On Adventure With The Pirate

di _ Arya _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let's go to Neverland ***
Capitolo 2: *** Trust from Captain Hook ***
Capitolo 3: *** More and More shades of you ***
Capitolo 4: *** Awkward Moments ***
Capitolo 5: *** Chemical attraction ***
Capitolo 6: *** Overwhelmed by (un)consciousness ***
Capitolo 7: *** Forgiveness is so hard ***
Capitolo 8: *** Surrender ***
Capitolo 9: *** You make me feel different ***
Capitolo 10: *** Enjoy the little moments in life, for someday you'll realize they were big things... and you will have to fight for them ***
Capitolo 11: *** Light, Darkness and strenght: the key ***
Capitolo 12: *** You can't leave me, Swan! ***
Capitolo 13: *** Indelible Sign ***
Capitolo 14: *** The power of truth and consciousness ***
Capitolo 15: *** You brought me home ***
Capitolo 16: *** The hell has just begun ***
Capitolo 17: *** I love you too, even if you'll never know ***
Capitolo 18: *** Broken and Shocked ***
Capitolo 19: *** Is Yes the right choice? ***
Capitolo 20: *** Time is running out ***
Capitolo 21: *** A new captain to save The Captain ***
Capitolo 22: *** The stars are gone from my sky ***
Capitolo 23: *** Find a light into the darkness ***
Capitolo 24: *** And they lived... happily ever after? (part 1) ***
Capitolo 25: *** And they lived... happily ever after? (part 2) ***
Capitolo 26: *** Epilogo (part 1) ***
Capitolo 27: *** Epilogo (part 2) ***



Capitolo 1
*** Let's go to Neverland ***


Link dell'intro, essendo questo uno spin-off di un sogno di Emma nel capitolo di Marzo in "One Year of our life": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3078512&i=1



Let's go to Neverland


Dopo aver dato un'ultima occhiata alla botola presi i nuovi vestiti e mi spogliai, facendo attenzione alla schiena.
Feci per indossarli, quando mi accorsi di un barile d'acqua alla mia destra, di cui prima non mi ero accorta. Mi avvicinai e misi una mano dentro: non era fredda, era tiepida.
Killian Jones mi aveva portato dell'acqua per lavarmi mentre dormivo, e mi aveva perfino lasciato tutta la privacy necessaria per sistemarmi.
Iniziai a credere che i pirati avessero davvero un codice d'onore, che probabilmente Barbanera non rispettava. Oppure era Jones ad essere un uomo d'onore.
Lentamente entrai in acqua, e mi sentii subito meglio. Questa mi diede ulteriore sollievo alle ferite, e lo stesso sentirmi pulita migliorò notevolmente il mio umore.
Mi lavai completamente, compresi i capelli, e rimasi altri cinque minuti seduta semplicemente a rilassarmi, cosa che da mezzo anno non avevo mai avuto l'occasione di fare.
Poi uscii dall'acqua, e presi una camicia buttata lì per asciugarmi.
Infine indossai i pantaloni di pelle che mi andavano a pennello, erano attillati, e la camicia sopra la quale misi il gilet e gli allacciai i bottini per tenermi coperta, dato che come mi aveva suggerito lui non indossai il corsetto.
Per finire infilai un paio di stivali, e cercai di studiare il mio riflesso nell'acqua, per quel poco che riuscii a vedere.
Dovetti ammettere che quell'abbigliamento non mi dispiaceva, era comodo. E in più, segretamente, ero sempre stata affascinata dalle donne pirata.
Presi un altro respiro, e finalmente raggiunsi la scala per salire sul ponte.

Una volta su richiusi la botola, e mi alzai in piedi guardandomi intorno, spaesata. Era strano trovarmi lì senza essere legata, o comunque trattenuta da un paio di uomini dell'equipaggio.
La luna era alta in cielo, e anche le stelle splendevano al massimo della loro magnificenza. C'era un leggero venticello proveniente da ovest, ma non faceva freddo, era piacevole.
Chiusi gli occhi e inspirai l'odore di mare, di cui non avevo mai davvero goduto. Legata ad un palo era davvero stato il mio ultimo pensiero.
-Ragazza, cosa ci fai qui?
Riaprii subito gli occhi, mentre il pirata con un occhio solo mi afferrò con forza un braccio.
-Lasciatemi!- esclamai, strattonandomi della sua presa, ma la seconda volta mi strinse con ancora più forza.
Era uno dei due che mi avevano legata, un uomo rude e violento, che non aveva avuto il minimo rispetto per me.
-Lasciala immediatamente, o sarò costretto a cavarti l'altro occhio col mio uncino!
Mi voltai di scatto, e vidi Hook guardare minaccioso l'altro, che lasciò immediatamente andare la presa.
-Scusatemi Capitano, pensavo stesse fuggendo.
-Sei il solito idiota. Ciurma!- esclamò poi, e in un batter d'occhio tutti ci ebbero accerchiati, puntando lo sguardo sul loro capitano, che si avvicinò a me.
-Da oggi la principessa Emma Swan non è nostra prigioniera, ma nostra ospite! Re James e sua moglie sono dei sovrani giusti, quindi non c'è motivo di tenere in ostaggio loro figlia. Domani mattina salperemo verso il castello, per riportare la principessa a casa! Ed esigo che le portiate rispetto durante tutta la sua permanenza sulla Jolly Roger. È chiaro? Il primo che proverà soltanto a torcerle un capello, andrà dritto in pasto agli squali!
-Sì capitano!- esclamarono quelli, non proprio in coro, ma in fondo cosa ci si poteva aspettare da una ventina di pirati rozzi? Mi venne quasi da sorridere, ma non lo feci per non sembrare inopportuna.
Alcuni di loro mi fecero perfino un inchino, poi tornarono alle loro attività lasciandomi sola con Jones.
-State bene, dolcezza? O devo punire quell'idiota?- mi domandò, squadrandomi da capo a piedi.
-Non dovete punire nessuno, sto bene. E... grazie capitano.- sorrisi sinceramente a quell'uomo tanto misterioso quanto affascinante. Non avevo idea del perché si ostinasse a essere tanto premuroso nei miei confronti, ma non poté che farmi piacere.
Guardai il suo uncino, e mi venne da chiedermi quale fosse la vera storia. Per come stava trattando me, ero piuttosto convinta che non avrebbe mai potuto portar via la moglie di Rumple.
-Avete fame?- mi domandò con gentilezza, ed io annuii. Ero veramente stufa di nutrirmi di pane, e qualche volta delle orribili brodaglie o i resti della ciurma. L'avevo fatto solo per sopravvivere.
Mi accompagnò accanto al falò che avevano acceso i suoi uomini, e in un primo momento ebbi paura che potesse andare a fuoco la nave, ma poi mi resi conto che sotto la legna c'era della terra in abbondanza.
Mi misi a sedere accanto a lui, che riempì un piatto di pesciolini fritti, due spiedini di calamari e del pane.
Lo ringraziai e mi avventai con voracità su quel cibo, assaporandone pienamente il gusto; dopo tanto tempo finalmente mangiavo qualcosa di buono, qualcosa che non masticavo e ingoiavo soltanto per forza d'inerzia.
Sentii il capitano ridere, e mi voltai per rendermi conto che era proprio di me che stava ridendo.
-Cosa c'è!- feci irritata posando il piatto.
-E' solo che il modo in cui vi state abbuffando non è affatto principesco, tesoro.
-Avevo fame. Problemi?
-No, affatto. Ne volete ancora? Abbiamo da mangiare in abbondanza, non fate complimenti.
-Ok.
Divertito mi riempì ancora una volta il piatto con altro pesce e frutti di mare, e stavolta cercai di mangiare con più compostezza.
Ero ben consapevole di trovarmi in mezzo a dei pirati, per nulla civili a parte Killian Jones, eppure per la prima volta mi sentii a mio agio. Ero loro ospite. Nessuno voleva più farmi del male o ricattarmi, anzi, mi avrebbero aiutata a tornare a casa.
Finendo da mangiare mi stiracchiai, trattenendo a stento un lamento per un paio di ferite sulla schiena che tirarono facendomi male. Dio, quanto avrei dovuto sopportare quella situazione? Non vedevo l'ora che passassero per non dovermi preoccupare di ogni mio singolo movimento.
-Volete un goccio di rum? Allevia il dolore, ve lo assicuro.- mi domandò Hook, porgendomi la sua boccetta.
-Capitano, una principessa che beve il rum? Sarà abituata a bacini e abbracci per il dolore, dubito beva!- intervenne Smee, e alcuni risposero con una risata.
In risposta li incenerii con lo sguardo, ed afferrai la boccetta per poi mandare giù ben più di un goccio.
Il liquido ambrato mi invase la gola e poi lo stomaco; bruciò, ma in una maniera piacevole. Non ero una bambina, non ero estranea agli alcolici come quei tipi pensavano, e avevo voluto dimostrarglielo.
Con un sorriso restituii la boccetta al suo proprietario, e si levarono dei fischi di approvazione: in quel momento seppi di essermi guadagnata il loro rispetto, almeno in parte. Almeno un po'.
-Sono poche le donne che ho visto buttare giù del rum in questo modo senza battere ciglio- si complimentò Hook, dandomi una pacca sulla spalla.
-Ve l'ho detto che sono diversa rispetto alle vostre aspettative!
-Già, e mi fa davvero molto piacere. Mi piacciono le donne come voi, Swan.

Restai un'altra oretta seduta davanti al fuoco coi pirati, e fu più piacevole di quanto avrei mai potuto immaginare. Mi raccontarono delle storie, di saccheggi e altre avventure, quasi facendo a gara a chi fosse stato il migliore di tutti.
Fu davvero meraviglioso, le loro avventure erano così emozionanti, così piene d'azione... era il tipo di vita che non avevo mai fatto, nonostante i miei genitori mi lasciassero molta libertà. Ma un conto era andare con l'esercito ad affrontare i pochi soldati rimasti fedeli alla Regina Cattiva, e tutto un altro conto era affrontare mostri marini, visitare isole deserte i cui unici abitanti erano bestie feroci... e perfino il saccheggio mi sembrò divertente; insomma, non avevano mai derubato delle povere famiglie innocenti.
-Bene ciurma, è ora di ritirarsi! Partiremo all'alba di domani mattina, verso il castello di Re James!
Alle sue parole tutti diedero la buonanotte, anche a me, ed andarono a ritirarsi verso i loro alloggi. Erano davvero obbedienti e fedeli al capitano, che quasi mi stupii.
-Beh principessa, seguitemi- si alzò infine Hook, prendendomi una mano per tirarmi su.
-Chiamatemi Emma. Non fanno per me queste formalità esagerate.
-D'accordo. Emma. Voi chiamatemi Killian, o Hook... a voi la scelta!- sorrise e mi fece cenno di seguirlo.
Camminai dietro di lui su quella nave grande, affascinante, fino a che non aprì la porta della sua cabina e mi lasciò entrare, per poi seguirmi.
Mi guardai intorno, era davvero bella: c'era un letto che sembrava essere molto comodo, dei bauli, e degli scaffali pieni di libri e mappe, cannocchiali e altri oggetti... e una cartina della foresta incantata appesa al muro, a cui aveva aggiunto delle parti a penna.
-Wow- commentai -mi piace. È davvero... wow.
-Lieto di avervi lasciata senza parole, Emma.- fece, e andò a sedersi sul letto, accennandomi di raggiungerlo.
Titubante feci come mi aveva chiesto, e mi sedetti accanto a lui, guardandolo negli occhi. Continuai a pensare che fosse estremamente bello, e la cicatrice sulla guancia sinistra gli dava un certo fascino.
-Finché sarete mia ospite dormirete su questo letto. Va bene? Avete per caso bisogno di qualcosa da mettere per la notte?- mi domandò, quasi con premura.
-Non sono così esigente, Hook... il letto è già tanto. Ma voi dove dormirete?
-Posso dormire qui a terra, sono abituato.
-Non è giusto che vi privi del vostro letto... e non è comodo dormire per terra.
-Oh avanti Swan, mi basta un grazie. Neanch'io sono una persona esigente, quindi starò più che bene.
-Bene... in questo caso grazie- sorrisi.
Si alzò dal letto e lo stesso feci anch'io dopo essermi tolta le scarpe e gilet. Tirai via la coperta e mi stesi, sotto gli occhi del pirata che sembrava quasi aspettare che avessi altre richieste.
-Il letto dovrebbe essere abbastanza morbido perché non vi facciate male.
-Sì, è comodo. Grazie. Siete molto gentile con me...
-Figuratevi, tesoro. È il minimo. Come vi ho già detto, io sono un gentiluomo.
Lo guardai rannicchiarsi a terra, e mi dispiacque davvero occupare il suo posto, mi sentii in colpa. Quindi presi il cuscino e glielo tirai, potevo farne a meno. Ero già molto più comoda che su quel giaciglio di paglia dove avevo dormito per mesi.
-Mi volete uccidere con un cuscino per caso?
-No, vorrei lo teneste voi. A me non serve, ho già tanto.
-Immagino non accetterete repliche, vero milady?
-Siete perspicace, capitano. Buonanotte!
-Buonanotte- fece in risposta, per poi farsi una leggera risata, e spegnere la luce.
Non sapevo spiegare la sensazione che stavo provando in quel momento, ma si avvicinava alla gioia.
Stavo semplicemente bene, e non mi fu difficile prendere sonno.

***

Furono delle voci a svegliarmi, e mi chiesi se non fosse già l'alba. Aprii gli occhi, ma fuori dalla finestra era ancora molto buio. Non avevo idea di quanto avessi dormito, ma era ancora notte, sicuramente. Il mio sguardo andò a terra, dove avrebbe dovuto esserci il Capitano, e invece c'era solo il cuscino che gli avevo dato.
Dato che le voci continuavano ad arrivare al mio orecchio, decisi di alzarmi e di andare a vedere cosa stesse succedendo.
Aprii piano la porta cercando di non fare rumore. Lo intravidi subito, e insieme a lui c'era uno strano ragazzo alto e biondo, dai capelli più o meno lunghi con dei riccioli.
Senza fare il minimo rumore, andai a nascondermi dietro l'albero maestro per riuscire a sentire meglio.
-Non posso raggiungere Neverland adesso.- stava dicendo Hook, con irritazione.
-Lo sai che a Peter Pan non piace aspettare, Capitano. Lui ti ha aiutato in passato, ed è ora che saldi il tuo debito. Sarà un lavoretto, ma ha bisogno di te.
-Ho una faccenda da sbrigare prima. Digli che tra una settimana esatta potrò raggiungerlo.
-Non mi hai sentito, Hook?! Non hai una settimana!
-Io non prendo ordini da un moccioso sulla mia nave, è chiaro? Tornatene dal tuo capo-bambino, e digli ciò che ti ho riferito. Salderò il mio debito, ma non domani.
I due si guardavano con aria di sfida, e nonostante il biondo fosse decisamente più giovane, sicuramente sotto i vent'anni, dovetti ammettere che sembrava tenergli testa piuttosto bene.
Non seppi dire se lui se ne accorse, ma potei intravedere la mano del ragazzo muoversi sotto la propria veste, e la punta di una freccia mi saltò subito all'occhio.
-Fermo!- esclamai uscendo dal mio nascondiglio, e raggiungendo Killian per spingerlo da parte.
Sia lui che il ragazzino sembrarono sorpresi di vedermi lì, e mi chiesi se non avessi fatto un'enorme stupidaggine. Ma il Capitano aveva fatto molto per me, e mi era venuto istintivo impedire che venisse ferito, o ucciso, o qualunque cosa avesse intenzione di fargli il biondo.
-Rubus Noctis, Felix? Volevi ferirmi per costringermi a raggiungere subito Neverland per salvarmi la pelle?- alzò un sopracciglio, e si avvicinò a quel Felix prendendolo per il colletto.
-Peter Pan non scherza- ripeté -ma piuttosto, chi sarebbe questa bella bambolina?
-Lei è mia ospite, non ti riguarda sciocco ragazzino- lo lasciò andare e si parò davanti a me, e nonostante dubitassi di non poter avere il sopravvento su un lattante, lo trovai un gesto nobile.
-Nessuno vuole prenderti la ragazza, tranquillo. Hai 48 ore Hook, altrimenti sai cosa succederà.- fece quello, e senza dare il tempo a Hook di rispondere si gettò in mare.
Accorsi per sporgermi dal ponte, ma non vidi niente. Felix era semplicemente sparito.
Mi voltai interrogativa verso il capitano, che sospirò e mi fece cenno di sedermi su una cassa.
Obbedii, incrociando le braccia al petto dato che ero piuttosto scoperta, e attesi pazientemente che iniziasse a parlare.
-Non fatevi ingannare dall'apparenza del ragazzo. I bimbi sperduti sono i servi di Peter Pan, e vi assicuro che lui è uno dei peggiori mostri che abbia mai incontrato.
Annuii, e gli accennai di continuare. Volevo capire.
-Tempo fa, ho dovuto chiedere un favore a Peter Pan- fece, e qualcosa mi disse che non era il caso di chiedergli di cosa si trattasse -E ora vuole che saldi il mio debito. Come avete sentito, se non sarò a Neverland entro 48 ore, Pan si vendicherà.
Ancora una volta non gli chiesi in che modo si sarebbe vendicato, perché sembrava fare apposta a non scendere nei dettagli.
Però sembrava davvero, davvero molto preoccupato. Avrei detto spaventato, se non fossi abbastanza certa che lui e la paura non potessero sfiorarsi neanche per sbaglio.
Non sapevo dove fosse Neverland, cosa fosse, e neanche chi fosse Peter Pan, ma vista la sua espressione mi fece pensare che fosse ancora peggio della Regina Cattiva.
Non potevo lasciare che si mettesse nei guai per colpa mia, non potevo e non volevo ripagare la sua gentilezza in questa maniera.
-E allora andiamo a Neverland, Capitano.
-No. Voi non capite, Emma. È il posto più pericoloso in cui potreste mai mettere piede, e io non posso assolutamente portarvi lì, e mettere a repentaglio la vostra vita.
-Voi avete salvato la mia vita! Cosa pensate che avrebbe fatto Barbanera una volta resosi conto che non l'avrei mai aiutato? Sarei stata inutile, e mi avrebbe uccisa. Quindi, andiamo a Neverland. E domani mattina mi spiegherete cosa diavolo è.

























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, siccome l'idea che ho avuto per il terzo capitolo dell'altra ff è stata apprezzata, mi avete convinta, soprattutto ethy (visto che sono buona? ora tocca a te esserlo!), a fare uno spin off basandomi sulla storia del sogno di Emma.
Non so quanto durerà, perché non ho moltissime idee al momento, né con quanta frequenza mostrerò... ma ci sto provando, spero vi sia piaciuto il primo capitolo!

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Capitolo 2
*** Trust from Captain Hook ***


                         

Trust from Captain Hook

                                   

                                                               




Era l'alba, e se quella notte tutto fosse andato bene, sarebbe stata l'ora di partire verso casa.
Invece no: più Hook mi aveva parlato di Neverland, più mi ero convinta che dovessimo andarci, per non metterlo in guai grossi.
Neverland era un'isola che avremmo potuto raggiungere con un portale o la vela di Pegasus, che aveva conservato nonostante avesse sperato di non doverla usare mai più. Era una vela che a sua detta avrebbe fatto volare la Jolly Roger.
Neverland era una terra magica, al di fuori della foresta incantata, dove Peter Pan, un ragazzino che non cresceva mai, guidava una banda di bimbi sperduti, strappati alle loro famiglie.
Capii che si trattava di una versione in miniatura di Regina, e proprio per questo era ancora più pericoloso. Era un uomo ultracentenario che viveva nel corpo di un giovane e scaltro ragazzo, egoista e prepotente.
La lista di mali che aveva fatto era lunga, e non si limitava a mandare la sua ombra a rapire i bambini per portarli con sé. Era capace di uccidere. Di ricattare. Di distruggere. Di strappare le ombre alle persone, privandoli così della loro anima, e quindi della loro vita.
Hook mi descrisse così a fondo quella sensazione, che mi si strinse lo stomaco: non solo perché doveva essere terribile, ma perché se conosceva tutti questi dettagli voleva dire che Pan aveva cercato di fare lo stesso con lui. Fu però un pensiero che tenni per me, per non turbarlo.
Quanti segreti oscuri nascondeva quell'uomo? In meno di un giorno, tramite le sue cose non dette riuscii a immaginare che avesse patito una vita di dolori e sofferenze. E forse... forse un giorno avrei avuto le forze di chiederglielo, e lui quelle di svelarmelo.
Comunque, non era solo Peter Pan ad essere un pericolo, ma l'isola in sé. Era fonte di crescita del Rubus Noctis, una pianta di veleno in grado di soffocare il cuore entro un paio d'ore, se ci si entrava a contatto diretto. Era lo stesso veleno di cui era intrisa la freccia di Felix, e quelle degli altri membri dell' “esercito” di Pan. Bastava essere colpiti, per venire avvelenati; non era come entrare a contatto diretto, ma era forse ancora più doloroso. Il veleno scorreva nelle vene, per raggiungere il cuore lentamente. A sua detta provocava dolori atroci, che potevano protrarsi anche per 48 ore, fino a che alla fine, si moriva tra forti sofferenze.
Da come descriveva quei ragazzini, sembrava quasi fossero dei piccoli demoni... più pericolosi dell'ex esercito della Regina Cattiva, più spietati.
Non volle rivelarmi perché doveva un favore a Pan e cosa egli avrebbe fatto se non avesse obbedito, ma mi fece capire che si trattava davvero di qualcosa di terribile.

-Uomini!- esclamò il Capitano, quando tutti ci ebbero raggiunti e circondati -La nostra rotta è cambiata. Col consenso della principessa Emma Swan, siamo costretti a rimandare il suo ritorno a casa, per svolgere prima una missione che se ignoriamo ci porterà alla morte... e ancora peggio. Dunque, faremo rotta verso Neverland, per estinguere un debito con Peter Pan.
Ci fu un silenzio generale, e le facce dei pirati erano un misto di orrore e incredulità: sapere che degli uomini come loro avevano paura di quel luogo, mi fece comprendere ulteriormente quanto fosse pericoloso.
-Capitano, siete sicuro di ciò che fate?- intervenne Mr. Smee, guardandolo incerto.
-Osi mettere in dubbio ciò che faccio?!- tuonò lui, fulminandolo con lo sguardo. Così faceva davvero paura. Aveva il tono e lo sguardo di chi non ammetteva repliche, di chi sarebbe stato disposto a tagliare la testa a chiunque si fosse messo sulla sua strada.
-No Capitano, certo- si affrettò infatti a rispondere -Andiamo Subito a recuperare la Pegasus, Capitano. Ai suoi ordini, signore.
-Bene. Preparate tutto, entro un'ora dobbiamo essere in grado di partire.
Nessun altro fece l'errore di replicare, e si misero subito all'opera, mentre io restai con Hook, e notai il suo sguardo turbato.
Da quando aveva parlato con Felix, quello sguardo l'aveva seguito per quasi tutto il tempo, ed ero anche piuttosto sicura che non fosse riuscito a dormire nemmeno un minuto. Probabilmente aveva finto, solo per dare modo a me di riposare.
-Andiamo, Swan- fece all'improvviso, voltandosi verso di me -Vi devo medicare la schiena.
-Non serve, sto bene.
-Non state bene. E se non lo faccio, vi rimarranno delle brutte cicatrici. È questo che volete?
-No- sospirai, e mi diressi verso la sua cabina ancor prima che lo facesse lui. Mi sedetti sul letto imbarazzata, in attesa che mi raggiungesse e chiudesse la porta. L'unica cosa che feci fu togliere il gilet e incrociare ancora una volta le braccia al petto: senza corsetto e con solo quella camicia bianca e larga continuavo a sentirmi praticamente nuda.
Lui si sedette di fronte a me, a squadrarmi con uno sguardo quasi tenero. Io abbassai il mio, e aspettai che dicesse qualcosa.
-Mi dispiace per l'inconveniente. Siete ancora sicura di voler venire? Posso ancora decidere che portarvi a casa abbia la priorità.
-No.- feci alzando lo sguardo, e scuotendo la testa -Non ho fretta. Non ora che mi sento la benvenuta su questa nave.
-Siete così giovane Emma, così priva di esperienza. Ho paura che questo possa esservi letale per un'avventura del genere, e non vi voglio morta.
-Ho 25 anni, Hook. Voi quanti ne avete... 29? 30? Non credo siate molto più grande di me.- gli feci notare. Era un bel ragazzo, giovane, ed era impossibile superasse la trentina.
-In realtà mia cara, ho 198 anni- sorrise, e io rimasi a bocca aperta a chiedermi se mi stesse prendendo in giro. Insomma... non si poteva vivere per 200 anni! E non con questo aspetto, soprattutto! Mi convinsi che mi stesse prendendo in giro e sbuffai.
-No tesoro, dico sul serio. Ho vissuto per un lungo periodo a Neverland... e lì il tempo non passa. Il tempo lì si ferma. Per questo Pan è sempre giovane, per questo i suoi bimbi sperduti non crescono.
-Oh.- fu l'unica cosa che riuscii a dire, e lo squadrai meglio. Centonovantotto anni. Chissà quando era stato a Neverland... era stato anche lui un bimbo sperduto? O ci era stato quando era già un uomo?
Chissà quante ne aveva passate in tutti quegli anni, avventure, gioie, dolori, sofferenze... un'altra epoca. Probabilmente anche la guerra degli orchi. Chissà se aveva combattuto.
-Sdraiatevi Emma- si riscosse e si alzò in piedi -Sono riuscito a recuperare anche delle bende, così non rischierete che le ferite si infettino durante il viaggio.
Annuii senza dire altro e mi sdraiai a pancia in giù come il giorno precedente. Stavolta non fui costretta a spogliarmi, e nemmeno a farmi strappare la camicia dato che era abbastanza larga perché potesse semplicemente sollevarla.
Strinsi i denti quando mi versò il rum sulla schiena, che bruciò notevolmente, ma non volevo fare la figura della ragazzina delicata del giorno prima.
Lo sentii tamponarmi le ferite con un panno, per poi versare dell'altro rum che mi fece sobbalzare.
-Va meglio, sapete. Però ci sono un paio di ferite che non hanno ancora iniziato a cicatrizzare molto bene... Avete una pelle delicata Emma, non riesco a capire come abbiate fatto a sopravvivere a queste torture disumane...
Fui scossa da forti brividi quando passò le dita su un mio fianco, e poi sulla pelle sana della schiena, dal basso fino al collo. Cercai di fare in modo che non si rendesse conto, perché avrebbe reso la situazione piuttosto imbarazzante. Non era il caso che mi mostrassi debole al semplice tocco di un quasi sconosciuto, avrei fatto la figura della sgualdrina.
-Come vi ho già detto, Capitano, sono resistente. Sono forte. E questo vuol dire che posso cavarmela anche a Neverland insieme a voi. Non sarò d'intralcio.
-Ma io non ho paura che siate d'intralcio! Io ho solo paura che vi facciate del male. Non me lo perdonerei mai.
-Hook- feci, tirandomi su a sedere, incurante del fatto di non essere ancora asciutta.
Lo guardai negli occhi e gli portai una mano sulla guancia. Quel gesto sembrò sorprenderlo, ma non fece una piega e non provò neanche a ritirarsi.
-Io starò bene. Io sono una combattente nata, ve lo assicuro. Andrà davvero tutto bene, d'accordo? Vi darò una mano nella missione che vi affiderà Pan, perché sono in grado di essere un pirata. I miei genitori hanno combattuto contro la Regina Cattiva per riprendersi il regno, sono delle persone forti e coraggiose, hanno sfiorato più volte la morte, e più volte ne sono usciti più forti di prima. Io sono loro figlia, sangue del loro sangue, non sono una stupida principessa viziata che pensa solo a dei dannati gioielli e a incontrare i principi. Se per caso dovessi morire, sarei felice di farlo durante una grande avventura piuttosto che tra le mura di un palazzo. Vi è chiaro?
Ci guardammo negli occhi intensamente, per istanti interminabili. Furono i nostri sguardi a parlare al posto nostro ora, e io avevo intenzione di vincere. Volevo che capisse che potevo essere utile, che volevo essere utile. Glielo dovevo. Lui aveva salvato me, io avrei aiutato lui, a qualsiasi costo.
-Va bene, Emma. Ma permettetemi di proteggervi se ce ne sarà davvero bisogno. Vi prometto che vi riporterò a casa sana e salva.
-Affare fatto Capitano- acconsentii e gli porsi la mano, che lui strinse.
-Bene mia cara. Ora lasciatemi controllare se avete sporcato di sangue la camicia. Poi vi fascerò.
Gli diedi la schiena per lasciarlo controllare, ma solo in quel momento mi resi conto che la fasciatura avrebbe dovuto necessariamente passare anche davanti.
E io non volevo che mi vedesse nuda.
Mai in tutta la mia vita mi ero spogliata davanti ad un uomo, e non volevo che succedesse proprio adesso. Non così, soprattutto.
-Tutto a posto tesoro. Ora però dovete collaborare...- sussurrò, afferrando le bende che aveva lasciato lì accanto.
-Non mi spoglierò- ripetei le stesse parole che gli avevo rivolto la prima volta che mi aveva medicata, la sera prima.
-Dovete togliere la camicia, Swan. Ma potete rimanere di schiena, non ho intenzione di toccarvi.
Scossi la testa, vergognandomi di dire che provavo ugualmente vergogna. Vergognandomi di dire che sarebbe stato il primo uomo a vedermi così, dato che lui in 200 anni doveva aver accumulato molta più esperienza di quanto io ne avrei potuta avere in tutta la mia vita.
-Sentite, non c'è altro modo- sospirò, poggiandomi una mano sulla spalla -Voi starete di schiena, e anche se ci vorrà un po' io penserò alla fasciatura quando passerà dietro, e voi quando passerà avanti.
Scossi la testa nuovamente, continuava a essere troppo imbarazzante. Se mi avesse vista lo stesso? A quella vicinanza non era escluso, per quanto fosse un gentiluomo non poteva di certo cavarsi gli occhi.
-Ve lo chiedo per favore Swan. Non voglio farvi nulla! E non vi costringerò, ma per il vostro bene dovreste fidarvi di me e lasciarmi fare. Non vi sfiorerò neanche con un dito, d'accordo?
-Va bene!- esclamai infine spazientita -Ma provate solo a fare qualcosa che non dovete e vi sgozzerò con le mie stesse mani!
L'uomo scoppiò a ridere, mentre malvolentieri mi tolsi la camicia, cercando di muovermi il meno possibile per non lasciargli vedere nulla.
-Che caratterino che avete, tesoro. Ma sì... nonostante tutto mi piace. Immagino quanto avrà patito il vostro uomo prima di vedervi nuda...
Decisi di non rispondere, per lasciargli credere quel che voleva credere... tanto meglio.
Per fortuna lasciò cadere il discorso e mi spiegò come avremmo fatto per poter finire il lavoro al meglio.

Passammo mezz'ora in quell'operazione, ma infine potei rinfilarmi la camicia e sentirmi sollevata. La cosa buona era che la fasciatura era abbastanza stretta da farmi da corsetto, e non mi sarei sentita a disagio a girare senza il gilet. Faceva caldo, quindi non mi sarebbe dispiaciuto farne a meno.
-Wow, sapete come affaticare un uomo- commentò lui infine, prendendomi il viso per guardarmi con un sorriso malizioso.
-Ci vuole così poco per stancarvi, Capitano?- feci ironica, decidendo di stare al gioco. Non potevo negare che mi divertisse stuzzicarlo.
E lui, altrettanto, sembrava divertirsi a farlo con me. Avremmo potuto diventare amici di questo passo, era un uomo forte. Affascinante, determinato ma anche premuroso. Mi piaceva davvero.
-Comunque, Emma- continuò, guardandomi da quella vicinanza -Non voglio che Pan sappia chi siete. Quindi vi fingerete semplicemente un membro dell'equipaggio. È chiaro?
-Quindi dovrei fingermi un pirata.
-Già. Ma siete naturalmente portata dolcezza, quindi non c'è di che preoccuparsi.
-Lo prendo come un complimento, allora- alzai un sopracciglio senza muovermi da lì, e continuando a respirare la sua stessa aria.
-Oh lo è, credetemi.
-Vi credo.
Ci scambiammo un'ultima occhiata, poi l'uomo si alzò dal letto e lo vidi andare a frugare in un cassetto, da cui tirò fuori un cappello. Sembrava un vero cappello pirata, nero con un teschio nel mezzo. Si avvicinò di nuovo e me lo posò sulla testa, per poi sorridere soddisfatto.
-Ora siete davvero perfetta.
 

HOOK POV

Quel cappello, che solo a Milah avevo fatto indossare, donava incredibilmente alla bellissima principessa bionda dagli occhi color acquamarina.
Lei non era nulla per me, eppure fin dal primo momento in cui l'avevo guardata negli occhi c'era stato qualcosa che mi aveva affascinato. Non aveva uno sguardo vuoto, o di superiorità, ma uno sguardo fiero, determinato e profondo. Mi aveva convinto a prendermi cura di lei fino al suo arrivo a casa: era tanto forte quanto fragile, e non volevo si facesse del male.
E poi era divertente battibeccare con lei, oltre che bello poter parlare con qualcuno di colto e intelligente, qualcuno che non erano gli uomini dell'equipaggio.
Era stata una piacevole sorpresa scoprire che non fosse una principessa viziata, altezzosa e frivola, ma una donna con la testa sulle spalle e decisamente umana.
Oltre che estremamente bella.
I suoi occhi, il suo sorriso, i capelli, il suo fisico minuto ma allenato, la sua pelle chiara e perfetta... così perfetta che faceva male a me la vista della sua schiena ridotta in quel modo da quel mostro.
-Ce la fate ad alzarvi? State bene?- le domandai, tirandomi in piedi e porgendole una mano.
Lei non rispose ma si limitò ad afferrarla e tirarsi su, senza fare una piega. Se anche sentiva dolore non l'avrei saputo, perché non l'avrebbe mai ammesso. Era una guerriera, ed ero felice di accettarlo.
Uscimmo insieme sul ponte, e notai con piacere che i miei uomini avevano issato perfettamente la Pegasus all'albero maestro. Emma rimase a bocca aperta, sicuramente sorpresa dalle piume che componevano la vela. Dovetti ammettere anch'io di non ricordarla così imponente.
-E' bellissima...- disse -E quindi vola anche...
-Sì, molto presto lo vedrete tesoro... però dobbiamo spostarci di altre trecento miglia a est prima di usarla.
La donna annuì, e diede ancora un'occhiata alla vela bianca; i suoi occhi increduli ed emozionati erano ancora più belli.
-Pirati, tutti ai vostri posti! Si parte in direzione oriente!- esclamai, e presi Emma per una mano portandola insieme a me al timone. Sembrò stupita di quel gesto, ma non disse nulla e si lasciò guidare.
In effetti fui stupito io stesso, ma mi venne naturale. Avevo in mente di farla divertire ancora un po', farle sperimentare cose nuove perché potesse continuare a sorridere in quel modo.
Restammo mano nella mano, mentre guardava gli uomini preparare la nave alla partenza.
Avevamo anche il vento favorevole, e se avesse continuato così, avremmo potuto raggiungere il punto esatto in cui spiccare il volo ancora prima che calasse la notte. E sarebbe stato molto meglio, considerando che Neverland era più sicura di giorno.
-Emma, volete che vi insegni a governare la Jolly Roger?- proposi, voltandomi verso di lei.
-Cosa?! Sul serio?- il suo sguardo si accese, e in un gesto involontario mi strinse la mano con forza, felice come una bambina.
-Sul serio, tesoro.
Portai le sue piccole mani sul timone, e gliene tenni ferma una con la mia, per mostrarle come si facesse.
-Capitano, se anche mi toccate con l'uncino non è che mi spezzo, eh- commentò divertita, dandomi il permesso di posarlo sull'altra mano.
-Come volete mia cara- dissi e lo feci.
Ero dietro di lei, la sua schiena calda contro il mio petto, le mie braccia a contatto con le sue, ed era piacevole. Fu facile guidare le sue mani sul timone, e spiegarle a voce quasi bassa i fondamenti per poterlo comandare.
Lei era sveglia, era brillante, quindi colse al volo ogni mia parola, e fu in grado di metterla in pratica nell'immediato. Fu lei, quasi senza il mio aiuto, a far girare la nave verso est; aveva davvero un grande talento.
-Come sto andando?
-Alla grande. Siete la degna figlia di vostra madre, Swan.
-Conoscete mia madre?- voltò sorpresa il viso verso di me, ma con gran professionalità non lasciò andare il timone.
-Le ho dato un passaggio, qualche anno fa, mentre era ancora in fuga da Regina. Un osso duro anche lei.- spiegai alla bionda, ripensando al mio incontro con Snow White. Erano passati anni, ma il carattere era quello della figlia, potevo ricordarlo chiaramente.
Una ragazza cocciuta, determinata e fiera proprio come la figlia. Mi aveva offerto dell'oro, e io l'avevo accettato, nonostante sapessi bene chi fosse, e i guai che avrebbe comportato se si fosse venuto a sapere che fosse mia ospite.
-Non me l'ha mai detto.
-Avrà avuto i suoi buoni motivi... come per esempio il padre del vostro fidanzato.
Non seppi dire perché, ma mi irritò che fosse fidanzata. Non ero geloso, ma mi sarei aspettato che i Charmings non fossero così stupidi nello scegliere il promesso sposo della figlia.
-Non è ancora il mio fidanzato. Ho bluffato ieri sera- sorrise, e per qualche motivo mi sentii sollevato.
-Io e Baelfire ci stiamo conoscendo. Certo, teoricamente è il mio promesso sposo ma... i miei genitori non mi farebbero sposare con la forza. Loro si sono sposati per amore. E credo che se io non lo trovassi, mi lascerebbero anche ereditare il regno da sola.- mi spiegò, guardando pensierosa verso il mare.
-Posso chiedervi come mai allora avete un “teorico” promesso sposo?
-Perché... così. Ovviamente ai ricevimenti non ho conosciuto nessun principe che attirasse la mia attenzione, erano tutti così noiosi! Continuavano a farmi complimenti, lodare la mia bellezza... e sinceramente non me ne importa nulla. Poi si è presentato Baelfire, e la prima cosa che mi ha detto è stata di avermi vista duellare con la spada, e di trovarmi molto brava. E mi ha chiesto cosa mi piacesse fare e... ho deciso che potevo dargli una possibilità. È un ragazzo piacevole, dolce... e simpatico. In più, Rumplestiltskin è potente, potrebbe proteggere il regno. C'è molto da guadagnarci.
-Quindi voi vi state innamorando di questo ragazzo...
-Non lo so. Provo qualcosa per lui, ma non è amore. Non ancora. Ma penso valga la pena scoprirlo, no?
-Sì, suppongo sia così...- dissi, guardando dritto all'orizzonte, col sole ormai alto in cielo a illuminare il nostro viaggio.
Io ed Emma restammo quasi due ore al timone insieme, poi però la costrinsi a riposare un po', e anche mangiare. Avevamo della frutta sulla nave, quindi gliela offrii volentieri insieme a dell'acqua fresca.

***

 

EMMA POV

Ero seduta sul ponte del castello a guardare il tramonto; i colori erano bellissimi, passavano da un arancione intenso, per poi andare a schiarirsi fino a passare al rosa, e infine all'azzurro, che ben presto si sarebbe scurito per lasciare il posto alla notte.
La giornata era trascorsa con tranquillità, e mi ero anche divertita. Avevo trovato appassionante comandare la nave, e il Capitano si era fidato a lasciarmi sola al timone per circa mezz'ora, per poter mangiare e riposare qualche minuto. Avevo provato a convincerlo a prendersi almeno un'ora dato che era stato 6 ore in piedi, ma non aveva voluto. Mi aveva fatto capire di esserci abituato, e che 6 ore non fossero poi così tante per lui.
Mi era quasi dispiaciuto quando era tornato a riprendere il posto, congratulandosi con me; la sensazione di comandare una nave come quella, col vento tra i capelli e l'odore di salsedine erano davvero appaganti e rilassanti.
Il resto del tempo l'avevo passato a leggere un libro sulla navigazione che mi aveva consigliato, ed era stato estremamente coinvolgente... non escludevo l'ipotesi di voler diventare il capitano di una nave in futuro, magari anche della flotta reale. Viaggiare invece di stare a palazzo a fare la principessa e annoiarmi a morte.
L'unica pecca della giornata, era stato il vento che si era indebolito, facendoci perdere velocità, rendendo impossibile raggiungere Neverland prima del calare dell'oscurità.
Si stava ormai facendo buio per leggere, quindi andai a mettere a posto il libro e raggiunsi il Capitano al timone.
-Come va tesoro?
Continuava a chiamarmi in quel modo. Tesoro. O anche “dolcezza”.
-Alla grande. Ho letto più della metà del vostri libro, e ho intenzione di finirlo. Mi fa venire voglia di farmi costruire una nave tutta mia.
-Perché no. Ma per ora, quando torniamo da Neverland vi lascerò comandare ancora la Jolly Roger da sola anche per più tempo.
-Non vedo l'ora! Spero di soddisfare le vostre aspettative.
-Lo farete, siete una donna acuta e dotata.
-Riponete molta fiducia in me, Hook.
-Beh, Swan, diciamo che il mio intuito non sbaglia mai. E mi dice di potermi fidare di voi.
Sorrisi compiaciuta, non era cosa da tutti i giorni guadagnarsi la fiducia di un pirata al punto di lasciarmi comandare la sua nave, soprattutto un pirata come Capitan Uncino.
Rimasi accanto a lui incrociando le braccia al petto, dato che iniziava a fare un po' fresco, essendo il sole ormai sparito dall'orizzonte.
-Andate a coprirvi, prenderete freddo- mi consigliò, essendosi accorto dei miei movimenti.
-Non vi preoccupate... sto bene.
-Prima non volevate rimanere solo in camicia, ora non vi volete coprire- commentò divertito l'uomo, continuando a guardare avanti.
-Lo sapete bene il perché- feci seccata, dandogli una botta sulla spalla. Me ne pentii quasi subito; ebbi un po' paura di come avrebbe reagito, non era un mio amico e non sapevo cosa mi era saltato in mente, ma non fece una piega per fortuna.
-Avanti, avete un bel corpicino tesoro, non dovreste vergognarvene!- continuò a stuzzicarmi.
-Non mi vergogno del mio corpo. Ma non ho intenzione neanche di girare mezza nuda tra una ventina di pirati che si eccitano alla vista di una donna.
Quello scoppiò a ridere, e mi venne una gran voglia di dargli un pugno. Non c'era nulla da ridere e prendermi in giro.
Si voltò verso di me ancora ridendo, e mi prese il mento con le dita, guardandomi negli occhi.
-Potete biasimarli, principessa? Siete una gran bella donna.
-Quindi anche voi non avreste potuto fare a meno di guardarmi?- lo provocai, con uno sguardo fulminante.
-Oh io posso avere qualunque donna desideri... avrete notato che sono piuttosto affascinante. Quindi sarei stato in grado di rispettare la vostra privacy.
Non riuscii a spiegarmi il motivo, eppure la sua risposta mi lasciò quasi delusa. Ma in fondo avrei dovuto aspettarmelo, un uomo come lui poteva avere tante di quelle donne che andavano ben oltre le dita delle mie mani. E in 198 anni, doveva averne avute così tante, che probabilmente aveva perso il conto.
Fece per aggiungere qualcos'altro, ma non seppi cosa, perché all'orizzonte finalmente scorgemmo nel cielo una stella estremamente luminosa, che emanava una potente luce bianca.
-Ci siamo. Tenetevi forte tesoro, stiamo per salpare in volo verso Neverland.
Il primo appiglio che trovai fu una corda dell'albero di prua, e la strinsi con forza mentre la nave prendeva velocità... e poi si alzava in volo.
Nonostante fossi preparata, non riuscii a non rimanere a bocca aperta, mentre la Jolly Roger prendeva velocemente quota. Tutti stavano esultando, sembravano aver dimenticato dov'eravamo diretti, e riuscii a capirli. Era una sensazione magnifica volare con una nave, alzarsi verso il cielo, mentre la luna sembrava farsi ogni istante più grande... e poi, inaspettatamente, ritrovarsi in un turbine di luce bianca. Mi tenni più forte alla corda, mentre la nave oscillava con forza in tutte le direzioni, fino a ché non ricomparve il cielo, più scuro di quello che avevamo lasciato, e precipitammo verso il basso.
Prima ancora di toccare l'acqua, fummo investiti da quella che sembrò una nuova di frecce, e non riuscii a reagire in alcun modo nonostante una puntasse dritta verso da me.





















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Il secondo capitolo è arrivato prima del previsto, ma continuo a non sapere con che regolarità posterò... quando ho tante idee scrivo, e i capitoli arrivano presto... mentre a volte mi serve un po' di tempo xD
Mi sono cimentata anche nel dare una "copertina" a questa storia... (sì lo so fa schifo, so usare discretamente photoshop ma non ho mai sostituito facce, quindi passatemela su.)
Spero il capitolo vi piaccia... mi diverto a scrivere questa ff, non so perché xD Mi piace far conoscere meglio Emma versione principessa e Hook pirata...
E niente, alla prossima. Un abbraccio, e grazie a chi ha già iniziato a seguire, recensire e inserire nelle varie categorie :*

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Capitolo 3
*** More and More shades of you ***


More and more shades of you



Il dolore che mi aspettai di sentire dritto e pungente al petto non arrivò mai, ma fui invece spinta con forza a terra.
Trattenni il fiato e chiusi gli occhi aspettandomi che la schiena una volta a contatto col legno avrebbe bruciato nuovamente, ma non arrivò neanche questo.
Atterrai invece su qualcosa di morbido, che non sembrava il ponte della Jolly Roger, e anche a occhi chiusi percepii una presenza su di me.
Aprii leggermente un occhio, poi l'altro, per trovare quelli azzurri a distanza estremamente ravvicinata. Erano fissi nei miei, spalancati e allarmati.
Hook era a cavalcioni su di me, si reggeva solo quanto sufficiente per non schiacciarmi completamente: era fin troppo vicino.
-Tutto a posto Emma?- domandò preoccupato, senza muoversi di un centimetro.
Io annuii ancora leggermente confusa, e cercai di mettere a fuoco il tutto.
Solo mentre l'uomo si tirava su, mi accorsi di una freccia conficcata all'altezza della sua spalla, e mi misi in piedi spaventata ancor prima che mi desse una mano.
-Hook, vi ha colpito...- mi uscì in un sussurro strozzato, ricordando ciò che mi aveva detto sulle frecce degli abitanti dell'isola. Dei bimbi sperduti. Perché solo da loro potevano essere arrivate.
Lui tirò via la freccia come nulla fosse e ne studiò la punta, sporca del suo sangue.
-Nulla di cui preoccuparsi, non è avvelenata. Era solo un avvertimento di Pan, non è molto ospitale... sapete, i ragazzini- sorrise, e lasciò cadere l'arma, andando ad afferrarne una dall'albero maestro, da cui slegò un pezzo di carta.
Sussultai; conosceva bene Peter Pan se era così tanto sicuro di trovare un suo messaggio. Aprì la carta e lesse ciò che c'era scritto, per poi alzare gli occhi al cielo e accartocciarlo ed infine buttarlo via.
-Tutta questa messa in scena per dirmi di raggiungerlo domani all'una all'Hengman's Tree.
-Cos'è l'Hengman's tree?- domandai perplessa. Era un albero, e fin qui ci potevo arrivare, ma cos'aveva di così speciale?
-Ve lo spiego dopo dolcezza. Ciurma!- esclamò -Ci sono morti o feriti?
-No Capitano!- esclamò Mr Smee raggiungendoci velocemente -Erano tutti a riparo. Ma voi... voi siete...- non finì la frase e si limitò a indicare il buco sulla spalla della giacca di pelle.
Hook dal canto suo fece un gesto con la mano per farlo stare zitto, e si voltò verso gli uomini che man mano ci raggiunsero tutti in attesa di ordini.
-Passeremo la notte qui Pirati, è più sicuro! Domani a mezzogiorno dovrò incontrare Pan, e sceglierò la metà di voi per accompagnarmi. L'altra metà rimarrà a proteggere la Jolly Roger, tutto chiaro?
-Sì capitano!
-Bene, ora preparate la cena, in abbondanza! Domani faremo rifornimento! Io vado a sbrigare delle faccende.
Senza perdere altro tempo si diresse a passo svelto verso la sua cabina, e potei giurare di averlo visto toccarsi la spalla per poi controllare la mano, che si era certamente sporcata di sangue. Rimasi un attimo interdetta mentre chiudeva la porta, ma poi decisi di seguirlo.

Aprii la porta con decisione ed entrai; si era tolto la giacca, e aveva scostato la camicia per esaminare la ferita, ma non appena mi vide entrare si ricompose.
-State bene, Capitano?
-Come ho detto, nulla di cui preoccuparsi tesoro- mi fece l'occhiolino -devo solo fasciare la ferita per non farla infettare dato che ci vorrà almeno un giorno perché cicatrizzi.
Annuii e rimasi a braccia conserte a guardarlo, senza proferire parola. Si era preso quella freccia per me, per evitare che fossi io a rimanere ferita.
Come avevo potuto essere così sciocca da non reagire da sola, in quel modo avrei evitato che dovesse preoccuparsi per me. Certo, non era grave, ma era stata fortuna, perché sarebbe potuta andargli davvero molto peggio. Avrebbe potuto prendere la freccia sulla schiena, tra le costole, e allora non sarebbe bastata qualche goccia di rum e una fasciatura veloce.
-Non guardatemi così Swan, ne ho passate di peggio. Questo è un graffietto in confronto.
-Sì, ma... è che... l'avete fatto per me.
-Ho promesso di proteggervi o sbaglio? Io mantengo sempre le mie promesse. Ho detto che vi farò tornare a casa sana e salva, e lo farò.
Annuii ancora una volta, tentando di leggere il suo sguardo enigmatico. Aveva fatto una promessa, d'accordo, ma addirittura a costo della propria vita? Non era troppo per una sconosciuta?
Presi coraggio e andai a sedermi accanto a lui, quindi gli sfilai la camicia e afferrai la boccetta di rum dalle sue mani.
La ferita effettivamente non era estesa, ma in compenso sembrava piuttosto profonda. Per fortuna non gli aveva colpito nessun osso, o sarebbe potuta andargli molto male.
Tentai di soffermarmi sulla spalla per non guardare il suo petto scolpito, scalfito da qualche cicatrice qua e là. Era così... da uomo, così invitante.
Mi riscossi scuotendo la testa e aprii la boccetta, versando un po' del liquido in quel punto. La sua espressione rimase ferma, se anche provò dolore non lo diede a vedere. Probabilmente si era abituato.
Con un panno lo ripulii dal sangue che aveva iniziato a incrostarsi lì intorno, poi tamponai la ferita per fare in modo di fermare il flusso.
-Ci sapete fare, Swan. Siete tutta una sorpresa...
-Curavo i soldati dopo le battaglie. Voi uomini siete piuttosto incapaci nel curarvi da soli.
-Voi andavate in battaglia?
-Oh sì, ne ho anche guidate un paio. Nulla di che, ma sapete... ogni tanto si fanno vivi i ribelli, gruppi di uomini ancora fedeli a Regina e Re George. Più che altro saccheggiano, per spaventarci, ma non è molto difficile sopraffarli. Sono pochi e disorganizzati non avendo nessuno al comando. Solo che sanno combattere, hanno le armi... quindi dobbiamo difendere gli abitanti dei villaggi.
-Ogni ora che passa scopro qualcosa in più su di voi, Swan...- sussurrò, poggiando la mano su quella mia che ancora gli tamponava la ferita; -Mi avete detto che vi piace allenarvi con l'esercito, ma guidarlo... dovete essere molto brava.
-Secondo voi come avrei fatto a sopportare le frustate di Barbanera? D'accordo, non sono mai stata torturata prima ma... sono allenata. Corpo e mente. Ho dormito in accampamenti, ho sopportato temperature altissime o bassissime...- gli spiegai, vagando con la mente alle mie avventure. Avevo soltanto 17 anni la prima volta che i miei mi avevano permesso di unirmi alla squadriglia.
Ero già molto brava a combattere avendo iniziato fin da bambina a impugnare la spada e andare a cavallo, ma ero senza esperienza, e aveva pesato.
-A proposito, guardate...- seguì con lo sguardo la mia mano libera che sollevò la camicia di qualche centimetro, per mostrargli la cicatrice poco sotto l'ombelico.
-E' del mio primo combattimento- iniziai a raccontargli -Ero solo una ragazzina non ancora maggiorenne, entusiasta di andare in battaglia... Avevo 17 anni, ma i miei genitori avevano pensato che non ci fosse pericolo, quindi mi hanno lasciata andare, affidandomi agli altri. Oh, sapessi com'è scoppiata mia madre quando sono tornata ferita e con la febbre alta...- sorrisi ricordandomi come la donna fosse quasi svenuta nel vedermi ridotta in quella maniera.
-Come avete fatto a procurarvela?
-Con la spada. Ero impegnata in un duello con un uomo – l'ho vinto tra parentesi – ma sono stata incauta ed è riuscito a colpirmi con la sua spada nel punto di stacco tra le due parti dell'armatura. Non era una ferita profonda, ma a quanto pare è stata abbastanza forte da lasciarmi il segno.
Lasciai ricadere la camicia, nonostante lui avesse ancora lo sguardo su quella cicatrice, e sorrisi nuovamente. In fondo ero felice di averla, era la mia prima ferita da battaglia, mi aveva fatta sentire forte in qualche modo, valorosa.
-Ci credo che i vostri genitori non fossero contenti. Immagino vi abbiano impedito di prender parte ad altre battaglie per un bel po'...
-Mia madre ci ha provato. E per qualche mese, nonostante le mie lamentele ci è riuscita anche se non ho smesso di partecipare alle esercitazioni a palazzo. Però ho chiesto per i miei 18 anni come unico regalo di guidare una pattuglia nella prima missione che fosse capitata... e mio padre è riuscito a convincerla a concedermelo. Abbiamo portato una schiera di 30 ribelli, tutti legati e disarmati. E avevamo impedito che facessero vittime. Dopo quella volta hanno deciso di fidarsi di me, e mi hanno lasciato continuare... non sono mai più stata ferita. Solo una caduta da cavallo, mi sono rotta il polso, ma sono riuscita a tenerlo nascosto!


KILLIAN POV

Dio, più Emma raccontava e più sembrava entusiasta, riuscì ad affascinarmi, e farmi coinvolgere dalla sua storia. Riuscii a immaginare una giovane principessa a cavallo, a confondersi col suo esercito, con l'entusiasmo di maneggiare una spada non più per gioco.
Non lo disse esplicitamente, ma era orgogliosa di quella cicatrice, potei giurarci. Avevo provato la malsana voglia di toccarla, sfiorarla con un dito anche solo per sentire il contatto con la sua pelle, ma per fortuna ero riuscito a trattenermi fino a che la stoffa bianca non era tornata a coprirla.
-Scaltra, furba, forte, coraggiosa, sveglia e intelligente... ottime qualità per un soldato- ammisi, facendomi contagiare dal suo sorriso luminoso.
-Grazie Capitano. E voi? Ve la ricordate la vostra prima cicatrice?
Certo che la ricordavo.
La ricordavo come fosse ieri, nonostante fossero passati 188 anni da allora.
E no, non me l'aveva procurata una spada in battaglia.
-No.- dissi semplicemente, non sapendo che altro aggiungere. Non fui sicuro che mi credette, ma decise di lasciar cadere il discorso e rimosse la pezza dalla mia ferita. Il sangue aveva smesso di uscire, finalmente.
La guardai bagnarmi con un altro po' di rum, sentii appena il bruciore per quanto ormai fossi abituato, poi afferrò la benda che avevo posato sul letto.
-Potete tenere il braccio alzato? Così mi facilitate il lavoro. Altrimenti se non ce la fate ci penso io.
Con un ghigno alzai il braccio, anche se un po' faceva male, dovetti ammettere, ma mi concentrai sul suo sguardo che si era posato sul mio petto. Un'altra volta.
Dio, quanto avrei voluto che mi toccasse.
Quanto avrei voluto che lasciasse scivolare le sue dita perfette e fresche sulla mia pelle, e mi accarezzasse.
Poi l'avrei stretta a me, per cercare di percepire il contatto fisico anche tramite la sua camicia leggera.
Poi, ancora, le avrei preso il viso per assaporare finalmente le sue labbra rosee, così invitanti che al solo guardarle sapevo dire per certo che fossero calde e morbide. L'avrei baciata a lungo, poi la mia lingua avrebbe cercato la sua. Sarebbe rimasta ferma, in un primo momento, ma poi avrebbe ricambiato. Avrebbe socchiuso le labbra, e le nostre lingue si sarebbero incontrate per gustarsi, per conoscersi, e ancora gustarsi.
-Va bene. Posso fare io Swan- dissi infine, prendendole le bende dalle mani.
-Co... cosa?
-Potete lasciarmi solo, arrivo tra poco. Ci penso io.
-Ma... ho fatto qualcosa di sbagliato? Mi dispiace, mi dispiace molto io non...
-Non avete fatto nulla di sbagliato. Ma vorrei che mi lasciaste finire da solo- ripetei brusco, e quella si alzò delusa dal letto.
-Hook...
-MI AVETE SENTITO?! FUORI. Sarete anche una principessa ma non avete alcun diritto di disturbarmi se io non voglio.
Mi costò molto parlarle in quel modo, rinunciare che si occupasse alla mia ferita per poter ancora godere del suo tocco, ma era meglio così. Cercai di non guardarla mentre lasciava ferita e spaventata la mia cabina.
L'attrazione per lei che aveva invaso il mio corpo era pericolosa, pericolosa per entrambi. Non potevo lasciare che si espandesse, che si liberasse, che prendesse il sopravvento e si trasformasse in qualcosa di più.
Dovevo stroncare quelle sensazioni sul nascere.
E poi... una principessa e un pirata. Non poteva funzionare. Non avrebbe mai potuto.
Fasciai velocemente la spalla e mi rivestii, studiando con disapprovazione il buco sulla giacca per cui non potevo fare proprio nulla.
Mi accorsi soltanto alzandomi che il letto fosse ancora sfatto, e mi venne da sorridere. Una principessa comune non l'avrebbe mai lasciato in questo modo... ma lei era tutto fuorché comune. Poteva essere un'ottima amica. Amica però, e basta.

Una volta fuori, venni chiamato da Smee per la cena, per mangiare e riempirmi di energie per il giorno successivo, per poter affrontare Peter Pan.
Ciò che subito notati, però, fu che Emma fosse l'unica a mancare. Anche solo dopo una sera attorno al fuoco insieme a lei, fu impossibile non accorgersi della sua assenza.
-Smee, dov'è la principessa?
-Ha detto di non avere fame Capitano. Credo sia sul castello di prua, stava andando da quella parte.
-Grazie.
Riempii un piatto con tutto ciò che riuscii a metterci e mi alzai in piedi, deciso a raggiungerla. Sperai di non averla spaventata troppo col mio comportamento, ma non sapevo in che modo spiegarle che l'avevo fatto per il suo bene. Le persone a me vicine si erano sempre fatte male, e non volevo si aggiungesse alla lista.
La trovai sdraiata proprio lì, con le mani sotto la testa e lo sguardo perso verso il cielo. Era così bella... la donna più bella che avessi mai incontrato, probabilmente.
-Posso farvi compagnia, principessa?
Quella sussultò, e scattò a sedersi, per poi voltarsi verso di me e sospirare, abbassando nuovamente lo sguardo.
Senza dire nulla mi sedetti accanto a lei e le poggiai il piatto davanti, a cui diede solo un'occhiata.
Poi incrociò le braccia sulle ginocchia, e vi ci poggiò quindi la testa, lasciando la sua scia dorata ricaderle lungo la schiena.
-Emma avanti, mangiate qualcosa...
Nessuna risposta. Continuò a limitarsi a guardare avanti, senza dare più alcun segno di avermi sentito.
-Vi prego, non fate così... ce l'avete con me, lo so... non volevo spaventarvi...
Restò ancora un po' in silenzio, poi si voltò verso di me, arrabbiata.
-Non sono spaventata. Ma certo che ce l'ho con voi, mi sembra ovvio! Stavamo parlando, stavamo ridendo, vi ho parlato di me... poi senza che io abbia fatto nulla mi avete trattata in quel modo, mi avete urlato contro... senza darmi alcuna spiegazione! Perché?!
Sospirai e feci per poggiarle la mano su una spalla, ma si scostò.
-Emma, mi dispiace, non volevo...
-Ah non volevate? Potevate pensarci prima, stupido pirata! Io ho fatto di tutto per... essere gentile, e...- non seppe che altro aggiungere, ma diede un pugno con forza sul legno.
-Tesoro, basta- presi la sua mano per assicurarmi che non si fosse fatta male -Avete tutte le ragioni per avercela con me... vi devo una spiegazione.
-Me la dovete, sì. Vi ascolto. Comunque potete anche lasciarmi andare, non vi farò un buco nella nave- ironizzò, e lasciai la presa ridendo sotto i baffi.
-Non si sa mai. Comunque...- iniziai, guardandola negli occhi. Non potevo dirle la verità, se avesse saputo che mi ero sentito attratto da lei avrebbe potuto spaventarsi, scappare... però una cosa che potevo fare c'era. Raccontarle qualcosa di me, come lei aveva fatto.
-Mi avete chiesto se ricordavo quale fosse la mia prima cicatrice, e vi ho detto di no. Beh, ho mentito. In realtà lo ricordo molto bene. E di certo l'ho avuta in una maniera molto meno eroica di voi.
Mi guardò intensamente, e seppi di aver catturato la sua attenzione.
-Mio padre era un alcolizzato, ma fino ai miei 10 anni tutto sommato riusciva a prendersi cura di me, mio fratello e mia madre. Lavorava al molo e beveva. Beveva tanto. Tornava a casa ubriaco... anche se ho qualche vago ricordo di bei momenti con lui. Rari.
Mi guardava seria, con gli occhi quasi sgranati, e aspettava che continuassi.
-Comunque, avevo 10 anni quando è tornato più ubriaco del solito. E senza soldi. Li aveva tutti persi al gioco, e mia madre l'ha rimproverato. Le ha dato uno schiaffo, e poi l'ha spinta a terra con violenza. Poi... è successo tutto così in fretta che quasi non mi è sembrato reale. Io e mio fratello ci siamo avventati su di lui, nonostante fossimo ancora dei ragazzini... lui era poco più grande, aveva 16 anni, ma era pur sempre un ragazzo.
Stava trattenendo il fiato, e aveva portato una mano alla bocca, sconvolta.
-Questo- continuai, indicando la mia cicatrice sulla guancia -è il segno che mi ha lasciato prima di andarsene per sempre, nel cuore della notte. Mi ha dato un pugno, e aveva un anello. Mi ha colpito, sono finito a terra sbattendo la testa... quando ho ripreso i sensi ero a letto, con un graffio profondo sul viso.
-Mi dispiace, Killian...- sussurrò con gli occhi lucidi da cui una calda lacrima stava già scivolando fuori, e tracciò la mia cicatrice con un dito. Era la prima volta che mi chiamava col mio vero nome, e mi piacque il suo suono proveniente dalle sue labbra.
Avvicinò pericolosamente il suo viso, fino a darmi un bacio nel punto esatto in cui aveva tenuto il suo dito.
Ancora una volta dovetti fare appello a tutta la mia forza di volontà per non fare qualcosa di stupido, come prendere il volto e baciarla. Perché diavolo una ragazza conosciuta da sole 48 ore doveva avere su di me un effetto così devastante?
Di solito ero io ad avere questo effetto sulle donne, e non loro su di me. Cos'aveva lei di diverso?
-Sono passati tanti anni, tesoro. Non vi preoccupate...- sussurrai, nel momento in cui staccò le labbra e alleggerì la mia agonia.
-Io credo che le ferite più datate siano quelle più dolorose. Eravate solo un bambino...
Calde lacrime continuavano a solcarle le guance rosee, sembrava non riuscire a controllarle. Se prima era stata allegra, poi dura, ora mi stava mostrando un altro lato di sé, uno che quasi stentavo a credere possedesse. Non aveva battuto ciglio per le sue ferite, aveva resistito mesi chiusa al buio dentro una nave, aveva combattuto battaglie... eppure eccola ora, fragile come una bambina.
Ciò mi convinse ulteriormente a non farmi coinvolgere troppo, ma avrei resistito. Non sarei scappato ancora facendole del male, avrei semplicemente tenuto a bada gli impulsi.
-Emma, è tutto a posto. Io sto bene, volevo solo spiegarvi perché ho reagito così... tutto qui- dissi, e non riuscendo più a resistere la abbracciai. Forse mi stavo intenerendo troppo, ma fu inevitabile. Vederla così dolce, indifesa, a piangere per me... nessuno aveva mai pianto per me, tanto meno qualcuno che neanche mi conosceva.
-Scusate, Capitano.- sussurrò sulla mia spalla, tirando su col naso -Non volevo. È solo che... sì me la sono presa con voi senza sapere che...
-Ehi. Tranquilla. Non ce l'ho mica con voi! È stata colpa mia.- la rassicurai, prendendole il viso con una mano. Lei sorrise, e le asciugai le lacrime con un dito, poi le accarezzai i capelli, da sotto l'altezza del cappello che continuava a indossare.
-Va bene... ora possiamo mangiare, se volete. Torniamo dagli altri?
-No, lasciamoli stare... mangiamo qui, ho riempito il piatto in abbondanza, anche se ovviamente con la quantità che mangiate voi...
-Ehi!- finalmente riuscii a farla ridere, e mi pizzicò il braccio -Stavo solo recuperando quello che per mezzo anno non ho mangiato! Vorrei vedervi voi a pane, acqua e brodaglie! Io non mangio molto di solito, è solo che...
-Avete ragione, mi dispiace.
-Non dispiacetevi- tagliò corto e afferrò uno spiedino di gamberi dal piatto che avevo portato.
Ed eccola, era tonata la solita Emma Swan, la ragazza forte che avevo avuto modo di conoscere in quei due giorni. Non c'era più neanche l'ombra della sua fragilità, eppure era sepolta dentro di lei. Era parte di lei, anche se non sembrava essere molto disposta a tirarla fuori. Se ne vergognava, forse.
Passammo un'ora buona tra cibo e chiacchiere – inutile dire che dovetti riempire il piatto una seconda volta – e le spiegai dei passi del libro che non aveva capito. Sembrava davvero interessata alla navigazione, e aveva già appreso buona parte della teoria, solo dopo una lettura.
Le promisi di insegnarle appena possibile un paio di nodi più complicati, oltre che a navigare seguendo le costellazioni.
Ci sdraiammo per poterle guardare, e riuscì a riconoscere tutte quelle dei segni zodiacali, aveva buon occhio.
-E questa- sussurrai, indicandone una che o non aveva notato o non conosceva -è la costellazione del Cigno. Swan. L'avevate mai vista?
-No...- sussurrò la bionda, concentrandosi per riuscire a metterla a fuoco; mi voltai verso di lei, per vederla sorridere nel momento in cui individuò le stelle che formavano la sua costellazione.
-Quindi, se a Neverland ci sono le stesse stelle... siamo ancora sotto lo stesso cielo...- disse pensierosa, guardando quello strato scuro infinito nel tentativo forse di trovare qualcosa di diverso.
-Sì Swan, siamo sempre qui, in qualche modo... anche se non credo esista un modo per spiegare Neverland. Esiste e basta. È un altro mondo in un certo senso, ma sempre nello stesso universo.
-Capisco. Lo so che dovrei avere paura, ma sono curiosa di esplorare queste terre. È tutto diverso, è qualcosa che non ho mai avuto occasione di fare...
Il suo sguardo era malinconico e sognante allo stesso tempo. Ero certo che dopo sei mesi di torture e prigionia le mancasse casa, ma d'altra parte ora voleva cogliere l'occasione di vivere un'avventura, quel genere di avventure che a una principessa dovevano essere certamente precluse.
-Vorreste far sapere ai vostri genitori che state bene? Così potrete viverla più serenamente...- le domandai, guardandola negli occhi.
-Sì, e come...
-Tramite una sirena. Lasciate solo che domani parli con Pan, e quando tornerò sulla nave la contatterò. Loro possono viaggiare tra i mondi, quindi potrete recapitare un messaggio.
La giovane annuì con un timido grazie, e si tirò su a sedere tenendosi poggiata sulle mani.
I suoi capelli sotto i riflessi della luna sembravano ancora più dorati, e il suo viso illuminato dal leggero chiarore ancora più bello.
Mi chiesi come una creatura umana potesse godere di tanta perfezione, senza neanche un piccolissimo difetto.
Vedendola rabbrividire mi tirai su anch'io, e mi sfilai la giacca per poggiarla sulle sue spalle.
-Non serviva...- sussurrò, sfiorando la pelle nera dell'indumento quasi con curiosità, e si soffermò sul piccolo foro dovuto alla punta della freccia; -Come va la spalla?
-Tutto a posto, non è davvero nulla tesoro, ve l'ho detto. Comunque serviva, non vi posso far congelare.
-Grazie...- era la seconda volta che mi ringraziava nell'arco di pochi minuti, senza che avessi fatto niente di che. In quello era evidente la sua educazione regale, dei modi così garbati non erano quelli di una qualunque paesana.
Il suo carattere era pieno di sfaccettature, e come nel suo aspetto non riuscivo a trovarvi alcun difetto.
È perfino più perfetta di Milah, mi ritrovai a pensare, sconvolto di me stesso. Mai avrei potuto dimenticare Milah, la donna che avevo amato per 100 anni dopo la sua morte, e che continuavo ad amare. Eppure la presenza di Emma riusciva ad alleviare quel dolore lacerante che ormai il mio cuore era abituato a patire.
-Andiamo a dormire principessa, domani sarà una lunga giornata. Dobbiamo essere tutti riposati, se c'è una cosa su cui il moccioso riccioluto non scherzava, è il fatto che Peter Pan non scherza.
-D'accordo. Potrò venire con voi all'incontro con Pan?
-Ci devo dormire su. Non sarei molto entusiasta di esporvi a tale pericolo.
-Beh, mentre ci dormite su tenete a mente che non ho paura- disse decisa e si tirò su, porgendomi la sua mano.
Avrebbe dovuto essere il contrario, ma la afferrai comunque e mi alzai: se c'era una cosa che avevo capito, era che Emma non si considerava inferiore ad un uomo, neanche nella forza fisica.


