ho detto quelle cose”
“Riesco a leggere la verità
semplicemente guardandoti negli occhi” disse Naruto alla ragazza, che, non capì il senso delle sue
parole.
“C-Cosa vuoi dire?”
“Il giorno in cui hai cercato di
fermare Sasuke… Qualcosa mi dice che hai ripetuto quelle stesse identiche
parole. Avresti abbandonato il villaggio…e me…per stare insieme a Sasuke. Prova
a negarlo?”
Stavolta
Naruto era andato oltre. Sakura non sapeva come avesse fatto ma, in qualche
modo, il ragazzo era riuscito ad intuire come fossero andate le cose. Possibile
che Naruto riusciva a leggerla cosi facilmente come un libro aperto,
guardandola semplicemente negli occhi. Il suo doveva essere un dono o….una
maledizione.
E
adesso? Cosa avrebbe dovuto rispondere al compagno? Sincerità o menzogna?
Il
giorno in cui aveva incontrato Sasuke, dopo la fine del Summit, sapeva di
andare da lui con l’intento di mentire. Solo per avvicinarsi a lui, nulla di
più.
Però,
il giorno in cui Sasuke fuggi dal villaggio, lei lo avrebbe seguito. Avrebbe
davvero abbandonato ogni cosa per stare con lui, se soltanto glielo avesse
permesso.
Molte
volte si era chiesta cosa sarebbe successo se Sasuke avesse deciso di portarla
con se. Domanda che non aveva mai trovato risposta e che adesso, dopo tutti gli
anni passati al villaggio insieme a Naruto, Tsunade e tutti gli altri, non
avrebbe più osato porsi.
Oramai
era cresciuta, una kunoichi rispettabile,
degna di servire il villaggio in cui era cresciuta. Come poteva aver
anche solo pensato di abbandonare il villaggio per inseguire il suo più grande
amore.
Eppure,
senza rendersene conto…ci aveva pensato. Ancora una volta. Anche se solo per
cercare di attirare l’attenzione dell’Uchiha su di lei, nel tentativo di
compiere il suo piano, avrebbe seguito quello per gli altri era ormai
considerato un ninja traditore.
Naruto
continuava a scrutare attentamente la kunoichi, ancora in attesa della sua
replica. Era chiaro anche solo guardandola nei suoi occhi verdi che era nel bel
pieno di un conflitto interiore. Una battaglia da cui non sarebbe uscita tanto
facilmente.
Sakura
sembrò destarsi da quel piccolo attimo di riflessione. Non sapeva cosa dire.
Come replicare alle accuse dell’Uzumaki, che continuava a guardarla con sguardo
indagatore.
Sarebbe
stato semplice dire che non avrebbe mai seguito Sasuke, che faceva tutto parte
del suo piano. Eppure, una parte di se, sentiva che stava mentendo. In passato
avrebbe seguito l’Uchiha, di conseguenza, se lui glel’avesse concesso, lo
avrebbe seguito ancora. Forse….
Sincerità
e menzogna si erano mescolate e l’unica azione attuabile fu, ancora una volta,
il silenzio.
“Come immaginavo” esclamò il ninja biondo, non
ricevendo alcuna risposta “E insisti
ancora nel negare l’evidenza”
“S-Smettila! Non è come pensi” replicò Sakura, mantenendo il
tono insicuro di chi non sa difendersi “Io
mi sono sempre preoccupata per te. Devi credermi!” per tutta risposta, il
ragazzo le voltò le spalle scuotendo la testa da una parte all’altra. Continuava
a non voler credere alle parole della ragazza.
“Io…volevo davvero uccidere
Sasuke. Lui non si sarebbe fermato dall’ottenere la sua vendetta. Avrebbe
potuto distruggere il villaggio della Foglia. Avrebbe potuto uccidere tutti i
nostri amici. Tutte le persone a cui vogliamo bene. E…avrebbe potuto uccidere
anche te. Per questo….io….volevo….”
“TI RENDI CONTO DÌ QUELLO CHE
STAI DICENDO!” urlò
Naruto furioso, voltandosi bruscamente e facendo sobbalzare Sakura e tutti i
presenti “SE SAI NON CI AVESSE AVVERTITI
DEL TUO FOLLE PIANO A QUEST’ORA SARESTI MORTA” La kunoichi spalanco gli
occhi terrorizzati, ricordando gli avvenimenti di quel giorno.
Anche i
presenti rimasero pietrificati da quella rivelazione. Nessuno di loro avrebbe
mai immaginato che Sasuke fosse stato cosi crudele da attentare alla vita di un
suo ex-compagno. Solo Karin sembrò non darci troppo peso. Aveva ancora vivido
in mente lo sguardo inumano di Sasuke nel mentre la trafiggeva senza alcuna pietà
nel tentativo di uccidere il suo acerrimo nemico, sacrificandola per i suoi
scopi come fosse un’oggetto.
“Quando abbiamo capito le tue
intenzioni, io e il maestro Kakashi ci siamo precipitati da te. Ma non perché
volevamo fermarti dal compiere una sciocchezza. Ma perché entrambi sapevamo che
non c’è l’avresti mai fatta. Non avresti mai avuto abbastanza determinazione
per riuscire nella tua folle impresa. Il tuo piano era un fallimento fin dal
principio” Le
parole di Naruto colpirono duramente il suo orgoglio di ninja. Era vero. Per
quanto si fosse preparata mentalmente. Nell’istante in cui gli si era
presentata l’occasione propizia…aveva esitato. Quell’attimo di esitazione che avrebbe
potuto pagare a caro prezzo.
“Naruto!” lo chiamò Shikamaru,
appoggiandogli una mano sulla spalla “Credo
sia abbastanza. E’ tutto finito ormai. Non ha alcun senso rimarcare il passato”
Naruto si voltò lentamente verso il ragazzo, guardandolo con gli stessi
occhi con cui guardava la ragazza “In
fondo, anche io e Sai abbiamo avuto una parte di responsabilità in quello che è
successo. Volevamo entrambi che smettessi di inseguire Sasuke una volta per
tutte. Volevamo che tu la smettessi di farti carico di tutto queste
responsabilità. Hai continuato a soffrire in silenzio, mentre noi abbiamo
continuato a lavarcene le mani, affidando tutto a te”
“E’ la verità” intervenne anche l’Anbu,
avvicinandosi ai due ninja “Sasuke non ha
fatto altro che procurarti dolore. Lui non ha mai fatto nulla per te. Ha
attentato alla tua vita più di una volta. Mentre tu… l’hai sempre protetto. Sei
arrivato addirittura a farti picchiare selvaggiamente pur di difenderlo. Era
arrivato il momento di dir basta a quest’assurdità. Per questo siamo
intervenuti” esclamò Sai, dando manforte a Shikamaru.
“Io…so di essere venuto meno
alla promessa che ci siamo fatti. Ho rivelato i tuoi sentimenti a Sakura e…me
ne rammarico molto” sussurrò
il ragazzo con voce sottile da essere quasi impercettibile “Però, cedimi se ti dico che abbiamo agito per il tuo bene. Sia io che
Shikamaru sapevamo che... se ti avessimo detto di lasciar perdere Sasuke, non
ci avresti ascoltato. Avresti continuato ad andare avanti per la tua strada.
Per questo motivo noi… ci siamo rivolti
a Sakura” Lo sguardo dei due ninja volò verso la diretta
interessata. La kunoichi teneva la testa bassa e i capelli le coprivano il
volto, cosi che non si potessero vedere gli occhi.
“Gia!” esclamò il Nara annuendo “Lei era l’unica che aveva qualche chance di
convincerti. Sapevamo che era una missione quasi impossibile, tuttavia, ci
abbiamo ugualmente provato. Abbiamo lasciato fare a Sakura, credendo nel suo
operato” Il voltò di Shikamaru si corrucciò. Di certo non era da lui agire
senza preparare un piano preciso ed accurato. Ma, in questo caso, era stato
costretto ad lasciar fare tutto ad un’altra persona.
Ripensandoci
adesso….se lui fosse stata a conoscenza del piano della kunoichi, l’avrebbe
senza alcun dubbio fermata. Perché avrebbe capito subito che non solo sarebbe
risultato un fallimento, ma avrebbe
avuto conseguenze devastanti anche su Naruto.
Se
avesse elaborato una strategia con Sakura fin dall’inizio…tutto questo non
sarebbe accaduto e forse, con un po’ di fortuna, sarebbero riusciti davvero a
fermare Naruto.
La sua
mancanza di iniziativa lo faceva sentire responsabile di quegli avvenimenti
tanto quanto la ragazza.
“Quindi voi siete dalla sua
parte” replicò
acido Naruto, saettando velocemente con lo sguardo da Shikamaru a Sai “La state difendendo. Dopo tutto quello che
ha fatto. State cercando di prendervi la colpa al posto suo, non è cosi?”
“Stiamo solo dicendo che ciò che
è accaduto non è soltanto colpa sua. Anche noi abbiamo fatto la nostra parte e
siamo in parte responsabili per quello che è successo” esclamò Sai, parandosi davanti
alla rosa come a volerla proteggere.
“Precisamente. Non è giusto che
tu ti accanisca solo su Sakura. Noi siamo colpevoli tanto quanto lei. Quindi se
vuoi sfogarti, riversa la tua rabbia anche su di noi” rispose serio Shikamaru,
parandosi anche lui davanti alla kunoichi.
“Ahahah! Mi avete preso per uno
sciocco” esclamò
Naruto irritato, non sopportando con quanta insolenza i due amici stavano
proteggendo la ragazza, ormai ritenuta da lui la colpevole di tutto “Vorreste farmi credere che, in realtà,
Sakura non avrebbe colpa? Che siete stati voi a spingerla ad agire cosi? Che
tutto quello che è successo quel giorno è per la maggior parte opera vostra? E’
davvero cosi che stanno le cose? Perché dalle vostre parole sembrerebbero che
le cose siano andate proprio cosi” Naruto scambiò una rapido occhiata con
Shikamaru. Lui conosceva le doti intuitive e le abilità strategiche del giovane
Nara. Quindi era impossibile che tutto questo fosse opera sua. Conoscendolo,
avrebbe di certo trovato un altro modo per fermarlo.
Allo stesso
tempo, anche Shikamaru sapeva che Naruto non era cosi stupido da credere a ciò
che aveva detto. La sua abilità nel carpire la verità lo stava mettendo alle
strette.
“Tu guarda che seccatura. Perché
diavolo mi sono cacciato in questa situazione? Avrei dovuto continuare a farmi
i fatti miei” pensò
Shikamaru, seccato da quella situazione.
Senza
che lo volesse, si era ritrovato nel bel mezzo di quella diatriba. Era
intervenuto in difesa della giovane ragazza, evidentemente in difficoltà. E
adesso…dove fare i conti con l’imponente ira del ragazzo che aveva di fronte.
Conscio
del fatto che, probabilmente, nulla avrebbe potuto convincere Naruto, Shikamaru
decise di tentare il tutto e per tutto, cercando in qualche modo di addossarsi
la colpa. Con il supporto di Sai, forse, poteva avere qualche possibilità. Non
voleva che Sakura patisse quel tormento da sola.
Shikamaru
scambiò una rapida occhiata con Sai che, per tutta risposta, annui
impercettibilmente. Conscio delle capacità intuitive del ragazzo, il Nara capì
che il giovane Anbu aveva compreso il suo piano. Bastava che gli reggesse il
gioco e Sakura sarebbe stata salva.
Anche
se i due ragazzi non avevano costruito un grande affiatamento come compagni di
squadra, sapevano di potersi fidare l’uno dell’altro. Erano entrambi amici di
Naruto e di Sakura. Per il bene della
propria compagna avrebbero unito le forze e forse ne sarebbero usciti
vincitori.
“Si, Naruto! E’ stata opera nostra” esclamò Shikamaru, cercando di
mostrare una faccia addolorata “Sapevamo
fin dall’inizio che non avresti ascoltato nessuno di noi. Conosciamo fin troppo
bene la tua testardaggine. Perciò, abbiamo detto a Sakura che…se avesse fatto
leva sui tuoi sentimenti…be…avrebbe avuto una piccola possibilità di
convincerti. Era l’unico piano attuabile”
“Stronzate!” replicò Naruto con un’aria di
chi la sapeva lunga “Ti conosco
Shikamaru. Se avessi voluto “davvero” fermarmi dal mio intento di inseguire
Sasuke, avresti trovato mille modi diversi per riuscirci. Saresti arrivato
anche ad usare la forza se necessario” Shikamaru rimase stupito dalla
perspicacia del giovane Uzumaki. Da quando era diventato cosi intelligente da
dedurre certe cose? “Questo piano, se
cosi lo volete chiamare, era semplicemente assurdo e privo di ogni logica. E’
impossibile che abbiate concepito una cosa del genere con la sola speranza di
riuscire fermarmi. Non è da te, Shikamaru” Il ragazzo si morse il labbro
inferiore. Non si aspettava di essere messo con le spalle al muro cosi
velocemente.
“Naruto, tu…”
“Nessuno di voi due a colpa per
quello che è successo. No! La responsabile e solo una ed è qui davanti a me” esclamò Naruto con voce rauca e
profonda, puntando ancora lo sguardo freddo e accusatore sulla compagna.
“Ti sbagli, invece” disse l’Anbu “Se non fossi andata da Sakura a raccontarle
quello che ti avevano fatto i ninja della Nuvola, tutto questo non sarebbe
accaduto. Sono stato io a rivelarle i sentimenti che nutrivi per lei. Io…credevo
davvero di agire per il tuo bene, perché sei mio amico. Anch’io , come lei,
desideravo aiutarti, esserti utile. Solo che…” l’Anbu si fermò un’istante
per riprendere fiato “…io non mi
aspettavo che le cose avrebbero preso questa piega. Se tu e Sakura state
litigando adesso e soltanto colpa mia” concluse il ragazzo con voce
affranta. Anche lui sentiva profondamente la responsabilità per ciò che stava
accadendo. Forse avrebbe fatto meglio ad inseguire il consiglio di Naruto,
rimanendo fuori dai suoi fatti personali.
Naruto
continuò a non aprir bocca. Scrutava i due ragazzi in cerca di qualsiasi segno
che potesse tradirli. Entrambi apparivano seri e affranti. Sembravano
sentissero davvero la colpevolezza per le azioni irresponsabili della kunoichi.
Poco
dopo, il ninja biondo tornò a guardare la kunoichi. Per tutti il tempo in cui
avevano parlato Shikamaru e Sai, prendendo le sue difese, aveva continuato a
tenere la testa china, impedendo che i loro sguardi si incrociassero. Solo che
adesso, il corpo della ragazza tremava visibilmente. Sembrava essere sul punto
di esplodere. Le mani avevano cominciato a prendere un colore vagamente
violaceo, quasi fossero livide per la troppa forza con cui le stava stringendo.
Naruto
pensò che la ragazza stesse soffrendo terribilmente dentro di se, al punto da
non poter nemmeno parlare o muoversi a suo piacimento. Non aveva nemmeno
replicato alle parole dei due ninja che l’avevano difesa. Non aveva detto nulla
Il
ninja biondo parve rifletterci ancora un po’, dopodiche disse…
“Ok! Ho capito” un sorriso amaro si disegnò sul volto
del ragazzo “Quindi…è stata solo una
serie di sfortunati eventi?!”
“Esattamente” rispose il Nara, tirando un
sospiro di sollievo. Non credeva possibile ma lui e Sai erano riusciti a
convincere Naruto. Questo non cancellava certo la colpa della ragazza, ma,
almeno, le avrebbe dato un po’ di respirò. Non si sarebbe addossata da sola il
peso di quell’errore. Anche Sai annui sorridente, contento della riuscita della
loro impresa.
Tuttavia,
quell’attimo di calma e tranquillità che i due ragazzi erano riusciti
faticosamente a costruire, fu inaspettatamente spezzato dal tuono di una voce
alle loro spalle che diceva…
“Stanno mentendo”
Shikamaru
e Sai si voltarono bruscamente verso la kunoichi, esterrefatti dalle parole che
aveva pronunciato.
“Ma…Sakura…” esclamò Shikamaru notevolmente
sorpreso “P-Perché…”
“Shiamaru, Sai….apprezzò molto
quello che avete fatto per me. Dico davvero. Ma…la colpevole di tutto sono solamente io.
Non ha alcun senso che vi addossiate colpe che non avete solo per difendermi.
Nessuno di voi mi ha costretto ad agire in quel modo. Sono stata io. Ho preso
io l’iniziativa. E’ stata una mia scelta e, come tale, ne pagherò le
conseguenze” Sakura
guardò dolcemente i due ragazzi. Non avrebbe mai permesso che i suoi amici
avrebbero pagato per le conseguenza delle sue azioni. Non di nuovo.
Inoltre,
non avrebbe mai accettato il fatto di essere stata protetta ancora una volta.
Hinata aveva già preso le sue difese prima e, adesso, anche Shikamaru e Sai. Ai
loro occhi doveva apparire una persona patetica, talmente debole da non potersi
difendere con le proprie forze.
No! Ha
giurato a se stessa che non avrebbe più permesso che altri la difendessero per
i propri sbagli. Se il prezzo da pagare per i suoi errori era sacrificare la
propria amicizia con Naruto, allora….
“Ascolta, Naruto” esclamò la kunoichi
avvicinandosi al ragazzo il più possibile, in modo che potesse guardarla negli
occhi e leggere la sincerità delle parole che stava per pronunciare “So di averti ferito terribilmente dicendoti
di amarti. No credevo che ne avresti sofferto cosi tanto. Anche se il mio
intento era quello di proteggerti, di spezzare una volta per tutte le catene
che io stessa avevo creato…questo non giustifica nessuna delle mie azioni. Invece
di aiutarti, di credere in te…non ho fatto altro che peggiorare le cose,
commettendo sempre gli stessi errori”
Calde
lacrime si riversarono ancora sul suo viso. Dopo tutte quelle che aveva versato
durante la serata, non credeva di averne ancora “I-Io…non so cos’altro dire se non che….mi dispiace! MI DISPIACE DAVVERO
TANTO, NARUTO, PER TUTTO QUELLO CHE E’ SUCCESSO” urlò la ragazza in modo
tale che tutti potessero sentirla. La testa abbassata in segno di scuse, mentre
le lacrime si infrangono sul pavimento uno dopo l’altro “Non ho
..alcun diritto di chiedertelo, ma…ti supplico, Naruto…” Sakura
alzò di nuovo lo sguardo sul ninja biondo che, in silenzio, continuava ad
ascoltarla come ipnotizzato.
Con un
leggero movimento del braccio sinistro, la kunoichi cercò di afferrare la mano
destra del ragazzo. Stavolta il ninja biondo non si ritirò, facendo si che la
fanciulla potesse finalmente toccarlo dopo tanto tempo. Mentre gli accarezzava
dolcemente la mano, Sakura notò di non avvertire la pelle sotto i polpastrelli ma,
bensì, stoffa.
Quella
mano. Il braccio perduto durante la battaglia finale con Sasuke. Esso era stata
una conseguenze dei suoi sbagli. Un errore che
aveva dovuto pagare Naruto al suo posto.
I sensi
di colpa continuavano a divorarla ancora adesso, al punto da desiderare di
voler perdere lei stessa un braccio, come punizione per la sua stoltezza.
Sotto
quelle fasciature non vi era carne, ossa o sangue. Era un’arto artificiale,
creato grazie alla bioingegneria dopo le ultime scoperte riguardanti il Gedo
Mazo.
A
contatto con la sua, la mano destra di Naruto rimaneva fredda, come se non
fosse viva. Essa non avrebbe più potuto emanare quel calore cosi semplice, puro
e rassicurante che solo lui riusciva a trasmettere agli altri.
Per
salvare Sasuke. Per mantenere la sua promessa. Avrebbe sacrificato ben più di
un braccio. Avrebbe sacrificato la sua vita e i suoi sogni.
Le
parola che Sakura pronunciò successivamente può risultare tanto ovvia quanto
importante. Una parola spontanea che sicuramente ognuno di noi a pronunciato
almeno una volta nella vita.
“Perdonami”
…esclamò
la kunoichi, stringendo ancora più forte la mano di Naruto. Gli occhi gonfi,
umidi ed arrossati della ragazza erano il chiaro segnale che era arrivata al
limite. Naruto pareva impassibile, nel mentre ricambiava il suo sguardo. Gli
occhi azzurri del ragazzo apparivano spenti, vuoti. Sakura non riusciva a
capire cosa l’Uzumaki stesse pensando, cosa stava provando in quel momento. Se
avesse creduto o meno alle sue parole era un qualcosa che non gli era dato
saperlo.
L’univa
cosa che adesso le importava era ricevere il perdono del compagno. Niente di
più.
Alla
fine, si riduce tutto a questo. Per quanto crudele, la scelta finale sarebbe
spettata a lui.
Sapete…esiste un detto che recita…
“Errare
è umano, perdonare è divino”
Questa frase può assumere diversi
significati per ciascuno di noi.
Essa varia a seconda della
situazione e dello stato d’animo.
Proviamo a rifletterci su…
Oramai è risaputo che gli uomini
commettono una serie di errori durante il cammino della loro vita.
E’ un dato di fatto da cui non
possiamo sottrarci.
Per quanto ci proviamo, per
quanto cerchiamo di ponderare le nostre scelte…
…finiamo inevitabilmente nel
sbagliare qualcosa.
Molto spesso, questi stessi errori
non hanno conseguenze solo su chi li commette…
…essi coinvolgono anche persone a
noi vicine, in maniera imprevedibile.
Non possiamo sapere come reagirà
la persona a cui abbiamo commesso il torto.
Però, possiamo immaginarlo.
Più il legame è forte, più c’è il
rischio che questa persona rimanga delusa da noi.
Essa inizia a guardarti con occhi
diversi.
Il rapporto che si è venuto
creare in passato finisce inevitabilmente compromesso.
Dubiti persino di aver conosciuto
davvero la persona che, fino a poco tempo fa, ritenevi degna di fiducia.
E infine, ogni ricordo, ogni
momento felice…
…svanisce.
Errare è umano, sarebbe come dire
che…
…sbagliare è qualcosa che
commettono “solo” gli esseri umani, che è nella loro natura.
Per questo motivo, il perdono
viene considerato qualcosa che solo Dio può donare.
Noi umani possiamo solo cercare
di “imitare” quel perdono cosi reale e sincero.
Farci perdonare dalla persona alla
quale abbiamo arrecato un’offesa è alquanto difficile.
Non tutti ci riescono.
Semplicemente, ci provano.
Sorge spontanea la domanda: “Perché dovremmo perdonare qualcuno che ci
ha fatto soffrire?”
La risposta è complessa quanto
semplice.
La risposta è… che tutti noi
siamo consapevoli di non essere perfetti.
Che commettere uno sbaglio è “normale”,
e quindi…
…ognuno di noi merita una seconda
possibilità per redimersi.
Questo perché, secondo il
pensiero comune, è giusto cosi.
“E’ giusto”
Sarebbe saggio seguire l’esempio
di Dio, cercando di perdonare ed andare avanti.
“Perdonare è divino”
Tuttavia…
Naruto sollevò lo sguardo sulla ragazza. Appariva
stranamente calmo e rilassato. Le pupille che , poco prima si erano dilatate,
erano tornate alla loro forma originaria. Forse le parole della kunoichi erano
riusciti davvero a raggiungere il suo cuore. Ma quel pensiero vacillò poco
dopo. Osservandolo attentamente, Sakura notò che le iridi blu scuro dell’Uzumaki
non erano cambiate. Continuavano a tenere quell’insolita tonalità spenta e
opaca. Un colore che non apparteneva al Naruto che aveva conosciuto in passato.
Anche i presenti rimasero in attesa della risposta del ninja
biondo. Sembravano tutti alquanto presi dal racconto dei due ragazzi, quasi
fosse la classica storia di un telefilm dove il protagonista deve scegliere se perdonare
o meno le azioni della propria compagna.
Qualche istante dopo, Naruto sospirò, forse stanco della
situazione che si era venuta a creare.
Cosi, senza indugiare oltre, scostò bruscamente la mano
della ragazza dalla sua e con voce roca e profonda rispose secco…
“No!”
…l'essere umano è tutt’altro
che divino.
Salve a tutti, ragazzi :)
Eccomi qui. Sempre con il solito
immancabile ritardo, ma ci sono ;)
Spero stiate tutti bene. Ho
fatto del mio meglio per portarvi il capitolo il prima possibile, tra impegni
vari e tempo libero.
Tra l’altro, questo capitolo era
particolarmente complesso. Mettere i propri pensieri e comunicarli attraverso
una storia non è facile. Ci tengo moltissimo :)
Come avete potuto intuire, ci
sarà ovviamente la terza parte. Era impossibile mettere tutto in un’unico
capitolo, come avevo pensato di fare all’inizio. Quindi, ho dovuto suddividerlo
ancora.
Che dire del capitolo…..nulla! Credo
di aver detto abbastanza e c’è ancora molto altro da dire. Non siamo nemmeno a
metà della metà del mio progetto ;)
L’unica cosa su cui voglio “elogiarmi”
(quanta vanità XD) è il finale. E’ geniale e inaspettato. A grandi linee è
venuto come avevo immaginato.
Adesso vorrei sapere voi cosa ne
pensate :) Vorrei farmi un’idea se sono solo io ad avere avuto questi pensieri
durante la lettura del manga, oppure è capitato anche a voi :)
Se volete scoprire il resto, vi
aspetto al prossimo capitolo ;)
Ringrazio tutti coloro che hanno
recensito la mia storia, che l’hanno inserita tra le seguite, le preferite e le
ricordate. Grazie davvero. Anche se molti non commentano nulla, so che mi
seguono in silenzio :)
Grazie ancora tutti e ci vediamo
al prossimo capitolo.
Un saluto :)
Leon92
|
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Capitolo 34 *** Rottura ***
Cap 34
Sin da quando è
entrato a far parte del Team 7…
…Naruto ha affrontato
ogni sorta di nemico.
Coloro che venivano
considerati la feccia della società.
Ninja mercenari,
assassini, traditori.
Ognuno di loro ha
compiuto azioni malvagie per i propri scopi.
Chi ha ucciso per
denaro.
Chi, invece, provava
gusto nel trucidare i propri simili senza alcuna pietà…
…traendo piacere nell’infliggere
dolore e sofferenza, eccitandosi sentendo l’odore del sangue.
Chi ha ucciso in nome
di un bene superiore.
Chi, credendosi un
Dio, agiva in nome della giustizia.
Tentando di creare
una nuova realtà, distruggendo quella vecchia.
Al fine di ottenere
una pace costruita sul sangue di numerosi innocenti.
Ed infine…
…chi ha ucciso per
vendetta.
Chi non ha esitato a
sacrificare i propri legami, i propri amici e il proprio futuro…
…in nome di una causa
che, col tempo, è divenuta una ragione di vita.
Zabusa, Gaara,
Nagato, Obito e…Sasuke!
Criminali senza
cuore, senza moralità, senz’anima.
Questo è ciò che la
gente pensava di loro.
Nient’altro che
feccia, assassini niente affatto pentiti per le atrocità commesse.
Nessuno gli avrebbe
mai perdonati. Nessuno.
Tranne Naruto.
Lui è sempre stato
diverso dalla gente comune.
Anche se i suoi
avversari erano divorati dalla loro stessa oscurità…
…riusciva sempre a
trovare quella luce, quella scintilla di umanità nascosta in ciascuno di loro.
Ha la capacità di
vedere il buono che c’è in ogni persona.
Di tirar fuori il meglio
di loro nei modi più inaspettati.
Naruto è sempre stato
cosi. Solare, allegro, con il sorriso stampato in faccia.
Molti considerano
questo suo particolare talento un “dono”.
Ma…è davvero cosi che
stanno le cose?
Come poteva Naruto
rendere tutto questo possibile?
Qualsiasi altro ninja
avrebbe ucciso il suo nemico, salvando la propria vita.
Invece Naruto non ha
mai agito cosi. Cercava in ogni modo di salvarli.
Come riusciva a
raggiungere quella luce tanto flebile dentro l’abisso di oscurità in cui erano
affogati i suoi peggiori avversari.
Forse il suo era
davvero un dono.
O forse…il motivo è
un altro.
Forse la “vera” ragione
è…
…che Naruto conosce
quella stessa oscurità meglio di chiunque altro.
Ha dovuto conviverci
sin da piccolo, è cresciuto nell’oscurità, ne è stato temprato.
Per questo motivo
riusciva a comprendere i suoi nemici come nessun’altro.
Vedeva il dolore, la
sofferenza, la rabbia, l’odio che si celava dietro la loro oscurità.
Poteva capirli perché
anche lui aveva provato quei sentimenti cosi negativi sulla sua pelle.
Sapeva che non erano
nient’altro che vittime di un mondo troppo crudele e spietato.
Un mondo che gli
abbandonati ad una vita troppo ingiusta da sopportare.
Come Naruto, anche
loro hanno vissuto un’infanzia difficile.
Orfani poveri e
solitari con solo una profonda rabbia a tenerli in vita.
Nessuno ad accudirli,
nessuno ad amarli.
Cos’altro avrebbero
dovuto fare se non diventare nemici di quella società che gli ha abbandonati al
loro destino.
Affrontandoli, Naruto
si è sempre considerato fortunato a non essere diventato come loro.
Lui ha avuto quella
piccola fortuna che ad altri è stata negata.
Per questo motivo
Naruto riusciva cosi bene a comprenderli, a capire il loro stato d’animo.
Perché Naruto era
come loro.
Ed è per questo
motivo che riusciva a perdonare le loro azioni.
Anche se nessun’altro
l’avrebbe mai fatto, Naruto avrebbe concesso loro una seconda opportunità per
redimersi dagli errori commessi in passato.
C’è chi ha colto questa
opportunità diventando cosi un uomo rispettabile e stimato da tutti.
Chi si è redento solo
un’attimo prima di morire.
Chi non è stato
abbastanza fortunato da potersi redimere.
E…chi ancora deve
decidere se cogliere questa opportunità oppure no.
Indipendentemente
dalle azioni che hanno compiuto, Naruto ha sempre cercato un’alternativa che
non fosse la morte di quella persona.
Ha sempre intrapreso
la strada più difficile dal genere umano, la via del perdono.
Perdonare. Essere
migliore dei suoi avversari. Essere migliore come ninja e come uomo.
Questo è sempre stato
il modo di essere di Naruto Uzumaki.
Ma…stavolta…le cose
sono diverse.
Forse, per la prima
volta nella sua vita, Naruto ha pronunciato le fatidiche parole...
“Non ti perdonerò!”
Le parole di Naruto risuonavano decise, fredde e
insolitamente calme. Sembrava che la rabbia che poco prima aveva preso possesso
del ninja biondo si fosse placata di colpo. Le pupille che, poco prima, avevano
assunto la forma di una linea verticale, erano tornate lentamente alla loro
forma originaria.
Tuttavia, la rabbia, la collera e la delusione erano ancora
presenti in lui. Le iridi blu scuro inumiditi dal troppo alcol continuavano a
guardarla con freddezza e indifferenza.
Il suo tono di voce e il suo sguardo erano paragonabili a
quelli di un giudice che aveva annunciato la propria sentenza ad un criminale.
Sakura rimase basita all’udire le parole dure del compagno.
Gli occhi sgranati, rossi e gonfi per colpa delle lacrime, e la bocca
leggermente socchiusa rendevano evidente quanto grande fosse stato il suo
stupore.
Non riuscendo nuovamente a sostenere lo sguardo del ninja,
Sakura abbassò lentamente la testa. Da quella prospettiva vedeva chiaramente
che i suoi stivaletti ninja distavano pochi centimetri da quelli del ragazzo.
Eppure, la distanza fra i due ragazzi appariva notevolmente più ampia. Molto
più di quanto non lo fosse mai stata.
I pensieri della kunoichi iniziarono a vorticare
freneticamente. La confusione e il caos iniziarono a farsi largo dentro di lei.
Naruto, il suo migliore amico, il compagno di mille avventure, le aveva detto
di no. Le aveva detto chiaramente che non l’avrebbe perdonata per ciò che aveva
fatto.
Be...in fondo, cosa doveva aspettarsi? Che Naruto l’avrebbe
perdonata in quattro e quattr’otto? Che avrebbero fatto di nuovo pace e che
tutto sarebbe tornato alla normalità? Che sarebbero andati avanti facendo finta
che niente fosse mai accaduto?
La risposta era alquanto ovvia…
Si! Certo che se lo
aspettava.
Lui è Naruto Uzumaki.
L’eroe del Villaggio
della Foglia.
Ha sempre perdonato.
Ha sempre concesso
una seconda possibilità.
Allora…perché?
Perché non voleva
perdonarla?
Lei era davvero
pentita. Possibile che non volesse credere alle sue parole?
Sempre più domande si formavano nella sua mente. Domande a
cui non sarebbe mai stata in grado di rispondere. O forse…erano domande a cui
aveva “paura” di rispondere.
Quale che sia la verità, non c’è dato ancora saperlo.
L’unica domanda a cui la kunoichi cercava una risposta in questa preciso
istante era: Che cosa faccio adesso?
Nel frattempo, nessuno dei presenti aveva detto una parola
riguardo al “No” perentorio dell’Uzumaki. Persino i suoi amici più stretti
erano rimasti pietrificati dalla sua freddezza. Soprattutto nei confronti di
Sakura, la sua migliore amica e compagna di squadra da anni. Tutti erano a
conoscenza del loro rapporti, tutti sapevano dei sentimenti che Naruto ha
provato per anni nei confronti della rosa. Eppure, chi li avrebbe guardati adesso
la prima volta, avrebbe giurato che i due ragazzi non sarebbe stati nulla più
che due estranei. Dagli occhi dell’Uzumaki non traspariva alcuna emozione.
Nessun tipo di sentimento che facesse presagire che un tempo lui era innamorato
della kunoichi. Questo poteva significare che Naruto non provava più nulla per
lei?
Nella confusione generale, l’unica persona che pareva avere le
idee ben chiare su quanta stava succedendo era HInata. Dopo la sconvolgente
rivelazione di Naruto non era più riuscita a parlare. Non c’erano parole per
descrivere ciò che stava provando in questo momento. Sapeva che Sakura era
andata da Naruto per cercare di convincerlo a lasciar perdere Sasuke. Ma, non
avrebbe mai potuto immaginare che la kunoichi si sarebbe spinto cosi in la. Confessare
un finto amore con il solo scopo di rompere una promessa fatta in passato. Una
cosa del genere non avrebbe mai potuto convincere Naruto.
Come aveva potuto Sakura spingersi fino a questo punto?
Nel mentre osservava la kunoichi davanti a se, Hinata vedeva
tutto il suo dolore e il suo rimorso per ciò che aveva fatto. Era realmente
pentita per le sue azioni è voleva davvero il perdono di Naruto. Ricevere una
risposta negativa da parte sua dev’essere stato terribile quanto inaspettato.
Con lo sguardo basso che vagava freneticamente da destra a sinistra, le labbra
tremanti e i pugni serrati, era evidente che non aveva la più pallida adire di
come agire. Di cos’altro dire per farsi perdonare dal ninja biondo. Era
spaesata, spaventata, confusa.
MA non era questo di che preoccupava maggiormente la mente
della giovane Hyuga.
Ciò che più le dava da pensare era il comportamento di
Naruto: Era la prima volta in vita sua che vedeva quel suo lato cosi oscuro.
Cosi freddo, cosi distaccato e indifferente. I suoi occhi non tradivano quei
sentimenti. Non compativa in alcun modo la creatura inerme che tremava davanti
a se. Per quanto crudeli fossero state le sue parole, la sofferenza della
kunoichi non sembrava turbarlo in alcun modo.
Forse…Naruto non
provava più alcun sentimento nei confronti di Sakura?
Forse i suoi
sentimenti sono cambiati? Forse adesso nel suo cuore ci sono io?
Tuttavia, quella domanda parvero trovare risposta quasi
subito: No!
Le cose no sono mai cosi semplici. Con Naruto non lo sono
mai. Bastava guardarlo negli occhi per capirlo.
Quegli occhi azzurri cosi somiglianti alle profondità del
mare. Anche se in superficie aleggiavano ogni genere di sentimento negativo,
dalla rabbia alla delusione, giù in profondità si nascondeva un’emozione ben
più complessa: La tristezza!
Un’emozione a lei sin troppo famigliare. Era quell’emozione
che Naruto tentava in tutti i modi di reprimere, facendolo apparire cosi calmo
e controllato. Probabilmente, nulla di ciò che avrebbe potuto dire Sakura
l’avrebbe scosso.
Osservandolo attentamente, Hinata capì che Naruto aveva
qualcos’altro in mente. Che non aveva ancora finito con lei. Che doveva ancora
dirle qualcosa di importante.
Stavolta Hinata non sarebbe intervenuta in difesa della
compagna. Ora che sapeva come stavano le cose, le sembrava giusto che Naruto
facesse giustizia su di lei. Anche se questo poteva voler dire farla soffrire.
“N-N-Naruto……i-io…” Sakura
non prosegui quella frase. Non sapeva cos’altro dire. Pian piano si ritrovo a
indietreggiare dal ragazzo, come spaventata da ciò che sarebbe potuto accadere.
Spaventata che il ragazzo la facesse soffrire ancora, infierendo ancora di più
su di lei.
Naruto continuava a guardarla con occhi glaciali. Le sue
gote arrossate dall’alcool lo facevano sembrare più furioso che mai. Il suo
volto sembrva una bomba pronta ad esplodere. Tuttavia, nulla di tutto questo
accade. Naruto si limitava semplicemente ad osservarla in silenzio. Sakura
continuava d indietreggiare, tremante come una foglia, come se Naruto si fosse
trasformato in un mostro da temere.
Shikamaru e Sai guardarono la scena impietriti. Sapevano di
non poter fare nulla stavolta. Sakura aveva scelto di rifiutare il loro aiuto,
prendendosi cosi la colpa di tutto quello che era successo. Forse era sicura
che Naruto l’avrebbe perdonata. Per questo aveva scelto di agire cosi
imprudentemente.
Sta di fatto che…Naruto ha deciso di non perdonarla. E che
la cosa le piacesse oppure no, quella scelta spettava unicamente a lui. Lei
doveva solamente accettarne l’esito.
“Continui a piangerti
addosso, vedo” riprese l’Uzumaki con tono mellifluo, nel mentre sul suo
viso si formava quell’orribile ghigno sinistro che non gli addiceva “Pensavi davvero che ti avrei perdonata cosi
facilmente? O che delle patetiche scuse sarebbero bastate per far tornare tutto
com’era prima?”
“Smettila, Naruto” tuonò
Ino, avvicinandosi a passo svelto verso la sua migliore amica, ancora tremante
come una foglia. La ragazza poggiò le mani sulle sue spalle, nel tentativo di
darle conforto. Il suo viso era coperto dai suoi capelli rosei, oramai
completamente spettinati e stravolti. Anche senza guardarla negli occhi, la
kunoichi bionda sapeva che stava ancora piangendo. I suoi tremiti erano dovuti
al fatto che cercava in tutti i modi di reprimere le lacrime.
“Va tutto bene,
Sakura! Tranquilla!” le sussurrò dolcemente la ragazza, continuando a
strofinargli le spalle. A quelle parole, Sakura parve tranquillizzarsi. I
tremiti diminuirono e le lacrime parvero arrestarsi per un’attimo. La ragazza
tentò di alzare lo sguardo su Naruto, ma non ci riuscì. Non ne aveva la forza.
“Non capisco” esclamò
Ino con tono serio, alzando lo sguardo sul ninja biondo “Non capisco per quale motivo ti stai comportando cosi, Naruto”
“Cosi? Cosi come?”
“Cosi da stronzo” replicò
la bionda, fulminandolo con lo sguardo “Perché
lo stai facendo? Sakura…ha ammesso di aver sbagliato, ok? Se ne resa conto e ti
ha chiesto scusa. Ora basta! Finiscila con questa storia! E’ un capitolo
chiuso!”
“Questo non spetta a
te deciderlo” disse il ragazzo, rivolgendole lo stesso sguardo freddo con
cui lo stava guardando “Te l’ho già detto
prima, Ino. Questa faccenda non ti riguarda”
“La mia migliore amica
sta soffrendo e io dovrei rimanermene con le mani in mano nel mentre tu la
distruggi?”
“Non credo di averle
puntato un kunai alla gola” rispose il ninja con tranquillità, incrociando
le braccia al petto “Ho solo detto le
cose come stanno. Nulla di più”
“Trattandola cosi non
risolverai nulla e tu lo sai. Questa tua misera vendetta personale non ti
porterà da nessuna parte. Cosi voi due non riuscirete mai più a……a….” le parole
le morirono in gola. Sapeva che se le avesse pronunciate, avrebbe fatto sentire
Sakura ancora peggio di prima.
“Finisci la frase,
Ino” incalzò l’Uzumaki,
avvicinandosi di qualche passo davanti alle due ragazze.
“N-No! Non ha
importanza” rispose la Yamanaka, abbassando lo sguardo per un’istante “Ti prego, Naruto! Cerca di ragionare.
Sakura…lei… ha già sofferto abbastanza e… io so che in questo momento sei
arrabbiato, quindi…”
“Arrabbiato?! Tsk! Qui
siamo ben oltre la rabbia. Non puoi neanche lontanamente immaginare a cosa sto
provando in questo momento. A cosa “io” ho provato quel giorno, sentendomi dire
una cosa che aspettavo da tutta una vita e che alla fine si è rivelata una
menzogna” Naruto ansimava sotto il peso di quelle parole, quasi tirate fuori
con la forza da dentro di se “Tu non puoi
capire come mi sento. Nessuno di voi può capire. Nessuno…”
“Io si” esclamò
una vocina sottile ancora rotta dal pianto. Sakura sembrava essersi ripresa
dallo stato di apatia in cui era caduta. Con una piccolo cenno del capo,
ringraziò l’amica e si allontano da lei.
Nonostante avesse trovato la forza di parlare, non riusciva
ancora a guardarlo negli occhi. Era troppo doloroso. Perciò si limitò
semplicemente ad avvicinarsi a lui.
“Capisco come ti
senti. Perché sono io la causa di quel dolore cosi soffocante che ti ha
trasformato. So che la persona che è davanti a me non è il vero Naruto. E so
anche che…se qualcuno mi avesse fatto soffrire cosi tanto da spaccarmi il
cuore, io…lo allontanerei da me e…e…l-lo t-taglierei fuori dalla m-mia vita” Un’altra
lacrima solcò il viso della rosa “D-Dimmi!
E’ questo quello che vuoi?”
Una strana espressione si formò sul viso del ninja biondo. Sembrava
fosse stupito e…spaventato. I suoi lineamenti erano tesi, rigidi. E i suoi
occhi azzurri erano spalancati. Anche se mantenevano quella strana tonalità blu
scuro, Sakura poté distinguere un piccolo luccichio provenire dalle sue iridi.
Era come se Naruto si fosse svegliato, fosse tornato per
un’attimo in se, rendendosi conto di cosa stava facendo.
Tuttavia, non li ci volle molto a ripristinare la maschera
di distacco e indifferenza che stava indossando.
Alla fine, Naruto non rispose alla domanda della kunoichi.
Si limitò semplicemente a guardarla, nel mentre lei cercava di evitare il suo
sguardo.
“No che non vuole
questo, Sakura” rispose Ino, rompendo il silenzio che si era creato fra i
due “Tutti sappiamo che Naruto tiene
moltissimo a te. Da quando si è formato il Team 7 siete diventati grandi amici.
Avete un legame unico, che in pochi possiedono. Io…io sono sicura che Naruto
non vuole spezzare quel legame, giusto?”
“Ino!” Questa
volta la voce non era quella di Naruto. Era una voce roca e profonda,
proveniente dalle spalle della kunoichi bionda. Una voce a lei sin troppo
famigliare. La voce di Sai “Sta zitta!”
“C-Cosa?” balbettò
la ragazza, esterrefatta dalle parole del ragazzo.
“Chiudi la bocca” replicò
l’Anbu con più forza “Tu..non puoi
capire…non…non sai niente…” Quelle parole, uscite quasi a forza dalla sua
bocca, erano intrise di un significato profondo. Lui era l’unico a sapere cose
che Naruto non aveva mai rivelato a nessun’altro. Il peso di quella verità
sembrava aumentare ogni secondo di più.
Il suo sguardo andò a cercare quello di Naruto. Il ragazzo
continuava a concentrare la propria attenzione sulla ragazza di fronte a se. Il
volto accigliato e lo sguardo duro e freddo. Non aveva minimamente ascoltato le
sue parole. Ino, invece, appariva confusa da quelle parole. Per lei, non
avevano alcun senso.
“Io non so niente?!
Tsk!” biascicò la kunoichi a denti stretti “Tutto quello che so e che questo…questo qui…” la ragazza indicò
Naruto con l’indice, quasi fosse uno sconosciuto “…non ha la minima intenzione di perdonare Sakura per un…un…piccolo
sbaglio che ha commesso. Non si è nemmeno sforzato di capire i sentimenti di
Sakura. Non gliene importa nulla”
“Questo non è vero” replicò
il ragazzo, offeso dalle parole della kunoichi bionda verso la persona che lui
considerava quasi un fratello “Naruto…lui…ci ha provato”
“Cosa?”
“Ci ha provato! Sul
serio, Ino. Ma…” L’Anbu non riuscì a finire la frase. Gli occhi di Naruto
era piantati su di lui, più severi che mai. Era il segno inequivocabile che non
avrebbe dovuto proseguire oltre. Anche Sakura adesso lo stava guardando. Quelle
parole sembravano averla risvegliata. Lo sguardo incerto, ancora pieno di
speranze per la riconciliazione.
“E’ vero!” sospirò
Naruto con tono piatto, nel mentre il suo sguardo si posava nuovamente sulla
kunoichi rosa. Stavolta anche lei lo guardava con aria confusa. Non riusciva a
capire cosa volessero significare le parole dell’Anbu. Cosa voleva dire che Naruto
ci aveva “provato”?
“La verità è che
io…non riesco a perdonarti per quello che hai fatto. Non ci riesco” proclamò
l’Uzumaki nello stupore generale. Nessuno si sarebbe mai aspettato di sentire
pronunciare parole del genere da Naruto.
Sakura non aveva avuto la benché minima reazione. Era di
certo colpita da quelle parole, ma, allo stesso tempo, voleva saperne di più.
Voleva capire cosa stava provando Naruto in quel momento.
“E’ cosi…strano. Ho
incontrato innumerevoli persone nella mia vita. Persone che avevano compiuto
ogni genere di errore possibile ed immaginabile. Eppure…sono sempre riuscito a
perdonarli. A dar loro una seconda chance. Ma stavolta… è diverso. E’ la prima
volta che mi sento invase da un sentimento simile e non riesco a liberarmene in
alcun modo. Finche…non ho capito cosa dovevo fare. C’era solo un modo che
avrebbe potuto porre fine a questa storia: Dimenticare! Solo dimenticando ciò
che avevi fatto, sarei riuscito a perdonarti. Per questo motivo…ho iniziato a
prendere le distanze da te. Ad evitarti”
Sakura sussultò a quella rivelazione. Tutte le sue
impressioni e i suoi ragionamenti su Naruto e sul fatto che la stesse evitando
di proposito era fondati. Tutte quelle sensazioni, Naruto che girava l’angolo
appena la vedeva, tutti gli sguardi mancati, le scuse sul fatto che erano
entrambi troppo impegnati per riuscire a vedersi. Non erano semplicemente congetture. Erano la
verità. Una realtà che lei stessa aveva rifiutato di accettare. Come aveva
potuto essere cosi cieca? Si domandò la ragazza. Adesso provava l’irresistibile
impulso di picchiarsi per essere stata cosi sciocca da non vedere quanto stava
succedendo fra lei e Naruto.
“Tuttavia, questa mia
piccola missione personale…” continuò il ragazzo, alzando gli occhi al
cielo “…si è rivelata molto più ostica
del previsto” il suo sguardo tornò sulla rosa, che lo ascoltava senza
interruzioni con le mani strette al petto, al suo cuore ormai ferito. Ciò che
avrebbe detto Naruto, molto probabilmente, l’avrebbe fatta soffrire ancora di
più. Ma al ninja sembrò non importare, voleva liberarsi da tutto ciò che, per
troppo tempo, era rimasto celato dentro di se.
“Durante la guerra non
ho pensato minimamente a ciò che avevi fatto. A quanto sconsiderate e folli
fossero state le tue azioni. Troppo preso dalla battaglia, ho continuato a
combattere al tuo fianco come se nulla fosse accaduto. La mia mente è il mio
cuore erano concentrati su un unico scopo: vincere quella stupida guerra e
portare la pace una volta per tutte”
Naruto iniziò a camminare avanti e indietro, come se non
riuscisse più a stare fermo e continuò:
“Ero cosi felice che la
guerra fosse finita che credeva che nulla avrebbe turbato quegli attimi di pace
e serenità. Ma…mi sbagliavo. Dopo essere tornato al villaggio, dopo la partenza
di Sasuke, i ricordi di quanto accaduto sono tornati e mi hanno investito come
un fiume in piena. Non riuscivo a capire…non riuscivo a credere che “proprio tu
Sakura”, la persona a me più vicina, un giorno avresti potuto farmi una cosa
simile, fregandotene di cosa io avrei provato. Non riuscivo, non riesco ad
accettarlo.
All’inizio, non
provavo altro che rabbia e frustrazione. Pensavo che dopo qualche tempo mi
sarebbe passato tutto. Invece…mi bastava guardarti per far si che quei
sentimenti tornassero a farsi vivi più furiosi che mai. Vederti cosi
indifferente nei miei confronti, come se nulla fosse accaduto, non faceva altro
che alimentare la mia rabbia. Se fossi andato avanti cosi, un giorno sarei
esploso e io non volevo questo.
Cosi, ho iniziato ad
evitarti in tutti i modi possibili. Ho iniziato a lavorare più assiduamente nei
cantieri per la ricostruzione del villaggio. Prendevo sempre le strade più
lunghe, quelle dove ero sicuro di non incontrarti. Cercavo di venire il minimo
possibile in ospedale. Se mi facevo male, mi rivolgevo sempre a Shizune o Ino.
Inoltre, di recente ho
iniziato ad uscire con Hinata e questo mi ha aiutato molto. Ho passato delle
piacevoli serate in sua compagnia. Quando sono con lei…i pensieri spiacevoli
svaniscono”
Ho iniziato a credere
che se avessimo smesso di frequentarci, tutto quello che provavo, tutta la
rabbia che sentivo dentro, un giorno sarebbe finalmente scomparsa. Ci ho
creduto davvero… fino a poco fa.
Oggi, quanto ti ho
vista entrare, appena ti ho guardata negli occhi, ho sentito subito quei
sentimenti farsi nuovamente largo in me. Mi sono allontanato. Non perché non
riuscivo a guardarti ma… perché ero spaventato. Credevo che con il tempo, la
rabbia si fosse affievolita fino a scomparire…invece, ho scoperto che non solo
era ancora li, ma che era cresciuta. La rabbia si era evoluta in qualcosa di
più. Senza che me ne rendessi conto, mi ha divorato come fosse un cancro.
Durante la festa, ho
fatto fatica a controllarmi. Ho cercato di essere più freddo e distaccato
possibile, in modo da non lasciare che quei sentimenti prendessero il
sopravvento su di me. Ma poi…”
“Poi sei esploso” concluse
la kunoichi dai capelli rosa. Le lacrime si erano arrestate, nonostante avesse
ancora gli occhi rossi e lucidi. Continuava a tenere i pugni serrati e il viso
accigliato. Il racconto di Naruto non sembrava averla sconvolta più di tanto.
Le domande a cui lei cercava risposta erano altre.
“Se davvero tu…eri
cosi arrabbiato con me da non riuscire neanche a guardarmi, allora…per quale
motivo hai aspettato cosi tanto per raccontarmi tutta la verità? Per quale
motivo quel maledettissimo giorno…
“Perché non mi hai
affrontata? Perché non ti sei sfogato prima? Perché non ti sei arrabbiato con
me? Perché non mi hai insultata, invece di tenerti tutto dentro? Perché?” urlò
la ragazza, affranta dal dolore. Se quel giorno Naruto le avesse detto
apertamente cosa pensava di lei, forse non si sarebbe dovuti arrivare a questo.
Il ninja biondo non era per nulla intimorito da quelle serie
di domande. Quasi come se le aspettasse. Fronteggiava il suo sguardo con
assoluta tranquillità.
“Vuoi sapere perché,
Sakura? Eppure dovresti saperlo” esclamò Naruto con tono incredibilmente
serio. Alzò la mano destra, la strinse a pugno e, picchiettandosi forte il
petto, rispose: “Perché io sono un ninja”
“Un vero shinobi non
si fa mai dominare dalle emozioni. In missione dev’essere sempre freddo e
razionale. Deve prendere delle decisioni senza farsi influenzare dai problemi
personali. Uno concetto che sembri aver dimenticato.
Quel giorno, ho deciso
di lasciar correre perché avevo problemi ben più gravi di cui occuparmi. Ho fermato
Sasuke dall’uccidere te e il maestro Kakashi, ho dovuto imparare a controllare
il potere della Volpe e ho dovuto combattere una guerra che avrebbe potuto
distruggere tutto quello che a noi sta più a cuore. Tsk! A differenza tua, io
ho delle responsabilità a cui non potevo sottrarmi. Non avevo certo tempo da
perdere dietro i capricci di una bambina viziata”
“Smettila di parlarmi
cosi! Io non sono una bambina viziata” urlò spazientita la ragazza.
L’impulso di avventarsi sul ninja biondo cresceva sempre di più. Ma non poteva
permetterlo.
“Quel giorno, hai
disonorato te stessa e il nome di ninja” continuò Naruto imperterrito,
avvicinandosi pericolosamente alla kunoichi “Ti
sei lasciata dominare dalle emozioni e, senza alcun tipo di razionalità, ti sei
buttata in un tuo folle piano, ignorando le conseguenze che questi avrebbe
potuto avere su di te su gli altri. Sei
stata cosi presuntuosa da addormentare i tuoi compagni di squadra, le uniche
persone che avrebbero potuto darti una mano nel caso le cose fossero andate
male. Hai agito da irresponsabile. Con che coraggio osi definirti ninja di
questo villaggio?”
“Non parlarmi cosi” urlò
di rimando la kunoichi “Anche tu hai
agito da irresponsabile. Caricando tutto sulle tue spalle. Ti sei fatto
picchiare dai ninja della Nuvola, solo per non dare informazioni riguardo
Sasuke. E, come se non bastasse, sei andato dritto dal Raikage per far si che
assecondasse il tuo desiderio di non farlo diventare un nukenin. Hai sempre
fatto di testa tua”
“Le nostre azioni non
sono minimamente comparabili” la rimproverò Naruto, avanzando ancora verso
di lei “Io non ero tenuto a rivelare
informazioni a ninja estranei. Anche se mi avessero torturato, non sarebbero
riusciti ad estorcermi nulla. Soprattutto se quelle informazioni riguardavano
Sasuke. Se semplicemente picchiarmi avesse soddisfatto la loro sete di
vendetta, allora, ben venga. Meglio questo che una guerra tra la Foglia e la
Nuvola.
Solo dopo aver visto
quanto odio nutrivano i ninja della Nuvola per Sasuke, ho deciso di incontrare
il Raikage. Al mio fianco, avevo il maestro Kakashi e il capitano Yamato. Non
mi sarebbe successo nulla. Volevo solo parlare con lui. Non ho affrontato
nessun combattimento mortale. Non ho addormentato i miei alleati per poter
agire di testa mia”
“Be, scusami tanto se
ho cercato di “non” mettere in pericoli i miei amici” esclamò Sakura con
sarcasmo “Anche se ciò che ho fatto è stato
sconsiderato, dovevo essere io ad affrontare Sasuke, da sola. Loro non
c’entravano niente. Se gli fosse successo qualcosa per colpa mia, io…” la
kunoichi trattenne il respirò per un’attimo, raggelata dalla quella
prospettiva. Lo sguardo omicida che Sasuke aveva quel giorno era ancora vivo
nella sua mente “Dimmi una cosa. Se è
davvero questo che pensi di me, allora…perché non ne hai parlato con me appena
tornati al villaggio? Avresti potuto levarti il dente subito, invece, hai
deciso di aspettare fino ad oggi. Per quale motivo? C’entra ancora Sasuke?
Oppure…c’è qualche altro motivo per il quale hai aspettato?”
Naruto si fermò a pochi centimetri dalla ragazza. La
guardava dall’alto in basso con un sorriso beffardo stampato sul viso. Le iridi
dei suoi occhi erano talmente scure da sembrare nero pece. Uno sguardo cosi
freddo, cosi familiare, cosi simile a quello di…
“Mi hai chiesto per
quale motivo non ho affrontato prima questa discussione con te. E’ vero! Avrei
potuto farlo dopo la fine della guerra. Ma vedi…tutto quello che è successo mi
ha permesso di riflettere sul nostro rapporto. Ma soprattutto, ho avuto modo di
capire che tipo di persona sei realmente, Sakura”
“Che tipo di
persona…sono…” sussurrò incredula la kunoichi, non credendo a ciò che il
ragazzo le stava dicendo. Cosa voleva dire che Naruto aveva “riflettuto” sul
loro rapporto.
“Ricordi com’era il
nostro rapporto prima della fuga di Sasuke? Io cercavo in tutti i modi di farmi
notare da te. Tu, invece, eri sempre…superficiale con me, quasi fredda. Cercavi
di tenermi a distanza, nel mentre il tuo unico interesse era attirare le
attenzioni di Sasuke. Con il tempo,
ho cominciato a pensare che nulla sarebbe cambiato tra noi. Fino a quel
giorno…”
“Dopo che lui se n’era
andato, il tuo comportamento nei miei confronti è…cambiato. Sei diventata più gentile,
più cordiale con me. Ricordo il giorno in cui mi venisti a trovare in ospedale,
dopo il fallimento della missione. Mi rivolgesti parole di conforto e mi
sorridesti. Credo sia stata la prima volta che tu mi abbia sinceramente
sorriso”
Sia Sakura che Naruto si ritrovano inevitabilmente a
sorridere nel mentre ricordavano i tempi andati. La loro vita prima di
diventare dei chunin era molto più semplice e spensierata. Il periodo della
loro adolescenza sembrava essere volata via come un soffio di vento.
Adesso, Naruto era considerato l’eroe del villaggio, il
simbolo della pace nel mondo ninja. Mentre Sakura era divenuta una brillante
ninja medico che occupava un posto di rilievo nell’ospedale diretto
dall’Hokage.
Entrambi avevano delle responsabilità a cui non potevano
sottrarsi.
“Dopo essere tornato
dal mio viaggio di allenamento con il maestro Jiraya, hai continuato a starmi
vicino. Molto più di prima. Sembrava quasi che la lontananza avesse reso più
forte il legame che c’era tra noi. Abbiamo affrontato la prova dei campanelli
e, insieme, abbiamo sconfitto il maestro Kakashi. Eravamo più affiatati di
quanto non lo fossimo mai stati”
“Tuttavia, fin
dall’inizio, l’unica cosa che ci legava era Sasuke. Il desiderio di riportarlo
al villaggio era ciò che più ci univa. Al secondo tentativo di riportare a casa
Sasuke c’eri anche tu. Quella volta ero ottimista, pensavo di essere diventato
forte abbastanza da riuscire a contrastare il suo desiderio di vendetta. Con te
al mio fianco, credevo davvero che saremmo riusciti nell’impresa. Ma, ancora
una volta, ho fallito. Ero…debole”
“Hai cercato di
confortarmi dicendomi che non era ancora finita. Che, insieme, saremmo diventati
più forti. Quelle parole cosi incoraggianti, erano cariche di un profonde
dolore. Percepivo dalla tua voce quanto grande doveva essere la tua sofferenza.
Sapevo di averti deluso ancora una volta ed ero deciso più che mai a non
arrendermi”
“Da allora, hai
continuato a starmi vicino. Il cambiamento nei miei confronti che avevo notato
anni fa era diventato ancora più evidente. Sei diventata molto più affettuosa
con me. L’ho capito dai tuoi gesti, dai tuoi sguardi”
“Io…non riuscivo a
capire il motivo di tale cambiamento. Forse il mio essere troppo impulsivo ti
preoccupava a tal punto da volermi tenere d’occhio. Oppure, cercavi di
compensare la mancanza di Sasuke stando accanto a me. Non riuscivo a trovare una risposta. Ma
poi…tutto mi fu finalmente chiaro”
“Ogni tua gentilezza,
ogni tuo gesto. Il tuo comportamento cosi cordiale verso di me aveva trovato un
senso. Tutto era servito al solo scopo di avvicinarti a me, cosicché potessi
convincermi una volta per tutte a lasciar perdere Sasuke”
“C-Cosa…cosa
stai…dicendo?” balbettò Sakura, visibilmente scossa.
“La verità, Sakura, è
che tu, fin dall’inizio, non hai mai
avuto fiducia in me” esclamò Naruto con cosi tanta forza da far tremare il
pavimento “Non hai mai creduto che sarei
riuscito a riportare indietro Sasuke. Non hai mai creduto che sarei riuscito a
mantenere la promessa. Non hai mai creduto…in me”
“Questo…questo non è
vero” replicò debolmente la kunoichi con le labbra tremanti e gli occhi
sgranati e lividi “Io non ho mai
dubitato…”
“Non mentirmi,
Sakura!” urlò Naruto, nel mentre serrava nervosamente i pugni nel vano
tentativo di mantenere il controllo “Le
tue azioni parlano da sole. Forse non te ne sei resa conto, oppure fai finta di
non capire, ma adesso ti dirò io come stanno le cose. Tu volevi che Sasuke
ritornasse al villaggio. Che tornasse da te. E’ sempre stato questo il tuo
desiderio. Ma, contemporaneamente, dentro di te è iniziato a nascere un dubbio.
La terrificante paura che Sasuke non volesse più tornare al villaggio, anche
dopo aver ottenuto la sua vendetta. Durante l’ultima missione di recupero, quei
dubbi hanno iniziato a trasformarsi in certezze”
“Tu stessa hai visto
quanto profondo sia stato il cambiamento di Sasuke. Forse non ti aspettavi che
ci avrebbe attaccati, credendo che fosse ancora il ragazzo di un tempo, colui
di cui ti era innamorata. Dopo quel fallimento, si è fatto largo il pensiero
che Sasuke non volesse più avere legami con noi. Che non volesse più tornare al
suo paese natale. Queste certezze hanno trovato ulteriori conferme dopo la
morte di Itachi. Sasuke aveva compiuto la sua vendetta ma, invece di tornare al
villaggio, si è unito all’Akatsuki”
“Per te, è apparso più
che evidente che tipo di strada avesse scelto Sasuke. Perciò, hai concluso che
non sarebbe servito a niente continuare ad inseguire la sua ombra. Che noi
l’avessimo voluto oppure no, Sasuke non sarebbe tornato indietro. E che, se
avessimo continuato, alla fine saremmo rimasti uccisi. Che io sarei rimasto
ucciso nel tentativo di raggiungerlo. Avresti preferito ucciderlo con le tue
stesse mani, piuttosto che correre il rischio. Hai dato per scontato che io non
fossi al suo livello, che non avrei potuto sconfiggerlo. Cosi…hai attuato un
piano per far si che io lasciassi perdere tutta la faccenda, compresa la storia
della promessa. Hai aspettato di avvicinarti abbastanza a me per poi cogliere
l’occasione giusta. Dimmi, ho indovinato?”
“Come…come puoi…COME
PUOI ACCUSARMI DÌ QUALCOSA DÌ COSI…SPREGEVOLE” urlò Sakura al limite della
disperazione, spingendo violentemente il ninja biondo lontano da lei, facendolo
barcollare. Le lacrime continuavano a uscire violentemente senza alcun
controllo. Le parole di Naruto, descrivendola come la più abbietta delle
creature, avevano ferito la kunoichi molto più profondamente di quanto già non
avesse fatto.
I tremiti che poco prima era riuscita a placare, erano
tornato più forti di prima, impedendole quasi ogni movimento. Era come se la
vita che scorreva nel suo corpo si fosse dissolta, lasciando solo un grande
vuoto.
“Eheh! Sai, devo
ammettere che la tu interpretazione quel giorno è stata davvero esemplare. Hai
superato te stessa” esclamò il ninja biondo sorridendo malignamente. Naruto iniziò a ripercorrere quei
momenti nella sua mente. Erano cosi vividi che difficilmente avrebbe potuto
dimenticarli.
“Il modo in cui mi hai detto “Ti amo!”
“Il tono di voce cosi innocente, cosi perfettamente impostato.”
“Gli occhi lucidi e brillanti, lo sguardo rivolto verso il basso per la
timidezza.”
“Avevi paura che guardandomi negli occhi, ti saresti tradita”
Ed infine…il tocco di classe.
“L’abbraccio finale”
“Mi hai strinto forte a te, come fossi la persona più importante della
tua vita”
“Io rimasi immobile, nel mentre le tue luride braccia mi avvolgevano in
quella catena di menzogne in cui pensavi di imprigionarmi"
“Mi sussurravi all’orecchio, come fossimo due amanti”
“Continuavi a mentirmi, dicendo che non ti importava niente di Sasuke”
“Che ero io l’uomo che amavi, che volevi proteggermi”
“Ed infine, te ne sei andata come se nulla fosse accaduto”
“Ahahahah! Sei stata
bravissima! E’ stato uno spettacolo talmente nauseante da farmi venire voglia
di vomitare” esclamò Naruto in modo trionfante, battendo le mani come per
schernirla.
“ORA BASTA! SMETTILA!”
urlò la ragazza, rabbiosa più che mai. Gli occhi ricolmi di disprezzo verso
quello che sarebbe dovuto essere il suo migliore amico.
“Vuoi sapere qual è la
parte più divertente di questa storia, Sakura?” domandò Naruto, mettendo le
mani sui fianchi “Se quel giorno tu mi
avessi baciato, molto probabilmente ci sarei cascat….”
Un suono secco echeggiò nella stanza, creando un silenzio
surreale. Una mano alzata per aria. Il volto di Naruto girato dall’altra parte.
Sakura non si era nemmeno di accorta di
aver rapidamente raggiunto Naruto e di averlo schiaffeggiato davanti a tutti i
suoi amici. Teneva ancora la mano tremante alzata, incredula per ciò che aveva
fatto.
Non era stato uno dei suoi soliti schiaffi. Se avesse usato
tutta la forza di cui disponeva, probabilmente il ninja biondo si sarebbe
ritrovato catapultato fuori dalla casa di Shikamaru.
Mossa solo dall’istinto, aveva colpito Naruto con
sufficiente forza da fargli capire che aveva oltrepassato ogni limite. Se fosse
bastato solo uno schiaffo per dimostrare a Naruto quanto grande fosse il suo
dolore, a quest’ora se ne sarebbe già andata via. Ma era ancora li. Non sarebbe
fuggita, come la se stessa del passato.
“N_Non ti permetto…di
umiliarmi cosi” fu la risposta della kunoichi, nel mentre abbassava
lentamente il braccio destro ancora tremante, il palmo della mano che le
pulsava furiosamente, segno che il corpo che aveva inferto al ragazzo era stato
sufficiente forte.
Sakura non riusciva ancora a vedere lo sguardo di Naruto, ne
la sua espressione. Teneva ancora la testa rivolta verso il muro. Riusciva a
vedere solo la guancia rossa dove lo aveva schiaffeggiato. La zazzera bionda
sulla sua testa copriva tutto il resto, nascondendo i suoi occhi.
“Tutto quello che c’è
stato tra noi. Tutte le missioni affrontate l’uno accanto all’altro. Tutti i
momenti passati insieme. I momenti felici e i momenti tristi. I “nostri”
momenti erano REALI. Non….non lascerò che tu gli distrugga in questo modo.
Tutto quello che abbiamo passato insieme è sempre stato vero”
Naruto iniziò a voltare la testa e la alzò per poter
guardare la ragazza negli occhi. Sotto i suoi capelli biondi, gli occhi di Naruto
brillavano come zaffiri, più scintillanti che mai. Era quello il suo sguardo.
Era quello il vero Naruto. Era come se si fosse risvegliato da un brutto
incubo. Lo schiaffo doveva aver smaltito gli effetti del sakè, facendolo
tornare se stesso.
Sakura osservò l’espressione seria del ninja biondo.
Un’espressione che non gli era mai appartenuta. I suoi occhi azzurri erano
ancora lucidi, intrisi di un’immensa tristezza che non riusciva più a celare.
La kunoichi senti uno stretta allo stomaco, nel mentre ricambiava il suo
sguardo. Forse si sentiva in colpa per quel gesto cosi impulsivo. Ma è stato
necessario. Naruto non le ha lasciato altra scelta, pensò la kunoichi.
“Anche ciò che è
successo quel giorno è reale?” domandò Naruto a bruciapelo, con la voce
incrinata e roca “Anche tutte le parole
che mi rivolgesti erano vere?”
La kunoichi si ritrovo nuovamente imprigionata da quelle
domande che da lungo tempo non riuscivano a trovare risposte. Il suo modo di
agire era stato sconsiderato, quasi disperato. Ma non poteva essere solo questo
ad averla spinta ad agire in quel modo. Doveva esserci dell’altro. Quel
qualcosa che da lungo tempo era celato dentro di se, ma che non riusciva a
venire a galla.
Sakura non rispose a quelle domande. Tutto ciò che si limitò
a dire fù: “Se credi che tutto ciò che
c’è stato tra noi, sia stato solo una pura finzione, allora, dubito che tu mi
conosca davvero. Arrivati a questo punto, dubito persino che la nostra amicizia
sia mai esistita”
“Hai ragione, Sakura.
Io non ti conosco cosi bene. Come tu non conosci me. Anche la nostra amicizia
non era nient’altro che un’illusione creata dal nostro desiderio di voler
salvare Sasuke” Naruto avanzò lentamente verso la kunoichi e la sorpasso,
dandole le spalle “Se fossi stata davvero
mia amica, non mi avresti mai dovuto fare una cosa del genere”
Sakura non replicò. Abbasso lo sguardo, nel mentre sentiva i
passi di Naruto alle sue spalle farsi sempre più flebili. Si era allontanato
fino a raggiungere l’altro capo della tavola. Poi si fermò “Quel che è fatto è fatto. Non si torna indietro. Ad essere sincero,
non mi importa cercare di capire cosa diavolo è successo quel giorno. Ne come
sia giunti a questo punto. Non ha più alcuna importanza. Tutto quello che so è
che ho commesso un’errore. Un terribile errore di cui pentirò per tutta la
vita” dopo qualche secondo i silenzio, Naruto continuò “Ma…è stato un’errore che non ripeterò. Le nostre strade si dividono
qui”
“C-Cosa?” domandò
flebilmente la kunoichi, voltandosi improvvisamente verso il ragazzo che
continuava a darle le spalle. Naruto parve non aver sentito la sua domanda.
Continuava a guardare dritto avanti a se, con lo sguardo perso nel vuoto.
Sakura tentò di riformulare la domanda, ma qualcun altro era intervenuto al suo
posto.
“Aspetta!” esclamò
Sai raggiungendolo di corsa. Sakura si ritrovo sorpresa nel sentire per la
prima volta il tono allarmato dell’Anbu.
Inoltre, si era appena resa conto che tutto ciò che era
appena successo fra lei e Naruto, era accaduto davanti agli occhi dei loro
amici. Nessuno di loro si era mosso da quando avevano iniziato a litigare.
Alcuni cercavano persino di trattenere il fiato, per cercare di non disturbare
qualcosa che, ai loro occhi, doveva apparire davvero grave.
Durante la discussione con Naruto, si era completamente
dimenticata della loro presenza. Persino del tentativo di Sai e Shikamaru di
proteggerla. Sembrava ci fossero solo loro due in quella stanza.
La stessa cosa doveva valere per Naruto, che sussultò nel
sentirsi richiamare dal giovane Anbu della Radice.
“Non…non puoi! Hai
detto che avresti aspettato. Che ne avremmo parlato prima. Che ne avresti
parlato con Sakura. Non puoi farlo”
“Troppo tardi” rispose
Naruto con tono piatto e asettico “Ho già
riferito la mia richiesta al Quinto Hokage questa mattina”
“M-ma tu..non…”
“Sai!” lo richiamò il compagno, sorridendogli e
mettendogli una mano sulla spalla “ Tu
sapevi che sarebbe successo. Era solo questione di tempo prima che io prendessi
questa decisione. Anche se ne avessimo parlato, non sarebbe cambiato niente.
Per cui…”
“SI! Ma…” Sai
rivolse a Sakura uno sguardo preoccupato. Lei guardava confusa i due ragazzi,
non capendo a cosa entrambi si riferissero. Quindi Sai era davvero a conoscenza
di cose che Naruto le aveva tenuto nascosto.
“Sai! Di cosa state
parlando?” domandò la ragazza. Ma l’Anbu non rispose. Semplicemente,
abbasso lo sguardo. Non poteva dirle la verità. Naruto gli aveva fatto
promettere che non lo avrebbe mai rivelato a nessuno.
Toglimi una
curiosità, Naruto.
Ormai ho capito
quello che provi per Sakura e so anche che lei è innamorata di Sasuke.
Ma quando lui
tornerà e tu avrai mantenuto finalmente la tua promessa…
…cosa farai?
“Fatti da parte, Sai! E’ compito
mio” esclamò
serio il ninja biondo, levando la mano dalla spalla del compagno. Con calma
esasperante, si girò verso la ragazza che lo guardava confusa e spaventata.
Dopo
tutto quello che aveva passato. Dopo tutto ciò che si erano detti. Cos’altro
ancora doveva dirgli Naruto? Cosa voleva dire quel “Le nostre strade si
dividono qui”? Cosa aveva chiesto al Quinto Hokage?
Sinceramente…non ci
ho mai pensato.
Ora come ora, tutto
quello che voglio è passare più tempo possibile insieme a lei.
Voglio vederla
felice e l’unico modo è mantenere la mia promessa.
Voglio vedere il
Team 7 unito ancora una volta.
Prima che…
“Avrei voluto che ci fosse anche
Sasuke, lo avrei comunicato ad entrambi al momento giusto. Ma, come tu sai, ciò non è stato possibile.
Cosi, ho dovuto agire diversamente”
Naruto
appariva visibilmente teso. Era come se fosse combattuto da una forza interiore
che gli chiedeva se stesse davvero facendo la cosa giusta. Tuttavia, quella era
una scelta che aveva già compiuto tempo fa. Non poteva tornare indietro. Non più.
Il
ninja biondo trasse un profondo respiro e continuò: ”Stamattina, sono andato dal Quinto Hokage e…ho espresso la richiesta
di…”
..tutto finisca!
“…poter lasciare
il Team 7”
Ciao a tutti ragazzi :)
Coem sempre, scusate il ritardo.
Speravo di farmi vivo poco dopo le vacanze pasquali ma non c’è l’ho fatta.
Troppi contrattempi :(
Tra l’altro, questo capitolo mi
ha dato parecchi grattacapi. Più del precedente. Mettere tutto ciò che ho in
testa per iscritto e farlo passare per una “conversazione” è abbastanza
complicato.
Non ho idea di come sia il
risultato finale. Forse avrei potuto fare meglio. Non lo so. Ci sono sempre
quegli errori grammaticali da cui non riesco a divincolarmi.
Sperò che il capitolo sia di
vostro gradimento. Perché ho assoluto bisogno di proseguire con la trama ;)
Dunque…parliamo un po’ di cosa
sta succedendo.
Voi vi rende conto dell’entità
dei danni che io stesso sto creando??? Facciamo un po’ di conti:
- Naruto ha rinunciato l’incarico
di Hokage
- Sta per lasciare il villaggio
-Sasuke è in prigione e sta
scontando la sua condanna.
-Naruto litiga con Sakura (per
ovvie ragioni)
-Infine, decide di lasciare il
Team 7
Quest’ultima era la ciliegina
sulla torta di cui parlavo. Ho cercato di farvelo capire in maniera molto
velata. Nel capitolo 28 c’era un chiaro riferimento. Non so se ci sono
riuscito. Perché nessuno penserebbe mai a una cosa del genere.
Naruto che lascia il team 7 ???
Follia! Mai sei fuori di testa! Non potrebbe mai accadere! E invece… :P
In tanti anni che sono stato su
EFP quasi NESSUNO ha mai pensato di fare una cosa del genere. Eppure, non mi
sembra una cosa cosi…assurda.
Io sono convinto che esistono delle ragioni
per la quale Naruto possa decidere di fare una cosa simile. Più di una.
Non è che io mi diverta a far
fare a Naruto la parte del “pezzo di merda” senza una ragione importante.
Per concludere, se prendete questi
avvenimenti singolarmente…non hanno alcun senso. Dovete vedere il quadro nella
sua interezza per capire :)
Noi che siamo
i lettori SAPPIAMO come sono andate le cose. Sappiamo tutto ciò
che pensano i personaggi, perchè hanno agito in un determinato
modo. Ma loro non sanno tutto . I personaggi sono a conscenza solo di
"pezzi" della storia. Di conseguenza, possono interpretare determinati
comportamenti in maniera diversa. Possono "fraintendere" determinate
cose. Spero che abbiate intuito dove voglio arrivare ;)
Sicuramente avrò dimenticato di accennare
qualcos’altro, ma non importa. Tutto ha tempo debito.
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto. Lo spero almeno :)
Come sempre ringrazio tutti
coloro che mi seguono. Chi recensisce soprattutto, è bellissimo leggere i
vostri commenti ;)
Ringrazio anche chi ha inserito
la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate. Grazie davvero :)
Spero di risentirvi presto.
Un saluto e al prossimo capitolo
:)
Leon92
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Capitolo 35 *** Realtà ed Accettazione ***
Cap 35
“Qualche ripensamento?”
domandò raggiante Tsunade, guardando Naruto che si ergeva fiero davanti a
lei. I suo occhi scintillanti e al tempo stesso determinati, il suo volto
maturo e la sua espressione risoluta. Nei suoi lineamenti non vi era più traccia
del bambino immaturo e avventato del passato. Oramai Naruto era divenuto
un’uomo affascinante e responsabile della sue azioni. Senza contare che era un
ninja formidabile per la sua giovane età. Avrebbe potuto rivaleggiare con i
grandi Kage del passato e, un giorno, avrebbe potuto ricoprire quel ruolo anche
lui.
“Assolutamente no” rispose
il ragazzo con un lieve sorriso sulle labbra. La decisione di non voler
diventare Hokage era stata la più difficile della sua vita. Era il suo sogno
dopotutto. Tuttavia, sapeva di aver fatto la cosa giusta. Non era pronto per
ricoprire quell’incarico. C’erano ancora troppe cose che doveva fare. Troppe
cose da dover ancora apprendere. Non lo stava facendo solo per se stesso. Lo
faceva per il bene del villaggio e per
le persone che amava.
Tsunade diede le spalle al ragazzo. Raggiunse la sua
scrivania e si sedette sulla poltrona. Dopodiché, con un rapido movimento, dal
piccolo cassetto sulla sua destra estrasse due cose. Una piccola busta
accuratamente sigillata ed una scatolina in metallo placcata di nero.
“Avvicinati, Naruto” esclamò
la ninja cinquantenne, nel mentre posava delicatamente i due oggetti sul tavolo
straripante di documenti e scartoffie.
“Mmh? Cosa sono?” domandò
curioso l’Uzumaki, avvicinandosi lentamente alla scrivania.
Tsunade porse per prima la piccola bustina sigillata. Naruto
l’afferrò e la guardò con sospetto da entrambi i lati. Qualcuno gli aveva
mandato una lettera. Chissà chi era il mittente?
Dietro la busta, nell’angolo in alto a sinistra, vi erano
scritte queste parole…
“A Naruto Uzumaki”
“Con i nostri
ringraziamenti per i servizi resi al villaggio. La sconfitta del leader
dell’Akatsuki conosciuto come Pain, la straordinaria vittoria ottenuta nella
Quarta Grande Guerra Ninja ed, infine, la cattura del famigerato nukenin Sasuke
Uchiha”
“Confidiamo che lei
accetterà questo piccolo omaggio e che continuerà ad agire per il bene di
Konoha e del mondo ninja”
“Con i nostri
ossequi”
I Daimyo del Paese
del Fuoco
Naruto
rimase basito per qualche secondo. Gli occhi e la bocca spalancati dallo
stupore. I Daimyo, gli uomini più ricchi e potenti del mondo, avevano
ringraziato lui. Naruto Uzumaki, colui che veniva considerato la forza portante
della Volpe a Nove Code ed una minaccia per Konoha.
Senza
troppi complimenti, il ninja biondo si affrettò ad aprire la busta. Al suo
interno vi era qualcosa che lo lascio ancora più di stucco. Soldi. Tanti soldi.
Più di quanti ne avesse mai visti.
Preso
da un’incredibile euforia, Naruto iniziò a pensare ai modi in cui avrebbe
potuto spendere tutto quel denaro. Vi erano un’infinita di cose che desiderava
acquistare. Una nuova tuta, nuovi attrezzi ninja, una casa più grande. Tutto
ciò che voleva pareva ora a portata di mano.
Tuttavia,
quel breve attimo di felicità venne sostituito da un’immensa sensazione di
disgusto. Era talmente nauseante da fargli accartocciare lo stomaco.
“Che diavolo significa tutto
questo?” domandò
Naruto con voce bassa e al col tempo inquietante. Il ninja richiuse velocemente
la busta e la scaraventò violentemente sulla scrivania dell’Hokage.
“Non voglio questi soldi
sporchi. Non sono un mercenario. Non è per questo che ho lottato. Non è per
questo che ho salvato il villaggio. Ho combattuto quelle battaglie perché era
mio dovere farlo. L’ho fatto per riportare la pace e per salvare i miei amici.
Questo denaro…è macchiato dal sangue di tutte le vittime che ci sono state
durante la guerra. Tra cui…quello di Neji. Io…io…non posso…”.
Naruto
rivolse lo sguardo altrove, non riuscendo più a guardare quell’orrida bustina
bianca. Non fu una bella mossa, perché si ritrovò a fare i conti con lo sguardo
serio e arrabbiato di Tsunade. Quegli occhi erano cosi penetranti da
attraversarlo da parte a parte.
La
donna dai capelli biondi si adagiò più comodamente sulla sua poltrona,
incrociando le braccia al petto. Poi, con tono autoritario disse con forza “Riprendi quella busta”.
“No!” replicò il ninja “Non li voglio. Li dia a qualcun’altro.
Qualcuno che ne ha più bisogno di me. Oppure li usi per ricostruire il
villaggio. Non ho alcuna intenzione di…”.
“Ascoltami attentamente, Naruto”
tuonò Tsunade
con cosi tanta forza da far vibrare la stanza “Adesso non ti sto parlando come amica. Ti parlo come tuo Hokage” Naruto
si zitti di fronte alla donna. Appariva estremamente calma, anche se i suoi
occhi fiammeggiavano di rabbia.
“Hai appena definito questi
soldi…sporchi, macchiati di sangue. Dimmi, che differenza c’è tra un ninja e un
mercenario? Che differenza c’è tra una guerra e una qualsiasi altra missione?”.
Naruto
non rispose.
“Anche se apparentemente
sembrano termini diversi, in realtà non lo sono affatto. Tu sei un ninja ed,
allo stesso tempo, sei anche un mercenario. I Daimyo ci pagano per proteggere
il loro paese. Il paese del Fuoco. Il tuo luogo di nascita. Noi abbiamo il
compito di mantenere la pace e la stabilità all’interno della nazione. Per
questo compiamo delle missioni e le classifichiamo. E’ un modo per tenere sotto
controllo il paese e le usiamo come forma di sostentamento. Tuttavia, sono ben
poca cosa se paragonati ai proventi annuali che Daimyo ci donano per proteggere
il Paese del Fuoco”.
“Quindi mi sta dicendo che i
ninja dipendono da loro? Dai ricchi e dai potenti?” Tsunade annui
impercettibilmente. Anche se era triste ammetterlo, quella era la verità.
“Si! Durante la guerra, una
parte del nostro esercito di ninja è stato mandato a proteggere i Daimyo”.
“Loro sono la fonte di tutto.
Come credi che stiamo ricostruendo il villaggio? Hai idea di quanto costino i
materiali? Per non parlare della manodopera. E’ un’investimento troppo grande
perche il villaggio c’è la possa fare da solo. Loro dipendono da noi e noi
dipendiamo da loro. E’ cosi che va il mondo.
“Tsk! I Daimyo ci sfruttano solo
per proteggere se stessi e i loro interessi. A loro non interessa in che modo
si ottenga la pace. Non hanno idea di quante persone siano morte per ottenerla.
Per loro la guerra non è nient’altro che un’affare come un altro. Scommetto che
dopo l’attacco di Sasuke e di Obito al Summit si sono sentiti minacciati.
Immagino che ci avranno pagato profumatamente per andare in guerra, vero?” domandò furioso Naruto, non nascondendo
affatto la sua indignazione.
“So che la consideri una cosa
ignobile Naruto, ma che ti piaccia o meno, questo è il nostro modo di guadagnarci
da vivere. Siamo ninja” la
voce della donna si addolcì improvvisamente, sapeva cosa stava provando Naruto. Come Hokage sentiva quella morsa,
quella frustrazione ogni giorno. Dipendere e obbedire ai potenti per proteggere
e dare un futuro al villaggio e alle persone che ci vivono. Un
sentimento che chiunque abbia ricoperto quell’incarico ha provato almeno un
volta.
“Che si tratti di proteggere
un’uomo facoltoso o di ucciderlo. Che si tratti di recuperare delle
informazioni o di distruggerle. Che si tratti di assassinare qualcuno perché
viene considerato una potenziale minaccia. Che si tratti di attaccare un’intero
villaggio o di combattere una guerra. Queste sono tutte missioni e, difficili o
no, noi siamo pagati per svolgerle e
portarle a termine con successo. Il fallimento è un lusso che non ci possiamo
permettere”.
“Vuole dire che non le importa
quanti ninja muoiano purché riescano a completare la missione? Se la pensa
cosi, allora non è poi cosi diversa da Danzo e i membri della Radice”.
“Ti ricordi la prima missione di
recupero? Quando Sasuke è scappato dal villaggio? Quella mattina quasi tutti i
jonin del villaggio erano impegnati in diverse missioni. Cosi, ho incaricato
Shikamaru, un neo-chunin, di costituire un Team di genin che lo aiutasse a compiere
quella missione. Sono stata proprio io a suggerire te come parte del Team, te
lo ricordi?”.
“C-Certo!” rispose Naruto annuendo con la
testa. I ricordi iniziarono a riaffiorare nella sua mente. Ricordava l’ansia,
la preoccupazione, la fretta e la rabbia di ciò che considerava uno dei suoi
più grandi fallimenti.
“Io e Shikamaru eravamo consci
che un Team del genere aveva ben poche chance di riuscire nell’impresa e che,
molto probabilmente, alcuni di voi non avrebbero fatto ritorno. Tuttavia,
Shikamaru non si è tirato indietro. Ha riunito una squadra di 5 membri e ha
cercato di fare del suo meglio per portare a termine la missione e non solo…era
anche responsabile delle vostre vite”.
“Sapevo che Shikamaru, anche se
giovane, possedeva lo stesso cervello acume di suo padre. La consideravo
un’abilità importantissima, che avrebbe potuto fare la differenza. Ma, come ho
detto, Shikamaru a quel tempo era troppo giovane e peccava di una cosa
fondamentale…l’esperienza. Se avesse potuto sfruttare entrambi questi fattori,
forse, quel giorno la missione sarebbe finita diversamente.
Non avendo a disposizione alcun tipo di
informazione sul nemico, Shikamaru si è dimostrato davvero capace. Il suo
spirito d’improvvisazione e la sua perspicacia sono stati esemplari”.
“Eheh! Gia! E’ davvero un
grande” sorrise
debolmente il ragazzo. A quel tempo non aveva compreso la responsabilità che
gravava sul suo compagno. Troppo accecato dal suo desiderio di raggiungere
Sasuke e di mantenere la promessa. Per lui non era più una missione, ma una
faccenda personale.
Man
mano che avanzavano, la squadra si era sempre più divisa, dando a lui la
possibilità di raggiungere il suo obiettivo.
Ma, per
fare ciò, aveva lasciato i suoi compagni indietro. Aveva avuto fiducia nella
sua squadra, credeva che ognuno di loro sarebbe riuscito a sopravvivere. E i
suoi compagni credevano che sarebbe riuscito nell’impresa.
Al
ritorno della missione, alcuni di loro avevano riportato ferite davvero gravi.
Se i soccorsi non fossero arrivati in tempo, non ci sarebbe stato più nulla da
fare.
Sasuke
lo aveva sconfitto. Quell’unica possibilità che i suoi compagni erano riusciti
a guadagnare con il sangue era andata sprecata. Aveva fallito. Aveva fallito
perché…era troppo debole.
“Conosco quello sguardo” esclamò Tsunade, interrompendo
il flusso di pensieri del ninja biondo “Tu
non hai alcuna colpa per quello che è successo. Nemmeno Shikamaru c’è l’ha.
L’unica persona da biasimare qui, sono io. Sono stata troppo impulsiva nel
lasciare tutto nelle mani di 5 ragazzini. Ero..troppo ossessionata da
Orochimaru. Quel criminale ha ucciso il mio maestro e ha tentato di uccidere
anche te. Non..riuscivo a perdonarlo.
Era riuscito a farla franca e aveva intenzione di impossessarsi del corpo di
Sasuke e del potere dello Sharingan. Non lo avrei mai permesso, avrei usato
qualunque mezzo per catturarlo. Per ” Tsunade strinse i pugni cosi forte da
far scricchiolare le ossa. Anche se Orochimaru l’aveva salvata durante la
guerra, nutriva ancora un profondo odio nei suoi confronti.
Qualche
secondo dopo, l’Hokage si calmò e tornò nuovamente lucida e composta.
“Nonna Tsunade…” sussurrò flebilmente Naruto,
molto triste in volto. Proprio come lui, anche Tsunade ha sofferto per il
fallimento di quella missione. Forse, ne soffriva ancora adesso.
Perché
se ne era reso conto solo adesso?
“Tu credi…” iniziò Tsunade con voce roca “…che i fatti accaduti quel giorno…non
abbiano avuto delle conseguenze…su di me?”.
“Uh? Conseguenze?”.
“Tu non lo puoi sapere ma…ho
rischiato di perdere il titolo di Quinto Hokage”.
Ci fu
il silenzio. Poi un’ urlo. “CHE COSA? E
PER QUALE MOTIVO? SOLO PERCHE’ HA MANDATO UNA SQUADRA DI 4 GENIN ED UN SOLO
CHUNIN IN UNA MISSIONE DÌ RECUPERO?”.
“Non è solo per questo. Ci sono
molte ragioni, alcune delle quali davvero rilevanti. Tanto per cominciare, ho
permesso a Sasuke Uchiha di scappare dal villaggio. Mi aspettavo che Orochimaru
sarebbe tornato a Konoha per convincerlo a seguire le sue orme. Invece, è stato
proprio Sasuke ad andarsene di sua spontanea volontà. Si è fatto persuadere
facilmente, solo per ottenere il potere che gli serviva ad uccidere suo
fratello”.
“Ma lei non poteva prevederlo.
Nessuno di noi poteva. Nessuno…tranne…tranne…” le parole di Naruto si
indebolirono sempre di più. Finche, non ci fù più nulla da dire. Sia lui che
Tsunade sapevano con esattezza a chi si stava riferendo.
“…tranne…Sakura, giusto? In
qualche modo, lei l’aveva capito” concluse Tsunade, rivolgendo lo sguardo al soffitto della
sua stanza “Forse, i sentimenti che
nutriva per lui l’hanno in qualche modo aiutata a capire il piano di Sasuke”.
“Quel giorno sarei dovuto essere
li, al suo fianco” la
donna poteva percepire il rimpianto attraverso le parole di Naruto “Ho sempre considerato Sasuke un fratello,
un’amico e un rivale. Avrei dovuto sapere cosa gli stava passando per la testa.
Dopotutto, entrambi abbiamo sofferto durante la nostra infanzia. Eravamo…simili.
Se le cose stavano davvero cosi, allora, come ho fatto a non capire le sue
intenzioni?”.
“Credo che tu conosca già la
risposta a questa domanda” Lo
sguardo serio di Tsunade tornò a posarsi su quello di Naruto “Tu e Sasuke non siete affatto simili. Siete
due persone completamente diverse e le vostre sofferenze passate sono anch’esse
diverse. Sasuke ha visto morire la sua famiglia e il suo clan in una notte per
mano di suo fratello Itachi, la persona che lui più amava al mondo.
Tu invece, fino a poco tempo fa,
non sapevi nemmeno chi fossero i tuoi genitori. Tutti ti conoscevano come la
Forza Portante della Volpe a Nove Code. Fin dall’inizio, tu sei sempre stato
solo, senza nessuno che ti amasse. Questo era il tuo più grande dolore.
Ma, ciò che hai vissuto tu, non
è paragonabile a ciò che ha vissuto Sasuke all’epoca. Un bambino felice e
spensierato che ha perso tutto in un’attimo.
Lui non ha semplice sofferto. Ha
vissuto il trauma peggiore che un bambino della sua età possa mai immaginare. Una
trauma è qualcosa di gran lunga più profondo e potente di un qualsiasi dolore
tu possa ricevere. E’ qualcosa che ti cambia dentro. Cambia il tuo modo di
pensare, il tuo modo di agire, il tuo modo di essere.
Non avresti mai potuto capire
Sasuke. Lui non ha pensato neanche per un’istante che tu saresti riuscito a
comprendere quanto profondo fosse il suo dolore e…quanto forte fosse il suo
desiderio di vendetta.
Quindi, mettiti l’anima in pace.
Come hai appena detto, nessuno poteva prevedere ciò che sarebbe accaduto”.
“Se la pensa davvero cosi,
allora, mi spieghi perché l’hanno incolpata per la sua fuga?”.
Tsunade
sospirò sonoramente. Dopodiché, prosegui da dove si era interrotta “Io sono l’Hokage e, come tale, tutto ciò
che accade all’interno del villaggio e sotto la mia responsabilità. Non ti sei
mai chiesto come abbia fatto Sasuke ad uscire dal villaggio senza che qualcuno
se ne accorgesse? Come ha fatto ad attraversare i confini senza che qualcuno
abbia provato a fermarlo?”.
Naruto
parve riflettici per qualche secondo. “In
effetti…è strano” sentenziò il ninja, strofinandosi il mento con aria
pensierosa “Di solito ci sono sempre due
ninja a guardia della porta e da quel che so non c’è stata alcuna traccia di
lotta davanti all’entrata. Di sicuro, qualcuno se ne sarebbe accorto. Forse
Sasuke ha usato un genjutsu su di loro. In questo modo è riuscito a fuggire
indisturbato”.
“Sbagliato! A quei tempi Sasuke non
era cosi abile da riuscire a creare delle tecniche illusorie cosi potenti da
neutralizzare dei jonin esperti. La verità è che, quando Sasuke è fuggito, non
c’era nessuno a guardia della porta”.
“C-Cosa? Ma…è impossibile. Dopo
l’attacco di Orochimaru e la morte del Terzo Hokage i livelli di allerta erano
al massimo. Non è possibile che non ci fosse nessuno a controllare”.
“In realtà, all’inizio c’erano.
I due ninja che avevano il turno di guardia notturno erano Izumo e Kotetsu”.
“Dato che ero a corto di jonin,
ho incaricato loro di aiutarmi a sistemare alcuni documenti per il giorno dopo.
Si sarebbero dovuti allontanare dalla loro postazione solo per qualche ora e,
considerando l’ora tarda, ho pensato che non ci sarebbe stato alcun problema.
Era improbabile che qualcuno ci avrebbe attaccato, dato che avevamo respinto
l’attacco di Orochimaru. Nessuno sarebbe stato cosi folle da provarci.
Inoltre, era altrettanto
improbabile che qualcuno sarebbe uscito dal villaggio a quell’ora della notte.
Se Sakura non ci avesse
avvertito della fuga di Sasuke, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto.
Avrebbe preso troppo distacco da noi e sarebbe stato impossibile seguire le sue
tracce.
Se io non mi fossi assunta la
responsabilità della sua fuga, Izumo e Kotetsu sarebbero stati licenziati o
peggio…avrebbero smesso per sempre di essere dei ninja. Cosi, ho detto ai
Daimyo e ai saggi del villaggio che era colpa mia e che loro due hanno agito
seguendo scrupolosamente i miei ordini”.
“Capisco” annuì il ninja biondo “Devo ammettere di essere sorpreso. Non
immaginavo che i grandi capi tenessero cosi tanto a Sasuke. Perdere l’ultimo
Uchiha sopravvissuto doveva essere un duro colpo per loro”.
“Non è come pensi” lo interruppe l’Hokage “Rifletti. Per quale motivo avrebbero dovuto
tenere a cuore Sasuke, quando pochi anni fa hanno incaricato suo fratello di
sterminare tutto il suo clan? Stando ha quanto sappiamo, Itachi ha fatto
un’accordo con Danzo e il Terzo Hokage. Ha accettato di essere etichettato come
un traditore, impedendo il colpo di stato degli Uchiha. Ha sterminato il suo
clan ma…ha fatto tutto questo ad un’unica condizione. Lasciare in vita suo
fratello, Sasuke Uchiha”.
“Dopo la partenza di Itachi, o
per meglio dire la sua fuga, tutti hanno perso le sue tracce. Dopo qualche
tempo, siamo venuti a conoscenza che Sasuke si era unito ad un gruppo di
mercenari chiamato “Akatsuki”.
“All’inizio i Daimyo e i saggi
del villaggio sottovalutarono la pericolosità di quella misteriosa
organizzazione. Erano rimasti nascosti nell’ombra, celando al mondo i loro
obiettivi. Io penso che il loro attaccamento a Sasuke sia dovuto unicamente al
suo legame con Itachi e, di conseguenza, all’Akatsuki. Forse pensavano di
riuscire a raggiungerlo nuovamente tramite suo fratello. Cosi facendo, avrebbero
potuto ottenere informazioni su questa organizzazione. Anche se Itachi era
divenuto un traditore, dentro rimaneva un’alleato fedele di Konoha. Ha eseguito
gli ordini che gli erano stati impartiti fino alla fine”.
“Tsk! Come pensavo. Pensano solo
ed unicamente ai loro interessi” brontolò Naruto con aria disgustata “Come potevano pensare che Itachi sarebbe rimasto fedele a loro dopo
che gli hanno ordinato di sterminare la sua famiglia? Nessuno conosceva Itachi,
ne gli ideali che lo spingevano ad agire in quel modo. Non potevano essere
sicuri che sarebbe rimasto “davvero” fedele al villaggio. Pain avrebbe potuto
ordinare ad Itachi di attaccare il villaggio, no?”.
“Esattamente! Avevano
contemplato anche questa ipotesi. Soprattutto quando Itachi e tornato al
villaggio insieme a quel ninja della Nebbia, Kisame”.
“Itachi non è andato alla
ricerca di Sasuke. E’ venuto a cercare te, la Forza Portante della Volpe. Anche
se tu non te ne rendi conto, questo è considerato un palese attacco nei
confronti del villaggio. Se non ci fosse stato Jiraya a proteggerti, non oso
immaginare cosa sarebbe accaduto.
“Tuttavia, Itachi ha messo fuori
gioco Kakashi e Sasuke con le sue abilità oculari. Kakashi è stato salvato da
Gai, mentre Sasuke è stato neutralizzato facilmente senza alcuno sforzo. Anche
se si trattava di suo fratello, non si è certo risparmiato. La tecnica
illusoria era molto potente e, per sua fortuna, sono arrivata io a curarlo.
Comunque sia, non l’ha ucciso. Per i grandi capi questo poteva significare che
c’era ancora un legame forte tra i due. Stando a questa premessa, io credo che
i saggi del villaggio tenessero a Sasuke più di quanto pensi. Nel caso in cui
Itachi si fosse rivoltato contro di noi attaccandoci, be…lo avrebbero usato
come “garanzia” per evitare che quest’eventualità si verificasse”.
“Garanzia?! O forse voleva dire
“Ostaggio” Gli
occhi fiammeggianti di Naruto si scontrarono furiosi contro quelli seri e
freddi dell’Hokage.
Naruto
sapeva di non poter mettere in dubbio le parole di Tsunade. Anche se quella
donna era l’Hokage, rimaneva comunque una sua cara amica e lui sapeva che gli
stava dicendo la verità.
Tuttavia,
c’era un dubbio che attanagliava il ninja biondo. La probabilità che Tsunade la
pensasse allo stesso modo dei Daimyo e dei vecchi saggi.
Appariva
estremamente calma, nel mentre parlava di Sasuke come se fosse un’oggetto.
Tsunade
era consapevole di aver commesso molti sbagli all’inizio della sua carriera di
Hokage e…forse…questa consapevolezza avevo cambiata il suo modo di vedere le
cose. L’aveva trasformata in una di loro.
“Lei non ha accettato di salvare
Sasuke solo perché glielo chiesto io, vero?” Per Naruto quella era un’affermazione, non una domanda.
“Quando si detiene una posizione
di rilievo, quando si è leader,i semplici ideali di giustizia e lealtà non
bastano a governare una nazione. A volte, per il bene del popolo e della pace
stessa, bisogna scendere ai dei compromessi” Tsuande fece una piccola pausa, dopodiché, guardò Naruto
intensamente negli occhi e continuò “Naruto…oramai
ti ritengo un’uomo adulto e maturo, in grado di capire determinate cose. Il
fatto che tu abbia rifiutato l’incarico di Hokage ne è la prova. Hai capito che
questo compito è molto più gravoso di quanto ti fossi aspettato all’inizio. Non
si tratta semplicemente di compilare documenti oppure di affidare missioni ogni
santo giorno. È molto, molto di più".
"Essere Hokage non significa
essere il “Re”. Questa non è una monarchia. Il leader non può prendere ogni
decisione da solo, guidato unicamente dal proprio volere. E’ per questo motivo
che esistono i consigli e le riunioni alla quale le persone più influenti della
nazione vi prendono parte".
"Anche se sono l’Hokage, non avrei
potuto abusare del mio potere per favorirti, lasciando impunito Sasuke per il
suo tradimento. I vecchi saggi non l’avrebbero approvato. Non avrei potuto fare
nulla per aiutarti.
Tuttavia, come ti ho spiegato,
Sasuke era considerato importante per molte ragioni. Senza contare che era
l’ultimo sopravvissuto di un potente clan, un ninja talentuoso e una risorsa
importante per il villaggio.
Dichiararlo “nukenin”, ninja
traditore, significava dichiararlo a morte. Qualsiasi ninja facente parte delle
5 grandi terre ninja avrebbe potuto dargli la caccia e ucciderlo.
Cosi…hanno preferito nascondere
il tutto e..hanno agito nell’ombra.
Mi è stato ordinato di cercare
Sasuke “senza” dichiararlo traditore, per impedire che le altre nazioni si
mettessero in mezzo. In questo modo, hai avuto campo libero nel cercarlo”
“Quindi…fin dall’inizio, io non
ero nient’altro che una pedina nelle loro mani. Mi hanno permesso di cercare
Sasuke perché loro “volevano” che io lo trovassi. Che lo riportassi al
villaggio affinché potessero tenerlo sotto il loro controllo. E lei…” Naruto puntò il dito tremante di
collera verso la donna “…lei gliel’ha
permesso. Mi ha usato ed ingannato per tutto il tempo. Lei..non è diversa da
loro”.
“Non osare paragonarmi a loro” tuonò Tsunade, alzandosi
velocemente dalla sua poltrona “Ho fatto
quello che ho potuto per permetterti di cercare Sasuke. Perché ti sono amica.
Sono scesa a dei compromessi solo ed esclusivamente per aiutarti.
Sasuke godeva di circostanze
attenuanti che l’hanno salvato dall’essere etichettato per sempre un traditore.
Se non fosse per questo…che fossi stato tu, o Sakura, a chiedermi di
salvarlo…non sarebbe servito a niente. Lo avrei trattato come un qualsiasi
traditore e gli avrei dato quello che si meritava”
“Non ha mai creduto che io sarei
riuscito davvero a salvarlo?”.
“Io…non ne avevo la certezza” rispose debolmente Tsunade con
voce pacata e calma “Ci ho…sperato. Tutto
qui. Ma, la sola speranza a volte non basta. Il nostro mondo è..crudele. Io
sono l’Hokage e non posso permettermi di vacillare o di correre rischi troppo
alti. La fuga di Sasuke è stata colpa mia. Per colpa della mia negligenza. Se
fossi stata più attenta, tutto questo non sarebbe mai accaduto”.
“La stessa cosa vale per me. Se
allora fossi stato più forte, sarei riuscito a fermare Sasuke. Non mi
meraviglia che i saggi si siano lamentati di me e del resto della squadra. Se
ci fossero stati ninja più competenti durante la missione di recupero, forse…”.
“Non credo avrebbe fatto molta
differenza. Anche se la squadra era formata da 4 genin e un chunin al comando,
era la migliore di cui disponevamo. Tu, Kiba, Neji e Choji avevate raggiunto
delle abilità che andavano ben oltre il semplice grado di genin. Ne avete dato
prova durante l’esame di selezione dei chunin.
La stessa cosa vale per
Shikamaru. Le sue abilità da stratega e la sua intelligenza erano ben superiori
a quelli di chunin ordinario.
I ninja assoldati da Orochimaru
erano avversari che avrebbe potuto dare filo da torcere persino ad un jonin
esperto. I suoi esperimenti con il sigillo maledetto davano loro forza e poteri
sovrumani. È un miracolo che ne siate usciti vivi.
