Dieci morti per Light

di skeight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Firma fatale ***
Capitolo 2: *** Fermata per l'inferno ***
Capitolo 3: *** Christmas Time ***
Capitolo 4: *** La scelta di Rem ***
Capitolo 5: *** Errore imperdonabile (+ bonus) ***
Capitolo 6: *** Extrema ratio ***
Capitolo 7: *** Un nuovo divertimento ***
Capitolo 8: *** Unexpected New World ***
Capitolo 9: *** Il gioco dell'impiccato ***
Capitolo 10: *** Il servo troppo servile ***



Capitolo 1
*** Firma fatale ***


Titolo del capitolo: Firma fatale

Titolo del capitolo: Firma fatale

Genere: commedia, umoristico

Personaggi: Light/Raito, nuovo personaggio

Rating: verde

Avvertimenti: nessuno

 

L’inizio di un nuovo giorno.

Un nuovo giorno di lezione per lo studente universitario Light Yagami; un nuovo giorno di stragi per il dio del nuovo mondo, Kira. Ma la strada per la costruzione di una società senza malvagi era piena di ostacoli: L era uno di questi; ma prima di lui, c’era Misaki.

 

“Yagami-kuuun!”

Ogni mattina, la stessa storia: appena Light metteva piede nel cortile dell’università, Misaki gridava il suo nome e gli saltava addosso, bombardandolo di domande e proposte di appuntamenti.

Light era abituato ad avere successo con le ragazze, ma quelle che aveva conosciuto negli anni di scuola erano più schive, quasi timide, e certo non avrebbero fatto il primo passo; Misaki Hatsori, invece, era molto più intraprendente, per via di una singolare combinazione tra sicurezza di sé e inguaribile stupidità, e sottoponeva Light ad una pressione insopportabile.

Se la ignorava, lei diventava più insistente; se le spiegava di essere già impegnato, lei annuiva, ma non cambiava atteggiamento. Aveva anche pensato di darle corda, nella speranza che si calmasse un po’, ma c’era il rischio che poi Misa mettesse in atto la sua minaccia di uccidere le altre ragazze intorno a lui. In una parola, era un intralcio.

La situazione era peggiorata ulteriormente quando a Misaki venne la fissazione dell’autografo.

“Che te ne fai di un mio autografo? Non sono mica un personaggio famoso!”

“Ma che dici, Yagami-kun! Sei il più figo dell’università, quale ragazza non vorrebbe avere il tuo autografo?

Tutte le altre studentesse che non glie lo avevano mai chiesto, pensava Light, ma sapeva che quella logica non avrebbe funzionato con Misaki. Di certo non le avrebbe fatto l’autografo, ci mancava solo che diventasse un idol di ateneo! Ma intanto la ragazza continuava, imperturbabile, il suo assedio.

Al colmo dell’esasperazione, Light iniziò a pensare di eliminarla, ma due considerazioni lo frenavano: innanzitutto, uccidere una ragazza a lui vicina e notoriamente sgradita avrebbe insospettito L; in secondo luogo, per quanto fastidiosa, Misaki non aveva mai commesso reati, quindi non poteva farla fuori per un suo capriccio.

Però era un tormento: aveva iniziato anche a seguirlo sino a casa con l’autobus, insistendo tutto il tempo per avere il maledetto autografo.

E quel giorno, proprio sull’autobus, successe tutto.

 

Dai, Yagami-kun, che ti costa?”

“Insomma, Hatsori, se ti ho detto no è no

“E se io ti dico sì è sì! Siamo pari!”

Light si mise una mano nei capelli, rassegnato. Ma mentre era in quella posizione, una lampadina si accese nella sua testa.

“Hat… Misaki?”

“Che bello, mi hai chiamata per nome!”

“Sbaglio o non hai timbrato il biglietto dell’autobus?”

“Ma mica l’ho comprato, il biglietto”

“Lo sai che è contro la legge?”

“Capirai!”

Gli occhi di Light si accesero di gioia: Misaki era disonesta! Un motivo per ucciderla! Ed essendo su un autobus, poteva farlo al riparo dagli occhi di L.

“Misaki, mi hai convinto: ti farò l’autografo

Non fece in tempo a finire quella frase che fu sommerso da gridolini di felicità isterica.

“Davvero?! Che beeeello! Sei un mito! Aspetta un attimo!”

Misaki iniziò ad armeggiare con lo zaino alla ricerca del bloc-notes, ma Light la fermò posandole una mano sul braccio.

“Lascia, prendo io il foglio”

Misaki, inebriata dal contatto fisico, non obiettò. Light aprì la sua valigetta, estrasse il Death Note e ne strappò un  pezzo di carta. Vi scrisse sopra “a MISAKI HATSORI da…” e aggiunse un ghirigoro che poteva vagamente assomigliare al suo nome, ma era in realtà un insieme di linee prive di senso.

E così ho sistemato questa seccatrice, pensò Light, con un ghigno sadico.

Misaki ricevette il foglietto pseudo-autografato in stato di estasi. Ma subito dopo iniziò ad analizzarlo come una critica d’arte.

“La tua firma non è molto leggibile, sai, Light-kun?”

“Eh, sì” Chiamami pure per nome, tra poco non potrai più prenderti queste libertà.

Misaki era pensierosa.

“Non vorrei un giorno confondermi e non ricordare più che questo non è il tuo autografo

“Non succederà” disse Light con un sorriso ambiguo. Ancora venti secondi.

“Già, hai ragione… ma meglio essere sicuri!”

Così dicendo, Misaki tirò fuori dalla tasca una penna e scrisse qualcosa sul margine del foglietto. Light, sicuro di avere ormai risolto la faccenda, fu preso alla sprovvista dal gesto e non potè impedirlo all’istante. Ma si riscosse subito, e strappò di mano il foglietto a Misaki.

“Che fai?!” urlò. Ma era troppo tardi: sul pezzo di carta del Death Note, a fianco del suo scarabocchio, c’era una freccetta e la scritta “autografo di LIGHT YAGAMI” in bella calligrafia femminile.

Morirono entrambi di arresto cardiaco nel giro di un minuto.

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Capitolo 2
*** Fermata per l'inferno ***


Titolo del capitolo: Fermata per l’inferno

Titolo del capitolo: Fermata per l’inferno

Genere: azione

Personaggi: Light/Raito, Misa Amane, nuovo personaggio

Rating: arancione

Avvertimenti: nessuno

 

06:00

Il conducente di autobus Yamato Harada entra nella rimessa dell’azienda comunale di trasporti, per iniziare la sua giornata lavorativa. È assonnato, ripete meccanicamente i gesti della quotidianità: prendere le chiavi, raggiungere il suo bus, aprirlo, salire… ma non fa in tempo a salire: mentre mette il piede sulla scaletta della salita una mano lo afferra alla spalla. Prima che Harada possa capire cosa sta succedendo, un colpo violentissimo sulla nuca lo sprofonda in un abisso eterno.

 

06:10

Yagami Light si sveglia. Esce dalla sua stanza, saluta la madre e va in bagno per prepararsi a un nuovo giorno di università.

 

06:15

L’autobus 48 per Nerima esce dalla rimessa. Alla guida, Mitsumoto Iwata, un po’ a disagio nella divisa di Yamato Harada, che gli va stretta; per fortuna, non così tanto da risultare sospetta addosso a lui.

Iwata armeggia con volanti e pedali senza difficoltà: nella sua vita precedente era stato un conducente di autobus, sino a che la polizia non era entrata nel suo monolocale, e aveva trovato i cadaveri delle donne che aveva collezionato da quando, un anno prima, aveva scoperto un nuovo hobby per riempire le serate della sua vita di quarantenne ancora vergine. Un passatempo piacevole, ma che gli aveva procurato un ergastolo senza speranze di riduzione della pena.

Ma Iwata ha scontato solo cinque anni della condanna, poi ha deciso che ne aveva abbastanza, ed è riuscito a evadere, con la stessa disinvoltura con cui avvicinava le studentesse per coinvolgerle nel suo hobby. Il suo vecchio mestiere gli è tornato utile per completare la fuga: ha ucciso Harada e, dopo avergli tolto la divisa, ne ha occultato il cadavere in fretta e furia. Sa che lo ritroveranno in giornata, ma sa anche che le poche ore che lo separano dal ritrovamento saranno più che sufficienti per lui: nella divisa di Harada, infatti, ha trovato il foglio con gli orari dei turni: smonterà da quel bus alle 12 per la pausa pranzo, e a quel punto potrà darsi uccel di bosco. Poche ore di lavoro sotto falso nome per riavere la libertà, e riprendere altrove, con una nuova identità, il vecchio hobby.

 

07:00

Yagami Light esce di casa e va alla fermata dell’autobus.

 

07:05

Amane Misa si sveglia controvoglia: odia alzarsi prima delle nove, ma ha in agenda un servizio fotografico per una rivista.

Prima di prepararsi, accende il computer per vedere le ultime notizie: Raito le ha ordinato di giustiziare ogni giorno, e in ore diverse, dei criminali, per continuare l’opera di Kira mentre lui è controllato da L.

 

07:10

Yagami Light sale sull’autobus 48: è il solo passeggero, la folla degli altri lavoratori e studenti sale alla fermata successiva.

 

07:12

Amane Misa va sul sito della NHK, e la sua attenzione è attratta dal titolo EVASO SERIAL KILLER. Clicca. L’articolo dice “La polizia giapponese ha reso noto che durante la notte è evaso Mitsumoto Iwata, di anni 45, responsabile dello stupro e uccisione di quindici donne nei quartieri Nerima e Itabashi nel 1999…

Misa non va oltre: la pagina è corredata da una foto dell’evaso, tanto le basta. Prende il Death Note e scrive il suo nome, senza indugio.

Raito sarà contento di me, pensa.

 

07:13

Mitsumoto Iwata sta per rallentare vicino alla fermata, quando un dolore atroce gli perfora il petto come diecimila spilli. Si agita, si aggrappa al volante muovendolo in maniera convulsa.

L’autobus sbanda. I numerosi cittadini in attesa alla fermata vedono il mezzo agitarsi senza controllo e fuggono in cerca di riparo. A bordo, Yagami Light viene sballottato da una parte all’altra. Senza capire cosa stia succedendo, cerca di raggiungere il posto del guidatore per fermare il mezzo, ma le continue sbandate glie lo impediscono.

In secondi lunghi come ore, Iwata si accascia sul volante, fulminato. Il piede dell’ormai defunto è schiacciato sull’acceleratore. L’autobus procede così in una corsa folle sino a che una sbandata più forte non lo fa rovesciare. I soccorsi che giungono poco dopo non possono fare altro che constatare il decesso dell’autista e del passeggero.

 

 

NOTA

Sperando che anche questo capitolo sia piaciuto, approfitto per ringraziare chi ha commentato il primo:

Winry90, mi  fa piacere che trovi geniale l’idea ^^

Rebel Girl, anche per me la morte di L è uno dei motivi dell’antipatia, e uno dei prossimi capitoli si concentrerà proprio su quell’episodio, quindi stay tuned

Benny Chan, grazie anche a te, e sì, la troppa sicurezza di Light è davvero un’ottima opportunità per fargli fare la figura dello sbruffone XD

Rosencrantz, grazie mille per i complimenti XD

AngelVirtues, in realtà non gli farò fare solo figuracce, alcuni capitoli saranno anche più seri (tipo questo), ma certo ce ne saranno altre ;)

L i a r, troppo gentile, e anche per te quello che ho detto ad Angel

PoisonousGaara, mi fai arrossire!