EMMA POV

Chiusa la porta della cabina del Capitano, mi guardai intorno incerta sul da farsi.
Non volevo che dormisse di nuovo a terra, soprattutto non ora con la spalla ferita. Poteva ripetermi tutte le volte che voleva che non fosse niente e che stesse bene, ma per quanto potesse star bene era umano, e non era immune al dolore.
-Dormite voi sul letto stanotte... stavolta ci sto io per terra- feci decisa, prendendomi il cuscino.
-No Swan, dopo sei mesi di scomodità voi dormirete nel letto. Su questo non si discute.
-Ma è il vostro letto! Voi vi siete preso quella freccia per me, mi sembra il minimo.
-Va bene, se volete metterla così... siete comunque voi quella più infortunata. La vostra schiena è ancora peggio della mia spalla.- insistette quello, fermo nella sua decisione.
-Ma va molto meglio ormai! Anche grazie a voi. Quindi accettate, solo per stanotte.
-No. Ora mettetevi a letto e non fate storie.
-Bene! Allora dormiremo entrambi sul letto!
L'uomo si immobilizzò e mi guardò sconcertato, e dopo essermi resa conto di quanto avessi appena detto rimasi senza parole anch'io. Non era stata mia intenzione proporgli di dormire insieme.
Sperai di non arrossire mentre il Capitano continuò a squadrarmi, fino a che non alzò un sopracciglio.
-Non... non guardatemi così. Io... sì, intendevo sul serio. Mi fido di voi, quindi non è un problema.
-E cosa vi dice che io mi fidi di voi? Potreste volervi approfittare di me mentre dormo...- sorrise malizioso, ed io sbuffai.
La mia proposta non era il massimo, lo sapevo bene, soprattutto non era adatta ad una principessa – ero certa che i miei sarebbero rimasti scandalizzati – però al momento non ci vedevo nulla di male. In fondo avremmo solo dormito, ed entrambi vestiti.
Per non fare altre gaffes, decisi di non aggiungere altro e passai ai fatti; quindi mi sdraiai stringendomi accanto al muro per lasciare dello spazio a lui, e lo guardai con aria di sfida.
Lui posò la giacca e si tolse le scarpe, poi si sedette sul letto e mi guardò nuovamente: io gli feci cenno di farla finita e sdraiarsi, e alla fine lo fece.
Restammo a guardarci negli occhi, e sperai che non sentisse il mio cuore battere. Perché i battiti erano accelerati, a causa dell'estrema vicinanza con lui. Ma ero certa che fosse solo perché si trattava di una situazione strana, a nient'altro.
-Era tanto terribile mettervi sul letto con me?- gli domandai, cercando di riprendere il controllo.
-No, assolutamente no, tesoro. Buonanotte.
-Buonanotte...- sussurrai, e gli diedi le spalle mentre spegneva la luce e tirava su le coperte.
Era senz'altro una situazione assurda, e molto.
Stavo dormendo in un letto insieme a Capitan Uncino, conosciuto due giorni prima.
Ero così presa dai pensieri, che neanche mi accorsi dell'ombra scura, dell'altezza di un ragazzino, che mi studiava dalla finestra.



























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! E dopo aver postato il capitolo dell'altra ff ieri, ho già pronto anche questo xD Avevo ispirazione e idee lol
Comunque, ho voluto dar spazio a delle conversazioni in cui si conoscessero un po' di più... (e da questo è venuto fuori il titolo).
Spero di aver descritto quantomeno in maniera decente i sentimenti di entrambi, le emozioni e le sensazioni. Inizialmente non ero sicura di voler già far affiorare l'attrazione di Hook per lei... ma in fondo si vedeva che ne fosse attratto già da subito anche nello show, quindi forse non è così assurdo.
Grazie a chi ha iniziato a leggere, inserire nelle categorie e recensire :) (dalle recensioni a volte prendo anche spunti, quindi grazie il doppio xD)
Anyway, scrivendo due ff non so quando aggiornerò... ma vabbé, non meno di una volta a settimana.
Buonanotte, e spero vi sia piaciuto :)

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Capitolo 4
*** Awkward Moments ***


Awkward Moments




EMMA POV

Neanche dopo un'ora a rigirarmi nel letto riuscii a trovare una posizione prendere sonno. Sulla schiena non potevo dormire, perché dopo un po' iniziava a far male. Su un fianco rivolta verso il muro mi sembrava quasi che mi mancasse il respiro. E verso Hook, neanche per idea.
Era già troppo vicino così, se mi fossi voltata avrei praticamente respirato l'aria che lui espirava, e non era il caso.
Quindi rimasi di schiena, nella speranza che il sonno arrivasse e mi facesse dimenticare il dolore.
Con la coda dell'occhio diedi un'occhiata all'uomo, e al contrario di me doveva essere completamente a proprio agio. Ma in fondo era comprensibile... chissà con quante donne aveva passato la notte su quel letto, nei suoi lunghi anni. E non solo a dormire...
Sbuffai, irritata del fatto che quel pensiero mi desse fastidio. In fondo cosa me ne importava? Le lenzuola erano pulite, e non c'erano più segni di altre donne... quindi non c'era alcun problema.
-Principessa, problemi di insonnia?
-Hook! Pensavo dormiste!- per lo spavento mi tirai su sui gomiti, e mi voltai verso di lui; riuscii a distinguere il suo ghigno divertito anche con quella poca luce che proveniva dalla finestra solo grazie alla luna.
-Non è molto facile quando qualcuno non fa che muoversi di continuo...
-Oddio, scusatemi- mi ributtai sul letto, per pentirmene subito dato che l'impatto mi provocò una fitta dolorosa. Non riuscivo a farne una giusta.
Il Capitano continuava a guardarmi divertito, mentre io dal canto mio ero sul limite dell'imbarazzo. Probabilmente ero la donna peggiore con cui fosse mai stato a letto, anche se solo per dormire.
-Fa nulla. Cos'è che vi turba?
-Non riesco a trovare una posizione comoda.- borbottai, per poi portarmi subito una mano alla bocca rendendomi conto quanto quella frase poteva sembrare ambigua in quella circostanza.
Infatti lui rise, e ringraziai che fosse buio, almeno non avrebbe potuto accorgersi del color pomodoro che aveva dipinto il mio viso.
-Posso anche andare per terra, così riuscirete a dormire più comodamente.- propose, ma io feci di no con la testa. Se c'era qualcuno che doveva dormire a terra, quel qualcuno ero io e non di certo lui.
-Lasciate perdere... è... ora cerco di non muovermi.- borbottai infine, rimanendo a pancia in su.
La realtà era che i pensieri mi negavano di dormire, la scomodità fisica era soltanto un effetto collaterale.
Per quanto potessi star bene e a mio agio tra i pirati, mi mancava la mia famiglia. I miei genitori, le mie amiche Aurora e Mulan, Philip e August. E anche Baelfire.
-Se volete parlare, io vi ascolto... potrebbe farvi bene, sapete?
Scossi la testa un'altra volta, non volevo parlarne con lui. Non volevo mostrarmi fragile e malinconica, non volevo che mi considerasse debole, proprio ora che finalmente ero riuscita a convincerlo del contrario.
Dopo qualche attimo di silenzio, chiusi gli occhi sollevata del fatto che probabilmente avesse deciso di arrendersi, ma ecco che la sua mano andò a posarmisi sulla guancia.
Per un attimo rimasi a occhi chiusi, godendo del contatto inatteso: la sua mano era calda, e solo ora mi rendevo conto di quanto fosse morbida. Era un marinaio, un pirata, eppure il suo tocco era soffice e leggero.
Poi li riaprii, e mi voltai verso di lui mentre la sua mano rimaneva incastrata tra la mia guancia e il letto.
-Pensavo. Alle persone che fanno... facevano... parte della mia vita. La mia famiglia, i miei amici...
-E' normale che vi manchino, tesoro. Avete passato dei mesi duri, lontana dalle persone che amate... anche a loro dovete mancare molto.
Sospirai, senza più sapere cosa pensare. Sicuramente gli mancavo, o gli ero mancata... ma adesso? Dopo metà anno? E da più di un mese non ricevevano neanche più mie notizie da Barbanera.
-O magari mi hanno data per spacciata e sono andati avanti... mi avranno dimenticata- diedi voce ai miei pensieri più turbolenti, impedendomi di piangere con tutte le mie forze.
-Sono certo che nessuno potrebbe dimenticare una persona come voi. Ancora meno i vostri amici e la vostra famiglia. E Baelfire.- aggiunse, anche se avevo evitato appositamente di fare il suo nome, prima. Anche se non ero certa di saperne il motivo.
-Anzi. Una persona amata non si dimentica mai. Non si smette mai di soffrire per la perdita di qualcuno di importante.- aggiunse e liberò la propria mano, per tracciarmi col dito l'altra guancia.
Era dolce. Era un pirata, ma era dolce.
-Come fate a dirlo?- sussurrai, cercando di non pensare a quanto i nostri volti fossero vicini. Quasi quanto lo erano stati quando mi aveva salvata dalla freccia.
-Perché io non ho mai dimenticato mio fratello, Swan.- fece serio. Giurai che se ci fosse stata luce, avrei potuto vedere per la prima volta i suoi occhi lucidi. Ma non avrei mai saputo se si stesse controllando oppure no.
-E'... stato rapito? Cosa gli è successo? Se posso...
-E' morto- disse semplicemente, con un sorriso amaro che riuscii a distinguere. La sua bocca era curva, ma certamente i suoi occhi non sorridevano.
-Mi dispiace tanto...- sussurrai, e iniziai a rendermi conto di quanto la sua vita dovesse essere stata dura. Un padre ubriaco e violento, sua madre maltrattata e abbandonata, suo fratello morto giovane. E chissà quanto altro dolore nascondeva dietro la maschera di pirata donnaiolo e senza paura.
-Sono passati molti anni, sono andato avanti. Ma lui è sempre nei miei ricordi. E ora... più che mai. È morto per colpa di quest'isola, a causa del rubus noctis. Eravamo in missione per la marina reale, per un re che non conoscete, un re vissuto più di 150 anni fa. Eravamo in guerra, e ci ha mandati qui a prendere, per ciò che ci aveva detto, una pianta capace di curare ogni male. Arrivati qui, Peter Pan ci avvertì che essa non curava, ma uccideva... però Liam era testardo, nonostante io avessi iniziato a dubitare. Lui credeva nel re, e per dimostrarmi di avere ragione si tagliò col rubus noctis. E crollò a terra.
Lo invidiai per l'enorme controllo che sapeva mantenere, la sua voce non si era incrinata neanche un solo breve istante. Era rimasta ferma e tranquilla.
-Poi... poi Pan mi ha detto come salvarlo, ma ha aggiunto che questo aveva un prezzo. Ha detto che l'acqua dietro la piantagione lo avrebbe curato, ma che poi sarebbe dovuto rimanere sull'isola. Quindi l'ho utilizzata, e lui si è ripreso all'istante! Quando ci siamo voltati, il ragazzino era sparito... e abbiamo pensato che avesse cambiato idea e non volesse nulla da noi. Abbiamo fatto ritorno alla nave, raccontando tutto agli altri con l'intento di denunciare il nostro re. Il viaggio di ritorno stava andando bene, ma quando siamo tornati nel nostro universo... Liam è crollato. L'ho raggiunto subito, ma... prima che potessi fare qualsiasi cosa è morto tra le mie braccia. Solo allora mi sono reso conto che il prezzo era dover rimanere a Neverland.
Ero semplicemente senza parole, non sapevo cosa dire. Un'esperienza del genere doveva averlo ferito a morte, e mi sentii quasi stupida per l'aver creduto di aver sofferto io. Cos'erano sei mesi di prigionia in confronto alla perdita di un fratello tra le proprie braccia.
-E' così che sono diventato un pirata. Io e la ciurma ci siamo rifiutati di seguire un re del genere, un re che aveva ucciso il nostro capitano. Un re assassino, che avrebbe fatto morire migliaia di persone.
-Credo avrei fatto lo stesso...- dissi, stringendogli la mano con forza. Se anche non l'avrebbe ammesso, ero certa che avesse bisogno di supporto, e volevo essere io a darglielo, come lui aveva fatto con me. Ricambiò anche lui la stretta, e fui felice perché con questo mi fece capire silenziosamente di aver apprezzato il gesto.
-E adesso che entrambi ci siamo confidati, tesoro, cosa ne direste di dormire?- propose, tornando al suo tono allegro.
-Sì, in effetti mi è venuto sonno...- constatai, anche se non ero certa di trovare una posizione, nonostante il resto andasse decisamente molto meglio.
Se lui soffriva tanto per il fratello dopo tutti questi anni, i miei cari non si erano dimenticati di me.
-Se siete più comoda voltata verso di me... fate pure. Non avete l'alito pesante.- scherzò, poggiando la mano sul mio fianco e facendomi irrigidire.
Non avevo paura di lui.
Mi fidavo, e sapevo che non mi avrebbe fatto nulla ma quel tocco inaspettato fu... strano.
-Scusate, non l'ho fatto apposta.
-Ah no?- mi rilassai, scoppiando a ridere mentre toglieva la mano -Buonanotte Killian.
-Buonanotte Emma.
Finalmente mi sentii completamente rilassata, e invece che essere a disagio, stetti bene a dormire accanto a lui. Chiusi gli occhi, e lasciai che il sonno prendesse il sopravvento, e mi concedesse di riposare in quel letto caldo e comodo, vicino al pirata migliore che avessi mai conosciuto.

***

Aprii gli occhi su qualcosa di morbido, caldo e nero... nero. Il cuscino non era nero. Ero piuttosto sicura che fosse bianco. Perché durante la notte si era scurito così?
In più si muoveva. Com'era possibile che un cuscino si muovesse da solo?
Alzai leggermente lo sguardo, e mi resi conto che quello non era affatto un cuscino. Era il petto di Capitan Uncino, che mi guardava divertito.
Chissà da quanto tempo era sveglio, ed era rimasto a guardarmi dormire. Addosso a lui.
-Sono comodo, tesoro?- mi domandò con un sorriso, e portò una mano tra i miei capelli, facendomi avvampare. Tentai di spostarmi, ma non me lo permise e continuò a fissarmi.
-I... io... non l'ho fatto apposta.- borbottai,
-Ah no?- mi fece il verso della sera precedente, e io non seppi cosa dire.
Non che non fossi comoda, ero più che comoda. Ma come diavolo avevo fatto a finire addosso a lui?! Di solito non mi muovevo così tanto durante la notte. Forse. Ok, a volte era capitato che trovassi la coperta del mio letto per terra ma... era diverso!
-Sono le 8 principessa, direi che è il caso di alzarci. Sono certo che i miei uomini sono al lavoro dall'alba a raccogliere provviste. Neverland ne è piuttosto ricca, così potremo cambiare il menù.- mi spiegò, senza mollare però la presa. Le sue dita si muovevano lente e distratte tra i miei capelli, come se neanche lui se ne rendesse conto. Ma erano carezze piacevoli e rilassanti, che alleviavano il mio solito malumore mattutino.

-In guardia, principessa!- fece Hook con un ghigno, mentre il resto della ciurma si disponeva in cerchio intorno a noi.
Avevamo passato quasi due ore ad aiutare a finire le provviste per la nave, che ora ne era piena. Probabilmente per tutta la mia permanenza, e anche oltre, il menù sarebbe stato ricco di verdure, riso, e anche carne dato che gli uomini erano anche stati a caccia. Avevano portato fagiani e quaglie a volontà, e perfino dei conigli selvatici che però non sarei mai stata disposta a mangiare.
E adesso, dopo qualche minuto di riposo, Hook aveva deciso di testare le mie qualità di spadaccina prima di intraprendere il cammino verso il luogo dell'incontro con Pan, a cui aveva infine accettato di portarmi.
-Voi state in guardia, Capitano!- esclamai con un sorriso furbo, e iniziai ad attaccare.
Si dimostrò fin da subito estremamente abile, e parò un colpo dietro l'altro. Ma non mi diedi per vinta, e iniziai ad attaccarlo più velocemente cambiando spesso direzione, per cercare di sorprenderlo.
Dopo qualche minuto così, diede un colpo alla mia spada con la sua nel tentativo di farmela volare via di mano, ma riuscii a trattenerla avvicinandomi a lui.
Eravamo a un passo di distanza, con solo le nostre spade incrociate l'una all'altra a dividerci.
-Non siete male, Hook, lo devo ammettere- mi complimentai, guardandolo negli occhi.
-Neanche voi tesoro. Pochi riescono a tenermi testa, devo darvene il merito... però, ora vi voglio vedere in difesa!- aggiunse, e mi respinse indietro iniziando ad attaccare.
Era estremamente rapido e scaltro nei movimenti, ma io non ero da meno. Proprio come aveva fatto lui, parai un colpo dietro l'altro e quando fu abbastanza vicino ne approfittai per cercare di stenderlo con un calcio.
Solo che non andò come sperai, e mi afferrò la gamba con l'uncino facendomi perdere l'equilibrio; quindi caddi all'indietro e lui si chinò su di me, guardandomi con aria di sfida.
-Siete furba dolcezza, ma dimenticate di avere a che fare con un pirata.
Incastrò la mia spada tra la sua e l'uncino, scivolando con estrema lentezza verso di me, con un sorriso compiaciuto.
-Sapete... di solito con una donna sdraiata preferisco dedicarmi ad attività più piacevoli...- sussurrò, e io trattenni il fiato.
Avrei potuto sopraffarlo in quel momento, tirargli un calcio per liberarmi di lui, eppure ero paralizzata a guardarlo negli occhi.
-Vi arrendete?- sussurrò ancora, quando mi fu completamente addosso, con la mia arma intrappolata ormai fino all'elsa.
Nonostante l'assurdità dato il momento, il mio corpo ebbe un brivido, e mi chiesi se avesse idea di quanto quella mossa fosse stata... erotica.
Oh, sì che ne aveva idea.
L'aveva fatto apposta, per farmi perdere la concentrazione.
L'avrei sorpreso, piacevolmente.
-Perché dovrei? Sto vincendo...- sorrisi, e gli sferrai un calcio in mezzo alle gambe, approfittandone per tirarmi su nel momento in cui fu scosso dal dolore, e rimasi in posizione d'attacco ad aspettare che si riprendesse.
I pirati fischiarono ed esultarono, acclamandomi a gran voce. Sorrisi vittoriosa, e quando Hook finalmente si tirò su mi rivolse anch'egli un sorriso sincero.
-Sono davvero colpito Swan!- esclamò, e lasciò cadere la spada avvicinandomisi e porgendomi la mano.
Io lasciai andare la mia e gliela strinsi, quasi dispiaciuta di aver esagerato.
-Anche letteralmente- sogghignai, facendo scoppiare in una risata tutti i nostri spettatori.
Se con la mia scolata di rum mi ero conquistata la loro fiducia, ero certa di averci aggiunto anche una certa benevolenza ora.
Infatti gran parte di loro si avvicinò a complimentarsi e stringermi la mano, e io risposi a tutti con gran piacere.

Dopo esserci rinfrescati con un po' d'acqua, tornammo nella cabina di Hook per prepararci alla partenza; sarebbero state meno di due ore di cammino, ma c'era bisogno di un buon equipaggiamento per non rischiare di farci uccidere.
Ricevetti la spada con cui avevo combattuto e un coltello in caso di attacchi ravvicinati; disse che mi avrebbe dato un arco, ma solo in un secondo momento e se la missione avesse rischiato di avventurarci più a fondo sull'isola.
Ricevetti anche una sacca, in cui infilai una boccetta d'acqua, una mela, e una boccetta di rum gentilmente offerta dalle sue scorte.
-Qualunque cosa voglia quel piccolo demonio, prima di iniziare torneremo sulla nave. Così potrò medicarvi un'altra volta prima che ci mettiamo in viaggio.
-Non volete proprio mollare i vostri tentativi di vedermi nuda, vero?- lo provocai, incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe.
-Beh, diciamo che se vedessi qualcosina in più oltre che la vostra schiena... non credo sarebbe una brutta visione.- rispose in tono allusivo.
-Mi dispiace mio caro... ma non sarà così facile.
-Volete dire che ho una possibilità?- sorrise malizioso, avvicinandomisi pericolosamente, fino a pararsi esattamente davanti a me.
Alzai lo sguardo per fissarlo dritto nel suo, e sorrisi, per poi afferrargli sensualmente l'uncino.
-No pirata, mi spiace per voi.- sussurrai, con voce estremamente calma.
-Vedremo tesoro, vedremo. E adesso andiamo.
Mi diede una mano a tirarmi su, poi mi mise il cappello, e uscimmo dove gli altri 15 uomini che aveva scelto ci aspettavano pronti e armati.

***

Non fu una passeggiata camminare per la Foresta Nera di Neverland, rischiai più di una volta di ferirmi con qualche pianta mortale o irritante. Hook ebbe il suo gran da fare per riuscire ad evitarlo, tanto che dopo un'ora vedendolo affaticato proposi di fermarci a berci il latte di una noce di cocco.
L'unico problema fu però che le palme da cocco di questo posto fossero tutte piuttosto alte, quindi non era proprio facile cercare di raccoglierle.
Provammo anche con le spade, ma senza avere successo. Provai anche a lanciare la mia, ma l'unico risultato che ottenni fu rischiare di amputare un braccio a Smee.
-Va bene Swan, fermatevi prima di far fuori qualcuno. Io ho un'idea migliore.
-E sarebbe?!- feci, guardandolo offesa.
-Voi salite in piedi sulle mie spalle, così dovreste essere abbastanza alta da riuscire a farne cadere alcune, che i miei uomini raccoglieranno.
Lo guardai perplessa, e anche un po' sconvolta. Cosa diavolo pensava che fossi, un'equilibrista?!
Saremmo solo finiti per ammazzarci entrambi.
-Avete la spalla ferita, non posso.- dissi, nel tentativo di evitare che capisse che avessi paura.
-Avanti Swan, lo sapete che sto bene- fece alzando gli occhi al cielo, mentre un paio di uomini ridacchiavano.
-Avete paura forse?- mi provocò, alzando un sopracciglio.
-Chinatevi. Vedremo chi è che ha paura. Ma osate farmi cadere per colpa della ferita e vi ammazzo.
L'uomo si limitò a sghignazzare e si accovacciò davanti a me, e io mi pentii subito di aver accettato di fare una sciocchezza del genere. Però era stato più forte di me, quando mi aveva sfidata non ero proprio riuscita a dire di no. Non poteva averla vinta.
In cambio della mia testardaggine, però, mi sarei rotta l'osso del collo.
Alzò le braccia in modo che potessi aggrapparmi, e poggiai un piede su una delle spalle, poi l'altro.
Finché era chino mi resi conto di riuscire ad avere anche un certo controllo del mio equilibrio, ma una volta che si fosse alzato non sapevo cosa sarebbe potuto succedere.
Avrei potuto tenermi contro l'albero, certo, ma non ero sicura che ciò mi avrebbe aiutato più di tanto.
-Smee, aiutate la signorina a non scivolare via. Tenetele le gambe mentre mi alzo.
-Non serve. Ce la faccio da sola.- borbottai, e gli diedi il via libera per tirarsi su.
Sapevo che era tutto un gioco per lui, sapevo che se avesse voluto avrebbe potuto costringere due dei suoi uomini a farlo al posto nostro, ma si divertiva a stuzzicarmi.
Anch'io mi divertivo sempre di più, forse fin troppo se avevo accettato una diavoleria simile.
Mi tenni contro l'arbusto man mano che l'uomo si alzava, e cercai di mantenere i piedi in equilibrio; nel frattempo feci di tutto per evitare gli sguardi divertiti degli altri.
-Ci siamo!- esclamai, e afferrai prontamente la spada che mi porse.
-Lo sapevo, formiamo proprio una bella squadra, vero dolcezza?
-Aspettate a dirlo. Non è ancora detto che non vi faccia cadere una noce di cocco in testa dato che non ho modo di controllare dove finiranno.
Lui rise piano, per non muoversi, e mi lasciò fare. Tagliai una prima noce, e sentii le esultanze, dunque erano riusciti a prenderla.
Al secondo colpo di spada ne feci cadere un'altra, finché non decisi di rischiare, per sbrigarmi e tornare saldamente a terra.
Usai la lama per segare un intero ramo, che cadde pesantemente sotto le imprecazioni di tutti, ma fortunatamente sembrò che non avessi ammazzato nessuno.
Abbassai lo sguardo, e Hook mi sorrise con approvazione, facendomi segno che potevo scendere.
Il problema, però, era il come.
Lo guardai incerta, e poi guardai per terra. Era troppo alto per saltare, mi sarei rotta una caviglia come minimo.
-Tesoro, abbassatevi lentamente e mettetevi sulle mie spalle in ginocchio. Poi ci penso io a farvi scendere.
-Siete sicuro di farcela? Non ho la minima voglia di schiantarmi.
-Non lo permetterei mai, lo sapete. Avanti, fate come vi dico.
Fu più semplice di quanto immaginassi, ma solo in quel momento mi resi conto del motivo per cui mi aveva proposto quell'acrobazia folle, quando ancora una volta avrebbero potuto aiutare i suoi uomini.
Avevo la sua testa tra le gambe.
Quel contatto mi provocò un brivido atroce, e sperai con tutte le mie forze che non se ne accorgesse.
Trattenni il respiro, mentre portava la mano e l'altro braccio sulle mie natiche.
-Cosa diavolo fate!- esclamai scandalizzata, e del tutto sconvolta.
-Volete scendere o no? Ammetto di trovare la posizione estremamente piacevole, e spero per voi lo sia altrettanto, ma siamo in compagnia...
Gli diedi un colpo sulla nuca, e sfruttai la sua presa su di me, che a malincuore trovai giusta per sostenermi, e scesi quanto più velocemente riuscii.
Tornata coi piedi per terra lo guardai negli occhi, aveva uno sguardo sorridente e... lussurioso.
-L'avete fatto solo per potermi toccare...- sussurrai truce, a meno di dieci centimetri dalle sue labbra.
-E se anche fosse, Swan?- mi provocò, portando l'uncino sul mio fondo schiena.
Stavolta gli afferrai prontamente il braccio e cercai di storcerglielo, mentre continuava a guardarmi divertito.
-“Se anche fosse”, è piuttosto sleale... pirata.
-Sono un pirata, infatti. Non potete pretendere che sia sempre leale. Voi con me durante il duello non lo siete stata.- mi ricordò, provocante.
Feci per ribattere, ma i rumori che arrivarono dietro di noi ci costrinsero a voltarci.
Un gruppo di ragazzini armati di arco e frecce ci guardavano a braccia incrociate, e alla loro guida ce n'era uno biondo, alto, con gli occhi chiari e un'espressione furba sul viso.
Peter Pan. Ecco chi era, Peter Pan.
Il ragazzino più irritante che avessi mai visto, solo guardandolo.
-Scusate, non volevo interrompere questa scenetta deliziosa.
Il suo ghigno non era sensuale come quello di Hook, era fastidioso, come anche la sua voce.
In più, riuscivo a percepire in lui qualcosa di oscuro, qualcosa di malvagio.

Qualche ora prima...
Il ragazzino biondo ascoltava con curiosità ciò che la figura nera davanti a lui sembrava gli stesse raccontando.
La sagoma aveva la sua stessa forma, la sua stessa altezza. Era completamente, ed esattamente identica a lui.
-Grazie, mio caro- sorrise il biondo -avevo un lavoretto per Hook... ma credo proprio gliene darò uno, tutto sommato, molto più semplice... ma molto proficuo... almeno per me, ovviamente!
La sua risata si diffuse nel nero della notte, ma il buio del paesaggio non era minimamente paragonabile all'oscurità che presagiva quel gesto.





























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok, volevo dare priorità all'altra ff per continuare a pubblicare prima un capitolo di quella, e poi di questa come ho iniziato... però, tra ieri e oggi ho avuto ispirazione e quindi ho finito questo capitolo stanotte, e quindi tanto vale postarlo.
E' un po' di passaggio, ma ho voluto che ci fossero momenti divertenti e "tesi" tra i due, e mi sono divertita un sacco a scriverli xD 
Nel prossimo inizierà la vera avventura, e si saprà cosa ha in mente Peter Pan... ma stavolta ci vorrà qualche giorno in più, dato che voglio finire il capitolo dell'altra!
Un bacio, e buonanotte!

 

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Capitolo 5
*** Chemical attraction ***


Chemical attraction

 


EMMA POV

Sguainai automaticamente la spada, e lo stesso fecero anche gli altri uomini. Ma non Hook. Lui rimase fermo, per poi sorridere ironicamente a Pan.
-Non è ancora mezzogiorno, la mamma non ti ha mai insegnato a leggere l'ora?- lo provocò, ma non servì a spegnere il sorrisetto di quel piccolo demonio.
Ci squadrò uno a uno, per soffermarsi un po' di più su di me, e poi tornò a Hook.
-In realtà non era intenzionale. Ma vi abbiamo sentiti mentre stavamo tornando, quindi mi sono detto... perché aspettare?- domandò retorico, e gli altri ragazzini risero in coro. Li aveva addomesticati proprio bene, dovevo ammetterlo.
Erano tutti maschi, più piccoli e più grandi... probabilmente il più piccolo doveva avere solo 10 anni, e il più grande, sicuramente Felix, 16. Ma in ogni caso, ai miei occhi sempre dei mocciosi rimanevano, tutti, senza escludere neanche Pan.
-Chi sarebbe questa bella bambolina bionda? Non c'era l'ultima volta che ci siamo visti, vero Capitano?
Lo guardai con rabbia, come osava uno stupido ragazzino darmi della bambolina? L'impulso di prenderlo a sculacciate fu davvero forte.
-Una mia nuova recluta. E non ti conviene chiamarla in questo modo, è piuttosto brava con le armi.- lo avvertì, e gioii interiormente. Dimenticai perfino di avercela con lui per il tiro che mi aveva giocato.
-Ah davvero?- il ragazzino tornò a squadrarmi, poi sguainò la sua spada -Vediamo allora...
-Io non mi batto coi bambini- feci sprezzante, abbassando l'arma, e Hook mi si parò davanti, senza che gli avessi chiesto nulla.
-Avanti, solo un'amichevole... sono curioso di vedere se davvero è valsa la pena reclutare una donna senza secondi fini.
-Lei non c'entra nulla, dimmi cosa vuoi da me, Pan.- insistette Hook, ma io lo scostai tornando di nuovo a puntare l'arma verso il ragazzo, e gli feci cenno di mettersi in guardia.
Tutti si fecero indietro per farci spazio, da entrambe le parti, tutti tranne Hook che ancora una volta si contrappose tra me e il biondino.
-Avanti capitano, non voglio mica farle del male! Sono solo curioso di vedere quanto è brava!- sghignazzò quest'ultimo. L'avrei preso a pugni per quanto si rendeva ogni secondo più antipatico, quindi un bel duello non mi dispiaceva affatto.
-Datemi due minuti Capitano, avanti. Gli dimostrerò che i bambini non dovrebbero giocare coi pirati.
Lui mi guardò titubante, poi annuì e si tirò indietro.
Non ci pensai un attimo prima di attaccare, volevo spegnere quel sorriso fastidioso dalla sua faccia.
Però quello si dimostrò estremamente abile, almeno quanto Hook, e finii per rischiare di scivolare a terra e fare una figura orribile; grazie al cielo riuscii a tenermi in piedi, e parai il colpo che stavolta fu lui a sferrare.
Lottammo a colpi di spada velocissimi, eravamo entrambi bravi sia a parare che colpire, fino a che finalmente non lo sentii emettere un lamento; si fermò, e si portò una mano sulla guancia, per poi sorridere. Ero riuscita a ferirlo.
-Bene, sei davvero brava, lo devo ammettere. Hook ha fatto proprio un buon acquisto!- esclamò compiaciuto, e il Capitano si avvicinò a darmi una pacca sulla spalla soddisfatto.
-Come ti chiami, mia cara?
-Puoi chiamarmi Black Swan- dissi, pensando che quello potesse essere un buon nome da pirata. In più mi piaceva anche...
-Il Cigno Nero. Wow, quasi più colorito di Capitan Uncino.
-Passiamo ai fatti o vuoi giocare, Pan?- intervenne nuovamente Hook, parandosi di fronte a lui, e guardandolo dall'alto in basso.
-Quanta fretta, quanta fretta... va bene, seguitemi. Raggiungeremo l'Hengman's Tree insieme.
Detto questo si voltò, seguito subito dal gruppo di ragazzini, e noi gli andammo dietro.
Nonostante avessi percepito la crudeltà in quel ragazzo, continuavo comunque a trovare assurdo che un quindicenne potesse davvero essere così pericoloso come lo dipingevano.
Camminammo quasi mezz'ora a passo spedito, e stavolta cercai di evitare da sola tutte le piante velenose per non sfigurare, finché finalmente raggiungemmo una radura in mezzo alla quale c'era un albero enorme, con una porta e dei rami larghissimi.
Qualcosa mi fece intuire che quello fosse il rifugio della gang, e se Peter Pan si fidava a portarci fin lì, doveva proprio essere sicuro di sé stesso.
Arrogante da morire, oltre che odioso.
-Accomodatevi pure, se avete fame o sete ditemi... oggi mi sento generoso.
-Non ci serve niente, voglio solo sapere cosa vuoi da me. Voglio estinguere il mio debito e non dover rivedere mai più la tua faccia.- disse Hook con fermezza, e l'altro scoppiò a ridere.
-Va bene Capitano, va bene. Conosci la Skull Rock?
-Ovviamente sì, anche se non mi sono mai avventurato a visitarla da vicino.
-Bene. Allora sarai felice di sapere che ora ne avrai l'occasione. È lì che dovrai andare, a recuperare una cosa per me.
-Come mai non puoi farlo da solo, ragazzino?
-Questi sono affari miei. Ad ogni modo, voglio che tu e la tua ragazza entriate lì dentro, e recuperiate per me il teschio dorato in cima a tutti gli altri, ai piedi della grande clessidra che troverete lì dentro.
-Sembra troppo facile. E perché dovrei portarci proprio lei?- domandò, senza dar peso al fatto che mi avesse chiamata “la sua ragazza”.
-Per far vivere la prima missione da pirata alla tua nuova recluta. Insisto. Inoltre non è così facile come credi, fidati di me. Ad ogni modo, hai due settimane per raggiungere la Skull Rock e tornare qui da me, col bottino. Chiaro?
-Certo.
-Tieni. Saprai dove trovare il posto... e dove trovare me.- porse a Hook quella che sembrava essere una mappa, poi, prima che qualcuno avesse il tempo di fare qualsiasi cosa, si alzò un'enorme nuvola di polvere.
Tossii, e sentii gli altri fare lo stesso, ma tenni gli occhi chiusi per non riempirli di sabbia.
Quando fui certa che quel fenomeno, qualunque cosa fosse, si fosse placato, riaprii gli occhi, ed intorno a noi non c'erano altro che alberi tutti uguali. L'accampamento dei bambini era sparito.
Mi voltai verso il capitano, intento a guardare la mappa turbato: ero certa che pensasse che ci fosse qualcosa sotto in quella missione, ma dalla sua espressione capii che neanche lui sapeva cosa.

***
 

-No Hook, dopo quanto ne avete approfittato davvero credete che mi toglierò ancora i vestiti davanti a voi?!- esclamai indignata, guardandolo con fermezza negli occhi.
Come aveva preannunciato, eravamo tornati sulla nave per fare rifornimenti e decidere se iniziare il viaggio in nave o a piedi, dato che l'isola a forma di teschio si trovava praticamente dalla parte opposta di dov'eravamo.
E voleva medicarmi un'ultima volta, ma avendo visto come si era comportato non gli avrei servito un'altra occasione, che avrebbe potuto usare a suo vantaggio.
-Non fate la difficile tesoro, lo sapete che quelle bende vanno tolte.
-Posso farlo da sola. Mi avete palpata abbastanza per oggi. E no, stavolta non cedo! In più voglio farmi un bagno, è possibile?
-Io posso riempirvi un barile d'acqua calda, e portarvelo sottocoperta... però, in cambio dovete lasciarvi aiutare.
Lo guardai male, ma decisi che stavolta non avrei ceduto. Piuttosto mi sarei lavata con l'acqua fredda, poco importava. Volevo fargli capire che con me non avrebbe potuto averla vinta tutte le volte, altrimenti sarebbe stato troppo facile, e troppo noioso.
-No.
-Come volete. Sapete dove trovare l'acqua... potete prendervi qualcosa per cambiarvi- sghignazzò, e mi lasciò sola nella sua cabina.
Quando chiuse sorrisi, sapevo che ci era rimasto male per non averla avuta vinta.
Frugai tra i vestiti nel baule, e trovai un altro pantalone nero con una camicia con una scollatura più larga e profonda della mia, e con le maniche quarti, ma insieme al corsetto me la sarei fatta andar bene.
Presi anche un lenzuolo da usare come asciugamano, ed uscii dirigendomi verso la botola.
Era un po' inquietante scendere di nuovo lì, non avevo ricordi particolarmente piacevoli, ma ricordai a me stessa di non essere una codarda e la aprii, scendendo le scale con sicurezza.
Mi avvicinai al barile che avevo usato la prima volta per cercare di capire come riempirlo, ma con mia grande sorpresa lo trovai pieno d'acqua calda.
Dopotutto, Hook si era dimostrato un gentiluomo ancora una volta, nonostante avesse perso.
Mi immersi prima nell'acqua per far scrostare eventuale sangue dalla fasciatura, poi con un po' di impegno riuscii a srotolarla e la buttai da parte.

-Wow Swan... davvero molto sexy.- mi ammirò il capitano, quando lo raggiunsi per il pranzo. Anche gli altri approvarono, e io mi sedetti tra loro alzando gli occhi al cielo.
-Avete messo il corsetto. Ne siete sicura? Vi siete almeno medicata prima?
-Ma che dolce, continuate a preoccuparvi per me...- sottolineai la parola dolce e gli accarezzai una guancia, ottenendo proprio l'effetto desiderato: il resto della ciurma scoppiò in una grossa risata, che si spense solo nel momento in cui il capitano li incenerì con lo sguardo.
-Divertitevi pure ragazzina- disse tra i denti, e afferrò quella che doveva essere una coscia di fagiano, e io presi l'altra.
-Mi sono medicata, avevo del rum. Contento? E sto meglio, se non altro non c'era sangue...- lo rassicurai, poi diedi un morso alla carne.
L'uomo annuì, e nonostante l'avessi definito dolce per prenderlo in giro, pensavo davvero che lo fosse. Continuava a preoccuparsi per me, nonostante sembrasse aver capito di che pasta fossi fatta. E dovetti ammettere che non mi dispiaceva per nulla.
Alzai lo sguardo per guardarlo, e lo sorpresi a fissarmi la scollatura, e quando se ne accorse non distolse lo sguardo, ma alzò un sopracciglio malizioso.
-Non è colpa mia se vi vestite provocante, tesoro. E, per quanto io possa essere un uomo d'onore, voi siete una donna molto bella, e io ho gli occhi, sapete...
-Io non vi ho chiesto spiegazioni- sorrisi -ma comunque grazie del complimento. E terzo, non sono provocante. Non è che avessi una scelta proprio vasta nelle camicie.
-Meglio per me.- fece soddisfatto, poi afferrò una delle patate bollite, e me ne porse la metà, che accettai volentieri.
Mangiare con le mani era fantastico. Durante i pasti a palazzo, dovevo sempre riflettere su quali posate utilizzare e per cosa, era ogni volta una tortura, tanto che quando potevo non me ne curavo affatto.
-Comunque Swan... prima di voi, una sola persona era riuscita a ferire Peter Pan.- fece poi serio -Ovvero io. Siete davvero, davvero abile, ma state attenta. A Pan non piace essere sfidato così apertamente.- mi avvertì, e qualcosa nel suo sguardo mi fece capire che lui ne aveva pagato le conseguenze, e probabilmente non in una maniera piacevole.
-Terrò gli occhi aperti- dissi, e buttai via l'osso del fagiano per bere del rum. Quasi mi piaceva il suo sapore ormai, mi piaceva il modo in cui mi incendiava la gola.
Finito di mangiare, aiutai a buttare via tutto e mettere da parte gli avanzi.
Alla fine Hook decise che fino al campo indiano il mezzo più veloce sarebbe stata la Jolly Roger, e da lì avremmo proseguito a piedi. Era solo meno di una giornata di navigazione, ma ce ne avrebbe risparmiate due a piedi.
Decisi di avere bisogno di slacciare il corsetto e liberarmi un po', dato che col mal di pancia non sembrava essere esattamente l'ideale, quindi mi alzai e tornai nella cabina di Hook, per buttarmi subito sul letto.
Slegai il laccio, e non tolsi l'indumento del tutto ma lo allargai, e il sollievo fu immediato.

Chiusi gli occhi col solo intento di rilassarmi, ma non seppi dire quanto tempo passò prima che sentissi una mano sfiorarmi il viso.
Li aprii, e Hook era chino su di me con un sorriso.
-Tesoro, tutto ok? Siete un po' pallida...
-Mal di pancia. Sto bene, passerà...- lo rassicurai, incapace di richiudere gli occhi che per l'ennesima volta erano fissi nei suoi.
-Volete che vi prepari qualche infuso? Magari avete fatto indigestione...
-No, non è per quello. Sono una donna, Hook...- dissi, sperando che capisse da solo senza che scendessi nei particolari.
-Oh. Ecco perché prima eravate nervosetta...- scherzò, e alzò un sopracciglio divertito, poi mi spinse leggermente da parte per farsi spazio vicino a me senza nemmeno chiedere il permesso, stavolta.
Lo trovai piuttosto impertinente, solo perché avevamo dormito insieme una notte non voleva dire che adesso aveva la libertà di farlo ogni volta che voleva.
Feci per aprire la bocca e dirglielo, ma prima che ci riuscissi mi aprì del tutto il corsetto e mi posò una mano sulla pancia, massaggiandola piano.
Decisi quindi di non dire niente, dato che effettivamente riuscì a darmi ulteriore sollievo, e abbassai solo lo sguardo per vedere la sua mano muoversi delicata sulla mia camicia.
Per un solo attimo mi invase la voglia che sollevasse l'indumento e mi sfiorasse la pelle nuda, ma me ne vergognai subito.
Mi resi conto che stavo perdendo sempre più quel poco che avevo dell'atteggiamento regale, se addirittura volevo farmi toccare da un pirata, e baciarlo...
-Va meglio tesoro?- mi sussurrò all'orecchio, e io annuii mentre un brivido percorreva il mio corpo fin dalla punta dei piedi.
Quindi continuò, e a ogni tocco mi sentii sempre meglio, a ogni tocco desiderai sempre di più che mettesse le mani sotto quella maledetta stoffa.
E finalmente le mie preghiere silenziose vennero esaudite, finalmente sbottonò i due bottoni più in basso della camicia, e poggiò la mano calda sulla mia pelle.
-Il calore aiuta ad alleviare il dolore... quindi credo che così vi passerà più in fretta- mi spiegò, senza che io avessi chiesto nulla. E questa volta, probabilmente non l'avrei neanche fatto, per paura che si allontanasse pensando che non mi facesse piacere.
Mi limitai ad annuire, e cercai di godere al massimo di quel massaggio piacevole, sperando durasse il più a lungo possibile. Una cosa non la sapeva, ovvero che ormai il dolore era l'ultima cosa che il mio corpo percepiva, ma non fui tanto stupida da dirglielo.
Che si fosse o no reso conto che ormai mi sentissi bene, continuò ancora, probabilmente quasi una mezz'ora, e l'unico motivo per cui non mi addormentai fu che non volevo perdermi neanche un solo istante di quel momento.
-Direi che così può andar bene... che dite principessa...
-Oh, sì, sì...- sussurrai -grazie, Killian. Non so come fate, ma riuscite a rendere tutto più piacevole...
-Mi fa piacere, tesoro. Non mi piace vedervi star male... adesso posso darvi un'occhiata alla schiena? Solo per controllare che sia tutto ok...
Io annuii, e lentamente cambiai posizione, per sdraiarmi a pancia in sotto.
 

HOOK POV

Odiavo me stesso per quel comportamento, per non riuscire a stare lontano da lei, ma allo stesso tempo niente era più bello del vederla rilassata sotto il mio tocco.
E la sua pelle, dio, la sua pelle era di una morbidezza che non avevo mai creduto potesse esistere. Non fu facile resistere e non cercare di averne di più, di spogliarla e accarezzare ogni centimetro del suo corpo, ma lo feci perché lei non era come tutte le donne che avevo portato su quella nave. Lei era al di sopra di qualsiasi altra donna, era come un bucaneve. Forte e delicata allo stesso tempo, come un piccolo fiore bianco che riusciva a farsi strada nella neve, sconfiggendola per poter sbocciare.
Si voltò a pancia in giù lentamente, mentre i lunghi capelli biondi ancora un po' umidi volteggiarono insieme a lei.
Sollevai lentamente la stoffa che la copriva, e fui estremamente felice di vedere che tutte le ferite fossero ormai chiuse. Erano cicatrici bianche, solo leggermente arrossate, tra più piccole e più grandi, ma nessuna abbastanza grave da lasciarle il segno a vita.
Come attratto da una potente calamita, toccai di nuovo la sua pelle, nonostante non ce ne fosse alcun bisogno.
Riuscii a percepirlo quel brivido che la attraversò, e fu lo stesso che pervase anche me. La decisione di starle alla larga per quanto possibile, era iniziata a diventare ogni volta più difficile. E sapevo che andare a consolarmi con un'altra donna non sarebbe mai servito a niente. Anzi, probabilmente non sarei neanche riuscito a toccarla, un'altra donna.
-Ok Swan... avete provato dolore? Quando vi ho toccata?
-No, no. Vi ringrazio. È solo merito vostro. La prima volta... è stato abbastanza atroce. Non riuscivo neanche a dormire... non so, sembrava quasi mi avesse aperto la pelle in due, in tanti punti...- la sentii rabbrividire di orrore al solo pensiero, e l'unica cosa che potei fare in quel momento, fu accarezzarle la schiena, con dolcezza. Ero felice di averla trovata in tempo, perché se mai fosse stata frustata una terza volta, non ero certo che sarebbe riuscita a sopravvivere. Non con la pelle già lacerata, che a ogni colpo si riapriva.
-Ora ci sono io Swan, e non permetterò che vi accada mai più nulla del genere.
-Grazie- sorrise quella, e si alzò a sedere, per guardarmi negli occhi. Avrei mai finito di dimenticare chi fossi ogni volta che li incrociavo?
Dovevo tatuarmi il concetto che fosse una principessa, e io invece un pirata. Era intoccabile. Forse non si sarebbe sposata per convenienza, ma un giorno avrebbe incontrato un uomo nobile, se ne sarebbe innamorata e l'avrebbe sposato. E per quanto potessero essere brave persone Snow e Charming, comunque non avrebbero mai permesso che loro figlia sposasse un pirata.
Sposare. Dovevo smetterla di bere rum a pranzo, forse stavo invecchiando e iniziavo a reggerlo molto meno di una volta. Non potevo avere certe idee folli per la testa, non mi era mai interessato sposarmi, e di certo non avrebbe iniziato proprio adesso.
-Ora Capitano, cosa mi dite di andare a chiamare quella sirena per poter recapitare un messaggio ai miei genitori?
-Se vi sentite bene, andiamo... altrimenti se volete prima fare un sonnellino avvinghiata a me, non avrei nulla in contrario.
La ragazza rise e mi diede una gomitata, poi si alzò ed afferrò il suo corsetto, facendomi cenno di voltarmi.
Non mi sarebbe per nulla dispiaciuto rimanere a guardare, ma sapevo da me che non era il momento di scherzare, così aprii il mio scrigno e tirai fuori la conchiglia con la quale avrei chiamato la sirenetta.
Quando Emma fu pronta raggiungemmo un punto isolato del ponte, lontano dagli altri, e soffiai nell'oggetto sotto il suo sguardo curioso.
Poi entrambi guardammo verso l'acqua sotto di noi, che si illuminò, e dal piccolo vortice emerse la creatura dai capelli rossi.
-Ariel?!
-Emma!
-Voi due vi conoscete?- feci confuso, squadrando la sirena. Si sorridevano come vecchie amiche, e gli occhi di entrambe brillavano. Questa era una cosa che non mi sarei mai aspettato.
-Certo! Mia madre e Ariel si conoscono da anni, sono amiche... e ovviamente lo siamo anche noi! Ariel, non credevo fossi amica di Hook!
-Amici è una parola grossa, ma diciamo che mi ha salvato la vita, una volta. Emma, stai bene? E Barbanera?
-In pasto agli squali, suppongo. Io sto benissimo, diciamo che quest'altro pirata è decisamente molto più ospitale...- sorrise, voltandosi verso di me.
-Bene, altrimenti se la sarebbe vista con me! Emma, non sai quanto i tuoi siano distrutti... saranno felicissimi di rivederti, non puoi immaginare!
-Io... non verrò a casa ora, Ariel. Mi serve del tempo, ho promesso a Hook di aiutarlo nella sua missione e voglio farlo. Ma se potessi riferire un messaggio per me...
-Swan, se volete tornare...- borbottai, nonostante mi fossi abituato alla sua presenza, e sarebbe stato un duro colpo doverle già dire addio. Però volevo che fosse felice, e se il suo desiderio fosse stato quello di andare a casa, non glielo avrei impedito.
La ragazza però scosse la testa, e poggiò la mano sulla mia: -Non voglio tornare. Non ora. Ariel, vorrei solo gli dicessi che sto bene. Digli che sono in viaggio con un capitano che mi ha salvato la vita, e che presto tornerò a casa. Ma non dirgli il suo nome, non vorrei arrivasse a Rumplestiltskin. E digli che gli voglio bene, e non vedo l'ora di riabbracciarli...
-Va bene. E vuoi che gli dica anche che hai un nuovo fidanzato?- sorrise la sirenetta, ammiccando alle nostre mani strette.
Emma arrossì e la spostò subito, e io risi piano. Era carina anche quando arrossiva però, mi piaceva.
-Non è il mio fidanzato. Quindi non... non dire nulla!- esclamò, e la sua amica rise di gusto.
 

EMMA POV

-Ok Emma, ma tu vedi di stare attenta... fa' in modo di poterci tornare davvero, a casa- si raccomandò la ragazza, guardandomi preoccupata.
-Tranquilla rossa, baderò io alla principessa.- fece Hook serio, cingendomi le spalle. Arrossii nuovamente, ma non mi scostai perché sarebbe stato ancora più strano. Però sarebbe stato lui quello che avrei dovuto uccidere se Ariel avesse detto ai miei che mi ero trovata un fidanzato.
-Bene, è sotto la tua responsabilità. Ciao, Hook. Ciao Emma, ci vediamo presto! Sicuramente per il tuo ritorno organizzeranno una grande festa, verrò senz'altro!
-Ciao Ariel, e grazie... Ok...- feci storcendo il naso all'idea di quella prospettiva. L'ultima cosa che volevo era una festa in mio onore, ma non avrei potuto evitarla, per quanto poco avessi di regale ero pur sempre la principessa di un vastissimo regno, nonché futura regina.
Guardai la mia amica rituffarsi in acqua, per sparire in un altro vortice d'acqua e luce biancastra. Invidiavo così tanto le sirene, che con un colpo di coda potevano spostarsi da un mondo all'altro, senza alcuna difficoltà.
-Hook, chi c'è al timone?
-Ho lasciato il secondo timoniere. Non sarà bravo come me, ma navigare intorno ad un'isola è nelle sue possibilità. Voi piuttosto, volete tornare a riposare?
-No, no. Sto meglio, non ne ho bisogno...- il mal di pancia mi era passato completamente, anche se non mi sarebbe dispiaciuto dormire un po'... magari insieme a lui a tenermi calda.
Era la prima volta che un uomo riusciva ad avere effetto su di me, e quasi lo odiavo per questo. Io, che ero sempre stata completamente indipendente, mi ero fatta ammaliare da un pirata, il cui solo leggero tocco mi faceva perdere la testa.
Soprattutto, cosa diavolo mi saltava in mente? Ero certa che Hook flirtasse con tutte, che ammaliasse tutte in questo modo, e se ci fossi cascata avrebbe perso interesse nei miei confronti. Mentre se avessi resistito e mi fossi dimostrata una buona amica e alleata, avrebbe potuto funzionare la nostra nuova, strana amicizia e complicità.
-Allora, cosa volete fare, tesoro?
-Voglio che mi insegnate a fare quei nodi di cui vi ho chiesto, visto che abbiamo qualche ora libera.


Nel frattempo, Peter Pan sorrideva soddisfatto dalla sua amaca, avido di sapere se davvero ci aveva visto giusto.
Secondo la clessidra, non gli restavano più molti anni, se non fosse stata riattivata e resa eterna.
Aveva visto nella bionda un cuore abbastanza potente da poter essere la chiave del suo successo. Un cuore pieno di luce, e allo stesso tempo pieno di oscurità. Il cuore del frutto del vero amore, la magia più potente del mondo.
La principessa Emma Swan, presunta pirata, era figlia di Snow White e Charming, lui lo sapeva bene. E conosceva anche la forza dell'amore che aveva unito i loro cuori, e aveva generato una figlia potente più di quanto questa potesse immaginare.
Purtroppo, la parte dominante sembrava essere quella della luce, ma se avesse portato a termine la missione, e fosse risultata idonea al ruolo che aveva in mente per lei, avrebbe trovato il modo di attivare la sua forza completa. E Hook, che sembrava tenere tanto alla giovane, senza saperlo lo stava aiutando.



















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Alla fine sono riuscita a completare anche questo capitolo, che però mi fa un po' schifo xD Non so perché, ma boh, a pelle. Ho molte idee su come continuare, e anche su come concludere, ma non so quanto valga la pena allungarlo... (diciamo che per le idee che ho una ventina di capitoli ci potrebbero stare, e non so, mi pare troppo xD). Vabbé, sarà che sono in crisi perché vedo tutto nero dato quel che so che sta per succedere in Grey's Anatomy, ma fatemi sapere cosa ne pensate lol E deciderò il da farsi...
Comunque, Emma e Hook si stanno avvicinando sempre di più... e nel prossimo conto che ci sia un passo ulteriore tra i loro.
Buonanotte a tutti, ora vado a dormire e deprimermi per la puntata di GA che mi aspetta domani! :*

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Capitolo 6
*** Overwhelmed by (un)consciousness ***


Overwhelmed by (un)consciousness




EMMA POV

Alla fine, fummo solo in sette a lasciare la Jolly Roger, per intraprendere il viaggio verso la Skull Rock.
Eravamo armati chi di arco e chi di spada, e le uniche provviste che portammo furono delle boccette d'acqua e un paio di frutti e del rum, in delle sacche abbastanza piccole e comode da portare con noi. Avremmo dovuto cacciare per procurarci il cibo, e per l'acqua fortunatamente c'era un grande fiume che attraversava l'intera isola, quindi non sarebbe stato un problema.
Il tempo previsto per raggiungere la nostra destinazione era di cinque giorni, comprese le varie pause per dormire, mangiare, e riposare ogni tanto.
Ero emozionata al pensiero, perché con l'esercito avevamo sempre avuto a disposizione i cavalli per viaggiare, e delle coperte per dormire, mentre adesso stavamo andando completamente all'avventura, e ci saremmo procurati il necessario solo strada facendo.
-Swan, convinta di voler venire? Non sarà un viaggio semplice, soprattutto per voi che non l'avete mai fatto. E sarà pericoloso...
-Pan vuole che io venga, quindi dovrei venire in ogni caso- gli ricordai la richiesta del moccioso.
-Non mi interessa cosa vuole Pan, avrà il suo dannato teschio, ma mi interessa riportarvi a casa sana e salva.
-Io voglio venire, seriamente. Ne sono certa, quando mi ricapiterà un'occasione del genere? Forza, pensavo aveste capito.
Non c'erano state discussioni sul fatto che io dovessi o no andare con loro, non riuscivo a capire perché proprio ora si stava facendo tanti problemi. Forse aveva paura che li avrei rallentati? In quel caso si sbagliava di grosso, e gli avrei dimostrato di poter essere un pirata tanto quanto lui.
-Bene, andiamo. Abbiamo due ore di cammino per raggiungere il vecchio campo indiano, e almeno la prima notte la passeremo lì. Ci daranno ospitalità, la principessa Tiger Lily è sempre molto gentile.- disse, e io rimuginai forse un po' troppo sulla sua definizione di “gentile”. Chissà, probabilmente questa fantomatica principessa indiana era stata una delle sue numerose conquiste, e avrebbe passato la notte divertendosi con lei, in memoria dei vecchi tempi.
Ma in fondo erano affari suoi, non mi importava con chi avrebbe passato le sue notti.
Cercai quindi di scacciare i pensieri inutili, e seguii Hook e gli altri nella scialuppa, per arrivare a riva.
Era buio ormai, ma durante la nostra breve escursione, avevo notato che nel fitto della foresta, neanche di giorno c'era molta luce.
La luna comunque bastò ad illuminare il nostro breve tragitto in acqua, e Hook non mancò di fare il furbo proponendomi di portarmi in braccio perché non mi bagnassi. Peccato gli stivali fossero impermeabili, quindi non fu troppo complicato liquidarlo questa volta.
Una volta arrivati sulla spiaggia, ci guardammo intorno, e non vidi altro che alberi. Avremmo dovuto attraversare il folto della foresta oscura, col buio, per tre lunghe ore senza farci ammazzare da qualche pianta carnivora, qualche strana creatura, e probabilmente sabbie mobili. Tutto ciò sarebbe stato terrificante, se non mi facesse sentire elettrizzata.
-Uomini, e donne, scusate- aggiunse rivolgendosi a me -usate le spade per farvi spazio nel fogliame, ci saranno punti in cui la foresta è molto fitta. Ci addentreremo, e seguiremo il rumore del fiume. Una volta raggiunto quello, basterà camminare verso nord, e prima delle 9 di stasera saremo al campo di Great Big Little Panter.
-E' quasi più lungo del mio nome completo...- commentai, evitando di dire che fosse anche piuttosto strambo.
-Quale sarebbe il vostro nome completo?- si voltò verso di me curioso, squadrandomi.
-Emma Eva Ruth Margaret Johanna Blanchard Nolan Swan.- dissi, e la sua espressione si fece sorpresa proprio come avevo immaginato.
-Wow. È davvero lungo. Però sono tutti bei nomi, sapete...
-Sì beh, potete comunque continuare a chiamarmi Emma.
-Fantastico, altrimenti perderei anni di vita solo per pronunciare il vostro nome. Ora andiamo! Milady, statemi vicino.
-Così da proteggervi dal buio? Va bene, Capitano.- scherzai e lo seguii in testa agli altri, così iniziammo ad addentrarci nella foresta nera.
Dovetti ammettere che di notte fosse davvero nera. Fortunatamente avevamo portato anche delle lanterne, altrimenti non saremmo mai riusciti a trovare la strada giusta, neanche col rumore del fiume. Saremmo stati divorati da qualcuna delle inquietanti piante carnivore sparse nel folto.

Stavamo camminando lungo il fiume, e avevamo appena aggirato delle sabbie mobili, di cui non mi sarei mai accorta da sola se lui non mi avesse avvertito. Sembrava terreno normale, solo che non c'erano foglie, e nel buio non ci avevo fatto caso.
Ci aspettava finalmente meno di mezz'ora di cammino prima di raggiungere il campo indiano, in cui avremmo cenato e dormito.
Non mi aveva mai pesato camminare, non mi stancavo facilmente, ma camminare e allo stesso tempo cercare di evitare di morire, era un altro conto.
Mi facevano male i piedi, il dolore alla pancia era tornato, e non volevo nient'altro che una minestra calda, togliere il corsetto, e stendermi su un letto morbido e comodo.
-Emma, tutto bene?- mi domandò Hook, accorgendosi del mio braccio intorno allo stomaco.
-Sto bene- tagliai corto, continuando a camminare senza voltarmi a guardarlo.
-Non è vero, vi fa di nuovo male. E siete pallida...- aggiunse dopo avermi costretta a fermarmi afferrandomi il braccio e avermi illuminata con la sua lanterna.
-Sono abituata, non è la prima volta. Andiamo?
-No, ci fermiamo qualche minuto. Dovete riposarvi almeno un po', e bere un po' d'acqua.
-Sto bene Hook! Non voglio che ci fermiamo per me! Lo fate solo perché sono una donna!- esclamai furiosa, certa che se qualcuno degli altri non si fosse sentito bene non avremmo interrotto il nostro cammino. Non volevo essere trattata diversamente solo perché non ero un uomo.
-Beh, io ho fame. E non posso mangiare camminando. Uomini! Fermiamoci ora, qui sembra abbastanza tranquillo! Un quarto d'ora, poi riprendiamo!- annunciò, e quelli non se lo fecero ripetere due volte. Li vidi avvicinarsi in massa al fiume a bere dell'acqua, ma io mi allontanai di poco per poggiarmi con la schiena contro un albero.
Non era vero che aveva fame, era solo una maledetta scusa per farmi riposare, e non gliela volevo dar vinta.
Quando si avvicinò feci finta di non vederlo, e tenni lo sguardo dritto in aventi, verso quel poco che in realtà si poteva vedere.
-Swan, non fate l'offesa.- fece per prendermi un braccio ma lo scansai, restandomene sulle mie.
-Sembrate una bambina capricciosa in questo momento.- insistette.
A quel punto mi voltai verso di lui, e lo guardai truce. Avrei tanto voluto prenderlo a pugni, così per sfogarmi. Erano anche gli ormoni a pensare per me, ma non solo quelli. Ero un pirata, ora! Su quell'isola ero un pirata, e non avevo bisogno di alcun trattamento speciale.
-E voi dovete smetterla di trattarmi come... come un ramoscello!
-Avrei usato una similitudine più appropriata per esprimere qualcosa di delicato... magari un fiore...
-Non me ne importa un accidenti della similitudine. Il punto è che vi ho detto che sto bene! Non è niente, per la miseria! Ho affrontato viaggi più lunghi in condizioni ben peggiori!- esclamai arrabbiata, guardandolo dritto in faccia con rabbia. E lui continuava a sorridere. Mi dava sui nervi.
Feci per sferrargli finalmente un pugno, ma l'afferrò un attimo prima che riuscissi a raggiungere il suo volto, e si mise a ridere.
-I vostri ormoni sono uno spasso, mia cara.
-Ormoni o no, volevo davvero darvi un pugno in faccia- digrignai i denti, scrollandomi dalla sua presa.
-Sentite Swan, mi sarei fermato per chiunque, ok? Io tengo a tutti i miei uomini, e tengo a voi. Non vi dimostrate debole se accettate di riposare un attimo.
Continuai a guardarlo male, ma mio malgrado mi chinai per poi sedermi a terra a gambe incrociate, e poggiarmi contro l'albero.
-Sapete, credevo di aver visto abbastanza del vostro caratterino... ma oggi vi state superando!
-Siete voi che oggi avete deciso di irritarmi più del solito.
-Non sembravate irritata quando vi ho fatto quel massaggio...- sussurrò suadente, avvicinando le labbra al mio orecchio.
Seppi di essere arrossita, ma fortunatamente il buio lo coprì.
Certo, mi era piaciuto, più del dovuto anche, ma un conto era riposare mentre ero su una nave, un altro era rallentare tutti per una cosa da nulla come uno stupido mal di pancia.
-Non avevate fame? Mangiate- mi limitai a dire, guardando verso il basso.
L'uomo sospirò e tirò fuori una noce di cocco, facendo un buco col suo uncino per poi portare il frutto alla bocca e berne il succo.
Io tirai fuori dalla mia sacca la boccetta di rum per berne un sorso, poi la rimisi a posto. Stavo prendendo davvero una brutta abitudine con quella bevanda. Ma mi piaceva.
Poi afferrai un mango e gli diedi un morso; era decisamente saporito e succoso, non ne avevo mai assaggiati di così buoni prima. Probabilmente era così perché era ancora molto fresco. In realtà, non avevo idea da dove giungessero i frutti esotici nel nostro regno, non mi ero mai avventurata in luoghi in cui crescessero.
Forse lui, che doveva aver viaggiato molto a bordo della sua Jolly Roger, doveva saperlo...
In realtà Hook era una brava persona, e non mi dispiaceva la sua gentilezza nei miei confronti, solo che ero fin troppo abituata a essere trattata come se fossi fatta di cristallo, e ora che avevo l'occasione di sentirmi alla pari con tutti gli altri, non volevo che le cose cambiassero. Ma non era colpa sua.
-Mi dispiace, Hook.- dissi infine -Non volevo essere così insopportabile.
-Non vi preoccupate, tesoro... il vostro caratterino mi piace molto, ve l'ho detto, anche se preferirei evitare che tentiate di sfigurarmi...- sogghignò, e mi unii alla sua risata anch'io.
Effettivamente avevo un po' esagerato, gli ormoni avevano davvero svolto la loro parte in grande questa volta.
-Cercherò di trattenermi, la prossima volta...- sorrisi, e poggiai la mano sul suo ginocchio senza pensarci più di tanto. Mi resi conto troppo tardi di quel gesto, ma non spostai la mano per non fargli capire di essere imbarazzata.
-Vi sentite meglio?- domandò, per poi poggiare la mano sulla mia. Ovviamente non avrebbe potuto ignorare il mio gesto, ero stata stupida da sperarci. Ma se non altro non disse nulla.
-Sì, sì. Per me possiamo anche andare.- scrollai le spalle, prima di rabbrividire. Solo ora mi rendevo conto che facesse un po' fresco, ma in fondo dopo la giornata afosa e umida non mi dispiaceva affatto.
-Volete la mia giacca?- propose prontamente, proprio non riusciva a non essere gentile con me.
-No, sto bene così. E poi quel coso peserà più o meno quanto me- gli feci notare, con un sorriso.
-Avete ragione anche vuoi... beh, chiederò a Tiger Lily di darvi qualcosa per potervi coprire almeno la notte... oggi dormiremo all'accampamento, ma non avremo sempre queste comodità.
-Sembrate molto... legato, a questa principessa, se siete così certo che vi farà avere in prestito qualcosa da vestire...- commentai, cercando di sembrare indifferente.
-Gelosa, Swan? Del fatto che ci sia un'altra principessa nella mia vita?- ammiccò malizioso, portando la mano sulla mia coscia. Quello era un colpo basso, io almeno non l'avevo toccato di proposito, e comunque il ginocchio era decisamente un punto più innocuo.
-Non sono gelosa. Non mi importa con quante principesse siate stato a letto...
-In realtà con nessuna, a parte lei. Ma è successo una volta sola... abbiamo mantenuto un buon rapporto d'amicizia, quando me ne sono andato.
-Se lo dite voi...- borbottai, e mi resi conto di essere gelosa di quella principessa indiana. Doveva avere la pelle olivastra, ed essere molto bella... e lui, ovviamente, ci era stato, proprio come avevo immaginato. Ma di cosa mi stupivo? Mi era stato chiaro fin dal principio che fosse stato con una gran quantità di donne e ragazze. Di certo non aspiravo ad essere una delle tante della sua collezione.
-Sì, lo dico io... e ora è tempo di rimetterci in cammino, così potremo raggiungere il campo per l'ora di cena e non rimanere a pancia vuota.
Si tirò su, poi tirò su me per mano, e richiamò gli altri uomini all'ordine.
Mangiare qualcosa e riempire un po' lo stomaco mi aveva fatto decisamente bene, ma non gli dissi nulla per non dargli soddisfazione.
Continuammo a camminare, fino a che finalmente, non riuscii a vedere la fine di quell'infinito tunnel nero.
A forse 500 metri di distanza c'era del fuoco, e quelle che dovevano essere delle tende di un accampamento. Era piuttosto esteso, più di quanto mi ero immaginata, e mi chiesi come un'intera popolazione potesse vivere indisturbata con Peter Pan e i bimbi sperduti in circolazione.

***
 

Dire che Tiger Lily fosse bella era decisamente riduttivo. La principessa indiana era alta e slanciata, con dei tratti delicati e perfetti. La sua pelle era olivastra, i capelli neri e lunghissimi, gli occhi grigi e magnetici, le ciglia lunghe, e un sorriso che metteva in mostra i suoi denti bianchissimi.
-Bentornato, Hook- lo accolse la ragazza stringendogli la mano, e non riuscii a fare a meno di notare il gran sorriso che anche lui le regalò.
-Felice di rivedervi, vostra altezza- fece galante, e addirittura si chinò a baciarle la mano.
Ero anch'io una principessa, ma a me non aveva baciato la mano. O forse era un onore che spettava solo a chi gli aveva tenuto compagnia sotto le coperte?
-Da quand'è che mi chiamate vostra altezza?
-Da quando me ne sono andato, suppongo. Siete sempre la stessa...
-Tu sei decisamente cresciuto, insieme al tuo fascino devo ammettere. Dammi del tu, Hook.
-Come vuoi- sorrise ancora, poi si voltò verso di me -Lascia che ti presenti la principessa Emma Swan, figlia di Re James e Snow White.
-Oh! Finalmente ho l'onore di conoscervi. Somigliate molto a vostra madre, siete davvero bella- la ragazza mi sorrise e mi porse una mano, che io strinsi continuando a guardare la giovane.
-Conoscete mia madre?
-Oh sì, l'ho conosciuta quando era una fuorilegge. Ho passato un breve periodo nella foresta incantata, a causa di Pan...- mi spiegò lei, per poi lasciar andare la mia mano.
In quel momento mi importò il fatto che non indossassi un abito sontuoso abbinato a una pettinatura degna di una principessa. Mi sentivo sfigurare accanto a lei, che aveva indosso un lungo abito rosso con ricami dorati, e un diadema da cui sporgeva un'elegante piuma in tinta col vestito.
Se non altro, aveva visto anche mia madre vestita più o meno come me, quindi non doveva sembrarle strano vedermi così poco femminile.
-Vostro padre?- domandò Hook, guardandosi intorno. Effettivamente a parte lei e due uomini che dovevano essere le sue guardie non c'era nessuno.
-Mio padre è in missione, temo. Ma venite pure, unitevi a cena con noi, stavamo per iniziare proprio adesso. C'è da mangiare per tutti.
La ragazza sorrise anche al resto dei pirati, che sembravano decisamente incantati dal suo fascino, poi lasciò che la seguissimo fino all'enorme falò intorno a cui tutti si erano radunati per mangiare insieme.
Gli uomini si sparsero, mentre io e Hook prendemmo posto accanto a lei, che ci porse due ciotole di minestra.
Non avevo idea di cosa fosse, ma le spezie che conteneva emanavano un odore decisamente invitante, ed era da molto che non mangiavo della zuppa, quindi assaggiai senza chiedere cosa fosse.
Mangiammo anche un piatto di carne suina farcita in maniera magnifica e dell'ottima verdura, che mi riempì la pancia col suo sapore piccante e forte.
-Emma, se bevete alcolici vi suggerisco di assaggiare del Toddy, è una nostra bevanda molto apprezzata.- intervenne la principessa, porgendomi un bicchiere colmo di un liquido bianco con le bollicine.
-Grazie, assaggerò volentieri- feci cordiale, e l'afferrai portandolo alla bocca. Sgranai involontariamente gli occhi, ma il sapore di quello che sembrava un vino particolare era più forte di quanto avrei immaginato, e aveva un sapore leggermente acido. Però era buono.
Mandai quindi giù tutta la bevanda, cercando di evitare lo sguardo incuriosito di Hook che probabilmente si aspettava di vedermi già ubriaca.
-E' vino di palma.- mi spiegò invece lei -ottiene questo sapore dopo un solo giorno di fermentazione, ed è anche un buon digestivo.
-Oh... beh, è decisamente forte, ma devo ammettere che mi piace. Ne berrei ancora un bicchiere, ma non sono sicura sia una buona idea...- sorrisi, e accettai l'acqua che mi porse.
Sembrava una ragazza simpatica, e non avevo nulla contro di lei, eppure c'era qualcosa che continuava a darmi fastidio. Forse le occhiate che lei e il mio capitano si scambiavano, mentre parlavano. Ma in fondo come dargli torto, era perfetta. Sprizzava fascino da tutti i pori, e sembrava decisamente il suo tipo.