Comunque sia, non è stato
soltanto questo ad irritare i Daimyo e i saggi e del villaggio. Ci sono altre
cose che devi tenere in considerazione.
Tanto per cominciare, durante la
missione di recupero si è aggiunto a voi un altro componente: Rocklee”.
“Gia!” esclamò sorridente Naruto,
ricordando l’istante in cui l’amico era venuto a dargli manforte “Se non fosse arrivato lui ad aiutarmi, non
sarei riuscito ad inseguire Sasuke fino alla Valle dell’Epilogo”.
“Lui non era autorizzato a
venire con voi. Aveva appena subito una delicata operazione e l’ultima cosa che
avrebbe dovuto fare era partecipare ad una missione. Sai, come medico devo
ammettere di essere rimasta molto colpita. Il suo recupero è stato
eccezionalmente rapido, merito della sua forza di volontà e determinazione nel
volervi raggiungere. Ma, come Hokage, ero furiosa. Ha trasgredito i miei ordini
di rimanere a riposo. Nelle sue condizioni, saebbe potuto rimanere paralizzato
per sempre e avrebbe dovuto dire addio alla sua carriera di ninja una volta per
tutte”.
“Ma…Rocklee…voleva solo
aiutarci, se non ci fosse stato lui…” borbottò Naruto, nel tentativo di proteggere il compagno.
“Ho apprezzato le sue nobili
intenzioni, credimi. Tuttavia, io sono l’Hokage e lui ha disubbidito hai miei
ordini. Senza contare che la situazione era già critica di per se”.
“Vuole forse dire che…ciò che ha
fatto è sbagliato?” Naruto
era evidentemente irritato dalle affermazioni dell’Hokage.
“I ninja non possono agire per
proprio conto, per quanto giuste o sbagliate siano le loro intenzioni. Se non
rispettano l’autorità dell’Hokage, allora non servono a niente. Per questo
esistono delle regole che vanno rispettate. Se cosi non fosse, il sistema in
cui viviamo compreso il villaggio non esisterebbe”
“Il maestro Kakashi mi ha
insegnato che, nel mondo dei ninja, chi non rispetta le regole e le leggi viene
considerato feccia. Pero…
“…chi non tiene conto dei propri
compagni e feccia della peggior specie”.
Tsunade
sussultò alle parole di Naruto. Conosceva Kakashi, conosceva il suo passato.
Durante la sua carriera ninja aveva visto morire le persone a lui care una dopo
l’altra. Suo padre, il suo maestro e i suoi due migliori amici. Era rimasto
solo.
Qualsiasi
altro si sarebbe fatto schiacciare da tali sventure. Avrebbe rifiutato quella
vita cosi ingiusta e crudele. Tuttavia, Kakashi ha saputo rialzarsi ed è andato
avanti, imparando dagli errori del passato.
Grazie
al supporto di chi gli è stato accanto, ha imparato che l’amicizia è la cosa
più grande.
Tsunade
abbasso leggermente il capo e accennando un sorriso rispose “È vero! Al mondo ci sono cose ben più
importanti che rispettare le regole. Ma, non è sempre cosi. Devi
contestualizzare le parole di Kakashi.
Se ti trovassi in una situazione
d’emergenza in cui sei consapevole che un tuo compagno è in pericolo, cosa
faresti?”.
Dopo
qualche attimo di esitazione, Naruto replicò determinato “Senza dubbio interverrei. Farei tutto quanto in mio potere per
salvarlo”.
“Giusto! Ma…come interverresti?
Buttandoti ha testa bassa contro il nemico? Potrebbe essere una soluzione.
Conoscendo il tuo avversario e le sue abilità, avresti buone possibilità di
sconfiggerlo e salvare il tuo compagno. Ma, se le cose fossero diverse? Se affrontassi un’avversario di cui non conosci
nulla, le tue probabilità di vittoria diminuirebbero. Andando incontro al
nemico potresti cadere in una sua trappola e, alla peggio, sareste morti
entrambi”.
“Forse. Ma in entrambi i casi,
non c’era nessun’altra soluzione se non attaccare il nemico”.
“Ti sbagli! Avresti potuto
aspettare. Un concetto che sembri aver dimenticato ormai da tempo”.
“Aspettare? Aspettare cosa? Che
il nemico uccida il mio compagno” esclamò Naruto impetuoso. L’opzione aspettare non era mai
stata presente nel suo vocabolario. Per lui era assurdo anche soltanto prendere
in considerazione l’idea.
“Come ninja, dobbiamo essere
invisibili agli occhi di chi ci sta intorno. Rimanendo nascosto, avresti potuto
capire quali erano le intenzioni del nemico e cosi agire di conseguenza. In
battaglia, avere un’ostaggio è molto vantaggioso. Ad esempio:
1)
Si possono estorcere
informazioni utili ai fini della battaglia. Conoscere le strategie del nemico,
la loro posizione e persino la loro forza militare. Quanti soldati hanno al
seguito, le loro abilità. Tutte cose importantissime, fondamentali per
raggiungere la vittoria.
2)
Si può costruire una terribile
trappola. Se si punta a recuperare un’ostaggio e quasi scontato che una cosa
del genere accada. Cosi facendo, si possono uccidere interi gruppi senza alcuno
sforzo.
3)
Il nemico può chiedere un
riscatto in cambio della vita dell’ostaggio. Questo ovviamente a seconda
dell’importanza che ha quell’ostaggio. Questo permetterebbe al nemico di
ricevere qualsiasi cosa. Dai soldi alle armi.
“In ognuno dei casi che ti ho
illustrato, hai a disposizione un fattore fondamentale, l’unico vantaggio
contro il nemico che potrebbe garantirti la vittoria: il tempo.
Un’ostaggio morto non è di
alcuna utilità. Anche perché se lo avessero voluto “davvero” uccidere, lo
avrebbe fatto all’istante. Questa certezza ti garantisce un certo spazio di
manovra. Bisogna attendere e riflettere sul da farsi. Puoi elaborare una
strategia accurata, oppure, tornare indietro e chiamare rinforzi. In questo
modo, le chance di vittoria sarebbero molteplici”
“È vero! Anche quelle che ha
illustrato lei sarebbero soluzioni accurate sul campo di battaglia” constatò Naruto “Tuttavia, lei non ha la garanzia che il
nemico possa decidere di mantenere in vita l’ostaggio. Se al nemico interessassero
solo le informazioni, una volta ottenute l’ostaggio non servirebbe più a
niente. E’ un rischio troppo alto. Come lo è abbandonare un compagno per
chiamare rinforzi”.
“Fuggire per chiamare aiuto non
equivale ad abbandonare un compagno. Non sempre almeno. Potrebbe garantire ad
entrambi una possibilità di uscirne vivi. Invece che continuare a combattere,
rischiando di perdere entrambi la vita”.
“Senta!” esclamò Naruto esasperato
passandosi una mano fra i capelli. Tsunade sembrava lo stesse rimproverando per
la sua innata impulsività. “Ho capito
cosa sta cercando di dirmi. Ma…Io non sono Shikamaru. Non sono molto bravo a
riflettere o…a creare strategie vincenti. Io sono io. Sono sempre stato cosi.
Non sono in grado di stare fermo ad aspettare mentre i miei compagni rischiano
la vita. Non posso. Anche se questo significasse trasgredire le regole. Rocklee
è venuto ad aiutarci nonostante avesse appena subito un delicato intervento.
Non ha pensato a se stesso, lo ha fatto per noi. Io al suo posto avrei fatto lo
stesso”.
“Eheh! Non ne dubito” sorrise Tsunade “Durante la guerra, ti avevo affidato una
missione di scarsa importanza insieme a Killer Bee per non farti trovare da
Madara. E invece tu…hai pensato bene di disubbidire ai miei ordini. Normalmente
questo sarebbe stato inaccettabile. Il nemico voleva te per arrivare alla
Volpe. Era la strategia più ovvia quella di tenerti nascosto. Tuttavia, tu sei
Naruto Uzumaki…e devo ammettere che, senza di te, non avremmo mai potuto
vincere la guerra”.
Naruto
e Tsunade si sorrisero a vicenda. La donna era grata al ninja biondo per tutto
ciò che aveva fatto per lei e per il mondo ninja. Lei era certa che il ragazzo
sarebbe stata la chiave per la vittoria ed è per questo che lo aveva difesa
contro la furia del Raikage.
“Be, che si aspettava. Sono o
non sono il miglior ninja del villaggio. Era ovvio che senza di me non avremmo
mai potuto fingere la guerrAAAAAAHHHHIIIIIIAAAAA!”.
“Stammi a sentire, zucca vuota” esclamò decisa Tsunade,
afferrando Naruto per un orecchio e avvicinandolo velocemente a se “Solo perché quel giorno ti ho difeso
davanti al Raikage, non vuol dire che tu possa disubbidirmi ogni volta che
vuoi. Se oserai di nuovo trasgredire i miei ordini la pagherai molto cara, sono
stata chiara?” concluse Tsunade, scoccando al ninja biondo uno sguardo che
non ammetteva repliche.
“Si! Si! Ho capito! Ho capito!
Ora lasciami l’orecchio” si
affrettò a dire Naruto più veloce della luce. Appena la donna lo lascio andare, il ragazzo trasse un sospiro di
sollievo. Sentiva ancora il padiglione auricolare pulsare per il dolore.
“L’impulsività, il coraggio, la
determinazione, la prontezza di spirito. Anche se queste qualità ti hanno
permesso di ottenere la vittoria in battaglia, un giorno, quelle stesse qualità
potrebbero rivolarsi contro di te”.
“Che…che cosa vuole dire?”.
“Voglio dire che devi smetterla
di agire sempre senza pensare. Il combattimento non è sempre la scelta
migliore, non è dimostrazione di forza o di coraggio. Se continui per questa
strada, potresti perdere non solo la tua vita ma anche quella delle persone che
ami”.
Naruto
rimase pietrificato dalle parole della donna. Gli occhi azzurri si spalancarono
e, lentamente, si chiusero fino a diventare fessure che fissavano il pavimento.
L’espressione dura e triste rispecchiava il sentire del ninja biondo. Sapeva di
essere sempre stato l’impulsività fatta persona. La Volpe probabilmente aveva
usato diverse volte questa qualità a suo vantaggio per prendere possesso del
suo corpo.
Essere
impulsivi significa farsi dominare dalle emozioni. Questo per un ninja è
sbagliato.
Allora,
che cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto cambiare il suo modo di essere?
Doveva essere più riflessivo, più razionale?
“Io….non so se ci riuscirò,
nonna Tsunade”
replicò il ragazzo tristemente “Non so se
riuscirò a cambiare, a essere il ninja che lei vuole che io sia” ma Naruto
non fece in tempo a continuare che due grandi braccia lo avvolsero in un caldo
abbraccio.
“Che sciocco che sei” sussurrò dolcemente Tsunade,
mentre con la mano destra accarezzava i capelli biondi del ragazzo con fare
materno “Tu non devi affatto cambiare. Sei cresciuto in maniera splendida e
sono molto orgogliosa di te. Lo sarebbero anche Jiraya e i tuoi genitori, ne
sono convinta”.
Gli
occhi di Naruto divennero luminosi ed, allo stesso tempo, lucidi. Avrebbe
voluto che anche i suoi cari fossero li ad incoraggiarlo, a dargli consigli. Il
ninja biondo sollevo lo sguardo sulla donna e con voce tremante continuò “M-Ma…allora…se non devo cambiare…se devo
rimanere me stesso…come posso io…”.
“Kakashi è stato un ottimo
insegnante” intervenne
Tsunade, allontanandosi quanto basta per guardare il suo volto ormai maturo “Grazie a lui hai appreso che un ninja non
deve necessariamente seguire le regole. Per poter fare la cosa giusta, a volte,
bisogna infrangerle. Tuttavia, voglio che a questo insegnamento tu ne aggiunga
un’altro”
“Un’altro…insegnamento?”.
“Poco fa ti ho fatto l’esempio
di come agire quando qualcuno viene preso in ostaggio, ricordi? TI ho ribadito
più volte che agire d’impulso ed attaccare non è sempre la strategia migliore.
Ci sono anche altre vie da considerare, alcune più sicure e che garantiscono il
risultato. Non è sempre saggio rischiare la vita quando non occorre.
Adesso, ascolta attentamente
queste mie parole e ricorda…”.
“C’è un tempo per il coraggio e un tempo per la cautela…”
“…è il vero uomo sa come distinguerli”
(cit. L’attimo Fuggente)
“Tienilo bene a mente, Naruto.
Sulla strada per diventare Hokage questo insegnamento ti sarà molto utile. Esso
è alla base di tutto. Distingue i veri leader da quelli che non lo sono. Io ho
fiducia in te e so che farai tesoro delle mie parole”.
Gli
occhi di Naruto scintillavano di ammirazione. Le parole di Tsunade l’avevano
colpito profondamente nell’animo. Nonostante lei sapesse che era sempre stato un
impulsivo e una testa calda, nonostante questo lei vedeva chiaramente il
potenziale di un grande capo sopito ancora dentro quel ragazzo ormai divenuto
uomo. E lui sapeva che non doveva assolutamente deludere le sue aspettative.
“Io…io...ci proverò! Da questo
momento in avanti cercherò di essere più cauto e responsabile. La ringrazio,
Hokage” Naruto
chinò il capo in segno di rispetto e riverenza.
“Suvvia, non c’è bisogno di
essere cosi formali. Guarda che anch’io voglio che diventi un grande Hokage. Il
minimo che io possa fare e darti consigli” Tsunade si allontanò lentamente dal ninja biondo e appoggiandosi alla scrivania con entrambe le
braccia continuò “Io, a differenza tua,
non ho mai sognato di diventare Hokage. Quando lo sono diventata, non ero
affatto pronta. Non sapevo esattamente cosa avrei dovuto fare, ne cosa volesse
dire essere Hokage. Tutto ciò che ho imparato, l’ho imparato sulla mia pelle.
Nonostante tutta la mia intelligenza come ninja medico e tutta l’esperienza passata
sul campo di battaglia, avrei dovuto sapere cosa fare e come comportarmi.
Sapere quando bisogna agire e quando bisogna attendere. Eppure, non era mai
abbastanza. Durante la mia vita, ho perso due persone a me care…”.
“…e grazie a loro, ho imparato
come funziona il mondo. La loro perdita, mi ha aiutato a crescere. Mi ha reso
più saggia ed, allo stesso tempo, più fredda. Hai visto com’ero quando mi hai
conosciuto, no?”.
“Bevevo e scommettevo d’azzardo.
Vivevo la giornata, aspettando il giorno della mia morte. Aspettando il giorno
in cui avrei rivisto i loro volti. Ma, dopo averti conosciuto te e dopo essere
diventata Hokage, ho cambiato completamente opinione. Avere il peso di
un’intero villaggio sulle tue spalle cambia il tuo punto di vista.
Da allora, promisi a me stessa
che avrei difeso il villaggio da qualsiasi avversità e che… qualunque cosa ti
fosse accaduta, io ti avrei protetto. Non avrei più lasciato morire una persona
a me cara, anche a costo di trasgredire le regole. Ed è ciò che ho fatto”.
“Mmh? Ma…lei non ha mai violato
nessuna regola. Ha sempre svolto il lavoro di Hokage con zelo”.
“Non è cosi. Quando Rocklee è
fuggito dal’ospedale per unirsi a voi nella missione di recupero, capì che la
situazione era precipitata. Se non avessi fatto subito qualcosa, la missione
sarebbe finita in maniera decisamente tragica. Ma…non avevo nessun ninja
disponibile al villaggio. Non potevo mandare nessuno per darvi manforte. Cosi,
ho fatto l’unica cosa che era in mio potere. Ho chiesto aiuto ad uno dei paesi
alleati”.
“Sta parlando del Villaggio
della Sabbia. Io non gli ho visti perché stavo inseguendo Sasuke ma so che
Gaara, Kankuro e Temari hanno salvato Shikamaru, Rocklee e KIba. Hanno
sconfitto il nemico in un batter d’occhio e…”.
“Non avrei dovuto farlo” Le parole dell’Hokage
risultarono dure e spietate alle orecchie del ninja biondo.
“C-Cosa?” domandò con voce bassa il
ragazzo, strabuzzando gli occhi per lo stupore.
“Non avrei dovuto chiedere
l’aiuto della Sabbia. I saggi inizialmente me l’avevano proibito”.
“Cosa? Ma è una follia!” esclamò dirompente Naruto,
allontanandosi di qualche passa dalla donna “Ha
detto lei stessa che eravamo a corto di ninja e sapeva che eravamo in
difficoltà. Non c’era niente di strano a chiedere aiuto ad un nostro alleato”.
“Gia! Alleato che, poco tempo
prima, aveva attaccato il villaggio. Te lo sei forse dimenticato cos’è successo
durante l’esame di selezione dei chunin di quell’anno? Ti sei dimenticato com’è
morto il Terzo Hokage?”.
Naruto
non riuscì a controbattere. Tutto quello che fece fu distogliere lo sguardo
dalla donna per rivolgerlo al suo amato villaggio. Non aveva dimenticato quei drammatici
momenti. Il caos , la confusione e il sangue della battaglia gli scorrevano
ancora davanti agli occhi. Gli abitanti che fuggivano impauriti per le strade,
le esplosioni causate dalle varie tecniche di ninja esperti pronti ad uccidersi
l’un l’altro.
Tuttavia,
Naruto chi era la fonte di tutto quel sangue. Il colpevole che aveva ideato il
folle piano di attaccare il villaggio della foglia. Il vero responsabile della
morte del Terzo Hokage.
“È stato Orochimaru” disse con impeto Naruto,
rivolgendo nuovamente lo sguardo ora furente a Tsunade “È stato lui a pianificare l’attacco al villaggio. Ha ucciso il Quarto
Kazekage (ossia il padre di Gaara) e ha manipolato il Villaggio della Sabbia
affinché ci attaccasse. È colpa sua se il Terzo Hokage non c’è più”.
“Tu credi davvero che basti
incolpare un singolo uomo per discolpare tutti gli altri. Anche se Orochimaru è
stato l’architetto che ha ideato quel piano, il Villaggio della Sabbia ci ha
comunque attaccato. Questo è un dato di fatto. Che fossero complici di quel
piano o che fossero all’oscuro di tutto non ha alcuna importanza. Hanno
attaccato, hanno ucciso persone innocenti, hanno ucciso dei ninja che tentavano
di difendere il loro paese. E anche colpa loro se il Terzo Hokage è morto, non
solo di Orochimaru. “Questa” è la realtà.
Tu eri un ragazzino a quel tempo
e non potevi capire ma, un’attacco di quella portata poteva portare ad un’unica
conseguenza. Sai di cosa sto parlando, vero?”.
Nauto
esitò un istante prima di rispondere. Tirò un sospirò e con voce roca disse “La guerra!” Una parola che Naruto aveva
imprato ad odiare e dispezzare con tutto se stesso “Una guerra tra la Foglia e la
Sabbia”.
“Esatto!” annui l’Hokage, incrociando le
braccia al petto “Ma ciò non si è
verificato. Lo sai perché? Perché sia la Foglia che la Sabbia avevano perso i
loro rispettivi Kage ed entrambe le fazioni erano indebolite dalla recente
battaglia. Nessuna delle due avrebbe potuto prendere il sopravvento
sull’altra".
“Ma…se non sbaglio, dopo la
battaglia, si era giunti ad un’accordo, no? Avevate sancito un’alleanza con la
Sabbia”.
“No, Naruto. All’inizio non si
era stata sancita alcuna alleanza. Ma solo una tregua momentanea. Senza Hokage
nessuno poteva dare una conferma definitiva.
Dopo essere entrata in carica, è
stato riunito il gran consiglio e il punto del giorno era decidere che cosa
fare con la Sabbia. Se accettare la pace, oppure…entrare in guerra. Ne abbiamo
discusso a lungo. Alcuni erano propensi per la guerra, tra cui Danzo. A lui non
interessava affatto chi fosse il colpevole di tutto. Semplicemente, guardava i
fatti per quelli che erano. Riteneva inaccettabile stabilire un’alleanza dopo essere
stati attaccati cosi vigliaccamente durante l’esame di selezione dei Chunin.
Dopotutto, la Foglia ha concesso
a ninja di nazionalità diverse di entrare nel nostro territorio per sostenere
quell’esame. Era un modo per rinsaldare i legami fra i vari Paesi ed, allo
stesso tempo, spingere i vari ninja a migliorarsi a vicenda”.
“Tuttavia, Danzo riteneva che,
cosi facendo, ci saremo resi più vulnerabili ad attacchi nemici. Essi avrebbero
potuto attaccarci dall’interno oppure avrebbero potuto rubare informazioni
segrete che avrebbero potuto danneggiarci. Ciò che è accaduto anni fa ne è la
prova e…anch’io sento di non potergli dare completamente torto”.
“Quindi Danzo ha chiesto
esplicitamente di entrare in guerra con la Sabbia”.
Tsunade
annui e continuò “E non solo. Ha chiesto
anche di non far sostenere più alcun esame di selezione a ninja stranieri.
Avremmo dovuto selezionare i Chunin solo partendo dai genin del nostro Paese.
“Che cosa?” esclamò sconvolto Naruto,
spalancando gli occhi e la bocca per lo stupore.
“Ma io mi sono opposta” rispose subito dopo la donna,
tranquillizzando il ragazzo “Non volevo
distruggere tutto ciò che il Terzo Hokage e i suoi predecessori avevano
costruito. Andare in guerra sarebbe stato soltanto uno spreco di risorse e di
vite umane. Io ho combattuto in guerra e so esattamente cosa significa veder
morire i propri compagni sul campo di battaglia. Non avrei mai lasciato che
giovani ninja morissero per colpa di uno squilibrato affamato di potere.
Avevo molti sostenitori dalla mia
parte, cosi abbiamo stabilito un’alleanza con quelli della Sabbia, evitando
cosi inutili spargimenti di sangue”.
Naruto
comprese la situazione in cui dovette trovarsi Tsunade. Appena divenuta Hokage
ha dovuto affrontare innumerevoli problemi lasciati in sospeso. Tuttavia,
c’erano ancora molte cose che non gli erano chiare.
“Continuo a non capire una cosa.
Se alla fine avevate stabilito un’alleanza con la Sabbia, per quale motivo vi è
stato proibito chiedere aiuto?”.
“Anche se ero riuscita a
convincere la metà del consiglio a mantenere la pace con Suna, l’altra metà
continuava a patteggiare per la guerra. Cosi, Danzo e alcuni Daimyo del
villaggio hanno proposto una condizione in cambio della pace”.
“Una…condizione? E quale?”.
“In nessun caso avrei dovuto chiedere
aiuto ai ninja della Sabbia. Non avremmo dovuto in alcun modo mostrarci deboli
davanti a loro. In poche parole, volevano una prova di forza. Dovevamo
dimostrare che Konoha poteva superare qualsiasi situazione senza il loro aiuto.
Ho dovuto a malincuore accettare questo compromesso per il bene dell’alleanza.
Quando sono venuti a sapere
della richiesta di aiuto che ho inviato
al Villaggio della Sabbia erano furibondi. Avevo agito di mia iniziativa senza
perdere tempo, decidendo di comunicarlo ai saggi solo successivamente.
All’inizio mi diedero dell’incapace per aver permesso ad un comune genin di
fuggire, anche si trattava di Sasuke Uchiha, di aver inviato un gruppo di genin
capitanati da un neo-chunin per recuperarlo e di aver richiesto aiuto alla Sabbia,
trasgredendo cosi le regole e facendo cosi la figura degli idioti per aver
permesso una cosa simile”.
“Tsk! Sciocchezze!” sentenziò Naruto, accigliandosi
in volto “Dimostrarsi forti davanti alla
Sabbia, Fare la figura degli idioti davanti alla Sabbia era irrilevante. Quel
giorno avevamo bisogno di aiuto e lei agito nella maniera migliore, questo è
ciò che conta davvero. Il resto sono solo un mucchio di sciocchezze senza
importanza” Naruto si fermò un’istante per riflettere sulle parole della
donna. Fra di esse, c’era qualcosa che aveva catturato la sua attenzione. Con
fare incerto, il ragazzo domandò cautamente “Perché…perché
ha detto “all’inizio”? Vuole dire che il consiglio si è ricreduto ed è stato
d’accordo con il suo operato?”.
“Si, Naruto! Date le
circostanze, alla fine il consiglio è stato costretto ad appoggiare le mie
scelte. Appena ha potuto, ha mandato quanti più ninja possibili per riuscire a
rintracciare la squadra di recupero. Anche Danzo ha collaborato, mandando
alcuni membri della Radice”.
“Be, direi che il loro
intervento sia stato pressoché inutile. Quando sono sopraggiunti i rinforzi
Sasuke era già fuggito da un pezzo. Scommetto che i saggi e i Damiyo si sono
accorti troppo tardi che Sasuke era una pedina importante per il villaggio e…
per i loro interessi. L’unica cosa utile che hanno potuto fare è stato
soccorrere i membri della squadra gravemente feriti. A parte questo, direi che
la loro missione di recuperare Sasuke sia stato un fallimento tanto quanto la
nostra”.
“Ti sbagli di grosso, Naruto. La
“loro” missione è stata un completo successo”.
“E-Eh?” Naruto rimase basito, quasi
confuso, sentendo quelle parole “Ma che
diavolo sta dicendo? Con o senza il loro intervento, Sasuke è riuscito comunque
a fuggire”.
“Lascia che ti dica questo. Se
la squadra di ricerca avesse voluto, avrebbe potuto raggiungere Sasuke e
fermarlo”.
Naruto
senti la salvazione azzerarsi di colpa. Non aveva la forza di ribattere ciò che
aveva appena sentito. Tsunade gli aveva appena detto apertamente che la squadra
di supporto intervenuta ad aiutarli avrebbe potuto impedire la fuga di Sasuke.
“Questo… è assurdo”.
“Stando al rapporto che mi è
stato fornito da Kakashi e dai membri della squadra di supporto, tu e Sasuke vi
siete affrontati nella Valle dell’Epilogo…”.
“…alla fine, Sasuke ti ha
sconfitto. Tuttavia, entrambi avete riportato ferite gravi dopo la battaglia”.
Era improbabile che si fosse
allontanato poi molto dal punto in cui ti ha lasciato. Se Kakashi con la sua
squadra si fosse mosso all’instante, avrebbe avuto buone chance di
raggiungerlo. Anche con la pioggia, Pakkun ha un fiuto formidabile. Non solo
avrebbe potuto seguire l’odore di Sasuke, ma, avrebbe potuto usare altre fonti,
come ad esempio il sangue lasciato sul terreno, una traccia inconfondibile,
difficile da cancellare. Oppure avrebbe potuto seguire le impronte lasciate da
Sasuke sul terreno bagnato. C’erano molte tracce su cui poter fare affidamento.
Inoltre, come ti ho già detto, Sasuke era ferito. Perciò non poteva essere
andato molto lontano. Quando Kakashi ti ha raggiunto non poteva essere che a
poche ore di distanza da voi. Quindi…”.
“Quindi significa che se avesse
voluto…Kakashi avrebbe potuto raggiungerlo?! È cosi?” Tsunade annui con decisione,
suscitando ancora più ira nel ninja biondo “Non…
non ci credo. Dopo la battaglia… la pioggia aveva cancellato ogni traccia. Era
impossibile che…” Naruto titubava nel mentre cercava una risposta coerente
che potesse smontare le teorie della donna. Ma più ci pensava, più nella sua
mente si affollava l’idea che c’era davvero una possibilità che, quel giorno,
Sasuke potesse essere fermato “Se davvero
c’erano delle possibilita, allora… perché Kakashi non l’ha inseguito?”.
“Kakashi si è mosso prima della
squadra di supporto. Appena ha saputo della fuga di Sasuke, è corso via dal
villaggio per raggiungervi, senza che io gli dessi alcun ordine. Quando è
arrivato e ti ha visto per terra, privo di conoscenza, pieno di ferite sotto la
pioggia, ha intuito in un’istante cosa potesse essere successo. In quel momento,
ha dovuto fare una scelta. Soccorrere te o inseguire Sasuke. Direi che la
decisione finale era alquanto scontata. Non puoi biasimarlo in alcun modo”.
“E la squadra di supporto,
allora? Se non sbaglio è arrivata poco dopo di lui. Per quale motivo non hanno
ripreso l’inseguimento di Sasuke?”.
“Loro non avevano ricevuto l’ordine di inseguire Sasuke. La loro missione
era totalmente diversa e di gran lunga più importante”.
“Una missione… diversa? Ma di
cosa sta parlando?”.
“Ciò che sto per dirti, Naruto,
è il motivo per il quale ho “davvero” rischiato di perdere la carica di Hokage.
È ciò che ha profondamente fatto infuriare gli anziani e i Daimyo del
villaggio. Si tratta di qualcosa che va oltre all’aver permesso all’ultimo
Uchiha sopravvissuto di fuggire dal villaggio, oltre all’aver inviato una
squadra di genin in una missione che andasse aldilà delle loro capacità ed
oltre all’aver trasgredito le regole, chiedendo aiuto ad una nazione che poco
prima ci aveva attaccato”.
“La smetta di girarci intorno e mi
dica di cosa si tratta” urlò
Naruto spazientito. Sembrava che Tsunade esitasse nel rivelargli quel
particolare dettaglio.
Perché
cosi tanti misteri e segreti? E perché rivelargli proprio adesso, a distanza di
anni?
Tsunade
si alzo dalla scrivania alla quale era appoggiata. Dopodiché, a passi lenti,
iniziò a camminare verso Naruto con fare deciso. L’Hokage lo fissava con
determinazione ma, dietro il suoi occhi color nocciola, si poteva scorgere una
nota di tristezza. Naruto sembrò quasi intimorito da lei. Quell’attimo di
esitazione che aveva preso possesso della donna poco prima sembrava svanito di
colpo.
Il
ninja biondo iniziò ad indietreggiare dinanzi all’irruenza dell’Hokage, che si
dirigeva verso di lui con aria minacciosa. Forse aveva intenzione di colpirlo
ancora, come aveva fatto poco prima quando aveva rifiutato la carica di Hokage.
Ma
niente di tutto questo accadde. Semplicemente, la donna dai capelli biondi lo
scavalcò, passandogli accanto. Si fermò pochi passi dopo, dinanzi alla finestra
che dava sul villaggio.
Konoha.
Il Villaggio della Foglia. Sempre
meraviglioso da contemplare. Anche se in piena ricostruzione, possedeva quel
fascino unico e inimitabile che lo rendeva diverso da tutti gli altri.
Nonostante la passata guerra che aveva devastato la cittadina, esso rimaneva
circondato da verde foglie che il vento trasportava su di esso. I primi
germogli che fiorivano dalla terra, segno della rinascita del villaggio e della
vita stessa.
L’Hokage
doveva proteggere il Villaggio. Era e sarà sempre il suo compito, la sua
missione personale che sarebbe durata tutta la sua vita. Tsunade sapeva che,
con il tempo, il Villaggio sarebbe risorto più grande e maestoso di prima.
Osservare tutti i ninja lavorare insieme per ricostruirlo, piuttosto che
vederli combattere un guerra che non gli apparteneva, le dava forza, coraggio,
determinazione ed ottimismo per affrontare le avversità che il futuro riservava
sul suo cammino.
Rinvigorita
da quella meravigliosa vista, Tsunade trasse un profondo respiro e disse rivolgendosi
al ragazzo “Va bene, Nsruto. Ecco come
stanno le cose. Solo…promettimi che non la prenderai come una cosa
personale…e…che rimarrai calmo e non ti arrabbierai. Ok?”.
Naruto
sussultò meravigliato. Il tono di voce calmo e autoritario. Tsunade continuava
a dargli le spalle, nascondendogli volontariamente emozioni che non voleva
ancora mostrare e che, al ninja biondo, non sarebbero sfuggite.
“O.OK!” replicò velocemente il ninja
biondo. Era curioso ed, allo stesso tempo, intimorito da quell’avvertimento.
Perché avrebbe dovuto arrabbiarsi?
“La squadra di supporto che
avevamo inviato quel giorno non aveva il compito di raggiungere Sasuke ma….te”.
“M-Me?!”.
“Si! Gli ordini impartiti erano
di trovarti e di riportarti al villaggio a qualunque costo, anche con la forza
se fosse stato necessario. Secondariamente, avrebbero dovuto recuperare i
membri della squadra. Per questo ho detto che la loro missione è stato un
completo successo. Alla fine, sono riusciti a recuperare tutti quanti, compreso
Rocklee, che era partito senza preavviso”.
“Ma non ha alcun senso” sbraitò il ragazzo, perdendo le
staffe. Tsuande conosceva fin troppo bene Naruto e sapeva che tipo di reazione avrebbe
avuto a quella notizia. “Per quale motivo
avrebbe dovuto recuperare me? Era Sasuke quello da recuperare. Lui è fuggito
dal villaggio per raggiungere Orochimaru. Ha detto lei stessa che Sasuke era
l’ultimo Uchiha sopravvissuto e, quindi l’unico legame che c’era tra Konoha e
Itachi. I saggi e i Daimyo lo consideravano importante. Per quale motivo
avrebbero dovut…”.
“Tu sei più importante” si limitò a dire l’Hokage,
girandosi di scatto per guardarlo intensamente negli occhi. Lo sguardo
determinato di poco fa aveva lasciato posto ad uno triste e malinconico.
“Perché? Perché io?” domandò Naruto alzando la voce “Perché avrebbero dovuto riportarmi
indietro. Perché sono cosi importante da…” Fù in quel momento che Naruto
realizzò il reale significato dietro le parole della donna. L’esitazione nel
dirgli la verità, una verità che conosceva sin troppo bene e con cui ha
convissuto sin da quando è venuto al mondo.
La mano
destra, che poco prima era stretta in una morsa di rabbia e incomprensione, si
andò a posare delicatamente sul suo ventre. Ciò che un tempo è stato il fulcro
del suo dolore e della sua solitudine.
“Si, Naruto” annui decisa Tsunade “Hai capito di cosa sto parlando, vero? Tu
sei…”.
“STIA ZITTA!” urlò il ninja con quanto fiato
aveva in corpo, serrando ancora più duramente il punto in cui, poco tempo fa,
vi era presente il sigillo.
“Non posso farlo. Arrivati a
questo punto, ascolterai tutta la verità. Anche se quest’ultima ti farà
soffrire. Per il tuo futuro, per poter diventare un bravo Hokage, ho bisogno
che tu capisca con estrema chiarezza ciò che è accaduto quel giorno”.
Naruto
non disse una parola. Con il capo chino, i denti serrati e il palmo della mano
ancora ancorato alla parte bassa del suo addome, stava cercando in tutti i modi
di non replicare, di non fuggire. Avrebbe quasi voluto tapparsi le orecchie,
per non sentire una verità che conosceva sin troppo bene.
Ma, una
parte di se, sapeva che doveva rimanere li e ascoltare attentamente ciò che
l’Hokage aveva da dirgli.
La
donna sospirò nuovamente e continuò “Naruto!
Tu sei la Forza Portante della Volpe a Nove Code. Esso è il demone più potente
fra i 9 Cercoteri che esistono su questo pianeta (escluso il Decacoda). Tu
forse non hai mai compreso cosa fossero davvero i Cercoteri, che ruolo avessero
nel mondo ninja. Ma adesso, sei grande abbastanza per comprendere come essi
vengano considerati all’interno di questo mondo e di questa società. Sono…armi”.
“Armi di
distruzione di massa”
“Anche se dotati di coscienza,
di anima, sono considerati pericolosi. Lo sai perché? Perché sono
incontrollabili. Se lasciati liberi, causano distruzione e disperazione su
chiunque si ponga sul loro cammino. In passato, hanno causato guerre spaventose
e provocato la morte di migliaia di
essere umani. L’unico abbastanza forte in grado di dominarli è stato mio nonno,
il Primo Hokage, Hashirama Senju”
“Dotato dell’Arte del Legno,
un’abilità innata unica nel suo genere, è riuscito a stabilire la pace nel
mondo ninja. Ha donato alle nazioni più potenti un cercoterio, in modo da
creare un equilibrio di forze fra i vari stati.
Tuttavia, i Cercoteri rimanevano
creature impossibili da controllare. Nessun essere vivente conosceva il modo
per controllare il loro potere. Nemmeno Hashirama avrebbe potuto tenere sotto
controllo tutti e 9 i demoni ancora per molto. In fondo, era pur sempre un’uomo
ed era l’Hokage del Villaggio. Sapeva che se fosse morto, i Cercoteri avrebbero
potuto prendere nuovamente il sopravvento sull’umanità.
Cosi, decise di fare
un’esperimento. Un’esperimento sulla Volpe a Nove Code”.
“Un’esperimento?”.
“Essendo il più potente fra i
nove demoni, era quello che più urgeva essere controllato. A quei tempi, la
Volpe viveva in un territorio abbandonato ai confini del Paese del Fuoco”.
“ Venne creato una sorta di
habitat naturale in cui la Volpe si potesse trovare a suo agio. Aiutato dal
Paese del Vortice, esperto di sigilli, Hashirama creò un confine. Una barriera
che il demone non potesse oltrepassare e che lo costringesse a vivere all’interno
del suo habitat”.
“In pratica, il Primo Hokage ha
costruito una gabbia per animali. Per tenerlo isolato dal mondo esterno. Tsk!” il modo in cui Naruto pronunciò
quelle parole non piacque affatto alla donna. C’era del risentimento verso le
azioni del Primo Hokage e affetto verso il demone che, adesso, era divenuto suo
amico.
Naruto empatizzava
molto più con la Volpe che con gli altri ninja. In fondo, la sua infanzia era
stata simile alla vita del Cercoterio. Rifiutati dal mondo circostante e
soprattutto…soli e pieni di rancore.
“E poi cos’è successo?”
Dopo
essersi ricomposta, Tsunade rivolse nuovamente lo sguardo verso il villaggio e,
stringendo i pugni, pronunciò disgustata
“Madara Uchiha”.
“M-Madara?!”
“Conosci la leggendaria
battaglia avvenuta nella Valle dell’Epilogo fra Hashirama e Madara, vero?” Naruto annui. Anche lui aveva
affrontato Sasuke in quel luogo. Dall’alto della sua cascata si poteva evincere
quanto brutale e sanguinosa fosse stata quella battaglia. Una distruzione tale
da creare una profonda voragine all’interno della montagna”.
“Madara voleva rovesciare le
sorti del villaggio, facendo si che gli Uchiha prendessero il controllo.
Tuttavia, nessuno di loro lo appoggiò. Forse non si fidavano di Madara, oppure
erano spaventati dalla forza di Hashirama. Fatto sta che, Madara si ritrovò da
solo, rifiutato dal Clan che, poco tempo prima, aveva protetto. Tuttavia, egli
non abbandonò i suoi propositi ed elaborò un piano per conquistare Konoha con
le sue sole forze. Si potrebbe quasi definire un Colpo di Stato fatto in
solitaria”.
“Madara era consapevole di
essere più debole rispetto ad Hashirama. Sapeva quale sarebbe stato l’esito di
uno scontro diretto. Aveva bisogno di più forza. Di più potere. Eheh! Che
ironia. Assomiglia quasi a qualcuno di nostra conoscenza”.
“Non paragonarli” sbottò Naruto, non gradendo
l’allusione “Gli Uchiha non sono tutti
uguali”.
“Madara conosceva l’equilibrio
di forze fra le varie nazioni e sapeva che Konoha era il possessore del
Cercoterio più forte. Decise di entrarne in possesso, consapevole che lo
Sharingan aveva una sorta di influenza su di loro, anche se temporanea.
Tuttavia, all’inizio non sapeva dove si trovasse. A parte Hashirama e pochi
altri, nessuno sapeva dove fosse. È ciò che viene definito segreto di stato.
Ma come ben sai, Madara è il
tipo di ninja che non si ferma davanti a niente. Per lui doveva sarà stata una
bazzecola recuperare le informazioni, grazie a quella maledetta abilità
oculare. Una volta localizzata la Volpe, ha rotto i sigilli e l’ha ipnotizzata
con un’art illusoria. Durante la battaglia finale con Hashirama, lo ha evocato
usando la tecnica del richiamo e…sai gia come è andata a finire”.
“Hashirama vinse la battaglia,
Madara era stato dichiarato morto e la Volpe a Nove Code era tornata in
liberta. Fù in quel momento che mio nonno capì che…intrappolare i demoni in un
territorio e tenerli imprigionati non era sufficiente a garantire la
salvaguardia degli abitanti del villaggio. Madara è stato il primo ma, senza
dubbio, in futuro anche altri avrebbero mirato al controllo dei Cercoteri,
tentando di possedere il loro potere illimitato.
Ed è in questo punto della
storia che avvenne la creazione della tecnica di sigillo definitiva. La nascita
delle Forze Portanti.
“I Jinchuuriki”
“Mito Uzumaki, moglie del Primo
Hokage e diretta discendente del Clan Uzumaki, alla quale tu appartieni, fù la
prima ha divenire una Forza Portante. L’essere umano in cui veniva sigillato il
demone non aveva solo la funzione di
tenere imprigionato il Cercoterio. Egli funzionava anche da catalizzatore verso
la quale i poteri del demone venivano concentrati e quindi controllati.
Tuttavia, i sigilli usati a quel
tempo erano imperfetti e non permettevano di controllare a pieno i poteri della
Volpe. Mito riuscì a controllarne solo una parte. Ottenne la capacità di
percepire il chakra molto più abilmente di qualsiasi ninja sensitivo. Sai di
cosa parlo, vero?”
“Si! L’ho potuto constatare io
stesso. Grazie ai poteri della Volpe potevo distinguere distintamente ogni tipo
di chakra. Dal più puro al più malvagio. Dal più potente al più debole. A
qualsiasi distanza si trovasse”.
“Una volta verificata l’efficacia
dei sigilli, la pratica di creare le Forze Portanti venne diffusa in ogni
nazione posseditrice di un cercoterio. Gli esseri umani si resero conto che si
poteva effettivamente controllare il potere di un demone e, nell’evenienza,
usarlo per fini bellici.
Apparentemente, sembrava si
fosse trovata la soluzione definitiva al problema dei cercoteri. Ma, le cose
non andarono come da programma.
Questi fatti accaddero dopo la
morte di Hashirama e la “misteriosa” distruzione del Villaggio del Vortice,
patria dei sigilli”
“Si scoprì che poche Forze
Portanti erano forti abbastanza da tenere sotto controllo il proprio demone e
usarne i poteri”.
“Alcune nazioni, invece, avevano
problemi a tenere sotto controllo le loro Forze Portanti. È capitato molte
volte che il demone prendesse il sopravvento sul JInchuuriki usando le emozioni
negative. La rabbia, l’ira, la tristezza. Nonostante fossero ninja addestrati a
tenere sotto controllo le emozioni, i cercoteri riuscivano sempre a trovare il
modo di risorgere, influenzando anche i pensieri della Forza Portante”.
“Alcuni di loro divennero presto
instabili, colpa di un’infanzia vissuta nell’odio e nella solitudine. Altri
avevano tentato anche il suicidio. Il crollo psicologico e l’impossibilita di
sostenere quel tenore di vita facevano si che il demone avesse abbastanza forza
da spezzare i sigilli e tornare in liberta, provocando cosi la morte del
Jinchuuriki”.
Naruto
si pietrificò nel sentire che altri come lui avessero potuto togliersi la vita.
In effetti, era la prima volta che si trovava a pensare a come le Forze
Portanti del passato avessero potuto vivere la sua stessa esperienza.
Conoscendo Gaara e KillerBee, Naruto comprese che erano senz’altro persone
fuori dal comune, molto forti di spirito. Ma questo non significava certo che
ogni Jinchuuriki fosse abbastanza forte da sopportare quel peso. Non era cosi
improbabile che qualcuno nella sua stessa posizione avesse tentato il suicidio.
Alcune persone sono per natura…deboli.
“È cosa succedeva al Cercoterio
che riusciva a liberarsi?”.
“Ci sono stati casi in cui il
Kage del Villaggio, colui che viene considerato il ninja più forte del paese,
riusciva a tenere testa al demone codato. Come è accaduto al Villaggio della
Nuvola tanti anni fa. Il Terzo Raikage ha combattuto più di una volta con
l’Ottacoda fino a che non fu nuovamente sigillato”.
“Mentre altri villaggi non erano
forti abbastanza da contrastare il loro cercoterio e furono costretti a tenerlo
in liberta, come è accaduto al Tre Code”.
“Tutti questi avvenimenti si
sono susseguiti alla morte di Hashirama e alla “Misteriosa” distruzione del
Villaggio del Vortice. Insieme alla scomparsa dei loro Clan, sono andati
perduti anche gran parte dei loro sigilli più potenti. Questo è il motivo
principale per il quale alcuni villaggi hanno avuto grosse difficoltà nel
sigillare i loro demoni. Loro erano i migliori nell’arte del sigillo. Adesso, i
pochi sigilli che si conoscono provenienti dal Paese del Vortice sono custoditi
gelosamente oppure tramandati di generazione in generazione.
Tuo madre, Kushina, era l’ultima
discendente del Clan Uzumaki, una delle poche superstiti scampate allo
sterminio del suo Clan. Lei ha insegnato a tuo padre, Minato, molti dei sigilli
appartenuti al suo villaggio, tra i quali il Sigillo del Diavolo”.
“Estremamente potente e
duraturo, ma… il prezzò da pagare per il suo utilizzo è alto”.
“I tuoi genitori hanno
sacrificato la loro vita per il bene di Konoha e… per te, il loro unico figlio.
Riuscendo nell’impresa di risigillare la Volpe, sono riusciti a mantenere la
pace e l’equilibrio fra le forze presenti nel mondo ninja. L’equilibrio fra i
Cercoteri. Per questo sei cosi importante, Naruto. TU mantieni quell’equilibrio.
Grazie alla forza della Volpe, il nostro villaggio è sempre stato rispettato”.
“Rispettato o…temuto? I Paesi
confinanti temevano che Konoha avrebbe potuto scatenare la forza della Volpe
contro di loro?”.
“La Volpe non è mai stata usata
per attaccare altri villaggi, questo perché nessuno è mai riuscita a
controllare perfettamente il suo potere. Persino Madara con il suo Sharingan
faceva fatica a tenerla al guinzaglio. Nessuno è mai riuscito nell’impresa.
Nessuno… a parte te. Non solo Minato e
Kushina ma anche i saggi e i Daimyo di Konoha hanno visto in te un potenziale
che nessun’altra Forza Portante a dimostrato. Ne hai dato prova durante l’esame
di selezione dei Chunin. Sei riuscito a controllare parte del chakra della
Volpe e l’hai sfruttato per sconfiggere Neji e Gaara, la Forza Portante della
Sabbia”.
“Quando hanno capito che tu
potevi veramente controllare il potere della Volpe erano entusiasti. Ma, allo stesso tempo, erano
spaventati da te. Molto più di quanto non lo fossero prima”.
“Perché? Di cosa avevano paura?
In fondo, ero già temuto dalla maggior parte del villaggio per il semplice
fatto di essere una Forza Portante. Di cos’altro dovevano spaventarsi?”.
“Temevano che la Volpe potesse
liberarsi di nuovo e… distruggere il villaggio. Credevano che se avessi fatto
troppo affidamento sul suo potere, avrebbe potuto prendere il sopravvento su di
te e spezzare il sigillo. Nessuno sapeva come tu facessi ad usare il suo
chakra, come riuscivi ad entrare in contatto con la Volpe. E questo di per se
ti rendeva ancora più pericoloso agli occhi degli anziani.
Adesso capisci per quale motivo
tu sei cosi importante per loro, per noi e per tutto il villaggio. Comprendi le
reali motivazioni che hanno spinto i piani alti a mandare una squadra di
supporto per recuperarti.
Perdere Sasuke Uchiha sarebbe
stato insignificante se paragonata alla perdita della nostra Forza Portan…”.
“LA SMETTA!” gridò Naruto con tutto se stesso,
gli occhi spalancati e il corpo tremante di rabbia “Continua a ripeterlo e ripeterlo… ora basta. Forse se le dimenticato
“Hokage” ma io NON sono più una Forza Portante. Quindi la smetta di parlarmi
come se io lo fossi ancora”.
Stavolta
fu Tsunade a rimanere senza parole. Teneva la bocca spalancata e lo sguardo
colpevole di chi aveva commesso un grave errore “A-Ah! Gia… l’avevo… dimenticato. Scusami, e che… ancora non ci credo.
Insomma… tutti sanno che cosa succede al Jinchuuriki a cui viene estratto il
Cercoterio” Tsunade volse lo sguardo da un’altra parte, cercando di evitare
l’espressione indecifrabile di Naruto.
Entrambi
erano a conoscenza del destino inevitabile che colpiva la Forza Portante che
perdeva il proprio Cercoterio: La Morte.
Lo
stesso Naruto aveva rischiato di morire durante la guerra per colpa di Madara.
E solo grazie all’intervento di suo padre era riuscito a salvarsi sul filo del
rasoio.
“Eppure…io sono qui. Vivo e
vegeto” disse
Naruto con voce spavalda.
“Cosi pare” replicò la donna con lo stesso
tono arrogante e velatamente irritato
“Hai estratto nuovamente la Volpe dal tuo corpo di tua iniziativa. Incurante
delle conseguenze, hai eseguito una procedura a me sconosciuta e… sei
sopravvissuto. Sono passati mesi ormai e ancora non mi hai rivelato come tu
abbia fatto. Ti sei fatto aiutare da qualcuno?
“Più o meno” replicò Naruto, non rivelando
altro “Comunque sia, adesso non ha più
alcuna importanza. La Volpe è libera ed io non sono più un Jinchuuriki. Eheh!
Immagino di non essere più cosi importante per il “villaggio” adesso che dentro
di me non c’è più alcun cercoterio, vero?” La risata di Naruto era carica
di un ironia che non aveva in alcun modo cercato di nascondere.
“Perché?” domando l’Hokage a bruciapelo,
scrutando con sempre più intensità il ninja biondo. Sembrava quasi che non
riconoscesse la persona che aveva davanti. Il suo comportamento, il suo modo di
fare… erano diverse dal ragazzo che, pochi mesi prima, aveva vinto la guerra.
Era cambiato.
“Perché hai scelto di separarti
dalla Volpe? Perché hai rischiato tanto?”.
Lo
sguardo di Naruto cambiò radicalmente. Non era più luminoso o infuriato. Era
spento e freddo ma, allo stesso tempo, tranquillo e determinato. Il ninja
biondo si avvicinò all’Hokage che ancora sostava vicino alla finestra e,
poggiando i gomiti sul davanzale, osservò il villaggio davanti a se e disse “Il mondo adesso è in pace. Gli umani e i Cercoteri
possono
finalmente vivere in armonia senza darsi battaglia. Il potere della Volpe e del
Rikudou Sennin non era più necessario e… le Forze Portanti hanno esaurito il
loro compito. Credo che questa sia una motivazione sufficiente, non crede?”
Tsunade
osservò rapita l’espressione di Naruto che osservava adorante la magnificenza
di Konoha che riprendeva vita. Conosceva
sin troppo bene quello sguardo, quegli occhi. Lo stesso sguardo dei grandi
Hokage del passato. Il “suo” stesso sguardo. Occhi ricolmi d’amore verso la
propria patria, verso i propri cari e verso le generazioni future. Occhi
brucianti della Volontà del Fuoco.
La
donna non fu del tutto soddisfatta della risposta di Naruto. Era di certo una
motivazione valida, eppure, guardando la sua espressione malinconica, capì che
c’era dell’altro che il ragazzo gli stava nascondendo.
Tuttavia,
Tsunade decise di non indagare oltre. Non era ancora il momento.
“E adesso cosa provi? Ti senti
più leggero?”
“Ad essere onesti… ancora non
l’ho capito. Forse anch’io, dentro di me, faccio ancora fatica a credere di non
essere più una Forza Portante. Lo sono sempre stato sin dalla nascita e, con il
tempo, ho imparato a convivere con questo peso. Adesso… be… non sento di essere
diventato diverso. Con o senza la Volpe, rimango comunque me stesso e questo
credo che basti” Un
lieve sorriso si levò sul viso di Naruto, un piccola traccia di serenità che
sfumò dopo pochi istanti dopo le seguenti parole.
“Anche se devo ammettere che,
dopo la fine della guerra… io…” Quella frasi morì cosi com’era nata. Per Tsunade era un
chiaro segnale che la guerra aveva lasciato un grande impatto sul ninja biondo.
Un qualcosa che ancora adesso non riusciva a capire, ad esprimere a parole. Ma
che di certo… lo stava facendo soffrire.
“Naruto” lo richiamò la donna con il tono
amorevole che solo una madre può avere “È
finita. È tutto finito. Stiamo bene. Perciò, smettila di tormentarti” Naruto
sapeva esattamente a cosa alludeva la donna. Che cosa in quel momento lo stava
tormentando “Adesso siamo qui. Io e tutti
gli altri non ti abbandoneremo. Anche senza il potere della Volpe, per noi
rimani il ninja formidabile che ha posto fine alla Quarta Grande Guerra Ninja.
Sei importante per noi e ti vogliamo bene.
È vero! I Daimyo e alcune persone
del villaggio hanno sempre pensato che tu fossi importante solo per il fatto di
essere la Forza Portante della Volpe a Nove Code e che, in caso di conflitti,
il tuo potere potesse risultare utile. Ma, per me, non è mai stato cosi.
Quando ho chiesto aiuto al
Villaggio della Sabbia, lo ammetto… non ho pensato minimamente a Sasuke. Mi
sono preoccupata solo ed unicamente di te, ma… non per “Cosa” fossi. Ma… per ”Chi”
fossi. Volevo salvare il ninja impulsivo, infantile ed altruista che nutriva il
sogno di diventare il più grande Hokage di tutti i tempi. Lo stesso sogno di
Dan e Nawaki” .
Sorridendosi,
Naruto e Tsunade si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Ah! Già! Quasi dimenticavo…” esclamò improvvisamente la
donna, allontanandosi dal ninja biondo e avvicinandosi a passi svelti verso la
scrivania piena di documenti. Quando Tsunade tornò, stringeva fra le mani la
scatolina placcata in nero che gli aveva mostrato precedentemente. Con le mani
tremanti per l’emozione, porse la scatola al ragazzo e disse “Questo… è per te”
“G-Grazie” balbettò Naruto con incredulità,
osservando curioso la scatolina che adesso stringeva tra le mani.
“Che cos’è?” chiese il ragazzo. Tsunade non
rispose e, con il sorriso sulle labbra, attese pazientemente che Naruto
schiudesse il suo contenuto.
Con
delicatezza, il ninja biondo alzò il coperchio della scatolina e ciò che vide al
suo interno gli fece strabuzzare gli occhi “Ma…
questo è… il ciondolo del Primo Hokage”
Naruto
posò il ciondolo sul palmo della mano sinistra, ammirando estasiato il minerale azzurro che scintillava alla luce
del Sole. Il sorriso si levò di nuovo sul suo volto e con voce incrinata
esclamò “Credevo… di averlo perduto
durante la battaglia contro Pain. Dove l’ha trovato? L’ho cercato dappertutto
in mezzo alle macerie ma non ho trovato niente”
“Naruto… tu non hai perso il
ciondolo. L’hai distrutto. O meglio, la Volpe lo ha fatto, quando ha preso il
sopravvento su di te”.
“Shizune è riuscita a trovare i
vari frammenti sparsi per il campo di battaglia e ha intuito cosa possa essere
accaduto. Tu non puoi saperlo ma sul ciondolo vi era stato innestato un sigillo
speciale che avrebbe dovuto sopprimere i poteri della Volpe nel caso in cui
avesse superato le 6 code. Tuttavia, abbiamo sottovalutato i suoi poteri e il
ciondolo è andato distrutto”.
“Quindi, questo è…”.
“Si! È un nuovo ciondolo. L’ho
fatto costruire appositamente per te. Riuscire a recuperare il minerale da cui
è composto è stato… particolarmente arduo. C’è voluto un po’ di tempo ma, come
puoi vedere, alla fine c’è l’ho fatta”.
“Credevo fosse unico”.
“Stando a ciò che mi hanno
detto, il ciondolo originale è appartenuto al Primo Hokage. È stato lui a
creare quel minerale che, in un certo senso, è unico nel suo genere. Esso è cio
che si potrebbe definire “chakra
cristallizzato” chakra allo stato solido. Non si trova in natura e, se
esiste, credo sia estremamente raro.
Il ciondolo precedente possedeva
il chakra cristallizzato di mio nonno, o almeno cosi si dice. Perché lui era
l’unico a poterne sfruttare le capacità. Lui… è Yamato. Anche lui possiede le
cellule di Hashirama che gli ha impiantato Orochimaru quand’era bambino. Questo
ha rafforzato la teoria che in esso vi fosse realmente il chakra del Primo
Hokage”.
Naruto
strinse forte il ciondolo nella sua mano. Un dubbio era cresciuto nella sua
mente “Adesso voglio sapere una cosa”. Il ninja biondo rivolse uno sguardo freddo
alla donna “Quando mi ha donato questo
ciondolo… sapeva che aveva il potere di sopprimere la Volpe? Oppure è stata
solo una coincidenza?”.
Tsunade
ricambiò lo sguardo scettico di Naruto con altrettanta freddezza. Come poteva
pensare che il ciondolo a cui era tanto legata fosse solo un mezzo per
mantenere il controllo della Volpe?
Rispondendogli
che era stata solo una mera coincidenza no sarebbe bastato. Non con Naruto. Non
più. Lui aveva bisgno di risposte più chiare ed esaurienti. Ma soprattutto…
sincere.
“No! A quel tempo non ero al
corrente che il ciondolo potesse avere una sorta di potere sigillante e che
sarebbe stato altrettanto efficace da contrastare la Volpe. L’unica persona ad
essere a conoscenza del reale potere di quel minerale era… Jiraya”.
“Il mio maestro?! Lui… sapeva…”.
“Si, Naruto! Non so come ma…
Jiraya era sempre a conoscenza di informazioni che nessun’altro possedeva.
Merito dei suoi viaggi forse. Comunque, è stato proprio lui a consigliarmi di
mettere Yamato nel Team al posto di Kakashi, quando si è infortunato durante lo
scontro con Deidara. Ha detto a Yamato cosa avrebbe dovuto fare nel caso tu
avessi perso il controllo”.
“Jiraya” sussurrò flebilmente Naruto,
ostentando lo sguardo fuori dalla finestra e rivolgendolo al cielo.
“È stato molto lungimirante. Lo
è sempre stato in effetti. E no ha mai lasciato niente al caso. In sua assenza,
sapeva che saresti stato al sicuro se in squadra con te ci fosse stato Kakashi
o Yamato. Kakashi è un jonin eccezionale ed è molto brava nell’uso dei sigilli,
non come tu padre ovviamente. Inoltre, poteva anche contare sul potere dello
Sharingan per cercare di tenere a bada la Volpe se fosse stato necessario. Se
non ci fosse stato lui, sarebbe subentrato Yamato al suo posto. Una sorta di
piano B”.
Tsunade
osservò la reazione di Naruto. Era calmo nel mentre osservava il cielo. Era
consapevole che quella era la verità e che le azioni del suo maestro avevano
protetto sia lui che il villaggio. A quel tempo, non poteva controllare con la
Volpe, ne parlarci se non per insultarlo. Tuttavia Jiraya, con la sua saggezza,
la sua fede, sapeva anche che un giorno il suo amato allievo avrebbe
controllato il potere della Volpe e portato la pace nel mondo ninja.
“Ora capisco…” esclamò Naruto, voltandosi
verso la donna “Quando Sasuke è scappato.
La nostra squadra non era formata da nessun jonin. Perciò, nessuno sarebbe
potuto intervenire nel caso le cose si fossero messe male. Nel caso la Volpe…
Per questo gli anziani, compresi i Daimyo, si sono arrabbiati tanto con lei”.
Tsunade
annuì “Quel giorno, fui io stessa a
consigliarti a Shikamaru. Ero consapevole che Sasuke era tuo amico e che avresti
fatto di tutto per salvarlo. Ammetto di aver sottovalutato la cosa molto più
del dovuto. Dovevo immaginare che non si sarebbe trattato di una semplice
missione di recupero, ove un giovane genin scappa dal villaggio. Non mi
aspettavo nemmeno che i sottoposti di Orochiamaru fossero cosi forti e tutti
dotati del sigillo maledetto. Ho dovuto prendere velocemente una decisione e…ho
commesso un’errore. Un’errore che avrebbe potuto comportare la tua morte e
quella dei tuoi compagni. Una volta che me ne sono resa conto, sono passato
subito all’azione, chiedendo aiuti ove mi era possibile.
Me ne infischio di aver infranto
le regole. Non mi importa nemmeno che i rinforzi inviati dagli anziani e da
Danzo fossero stati inviati solo per salvare la Forza Portante del Villaggio.
Se questo significava salvare e te, allora ben venga. Perdere il titolo di
Hokage non avrebbe avuto valore, se questo avrebbe implicato la tua morte. Tu,
Naruto, incarni i sogni di Dan e Nawaki e… i miei. Non ti avrei perso per nulla
al mondo”.
Naruto
era commosso ed imbarazzato dalle parole dell’Hokage. Nessuno gli aveva
manifestato cosi tanto affetto fin a quel momento. L’amore che manifestava
Tsunade assomigliava molto a quella di una madre verso il proprio figlio. Era
qualcosa che aveva provato solo quando aveva visto sua madre Kushina per la
prima volta. Si era sentito avvolto da un calore folgorante che aveva
improvvisamente cancellato tutto il dolore del passato. Quel tipo di amore che
aveva a lungo cercato, ma mai ricevuto.
Naruto
gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisi a 32 denti e Tsunade, a sua volta,
ricambio quel sorriso. Lo sguardo del ninja biondo indugio nuovamente sul
ciondolo che stringeva ancora nella mano e disse…
“Perché ha voluto regalarmi un
ciondolo identico a quello che avevo. Adesso non sono più una Forza Portante,
quindi i poteri di questo minerale non sono più necessari. Lei stesso ha detto
che ci è voluto molto tempo per ricostruirne uno identico a quello che avevo.
Per quale motivo l’ha fatto?”.
“Ho sempre pensato che questo
ciondolo portasse sfortuna. Le due persone a cui l’ho regalato, coloro che più
amavo al mondo, sono morte possedendolo e, che io lo volessi o meno, quel
ciondolo è sempre tornato da me. Quel ciondolo a me cosi caro donatomi da mio
nonno… lo odiavo. Sono stata tentata più di una volta di sbarazzarmene. Ma,
alla fine, non ci sono mai riuscita. Per quanto odiassi quell’oggetto, rimaneva
l’unico ricordo che aveva di loro. In esso, vi erano rinchiusi i loro cuori, i
loro sogni, le loro speranze e le loro sofferenze. Non avrei mai potuto
liberarmene. Fino a che… non sei arrivato tu”.
“Sei stata l’unica persona che
abbia avuto la faccia tosta di sfidarmi cosi apertamente. Un moccioso cocciuto
ed infantile che faceva la voce grossa con me, uno dei Tre Ninja Leggendari.
Eheh! Se ci penso mi viene ancora da ridere. Il tuo comportamento era… cosi
simile a quello di Nawaki. Gli somigliavi molto anche nell’aspetto. Quando mi
ha detto che volevo diventare Hokage, qualcosa si è risvegliato in me. Qualcosa
che avevo da tempo dimenticato. Qualcosa che ho cercato in tutti i modi di
sopprimere nelle profondità della mia anima.
Volevo trovare una risposta.
Volevo ricordare e l’unica che avrebbe potuto aiutarmi a trovare quella
risposta eri tu.
Ho scommesso quel ciondolo per
valutare le tue capacità, la tua determinazione e per capire che tipo di
persona fossi realmente. Alla fine… hai vinto tu”.
“Anche quando ho rischiato di
perderti, tu hai combattuto. Hai lottato con tutto te stesso per realizzare il
tuo sogno. Hai rischiato la tua vita per esso. Fù allora che capì. Ricordai ciò
che avevo dimenticato. Ricordai i loro volti. I loro sentimenti e i loro sogni…
erano anche i miei. Ecco perché ho accettato il titolo di Quinto Hokage.
Tu, Naruto, hai posseduto quel ciondolo
più a lungo di tutti loro. In un certo senso, ti ha anche protetto. Ho capito
che esso non era mai stato maledetto. Forse, quel ciondolo stava aspettando di
trovare il suo legittimo proprietario. Forse il fato ha fatto si che io alla
fine lo donassi a te. Qualunque sia la
verità, io ho scommesso su di te e forse, per la prima volta, vincerò. So che
un giorno non molto lontano, diventerai l’Hokage che tutti noi ambiamo.
Ed è per questo motivo che ho
voluto donarti quel nuovo ciondolo. Non
per ciò che è in grado di fare, ma per
ciò che rappresenta. Per ricordarci ciò che ci siamo promessi in passato. La
nostra scommessa e i nostri sogni.
Quando osserverai quel ciondolo,
sempre, in qualunque momento, ovunque tu sia, ricorderai sempre chi sei”.
Il ninja
biondo osservo ancora una volta il ciondolo. Il suo sorriso luminoso sembrò
pian piano spegnersi nel mentre riponeva l’oggetto all’interno della scatolina
nero pece. I suoi occhi che poco prima avevano riacquistato la luce, stavano
tornando freddi e opachi. Come se un velo si fosse levato su di loro.
“Cosa c’è? Non ti piace?” domandò con preoccupazione
Tsunade, notando il repentino cambio d’espressione del ragazzo.
“No! No! Assolutamente! Anzi, la
ringrazio per il pensiero” si
affrettò a rispondere il ninja biondo “E
solo che… Lei ha detto che, quando avrei guardato questo ciondolo, mi sarei
sempre ricordato chi sono. Ecco… il punto è… che in questo momento… non riesco
a ricordarmelo. Non riesco a ricordarmi chi sono, ne chi sono stato. E come se…
ci fosse una nebbia fittissima davanti a me che mi impedisce di vedere. Quando
mi guardo allo specchio, non vedo il vecchio me, non vedo Naruto Uzumaki. Vedo…
qualcun altro.
Eheh! Le sembrerò folle a dire
queste cose. Poco fa ho persino rinunciato al titolo di Hokage. Non posso darle
torto se lo pensa”.
Tsunade
non replicò subito. Si limito ad osservarlo. È vero. Non era il solito Naruto
Uzumaki. Si trattava di qualcuno di gran lunga migliore di lui. Qualcuno che è
cresciuto e maturato attraverso le avversità della vita. Qualcuno che ha
combattuto una guerra non sua. Qualcuno che ha visto morire i propri compagni
davanti agli occhi sul campo di battaglia. Qualcuno che, adesso, ha iniziato a
guardare il mondo e ciò che lo circonda con occhi diversi da quelli di un
bambino.
“Io non penso affatto che tu sia
folle” esclamò
Tsunade tornando velocemente alla sua scrivania e sedendosi dietro di essa “So cosa stai passando in questo momento. So
cosa ti turba. Lo capisco benissimo. Ci sono passato anch’io, quando avevo la
tua età. La guerra… ti lascia delle cicatrici che porterai con te per tutta la
vita. Può cambiare il tuo modo di vedere le cose fino a perdere il contatto con
la realtà. Non distingui più cosa è reale e cosa non lo è. Cose è giusto e cosa
è sbagliato.
In parole povere, perdi te
stesso.
Quando questo
accade, hai solo due possibilità.
La prima è lasciare
che il dolore e la cnfusione prendano il sopravvento su di te. Non sai più chi
sei, ripudi il mondo in cui vivi, ti allontani dalle persone che ti vogliono
bene e tendi ad isolarti. Pian piano vedrai la tua vita passare senza che tu te
ne renda conto. Ma, nessuno al mondo potrebbe mai accettare di vivere
un’esistenza del genere. Se ti lasci logorare dal dolore e dalla sofferenza,
essi ti distruggeranno e, a quel punto, non avrai più alcuna possibilità di
tornare indietro.
Ed infine, c’è la
seconda possibilità. Puoi reagire e combattere il dolore. Esso diventerà una
parte di te, ma, in fondo al tuo animo, rimarrai sempre te stesso. Le tue
convinzioni, i tuoi ideali, i tuoi sentimenti e i tuoi sogni rimarranno sempre
li, dentro di te, a darti la forza quando ne avrai bisogno”.
“Eheh! Detta cosi
sembra facile, però…”
“Se vuoi una prova
concreta di ciò che ho detto, non devi far altro che guardare uno che ci è già
passato. Ad esempio, guarda Kakashi Hatake”.
“Il maestro Kakashi?”.
“Credi davvero che
sia sempre stato cosi? Quando l’ho conosciuto era un ragazzino freddo,
arrogante e calcolatore. Dopo il suicidio di suo padre, cominciò a seguire le
regole ninja scrupolosamente, come se fossero il suo dogma personale. Inoltre,
era un ninja eccezionale sotto ogni punto di vista. Un ninja da manuale. Una
macchina da combattimento.
Poi, cominciò la
guerra, la Terza Grande Guerra Ninja. A quel tempo, Kakashi era molto giovane,
molto più di te. Era diventato jonin molto velocemente e, per questo, ha dovuto
combattere in prima linea molte volte. Ha vissuto tutti i tipi di atrocità che
la guerra può portare con se. Ha visto morire i suoi due migliori amici, Obito
e Rin. Gli ha guardati dritti negli occhi prima che esalassero l’ultimo
respiro”.
“Anche se non è mai
stata realmente colpa sua, Kakashi si è sentito responsabile per le loro morti.
Ha sopportato quel dolore e, con il tempo, è riuscito ad andare avanti.
Qualche anno dopo,
c’è stato l’attacco della Volpe e Kakashi ha perso anche l’ultima persona a cui
era legato, il suo mentore, tuo padre.
Alla fine, è rimasto
da solo. Eppure, nonostante tutto quello che ha passato, guarda che tipo di
uomo è diventato”.
“Allegro, solare. A
volte, distratto e ritardatario negli appuntamenti, lo ammetto XD Ma è una
persona di buon cuore, maturo, responsabile e oltremodo ottimista. In qualsiasi
situazione, in qualsiasi guaio tu ti sia cacciata, di incoraggia sempre
dicendoti che le cose, alla fine, si sistemeranno”.
“Il Kakashi che ti
ho appena descritto è completamente diverso dal Kakashi del passato. Sarebbe
diventato lo stesso uomo che conosci oggi se non avesse vissuto questo tipo
d’esperienze? Le stesse esperienze che hai vissuto tu e che ti porteranno a
capire che tipo di uomo diventerai in futuro”.
Naruto iniziò a riflettere sulle parole dell’Hokage. Senza che lo volesse,
il suo sguardo si posò sul suo arto destro. Ogni volta che osservava quel
cumulo di bende, non poteva fare a meno di ricordare tutto ciò che era successo
durante la guerra. Ricordi indelebili nella sua mente che non avrebbe mai
dimenticato.
Quando Tsunade parlava della guerra, ne parlava come se fosse un tipo
d’esperienze assolutamente importante che, in qualche modo, avrebbe definito
cosa sarebbe diventato. Il Naruto del domani.
“Se ciò che lei ha
detto è vero, allora… cosa dovrei fare? Qual è il primo passo per poter
superare il dolore? Come faccio ad andare avanti dopo aver affrontato tutto
questo? Come posso… diventare un ninja eccezionale come lo è il maestro
Kakashi?”.
Tsunade sorrise compiaciuta. Le sue parole aveva sortito l’effetto
desiderato sul ninja biondo. L’ammirazione che nutriva verso il suo maestro e
compagno d’armi era divenuta ancora più grande dopo la guerra. Dopo aver visto
con i suoi occhi l’estenuante battaglia tra lui e Obito.
Adesso, ciò che restava da fare era dargli un’ultima piccola spinta,
un’ultimo consiglio che lo avrebbe aiutato a superare quel momento difficile
della sua vita.
Con molta calma, la donna posò la mano destra sulla busta di soldi che,
poco prima, il ragazzo aveva rifiutato e, spingendola nuovamente dinanzi a lui
con una spintarella, disse:
“Accettazione.
Questo è il primo passo da compiere. Devi accettare la realtà. Accettare ciò
che non si può cambiare. Devi convincerti che tutto ciò che è successo durante
la guerra, ed anche prima, non è stata colpa tua. Come non lo è stata la morte
di Neji e di tutti gli altri ninja caduti in battaglia. Hanno lottato per
quello in cui credevano e per proteggere i loro cari . Sono fieri di aver dato
la loro vita per questo.
Nawaki e Dan… Come
te, anche loro hanno combattuto per vedere realizzati i loro sogni. Il sogno di
diventare Hokage. E… sono morti. Non ci sono più.
Mentre tu, Naruto,
tu sei ancora qui. Respiri, vivi e combatti tutt’ora per raggiungere i tuoi
obiettivi.
Ciò che sto cercando
di dirti, Naruto, è che non spetta a noi decidere chi deve vivere e chi deve
morire. Non possiamo prevedere come andranno le cose. Non so se avremmo un
futuro luminoso oppure oscuro. Non sono nemmeno se tu diventerai Hokage. Ci
possiamo provare naturalmente, ma… nemmeno i più saggi conoscono tutti gli
esiti. È qualcosa che va aldilà del nostro controllo. Qualcosa che va oltre la
comprensione umana.
Se accetti tutto
questo… se accetti il dolore, allora… avrai compiuto un passo importante e
riuscirai ad andare avanti. Riuscirai a crescere.
Se, invece, continui
a lottare contro una realtà immobile ed immutabile, sprecherai solo tempo ed energia
e, con esso… la tua intera esistenza.
Io ho accettato la
realtà, ho accettato la morte di Dan e Nawaki e, adesso, sono il Quinto Hokage
del Villaggio della Foglia. Ho realizzato il sogno che loro non sono riusciti a
realizzare. Eheh! Al destino, come sappiamo, non manca il senso dell’ironia”.
Naruto guardò con ribrezzo la busta di denaro che aveva davanti. Era ancora
restio ad accettarlo nonostante le parole dell’Hokage. Alzando la testa, il suo
sguardo si posò sui quadri dei Quattro Hokage del passato, tra cui spiccava con
fierezza suo pare Minato.
“Io… fin da quando
ho memoria, ho sempre combattuto dimostrando che cose come il destino non
esistono. Che il destino è qualcosa che
costruisci con le tue mani. Che se lo
vuoi, la realtà può mutare è diventare migliore. Io stesso sono la prova di
questo. Da Forza Portante ripudiato da tutti, sono divenuto l’eroe del
Villaggio che ha sconfitto Pain e posto fine alla guerra. Ho reso possibile una
pace tra gli umani e Cercoteri. Ho fatto cose che nessun Hokage ha mai fatto. Per
questo sono sicuro che la realtà può essere cambiata”
Tsunade sorrise sarcastica “Tu… credi
“davvero” a ciò che hai detto? Credi veramente che ogni cosa in questo mondo
possa essere cambiata? Tsk! Sei solo un moccioso che deve ancora crescere”.
“Cosaaa?” sbottò irritato
l’Uzumaki, colpendo violentemente con i pugni la scrivania.
“Credi che solo
perché hai posto fine alla guerra e portato la pace nel mondo allora le cose
siano cambiate? Lo sai, è quello che tutti i ragazzini pensano dopo la fine di
una guerra. Finche non vivono abbastanza a lungo da vederne un’altra nascere”.
“Che… che diavolo sta dicendo?”
“Ogni guerra porta dietro di se
delle conseguenze. È sempre stato cosi. Quello che tu riesci a vedere in questo
momento è solo un lato della medaglia. Quello che vedi alla luce del Sole, il
lato positivo. Vedi le cose buone che la pace ha portato con se. Vedi i 5 Paesi Ninja che collaborano e si
sostengono. Vedi i Cercoteri che non attaccano più gli umani. Gli tratti come
se fossero persone. Credi che, dopo tutto questo, non ci saranno più conflitti.
Quello che NON vedi è… l’altro
lato della medaglia. La parte oscura, il lato negativo. Tutto ciò che la guerra
ha lasciato dietro di se”.
“Tutto ciò che la guerra…ha
lasciato?! E di che cosa si tratta?”.
“Potrei provare a spiegartelo,
ma… non credo sarà sufficiente. Se in questi anni avrai l’opportunità di
viaggiare per il mondo… osserva attentamente e capirai.
Capirai che tutto ciò che hai
fatto, tutto ciò che hai cambiato, non è che un frammento di questa miserabile realtà
che noi chiamiamo mondo”. Naruto
osservò la donna confuso. Non capiva a cosa si riferisse. Qual’era il lato
negativo. Che cosa sfuggiva al suo sguardo? Davvero viaggiare per il mondo lo
avrebbe aiutato a capire?
“Tu sostieni che ogni cosa, in questo
mondo, può cambiare. Che ognuno è fautore del proprio destino. Se davvero la
pensi cosi allora… rispondi sinceramente a questa domanda. Hai mai sofferto per
qualcosa che non sei riuscito a cambiare? Ha mani incontrato un muro talmente
alto e solido da non poter essere scavalcato o abbattuto?”
Naruto
avrebbe voluto con tutto se stesso rispondere “NO”. Ma sapeva che la realtà era
ben diversa. Le risposte che avrebbe potuto dare erano molteplici.
Aveva
vissuto tutta la sua infanzia senza i propri genitori e per quanto lo volesse,
niente avrebbe cambiato questo fatto. Niente gli avrebbe riportati indietro.
Non era
riuscito ad impedire a Sasuke di fuggire e di compiere la sua vendetta. Se lo
avesse fermato in tempo, adesso il suo migliore amico non marcirebbe in
prigione.
Durante
la guerra, Neji ha sacrificato la propria vita in cambio della sua. Nonostante
avesse promesso a se stesso che non avrebbe più perso un compagno, non è
riuscito a salvarlo. Un’altro fatto immutabile che niente avrebbe mai cambiato.
In quel
momento, Naruto si rese conto della verità. Esistevano cose che non era mai
riuscito a cambiare.
Molte
risposte erano presenti nella sua mente. Ma, fra tutte, solo una sembrò
spiccare più delle altre.
Come un
miraggio, davanti ai suoi occhi iniziò a formarsi un sagoma. Una figura snella,
dai tratti femminili. I suoi abiti erano inconfondibili e la chioma rosata
ondeggiava nel vento rendendola una Dea ai suoi occhi.
Anche
se la ragazza gli dava le spalle, Naruto sapeva benissimo di chi si trattava.
L’avrebbe riconosciuta fra mille.
Pochi
attimi dopo, Naruto sentì l’irrefrenabile desiderio di osservarla in volto, di
ammirare la sua bellezza e di perdersi nei suoi occhi color smeraldo. Sarebbe
bastato chiamarla per far si che lei si girasse.
Qualcosa
di strano accade. Nonostante i continui richiami da parte del ninja biondo, la
ragazza non si voltò. Appariva indifferente alla sua voce che andava man mano
aumentando.
Il
ragazzo gridò il suo nome con quanto fiato aveva in corpo ma… niente, nessun
movimento da parte di lei.
Se la
sua voce non riusciva a raggiungerla, allora, si sarebbe avvicinato abbastanza
da farsi sentire.
Naruto
si fermò a pochi passi di distanza da lei. La ragazza sembrava non percepire la
presenza del ragazzo alle sue spalle. Continuava a guardare un punto
imprecisato davanti a se, ignorando ciò che aveva dietro di se.
Il
ninja biondo era cosi vicino che poteva facilmente sentire l’odore
inconfondibile di petali di rose provenire dai suoi capelli. Perché lei non
riusciva a sentirlo? Perché non riusciva a sentire la sua voce?
Naruto
provò a ancora una volta a dire il nome della ragazza, questa volta con più
forza. Nessuna reazione.
Stufò
di quell’assurda situazione, il ragazzo decise di allungare la mano e di
voltarla con la forza. In un modo o nell’altro, avrebbe visto ancora il suo
volto.
E cosi
fece. Allungò il braccio destro per
afferrarla e, con immenso orrore, scoprì che quest’ultimo non riusciva a
raggiungerla. La ragazza li, davanti a lui, sarebbe bastato tendere il braccio
per riuscire a toccarla. Eppure, per un
motivo assurdo che andava oltre la sua comprensione, non riusciva a
raggiungerla.
In quel
momento, il ragazzo capì che fra lui e la ragazza vi era qualcosa di invisibile
che non gli permetteva di proseguire. Una sorta di muro invalicabile che non
era in alcun modo aggirabile o distruttibile. Era semplicemente li. Non era
visibile ad occhio nudo, non era tangibile al tatto, ma sapeva che c’era.
Non
sapendo come agire, il ragazzo rimase li, fermo, immobile, ad osservarla.
La
ragazza dai capelli rosei continuava a dargli le spalle, celandogli la bellezza
del suo viso e lucentezza dei suoi occhi.
Naruto
iniziò a vedere la figura della ragazza svanire come fumo nella sua mente. Fu
li che accade. Un’attimo prima di scomparire, la ragazza si voltò. Era in
lacrime. I suoi occhi smeraldini erano chiusi e la sua espressione traspariva
dolore e sofferenza.
Perché
stava piangendo? Perché soffriva cosi tanto? Di chi era la colpa?
Non era
ciò che voleva vedere. Non era quella la sua “vera” espressione.
Lui…
Lui conosceva il suo volto. Sapeva cosa si celava dietro quella maschera di
dolore. Conosceva la lucentezza dei suoi occhi verdi, cosi brillanti da
sembrare pietre preziose. Essi erano ciò che l’avevano fatto innamorare di lei.
Ciò che l’avevano resa agli occhi di lui… unica.
Eppure…
adesso… dopo tutti questi anni… dopo tutto ciò che ha passato… Naruto… non l’ho
ricorda più. Non ricorda più quale fosse il suo vero volto. La sua vera
espressione.
Ora, tutto
ciò che prova quando guarda lei è… un grande, immenso, incolmabile… vuoto.
Tsuande
osservò con attenzione lo sguardo del ragazzo. Era vitreo, opaco, senza alcuna
luce. Un blu talmente scuro da assomigliare alle profondità marine. “I tuoi occhi… È la prima volta che vedo
quest’espressione sul tuo viso…” Naruto parve ascoltarla solo per metà. Era
ancora immerso nei propri pensieri, nei propri turbamenti. Ci volle qualche
attimo prima che ristabilisse il contatto con la realtà.
Tsunade
non poteva immaginare quale fosse l’origine di quei turbamenti. Ma sapeva che
le sue domande avevano risvegliato qualcosa in Naruto.
“A quanto pare, avevo ragione.
Ti sei reso conto che ci sono cose che non sei riuscito a cambiare, nonostante
i tuoi sforzi. Be, è un bene che tu l’abbia fatto. Se continui a credere che
ogni cosa possa cambiare, presto o tardi, soffrirai di nuovo. Se persevererai
su questa strada… diverrai come Obito.
Invece, se accetti ciò che non
puoi cambiare, se abbandoni una lotta conto qualcosa che non ha soluzione, un
giorno, riuscirai a trovare un’altra strada che ti permetterà di vivere la vita
che desideri, in pace e tranquillità. Alla fine, quella sarà la tua realtà”.
Gli
occhi di Naruto si accesero. Ma non di luce… di qualcosa di molto più oscuro e
sinistro “Quello che lei ha detto… il
fatto di accettare le cose che non si possono cambiare… questo vale anche per
le persone e… per i sentimenti?”
“Uh! Ah! Ecco… s-si! Pensi di
si!” balbettò
la donna, sorpresa dalla strana domanda fatta dal ninja biondo. Non poteva
immaginare cosa ci celava dietro quel quesito cosi complesso ed apparentemente
facile.
“Capisco! Alla fine… è cosi che
andrà. Non ho altra scelta” sussurrò
Naruto, molto più a se stesso che alla persona che gli stava di fronte.
Tsunade
decise che era il momento di mettere il punto a quella discussione. “Naruto… questo tuo viaggio d’allenamento,
non so a cosa ti porterà. Non so se riuscirai a superare questo momento
difficile per te.
L’unica cosa che non devi
dimenticare mai è… chi sei realmente. Ricorda sempre che sei Naruto Uzumaki e
che sei un ninja del Villaggio della Foglia. Ricorda per cosa combatti, qual è
il tuo compito.
Anche se prendi ordini da
persone più in alto di te, anche se vieni pagato per svolgere un lavoro a volte
spietato, non devi dimenticare i valori che ti hanno cresciuto e che ti hanno
reso l’uomo che sei oggi”.
Naruto
annui. Dopodiché, prese la busta di denaro che era posata sulla scrivania e
disse “Nella busta c’era scritto… che i
Daimyo mi ringraziavano per aver catturato Sasuke. Questo significa che… qui
dentro ci sono anche i soldi della sua taglia da ricercato?”
“Uff! Si! È cosi!” sospirò la donna, stufa di quel
tira e molla. Immaginava che Naruto si sarebbe nuovamente rifiutato di prendere
quel denaro e sperava che non si accorgesse di quel piccolo dettaglio. “Senti…mettila in questo modo. Stai partendo
per un viaggio. Un viaggio d’allenamento chissà dove. Non puoi sperare di sopravvivere anni fuori al villaggio senza denaro
per pagarti un vitto ed un alloggio. Ora come ora, non hai niente. La tua casa
è distrutta e con essa tutti i tuoi averi. Perciò… quel denaro ti serve” sentenziò
Tsunade, mettendo fine a quell’ennesimo capriccio da parte del ragazzo.
Tuttavia, quest’ultimo non sembrava ancora del tutto convinto.
“Ti sto solo chiedendo di
accettare quel denaro, non spetta a me decidere come usarlo. Potrai farne ciò
che vuoi una volta che sarai uscita da qui. Tuttavia, sperò che tu ne faccia
buon uso”.
“Ok!” replicò il ragazzo, stavolta più
convinto di prima. Tsunade le aveva dato più di un motivo per accettare quella
busta. Rifiutare ancora sarebbe sembrato davvero stupido da parte sua.
In
fondo era vero. Viaggiare implicava molte spese, l’aveva visto personalmente
viaggiando insieme al suo vecchi maestro Jiraya. Inoltre, il suo vecchio
appartamento è andato distrutto durante lo scontro Pain, quindi…
Naruto
sistemò la busta col denaro e la scatolina, al cui interno c’era il ciondolo
che le aveva regalato Tsunade, nella sua borsa ninja.
“Non la indossi?” domandò innocentemente la donna,
ancora sorridente per la sua “impresa” XD
“La indosserò quando sarà il
momento” replicò
il ragazzo, ricambiando il sorriso.
“Quindi… questa è l’ultima volta
che ci vediamo”
“Già! Per il momento. Quando
tornerò al villaggio spero di essere diventato un ninja di gran lunga migliore
di quanto lo sia ora”.
“Eheh!
Lo spero anch’io, Naruto. Ti auguro buon viaggio”.
“La ringrazio molto per tutto
ciò che ha fatto per me, Hokage. Terrò bene a mente tutto ciò che mi ha detto” esclamò Naruto con formalità,
inchinandosi in avanti per mostrarle rispetto.
Dopo
aver scambiato con la donna un’ultimo sguardo di’intesa, Naruto si voltò in
direzione della porta.
“Ah, aspetta Naruto! C’è
un’altra cosa che volevo chiederti. Ecco. Come vanno le cose tra te e Sakura?” domandò Tsunade a bruciapelo,
bloccando Naruto che si apprestava ad abbassare la maniglia della porta.
Il
ninja biondo era divenuto improvvisamente una statua di pietra. Aveva ancora la
mano appoggiata alla maniglia. Era immobile, pietrificato. A malapena
respirava. Continuava a dare le spalle alla donna, nascondendo di proposito la “particolare
“espressione che aveva fatto nell’udire il nome della kunoichi.
“C-Come… come al solito. Perché…
me lo chiede?”
“Qualche giorno fa sono andata a
trovarla in ospedale. Sai, con il fatto che devo gestire la ricostruzione del
villaggio, le risorse e tutto il resto, non ho il tempo di andarci. Cosi, ho
delegato Sakura al mio posto per gestire l’ospedale. Avrebbe potuto farlo anche
Shizune ma… ho bisogno che lei sia a fianco a me, per aiutarmi nella gestione
dei documenti. Ogni tanto fa da tramite fra me e Sakura, in modo da tenere
sotto controllo la situazione.
Inizialmente pensavo che il
compito che gli avevo affidato fosse troppo gravoso per una ragazza giovane
come lei, eppure… Sakura si è rivelata molto più capace di quanto non avessi
creduto. Ha aiutato un sacco di feriti arrivati dalla guerra in modo
eccellente. Ognuno di loro presentava patologie diverse, alcuni anche solo sul
piano mentale. Lei è riuscito a far fronte a tutto questo. È stata davvero
ammirevole.
Negli ultimi tempi però… il suo
rendimento è calato drasticamente. Shizune mi ha accennato eventi alquanto
bizzarri che Sakura non commetterebbe mai. Errori banalissimi come sbagliare ad
attaccare una flebo e cose cosi.
Pensai che avesse accumulato
troppa stanchezza e cosi decisi di andarle a parlare. Era alquanto pallida, i
capelli trascurati e gli occhi spenti. Sembrava un’altra persona. Mi ha
raccontato che aveva fatto dei turni extra e che molte volte ha preferito
rimanere in ospedale, piuttosto che tornare a casa a riposarsi.
Decisi di sospenderla dal suo
incarico per qualche giorno, in modo che lei potesse riposarsi un po’. Ma…si è
rifiutata di farlo, dicendo che l’ospedale era troppo importante.
Io insistetti. Le dissi che le
occorreva del riposo e che le avrebbe fatto bene passare qualche serata fuori a
divertirsi per distrarsi da lavoro. Le domandai “Perché tu e Naruto non uscite
insieme qualche volta?”
Vuoi sapere cosa mi ha risposto?
Mi ha detto che voi due non vi vedete da mesi”.
Nonostante
fosse ancora immobile davanti alla porta, Naruto sentiva chiaramente dietro di
se lo sguardo di rimprovero che la donna gli stava rivolgendo. Era chiaro che
attendeva un chiarimento da parte sua.
“Ah! Gia! Ecco, vede… ho avuto
molto da fare ultimamente”
menti con titubanza il ragazzo “Sa, negli
ultimi tempi ho aiutato molto nella ricostruzione del villaggio e… gli
allenamenti… Non ho avuto… tempo per andare a trovare Sakura”. Naruto non era mai stato in grado di
mentire. L’incertezza e la confusione presenti nella sua voce lo dimostravano
ampiamente.
“Davvero?” domandò Tsunade con sospetto. “A meno che io non abbia messo te e Sakura
ai lavori forzati, non vedo per quale motivo tu non riesca a ritagliarti del
tempo libero da passare con lei. È tua amica o mi sbaglio?” lo rimproverò
la donna Inoltre, credevo di essere stata
molto chiara riguarda gli allenamenti. Ti avevo ordinato di startene buono per
un po’ di tempo fino a quando il braccio non si fosse ripreso completamente.
Ma ovviamente… tu fai sempre di testa tua”.
Naruto
sospirò pesantemente. Voleva solo andarsene da li il prima possibile, non
sorbirsi l’ennesima ramanzina. Ma soprattutto, non voleva parlare di Sakura con
lei.
“Sapevo che ti allenavi. Kakashi
me lo ha riferito tempo fa. E mi stava bene. Fino a quando ti facevi
controllare regolarmente il braccio, sapevo che non correvi pericolo. Quando ho
accennato a Sakura quali fossero le condizioni del tuo braccio mi ha detto che…
non sei mai andato da lei a farti controllare l’arto, ne a farti cambiare le
fasciature.
All’inizio, pensai che fosse
impossibile. Shizune mi lasciava sempre un rapporto dettagliato delle
condizioni del tuo braccio ogni settimana. Il che significava che compivi i
controlli regolarmente. Solo dopo sono venuta a conoscenza che i controlli
veniva compiuti da Ino o da Shizune stessa. Andavi da loro usando la scusa che
Sakura era troppo impegnata con il lavoro.
Indi per cui, mi sembra abbastanza
chiaro che la causa principale per la quale voi due non riusciate a vedervi non
sia una semplice questione di… tempo”.
Naruto
strinse con più forza la maniglia della porta. La mano tremante e sudata. Il
desiderio folle di fuggire.
“Tu la stai…” la donna si alzò nello stesso
istante in cui Naruto urlò “NON LO
DICA”.
“…evitando”.
Il
silenzio calò nella stanza. Una quiete carica di tensione che fù spezzata dalla
voce della donna che chiedeva con incredulità “Che diavolo stai facendo, Naruto? Cosa è successo tra te e Sakura?
Naruto
non era affatto intenzionato a raccontare i dettagli di ciò che era accaduto
fra lui e Sakura. Nemmeno se a chiedergli spiegazioni era l’Hokage in persona.
Tuttavia,
non poteva negare il fatto di aver posto una repentina distanza dalla ragazza
senza alcun preavviso.
“Ha ragione! Mi sono allontanato
da lei di proposito” ammise
il ragazzo colpevole.
“ E suppongo che tu non le abbia
ancora detto nulla riguardo Sasuke e il processo, vero?” domandò spazientita l’’Hokage.
Il silenzio del ninja biondo bastò per farle intendere che non aveva fatto
assolutamente nulla.
“Cielo, Naruto! Mi stai dicendo che Sakura non è ancora al corrente della situazione?
Dopo il processo, fosti proprio tu a dirmi che le avresti raccontato tutta la
storia per filo e per segno. Mi hai quasi supplicato”.
“Lo so” sussurrò rauco il ragazzo,
digrignando nervosamente i denti e stringendo la maniglia della porta con più
forza.
“E adesso… mi vieni a dire che
Sakura è ancora ignara di tutto?! È per questo che hai preso le distanze da
lei? Perché sei spaventato dalla sua reazione da non riuscire a parlarle? Se
avessi saputo che eri diventato cosi irresponsabile, me ne sarei occupata
personalmente. Che tu lo voglia o no, Sakura merita di sapere la verità quanto
te”.
“LO SO!” gridò il ragazzo, scagliando un
violento pugno nel centro della porta.
“Perché… perché non le hai
ancora detto niente? Perchè non le hai parlato di Sasuke?”
“È… complicato” replicò Naruto in maniera
sintetica, cercando di recuperare l’autocontrollo.
“Non lo è affatto. Considerando
tutte le colpe di cui si è macchiato, siamo stati ben più che clementi nel non
dargli la condanna di morte. Passare un solo anno in prigione non sarebbe stato
poi cosi terribile per Sakura. Sarebbe tornato a Konoha prima che se ne
rendesse conto. Quindi, dove sta il problema?”.
“Non è Sasuke il problema… “ disse Naruto voltandosi
lentamente verso la donna “… sono io”.
Tsunade
osservò scrupolosamente l’espressione del ragazzo. I suoi occhi non mostravano
alcuna emozione.
La
donna si strofinò il volto con le mani, evidentemente esausta. Naruto
continuava a voler tenere per se il segreto che lo stava allontanando dalla
kunoichi. Riacquistando subito la sua compostezza, chiese al giovane ninja “Che intenzioni hai? Se non riesci a
raccontarle la verità riguardo Sasuke, allora ci penserò i…..”.
“Ho detto che lo faro io” sbotto Naruto con insistenza “Lo faro stasera stessa. In questo modo,
potrà conoscere la verità su Sasuke e… io e lei potremo finalmente “chiarire”
una volta per tutte ciò che quel giorno avevamo lasciato in sospeso“.
Tsunade
sentì improvvisamente un brivido freddo lungo la schiena. Il modo in cui Naruto
aveva pronunciato quelle parole,c osi glaciali e cariche di rancore, le fece
accapponare la pelle. In che modo Naruto aveva intenzioni di chiarirsi?
Il
ninja biondo scattò rapidamente verso la porta con l’intenzione di aprirla.
Aveva già detto troppo e non era il caso di continuare quella conversazione
cosi pericolosa.
Ma, poco
prima che il ragazzo varcasse la soglia, Tsunade urlò con immensa
preoccupazione per la sua allieva “Vuoi
farla soffrire?”
Naruto
si arrestò nuovamente dinanzi alla porta. Stavolta non replicò alla sua
domanda. Tsunade interpretò quel silenzio come fosse un’affermazione alla sua
domanda.
“Io… non so cosa sia successo
fra voi due. Ma… ti prego di fermarti, Naruto. Questa storia rischia di finire
molto male se continui per questa strada. Sakura è… come una figlia per me, non
è solo una mia allieva. Per questo non sopporterei di vederla soffrire ancora.
Non pensi a cosa lei proverà dopo tutto questo? Tu e Sakura siete…”.
“Ora basta” esclamò Naruto irritato “Lei non sa niente. Perciò, la smetta di
prendere le sue parti. Mi ha chiesto se avevo invenzione di farla soffrire. Tsk!
L’unico che è stanco di soffrire qui sono io. Ne ho… abbastanza”.
Tsunade
rimase in silenzio. In quell’istante, udendo quelle parole, intuì cosa stesse
succedendo fra lui e la kunoichi. Capì perché il ragazzo si stava comportando a
quel modo. Non ne era sicura, ma era l’unica spiegazione plausibile che
motivasse quell’assurda situazione.
“Ricorda cos’ha detto? Bisogna
accettare la realtà e, con essa, anche ciò che non si può cambiare. Solo cosi
la vita può andare avanti. Be, è proprio quello che sto cercando di fare. Un
passo alla volta. Ho già compiuto i primi passi e, adesso, è giunto il momento
di compiere il passo decisivo. Qualcosa che avevo già deciso di fare ormai da
tempo”.
Il tono
serio del ninja biondo, fece capire alla donna che non stava affatto
scherzando. Sapeva esattamente cosa stava facendo. Tsunade chiese timorosa “Cosa… cosa vuoi fare?”
Con un’espressione
seria in volto e gli occhi freddi ma, al col tempo decisi, Naruto esclamò senza
ulteriore indugio quelle che erano le sue reali intenzioni. Ciò che avrebbe
sancito definitivamente il legame fra lui e Sakura.
“Voglio lasciare il Team 7”
“Che cosa? Non puoi dire sul
serio” esclamò
Shikamaru in maniera scherzosa, non credendo alle parole del compagno.
Naruto
lo ignorò. Il suo sguardo e la sua attenzione erano rivolti unicamente alla
creatura che aveva di fronte. I suoi occhi verdi, più spenti che mai, erano
dipinti di un’emozione indescrivibile. Anche se l’istinto gli gridava
impellente di distogliere lo sguardo dal viso di lei cosi sofferente, sapeva di
non poterlo fare. Doveva andare fino in fondo.
“Quando sei entrata nell’ufficio
dell’Hokage e ci hai sentito discutere, hai creduto che stessimo parlato di
Sasuke. In realtà, le cose erano ben diverse. Stavamo litigando sulla mia
decisione di lasciare il Team”.
Sakura
avrebbe voluto prenderlo per il colletto e sbatterlo violentemente contro il
muro gridando “Stai scherzando?” “Perché?” “Non puoi farlo”. Ma, l’espressione
seria e gli occhi freddi e determinati di Naruto, le fece intendere che quella
era la cruda verità. Era la sua decisione definiva.
Se lui
voleva andarsene, che diritto aveva lei di fermarlo?
Tuttavia,
lei era un membro del Team è meritava un po’ di considerazione da parte sua.
Dopo tutti gli anni passati insieme a combattere fianco a fianco, non poteva
finire tutto cosi.
“Che… che c-cosa ha detto l’Hokage?
Ha a-accolto la tua… richesta?” balbettò la ragazza, non sapendo cos’altro dire o fare per
convincerlo a retare. La sua unica speranza, l’unica persona che avesse l’autorità
di fermarlo, era proprio la sua insegnante.
Naruto abbassò
per un’attimo lo sguardo dalla kunoichi e rispose “No! Non ancora, almeno. Ha detto che ci avrebbe pensato su. Tuttavia,
ha voluto rendermi la vita difficile. Ha voluto porre una condizione per farsi
che prendesse in considerazione la mia richiesta”.
“Una… condizione? Quale?” chiese la kunoichi con timore e
paura.
“Avrei dovuto comunicare la mia
decisione personalmente a tutti i membri
del Team e… loro avrebbero dovuto votare. In base alla maggioranza, l’Hokage
avrebbe preso la decisione di farmi rimanere o meno all’interno del Team 7”.
Sakura
gioì dentro di se. Ecco la speranza che stava cercando. In qualche modo, la sua
maestra era riuscita a darle il potere di combattere la decisione di Naruto. Se
lei e il maestro Kakashi si fossero opposti, Naruto sarebbe dovuto rimanere all’interno
del Team 7. Anche Sai, ormai considerando parte del Team, si sarebbe opposto al
ninja biondo.
La kunoichi
sorrise trionfante dinanzi al ninja biondo, che ora la guardava con irritazione
“Quindi, stai dicendo che se la maggior
parte dei membri del Team non acconsente a lasciarti andare, tu dovrai
rimanere?” Naruto gli rivolse un’occhiata acida “Io non voterò mai a favore della tua decisione. Anzi, credo che nessun
membro lo farà. Ne il maestro Kakashi, ne Sai, ne tantomeno Sasuke. Lui non
acconsentirà alla tua part…”.
“Sasuke lo sa già da un pezzo” esclamò improvvisamente il ninja
biondo, rivolgendogli il suo stesso sorrisetto beffardo.
“C-cosa?” balbettò incredula la kunoichi.
“L’ultima volta che ci siamo
incontrati, gli ho raccontato tutto. Gli ho detto che volevo lasciare il Team.
Lui non si è opposto. Anzi, direi che la cosa gli importasse granché. La sua
risposta se non sbaglio fu “Fa come ti pare”. Quindi, come puoi vedere, non
tutti sono contro di me”.
Sakura non
volle credere alle sue parole. Naruto aveva parlato con Sasuke a sua insaputa
e, nonostante tutto, aveva accolto la sua richiesta di lasciare il Team. Be,
non che Sasuke avesse molta voce in capitolo considerando ciò che aveva fatto.
“C-Comunque sia, è solo un voto.
Nessun’altra acconsentirà a…” ma la kunoichi non potè finire la frase. Una mano bianca e
molta pallida si levò sulla sua spalle. La mano di Sai.
“Sakura… mi spiace ma… io sono
dalla parte di Naruto” ammise
dispiaciuto il ragazzo, guardandola negli occhi.
La
kunoichi si sentì crollare il mondo addosso. Nel giro di un’istante, aveva perso
l’appoggio di due persone e, con esse, il potere di contrastare Naruto.
La ragazzo
spostò bruscamente la mano del ragazzo dalla sua spalla e, tirandolo per la
giacca, gridò con quanto fiato aveva “Perché?
PERCHÉ? PERCHÉ SEI DALLA SUA PARTE? VUOI DAVVERO CHE NARUTO SI ALLONTANI DA
NOI, EH? DIMMELO, SAI?” L’Anbu guardò esterrefatto la reazione della sua
compagna di squadra. Non l’aveva mai vista cosi frustrata. Il viso sfigurato e
sconvolto dal dolore.
Il
ragazzo non poteva dirle la verità. Le ragioni che c’erano dietro le azioni di
Naruto. Ne poteva rivelarle il motivo per il quale era dalla sua parte. Aveva promesso.
Tutto
ciò che si limitò a fare fu mantenere il silenzio e rivolgere lo sguardo
altrove, sperando che la kunoichi capisse le sue intenzioni e lo lasciasse
stare.
Cosi
fu. Sakura allentò lentamente la presa dalla giacca del ragazzo e lascio
ciondolare le braccia vicino ai fianchi. Si era sentiva impotente come mai
nella sua vita. Tutto ciò che era accaduto, tutto cio che le aveva raccontato e
tutte le parole di rabbia e odio che Naruto aveva rivolto nei suoi confronti,
dovevano essere frutto di un brutto incubo. Un’orribile incubo da cui non riusciva
a svegliarsi. Quella non era la vera realtà.
L’ultimo
pensiero della kunoichi fu…
“Datemi un sogno
in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo”
Naruto
rivolse un’ultima, intensa, occhiata alla kunoichi. La testa abbassata, il
volto coperto dai capelli e il corpo immobile ed esausto di chi non poteva
sopportare oltre.
Nessuno
dei partecipanti alla festa oso parlare ancora. Nessun si schiero dalla parte
di nessuno. Tutti si limitarono a scambiarsi occhiate veloci in direzione dei
diretti interessati che, a loro volta, non sembravano nemmeno accorgersi della
loro presenza.
Arrivati
a questo punto, non c’era nient’altro da poter dire.
Naruto
si voltò e, lentamente,iniziò a camminare verso il corridoio che conduceva all’uscita
di casa Nara.
“Ehi, Naruto! Dove stai andando?”
domandò
Shikamaru, fermandolo poco prima che uscisse dalla stanza. Il Nara aveva intuito
subito che Naruto era in procinto di andarsene.
Naruto
si fermò e, con molta calma, osservò tutti i presenti che erano venuti alla sua
festa. Sembrava che gli stesse guardando per la prima volta da quando era
incominciata. Molti di loro erano rimasti seduti ai loro posti, mentre altri
erano in piedi vicino alla kunoichi. Ino aveva appena affiancato la sua
migliore amica, tentando di darle conforto.
Hinata,
lei non aveva più detto una parola dopo aver saputo della finta dichiarazione
di Sakura. Appariva incredula e sconvolta allo stesso tempo. Sembrava facesse
fatica a metabolizzare l’accaduto che aveva coinvolto i due ninja. Il suo
sguardo era fisso sulla ragazza dai capelli rosa. La osservava in silenzio. Un
silenzio assai inquietante.
“Vi ringrazio tutti per questa
festa. Mi spiace che… non si andata come avete sperato. Adesso… devo andare
via. Non posso più trattenermi oltre. Se
non dovessimo rivederci prima della mia partenza… auguro a tutti buona fortuna”
Il ninja biondo
fece un lieve sorriso in direzione degli invitanti e con gesto veloce della
mano si congedò. Girò la testa in direzione dell’uscita, fece un passo e si
arresto nuovamente.