Nee_chan… grazie per i complimenti, ma semmai sono bravO, non brava XD

Hoshimi, stai pur tranquilla che Light soffrirà ancora parecchio in questa storia XD

Prof, contento di essere venuto incontro ai tuoi desideri, e grazie per l’apprezzamento^^

Ebrill, grazie mille anche a te ;)

 

 

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Capitolo 3
*** Christmas Time ***


28 dicembre 2010

Titolo del capitolo: Christmas Note

Genere: demenziale

Personaggi: Light/Raito, Near, un po’ tutti, nuovo personaggio

Rating: verde

Avvertimenti: spoiler per chi non ha ancora letto gli ultimi due volumi del manga; ho spostato la data dell’incontro finale dal 28 aprile al 28 dicembre per motivi di trama.

 

28 dicembre 2010

“Light Yagami, tu sei Kira”

Seduto sul pavimento, la testa inclinata, un dito accusatorio rivolto verso di lui: Near, nonostante la giovane età, sembrava davvero un giudice implacabile, e quella breve frase era bastata a spaventare la squadra investigativa giapponese. Ma Light non tremò.

“Lo sappiamo che ne sei convinto da sempre, Near; eppure ancora non hai mostrato nessuna prova. Ma non era per questo che ci hai fatto radunare qui?

Quelle parole strafottenti infusero di nuovo un po’ di fiducia nei poliziotti. Matsuda fece un passo avanti verso il ragazzino.

“G-giusto!” esclamò “Come fai a essere così sicuro che Light sia Kira?”

Non rispose subito. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui, quelli dei poliziotti giapponesi come quelli degli agenti statunitensi. Era il momento di rivelare a tutti la prova schiacciante.

Near sorrise.

“L’ho chiesto a Babbo Natale” sussurrò.

 

Quella rivelazione lasciò tramortito Light. Tutti i presenti erano immobili e sconvolti, ma Light poteva percepire quasi materialmente la fiducia che ancora i poliziotti avevano in lui sgretolarsi. Ma non poteva darsi per vinto: comunque era in vantaggio, a breve sarebbe arrivato Mikami e avrebbe ucciso tutti i presenti. Doveva prendere tempo.

“Questo è assurdo, Near” disse.

“Lo sai anche tu che non lo è” ribatté Near “Al contrario, è semplicissimo. Così semplice che non ci aveva pensato L, e non ci hai pensato tu. Nemmeno io, inizialmente, ci avevo pensato. Ma se ho avuto questa intuizione, devo ringraziare Mello

“Mello?!” esclamò Light, incredulo. Che c’entra? Forse che prima di morire ha spedito la letterina? Ma la risposta non sarebbe comunque arrivata a Near…

“Non è quello che stai pensando tu” disse Near “Spieghi lei, Lidner

Halle avanzò.

“Riferivo a Mello le decisioni della nostra squadra. Quando gli dissi che Near intendeva incontrare la squadra investigativa giapponese, lui scoppiò a ridere e disse ‘Me lo immagino Light Yagami che va all’incontro e dice Ciao Near, ho seguito il tuo piano, sono venuto e ora ti offro anche la prova della mia colpevolezza, ma chi sono io? Babbo Natale?!’”

Near annuì.

“Questa battuta mi aprì gli occhi. Sino a quel momento avevo cercato di inchiodarti alla tua colpevolezza cercando di dimostrare in maniera inconfutabile che tu eri Kira. Ma questa dimostrazione non c’era, e a causa del tuo acume era impossibile da costruire. Non avevo mai pensato alla possibilità di smascherarti tramite vie laterali. Ma grazie all’ironia di Mello mi sono ricordato che c’era quest’altra possibilità: non cercando le prove, ma appellandomi alla testimonianza di colui che tutto vede e tutto sa, e che sa davvero distinguere, a differenza tua, tra buoni e cattivi: Babbo Natale!

Light deglutì. Goccioline di sudore gelido scendevano lungo la sua schiena.

“È stata una fortuna aver fissato l’incontro per il 28 dicembre, così ho avuto il tempo di scrivergli la letterina, in cui ho chiesto come regalo di sapere l’identità di Kira. E il 25 mattina, quando mi sono svegliato, ho trovato nel camino della nostra base segreta due scatole da 5000 pezzi di lego, un puzzle bianco, e un foglio di carta. Questo foglio”

Così dicendo, estrasse dalla maglietta un pezzo di carta da lettera, su cui campeggiava una sola frase: Kira è Light Yagami.

Ma Light non si diede ancora per vinto.

“E perché dovremmo crederti? Come facciamo a sapere che quel biglietto è stato scritto da Babbo Natale e non da te o da Jevanni?

Near chiuse gli occhi, e restò così per qualche secondo. Quando li riaprì, era mutato. Al posto della sua solita espressione scontrosa e indifferente c’erano adesso due occhioni pucciosi da cerbiatto e un labbro tremolante.

“Come fate a non credere ad un bambino così tenero?” disse con una vocina piena di pianto. Matsuda e Ide ci cascarono subito: “Che cariiiiiiino!” esclamarono.

Light perse la calma.

“Ma questa è pazzia!” urlò. A queste parole, il comandante Rester avanzò, truce in volto.

This is not madness” gli rispose, in inglese; e poi, puntandogli contro la pistola: “THIS IS… SANTA!!!

“Ma quale Santa e Santa!” gridò Light, indietreggiando spaventato “Voi siete tutti matti da legare!”

“Arrenditi, Light-kun” gli disse Aizawa, con voce pacata “Se Babbo Natale ha detto che sei tu, non puoi più fingere il contrario

“Ma vi sembra una prova?” ansimò Light “Insomma… Babbo Natale… non esiste!

In quel momento, la porta del capannone si aprì. Light sentì il cuore balzargli in petto per la gioia: finalmente Mikami era arrivato!

Ma non era Mikami: il personaggio che stava avanzando in controluce era molto più grasso, e nella sua sagoma si distingueva una lunga barba e un cappello di fattura scandinava. Quando si allontanò dal fascio di luce, i presenti poterono distinguere il suo volto rubicondo adornato da vezzosi occhialini, i vestiti color rosso fuoco, il sacco che portava in spalla.

“Ba… Babbo Natale?!” gridò Light con voce strozzata.

“Proprio io, figliuolo” disse il vegliardo, e rise. Ma quella risata fece accapponare la pelle a tutti: non era l’oh oh oh che da sempre veniva associato all’uomo del Natale, ma un ben più inquietante ku ku ku.

“Vuoi ancora negare la mia esistenza, Light-kun?” chiese Babbo Natale “Io sono qui, di fronte a te; o pensi che sia uno di quei sosia che vanno in giro per i grandi magazzini?”

“Ma… che ci fai qui? Natale è passato da tre giorni! E dov’è Mikami?”

“Mikami? Quel giudice con i capelli da Michael Jackson? L’ho ucciso investendolo con la slitta mentre arrivavo qua

“Ucciso?! Tu un assassino?” gridò Matsuda, sconvolto.

“Io” confermò Babbo Natale “Ho deciso di cambiare modo di fare: basta carbone, che poi ogni volta mi si sporca tutta la slitta e devo passare i sei mesi successivi a scrostarla. D’ora in poi, i bambini cattivi avranno altro…

Su quell’ultima frase in sospeso, mise a terra il sacco e ne estrasse un Death Note; certo, era un po’ sui generis, con la copertina rossa, un rametto di vischio nell’angolo e la scritta in caratteri d’oro; ma era indubbiamente un quaderno della morte. E ora Babbo Natale lo stava aprendo, e poggiava la sua penna con marchio Coca-cola sulla prima pagina.

“Buon Natale, Light Yagami” disse sogghignando “O anzi, visto che pensi di essere dio, buon Venerdì Santo, ku ku ku

E scrisse il suo nome.

 

 

NOTE

Capitolo senza troppe pretese scritto il 24 dicembre. L’ispirazione per la storia mi è venuta da questa vignetta, che è semplicemente fantastica.

Nei prossimi giorni per le vacanze di Capodanno sarò senza computer, quindi Dieci morti per Light torna nel 2009. Felice anno nuovo, e a presto! Ma prima, i ringraziamenti a chi commenta:

Rebel girl, mi fa piacere che prendi la mia storia come un regalo^^

Prof, grazie per l’apprezzamento e l’analisi puntuale

Danda93, troppo buona J

Benny_chan, rovinare anche Misa era uno dei miei obiettivi XD

Hoshimi: Light è morto di nuovo, e siamo ancora agli inizi ;)

Nee_chan: non crucciarti, è un equivoco frequente XD

LightAngel_93: grazie per il commento puntuale. Light è sicuramente un personaggio notevole, anche se mi sta antipatico non posso non riconoscerne lo spessore narrativo (se non ci fosse, probabilmente non lo troverei antipatico, ma solo insignificante); farlo morire in maniere buffe o fatalistiche è anche un modo per sminuire l’alone titanico che gli autori hanno costruito intorno a lui

Liar, grazie mille!

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Capitolo 4
*** La scelta di Rem ***


Titolo del capitolo: La scelta di Rem

Titolo del capitolo: La scelta di Rem

Genere: malinconico, introspettivo

Personaggi: Light/Raito, Rem, Misa

Rating: verde

Avvertimenti: what if?, spoiler per chi non ha letto sino al volume 7 o alle corrispondenti puntate dell’anime

 

“Ascoltate. Il dio della mor… uh…”

L si interruppe. Il cucchiaino che stringeva tra le dita iniziò a tremare.

“Mmmh? Che ti prende, Ryuzaki?” chiese il sovrintendente Yagami.

Il cucchiaino cadde a terra. Un istante dopo, anche L lo seguiva verso il suolo, evitando l’urto solo grazie a Light, che si lanciò a sorreggerlo. Ma non era carità: grazie a quell’abbraccio, quasi fraterno ad occhi esterni, L negli ultimi secondi della sua vita potè vedere il sorriso di trionfo di Kira.

Allora… non mi ero… sbagliato… però…

Poi più nulla.

 

“Ryuzaki! Ehi! Ryuzaki!”

I membri della squadra investigativa erano sconvolti e paralizzati. Light lanciò un urlo disumano.

“C-calmati, Light!” balbettò il sovrintendente. Non poteva sapere che, nell’ondata di panico che aveva investito i presenti, suo figlio era l’unico ad essere totalmente padrone di sé.

“Ucciderà anche noi!” gridò Light “Watari… Ryuzaki… e ora tocca a noi!”

Quelle parole diedero il via libera al terrore dei poliziotti. Proprio quello di cui Light aveva bisogno per poterli manipolare a piacimento, ora che L era finalmente morto.

Era stato un trionfo. Il suo trionfo. Aveva saputo utilizzare l’intuito di L e l’attaccamento di Rem a Misa, e piegarli ai suoi fini.