Dopo cena, la principessa ci portò alle tende che ci avrebbero offerto per la notte. A Hook ne diede una singola, ed anche a me, mentre ai cinque uomini ne lasciò condividere una più grande.
Rimasi ferma all'ingresso a guardare la mia, e mi vergognai per il fastidio che provavo verso di lei: mi aveva offerto una tenda con un gran tappeto rosso, un'amaca, un letto, ed un tavolino su cui aveva lasciato una grande brocca d'acqua e della frutta, era stata davvero gentile.
Mi voltai verso Hook, a due tende di distanza, e di nuovo lo trovai intento a parlare con la principessa guardandola negli occhi.
Sospirai, e mi allontanai fino a raggiungere il fiume, dove mi sedetti a terra e poggiai la schiena contro una palma.
Ormai era chiaro che provassi per Hook dei sentimenti che andavano oltre la gratitudine per avermi salvata, oltre all'amicizia. Provavo attrazione.
Ero stata così sciocca da lasciarmi sedurre dalle battutine di un pirata! Poteva avere l'affascinante figlia del capo indiano, che gli avrebbe potuto dare molto più di quanto avrei fatto io. Mi sentii stupida per aver creduto che anche lui fosse attratto da me; probabilmente toccarmi era per lui come toccare qualsiasi altra donna. Le carezze che mi aveva riservato non erano speciali, erano probabilmente quelle per cui tante avevano sospirato, credendo di essere uniche per lui.
Presi un sasso e mi alzai, per lanciarlo nel fiume senza nessun motivo in particolare, solo per sfogarmi.
-Ehi... non dovreste allontanarvi così da sola, non conoscete il posto.
Mi voltai, e trovai l'oggetto dei miei pensieri dirigersi a passo lento verso di me, fino a che non mi raggiunse e non mi poggiò una mano sulla spalla.
-So badare a me stessa- feci scrollando le spalle -e cosa volete che accada? Sono a neanche 50 metri dall'accampamento.
Mi liberai dalla sua presa ed afferrai un secondo sasso, per lanciare in acqua anche quello. Non avevo bisogno della baby sitter, poteva benissimo tornare ad amoreggiare con la donna da cui sembrava incapace di togliere gli occhi di dosso.
-Mi sono preoccupato non vedendovi più lì. Fortunatamente Tiger Lily vi ha vista allontanarvi in questa direzione.
-Bene, non dovete preoccuparvi per me. Tornate pure a flirtare con la bella principessa- dissi scocciata, senza più mezzi termini, e mi fermai a guardarlo negli occhi.
Lui sembrò meravigliato, e per qualche istante sembrò non sapere cosa dire.
-Swan. Voi siete gelosa di lei?- mi domandò incredulo.
-No, perché dovrei.- dissi con poca convinzione abbassando lo sguardo, e stringendo tra le mani l'ennesima pietra che avevo raccolto da terra.
-Io e lei siamo solo vecchi amici- mi assicurò -certo, abbiamo avuto dei trascorsi, ma è passato tanto tempo...
Non dissi nulla e continuai a stringere la pietra, fino a che non sentii la mano farmi male, e allora la lasciai cadere per poi guardare la pelle che mi ero ferita con quello stupido oggetto.
E per cosa? Per nulla. Non avrei ammesso di essere gelosa, non ero pronta a dirgli ciò che credevo di aver iniziato a provare per lui, neanch'io avevo avuto il tempo di metabolizzarlo ed esserne sicura!
-Vi siete fatte male, lasciate che vi aiuti- intervenne prontamente l'uomo afferrandomi la mano con l'uncino, ma io la strinsi a pugno.
-Sto bene.
-No, non state bene.
-Così volete fare il gentiluomo fino alla fine?
-Io sono un gentiluomo, credo di avervelo dimostrato.- asserì, e mi aprì le dita una a una, per poi prendere da una tasca la sua fiaschetta di rum e versare parte del contenuto sulla mia ferita.
Mi morsi un labbro per non emettere il minimo lamento, dato che essendo il graffio fresco mi bruciò parecchio nonostante fosse piccolo.
L'uomo si sfilò dal collo un fazzoletto nero, e si impegnò a fasciarmi la mano; fu quando ne afferrò un bordo con i denti e mi guardò negli occhi che persi il controllo.
Mi divincolai dalla sua stretta per poi attirarlo verso di me per la giacca e baciarlo con forza. L'altra mano la portai dietro la sua schiena, e lui ebbe un solo brevissimo attimo di esitazione prima di ricambiare.
Finalmente le nostre labbra si unirono, in un bacio violento e vorticoso, passionale e atteso.
Aveva un forte sapore di rum, che sulle sue labbra calde e morbide era ancora più delizioso; non ci volle molto perché la sua lingua cercasse la mia, e io gliela feci trovare immediatamente, mentre anch'egli mi stringeva forte a sé, e univa i nostri corpi.
Le nostre lingue si muovevano in completa armonia tra di loro, e le labbra continuavano a gustarsi senza sosta, senza mai concedersi un solo attimo di tregua.
Lasciai che quel bacio mi inebriasse la mente, mentre il cuore accelerava i battiti, ed io mi sentii a casa. Mi sentii come se quello fosse il posto a cui le mia labbra fossero sempre appartenute, che quelli fossero i baci che avevano da sempre aspettato, accontentandosi di quelli giovani e immaturi destinati a perdere la loro intensità in poco tempo.
Prima che me ne rendessi conto mi trovai incastrata tra lui e l'albero contro il quale pochi minuti prima mi ero innocentemente poggiata, e il mio corpo sentiva sempre più il bisogno di fondersi col suo.
Continuai a baciarlo intensamente, e senza pensarci con la mano cercai di sfilargli la giacca, ma fu allora che si fermò.
Si fermò e staccò le nostre labbra, rimanendo però col viso vicino al mio, in modo che i nostri respiri affannosi si fondessero.
Io sorrisi, e sfiorai il suo labbro inferiore con un dito, ma per mia enorme sorpresa si allontanò, cupo.
-No. No Emma, non posso. Scusatemi.- sussurrò, con sguardo afflitto sfiorandosi le labbra come sconvolto.
-Cosa?- feci sbigottita tentando di riavvicinarlo, ma mi fermò nuovamente.
-Mi dispiace davvero Emma. Non è colpa vostra, voi siete perfetta, ma non posso davvero. Non possiamo. Dimenticate ciò che è successo.- disse abbassando lo sguardo, e senza darmi il tempo di ribattere si allontanò da me a grandi passi, lasciandomi sola e sconcertata. Lasciandomi a sfiorarmi le labbra ancora incredula.
Non seppi dire quanto tempo rimasi lì ferma a cercare di realizzare ciò che era appena successo, ma poté benissimo trattarsi di ore dato che quando tornai alla mia tenda c'era ormai un silenzio totale, e sembrava che tutti fossero andati a dormire.
Per quanto ciò mi facesse sentire ancora più ingenua, non riuscii a impedire a una piccola lacrima di scivolarmi lungo la guancia mentre mi stringevo nelle coperte, ferita da quel rifiuto che Killian mi aveva riservato senza alcuna spiegazione.

***


Non avevo chiuso occhio per tutta la notte; ogni volta che ero stata sul punto di addormentarmi, la mia mente veniva invasa dalle immagini e le sensazioni del bacio che io e Hook ci eravamo dati, così intenso e indimenticabile. Era stato come se anche il suo sapore fosse rimasto intatto, e ancora non riuscivo a dimenticarlo.
Eppure uscii dalla tenda completamente risoluta: volevo assolutamente trovarlo il prima possibile e parlare.
Volevo sapere dove avevo sbagliato. Baciavo così male? Avevo fatto qualcosa che non avevo dovuto senza saperlo? Oppure c'era dell'altro? Forse non voleva avere a che fare con me perché ero una principessa?
Eppure era stato lui il primo che aveva iniziato a flirtare, a cercare ogni scusa per sfiorarmi, per accarezzarmi. E durante il bacio, era sembrato preso almeno quanto me. Era stato lui a incastrarmi tra il suo corpo e quell'albero, con una passione tale che non avrei avuto nulla in contrario se avesse deciso di spogliarmi e farmi sua in quel momento.
Mi guardai intorno, portandomi la mano davanti alla fronte per coprirmi dal sole che brillava alto nel cielo, e proprio in quel momento lo vidi uscire dalla sua tenda, ancora assonnato mentre si abbottonava la camicia, senza il panciotto e la giacca.
Sorrisi nel vederlo così umano, e feci per fare un passo verso di lui quando un'altra figura uscì dalla stessa tenda.
La principessa Tiger Lily.
Sentii il mondo crollarmi addosso, e gli occhi bruciare intensamente quando incrociarono i suoi, prima sorpresi poi amareggiati, che si abbassarono evitando il mio sguardo, ma confermando così i miei sospetti.























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ho terminato anche questo capitolo piuttosto in fretta, però sono stata a scrivere e riscrivere certe parti più volte, quindi spero che il risultato sia decente.
Finalmente ho permesso ai due di lasciarsi andare, lol, spero che quella parte sia venuta bene, perché l'ho letteralmente riscritta una decina di volte. Spero riesca a rendere al meglio il momento, e cosa Emma abbia provato (nel prossimo si vedrà cos'ha provato Hook).
Non odiatemi per la fine però dai, non poteva andare bene tutto fin da subito :P
Buonanotte/Buongiorno e buon OUAT day! Non vedo l'ora di svegliarmi domani mattina e correre a vedere la puntata!

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Capitolo 7
*** Forgiveness is so hard ***


Forgiveness is so hard
 



Non riuscii a toccare cibo per colazione, nonostante ci fosse dell'ottima frutta e dei dolci tipici della tribù.
Avevo la nausea, e non era dovuta solo ai miei problemi d'esser donna. In realtà neanche un po'.
Eppure volevo solo piangere e vomitare, e anche tornare a casa.
Non era stato facile ammettere a me stessa di essere gelosa di lui, di esserlo perché in soli pochi giorni era riuscito a farmi provare qualcosa di abbastanza intenso da farmi agire come mai prima d'ora. Mai avevo baciato un uomo in quel modo, mai ero stata avvolta da tanta passione da prendere l'iniziativa in maniera tanto decisa.
E dopo quegli attimi di pura estasi, mi aveva rifiutata per andare a letto con un'altra donna. Mi aveva ferita, in una maniera che neanche lui probabilmente immaginava. E nemmeno io avrei creduto potesse succedere, dopo soltanto un bacio.
Ma mi ero lasciata andare, mi ero esposta... avevo ceduto alle sue lusinghe, che erano andate avanti fin dal nostro primo incontro! E tutto ciò per cosa? Per essere buttata via.
Mi presi la testa tra le mani, tanto mi scoppiava, e anche la pancia iniziava a far male; non avevo davvero idea di come avrei potuto riprendere il cammino entro un'ora.
Ero distrutta, fisicamente e mentalmente. E nulla avrebbe potuto aiutarmi, neanche il rum.
-Swan.- fece Hook, venendosi a sedere accanto a me e cingendomi le spalle col suo braccio, ma lo scansai malamente.
-Non mi toccate.- dissi tra i denti, lanciandogli uno sguardo carico di rabbia. Come osava avvicinarsi e parlarmi dopo ciò che mi aveva fatto!
Sospirò, e abbassò lo sguardo, triste. E non me ne importò nulla, meritava di trovarsi in quella situazione, se l'era cercata.
Lui aveva sprecato la nostra occasione. Avrei potuto essere io quella che avrebbe passato la notte insieme a lui, quella che sarebbe uscita dalla tenda dietro di lui. Forse non avremmo concluso del tutto, non oggi, ma non per scelta mia.
Avremmo potuto comunque dormire insieme, baciarci ancora, stringerci e toccarci... conoscerci più a fondo.
Ma come potevo pretendere che tutto ciò fosse possibile? Lui era un pirata, dopotutto.
-Sentite, avete una cera terribile, e so che state male. Ditemi cosa avete, e sono certo che potranno prepararvi qualcosa per star meglio.
“E sono certo che Tiger Lily potrebbe prepararvi qualcosa per star meglio” era la frase esatta, che lui aveva evitato però di citare di proposito, ne ero sicura.
-Non voglio niente, lasciatemi in pace. Tornatevene dalla vostra principessa e non mi date fastidio.- dissi guardandolo dritto negli occhi, e gioii nel vedere del dolore in essi. Era ciò che meritava.
Forse per lui era naturale baciare una donna e poi subito correre nel letto di un'altra, ma per me era diverso. Non ero mai stata una persona che si lascia andare facilmente ai sentimenti, l'unico ragazzo che avevo avuto prima di Baelfire era stato Graham, da adolescente.
Graham era il figlio di Ruby Lucas, migliore amica di mia madre. Anche suo padre era stato amico della mamma, il cacciatore Graham l'aveva salvata da Regina, ed era rimasto ucciso per questo, ma non prima di concepire un figlio con la donna lupo.
Il ragazzo mi aveva conquistata col suo spirito d'avventura e la sua dolcezza, col suo mettermi in primo piano senza però trattarmi da sua superiore, ma semplicemente da amica. Era più grande di me di cinque anni, ma ciò non ci aveva impedito di portare avanti il nostro amore per due anni, quando però avevamo deciso di essere più adatti come amici che come amanti.
Era stato bello, era stato un amore giovane e dolce che non avrei mai dimenticato, e Graham sarebbe sempre rimasto uno dei miei migliori amici.
Cinque anni dopo era arrivato Baelfire, che mi aveva conquistata più o meno allo stesso modo, anche se dopo un anno ancora non mi ero decisa a fidanzarmi con lui, per non ripetere lo stesso errore del passato.
Non essendo più una ragazzina non volevo iniziare una relazione e poi chiuderla magari addirittura dopo il matrimonio quando mi fossi resa conto di non amarlo. Però era comunque una brava persona, era sempre stato gentile nei miei confronti, e durante il viaggio in nave in cui ero stata rapita ci eravamo per la prima volta baciati veramente, e non per un silenzioso dovere che entrambi sentivamo di avere. Lui mi aveva confessato di amarmi, ma allo stesso tempo aveva accettato di aspettarmi tutto il tempo che fosse stato necessario per capire i miei sentimenti.
Con Hook invece era stato completamente diverso.
In primo luogo era un pirata. Un pirata che aveva iniziato a flirtare dal suo primo sguardo su di me, per poi andare di doppi sensi, trucchetti per toccarmi, e altre diavolerie.
Nonostante fosse anch'egli gentile e nobile, il nostro era stato un approccio del tutto differente rispetto ai primi due che avevo avuto.
Per la prima volta era stata la passione a travolgermi, l'attrazione fisica, la chimica. Avevo avuto fin quasi da subito voglia di toccarlo, di baciarlo, e perfino di averne di più. Mi ci era voluto un po' di tempo ad ammetterlo solo perché per me era una novità, non ero abituata.
Ma non me ne vergognavo, ero una donna, non una bambina, e quando avevo deciso di lasciarmi andare, ero stata sicura di ciò che stavo facendo.
Perché resistere, perché non lasciarmi travolgere e vedere cosa sarebbe successo? L'attrazione sembrava reciproca, quindi, in fondo, cosa c'era di sbagliato?
Quando le mie labbra avevano toccato le sue mi ero sentita appagata, mi ero sentita bene, perché finalmente il mio corpo era stato lasciato libero di agire di sua spontanea volontà, senza che ci fosse la testa a fermarlo.
Ed era stato bello. Fino a quando il pirata non aveva deciso che per lui ero solo una perdita di tempo, o comunque qualcosa che non voleva per sé.
Però, in fondo, nonostante la delusione, mi ero alzata dal letto decisa a parlargli, decisa a capire, a decidere insieme se ci fosse una soluzione.
Ma lui la soluzione l'aveva trovata, pugnalandomi dritta al petto. Al contrario della mia notte insonne, lui non aveva avuto alcun tipo di problema con la sua.
Forse i miei genitori avevano sempre avuto ragione sull'amore, per loro era stato qualcosa di magico, qualcosa venuto dal cuore fin dal primo momento. Forse quello era il modo di capire quale fosse la propria anima gemella, e non l'attrazione fisica.
Eppure, il mio cuore aveva battuto così forte quando le nostre labbra si erano unite...
-Ehi, allora? Una camomilla la volete o no?
Mi riscossi dai miei pensieri, e mi voltai verso di lui che ancora non se n'era andato.
-NON VOGLIO NIENTE. Non l'avete ancora capito?! LASCIATEMI IN PACE!- gridai, e quando mi accorsi di tutti gli sguardi rivolti verso di me mi alzai in piedi, decisa ad andarmene e tornare nella tenda.
Ma la testa mi girò con così tanta forza da farmi sbiadire la vista, e non riuscendo a trovare un appiglio mi sentii scivolare a terra. E poi nulla.

 

HOOK POV

Come un ossesso, continuavo ripetutamente a rivivere nella mia mente le immagini e le sensazioni di sole poche ore prima. Le luci dell'alba mi avevano fatto rendere conto di non essere stato in grado di dormire neanche cinque minuti.
Ma era più forte di me.
Il modo in cui Emma mi afferrava e baciava con una forza che non sapevo avesse. Io che mi bloccavo un solo attimo, e solo perché ero sorpreso che fosse stata lei a cedere per prima, e per il modo in cui lo aveva fatto. E poi, mi lasciavo travolgere con prepotenza stringendola prima forte a me, e poi incastrando il suo corpo esile e perfetto contro il primo albero a disposizione. Quel contatto che mi inebriava la mente, quella morbidezza e dolcezza delle sue labbra che mi annebbiavano i sensi... e smettevo di baciarla nel momento in cui sentivo il cuore uscirmi fuori dal petto.
Lei sorrideva timida quanto incredula, ma invece di tirarsi indietro mi accarezzava le labbra.
I battiti che acceleravano ancora, e io che venivo preso dal panico per quelle sensazioni. Più di 100 anni erano passati da quando le avevo provate l'ultima volta, e avevo da poco accettato il fatto che non le avrei provate mai più.
Non potevo permettermi di ricominciare, non potevo permettermi di rischiare di perderle di nuovo.
E quindi la allontanavo, e la lasciavo sola e ferita, senza darle alcuna spiegazione.

-Dannazione!- esclamai, alzandomi dal letto e guardandomi intorno, senza sapere cosa fare. Perché con quella ragazza non poteva andare come con tutte le altre? Baci, carezze, sesso, e poi basta. Poi andare avanti con le nostre vite, senza alcun problema. Senza che quel maledetto organo che era il cuore si mettesse in mezzo.
-Hook? Tutto bene?
Tiger Lily si affacciò alla mia tenda, per poi guardarmi incerta. Io le feci segno di entrare, poi mi sedetti davanti al tavolino e presi la fiaschetta di rum, mentre lei prendeva posto di fronte a me.
-Non va tutto bene. Anzi, va decisamente male.- ammisi, mandando giù un sorso abbondante. Ne offrii anche a lei, ma scosse la testa e continuò a guardarmi incerta, forse anche un po' preoccupata.
Erano passati anni dall'ultima volta che avevo visto la principessa, la mattina dopo esserci stato a letto insieme. Ma per entrambi era stato solo sesso; io soffrivo ancora per Milah, lei soffriva per il suo promesso sposo ucciso da una freccia avvelenata di Peter Pan.
Ci eravamo trovati bene, avevamo scoperto di poter essere ottimi amici. Nessuno più di lei poteva capirmi... e forse era ancora così.
-Ti ricordi quando ti ho detto che il mio cuore ha smesso di battere nel momento in cui Milah ha esalato il suo ultimo respiro?
Lei annuì, seria.
-Ieri sera ha ripreso a battere. Quando ho baciato Emma.- dissi, e la guardai negli occhi.
Sorrise, e non fu ciò che mi aspettai. Mi aspettai che comprendesse subito la mia paura, il mio terrore, la mia consapevolezza del fatto che non potevo permettere al mio cuore di tornare a battere.
-E c'è qualcosa di male, in questo?- mi domandò -Dal momento in cui siete arrivati ho visto subito quanto tu tenessi a lei. Avevi un atteggiamento dolce... e lei mi pare una ragazza, no, una donna splendida. Forte, bella, gentile...
Scossi la testa, a quanto pare non riusciva davvero a capirmi.
-Quando il mio cuore ha smesso di battere, ho vissuto anni laceranti, mi sono sentito svuotato, perso, mi sono chiesto che senso avesse continuare a vivere. Ero accecato dalla rabbia, dalla voglia di vendetta... e voglio ancora la testa di Rumplestiltskin su un piatto d'argento.
-Beh Hook, forse è ora di lasciarlo perdere, e andare avanti. Con Emma.
-Non posso. Non posso permettermi di amare di nuovo. So che se mi innamorerò, poi finirò per perdere anche lei... non voglio che tutta questa sofferenza ricominci da capo. E soprattutto non voglio che lei si faccia del male a causa mia! Pan potrebbe usare questa cosa contro di me. Non me lo perdonerei mai. Se vedessi morire tra le mie braccia anche lei, il mio cuore andrebbe in mille pezzi... senza il bisogno che qualcuno me lo strappi via.
Mi veniva la nausea solo a immaginarmela priva di vita tra le mie braccia, e mi resi conto che sarebbe stato ancora più doloroso della prima volta. Perché riaprire una cicatrice mai del tutto rimarginata, e farla di nuovo sanguinare, era peggio che venire ferito per la prima volta.
Non avrei mai permesso che qualcuno le facesse del male, e non avrei mai permesso a me stesso di soffrire ancora così tanto.
-Non sei maledetto, Hook!- esclamò, poggiando la mano sulla mia -Capisco il tuo passato, ma... Questa volta può essere diverso. Questa volta potresti avere il tuo lieto fine insieme a quella principessa, si vede da lontano quanto siate fatti l'uno per l'altra!
-Sì, certo. Un pirata con una mano sola, e l'erede al trono del più vasto regno della Foresta Incantata- commentai con una risata ironica, mandando giù un altro sorso di rum.
Come avremmo mai potuto essere fatti l'uno per l'altra? Io ero il nero, lei il bianco. Io le tenebre, lei la luce. Io l'eclissi, lei il sole.
Mai e poi mai avrei potuto anche solo sperare di essere adatto ad una creatura perfetta come lei.
-Dopo averla baciata le ho detto che non potevo. Credo di averla ferita, ma è meglio così. Un giorno mi ringrazierà. Le ho detto che non potevo, e me ne sono andato.
-Cosa?! L'hai baciata... poi le hai detto che non potevi, e l'hai lasciata sola?! Hook! Come hai potuto fare una cosa del genere... avrai spezzato il cuore a quella povera ragazza!
-Forse l'ho fatta soffrire, ma non le ho spezzato il cuore. Per fortuna ci conosciamo da troppo poco tempo perché possa spezzarle il cuore solo dopo un bacio. Meglio un po' di sofferenza che una freccia avvelenata dritta al petto da parte di Pan. Ora, se permetti, vado a mangiare qualcosa.
-Hook, fermo, dove credi di...
Non le diedi neanche il tempo di finire la frase che uscii dalla tenda, abbottonandomi la camicia sotto i raggi che mi illuminarono quasi accecandomi.
Sbadigliai, mentre Tiger Lily mi seguiva fuori dall'abitacolo, e solo in quel momento mi accorsi di Emma, che mi guardava con gli occhi rossi, paralizzata.
Sapevo cosa doveva aver pensato, e abbassai lo sguardo, afferrando per mano la principessa indiana per intimarla a non dire niente. Forse era meglio così, forse farmi odiare sarebbe stato meglio che dirle la verità sul mio rifiuto.

***
 

EMMA POV

Fu un odore di erbe a farmi aprire gli occhi, e fui sorpresa di trovarmi nella luce soffusa della tenda in cui avevo passato la notte, non ricordavo di averla mai raggiunta.
Avevo urlato contro Hook, poi per evitare le occhiate imbarazzanti mi ero alzata e poi... poi cosa?
-Ben svegliata, principessa!
Mi voltai, e seduta alla mia destra c'era l'altra principessa, quella per cui il capitano mi aveva buttata via. Mi guardava con un sorriso, e aveva in mano una tazza fumante, che mi porse.
-Bevete, è tè, vi farà stare meglio...- disse, e io mi alzai a sedere afferrandola.
Aveva un odore di lavanda, e altri fiori o frutti che non avrei saputo definire, ma ero troppo stanca per discutere, quindi in silenzio, mandai giù quel liquido che effettivamente mi diede del sollievo fin da subito.
Mi resi conto però di indossare solamente una tunica beige con degli ornamenti sul colletto, e mi guardai intorno a cercare i miei vestiti. Che fine avevano fatto?
-Dove sono? Cosa è successo...e i vestiti?- le domandai confusa, lasciando poi la tazza vuota accanto a me, e tornando a sdraiarmi nonostante fosse l'ultima cosa che volessi fare davanti a lei. Ma ero debole, spossata, non avevo le forze di rimanere seduta.
-Li ho fatti lavare, sono ad asciugare... ci vorranno ancora un paio d'ore. Sei svenuta... possiamo darci del tu?
-Non vedo perché no- scrollai le spalle e continuai a guardarla, in attesa che mi dicesse cosa diavolo era successo.
-Beh, dopo aver... sì sai, hai urlato a Hook, ti sei alzata... e ti sei accasciata a terra, svenuta. Ti ha portata qui, e io sono rimasta ad aiutare.- mi spiegò, ancora sorridente. Cosa diavolo aveva da sorridere.
-Fantastico, sono di nuovo stata una debole.- borbottai infastidita; se proprio dovevo svenire, perché non avevo aspettato di essere sola, ma l'avevo fatto davanti a tutti? Che vergogna.
-Oh Emma, con la febbre alta che avevi sono perfino stupita che sia riuscita ad alzarti dal letto questa mattina.
-Febbre?
-Scottavi, sì. Ovviamente non ti è ancora passata del tutto, ma sono riuscita a fartela scendere di molto, avevo la medicina... e degli impacchi di erbe particolari. Come ti senti?
-Non lo so- ammisi -Mi sento... stanca. Ma sono passati tutti i dolori... è solo stanchezza ora. Quindi ti ringrazio. Ma quanto tempo sono stata senza sensi?
-Due ore...
-DUE ORE?!- tuonai, e scattai a sedere sconvolta. Due ore! Quindi un'ora fa saremmo dovuti partire! E ora mi avevano lasciata qui, a causa del mio stupidissimo fisico che aveva deciso di cedere. Come avevo potuto essere così debole e idiota?!
-Ehi, ehi, Emma, calma. Non se ne sono andati. Hook ha detto che partirete solo quando starai meglio.- mi rassicurò quella, afferrandomi per le braccia per impedirmi di alzarmi.
No, assolutamente non potevo permettere una cosa del genere. Che ci fermassimo un quarto d'ora per me, poteva anche starci. Ma fermarci delle ore, o addirittura perdere un giorno... no. E poi a Hook cosa diavolo gliene importava? Era a causa sua che mi ero ridotta così, solo per colpa sua non avevo chiuso occhio. Se mi avesse trattata diversamente, sarei stata riposata e in forze.
-Sto bene, possiamo andare anche adesso. Lasciami andare.- le ordinai, guardandola con fare minaccioso.
-No Emma, Hook non mi perdonerebbe mai se ti facessi alzare mentre stai ancora male.
-Ma cosa cazzo gliene importa!- esclamai, fregandomene altamente del linguaggio -Stanotte era troppo occupato a rotolarsi con te sotto le coperte per accorgersi di me, e adesso si preoccupa?! Poteva pensarci prima!
Fu solo per mantenere la mia dignità che non scoppiai a piangere. Ma non ne potevo davvero più di tenermi tutto dentro. Volevo che sapesse, volevo sapesse che il suo caro amico di letto era un uomo di cui non ci si poteva fidare!
Quella invece scosse la testa sorridendo, e strinsi i denti per non prenderla a pugni. Come osava ridere di me per qualcosa di tanto delicato?! Ma forse era come lui, e per questo si trovavano bene insieme.
-Emma, tu sei gelosa di lui, non è vero?
-No!- esclamai -Io non sono gelosa, ma non può neanche trattarmi come un reietto! Non può baciarmi, poi chiedermi di dimenticare e andare a fare sesso con un'altra come niente fosse. Sono una persona, non un oggetto! Non aveva alcun diritto di trattarmi in questo modo!
Strinsi i pugni per riprendere fiato, dopo quello sfogo tanto atteso. Era davanti a lui che avrei voluto urlare, ma anche la sua amante in fondo poteva andare più che bene.
Magari avrebbe potuto riferirgli tutto, e quindi sarebbe comunque rimasto ferito, o almeno turbato, ed era l'unica cosa che volevo.
-Non hai capito niente, Emma- sospirò col sorriso sulle labbra -Io e Hook non siamo stati a letto insieme. È successo una volta, tanti anni fa... ma stanotte decisamente no! Io e lui siamo soltanto buoni amici, nulla di più.
-Ah.- fu l'unica cosa che fui in grado di dire, oltre a rimanere a bocca aperta. Non ero preparata a una risposta del genere, per nulla. Ero davvero convinta che ci fosse stato.
E lei se ne usciva fuori che invece non era successo nulla, e che erano soltanto amici. Allora perché diavolo lui aveva voluto farmi credere che c'era stato qualcosa? E perché mi aveva detto di no, se non era per lei?
-Sei gelosa di lui, vero?- ripeté quella, ma io scossi comunque la testa. Se anche ci davamo del tu – e ci stava dato che eravamo dello stesso rango – non eravamo amiche, e non c'era ragione per cui mi dovessi confidare con lei. In più, anche io stessa ero confusa sui miei sentimenti.
Ero infastidita, quello era certo, ma gelosa? Non sapevo dirlo.
-Beh, allora dovresti esserlo...- continuò -Ma non di me. Come ti ho detto, siamo solo amici. Ma se c'è un pirata per cui valga la pena essere gelosa, quello è Hook.
Io scossi la testa di nuovo; se anche non era stato con lei, ciò non cambiava che mi avesse lasciata sola come un'idiota, senza degnarmi di una spiegazione. E neanche quella mattina aveva cercato di parlarmi, anzi, mi aveva ferita di nuovo.
-Senti, lo so che è... particolare. È un uomo complicato, un uomo... oscuro. Ma non è oscuro perché è cattivo. È oscuro per il suo dolore, Emma... non so cosa sai di lui, ma è un uomo che nella sua vita ha sofferto tanto...
-So di suo padre. So di suo fratello.- dissi, e non capii come tutto questo postesse c'entrare con me.
-Però non sai di Milah...
-No, non so la sua versione dei fatti.- ammisi, e mi sentii stupida. Mi aveva raccontato delle parti del suo passato, ma ancora non si era sentito di dirmi nulla di Milah, a quanto pare. E nonostante avessi visto una volta il suo tatuaggio, non gli avevo chiesto niente.
La realtà era così diversa da quella di Rumplestiltskin? Era davvero stato Hook la vittima? Non gliel'aveva rubata?
-Dovresti chiederglielo. O aspettare che si senta pronto a raccontartelo. Lo capirai. Non dico di giustificarlo, anch'io gli ho detto che è stato un idiota per come ti ha trattata, per questo ero da lui... però almeno riuscirai a capire il perché.
Annuii, non sapendo davvero cosa dire. Nonostante non potessi perdonarlo del tutto, mi sentivo stupida ad aver pensato che mi avesse “tradita”, quando invece era solo stato a confidarsi con un'amica.
-A mio tempo, non sono riuscita a fare breccia nel suo cuore. Tu però puoi farlo, puoi rendergli possibile amare ancora. Non arrenderti Emma, perché ti giuro, vale la pena lottare per un uomo come lui. E se qualcuna provasse ad avvicinarsi... sii gelosa! Non lasciartelo scappare.
Annuii, e finalmente sorrisi anch'io. Era davvero una brava ragazza, e sembrava volere un gran bene al pirata.
Lo conosceva, più di me, quindi forse non era una cattiva idea decidere di darle retta, e almeno tentare.
Certo, non potevo affermare di amarlo, era davvero troppo presto per una definizione del genere, ma allo stesso tempo non potevo negare di provare qualcosa per lui. Il mio cuore aveva battuto troppo forte perché la nostra fosse solo attrazione fisica. E se c'era un modo per cercare di fargli cambiare idea, per convincerlo a darci un'occasione... avrei tentato.
-Grazie, davvero. Ma non dirgli nulla della nostra chiacchierata... non ho ancora intenzione di perdonarlo- sorrisi ancora, e decisi che meritava comunque di penare un po' prima di meritare il mio perdono, che senza una spiegazione comunque non avrebbe ottenuto.
-Non c'è di che, Emma. Ora avanti, dormi un po'. Con quello che ti ho dato, starai bene per ripartire dopo pranzo, quindi non tarderete molto, sta' tranquilla. E per tener testa a uno come lui devi essere in forze.
Annuii ancora, e mi stesi tirandomi su le coperte, sentendomi molto meglio questa volta.
-Dormi bene... verrò a chiamarti per l'ora di pranzo.
-Va bene... grazie ancora- sussurrai, mentre la ragazza mi salutava con una mano e usciva per lasciarmi sola, a riposare finalmente in pace. Finalmente più leggera.

***


Stavolta non fu qualche strano odore a svegliarmi, ma un tocco leggero e delicato sulla mia fronte.
Aprii gli occhi, aspettandomi di trovare quelli scuri di Lily Tiger, invece incontrai quelli azzurri e meravigliosi di Hook.
-Come state, splendore? La febbre è passata...
Rimasi qualche istante a rimuginarci su, e pian piano mi convinsi di stare davvero bene. Non c'era il minimo segno di dolori vari, e mi sentivo anche più riposata; non avevo idea di che medicine avessi preso, ma avevano funzionato molto bene.
Però un problema c'era ancora: nonostante i suoi occhi incantevoli, non avevo ancora perdonato Hook.
-Sto bene- dissi quindi fredda e mi tirai su, togliendo le coperte.
Calò un silenzio imbarazzante, in cui nessuno dei due seppe cosa aggiungere. Era difficile fingere che non fosse successo nulla, perché era successo. Ed erano stati attimi di felicità, seguiti subito da altri di dolore e frustrazione.
-Non sono andato a letto con Lily Tiger, Emma.- ruppe lui il silenzio, parlando a bassa voce.
-Lo so.
-Lo sapete? Come? Ve l'ha detto lei?
-Lo so e basta. Ora uscite per favore, mi serve qualche minuto per sistemarmi. Potete anche dire agli uomini di prepararsi, possiamo riprendere il cammino. Dopo pranzo suppongo.
Lui annuì, e fece per dire qualcos'altro, ma poi sembrò cambiare idea e si voltò per lasciarmi sola a vestirmi.

Dopo avermi consegnato una boccetta con la medicina, raccomandandomi di prenderla anche alla sera e l'indomani mattina, la principessa Lily Tiger ci salutò, facendoci promettere di tornare ancora una volta prima di lasciare Neverland. E a me, allontanandoci un po' dagli altri, ricordò ciò che mi aveva suggerito su Hook, e le promisi che avrei tentato, una volta che si fosse scusato e mi avesse raccontato la verità.
Avevo trovato in lei una vera amica, finalmente un'altra principessa simpatica e non noiosa come molte di quelle che avevo conosciuto. Era un peccato che fosse così lontana, ma forse una soluzione per vederci ancora saremmo riuscite a trovarla, anche una volta che avessi fatto ritorno nella Foresta Incantata.
Mentre ci allontanavamo mi voltai un'ultima volta a salutarla, e poi proseguii dritta verso un nuovo tratto di foresta insieme agli altri.
-Swan.- Hook mi tirò per mano perché gli fossi accanto, nuovamente in testa al gruppo, come avevamo fatto fino al giorno prima.
-Lo sapete che ce l'ho ancora con voi, non è vero?- alzai un sopracciglio, liberandomi dalla presa. Se pensava di cavarsela così facilmente si sbagliava di grosso.
-Lo so. Ma...
-Ma niente, Hook.
-Non volevo vi sentiste male per colpa mia, io...
-Potevate pensarci prima di trattarmi in quel modo.
-Potrete mai perdonarmi?
-Sì, certo. Quando ve lo meriterete.
Mi dispiacque un po' essere così dura, ma era necessario che riuscisse a comprendere appieno, e una volta per tutte.
Speravo che avesse davvero intenzione di farsi perdonare, che volesse davvero provarci. Se l'avesse fatto nel modo giusto, sarei stata ben felice di accettare le sue scuse.
Mi voltai verso di lui, che però non rispose, e abbassò lo sguardo; potei nuovamente vedere quell'ombra che quasi sembrò scurire l'azzurro delle sue iridi, rendendolo color tempesta, e decisi che se me ne avrebbe dato l'occasione, avrei fatto di tutto per riportarlo alla luce.
Io ero meno perfetta di quanto credesse, e forse un giorno gli avrei raccontato la storia della mia metà oscura, quella a cui però non avevo mai voluto cedere, e mai l'avrei fatto. Avevo le idee chiare su chi volessi essere, e avrei insegnato anche a lui.
Tuttavia, un piccolo aiuto potevo concederglielo, per dimostrargli che un'occasione per mettere a posto il casino che aveva fatto c'era; quindi senza dire nulla gli accarezzai il braccio, e poi proseguii a camminare. Con la coda dell'occhio riuscii a vedere un lieve sorriso accendergli il viso.
 

-Grazie mio caro, sei sempre molto utile- il biondo ringraziò la sua ombra nera come la notte, che gli aveva appena riferito ciò che aveva visto. Gli aveva portato un piano di vittoria su un piatto d'argento.
-So come far uscire il lato oscuro della bella principessa. Quindi, per ora, lasciamo che arrivi a splendere al massimo della sua luce... è allora che potrà essere eclissata.






















 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Allora, ho il capitolo pronto da qualche giorno, ma mi scordavo sempre di revisionarlo xD Però stanotte ce l'ho fatta, mentre facevo di tutto per evitare di beccarmi qualche spoiler sulla puntata (è complicato ma ce l'ho fatta. Ormai ho deciso che con la pubblicità ogni 7 minuti -sì li ho calcolati- + lo streaming che si blocca, neanche proverò a seguire in diretta, per non rischiare di spaccare il pc).
Anyway, questo capitolo magari è un po' noioso, è più che altro introspettivo e si concentra su quel che entrambi provano, ma ne avevo bisogno. I prossimi saranno sicuramente più movimentati!
Detto questo buonanotte, e buona puntata a tutti! (non vedo l'ora, ma allo stesso tempo ho l'ansia!)
Un abbraccio :*

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Capitolo 8
*** Surrender ***


Surrender





EMMA POV

Era quasi il tramonto, e dovemmo fermarci qualche minuto al fiume a riposare, dopo cinque ore di cammino senza sosta.
Eravamo tutti abbastanza stanchi, ma Neverland era più grande di quanto immaginassi, quindi non potevamo perdere troppo tempo, dovevamo mantenere un passo abbastanza costante.
Mi sedetti sbadigliando su una roccia davanti al fiume, e decisi di godermi la vista dal tramonto.
I colori erano splendidi, ma diversi da quelli della Foresta Incantata. Andavano dal viola, schiarendosi pian piano fino a diventare rosa, e solo il sole era una grande palla arancione.
Ripensai alle ore precedenti, che erano state abbastanza silenziose. Avevo addirittura parlato più con Smee che con Hook, a cui avevo solo risposto di “sì” le infinite volte in cui mi aveva chiesto se stessi bene. Era stato così irritante che l'avevo lasciato solo a guidare il gruppo e avevo raggiunto gli altri.
Smee non era male, sembrava simpatico e mi aveva chiesto di raccontargli come avessi fatto a vivere per 25 anni tra le mura di un palazzo quando sembravo così adatta a essere un pirata.
Ero rimasta sorpresa e felice che la pensasse così, era bello poter considerare alleati e amici quegli uomini che a nominarli facevano tanta paura, ma a conoscerli erano una piacevole sorpresa.
In più, mi trattavano da loro pari, e non avevano fatto neanche un solo commento sul mio cedimento di quella mattina, cosa che andava decisamente a loro favore.
-Emma?
-Chiedetemi ancora una volta come mi sento o giuro che vi do' una spinta in acqua- commentai secca, senza neanche voltarmi a guardare il capitano alle mie spalle.
-Volevo solo chiedervi se aveste fame.
A quel punto girai la testa, e lo guardai porgermi metà papaya; mi limitai a ringraziarlo e la presi, per poi tornare nuovamente a guardare il cielo e mangiare.
Sapevo che voleva tentare un approccio, ma sembrava non aver capito che se non fosse stato più diretto ed esplicito, non avrei ceduto. Non stavolta.
Già mi chiedevo se non fosse stato un errore lasciarmi andare così tanto la sera precedente, quindi non volevo rischiare di peggiorare le cose.
Se avessi deciso di far finta di nulla, sarebbe stato cascarci ancora una volta, lasciando da parte i miei sentimenti e dandogli poca importanza.
Avrei potuto accettare il fatto che saremmo stati solo amici, non era la fine del mondo, ma mi era necessaria una maledetta spiegazione. Meritavo di sapere, di capire.
-Volete ancora?
-No, non voglio rovinarmi la cena.
-Dobbiamo camminare ancora un paio d'ore prima di riuscire a raggiungere il luogo dove potremo passare la notte, e quindi cenare.
-Beh, non importa. Ora sto bene così.- tagliai corto, e buttai in acqua la buccia e i residui del frutto.
Non mi servì voltarmi per sapere che fosse ancora lì, fermo, probabilmente a fissarmi.
Avrei voluto essere io a scuoterlo, voltarmi e spiegargli cosa doveva fare, però doveva essere lui stesso a capirlo. Se mai avessimo avuto una relazione, avevo bisogno di saperlo un uomo deciso, che non aspettava le istruzioni di nessuno per fare la cosa giusta.
-Emma... dovete per forza tenermi il muso tutto il tempo? Mi annoio...- si lamentò, e prese posto accanto a me. Io lo guardai sconvolta, stentando a crederci.
-Un pirata grande e grosso che si lamenta della noia, Hook? Sul serio?!- feci guardandolo negli occhi, e fu una soddisfazione vederlo arrossire. Almeno se ne rendeva conto!
Non solo stupido, ora iniziava a fare anche il bambino! Era davvero assurdo.
-Mi ero abituato alla vostra compagnia. Siete l'unica con cui si può parlare di cose... diverse. Insomma, sapete cosa voglio dire. Io e voi siamo persone colte.
-Avrei qualche dubbio su di voi, sinceramente, altrimenti sono sicura avreste capito come fare a farvi perdonare.
Rimase in silenzio, ma almeno stavolta non abbassò lo sguardo, era pur sempre un passo avanti. Restai a guardarlo, senza interrompere il contatto visivo neanche solo un attimo, e alla fine mi afferrò la mano, e la girò.
Passò con un dito sul piccolo taglio ormai segnato solo dalla leggera striscia di una crosticina, poi tornò di nuovo a guardarmi negli occhi.
-Come vi sentite?
A quel punto fu impossibile non perdere la pazienza: e senza pensarci due volte gli diedi una spinta dritta in acqua, e tutti si voltarono a causa del rumore e delle sue imprecazioni.
Io scoppiai a ridere, mentre tentava di tirarsi su a sedere, ma scivolò di nuovo probabilmente a causa dei sassi scivolosi sul fondo.
Fu Smee ad andare a soccorrerlo per primo, col risultato che finì bagnato fradicio anche lui.
Avrei potuto dare una mano, ma decisi che era più divertente restare a guardare mentre i pirati si trasformavano in bambini di cinque anni.
Solo all'arrivo del terzo uomo, che ebbe il buon senso di sporgersi senza mettere i piedi in acqua, gli altri due e il capitano riuscirono a rimettersi in piedi, imprecando, mentre io e quelli rimasti a terra continuavamo a ridere.
Beh, di certo non poteva dire che non l'avessi avvertito! Forse avrei evitato, se solo non mi avesse fatto quella domanda nel momento in cui finalmente avevo creduto avrebbe iniziato a parlare seriamente.
-Swan, io vi ammazzo!- esclamò Hook dirigendosi a passo spedito verso di me, ma prontamente saltai giù dalla roccia e andai a poggiarmi ad un albero, per essere abbastanza lontana dall'acqua in caso avesse pensato di vendicarsi.
L'uomo mi raggiunse, e poggiò la mano e l'uncino ai due lati della mia testa, facendomi quindi rimanere intrappolata.
Quella posizione mi ricordò troppo il bacio, e fu per quello che non fui in grado di proferire parola. Rimasi a guardarlo negli occhi e deglutii, sperando che mi lasciasse andare al più presto.
-Voi scherzate col fuoco, tesoro.
-Ah e il fuoco sareste voi? A me sembrate più... acqua, se proprio dovete paragonarvi a uno dei quattro elementi- lo provocai con un sorriso, e quello avvicinò il viso ancora di più al mio.
-Questa non ve la faccio passare liscia, dato che vi piace essere trattata alla pari di tutti- disse tra i denti, stupendomi ancora una volta.
-E questa cosa sarebbe Hook, una minaccia?! Da quando in qua!- esclamai furiosa, ma per nulla spaventata.
-Da quando continuate a fare la stronza.
A quel punto gli schiaffeggiai la guancia, facendolo arrabbiare ancora di più, ma continuai a non avere paura, perché sapevo non mi avrebbe toccata. Nonostante tutto, non mi avrebbe fatto del male.
-Smettetela di prendervela con me, solo perché siete uno stupido bambino che non è in grado di prendersi le proprie responsabilità. E farò la “stronza” con voi fino a che ve lo meriterete! Fatevene una ragione!- gli affondai un dito nel petto bagnato, poi lo spinsi da parte e mi liberai raggiungendo gli altri, furiosa come non mai.
Era addirittura arrivato a minacciarmi! Quando sarebbe stato così semplice aprire quella dannata bocca e parlare, invece di fare più l'idiota che il misterioso.
Poteva avere tutti i buoni motivi del mondo per non voler stare con me, ma non aveva alcun motivo di nascondermeli!
Se prima ero arrabbiata con lui, adesso lo ero ancora di più: gli sarebbe davvero stato difficile riuscire a farsi perdonare per tutto.
-Uomini, asciugatevi e riprendiamo il cammino!- esclamai, raggiungendo il resto del gruppo.
-Sissignora!
-Idioti, sono io il capitano! Sono i miei ordini quelli a cui dovete dare ascolto!- si lamentò Hook, raggiungendoci ancora fradicio e arrabbiato.
-Beh mio caro, stanno dando ascolto a me. Avranno capito che voi siete un bambino, oggi. Quindi state zitto e asciugatevi.
Mi guardò ancora una volta con aria truce, e si sfilò la giacca per cercare di strizzare via l'acqua che probabilmente l'aveva resa pesante il doppio.

***
 

Alla fine avevano rinunciato tutti ad asciugarsi più di tanto, dato che era inutile, e avevamo ripreso il viaggio per raggiungere la grotta in cui avremmo potuto passare la notte, e avrebbero potuto accendere un fuoco.
Ovviamente io continuai a ignorare Hook, che sembrava piuttosto furioso con me, e la cosa mi divertiva non poco. Se non altro aveva smesso di tormentarmi, e se ne camminava a passo svelto e silenzioso davanti a tutti. In fondo quella piccola lezione se l'era meritata, e forse avrebbe capito che era il caso di smettere di fare il bambino capriccioso.
Era una cosa con cui finora non avevo fatto i conti, ovvero che nonostante la galanteria e la spavalderia, era pur sempre un uomo. Sperare che fosse diverso, e che non avesse un lato infantile, era stato un po' troppo.
Nel frattempo, si iniziò a sentire un rumore d'acqua molto forte, e dopo qualche passo ci trovammo di fronte ad una modesta cascata, dietro la quale c'era la grotta di cui aveva parlato il capitano.
Forse sarebbe stato un po' fresco lì dentro, ma con un fuoco acceso e i mantelli che Lily Tiger aveva dato ad ognuno di noi, saremmo stati bene... ed era sicuramente a riparo da qualunque cosa avrebbe potuto attaccarci nella foresta.
Facemmo il giro per passare su dei massi che sporgevano dal fiume e portavano dritto nella grotta, e per sicurezza mi tenni lontana da Hook in caso volesse giocarmi un tiro mancino.
Una volta dentro ci guardammo intorno, e raggiungemmo il fondo per essere più lontani dall'acqua, dov'era meno umido.
In realtà c'era ben poco da guardare, tutte le pareti erano rocciose, e solo qua e là spuntava qualche filo d'erba.
-Bene, servirà andare a procurarci della legna, qui intorno ci sono molti rami caduti quindi sarà facile. E qualcuno esca a prendere della frutta, ho visto noci di cocco e alberi di mango.
Tre degli uomini si fecero subito avanti, e riattraversarono le cascata per uscire a raccogliere qualcosa in modo da poter fare un po' di fuoco, e ce n'era bisogno dato che era piuttosto umido, e quindi freschetto come avevo immaginato.
Hook tirò fuori dalla sua sacca delle foglie grandi, e quando le aprì mi resi conto che in esse c'era avvolta della carne che avremmo potuto cucinare sulla brace, sicuramente un regalo della principessa.
Anche Smee e Jack ne avevano abbastanza, quindi ce n'era a sufficienza per tutti.
Lasciai le mie cose in un angolo nel fondo, poi mi diressi verso l'ingresso della grotta, decisa a uscire e guardarmi un po' intorno, e magari aiutare se fosse servito.
-Swan, dove andate?
-Voglio solo dare un'occhiata in giro- risposi, ma prima che potessi metter piede sul primo masso mi sentii afferrare per un braccio, e voltandomi mi ritrovai faccia a faccia con Hook.
-Restate qui e riposatevi. E no, non perché siete una donna, ma siete stata male e avete camminato per quasi otto ore, quindi ve lo potete concedere- disse, guardandomi negli occhi.
-Va bene, non serve essere così brusco. Lasciatemi andare- feci scocciata, e scrollatomelo di dosso tornai al mio angolino e mi sedetti a gambe incrociate, a guardarli all'opera.
Nonostante avessi le gambe stanche, come tutti del resto, non mi andava per nulla di starmene con le mani in mano, ma gli avevo dato ascolto per evitare un'altra inutile litigata che non avrebbe portato a nulla.
Restai una buona mezz'ora a guardare, mentre gli altri tornavano con la legna, e dopo un generoso sorso dalla mia fiaschetta di rum, raggiunsi gli uomini intorno al fuoco, ad aspettare che la carne fosse pronta.
-Swan, come vi è sembrata la prima giornata di viaggio?- mi domandò Hook, porgendomi un filetto di pollo, ormai ben cotto.
-Non male.- scossi le spalle, e iniziai a mangiare. Ancora non si era arreso nel cercare di intrattenere una conversazione, ma se mi parlava voleva dire che almeno aveva sbollito la rabbia per il piccolo scherzo che gli avevo fatto.
Lo guardai con la coda dell'occhio, era rimasto in pantaloni e camicia sbottonata, per potersi asciugare dato che i suoi vestiti erano ancora abbastanza umidi, nonostante la lunga camminata.
In realtà sarebbe stato più divertente se avessimo potuto chiacchierare come i giorni precedenti, ma era inutile dirglielo, considerato che sicuramente valeva lo stesso per lui.
Mangiai ancora qualcosa, e infine bevvi il succo di una noce di cocco, e potei considerarmi sazia.
-Avete mangiato meno del solito, sicura sia tutto a posto?
-Santo cielo, quando la smetterete di tormentarmi? Se non mangio tre quintali di cibo non vuol dire che sto male.
-Certo, scusate. Ero solo... preoccupato.
-Smettete di esserlo. Non serve.- gli assicurai, e mi alzai per avvicinarmi alla fonte, dove mi sporsi a bere.
L'acqua davvero fresca e buona, quindi ne bevvi in gran quantità prima di decidere che potesse bastare.
Poi mi sedetti lì, e sorrisi pensando a quanto Mulan si sarebbe divertita in una situazione del genere; probabilmente lei era quella più simile a me, e nonostante fosse di dieci anni più grande, eravamo ottime amiche, e avevamo vissuto insieme delle avventure decisamente emozionanti.

 

HOOK POV

Continuai a guardare Emma ogni tanto, mentre seduta davanti al grande getto d'acqua sembrava immersa nei suoi pensieri.
Per tutto il giorno non avevamo fatto altro che discutere, ma era più che altro colpa sua. Non vedevo il motivo di prendersela tanto solo perché mi ero voluto tenere aggiornato sulle sue condizioni.
Poi, quando mi aveva spinto in acqua, mi ero davvero arrabbiato, e per un attimo avevo pensato di vendicarmi: in fondo era lei che continuava a fare la stronza, lei che voleva essere trattata come tutti gli altri!
Quel pensiero però, era svanito nel momento esatto in cui avevo intrappolato il suo corpo, e allora la rabbia si era trasformata in frustrazione. Le avevo urlato, l'avevo minacciata... solo perché ero arrabbiato per l'enorme voglia che avevo avuto di baciarla.
Forse se si fosse spaventata sarebbe stato più facile, ma era rimasta ferma e impassibile, e ciò l'aveva resa ancora più attraente ai miei occhi.
Eppure, un altro cedimento non me lo potevo permettere. Per quanto le mie labbra fossero desiderose di tornare sulle sue, dovevo continuare a stringere i denti e resistere.
Dovevo ricordarmi che in fondo lo stavo facendo per il suo bene, per proteggerla da ciò che sarebbe potuto succederle se fosse diventata la mia donna.
Come avevo detto a Lily Tiger, non potevo rischiare che anche lei si facesse del male: mai nessuno si era avvicinato a me senza farsene, ed era difficile, se non impossibile che questa volta andasse diversamente.
Quindi decisi di lasciarla in pace, e rimasi accanto al fuoco a finire di asciugarmi, e mangiare ancora un po' di ciò che era rimasto.
Anche se stare seduto intorno al fuoco senza di lei, era molto meno piacevole. Stavo male per la svolta che aveva preso il nostro rapporto, volevo che tutto tornasse come poco meno di 48 ore fa. Le risate, lo scherzare, il prenderci in giro a vicenda... sfiorarci per caso, e anche approfittarne un po' per toccarla, ma senza mai farla arrabbiare troppo.
Ora invece era delusa da me, era arrabbiata, e forse mi odiava anche. Ma mai quanto io odiassi me stesso, perché dopotutto la colpa era stata mia.
Non avrei mai dovuto creare quella situazione intima, non avrei mai dovuto permettere che arrivasse quel bacio, così perfetto e potente. Perché mai e poi mai mi sarei sognato di rifiutare una donna come lei, che di sbagliato non aveva nulla... al contrario di me. E quindi l'avevo respinta, l'avevo respinta perché sapevo che era diversa dalle altre, con lei non avrei potuto limitarmi a una notte di passione.
Sentendo meno calore tornai con gli occhi alla fiamma, e solo in quel momento mi accorsi che fosse quasi spenta, e che gli uomini si erano già sistemati per la notte... quanto tempo avevo passato a rimuginare? Mezz'ora? Un'ora? O di più?
Emma però era ancora lì, come me sembrava aver perso la cognizione del tempo, e quindi decisi di aspettarla prima di andare a dormire. Non avevo voglia di muovermi da lì, avevo bisogno del calore, che in quel momento solo il fuoco poteva darmi.
 

***
 

Riaprii gli occhi confuso, e mi guardai intorno; ormai bruciava solo un'ultima piccola fiammella, ciò mi fece supporre di essermi appisolato per almeno una mezz'oretta.
Mi alzai e feci per raggiungere gli altri e mettermi a dormire anch'io, quando mi accorsi che Emma non era lì.
Tirai però un sospiro di sollievo quando trovai le sue cose ancora dove le aveva lasciate, il che mi fece supporre che non se n'era andata.
Ma poteva essere nei guai, e dovevo assolutamente trovarla: presi quindi una lanterna e la accesi. Mi guardai intorno un'altra volta, per essere sicuro, ma Emma non c'era davvero.
Quindi l'unica cosa che potei fare, fu uscire e sperare che fosse ancora nei dintorni, che fosse semplicemente andata a fare una passeggiata al chiaro di luna, o qualcosa del genere.
Grazie al cielo, una volta fuori la individuai subito, seduta sull'erba davanti all'acqua, senza neanche essersi coperta nonostante il freddo pungente della notte.
Vederla così tenera, pensierosa, e dallo sguardo triste, mi convinse ad avvicinarmi, oltre che decidermi a parlare. Tutto, pur di rivedere un sorriso sulle sue labbra.
Sussultò quando mi sedetti accanto a lei e si voltò a guardarmi, persa com'era nei suoi pensieri neanche mi aveva sentito arrivare.
-Cosa ci fate qui Hook...
-Cosa ci fate voi, Swan. Mi sono preoccupato. E poi fa freddo, avete addosso solo questa camicia leggera...- le feci notare, e posai la lanterna dietro di noi.
-Oh beh, sempre meglio di voi. Almeno la mia è abbottonata- borbottò squadrandomi, poi tornò con lo sguardo fisso nell'acqua, sul riflesso della luna.
La fioca luce mi fece notare la pelle d'oca che aveva sul collo e le spalle coperte, quindi, pur consapevole che non l'avrebbe presa benissimo e avrebbe tentato di scansarmi, la cinsi con un braccio.
-Mi dispiace per prima. Non volevo minacciarvi. E io... davvero, non vi avrei mai fatto del male.- dissi, prima che avesse il tempo di protestare e spostarmi.
Tornò di nuovo a guardarmi negli occhi, e quasi mi fecero male per l'intensità del suo sguardo. Ancora duro, determinato, e ferito. Era solo un'ombra, ma sapevo riconoscere alla perfezione uno sguardo ferito.
-Non è di oggi pomeriggio che mi importa. Lo so che non mi avreste fatto nulla.
-Lo so, tesoro. Ieri sera. C'è una spiegazione.- sussurrai, catturando finalmente del tutto il suo interesse. Forse era davvero il momento di parlargliene, forse avrebbe potuto capirmi, e non avrebbe più sofferto. Magari sarebbe stata sollevata, e mi avrebbe ringraziato per averla tenuta lontana.
-Avanti, vi ascolto. Era ora.- mi incitò lei, e decise di lasciare il mio braccio lì dov'era.
Allora annuii, e per prepararmi a parlare presi qualche sorso di rum dalla mia fidata fiaschetta, che per fortuna in certi momento difficili mi era sempre di conforto.
-Sono passati 102 anni, da quando ho conosciuto Milah. Ci siamo conosciuti in una taverna, insomma sai... abbiamo flirtato. Era una bella donna, io ero un bell'uomo... ad un certo punto è entrato un uomo zoppo, che ha dichiarato di essere suo marito. Lei sulle prima gli ha detto di tornarsene a casa, ma poi è arrivato un bambino... suo figlio. Quindi, pur a malincuore, mi ha salutato ed è andata con loro.
-Aspetta...- mi fermò, posando una mano sulla mia, e mi guardò sconvolta -Era Baelfire?
Annuii, e abbassai lo sguardo. Ma in fondo se Rumplestiltskin aveva raccontato la sua versione dei fatti, suo figlio doveva comunque essere implicato. Probabilmente fino a qui le storie combaciavano.
-Sì, era lui.
-Va bene, ma un momento. Io... credevo che questo fosse successo... non so, una ventina di anni fa! È così che ha detto Rumplestiltskin! E neanche Baelfire mi ha mai detto di avere oltre 100 anni!- sembrava davvero confusa, il che mi fece supporre che neanche su questo il coccodrillo era stato onesto.
-Probabilmente il ragazzo non lo sa. Suo padre è un potente stregone, sarà stata una passeggiata alterare la memoria del figlio. La sua età? Beh, probabilmente ha un trascorso a Neverland di cui ovviamente non ricorda.
Allora annuì cupa, probabilmente sperava che fosse davvero così, che Baelfire non ricordasse, e non le avesse mentito per tutto il tempo. Riuscivo a capirla, sarebbe stato doloroso, dato che sembrava avere una gran stima del giovane.
-Comunque, l'indomani mattina è la donna è tornata da me all'alba, prima che partissi. E mi ha supplicato di portarla via, mi ha detto che non poteva più vivere con quell'uomo, che lui era un codardo, e non voleva neanche cambiare vita. Ovviamente le ho ricordato del figlio, e disse che una volta cresciuto saremmo andati a riprenderlo insieme. Quindi ho accettato.
Più continuavo a raccontarle la storia, più mi sembrava di rivivere quei momenti, e sentii le cicatrici delle vecchie ferite riaprirsi pian piano.
Il momento in cui il coccodrillo veniva sulla nave a pregarmi di riavere sua moglie, e scappava invece di sfidarmi a duello per riprendersela.
Quei due anni felici insieme alla donna, quegli anni in cui per me era diventata importante, e mi ero innamorato.
La ragazza mi guardava attentamente tutto il tempo, e i suoi occhi erano lucidi, lo erano diventati nel momento in cui le avevo detto di essermi innamorato.
Automaticamente, la strinsi leggermente col braccio per avvicinarla di poco, e continuai a parlare, arrivando al ritorno di Rumplestiltskin come Dark One. Trattenne il fiato quando le dissi del duello, quello in cui era stato sul punto di strapparmi il cuore e ridurlo in cenere.
Invece Milah mi aveva salvato, Milah che lui credeva morta, aveva rivelato la verità soltanto per poter salvarmi.
-Abbiamo fatto ritorno sulla nave, entrambi abbiamo creduto che lei l'avesse convinto a lasciarci in pace. E invece no, suo marito ci aspettava sulla Jolly Roger. Voleva un fagiolo magico, per fuggire in un mondo senza magia, ed essere felice con suo figlio, che non approvava la sua essenza oscura... e pensavamo fosse fatta. Pensavamo di avere un accordo. Ha fatto credere a Milah di aver capito, e che ci avrebbe lasciati in pace... ed è in quel momento che le ha strappato via il cuore. Mi ha incatenato con la sua magia contro l'albero maestro, quindi non ho potuto fermarlo. Quando mi sono liberato il suo cuore era già nelle mani di quel demone. Io l'ho stretta a me, e l'ho pregato di restituirglielo. L'ho supplicato, e io non supplico mai.
Mi fermai per riprendere fiato, e lasciare che la mia voce tornasse ferma. Era troppo doloroso rivedere l'immagine inerme di Milah tra le mie braccia, guardarmi dritto negli occhi.
-Hook... non dovete continuare per forza- disse Emma in un sussurro, e mi accarezzò il viso.
Allora sorrisi, e scossi la testa prendendo la sua mano. Ormai avevo iniziato, e avevo intenzione di finire di raccontarle tutto.
-Lui ci ha guardati, e con una lentezza estremamente dolorosa ha iniziato a stringere il suo cuore rosso e luminoso... prima di spegnersi del tutto, è riuscita a dirmi “Ti amo”. Poi si è accasciata priva di vita, tra le mie braccia.
Quando riuscii ad alzare di nuovo lo sguardo, la principessa stava silenziosamente piangendo. Calde lacrime stavano solcando le sue guance rosee, e allora la strinsi forte baciandole i capelli, e cercando di essere forte per entrambi. Non volevo piangere, non davanti a lei... un po' per orgoglio, un po' perché non volevo stesse ancora peggio.
Restammo stretti vari minuti, lasciai che si sfogasse, che piangesse, fino a che alla fine non si calmò, ma rimase comunque stretta a me.
-Io gli dissi che avrebbe dovuto uccidermi prima di riuscire ad avere quel fagiolo... ma ha detto che uccidermi era troppo facile, voleva che vivessi nella sofferenza. Quindi... quindi mi ha tagliato via la mano con la sua spada. E poi... se n'è andato.- conclusi, stringendola ancora più forte.
Riuscire a raccontarle quella storia, che non avevo pronunciato da anni a voce alta, fu doloroso quanto liberatorio.
Finalmente sapeva, conosceva tutti i momenti più oscuri del mio passato, e non c'era più nulla che dovessi nasconderle.
La principessa alla fine si scostò, e afferrò il mio uncino con entrambe le mani, per poi accarezzarlo e stringerlo tra le sue dita lunghe e perfette.
-Mi dispiace così tanto, Killian... io non avevo idea... la storia che sapevo era completamente diversa... sospettavo ci fosse qualcosa di sbagliato quando vi ho incontrato, ma non fino a questo punto...- sussurrò, per incrociare nuovamente lo sguardo col mio.
Aveva smesso di piangere, ma i suoi occhi erano ancora rossi e lucidi, e fu doloroso vederla in quello stato.
-Non dispiacetevi, non potevate sapere. Ora capite perché non voglio che vi avviciniate a me? Chi si avvicina a me si fa del male. Mia madre, che non ho saputo far star meglio dopo l'abbandono di mio padre. Liam, morto su quest'isola a causa anche di Pan. Milah... l'unica donna che abbia mai amato, uccisa a sangue freddo da quel demone... non voglio che voi vi aggiungiate alla lista, Emma, non me lo perdonerei mai. Siete qui, a Neverland. Dove Pan può farvi del male in qualsiasi momento. Siete quasi fidanzata col figlio di Rumplestiltskin... sareste in pericolo se vi lasciassi avvicinare troppo, per quanto io vi desideri. Perché io vi desidero Emma, quel bacio è stato indimenticabile. Voi, siete indimenticabile. Ma vi prego, non chiedetemi di ripeterlo... non voglio. Non voglio condannarvi a morte, e non voglio neanche soffrire ancora. Spero che mi perdonerete per il modo vergognoso in cui vi ho trattata.
-Ma certo che vi perdono, Hook- sussurrò lei, stringendosi al mio braccio -Io volevo la verità. Volevo capire perché... e non dico di approvare la vostra scelta, ma credo di doverla rispettare. Non vi costringerò a stare con me e niente del genere. Solo non negatemi di essere vostra amica, perché sto davvero bene con voi, nonostante la situazione assurda in cui mi trovo.
Era dolce, la mia Emma, e nonostante non mostrasse troppo spesso quel suo lato di lei, io già lo amavo. Quando piangeva, sentivo la necessità di tenerla stretta e proteggerla, fino a farle tornare il sorriso. Quando sorrideva, mi rendeva l'uomo più felice del mondo.
Ma amavo da morire anche la sua forza, la determinazione, il suo carattere un po' da pirata, un po' simile al mio. Non mi sarei mai annoiato a scherzare con lei.
-Ora però rientriamo tesoro, state gelando. Avete preso la medicina?
-No...- fece scuotendo la testa, probabilmente se n'era dimenticata.
-Bene, ora rientriamo e la prendete. E ci mettiamo a dormire, domani dobbiamo riprendere il cammino presto.
-Ok, andiamo. E Hook... grazie. Non dev'essere stato facile per voi parlarne.
-Non preoccupatevi, tesoro- la rassicurai e dopo essermi alzato la tirai su. La sua mano era davvero fredda, era davvero il caso di metterla al caldo, non potevo permettere che si ammalasse nuovamente. La febbre appena passata era stata febbre da stress, ma se l'avesse ripresa non sarebbe stato così veloce guarire stavolta.
La lasciai procedere davanti a me, e ammirai il suo viso illuminarsi sotto la luce biancastra della luna. I suoi occhi splendettero, insieme alla sua pelle e i capelli dorati, e le lacrime non ancora asciutte sul suo viso glielo fecero brillare.
E fu allora che cedetti, mandando a monte tutti i miei buoni propositi. Resi inutile tutto il discorso che le avevo fatto. Però l'istinto fu più forte della ragione, quindi la afferrai per i fianchi, attirandola a me, e la baciai con forza e passione, perfino più della sera precedente. Quando le nostre labbra si riunirono fu come ritrovare l'ossigeno, senza il quale avevo vissuto per più di 24 ore.
Mi staccai un istante, per guardarla negli occhi e vedere la sua reazione: sembrava completamente sconcertata.
-M... ma voi, avevate detto...
-Lo so. Lo so. Ma sono anche un pirata, sono un uomo cattivo, egoista, e cedere alle tentazioni fa parte di me...- sussurrai sulle sue labbra morbide e invitanti -Scappate finché siete in tempo, Swan...
-Beh, in questo caso abbiamo un problema, Hook. Io non sono una che scappa- disse con voce ferma, e si avventò nuovamente sulle mia labbra: non persi una sola frazione di secondo prima di ricambiare. Ormai avevo bisogno della sua bocca per riuscire a respirare, avevo bisogno del suo corpo stretto contro il mio per vivere.
Raggiungemmo la grotta senza smettere di baciarci, rischiando un paio di volte di inciampare sui massi e scivolare in acqua, ma non ce ne importò.

In quel momento eravamo entrambi felici, e non ci importava delle conseguenze. Non mi importava delle conseguenze, perché vederla così contenta tra le mie braccia era una sensazione ineguagliabile.
Da troppo tempo non mi ero sentito più così, e decisi che non volevo finisse.
 

Peccato, però, che la loro gioia fosse direttamente proporzionale alla soddisfazione del loro nemico.
Non per la loro felicità, ovviamente... ma un cuore per spezzarsi doveva prima riempirsi d'amore.

























 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Allora, non credevo di finire davvero il capitolo così a tempo di record... eppure l'ho finito xD Più che altro era da rivedere, e non avendo sonno (quando mai ne ho!) ho deciso di farlo.
Questo capitolo è stato divertente da scrivere, sia la prima parte, dove continuano ad azzuffarsi... sia l'ultima, dove finalmente lui ha deciso di aprirsi, metterla in guardia... ma poi cadere di nuovo in tentazione, e peggio della prima volta.
E boh, nulla, spero che vi piaccia, anche se è mooolto lungo, sorry! Probabilmente posterò abbastanza presto anche il prossimo, prima di domenica... perché lo so che col season finale soffrirò, diventerò autolesionista e mi taglierò le vene... e infine morirò. No ok, non esageriamo, però so che sarà devastante e non so come affronterò la luunga pausa prima della quinta stagione!
Buongiorno (le 4.30 le considero giorno, credo) e un abbraccio a tutti! :*

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Capitolo 9
*** You make me feel different ***


You make me feel different


 



HOOK POV

-Capitano. Sono le sei e mezza del mattino.
Non fu esattamente quella la voce che volli sentire per essere svegliato.
Aperti gli occhi, trovai Smee a guardarmi con un sorriso ebete, gli avrei dato un pugno se non avessi avuto le braccia occupate.
Abbassai lo sguardo, e mi ritrovai una Emma addormentata sul mio petto, per la seconda volta. Aveva le labbra leggermente socchiuse, ed era stretta a me. La differenza rispetto alla prima volta, era che questa non era per caso: la notte precedente eravamo rientrati tra un bacio e l'altro, e dopo averla costretta a prendere metà del suo sciroppo, avevamo litigato in silenzio su chi avrebbe tenuto i mantelli di lana come coperta.
Lei non voleva dormissi senza il mio, ed io dal canto mio non volevo rischiare che lei prendesse freddo: quindi avevamo trovato un ottimo compromesso, ovvero stringerci in due sotto entrambe le coperte. Così non solo la stoffa ci avrebbe tenuti caldi, ma anche i nostri corpi.
Eravamo andati avanti a baciarci ancora a lungo, prima di crollare addormentati.
-Smee, invece di infastidirmi esci a raccogliere qualcosa per colazione- gli ordinai secco, senza mollare la presa su Emma.
L'uomo sorrise ancora, ma a alla mia occhiata minacciosa corse veloce verso l'uscita della cascata; guardandomi intorno notai di non essere l'unico a dormire ancora, quindi tornai a posare lo sguardo sulla principessa.
Alla fine avevo ceduto: dopo averle raccontato di Milah, e di tutti i motivi per cui avrei dovuto tenerla lontana da me... avevo comunque ceduto. Mi era bastato ammirare il suo viso sotto la luce biancastra della luna per arrendermi, ero stato un debole.
L'avevo anche avvertita di scappare finché fosse stata in tempo, ma lei aveva fatto tutt'altro: era rimasta.
Mi concessi di contemplare il suo viso dormiente, sembrava davvero un angelo con la sua pelle chiara e i capelli dorati. Feci scivolare un dito sulla sua guancia, sfiorando leggermente le sue ciglia lunghe.
Continuai a percorrere i tratti del suo viso, fino al mento, che afferrai piano tra due dita, per poi baciare le labbra che la notte prima mi avevano inebriato la mente.
Prima che me ne rendessi conto, sentii quel bacio venire ricambiato, e chiusi gli occhi mentre la donna mi accarezzava la guancia.
-Buongiorno dolcezza- sussurrai, e la guardai aprire i suoi occhi color smeraldo, che finirono subito riflessi nei miei.
-Wow. Questo sì che era un buongiorno- sussurrò, e mi diede un altro bacio per poi guardarsi intorno. Sembrava un po' spaesata, e forse sorpresa di ritrovarsi tra le mie braccia, ma anche contenta a giudicare dal suo bel sorriso.
-Allora...- sussurrò -Sarà questo il mio risveglio tutte le mattine, ora?
-Se è ciò che desiderate... dato che non siete corsa via, quando ancora eravate in tempo.- dissi, giocando con una ciocca lunga dei suoi capelli.
-Non voglio correre via. Quindi se solo provate a respingermi di nuovo... io vi rompo tutto le ossa, una ad una.
-Oh... siete estremamente eccitante quando mi minacciate, tesoro. Non sapete cosa vi farei...
La donna spalancò gli occhi, e per un attimo mi maledissi credendo di averla spaventata, ma mi accorsi che i suoi occhi erano pieni di desiderio, così come i miei. Soltanto che al momento non era il caso di giocare, trovandoci in mezzo ed altre quattro persone, più una che sarebbe tornata a breve.
Quindi, se pur malvolentieri, facendo leva su un braccio mi tirai su, e lei insieme a me. Piegammo gli scialli riponendoli accanto alle nostre sacche, e ci alzammo in piedi; fu tenero vederla stiracchiarsi.
Guardammo gli uomini addormentati, e poi ci scambiammo un'occhiata complice: senza dire neanche una parola, ne scegliemmo due a testa e gli tirammo via gli indumenti di lana che li coprivano.
Come immaginato si lamentarono immediatamente, stringendosi come donnicciole lagnose.
Emma scoppiò a ridere, mentre io li strattonai uno ad uno intimandogli di alzarsi immediatamente. Io avevo una buona scusa per aver dormito mezz'ora più del dovuto, ma loro no.