“Un’ultima cosa, Sakura” esclamò serio Naruto,
continuando a dare le spalle alla ragazza
“Dopo stasera… tu ed io abbiamo chiuso” sentenziò il ninja. E si incamminò
verso l’uscita, senza voltarsi indietro.
La
kunoichi attese che le parole del ninja biondo penetrassero abbastanza nella
sua mente perché essa le rendesse reali. Il dolore di quella realtà era
insopportabile. Naruto non voleva più avere niente a che fare con lei.
No!
Non lo accetto!
Non può finire
tutto cosi!
Non glielo permetterò!
“ASPETTA NARUTO” gridò la kunoichi con le lacrime
agli occhi, liberandosi dell’amica e correndo velocemente verso il corridoio.
Naruto spalancò la porta dell’uscita e si fermò. Il richiamo della ragazza,
come fosse un grido d’aiuto, aveva ancora effetto su di lui. Non doveva
esitare. Doveva andare via e non voltarsi.
Naruto
non si mosse. Sentiva la presenza della kunoichi dietro di se che, in lacrime,
lo fissava andare via.
Entrambi
rimasero immobili, in silenzio, per un tempo che a loro parve infinito. Nell’attesa
che uno dei due dicesse qualcosa che potesse risvegliarli da quell’incubo.
“T-Ti p-prego, Naruto. Non… non
andartene. Mi… mi dispiace per… tutto quanto. Q-Quello che… ho fatto, giusto o
sbagliato che sia… l’ho fatto per te. So di… aver commesso molti errori e… so
di averti fatto soffrire. Ma, ti prego. Non punirmi… cosi. Non lasciare il
Team. Non… escludermi dalla tua vita. Senza di te, io…”.
“SBAM!”
Senza indugiare
oltre, Naruto sbatte con forza la porta alle sue spalle e scomparve dalla vista
della kunoichi.
Tutto ciò
che si udì da quel momento in poi fu il pianto soffocato della ragazza che, accasciandosi
al suolo, versò tutte le lacrime che aveva represso dentro di se.
Stavolta,
nessuno sarebbe arrivato a raccogliere il frutto del suo dolore. Nessuno
avrebbe riportato il sorriso e la gioia sul suo volto. Nessuno avrebbe potuto
riaccendere la luce nei suoi occhi.
Il Sole
è ormai tramontato. Adesso, la attende l’oscurità della notte.
Ciao a tutti, ragazzi :)
Come va? State passando una
buona estate?
Innanzitutto, mi dispiace per
essermi fermato. Giugno è stato cosi pieno di cose da fare che non mi sono
nemmeno accorto del suo passaggio. Poi luglio e… il caldo. È colpa del caldo. Quest’anno
ha veramente dato il peggio di se. Non riuscivo a scrivere, ne a concentrarmi.
Niente. Ho penso fosse meglio far passare questo periodo cosi “rovente” per poi
proseguire.
Sembra che ogni mio messaggio
inizi con delle scuse XD
Comunque, dato che sono stato
fermo per troppo tempo, ho deciso che questo capitolo doveva essere lungo il
doppio (anche se penso che sia stato lungo il triplo e forse anche più). Mi
sono fatto prendere un pochino la mano. Forse XD
Sei siete riuscite a leggere
tutto il capitolo e ad arrivare fin qui, siete degli eroi per me ;)
Non so perché ma i miei capitoli
diventano sempre più complessi. Ho sempre paura che non si capisca appieno il
significato che c’è dietro ad ognuno di loro.
Come avete
potuto vedere, non
sono andato molto avanti con la trama. Ma, ho parlato di un sacco di
cose
importanti. È fondamentale che voi capiate determinate cose e
che vediate le
cose come le vedo io. È importante per il futuro della trama e
per la crescita che avrà il personaggio di Naruto :)
Ci sarebbe da parlare un sacco
ma, in questo modo, questo messaggio risulterebbe interminabile. Se volete fare
qualche domanda, chiedete pure ;)
Ringrazio come sempre tutti
coloro che recensiscono la mia storia e la seguono. Grazie anche a tutti colori
che la inseriscono tra le preferite, le seguite e le ricordate. Grazie a tutti
:)
Causa studio, dovrò fermarmi per
un po’ dalla scrittura. Quindi, ci risentiamo verso settembre.
Un saluto a tutti :)
Leon92
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Capitolo 36 *** Il cuore di una donna ***
Cap 36
“…e questo è quanto”.
“Mmh! Brutta storia”.
“Già”.
“Ancora non riesco a
credere a quello che mi hai raccontato. È…assurdo”.
“Anch’io stento ancora
a crederci. Non avrei mai creduto che un giorno avrei assistito alla fine
dell’amicizia tra Naruto e Sakura. Dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello
che hanno passato insieme…” Il Nara scosse la testa, visibilmente turbato “La vita è imprevedibile, proprio come lo è
il nostro Naruto. È stato proprio lui a voler porre fine al suo legame con
Sakura. Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto. Dimmi
Temari, i ragazzi di sopra hanno sentito qualcosa?”.
“No! Puoi stare
tranquillo” disse Temari con sicurezza “Konohamaru
aveva bevuto troppo sakè, quindi si è addormentato non appena l’abbiamo steso
sul futon. Moegi e Udon hanno fatto storie all’inizio, ma anche loro si sono
addormentati poco dopo. In fondo, sono ancora dei ragazzini”.
“Bene. È meglio che
non abbiano assistito. Sono ancora troppo giovani per capire determinati
argomenti. Inoltre… non volevo che fraintendessero le parole di Naruto, ne che
giudicassero male le azioni di Sakura. Per loro, Naruto e Sakura sono come
degli eroi, dei modelli da seguire. Lo sono sempre stati e lo saranno per le
generazioni a venire. Non voglio che quella immagine scompaia dalle loro menti
soltanto per un litigio”.
“Credi che…
riusciranno a riappacificarsi?”
“In tutta
franchezza…non lo so. Non mi aspettavo di ritrovarmi in una situazione del
genere. Sono rimasto spiazzato quando Naruto ha detto di voler lasciare il Team
7. Non credevo che sarebbe arrivato a tanto”.
“Magari ha mentito
solo per ferire i sentimenti di Sakura”.
“Non è cosi. Io
conosco Naruto sin dai tempi dell’accademia ninja. Nel Team 7 ci sono i stati i
suoi primi veri legami di amicizia. Kakashi, Sasuke e… Sakura. Lui tiene
moltissimo a loro e al Team. È colui che ha lottato più di tutti per vederlo
riunito come un tempo”.
“Per questo motivo
posso affermare senza ombra di dubbio che nelle parole di Naruto ci sia la
verità. Non avrebbe mai lasciato la squadra solo per fare un torto a Sakura.
Non è quel tipo di persona. Anche se un pò ubriaco, non avrebbe mai scherzato
su una cosa del genere. No! Se l’ha fatto… vuol dire che era una decisione che
aveva già preso da tempo.
Inoltre, Sai sembrava
essere a conoscenza delle sue intenzioni. Il che esclude la possibilità che
abbia mentito. Probabilmente Naruto gli ha rivelato cose che noi non sappiamo
ed è per questo che ha appoggiato la sua decisione. Se fosse stato preso alla
sprovvista, come Sakura, avrebbe di certo titubato nel rispondere”.
“ Se, come dici tu,
Naruto è fortemente legato al Team 7 e ai suoi componenti, allora, perché l’ha
fatto? Se non per vendetta nei confronti di Sakura, per cosa allora?”.
“Uff! Non ne ho la
minima idea. Questa storia sta iniziamo a diventare una vera seccatura” Esclamò
Shikamaru con la sua solita aria imbronciata e il tono annoiato. Nonostante
avesse fatto il possibile per evitare che la situazione precipitasse, alla fine
i due ragazzi hanno finito la serata nella maniera più spiacevole. La festa
organizzata per Naruto doveva essere un evento dove i suoi amici avrebbero dovuto
passare un’ultima piacevole serata in compagnia prima della sua partenza. Bevendo sakè, ridendo e scherzando.
Mai avrebbe immaginato che sarebbe finita in maniera cosi
drammatica, sancendo la fine di un’amicizia durata anni. Se lo avesse sputo
prima, di certo non avrebbe mai organizzata quella dannata festa sotto il suo
tetto.
“A proposito,
Shikamaru” Lo richiamò Temari, scuotendolo dai suoi pensieri “Sbaglio o manca qualcuno all’appello. Dov’è
sono finite Sakura e la ragazza Hyuga?”.
“Sono già andate via”.
“Cosa?”.
“Dopo che Naruto è
andato via, be… sono successe un po’ di cose. Sakura è rimasta a terra a
piangere davanti alla porta d’ingresso e noi… inizialmente non sapevamo come
comportarci. Le parole e l’atteggiamento freddo di Naruto nei suoi confronti ha
spiazzato un po’ tutti. Non facevamo altro che scambiarci sguardi a vicenda nel
mentre nella stanza riecheggiavano solo i singhiozzi e i lamenti repressi di
Sakura.
Dopo qualche minuto,
Ino si è fatta forza e, sedendosi sul pavimento accanto all’amica, l’ha
abbracciata. A bassa voce le sussurrava parole di conforto, ma questi
sembravano avere l’effetto opposto su di lei.
Poi, improvvisamente,
Hinata ha iniziato a correre verso la porta d’ingresso. Ha letteralmente
ignorato Sakura ed è corsa via senza salutare. Sicuramente sarà andata alla
ricerca di Naruto. In fondo, tutti sanno cosa prova Hinata nei suoi confronti.
Infine, qualche minuto
dopo, Sakura è riuscita a rialzarsi e, ricomponendosi come meglio poteva, se ne
andata via senza proferire parola. La sua faccia era stravolta, i capelli in
disordine e gli occhi arrossati per il troppo pianto. Credimi, sembrava una
persona che era appena sopravvissuta ad uno tsunami.
Ino si è offerta di
accompagnarla a casa ma… lei ha rifiutato. Conosci come è fatta Ino. Quando si
mette in testa una cosa è difficile fermarla. A questo punto sono intervenuto
io. Le ho detto che era molto meglio lasciarla stare per il momento. Che aveva
bisogno di rimanere sola e che doveva riflettere su ciò che era avvenuto”.
“Capisco” replicò
la kunoichi della Sabbia con aria stranamente soddisfatta “Mi stavo giusto domando per quale motivo la biondina ti stesse
mandando occhiate omicide da circa mezz’ora. Ora credo di aver capito il
motivo”.
“Tu non la conosci
come la conosco io. Di certo c’è qualcos’altro che bolle in pentola. Primo o
poi verrà da me a sfogarsi e tenterà in tutti i modi di coinvolgermi in qualche
assurdo piano per far riappacificare quei due” Esclamò Shikamaru con aria
sempre più seccata “Ora, se hai finito di
farmi domande, perché non mi dai una mano a togliere questo schifo dal
pavimento?”.
“Eheh! In effetti, mi
stavo chiedendo cosa stessi facendo carponi sul pavimento con uno strofinaccio
e uno secchio pieno d’acqua. Ma a quanto apre sembra che le mie domande ti
stiano seccando, quindi, non te lo chiederò” disse divertita Temari
guardando il ragazzo dall’alto in basso.
“Spiritosa!” borbottò
irritato il chunin, mandandogli un’occhiataccia “È stato quell’imbecille di Kiba. Appena ha ripreso i sensi ha iniziato
a sentirsi male e, prima che potessimo intervenire, ha rigurgitato tuta questa
roba sul pavimento. Fortunatamente Tenten l’ha trasportato di forza in bagno
prima che facesse altri danni. Se non tolgo questo vomito al più presto la
puzza non se ne andrà più via e se lo scopre mia madre l’unica puzza che si
sentirà in questa casa sarà quella del mio cadavere”.
“Lascia fare a me,
impiastro” esclamò la kunoichi “Stai
soltanto peggiorando la situazione. Qui me ne occupo io. Intanto tu va ad
aiutare gli altri a sparecchiare la tavola”.
“Sissignora” obbedì
divertito il ninja, lasciandole il posto “Ti
vedrei meglio come casalinga che come jonin, sai?”.
“E io ti vedrei meglio
come cadavere che come chunin, sai?” replicò la ninja di rimando,
sostenendo lo stesso sguardo beffardo del ragazzo. Nonostante si insultassero a
vicenda, fra loro vi era una certa empatia che li rendeva una coppia assai
affiatata. Il fatto di appartenere a due nazioni differenti che, pochi anni
prima, hanno combattuto l’uno contro l’altro sembrava non turbarli minimamente.
Nel frattempo, ognuno dei ragazzi stava facendo la propria
parte nel sistemare il salotto di casa Nara, dove poco prima si era tenuta la
festa. L’aria cupa e tesa che si era tenuta in vita durante il litigio fra
Naruto e Sakura stava lentamente svanendo, lasciando cosi liberta ai presenti
di parlare di quanto accaduto poco prima. I pettegolezzi si sprecavano. Da una
parte vi erano persone contrariate dal comportamento di Naruto, altre invece
che lo sostenevano, definendo le azioni di Sakura sciocche ed irresponsabili.
Mezz’ora dopo, i ragazzi avevano quasi finito di
sparecchiare e ripulire la stanza. Karin, Suigetsu e Juugo furono i primi a
congedarsi. La kunoichi rossa ammiccò ad un debole saluto. Tuttavia, guardando
verso Sai, strizzò l’occhiolino e sorrise maliziosamente provocando cosi le ire
di Ino che, le rivolse a sua volta, uno sguardo carico d’odio.
Suigetsu, anch’egli
ubriaco fradicio, era sostenuto dal suo amico Juugo che, educatamente, saluto i
ninja della Foglia con estrema cortesia.
I prossimi furono Tenten, Shino e Kiba. Quest’ultimo era
cosi ubriaco che non riusciva a reggersi in piedi, costringendo cosi i due
ragazzi a sostenerlo da entrambe le braccia.
“Siete sicuro che non
vi serva una mano?” domandò Tenten, girandosi verso gli ultimi ospiti
presenti in casa.
“Va pure. Non
preoccuparti” rispose Ino sorridente “Accompagnate
Kiba a casa. Io e Sai rimarremo qui a dare una mano a Shikamaru e Temari”.
“Ok! Ci vediamo
ragazzi” Con un lieve cenno della mano la giovane ninja salutò i presenti e
si congedò insieme ai suoi due compagni.
Uno strano silenzio ripiombò nella stanza. Nonostante il
costante spazzare sul pavimento e strofinare sul tavolo, sembrava non ci fosse
alcun rumore in quella stranza. Niente a disturbare i pensieri dei quattro
ragazzi rimasti. Fino a che…
“TU!” Urlò improvvisamente Ino, facendo sobbalzare i
presenti ed indicando con l’indice destro una figura che, imperterrita, continuava
a spazzare il pavimento “Ecco! Ci siamo!”
pensò Shikamaru tra se e se.
“Perché diavolo mi hai
impedito di accompagnare Sakura a casa sua?”.
“Te l’ho già detto o
sbaglio? Dopo quello che è successo aveva bisogno di stare da sola a
riflettere”.
“Cazzate! L’hai
guardata in volto? Era ridotta ad uno straccio e io, come sua amica, avevo il
dovere di stare al suo fianco”.
“Non è una bambina,
Ino. Quindi smettila di trattarla come tale”.
“In questo momento
Sakura è più vulnerabile che mai. Naruto era il suo migliore amico e gli ha voltato le spalle. Ha bisogno di
qualcuno che la sostenga, di qualcuno che le dica…”
“Dica cosa, Ino?” la
interruppe il chunin con impeto “Che cosa
gli dovresti dire? Sentiamo! Gli dirai che tutto si sistemerà? Che questo era
soltanto un brutto sogno e che domani lei e Naruto torneranno amici come prima?
Ma fammi il favore. Se fossi andata con lei avresti senza dubbio peggiorato le
cose e l’avresti fatta sentire ancor peggio di quanto non si senta ora”.
“Allora dimmi tu cosa
dovrei fare, signor so tutto io” replicò la kunoichi di rimando con maggior
rabbia e frustrazione.
“Niente”.
“N-Niente?”.
“Niente!” Esclamò
con forza il Nara, guardando con serietà gli occhi della sua compagna di
squadra.
“Mi stai dicendo che…
non hai intenzione di muovere un dito per far riconciliare Naruto e Sakura.
Sono o non sono tuoi amici?” domandò la ragazza, sbalordita dalle parole
dure del ragazzo.
“Credo di aver già
fatto abbastanza” replicò il chunin, dandole nuovamente le spalle e
riprendendo a spazzare il pavimento “Anche
se odio immischiarmi negli affari altrui, ho cercato comunque di aiutare
Sakura. Mi sono preso la colpa di quanto era accaduto quel giorno. Io e Sai…
noi due abbiamo implicitamente spinto Sakura ad agire in quel modo. Stava
funzionando e avevamo quasi convinto Naruto ma la tua “amichetta” ha voluto
mandare tutto all’aria prendendosi tutte le colpe. Abbiamo tentato di salvare
una situazione già di per se impossibile da evitare. Adesso Sakura deve pagare
il prezzo delle sue scelte, come è giusto che sia”.
“Cosa vorresti dire
con questo?” domandò furiosa la kunoichi, parandosi davanti all’amico. I
suoi occhi azzurri emanavano scintille “Tu
stai dalla parte di Naruto, non è cosi? Ammettilo!”.
“Va bene. Se è ciò che
vuoi, ti accontento” replicò serio il Nara, lasciando la scopa che teneva
in mano appoggiata al muro “Si! Condivido
le opinioni di Naruto. Il comportamento di Sakura nei suoi confronti è stato
inaccettabile. Se quel giorno mi avesse… Di tutti i piani che si poteva
inventare per fermare Naruto, ha scelto quello più ridicolo”.
“R-Ridicolo?!”.
“Dichiarare un finto
amore per impedire a Naruto di inseguire Sasuke. Dio! Che stronzata. Come
poteva credere che avrebbe funzionato. Naruto, più di tutti, ha la capacità di
riconoscere quando una persona mente. Come… come poteva pensare di farla
franca. Che reazione pensava di ricevere da Naruto. Pensava che l’avrebbe
perdonato, cosi, di punto in bianco. Tutti all’accademia sapevamo cosa provava
Naruto per Sakura. Non riesco nemmeno ad immaginare cosa abbia provato quando
si è reso conto che quella dichiarazione non era nient’altro che una menzogna
per cercare di fermarlo. Se solo Sakura mi avesse interpellato, se quel giorno
mi avesse detto qual’era il suo piano…”
“.. se lo avessi
saputo, l’avrei senza dubbio fermata dal commettere una sciocchezza simile.
Sono stato io a dirle che dovevamo fare qualcosa per impedire che Naruto si
facesse uccidere dalla sua ossessione per Sasuke. Era una MIA responsabilità.
Anzi, di tutti noi. Avremmo potuto trovare altri modi per convincere Naruto a
lasciar perdere Sasuke e la sua promessa. E invece…” Shikamaru abbassò il
capo e strinse i pugni con forza “Dovevamo
impedire che accadesse una cosa del genere. Non sono stato capace di prevedere
le azioni di Sakura e adesso… la loro amicizia è finita per sempre”.
“Perché dici cosi? Ci
dev’essere qualcosa che possiamo fare”.
“Ino” la richiamo
il chunin “Se io fossi stato in Naruto…
avrei agito allo stesso modo. Dopo essere stato tradito in quel modo dalla
persona più vicina a me… desidererei non rivederla più per il resto della mia
vita”.
“Tu parli dal punto di
vista di Naruto. Perché invece non provi a metterti nei panni di Sakura. Quel
giorno, l’unica cosa che gli importava era la salvaguardia di Naruto. Avrebbe
tentato l’impossibile pur di vederlo al sicuro. Di certo la sua intenzione non
era quella di farlo soffrire ancora di più. Se convincerlo razionalmente fosse
stato sufficiente, di certo non si sarebbe spinta a tanto e Sakura questo
l’aveva capito. Ha tentato il tutto e per tutto”.
“Gia! E ha perso
tutto. Tsk! Ha persino rischiato di farsi uccidere da Sasuke nel suo folle
piano, addormentando i membri della sua squadra. Non vi era alcuna logica nel
suo piano. Era solo un “Tentiamo e e stiamo a vedere. Vorresti negarlo, Ino?”.
La kunoichi rimase in silenzio, non sapendo come replicare
alle affermazione del compagno di squadra. Dentro di se, sarebbe stata sempre
dalla parte della sua migliore amica. Eppure, nemmeno lei riusciva a
giustificare totalmente le sue azioni.
“Naruto ha tutte le
ragioni per essere arrabbiato con lei. Da qualunque punto la si guardi, le
azioni di Sakura sono state… una follia”.
“Dunque è cosi che la
pensi” esclamò la kunoichi con delusione ed amarezza “E tu? La pensi come lui, vero?” domandò rivolgendosi all’Anbu
dietro di lei “Eri al corrente di tutto
fin dall’inizio. Non solo sapevi del rancore che provava Naruto verso di lei
per ciò che è successo quel giorno, sapevi anche che voleva lasciare il Team “.
Sai non replicò. Distolse il suo sguardo da quello
accusatore della ragazza e annui.
“Da quanto tempo lo
sai?”.
“Da prima dello
scontro con Pain” rispose il ragazzo, abbassando ancor più il capo con colpevolezza.
“L-Lo sapevi da cosi
tanto tempo… e hai deciso comunque di non fare niente. P-perché?”.
“Quel giorno di tanto
tempo fa…”.
“…Quando Naruto mi
rivelò il suo intentò di lasciare il Team, mi chiese anche di non dire niente a
nessuno e di non ostacolarlo quando sarebbe arrivato il momento. Inizialmente,
pensai che non facesse sul serio, che fosse semplicemente turbato dai suoi
continui fallimenti di riportare indietro Sasuke”.
“Quindi la sua
decisione è antecedente alla dichiarazione fatta da Sakura. Ma… se le cose
stanno cosi… allora, perché l’ha fatto?
È riuscito a riportare indietro Sasuke e Sakura sembra non aver influito
sulla sua decisione. Dunque, perché?”.
“Non lo so. Anch’io
come voi, ho imparato a conoscere Naruto e so quanto lui tiene alla sua
squadra. Quel giorno, provai a chiedere il motivo della sua decisione. Ma… lui
non mi rispose. Disse che “non ero in grado di capire”. Mi sembrò alquanto
strano il suo comportamento e decisi di non insistere. Sperai che con il tempo
cambiasse idea e che sarebbe tornato sui suoi passi. Ma… dopo stasera… credo
che non lo farà. Vi giuro che non sapevo cosa sarebbe accaduto stasera. Quando
ha detto di voler lasciare il Team, sono rimasto stupito quanto vuoi. Quando ho
intuito cosa stava per fare, ho tentato di farlo ragionare, ma… lui aveva già
fatto la sua scelta”.
“Ok! Ma il punto
focale della questione che dobbiamo chiarire rimane lo stesso. Perché Naruto ha
deciso di lasciare il Team se i fatti accaduti durante la guerra non c’entrano
nulla? Qual è stata la causa scatenante della sua decisione?” La domanda di
Temari ebbe l’effetto di far ricadere i quattro ninja in un profondo stato di
riflessione. Ognuno di loro voleva certamente scoprire la verità, in modo tale
da poter aiutare i due amici. Tuttavia, gli elementi a loro disposizione erano
ancora troppo pochi per poter trarre delle conclusioni.
“Tu che ne pensi?” domandò
Ino rivolgendosi a Shikamaru.
“La mia è solo
un’ipotesi, ma… io credo che Sakura e Sasuke abbiano in qualche modo influito
sulla sua scelta, anche se in maniera involontaria. Nel passato di Naruto
dev’essere accaduto qualcosa che l’ha spinto ad allontanarsi dal gruppo.
Qualcosa che va oltre la nostra comprensione. Ha aspettato pazientemente il
momento opportuno fino a che non ha rivelato finalmente i suoi reali propositi.
Credete che sia un caso che abbia deciso di farlo proprio adesso? Ha lottato
strenuamente per far tornare Sasuke nel Team 7 e poi decide di lasciarlo poco
dopo?”.
“È vero! Vista cosi
non ha senso” esclamò Ino, incrociando le braccia “Ma anche le azioni di Sakura hanno spinto Naruto ha lasciare il Team.
Direi che è una motivazione più che plausibile”.
“Naruto non è il tipo
da portare rancore. La finta dichiarazione non ha avuto ruolo in tutto questo.
Non del tutto almeno. Naruto non potrebbe mai odiare Sakura. Non ne sarebbe
capace e questo lo sappiamo tutti”.
“Io non ne sarei cosi
sicura” intervenne Temari “Stando a
quanto mi hai raccontato, le azioni e le parole di Naruto hanno mirato
esclusivamente a far soffrire Sakura. L’ha umiliata e derisa davanti a tutti.
Se questo non lo chiami odio, dev’essere qualcosa che ci si avvicina molto. Tu,
più di tutti, dovresti essere più razionale ed ammettere l’evidenza”.
“Le mie sono soltanto
congetture. Niente di più. Se dovessi ammettere l’evidenza, dovrei accettare il
fatto che fra Naruto e Sakura non c’è speranza di riconciliazione”.
“Per essere uno che non vuole intromettersi
nelle faccende altrui, ci stai riflettendo molto sopra. Se rifiuti la fine
dell’amicizia fra quei due ragazzi significa che anche tu stai cercando una
soluzione per farli riappacificare. Perciò smettila di fare il duro. Con me non
ci riesci” disse Temari avanzando verso il chunin, che non si scompose
minimamente alle sue parole.
“anche se fosse vero…
non abbiamo abbastanza informazioni. Se non scopriamo la verità su Naruto e sui
suoi propositi non possiamo fare niente. A meno che…” Shikamaru alzò lo
sguardo e lo rivolse al ragazzo di fronte a se che, a sua volta, lo guardava
impassibile “… qualcuno non ci riveli
qualche informazione in più”.
Ino comprese le parole del suo compagno e subito si rivolse
all’Anbu chiedendo implorante “Sai! Ti
prego! Dicci quello che sai su Naruto e su questa faccenda. Di certo ti avrà
rivelato cose importante che potrebbero aiutarci a far luce su…”.
“No!” replicò
istantaneamente l’Anbu “Te l’ho già
detto. Ho fatto una promessa a Naruto. Non posso rivelarvi nulla. Anche se
quello che dirò potrebbe aiutare Sakura… io… non posso farlo. Mi spiace”.
“Perché? Perché sei cosi
testardo? Possibile che non ti importi niente di Sakura? Io… io… ti imploro…
dicci…”.
“Ino!” Temari
chiamò la ragazza dal fondo della stanza, nel mentre si affrettava a sbrigare
le ultime faccende di casa “Lascia
perdere. È tutto inutile. Sai è un ninja, come noi del resto. Il nostro lavoro
non è fatto solo di lotte, consiste nel custodire i segreti, soprattutto quelli
importanti. Non tradirà la fiducia di Naruto. Non sprecare il fiato”.
Ino guardò negli occhi il ragazzo e comprese la verità nelle
parole della kunoichi della Sabbia. Occhi tristi ma, al col tempo, determinati
nel compiere la propria missione fino in fondo. Questo è lo sguardo di un
ninja. La ragazza abbassò lo sguardo, arrendendosi definitivamente. Calde
lacrime iniziarono a scendere dal suo viso fino ad infrangersi in tanti piccoli
pezzi. Il voler aiutare un’amica con tutta se stessa ma non avere il potere di
farlo.
“Dobbiamo lasciare che
Sakura se ne occupi da sola. Non c’è altro da fare. Se esiste una via che possa
aiutarla a raggiungere il cuore di Naruto, deve trovarla con le sue sole
forze”.
La kunoichi annui flebilmente. Gli occhi rossi e le labbra
tremanti “I-Io s-sono… p-preoccupata…”.
“Lo so, Ino. Lo siamo
tutti qui dentro, anche se Sai non lo da a vedere. Vedrai che Sakura se la
caverà. Non è cosi debole” esclamò Shikamaru nel tentativo di rassicurarla.
“N-Non mi riferivo
solo a Sakura” disse la ragazza, ripulendo le lacrime dal suo volto “Sono preoccupata per... Hinata”.
“Ma… che c’entra
Hinata?” domandò il chunin confuso.
“Non te ne sei accorto
ma, durante il dialogo fra Naruto e Sakura, lei è rimasta immobile,
paralizzata. Dopo aver scoperto la storia della finta dichiarazione non ha
detto una parola”.
“Eheh! Non ci vedo
nulla di strano. Hinata è sempre stata una ragazza timida. Inoltre, lei non
sapeva nulla di quanto accaduto tra Naruto e Sakura prima della guerra. È
naturale che sia rimasta colpita. Perché la sua reazione dovrebbe
preoccuparti?”.
“Tu non hai visto”.
“Uh! Visto cosa?” domandò
ancora il Nara, sempre più confuso.
“I suoi occhi” rispose seria la kunoichi “È successo qualche minuto dopo che Naruto se n’era andato. Hinata ha
iniziato a correre verso l’uscita. Di certo voleva raggiungere Naruto. In
quell’istante, si è fermata davanti al ciglio della porta d’ingresso. Si è
voltata lentamente verso di noi ed è li che l’ho visto. Occhi di ghiaccio che
ti perforano l’anima. Uno sguardo minaccioso come non l’avevo mai visto fare a
nessuno”.
I presenti parvero sussultare a quella rivelazione. Tutti
conoscevano l’animo nobile e gentile della ragazza Hyuga. Riuscire a immaginare
quello sguardo sul suo volto sembrava quasi impossibile.
“Io ero di fianco a
Sakura e cercavo di consolarla. Aveva lo sguardo basso, perso nel vuoto, perciò
non poteva averlo visto. Non credo si sia nemmeno accorta che Hinata è corsa
via dietro a Naruto. Ma… io ho visto quegli occhi. Quello sguardo cosi freddo
ed inquietante era rivolto verso Sakura. Ed è stato in quel preciso istante che
ho capito…”.
“Capito… cosa?” domandò
Sai, timoroso di sentire la risposta.
“Hinata… è furiosa!”.
Due ragazzi camminavano per le strade del villaggio nell’ora
più buia della notte. Nessun passante si aggirava nei dintorni. L’atmosfera
intorno a loro era tranquilla e tesa allo stesso tempo. Nessuna foglia si
muoveva, nessun vento ululava. L’unico rumore udibile era il suono dei passi
dei due ragazzi che camminavano uno dietro l’altro.
Il ninja dai capelli biondi aveva un’andatura scomposta. Si
appoggiava barcollante ad ogni muro che incontrava sul suo cammino, arrancando
faticosamente per restare in piedi. Probabilmente, l’alcol ingerito durante la
festa non aveva ancora smaltito il suo effetto.
Dietro di lui, una ragazza dai capelli corvini camminava in
silenzio con le mani dietro la schiena. I passi leggeri, quasi volessero celare
la sua presenza. Gli occhi dolci e compassionevoli fissavano intensamente colui
il quale era sempre stato il centro dei suoi pensieri. Naruto Uzumaki. L’uomo
che amava da tutta una vita e che adesso stava soffrendo di un dolore a lei
sconosciuto.
Era già trascorsa mezz’ora da quando avevano lasciato casa
Nara e nessuno dei due ragazzi accennava ad arrestare il proprio cammino. Non
una parola era stata scambiata fra i due giovani. Nulla. Solo silenzio e passi.
Hinata era uscita di corsa per cercare di raggiungerlo e
parlargli di quanto era accaduto. Avrebbe voluto fargli mille domande e
ricevere altrettante risposte. Non gli ci era voluto molto per trovarlo. Grazie
al byakugan e all’andatura lenta del ragazzo, non ci aveva messo più di 5
minuti.
Ma, una volta raggiunto, non aveva trovato la forza di
parlargli. Osservando il suo corpo barcollante e l’espressione vuota e assente,
il coraggio le era venuto meno. In quel momento, cosa avrebbe dovuto dire? Cosa
avrebbe placato la sua anima tormentata?
Cosciente di questo, la giovane ninja non poté far altro che
seguirlo in silenzio. Naruto non sembrava essere intenzionato ad arrestare il
passo. Continuava a camminare imperterrito. Era chiaro che non avesse una meta
precisa. La sua vecchia casa era andata distrutta durante lo scontro con Pain e
gli accampamenti dei senzatetto si trovavano dalla parte opposta a dove si
trovavano loro.
“Dove vuole andare?
Cos’ha intenzione di fare?” pensò la ragazza Hyuga fra se e se.
“Naruto!” Hinata
pronunciò il suo nome nel tentativo di ridestarlo dallo stato di trance in cui
era caduto. Ma il ragazzo parve non ascoltarla. Continuava a camminare e a
dargli le spalle, senza degnarla di uno sguardo.
“Naruto!” urlò la
ragazza con più forza. Questa volta il richiamò ebbe l’effetto sperato. Naruto
arrestò il passo e lentamente si voltò verso colei che aveva pronunciato il suo
nome.
Hinata ebbe un leggere brivido e gli occhi si spalancarono
nel vedere in che condizioni era ridotto il volto del ragazzo. Era esausto,
quasi sofferente. Gli occhi arrossati, opachi, con le occhiaie che pendevano
sotto di essi. Le iridi azzurre che splendevano di determinazione sembravano
essere svanite nel nulla, lasciando spazio solamente ad un vuoto incolmabile.
Naruto alzò lo sguardo verso Hinata e sorridendo
forzatamente disse…
“Oh, Hinata! Sei tu!
Non mi eri accorto che eri dietro di me”.
“N-Non importa” rispose
timidamente la kunoichi, arrossendo e sorridendo di rimando. Fra i due ragazzi
calò un silenzio quasi imbarazzante. Nessuno dei due sapeva cosa dire.
“Mi… mi dispiace per
ciò che è successo questa sera. Tu e tutti gli altri avete preparato quella
festa solo per me ed io… ho rovinato tutto. Non avrei dovuto… perdere il
controllo in quel modo. Mi dispiace davvero tanto”.
“N-No! Non devi
scusarti. Se avessi saputo, io…” Le parole della kunoichi si arrestarono
sul nascere. Non voleva riaprire l’argomento, rischiando cosi di far soffrire
di nuovo Naruto. Tuttavia, alcune
domande esigevano una risposta “Perché
non me ne hai parlato?”.
“Questa faccenda
riguardava solo me e Sakura. Tu non c’entri” si affrettò a dire Naruto.
Hinata parve non apprezzare quella risposta. Adesso che il loro rapporto era
diventato più “intimo” sperava che Naruto si confidasse maggiormente con lei.
Invece, si era subito chiuso a riccio, impedendole di parlare liberamente.
Dopo qualche attimo d’esitazione in cui i due ragazzi si
guardavano negli occhi, Hinata domandò sprezzante “Dunque, è la verità! Sakura ha dichiarato il suo amore per te…” Hinata
vide il volto del giovane ninja farsi sempre più rigido e crucciato “… e…tu…cosa hai…”.
“Ha mentito!” urlò
secco il ninja biondo “Non c’è altro da
aggiungere. Questa storia è chiusa”.
Hinata non rispose. Sapeva che questa storia era tutt’altro
che chiusa. Era appena cominciata. Gli occhi del ragazzo mostravano un dolore e
una sofferenza non indifferenti. Se non avesse fatto qualcosa, presto o tardi,
quei sentimenti lo avrebbero dilaniato dall’interno, uccidendo cosi quella
parte di lui che amava tanto e che lo aveva reso l’uomo cosi forte e coraggioso
che era oggi.
Anche Naruto osservo gli occhi della compagna. Anch’ella era
turbata. Era triste per lui e per quanto era accaduto. Non avrebbe mai
desiderato mostrarle quella parte di lui. Non avrebbe dovuto risponderla a quel
modo. Non lo meritava.
“Scusami, Hinata” si
affrettò a dire Naruto, chinando la testa. Non riusciva a sopportare oltre lo
sguardo accusatore di Hinata su di lui. Dopo qualche attimo d’esitazione,
Naruto si voltò nuovamente e riprese il suo cammino senza meta.
“Ascolta, Naruto.
Perché non ti confidi con me. Insieme potremmo…”
“Va a casa, Hinata”.
La ragazza dai capelli corvini rimase di sasso. Perché?
Perché Naruto voleva mandarla via? Perchè non si confidava con lei?
“Io… ho bisogno di
restare da solo per un pò”.
Hinata guardò confusa il ragazzo. Non sapeva cosa fare. In
quell’istante, Naruto inciampò sui propri piedi, andandosi cosi a schiantare
vicino al muro sulla destra. Con abilità e riflessi, la ragazza riuscì ad afferrarlo
giusto in tempo e con preoccupazione rispose “Io non ti lascio da solo. Hai bevuto molto e non sei in grado di
andare in giro conciato cosi”. Hinata strinse con forza il braccio sinistro
del compagno, determinata a non lasciarlo andare.
“N-Non preoccuparti
per me. So badare a me stesso” disse Naruto, issandosi subito in piedi e
incoraggiando la ragazza con uno dei suoi soliti sorrisi.
“Adesso va” Scostando
delicatamente le mani della ragazza dal suo braccio, il ninja riprese a
camminare.
Sentendo le lacrime uscire prepotenti dai suoi occhi, Hinata
urlò con tutta se stessa:
“Naruto! Io…”.
“Hinata!...Ti prego!” Senza voltarsi indietro, il ninja biondo
riprese il suo cammino per le strade del villaggio. Hinata guardava impotente
il ragazzo allontanarsi. La sua figura si faceva sempre più piccola, sempre più
indifesa, sempre più… solo.
Come si era arrivati a questo? Come si poteva distruggere
un’amicizia cosi forte cosi facilmente? Spezzare il suo legame con Sakura e
abbandonare il proprio Team era quanto più doloroso per Naruto. Eppure, è stato
lui a volere tutto questo. Anche lui, come Sakura, stava pagando il prezzo
delle sue decisioni.
Naruto è sempre stato un ragazzo vivace, impulsivo e
imprevedibile. Amava i suoi amici, il suo villaggio e avrebbe dato tutto per
proteggerli. Per proteggere i suoi sogni.
Adesso, quella persona sembrava essere scomparsa, lasciando
il posto a qualcun altro. Un individuo che aveva perso la cosa più importante
della sua vita.
Qual è stata la causa del suo cambiamento? Hinata non si
pose quella domanda. Sapeva perfettamente chi era il colpevole. Chi da sempre
era stata causa di dolore e sofferenza per Naruto. Anche adesso, continuava a
farlo soffrire.
Il sangue le ribolliva nelle vene. Una strana emozione stava
pian piano facendosi largo dentro di lei. I pugni si stringevano, le unghie si
conficcavano fin sotto la pelle, facendole sanguinare. Il suo corpo tremava di
un sentimento sconosciuto ed incontrollabile. I vasi sanguigni sulle tempie
iniziarono a dilatarsi, stirandosi sempre di più. I suoi occhi perlacei
brillavano sotto la luce della Luna. Ardevano di un fuoco cosi intenso e
devastante che il solo sguardo avrebbe intimidito anche il più intrepido dei
nemici.
Tuttavia, nei suoi pensieri non c’erano nemici. C’era solo
una persona. Qualcuno che riteneva ben peggiore di tutti i nemici affrontati in
vita sua. Qualcuno che non meritava alcun perdono.
“La pagherai per
ciò che hai fatto a Naruto”
“Lo giuro sulla mia
vita”
“La pagherai!”
“Io dico che stai esagerando” esclamò Shikamaru con
tranquillità “Hinata non è quel tipo di
persona. Non vedo perché tu debba preoccuparti”.
“Tsk! Sei il solito stupido” dichiarò Temari, dandogli un
leggero colpetto dietro la testa del ragazzo “Potrai anche avere un’intelligenza fuori dal comune, ma quando si
parla di donne sei proprio una frana. Davvero credi che una ragazza come Hinata
non possa provare rancore?”.
“Perché dovrebbe? Lei non
c’entra in questa storia. Quando Sakura si è dichiarata a Naruto, lei non era
nemmeno presente”.
“Uff! Cosa devo fare con te” replicò Temari rassegnata,
portandosi una mano sulla fronte “Prova a
spiegarglielo tu, Ino”.
“Spiegare cosa?”
“Vedi, negli ultimi tempi,
Naruto e Hinata si sono frequentati molto. Li ho visti uscire insieme più di
una volta. Non posso parlare per Naruto, ma Hinata era… felice. Il suo rapporto
con lui è cresciuto a tal punto da non poterlo considerare solo una comune
amicizia. In fondo, è ciò che lei ha sempre desiderato. Voleva farsi notare da
Naruto e voleva che Naruto notasse lei. Lo ama senza ombra di dubbio. Ma… non è
sicura che Naruto ricambi il suo sentimento. Non lo è mai stata. Nel suo cuore
c’è sempre stata Sakura e adesso… qualcosa si è spezzato dentro di lui.
Qualcosa che, probabilmente, lo ha avvicinato a Hinata.
Lei non era conoscenza degli
eventi antecedenti la guerra. Non sapeva che Sakura si era dichiarata a Naruto
per farsi che dimenticasse Sasuke e la promessa che si erano fatti. Questo
avvenimento non è irrilevante. Ha rimesso in discussione tutti i pensieri, le
certezze e i sentimenti di Hinata”.
“C.Che vuoi dire?”
“Sakura ha ferito profondamente
i sentimenti di Naruto dicendogli di amarlo. L’ha ingannato per i propri
interessi. Ha ferito sentimenti dell’uomo che Hinata ha amato per tutta la vita.
Hai visto l’espressione e il comportamento di Naruto. Quasi tutti stentavano a
riconoscerlo. Tu, al suo posto, come l’avresti presa? Non saresti arrabbiato vedendo
la persona che ami ridotta in quello stato?”.
“Si! Ma… continuo a non capire.
Posso comprendere che Naruto possa provare rabbia e delusione nei confronti di
Sakura. Ma perché dovrebbe farlo anche Hinata? Non ha avuto ruolo in questa
storia”.
“Non devi sottovalutare noi
donne” esclamò
Ino con orgoglio e fierezza “Per l’uomo
che amiamo siamo capaci di tutto” Temari sorrise ed annui “Sbagli a credere che Hinata non abbia avuto
ruolo in tutto questo. Riflettici attentamente. Credi sia una coincidenza che
Naruto si sia avvicinato a Hinata nello stesso momento in cui si è allontanato
da Sakura”.
“V-Vuoi dire che…”
“Si! Non ne ho la certezza
assoluta ma… il tempismo è stato fin troppo perfetto. Hinata non è una
sprovveduta. Penso che abbia capito anche lei cosa possa essere accaduto e
quale parte a giocato in tutto questo”.
“Stai andando troppo di fretta.
Le tue sono soltanto supposizioni” esclamò il Nara, sempre più disorientato dalla strana piega
che stava prendendo quella conversazione “Inoltre,
cosa vorresti insinuare con ciò che hai detto? Cosa pensi sarebbe capace di
fare una ragazza come Hinata?”.
“Credi che Hinata sia solo la
ragazza gentile ed altruista che vedi tutti i giorni? Credi che non possa
arrabbiarsi anche lei? Credi che non possa avere un lato oscuro?”.
Shikamaru
non rispose. Non aveva mai visto Hinata arrabbiarsi e andare su tutte le furie
per qualcosa. Quella sua timidezza la faceva apparire piccola ed indifesa.
Nessuno potrebbe mai immaginare che un ragazza come lei potesse avere un lato
nascosto.
“Una volta su un libro ho letto "Dove c’è molta luce, l’ombra è più nera" . È la verità” esclamò Sai, citando una frase da uno dei
suoi libri “Non c’è luce senza oscurità. Essi sono due lati di una stessa
medaglia. Sono indissolubili. Questa è una legge che regola il mondo. Se
paragoniamo Hinata alla luce più luminosa, allora, si può affermare con
certezza che anche lei possiede un lato oscuro e misterioso. Persino Naruto lo
possiede. Questa sera c’è ne ha appena dato dimostrazione”.
“Aveva bevuto e non era in se”.
“È vero! A volte l’alcol fa
uscire il lato peggiore dell’uomo. Tuttavia, si tratta di quella parte molto
spesso sopita nel cuore di chi soffre e che rimane repressa per molto tempo nel
fondo del proprio animo. Hinata, Naruto, tutti noi possediamo un lato oscuro.
Persino la persona più buona a questo mondo lo possiede. Nessuno fa eccezione” Sai guardò con determinazione il
giovane chunin, con l’intento di fargli capire che non stava affatto
scherzando.
“Sapete, credo di averne
abbastanza per oggi” esclamò
seccato il Nara “Perché voi due non
andate via? Ci pensiamo io e Temari a finire di sistemare. Tanto abbiamo quasi
finito”.
“Tsk! Sei il solito pigro e
antipatico. Sentito, Sai? Andiamo via” Dopo aver lanciato
un’occhiataccia al suo compagno di squadra, Ino afferrò con forza la mano di
Sai e lo trascinò forzatamente verso l’uscita. L’Anbu sorrise alla reazione
della ragazza e la seguì senza fare storie.
“Resta fuori da questa storia,
Ino. Lascia che sia Sakura ad occuparsene. È colpa sua dopotutto”.
All’udire
quelle parole, la kunoichi perse letteralmente il controllo. Poco prima di
chiudersi la porta alle spalle, la riaprì e come una furia rientro dentro casa,
parandosi proprio di fronte al ninja con il codino.
“Lo sai cosa non sopporto di
te?”domandò la
ragazza, avanzando sempre più minacciosamente verso Shikamaru che, a sua volta,
indietreggiava intimidito.
“N-Non lo so. Più o meno… tutto”.
“La tua eccessiva razionalità.
Ecco ciò che non sopporto. Non fai altro che basarti sulla logica e sui
fatti. Dai talmente troppe cose per
scontate da non avere la mente aperta ad altre possibilità. Anche adesso. Stai
dando tutte le colpe a Sakura e dai per scontato che Naruto abbia ragione”.
“Perché è cosi che stanno le
cose. Per come la vedo io Sakura ha avuto quello che si meritava. Tu, invece,
non fai altro che difenderla a spada tratta soltanto perché è la tua migliore
amica”.
“Io riconosco che Sakura abbia
commesso degli errori. Tuttavia, a differenza tua, io non do tutto per
scontato. A volte, niente è come sembra. Dimmi, non ti è mai venuto il dubbio
che ci potesse essere dell’altro dietro
le azioni di Sakura?”.
“Di che diavolo stai parlando?
Quale dubbio?”
Ino
fissò intensamente Shikamaru negli occhi e esclamò con esitazione “Il dubbio che Sakura… potesse aver detto la
verità”.
“C-Cosa?”.
“Si!... Il giorno in cui Sakura
si è dichiarata a Naruto. Non può esserci la possibilità che le sue parole, in
fondo al suo cuore, potessero essere vere?”.
Dopo
qualche secondo di incredulità, il chunin iniziò a ridere davanti alla compagna “Ahahahahah! Stai… stai dicendo sul serio?”
domandò il ragazzo sempre più incredulo.
Ino
continuò a fissarlo con determinazione. Lo sguardo sicuro di una persona che
credeva fermamente in quello che stai dicendo. “Tu… non credi che…”.
“No, Ino. Io non lo credo”.
“Perché no?”.
“Se la parole di Sakura fossero
state vere e sincere, Naruto l’avrebbe capito. Tutto quello che è successo
stasera non sarebbe accaduto e noi staremmo ancora qui, tutti insieme, a
festeggiare”.
Ino
riabbassò lo sguardo, arrendendosi all’idea di convincere il ragazzo .
“Sakura non ha mai provato nulla
per Naruto che non fosse altro che amicizia. Questa è l’unica verità. Perciò
smettila di arrampicarti sugli specchi. Fai solo del male a te stessa”.
Rassegnata,
la kunoichi si incamminò nuovamente verso l’uscita. Ma, prima di andare via,
pronunciò queste parole:
Tutti
dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano.
Da
medico potrei anche acconsentire.
Ma
come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore.
Ancora
oggi non si conoscono i suoi meccanismi.
Nei
ragionamenti del cervello c’è logica.
Nei
ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.
Cit.
Rita Levi Montalcini
“Tu che non sai far altro che
ascoltare il cervello non puoi capire. Un giorno potresti soffrire per amore e,
se dovesse accadere, tutta la tua razionalità e la tua intelligenza non
basteranno a cancellare quel dolore. Solo quando ascolterai il tuo cuore e i
tuoi sentimenti, allora e soltanto allora, potrai capire”.
Detto
questo, la kunoichi chiuse la porta alle spalle e se ne andò.
“Tsk! Donne!” commentò secco Shikamaru,
meritandosi subito dopo un bel pugno da parte di Temari, abbastanza contrariata
dal comportamento e dalle parole dure del ragazzo.
Ino
camminava spedita verso casa accompagnata dall’Anbu che, silenziosamente, pensava
alle parole che la ragazza aveva appena pronunciato.
“È davvero cosi difficile capire
il cuore di una donna?”
domandò innocentemente Sai.
“Eheh! Molto” rispose la ninja bionda,
donandogli un sorriso.
“Capisco” sussurrò il ragazzo,
accarezzandosi il mento. L’Anbu aveva
ormai compreso che certi argomenti importanti, tra i quali l’amore e i
sentimenti, non potevano essere semplicemente appresi leggendo libri.
“Quindi… è per questo motivo che
sei preoccupata per Sakura e Hinata? Non sai come potrebbero reagire a tutto
questo”.
Ino
annui leggermente. I suoi pensieri non facevano altro che vorticare su Naruto,
Sakura, Hinata e su tutto ciò che era accaduto quella sera. “Io e Sakura ci conosciamo sin da quando
eravamo bambine. Non è la prima volta che l’ho vista soffrire e so che non è
una debole. Potrà piangersi addossi fino a non avere più lacrime, ma poi… si
rialzerà e affronterà il problema con tutte le sue forze.
Hinata invece… è tutta un’altra
faccenda. Anche se eravamo in classe insieme in accademia, non la conosco cosi
bene. È sempre stata una ragazza chiusa e riservata. L’unica cosa di cui sono
sicura sono i suoi sentimenti per Naruto. Ed è per questo che sono preoccupata.
Ho paura che… possa commettere qualche sciocchezze e che possa…come dire…”
“Farla pagare a Sakura per ciò
che ha fatto a Naruto” esclamò
diretto Sai, intuendo la risposta e guardando negli occhi la kunoichi. L’Anbu
aveva centrato il punto e ciò fece preoccupare Ino ancora di più.
“Be, comunque vadano le cose,
adesso è inutile starci a pensare. Domani e un altro giorno. Vedrai che non
succederà niente. Probabilmente quelle due si incontreranno e chiariranno la
faccenda da buone amiche” esclamo
sorridente l’Anbu nel tentativo di rincuorare la kunoichi. Anche lui era
preoccupato ma non poteva di certo mostrarlo all’amica. Si sarebbe solo
preoccupata di più. Per uno come lui, un’Anbu abituato a sopprimere le
emozioni, era facile mentire.
Ino
parve convincersi dalle parole del ragazzo e abbozzò un sorriso di
ringraziamento. Stringendosi la mano, continuarono a camminare per le vie del
villaggio, entrambi lievemente arrossiti in volto.
“Sai, è da un po’ che ci stavo
pensando e stavo aspettando il momento giusto per chiedertelo. Quando ha visto
me e Karin vicini e tu sei intervenuta per separarci” I due ragazzi si voltarono
all’unisono. Il cuore di Ino iniziò a battere furiosamente nel suo petto. Non
sopportava la vista del ragazzo nelle braccia di un’altra donna. Karin aveva
addirittura tentato di baciarlo. Chissà quanto in la si sarebbe spinta se non
fosse intervenuta in tempo. Il solo pensiero la faceva accecare dalla rabbia.
Tuttavia,
quando il volto del ragazzo si avvicinò pericolosamente al suo, ogni pensiero o
preoccupazione scomparve di colpo. Le guance divennero sempre più rosse e gli
occhi azzurri sempre più luminosi.
“La reazione che hai avuto
prima, quando hai visto me e Karin che stavamo per baciarci, è ciò che viene
chiamato… gelosia?” La
kunoichi si pietrificò si posto “Eri
gelosa, giusto?”
“Io… io…” La ragazza abbassò lo sguardo
per l’imbarazzo. Ammettere le proprie debolezze è qualcosa che difficilmente le
persone sono in grado di fare. Piuttosto, si tende a rinnegarle. Chi per
orgoglio, per testardaggine o, più frequentemente, per paura dell’opinione
altrui.
"Ma… a cosa
servirebbe?"
pensò Ino fra se e se. Se avesse negato di essere gelosa davanti all’Anbu, il
loro rapporto non sarebbe cambiato e questo avrebbe dato un vantaggio alla
kunoichi dai capelli rossi. Karin aveva già ampiamente dimostrato il suo
“interessamento” e di certo avrebbe fatto carte false pur di mettere le mani
sul ninja dai capelli corvini.
"No! Non glielo
permetterò"
I pugni della bionda si serrarono. Nella vita bisogna accettare le proprie
debolezze, bisogna mettere da parte l’orgoglio e rischiare… ma sopratutto...
bisogna lottare per ciò che si vuole.
“Io… Si! Ero… gelosa” pronunciò timida e determinata
la ragazza, alzando lo sguardo e guardando fisso gli occhi nero pece del
ragazzo che, a sua volta, la guardava stupito.
“Capisco. Dunque è questa la
gelosia” esclamò
il ragazzo con il suo solito fare riflessivo. “Gli hai impedito di baciarmi perché eri gelosa di lei”.
“S-Si! Ecco…no… e che… non
volevo che quella smorfiosa si approfittasse di te. Lei nemmeno ti conosce. È
sbagliato… perché… non ti ama”.
Sai si
fermò di colpo e con sguardo duro e la voce cupa disse “La stessa cosa vale anche per te. Non hai voluto baciarmi perché non
mi ami”.
“C-Cosa? Q-Questo non è…” La kunoichi iniziò a balbettare
fino a perdere l’uso della voce. Sai aveva frainteso le sue parole. Voleva
migliorare il rapporto con il ragazzo, invece era riuscita solo ad
allontanarlo. I suoi occhi neri erano divenuti freddi e distaccati. Non voleva
essere guardata cosi. Doveva fare subito qualcosa e rimediare.
“Non fa niente. Non me la sono
presa. In fondo, ero io che ti stavo forzando a baciarmi, solo per soddisfare
la mia curiosità. Le ragioni per la quale tu ti sia rifiutata sono abbastanza
chiare.” disse
con freddezza l’Anbu riprendendo il suo cammino e lasciando la kunoichi dietro
di se.
“Sai! Aspetta!” urlò la kunoichi bionda
correndogli dietro. L’Anbu accelerò il passo. Non aveva alcuna intenzione di
ascoltarla. In quel momento, una parte di lui stava soffrendo. Non avrebbe
saputo dire quale di preciso, ma sentivo un dolore all’interno del suo petto.
Contro ogni sua aspettativa, le parole di Ino l’avevano ferito.
"Cosa devo fare?" pensò la ragazza.
"Avanti! Diglielo! Digli
la verità! Digli cosa provi realmente per lui! Se lo farai, tutto si sistemerà"
le diceva il
cuore.
"No! Non farlo! Non cosi!
Non in questo modo!" le
diceva la mente.
Cuore e
mente. Logica ed emozioni. Chi può dire cosa sia giusto ascoltare. Chi ha
ragione e chi ha torto.
Non
possiamo farci guidare soltanto dal cuore, altrimenti verremmo travolti
dall’istinto e dal desiderio senza alcun controllo.
Tuttavia,
non possiamo nemmeno seguire fedelmente la mente, altrimenti ci priveremmo
della libertà di provare sensazioni.
Non
esiste il bianco senza il nero. Non esiste luce senza oscurità. Non esiste yin
senza yang.
Il
cuore e la mente. Non si può ascoltare uno e ignorare l’altro. Non si può
scegliere. Entrambi coesistono. Entrambi devono essere ascoltati. Ognuno di noi
deve trovare un equilibrio. Solo cosi saremo in grado di prendere una
decisione. Solo cosi riusciremo ad essere davvero noi stessi.
È una
strada lunga e tortuosa che ogni essere umano intraprende prima o poi. Trovare
il proprio equilibrio è complicato ma non impossibile. Quasi quanto lo è per un
uomo riuscire a capire una donna.
Il
cuore e la mente di una donna sono misteri incomprensibili per l’uomo.
Capaci
di giustificare o perdonare un delitto e poi, magari, inalberarsi per cosette
da poco.
Cit.
Arthur Conan Doyle
Il
canto delle grilli risuonava come una pioggia battente per le strade del
villaggio. I suoi abitanti dormivano beati dopo una lunga giornata di lavoro.
Molti ninja erano esausti per i lavori di ricostruzione che, oramai, avevano
sostituto le classiche missioni ninja. Altri, invece, erano ancora vigili per
il turno notturno di guardia. Rimanendo nascosti, essi vegliavano sulla pace e
tranquillità che Konoha aveva conquistato con sudore e sangue durante la guerra
ormai trascorsa.
Tuttavia,
non tutti i ninja quella sera erano svegli per la stessa ragione. Una kunoichi
dai capelli rosei e l’aria sconfitta giaceva su di un prato con alle spalle un
tronco d’albero tronco. Al suo fianco c’e n’erano altri due dello stesso tipo
ed altezza. Un luogo sin troppo famigliare per lei. Il campo d’allenamento
numero 3.
La
ragazza era sempre felice di tornare in quel posto. Esso era il luogo in cui il
Team 7 aveva affrontato per la prima volta il maestro Kakashi ed, insieme ai
suoi due inseparabili amici, aveva imparato l’importanza del gioco di squadra.
Si allenavano costantemente giorno e notte, affinando le loro abilità e le
tecniche ninja.
Da quel
giorno, molte cose sono cambiate. Man mano che il tempo avanzava, il loro Team
aveva iniziato a diminuire di numero e a frequentarlo sempre meno. Prima Sasuke,
poi Naruto. Alla fine, era rimasta solo lei. Veniva ad allenarsi con la
speranza che, un giorno, avrebbe raggiunto il livello dei suoi compagni.
Anche
se, con il tempo, le cose sono cambiate, quel posto è rimasto immutato.
Trovandosi alla periferia del villaggio, era riuscito a sopravvivere alla furia
distruttiva di Pain, che aveva spazzato ogni casa all’interno del villaggio.
Per la kunoichi, era un luogo speciale.
Tornare
nel posto in cui giacevano i suoi ricordi più felici, la faceva sentire bene e
al sicuro. Aveva la sensazione che, a distanza di anni, niente fosse cambiato.
A volte, dimenticava persino che Sasuke era fuggito dal villaggio,
abbandonandola per seguire il suo desiderio di vendetta.
Sognando
ad occhi aperti, rivedeva ancora la sfida dei campanelli. Il loro primo
fallimento come squadra.
Voltandosi
verso il tronco centrale, le pareva di vedere ancora Naruto legato che
sbraitava e urlava come un forsennato. Mentre Sasuke, dal lato opposto al suo,
sempre cupo e silenzioso, porgeva al compagno il suo cibo. Seguendo il suo
esempio, anche lei aveva offerto il suo pranzo al ragazzo che, per la
contentezza, si era messo a piangere.
Non si
era mai chiesta cosa sarebbe accaduto se Sasuke non avesse offerto alcun che a
Naruto. Forse… anche lei si sarebbe rifiutata di offrire il suo pranzo. Di
certo avrebbero fallito la prova e sarebbero tornati in accademia.
Ma… le
domande a cui aveva più paura di rispondere era: Si sarebbe davvero comportata
in maniera cosi egoista e squallida verso Naruto? Avrebbe davvero ignorato le
richieste d’aiuto del compagno solo per compiacere Sasuke? L’avrebbe lasciato
legato a quel tronco a morire di fame?
Se si
fosse posta questa domanda solo qualche giorno fa avrebbe risposta senza alcun
esitazione: No! Abbandonare i compagni al proprio destino è feccia della
peggiore specie. Era questo l’insegnamento che il maestro Kakashi aveva
insegnato a tutti loro. Il loro primo insegnamento.
Eppure,
in quel momento, non era più tanto sicura. Dopo che Naruto aveva sfogato su di
lei la rabbia e il dolore che da tempo aveva represso, aveva perso fiducia in
se stessa. Il ragazzo guardandola con disprezzo l’aveva dipinta come una
persona spregevole, superficiale. Una persona che per tutto il tempo aveva
soltanto finta di essergli amica.
Era la
verità? Era davvero quella la sua vera natura? Perché si stava ponendo quelle
domande? Perché adesso?
Ciò che
ho fatto, giusto o sbagliato che sia, l’ho fatto per te. Era ciò che aveva
ripetuto più e più volte mentre cercava di convincere Naruto, senza alcun
successo. Aveva ripetuto quella frase cosi tante volte da convincere se stessa
che quella fosse l’unica verità.
Convincere?
Verità? Che bisogna aveva di convincersi? Se fosse stata la verità, che bisogna
aveva di convincersi delle sue stesse parole?
In quel
breve barlume di lucidità, Sakura capì ciò che Naruto aveva capito
semplicemente guardandola negli occhi.
Stava
mentendo. Di nuovo. Ma non a lui… a se stessa.
Guardando
al passato ogni sua azione, ogni sua scelta, era sempre influenzata dallo
stesso fattore: Sasuke Uchiha.
Se
Sasuke non si fosse unito all’Akatsuki, divenendo cosi ninja traditore, Sakura
non sarebbe mai andata da Naruto a dichiararsi con il solo scopo di fermarlo.
Se
Sasuke non fosse fuggito dal villaggio per raggiungere Orochimaru, Sakura non
sarebbe mai andata da Naruto, coperta di lacrime, chiedendogli disperata di
riportarlo indietro.
Se
Sasuke non avesse offerto a Naruto il suo cibo, allora, nemmeno lei l’avrebbe
fatto.
Sakura
rabbrividì violentemente a quella
prospettiva. Fin dall’inizio non aveva mai agito per il bene di Naruto. Ogni
sua azione, ogni suo pensiero, era influenzato da Sasuke. Poteva davvero
considerarsi una donna cosi egoista e superficiale da far si che le sue scelte
venissero influenzate solo dai propri desideri?
Con le
gambe strinte al petto e le braccia attorno alle ginocchia, sussurrò fra se e
se:
“No! Non può essere! Non voglio
crederci. L’amicizia fra me e Naruto… non è un’illusione. Io… non sono cosi… non
sono una persona squallida ed egoista. Io… non sono debole”.
“Oh! Si che lo
sei”
Un’improvvisa
folata di vento si levò alle spalle della kunoichi, trasportando una voce cupa
e fredda da farla sobbalzare. Sakura saltò in piedi e si voltò per capire chi
avesse pronunciato quelle parole. Di tutte le persone che avrebbe voluto
incontrare in quel momento, lei era di certo l’ultima che avrebbe voluto
affrontare.
“H-Hinata?!” esclamò Sakura con stupore e
paura. Era cosi assorta nei suoi pensieri da non aver avvertito la presenza della
ragazza dietro di lei. In fondo, un ninja deve sapere celare la propria
presenza davanti al nemico. È naturale. Tuttavia, lei non era un nemico.
“Credevo fossi con Naruto. Che
cosa ci fai qui?”
Hinata non proferì parola. Rimase li,
immobile, a fissarla. Nonostante i lunghi capelli corvini che le ricadevano in
viso, Sakura riusciva a vedere perfettamente lo sguardo che la ragazza Hyuga le
stava rivolgendo. Era duro e freddo come il ghiaccio ma, allo stesso tempo,
ardeva di un fuoco pericoloso e distruttivo.
Osservando
le iridi bianco perla della ragazza bruciare di una luce minacciosa, Sakura
iniziò intimorita ad indietreggiare di qualche passo.
Il
fatto che non abbia risposto alla sua domanda la diceva lunga sulle sue
intenzione. Il motivo per il quale si trovasse li, davanti a lei, era
abbastanza chiaro. Tuttavia, non era pronta ad affrontare quella conversazione.
“Ascolta, Hinata. Ora non ho
voglia di parlare con te. Non voglio parlare con nessuno. Perciò, vattene via e
lasciami sola”
esclamò la kunoichi con tono serio e autoritario. Dopo tutto ciò che aveva
dovuto affrontare quella sera, non aveva la forza di scusarsi anche con Hinata.
Tuttavia,
la Hyuga parve ignorare le parole della kunoichi e iniziò a camminare
lentamente verso di lei. Più si avvicinava e più Sakura aveva la sensazione che
ci fosse qualcosa di minaccioso nella sua figura. Anche se la ragione le diceva
di non preoccuparsi della ragazza, il suo istinto da ninja le diceva di fare
estrema attenzione. Il modo in cui sta stava avvicinando a lei, cauto e
silenzioso, poteva essere paragonato ad un’animale famelico che sta pazientemente
cacciando la propria preda per poi, al momento giusto, sfoderare gli artigli ed
azzannarla alla gola.
Sakura
iniziò ad innervosirsi. Hinata continuava ad ignorare le sue parole e ad
avvicinarsi sempre di più.
Con la
rabbia e la frustrazione che accrescevano sempre più dentro di lei, la kunoichi
urlò con tutta se stessa:
“Ehi! Sei sorda per caso? Ti ho
detto che non…”.
Fu li
che accade. Un lasso di tempo rapido quanto un battito di ciglia.
Un
lampo di luce bianca sprizzò dagli occhi perlacei della Hyuga. Le vene sulle
tempie annunciavano l’attivazione del Byakugan in tutta la sua temibilità.
In quel
momento, Sakura capì quello che il suo istinto stava cercando di dirle fin
dall’inizio.
In un
solo fugace sguardo, la kunoichi comprese cosa sarebbe accaduto da quel momento
in avanti.
Hinata
era pronta per il combattimento.
Con uno
scatto durato pochi secondi, Hinata chiuse la distanza fra lei e la kunoichi,
portandosi ad una distanza di tiro sufficiente per colpirla.
I
riflessi della rosa non furono abbastanza rapidi da prevedere le mosse della
ragazza. Rimase sbalordita dalla rapida e dalla tecnica con cui, in pochi
istanti, si era avvicinata lei, impedendogli ogni via di fuga.
La sua
abilità, insieme al fattore sorpresa, non dettero a Sakura il tempo di reagire.
Guidata
dall’istinto e dall’esperienza, tutto ciò che Sakura fu in grado di fare fu
saltare indietro e alzare la guardia, portandosi le braccia al’altezza del
viso.
Tuttavia,
la sua strategia di difesa venne completamente annientata dalla rapida e dalla
tecnica di combattimento di alto livello del clan Hyuga.
In
altre circostanze, Sakura sarebbe stato in grado di schivare abilmente quel
colpo e di contrattare a propria volta. Ma, il lungo periodo in cui aveva
dovuto svolgere il ruolo di primario nel’ospedale di Konoha, aveva fatto si che
lei non avesse ne tempo, ne energia per allenarsi. Tutti sanno che, in mancanza
di allenamento, i riflessi, le abilità e la rapidità dei movimenti diminuiscono
in proporzione al tempo trascorso.
Hinata,
invece, appariva al massimo della forma. Era più forte e veloce di quanto lei
stessa ricordasse.
Ciò ch
accade nel secondo successivo fu inevitabile.
Nonostante
avesse avuto la prontezza di indietreggiare e di alzare la guardia, i suoi
movimenti furono troppo lenti perché fossero sufficienti a difenderle il viso.
Nello
spiraglio che si apriva fra le braccia alzate della kunoichi, Sakura vide
inerme Hinata mentre caricava il colpo
con il braccio destro. Duro meno di un millesimo di secondo. Una volta carico,
Hinata fece un’ultimo rapido movimento con la gamba destra, chiudendo
definitivamente la distanza fra le due.
Hinata
rilasciò il colpo. Nonostante il suo stile le imponesse di combattere con i
palmi delle mani aperti, lo slanciò insieme alla forza del suo braccio, avevano
imprese al colpo forza sufficiente affinché potesse spazzare via la difesa
della kunoichi e colpirla direttamente al volto con tutta la potenza.
Il
colpo fu tremendo. La forza dell’impatto con cui il palmo andò a scagliarsi
sulla guancia sinistra della kunoichi fu tale da spazzare via il suo corpo e
scagliarlo per circa 3 metri di distanza dal punto in cui si trovava.
Per
qualche attimo, Sakura temette di perdere conoscenza. Sentiva il volto pulsare
di un dolore insopportabile e la vista era annebbiata da uno strano velo che le
impediva di capire dove si trovasse.
Con
estrema lentezza, Sakura cercò di mettersi seduta, faticando per restare in equilibrio.
La vista stava pian piano tornando e la mente recuperò parte della lucidità che
aveva perso.
Fù in
quel momento che Sakura realizzò completamente quanto era avvenuto. Hinata
l’aveva colpita al volto e…di certo non si era trattenuta. Aveva caricato il
colpo con tutta la sua forza.
La
guancia sinistra le faceva ancora male. Continuava a pulsare con la stessa
intensità nonostante fosse passato già qualche minuto. Sakura cercò di attutire
il dolore portandosi la mano sinistra sulla guancia dolorante.
Con
orrore, scoprì che la sua guancia non era semplicemente coperta di terreno. Era
ricoperta di un liquido che conosceva fin troppo bene… sangue. Il suo sangue.
Esso continuava ad uscire copiosamente dal labbro sinistro senza sosta. Inoltre,
le braccia , le gambe e parte del volto erano ricoperti di graffi causati dal
terreno ruvido ed asciutto.
Sakura
alzò incredula lo sguardo sulla ragazza. I suoi occhi erano freddi e spenti. I
suoi splendidi capelli continuavano a ricaderle sul viso, anch’esso sporco di
sangue. Probabilmente, parte del sangue della kunoichi era finito anche addosso
a lei. Inoltre, vedeva visibilmente il suo corpo scosso da tremiti
incontrollabili.
Tuttavia,
ciò che più fece stupire Sakura era l’espressione del suo volto. Hinata stava
piangendo nel mentre la guardava con disprezzo.
“Hai fatto
soffrire Naruto”
Sakura
spalancò gli occhi e, senza alcun preavviso, anche il suo corpo iniziò a
tremare. Era ancora seduta sul prato. Dinanzi a lei poté vedere chiaramente il
solco sul terreno causato dal colpo subito.
Hinata,
continuando a guardarla dall’alto in basso, continuò...
“Quando ci siamo incontrate, ti
ho posto quella stessa domanda. Mi hai detto che eri consapevole che la
promessa che vi era fatti l’aveva fatto soffrire. Che con il passare del tempo
era diventata un’ossessione, un vincolo, una maledizione le cui catene lo
stavano dilaniando dall’interno. E mi avevi detto anche…che eri andato da lui
per spezzare quelle catene. Non ti ho chiesto cosa vi eravate detti quel
giorno, perché… ho creduto nella tua buona fede. Ho creduto in te, nelle tue
parole, pensando che non avresti arrecato ulteriore dolore a Naruto. Dopo
quello che ha passato per te, per noi…
Non avrei mai, MAI potuto
immaginare che avresti fatto una cosa simile”.
“H- Hinata…ascoltami…io…”
“FAI SILENZIO” urlò la ragazza mentre copiose
lacrime continuavano a solcare il suo viso “Doveva
immaginare che c’era qualcosa che non andava. Avrei dovuto capirlo
semplicemente osservando il suo comportamento. Tutto il tempo passato insieme
negli ultimi mesi. Tutte le volte che siamo usciti insieme… e io stupida non me
ne sono mai accorta. Ero cosi contenta di passare del tempo da sola insieme a
lui che… non ho fatto caso a cosa Naruto stesse provando. Ora che ci penso…
anche i suoi occhi erano diversi. Ogni volta che mi guardava… I-Io… mi ero
illusa che… Naruto stesse cominciando a provare qualcosa per me. Che in qualche
modo, i suoi sentimenti per me avessero superato l’amore che per anni ha
nutrito per te. Sono stata una stupida. STUPIDA! Fin dall’inizio… è stata colpa
tua. Ogni momento trascorsa insieme a lui… era a causa tua”.
Hinata
cercò di pulirsi le lacrime con le maniche della giacca, mentre Sakura
continuava a fissarla senza parole. Sapeva già da tempo che Naruto e Hinata si
stavano frequentando. Mentre lei era rimasta sola a lavorare in ospedale dalla
mattina alla sera. Quando venne a saperlo, ci rimase male contro ogni sua aspettativa.
Doveva essere felice per i due ragazzi. Eppure… non lo era.
“Come hai potuto, Sakura? Naruto…
lui ti amava. Ti ha sempre amato e tu questo lo sapevi. Come hai potuto? Di tutti
i peccati di cui hai potuto macchiarti, di tutti gli sbagli che hai potuto
commettere… questo è stato senza alcun dubbio il più truce ed empio. Hai
mentito spudoratamente, sfruttando i sentimenti di Naruto a tuo vantaggio”.
“No! Non è cosi”.
“L’hai usato fin quando nei hai
avuto bisogno e poi te ne sei sbarazzato come se Naruto fosse un giocattolo
rotto. Hai schiacciato i suoi sentimenti come fossero insetti insignificanti. Tutto
questo solo per quel bastardo traditore di un Uchiha. Non ti è mai importato
niente di Naruto…” La
voce della ragazza Hyuga si faceva sempre più tetra e cruenta e i suoi occhi sempre
più maligni e furiosi “… sei solo una
lurida bugiarda e approfittatrice. Un’egoista che a cuore solo i propri
interessi, fregandosene di cosa provano gli altri. Conosci Naruto da anni, sai
bene che tipo di infanzia ha vissuto, quanta solitudine e sofferenza ha dovuto
patire fin da piccolo. Paragonato a questo, il colpo che ti ho inferto è
niente. Sei feccia della peggior specie. E io, per ciò che hai fatto a Naruto…”
“…NON TI PERDONERO’
MAI”
Sakura
abbassò lo sguardo e, con molta calma, si rimise in piedi. Il suo vestito era sgualcito
e sporco di terra e le ferite le facevano ancora male. Ma non le importava. La frustrazione
e la rabbia che stava patendo in quel momento superava di gran lunga qualsiasi
dolore del corpo.
Il suo
pensiero volò per un’attimo a Naruto e a tutti i ricordi che avevano condiviso
insieme. Non avrebbe mai accettato che fossero soltanto finzione, come non
avrebbe mai permesso che la sua amicizia con Naruto potesse finire in quel
modo.
“Che cosa ne sai tu?” esclamò Sakura stringendo i
pugni e digrignando i denti “Che cosa ne
sapete tutti? Non fate altro che giudicare le mie azioni, classificandole in
giusto o sbagliato. Ma cosa ne sapete di cosa ho passato io. Di cosa sto provando
in questo momento. Dei sentimenti che mi legano a Naruto. Per come la vedo,
potete insultarmi quanto vi pare. Non me ne importa niente. Tutto ciò che
voglio in questo momento e parlare con Naruto e chiarire le cose una volta per
tutte”.
“Tsk! Non ci riuscirai” commentò aspra Hinata,
sorridendo leggermente “Naruto ha detto
chiaramente che fra voi due e tutto finito. Dubito che dopo questo avrà ancora la pazienza di ascoltare le tue chiacchiere.
Le tue patetiche scuse non avranno alcun effetto. Perciò, ti consiglio di
startene buona, lontana da lui”.
“E io ti consiglio di andartene
immediatamente se non vuoi finire male?”
“Tsk! Che cos’è? Una minaccia?” replicò con ironia Hinata,
accogliendo la sfida e fingendosi spaventata.
“Prima sei riuscita a colpirmi
solo perché ho abbassato la guardia. Ma adesso…” Sakura sfilò dalla tasca i suoi guanti da combattimento e
mentre gli indossava sotto gli occhi per nulla impauriti della Hyuga continuò “… dubito che riuscirai a cogliermi di nuovo
di sorpresa. Se uno dei miei colpi dovesse colpirti sul volto, non ci limiteremo
a dei semplici tagli. Ti posso assicurare che non ne usciresti illesa” Il
tono della kunoichi dai capelli rosa era più minaccioso che mai.
“Già! Ovviamente SE riuscirai a
colpirmi” replicò
Hinata quasi divertita dalla situazione che si era venuta a creare. Il suo
corpo aveva smesso di tremare e il suo sguardo non mostrava la ben che minima
paura davanti all’avversario.
“Sei molto sicura di te, vero?
Non immaginavo che fossi cambiata cosi tanto. Prima eri sempre timida e chiusa.
Adesso sei molto più estroversa ed intraprendente” commentò ironica la kunoichi,
cercando di schernirla.
“Lo sai, Naruto ha detto le
stesse cose quando l’ho baciato la prima volta” Colpo basso XD
Il commentò
sprezzante di Hinata ebbe l’effetto di far infuriare Sakura ancora di più. Hinata
voleva forse dire che si erano baciati più di una volta? Se cosi fosse,
possibile che loro due abbiano già… No! Non ci credo! La mente della kunoichi
era in preda al caos totale. I suoi freni inibitori erano completamenti saltati
in aria e adesso avrebbe dato sfogo a tutta la sua furia.
“Credi che mi tratterrò solo perché
combatterò contro di te?”
“Niente affatto. Speravo proprio
di affrontarti seriamente un giorno. Noi due non abbiamo mai combattuto l’una
contro l’altra. Finalmente, è arrivato il momento di vedere chi fra noi due è
la più forte”.
“Eheh! Credi davvero di riuscire
a sconfiggere me? Tsk! Non farmi ridere. Io sono Sakura Haruno, allieva di Tsunade,
colei che è diventata Quinto Hokage di Konoha e riconosciuta come uno dei tre
Ninja Leggendari” La
kunoichi alzò le braccia in posizione di guardia e, lentamente, iniziò ad
avanzare verso la ragazza con i capelli corvini che, a propria volta, la
attendeva trepidante.
“Wow! Bella presentazione. Quasi
quasi ti applaudirei. Tuttavia, dimentichi qual è il tuo posto” replicò la ragazza, iniziandosi
a mettere nella sua classica posa da combattimento “Io appartengo ad uno dei clan più antichi, nobili e potenti del
Villaggio della Foglia. Io sono Hinata Hyuga, figlia ed erede di Hiashi Hyuga.
Un giorno diverrò la capoclan del Clan Hyuga, quindi ti consiglio di non
sottovalutarmi”.
Ognuno di
noi combatte per qualcosa di importante. Combattere per qualcuno che si ama. Combattere
per il proprio orgoglio di ninja. Combattere per difendere ciò che di più caro si
ha nel cuore.
In
combattimento, diversi fattori influiscono
tra la vittoria e la sconfitta. L’abilità,
la tecnica, la strategia, la velocità, la forza, l’improvvisazione, la
determinazione e il coraggio. Tuttavia, alcuni fattori sono più fondamentali di
altri.
I
fattori chiave che fanno davvero la differenza in battaglia… sono le emozioni.
La
rabbia, la gelosia, l’odio, la paura, la tristezza, l’ansia…ognuno di essi può
influire positivamente o negativamente sulla concentrazione di un ninja.
Nonostante ci si addestri per tenere le emozioni sotto controllo, quando si affronta
uno scontro importante diventa più difficile mantenere il sangue e freddo.
Diventiamo preda di noi stessi e inevitabilmente finiamo col diventare impulsivi
e, di conseguenza, si commettono degli errori che possono portare alla
sconfitta.
Sakura e
Hinata sono kunoichi esperte e hanno abbastanza esperienza sul campo di battaglia.
Sanno che essere preda delle proprie emozioni porterà una di loro a perdere.
Entrambe
rimasero ferme a fissarsi negli occhi, cercando di placare il proprio animo e,
scambiandosi fugaci occhiate agguerrite, cercavano entrambe di scoprire l’una
la debolezza dell’altra.
Passo quasi
un minuto senza che nessuna di loro mosse un muscolo.
Una
folata di vento, più forte delle altre, fece volare via una foglia. Essa planò
lentamente fino ad arrivare nel punto centrale che divideva le due ragazze.
Con elegante
leggerezza la foglia iniziò a cadere.
Le due
kunoichi non avevano smesso un secondo di guardarsi negli occhi. La tensione
era alta e la concentrazione era atta a cogliere ogni minimo movimento.
Nessuno
sarebbe stato testimone di quella lotta. Uno scontro epico dove due giovani
fanciulle combatterono l’una contro l’altra per difendere ciò che di più caro
hanno nel cuore.
Il
cuore di una donna.
Appena
la foglia si posò sul terreno, lo scontro ebbe inizio.
Ciao a tutti, ragazzi :)
Finalmente ho completato il
nuovo capitolo. Sempre in ritardo, certo, ma l’importante è esserci ;)
Dunque, prima di tutto,
plachiamo i bollenti spiriti per un’attimo. Nell’ultima parte mi sono un po’ infervorato
e sono iniziate a volare parole grosse, minacce, ecc…XD
Il finale mi è uscito un po’ strano.
Volevo che avesse quel tocco da medioevo. Non so se è uscito bene :)
Ora, vorrei parlarvi un’attimo
di Hinata. Giusto qualche accenno per chiarivi le idee.
Questa Hinata, che qui si mostra
più…ehm… come dire… diversa, più aperta e matura XD è la stessa Hinata che conoscete
tutti.
Ho “dovuto” fare questo
cambiamento perché la trama lo esigeva. Di carattere Hinata è sempre stata molto
tranquilla, sulle sue, introversa. Non è mai capitato che nel manga si
incazzasse “sul serio”. Come personalità assomiglia molto a me. Cioè, io sono
un tipo perennemente tranquillo. È davvero difficile riuscire a farmi
arrabbiare. Ma se ci riesci…be… devi avere fatto qualcosa di terribile, che
vada oltre ogni limite…. Quando succede la rabbia diventa talmente forte che il
mio corpo trema senza che io lo voglia. È una brutta sensazione, che non riesci
a controllare. Io ho voluto fare la stessa cosa con Hinata.
Ciò che ha fatto Sakura è stata
la scintilla che ha scatenato la furia di Hinata e io l’ho riprodotta allo
stesso modo di come l’avrei vissuto io.
Inoltre,in tutto il manga non si
è mai visto uno scontro fra Sakura e Hinata. Strano, vero? Questa era l’unica
occasione per mettere le due l’una contro l’altra. Nel prossimo capitolo
cercherò di narrarvi lo scontro al meglio. Certo, non è come leggere un manga,
però spero comunque di riuscire a farvelo immaginare :)
Voglio puntualizzare una cosa.
Kishimoto è riuscito a darmi una motivazione VALIDA per far combattere le due
ragazze. Per far arrabbiare e combattere Hinata seriamente. Rendetevi conto di
questo.
Riguardo Sakura invece, ne
parlerò in seguito. Su di lei c’è ancora tanto da dire ;)
Ah! Prima di essere linciato
voglio chiarire un’altra cosa. La frase in cui dico che il cuore e la mente di
una donna sono misteri incomprensibili per l’uomo è parte di una mia opinione
personale.
Nel senso… le donne hanno la
capacità di capire più facilmente cosa un uomo pensa e o prova dentro di se.
Viceversa, noi uomini non siamo
in grado di capire cosa pensa una donna. Cioè… davvero… non siamo in grado XD
Che altro dire. Sperò che il
capitolo vi sia piaciuto. Più in avanti cercherò di caricare qualche immagine caratteristica
o qualche disegno fatto da me (se ne ho il tempo) giusto per arricchire il
capitolo ;)
Vi chiedo scusa ancora per il
ritardo. Settembre è stato un inferno e non avevo voglia di scrivere. Spero di
essermi fatto perdonare.
Come sempre, ringrazio tutti
coloro che recensiscono la mia storia, che la mettono fra le preferite, le
seguite e le ricordate. Grazie a tutti :)
Spero di risentirvi presto.
Un saluto.
Leon92
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Capitolo 37 *** Sakura vs Hinata ***
Cap 37
Nel cuore della foresta, un giovane ninja saltellava a tutta
velocità da un ramo all’altro. Nonostante il buio della notte e la scarsa
visibilità data dalla luce della Luna, il ninja riusciva a prevedere dove si
trovasse ogni singolo ramo che trovava sul suo cammino. Merito della profonda
conoscenza del territorio e delle innumerevoli volte che aveva percorso quel
sentiero che, sin da bambino, intraprendeva per entrare ed uscire dal
villaggio.
IL ninja continuò imperterrito a correre più veloce che
poteva, con il sudore che grondava dalla fronte e il respirò affannato per la
fatica.
“Non può essere!” esclamò
il ragazzo nella sua testa, allarmato e confuso. “Qualcuno sta combattendo… a quest’ora della notte?!”.
Il ninja che, qualche minuto prima si trovava in fondo alla
foresta, aveva udito delle esplosioni provenire dal villaggio. Cosi, senza un
attimo di esitazione, era accorso in gran fretta per accertarsi della verità e,
nel peggiore dei casi, si sarebbe preparato al combattimento.
Dopo qualche minuto, il ninja si fermò. Si guardò intorno
con circospezione. Dopodiché, sali in cima all’albero su cui si era fermato.
“C’è qualcosa che non
va. Il villaggio è da quella parte, ma… le esplosioni venivano da un’altra
direzione”. Il ninja chiuse gli occhi,
cercando di concentrarsi su qualsiasi rumore estraneo alla foresta.
Sotto i suoi piedi sentiva in maniera impercettibile delle vibrazioni, simili a
leggere scosse di terremoto. Alcuni animali e volatili, guidati dall’istinto,
avevano abbandonato temporaneamente il loro giaciglio per potersi mettere al
riparo. Di qualunque cosa si trattasse, non poteva essere molto distante da
lui.
BOOM! Si udì un’altra esplosione. Dalla cima dell’albero su
cui era salito, il ninja riuscì a scorgere un lampo di luce provenire da un
punto imprecisato della foresta. Esso era situato a circa 5 Km di distanza dal
villaggio. Senza indugiare oltre, il ragazzo si gettò dall’albero e ricominciò
la sua corsa saltando abilmente sui rami degli alberi che incontrava sul suo
cammino.
“Non può essere! Che
qualcuno ci stia attaccando? Un attacco a Konoha? Ma… perché? La guerra è
finita solo da qualche mese e tutte e 5 le grandi nazioni sono in pace. Chi mai
vorrebbe attaccarci?” Una moltitudine di pensieri e preoccupazioni si
affollarono nella mente del ninja.
“Il lampo di luce che
ho visto partire era ben distante dal villaggio. Nella parte sud-est della
foresta rispetto a Konoha”. Il ninja udì il frastuono di una nuova
esplosione, stavolta era notevolmente più vicino. La potenza della deflagrazione
fu tale da far tremare violentemente gli alberi circostanti. Il ninja per poco
non incespico su un ramo traballante che rischiava di spezzarsi da un momento
all’altro. Cosi, decise che sarebbe stato più prudente percorrere il tratto
finale sulla terra ferma.
“Forse… dovrei tornare
al villaggio e avvisarli dell’imminente pericolo. No! Mi ci vorrebbe troppo
tempo per andare e tornare. Inoltre… c’è la possibilità che se ne siano già
accorti e che stiano combattendo proprio in questo momento. Qui intorno non mi
sembra di rilevare presenze nemiche. In ogni caso, non posso fermarmi qui.
Anche se sono stanco, devo andare li a controllare e, se necessario, combatterò
fino allo stremo delle mie forze”. Il ninja prese a correre più veloce che
poteva, avanzando nell’oscurità della foresta. Con il passare del tempo i suoi
occhi si erano abituati al buio e riusciva a vedere e schivare gli alberi che
lo intralciavano. Dopo qualche minuto, il ninja si fermò nuovamente. Si guardò
ancora intorno, controllando i nemici nelle vicinanze. Non c’era nessuno. Nella
foresta era sceso uno strano ed
inquietante silenzio.
“Le esplosioni… sono
cessate” assodò il ragazzo, osservando attentamente l’oscurità davanti a
se. Dopodiché, si mise in ginocchio e tastò il terreno duro e umido sotto i
suoi piedi. “Anche le scosse si sono
fermate. Questo potrebbe voler dire che la battaglia… è già finita. Devo
sbrigarmi”.
Il ninja percorse gli ultimi metri che lo separavano dal
campo di battaglia il più in fretta possibile. Durante il tragitto notò che il
punto in cui si era svolto il combattimento era molto più distante dal
villaggio di quanto si aspettasse. Esso era in uno dei punti più profondi della
foresta. Ben lontano dalla vista e dall’udito dei ninja messi di sentinella al
villaggio. Come avevano fatto ad accorgersi di cosa stava accadendo? Davvero
qualcuno stava attaccando Konoha? Oppure il villaggio non c’entrava niente? Il
ninja optò la possibilità che potesse anche essere una lotta esterna al
villaggio. Magari qualche lotta fra banditi e ninja mercenari. Dopo la guerra e
il caos che ne è generato, molti criminali sono evasi dalle prigioni e si sono
dati alla macchia.
Perso nelle sue riflessioni, il ninja arrivò a destinazione
senza che se ne accorgesse. Davanti a lui si estendeva per circa un Km un campo desolato e in
rovina. Gli alberi al suo interno erano stati completamente distrutti o
abbattuti. Ad alcuni di loro usciva addirittura del fumo, impossibile da vedere
in lontananza per colpa del buio.
Il ninja avanzo lentamente fra le macerie, cercando di
tenere in costante allerta tutti i suoi sensi. Qualunque cosa fosse successa
qui, non poteva essere opera di comuni banditi. La dimensione del campo di
battaglia e l’entità dei danni procurati alla foresta erano sicuramente opera
di ninja fuori dal comune. Osservando il terreno notò che vi erano alcuni
crateri sparsi qua e la. Dovevano essere di certo i residui delle esplosioni
che aveva udito in precedenza. I più grandi avevano un diametro di 5 metri. I
più piccoli, invece, non superavano nemmeno il metro. Il ninja parve
preoccuparsi. Delle semplici carte bomba non potevano causare danni di quel
genere. I crateri dovevano essere causati da tecniche ninja estremamente
potenti e temibili.
Che fosse colpa di un ninja traditore di classe S? Chi altri
potrebbe causare simili danni?
Tuttavia, guardandosi
intorno,il ninja notò che qualcosa non quadrava. All’interno del campo di
battaglia non c’era nessuno. Nessuna vittima fra le macerie. Non erano presenti
nemmeno tracce di sangue. Nulla.
Il ragazzo iniziò ad insospettirsi dell’accaduto. Una simile
battaglia non poteva aver lasciato incolumi i combattenti. Che fossero una
decina oppure solamente in due, qualcuno doveva pur rimanere ferito. Qualcuno
doveva aver pur lasciato delle tracce, dei segni che lo aiutassero a
comprendere cosa diavolo era successo in quel posto dimenticato da Dio.
Il ninja continuò la sua perlustrazione. Nella notte era
difficile trovare tracce. C’era solo la luce della Luna ad illuminare il campo
devastato. Tuttavia, decise di non arrendersi e di continuar ad indagare fino a
che non avesse scoperto qualcosa. La sua perseveranza fu premiata. In uno degli
alberi crollati vi erano conficcato un kunai. Avvicinandosi all’albero, udì un
umore metallico sotto i suoi piedi. C’è n’erano altri sepolti sotto le macerie.
Persino degli shuriken. Osservando attentamente la forma e il materiale da cui
erano composti, il ninja dedusse che quelli erano strumenti del Villaggio della
Foglia. Anche lui li possedeva dello stesso genere e il materiale da cui erano
composti era pressoché lo stesso.
“Quindi… dei ninja di
Konoha sono davvero stati qui? Ma contro chi hanno combattuto? E inoltre…
perché non c’è nessuno? Se davvero un nukenin di classe S si è scontrato contro
di loro, possibile che nessuno sia rimasto ferito? Da quando ho iniziato a
sentire le esplosioni fino a quando sono arrivato… non sono passati più di 15
minuti. L’ultima esplosione lo udita solo 5 minuti fa. Sono stato velocissimo.
Possibile che il combattimento si sia concluso cosi in fretta? Chi avrà
vinto?”.
Il ninja non riusciva a darsi pace. C’era qualcosa che non
andava e il fatto che non vi fossero vittime o feriti rendeva tutto ancora più
sospetto. Se avesse avuto l’olfatto di Akamaru nel sentire gli odori o lo
sguardo a 360° del clan Hyuga, avrebbe quantomeno potuto capire quanti hanno
combattuto e da che parte potevano essere fuggiti. Purtroppo, lui non aveva
nessuna di queste qualità. Non era un ninja con abilità particolari. Era..
normale. Tutto ciò che poteva fare era concentrarsi sui sensi umani che aveva
sviluppato ed affinato con gli allenamenti per cercare di capire o percepire
una qualsiasi presenza nelle vicinanze.
Nel momento in cui stava perdendo le speranze,
all’improvviso, lo senti. Un rantolo di dolore all’interno di quell’ assurdo
campo di battaglia.
“Ehi! Chi va la?” urlò
il ninja con estremo coraggio. Sapeva che non era furbo mostrarsi apertamente
al nemico, in un campo ampio ed aperto senza nessun riparo. Tuttavia, il suo
ottimismo gli diceva di contare sulle proprie capacità e, grazie ad esse,
avrebbe potuto sconfiggere qualunque nemico. O meglio, questo è ciò che
sperava. Anche egli non era in ottime condizioni fisiche. Inoltre, anche se in
maniera impercettibile aveva sentito un urlo soffocato di sofferenza, c’era la
possibilità che si trattasse di un trappola per fargli abbassare la guardia.
Il ninja sfoderò il kunai dalla sua borsa e avanzò con molta
cautela verso il punto in cui aveva sentito il rantolo di dolore. Chiunque
fosse si trovava al confine del campo di battaglia, dalla parte opposta da dove
era arrivato il misterioso ninja. In quel punto, gli alberi erano stati
risparmiati dalla furia della battaglia . Apparivano sani ed intatti. Tuttavia,
alcuni di essi mostravano degli strani segni sulla corteccia. Il ninja si
avvicinò ad uno di essi per osservare meglio. Vi erano scavate delle strane
spirali concentriche al suo interno. Una forma stranamente famigliare.
Il ninja continuò cauto ad avanzare. Strani fruscii e gemiti
di dolore sempre più forti provenivano da dietro un’impotente quercia
sopravvissuta. Se prima era un sospetto, adesso ne aveva la certezza assoluta.
Li c’era ancora qualcuno. Un sopravvissuto alla tremenda battaglia che si era
tenuta in quel posto.
“So che sei li. Smettila
di nasconderti” urlò il giovane con forza, avanzando sempre di più con i
nervi saldi e la mente concentrata sul captare possibili trappole o presenze
nemiche. “Avanti! Mostrati!”.
Il ninja si fermò, attendendo qualche secondo che
l’individuo misterioso mostrasse la sua presenza. Se non era un criminale, non
avrebbe avuto nulla da temere da lui. Eppure, di chiunque si trattasse,
sembrava non essere intenzionato a mostrarsi. Allora… doveva essere davvero un
criminale.
Il ninja riprese guardingo il suo cammino. Mentre si
avvicinava sempre di più verso la quercia, guardia alzata e kunai in mano, i
gemiti di dolore si fecero ancora più forti. Lo shinobi riusciva a sentire
persino il respiro affannato e tosse provenire da dietro la corteccia dell’albero.
Chiunque si trattasse, doveva essere davvero in pessime
condizioni. Forse cosi pessime da non riuscire a muoversi.
Ciononostante, non avrebbe comunque abbassato la guardia.
C’era ancora la possibilità che si trattasse solo di un tranello dedito a catturarlo.
“E va bene. L’hai
voluto tu. Se non esci tu, sarò io a venire da te” esclamò il ninja più
deciso che mai. “Preparati chiunque tu
sia”.
Lo shinobi avanzò ancora, scavalcando abilmente gli ultimi
alberi abbattuti. Percepiva chiaramente la presenza dell’individuo dietro
l’albero. Era appoggiato di spalle alla corteccia, evidentemente in difficoltà.
Giunto a destinazione, con un rapido scatto si posizionò esattamente di fronte a
lui e, puntandogli il kunai alla gola, esclamò minaccioso “Chi sei?”.
“Anf!... Anf!... Anf!”
Il ninja lo identificò come un’uomo. Tuttavia, il buio non
gli permetteva di osservarne i lineamenti del volto. La Luna, unica sua fonte
di luce, era oscurata da delle nuvole e l’ombra della quercia non agevolava la
sua identificazione. I suoi respiri si facevano sempre più frequenti. Sembrava
quasi che l l’uomo non riuscisse a respirare.
Alla fine, concluse che doveva essere certamente ferito per
espirare a quel modo e, considerando la sua corporatura esile ma muscolosa,
doveva essere anch’egli un ninja.
Lo shinobi abbassò lentamente il kunai ed indietreggiò,
dando modo all’uomo di recuperare il respiro.
Clang! Uno dei suoi piedi calpestò accidentalmente qualcosa
di metallico. Il ninja si chinò e raccolse
l’oggetto. Tra le sue mani stringeva un coprifronte sporco di terriccio. Dopo
averlo pulito in tutta fretta, passò i suoi polpastrelli sopra il metallo per
cercare l’incisione che contrassegnava il villaggio d’origine del ninja. La
forma era per lui inconfondibile.
“Questo è… il coprifronte
del Villaggio della Foglia. Ma tu… “. Prima che il ninja potesse finire la
frase, l’individuò alzò lentamente lo sguardo verso di lui. Ora era lui ad
osservarlo per la prima volta. Dalla sua bocca uscì una voce fioca e debole
esclamare “… R-Ro… RockLee…”.
Il ninja spalancò gli occhi nero pece dalla sorpresa. Quel
ninja sapeva chi era. Inoltre…Quella voce…la conosceva. Era cosi flebile a
sembrare quasi un sussurrò, ma era certo che fosse la sua. Nell’istante in cui
realizzò chi aveva di fronte, il ninja lasciò scivolare il kunai sul terreno e,
con voce incredula e preoccupata, replicò a sua volta scandendo il nome della
persona che credeva di avere davanti.
“N-Naruto?!”.
La Luna tornò a brillare nel cielo. I capelli color del
grano del ragazzo riflettevano la sua luce, rendendogli biondo platino. Ora i
suoi lineamenti erano ben marcati e definiti. Chiunque nei 5 grandi paesi ninja
avrebbe riconosciuto lo shinobi che aveva davanti. Tuttavia, Rocklee non era
sicuro che fosse davvero lui.
La sua espressione era esausta, quasi sofferente. La sua
carnagione aveva perso la sua tonalità bronzea, divenendo di un bianco
cadaverico. La Luna rifletteva sulla sua fronte goccioline di sudore e il
respiro sembrava quasi mancargli.
Il ninja avrebbe voluto urlargli “Che diavolo ci fai qui?”.
Ma prima che potesse farlo, il ninja biondo fece un passo verso di lui,
dopodiché, crollò. Rocklee lo afferrò giusto in tempo per evitare che si
sfracellasse al suolo come un peso morto.
“NARUTO! EHI! NARUTO!
FATTI FORZA”. Il chunin avvertì chiaramente che il ragazzo non era in grado
di reggersi in piedi. Il viso pallido e il respiro affannato erano gli evidenti
sintomi di chi non aveva più un briciolo di energia in corpo. Viste le
condizioni, il giovane Lee decise di accompagnarlo in quella scomoda discesa e
distese il corpo di Naruto a pancia in su.
“…Anf!... Anf!... Non…
non riesco a… Anf…!” RockLee dette una rapida occhiata al suo corpo in
cerca di ferite. Tuttavia, nulla balzava alla sua vista. I suoi indumenti erano
un po’ sporchi ma senza tracce di sangue. Naruto continuava ad apparire
affaticato, quasi distrutto fisicamente. I suoi occhi erano a malapena aperti,
offuscati dalla debolezza che lo stava cogliendo sempre più. Cosa sta
succedendo?
“NARUTO! MI SENTI?
COS’È SUCCESSO? CHI TI HA RIDOTTO IN QUESTO STATO? CHI TI HA ATTACCATO?” Il
ninja dai capelli neri era nel panico. Osservando le condizioni del compagno
dubitava persino che avesse sentito le sue parole.
NAruto rivolse lo sguardo confuso ed annebbiato verso Rocklee.
Involontariamente, la mano sinistra andò a posarsi sul suo ventre, stringendolo
con forza.
“Anf!... Anf… Anf!…
fa…male… b-brucia… Io…non…Anf!...”
“Tie… duro… N…uto….
Mi… enti? Nar…!” Quelle furono le ultime parole che Naruto udì prima di
perdere conoscenza.
“Anf! Anf! Anf! Non…
non può essere” pensò fra se e se la
kunoichi, lo sguardo impaurito e il volto grondante di sudore. Di fronte
a se, una ragazza dai capelli corvini la osservava minacciosa con la sua posa
da combattimento perfetta ed invalicabile. I suoi occhi bianco indaco erano
pieni rabbia e disprezzo verso colei che aveva fatto soffrire il suo amato.
“Ebbene? È tutta qui
la tua forza, Sakura? Dall’allieva del Quinto Hokage mi aspettavo qualcosa di
meglio?” La Hyuga le rivolse un sorriso mellifluo, schernendola senza
alcuna pietà.
“Anf! Anf! Sta… sta
zitta!” urlò di rimando la kunoichi, riemttendosi nella sua classica posa
da combattimento a braccia alzate. Erano ormai passati più di 5 minuti da
quando era iniziata la lotta. Sakura aveva aperto le danze attaccando per
primo. Mentre Hinata si era limitata a stare sulla difensiva.
Sino a quel momento, nessuno dei colpi dell’Haruno era
andato a segno. Il Byakugan unita al suo stile di combattimento, fornivano a
Hinata una difesa solida è invalicabile. Da quando era diventata cosi forte?
“Perché? Perché non
riesco a colpirti?” domandò Sakura a se stessa, frustata da quell’assurda
realtà. Il suo corpo appariva esausto dopo soli 5 minuti di combattimento. Come
poteva essere? Anche se era fuori allenamento, non poteva essere già esausta
dopo soli pochi minuti di lotta.
“Vedi che sei gia
esausta. Tsk! Bene! Significa che sta già avendo effetto”.
“Di… di cosa stai
parlando?”.
“Davvero non riesci a
comprendere. Eppure, con il cervello che ti ritrovi, dovresti averlo già
capito”.
“Capito cosa?” esclamò
Sakura, stringendo i denti e i pugni per la rabbia.
“Eheh! Che non puoi
battermi” replicò Hinata, sicura di se.
“Grr! Non fare troppo
l’arrogante e, soprattutto…” Sakura concentrò il chakra nei piedi e si
scagliò a tutta forza contro Hinata “…
non sottovalutarmi”.
La Hyuga rimase immobile, calma, per nulla intimorita mentre
vedeva l’Haruno arrivare verso di lei a gran velocità. Sapeva quanto fossero
tremendi i colpi di Sakura, eppure, non era affatto intimorita. Si ergeva con
fierezza contro la sua avversaria con una sicurezza che non credeva di
possedere.
Sakura caricò il pugno e lo scaglio diretto contro il volto
della Hyuga. Quando arrivò a pochi centimetri dal suo volto, Hinata si scanso
leggermente sulla sinistra. Uno spostamento ridotto, sufficiente abbastanza per
evitare il colpo. Dopodiché, la colpì con la punta delle dita sul braccio
destro, ancora teso per il colpo andato a vuoto. Infine si allontanò agilmente,
mettendo qualche metro di distanza fra lei e la sua avversaria.
“TSk! Se hai davvero
intenzione di sconfiggermi ti consiglio di fare di meglio. Non fai altro che
schivare i miei colpi all’ultimo minuto per poi colpirmi cosi debolmente da non
farmi sentire nemmeno il solletico”.
“Oh! Ma io non voglio
sconfiggerti. Non ancora, almeno” replicò Hinata sorridente “Voglio prima darti una lezione e farò in
modo che non la dimentichi”. Lo sguardo infuocato e doroglioso della Hyuga
fece intendere alla kunoichi con stesse affatto scherzando. Aveva la vaga
impressione che la ragazza si stesse trattenendo.
Hinata appariva in splendida forma fisica. I capelli lunghi
e sinuosi, mossi dal vento, le conferivano un’aspetto suadente e inquietante
allo stesso tempo. Ciò che si potrebbe definire: una bellezza pericolosa.
“Darmi una lezione?!
Ti prego. Non ho nulla da apprendere da te. Sono stata allenata da una dei 3
ninja leggendari Sappiamo tutte e due chi è la più forte” replicò Sakura,
mantenendo lo stesso sorriso di scherno dela Hyuga. Anche se cercava di mantenere la sua sicurezza sapeva che, a
differenza della sua avversaria, non era in condizioni fisiche appropriate per
un combattimento. Negli ultimi tempi ha dovuto lavorare assiduamente in
ospedale e non ha potuto mangiare in maniera regolare. Anche se non lo dava a
vedere, il suo fisico era più magro ed indebolito del solito. Anche adesso
sentiva i crampi della fame attanagliarli lo stomaco. Ma doveva resistere e
soprattutto… doveva a tutti i costi sconfiggere la Hyuga. Non provava astio nei
suoi confronti, ma non voleva perdere. Non dopo ciò che le aveva detto riguardo
Naruto.
“Esatto. Sappiamo entrambe
chi vincerà” rimbeccò la Hyuga. Finora si era tenuta sulla difensiva,
lasciando che Sakura la attaccasse di proposito. Voleva valutarne le capacità e
vedere se il suo stile era efficace contro di lei. Ma fra non molto, sarebbe
arrivato il momento adatto per contrattaccare.