L aveva capito subito che nelle parole scritte sul quaderno sottratto a Higuchi c’era qualcosa che non andava. In particolare, la regola dei tredici giorni mandava a monte tutti i suoi ragionamenti su Light e Misa, o almeno così speravano i poliziotti della squadra, ansiosi di scagionare i due giovani. Ma Misa era coinvolta, c’erano prove schiaccianti, per quanto gli altri le avessero dimenticate, e L non le avrebbe lasciate svanire.

Ma c’era Rem. Rem odiava Light, ma Light era amato da Misa, e Rem non avrebbe permesso che Misa soffrisse. Come potesse un dio della morte essere vincolato in maniera così assoluta dai suoi sentimenti per un’umana Light non sapeva spiegarselo, ma era una fortuna per lui: Rem avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare la vita di Misa, anche se questo avrebbe significato la sua morte, perché agli shinigami non è concesso di allungare le esistenze umane, solo accorciarle.

E infatti le cose erano andate proprio come aveva previsto: L aveva fatto le domande più intelligenti per avvicinarsi alla verità, e aveva deciso di testare il quaderno per verificare la regola dei tredici giorni: così avrebbe scoperto che era falsa, e per Misa si sarebbero riaperte le porte della prigionia. Ma Rem non lo aveva permesso, e aveva ucciso Watari e L, condannando così a morte anche se stessa. E Light aveva finalmente sconfitto il suo nemico mortale, e allo stesso tempo si era sbarazzato di un dio della morte che lo odiava. Non aveva più nulla da temere.

Ora, mentre simulava panico e rabbia, nella sua mente si deliziava con sadici interrogativi: chissà come moriva un dio della morte?

 

Non lo avrebbe mai saputo. Perché Rem era viva.

Certo, per qualche istante era stata sul punto di sacrificarsi, e il piano di Light sarebbe andato esattamente come egli aveva previsto. Ma si era bloccata in tempo, e aveva riflettuto.

Era uno shinigami. Un dio della morte. Poteva sottostare alle regole del suo mondo, ma perché doveva obbedire a quelle degli umani? Farsi guidare dai suoi sentimenti fino all’estremo sacrificio? Ideale che, per inciso, gli umani professavano ma di rado praticavano. E avrebbe dovuto farlo lei? E per cosa?

Per il bene di Misa, sì. Per quella ragione lo avrebbe fatto, nonostante l’assurdità. Ma che razza di bene era, per Misa, vivere alla mercé di un uomo cinico e egotista come Light, che la disprezzava e la sfruttava a piacimento per i propri fini? Nessuna donna poteva essere felice così, eppure Misa lo era, perché il suo amore per Light era così totalizzante che, se lui fosse morto, la sua vita avrebbe perso ogni significato.

O no?

Rem aveva imparato a conoscere Misa, ma c’erano aspetti del suo carattere che ancora costituivano un mistero: a volte mostrava acume e forza di volontà superiori alla media, per quanto più spesso mostrasse solo il suo lato ingenuo e succube di Light. Ma allora c’era la possibilità che trovasse in se stessa la forza di vivere anche senza il suo amato?

Quando L aveva annunciato di voler testare il quaderno, Rem aveva capito di doverlo uccidere. Se si fosse limitato a lui, sarebbe morta di sicuro, per aver salvato Misa. Ma se oltre a L e Watari avesse ucciso anche Light, cosa sarebbe accaduto? Se Misa avesse saputo reagire a quella morte, allora anche Rem sarebbe perita, per averle allungato la vita; se invece si fosse spenta per il dolore, Rem avrebbe vissuto. Nessuna delle due possibilità era molto piacevole, ma entrambe erano migliori dell’alternativa, risparmiare Light: l’odio per quel giovane presuntuoso che credeva di poter ingannare gli dei della morte era più forte dell’amore per Misa. E Rem avrebbe protetto quest’ultima dai pericoli esterni, ma non da se stessa. Così aprì il suo Death Note e, dopo aver scritto i nomi di Watari e L, aggiunse quello di Yagami Light.

“Ora tocca a te, Misa” mormorò, chiudendo il quaderno “Decidi tu se devo vivere o morire

 

“Ora tocca a noi!”

Quel grido aveva seminato scompiglio e terrore nella squadra investigativa, ma nel gridarlo Light sapeva bene che non sarebbe successo niente. Così, quando pochi secondi dopo si accasciò a terra a fianco di L, stroncato come lui da un arresto cardiaco, sul suo volto più che paura era dipinto un immenso stupore.

 

Più di un minuto era passato, e Rem non si era dissolta in un mucchio di sabbia. Era viva, destinata a vivere; quindi Misa non si sarebbe ripresa dalla morte di Light.

“Così sia” mormorò Rem, alzandosi in volo per tornare al regno dei morti, lasciandosi dietro solo tre cadaveri, e una lacrima.

 

 

NOTE

Rieccomi con la mia fanfiction, sperando che questo capitolo vi piaccia^^ già che ci sono, ne approfitto per fare il punto del lavoro: delle dieci storie ne ho scritte sei, tre ce le ho già in mente e devo solo metterle su carta, per l’ultima sono ancora nel buio, ma inizio a sviluppare un’idea. Abbiate pazienza e nel giro delle prossime settimane le pubblicherò tutte! Intanto, ringrazio le fedeli commentatrici.

Benny Chan: sono contento che ti sia piaciuta la gag tratta da 300, su Facebook non ha avuto molto successo XD

L i a r: Near puccioso-per-calcolo mi ispirava troppo, dovevo assolutamente inserirlo!

Winry90: e mica ti devi scusare per non aver recensito  la storia precedente! I tuoi commenti mi fanno semprem olto piacere^^

AngelVirtues: sempre troppo buona, e comunque resta sintonizzata, la storia in cui Light sarà ridicolizzato al massimo deve ancora arrivare…

Hoshimi: buon anno in ritardo anche a te! E fai la brava XD

Mugen: in effetti per quell’omicidio non ci si poteva limitare al carbone XD

Prof: sempre troppo gentile, grazie mille J

Rebel Girl: contento ti sia piaciuta

Nee_Chan: Matsuda sembrava fatto per quella frase XD

LightAngel_93: non ho visto Futurama, mi sono ispirato all’immagine che ho inserito nelle note, ma comunque a me Near sta simpatico, se non altro perché da a Light quel che merita XD

Grazie ancora a tutti/e, e alla prossima!

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Capitolo 5
*** Errore imperdonabile (+ bonus) ***


Titolo del capitolo: Errore imperdonabile

Titolo del capitolo: Errore imperdonabile

Genere: umoristico

Personaggi: Light/Raito, Soichiro Yagami

Rating: verde

Avvertimenti: spoiler per chi non ha ancora letto il volume 6, o viste le puntate corrispondenti

 

Il sovrintendente Yagami Soichiro puntò la pistola a pochi centimetri dal volto di suo figlio Light.

“Siamo entrambi dei peccatori, Light. Ci rivedremo all’inferno”

Premette il grilletto.

 

In realtà era tutta una farsa. Un inganno crudele ma necessario, almeno a detta di L.

La lunga prigionia di Light e Misa non era servita a fermare gli omicidi di Kira, ma la tempistica delle esecuzioni era davvero sospetta. E, ancor più importante, nessuna conclusione certa si poteva trarre finché non si avesse avuto qualche certezza sul modo con cui Kira uccideva le sue vittime. Per questo L aveva proposto al sovrintendente Yagami e agli altri poliziotti della squadra investigativa di recitare una sceneggiata per cercare di definire i limiti dei poteri di Kira – o, almeno, di quelli di Light.

L’idea sembrava grottesca, ma resisteva bene ad ogni esame razionale: il sovrintendente Yagami avrebbe condotto Light e Misa in un auto, dicendo al figlio che era stato riconosciuto come Kira e pertanto condannato a morte. Ad un certo punto del tragitto, avrebbe deviato dalla strada, estratto una pistola e detto a Light che lo avrebbe ucciso lui stesso, per poi suicidarsi. Di fronte a una simile situazione, se Light fosse stato Kira, o almeno avesse avuto il potere omicida, lo avrebbe usato contro il sovrintendente per salvarsi. Era la prova di cui L aveva bisogno per stabilire se Light potesse essere liberato o meno. Per questo Yagami Soichiro si era prestato a recitare quella parte feroce, e a rivolgere una pistola, per quanto scarica, contro suo figlio. Per dimostrarne l’innocenza.

 

… purtroppo, però, per un errore di distrazione, aveva preso non la pistola scarica, ma quella carica, e uccise il figlio sul serio.

 

 

NOTE

Lo so, lo so, questo capitolo è brevissimo. Per questo vi regalo, oltre alle dieci one-shot già previste, un bonus teatrale. Enjoy!

 

Titolo: Tragedia in tre battute

Personaggi: Light/Raito, Ryuk

 

Camera di Light. Light è seduto alla scrivania, Ryuk è in piedi di fronte a lui.

 

RYUK: Con i miei occhi di shinigami posso vedere quanto tempo ti resta da vivere.

LIGHT: E me lo puoi dire?

RYUK: Veramente sarebbe proibito, ma per te farò un’eccezione, visto che ti restano solo due secondi.

 

Light stramazza a terra e muore.

 

Sipario.

 

 

Ok, dopo questa stupidata passiamo ai ringraziamenti:

Winry90: grazie per l’apprezzamento!

Hoshimi: il ragionamento di Rem in realtà nasce come un ragionamento mio, quando mi sono chiesto come mai dovesse morire per Misa. Il risultato è stato questo.

Benny Chan: anche io avrei voluto facesse così nella storia originale, ma dobbiamo accontentarci delle fanfiction XD

Nee Chan: attesa ricompensata!

L i a r: avevo pensato di far sopravvivere L, ma sarebbe stato troppo difficile da giustificare logicamente. Sarà per un’altra storia!

Sexxxychichi: non ho parlato troppo della reazione di Light perché era su Rem che volevo concentrarmi. Grazie per l’osservazione, comunque^^

Sbiru94: non sarà proprio una sgozzatura, ma continua a seguire la storia e una morte violenta ci sarà!

Prof: Misa inizialmente mi sembrava un personaggio interessante, poi si è appiattito in maniera clamorosa: per questo tra lei e Rem ho preferito salvare quest’ultima.

Rosencrantz: troppo buona, come sempre ;)

 

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Capitolo 6
*** Extrema ratio ***


Titolo del capitolo: Extrema ratio

Titolo del capitolo: Extrema ratio

Genere: serio, introspettivo

Personaggi: L, Watari

Rating: verde

Avvertimenti: Ooc, what if?, spoiler per chi non ha ancora letto il volume 7 o visto le puntate corrispondenti

 

 

Watari entrò nella stanza, senza fare rumore; L era seduto su un divanetto, intento a riempire di zucchero una tazza di the.

“Mi volevi parlare, Ryuzaki?”

“Siediti”

Le rare volte in cui lo aveva invitato a sedersi erano state occasioni di lunghi discorsi, il genere di cose che L aborriva, se non nelle situazioni più serie. A quante pare, si trovavano in una di quelle.

Watari si sedette, pronto a tutto.

“Cosa c’è?” chiese. L lasciò cadere una zolletta nella tazza.

“Ho deciso di testare il Death Note” disse.

Watari ebbe un lieve sussulto. Cercò di nasconderlo, pur sapendo benissimo che lui lo avrebbe notato.

“Testarlo? Ma la regola dei tredici giorni...