 

EMMA POV

Mentre mangiavo, lanciavo ogni tanto qualche occhiata furtiva a Hook, e fui sicura di percepire almeno un paio di volte dell'esitazione da parte sua.
Forse, da un lato, era ancora pentito di aver ceduto... ma almeno adesso sapevo qual'era il motivo. Ed ero proprio io, in primo luogo; era convinto di attirare sventure, e non voleva che la prossima si abbattesse su di me, dopo quanto era successo a suo fratello e Milah. Ma gli avrei dimostrato che non c'era ragione di preoccuparsi, sapevo badare a me stessa. Non mi sarebbe successo niente, ancor meno per colpa sua.
-E così, ora avete la ragazza Capitano?- domandò Smee di punto in bianco, guardandoci allegro.
Io e Hook ci scambiammo delle occhiate, dal canto mio anche un po' imbarazzata: avevamo passato parecchio tempo a baciarci, e avevamo dormito vicini, ma non ero sicura bastasse per definirmi la sua ragazza.
-Sul serio, Capitano? Voi e Swan?- intervenne Jack, quello che mi era sempre sembrato il più giovane dei pirati. Doveva essere poco più grande di me, ma non avevo idea se fosse davvero un probabile 28enne oppure bicentenario come Hook.
-Non userei etichette- disse lui -credo che la principessa sia d'accordo.
-Sì, sono d'accordo- annuii, ignorando le loro occhiatine sospettose.
-E io che ero convinto avreste finito per ucciderlo e prendere il suo posto- commentò un terzo, Randall -considerando come ieri sembravate volervi ammazzare a vicenda...
-Oh, ma se anche io e lui siamo... qualcosa, non vuol dire che non lo prenderò più a calci in culo se se la cerca!- sorrisi, colpendolo sulla gamba con un pugno.
-E ora cosa avrei fatto?!- si lamentò, massaggiandosi contrariato, mentre gli altri ridevano e approvavano. Gli piacevo davvero, a quei ragazzi. E loro piacevano a me.
-Niente, era giusto un avvertimento... e per tenervi allenato- sorrisi ancora, e tornai al succo di lime che ero riuscita a spremere, facendone in abbondanza per tutti.
Ero davvero felice, per quella svolta. Ero felice di aver ceduto ai miei sentimenti, sensazioni, o qualunque cosa fossero... e nonostante i dubbi aveva ceduto anche lui. Comunque il nostro rapporto non era cambiato, e neanche desideravo che succedesse: ci divertivamo troppo a provocarci e a discutere per rovinare tutto e diventare una diabetica coppietta noiosa. Non ero neanche sicura fossimo una coppia, tra l'altro, per ora ci piaceva stringerci e baciarci, e andava benissimo: nessuno dei due voleva affrettare i tempi, avrei accettato ben volentieri ciò che sarebbe arrivato.
-Avete preso l'ultimo sorso di sciroppo?
-Oddio, potete anche smetterla di fare la mammina premurosa- mi lamentai, evitando di rispondergli. Non c'era bisogno che mi trattasse come una bambina di tre anni a cui doveva ricordare di prendere la medicina. Mi dava fastidio.
-L'avete preso o no?
-No.
Prima che avesse il tempo di dire qualcosa mi alzai e raggiunsi l'ingresso del rifugio per bere un po' d'acqua fresca, e lavarmi il viso.
Mi fece davvero un buon effetto, dopo la tremenda mattinata precedente finalmente questa era iniziata alla grande. Ero pronta ad affrontare ore e ore di cammino, e magari avrei anche partecipato alla caccia per i nostri pasti; era l'occasione buona per mostrare a Hook la mia abilità con l'arco, che avevo ereditato da mia madre. Avrei anche potuto mettergli una mela in testa e tirare senza il minimo timore di colpirlo... in realtà sarebbe stato divertente, ma non ero molto sicura che me l'avrebbe permesso.
-Swan- sussultai sentendomi afferrare all'improvviso per i fianchi, e mi voltai a guardarlo male: non poteva comparirmi così di soppiatto alle spalle, avrebbe potuto farmi venire un infarto!
-Hook, ringraziate che sono di buon umore o vi sareste fatto un altro bagno, e stavolta dritto sotto la cascata.
-Scusate dolcezza, non era mia intenzione spaventarvi. E non volevo neanche fare la “mammina”, è solo che...
-Ok. Vi perdono. Comunque quella medicina è miracolosa, quindi voglio lasciarne un po' in caso di necessità. Io ormai sto bene, sono stata male per...
-Per colpa mia, lo so. Se aveste dormito e vi foste riposata non sarebbe successo.
-Sì, ma ora è tutto a posto.
-Avreste dovuto dire “ma no mio caro, non è colpa vostra, voi non avete fatto niente di male”- mi punzecchiò, dandomi un pizzico su un fianco.
-Perché avrei dovuto? Non mi piace dire bugie, mio caro.
Lui piegò la testa sogghignando, poi mi prese il viso e mi baciò, e io ricambiai volentieri. Mi piacevano i suoi baci, era un gran baciatore.
Cercai però di mantenere un po' di autocontrollo questa volta, dato che la privacy scarseggiava e non volevo i commenti maliziosi dei pirati, quindi mi staccai dalle sue labbra prima di perdere di nuovo la testa.
Tutto ciò continuava a essere estremamente non da me, estremamente diverso dal solito, ma anche estremamente bello.
-Bene tesoro, allora andiamo a recuperare le nostre cose e ci rimettiamo in cammino... di questo passo, dopodomani saremo alla Skull Rock.
-Fantastico. Così potremo recuperare il giocattolo a quel marmocchio e restituirglielo.- dissi, e mi diressi verso il mio angolino per sistemare la roba.
In realtà non ero del tutto felice che mancasse così poco a raggiungere il nostro obiettivo, nonostante poi ci fosse il viaggio di ritorno, di altri probabili cinque giorni. Ma una volta che fossero passati, cosa sarebbe successo? Cosa sarebbe successo nel momento in cui Hook avesse saldato il suo debito con Pan? Mi avrebbe portata a casa, probabilmente.
E poi?
Decisi che era troppo presto per pensarci, quindi sarebbe stato meglio evitare di farlo e godermi la vita giorno per giorno. Anche perché ne valeva la pena, nonostante le sue incertezze la chimica tra di noi era sempre più forte.
 

***
 

La giornata era trascorsa abbastanza tranquilla, solo che non avevamo avuto modo di andare a caccia durante il giorno a causa della pioggia, che aveva tenuto gli animali al riparo.
Noi non ci eravamo bagnati troppo, grazie alle folte chiome degli alberi, e alle grandi foglie di loto decisamente impermeabili che avevamo utilizzato per coprirci quanto possibile.
Inoltre, Hook era stato davvero premuroso, si era tolto la giacca per farmi stringere a lui e usarla per coprirci insieme.
Non erano mancate le battutine dei suoi uomini, ma oltre a minacciarli di darli in pasto alle piante carnivore, non ci avevo badato molto, e neanche il capitano. Erano simpatici dopotutto, e sembravano anche contenti che io fossi la “compagna” del loro capo.
Aveva smesso di piovere soltanto al tramonto, da cui era passata un'ora, e sentendo i movimenti degli animali che avevano ripreso a girare per i boschi avevamo deciso di provare a procurarci qualcosa per cena.
Ci eravamo divisi i ruoli; io con Hook e Jack avevano preso arco e frecce, e gli altri quattro stavano provvedendo a scavare nel terreno sotto la sporgenza di una roccia, per poter avere un rifugio per la notte quanto meno asciutto e nascosto.
Dopo essere riusciti a prendere un fagiano, ci eravamo imbattuti in un rumore forte, che avevamo scoperto fosse quello dei passi di un Eagleboar – un animale mutante, misto tra aquila e cinghiale creato da Pan – , quindi l'avevamo seguito decidendo che sarebbe stata la nostra cena e anche il pasto del giorno dopo.
-Attenta Swan, non rischiate di uccidervi- sussurrò Hook da dietro un cespuglio, alzando lo sguardo verso di me che mi ero arrampicata sul ramo di un albero per avere una buona visuale dall'alto e una buona mira.
-Tranquillo Hook, so quel che faccio- lo rassicurai, scoccando un'occhiata al nostro complice, il più vicino al cinghiale, dietro una roccia.
L'animale era vicino al fiume, e stavamo aspettando che si decidesse a bere in modo che si distraesse e potessimo colpirlo.
Dopo vari minuti di attesa, finalmente soddisfò le nostre aspettative, e si chinò sull'acqua.
Fui la prima a scoccare una freccia, dritta su una zampa per impedirgli di correre via; veloce come un lampo Hook gliene colpì un'altra, e mentre quello con un gemito stridulo cercò di mettersi a correre, a causa dei movimenti troppo veloci Jack lo mancò.
Lo vidi sbiancare e mettersi a correre, seguito da quella bestia che aveva ancora meno l'apparenza di un vero cinghiale: era una belva feroce, un demone. Il corpo di un cinghiale, col becco e gli occhi di un'aquila.
Agii d'istinto non appena l'animale passò sotto il mio albero, e saltai sulla sua groppa, aggrappandomi forte per non farmi disarcionare.
Quello subito ci provò in tutti i modi, ma fui più scaltra, e afferrando una freccia dalla mia faretra, lo colpii dritto nell'occhio, e finalmente lo sentii accasciarsi sotto di me.
Rimasi seduta sul suo corpo privo di vita, a cercare di riprendere fiato mentre i due uomini accorrevano esultando verso di me.
Io sorrisi soddisfatta, dando un'occhiata al mio lavoro, ma prima che potessi dire qualcosa, Hook mi afferrò per la vita tirandomi su, e mi baciò con un trasporto estremo, stringendomi con forza. Nonostante fossi un po' confusa, ricambiai allo stesso modo.
-Siete magnifica Swan- disse col fiato corto, quando si staccò dalle mie labbra.
-Whoa... tutto ciò solo per aver ucciso un mutante?- domandai, ancora frastornata da quel bacio passionale e decisamente intenso.
-Oh credetemi, non ho mai visto una donna uccidere uno Eagleboar come avete fatto voi. È stato così estremamente eccitante.
-Oh... non credevo bastasse così poco per impressionare il temibile Capitan Uncino!- sorrisi, soddisfatta.
Ovviamente mi aveva sorpresa con quella reazione, ma era bello sapere di poterlo stupire con gesti che per me erano naturali... più o meno. Certo, non ero mai stata in groppa ad un cinghiale-aquila, ma ero saltata allo stesso modo in groppa ad un cavallo imbizzarrito, per poterlo recuperare. Avevo rischiato grosso basandomi solo sulla speranza che con quell'essere potesse essere lo stesso.
-Mi dispiace interrompervi, ma non è il caso di iniziare a trasportare la nostra cena verso il rifugio?- fece Jack, schiarendosi la voce.
Io risi piano, mentre Hook lo guardava minaccioso con una faccia da “Il capitano sono io, e io do' gli ordini”.
Alla fine, comunque, riuscimmo a trascinare quella specie di mostro al rifugio, che gli altri avevano appena finito di sistemare, e ci accolsero felici dell'abbondante cena che ci aspettava.
Fui piacevolmente colpita del fatto che entrambi i miei compagni di caccia diedero la maggior parte del merito a me; ogni minuto che passava, ogni giorno, continuavo a sentirmi sempre più parte del gruppo, e ciò mi rendeva sempre più felice. Nel momento in cui ero stata rapita, non avrei mai potuto immaginare che l'epilogo sarebbe potuto essere così bello, e che i mesi di prigionia sarebbero valsi la pena.
Esonerata dalla preparazione dell'animale per averlo catturato e ucciso, rimasi seduta a guardare mentre lo scuoiavano; un po' mi fece impressione, ma cercai di tenere a mente che fosse un animale senz'anima, creato unicamente dalla mente perfida di Pan, come tanti altri nei dintorni, unicamente a scopo di sostentamento.
Mi avevano dato della femminuccia quando ero stata contraria ad uccidere daini e lepri, ma non avevo potuto farne a meno. Se da una parte non ero estranea alla caccia e vi avessi partecipato spesso con mio padre, ero anche figlia di mia madre, e lei era piuttosto sensibile verso gli animali, e me l'aveva trasmesso.

-Swan, è pronta la cena.
Mi voltai leggermente a destra, e trovai Hook a guardarmi con un piccolo sorriso divertito. Ero sdraiata sull'erba, poco lontano dai preparativi, e avevo passato un'ora buona a guardare le stelle, e cercare di ritrovare le costellazioni e provare ad individuarne di nuove. Era stato un modo piacevole per passare il tempo, e mi ero accorta di essere anche piuttosto brava.
Sorrisi di rimando, e mi aggrappai alla sua mano per tirarmi su. L'uomo mi si avvicinò pericolosamente, mettendomi le mani tra i capelli, e solo quando mi mostrò la margherita che ne aveva tirato fuori mi riscossi. Era quasi inquietante il forte effetto che aveva su di me, non ero certa che sarei mai riuscita ad abituarmici.
-Sapete di avere i capelli pieni di fili d'erba, non è vero?
-Sì, lo immagino... pazienza! Vorrà dire che domani mi laverò i capelli...- scossi le spalle, restando ferma a guardarlo.
-Già... e sapete che dovrete farvi il bagno nel fiume, che non è esattamente caldo, vero?
-Non è un problema per me, credete che Barbanera mi abbia mai scaldato l'acqua? È già tanto che mi abbia permesso di lavarmi...- riflettei, ricordando le docce fredde che mi ero fatta, ma ero comunque stata grata che me le avesse concesse. Almeno avevo avuto la possibilità sia di lavarmi, che di lavare vestito e biancheria.
Lui non disse niente, ma notai il suo sguardo incupirsi, e mi venne spontaneo portare la mano sulla sua guancia, e poi baciarlo dolcemente.
Fu diverso da tutti gli altri baci che ci eravamo dati; fu sempre intenso, ma allo stesso tempo tenero e delicato, e mi gustai le sue labbra più lentamente.
Lui mi lasciò fare per un po', poi strinse la mia mano e ricambiò il bacio, con così tanta dolcezza che faticai a credere potesse possederla un pirata.
-Hook, non vi dovete preoccupare. Quel che è passato è passato, e come vedete sono sopravvissuta e sono in ottima forma...- sussurrai, staccandomi a malincuore dalle sue labbra.
-Lo so. Ma immaginarvi lì dentro da sola, chiusa e al freddo... non è una bella immagine, se posso dire la mia. Sono contento di averlo dato in pasto agli squali.
-Ok, se l'è meritato. Ma lasciamo perdere e andiamo a mangiare, va bene?
-Va bene. Spero che la carne vi piaccia, è la prima volta che mangerete qualcosa cacciato da voi?
-Ovviamente no! Mi sottovalutate ancora una volta, Capitano!
-Ah, ovviamente. Mi domando perché mi sia preso la briga di chiedervelo!- rise l'uomo, e raggiungemmo gli altri sedendoci accanto al fuoco caldo. Non avevano messo a cuocere l'intero cinghiale, avevano lasciato da parte una quantità generosa, che ci avrebbe riempito lo stomaco anche per l'intera giornata successiva.
Staccai un pezzo dallo spiedo, e assaggiai con una leggere riluttanza iniziale, ma fortunatamente rimasi piacevolmente sorpresa. Nonostante l'aspetto dell'animale non fosse dei migliori, la sua carne aveva decisamente un buon sapore.
Ne presi quindi anche un altro pezzo, insieme ad una patata arrostita. Se avessi continuato a mangiare così, sarei ingrassata, ma fortunatamente ero abbastanza certa che le lunghissime camminate mi aiutassero a smaltire.
-Va bene, sono piena. Se metto ancora qualcosa in bocca scoppio!- dissi infine, e lui mi scoccò un'occhiata maliziosa che gli costò una gomitata molto ben assestata tra le costole. Doveva sempre pensar male!
-Non avevate detto che avreste cercato di essere meno violenta?- si lamentò massaggiandosi dove l'avevo colpito.
-Veramente no. Ho solo detto che avrei cercato di non sfigurarvi. E se fate il porco, potrei cambiare idea anche su quello.- lo guardai minacciosa.
-“Porco”... che brutto linguaggio per una principessa... ahh, non ci sono più le regole del buon costume di una volta- disse lui, il che gli costò un'altra gomitata che gli fece sfuggire un gemito di dolore, mentre io lo guardavo soddisfatta di me stessa.
-Solo perché una volta le principesse non frequentavano i pirati, probabilmente.
-Ah, ma di questo che colpa ne ho... io vi ho avvertita, potevate scappare.
-Non sono una codarda- mi limitai a dire, ma stavolta aveva vinto lui. Era vero: mi aveva rifiutata, poi mi aveva suggerito di stare alla larga, e infine mi aveva avvertita di scappare... ma ero stata io a non volerlo fare.
Il problema era che non volevo allontanarmi da lui, anzi, volevo avvicinarmi sempre di più. Quell'uomo era come una calamita, più mi provocava, più io stavo al gioco e mi divertivo.
Ero davvero cambiata rispetto a com'ero; non ero mai stata un angioletto, tanto meno la principessa perfetta, ma non avevo neanche mai passato il tempo a suon di battute coi ragazzi impertinenti, nonostante ce ne fossero stati parecchi che avevano tentato di avvicinarmi. Li avevo sempre liquidati senza dargli peso.
Ed ora eccomi qui, a frequentare quello che poteva definirsi il più “cattivo” tra i ragazzi, un vero pirata bicentenario.
Chissà cosa avrebbero detto e pensato i miei genitori a riguardo, una volta che fossi tornata a casa a braccetto con Capitan Uncino. Mio padre avrebbe certamente dato di matto, e mia madre... beh, mia madre o sarebbe svenuta, o avrebbe creduto si trattasse di uno scherzo, forse. In ogni caso sarebbe stato divertente.

Questa volta, essendo meno al riparo, decidemmo di fare i turni per dormire. Io mi offrii di fare la prima guardia insieme a Hook , Jack, e Smee, mentre gli altri andarono a dormire, ed avrebbero preso il nostro posto alle tre del mattino.
Lasciando i due davanti al fuoco, Hook mi portò in disparte, sotto un albero dalle grosse foglie gialle, l'unico nel mucchio di chiome verdi nei dintorni.
Mi lasciò sistemare tra le sue gambe, e poggiare con la schiena contro il suo petto caldo. Fu un gesto tenero e inatteso, quanto piacevole.
Passammo vari minuti in silenzio, durante i quali si ingegnò a liberare i miei capelli dai fili d'erba senza spettinarmi troppo, ed infine strinse semplicemente le braccia intorno alla mia vita, mentre poggiavo la testa sulla sua spalla.
Chiusi gli occhi, e inspirai l'odore della notte fino a farmi riempire i polmoni. Era odore di pioggia, che ancora non si era dissolto nonostante avesse smesso da ormai qualche ora. E c'era anche odore di piante, di erba, di muschio.
-Swan, se volete potete dormire... starò sveglio io.
-Non ho sonno in realtà... sto bene così. Ne avete voi?
-No, neanch'io. E tra parentesi, anche io sto bene così- fece lui, e mi voltai per guardarlo sorridere; era così bello il suo sorriso.
Dopo poco però, abbassò lo sguardo pensieroso. I suoi occhi si erano di nuovo riempiti di incertezza, e non volevo vederlo così. Non volevo che avesse ripensamenti, non volevo che vivesse male quel rapporto che avevamo deciso di provare a vivere.
-Hook, ehi. Tutto a posto?
-No.- ammise lui sinceramente, rialzando lo sguardo -Io e voi non dovremmo essere insieme ora, così... non dovevo permetterlo.
-Basta, non verrò ammazzata o torturata o non so cos'altro solo perché sono vicina a voi.
-E come potete esserne sicura, tesoro? Qui è pieno di pericoli che... sì, siete abbastanza forte da affrontare tutto, l'ho notato. Ma se Pan decidesse di farvi del male?
-E che motivo avrebbe? Vuole solo il suo teschio. Glielo porteremo, e sarà finita lì.
-Sì, certo, ma qualcosa non quadra. Perché dovrebbe volere un teschio? Non credo sia un giocattolo. E poi il fatto che abbia insistito che voi veniste a prenderlo con me... non mi torna.
-No, neanche a me. Allora faremo una cosa. Io starò all'ingresso, ma sarete voi a entrare e prendere il suo giocattolino. Per precauzione.- proposi; in quel modo non avremmo fatto ciò che voleva Pan, ma gli avremmo comunque procurato l'oggetto, quindi non avrebbe potuto lamentarsi. E se davvero c'era qualche strano piano legato alla sua richiesta di portare anche me, l'avremmo stroncato sul nascere.
-Ok, si può fare.- accettò quello, e mi sembrò finalmente un po' più sollevato, anche se non completamente. Non riuscivo ad immaginare come potesse vivere così, senza mai lasciar avvicinare troppo nessuno, senza lasciarsi andare... solo per non far rischiare la vita alle persone.
-Sentite, Hook... se per voi è troppo, se non riuscite a vivere questa cosa serenamente... possiamo anche smetterla. Tornare amici come prima e basta. Non voglio che viviate nella tensione, non per colpa mia.- sussurrai, per quanto queste parole mi costassero. Non avevo per nulla voglia di tornare indietro, ma ne avevo ancor meno di vederlo sempre tanto preoccupato.
-Oh Swan, no... non provate a darvi la colpa. Se mai, siete voi a dover scappare via da me, e non il contrario. Siete voi a rischiare di farvi travolgere dall'oscurità che c'è in me...
Non aveva idea di quanto si sbagliasse; probabilmente la mia natura oscura era molto più grande della sua. Perché la sua era arrivata col tempo, la mia faceva parte di me fino ancor prima della nascita. Il fatto che avessi scelto la luce, non implicava che le tenebre si fossero dissolte.
Però non era quello il momento di parlargliene, preferivo fargli quel discorso in un ambiente più sicuro, magari sulla Jolly Roger durante il viaggio di ritorno.
Rimasi quindi in silenzio, e allentai il corsetto per stare più comoda dato che probabilmente avremmo passato le prossime ore in quella posizione, e non avevo nulla in contrario.
L'uomo accorgendosi di ciò che stavo facendo, mi aiutò a liberarmi completamente di quell'indumento e lo ripose accanto a sé, per poi baciarmi il collo.
-Se avete freddo ditemelo e ci penso io, d'accordo?- sussurrò sulla mia pelle mentre rabbrividivo, ma non erano affatto brividi di freddo. Mi limitai ad annuire piano, poi inclinai la testa per lasciarlo continuare, mentre portava la mano sulla mia pancia, per accarezzarla da sopra la stoffa.
Il suo tocco fece quasi vibrare la mia pelle, e mi fece desiderare di averne di più, come tante volte era successo.
Quindi, silenziosa, afferrai la sua mano con la mia, e lentamente la guidai verso l'alto, fino a posarla sul mio seno, ormai coperto soltanto da un leggero strato bianco.
Fui scossa immediatamente dai brividi, e chiusi nuovamente gli occhi mentre mi strinse piano, prima un seno e poi l'altro, per poi accarezzarmi e massaggiarmi delicatamente.
Emisi un piccolo gemito, e mi morsi subito il labbro per evitare di farmene sfuggire qualcuno più forte.
Trattenni il fiato mentre l'uomo iniziava a sbottonare la mia camicia dall'alto, ma ebbe solo il tempo di aprire il primo bottone che un inquietante rumore ci costrinse a fermarci e guardarci intorno.
Era come se qualcosa fosse passato tra le foglie dei cespugli davanti a noi, ma nessuno dei due riuscì a vedere niente.
A quel punto, se pur malvolentieri, fummo costretti ad alzarci, e io richiusi la camicia per poi seguirlo con la spada pronta.
Dopo aver setacciato i dintorni, non trovammo niente; constatammo quindi che poteva benissimo essere stato qualche piccolo animale... eppure avevo un brutto presentimento, e lui anche.
-Emma, è meglio se torniamo dagli altri intorno al fuoco. Non voglio esporvi a eventuali pericoli, per quanto stessi bene solo in vostra compagnia...- disse quindi, e mi cinse le spalle mentre arrossivo ripensando a quello che avevamo fatto. Dio, era così poco da me!
-Sì va bene, torniamo. Non è il caso di farci uccidere stanotte.
Nonostante l'imbarazzo gli scoccai un bacio a fior di labbra, e dopo aver lasciato che mi aiutasse a rimettere il corsetto tornammo dagli altri due, che avevano approfittato del fuoco per cuocersi qualche pezzo di carne per passare il tempo. Quindi ci unimmo a loro, cercando di rilassarci e chiacchierare in silenzio, ma la sensazione d'inquietudine continuò a non abbandonarmi.
Qualunque cosa avesse fatto muovere le foglie, non era uno scoiattolo.

 


-Che disgusto!- esclamò Pan corrugando la fronte -Ma ciò vuol dire che tutto sta procedendo secondo i miei piani. La principessa si sta avvicinando al pirata... molto, molto bene.
Sorrise, e il suo sorriso era sempre più ampio ogni volta che l'ombra gli riferiva ciò che aveva visto. Sapeva di essere sempre più vicino all'obiettivo.
-Continua a tenermi informato, mi raccomando. Grazie a te sventerò il loro piano di tenere la ragazza fuori dalla grotta... si credono furbi quei due, ma io lo sono di più.
L'ombra annuì, e sparì dalla vista del ragazzo felice. Un ultimo passo, un'ultima prova alla Skull Rock, e avrebbe saputo se le ceneri del cuore di Emma Swan avrebbero potuto alimentare per sempre la sua isola. Ed era molto ottimista a riguardo.

























 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Sono le 3.17, e stanno andando in onda gli ultimi 40 minuti del season finale, ma va tutto bene. Davvero.
No, scherzavo, non va tutto bene, non sono pronta al finale! Vorrei avere il potere di strapparmi via il cuore come Regina, così soffrirò di meno...
In questi giorni sto scrivendo poco perché la settimana a venire è molto piena (e coi season finale di 2378 serie tv di mezzo è ancora più dura), ma ho questo e altri 2 capitoli quasi pronti. Quindi se non morirò, continuerò a postare in settimana xD
Mi è piaciuto scrivere questo capitolo, perché finalmente ho potuto iniziare a descrivere la relazione che si sta creando tra Emma e Hook... momenti di complicità, di passione, e altri di tenerezza... pian piano si stanno lasciando andare entrambi :)
Finalmente si è saputo un po' del piano di Pan, di come vuole usare Emma per i suoi scopi... è simile a quello che voleva fare con Henry, ma volevo comunque renderlo un po' diverso!
Buonanotte Buongiorno, buon OUAT day e buona morte, ci vediamo tutti nell'aldilà xD
Un abbraccio :*

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Capitolo 10
*** Enjoy the little moments in life, for someday you'll realize they were big things... and you will have to fight for them ***


Enjoy the little moments in life, for someday you'll realize they were big things...
and you will have to fight for them

 





EMMA POV

4 ore prima

Subito dopo pranzo avevamo imboccato una zona del bosco molto buia, perché a detta di Hook l'altra era tempestata di vecchie trappole: risultato? Dopo solo un'ora avevamo dovuto fermarci scoprendo che ce n'erano anche qui, e in più erano più difficili da scovare essendo la luce molto ma molto scarsa.
-Maledetto ragazzino. Dovevo immaginarmelo che avesse protetto entrambi i sentieri per la Skull Rock. E ovviamente non mi ha avvertito.
-Ah beh, immagino trovi più divertente farci ammazzare. Non è che quel giocattolo da recuperare era solo una scusa per portarci qui?- domandai sbuffando, stando immobile sul mio posto dato che non volevo rischiare di cadere in qualche fossa o qualsiasi cosa si fosse inventato quel moccioso.
-Mi piacerebbe pensarlo, così potremmo tornare indietro e andarcene, ma non credo. Sa che se anche è difficile, non è impossibile. Sono certo che queste trappole siano qui per tenere a distanza gli indiani e qualsiasi altro intruso... ma non noi.- scosse la testa cupo, mentre accendeva due lanterne e me ne porgeva una.
Chissà cosa doveva esserci di tanto prezioso in quella grotta per disturbarsi così tanto a seminare pericoli mortali lungo le strade per raggiungerla. Probabilmente avevamo fatto bene a non cercare di arrivarci in nave, dato che sicuramente doveva aver infestato anche le acque con qualche enorme pesce mutante.
Però la soluzione migliore forse sarebbe stata continuare per la strada prestabilita, dove almeno ci sarebbe stata un po' di luce solare, acqua di fiume e decisamente meno rumori inquietanti di strani uccelli che probabilmente non conoscevo. Ma sicuramente non erano passeri o usignoli.
-Va bene, procederemo in fila uno dietro l'altro. Io passo avanti, voi Swan subito dietro di me. E Smee chiuderà la fila. Chiaro?- ordinò, alzando la lanterna per illuminare gli altri.
-Ma Capitano, non preferite che passi avanti io? Se a voi succedesse qualcosa non potreste portare a termine la missione...- commentò l'ultimo citato, e mi sembrò davvero molto coraggioso da parte sua.
-No Smee, io guiderò la fila. Io sono il capo qui, è chiaro?
-Chiaro Capitano. Come volete voi.
-Bene. Ora tutti in fila. Swan, seguitemi e tenete il passo, cercate di mettere i piedi solo davanti a voi, dove li metto io.
Annuii nonostante non fossi troppo contenta che rischiasse, perché per quanto fossi conscia del fatto che avrebbe riconosciuto qualsiasi segno di pericolo molto meglio di me, non si poteva mai sapere cosa aveva architettato Pan.
Discutere, però, non sarebbe servito a nulla, lo sapevo io come lo sapevano gli altri uomini, quindi ci disponemmo in fila dietro di lui e lo seguimmo, a passo moderatamente lento e in silenzio, per poter eventualmente cogliere qualsiasi segno di trappole o altro.

Presente
-Hook! Grazie a Dio!- esclamai, vedendolo aprire gli occhi.
Erano passate ormai due ore, da quando a causa di un piede messo male, avevo fatto saltare qualcosa che aveva attivato un'enorme raffica di frecce avvelenate: eravamo riusciti a evitarle tutte, ma troppo occupati a schivare quelle, non eravamo riusciti ad accorgerci di un'irregolarità del terreno che si era rivelata una trappola nascosta.
E il Capitano ci era finito dritto dentro, senza poter fare nulla per evitare che si chiudesse intorno alla sua gamba.
Non senza qualche sforzo, eravamo riusciti a liberarlo, ed io ero rimasta inorridita nel vedere i grossi denti di quell'affare, sporchi del suo sangue.
Eppure non mi aveva permesso neanche di dargli un'occhiata, ed aveva insistito perché andassimo avanti in modo da uscire da quel tratto oscuro prima del tramonto.
Inizialmente, se pur zoppicando, era riuscito a mantenere anche un passo piuttosto spedito, ma man mano che eravamo andati avanti aveva rallentato, ed era anche impallidito moltissimo.
Sia io che Smee avevamo proposto di fermarci a riposare e cercare di medicarlo un minimo, ma era stato come parlare al vento. Smee aveva ottenuto anche la minaccia di farsi legare ad un albero ed essere lasciato lì.
Poi, senza preavviso, Hook era crollato a terra, privo di sensi.
-Swan. Siete bellissima- sussurrò quello, mentre lo aiutavo a tirarsi su a sedere.
-Avete battuto la testa?- gli domandai preoccupata; non era la prima volta che mi faceva i complimenti, ma mai in un momento così poco adattoe fuori luogo.
Se cadendo avesse subito qualche trauma celebrale? Oppure in qualche modo stava delirando per il dolore?
-No tesoro, stavo solo constatando la bella visuale nell'aprire gli occhi... quanto tempo sono rimasto svenuto?
-Un quarto d'ora- intervenne Smee -Non sapevamo come svegliarvi. Abbiamo provato anche con l'acqua.
-D'accordo. Qualcuno mi tenga una lanterna vicino, devo controllare una cosa.
L'altro prese subito la sua per far luce a Hook, e io gli posai una mano dietro la schiena mentre si sfilava lo stivale dalla gamba ferita e alzava il pantalone.
Rimasi nuovamente agghiacciata: intorno alle incrostazioni di sangue, la sua pelle aveva assunto un colore verdognolo, cosa che non poteva affatto essere naturale.
Mi portai una mano davanti alla bocca, ma quello si voltò verso di me e sorrise.
-Non è Rubus Noctis, Swan. Non morirò. Non necessariamente.
-Cosa vuol dire non necessariamente.- sussurrai, guardandolo preoccupata e spaventata.
-E' veleno dell'Hydrophis Chrisyi, un serpente. Deve averlo usato sulle punte delle trappole... maledetto biondino.
-E... e che veleno sarebbe...
-Agisce con estrema lentezza e si nutre di energia vitale, il che mi renderà piuttosto stanco.
-E... e cosa possiamo fare? C'è un antidoto?
-Potete tagliarmi la gamba. L'infezione è ancora ferma sotto il ginocchio.
Restammo tutti in silenzio, a chiederci se fosse serio o stesse scherzando. Non poteva dire davvero, non poteva chiedere di tagliargli una gamba... con questa tranquillità estrema, poi!
-Oppure- aggiunse con un ghigno -Potete andare a cercare Tinkerbell, Trilli, o come la volete chiamare. La polvere di fata è efficace.
-Quindi Trilli è una fata. E abita... a Neverland?
L'uomo annuì serio, ma lo vidi piantare una mano con forza nel terreno per riuscire a rimanere seduto. Era incredibile quanta forza avesse, nonostante quel veleno stesse divorando tutte le sue energie.
 

***

 

Dopo aver spiegato agli uomini come fare a trovare Trilli, trovammo riparo sotto il tronco aperto di un grosso albero.
Aveva mandato a cercarla tutti gli altri, in modo che una volta fuori dalla foresta non dovessero più tornarvi, ma nonostante le sue insistenze io ero rimasta al suo fianco, e Jack era a fare la guardia.
Lui era seduto, poggiato contro la corteccia interna dell'albero, e io mi ero stretta tra le sue braccia, nel tentativo di infondergli un po' della mia energia.
Era stata tutta colpa mia. Mi aveva avvertita di guardare dove mettevo i piedi, e io ero stata così stupidamente goffa da inciampare e azionare una pioggia di frecce che avrebbero tranquillamente potuto ucciderci tutti, in un modo o nell'altro.
Strizzai gli occhi, ma ciò non impedì alle lacrime di scivolarmi lungo le guance, con la consapevolezza che se non fosse stato per me ora saremmo stati quasi fuori da quel posto terribile.
Cercai di non farglielo capire, ma mi tradii tirando su col naso, e quello mi portò due dita sotto il mento per tirarmi su il viso.
-Tesoro, non dovete piangere. Sono sopravvissuto altre volte a questo, non morirò.
-Certo. Lo so che non morirete.- dissi cercando di mantenere la voce ferma -Però è colpa mia. Faccio solo danni! Qualche giorno fa vi siete preso una freccia per me, l'altro ieri ho ritardato il viaggio di mezza giornata, e ora... ora questo!
-Shh, Trilli è mia amica, ci darà una mano- mi sorrise rassicurante, per poi avvicinarsi e baciarmi le labbra, mordendomi leggermente quello inferiore.
Io accettai volentieri le tenerezze e ricambiai, contenta che avesse almeno abbastanza forze per quello.
Se proprio dovevamo star fermi ad aspettare, avrei fatto in modo che fosse piacevole per entrambi, soprattutto per far stare bene lui.
Il suo colorito era ancora molto pallido nonostante fosse migliorato un po' quando gli avevo dato dell'acqua, ma la sua stretta su di me non era affatto debole.
Continuai a baciarlo ancora, mentre le mie mani esploravano il suo petto, e le sue la mia schiena. Avrei davvero voluto spingermi almeno un po' oltre come il giorno precedente, ma decisi che sarebbe stato molto meglio quando entrambi fossimo stati bene. In più, nonostante non fosse proprio accanto a noi, Jack era nei dintorni, e se per caso fosse tornato e avesse visto Hook trafficare nella mia camicia, sarei stata costretta a scavarmi una fossa per poi saltarci dentro.
Questo però non mi impedì di perdermi nei suoi baci, che continuavano a essere i migliori che avessi mai ricevuto nonostante non fosse proprio in ottima forma.
Le sue labbra esperte gustavano le mie con intensità, mordendole ogni tanto, e la sua lingua giocava con la mia in movimenti che cambiavano di continuo.
Fu quando però si fece sfuggire un gemito di dolore che mi staccai e lo strinsi forte a me; lui poggiò il mento sulla mia spalla.
-Vi fa molto male?
-No dolcezza, è stata solo una fitta. Ero piuttosto distratto per pensare al dolore, sapete...
Mi allontanai leggermente per ammirare il suo ghigno malizioso, che a quanto pare non l'aveva abbandonato neanche in quel momento.
Volevo fare di più che distrarlo dal dolore, volevo alleviarlo concretamente, ma più che bagnare il suo fazzoletto e legarlo intorno alla ferita non avevo potuto fare nulla.
-D'accordo. Quanto tempo pensate che debba ancora distrarvi?
-Perché, siete già stufa?
-No, no... è... solo...
Mi portò un dito davanti alla bocca e poi scoppiò a ridere, facendomi capire di stare solo scherzando. E per fortuna, perché non volevo credesse potessi stancarmi di lui... cosa tra l'altro matematicamente impossibile.
-Da qui all'uscita della foresta non ci vuole molto. È già passata mezz'ora... probabilmente ci vorrà un'altra mezz'ora tra il raggiungere la casa di Trilli e spiegarle come trovarci. Poi può volare fin qui, e sarà decisamente veloce. Diciamo tre quarti d'ora in totale.
-Non ho mai baciato nessuno per 45 minuti di fila...- constatai, accarezzandogli le labbra con l'indice.
-Beh... c'è sempre una prima volta. Vi assicuro ne non vi annoierete.
-Su questo non ho dubbi. Non conosco nessuno che sappia baciare come voi.
-E quanti uomini avete baciato prima di me?
-Più di quanti possiate immaginare- sorrisi provocatoria -Il fatto che abbia avuto solo due “fidanzati” non vuol dire che non abbia dato anche altri baci.
-Oooh, due fidanzati quindi. Non pensavo. Cos'è successo col primo, l'avete ucciso?
-Ma no!- esclamai, dandogli una botta sulla spalla -Il primo... ero una ragazzina, lui un po' meno... ma non eravamo fidanzati fidanzati. Stavamo insieme e ci divertivamo, più che altro... e poi Baelfire.
-E gli altri che avete baciato?
-E' capitato a qualche festa- scrollai le spalle -Io mi annoiavo, ma ogni tanto veniva qualche ragazzo simpatico con delle storie interessanti da raccontare, con cui sgattaiolavo via un po'. Oddio, non sono una sgualdrina! Non intendo dire che sono tanti! Però... ecco, si, ce n'è stato qualcuno. E ci sono stati solo baci. Non volevo impegnarmi, quindi...
-Non dovete spiegarmi niente, non avrei comunque pensato a voi come a una sgualdrina.- fece lui divertito, portandomi una mano tra i capelli -E ora i nostri minuti sono solo quaranta, volete o no fare un record di baci?
-Sì, assolutamente sì.- dissi, e sarebbe stata sicuramente la soluzione migliore, in tal modo la mia bocca sarebbe stata occupata e non avrebbe potuto farsi scappare altre parole imbarazzanti.
Quindi senza più dire nulla gli cinsi il collo con entrambe le braccia e mi buttai nuovamente sulle sue labbra invitanti, decisa a non lasciarle neanche un attimo.

 

-Wow Hook. La prima volta che ti ho tirato fuori dai guai avevi decisamente un aspetto peggiore.
Sussultai e lasciai andare la presa sul capitano; avevamo davvero passato tutto il tempo a baciarci, facendo solo qualche breve pausa per riprendere fiato.
Come mi aveva promesso, non era stato noioso neanche per un istante. Era stato piacevole, passionale, e ci era scappata anche qualche carezza decisamente poco casta.
-Ciao Trilli. Sempre in forma, vedo!- sorrise lui, mentre la piccola fatina prendeva sembianze umane sotto il mio sguardo sorpreso. Avrei dovuto essere abituata alla magia, ma mi fece ugualmente un effetto strano vederla diventare grande quanto noi.
-Già. E anche tu vedo, nonostante ti abbiano avvelenato.
La bionda dal vestitino verde si chinò ad abbracciare il pirata, che ricambiò la stretta; trovai buffo quel gesto, perché mai avrei immaginato che un pirata potesse essere in buoni rapporti con una fata della luce.
-Sì tesoro, la scorsa volta non avevo una così buona compagnia... ti presento Emma Swan, la figlia di Snow White e Charming!
-Piacere! Sono Trilli. O Tinkerbell, come preferite, principessa!- la ragazza mi porse la mano con un sorriso, e io la afferrai stringendola. Aveva davvero un'aria simpatica, sembrava quasi una ragazzina, anche se doveva avere più o meno la mia età... in apparenza, almeno. Probabilmente anche lei aveva qualche centinaio d'anni.
-Chiamatemi Emma. Niente etichette!- dissi, lasciando andare la stretta, per poi voltarmi verso Hook che ora aveva decisamente un'espressione sofferente.
Gli accarezzai il viso, e senza che nessuno dei due dovesse dire nulla, Trilli tolse la fasciatura improvvisata e dalle sue mani scaturì una piccola pioggia di polvere dorata sulla ferita.
Sia il sangue che il colorito verde del veleno sparirono immediatamente davanti ai miei occhi, e sentii l'uomo rilassarsi con un sospiro di sollievo.
-Grazie Trilli. Ti devo un favore.- fece quello, per poi sistemarsi il pantalone e rimettersi lo stivale.
-Sei stato fortunato perché la mia casa non è lontana da qui, Hook. Devi stare più attento. Anche se avresti potuto usare la magia per inviarmi un messaggio...- aggiunse, voltandosi verso di me.
Rimasi a bocca aperta, e vidi Hook guardarmi confuso. Cosa voleva dire Trilli? Perché aveva guardato me parlando di magia? Era lei la fata, non io.
-Io non... non ho poteri.- borbottai, guardandola interrogativa.
-Oh. Capisco!- disse solamente, eppure non mi sembrò molto convinta. Forse essendo una fata sapeva del mio lato oscuro in qualche modo, e probabilmente era per quello che pensava fossi magica o qualcosa del genere.
Comunque le fui grata per il fatto che non disse nulla, forse era riuscita a capire che Hook non lo sapeva ancora, e che volevo essere io stessa a dirglielo.
-Va bene ragazzi, a meno che non vogliate rimanere qui a divorarvi la faccia, direi di richiamare la guardia così vi spedisco tutti a casa mia. Vi ospiterò io per stanotte.
Io abbassai lo sguardo imbarazzata, ma lasciai che Hook mi afferrasse la mano per tirarmi su, e non appena richiamò Jack, sparimmo tutti in una nube verde.
 

***


HOOK POV

Trilli ci aveva messo un attimo, con uno schiocco di dita, ad aggiungere delle stanze provvisorie per tutti nella sua casa sull'albero. Era molto carina, più di quanto ricordassi.
Eravamo appena rimasti solo io e lei, ed Emma ci avrebbe raggiunti non appena si fosse fatta un bagno e messa il pigiama, dato che dopo cena gli altri avevano voluto andare a dormire. In realtà ero stanco anch'io a causa del piccolo inconveniente, ma volevo passare un po' di tempo con una vecchia amica.
Avevo conosciuto Trilli durante il mio ultimo viaggio a Neverland, quello durato più del dovuto per vari motivi.
Inizialmente avevo catturato la fatina, quando aveva cercato di rubare le mie provviste, ma dopo aver parlato con lei l'avevo lasciata andare.
Era arrivata in quel posto qualche giorno prima di me, per affrontare la sua prima grande missione: salvare l'isola, e riportarla alla luce. Inoltre era piuttosto inesperta, e si era resa conto di non riuscire ad utilizzare la magia per procurarsi del cibo, quindi non mi aveva derubato per cattiveria.
Eravamo diventati amici, e mentre studiava ogni singolo dettaglio di quel posto, avevo trovato il tempo per aiutarla ad imparare a cacciare, ed evitare Peter Pan e i bimbi sperduti.
Insieme invece avevamo imparato a sfruttare la magia di quel luogo, basata sui desideri. Ma ben presto avevamo capito che abusarne troppo era sbagliato, e anche nocivo, perché era energia malvagia; era un potere creato da Pan.
Insomma, ne avevamo passate molte insieme, anche tra i battibecchi inevitabili tra una dolce fatina e un temibile pirata.
-Hook, ci sei? Sei sicuro di non voler andare a dormire?
-Oh no, stavo solo pensando- risposi voltandomi verso di lei, e tornando alla realtà.
-A cosa, se posso? Alla tua nuova spasimante? Mi piace, sai.- sorrise, versando del rum in entrambi i bicchieri.
-Già...- dissi, piaceva anche a me, e molto -ma in realtà stavo pensando ai vecchi tempi, a me e te.
-Sì? Capita anche a me di pensarci. Mi sei mancato, qui non c'è molta compagnia adatta a me.
-Gli indiani? Non sono male.
-Oh no, non posso. Pan non è in buoni rapporti con loro, e non voglio mettermelo contro...
-Aspetta, non sarai mica alleata con...
-Emma! Venite pure, state molto bene così!- mi interruppe Trilli voltandosi verso la porta, e io la seguii a ruota con lo sguardo.
Per poco non mi andò di traverso il rum alla vista di Emma con la camicia da notte. Era color verde acqua, con delle bretelle e le arrivava poco sopra il ginocchio. Sotto era scalza, e fu la prima volta che potei ammirare per bene le sue gambe: erano perfette, come d'altronde lo era lei, anche coi capelli bagnati.
-Hook, devo prenderti un secchio per la bava?- mi prese in giro Trilli, mentre Emma prendeva posto accanto a me e scoppiava a ridere.
-Stavo solo ammirando quanto le doni il tuo pigiama, Tink.
-Sì, come no. Emma, volete favorire un po' di rum? O magari del succo di frutta?
-Il rum va bene, grazie- disse lei gentilmente.
La guardai mentre le veniva versato il liquido ambrato, e mi resi conto di trovare affascinante anche quel lato principesco di lei, educato, composto e gentile, che ogni tanto veniva allo scoperto. Certo, mi piaceva che mangiasse con le mani senza farsi problemi, che fosse a suo agio nel dormire per terra e tutto il resto, ma il fatto che avesse comunque questo lato regale la rendeva ancora più attraente. Era una donna meravigliosa.
Rimasi con lo sguardo fisso su di lei mentre bevve, concentrandomi sulle sue labbra e ripensando a quanto fosse stato piacevole assaggiarle tanto a lungo solo qualche ora prima.
Se anche quel veleno non era mortale, ricordavo quanto fosse stato devastante la prima volta: mi aveva fatto perdere le forze, e solo tenere gli occhi aperti era stato difficile.
Invece, stavolta, nonostante fosse unito a una brutta ferita, era stato non solo sopportabile... ma ero riuscito perfino a non pensarci. Emma con la sua dolcezza, la sua passione, e la sua presenza, mi aveva fatto concentrare completamente su di lei, e sulle sensazioni che aveva provocato in me.
Ormai tenere a freno i battiti del mio cuore era diventato impossibile, anzi, ogni giorno acceleravano sempre di più.
-Allora- fece Trilli interrompendo i miei pensieri -Qual buon vento ti porta di nuovo a Neverland?
-Pan. Avevo un debito con Pan.
-Oh... ancora per il fatto che vi abbia svelato il punto debole di Rumplestiltskin?
-Cosa?! Che storia è questa!- Emma si voltò verso di me afferrandomi un braccio, con sguardo sorpreso.
Avrei dovuto immaginare che avrebbe reagito in quel modo: non le avevo mai detto a cos'era dovuto il mio debito con Peter Pan, e spiegarle che mi aveva detto come uccidere Rumplestiltskin non mi era sembrata una buona idea.
Trilli mi guardò a mo' di scusa, probabilmente pensava che Emma sapesse tutto, quindi decisi di non arrabbiarmi con lei.
-Sì Swan. Volevo vendetta ed ero disposto a qualsiasi cosa. Mi dispiace... dovevo dirvelo ma...
-No ok. È... è tutto a posto.- mi fermò lei, lasciando la presa sul mio braccio e annuendo. Probabilmente si stava sforzando di capirmi e accettare ciò che avevo fatto in passato, nonostante non fosse proprio qualcosa di buono.
-E' per quello sì. E quindi siamo diretti alla Skull Rock.
Il suo sguardo si fece cupo, e mi fece cenno di raccontarle tutto.
Partii quindi dall'inizio, spiegandole in grandi linee l'incontro con Emma, e cercai di ignorare il fatto che mi definì dolce e premuroso, per poi passare all'arrivo di Felix sulla nave.
Dunque le dissi anche della decisione di partire, col consenso della principessa, e infine saltai dritto al sodo, raccontando la stramba richiesta di quel moccioso, di recuperare il suo giocattolo proprio insieme ad Emma.
Alla fine del racconto restò in silenzio, con lo sguardo fisso nel mio, ma non mi stava davvero guardando. Ormai sapevo che quello era il suo sguardo preoccupato-riflessivo, e non ci sarebbe stato modo di riscuoterla fino a che non l'avesse fatto da sola.
Attesi quindi in silenzio, e lo stesso fece l'altra donna, un po' confusa dall'atteggiamento della fatina.
-Ok.- disse infine -E' pericoloso. Quel... teschio, qualunque cosa sia, non è un giocattolo. Dovreste andarvene.
-Lo sai che non possiamo.
-Già, morireste anche in quel caso. Ma Hook, la Skull Rock è il cuore dell'isola. Dentro c'è una grande clessidra. E qualunque altra cosa ci sia, è qualcosa di grosso. Pan può entrare lì dentro, io l'ho visto farlo varie volte... quindi se ha affidato a voi questa missione, vuol dire che è davvero, davvero pericoloso, o c'è qualcosa sotto. Io non collaboro con lui, ma abbiamo stipulato una specie di tregua. Sai che la mia missione è salvare l'isola e in qualche modo coincide con la sua. Non so molto, lui non mi ha mai detto molto... ma tutto è concentrato lì.
Annuii, e mi fermai un attimo a riflettere anch'io. Ovviamente avevo capito che ci fosse qualcosa di strano, ma non avevo idea ovviamente della parte principale... non avevo idea che fosse così estremamente importante il luogo.
Il problema principale per me, però, era soprattutto che Emma si facesse del male. Se davvero era così pericoloso non potevo portarla con me, neanche soltanto ad aspettare fuori. Ma d'altra parte, sapevo che non avrebbe mai accettato di stare in disparte.
-Potrei venire con voi- propose quella, prima che avessi il tempo di formulare qualsiasi cosa -Se la mia missione è salvare l'isola, entrare lì dentro potrebbe aiutare. Da sola non ho mai potuto, ma con voi...
-Va bene- dissi subito, guardandola. Non volevo mettere in pericolo neanche lei, ma la preferivo comunque insieme a me e gli altri che tutta sola. In più, avrei cercato di chiederle di proteggere Emma, senza che quest'ultima se ne accorgesse.
-Perfetto. Cercheremo di scoprire quali sono i suoi piani una volta lì. E ora, è meglio se andiamo a letto. Ci aspetta una lunga giornata.- decretò, alzandosi da tavola.
Lo stesso facemmo io ed Emma, e cercai di concentrarmi e non guardarla troppo, perché rischiavo di mangiarmela con gli occhi.
Fu impossibile però che l'occhio non mi cadesse sul suo fondo schiena quando seguimmo Trilli, con me dietro alle due.

 

EMMA POV

Camminavo tra Hook e Trilli, nonostante mi vergognassi un po' a girare mezza nuda davanti a lui. Ero più alta della fata, quindi la sua camicia da notte mi copriva neanche fino al ginocchio.
Probabilmente Hook pensava che non ci avessi fatto molto caso, ma mi ero accorta dei suoi sguardi fugaci e bramosi mentre eravamo seduti a tavola
Non sapevo dire se la cosa mi piacesse o mi imbarazzasse, ma al momento vinceva senz'altro la seconda dato che non eravamo soli. In più, nonostante mi fossi molto lasciata andare, dovevo ancora abituarmi alle attenzioni speciali che il pirata riservava nei miei confronti.
-Beh, ok, questa è la vostra camera.- disse infine la fata, aprendoci la porta per mostrarci una stanza con un grande letto matrimoniale.
Rimasi un po' interdetta e imbarazzata del fatto che avesse dato per scontato che io e lui avremmo dormito insieme. Certo, ci aveva beccati in un momento piuttosto intimo, però... dare per certo che stessimo insieme, era strano.
-E' un problema? Volete stanze separate?
-No, tutto a posto. Va... va bene così. Grazie.- borbottai entrando e guardandomi intorno. C'era un letto, un comodino, un armadio e una finestra. Doveva essere una delle stanze create sul momento, ma era carina.
-Perfetto. Allora buonanotte, ci si vede domani alle 7 per colazione.
-Buonanotte Trilli, grazie.
-Buonanotte...
La guardai uscire e richiudersi la porta alle spalle, così nel frattempo mi misi a sedere sul letto, ancora imbarazzata. Forse lo ero perché nonostante avessimo dormito insieme più volte, non ero mai stata così poco vestita. E se si aspettasse qualcosa? Qualcosa di più che qualche bacio della buonanotte o carezza.
Non che avessi paura ma...
-Swan, avete visto un fantasma? Siete diventata più pallida di quando stavate male- mi fece notare Hook, venendosi a sedere accanto a me. Trattenni il fiato nel momento in cui mi cinse le spalle, e non fui capace di rispondergli. Non riuscivo neanche ad aprir bocca, in realtà.
-Ehi... state bene? Mi devo preoccupare?- insistette, facendomi voltare verso di lui tenendo un dito sotto il mio mento.
-No. Sto... bene- sussurrai, guardandolo negli occhi. Sembrava estremamente tranquillo al contrario di me, e avrei voluto esserlo anch'io... ma non ci riuscivo.
Allora si avvicinò a darmi un bacio, ma non riuscii a ricambiare neanche quello.
-Ok, Emma. Ora ditemi cosa c'è che non va... perché qualcosa che non va c'è, ed è evidente.
Si chinò a terra davanti a me e mi prese la mani, guardandomi preoccupato. Istintivamente strinsi le gambe tenendole sigillate, e deglutii.
-No, non c'è niente che non va. È solo che...
-Non vorrete mica dirmi che pensavate avrei cercato di... fare con voi qualcosa che non volete?- si accigliò, continuando a stringermi le mani.
-No. Ma magari pensavate che anch'io volessi. Oddio, non voglio dire che non lo voglio... solo che siamo in casa d'altri, e io ho ancora le... cose da donne. E poi non...
L'uomo allora si sollevò e mi zittì con un bacio, molto più delicato dei precedenti. Chiusi allora gli occhi cercando di rilassare i muscoli fin troppo tesi.
Alla fine riuscii a ricambiare, e lo tirai per mano perché tornasse a sedersi accanto a me.
-Swan, dovete stare tranquilla. So bene quando non è il momento... e decisamente ora non lo è. Non in casa di Trilli, non in queste condizioni...
-Scusate. Mi sento così stupida ad averlo pensato! Dio, non è assolutamente da me! Beh tante altre cose non sono da me, ma gli attacchi d'ansia meno che mai.
Scoppiai allora a ridere e mi buttai sul letto, e lui mi seguì a ruota, togliendosi le scarpe e il panciotto e poi raggiungendomi con un tonfo.
Restammo ancora qualche istante a ridere, poi ci guardammo sorridendo. Era bello vedere le sue barriere man mano crollare, ogni volta un po' di più, e insieme a loro anche le mie paure.
-Ok... però non vuol dire che non possiamo divertirci un pochino prima di dormire, vero?
-Beh, non ho mai detto questo...- sussurrai, e finalmente mi lasciai del tutto andare, sistemandomi a cavalcioni su di lui e baciandolo con passione, mentre portava le mani sulle mie gambe nude.

 

 

-Goditela finché puoi, capitano... perché se va come deve andare... alla fine ridurrò in cenere il suo cuore proprio davanti ai tuoi occhi. Proprio come fece mio figlio con Milah. Poi mi chiederai di ucciderti... ma non lo farò. Oh no, io non ho nulla contro di te, Hook... ma vedi, il cuore della tua amata mi serve per vivere. E quindi... beh, farti soffrire sarà un lieve effetto collaterale.
Al ragazzo piaceva il dolore. Gli piaceva vedere il dolore dipinto sui volti degli altri, soprattutto quando era lui stesso ad infliggerlo. Non c'era un motivo particolare... quella era la sua natura.






















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso, ecco il nuovo capitolo! Fortunatamente l'avevo scritto prima di vedere la puntata... e quindi beh, è piuttosto leggero.
Emma e Hook continuano ad avvicinarsi e hanno qualche momento più intimo, ed è entrata in gioco Trilli verso gli ultimi capitoli sarà fondamentale!
Per chi segue anche l'altra ff... dalla prossima settimana aggiornerò! Fino a venerdì ho parecchio da fare e quindi sto postando qui semplicemente perché i capitoli erano pronti e solo da sistemare...
Di Pan stavolta, invece di parlare del piano, ho voluto aggiungere solo un pensiero... giusto così. Per far capire un po' di lui.
E dal prossimo capitolo, si entra nel vivo dell'avventura, finalmente.
Bene, ora posso anche tornare a deprimermi. Invece di "How to get away with murder" mi servirebbe un "How to get away with s4 season finale".
Io davvero, credo di essere malata perché non è una cosa sana deprimersi così per una serie tv... ma che ci posso fare, io non ci riesco a non farmi coinvolgere ç_ç Dopo quello che è successo poi ç_ç Come si fa ad aspettare fino a fine Settembre??? Esiste un modo? Perché io sono seriamente preoccupata, non voglio stare in questo stato per 4 mesi e mezzo!
Ok, dopo questo sfogo (che per fortuna almeno qui può essere compreso LOL) vi do' la buonanotte e il buongiorno insieme xD
Un abbraccio! :*
#DarkSwan (è più forte di me, non ce la faccio a non pensarci)

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Capitolo 11
*** Light, Darkness and strenght: the key ***


Light, darkness and strenght: the key
 





HOOK POV

Diedi una veloce occhiata alla finestra, ma a giudicare dal fatto che il sole non fosse ancora sorto del tutto, dovevano essere le sei e mezza circa.
Ero sveglio ormai da mezz'ora, ma non avevo voglia di alzarmi. Per l'ormai ennesima volta, Emma si era addormentata tra le mie braccia, e io mi ci stavo abituando.
Era stato molto dolce vederla timorosa, per la prima volta. Aveva pensato che avrei approfittato della situazione... del letto grande e caldo, del fatto che fossimo in stanza da soli, e che lei fosse facile da spogliare. Ma per quanto il mio desiderio nei suoi confronti fosse forte, non ci avevo neanche pensato. Sapevo bene che quello non era né il luogo né il momento.
Fortunatamente era stato facile rassicurarla, si era data della stupida da sola per aver pensato che avessi secondi fini, e poi era scoppiata in una risata liberatoria che aveva contagiato anche me.
Si era sciolta così tanto che mi era montata a cavalcioni, torturandomi sia le labbra che il collo, e mi aveva permesso di approfittare delle sue gambe scoperte, che tanto avevo bramato di sfiorare fin da quando l'avevo vista con quella camicia da notte corta e leggera.
Era stato decisamente piacevole, oltre che inaspettato da parte sua. Non avrei immaginato di vedere quest'audacia così presto, non a letto.
Infine ci eravamo addormentati, ed era stato naturale per me farla accomodare sul mio petto, e poi stringerla baciandole la fronte per darle la buonanotte.
Abbassai di nuovo lo sguardo verso di lei, nonostante nell'ultima mezz'ora non avessi fatto altro che guardarla, studiare ogni tratto del suo viso.
Aveva delle leggere occhiaie che negli ultimi giorni si erano attenuate, ma le avevo notate fin dalla prima volta. I sei mesi di prigionia dovevano averla stremata, nonostante non se ne fosse mai lamentata molto; aveva sì accennato che non era stato piacevole, ma senza soffermarcisi. In realtà mi ero aspettato di trovare una persona molto più psicologicamente provata e anche un po' instabile dato ciò che aveva passato... invece lei era stata estremamente forte, fin dal principio. Ed ero felice di questo, ovviamente; non ero certo che avrei saputo come comportarmi con una ragazza fragile e disturbata.
Anche il suo sonno era tranquillo, segno che la sua serenità non era apparente. Le sue labbra, come sempre, erano leggermente socchiuse, e le lunghe ciglia nere le sfioravano le guance. I capelli erano leggermente arruffati, e un ciuffo le ricadeva dalla parte opposta rispetto a quella da cui iniziava.
Sorrisi, e glielo rimisi a posto cercando di far piano per non svegliarla. Quella ragazza mi aveva catturato come nessuna aveva fatto dai tempi di Milah, e nonostante le mie paure sempre presenti, non riuscivo a pensare di svegliarmi senza di lei al mio fianco. Forse Tiger Lily aveva ragione, forse un lieto fine lo meritavo anch'io... e forse sarebbe stata Emma a darmelo.
Però, stavolta, l'avrei protetta. Non avrei mai più commesso l'errore di abbassare la guardia, e farmela portare via da sotto il naso. Non sarebbe andata come con Milah, Emma sarebbe vissuta a lungo felice, con o senza di me. Al momento però era con me, e avrei fatto di tutto per far sì che continuasse a essere così.
Le accarezzai lentamente la guancia, e fu allora che emise un sospiro, e si strinse più forte a me. Era bellissima, semplicemente perfetta.
-Splendore, siete sveglia?
-Mhmh...- borbottò lei, senza aprire gli occhi.
Decisi di lasciarle tutto il tempo per svegliarsi come si deve, e continuai ad accarezzarle la guancia, poi la fronte.
Alla fine la guardai stiracchiarsi, andando così a sbattere con le mani sul muro dietro di noi e imprecò con paroline poco adatte a una principessa.
-Parolacce di prima mattina, tesoro?- ridacchiai, mentre apriva gli occhi per lanciarmi un'occhiata torva.
-E' un problema per voi, mister buona educazione?
-No, no. Anzi! Le vostre imprecazioni sono meglio del canto degli uccellini... allora, dormito bene?
Lei annuì, e si avvicinò per darmi un veloce bacio a stampo, poi si lasciò ricadere sul cuscino.
-Dobbiamo alzarci?
-Sì. Alle 7 dovremmo fare colazione... ovvero tra una decina di minuti.
Annuì ancora, e dopo aver tirato via le coperte si alzò, raccogliendo i suoi vestiti ancora assonnata. Rimasi a gustarmi la scena di lei che cercava di non inciampare nei suoi stessi piedi mentre usciva dalla stanza per dirigersi probabilmente in bagno, e solo quando sparì dalla mia vista mi alzai per sistemarmi anch'io.

 

EMMA POV

Stava diventando una piacevolissima abitudine svegliarmi tra le braccia di Hook, e le sue carezze. La notte precedente ci eravamo divertiti molto, anche senza fare sesso. A ripensarci mi sentivo ancora stupida per aver creduto che lui volesse farlo in quel momento... a casa della sua amica. Però, fortunatamente ero riuscita a lasciarmi andare per passare comunque un'oretta molto piacevole, tra baci, carezze, e brividi in tutto il corpo.
Cercai di riscuotermi e mi sciacquai il viso con l'acqua fredda, poi mi pettinai faticando un po' per riuscire a sciogliere i nodi che si erano formati durante la notte.
Tolsi la camicia da notte ed infine mi rivestii, non molto contenta di rimettere il corsetto. La sera prima, avevo avuto modo di constatare che i dolori alla schiena erano passati, però stavo ugualmente più comoda senza quell'affare a comprimermi la milza.

Una volta in cucina trovai tutti già lì, e dopo aver dato il buongiorno andai ad occupare il posto che mi avevano lasciato tra Hook e Trilli.
La fata aveva preparato un succo di vari frutti spremuti insieme, e delle frittelle che non mangiavo da moltissimo tempo, insieme alla marmellata di fragole.
-Allora, come intendiamo procedere Hook?- intervenne lei -Io posso trasportarci tutti fino a circa cinque miglia dalla Skull Rock. Purtroppo lì parte un incantesimo di protezione, e il sentiero si può percorrere solo senza magia.
-Sì, andrà bene. E poi?
-Sulla costa c'è una barca, prenderemo quella. L'isola del teschio non è molto distante dalla riva, ci vorrà circa un quarto d'ora. E poi... poi non lo so, non ci sono mai entrata.
-Bene, lo vedremo sul momento. Entreremo solo io e te, comunque. Emma rimarrà fuori, insieme agli uomini.
-Sì, è la miglior soluzione. Pan vuole che lei entri, quindi non entrerà.- annuì la ragazza.
In realtà non ero molto felice di quel piano, perché trovavo un po' ingiusto non poter vivere anche quell'avventura insieme a lui, ma capivo che era la cosa migliorare da fare. Non potevamo permettere che il ragazzino ottenesse ciò che voleva, qualunque cosa fosse.
Mi tranquillizzava un po' anche il fatto che Hook non sarebbe stato solo, ma con una fata che all'occorrenza avrebbe potuto fare ricorso alla magia se ci fosse stato qualche pericolo.
-D'accordo, ognuno si prenda qualcosa da mangiare... se tutto va bene torneremo entro il tramonto, quindi potremo cenare qui. Ovviamente se qualcuno volesse rimanere, non è un problema. Non serviamo tutti dato che non verremo attaccati.
Mi voltai a guardare gli altri, ma nessuno diede segno di voler rimanere: come me, tutti volevano seguire il Capitano fino alla fine di quella missione. Era davvero grande la lealtà che li legava all'uomo, e comprendevo il motivo: nonostante fosse un pirata, era un capitano leale nei confronti della sua ciurma.
Finita la colazione, come Trilli aveva suggerito mi infilai nella sacca un panino con della carne, poi riempii la boccetta d'acqua e la fiaschetta del rum.
-Ehi, Emma... posso farvi una domanda un po'... intima?
-Eh? Oh, sì certo...- mi voltai verso la fata che era appena comparsa al mio fianco, con un sorriso.
-Voi siete una principessa, e lui è un pirata... lo so che è più di questo, ma siete cresciuti in mondi diversi... cosa vi ha spinta a voler stare con lui? Voglio dire, ehm... solitamente lui è stato con donne durate sì e no una settimana, e ora... con una principessa.
-Beh... io non lo so. Cioé, probabilmente voi avete la classica immagine delle principesse, che sposano i principi... però... io non sono il tipo. Io non ho pregiudizi, il mio primo ragazzo era un cacciatore. E Hook... mi piace la sua forza, il suo temperamento. Poi è... lui è stato tenero con me, e non solo... immagino sappiate che intendo, lo conoscete. Ha tante qualità.
-Già. E vi ha provocata spudoratamente fin dal primo istante suppongo- sorrise divertita, ed io annuii ripensando al nostro primo incontro. Erano passati soltanto vari giorni, ma a me sembravano ormai mesi. Mi sembrava di conoscere Hook da una vita.
-Sono contenta. È un brav'uomo, e sinceramente lo trovavo sprecato ad accontentarsi di qualche sgualdrina...
-Sì, beh, non si sa mai... aspetta che passi una settimana, non è detto io faccia eccezione...- sorrisi amaramente; nonostante fosse dolce e premuroso, oltre che passionale, nessuno mi assicurava che tra noi sarebbe durata.
-Oh non dite sciocchezze! Lo vedo come vi guarda... sarei pronta a scommettere su voi due! Ah, e tranquilla, lo terrò d'occhio io nella grotta, d'accordo?
-D'accordo! Grazie Trilli!
-Non c'è di che! E riguardo alla vostra natura... per lui non sarà di certo un problema!- mi fece l'occhiolino lasciandomi di sasso, per poi andare dritto verso la porta e richiamare tutti in cerchio per poterci teletrasportare fino il più vicino possibile all'isoletta rocciosa.
 