“Ah si? Se davvero hai
la vittoria in punto non dovresti quantomeno scagliarmi un colpo che sia
decente? Ho forse non hai abbastanza forza per danneggiarmi?” Sakura tentò
di provocare la ragazza, sperando che in un suo attimo di distrazione. Se
avesse abbassato la guardia anche solo di qualche secondo, un solo colpo le
sarebbe bastato per porre fine al combattimento.
Hinata non si scompose e replico a sua volta. “Lo stesso vale per te. Puoi scagliare tutti
i pugni che vuoi ma è inutile se non riesci a colpire il nemico. Da quando
abbiamo iniziato lo scontro non sei riuscita neanche a sfiorarmi“
Sakura dovette ammettere l’amara verità. Da quando hanno
iniziato a lottare, non uno dei suoi pugni era andato a segno. Le schivate di
Hinata erano incredibilmente efficaci e ad ogni colpo evitato lei la colpiva
sulle braccia, forse nel tentativo di rompergli qualche ossa. Tuttavia, i colpi
della ragazza erano talmente deboli da non averle fatto sentire il benché
minimo dolore. Come poteva essere cosi sicura che avrebbe vinto?
“La forza dei tuoi
colpi è spaventosa. Una persona normale non avrebbe una sola speranza contro di
te. Potesti addirittura distruggere edifici interi con un pugno. Notevole!
Questa forza fuori dal comune, questa potenza micidiale, quei pugni sono la tua
arma migliore in combattimento ma… sono anche il tuo limite”.
“Mmh? Cosa vorresti
insinuare?”.
“Significa che senza
quella forza… non vali niente”.
“Come osi” Sakura
riparti all’attacco, sferrando un colpo dopo l’altro in direzione della sua
avversaria. Ciononostante, ancora una volta i suoi colpi andarono a vuoto. I
pugni e i calci sferrati a tutta potenza erano inefficaci contro di lei. Hinata
continuava imperterrita con la sua strategia, schivando prontamente e sferrando
deboli colpi a braccia e gambe. Sakura senti la stanchezza farsi largo in lei
sempre di più e la sua frustrazione stava raggiungendo l’apice.
“Maledizione! Perché
Hinata non combatte sul serio. Se andiamo avanti cosi questo scontro durerà
all’infinito. Inoltre… C’è qualcosa che non va. Perché sono cosi esausta?” Nella
sua mente la kunoichi stava cercando una rapida soluzione per porre fine allo
scontro. La sua energia non sarebbe durata ancora a lungo. Al contrario, la sua
avversaria non mostrava alcun segno di stanchezza. Sembrava quasi che si stesse
divertendo nell’affrontarla.
“Va bene! Proviamo con
questo” Sakura scagliò un tremendo pugno verso il terreno. La forza del
colpo creò delle crepe che si propagarono per tutto il campo addestramento sino
a raggiungere Hinata. Il terreno sotto la ragazza crollò leggermente mentre
tutto intorno spuntarono delle enormi rocce che le impedivano i movimenti.
“Bene cosi. Adesso non
potrà più fuggire” A quel punto, la kunoichi spiccò un salto
esclamando “Shannaro!”. Caricò nuovamente uno dei suoi pugni e precipitò
decisa verso la Hyuga.
“Bel tentativo. Devo ammetterlo. Ma…” Hinata
si mise in posizione, gambe leggermente abbassate, il braccio sinistro teso in
avanti e il braccio destro teso parallelamente dalla parte opposta. “… con me non funziona”.
Sakura capì nello stesso istante in cui aveva guardato la
posa della sua avversaria cosa stava per accadere. Il suo corpo precipitava a
gran velocità verso di lei con il braccio teso e il pugno ben carico. In aria
non avrebbe auto la capacità di muoversi, ne di tornare indietro. Lo scontro
sarebbe stato inevitabile. Tuttavia, Sakura conosceva bene che tecnica avrebbe
usato la ragazza. Anche se non gliel’aveva vista mai eseguire in battaglia, la
conosceva grazie a suo cugino Neji. In passato aveva eseguito quella stessa
tecnica durante l’esame per diventare chunin
contro Naruto. Quest’ultimo ne era uscito vincitore contro ogni
pronostico. Sakura si convinse che anche la sua forza sarebbe stato sufficiente
a spazzare via quella difesa impenetrabile. “Io
… io sono la più forte”.
Hinata fece un breve sospiro, raccogliendo chakra da ogni
parte. Le braccia con i palmi ben tesi iniziarono a roteare intorno al suo
corpo con un ritmo costante. Prima lentamente, poi man mano acquisendo velocità
e potenza. Un vortice intriso di chakra si avviluppò intorno alla Hyuga,
formando attorno al suo corpo una sfera perfetta.
“Rotazione suprema”.
Il corpo di Sakura andò a collidere contro la tecnica di
Hinata, creando un esplosione che devastò l’aria circostante. Una nube di fumo
si raccolse tutta intorno a loro, ma venne diradata quasi subito, trasportata
via dal vento.
In quell’incredibile scontro che si era venuto a creare,
solo una kunoichi si ergeva in piedi: Hinata Hyuga. La sua tecnica non solo
aveva respinto l’attacco della rosa, ma aveva distrutto le pareti di roccia che
la tenevano imprigionata spaccandole in mille pezzi che erano schizzati via per
tutta l’area circostante.
Sakura era stata sbalzata via dall’impatto, creando un solco
di circa 5 metri dalla kunoichi dai capelli neri. Braccia e gambe erano pieni
di tagli e lividi causati sia dall’impatto sia dai pezzi di roccia e terra che
erano schizzati via come proiettili.
“Niente male.
All’ultimo momento hai capito che non potevi penetrare la mia difesa e cosi hai
concentrato il chakra sulle braccia e sui piedi per attenuare il colpo. Ecco
perché sei ancora in piedi”.
Sakura aveva resistito al colpo. Anche se era stata
trascinata via dalla violenza dell’impatto, era ancora in piedi, per nulla
intenzionata a cadere. Se fosse stata inesperta nell’uso del chakra sarebbe
stata sbalzata via. Le sue braccia doloranti, coperte di tagli e contusioni,
erano ancora alzate. Grazie alla difesa incrociata degli arti superiori, era
riuscita a non farsi colpire il volto. Aveva riportato solo qualche graffio
sotto il mento e vicino alla guancia destra. Nulla di preoccupante paragonato a
ciò che era accaduto agli arti superiori ed inferiori.
Adesso, le cose si erano messe male per l’Haruno. Durnate il
suol utli attacco aveva consumato gran parte del chakra che gli era rimasto e
sentiva che le forze gli stavano veneno di meno. Di questo passo, non avrebbe
avuto scampo contro l’offensiva di Hinata che, di certo, non sarebbe tardata ad
arrivare.
“N-Non ci credo. La
sua tecnica ha resistito al mio pugno. Com’è possibile? Anche se la sua difesa
è impenetrabile, la potenza del mio pugno avrebbe dovuto danneggiare anche lei.
Dovrebbe avere almeno un polso fratturato. Non ha subito nessun danno. Questo
è... assurdo! Inoltre, quella tecnica, la Rotazione Suprema, non pensavo
potesse usarla. Non gliel’avevo mai visto fare. Hinata… ha raggiunto lo stesso
livello di Neji, forse l’ha anche superato. Negli ultimi tempi, si sarà
allenata ancora ed è diventata ancora più forte. Mentre io… “.
I pensieri di Sakura vennero interrotti dai passi della
Hyuga che avanzava lentamente verso di lei. Il volto cupo e serio e lo sguardo
freddo e distaccato lasciavano presagire che lo scontro era tutt’altro che
finito.
“Cosa c’è, Sakura? Sei
spaventata?”
“Tsk! Affatto! Sono
solo stupita dei tuoi progressi in combattimento. Non avrei mai immaginato che
saresti diventata tanto forte. Devi esserti allenata duramente per raggiungere
quel livello”
“Come futura capoclan
del clan Hyuga, devo possedere una forza adeguata al ruolo che ricoprirò.
Quando ero bambina, mio padre Hiashi mi ripeteva queste parole ogni giorno
durante gli allenamenti quotidiani. Io non lo sopportavo.”
“Non volevo diventare
capoclan e disprezzavo l’arte del combattimento. Io volevo soltanto che mio
padre mi riconoscesse e mi amasse quello che ero. Come un padre ama sua figlia.
Non desideravo niente più di quello. Tuttavia, ciò che per me era inutile ed
insignificante, era incredibilmente
importante per qualcun’altro. Lui… meritava di diventare capoclan più di
chiunque altro. Era il suo sogno. Possedeva un talento invidiabile, un guerriero
eccezionale, e anche se era nato nella Casata Cadetta… amava profondamente il
clan Hyuga. Ha sconfitto l’odio che nutriva nei miei confronti e, quando
poteva, mi aiutava ad allenarmi e a migliorare il mio stile. Con difficoltà, ha
continuato a lottare contro il suo destino sperando un giorno che i membri del
suo clan lo riconoscessero come leader, mettendo fine a quella stupida legge
fra Casate.” Hinata strinse i pugni con forza, nel mentre dalle sue iridi
argentee iniziarono ad uscire lacrime di dolore. Sakura osservava con sgomento
ed amarezza la sofferenza trasparire dal
volto della ragazza.
“Ma adesso… Neji non
c’è più. È morto per proteggere Naruto e… me. Anche se la guerra è ormai finita… il dolore per la sua perdita è
ancora… troppo intenso…” In un gesto quasi involontario, Hinata strinse il
suo petto, avvertendo il suo cuore soffrire mentre ricordava l’amicizia fra lei
e suo cugino. Anche Sakura era rammaricata per la perdita. Nonostante fossero
passati mesi dalla fine della guerra, non aveva mai avuto modo di palare di
quanto accaduto con Naruto e Hinata. Come ninja medico, sapeva cosa comportava la perdita di un soldato sul
campo di battaglia. Lo aveva imparato di recente, durante la guerra.
Ma, la perdita di un amico… è qualcosa di completamente
diverso. Veder morire una persona con la quale hai condiviso parte della tua
vita, lascia una ferita difficile da chiudere. Per alcuni, diventano cicatrici
che non vanno mai via. Anche se sbiadiscono con il passare del tempo, sono
sempre li. Per altri invece, è una ferita ancora aperta. Una ferità che non sai
se si rimarginerà. Dopotutto, ognuno affronta il dolore a modo suo.
“So che il passato non
si può cambiare. So che Neji non tornerà. Però, di una cosa sono sicura. Lui
non ci ha abbandonato. È ancora qui, ne sono certa. Il suo sogno è ancora vivo dentro di me. La
sua volontà del fuoco arde nel mio cuore” Hinata chiuse gli occhi, ascoltando i battiti
del suo cuore pulsare sempre più furiosamente. Dopodiché, guardò la sua
avversaria e disse “Anche se diventare capoclan non era ciò che desideravo all’inizio,
crescendo, ho capito quale significato si celava dietro quel ruolo. In fondo,
non è molto dissimile dal ruolo di Hokage. I membri del mio clan, la mia
famiglia, conteranno su di me per guidarli in futuro e io non li deluderò. Non
ho alcuna intenzione di scappare da quelle che sono le mie responsabilità.
Inoltre, voglio distruggere le leggi imposte tra la casata Principale e la
Casata Cadetta, creando così un'unica grande Casata. Distruggerò una volta per
tutte il sigillo maledetto che obbliga all’obbedienza e alla dittatura forzata.”
(N.d.A.: Osservate attentamente le due immagini. La prima
immagine è quella che l’autore ha usato nel suo manga. Esso è un chiaro
riferimento alla dittatura nazista e da maggior significato a ciò che accade
tra la Casata Principale e la Casata Cadetta. Lungi da me paragonare questo a
ciò che è accaduto tra i tedeschi e gli ebrei. Tuttavia, il sigillo maledetto è
da considerarsi quanto mai inumano ed è a tutti gli effetti un chiaro segno di
dittatura imposta.
Per questo motivo, il sigillo nell’anime è stato cambiato
con una croce. Probabilmente l’hanno fatto per non “turbare” gli animi. Non sia
mai che qualcuno si traumatizzi a un tale shock.
Un’ultima cosa. La svastica ha anche altri significati in
ambito culturale. È un simbolo che non dev’essere ricondotto esclusivamente a
quanto accaduto con il nazismo.
Non ho intenzione di approfondire il discorso. Non ne ho la
competenza. Però ho voluto farvi notare questo interessante dettaglio ;) Buona lettura.)
“Questo è ciò che
avrebbe voluto Neji ed e ciò che io e Naruto, insieme, un giorno realizzeremo.”
A quelle parole, lo stomaco di Sakura iniziò a contrarsi in
una morsa strana e fastidiosa. Il pensiero di Naruto e Hinata insieme le dava
la nausea. Anche se controvoglia, la kunoichi dovette ammettere a se stessa la
straordinaria crescita e forza di volontà di Hinata. La morte di Neji non
l’aveva fatto indebolito o demoralizzata. Anzi, sembrava averla rinvigorita di
una nuova forza interiore che non credeva di possedere. Aver ereditato il sogno
di Neji era il gesto più nobile e coraggioso che una persona potesse fare per
mantenere vivo il suo ricordo.
Inoltre, l’aver paragonato il ruolo del capoclan al quello di
Hokage fece constatare alla kunoichi quanto simili fossero Naruto e Hinata. I
loro obiettivi, la loro determinazione, il loro coraggio nel non arrendersi mai.
Queste caratteristiche potrebbe rendergli degli spiriti affini.
Il pensiero che i due ninja fossero davvero fatti l’uno per
l’altro vorticò nella mente di Sakura, facendola sentire ancora più triste.
L’immagine di Naruto che stringeva Hinata, che le teneva la mano, che la
baciava con ardente passione… Sentiva il suo cuore pulsare dolorosamente di un’emozione
mai provata. Un sentimento che stava iniziando ad emergere in quel momento.
Hinata Hyuga continuava ad ergersi su Sakura come un
gigante, emanando un’aura rassicurante quanto temibile. Immobile, continuava ad osservare la sua
avversaria in silenzio dall’alto in basso, come se fosse una creatura debole ed
inerme. I suoi occhi argentei brillavano sotto il riflesso della Luna. Non
traspariva alcuna paura dal suo sguardo. Solo coraggio, determinazione e…
rabbia.
Nel frattempo, Sakura aveva recuperato un po’ di fiato. Il
suo dialogo con Hinata le aveva dimenticare per un’attimo che erano nel bel
mezzo di un lotta. La Hyuga continuava a fissarla minacciosa ma sembrava non
essere intenzionata ad attaccare. Sin dall’inizio del combattimento, era sempre
stata lei a prendere l’iniziativa. Anche prima, quando pensava di averla messa
in trappola, Hinata era riuscita a difendersi ed, allo stesso tempo, ad
attaccarla con la tecnica della Rotazione Suprema. Tuttavia, le ferite
riportate sul suo corpo erano lievi e del tutto superficiali. Era ancora in
grado di lottare.
“Quindi è per questo
che hai continuato ad allenarti. Stai cercando di raggiungere il livello di
Neji. Vuoi realizzare il suo sogno insieme a Naruto. In fondo gliel’aveva
promesso durante l’esame per diventare chunin: Una volta che sarò diventato
Hokage, cambierò le regole del clan Hyuga. Eheh! Quello sciocco! Ero cosi…
gelosa di lui. A quei tempi, Naruto continuava a migliorare le sue abilità,
mentre io… rimanevo sempre la stessa” disse Sakura con voce triste e
malinconica. “Da quando Neji non c’è più,
voi due avete legato molto. Capisco costa state prov…”
“No, invece” tuonò
Hinata, interrompendo la kunoichi. “Tu
non puoi capire.”
“Come… come puoi dire
una cosa del genere?” Replicò Sakura, sbalordita dalle parole dure della
ragazza.
“Come ninja medico
avrai anche salvato innumerevoli vite. Ma di quelle che non sei riuscita a
salvare, invece, cos’hai provato? Ti sarà dispiaciuto, certo, ma non è neanche
lontanamente paragonabile al dolore che si prova nel perdere qualcuno che ti è
caro. Che tu li abbia salvati oppure no, erano persone che non conoscevi e per
cui non provavi nulla. Ora dimmi, hai mai perso qualcuno di importante per te?”
Sakura si ammutolì. Ha differenza di molti altri suoi coetanei,
lei era stata fortunata. Le persone che erano importanti nella sua vita erano
tutte vive e in salute. In segno di risposta, Sakura abbassò lo sguardo
rimanendo in silenzio.
“Ti invidio, lo sai.
Tu non hai mai provato dolore per la morte di una persona a te cara. Hai una
famiglia unita che ti ama. Mentre io… non ho perso solo Neji. Ho perso anche
mia madre e sin da bambina… ho sofferto terribilmente per questo. Mio padre,
invece, è diventato freddo e distaccato da tutti. Persino da me e Hanabi, le sue
uniche due figlie. La morte, il dolore, la solitudine… portano sempre delle
conseguenze nell’animo delle persone. Possono renderti più forte, oppure…
possono schiacciarti.
Tu no puoi capire cosa
si prova. Cosa “io” ho provato. E se non puoi capire me… non puoi neanche
immaginare i sentimenti di tristezza e solitudine che attanagliano Naruto. Lui
ha differenza nostra, appena è venuto al mondo, aveva già perso tutto. ”
“Suo padre e suo madre
sono morti salvandogli la vita. Salvando la vita di tutti noi abitanti di
Konoha. Conoscendo i suoi genitori e la loro storia, ha compreso ciò che hanno
fatto per lui e ha sentito il dolore di quella perdita. Inoltre, Naruto ha
perso anche il suo maestro, Jiraya, che lui considerava come un padre. Tutto
ciò che gli è rimasto, tutto ciò che per lui vale la pena di proteggere… siamo
noi. I suoi amici. Nessun’altro. Speravo che almeno tu, sua compagna di squadra
e amica, lo avessi compreso e che gli saresti rimasta affianco nei momenti più
duri. Invece… non ti è mai passato nella mente questo. Non ti è mai importato
niente di quelli che erano i suoi sentimenti.”
“Questo… questo non è
vero” esclamò Sakura esitante, sentendo il corpo tremare e gli occhi
inumidirsi.
“Ti sei appoggiata a
lui, scaricandogli addosso il tuo dolore e le tue stupide promesse, cercando
disperatamente di inseguire l’ombra di una persona che non ti ha mai nemmeno
considerata. Non hai mai capito che Naruto ti sorrideva solo per nascondere il
suo dolore e per farsi che tu potessi essere felice.”
“S-Smettila” sussurrò
la kunoichi, sentendo i suoi occhi bruciare di dolore nel vano tentativo di
trattenere le lacrime.
“Hai sempre creduto
che Naruto fosse uno scoglio al quale aggrapparsi. Uno scoglio che non avrebbe
mai vacillato e che avrebbe resistito e respinto qualsiasi onda li fosse
arrivata addosso. In realtà, era proprio lui che tentava di aggrapparsi a noi,
i suoi amici. È l’unica cosa che lo tiene in vita ancora adesso e che gli da la
forza di combattere. Lui cercava di mostrarsi forte per te, mentre eri tu che
dovevi essere forte per lui. Hai continuato imperterrita ad appoggiarti e a
piangere su di lui, cercando di farlo sprofondare nel dolore dalla quale
cercava disperatamente di salvarsi.”
“Smettila!” Sakura
avrebbe voluto tapparsi le orecchie e non sentire le parole dolorose della
ragazza. Percepiva chiaramente il suo cuore venire penetrato da migliaia di
kunai affilatissimi.
“Tu, fra tutti, eri il
suo sostegno più forte. Per lui… eri qualcosa di assolutamente fondamentale.
Come l’aria che respiriamo. L’ho visto nei suoi occhi, nel modo in cui ti
guarda. Tsk! Invece tu… hai pensato bene di tradirlo.”
“No!N-Non è vero. Io…
io volevo…”
“Esatto! Non fai altro
che dire “Io volevo…” “Io volevo…”. Hai sempre agito secondo i tuoi interessi,
cercando ogni tipo di scusa che giustificasse le tue azioni scellerate. In
verità, lo sai anche tu che non hai mai agito per il bene di qualcun altro.
Benché meno per Naruto.”
“NO! Non è cosi” urlò
la ragazza, accecata dal dolore. La
kunoichi si sentiva sempre di più sprofondare nell’oscurità e nella vergogna.
“Ogni volta che voi
due parlavate insieme, tu non facevi altro che scaricargli addosso le tue
preoccupazioni. Mentre Naruto ti rassicurava, dicendo che ogni cosa sarebbe
andata per il meglio. E quando si comportava i maniera bizzarra e infantile… tu
lo colpivi con i tuoi tremendi pugni.”
“Dimmi, quante volte
lo hai colpito? Scommetto che sono cosi tante che non riesci nemmeno a
contarle. Tu forse lo consideri una specie di gioco fra voi, lo fai quando ti
mette in imbarazzo e si comporta da stupido. Ma… nulla è mai come sembra. Anche
se Naruto si comportava cosi per il suo modo di essere, il più delle volte, lo
faceva per una ragione: Farti sorridere.”
“Stai… stai dicendo
che… N-Naruto lo faceva di proposito?”
Hinata annuì lievemente “Non
tutte le volte ovviamente, ma… nei momenti importanti, quelli in cui le
semplici parole non bastavano ad incoraggiarti, lui trovava il modo di farti
tornare il sorriso. Anche se tu non te ne sei mai accorta, Naruto ha sempre
agito per il tuo bene. Puoi anche negare
le mie parole, non mi interessa. Ma io so qual è la verità. Anche se il
comportamento di Naruto poteva risultare infantile e fastidioso, in cuor tuo,
eri felice delle sue attenzioni. Delle giornate passate insieme, delle risate
condivise, dei litigi che dopo pochi minuti venivano cancellati da uno dei suoi
sorrisi smaglianti. Non avresti potuto avere amico migliore di lui.”
Le parole di Hinata rimbombavano dentro Sakura come un
rimprovero. Sentiva il suo intero essere indebolirsi sempre di più ricordando i
momenti passati insieme a Naruto, ora divenuti pesanti come macigni.
“Le persone non si
rendono conto di ciò che realmente prezioso hanno nella loro vita. Certezze di
ogni giorno, come può esserlo un genitore o un amico fidato. Come spesso
accade, non ti rendi conto del vero valore di una cosa finche non la perdi. Nel
tuo caso, il tutto assume un sapore molto più amaro perché ne sei stata tu
stessa la causa. Adesso, non c’è più nulla che tu possa fare.”
“TI SBAGLI!” urlò esasperata
la kunoichi, mentre lacrime continuavano a cadere sul suo volto. “Io…io troverò un modo…”
“Sei stata tu, con le
tue parole e le tue menzogne a tradire Naruto. Dovresti renderti conto che ogni
cosa che dirai, ogni tua patetica scusa risulterà vana alle sue orecchie…
perché Naruto non si fiderà mai più di te.”
“Sta zitta! Tu questo
non lo puoi sapere” Sakura senti crescere dentro di se il pauroso istinto
di colpire la ragazza che gli si parava davanti. Anche se le parole della Hyuga
risultavano vere nella sua mente, il suo cuore si rifiutava categoricamente di
accettarlo.
“Tu eri una delle
persone più importanti che gli erano rimaste. Eri il suo più grande amore e
avrebbe fatto di tutto per renderti felice” Anche sul volto di Hinata le lacrime
iniziarono ad uscire copiose. Le parole che lei stessa stava pronunciando alla
sua avversaria, quelle stesse parole le stavano stringendo il cuore in una
morsa dolorosissima. “Naruto non si
meritava tutto questo. Non merita di soffrire per una persona spregevole e vile
come te. E io… io non sono più disposta a tollerarlo…”
Sakura avvertì il chakra della Hyuga aumentare sempre di
più. SI era rimessa nuovamente nella sua posa da combattimento e il suo
Byakugan, scintillante per le lacrime, la scrutava minaccioso. Avvertendo il
pericolo, la kunoichi fece un passo indietro. Sapeva che stava per accadere.
“… io… io… non lo
permetterò…“ Hinata concentrò il chakra sui piedi e senza alcun preavviso
si scaglio a tutta velocità contro Sakura urlando “No permetterò che Naruto soffra ancora per colpa tua.”
L’attacco della Hyuga si dimostrò più impetuoso di quanto si
aspettasse. Sakura dovette concentrare tutte le sue energie per riuscire a
prevedere e schivare i colpi. La sua
offensiva era cosi rapida da non lasciarle spazio per contrattaccare. Doveva
trovare un modo per ribaltare la situazione, altrimenti Hinata avrebbe preso il
sopravvento su di lei.
Studiando il suo attacco, Sakura notò che i colpi della
Hyuga mancavano di forza, nonostante fossero estremamente rapidi. Quando veniva
colpita, sentiva solo dei leggeri fastidi assomiglianti a punture di insetto.
Di certo, ci sarebbe voluto ben’altro per abbattere la sua difesa. Eppure,
c’era qualcosa che non andava. Negli occhi di Hinata ardeva violenta la
determinazione e la sicurezza di chi stava per vincere.
Sakura cercò di non farsi intimidire dal suo sguardo,
tantomeno si sarebbe arresa alla sua avversaria.
Lei aveva la potenza dei suoi pugni, Hinata la velocità dei
movimenti.
Forza contro velocità.
Sakura contro Hinata.
“Non so per quale
motivi continui ad attaccarmi in questo modo” esclamò Sakura, continuando
imperterrita a schivare i colpi. “Se hai
davvero intenzione di sconfiggermi dovrai fare di meglio. Anche se sei più
rapida di me nei movimenti, non basterà a mettermi al tappeto. Riuscirò a farti
abbassare la guardia, vedrai. Un colpo ben assestato e metterò fino a questo
combattimento insensato. ” Sakura
stava cercando di mettere pressione alla sua avversaria. Sapeva che il suo attacco
non sarebbe durato ancora molto. “Io ho
fatto molti errori e per questo Naruto ha sofferto molto. Ne sono ben
consapevole di questo ormai. Ciononostante, non ho alcuna intenzione di ferirlo
ancora, tantomeno non permetterò che la nostra amicizia finisca cosi. Troverò
il modo di sistemare le cose e tutto tornerà alla normalità.”
Improvvisamente, Hinata arrestò il suo attacco. Con la testa
bassa e gli occhi coperti dai capelli corvini esclamò con voce flebile e roca “Continui a non capire, vero? Lui non vuole
più avere a che fare con te, lo capisci?”
A quelle parole, in un’impeto di rabbia e frustrazione, Sakura
concentrò il chakra sul pugno sinistro. Hinata aveva abbassato la guardia e
quello era il momento ideale per attaccarla e porre fine allo scontro una volta
per tutte. L’avrebbe colpita con forza sufficiente per renderla inoffensiva.
Hinata rimase immobile, non sembrava intenzionata a schivare
l’attacco. Nonostante i capelli corvini le impedissero di osservare gli occhi
della sua avversaria, capì che il Byakugan sul suo volto si era ritirato. Le
due ragazze eano troppo vicine, Hinata non avrebbe fatto in tempo a usare la
Rotazione Suprema. Era l’occasione giusta.
“Bene! Hinata ha
finito le energie. È il momento di colpirla” pensò la kunoichi fra se e se.
Nonostante non avesse mai voluto confrontarsi con lei, Sakura era più
intenzionata che mai a vincere questo scontro.
“Io e Naruto torneremo
uniti come un tempo e tutto questo non sarà stato altro che un brutto incubo” Mancavano
pochi secondi e il suo pugno caricato avrebbe posto fine al combattimento.
Hinata alzò lo sguardo su di lei, i suoi occhi continuavano
a brillare di una sicurezza inaspettata. Con il Byakugan inattivo, essi
emanavano una strana aura di determinazione mista a tristezza.
“Di lui non ti rimarrà
altro che il ricordo” HInata alzò lentamente la mano destra. Sakura la
guardò stupita sia dalle parole sia dal gesto.
“Cosa avrà intenzione di fare?”
Pensò la kunoichi. “Non vorrà mica…”
“Fra te e Naruto…”
Con enorme sorpresa, Hinata parò il pugno di Sakura con una
mano sola. I suoi color smeraldo, spalancati dallo stupore, osservavano
attoniti quelli di Hinata, ridotti a poco più di due fessure. La Hyuga ricambiò
lo sguardo e osservò la sua avversaria venire posseduta dalla confusione e
dalla paura di ciò che stava accadendo.
In un istante quanto un battito di ciglia, Hinata scansò
velocemente il braccio teso dell’avversaria, si abbassò e con un rapido scatto
la colpì sul ventre, posizionandosi infine esattamente alle sue spalle.
“… è finita!”
Sakura sentì le gambe cedere sotto il suo peso e, nello
stesso istante in cui braccia e gambe aveva toccato il terreno, capì che lo
scontro era giunto al termine.
“Che… che cosa…. Cosa
è successo? Come… ha fatto a… parare il mio pugno a mani nude?” pensò la
kunoichi, evidentemente sotto shock. Nel momento in cui Hinata aveva parato il
suo colpo, il panico e la confusione avevano preso il sopravvento su di lei, impedendole
cosi di ragionare e capire le reali cause della sua sconfitta.
Ancora confusa e tremante, Sakura tentò di rimettersi in
piedi con il poco orgoglio che gli era rimasto. Niente. Le sue gambe non ne
volevano sapere di muoversi. Ma ciò che più la turbava erano le condizioni
delle sue braccia.
“Che… che diavolo… Le
braccia… non riesco a sollevarle… e come se fossero diventate di piombo” La
kunochi aveva avvertito sin dall’inizio dello scontro degli strani formicolii
nei punti in cui Hinata la colpiva. Tuttavia, non ci aveva dato troppo peso
visto considerato che i danni ricevuti erano relativamente bassi.
Sakura alzò faticosamente il braccio destro vicino al viso,
cercando attentamente di capire cosa fosse accaduto. Non sentiva alcun chakra
scorrere lungo il suo arto, ne avvertiva alcun tipo di sensibilità su di esso.
Era come se fosse addormentato.
Osservandolo più da vicino, la kunoichi intravide in maniera
quasi impercettibile dei piccolissimi punti neri in alcuni punti del suo
braccio. Un’occhio inesperto non avrebbe mai potuto vederli ad occhio nudo.
Partendo dalla spalla fino al polso era ricoperta da lividi provocati dai colpi
apparentemente innocui della Hyuga. Analizzandone la locazione, capi che i
punti in cui erano situati non erano casuali.
Fu proprio in quel momento che Sakura realizzò la
situazione.
“Vedo che hai capito” esclamò
fredda Hinata, facendo sobbalzare la kunoichi. Aveva completamente dimenticato
che la Hyuga era alle sue spalle. Continuava a guardarla dall’alto in basso in
maniera totalmente distaccata, come il vincitore che osserva trionfante il perdente.
“Devo ammettere di
essere un po’ delusa. Con la tua intelligenza, mi aspettavo che lo capissi prima.
Hai continuato ad attaccarmi furiosamente, cedendo alle mie provocazioni,
invece di comprendere quali erano le mie reali intenzioni. Non mi aspettavo che la mia strategia sarebbe
stata tanto efficace.”
“S-Strategia?!” sussurrò
la kunoichi, ancora esausta dal combattimento.
“Non avrei mai
combattuto contro di te se non fossi stata sicura di avere qualche chance di
vincere. Cosi, nell’eventualità che un giorno ci fossimo scontrate, ho deciso
che avrei ideato una strategia per sconfiggerti. In poche parole… ti ho
studiata. Il tuo stile di combattimento è esattamente lo stesso di Tsunade.”
“Nelle rare occasioni
in cui ho potuto assistere ai vostri combattenti, ho cercato di capire il
segreto della vostra immane potenza. Nessun’uomo riuscirebbe a raggiungere un
tale livello di forza, neanche allenandosi costantemente per cent’anni.
Inoltre, il vostro fisico non mostra dei muscoli particolarmente sviluppati, il
che rende ancora più misteriosa la fonte della vostra potenza.
Quindi la domanda era:
Se non si trattava di pura forza fisica… Da dove attingevate il vostro potere?
Ovviamente, la risposta era molto scontata. In fondo, siamo ninja.
Grazie al Byakugan, ho
potuto analizzare la fisiologia dei vostri corpi e ho trovato le risposta alle
mia domanda.”
“Il chakra”
“La fonte e l’origine
di ogni tecnica ninja conosciuta. Tu e Tsunade non incrementate il chakra per
aumentare la forza, bensì lo concentrate. Ecco qual è il segreto. Concentrare
il chakra in un punto specifico del proprio corpo.”
“Riflettendoci bene, è
un tecnica abbastanza elementare. La stessa che si usa per camminare sull’acqua
ed arrampicarsi sui muri. Si concentra
il chakra sui piedi per mantenere l’aderenza. Se il chakra concentrato è poco,
si rischia di scivolare, mentre se si concentra troppo chakra, si rischia di
rompere il supporto su cui si sta camminando. Il concetto è lo stesso, no? Tsunade
lo ha semplicemente portato su un livello superiore.”
Hinata si incamminò lentamente verso la kunoichi, le passo
affianco e raggiunse un’albero che era nelle vicinanze. Sakura osservò
silenziosamente i suoi movimenti domandandosi “È ora cosa vuole fare?”.
La Ragazza Hyuga chiuse gli occhi, alzò il braccio destro e strinse il pugno “Bisogna concentrare il chakra… cosi… per
poi…” Con un rapido scatto, Hinata portò indietro il pugno “… rilasciarlo al momento dell’impatto” Il
pugno di Hinata si scaglio violentemente contro la corteccia dell’albero. Il
suo tronco si spezzò in due, la parte inferiore era rimasta ancorata al suolo,
mentre quella superiore era volata via per una decina di metri sotto gli occhi
attoniti e sbalorditi di Sakura.
“Come immaginavo.
Bisogna avere un controllo del chakra pressoché perfetto per attuare la tecnica
senza subire danni a propria volta.” Hinata osservò la mano destra. Il
dorso e le nocche avevano riportato dei graffi considerevoli e, in alcuni
punti, il sangue stava fuoriuscendo copiosamente.
“Una tecnica
pericolosa quanto devastante. Solo in pochi possiedono l’abilità e la
concentrazione per poterla ad operare in battaglia. Per poter usare quel colpo,
ho dovuto aspettare qualche secondo per concentrare il chakra. Dubito
fortemente che il nemico aspetti di essere colpito, lasciandoti il tempo di
fare quello che vuoi. Inoltre, se si concentra troppo poco chakra, la forza del
colpo diminuisce e l’arto utilizzato rischia di riportare ferite gravi. Proprio
come è successo a me. Il chakra ha anche la funzione di proteggere la parte del
colpo che si sta usando. Al contrario, se si concentra troppo chakra si rischia
di perdere il controllo del colpo, mancando il nemico e causando più danni che
altro. Infine, il chakra si esaurisce velocemente e questo porta al Game Over.”
La mano di Hinata continuava a perdere sangue ma la ragazza
sembrò non curarsene. Con molta calma, si avvicinò nuovamente alla kunoichi
seduta sul terreno e disse “Una tecnica
davvero interessante. Allenandomi, anch’io sarei capace di utilizzarla.
Tuttavia, non credo che si abbini al mio stile. Preferisco la velocità e la precisione
alla forza smisurata. Non ho ragione, Sakura?”
La kunoichi digrigno i denti per la rabbia. Non solo Hinata
era riuscita a carpire i segreti della sua tecnica, la stava anche schernendo
definendosi (non in maniera esplicita) migliore di lei.
Ciononostante, la maggior frustrazione della ragazza deriva
dalla sua incapacità nel capire le intenzioni della sua avversaria. Aveva
assecondato la sua strategia, attaccandola costantemente. Se avessi analizzato
in maniera più razionale la situazione, non si sarebbe fatta cogliere cosi
impreparata. Era caduta in trappola, come un pesce nella rete.
“Per la cronaca, se tu
avessi combattuto sul serio dubito che mi avresti reso la vita facile”
“Cosa? Quindi tu hai…”
“Si! Avevo capito che
stavi trattenendo la forza dei tuoi colpi per non causarmi ferite gravi.
Cercavi un modo per sconfiggermi senza farmi del male e questo ti è risultato
fatale. Comunque, anch’io ho agito allo stesso modo. Se cin pensi bene, abbiamo
entrambe combattuto a mani nude, senza adoperare kunai e shuriken. Era chiaro
che nessuna di noi voleva nuocere all’altra.”
“Eppure, l’unica ha
rimanere in piedi qui sei tu” replicò Sakura con amarezza. Non avrebbe mai
dichiarato apertamente la sua sconfitta. Il suo orgoglio di ninja, bruciante di
dolore, non glielo avrebbe mai permesso.
“A differenza di te,
io non ho mirato a sconfiggerti” esclamò Hinata, guardando negli occhi la
sua avversaria “Volevo solo farti
abbassare la cresta. Tutto qui. Hai continuato ad attaccarmi imperterrita
perché eri troppo sicura di vincere. Ma cosa più importante… L’errore più
fatale che hai commesso è stato quelli di…”
Hinata si inginocchio dinanzi alla kunoichi, facendo in modo
che il suo sguardo ardente si scontrasse con quello incerto e spaventato di
Sakura.
“…è stata quello di avermi sottovalutata”
Sakura abbassò il capo. Le parole di Hinata rasentavano la
verità. Fino alla fine del combattimento, era sicura che sarebbe stata lei ad uscirne
vincitrice. Sottovalutando la sua avversaria, aveva proclamato la sua
sconfitta.
“Fin dall’inizio del
combattimento, ho mirato esclusivamente a schivare i tuoi colpi e, senza che tu
te ne accorgessi, ho neutralizzato la tua forza d’attacco mirando agli Tsubo (chiamati anche Tenketsu), i
punti di fuga dai quali il chakra fuoriesce. Chiudendoli, ho impedito che tu
potessi concentrare il chakra lungo gli arti superiori.”
“Ecco perché ero cosi
affaticata. Non ero io che stavo esaurendo il chakra, eri tu che ne bloccavi il
flusso.”
“Precisamente. Concentrare
il chakra in un punto, significa anche rendere le restanti parti del corpo più
vulnerabili ai colpi. Senza chakra non puoi attingere alla tua immane potenza. Il
tuo ultimo colpo è stato talmente debole che sono riuscita a pararlo con una
mano sola.”
“Come ho fatto ad
essere cosi cieca.” Pensò la kunoichi frase e se “Per il clan Hyuga, questa è una
delle tecniche base. Mirare ai punti di fuga per bloccare le tecniche
dell’avversario. È la stessa cosa che ha fatto Neji contro Naruto. Però lui… è
riuscito a vincere grazie al chakra della Volpe a Nove Code. Io non ho niente
di tutto questo. Diamine! Non potrei nemmeno evocare Katsuyu con le braccia
ridotte in questo stato. Non potendo concentrare chakra nelle mani, la Tecnica
del Richiamo sarebbe stata inefficace. Se me ne fossi accorta prima… “
“Se utilizzassi il
Byakugo, potrei continuare a combattere. Le cellule rigeneratrici avrebbero di
certo sbloccato gli Tsubo e le mie tecniche avrebbero riacquistato la loro
efficacia. Solo che… la signorina Tsunade mi ha categoricamente proibito di
usarlo. Dopo la guerra, sto ancora cercando di ripristinare il suo potere,
convogliando ogni giorno il chakra sulla fronte. Se usassi il sigillo, potrebbe
avere effetti devastanti sul mio corpo.
È una tecnica pericolosissima che accorcia la vita di chi la usa. In battaglia
la si può utilizzare solo se si è a un passo dalla morte. Non posso abusarne.
Non mi sarei mai
aspettata di ritrovarmi in una situazione simile. Contro di lei… non posso fare
niente.Mi duole ammetterlo ma…”
“Hinata è davvero forte”
Sakura provò ancora una volta a rimettersi in piedi. Le sue
gambe erano ancora intorpidite e al minimo sforzo cedevano. “Che diavolo hai fatto alle mie gambe?
Perché non riesco a rimettermi in piedi?” esclamò Sakura avvilita, sbattendo irritata un
pugno contro il terreno.
“Non agitarti. Con il
mio ultimo attacco, ho colpito un punto specifico del tuo sistema nervoso. Ti
ho semplicemente addormentato le gambe. Tra qualche minuto riacquisterai
sensibilità. Per quanto riguarda le braccia, invece, dovrai attendere qualche
giorno prima che guariscano del tutto.”
“Perché? Perché l’hai
fatto? Volevi punirmi per ciò che ho fatto a Naruto? O l’hai fatto per te
stessa? Per dimostrare che sei più forte di me”
Hinata la guardò con occhi tristi e malinconici. Non
appariva affatto una persona che aveva vinto una battaglia. Tutto ciò che disse
fu: “Non lo so. Forse entrambe le cose.
Io… è la prima volta che provo un sentimento simile. Volevo capire cosa si
prova ad essere forti. Avere il potere di difendere ciò che più ci sta a cuore.
Dopo quello che è successo, dopo quello che hai fatto a Naruto… qualcosa,
dentro di me, si è sbloccato. Volevo fartela pagare ma, allo stesso tempo,
volevo dimostrare a me stessa che non ero più la ragazzina timida ed indifesa
che ero prima. Crescendo ed allenandomi ogni giorno, avrei mostrato a tutti di
cosa ero capace. Non voglio più essere protetta… sarò io a proteggere le
persone che mi stanno a cuore.”
“Sakura! Tu sei sempre
stata la migliore in accademia. Avevi sempre i voti più alti e pensavo che non
sarei mai stata al tuo livello. Eppure, oggi ho avuto la meglio su di te. Mi è
bastato neutralizzare la tua forza, per renderti completamente inerme. Questo
conferma ciò che ho detto prima. Senza quella forza, non sei niente.”
“Tu… brutta…”
“Se devo essere
sincera, sono molto delusa da te. Non solo dal tuo comportamento, ma anche dal
tuo modo di combattere.”
“Che… che cosa vuoi
dire? Spiegati.”
“Il tuo modo di
combattere, il tuo stile di lotta, le tecniche ninja, persino il modo di
pensare… “ La Hyuga incrociò le braccia al petto, valutando attentamente le abilità della kunoichi. “Le tue capacità sono esattamente le
stesse del Quinto Hokage. Tsunade ti ha insegnato tutto quello che sapeva e tu
hai ereditato tutto quello che potevi da lei. Sia sulle arti mediche, sia
sull’arte del combattimento.”
“Esatto! Mi sembra
naturale dato che io sono sua allieva. E quindi?” domandò stizzita la rosa,
non comprendendo le insinuazioni della Hyuga.
“Sei rimasta indietro,
mia cara. Ti definisci ancora a te stessa come sua allieva. Significa che sei
esattamente al suo livello, se non inferiore. Credo che la definizione più
corretta per descriverti sia: La copia ben riuscita di Tsunade.”
“Grr! Non prenderti
gioco di me.”
“Non è affatto ciò che
voglio. Non fraintendere. Tu… sei una kunoichi eccezionale. Però, tutto ciò che
hai, tutte le tue tecniche, sono state create da Tsunade. Quello che sto
cercando di farti capire e che… non hai niente che ti appartenga davvero.
Nessuna tecnica che tu possa definire “Tua” “Personale.”
La verità colpì la rosa come un schiaffo sul volto. Era
vero. Tutto ciò che possedeva, tutte le sue tecniche erano il frutto della
creazione di un altro ninja, della sua insegnante, colei che era sempre stata
il suo modello.
“Naruto ha avuto come
mentore Jiraya, uno dei tre ninja leggendari. Da lui ha ereditato tecniche
formidabili come il Rasengan e la Modalita Eremitica. Ma lui non si è fermato a
questo. Ha fatto sue quelle tecniche e le ha evolute raggiungendo un livello
superiore. Ha creato il Rasen-Shuriken, adoperando l’arte del vento, e l’ha
combinata alla Modalita Eremitica creando una tecnica potente ed efficace
contro qualsiasi nemico.”
“Se fosse rimasto allo
stesso livello di Jiraya, di certo non avrebbe avuto alcuna speranza contro
Pain. Io e te non ci troveremo qui e il villaggio sarebbe stato completamente
annientato. Dobbiamo essere grati a Naruto per ciò che ha fatto per noi. Lui ha
continuato ha diventare più forte perché “doveva” farlo. È vero! Ha superato
numerose difficoltà facendosi aiutare in molte occasioni, tuttavia, lui non si
è mai fermato. Ha continuato a migliorarsi, superando i propri limiti ed oggi è
divenuto il ninja più forte di Konoha, l’eroe che ha vinto la Grande Guerra
Ninja. Per questo Tsunade ha riconosciuto ufficialmente Naruto come prossimo
Hokage. Se ha rifiutato l’incarico significa che non si sente ancora pronto, il
che dimostra quanto è maturato in questi anni. Quanto è diventato forte e
responsabile.
Seguendo il suo
esempio, persino io sono riuscita a creare una mia tecnica personale che ho
chiamato “Passi dei Due Leoni”.
Hinata fece un breve sospiro e continuò “Sakura, anche se hai combattuto a fianco di Naruto durante la guerra,
non hai ancora raggiunto il suo livello. Se non nutri in te il desiderio di
diventare più forte, di migliorare le tue abilità e la tua conoscenza sia in
campo medico che sul campo di battaglia, presto o tardi, diverrai nuovamente
un’intralcio. Sarei sempre la debole Sakura che ha bisogno di protezione.”
“Sbagli! Io non sono
più la stessa. Non ho alcun bisogno di essere protetta. Mi sono allenata
proprio perché non volevo essere più un peso per Naruto. “
“Eppure, fino alla
fine, hai lasciato Naruto da solo a combattere le tue battaglie. Se non fossi
stata davvero un’intralcio per lui, avreste combattuto insieme Sasuke fianco a
fianco. Naruto ha perso un braccio per mantenere la vostra promessa, ma… Sasuke
non è l’unico responsabile. È anche colpa tua. Se non fossi stata cosi debole
ed ingenua, Naruto non avrebbe rischiato tanto. “
“Hinata… io… mi… mi
dispiace” esclamò con colpevolezza Sakura, abbassando il capo. Forse Hinata
aveva ragione. Se avesse lottato al suo fianco, Naruto non avrebbe perso il
braccio. Insieme, lo avrebbero fermato e riportato indietro una volta per
tutte.
“Lui… ha continuato a
lottare per te. Nonostante le menzogne e il dolore che gli hai provocato. Sona
sicura che, dentro di se, ne soffre ancora adesso. Glielo letto negli occhi. Ma
adesso… è arrivato il momento di porre fine a questa storia una volta per
tutte.“
“Cosa vuoi dire?” domandò
preoccupata la kunoichi. Ricordava chiaramente il momento in cui Hinata
affermava che fra lei e Naruto non c’era più nulla di fare. Che del suo
compagno di squadra li sarebbe rimasto solo il ricordo. Al solo pensiero, le
parole della Hyuga risuonavano nella sua mente come una chiara minaccia.
“Dopo stasera, non so
se noi due avremo ancora modo di parlare. Perciò, ascolta attentamente le mie
parole.”
Le due kunoichi si guardavano reciprocamente. Lo sguardo di
Hinata era divenuto serio e profondo.
“Contrariamente a cosa
hai pensato di me, io non ti ho mai considerata una rivale. Per me era un
concetto del tutto insignificante. L’unica cosa che invidiavo di te era il tuo
rapporto con Naruto. Ancora adesso non capisco cosa ci abbia trovato di cosi speciale
in te. Eppure, quel “qualcosa” era sufficiente a renderlo felice. In ogni
momento, in ogni difficoltà, Naruto è sempre stato al tuo fianco. Anche nelle situazioni
in cui tu non lo volevi tra i piedi, Naruto c’era sempre.
Per quanto mi sia
sforzata, non sono riuscita a comprendere qua’era la ragione, qual’era il
“Legame” che vi univa. Tutto quello che sapevo era che Naruto voleva stare con
te. Anche il solo camminare al tuo fianco lo rendeva felice. Io… ero gelosa di
questo. Di te. Perché non avrei mai potuto prendere il tuo posto, Naruto non mi
avrebbe mai guardata con gli stessi occhi con cui ti ammira.
Per questo motivo,
decisi che non mi sarei mai dichiarata a lui. Non avrei interferito con quelli
che erano i suoi sentimenti. Amare una persona significa anteporre la sua
felicità alla tua.
Anche se questo mi
avrebbe fatto soffrire, con il passare del tempo lo avrei accettato. Sarei
andata avanti con la mia vita e avrei trovato la mia felicità fra le braccia di
un’altra persona.”
“Se non fosse stato
per Pain, non mi sarei mai dichiarata a Naruto. Nell’attimo in cui stava per perdere
la vità, decisi di lasciare uscire i miei sentimenti che a lungo ho cercato di
sopire dentro di me. Davanti a quella figura spaventosa, davanti alla morte,
non volevo avere alcun rimpianto.
Da allora, moltissime
cose sono cambiate. Alla fine, Naruto è venuto a conoscenza di quello che provo
per lui e io… non sapevo come comportarmi. Avevo paura che questo ci avrebbe allontananti.
Invece, Naruto si è avvicinato ancora di più a me. Per la prima volta dopo
tanto tempo… ero felice. Ho pensato sul serio che le cose fossero cambiate e
che lui… ricambiasse i miei sentimenti.
Adesso, dopo essere
venuta a conoscenza di ciò che è successo fra di voi, non sono più sicura di quale
sia la verità. Chi, fra noi due, è presente nel suo cuore?”
“Hinata…”
“Ora come ora, non
saprei darti una risposta. Però , ho preso una decisione. Non rimarrò più ferma
a guardare. Combatterò per conquistare l’amore di Naruto. Combatterò contro di
te. Farò del mio meglio per renderlo felice.
Un tempo eri tu,
Sakura, la fonte della sua felicità.
Tuttavia, amare non è
solo felicità, e anche dolore e sacrificio. Vedere il ragazzo che ami nella
braccia di un’altra donna e quanto di più doloroso avessi mai provato. Ciononostante,
per il suo bene, per la sua felicità, l’avrei lasciato andare.
Tu questo non lo puoi
capire, Sakura. Se avessi provato quel dolore, avresti capito le reali
intenzioni di Naruto. Avresti compreso i motivi del suo atteggiamento.”
“Allora che cosa
dovrei fare secondo te? Cosa posso fare per cancellare il dolore che gli ho
provocato?” domandò Sakura, urlando di dolore. Senza che se ne rendesse
conto, la kunoichi si alzò in piedi. Le ferite ancora doloranti erano niente paragonate
alla sofferenza che provava in quel momento.
Hinata si avvicinò verso di lei. Posò le sue mani sulle
spalle della rosa e, guardandola intensamente negli occhi, disse:
“Stagli lontano”
“C-Cosa?” sussurrò
in maniera impercettibile la kunoichi, spalanco la bocca e gli occhi. Doveva
aver senz’altro capito male. Hinata non poteva avergli detto una cosa del
genere.
“Devi stare lontana da
lui. Questo è l’unico modo per…”
“No!”
“Sakura. Ascoltami…
“No! No! No! Io non
posso… non posso… “ Le parole balbettanti, la voce disconnessa e lo sguardo
perso nel vuoto. Sakura stava entrando nel panico. Nessun tipo di ragionamento
avrebbe potuto farle recuperare lucidità.
“Ascolta”
“Devo… devo trovare un
modo… devo sistemare le cose con lui…Io… Naruto… io”
“SAKURA!” urlò
Hinata più forte che poteva, facendo rinsavire la ragazza. La stretta sulle sue
spalle divenne più forte e, sul volto della Hyuga, altre lacrime presero ad
uscire copiose.
“Ti… Ti prego” le
sussurrò “Ti prego, Sakura. Se davvero
tieni a Naruto. Se davvero… lo hai amato… io ti supplico…”
“Lascialo Andare”
A quelle parole, Sakura sentì le forze venirgli meno. Le
gambe avrebbero potuto cedergli da un momento all’altro. In quel momento, solo
il vuoto era presente dentro di se.
“Tu sei sempre stata
la luce per Naruto. La sua felicità. Ma adesso, sei diventata la sua oscurità. La
fonte della sua infelicità. Qualunque cosa gli dirai, qualunque cosa tu faccia,
non farà altro che accrescere il suo dolore. Perciò, ti prego, sta lontana da l…”
Bastò uno sguardo per porre fine alla discussione. Nessuna
parola sarebbe stata sufficiente a descrivere l’intensità e la risolutezza presenti
negli occhi di Sakura. Hinata la guardò ammutolita. Capi esattamente qual’era
la sua risposta.
“Capisco” sentenziò
la Hyuga, dandogli le spalle “Parlare con
te è stata solo una perdita di tempo.”
Hinata camminò per un po’ verso l’uscita del campo
addestramento. Dopodiché, si fermò e disse “Se
Naruto soffrirà ancora a causa tua, giurò che te la farò pagare.”
Sakura non ebbe bisogno di guardarla negli
occhi per capire che Hinata diceva sul serio.
La vide allontanarsi a passi lenti verso il villaggio con un’aria
stranamente poco vittoriosa. Forse, per lei, averla sconfitta non significava
davvero nulla. Se entrambe avessero combattuto seriamente, chi avrebbe vinto?
Sakura scosse la testa. Ora come ora, doveva concentrarsi
unicamente su Naruto. Doveva trovare il modo di riconciliarsi con lui. Il
problema era: Come? Cosa avrebbe dovuto fare?
“Ah! Un’ultima cosa,
Sakura” Hinata si era fermata nuovamente. Continuava a darle le spalle con
noncuranza, mentre la sua figura emanava un’aura non poco minacciosa.
“Spero con tutto il cuore che il tuo rapporto con Sasuke vada a buon
fine”
Hinata si voltò un’ultima volta. Dai capelli corvini che le
ricoprivano il viso, Sakura vide chiaramente i suoi occhi argentei brillare
nell’oscurità. Le parole che pronunciò in quel momento furono agghiaccianti
tanto quanto il suo sguardo. Quel momento non l’avrebbe mai più dimenticato.
“Tu e quel traditore siete davvero
fatti l’uno per l’altro”
Ciao a tutti ragazzi
:)
Io non so più come
giustificare i miei ritardi. Voglia di scrivere saltami addosso XD
Sul serio ragazzi.
Non avevo voglia. Ho fatto passare un po’ di tempo e sono tornato a scrivere. Tutto
qui.
Allora, questo
capitolo è stato particolare e bello difficile da scrivere (come gli altri ovviamente).
Ho letteralmente descritto un combattimento. Nonostante me lo sia figurato più e più volte,
non so se sia venuto bene. Spero di non aver deluso le aspettative. Leggero i
vostri commenti :)
Parlando di Hinata… è
vero. Potrebbe essere un po’ “fuori” di zucca, giusto un pelo. Però, ragazzi,
concedetemelo. Avevo bisogno che Hinata apparisse in questo modo. Ad alcuni potrà
piacere questo lato del suo carattere, questa sua crescita, ad altri
decisamente no.
Sakura, invece, l’ho
sculacciata un po’ più del dovuto. Ma sempre per una buona
causa. Era
importante. Per come la vedo io, lei è quella che ha fatto i
progressi più lentamente di tutti gli altri. Essendo una
delle protagonista femminile, mi aspettavo qualcosa in più da
lei. Tra l'altro, osservandoi i suoi combattimenti, ho notato che
Sakura non usa un vero e proprio stile di lotta. Lei si scaraventa a
testa bassa contro il nemico perchè è sicura che nessuno
riuscirebbe a resistere ai suoi colpi. Per i ninja comuni e cosi, per
quelli più dotati invece...
Durante il
combattimento ho cercato di essere più distaccato ed oggettivo possibile. Bene
o male, credo abbiate capito come la penso riguardo chi fra le due sia la più
forte. Hinata ha anche detto che non la considera una rivale. -__- Certo! Certo!
Inoltre, se leggete
attentamente, ho cercato di associare il concetto di “Chakra” al concetto di “aura”
di “Ki”, come lo chiamano i giapponesi. Personalmente, in tutti i manga che ho
letto, il migliore per quanto riguarda l’uso dell’aura in battaglia e i suoi
utilizzi è per me Hunter X Hunter. E il più completo e coerente che io abbia
mai letto.
Gon, il protagonista,
usa praticamente la stessa tecnica di Sakura e Tsunade.
Concentra l’aura del
pugno per aumentare la forza distruttiva. Il concetto è lo stesso. Gli Tsubo
sono i punti in cui l’aura fuoriesce all’esterno. La stessa cosa per il chakra.
Sono gli stessi concetti espressi in modalità differenti.
Tornando a noi… io ho
scritto quelli che erano i miei pensieri e, in alcuni punti, vi è nascosto un
doppio significato. Ad esempio, quando ho parlato di tutte le volte che Sakura
colpiva Naruto. È ovvio a tutti che nel manga appare come un cosa giocosa fra i due. È fatta per far
ridere. Se vista da un’altra prospettiva, in un contesto più realistico, non è
cosi divertente. Vedere un ragazzo venir colpito più volte dalla ragazza che
gli piace... non è esattamente ciò che definirei divertente. Non sai cosa
potrebbe provare il ragazzo in quel momento. Rifletteteci ;)
La frase finale ha
cosi tante interpretazioni diverse che non mi sprecherò a descriverli tutti XD
Non dirò altro. Il
capitolo parla per me. Sarebbe dovuto essere più lungo ma avevo paura che sarebbe
risultato troppo pesante :)
Non sottovalutate la parte
iniziale del capitolo, è molto importante e sperò sempre di non aver fatto
troppi errori di ortografia XD
Bene. Ringrazio tutti
coloro che recensiscono la mia storia (questa volta sono davvero curioso di
sapere cosa ne pensate), chi l’ha inserita fra le preferite, le seguite e le
ricordate. Ringrazio anche coloro che la leggono semplicemente senza
commentare, grazie davvero :)
Un saluto a tutti e auguri di Buon Natale ;)
Leon92
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Capitolo 38 *** Sogni ed obiettivi ***
Cap 38
“Non posso credere che
lo sto facendo.”
Nel silenzio dettato dalla notte, qualcuno bussò alla porta
di un vecchio condominio situato alla periferia del Villaggio della Foglia. Era
la dimora di un ninja molto noto e stimato da tutti. Il ninja, udendo qualcuno bussare alla sua porta, si alzò con fare
seccato esclamando “Mmh? Chi potrà mai
essere a quest’ora?”
Aprì la porta e, con non poco stupore, si ritrovò davanti un
giovane ragazzo con i capelli legati dietro la testa, la sigaretta in bocca e
lo sguardo annoiato.
“Ah! Sei tu,
Shikamaru.”
“Ciao, Kakashi.” salutò
di rimando il ragazzo, inspirando profondamente la parte finale della sua
sigaretta.
“È insolito che tu
venga a trovarmi a quest’ora.” esclamò divertito il jonin, nel mentre
osservava attentamente l’espressione del ragazzo. Anche se appariva annoiato,
dai suoi occhi si poteva notare un
strana luce che tradiva la propria preoccupazione. Se Shikamaru si era recato
da lui, doveva trattarsi senz’altro di qualcosa di importante.
“Senti…” Il chunin
respirò il fumo della sigaretta e continuò “…
so che non dovrei disturbarti, ma… devo parlarti di una cosa importante e non
posso aspettare fino a domani.”
“Tranquillo! Nessun
disturbo” si affrettò a rispondere il jonin “Accomodati pure.” .
“Grazie!” Shikamaru
gettò via il mozzicone di sigaretta ed entrò nell’appartamento del giovane
Hatake. Era la prima volta che entrava nella sua dimora. Non era molto grande,
ma, non era neanche troppo piccola. Era “giusta” per un uomo single sulla
trentina. Dopotutto, lui non faceva parte di un clan prestigioso come i Nara o
gli Hyuga. Non possedeva una villa lussuosa, ne tantomeno aveva terre che gli
appartenessero. Il nome del suo clan era caduto in disgrazia per colpa delle
azioni di suo padre, Sakumo Hatake. Pur essendo uno dei più abili guerrieri di
Konoha, rimaneva pur sempre un ninja solitario che sottostava alle leggi e agli
ordini impartiti dal suo Hokage.
Giunto al piccolo salotto in fondo al corridoio, Shikamaru
notò un gran numero di kunai , shuriken e pergamene disposti ordinatamente sul piccolo
tavolo ribassato al centro della stanza.
“Stai facendo
manutenzione dei tuoi attrezzi ninja?” domandò Shikamaru, afferrando uno
dei kunai con la mano destra. Esso splendeva fiero e lucente alla luce della
lampada. Doveva essere stato trattato con estrema cura dal suo proprietario.
Non ci si poteva aspettare di meno da un ninja del calibro di Kakashi Hatake.
“Be’, le vecchie
abitudini sono dure a morire” il jonin entrò nella cucina. Prese due
bicchierini e una bottiglia di sake. Dopodichè, rientrò nel suo salotto “Anche se ora siamo in tempo di pace, non
bisogna mai abbassare la guardia. Bisogna sempre essere pronti in caso di
eventuali missioni o di attacchi a sorpresa. Credimi, lo so per esperienza.” Il
ninja spostò con delicatezza i suoi attrezzi ninja nella camera da letto, posò
sakè e bicchieri a centrotavola e si sedette.
“Credo che tu abbia
ragione. Da quando è finita la guerra, non ho più preso un kunai in mano. Lo
ammetto, sono un po’ fuori forma ora che non ricevo più missioni. Non faccio
altro che occuparmi delle solite scartoffie. Valanghe e valanghe di documenti
ogni santo giorno. Odio doverlo dire ma, mi mancano i vecchi tempi. Era tutto
più tranquillo. Ora ho molte responsabilità da cui non posso sottrarmi.” esclamò
serio il Nara, sedendosi di fronte al ninja dai capelli argentati.
“Se non ricordo male…
“ Il jonin riempì il suo bicchiere
di sakè “… sei stato tu a volere questo
ruolo. Controlli tutti i documenti dell’Hokage. Cerchi di dargli consigli su
cosa dovrebbe fare. Sei praticamente informato su tutto ciò che accade dentro e
fuori al Villaggio della Foglia. Senza contare poi che hai un incarico di
rilievo nella nuova Alleanza Ninja. Adesso ti considerano il nuovo braccio
destro dell’Hokage, ora che tuo padre… “ Kakashi arrestò il flusso delle
parole un attimo prima che l’amara verità si abbattesse ancora una volta sul
giovane Shikamaru.
“Gia! Sono passati sei
mesi da quando mio padre è morto.” Shikamaru sorseggiò rapidamente il sakè
contenuto del suo bicchiere “In un certo
senso, posso dire di aver superato la cosa, ma… molte volte mi ritrovo a
pensare a lui. Ci sono momenti in cui avrei avuto bisogno dei suoi consigli,
della sua saggezza. Non avrei dovuto sprecare il tempo passato insieme. Avrei
dovuto imparare quanto più potevo da quell’uomo straordinario. Invece…”
“Non rimpiangere il
passato insieme a tuo padre. Anche se tu lo consideri breve, è stato più che
sufficiente per renderti l’uomo che sei ora. Anche se ti manca la sua
esperienza, sei uno stratega formidabile, il migliore che abbiamo a Konoha.
Basti pensare a come giochi a shoji. Non sono riuscito a batterti nemmeno una
volta da quando abbiamo iniziato a giocare insieme. Sei davvero un mostro, lo
sai?”
“Ahahahah!” rise
Shikamaru, spezzando l’aria di tristezza che si era venuta a creare “Suvvia, non è il caso di esagerare.
Dopotutto, hai iniziato a giocare solo da poco. È naturale che tu debba
prenderci ancora la mano. Inoltre, non è vero che non mi hai battuto. Anche tu
hai avuto la tua serie di vittorie.”
“Se per “serie di
vittorie” ti riferisci a quelle due partite vinte a tavolino, allora…”
“Sono pur sempre delle
vittorie, no?”
“Durante una partita
ti sei addormentato perché ci stavo mettendo troppo tempo per fare la prossima
mossa. Mentre, quella successiva sei scappato perché Temari stava tentando di
ucciderti, dato che avevi saltato una riunione importante con l’Alleanza. Non
potrei mai considerare quelle partite delle vittorie, sarebbe troppo umiliante
per me.” mugugnò triste il jonin, appoggiando la testa sul braccio. “Ancora non capisco perché insisti a voler
giocare con un giocatore mediocre come me.”
“Non ti sottovalutare”
lo rincuorò il Nara “Se devo essere
sincero, il tuo livello attuale è simile a quello di Asuma. Forse sei anche più
bravo di lui. In molte partite sei riuscito a mettermi in difficoltà con delle
strategie niente male.”
“Non cercare di
consolarmi. Non lo sopporto” rispose il jonin ancor di più con il morale a
terra. “Ad ogni partita sembri divertirti
mentre mi fai a pezzi.”
Il sorriso di Shikamaru iniziò a scemare lentamente, nel
mentre ripensava agli avvenimenti del suo passato. Alle spensierate giornate
passate a giocare con Asuma e suo padre. “Non
ho più nessuno con cui giocare a shoji, a parte te Kakashi. Apprezzo quello che
fai per me.”
Il jonin sorrise a quella frase. Shikamaru sapeva che i passatempi preferiti di Kakashi erano altri,
ciononostante, aveva comunque accettato di passare giornate intere a giocare a
shoji insieme a lui.
Chi altri lo avrebbe fatto? Di certo Naruto, se gliel’avesse
chiesto. Tuttavia, strategie e ragionamenti non sono mai stati il suo forte.
“Io non ho mai vinto
contro mio padre. Uno stratega eccezionale non solo nello shoji, ma anche in battaglia.”
“Quando giocavo con
lui, apprendevo sempre qualcosa di nuovo. Strategie incredibili che non mi
sarei mai immaginato l’esistenza. Ad ogni sconfitta, imparavo e crescevo. Non
avevo fretta di vincere. Avrei atteso pazientemente una partita dopo l’altra,
imparando tutte le mosse e le strategie di cui disponeva finché, finalmente, avrei
raggiunto il suo livello. Volevo sconfiggerlo almeno una volta sul suo stesso
campo. In quel momento, lo avrei guardato dritto negli occhi e avrei letto
tutto l’orgoglio che un padre può nutrire verso il proprio figlio.”
“Adesso… non saprò mai
se, un giorno, sarei stato alla sua altezza. Ogni volta che perdevo, lui mi
guadava con durezza e serietà. Era come se mi dicesse “È tutto qui quello che
sai fare? So che puoi fare di meglio”. Era irritante, insopportabile a volte
ma, so che lo faceva per spronarmi. Lui, più di tutti, conosceva la mia
pigrizia e sapeva quali modi usare per farmi migliorare. Dopotutto, io sono suo
figlio. Io sono come lui e lui è come me. Spero solo che... fosse orgoglioso di
avere un figlio come me.” Una lacrima scivolò lentamente sul suo volto.
Shikamaru si affrettò a cancellare quell’attimo di debolezza con il dorso della
mano, per poi tornare alla sua solita espressione.
Kakashi osservò per un po’ l’espressione di Shikamaru.
Sapeva che cosa stava attraversando il ragazzo. Dopo aver sorseggiato un altro
po’ di sakè, il jonin domandò “Sai chi
era mio padre, vero?”
“Certamente! Sakumo
Hatake, noto come Zanna Bianca della Foglia.”
Kakashi annuì. “Anch’io,
come te, ho perso mio padre quando ero molto giovane. In effetti, ero molto più
giovane di te quando è successo.”
“Immagino sia stata
molto dura anche per te. Quindi, riesci a capire cosa sto provando in questo
momento?”
“Niente affatto” rispose
con freddezza il jonin, facendo sussultare Shikamaru “Shikaku è stato un grande ninja. È morto eroicamente facendo il suo
dovere fino al suo ultimo istante di vita. Mio padre, invece…” Kakashi
osservò la fotografia posta sul suo davanzale. Essa raffigurava padre e figlio
sorridenti, stretti mano nella mano “… si
è tolto la vita dopo aver fallito una missione di vitale importanza per Konoha. Per salvare i propri compagni di
squadra, ha messo a repentaglio le vite degli abitanti del villaggio. Al ritorno
di una missione sono tornato a casa e… ho trovato il suo corpo esanime, coperto
di sangue, sul pavimento.”
“Ricordo tutto come
fosse ieri” esclamò triste e malinconico il jonin, strofinandosi il viso. “Sai, io e mio padre non parlavamo molto.
Anzi, i ricordi di mio padre sono cosi pochi da poterli contare con le dita di
una mano. Lui era sempre in missione e io cercavo di seguire il suo esempio,
impegnandomi ad essere un ninja degno di quel nome. I pochi momenti passati
insieme sono stati, per lo più, allenamenti tra di noi. Non ricordo un reale
momento in cui abbiamo parlato davvero come padre e figlio. Discutevamo solo di missioni, di tecniche
ninja e dei sacrifici che bisogna fare per il bene del villaggio.”
“Lui era il mio idolo,
un modello da seguire. Anch’io, come te, puntava a seguire le orme di mio
padre. Volevo essere come lui, migliore di lui. Ma poi…” Lo sguardo di
Kakashi si fece più duro “… dopo quella
missione, iniziai a dubitare del suo valore. Quel giorno, quando tornò a casa, lui
mi guardò negli occhi senza dire una parola. Pensai che avrebbe detto qualcosa,
che avrebbe tentato di giustificare le sue azioni. Invece, si limitò ad
osservarmi in silenzio. Mi scrutava senza che io ne capissi il motivo. Da
allora, non ci siamo più rivolti la parola.”
“Dal fallimento della
missione fino alla sua morte, tu… non hai più rivolto la parola a tuo padre?”
Kakashi annui. “Nessun
saluto. Nessuno scambio di sguardi. Niente. Io uscivo di casa per adempiere ai
miei doveri di ninja, mentre lui rimaneva a casa ad autocommiserarsi. Eravamo
diventati due estranei che vivevano nella stessa casa. La gente del villaggio
lo scherniva, lo insultava per le sue azioni. Un ninja cosi dedito al suo
lavoro che anteponeva i suoi compagni alla missione… Imperdonabile! Tutto ciò
che il grande Zanna Bianca della Foglia aveva fatto per loro sembrava essersi
dissolto nel nulla.”
“Per alcuni uomini
l’onore è tutto. Esso è considerato cosi importante che il venire disonorato è
qualcosa da considerarsi peggiore della morte stessa”. Shikamaru sorseggio
un altro po’ di sake e continuò. “Le persone che hanno il coraggio di
criticare e di puntare il dito difficilmente sanno mettersi nei panni degli
altri. Il lavoro di ninja, il nostro lavoro, può essere crudele e spietato. Le
persone normali non potranno mai comprendere quali sacrifici affrontiamo ogni
giorno per il bene del villaggio. Quando ho sentito parlare di Zanna Bianca, me
lo immaginavo un uomo forte. Non solo per le sue doti di combattente ma anche
di spirito. Mi risulta difficile credere che un uomo cosi integro come lui si
sia suicidato per le opinioni di persone estranee. Non sono altro che degli
ipocriti.”
“Infatti è cosi” disse
il jonin con freddezza, alzando lo sguardo sul moro. “Non è stata l’opinione della gente ad ucciderlo. Ne tantomeno il
disonore. È bastato il giudizio di una singola persona.”
Shikamaru sussultò, appoggiando delicatamente il bicchierino
di sakè sul tavolo. “Cosa vorresti dire?”
“Ciò che ha ucciso Zanna Bainca,
ciò che ha ucciso mio padre…”
“… è stato il mio silenzio.”
“L’ho capito solo dopo
la sua morte. Ciò che accade quel giorno, il suo sguardo su di me, il suo
silenzio. Stava cercando di capire l’opinione che io avessi di lui dopo il
fallimento della missione. Voleva capire se io fossi dalla sua parte o… da
quella del villaggio. Il mio sguardo era più chiaro di qualsiasi risposta io
gli avrei mai potuto dare. Se mi fossi guardato allo specchio, avrei visto i
miei occhi pieni di disappunto e delusione per l’uomo che una volta era il mio
idolo.”
“Quindi tu…” Shikamaru
capì all’istante quale significato si celasse dietro quelle parole. Kakashi
aveva voltato le spalle a suo padre, schierandosi con il villaggio e i suoi
pregiudizi.
“Solitamente, le
missioni di livello S non vengono rese di dominio pubblico. Rimangono segrete
sia per la loro importanza che per la buona riuscita dell’operazione. Tuttavia,
questa missione era troppo importante per la sicurezza del villaggio e il suo
fallimento aveva fatto troppo scalpore per tenerlo nascosto. In seguito, i
piani alti decisero di rendere noti i dettagli della missione per placare il
malcontento e la paura che stava dilagando nel villaggio. In questo modo, i
cittadini avrebbero riversato il loro odio su qualcun altro, scagionando cosi i
capi da ogni responsabilità.”
“In poche parole,
hanno cercato un capro espiatorio e questi era proprio tuo padre.”
Kakashi annui “Nel
rapporto si accentuava l’importanza della missione e che il suo fallimento
aveva compromesso la sicurezza del villaggio. Il fatto che avesse salvato
l’intera squadra era a malapena accennato. Mio padre non replicò a
quell’accuse. Si prese tutte le colpe senza neanche difendersi. Non ne abbiamo
mai discusso tra noi. Il che vuol dire che tutto ciò che avevano detto
corrispondeva alla verità. All’inizio… pensavo fosse questo il motivo per il
quale non ci siamo più parlati. Colui che mi aveva insegnato ad essere un ninja
d’elite aveva trasgredito il Codice dei Ninja, aveva ignorato gli ordini
ricevuti e, voltando le spalle al proprio dovere, aveva scelto di salvare i
suoi compagni di squadra. Non c’era nient’altro da dire. Il fatto che
quest’uomo fosse mio padre era irrilevante. Aveva disonorato se stesso e tutti
i ninja del villaggio della Foglia. Se avesse accampato una qualunque scusa, si
sarebbe mostrato ancora più ridicolo agli occhi di tutti. O almeno… questo è
ciò che pensavo all’inizio.”
“Pensi che ci fosse
qualche altro motivo per il suo silenzio? In fondo, eri pur sempre suo figlio.”
“Te l’ho detto,
Shikamaru. Lui mi aveva insegnato ad essere un ninja e a non trasgredire mai le
regole. Allora ero molto giovane e io credevo fermamente nei suoi ideali. Se
fosse venuto da me a dirmi che le regole si sarebbero potute infrangere per un
bene superiore, come pensi che avrei reagito? Probabilmente, sarei stato
confuso e, durante una missione, non avrei più potuto ragionare lucidamente,
turbato dal fatto che in certe situazioni le leggi possono essere infrante. Io
penso che… l’abbia fatto per il mio bene. Voleva che fossi io a giudicarlo per
le sue azioni, giuste o sbagliate che fossero. Ma… io non l’ho capito e ho
tratto la conclusione sbagliata. L’ho ignorato e mi sono comportato come tutti
gli altri. Quando mori… mi sono sentito responsabile, almeno in parte. E come
se…”
“Credi che Zanna
Bianca abbia interpretato il tuo silenzio come un rifiuto. Lo rinnegavi sia
come ninja che come padre. Per questo ti senti responsabile del suo gesto, non
è cosi?”
Kakashi abbassò il viso, cercando di nascondere la tristezza
che traspariva dal suo viso. Lui, più di tutti, sapeva come celare le emozioni.
Eppure, in quegli attimi di vulnerabilità, la sua natura di essere umano usciva
prepotentemente dal suo animo, mostrando il dolore che da anni si celava dentro
di se.
“Dopo la sua morte, ho
continuato per la mia strada. La strada che lui mi aveva insegnato a
percorrere. Ho conservato dentro di me il ricordo del ninja che ho sempre
ammirato e ho scelto di dimenticare l’incubo di quelle ultime settimane che
hanno preceduto la sua morte. Era l’unico modo per andare avanti. Non avrei mai
potuto cancellare l’onta creata da mio padre. Tutti i ninja del villaggio
sapevano che ero il figlio di Zanna Bianca e ho sentito molte volte sussurrare
alle mie spalle quanto fossi freddo e che, un giorno, avrei fatto la sua stessa
fine. Ero completamente solo.” Kakashi tirò un sospirò profondo. Non amava
rivangare il passato ma, in quella situazione, sembrava gli stesse facendo
bene. Soprattutto dopo i fatti accaduti durante la guerra. Dal canto suo,
Shikamaru non aveva alcuna intenzione di interromperlo. Si limitò semplicemente
ad ascoltarlo. Il jonin si alzò, prese
una fotografia appoggiata sulla mensola e la porse al giovane ninja seduto di
fronte a se.
Shikamaru afferrò la foto, notando come essa fosse stata perfettamente
conservata nonostante i chiari segni di deterioramento mostrati dalla cornice.
Doveva trattarsi di un ricordo a cui teneva molto. L’immagine raffigurava 4
ninja. Un’adulto e tre giovani della stessa età.
“Loro sono… il tuo
vecchio Team?”
“Esatto! Il mio primo
Team, per essere precisi. Riconosci il jonin al centro?”
Shikamaru analizzò il ragazzo con la capigliatura bionda
molto attentamente. Era impossibile non riconoscerlo. “Il Quarto Hokage! Minato Namikaze, noto come Lampo Giallo di Konoha. Il
padre di Naruto” Shikamaru sorrise dolcemente. Era contento di sapere che
Naruto avesse un padre di tale importanza. “Era
il tuo maestro?”
“Lo è stato per poco
tempo. Ho imparato molto da lui.” Rispose il jonin senza dilungarsi. “La ragazza al centro si chiama Rin. Mentre,
il ragazzo alla sinistra è Obito.”
“Cosi è lui, Obito
Uchiha” esclamò acido Shikamaru, mentre fissava l’immagine del ragazzo con
gli occhi ridotti a fessure. “Colui che
ha provocato la Quarta Grande Guerra Ninja, creato l’Akatsuki e causato
l’incidente della Volpe a Nove Code.” Shikamaru, insieme a pochi altri
ninja selezionati, era stato messo al corrente della realtà dei fatti. L’identità
dietro il misterioso individuò conosciuto come Tobi, dichiaratosi
successivamente Madara Uchiha. La sua storia era stata raccontata proprio da
Kakashi, in modo che i ninja più importanti del villaggio potessero avere un
quadro generale di quanto accaduto e di chi fossero i responsabili.
“Che tu ci creda o no,
Shikamaru, è stato proprio lui ad insegnarmi l’importanza dell’amicizia e del
gioco di squadra.”
“Nel mondo dei ninja, chi non rispetta le regole e le leggi viene
considerato feccia.
Però, chi non tiene conto dei propri compagni è feccia della peggior
specie.”
Shikamaru sussultò per un breve
attimo. Dopodiché si ricompose. L’espressione di Kakashi era triste e
malinconica, nonostante si sforzasse di sorridere sotto la maschera.
“A quei tempi, Obito era molto simile a Naruto. Impulsivo, capriccioso,
testardo. Una vera seccatura. Per lui niente era più importante del Team. Forse
perché… noi 3 eravamo le uniche persone a cui tenesse davvero.”
“In che senso? Avrà avuto anche lui una famiglia, no?”
“Era orfano” esclamò il jonin a bruciapelo “Obito e Naruto hanno più cose in comune di quanto tu creda.”
“Come l’hai scoperto?”
“Dopo la sua morte, sono andata a casa sua per andare a trovare i suoi
genitori. Volevo chiedere scusa a tutti loro per quanto accaduto. Quella è
stata la prima volta che ho varcato i cancelli del Clan Uchiha. Inizialmente,
non sapevo dove abitasse. Quindi, ho chiesto ad alcuni ninja della zona se
conoscevano il suo indirizzo. Una volta giunta a casa sua, mi sono avvicinato
alla porta. Ho provato a bussare ma nessuno è venuto ad aprirmi. Poco dopo, un
Uchiha si è avvicinato a me chiedendomi cosa ci facessi li. Gli spiegai la
situazione e fù proprio lui a mettermi al corrente dell’amara verità. Obito
viveva da solo, senza alcun famigliare. I suoi genitori erano morti quando lui
era ancora un infante. Quando chiesi in che modo sono morti, non mi rispose.
Sembrò irritato dalla domanda e mi intimò di andarmene a casa. Il giorno
seguente, andai dal maestro Minato a chiedere informazioni. Lui era al corrente
di tutto. Sapeva che Obito era orfano e aveva mantenuto il segreto. Tuttavia,
nemmeno lui sapeva che fine avessero fatto i genitori di Obito. Tutt’ora rimane
ancora un mistero che non riuscirò mai a svelare.”
Shikamaru porse la fotografia al
jonin che, a sua volta, la guardo con aria malinconica “Se sono l’uomo che sono lo devo a Obito. Ho imparato che i ninja sono
più che meri strumenti nelle mani dei potenti. Sono esseri umani e, come tali,
ognuno di loro merita di essere salvato. Grazie a lui, ho capito il valore
dietro le gesta di mio padre. Obito lo considerava un grande ninja ed era fiero
che avesse anteposto i propri compagni alla missione. Quando realizzai la
verità, accettare la morte di mio padre divenne ancora più difficile.” Kakashi
ripose la fotografia al suo posto, si sedette e guardando Shiakamaru negli
occhi disse “Tu forse non lo sai, ma… io
sono morto una volta.”
Shikamaru tossì vistosamente il
sake che stavo sorseggiando. “C-Che cosa?
Dici… dici davvero?” domandò basito mentre si ricomponeva. Lo sguardo serio
di Kakashi fu più che sufficiente per fargli capire che non stava scherzando.
“È successo durante lo scontro con Pain. Per tentare di salvare Choji,
ho usato lo sharingan ipnotico ma avevo poco chakra e questo mi è costato la
vita. Immagina il mio stupore quando mi sono risvegliato a battaglia finita.
Tutte le vittime erano state riportante in vita. È stato… un miracolo.”
“Si! Ma... perché me lo stai raccontando?”
“Ho visto mio padre” replicò il jonin “A dire il vero, non ricordo molto. C’era una grande vuoto e un
silenzio inquietante. Ma, in fondo a quell’oscurità, ho visto chiaramente il
volto di mio padre.”
“W-wow! Be, non è
qualcosa che tutti possono raccontare” commentò sorridente Shikamaru,
strofinandosi i capelli. Per lui queste erano cose che andavano oltre la
semplice razionalità e non sapeva bene in che modo reagire alle parole del
jonin. Poteva davvero affermare di aver visto il padre dopo la morte? Oppure si
è trattato di un semplice sogno? Comunque sia, Shikamaru non cercò la risposta.
Ricacciò indietro il suo scetticismo e continuò ad ascoltare le parole
dell’uomo mantenendo la mente aperta a quella possibilità.
“Dimmi, vi siete
parlati? Che ti ha detto?”
“Io… io… non ricordo” affermò
sincero Kakashi, chinando il capo “La
verità e che più tento di ricordare, più i ricordi di quel momento diventano
annebbiati. Però, di una cosa sono sicuro. Ho fatto quello che dovevo.”
“Uh? Fatto cosa?”
“Tempo fa promisi a me
stesso che quando avrei rivisto mio padre, il giorno in cui sarei morto, sarei
andato da lui e, guardandolo dritto negli occhi, gli avrei detto quanto fossi
orgoglioso di lui.”
“Volevo che capisse
che ero fiero di lui e, in cuor mio, speravo che avrebbe perdonato il mio
silenzio. Se avessi capito prima la verità e gli fossi stato accanto come ogni
figlio dovrebbe fare, forse lui… non si sarebbe suicidato.” Gli occhi di
Kakashi erano vacui e pieni di rimpianto per il suo passato.
“Zanna Bianca rimane
pur sempre tuo padre sia in vita che dopo la morte. Un padre riesce quasi
sempre a comprendere i tormenti del proprio figlio. Sono sicuro che ti avrà
perdonato.”
“Gia!” annui
lievemente il jonin, nel mentre i suoi occhi riacquistavano nuova luce. “Ricordo chiaramente che , poco prima di
tornare in vita, mio padre mi sorrideva.”
“Mi sono sentito come…
sollevato da un peso.”
“Di certo, anche lui
sarà fiero di ciò che ha fatto suo figlio. Di ciò che sei diventato. Seguendo
le sue orme sei diventato un grande ninja.”
“Ti sbagli” esclamò brusco Kakashi, scuotendo la testa da una
parte all’altra “Ciò che ho fatto io è
stato NON seguire le sue orme.”
“Che vuoi dire? Non
capisco.” Domandò confuso il Nara, guardando stranito il jonin.
“Mio padre mi aveva
insegnato a seguire tassativamente le regole dei ninja. Anche se alla fine
aveva imparato il valore dell’amicizia, aveva comunque scelto di suicidarsi. Io
non avevo alcuna intenzione di seguire le sue orme. Dopo la “presunta morte” di
Obito decisi che avrei provato a tramandare questo insegnamento anche ad altri
ninja. Sarei stato più che una arma nelle mani dell’Hokage.”
“Be, questo ti rende
onore. Avrai di certo un sacco di compagno su cui fare affidamento.”
“Affatto. È stato un
vero e proprio fallimento.” rispose secco Kakashi, abbassando la testa ed
incrociando le braccia la petto “In
passato esegui numerosi tentativi e si tramutarono in una delusione dopo
l’altra. Insegnare ai ninja a dare priorità ai propri compagni a discapito
della missione era pura follia. In particolar modo a ninja adulti già formati.
Era un’impresa semplicemente impossibile. Tutti loro pensavano che se avessero
seguito un simile insegnamento la loro carriera di ninja sarebbe stata
compromessa e ciò gli avrebbe portati alla morte. Inoltre, i piani alti non
avrebbero approvato che un jonin asserisse simili sciocchezze davanti ad altri
ninja. Quindi, decisi di lasciar perdere.”
Shiakamaru parve rifletterci un po’, poi disse “Capisco. Immagino sia difficile far
apprendere a dei ninja avanzati concetti cosi semplici. Molti jonin ed Anbu
preferiscono lavorare da soli per tutelare loro stessi. Tendono a non fidarsi
di nessuno e lavorano in coppia con altri ninja solo perché costretti. ”
“Esatto! Il gioco di
squadra, l’amicizia e la fiducia sono concetti che non possono essere
semplicemente insegnanti. Ne tantomeno possono essere imposti. Lo so per
esperienza.” sentenziò il ninja dai capelli argentati, ripensando ai vari
tentativi di trovare una squadra di jonin che rispettasse quei criteri. “Da quel momento capì che gli unici ninja
che possono realmente applicare questi concetti senza che nessuno glielo
insegni sono… i genin appena usciti dall’Accademia. Le nuove leve a cui sono
state insegnate solo le basi dell’essere un ninja.”
“Per questo sei
diventato caposquadra di una squadra di genin. In effetti, non riuscivo a capire perché un jonin e un’Anbu del tuo livello
fosse stato designato a un compito cosi banale. Da te ci si aspettava molto di
più. Ad esempio, la Squadra Speciale, dove vengono assegnati i migliori ninja
del villaggio o cose simili. Scommetto
che sei stato tu a chiederlo, vero?”
“Intuitivo come sempre.”
sorrise Kakashi. “Si! Ho chiesto
all’Hokage di lasciare la Squadra Speciale e di affidarmi un gruppo di giovani
genin. Ai tempi non capirono il perchè della mia richiesta ma acconsentirono
ugualmente. Ero determinato a trovare un Team che rispecchiasse le mie
aspettative. Ma, non aveva alcun intenzione di seguire un Team che non le
rispettava.”
“Ecco perché ti
definivano un jonin terribile. Ho sentito che, ai tempi, ti erano stati
sottoposti numerose squadre ma tu le hai bocciate tutte, rimandando quei poveri
genin all’accademia. Un po’ crudele, non ti pare.”
“Forse. Se un ninja
considera il proprio compagno una palla al piede, allora, la squadra è
destinata a soccombere. Il mio era più che un capriccio. Era il metodo migliore
per la squadra di avere successo in ogni tipo di missione. Senza fiducia non
c’è futuro. Per questo sottoponevo ogni squadra alla prova dei campanelli.”
“Ne ho sentito
parlare. Sono pochi i ninja che adottano ancora quel metodo di insegnamento. Il
maestro Asuma non l’ha mai usato con noi. Dev’essere molto difficile se molti
genin se ne sono andati con la coda tra le gambe.”
“La prova dei
campanelli serve solo a valutare i ninja. È stata creata apposta per farsi che
un solo genin non posso mai avere successo. L’unico modo di superare la prova è
adottare il gioco di squadra. Combattere insieme per raggiungere il risultato.
Quella è la vera vittoria. Nella mia carriera, solo un Team è riuscito a
superare la prova. Un gruppo di tre scapestrati, ora noti come i migliori ninja
della loro generazione.”
“Il Team 7!” sussurrò
Shikamaru, guardando di sottecchi il jonin. Chissà se lui era al corrente degli
ultimi avvenimenti? “A proposito di
questo, pensi che il Team tornerà ad essere come un tempo. Cioè, come prima
dalla partenza di Sasuke?”
Kakashi sospirò e con gli occhi chiusi rispose “Chi lo sa. Solo il tempo potrà dircelo.
Anche se… ho una brutta sensazione a riguardo.” Il pensiero volò in
particolare al ninja dai capelli corvini. Colui che più di tutti aveva creato
problemi al villaggio e al mondo ninja.
“Sei molto legato a
loro, vero?”
“Perché me lo chiedi,
Shikamaru? Non sei solito a fare domande su cose che non ti riguardano. Sei
ancora preoccupato per Sasuke?”
“A dire il vero… non
ero venuto qui per parlare di lui” replicò serio Shikamaru, finendo di
sorseggiare il suo sake. “Sono qui per
parlare di Naruto…”
“Tsk! Chissà perché
ogni volta che c’è un problema ci dev’essere sempre lui di mezzo” rise il
jonin, ripensando a tutti i guai che il suo allievo gli aveva procurato durante
gli anni.
“… e di Sakura.” Finì
Shikamaru, sorprendendo Kakashi che per un attimo aveva perduto la sua
compostezza. Il jonin mostra in viso
un’espressione incredibilmente seria, quasi preoccupata. “Sei al corrente di quanto sta accadendo fra loro due?”
Kakashi ci mise qualche secondo a rispondere “Negli ultimi tempi avevo notato che
qualcosa era cambiato. In particolare in Naruto. Tuttavia, pensavo che fosse
una cosa normale. Insomma, Naruto e l’eroe del villaggio e al suo bel da fare.
Sakura, invece, è il nuovo primario dell’ospedale creato da Tsunade. Quando
potevo, gli andavo a trovare singolarmente. Pensavo che entrambi fossero troppo
occupati per passare il loro tempo libero come un tempo. Ma poi… ho visto che
il comportamento di Naruto era cambiato e non di poco. La sua spontaneità, la
sua allegria… sembrava essere scomparsa di colpo. Quando parlavamo tra noi
sembrava freddo, quasi distaccato.”
“Quindi… te ne eri
accorto?”
“Certo” esclamò Kakashi,
cupo in volto “Negli ultimi tempi, credo di
aver fatto finta di non vedere ciò che stava accadendo. Non volevo approfondire
lo stato d’animo di Naruto, pensando che fosse un semplice periodo di
passaggio. Se tu sei qui… significa che dev’essere successo qualcosa.”
“Tu sai che Naruto
partirà domani” iniziò Shikamaru, mantenendo un tono di voce tranquillo
atto a nascondere la propria ansia “Io e
i ragazzi abbiamo pensato di fare una festa a casa mia per celebrare la
partenza di Naruto. Abbia invitato tutti quanti. Sakura inclusa.” Kakashi
ascoltò con estrema attenzione ciò che stava per dire il ragazzo. Se davvero
era successo qualcosa, non sarebbe stato nulla di buono.
“Anch’io avevo notato
che qualcosa non andava tra Naruto e Sakura. Speravo che entrambi cogliessero
questo momento per… tornare a parlare come un tempo. La festa sembrava
procedere bene. Quando Naruto e Sakura hanno iniziato a parlare, ho pensato che
le cose stessero andando per il verso giusto. Ma poi…” Shikamaru iniziò a stringere i pugni posati
sul tavolino, il viso crucciato e i denti stretti per la rabbia. “È
accaduto il peggio. Hanno iniziato a discutere… sempre più furiosamente e la
cosa è degenerata.”
Kakashi fissò l’espressione grave del ragazzo. Per quanto
egli cercasse di rimanere calmo, il viso accigliato e gli occhi lucidi
tradivano la sua preoccupazione. Era la prima volta che lo vedeva in questo
stato. La situazione doveva essere davvero allarmante se Shikamaru era venuto
da lui in piena notte per parlargli.
“Shikamaru!” lo
chiamò calmo il jonin. “Raccontami
tutto.”
* * *
Nella fitta foresta che circondava il Villaggio della
Foglia, un ragazzo si accingeva ad accendere il fuoco nell’oscurità della notte
attendendo pazientemente che il suo compagno d’armi riprendesse conoscenza.
“Ugh!” mugugnò il
ninja biondo, spalancando lentamente gli occhi. “Dove… dove mi trovo? domandò debolmente con lo sguardo rivolto al
cielo. Era disteso sull’erba e un panno bagnato era appoggiato sulla sua
fronte.
“Ehi, Naruto! Ti sei
ripreso finalmente.” esclamò felice il ninja dalle sopracciglia folte. “Amico, mi hai fatto prendere un colpo, lo
sai?“
“R-Rock Lee?! Che cosa è successo?” domandò confuso il biondo,
mettendosi seduto e togliendosi il panno. bagnato dalla fronte.
“Questo dovresti dirlo tu a me. Appena ti ho trovato, ti sei aggrappato
a me e hai iniziato a perdere conoscenza, in malo modo aggiungerei. Avevi
spasmi incontrollati in tutto il corpo, tosse, sudore freddo e il respiro
affannoso, quasi facevi fatica a respirare. Sembrava che avessi combattuto da
solo contro un esercito intero. Ho pensato di trasportarti sulle spalle fino al
villaggio ma le tue condizioni continuavano a peggiorare. Ti ho disteso e messo
il panno bagnato per cercare di farti stare meglio. Dopodiché, ho controllato
il tuo corpo ma non presentavi alcun tipo di ferità. Ero nel panico più totale
e non sapevo cosa fare. Stavo per lasciarti e chiamare aiuto, ma… pian piano le
tue condizioni si sono stabilizzate. Il respiro era tornato regolare ed hai iniziato
a prendere colore. Ammetto di non aver mai visto una cosa del genere. Mi sono
davvero preoccupato, ma.... finche ci sarò io al tuo fianco non hai nulla da
temere” Rock Lee alzo il pollice e rivolse un sorriso rassicurante al suo
compagno, ancora scosso e confuso. Durante il racconto, era rimasto a guardare
fisso davanti a lui con gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta.
Sembrava essere impegnato in chissà quali riflessioni.
“Mi stai ascoltando, Naruto?” domandò svelto il ninja,
avvicinandosi ancora di più al ragazzo “Ti
ho chiesto cosa ci fai qui?”
“Io…” Naruto rivolse lo sguardo al suo amico e, dopo qualche attimo
di esitazione, rispose “… io…. Mi stavo
allenando” concluse il ragazzo, sperando di essere convincente.
“Sul serio? A quest’ora della notte?” domandò il chunin guardandolo
storto, non molto convinto “Adesso sei
cosi potente che i tuoi allenamenti distruggono tutto ciò che ti circonda?” Asserì
il ninja guardando l’area devastata intorno a loro, gli alberi abbattuti e il
terreno tempestato quale e la di crateri. “Più
che un’allenamento… sembra che tu ti sia sfogato per qualcosa.”
“Le cose sono andate cosi. Mi sono allenato, ho esagerato e ho perso
conoscenza per aver esaurito il chakra. Inoltre, come mi allenò non è affar
tuo. Negli ultimi tempi non ho fatto altro che l’operaio, costruire e costruire
case. Non c’è la facevo più. Avevo bisogno di sgranchirmi le ossa.” Naruto
non aveva alcuna intenzione di parlare di ciò che era successo. Rispondendo
bruscamente sperava di porre fine alle domande insistenti dell’amico.
Rock Lee non rimase molto
convinto dalle sue parole e il tono voce usato… non era da lui. Il compagno si
limitò a rispondergli con un semplice “Se
lo dici tu.”
Naruto e Rock Lee si avvicinarono
al fuoco scalpitante e si sedettero uno di fronte all’altro. “Tu, piuttosto…” esclamò il ninja
biondo “…come hai fatto a trovarmi? Siamo
distanti dal villaggio. Mi sono allontanato abbastanza affinché nessuno mi
trovasse. Tu come hai fatto?”
“Anch’io ero nei paraggi. Ecco… mi stavo allenando” esclamò il
ragazzo, per niente convincente. Aveva usato la stessa scusa del compagno un
attimo prima. Naruto lo guardò con gli occhi stretti a due fessure. Non si
sarebbe mai bevuto una scusa del genere.
“Ok! Ok!” si arrese il ragazzo, alzando le braccia “Mi sono… addormentato in mezzo alla foresta.”
Dopo pochi attimi, Naruto iniziò
ridere di gusto, piegandosi su se stesso “Ahahah!
Dici sul serio?” domandò divertito, nel mentre cercava di soffocare le
risate.
“Si! Ho passato tutto il pomeriggio ad allenarmi nella foresta. Volevo
migliorare le mie capacità di spostamento fra un ramo e l’altro. Ho messo dei
pesi più pesanti alle caviglie per aumentare la difficoltà. Volevo essere più
veloce. Cosi ho iniziato a correre. Saltavamo da un ramo all’altro cercando man
mano di aumentare la velocità.”
“Ah! Ora capisco cosa sono quei bernoccoli che hai sulla fronte.”
“Be, non è andato come speravo. Ho finito per sbattere più e più volte
contro dei tronchi. Ad un certo punto ero cosi esausto che mi sono fermato.
Volevo riposarmi solo qualche minuto ed è finita che mi sono addormentato.
Quando mi sono svegliato era già notte. Ho percorso la strada per tornare al
villaggio fino a che non ho sentito delle esplosioni che mi hanno condotto da
te.”
“Correre a tutta velocità tra gli alberi con i pesi alle caviglie. Non
avrai un po’ esagerato?” domandò Naruto con una punta di sarcasmo.
“Senti chi parla.” Rispose di rimando il compagno, mantenendo lo
stesso tono. I due amici iniziarono a ridere, sfottendosi l’un l’altro.
Iniziarono a parlare dei loro scontri passati, delle vittorie e dello
sconfitte. La Il silenzio e la quiete della foresta venne interrotto quella
notte dalle voci allegre dei due ragazzi. Poco dopo, entrambi si distesero sul
terreno a guardare il cielo.
“Quindi sei stato nella foresta tutto il pomeriggio. Ecco perché non
sei venuto alla festa.”
“Uh? Quale festa? Per chi?” domandò curioso Rock Lee, rimettendosi
seduto.
“Ah! Già, tu non lo sai. Domani partirò per un viaggio. Un viaggio
d’allenamento e… non penso di tornare tanto presto. Tutti i nostri amici mi
hanno organizzato una festa per salutarmi.”
“Che cosaaa” rispose indignato il ragazzo, puntando il dito contro
Naruto “C’erano tutti tranne me. Per
quale motivo non sono stato invitato?”
“Chissa! Forse perché l’idiota in questione se la dormiva della grossa
in mezzo alla foresta facendo allenamenti al limite dell’umano.”
“Ehi!” Il ninja tenne il muso per qualche secondo, mostrandosi
offeso. Dopodiché, si lasciò andare sconsolato dicendo “Uffa! Volevo esserci. Dev’essere stata una festa indimenticabile.”
A quella frase gli occhi di
Naruto si fecero freddi e vuoti, come l’oscurità della notte che stava fissando
in quel momento. I suoi pensieri ritornarono ai tragici momenti che aveva
vissuto poche ore prima. Il suo litigio con Sakura. Le parole che aveva
pronunciato. Le offese. Ogni cosa. Il solo ricordo era sufficiente per fargli
stringere lo stomaco in una morsa dolorosa.
“Gia!............ Indimenticabile!” fu tutto ciò che Naruto
sussurrò. Quelle parole sembravano rivolte al vento anziché al compagno seduto
di fianco a lui. Non aveva alcuna voglia
di parlare dei fatti accaduti durante la festa, perciò, decise di non
raccontare niente.
Entrambi rimasero in silenzio per
un minuto intero. Scrutarono il cielo, alla ricerca di stelle che, quella sera,
sembrano scomparse, inghiottite dall’oscurità. Rock Lee si rimise in piedi,
fece qualche passo in avanti e domandò “Come
ti senti?”
“Sto bene!” rispose Naruto dopo qualche secondo.
“L’eroe della Foglia. Eheh! Incredibile! Hai fatto cosi tanto per il
villaggio, sei diventato forte eppure… sei ancora qui, ad allenarti.”
“Gia! Però, la stessa cosa vale anche per te.” Replicò Naruto con
sincerità, alzandosi anch’egli dal terreno. “Non
importa quanto ci sentiamo stanchi o quante battaglie abbiamo combattuto. Alla
fine, torniamo sempre ad allenarci per migliorare noi stessi e diventare più
forti.”
“No!” esclamò Lee, voltandosi verso il biondo “Tu hai eseguito sempre allenamenti diversi che ti hanno reso più
forte. Per me, invece, è sempre stata la solita routine.” Il ninja sollevo
i pugni stretti, ricoperti dalle solite fasciature “Io… sento di non poter più andare avanti cosi.” RockLee rimase
incantato a fissare i pugni. Li sentiva spaventosamente pesanti. Ancora una
volta si rivolse a Naruto chiedendogli “Il
nome “eroe”… ti piace?”
“Uh?” mugugnò stranito Naruto, osservando stranito il ragazzo.
“È quello che hai sempre cercato, giusto? Il riconoscimento di tutto il
villaggio.”
“Lo sai, non ho avuto molto tempo per pensarci su. Insomma, dopo la
fine della guerra abbiamo avuto tutti il nostro bel da fare.”
“Eroe… proteggere ciò che è più importante per te. Proteggere il re,
come direbbe Shikamaru. Io… penso di non aver capito appieno il suo
significato. Ma, forse tu già lo hai compreso. Tu sei l’eroe, Naruto. Sei
impressionante.”
“Ma cosa ti prende cosi all’improvviso?”
“Niente… e solo che… il divario fra noi continua a crescere. Non
importa quanto io mi alleni duramente. Tu mi superi, Naruto Uzumaki.” Rock
Lee dovette ammettere la dura realtà davanti a colui che considera il ninja più
forte del villaggio. Una parte di se ammirava la forza di quel ninja, ma
dall’altra… sentiva dentro di se che non avrebbe mai potuto raggiungere il suo
livello, qualunque siano stati i suoi sforzi.
“Ricordo qual’era il mio sogno, Naruto?” Il ninja biondo ci penso
su qualche attimo. I ricordi della prima volta che si erano incontrati erano
ancora vividi nella sua mente.
“Io voglio dimostrare che si può
essere un grande ninja senza saper usare
arti magiche (ninjutsu) o arti
illusorie (genjutsu)”
“Certo che mi ricordo”
rispose Naruto annuendo “Eheh!
Ricordo anche che la prima volta che ci siamo scontrati mi hai battuto in
un’attimo.”
“Gia!” sussurrò
debolmente il corvino, sofferente del fatto che il loro divario era cresciuto
notevolmente negli ultimi anni. “Sii
onesto, cosa pensi di me?”
“D-Di te?”
“Si! Cosa pensi del
ninja che hai davanti a te? Dimmi la verità.” insistette ancora di più in
maniera quasi minacciosa.
“Be, ecco… “ Naruto iniziò a grattarsi la testa, spaesato, e il suo
sguardo volgeva in tutte le direzioni. Stava cercando una risposta che non
offendesse i sentimenti dell’amico. “…
sei un grande guerriero. Ti alleni più duramente di chiunque altro io conosca e
sei più forte della maggior parte dei ninja che usano genjutsu o ninjutsu. Sei
un vero portento delle arti marziali. Perciò… per me sei gia diventato un
grande ninja.” Naruto rispose sinceramente alle domande del ragazzo.
Pensava davvero che lui fosse un grande ninja che faceva affidamento solo ed
esclusivamente sulle arti marziali. In pochi avrebbero potuto fare altrettanto.
“Capisco… quindi anche
tu… la pensi cosi… “ Calde lacrime iniziarono a cadere dal volto del
chunin. Per quanto si sforzasse di reprimerle continuavano a scivolare dal suo
viso, infrangendosi violentemente sul terreno uno dopo l’altro. Naruto parve
allarmarsi, sentendosi colpevole di aver qualcosa che lo avesse ferito.
“Ehi, Lee. Guarda che
dico sul serio. Per me sei un grande ninja. Se qualcuno ha osato dire il contrario
dovrà vedersela con me.” rispose Naruto con determinazione, mettendogli una
mano sulla spalla. Il biondo non capì cosa lo avesse ferito ma sperava in
qualche modo di averlo rincuorato.
“N-No! E che… ho
iniziato a crederlo anch’io.” Fu la risposta del ragazzo, scostando
delicatamente la mano di Naruto dalla spalla. Il biondo parve non capire il
significato che si celava dietro quelle parole.
“Io credo… di aver già
realizzato il mio sogno. Non solo tu, anche il maestro Gai e molti altri del
villaggio mi reputano un grande ninja che basa il proprio stile di
combattimento sul taijutsu. Alcuni direbbero che è più che abbastanza per uno
come me.”
“Allora qual è il
problema? Non sei felice di aver raggiunto il tuo traguardo?”
“È questo il punto. Ho
già il traguardo ma, nonostante tutto, continuò a correre senza meta. Questo
perché… non ho alcuna intenzione di fermarmi. Finche non mi sentirò
soddisfatto, non mi fermerò. Per tutta la mia vita… ho concentrato tutto me
stesso nelle arti marziali. Tecnica, forza, velocità, resistenza, abilità. Le
arti marziali, il duro allenamento e la costanza sono sempre stati il mio punto
di forza, tuttavia, sono anche il mio limite.”