“Lo so, lo so, è appunto quella che voglio verificare. Non è quello il problema: chiederò al governo degli Usa di darci un condannato a morte per fare la prova. La proposta sarà questa: al condannato chiederemo di scrivere il nome di un altro detenuto; se dopo tredici giorni non morirà anche lui, sarà liberato

Mescolò il the.

“Non mi piace l’idea di usare detenuti come cavie, ma è necessario. E, in questo caso, non troppo deplorevole, visto che il prescelto non morirà. La regola dei tredici giorni è di sicuro falsa

“Ma, Ryuzaki, se ne sei già convinto perché vuoi fare un test?”

“Perché c’è bisogno di una prova concreta. Di fatto, sono sicuro che la regola sia falsa, perché Misa ha certamente usato il quaderno, ed è ancora viva. Gli uomini della polizia l’hanno scagionata sulla base della regola, quando per logica avrebbero dovuto fare il contrario, e cioè rifiutare la regola perché contraria alle prove a carico di Misa. Ma non posso convincerli su questa base, devo dare loro una dimostrazione certa

Watari annuì, pensieroso.

“E allora cos’è che ti preoccupa?”

L non rispose subito; bevve un sorso di the, guardò in alto, il pollice poggiato sulle labbra.

“Il dio della morte” disse, infine “Solo lui o un suo simile può avere inserito una regola falsa nel quaderno. Ma lo ha fatto per beffarsi degli uomini o perché ha qualche altro obiettivo? Dal suo atteggiamento non si può dedurre nulla con certezza, anche se mi sembra mortalmente serio

Poggiò la tazza sul tavolino.

“Comunque, il rischio è che ci sia qualcosa – o qualcuno – che vuole nascondere. E allora non posso escludere che ci impedisca di fare il test, se non vuole che scopriamo la verità

Watari sentì una punta di sudore sule tempie. Immaginava quali fossero i metodi di un dio della morte per fermare gli uomini.

L tacque di nuovo, stavolta più a lungo. Quando si decise a parlare, Watari a momenti non lo riconosceva.

Watari, penso che mai come stavolta a indagare si rischi la vita. Io devo farlo: ormai in questo caso ci ho messo tutto me stesso. Ma non posso coinvolgere sino a questo punto anche te

“Cosa intendi dire?”

“Intendo dire che se mi aiuti a fare il test anche tu rischi di morire. Lo sai bene quanto me; se vuoi, lascia perdere questa storia e torna a essere Quillsh Wammy. Potrebbe essere l’ultima possibilità”

Watari aveva paura. Non poteva negarlo. Ma poteva vedere bene il lieve tremore delle gambe di L, segno di una paura più forte della sua, e quello era un motivo sufficiente per non mostrare i propri timori.

Ryuzaki” disse “Ti ricordi quando ti notai tra i ragazzi del mio primo orfanotrofio?”

“Certo”

“Non ho aperto istituti per bambini geniali per un mio capriccio. E nemmeno per dare loro un futuro migliore; o meglio, non solo per questo. Ho iniziato questa attività perché volevo formare persone in grado di fare qualcosa di utile per il mondo. Non solo con le loro opere, ma con il loro esempio: l’esempio che non importa quanto si possa partire svantaggiati, con la volontà e l’impegno si possono ottenere grandi risultati. Volevo infondere nelle persone fiducia in se stesse. Per questo l’affaire Kira non riguarda solo te: che un uomo assurga a divinità, dividendo l’umanità tra cattivi da eliminare e buoni indifesi da proteggere, come se non dovessimo aiutarci da soli, va contro tutto quello che ho fatto nella mia vita. Non sono ancora così vecchio da voler morire, ma lo sono abbastanza da non voler fuggire di fronte al rischio

“Ne sei sicuro?”

“In tanti anni di onorata carriera non ho mai abbandonato nessuno dei miei orfani di fronte ad una difficoltà. Non farmi iniziare proprio ora”

L allungò la mano sul tavolo, ma non prese la tazza: tracciò disegni immaginari sulla superficie di vetro con il dito, per qualche minuto. Watari conosceva quel gesto, ma non lo vedeva da almeno dieci anni: era ciò che L faceva quando era commosso.

Si alzò.

“Vado a contattare l’FBI per accordarci sul test”

“Fermo” disse L “C’è ancora una cosa”

Si mise una mano in tasca.

“Non so perché un dio della morte dovrebbe voler agire sul mondo umano, Ma penso che Light-kun c’entri qualcosa. La regola dei tredici giorni sembra fatta apposta per invalidare l’esperimento della prigionia, e anche il suo atteggiamento è sospetto: in momenti diversi è sembrato due persone differenti. Questo mi mette di fronte ad una situazione paradossale: se morissimo, i sospetti su Light diventerebbero praticamente certezza, ma lui avrebbe vinto

Passata l’emozione, era tornato l’L di sempre. Watari sorrise suo malgrado: “Cosa proponi di fare?”

“Prima non mi ero posto il problema, ma dopo quello che hai detto sì. Sto vivendo questo caso come una sfida personale, come sempre, ma a prescindere da ciò Kira va fermato per il bene stesso del mondo. Quindi credo che per stavolta posso derogare ai miei metodi

Tolse la mano dalla tasca: tra le dita stringeva un pezzo di carta.

“È un frammento del Death Note. L’ho strappato ieri, senza farmi vedere da nessuno, quando è stato chiaro che il dio della morte non avrebbe collaborato con noi. Prima ti ho detto che non mi piace fare prove sui detenuti? Ma in realtà, ne ho già fatta una”

Alzò il pezzo di carta di fronte agli occhi di Watari. C’era un nome scritto su di esso.

“L’ho scritto io, ieri, è il nome di un condannato a morte che non era ancora apparso sui giornali. È morto. Questo dimostra che si può uccidere anche scrivendo su un frammento del quaderno. Non pensavo di usarlo ancora, ma ora può tornare utile

Girò il pezzo di carta, e scrisse qualcosa; poi passo il foglietto a Watari, che lesse e sussultò.

Light Yagam

“Se hai deciso di rimanere al mio fianco, Watari, ecco le mie disposizioni” disse L “Sai già che, se ti dovesse succedere qualcosa, dovresti cancellare tutti i dati dell’indagine. Ma ora c’è qualcosa di più importante: tieni sempre a portata di mano questo foglietto, e  se durante il test tu fossi colpito da un attacco di cuore, o simili, devi assolutamente aggiungere la i finale al cognome di Light-kun. Così saremo sicuri che anche lui morirà, e nonostante tutto avremo sconfitto Kira

Watari strinse forte il pezzo di carta tra le dita. Lo infilò nel polsino della camicia.

“D’accordo, Ryuzaki. Mi preparerò a questa evenienza”

“Bene. Allora puoi contattare la polizia americana. Io avvertirò il resto della squadra investigativa, e che accada quel che accadrà

Watari chinò il capo, e fece per uscire. Era già sulla porta quando la voce di L lo fermò di nuovo.

“Ah, Watari

“Sì, Ryuzaki?”

“Grazie”

 

 

NOTE

Rieccomi con un nuovo capitolo, dopo un po’ più giorni rispetto a quelli precedenti, a causa di impegni universitari.

Come avrete notato, questo capitolo è un po’ diverso dai precedenti, soprattutto perché Light non appare e – soprattutto – non muore. In realtà, in questo caso, la sua è una morte fuori scena, implicita, perché sappiamo che Rem ucciderà L e Watari per impedire il test, e di conseguenza, sulla base di questo what if?, anche Light morirà. Insomma, nemmeno questa volta ho salvato L ç__ç però considerate che nei precedenti capitoli ambientati prima del volume 7, le morti di Light implicitamente salvavano il nostro detective preferito, quindi allegria XD

Detto questo, passiamo ai ringraziamenti.

Nee_chan: se fate una recita di Death Note, fammi sapere!

Kirachan95: se vuoi atrocità, aspetta ancora qualche capitolo e l’avrai XD

Benny Chan: contento di recarti gioia^^

L i a r: grazie mille, per quanto possibile continuerò.

Reidina: Light è caduto a terra perché, dopo due secondi, era morto ;)

AngelVirtues: grazie mille per avermi segnalato gli errori, appena ho letto il tuo commento ho provveduto a correggere. A volte succede anche ai migliori di non notare certe cose, figuriamoci a me che migliore non sono ;) per quanto riguarda Soichiro Yagami hai ragione a dire che se fosse successo davvero sarebbe stato davvero terribile da vivere, ma ho deciso volutamente di improntare il capitolo al maggior cinismo possibile.

Danda93: grazie per i complimenti^^

Hoshimi: sempre gentile!

Prof: in effetti non ho pensato a segnalare in calce che avevo corretto gli errori di battitura segnalati da AngelVirtues, ma c’erano, quindi chiedo venia XD E anche a te rispondo come a lei per Soichiro, la scelta di un evento agghiacciante o disturbante è stata voluta, perché cerco di variare i registri dei pezzi di questa raccolta, e qui ho deciso di andare sul cinico spinto. Grazie mille per le osservazioni sempre puntuali!

VelvetRainDrops: grazie, spero che continuerai a seguirmi (anche se ormai non manca molto alla fine)

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Capitolo 7
*** Un nuovo divertimento ***


Prologo

Titolo del capitolo: Un nuovo divertimento

Genere: comico, demenziale

Personaggi: Light/Raito, Ryuk, L, nuovo personaggio

Rating: verde

Avvertimenti: nessuno

 

Prologo

Il dio della morte Ryuk aveva lasciato cadere un Death Note nel mondo degli umani per divertirsi, e aveva fatto centro: il quaderno era stato raccolto da Yagami Light, studente la cui intelligenza era pari soltanto al suo ego, e il risultato era stata una strage di criminali su scala mondiale per creare una nuova umanità. A quell’impresa si era sovrapposto uno scontro altrettanto titanico tra Light e il migliore detective vivente, L. Cosa si poteva chiedere di più appassionante?

Ma Ryuk sapeva che ci si poteva aspettare di più…

 

Meiko-chan – Atto primo

Light e L, quest’ultimo sotto lo pseudonimo di Hideki Ryuga, camminavano insieme nel cortile dell’università. Gli altri studenti si voltavano a guardarli, e pensavano ad una singolare amicizia di geni; mai avrebbero potuto sospettare i pensieri che realmente percorrevano le menti dei due.

Light, sei davvero tu… Kira?

L mi tiene d’occhio, devo volgere in positivo questa situazione, posso farcela…

I loro pensieri furono interrotti dall’improvvisa esplosione a tutto volume di una melodia pop che assordò i presenti. Lo stesso L cadde a terra, travolto dall’impatto sonoro, e mentre lo aiutava a rialzarsi Light osservò basito la fonte di quel rumore: nello spiazzo principale del cortile era stato montato un palco, su cui svettavano un maxischermo, dieci casse di dimensioni abnormi, ed una ragazza con microfono in mano che gridava alla folla.

“Ciao, studenti di Tokyo!” urlava, e molti nel pubblico ululavano e rispondevano, ritmicamente, Mei-ko-chan! Mei-ko-chan!

“Meiko-chan? E chi è?” chiese Light, ad alta voce per sovrastare la musica. L alzò le spalle.