 

***


Restammo in silenzio davanti a quella barchetta che non avrebbe mai potuto portarci tutti fino all'isola, ed era l'unica. Non avevamo decisamente il tempo di costruirne un'altra, e Trilli disse che non poteva far nulla con la magia per modificare l'ambiente circostante.
-D'accordo. Possiamo andare in tre, massimo in quattro. Andremo io, Trilli... e suppongo che Swan piuttosto che rimanere qui verrebbe a nuoto- fece il capitano voltandosi verso di me.
-Esatto.- confermai. Rimanere fuori potevo anche accettarlo, ma addirittura rimanere a riva no.
-Bene. Noi tre, e qualcuno che rimanga fuori con lei. Jack, verrai tu.
-Sì Capitano!- fece quello, e ci raggiunse, mentre gli altri rimasero in disparte.
Sarebbero rimasti lì ad aspettarci e assicurarsi che non arrivasse nessuno. In caso si fosse fatto vedere Pan o qualcuno dei suoi ragazzini, ci avrebbero mandato un segnale.
Quindi, finalmente salimmo sulla barca che non ispirava molta fiducia a nessuno, ma se non altro galleggiava.
Nonostante non dovesse essere facile con l'uncino, Hook non ammise obiezioni su chi avrebbe preso la guida, e quindi si mise ai remi. Mi offrii anch'io chiedendogli di provare perché non l'avevo mai fatto, nonostante non fosse vero, ma non servì a nulla, quindi lasciammo perdere.
Rimasi sorpresa nel vederlo andare piuttosto spedito e tranquillo, doveva davvero averci fatto l'abitudine.
-Che c'è dolcezza, pensavate non fossi capace?- alzò un sopracciglio voltandosi verso di me, ed io arrossii non aspettandomi che avesse notato il mio sguardo sorpreso.
-No. Cioé, non lo so... è che... come fate?
-Tutta questione di trovare la giusta angolazione per afferrare il remo, ed è fatta. È piuttosto semplice in realtà, quasi più che con la mano- spiegò lui, continuando ad andare avanti.
-Capisco. Mi dispiace, non volevo insinuare che non foste capace.
-Lo so tesoro, tranquilla. Ma io ho mille qualità, ve ne accorgerete... anche con l'uncino...- ammiccò, facendomi nuovamente arrossire. Se non avessi avuto paura di ribaltare quella barchetta già messa male di suo gli avrei volentieri dato una spinta o qualcosa del genere. Non poteva fare quelle battutine sporche davanti ad altri!
-Hook, la smetti di fare l'idiota?- intervenne Trilli in mio soccorso, colpendolo sul braccio.
-Uh voi donne vi scandalizzate per così poco...
-Zitto se non volete vi butti giù dalla barca. E sarà un bagno meno piacevole di quello nel fiume.- lo minacciai, ma ovviamente non fece altro che sghignazzare senza prendermi sul serio.
L'avrei davvero fatto, gli avrebbe fatto bene farsi una nuotata fino all'isola, ma mi fermai soltanto perché non era quello il momento di perdere tempo a bisticciare.
Incrociai quindi le braccia al petto e rimasi in silenzio guardandolo remare, mio malgrado ammirata. Era affascinante nei panni del marinaio, sia che governasse la Jolly Roger, sia una barchetta malconcia.
Più ci avvicinavamo, più si poteva notare che l'isola era avvolta da una nebbia inquietante, che da lontano era invisibile. Mi vennero i brividi, ebbi come uno strano presentimento, il presentimento che quel luogo fosse malvagio. Certo, era solo un posto, non c'era nessuno, eppure...
Mi faceva sentire stranamente attratta, e allo stesso tempo respinta... ma a giudicare dagli sguardi degli altri non ero l'unica a percepire strane sensazioni.
Quando arrivammo a terra, fui la prima a mettere piede sulla sabbia color grigio spento, seguita da Trilli, Jack e infine Hook.
Ci guardammo intorno, e nonostante la nebbia riuscimmo ad individuare l'ingresso della grotta: era illuminato, forse da qualche magia o qualcosa del genere.
La luce sembrava fioca ed inquietante, come d'altronde era tutto l'ambiente.
-Statemi vicina Swan, potrebbe essere pericoloso- fece Hook afferrandomi una mano, continuando a scrutare i dintorni.
-Oppure volete che vi tenga la mano perché voi avete paura, Capitano?- lo presi in giro, stringendogliela anch'io.
Quello sogghignò, e mi trascinò cauto verso l'ingresso, che prima o poi avremmo comunque dovuto raggiungere, ed era meglio non perdere tempo.
Una volta arrivati, ci fermammo lì davanti a cercare di capire cosa ci fosse dentro: risultò inutile, nonostante la nebbia fosse meno fitta si poteva intravedere solamente un lungo corridoio roccioso.
-D'accordo. Jack, tu rimarrai qui con Swan. Occhi aperti. Noi entriamo, recuperiamo quell'affare... e torniamo. Cercheremo di fare in fretta.
-Attento Hook. Vedete di tornare tutto intero...- dissi attirandolo a me e dandogli un bacio breve ma intenso.
Per qualche strano motivo ero stata di nuovo invasa dall'inquietudine, sentivo che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato in quel luogo. Quindi volli ricordargli che io ero lì fuori ad aspettarlo e che doveva tornare a ogni costo.
-Tranquilla tesoro, sono un pirata con la pellaccia dura. E ho la mia amica magica... andrà tutto bene.
-Sì, lo so. Ok beh, andate- feci arrossendo leggermente notando gli sguardi degli altri due, e gli lasciai andare la mano.
A quel punto feci cenno a Jack che saremmo rimasti lì davanti, poi mi voltai verso Trilli e Hook che stavano finalmente per entrare.
Ma successe qualcosa di inaspettato: neanche il tempo di fare un passo dentro il covo, che furono scaraventati indietro come da una barriera respingente invisibile, e crollarono rovinosamente a terra.

HOOK POV

-Hook! Trilli!- ci volle un attimo perché Emma fosse china su di me.
-Tutto a posto?- mi domandò preoccupata, porgendomi una mano che afferrai per tirarmi su.
-Sì, sì. È stato solo... non lo so, strano. Trilli?- mi voltai verso la fatina, che aiutata da Jack a tirarsi in piedi e sembrava tutta intera anche lei.
Questo però non spiegava comunque l'accaduto: perché Pan mi aveva chiesto di recuperargli qualcosa da un luogo che teneva chiuso? Cosa pretendeva potessi fare, sfondare la sua maledetta barriera magica? Oppure sperava di ucciderci? Nel momento in cui avevo sfiorato il punto tra interno ed esterno, ero stato spinto via da un qualcosa di inspiegabile, come una porta elastica.
-E adesso cosa si fa? No Emma, ferma!- esclamai notando che fosse già tornata all'apertura della caverna, e vi aveva infilato una mano dentro.
-A me sembra tutto a posto... venite!- disse entrando, e facendoci cenno di seguirla.
Incerto, mi avvicinai, e per non rischiare di fare un altro volo cercai anch'io di infilare solo una mano: fui costretto immediatamente a ritirarla perché mi sentii come se avessi preso una violenta scossa elettrica.
Sconcertata almeno quanto me e gli altri due, la ragazza tirò fuori la mano, e di nuovo non successe nulla: riuscì semplicemente a farla passare senza ostacoli.
-Io... se voi mi aspettate qui, potrei entrare e recuperare quella dannata cosa...- propose, voltandosi verso il tunnel.
-No.- feci deciso: mai e poi mai le avrei permesso di andare da sola, era troppo pericoloso. E soprattutto Pan la voleva lì dentro, quindi era escluso.
-Avanti, sapete che posso farcela.
-Non da sola! Neanch'io entrerei da solo, non sappiamo quali pericoli ci siano. Uscite e basta.- le ordinai, afferrando la sua mano che ancora sporgeva.
Fu quando fece per ritirarla via e io non la mollai che metà del mio braccio entrò senza problemi, facendoci rimanere ancora una volta a bocca aperta. Che diavoleria era quella?
-Ok... forse... Hook, tenetemi per mano e cercate di entrare. Piano.
Annuii, e con passi molto lenti tornai per la terza volta a cercare di riattraversare la barriera, ma fu come se non ci fosse nulla. Entrai senza problemi, e mi ritrovai al fianco di Emma.
-Va bene. Allora andiamo... tutti? Trilli ha bisogno di entrare...
-Io posso rimanere fuori- mi interruppe però l'altro uomo -E' meglio che ci sia qualcuno a tenere d'occhio la barca, dato che non mi sembra il caso di tornare a riva a nuoto... non è l'ideale quest'acqua.
Annuii scambiandomi un cenno con lui, aveva ragione... non potevamo rischiare. Ed in più l'avevo scelto per venire con noi perché era giovane e scaltro, quindi ero certo che se la sarebbe potuta cavare anche da solo, era pur sempre un pirata.
-Vi aspetto qui. Non fatevi ammazzare da... qualcosa.
-Ci proveremo!- dissi con una risata, poi presi posto in testa al gruppo ed accesi la mia lanterna, essendo la luce piuttosto scarsa.
Era tutto davvero inquietante, dai rumori che provenivano alle strane ombre che ogni tanto comparivano. Probabilmente erano di piccoli animali, come topi o pipistrelli, eppure non ne vidi nemmeno uno.
Inoltre, dall'esterno il posto non era sembrato così grande, mentre ora la galleria appariva molto lunga, e non se ne vedeva la fine.
Alla fine la mente diabolica di Pan era riuscita a fare in modo che Emma entrasse, ma fortunatamente non aveva dovuto farlo da sola. Non volli dirlo ad alta voce, ma il posto mi metteva una strada inquietudine, come se fosse sbagliato. Come se non dovessimo trovarci qui.
Tuttavia non potevamo fare altrimenti, perché se mi fossi tirato indietro Pan mi avrebbe dato la caccia, e ovviamente non soltanto a me, il che era ancora peggio.
Diedi un'occhiata ad Emma con la coda dell'occhio, camminava poco dietro alla mia destra, ed era più curiosa che spaventata. Ero certo che se non avessimo trovato il modo per raggiungerla, sarebbe entrata da sola, senza curarsi dei pericoli. In altre circostanze non avrei temuto per lei, era una donna intelligente e forte... ma contro Pan non c'erano certezze per nessuno. Neanche per me, per quanto lo conoscessi meglio di tutti gli altri.
-Ehi Hook- intervenne la bionda riportandomi alla realtà -Guardate lì in fondo. C'è più luce... forse ci siamo quasi!
Alzai lo sguardo, ed effettivamente aveva ragione. C'era una strana luce più intensa, il che voleva dire che avevamo finalmente quasi raggiunto il cuore dell'isola, o quel che era.
-Va bene. Continuate a starmi dietro, non sappiamo cosa ci sarà.
Le donne non fecero obiezioni e si tennero dietro di me, una volta tanto. Più ci avvicinavamo, e più quella luce arancio-inquietante si faceva intensa, insieme alla mie brutte sensazioni. Se perfino un pirata come me era inquieto, pur abituato a luoghi bui e tetri, qualcosa doveva pur esserci davvero. Forse essendo questo il cuore di Neverland, l'oscurità più potente era tutta concentrata qui.
Arrivammo quindi finalmente al termine del tunnel, per trovarci in un'enorme spazio circolare, con al centro di essa un'enorme clessidra, che poggiava su dei teschi che sembravano piuttosto veri, se non che fossero dorati.
L'ambiente invece era illuminato da delle fiaccole sicuramente alimentate dalla magia dato che ero piuttosto certo durassero in eterno.
-Questo posto mi mette i brividi. È completamente oscuro... sento che la mia magia bianca qui è debole, se non nulla- disse Trilli, guardandosi attorno. Sembrava davvero più pallida del solito, probabilmente quell'oscurità era del tutto in contrasto con la sua luce, e la indeboliva. Sapevo che aveva bisogno di capirci qualcosa, ma non potevamo permetterci di rimanere troppo a lungo.
Mi voltai quindi verso Emma, che sembrava addirittura tranquilla, mentre studiava i dintorni. Passeggiava lentamente intorno alla grossa clessidra, come se cercasse di coglierne tutti i particolari.
-Swan, ehi. Non vi allontanate...- la ammonii, raggiungendola.
-Dove volete che vada. Qui si può solo girare in tondo.
-Lo so. Però non si sa mai. Siete dove Pan voleva che foste, quindi meglio che stiate all'erta.
-Sono sempre all'erta, lo sapete- disse sorridendo leggermente, e sfiorò lo strano vetro della clessidra.
La sappia già scesa, era di quantità molto superiore rispetto a quella ancora in alto, che sembrava essere piuttosto scarsa.
Mi chiesi cosa dovesse segnare... l'età di Pan? L'età dell'isola? Oppure qualcos'altro che ovviamente non avremmo mai potuto conoscere?
Nonostante la scarsità della sabbia rimasta, per la lentezza con cui questa scendeva ci sarebbero voluti anni prima che si esaurisse. Poi, probabilmente, sarebbe stata girata per ricominciare da capo.
-Pensate che distruggere questa clessidra potrebbe distruggere l'isola?- fece Trilli scrutandola, ma io scossi la testa. Ero piuttosto convinto che non fosse così facile, altrimenti Pan non ci avrebbe mai mandati qui.
-Maledizione, passerò tutta la mia vita qui senza riuscire a portare a termine la missione!- si lamentò quindi, contrariata.
-Ma Trilli, non te l'ho mai chiesto. Se è così difficile, perché la Fata Turchina ti ha affidato un compito del genere alla prima missione?
-Perché ho disobbedito per due volte ai suoi ordini. Tanto tempo fa, ho tentato di aiutare Regina a ritrovare l'amore. Ho dovuto scegliere tra il farmi togliere le ali e vedermi affidata una grande missione, che se avessi portato a termine avrebbe fatto di me una vera fata.
-Ma è una cosa crudele! Pensavo che la Fata Turchina fosse buona!- esclamò Emma -Insomma, io l'ho conosciuta. Non pensavo fosse... così.
-Ha le sue ragioni per essere dura. E non ha tutti i torti dato che Regina è stata una totale perdita di tempo... almeno se mi avesse dato ascolto ne sarebbe valsa la pena.
Vidi Emma annuire pensierosa, e nonostante fosse probabile che non conoscesse di persona Regina, era la più vicina a lei dato il trascorso dei suoi genitori, soprattutto di sua madre. Erano legate in qualche modo.
Probabilmente si chiedeva come me, cosa sarebbe successo se Regina avesse dato ascolto a Trilli a avesse trovato il vero amore. Sarebbe forse cambiato qualcosa? Non sarebbe mai diventata la Regina Cattiva, o sarebbe successo ugualmente? Ormai però nessuno poteva dire niente, la donna era in esilio e non avrebbe più potuto nuocere a nessuno. Avrebbe vissuto e sarebbe morta nella sua infelicità e solitudine.
-Hook! Guardate, credo che il teschio che vuole Pan sia questo!- esclamò improvvisamente, indicandomene uno in cima, più grande degli altri e con dei cristalli neri nello spazio per gli occhi.
-Sì, dev'essere questo. E quindi... dovremmo semplicemente prenderlo e portarglielo. Non riesco a capire. Non è... possibile. Non ha senso.
-Non per noi, ma forse ne ha per lui. Qualunque cosa sia questo oggetto, ne ha bisogno.
-Continuo a non fidarmi. Ha un foro in alto!- feci notare alle donne -Cosa diavolo dovrebbe avere di speciale un teschio bucato?!
-Forse per i diamanti incastonati?- tentò Emma, guardando le pietre nere.
-E' possibile che non possa prenderlo da solo, per qualche motivo. Ma se lo vuole, immagino non voglia noi morti. Quindi se lo prendo non dovrebbe uccidermi.- feci deciso, sperando di avere ragione. Sarebbe stata una belle fregatura vivere quasi 200 anni e farmi ammazzare dalla mente diabolica di un ragazzino.
-Se lo prendessi io?- propose Trilli, guardandolo. Emma non intervenne, e sapevamo tutti il perché: doveva essere lei a prenderlo probabilmente, e dunque non poteva accadere. Era già pericoloso che fosse entrata.
Scossi comunque la testa, ed afferrai con la mano intera lo strano oggetto, mentre le due rimasero col fiato sospeso.
Lasciai andare l'aria nel momento in cui mi resi conto che quello non mi fece alcun effetto strano. L'avevo toccato, e non ero né morto, né volato via, e né chissà cos'altro.
Cercai quindi di tirarlo fuori, ma fu lì che questo oppose resistenza. Sembrava incastonato tra gli altri; tirai nuovamente, con più forza, ma fu ancora inutile.
-Trilli, prova a gettarci un po' di polvere di fata. Potrebbe funzionare.
La ragazza annuì e scaturì dalla sua mano una leggere pioggia di polvere dorata, ma l'oggetto la respinse; questa scivolò a terra, come se uno strano scudo avesse protetto il teschio.
Continuai a tirare, sperando che con un po' di forza bruta sarebbe venuto fuori, ma mi fermai quando Emma posò la mano sulla mia spalla, e mi voltai a guardarla preoccupato.
-Avanti Hook, sappiamo cosa va fatto. Devo farlo io...
-Non posso permetterlo. Lui vuole che lo facciate voi e... se volesse punirmi? Se volesse uccidervi perché sa che tengo a voi?
-Avanti Capitano, vi credevo più intelligente! Voi gli dovete un favore, cosa ci guadagna a punirvi con la mia morte? No, deve avere qualche interesse, questo è certo, ma non vuole uccidermi.
Ci guardammo negli occhi per vari istanti, ed infine mi arresi e mollai la presa sull'oggetto. Forse Emma aveva ragione, non aveva senso che volesse ucciderla... probabilmente la mia capacità di giudizio era offuscata dalla paura che lei si facesse del male. E questa paura, negli ultimi giorni si era fatta sempre più forte... era cresciuta insieme al mio affetto per lei, insieme ai miei sentimenti nei confronti di quella donna forte, testarda, dolce e bella.
-Va bene Emma. Ma non appena lo tirate fuori lo date a me. È chiaro?
Lei annuì, e avvicinò la mano all'oggetto fino a toccarlo. I diamanti neri del teschio si accesero di una luce rossastra, probabilmente segno che quello non fosse più incastrato. Lei deglutì guardandolo, poi prese coraggio e lo tirò fuori.
Fu in quel momento che successe di tutto: una strana forza invisibile la spinse con violenza in aria, e il teschio le volò via di mano.
Prima che avessi il tempo di fare qualsiasi cosa, fu scaraventata violentemente a terra, e non seppi dire se fu più forte il mio grido, o la forza dell'impatto della sua testa e del corpo contro il pavimento roccioso.


 

-Interessante- fece il ragazzo, guardando l'immagine che la sua ombra gli stava proiettando -La sua magia bianca è troppo potente, è andata in contrasto col potere dell'alimentatore. Eppure è riuscita ad entrare. Solo chi possiede la magia nera può attraversare l'ingresso della grotta, e tirare fuori quell'oggetto.
Rimase per un po' in silenzio e pensieroso, mentre guardava il corpo della ragazza contorcersi e schiantarsi con gran violenza e velocità sulle rocce.
-Ci siamo. Manca un ultimo passo: liberare la sua magia nera, renderla alla pari o più forte di quella bianca. Le ceneri del suo cuore all'interno dell'alimentatore daranno la vita eterna a me e a quest'isola. E niente, niente potrà più fermarmi. Nessuno sarà più forte di me. Ora tocca solo vedere se sarà abbastanza forte da sopravvivere.
La sua risata gelò l'aria, e rimbombò all'interno del suo covo, grande e sfarzoso.
Se la ragazza fosse sopravvissuta a quell'incidente, sarebbe stato perché il suo cuore era abbastanza forte da non cedere: avrebbe creato quindi la combinazione perfetta per accendere di vita eterna Neverlan e Pan.
Forza, Luce, Tenebre.
































 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco l'ultimo capitolo che avevo già pronto... il prossimo è a buon punto, ma posterò prima l'altra FF, martedì o mercoledì, quindi questa dovrà aspettare giovedì o venerdì.
Tra Emma e Hook va sempre meglio, si sentono sempre più legati e si sono anche divertiti nel letto pur senza spingersi troppo oltre xD
Il piano di Pan ha funzionato, ed è stato piuttosto semplice... gli è bastato fare in modo da aprire la grotta soltanto a chi possiede una grande oscurità... anche se Emma e gli altri ancora non lo sanno.
Stessa cosa per il teschio, che si è capito essere l'alimentatore principale della vita di Neverland... e serviva proprio a questo, a capire se il cuore di Emma sarebbe stato adatto.
E ora... c'è solo da vedere se sarà abbastanza forte da sopravvivere... in tal caso, Pan ha già un piano perfetto per far uscire la sua oscurità!
Un abbraccio, e alla prossima :*


Capiamoci: non è passata neanche una settimana dal finale di stagione, ma a me sembra passato un mese! Di sto passo, fino a settembre creperò ç_ç

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Capitolo 12
*** You can't leave me, Swan! ***


You can't leave me, Swan!





HOOK POV

L'eco del mio grido si stava ancora diffondendo in quella maledetta sala quando accorsi buttandomi in ginocchio accanto ad Emma. Il suo corpo era in una posizione innaturale, e come minimo doveva essersi rotta una gamba e un braccio, per non parlare delle costole.
Sotto la sua testa si stava formando una pozza di sangue che continuava ad allargarsi spaventosamente.
-Swan! Emma! Avanti, Emma!- continuai a gridare in preda al panico, guardandola con disperazione senza sapere cosa fare.
Non avrei dovuto permetterle di toccare quella maledetta diavoleria, alla fine ci eravamo tutti sbagliati. Pan voleva davvero farle del male, voleva davvero farmi soffrire, nonostante ne ignorassi il motivo.
-Hook! Hook, controllale il polso!- mi incitò Trilli scuotendomi per le spalle, ora china accanto a me.
In preda allo shock e incapace perfino di piangere afferrai il suo piccolo polso, cercando di chiudere gli occhi e concentrarmi sul battito.
Doveva essere viva.
Non poteva avermi lasciato.
Non così!
Si riaccese in me un piccolo barlume di speranza nel momento in cui sentii le pulsazioni: leggere, ma ancora presenti.
-E' viva, Trilli! È viva, fa' qualcosa ti prego!
Neanche mi rispose e mi spinse da parte, per portare una mano sopra il corpo inerme della ragazza, e scaturire la sua polvere dorata, facendola espandere dalla testa fino alla punta dei piedi.
Fu come vederla avvolgere da una nuvola magica, che prima si illuminò al massimo per poi pian piano dissolversi in una nebbiolina.
Rimasi a guardare la scena col cuore in gola, dimenticandomi perfino di respirare.
Volevo gridare, volevo strapparmi via il cuore per il dolore che in quel momento mi stava provocando. Un dolore lacerante che avevo ormai quasi dimenticato, mi aveva invaso più prepotente che mai.
Solo ora riuscii a rendermi conto della profondità di ciò che provavo per quella ragazza che si era insinuata nella mia vita solo da pochi giorni.
Non era qualcuno di cui mi sarei potuto dimenticare semplicemente andando a rifugiarmi nel sesso con altre donne.
No, lei era entrata nel mio cuore, nella mia anima, ed ora insieme a lei si stavano lacerando anch'essi.
-Bene, io ho... la polvere ha... ha guarito tutte le sue fratture, credo- disse Trilli con voce bassa e tremante -Però io ora... non... non lo so cosa succederà. Non posso fare di più. Sta... sta a lei.
Annuii, e mi avvicinai di nuovo a guardarla.
Nonostante le sue ossa fossero guarite, il suo respiro continuava a rimanere flebile... non dava segno neanche di un leggero miglioramento.
-Avanti Swan, non potete andarvene così! Siete una combattente, vi fate ammazzare da un moccioso?!- gridai, poi mi chinai su di lei per aprirle la bocca e soffiarvi dentro.
Soffiai una volta, due volte, tre volte.
Dieci volte, undici volte, dodici volte.
Venti volte, ventun volte, ventidue volte.
-Hook. Killian. È... inutile. Non sta succedendo niente.- sussurrò Trilli con voce rotta dal pianto, e mi posò una mano sulla spalla.
-NO! Sta zitta Trilli, sta zitta! Non è inutile!- le urlai dritto in faccia, tanto da farla indietreggiare.
Non era morta, non potevo accettare che accadesse, che il suo cuore avrebbe smesso di battere.
Quindi ricominciai a infonderle ossigeno, partendo da dove mi ero fermato.
Trenta, trentuno, trentadue.
Quarantotto, quarantanove, cinquanta.
Ancora niente.
Mi sollevai di poco per guardare il suo viso, nella speranza che avesse ripreso un po' di colore, ma era sempre più pallida.
Sempre meno viva.
E quel lieve respiro che ancora la animava era ora quasi impercettibile.
-Mi dispiace tesoro... avevo promesso di proteggervi, di non permettere che vi faceste del male... invece ho fallito. E non... non sapevo neanche ancora... il giorno del vostro compleanno. Il vostro colore preferito...- borbottai in preda al dolore struggente che ancora non permetteva alle lacrime di venir fuori.
Sollevai di poco il suo corpo, guarito quanto inerme, e la strinsi forte a me, inspirando il profumo naturale dei suoi capelli.
Era buono, era il primo odore che da qualche giorno a questa parte invadeva le mie narici di prima mattina.
Insieme al calore del suo corpo, che non aveva nulla a che vedere col freddo da cui era avvolta ora.
-Mi dispiace tanto... tanto... avevo promesso... voi vi fidavate...- continuai a borbottare, senza più neanche sapere cosa stessi dicendo.
Gli spasmi al torace si erano espansi per tutto il mio corpo ormai, provavo dolore dalla punta dei piedi fino all'ultimo capello della mia testa.
Era così potente che avrebbe potuto lacerarmi, distruggermi.
E sperai che accadesse.
Se questa volta me ne fossi andato insieme a lei, tutto sarebbe stato più facile.
Non sarei stato costretto a vivere nel dolore e nella sofferenza per anni, o forse addirittura altri secoli, dato che portavo con me la sventura di essere bravo a sopravvivere a tutto.
Non sarei stato costretto a vedere il suo sorriso ogni volta che chiudevo gli occhi, ogni volta che li riaprivo.
Rimasi fermo col suo corpo tra le mie braccia perdendo completamente la cognizione del tempo e dello spazio.
Non potevo lasciarla andare.
Non volevo lasciarla andare.
Volevo rimanere per sempre in quella posizione, a lasciarmi uccidere dal dolore, la disidratazione e qualsiasi altra cosa, per poterla finalmente raggiungere.
Farla finita una volta per tutte, e forse, ricongiungermi con lei in un altro mondo.
Non ricordavo di aver mai sofferto così tanto...a parte per Milah. Milah, che era stata l'amore della mia vita.
Milah, che di mese in mese mi aveva fatto innamorare sempre di più.
Ma Emma... Emma ci era riuscita in pochi giorni, grazie alla sua forza, il suo carattere da combattente, misto alla sua delicatezza e dolcezza naturale... la sua intelligenza. La sua perfezione.
Come aveva fatto a entrarmi così a fondo, da potermi spezzare?
Eppure in qualche modo che mai avrei potuto spiegarmi, l'aveva fatto.
La mia vita era collegata alla sua ormai, ma c'era quel leggero filo indistruttibile che non mi permetteva di morire.
E pensare che ci avevo sperato. Avevo sperato che con lei potesse funzionare, che con lei sarebbe stato diverso. Che non avrebbe perso la vita a causa mia come tutti gli altri.
Invece no, mi ero sbagliato ancora una volta.
Anche lei era stata uccisa dalla vicinanza con me.
Anche lei era stata colpita da quella maledizione che sembrava portassi come una nuvola nera.

-23 Ottobre... e blu.
-Eh?- feci piano, chiedendomi cosa diavolo mi stessero dicendo. E soprattutto chi stesse parlando.
Era forse morto, finalmente?
Ma fu allora che la mia stretta fu ricambiata. La stretta in cui avevo avvolto il corpo della giovane principessa.
Quelle braccia che fino ad un attimo fa erano state inermi mi strinsero forte, con tutta la loro intensità ed il loro calore.
-Il mio compleanno. È il 23 Ottobre. E il mio colore preferito è il blu. Ma adoro anche il giallo.
Il mio cuore sussultò, insieme al suo petto che era stato di nuovo riempito d'ossigeno.
E allora tutte le lacrime che il mio corpo aveva trattenuto, si riversarono in una sola e potente volta.
-Emma...- sussurrai nei suoi capelli, e la strinsi ancora più forte di prima, mentre lei continuava a ricambiare.
-Mi dispiace Hook...- singhiozzò, per poi affondare la fronte nell'incavo della mia spalla.
Rimasi in silenzio, a godermi ciò che avevo creduto ormai impossibile.
La mia bellissima principessa pirata era viva e vegeta, tra le mie braccia.
Non c'era nulla che potesse farmi più felice, che riparasse la crepa che si era formata nel mio cuore. E nonostante fossi inconsapevole, il rosso dipinse gran parte delle macchie nere che anni di scelte sbagliate avevano sporcato il mio cuore.
-Dio, Swan, non fate mai più una cosa del genere... cosa avrei fatto senza di voi?- dissi tra le lacrime, accarezzando i suoi capelli, la sua schiena, il suo collo.
-Oh avanti, vi sareste trovato un'altra donna, una che non si fa fregare da un ragazzino...
Allentai la presa sul suo corpo per allontanarmi leggermente e riuscire a guardarla negli occhi.
Erano verdi e luminosi come al solito, e illuminavano il sorriso del suo volto.
Anche la sua pelle aveva ripreso colore, nonostante avesse un aspetto molto stanco.
-No...- scossi la testa -Voi non l'avete ancora capito? Non siete una donna qualsiasi per me, Swan. È voi che voglio, soltanto voi. Dopo avervi avuta in questi giorni, non riuscirei mai ad accontentarmi di nessun'altra. Siete unica. Siete insostituibile.
I suoi grandi occhi verdi si spalancarono per la sorpresa, e si riempirono di lacrime; allora li chiuse, e avvicinando nuovamente il viso al mio, mi baciò con un'intensità disarmante, tanto che ringraziai di essere in ginocchio.
Non persi tempo e ricambiai, tornando a stringerla forte a me, per riuscire a percepire di nuovo il calore del suo corpo, il battito potente del suo cuore.
Smisi di pensare e mi concentrai solo sul nostro bacio, sulle nostre labbra, sulle nostre lingue, e le nostre mani e braccia che ci stringevano forte a vicenda.
-Ehm... mmh. Ragazzi, ricordatevi dove siamo...- ci interruppe Trilli, schiarendo la voce.
Allora ci voltammo entrambi verso di lei, che ci guardava con un enorme sorriso sulle labbra, e delle piccole lacrime che le solcavano le guance.
-Emma, sono così felice che stiate bene! Ma... esattamente... cos'è successo?- fece chinandosi accanto a noi, mentre io mi rifiutavo di mollare la presa sulla ragazza. Volevo tenerla protetta, e volevo continuare a sentire il suo calore vivo.
-Io... io non lo so. Cioé... quando ho toccato quel... coso, ho sentito come se... come se mi appartenesse. No, voglio dire... come se dovessi prenderlo a tutti i costi... come se me lo stesse chiedendo! Quindi l'ho tirato fuori... e poi...- scosse la testa confusa, chiudendo gli occhi.
-Tutto bene tesoro?
-Sì, no, sì. Non lo so. Comunque... insomma, mi ha come respinta. Come se... non ne ho idea, come se fino ad un momento prima mi volesse, e in quello successivamente immediato no. Poi non ci ho capito niente, mi sono sentita gettare in aria e... poi la botta... è stata così forte che credevo di morire sul colpo.
La voce le tremò, e si massaggiò le tempie chiudendo di nuovo gli occhi.
Poi, lentamente, passò con la mano dietro la sua nuca e spalancò gli occhi ancora una volta, portandosela davanti, piena di sangue.
-Dio, devo essermi spaccata la testa...- constatò con orrore -Come faccio a essere ancora viva? E perché non mi fa male?
-Polvere di fata- spiegò prontamente Trilli -Ha curato tutte le fratture e ferite, ma non ero sicura di aver fatto in tempo...
-Grazie- le sorrise con sincerità, e affondò le mani nelle mie spalle per tirarsi in piedi; grazie al cielo non appena la vidi barcollare riuscii prontamente ad afferrarla per i fianchi, ed alzarmi anch'io.
-Sono solo stanca. Ho la testa pesante... ma credo sia colpa dell'affare. Credo... non lo so, che si sia nutrito della mia energia. Il resto è tutto a posto, non mi è rimasto nulla di rotto a quanto pare.- mi tranquillizzò nell'istante in cui mi vide aprire la bocca preoccupato, quindi la richiusi ed annuii.
Stanca. Era nulla, messo in confronto con “morta”. Ma non avrei permesso che si stancasse ancora di più, non potevo più permettermi di sbagliare. Volevo che si riposasse, si riprendesse, e che tornasse alle sue solite forze, che a volte sapevano mettere a dura prova le mie.
-Usciamo di qui, avanti...- dissi quindi, stringendole forte la mano.
-Sì, ma il teschio? Non possiamo tornare a mani vuote.
-Bene. Trilli, te la senti di portarlo? Lo farei io, ma devo dare una mano ad Emma e... non voglio venga a contatto con lei- le spiegai, nonostante volessi tenerlo lontano da entrambe. Ma in fondo a me e a lei non aveva fatto nulla, quindi ero piuttosto sicuro che sarebbe stata bene.
-Tranquillo, ci penso io!- annuì e si allontanò per recuperarlo; nel frattempo presi in braccio Emma, deciso a non farla sforzare fino a che non l'avrei posata sul letto. A costo di camminare per ore con quel peso decisamente sopportabile.
-Hook! Lasciatemi andare immediatamente!- protestò però la ragazza, e dovetti stringerla forte perché non sgattaiolasse via.
-Siete a corto di energie Swan, lasciatemi fare per una volta.
-No! No, sto bene, mettetemi giù! Dico sul serio, pirata!- insistette dandomi un pugno sul petto, e a malincuore la feci tornare coi piedi per terra. Non perché mi avesse fatto male, ma perché avevo capito che era inutile discutere. Era uno di quei casi in cui non me l'avrebbe voluta dar vinta.
Però, nonostante il disappunto, mi resi conto che in fondo ne ero felice.
Era quella la mia Emma, la gran testarda che voleva sempre avere l'ultima parola. Ed era così che piaceva a me, forte e combattiva, e anche un po' spregiudicata.
Se mi avessero detto che avrei perso la testa per una principessa non ci avrei mai creduto, eppure eccomi qui, conquistato completamente da lei.
Camminammo senza troppa fretta, e lasciò almeno che le cingessi le spalle per permetterle di poggiarsi a me.


EMMA POV

Lasciai che Hook mi cingesse le spalle, e io gli cinsi i fianchi per poggiare la testa contro di lui.
La sentivo ancora un po' pesante, e sentivo anche di avere un gran bisogno di sdraiarmi e dormire, ma potevo farcela a sopportare qualche ora di cammino. In confronto a ciò a cui ero andata incontro, potevo dirmi in ottima salute.
Quando ero stata scaraventata in aria ero rimasta shockata, ma era quando avevo iniziato quella folle discesa verso il basso che avevo temuto per la mia vita. E prima di perdere i sensi, il dolore che avevo provato mi aveva davvero convinta che per me fosse finita.
Era stato atroce, avevo sentito il mio corpo andare in frantumi, fino a mozzarmi il respiro.
Poi nulla. Nulla fino alla voce di Hook che si dava la colpa per non avermi protetta, e si chiedeva quelle piccole cose su di me... e allora mi ero resa conto di essere viva.
In un primo momento non avevo avuto la forza per reagire, neanche con un piccolo gesto. Non ero riuscita né a stringerlo né a fare nulla per fargli capire che ero ancora lì con lui.
Ma il suo abbraccio stretto, pian piano, mi aveva restituito le energie, e mi era venuto naturale rispondere prima alle sue domande, e poi abbracciarlo.
Poi avevo buttato tutto sullo scherzo, per sdrammatizzare quella situazione; ma quando non aveva riso, e invece aveva rivelato quanto fossi speciale per lui, non ero riuscita a trattenere le lacrime di commozione.
Per quanto io ormai tenessi a quell'uomo, non avrei potuto immaginare che la cosa fosse reciproca. Non avrei potuto immaginare di essere “unica e insostituibile” per qualcuno che aveva portato nel suo cuore il ricordo di un'altra donna per oltre un secolo.
Sollevai la testa per poterlo guardare, e vedendolo inquieto lo strinsi più forte per rassicurarlo.
Sapevo che continuava a pensare che la colpa fosse sua, ma non era vero. Io avevo voluto a tutti i costi seguirlo a Neverland. Io avevo voluto andare con lui all'appuntamento con Pan, facendomi quindi vedere. Se non fossi mai andata, con un po' di fortuna non avrebbe fatto caso alla mia presenza.
Ed era stato solo Peter Pan ad architettare tutto, Hook non ne aveva alcuna colpa.
Restammo in silenzio per tutto il tragitto al buio, e vedere in lontananza la luce del sole fu una vera liberazione. Avevo bisogno del calore dei raggi, della freschezza dell'aria e magari di mangiare qualcosa.
-D'accordo...- disse l'uomo, quando giungemmo finalmente all'uscita -Swan tenetevi stretta a me mentre passate... e date l'altra mano a Trilli.
-Perché dovrei tenermi stretta?
-Perché vorrei evitare che corriate qualsiasi pericolo.- disse, e seppi che non avrebbe ammesso repliche.
Allora mi strinsi contro il suo petto, e diedi la mano a Trilli.
Riattraversammo la barriera, di nuovo senza alcun intoppo.
Non appena ci vide arrivare, Jack si alzò da dov'era seduto accanto alla barca e accorse da noi, squadrandoci da capo a piedi.
-Siete tutti interi? Swan, tutto quel sangue?
-No, tutto a posto. Vi spiego dopo. Ora sarebbe meglio andare... che dite, Capitano?- feci voltandomi verso Hook, che ancora non aveva lasciato la presa sulle mie spalle.
-Sì, andiamocene. Meglio lasciare questo posto il più in fretta possibile. E voi avete bisogno di un bel bagno, e un buon riposo.
-Soprattutto un bagno- feci arricciando il naso per toccarmi nuovamente dietro la nuca, disgustata da tutto quel sangue. Volevo assolutamente lavarmi i capelli al più presto, e l'avrei fatto perfino nell'acqua marina se nei dintorni non fosse stata così inquietante.
Hook ridacchiò, poi mi accompagnò alla barca per darmi una mano a prender posto, e gli altri ci seguirono.
 

***


Dopo un'ora di cammino ebbi voglia di chiedere seriamente a Hook di prendermi in braccio, ero esausta, ma dopo quanto mi ero opposta sentivo di non potergli concedere questa soddisfazione.
Avrei potuto resistere un'altra ora e mezzo, e poi Trilli ci avrebbe finalmente trasportati a casa sua.
Per cercare di rimettermi un minimo in forze, tirai fuori il rum dalla sacca, e ne bevvi un sorso abbondante.
-Swan, quando tornerete a casa i vostri genitori stenteranno a riconoscervi...- rise Hook, e io mi lasciai contagiare. Aveva ragione, sarei tornata molto cambiata.
Ma in positivo, a mio parere. Nonostante i pericoli e l'aver rischiato la vita, sentivo che era quella la vita adatta a me: in viaggio coi pirati, tra avventure per terra e per mare.
Avevo preso dai miei genitori, che di avventure ne avevano avute tante, ma forse in maniera ancora più estrema.
-In realtà non so come farò a tornare ad indossare quei vestiti enormi... credo non lo farò mai più. Mi piace vestirmi da pirata... ed è comodo!
-Per quanto siate bella in versione pirata, ammetto che per almeno una volta mi piacerebbe vedervi indossare uno di quei “vestiti enormi”...- mi sussurrò all'orecchio, cingendomi le spalle.
-Ah sì? Beh, magari prima o poi avrete la fortuna...
-Ne sarei lieto dolcezza. Ora permettetemi di chiedervelo di nuovo... volete che vi porti in braccio? Siete esausta, avete rallentato il passo e siete piuttosto pallida. Non vorrei sveniste.
-No. Sto bene così.- mentii, ma gli cinsi la vita per permettergli di stringermi nuovamente. Il fatto che non volessi cedere non implicava che non lo volessi vicino, e che non gli avrei permesso di darmi un minimo di sostegno.
Quella sua premura esagerata era irritante quanto dolce, quindi non riuscii ad avercela fino in fondo.
In più, il contatto fisico con lui era ormai un po' come una droga per me; da un lato non ero molto felice, non amavo le dipendenze, ma dall'altro era così piacevole... aveva una stretta salda e calda, estremamente virile.
E piaceva anche a lui, lo sapevo, e da ancora prima di me.
Quindi camminammo stretti l'uno e all'altra, e fu questo a restituirmi le energie, ancor più del rum.
Tanto da dimenticarmi di essere stanca fino a che finalmente non uscimmo dal punto in cui la magia della fata tornò a non essere impotente.
Ci sistemammo in cerchio, e finalmente fummo avvolti dalla nube verde che ormai avevo imparato a conoscere molto bene.

Ricomparimmo direttamente nella cucina della casa della fatina, e non persi tempo prima di arraffare un'ultima frittella solitaria rimasta sul tavolo, poco importava che ormai fosse fredda.
-Ehi dolcezza, con calma! Potevate mangiare il panino per strada se avevate così tanta fame!- mi prese in giro il capitano, provocando le risate di tutti gli altri.
Erano stati molto teneri, si erano preoccupati tutti quando mi avevano vista coperta da tutto quel sangue, ma alla fine si erano complimentati per la forza che avevo dimostrato poco dopo essere quasi morta. Per loro ero ormai in tutto e per tutto parte della ciurma.
-Non mi andava. Trilli, potrei fare un bagno? Voglio pulirmi da tutto questo schifo...
Il sangue si era ormai incrostato, e i miei capelli erano in uno stato pietoso. Non volevo sembrare la principessa capricciosa che non riusciva a fare a meno di farsi un bagno una volta al giorno, ma ora era inevitabile. E in più, volevo approfittare dell'acqua calda che poteva procurarmi con un semplice schiocco di dita.
-Certo! Vi lascio in camera qualcosa da mettere, questi vestiti tocca lavarli...
-Grazie. Allora vado...- sorrisi e mi diressi verso il bagno, ma quando entrai e tentai di chiudere la porta qualcosa la bloccò.
Mi voltai lo sguardo e non credetti ai miei occhi, era Hook.
Che intenzioni aveva? Di rimanere a guardare? Di farsi il bagno con me?
Non che mi sarebbe dispiaciuto...
Arrossii violentemente per quel pensiero inadatto, come potevo voler fare il bagno con lui quando fino a pochi giorni prima avevo fatto di tutto per evitare che mi vedesse senza maglia?
-Posso entrare?
-Non lo so.- borbottai, ma le mie azioni furono completamente l'opposto delle mie parole.
Lo afferrai per il colletto e lo tirai dentro, per poi chiudere la porta e spingerlo contro il muro e baciarlo.
-Wow Swan... e io che volevo aiutarvi solo a lavare i capelli. State diventando piuttosto audace tesoro...
-Oh... sì. D'accordo. Scusate.
-Brava, scusatevi tesoro... perché non sapete quanto duramente mettete alla prova la mia resistenza. Ma entrambi converremo che ora non è il caso...
Annuii imbarazzata, non riuscivo davvero a comprendere cosa diavolo mi stesse succedendo.
Agivo senza pensare, e aveva ragione nel dire che fossi diventata audace; prima c'era stato il bacio all'accampamento degli indiani, e ora questo... Dio, dovevo cercare di pormi un freno, perché tutto ciò era decisamente troppo.
Riempii quindi il secchio con un po' d'acqua e glielo lasciai accanto, aspettando che decidesse da che parte iniziare.
-Non c'è problema se mi bagno. Tanto poi mi devo cambiare.- dissi, mentre quello cercava una posizione comoda.
Prese quindi una ciotola da usare come boccale e la riempì d'acqua, per poi versarmelo sui capelli, facendo attenzione che non mi bagnassi gli occhi.
Nonostante l'uncino, fu estremamente cauto e delicato, e cercò il più possibile di strofinarmi solo con la mano, ogni volta che versava un po' d'acqua; io ero completamente zuppa, e un po' lo era anche lui, ma sembrò non essere un problema per nessuno dei due.
Se era così piacevole solo farsi lavare i capelli da lui, immaginai come dovesse essere fare il bagno insieme... col suo corpo caldo dietro il mio, le sue braccia vigorose a stringermi, accarezzarmi...
Venni scossa dai brividi a causa di quel pensiero, e l'uomo si fermò.
-Vi ho fatto male? Avete ancora dolore alla testa?- domandò quello preoccupato.
-No. No sul serio... fate... andate avanti, forza.- lo incitai, e dopo un attimo di esitazione continuò, fino a svuotare il secchio.
Annuì soddisfatto del suo lavoro, poi mi prese per i fianchi e mi baciò, io ovviamente ricambiai.
Se non se ne fosse andato subito l'avrei spogliato, mi sarei spogliata, e l'avrei trascinato dritto nella vasca con me.
Dovetti farmi grande forza per riuscire a resistere alla tentazione, e ricordarmi di essere in casa con altre sei persone.
-A dopo Swan... vi preparo il letto, dovete dormire.
Annuii in silenzio, e gli rubai un altro bacio prima che uscisse dal bagno e richiudesse la porta, lasciandomi da sola.
 

***

 

Rientrai in camera finalmente pulita, in pigiama, e rilassata.
Con mia grande sorpresa trovai Hook ad aspettarmi steso a braccia incrociate.
-Swan. Certo che voi donne ci mettete una vita a lavarvi...
-Sono rimasta un po' in vasca. Era piacevole.- gli spiegai, ed andai a prendere posto accanto a lui.
-Immagino...- borbottò, per poi farsi improvvisamente serio.
Lo guardai negli occhi, e portai la mano sulla sua guancia, ma lui la scansò anche se con delicatezza.
-Swan... Emma. Dobbiamo parlare di una cosa. Ci ho pensato molto...
-No.- lo bloccai, intuendo dove voleva andare a parare -Non mi lascerete. Non potete fare questo.
-Ma avete visto cosa è successo! Avete visto che è pericoloso! E siete quasi morta, ci è mancato pochissimo... se non ci fosse stata Trilli non so come sarei riuscito a salvarvi!
-Ma c'era. Era destino.
-E se la prossima volta non ci fosse? Non posso permettere che vi succeda qualcosa, siete troppo importante per me...
-Bene! Perché anche voi lo siete per me. Anche voi siete insostituibile per me. Quindi invece di allontanarci, lottiamo per farcela, no?! Che uomo siete se vi arrendete alla prima difficoltà... che pirata siete!- esclamai, per tirarmi a sedere in ginocchio e guardarlo decisa puntandogli un dito nel petto.
Lui rimase fermo a guardami negli occhi, con disperazione: riuscii a capire che fosse combattuto, che non aveva idea di cosa fare.
Dunque le mie parole erano riuscite a smuoverlo, dovevo semplicemente continuare ad insistere fino a che non avesse ceduto.
-Voi mi piacete perché siete un vero uomo Hook. Ma un vero uomo non si arrende così! Non butta tutto all'aria in questo modo! Dimostratemi che non mi sono sbagliata su di voi!- esclamai ancora, senza distogliere lo sguardo neanche per un attimo.
Alla fine sospirò, e mi tirò per il braccio facendomi ricadere addosso a lui, e mi strinse in vita per poi baciarmi con forza.
-Perché diavolo dovete essere così persuasiva, Swan... e io sono diventato un debole, cedo troppo facilmente.
-Bene- sorrisi soddisfatta -e non vi lamentate, so che vi piace questo lato del mio carattere.
-Lo ammetto... è un lato piuttosto eccitante. Non è facile mettermi alle strette, e voi ci riuscite...- ammise, dandomi un bacio sul collo.
Io mi concessi un sospiro di piacere, poi tornai a sdraiarmi comoda, con la testa sul suo petto: ormai era quello il mio cuscino.
-Ora dormite tesoro, io starò qui. Dovete rimettervi in forze. Se vi svegliate per cena andiamo a mangiare, e poi si torna a letto.
-Affare fatto. Questo ve lo concedo...- sussurrai, chiudendo gli occhi e accarezzandogli ritmicamente il petto.
Ero felice di averlo convinto, perché ormai non riuscivo ad immaginarmi senza di lui; sarebbe stata una vita monotona, noiosa, e soprattutto vuota.
Decisi che finita la nostra avventura, se non avesse voluto fermarsi con me, sarei stata io a seguirlo.

 



Peter Pan era più felice che mai. La piega che stava prendendo la relazione tra la principessa e il pirata, gli avrebbe permesso di ampliare il suo piano, di aprire una nuova possibilità, molto più semplice.
I modi per utilizzare il cuore di Emma, ora erano due. Per il secondo, sarebbe bastato semplicemente un barlume della sua oscurità... e lui sapeva già come fare.
Prevedeva il loro arrivo tra tre giorni esatti.
Sperava bastassero a legarli abbastanza da far sì che si rendessero conto di essere innamorati. Perché due cuori colmi d'amore, una volta spezzati, non lasciavano spazio alla luce.




















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, lo so, avevo detto che avrei postato prima l'altra FF... ma. C'è un ma. Avevo quasi finito il capitolo, poi il pc si è spento e... non si è salvato e non c'è stato modo di recuperarlo. Vi risparmio tutte le brutte parole che sono volate nella mia stanza, ma in ogni caso... dovrò riscriverlo. Avendo questo a buon punto l'ho concluso, quindi sarà l'altro che posterò venerdì o sabato... (se tutto va bene -.-).
Come promesso, in questo finalmente sono usciti molto più alla luce i sentimenti di Hook per Emma, che inizia a rendersi conto che forse si sta innamorando... quindi diciamo che questo imprevisto/incidente è stato utile :P 
Non è neanche riuscito a lasciarla, nonostante ne avesse tutte le intenzioni... per il suo bene. Solo che il suo sentimento è diventato così profondo, che è bastato poco per farsi convincere da lei.
Grazie a tutti quelli che stanno leggendo, recensendo, ecc... e buonanotte/buongiorno!
Io sto ancora di m.... per il finale di stagione, anyway. Se qualcuno trova una cura me lo faccia sapere!
Un abbraccio :*

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Capitolo 13
*** Indelible Sign ***


Indelible Sign
 






EMMA POV

Quando il canto degli uccellini mi svegliò, fui felice di sentire il suo braccio sotto di me, e l'altro sul mio fianco. Stavolta non mi ero addormentata sul suo petto, ma sulla spalla; ero così vicina che potevo sentire il suo respiro regolare sui capelli. Avevo anche una gamba sopra le sue, e pensai che fosse un peccato indossasse i pantaloni.
Spostai la mia mano dal suo fianco al petto, e aprii gli occhi sollevando leggermente la testa per riuscire a vederlo.
Stava ancora dormendo, per una volta ero stata io la prima a svegliarsi. Sorrisi, pensando a quanto fosse dolce e indifeso da addormentato... era l'immagine più tenera a cui avessi mai assistito.
Facendo molto piano, scorrei con la mano dal suo petto verso l'alto, passando per il collo, il mento, la guancia, e infine mi fermai col dito sulle sue labbra. Negli ultimi giorni le avevo assaggiate così spesso che non mi sembrava vero; ogni occasione era diventata buona per scambiarci un bacio, e più duravano, meglio mi sentivo.
Avevo davvero temuto che dopo l'accaduto non sarei riuscita a convincerlo a non lasciarmi, ma l'avevo avuta vinta. Quando ero ormai più addormentata che sveglia, l'avevo sentito sussurrare che non avrebbe più sbagliato, e mi avrebbe protetta a ogni costo: per la prima volta nella mia vita, ero felice di avere un uomo che volesse proteggermi. Fino ad oggi avevo sempre voluto essere la donna intrepida, indipendente, che non aveva bisogno di alcun tipo di protezione.
Sobbalzai piano quando senza il minimo preavviso Hook mi morse piano il dito, e poi rise a voce bassa, ancora assonnato.
-Cosa c'è da ridere... mi sono spaventata.- mormorai fingendomi offesa, poggiandomi su un gomito per guardarlo meglio. Lui si voltò verso di me e sorrise sghembo.
-Mi volete punire?
-Sì. Vi voglio punire.
-Sì? E come... sono curioso.
Senza dirgli nulla, tolsi la coperta e mi sedetti poco sotto il suo stomaco, guardandolo con espressione suadente.
Quello rimase immobile a fissarmi tra il curioso e il bramoso, e continuai slacciando lentamente i bottoni della sua camicia.
Quando finalmente arrivai all'ultimo, mi chinai come per baciarlo... e distratto com'era, sobbalzò quando iniziai a solleticargli i fianchi.
-Swan! Voi giocate sporco!
-Beh, i pirati giocano sporco o sbaglio? Capitan Uncino che soffre il solletico... questa è bella!- risi, continuando a solleticarlo mentre lui si dimenava e cercava di liberarsi.
Continuai a ridere forte mentre imprecava sempre più disperato, fino al momento in cui la porta si aprì improvvisamente, e ci voltammo entrambi di scatto.
Davanti alla soglia c'era Trilli, rimasta a bocca aperta e arrossita.
Guardai Hook e poi mi resi conto di essere completamente a cavalcioni su di lui...
-Scusate. Ho... sentito urlare. Ora me ne vado.- fece quella, e senza darmi il tempo di spiegarle chiuse velocemente la porta sparendovi dietro.
Arrossi probabilmente più di lei, e mi lasciai ricadere sul letto accanto a Hook, che invece per come se la rideva doveva essere divertito dalla situazione.
Ma sinceramente non ci trovavo nulla di divertente: la sua amica aveva appena pensato che stessimo facendo sesso sul suo letto! Oh mio dio.
Gli diedi un pugno sul braccio e mi alzai per prendere i vestiti, per poter così chiudermi in bagno a cambiarmi e far tornare il mio viso di un colorito normale, soltanto che non li trovai.
Mi ricordai in quel momento che Trilli li aveva lavati, e quindi dovevo necessariamente passare da lei per recuperarli. Dopo la figura tremendamente imbarazzante, avrei volentieri evitato se non fosse che non potessi girare in pigiama.
-Avanti Swan, vengo con voi.
-Non è il caso.
-Lo è. Fidatevi.
Non potendo fare nulla per fermarlo lasciai che mi seguisse e raggiungemmo Trilli in cucina, che sembrava intenta a preparare una macedonia di frutta.
Alzò lo sguardo e sorrise timidamente, ancora piuttosto imbarazzata.
-Buongiorno...- disse soltanto.
-Trilli. Emma mi stava solo facendo il solletico. Era per quello che ci hai trovati così.- spiegò Hook, e io mi voltai a guardarlo sorpresa.
Era un gesto estremamente carino da parte sua, era ovvio che a lui cambiasse poco spiegarle o meno cosa stessimo davvero facendo, ma aveva capito che per me la situazione era stata fin troppo imbarazzante.
-Oh... ok. Io avrei dovuto bussare, solo che non so, ho sentito le urla e ho pensato che stesse succedendo qualcosa...
-Stava succedendo qualcosa. Mi stava ammazzando. Quindi grazie per avermi salvato!- aggiunse l'uomo alleggerendo finalmente la tensione, e tutti e tre scoppiammo a ridere.
-Ok, Trilli. I miei vestiti sono asciutti? Mi dovrei cambiare...- dissi quando riuscii a smettere.
-Oh sì! Però ho un'altra cosa che potrebbe piacervi... guardate!- appena schioccò le dita vidi il mio corpo avvolgersi completamente dalla nebbiolina verde, e quando sparì mi ritrovai completamente vestita.
Con un altro schiocco fece apparire uno specchio davanti a me, e studiai la mia immagine: avevo un paio di pantaloni neri attillati, degli stivali neri simili a quelli che avevo prima, una camicia bianca sempre con lo scollo a V, e un panciotto di pelle blu scuro, stretto in vita da una cintura. Davvero un insieme per nulla male.
-Wow... mi piace. Grazie!- feci quando lo specchio scomparve, e lei sorrise soddisfatta.
-Non c'è di che! Molto più comodo rispetto a un corsetto, vero?
-Sì, decisamente!
-E vi sta anche d'incanto, dolcezza- intervenne l'uomo, prendendomi le mani per squadrarmi da capo a piedi.
-Grazie- sorrisi, sfiorandogli il naso con l'indice, poi mi andai a sedere, lasciando che prendesse posto accanto a me.

Si erano fatte le 10 quando finalmente potemmo partire, avevamo perso del tempo a cercare di studiare la mappa che Pan aveva dato a Hook per trovarlo, nella speranza che magari Trilli potesse portarci almeno abbastanza vicino, ma fu inutile. L'unica soluzione era raggiungere nuovamente la Jolly Roger.
Prendemmo varie provviste per il viaggio, e riprendemmo il cammino sul sentiero di ritorno, questa volta però attraverso il tratto meno oscuro della foresta.
Si rivelò anch'esso piuttosto colmo di pericoli, più del precedente, ma stavolta cercai di fare attenzione per non rischiare di uccidere qualcuno.
-Swan.
Mi voltai verso Hook, in testa al gruppo insieme a me e Trilli, che mi aveva appena afferrato la mano.
-Mh?
-Mi chiedevo, se magari quando arriviamo all'accampamento indiano vi andrebbe di rimanere una notte...- propose cauto, e ne aveva tutte le ragioni dato ciò che era successo pochi giorni prima.
Era sì il posto dove ci eravamo dati il primo bacio, ma anche quello che ci aveva creato vari problemi. Eppure non mi dispiaceva rivedere Tiger Lily, ora che tutto era chiarito. Probabilmente sarebbe anche stata contenta nel vederci insieme.
-Sì, va bene- dissi quindi -Così potremo salutare prima di andarcene da Neverland...
-Già... andarcene...- disse pensieroso guardandomi negli occhi, e seppi che anche lui si stava chiedendo cosa sarebbe successo dopo. Io però ero un po' meno preoccupata ormai, ero quasi certa che un modo per stare insieme l'avremmo trovato.
Lo afferrai per un braccio, e sollevandomi sulle punte dei piedi gli diedi un bacio a stampo, che ricambiò.
-Ehi, piccioncini! Cosa ne dite di rimandare le effusioni a quando ci saremo accampati per il pranzo, almeno?- fece Trilli, provocando le risate degli altri uomini.
Io non dissi nulla ma sorrisi colpevole, e presi per mano il capitano per proseguire il cammino insieme.
Rimproverò ovviamente gli altri, chiedendogli di non mettermi a disagio, poi seguì in silenzio insieme a me, continuando a evitare trappole su trappole.
Quel marmocchio si era davvero dato parecchio da fare per fermare chi avesse voluto passare su quella strada.
 

***


-Voglio farmi un tatuaggio- dissi una volta finito il mio panino al formaggio e carne, e Hook si voltò a guardarmi piuttosto sorpreso.
Erano passati ormai tre giorni, ed eravamo quasi giunti al termine del cammino: il viaggio di ritorno era proceduto senza ostacoli, e grazie a quel poco di magia che Trilli poteva utilizzare senza fare danni, avevamo avuto ripari per la notte piuttosto comodi.
Avevamo anche cacciato, una volta, ed eravamo state noi ragazze a riuscire ad ingegnarci per catturare un bisonte: era stato davvero molto divertente, anche se avevo rischiato di rompermi l'osso del collo cadendo da un albero, ma fortunatamente mi ero solo sbucciata un ginocchio e i palmi delle mani, per riuscire comunque a catturare la bestia.
La carne del mio panino era ancora quella dell'animale, e ce n'era rimasta in buona quantità da portare in dono agli indiani.
-Un tatuaggio? E perché mai?
-Mi sono sempre piaciuti, ma non ho mai avuto occasione di farlo. E anche voi ne avete uno.
-Già, lo so...- sospirò lui guardandosi la manica nel punto in cui sotto di essa aveva impresso sulla pelle un cuore spezzato da un pugnale, e il nome del suo primo amore, Milah.
Pensai che sarebbe stato bello avere qualcuno che si tatuasse per me, ma evitai di dirlo ad alta voce dato che il suo aveva un significato particolare, e non potevo paragonarmi a quella donna.
-Beh, sappiate che non è indolore. Con la vostra pelle delicata, farebbe piuttosto male.
-Io non ho la pelle delicata! E poi un po' di dolore non mi spaventa.
L'uomo alzò gli occhi al cielo e rise, accarezzandomi dietro la schiena; nonostante fossi stata piuttosto seria, la sua risata non poté che contagiarmi, unita a quella carezza piacevole quanto spontanea.
-E cosa vorreste tatuarvi?
-Sorpresa. Lo vedrete quando lo farò, se mai lo farò...
-Gli indiani. Loro fanno tatuaggi. Se davvero siete convinta...
Annuii e tornai nuovamente a mangiare, stavolta buttandomi sulla carne arrostita e una patata lessa.
Avevo voluto un tatuaggio fin da quando l'avevo visto a Graham, ma avevo fatto l'errore di chiederlo ai miei genitori, che erano stati categoricamente contrari a quelle “mode barbare”, come le aveva definite mio padre.
Loro consideravano una barbarie farsi “bucare”, ma per me era diverso: per me un segno indelebile sulla pelle rappresentava qualcosa di importante, qualcosa di un forte significato.
Avevo già un'idea di quello che mi sarei fatta tatuare, probabilmente sul polso: sarebbe stato piccolo e anche piuttosto semplice, ma simbolo fondamentale per la mia vita.
Se avessi dovuto patire un po' di dolore pazienza, avrei sopportato: dopo ciò che mi era successo negli ultimi giorni, e mesi, farmi bucare la pelle con degli aghi non mi spaventava molto. E quale occasione migliore dell'approfittare dell'esperienza degli indiani in quella pratica?
I miei genitori non sarebbero stati per nulla contenti una volta che l'avessero visto, ma cosa importava? Una volta fatto, non avrei potuto toglierlo!

 

***

 

-Sono così contenta che stiate insieme! Non immaginavo sarebbe potuto succedere così presto...- commentò Tiger Lily, mentre Gaagii, a sua detta il miglior tatuatore del villaggio, preparava il disegno sul mio polso.
Una volta arrivati, a pomeriggio inoltrato, ci avevano offerto un rinfresco, poi avevo chiesto consiglio alla principessa, nonostante Hook fosse certo che non avrei sopportato il dolore.
Per la sua scarsa fiducia gli avevo vietato di rimanere con me, quindi si era offerta di farmi compagnia la ragazza.
-Già, neanch'io... ma sono stata convincente. Voglio dire, lo volevamo entrambi. Aveva solo paura per me... ma diciamo che ha ceduto.- le spiegai, ricordando come mi aveva presa e baciata un attimo dopo avermi quasi dato la certezza che non avrebbe potuto esserci niente.
-Per fortuna! Trovo siate fatti l'uno per l'altra, non l'avevo mai visto così... non lo so, sembra felice. Raggiante.
-Davvero?- domandai sorpresa; non lo conoscevo abbastanza a lungo da poter dire di vederlo più contento del solito. Ma se davvero era così, era fantastico: ero felicissima di dargli gioia, in qualche modo, come lui ne dava a me.
-Oh sì, puoi credermi. Posso farti una domanda un po' personale?
-Certo.
-Non so come funziona nella Foresta Incantata, ma per quel poco che ci sono stata ho capito che le principesse sposano i principi...
-Oh sì, di solito sì- ridacchiai -Ma non io. Non sposerò un principe. Non so neanche se mi sposerò! Sto bene con Hook, e i miei genitori capiranno sicuramente... insomma, loro hanno sempre creduto nel vero amore, dunque non mi costringerebbero mai a fare nulla che io non voglia.
-Quindi... pensi che lui sia il tuo vero amore? Sei innamorata di Hook?
Aprii la bocca per ribattere, poi la richiusi e mi sentii arrossire. Non avevo dato molto peso alle parole quando le avevo pronunciate, ma mi resi conto che la sua domanda era più che lecita.
-Non so- dissi sinceramente -Credo sia piuttosto presto per dirlo. Ma... tengo molto a lui, mi fa sentire bene, mi fa divertire e... per ora va benissimo così.
Ci scambiammo un sorriso, e intanto mi chiesi se in fondo l'amassi davvero: non avevo mai creduto nell'amore a prima vista, ero sempre stata convinta che bisognasse conoscere a fondo una persona per potersene innamorare, e che di certo non bastassero dieci giorni... forse mesi, se non addirittura anni.
Ma Hook... passando tutto il tempo insieme conoscevo ormai buona parte delle sue abitudini, da quando si svegliava fino al momento in cui andava a dormire. E ad essere sincera, non c'era davvero nulla che non mi piacesse.
-Principessa, guardate se vi piace il disegno- intervenne il tatuatore riportandomi alla realtà, ed io abbassai lo sguardo.
Era davvero perfetto: preciso, elegante, e della dimensione che gli avevo chiesto, circa quattro centimetri di diametro.
-Sì! Va benissimo così!- approvai, immaginandomelo già pronto, colorato di nero. Mi aveva chiesto se lo volessi a colori o sfumature, ma io volevo qualcosa di semplice, come che mi sembrava più giusto per un simbolo.
-D'accordo. Se siete pronta posso iniziare ad inciderlo... devo avvertirvi di nuovo che potrebbe farvi piuttosto male.
-Oh non importa. Credo. Ho una soglia del dolore piuttosto alta...- dissi, un po' per rassicurare anche me stessa. Iniziai ad avere un pochino di paura, anche se non l'avrei mai ammesso, nonostante mi rendessi conto che per far bene i dettagli ci sarebbe voluto un po' di tempo.
Alla fine annuii per dargli il via, e trattenni il fiato mentre infilava l'ago con l'inchiostro per la prima volta; strinsi forte a pugno la mano libera, e per fortuna, dato che pizzicò più di quanto avessi immaginato.
Probabilmente feci qualche espressione strana perché l'uomo mi domandò se volessi che andasse avanti, ma io mi limitai ad annuire. Ormai non mi sarei tirata indietro: non ne avevo intenzione soprattutto perché ero convinta di volerlo, ma anche un po' perché non volevo che Hook se ne uscisse col suo ghigno soddisfatto e un “Ve l'avevo detto”.
Continuai a stringere i denti ricordandomi però di respirare ogni tanto, e man mano che andava avanti, la mia pelle si abituava e quindi si attenuava anche il dolore.
-Tutto a posto Emma?- mi domandò Tiger Lily leggermente divertita, ed io sorrisi alzando il pollice della mano libera.
Nonostante fosse doloroso e bruciasse, non era affatto insopportabile, quindi cercai di fare dei grandi respiri per calmarmi, e renderli quindi regolari, cercando di stare tranquilla.
Quando ci riuscii, abbassai lo sguardo per poter ammirare l'uomo all'opera: sangue non ne usciva neanche un po', e lui era davvero bravo, lo vedevo fare il possibile per non dover ripassare una seconda volta negli stessi punti.
Essendo fine, anche colorarlo non richiese troppo lavoro, e in una mezz'ora il lavoro fu finalmente concluso.
Lo guardai soddisfatta, era davvero perfetto, proprio come lo desideravo!
-Come vi posso ripagare? Non so che tipo di denaro utilizzate qui...- dissi infine, mentre mi spalmava una pomata.
-Oh no principessa, non voglio nulla da voi, è stato un piacere!- replicò gentilmente l'uomo, con un gran sorriso -E il fatto che vi piaccia mi ripaga a sufficienza.
-Grazie mille! Avrei davvero insistito se avessi avuto dei soldi con me al momento ma...
-E io non avrei accettato! Comunque, per ora dovrò fasciarvelo, ma già domani mattina potrete togliere il bendaggio. Vi lascerò una pomata da mettere 3 volte al giorno per un paio di giorni. Attenta solo a non esporlo troppo al sole, anche se in questa zona è abbastanza sicuro...- mi spiegò, man mano che mi fasciava.
-D'accordo. Grazie ancora! È davvero come lo volevo, aveva ragione la principessa nel dire che foste il migliore!
-E' un onore- disse con un inchino, per poi lasciarmi alzare in modo che potessi andare a cena con Tiger Lily.


Spostai per l'ennesima volta la mano a Hook dalla mia gamba, che con le sue moine voleva convincermi a mostrargli il tatuaggio tra una portata e l'altra.
-Ora basta. Vi spezzo il braccio la prossima volta.- lo minacciai, puntandogli contro un osso di fagiano.
-E come? Mi volete picchiare con l'ossicino della vostra cena? Avanti Swan, solo un'occhiatina...- insistette l'uomo ridendo sotto i baffi.
-No. Se ho detto di no è no. Chiaro?!
-Non so... siate più convincente, tesoro...- fece avvicinando il viso al mio e portandomi un dito sotto il mento, ma lo scansai dato che non volevo sbaciucchiarmi proprio nessuno davanti a tutta la tribù.
-Convincente o no, tesoro, non vedrete nulla prima di domani. Mi dispiace, fatevene una ragione.- dissi con tono che non ammetteva repliche. Quando si comportava da bambino era davvero irritante, da far venire voglia di prenderlo a schiaffi o sculacciate.
Mi presi un bicchiere di Toddy che ricordavo fosse uno dei vini più buoni che avessi mai assaggiato e lo gustai insieme a dei dolci al miele che avevano appena portato.
Dovetti proprio ammettere che a parte per Peter Pan e le sue diavolerie, Neverland mi sarebbe mancata molto. Per gli amici che mi ero fatta, per le abitudini che avevo preso, per il clima d'avventura che regnava in quei luoghi.
-A cosa pensate, tesoro?- intervenne nuovamente Hook, portandomi un braccio intorno alle spalle.
-Nulla... pensavo che Neverland sarebbe un bel posto se non fosse per Pan.
-E' vero. Certo, non so se ci vivrei... ma diciamo che mi concederei qualche vacanza qui ogni tanto.
Annuii, e mi riempii un secondo bicchiere di vino; in fondo erano ancora le 9 di sera, l'indomani saremmo partiti dopo pranzo, quindi potevo anche concedermi di bere un po'.
Mi rilassai nel calore del suo abbraccio, quello dell'enorme falò, e anche quello dell'alcol che mi infiammava la gola... era una serata molto piacevole.
Mi sentivo quasi soffocare nel mettere a confronto questo momento con la festa che i miei avrebbero sicuramente dato in mio onore quando fossi tornata.
In primo luogo avrei dovuto indossare qualche vestito infernale, in secondo non avrei potuto mangiare con le mani, e in terzo, non avrei neanche potuto bere senza freni. E ultimo, di certo non avrei potuto lasciarmi andare ad abbracci e carezze con Hook, avrei dovuto invece mantenere un minimo di compostezza.
E la cosa peggiore era che non sarei potuta fuggire.
Riempii il bicchiere una terza volta nonostante mi sentissi già piuttosto allegra, ma vedendo che tutti continuavano a bere mi sarei sentita esclusa a non farlo anch'io.
Non mi era mai capitato di ubriacarmi completamente, ma cosa sarebbe potuto succedere di così tremendo se l'avessi fatto per una volta? Magari avrei riso un po', avrei detto qualche sciocchezza insensata... al massimo avrei vomitato, ma pazienza!