“Che vuoi dire?” domandò
Naruto, osservando Rock Lee camminare verso un albero vicino a lui. Il chunin
appoggio il pugno sul suo tronco, tastandolo, dopodiché lo colpì.
“Non riesco a
migliorare.” esclamò frustato il ragazzo “Mi sono reso conto che… Il corpo umano ha un limite. Un limite su
quanto può diventare forte. Un limite su quanto dolore può sopportare. Una
volta che l’ho realizzato, ho iniziato a sentirmi sempre più svuotato, sempre
più arrabbiato con me stesso. Il maestro Gai mi ha insegnato che…”
“Per gli uomini che
non credono in se stessi, il duro lavoro è inutile. Aveva ragione. Ho smesso di
credere in me. Ho iniziato a credere di non poter migliorare, di non poter
diventare più forte di cosi. Io continuo ad allenarmi ma… è tutto inutile. È
tutta fatica sprecata. Per quanto io ci provi non potrò mai raggiungere il tuo
livello o il livello di Sasuke. Tutto ciò è cosi… ingiusto.”
Naruto abbassò lo sguardo, sentendosi quasi colpevole del
dolore e la rabbia che provava l’amico. Anche lui aveva provato quegli stessi
sentimenti sulla sua pelle. La frustrazione nel non riuscire a migliorare, nel
sentirsi cosi debole.
“Prima mi hai chiesto…
“ Lee si voltò verso Il ninja biondo “…
se ero felice di aver tagliato il traguardo. Quale credi che sia la mia
risposta?” replicò il ragazzo. Il
suo sguardo era quasi indecifrabile ma più che sufficiente a far capire al
ninja la sua risposta. “Vuoi sapere
perché mi sento cosi insoddisfatto? Se devo essere onesto, è già da parecchio
tempo che sono convinto di non poter diventare più forte di cosi. Per cui,
decisi di affrontare la sfida finale che avrebbe sancito il traguardo finale
del mio sogno.”
“Di che sfida si
tratta?” domandò Naruto, quasi con timore.
“Affrontare il mio
rivale e sconfiggerlo.”
“R-Rivale?!”
“Tu, Naruto, hai
sempre riconosciuto Sasuke come tuo rivale. Osservando te, ho capito quanto
fosse importante averne uno. Entrambi siete diventati fortissimi, spingendovi
inconsciamente a migliorarvi a vicenda. Inoltre, Sasuke faceva parte del tuo
Team, quindi è naturale che fra voi sia nata una rivalità. La stessa cosa vale
per me. Anche se ora…”
Naruto spalancò gli occhi. “Il tuo rivale è… era Neji“ Disse flebile con la testa bassa. La perdita del compagno era ancora
vivida nelle menti dei due ragazzi. Ha distanti di mesi il dolore era ancora
li.
“Mi ero promesso che,
un giorno, lo avrei sfidato. Neji era il mio traguardo finale. Se avessi vinto,
allora… significava che ero davvero diventato un grande ninja. Ogni giorno mi
allenavo in vista del traguardo, tuttavia, non mi sentivo mai pronto al punto
da sfidarlo apertamente. Esitavo perché non ero sicuro di me. Lui era un genio
della lotta e non potevo permettermi di sottovalutarlo. Mi dicevo: non è ancora
abbastanza per sconfiggerlo. Serve più allenamento.” Il ninja sospirò
malinconico, mantenendo la testa bassa.
“Prima della guerra
avrei potuto sfidarlo in qualunque momento. Avrei dovuto cogliere l’attimo e
mettermi alla prova invece di puntare solo ed unicamente alla vittoria finale.
Adesso… lui è morto e, con esso, anche il mio obiettivo.”
Naruto si avvicinò cautamente al compagno e, guardandolo
negli occhi lucidi e arrossati dalle lacrime, disse “Capisco quello che stai provando. Durante l’esame di selezione dei
chunin c’è stato un momento in cui ti mi hai fermato dal dargli una lezione,
rivelandomi quanto forte fosse il desiderio di batterti con lui.”
“Il fato ha voluto che
fossi io il suo avversario prima di te. Tu eri rimasto in tribuna a guardare.
Al posto tuo, anch’io mi sarei sentito invaso dalla rabbia e dalla gelosia.
Neji era un vero è proprio genio. Però… anche se hai perso la chance di
misurarti con lui, ci sono anche altri ninja con cui batterti. Inoltre, non
credo affatto alla storia del non riuscire a migliorarsi. Sei uno dei migliori
esperti di taijutsu che io conosca. Sei in grado di aprire le porte del Chakra
e di utilizzare le tecniche del Loto. Molti ninja tremerebbero al solo pensiero
di scontrarsi con te.” Lee non parve
convincersi delle parole di Naruto.
“Pensa al maestro
Gai.” esclamò Naruto imperterrito, cercando di dare nuova forza e coraggio
all’amico “Durante la guerra è riuscito a
tener testa da solo a un ninja spaventoso come Madara Uchiha. Assimilando i
poteri del decacoda era divenuto un Dio e lui è riuscito ad affrontarlo
ugualmente.”
“Dimentichi che il
prezzo che ha dovuto pagare per aver usato quel potere era la vita. Se tu non
lo avessi salvato… a quest’ora lui non ci sarebbe più.“ Le parole dure di
Rock Lee fecero ammutolire il ninja biondo. “Ammirò
ciò che il maestro ha fatto. Se ne avessi avuto la forza, anch’io avrei usato
quel potere e sacrificato la mia vita per il bene di tutti. Però… usare quel
potere comporta un costo troppo alto. Non voglio finire come l’ultima volta o come il maestro Gai, paralizzato dalla vita in
giù su una sedia a rotelle. Non voglio sentirmi inutile mentre gli altri lottano
per proteggere ciò che amano.”
“Io… voglio diventare
più forte. Sempre più forte. Questo è il mio desiderio.” esclamo un Rock
Lee ardente di determinazione. La tristezza che lo aveva avvolto poco prima
sembrava essere scomparso nel nulla.
“Eheh!”
“Uh? Perché ridi?” domandò
Lee guardando Naruto esibire uno dei suoi soliti sorrisi a 32 denti.
“Sei davvero l’allievo
del maestro Gai. Riconosci di avere dei limiti, eppure aspiri a diventare più
forte. Non vuoi fermarti. Dev’essere ciò che voi chiamate “Lo Spirito della
Giovinezza”, giusto?”
“Esatto! Come suo
allievo è naturale che io abbia ereditato il suo stesso spirito.” rispose
fiero, colpendosi il petto.
“Il maestro Gai ha
sempre idolatrato la sua giovinezza, anche quando sembrava che essa fosse
giunta al suo termine. Ha sempre continuato imperterrito ad allenarsi, a
credere in se stesso. Tu, invece, sei appena all’inizio della tua gioventù e
sostieni di aver già raggiunto il tuo limite. Hai smesso di credere in te e
nelle tue capacità. È cosi, non
è vero?” esclamò Naruto a mo di rimprovero.
Il giovane Lee abbassò il capo, come colpevole di un
crimine. “Sei il maestro avesse ascoltato
ciò che ti ho detto… scommetto che sarebbe rimasto molto deluso. Non avrei più
avuto il coraggio di guardarlo negli occhi” ammise con amara tristezza.
Naruto avanzò verso il foco acceso. Osservò con attenzione
le scintille che ne scaturivano. La loro luce era minuscola e flebile. Saliva
in cielo per qualche secondo per poi spegnersi, facendo rimanere null’altro che
fumo e cenere che salivano sempre di più fino a disperdersi nel cielo infinito.
Quella notte, il cielo era nuvoloso. Non c’erano stelle. Un’atmosfera
cupa, carica di tristezza. Sembrava che il tempo gli fosse ricordare l’orribile
serata trascorsa poco prima. Il suo pensiero volo a lei. Alla ragazza che per
lungo tempo occupava i meandri della sua mente. Più cercava di scacciarla, più
il suo viso sconvolto e sfigurato dal dolore appariva davanti ai suoi occhi. Non
riusciva a dimenticare.
“Naruto…” Rock Lee
gli si avvicinò, ridestandolo dai suoi pensieri. Per un attimo si era
dimenticato del suo compagno. Si era dimenticato persino che il resto del mondo
lo riconosceva come eroe.
“Io ti capisco, Rock
Lee. ” esclamò Naruto, sorprendendo il ninja. Il tono di voe con cui
l’avevo detto era diverso. Era più profondo, più maturo.
“Capisco perfettamente
cosa stai provando in questo momento. Da quando siamo diventati ninja, anzi da
prima, non abbiamo fatto altro che combattere per realizzare i nostri sogni. I
sogni degli uomini. Tutti hanno dei sogni. Ci sono persone come me e te,
persone che non hanno paura di far conoscere i propri desideri al mondo. Altri,
invece, rinunciano alla prima difficoltà. Non provano neanche a realizzarli,
rinnegando persino a loro stessi di averli.”
Nel fuoco ardente Naruto rivide il se stesso del passato.
Quelle fiamme cosi luminose, roventi e passionali rispecchiavano la sua
determinazione.
“Per tutta la vita non
ho fatto che combattere per realizzare il mio sogno. Il sogno di essere
accettato da tutti per quello che sono. Per rendere quel sogno realtà, mi sono
posto un obiettivo che mi avrebbe fatto giungere al risultato che volevo.
L’obiettivo: Diventare Hokage! Il mezzo per giungere al risultato.”
“Vuoi dire che sogno e
obiettivo sono due cose diverse?” Rock Lee rimase incuriosito dal modo di
parlare dell’Uzumaki. Perché aveva iniziato a parlare in prima persona?
“La differenza fra
sogni e obiettivi è molto sottile. Il sogno è qualcosa di fantastico e qualcosa
di fantastico che si forma nel nostro inconscio e vaga nella nostra mente senza
prendere consistenza. L’obiettivo invece è qualcosa di più concreto. È un
progetto chiaro e logico che una persona tende a raggiungere per tutta la vita
ed è ciò che ti permette di avvicinarti al tuo sogno. Come per me era quello di
diventare Hokage, il tuo obiettivo era quello di diventare forte usando solo le
arti marziali.”
Rock Lee annui, comprendendone il significato. Sogno e
obiettivo. Due parole apparentemente simili ma diversi quanto il cielo e la
terra.
Naruto scrutò nuovamente il cielo e, questa volta, fra il
turbinio di nuvole che lo sovrastava, riuscì a scorgere una piccola stessa che,
in solitudine, brillava di luce propria.
“I sogni non sono da
sottovalutare perché hanno, per ogni singola persona, un valore unico e
autentico. Per anni ho combattuto per il mio. Mi sono fissato sempre nuovi
obiettivi che mi avrebbero permesso di salire sempre più in alto. Alla fine,
anch’io c’è l’ho fatto. Il sogno che tanto ho agognato in vita era ha portato
della mia mano.” Naruto ripensò alla richiesta di Tsunade di diventare
Hokage. Richiesta che, sorprendentemente, aveva rifiutato. “Mancava poco ormai. Ho allungato il braccio per afferrarlo… per
rendere il mio sogno realtà.” Naruto allungò la mano verso il fuoco,
sentendo sotto il suo palmo quanto esso fosse rovente e vivace. Rock Lee rimase
incantato ad osservare le sue reazioni. Il suo compagno stava cercando di
comunicargli qualcosa di importante eppure… continuava a parlare i prima
persona, come se la cosa non lo riguardasse.
“Ma poi… è successo
qualcosa.” Esclamò con voce grave il biondo, arrestando la mano che si
stava avvicinando pericolosamente al fuoco. Se avesse continuato si sarebbe di
sicuro scottato.
“C-Cosa?” domandò
Lee, smanioso di sapere.
“Ho esitato!” disse
calmo, arretrando la mano. Guardò il palmo in maniera contemplativa, come se
sentisse qualcosa su di esso ma senza avvertirne la consistenza. “Mi sono fatto indietro. Ancora non capisco
il perché… per quale motivo ho esitato?”
Rock Lee parve non capire. Era confuso. Perché Naruto
parlava in quel modo? Comunque sia, provò a dare una risposta al quesito del
ragazzo.
“Magari non eri ancora
pronto.” disse il ninja , imitandolo e avanzando la mano verso il fuoco
ardente. “Avevi paura che se avessi
continuato ad avanzare, senza aver preso le dovute precauzioni, ti saresti
scottato.” concluse il ragazzo, traendo a se la mano. Il fuoco era davvero
caldo. Sentiva il palmo bruciare sotto la sua pelle. Aveva allungato il braccio
allo stesso modo di Naruto, avvertendo il bruciore entrare quasi nelle ossa.
Naruto invece non aveva fatto una piega. Quasi non avesse avvertito alcun tipo
calore su di se.
“No! Non è questo” replicò
il ninja biondo. “È qualcosa di diverso.
E come se…”
Il sogno per il quale ho combattuto.
Il sogno per il quale mi sono allenato.
Il sogno per il quale ho sofferto.
Quello stesso sogno, adesso…
… non fosse più abbastanza per me.
L’espressione di Naruto non trasmetteva emozioni. I suoi
occhi azzurri erano vuoti e privi di qualsiasi sentimento. Come se, ad un certo
punto, avesse perso quella sicurezza e determinazione che da sempre lo aveva
contraddistinto dal resto della massa.
“Mmh!” mugugnò
Lee, riflettendoci su. “Vuoi dire che
quel sogno… non è sufficiente per renderti felice?”
“Gli uomini possono
essere creature avide ed egoiste a volte. Vogliono ottenere sempre di più,
anche ciò che non possono ottenere. I sogni degli uomini servono a raggiungere
la felicità. In teoria è cosi funziona. Eppure… perché mi sento cosi? Perchè
sento che ciò non è abbastanza? Sostenere che i sogni non sono sufficienti a
renderti felice è assurdo, non trovi?” Naruto
cercò di sorridere. Non era uno dei suoi soliti sorrisi. Era velatamente forzato
ma il compagno non se ne accorse, troppo impegnato nelle sue riflessioni.
“Si! In effetti quello
che dici non ha senso” esclamò sincero il ragazzo, incrociando le braccia.
Rimase in silenzio ad osservare il fuoco che si stava indebolendo. “Sogno… felicità… “ sussurrò piano il ninja.
Una scintilla più forte delle altre schioccò dal piccolo falò e, con essa,
schioccarono anche le dita del ninja dalle sopracciglia folte. “Magari è proprio qui che sta il problema. “
esclamò improvvisamente, attirando l’attenzione del ninja biondo.
“Il problema?!”
“Hai detto che i sogni
servono a raggiungere la felicità, no?”
“Si, l’ho detto.”
“Ma hai anche detto
che quello stesso sogno non era abbastanza per raggiungere la felicità.”
“S-Si!”
“Allora è proprio qui
che sta il problema. La causa di tutto c’è l’hai proprio davanti agli occhi.”
“Insomma dove vuoi
arrivare, Rock Lee?”
“È il sogno il
problema.”
“Il... sogno… “ Naruto
alzò scettico un sopracciglio. Non riusciva a capire dove volesse arrivare il
compagno.
“Ascoltami bene. I
sogni sono la vetta. Sono ciò che ci porta alla felicità, che ci ripaga dei
nostri sacrifici. Se quel sogno non è stato in grado di renderti felice
significa che… è sbagliato.”
“Il sogno… è
sbagliato?!”
“Esatto! Magari il tuo
vero sogno era un’altro e fino ora non hai fatto che inseguire qualcosa che non
ti avrebbe mai portato alla felicità. Ecco perché ti senti cosi.”
“Perché mai avrei
dovuto farlo? Insomma… come avrei fatto a sbagliare?”
“Forse il tuo vero
sogno è qualcosa che hai ritenuto impossibile da raggiungere e hai deciso di
cambiare strada. Hai scelto di inseguire un altro obiettivo quando, in realtà,
non era altro che un ripiego.”
Naruto osservò il volto sorridente del ragazzo, dopodiché,
tornò a guardare il fuoco. Le parole che veva pronunciato lo avevano colpito
nel profondo. Tutto ciò che aveva fatto, tutto ciò per cui aveva lottato… tutto
per un sogno fasullo. Diventare Hokage, ottenere la riconoscenza del villaggio…
erano davvero cosi importanti per lui?
“Il mio… vero sogno…
Possibile che io… abbia dimenticato… “ Naruto pronunciò quelle parole cosi
lievemente che Rock Lee non riuscì a coglierne nemmeno una. Entrambi rimasero
in silenzio a pensare, a guardare il falò spegnersi nell’oscurità e nel silenzio della foresta.
“Ah! Ma certo!” gridò
improvvisamente il giovane Lee, colto di una nuova intuizione. “Sono uno sciocco!” Il ragazzo carico il
pugno e colpi violentemente la sua stessa guancia, facendo fuoriuscire anche un
po’ di sangue dal labbro sinistro.
“Cosa stai facendo?
Sei impazzito?” domandò Naruto, allarmato dal comportamento del compagno.
Rock Lee prese un piccolo tronco che era nelle vicinanze e
lo gettò tra le fiamme, esclamando a gran voce “Se il fuoco rischia di spegnersi, non devi fare altro che
alimentarlo. In questo modo, tornerà a brillare di una luce nuova e
incandescente. Naruto… tu sei l’eroe, il ninja più forte del villaggio.
Paragonando i miei progressi ai tuoi mi sono scoraggiato e… la morte di Neji ha
contribuito ad affievolire il mio spirito. Mi sono convito di aver già
raggiunto il mio limite, di non poter diventare più forte. È stato questo il
mio errore. È ovvio che non mi sarebbe mai bastato. Quanto sono stupido! Se
Neji mi vedesse adesso… riderebbe di me. La fuori ci sono sicuramente ninja più
forti di me e di te. Nuovi rivali con cui misurarmi. E non solo… nuovi nemici
potrebbero apparire all’orizzonte. Se non mi alleno, rischio di non avere la
forza necessaria per proteggere il villaggio e le persone che amo. Devo
continuare ad alimentare le fiamme del mio spirito. Lo spirito della giovinezza
che arde in me non si spegnerà mai, proprio come mi ha insegnato il maestro
Gai. Non posso e non devo fermarmi.”
Naruto rimase colpito dalla velocità di ripresa del suo
compagno. Dall’essere ad un passo dalla sconforto e riuscito a riprendersi
brillantemente, sfoderando un forza di spirito impressionante.
“Ti ringrazio, amico
mio. Senza di te non ci sarei mai arrivato. esclamò il giovane abbassando
la testa a mo di preghiera.
“Ehi! Guarda che non
devi ringraziarmi. Non ho detto niente di che. Alla fine, ci sei arrivato da
solo.” Replicò modesto il ninja biondo, grattandosi il capo.
“Prima, mentre parlavi
dei sogni e degli obiettivi di un’uomo, mi hai davvero colpito. Ti sei talmente
immedesimato in me che hai cominciato a parlare in prima persona. Per un attimo
ho pensato che anche tu fossi infelice del tuo sogno. Ma è impossibile. Sei
l’eroe del villaggio, hai già il rispetto di tutto il villaggio e se
praticamente ad un passo dal diventare Hokage. Cos’altro potresti volere di
più?”
Rock Lee pronunciò quelle parole cosi ingenuamente da
ignorare l’effetto che esse avrebbe avuto su Naruto. Il ragazzo non replicò,
troppo assortito dai suoi pensieri. Non poteva fare a meno di pensare alle
parole che il ragazzo aveva pronunciato un’attimo prima.
Magari il tuo vero sogno era
un’altro e fino ora non hai fatto che inseguire
qualcosa che non ti avrebbe mai
portato alla felicità.
Forse il tuo vero sogno è
qualcosa che hai ritenuto impossibile da raggiungere
decidendo alla fine di cambiare
strada.
Rock Lee era riuscito a trovare la risposta che stava
cercando, cancellando tutti i turbamenti che lo attanagliavano. Per Naruto,
invece, non è stato cosi. Anzi, i suoi dubbi si erano incrementati. Per quale
motivo? Che cos’ho fatto finora? Si domandava continuamente il ninja biondo.
Rock Lee considerava il suo sogno come la fiamma del suo
spirito. Qualcosa che doveva sempre essere alimentato, che non si sarebbe mai
dovuto spegnere. Lo spirito della giovinezza tramandato dal suo maestro.
Per Naruto… alimentare il suo sogno non era sufficiente. Diventare
Hokage era la coronazione del suo sogno. Era la cima della montagna che aveva
cosi duramente scalato. Non avrebbe potuto arrivare più in alto. Eppure… Il suo
sogno esigeva qualcosa di più. Possibile che la sua felicita si trovasse più in
alto?
Naruto alzò la testa, osservando ancora una volta la stella
solitaria che brillava in cielo. In quel piccolo punto luminoso scorgeva una
figura che, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a focalizzare. Il ninja
provò ad allungare la mano.
Se avesse raggiunto quella stella, allora forse… avrebbe
raggiunto la felicità.
In cielo c’è una stella per ognuno di noi
Sufficientemente lontana perché i nostri
dolori non possano mai offuscarla
Le nuvole sempre più cupe si chiusero, lentamente, oscurando
la visuale della stella. Naruto sapeva che era
li, anche se non riusciva più a scorgerla. Il ninja l’ho
interpretò come un segno.
Non è ancora il momento. Non sono in grado di raggiungerla.
“Riguardo la faccenda
del rivale… ho deciso!” Naruto si voltò verso il giovane Lee. Il ragazzo
aveva parlato per tutto il tempo ma lui non gli aveva prestato attenzione. Di
che diavolo stava parlando?
“Da questo momento in
poi...” Rock Lee puntò il dito contro Naruto “… sarai tu il mio nuovo rivale.”
“Ehi! Ehi! Aspetta un
attimo! Ma…” Naruto,colto alla sprovvista, porse le mani in avanti per
cercare di fermarlo ma fu tutto inutile.
“Niente ma. Ho deciso!
Nella vita è importante avere una rivale. Prendi il maestro Gai. Il suo rivale
è sempre stato il maestro Kakashi, uno dei ninja più forti e temibili di
Konoha.”
“Grazie a lui, il
maestro Gai è riuscito a migliorare tantissimo. Ad ogni loro sfida, entrambi
diventano più forti e il loro spirito ha continuato ad ardere senza mai
fermarsi. Dato che tu sei il ninja più forte, sei anche il rivale ideale con
cui confrontarmi. Faremo un sacco di sfide e, in questo modo, anch’io
migliorerò. Diverrò ancora più forte e, un giorno, riuscirò ad eguagliarti.”
“S-Si! Ho capito cosa
vuoi dire ma…” Naruto iniziò a sudare freddo, immaginando le miriadi di
sfide e tormenti che il ragazzo gli avrebbe sottoposto.
“Se ti rifiuti… dirò
all’Hokage cosa hai combinato qui.” Un sorriso malefico si formò sul volto
del ninja “Sai che questi alberi sono
sacri per il villaggio. La foresta ci protegge dei nemici e ci permette di
spostarci rapidamente da una parte all’altra del nostro paese. Se Tsunade
vedesse cosa hai combinato qui, cosa credi che ti succederebbe?”
Naruto sbiancò di colpo, immaginando uno dei pugni
dell’Hokage che si infrangeva violentemente sul suo viso. Naruto sospirò
profanamente, arrendendosi alla pretese del suo nuovo rivale. Dopo qualche
secondo, la sua espressione mutò in un sorriso sincero. Con gli occhi luminosi
e determinati, Naruto protese il pugno destro in avanti e disse risoluto “Va bene! Ci sto! Sarò io il tuo nuovo
rivale.”
Rock Lee annuì deciso e, con espressione entusiasta, porse a
sua volta il pugno facendolo combaciare con quello del ninja biondo.
“Bene. La nostra prima
sfida i terra qui” esclamò il ragazzo guardando il campo devastato in cui
Naruto si stava allenando “Domani
partirai per il tuo viaggio. Perciò, non abbiamo molto tempo. Voglio combattere
contro di te. Devo mettere alla prova le mie capacità, in modo da capire quanto
lontano devo ancora andare per riuscire a raggiungerti. Quanto tornerai, sarai
diventato senza dubbio più forte e affronteremo nuove sfide che serviranno a
renderci più forte.”
“La nostra prima
sfida, eh?” sorrise Naruto, ricambiando lo sguardo ardente del compagno.
“Consideralo il mio
regalo d’addio. Non puoi rifiutarti.”
“D’accordo!” acconsentì
Naruto “Combatteremo proprio qui.
Appuntamento domani mattina alle 9:00. Meglio che ti prepari alla tua prima
sconfitta.”
“Tsk! Anche se sei il
ninja più forte del villaggio, non mi fai nessuna paura. Sono un osso duro da
mettere al tappeto” replicò Lee, con lo stesso sono di sfida. “A proposito, ti senti in grado di
combattere?”
“Eh? Certo che lo
sono. Perché mi fai questa domanda?”
“Ecco… poco fa hai
perso conoscenza“ esclamò il ninja, ricordando ciò che era successo al
ragazzo un attimo prima “Quando ti ho afferrato per non farti
cadere, hai iniziato a tossire. In quel momento… credevo di averti visto
sputare sangue. Per questo mi sono preoccupato e ho controllato il tuo corpo
alla ricerca di ferite. ma devo essermi sbagliato. Probabilmente sei svenuto
solo per la stanchezza.”
“G-Gia! È cosi!”
replicò Naruto, non molto convinto. “Sto
bene.”
“Meglio cosi! Sarà
meglio tornare a casa” sentenziò il ninja col caschetto “Ho messo le tue cose dietro quell’albero.
Vai a prenderle mentre io spengo il fuoco.”
“Ok! Torno subito” esclamò
Naruto, incamminandosi in direzione dell’albero che Rock Lee gli aveva indicato.
Nel mentre camminava, il ninja biondo ripenso alle ultime parole del compagno. Aveva davvero perso conoscenza? Eppure, mentre
scagliava i suoi Rasengan contro gli alberi, non aveva avvertito alcun sintomo
di stanchezza. Possedeva più chakra dei ninja normali. Era impossibile averlo
esaurito per cosi poco. Non aveva
affrontato una vera e propria battaglia.
Forse sarà stata colpa della sbornia presa durante la festa.
Non era abituato a bere cosi tanto alcol e, senza rendersene conto, era finito
per collassare. Si! Dev’essere andata cosi! Pensò il ragazzo fra se e se.
Naruto aveva quasi raggiunto l’albero, quando…
“TU-TUM!”
“C-Che diavolo sta… “ La
vista cominciò ad annebbiarsi. Il corpo divenne freddo e pesante come la
pietra. Le sue energie stavano scendendo vertiginosamente. Li ci volle una
frazione di secondo per capire… Stava perdendo di nuovo conoscenza. Si aggrappò
con tutte le sue forze al tronco davanti a se, respirando affannosamente. Naruto
volse lo sguardo alle sue spalle. Rock Lee era ancora occupato a spegnere il
fuoco e non gli stava prestando attenzione.
Il ninja biondo si inginocchio lentamente, sforzandosi di
ripristinare la sua respirazione. Strinse i denti, sentendo un improvviso
bruciore svilupparsi intorno al suo ventre. Il dolore cocente non proveniva dagli
organi interni. Si trattava di qualcos’altro.
Improvvisamente, un colpo di tosse. Naruto mise il dorso
della mano fasciata sulla bocca per cercare di reprimere il rumore. Quando l’ha
allontanò, scorse su di essa delle macchie. Gli occhi azzurri si spalancarono,
inorriditi e spaventati da ciò che avevano visto.
No! Non può essere!
“Allora Naruto. Hai
finito di prendere le tue cose?” esclamò il ninja alle sue spalle. Naruto
cercò di ricomporsi con tutte le sue forze. Prese la sua borsa ninja e l’attacco
alla cinta dei suoi pantaloni. Poi, si issò in piedi, sentendo le gambe tremare
per lo sforzo. Fortunatamente, il bruciore stava scomparendo e il corpo stava
riprendendo le sue funzionali normali. La respirazione era tornata regolare.
Doveva fare in modo che Rock Lee non si accorgesse di quanto gli era accaduto.
“Si! Sono pronto!” rispose
il ninja, totalmente disinvolto. Il sudore che gli grondava la fronte era
impossibile da notare nel buio della foresta.
“Bene! Andiamo!” Rock
Lee prese la rincorsa, sali lungo il tronco dell’albero e incominciò a saltare
da un ramo all’altro in direzione del villaggio. Naruto lo seguì subito dopo.
Rimase sollevato nel constatare che il corpo eseguiva i suoi comandi come al
solito. Ciò che era accaduto poco prima
era stato provocato dalla stanchezza e dall’aver assunto troppo sakè. Nel
mentre formulava quel pensiero, Naruto rivolse lo sguardo alla mano destra
completamente ricoperta di bendaggi. Le macchie rosse che aveva notato poco
prima c’erano ancora. Non era stata immaginazione. Aveva davvero sputato
sangue.
Il ninja scosse la testa a mo di rifiutò, ripetendo a se
stesso che era stato solo una coincidenza, un caso fortuito.
Nel mentre seguiva il suo compagno e rivale verso la strada
di casa, Naruto pronunciò ancora una volta, con maggior convinzione, le parole
che l’indomani l’avrebbero sostenuto durante la sfida.
“Sto bene! Posso
combattere!”
*
* *
“… e questo è quanto.”
Shikamaru aveva appena finito di raccontare a Kakashi gli
eventi accaduti durante la festa. La disputa verbale avvenuta fra Naruto e
Sakura era ancora vivida nella sua mente. Aveva cercato di usare le stesse
parole pronunciate da Naruto nei confronti di Sakura, senza tralasciare nulla. Kakashi
era rimasto tutto il tempo ad ascoltare il racconto, senza interromperlo e
senza fare domande. Continuò a rimanere in silenzio per qualche minuto,
cercando di metabolizzare nella sua mente tutti gli avvenimenti.
“Capisco!” pronunciò
alla fine il jonin con un velo di tristezza “Grazie
per essere venuto qui a riferirmelo, Shikamaru.”
“Eri al corrente delle
intenzioni di Naruto? Sapevi che voleva lasciare il Team 7?” domandò serio
il ragazzo.
“No! Non lo sapevo” rispose
Kakashi con un sospiro “Tuttavia, il
fatto che Sai e Sasuke lo sapessero mi dà da pensare. Perché l’ha tenuto
nascosto fino a questo momento?”
“Quindi, cos’hai
intenzione di fare? Vuoi provare a fermare Naruto oppure… vuoi lasciarlo fare?”
“Non lo so!” replicò
Kakashi, osservando la fotografia del Team 7 al completo “Domani mattina andrò a parlare con l’Hokage. Sentirò cos’ha da dirmi a
riguardo. Poi, andrò a parlare con Naruto e vedremo cosa succederà. Ora come
ora, la mia unica preoccupazione è Sakura. Quella povera ragazza… non mi
aspettavo che proprio Naruto gli avrebbe detto cose del genere. È stato
crudele.”
“Gia! Uno spettacolo
orribile. Naruto era irriconoscibile. Il suo volto sfigurato dalla rabbia e i
suoi occhi… il solo ricordo ma fa venire i brividi.” Shikamaru si alzò
barcollante, quella sera aveva bevuto fin troppo e adesso sentiva il sonno
farsi largo in lui. “Spero che tu, al
contrario di me, riesca a risolvere la faccenda, Kakashi. Io non sono stato in
grado di fare niente.”
“Perché l’hai fatto?” domandò
il ninja, alzandosi a sua volta “Di
solito non ti impicci degli affari altrui. Le faccende che non ti riguardano le
definisci seccature. Eppure, hai cercato di riappacificare le cose fra Naruto e
Sakura e sei venuto qui da me, a quest’ora della notte, a raccontarmi tutto. Perché?”
Shikamaru non ci pensò su molto. Semplicemente rispose “Chi lo sa!” Prese una sigaretta dal suo
pacchetto e continuò “Magari volevo semplicemente aiutare degli
amici in difficoltà. O forse sono ubriaco e ho agito senza riflettere. Oppure…
“ Shikamaru mise la sigaretta fra le labbra e mugugnò “… oppure volevo semplicemente fare qualcosa che mi pulisse la
coscienza.”
Shikamaru sentiva ancora su di se la responsabilità di
quanto accaduto. Il giorno in cui avevano dichiarato Sasuke traditore, aveva
lasciato che Sakura prendesse in mano la situazione. Quel giorno definì se
stesso uno sciocco. Se fosse stato al
corrente delle sue intenzioni, l’avrebbe fermata senza pensarci due volte. Se
fosse intervenuto in tempo… Naruto e Sakura sarebbe ancora amici. Anche se in
minima parte, sentiva che la responsabilità di quello che era successo quella
sera era solo sua.
Kakashi sorrise ed esclamò “Sei cambiato, Shikamaru. Un tempo non avresti agito cosi. Sono
contento.”
“Non sei l’unica
persona che me lo dice. Anche Temari mi ripete spesso che sono cambiato. Una
parte di me non la sopporta, ma… la parte importante mi dice che ha ragione. Se
sono venuto qui lo devo a lei, che mi ha incoraggiato.”
“Adesso ti fai
influenzare dalle donne, vedo. Se vuoi uno di questi giorni ti presto uno dei
miei libri.” Disse il jonin con tono suadente, accompagnando il tutto da
dei leggeri colpetti sulla spalla.
“No, grazie! Posso
cavarmela benissimo senza i consigli perversi di quel libro.” si affrettò a
rispondere Shikamaru, mostrando un lieve arrossamento delle guance. “Voglio essere migliori di cosi. Non solo
come ninja, ma anche come uomo. Per questo prendo sempre come riferimento mio
padre. Di sicuro, lui l’avrebbe fatto per i suoi amici.”
Kakashi annui lievemente. Aveva ancora qualcosa da dire al
ragazzo “Prima ti ho detto che… non ho
mai voluto seguire le orme di mio padre. Tutt’ora penso di aver fatto la scelta
giusta e non me ne pento. Tu, invece, hai scelto di seguire le orme di tuo
padre e… credo che non sia sbagliato. I nostri padri erano due persone diverse
e ci hanno lasciato in maniera diversa. Shikaku è morto con onore mentre Zanna
Bianca è morto nel disonore. Non pretendo di capire il tuo dolore. Anche tu non
comprenderai il mio. Scegliamo da soli quale sia la strada migliore da
percorrere e sta noi decidere se sia giusta o sbagliata. Tuttavia, qualunque
sia la tua scelta, c’è una cosa che non devi mai dimenticare. La cosa più
importante.”
“La cosa… più
importante?!”
“Qualunque strada
scegli di percorrere o qualunque persona scegli di seguire, non devi dimenticare
il tuo vero obiettivo. Lo scopo di ogni vero ninja di questo villaggio. Ossia…
proteggere il Re.”
Shikamaru spalancò gli occhi sorpreso, poi li richiuse,
ripensando a suo padre e al suo caro maestro, e sorrise “Hai ragione. Proteggere il Re è la cosa più importante.”
“Vedrai che se terrai
bene a mente questo obiettivo, non perderai mai il tuo cammino. Potrai seguire
le orme di tuo padre e, un giorno, diverrai migliore di lui. Perciò, cerca di
fare del tuo meglio nel ruolo che ti compete. Sii sempre te stesso.”
“Grazie, maestro Kakashi!
Non lo dimenticherò” esclamò il giovane chunin con sincera gratitudine.
“Ehi! Non sono il tuo
maestro. Ho voluto solo darti un consiglio da amico” replicò il ninja
facendogli occhiolino.
Kakashi accompagnò il ragazzo all’uscita di casa. Poco prima
di varcare la soglia, lo rincuorò dicendogli “Vedrai che le cose fra Naruto e Sakura si sistemeranno.”
“Lo sperò!” rispose
semplicemente Shikamaru, accendendosi la sigaretta. Cominciò ad incamminarsi
verso casa sua a passo tranquillo. All’improvviso la voce del jonin lo
costrinse a voltarsi nuovamente.
“Ehi! Shikamaru!” esclamò
Kakashi, poco prima di chiudersi in casa “La
prossima volta che giocheremo a Shogi, vincerò io.”
Shikamaru iniziò a ridere di gusto e, accettando la sfida,
rispose a sua volta “Staremo a vedere!”
In cuor suo, era contento di aver trovato un amico e un rivale
con cui continuare a coltivare questa sua passione.
Mentre camminava per le vie del villaggio, si domandava se
le cose si sarebbero sistemate fra Naruto e Sakura. Kakashi appariva ottimista
e anche lui non voleva essere da meno. La razionalità non avrebbe preso il
sopravvento. Doveva credere che le cose si sarebbero aggiustate.
Alzando il capo, Shikamaru vide il cielo coperto di nuvole. Nessuna
stella era visibile. I suoi pensieri andavano all’indomani. A cosa sarebbe
successo.
Domani probabilmente pioverà.
Domani devo compilare dei documenti importanti per l’Hokage.
Domani Kakashi cercherà di salvare il suo Team.
Domani Naruto partirà per il suo viaggio.
Domani Sakura cercherà di farsi perdonare per ciò che ha
fatto.
Domani tutto si risolverà!
Domani… domani… che succederà?
Ciao a tutti ragazzi
:)
Sono tornato dopo un’infinita
di tempo. Spero che tutti stiate bene.
Mi dispiace di essere
scomparso senza avvertire. Ho avuto il mio bel da fare. Come tutti del resto. Inoltre,
di recente ho avuto una new entry in famiglia che si è rivelata una distrazione
(piacevole) che mi ha tenuto lontano dalla scrittura. In più, c’è sempre in
mezzo quel pizzico di pigrizia che non manca mai nella mia vita.
Ho approfittato di
questo lasso di tempo per rileggere la mia storia. Cosi ho fatto mente locale
su quanto ho già scritto e ho notato i meravigliosi, stramaledetti ed
immancabili errori grammaticali di ogni capitolo. Perciò, questi mesi non sono
andati del tutto perduti. Di sicuro ho perso molti lettori XD Comunque, passiamo
al capitolo.
Questo capitolo è
stato incentrato tra quelli che sono i miei personaggi preferiti. In
particolare, ho voluto dedicarlo a Rock Lee che, nel manga, è stato un po’ accantonato.
Io personalmente tendo ad adorarlo perché
lui fra tutti rappresenta il ninja “normale” della generazione di Naruto.
Non possiede arti magiche
o illusorie. Basa tutto sulle arti marziali e sull’allenamento fisico. Deve
lavorare più duramente di altri per riuscire a stare al passo. Avrei voluto
maggior sviluppo per il suo personaggio. Spero che voi lo abbiate apprezzato
quanto me ;)
Passiamo a Kakashi e Shikamaru.
C’è bisogno che dica qualcos’altro? Non serve sottolineare quanto gli adori. Il
capitolo parla per me. Sono entrambi dei grandi ninja.
Molto di ciò che ho
scritto, in particolar modo il dialogo fra Naruto e Rock Lee riguardante i
sogni potrebbe non essere compreso. Non preoccupatevi, l’ho fatto di proposito.
Ha un significato molto importante dietro e, credetemi, so cosa sto facendo :)
Cercherò di scrivere
quanto più mi è possibile in questo periodo di semi-liberta XD
Vi chiedo nuovamente
scusa per il ritardo. Spero che il capitolo sia abbastanza lungo. Ringrazio
tutti coloro che continueranno a seguirmi, chi mi recensisce, chi ha inserto la
storia tra le preferite e le seguite. Grazie a tutti ;)
Ringrazio anche coloro
che mi correggono sempre sugli errori grammaticali che faccio. Apprezzo un
sacco il vostro supporto e i vostri consigli.
Grazie ancora a
tutti. Spero di risentirvi presto ;)
Un saluto .
Leon92
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Capitolo 39 *** Primo amore e Vero amore ***
Cap 39
“Sakura! Sono Ino!
Apri la porta, per favore.”
Il giorno della partenza di Naruto era finalmente arrivato.
Era mattino presto e il Sole era sorto già da qualche ora. Dopo i tragici
avvenimenti della sera prima, la giovane Ino decise, prima di recarsi in ospedale,
di fare un salto a casa Haruno per appurare le condizioni della sua migliore
amica. Dopo che quest’ultima era fuggita via sotto gli occhi impietriti di
tutti i presenti, non avevano avuto alcun modo di parlare. L’aveva lasciata
sola con il suo dolore. Naruto sarebbe partito da li a qualche ora e Sakura di
certo non l’avrebbe lasciato andare via senza chiarire prima le cose. Ino
sapeva quanto fosse profondo il loro legame e Sakura non sarebbe rimasta ferma
a guardare mentre ogni cosa si sgretolava davanti ai suoi occhi.
In questo momento la Yamanaka si trovava di fronte l’entrata
della sua camera e tamburellava insistentemente sulla porta già da qualche
minuto, senza però ricevere risposta.
“Mi senti, Sakura?” domandò
la bionda esasperata, continuando a bussare. “Signora Haruno, è sicura che sua figlia sia in stanza?”
“Certamente” rispose
la donna con sicurezza “Ieri sera è
rientrata a casa molto tardi. Io e mio marito eravamo già a letto e abbiamo
sentito chiaramente la porta della sua stanza che si apriva e si chiudeva
velocemente. Poco prima che tu arrivassi, sono andata da lei dicendogli che era
pronta la colazione. Mi ha risposto con un secco “Non ho fame!”. Inoltre, da
quando è rientrata, non è uscita dalla sua camera. Questo non è da lei. A dire
la verità, è già da qualche tempo che vedo in lei degli strani comportamenti.
Mangia molto poco e la sua espressione è sempre cosi abbattuta, cosi
sofferente. Ho pensato che la mole di lavoro che doveva sostenere in ospedale
fosse troppo da sostenere. Tuttavia, Sakura mi ha sempre tranquillizzata
dicendomi che era in grado di farcela. Questa volta invece… È successo qualcosa
ieri sera, non è vero Ino?” domandò la S.ra Hurano piena di preoccupazione
per la figlia.
“Si! Ma sarebbe troppo
lungo da spiegare. Lasci che me ne occupi io.” Rispose la giovane ninja,
tentando di rassicurarla. La donna conosceva il legame d’amicizia fra lei e
Sakura. Da quando erano bambine, erano sempre state migliori amiche. Sapeva che
una delle poche persone con cui sua figlia si sarebbe confidata era proprio
lei.
“Sto cominciando a
perdere la pazienza. Vuoi deciderti ad aprire questa porta, si o no?” Ancora
una volta non ricevette nessuna risposta. A quel punto, la Yamanaka decise di
cambiare approccio. Non amava mettere il dito nella piaga, ciononostante, cosi
facendo avrebbe di certo fatto scattare la reazione che desiderava.
“Cosi hai deciso di
passare tutto il giorno in camera a piangere, vero? Naruto partirà da un
momento all’altro. Vuoi davvero lasciarlo andar via senza prima sistemare le
cose fra voi due? TI sta bene cosi? Vuoi davvero porre fine alla vostra
amicizia?”
“Vattene via, Ino!” tuonò
la rosa all’interno della sua stanza “Io
voglio… voglio restare da sola”.
“Grr!” grugnò la
kunoichi, stringendo i pugni con forza. In un scatto di collera, Ino calciò
prepotentemente la porta della stanza urlando “Vaffanculo, Sakura! Sei una codarda! Sappi che non rimarrò ferma a
guardare mentre tu e Naruto vi distruggete a vicenda, mi hai sentito?”.
Ino era sicura che l’amica aveva udito le sue parole ma
Sakura non ribatte nulla. Aveva davvero intenzione di starsene nella sua stanza
a compiangersi? Subito dopo, la Yamanaka si voltò, incrociando lo sguardo duro
della S.ra Haruno. Si era appena resa conto di aver calciato la porta della
stanza di sua figlia davanti a lei.
“E-Ecco… Mi scusi!” disse
Ino sorridendo e arrossendo vistosamente, nel mentre si grattava la testa
imbarazzata.
“Non preoccuparti” soffiò
la donna per nulla arrabbiata, voltandosi lentamente verso la stanza della
figlia. “Sai, non è la prima volta che
Sakura si comporta cosi. È successa la stessa cosa circa 4 anni fa. Il giorno
in cui il suo compagno di Team, Sasuke Uchiha, è fuggito dal villaggio. La
missione di recuperò fallì e lei si chiuse nel suo dolore. Tuttavia, come madre
riuscì a fare qualcosa. Si confidò con me e io la incoraggiai. Gli dissi che
doveva avere fede. Che il suo amico sarebbe tornato al villaggio. Conoscevo le
voci che giravano sul suo conto. Dopotutto, chi non consce la tragica storia degli
Uchiha. Sasuke era l’unico sopravvissuto in quella vicenda e pare che sia stato
proprio suo fratello a mettere in atto il genocidio. Sasuke scappò in cerca di
suo fratello, in cerca di vendetta. Tuttavia, a me non importava nulla. Io
avevo a cuore unicamente il benessere di mia figlia. Se la speranza l’avrebbe
aiutata a rialzarsi, allora ben venga. Solo dopo mi resi conto che… non fui io
a dargli quella speranza, bensì qualcun altro.”
“Naruto Uzumaki. Il
nuovo eroe di Konoha. Colui che è riuscito a riportare il sorriso sul volto di
mia figlia e divenuto la causa del suo dolore.”
“Ma… come ha…”
“Sei stata tu a dire
che la loro amicizia rischia di finire tragicamente. Io non ho mai parlato con
Naruto, tuttavia ho imparato a conoscerlo attraverso le parole di Sakura. In
questi anni ho sentito parecchie volte il suo nome e le imprese che ha
compiuto. Da forza portante rinnegato da tutti si è elevato alla nomea di
eroe. Sakura ammira profondamente quel
ragazzo. Il modo in cui parlava di lui, i suoi occhi brillavano di una luce che
non avevo mai visto prima e i suoi sorrisi erano… cosi sinceri, cosi reali.
Posso solo immaginare quanto sia profondo il suo legame con Naruto. La loro
amicizia è speciale. Forse non se ne rende ancora conto ma… Sakura tiene molto
a lui, più di quanto lei stessa immagini. Non permetterà che quel legame si
spezzi davanti ai suoi occhi, la loro amicizia non può andare in frantumi.”
“Prima ha detto che sua
figlia si comportò allo stesso modo quando Sasuke fuggì. Quella volta Sakura
rimase con il cuore infranto. In fondo, era innamorata di lui. Perché crede che
questa volta le cose andranno allo stesso modo? Hai detto lei stesse che
l’amicizia fra sua figlia e Naruto è speciale”
“Sasuke e Naruto. Quei
due ragazzi... Da quando Sakura ha iniziato a far parte del Team 7 sembra non
abbia fatto altro che soffrire. Lei vuole bene entrambi, anche se in modo
diverso, e allo stesso modo soffre per loro. Ancora adesso non riesce a
comprendere quelli che sono i suoi reali sentimenti. La sofferenza che ha
provato per la fuga di Sasuke e completamente diversa dalla sofferenza che sta
provando in questo momento per Naruto. Questa volta… è ben peggiore. Lo sento.
Ho paura che, se le cose andranno male, non riuscirà più a rialzarsi. Non troverà
più la forza di sorridere perché non ci sarà più un “Naruto” a tenderle la
mano.”
La giovane ninja comprese la stato d’animo della donna. In
fondo, era pur sempre una madre. Dopo qualche secondo di riflessione, Ino alzò
il pugno con sicurezza esclamando “Lasci
fare a me. Le prometto che aiuterò sua figlia a sistemare le cose.”
La donna annui debolmente. “Sakura ha sempre cercato di apparire forte agli occhi degli altri. Ma
entrambe sappiamo che è solo facciata. Io e te conosciamo la sua fragilità e la
sua insicurezza.”
“Ino! Tu sei la sua
migliore amica. Ti prego, fa di tutto per aiutarla.” Detto questo, la donna
si voltò, scese le scale e tornò in salotto dove il marito la stava aspettando.
Ino non avrebbe atteso un secondo di più. Che Sakura lo volesse oppure no
sarebbe entrata nella sua stanza e gliene avrebbe dette quattro.
La giovane ninja dai capelli color confetto era seduta sul
suo letto con la testa affondata fra le ginocchia. Non voleva ascoltare
nessuno. Non voleva vedere nessuno. Voleva semplicemente rimanere sola. Aveva
tentato per tutta la notte di prendere sonno, di dimenticare tutto quello che
era successo la sera prima. Ma più ci provava, più i ricordi riaffioravano
nella sua mente. Le parole di Naruto rimbombavano come tuoni in una notte tempestosa.
I suoi occhi azzurri che tanto adorava, un volta limpidi e luminosi, ora la
guardavano con freddezza e crudeltà, come fosse la peggiore delle criminali.
Smettila! Non riesco a sopportarlo! Non guardarmi cosi! Pensò la kunoichi,
sprofondando sempre più nell’oscurità.
Non toccarmi, Sakura!
Io ti detesto!
Sei una bugiarda!
Non ti perdonerò!
Lascio il Team 7.
Dopo stasera, tu ed io abbiamo
chiuso.
Fra te e Naruto è finita.
Stagli lontano.
Lascialo andare.
Senza che lo volesse, le parole di Hinata avevano pian piano
cominciato a farsi spazio nella sua mente, incrementando sempre di più i dubbi
e i tormenti racchiusi nel suo cuore. Sta zitta! Tu non capisci! Non permetterò
alla nostra amicizia di finire cosi! I pensieri della kunoichi ormai si contendevano
tra loro. Non riusciva a trovare una soluzione o uno spiraglio di luce in quel
turbinio di nebbia fatto di pensieri e ricordi dolorosi. L’unica cosa di cui aveva
la certezza era che Naruto sarebbe partito e che lei non era in grado di
fermarlo. I loro legame si sarebbe spezzato per sempre.
“Sakura!” esclamò
calma la ragazza bionda, bussando alla porta con qualche colpetto di dita. “So che mi stai ascoltando. Scusami se ti ho
detto quelle cose. Io… volevo soltanto sentire la tua voce. Dopotutto, sono la
tua migliore amica ed è naturale che mi preoccupi per te.” Il tono di voce
affranto e le parole di pentimento usate dalla ragazza furono udite dalla
kunoichi che, lentamente, alzò il capo in direzione della porta.
“Ascolta! Non ho
alcuna intenzione di entrare di forza nella tua stanza. Sei vuoi restare la
dentro ad annegare nel tuo dolore, allora… fa come vuoi. Ma sappi che io non mi
muoverò da qui.” Disse la kunoichi bionda, sedendosi alla spalle della
porta. “Tra un’ora ho il turno in
ospedale e sappiamo entrambe che, se non arriverò puntuale, potrei cacciarmi in
guai seri. La signorina Tsunade mi punirà severamente se non mi presento.
Potrei anche essere licenziata. Si! Penso che le cose andranno proprio cosi. Ma
a me sta bene. Se questo è il prezzo che devo pagare per aiutarti allora… vorrà
dire che mi limiterò a portare avanti il negozio di famiglia. Tu fa pure quello
che ti…”
“Va bene! Ho capito!” disse
esasperata la rosa, aprendo velocemente la porta della sua stanza. “Falla finita ed entra.”
Con il sorriso sulle labbra, la kunoichi bionda si rimise in
piedi. Il suo stratagemma aveva funzionato alla perfezione. Ino conosceva la
testardaggine della rosa. Dopotutto, erano amiche sin dall’infanzia. Entrambe
sapevano essere tremendamente ostinate se si mettevano in testa una cosa. Ma,
sapeva anche quanto tSakura enesse alla loro amicizia. Non gli avrebbe mai
permesso di perdere il suo lavoro, rovinando cosi la sua carriera di medico
ninja. Senza indugiare oltre, Ino girò la maniglia della porta ed entrò.
“Sakura!” la
chiamò titubante. La stanza della kunoichi si presentava ordinata e pulita come
sempre. Nessuna luce era accesa e le tende erano accuratamente tirate in modo
da non far filtrare i raggi solari. In quella semioscurità illuminata dalla
luce che filtrava dalla porta, Ino distinse la sagoma della rosa. Si era
nuovamente seduta sul suo letto con le ginocchia abbracciate al petto e i
capelli buttati in avanti in modo da nasconderle il viso.
Ino fece qualche passo in avanti, dopodiché disse a mo di
rimprovero “Ma che diavolo ti prende, si
può sapere?” Sakura non rispose. “Vuoi
davvero passare tutta la giornata chiusa qui dentro. In questa stanza chiusa e
buia.” Ancora nessuna reazione. Sakura appariva una statua di sale. “So che non ti sei ancora ripresa da ciò che
è successo ieri. Ma devi reagire, non hai altra scelta. Naruto sta partendo per
un viaggio e passeranno anni prima che tu possa rivederlo di nuovo. Vuoi
davvero lasciarlo andare via cosi?”
Ino udì un flebile “Si!”
soffocato dalla pressione della bocca sulle sue gambe. Sulle prime predette
di aver sentito male.
“Cosa?”
“Forse… è la cosa…
migliore.” sussurrò piano la rosa insieme a qualche gemito strozzato.
“Non dire
sciocchezze!” esclamò a gran voce la Yamanaka, addentrandosi sempre di più
nella stanza. “Non è cosi che risolverai
la faccenda. In questo momento sei solo un po’ depressa, tutto qui. Inoltre, mi
spieghi perché questa stanza e cosi buia. Questa oscurità non fa altro che
farti sentire peggio.” Ino avanzò verso la finestra con le tende tirate.,
facendo attenzione a non calpestare niente. Con un movimento secco, strattonò
le tende ai lati della finestra, facendo filtrare i raggi di quella soleggiata
mattina.
“Ieri sera era cosi
nuvoloso che credevo che oggi avrebbe piovuto per tutta la giornata. Ma, a
quanto pare mi sbagliavo. Oggi è un nuovo giorno.” sorrise la kunoichi,
guardando il cielo azzurro, ora limpido e sereno. “ Avanti! Alzati da quello
letto e…” La frase gli morì in gola, osservando inorridita il corpo martoriato
della sua migliora amica sotto i raggi del Sole. Braccia e gambe presentavano
contusioni, lividi e graffi di lieve entità. Il suo corpo, già provato dalla
stanchezza, adesso appariva debole e spossato come mai prima.
“Sakura! Cos’è
successo?” urlò allarmata la bionda, correndo verso di lei. “Chi ti ha fatto questo?”
“N-Non è n-niente.” rispose
Sakura con voce soffocata, il volto ancora basso e coperto dalla chioma rosata.
“S-Sto bene! Mi s-sono fatta solo qualche
g-graffio.”
Ino valutò attentamente e con rapidità i danni riportati sul
suo corpo. A prima vista, le ferite non erano gravi. In particolar modo, le
braccia avevano riportati i danni maggiori. Essi erano ricoperti da piccoli
lividi sparsi in gran parte sui vasi sanguigni e sui punti per la fuoriuscita
di chakra. Era assurdo affermare che si fosse procurata quei danni da sola,
considerando che la sera prima non presentava alcun segno di logoramento.
Quindi, doveva essere stato qualcun altro a procurargli quelle ferite.
“Sakura! Guardami, per
favore.” chiese la bionda con tono supplichevole. La rosa affondò ancora di
più il viso fra le ginocchia. Non voleva mostrare il proprio volto all’amica.
“T-Ti ho detto che…
sto bene.” replicò ancora una volta la kunoichi. Ma Ino non la ascoltò.
Afferrò con decisione il volto della compagna e lo sollevò delicatamente. Ino
strabuzzò ancora di più gli occhi, osservando con stupore ed orrore il volto
della giovane ninja. La guancia sinistra
era gonfia e livida, cosi come i suoi occhi. Le sue iridi verde smeraldo erano
spente, vuote, senza vita. L’espressione letterale della sofferenza.
“Chi è stato?” domandò
sconvolta la bionda, avvertendo il corpo della kunoichi tremare sotto le sue
dita. “Chi ti ha fatto questo? Dimmelo!”
Sakura incrociò per un’attimo lo sguardo della sua migliore
amica, dopodiché lo abbassò. I ricordi del suo duello contro la Hyuga tornarono
a farsi largo, vergognandosi dell’amara sconfitta che aveva subito. La mora gli
aveva dimostrato la sua abilità di guerriera e l’intensità del suo amore nei
confronti di Naruto. I suoi sentimenti uniti alla sua grande forza di spirito l’avevano
schiacciata. Al solo pensiero sentiva il suo orgoglio di ninja bruciargli fin
dentro le ossa. Ma ciò che più gli faceva male era l’immagine di lei insieme al
ninja biondo. Sentiva una morsa terribile allo stomaco, un dolore che non
riusciva neanche a descrivere. Sakura strinse i pugni ed esclamò il suo nome
con voce roca e carica di odio.
“Hinata Hyuga”
*
* *
Il villaggio della Foglia continuava imperterrita la sua
ricostruzione. I lavoratori più esperti iniziavano a lavorare sui nuovi
progetti sin dalle prime luci del mattino. L?’Hokage coordinava le operazioni,
discuteva dei progetti e prendeva le decisioni a seconda della situazione.
Voleva fa ritornare il suo amato villaggio alla gloria e allo splendore di un
tempo. Stava facendo del suo meglio e i suoi collaboratori facevano
altrettanto, spinti anch’essi dalla Volonta del Fuoco che ardeva dentro i loro
cuori.
Quella mattina, Kakashi si alzò di buon’ora e si diresse
senza alcun indugio all’ufficio dell’Hokage. Arrivato davanti alla sua porta,
bussò.
“Avanti!” disse
una voce femminile all’interno dell’ufficio. Il jonin spalancò la porta e
salutò i presenti con un cenno della mano.
“Sei arrivato in
anticipo oggi. Meglio cosi. Abbiamo un mucchio di lavoro da sbrigare.”
“Vorrei parlare con
lei di una faccenda importante.”
“Certo! Non appena
finisco di esaminare questi docum…”
“In privato” esclamò
deciso il jonin, facendo zittire i presenti. Tsunade, troppo occupata sulle
pile di scartoffie presenti sulla sua scrivania, alzò per la prima volta lo
sguardo su di lui. Bastò un occhiata per capire il motivo della sua fretta. Lo
sguardo serio e furente del jonin non faceva presagire niente di buono.
“Shizune!” chiamò
la donna, lasciando cadere i documenti sulla scrivania “Accompagna questi signori fuori, per cortesia. Riprenderemo il meeting
a breve. Vogliate scusarmi” I
presenti non si opposero agli ordini dell’Hokage. Presero i documenti e, uno ad
uno, iniziarono ad uscire dall’ufficio. Prima di chiudere la porta, Shizune
guardò con aria preoccupata i due ninja all’interno dell’ufficio. Il ninja
copia continuava imperterrito a lanciare occhiate infuocate al suo diretto
superiore che, per nulla intimorito, si sedette sulla sua poltrona con fare
calmo e tranquillo. La osservò incrociare le braccia al petto, lo sguardo calmo
e distaccato in attesa di iniziare.
“Ebbene?” esordì
la donna con tono autoritario. Il jonin capì che l’Hokage non aveva per niente
gradito l’interruzione del meeting. Era irritata.
“Non ci girerò
intorno. Lei sa perché sono qui”
“Ovviamente!” annui
la donna “Dal tuo comportamento devo
dedurre che Naruto sia andato fino in fondo. Tsk! Un ragazzo davvero
imprevedibile. Credevo ci avrebbe ripensato. A questo punto, suppongo che voi
due ne abbiate già parlato, vero?”
“No! Non ancora” rispose
Kakashi “Ieri sera Shikamaru è venuto da
me e mi ha informato sulle attuali intenzioni di Naruto. Stando a quanto mi ha
detto, Naruto è venuto da lei a chiedere l’uscita dal Team 7 e lei gli ha
ordinato di comunicarlo a tutti i membri del Team. Se la maggior parte di loro
avesse acconsentito alla sua richiesta, avrebbe lasciato a Naruto carta bianca.
Sai e Sasuke erano già al corrente delle sue intenzioni e non si sono opposti.
Mentre Sakura…”
“Vuoi dire che anche
Sakura ne è al corrente?” domandò la ninja leggendaria con preoccupazione.
Tsunade ricordava bene l’espressione infuriata del ninja biondo nei confronti
della sua allieva. Ricordava l’urlo di disapprovazione del ragazzo quando la
kunoichi aveva tentato di prendergli la mano. Tra i due non scorreva
attualmente buon sangue, nonostante fossero amici sin dai tempi dell’accademia.
“Si! È stato proprio
Naruto ad informarla, senza mezzi termini, e… temo non si sia limitato
solamente a questo.” Lo sguardo del jonin fu più che sufficiente per far
comprendere alla donna il significato che c’era dietro quelle parole.
“Maledizione!” imprecò
l’Hokage, alzandosi violentemente dalla sedia e volgendo il suo sguardo alla
finestra. “Quello stupido! Cosa diavolo
crede di fare?”
“Mi dica, qual è stata
la sua richiesta di preciso?”
Tsuande sospirò sonoramente, dopodiché guardò nuovamente il
jonin e rispose “Per farla breve, ha
chiesto l’uscita definitiva dal Team 7 e ha proposto Sai come membro definitivo
al suo posto.”
“Ha motivato la sua
scelta?”
“No! Ed è stato
proprio questo a farmi arrabbiare. Ne
abbiamo discusso a lungo ma non c’è stato verso. Non ha voluto rivelarmi
niente. Naruto è stato irremovibile nella sua decisione. Cosi, gli ho detto che
se la maggior parte del gruppo avesse acconsentito alla sua richiesta avrei
preso in considerazione questa sua richiesta immotivata.
“Hokage!“ la
chaimò il jonin con fermezza “Sappiamo
entrambi che questo genere di cose non vanno trattate in maniera superficiale.
Acconsentire ad una simile richiesta senza un briciolo di ragionevolezza
sarebbe alquanto inappropriato. Naruto si è sempre trovato bene all’interno del
team e non ha motivo di avanzare una simile richiesta. Inoltre, secondo le regole
queste decisioni devo essere valutate insieme al capitano della squadra.”
“Lo so bene. Infatti
siamo entrambi qui a discuterne.” disse la donna , rimettendosi a sedere.
Di tutti i problemi che avrebbe dovuto affrontare durante la giornata, questo
era decisamente quello più sgradito. Che lo volesse o no, una posizione andava
presa.
“Come si è arrivati a
questo? Come ha potuto fare questo a me e a Sakura? Dopo tutto quello che ha
affrontato, dopo tutte le sofferenze che ha dovuto patire per poter riportare a
casa Sasuke… come ha potuto avanzare una simile richiesta?” si domandò
incredulo Kakashi più a se stesso che alla donna che gli stava di fronte.
“Se sei cosi turbato,
allora avresti dovuto parlarne con lui, non ti pare?”
“Parlerò con Naruto,
può starne certa. Ma prima, devo sincerarmi di quelle che sono le “sue”
decisioni. Acconsentirà alla sua richiesta?”
Tsunade ci pensò su per qualche istante, socchiudendo le
palpebre, e rispose “Come Hokage non
dovrei essere di parte. Ma Naruto è l’eroe del villaggio, questo è un dato di
fatto. Ha sconfitto avversari del calibro di Pain da solo e ha posto fine alla
Quarta Grande Guerra Ninja. Credo che, non solo io, tutti noi gli dobbiamo un
minimo di riconoscenza per le imprese che ha compiuto. Quindi, che Naruto abbia
le sue ragioni oppure no, non vedo perché dovrei negargli una simile
richiesta.”
“Se non vado errato,
ha già permesso a Naruto di lasciare il villaggio. Non si rende conto che,
agendo in questo modo, ci rende vulnerabili a qualche attacco nemico. Anche se
è considerato un’eroe, non può abusare della sua posizione in questo modo.”
“Nessuno oserà
attaccarci. La guerra è appena finita, una delle più terribili mai affrontate.
Tutti i grandi paesi devo riprendersi e recuperare le forze. Nessuno sarà cosi
folle da attaccare, soprattutto perché non ve ne è alcuna ragione di farlo.
Inoltre, anche se Naruto è considerato un eroe, rimane pur sempre un ragazzo.
Non ho alcuna intenzione di riconoscere il nostro paese e il nostro villaggio
“debole ed indifeso” solo per la mancanza di un singolo uomo. Ricorda che siamo
molto più forti di cosi. Io non sto abusando del mio potere, esattamente come
Naruto che non si è mai vantato di essere un eroe. Avrebbe potuto diventare
Hokage e ha rinunciato perché non si sentiva ancora pronto di ricoprire un tale
incarico.”
“Gaara era molto più
giovane di lui quando è diventato Kazekage. Era l’ultimo figlio del precedente
Kazegake, nonché forza portante di Suna. Avrà dovuto affrontare numerose
difficoltà, su questo non ho alcun dubbio, eppure non si è tirato indietro.
Insieme ai suoi fratelli è riuscito a far cambiare idea alla gente del suo
villaggio ed è diventato un capo di tutto rispetto. Lei crede davvero che
Naruto si sia fatto da parte solo perché non si sentiva pronto?”
Tsunade sussultò. Ripensò al suo dialogo con Naruto qualche
giorno prima. Il ragazzo appariva sincero e coscienzioso di ciò che stava
dicendo. Era naturale con il tempo fosse maturato sino a diventare una persona
responsabile. Aspettare ed accumulare esperienza non era una decisone sbagliata
per un futuro Hokage. Eppure, qualcosa non tornava. Avvertiva uno strano
presentimento che non riusciva a spiegarsi. Le sue parole, i suoi sguardi, le
sue espressioni… non era il solito Naruto.
“Naruto… ha fatto la
sua scelta.” Ammise la donna con poca convinzione. “Cosi come ha scelto di lasciare il Team 7. Se vuoi capire le sue
ragioni,be… mi dispiace ma stai chiedendo alla persona sbagliata.”
“Non c’è alcun motivo
valido per assecondarlo.” Insistette Kakashi.
“Esatto! Cosi come non
esiste alcun motivo valido per cui dovrei rifiutare la sua richiesta.” Replicò
di rimando la donna, non scomponendosi minimamente.
Kakashi era con le spalle al muro. Non riusciva a far valere
le sue ragioni. La discussione era entrata in una fase di stallo e
difficilmente l’avrebbe portata a proprio favore.
“Se lei dovesse
acconsentire… In quale squadra sarà trasferito Naruto?” domandò il jonin,
recuperando la calma.
“Non saprei. Naruto
starà via dal villaggio per anni e non potremo contare su di lui salvo
emergenze particolari. Quindi, ci penserò a tempo debito.” sentenziò la
donna, accoccolandosi sulla poltrona. Guardò l’espressione afflitta del jonin
dai cappelli argentati e disse “Sei molto
cambiato, Kakashi. Anche con la maschera che porti, riesco a capire il tuo
stato d’animo. Un tempo nessuno sarebbe stato capace di carpire le tue
espressioni. I tuoi occhi erano sempre spenti e puntati sulla prossima
missione. Una perfetta macchina da combattimento. Adesso… sei diverso.” Tsunade
sorrise paragonando il ragazzo che era un tempo all’uomo che oggi aveva di
fronte. “Senti, mettiamo le carte in
tavola. Dimmi sinceramente cosa ne pensi della faccenda. Stando alle tue
parole, si direbbe che tu non voglia permettere a Naruto di lasciare la squadra.
Ma la vera domanda è: Credi che sia giusto costringere Naruto a restare nel
Team 7?
“Io…” balbettò
Kakashi in preda alla confusione “Io non
lo so. Ammetto che… mi dispiacerebbe che Naruto ci abbandoni senza darci alcuna
spiegazione. Ma so anche che costringerlo a rimanere non risolverà le cose.
Anzi, potrebbe solo peggiorarle. Come capitano, ho sempre cercato di fare del
mio meglio per il mio Team. Ma, a quanto pare, le mie decisioni cosi come la
mia condotta si sono rivelate un fallimento. Io volevo trovare un Team che
anteponesse il bene dei propri compagni a quello della missione. Forse… era
un’impresa impossibile sin dall’inizio. Sasuke è stato il primo ad abbandonare
la squadra ed anche se tornerà a farne parte, non sono sicuro che lo faccia per
sua spontanea volontà. Adesso, anche Naruto ha deciso di lasciarci. Questo
significa che… questo Team è destinato a sciogliersi e io non ho alcun potere
di impedirlo.” Le parole del jonin colpirono l’Hokage come una doccia fredda.
Kakashi aveva abbassato la testa, rassegnato e sofferente come non mai. Solo
adesso aveva compreso quanto tenesse alla sua squadra e quanto avesse sofferto
per essa in tutti questi anni. Dall’abbandonò di Sasuke sino ad ora non aveva
mai smesso di proteggere i suoi allievi.
“Non sei solo a
combattere questa battaglia.” esclamò la donna alzandosi dal suo posto e
fissando il jonin con intensità “Scommetto
che anche Sakura combatterà, ne sono certa. Non permetterà a Naruto di andare
via in questo modo. Dopotutto, è già successo in passato.”
“Non permetterà che
succeda di nuovo. Sakura farà di tutto per fermarlo” esclamò la donna con
cosi tanta foga da impressionare il jonin. Credeva fermamente nella sua allieva
e nulla le avrebbe fatto cambiare idea.
“Vorrei essere anch’io
altrettanto ottimista, considerando anche com’è finita l’ultima volta.. Ho
paura che questo vada oltre le nostre possibilità. Sakura è stata quella più
colpita dalla decisone di Naruto e… temo che ne sia anche la causa.”
“Causa?!” domandò
scettica l’Hokage avanzando lentamente verso il jonin “Credi che Sakura abbia a che fare con tutto questo?”
“Non ne sono sicuro.
Stando agli ultimi avvenimenti può essere che lei ne sia inconsapevolmente
coinvolta. È stato tutto cosi improvviso e non ho ancora un quadro generale
delle intenzioni di Naruto. Andando da lui sono certo che capirò il vero motivo
di tutto questo. Ma prima, dobbiamo decidere se permettere a Naruto di lasciare
il Team 7 oppure no.”
“Va bene! Se questo è ciò che vuoi. Ma non
voglio essere l’unica responsabile di questa scelta.” esclamò con serietà
la donna, poggiandosi leggermente alla punta della scrivania. Come Hokage,
questo tipo di decisioni spettavano a lei. Tuttavia, stavolta non voleva
esserne l’unica a farsene carico. Dopo aver fatto un respiro profondo, la donna
incatenò il suo sguardo a quello del jonin e domandò senza pensarci due volte:
“Tu cosa proponi di
fare?”
*
* *
“Dunque,
ricapitoliamo…” esclamò la kunoichi bionda con i nervi a fior di pelle “…Hinata ti ha colpita, tu hai reagito, vi
siete scontrate in un combattimento corpo a corpo e… tu hai perso. Ho capito
bene?” domandò sarcastica, mentre la sua migliore amica annuiva.
“Ok! Mi stai prendendo
in giro” rise la Yamanaka, non credendo minimamente alla versione
raccontata dalla rosa. Nel mentre ascoltava, Ino aveva curato le ferite
presenti sul suo corpo. Fortunatamente, la maggior parte di esse erano
scomparse o impossibili da vedere ad occhio nudo.
“Guarda che non sto scherzando, Ino. Hinata mi
ha sconfitta sul serio. Lei… era… davvero forte. Contro lo stile degli Hyuga i
miei pugni non hanno avuto alcun effetto.” La kunoichi colpì il letto con
un pugno, facendolo tremare.
“Bene! Ho finito di
medicarti” annunciò Ino, soddisfatta del lavoro svolto “Sono riuscita a rimarginare
tutti i graffi e i lividi più grandi. I lividi più piccoli invece… sono
un’altra storia. Ha colpito la maggior parte dei tuoi punti chakra. Ci vorrà
qualche giorno prima che ritornino come prima.” Ino non stava facendo altro
che ribadire quella che sakura già sapeva. Dopotutto, era più esperta di lei in
ambito medico.
La Yamanaka sollevò ancora una volta il viso della sua
migliore amica, lo analizzò per bene e disse “Sono riuscita a ridurre il gonfiore sulla guancia sinistra. Se ci
avessi messo un po’ di ghiaccio prima non si sarebbe gonfiato cosi tanto.”
“Si vede ancora?” domandò
Sakura, vergognandosi dello sfregio che aveva sul volto. Di sicuro tutti quanti
l’avrebbero bombardata di domande alla quale lei non avrebbe voluto rispondere.
“Non tanto. Bisogna
avvicinarsi parecchio per vederlo. Se qualcuno tentasse di baciarti se ne
accorgerebbe sicuramente” esclamò la bionda divertita mentre Sakura la
fulminava con lo sguardo “È ancora un po’
livido. Ma mettendoci sopra un po’ di trucco sono certa che nessuno se ne
accorgerà.”
“Grazie, Ino!” disse
la rosa sorridendo. Grazie all’intervento della sua migliore amica stava
cominciando a sentirsi meglio. Si diede della stupida per aver cercato di
allontanarla.
“Ehi! Le mie cure non
sono mica gratuite. Dovrai pagare per le mie prestazioni, bella mia.”
“Ma scherzi?” obbiettò
la kunoichi.
“Niente affatto!” replicò
la bionda con sorriso sardonico che gli dipingeva il viso, facendola apparire
ancora più diabolica “Oggi mi sento generosa.
In cambio delle amorevoli cure non esigerò denaro, ma voglio la verità. Tutta
la verità. Prova soltanto a mentire e
non la passerai liscia, siamo intesi?”
Lo sguardo demoniaco della Yamanaka fu abbastanza eloquente
per la kunoichi. Se avesse provato a mentire di certo l’amica se ne sarebbe
accorta. Sospirò rassegnata, decidendo di restare al gioco.
“Sia come vuoi.”
“Bene! Iniziamo con
qualcosa di semplice.” esordì la bionda con un tono sempre più sarcastico.
Si alzò in piedi, facendo finta di riflettere “Dunque, vediamo… Ti chiami Sakura Haruno?”
La kunoichi inarcò un sopracciglio e con una smorfia rispose
“Perché? Chi altri dovrei essere?”
“Scusa, hai detto
qualcosa?” domandò subito dopo la Yamanaka con un tono che sapeva di
minaccia.
“Uff! Si! Si! Sono
Sakura Haruno!” si arrese la rosa, replicando a sua volta nella stessa
maniera sarcastica dell’amica.
“Molto bene! Sei una
ninja medico, se non vado errato?”
“Certo che lo sono” rispose
Sakura con aria seccata “Piantala, Ino.
Mi stai facendo venire i nervi”.
“Chiudi il becco e
rispondi alle domande” replicò istantaneamente la biondina mentre il suo
volto cambiava rapidamente dal diabolico all’angelico “Dunque “dottoressa” si presume che lei abbia una vasta conoscenza in
campo medico. Mi può spiegare per quale motivo non ha curato lei stessa le
ferite presenti sul suo corpo?”
Sakura ammutolì, sorpresa da quella domanda. L’espressione
di Ino era mutata improvvisamente e adesso la squadrava da capo a piedi con
sguardo serio e preoccupato. Conosceva le abilità curative della compagna ed
era inammissibile pensare che non sia riuscita a curare da sola delle ferite
cosi superficiali.
“Ecco… Io… non potevo…
“ sussurrò flebile la kunoichi, cercando di distogliere lo sguardo dalla
sua migliore amica “Non riesco ad usare
le arti curative come dovrei. Hinata… ha bloccato i miei punti chakra e…”
“Piantala, Sakura.
Ammesso che tu non riesca ad usare il chakra, ci sono sempre altri metodi per
medicarsi in questi frangenti. Ad esempio il ghiaccio, il disinfettante oppure
qualche pomata per lenire il dolore. Avevi il corpo ricoperto di ferite ed
anche se erano di lieve entità andavano comunque curate. Senza contare il
dolore che ti procuravano. Guarda che ho visto le tue espressioni mentre ti
curavo e posso dirti precisamente i punti esatti che ti arrecavano dolore.”
Sakura arretrò spaventata. Ino la stava mettendo nuovamente
con le spalle al muro. Non aveva via d’uscita se non quella di dire la verità.
“Sakura!” disse
piano la ragazza bionda, cercando di non metterle addosso alcuna pressione. “Perché non ti sei curata?”
Sakura abbassò colpevole il capo. Non voleva ammettere la
verità, ma non poteva nemmeno rifiutarsi davanti alle domande insistenti
dell’amica. Ino l’aveva aiutata ed il minimo che potesse fare per sdebitarsi era
dirle tutte dando cosi libero sfogo a tutti i suoi pensieri.
“Hinata mi ha detto
che… io sono un fonte di sofferenza per Naruto. Da quando mi ha promesso di
riportare a casa Sasuke, non ho fatto altro che accrescere il suo dolore. Tutti
i suoi sorrisi, la sua sicurezza, la sua aria di invincibilità… i suoi
comportamenti allegri e spensierati erano un’illusione, una bugia atta a
nascondere il suo vero essere. Il suo dolore si accumulava, cresceva sempre di
più a io ero troppo cieca per capirlo. Ho continuato ad aggrapparmi a lui come
fosse la mia ancora di salvezza personale. L’unico che doveva aggrapparsi a
quell’ancora doveva essere Sasuke. Io avrei dovuto imparare a nuotare, o morire
nel tentativo di provarci. Dovevo combattere al suo fianco.”
“Invece, ho continuato
ad affidarmi a lui, ad aggrapparmi a quell’ancora cosi sicura e forte. L'ho affogato con le mie stesse mani. L’ho
fatto perché… ero troppo debole. Avevo paura che, se l’avessi lasciata andare,
sarei di certo annegata nel mare di dolore e solitudine che cercava di
annegarmi ogni giorno della mia vita. Ho pensato solo a me stessa e non a lui,
che stava sostenendo un fardello molto più grande di quello che avrei potuto
immaginare. Ho pensato che… il dolore che stavo provando, le ferite che Hinata
ha inferto sul mio corpo non erano niente paragonate al dolore che Naruto ha
sopportato fino a questo momento.”
“Quindi hai scelto
deliberatamente di non curarti” esclamò con rabbia la kunoichi bionda,
trattenendosi a stento dalla voglia di schiaffeggiare la sua migliore
amica. “Sei solo una sciocca! Cosa volevi fare? Punirti? Come se tu non ne
abbia prese già abbastanza. Non è certo il dolore fisico quello che sta
affliggendo Naruto in questo momento.”
“Naruto ha smesso di
soffrire per causa mia. Si è liberato di me. L’hai sentito tu stessa ieri sera.
La nostra amicizia è finita. Non vuole più avere niente a che fare con me.”
“Certo che l’ho
sentito. Come ho sentito dolore che provava mentre ti diceva quelle cose. La
sua sofferenza è ancora li, non è affatto scomparsa. Anzi, temo sia solamente
cresciuta di più. Non puoi lasciare che questi eventi seguano il loro corso.
Non devi!”
Sakura si rannicchiò ancor di più su se stessa e grondando
lacrime amare urlò “È tutta… colpa mia.
Tutto questo… è colpa mia. Se quel giorno non fossi andata da lui… Se quel
giorno non avessi… “ Sakura esitò a finire la frase. Il rimpianto di
essersi dichiarata a Naruto con l’unico scopo di salvarlo. Il rimpianto di aver
stretto una promessa che ha portato Naruto a soffrire per anni. Il rimpianto…
di essere la causa del suo dolore. Voleva che quei rimpianti scomparissero.
Desiderava ardentemente tornare indietro nel tempo e sistemare le cose. Ma… la vita non funziona in questo modo. I
rimpianti non possono essere cancellati.
“Ho sbagliato tutto,
Ino. Che cosa ho fatto per tutto questo tempo? Che cosa ho fatto per Naruto? Solo dolore e
sofferenza. Io… è tutta colpa mia.” ripeté insistentemente a se stessa,
quasi ignorando la presenza della compagna che la stava ascoltando. In quel
momento, il suo unico desiderio era quello di sfogarsi.
“Cosa posso fare? Cosa
posso dirgli per sistemare le cose? Qualunque cosa dirò a Naruto, qualunque mia
scusa o giustificazione non servirà niente perché… lui ha smesso di credere in
me. Ha perso la fiducia che abbiamo costruito in tutti questi anni. È andato
tutto in fumo.” Sakura mise le mani sopra la testa, al limite della
disperazione. “Forse dovrei seguire il
suggerimento di Hinata. Dovrei stargli lontana e lasciarlo andare via da me.
Forse, fra qualche anno, riuscirà a perdonarmi per i miei errori. Ma… come
faccio ad averne la certezza? Il tempo non può essere l’unica soluzione a tutto
questo. Io… io… sono confusa. Non cosa fare” Le lacrime di Sakura
continuavano a cadere incessantemente sul suo lenzuolo, si infrangevano uno
dopo l’altro cosi come si infrangevano le sue speranze. Accanto a lei non c’era
più la luce del Sole che illuminava il suo cammino e che riscaldava le sue
giornata. Non c’era più Naruto. Era rimasta solo l’oscurità.
Ino rimase in silenzio ad ascoltare, ad osservare, a
riflettere. Aveva tratto le proprie conclusioni ed ora toccava a lei prendere
la parola.
“Non sai cosa fare,
eh? Ma questo è soltanto ciò che dice la tua mente. Per questo non riesci a
trovare una soluzione.” Ino si sedette a fianco della kunoichi. Il suo
sguardo ancora nascosto dalle lacrime e dai capelli che le ricoprivano il viso.
“Stavolta, prova ad ascoltare il tuo
cuore e i tuoi sentimenti. Quali sono i suoi desideri? Che cosa il tuo cuore ti
dice di fare?”
“Il mio cuore…” sussurrò
Sakura, alzando la testa e volgendo lo sguardo in un punto imprecisato della
stanza. Ci fu il silenzio. Nessun pensiero, nessuna preoccupazione, nessuna
parola. Semplicemente… ascoltò. Sakura iniziò ad ascoltare i battiti del
proprio cuore. Udì le sue palpitazioni farsi sempre più leggere, sempre più
calme come le onde del mare subito dopo una tempesta. Lo sentiva. Il suono del
suo cuore. Il suono della sua anima. Che cosa gli stava dicendo?
Quasi inconsapevolmente, Sakura volse lo sguardo sul
comodino di fianco al letto. Su di esso vi era appoggiata la fotografia del
Team 7. Il suo ricordo più felice.
Prese in mano la cornice e osservò con contemplazione i
volti ritratti sulla foto. Lei e il maestro Kakashi sorridevano felici mentre
Naruto e Sasuke, eterni amici e rivali, tenevano il broncio. Ogni volta che
guardava quella fotografia sentiva un tuffo al cuore, ritrovandosi ogni volta a
desiderare di tornare a quei momenti felici. Sapeva che il tempo era
inesorabile e che doveva andare avanti. Tuttavia, quando lo sconforto prendeva
il sopravvento, gli bastava semplicemente osservare quella foto per farle
tornare il buonumore. Li c’era tutto il suo mondo. La sua felicità e il suo
dolore.
Osservando il volto del moro, Sakura si poneva sempre le stesse domande. Dove sei? Stai
bene? Che stai facendo? Mi stai pensando? Tornerai mai al villaggio? Perché mi
hai ringraziato?
Sasuke rappresenta la sua oscurità. Ciò che non si vede, che
rimane nascosto. Il mistero che non è mai riuscita a risolvere. Il rimpianto
indelebile di essere inutile alla sua
causa. Ogni volta provava tristezza verso Sasuke e rabbia verso se stessa.
Ma poi… il suo sguardo si spostava sul ragazzo dalla
capigliatura bionda, gli occhi azzurri come il cielo e il sorriso rassicurante.
Osservandolo, si era resa conto che… non si era mai posta domande su di lui.
Mai! Non c’è n’era mai stato bisogno. Naruto è sempre stato sincero e leale con
tutti. Non aveva mai tenuto nascosto i propri sogni e i propri obiettivi. Ma
soprattutto, non aveva mai nascosto niente a
lei.
Naruto era la sua luce. La sincerità. Il calore che
riscaldava le sue giornate. Il coraggio di non arrendersi mai. La
determinazione di andare avanti, sempre e comunque, fino a trasformare i sogni in
realtà.
Sakura non si era mai posta domande su Naruto. Il suo dare
tutto per scontato era stato l’errore più grande. Si era resa conto che anche
nella luce più accecante si poteva annidare l’oscurità più cupa. Non voleva
accettarlo. Non voleva che Naruto divenisse uno dei suoi rimpianti. Non voleva
perderlo.
“Io… voglio che tutto
torni come prima. Voglio che il Team 7 ritorni unito come un tempo. Voglio
correre da Naruto e fermarlo. Voglio che mi perdoni per gli errori che ho
commesso. Voglio che lui abbia di nuovo fiducia in me. Voglio… voglio riaverlo
al mio fianco.” urlò la kunoichi in uno sfogo incontrollato di rabbia,
lacrime e disperazione.
Ino assistette alla scena impassibile davanti al dolore e
alle lacrime della sua migliore amica. Avrebbe dovuto essere triste per lei,
compatirla, confortarla. Ma, sorprendentemente, tutto ciò che fece fu
sorridere. Sorrideva per aver finalmente capito ciò che la giovane ninja non
era ancora riuscita a vedere. Sorrideva davanti al reale significato delle sue
lacrime e del suo dolore.
“Sai, credo che lei
non avesse tutti i torti” esclamò la bionda, catturando improvvisamente
l’attenzione della kunoichi.
“Che cosa…” balbettò
Sakura con gli occhi e la bocca spalancata.
“Sto parlando di
Hinata, ovviamente. Penso avesse ragione. Credo che la cosa migliore che tu
possa fare adesso sia stare lontana da Naruto. In fondo, per te è solo un amico, uno dei tanti. Lascialo
perdere quello stronzo. Dopotutto, tra poco Sasuke tornerà da te e potrei avere
il tuo grande amore tutto per te.”
“Mi… mi stai prendendo
in giro, vero?” domandò la rosa, incredula dalle pronunciate dalla bionda.
Perché si comportava cosi? Invece di aiutarla a risolvere il problema,
assecondava le parole di Hinata.
“Per niente. Se fossi
al tuo posto non gli rivolgerei più la parola dopo quello che ti ha detto ieri.
Non è questo il modo di trattare un amico” Ino scandì con forza la parola
“amico” e prosegui “Però, se ci tieni
cosi tanto a fare pace con lui, possiamo sempre chiedere a Hinata di
intercedere per te. Sono certo che lei saprà come “addolcirlo” ne sono certa.” Il
tono sensuale usato dalla ragazza fece gelare il sangue della kunoichi dai
capelli rosa. Il cuore iniziò a battergli in petto, impazzito come una
locomotiva. Le vene le pulsavano sulla fronte, sentendo la sua razionalità già
vacillante annebbiarsi fino a svanire.
“Smettila!” ringhiò
Sakura con voce roca e per nulla cordiale. Strinse con forza il lenzuolo sotto
di se nel tentativo di calmarsi.
“Cosa c’è, Sakura? Ho
detto qualcosa che ti ha infastidito? È perché ho parlato male di Naruto? O
forse… non riesci a sopportare il fatto che Naruto preferisca Hinata a te?” Ino
sapeva di star correndo un grosso rischio. Lo sguardo della sua migliore amica
era dir poco furente. Ma, aveva deciso di andare fino in fondo e non si sarebbe
fermata.
“Sai, ultimamente ho
pensato che quei due fossero fatti per stare insieme. Ma, non avrei mai detto
che avrebbero fatto sul serio ed, incredibilmente, è stata proprio Hinata a
fare la prima mossa. Si è dichiarata a lui e non solo… l’ha baciato. Che
romantico! Se la nostra moretta dagli occhi di ghiaccio continua cosi non ci
vorrà molto prima che passi allo step successivo. Sai cosa intendo, vero
Sakura?”
Lo step successivo? Non vorrà mica dire che…
“Avanti Sakura, non fare
quella faccia. Non siamo più ragazzine. Sappiamo entrambe come funziona il
gioco. Bisogna essere in due per fare questo genere di cose. Anzi, sai che ti
dico… è probabile che l’abbiano già fatto. Dopotutto Hinata ha un corpo cosi
sexy e provocante, nessun’uomo saprebbe resistergli. Naruto invece è cosi
idiota ed impulsivo che gli sarà saltato addosso senza pensarci due volte.”
“No! Non... lui… non
lo farebbe…” farfugliò Sakura completamente in tilt.
“Prova ad immaginarlo…
Naruto e Hinata che fanno l’amore. Lui che la bacia con passione e lei che
risponde al suo bacio con altrettanto ardore. I loro corpi stretti,
abbracciati, soffocati, spinti dall’esigenza di andare oltre…”
“Piantala!” la
avvertì la kunoichi, trattenendo l’impulso di tapparsi le orecchie con le mani.
Perché Ino le diceva quelle cose? Perché improvvisamente nella sua mente
stavano nascendo immagini di Naruto e Hinata in posizioni oscene.
Guarda come ci danno dentro XD
“Naruto la sdraia
delicatamente sul letto, come se Hinata fosse un fiore delicato da trattare con
cura. Entrambi si spogliano, cominciano a conoscere l’uno il corpo dell’altro,
le loro mani esplorano avide, le loro dita implacabili definiscono ogni
dettaglio e lo scolpiscono nella mente in maniera indelebile.”
“Basta, Ino!
Smettila!” le urlò con foga. Le
immagini dei due ragazzi si facevano sempre più spinte. La kunoichi stava
davvero perdendo il controllo. Ancora un po’ e sarebbe esplosa definitivamente.
“I baci sempre più
passionali, le loro mani incastonate in una morsa infrangibile, i loro corpi
sempre più accaldati e sudati, le loro intimità che si strusciano, si cercano
impazienti e si uniscono fino a diventare una cosa sola…”
“Ora basta!” Senza
alcun preavviso, accecata dall’ira Sakura si alzò dal letto e si avventò contro
Ino. Ma, quest’ultima riuscì prontamente a fermarla con la sola pressione delle
braccia. Se la kunoichi avesse avuto a disposizione la sua forza sovrumana non
sarebbe stata capace di tanto. Adesso era debole ed inerme, poteva tenergli
testa e non ci sarebbe stato momento migliore per darle il colpo di grazia.
“No che non mi fermo.
Mi dici quale diavolo è il tuo problema? Naruto e Hinata finiranno comunque
insieme, che tu lo voglia o no. Perché ti da cosi fastidio? Dimmelo?” domandò
imperterrità la bionda, schiacciandola la ragazza fra lei e il muro.
“Io… io non lo so. So
soltanto che… non riesco a sopportare l’immagine di quei due insieme. Mi fa
troppo male” le urlò in un misto di rabbia e sincerità.
“E allora… ammettilo!
Di una volta per tutte come stanno realmente le cose.”
“Che cosa dovrei
ammettere?” sbraitò la rosa, nel vano tentativo di divincolarsi dalla presa
che la ragazza aveva su di se.
“Ammetti che ti sei
innamorata di Naruto” le urlò la
Yamanaka, lasciando la presa.
Sakura senti le forze venire meno. Ino aveva detto ad alta
voce quello che lei non aveva neanche mai preso in considerazione. Il suo amore
per Naruto. Possibile che quella fosse davvero la verità?
Entrambe le ragazze avevano il fiato corto, ma Sakura era
quella più provata. Sentì le gambe diventare molli come il burro, le mani
sudavano freddo e gli occhi non riuscivano a focalizzare l’immagine della
compagna che, a sua volta, la guardava con serietà e rimprovero.
“Io e te ci conosciamo
sin dall’infanzia. Nella mia vita ho auto modo di conoscere un sacco di ragazze
diverse. Riconosco che noi donne possiamo essere creature difficili da
comprendere. Ma tu, Sakura, sei la più… cocciuta e complicata ragazza che io
abbia mai incontrato… e sei anche la mia migliore amica. Sei la ragazza più
intelligente e brillante che io conosca. La miglior ninja medico della nostra
generazione. Riesci a comprendere tomi difficilissimi come fossero libri per
bambini. Sei straordinaria!”
Sakura era ammutolita dalla sincerità della ragazza. Sapeva
quanto fosse difficile per Ino riconoscere la sua inferiorità davanti a lei.
Aveva scelto di mettere da parte la sua rivalità per dirle ciò che è davvero
importante. Perché lei è la sua migliore amica.
“Eppure, nonostante la tua intelligenza c’è
una cosa di cui sei davvero ignorante. L’unica cosa che non sei capace di
comprendere sono i tuoi veri sentimenti. Ho dovuto spingerti al limite per
farli uscire a galla. Chiunque ti guardi lo capirebbe. Le tue azioni parlano da
sole. La tua gelosia nei confronti di Hinata e la disperazione nel vedere Naruto
andare via da te. La lacrime che hai versato, le frasi piene di rabbia,
frustrazione, dolore. Il semplice immaginarli insieme è per te qualcosa di
intollerabile. Vuoi continuare a far finta di niente? Perché ti è cosi
difficile ammettere di provare dei sentimenti per Naruto?”
Già! Perché era cosi difficile? Era davvero cosi improbabile
l’idea di considerare Naruto qualcosa di più di un amico? Perché la sua
vicinanza con Hinata la infastidiva cosi tanto? Era davvero gelosa… di lei?
Perché? Perché adesso? Perché se ne era
resa conto solo dopo che Naruto aveva deciso di mettere fine alla loro
amicizia? Le domande della kunoichi aumentavano sempre di più e nessuna di esse
poteva dargli la risposta che cercava. La risposta a tutti quei perché.
“Non ci riesci proprio,
vero?” esclamò la bionda, osservando con esasperazione l’espressione
confusa e vuota della kunoichi che, invano, cercava in tutti i modi di
risolvere il rompicapo creatosi nella propria testa.
“Vuoi sapere perché? Qual
è la risposta, Sakura? Il motivo che ti ha impedito di vedere e che ti rende
cieca di fronte alla verità? La risposta è: Sasuke!”
Appena Ino pronunciò il suo nome, Sakura avvertì una scossa
elettrica in tutto il corpo. Ciò gli permise di risvegliarsi dallo stato di
trance in cui era caduta. Gli occhi smeraldini della ragazza si accaserò di una
luce soffusa. Sentiva in cuor suo che “lui” poteva essere realmente la risposta
a tutto.
“Sin dall’inizio, da
quando è fuggito dal villaggio… Per te e per Naruto, Sasuke era la cosa più
importante, la vostra promessa e, con il passare del tempo, è divenuta anche la
vostra maledizione. Un chiodo fisso che siete stati incapaci di rimuovere dalla
vostra mente. Entrambi avete continuato ad aggrapparvi disperatamente al passato,
al ricordo di un Sasuke che potrebbe non esistere più. Eravate cosi
ossessionati da lui, da quello che è successo e dal vostro senso di colpa per
non essere riusciti a fermarlo che avete perso di vista il presente. Ciò che
avete sempre avuto davanti agli occhi e che siete stati incapaci di vedere.”
“N-No! Questo non è…”
“Sakura! Sasuke è
stato il tuo primo amore. Nessuno dirà mai il contrario. Il prima amore è speciale,
qualcosa di meraviglioso, qualcosa che porta una persona a crescere durante la
fase dell’adolescenza. Ma può trasformarsi anche in un malattia, come un cancro
incurabile. Ti rende cieco a qualunque altra forma d’amore perché esso ti
convince che non potrai mai provare un sentimento più forte di quello. Ma è
sbagliato! Il “primo” amore non è
allo stesso tempo il “vero” amore.
Quello puro, autentico, senza condizioni
ne pregiudizi. Non tutti sono in grado di cogliere la differenza. Quelli che
riescono a raggiungerlo sono anche quelli che conosceranno l’essenza stessa
della felicità. Ma quelli che non c’è la fanno, alla fine, si riducono ad
aspettare che quell’amore, il loro primo amore, venga ricambiato allo stesso
modo. Tu, Sakura, fai parte di quest’ultima categoria. Hai trasformato il tuo
amore per Sasuke in un’ossessione. Non sei nemmeno capace di scindere i
sentimenti reali da quelli fasulli.”
“Non ti permetto di
dire simili eresie. L’amore che nutro per Sasuke è reale. Non è affatto
un’ossessione. Tu non conosci i miei sentimenti.”
“Io non sto mettendo
in dubbio quelli che sono i tuoi sentimenti per lui. Quello che sto mettendo in
discussione è l’amore che Sasuke nutre per te. Questa è la tua reale
ossessione!”
“In questi ultimi 4
anni non hai fatto altro che logorarti e tormentarti per quel “Grazie!” che Sasuke ti ha pronunciato
prima di partire. Hai cercato disperatamente un significato dietro quella
parola. Qualcosa che ti avrebbe dato certezze e sicurezza su quelli che erano i
suoi sentimenti per te. Non ha neanche avuto il coraggio di guardarti negli
occhi mentre lo diceva e ti ha tramortito lasciandoti su quella panchina in
piena notte. Questo ha avuto solo l’effetto di incrementare il tuo tormento.
Hai costruito un castello intorno al tuo cuore fatto di dubbi, incertezze e
sofferenza. Questo ti ha impedito di vedere, ti ha impedito di crescere, ti ha
impedito di andare avanti con la tua vita. Questa è la verità.”
Sakura non riusciva a sostenere lo sguardo della biondina.
Perché hai suoi occhi doveva apparire tutto cosi criptico e irrisolvibile. Non
solo Naruto, anche Ino riusciva a leggerla come un libro aperto.
La kunoichi sospirò profondamente. Era la verità. Fino a
questo momento non aveva fatto altro che aspettare Sasuke. Aveva aspettato
pazientemente quella risposta che da lungo tempo la stava tormentando. La risposta
che avrebbe potuto aprire il suo cuore, oppure… distruggerlo definitivamente.
Cercare di comprendere i sentimenti del moro era difficile, quasi impossibile. Anche un semplice scambio
di sguardi poteva voler dire tutto o
niente. I suoi occhi nero pece non lasciavano mai trapelare alcuna emozione.
Potevano comunicare amore, amicizia, stima, rispetto, rabbia, dipsrezzo, odio… o
nulla.
Sakura:
Mi sto bagnando tutta : P
Sasuke: Guarda quanto sono fico * *
Tuttavia, poteva davvero considerare i suoi sentimenti per
Sasuke un’ossessione? Questo suo tormento era davvero cosi forte da occultare i
sentimenti che nutriva per Naruto?
Quando è successo? Se il suo cuore era davvero cosi
difficile da raggiungere, circondato da mura solide ed impenetrabili che lei
stessa aveva costruito, allora… Come ha fatto? Come ha fatto Naruto ad
insinuarsi al suo interno? Quando hanno iniziato a germogliare questi nuovi
sentimenti che solo ora aveva scoperto dentro di se?
Ino le si avvicinò e li mise una mano sulla spalla.“Io so che il tuo amore per Sasuke è reale.
Forse è lo stesso amore che nutri dai tempi dell’accademia.. Ma so anche che
l’amore che provi per Naruto è altrettanto reale. Di questo sono più che
sicura. Se sei ancora cosi scettica da non rendertene conto, allora, ti darò la
prova definitiva.” Ino prese la fotografia del Team 7 abbandonato sul
letto. La porse delicatamente tra le mani della kunoichi e disse:
“Osserva l’immagine di
Sasuke. Focalizzati solo su di lui.” Sakura non riusciva a comprendere le
intenzioni della ragazza, ma non si oppose. Iniziò a fissare intensamente l’immagine
di Sasuke.
“Bene! Ora chiudi gli
occhi. Riporta alla mente tutti ricordi che hai di lui. I momenti passati
insieme, le sue espressioni, la sua voce, i suoi dialoghi, ogni cosa.” Sakura
obbedì. Le immagini iniziarono ad accumularsi nella sua testa, volteggiavano
intorno a lei come lucciole nell’oscurità.
“Ripensando a tutti i
momenti che hai trascorso con Sasuke, dimmi cosa provi? Cosa senti in questo
preciso momento?”
Sakura sentì un brivido sinistro pervadergli il corpo.
Continuava a tenere gli occhi chiusi mentre i ricordi di Sasuke si facevano
spazio nella sua mente. Quei ricordi le trasmettevano solo una cosa: tristezza!
“I ricordi più belli
che ho con Sasuke risalgono ai tempi dell’accademia.”
“Eravamo nella stessa
classe e io, come tutte le altre ragazze, mi ero invaghita di lui. Aveva
un’aria fredda e distaccata ma allo
stesso misteriosa ed intrigante. Inoltre, era il migliore ninja del nostro
corso. Era impossibile non notarlo. Se devo essere onesta, in quel periodo non
sono mai riuscita a rivolgergli la parola. Io non ne avevo il coraggio mentre
lui continuava ad ignorarmi come sempre. Mi limitavo semplicemente a guardarlo.
Mi bastava questo per essere contenta. È stata la prima persona a farmi battere
il cuore.” Sakura sorrise ripensando a quei ricordi cosi dolci. Ma duro
poco. Il sorriso svanì lasciando sulle sue labbra una piega amara.
“Ma poi… ci siamo
diplomati ed è stato creato il Team 7. Io, Sasuke e Naruto.”
“Non mi importava
nulla di Naruto. Ero felice di essere entrata a far parte della stessa squadra
di Sasuke. Volevo avvicinarmi a lui, parlargli, conoscerlo se ci riuscivo.
Volevo essere notato da lui e, quando fosse arrivato il momento, gli avrei
dichiarato il mio amore. Ma le cose non sono andate come avevo programmato. Da
quel momento, tutto è andato per il verso sbagliato.”
“I ricordi che ho di
lui con il Team 7 sono davvero pochi. E quello che ho sono tutti cosi…
dolorosi. Ci sono stati momenti in cui sono riuscita ad avvicinarmi a lui, ma
solo per fermare i suoi intenti omicidi. Altre volte invece mi ignorava
deliberatamente. Sasuke mi considerava… forse mi considera ancora una
seccatura. Il mio ricordo peggiore è senza dubbio il giorno in cui ha deciso di
fuggire dal villaggio. Ogni volta che ripenso a quel momento… mi sento cosi…
inutile.”
“Da quel giorno le
cose non hanno fatto altro che peggiorare. I ricordi sono sempre più dolorosi e
soffocanti. Non voglio parlarne.“
Sakura riaprì gli occhi e guardò la
compagna. L’espressione seria e riflessiva.
“Cos’hai provato
quando hai rivisto Sasuke durante la guerra?”
“Non… non lo so” ammise
la kunoichi “Non ricordo cosa ho provato
esattamente. Credo che una parte di me fosse contenta del suo ritorno. Avevamo
riunito il vecchio Team e io non potevo essere più felice. L’altra parte invece
era piena di dubbi e domande. Perché era tornato? Perché adesso? Cosa sta
cercando di ottenere? Ero scettica perché non conoscevo le sue intenzioni. Non
mi fidavo. Il Sasuke che avevo davanti era diverso da quello che avevo conosciuto
in passato. Anche Sai mi avevo fatto la stessa domanda e ricordo chiaramente di
avergli sorriso.”
“Non era un sorriso
sincero. Era… lo stesso sorriso che faceva Naruto quando tentava di
rassicurarmi. Serve a nascondere le preoccupazioni e i veri sentimenti di
quella persona. Quel gesto non è nient’altro che una bugia non verbale. Tsk! Chissà
quante volte ci sono cascata senza rendermene conto.” Esclamò la ragazza
ripensando a tutti i sorrisi ricevuti dal ninja biondo. Improvvisamente si
chiese quali erano stati i sorrisi davvero sinceri del ragazzo e quelli
forzati, usati al solo scopo di farla stare meglio.
“Gli ultimi ricordi
che ho di Sasuke non sono poi diversi dagli altri. Ha preso il controllo dei
cercoteri e mi ha tramortita con un genjutsu in modo da neutralizzarmi. Per lui
non avevo nemmeno voce in capitolo. La mia opinione, i miei tentativi di
fermarlo valevano meno di zero. Quando mi sono risvegliata, Kakashi mi ha
informata della battaglia finale fra Sasuke e Naruto. Sono corsa da loro più in
fretta che potevo e… ricordo l’enorme sollievo nel vederli entrambi ancora
vivi. Naruto aveva vinto. Era riuscito a riportarlo indietro senza ucciderlo.”
“Naruto è davvero il
mio eroe.” esclamò Sakura con il sorriso sulle labbra e gli occhi limpidi e
luminosi, ricordando il sorriso del ragazzo nonostante avesse il braccio destro
completamente mozzato.
Ino sorrise a sua volta, vedendo il volto rasserenato della
compagna. Stava sorridendo di cuore. Stava sorridendo per Naruto.
“Poco fa stavi parlando
di Sasuke. Dei ricordi dolorosi che hai condiviso con lui. Sembravi davvero
triste. Eppure, ti è bastato nominare Naruto per farti tornare il buonumore.
Per farti sorridere. Naruto è il mio eroe! Com’è fico!” Esclamò Ino mimando
la voce della kunoichi con tono acuto e adulatorio.
“Ehi! Piantala di
prendermi in giro!” replicò Sakura in tono altrettanto acuto. Le sue guance
si erano colorate di un rosso scarlatto impossibile da nascondere. Si sentiva
in grande imbarazzo per essersi aperta cosi tanto davanti a qualcuno.
“Adesso, fai la stessa
cosa che hai fatto prima… ma stavolta con Naruto. Guarda il suo volto.
Concentrati solo su di lui e rammenta ogni ricordo che avete passato insieme.”
Sakura non ci pensò più di tanto. Continuò ad assecondare le
richieste della compagna senza capirne lo scopo. Stavolta però, le era
risultato molto più facile e assai meno dolorosi. Non aveva nemmeno bisogno di
focalizzare il suo volto. Da tempo oramai il volto sorridente di Naruto era
divenuta un’immagine sempre fissa nella sua mente e nei suoi pensieri.
Richiamando a se tutti i ricordi di Naruto, Sakura rimase
sbalordita nel constatare la differenza.