“Come? Non la conoscete?” rispose una ragazza lì vicino “È una delle idol del momento! È una matricola, ma si era già fatta conoscere alle superiori, all’Accademia di Ouran, dove era diventata la mascotte di un famosissimo gruppo di giovani, l’Host Club!”

Ryuk, lì presente, si mise a sussurrare all’orecchio di Light.

“Sai che forse ne ho sentito parlare? Di una storia simile mi ha parlato uno shinigami mio amico, Keito”

“I giornali dicono che un tempo Meiko-chan era timidissima” proseguì la ragazza, a quanto pare amante di gossip “e che sono stati i ragazzi dell’Host Club a insegnarle ad avere più fiducia in se stessa[1]

Allora hanno esagerato un po’ pensò Light. Infatti quella Meiko tutto poteva essere tranne che timida: indossava un abito iper-attillato viola, contornato di microgonna, collant arcobaleno e scarpe rosse con la zeppa alta dodici centimetri; di colori ugualmente vistosi erano le unghie (fucsia), i capelli (azzurri), le labbra (nere con porporina) e persino le palpebre (lillà).

“Studenti di Tokyo!” gridò Meiko “Oggi è una bellissima giornata! E sapete perché?”

Indicò il megaschermo alle sue spalle, che trasmetteva un video con un gruppo di ragazzi con pigiami multicolori che si dimenavano.

“Perché oggi i Kanjani8[2] pubblicano il loro nuovo album! Yeeeahh!”

E chi se ne frega! gridò il pubblico, e una pioggia di lattine e bottiglie, non tutte vuote, si riversò su Meiko-chan. La quale, tuttavia, non sembrò intimidita, e continuò imperterrita nel suo show, cantando Misetekure.

Il bombardamento di lattine, però, stava mettendo a dura prova la stabilità del palco. In particolare il maxischermo, colpito da più parti, iniziò ad oscillare pericolosamente. Meiko se ne accorse, e sotto il fard dorato impallidì.

“Nooo, ammori! Attenti!” gridò, presumibilmente rivolta ai cantanti sullo schermo, e si slanciò verso lo schermo per impedirne la caduta. Ma nel farlo inciampò in uno dei cavi della corrente, e fece un volo che terminò proprio sul maxischermo, che a quel punto cadde all’indietro, schiantandosi in parte al suolo e in parte sul lato destro di una panchina, con l’effetto che la coppietta seduta sul lato sinistro fu catapultata in aria, e andò a colpire le vetrate dell’aula di nudo del dipartimento di arte dell’università, causando a due modelli serie escoriazioni in zone del corpo che è meglio non citare.

Nel frattempo, il palco stava andando in pezzi, seminando il panico tra gli studenti nelle vicinanze, che fuggivano via per non essere coinvolti nel disastro, invano. Alla fine, il palco cedette e Meiko, che ivi giaceva, svenuta, iniziò a rotolare verso il suolo, e poi, per inerzia, continuò a muoversi come un rullo compressore, andando a terminare la sua corsa proprio contro Light, che ne fu travolto.

Solo a quel punto Meiko riprese i sensi, e non dovette essere un brutto risveglio, visto che si ritrovò tra le braccia di Light.

“Che carino che sei!” esclamò infatti. Ma Light la spinse via rudemente, e, rialzatosi, si allontanò impettito, portandosi dietro L – e Ryuk, che rideva come un matto.

 

Meiko-chan – Atto secondo

La settimana successiva, Light e L erano in un’aula dell’università a seguire il corso di Diritto internazionale e globalizzazione. Dietro di loro, Ryuk sbadigliava in continuazione, e cercava di stuzzicare Light, che tuttavia lo ignorava completamente: non avrebbe fatto alcuna mossa che potesse insospettire L, e però il vocio di Ryuk dietro di lui era davvero fastidioso; così, accetto con sollievo la richiesta di intervento da parte del professore.

“Signor Yagami, esponga ai suoi colleghi il caso Jungbunzlauer, e le sue conseguenze sul comportamento delle imprese giapponesi in Europa”

Light si portò alla cattedra e di lì, impugnato il microfono, iniziò la sua relazione.

“Il caso Jungbunzlauer attiene all’articolo 15 numero 2 del regolamento 17 del 1962 di applicazione degli articoli 81 e 82 del Trattato della comunità europea. La Jungbunzlauer, sanzionata per…”

“Attenzione! Attenzione!”

Ad interrompere la relazione era stata una voce estranea, proveniente dall’alto, che era riverberata in tutta la vasta aula. Ma non era una voce divina: proveniva, più semplicemente, dagli altoparlanti, e Light riconobbe in essa, con orrore, la voce di Meiko-chan.

“Attenzione! Attenzione!” ripeté “Comunichiamo che oggi, in occasione del compleanno di Yuu, il fanclub dei Kanjani8 decreta la sospensione della normale attività didattica, e proclama ventiquattro ore di festa universitaria a partire da… vediamo un po’… adesso!”

Su quelle parole, le porte sul retro si spalancarono di colpo, e una folla di ballerine vestite con gli abiti multicolori dei Kanjani fecero irruzione nell’aula, travolgendo Light e iniziando a ballare sui banchi e sugli scalini, mentre gli altoparlanti trasmettevano ora a tutto volume Wahaha. Poco dopo, fece il suo ingresso in aula anche Meiko-chan, con il suo consueto abito sgargiante, incitando tutti a divertirsi.

“Forza, forza! Tutti insieme!”

La sua energia era coinvolgente, così poco alla volta anche gli studenti del corso, prima stupiti e titubanti, iniziarono a farsi prendere dal ritmo e a ballare.

Il professore, rifugiatosi in un angolino, osservava la scena incredulo; Light, sballottato da una parte all’altra dalla marea danzante, chiedeva aiuto a gran voce, ma nessuno poteva offrirglielo: L si era dileguato al primo grido dell’altoparlante, e Ryuk si stava rotolando per terra dalle risate.

 

Meiko-chan – Atto terzo

Due settimane dopo, Light si stava recando con L a lezione, la testa china e le mani sprofondate nelle tasche.

“Light-kun, mi sembri di cattivo umore”

“Certo che lo sono! Oggi scade la sospensione disciplinare che il preside di facoltà ha comminato a Meiko-chan per la faccenda dell’altra volta”

“Solo due settimane le ha dato, il preside?”

“Sì. Pare che sua figlia minore sia pure lei una grande fan dei Kanjani”

“Ah”

“E questo vuol dire che da oggi quella pazza è di nuovo libera di fare danno, e di sicuro ci finirò di nuovo in mezzo io”

“Non essere così pessimista. L’altra volta, in fondo, è stato un caso. Magari d’ora in poi nemmeno vi incrocerete più, l’università è grande”

“Già, lo spero proprio”

“Light-kun…”

“Che c’è ancora?”

“Che ci fai lì?”

L stava indicando la bacheca che campeggiava all’ingresso del loro dipartimento, dove di solito erano affissi gli annunci dei professori e delle associazioni studentesche, ma che in quel momento era interamente occupato da una gigantografia di Light in posa dinamica (L intuì al volo che quella foto era stata scattata durante la loro famosa partita di tennis). In calce all’immagine c’era un testo in caratteri tondeggianti e, senza che nessuno se ne stupisse, multicolori.

ATTENZIONE! ATTENZIONE!

Il fan club dei KANJANI∞

ha selezionato gli studenti più belli&prestanti

delle otto migliori università del Giappone

per fare il cosplay dei KANJANI∞

alla prossima edizione del Comiket

Per l’università di Tokyo il prescelto è

YAGAMI LIGHT

che è pregato di presentarsi alla sede del club

entro il giorno 25 del corrente mese

pena il pagamento di una sanzione

L scrutava il manifesto, incuriosito.

“Mi chiedo come si faccia ad essere fan così sfegatati di una band. Tu che ne pensi, Light-kun… Light-kun?!”

Light sembrava sul punto di avere un colpo apoplettico: era diventato rosso in volto, gli si erano gonfiate le vene del collo, delle tempie, della fronte, delle mani, strette a pugni con tanta forza che le unghie si erano conficcate nei palmi. Sbuffì di vapore fuoriuscivano dalle narici, e gli occhi sbarrati sembravano stessero per schizzare fuori dalle orbite. Ryuk pensava che nemmeno quando L lo aveva messo all’angolo lo aveva visto così furente; o meglio, lo avrebbe pensato se non fosse stato piegato in due, preda di convulse risate.

 

Epilogo

Un mese dopo, Light aveva finalmente iniziato a calmarsi. La tentazione di usare il Death Note con quella rompicoglioni era stata forte, ma per fortuna non aveva ceduto, o avrebbe potuto insospettire L. Per risolvere il problema Meiko aveva deciso di usare metodi che gli ripugnavano un po’, ma che erano più sicuri: approfittò delle sue conoscenze nella polizia per fare pressione sul rettore affinché espellesse Meiko dall’università. A vita.

Le pratiche erano a buon punto, e nel giro di poche settimane quel tormento sarebbe finito. Almeno, così pensava Light, ma l’imprevisto era in agguato, nelle sembianze di Ryuk.

“Light, dobbiamo parlare” gli disse.

“Che vuoi?”

“Tu sai che io ho lasciato cadere il quaderno nel mondo degli umani perché mi annoiavo, vero?”

“Certo, me l’hai già detto”

“Ecco. Sono stato fortunato a imbattermi in te, devo ammettere che per parecchio tempo mi hai fatto divertire molto; solo che adesso c’è qualcuno che mi diverte di più”

“E chi sarebbe?”

“Meiko-chan”

Light strabuzzò gli occhi.

“Ho sentito bene?”

“Sì”

“Stai scherzando?”

“No”

“Ma Ryuk! Meiko è solo una stupida fan di uno stupido gruppo! Come fa a divertirti?”

“Chiunque si divertirebbe con lei, avendo un minimo di senso dell’umorismo: è troppo buffa e simpatica! Ma visto che io devo seguire il proprietario del quaderno, ora che la fai cacciare dall’università non potrò più vederla”

“Eh, Ryuk, mi dispiace. Anzi, no, non mi dispiace per niente, ma comunque quello che è fatto è fatto”

“Giusto. Quindi ora faccio io”

Solo allora Light si accorse che Ryuk aveva preso il Death Note.

“Ehi! Che vuoi fare?”

“Semplice, ora ti uccido, torno in possesso del quaderno e lo do a Meiko-chan, così potrò restare con lei e divertirmi per sempre”

Light fu così sconvolto da quella decisione che non trovò nemmeno la forza di reagire. Ma quando iniziò a scrivere, tentò di dissuaderlo.

“Aspetta, Ryuk, ragiona: stai distruggendo la possibilità di costruire una società libera dai malvagi”

“Sai che mi frega. E poi la musica dei Kanjani8 mi intriga parecchio”

“Ma insomma, stai dicendo che preferisci lei a me? A me, che sono il dio del nuovo mondo?”

“Aspetta, fammici pensare… sì” disse Ryuk, voltando il Death Note verso Light, per mostrargli il suo nome scritto al centro della pagina.

 

 

NOTE

Rieccomi, con un po’ di ritardo rispetto all’ultimo aggiornamento. Spero che anche questo capitolo vi piaccia, anche se il precedente ha avuto meno successo dei primi, ma vabbè! Andiamo con i ringraziamenti ai commentatori:

L i a r: come dicevo, pensa che in molti capitoli in cui Light muore, implicitamente L si salva XD

Nee_chan: grazie per i complimenti, ma la vera genialità sarebbe riuscire a creare questi sotterfugi senza dover forzare le regole del Death Note, cosa che invece a volte mi trovo a fare altrimenti proprio non se ne esce

Benny Chan: grazie mille!