HOOK POV

-Sicuro, Hook? Potrei pensarci io...- propose Tiger Lily, tra il divertito e il preoccupato.
-Non ti preoccupare, posso cavarmela con una donna ubriaca...
-Io non sono ubriaca!- protestò Emma, riempiendomi la spalla di pugni per liberarsi dalla mia stretta, -Lasciatemi andare, capito?! Io sono la principessa, la futura regina, quindi dovete obbedirmi!
-Sì certo tesoro, domani però- ridacchiai, facendo cenno a Tiger Lily di andare, mentre trascinavo Emma nella mia tenda.
-Notte capitano!
-Notte!- la salutai di rimando, per poi chiudere l'abitazione cercando di non mollare la presa sulla donna, per evitare che facesse qualche sciocchezza.
Era davvero buffa, dopo qualche bicchiere si era unita ai canti degli indiani, poi aveva cercato di trascinarmi a ballare in mezzo a loro. Ovviamente non avevo ballato, ma l'avevo seguita comunque per cercare di fermarla.
-Allora Swan, adesso è ora di metterci a dormire... d'accordo?
-Ma io non ho sonno... siete così noioso.
-Oh sì che avete sonno... perché, cos'altro vorreste fare in una tenda?
-Io avrei parecchie idee...- sussurrò tra l'ubriaco e il suadente, e mi tirò per un braccio per poi guardarmi negli occhi.
-Siete così bello, Capitano...- disse -Avete fascino, e siete così uomo... non sapete quante volte ho voluto essere sbattuta contro qualche albero da voi... per farmi vostra...
A quelle parole, nonostante avessi ben in mente che fosse completamente ubriaca, non riuscii a non rimanere muto.
Cercai di reprimere quel malsano desiderio che mi invase in quel momento così inopportuno... eppure non riuscii a fare a meno di chiedermi se dicesse davvero.
Stava completamente delirando, o l'alcool l'aveva sciolta a tal punto da rivelarmi certi “segreti” intimi?
Anch'io avevo avuto voglia di farla mia più di una volta, ma lei era sembrata più timorosa, anche se ultimamente si era lasciata andare.
Non riuscendo a reagire al momento, non potei impedirle di slacciarmi la camicia, ed accarezzarmi il petto.
Il suo tocco leggero mi fece venire i brividi, tanto che per un attimo mi chiesi se lasciarmi andare...
Ma solo per un attimo.
Non potevo farle questo.
Non potevo approfittare di lei in un momento del genere.
L'avremmo rimpianto entrambi, io soprattutto.
Che razza di uomo sarei stato ai suoi occhi se avessi fatto qualcosa di tanto sbagliato e orribile?
Quindi, per quanto la mia voglia di lei fosse forte, la afferrai per i polsi e le diedi un bacio, per poi portarla verso il letto, per dormire ovviamente.
-Oh... quindi siete un tipo tradizionale. Volete farlo sul letto. Bastava dirlo!- ridacchiò, mentre le toglievo la cintura e le sbottonavo il panciotto.
Non avrei voluto fare neanche quello in quel momento, ma non poteva dormire con gli abiti troppo stretti.
Le tolsi quindi anche gli stivali, e poi cercai di sistemarla sotto le coperte: per il bene di entrambi sarebbe stato meglio se io avessi dormito sull'amaca. Oppure avrei potuto chiedere un aiutino a Trilli, ma non mi andava di disturbarla dato che probabilmente era già a dormire.
-Buonanotte tesoro, cercate di dormire bene- sussurrai, e mi chinai a darle un bacio in fronte.
Mossa estremamente sbagliata, dato che la donna ne approfittò per afferrarmi per la giacca e attirarmi addosso a lei: fu solo la mia prontezza ad aiutarmi a poggiarmi sui gomiti per non schiacciarla completamente.
Senza perdere un solo attimo si impossessò delle mie labbra, e malgrado tutto ricambiai, tentando però di tener ferme le sue mani che cercavano di spogliarmi.
-Oh d'accordo! Ho capito... preferite essere dominato...- disse infine, e con una velocità impressionante capovolse la situazione: la trovai sdraiata su di me, poggiata sui palmi delle mani a guardarmi con un sorriso a trentadue denti. Dio com'era bella, anche dopo mezza dozzina di bicchieri di vino.
-Swan... tesoro. Avanti... non è il caso...- borbottai cercando di farla riflettere, e portandole una ciocca bionda dietro l'orecchio.
-Ma perché... non vi piaccio? Ho il seno troppo piccolo, forse? O non so... o non vi piace il mio sedere? O le mie gambe... eppure pensavo di piacervi!- si lamentò delusa, continuando a guardarmi negli occhi. Erano così belli e di un verde chiaro intenso che mi fu impossibile distogliere lo sguardo.
-Mi piacete, e siete perfetta... non avete assolutamente nulla che non va- la rassicurai -siete la donna più bella che io abbia mai conosciuto... ma è stata una giornata intensa, e siamo entrambi stanchi. Faremo l'amore domani, va bene?- l'amore? Avevo davvero detto “faremo l'amore”? Ringraziai il cielo che fosse ubriaca e che il giorno dopo non avrebbe ricordato nulla, perché non sapevo davvero come spiegarmi quella parolina che avevo utilizzato.
-Domani... va bene. Buonanotte Capitano... spero che i vostri bellissimi occhi saranno la prima cosa che vedrò appena sveglia...- sussurrò, e con un repentino cambio di atteggiamento, ora dolce, si accasciò completamente su di me, col suo bel viso sul mio collo, tanto da farmi sentire il suo respiro.
Con un po' di fatica tirai su la coperta perché non prendesse freddo, e la cinsi con le braccia per accarezzarle la schiena lentamente, fino a che non si addormentò.


 

L'inizio del piano del piccolo demonio era ormai soltanto questione di tempo.
48, erano le ore rimaste da passare insieme per quei due.
E poi, uno avrebbe perso l'altro. O si sarebbero persi a vicenda.
In ogni modo, il cuore di Emma avrebbe toccato per la prima volta l'oscurità, quella a cui per tanti anni aveva resistito.
Non aveva più scampo, ormai.
Non avrebbero dovuto preoccuparsi di come fare per stare insieme, lui gli avrebbe semplificato il lavoro dividendoli per sempre.
Ad uno sarebbe spettata la vita, all'altro, la morte.




























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ho di nuovo postato prima questa, perché era pronto anche l'altro capitolo ma c'era da sistemare un po' di cose... ma stavolta è salvato e quindi martedì o mercoledì sera posterò xD
Questo è un pochino un capitolo di passaggio (e poi mi divertiva scrivere di Emma ubriaca xD), ma il 14 e il 15 saranno fondamentali per loro... e tra il 16 e il 17 il piano di Pan, se nessuno lo fermerà, prenderà finalmente forma concreta.
E vabbé, buonanotte/buongiorno as alway ai miei orari indecenti!
Non so se qualcuno di voi ha visto il casino che si è scatenato su Twitter/Facebook contro Jennifer, che povera non aveva fatto nulla di male. Insulti a valanghe, io non ho proprio parole per certe "fan"!
Vabbé, alla prossima e spero questo vi piaccia nonostante tutto :)

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Capitolo 14
*** The power of truth and consciousness ***


The power of truth and consciousness











EMMA POV

Aperti gli occhi, fui costretta a richiuderli immediatamente: la testa mi pulsava in maniera disumana, e se mi fossi mossa di un solo centimetro avrei sicuramente vomitato.
Cosa diavolo avevo combinato la sera precedente? Ricordavo solo di aver bevuto un po' più del solito... beh, non proprio un po'. Avevo seguito gli altri, un bicchiere dopo l'altro... e poi?
La mia mente aveva come un buco dopo il quinto bicchiere di vino di palma, avevo ricordi estremamente confusi; ricordavo solo che Hook mi aveva riportata nella tenda... e poi nulla.
In preda al panico mi studiai con le mani per assicurarmi di essere vestita: grazie al cielo lo ero. Forse non avevo fatto nulla di irreparabile... magari l'alcol mi aveva fatto soltanto venire sonno e lui mi aveva messa a dormire.
Comunque non potevo rimanere a letto tutto il giorno, quindi cercai di farmi forza e mi ribaltai per sdraiarmi di schiena, e poi feci un secondo tentativo di aprire gli occhi.
Senz'altro in quella posizione il senso di nausea era più leggero.
-Tesoro, ce l'avete fatta a svegliarvi...
-Eh?
Voltai leggermente la testa a destra. Il pirata era seduto a gambe incrociate davanti al tavolino, sorseggiando qualcosa.
Ma perché era in tenda con me? Ero piuttosto certa che Tiger Lily ce ne avesse date nuovamente due singole.
-Buongiorno...- sogghignò, mentre cercavo di metterlo a fuoco. Cercai anche di fare mente locale anche sull'accaduto della sera prima, ovviamente invano.
-Giorno...- borbottai quindi, richiudendo gli occhi.
-Comunque io direi quasi buon pranzo... è mezzogiorno, dolcezza.
-Eh?!- esclamai tirandomi su a sedere velocemente: mi maledii immediatamente, il senso di vomito tornò a farsi più intenso che mai, e per sicurezza mi portai una mano davanti alla bocca.
L'uomo si rimise a ridere, ed afferrando un bicchiere si alzò per raggiungermi e poi chinarsi accanto a me, porgendomelo.
-Bevete Swan, è miracoloso per il post sbornia... un quarto d'ora e starete molto meglio.
-No per favore...- storsi il naso all'odore estremamente dolciastro della bevanda: sarebbe stata un'impresa mandarla giù senza rimettere.
Quello non diede segno di sentirmi, e poggiando il braccio dietro la mia nuca mi avvicinò il bicchiere, in attesa.
Non avendo neanche le forze per ribattere, l'unica cosa che potei fare fu tapparmi il naso e mandare giù il liquido il più velocemente possibile.
Tanto da non riuscire a trattenere un conato di vomito; era stato ancora più dolce del previsto, e fu davvero un miracolo che la cena rimase nel mio stomaco.
Cauto, il capitano mi aiutò a stendermi nuovamente, per farmi poggiare la testa sul cuscino, poi si sdraiò accanto a me portandomi una mano tra i capelli.
Gli fui grata del fatto che rimase in silenzio, perché la mia testa non riusciva a sopportare il minimo rumore al momento: perfino il lieve suono del mio stesso respiro mi dava fastidio.
Cercai quindi di rilassarmi e concentrarmi sui movimenti dolci della sua mano, e questo mi aiutò.
Iniziai man mano che i minuti passavano a sentirmi meglio, probabilmente Hook aveva ragione.
Quella bevanda era davvero miracolosa, come d'altronde lo era stata la medicina per la mia febbre: avrei seriamente dovuto chiedere a Tiger Lily qualche ricetta che mi sarebbe potuta tornare utile una volta tornata a casa.
Quando fui finalmente in grado di aprire gli occhi, voltai la testa verso il capitano, ed ammirai il suo sorriso tenero, illuminato dagli occhi azzurri.
-Allora, come vi sentite?
-Meglio. Credo. Ma Dio, ho una tale confusione in testa che... che non lo so.- mormorai, ed istintivamente mi rifugiai tra le sue braccia, che mi offrirono ulteriore sollievo col loro calore.
-Lo immagino... avete mandato giù tanto di quel vino...
-Stavano bevendo tutti.
-Oh... solo per non essere da meno, quindi- disse con un ghigno -Però se aveste saputo...
-Un momento- lo interruppi, terrorizzata. Se avessi saputo... cosa? Cosa diavolo avevo combinato? Non mi ero limitata ad addormentarmi e basta?
Rimasi a guardarlo spaventata, non ero sicura di voler sapere... ma d'altra parte dovevo. Per poter porre rimedio in caso avessi fatto qualche grossa sciocchezza.
Lui al contrario di me sembrava divertito come non mai, e la cosa era tutt'altro che rassicurante: se l'avevo fatto tanto ridere, dovevo sicuramente aver agito in modo imbarazzante.
-Credevo ricordaste qualcosa. Beh... innanzitutto vi siete messa a cantare e ballare con gli altri. Non siete male, in realtà.
Non riuscii a proferire parola: mio Dio, che figura avevo fatto?! Io cantare e ballare?! Io non ballavo, se non nei rarissimi casi in cui ero costretta a farlo con qualche noiosissimo principe. Ma cantare ancora meno! Era mia madre quella che cantava con gli uccellini, non io!
-Poi vi ho portata in tenda... con me, perché non era il caso di lasciarvi da sola. E... diciamo che potrei denunciarvi per tentato stupro.- aggiunse divertito, mentre io lo ero sempre meno. Non poteva dire sul serio... non potevo essermi spinta a tal punto.
-Non è vero.- borbottai, e furono le uniche due parole che riuscii a far uscire dalla mia bocca.
-Oh sì Swan... quando ho cercato di mettervi a dormire avete detto che sono noioso, e che voi avreste avuto altre idee per passare la notte...
Scossi ancora la testa, riluttante a quelle parole a cui non avevo intenzione di credere. Semplicemente non era possibile, non era da me. Certo, ultimamente facevo fin troppe cose che non erano da me, ma addirittura questo!
-Poi, vediamo... quando sono riuscito a mettervi a letto avete pensato che lo avessi fatto perché sono un tipo tradizionale... ed eravate pronta a spogliarmi. E l'avete anche fatto, quasi... mentre mi sussurravate quante volte avevate desiderato essere sbattuta da me contro un albero...- continuò, per scoppiare a ridere del tutto mentre mi guardava.
-E' uno scherzo, vero?- chiesi speranzosa, ma quando riuscì a calmarsi un po' scosse la testa.
-No, ridevo per le vostre espressioni facciali. Poi avete detto che sono bellissimo, che ho degli occhi bellissimi e che ho fascino... ma effettivamente in confronto al volermi violentare, è stata cosa da poco. Sì, forse dovrei davvero denunciarvi...
-No!- esclamai con un tono lamentoso che stentai a riconoscere come mio, e mi coprii il viso con le mani: dovevo essere arrossita fino al midollo, perché mi sentivo avvampare come non mai.
Come avevo potuto solo con qualche bicchiere di vino arrivare a dire e fare certe cose?! La mia reputazione era andata per sempre.
-Tranquilla tesoro, ehi, scherzavo... non vi denuncerei mai!
-Ma non è questo! È che... come ho potuto! Non posso davvero aver fatto tutto ciò, ditemi che state scherzando!- lo supplicai, mentre cercava di togliermi le mani dal volto, ma non glielo permisi. Era troppo imbarazzante, non potevo guardarlo in faccia!
-Ma scusate tesoro, se sapete che l'alcool vi fa questo effetto... perché avete bevuto tanto?- mi domandò quindi ancora divertito, lasciandomi stare.
Fu allora che tolsi finalmente le mani e alzai il viso a guardarlo, ancora imbarazzata: tanto ormai avevo rovinato la mia reputazione, cosa poteva succedere di peggio?
-Cosa diavolo ne sapevo io che effetto mi avrebbe fatto!- esclamai quindi -E' la prima volta che succede!
-Volete dire che...
-Sì, voglio dire che in 25 anni non mi ero mai ubriacata prima! Avanti, ridete pure di me!
Lui si trattenne, forse per pura gentilezza, ma vidi chiaramente i muscoli del suo volto contrarsi nel tentativo di non scoppiare a ridere.
E non potevo neanche dargli torto! Se mi fossi ubriacata da ragazzina sarebbe stato del tutto normale, ma che per la prima volta lo facessi da adulta era assurdo. Forse ero davvero una maledetta principessina viziata che non superava mai i limiti, o almeno non li aveva mai superati in 25 anni di vita.
-Non fraintendete dolcezza, non mi viene da ridere perché non vi siete mai ubriacata. Ma perché avete deciso di farlo ora, senza sapere cosa sarebbe potuto succedere... ma siete stata adorabile, davvero.- ridacchiò e mi prese il viso stampandomi un leggero bacio sulle labbra, che non riuscii a ricambiare per l'imbarazzo.
Avevo fatto un'enorme figura di merda... no, anzi: avevo fatto una serie di enormi figure di merda davanti agli indiani, aii pirati, e soprattutto davanti a Hook!
Avevo davvero cercato di portarmelo a letto! Non lui a me, io a lui! Grazie al cielo era un uomo d'onore, ed era riuscito a tenermi a bada... altrimenti chissà come sarebbe finita.
Anzi, sarebbe finita che mi sarei svegliata nuda nel mio letto, senza ricordarmi assolutamente nulla di come fosse successo. Gran bel ricordo per una prima volta insieme al mio uomo. Decisi quindi di alzarmi e di lasciarmi accompagnare ancora frastornata davanti al tavolo, dove c'era dell'uva con cui avrei potuto fare colazione nonostante presto sarebbe stata ora di andare a pranzo.
Per un attimo desiderai di svuotare la mia fiaschetta di rum, ma ci ripensai immediatamente dato che era stato l'alcol a ridurmi in quella maniera, e mi limitai a mangiare in silenzio, sotto lo sguardo sorridente del pirata che colsi con la coda dell'occhio.
In fondo era stato carino, non mi aveva umiliata troppo... aveva solo riportato i fatti, scherzandoci su. L'avrei ringraziato, se avessi avuto l'uso della parola... ma era ancora troppo difficile anche solo guardarlo.
Sapevo solo che non mi sarei ubriacata mai più. Mai.

 

-Grazie di tutto! Mi mancherai, davvero. Amiche come te sono rare!- sorrisi alla principessa, dopo aver sciolto il nostro abbraccio.
-Anche tu mi mancherai. Non è facile trovare qualcuno con cui poter andare a caccia a divertirsi e contemporaneamente parlare di cose da donne!
-Oh, concordo in pieno!- esclamai, dandole ragione. Non era per nulla facile trovare persone così simili a me o a lei. Io non potevo di certo lamentarmi delle mie amicizie, però nessuna poteva capirmi come lei. Mulan ci andava vicino, ma avendo escluso le questioni amorose dalla sua vita non era estremamente oggettiva sull'argomento.
Certo, mi aveva consigliato di frequentare Neal per capire se mi sarebbe potuto piacere, ma nulla di più.
-So che Neverland non è il massimo, ma spero tornerai a trovarci qualche volta...
-Puoi contarci, promesso! E se a te andasse di fare un salto nella Foresta Incantata ovviamente saresti la benvenuta!
-Grazie Emma... lo farò senz'altro!- promise, e mi abbracciò ancora una volta -Magari mi inviterai alla festa di fidanzamento...- aggiunse con un sussurro, facendomi arrossire.
Era davvero qualcosa che non avevo messo in conto... ormai la vita da principessa sembrava lontana anni luce dalla nuova realtà in cui vivevo.
-Vedremo- dissi solamente, dato che non era quello il momento di esporle i miei mille dubbi a riguardo. In ogni caso era comunque presto.
La lasciai quindi a Hook, e si abbracciarono anche loro: erano teneri, e si percepiva quanto tenessero l'uno all'altra, mi sentii davvero stupida ad essere stata gelosa di lei! Erano come fratelli, ora mi era del tutto chiaro... quelli che avevo scambiato per sguardi ammiccanti, erano semplicemente sguardi di tenerezza.
Quando finalmente tutti ci fummo salutati, prendemmo le nostre cose e procedemmo sulla strada di ritorno, verso la Jolly Roger.

 

***

 

Eravamo seduti sul castello di prua ad ammirare il tramonto, Hook mi aveva fatto poggiare sul suo petto per stare comoda.
Avevamo appena finito di mangiare un po' di frutta per merenda, poi lui aveva lasciato alla guida il secondo timoniere. Trilli invece era andata a farsi un sonnellino.
Il viaggio era iniziato in maniera tranquilla, ed avendo altri tre giorni di tempo per raggiungere Pan, non avevamo alcuna fretta: saremmo comunque arrivati in anticipo.
-Emma, postumi di quel che è successo nella grotta non ne avete, vero?
-No, non ne ho tranquillo. Ormai sono passati giorni... non mi è ancora spuntata una coda, quindi penso sia tutto ok.- scherzai, voltandomi quanto bastava per baciargli la guancia. Era tenero come continuasse a preoccuparsi per me, sembrava incapace di farne a meno. Però non lo faceva ripetutamente, aveva smesso di essere irritante.
-Potrei controllare... un esame completo del vostro corpo...
In risposta gli diedi un pizzico sulla gamba, poi mi appoggiai nuovamente comoda contro di lui.
-Avete pianto... per me.- dissi più tra me e me, ma mi uscì a voce abbastanza alta, al che percepii il suo respiro fermarsi.
Mi voltai nuovamente a guardarlo, e aveva un'espressione piuttosto imbarazzata, con le labbra serrate. Mi maledii per aver dato voce a quel pensiero, immaginavo quanto per lui dovesse essere difficile ammetterlo. Anch'io mi vergognavo abbastanza quando piangevo, almeno in certi casi, ma per lui era decisamente peggio, ne ero sicura.
Però mi era uscito spontaneo, dato quanto ci avevo pensato negli ultimi giorni.
-Scusate...- sussurrai, abbassando lo sguardo.
Rimase ancora un po' in silenzio, poi mi circondò con le braccia, e mi diede un bacio sulla fronte.
-Sì Swan. Ho pianto... per voi.- ammise infine, e sentii il suo petto alzarsi mentre tornava a respirare.
Non dissi niente, per lasciare che fosse lui a parlare se avesse voluto.
-Non riuscivo a piangere, quando credevo di avervi persa. Rifiutavo di... accettarlo. Poi voi avete parlato, mi avete stretto e... sì, immagino di essere umano anch'io, alla fine.
Lo guardai sorridere, e sorrisi anch'io. Era bello che fosse riuscito ad ammetterlo, a parlarne... rendeva ancora più significanti quelle lacrime, che mi avevano colpita nel profondo più di quanto io stessa avevo compreso.
-E siete anche tenero...- azzardai sperando di non farlo arrabbiare, ma per fortuna il suo sorriso rimase intatto.
-Ora non esageriamo, Swan... “tenero” è una parola grossa. Voi siete tenera, non io.
-Io non sono tenera.- ribattei.
Ci guardammo negli occhi per qualche istante, poi scoppiammo entrambi a ridere.
Ormai non sapevo più come descrivere l'immensa felicità che avevo trovato con quell'uomo, sia tra baci e carezze che tra scherzi, risate e avventure.
Tornai con lo sguardo rivolto verso l'alto, e ripensai a quanto si era aperto con me dal primo momento fino ad oggi... ancor più di quanto io avessi fatto con lui.
Forse era arrivato il momento di rivelargli il mio ultimo segreto, e sperare che sarebbe andata bene. Avevo il timore che se anche l'avesse accettato mi avrebbe guardata con occhi diversi, ma valeva la pena correre il rischio... lui meritava di sapere.
Dopo tutto ciò che aveva fatto per me, dopo tutto ciò mi aveva detto di sé... non potevo continuare a nascondergli qualcosa di tanto grande e piuttosto importante.
-Hook c'è una cosa di cui vi devo parlare- dissi d'un fiato, per non cambiare idea.
-Di cosa, Swan? Del tatuaggio, finalmente?
-Oh...- abbassai lo sguardo e mi sollevai la manica destra di poco, non avevo ancora tolto il bendaggio. Erano successe tante cose, o meglio, una cosa. Avevo bevuto e avevo dormito fino a tardi, quindi non c'era stato tempo per pensarci.
-No. Cioé... sì, ok. Dopo.- annuii: avevo intenzione di mostrarglielo, ma non subito. Se non avessi parlato ora, non sapevo quando avrei ritrovato il coraggio.
-Va bene... vi ascolto.- fece confuso, e io mi guardai intorno per assicurarmi che fossimo soli. Fortunatamente chi non era sottocoperta era sull'altro lato della nave, quindi c'era abbastanza privacy.
Annuii nuovamente, e malvolentieri mi spostai dalla comoda posizione tra le sue braccia per sistemarmi a gambe incrociate di fronte a lui, per poterlo guardare negli occhi.
Lui mi scrutava con curiosità, i suoi bellissimi occhi azzurri si immersero nei miei e mi diedero il coraggio che mi serviva.
-Un giorno, più di 26 anni fa, mia madre e mio padre dovettero andare a cercare un albero. L'Albero della Saggezza, che sembra abbia una risposta a tutto... quindi gli avrebbe potuto rivelare come battere Regina. Erano con... Malefica, Ursula e Crudelia... per un unico scopo. Strinsero un accordo perché Regina doveva essere fermata a tutti i costi, ma l'albero avrebbe potuto rivelare la verità soltanto a due degli eroi più valorosi. I miei genitori erano i candidati perfetti.
-Oh lo so... vi sorprendereste di quanto so della storia dei vostri genitori- sorrise il pirata, e io ricambiai.
-Già... beh, quindi sono andati e hanno messo le mani nello spazio apposito. E hanno aspettato...- continuai, a voce sempre più bassa, ma abbastanza comprensibile.
-Non è successo niente. L'albero... alla fine li ha respinti. Hanno riprovato, ma non c'è stato verso.- dissi, cercando di continuare a mantenere il contatto visivo, anche se con qualche difficoltà.
Lui mi guardò e si grattò la testa, e nonostante il momento poco adatto a certi pensieri lo trovai un gesto dolce.
-Quindi... il problema è che i vostri genitori non sono così... puri, come si pensa che siano?- domandò.
-No, no. Lo sono... loro lo sono.
-E allora...
-Allora, Maleficent ha... ha detto che doveva esserci qualche interferenza. E... si è accorta di una cosa... ovvero che mia madre fosse incinta.
-E l'essere incinta era un problema?
-No, non era il fatto di essere incinta il problema. Ma chi portava in grembo.
-Continuo a non capire. Era incinta di voi, suppongo...
Annuii. Forse stava cominciando ad arrivare al punto, a capire quello che volevo dirgli. Ed ebbi paura, nonostante probabilmente non ne avessi motivo. Lui era un pirata, aveva preso molte scelte sbagliate... poteva comprendere l'oscurità. Ma Rumplestiltskin era un altro tipo oscurità, e io forse ero qualcosa che avrebbe potuto paragonare a quel tipo di male.
Quindi per farmi coraggio, gli presi la fiaschetta di rum dalla tasca interna della giacca e me la portai alla bocca sotto il suo sguardo divertito.
Forse in fondo, mi sarei potuta ubriacare di nuovo. Era comunque più facile di tutto questo discorso: almeno avrei avuto la scusa di non essere in me.
-Avanti Swan, smettete di bere e ditemi...- mi incitò riprendendosela, per bervi un sorso anche lui e poi riporla in tasca.
-D'accordo. Io ero... sono il frutto del vero amore. E quindi... quindi potrei diventare un eroe potente, capace di grandi gesta, e cose del genere. Solo che, non era tutto qui. Oltre ad un enorme potenziale per un tale bene, c'era qualcos'altro...
-E cosa, Swan...- intervenne vedendo che non andavo avanti -Potreste diventare la più grande cattiva di tutti i tempi ed iniziare a vestirvi come Regina? E magari mettervi un rossetto rosso fuoco, e tingervi i capelli di nero...
Rise, e uscì anche a me una risata, ma piuttosto isterica: neanche riuscii a riconoscerla come mia per l'orribile suono con cui venne fuori.
Abbassai lo sguardo per la vergogna, probabilmente pensava che fossi pazza. Ma non sapeva di averci preso in pieno.
-Sì.- dissi solamente, non sapendo come fare per tornare a guardarlo. Fu lui a semplificarmi le cose, alzandomi il viso per il mento, con un sorriso rassicurante.
-Non intendo abiti e capelli neri, Hook.- precisai, non capendo se fosse riuscito a comprendere cosa intendessi.
-Bene, perché non vi renderebbe molta giustizia il nero... è meglio qualcosa di più acceso. Il rosso, ad esempio. O anche il verde, per risaltare gli occhi...
-Hook. Zitto.- lo fermai, anche se riuscii a stento a trattenere un sorriso -Lasciatemi finire o non ci riuscirò mai.
Quello annuì, e tornò a stare in silenzio e guardarmi.
-Qual'è il momento della giornata più potente, secondo voi?- gli domandai, per avvicinarlo alla conclusione.
-Sia magicamente che esteticamente parlando direi l'alba... e il tramonto.
-Esatto. Quando luce e tenebre si incontrano. La luce di per sé è molto forte, e lo sono anche le tenebre... ma unite...
-Oh.
Ci guardammo negli occhi per istanti che sembrarono interminabili: aveva capito, finalmente. E dal suo sguardo non ero in grado di intuire cosa gli stesse passando per la testa in questo momento.
-Ho anche un potenziale per la Grande Oscurità.- continuai, tanto valeva finire il discorso -E no, non un'oscurità qualsiasi. Ma potrei essere la creatura più oscura che tutti i regni abbiano mai visto. E senza il bisogno di essere sotto alcun sortilegio. A quanto pare, dentro di me ho la luce e le tenebre più potenti di tutte. Buffo, no? Essere così potente e non essere neanche riuscita a prendere Barbanera a calci in culo.
Dopo aver finito rimasi di nuovo zitta, in attesa di una sua reazione che andasse oltre uno sguardo penetrante quanto indecifrabile. Avevo bisogno di sapere cosa pensasse a riguardo... se non altro avrebbe dovuto smettere di pensare di essere un problema, dato che io avrei potuto essere molto peggio di lui.
-Ok Swan, solo una curiosità. Se siete così... Oscura, perché non ho mai notato niente?- domandò, e i suoi occhi mi studiarono in maniera così penetrante che mi sentii nuda. Probabilmente stava cercando di cogliere un qualsiasi indizio che gli avrebbe potuto suggerire che stessi dicendo la verità.
-Perché... esiste anche il libero arbitrio, no? Non ho mai voluto essere cattiva, non ne ho mai visto il motivo... quindi non è che sia stato difficile. Insomma, se anche mi viene fatto qualche torto, di certo non mi viene voglia di uccidere... d'accordo a volte sì... ma non in quel senso! Intendo che...
Prima che potessi dire un'altra parola mi ritrovai le labbra dell'uomo sulle mie, e mi baciarono dolcemente mentre portava la mano dietro la mia nuca. Mi morse piano il labbro inferiore, poi tornò a baciarmi, e lentamente mi lasciai andare, per infine ricambiare.
Svuotai la mente da tutti i pensieri e mi concentrai su quel meraviglioso bacio e le carezze che mi arrivarono sulla schiena e in alto fino al collo.
Quando dovemmo staccarci per respirare restammo con le fronti una contro l'altra, in silenzio.
Dopo qualche istante alzai leggermente gli occhi, per incrociare i suoi che stavano sorridendo.
-Swan, Swan... davvero pensavate che vi avrei giudicata?
-Che mi avreste vista diversamente.
-Come potrei? Una donna che ha scelto la luce, ha scelto un pirata... se non aveste posseduto questo predisposizione, forse non mi avreste mai voluto, ora ha più senso... perché io sono oscuro, e non voi.
-No Hook, forse non vi è chiaro...
-Invece mi è tutto perfettamente chiarissimo. Forse vi sembro stupido, non so, ma vi assicuro che non lo sono. Ho capito che è una cosa seria, ma allo stesso tempo ho capito che voi non avete mai ceduto al vostro lato oscuro.
-Per ora. Ma se capitasse qualcosa che... mi facesse cambiare idea? Non temete che possa farvi soffrire, in qualche modo?
-No- disse semplicemente, scuotendo la testa -Mi dispiace Swan, ma anche se vi fate chiamare Black Swan, continuo a pensare di essere io quello cattivo e spietato, non voi! Se mai voleste diventarlo, non sarebbe per via di alcun destino... sarebbe una scelta, come per chiunque altro. Vi ho vista Swan, e ciò che ho visto è un'eroina. Una grande eroina, e se esiste il fato, il vostro è quello di essere una futura regina meravigliosa, destinata a grandi imprese eroiche... e ne avete già fatte. Sarà un grande onore servire una donna come voi.
Fu la seconda volta che quel maledetto pirata riuscì a commuovermi.
Scoppiai completamente in lacrime, senza riuscire a trattenermi, e lo strinsi con quanta più forza riuscii.
Sapere che credesse in me in tale maniera mi riempiva il cuore di gioia, neanche io stessa avevo tutta questa fiducia. Avevo sempre faticato a vedermi come una regina, mi ero sempre vista come al massimo la comandante dell'esercito, ma non di un intero regno.
Lui aveva accettato che io sarei stata un'eroina solo dopo pochi giorni, mentre io non ci ero ancora riuscita in 25 anni.
Il fatto che dentro di me ci fosse una grande oscurità non sembrava averlo minimamente turbato, mentre io avevo passato un anno di incubi dal giorno in cui avevo saputo la verità, prima di riuscire a convincermi che mi sarebbe semplicemente bastato fare le scelte giuste.
Dopo essere riuscita a fermare le lacrime lo baciai, avventandomi con una tale forza da farlo cadere all'indietro, per finire dritta addosso a lui. Ma non me ne importò proprio niente, continuai a baciarlo con foga, e lui ricambiò con la mia stessa passione.
Se era davvero stato il mio lato oscuro a spingermi ad innamorarmi di un pirata, allora forse non era poi così male.
-Swan... proprio non vedete l'ora di possedere il mio corpo, eh?- sussurrò sulle mie labbra con un ghigno; questo gli costò uno schiaffo molto sonoro, seguito però subito da un altro bacio.
Fui ancora più felice del timone che mi ero fatta tatuare sul polso, sembrava essere sempre più il simbolo perfetto.



Mancavano poco più di 24 ore all'addio dei due amanti, e Peter Pan sorrise con una gioia fredda, crudele. Avrebbe goduto nel vederli soffrire, ma soprattutto avrebbe goduto nel veder realizzato il suo piano.
Hook aveva fatto breccia nel cuore della bella principessa, colmandolo di un amore ormai consapevole.
Ciò di cui entrambi erano inconsapevoli, invece, era che prima del calar del sole del giorno successivo, allo stesso modo vi avrebbe portato odio, frustrazione e delusione, per rivelare quel lato oscuro che la giovane donna tanto aveva combattuto per anni.
L'avrebbe distrutta, e quel dolore avrebbe assicurato all'eterno bambino il potere e la vita eterna.




























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco il nuovo capitolo... ed è quasi pronto anche il prossimo ormai, quindi penso che lo posterò piuttosto presto... sicuramente in settimana.
Qui ho voluto iniziare con un momento divertente (LOL), per concludere con uno più intenso. Emma finalmente è riuscita a rivelare la verità a Hook... e a lui non fa' né caldo né freddo, anzi, la trova ancora migliore, a discapito delle sue preoccupazioni.
Ed Emma, finalmente si è completamente resa conto del sentimento profondo che prova per lui...
Ci saranno ancora un paio di capitoli tranquilli, con bei momenti per loro due... o almeno nel prossimo... e poi entrarà in gioco Pan, quando lo raggiungeranno.
Un abbraccio, e alla prossima! Ovviamente ringrazio ancora tutti quelli che stanno leggendo, recensendo o aggiungendo la storia nelle categorie varie.
Buonanotte/Buongiorno o quel che è xD :*

P.S. Oltre a soffrire ancora per il finale di stagione di OUAT, sono anche destabilizzata per certe cose successe nel season finale di Outlander... chi l'ha visto mi capirà! 

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Capitolo 15
*** You brought me home ***


You brought me home



 








EMMA POV

Era piacevole la leggera brezza notturna che alleggeriva il caldo e l'umidità della nostra penultima notte a Neverland.
Ci eravamo fermati nel punto in cui eravamo partiti quasi due settimane prima ormai, e il giorno dopo saremmo scesi alla ricerca di Pan: se avessimo finito prima del tramonto, avremmo navigato subito nei cieli per tornare alla Foresta Incantata, altrimenti avremmo passato lì ancora una notte.
Non avevo idea di cosa preferissi, ma tornare a casa mi agitava in un certo senso; da un lato ero felice del fatto che avrei riabbracciato i miei genitori e i miei amici, ma dall'altra mi chiedevo sempre più cosa ne sarebbe stato della mia vita. Se Hook avesse deciso di rimanere da me, avrei dovuto riabituarmi io, e lui abituarsi alla vita di corte. Non sarebbero mancate le avventure, ma messe in confronto con quella che stava per concludersi e le altre decine se non centinaia che aveva vissuto, sarebbe stato nulla.
In più, volevo davvero tornare alla vita di prima? Questi mesi, ma soprattutto le ultime due settimane, mi avevano cambiata troppo, avevano rivelato il mio spirito d'avventura in maniera molto più esplicita.
Invece, in caso contrario, se fossi partita con lui, cosa avrebbero pensato i miei? Certo, ero piuttosto sicura che mi avrebbero capita e sostenuta, ma gli avrei spezzato il cuore. Dopo mezzo anno di assenza mi avrebbero riavuta per poi perdermi di nuovo, anche se sarebbe stato diverso perché ovviamente sarei andata a trovarli spesso.
E se un giorno fossi tornata per prendere il posto che mi spettava e diventare regina, l'avrei davvero meritato? Non ne ero molto convinta...
-Tesoro, a cosa pensate?- Hook mi portò una mano sulla spalla, distogliendomi dai miei pensieri. In fondo era lui a causarli, perché le nostre vite erano legate e non avrei più potuto farne a meno.
-Niente di che... pensavo solo al fatto che presto sarà finita...- dissi, con un'alzata di spalle, e presi un po' di carne dal fuoco. Il nostro ultimo bottino da Neverland.
-Già, lo spero. Se quel ragazzino diabolico non ci sabota in qualche modo...
-Sempre ottimista, eh Capitano?
Lui si voltò verso di me e sorrise, poi mi diede un bacio; -Sapete che sono solo realista, dolcezza.
Annuii, non aveva tutti i torti: io avevo ogni volta cercato di mantenermi positiva, però c'erano stati parecchi incidenti di percorso.
-Mi mancherete ragazzi- intervenne Trilli -Sono stati divertenti questi giorni, con un po' di buona compagnia! Non ero più abituata...
-Mi mancherai anche tu, piccoletta. Ma ci rivedremo presto, sono certo che non ti ci vorranno altri 50 anni per portare a termine la missione.- il capitano si staccò da me per abbracciare la sua amica: continuavo a trovarli una coppia molto buffa. Una dolce fatina e un temibile pirata... beh non proprio temibile, ma le voci su di lui erano quelle.
-Lo spero davvero. Almeno so da dove partire, e spero che l'incontro con Pan sarà fruttuoso anche per me.
-Già, vedremo. Ora mangia, forza. Vedi Emma quanto mangia, per questo riesce a sopravvivere a tutto!- mi scoccò un'occhiata divertita, e io in risposta gli tirai l'osso di una coscia del fagiano, riuscendo a colpirlo dritto in fronte. Non potevo proprio lamentarmi della mia mira!
-Siete tanto dolci voi due!- fece quella ridendo, mentre Hook si massaggiava il punto colpito con un'espressione divertita e dolorante insieme.
-Sì, soprattutto quando cerca di uccidermi, lei è proprio dolce!
-Ohh andiamo, uccidervi addirittura! Vi siete rammollito, allora!- lo presi in giro scatenando una risata generale, Hook invece mi guardò in cagnesco.
Ormai era routine che scherzassimo e ci prendessimo in giro, non potevamo farne a meno. La nostra relazione non sarebbe mai diventata noiosa se avessimo continuato così, e di certo era già molto più vera di quelle poche che avevo avuto.
Era qualcosa che se entrambi avessimo voluto, sarebbe potuta durare nel tempo, che avessimo vissuto per altri 60 o 70 anni come persone normali, o qualche secolo per cause di forza maggiore.

-Swan, allora, ce lo fate o no vedere questo tatuaggio? Eravate tanto entusiasta di farvi bucare la pelle...- mi incitò Hook, posando a fianco a sé la boccetta di rum.
Eravamo rimasti io, lui, Trilli e una decina di uomini, mentre gli altri si erano già ritirati nei loro alloggi.
-Va bene... ora. Fatemi solo togliere questa benda...
Alzai la manica ed iniziai a sfilare la fasciatura che avevo intorno al polso: ovviamente non poggiava direttamente sulla pelle, ma sosteneva una foglia di qualche pianta non aderente che mi avevano messo per non rovinare l'opera.
Hook propose di darmi una mano ma scossi la testa, sapendo che avrebbe fatto di tutto per sbirciare e vederlo per primo.
Mentre trafficavo, però, con un dito mi percorse il braccio scoperto, facendomi un po' di solletico; dal canto mio cercai di non reagire, così magari si sarebbe stancato da solo.
-Sarebbe bello vedervi più spesso a braccia scoperte, e non solo quando siete in pigiama...- constatò, quando mi lasciò stare -Avete delle belle braccia, tesoro. Lisce, fini, ma forti... e la pelle così bianca, non vi abbronzate mai?
-Non particolarmente. Il colore della pelle l'ho ereditato da mia madre... non per nulla si chiama Snow White- gli feci notare, e finalmente lasciai da parte la benda, mentre la foglia verde scuro scivolò via da sola.
-Giusto giusto... ora forza, voglio vedere!
Non mi lasciò neanche dire “a”, che mi prese il braccio girandolo delicatamente, per posare subito gli occhi sul disegno che mi ero fatta incidere sulla pelle.
Con enorme piacere constatai che era rimasto perfetto come lo era stato da appena fatto, e anche se ormai la pomata si era asciugata, non sembrava esserci alcun problema di infezioni o altro.
Era bello, non molto grande, e di un nero intenso.
-Un timone, Swan. Anzi... il timone della Jolly Roger.- fece quello sorpreso, sgranando gli occhi e guardandomi.
-Già- sorrisi raggiante, contenta di vederlo colpito dalla mia scelta. In un primo momento avevo pensato ad un'ancora, ma avevo trovato questo molto più adatto.
L'ancora era un po' il simbolo di un porto, di una stabilità... ma io non avevo mai cercato la stabilità.
-Posso chiedervi il perché? Il significato che ha per voi?- mi domandò, passandoci leggermente sopra con un dito. Per quanto insistesse di non essere tenero, a volte lo era moltissimo. Se fossimo stati soli lo avrei stretto forte e l'avrei baciato, ma non era il caso di fare certe scenate in pubblico.
-Beh... volevo qualcosa di significativo. In primo luogo rappresenta il viaggio sulla Jolly Roger, letteralmente. Da sei mesi fa ad ora. Poi rappresenta un viaggio... di crescita, o almeno di cambiamento. E poi... tanto altro.- arrossi leggermente; volevo dirglielo ma solo quando fossimo rimasti soli, perché era piuttosto intimo, o almeno una cosa tra me e lui e basta. Non che non volessi condividerlo con tutti, ma Hook doveva essere il primo.
Il capitano sembrò capirlo e annuì, per poi cingermi le spalle e darmi un bacio sulla fronte: sì, era decisamente tenero.
-Siete bellissimi!- fece Trilli con un sorrisone -E bel tatuaggio Emma! Anch'io ho sempre voluto farlo, ma ho un po' paura. Anzi no, molta paura.
-Non fa poi così male- risi, tornando a squadrarlo -All'inizio un po' sì, ma la pelle si abitua piuttosto in fretta...
-Sì Swan, ditelo che vi hanno sedata. Io sono stato fuori e non ho sentito neanche un piccolo grido di dolore!- si intromise Hook, con un ghigno.
-Forse perché non ho urlato, idiota!
-Moderate i termini tesoro, presto tornerete a casa e non potete parlare così.
-Ma non vi preoccupate, io do' dell'idiota solo a chi lo è o lo fa...- gli assicurai con un gran sorriso, facendo ridere Trilli che era diventata la mia più grande alleata nel prenderlo in giro.
Seppi che stava solo fingendo, ma vedendo la sua espressione contrariata non riuscii a non intenerirmi, quindi lo abbracciai e gli stampai un bacio sulla guancia, ignorando i commenti degli altri su quanto fossimo sempre più “dolci e appiccicosi”.

 

***

 

Cercai di tenere il braccio fermo mentre Hook mi applicava la pomata; mi faceva un solletico che sicuramente se avessi fatto tutto da sola non avrei percepito, ma aveva insistito tanto e non ero riuscita a dirgli di no.
Sorrisi per l'estrema delicatezza che ci stava mettendo, era molto più premuroso di quanto sarebbe mai stato in grado di ammettere. La mano con cui impugnava la spada e quella con cui mi toccava apparivano completamente diverse, da stentare a credere che fosse sempre la stessa.
-Ho fatto...- disse infine, richiudendo la crema e rimettendomela a posto nella sacca -Ora mentre aspettiamo che si asciughi, perché non mi spiegate i “tanti altri” significati di questo tatuaggio?- propose.
Io annuii e mi sistemai a sedere nella parte interna del letto, e gli lasciai spazio per sistemarsi accanto a me.
Era mezzanotte ormai, dopo la lunga giornata avevamo deciso tutti di andare a dormire; inizialmente avevo proposto a Trilli di prendere il letto, ma lei mi aveva assicurato che con un pizzico di magia era riuscita a rendere il giaciglio di paglia su cui avevo dormito scomodamente per mesi un comodissimo e morbido letto. Quindi io e Hook avevamo finito per occupare di nuovo insieme la sua cabina, e dovetti ammettere che mi era mancata. Mi regalava un clima di familiarità in qualche modo, nonostante ci avessi passato soltanto due notti, una delle quali stretta a lui senza volerlo.
In dieci giorni erano cambiate così tante cose tra noi, che quasi stentavo a crederci: ricordavo quella mattina in cui avevo constatato imbarazzatissima di aver dormito sul suo petto, mentre adesso era diventata un'abitudine di cui non potevo fare a meno.
Mi sistemai comoda con la schiena contro il cuscino, poi mi voltai verso di lui, accarezzandogli il viso con le dita.
-L'altro significato è... legato a noi due. Sapete, inizialmente avevo pensato ad un'ancora, perché voi... voi per me siete diventato come... come un porto sicuro. Ma poi ho pensato... un porto non fa né per me, né per voi. Amiamo entrambi i viaggi, l'avventura... quindi il timone era molto più adatto. Inoltre, metaforicamente... voi mi avete guidata in un viaggio splendido, Killian. La relazione che abbiamo, è stato il viaggio più bello della mia vita. In questi pochi giorni siamo cresciuti insieme, voi avete messo da parte le vostre paure, ed io le mie. Mi sento davvero, davvero cresciuta sentimentalmente. E poi, per ultimo... il timone è anche un simbolo di speranza... la speranza che questo viaggio non finisca. Mai.- sorrisi, mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi, e fissavano i miei con un'intensità quasi accecante, tanto che faticai per mantenere lo sguardo fermo.
-Non so che dire, Emma. Voi... voi siete meravigliosa. Nessuno si era mai inciso per me qualcosa sulla pelle, qualcosa che durerà in eterno. Voi siete una principessa, una donna che mai avrei creduto avrebbe potuto provare interesse per me. E ora... avete fatto questo...
-Vi sottovalutate, Hook- sorrisi a mia volta, prendendogli l'uncino -Voi avete molto più onore di decine di principi messi insieme. Voi mi avete vista per quello che sono davvero, e non per il mio titolo. Non vi siete soffermato a farmi inutili complimenti che mi fanno solo noia...
-Però- mi fermò -Su questo vi sbagliate tesoro. Voi siete bellissima, e non posso proprio dire il contrario.
-Grazie- sorrisi ancora -Ma il modo in cui lo dite voi è... diverso. È... non lo so, vero. In qualche modo... riuscite a farmi i complimenti senza cadere nel futile, come molti altri fanno. E a tal proposito... l'avrò anche detto mentre ero ubriaca, ma intendevo sul serio. Voi siete davvero l'uomo più affascinante che abbia mai incontrato. Siete bello dentro e fuori, Hook.
-Anche voi sapete fare i complimenti senza farli sembrare stupidi.
L'uomo portò la mano tra i miei capelli, e mi baciò con dolcezza e trasporto. Le nostre lingue si assaporarono senza fretta, consapevoli di avere tutto il tempo del mondo per continuare ad appartenersi.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quel bacio, che mi inebriò la mente e la offuscò, facendomi dimenticare tutto il mondo intorno a noi.
Eravamo solo io e lui, in mezzo al nulla, tra i nostri baci e le nostre carezze, e non avevo bisogno di nient'altro.
Corsi con le mani al suo panciotto rosso e lo sbottonai cercando di non fargli saltare i bottoni per la fretta; subito dopo iniziai a fare lo stesso con la camicia, senza smettere di baciarlo.
Lo volevo, lo volevo troppo e non potevo più aspettare. Volevo ogni singolo centimetro di lui, e volevo appartenergli io in ogni singolo centimetro.
-Woh Swan... cosa state facendo...- mi sussurrò sulle labbra, aggrappandomisi ai fianchi.
-Mi sembra piuttosto ovvio... e diamoci del tu- proposi, a voce molto bassa.
-Direi che si è una bella idea...- disse sorridendo -Ma siete, cioé... sei sicura...?
-Non sai quanto- confermai, e senza dargli il tempo di rispondere mi abbassai per baciarlo nuovamente, stavolta con più foga e passione.
Quando finii di slacciargli la camicia lui iniziò a trafficare coi miei vestiti, partendo dalla cintura. Nonostante avesse una sola mano a disposizione non ebbe bisogno di alcun aiuto, sembrava piuttosto sicuro. E la cosa mi eccitò da impazzire, non vedevo l'ora di avere le sue mani forti ed esperte su di me.
Continuai a baciarlo mentre quello mi sbottonava, partendo prima dal panciotto, e lanciandolo ai piedi del letto quando mi ebbe liberata.
Fu poi il turno della mia camicia, e iniziò dal basso, per scoprirmi lentamente. Sentivo il mio corpo tremare, fremere per la passione da cui era stato catturato, e fui costretta a fermarlo per potergli sfilare gli indumenti che avevo sbottonato.
Chiusi quindi gli occhi, e lasciai continuare lui: quando rimasero gli ultimi due bottoni non me li slacciò subito, ma infilò la mano sotto per accarezzarmi il seno, e poi stringerlo piano, senza fretta, e senza farmi male.
Mi feci sfuggire un primo gemito, e strinsi più saldamente le lenzuola, per permettergli di continuare con quella dolce tortura senza crollargli addosso.
Continuai ad ansimare, mentre giocherellava coi miei capezzoli stringendoli tra due dita e passando da un seno all'altro.
Poi, finalmente si decise, e slacciò completamente la camicia, per sfilarmi anche quella.
Aprii gli occhi per guardarlo un istante: ero mezza nuda sopra di lui, e volevo soltanto che si impossessasse di me, senza più freni.
Dal canto suo, mi guardava con desiderio: lentamente distolse lo sguardo per concentrarsi sul mio seno, e sentii il volto andarmi a fuoco.
Le braccia mi tremarono, ormai incapaci di reggere il mio peso; fortunatamente se ne accorse, e prontamente invertì le posizioni.
Da una parte ringraziai il cielo di essere salda con la schiena sul materasso, ma dall'altra vederlo sopra di me, mentre studiava il mio corpo, mi annebbiò la mente ancora di più.
-Sei bellissima, Emma...- sussurrò, per tornare a imprimere lo sguardo nel mio, con un misto di dolcezza e lussuria negli occhi.
-Anche tu lo sei...- borbottai con la poca voce che ancora avevo, e gli accarezzai il petto con la mano, cercando di imprimere nella mente ogni minimo dettaglio, nonostante non fosse la prima volta che lo vedessi.
Con un dito percorsi quelle cicatrici che ricordavo bene, che lo rendevano uomo vissuto, ed estremamente virile.
Lui fece lo stesso con la mia, sotto l'ombelico, provocandomi un ennesimo e violento brivido.
Quando mi posò le labbra sul collo chiusi gli occhi, per lasciarmi trasportare dalla bramosia, ed affondai le unghie nelle sue spalle nel momento in cui la sua bocca raggiunse il seno. Inizialmente vi posò dei piccoli e leggeri baci, a cui poi unì la sua lingua: era inutile che cercassi di dare un freno agli ansimi ormai, era impossibile. E furono ben presto raggiunti dai gemiti, quando iniziò a succhiarmi un capezzolo. Mi sentii andare fuori controllo, e strinsi fino a graffiarlo, così forte che probabilmente gli avrei lasciato i segni per un po'. Lui però sembrò non curarsene, era completamente concentrato sul mio seno; mentre continuava a succhiarlo, la sua mano scivolò lentamente sulla mia pancia, fino al bordo dei pantaloni, che sbottonò con sicurezza.
Istintivamente allargai le gambe, permettendogli di insinuarsi all'interno.
Ma quando la sua mano mi sfiorò proprio lì, nel centro del mio piacere, nonostante avessi la leggera stoffa delle mutandine a coprirmi, non riuscii a non inarcare la schiena ed emettere un forte gemito, che non riuscii a soffocare in alcun modo.
-Wow, Swan... tutto bene? Se impazzisci ancora prima di farmi iniziare...- fece sorpreso, alzando la testa per potermi guardare.
Io mi morsi il labbro, probabilmente ero nuovamente arrossita: avrei voluto trattenermi, ma era stato impossibile... non avevo previsto quella potente sensazione che aveva scosso il mio corpo.
-Io... è solo che non... non sono abituata, e quindi...- borbottai, cercando di recuperare un minimo di facoltà mentali.
-Non hai un uomo da molto tempo, lo capisco...
-Già, ma... sei il primo. Voglio dire... il primo che... che mi fa questo.
-Cosa...? Che vuol dire il primo, Swan...
-Oh, avanti... mi sembra ovvio... il primo uomo con cui vado a letto.
-Vuoi dire che... che sei vergine?
-Mi sembrava ovvio- ripetei, guardandolo negli occhi.
I suoi occhi fino a poco prima colmi di eccitazione erano adesso smarriti, e mi guardavano incerti senza che dalla sua bocca uscisse alcun suono. Aveva un'aria incredula, quasi sconvolta, e tirò via la mano da dentro i miei pantaloni.
-Tu che sei tanto esperto di etichette... sai, no? Cose da principesse, la prima notte di nozze... è una di quelle regole che finora ho rispettato.- dissi.
-Io non... no. Non sapevo che... esistesse ancora... e poi credevo che voi...
Era tornato al “voi”. Invece di tranquillizzarsi sembrò sempre più confuso, ed io ebbi paura. Paura che mi rifiutasse, paura che non mi volesse più perché priva di esperienza. Solo perché non mi ero mai concessa ad un uomo, prima d'ora.
Da un lato aveva ragione, a me non interessava l'etichetta... ma semplicemente non avevo mai sentito il bisogno di avere una relazione carnale con qualcuno, fino ad ora. Quando ero stata con Graham ero troppo giovane, mentre con Neal a malapena mi baciavo.
Hook era un altro mondo: il mio corpo aveva reagito alla sua presenza sin dal nostro primo incontro, e man mano aveva iniziato a desiderarlo con sempre più forza.
Eppure lui sembrava non capirlo, era completamente immobile, e muto.
-Killian...- parlai di nuovo, cercando di mantenere la voce ferma -Hai problemi ad andare con una donna senza esperienza? È questo? Pensi possa non essere abbastanza?- gli domandai, e attesi risposta. Mi avrebbe fatto male se fosse stata affermativa, ma volevo saperlo. Volevo sapere perché si stesse facendo così tanti problemi.
Quello scosse la testa, e poi prese un gran respiro.
-Per me non è un problema, Emma. Ma voi... tu. Tu... non sai. E io non voglio rischiare di deluderti, di farti male, io non... - scosse la testa, tornando a fissarmi.
-Male... mi stavi facendo tutt'altro che male. Non sarò mica la prima donna vergine con cui vai a letto.
-Invece sì- disse secco, e fu il mio turno di rimanere a bocca aperta.
Lui, il pirata bicentenario che era stato con decine di donne, non ne aveva mai avuta una che si fosse concessa a lui per la sua prima volta.
Non seppi dire perché, ma mi fece tenerezza, e mi sollevai leggermente per dargli un bacio sulle labbra.
-Allora... sarà una specie di prima volta per entrambi.
-E' davvero questo che vuoi, Emma? L'etichetta... e poi, se non fossi sicura, se non fossi pronta...
-Non mi importa dell'etichetta, dovresti saperlo. Era solo per dire. È davvero questo che voglio, Killian. Non sono una bambina, sono una donna. Voglio che tu mi veda come una donna che desidera il suo uomo anche fisicamente, perché è così.- confermai, e lo tirai tanto forte da farlo sdraiare su di me per poterlo baciare con foga, mentre il mio seno premeva contro il suo petto, e io tornai ad essere scossa dai brividi.
-E allora farò in modo che sia indimenticabile, nel senso più piacevole della parola- sussurrò, poi si sollevò nuovamente, e tornò con le labbra sul mio seno, mentre con la mano e l'uncino lentamente iniziò a liberarmi dei pantaloni, che scalciai via quando furono sotto l'altezza del ginocchio.
Non sapevo come sarebbe stato, non ne avevo la minima idea, ma sentivo il bisogno spasmodico di averlo dentro di me... lui non sembrava non avere fretta.
Quando smise di torturarmi il seno, le sue labbra continuarono a scivolare verso il basso, soffermandosi con la lingua nel mio ombelico, poi scese ancora, sulla cicatrice, fermandosi infine al bordo delle mie mutandine.
-E questa diavoleria cos'è...
-Biancheria intima- sorrisi della sua dolce ingenuità -sta iniziando ad andare di moda, sai... se inventassero anche un corsetto più comodo, sarebbe fantastico.
-Sì, per rendere più difficili le cose a me...- sussurrò, e smorzò subito il mio sorriso quando afferrò il bordo delle mutandine, ed iniziò a farle scivolare verso il basso.
Trattenni il fiato: ero ora completamente esposta a lui, anche quell'ultimo indumento aveva smesso di coprirmi. Me lo fece scivolare via dai piedi, e io continuai quasi a non respirare.
E poi, cauto, mi aprì un poco le gambe, e posò la bocca sul mio interno coscia. Iniziò a stampare piccoli baci sulla mia pelle, che pian piano salirono, rendendo il mio respiro ogni volta più pesante.
Poi, finalmente, decise di mettere un freno a questo tormento ed iniziarne uno nuovo, direttamente nel mio centro.
Strinsi forte le mani nel materasso per mantenere fermo il mio corpo, mentre le sue labbra si impossessavano di me, per fare subito spazio alla lingua.
Quando quella però mi penetrò, non potei più fare nulla per controllarmi: emisi un gemito incontrollato, e strinsi gli occhi con forza estrema. Fui invasa da una sensazione di piacere che non avevo mai conosciuto prima, che neanche nei miei sogni più remoti avrei potuto immaginare potesse esistere. Inarcai di nuovo la schiena, involontariamente, ma per fortuna per lui non sembrò essere un problema: mi tenne il bacino con la mano e l'uncino, e continuò a muovere la sua lingua in me.
Il senso di appagamento si faceva in me sempre più intenso ogni secondo che passava, ogni volta che la sua lingua usciva e poi si insinuava di nuovo dentro, per muoversi ancora in piccoli cerchi.
-Basta...- borbottai, con una voce roca che non riconobbi -Sto per... io voglio che... la prima volta... ti voglio dentro di me...- lo pregai, e fortunatamente smise, altrimenti non avrei davvero saputo resistere ancora a lungo.
Mi posò cauto la schiena sul letto, mentre cercavo di riprendere il controllo del mio respiro, ma aprii gli occhi per guardarlo mentre si sfilava i pantaloni. Senza dire niente, mi sollevai e lo aiutai nell'impresa, proprio come lui aveva fatto con me. Sentii la sua eccitazione premere contro la pelle nera, cosa che mi mandò ancora più su di giri. E poi finalmente liberai anche lui dell'ultimo indumento, e rimasi qualche istante a guardarlo, mentre scalciava via il pantalone.
Lo sfiorai, e stavolta fu lui a gemere, e mi spinse nuovamente sdraiata per appropriarsi con voracità delle mie labbra.
Persi di nuovo il controllo e ricambiai con la sua stessa forza, mentre mi contorcevo a causa del suo sesso che premeva contro di me, sull'inguine.
Le mie braccia lo strinsero forte, e piegai le gambe aprendole ancora, ormai desiderosa solo di sentirlo dentro, di sentirmi sua, e di sentirlo mio.
-Emma...- sussurrò sulle mie labbra, e poi mi guardò negli occhi, per una tacita domanda a cui non avrei risposto negativamente.
Annuii, e continuai a guardarlo negli occhi mentre si sistemava tra le mie gambe, e premeva la punta nel centro esatto.
Annuii ancora senza fiatare, e finalmente mi penetrò.
Non riuscii a fare a meno di gridare e trattenere un paio di lacrime, quindi attirai il suo viso per baciarlo e sperai che non se ne accorgesse, ma fu inutile. Lui era troppo attento nei miei confronti, per non rendersene conto... e la cosa mi piaceva e mi eccitava.
-Stai bene tesoro?
Annuii.
-Ti ho fatto male?
Scossi la testa, poi annuii, e poi la scossi nuovamente: -Un po'... è normale.- ammisi -Ma sono felice. Lo sono davvero.
E non era una bugia: nonostante quello strano dolore che mi aveva attraversata come una scossa di elettricità, non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse bello. Le mie lacrime di dolore si trasformarono in lacrime di gioia, e lasciai che mi penetrasse fino in fondo, soffocando un altro urlo sulla sua bocca.
Quello mi baciò lentamente, mi assaporò le labbra con calma, mentre lasciava che mi abituassi alla sua presenza, senza muoversi. Il dolore era ancora presente, ma si faceva sempre meno intenso, e lasciava il posto al piacere.
Non passò molto prima che decidessi di prendere l'iniziativa, ed iniziai a muovere il bacino. Fitte completamente sopportabili si alternarono ad attimi di pura estasi, e i nostri gemiti sempre più forti si confondevano nelle nostre bocche, tra un bacio e l'altro.
Lui assecondava i miei movimenti ed io assecondavo i suoi, e lo sentivo scivolare in alto e poi di nuovo in fondo, fino a che non dimenticai cosa fosse il dolore.
Ogni ansimo, ogni gemito, erano di puro piacere, mentre la velocità dei nostri movimenti aumentava proporzionalmente alla soddisfazione dei nostri corpi.
Fu quando gridò contro le mie labbra e mi invase del suo calore che gridai anch'io, e scoprii per la prima volta cosa fosse l'apice del piacere.
Non finì subito, ma durò vari istanti nei quali mi sentii felice, e finalmente completa. Mentre godevo di quegli attimi, mi convinsi di essere nata per essere sua e di nessun altro, convinzione che non si attenuò neanche quando il mio corpo tornò lentamente a rilassarsi.
Sorrisi, col suo respiro pesante ancora sul mio volto, e lo baciai. Lo baciai perché era mio, ora in tutto e per tutto. Era mio, e non l'avrei mai lasciato andare.
Lasciai che lentamente uscisse da me e si sdraiasse al mio fianco, per prendermi il volto e baciarmi ancora, e con un braccio cingermi i fianchi per tenermi stretta a lui.
-Come stai, Emma...- sussurrò aprendo gli occhi in contemporanea con me: stavamo entrambi sorridendo, avevamo entrambi gli occhi lucidi di gioia.
-Mai stata meglio- gli assicurai, e lo baciai ancora una volta.
-Vale lo stesso per me, tesoro...- continuò a sorridere, accarezzandomi i capelli.
Spalancai gli occhi abbastanza incredula, chiedendomi se lo stesse dicendo solo per farmi felice, dato che al contrario di me, io non ero la prima con cui era stato. Ed ero anche la meno esperta, a dirla tutta.
-Dico sul serio- continuò, come se mi avesse letto nel pensiero -Non importa con quante donne io sia stato... importa con chi. E tu, Emma... devo proprio ripetermi? Sei unica. Sei davvero unica. Tu mi rendi felice, sempre.
Gli occhi mi bruciarono insistentemente, ma mi feci forza per ricacciare indietro le lacrime e lo baciai con impeto e dolcezza contemporaneamente; lui ricambiò, fino a che non mi lasciò posare la testa sul suo petto, e mi avvolse nelle sue braccia muscolose e calde.
Mi sentii a casa.
-Buonanotte tesoro...- sussurrò, per poi lasciarmi un bacio sui capelli.
-Buonanotte Killian...- feci di rimando, e mi accoccolai meglio per mettermi comoda. Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare nel mondo dei sogni cullata da quelle braccia che mi facevano sentire al sicuro, e dalla felicità che non avrebbe mai più abbandonato la mia anima.




-E' quasi un peccato dover spegnere il sorriso della principessa, non trovi? Devo ammettere che è piuttosto bella...- disse il ragazzo alla sua ombra -Però non è il mio tipo... un ghigno malvagio o le lacrime, donano di più ad una donna. Danno più carattere.
Ormai niente poteva più andare storto, le sue idee erano chiare, e sapeva che per i due amanti non c'era scappatoia. L'indomani alla stessa ora, uno di loro due sarebbe stato senza un cuore nel petto, mentre quello dell'altro sarebbe stato dilaniato, spezzato, fatto in mille piccoli pezzi probabilmente impossibili da assemblare.































 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco qui, come avevo detto il capitolo era ormai pronto e ho dovuto solo risistemarlo... e come promesso, gli ho dato altri momenti particolarmente felici prima dell'incontro con Pan. Direi che entrambi non vedevano l'ora ormai (LOL), nonostante Hook sia stato titubante sentendosi addosso la responsabilità di essere il primo per lei... effettivamente dati vari comportamenti di Emma non poteva aspettarselo xD Ora sono entrambi molto felici, e ci saranno ancora dei momenti... ma già nel prossimo capitolo si inizierà ad entrare nel vivo del piano di Pan, una volta che l'avranno raggiunto. 
Sabato o domenica posterò l'altra ff, dipende quando finisco, mentre la settimana prossima posterò di nuovo questa.
Grazie ancora a tutti per letture e recensioni! La ff doveva essere piuttosto breve, 10 capitoli circa, ma mi avete dato la spinta per farmi venire nuove idee, ed è stato più facile del previsto!
Concludo con un buonanotte/buongiorno come sempre xD (sì, un giorno lontano forse posterò ad un orario decente!)
Un abbraccio :*
 

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Capitolo 16
*** The hell has just begun ***


The hell has just begun











EMMA POV

Fu bello svegliarsi tra le braccia calde del mio uomo, senza che tra i nostri corpi ci fosse alcuna stoffa a dividerci.
Eravamo soltanto io e lui, nel suo letto, stretti e coperti da un leggero lenzuolo di cotone; era una sensazione diversa dal solito, ma più piacevole che mai.
Stavolta non avevo bevuto nulla se non qualche sorso di rum a cena, e la mia mente era completamente limpida, ricordavo in pieno ciò che era successo quella notte. Ogni dettaglio.
Avevo fatto l'amore con lui, ed era stato più bello di quanto mai avrei potuto immaginare.
Sesso, amore, non sapevo come chiamarlo in realtà... ma amore sembrava decisamente più appropriato. Perché non era stata solo fisicità, erano stati anche i nostri cuori a unirsi: le nostre anime si erano fuse insieme ai corpi.
Ero felice, avevo un sorriso sulle labbra che sembrava non volermi abbandonare... probabilmente avevo anche dormito con quello.
Mi decisi finalmente ad aprire gli occhi, ed alzai subito lo sguardo per guardare lui.
Dormiva ancora, e sembrava anch'egli sereno: chissà se si sentiva bene come me, nonostante per lui non fosse stata la prima volta.
Di una cosa però ero certa: non ero l'unica a provare dei sentimenti. Anche lui provava qualcosa per me, oltre al semplice affetto, oltre all'attrazione... l'avevo percepito più volte, e stanotte con ancora più intensità.
Spostando lo sguardo verso la finestra pensai che dovesse essere da poco passata l'alba, e forse era il caso di approfittare per scendere dalla nave e andare a fare un bagno al fiume.
Sollevai piano il braccio a Hook, per cercare di non svegliarlo, e a malincuore mi spostai per riuscire ad alzarmi. La mano gli ricadde sul cuscino, che strinse, e io ebbi voglia di riempirlo di baci per quanto fosse tenero, ma cercai di trattenermi.
Feci per coprirlo di nuovo per poi cercare qualcosa da mettermi addosso, ma abbassando lo sguardo notai una piccola macchia rossa dov'ero sdraiata fino a poco prima.
Fu inevitabile andare nel panico: non avevo idea di cosa fare, mi vergognavo a morte se pure sapessi che era normale. E ora? Ora lui se ne sarebbe sicuramente accorto e... no, non volevo assolutamente. Dovevo trovare il modo di tirare via il copriletto per andarlo a lavare, trovando una scusa adeguata se il pirata si fosse svegliato. Sarebbe stato tutto più facile se fosse stato nero!
Rimasi a guardare e cercare di capire come tirarlo via senza svegliare l'uomo, ma sembravano non esserci soluzioni. Era impossibile che non se ne accorgesse se avessi semplicemente tirato.
-Buongiorno Swan.
-Hook!- feci un salto all'indietro, cercando istintivamente di coprirmi con le mani per quel poco che riuscii -Da quando sei sveglio?
-Da quando ti sei alzata, ma pensavo di lasciarti un po' di privacy. Però sentendoti indugiare ancora qui... posso fare qualcosa per te?- domandò, squadrandomi da capo a piedi con un sorriso radioso che mi mise in imbarazzo.
Abbassai lo sguardo sul letto, poi tornai a guardare lui e scossi la testa. Non sapevo come dirglielo, la vergogna era troppa.
-Avanti Emma... che problema c'è? Non trovi i vestiti?
-Non è questo.
-Bene, allora cosa. E tra parentesi... perché ti nascondi? Ti ho già vista nuda stanotte...- sussurrò l'ultima frase con voce suadente, facendomi avvampare ancora di più. Ero contenta che il fiume sarebbe stato freddo, un bagno gelato era davvero ciò che mi ci voleva o sarei andata a fuoco da un momento all'altro.
-Tesoro, lo sai che non posso leggerti nel pensiero... vuoi parlare o rimarrai qui incantata per tutto il giorno?
Fortunatamente dalla voce non sembrò spazientito o irritato, ma non avrebbe avuto tutti i torti se lo fosse stato, capivo bene che il mio comportamento poteva sembrare alquanto strano e assurdo.
In ogni caso, prima o poi ci sarebbe arrivato da solo, quindi sollevai il lenzuolo e accennai alla macchia senza guardarlo in faccia. Tanto ormai il danno era fatto.
-Oh!- esclamò, puntando lo sguardo dove gli avevo indicato -Tutto qui? Di che ti vergogni, è piuttosto normale... la prima volta.
-Lo so, ma è imbarazzante.- esclamai con voce più acuta del normale, e mi sedetti sul letto continuando a tenere le braccia incrociate davanti al seno.
-Non così tanto. Pensa, fino a cento anni fa in molti regni c'era un'usanza... le principesse, dopo la prima notte di nozze, dovevano appendere il copriletto fuori dalla propria finestra, per dimostrare di essere state vergini prima del matrimonio, e di averlo consumato come da tradizione. E tutti potevano vederlo...
-Ma è una cosa da barbari!- esclamai ancora, scioccata, e lui scoppiò a ridere. Grazie a Dio i tempi erano cambiati, perché non avrei mai avuto il coraggio di fare una cosa del genere. Beh, in ogni caso non l'avrei mai fatta ugualmente dato che non ci sarebbe stato nulla da mostrare ormai.
Però era riuscito in quello che sicuramente era il suo intento, ovvero alleggerire la tensione che avevo creato da sola, come una stupida.
-Avanti, andiamo al fiume a farci un bagno mentre tutti dormono ancora... e portiamo le lenzuola per lavarle, ok?
-Ok. Ma cosa mi metto addosso? Non posso uscire così.
Hook sorrise e si alzò dal letto, andando a trafficare nel baule da cui tirò fuori una grande camicia nera, sicuramente sua, e me la lanciò.
La afferrai al volo e la indossai, fortunatamente era abbastanza grande da coprirmi fino a metà coscia, quindi la abbottonai mentre l'uomo mi guardava con attenzione, soddisfatto.
Si avvicinò a me lentamente, e dopo aver stretto il mio corpo al suo, ancora nudo, mi baciò con trasporto, ed io ricambiai. Tutta la vergogna era passata, erano tornati solo i piacevoli ricordi dei momenti di passione e amore.
Anche lui indossò solo una camicia, che lo coprì il minimo indispensabile, poi prendemmo lenzuolo e copriletto e uscimmo di soppiatto dalla nave senza fare il minimo rumore.
Dovemmo prendere la barca per un tratto, non avendo intenzione di farcela a nuoto, ma per raggiungere il fiume ci mettemmo poco, trovandosi questo a neanche 500 metri dalla riva.
Mi misi a sedere mentre lui pensava a lavare la biancheria del suo letto, e lo trovai molto sensuale. Inoltre erano pochi, se non inesistenti, gli uomini che si sarebbero offerti di fare il bucato al posto di una donna, eppure lui lo aveva fatto: mi aveva intimato di starmene tranquilla ad aspettare, mentre lui si occupava di tutto.
Ci mise circa un quarto d'ora, poi mi raggiunse lasciando che lo aiutassi a stendere i panni sul ramo dell'albero contro il quale ero poggiata.
-Adesso tesoro è il nostro turno... che dici?
Annuii, e sorrisi involontariamente al pensiero di quanto mi piacesse che ci dessimo del tu... era più intimo, e molto più piacevole. Era come un piccolo traguardo, ripensando a come fosse iniziata: la prima volta mi aveva trattata quasi con riverenza, nonostante la sua sfacciataggine innata. Ed ora... ora ci appartenevamo del tutto.
Mi tolse la camicia, e io a lui, poi mano nella mano entrammo nell'acqua limpida, avanzando finché non ci trovammo coperti fino a poco sotto il collo. Lui più o meno fino al petto essendo più alto di me, ovviamente.
L'acqua era molto fredda, ma non per questo non fu piacevole, soprattutto perché andò in contrasto col calore del suo corpo che avvolse il mio, senza indugio.
Non indugiai molto neanch'io, e lo strinsi a me baciandolo con foga, lasciandomi trasportare dalla passione ancora una volta. Forse fu merito della nuova intimità instauratasi fra noi, ma quel bacio fu più potente del solito, come se un'ultima flebile barriera che ci separava fosse crollata.
Le mie mani vagarono sul suo corpo, e le sue sul mio, fino ad arrivare al mio fondo schiena, che strinse delicatamente, ma abbastanza intensamente da farmi sfuggire un gemito.
Lasciò poi l'uncino dietro, mentre la sua mano scivolò davanti, tra le mie gambe che istintivamente allargai un po', lasciandomi andare a un sospiro di piacere.
-Se vuoi che mi fermi dillo, Swan...- mi sussurrò all'orecchio, ma io scossi la testa. Volevo che continuasse... mi chiesi se mai ne avrei avuto abbastanza, ora che sapevo cosa si provava. Ora che sapevo cosa si provava con lui.
Gemetti nel momento in cui mi penetrò con un dito, e gli morsi con forza un labbro. Aggiunse anche un secondo dito, e per soffocare i gemiti troppo forti lo baciai con violenza, lasciandogli a malapena brevi istanti per respirare. Mossi il bacino in sintonia con le sue dita, che mi esploravano e mi torturavano di una tormento piacevole, che desiderai durasse il più a lungo possibile.
Più il suo tocco si faceva intenso, più i baci si alternavano ad ansimi e gemiti sulle sue labbra, e mi chiesi in che stato sarebbe stata la sua schiena dato che non potei fare a meno di graffiargliela di nuovo per aggrapparmi.
Gemette anche lui, e lo sentii premere contro la mia coscia: decisi in quel momento di voler fare di nuovo l'amore con lui, in quell'istante, nell'acqua fredda che ormai non sembrava più così gelata.
Lo guardai negli occhi, facendogli capire solo con lo sguardo cosa volessi.
Lui capì, e dopo aver tolto le dita facendomi gemere per l'ennesima volta, mi sollevò le gambe perché gli circondassero la vita, e in quel momento entrò dentro di me per la seconda volta.
Facemmo l'amore con più sicurezza, senza la delicatezza di poche ore prima: ormai l'unica sensazione che il mio corpo era in grado di avvertire era un estremo piacere, e anche Hook l'aveva capito. Aveva capito che non ero una ragazzina, ma una donna: la sua donna.
Strinsi più forte le gambe intorno a lui e per tenermi meglio lo circondai con le braccia, e abbassai la testa a baciargli il collo, con foga.
Venimmo contemporaneamente, gridando senza preoccuparci di essere sentiti, eravamo soli almeno in un raggio di 500 metri stavolta.
Restai stretta a lui fino ad estinguere quella sensazione appagante che faceva ancora vibrare il mio corpo, e infine mi aiutò a tornare coi piedi per terra, trattenendomi fino a che le mie gambe non smisero di tremare.
-Direi di fare ciò per cui siamo venuti, ora... che dici?- mi sussurrò all'orecchio.
-Il bagno. Lavarci. Giusto...- feci a mia volta: mi era davvero passato di mente, ed ero stupita che lui se ne ricordasse ancora. Ogni volta che il mio corpo entrava a contatto col suo la mia mente si svuotava, e tutto il mondo intorno a noi smetteva di avere senso.
-Certo che sei ancora più passionale e audace di quanto credessi, Swan...- mi fece notare, mentre mi lasciavo strofinare la schiena da lui, che aveva constatato fosse quasi completamente guarita dai segni della frusta.
-Mh... Immagino mi servisse avere l'uomo giusto.
-E io ho la donna giusta. Anche se mi fa la schiena a strisce, peggio di una tigre...
Sorrisi e gli diedi un bacio, poi decisi di ricambiare il favore ed aiutarlo a lavarsi.