I ricordi di Naruto erano
centinaia, migliaia. Sarebbe stato impossibile contarli tutti. Se ogni ricordo fosse
stato una lucciola luminosa, allora intorno a Sakura ve ne erano cosi tante e
cosi lucenti da poter cancellare l’oscurità stessa. Ogni lucciola brillava di
un colore e di un’intensità diversa ed unica. Ricordi belli, brutti, allegri,
tristi, c’è n’erano di tutti i tipi. Le vittorie, i fallimenti, le
chiacchierate divertenti, i litigi e molto altro.
Sakura aveva condiviso ogni genere
di emozione con Naruto. Dalla più positiva alla più negativa. Difficilmente
avrebbe condiviso tanto con qualcun’altro che non fosse stato lui. Non si
ricordava nemmeno quando aveva iniziato a considerare Naruto il suo migliore
amico. Era successo e basta.
I ricordi danzavano intorno a lei.
La riscaldavano di un calore che nessun’altro gli aveva fatto mai provare. Il
ragazzino presuntuoso ed arrogante che aveva conosciuto all’accademia era
divenuto la persona più importante della sua vita. Naruto era il simbolo della
pace, del coraggio, della determinazione, della sicurezza, della fiducia nel
prossimo e della risolutezza nel perseguire i propri obiettivi.
Speranza! Naruto era tutto questo
e molto di più.
Sakura aprì gli occhi e guardò
l’amica con aria confusa. Per un attimo si era dimenticata che Ino era presente
nella sua stanza. Per quanto tempo era li rimasta in silenzio, persa tra i
ricordi?
La kunoichi dai capelli rosa stava
per prendere la parola ma fu interrotta prontamente dalle dita affusolate di
Ino che si erano posate sulle sue labbra.
“Non devi dire nulla. Ho già visto quello che volevo. Ciò che hai
provato adesso, rammentando i momenti passati insieme a Naruto, quei sentimenti
li conosci soltanto tu.” Ino tolse le dita dalle labbra della ninja medico
e sospirò. Questo era il momento decisivo.
“Ma… cosa stai cercando di fare? Dove vuoi arrivare?”
“Voglio che tu mi dica che ami Sasuke.”
“C-Cosa?” balbettò Sakura a bocca asciutta, il cervello
completamente in blackout.
“Sono stufa di girarci intorno, Sakura.” replicò Ino quasi con
rabbia. “Voglio che dopo tutto questo
tempo, dopo quello che hai passato con Sasuke e la sofferenza che hai dovuto
sopportare a causa sua, voglio che tu mi dica che sei ancora innamorata di lui.
Voglio sapere se il tuo amore per Sasuke è rimasto immutato dopo questi anni.
Voglio che tu mi dica… che non provi nulla per Naruto. Dopo tutti i momenti che
avete trascorso insieme, tutte le battaglie che avete affrontato, tutte le
lacrime e i sentimenti che avete condiviso e che stai provando in questo
momento… dopo tutto questo voglio che tu mi dica a cuor sincero che Naruto non
è, ne potrà mai essere più di un semplice amico. Dillo, Sakura! Dimmi che è
“questa” la verità. Se lo farai, smetterò di convincerti del contrario.
Ammetterò di essermi sbagliata e ti ascolterò. Ma voglio la verità, pura e
semplice. Devi liberarti di tutte le tue paure e i tuoi timori e ammettere con
il cuore in mano che questa è l’unica verità.”
Il silenzio calò nella stanza. Ino
attendeva pazientemente la risposta della kunoichi che, con la testa bassa e il
volto coperto dai capelli, non sembrava
dare alcun segno di vita.
Sakura sembrava una bambola a cui
avevano appena staccato i fili. Inerme, immobile, senza forze, sembrava quasi
che non respirasse. L’aveva messa con le spalle al muro ed ora era arrivato il
momento tanto atteso. Il momento della verità.
Io amo Sasuke! Naruto è solo un
amico! È facile! È solo una frase dopotutto, che ci vuole? Dillo è questo
tormento avrà finalmente termine.
Non è
cosi semplice.
Si che lo è. Io… io amo Sasuke!
Ma ami
anche Naruto. Smettila di negarlo.
Naruto è il mio miglior amico.
Io non posso amarlo… sarebbe
sbagliato.
Amare
Sasuke invece sarebbe giusto?
L’amore che provo per entrambi è
diverso.
Lo è
davvero.
Diverso
come il cielo e la terra.
Perché adesso?
Perché sono stata cosi cieca?
Perché mi ostino a difendere
l’amore che provo per Sasuke?
Perché
hai paura.
Paura?
Paura
di scoprire qualcosa di nuovo.
Paura
di provare un sentimento più forte del “primo amore”.
Paura
di distruggere quello che è sempre stato il tuo mondo.
Tu
hai paura… di perdere Naruto.
Io non lo perderò!
Lo
hai già perso, Sakura.
Naruto
ha preso le distanze da te.
Non
ti perdonerà gli errori che hai commesso.
Sta
trovando la felicità fra le braccia di un’altra donna.
Fra
le braccia di Hinata Hyuga, colei che ti ha sconfitto.
Non
puoi competere con lei.
No!
Lascialo
andare.
Stagli
lontano.
Dimentica
tutto.
Vai
da Sasuke.
No! Non posso perderlo!
Perché
no?
Come
puoi essere cosi egoista?
Perche
vuoi a tutti i costi che Naruto rimanga al tuo fianco?
Perché…
Perché…
Perché… io lo amo.
Io amo Naruto.
Se le
cose stanno cosi…
Se
questo è davvero ciò che ti dice il cuore.
C’è
solo una cosa che puoi fare per riaverlo.
Devi
combattere!
Devi
combattere per Naruto
“Allora?” le domandò con impazienza la Yamanaka. Sapeva che Sakura
stava affrontando una sorta di lotta interiore ed erano già 5 minuti buoni che
se ne stava in silenzio con gli occhi chiusi. Quell’attesa era insopportabile.
“Ino!” la chiamò la
kunoichi, alzando la testa e guardandola negli occhi. “Eheh! Hai ragione. Sono una ragazza davvero complicata.” Sakura
abbassò nuovamente il suo sguardo sulla foto del team 7 che stringeva fra le
mani.
“Sasuke è stato il mio primo amore ma, adesso, non sono più sicura di
quello che provo per lui. Forse i miei sentimenti per lui sono scomparsi o forse
sono ancora dentro di me, sopiti da qualche parte. Non sono in grado di
capirlo. Quello che so è che… sento di provare davvero qualcosa di speciale per
Naruto. Un qualcosa che non aveva mai provato per nessun’altro. Ogni volta che
guardo il suo sorriso sento il calore, la sicurezza,l’affetto incondizionato
che nutre per me. Sento la rabbia, la gelosia nel vederlo cosi vicino ad
Hinata. Sento il dolore, la paura e la disperazione nel perderlo per sempre.
Questi nuovi sentimenti, che sento nascere dentro di me, entrano in conflitto
con i sentimenti che ho nutrito per Sasuke e stanno distruggendo tutto ciò in
cui ho creduto in questi anni. Mi sento confusa, spaesata, quasi sul bordo di
un precipizio. Devo trovare una risposta. Devo capire quanto sono forti i
sentimenti che nutro per Naruto e per farlo ho bisogno di parlargli ancora una
volta. Aiutami! Dimmi cosa posso fare per fermarlo?”
“Quindi avevo ragione” replicò la bionda, orgogliosa del lavoro che
aveva svolto “Non vuoi ripudiare il tuo
amore per Sasuke, ma riconosci di provare dei sentimenti per Naruto. Non era
esattamente quello che mi aspettavo, tuttavia… è un buon inizio. Dopotutto,
l’amore non è qualcosa che scompare e ricompare da un giorno all’altro.
L’importante è che tu l’abbia capito.”
“Da quanto lo sai?”
“Mmh?
“Tu sapevi che provavo qualcosa per Naruto. Quando l’hai capito?”
“Lo so da un pezzo, credo. Nutrivo qualche sospetto ma niente di
sicuro. Poi, ieri sera vi ho visti litigare seriamente per la prima volta. Ho
visto le tua reazioni e mi sono convinta.”
“Perché non me ne hai parlato prima?”
“Perché non mi avresti creduta.”
“Cosa? Perché?”
“Perché sei un inguaribile testarda. Ecco perché. Se fossi venuta da te
a dirti che amavi Naruto, ti saresti categoricamente rifiutata di credermi.
Avresti difeso a spada tratta il tuo amore per Sasuke e avresti considerato
ogni mia parola come una presa in giro.”
“Come fai ad esserne cosi certa?”
“Ti conosco, Sakura. Ti conosco meglio di chiunque altro. L’unico modo
che avevo per convincerti della verità era metterti con le spalle al muro.
Dovevi realizzare da sola quali erano i tuoi sentimenti per Naruto, solo cosi
ti saresti convinta.”
“Tsk! Grazie per aver avuto cosi tanta fiducia in me.” Replicò
Sakura con un sarcasmo tagliente.
“Questo era l’unico modo che avevo per convincerti della verità. Ed era
anche l’unica soluzione al tuo problema.”
“Cosa vuoi dire?”
“Sarò franca con te, Sakura. Io credo che non riuscirai a far pace con
Naruto. Fino a poco tempo, non sapevi neanche di nutrire dei sentimenti per
lui. Ma adesso, la situazione è cambiata. Hai la determinazione necessaria per
non farlo scappare da te. Ora hai una possibilità. Devi convincerti una volta
per tutte del tuo amore e devi cercare di convincere Naruto che quello che
senti per lui è reale. Se i sentimenti che nutre per te sono ancora vivi,
allora saprà perdonarti. Non credo tu abbia altre alternative.”
“Si, ma… non sono cosi sicura di…
Sta succedendo tutto troppo in fretta. Come faccio a convincermi e… come
farò a convincere lui?”
“Non ne ho idea…” Rispose la ragazza, incrociando decisa le braccia
al petto “… ma devi farlo.”
Sakura osservò il riflesso del suo
sguardo attraverso lo specchio della sua stanza. La sua immagine non era delle
migliori. I capelli completamente spettinati, le occhiaie visibili ad occhio
nudo, il pigiama tutto stropicciato ed umido delle lacrime che aveva
versato. Eppure, c’era qualcosa di
diverso. Era lei. Lei era diversa. Si sentiva diversa. La ragazza immortalata
nella fotografia anno or sono non c’era più. La ragazza innamorata solo ed
unicamente di Sasuke. La ragazza considerato da tutti debole, ingenua ed
inutile. Quella ragazza era cambiata. Era cresciuta. Era diventata una donna.
Le sue iride verde smeraldo brillavano di una nuova luce, ardevano di un
sentimento nuovo che la stava riportando alla vita.
Guardando la nuova se stessa allo
specchio, Sakura capì cosa doveva fare.
“Devo andare dalla signorina Tsunade” esclamò decisa la kunoichi
saltando dal letto. Iniziò a vestirsi in fretta e furia, incurante della
reazione sorpresa della sua migliore amico.
“Cosa? No! Devi andare da Naruto. Sta partendo e…”
“Non posso!” replicò secca Sakura “L’hai detto tu stessa. Per fermare Naruto devo prima convincermi dei
sentimenti che nutro per lui. Devo esserne sicura, altrimenti sarà tutto vano.
Ho bisogno di più tempo. Prima ero troppo confusa e disorientata perché potessi
formulare un piano preciso. Adesso che ho le idee chiare e la mente lucida so
cosa devo fare.”
Ino era sbalordita dalla
determinazione e dalla vitalità che l’amica le stava mostrando. Sembrava
davvero rinata. “Qual è il tuo piano?”
“Andrò dalla signorina Tsunade e la convincerò a rifiutare la richiesta
di Naruto di lasciare il team 7. Ieri Naruto ha detto che se la maggior parte
della squadra avesse acconsentito alla sua richiesta, allora Tsunade avrebbe
acconsentito. Sai e Sasuke potranno anche essere d’accordo con lui, ma sono
certo che il maestro Kakashi non lo sarà. Sono certa che se ci impuntiamo,
l’Hokage ci ascolterà. Naruto potrà anche ribellarsi ma alla fine spetterà alla
signorina Tsunade prendere la decisione finale. Se riesco ad impedirgli di
lasciare il Team, lui potrebbe decidere di rimandare la partenza e io avrò più
tempo per parlargli a quattr’occhi.”
“È un piano rischioso” replicò la ragazza, dubbiosa della sua buona
riuscita.
“È l’unico piano che ho… è funzionerà!” esclamò imperterrita
Sakura, mentre finiva di indossare i suoi classici stivaletti ninja. “Ci vediamo dopo.”
“Ferma li tu!” gridò la biondina, afferrando la kunoichi che, come
una furia, si era già precipitata fuori dalla sua stanza. “Dovevo credi di andare conciata in questo modo?” le disse,
avvicinando il suo volto allo specchio.
Sakura arrossi imbarazzata nel
constatare le condizioni dei suoi capelli.
“Sei un disastro. Lascia che ci penso io. Sistemerò questo macello e
metterò un po’ di fondotinta sulla guancia sinistra, in modo da coprire il
livido che ti ha procurato Hinata.”
“Eheh! Ti ringrazio, Ino. Non cosa farei senza la mia migliore amica.”
* * *
“Siamo d’accordo allora?”
“Molto bene! Faremo a modo tuo. Ti esonero da tutti gli incarichi della
giornata. Puoi considerare questa la tua missione personale.”
“E Sakura? Potrebbe creare problemi.”
“A lei ci penso io. Tu concentrati solo sulla missione. Voglio un
rapporto dettagliato il prima possibile. Conto su di te, Kakashi.”
“Agli ordini, Hokage!
* * *
“Ecco! Ho finito! Non ho potuto fare miracoli ma quantomeno ti ho resa
presentabile.” Ino si affrettò a riporre i trucchi della ragazza
all’apposito posto e osservo soddisfatta il lavoro d’acconciatura che aveva
volto su di lui. I capelli rosa confetto erano molto più lisci adesso e senza
doppie punte. Inoltre, il volto non presentava alcun segno della battaglia
avuta precedentemente con Hinata.
“Sei stata grande! Il gonfiore sulla guancia quasi non si nota” esclamò
Sakura contenta del risultato ottenuto.
“Tsk! Ancora non ci credo che ti sei fatta battere dalla Hyuga.
Considerato i danni che hai ricevuto deve aver combattuto sul serio. Tu invece
dovevi già essere esausta ancor prima di iniziare a combattere. Negli ultimi
tempi abbiamo lavorato duro in ospedale. Senza contare che, dopo la festa a
casa di Shikamaru, eri letteralmente a pezzi.”
“Non mi va di parlarne adesso, Ino. E poi te l’ho già detto, Hinata è
diventata davvero forte. Credimi!”
“Tsk! Vuoi sapere cosa credo io? Credo tu non abbia combattuto sul
serio. Insomma, non credo che tu abbia davvero cercato di vincere contro di
lei. Non è che per caso hai trattenuto la tua forza per paura di farle del
male?” Sakura ammutolì davanti a quell’affermazione.
“Inoltre, ti ricordo che
questo…” Ino poggiò con decisione l’indice destro sulla fronte della
kunoichi “… questo sigillo a forma di
rombo non è semplice estetica. Avresti potuto curarti all’istante se avessi
voluto e finire il combattimento in un lampo.”
“Non essere sciocca. È una tecnica pericolosa che sfrutta le cellule
rigenerative accumulate da ogni parte del corpo. Non è stata creata per questo
genere di cose. In fondo, non ero certo in pericolo di vita. Le cellule
rigenerative che un corpo può produrre sono limitate. Questo sigillo può essere
usato solo in rarissime occasioni. Lo sai anche tu.”
“Io so solo che quel rombo mette in risalto la tua fronte e la rende
ancora più spaziosa.”
“E-Ehi! Questo non è vero!” gridò Sakura rossissima in volto, le
mani che le coprivano la fronte voluminosa “Pensa
a un po’ agli affaracci tuoi, mailal-Ino.” ( Anche Ino- pig è divertente XD )
“Già! Credo che sia arrivato davvero il momento che io pensi agli
affari miei” esclamò con noncuranza la biondina, guardando l’ora
sull’orologio appeso al centro della stanza “Devo
muovermi. Il mio turno in ospedale inizia tra 10 minuti.”
Ino salutò velocemente Sakura con
un cenno della mano e le urlò a squarciagola “Quando finisco il turno devi raccontarmi tutto.” Dopodiché, salutò
gentilmente i signori Haruno, scusandosi per il disturbo, usci velocemente di
casa e corse via verso l’ospedale di Konoha.
Sakura ringrazio mentalmente Ino
per ciò che aveva fatto per lei. Se non fosse rimasta al suo fianco non sarebbe
mai uscita dal baratro di oscurità in cui era precipitata. Ancora non riusciva
a credere di provare dei sentimenti cosi profondi verso Naruto. La convinzione
di aver amato solamente Sasuke era stata completamente spazzata via. Accettarlo
era stato difficile ma non cosi shockante come aveva immaginato. Forse perché
una parte di lei lo aveva sempre saputo. Tuttavia, una parte del suo cuore
ancora dubitava di questa nuova realtà. La sua unica certezza era Naruto. Non
lo avrebbe perso per nessun motivo al mondo. Aveva commesso degli errori, aveva
sofferto a causa sua innumerevoli volte, ma in qualche modo sarebbe riuscita a
farsi perdonare. Doveva farsi perdonare.
“Devo darmi una mossa” Sakura finì di sistemarsi davanti allo
specchio, mise in ordine la sua stanza e chiuse la porta alle sue spalle. Scese
di sotto dove i suoi genitori la attendevano, li salutò come faceva ogni
mattina e, velocemente, si mise a tavola dove una ricca colazione la attendeva.
La sera prima non aveva quasi nulla e sentiva lo stomaco gorgogliare a più non
posso. Mebuki sorrise nel vedere la figlia sorridente e piena di vita. Kizashi
iniziò a tempestare Sakura di domande inerenti al suo strano comportamento ma
Mebuki lo esortò a rinunciare, sapendo che la figlia non gli avrebbe mai
rivelato nulla riguardo i suoi sentimenti per qualche ragazzo. Di certo Kizashi
sarebbe impazzito di rabbia e l’avrebbe torchiata fin che non sarebbe stata
disposta a parlare.
Al contrario dei suoi genitori,
Sakura sembrò ignorare la loro presenza. Troppo occupata ad abbuffarsi e a
reintegrare le energie perdute. Cosi com’era arrivata, la kunoichi salutò
nuovamente i genitori e, come una saetta, sfrecciò via per le strade del
villaggio.
* * *
“Quindi ieri sera sei stato a casa del maestro Kakashi” esclamò Sai
con la solita aria di indifferenza, passeggiando tranquillamente per le via di
Konoha affiancato da Shikamaru.
“Yawn! Si! Gli ho raccontato tutto, nella speranza di riuscire a
sistemare questo casino. Conoscendolo, a quest’ora starà già parlando con
l’Hokage.” replicò Shikamaru, sbadigliando sonoramente.
“Credi che dovrei andare a trovare Sakura? Come suo amico, sarebbe mio
dovere palargli e sincerarmi delle sue condizioni.”
“Ma figurati.” replicò il ragazzo grattandosi la testa. “A quest’ora Ino avrà già fatto irruzione in
casa sua come uno tsunami.”
“Ino? Dici che lei…”
“Voi due vi frequentate già da un po’ ma ci sono parecchie cose che non
sai di Ino. Soprattutto riguardante la sua personalità. È aggressiva,
egocentrica, vanitosa e tende a dettare
sempre gli ordini. Almeno è cosi che si comporta con me. Tu cos ne dici, Sai?”
“Be, a me ha dato un’impressione completamente diversa. L’ho sempre
vista un ragazza gentile, affettuosa, un po’ appiccicosa forse ma mai invadente. Una buona amica.”
“Eheh! Amica, eh?” rise Shikamaru sotto i baffi “Mi sa che devi ancora imparare molto sulle
donne. In genere tendono a nascondere i loro aspetti negativi davanti alla
persona che gli piace.”
“Davanti alla persona che gli piace…” Sai assunse la solita aria
riflessiva. Non aveva compreso l’allusione del compagno e domandò sempre più
curioso “Ma perché lo farebbero? Insomma,
perché nascondere quella parte della loro personalità e mostrare soltanto i
lati positivi? Non sarebbe mentire?”
“In un certo senso si. Ma non lo fanno per i motivi sbagliati. Vogliono
semplicemente apparire migliori davanti agli occhi dell’uomo che amano. Hanno
paura di essere giudicate e cercano di mostrarsi perfette sotto ogni punto di
vista. Non è qualcosa che puoi capire razionalmente. Le donne sono fatte cosi e
basta. La maggior parte di loro almeno.”
“Mmh! Questa teoria non mi convince. Sarebbe comunque una cosa
sbagliata.”
“Sentiamo signor esperto, per te come dovrebbe essere?”
Sai sapeva di non essere un
esperto in materia. Tutto ciò che conosceva riguardo le donne e l’amore erano
tutte teorie prese dai libri in biblioteca. L’unico esempio pratico da cui
aveva appreso qualcosa sull’amore era Naruto. Osservando e studiando i suoi
comportamenti aveva tratto le proprie conclusioni.
“Penso che la cosa più giusta da fare sia quella di rimanere sempre se
stessi davanti alla persona che ci piace. Naruto, ad esempio, è sempre rimasto
se stesso davanti a Sakura. Non ha mai cambiato atteggiamento, ha sempre
mostrato quelli che erano i suoi pregi e i suoi difetti senza mai
vergognarsene. Anche Sakura faceva altrettanto. Davanti a Naruto non nascondeva
mai il suo essere violenta. Infatti, ho perso il conto di tutte le volte che l’ho
vista picchiarlo e sgridarlo. Però, sapeva anche mostrargli il suo lato dolce
quando voleva. La preoccupazione e l’ansia che potesse succedergli qualcosa di
brutto. Penso che sia questo il miglior rapporto fra un’uomo e una donna. La
sincerità e la fiducia reciproca.”
Shikamaru si fermò. Iniziò ad
osservare curioso la vetrina di un negozio d’armi ninja ed iniziò ad esaminare
le armi in esposizione. Sai si fermò subito dopo, osservando anch’egli le armi
esposte.
“Non dovresti farti troppe illusioni. Sincerità e fiducia sono cose
difficili da ottenere in un rapporto, soprattutto se questo rapporto riguardo
un uomo e una donna. Sakura non ha mai mostrato alcun interesse per Naruto. Per
questo motivo non ha mai dovuto nascondere il suo caratteraccio. A lei non
importava minimamente essere giudicata da lui. Riguardo Naruto be… non credo
che lui abbia davvero mostrato ogni lato del suo carattere davanti a Sakura.
Anzi, non credo nemmeno abbia tentato di conquistarla.”
“Perché dici questo?”
“Esistono uomini che fingono di essere quello che non sono solamente
per conquistare una donna. Poi, quando stanno insieme, iniziano i problemi e la
donna si accorge ad un tratto che affianco a lei ha sempre avuto un perfetto
estraneo. Non è questo il caso di Naruto, ovviamente. Lui è l’eccezione alla
regola. Non ha mai cambiato niente di se. La sua personalità è sempre rimasta
la stessa. Naruto è stato sempre sincero… eppure non è riuscita a conquistarla.
Sakura non si è mai accorta dei suoi sentimenti, ne ha tentato di ricambiarli.
Ciò che sostieni tu può funzionare solo in un rapporto d’amicizia, perché è
questo che sono loro. Solo amici e niente di più.”
“Ma per Naruto… Sakura non è soltanto un’amica.”
“Non si può essere sempre ricambiati dalla persona che ci piace. È cosi
che funziona il mondo. Le delusioni d’amore sono all’ordine del giorno.”
“E se dovesse riuscirci? Se Naruto arrivasse a conquistare il cuore di
Sakura rimanendo sempre se stesso?”
“Una simile eventualità è solo fantascienza. Se fosse veramente vero
allora Naruto l’avrebbe già conquistata. Ma non è cosi e ieri sera ne hai
appena avuto prova.”
“Ieri Naruto non era in se.” Il tono dell’Anbu divenne più ampio
man mano che la discussione proseguiva.
“Davvero? A me è sembrato piuttosto sano di mente mentre diceva a
Sakura tutto quelle cose. Chissa… Forse Naruto ha finto di avere un atteggiamento scontroso che in
realtà non gli apparteneva solo per rinfacciarle gli errori che ha commesso.
Oppure, per la prima volta, è stato sincero e ha mostrato un lato del suo
carattere che non ha mai mostrato a nessuno. Quale credi che sia la risposta
esatta? Puoi affermare senza ombra dubbio che quello che hai visto ieri sera a
casa mia non era il vero Naruto?”
Sai non replicò, dubbioso su quale
fosse la risposta migliore da dare al ragazzo. Tutto ciò che poté affermare fu:
“Naruto non è una persona insensibile e
senza cuore. Sono sicuro che abbia tenuto conto di ciò che avrebbe provato
Sakura sentendo certe cose. Anche se ignoro i motivi che l’hanno spinto ad
agire in quel modo, mi rifiuto di credere che Naruto sia una persona cosi abietta e crudele.”
“Sakura ha tradito la fiducia di Naruto dichiarandosi a quel modo. Ha
commesso un errore dopo l’altro che Naruto ha dovuto pagare e soffrire al suo
posto. Non ti sembrano motivi abbastanza validi?” replicò Shikamaru,
alterando allo stesso modo del ragazzo.
“Ma Naruto è innamorato di lei.”
“Sciocchezze! Naruto sapeva cosa stava facendo. L’ha sgridata ed insultata guardandola direttamente negli occhi.
Ha lasciato il Team 7 e posto fine alla loro amicizia. Secondo te perché? Te lo
dico io il perché…”
“Naruto non prova più niente per Sakura”
“No!” sussurrò flebile il ragazzo, scuotendo la testa da una parte
all’altra. “Io non ti credo.”
“Il suo amore incondizionato per Sakura ormai è svanito, sfumato, acqua
passata, volato via, finito!”
Sai stava per replicare,
decisamente contrario alle affermazioni del chunin, ma la sua attenzione fu
catturata dal riflesso di una figura famigliare davanti alla vetrina del negozio.
Appena realizzata l’identità dell’individuo, l’Anbu si irrigidì di colpo.
“Shikamaru…”
“Probabilmente adesso si è innamorato di Hinata. In fondo, hanno già
iniziato ad uscire insieme e…”
Con un rapido scatto, l’Anbu mise
la mano sulla blocca del chunin, bloccando l’afflusso di parole ed allusioni
che la sua lingua stava producendo con noncuranza. Lamenti soffusi tentavano di uscire dalla
bocca ma uno rapida occhiata di Sai fece intuire al ragazzo che qualcosa non
andava. L’Anbu stava guardando alle sue spalle con aria non poco sorpresa.
Shikamaru fece lo stesso e rimase pietrificato nel vedere che chi c’era alle
sue spalle.
“Sakura! Aspetta!” gridò Sai
tentando di avvicinarsi a lei. La ragazza aveva l’aria sconvolta e spaventata.
Gli occhi spalancati dall’orrore e dal rimpianto. L’Anbu avanzò qualche passo verso di lei ma
la kunoichi riuscì a dileguarsi in un battito di ciglia. Correva velocissima,
scontrandosi con le persone che ostacolavano il suo cammino.
“Cazzo! Ci ha sentiti!” esclamò Sai con rassegnazione. Era cosi
preso dalla discussione con Shikamaru da non essersi accorto della ragazza alle
sue spalle. Da quanto tempo era li? Quanto avrà sentito della conversazione?
pensò il ragazzo, rendendosi conto del casino che aveva combinato.
“Forse è meglio cosi” replicò Shikamaru accendendosi una sigaretta “Non serve a niente girarci intorno. I
sentimenti che Naruto nutriva per lei sono ormai un lontano ricordo. Lui deve
andare avanti per la sua strada e Sakura… be, lei ha Sasuke. Che lo voglia o no,
deve imparare a convivere con questa nuova realtà.
*
* *
No!
Non può essere reale
Ditemi
che questo è solo un brutto incubo
Mi rifiuto di credere che questa sia la
verità
Naruto…
… perché mi sono accorta di te solo adesso?
Mi sei sempre stato vicino, in ogni
circostanza
Come ho potuto ignorare a tal punto i
sentimenti che nutro per te?
Io ho sempre amato Sasuke, questa era una delle poche certezza che avevo
nella mia vita
Ma ora… mi sono accorta di amare anche te,
Naruto
Io vi amo entrambi
Come posso provare un sentimento cosi forte
per due persone cosi diverse?
Cosa è giusto? Cosa è sbagliato?
Quale dei due è il vero amore?
È ciò che ho sempre provato per Sasuke?
Oppure è ciò che Naruto ha sempre nutrito
per me?
Shikamaru ha detto che… Naruto non prova più
nulla per me
Questo mi fa male. È un dolore che non
riesco a descrivere a parole
Sento qualcosa dentro di me che mi ferisce e
lacera la mia anima
No! Non posso sopportarlo! È solo una
menzogna!
Devo andare lui
Devo trovare le mie certezze, devo trovare
le risposte che cerco.
Devo impedirgli di andare via da me
Persa nei meandri della sua mente,
Sakura aveva corso ininterrottamente verso la residenza dell’Hokage incurante
delle persone che incontrava e degli oggetti che colpiva sul suo tragitto.
Giunta a destinazione, rallentò il passo e recuperò il fiato perso nella corsa.
Alzò lo sguardo e vide qualcuno uscire dalla porta.
“Uh? Il maestro Kakashi? Anche lui è venuto qui per…” Non fece in
tempo a finire la frase che il jonin svanì in una nuvola di fumo, facendo
perdere ogni sua traccia. Sakura riprese a correre, entrò nell’edificio ancora
in costruzione e lungo il corridoio, pieno di attrezzi da lavoro e vernici
varie, incontrò Shizune.
“Ciao Shizune” salutò la ragazza con un cenno della mano.
“Ah! Sakura! Entra pure, la signorina Tsunade ti sta aspettando” replicò
la ragazza, accompagnandola davanti alla porta dell’Hokage. Sakura venne
turbata dalla risposta della collega. Come sapeva l’Hokage del suo arrivo?
Senza perdere altro tempo, Sakura
spalancò la porta, entrò velocemente e la richiuse alle sue spalle. L’ufficio
era come sempre pieno di documenti e scartoffie da sistemare. Tuttavia, la
donna sembrò non prestargli alcuna attenzione. Le dava le spalle e osservava la
vita del villaggio attraverso l’ampia vetrata del suo ufficio.
“Salve, Hokage!” esclamò Sakura con formalità e reverenza.
“Sei arrivata prima di quanto mi aspettassi” replicò Tsunade,
rimanendo immobile con le mani dietro la schiena.
“Lei sapeva che sarei venuta a parlarle?”
“Questo edificio è molto più alto della maggior parte dei palazzi di questo
villaggio. Mi permette di controllare le strade principali e di vedere chi sta
venendo a bussare alla mia porta.” Rispose Tsunade non trattenendo una
piccola risata. “Inoltre, ti conosco troppo bene. Sei pur sempre la mia
allieva e so come reagisci quando c’è un problema.”
“Il maestro Kakashi è stato qui prima di me. Quindi, suppongo che
abbiate già parlato di Naruto e della sua assurda richiesta?”
“Certamente!” rispose la donna, girandosi lentamente verso la sua
allieva. “Abbiamo disc…”
“Il maestro Kakashi si sarà sicuramente opposto.” esplose Sakura,
picchiando entrambe le ani sulla scrivania. “Anch’io
mi oppongo all’uscita di Naruto dal Team. Lei non può prendere seriamente in
considerazione la sua richiesta?”
Tsunae prese a sedersi sulla sua
poltrona con il sorriso sulle labbra. “Eheh!
Diretta come sempre. Toglimi una curiosità Sakura, perché dovrei rifiutare? Non
ci sono ragioni valide per assecondarlo, questo lo riconosco, ma non ci sono nemmeno
ragioni valide per cui dovrei respingere la sua richiesta. Quindi perché?”
“Naruto fa parte del Team 7 da
sempre. È quello il suo posto. Con il maestro Kakashi, con Sasuke, con Sai e…
con me. Il suo posto è con me” replicò Sakura, sussurrando appena l’ultima
frase.
“Naruto sembra pensarla diversamente. La tua non è una motivazione Sakura,
è semplicemente quello che è il tuo pensiero.”
“Ma… lei non può permettere a Naruto di…non può…” La voce si
affievolì fini a scomparire. Le sue speranze di fermare Naruto stavano
lentamente svanendo.
“Io e Kakashi ne abbia discusso a lungo. Il fulcro della questione e
che tutti noi ignoriamo le ragioni che stanno spingendo Naruto ad agire in
questo modo. Perché decide di farlo adesso? Ha lottato cosi duramente per riportare
indietro Sasuke e riunire di nuovo il vostro Team. Ma poi, di punto in bianco,
decide di abbandonarlo. Ha avuto un tempismo fin troppo perfetto per poterlo
considerare una semplice coincidenza.”
“È assurdo! Lei ritiene che il suo abbandono c’entri con il ritorno di
Sasuke?”
“Non ne ho idea. Sono solo supposizioni” rispose Tsunade, incrociando
le dita con fare pensieroso. “Ascolta
Sakura, ora come ora ho delle faccende molto più impellenti da sbrigare. Il
villaggio è in piena rinascita e questo “problema” sta solo complicando le
cose.”
“Ma non può lasciare perdere… “
“Fammi finire!” ordinò la donna con voce autoritaria “Anche se è di minor importanza, un problema
è pur sempre un problema. Non va trattato con negligenza, per nessuna ragione. Io
sono l’Hokage e spetta a me prendere tutte le decisioni e appianare i conflitti
interni. Ed è ciò che ho fatto.”
“Vuol dire che lei… ha già preso una decisione?” domandò Sakura
sentendo le speranze ritornare. La kunoichi era convinta di godere del favore
del suo mentore. Ma presto avrebbe imparato che l’Hokage non prende le parti di
nessuno.
“Si!” annui decisa, guardando la sua allieva dritta negli occhi “Ho deciso che sarà Kakashi ad occuparsi
della faccenda.”
“C-Cosa?”
“Kakashi è un jonin estremamente esperto e responsabile. Anche se ama
il suo Team e i suoi allievi sa prendere le decisioni con freddezza e serietà. Gli
ho ordinato di andare a parlare con Naruto, indagherà sulle ragioni che l’hanno
spinto a prendere questa strada e... prenderà la decisone più giusta in base
alla risposta che riceverà.”
“Allora lei… non avrà alcun ruolo in tutto questo?”
“Io asseconderò la decisione di Kakashi, qualunque essa sia. Se riterrà
le motivazioni di Naruto inadeguate, allora Naruto rimarrà all’interno del Team
7 senza possibilità di replica. Ma, se le ragioni che l’hanno spinto a tanto
dovessero dimostrarsi valide, allora… Naruto lascerà il Team 7 definitivamente.
Non farà più ritorno all’interno della
vostra squadra.”
“Ma… Se dovesse pentirsi della sua decisione?”
“Non gli permetterei comunque di tornare sui suoi passi. Lasciare la propria squadra non è un’azione da
poco. Se si pentirà della sua scelta, dovrà pagarne le conseguenze.”
“Il maestro Kakashi… lei crede che riuscirà a scoprire le ragioni di
Naruto?”
“Ho piena fiducia in lui. C’è la farà! Svolgerà il suo incarico come
farebbe come in una qualsiasi missione. Ha accettato di prendersi questa
responsabilità senza nessun ripensamento. Da questo momento…”
“… il destino di Naruto all’interno del Team
7 è nelle sue mani”
Salve a tutti i ragazzi :)
C’è l’ho fatta a finire sto capitolo. Stavo per perdere le speranze. Vi
chiedo scusa “non” per il ritardo stavolta, ma per la pesantezza del capitolo. Ho
dovuto scrivere un sacco per recuperare terreno. Dopotutto, sono rimasto fermo
troppo e la storia deve andare avanti ;)
Dunque, non ho idea del gradimento che questo capitolo potrà avere su
di voi. Ci sono alcune parti che mi sono piaciute un sacco da scrivere, altre
meno. Spetterà comunque a voi giudicare.
Credo di non essermi mai spinto cosi in la come in questo capitolo. Ho
messo di tutto. Cioè, una semplice chiacchierata fra amiche si è quasi
trasformata in una seduta di terapia dallo psicanalista. Avrei anche potuto
utilizzare l’ipnosi però non mi sembrava il caso XD. Scherzi a parte, ho dovuto
giocare parecchio di psicologia con Sakura. È stata bella tosta da scrivere
quella parte :)
Ho anche scritto
una parte “Hot”. Ancora non ci credo, ho quasi
rasentato il raiting rosso (dico rasentato perché non sono stato
volgare. È
dentro i limiti). Il solo pensarci mi provoca un imbarazzo che non
riuscireste
a immaginare. Ho anche messo un'immagine "spinta" ma non troppo.
Però se siete troppo piccini e vi scandalizzate la tolgo
immediatamete XD. Sento di aver perso un pezzo della mia dignità
di uomo… Ok!
Lasciamo stare!
Notate come tutti i personaggi pensano in maniera diversa. Ognuno a una
propria opinione e ragiona secondo un loro criterio. Ad esempio, Shikamaru… qua
sembra aver fatto la parte dello stronzo. Lui vuole che Naruto e Sakura tornino
a far pace, però da ragione a Naruto di quanto è successo perché è stata Sakura
ha commettere gli sbagli. Il suo essere razionale a volte lo porta ad essere
odioso. C’è cerco di rimanere il più fedele possibile alla loro personalità.
Un’ultima cosa perché sto per collassare. Scusatemi per gli errori grammaticali.
Non oso immaginare quanti c’è ne saranno. Se potete, cercate di correggermi o
di segnalarmi eventuali errori ;)
Be, che altro dire. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. La storia
sta ingranando e devo cercare di non fermarmi. Sperò di sapere il vostro
pensiero attraverso le recensioni.
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi e a commentare. Ringrazio
come sempre coloro che inseriscono la storia tra le preferite, le seguite e le
ricordate. Grazie a tutti ;)
Ci sentiamo presto. Un saluto.
Leon92
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Capitolo 40 *** Allievo e maestro - Prima parte ***
Cap 40
“Tu cosa proponi di
fare?”
Kakashi abbassò lo sguardo da quello indagatore dell’Hokage.
Doveva trovare il modo di risolvere il problema il più in fretta possibile.
Come nelle più classiche delle missioni, il compito del leader è sempre stato
quello di elaborare un piano efficace ai fini della buona riuscita della
missione. Nella sua lunga esperienza da jonin, il ninja dai capelli argentati aveva imparato da tempo ad analizzare tutti
gli elementi a sua disposizione e a trovare la strategia più efficace che lo
portasse al successo in qualunque circostanza e difficoltà gli fosse capitata
lungo il suo cammino.
Il ninja chiuse gli occhi e ripensò a tutto ciò che era
accaduto negli ultimi anni. Ripensò ai tre ragazzi che aveva conosciuto
all’accademia ninja: Naruto, Sakura, Sasuke. Ripensò ai loro sogni, ai loro
obiettivi, alle loro abilità sul campo
di battaglia. Ripensò a tutto ciò che avevano affrontato sin dalla formazione
del Team 7. Ogni battaglia, ogni singolo dialogo avuto con loro. Analizzo ogni
dettaglio utile che lo avrebbe aiutato a capire come e perché si era ritrovato
li, davanti all’Hokage, in quel preciso momento della giornata, per decidere il
destino di uno dei suoi allievi.
“Perché sta succedendo tutto questo?” si domandava. Fra i
tre ragazzi, proprio colui verso il quale fiducia e lealtà non erano mai
vacillati nemmeno nei momenti più bui.
Adesso, proprio quel ragazzo gli stava chiedendo di lasciare il Team 7
una volta per tutte.
“Perché? Perché proprio tu, Naruto?”
L’ufficio dell’Hokage era caduto nel silenzio già da qualche
minuto. Nessuno dei due ninja osava proferire parola, nonostante entrambi non
vedessero l’ora che qualcuno spezzasse quell’aria tesa e quieta che si era
venuta creare. Kakashi trasse un respiro profondo e rivolse ancora una volta il
suo sguardo su quella della donna seduta di fronte a se. I suoi occhi erano
divenuti improvvisamente seri e ricolmi di una nuova determinazione. Tsunade
parve sorprendersi da quel repentino cambiamento avvenuto nel jonin, ma poi
sorrise rammentando chi era l’uomo in piedi davanti a lei. Non era un uomo
qualsiasi. Quel ninja era:
Kakashi Hatake
“Hokage!” la chiamò il ninja, avanzando con
determinazione verso la scrivania “Lasci
che sia ad occuparmi di tutto.”
“Cosa vorresti dire?”
“Lasci che sia io a
prendere la decisione finale. Come
Hokage, lei ha il diritto di prendere l’ultima parola su qualunque problema
riguardante il Villaggio della Foglia e i ninja che sono al suo servizio. Le
chiedo questa volta, solo per questa volta… “ Kakashi picchiò entrambi i
pugni sulla scrivania, abbassò lo sguardo e disse con fare quasi implorante “… lasci che sia io a prendere quest’ultima
decisione.”
La donna si appoggiò delicatamente allo schienale della sua
poltrona con le braccia incrociate. Analizzò molto attentamente le ultime
parole pronunciate dal jonin.
“Quello che mi stai
chiedendo è... Vuoi prendere questa decisione “da solo”, senza consultarti con
me, ho capito bene?”
“Precisamente,
Hokage.” rispose il jonin con formalità. I suoi occhi ricolmi di
determinazione fecero capire alla kunoichi che non stava affatto scherzando.
“Ti è dato di volta
cervello, per caso? Perché dovrei accettare una proposta simile? Sai meglio di me che questo genere di
decisioni non vanno prese alla leggera.”
“Proprio per questo
glielo sto chiedendo. Dato che ignoriamo le ragioni che stanno spingendo Naruto
ad agire in questo modo, non possiamo essere obiettivi nel prendere una
decisione. Anche se rimaniamo qui a discuterne tutto il giorno non ne verremo
comunque a capo.”
“Questo non giustifica
la tua richiesta. Questa decisione dovremmo prenderla noi due insieme. Invece,
tu mi stai chiedendo di farmi da parte. Perché? Che cosa cambierebbe?”
“Tutto”
“Che cosa?” In un
impeto di rabbia, Tsunade si alzò violentemente dalla sua poltrona,
rovesciandola sul pavimento. “Che cosa
vorresti dire?”
Kakashi non si fece intimidire dal comportamento irruento
della donna e continuò “Come ho appena
detto, l’Hokage prende l’ultima parola su qualunque faccenda riguardante Konoha.
Il che vuol dire che, qualunque decisione io prenda alla fine, che io
acconsenta o meno all’uscita di Naruto del Team 7, la decisione finale spetta
comunque a lei. Questa è la differenza. Sono i nostri ruoli. Io sono un
semplice jonin, un sottoposto, mentre lei è l’Hokage. Questo cambia tutto.”
“Dunque è questo il
motivo della tua richiesta? Temi che io mi trovi in disaccordo con la tua
scelta di far rimanere Naruto nel Team 7.”
“Non ho ancora preso
una decisione riguardante Naruto. Tuttavia, non è solo per questo motivo che le
ho fatto questa richiesta. Ho avuto modo di riflettere e… credo che lei sia
favorevole all’uscita di Naruto dal mio Team. Se avesse voluto negargli questa
possibilità glielo avrebbe detto sin dal principio. Lei non è il tipo che lascia
questioni in sospeso e avrebbe comunque dato a Naruto una risposta adeguata,
senza che lui potesse opporsi. Se non l’ha fatto… significa che lei aveva già
pianificato di rimuovere Naruto dal Team 7, non è cosi?”
Tsunade rimase in silenzio per qualche secondo, sorpresa
dalle parole del jonin. “Molto
perspicace, Kakashi!” ammise la donna, dando le spalle al jonin e
raccogliendo la poltrona che si era riversata sul pavimento.
“Si! È cosi! Avevo
intenzione di rimuovere Naruto dal Team sin dall’inizio, senza che lui venisse
a chiedermelo. Gli ho proposto il titolo di Hokage e questo, come conseguenza,
avrebbe comportato l’uscita dalla squadra. Tuttavia, Naruto ha rifiutato il
posto. Tsk! Puoi immaginare il mio sgomento quando glielo sentito dire. Ciononostante,
mi ha comunque chiesto di rimuoverlo dal Team 7.”
“Se Naruto ha
rifiutato il titolo di Hokage, per quale motivo vuole assecondare la sua
richiesta? Vi sono delle altre ragioni che io ignoro?”
“Ebbene si! Qualche
mese fa mi è giunta una richiesta da parte del Daimyo del paese del Fuoco. Ha
fatto esplicita richiesta di vedere Naruto Uzumaki, l’eroe della Quarta Grande
Guerra Ninja. Nella lettera che mi è stata mandata si menzionava di una
“proposta” da fare al diretto interessato.”
“Una proposta da parte
del Daimyo, l’uomo più potente del paese del Fuoco? Che cosa vorrà quell’uomo
da Naruto? Non vorrà mica…”
“Gia! Ho pensato la
stessa cosa. Vuole assoldare Naruto e tenerlo come guardia personale. In questo
modo, dovrà lasciare per sempre il villaggio per restare al suo servizio.
Naruto ha acquisito fama a livello internazionale grazie alle sue imprese e la
sua temibilità e salita alle stelle. Ora come ora nessuno oserebbe sfidare il
ninja più forte di Konoha. Avendolo al suo fianco, il Daimyo si assicurerebbe
un potere smisurato e protezione da parte dei nemici che vogliono attentare
alla sua vita.”
“Dietro quella sua
faccia innocente si nasconde un uomo molto scaltro. Cos’ha risposto?”
“Ancora nulla. Sto
prendendo tempo. Il Daimyo non sa nulla dell’imminente partenza di Naruto,
proprio come il resto del villaggio. Se ne venisse a conoscenza, mi ordinerebbe
di fermarlo immediatamente e non ho intenzione di assecondare le sue scelte
egoistiche. Anche se cresciuto, Naruto è ancora giovane e non ho intenzione di
lasciarlo nelle mani di gente che pensa solo al profitto. Non puoi nemmeno
immaginare quante richieste mi siano arrivate nell’arco di questi ultimi mesi” Tsunade
estrasse dalla sua scrivania una pila di documenti e le mostrò a Kakashi.
“Questi sono…
contratti! Missioni in cui si esplicita la richiesta di Naruto Uzumaki. E
queste ricompense in denaro… sono enormi.”
“Persone potenti che
cercano di accreditarsi i miei favori e quelli di Naruto. Brutti bastardi! Non
asseconderò nessuno di loro, ne tantomeno ho intenzione di lucrare sulle spalle
di Naruto.”
“Basterebbe accettare
3 o 4 missioni per coprire le spese per la ricostruzione del villaggio.”
“Al diavolo il denaro”
gridò Tsunade dando un calcio alla scrivania, rovesciando cosi la catasta
di documenti sul pavimento. Kakashi non oso muoversi. Rimase in silenzio mentre
attendeva pazientemente che la donna si ricomponesse. Riacquistata la calma,
Tsunade aprì un cassetto, prese una piccola busta e la porse al jonin.
“Uh? Cos’è questa? Una lettera? Da parte di chi?”
chiese Kakashi, osservando la busta che teneva stretta in mano. Analizzando da
vicino, il jonin poté notare graffi e macchie di sangue lungo tutta la
superficie della lettera. Senza indugiare oltre, iniziò a leggerla.
“Una richiesta d’aiuto
proveniente dal Villaggio della Pioggia?!”
“Esatto! E non solo
loro. Ho ricevuto altre lettere proveniente dai villaggi di altri paesi che
sono rimasti coinvolti durante la guerra.”
“Perché dovrebbero
chiedere aiuto a noi? Non fanno parte del Paese del Fuoco. Dopotutto, noi
abbiamo già i nostri problemi a cui pensare e stiamo dando il massimo supporto
ai villaggi limitrofi rimasti gravemente danneggiati dai campi di battaglia.”
“Questo è vero.
Tuttavia, nelle lettere non si menziona alcuna ricompensa in denaro. Ne
tantomeno hanno richiesto risorse o materiali di vario genere per la
ricostruzione dei villaggi. Il tipo di aiuto di cui fanno richiesta è qualcosa di
completamente diverso.”
“Loro vogliono…
vogliono vedere Naruto. Ma, per quale motivo? Non ci sono altre battagliera
affrontare. Perché chiederebbero di lui? ”
“Perché Naruto è
l’eroe della Grande Guerra Ninja. È diventato il simbolo della pace e della
speranza di cui tutti hanno bisogno in questi tempi difficili. Io e te,
Kakashi…” disse Tsunade adagiandosi nuovamente sulla sua poltrona “… abbiamo vissuto abbastanza a lunga da
saperlo. Siamo sopravissuti a battaglie infernali, Abbiamo ucciso e visto
morire un’infinita di nemici, persone che non conoscevamo e che hanno
combattuto per quello in cui credevano. Uomini, proprio come noi. Abbiamo visto
morire alleati, amici, giovani ragazzi la cui luce negli occhi non brillerà mai
più, i cui sogni non potranno mai realizzarsi. Abbiamo visto bruciare e radere
al suolo interi villaggi. Sono morti dei padri, delle madri e,
inconsapevolmente, abbiamo lasciato i loro figli in mano ad un destino ignoto.
Orfani di guerra che hanno perso tutto, che presto o tardi perderanno la retta
via e verranno divorati dall’odio e dal rancore. Succede sempre. Ogni volta.
Cambiano i nostri nemici, cambiano gli ideali, cambiano le armi, persino noi
stessi cambiamo… ma la guerra…”
“La guerra non cambia mai”
“Di questi tempi, la
persone hanno bisogno di avere qualcosa in cui credere, un punto di riferimento
al quale aggrapparsi. Il Villaggio della Pioggia considerava Nagato (Pain) un
Dio verso il quale dovevano obbedienza. Come puoi immaginare, non è stato l’esempio
di leader per eccellenza. Ma Naruto… lui potrebbe davvero essere la guida
spirituale di cui tutti potrebbero aver bisogno per ritrovare la retta via e
ricominciare a vivere.”
“Che strano! Naruto
non mi ha mai parlato di queste lettere.”
“Queste perché non ho
mai informato Naruto della loro esistenza.”
“Cosa? Per quale
motivo? Lei ha appena detto che Naruto…”
“Lo so cosa ho detto,
Kakashi” urlò la donna, sbattendo i pugni sulla scrivania “So che la fuori c’è molta gente che ha
bisogno di aiuto. Ma in questo momento critico, credo che Naruto sia la persona
che ha più bisogno di aiuto in assoluto.”
“Anche tu ti sei
accorto che Naruto non è più lo stesso. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni
me ne hanno dato la conferma. La guerra gli ha certamente permesso di crescere,
però… sono certa che qualcosa dentro di lui si sia spezzato, qualcosa che
difficilmente potrà trovare rimedio. Se io lo informassi dell’esistenza di
queste lettere, Naruto accorrerebbe di certo in aiuto di coloro che ne hanno
bisogno. Metterlo a confronto con la dura realtà del dopoguerra lo porterebbe a
realizzare un’amara verità.”
“Quale verità?”
“Naruto è un semplice
uomo e, come tale, non può salvare tutti. Non può restituire agli orfani di
guerra i loro cari, non può far risorgere i villaggi con la semplice forza del
duro lavoro. Non può cancellare tutto l’odio da questo mondo. Inoltre, ho paura
che Naruto inizi a sentirsi responsabile delle tragedie che sono accadute. Per
questo non gli ho detto niente.”
A quelle parole, Kakashi annui in silenzio, ricordando le
tragedie avvenute nel suo passato e la sua incapacità nell’aiutare e salvare le
persone a lui care. Suo padre, Rin, Obito… non era stato in grado di salvare
nessuno di loro.
“Inoltre, vi è anche
un altro motivo che mi ha spinto a non raccontare nulla a Naruto. Qualche mese
fa ho mandato degli Anbu a fare ricognizione nei villaggi che hanno presentato
richiesta di aiuto. Volevo ricevere un rapporto dettagliato riguardo le
condizioni dei vari villaggi. Molti di questi volevano vedere Naruto per
ringraziarlo delle gesta che ha compiuto in guerra. Alcuni lo venerano come
fosse una sorta di Messia, un Dio.”
“Ma altri, invece… Gli
Anbu mi hanno riportato alcune voci provenienti da altri villaggi lontani.”
“Voci di che tipo?”
Tsunade parve esitare nel proseguire il discorso. “Gli Anbu mi hanno riferito che… ci sono
persone, ninja e vittime di guerra che considerano Naruto un’impostore.”
“Cosa? Naruto
un’impostore? Ma… questa è follia”
“Lo so bene. Ti sto
riferendo quanto mi hanno detto. Naruto non è amato ovunque nel mondo. Ci sono
alcuni villaggi decisamente contrari al suo operato. Lo accusano di aver
provocato le sventure della loro comunità. Viene accusato di essere una
semplice arma nelle mani dei potenti, un’arma capace di distruggere intere
cittadine con il potere dei cercoteri.”
“Assurdo! Sono tutte
sciocchezze!”
“Dato che si trattano
semplicemente di voci causate dalla rabbia del momento, ho convenuto fosse
meglio ignorarle. Non ha alcun senso compiere rappresaglie contro questi
sciocchi. Presto o tardi, queste voci scompariranno come fumo nel vento.
Tuttavia, questo ha contribuito in minima parte con la decisione di non dire
nulla a Naruto. Quel ragazzo ha già i suoi problemi a cui pensare.”
“Concordo con la sua
decisone, Hokage” asserì il jonin con rispetto.
“Hokage… Già! È questo
che sono, dopotutto. Prendere delle decisioni, giuste o sbagliate che siano, fa
parte dei miei doveri. Non è facile come può sembrare. Io cerco di fare ciò che
è meglio per la mia gente. Cercò di fare ciò che è meglio per Naruto. Sei
ancora convinto di voler prendere questa decisione da solo, Kakashi?”
“Assolutamente si,
Hokage! Me ne assumerò tutta la responsabilità” replicò il jonin senza un
attimo di esitazione.
“Eheh! Interessante!” rise
la donna, incrociando le dita e accavallando le gambe “Ammesso che io acconsenta alla tua richiesta, come riuscirai a
scoprire le reali motivazioni di Naruto? Io ci ho provato, fallendo
miseramente, e sai bene quanto io possa essere persuasiva. Tu, invece, non sapevi
nulla di tutta questa storia. È stato Shikamaru ha raccontarti tutto. Tsk!
Naruto non si è nemmeno preso la briga di venirti ad informare di quelle che
sono le sue intenzioni.”
“Lei ha ragione.
Naruto non è venuto da me. Non mi ha dato nessun accenno del suo desiderio di
lasciare il Team 7. Tuttavia, è proprio questo il punto.”
“Il punto? Di che stai
parlando?”
“Secondo lei perché
Naruto non si è rivolto a me? Shikamaru ha detto che Sai e Sasuke erano già al
corrente delle sue intenzioni. Sakura ne è venuta a conoscenza soltanto ieri
sera. Tutti i membri del Team 7 sono stati informati. Tutti tranne me. Perché?”
“Uh? Be… onestamente
non saprei che dirti. Forse Naruto aveva paura di affrontarti. Temeva che non
saresti stato d’accordo con la sua decisione e ha pensato bene di rivolgersi
direttamente a me.”
“Naruto può essere
molte cose, questo lo riconosco. Ma un codardo… questo mai! Credo di aver
finalmente compreso almeno una parte delle ragioni che hanno spinto Naruto ad
agire cosi. Anche se la sua partenza è ormai imminente, sono certo che lui verrà
da me a raccontarmi tutto.”
“Tu… lo credi
davvero?”
“Certo che si.
Tuttavia, io non ho alcuna intenzione di aspettarlo. Andrò io da lui e gli farò
sputare il rospo su tutta questa faccenda. Solo allora potrò prendere la mia
decisione.”
“Capisco!” sentenziò
con sicurezza l’Hokage “Ammetto che il
piano potrebbe rivelarsi rischioso. Naruto potrebbe sentirsi aggredito e questo
lo porterebbe a chiudersi ancora di più. Tuttavia, dato che si tratta di te,
Kakashi… sono certa che tu potresti riuscire dove io ho fallito.”
“Siamo d’accordo
allora?”
“Molto bene! Faremo a
modo tuo. Ti esonero da tutti gli incarichi della giornata. Puoi considerare
questa la tua missione personale.”
“E Sakura? Potrebbe
creare problemi.”
“A lei ci penso io. Tu
concentrati solo sulla missione. Voglio un rapporto dettagliato il prima
possibile. Conto su di te, Kakashi.”
“Agli ordini, Hokage” replicò
il jonin, inchinandosi a mo di reverenza “La
ringrazio della fiducia.”
“Va ora. Conto su di
te.”
E senza attendere oltre, Kakashi voltò le spalle e iniziò a
incamminarsi in direzione della porta.
“Ehi, Kakashi!” Tsunade
chiamò il jonin poco prima che quest’ultimo potesse aprire la porta del suo
ufficio.
“Sono rimasta colpita
dalla presa di posizione che hai preso. Lo sai, saresti un ottimo Hokage, al
pari di Minato.”
“Eheh! La ringrazio
del complimento, Hokage, ma non sono tagliato per il lavoro d’ufficio. Sono più
un uomo d’azione.”
“Riesce ad immaginare
il famoso copininja kakashi Hatake dietro una scrivania, ad occuparsi di
scartoffie e documenti tutto il santo giorno. Credo che impazzirei nel giro di
24 ore.”
“Ahah! Può darsi” sorrise
la donna, dando le spalle al jonin “Il
tempo c’è lo dirà.”
* * *
“Vediamo…
l’accampamento di Naruto dovrebbe trovarsi da queste parti.”
Dopo la fine della guerra, tutti coloro che avevano perso la
loro casa erano stati temporaneamente trasferiti in un grande campo aperto
pieno di accampamenti di fortuna. In alcuni punti strategici del campo vi erano
situate strutture di supporto che garantivano cibo, acqua e ogni sorta di bene
necessario alla sopravvivenza degli abitanti di Konoha.
“Il campo è più grande
di quanto pensassi. E dire che la ricostruzione del villaggio sta procedendo
spedita. Molti dovrebbero già essere tornati alle loro nuove case. Come fa
esserci ancora tutta gente?” Kakashi continuò a guardarsi intorno. Il campo
si estendeva per chilometri ed era pieno di gente a lui sconosciuta, bambini
che giocavano fra le tende ed adulti che parlavano fra loro.
“È come cercare un ago
in un pagliaio. Di questo passo non lo troverò mai” concluse Kakashi
grattandosi afflitto il capo “Chiederò al
centro di supporto. Loro sapranno indicarmi qual è la tenda di Naruto.”
Senza perdere altro tempo, il jonin saltò da una tenda
all’altra fino ad arrivare all’area di supporto, una grande tenda situata al
centro di ogni accampamento. Entrò al suo interno e li riconobbe una sua
vecchia conoscenza.
“Ehi, Raido!” salutò
il copininja con un cenno della mano.
“Oh! Kakashi Hatake,
quale onore.” replicò di rimando il jonin, stringendo la mano del ninja dai
capelli argentati.
“Come te la passi?”
“Non troppo male.
Questi incarichi di gestione e supporto sono noiosi ma qualcuno deve pur farlo.
Comunque è insolito trovarti qui, sei stato mandato dall’Hokage?”
“Qualcosa del genere.
Sto cercando l’accampamento di Naruto. Sai dove si trova?”
“Ovviamente! Seguimi!”
I due ninja iniziarono a incamminarsi, facendosi strada fra
le varie tende che incrociavano sul loro cammino.
“Il suo accampamento
si trova proprio qui vicino. Solitamente vi è una gran folla che gironzola e
attende l’arrivo dell’eroe del Villaggio della Foglia. Tutti vogliono parlare
con lui o stringergli la mano. Naruto Uzumaki è divento un vero e proprio
idolo.”
“Immagino che negli
ultimi tempi abbia avuto pochi momenti di tranquillità. Come mai il suo
accampamento è situato qui e non all’accampamento riservato ai ninja?”
“L’ha chiesto lui. A
quanto pare la gente impaziente voleva incontrarlo a tutti i costi e a
qualsiasi ora. Si creava un vero e proprio pellegrinaggio e questo gettava lo
scompiglio nell’accampamento riservato ai ninja. Cosi Naruto ha deciso che la
cosa migliore fosse spostare il suo accampamento qui, in mezzo ai civili, per
non creare problemi agli altri ninja.”
“Accidenti! È
diventato più popolare di quanto pensassi. Portare il marchio dell’eroe
dev’essere un bel peso da portare. Non ti lascia un attimo di tregua.”
“Nah! Non è cosi male,
dopotutto. Presto o tardi ci si fa l’abitudine e, se posso dire la mia, Naruto
se la sta cavando egregiamente. Nel campo tutti sono tranquilli e sereni solo
perché sanno della sua presenza. Ah! Eccoci! Siamo arrivat… Uh?!”
“Qualche problema,
Reido?” domandò Kakashi preoccupato mentre osservava la faccia sbalordita
del suo compagno.
“Ecco… l’accampamento
di Naruto dovrebbe trovarsi proprio qui, ma…” Il ninja puntò il dito sul
fazzoletto di terra che si trovava ai suoi piedi “… non c’è! C-Come può essere? Ieri sera era ancora qui mentre svolgevo
il solito giro di ricognizione.”
“Può essere che Naruto
l’abbia smontata durante la notte. L’hai visto tornare?”
“A dire il vero no. E
da ieri che non lo vedo. Di notte non abbiamo dei ninja di vedetta
nell’accampamento. Per risparmiare le forze, essi vengono appostati solo ai
confini del villaggio.”
“Se Naruto fosse
andato via i nostri l’avrebbero sicuramente visto. Questo significa che è
ancora qui, al villaggio. Ma dove?” Kakashi rimuginò sui possibili luoghi
nei quali il suo allievo si sarebbe potuto recare quella mattina. “E se fosse…”
“Vuoi che ti dia una
mano a cercarlo, Kakashi?”
“Non occorre, Raido.
Grazie lo stesso.” disse il jonin dileguandosi in una nuvola di fumo.
“So già dov’è Naruto.”
* * *
“Sei particolarmente
sorridente, Sakura” affermò l’Hokage, scrutando l’espressione allegra e lo
sguardo luminoso della sua allieva “Dimmi,
è successo qualcosa?”
“Eh? Ah, no no no!
Nulla di particolare, signorina Tsunade” replicò frettolosamente la
kunoichi, arrossendo violentemente in volto. Gli avvenimenti accaduti quella
mattina a casa sua erano ancora vividi nella sua mente. La sua migliore amica,
Ino, l’aveva aiutata a realizzare i veri sentimenti che nutriva verso il suo
compagno di squadra, l’imprevedibile Naruto Uzumaki. Scoprire di amarlo era
stato cosi sconvolgente che ancora adesso faticava a credere a quell’assurda
quanto esaltante realtà.
“Ecco… la verità è che
sono contenta che il maestro Kakashi abbia preso in mano la situazione.” replicò
la giovane ninja, cercando di nascondere i suoi sentimenti. Non se la sentiva ancora di sbandierare a tutti i sentimenti che nutriva
verso l’Uzumaki. ”Sono certa che lui
riuscirà a portare Naruto alla ragione e tutta questa storia non diverrà altro
che un brutto ricordo.”
“Un ricordo…” esclamò
Tsunade con voce bassa e atona “Sakura,
lungi da me essere pessimista ma… se fossi in te non mi farei troppe
illusioni.”
“Che vorrebbe dire?” domandò
Sakura piena di ansia e incredulità. La contentezza che poco prima l’aveva
travolta stava nuovamente per abbassire.
“Credi davvero che
Naruto abbia alzato tutto questo polverone per un mero capriccio? Credi davvero
che l’abbia fatto per una semplice lite fra voi due? No! Io non lo credo! Ho
visto la sua espressione, il suo sguardo e so con certezza che faceva sul
serio. Anche tu l’hai visto, proprio ieri sera”
“Quindi… lei sa già
tutto…”
“Le notizie viaggiano
veloci. Non so di preciso cosa sia accaduto ma so a grandi linee cosa è
successo e, cosa più importante, so cosa ti ha detto Naruto. È stato crudele
nei tuoi confronti, quasi spietato oserei dire”
“Lui… Naruto non era
in se. Io… sono sicura che… lui non pensava quelle cose… I-Io lo conosco bene,
so che non lo farebbe…” La voce di Sakura andò man mano
affievolendosi. Sentì nuovamente
l’impulso di piangere, di lasciarsi andare allo sconforto. Ma non lo fece. La
kunoichi cercò con tutte le sue forze di ricomporsi, di trattenere i singhiozzi
che, con prepotenza, cercavano di farsi strada verso l’esterno.
“Tu… stai cercando di
giustificare Naruto? Dopo tutto quello che ti ha detto?” Sakura non replicò
nulla. Stava chiaramente difendendo Naruto nonostante tutte le ingiurie che il
ninja gli aveva detto.
“Qualunque altra
persona che avesse ricevuto simili offese non avrebbe voluto più avere niente a
che fare con lui. Nel tuo caso, lo avresti come minimo fatto volare da un
emisfero all’altro di questo pianeta. Ma so che non l’hai fatto. Non l’hai
colpito. Non hai fatto nulla ne per danneggiarlo, ne per difenderti. Perché?
Questo vorrebbe significare che Naruto aveva ragione a tal punto da metterti
con le spalle al muro?”
“Io… io… non è come sembra…
non ne voglio parlare… “ replicò la kunoichi, volgendo lo sguardo in un
punto imprecisato della stanza.
“Non ne vuoi parlare?
Capisco!” esclamò Tsunade alzando dalla sua poltrona. Con poche falcate si
posizionò dinanzi alla sua allieva in modo che il suo sguardo non potesse
sfuggirle. “Allora, lascia che sia io a parlare. Ascolta
bene… io temo che Naruto non rimarrà nel Team 7.”
A quelle parole Sakura spalanco gli occhi, riversando tutto
il suo stupore nello sguardo serio e autorevole della sua insegnante.
“Anche se ho
incaricato Kakashi di sistemare le cose, credi davvero che ciò basterà? Tu sai
meglio di me che Naruto non è il tipo da fare cose cosi avventate per niente.
Dietro la sua impulsività c’è sempre stata una volontà ferrea e una determinazione
incrollabile. Per non parlare della sua cocciutaggine. Davvero ti illudi che
Kakashi riuscirà a fargli cambiare idea?”
“Io mi fido del
maestro Kakashi. Sono sicura che anche lui non vorrà che Naruto esca dal nostro
Team.”
“Davvero non capisci?”
domandò con un sospiro Tsunade, poggiando la mano destra sulle spalle della
kunoichi. “Kakashi non è andato da Naruto
con l’intento di fargli cambiare idea. Non è questo il punto. Lui vuole solo
comprendere le ragioni che stanno spingendo Naruto ad abbandonare il Team.
Niente di più. Kakashi è il leader del
Team 7 e, come tale, deve prendersi le sue responsabilità e decidere in maniera
oggettiva ed imparziale cosa è meglio per il suo gruppo. Questo comporta
mettere da parte quelli che sono i suoi desideri. Solo cosi potrà fare la cosa
giusta. È questo che fa un capo.”
Tsuande sentì il corpo della sua allieva tremare sotto il
palmo della mano. Poté solo immaginare cosa stesse provando in quel momento.
“Sakura! Ti prego! Devi
avere fiducia nel tuo maestro. Prendere la decisione giusta. Se lo riterrà
opportuno, Naruto rimarrà ancora nel Team 7. Tuttavia, se le sue motivazioni
risulteranno valide, Kakashi non si opporrà e tu… tu dovrai accettarlo.
Perciò…”
“Ho capito!” esclamò
in risposta la kunoichi, abbassando la testa. “Se le cose stanno cosi, allora…” Sakura strinse i pugni e con un
rapido scatto si lanciò in direzione dell’uscità “… ci penserò io a fargli cambiare idea.”
Resasi conto delle intenzioni della sua allieva, Tsunade
l’afferrò rapidamente per il braccio destro urlandole: “Ferma! Tu non ti muoverai da qui.”
“Mi lasci
immediatamente!” urlò Sakura cercando di divincolarsi dalla presa ferrea
della sua insegnante.
“Ho incaricato Kakashi
di sistemare la questione. Perciò, non interferire!”
“Se non faccio
qualcosa, io… rischio di perdere Naruto per sempre. E questo io… io non lo
permetterò. Mi lasci il braccio.”
“Cosa hai intenzione
di fare? Non lo capisci che il tuo intervento peggiorerà solo le cose?”
“Non ho intenzione di
rimanere con le mani in mano un’altra volta. Se il maestro Kakashi non riuscirà
a far rinsavire Naruto allora ci penserò io. A qualunque costo.”
“Non sai quello che
dici. Piantala! Una volta che Kakashi avrà finito potrai essere libera di
andare dove vorrai. Devi soltanto aspettare il suo ritorno.”
“No che non aspetterò.
Mi lasci andare” urlò con più forza la rosa, cercando in tutti i modi di
sciogliere la presa sul suo braccio.
“Maledizione! Ti ho
detto di fermarti!” Senza attendere
oltre, Tsunade si posizionò dietro Sakura, concentrò il chakra nella punta del
suo indice destro e, con rapidità e precisione,
la colpì dietro nella nuca.
“Che… che cosa… mi
succede… signorina Tsunade… che cosa mi ha… “ Le parole di Sakura si
affievolirono, le sue forze stavano scomparendo e un’enorme vortice di oscurità
la inghiottì in un sonno profondo.
“Mi dispiace, Sakura!
Non mi hai lasciato scelta.”
* * *
“Sapevo di trovarti
qui, Naruto.”
Kakashi ci mise poco meno di 5 minuti per arrivare nel posto
in cui avrebbe trovato il suo allievo. Era lo stesso identico posto dove lui
stesso aveva preso abitudine di recarsi ogni mattina da quasi 20 anni a questa
parte.
“La pietra della memoria”
Una lastra fatta interamente in pietra i cui nomi incisi
vanno a ricordare gli eroi morti in battaglia.
Essa è posizionata vicino al terzo campo d’addestramento. Lo
stesso campo dove si è originato il Team Hiruzen, gruppo dal quale sono nati i
tre ninja leggendari.
Lo stesso campo d’addestramento dove ha avuto origine la
squadra leggendaria formata da Naruto, Sakura, Sasuke e capitanata dal
copininja Kakashi Hatake: Il Team 7.
“Negli ultimi tempi ti
ho visto venire qui molto spesso. Eheh! Non starai mica prendendo le mie stesse
abitudini?” domandò il jonin con la sua solita spensieratezza, nel mentre
si avvicinava cautamente al ninja seduto di fronte alla lastra di pietra.
“Vengo qui ogni
mattina a salutarli. I miei genitori, il maestro Jiraya, Neji, Nagato, Itachi e
anche Obito. Nel bene e nel male, ognuno di loro mi ha aiutato a crescere fino a
rendermi il ninja che sono adesso. Questa sera partirò dal villaggio, perciò,
questa è l’ultima occasione che ho per salutarli.”
“Capisco!” replicò
Kakashi, posizionandosi al fianco del suo allievo “Peccato che tu non abbia voluto farmi partecipe dei tuoi “piani”, dico
bene? Quando mi sono recato al tuo accampamento avevi già smontato tutto. Per
un attimo ho temuto che tu fossi già partito. Ma poi, mi sono ricordato che è
di te che stiamo parlando. Non sei il tipo che scappa in questo modo.”
“Sappiamo entrambi
perché lei è qui. Perciò la smetta di girarci intorno” replicò il ninja
biondo con tono astioso.
“Come vuoi. Shikamaru
mi ha raccontato tutto circa gli avvenimenti di ieri sera a casa sua. Hai
trasformato la festa per te in uno spettacolo a dir poco vergognoso. Non ti
chiederò se avevi bevuto oppure no. Nemmeno da sbronzo saresti stato capace di
dire cose del genere a Sakura. Il modo in cui hai trattato quella ragazza è…
inqualificabile. Ma ciò che più mi ha colpito è il fatto che sia stato proprio
tu ad attaccare briga. Hai rinvangato ciò che è successo quel giorno sotto la
neve per insultare Sakura e per far si che lei si allontanasse per sempre da
te. Perché?”
Nessuna risposta arrivò dal ninja biondo. Si limitava a
guardare fisso davanti a se con occhi vacui e inespressivi.
“Che mi dici di quello
che mi ha raccontato Tsunade? Posso capire i motivi che ti hanno spinto a
rinunciare, per il momento, al titolo di Hokage. Ma perché vuoi abbandonare il
Team 7? Hai combattuto strenuamente per vederlo nuovamente riunito. E adesso,
di punto in bianco, decidi di andartene. Non ha alcun senso. Niente di tutto
questo ha senso. Dammi una spiegazione, Naruto.”
Ancora il silenzio. Ancora il suo sguardo perso nel vuoto.
“Vuoi davvero rendermi
la vita difficile, eh?” domandò con aria seccata il jonin, grattandosi il
capo e scompigliandosi i capelli “È bene
che tu sappia che l’Hokage mi ha dato pieni poteri per gestire questo
“problema” che tu hai deliberatamente creato. Il voto degli altri membri della
squadra non ha alcuna importanza. Sarò “io” a decidere se dovrai lasciare il
Team oppure no. Perciò, è meglio che inizi a parlare, perché se non lo farai…
non ti permetterò di andare via dal villaggio.”
Naruto alzò con stupore lo sguardo in direzione del suo maestro.
Le parole di Kakashi avevano fatto centro e, presto o tardi, avrebbe ricevuto
le risposte che desiderava.
“Odio dover usare
questi mezzucci, Naruto, ma tu non mi hai lasciato scelta. Guarda che non
voglio convincerti a restare. Non è per questo che sono qui. Voglio soltanto
conoscere quelle che sono le tue motivazioni. Voglio la verità e voglio
sentirla direttamente da te. Dopo tutti questi anni, credo di essermi meritato
la tu fiducia, non credi?”
“È giusto! Ha ragione
maestro” esclamò Naruto, abbassando la testa e stringendo le gambe al petto
“Non sono stato corretto con lei.”
“Perché non ne hai
parlato con me? Se c’erano dei problemi, avremmo potuto affrontarli insieme.”
“La verità è che lei…
era l’ultima persona a cui avrei voluto fare un torto del genere. Io… io sono
imperdonabile!” La voce di Naruto era diventata roca, quasi rotta dal
pianto, e il suo corpo aveva iniziato a tremare. “Ma non ho avuto altra scelta.
Ho dovuto farlo.”
“Che vuoi dire?”
“Se io ne avessi
parlato che lei, se le avessi raccontato ogni cosa… lei di certo sarebbe
riuscito a fermarmi e io questo non potevo permetterlo. Capisce, era l’unico
modo. Trovarmi sul punto di non ritorno cosicché nessuno sarebbe stato in grado
di fermarmi. Solo cosi sarei riuscito a parlarle.”
“Sembri determinato ad
andare fino in fondo. Tuttavia, continuo ad ignorarne le ragioni. Perché vuoi
farlo? Sappiamo entrambi che la persona che ne soffrirà di più sarai tu.”
“Posso sopportarlo!” replicò
determinato Naruto, stringendo entrambi i pugni e serrando ancora di più le
gambe al petto “Fino ad oggi ho
sopportato ogni tipo di dolore, ho sopportato la solitudine, ho sopportato l’odio
che la gente nutriva nei miei confronti, ho sopportato l’odio di Sasuke e
dell’umanità stessa. Riuscirò a sopportare anche questo.”
“No, invece! Non puoi!
Mi basta guardarti per capire che stai crollando. Perché? Perché lo stai
facendo? Perché vuoi abbandonare il Team 7? Perché hai voluto allontanare
Sakura? Perché hai deciso di rinunciare al tuo sogno?”
“Il mio sogno?!” sussurrò
Naruto fra se e se “Qual’era?”
“Uh?”
“Ricorda il giorno in
cui ha conosciuto i membri del Team 7?”
“Lei ci ha chiesto
quali fossero i nostri sogni. Ricorda cosa le ho risposto?”
“Certo che me lo
ricordo! Non potrei dimenticarmelo neanche volendo considerando tutte le volte
che l’hai urlato ai quattro venti. Volevi diventare il miglior Hokage di tutti
i tempi.”
“Perché lo desideravo?
Perché volevo a tutti i costi diventare Hokage?”
Kakashi era spiazzato dalle domande quasi pressanti del suo
allievo. Le risposte erano talmente ovvie e scontate da non meritare alcun tipo
di riflessione.
“Volevi essere
accettato da tutti gli abitanti del villaggio, suppongo. La presenza della
Volpe a Nove Code all’interno del tuo corpo non ti ha permesso di vivere una
vita normale.”
“Ti sbagli!” lo
corresse Naruto “Kurama non ha alcuna
colpa. A quei tempi, non sapevo nemmeno della sua esistenza e del sigillo che
lo teneva imprigionato all’interno del mio corpo. Se ritieni che lui sia il
colpevole, allora lo sono altrettanto gli abitanti di Konoha, compreso lei
maestro. Lui non ha niente a che fare con il mio desiderio di diventare Hokage.
”
Kakashi era colpito dalle parole di Naruto. Era sempre stato
convinto di conoscere il suo allievo e gli ideali che lo spingevano a
combattere per realizzare il suo sogno. Ma adesso…
“Dimmelo tu allora…” lo
incalzò il jonin, pieno di curiosità. “Cosa
ha fatto nascere in te il desiderio di diventare Hokage?”
“La solitudine!”
“Un bambino solo,
senza una padre ed una madre ad amarlo, emarginato dal suo stesso villaggio per
un crimine che non ha commesso. Un bambino che non conosce la differenza tra
bene e male, che non conosce l’amore ma nemmeno l’odio. L’unico sentimento a
lui noto è un infinito senso di solitudine. Ad esso si accompagnavano la
tristezza, la rabbia e la gelosia verso coloro che avevano tutto ciò che a me è
stato negato.”
Nel mentre parlava, i ricordi lo assalivano facendolo
tremare sempre di più. Le braccia intorno al suo corpo si serrarono con più forza,
quasi a voler scacciare via il freddo che lo stava attanagliando in quel
momento.
“Il Villaggio della
Foglia è sempre stata la mia casa. Ci ho vissuto sin da quando sono nato.
Tuttavia, ci sono stati momenti della mia vita in cui sentivo di non appartenere
a questo luogo. In fondo, non c’era niente che mi legava ad esso. Un posto dove
sai che nessuno aspetterà il tuo ritorno… non la si può definire una vera casa.
Il più delle volte, ho pensato a Konoha come ad una sorta di prigione dal quale
non sarei mai fuggito. Ho i ricordi un po’ annebbiati ma, in preda alla
disperazione, credo davvero di aver tentato la fuga qualche volta… ma dubito di
aver avuto successo.”
“Il Villaggio della
Foglia non ti avrebbe mai lasciato andare via. Tu sai meglio di me il perché.”
“Tsk! Certo che lo so.
La Forza Portante della Volpe a Nove Code è un pericolo per chiunque gli si
avvicini, no?” esclamò Naruto con tono canzonatorio. “Per il
bene della comunità è meglio tenersi lontani da quel MOSTRO. Bisogna tenerlo
sotto stretta sorveglianza perché egli è un pericolo per se stesso e per chi
gli sta intorno. È un’arma di distruzione di massa che il Paese del Fuoco non
può permettersi di perdere. Lasciamo che viva come un fenomeno da baraccone,
come un’animale selvaggio intrappolato nella gabbia.”
“Ora basta! Smettila
Naruto!” urlò furioso il jonin, afferrando il suo allievo per il colletto
della felpa e sollevandolo in piedi in modo che i loro sguardi potessero incrociarsi
“Se tu fossi fuggito dal villaggio quando
eri ancora un bambino, non saresti sopravvissuti per più di una settimana.
Saresti morto di fame oppure qualche malintenzionato avrebbe potuto rapirti e
venderti al miglior offerente. O peggio ancora… pensa se fossi finito nelle
mani dell’Akatsuki. Se fossi diventato loro alleato, consegnandoli il potere
della Volpe, nessun’altro avrebbe avuto il potere di contrastarli e questo
avrebbe decretato la fine del mondo ninja. Ammetto che il Terzo Hokage non ha
sempre preso le decisioni giuste. Ma ha fatto ciò che era necessario per il tuo
bene e per il bene del villaggio. Puoi davvero biasimarlo per ciò che ha fatto?
Se fossi stato tu l’Hokage avresti fatto delle scelte differenti? Non si può
essere sempre guidati dai propri ideali. A volte, è necessario scendere a
compromessi per il bene della pace.”
“È vero! La guerra mi
ha insegnato che non si può ottenere la pace senza fare dei sacrifici. Non
voglio contestare l’operato del Terzo Hokage. E solo che… perché sono stato io
a pagare il prezzo più alto?”
Kakashi allentò la presa, lasciando che il ragazzo potesse
dare sfogo ai suoi pensieri.
“In una sola notte ho perso tutto ciò che
avevo di più caro. I miei genitori si sono sacrificati per salvare gli abitanti
del villaggio e io sono diventato la nuova forza portante della Volpe. Ho perso
la mia libertà nell’istante in cui sono venuto al mondo. Perché? Mi sono sempre
chiesto. Perché soltanto a me? Io non sapevo niente riguardo la Volpe, ero
soltanto un bambino e sono stato comunque condannato a vivere un’infanzia nella
più completa solitudine.”
“Nessuno voleva
condannarti, Naruto. Non potevamo prevedere gli avvenimenti accaduti più di 16
anni fa. Obito ha liberato la Volpe con il preciso intento di scatenare il caos
all’interno del villaggio. Tuo padre è riuscito a fermarlo e, che lo volesse
oppure no, ti ha reso la nuova forza portante. Il mostro che ha tentato di
distruggere l’intero villaggio viveva ancora dentro di te. Il terzo Hokage ha
dovuto fare delle scelte per prevenire un’eventuale crisi e tutelare la tua vita.
In fondo, eri appena un neonato e portavi già con te un pesante fardello. Ed è
qui che le cose iniziarono a complicarsi…
Inizialmente, nessuno
era a conoscenza della verità. Nessuno, a parte l’Hokage e i ninja di alto
livello, era al corrente degli avvenimenti di quel giorno. Il Terzo Hokage
aveva ordinato di mantenere il segreto e di non rivelarlo a nessuno. Se il
villaggio fosse rimasto nell’ignoranza, avresti potuto avere qualche speranza
di vivere una vita normale. Senza contare che i nostri nemici non sarebbero più
stati capaci di rintracciare la Volpe a Nove Code. Ma, le cose non andarono
cosi. Qualcuno che era al corrente dei fatti ci ha traditi.”
“Qualcuno… vi ha
traditi. Di chi stai parlando?”
“Non so chi sia stato,
ma… quel qualcuno ha divulgato la verità su di te. Nel villaggio ha iniziato a
spargersi la voce che la Volpe era ancora viva, che era dentro di te e che
potevi essere una potenziale minacce per tutti. Se ciò non fosse accaduto, tu
avresti…”
“Chi?” domandò
Naruto con voce apparentemente calma “Chi
è stato?”
“Abbiamo fatto delle
ricerche, ma non siamo riusciti a rintracciare l’artefice di quelle voci.
Inizialmente abbiamo sospettato di Danzo, considerando il suo ruolo all’interno
della Radice, ma non c’erano prove. Poi c’era Orochimaru, per ovvii motivi che
tu già sai. Inoltre, dopo quello che ho visto durante la guerra, non mi sento
di escludere l’operato di Obito e dei suoi Zetsu. Non posso darti una risposta.
Quello che posso dirti
e che il villaggio ha dato a te la colpa dell’attacco della Volpe. Ti vedevano
come una sorta di reincarnazione di quel demone, un essere abominevole che
aveva preso sembianze umane con l’intento di ingannare gli abitanti per poi
ucciderli nell’istante in cui avessero abbassato la guardia.”
“L’Hokage non ha potuto
fare niente per mettere a tacere quelle voci. Cosi, ha raccontato agli abitanti
del villaggio la verità, omettendo quelle che erano le tue origini. Consapevole
della loro paura nei tuoi confronti, ha intimato tutti di stare alla larga da
te e di non parlare mai della Volpe a Nove Code in tua presenza. Cosi facendo,
ha tutelato gli abitanti del villaggio e anche te, Naruto, nel caso qualcuno
avesse voluto farti del male.”
“Nel caso qualcuno
avesse provato a vendicarsi di me, vorrai dire.” Naruto indietreggiò di
qualche passo, per poter guardare dritto negli occhi il suo maestro “Quindi, è cosi che stanno le cose? Farmi
vivere l’intera infanzia nella solitudine era l’unica soluzione per proteggere
il villaggio? Per proteggere ME? Molto comodo pensarla cosi, non credi? E
adesso… Vieni a raccontarmi tutte queste cose dopo quasi 20 anni… credi che ciò
giustificherà le azioni del passato? Credi che questo cancellerà tutto il
dolore che ho provato?”
“No! Posso solo
immaginare cosa tu abbia dovuto passare.” replicò Kakashi con sincerità,
abbassando colpevole lo sguardo da Naruto. “Ma
non sei stato l’unico a soffrire. Sono stati brutti momenti per tutti.
Tuttavia, non ha alcun senso rivangare
il passato. Quello che è stato è stato. Il Terzo Hokage ha adempiuto ai suoi
doveri come meglio poteva e, a modo suo, si è preso cura di te per onorare la
memoria di tuo padre, Minato, e tua madre, Kushina. Questa è l’unica verità.
Devi credermi!”
Un sorriso sinistro iniziò a formarsi sul volto
dell’Uzumaki. Un sorriso che Kakashi non
aveva mai visto prima. Le sue iridi cerulee si erano macchiate di un blu oscuro
e le sue pupille si erano dilatate sino a diventare delle linee verticali.
Quell’espressione minacciosa rendeva Naruto ancor più rabbioso di quanto già
non apparisse. Il jonin ne fu sorpreso e, quasi intimidito, indietreggiò di
qualche passo.
“Crederti?! Eheh! Io
dovrei crederti? Questa è bella! Come osi, proprio, tu parlarmi dei miei
genitori, eh? Come puoi parlarmi di verità dopo ciò che hai fatto? O forse dovrei
dire… dopo ciò che NON hai fatto? “
“Che… che diavolo stai
dicendo?” domandò con voce bassa e confusa il jonin, non comprendendo le
insinuazioni del ninja biondo.
“Tu… tu sapevi! Hai
sempre saputo, non è vero?”
Fu allora che Kakashi capì, un fulmine a ciel sereno
arrivato in maniera quasi inaspettata. Il segreto che aveva da sempre taciuto
al suo allievo.
“Sapevi chi erano i
miei genitori! Mio padre, Minato, è stato il tuo maestro. E sono certo che
conoscevi anche mia madre. Sapevi tutto e non mi hai mai detto niente. Niente!”
le urla dell’Uzuamki si diffusero per tutto il centro addestramento, ma
fortunatamente nessuno le udì.
“Naruto… non è come…”
“Non mentirmi!”
tuonò Naruto con maggior vigore, il viso sfigurato dalla rabbia “È stato dopo la fine della battaglia contro
Pain. I ninja della nuvola sono venuti da me per estorcermi informazioni su
Sasuke. Io mi sono rifiutato e loro mi hanno picchiato. Sai mi ha portato in
una tenda per medicarmi. Lei, maestro, era già li ad aspettarmi e c’era anche
il maestro Yamato. In quel momento, dopo aver espresso le mie intenzioni di
incontrare il Raikage, le ho raccontato di aver incontrato il Quarto Hokage, se
lo ricorda?”
“Le ho raccontato come
è riuscito ad impedire che io mi trasformassi nella Volpe a Nove Code. E dopo…”
“Naruto! Cosa ti ha detto il
quarto Hokage?”
“I padri di solito hanno delle
cose da dire ai propri fogli”
“All’inizio non avevo
dato molto peso a quelle parole. Ero contento di aver conosciuto finalmente mio
padre, il Quarto Hokage. Io, proprio io, il figlio di un Hokage! Non lo avrei
mai immaginato e… non sarei potuto essere più felice.”
“Dopo la guerra ho
avuto modo di riflettere sui vari avvenimenti che sono accaduti e… in maniera
del tutto inaspettato ho realizzato la verità. Lei, maestro ha sempre saputo. Tutti
questi anni… tutto il tempo trascorso nel Team 7, a combattere fianco a fianco,
a insegnarmi il reale valore dell’essere un ninja…”
“Ha avuto il coraggio
di guardarmi negli occhi e… mi ha mentito ogni singolo giorno da quando ci
siamo conosciuti.”
“Non puoi vederla in
questo modo, Naruto.” replicò il jonin, sulla difensiva “Io non ti ho mai mentito!”
“Se per questo non mi
hai neanche detto la verità.” rispose l’Uzumaki avanzando di un passo “Era mio diritto saperlo. Era mio fottuto
diritto! Ma a lei cosa gliene importava dopotutto. Tutti mi hanno sempre
considerato una minaccia. Un mostro con le sembianze da bambino. A cosa sarebbe
servito informarlo su chi fossero i suoi genitori e che fine avessero fatto,
giusto? Tanto quell’essere avrebbe comunque vissuto nel dolore e nella
solitudine. Quindi, perché dirgli la verità? Per farlo soffrire ulteriormente?
E cosi che stanno le cose, Kakashi?”
“Io… non posso darti
una risposta Naruto. Di certo non volevo che tu soffrissi. Tuttavia, non mi
pento di quello che ho fatto.” rispose semplicemente il jonin “Quello che posso dirti è che ho ricevuto
degli ordini.”
“O-Ordini?”
“Il terzo Hokage ha
dato specifici ordini riguardo il dirti o meno la verità sui tuoi genitori. La
gravidanza di Kushina è stata trattata in gran segreto, perciò, gli unici a
conoscenza della verità erano le persone vicino a lei e a tuo padre. Io, il
maestro Jiraya, Tsunade e pochi altri ninja sapevamo della gravidanza. Dopo
l’attacco da parte della Volpe, il terzo Hokage ha ordinato a tutti coloro che
conoscevano la verità sui tuoi genitori di non dirti niente finche non avessi
compiuto la maggiore età.”
“Il Terzo Hokage?! Lui
ti ha ordinato di… tenermi all’oscuro di tutto?”
“Dare ad un bambino
questo genere di notizie non è mai facile. Non si può mai sapere che genere di
reazione potrà avere, ne si può determinare che tipo di crescita psicologica
avrà in futuro. Nel tuo caso specifico, Naruto, l’Hokage ha scelto il silenzio
per ragioni che persino io riesco a comprendere. Dirti la verità era escluso,
tuttavia, avremmo potuto anche dirti una menzogna. Dirti che i tuoi genitori
erano delle persone qualsiasi, commercianti, ninja di basso livello oppure
traditori della peggior specie… Qualunque cosa che avrebbe potuto tenerti
lontano dalla verità. Questo sarebbe stato un insulto alla loro memoria. Senza
contare che… l’Hokage non voleva che ti sentissi responsabile della morte dei
tuoi genitori. È stata una scelta difficile, una scelta che non ho avuto il cuore
di contestare. Inoltre, tu eri il figlio del Lampo Giallo, il Quarto Hokage.
Anche se faticherai a crederlo, tuo padre si era fatto molti nemici sia
all’interno del villaggio che al di fuori del mondo ninja.”
“La sua forza e la sua
velocità erano una minaccia per qualsiasi ninja. Le sue tecniche micidiali
avevano attirato l’invidia di molti e chiunque avrebbe fatto carte false per
impadronirsi di quelle tecniche. Tu, Naruto, eri il figlio di Minato e Forza
Portante della Volpe a Nove Code. Molti malintenzionati avrebbero potuto
pensare che in te si celavano i segreti della forza di Lampo Giallo. Avrebbero
fatto scempio del tuo corpo per poi buttarti nella spazzatura quando non gli
fossi servito più. Inoltre, dentro di te c’era la Volpe e… puoi immaginare
quali esiti ci sarebbero potuti essere.”
“In altre parole,
avete fatto tutto questo per proteggermi, giusto? Chissà perché me l’aspettavo.”
esclamò Naruto non nascondendo una punta di ironia “È una visione d’insieme troppo semplicistica. Piuttosto, direi che
avete protetto il villaggio da eventuali minacce causate dalla mia presenza.”
“Come ho già detto, il
terzo Hokage ha fatto quanto era necessario per proteggere il villaggio e te.
Nessuno di noi ha mai voluto questo. Tuttavia, non abbiamo avuto scelta. Il
Terzo ha adempiuto ai suoi doveri cosi come ho fatto io. Mi sono stati dati
degli ordini e gli ho rispettati anche dopo la sua morte. Se vuoi prendertela
con me, allora cosi sia. Ma non giudicare l’Hokage per le decisioni che ha
preso.”
“Non fraintendere. Non
voglio contestare l’operato del Terzo. A distanza di anni non ha più molta
importanza dare la colpa a qualcuno. Inoltre, la decisione di non dirmi niente
finche non fossi diventato maggiorenne ha un suo perché. Un bambino non avrebbe
mai potuto comprendere le ragioni che si celavano dietro le scelte dell’Hokage.
Se avessi saputo tutta la verità sin dall’inizio, avrei odiato il mondo intero
per la sua crudeltà e, in particolar modo, avrei odiato me stesso per essere
stato la causa di tanto dolore. A volte penso che, se non fossi mai nato, tutto
questo non sarebbe…”
“Non devi neanche
pensarla una cosa simile” intervenne Kakashi senza un attimo di esitazione “I tuoi genitori hanno dato la vita per te.
Eri il loro tesoro più prezioso, la fonte della loro felicità. Non esiste
genitore al mondo che non si sacrificherebbe per il proprio figlio. Quello che
è successo non è dipeso da te e non si sarebbe potuto prevedere in alcun modo.”
“È vero! Però…”
“Però?”
“Una parte di me non
riesce ad accettare come sono andate le cose. Non riesce ad accettare le
ragioni del vostro silenzio. Una parte di me… non riesce a perdonare.”
Lo sguardo di Naruto era divenuto ancora più freddo. La sua
espressione apatica, quasi vuota, non faceva trasparire cosa stesse provando
l’Uzumaki in quel momento. Il jonin sentiva di starsi allontanando sempre più
dal suo allievo. Quasi stentava a riconoscere lo stesso ragazzo allegro e
spensierato di un tempo. Eppure, era certo che dietro le sue parole vi era
celato un significato ben più profondo.
“Chi non riesci a perdonare?
Me, per averti nascosto al verità? Il Terzo Hokage, per la scelte che ha preso?
Obito, che ha causato l’attacco della Volpe? Sasuke, per aver abbandonato te e
il villaggio? Sakura, per averti mentito? Oppure… è te stesso che non riesci a
perdonare?”
Naruto non replicò. Semplicemente alzò lo sguardo sul jonin.
Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, allora e li che si celava la risposta
alla sua domanda.
* * *
“Non avrebbe dovuto
farlo!”
Questa voce… Shizune?!
“Ora piantala! Ti ho
già spiegato come stanno le cose. La faccenda è delicata e Sakura era fuori di
se. Non ho avuto scelta, sono dovuta intervenire.”
Signorina Tsunade? Ma
cos’è successo?
“Che… che sta
succedendo?” domandò la kunoichi con la voce impastata dal sonno. La sua
vista era ancora annebbiata ma, nonostante tutto, riuscì a riconoscere la
figura snella di Shizune seduta al suo fianco e la chioma bionda della sua
insegnante, seduta alla sua scrivania, intenta a sbrigare dei documenti.
“Mi sono
addormentata?” domandò confusa Sakura, rivolgendosi all’Hokage.
“Ehm…Si, Sakura!” replicò
Shizune impacciata, nel mentre Tsunade continuava imperterrita a rivolgere
tutta la sua attenzione ai documenti sotto di se.
“Ricordo che stavo
parlando con la signorina Tsunade. Poi… sono corsa verso la porta per uscire a
cercare Naruto e…”
“Hai avuto un calo di
zuccheri e hai perso i sensi.” esclamò Shizune frettolosamente. “Negli ultimi tempi hai lavorato troppo,
quindi è normale che il tuo corpo non…”
“Ti ho colpita!” esclamò
improvvisamente Tsunade, sempre con lo sguardo rivolto ai documenti.
“Signorina Tsunade!”
“Non c’è alcun motivo
per nasconderlo, Shizune. Piantala di prendere le mie difese.”
“Lei… lei… mi ha
colpita?!” esclamò incredula la kunoichi dai capelli rosa “Perché? Perché ha voluto fermarmi?”
“Credo che tu prima abbia
frainteso le mie parole, Sakura. Quando ti ho detto di rimanere buona finche
Kakashi non avesse finito di parlare con Naruto non te lo stavo semplicemente
chiedendo. Il mio era un chiaro ordine. Forse ti sei dimenticata che, oltre ad
essere la tua insegnante, sono anche l’Hokage?”
“Lei non avrebbe
dovuto fermarmi. Non dopo ciò che ha detto. Naruto lascerà Il Team 7 se non
intervengo.”
“La mia era solo una
supposizione. E considerando lo svolgersi degli eventi, non credo sia troppo
lontano dalla verità. Comunque sia, avremo la risposta definitiva da Kakashi.
Perciò, rimani buona e aspet…”
“No che non aspetto!” replicò
con ferocia la kunoichi “Andrò fuori a
cercarlo e lei non potra… che… che cosa mi succede?” Nell’istante in cui
aveva tentato di alzarsi dalla sedia, Sakura avverti un senso di pesantezza ed
intorpidimento in tutto il corpo. “Non…
non riesco a muovermi.”
“Dato che hai deciso
di disobbedirmi, ho provveduto ad immobilizzarti temporaneamente. Ho colpito il
centro nervoso dietro la tua nuca usando una minima quantità di chakra sulla
punta del mio dito. Rimarrai li ferma per le prossime 2 ore, finche l’effetto
non sarà svanito. In questo lasso di tempo, Kakashi avrà già fatto ritorno.
Sapremo come è andata e tu sarai libera di fare ciò che vorrai.”
“Mi dispiace, Sakura” esclamò
Shizune mortificata “Non sono riuscita a
farle cambiare idea.”
Sakura tentò diverse volte di rimettersi in piedi. I suoi
tentativi risultarono inutili. Muscoli, legamenti, tendini, ogni fibra del suo
corpo era come addormentata in un sonno. Solo la sua mente e la sua coscienza
erano rimasti immuni all’effetto soporifero di quella strana tecnica.
“Come… come ha potuto
farmi una cosa simile?”
“Eri particolarmente
uscita di senno quando ti ho detto che Naruto sarebbe andato via. Ad un certo
punto, hai smesso di ascoltarmi e sei corsa verso l’uscita. Non è da te perdere
il controllo in questo modo. Eri… spaventata da qualcosa, giusto? Spaventata da
cosa?”
“Che… che vorrebbe
dire?” domandò con incredulità la kunoichi “Il mio migliore amico sta per andarsene via del villaggio. Non lo
vedrò per chissà quanto tempo e… ieri abbiamo anche litigato. Non voglio
separarmi da lui in questo modo. Non voglio! Devo rimettere a posto le cose a qualsiasi costo!”
“Curioso!” Tsunade
alzò finalmente lo sguardo sulla sua allieva. Uno strano sorriso si era formato
sul suo volto. “È la prima volta che
sento definire Naruto “il tuo migliore amico”, dico bene?”
“E-Eh? Ecco io non
intendevo… ” Le parole le morirono in gola. Tsunade avevano colto nel
segno. Lei stessa non aveva mai riconosciuto l’Uzumaki come migliore amico fino
a poco tempo fa.
Le guance di Sakura avvamparono improvvisamente e il suo
sguardo, ricolmo di imbarazzo, cadde nuovamente ai suoi piedi.
“Naruto dev’essere
molto importante per te. La profonda amicizia che vi lega è qualcosa di raro al
giorno d’oggi ed è il motivo per il quale stai cercando di riappacificarti con
lui. Capisco perfettamente quelli che sono i tuoi timori, eppure… sento che c’è
qualcosa di diverso stavolta.”
“Q-Qualcosa di
diverso?”
“Qualcosa è cambiato
in te, Sakura. Lo sento. La tua reazione eccessiva, la paura folle che vedo
riflessa nei tuoi occhi… non è soltanto la paura di perdere un amico caro, è la
paura di chi sta per perdere la persona più importante della propria vita. È
cosi, non è vero Sakura?”
La chioma rosata della kunoichi le copriva il viso,
impedendo alla donna di osservarne i lineamenti. Tsunade si stava
pericolosamente avvicinando alla verità e Sakura era troppo confusa ed
imbarazzata per parlarne a viso aperto.
“Te lo chiedo di
nuovo, Sakura. Di che cosa hai paura? Hai paura di perdere il tuo migliore
amico? Oppure… hai paura di perdere la persona più importante della tua vita?”
Sakura strinse con forza il labbro inferiore nel tentativo
di mantenere il controllo. Ino l’aveva aiutato a realizzare quelli che erano i
suoi sentimenti per l’Uzumaki. Ma riuscire ad ammetterlo ad alta voce era
qualcosa di completamente diverso. Sentiva l’imbarazzo e il disagio montare
dentro di se. “Perché è cosi difficile?” si chiese fra se e se.
“Se non vuoi parlarne,
non ti forzerò” concluse la donna, chiudendo il fascicolo con dentro i
documenti. “Già che sei qui, perché non
mi racconti come ti sei procurata quelle ferite?”
“Se ne è già accorta?”
osservò l’Haruno spalancando gli occhi smeraldini. Improvvisamente, si sentì
esposta, quasi nuda davanti lo sguardo attento della sua insegnante e d’istinto
cercò di coprire il suo corpo ancora provato dalla battaglia. Ma, ancora una
volta, il suo corpo rifiutò di rispondere ai suoi comandi.
“Ha ragione, Sakura!” intervenne
Shizune “Si vede lontano un miglio che
hai la guancia gonfia e che l’hai coperta con del fondotinta.”
“Inoltre, ci sono
diversi lividi presenti in diverse parti del tuo corpo. Sono quasi invisibili
ad occhio nudo ma, con la mia esperienza, mi è bastato un colpo d’occhio per
accorgermene. Sono stati colpiti i punti di fuga del chakra, quindi è
impossibile che ti sia curata da sola. A meno che tu non abbia usato il
Byakugo, qualcuno ha provveduto a risanare le tue ferite.”
“Sono ferite
particolari. Non può essere stato un ninja qualsiasi a ridurla in questo modo.
Dopotutto, Sakura è pur sempre la sua allieva” esclamò Shizune, studiando
attentamente il corpo della kunoichi.
“Gli unici che possono
colpire i punti di fuga con cosi tanta precisione sono i membri del clan Hyuga.
Hai combattuto contro uno di loro, non è vero Sakura?”
La rosa annui e, quasi con timore, continuò “Ho combattuto contro Hinata Hyuga.”
“La discendente del
clan Hyuga?!” esclamò Shizune con sorpresa “Ma vuoi due non eravate amiche? Perché avete combattuto l’una contro
l’altra?”
“Ecco… io… io e lei
abbiamo avuto una piccola discussione e…”
“Una piccola discussione
su Naruto, scommetto” esclamò seria Tsunade, fulminando con lo sguardo la
sua allieva “E poi?”
“Hinata… mi ha
sconfitta!” rispose la kunoichi dopo qualche attimo di esitazione. Lo
sguardo della sua insegnante si fece ancora più duro.
“Cosa? Ma questo… è
impossibile! Tu sei…”
“Shizune! Lasciami sola
con Sakura, per favore.”
La mora non replicò a quella richiesta. Prese i documenti
che l’Hokage aveva appena finito di firmare ed uscì. Qualche istante dopo,
Tsunade si alzò dalla sua poltrona per affacciarsi alla finestra che deva sul
villaggio. Anche se non poteva vederla, Sakura era convinta che la sua
insegnante fosse arrabbiata con lei. Lo sguardo serio che le aveva lanciato
prima di voltarle le spalle ne era stata la conferma. In quel momento, la
kunoichi si chiese se la donna fosse più arrabbiata per la sconfitta che aveva
ricevuto oppure era deluso dal suo comportamento.
“Sakura!” la chiamo la donna, dopo aver tirato lungo sospiro “Voglio che mi racconti tutto. Tutto ciò che
è successo ieri. Il tuo litigio con Naruto, il tuo scontro con Hinata, ogni
cosa. Questo non è un’ordine di un Hokage al suo sottoposto. Stavolta è una semplice
richiesta da parte della tua insegnante e amica. Perciò, questa volta, ti prego
di non mentirmi. Sii sincera e raccontami come è andata.”
“D’accordo!” replicò
Sakura con rassegnazione. In fondo, anche la sua insegnante meritava delle
risposte. Dopo tutto ciò che aveva fatto per lei, mentirle era l’ultima cosa
che avrebbe voluto fare. Cosi, senza indugiare oltre, la kunoichi prese a
raccontare le vicende riguardanti Naruto. Le narrò ogni piccolo particolare. I
dialoghi più struggenti che aveva avuto con lui e persino i sentimenti che
aveva provato in quel momento. Infine, le narrò lo scontro avuto contro Hinata
e le ragioni che l’avevano portata alla sconfitta.
Fine Prima Parte
Salve a tutti :)
Dopo tanto tempo dall’ultimi
capitolo sono tornato. Innanzitutto, mi scuso ancora una volta per essere
sparito cosi. D’estate per me è una vera sofferenza scrive e quando è arrivato settembre,
ho dovuto riprendere gli studi. Pensavo di riuscire a ritagliarmi un po’ di
spazio per scrivere ma la mole di studi che ho avuto è stata di gran lunga più
intensa di quello che mi aspettavo. Tra novembre e dicembre ho avuto
addirittura 8 ore di lezioni ogni giorno. Poi tornare a casa a studiare,
riposarmi e bla bla bla… cose che non interessano a nessuno :)
Quindi, per
concludere, la scusa più papabile per la mia assenza è “Non avevo voglia!” XD
Ora che ho sbrigato
le formalità, parliamo un po’ della storia, che ne dite?