Hoshimi: non ho aggiornato presto come desideravi ma eccomi qua, grazie per il commento^^

Sorika: ti ringrazio delle gentili parole, e spero che anche questo capitolo ti piaccia

Flagiu_Mustang: mi fa molto piacere il tuo apprezzamento, costruire L è proprio la cosa più faticosa, vista la complessità (e l’intelligenza) del personaggio



[1] Meiko-chan è, in realtà, la protagonista di una mia precedente fanfiction, cross-over tra Death Note e Ouran High School Host Club, intitolata A ciascuno il suo, che potete leggere qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=194101&i=1

[2] I Kanjani8 (o, più correttamente, Kanjani∞) sono un gruppo j-pop giapponese. I nomi di canzoni e artisti che seguono nella storia sono appunto riferiti a questa band

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Capitolo 8
*** Unexpected New World ***


Light poggiò il pesante scatolone nel centro della stanza, e si passò il braccio sulla fronte, ad asciugarsi il sudore: l’unico risultato fu di impiastricciarsi il volto con una fanghiglia di acqua e polvere

Titolo del capitolo: Unexpected New World

Genere: drammatico, introspettivo, fantastoria

Personaggi: Light/Raito

Rating: rosso

Avvertimenti: nessuno

 

Light poggiò il pesante scatolone  nel centro della stanza, e si passò il braccio sulla fronte, ad asciugarsi il sudore: l’unico risultato fu di impiastricciarsi il volto con una fanghiglia di acqua e polvere.

Dietro di lui, sua sorella Sayuri, in lacrime, mentre la madre vanamente tentava di consolarla. Non avrebbe avuto aiuto in quel tentativo: il padre, Soichiro Yagami, era infatti seduto immobile su un vecchio sgabello, poco più in là, con gli occhi persi nel vuoto. Era fermo in quella posizione da giorni, vittima di una depressione gravissima.

Non era solo il trauma di dover lasciare la propria vecchia casa a due piani, di finire a vivere in quattro in un piccolo monolocale al ventesimo piano di un immenso condominio popolare affollato di derelitti, ubriachi, malviventi (molti dei quali avevano riconosciuto nel nuovo coinquilino l’uomo che li aveva arrestati, e si ripromettevano di prendersi qualche meritata rivincita sulla pelle della piacente figlia), di vedere polverizzati in pochi mesi i risparmi di una vita: il crollo di Soichiro era dovuto al dissolversi degli ideali in cui aveva creduto per tutta la sua vita.

Ed è colpa mia. Solo colpa mia.

Light, dietro la cortina del figlio responsabile che si prendeva carico della famiglia nel momento più difficile, era dilaniato dai rimorsi. Sua era la responsabilità di tutti i guai familiari, della crisi economica e morale che aveva sconvolto il Giappone e il mondo intero.

Maledetto Death Note.

 

Eppure, io volevo solo rendere il mondo un posto migliore.

E ce l’aveva fatta, all’apparenza, all’inizio. Dopo alcuni mesi di attività come Kira, le guerre erano finite, il crimine mondiale era crollato del 70%, piaghe secolari come il traffico di droga e la prostituzione erano scomparsi in poco tempo. Su internet, e sempre più anche per le strade e nelle case, si tessevano le lodi del salvatore che stava redimendo l’umanità.

Poi, tutti i nodi erano venuti al pettine.

Le industrie che producevano armi iniziarono a fallire una dopo l’altra. Era prevedibile, ma in fondo di che preoccuparsi? Meglio questo che le guerre, e i disoccupati nel giro di un po’ di tempo avrebbero ritrovato lavoro, nel nuovo mondo prospero e felice. Così si diceva Light, mentre la disoccupazione continuava ad aumentare, ed altre aziende chiudevano i battenti: produttori di auto, di aerei, di macchinari... tutte le industrie che, nel mondo, avevano commesse o connessioni con la produzione militare subirono un grave colpo. Chi si aspettava che così tante attività, e così disparate, fossero connesse alla guerra? Ma intanto le aziende chiudevano, i licenziati aumentavano in termini di milioni al giorno, e le ripercussioni sulla società erano gravissime: aumentavano i disoccupati, diminuivano i consumi, così diminuivano i profitti, quindi le bancarotte si estendevano dagli industriali ai commercianti, e poi ai servizi. I redditi crollavano ovunque, e con esse le entrate fiscali, così che gli stati avevano sempre meno soldi per garantire i servizi pubblici.

Questi eventi si svilupparono gradualmente, e non furono immediatamente visibili. Almeno, non agli occhi di Light che si concentrava solo sulle notizie di cronaca dei notiziari, non certo sulle questioni di economia e politica. E intanto la situazione si aggravava.

In seguito alla scomparsa delle mafie, in Europa avvennero eventi sconcertanti: il meridione d’Italia precipitò velocemente a livelli da Terzo Mondo, una bolgia di faide, miseria, lotta di tutti contro tutti per sopravvivere ogni singolo giorno. Ma poco a poco, anche il settentrione avvertì i colpi della crisi: le ditte che facevano affari con la camorra per smaltire illegalmente i rifiuti tossici si ritrovarono in poco tempo con i costi di gestione decuplicati, e fallirono una dopo l’altra; la disoccupazione aumentò in un anno dal 7 al 45%. Cose simili avvennero in molti paesi dell’Europa dell’est, in Russia, in America Latina, e una conseguenza fu il fortissimo aumento di flussi migratori verso i paesi che ancora non erano stati travolti dalla crisi. Le migrazioni portarono a gravissime tensioni sociali che sfociarono rapidamente in episodi violenti: uno dei casi più clamorosi fu in Danimarca, dove trenta persone appartenenti ad un gruppo di immigrati bergamaschi e trevigiani furono rinchiusi in una stalla da una folla furiosa e, al grido di “Fuori gli stranieri”, furono arsi vivi. Ma simili violenze si moltiplicarono con rapidità in tutta Europa, nel Nord America, in Asia, e tennero banco nei notiziari di molti paesi. Light avrebbe voluto punire i razzisti responsabili di queste violenze, ma i media non mostravano i loro volti, e su internet nessuno li pubblicava nei siti pro-Kira. “Perché dovremmo farli uccidere?” scrivevano in molti “Mica sono criminali, difendono la nostra terra”.

 

La crisi arrivò al culmine quando, dopo il crollo delle attività produttive, anche le banche iniziarono a fallire, incapaci di affrontare la situazione. La crisi che investì il mondo fu tale da far impallidire il ricordo del 1929. Tre miliardi di disoccupati, strutture statali al collasso, incapacità da parte di pubblico e privato di fornire anche i servizi minimi.

Alle tensioni scaturite dalla crisi economica si sommarono le emergenze sociali nate in contemporanea: la fine dello spaccio di droga aveva causato un fenomeno che alcuni studiosi battezzarono “crisi di astinenza globale”, cioè la reazione di milioni di consumatori occasionali che, di fronte alla scomparsa delle droghe che usavano per divertirsi nei weekend o per sentirsi energici al lavoro, si ripiegarono su se stessi, trasformandosi o in persone chiuse, fiacche e poco produttive o in individui aggressivi, violenti, poco disciplinati (e ugualmente poco produttivi); con la fine della prostituzione si ebbe un aumento vertiginoso in tutto il mondo dei casi di violenza sessuale: per ogni stupratore che rinunciava ai propri crimini per timore di Kira c’erano due o più ex clienti di prostitute che si davano agli stessi reati per compensare la perdita.

In poche parole, il mondo era allo sfascio: e poco alla volta sempre più persone realizzarono che la responsabilità era di Kira, che bloccando la criminalità aveva messo in ginocchio l’economia. Molti giornali di sinistra pubblicarono ironici articoli in cui sostenevano che Kira aveva dimostrato che la società capitalistica si fondava sulla guerra, sulle mafie, sul consumo di droga, e che non si poteva slegare da quei mali tanto spesso denunciati. In maniera più grezza, molti iniziavano a dire che se il mondo senza crimine doveva crollare in quel modo, allora meglio tenersi i criminali. Ovunque maturava la convinzione che le vecchie regole morali erano ipocrite o false: i fatti dimostravano che le società che si definivano oneste non potevano esistere senza le attività disoneste!

Una crisi morale senza precedenti.

 

In piedi, di fronte alla finestra del buco che era la loro nuova causa, Light osservava l’orizzonte. Il Giappone, sebbene in ginocchio economicamente, non era stato ancora travolto dalla crisi morale, grazie alle proprie tradizioni di solidarietà collettiva. Ma era questione di tempo, sarebbe toccato anche a loro.

Sino a poche settimane prima aveva continuato a scrivere nomi sul quaderno, nonostante l’evidenza, nonostante il sempre maggior numero di messaggi irosi e minacciosi contro Kira, nonostante ormai tutti pensassero che il crimine in fondo non era poi così sbagliato. Non riusciva ad accettare di aver sbagliato tutto. E infatti, quando aveva smesso di usare il Death Note, non era stato per sua scelta, ma perché non era più in grado di trovare i nomi dei criminali: su internet nessuno li pubblicava più, giornali e televisioni (quelli non ancora chiusi) parlavano di altro e non davano più attenzione alla cronaca. Quel blocco forzato dell’attività lo costrinse, finalmente, a riflettere, mentre assisteva impotente al taglio dell’80% del salario di suo padre, all’incapacità di estinguere il mutuo sulla casa, al pignoramento, alle notti passate per strada durante la ricerca di una nuova casa, a Sayuri violentata quasi ogni sera da malintenzionati allo sbando, nell’indifferenza di poliziotti che non sapevano più quale fosse la cosa giusta da fare, se arrestare i delinquenti o incoraggiarli.

Adesso era là. La crisi sarebbe finita, il mondo sarebbe tornato come era prima. Kira non c’era più, aveva smesso di scrivere, e non avrebbe scritto più nomi sul quaderno. Così, poco alla volta, le ferite di quel periodo di pazzia si sarebbero rimarginate. Quanto tempo ci sarebbe voluto? Anni, decenni? Non riusciva a immaginarlo, e in fondo nemmeno gli importava: non c’era spazio per lui in quel mondo. Non c’era speranza di perdono per quello che aveva fatto, perché lui stesso non poteva perdonarsi. In nome della giustizia, l’aveva uccisa. Ora forse sarebbe risorta, ma senza di lui.

Aprì la finestra, salì in piedi sul cornicione.

Guardò in basso, respirando profondamente.

 

 

 

NOTE

Rieccomi, e mi scuso con tutti per il mese di attesa prima di questo aggiornamento. Purtroppo sono stato impegnato con l’università ed altro, ma spero che il capitolo possa scusare il ritardo^^

Benny Chan: in effetti Meiko avrebbe fatto perdere la pazienza ad un santo XD comunque sono contentO che ti sia piaciuto il capitolo!

Nee_Chan: grazie mille dei complimenti!

Flagiu_Mustang: L si è fatto vedere poco perché, di fronte a certe forze della natura, preferisce eclissarsi XD

Rosencrantz: magari fossi io L ç__ç grazie!