 

***

 

HOOK POV

Non era da me camminare nei boschi mano nella mano con una donna, e sicuramente non era neanche da lei. Ma per qualche motivo ci tenevamo stretti, come a non voler mai lasciarci andare.
Era come se l'aver fatto l'amore ci avesse uniti ancora di più.
Nessuno dei due aveva pronunciato quella parola, “amore”, ma era ormai chiaro ciò che c'era tra noi. Per quanto stentassi a crederci, era così.
Intanto, ancora non riuscivo a credere di averlo fatto con lei, e per ben due volte nel giro di poche ore; soprattutto, non riuscivo a credere che avesse voluto me per la sua prima volta.
Quando mi aveva detto di non averlo mai fatto ero rimasto sconcertato, perché nonostante l'ovvietà, non ci avevo davvero pensato: quando mi aveva detto che col suo primo ragazzo si fosse “divertita”, avevo dato per certo che il divertimento comprendesse anche il sesso.
Non avevo pensato alle etichette di corte: non perché non ne fossi a conoscenza, ma perché da tanto tempo non entravo in contatto con un reale, e come lei stessa mi aveva fatto notare più volte, erano cambiate un po' di cose. Ma non questa, a quanto pare.
In più, i suoi comportamenti non mi avevano mai fatto dubitare della sua esperienza, perché era sempre stata piuttosto passionale. In tutto.
Mi aveva completamente colto alla sprovvista, ed inevitabilmente ero rimasto paralizzato. Istintivamente avevo allontanato da lei le mie mani – beh, almeno al singolare – come se stessero toccando qualcosa di estremamente delicato e me ne fossi appena reso conto. Come se tra i tesori fatti d'oro e diamanti avessi scovato un vaso di cristallo incredibilmente fine. Come se avessi avuto paura di scalfirlo, o romperlo.
Emma ci era rimasta male, e aveva addirittura creduto che per me la sua inesperienza fosse un problema, che io non la volessi... ma era impossibile, e avevo cercato di farglielo capire. Era umanamente impossibile non desiderarla, infatti l'avevo voluta fin dal primo istante in cui l'avevo vista... ma la paura di farle del male mi aveva bloccato. La paura di rovinare le sue aspettative, e farle passare una notte d'inferno invece che di piacere.
Non ero abituato ad essere troppo delicato, e soprattutto non ero abituato ad avere nel letto una donna vergine. Ne avevo avute molte nella mia vita, non potevo negarlo, ma mai nessuna che aveva concesso a me la sua prima volta... perché io ero un pirata, e probabilmente le ragazze innocenti e per bene non avrebbero mai voluto correre il rischio di avvicinarmisi.
Lei l'aveva fatto, invece. Anzi, non l'aveva neanche considerato un rischio... e se l'argomento non fosse venuto fuori, probabilmente non avrebbe neanche detto nulla.
Era stata convincente però, la mia Emma, mi aveva fatto capire di volerlo davvero: di voler essere la mia donna fino in fondo, e di desiderare che io fossi suo.
E allora, mi aveva convinto: la sua voglia di me aveva intensificato la mia già scoppiettante passione nei suoi confronti, e avevo deciso di fare del mio meglio per soddisfarla, renderla felice, e farle ricordare quella notte con piacere comunque fossero andate le cose in futuro.
Considerata la felicità che avevo letto nei suoi occhi, e il suo voler ripetere l'esperienza al mattino, probabilmente ci ero davvero riuscito.
-Hook, mi senti? Ehi...- la ragazza mi scosse per la spalla, e liberai la mente cercando di tornare al presente. Mi voltai a guardarla, e lei guardava me con una nota di preoccupazione negli occhi.
-Scusa tesoro, ero pensieroso- sorrisi per rassicurarla -Dicevi?
-Dicevo che abbiamo fame. Tipo tutti. Potremmo fermarci qui a fare merenda? Ormai siamo vicini...
-Oh...- feci guardandomi intorno, notando che Emma non fosse l'unica a scrutarmi stranita -Sì, certo. Possiamo fermarci anche una mezz'oretta, tanto ormai è meglio partire domani mattina.
Gli altri acconsentirono, ed essendo in una zona abbastanza comoda e riparata, decidemmo di fermarci subito.
Io presi posto insieme a Emma sotto una grande palma, e feci cenno a Trilli di raggiungerci.
-Non volevo fare da terzo incomodo- commentò prendendo posto alla mia destra, Emma era invece dall'altra parte.
-Ma va!- esclamò quest'ultima -Non è che io e Hook dobbiamo stare sempre soli, insomma...
-Lo so, lo so! Però...È da stamattina che mi sono accorta di un cambiamento: vi state dando del “tu”. E poi, Hook ha degli strani “lividi” sul collo- disse fin troppo sorridente, e vidi Emma stringere le labbra, leggermente rossa in viso.
Era bello che ci dessimo del tu, mi piaceva questa nuova intimità... ma il momento in cui avevamo fatto questa scelta, doveva proprio imbarazzarla parecchio.
Quando la fata si voltò verso di me sorrisi, senza neanche rendermi seriamente conto di averle appena confermato ciò che effettivamente era successo.
-Hook!- esclamò Emma sconvolta, e prima di avere il tempo di voltarmi a godere della sua espressione di vergogna, venni colpito in testa da quella che all'impatto riconobbi come la boccetta di rum, e anche piuttosto duramente.
-Ahia... sei impazzita?- mi lamentai, massaggiandomi il punto in cui mi aveva colpito.
-Io sarei impazzita?! Tu! Tu non sei capace di stare zitto!
-Io Swan? Ma se io non ho detto niente...- ridacchiai, pareva piuttosto furiosa e mi guardava con rabbia.
-Non serviva che parlassi, brutto cretino! Hai fatto quella faccia!
Arretrai leggermente, per evitare di venire colpito nuovamente, perché dovetti ammettere che quando ci si impegnava sapeva davvero far paura, e senza dover far ricorso ad alcuna oscurità.
Però trovai eccitante quella rabbia, per qualche motivo avevo sempre trovato attraente la sua determinazione, il suo carattere che la rendeva decisamente un ottimo pirata.
Probabilmente la donna pirata più forte e sexy che avessi mai incontrato nella mia lunga vita.
-Scusami tesoro, se sorridere è vietato...
-Ma non fare l'idiota! Perché non sei capace di... di tenerti le cose per te?- insistette, e potei giurare che Trilli avrebbe pagato oro per avere delle noccioline con le quali godersi lo spettacolo che stavamo dando.
-Oh dai Swan... credi che il resto della ciurma non pensi che io e te andiamo a letto insieme da un bel po'?- le domandai, e la sua espressione da furiosa passò allo sconcerto più totale, e sbiancò parecchio.
Chiuse la bocca e mi guardò, probabilmente chiedendosi se davvero avessi ragione... quindi annuii. Conoscevo bene la mia ciurma, e loro conoscevano bene me: per quanto mi riguardava, probabilmente credevano che facessi sesso con lei fin dalla prima notte nella mia cabina.
-Perché dovrebbero pensarlo?
-Beh, in un primo momento l'ho pensato anch'io. Quando vi ho visti scambiarvi effusioni contro il tronco di quell'albero...- intervenne Trilli con un sorriso colpevole, ed Emma passò nuovamente dal bianco al rosso.
Io invece scoppiai a ridere, non aveva tutti i torti: tra me e la principessa c'era sempre stato un gran feeling, sin dal principio. Perfino quando aveva protestato perché non aveva voluto togliersi la camicia davanti a me. Ricordavo perfettamente quell'episodio, era stato davvero complicato bendarla: non mi ero arreso solamente perché vederle quelle ferite sulla schiena era stato molto poco piacevole.
-D'accordo. Cambiamo argomento, per favore.- si arrese infine e prese un respiro profondo. Immaginai che per lei non dovesse essere facile, sicuramente non era abituata a condividere certi aspetti intimi della sua vita... soprattutto questo. A volte mi capitava di dimenticare che dietro la sua scorza da pirata, vi era una ragazza cresciuta per 25 anni come una principessa erede del più vasto regno della Foresta Incantata.
Quindi nel tentativo di aiutarla a calmarsi mi avvicinai per baciarle la fronte, poi le porsi una noce di cocco, facendole un buco con l'uncino perché potesse berne il latte: finalmente sorrise e l'afferrò, per portarselo alla bocca.
-E' davvero ingegnoso questo uncino...- commentò poi -multiuso. Io per aprire una noce di cocco faccio solo danni... una volta ero a tavolo coi miei e mi è tipo volata via di mano e ho colpito in testa mio padre!
Ridemmo sia io che Trilli, ed Emma ci seguì a ruota continuando a bere: era davvero bella la luce che sapeva irradiare.
Le presi il mento, e nonostante una piccola protesta iniziale non mi negò un bacio prima di passare al cibo.
Per la prima volta, guardando l'oggetto al posto della mia mano, mi venne da chiedermi perché non avesse mai detto nulla a riguardo, a parte quelle battute... non aveva mai accennato in alcun modo al fatto che ne avessi una sola. Neanche un piccolo commento... Che l'avesse fatto per gentilezza, o davvero non le era mai interessato e non si era soffermata a pensarci? Perché per quanto io fossi abituato, ai suoi occhi dovevo comunque essere un uomo incapace di usare entrambe le mani per stringerla. O forse no.
-Hook, lo so che sei innamorato del tuo uncino... ma smettila di fissarlo- mi distolse lei dai miei pensieri, dandomi scherzosamente una botta sulla spalla.
-Gelosa, dolcezza?
-Non lo so...dovrei?- alzò un sopracciglio guardandomi con sospetto, e la ragazza accanto a noi scoppiò a ridere.
-Questa era bella!- esclamò -Ti ci voleva una donna che sappia prenderti in giro con classe...
-Ah ah ah. Che ridere. Tranquilla Swan, col mio uncino non ci vado a letto... ci dormo soltanto, qualche volta. Non gli faccio le cose che ho fatto a te però...- questa volta la botta che mi diede me la aspettai, ormai avevo capito quanto l'argomento la imbarazzasse, e l'avevo fatto apposta a tirarlo ancora in ballo.
-Va bene. Ora smettila di fare il porco. Trilli è solo troppo gentile per dirti che non gliene frega proprio niente. Ma io non lo sono, quindi fa' ancora qualche battutina e ti butto in acqua. Non sarebbe la prima volta...- mi minacciò, ma la vidi trattenere un sorrisino, sicuramente stava ricordando l'episodio in cui mi aveva spinto nel fiume. Era molto arrabbiata con me allora, per il modo in cui l'avevo respinta senza spiegazioni e il mio comportamento, e avevamo litigato di brutto. L'avevo addirittura minacciata, ma lei mi aveva tenuto testa alla grande, aveva dimostrato ancora una volta di essere una donna con gli attributi. Cosa che ai miei occhi la rendeva ancora più attraente.

 

***

 

Eravamo ormai vicini alla X rossa indicata sulla mappa, poche centinaia di metri e avremmo raggiunto l'accampamento di Peter Pan.
Nonostante cercassi di non darlo a vedere ero molto preoccupato, non sapevo cosa aspettarmi, ma qualcosa mi diceva che non si sarebbe accontentato di ricevere il suo giocattolino.
Ed avevo anche paura che quello che era successo alla grotta non fosse stato un caso: lui aveva voluto che Emma entrasse a tutti i costi, e aveva voluto che fosse soltanto lei a poter prendere quell'oggetto, che l'aveva quasi uccisa.
Se avesse voluto farle del male ancora, avrei trovato il modo di ucciderlo con le mie stesse mani; quella mattina avevo anche pensato di lasciarla sulla Jolly Roger, ma alla fine avevo convenuto che fosse più sicuro tenermela vicina, in modo da poterla proteggere.
-Hook, va tutto bene?- mi domandò lei dolcemente, afferrandomi l'uncino, come nulla fosse. Come se fosse la mia mano.
-Sì, sono solo pensieroso- la rassicurai -ci stiamo avvicinando e non so cosa ci aspetta... cosa vuole quel maledetto... Promettimi che mi starai vicino Emma, promettimi che ti lascerai proteggere in caso di necessità.
-Sai che sono bravissima a difendermi da sola...- sorrise, accarezzandomi una guancia, e guardandomi negli occhi. Non avrei mai smesso di meravigliarmi dello splendore di quegli smeraldi luccicanti.
-Lo so tesoro, e sei brava. Ma promettimelo lo stesso, d'accordo?
-Va bene- cedette infine -non ti priverò delle tue gesta eroiche in caso di necessità, va bene?
Mi lasciai andare ad una risata e la strinsi a me pur senza smettere di camminare, poi annuii. Ci scherzava su, lo sapevo, ma sapevo anche che aveva capito di essere importante per me, aveva capito che per me era fondamentale sapere di poterla tenere al sicuro.
-Sai Killian, non ho mai permesso a nessuno di difendermi... quindi vedi di mostrarti degno in tal caso! Intendo... non vorrai mica che la tua ciurma veda come io salvo il culo a te!- affermò, e dall'espressione seria passò ad una gran risata.
-Durante il viaggio di ritorno devo darti una lunga lezione di dizione, sai, per non spaventare i tuoi genitori...- dissi per prenderla in giro, ma un po' avevo anche ragione. Usava spesso parole, che io approvavo assolutamente, ma che ero certo al cento per cento non fossero approvate a corte, soprattutto se utilizzate della principessa stessa.
-Certo, perché tu sei un gran gentiluomo invece...
-Fidati dolcezza, potrei fare il principe meglio di quanto tu sappia fare la principessa, e di questo sono assolutamente convinto!
-Ah, sì?
-Sì mia cara.
-Beh, allora passa qualche tempo a corte quando arriveremo. E vediamo...
-Mi stai invitando a rimanere a palazzo?- feci alzando un sopracciglio.
-Sì Killian. Ti sto invitando a rimanere con me. Almeno per un po'... e poi decideremo cosa fare, insieme.
-Va bene Swan, si può fare. Ci sto.
Successe tutto velocemente, e fu quando sorrise, prima che potesse rispondermi, che la vidi crollare a terra, e lo stesso accadde agli altri dietro di noi.
Non feci neanche in tempo a chinarmi che sentii un violento colpo sulla testa, poi tutto si fece scuro, e persi i sensi.

 

-Scusa i miei modi capitano, ma era l'unica maniera per avere un po' di privacy io e te...
-PAN!- esclamai risvegliatomi improvvisamente da una secchiata d'acqua gelata -Cosa diavolo hai fatto agli altri! E cosa diavolo hai fatto a Emma, io giuro che ti uccido!
-Ehi, ehi sta calmo- rise il ragazzino, alzandosi in volto -La tua principessa sta bene, come tutti gli altri. Sì, so che è una principessa, non mi sono bevuto la tua storia. Stanno solo dormendo, comunque.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma in fondo non ero sorpreso che sapesse la verità. Mi guardai quindi intorno per cercare di capire dove fossi, e sembrava molto l'interno di un grosso albero, in qualche modo... solo arredato.
-Sei a casa mia capitano, è qui che discuto di affari.
-Ti ho portato il tuo stupido oggetto.
-Lo so, ma sei abbastanza intelligente da sapere che non è solo quello ciò che voglio.
Lo guardai senza rispondere, non volevo dargli ragione ad alta voce.
-Va bene, andiamo dritti al punto allora: essendo io molto magnanimo, ti concedi il lusso di scegliere la vita che vorrai salvare... la tua, o quella di Emma.


 

 

Pan gioì interiormente dell'espressione di incredulità e orrore del capitano: lui lo conosceva, conosceva bene la sua natura egoista. Il suo tenere alla propria pelle più che a qualsiasi altre cosa.
Ed ora, col suo cuore completamente in contatto con quello della principessa, metterlo alla prova era divertente.
Trovava curioso riuscire a capire se davvero fosse cambiato, o l'istinto di sopravvivenza avrebbe ancora avuto la meglio.
In un caso, avrebbe dovuto spezzare a Emma il cuore per assorbirne anche l'oscurità. Nell'altro, avrebbe dovuto prima spezzarglielo, e poi cederlo a lui – cedergli la sua giovane vita.





























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso sono stata abbastanza veloce anche questa volta xD 
Emma ci ha preso gusto ormai, e nonostante l'imbarazzo per il piccolo "problemino" iniziale, hanno avuto ancora un momento di passione, e vari momenti felici...
Stavolta il POV di Hook era d'obbligo, ho voluto che venissero fuori anche le sue sensazioni e sentimenti... e anche lui ormai è piuttosto certo che il loro sia amore.
E finalmente - purtroppo - il piano di Pan ha inizio. Proprio quando Hook ha accettato di rimanere un po' con lei a palazzo, Pan ha avuto la brillante idea di volere un colloquio privato con lui... e gli ha messo in chiaro cosa vuole. Anche se il tutto è stato solo introdotto, si è capito che gli è indifferente ormai quale cuore prendere, perché essendo uniti Hook ha in qualche modo assorbito l'energia di Emma... qualsiasi sia la sua scelta, anche se piuttosto ovvia, se non riesce a contrastare Pan, dovrà spezzarle il cuore.
Allora... inizio dicendo che non so quando posterò. Pure per me è periodo di esami vari (mi sento quasi una maturanda di nuovo D: ) e dovrei ripassare, quindi vedremo... no, scherzo, è vero che dovrei studiare ma so che non lo farò o che mi ci dedicherò sì e no un paio d'ore al giorno, ma volevo avvertire in caso fossi colpita da un'improvvisa e nuova voglia di studiare tutto il giorno xD
Probabilmente la prossima volta posterò prima l'altra ff, poi un altro capitolo di questa... (forse, io posso cambiare idea da un giorno all'altro) e poi una piccola pausa perché tra poco più di settimana parto per Parigi, finalmente la convention si avvicina e non vedo l'ora!
Buonanotte/giorno, e come sempre grazie mille a tutti quelli che leggono, inseriscono e recensiscono! :*

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Capitolo 17
*** I love you too, even if you'll never know ***


I love you too, even if you'll never know
 









 

EMMA POV

-Emma! Tesoro, apri gli occhi, è tutto a posto...
-Hook, ma cosa diavolo...- borbottai, aprendo disorientata prima un occhio e poi l'altro, mentre lasciavo che portasse le mani sotto la mia testa, con aria preoccupata.
Lo guardai confusa, non riuscivo proprio a ricordare cosa fosse successo... gli avevo proposto di venire a stare un po' a palazzo una volta a casa, e lui mi aveva detto di sì... ma dopo?
-Stai bene?- mi domandò, aiutandomi a mettermi seduta, e lasciò il suo braccio dietro la mia schiena per farmi poggiare bene.
-Sì, sì, figurati. Ma cosa è successo?
-Non lo so... ho aperto gli occhi due minuti fa, eravamo tutti svenuti.- mi spiegò, con uno strano cipiglio. Non mi ci soffermai troppo comunque, probabilmente era semplicemente confuso come lo ero io.
Mi guardai intorno, ed effettivamente si stavano tutti massaggiando la testa o alzandosi barcollanti. Eravamo forse stati avvelenati da qualche pianta soporifera? Eppure nei dintorni sembravano esserci solamente alberi, il solito insomma.
A fatica mi rimisi in piedi, ancora stordita, e bevvi un po' d'acqua per cercare di tornare in me, poi ne offrii un po' anche a Hook, il quale accettò volentieri.
-State tutti bene?- domandò il capitano guardandosi intorno.
-Sì, mi sembra di sì- rispose Trilli per tutti, guardandosi intorno.
Sembrava nessuno avesse davvero idea di cosa fosse accaduto, neanche lei che aveva dei poteri magici... probabilmente era davvero stato un fenomeno naturale: strano, certo, ma naturale.
Mi voltai verso il capitano che ancora una volta mi sembrò piuttosto preoccupato nel guardarsi in giro, quindi mi avvicinai per prendergli una mano e cercare di rassicurarlo. In fondo stavamo tutti bene, non era successo niente di male... almeno non per ora.
-D'accordo- annuì, stringendomi la mano -Andiamo avanti, prima di farci uccidere da qualcosa... potremmo non essere così fortunati da risvegliarci vivi, la prossima volta.
Mi uscì una risata nervosa, per via del suo solito pessimismo, ma non ribattei e lo seguii, come fecero poi tutti gli altri.
Volevo credere che sarebbe andato tutto bene, e che entro un paio d'ore saremmo stati sulla Jolly Roger a dormire, pronti a ripartire all'alba del giorno dopo.
Inoltre aveva accettato la mia proposta di rimanere un po' di tempo a palazzo, cosa che mi rendeva felicissima. Chissà come l'avrebbero accolto i miei genitori, come si sarebbe posto, come si sarebbe trovato a castello... probabilmente l'avrei portato a fare una cavalcata insieme a me, per mostrargli parte del regno e, perché no... fare un po' di scena nell'arena con una sfida con le spade non sarebbe stata una cattiva idea. Anzi, sarebbe stato molto divertente batterlo davanti a tutti... forse non troppo rovinosamente per non distruggere del tutto il suo ego.
E poi, forse, l'avrei portato nel mio bagno a condividere la vasca per un po' di relax... senza farci vedere da nessuno, ovviamente.
Già, avrebbe portato una ventata d'aria fresca nella mia vita, nella vita a palazzo... forse l'avrebbe resa addirittura adatta a me, in qualche modo.
-Benvenuti. Con ben 48 ore di anticipo, i miei complimenti più sinceri.
Sussultai, e alzai lo sguardo per incrociare un breve attimo quello di Pan, odioso proprio come lo ricordavo. Istintivamente strinsi più forte la mano al mio uomo, non perché avessi paura... ma perché quel ragazzino mi irritava solo a guardarlo, e l'avrei preso a pugni da un momento all'altro.
Aveva la faccia da poppante, e allo stesso tempo un'espressione di chi la sa lunga... pensai nuovamente che una bella sculacciata non gli avrebbe fatto male.
-Beh, era piuttosto facile. Non so cosa farci se non sei capace di prenderti i tuoi giocattoli da solo.- fece brusco Hook, facendo cenno a Trilli di consegnargli il teschio.
La fata obbedì, poi lui mi lasciò andare per avvicinarsi al ragazzino e porgergli il teschio.
-Tutto tuo. Anche se non ho idea di cosa tu voglia farne... e perché ti è servito addirittura affidarci una missione per prenderlo.
-Questi sono soltanto affari miei capitano. Potete andarvene ora... il tuo compito è finito.
Non seppi se si dissero altro, e neanche che sguardo gli lanciò Hook... riuscii solo a vedere lo sguardo soddisfatto e beffardo di quel maledetto marmocchio spostarsi un attimo su di me, per poi tornare su di lui e annuire.
 

Hook POV
-Va bene, andiamo dritti al punto allora: essendo io molto magnanimo, ti concedi il lusso di scegliere la vita che vorrai salvare... la tua, o quella di Emma.
-Non provare neanche a toccarla, o giuro che userò l'uncino per strapparti il cuore e farlo a pezzi- tuonai, e lo presi per il colletto senza poter resistere. Poteva minacciare me quanto voleva, ma mettere in mezzo Emma... no, non poteva farlo.
-Ti ho offerto una scelta infatti. Nulla di personale, credimi... ma ho bisogno del suo cuore, o almeno dell'essenza del suo cuore... quindi mio caro, puoi decidere tu.
-Cosa ti fa credere che io abbia scelta? Cosa ti fa credere che potrei sacrificare lei?
-Il tuo passato. La tua essenza. Sei sempre un pirata... ma come ti ho detto, la scelta è tua, e io la rispetterò.
Rimasi a guardarlo cercando di non fargli capire quanto fossi disperato: era ovvio che non avrei sacrificato Emma, su questo non c'erano dubbi, ma ora che l'avevo trovata, ora che ero felice... avrei dovuto dirle addio. Spezzarle il cuore, in modo tale da neanche lasciarle un bel ricordo di me.
Erano poche le volte in cui mi sentivo impotente, messo alle strette... ma questa era una di quelle. Una delle volte in cui non sapevo come fare, in cui non sapevo cosa fare.
Il suo sorriso, la sua dolcezza, la sua bellezza, la sua forza... con quale coraggio avrei potuto dire addio a tutto ciò?
Mi ci erano voluti cento anni per innamorarmi di nuovo, cosa che avevo creduto impossibile, e invece era arrivata lei... una principessa con un caratterino da pirata provetta, che mi aveva messo a dura prova fin dal primo momento.
Una ragazza – una donna – diversa da qualunque altra avessi mai conosciuto, che era entrata nella mia vita con una forza tale da mozzarmi il respiro.
Quando per la prima volta ero entrato in quel buco, dopo aver ripreso la mia nave, l'avevo vista dormire... e mi ero immaginato di trovarvi al risveglio una fragile principessa in lacrime, turbata, sconvolta da ciò che per mesi aveva dovuto sopportare.
E invece no. Aperti gli occhi, questi mi avevano subito sfidato apertamente. Senza traccia di paura, senza traccia di debolezza.
E già allora avevo capito che sarebbe stata speciale, in qualche modo.
L'avevo tenuta lontana, per proteggerla. Poi mi aveva convinto a cedere.
Ed ecco che la mia maledizione si era fatta ancora viva: avevo permesso a Emma di diventare fondamentale per me, e ora la sua vita era in pericolo.
Non potevo permetterlo.
Spezzarle il cuore avrebbe spezzato anche il mio, ma almeno ne sarebbe uscita viva.
-Cosa... cosa dovrei fare per spezzarle il cuore, Pan? E perché dovrei?


-Andiamocene.
Hook si voltò brusco verso di noi senza degnare Peter Pan di un solo altro sguardo, poi tornò da me e mi afferrò la mano, e iniziò a camminare senza neanche darmi il tempo di chiedergli cosa diavolo fosse successo.
Decisi quindi di non parlare, vedendolo preoccupato, e tenni il suo passo ripromettendomi di chiedergli tutto una volta arrivati sulla nave. Perché era ovvio fosse successo qualcosa, ed era inutile tentasse di negarlo. Peter Pan non si era accontentato di prendere il suo maledetto teschio e lasciarci in pace per sempre, ero abbastanza intelligente da averlo capito. E lui sapeva bene che non ero stupida, quindi non mi avrebbe negato una spiegazione... in teoria.
Persa com'ero tra le mie domande e teorie nemmeno mi resi conto della radice d'albero che avevo davanti e inciampai rovinosamente, tirando un mezzo urlo di sorpresa.
-Emma, per l'amore del cielo, attenta!- esclamò Hook afferrandomi prima che cadessi, e mi ritrovai col suo viso a pochi centimetri dal mio.
Mi soffermai a studiare i suoi occhi, che in qualche modo non sembravano i soliti... era turbato, era sicuramente turbato per qualcosa e avrei potuto metterci la mano sul fuoco. Proprio per questo decisi di non lamentarmi per il tono brusco che aveva appena usato contro di me.
-Scusa. Lo sai che in qualche raro caso posso essere maldestra anch'io...- borbottai cercando di farlo sorridere, e per fortuna ci riuscii seppur lievemente.
-“Raro caso”... non esageriamo dolcezza- commentò riprendendomi per mano -Stai bene?
-Sono solo inciampata, non mi sono rotta una gamba- sorrisi rassicurandolo, e continuammo ad avanzare un po' più sereni di prima. In realtà un po' mi ero fatta male, ma non abbastanza da considerarla una storta, quindi andai avanti in silenzio senza lasciargli la mano.
Lo odiavo... proporzionalmente alla crescita del mio amore per lui cresceva anche il mio odio, perché per tutta la mia vita mi ero ripromessa di far sì che nessun uomo avesse mai alcun potere su di me. Lui invece, ne aveva troppo. E non tanto per colpa sua, non era uno che voleva avere il controllo o qualcosa del genere... ma solo per colpa mia, per il modo in cui mi ero fatta coinvolgere dai sentimenti.
-Fermiamoci a prendere della frutta. Poi torniamo sulla Jolly Roger- fece Hook di punto in bianco, fermandosi davanti ad una grossa palma.
-Non abbiamo già fatto provviste?
-Sì, ma non c'è frutta fresca.
-E va bene, dammi una mano a prendere questi cosi. Dovrai farmi salire in spalla.
-No, tu no. Tu ti siedi e aspetti, ok?
-Ma perché dovrei?
-Perché ti sei fatta male, quindi fai come ti dico.
-Ma... sto bene! Non fare l'idiota e fammi salire.
-No Swan. Si fa come dico io.
Lo guardai sconcertata e non riuscii a trattenermi dal dargli uno schiaffo: cosa diavolo gli stava succedendo? Era assolutamente conscio del fatto che io stessi bene, non c'erano dubbi, dunque perché comportarsi in tale maniera?
Lui si limitò a portarsi una mano sulla guancia e continuò a guardarmi, senza dire nulla. Che Peter Pan gli avesse scagliato una qualche maledizione per renderlo stupido?
-Beh io non prendo ordini da nessuno. Se tu non vuoi collaborare farò diversamente.- tagliai corto -Jack! Vieni a darmi una mano, gli altri bastano per raccogliere papaya! E c'è questo stronzo qua che...
Lo stronzo in questione non mi permise di terminare la frase, e mi spinse contro l'albero per poi tapparmi la bocca con un bacio, che nonostante la rabbia iniziale e lo sgomento ricambiai.
Non sapevo cosa avesse, come stesse o perché tenesse questo comportamento... ma era impossibile resistergli, soprattutto in quelle dimostrazioni d'affetto.
-Wow...- boccheggiai, quando mi lasciò andare -E questo?
-Per chiederti scusa. È Pan che mi ha messo ansia, ma non voglio prendermela con te. Mi dispiace...
-Va bene. Non importa...- sorrisi e gli accarezzai una guancia, vedendolo sinceramente pentito. In fondo era umano anche lui, non dovevo dimenticarlo.
-Ora mi fai salire sulle tue spalle o ammetterai che era tutta una scusa perché mi trovi grassa e pesante?
-Non dire sciocchezze Swan- rise quello -forza, puoi salire. Solo attenta...
-Tu attento, soprattutto a dove metti le mani.
-La mano- precisò.
-Ok, la mano. Ma non cambia niente. Non palparmi troppo.
Scoppiò in una nuova risata, poi si chinò e mi lasciò salirgli sulle spalle, per raccogliere finalmente un po' di cocco, del cui succo sentivo tanto la necessità.

 

***

 

HOOK POV

Per quanto fossi disperato, amareggiato e sconfortato, vedere Emma così arrabbiata con me mi aveva fatto ancora più male... quindi avevo deciso che magari sfruttare il tempo che mi rimaneva per vederla sorridere non sarebbe stata una cattiva idea.
Infatti ci eravamo divertiti molto: ovviamente non avevo potuto mancare di darle qualche toccatina quando mi era scesa dalle spalle, e per vendicarsi mi aveva spinto a terra per poi buttarsi su di me e baciarmi. Una bella vendetta dopotutto, nonostante le prese in giro che avevamo imparato ad ignorare.
Poi avevamo ripreso il cammino tra le risate, e io avevo fatto di tutto per non avere brutti pensieri. Guardarla ridere era ciò che di più bello avessi mai visto in tutta la mia vita, quindi avevo anche avuto successo: la sua risata aveva riportato gioia nel mio cuore tormentato.
Ora però, questo mi faceva ancora più male.
Mi voltai verso di lei, che per qualche battuta che non avevo sentito rideva con Trilli, e il mio cuore andò di nuovo in mille pezzi.
Mi ero abituata ad averla con me, ad essere felice... e pensare che tutto sarebbe durato per ancora poche ore era un macigno troppo pesante da portare.
-Killian, andiamo pure noi?
-Eh?- mi riscossi, vedendola rivolgersi a me.
-Ma allora sei sordo... qui hanno tutti finito di mangiare, e ora vanno a dormire... ma aspetta, tu non hai mangiato niente!
Abbassai lo sguardo sul mio piatto, ed effettivamente aveva ragione, era ancora quasi del tutto pieno.
-Non ho molta fame, possiamo andare anche noi sì...
-Sei sicuro di stare bene? Non è mai successo che tu sia rimasto senza cena...
Prima di darmi il tempo di rispondere portò una mano sulla mia fronte, poi però la ritirò e incrociò le braccia piegando la testa su un lato.
-Non hai la febbre...
-Sto bene Swan, una volta ogni 50 anni può succedere anche a me di non avere fame...- tentai di rassicurarla, e mi avvicinai a stamparle un bacio sulla punta del naso.
-Ok, devo ammetterlo... hai ragione. È solo che mi è sembrato strano. Allora andiamo?
-Sì tesoro, andiamo... Buonanotte ciurma, domani vi voglio tutti pronti e svegli all'alba, è chiaro?
-Sì capitano!- esclamarono quelli in coro, e ognuno si alzò per dirigersi sottocoperta. Anche Trilli ci diede la sua buonanotte e si diresse verso la sua botola.
Cinsi quindi le spalle alla bella principessa e la portai nella cabina con me, per poi sederci a letto vicini.
I suoi occhi erano radiosi, i più belli e luminosi smeraldi tra tutti quelli esistenti nell'universo. Come avrei potuto essere responsabile del loro pianto? Della loro delusione? Della loro tristezza?
La voglia di dirle tutto si faceva ogni secondo più forte, ma non potevo farlo. Per quanto potessimo essere forti insieme, eravamo sul territorio di Pan... e avevo imparato che nulla avrei potuto fare in questo caso per fermarlo.

-Il perché non sono affari tuoi, ma te lo spiegherò lo stesso. C'è troppa luce in quella donna, ma come anche tu sono sicuro saprai, contiene anche una grande oscurità... e io ho bisogno anche di quella.
-Beh allora vuoi la persona sbagliata. Può esserci in lei tutta l'oscurità che vuoi ma l'ha tenuta a bada per anni. È forte, e di certo non cederà proprio ora solo perché lo vuoi tu.
-Mio caro, ci sono tante forme di oscurità... per oscurare un'anima non vi è solo l'odio, la crudeltà. Ma anche la tristezza, la distruzione interiore... anche queste sono oscurità. È normale per le persone normali, ma noi sappiamo che Emma è speciale... e per tirare fuori la sua oscurità, basterà questo.
-Non credo proprio sia la prima volta che soffrirebbe. Quindi perché non ti cerchi qualcun altro?
Sapevo bene che la lacerazione dell'anima fosse oscurità... e forse il peggior tipo di oscurità, ma dovevo tentare il tutto per tutto. Dovevo cercare di salvarla.
-Ed è qui che entri in gioco tu, Capitano. Deve soffrire come non ha mai sofferto. Deve sentire il suo cuore spezzarsi – non letteralmente, in questo caso – e in quel momento... tu la bacerai.
Lo guardai continuando a non capire... perché dovevo spezzarle il cuore e poi baciarla? Con che forza avrei potuto farlo?
-Devo sempre essere io a spiegare tutto... Allora, il mio piano iniziale prevedeva il cuore di Emma. Ma voi vi siete innamorati, e i vostri cuori sono legati... quindi il tuo mi sarà utile quanto il suo. Però c'è una pecca, serve anche l'oscurità. Se deciderai di sacrificarla, spezzale il cuore e lascia fare a me. Se deciderai di sacrificare te stesso, allora serve il bacio... nel momento in cui la vedrai maggiormente devastata, baciala e prenderai un po' della sua oscurità. È così che il tuo cuore sarà per me utile quanto il suo. Non mi importa come farai, ma se vuoi salvarla dovrai farlo... ora torna di là capitano, fa' finta di essere svenuto come tutti...
-Va bene, ma...
-Non la voglio ora la tua risposta. La voglio dopo. Torna di là capitano, e buona fortuna nella tua scelta.

-Voglio farti un massaggio, sembri molto teso...- propose lei, e senza tanti complimenti iniziò a sbottonarmi la camicia.
Dio, come potevo lasciarglielo fare dato quello che avrei dovuto compiere?
Ma forse... forse era meglio così, forse dovevo goderne... e sfruttarlo per le mie azioni. Non ne andavo fiero e non ne sarei mai andato fiero, ma dovevo ricordarmi che lo stavo facendo per salvarle la vita.
Alla fine, ne sarebbe valsa la pena.
Non appena mi ebbe spogliato non la lasciai iniziare il massaggio, e spogliai anche lei, quasi strappandole i vestiti di dosso.
Avevo bisogno della sua vicinanza e del suo calore per un'ultima volta, volevo sentirla mia per un'ultima volta e portarmi il ricordo di ogni attimo passato insieme finché avessi avuto vita in corpo.
La ragazza non esitò, e finì di spogliarmi per poi lasciarmi stendere su di lei, e ci guardammo con sguardi colmi di desiderio: mi voleva, ancora una volta, e questa consapevolezza mi eccitò ulteriormente facendo sì che questa volta facessimo l'amore con forza e lussuria. Una forza nuova per lei, sensazioni nuove, ma non si lamentò neanche una volta, e anzi, mi assecondò. Entravo e uscivo da lei senza delicatezza, mentre si contorceva e gridava di piacere affondandomi le unghie nella pelle, fino a farla sanguinare.
I nostri corpi erano un tutt'uno, più uniti che mai, sembravano impossibili da dividere e allontanare, tanta era la potenza con cui si attraevano e divoravano.
Una volta che il culmine del piacere ebbe finito per esaurire le nostre energie mi buttai di fianco a lei, e la guardai giacere esausta e ad occhi chiusi, a riprendere fiato.
-E' stato diverso...- sussurrò poi, voltandosi verso di me -Ma non per questo non bello. Wow. Sai come soddisfare una donna...
-Sarai anche una novellina Swan, ma anche tu sai come soddisfare un uomo- accennai un sorriso, sistemandole una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
-Mi fa piacere. Spero di imparare qualcosa in più col tempo...
-L'esperienza aiuta sempre, credimi. E aiuta anche il fatto che tu sia estremamente sexy.
-Sono sexy, quindi. Sai che non sono fan di questo genere di complimenti, ma qualcuno che invece di dirmi “sei bella, sei così eterea” e queste stupidaggini da diabete mi dice che sono sexy... beh.- sorrise, e mi attirò a sé per darmi un altro bacio; -Anche tu sei sexy... molto- aggiunse.
Stavolta fui io ad attirarla a me, e la abbracciai forte inspirando il profumo dei suoi capelli, che in qualche modo sapevano sempre di fiori.
Per l'ennesima volta mi chiesi come avrei fatto a trovare le forze per spezzarla... forse saremmo dovuti scappare durante la notte e tornare nella Foresta Incantata: lì, se anche Pan ci avesse seguiti, non avrebbe avuto tutto il potere che possedeva qui.
Ma il punto era riuscire ad andarcene... ed era impossibile farlo senza che lui lo venisse a sapere in tempo.
Non avevo scelta.
Questa volta davvero.
-Killian, va tutto bene? Sei di nuovo cupo... e non dirmi che non c'è niente che non va, non sono stupida.- mi incitò la ragazza, poggiando la mano sulla mia.
Sospirai e chiusi gli occhi, cercando di farmi forza.
Lo stai facendo per lei.
Lo stai facendo per salvarle la vita.
Lo stai facendo solo per il suo bene.

-No hai ragione, non va tutto bene.- ammisi infine, e mi poggiai su un gomito per poterla guardare. Dio, dovevo mentirle e farmi odiare guardandola negli occhi.
-Cosa c'è... puoi dirmi tutto. Lo sai che qualunque cosa sia puoi contare sul mio aiuto.
-Non puoi aiutarmi.
-Questo fallo decidere a me. Spiegami cosa è successo.
Dovevo parlare, quando l'unica cosa che avrei voluto fare in quel momento era scoppiare in lacrime. Mostrarmi debole per una volta nella vita, e chiedere aiuto a qualcuno... chiedere aiuto per non perdere la felicità per l'ennesima volta.
Invece non potevo permettermelo, di nuovo.
Dovevo essere una roccia, per evitare che l'ennesima persona importante per me ci rimettesse la vita.
-Quando siete tutti svenuti... a me non è successo. Pan voleva parlare con me, prima di tutto...
Come immaginato spalancò gli occhi, poi si tirò su il lenzuolo per coprirsi e continuò a guardarmi curiosa.
-Mi ha chiesto di unirmi a lui, Emma. E prima che tu me lo chieda... lo so. Che senso avrebbe unirmi a lui? Perché mai dovrei accettare? Io odio Peter Pan, in qualche modo è uno dei responsabili della morte di mio fratello, e inoltre è un ragazzino crudele, senza pietà...
-E allora che problema c'è? Ha minacciato me se non ti fossi unito? Perché in tal caso...
-No Emma, no. Non è questo. Mi ha fatto delle promesse.
-E che tipo di promesse? Killian ti prego, non farti fregare. Non so cosa gli hai risposto e se l'hai preso in considerazione o quel che vuoi ma... torniamo a casa. Possiamo stare bene insieme. Se non vuoi vivere a palazzo sarò io a venire con te, non è un problema. Lo sai come sono, mi conosci ormai...
-Frena- mi costrinsi a dire, nonostante la voglia di lasciarla fosse sempre meno -Tu non capisci. Tu non sai cosa mi ha promesso.
-E cosa ti avrebbe promesso, di grazia?! Cos'è che ti tenta così tanto, eh? L'oro? Non pensavo fossi il tipo...
-Milah.- dissi in un sussurro, stringendo forte il pugno nel tentativo di farmi del male fisico per alleviare quello interiore.
Lei spalancò la bocca, senza riuscire a dire niente.
Capii quindi di aver colto nel segno.
Avevo deciso di utilizzare la strategia giusta.

Cos'hai deciso, capitano?”
“Come diavolo fai a parlarmi con la mente?”
“Dimentichi che io posso far funzionare Neverland a mio piacimento. Se alzassi la voce dovrei, purtroppo, non darti scelta e occuparmi io di Emma.”
La rabbia ribollì dentro di me come lava incandescente quando vidi il suo sguardo spostarsi, sicuramente su Emma.
“Non toccarla.”
“E' la tua decisione definitiva?”
“Lo è. Non toccarla. Farò quello che serve, ma lasciala in pace.”
“Va bene. Come desideri”.

-Cosa vuol dire Milah... Milah è...- sussurrò, con voce spezzata.
-Vuol dire che... siamo a Neverland. Può riportare in vita Milah. Può restituirmela, può darci vita eterna... in cambio vuole una collaborazione con me.- dissi d'un fiato, cercando di non abbassare lo sguardo per non tradirmi.
E non fu facile.
Le vidi lì, una ad una, le prime piccole lacrime inumidirle gli occhi e scivolare lentamente lungo le sue guance ancora leggermente arrossate.
-Sei appena venuto a letto con me. Come puoi dirmi di volere un'altra donna? So che è stata importante per te, ma ora hai me... non puoi essere serio...- balbettò, afferrandomi una mano e continuando a guardarmi negli occhi.
Lo stai facendo per lei Killian, lo stai facendo per lei. Mi ripetei per l'ennesima volta, sperando potesse servire a qualcosa.
-Lo so, ma cosa vuol dire? Il sesso è fisicità, sei una bella donna, è bello farlo con te...
-Smettila, non la pensi davvero così...- stavolta singhiozzò, mentre cercava di mantenere ancora un minimo di lucidità. Ma riuscivo a intravederlo ormai il dolore che stava iniziando ad insinuarsi nei suoi occhi, quel dolore provocato soltanto da me.
-Cosa devo dirti Emma? È Milah! Per nessun'altra ragione avrei mai potuto accettare... Ma si tratta di lei, della donna per cui ho sofferto per cento anni! E posso di nuovo averla al mio fianco!- gridai, più per riuscire a far scivolare fuori le parole che per altro.
-E io allora?!- gridò anche lei, saltando in piedi incurante del fatto di essere nuda -E io?! Io valgo così poco per te?! Mi prendi, facciamo sesso, e poi mi butti via?!? Eh?
-Tu non capisci!
-TU non capisci, brutto idiota! Io ti amo!- urlò a pieni polmoni, con gli occhi ormai pieni di lacrime.
E fu allora che si spezzò il mio cuore per primo.
Mi amava.
“Ti amo” aveva appena detto.
Mi amava, lei.
Una donna come lei si era innamorata di me.
Allo stesso modo in cui quella rivelazione mi distrusse, mi diede anche la forza per andare avanti.
Dovevo farlo per la donna che mi amava.
Dovevo farlo per la donna che amavo.
Anche se questo le avrebbe spezzato il cuore, un giorno sarebbe tornato saldo e forte, e soprattutto vivo.
-Mi dispiace, Emma. Io amo Milah.
E finalmente la baciai.
La baciai per l'ultima volta.
E non fu un bel bacio... fu il peggiore che le avessi mai dato, perché percepii il suo dolore come se fosse mio.
Ed era forte. Era un dolore estremamente forte, lacerante, mi ricordò quello che avevo provato quando avevo perso mio fratello e Milah.
Un po' più leggero però. Perché io non ero morto. Per quanto l'avessi spezzata, sarebbe riuscita a ricucire i pezzi prima o poi.
Avevo fatto la scelta giusta, nonostante tutto.
Non dissi una parola per lo schiaffo che ricevetti, e mi limitai a rivestirmi per poi uscire dalla cabina senza voltarmi a guardarla neanche una volta. Perché se l'avessi fatto, non sarei riuscito ad andarmene.
-Ti amo anch'io, Emma. Perdonami, era l'unico modo.- sussurrai, quando la porta fu chiusa.







 























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, dico subito che potrei aver scritto degli orrori... perché tornata dalla convention non è per nulla stato facile scrivere xD Ho fatto tutto tra ieri notte e stanotte, prima non ne ho avuto le forze. Ora sono in depressione post-convention, e spero che l'anno prossimo mi riportino questi ospiti (almeno Jennifer, Colin e Lana)... sono tutti delle persone simpatiche, gentilissime, disponibili e tenere e per questo mi mancano troppo! Ancora non ci credo di essere riuscita ad incontrare tutti... riguardo foto e autografi e mi pare surreale! Anche Victoria, Scott, Georgina, Elizabeth e Meghan sono stati fantastici... tutti insomma! Non ce n'è uno che mi abbia delusa ç_ç Mi mancano! (lo so, mi sto ripetendo ma proprio non ce la faccio... è stato tutto troppo bello per essere vero!)
Vabbé, insomma, quindi non so cosa ho combinato, ci sono parti che non mi piacciono ma spero che nel complesso non faccia troppo schifo... perché è un capitolo abbastanza importante dato ciò che succede. Non odiatemi troppo, dai.
Un abbraccio, e alla prossima! :*
Domani recupererò tutti i capitoli delle FF che mi sono persa in questi giorni, anyway!

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Capitolo 18
*** Broken and Shocked ***


Broken and Shocked














HOOK POV

-Aspetta Hook! Dove credi di andare?! Non puoi scappare così!
Mi fermai senza però voltarmi e presi un respiro profondo; sarebbe stato tutto più facile se fosse stata meno testarda, se non mi avesse seguito... ma ovviamente avevo sperato nell'impossibile, come sempre. E conoscendo bene Emma, ero stato stupido a farlo.
-Devo andare, Swan.
-Così nella notte, di punto in bianco?
Mi voltai a guardarla, per quanto fosse difficile: si era avvolta il lenzuolo intorno, e piangeva come una bambina. Era come se potessi continuare a percepire il suo cuore andare in pezzi, e la sensazione era la peggiore che avessi mai provato.
-E' meglio così. Domani mattina ti farai riportare a casa dai miei uomini, e inizierai a cercare di dimenticarmi. Devi farlo.
-Non voglio dimenticarti...- sussurrò tirando su col naso, e si avvicinò pericolosamente afferrandomi la mano -Dimmi che è tutto uno scherzo, che è Pan che ti sta costringendo a fare questo... e lo affronteremo insieme.
Dio, Emma, come vorrei potertelo dire! Come vorrei poterti dire che ti amo anch'io, e che sì, è colpa di Pan... ma non posso. Ti metterei in un pericolo troppo grande da poter essere affrontato. Io non ti dimenticherò, sarai il mio ultimo pensiero fino alla fine dei miei giorni, ma tu hai una vita davanti... devi dimenticarmi, devi farlo per te e per me. Non voglio che tu soffra.
-No, non lo è. Mi ha dimostrato che può davvero restituirmi Milah. E mi ha chiesto di fare una scelta.
-E tu... tu scegli il passato?
-Non il passato, Emma. Mi dispiace, mi dispiace da morire... ma io scelgo lei. Credimi, non è stato facile ma... ci ho pensato. Tu mi piaci molto, ma non ti amo... è lei che amo. È lei che amerò per sempre, quindi...- non dovetti continuare a inventare altre stupidaggini, dato che fortunatamente e sfortunatamente non le avrebbe sentite.
Fortunatamente perché mi faceva male provocarle ulteriore dolore.
Sfortunatamente perché era la forza del suo pianto a renderle impossibile sentire qualsiasi cosa.
Dovetti stringere forte il pugno per trattenermi dall'abbracciarla forte e rassicurarla.
Ero orribile, senz'altro.
Certo, la stavo salvando... ma era orribile essere il responsabile dello spezzarsi di una donna così forte.
-Addio Swan... ti auguro il meglio dalla vita, davvero.
-No, non è vero. Se volessi il meglio per me non mi lasceresti così.
-Tesoro, lo so, ma al cuore non si comanda. Sei una persona buona, dovresti capire che... non posso innamorarmi con la forza.
-Non lo capisco invece! Ok? Sarà l'oscurità che è in me, forse, ma... non lo capisco! E ora vattene, hai ragione... non serve che resti, non abbiamo più niente da dirci! Vattene!- gridò, e mi diede una spinta tanto forte da farmi cadere a terra, poi si voltò senza più dire una parola e tornò nella mia cabina.
L'ultima cosa che sentii fu un singhiozzo, prima che la porta si richiudesse per l'ultima volta.
Per sempre.
Perché non l'avrei mai più rivista, non avrei mai più potuto perdermi nei suoi occhi... Mai più. Mai.


Entrai in territorio di Pan ancor prima di rendermene conto, stavo così male che mi ero limitato a camminare senza una direzione precisa. Tanto dipendeva tutto da lui, l'isola era sua, non avevo corso il rischio di perdermi. Purtroppo.
-Bentornato capitano!
-Risparmiatelo e fai ciò che devi fare. Se vuoi uccidermi uccidimi. Uccidimi anche subito, non mi importa- dissi alzando lo sguardo verso di lui, che mi guardava beffardo dall'alto, per poi scendere a terra.
Prima che me ne rendessi conto sentii una lancinante fitta al petto, nel momento in cui il mio cuore venne strappato via.
-Bene... noto con piacere che sei riuscito nel tuo intento. Com'è stato spezzarle il cuore?
Non risposi, e cercai di riprendere fiato, portandomi una mano al petto. In qualche modo mi sentivo vuoto... ma il dolore fisico sparì troppo in fretta. E pur senza il mio organo vitale, il dolore della mia anima non diminuì.
Ricordavo com'era essere senza cuore, più di una volta mi era stato strappato via.
Le emozioni si affievolivano, che fossero gioia o dolore, eppure ora... ora nulla sembrava essere diminuito. Sentivo il mio amore per Emma ancora forte dentro di me, sentivo la frustrazione per averla persa e averle fatto quel male lacerante.
Poi posai gli occhi sul mio cuore, e non riuscii a trattenere un ansimo di sorpresa.
Era rosso. Completamente rosso. Non come lo ricordavo, con qualche macchia nera.
Era rosso, luminoso e pulsante.
Avvolto però da una nebbiolina scura.
-Questa è l'essenza dell'oscurità che sei riuscito a tirarle fuori...- fece il ragazzino compiaciuto, studiando l'organo e rigirandoselo tra le mani -E' perfetto. Comunque no, non ti ucciderò subito. Andremo alla Skull Rock, e inserirò il tuo cuore all'interno del mio “giocattolo”, che guarda caso è l'alimentatore della grotta, e quindi di Neverland. E tu, purtroppo, dovrai rimanere lì legato per un mese, fino alla prossima luna piena. Non posso correre rischi. Ma quel giorno, tra 29 giorni esatti, ridurrò il tuo cuore in cenere... e allora attiverà la mia vita eterna. E spegnerà la tua. Per sempre.
Chiusi gli occhi e sorrisi, nonostante tutto.
Perché non avevo paura... ero solo felice di aver potuto risparmiare alla mia Emma tutto ciò.
Per una volta, ero riuscito a salvare la persona che amavo.
Dimenticami amore mio, e sii felice. È il mio regalo per te.

 

***

 

EMMA POV

Ero seduta sul ponte di prua, incapace di fare altro che fissare l'orizzonte.
Non avevo dato molte spiegazioni ai pirati, gli avevo solo detto che Hook aveva deciso di andarsene e che aveva chiesto di riportarmi a casa.
Ma sapevo che avevano capito, anche se non del tutto, avevano capito che mi aveva spezzato il cuore.
Perché era proprio così che lo sentivo, spezzato. Distrutto. Fatto in migliaia di piccoli pezzettini che mai più sarebbero stati in grado di riunirsi.
Gli avevo confessato di amarlo, cosa estremamente difficile per me... e lui? Lui mi aveva distrutta, lui mi aveva risposto di amare ancora Milah.
E lì, il mio cuore era andato in frantumi.
Lì, per la prima volta, avevo sentito la necessità di uccidere. Di uccidere Milah, una volta tornata quella in vita.
E probabilmente non era neanche colpa della mia oscurità, ma della mia umanità. Era un pensiero ingiusto, era crudele, era sbagliato. Non era da me. Eppure, per qualche assurda ma comprensibile ragione non riuscivo a sentirmi in colpa per quei pensieri.
Avevo passato una notte intera a piangere, senza chiudere occhio, mentre lui probabilmente era tornato tra le braccia della sua vecchia fiamma, incurante dei miei sentimenti.
Come avevo potuto essere tanto stupida?! Come diavolo avevo potuto innamorarmi di un pirata e illudermi che anche lui, magari, si fosse innamorato di me?
Diedi un forte pugno contro il legno della nave, ma neanche il sangue che colorò le nocche delle mie dita servì ad aiutarmi ad alleviare il dolore dell'anima con quello fisico.
Se lui fosse stato qui mi avrebbe preso la mano e l'avrebbe fasciata, guardandomi dritto negli occhi. E io mi sarei persa in quegli oceani azzurri e splendenti.
Però non c'era.
Ero sola.
-Emma... lo so che vuoi stare sola, ma siamo tutti preoccupati...
Alzai lo sguardo e trovai Trilli a guardarmi con apprensione, quindi le feci cenno di sedersi accanto a me e poi tornai a guardare in basso.
-Non c'è bisogno di essere preoccupati. Sono cose che succedono. Lui non mi amava. Dovrò farmene una ragione, no?
-Trovo difficile credere a una cosa del genere. Il modo in cui ti ha sempre guardata, e...
-Beh, almeno non mi amava quanto ama Milah! Pan gliela restituirà, quindi io non gli servo più.
La fata scosse la testa e mi prese una mano, ma neanche un'amica stavolta avrebbe potuto tirarmi su di morale. Sperai per un brevissimo istante che mi dicesse che Peter Pan non poteva riportare in viva i morti e che quindi fosse stata tutta una bugia... ma smisi quasi subito, quando non lo fece. Se perfino lei credeva fosse possibile, allora lo era.
-Pensavo fosse un brav'uomo... mi sbagliavo. L'Hook che credevo di conoscere non si sarebbe mai comportato in questo modo...
-Beh, al cuore non si comanda no?- ribattei con le parole che aveva usato lui. In fondo era così.
-No, è vero, ma allora il suo cuore ha qualcosa che non va. È probabile che sia nero come la pece, non è di certo un cuore puro.
Mi strinsi nelle spalle sospirando, probabilmente lei aveva ragione... ma questo non mi confortava, non alleviava il mio dolore.
-Stiamo per attraversare la barriera, sai... in volo. Ho incantato la Pegasus in modo che porti la nave direttamente al porto del tuo regno. Io devo rimanere...
-Grazie- accennai un sorriso, alzando finalmente lo sguardo -Sei una bella persona... fata. Insomma hai capito. Ti auguro di portare a termine al più presto quella missione e... se lo incontrerai...
-Non avrà vita facile con me, puoi scommetterci.
-Grazie- ampliai il mio sorriso -Quando avrai finito vieni a trovarmi. Sarai sempre la benvenuta!
-Lo farò Emma... grazie. Mi mancherai, spero ci rivedremo prestissimo...
Ci abbracciammo forte, ormai il distacco era imminente.
Stavo tornando a casa semplicemente perché per me non vedevo altra via, ma non sarei mai riuscita a tornare alla vita di prima. Non sapevo cosa avrei fatto, probabilmente mi sarei limitata a sopravvivere, in qualche modo... avrei tirato avanti. Avrei sposato Neal, forse. O forse no, forse sarei rimasta da sola a vita, perché nonostante ormai non m'importasse più di sposare qualcuno senza amore, non vedevo neanche una ragione per farlo.
Avrei regnato da sola un giorno, e i miei impegni se non altro mi avrebbero tenuto la mente occupata 24 ore su 24.
Quando fummo sul punto di prendere la rincorsa per alzarci in volo, mi costrinsi a tirarmi su e con Trilli raggiungemmo il centro della nave, dove la salutarono tutti.
E allora prese il volo, regalandomi un ultimo sorriso rassicurante.
Poi fummo noi a prendere il volo, pronti a tornare a casa.
Jack si avvicinò e mi strinse la mano, e io decisi di ricambiare. Non sarebbe stato giusto escludere tutti loro soltanto per colpa di Hook.
Lui e gli altri erano diventati una famiglia per me, e gli volevo davvero bene. Come loro, ero ormai certa, volevano bene a me.
Infine, con una mano stretta in quella del pirata e l'altra salda sull'albero maestro, vidi il vortice dimensionale risucchiarci come fossimo in piena tempesta, come la prima volta.
Solo senza quella gioia, che sarebbe per sempre rimasta intrappolata su quest'isola infernale.
E poi, prima che potessi rendermene conto, la nave si ritrovò sul mare.
Sul mare della Foresta Incantata, sul mio mare.
Neanche quello, però, mi fece sentire meglio.
Lui era diventato la mia casa. E lui me l'aveva portata via.
In più si era portato via la mia forza, lasciando solo un cumulo di cenere, e una persona in cui ormai non riuscivo più a riconoscermi.
Potevo scorgere il porto avvicinarsi sempre di più, e invece di esserne felice mi sentii sempre peggio. Tutto era cominciato lì, nel peggiore dei modi, e invece di concludersi con un lieto fine, era terminato ancora peggio.
-Emma... tutto bene?
-Sì Jack, sì. Grazie. Tutto bene...- sussurrai, sciogliendo la presa sulla sua mano. Non andava tutto bene, affatto, ma non per il motivo per cui me l'aveva chiesto. Quindi era l'unica risposta che potessi dargli.
Continuai a guardare dritto in avanti, fino a che non fummo abbastanza vicino da poter cogliere le espressioni dei presenti che studiavano curiosi la Jolly Roger, probabilmente chiedendosi chi stesse arrivando. Non avendo i teschi e tutto il resto, almeno, non mandò nel panico nessuno.
Pensai per un attimo di dare istruzioni, conoscevo bene il posto, ma poi ricordai che Randall era un ottimo timoniere e sicuramente non avrebbe avuto problemi, quindi lasciai perdere e restai in silenzio fino a che non finì.
-Qualcuno vuole venire con me? Potreste rimanere almeno stanotte a palazzo o non lo so...- proposi, mentre si preparavano a scendere.
-Vi accompagneremo fino a casa principessa, non vi preoccupate... ai vostri ordini!
-Oh Smee... ancora così formale? Puoi darmi del tu e chiamarmi per nome, lo sai no?
-Preferisco così- fece spallucce l'uomo bassoccio e simpatico con un sorriso -Jack, Randall, James, Boyd, venite con me ad accompagnare la principessa! Gli altri penseranno alla nave e a tutto il resto e se vostra altezza permette potranno raggiungerci...
-Ovviamente potete- sorrisi scuotendo la testa divertita, e mi avviai per scendere dalla nave seguita dai cinque uomini.
Vidi la gente passare da una generale confusione ad una grande esultanza, e subito quattro guardie ci circondarono, puntando le lance contro i pirati.
-Ehi! Abbassate le armi, sono miei amici!- esclamai, guardandoli contrariata. D'accordo, tutti sapevano probabilmente che ero stata rapita dai pirati, ma se fossero stati loro i rapitori di certo non si sarebbero esposti così!
-Ma vostra altezza...
-Niente “ma”, ho detto che sono miei amici. E miei ospiti. Voglio che offriate tutto l'aiuto necessario, il capitano non è qui ma potete parlare con Clarke, il comandante in seconda. È sulla nave. Ora se permettete io andrei a casa.
-Vi accompagnerò io- si fece avanti uno di loro; era una di quelle guardie che conoscevo solo di vista, quindi non seppi dire il nome -Siete ferita? Vi serve aiuto?
-No, sto benissimo... e sul serio, non ho bisogno della scorta. Se volete potete andare ad avvertire i miei genitori, sicuramente a cavallo arriverete prima di noi... grazie.
Quello fece un profondo inchino e dopo aver dato ordine di farci passare e alle altre guardie di dare una mano sulla nave, si precipitò sul suo cavallo, partendo velocemente al galoppo in direzione del castello.
Ricambiai i saluti delle persone lì intorno cercando di tenere su un sorriso, e proseguii a camminare insieme ai pirati, senza troppa fretta.
La realtà era che avevo paura, non avevo la minima idea di come affrontare il tutto.
Fui felice quando uscimmo dal villaggio, lontano dagli sguardi curiosi, per ritrovarci sul sentiero che ci avrebbe condotti a palazzo.
Fu allora che intravidi le due figure estremamente familiari avvicinarsi prima a passo svelto e poi direttamente in corsa verso di me.
In quel momento mi resi davvero conto di quanto mi fossero mancati, e gli corsi incontro per gettarmi tra le loro braccia quando finalmente riuscimmo a raggiungerci.
E qui diedi sfogo liberamente al pianto, un po' per tutto. Per il dolore di averli fatti soffrire, la gioia di essere di nuovo insieme, il dolore di aver perso l'uomo che amo.
-Oh tesoro, non hai idea di quanto ci sei mancata... quando Ariel ha detto che stavi bene... Dio, Emma, ancora non riesco a crederci!- balbettò mia madre tra le lacrime, poi tornò di nuovo a stringermi. E fu allora che sentii un leggero rigonfiamento sul suo ventre.
Mi staccai quindi da lei, e puntai gli occhi alla sua pancia, per poi tornare a guardarla in faccia.
-Oh piccola, mi dispiace... penserai che volessimo sostituirti, ma ti giuro che...
-Mamma- la fermai, prendendole una mano -Non devi spiegarmi niente, anzi! Ne sono felice, poi mi racconterete tutto...andiamo?
Mio padre annuì, poi si voltò a guardare i pirati che ci avevano raggiunti, studiandoli uno ad uno.
-Ariel aveva detto che c'era un pirata in particolare... chi è?
Mi guardai con loro, che abbassarono lo sguardo imbarazzati e io feci lo stesso. Quindi Ariel gli aveva detto del pirata “speciale” che si era preso cura di me... e chissà cos'altro aveva raccontato, nonostante allora tra me e Hook non ci fosse niente.
-Nessuno di loro- sussurrai, incapace di guardarlo negli occhi -Andiamo... anche loro vengono. Poi ho detto agli altri di raggiungerci.
I miei genitori annuirono, e feci finta di non accorgermi dei loro sguardi preoccupati e interrogativi su di me, quindi passai avanti camminando verso il castello.
Gli avrei raccontato di Hook, forse.
No, non forse. L'avrei fatto, meritavano di sapere... avevo perso due settimane con lui invece di tornare, e per nulla... gli avrei detto tutto, almeno a mia madre. Non ero certa che mio padre sarebbe stato contento, così su due piedi, di sentirmi dire che mi ero innamorata di un pirata.