Partendo da Sakura…
be, mi dispiace maltrattarla cosi XD Non che io lo voglia ma, in certe
occasioni devo farlo. In questo caso, avevo bisogno di tenerla buona per un po’.
Cosi, l’ho paralizzata (poverina) per
esigenze di trama. I due ragazzi non si devono incontrare finche non lo
dico io ;)
Poi, parliamo di
Naruto. Vi avverto, sto per fare uno SPIEGONE di quelli grossi. In questo
capitolo ho voluto soffermarmi molto sul COME Naruto è venuto a conoscenza
della verità sui suoi genitori. Diciamocelo, il mio in cui ha scoperto il tutto…
… è innaturale! Cioè,
è stata una cosa un po’ forzata. Ma quello che mi fa più “incavolare” è che
dopo aver scoperto la verità, Naruto non abbia chiesto spiegazioni in merito.
Una cosa del tipo:
Naruto: Fermi tutti!
Fatemi capire… cioè, io sono il figlio del Quarto Hokage è nessuno lo sapeva?
Kakashi / Jiraya/
Tsunade / Hiruzen / altri ninja ignoti:
Io lo sapevo!
Naruto: Ah! E… perché non
me l’avete detto prima?
Hiruzen: Ma è ovvio,
no? L’abbiamo fatto per PROTEGGERTI (classica scusa a prova di bomba XD)
Naruto: Mi state
prendendo per il culo? E, per curiosità, me lo avreste detto prima o poi?
Jiraya: Ma certo che
te l’avremmo detto. Al momento giusto.
Naruto: Ah si? E quando?
Sul mio letto di morte?
Tsuande: Non
esattamente! Aspettavamo che tu fossi sul punto di liberare la Volpe a Nove
code e ucciderci tutti quanti. Allora sarebbe comparso magicamente tuo padre a
fermarti e padre e figlio si sarebbero finalmente riabbracciati.”
Kakashi: Che scena
commovente! Ricca di pathos!
Naruto: Io… io… SONO
CIRCONDATO DA UN BRANCO DÌ IDIOTI!!!
Hiruzen: Vuoi sapere
come conoscerai la verità su tua madre? La volpe tenterà di ucciderti e allora…
Naruto: MA ANDATE A
CAGARE!
Chiudiamo lo sketch
altrimenti finisce male XD Nel capitolo ho cercato di creare un dialogo fra
Naruto e Kakashi che avesse un briciolo di senso e di logica. Altrimenti avrei
dovuto scrivere qualcosa come quella di poco fa. Cioè, ho scritto che nessuno
avrebbe dovuto dire la verità a Naruto finche non avesse raggiunto la
maggiore età. Questa SCUSA, perché questo
è, lo inventata io per giustificare un buco narrativo che è presente nella
storia originale.
Naruto scopre che
tutti( le persone a lui più vicine, non sconosciuti) gli hanno nascosto la
verità sui suoi genitori e dice: Vabbe! Non fa niente! Perdoniamoli tutti!
NO CAZZO! Sii umano,
arrabbiati, chiedi spiegazioni… Poi Naruto avrebbe perdonato tutti, l’avrebbe
fatto di sicuro, ma non puoi reagire in questo modo.
Io… non lo so. Forse
a preso troppe botte in testa. O è Kishimoto che si è rincoglionito. O forse
sono io che sbaglio a vederla in questo modo.
Comunque, nel
prossimo capitolo capirete di più. Inizialmente volevo scrivere
tutto in un
capitolo ma poi ho deciso di dividerlo perché c’era ancora
troppa roba da dire. Ho lasciato alcune cose in sospeso che
concluderò con la seconda parte.
Dopo tutto questo
tempo, non so quanti ancora saranno interessati a seguire questa storia. Spero
di ricevere almeno un paio di recensioni XD
Nel caso decidiate
semplicemente di leggere, vi ringrazio lo stesso e perdonate i miei errori
grammaticali. Di sicuro c’è ne saranno parecchi :(
Ringrazio tutti
coloro che hanno recensito i capitoli passati, chi ha inserito la storia fra le
preferite, le seguite e le ricordate. Grazie a tutti!
Un saluto e al
prossimo capitolo ;)
Leon92
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Capitolo 41 *** Allievo e maestro - Seconda parte ***
cap 41
In una fredda giornata d’autunno, in un piccolo boschetto
all’interno delle mura di Konoha, tre piccoli ragazzini del villaggio passavano
il loro tempo giocando a fare i ninja.
“Evvai! Ho fatto
centro” urlò il bambino alzando con euforia le braccia al cielo. “Visto come si fa, Akira?”
“Tsk! Tutta fortuna” replicò
l’altro, andando a recuperare i cinque shuriken che si erano conficcati al
centro del bersaglio circolare attaccato al tronco di una quercia. “Ora è il mio turno.”
Il ragazzo lancio gli shuriken uno dopo l’altro. I primi tre
mancarono nettamente il bersaglio, mentre l’ultimo colpi l’estremità della
circonferenza, cadendo successivamente a terra.
“Accidenti!” esclamò
furioso il secondo bambino, calciando un sasso “Questi shuriken non valgono niente”
“Su, non te la
prendere Eiji.” rispose con un sorriso Akira, dandogli una pacca sulla spalla
“Dopotutto, sono solo shuriken da
esercitazione. Sono più piccoli degli originali ed hanno la punta arrotondata.
Me gli ha regalati mio padre per farmi pare un po’ di pratica prima di entrare
in accademia.”
“Guarda che lo so che
tuo padre è un jonin che parte della squadra Anbu. Vuole che anche tu diventi
un ottimo ninja come lui. Mio padre invece è un semplice mercante e non mi
regala certo cose del genere. Vuole che io segui le sue orme. Tsk! Che noia.”
“Smettila di
lamentarti. Piuttosto, impegnati nel colpire il bersaglio. Altrimenti quando ti
eserciterai in accademia farai la figura dello scemo.”
“Chiudi il becco tu.
Quando diventerò jonin ucciderò tutti i nemici che tenteranno di attaccare il
villaggio. Diverrò così forte che persino la Volpe a Nove Code tremerà dinanzi
alla mia forza.”
“Abbassa la voce, Eiji” replicò rapido il
terzo bambino, più alto e snello degli altri “Mio padre dice che non dobbiamo mai parlare della Volpe, in nessun
caso. Potrebbe apparire all’improvviso, proprio come accade 5 anni fa.”
“Rilassati, Hideo. Gli
adulti ne parlano continuamente e non ne mai apparsa. Quindi, dubito che
accadrà proprio adesso. Giusto, Akira?”
“Finitela di parlarne.
Qualcuno potrebbe sentirci.” Esclamò Akira, guardandosi attorno con
circospezione.
“Ha ragione, Eiji. Noi
tre non dovremmo neanche saperle queste cose. Se ne siamo venuti al corrente e
solo perché Akira ha sentito suo padre parlare con altri Anbu in casa sua. Hai
idea di che casino scoppierebbe se in nostri genitori ci scoprissero”
“Si! Si! Come se a mio
padre importasse qualcosa di questa storia. Dopotutto, io e la mia famiglia
siamo venuti ad abitare in questo villaggio solo due anni fa. Non abbiamo
vissuto in prima persona i fatti di quella tragedia. Ne abbiamo solo sentito
parlare. Ancora oggi la gente del villaggio trema dalla paura al solo sentir
parlare di quel mostro chiamato Volpe a Nove Code.”
“Mio padre è morto
durante la battaglia contro la Volpe” esclamò con freddezza e rabbia Hideo,
afferrando furiosamente gli shuriken incastrati nel bersaglio “Mia madre, invece, non si è ancora ripresa
del tutto da quella storia. Tra la gente del villaggio alberga ancora la paura,
la rabbia e… l’odio.”
“Tu non puoi capire,
Eiji. Quel giorno, tutti noi abbiamo perso qualcuno a noi caro. Io ho perso il
mio migliore amico. La Volpe a colpito casa sua con una delle sue code ed è
crollata, uccidendo lui e la sua famiglia.”
Hideo lanciò gli shuriken con rapidità e precisione. Tutti e
quattro si conficcarono al centro del bersaglio con un suono secco. “Anch’io diventerò un ninja. Troverò la
Volpe e la ucciderò. Pagherà per aver ucciso mio padre.”
Eiji rabbrividì all’udire quelle parole. La volontà
dell’amico di diventare un ninja era senz’altro più ferrea della sua. Ribolliva
della rabbia e dell’odio per la perdita del padre. Ogni giorno che passava
cresceva sempre di più.
“Dimmi una cosa,
Akira. La Volpe a Nove Code è davvero gigantesca come la descrivono?”
“Si! È una creatura
enorme, grande come una montagna.”
“Che figo! Avanti
Akira, raccontami qualcosa di nuovo sulla Volpe. Nessuno sa che fine abbia
fatto dopo l’attacco?”
“Purtroppo no. Però…” Akira
lanciò uno sguardo fulmineo ad Hideo, incerto sul da farsi.
“Però cosa?” domando
Eiji, guardando fremente i due amici.
“Ho sentito delle storie
a riguardo. Delle leggende su che fine abbia fatto.”
“Sul serio? Forza,
racconta! Leggende di che tipo?”
“Lo vuoi proprio
sapere? Va bene” esclamò il ragazzo con un sorriso mellifluo dipinto sul
volto “Secondo la storia che ci hanno
raccontato i nostri genitori, la Volpe è stata sconfitta dal Quarto Hokage.
Tuttavia, il corpo di quella immensa creatura non è mai stato ritrovato. Alcuni
dicono che sia semplicemente scappata via per le gravi ferite riportate dalla
battaglia. Ma…”
“Ma…” esclamò
fremente Eiji tenendo gli occhi spalancati, pendendo dalle labbra di Akira.
“Altri raccontano una
versione diversa. Una versione della storia più inquietante” Akira girava
intorno al ragazzo, la sua voce si faceva sempre più grave e sibilante.
“I-Inquientante?”
“Esatto! Dopo la
battaglia con il Quarto Hokage, tutti pensano che la Volpe a Nove Code sia
scappata con la coda, anzi, le code tra le gambe. Ma non è così. La Volpe è
astuta. Ella non è mai fuggita, bensì si è nascosta.”
“Nascosta?! Nascosta
dove?”
“Proprio qui, mio caro
Eiji. Dopo i fatti di cinque anni fa, non se né mai andata. La Volpe a Nove
Code è ancora qui, all’interno di queste mura, all’interno del Villaggio della
Foglia.”
Il bambino rabbrividì e con voce balbettante dalla paura
replicò “Tu… tu menti! Lo sai benissimo
che la Volpe è una creatura gigantesca. Se fosse ancora qui qualcuno l’avrebbe
senz’altro vista.”
“Vero! Ma, come ti ho
appena detto, la Volpe è astuta. È un demone capace di cambiare aspetto a suo
piacimento. Adesso, cammina fra noi facendo finta di essere un comune essere
umano.”
“Un’essere umano?
Perché mai dovrebbe fare una cosa del genere?”
“Chi lo sa?
Probabilmente soffre ancora delle ferite riportate dalla battaglia contro il
Quarto Hokage. Sta pazientemente recuperando le forze fino al giorno in cui
sferrerà un altro attacco. D’altronde, quel giorno di cinque anni fa è comparsa
all’improvviso in una nuvola di fumo originatasi proprio dal centro del
villaggio.”
Il bambino era sempre più spaventato. Le mani iniziavano a
sudare freddo e gli occhi erano sempre più sbarrati. Tuttavia, non resisteva
alla tentazione di porre nuove domande all’amico. “E… E… sai per caso che sembianze ha assunto?”
“La Volpe ha la
capacità di cambiare sembianze quando e come vuole. Può essere chiunque e
qualunque cosa in qualsiasi momento. Tuttavia, le voci dicono che il demone
assume le sembianze di un essere umano. Più precisamente… le sembianze di un
bambino.”
“Un… Un… bambino. Vuoi
dire… proprio come me e te?”
“Già! Potrei essere io
e tu non lo sapresti” esclamò Akira con voce malefica, avvicinandosi
velocemente al ragazzo che, per lo spavento, cadde all’indietro.
“Eheh! Comunque non
sono io, se la cosa ti fa stare meglio.”
“Ah!-Ah! Molto
divertente, Akira” brontolo Eiji, strofinandosi il didietro. “Ma se è un bambino come noi, come lo
riconosciamo?”
“Anche se
all’apparenza può sembrare un bambino come gli altri, non lo è affatto. Al
posto dei denti ha zanne affilate come rasoi, le unghie delle mani sono lunghe
e ricurve e i suoi occhi… rossi, infuocati, iniettati di sangue.”
“S-Sangue?”
“Oh sì! Sangue. Il suo
olfatto da Volpe gli permette di sentire l’odore della preda a chilometri di
distanza. E quando meno te lo aspetti, con la sua incredibile agilità, ti salta
alla gola e ti mangiaaaaaaaa.”
“Aaaaaaaaaaaaah” gridò
Eiji sentendosi afferrare alle spalle “Hideo!
Brutto stronzo”
I due ragazzi risero a crepapelle per lo scherzo riuscito.
Mentre Akira distraeva Eiji con la sua storia, Hideo si era arrampicato in cima
ad un albero e, al momento giusto, era saltato fuori scagliandosi addosso al
compagno.
“Adesso la smetterai
di fare domande sulla Volpe, vero?”
“Non contarci, Hideo.
Eiji ha la testa troppo dura. Piaciuta la mia storia?”
“Non male. Forse l’hai
colorita un po’ troppo.”
“Bastardi! Quindi
tutto quello che mi ha raccontato Akira è falso?” domandò Eiji, cercando
pazientemente di prendere fiato dallo spavento subito.
“A dire il vero, non
tutta la storia è falsa.” replico Hideo incrociando le braccia “Anch’io ho sentito voci riguardo a questo
fantomatico bambino ma non credo di averlo mai visto. Probabilmente non esiste.
È solo una storia dell’orrore creata da qualcuno per far spaventare i bambini.”
“G-Già! Sono d’accordo
con Hideo” esclamò Eiji “Se questo
bambino esistesse davvero, i ninja del villaggio lo avrebbero già catturato e
ucciso.”
“Io non sono convinto
che sia solo una storia” intervenne Akira con tono serio “Qualche tempo fa è successa una cosa
strana. Io e mio padre stavamo tornando a casa dopo essere stati al negozio
d’armi ninja. Durante il tragitto siamo passati vicino al parco giochi del
villaggio e… lì c’era un bambino.”
“Tutto qui? Hai visto
un “bambino” in un parco giochi per bambini. Che stranezza”
“Non c’era nessuno in
quel parco. C’era solo lui, seduto su un’altalena. Era completamente solo. Non
c’erano né sua madre, né suo padre. L’ho trovato… strano. E inoltre, mio padre
si è fermato a guardarlo. Dopodiché, mi ha trascinato via. Quando ho provato a
fargli delle domande, non ha voluto rispondere. Mi ha soltanto detto di non
avvicinarmi a quel bambino.”
“Allora può darsi che
sia proprio lui” esclamò Eiji, nuovamente interessato alla storia della. “L’hai visto in volto? Che aspetto aveva?”
“Ah! Ecco… non lo
ricordo.” rispose Akira, chinando la testa per scusarsi “Era seduto di spalle e non sono riuscito a
vedere il suo viso. Ci siamo fermati solo pochi secondi. Inoltre, non sono
sicuro che sia lo stesso bambino della storia che ti ho raccontato. Il mio è
solo un sospetto. Niente di più.”
“Sapete che vi dico?
Sono stufo di parlare di queste stupidaggini” concluse Hideo, ricominciando
a tirare gli shuriken sul bersaglio “Se
il bambino che ha visto Akira fosse davvero “quel bambino” dubito che i ninja
lo lascerebbero girare per il villaggio indisturbato. Il bambino Volpe è solo
una leggenda e non ha nulla a che vedere con il bambino che hai visto al parco.
Fine della discussione. Ora smettiamola di parlare di storie dell’orrore e
riprendiamo ad allenarci. O forse non avete più intenzione di diventare dei
ninja?”
“Certo che no. Io
diventerò un grande ninja.” Replicò Eiji tutto orgoglioso “Ora tocca di nuovo a me tirare gli
shuriken”
“Ok! Come vuoi” Hideo
cedette gli shuriken al compagno “Ehi
Akira! Ti unisci a noi? Uh? Akira?!”
Il bambino non sembrò prestare ascolto ai continui richiami
di Hideo. Tutta la sua concentrazione era stata catturata da qualcos’altro.
“Akira! Hai sentito
cosa ho detto?” Hideo raggiunse le spalle dell’amico. I suoi occhi erano
fissi e la bocca era semiaperta dallo stupore. ”Si può sapere cosa stai guard…”
Improvvisamente, da dietro i cespugli, spunto fuori la
sagoma di un bambino. Dall’altezza e dalla corporatura, i ragazzi dedussero che
era un po’ più piccolo di loro. Con un’età compresa fra i tre e i quattro anni.
Presentava un fisico snello, minuto, quasi denutrito. I vestiti che indossava
erano sporchi e pieni di strappi. La maglietta, un tempo bianca, era divenuta
grigia per la troppa sporcizia accumulata. I pantaloncini erano ricoperti di
toppe ricucite più e più volte. Ai piedi non indossava nulla, nemmeno i
calzini. Camminava scalzo sull’erba fresca. Osservando il suo volto, i bambini
poterono notare dei tratti peculiari, quasi unici nel suo genere. Capelli
biondi, completamente spettinati, occhi azzurri, come il cielo e il mare, ed
infine dei piccoli baffetti spuntare fuori dalle guance.
“Ehi bimbo! Ti sei
perso?” domandò curioso Hideo avvicinandosi lentamente al bambino.
“Aspetta Hideo!” lo
fermò Akira, afferrandolo per un braccio. “Credo…
credo che sia lui.”
“Lui chi?”
“Il bambino che ho
visto al parco.”
“Tsk! E allora?” chiese
Hideo facendo spallucce.
“Non ti ricordi? Mio
padre ha detto di stare alla larga da lui.”
“Ma piantala!” esclamò
Hideo, liberandosi dalla presa del compagno “Ti
sembra pericoloso? È così piccolo e magro che persino Eiji, scarso com’è,
sarebbe in grado di batterlo.”
“Ehi ragazzi! Stavate
parlando di m……Aaaaaaaaah! Il bambino, il bambino della Volpe a Nove Code” urlò
Eiji a squarciagola, nel mentre le gambe gli tremavano dalla paura.
“Non ti ci mettere
anche tu, Eiji. Ti ho già detto che quella è solo una leggenda, una stupida
storia dell’orrore. Niente di più. Guardalo! Ti sembra che abbia le zanne o gli
occhi rossi?”
“In effetti… No! A
guardarlo bene sembra un bambino come tanti altri, però…” Eiji guardò Akira
in cerca di una conferma. Tuttavia, persino quest’ultimo sembrava titubante
dinanzi al bambino dai capelli biondi e gli occhi azzurri. Anche se l’aveva
visto solo di sfuggita, era più certo che si trattasse dello stesso bambino su
cui il padre lo aveva ammonito tempo fa.
“C-Come ti chiami?” insistette
Hideo, facendosi più diretto e avvicinandosi sempre più al ragazzo.
“N-Naruto!” balbettò
il bambino con voce flebile. “E voi?”
“Io sono Hideo! Invece
loro due sono Akira e Eiji.” I due ragazzi, inizialmente titubanti, si
avvicinarono a loro volta, curiosi di conoscere quel nuovo misterioso bambino
apparsi lì davanti a loro.
“Sai, è la prima volta
che ti vedo. Sei nuovo del villaggio?” domandò Hideo nel tentativo di
conoscere qualcosa del passato di Naruto.
“Già! Anch’io non ti
ho mai visto. Ti sei perso per caso? E come mai non indossi delle scarpe?”
Naruto non rispose a nessuna di quelle domande. Si limitò
semplicemente ad abbassare il capo e a restare in silenzio.
“Hai esagerato, Eiji.
Non avresti dovuto fargli tutte quelle domande. Può darsi che tu lo abbia
spaventato.”
“Ehi ragazzi! Guardate
bene. Ha dei lividi sulle braccia.” esclamò Akira, inginocchiandosi vicino
al bambino. “Hai dei lividi anche sulle
gambe. Forse entrando nel boschetto si è fatto male.”
“Naruto! Sei venuto
qui da solo? Dove sono i tuoi genitori?”
Ancora nessuna risposta. Naruto guardava i tre ragazzi con
aria confusa, come se non capisse di che cosa stessero parlando.
“Non vuoi parlare,
eh?” concluse Hideo, seccato dal silenzio del bambino. “Allora dicci perché sei venuto da noi.”
“Io… io… “ Naruto
strinse i pugni, cercando di trovare il coraggio di far uscire le parole dalla
sua bocca “Io… vorrei giocare con voi.”
Dopo qualche attimo di silenzio, i tre ragazzi scoppiarono a
ridere. L’aria tesa e carica di tensione che un attimo prima albergava
nell’aria si era infine rasserenata. Finalmente si erano resi conto che Naruto
era davvero un bambino come tutti gli altri e che le leggende riguardante la
Volpe non erano nient’altro che voci. Persino gli ammonimenti del padre di
Akira, ai loro occhi, erano divenuti privi di fondamento.
“Certo che puoi
giocare con noi.” Replicò Hideo con cordialità.
“Sappi però che non
stiamo semplicemente giocando” intervenne Eiji “Ci stiamo allenando per diventare ninja.”
“N-ninja?”
“Proprio così. Questo
è il nostro obiettivo, il nostro sogno.”
“Sogno…” Naruto
non sembrò capire il significato di quella parola. Ciononostante, decise di
porre nuove domande ai tre ragazzi in modo da saziare la sua curiosità.
“Perché volete
diventare ninja?”
“Come perché?” replicò
Eiji sconvolto “I ninja sono i guerrieri
più forti del nostro mondo. Sono i nostri eroi”
“Eroi… “ Anche
stavolta Naruto parve non comprendere il significato di quella parola “Cos’è
un eroe?”
I tre ragazzi incrociarono i loro sguardi, attoniti dalle
parole del bambino dai capelli biondi. Sembravo essere appena arrivato da un altro
mondo. Un mondo dove gli eroi non esistevano.
“Be… un eroe è una
persona gentile ed altruista, dotato di grande talento e straordinario
coraggio. Egli sceglie sempre il bene al posto del male e sacrifica sé stesso
per salvare gli altri.”
“Giusto!” esclamò
Akira, cercando di dar man forte a Hideo “Un’eroe
è una persona dotata di eccezionali virtù ed è ammirata da tutti. Antepone
sempre il bene altrui al proprio.”
“Si! Senza contare che
è mostruosamente forte.” intervenne euforico Eiji “Non si tira mai indietro davanti al pericolo. È capace di sconfiggere
qualunque tipo di nemico ed è astuto nell’escogitare piani imprevedibili per
sbaragliare l’avversario. Si allena
ogni giorno per diventare sempre più forte.”
“È altruista, dato che
mette la vita di tutti gli altri prima della sua ed è audace poiché non ci
pensa due volte prima di entrare in azione.”
“Wow!” esclamò
Naruto, sfoderando un sorriso a trentadue denti. I suoi occhi azzurri
brillavano più vivi che mai e le mani, strette a pugno, tremavano per
l’eccitazione. “Un’eroe è davvero una
persona così straordinaria?”
“Assolutamente! Un
eroe è una persona fuori dal comune. Proprio come l’Hokage.”
“H-Hokage?”
“Non dirmi che non sai
nemmeno chi è l’Hokage?” sbraito sconvolto Eiji, mettendosi le mani fra i
capelli.
“Suvvia, è ancora un
bambino. È normale che non sappia certe cose.” replicò Hideo, guardando il
viso disorientato e buffo di Naruto.
“Ascoltami bene,
Naruto. L’Hokage è il ninja più forte del Villaggio della Foglia. È il nostro
leader e ci difende da tutti i nemici che vogliono farci del male. Lui ci
protegge e noi lo amiamo e rispettiamo per questo.
“Tutti quanti… amano
l’Hokage?!” esclamò sottovoce Naruto
più a sé stesso che agli altri.
“Gli Hokage sono i
nostri eroi e i loro volti vengono scolpiti sulla montagna, in modo che gli
abitanti del villaggio non dimentichino le loro gesta negli anni a venire.”
“Adesso c’è il Terzo
Hokage in carica. Ma, fino a cinque anni fa, avevamo il Quarto Hokage.
Purtroppo però, si è sacrificato per salvarci dall’attacco della Vol…”
“Chiudi il becco,
Eiji!” intervenne Akira “Non dovresti
parlare di queste cose davanti ad un bambino cosi piccolo. Inoltre, ti ricordo
che nemmeno noi tre dovremmo essere a conoscenza di quegli avvenimenti.”
“Uff! Va bene! Va
bene!” sbuffo Eiji, mettendo il broncio.
“Quindi… Diventare Hokage significa diventare eroi,
amati e rispettati da tutti, giusto?”
“Esatto, Naruto!”
“Come si fa a
diventare Hokage?” domandò secco Naruto, guardando con occhi infuocati i
tre ragazzi.
“Be, non è affatto
facile.” esclamò Hideo, incrociando le braccia al petto. “Per diventare Hokage devi prima di tutto
diventare un ninja. E, per diventare un ninja, devi iscriverti all’accademia
ninja. Inizia tutto da li.”
“L’accademia ninja?!
Quindi se entro in accademia e divento un ninja, potrò diventare Hokage!” replicò
Naruto, euforico della nuova scoperta appena appresa.
“Ahahahahahah! Ma tu
non penserai sul serio di diventare Hokage?” esclamò Eiji, cercando di
contenere le risate.
“Guarda che diventare Hokage non è una
passeggiata. Dovresti pensare come noi e puntare semplicemente a diventare dei
bravi ninja.” Hideo cercò di persuadere Naruto dal rincorrere quel folle
obiettivo. Tuttavia, il suo tentativo risultò vano.
“No, invece. Io
diventerò Hokage e ci riuscirò a qualunque costo.” Naruto pronunciò con
tale forza da far tremare la terra.
“Visto che avete
combinato? Fare simili discorsi davanti ad un bambino.” Akira sospirò
amareggiato per la curiosa situazione che si era venuta a creare. “Comunque Hideo ha ragione. Persino mio
padre, che è un jonin, dice sempre che non avrebbe speranza di battere
l’Hokage.”
“Padre?” Naruto
inclinò la testa di lato e con noncuranza chiese ancora “Che cos’è un padre?”
Stavolta furono i tre ragazzi a rimanere ammutoliti dinanzi
alla domanda di Naruto. Si guardavano l’un l’altro cercando di capire se il
bambino stesse dicendo sul serio o se stesse semplicemente scherzando.
“Ehi, moccioso!” Hideo
prese il bambino per le spalle e lo spinse con violenza contro la corteccia di un’albera
“Ti stai prendendo gioco di noi, per
caso? Vuoi forse farmi credere che non sai cos’è un padre o una madre?”
“Calmati Hideo.” Akira
intervenne, cercando di liberare Naruto dalla presa di Akira “Non è il caso di reagire cosi. Magari
Naruto non sa davvero cosa significa avere…”
“Ma non dire
sciocchezze. Non esiste nessuno al mondo che non sappia cosa vuol dire avere
dei genitori. Avere una madre o un padre che ti ama. Dopotutto, tutti noi
nasciamo grazie ai nostri genitori. No, Akira! Io credo semplicemente che ci
sta prendendo in giro.” Hideo serrò con maggior forza la presa sulle spalle
di Naruto, nel mentre quest’ultimo cercava invano di liberarsi.
“Lasciami… lasciami
andare” esclamò Naruto con voce strozzata, nel mentre scalciava e graffiava
nel tentativo di sciogliere la presa ferrea del ragazzo.
“Io credo invece che
tu sia ancora arrabbiato per la morte di tuo padre. E in questo momento hai
solo voglia di sfogarti. Perciò lascialo andare.” Akira incrociò serio il
suo sguardo con quello di Hideo. Nessuno dei due sembrava demordere.
“Ti ho detto…”
Naruto serrò con forza il pugno destro e con quanto fiato aveva in corpo urlò “…di lasciarmi andare!” Il pugno di
Naruto colpì con forza lo stomaco di Hideo. Il corpo del ragazzo volo per quasi
un metro fino ad infrangersi su un altro albero posizionato poco più avanti.
“Hideo!” Akira
corse velocemente verso l’amico, cercando prestargli soccorso. Naruto, invece,
era inginocchiato al suolo, finalmente libero dalla presa del ragazzo. Teneva
la testa bassa e i capelli gli coprivano il volto. Il respiro ancor accelerato per lo sforzo
fatto per liberarsi.
“Hideo! Sei ferito?”
“S-Sto bene!
Tranquillo. Per essere un moccioso…” Hideo tossì violentemente e continuò “… è piuttosto forte.”
“Non ho mai visto
nulla di simile. Come diavolo avrà fatto? Ehi, Eiji! Tu hai visto come… Eiji!
Dove sei finito?”
I due ragazzi cercarono con lo sguardo il loro amico. Alla
fine lo trovarono, nascosto dietro la corteccia di un’albero a qualche metro di
distanza da loro. Aveva gli occhi sbarrati e le gambe tremanti. Si teneva con
forza all’albero nella speranza di non crollare per terra.
“Che diavolo stai
facendo?” domandò Akira, leggermente adirato dal comportamento del ragazzo.
“S-Scappate ragazzi!” disse
il ragazzo con voce tremante “Voi… avete
visto anche voi, non è vero?”
“Visto cosa?”
“I suoi occhi… i suoi
occhi sono… sono diventati…” preso da un attacco di panico, il ragazzo
scappò via senza voltarsi indietro.
“Ma che diavolo gli è
preso?” domandò Akira al compagno che, pian piano, si stava rimettendo in
piedi.
“Lascialo perdere,
quel codardo. Piuttosto, perché non continuiamo a giocare con il nostro nuovo
amico.”
“Ehi, Hideo! Che cosa
vuoi…”
“Ha detto che voleva
giocare con noi, non è così?” Un sorriso mellifluo crebbe sul volto di
Hideo “Bene! E allora giochiamo!” A
passi lenti, il ragazzo iniziò ad avvicinarsi a Naruto, ancora inginocchiato
con la testa china per terra e il corpo tremante.
“Giochiamo alla lotta.
Se riesci nuovamente a buttarmi a terra, allora riconoscerò in te le
potenzialità di un vero Hokage. Dopotutto, è questo il tuo obiettivo. Il tuo
sogno.”
“Non farlo, Hideo! Non
è necessario che...”
“Sta zitto, Akira! Non
intrometterti!” sbraitò furioso Hideo, nel mentre accelerava il passo “Bene! Cominciamo!”
Naruto non fece in tempo ad alzare lo sguardo sul ragazzo
che un calcio lo colpì forte in volto. La violenza del colpo fu sufficiente per
farsi che fuoruscisse sangue dalla bocca.
“Ebbene, Naruto? Dov’è
finita tutta la forza di poco fa?”
Naruto cercò faticosamente di mettersi in piedi ma, senza
alcun preavviso, Hideo sferrò un altro pugno sulla guancia del ragazzo,
ributtandolo a terra.
“Come immaginavo. Il
pugno di prima è stato solo un colpo fortunato.” Naruto cercò nuovamente di
rimettersi in piedi, ma il ragazzo infierì nuovamente colpendolo sullo stomaco
e scaraventando il suo volto sul terreno arido.
“Tutte le domande che
ci hai fatto… chi sono i ninja, i nostri sogni, i nostri parenti… Volevi
soltanto prenderti gioco di noi. Cos’è, ti credi superiore a noi? Per questo
vuoi diventare Hokage? Sappi che non ci riuscirai mai!” Hideo sferrò un
altro calcio sul fianco del biondino. Un colpò al fegato che gli fece sputare
altro sangue dalla bocca.
“Credo di aver capito.
Forse i tuoi genitori ti hanno abbandonato, o forse sono cosi idioti da essersi
dimenticati di te. Questo spiega il motivo dei tuoi abiti lerci e il fatto che
te ne vai in giro senza scarpe. I tuoi genitori non ti amano. O forse non sai
nemmeno cos’è l’amore?”
Akira avverti uno strano brivido salirgli dietro la schiena.
Qualcosa stava cambiando nell’aria. Uno strano vento caldo iniziò a levarsi
facendo frusciare le foglie degli alberi. Il ritmo con cui si muovevano
incalzava sempre di più, rendendo quel bosco sempre più inquietante. I rami
degli alberi si muovevano freneticamente, come se improvvisamente avessero
preso vita.
Colto da uno strano presentimento, Akira corse verso
l’amico, lo afferrò per un braccio e gli disse “Andiamo via, Hideo! Hai già fatto abbastanza. Guarda! Non riesce
neanche a rimettersi in piedi. Non è il caso di continuare questa follia.”
“Tsk! Va bene! Però,
lasciami dire un’ultima cosa a questo moccioso.” Hideo si avvicinò
tranquillamente a Naruto con aria trionfante. Il corpo quasi esanime del
bambino era coperto di sangue e terra. Il suo volto, coperto dai capelli
biondi, non gli permetteva di guardarlo negli occhi ma i movimenti
impercettibili delle mani e delle gambe fecero capire al ragazzo che egli era
ancora cosciente. Hideo si inginocchiò davanti a lui, in modo tale che potesse
sentire ciò che aveva da dire.
“C’è ancora una cosa
che non ti ho detto riguardo gli Hokage e gli eroi. Vedi, entrambi hanno
qualcosa in comune. Qualcosa che gli dà la forza di andare avanti e di vincere
ogni battaglia. Questo qualcosa è chiamato “credo”. Tutti quanti ne hanno uno. I
ninja hanno lo “Shinobi Shinden”, il credo ninja. Esso è il loro stile di vita,
la loro regola personale, la convinzione e il loro motto. Il credo ninja di un
Hokage, o di un’eroe, è…”
“Non arrendersi mai!”
“Non importa quante
volte verrà buttato a terra. Un vero eroe si rialzerà sempre. Perché un eroe è
colui che ha il coraggio di non arrendersi mai di fronte alle avversità. Avere
un credo equivale a fare a sé stessi una promessa, una promessa per la vita. Un
ninja che non è in grado di mantenere le promesse non può considerarsi tale.
Ora capisci, Naruto? Tu non diventerai mai Hokage. Tu non hai un credo ninja.
Sei debole! Un perdente! E i perdenti non si rialzeranno mai. Continueranno a
mangiare la polvere proprio come stai facendo tu ora.”
“Basta cosi, Hideo!
Hai detto abbastanza. Andiamo via!” esclamò preoccupato il ragazzo, tirando
indietro l’amico.
“Va bene, Akira! Tanto
avevo finito.” Hideo diede le spalle a Naruto e cominciò ad incamminarsi
verso il bosco. Alzò il braccio e, con un cenno della mano, fece un saluto
dicendo al biondino “Ci si vede,
perdente.”
I due ragazzi iniziarono ad allontanarsi, incuranti delle
condizioni in cui versava Naruto. Dopo aver percorso qualche passo,
un’improvvisa folata di vento incandescente sferzo le loro nuche, facendogli
rabbrividire. I rami sferragliavano come impazziti, gli animali iniziarono a
fuggire velocemente verso le loro tane e la terra iniziò a tremare leggermente,
creando una leggera nuvola di polvere che si sollevava sino alle loro teste.
“Che… Che diavolo
succede? Perché si è alzato questo vento?” domandò Hideo, voltandosi verso
la direzione da cui proveniva il vento.
“Non lo so. Ma c’è
qualcosa che non va? Credo che Naruto sia…”
Quando il vento si fu placato e la nube di polvere si fu
assopita, i due ragazzi poterono vedere increduli Naruto che si ergeva in piedi
dinanzi a loro. Akira fu rapido a notare che il bambino si era ripreso
completamente dalle ferite subite. Persino i tagli sul volto e i lividi
presenti su tutto il corpo erano come guariti di colpo. Hideo, noncurante della
cosa, sghignazzo divertito e con sguardo perfido esclamò “Vedo che non hai ancora imparato la lezione?”
“Ora ho capito” replicò
Naruto con voce più bassa e roca del normale. I capelli si erano drizzati di
colpo e i baffetti sulle guance erano diventi più dritti, conferendo al suo
volto una natura quasi animalesca. “Per
raggiungere il mio obiettivo… il mio credo ninja… Mai arrendersi!”
“Hideo! Scappiamo!”
“Ma che sciocchezze
stai dicendo?”
“Quel bambino non è
normale. Andiamo via e subito!”
“Hai le allucinazioni?
Ora ci penso io a rimetterlo al suo posto”
Senza indugiare oltre, Hideo si scagliò nuovamente contro
Naruto. Questa volta pero, le cose non andarono come aveva programmato.
L’avambraccio destro di Hideo fu bloccato dalla presa salda e ferrea di Naruto.
Il pugno fu arrestato prontamente, a pochi centimetri dal suo volto. Hideo
cercò di divincolarsi dalla presa, ma senza successo.
“Ah sì? Allora prendi
questo!” Il ragazzo sferrò un secondo pugno all’addome del bambino. Questa
volta, il colpo andò a segno ma gli effetti non furono quelli sperati. Naruto
sembrò quasi non aver avvertito il colpo. Stupito dalla sua incredibile resistenza,
Hideo decise di prendere le distanze. Tentò di liberarsi dalla presa
sull’avambraccio, tuttavia, anche quel tentativo risultò inutile. Naruto aveva
letteralmente artigliato l’avambraccio del ragazzo con una forza sovrumana. Fu
solo allora che Hideo vide le unghie affilate di Naruto affondare nella sua
carne. Più lui cercava di divincolarsi, più sangue grondava dal suo braccio.
“Le tue unghie… questa
forza… come hai…” Nell’istante in cui Hideo guardò il volto del bambino, il
suo cuore si fermò. Delle zanne erano spuntate dalla sua bocca, i baffi sulle
sue guance erano divenuti lunghi e tesi, come quelli di un’animale, e i suoi
occhi, non più azzurri, avevano assunto una tonalità rosso fiammante con le
pupille ristrette a due linee verticali. Essi non erano più gli occhi di un
bambino. Non erano più gli occhi di un essere umano. Erano gli occhi di un
demone.
“T-Tu… tu sei… la
Volpe a… “ Prima che potesse finire
la frase, Hideo fu colpito da un tremendo montante che lo scaraventò in aria
per diversi metri. Il suo corpo andò a sbattere contro i rami di un albero per
poi precipitare al suolo a peso morto.
Akira, che aveva assistito all’intera scena, rimase
paralizzato dal terrore. Voleva scappare, ma le gambe non rispondevano ai suoi
comandi. Rimase lì, fermo, impietrito, ad osservare il corpo esanime del suo
amico. In quel momento sperò con tutto il cuore che Hideo fosse ancora vivo.
Dopo qualche secondo, il suo sguardo si spostò nuovamente su
Naruto. Il bambino non gli rivolse neppure un’occhiata. Continuava a guardare
fisso davanti a sé, fino a che, improvvisamente, si lasciò cadere sulle
ginocchia, con le lacrime che gli sgorgavano lungo il volto. Le iridi rosse di
Naruto andarono a scontrarsi con gli occhi color indaco di Akira.
“P-Perché?” domandò
Naruto, nel mentre i tratti sul suo volto si facevano sempre meno animaleschi “Io volevo solo giocare con voi. Volevo
imparare a conoscere questo mondo. Non volevo più restare da solo. Volevo solo
essere vostro amico. Volevo… volevo… volevo solo… essere amato.”
Akira, meno intimorito di prima, raccolse tutto il suo
coraggio e corse senza esitazione verso Hideo. Con sua enorme gioia il ragazzo
era ancora vivo, aveva perso conoscenza ma era se ferito gravemente. Accecato
dalla rabbia e dall’odio che provava verso Naruto, Akira si rialzò e lo guardò
con sguardo truce. Avvertiva in sé l’impulso di attaccarlo, ma sapeva che, se
lo avesse fatto, gli sarebbe toccata la stessa sorte dell’amico.
“Amato?! Ma non farmi
ridere. Chi mai potrebbe amare un mostro come te.”
Quelle parole ferirono Naruto più profondamente di qualsiasi
arma. Era la prima volta che qualcuno lo definiva in quel modo. Il dolore era
talmente lancinante da essere quasi insopportabile.
“Io… Io… non sono un
mostro.” replicò il biondo in lacrime, nel mentre i suoi occhi tornavano ad
assumere la solita tonalità cerulea.
“Guarda cos’hai
fatto!” Akira indicò l’amico svenuto di fianco a lui “Hai quasi ucciso il mio migliore amico.”
“Io non volevo farlo” Naruto
abbassò lo sguardo sulle sue mani, imbrattate di sangue. Le unghie affilate,
apparse poco prima, si erano già ritratte. “È
stata colpa sua. Lui mi ha…”
“Non voglio sentire le
tue menzogne, mostro. Appena i ninja del villaggio sapranno ciò che hai fatto,
ti troveranno e ti uccideranno.”
Naruto iniziò ad indietreggiare, intimorito dalle parole,
forse veritiere, di Akira.
“Tu sei il bambino di
cui parlano gli adulti. La rincarnazione di quel demone. Avevi intenzione di
aggredirci fin dall’inizio. Ci hai ingannato tutto il tempo, fingendoti amico e
facendoci domande alle quali tutti quanti saprebbero rispondere.”
Naruto indietreggiò ancora. Le sue lacrime continuavano a
sgorgare inesorabili.
“Uno come te non può e
non potrà mai avere una famiglia. Un padre e una madre che possano amarti come
un figlio. Questo perché non sei nient’altro che un mostrò.”
Superata la soglia di sopportazione, il piccolo Naruto si
voltò verso il bosco e iniziò a correre, senza voltarsi indietro. Correva.
Correva per dimenticare. Dimenticare l’incontro con i tre ragazzi. Dimenticare
lo scontro avvenuto con Hideo. Dimenticare il colore delle sue mani, ancora
sporche di sangue. Dimenticare tutti gli insulti e le falsità che Akira aveva
sputato sul suo conto. Dimenticare. Dimenticare ogni cosa. Dimenticare persino
della sua stessa esistenza.
Ma, Naruto sapeva di non potere. Era vivo e faceva parte di
quel mondo. Il mondo dei ninja. Un mondo crudele e spietato. Non sarebbe
scappato da quel mondo, neanche se l’avesse voluto.
Avrebbe vissuto, a qualunque costo. Ma… non a quel modo.
Doveva trovare uno scopo che desse senso alla sua vita. Un
obiettivo da raggiungere.
Nella testa di Naruto rimbombavano ancora le parole pronunciate
dei tre ragazzi:
Ninja
Eroe
Mostro
Hokage
Demone
Padre
Amore
Mostro
Coraggio
Forza
Altruismo
Mostro
Rispetto
Famiglia
Mostro
Madre
Mostro
Amore
Mostro
Mostro
Mostro
Mostro
Mostro
Mostro
“No! Basta!”
“Non è vero! Io non sono un
mostro”
“NON SONO UN MOSTRO!”
“Io sono solo un bambino. Sono
Naruto Uzumaki!”
“Tutti ciò che volevo era solo
avere degli amici”
“Avere qualcuno che mi amasse”
“Io voglio… voglio solo avere…
una…”
“No! Non avrò mai qualcosa del
genere”
“Perché illudersi allora?”
“Ora so quello che devo fare”
“Farò vedere al mondo chi sono e
di che cosa sono capace”
“Adesso ho un obiettivo, un
sogno”
“Lo raggiungerò! Costi quel che
costi”
“Diventerò un’eroe.”
“Io”
“Diventerò”
“Hokage”
* * *
“Perché adesso,
Naruto?” domandò Kakashi, ridestando Naruto dai suoi pensieri.
“Dopo tutto questo
tempo, dopo tutto quello che hai affrontato e appreso su di te, sul tuo
passato… Perché hai scelto di agire in questo modo? Posso anche comprendere i
motivi che ti hanno spinto a rinunciare alla nomina di Hokage, eppure… sento
che c’è ancora qualcosa. Un qualcosa che non mi hai ancora rivelato, non è
cosi?”
“Ha ragione, maestro” replicò
atono Naruto, rivolgendo ancora una volta il suo sguardo freddo e opaco in
direzione del jonin “Non sono stato del tutto sincero con lei.”
“Hai detto che il tuo
desiderio di diventare Hokage è nato dalla solitudine. Ebbene, io sono disposto
a crederti. Ma credo anche che esso non sia altro che un piccolo tassello di un
mosaico più grande. Un mosaico incompleto, pieno di pezzi mancanti e la cui
forma non riesco a comprendere appieno.”
“Mi dispiace! Sono
stato restio a parlarne perché temevo che non avrebbe capito. Che avrebbe
potuto fraintendere le mie parole. E inoltre… ho deciso volutamente di non
farlo perché, in fondo al mio cuore, provo una gran vergogna”
“Non voglio
costringerti a parlare di cose che non vuoi” esclamò Kakashi, preoccupato
dalle parole del suo allievo “Non sono
venuto qui per farti cambiare idea, ne ho intenzione di fermare i tuoi
propositi. Sono qui solo per comprendere le tue ragioni. Le cose che mi hai
detto poco fa… mi hanno turbato profondamente. Ho avuto la netta sensazione di
non conoscerti affatto. Un maestro che non è in grado di comprendere un proprio
allievo non è degno di chiamarsi tale. Tuttavia, se non te la senti, allora…”
“No!” intervenne
brusco Naruto, serrando i pugni “È giusto
che lei sappia. Voglio che almeno una persona sappia la verità. Solo che… non è
così facile.”
“Scegli tu da dove
cominciare.”
“Ok! Direi che la cosa
migliore sarebbe iniziare dall’inizio. Devo iniziare a raccontarle tutto
partendo da quella che è stata la mia infanzia.”
Kakashi annui paziente, incrociando le braccia e rimanendo
in silenzio.
“Io non ho vissuto
un’infanzia come gli altri bambini. Sono stato un orfano tutta la mia vita.
Eppure, la mia infanzia non la si potrebbe definire nemmeno quella di un orfano
comune. Lei sa per quale motivo. Dentro di me ospitavo un demone che avrebbe
potuto distruggere il villaggio in qualunque momento. Gli abitanti ne avevano
una giusta paura e io, ignorante della cosa, ho compreso la verità troppo
tardi, a mie spese.”
Kakashi ascoltava pazientemente. Dal volto sofferente del
suo allievo, capì che parlare di certi fatti del suo passato lo faceva soffrire
molto.
“Ma non è certo
l’unica cosa di cui ero ignorante. Fino all’età di tre anni non sapevo nemmeno
cosa significasse avere un padre o una madre. Il concetto di famiglia mi era
del tutto estraneo. Le sembrerà una cosa assurda ma le assicuro che è la verità.”
“Ovunque andassi, sulle
strade del villaggio o all’interno del parco giochi, vedevo sempre bambini
accompagnati da adulti. Inizialmente non ci facevo molto caso, in fondo ero pur
sempre un bambino. Ma poi… ho iniziato a notare che c’era qualcosa che non
andava. Tutti questi bambini, in qualunque circostanza, non erano mai lasciati
soli. Ovunque andassero c’era sempre qualcuno che gli teneva per mano, che gli
rimetteva in piedi ogni volta che cadevano, che risanava le loro ferite e
asciugava le loro lacrime. Ma più di ogni altra cosa, ho notato una differenza
sostanziale fra loro e me. Questi bambini erano felici. Erano amati, un altro
concetto allora estraneo. Cominciai a pormi delle domande come: Perché? Perché
loro sì e io no? Perché io non ho qualcuno che si prenda cura di me? Perché
sono lasciato in balia di me stesso? Perché sono solo? Perché nessuno mi ama?”
“Dev’essere stata dura
aver compreso tutto questo da solo. Anche se eri una forza portante, eri prima
di tutto un bambino. Nessuno ti ha mai raccontato nulla di tutto questo?”
Naruto scosse la testa a mo di rifiuto, i suoi occhi vitrei
e inespressivi guardavano al passato con dolore ed angoscia.
“Ho vissuto delle
esperienze che mi hanno aiutato a comprendere queste verità. Tuttavia, esse
sono cosi spiacevoli che parlarne desterebbe in me un dolore che ho cercato a
lungo di seppellire.”
“Capisco!” esclamò
Kakashi, abbassando la testa con fare colpevole. Non voleva portare alla luce i
ricordi dolorosi di Naruto. Ma esso era anche l’unico modo per comprendere quel
dolore.
“Tutti quanti veniamo
al mondo grazie all’amore dei nostri genitori, senza eccezioni. Inizialmente,
non potei accettare di essere l’unica eccezione a quella regola. Mi rifiutai di
accettare una tale ingiustizia. Cosi, iniziai a cercare. Mi misi sulle tracce
dei miei genitori ma, come ben sa, non trovai nulla. Con chiunque parlassi
nessuno sembrava sapere niente. Il Terzo Hokage continuava frequentemente a
declinare le mie domande, nonostante fosse a conoscenza della verità.”
“Diceva sempre che era
inutile che facessi domande, tanto i miei genitori non sarebbero comunque
tornati da me. Tsk! A pensarci mi viene una rabbia…”
“Ti ho già spiegato le
ragioni che hanno spinto il Terzo ad agire in questo modo. Non è stato corretto
nei tuoi confronti, ma non avevamo scelta. Lui ha tanta colpa quanta ne ho io.
Anch’io ho mantenuto il silenzio.”
“Io volevo soltanto sapere
chi fossero. Volevo sapere se avevano amici o parenti. Volevo vedere i loro
volti e conoscere i loro nomi. Invece, mi è stata negata ogni cosa. Per quanto
disperatamente io cercassi, era tutto inutile. Era come cercare di catturare il
fumo a mani nude.” Gli occhi di Naruto continuavano a divenire sempre più
opachi e scuri. La loro naturale lucentezza sembrava essersene andata per
sempre.
“Ma io non mi arresi.”
esclamò Naruto, serrando i pugni “Se
nessuno al villaggio era intenzionato a darmi le risposte che cercavo, allora,
le avrei cercate all’esterno. Prima o poi, avrei senz’altro incontrato qualcuno
che era a conoscenza delle mie origini. Un giorno, decisi di scappare dal
villaggio. Non c’era niente per me li. Se me ne fossi andato, non sarebbe
importato a nessuno. Tuttavia, il mio tentativo di fuggire fu vano. Ma questo,
maestro Kakashi, lo sa bene, non è così?”
“Tu… tu ricordi… “
“Ricordo la maschera
dell’Anbu che mi fermò. Senza contare che il suo taglio di capelli è
inconfondibile. Fu lei, maestro, a riportarmi indietro. Mi addormentò e mi
riportò a casa. Il giorno dopo, mi risvegliai nel mio solito letto, come se
nulla fosse accaduto.”
“Già! A quei tempi
facevo ancora parte della squadra Ambu. Quel giorno toccò a me tenerti
d’occhio. Appena capì quali erano le tue intenzioni, uscì allo scoperto e posi
fine a quella follia. Tempo dopo, fui messo al corrente dei tuoi successivi
tentativi di fuga, ma il risultato finale rimase sempre lo stesso. Per quante volte tu avessi tentato la fuga,
non saresti mai riuscito ad andare lontano. Ogni giorno c’era un Ambu che
seguiva i tuoi spostamenti in gran segreto. Ovunque andassi e qualunque cosa
facessi, noi eravamo lì, a controllarti.”
“Quindi… durante tutta
la mia infanzia, ho sempre avuto un ninja alle mie spalle che monitorava quello
che facevo?”
“Non sempre.
All’inizio ci limitavamo a semplici controlli di routine. Controllavamo che
tornassi a casa la sera oppure che avessi di che nutrirti. Eri piuttosto
tranquillo in quel periodo. Ma poi accade quell’incidente e tutto cambio.”
“Uh? Di che incidente
sta parlando?”
“Probabilmente non lo
ricordi, ma… pare che tu abbia aggredito tre bambini più grandi di te. Due di
loro erano stati trovati in evidente stato di shock, mentre il terzo, il più
grande di tre, versava in gravi condizioni. Pare che tu gli abbia frantumato la
mascella con un pugno per poi scappare via.”
“Si! Ricordo ciò che
accade quel giorno” esclamò Naruto con voce carica di amarezza e dolore. Di
tutti i ricordi del suo passato, quello era senz’altro uno dei più dolorosi.
“Uno dei ragazzi ci
raccontò la versione dei fatti. Sembra che tu abbia trascinato i tre ragazzi
nel bosco con un inganno. Hai tentato di aggredirli, ma il ragazzo più grande è
intervenuto per difendere gli altri due. C’è stata una lotta, dove pare che tu
abbia infierito ripetutamente sul bambino oramai in fin di vita. Ti hanno
descritto come un demone con le sembianze di un bambino. Un demone con zanne
affilate e occhi rossi come il sangue.”
“E lei… ha creduto a
quella versione dei fatti?” Naruto guardò Kakashi dritto negli occhi. Non
poteva sopportare l’idea che il suo maestro lo considerasse capace di tale
azioni.
“Ovviamente no. Era
pur sempre la versione di un bambino sotto shock. Tuttavia, pare che tu abbia
davvero disintegrato la mascella di quel bambino con un pugno e questo è un
dato di fatto. Un bambino normale non avrebbe la forza necessaria per riuscire
in una simile impresa. Ma tu, Naruto, eri un caso speciale. Il fatto che i tuoi
occhi diventassero rossi quando ti arrabbiavi o perdevi il controllo era
risaputo ormai. Il che ha avvalorato l’ipotesi che la Volpe stesse tentando di
prendere il sopravvento su di te. È stato allora che i controlli su di te si
sono intensificati. Volevamo evitare il verificarsi di altri incidenti.”
“Ora capisco perché i
miei tentativi di fuga sono sempre falliti.”
“Eppure, pare che tu
alla fine abbia rinunciato all’idea di fuggire.”
“Non è come sembra.
Con il passare del tempo, il villaggio diventava sempre più una sorta di gabbia
ai miei occhi. Le sue mura erano sbarre invalicabili ed io… io ero l’animale
che vi era rinchiuso all’interno. Dopo l’ennesimo tentativo fallito compresi la
verità. Capì che non avrei mai lasciato il villaggio. Ero destinato a passare
il resto dei miei giorni rinchiuso in queste mura.”
“Nessuno di noi voleva
darti quest’impressione. Ne volevamo farti sentire come un’animale in gabbia. Volevamo
che tu… “
Lo sguardo freddo di Naruto fu più che sufficiente per far
comprendere al jonin ciò che Naruto stava pensando in quel momento. Non sarebbe
servito a niente propinarli l’ennesima giustificazione. Nulla di ciò che
avrebbe detto poteva sanare anni di sofferenza e solitudine.
“Mi rassegnai all’idea
di vivere al villaggio, da solo, senza nessuno, senza amici, senza un padre, senza
una madre e… senza essere amato. Questa era la cruda realtà in cui io avrei
dovuto crescere e vivere. Ed è qui che
tutto ha inizio. In quell’istante nacque in me un pensiero, un’idea che mi
avrebbe guidato negli anni a venire.”
“Un pensiero?!”
“Se dovrò continuare a
vivere all’interno del villaggio, allora dovrò far sì che gli abitanti mi
riconoscano come uno di loro. Questo era il mio pensiero.”
“Costringerò loro ad accettare la mia esistenza.”
“Non mi importa di essere amato da loro”
“Voglio solo essere riconosciuto come un loro pari”
“Voglio che mi considerino un essere umano, e non un mostro da evitare”
“Quindi tu volevi…”
“Si! Per raggiungere
il mio obiettivo, c’era solo un modo. Diventare un eroe, ammirato e rispettato
da tutti. E nel nostro mondo, solo una figura è così rinomata e rispettata. Il
ninja più forte e anche colui che guida il Villaggio della Foglia, ossia
l’Hokage.”
“Incredibile! Dunque è
questa la principale ragione che ti ha spinto ad inseguire questo sogno?”
“Stenta a crederci,
non è così maestro?” domandò Naruto con un sorriso amaro stampato sul volto
“Il mio sogno non è mai stato così banale
e scontato come tutti voi pensavate. Non era nobile o genuino come quello di
qualsiasi bambino. Chi ambisce a diventare Hokage lo fa perché vuole proteggere
il villaggio, per difendere i propri cari, per dimostrare di essere il ninja
più forte. A me non importava nulla di tutto questo. Volevo diventare Hokage e
volevo farlo solo per me stesso.”
“I sogni di solito
sono sempre generati da egoismo, avidità o ambizione. Il tuo ne è un chiaro
esempio, Naruto. Eppure, con il passare del tempo, i sogni possono anche
mutare. Essi si evolvono durante la crescita di un individuo, finché alla fine
non diventano qualcosa di inaspettato e sorprendente.
Con il passare del tempo, ho compreso pienamente cosa vuol dire essere un
Hokage. Ora ne comprendo il peso, la responsabilità. Essere un leader, un punto
di riferimento per gli altri. Proteggere le persone che ami. Ma soprattutto...
un Hokage deve possedere dentro di sé la Volontà del Fuoco. Una fiamma che arde
instancabilmente senza esaurirsi mai e che ti dà la forza di andare avanti nei
momenti duri. Bisogna proteggere il villaggio per le generazioni a venire. Per
far sì che essi prosperino anche quando non ci saremo più. Questo è il vero
credo ninja di un Hokage.”
“Quando mi è stato
chiesto di diventare Hokage, ho ripensato al passato. A ciò che pensavo prima,
a ciò che provavo prima. Al motivo per il quale ho deciso di intraprendere
questa strada. Io… mi sono vergognato profondamente. Mi sono sentito indegno di
ricoprire un tale onore.”
“Non esistono uomini
degni di diventare Hokage. Esistono solo gli uomini. Uomini che sbagliano, che
imparano dai loro errori. Esistono uomini che mirano al potere. Uomini come
Danzo, dove il fine giustifica i mezzi. Ed esistono uomini come te, che
comprendono il valore di un tale incarico e scelgono di rifiutarlo perché si
sentono inadeguati o impreparati.” Kakashi posò la mano sulla spalla del
suo allievo, lo sguardò pieno di orgoglio, e con il sorriso nascosto dalla
maschera gli disse “Nessun Hokage sarà
mai perfetto o preparato per ciò che lo attende, perché gli uomini che
ricoprono un tale incarico non sono perfetti, né infallibili nelle loro scelte.
Sono solo uomini. Solo solo ninja.”
“Eheh! Non si finisce
mai di imparare, non è vero?” replicò il ninja biondo abbozzando un
sorriso. Incredibilmente, i suoi occhi azzurri riacquistarono un po’ della loro
naturale lucentezza, spazzando via quell’alone di tristezza e malinconia che
man mano stava prendendo il sopravvento su di lui.
“Be, in fondo sono pur
sempre il tuo maestro.” rispose il jonin, sorridendo di rimando.
“Già! Se non fosse
stato per lei, maestro Kakashi, il maestro Iruka, Gaara, Nagato, Itachi, Obito
e il maestro Jiraya. Se non fosse stato per tutti quanti voi… non so che cosa
ne sarebbe stato di me. Senza i valori e gli insegnamenti che mi avete
tramandato, non so che tipo di persona sarei diventato. Probabilmente avrei
smarrito la retta via, come Sasuke e Obito.”
“Io non lo penso” esclamò
serio Kakashi, ritornando con la mente al suo allievo e al suo migliore amico “Sia Sasuke che Obito hanno ricevuto lo
stesso tipo di insegnamento che hai ricevuto tu. Avrete anche vissuto
esperienze differenti, ma ciò che distingue loro da te sono le scelte fatte
durante la vostra vita. Se ci pensi, ancora hanno ambito al titolo di Hokage
per qualche tempo, eppure hanno rinunciato e si sono fatti da parte. Questo non
perché mancassero di motivazione o consapevolezza, ma perché hanno visto in te
una guida migliore di quanto lo sarebbero stati loro. In fondo, ha riportarli
sulla strada giusta sei stato proprio tu, Naruto.”
“Ho fatto solo ciò che
andava fatto” replicò Naruto, avvicinandosi lentamente al monumento
dedicato ai caduti “A quanto pare, tutti
contano su di me per il futuro. Tutti credono che sarò io il prossimo a
diventare Hokage.”
“Dopo tutto quello che
hai fatto e detto, non ci sarebbe nulla di strano. Anch’io vorrei vederti
diventare Hokage, anche se sei giovane.
Naruto accarezzo lo strato di roccia sui quali erano stati
incisi i nomi dei ninja caduti in battaglia per difendere Konoha. Infine, si
sedette sul prato accanto alla roccia e disse “Posso farle delle domande riguardante il maestro Jiraya?”
“Uh? C-Certo!” replicò
il jonin, confuso da quell’insolita quanto semplice domanda.
“Voi due vi
conoscevate bene?”
“Abbastanza. In fondo
lui è stato il maestro del mio maestro. È normale che fra noi si fosse
sviluppato una sorta di legame.”
“Le ha mai raccontato
della proposta che ricevette dagli anziani di diventare Hokage?”
“Uh? Dici sul serio?” domandò
Kakashi, pensandoci approfonditamente “No!
Non mi pare! Quando è successo?”
“Dopo la morte del Terzo Hokage.”
“Gli anziani sono
andati da lui, qualche giorno dopo i funerali del Terzo, chiedendoli se volesse
diventare il Quinto Hokage. Ma lui declino l’offerta, proponendo Tsunade al suo
posto.
“Tsk! Una risposta
degna di lui. Non era il tipo che rimaneva fermo nello stesso posto per troppo
tempo. In fondo, c’è un motivo per cui
lo soprannominavano Eremita dei Rospi. Tu piuttosto, come sei venuto a
conoscenza di questo fatto?”
“Successe tutto
durante il nostro viaggio d’allenamento. Avemmo un battibecco riguardanti i
ninja più forti della storia. Sia io che lui avevamo opinioni contrastanti e,
alla fine, tutto sfocio nel litigio. Io non volevo darmi per vinto, cosi lo
criticai dicendo che lui non sarebbe mai stato un grande ninja come lo erano
stati gli Hokage del passato. Furioso come non mai, mi attaccò a sua volta,
dicendo che anche lui, se avesse voluto, sarebbe divenuto un Hokage pari a
loro. Io ovviamente non gli credetti e lui mi raccontò tutta la storia. Dopo
aver ascoltato ogni parola, mi allontanai. Non riuscivo ad accettare l’idea che
qualcuno potesse rifiutare il titolo di Hokage. Dopo essermi calmato, tornai da
lui chiedendogli il perché avesse rifiutato l’offerta. Lui non rispose. Mi
disse che ero troppo giovane per capire e che aver reso Tsunade il Quinto
Hokage era la cosa più giusta da fare.”
“Jiraya è sempre stato
un personaggio eccentrico, a tratti anche enigmatico nel suo voler diventare
un’eremita. Se mi avesse raccontato questa storia, probabilmente non mi sarei
stupito affatto. Quando voleva, sapeva rendersi imprevedibile quanto te.”
“Lei crede che il
maestro Jiraya avrebbe potuto essere un buon Hokage?”
“No!” rispose il
jonin sorridente, sedendosi a sua volta accanto al suo allievo “Io credo che avrebbe potuto essere un
grande Hokage. Era saggio e coraggioso. Avrà avuto le sue buone ragioni se ha
deciso di non farlo. Ragioni che noi tutt’oggi ignoriamo.”
“Si sbaglia!” esclamò
improvvisamente Naruto, guardando negli occhi il suo maestro “Ora credo di aver compreso finalmente la
verità. Le ragioni che c’erano dietro la sua scelta. Sono le stesse ragioni che
hanno spinto Itachi e Obito ad abbandonare quel sogno. Pensi al passato. Alla
storia del nostro villaggio…
“Cosa sarebbe accaduto
se itachi non avesse fatto quello che ha fatto, uccidendo il suo clan per il
benessere del villaggio?
“Cosa sarebbe accaduto
se Obito non avesse deciso di unirsi a Madara per inseguire il sogno dello
Tsukuyomi Infinito?”
“Cosa sarebbe accaduto
se il maestro Jiraya non avesse sacrificato la sua vita per ottenere le
informazioni necessarie a sconfiggere Pain?”
“Glielo dico io. A
quest’ora il villaggio non esisterebbe più. Senza il loro sacrifico nessuno di
noi sarebbe sopravvissuto. Contro simili minacce… cosa può un semplice Hokage?”
“Cosa stai cercando di
dirmi, Naruto? Che l’Hokage sarebbe impotente di fronte a simili calamità?”
“Se Itachi non avesse
sterminato il suo clan, sarebbe scoppiata una guerra civile all’interno del
villaggio. Se fosse successo, il villaggio si sarebbe autodistrutto. A
sacrificato la sua vita, i suoi sogni, per un’ideale più grande. Ha lasciato
che infangassero il suo nome per il bene di tutti noi.
Il maestro Jiraya… lui
sapeva a cosa andava incontro affrontando Pain, sapeva che, molto
probabilmente, non sarebbe sopravvissuto alla battaglia. Eppure, l’ha fatto
comunque, consapevole di quelle che sarebbero state le conseguenze. Nei suoi
ultimi attimi di vita, ha scelto di mandarci un messaggio invece di mettersi in
salvo. Grazie a quelle informazioni, abbiamo avuto un vantaggio su Pain. Grazie
ad esse, sono riuscito a sconfiggerlo e a far redimere Nagato.
E Obito… lui ha
rinunciato al suo sogno per realizzare il piano dello Tsukuyomi Infinito. Anche
se in errore, in cuor suo credeva davvero di star facendo la cosa giusta.
Voleva creare un mondo pacifico, senza guerre e conflitti. Diventando Hokage,
non avrebbe potuto certo ambire a tanto.
Quello che sto
cercando di dirle è… che loro hanno fatto la differenza. Hanno compiuto le
scelte più difficili, le scelte che un Hokage non potrebbe mai compiere. Tutti
loro erano convinti che, così facendo, avrebbero potuto cambiare le cose. Solo
rimanendo dei ninja, in prima linea, da soli contro il comune pensiero,
avrebbero potuto fare la differenza. Nulla sarebbe mai cambiato se fossero
rimasti dietro ad una scrivania.”
“Dunque è questa la
ragione per la quale hai rinunciato al titolo?” domandò adirato Kakashi,
alzandosi velocemente e prendendo le distanze dal suo allievo.
“Si! In gran parte lo
è!” replicò Naruto, alzandosi a sua volta “Se avessi deciso di diventare Hokage, sarei stato obbligato a
sottostare a delle regole, a dei vincoli che mi avrebbero impedito di agire
liberamente. Se capitasse un’altra guerra e mi venisse ordinato di rimanere al
sicuro perché sono considerato l’autorità più importante del villaggio, allora
sta pur certo che non accetterei. Non potrei mai rimanere fermo a guardare
mentre i miei amici, le persone che amo, sono sul campo di battaglia a lottare
per la loro vita. Per proteggere me. No! Non posso sopportarlo!”
“L’Hokage non è
semplicemente un uccello intrappolato in una gabbia sotto forma di ufficio. È
vero! L’Hokage deve sottostare a delle regole che gli impediscono di agire come
vuole. Ma quelle regole sono necessarie affinché lui posso agire per il bene
della comunità, e non per il suo tornaconto personale. Farsi guidare dagli
ideali non è sempre la cosa giusta da fare e tu lo sai. Anche l’Hokage è in
grado di cambiare le cose. La differenza sta che i suoi cambiamenti sono
piccoli e i suoi effetti si vedono a poco a poco nel tempo. Non puoi certo
sperare di cambiar il mondo da un giorno all’altro.”
“Questo è vero, maestro.
Però… non voglio essere vincolato. Non voglio essere tenuto al guinzaglio,
facendomi comandare a bacchetta dai Daimyo e dagli anziani del Paese del Fuoco.”
“Tsunade ti ha aiutato
tempo fa, facendo sì che Sasuke non venisse dichiarato un ninja traditore. Credi
che sia stato semplice da ottenere? No! A dovuto forzare regole, andando
incontro alle opinioni contrastanti degli anziani. Ora dimmi… un comune ninja
potrebbe fare qualcosa del genere? Se al posto di Tsunade avessi trovato un
tipo come Danzo, credi che saresti stato in grado di convincerlo a non
dichiarare Sasuke un traditore?
“Io… no! Probabilmente
non l’avrei convinto.” ammise
Naruto, voltando il capo con colpevolezza. Nessun’altro, a parte Tsunade,
avrebbe potuto acconsentire ad una simile richiesta.
“Quindi, come puoi
vedere, ci sono cose che solo un Hokage può fare. Inoltre, i suoi compiti non
si limitano semplicemente a restare tutto il tempo dietro ad una scrivania a
firmare scartoffie. Se necessario, l’Hokage può anche essere mandato in
battaglia. Lui è pur sempre il ninja più forte di Konoha.”
“Già! È proprio questo
il punto. La ragione secondaria per il quale ho deciso di rifiutare il titolo
di Hokage.”
“Sei ancora
preoccupato per il braccio che ti hanno trapiantato?” domandò Kakashi,
indicando il braccio ricoperto di bende del suo allievo.
“Non è solo questo.” Replicò
afflitto Naruto, sollevando il braccio “Io…
sono diventato più debole da quando Kurama e io ci siamo separati.”
“Sei sempre stato un
ninja formidabile anche senza l’aiuto del chakra della Volpe. Contro Pain hai
quasi fatto tutto da solo.”
“Non si tratta solo di
questo” sentenziò Naruto, osservando il suo maestro con sguardo preoccupato
“Sento che c’è qualcosa che non va… in
me.”
“In che senso?” domandò
Kakashi, non capendo a cosa Naruto alludesse. A colpo d’occhio, sembrava non ci
fosse nulla che non andava nelle condizioni del ninja biondo.
“Io… non saprei dirle
con esattezza. Avverto delle strane
sensazioni. Ci sono delle volte che mi sento come svuotato, quasi esausto senza
motivo.”
“È perfettamente
naturale!” esclamò Kakashi, incrociando le braccia “Non è passato poi molto dalla guerra. Devi ancora recuperare
completamente dalle ferite subite. Senza contare che hai subito un intervento
al braccio. Il tuo corpo non è certo nelle condizioni migliori. Dagli solo un po’
di tempo.”
“Forse… forse ha
ragione” esclamò Naruto, abbozzando un sorriso non del tutto convinto.
“Inoltre, tu continui
ad allenarti ogni giorno, anche se Tsunade ti ha proibito di farlo. Quindi,
caso mai, è colpa tua che non ascolti il consiglio del medico.”
“Eheh! Lei sa come
sono fatto. Non mi fermo mai. Non posso farlo. Soprattutto adesso che Kurama
non è più con me. Devo continuare ad allenarmi, devo diventare più forte.”
“Naruto! Non è
necessario che tu…”
“Si sbaglia!” lo
bloccò Naruto “Io devo farlo. Non ho
altra scelta. Non voglio sentirmi di nuovo come quel giorno. Non voglio
sentirmi… impotente.”
Kakashi ci pensò un attimo, poi, inaspettatamente, capì a
cosa si stava riferendo Naruto.
“Ora capisco! Il
sentirsi debole, il senso di colpa e tutto il resto. Ti senti ancora in colpa
per la morte di Neji, non è così?”
Naruto annuì lentamente, mentre piccole lacrime cominciavano
a solcare il suo volto “Quel giorno… non
sarebbe dovuto accadere. È morto per difendermi, lui… È soltanto colpa mia.”
“No invece! Sono cose
che succedono in battaglia. È la guerra il vero colpevole.”
“Comunque stiano le
cose, è successo tutto per colpa della mia debolezza. Se solo fossi stato più
forte…”
“Non sarebbe cambiato
niente. Devi metterti in testa che non sei un Dio. Non puoi salvare tutti.”
“Se non posso
proteggere le persone che amo, allora niente di tutto ciò che ho fatto a senso.”
Naruto passò velocemente il braccio sul volto per asciugarsi le lacrime, in
modo da cancellare quel piccolo attimo di debolezza “Io ci riuscirò! Diverrò così forte da non temere nessuno. Otterrò il
potere di proteggere le persone a me care a qualunque costo. Non voglio più
perdere nessuno. Non voglio più provare quella sgradevole sensazione di
debolezza.”
“Lo sai, Naruto? Le
parole che hai appena pronunciato… sono simile alle sue.”
“Guardandoti negli
occhi, mi sembra di vedere in te il vecchio Sasuke.”
Naruto parve come colpito da quelle parole. Dopo qualche
secondo, il suo stupore si tramutò in disappunto e il suo sguardo tornò ad
essere duro e freddo come il ghiaccio. “Si
sbaglia! Io non sono come lui. Io… non sarò mai lui!” concluse Naruto,
lasciando intuire uno strano doppio senso nelle sue parole.
“Devi stare attento,
Naruto. Voler ottenere il potere, anche se per scopi nobili, può portare a
terribili conseguenze. Potrebbe anche condurti alla pazzia, così com’è successo
a Sasuke.”
“Non si preoccupi,
maestro. So badare a me stesso. Voglio partire proprio per questo. Diventare
forte e, contemporaneamente, accrescere ancora di più la mia esperienza. Quando
sentirò di aver raggiunto il mio obiettivo, tornerò al villaggio. Può starne
certo.”
“E il fatto di voler diventare
Hokage? Sei ancora intenzionato a percorrere quella strada?”
“Certo! Ho fatto una
promessa a me stesso e voglio mantenerla. Ma non adesso. Ho ancora così tanto
da fare, così tanto da vedere. Voglio crescere, diventare un jonin abile e
saggio come lei, maestro Kakashi.”
Naruto alzò gli occhi al cielo, alla disperata ricerca di una
stella che potesse brillare attraverso il mare infinito di nuvole che lo sovrastavano.
“Ho deciso di mettere
temporaneamente da parte quel sogno per inseguire un sogno ancor più grande e
difficile da ottenere.”
“Uh? Un altro sogno?” domandò
Kakashi, non capendo a cosa Naruto alludesse. Non gli aveva mai parlato di un
altro sogno oltre a quello di diventare Hokage.
“Il mio vero sogno. Il
mio obiettivo originale. Ciò che ho sempre desiderato avere, ma che non ho mai
ottenuto.”
Improvvisamente, come un lampo di fulmine, Kakashi realizzò
la verità. Ogni cosa aveva trovato senso, i pezzi del puzzle erano tornati al
loro posto. Adesso capiva, adesso vedeva ogni cosa. Il comportamento insolito
di Naruto, le sue parole, le sue espressioni, gli avvenimenti degli ultimi
giorni… tutto aveva acquistato un senso. Adesso poteva comprendere realmente le
intenzioni di Naruto, poteva comprendere a cosa miravano le sue azioni, ma soprattutto…
poteva comprendere cosa stava sacrificando pur di raggiungere quel sogno.
“Ora mi è tutto chiaro!
Dimmi un’ultima cosa, Naruto. In questo tuo sogno… “
“… Sakura ne ha sempre
fatto parte?”
Lo sguardo di Naruto era indecifrabile, eppure, per la prima
volta, Kakashi riuscì ad andare oltre a quegli occhi freddi e duri. Riusciva a
vedere la verità oramai impossibile da celare.
“Un tempo, forse.
Adesso invece…”
“Non serve che tu dica
niente. Ho già capito! Tutto ciò che è successo in questi ultimi giorni, il tuo
litigio con Sakura, la tua decisione di lascare il Team… fa tutto parte del tuo
piano.”
I due ninja continuavano a guardarsi senza dire una parola.
Erano i loro sguardi a parlare per loro.
“Direi che non abbiamo
null’altro da dirci, vero? Bene! Il che ci porta al reale motivo per cui sono
qui. Alla mia decisione finale.”
“Permetterà che io lasci
il Team 7?”
“Lo vuoi cosi
disperatamente sapere?”
Naruto non gradì quella risposta. Odiava essere preso in
giro a quel modo. Kakashi si avvicinò lentamente a Naruto con le mani nelle
tasche e con uno strano sorrise disse:
“Facciamo un accordo.
Io ti metterò al corrente della mia decisione se tu mi metterai al corrente del
tuo piano. Di ogni cosa ad esso legato.”
“Perché dovrei
accettare un simile patto?”
“Non voglio che le
cose peggiorino ancora fra te e Sakura. Posso decidere di venirti incontro ed
aiutarti in questo tuo folle piano. Ma se decidi di non mettermi al corrente
delle tue intenzioni, le cose potrebbero andare a finire male. Sai quanto me
quanto può diventare testarda Sakura. Pensi davvero che ciò che è successo ieri
sera sia sufficiente a fermarla?”
Naruto si senti improvvisamente con le spalle al muro. Il
suo maestro aveva ragione. Probabilmente Sakura avrebbe fatto di tutto per
risanare la loro amicizia. E questo lui non poteva permetterlo. Non dopo
essersi spinto cosi in là. Naruto, con riluttanza, annui.
“Va bene, maestro. Le
racconterò tutto. Ma, a due condizioni: “
1) Non dovrà mai raccontare a Sakura ciò che
sto per dirle.
2) Non cercherà di contrastarmi in alcun modo.
“Accetto di non dire nulla a Sakura riguardo alle tue reali intenzioni.
Riguardo il non contrastarti, be, questo dipenderà da ciò che mi dirai. Io
agirò di conseguenza. Ti sta bene?”
Naruto annui e, senza indugiare oltre, iniziò a raccontare a
Kakashi ogni aspetto del piano che aveva realizzato. Ogni decisione sofferta, ogni motivazione a
lungo sopita, ogni parola, azione, sguardo. Ogni cosa stava prendendo forma,
ogni cosa aveva in sé una logica intrinseca comprensibile solo a chi era a
conoscenza dei fatti.
Kakashi non poté far altro che ascoltare in silenzio le
parole di Naruto, ripensando a un passato ormai lontano. Un passato in cui
Naruto e Sakura erano buoni amici, affiatati compagni di mille avventure.
Un passato che non sarebbe mai più tornato.
Salve a tutti ragazzi
:)
Spero che vada tutto
bene da queste parti. Mi dispiace non aver pubblicato niente per quasi un anno
intero, ma avevo altre priorità. Quest’anno è stato un anno particolarmente
intenso per me. Mi sono dedicato unicamente allo studio e ho raggiunto alcun
obiettivo che mi sono prefissato da tanto tempo.
Ad esempio, ho
partecipato al mio primo Lucca Comics XDXDXD È stata un’esperienza incredibile.
Inoltre, sono riuscito
a leggere tutti e 5 i libri della saga principale di Game of Thrones. Questa si
che è stata un’esperienza titanica, però ne è valsa la pena.
Tornando a noi, ho
pubblicato il capitolo a quasi un’anno di distanza dall’ultimo. Mi sono arrugginito
parecchio dal punto di vista della grammatica. Ma non dal punto di vista della
trama. Li non ho mai avuto problemi, anzi, ho così tante idee che cerco a tutti
i costi di inserirle nei vari capitoli che scrivo.
In questo capitolo ho
portato alla luce alcuni aspetti importanti della vita di Naruto e del suo
passato. La parte iniziale ha descritto un avvenimento della sua infanzia. Un
qualcosa che ha portato Naruto ha renderlo ciò che è oggi. Avete notato la parte
in cui descrivo com’è fatto un eroe? Avete notato che rispecchia esattamente il
carattere di Naruto? Bene! Tenetelo a mente per il futuro ;)
Il dialogo fra Naruto
e Kakashi è servito per mettere alla luce molti di quelli che sono i miei
pensieri. Non so quanto essi siano condivisibili, però ho trovato opportuno
metterli per iscritto.
Non serve che dica
molto altro, principalmente è tutto scritto qui sopra. Mi sono tenuto un po’ vago
su alcune cose principali perché altrimenti si sarebbe rovinato tutto. Un po’ di
suspense fa sempre bene (anche se, in realtà, una persona attenta e risoluta capirebbe
al volo cosa sto cercando di fare).
Non voglio dire
altro, lascio a dire a voi la vostra opinione ;)
Ringrazio tutti
quelli che continueranno a seguire la mia storia (nonostante il tempo
trascorso). La maggior parte avrà perso senz’altro interesse, ed è giusto così,
ma a chi è ancora interessato, be, spero che il capitolo sia di vostro
gradimento :)
Ringrazio tutti
coloro che hanno recensito il capitolo, chi ha inserito la storia fra le
preferite e le seguite.
Auguro in anticipo un
Buon Natale a tutti ;)
Un saluto :)
Leon92
|
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Capitolo 42 *** Scommessa ***
cap 42
Nell’ufficio dell’Hokage risuonava un silenzio ammorbante.
Erano già trascorsi 5 minuti da quando Sakura aveva finito di raccontare gli
avvenienti del giorno prima. Per tutto il tempo aveva tenuto lo sguardo basso e
le dita delle mani incrociate sulle ginocchia. Sul suo volto erano evidenti i
solchi delle lacrime, prova del dolore che la stava dilaniando dall’interno. Per
un’istante, la kunoichi sperò che la sua maestra non avesse dato peso a questi
suoi attimi di debolezza. Tuttavia, quel pensiero fugace sparì immediatamente. Sakura
non aveva bisogno di nascondere le lacrime. Non davanti a Tsunade, la sua
maestra. Perché lei sapeva.
Durante il racconto, Tsunade non l’aveva degnata nemmeno di
uno sguardo. Era rimasta tutto il tempo di fronte alla finestra dell’ufficio ad
osservare il villaggio, ascoltandola in silenzio, ponderando ogni parola da lei
pronunciata.
“S-Signorina Tsunade?
Perché rimane in silenzio? Dica qualcosa!” Sakura sentì l’impulso
irrefrenabile di alzarsi in piedi e sbattere i pugni sulla scrivania di fronte
a sé. Tuttavia, le ci volle una frazione di secondo per accorgersi che era
impossibilitata a muoversi. Tsunade
l’aveva immobilizzata con una delle sue tecniche per impedirle di raggiungere
Naruto. Avvertiva ancora in tutto il corpo quella sensazione di intorpidimento
e pesantezza che gli rendeva impossibile qualsiasi movimento brusco.
L’Hokage continuò ad ignorarla e a dargli le spalle. Teneva
le mani dietro la schiena e gli occhi puntati in un punto indefinito davanti a
sé. Non era certo un buon segno. Anche
se non poteva guardarla direttamente, Sakura già sapeva che genere di
espressione aleggiava sul volto della sua insegnante.
“Ho capito!” esclamò
la kunoichi abbassando lo sguardo sul pavimento “Lei è arrabbiata con me, non è vero?”
“Non sono arrabbiata.”
replicò Tsunade, rompendo il silenzio. “Sono
delusa!” esclamò con inquietante tranquillità, nel mentre si voltava verso
la sua allieva per poterla guardare dritta negli occhi.
“Molto delusa, Sakura.”
Lo sguardo severo negli occhi dell’Hokage fu più che sufficiente per far
capire a Sakura che non stava affatto scherzando.
“Hai permesso a Hinata
Hyuga di ridurti in questo stato pietoso. Io… non riesco ancora a crederci. Se
qualcuno me lo avesse detto, non ci avrei mai creduto. Mai!”
“I-Io…”
“Ti rendi conto che
non ti ha soltanto sconfitta. Ti ha letteralmente umiliata, te ne rendi conto?”
“Io… Hinata è forte” cercò
di giustificarsi la rosa.
“E tu invece saresti
debole?”
“No! Ma… i miei colpi
non andavano a segno. Io continuavo ad attaccare e lei a schivare. Senza che me
ne accorgessi, è riuscita a mettere fuori uso la circolazione del chakra sulle
braccia e…”
“Non serve che
continui. Conosco perfettamente lo stile di combattimento del clan Hyuga e
posso immaginare come è andata a finire.” Tsunade iniziò ad andare avanti e
indietro, nel tentativo di placare la collera che la stava divorando.
“Io non volevo
combattere con lei. Mi ha provocato e…”
“… e tu hai abboccato,
non è così? Hai perso la testa e hai iniziato ad attaccare senza alcun criterio
o strategia. Questo è stato l’errore fatale che ti ha portata alla sconfitta.
Forse te ne sei dimenticata ma Hinata è la primogenita del capoclan degli
Hyuga, il clan più forte di Konoha. Tu credi ancora che sia la ragazza insicura
e timida che era anni fa…”
“Ma non ti sei accorta
quanto Hinata sia migliorata e maturata in tutti questi anni. È diventata una donna forte, intelligente e
sicura di sé. Una vera ninja. Non ti ha provocata ed insultata solo per
schernirti. Voleva affrontarti in un combattimento ravvicinato, corpo a corpo e
tu, stupida, sei stata al suo gioco senza pensare che il combattimento corpo a
corpo è il punto di forza dello stile degli Hyuga.”
“Io… ammetto di non
averci pensato” replicò colpevole Sakura abbassando la testa “Tuttavia, credevo davvero di riuscire a sconfiggerla.
Volevo concludere lo scontro il più presto possibile assestandole uno dei miei
colpi e…”
“Hai cercato di
assestare un colpo pesante, incurante dei rischi che correvi, solo perché
volevi concludere il combattimento il prima possibile?” Sbalordita e senza
forze per replicare, Tsunade si
accasciò lentamente sulla sua poltrona, mettendosi le mani fra i capelli con
fare disperato.
“N-Non volevo che
nessuno di noi si facesse male. Per questo ho cercato di finirla il prima
possibile.” Tentò ancora una volta di giustificarsi la kunoichi. “Invece… sono stata una sciocca! Ho
lasciato che Hinata si prendesse gioco di me. Se non avesse avuto il Byakugan
sono sicura che l’avrei…”
Sakura non fece in tempo a finire la fresa che una tremenda
onda d’urto la scaraventò indietro di quasi mezzo metro. Tsunade aveva
scagliato un tremendo pugno sulla sua scrivania, già seriamente danneggiata,
riducendola in frantumi una volta per tutte. Il fragore del colpo fu cosi
assordante che metà del villaggio lo udì con la forza e la potenza di un tuono
che si abbatte sulla terra.
“Non… non osare… dire
un’altra parola, Sakura” esclamò Tsunade con il tono più minaccioso che la
kunoichi avesse mai udito. Gli occhi della donna, fiammeggianti d’ira, la
fulminarono all’istante, facendole temere il peggio se solo avesse pronunciato
un’altra parola.
“Ora dimmi, da quanto
tempo tu e Naruto fate parte del Team 7?”
“Che vuol…”
“Quanto tempo, Sakura?” tuonò Tsunade, intimandole di
rispondere solo ed esclusivamente alla domanda che gli aveva fatto.
“Q-Qualcosa come 5 o 6
anni.” Rispose velocemente la kunoichi, cercando di non far innervosire
ulteriormente la sua maestra.
“E da quanto tempo
Naruto e Sasuke sono rivali?”
“Da quando si sono
conosciuti all’accademia, credo.”
“Tu sei stata al
fianco di Naruto in questi ultimi anni. Hai assistito ha molti dei suoi
allenamenti e scontri. Hai imparato a conoscerlo, giusto?”
“S-Si!”
“Hai assistito alle
sue innumerevoli vittorie, hai gioito insieme a lui.”
“Ma… hai assistito anche
alle sue sconfitte. In particolare quelle che riguardavano Sasuke. Per
mantenere la vostra promessa, Naruto lo ha affrontato in battaglia alla Valle
della Fine e tu sai benissimo come è andata a finire.”
“Ha capito di essere
ancora troppo debole per riuscire a sconfiggere Sasuke e per questo ha
affrontato il viaggio di allenamento con Jiraya. Dopo quei tre anni, Naruto ha
avuto l’opportunità di combattere nuovamente con Sasuke e stavolta c’eri anche
tu con lui.”
“Ricordo benissimo
come è andata” replicò con amarezza Sakura, mordendosi il labbro per la
rabbia “Sasuke ha mostrato ancora una
volta la sua superiorità e il tutto si è concluso con una totale disfatta. Ogni
volta che ripenso a quella storia sento una fitta dolorosa al petto. Quella
volta pensavo che c’è l’avremmo fatta perché… io ero con Naruto. Pensavo che
insieme saremmo riusciti a batterlo e a riportarlo a casa. Invece…”
“Io credo che la
sconfitta di quel giorno abbia fatto più male a Naruto che a te. In fondo, Sasuke
è sempre stato il suo rivale. L’obiettivo da raggiungere. Inoltre, ha fallito
nel mantenere la sua promessa. Il giorno in cui siete venuti da me a fare rapporto,
Naruto sembrava più determinato che mai nel continuare a inseguire Sasuke.
Tuttavia, nel profondo stava soffrendo terribilmente per la sconfitta subita e
per averti delusa.”
“D-delusa?”
“Ha fallito nel
mantenere la promessa. Contava di farcela e invece le cose non sono andate come
aveva programmato. Ma immagino che tu non te ne sia mai accorta fino a questo
momento. Sei stata ingannata dal suo volto sorridente e dal suo carattere
impavido.”
“La smetta
immediatamente” urlò Sakura, digrignando i denti e guardando furiosa la sua
insegnante.
“Sasuke ha generato
dolore e sofferenza in entrambi. Tuttavia, Naruto non ha voluto saperne di
arrendersi. Ha continuato imperterrito ad allenarsi sino allo sfinimento,
sperando che un giorno sarebbe riuscito a sconfiggerlo. Ora dimmi Sakura, ha
mai sentito Naruto dire qualcosa come: “Se Sasuke non avesse avuto lo
Sharingan, io lo avrei senz’altro battuto”. Naruto
ha mai detto qualcosa di simile?”
Sakura capì subito che Tsunade stava alludendo al commento
fatto a Hinata qualche minuto prima. Per un breve istante, aveva pensato
davvero che la colpa della sua sconfitta fosse imputabile all’abilità innata
della ragazza Hyuga.
“Naruto ha sempre riconosciuto la forza del
suo rivale, in qualunque circostanza. Il fatto che Sasuke possedesse l’abilità
innata dello Sharingan non ha di certo offuscato il suo giudizio. Anzi, credo
che la cosa lo galvanizzasse. Lo spronava ad impegnarsi maggiormente e a dare
il meglio di sé. Riuscire ad affrontare alla pari un personaggio tanto
straordinario era motivo d’orgoglio per lui. Vuoi sapere il perché? Perché
Naruto è nato senza possedere abilità innate. Proprio come te, Sakura.”
Sakura spalancò gli occhi vermigli, leggermente inumiditi
dalle lacrime, e guardò la sua maestra con sorpresa e ammirazione.
“Io e Naruto… siamo
uguali?! Siamo nati senza possedere abilità particolari. Però, Naruto poteva
contare sulla Volpe a Nove Code.”
“In parte è vero. La
Volpe ha aiutato Naruto in innumerevoli scontri e ci ha permesso di vincere la
Grande Guerra. Tuttavia, non credo che a Naruto facesse piacere attingere al
suo chakra. In passato, il chakra della Volpe danneggiava il suo corpo e più lo
usava, più la Volpe prendeva il sopravvento su di lui.”
“Durante la guerra,
non ha potuto far altro che imparare a controllarlo in modo da combattere con
avversari del calibro di Madara e Kaguya. Tuttavia, a guerra finita, Naruto ha
deciso di separarsi definitivamente dalla Volpe. Questa dimostra ampiamente
quanto ho detto prima. Naruto non vuole associare la sua forza a quella della
Volpe. Vuole dimostrare al mondo e a sé stesso che tu ciò che ha realizzato,
tutto ciò che ha ottenuto è frutto del suo impegno, del suo duro lavoro, del
suo coraggio e della sua determinazione nel non arrendersi di fronte alle
avversità. Queste sono le sue, anzi, le vostre abilità innate.”
“Si sbaglia!” esclamò
affranta la kunoichi, voltando il volto dalla parte opposta “Io non sono come Naruto. Non sono
coraggiosa come pensa lei. Sono debole. Inoltre io mi…”
“Tu non sei debole!” replicò
Tsunade avvicinandosi a Sakura e voltandole dolcemente il capo verso di lei “Tu sei Sakura Haruno e sei la miglior
allieva che io abbia mai avuto. Se non avessi avuto tutte quelle qualità, non
saresti diventata la kunoichi che sei oggi. Inoltre, ti assicuro che io non
avrei perso tempo nell’allenare una persona che mollava alla prima difficoltà.
Sei intelligente, coraggiosa, determinata e incredibilmente testarda. Un’altra
caratteristica che condividi con Naruto.”
“Già! Io e Naruto
abbiamo più cose in comune di quanto immaginassi.” esclamò Sakura con un
flebile sorriso.
“Questo perché Naruto
è riuscito ad ispirarti con il suo modo di fare. E tu, Sakura, ne sei rimasta
colpita ed affascinata, anche se probabilmente è accaduto in maniera del tutto
inconsapevole. Senza che te ne accorgessi, hai fatto uscire quel lato di te che
tenevi segretamente nascosto e hai fatto tue tutte le caratteristiche e qualità
che hanno reso Naruto cosi unico hai tuoi occhi.”
“Naruto…” sussurrò
fra sé e sé la kunoichi ripensando al ragazzo dai capelli biondi, ai suoi occhi
cerulei e al suo sorriso rassicurante. “Se sono diventata la kunoichi che sono oggi
non lo devo solo a lei, maestra, ma anche a Naruto. Mi è stato di ispirazione
in molti modi diversi e in frangenti del tutto inaspettati. Eheh! Ricordo
ancora l’esame di selezione dei chunin. Il test scritto…”
“Naruto era nel panico
generale. Non aveva le conoscenze per poter risolvere i quesiti dell’esame, a
differenza di me. Inoltre, non aveva modo di ricavarsi le informazioni che gli
servivano. Sasuke poteva contare sullo Sharingan, quindi non ha avuto problemi.
Non poteva in alcun modo copiare, pena sarebbe stata l’eliminazione dell’intera
squadra dall’esame di selezione. Inoltre, prima di presentare la decima domanda
agli esaminandi, l'esaminatore decise di imporre altre due regole:
-
la
possibilità di scegliere di rispondere o non rispondere alla domanda: chi
sceglie di non rispondere viene automaticamente escluso insieme a tutta la
squadra.
-
se si
sceglie di rispondere alla domanda e la si sbaglia, si è esclusi dall'esame di
selezione per il resto della vita.
Era un test
psicologico: serve a valutare la capacità degli esaminandi di resistere sotto
pressione. Se si riesce a resistere allo stress psicologico, si viene
automaticamente promossi alla seconda prova. Tuttavia, Naruto questo non poteva
saperlo. Nessuno dei ninja presenti poteva aspettarsi una cosa del genere. Io e
Sasuke avremmo anche potuto farcela, ma Naruto… Conoscendolo, sapevo che non
avrebbe rinunciato a rispondere al decimo quesito, perché così facendo avrebbe
comportato l’eliminazione del Team 7 dall’esame di selezione dei chunin.”
“Quindi, eri convinta
che Naruto non avrebbe rinunciato e che avrebbe tentato di rispondere al decimo
quesito?”
Sakura scosse la testa decisa “Niente affatto. Se avesse risposto in maniera errata al decimo
quesito, avrebbe dovuto rinunciare per sempre al lavoro di ninja e, di
conseguenza, al suo sogno di diventare Hokage. Osservandolo, capì che non
sarebbe stato in grado di prendere una decisione.”
“Naruto non avrebbe
mai alzato la mano in segno di resa. Non avrebbe lasciato che io e Sasuke
perdessimo la possibilità di diventare dei chunin per colpa sua. Avrebbe messo a
rischio il suo sogno solo per il nostro bene e io… non volevo che succedesse.
Anche se in quel periodo non eravamo molto affiatati, era pur sempre un mio
compagno. Per questo motivo decisi di farlo io al suo posto.”
“Naruto non si sarebbe
macchiato di tale colpa e Sasuke, be… sappiamo tutti come è fatto. Perciò,
l’unica in grado di intervenire ero io. Avrei alzato la mano, lasciando che il
Team 7 venisse espulso dall’esame di selezione. Però, in questo modo, il sogno
di Naruto sarebbe stato salvo. Ci sarebbero di certo state altre possibilità in
futuro. Che senso avrebbe avuto perdere tutto adesso? mi domandai.”
“Ma scommetto che le
cose non andarono come avevi programmato. Vero, Sakura?”
“Eheh! Già!” sorrise
Sakura di rimando “Naruto mi anticipò. Pensai
che avesse intenzione di rinunciare e di ritentare al prossimo esame. Invece,
si alzò in piedi e dichiarò davanti a tutti che non sarebbe scappato. Non si
sarebbe fatto intimidire in alcun modo e che avrebbe rischiato il tutto per
tutto per realizzare il suo sogno.”
“A quel tempo,
considerai il suo gesto coraggioso quanto stupido. Una persona razionale come
me non avrebbe mai agito così impulsivamente. Non avrei corso rischi e avrei
rinunciato. Naruto era certamente combattuto nel decidere cosa fare, ma, alla
fine, ha saputo fare una scelta. La scelta giusta. Quelli che io non avrei mai
avuto il coraggio di fare. In missione simili scelte possono fare la differenza
fra la vita e la morte. L’ho imparato a mie spese questa lezione.”
“A proposito
dell’esame di selezione dei chunin.” Intervenne Tsunade, sempre più
interessata all’argomento “Ricordo che si
parlò molto riguardo allo scontro avvenuto fra Naruto e Neji Hyuga. Ovviamente
non ero presente li quando è avvenuto, ma vorrei sentire da te come sono andate
le cose.”
“Ricordo chiaramente
quello scontro. Fra le tante battaglie che ho visto affrontare durante
quell’esame, quella è stata la battaglia che più mi ha colpita e che mi ha
permesso di conoscere il vero Naruto Uzumaki.”
“Neji Hyuga era
considerato un vero e proprio genio. Il suo talento era inviabile persino da
coloro che facevano parte del suo stesso clan. Per cui, era naturale pensare
che Naruto non avrebbe avuto alcuna possibilità di sconfiggerlo. Io stessa
credevo che non avrebbe avuto chance. Avrebbe lottato coraggiosamente, come
solo lui poteva fare, ma sarebbe caduto sotto i colpi del suo avversario. Ma
Naruto… è riuscito ancora una volta a stravolgere la realtà.”
“Nelle battute finali
dello scontro, Neji sembrava aver avuto la meglio su di lui. Ma Naruto, con la
sua imprevedibilità, è riuscito ad atterrarlo e ad aggiudicarsi l’incontro. Ha
scavato un tunnel sotto la propria copia, per poi sbucare improvvisamente sotto
i piedi del suo avversario, sferrandogli cosi un tremendo pugno sotto il mento.
È stato… incredibile. Una simile strategia non mi sarebbe mai venuta in mente.
Per riuscire a scavare quel tunnel ha dovuto scorticarsi le dita delle mani. “
“Guardandolo
combattere, osservando i sacrifici che ha dovuto fare per aggiudicarsi la
vittoria, ho provato ammirazione per lui. Ho provato… invidia. La gente lo
acclamava a gran voce. Naruto ha saputo conquistarli, è riuscito a dimostrare
che l’impegno e la determinazione possono sopraffare il puro talento in battaglia.
Naruto continuava a crescere, a diventare sempre più forte, mentre io… Ero
gelosa di lui. Avrei voluto possedere il suo coraggio, la sua determinazione.
La sua forza di volontà. Io… io…” Sakura portò una mano sul volto, cercando
di sopprimere le lacrime che ancora una volta cercavano di farsi strada
attraverso i suoi occhi già rossi e umidi.
“Neji è stato senz’altro
un avversario potente. Possedeva un talento incredibile e l’abilità innata del
Byakugan. Un’accoppiata formidabile, non molto diversa da quella di Sasuke. Ma
Naruto non si è certo tirato indietro. Ha saputo riconoscere la forza del suo
avversario, consapevole del fatto che era in netto svantaggio.”
“Ha ragione, maestra” esclamò
la kunoichi, sollevando il suo sguardo su quello di lei “Mi… mi dispiace per quello che ho detto su Hinata. Io… io non lo
pensavo davvero…” disse in lacrime.
“Lo so!” rispose
Tsunade, poggiando una mano sulla spalla tremante della sua allieva “Eri frustrata dalla sconfitta e hai
iniziato a parlare in preda alla rabbia. Hinata ti ha colto in un momento di
estrema vulnerabilità ed è riuscita ad avere la meglio su di te.”
“Hinata… lei mi ha
detto che… io non sono nient’altro che una copia di ciò che è lei, maestra
Tsunade. Tutte le mie tecniche, tutte le mie conoscenze, persino il mio stile
di lotta è identico al suo. Io non ho saputo far altro che imitarla, senza
aggiungere nulla che sia mio. Hinata ha saputo evolvere il suo stile di lotta,
Naruto è riuscito a creare il Rasen Shuriken. Io in confronto a loro non ho
fatto altro che…”
“Guardami, Sakura”
ordinò Tsunade, inginocchiandosi davanti a lei “Quanti anni pensi che io abbia?”
“C-Come quanti anni?” domandò
Sakura, confusa dalla domanda.
“Tu sei una delle
poche persone che conosce la mia vera età. Hai anche visto il mio vero
aspetto durante la battaglia contro Pain.”
“Anche se detesto
ammetterlo, ormai sto raggiungendo i sessanta. In tutto questo tempo, da quando
sono diventata kunoichi, non ho fatto altro che studiare per affinare le mie
arti mediche, in modo che esse possano tornare utili in battaglia. Ma, per fare
questo, sarei dovuta diventare un’abile ninja capace di combattere anche in
prima linea. Tutto ciò che ho ottenuto è frutto di anni e anni di studi e
allenamenti. Il mio livello di ninja e i miei successi in battaglia mi sono
valsi il titolo di ninja leggendario.”
“Posso garantirti,
Sakura, che tu ed io siamo quasi allo stesso livello. Solo una cosa ci
contraddistingue. Sai qual è?”
“Be, noi due abbiamo
età differenti. Inoltre, lei ha molta più esperienza di me in battaglia.” rispose
Sakura con razionalità e convinzione.
“Esattamente! Io sono
più grande di te, ho vissuto molto più di te in questo mondo e ho combattuto
molte più battaglie e acquisito molta più esperienza di quanto ne abbia tu in
questo momento. Ed è proprio questo il punto cruciale.”
“In che senso?”
“Tu hai quasi
raggiunto il mio livello, il livello di un Hokage, e hai a malapena vent’anni,
sei nel fiore della giovinezza. A me ci sono voluti decenni per raggiungere
questo livello. Capisci cosa voglio dire? Tutta la mia conoscenza, tutte le mie
tecniche, tutte le mie esperienze… le ho tramandate a te.”
“Anche Shizune è mia
allieva. Ciononostante, non è mai riuscita a padroneggiare tecniche come il Byakugou.
Essa non è una tecnica che si può apprendere semplicemente esercitandosi.
Bisogna possedere un controllo perfetto del chakra per riuscire a convogliarlo
in questo sigillo” esclamò Tsunade toccandosi con il dito indice il sigillo
romboidale disegnato sulla sua fronte. “Tu
sei stata la prima ad aver saputo padroneggiare tutte le mie tecniche a questo
livello. Questo fa di te la mia diretta discendente, la mia erede. Un giorno
erediterai la mia volontà del fuoco, proprio come Jiraya ha fatto con
Naruto.”
“Lei… mi considera
davvero la sua erede?”
Tsunade annui decisa “Ti
dirò anche un’altra cosa. Le tecniche che hai ereditato da me, tu riuscirai ad
evolverle.”
“E-Evolverle?”
“Hai le capacità e
l’intelligenza per portare quelle tecniche ad un livello superiore. Ne sono
convinta! E quando lo farai, allora vorrà dire che sarai diventata più forte di
me. Anzi, diventerai la kunoichi più forte di questo mondo.”
“Ma… ma… io… Non so se
sono in grado…” balbettò Sakura, incrociando le mani tremanti sulle sue
ginocchia.”
“C’è la farai. Ho
fiducia in te.” Rispose Tsunade stringendo la spalla della sua allieva con
maggior forza “Non ascoltare ciò che ti
ha detto Hinata. Un giorno le dimostrerai che aveva torto su tutta la linea.
Continuando a studiare e ad allenarti, riuscirai a compiere grandi imprese. Le
tecniche mediche che creerai aiuteranno tantissima gente e salveranno migliaia
di vite. Inoltre, allenandoti a combattere, avrai la forza di proteggere i tuoi
compagni sul campo di battaglia.”
“Ma lei, signorina
Tsunade, ha ancora molto da insegnarmi. Io ho ancora bisogno del suo aiuto.”
“Ti sbagli, Sakura. Io
non ho più nulla da insegnarti. Da questo momento in avanti dovrai pensare da
sola a cosa fare. Sarà dura, questo lo so. Ma riuscirai a trovare la giusta via
da seguire. Naruto sta facendo lo stesso. Partirà da solo per un viaggio di
allenamento e non ci sarà Jiraya a guidarlo. È una fase della crescita che
attraversano tutti, prima o poi. Un giorno sarai tu ad avere degli allievi ed
insegnerai loro tutto ciò che sai, in modo che la nostra conoscenza non vada
perduta. Il mondo funziona così. Tu e Naruto, voi due insieme potreste compiere
grandi impresa. Spero solo, quando questo accadrà, di essere ancora viva per
vederlo accadere.”
“Cosa? Che significa?”
domandò Sakura, preoccupata dalle parole della sua insegnante.
Tsunade si allontanò da lei, dirigendosi ancora una volta
alla finestra del suo ufficio. Ammirava il paesaggio con una strana espressione
dipinta sul volto. Era sollevata, ma anche preoccupata da qualcosa. I suoi
occhi erano criptici, misteriosi e incredibilmente luminosi sotto la luce che
rifulgeva dal villaggio.