L i a r: dai, che per qualche altro capitolo avrai altre godurie del genere ;)

Prof: mi fa piacere che Ryuk sia uscito di tuo gradimento, in effetti temevo che fosse il meno credibile nella storia.

Hoshimi: non ho aggiornato presto come chiedevi, ma sono contento che ti sia piaciuto il capitolo^^

Rebel Girl: nulla di cui scusarsi, come puoi vedere dal mio, di ritardo ;)

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Capitolo 9
*** Il gioco dell'impiccato ***


Mondo degli shinigami

Titolo del capitolo: Il gioco dell’impiccato

Genere: comico, umoristico, demenziale

Personaggi: Shidoh, nuovo/i personaggio/i

Rating: verde

Avvertimenti: nessuno

 

Mondo degli shinigami.

Due dei della morte giocavano pigramente d’azzardo con dei teschi, quando un ronzio attirò la loro attenzione: qualcuno stava tornando dal mondo degli umani. E, poco dopo, riconobbero il testone rotondo e coperto di bende, le braccia insettiformi, la veste lacera.

“Ehilà, Shidoh!” lo salutò uno dei due “Hai ritrovato il tuo quaderno?”

“Sì!” esclamò Shidoh con gioia infantile, alzando il Death Note “È stata difficile, ma ce l’ho fatta!”

“Attento a non perderlo di nuovo, stupido come sei” commentò l’altro, con un ghigno.

“Non accadrà. E poi, ora che ho di nuovo il mio quaderno, posso tornare a dedicarmi al mio hobby preferito”

I due shinigami si guardarono, improvvisamente allarmati.

“Shidoh, non starai mica parlando di...”

“... il gioco dell’impiccato!”

 

IL GIOCO DELL’IMPICCATO

Shinigami version

REGOLE*: possono giocare solo gli dei della morte dotati di Death Note. Si gioca in due. Per decidere chi gioca per primo si può tirare a sorte o mettersi d’accordo, è indifferente.

Il primo giocatore deve decidere il nome di un umano, senza rivelarlo; poi, apre il proprio Death Note e disegna su una pagina tante lineette orizzontali quante sono le lettere che compongono il nome e cognome di quell’umano.

Il secondo giocatore deve indovinare il nome della persona; per farlo, può dire delle lettere, e se esse sono presenti nel nome il primo giocatore deve inserirle. Il secondo giocatore può dire una lettera sbagliata per massimo dieci volte, dopo di che ha perso.

Quando il secondo giocatore indovina il nome, o quando ha perso, i ruoli si invertono.

Se entrambi i giocatori indovinano il nome scelto dall’avversario, vince quello che ha fatto meno errori, e a parità d’errori quello che ha avuto bisogno di meno lettere.

Se entrambi i giocatori perdono, vince quello che ha detto più lettere giuste.

Se uno solo indovina il nome scelto dall’avversario, è lui il vincitore.

Chi vince, ha il diritto di completare la scrittura del nome e prendersi così gli anni di vita rimanente dell’umano.

È vietato usare nomi inventati.

È vietato usare nomi di persone già morte

È vietato barare.

                                                                           *qualcuno si potrà  chiedere come si faccia indovinare non parole del dizionario

                                                                                                      ma cognomi, che a volte sono strani e impossibili da ricostruire. Giusto inter-

                                                                                                      rogativo, ma si tenga presente che le regole sono state scritte da Shidoh, che è

                                                                                                      molto stupido

 

“Non ci pensare neanche, Shidoh, non voglio perdere tempo con il tuo stupido gioco” disse il primo shinigami.

“Dai che è divertente” esclamò Shidoh “Per favore, per favore, per favore!”

Il secondo shinigami sospirò.

“Suppongo che continuerai ad assillarci sino a quando non ti daremo ascolto, vero?” chiese.

“Certo”

“E va bene, allora farò io una partita, basta che poi ci lasci in pace” e mentre diceva questo, fece l’occhiolino al suo compagno.

“Bene!” gridò Shidoh, entusiasta “Allora inizia tu”

Il dio della morte aprì il suo quaderno, riflettè qualche minuto su che nome usare, poi iniziò a scrivere e mostrò la griglia a Shidoh.

_ _ _ _ _    _ _ _ _ _ _ _ _

“Inizia, Shidoh”

“D’accordo, io dico... A!”

“Non c’è”

“Allora O!”

“Non c’è”

“I!”

“Non c’è”

“E!”

“Non c’è”

“U!”

“Non c’è”

“R!”

“Non c’è”

“S!”

“Non c’è”

“C!”

“Non c’è”

“P!”

“Non c’è”

“B!”

“Non c’è. Dieci errori, hai perso”

“Accidenti, ne hai scelto uno difficile, che nome era?”

Lo shinigami scrisse il nome sulle lineette: T O N I O   C A R T O N I O

Shidoh guardò, dubbioso.

“A me sembra di averle dette, alcune di queste lettere”

“Ma no, che dici” ribatté l’altro con il suo tono più convincente “Hai detto tutt’altro, non ricordi?”

“Sicuro?”

“Certo, ho una memoria di ferro, io: tu hai detto J, K, W, X, Y, Z, ç, @, €, e $”

“Ah... non ricordo bene... ma se lo dici tu...”

“Certo che lo dico io; e del resto, non posso barare: le regole lo vietano”

“Hai ragione, allora è come dici tu”

L’altro dio della morte faticava per non scoppiare a ridere: Shidoh era così stupido che prenderlo in giro era un divertimento senza pari.

“Adesso tocca a me” disse Shidoh, e aprì il suo Death Note. Ma rimase fermo a fissarlo per un bel pezzo.

“Beh? Ti muovi?” chiese l’altro giocatore.

“Sto pensando a che nome usare” replicò Shidoh. E rimasse immobile per altri dieci minuti.

I due dei della morte grugnirono, seccati. Ecco perché era sfiancante giocare con Shidoh, la sua mancanza di memoria trasformava qualsiasi attività in una via crucis!

E vabbé che nel loro mondo non c’era nulla per cui affrettarsi. Ma dopo un’altra mezzora di attesa, persero la pazienza.

“Insomma, Shidoh! Sei appena tornato da un bel periodo nel mondo degli umani, cerca di ricordarti un nome”

“Ah, sì, buona idea! Non ci avevo pensato”

“Non mi stupisce” mormorò il giocatore, a denti stretti”

Shidoh si concentrò altri dieci minuti, poi finalmente scrisse.

_ _ _ _ _    _ _ _ _ _ _

“Alla buon’ora” brontolò l’altro “Vediamo un po’... E”

“Ah ah, sbagliato!”

“A?”

_ _ _ _ _   _ A _ A _ _

“T?”

_ _ _ _ T   _ A _ A _ _

“C?”

“Non c’è”

“G?”

_ _ G _ T   _ A _ A _ _

Lo shinigami sorrise: Shidoh era riuscito a scegliere l’unico umano di cui tutti, nel mondo degli dei della morte, avevano sentito parlare.

“Provo a indovinare”

“Spara”

Disse il nome. Shidoh sussultò, e sembrò afflosciarsi su se stesso.

“Hai indovinato. Ma come hai fatto? Era difficilissimo”

“Intuito femminile”

“Ma tu non sei femmina”

“Fa lo stesso. Dai, ho vinto io, fammi scrivere il suo nome e prendermi i suoi anni di vita”

“Fai, fai... ho perso la voglia con ‘sto stupido gioco, me ne vado!” e così dicendo, Shidoh si allontanò. Di sicuro non avrebbe più giocato sino a che non avesse perso e recuperato di nuovo il suo quaderno. Era da centomila anni che andava avanti quella storia. Ma al dio della morte vincitore quello non interessava.

“Emh, Shidoh, prima che te ne vai...”

“Che c’è ancora?”

“Devo completare il nome sul TUO quaderno, idiota!”

Shidoh si scusò, e gli porse il death note. Il dio della morte scrisse, e poi tornò a giocare d’azzardo con i teschi con l’amico.

L I G H T    Y A G A M I

 

 

NOTE

E siamo arrivati al penultimo capitolo! L’ultimo è già stato scritto ma necessita di una corposa revisione, quindi forse ci vorrà una settimana prima che sia pubblicato. Già mi manca questa serie ç_ç ma bando alle lacrime, e ringraziamo i commentatori del precedente capitolo.

Rosencrantz: spero che “lui” non abbia un DN, tanto per aggiungere incubo a incubo. Ma sono infinitamente lusingato dal tuo giudizio^^

L i a r: sì, l’idea di fargli fare un bagno (gelato) di umiltà è stata una delle ispirazioni per questo capitolo ;)

Nee_Chan: grazie mille!

Flagiu_Mustang: ormai siamo quasi alla fine quindi non ne scriverò molte altre, ma spero che questa e la successiva saranno di tuo gradimento^^

Benny Chan: grazie mille per i complimenti!

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Capitolo 10
*** Il servo troppo servile ***


Demegawa viveva nel terrore

Titolo del capitolo: Il servo troppo servile

Genere: Drammatico

Personaggi: Light/Raito, Demegawa, Misa, Aizawa, Matsuda, Mogi, Ide

Rating: rosso

Avvertimenti: non per stomaci deboli, spoiler per chi non ha letto i volumi 9 e 10 del manga e le corrispondenti puntate dell’anime

 

Demegawa viveva nel terrore.

L’assalto alla sede della STK era fallito miseramente. Chiunque avesse avuto l’idea della pioggia di soldi, era stato un volpone. Un maledetto, ricco volpone. La folla che aveva attaccato l’edificio si era trasformata in una bolgia di litiganti per accaparrarsi le mazzette di banconote, e a quel punto tutta l’iniziativa poteva già essere dichiarata morta stecchita. E di questo Demegawa non aveva colpa. Ma lui stesso si era fatto prendere dalla cupidigia alla vista di tutti quei dollari, e invece di incitare la folla a continuare l’assalto, come avrebbe dovuto fare un portavoce di Kira, si era lanciato ad arraffare i soldi.

Solo più tardi, passata l’ebbrezza del momento, si era reso conto di cosa aveva fatto: era venuto meno agli ordini di Kira, aveva disobbedito per il proprio tornaconto personale; peggio ancora, lo aveva fatto per impadronirsi di denaro che non era suo! A quel punto, non c’era da chiedersi se sarebbe stato punito da Kira, ma quando ciò sarebbe avvenuto. E Demegawa sapeva bene che Kira conosceva un solo tipo di punizione.

A distanza di giorni dall’assalto era ancora vivo, ma questo non lo tranquillizzava: probabilmente Kira stava cercando con cura un nuovo portavoce

migliore di me

decente. Per questo, anche se in tv continuava ad atteggiarsi a braccio destro di Kira e ostentava sicurezza, nel privato Demegawa si consumava di paura. Ma, allo stesso tempo, si ingegnava per trovare un modo di salvarsi: se fosse riuscito a dare una dimostrazione della sua fedeltà a Kira e della sua utilità alla causa, se gli avesse portato una preda di valore, allora forse sarebbe stato graziato. Ma come?

Inaspettatamente, una risposta gli arrivò poco dopo sotto forma di chiamata sul telefono satellitare dall’America: era un suo collaboratore che era rimasto negli Stati Uniti per cercare informazioni sulla STK dopo la loro fuga.