“C’è un motivo che mi
ha spinto ad anticipare i tempi e a proporre Naruto come nuovo Hokage. È
qualcosa di segreto. Non ne ho mai parlato con nessuno, nemmeno con Shizune.
Tuttavia, dato che si tratta di te, posso fare un’eccezione.”
“Di che si tratta?” domandò
Sakura in trepida attesa.
“La guerra ha messo a
dura prova tutti noi. Nel mio caso, la battaglia contro Madara Uchiha mi è
costata più di quanto osassi sperare. La forza dei cinque Kage non è stata
sufficiente a fermarlo.”
“Abbiamo riportato
tutti e cinque ferite mortali. Io sono stata letteralmente lacerata in due. Se
non fosse stato per l’intervento di Katsuyu e Orochimaru, non sarei qui in
questo momento.”
“Per guarire
completamente ho dovuto adoperare la maggior parte delle cellule rigeneratrici
che possiedo. Come vedi, ogni cosa ha un prezzo. Dopo la guerra mi sono resa
conto di aver quasi raggiunto il limite di cellule che il mio corpo può
produrre. Per cui, ho convogliato quelle rimanenti nel sigillo del Byakugou. È
stato rischioso, ma sono riuscita ad accumularne abbastanza per riformare il
sigillo un’ultima volta.”
“Ha raggiunto il
limite… delle cellule rigenerative” esclamò Sakura, sempre più preoccupata “Ma questo significa che…”
“Si!” Tsunade
voltò lo sguardo verso la kunoichi e disse con fare grave “La prossima volta che utilizzerò il Byakugou… io morirò.”
Nell’ufficio dell’Hokage cadde il silenzio. Sakura era
rimasta senza parole. Conosceva ogni cosa riguardo quel particolare sigillo.
Basandosi sui suoi studi, era più che convinta che l’esaurimento delle cellule
fosse quasi impossibile da raggiungere, se non quando si è raggiunto un’età
estremamente avanzata. La guerra aveva portata Tsunade ha raggiungere il limite
delle sue capacità fisiche e adesso ne stava pagando le conseguenze.
“Ha raggiunto il
limite così presto… ma lei sembra stare così bene.”
“È solo apparenza” replicò
Tsunade avvicinandosi lentamente alla kunoichi “La mia giovinezza è solo una facciata per nascondere a me e agli altri
la verità. È la verità è che sto invecchiando, Sakura. Finché si tratta di governare il paese e
firmare scartoffie, be, non corro alcun pericolo. Ma se in futuro dovesse
scoppiare un’altra guerra e io fossi costretta a scendere sul campo di
battaglia, allora… Ho voluto prevenire la cosa. Ho proposto a Naruto di
prendere il mio posto, ma le cose non sono andate come avevo programmato. Non
ho considerato che lui avrebbe potuto rifiutare. Ma non importa. C’è ancora
tempo.”
“Quindi lei ha
proposto a Naruto di diventare Hokage per questa ragione? Voleva che qualcuno
prendesse il suo posto nel caso…” Sakura non ebbe la forza di terminare la
frase “Mi dica una cosa. Ha fatto la
proposta a Naruto… pur considerando che
lui non si sarebbe sentito pronto di ricoprire un tale incarico?”
“Gaara ha all’incirca
la stessa età di Naruto. Anche se giovane, riesce a ricoprire il ruolo di
Kazekage con diligenza e serietà. Perciò, il fatto che Naruto si sentisse
pronto o meno non ha influito sulla mia decisione. Nessun ninja che si rispetti
sarà mai pronto a ricoprire una carica così importante.”
“Ma Naruto… Lui non è
calmo e razionale come Gaara. Non è capace di mantenere il sangue freddo, è
impulsivo, è…”
“Naruto è una scommessa”
“Da quando lo conosco,
non ho fatto altro che scommettere su di lui. È stato capace di padroneggiare
una tecnica avanzata come il Rasengan in una sola settimana. È riuscito ad avere
la meglio contro i membri dell’Akatsuki. Ha protetto il villaggio e sconfitto
Pain. Ed infine, è riuscito a salvare il mondo ninja vincendo la Quarta Grande
Guerra Ninja.”
“Non ho mai avuto
motivo di pentirmene. Io credo ciecamente in Naruto. Perciò, continuerò a
scommettere su di lui… e su di te, Sakura. Voi due, insieme, siete il futuro di
Konoha.”
“So per certo che voi
due continuerete a crescere, diventerete più forti, guiderete i giovani verso
un nuovo futuro e il villaggio prospererà. Ma questo… potrà accadere solo se
rimarrete uniti. Quello che sta accadendo, questa storia… vi sta distruggendo.”
Lo sguardo di Tsunade si indurì improvvisamente e le sue parole divennero
più gravi e pesanti. Talmente pesanti da colpire il cuore della kunoichi.
“È successo tutto per
colpa mia” replicò Sakura, abbassadno la testa e stringendo i pugni “Ho dato troppe cose per scontato e adesso…
sto pagando le conseguenze dei miei sbagli. Sono io l’unica che sta venendo
distrutta da questa storia.”
“Ti sbagli! Conosco
fin troppo bene Naruto e mi rifiuto di credere che una cosa del genere non stia
distruggendo anche lui.”
“Io… non volevo che
succedesse niente del genere. Se Naruto me ne avesse parlato prima, se fossi
stata più attenta avrei potuto trovare un modo per rimediare… sta cercando in
tutti i modi di punirmi per ciò che gli ho fatto. Vuole farmi soffrire cosi
come io ho fatto soffrire lui.”
“Quindi è questo ciò
che pensi? Credi che Naruto abbia alzato tutto questo polverone con l’unico
scopo di vederti soffrire?” domandò Tsunade, sedendosi alla sua poltrona.
“Certo! Quale altro
motivo dovrebbe esserci?” urlò Sakura con quanto fiato aveva in corpo.
“Ho ascoltato
pazientemente e con attenzione tutto ciò che mi hai detto. Stavate festeggiando
a casa di Shikamaru e Naruto ha iniziato a darti addosso nell’istante in cui ti
sei avvicinata a lui. Ti ha rinfacciato tutti i tuoi errori passati, in
particolar modo la storia della finta dichiarazione accaduta durante l’ultimo
Summit dei cinque Kage. Essa sembra essere la causa scatenante di quanto sta
accadendo. Inoltre, ti ha insultato e umiliato più volte durante il vostro battibecco,
giusto?”
“E-Esatto!” replicò
sofferente Sakura, chiudendo con forza gli occhi. Le immagini della discussione
con Naruto erano ancora vivide nella sua mente. Per quanto cercasse di
ricacciarle indietro, le parole pronunciate dal ragazzo erano più dolorose di
una coltellata al cuore.
“Mi ha anche detto…
che io e lui abbiamo chiuso per sempre. Non vuole più saperne di me.” La
kunoichi sentì nuovamente il suo corpo essere colpito da tremendi spasmi. I
suoi pugni si serrarono con maggior forza, a tal punto che del sangue iniziò a
sgorgare dai suoi palmi. Tuttavia, il dolore fisico era nulla al confronto di
ciò che stava provando in quel momento.
“Ormai è evidente.
Naruto mi detesta. Mi odia con tutto sé stesso e… non mi perdonerà mai per ciò
che ho fatto.”
“Quindi cos’hai
intenzione di fare?” domandò Tsunade incrociando le braccia al petto. “Asseconderai la sua scelta e lascerai
andare Naruto?”
Le parole di Hinata tornarono a farsi strada in lei.
“Lascialo andare”
“Se Naruto sta soffrendo è
soltanto colpa tua”
“Stagli lontano”
“Fra te e Naruto…”
“… è finita!”
“No!” urlò Sakura
impetuosamente, alzandosi furiosamente in piedi e scaraventando i pugni sulla
scrivania della sua insegnante. La sedia sulla quale era rimasta seduta sino ad
un attimo prima andò a schiantarsi contro le mura dell’ufficio, finendo in
pezzi.
“Io… non accetterò mai
una cosa del genere. Non starò con le mani in mano. Né tantomeno continuerò a
piangermi addosso per quanto è accaduto in passato fra noi. Troverò Naruto e
sistemerò le cose, costi quel che costi.” Gli occhi smeraldini della
kunoichi rifulgevano di determinazione e il tremore che poco prima aveva preso
il sopravvento su di lei era scomparso del tutto.
“E di preciso cosa
avresti intenzione di fare? Le tue scuse non sono servite a niente e dubito che
prostrati in ginocchio davanti a lui cambierebbe le cose. Quindi cos’altro ti
rimane? In che modo sistemerai le cose?
“Io… io… non lo so” ammise
Sakura con voce flebile e impaurita. “Non
so in che modo riuscirò a sistemare tutto. So solo che devo farlo. Non voglio
che Naruto si allontani da me. Non voglio perderlo per sempre. Non ora che… che
io… ho finalmente capito di… di…”
“… di amarlo?” concluse
Tsunade al suo posto. Sakura osservò sbalordita il sorriso dipingersi sul volto
dell’Hokage.
“Signorina Tsunade…
lei… lei sapeva…”
“Certo che lo sapevo,
e da parecchio anche” replicò Tsunade facendole l’occhiolino.
“Ma… ma come…” balbettò
Sakura sempre più incredula.
“Andiamo, Sakura! Oltre
che essere donna sono anche la tua insegnante. Negli anni ho imparato a
conoscerti e sono più che capace di interpretare “certi” segnali. Il tuo legame
con Naruto trascende la semplice amicizia e questo è qualcosa che ho compreso
semplicemente osservando le tue reazioni e le tue parole nei suoi confronti.”
“Ma… se lei ha sempre
saputo, perché non me l’ha mai detto?”
“Non volevo che la mia opinione potesse in
qualche modo influenzare il tuo giudizio. Avresti potuto anche negare le mie
parole e, così facendo, avresti tenuto Naruto ancora più a distanza. Perciò, ho
ritenuto saggio non impicciarmi. Anche perché, ai tempi, non ero sicura dei
tuoi sentimenti verso Naruto. Potevo anche aver frainteso tutto. Tuttavia, nel
corso degli anni, ho visto crescere i tuoi sentimenti per Naruto e se prima
avevo qualche sospetto, adesso non ne ho alcuno. Dovrei essere felice per te,
ma... tutto quello che provo è rammarico. Se te l’avessi detto prima, se mi
fossi accorta prima di quanto stava accadendo, forse avrei potuto fare qualcosa
per fermare tutto questo. Hai scoperto la verità in circostanze cosi spiacevoli.
Mi chiedo se… Era davvero necessario arrivare a questo punto perché tu
capissi?!”
“Ino mi ha aiutata a
comprendere la verità” ammise Sakura a malincuore. Senza l’intervento della
sua migliore amica, forse non avrebbe mai scoperto i reali sentimenti che
nutriva verso Naruto.
“Ho capito di amare
Naruto nello stesso istante in cui ho capito di averlo perso. Il solo pensiero
di non averlo più al mio fianco è stato sufficiente a farmi provare una stretta
al cuore cosi dolorosa da farmi mancare il fiato. Se solo non fossi stata cosi…
cosi cieca…”
“Glielo dirai?” domandò
Tsunade a bruciapelo “Ti dichiarerai nuovamente
a Naruto?”
“Io… vorrei… ma…”
La salivazione della kunoichi si azzerò del tutto, nel mentre una crescente
paura iniziò a farsi largo dentro di lei.
“Cosa ti turba?”
“Ho paura!” ammise
Sakura con il cuore in gola “Naruto è
cambiato negli ultimi mesi. Non è più lo stesso ragazzo allegro e spensierato
che conoscevo. È diventato freddo e distante. Quando ripenso a come mi ha
guardato, quegli occhi cosi pieni di… rabbia.”
“Io temo che… l’amore
che nutriva nei miei confronti sia scomparso del tutto. Adesso lui… nutre
affetto per un’altra persona.”
“Ti riferisci a
Hinata?”
La kunoichi annui “Loro
due si stanno già frequentando da un pezzo, senza che io ne fossi al corrente.
Hinata mi ha anche detto che… si sono baciati.” Questa volta Sakura non
ebbe la forza necessaria per ricacciare indietro le lacrime. L’immagine dei due
ragazzi insieme le vorticava nella mente, provocandogli un forte senso di
nausea e di debolezza in tutto il corpo.
“Arrivati a questo
punto, a cosa servirebbe rivelargli i miei sentimenti? Forse… è tutto inutile.”
“Non puoi saperlo
finché non ci provi. Inoltre, potresti non avere una seconda possibilità di
dichiararti, lo sai questo?”
Sakura annui, anche se con poca convinzione. Nonostante il
suo desiderio di dichiararsi all’Uzumaki ardeva forte in lei, qualcosa nel
profondo le diceva che, se l’avesse fatto, avrebbe commesso un grave errore. Si
sentiva indecisa, combattuta se fare il fatidico passo e rischiare oppure no.
Il tutto si riduceva… ad una scommessa! La posta in gioco: Naruto Uzumaki.
“Quindi,
ricapitolando…” esclamò Tsunade, alzandosi nuovamente in piedi “Tu vuoi riappacificarti con Naruto, ma non
hai idea di come fare. Adesso che hai scoperto i tuoi reali sentimenti verso di
lui, hai pensato bene di dirglielo ma… hai paura di quelle che potrebbero
essere le conseguenze. Temi un suo possibile rifiuto, dato che Naruto sembrava
provare amore nei confronti di Hinata. Quindi, stai pensando bene di mollare
senza prima aver tentato, dico bene?”
“Io… non ho detto
questo” replicò Sakura “E solo che…
mi sento confusa. Non sono sicura di cosa sia giusta fare. Io… io… non lo so.
Lei cosa farebbe al mio posto, signorina Tsunade?”
“Temo di non poterti
rispondere, Sakura. Non mi sono mai trovata in una situazione del genere.
Ammetto che… neanch’io so cosa sia giusto sa fare.” Tsunade prese a
spremersi le meningi con le dita, nel tentativo di raccogliere idee e pensieri.
Voleva aiutare la sua allieva, ma non sapeva in che modo. Inoltre, non aveva
ancora compreso le motivazioni che avevano spinto Naruto ad agire in quel modo,
il che rendeva le cose notevolmente più complicate.
“Quindi, neanche lei a
dei consigli da darmi…” bofonchiò Sakura sconsolata.
“Però, una cosa te la
posso dire. Pensò che sia del tutto inutile pensare a cosa dire. Non
devi prepararti un discorso con frasi fatte e parole sdolcinate. Potrai pensare
a mille frasi diverse e nessuno di queste potrebbe darti il risultati che
speri. Naruto ha il raro dono di scoprire e leggera la verità attraverso gli
occhi di una persona. Nel suo caso, le semplici parole non basteranno a
convincerlo. Pensare a cosa dire o cosa fare è sola una perdita di tempo.”
“Dunque, cosa dovrei
fare? Dovrei andare da lui e poi…”
“Sii te stessa,
Sakura” rispose Tsunade con tutta la sincerità di cui disponeva. “Credimi, quando avrai Naruto davanti,
saprai cosa dire. La naturalezza è la chiave per raggiungere il suo cuore. Non
preoccuparti di questo. Il vero problema è un altro.”
“In che senso?”
“Naruto ha detto di
voler chiudere i ponti con te. Devo dedurre quindi che non sarà affatto facile
riuscire a parlarci. Nella peggiore delle ipotesi, potresti non riuscire a
trovarlo in tempo. Quindi, non perdere altro tempo e va. Il tuo corpo si è
completamente ristabilito.”
“Il mio corpo…” Sakura
guardò stupita la sua insegnante. Solo ora si era resa conto di essere in piedi
davanti a lei. Il senso di intorpidimento che poco prima la teneva bloccata
sulla sedia era svanito del tutto. Adesso che il sistema nervoso aveva ripreso
la sua normale funzione, la kunoichi si sentiva libera di muoversi come
voleva.”
“Ti sei ripresa più
velocemente del previsto. Possiedi una determinazione e una forza di volontà
davvero notevoli. La mia tecnica è stata totalmente soverchiata dalla forza del
tuo animo. Il che prova che i sentimenti che nutrì per Naruto e la paura che
hai di perderlo sono veri.”
“Eheh! Mi piacerebbe
davvero essere forte e determinata come dice lei. Ma credo che la verità sia
un’altra.” Sakura abbassò lo sguardo. Essere forte in quel particolare
frangente gli risultava davvero difficile.
“Guardami, Sakura!” ordinò
l’Hokage avvicinandosi lentamente alla sua allieva “So cosa hai fatto per Naruto durante la guerra.”
“Uh? Di che sta parl…”
La kunoichi avverti le guance arrossarsi di colpo.
L’eccessivo senso di imbarazzo le stava facendo salire il sangue al cervello e
il suo sguardo era rovinosamente precipitato ai suoi piedi.
“Io ho partecipato ad
innumerevoli guerre e battaglie. Ho visto ninja medici curare i feriti. Io
stessa ho curato diversi ninja, anche se essi erano ad un passo dalla morte. Ho
tentato di salvare la vita di Dan…”
“…senza successo. È
morto fra le mie braccia, anche se ho fatto tutto il possibile per salvarlo. Ma
tu, Sakura, sei riuscita fare l’impossibile. Credo che nessuno nell’intera
storia dei ninja si sia mai spinto fino a questo punto per salvare un proprio
compagno.”
Sempre più in imbarazzo, Sakura risollevò il suo sguardo.
Gli occhi della sua insegnante brillavano d’orgoglio per ciò che aveva fatto.
In fondo al suo cuore, sentiva solo di aver fatto quello che andava fatto per
salvare Naruto. Chiunque al suo posto avrebbe fatto lo stesso.
“io non ho fatto
niente di speciale. Ho solo eseguito un’antica procedura che ho letto in uno
dei suoi libri di testo. Il cuore di Naruto si era fermato. Ho provato a fargli
un massaggio cardiaco ma non è servito a niente. Quindi… non ho avuto altra scelta.
Qualunque altro ninja al mio posto lo avrebbe fatto.”
“Sakura!” la
richiamò sbalordita la donna “È una
procedura su base teorica, mai sperimentata, ma soprattutto pericolosissima. Ci
vogliono anni di pratica per riuscire ad afferrare il cuore nella maniera
corretta. Tu forse non ti rendi conto di quello che hai fatto.”
“So che non avrei
dovuto, ma che altra scelta avevo. Il cuore di Naruto non voleva ripartire e…
io non sapevo che fare. Ero spaventata e…”
“Eri disperata!” la
corresse “Solo la disperazione può averti
condotto a pensare ad una soluzione simile. Aver tentato di far ripartire un
cuore con un metodo cosi arcaico è pazzia, è follia pura, è… è…”
“…è amore. Amore nella
sua forma più pura. Il non voler lasciare andare la persona amata. Fare tutto
quanto è in tuo potere per riuscire a salvargli la vita, fino all’ultimo
istante. Questo è qualcosa che va oltre la semplice amicizia, va oltre
qualsiasi cosa. Perciò smettila di dire che non sei determinata, che sei debole
o che non sai cosa fare. Nei momenti più difficili sai dimostrare una tenacia e
una forza d’animo tale che sarebbe impossibile riuscire a fermarti. Dimostra
quello che vali e sistema le cose con Naruto una volta per tutte.
Senza più riuscire a trattenersi, Sakura strinse la sua
insegnante in un caloroso abbraccio sussurrandogli un flebile “Grazie!” vicino all’orecchio. Dopo
pochi istanti, la kunoichi si stacco da lei, ricomponendosi velocemente, e
senza perdere altro tempo si diresse in direzione della porta, pronta a partire
alla ricerca di Naruto.
“Ehi! Sakura!” la
chiamò ancora Tsunade sul ciglio della porta “Carpe Diem!”
“Uh? Cosa significa?” domandò
Sakura, non comprendendo il significato di quelle parole.
“È un vecchio detto.
Significa “Cogli l’attimo”. Nessuno di noi sa cosa ci riserverà il futuro,
possiamo soltanto vivere il presente. Se avrai l’opportunità di parlare di
nuovo con Naruto, digli quello che provi. Potresti non avere una seconda
possibilità e… rischi di rimpiangerlo per sempre.”
Sakura parve turbata da quelle parole. Il tono di voce grave
con cui le aveva pronunciate le trasmetteva uno strano senso di inquietudine.
Più che un consiglio, quelle parole parevano essere un monito. Sakura
semplicemente annui per poi chiudersi la porta dietro di sé.
“Cogliere l’attimo?! Perché
avrà voluto dirmelo? Ah! Ora non ho tempo di pensarci. Devo trovare Naruto”
Pochi minuti dopo, Sakura era già per strada. Continuava a
guardare in tutte le direzioni, pensando a dove potesse trovarsi l’Uzumaki.
“Dove potrei trovarlo?
Avrà di certo sistemato tutte le sue cose per la partenza. Quindi non avrebbe
senso cercare la sua tenda. Forse… al campo d’allenamento. Chissà se il maestro
Kakashi è riuscito a trovarlo? Ah! Non ha senso starci a pensare. Da qualche
parte dovrò pure iniziare a cercarlo.” E senza indugiare oltre, la kunoichi parti
alla volta del campo d’allenamento. Il campo in cui Naruto, Sakura e Sasuke
sono divenuti genin.
* *
*
“Che diavolo è
successo qui dentro?” domandò Shizune, guardando l’ufficio dell’Hokage
completamente sottosopra.
“Nulla di che. Sai, le
solite conversazioni maestro/allievo. Piuttosto, potresti darmi una mano a
raccogliere questi documenti?” domandò seccata Tsunade guardando la miriade
di fogli sparsi sul pavimento.
Tsunade e Shizune presero a raccogliere i vari documenti,
cercando di posizionarli nell’ordine corretto.
“Ci vorranno delle ore per mettere tutto in
ordine” borbottò la donna ancora più seccata.
“A proposito, strada
facendo ho incrociato Sakura. Non credo mi abbia neanche notata. Stava correndo
via chissà dove. Nonostante quello che è successo con Naruto, mi è sembrata,
come dire, che stesse bene.”
“Gia!” replicò
atona l’Hokage, continuando imperterrita a raccogliere i documenti.
“Comunque Tenten mi ha
raccontato tutto quello che è successo fra Sakura e Naruto. Ma che diavolo gli
è saltato in mente? Quel bastardo è imperdonabile.”
“Gia!” replicò
nuovamente la donna con lo stesso tono di voce di prima.
“Scommetto che Sakura
sarà andato da lui a rendergli pan per focaccia.”
“Già!”
“Signorina Tsunade?
C’è qualcosa che non va?” domandò Shizune, accorgendosi dello strano tono
di voce della sua insegnante.
TSunade sospirò per poi volgere lo sguardo alla sua aiutante
con un’insolita espressione dipinta sul volto. Un’espressione di tristezza e
rammarico.
“Sakura mi ha parlato
di quanto accaduto. Si è sfogata e io ho fatto tutto quello che potevo per
aiutarla. L’ho incoraggiata, dicendogli che dentro di sé è molto più forte di
quanto appare in realtà. Che sarebbe di certo riuscita a sistemare le cose con
Naruto.”
“Mi sta dicendo che
non è la verità?”
“Lo è… ma solo in
parte. Sakura possiede uno spirito forte. Sa essere determinata e coraggiosa
nei momenti opportuni. Ma soffre di un terribile difetto.”
“Un difetto? È quale
sarebbe?”
“La fragilità”
“Ho potuto constatarlo
di persona. Durante le sessioni d’allenamento l’ho vista crollare diverse
volte, arrendersi quando non riusciva a padroneggiare una tecnica. Se non
avessi continuato ad incoraggiarla, a credere in lei, probabilmente non sarebbe
riuscita ad andare avanti. Il fatto che Sakura abbia quasi raggiunto il mio
livello dimostra ampiamente quanto forza ci sia dentro di lei. Tuttavia…”
“In effetti, ora che
ci penso… anch’io l’ho vista arrendersi diverse volte. Però, sono attimi di
debolezza che chiunque può avere. In fondo, Sakura è riuscita sempre e comunque
a riprendersi.”
“Questo perché c’era
sempre qualcuno a sostenerla. Ci sono state diverse missioni in cui la sua
fragilità ha preso il sopravvento sulla sua determinazione. Dalla fuga di
Sasuke è successo diverse volte.”
“Ma Naruto… ha saputo
farsi carico di quella fragilità. Nei momenti difficili ha saputo confortarla,
dargli speranza. E Sakura… si è aggrappato a lui ogni volta che ne aveva
bisogno. Ma stavolta… sarà diverso. Se Sakura mostrerà ancora la sua fragilità
davanti a Naruto, se la sua determinazione verrà meno… credo proprio che le
cose andranno a finire male.”
“Vedrà che le cose
andranno per il meglio.” Replicò Shizune, dando conforto alla sua
insegnante. “Sakura è più che in grado di
badare a sé stessa. Con i suoi consigli e le sue parole, sono certa che
riuscirà a sistemare le cose.”
“Forse… ho sbagliato a
non dirglielo.”
“Uh? Dirgli cosa?”
“Ho detto a Sakura che
non mi sono mai trovata in questa situazione. Ma era una bugia. È successo
anche a me. Tu sai di cosa sto parlando, vero Shizune?”
“Già successo…” farfugliò
la kunoichi, nel mentre ci pensava su. Improvvisamente, i ricordi riaffiorarono
nella sua mente. “Ah! Adesso ricordo. Sta
parlando del litigio avvenuto anni fa fra lei e il maestro Jiraya. Ricordo che
non potevo nemmeno pronunciare il suo nome quando lei era presenza.”
“Dopo la morte di Dan,
lui era l’unico amico che mi era rimasto. Poi abbiamo litigato e non ci siamo
più parlati per anni fino al giorno in cui mi ha portato a conoscere un buffo
ragazzino con i capelli biondi e i baffetti da gatto. Eheh! Quanto tempo è
passato.”
“Non mi ha mai detto
il motivo per cui avete litigato. Per caso quel vecchio pervertito l’ha spiata
mentre si faceva la doccia?” domandò Shizune, cercando di alleggerire la tensione.
“Ad essere del tutto
onesta, nemmeno io l’ho capito il vero motivo” rispose Tsunade, ritornando
con la mente a quei nefasti eventi “Un giorno
ha semplicemente deciso di allontanarsi da me. Abbiamo litigato e Jiraya si è
difeso. Diceva che era solo una mia impressione, che doveva partire per i suoi
viaggio in giro per il mondo e che quindi era troppo occupato per passare del
tempo con me. Tsk! Era una menzogna. Una sporca menzogna. Sapevo che c’era
qualcosa sotto, che le ragioni del nostro allontanamento erano altre.”
“Dunque, questo è il
motivo che l‘ha spinta a partire anni or sono?”
“Esatto! Al villaggio
non mi era rimasto più nessuno. Quindi che senso aveva continuare a vivere li. Per
me era diventato solo un luogo di dolore e sofferenza.”
“Ma poi il maestro
Jiraya si è pentito ed è tornato. Voleva che lei diventasse il Quinto Hokage.
Nonostante quello che aveva fatto, le voleva ancora molto bene.”
“Non sono sicura che
le cose stiano proprio così.” replicò Tsunade con fare pensieroso “Sapevo benissimo che anche lui era in grado
di ricoprire il ruolo di Hokage. Il fatto che quel giorno sia venuto lui in
persona a parlarmi poteva significare solo una cosa. Jiraya non voleva
ricoprire il ruolo di Hokage.”
“Ha agito per il bene
del villaggio. Il maestro Jiraya credeva fermamente in lei, altrimenti non
sarebbe mai venuto a reclutarla. Sapeva di star facendo la cosa giusta e così è
stato. Ha dimostrato ampiamente di essere diventata una grande Hokage. Inoltre,
da quel giorno, siete tornati ad essere ottimi amici, non è così?”
“Già!” replicò la
donna, lasciando i plichi e i documenti raccolti sulla scrivania semidistrutta.
“Da allora, abbiamo ripreso a parlare
come se nulla fosse mai accaduto. Non gli ho mai chiesto le ragioni che lo
avevano spinto ad agire in quel modo. Non volevo incrinare nuovamente la nostra
amicizia. E inoltre… lui continuava a mantenere le distanze di me, tranne in
varie occasioni. Io ero bloccata al villaggio e lui imbrigliato con i suoi soliti
viaggi da eremita.”
“La vostra storia è
molto simile a quella di Naruto e Sakura” constatò Shizune “Perché non ne ha parlato con lei?”
“Io… non lo so” sospirò
Tsunade “Probabilmente non volevo
rivangare vecchi ricordi del passato. Ricordi dolorosi di cui mi pento. Ho
cercato di aiutarla come meglio ho potuto, sperando con tutto il cuore che lei
non commetta i miei stessi errori.”
“Si riferisce al fatto
che Naruto e Sakura potrebbero non parlarsi più, proprio come è successo fra
lei e il maestro Jiraya?”
Tsunade annui. L’espressione sul suo volto traspariva ansia
e preoccupazione “Naruto e Jiraya sono
molto simili. Proprio per questo motivo non faccio a meno che pensare che ci
sia qualcosa che gli lega. Che le ragioni che hanno spinto Jiraya ad allontanarsi
da me sono le stesse che stanno spingendo Naruto ad allontanarsi da Sakura.
Perché? Perché Naruto sta agendo allo stesso modo di Jiraya? Perché, dopo tutto
questo tempo, continuo ad ignorarne le ragioni? Perché sta accadendo di nuovo?
Perché?” In preda alla rabbia, Tsunade diede un poderoso calcio alla
scrivania facendo riversare tutti i documenti appena riordinato sul pavimento.
“Sembra proprio che…
il destino si stia prendendo gioco di me.”
“Sakura le somiglia
molto, signorina Tsunade” replicò Shizune, ignorando i documenti accalcati
sui suoi piedi “Lei dimostra molta forza
e fiducia in sé stessa. Sa essere determinata nel raggiungimento dei suoi
obiettivi. Tuttavia, anche lei possiede lo stesso “difetto” di Sakura. In certe
situazioni dimostra la propria fragilità e la sua determinazione e sicurezza
vengo meno. Forse è questa la ragione che sta cercando e che le impedisce di
vedere la verità.”
Tsunade guardò la sua allieva con sgomento e stupore. Non si
aspettava una risposta cosi aperta e diretta da parte sua. Forse, aveva
ragione. Forse era davvero quella la ragione che le impediva di capire.
“Ah! Eh! Ecco… mi
scusi per averle parlato in quel modo” si affrettò a dire la kunoichi,
chinando il capo per scusarsi. “Non volevo essere scortese. E solo che lei,
be, si stava comportando proprio come Sakura.”
“Eheh! Non devi
scusarti, Shizune. Hai detto quello che pensavi e lo apprezzo. Forse hai
ragione, sai. Io e Sakura siamo uguali. Non vogliamo perdere le persone che
amiamo e diventiamo fragili nei momenti meno opportuni. Perdiamo la calma e
cosi commettiamo degli errori. Errori che, a nostra insaputa, hanno
inevitabilmente influenzato i rapporti con le persone a cui vogliamo più bene.
Forse è davvero questo la realtà. Il motivo per cui siamo così cieche. Non
siamo in grado di trovare le risposte che vogliamo perché non le vediamo. Anche
se le avessimo davanti ai nostro occhi, non saremmo comunque in grado di
vederle. I nostri occhi… sono chiusi, volti al passato e non al presente.”
“Ho detto a Sakura di
cogliere l’attimo perché… non volevo vederla commettere i miei stessi sbagli. Volevo
che tentasse il tutto per tutto per salvare il suo rapporto con Naruto.”
“E se dovesse
fallire?” domandò Shizune, guardando negli occhi la sua insegnante.
“Almeno avrà
combattuto, a differenza di me. Non avrà alcun rimpianto in futuro. Io lo so.
Lo sento ancora. Se fossimo rimasti uniti come in passato, le cose sarebbero
potute andare diversamente. Se quel giorno l’avessi fermato…”
“… forse Jiraya
sarebbe ancora vivo.” Una piccola lacrima solcò il volto della donna. A
distanza di anni, il dolore della perdita era ancora vivo dentro di lei.
“Il rimpianto è tutto
ciò che mi rimane. Ma Sakura… con lei le
cose andranno diversamente. Se dovessi scomettere, punterei tutto quello che ho su Sakura.”
* *
*
“Obito! Rin!” sussurrò Kakashi davanti alla pietra della memoria a
forma di kunai.
“Io ho sempre agito per il bene dei miei compagni. Ma adesso, non ne
sono più così sicuro. Mi chiedo se…Sto davvero facendo la cosa giusta?”
Dopo pochi istanti, il jonin sentì
provenire un tonfo alle sue spalle. Qualcuno era appena arrivato in fretta e
furia.
“Maestro Kakashi!” gridò una voce dietro di sé. Il jonin non ebbe
bisogno di girarsi per riuscire a capire chi fosse. Anche se affannata per la corsa,
il tono di voce della sua allieva era inconfondibile.
“Ehi, Sakura! Quanta fretta!” scherzò Kakashi con il solito tono
scherzoso e disinvolto.
“Gia!” replicò Sakura, nel mentre riprendeva fiato “Naruto! Lui e qui?”
“No!” rispose secco il jonin.
“Oh! Capisco!” esclamò delusa la kunoichi, abbassando la testa.
“È andato via 10 minuti fa” esclamò il ninja, dando nuovamente le
spalle alle sue allieva.
“C-Cosa?” replicò agitata la kunoichi. “Dov’è andato?”
“Non ne ho idea” mentì il jonin, cercando di non far trasparire
alcuna emozione dalla sua voce.
“Quindi, lei è riuscito a parlarci, vero? È riuscito a parlare con
Naruto?” domandò Sakura sempre più agitata, parandosi davanti al suo
insegnante.
Kakashi stavolta non replicò,
semplicemente annui.
“Che cosa le ha detto? Naruto le ha detto qualcosa riguardo me? La prego,
me lo dica.”
Nessuna risposta arrivò. Il jonin
continuava a fissare imperscrutabile la kunoichi.
“Perché non dice niente?” domandò Sakura, avanzando ancora verso il
suo maestro. La calma che era riuscita ad acquisire poco prima stava lentamente
iniziando a svenire.
“Almeno… ha impedito a Naruto di lasciare il Team 7? Sono certa che lei
non glielo avrebbe mai permesso, non è vero? Lei era l’unico che avrebbe potuto
fare qualcosa. L’unico in grado di fermarlo. Quindi, la prego, mi dica che…”
Kakashi fissò il volto disperato
della sua allieva. Dopodiché, chiuse gli occhi.
“Va bene, Naruto!”
“Asseconderò il tuo volere”
“Farò la mia parte”
“Spero solo di non dovermene
pentire”
“Quello che farò... lo farò per
il bene di entrambi”
“Per il bene di Naruto e…”
“Anche per il tuo bene, Sakura”
“Mi dispiace, Sakura” esclamò
Il jonin, riaprendo gli occhi.
“Che… che significa…” balbettò
Sakura, sentendosi mancare le forze.
“L’ho lasciato andare.
Naruto non farà più parte del nostro Team. La mia decisione è definitiva.”
Ciao a tutti ragazzi :)
Stavolta sono stato
veloce a pubblicare il nuovo capitolo. Vi ho stupito, non è vero? XDXD
Comunque, ho avuto
del tempo libero di recente, contando anche le vacanze natalizie. Quindi, ho
avuto la possibilità i dedicarmici di più ;)
Parlando del
capitolo, be, spero sia di vostro gradimento e soprattutto che abbiate apprezzato
alcune cose che ho detto. Voglio dedicare uno spazio riguardante la scena in
cui Sakura cerca di far ripartire il cuore di Naruto a mani nude. Cioè, credo
sia impossibile che nessuno abbia colto la citazione.
Non so che
impressione vi ha dato, ma a me quella scena ha emozionato la prima volta che
l'ho vista. Avrebbe potuta essere resa molto meglio, ma comunque ha avuto su di
me uno strano effetto. In qualunque modo la si guardi, risulta molto potente
come scena e come gesto che Sakura ha compiuto nei confronti di Naruto. Non mi
dilungo perché ho gia scritto tutto nel capitolo, però, voglio lasciarvi con
una riflessione per il futuro.
Quando Sakura ha
compiuto quel gesto, Naruto era svenuto. Non ha idea di cosa Sakura ha fatto
per lui. Non voglio dire altro ;)
Inoltre, il mio
piacere sadico di fare altri collegamenti dove non serve è ritornato. Cioè, chi
me lo fa fare di complicarmi la vita in questo modo XD
Per il resto non
voglio aggiungere altro. Non ancora almeno. Traete voi le vostre conclusioni.
Spero come sempre che
il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi
dopo tutto questo tempo. Ringrazio chi ha recensito il capitolo e chi ha
inserito la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate. Grazie a tutti
:)
Un saluto e alla
prossima.
Leon92
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Capitolo 43 *** Non ho altra scelta ***
cap 43
“Ebbene maestro?
Cos’ha intenzione di fare?” esclamò Naruto guardando il jonin dritto negli
occhi “Adesso che le ho raccontato tutta
la verità, riesce finalmente a comprendere cosa sto provando? Tutto quello che ho fatto, il piano che ho
realizzato… ho creato tutto per quest’unico scopo. Mi aiuterà, oppure, è
intenzionato a contrastarmi?”
Kakashi riversò il suo sguardo sul suo allievo. Noto come i
suoi occhi fossero divenuti freddi come il ghiaccio, quasi privi di ogni
emozione. Tuttavia, brillavano di una violenta determinazione nel voler andare
fino in fondo a tutto questo. Dopo qualche secondo, il jonin abbassò lo sguardo
e con voce grave replicò:
“Io… io non lo so. Non
so cosa sia giusta fare.” replicò Kakashi in piena coscienza “Nonostante io abbia compreso le tue
ragioni, continuo a pensare che ci sia qualcosa di tremendamente sbagliato in
tutto questo. Mi chiedo se… Davvero non c’è altro modo?”
Un sorriso amaro si formò sul volto dell’Uzumaki “Mi creda, maestro Kakashi, se ci fosse
stato un altro modo non mi sarei mai spinto fino a questo punto. Mai!” Con
un gesto quasi inconsapevole, Naruto portò una mano all’altezza del cuore e
iniziò a stringerlo con forza, quasi a voler sopprimere il dolore lancinante
che giaceva in profondità dentro di sé.
“Non ho altra scelta”
*
* *
“Naruto non farà più parte del Team 7”
“No!” sussurrò Sakura fra sé e sé, nel mentre le parole del
suo maestro risuonavano nella sua mente con sempre maggior vigore.
“La mia decisione è definitiva”
“No! No! No!” esclamo
con più forza la kunoichi, scuotendo la testa nel vano tentativo di dimenticare
ciò che aveva appena sentito.
“Ascolta Sakura…” Il
jonin non fece in tempo a parlare che la kunoichi gli si scaglio addosso,
tempestandolo di pugni sul torace.
“Perché, maestro,
perché?” le urlò la ragazza in un fiume di lacrime “Perché l’ha lasciato andare? Pensavo che lei, fra tutti, sarebbe stato
capace di fermarlo. Di farlo tornare in sé. Invece… perché? Anche lei è come
Naruto e Sasuke. Non gliene importa niente del Team 7, non è vero? Perché siete
tutti cosi egoisti? Perché? Perché?”
Kakashi non proferì parola. Né tantomeno si oppose ai
continui attacchi della sua allieva. La sofferenza che stava provando in quel
momento era stata, in parte, generata dalla sua decisione di lasciar andare
Naruto. Era giusto che fosse lui a pagare il prezzo di quel dolore. Per cui,
lasciò sfogare la kunoichi su di sé senza opporre resistenza. Il jonin rimase
sollevato nel constatare che i pugni di Sakura mancavano della loro solita
forza. Ma anche cosi, quei pugni sembravano essere più dolorosi del normale.
Passo quasi un minuto prima che Sakura riuscisse a
riprendere il controllo di sé. La giovane ninja arretrò di qualche passo dal
suo maestro, cercando con tutte le sue forze di ricomporsi. Non doveva certo
avere un bell’aspetto dopo quello sfogo.
“Va meglio adesso?” domandò
Kakashi sorridendo in maniera impercettibile sotto la sua solita maschera.
Sakura non rispose, ancora troppo presa ad asciugarsi le
lacrime. Si sentì una stupida per quello che aveva fatto. Aveva promesso a sé
stessa di rimanere forte, di non crollare nuovamente come era già successo in
passato. Eppure, aveva fallito e aveva mostrato nuovamente quanto facilmente le
proprie debolezze riuscissero a prendere il sopravvento su di lei. Un ninja dovrebbe essere in grado di
controllare le proprie emozioni, ma in quel caso le risultava essere un’impresa
titanica. Niente di tutto quello che stava accadendo era sotto il suo
controllo. Era in balia degli eventi e dei propri sentimenti. In questo momento
si sentiva “tradita”, un sentimento a lei fin troppo noto.
“Sakura?!” la
chiamo il jonin, visibilmente preoccupato.
“S-Sto bene!” replicò
la kunoichi finendo di ricomporsi. “Mi
dica perché, maestro? Perché ha permesso a Naruto di lasciare il Team 7?”
La voce di Sakura risuonò calma e risoluta, nel mentre i
suoi occhi smeraldini tradivano ansia e inquietudine. Kakashi le rivolse uno
sguardo serio e ricolmo di tristezza.
“Naruto mi ha
raccontato tutto. Ogni cosa. Ho compreso le ragioni che l’hanno spinto ad agire
in questo modo e… non ho avuto la forza di oppormi. Non ho potuto fare niente
per convincerlo.”
Sakura abbassò lentamente lo sguardo. Il suo viso era
coperto dai suoi capelli rosei e nessuna emozione traspariva dal suo volto. “Quali ragioni?” domandò pacata la
kunoichi, stringendo i pugni.
Nessuna risposta arrivò. Il jonin si limitava a guardare la
sua allieva dall’alto in basso con uno sguardo indecifrabile.
“Quali ragioni,
maestro Kakashi?” insistette Sakura, aumentando notevolmente il tono di
voce.
Kakashi sospirò sonoramente e disse: “Non voglio mentirti, Sakura. Naruto… lui non vuole che io ti riveli
nulla. È stato abbastanza categorico su questo e io rispetterò la sua volontà.”
“Quindi è così che
stanno le cose?” replicò la rosa con un sorriso di scherno sul volto “Anche lei, come Sai, è passato dalla parte di
Naruto? Ha deciso di aiutare lui e non me?”
“Non è cosi, Sakura!” si
affrettò a rispondere il jonin, in evidente difficoltà “Credi davvero che io volessi lasciar andare via Naruto dopo tutto
quello che abbiamo passato insieme? Pensi davvero che non abbia nemmeno tentato
di dissuaderlo? Io… Vorrei davvero aiutarti Sakura, dico davvero. Però…”
“Se ci fosse stato un altro
modo…”
“…non mi sarei mai spinto fino a
questo punto. Mai!”
“Non ho avuto altra scelta”
“Io… non posso, Sakura.
Non posso.” Le parole del jonin si facevano sempre più pesanti man mano che
proseguiva il discorso. Desiderava ardentemente aiutare i suoi due amati
allievi a riconciliarsi. Ma le parole pronunciate da Naruto pesavano sul suo
giudizio al punto da non sapere più distinguere ci fosse giusto o sbagliato
fare.
“Capisco” esclamò
atona la kunoichi, indietreggiando ancora di qualche passo “Sono stata una sciocca a sperare che lei avrebbe fatto qualcosa per
aiutarmi. Non avrei nemmeno chiedere le ragioni per cui Naruto ha deciso di
andarsene dal Team. È più che evidente che quella ragione sono io.”
Kakashi non replicò a quell’affermazione. Per Sakura quel
silenzio valeva più di qualsiasi assenso.
“Naruto… mi detesta.
Mi odia profondamente per ciò che gli ho fatto quel giorno. Per essermi
dichiarata a lui, tentando di riportarlo a casa. Sono stata causa di grande
sofferenza, per via di quella dannata promessa. Ecco… sono queste le ragioni
che lo hanno spinto ad andarsene, non è così maestro Kakashi?”
Il jonin sembrò essere in procinto di parlare, tuttavia non
una nota usci dalle sue labbra. Si limitò semplicemente a distogliere lo
sguardo da lei, guardando un punto imprecisato nel bosco.
Ormai spazientita dal lungo silenzio del suo maestro, Sakura
volse i tacchi dalla parte opposta. Sapeva che non avrebbe ottenuto alcuna
risposta. Indugiare ancora si sarebbe rivelata solo una perdita di tempo.
“Aspetta, Sakura!” replicò
improvvisamente il jonin, rivolgendo nuovamente il suo sguardo su di lei.
Sakura lo guardò a sua volta e, anche se il volto era coperto dalla maschera,
poteva percepire l’immenso sofferenza che stava attanagliando il suo maestro.
“È vero! Naruto ha deciso
di andarsene dal Team 7 per causa tua. Tuttavia, le reali ragioni che lo hanno spinto ad agire in questo modo non sono
quelle che credi.”
Sakura arrestò il suo cammino, guardando confusa il suo
maestro. Cosa intendeva con reali
ragioni?
“Stai commettendo un
grave errore, Sakura. Hai dato troppe cose per scontato e, senza che te ne
accorgessi, sei caduta dritta nella trappola di Naruto.”
Troppe cose per scontato? Trappola? Di che diavolo sta
parlando pensò confusa la kunoichi fra sé e sé.
“Ti sei fatta
ossessionare dalle sue parole, da ciò che è successo quel giorno e dalla vostra
promessa. Questo ti ha impedito di vedere oltre, di capire le reali intenzioni
di Naruto.”
“Cosa… cosa sta
cercando di dirmi?” domandò la rosa sempre più confusa. Le parole del suo maestro
apparivano prive di senso, eppure, qualcosa dentro di sé le suggeriva che, fra
quelle stesse parole, vi si celava la verità, la risposta a tutti i suoi
dilemmi.
“Mi dispiace, Sakura.
Più di così non posso aiutarti. Ho promesso a Naruto di non dirti nulla. Questo
è il massimo che posso fare per te.”
Sakura ripensò più volte alle parole pronunciate dal jonin.
Gli ci sarebbe voluto del tempo per interpretare la verità celata dietro il suo
messaggio. Ma il tempo era un lusso che al momento non aveva. Naruto sarebbe partito
da un momento all’altro e non poteva permettersi di aspettare oltre.
“Se non può dirmi la
verità, maestro, allora mi dica cosa dovrei fare? In che modo dovrei agire?”
Kakashi avanzò di qualche passo verso di lei, la guardo
negli occhi e con tono secco ma deciso esclamò:
“Lascialo andare”
Sakura si pietrificò di colpo. Il suo maestro aveva ripetuto
le stesse identiche parole che Hinata le aveva pronunciato la sera prima.
Entrambi la pensavano allo stesso modo e questo fece infuriare la kunoichi
ancor più di prima.
“No!” replicò di
rimando la rosa, senza pensarci due volte.
“Cerca di ragionare, Sakura.
Arrivati a questo punto, penso sia la cosa più sensata da fare. Lascia partire
Naruto in santa pace e vedrai che con il tempo le cose si sistemeranno.”
“Ah, sì? È in che modo
si sistemeranno?”
“La lontananza fra due
persone può affievolire qualunque tipo di sentimento, che si tratti di amore
oppure di odio. Vedrai che, con il tempo, la rabbia e il rancore che Naruto prova
nei tuoi confronti scompariranno. Potreste persino tornare ad essere amici come
un tempo. Ma questo potrà accadere solo se mantieni le distanze da lui.”
“Tsk! Dunque, è questo
che propone di fare?” replicò astiosa Sakura avanzando a sua volta verso il
jonin “Dovrei affidarmi semplicemente
alla speranza che un giorno Naruto possa perdonarmi per gli errori che ho
commesso. Quindi, secondo la sua logica, dovrei semplicemente starmene seduta
ad aspettare affidando il tutto al caso?”
“Hai forse un’idea migliore?
“
“Ho intenzione di
parlare con lui e, in qualche modo, riuscirò a risolvere questa situazione una
volta per tutte” esclamò Sakura decisa.
“L’ultima volta che
hai parlato con lui non è andata affatto bene e lo sai. Perché questa volta
dovrebbe essere diverso? Niente di quello che farai o dirai potrà fargli
cambiare idea su di te.”
“Si sbaglia!” esclamò
Sakura con gli occhi che emanavano scintille “Molte cose sono cambiate.” Il volto della kunoichi assunse
improvvisamente un colorito scarlatto.
“Ma lei non può
capire” replicò Sakura con voce flebile, nel mentre il suo corpo iniziava
ad avere spasmi per le lacrime che nuovamente si facevano largo sul suo volto. “Io non ho alcuna intenzione di stare ferma
a guardare mentre… mentre Naruto…”
Nel tentativo di nascondere le sue debolezze, Sakura tentò
la fuga attraverso il bosco lì vicino. Doveva a tutti i costi trovare Naruto
prima che fosse troppo tardi. Ma Kakashi glielo impedì, afferrandola
prontamente per un braccio.
“Ti prego, Sakura!
Pensa a quello che stai facendo. Non riuscirai mai a convincerlo. Rischi solo
di peggiorare le cose. Perché vuoi insistere? Perché non vuoi rispettare la sua
decisione. Perché non lasci andare?”
“Perché io lo amo” urlò
Sakura con quanto fiato aveva in corpo.
Come folgorato, Kakashi lasciò la presa sulla ragazza. Il
suo occhio sano, completamente spalancato dallo stupore, si riverso negli occhi
smeraldini e brillanti della sua giovane allieva.
“Cosa… Cosa hai
detto?” biascico il jonin ancora incredulo.
“Ho detto che… io amo
Naruto. Provo dei sentimenti per lui” esclamò timida Sakura con il volto
sfigurato dalle lacrime.
Kakashi rimase senza parola. I suoi pensieri ritornarono a
Naruto e a tutto ciò che gli aveva raccontato poco prima.
Ma allora…
Naruto si sbagliava
Forse… forse non è troppo tardi
Kakashi si avvicinò alla kunoichi, poggiando le mani sulle
sue spalle. Ancora turbato, il jonin chiese:
“Sakura! Quello che
hai appena detto… è la verità?”
“C-Certo che lo è” ammise
Sakura con imbarazzo e timidezza “Non
potrei mai mentire su una cosa del genere. Non… non di nuovo.”
“Questo… questo è…
be…inaspettato” replicò Kakashi, anch’egli un po’ in imbarazzo.
“Gia! Ammetto che è
stato inaspettato anche per me. Eppure questa è la verità.”
“Dunque è questo che
vuoi fare? Vuoi andare da Naruto e dichiararti (di nuovo)?”
Sakura semplicemente annui. “So che non è un granché come piano. Ma è tutto quello che ho. Per
questo non posso lasciarlo andare così. Non prima di aver fatto qualcosa. Non
prima di avergli rivelato i miei sentimenti.”
“Temo che sarà più
complicato di quanto pensi.”
“Perché? Teme forse
che gli mentirei di nuovo, come l’ultima volta?” replicò Sakura,
rifiutandosi di rivivere nuovamente quello che era accaduto allora sotto la
neve e il gelo.
“Quello che penso io
non ha alcuna importanza, Sakura. Quello che importa è cosa penserà Naruto
riguardo tutto questo.”
“Che vorrebbe dire?” domandò
la rosa non capendo.
“Pensi davvero che
Naruto crederà alle tue parole? Dovrebbe credere che ti sei improvvisamente
scoperta innamorata di lui soltanto adesso? Dopo che lui ti ha allontanata?”
“So che non sarà
semplice. Può darsi che Naruto non mi crederà all’inizio. Ma… questa volta le
cose andranno diversamente. Questa volta il mio sentimento è reale. Naruto lo
capirà. Lui, più di tutti, sa quando una persona mente o dice la verità. Mi
guarderà negli occhi è capirà che il mio amore per lui è…”
“Non accadrà!” replicò secco il jonin,
lasciando basita la kunoichi.
“Ascolta, Sakura! Le
cose tra te e Naruto sono cambiate drasticamente. Non è soltanto la tua
amicizia con lui ad essersi rovinata. Naruto… lui non si fida più di te. Questo
è uno dei motivi che lo ha spinto a lasciare la squadra.”
“Non… non si fida… di
me?!”
“Gia! È stato proprio
Naruto a dirmelo. Non importa quanto sia vero o intenso il tuo sentimento nei
suoi confronti. Lui continuerà a non crederti. Niente di quello che dirai
riuscirà a fargli cambiare idea.”
“N-No! Mi rifiuto di
credere a una cosa simile” replicò timorosa la kunoichi. C’era davvero la
possibilità che Naruto potesse non credere alle sue parole? Che potesse
paragonare i suoi sentimenti ad una menzogna?
“N-No! Questo… non può
essere. Naruto… lui capirà. I miei sentimenti per lui non sono solo parole e
bugie. Il Naruto che conosco io sa riconoscere la verità semplicemente guardando
negli occhi una persona.”
“Questa volta no,
Sakura. Forse non te ne sei resa conto ma… Naruto è cambiato. La guerra lo ha
cambiato. Non è più lo stesso ragazzo di un tempo. La prova evidente di questo
è stato il suo rifiuto di diventare Hokage. Il Naruto di un tempo non avrebbe
mai fatto una cosa simile. Adesso è più maturo, più razionale e meno impulsivo
nelle scelte da fare. Inoltre, qualcosa mi dice che questo suo improvviso
cambiamento è derivato anche da ciò che è successo quel giorno. La tua
dichiarazione, che lui ha riconosciuto come mera bugia, lo ha in qualche modo…
spezzato.”
“S-Spezzato?” biascicò
la kunoichi con un nodo alla gola. Con le sue azioni e le sue parole, era
davvero riuscita a spezzare Naruto fino a cambiarlo?
Kakashi annui, rimanendo in silenzio.
“C-Comunque stiano le
cose, questa volta sarà diverso” esclamò Sakura cercando di convincere sé
stessa “Mi dichiarerò ancora una volta
e…”
“… e cosa?” intervenne
Kakashi a bruciapelo, interrompendo il flusso di parole della rosa. “Pensi che, dopo che ti sarai dichiarata,
tutto si sistemerà come per magia? Pensi che Naruto dimenticherà tutto il
dolore, le bugie e ti perdonerà come se nulla fosse? Guarda Sakura che questa
non è una favola dove alla fine c’è il per sempre felici e contenti. Non è una
storia d’amore o una qualsiasi fanfiction. Questa è la realtà! È la fottuta
realtà! È nelle realtà le persone non perdonano così facilmente.”
“M-Ma…”
“Hai continuato a dire
imperterrita che vuoi dichiararti a Naruto, che il tuo sentimento è reale e che
tutto si sistemerà. Be’, io penso che stai solo illudendo te stessa. Non si
sistemerà un bel niente. Anzi, peggiorerai le cose in maniera irreversibile.”
“Io… io non mi sto
illudendo” replicò Sakura alzando il tono della voce “Come potrei peggiorare le cose più di quanto non lo siano già?”
“Tu stai puntando
tutto sui sentimenti di Naruto. Pensi che lui contraccambierà il tuo amore. Ma,
come ti ho appena detto, Naruto è cambiato. E questo significa anche che i suoi
sentimenti per te potrebbero essere cambiati. Se così fosse, quale pensi che
sarà a sua reazione davanti alla tua dichiarazione?”
“Io… io non lo so. Non
so che reazione avrà Naruto alla mia dichiarazione” rispose la kunoichi con
tutta la sincerità e la schiettezza di cui disponeva. “Non so se i suoi sentimenti per me sono cambiati. Non so se crederà
alle mie parole. Non ho la certezza che riuscirò a sistemare le cose. Non so un
bel niente” ammise Sakura mentre il suo corpo iniziava a tremare per via
dell’ansia e della frustrazione del momento.
“Io so solo che devo fare qualcosa. Voglio dichiaragli i miei
sentimenti perché… sento che è la cosa giusta da fare. Quello che è accaduto
quel giorno…”
“… lo rimpiangerò per
sempre. Se allora avessi capito i miei sentimenti, le cose sarebbero andate
diversamente. Se tutto fosse andato nel vero giusto, adesso io e Naruto saremo
felici. Insieme!”
“Ho avuto
un’occasione… e l’ho sprecata. Se adesso mi tirò indietro e non gli dichiarò i
miei sentimenti… il rimorso mi attanaglierà per tutta la vita. Capisce, maestro
Kakashi? Io…”
“Non ho altra scelta”
Le stesse parole pronunciate da Naruto poco prima adesso
fuoriuscivano dalla voce flebile e incrinata di Sakura. Kakashi non fece a meno
di pensare che c’era ancora un forte legame fra i due ragazzi. Qualcosa che
difficilmente sarebbe stato spezzato.
“Io… capisco cosa vuoi
fare, Sakura. Stai seguendo il tuo cuore in modo da non avere rimpianti in
futuro. È molto coraggioso…” esclamò Kakashi parlandole con dolcezza “… ma è anche imprudente perché… rischi di
perdere tutto.”
“P-Perdere tutto?!”
“Agire in questo modo
significa ignorare le conseguenze che deriveranno dalle tue azioni. Se
deciderai di dichiararti, rischierai di risvegliare ancor di più la rabbia di
Naruto e, se questo dovesse accadere, non avrà più alcuna possibilità di
riconciliarti con lui. Questo perché… Naruto non ti perdonerà mai. Mai! Dimmi,
è questo quello che vuoi? Sei davvero pronta a pagare le conseguenze delle tue
azioni?”
Sakura non replicò. Il suo timore peggiore era di affrontare
Naruto all’apice della sua furia. Il suo sguardo freddo e carico di rabbia le
faceva venire i brividi. Ancora adesso faticava a credere che Naruto l’avesse
guardata in quel modo. La kunoichi non sapeva se avrebbe avuto la forza di
sostenere ancora quello sguardo.
“Se decidi di
lasciarlo andare, potresti avere ancora una possibilità di riconciliarti con
lui. Per questo ti chiedo di desistere dai tuoi propositi. Tu sei molto legata
a Naruto e sono sicuro che non accetteresti di perderlo per sempre. Dunque ti
chiedo: Sei davvero disposta a correre il rischio?”
Sakura abbassò il capo. La perplessità e il dubbio erano
dipinti sul suo volto. Cosa avrebbe dovuto fare?
A ogni azione
corrisponde una reazione uguale o contraria.
Nessuna frase sarebbe stata più azzeccata di questa. La
reazione di Naruto sarebbe potuta essere uguale alla sua e, quindi, il suo
sentimento venire ricambiato. Ma se la sua reazione fosse stata contraria,
allora, avrebbe significato perdere Naruto per sempre.
“Non è sbagliato agire
secondo i propri desideri, Sakura. Ma, in questo caso, credo che dovresti
riflettere un attimo e pensare a ciò che davvero desidera Naruto. A cosa lo fa
soffrire, a cosa lo rende felice e cosa sarebbe giusto fare per lui.”
Kakashi non poté vedere il volto della sua allieva. Teneva
il viso chino coperto dai suoi capelli rosei. Poteva solo immaginare cosa
stesse pensano o provando in quel preciso momento. Il dubbio, la paura, la
sofferenza, il dolore di perdere per sempre la persona più importante della sua
vita. Il jonin ripensò a Naruto e a ciò che gli aveva chiesto di fare.
“La ringrazio del
consiglio, maestro Kakashi…” sussurrò flebile la kunoichi, quasi avesse
deciso di arrendersi.
Spero tu sia contento, Naruto
Forse sono riuscita a convincerla
Ti lascerà andare, proprio come
desideravi
“… ma…” Sakura
alzò lo sguardo sul suo maestro. Anche se i suoi occhi erano lucidi dalle
lacrime versate, essi rifulgevano di una luminosa aura di determinazione.
“… penso proprio che
correrò il rischio.”
“C-Cosa?” replicò
il jonin rimasto completamente di stucco.
“Preferisco
dichiararmi e rischiare di perderlo, piuttosto che sperare che il tempo risani
la nostra vecchia amicizia. Sopprimere i miei sentimenti… se lo facessi… vorrà
dire che in realtà io non l’ho amato. È questa è una menzogna. Significherebbe
mentire a lui e… a me stessa. No! Non lo farò mai! Non rinnegherò di nuovo i
miei sentimenti, come è successo allora. Andrò fino in fondo, costi quel che
costi e se il prezzo da pagare e perdere Naruto per sempre, allora, cosa sia.”
La prontezza di riflessi del jonin, questa volta, non fu
sufficiente ad arrestare la fuga della giovane kunoichi. Ancora basito per le
parole appena pronunciate dalla sua allieva, non poté far altro che vederla
andare via in direzione del villaggio. Kakashi non tentò nemmeno
l’inseguimento. Semplicemente la lasciò andare. Non sarebbe comunque stato in
grado di fermarla dai suoi propositi.
In un moto di rabbia, il jonin scaglio un pugno feroce
contro un’albero che era nelle vicinanze.
Maledizione, Naruto!
Stai cercando di distruggere il tuo legame con Sakura
Ma non hai pensato che lei… potesse ricambiare il tuo sentimento
Forse ho commesso un errore
Avrei fatto meglio ad aiutarla invece di…
Con il sangue che gli colava dalle nocche, Kakashi osservò
nuovamente il punto in cui Sakura era sparita.
“Mi dispiace tanto,
Sakura. Non credevo che il tuo sentimento per Naruto fosse così forte. Avrei
dovuto dirti la verità e porre fine a questa faccenda, invece di agire nel modo
che mi aveva indicato Naruto. Pensavo di fare il bene di entrambi, invece…
Adesso tu lo cercherai ovunque per il villaggio. Ma sarà tutto inutile. Non riuscirai
a trovarlo.”
*
* *
“Che hai intenzione di
fare con Sakura?”
“Uh? Che vorrebbe
dire?” domandò NAruto rivolgendo la parola al suo maestro.
“Sakura verrà a
cercarti, lo sai bene. Vorrà parlare con te e chiarire questa storia.”
“Tsk! Dubito che
accadrà” replicò Naruto scrollando le spalle “Gli ho detto così tante cose orribili ieri sera che dubito vorrà avere
ancora a che fare con me. Chiunque altro al suo posto non mi rivolgerebbe
nemmeno la parola. Dunque, perché preoccuparsi?”
“Pensi davvero di
contare così poco per lei?” lo incalzò il jonin, parandosi davanti al lui “La patetica scenata che hai fatto ieri sera
avrebbe potuto funzionare con chiunque, tranne che con Sakura. Lei tiene
moltissimo a te, più di quanto pensi. Sono più che sicuro che lei verrà
cercarti, che tu lo voglia o no.”
Naruto guardò di sottecchi il jonin, che a sua volta non
distoglieva lo sguardo da lui. Sospirò profondamente, quasi sfinito da
quell’assurda situazione.
“Pensavo che agire in
quel modo sarebbe stato sufficiente per tenerla alla larga da me. Ma ora… non
ne sono più così sicuro.”
Improvvisamente, Naruto girò la testa in un punto
imprecisato nel bosco, in direzione del villaggio. Qualcosa doveva aver
attirato la sua attenzione. Kakashi guardò a sua volta nella stessa direzione
del ninja biondo. Nulla si muoveva se non il fruscio delle foglie. Nulla si
udiva se non il rumore degli animali selvatici che abitavano la zona.
“Si sta muovendo” sussurrò
Naruto continuando a fissare dritto davanti a sé.
“Uh? DI che parli,
Naruto? Non c’è nessuno qui a parte noi due” sentenzio il jonin dopo
essersi guardato intorno. Che i suoi sensi di ninja si fossero indeboliti per
il troppo riposo?
“Maestro Kakashi!” esclamò
Naruto girandosi nuovamente nella sua direzione “Sono sicuro che Sakura verrà a cercare prima lei. Vorrà di certo
sapere cosa ci siamo detti.”
“Molto probabile” sentenzio
il jonin, incrociando le braccia “Ma,
come ti ho promesso, non le dirò nulla. Non verrà mai a sapere le tue reali
intenzioni. Anche se…”
“Devo chiederle un
ultimo favore. Deve dissuadere Sakura dal cercarmi”
“C-Cosa? È come dovrei
fare?” domandò il jonin esterrefatto “Non
posso andare da lei e fermarla come se niente fosse. Non mi ascolterà.”
“So che sarà
difficile, se non impossibile. Tuttavia, le chiedo comunque di provarci. La
supplico!” esclamò Naruto con fare serio.
“Accidenti, Naruto!” replicò
il jonin, seccato da quell’assurda richiesta “Va bene! Va bene! Ci proverò se è questo che vuoi.”
“La ringrazio maestro…
per quello che sta facendo per me. Le devo molto.” Naruto gli sorrise.
Kakashi vide chiaramente quanto quel sorriso fosse carico di dolore e
rammarico. Kakashi annui, consapevole ora dei grandi tormenti e pensieri che
turbavano l’anima del suo allievo.
“Bene! Credo sia
arrivato il momento di andare. Ho una sfida a cui non posso mancare.” La
tristezza che poco prima attanagliava il ninja biondo sembrava essere sparita
di colpo. Adesso il suo volto traspariva euforia e determinazione per
l’imminente battaglia.
“Davvero? Una sfida? E
contro chi sarebbe?” domandò Kakashi incuriosito.
“Rocklee! A quanto
pare mi ha disegnato come suo nuovo rivale. Un po’ come lei e il maestro Gai.
Vuole mettersi alla prova in modo da diventare più forte.”
“Ahahah! Dici sul
serio? Non vorrei essere nei tuoi panni. Gai mi ha tartassato con le sue
assurde sfide per quasi vent’anni. Se davvero vorrà seguire le sue orme, temo
proprio che non te lo scrollerai più di dosso.”
“Può darsi. Ma, da
quel che so, lei ha sempre accettato le sfide del maestro Gai. Se le trovava
cosi seccanti, avrebbe anche potuto trovare un modo per levarselo dai piedi,
non crede? Ma non l’ha mai fatto.”
“Eheh! È vero!” confermò
il jonin, sorridendo sotto la maschera “Non
ho mi accettato le sue sfide perché volevo dimostrarmi superiore a lui. L’ho
fatto perché, in qualche modo, riusciva sempre a tirarmi su di morale.”
“Dopo la morte do
Obito e Rin… lui è stato l’unica persona che mi è stata vicino. Gai, con il suo
modo di fare stravagante e lunatico, riusciva a farmi sentire… meno solo. Mi ha
aiutato quando nessuno era al mio fianco. Quindi, glielo dovevo. E inoltre…
devo ammettere che le sue sfide sono sempre state un passatempo divertente.”
“Eheh! Lo immagino” replicò
Naruto sorridendo a sua volta. “Be, io
vado maestro. Ci vedia…”
“Aspetta un attimo,
Naruto!” lo chiamò il jonin, fermando l’imminente corsa del ragazzo.
“Se dovessi fallire?”
“Uh?” bofonchiò
Naruto, voltandosi leggermente verso il jonin nel tentativo di capire.
“Se non dovessi riuscire
a fermare Sakura? Cosa farai?”
Naruto parve pensarci un attimo. Dopodiché, dette le spalle
al jonin e con noncuranza disse:
“Non si preoccupi,
maestro Kakashi. Comunque vadano le cose, io e Sakura non abbiamo più nulla da
dirci. Non lascerò che lei mi trovi. Non glielo permetterò.”
“Be, trovo l’impresa
alquanto difficile. Hai stabilito di partire questa notte e, come puoi notare,
è appena sorto il Sole. Sakura ha l’intera giornata a disposizione per cercarti
e, sfortunatamente per te, il villaggio non è così grande da renderti
introvabile. A meno che tu non sia dotato del dono dell’invisibilità, temo
proprio che alla fine finirai per incontrarla, che tu lo voglia o no.”
“Io non credo” replicò
Naruto con l’aria di chi la sapeva lunga “Sa
maestro, negli ultimi tempi ho continuato ad allenarmi, anche se Tsunade me lo
aveva proibito per via dell’operazione al braccio.” Naruto alzò il braccio
ricoperto di bende, osservandolo con estrema attenzione. “Non riesco ancora a far fluire il chakra come vorrei e, di
conseguenza, la mia forza ne ha risentito. Finora sono riuscito a creare
Rasengan incompleti e, attraverso quei fallimenti… ho realizzato un’amara
verità. I miei colpi non saranno più potenti come prima, perché adesso non
potrò più contare sul chakra di Kurama. La Bijudama che ho usato durante la
guerra si è rivelata molto utile in battaglia.”
“Senza Kurama e senza
il suo chakra, non riuscirò più a scagliare un colpo di tale potenza. Così, ho
preso una decisione. Ho deciso di portare tutte le mie vecchie tecniche ad un
nuovo livello. Dato che con il Rasengan stavo ottenendo scarsi risultati, ho
deciso di applicarmi su una tecnica che non richiede particolari sforzi fisici
per essere utilizzata: la modalità eremitica.”
“Interessante! Ti sono
venute delle idee su come diventare più forte usando quella modalità?” domandò
Kakashi incuriosito.
“Be… qualche idea mi è
venuta” ammise Naruto con falsa modestia, grattandosi il capo. “Comunque, per mettere in pratica quello che
ho in mente mi ci vorranno mesi, se non anni di allenamento. Negli ultimi 3 mesi ho passato quasi tutto il
tempo in modalità eremitica, soprattutto quando ero impegnato nei lavori di
ricostruzione per il villaggio. Grazie all’immensa forza fisica di cui potevo
disporre, riuscivo a sollevare interi pilastri come niente. Inoltre, è stato un
buon allenamento che ha permesso al mio corpo di irrobustirsi.”
“Capisco!” disse
il jonin “Tuttavia, non dev’essere stato
facile. So che mantenere la modalità eremitica richiede parecchia
concentrazione.”
“In effetti, capitava
spesso che tornassi in tenda completamente esausto. A volte non riuscivo
neanche a muovermi dal letto per l’eccessiva fatica a cui avevo sottoposto il
mio corpo. Ed è stato proprio lì che l’ho scoperto.”
“Uh? Scoperto cosa?”
“Sa che la modalità
eremitica fornisce la capacità di percepire il chakra altrui a chilometri di
distanza, proprio come i ninja sensitivi?”
“Si! Jiraya mi aveva
accennato a questa capacità, anche se non sono sicuro che la tecnica sia la
stessa usata dai ninja sensitivi. Quindi?”
“Che lei ci creda o
meno, ho imparato a percepire il chakra altrui anche senza entrare nella
modalità eremitica” esclamò Naruto pieno d’orgoglio per l’impresa eseguita.
“Quando mi accasciavo esausto sul mio
sacco a pelo, mi accorgevo di percepire ancora la loro presenza anche dopo aver
annullato la trasformazione. Tutte le persone con cui lavoravo la mattina…
potevo percepire il loro chakra, ovunque fossero.”
“Mmh! Che strano” bofonchiò
Kakashi, riflettendoci su. “Potrebbe
essere stata la forza dell’abitudine ad averti involontariamente fatto
apprendere questa abilità, oppure parte del chakra eremitico è ancora dentro di
te, permettendoti cosi di percepire il chakra anche senza usare la modalità
completa. Solitamente ai ninja sensitivi servono anni di allenamento e
meditazione per riuscire a padroneggiare la tecnica. Come sei riuscito ad
imparare così in fretta una tecnica così complessa?”
“Eheh! Si dimentica
che io sono pur sempre Naruto Uzumaki. Posso fare qualunque cosa” replicò
il ninja biondo mettendosi le braccia ai fianchi e ridendo a più non posso.
Tuttavia, la risposta parve non convincere il jonin. Come poteva Naruto aver
padroneggiato una tecnica simile in un così breve lasso di tempo? Persino i ninja più abili e talentuosi
faticavano a distinguere il chakra di una persona da quello naturale. Ogni cosa
su questa terra possiede il proprio chakra, la propria essenza vitale.
Riuscirne a distinguerne i flussi era come scindere le varie correnti presenti
in un immenso oceano pieno d’acqua. Kakashi guardò Naruto con più attenzione.
Era più che certo che il ragazzo non stesse utilizzando la modalità
eremitica. Se davvero poteva percepire
il chakra altrui così facilmente, allora, doveva esserci qualcosa di strano
sotto.
“Comunque, posso
percepire il chakra solo entro una certa distanza. Quando usavo il chakra di
Kurama, potevo percepire la presenza di tutti in un’area grande quanto un
continente. Usando la modalità eremitica posso ricoprire un’area grande come il
Paese del Fuoco. Adesso, senza ricorrere a nulla e concentrandomi, posso percepire
il chakra in un’area grande quanto il Villaggio della Foglia.”
Naruto guardò il suo maestro con aria eloquente. Sembrava
stesse cercando di dirgli qualcosa. Improvvisamente, intuì la verità.
“Ma certo! Adesso
capisco” il jonin aggrottò le ciglia, quasi contrariato da quella scoperta “Quando hai detto che Sakura non sarebbe
riuscita a trovarti… significa che…”
“Esatto, maestro” replicò
Naruto mentre un sorriso sinistro si formava sul suo volto “In questo momento riesco a percepire il chakra di Sakura anche se è a
chilometri di distanza da noi.”
“Quando prima ti sei
voltato verso il villaggio e hai detto di aver sentito muoversi qualcosa… ti
riferivi a lei, non è così?”
Naruto annui. “Considerando
la posizione in cui si trovava quando l’ho sentita spostarsi…penso si trovasse
nell’ufficio dell’Hokage.”
“Tsunade l’ha
trattenuta il tempo necessario perché mi permettesse di parlare con te. Ora
dove si trova?”
Naruto chiuse gli occhi per qualche secondo, per poter
localizzare meglio il chakra della ragazza. Dopodiché, gli aprì di scatto e con
voce rauca ed allarmata disse:
“Merda! Sta venendo
verso di noi. Come diavolo faceva a sapere che mi trovavo qui?”
“Ti conosce meglio di
quanto pensi, Naruto. Non riuscirai a liberarti di lei così facilmente” replicò
soddisfatto il jonin, ricevendo in rimando un’occhiata torva dal suo allievo.
“Non importa! Ho
ancora tempo per allontanarmi prima che arrivi. Devo sbrigarmi!”
Ma prima che il ninja biondo potesse fare anche solo un
passo verso la direzione opposta, Kakashi si sposto fulmineo davanti a lui,
guardandolo con aria truce.
“Solitamente i ninja
sensitivi non usano le loro capacità per scopi personali. Hai intenzione di
spiare Sakura abusando cosi del tuo nuovo potere?”
“So bene che percepire
il chakra altrui equivale a spiare. Non c’è bisogno che me lo dica, maestro” replicò
Naruto sostenendo lo sguardo del suo insegnante. “Comunque si… abuserò del mio potere per tutto il tempo che sarà
necessario. Solo per questa volta. Lo giuro.”
Naruto tentò di riprendere il suo cammino, cercando di
passare il jonin che gli si parava davanti. Ma l’uomo non glielo permise,
afferrando il ragazzo per la spalla sinistra.
“Si faccia da parte,
maestro Kakashi” urlò Naruto cercando di liberarsi dalla presa.
“Smettila, Naruto!” replicò
Kakashi con voce affettuosa “So cosa stai
cercando di fare. Ti ho anche detto che ti aiuterò, ma… mi chiedo se tu non
stia commettendo un errore. Perché non provi a parlare con Sakura e non gli
dici le cose come stanno? Sarà più facile se…”
“No!” sentenziò
Naruto. Kakashi non poté guardarlo negli occhi, ma percepiva distintamente il
corpo tremante del ninja biondo di fianco al suo. “Niente di tutto questo è facile. Niente! Se avessi potuto… No! Ormai è
troppo tardi! Non voglio incontrarla! Non voglio parlarci… non di nuovo… non
dopo quello che ho fatto…”
Kakashi lasciò la presa, sospirando in segno di resa. Le
ultime parole che Kakashi udì prima di vedere Naruto sparire nella folta
boscaglia alle sue spalle furono:
“Ho fatto la mia
scelta e non ho intenzione di tornare indietro. Non renderò tutto questo vano. Sakura
potrà cercarmi fino ai confini del mondo, ma non riuscirà ad avvicinarsi a me.
Non glielo permetterò!”
*
* *
“Yawn! Accidenti che
sonno.”
“Hai l’aria stanca,
Shikamaru. Ti vedo pallido.”
“Mai quanto te, Sai.” replico
il chunin di rimando, mettendosi una mano in bocca nel tentativo di soffocare
l’ennesimo sbadiglio della giornata.
“Fammi indovinare. Hai
passato le ore piccole a sistemare casa tua dopo la festa di ieri sera?”
“Avete trasformato
casa mia in un porcile. Se mia madre lo scoprisse… Brr! Non so cosa sarebbe
capace di fare.”
“Be, almeno eri in
piacevole compagnia. Temari è una ragazza in gamba e non si tira mai indietro
quando si tratta di aiutarti.”
“Temari è peggio di
mia madre. Te lo garantisco. Ieri sera mi ha trattato come se fossi il suo
zerbino. Non faceva altro che comandarmi e dirmi fai questo o pulisci quello.
Certe volte mi tratta come se fossi un moccioso. Non lo sopporto!”
“Però devi ammettere
che la sua presenza ha dato i suoi frutti.” Replicò il giovane Anbu con il
suo solito sorriso. “Sei ti fossi
occupato da solo di sistemare casa tua, la tua innata pigrizia avrebbe preso il
sopravvento e a quest’ora ti ritroveresti ancora a casa tua cercando
disperatamente di rassettarla alla bene e meglio.”
“Uff! Va bene!” ammise
Shikamaru alzando le mani in segno di resa “Ammetto
che l’influenza che Temari a su di me riesce in qualche modo a soverchiare la
mia pigrizia. La forza di carattere di quella ragazza mi spaventa e mi
affascina allo stesso tempo. È assurdo! Comunque, non credo riuscirei mai a
vivere insieme a lei. I nostri caratteri sono troppo diversi e finiremo per
litigare ogni santo giorno.”
“Interessante!” esclamò
Sai strofinandosi il mento con fare pensieroso “Quindi stai già pensando al grande passo.”
“C-Cosa?” esclamò
Shikamaru arrossendo violentemente “Ehi!
I-Io non ho detto questo.”
“Ma non puoi negare di
averci pensato” replicò l’Anbu con semplicità, come se fosse la cosa più
ovvia del mondo.
“N-No… io non… cioè…
Aaaaah! Al diavolo!” si affrettò a concludere seccato Shikamaru, voltandosi
dall’altra parte.
“Devo dire che è
interessante osservare le tue reazioni. Il rapporto che c’è tra te e Temari è
molto facile da comprendere. Chiunque capirebbe che voi due siete fatti l’uno
per l’altro. Al contrario di certe persone di mia conoscenza… Perché devono
complicare una così bella e semplice come l’amore?”
“Senti un po’, tu. Da
quand’è che sei diventato un esperto in materia?”
“Non lo so! Studiando
i sentimenti umani, devo aver letto troppi libri sull’argomento e cosi…”
“Piantala di dire
sciocchezze. Niente è mai semplice quando c’è di mezzo l’amore.”
“Eheh! Credo tu abbia
ragione.”
“Su! Dobbiamo
sbrigarci. È già mezzogiorno e l’Hokage ci sta aspettando” esclamò
Shikamaru affrettando il passo. Durante il tragitto, i due ragazzi parlarono
del più e del meno. In particolar modo, il principale argomento di discussione
verteva su quanto accaduto la sera prima. Fino a che, una voce a loro
famigliare li chiamo alle loro spalle.
“Ehi, ragazzi!”
I due ragazzi, sentendosi chiamare, arrestarono il passo.
Voltandosi, videro Naruto arrivare in tutta fretta.
“Ehi, amico! Credevamo
che fossi già partito” replicò Shikamaru, felice di aver potuto rivedere
ancora il suo compagno.
“Ma che ti è successo?
La tuta che indossi è in uno stato pietoso” esclamò Sai osservando il ninja
biondo dalla testa ai piedi. “Non dirmi
che hai combattuto contro qualcuno?”
“Ahahah! Non
preoccupatevi.” Si affrettò a rispondere Naruto con il suo solito sorriso a
trentadue denti. “Si trattava di una
piccola faccenda in sospeso fra me e RockLee. Nulla di cui preoccuparsi.”
“Se lo dici tu” replicò
Sai non del tutto convinto della risposta. Neanche durante gli allenamenti più
duri aveva visto Naruto ridursi cosi.
“Che ci fai qui?” domandò
Shikamaru portando le braccia a petto.
“Tsunade aveva detto
che avresti preparato tu i documenti e che me gli avresti consegnati in
mattinata.”
“I docum… Ah! Sì!
Certo! Gli ho qui con me” Shikamaru frugò nella cartella che aveva con sé.
Dal suo interno estro una piccola busta, ancora sigillata, e la porse al ninja
biondo.
“Ecco il
lasciapassare! Con questi sei libero di spostarti come vuoi all’interno dei
paesi partecipanti all’Alleanza Ninja. Non che tu ne abbia bisogno. Ormai tutti
quanti nel mondo ninja conoscono il tuo nome, l’eroe della Grande Guerra
Ninja.”
“Eheh! Lo so. Però, ho
deciso che in questi anni mi muoverò in incognito e, se dovessi avere qualche
rogna, non voglio rischiare di far saltare la mia copertura solo per questioni
burocratiche o di confine. Anche il maestro Jiraya portava un documento simile
quando partiva per i suoi viaggi in giro per il mondo.”
“Sei previdente.
Comunque, siamo in tempo di pace e tutti i grandi paesi vanno d’accordo fra
loro. Dubito lo userai spesso.”
“Non è detto!” replicò
sai rivolgendosi a Shikamaru “Non si può
mai sapere quando potrà scoppiare un’altra guerra. Non bisogna abbassare la
guardia. Soprattutto tu, Naruto. Anche se sei riconosciuto come l’eroe che ha
salvato tutti, devi continuare ad essere vigili e a tenere gli occhi ben
aperti.”
Naruto annui nel mentre inseriva la busta datagli da
Shikamaru nella sua borsa ninja. Dopodiche, rivolse un caldo sorriso ai suoi
due amici dicendo:
“Non sono venuto solo
per questo. Ho colto l’occasione per venirvi a salutare come si deve, dato che
ieri… be… sono andato via dalla festa in anticipo. Vi chiedo scusa per come mi
sono comportato. Non era mia intenzione coinvolgervi in questa storia.” Naruto
si inclinò leggermente in avanti, come era solito fare quando si scusava. I due
ragazzi compressero senza troppi indugi quanto il ragazzo fosse rammaricato per
quanto accaduto.
“Non preoccuparti di
questo“ rispose Shikamaru, mettendosi le mani in tasca “So il motivo per cui l’hai fatto.”
Naruto guardò esterrefatto Shikamaru mentre lo osservava
accendersi una sigaretta in assoluta tranquilla. Dopodiché, rivolse uno sguardo
accusatorio nei confronti di Sai.
“Non prendertela con
Sai. Non mi ha detto nulla” replicò il chunin, sbuffando fumo dalla bocca “Ieri ero troppo brillo per capire cosa
stesse realmente succedendo. Ma, ragionandoci a mente fredda, sono riuscito a
realizzare il tutto.”
Naruto non replicò. Si limitò semplicemente a rivolgere uno
sguardo duro e penetrante nei confronti del compagno.
“Noi due ci conosciamo
dai tempi dell’accademia, Naruto. Era ovvio che prima o poi ci sarei arrivato.
Inoltre, ti sei scoperto da solo senza che te ne rendessi conto. L’ho capito
dal modo di fare e dal modo di parlare che hai avuto ieri sera. Le accuse che
hai rivolto contro Sakura sono senza dubbio veritiere. Tuttavia, nel temere che
il tuo piano fallisse, hai voluto esagerare come al tuo solito. È stato tutto
troppo… “troppo!”. Anche per i tuoi standard, Naruto.”
Naruto e Sai si fissarono l’un l’altro con sguardo complice.
Entrambi erano stupefatti dalle incredibili capacità deduttive di Shikamaru.
“A differenza del
nostro amico qui presente…” esclamò Shikamaru indicando con fare annoiato
il giovane Anbu “… io non sono affatto un
esperto in amore. Eppure, sono riuscito a capire i tuoi propositi semplicemente
usando la logica.”
“Tsk! Stai forse
insinuando che Sakura potrebbe capire cosa sto cercando di fare?”
“In circostanze
normali: Si! Ma… ora come ora, dubito riuscirebbe a capire come stanno le cose.
Sakura è una ragazza intelligente e razionale. Fino a che non entrano in gioco
le sue emozioni. A quel punto non riesce più a ragionare lucidamente e agisce
d’impulso. Sono pronto a scommettere che in questo momento ti starà cercando
per cercare di sistemare le cose. Ma, qualcosa mi dice che tu non vuoi che le
cose fra voi due si sistemino, non è così?”
Naruto abbassò il colpo, cercando di non far trapelare
alcuna emozione dal suo volto.
“Non temere” esclamò
Shikamaru posandosi la sigaretta sulle labbra “Sakura non riuscirà a scoprire il tuo gioco. Le motivazioni, lo scopo
per cui vuoi tenerla lontana da te… è qualcosa che va al di là della sua
comprensione. Ma soprattutto… è qualcosa che non si aspetterebbe mai da un tipo
come te, Naruto. Quindi, non hai di che preoccuparti.”
“Credi che…” sibilò
Naruto con voce bassa e rauca “… credi
che io stia a sbagliando, Shikamaru? Nel voler agire in questo modo…”
Shimamaru rivolse una veloce occhiata all’Anbu di fianco a
lui. Da quando Naruto era arrivato non aveva quasi rivolto la parola
all’Uzumaki, ne aveva fatto domande. Questo significava che il ninja era già al
corrente della situazione e probabilmente… non era d’accordo con lui.
“Francamente parlando…”
iniziò il Nara, finendo di inquadrare la situazione “Non credo tu stia sbagliando.”
La risposta di Shikamaru stupì entrambi i ninja. Tenevano
gli occhi spalancati e la bocca semiaperta dallo sgomento.
“Se fossi stato al tuo
posto probabilmente avrei fatto lo stesso. Anche se in maniera diversa.” Il
ninja posò una mano rassicurante sulla spalla del nnija biondo e continuò “Prima o poi avresti dovuto intraprendere
questa strada. Era solo una questione di tempo. Perciò, smettila di crucciarti
in questo modo. Sappiamo entrambi che non hai avuto scelta.”
Naruto annui leggermente, non del tutto convinto delle
parole di Shikamaru. Sapeva benissimo di non aver avuto altra scelta. Eppure,
in cuor suo, sapeva di star mentendo a sé stesso.
Resosi conto dello stato d’animo del compagno, Sai decise
che era arrivato il momento di cambiare discorso.
“A proposito…” esclamò
l’Anbu avvicinandosi ai due ragazzi “…
ora che ci penso, ieri sera sei andato via senza neppure aprire i nostri
regali.”
“R-Regali? Davvero?” Naruto
sembrò destarsi dallo stato apatico in cui era caduto. I suoi occhi ora
brillavano come quelli di un bambino e il suo corpo iniziò a fremere per via
dell’adrenalina che gli pulsava nelle vene.
“Certo” replicò
Shikamaru dandogli manforte. “La festa di
ieri sera l’abbiamo organizzata anche per festeggiare la tua promozione a
chunin. Non era solo una festa d’addio.”
“Sei avessi aspettato
fino alla fine sarebbe uscita anche una torta. Invece sei andato via prima che
il bello potesse arrivare. Un vero peccato.” replicò Sai dispiaciuto.
“Gia! Sarebbe stato
una festa grandiosa” continuò Shikamaru mentre un sorriso mellifluo
cresceva sul suo volto. “Tutto il
villaggio ne avrebbe parlato. I giornali avrebbero scritto un articolo su di te
intitolato: Naruto Uzumaki, l’eroe della Grande Guerra Ninja, il ninja più
forte di Konoha, raggiunge finalmente il grado di Chunin. Chi l’avrebbe mai detto?”
“Ah-Ah! Molto
divertente, Shikamaru” replicò Naruto in tono sarcastico.
Senza perdere altro tempo, Sai prese dalla sua borsa ninja
il pacchetto confezionato che aveva precedentemente preparato e lo porse
delicatamente al compagno.
“Auguri per la tua
promozione, Naruto.”
“Grazie, Sai!” Naruto
iniziò euforico a scartare il regalo che aveva fra le mani. Considerate le dimensioni
del pacchetto, non doveva trattarsi di qualcosa di estremamente ingombrante.
Poteva trattarsi di una scatola piena zeppa di attrezzi ninja nuovi di zecca.
Senza indugiare oltre, Naruto sollevò il coperchio della scatola… lentamente il
suo smagliante sorriso scemò nella più cocente delle delusioni.
“Sai… ma questo è… è
un…” Il ninja biondo sollevò lentamente il contenuto della scatola e lo
avvicinò a sé con fare incredulo. Shikamaru non riuscì a trattenere una risata
davanti allo spettacolo che gli si parava davanti.
“Questo… è un semplice
libro” constatò l’Uzumaki rigirando l’oggetto fra le sue mani in modo da
fuorviare ogni dubbio.
“Ti piace?”
domandò l’Anbu in assoluta tranquillità, fiero del regalo che aveva fatto.
“C-Certo!” replicò
secco l’Uzumaki cercando di non far trasparire la sua delusione. Naruto studiò
il libro con maggiore attenzione e, nel mentre scandagliava la copertina color
arancio che ricopriva l’oggetto, si accorse di un piccolo quanto cruciale
dettaglio.
“Ehi, Sai! Ma… questo
libro non ha nessun titolo in copertina.”
L’Anbu annui. “Perché
non provi ad aprirlo?”
“Uh? O-OK!” Naruto
fece per aprire il libro, ma quest’ultimo non si aprì. “Ehi! Ma… che scherzo è questo? Il libro non si apre. Sembra quasi che
le pagine siano tutte incollate fra loro.”
“Wow! Fammi un po’
vedere” Shikamaru prese il libro dalle mani di Nauto e lo analizzò con
cura. “Interessante! Guarda bene, Naruto.
Le pagine non sono incollate. Il libro non si apre per via del sigillo posto al
centro della copertina. Vedi questi segni circolari? Sono parte di un sigillo e
avvolgono interamente il libro impedendone l’apertura. Se non sbaglio… questo
genere di sigilli possono essere rilasciati solo da coloro che li creano. In
questo caso, solo il legittimo proprietario può aprire questo libro. Ho
indovinato, Sai?”
“Si! Quando facevo
parte della Radice usavo questo sigillo per farsi che le informazioni potessero
passare da una mano all’altra senza venire essere in qualche modo rubate o
alterate. Tuttavia, il sigillo che vedi in questo momento è ancora incompleto.
C’è ancora una cosa da fare. Naruto! Potresti poggiare il palmo della mano
sulla copertina del libro?”
“C-Certo!” Naruto
poggiò la mano priva di fasciature sulla copertina.
“Ora non muoverti” Sai
prese a fare rapidi sigilli con le mani e infine pose il palmo della sua mano
sopra quella di Naruto. In quel momento, il sigillo prese vita, cambiando la
sua forma originaria e assumendone una completamente nuova.
“Cos’è successo?”
domandò Naruto ancora confuso da quanto accaduto.
“Ho semplicemente
completato il sigillo. Da questo momento in poi, questo libro potrà essere
aperto solo dal legittimo proprietario. Che in questo caso saresti tu. Perché
non provi di nuovo d aprirlo?”
“Ok!” Questa volta
Naruto riuscì ad aprire il libro senza nessuna difficolta. “Si è aperto!”
“Il sigillo riconosce
l’impronta digitale del suo proprietario e anche la tipologia di chakra a cui
esso appartiene. Una sorta di sistema di sicurezza. Non male, vero?”
“Però… tutte queste
pagine sono vuote” constatò Naruto sfogliando velocemente il libro “Questo il libro è completamente in bianco”
“Infatti lo è!” replicò
l’Anbu scrollando le spalle come se fosse una cosa ovvia.
“E quindi… cosa dovrei
farci?” domandò Naruto non comprendendo ancora il senso di quel regalo.
“Il libro è tuo.
Quindi, puoi farci quello che vuoi. Ad esempio, puoi usarlo per disegnarci
sopra, come faccio io. Oppure puoi usarlo per appuntarti delle cose, come
teorie o segreti delle tue tecniche ninja. Oppure… potresti usarlo per
scriverci una storia.”
“Ahahahah! Ti prego,
Sai!” intervenne Shikamaru ridendo di gusto. “Questo testa bacata faticherebbe al leggere anche il libro più
semplice. Figuriamoci scriverne uno.”
“Ehi!” protesto
Naruto, come offeso da quell’affermazione.
“Perché no? Dopotutto,
chiunque può scrivere una storia. Basta solo avere un pizzico di creatività e
la determinazione nel volersi mettere alla prova. Inoltre, dimentichi che il
ninja leggendario Jiraya era anch’egli uno scrittore di successo. Quindi,
perché Naruto non potrebbe fare lo stesso?”
“Sai! Il maestro
Jiraya scriveva romanzi erotici.”
“Lo so! È allora?”
“Tsk! Lascia perdere.
Comunque, dubito che Naruto scriverà mai una storia. Dico bene, Naruto?”
Il ninja biondo continuò a fissare le pagine bianche di quel
libro senza curarsi minimamente di ciò che dicevano i due ragazzi. “Una storia…” sussurrò Naruto fra sé e
sé, come immerso in un profondo stato di trance.
“Sapete! Il maestro
Jiraya scriveva spesso durante i suoi viaggi. Ripeteva spesso che la scrittura
aveva in sé l’incredibile potere di aprire le menti delle persone, immergendole
in mondi fantastici dove tutto era possibile. Molti ninja sono diventati famosi
proprio grazie ad essa. L’immaginazione, la fantasia… sono queste le chiavi che
permettono ai grandi ninja di creare delle tecniche formidabili. Basta solo
avere l’intuizione giusta. Scrivere potrebbe rivelarsi utile durante il mio
viaggio. Quindi, perché non provare?”
E dopo aver riposto accuratamente il libro
nella sua borsa ninja, Naruto disse sorridente: “Grazie mille, Sai!”
Naruto sembrò essere davvero soddisfatto del regalo ricevuto
e questo fece sorridere di cuore il giovane Anbu. Shikamaru, dal canto suo,
sbuffò non troppo convinto dicendo fra sé e sé: “Bah! Se lo dici tu…”
“Ora tocca a te” esclamò
Naruto tutto contento, porgendo entrambe le mani in direzione di Shikamaru. “Su! Forza! Dov’è il mio regalo?”
Shikamaru guardò con aria seccata l’espressione da ebete del
ninja biondo. “Tsk! Va bene! Va bene!” sbuffò
il chunin, nel mentre buttava a terra il mozzicone di sigaretta che aveva
appena finito di fumare.
“Sei fortunato che ho
deciso di portarli con me, nel caso ti avessi incontrato” replicò
Shikamaru, mettendo una mano nella sua borsa ninja. Da essa ne usci una piccola
scatoletta nera dallo spessore di 2 o 3 centimetri. Naruto prese la scatoletta
e la osservò con cura. A giudicare dal peso e dalle dimensioni doveva trattarsi
di un’oggetto ben più piccolo del libro che gli aveva regalato Sai.
“Che aspetti? Aprilo,
forza!”
Naruto annui e, senza indugiare oltre, sollevò il coperchio
della scatoletta. Ciò che vi trovo al suo interno gli fece letteralmente
spalancare la bocca dallo stupore.
“N-No! Non può
essere!” biasciò Naruto incredulo. Sentiva le mani tremare mentre stringeva
a sé il contenuto della scatola. “S-Shikamaru!
Questi… questi… non possono essere gli stessi…”
“Si, invece!” replicò
secco Shikamaru fissando il contenuto della scatola con profondo affetto.
“Sono le lame di
chakra appartenute al maestro Asuma.”
Naruto rimase senza parole. Per quale motivo Shikamaru gli
stava regalando il ricordo più prezioso che possedeva del suo maestro?
“Shikamaru… io… non
posso… non posso accettare!” esclamò Naruto deciso, rimettendo
delicatamente e con cura le lame nella loro scatola e restituendole al ragazzo.
“Non osare!” replicò
Shikamaru guardando Naruto con fare minaccioso “È stata una mia scelta. Perciò, non azzardarti a restituirmele.”
“Ma… perché? Queste
lame sono un ricordo del maestro Asuma.”
“Lo so benissimo. Non c'è bisogno che tu me lo dica.” Replicò il chunin a tono, senza però perdere
la sua compostezza.
“Devi tenere
moltissimo a loro. Quindi, perché? Perché hai deciso di darle a me?”
Shikamaru rivolse un profondo sguardo alle lame che Naruto teneva
fra le mani. Ogni volta posava gli occhi su di loro, gli venivano in mente i
tempi trascorsi insieme al maestro Asuma e il dolore incommensurabile di averlo
visto morire davanti ai suoi occhi.
“Ho conservato queste
lame con estrema cura da quando il maestro Asuma è morto. Da quando le ho con
me, non ho fatto altro che pensare a cosa avrei dovuto farne. Non avevo
intenzione di tenerle in una teca e di vederle arrugginire con il tempo. Cosi,
ho pensato di abbinarle al mio stile di combattimento.”
“Durante la guerra ho
fatto qualche prova e devo dire che… i risultati sono stati alquanto deludenti.
Alla fine riuscivo ad usarle solo come semplici lame affilate senza poterne
però sfruttare il reale potenziale. In fondo, il maestro Asuma era un guerriero
che combatteva in prima linea, mentre io mi sento più a mio agio nelle retrovie
grazie alla Tecnica del Controllo dell’ombra. Sono stato molto indeciso sul da
farsi. Fino al momento in cui ho saputo della tua promozione a chunin. Allora
ho pensato… che forse tu ne avresti fatto un uso migliore.”
“Un’uso migliore?”
“Hai sempre combattuto in prima linea, proprio
come faceva Asuma. Le lame di chakra esprimono il loro vero potenziale
attaccando direttamente, piuttosto che a distanza. Inoltre, proprio come il mio
maestro, possiedi il chakra del vento. Ciò significa che, quando infonderai il
tuo chakra in queste lame, incrementerai la loro forza d’attacco sfruttando
cosi al massimo le loro potenzialità. Una volta presa la mia decisione, sono
andato da un artigiano esperto e le ho fatto sistemare a dovere per
l’occasione. Sono tornate affilate come
un tempo.”
“Ok! Ma… continuo a
non capire. Avresti potuto benissimo fartene forgiare di nuovi. Perché hai
voluto regalarmi proprio le sue?”
“Tanto per cominciare,
il materiale di cui sono composte queste lame è estremamente raro. Non sono in
molti a possedere armi ninja di questa qualità. Oserei dire che esse potrebbero
rivaleggiare con le lame dei spadaccini leggendari. Ma non è questo il motivo
per cui l’ho fatto.” replicò Shikamaru guardandolo dritto negli occhi.
“Tu punti a diventare
Hokage, Naruto, e anche se hai deciso di rifiutare per ragioni a me
sconosciute, sono più che certo che arriverà il giorno in cui deciderà di
ricoprire quel ruolo. Hai un lungo cammino da percorrere e nuovi ostacoli da
superare. Devi diventare forte, molto più forte di come lo sei ora. Queste lame
ti aiuteranno nel percorso che hai deciso di intraprendere, te lo garantisco.
Inoltre, in qualche modo, il pensiero che le userai in battaglia mi rende
felice. E come se Asuma vivesse ancora attraverso di te. Dopotutto, entrambi
possedete la Volontà del Fuoco” concluse il ninja facendo l’occhiolino e
sorridendo.
Le parole di Shikamaru colpirono profondamente il giovane
Uzumaki, che lo fissava ancora più basito di prima. Adesso percepiva dentro di
sé l’enorme senso responsabilità e fiducia che Shikamaru gli aveva trasmesso
attraverso quel gesto carico di significato.
“Io… mi prenderò cura
di loro” replicò Naruto annuendo e mostrando tutta la sicurezza di cui
disponeva “Grazie di cuore, Shikamaru! E
grazie anche a te, Sai! I vostri doni sono fantastici.”
I due ninja semplicemente annuirono. Sprecare ulteriori
parole sarebbe stato superfluo a questo punto.
Ad un tratto, Naruto iniziò a guardarsi attorno con fare
circospetto. Shikamaru non ebbe bisogno di interpretare il comportamento del
compagno. Sapeva cosa stava facendo e da chi si stava guardando.
“Credo sia arrivato il
momento di andare” esclamò Naruto in tutta fretta. “È stato bello rivedere entrambi prima della partenza. Mi mancherete!”
“Anche tu ci
mancherai. Naruto!” replicò Shikamaru abbracciando Naruto con affetto.
“Aspetta un secondo,
Naruto!” intervenne Sai improvvisamente agitato “Prima che tu vada… ho bisogno di farti un’ultima domanda.”
“Uh? Va bene!” replicò
Naruto ancora con il sorriso sulle labbra. “Però
sbrigati. Non posso più restare qui. Ho… ancora delle cose da fare.”
L’ultima frase pronunciata da Naruto appariva molto come una
scusa. Ma entrambi i ninja decisero di non darci molto peso. Probabilmente
Naruto aveva ancora degli affari urgenti da sbrigare prima di lasciare il
villaggio.
“Riguarda… la
promessa, ricordi?”
Shikamaru rivolse all’Anbu uno sguardo obliquo. Di che
promessa stava parlando?
L’espressione allegra di Naruto cambiò radicalmente. I suoi
occhi divennero freddi e del tutto inespressivi. A guardarlo adesso, smembrava
essere tornato lo stesso Naruto della sera prima.
“Certo che ricordo” replicò
Naruto guardando l’Anbu dritto negli occhi. “Dunque?”
Dopo qualche attimo d’esitazione, Sai continuò: “Voglio sapere… cos’hai intenzione di fare a
riguardo?”
Attimi di silenzio calarono, nel mentre i 2 ninja
continuavano a scrutarsi l’un l’altro.
“Eheh! È insolito che
proprio tu mi faccia questa domanda, Sai” esclamò Naruto con un sorriso
sinistro stampato in volto. “Se non erro
noi due avevamo fatto un patto. Ma… dato che tu sei venuto meno alla tua parte
dell’accordo, di conseguenza, io non sono tenuto a fare proprio niente.”
“Questo è vero! Pero…”
Sai cercò in tutti i modi di controbattere, ma in cuor suo sapeva che non c’era
niente che avrebbe potuto fare per convincerlo del contrario.
“Se
quel giorno fossi
rimasto in silenzio..."
"... probabilmente avrei gestito le cose in modo diverso.
Questo lo sai bene. Tuttavia, posso garantirti che il risultato finale
sarebbe stato lo stesso.”
Anche se si era tenuto in disparte, Shikamaru poté sentire l’Anbu
digrignare i denti per la rabbia. I pugni stretti e il volto tirato erano il
chiaro segno della frustrazione e dell’impotenza che provava in quel momento.
“Mi… Mi dispiace, Naruto!
Io non volevo che…”
L’Anbu si bloccò quando sentì l’abbraccio di Naruto arrivare
all’improvviso.
“Non rammaricarti,
Sai! Io non servo alcun rancore nei tuoi confronti. Dopotutto, sei mio amico.”
Sai non replicò alle parole di Naruto. Nel mentre lo vedeva
allontanarsi, lo guardò negli occhi e li capì che davvero Naruto non servava
alcun sentimento d’odio nei suoi confronti. Eppure, nonostante le sue parole, l’Anbu
si sentì terribilmente in colpa per quanto stava accadendo.
“Ci si vede fra
qualche anno, ragazzi! Mi raccomando, prendetevi cura di voi.”
Quelle furono le ultime parole che udirono prima di vedere
la sagoma di Naruto sparire lungo le vie del villaggio.
“Che tipo!” esclamò
Shikamaru, riprendendo a camminare.
“Già!” rispose l’Anbu
con tono triste e apatico.
“Lungi da me intromettermi
negli affari altrui, ma… Di cosa stavate parlando prima tu e Naruto? Voi due vi
siete fatti una promessa?”
“A dire la verità, non
la definirei esattamente una promessa. E se mai lo è stata… è qualcosa che
riguarda solamente lui.”
“A giudicare da come
ti ha guardato, ho come la netta sensazione che di qualunque cosa si tratti…
deve avere a fare con Sakura, giusto?”
“Ottima intuizione,
Sherlock!” replicò l’Anbu sfoggiando un leggero sorriso. "Si tratta di qualcosa che avrebbe dovuto fare molto tempo fa."
“Promesse… Promesse...”
“È come una maledizione”
Ciao a tutti ragazzi :)
Spero stiate tutti
bene, soprattutto in questo particolare periodo.
Mi dispiace essere
sparito di nuovo e soprattutto mi scuso per non aver risposto alle recensioni.
Ho avuto dei problemi da affrontare durante febbraio e marzo. E quando
finalmente sono riuscito a sistemare tutto, è scoppiata la pandemia. Quindi,
capitemi. Non ero in vena di scrivere :(
Comunque, a parte
questo, prima che tutto torni alla normalità (sperando che tutto torni alla
normalità) ho voluto cogliere l’occasione rilasciando un altro capitolo di
questa storia.
Ovviamente avrei
potuto farlo prima (mea culpa). Però restando sempre a casa, con persone che ti
stanno sempre intorno… No! Non c’è la faccio proprio. Ma questo è solo un mio
problema XD
Tornando a noi, spero
che il capitolo vi piaccia. Come sempre è molto criptico in certe cose. Ma è
una cosa voluta ;) Infine, perdonate gli infiniti errori grammaticali.
Ringrazio tutti
coloro che continuano a seguirmi dopo tutto questo tempo. Ringrazio chi ha
recensito il capitolo e chi ha inserito la storia fra le preferite, le seguite
e le ricordate. Grazie a tutti :)
Un saluto e alla
prossima.
Leon92
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