“Ho grandi novità, capo!” esordì questi quando Demegawa rispose al telefono.

“Li hai trovati?”

“No, ma ho trovato quasi di meglio. A New York avevo cercato tracce dei fuggitivi ma senza risultato, così avevo preso il volo per Los Angeles per tornare poi in Giappone; solo che per questioni di coincidenze perse, sono dovuto restare a Los Angeles per un giorno e una notte prima di trovare un posto libero, e l’altro ieri, nel mio hotel, ho incontrato un giovane giapponese, un fessacchiotto. Matsuda, si chiama”

“E allora?” chiese Demegawa, spazientito “Arriva al dunque!”

“E allora non era il primo giapponese che incrociavo qui in America, ma l’ho notato subito perché il suo volto non mi era nuovo: infatti è un poliziotto giapponese, l’ho visto qualche volta quando andavo ad intervistare persone alla centrale. Non capivo che ci facesse là, soprattutto mi ha insospettito che stesse rientrando in hotel con una busta piena di roba da mangiare, come se si fosse stabilito per un lungo periodo. Così l’ho abbordato, con qualche chiacchiera tra compatrioti ho vinto la sua diffidenza, e poi quella sera l’ho invitato ad un pub, l’ho fatto bere un po’, e quello ha bevuto più di un po’ e ha iniziato a parlare, parlare... ok, per farla breve, stando alle sue parole anche in Giappone c’è una squadra speciale di poliziotti che continua a indagare su Kira

Demegawa si illuminò: la preda che gli serviva!

“Questo è oro! Ma sei sicuro? Cosa ha detto di preciso?”

“Cose varie, su altri fatti è stato più reticente, ma ieri ho passato tutta la giornata a cercare conferme a quanto ha detto quel Matsuda, e ora sono sicuro al 99% che la squadra speciale c’è. E, da quello che ho capito dalle sue parole, i suoi componenti sono tutti qui a Los Angeles

Demegawa frenò l’impulso di baciare, attraverso il telefonino, quell’angelo custode travestito da collaboratore.

“Non c’è tempo da perdere” disse invece “Prenoto subito l’aereo per tornare in America, e tra poco ti manderò comunicazioni su quello che devi fare finché io e lo staff arriviamo. Se sfruttiamo bene questa notizia, diventerai vicedirettore seduta stante. Ma prima dobbiamo trovare questa squadra”

 

Misa dormiva abbracciata a Light. Era contenta: durante tutto quel periodo a Los Angeles non avevano mai dormito insieme, lui trascorreva i giorni e le notti con la squadra di polizia, ma adesso che era stato deciso il ritorno in Giappone, Light aveva voluto passare la notte prima della partenza a casa.

Erano entrambi nel pieno del sonno quando un forte rumore di colpì alla porta svegliò entrambi. Ancora assonnata, si alzò e andò a prendere una vestaglia, ma un intensificarsi del rumore spazzò via il sonno, sostituendolo con un misto di stupore e angoscia: non erano nemmeno le sette, chi poteva bussare a quella maniera? Che volevano?

A confermare le sue paure, arrivò un grido dall’esterno della casa:

“Aprite, o sfondiamo la porta!”

Misa urlò. Light si era alzato anche lui, e stava infilandosi in fretta e furia un paio di pantaloni e una camicia.

“Che facciamo? Chi sono? Ho paura!” gli gridava Misa, ma non la ascoltò. Nemmeno lui sapeva che stava succedendo, ma non poteva fare altro che verificare. Così, andò ad aprire la porta, ma appena ebbe allentato la chiusura quella si spalancò di colpo, sotto la pressione della folla. Light fu scaraventato a terra da quella botta, e subito decine di mani lo afferrarono, lo colpirono, lo graffiarono.

“Morte ai nemici di Kira!” sentiva urlare da tutte le parti. Nemici di Kira? Che era quell’assurdità? Lui era Kira! Già, ma quelli non lo sapevano; ma perché nemico?

“Lasciatelo! Lasciatelo!” gridava Misa, che si agitava come un’ossessa cercando di raggiungere Light. Anche intorno a lei si accalcarono gli aggressori. “Chi è ‘sta troia?” “Sarà anche lei della squadra?” “No, non c’erano donne tra i nomi” “Sarà la moglie di questo bastardo, allora è nemica di Kira anche lei!” “Diamole una lezione!”

Light sentì solo una parte di queste frasi, mentre tre persone lo portavano via di peso, ma poco dopo udì un urlo acutissimo, che riconobbe provenire da Misa, e capì che gli aggressori la stavano violentando. Registrò quell’informazione quasi en passant, la sua mente era così sconvolta da quegli eventi inaspettati che non riusciva a ragionare, vagava in una folla di domande e si concentrava su quelle più irrilevanti, come ad esempio perché nessuno aveva riconosciuto Misa Misa (siamo in America, chi vuoi che conosca quella cretina?). Rimase in quello stato istupidito sino a quando non fu gettato a terra nel mezzo di una piazza. Una piazza ben adornata di telecamere, con un palco su cui torreggiava... Demegawa?! Che cazzo stava facendo Demegawa? Quella visione riempì Light di una furia incontenibile, e iniziò ad agitarsi come un cane rabbioso mentre alcuni

seguaci di Kira

sgherri di Sakura Tv gli legavano le braccia dietro la schiena. Quell’accesso di furia si consumò in pochi minuti, poi Light cadde di nuovo a terra, esausto, svuotato.

La piazza era piena di folla che formava intorno a lui un cerchio rumoroso, tenuto a malapena a bada da un improvvisato servizio d’ordine. Solo una volta quella massa di gente si aprì, per far entrare nel cerchio quattro persone dai vestiti laceri e dai volti tumefatti. Light li riconobbe, e iniziò a capire: erano i poliziotti, i suoi poliziotti. Aizawa e Ide erano coperti di sangue, con gli occhi neri e segni di ustioni ovunque sulla pelle che si vedeva nei larghi strappi degli abiti; ma molto peggio era messo Mogi, l’unico a non avere le braccia legate, visto che non ce n’era bisogno: aveva tutti e quattro gli arti slogati e grottescamente lunghi, come se gli avessero spezzato le ossa tirandoglieli, il volto era una maschera di carne e orrore, con due cavità colme di sangue al posto degli occhi, pelle carbonizzata al posto del naso e la testa calva e contrassegnata da strane ferite, a indicare che i capelli non gli erano stati tagliati, ma strappati con brutalità; non c’era un punto del suo corpo, quasi totalmente nudo ad eccezione di un paio di boxer insanguinati a coprirgli la vita, che non fosse contrassegnato da ecchimosi, lesioni, ustioni, tagli lunghi decine di centimetri. Dietro di Mogi, e messo un po’ meglio degli altri tre, c’era Matsuda, che appena vide Light cadde in ginocchio e scoppiò a piangere.

“Perdonami, perdonami, Light-kun, è stata tutta colpa mia, ho rovinato tutto” diceva tra i singhiozzi.

Ora che tutti i prigionieri erano nella piazza, Demegawa prese il microfono ed iniziò a parlare.

“Discepoli del dio Kira! Oggi è un grande giorno per chi ama la pace e vuole un mondo libero dal crimine e dalla malvagità! Grazie al solerte lavoro del vicedirettore di Sakura TV io, Demegawa, ho scoperto che anche dal Giappone era partita una squadra di uomini intenzionati a catturare Kira e a bloccare la sua opera salvifica. La nostra organizzazione e il vostro sostegno ci hanno permesso di individuare questi nemici dell’umanità e radunarli qui in questa piazza, dove riceveranno la giusta punizione. Una punizione che trasmetteremo in diretta su Sakura TV, per mostrare a tutti i nemici di Kira cosa succederà anche a loro, se non si ravvederanno!

La piazza esplose in acclamazioni. Light rantolò: era tutto chiaro, ormai. Matsuda aveva spifferato qualcosa, come l’idiota che era, e Demegawa si era fiondato sulla notizia. Avevano saputo i nomi di tutti i membri della squadra a forza di torture (e chi era più deciso a non parlare, come Mogi, aveva avuto il trattamento peggiore), ed ora eccoli là, a subire quello che in teoria doveva succedere a Near.

Sentì un fruscio alle sue spalle. Girò la testa,  vide Ryuk.

“Ironico, vero?” disse lo shinigami, ridacchiando “Per aiutare Kira, i suoi seguaci lo uccidono

Già. Ironico oltre ogni limite. Sono riuscito così bene a convincere tutti che non sono Kira che ora mi uccidono perché mi credono un suo nemico.

Alcuni uomini di Demegawa spinsero i prigionieri sino a raggrupparli nel centro preciso della piazza. Light notò che molti, nella folla, stringevano nelle mani biglie, posate da cucina e altri oggetti, ed altre persone giravano per la piazza a distribuire pietre a chi non aveva niente.

“Avevo detto che avrei scritto il tuo nome sul quaderno” disse Ryuk “Ma credo che non lo farò: questa morte si prospetta molto più divertente

Puoi dirlo forte. Un nuovo deicidio, a duemila anni dall’ultimo, e stavolta ad opera degli stessi seguaci di Dio... Devo perdonare loro, perché non sanno quello che fanno.

La folla rumoreggiava, impaziente. Il desiderio di morte era palpabile nell’aria, ma nessuno scagliava la prima pietra.

“Avanti, fedeli seguaci!” arringò Demegawa “Offriamo questo sacrificio umano alla gloria di Kira!”

Sacrificio umano? Che sta dicendo?

Un colpo secco alla fronte gli strappò un gemito: una bambina aveva lanciato un sasso. Il dolore risvegliò l’ultimo impulso vitale di Light.

“Fermi, maledetti!” gridò “Vi rendete conto di chi volete lapidare? Io sono Kira! E non è questa l’umanità nuova che ho creato!

“Imbroglione, blasfemo!” gli gridò la folla, in risposta a quelle parole, e ormai sempre più persone  seguivano l’esempio della bambina e scagliavano i loro proiettili contro i condannati, in particolare contro Light, il bestemmiatore.

“Che divertimento” rise Ryuk. Demegawa urlava incitamenti.

“Io sono Kira!” gridò ancora Light; poi gli furono addosso.

 

 

NOTE

E con questo capitolo noir si chiude definitivamente Dieci morti per Light. Ho alternato pezzi umoristici o demenziali con pezzi seri e a volte violenti, come quest’ultimo, e a giudicare dai commenti il pubblico ha reagito bene. Sino ad oggi ho usato le note finali per rispondere ai commenti del capitolo precedente, ma oggi voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito la mia fanfiction regalandomi complimenti, apprezzamenti, consigli: L i a r, Nee_chan, Benny Chan, Hoshimi, Prof, Rosencrantz, Flagiu_Mustang, AngelVirtues, Rebel Girl, Winry90, Danda93, Sbiru94, Kirachan95, Light_Angel93, Sexxxychichi, Sorika, Ebrill, Mugen, PoisonousGaara, Reidina e VelvetRainDrops. Oltre a loro, ringrazio anche chi so che, pur non avendo commentato, ha seguito con assiduità la fanfiction: Laurie, Guimi, Miriel67. Grazie a tutti e a tutte voi, e alla prossima storia!

E, come sempre, morte a Light ;)

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