 

***

 

-D'accordo, le cicatrici sulla schiena sono molto leggere e guariranno del tutto. E a parte qualche livido o taglietto, non ha nulla che non vada... esteriormente- concluse il dottor Frankenstein mentre sbuffavo e mi rivestivo.
I miei genitori avevano insistito a farmi visitare, e io non avevo potuto evitarlo in alcun modo nonostante fossi ben consapevole di godere di ottima salute. Quindi avevamo pranzato, e poi mi ero fatta un bagno in attesa che egli arrivasse.
-Come avevo detto, infatti- puntualizzai quindi, leggermente irritata -Non sono più una bambina, so prendermi cura di me stessa.
-Lo so tesoro, ma a parte queste ultime due settimane... hai passato sei mesi prigioniera... e infatti, la tua schiena...
-Grazie dottore, potete andare. Vorrei parlare da sola con mia madre.- dissi ignorando la donna; l'uomo si congedò con un inchino – per il quale feci di tutto per non alzare gli occhi al cielo – e uscì dalla stanza chiudendo dietro di sé la porta della mia camera.
Quindi mi buttai sul letto senza tanti complimenti e solo in sottoveste, non avevo la minima intenzione di indossare un abito ingombrante.
L'altra si accomodò accanto a me, e tornò a guardarmi negli occhi in attesa che parlassi.
-Sì, come ho detto a Victor mi sono presa qualche frustata. Ma non è niente, sto bene... non guardarmi come se fossi un cucciolo ferito! Lui mi ha curata, è stato... gentile- conclusi, non del tutto certa che quella fosse la parola esatta.
-Lui... lo so che abbiamo tante cose da dirci, ma... questo lui... perché non è qui? E chi è?
-E'... Hook. Sì, è proprio quell'Hook ma... non è come Rumpelstiltskin l'ha descritto. Killian Jones è un uomo d'onore, è stato gentile, mi ha salvata... poi mi ha curata e ha perfino fatto in modo che mi sentissi la benvenuta sulla sua nave. È un uomo forte, coraggioso, testardo... mi somiglia, è stato bello passare del tempo con lui, ci siamo divertiti e...- e ci siamo innamorati, avrei voluto aggiungere, ma la mia voce si incrinò proprio in quel momento.
Perché non ci eravamo innamorati. Mi ero innamorata. Lui non aveva smesso di amare Milah.
Eppure stentavo ancora a crederci, mi sembrava solo un brutto incubo.
Come potevano i suoi occhi profondi e apparentemente sinceri essere in realtà così falsi?
Com'era possibile che avessi scambiato degli sguardi di attrazione e affetto per sguardi d'amore?
Ogni piccolo gesto che aveva fatto per me, quel primo bacio che aveva respinto per paura di farmi del male... e quel secondo bacio che lui stesso si era preso, come se si stesse liberando di un peso per tornare di nuovo a galla.
E tutti i momenti successivi di passione, dolcezza, complicità... intimità e tenerezza. Quei baci e abbracci carichi di sentimento.
Davvero ero stata soltanto io a provare delle emozioni così forti? Davvero per lui erano stati gesti così facili da dimenticare?
-Oddio tesoro, perché piangi... cosa ti ha fatto Hook...
-Mi ha fatta innamorare di lui! Ecco cosa ha fatto! E poi mi ha... gettata via, come spazzatura!- gridai, cercando di asciugare gli occhi che solo in quel momento mi accorsi si fossero colmati di lacrime, di nuovo.
Quell' “io non ti amo” continuava a risuonare nella mia testa, e fare sì che lo percepissi come migliaia di pugnalate al petto.
Mi lasciai stringere da mia madre e continuai a piangere contro la sua spalla, sempre meno capace di controllarmi.
I nostri primi baci, divenuti col tempo abitudine.
I momenti di divertimento che avevano rallegrato le nostre giornate.
Le mattinate in cui mi ero svegliata col sorriso tra le sue braccia calde e confortevoli.
La mia prima volta con lui, la seconda, e anche la terza.
La complicità che avevo creduto rendesse speciale il nostro rapporto.
L'amore che avevo creduto ci avesse uniti, pur provenendo da due realtà completamente diverse.
Era un insieme troppo doloroso da sopportare, e forse non si sarebbe mai attenuato.
Mai.
Era troppo forte e profondo ciò che provavo per lui, da poter essere cancellato, o anche solo sbiadito.
-Oh piccola mia, io non avevo idea...
-E' perché è un pirata, vero?- singhiozzai, alzando lo sguardo.
-No, assolutamente no! Per me, puoi innamorarti anche del ragazzo del fienile... lo sai. Ma... tu non sei mai stata facile in fatto di uomini, e ora hai avuto solo due settimane...
-E' speciale. Cioè, era speciale. O meglio... credevo lo fosse. Invece è solo un... un... pezzo di merda!- gridai incurante del linguaggio, stringendo le lenzuola del mio letto a baldacchino con rabbia -Lo odio, ma mai quanto odio me stessa per aver osato innamorarmi! Ma cosa mi è saltato in mente?! Dio, sono una stupida! Stavo così bene senza uomini... perché rovinarmi la vita in questo modo?!
-E' l'amore tesoro, non è una cosa brutta...
-Per te! Per voi due!- gridai ancora, per poi lasciarmi di nuovo andare a un pianto che racchiudeva rabbia, disperazione e frustrazione.
Era facile per lei parlare. Lei e mio padre erano l'emblema del vero amore, si erano innamorati fin dal primo sguardo, e nonostante gli avvenimenti li avessero spesso tenuti lontani l'uno dall'altra si erano sempre ritrovati.
Perché si amavano, appunto. Il mio amore invece non era ricambiato, lui aveva scelto un'altra. E non c'era nulla che potessi fare per cambiare le cose.
-Credo di aver lasciato l'oscurità prendere il sopravvento...- confessai di punto in bianco, portandomi una mano sul cuore -Ho desiderato che lei restasse morta. Ho desiderato seguirlo per ucciderla io stessa... mi avrebbe fatto sentire meglio, davvero. Volevo davvero ucciderla.
Sentii mia madre trattenere solo il respiro, ma rimase in silenzio proprio come feci io. Probabilmente ora avevo deluso anche lei, che aveva sempre avuto piena fiducia in me, ed era stata la prima a dirmi che la mia inclinazione per l'oscurità non l'aveva mai preoccupata.
Ora invece la mia esistenza aveva prima mandato in frantumi me, ed ora i vetri rotti avrebbero ferito chiunque mi si fosse avvicinato.
-Non l'hai seguito. E non hai ucciso nessuno.
-No, ma volevo farlo. Volevo farlo davvero.
-Sei un essere umano. Credi che non mi sia mai passato per la testa il desiderio di uccidere Regina? Non per questo sono... oscura, suppongo- asserì la donna con un lieve sorriso, e mi sollevò il viso per asciugarmi le lacrime con una manica del suo vestito.
Tirai su col naso e la guardai negli occhi, per cercare di capire se fosse sincera o stesse soltanto cercando di confortarmi. Ero piuttosto brava a capire quando mi mentivano, di solito. E lei non lo stava facendo.
-Non credo sia normale avere istinti omicidi.- dissi comunque.
-Lo è, più di quanto tu possa immaginare. Ma non hai ceduto, ed è questo che conta. Guarda tesoro, ti faccio vedere una cosa... qualcosa di speciale solo per noi due, per ora.
Mi tirai su a sedere poggiando la schiena contro uno dei grossi cuscini e la guardai trafficare in uno dei miei cassetti porta gioie, decisamente povero per essere quello di una principessa.
Non avevo mai comprato gioielli, gli unici che avevo erano quelli ricevuti in dono dai miei genitori, dalle amiche o da qualche uomo. Inutile dire che indossassi solo il minimo indispensabile, e solo durante le feste a palazzo.
-Ecco!- esclamò soddisfatta, e tornò accanto a me -L'ho portato in questa stanza perché fin da quando ho saputo del bambino, ho deciso che avrei voluto fare questa cosa con te.
Guardai nella sua mano una catenina con un amuleto rotondo fatto d'argento e delle incisioni nere. In più, sembrava in qualche modo illuminato.
-Che cos'è?
-E' un amuleto che mi ha regalato tua nonna, madre di tuo padre. Quando una donna incinta lo tiene in mano si illumina. E quando qualcun altro lo tiene sulla sua mano, questo oscilla... se oscilla orizzontalmente vuol dire che la donna aspetta una femminuccia. Se invece oscilla verticalmente, allora il nascituro sarà un maschietto...
-Oh!- esclamai sorpresa, guardandolo bene e cercando di capire da dove arrivasse la sua fonte di magia.
-E' così che ho saputo che saresti stata una femmina. Ora... sono al terzo mese e mezzo, ma non l'ho ancora usato. Vorrei scoprissimo insieme il sesso del bambino, se ti può far piacere...
Per la prima volta riuscii a sorridere con sincerità, ed annuii. Era un regalo bellissimo quello che mia madre mi stava facendo, aveva deciso di tenere per me un momento così speciale... in tutti quei mesi in cui non poteva neanche sapere se mai sarei tornata a casa.
Lasciò allora l'amuleto sul letto, che smise di emanare luce. Quindi lo presi io, e feci per portarlo sulla sua mano aperta quando successe qualcosa.
Si illuminò di nuovo.
La donna strabuzzò gli occhi, e feci lo stesso anch'io, lasciando ricadere l'oggetto sul letto, che si spense nuovamente.
Com'era possibile? Non avrebbe dovuto illuminarsi solamente in mano ad una donna incinta?
E io, di certo, non potevo esserlo. Era escluso.
-Emma... tu...
-Non dirlo. Non dirlo. Ti prego, non farlo.- sussurrai, portandomi una mano alla bocca. Non poteva essere vero. Doveva essere uno stupidissimo errore.
Con la mano libera lo ripresi nuovamente, sperando che qualcosa cambiasse, ma successe esattamente come prima. Si illuminò.
Alzai lo sguardo terrorizzata puntandolo dritto in quello di mia madre, con una dura consapevolezza: ero incinta.
Quel bastardo mi aveva messa incinta.






































 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Allora, premetto che non ero sicura di postare oggi... perché ho praticamente iniziato ieri, e invece alla fine ho avuto ispirazione e ho scritto un sacco, tanto da terminare il capitolo!
Dopo 10 giorni sono ancora scossa dalla convention (non mi passerà mai. MAI.), e quindi perdonatemi se trovate qualche errore/scempio all'interno del capitolo...
E' stato difficile scrivere un capitolo così triste, perché non voglio farli soffrire ç__ç Però ho dovuto, non potevo sconvolgere la trama che ho già in mente fin quasi al finale... (non so davvero come farla finire, in realtà. se con un finale aperto che forse un giorno mi farà continuare con una seconda parte, oppure no... ma vabbé è presto, ci saranno ancora 6-7 capitoli).
Alla fine Hook è felice di aver fatto la scelta giusta, nonostante Emma sia tornata a casa col cuore in pezzi... e con una "piccola" sorpresina LOL
Un abbraccio, grazie a tutti quelli che leggono e/o recensiscono come sempre! :*

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Capitolo 19
*** Is Yes the right choice? ***


Is "Yes" the right choice?











Non solo mi aveva lasciata come nulla fosse, ma aveva anche osato mettermi incinta. Non appena ci ero andata a letto, tra l'altro!
-Emma... tu... come puoi essere rimasta...?- balbettò mia madre, guardandomi sconvolta a bocca aperta.
-Davvero me lo stai chiedendo?- risposi infastidita e ancora sconcertata, lasciando di nuovo andare l'amuleto.
Esisteva un solo modo per fare i bambini, e lo sapeva bene. Di certo non poteva credere nella cicogna o nelle altre sciocchezze che venivano raccontate ai bambini.
Mi portai una mano sulla pancia e chiusi gli occhi, nel tentativo di non scoppiare a piangere per l'ennesima volta.
Era tutto un brutto sogno, sembrava quasi surreale... non potevo aspettare un bambino.
Non ora, non a 25 anni.
Non da lui, soprattutto.
Neanche mi ero mai chiesta se avrei voluto avere figli, e ora mi ritrovavo incinta di 24 ore?
Non scagliai l'amuleto dritto contro il muro solamente perché era appartenuto a mia nonna, ed era un ricordo di lei.
Io incinta. Io futura madre. Io madre. Non poteva essere... non riuscivo neanche a vedermici, come madre.
Non potevo e soprattutto non volevo assolutamente avere quel bambino!
Occupata a pizzicarmi le braccia nella speranza di risvegliarmi da quell'orribile incubo neanche mi accorsi quando mio padre prima bussò alla porta ed entrò.
Mi sentivo estranea al mio corpo, come se stessi osservando tutto dall'alto. Perché non potevo davvero essere io quella che aveva appena scoperto di aspettare un bambino.
Era semplicemente impensabile.
-Emma! Emma, ti farai male, basta!- esclamò l'uomo e mi afferrò la mano, togliendomi l'amuleto che neanche mi ero resa conto di aver stretto con forza.
Lo guardai senza davvero vederlo, come se il mio sguardo gli passasse attraverso, ma non opposi resistenza e lasciai che mi prendesse l'oggetto.
-Dio, Whale mi aveva ha detto che fisicamente sta bene, ma... forse qui... qui servirà un altro tipo di aiuto. E anche per me. Oh dio, ma sei sicura che...? Oh Dio.- lo guardai barcollare e tirare una sedia vicino al letto per sedervisi, ma ero troppo occupata a pensare per riuscire a sentire ciò che i due si stavano dicendo.
-Lo so James. Ma... non ha bisogno di psicologi, noi ne abbiamo bisogno forse. Lei non è... lei è “solo” incinta, è di noi che ha bisogno ora. Lui l'ha lasciata e...
-Snow! Rifletti. Davvero pensi non abbia bisogno di... qualche specialista che possa ascoltarla e consigliarla? Come credi sia rimasta incinta?
-Beh, mi sembra ovvio...
-Appunto. Barbanera l'ha avuta con sé per... sei lunghi mesi. E... oddio, se penso a quello che le ha fatto, mi viene la nausea... la mia bambina... come fa a essere così forte dopo tutto ciò...
-Non vorrai dire che... che secondo te... Oh! Oh mio dio, non ci avevo pensato! Io... oh!
Guardai mia madre portarsi la mano alla bocca, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Cosa diavolo stava succedendo? Cosa mi ero persa?
Spostai lo sguardo interrogativa da lei a mio padre più volte, in attesa che smettessero di fissarmi e mi dicessero cosa stesse succedendo.
-Piccola mia, io non ne avevo idea... dovevi dirlo a Whale!- mi abbracciò la donna improvvisamente, tra le lacrime.
Continuando a non capire ricambiai l'abbraccio, perché consolarla fu la prima idea che mi venne in mente, qualunque fosse il motivo.
Forse avevano discusso di Hook, e lei sentimentale com'era alla fine era scoppiata a piangere capendo il mio dolore...
Perché portavo in grembo il figlio dell'uomo che mi aveva sedotta e poi abbandonata, e non sapevo se avrei mai avuto il coraggio di avere quel bambino. Di guardarlo negli occhi. E se fossero stati uguali ai suoi?
In più, avevo paura. Non ero pronta a diventare madre, ma soprattutto non volevo.
-Come ti senti Emma? Quanto tempo fa è successo?- chiese cauto mio padre, venendomi a prendere la mano una volta che mia madre mi ebbe lasciata andare.
-Cosa cambia...- borbottai, portandomi di nuovo la mano al ventre, fissando il materasso.
-Io... beh, se è passato più tempo dal trauma o è più recente...
-Trauma?- domandai confusa, stavolta alzando lo sguardo verso il suo.
-Beh, tesoro... quand'è che ti ha fatto del male?- tentò mia madre, sempre più preoccupata.
Ma che razza di problemi avevano quei due?!
-Ma chi?!
-Barbanera!
-Ma cosa c'entra ora Barbanera! Due mesi fa o giù di lì... cosa diavolo ne so!- esclamai. Cosa c'entravano adesso le frustate col fatto che fossi incinta? Iniziai a ricordare perché a volte li trovassi estremamente irritanti.
-Quindi devi essere già incinta di due mesi...
-Cosa?! Ma va! Saranno tipo 24 ore... infatti se non fosse stato per questo coso nemmeno l'avrei saputo!
Cosa cavolo avevano fumato in mia assenza?! Grazie ad Ariel sapevano bene che prima di due settimane fa non poteva essere stato, considerato che era allora che avevo incontrato Hook.
-24 ore?! Ma come... come ha fatto Barbanera... ora sono confuso...
-Tu sei confuso papà?! Fatemi capire cosa diavolo state dicendo, e cosa diamine c'entra Barbanera col bambino di Hook!
-Hook? Hook ti ha messa incinta?! Non Barbanera?
-Che schifo! Certo che no! Oh mio dio, come avete potuto pensare una cosa del genere!- gridai, saltando giù dal letto inorridita. Che razza di considerazione avevano di me se pensavano che sarei potuta andare a letto con quel pirata orribile?
-Io credevo che il pirata che ti ha salvata fosse un brav'uomo...
-Non lo è.- affermai convinta -Ma prima non lo sapevo. E in ogni caso non avrei comunque voluto un figlio da lui, è presto, sono troppo giovane.
-Come ha potuto forzarti, tesoro...
-Forzarmi?
-Beh, certo, sai...
-James.- intervenne finalmente mia madre -Non credo che qualcuno l'abbia forzata...
Allora aprii la bocca e la richiusi, capendo finalmente dove stessero andando a parare. Avevano pensato che Barbanera mi avesse violentata. Ecco perché avevano continuato a tirarlo in ballo. E poi che Hook mi avesse violentata, quando avevo fatto capire che il bambino fosse suo.
Scoppiai in una fragorosa risata, completamente priva di gioia, ma inevitabile. Da quando in qua sembravo così debole da farmi stuprare da un uomo? Se ci avesse anche solo provato, come minimo sarebbe rimasto senza gioielli di famiglia.
Mi aveva rapita, certo. E mi aveva anche frustata. Ma da quello a violare il mio corpo, ce ne passava.
-Papà- dissi tra le risate -Esiste un'altra opzione, sai? Ovvero che io sia andata di mia spontanea volontà a letto con Hook. Non perché costretta, ma perché volevo farlo!
Le espressioni sconvolte dei miei genitori mi fecero ridere ancora di più.
Certo, mi imbarazzava parlare di questo davanti a loro, ma in qualche modo quell'affermazione mi era uscita spontanea.
Era così strano alla mia età voler avere rapporti intimi con un uomo? In più, a mia madre avevo detto che l'amavo, quindi almeno lei avrebbe potuto intuire subito. O forse non aveva voluto crederlo, più probabilmente. Credere che la sua bambina innocente avesse fatto sesso di sua spontanea volontà con un pirata, il capitano della Jolly Roger, infrangendo tra l'altro l'etichetta per l'ennesima volta.
Ma cosa c'era da stupirsi? L'etichetta per me era sempre stata come se non esistesse, se non nei casi in cui l'avevo reputata giusta. Ma la mia vita privata era esclusa da essi.
Tornai a sedermi sul letto smettendo lentamente di ridere, e tornando a guardare le loro espressioni ancora più sconcertate di prima.
-Tu... tu sei... con un pirata Emma? Senza neanche conoscerlo?- balbettò mio padre, esterrefatto.
-Lo conoscevo. O meglio, così credevo...- sospirai, afferrando un cuscino -Mi aveva fatto delle promesse. Voleva passare del tempo con me, aveva accettato di venire a palazzo... mi aveva fatto credere di ricambiare i sentimenti che io provo per lui. E quindi sì papà, con un pirata. Il pirata che credevo di conoscere era un vero gentiluomo, un uomo meraviglioso... il primo con cui mi sia mai trovata davvero in sintonia. In più teneva a me, sai che io non permetto mai a nessuno di essere protettivo nei miei confronti... a lui l'ho permesso, e mi ha perfino fatto piacere. Ho passato le due settimane più belle e intense della mia vita. Se solo non avesse rovinato tutto...
Il povero e innocente cuscino fu costretto a subire la mia rabbia, e finì violentemente scagliato contro il muro, sotto gli sguardi terrorizzati dei miei genitori.
Lo stesso feci con l'altro prima che potessero fermarmi, e per chiudere in bellezza diedi un pugno contro il legno del mio letto riaprendo i piccoli tagli che mi ero fatta colpendo la nave.
-Basta Emma! Lo so come ti senti, ma non devi fare così!- gridò la donna di nuovo in lacrime, afferrandomi la mano ferita -Guarda qua! Mettiti tranquilla e prendo la medicazione, d'accordo?
-No- dissi ritraendomi ed alzandomi in piedi -Non mi serve niente. Vado a fare una passeggiata, ho bisogno d'aria. Da sola.
Prima che riuscissero a replicare uscii dalla stanza sbattendo la porta dietro di me, e corsi per le scale ansiosa di arrivare all'aperto e riuscire a respirare aria fresca.

 

***

 

HOOK POV

Non opposi la minima resistenza quando Peter Pan mi incatenò per le caviglie e i polsi, avendo l'indulgenza di usarne di lunghe per permettermi di stare, a sua detta, “comodo”.
Fu umiliante, e mai nella vita avrei permesso ad un bamboccio di farmi questo se non avessi avuto un buon motivo. Emma. Solo il pensiero di lei continuava a darmi la forza e la determinazione per sottomettermi in quella maniera.
-Sei comodo, capitano?- domandò il ragazzino.
-Come se te ne importasse qualcosa.
-Oh non dire così... ho bisogno che il tuo cuore venga ridotto in cenere prima delle tue ossa- fece beffardo con la sua solita risata fastidiosa.
-Peccato non potertelo impedire- borbottai, mentalmente frustrato per il fatto che non ci fosse modo di mettere una fine a tutto ciò senza correre il rischio che ricadesse su Emma.
Perché se io fossi diventato inutile, avrebbe trovato il modo di prendere lei, e non potevo permetterlo. Per quanto mi costasse, dovevo essere docile e lasciargli portare a termine il suo piano.
-Sai non ti facevo così sentimentale. Pensavo che alla fine avresti salvato te stesso.
-Tu non sai niente di sentimenti. O di amore.
-Amore? Oh, che dolce... è un vero peccato che la tua dolce principessina non saprà mai di questo amore...- rise ancora, e non piansi solo per mantenere quel poco di dignità che ancora mi era rimasta. Non avrei pianto davanti a lui, e non l'avrei fatto mai, fino alla mia morte.
Per quanto quella situazione mi facesse male dovevo continuare a ricordarmi perché l'avevo fatto, dovevo continuare a ricordare il suo bel sorriso, che prima o poi sarebbe tornato ad illuminarle il viso e il cuore.
La amavo come non avevo mai amato nessuno, come non avevo amato neanche Milah, e non l'avrebbe mai saputo... avrebbe creduto per sempre che il mio cuore fosse rimasto devoto alla donna del mio passato.
Ma c'era poco da crucciarsi, l'alternativa sarebbe stata condannarla a morte.
Restai seduto a guardare come il mio cuore veniva inserito nel teschio, che a sua volta tornò parte del puzzle inquietante sotto la grande clessidra dorata.
Avrei voluto davvero che la mancanza di quell'organo affievolisse i miei sentimenti, almeno non avrei dovuto passare un mese inerme solo con la mia mente, a ripensare a tutto.
-Ora devo lasciarti Hook- disse infine, soddisfatto -Ma ci vedremo un paio di volte al giorno, quando ti porterò da mangiare... da bere ovviamente ti ho lasciato dell'acqua, dovrai fare a meno del rum.
Non feci una piega alla sua ennesima risata, almeno quella soddisfazione non gliel'avrei data. Ero in quel posto per mia scelta, dunque non avevo nulla di cui vergognarmi. Nulla di cui pentirmi. Non ero un debole, se lo fossi stato non avrei mai avuto la forza per lasciare Emma.
Mi misi a sedere solamente quando restai solo, e chiusi gli occhi per cercare un bel ricordo che mi desse conforto, e mi aiutasse ad iniziare il mio mese di solitudine.
Ricordai quella bionda legata al palo quando avevo ripreso la mia nave, che mi aveva guardato con espressione di sfida nonostante l'avessi fatta subito liberare.
L'unico motivo per cui avevo chiesto ai miei uomini di riportarla sottocoperta, era perché avevo pensato che avesse bisogno di un po' di privacy, e infatti non avevo sbagliato. Quando mi ero deciso a scendere l'avevo trovata rannicchiata a dormire sulla paglia, e avevo passato una buona mezz'ora a studiare i suoi tratti.
Aveva un abito azzurro molto logoro, e i suoi capelli erano in condizioni tutt'altro che buone.
Eppure mi era subito sembrata bellissima, col suo viso delicato: la bocca leggermente aperta, le labbra perfette e rosee, e le ciglia che ricadevano sulle sue guance.
Mi resi conto soltanto adesso che quello era stato il momento in cui Emma Swan si era presa il primo pezzo del mio cuore.
Quel cuore, che nonostante tutto, ora apparteneva soltanto a lei.
E lei aveva voluto dare il suo a me, ma non ero stato in grado di proteggerlo. Gliel'avevo ridotto in mille pezzi, e nonostante fosse stato per il suo bene non lo meritavo.
Solo lei era stata in grado di farmi credere che il contrario, solo lei era riuscita a farmi sentire speciale.
Non più solo l'affascinante pirata più temuto dei sette mari, ma l'uomo innamorato della donna più meravigliosa sulla faccia della terra.
Cosa avrei dato per poter godere un'ultima volta di un suo sorriso...

 

***

 

EMMA POV

Era la mia seconda serata a palazzo, e mi stavo già preparando per la mia festa di bentornato. I miei non avevano perso tempo, sperando che in questo modo mi sarei distratta un po' per non pensare.
In realtà mi ci voleva davvero una distrazione; al mattino ero andata in cucina a prepararmi dei panini, e dopo aver avvertito i miei tramite Ruth, ero scesa nelle stalle a prendere Estelle, la mia fidata purosangue nera con una stella bianca all'altezza della fronte.
Avevamo galoppato per i campi del regno a volte alla velocità della luce, e quelli erano stati gli unici momenti in cui mi ero sentita bene. Estelle era la mia migliore amica, la puledra selvaggia che avevo salvato al villaggio prima che venisse uccisa perché troppo insubordinata.
Invece, con me, si era subito trovata in sintonia. La prima volta che avevo cercato di cavalcarla mi aveva disarcionata, ma vedendomi a terra dolorante ma non terrorizzata da lei, era venuta a leccarmi la faccia. E lì era iniziata la nostra amicizia. Eravamo simili, in un certo senso.
Ruth mi aveva aiutata solamente ad allacciare il corsetto – odioso quanto lo ricordavo – poi le avevo chiesto di lasciar fare a me.
Avevo indossato uno dei miei abiti meno scomodi, verde scuro senza spalline e con una gonna di chiffon ampia ma che ricadeva morbida senza essere troppo ingombrante.
Per non sembrare troppo trasandata avevo arricciato i capelli senza però legarli, e avevo messo una collana e degli orecchini in tinta con l'abito.
Il problema era trovare il coraggio di scendere nella sala ricevimenti, con un tacco alto, senza sembrare goffa e quindi dare l'impressione di essere traumatizzata o qualcosa del genere.
Mi guardai allo specchio, ma non riuscii a riconoscermi: non era da me quell'eleganza, non erano da me quegli abiti eleganti e troppo scomodi per fare più o meno qualsiasi cosa.
Sospirai nel momento in cui bussarono alla mia porta, ed emisi un suono che avrebbe dovuto essere più o meno un “entra”.
Mia madre si presentò in un grosso abito color giallo chiaro, e i capelli fissati in alto da cui ricadevano soltanto due ciocche nere arricciate: emanava un'eleganza unica, cosa che non avevo certamente preso da lei. In più, nonostante avesse più di 40 anni aveva un'aria così giovane che difficilmente qualcuno gliene avrebbe dati più di 30.
-Sei bellissima tesoro...- sorrise avvicinandomisi -Gli ospiti sono quasi tutti arrivati, sei pronta?
-Cambierebbe qualcosa se dicessi di no?
-Oh, per favore Emma... cerca di sfruttare questa serata per divertirti, ci saranno anche le tue amiche, i tuoi amici... non vuoi rivederli?
-Ma sì! Sì, è solo che... niente lasciamo perdere. Andiamo.

Mentre scendevo le scale, il mio unico pensiero fu quello di non inciampare e rotolare giù, per il resto poco mi importava degli sguardi di tutti i presenti su di me. C'erano molti invitati, i miei avevano fatto le cose in grande. Nonostante ciò però non li biasimavo, capivo bene che la mia lunga assenza aveva preoccupato molte persone, persone sempre state gentili con me, quindi era giusto che fossero lì.
-Bentornata principessa, sono lieto di vedere che siate tornata a casa sana e salva- si fece avanti per primo Re Stephen, il padre di una delle mie migliori amiche.
-Grazie sire, io sono lieta di vedervi qui. Spero godrete della serata- sorrisi, lasciandomi baciare la mano – porgendogli rigorosamente quella sana non avendo intenzione di mostrare certi segni ad un re.
-E anch'io sono felice di rivederti, Emma!
-Aurora!- esclamai contenta, ed abbracciai immediatamente la ragazza, che ricambiò la stretta -Sono felice anch'io di vederti, mi sei mancata!
-Anche tu, tanto! Senti, ti lascio perché c'è una lunga fila di persone che vuole salutarti... poi ci si vede con gli altri al buffet, eh?
-Perfetto. Spero di non metterci troppo... e queste scarpe già le toglierei!- commentai facendo ridere l'altra, che in quei sei mesi era cresciuta molto. Aurora era sempre stata una principessa dai tratti delicati, e nessuno le avrebbe mai dato 23 anni... ora era diventata una piccola donna.
Come suggerito da lei passai a raccogliere i saluti di tutti gli invitati, che sembravano non finire più. Passò un'ora probabilmente quando ebbi finito.
-Bentornata, vostra maestà- mi colse alle spalle la voce di un uomo, e mi voltai per abbracciarlo riconoscendolo da subito. Era August, il mio migliore amico.
-Wow, non è molto principesco saltare addosso ad un uomo, e siamo in pubblico...- scherzò, stampandomi un bacio sulla guancia.
-Ma stai zitto! Non è cavalleresco neanche cogliere una donna alle spalle, rischi di farle prendere un colpo!- ribattei, baciandolo a mia volta e sorridendogli.
-Sei diventata ancora più bella Emma, lo sai?
-Ma smettila. Andiamo al buffet, ci aspettano gli altri... ho delle cose da dirvi.
-Sissignora! Tra l'altro sei molto carina così, è raro vederti con un vestito...
Gli diedi una gomitata tra le costole ridendo al suo lamento, ed insieme raggiungemmo il buffet dove ci aspettavano Aurora e Mulan, un'altra che mi era mancata molto e abbracciai felice.
 

-Cosa?! Come sei incinta, Emma!
-Quindi è Hook il bastardo a cui devo spaccare i genitali o Barbanera?
-Come ha potuto! Oddio, piccola, mi dispiace...
-EHI!- li interruppi gridando; grazie a Dio eravamo usciti in giardino, altrimenti ci avrebbero sentiti tutti: probabilmente avrei dovuto aspettarmi quella reazione anche da parte loro, com'era ovvio.
-Non fate come i miei genitori- li pregai -Nessuno mi ha violentata. Volevo andare a letto con lui e l'ho fatto. Se me ne pento? Ovvio, ma solo perché è uno stronzo che mi ha messa incinta e... e mi ha mollata per un'altra! E poi io non lo voglio un bambino!
Allora rimasero in silenzio, e li guardai uno a uno: August era rimasto senza parole, come anche Mulan, ma la più sconvolta sembrava decisamente Aurora... era quasi sbiancata. Mi trattenni dal ridere soltanto perché se l'avessi fatto mi avrebbero probabilmente dato della psicopatica, e non avrebbero avuto tutti i torti: quello non era un momento da risate.
-Guarda qua la piccola Emma...- fece dopo un po' il ragazzo -Si trova un pirata sexy e ci va a letto...
-Sta zitto- commentai, non riuscendo però a trattenere un leggero sorriso, poi mi voltai verso le altre due.
-Emma... perché? Oddio, lo sai che è praticamente legge che una principessa non può avere rapporti... rapporti di quel genere prima del matrimonio. Oh mio dio, non ci posso credere...- balbettò la più giovane, sempre più sconvolta, mentre gli altri due risero di lei, e non mi trattenni neanche io stavolta. Era buffo in fondo, era l'unica fidanzata tra noi, con un bel principe tra l'altro, e ora trovavo piuttosto assurdo non ci si fosse mai spinta oltre.
-Beh, tu non hai davvero mai fatto niente con Philip?- domandai quindi, e se possibile sbiancò ancora di più.
-Certo che no! Siamo fidanzati da solo un anno e... no assolutamente no, io credo in certi valori!
-E fai bene- intervenne Mulan, l'unica che ancora non aveva parlato. E anche l'unica da cui non mi sarei aspettata un'affermazione del genere. Anche lei aveva sempre trovato stupide certe usanze, perché ora invece aveva deciso di andarmi contro?
-Emma, voglio solo dire che... se anche tu avessi creduto in questo valore in particolare, ora non ti troveresti incinta e sola.- spiegò guardandomi negli occhi dispiaciuta, e allora abbassai lo sguardo.
Non aveva tutti i torti, anzi... aveva ragione.
Era vero: se avessi tenuto a freno i miei stupidi impulsi e per una volta mi fossi attenuta all'etichetta, ora non mi sarei ritrovata in una situazione di merda come quella. Mi avrebbe lasciata ugualmente, certo... ma senza il suo bambino nel mio grembo. Non solo sarei stata sola per sempre ora, ma avrei anche dovuto crescere un figlio su cui ci sarebbero state tante dicerie... chi non avrebbe parlato della principessa sgualdrina?
-Mi dispiace, non volevo ferirti- sussurrò poi -E' solo che... sai che è così.
-Lo so... lo so. Hai solo detto... la verità.- sorrisi amaramente, accarezzandomi la pancia; ancora non riuscivo a credere che ci fosse una nuova vita che stava crescendo lentamente dentro di me, da circa tre giorni o poco meno.
-Però questa è sfortuna, Swan. La prima volta che vai a letto con un uomo rimani incinta...- intervenne August, cingendomi le spalle con un braccio.
-Beh non è detto. Magari è successo la seconda... o la terza.- dissi imbarazzata, lasciando tutti nuovamente allibiti. Dio, ora anche i miei amici avrebbero creduto fossi una sgualdrina vogliosa.
-Sì ok, risparmiatevi i commenti. Lui è... molto attraente. È... ci sa fare, sa come conquistare una donna. Quindi sì, ci sono stata per tre volte nel giro di 24 ore!- confessai con voce più acuta del solito, poi mi tolsi quelle scarpe dal tacco infernale e mi diressi verso il pozzo, avevo decisamente bisogno di un po' d'acqua fredda... ma anche dell'intero secchio volendo, male non mi avrebbe fatto dopo tutto quello che avevo mangiato per lo stress.
Pur senza vederli, sentivo gli sguardi dei miei amici come se mi bruciassero la schiena, ma cercai di non pensarci e mi adoperai col pozzo. Non mi stavano giudicando, lo sapevo, erano solo preoccupati per me... ed era anche comprensibile, mi ero praticamente rovinata la vita in due settimane. Mi ero innamorata, mi ero fatta spezzare il cuore e mi ero perfino fatta mettere incinta! Peggio non sarebbe potuta andare, forse sarebbe davvero stato più facile se quell'esserino che aveva deciso di attecchire dentro di me fosse stato causato da una violenza. Meglio quel tipo di malessere che un cuore spezzato, almeno per me. Forse.
-Dannazione!- esclamai, quando per la mia disattenzione feci scivolare il secchio di nuovo dritto verso il basso.
-Ehi, posso darti una mano?
-Baelfire!- esclamai sorpresa e lasciai andare completamente la fune per voltarmi verso di lui; mi ero ovviamente chiesta come mai non fosse alla festa, ma non avevo voluto domandarlo ad alta voce perché in fondo non meritavo di averlo lì. In qualche modo l'avevo tradito... eppure eccolo, apparso improvvisamente a darmi una mano.
-Mi dispiace per il ritardo, la carrozza è... diciamo andata in pezzi lungo la strada. E ho chiesto a mio padre di non usare la magia.- spiegò con un sorriso, prendendomi la mano.
-Non... non ti preoccupare.- riuscii soltanto a dire, squadrandolo. Anche lui sembrava diverso dall'ultima volta, più adulto forse. Aveva un po' di barbetta, i capelli leggermente più lunghi e una cicatrice vicino l'attaccatura dei capelli, in alto a sinistra. Era il punto in cui l'avevano colpito la prima volta, me lo ricordavo bene.
-Come stai? Mi vergogno così tanto di non essere riuscito a proteggerti, Emma... ti ho lasciato nelle grinfie di quel... quel mostro... non sapevo neanche se ti avrei più rivista, ho provato a cercarti ma non c'è stato verso... e poi quando ho saputo che stavi bene...
-Va tutto bene- dissi, e poi scoppiai a piangere gettandomi tra le sue braccia. Non lo meritavo un uomo del genere, che si vergognava di sé stesso quando aveva rischiato la sua vita per salvarmi. Non meritava una donna a cui erano bastati un paio di occhi azzurri e un po' di fascino da pirata per dimenticarsi dei sentimenti che erano iniziati a sbocciare nei suoi confronti.
-Emma, piccola... va tutto bene, ci sono io adesso... come amico, come... come quello che vuoi, ma ci sono io...
-No Bae! Non posso permettertelo, meriti di meglio! Sono incinta di un altro uomo, e no, nessuno mi ha costretta ad andarci a letto! È solo colpa mia! Probabilmente mi merito che mi abbia abbandonata! E io lo amavo... lo amo, sono una persona orribile! - gridai tra le lacrime, e quando credetti che fosse sul punto di respingermi, mi strinse a sé con ancora più forza.
-Emma...- sussurrò nei miei capelli, poi si allontanò dolcemente e mi afferrò le mani, guardandomi negli occhi.
-Sì?
-Non so se è quello che vuoi. E so anche che... probabilmente sto correndo troppo. Ma sai cosa? Non m importa se sei incinta di un altro. Capisco, tu lo ami... ma... Sai, chiunque sia, dev'essere uno stupido se ha abbandonato una donna come te... è un errore che io non voglio fare, se posso evitarlo. Anzi. Se me ne darai la possibilità, il mio unico scopo sarà quello di farti felice... non voglio più vederti così triste e distrutta, perché il tuo sorriso è ciò che di più bello io abbia mai visto, e mi manca.
Spalancai la bocca mentre quello si metteva in ginocchio davanti a me ed estraeva un anello dalla tasca.
No... non poteva essere vero. Stava davvero per fare ciò che pensavo stesse facendo? Erano successe già troppe cose assurde nella mia vita, ci mancava soltanto questa.
-Vuoi concedermi l'onore di diventare mia moglie, Emma Swan?
-Sì.
























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Non avendo nulla da fare ed avendo ispirazione... ho già scritto il capitolo xD Rispetto al precedente ci ho messo meno angoscia, ma forse è altrettanto "crudele"... se così fosse, perdonatemi :P 
Emma sta cercando di andare avanti con la sua vita e ha accettato di partecipare a questa festa in suo onore... dove ha rivisto finalmente i suoi amici, e un po' l'hanno fatta star meglio nonostante tutto...
Per Baelfire... non dico niente. Non odiatemi :') In fondo lui non è cattivo, tieni a Emma e non gli importa di crescere il figlio di un altro uomo...
Nel prossimo capitolo ci saranno sviluppi, ma questa volta posterò prima l'altra ff...
Grazie nuovamente a tutti quelli che stanno leggendo e/o recensendo, siete sempre gentilissimi!
Un abbraccio :*

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Capitolo 20
*** Time is running out ***


Time is running out











Buttai la benda sul letto, non ero proprio capace di metterla da sola: ne avrei fatto a meno, in fondo non mi ero fatta nulla di grave. Anzi, ero contenta di essermi finalmente potuta sfogare con un sano allenamento insieme agli altri soldati e Mulan.
Nonostante tutto, l'esperienza a Neverland mi aveva certamente migliorata in battaglia, e avevo battuto tutti... persino quest'ultima, per la prima volta. Peccato aver fatto poi nella foga un bel volo dal cavallo, ed essermi slogata un polso oltre ad aver dato una bella botta al mio fondo schiena.
Tutti si erano precipitati ad aiutarmi, cosa che mi aveva dato estremamente fastidio nonostante fossi conscia che la loro fosse gentilezza. Eppure era come se da quando fossi tornata tutti si preoccupassero per me, come avessero paura che mi sarei potuta rompere da un momento all'altro.
Certo, dieci giorni fa avevo detto di “Sì” a Baelfire pur amando ancora quel maledetto pirata, ma non era un segno di debolezza: l'unione avrebbe giovato sia al regno che a me. Rumplestiltskin, per quanto poco lo stimassi dopo i racconti di Hook, avrebbe offerto la sua protezione, ed io, con Bae sarei stata felice. Forse non l'avrei mai amato, o almeno non quanto Hook... ma lui amava me, e voleva rendermi felice... inoltre avrebbe cresciuto il bambino come se fosse suo, e avrebbe evitato un grosso scandalo nei miei confronti. Era stato un gesto molto dolce e nobile da parte sua, e mi odiavo per la mia incapacità di amarlo. Odiavo l'aver lasciato il mio cuore su quella maledetta isola, con quello stramaledetto pirata che mi aveva fatta innamorare di sé.
-Emma! Stai bene?!
Mi voltai per veder irrompere i miei genitori nella stanza, con aria estremamente preoccupata e spaventata. Tanto per cambiare.
-Quando una porta è chiusa di solito si bussa- feci secca, mentre mi raggiungevano.
-Mulan ha detto che sei caduta e che sei corsa via... ti sei fatta male? Sei tutta intera?
-Oddio, ecco perché le avevo detto di stare zitta. La volete smettere?! Tutti cadono da cavallo, capita negli allenamenti! Non mi sembra questa gran tragedia!- feci esasperata, poggiandomi con la schiena contro il cuscino.
-Non le donne incinte. E quella benda?- domandò mio padre, notando la lunga fascia bianca che avevo lasciato nel bel mezzo del letto.
-Niente di che.- scrollai le spalle -Mi sono slogata un polso credo, ma non sono capace di metterla. Ora potete andare? Voglio... farmi una doccia, sono sudata.
-Va bene, ma prima lasciami fare, non puoi andare in giro così...
Non ebbi il tempo di obiettare prima che mia madre mi afferrasse la mano, e mi morsi la lingua nel momento in cui il suo sguardo si posò sul mio tatuaggio, il motivo per cui non avevo voluto assolutamente aiuto da loro. Inevitabilmente anche mio padre vide il piccolo timone nero, indelebile sulla mia pelle.
-E' un tatuaggio vero. Emma!
-Lo è- borbottai -Che sarà mai...
-Cosa?! Ti sei solo fatta... bucare la pelle per questa cosa! E sono certo che ora tu sia pentita, dato che non ho dubbi che sia legata a quel pirata!
-BASTA NOMINARMELO!- gridai disperata, trattenendo a stento le lacrime -STO GIA' MALE DI MIO, PERCHE' DOVETE METTERVICI PURE VOI? E NON SONO PENTITA COMUNQUE, D'ACCORDO?! E' UNO STRONZO, MA CHE VI PIACCIA O NO MI AVEVA RESA FELICE! NON MI PENTO DI PORTARNE IL RICORDO, PER QUANTO POSSA FAR MALE.
Infine non le trattenni più, e scoppiai a piangere come facevo più o meno ogni notte da quasi due settimane a questa parte.
Per quanti fiori mi regalasse Bae, per quante gite a cavallo mi portasse a fare, non riuscivo a togliermi dalla testa gli occhi azzurri dell'uomo che aveva aperto i miei all'amore, perché per quanto tentassi di negarlo, il mio amore per lui non era diminuito neanche un po'. Mi bastava chiudere gli occhi per sentire ancora vivi i suoi baci dolci e appassionati, i suoi abbracci sinceri, e i suoi sorrisi che scaldavano il mio cuore.
Per qualche ragione, mi sembrava ancora assurdo essermi immaginata tutto... non poteva davvero aver scelto una donna del suo passato a ciò che avevano, perché ero piuttosto certa mi amasse.
Non per presunzione, ma perché sapevo leggere tra le righe dei piccoli dolci gesti che aveva riservato più volte nei miei confronti. Se non era amore, allora cos'era?
Avevo perfino sognato che Pan lo ricattasse, e che quindi mi avesse mentito, per poi però aprire gli occhi nel mio letto e rendermi conto che i sogni non erano la realtà.
L'avevo perso per sempre, e dovevo farmene una ragione.
-Scusa tesoro... non volevamo farti star male di nuovo...- sussurrò l'uomo, e si sedette per stringermi piano a sé.
Odiavo farmi vedere così debole, ma le lacrime non volevano proprio saperne di smettere di scivolare lungo le mie guance.
Tra due settimane ci sarebbe stata la festa per il mio fidanzamento con Baelfire, e gli avrei fatto un torto se avessi continuato a pensare a Hook... però non riuscivo a farne a meno, più cercavo di convincermi a dimenticarlo, più risultava difficile.
Per quanto non lo meritasse, probabilmente sarebbe rimasto per sempre l'unico vero amore della mia vita, e l'unica soluzione sarebbe stata imparare a convivere con quel dolore finché non fosse diventato qualcosa di assolutamente normale.
-Io avrei viaggiato con lui- sussurrai -Aveva accettato di rimanere qui, ma sapevo che prima o poi si sarebbe stancato... e l'avrei seguito, senza esitazione. Mi piaceva la sua nave. La sua ciurma, lui... era tutto perfetto. Mi ha fatto dimenticare in un istante i mesi di prigionia, e mi ha trattata come una donna... normale. Mi ha fatta sentire speciale, ma allo stesso tempo normale, non più la principessa da trattare con rispetto per dovere.- spiegai, perdendomi a occhi aperti nei ricordi con quell'uomo per l'ennesima volta.
-Se è così come dici, sei sicura che ti abbia davvero lasciata per un'altra? E se l'ha fatto per proteggerti?
-No- scossi la testa -L'ho pensato anch'io, ma no... forse mi amava, ma non quanto ama lei. Non posso fargliene una colpa, eppure lo odio... lo odio perché non è giusto regalare la felicità a una persona e poi togliergliela. Probabilmente non dovrei neanche sposare Baelfire, perché mi sento di starlo ingannando in qualche modo... però...
-Devi fare ciò che ti senti tesoro- intervenne mia madre -Se non vuoi sposarlo annulliamo tutto, non sei costretta. Se invece lo vuoi... devi esserne sicura, perché non vogliamo che tu poi sia infelice per il resto della vita. So che è un bravo ragazzo, ma se non lo ami...
-Mamma, no. Lo sposerò. Ho deciso di sposarlo e lo farò. Non è che non mi rende felice, è solo che... non importa, forse imparerò ad amarlo. Chi lo sa.- E poi non voglio crescere quel bambino da sola aggiunsi, ma soltanto mentalmente. Se l'avessi detto mi sarei mostrata debole, e non volevo sembrarlo ancora di più. In realtà quel bambino non lo volevo proprio, ma sarebbe stato meglio crescerlo con Bae e fingere che fosse nostro, piuttosto che farlo da sola e pensare perennemente al suo vero padre.


-Wow, è diventato difficile batterti!- commentò mio padre mentre indietreggiava per riprendere fiato, e io sorrisi compiaciuta.
Dopo avergli assicurato che con un polso fasciato potevo benissimo combattere, dopo pranzo ci eravamo recati nel cortile per gli allenamenti, e l'avevo sfidato a battermi in un duello con le spade.
I soldati avevano preso una pausa e si erano seduti a guardare, insieme a mia madre, Mulan, e Baelfire che mi era venuto a trovare.
-Io piuttosto direi impossibile!- feci, tornando in posizione d'attacco -Siete già stanco, sire?
-Oh ve lo potete scordare principessa, abbiamo appena iniziato! A meno che non siate voi a essere stanca.- mi provocò.
-Oh, neanche per sogno! E ora te lo dimostro!
Tornai quindi ad attaccarlo, e nonostante parasse i colpi, dopo un po' iniziai a vederlo in difficoltà dato che io non accennavo a diminuire in velocità e intensità; infine, prima che potesse rendersene conto, riuscii a fargli volare la spada via di mano, catturando gli applausi e le urla dei nostri spettatori.
Io gli puntai la spada all'altezza del collo, poi scoppiammo a ridere e la buttai a terra, felice di aver battuto per la prima volta mio padre, nonché il re.
-Beh... dopo questa, dovrei praticamente abdicare e lasciarti il mio posto... non ci posso credere che la mia bambina mi abbia battuto!
-Avrà preso da me- intervenne mia madre e venne ad abbracciarmi, scatenando le risate dei presenti e le proteste del perdente.
Anche Bae si avvicinò per complimentarsi ma mi limitai ad abbracciarlo, senza baci. Ancora non ci riuscivo, non riuscivo a farlo spontaneamente, e di certo non sarebbe stato giusto farlo per forza. Lui sembrava non avere alcuna fretta, e quello era uno dei motivo per cui ancora ero convinta di aver fatto la scelta giusta nonostante tutto.
Lasciammo il cortile per permettere agli altri di continuare con le esercitazioni, e ci rinfrescammo con dell'acqua fredda e della frutta, che si dimostrò piuttosto rigenerante.
Era bello vedere intorno a me le persone che amavo sorridere, facevano davvero venir voglia di sorridere anche a me. Eppure, c'era quell'alone di tristezza attorno al mio cuore, che non mi permetteva di godere appieno della gioia di quegli attimi.
In cuor mio, sapevo che se Hook fosse stato lì, allora tutto sarebbe stato ancora più bello: anzi, sarebbe stato praticamente perfetto. Io sarei stata felice.
Istintivamente portai lo sguardo al polso, alla piccola parte di timone che spuntava oltre la fasciatura: come avevo detto ai miei, ero ancora felice di averlo fatto. Nonostante fosse finita male, quel viaggio mi aveva segnata per sempre, dentro e fuori.
-Emma, il polso come va?- mi domandò gentilmente Bae, prendendomi la mano con leggerezza.
-Oh non ti preoccupare, non è nulla di grave. E ho comunque battuto il grande re come vedi, quindi...- sorrisi, felice che non si fosse accorto del tatuaggio. Prima o poi l'avrebbe notato, ma volevo rimandare l'inevitabile discorso che avremmo dovuto fare il più a lungo possibile.
-Sì, e sei stata fantastica. Anche se è strano avere una fidanzata più forte di me!
Risi, sperando non si rendesse conto del riso nervoso che mi uscì. “Fidanzata”. Già, ero la sua fidanzata. Nonostante mancasse ancora del tempo alla nostra festa di fidanzamento, io gli avevo già detto di sì. Quindi lui era il mio fidanzato.
-Magari sei più forte in altro- scrollai le spalle -Abbiamo una vita per scoprirlo, no?
-Già. Ma spero non ci voglia così tanto...- scherzò lui, intrecciando le dita con le mie.
Mi odiavo, mi odiavo da morire.
Baelfire era dolce, simpatico, un bell'uomo, divertente... eppure tutto continuava a sembrarmi estremamente sbagliato. Le nostre mani non si allacciavano alla perfezione così come facevano la mia e quella del Capitano.
-Scusate, vado a... riposare. Sono stanca. Ciao Bae, scusami... ci vediamo a cena, vero?
-Certo... riposa bene.
Sorrisi e annuii, poi mi alzai senza troppa grazia e non appena sparii dalla loro vista corsi su per le scale, per chiudermi in camera: a piangere, ovviamente. Non ero stanca, avevo mentito, ma non potevo dire che mi stavo andando a nascondere per sfogare le lacrime ancora una volta.
Eri tu il mio lieto fine, Killian pensai, mentre poggiata alla finestra guardavo il cielo, l'unica cosa che in qualche modo ci univa ancora.
Per un solo breve attimo pensai di saltare giù e farla finita.
In fondo non sarei mai più stata davvero felice, dunque perché vivere? A che scopo?
Pur non trovando le risposte, però, mi riscossi quasi immediatamente dandomi della stupida per un pensiero tanto insulso: non ero una suicida, e di certo Hook non meritava che lo diventassi per lui.
Forse non sarei davvero mai più stata felice come con lui, ma non per questo la vita era finita; tante persone mi amavano, tante persone contavano su di me, e avrei anche avuto un regno da guidare, almeno fino a che mio fratello non fosse stato in grado di farlo... poi gli avrei volentieri ceduto le redini, ma per allora avrei avuto probabilmente qualche motivo per cui vivere. Lui, i miei genitori, Baelfire, mio figlio...
Già, mio figlio. Mi risultava ancora strano pensarci, perché nonostante le lunghe chiacchierate con mia madre, non ero pronta a diventarlo a mia volta.
Non volevo già dover iniziare a fare la mamma, volevo vivere la mia vita, vivere di avventure se possibile, e non stare a palazzo ad allattare un neonato.
Eppure, sfiorandomi la pancia, mi resi conto di non odiare quell'esserino inatteso. Che colpa ne aveva lui in fondo? Era solo un'anima innocente, nata dall'amore. Sì, nonostante tutto era frutto dell'amore, perché nel momento in cui lo avevamo concepito, quello era stato il sentimento dominante, anche per Hook, ne ero certa.
Chissà cosa stai facendo ora pensai Sarai a vagare per Neverland con la tua Milah... Vorrei sapere se ogni tanto pensi ancora a me. Se ti chiedi se hai preso la decisione giusta...
Sospirai, perché quelle sarebbero per sempre rimaste domande senza risposta. Io e lui non ci saremmo mai più rivisti, anche se qualche giorno prima mi era balenata l'idea di raggiungerlo e rinfacciargli tutto, dirgli tutto del bambino... ma sarebbe stata una decisione troppo stupida e avventata, perché non avrebbe cambiato nulla. Di bambini ne avrebbe avuti lo stesso, ma non con me, con Milah.
Avrebbe avuto una famiglia, e sarebbe stato felice... senza di me.

 

***

 

HOOK POV

Erano già passate due settimane da quando Emma se ne era andata, ed io ero stato incatenato in quella maledetta grotta, il luogo in cui l'avevo vista quasi morire. Il luogo in cui, tra altre due, sarei morto io.
Nonostante mi sentissi ormai debole, la mia mente non riusciva a stancarsi di pensare a lei.
Chissà cosa starai facendo, Swan. Spero tu stia cercando di dimenticarmi pensai, anche se da una parte speravo mi avrebbe ricordato almeno un po'.
Ma era una pretesa meschina, dopo quello che le avevo fatto, e anche assurda... ai suoi occhi ero l'uomo che le aveva spezzato il cuore, quello che aveva tradito la sua fiducia... perché avrebbe dovuto ricordarmi se non per brutti pensieri su di me?
Ormai la mia unica speranza era di rincontrarla in un nuovo mondo, in una nuova vita. In cuor mio, sapevo che in qualsiasi luogo o tempo mi sarei sempre innamorato di quella donna, chiunque fossi stato io, e chiunque fosse stata lei.
Forse un giorno, la mia mano si sarebbe di nuovo persa tra i boccoli morbidi e dorati; oppure entrambe le mie mani avrebbero goduto della sua pelle liscia. E forse in quel mondo non ci sarebbe stato il male a tenerci separati con la forza, forse la felicità avrebbe deciso di essere anche nostra amica.
Poggiai la schiena contro la parete dura, nonostante mi facessero male praticamente tutte le ossa e tutti i muscoli, e bevvi un sorso d'acqua ormai tiepida che mi aveva lasciato Pan, come ogni giorno.
Avrei preferito non farlo, sarebbe stato mille volte meglio lasciarmi morire e non dargli la soddisfazione di vedere il suo piano realizzato... ma sapevo che avrei messo in pericolo Emma. Se inizialmente avevo avuto qualche dubbio a riguardo, lui mi aveva fatto intendere a modo suo che se non avesse avuto me, si sarebbe preso lei.
Anche tentare di scappare sarebbe stato inutile, in primo luogo perché non avevo il mio cuore, e a lui sarebbe bastato prenderlo per richiamarmi. In secondo luogo, non ne avevo le forze... non ne avevo per salvare me stesso, figurarsi per raggiungere Emma e proteggerla dall'ira del piccolo demonio.
No, ormai me ne ero fatto una ragione.
Sarei morto lì, senza mai più rivederla.
Sarei morto lì, con in consolazione il pensiero di averle salvato la vita.
Anche se, da un paio di notti a questa parte l'avevo sognata... in dei sogni strani.
Lei mi gridava contro, mi urlava di averle rovinato la vita... e poi apparivano dei grandi occhi azzurri uguali ai miei, soltanto che non erano i miei, ma di qualcun altro. Tuttavia ero piuttosto certo che fosse stato quel luogo a farmi impazzire, il senso di colpa per averle spezzato il cuore a turbarmi con quelle immagini anche durante la notte. O di giorno?
Avevo smesso di tenere il conto del tempo dopo due giorni lì, quindi non sapevo dire quando dormivo, se di notte o in pieno giorno. Non mi serviva a nulla saperlo.

 

10 giorni dopo...

-Capitano, buongiorno!
Mi limitai ad alzare lo sguardo, senza rispondere. Ormai avevo perso le forze perfino per parlare.
-Oggi ho deciso di portarti dello stufato e un po' di rum... si festeggia!
-Ah sì? Ti è caduto il primo dentino da latte? Auguri allora- dissi con una risata priva di allegria: debole o no, l'avrei sbeffeggiato fino alla fine dei miei giorni.
-Divertente, te lo concedo... ma no! Festeggiamo il fatto che sei riuscito nel tuo intento eroico... e hai reso felice la tua principessa.
-Emma?! Cosa diavolo sai di lei, non devi osare neanche avvicinarti!- tuonai saltando in piedi, dimenticandomi di stanchezza e dolore. Al solo pensiero che potesse averle fatto del male, la rabbia mi invase completamente, con un'intensità tale che scordai perfino di non avere un cuore nel petto.
-Ehi, stai tranquillo, porto solo buone notizie... tra 4 giorni la bella biondina festeggerà il suo fidanzamento con Baelfire, ed annunceranno la data del loro imminente matrimonio!
La frustrazione e il dolore a quel punto sostituirono la rabbia in una frazione di secondo: erano sentimenti egoistici, perché la notizia avrebbe dovuto farmi felice.
Se stava per sposare Baelfire, voleva dire che era riuscita ad andare avanti con la sua vita, e si era finalmente convinta a sposarsi. A sposare un uomo che non ero io, qualcuno che avrebbe potuto renderla felice. Qualcuno che meritava.
-Non vuoi brindare? Non sei contento? Il suo cuoricino è salvo dall'oscurità che volevi evitarle... tu morirai, ma lei vivrà una vita felice. Nel letto di un altro uomo.
Il ragazzino scoppiò in una fragorosa risata, e mandò giù uno dei due bicchieri di rum, poi lasciò l'altro e il piatto a terra per me.
-Non sei molto loquace... eppure credevo di non averti tagliato la lingua. Oh beh, goditi il pranzo capitano... perché, pensa che coincidenza, nel giorno esatto in cui lei giurerà amore eterno ad un altro, il tuo cuore andrà in frantumi... non è una cosa estremamente romantica?
La sua risata si diffuse e rimbombò per tutta la sala mentre volava via, lasciandomi solo con del cibo vero, e una notizia che l'aveva reso immangiabile.
Non riuscii più a mantenere salda la mia forza, e permisi a una lacrima di scivolare via, lungo la guancia, fino a raggiungere il mento, per poi scendere giù per il collo.
Fu l'unica, ma bastò per far crollare tutte le mie convinzioni, quelle che mi avevano aiutato a tenere la testa alta per quasi un mese ormai.
Potevo dirmi tutte le bugie che volevo, ma la verità era che nulla mi avrebbe fatto più felice di essere con lei, ora.
Avrei dovuto essere egoista, fare il possibile per scappare durante la notte, e una volta fuori pericolo raccontarle tutto. Da lì in poi, avremmo affrontato Peter Pan insieme. L'avrei protetta a costo della mia vita, ma senza doverle spezzare il cuore. Senza quelle stupide bugie.
Una possibilità di farcela forse l'avremmo avuta: il vero amore non era forse la magia più forte di tutte? Era una frase che avevo sentito fino allo sfinimento, perché allora avevo deciso di non darle una possibilità di avverarsi? Avevo perso tutti, ma forse non ero costretto a perdere lei per forza.
Mi odiavo per quei pensieri, per la mia debolezza, il mio egoismo, ma la verità era che in quel momento avrei voluto avere Emma tra le braccia più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Era frustrante ed estremamente doloroso sapere che non ne avrei mai avuto la possibilità.
Lei si sarebbe sposata, avrebbe donato anima e corpo ad un altro uomo, e forse un giorno anche il cuore.
Ma non potevo biasimarla. Io l'avevo spinta tra le braccia di un altro.
Io le avevo chiesto di dimenticarmi.
E per quanto sapessi che fosse giusto, al tempo stesso lo sentivo completamente sbagliato.

 

EMMA POV

Richiusi l'armadio rassegnata, per quanto quell'abito fosse splendido, non riuscivo a guardarlo troppo a lungo.
Aveva un'ampia gonna di velluto azzurro, il corsetto era tempestato di cristalli e piuttosto scollato, ma l'effetto era alleggerito dalla stoffa trasparente che mi copriva fino al collo e per metà braccio.
Me l'avevano cucito su misura, e mia madre lo adorava: davanti a tutti anch'io avevo finto entusiasmo, perché era davvero bello, ma in realtà mi pesava come se fosse fatto interamente di diamanti.
Il fatidico giorno del fidanzamento si stava avvicinando sempre di più, e ancora non avevo capito come mi sentivo a riguardo. Stavo davvero facendo la cosa giusta?
Posai lo sguardo sul tatuaggio, gesto che ormai era diventato abitudinario. Da quando avevo tolto la fasciatura non facevo altro che guardarlo, anche distrattamente a volte. Era più forte di me.
I miei erano addirittura venuti a parlarmi preoccupati qualche sera fa, credendo che potessi essere caduta in depressione... avevo quindi evitato di dirgli del breve attimo in cui avevo pensato di porre fine alla mia vita, o mi avrebbero rinchiusa.
Invece li avevo rassicurati, perché in fondo la mia non era depressione... era solo tristezza, era un cuore spezzato che non voleva saperne di iniziare a riassemblarsi.
Volevo dannatamente tornare a provare qualcosa, tornare a provare quel sentimento travolgente in cui mi aveva coinvolta Hook.
Ci avevo provato con Neal, e nonostante i baci fossero stati piacevoli non mi avevano fatto battere forte il cuore come se dovesse saltarmi via dal letto.
Avevamo perfino quasi fatto sesso, ma mi ero fermata. Non per paura, ma per mancanza di sentimento. Probabilmente almeno con lui avrei onorato l'etichetta e avrei atteso fino al matrimonio... per fortuna non se l'era presa, perché inizialmente era stato anch'egli restio a farlo prima che fossimo sposati.
Aurora, Mulan, August, Philip, perfino Graham... tutti i miei amici mi avevano interrogata sul perché avessi deciso di sposarmi, e nessuno di loro aveva capito fino in fondo. Come dargli torto, neanch'io stessa lo capivo davvero.
Mulan era stata quella con meno peli sulla lingua, come sempre, e mi aveva letteralmente dato della “stupida ragazzina idiota che fa cazzate solo per capriccio”; Aurora invece era stata quella più dolce, aveva tentato di convincermi a non sposare un uomo che non amavo, perché non sarei mai stata felice.
Ma non lo sarei mai stata in ogni caso, quindi perché non cercare almeno di far felice chi avevo intorno e godere almeno di qualche sprazzo di gioia? In fondo non sarebbe stata una brutta vita... solo incompleta.
Improvvisamente sentii sbattere qualcosa alla finestra, ed istintivamente mi voltai a guardare nonostante fosse probabilmente il ramo di qualche albero.
Invece no, rimasi a bocca aperta.
Cercando di riscuotermi saltai giù dal letto ed andai ad aprire, lasciando entrare la piccola creaturina luccicante, che non appena fu dentro venne avvolta da una polverina verde che la portò a dimensioni umane.
-Trilli! Cosa ci fai qui!- esclamai sorpresa, e la abbracciai forte.
-Non sei felice di vedermi?- rise ricambiando la stretta.
-Ma certo!- esclamai, e lo ero davvero. La ciurma era ripartita solo il giorno dopo il nostro arrivo, e da allora non avevo più avuto nessun legame con la mia avventura. Ovviamente erano uomini di mare, e non avevo potuto che capirli e accompagnarli al porto, pregandoli di passarmi a trovare qualche volta.
Trilli però era probabilmente una delle mie migliori amiche, e quindi dopo Hook quella che mi era mancata di più. Quasi non ero riuscita a credere ai miei occhi quando era apparsa alla mia finestra.
-Da quand'è che vanno di moda i vestiti corti per una principessa?- scherzò riferendosi all'abito che indossavo, fino al ginocchio.
-Da quando ho deciso che girare per casa con quei cosi ingombranti rischiava di uccidermi per le scale, e quindi l'ho tagliato...- le spiegai divertita, e la feci accomodare sul letto -Vuoi qualcosa? Da bere, da mangiare, non so... e...
-No, no, non c'è tempo Emma. Sono venuta per una cosa importante. Si tratta di Hook!
-Che c'è, la sua fidanzatina l'ha mollato?- feci acida, non avevo alcuna voglia di parlare di lui al momento, l'avevo sempre pensato così tanto che ormai avevo la nausea.
-Niente del genere, stammi a sentire. La fidanzata morta è ancora morta, ti ha mentito! Hook ha deciso di sacrificarsi per salvarti la vita, Emma! Morirà Emma, la notte di luna piena!
-Ma è... il giorno del mio fidanzamento.
























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono riuscita a scrivere il capitolo in due giorni, non ci posso credere xD
Prima sono passate due settimane dal ritorno di Emma, e poi altri dieci giorni... sono stata brava su, non ho fatto 30 capitoli per 30 giorni xD 
Emma si è tenuta occupata, e ha perfino battuto Charming lol E ora... sta per fidanzarsi ed era ormai convinta, pure nell'incertezza, di sposare Baelfire... nonostante tutti le abbiano fatto notare che non ne è innamorata, e soffre ancora per Hook...
E alla fine, quasi agli sgoccioli, Trilli è arrivata con la verità su Hook... cosa vorrà fare Emma? Devo ancora decidere bene, ma in grandi linee le idee le ho...
Buonanotte/Buongiono e grazie a tutti quelli che seguono! :*

P.S. Ho visto tutti i video possibili e immaginabili del Comic Con... quanto sono belli quei due, li amo ç_ç E anche il panel con tutti insieme è stato fantastico... che ansia che mette Dark!Emma! E sono contenta per Merida! *_* Ora aspetto con tantissima ansia foto dal set!
 

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Capitolo 21
*** A new captain to save The Captain ***


A new captain to save The Captain

 










 

Quella rivelazione ebbe lo stesso effetto di una secchiata d'acqua fredda; boccheggiai, e dovetti sedermi sul letto per non crollare per lo shock.
Dunque avevo avuto ragione fin dall'inizio, Hook mi aveva mentito.
Amava me, e non Milah. Aveva mentito per salvarmi la vita.
Ma ciò non cambiava comunque che mi avesse mentito, spezzandomi il cuore. Mi aveva guardata negli occhi mentendo spudoratamente, mi aveva guardata implorarlo di dirmi la verità, e poi mi aveva vista spezzarmi. Non aveva fatto nulla per evitarlo, aveva preferito distruggermi dentro che avere fede in noi e condividere il peso di una guerra con Pan insieme a me.
Per me l'amore era anche sincerità, condivisione. Lui invece aveva deciso anche al posto mio, e non mi aveva dato la possibilità di rimanergli accanto e battermi accanto a lui.
Per quanto nobili fossero state le sue intenzioni, restavano comunque sbagliate.
-Cosa vuoi fare?- mi domandò Trilli titubante, guardandomi negli occhi.
Cosa volevo fare? Non avevo molta scelta, nonostante tutto.
-Non lascerò morire quell'idiota per me.- dissi quindi, decisa -Come torniamo a Neverland? Tu come hai fatto, magia? Polvere di fata?
-La Jolly Roger. Ci sono anche dei fagioli magici, ne ho trovati io.
-Cosa?!- esclamai, nuovamente sconvolta -Sono tornati proprio tutti? Siete venuti tutti insieme?
-Mi sembra ovvio! La nave è al porto, come copertura per non farci scoprire... abbiamo portato un po' di frutta esotica da Neverland.
-Sì ha senso, avete fatto bene.
Mi alzai in piedi e iniziai a girare per la stanza, cercando di fare mente locale e farmi venire in mente un piano per partire senza che i miei se ne rendessero conto e mi fermassero.
Certo, odiavo Hook. Forse ancora più di prima, perché non aveva mantenuto fede alla nostra promessa di raccontarci sempre la verità, ma al contempo lo amavo troppo per lasciarlo lì a morire.
Aveva sbagliato, e non glielo potevo perdonare, perché avrei preferito mille volte restare al suo fianco e morire insieme se fosse stato destino, ma... in fondo l'aveva fatto per amore.
In una maniera estremamente stupida, ma comunque per amore, e questa volta non avevo dubbi.
Avrei fatto un casino se fossi partita, ma dovevo; sapevo che avrei fatto disperare i miei genitori, e ancor di più Baelfire, che non si meritava un trattamento del genere. Pur non amandolo nutrivo per lui un grandissimo affetto e un'enorme stima, perché al contrario di Hook non mi aveva mai mentito, e non aveva mai cercato di scegliere per me.
Mi aveva chiesto se preferissi girare a piedi o in carrozza essendo incinta, ma quando gli avevo detto di non voler rinunciare alle galoppate per i boschi non aveva avuto nulla da ridire: si era solo raccomandato che stessi attenta a non farmi male.
Forse, però, lasciarlo era comunque la cosa migliore, la meno egoistica di tutte: un uomo così, meritava una donna che amasse soltanto lui, che gli fosse devota non solo col corpo e la mente, ma anche col cuore. Io il mio cuore non sarei mai riuscita a donarglielo del tutto, ed era ingiusto nei suoi confronti.
Non sapevo cosa sarebbe successo con Hook, in realtà non sapevo neanche se ne saremmo usciti vivi... ma se c'era una cosa che sapevo, era che dovevo un futuro a quel ragazzo meraviglioso che pur conoscendo i miei sentimenti sarebbe stato felice di stare al mio fianco per il resto della vita.
-Va bene, allora... adesso è presto, dovremmo partire quando sarà buio per non dare nell'occhio. Di solito dopo le 23 mi ritiro nelle mie stanze, quindi i miei non mi verrebbero a cercare prima dell'ora di colazione... lascerò una lettera sì, così non si preoccuperanno ma sarà anche tardi per fermarmi...
-Emma! Frena un po'!- mi fermò Trilli -Calmati e respira. Informerò la ciurma che partiremo alle 23.30, quindi di tenersi pronti. Tornerò io a prenderti, così non rischi di ammazzarti se devi scappare dalla finestra...
-Ah già. Grazie.- sospirai, e mi buttai sul letto esausta a causa della mia mente in continuo movimento. Pur senza chiederglielo stava già elaborando un piano d'azione per fuggire senza destare sospetti.
Avrei scritto una lettera per i miei genitori e una per Bae prima di cena, e all'ora di ritirarmi in camera gli avrei dato la buonanotte come sempre. Sperando non fosse un addio.
Se tutto fosse andato per il meglio sarei tornata entro pochi giorni, ma c'era anche la possibilità di non rivedere mai più nessuno di loro... e gliel'avrei scritto. Sarei stata sincera. Con tutti.
-Come hai fatto a scoprire di Hook, comunque? Dopo quasi un mese...- le domandai curiosa, facendole cenno di stendersi vicino a me senza farsi problemi.
-E' una lunga storia- iniziò prendendo posto -Per giorni non sono mai riuscita a vederli in giro, ma ho pensato si nascondesse apposta. O che fosse già in giro a compiere lavoretti per Pan, quindi non mi sono posta troppo il problema... lo consideravo uno stronzo, non sono andata a cercarlo. E poi, per caso, circa una settimana fa... vagando intorno al perimetro della Skull Rock, per fare delle ricerche, ho visto Peter Pan entrarvi. E lo stesso è successo per i successivi due giorni. Non che fossi sorpresa, ma mi sono accorta che entrava sempre agli stessi orari... alle 8 del mattino, e poi alle 6 di sera. Portava un cestino, e ho immaginato non andasse a fare un picnic... ieri mattina l'ho seguito, in forma di fata. Mi sono nascosta nel cestino e... ho visto tutto. Hook è lì dentro, incatenato. Oh Emma, è in uno stato pietoso! Lui non ha battuto ciglio ovviamente, cerca di essere forte, lo so... ma è... è pallido, sciupato, stremato, ha una cera terribile. Non l'avevo mai visto così!
Al sentire quelle parole mi si strinse il cuore: era dura immaginarmi un uomo forte come Hook costretto in catene e ridotto in quelle condizioni. L'aveva fatto per evitare la stessa fine a me probabilmente, e la cosa un po' mi faceva tenerezza, ma non era giusto.
-Poi... ascoltandoli parlare ho capito che la notte di luna piena userà il suo cuore per... per dare vita eterna a sé stesso e l'isola. Non so i dettagli, non so perché proprio il suo cuore, ma...
-Ma se non fermiamo Pan, lui morirà. Non posso permetterlo. Non gli permetterò di morire se non per mano mia! Solo io ho il diritto di farlo nero, considerando che mi ha anche messa incinta!
-Cooosa?!- esclamò, stavolta era il suo turno di essere sconvolta -Aspetti un bambino, Emma?!
-Sì cazzo! E non voglio! Quindi se qualcuno deve uccidere quel pirata, quel qualcuno sarò io!
-Certo, mi sembra giusto ma... posso gioire solo un pochino? È una cosa così dolce...
-No! Non c'è assolutamente niente di dolce! È terribile! Non ho mai lontanamente preso in considerazione l'idea di avere figli tipo prima dei 35 anni, e guardami ora... sono fregata con 10 anni d'anticipo!
-Oh avanti... che c'è, pensavi di non fare sesso con un uomo fino ai 35 anni?- alzò un sopracciglio divertita, al che arrossii. Era una giusta osservazione in effetti.
-E' solo che... non ci pensavo molto agli uomini. Però... suppongo che... beh, non ci ho pensato! Ma è colpa sua comunque.- feci incrociando le braccia al petto, su quello non avrei mai cambiato idea, per quanto infantile e sbagliato fosse.
D'altra parte, non potevo negare di sentirmi finalmente viva dopo quasi un mese di sofferenza semi-repressa e tristezza: Hook stava per morire, io stessa stavo andando incontro alla morte... ma non mi faceva paura, era l'esatto opposto. Avevo una grande scarica di adrenalina addosso, perché comunque fossero andate le cose non sarei finita a fare la regina-moglie-madre con una vita monotona e vuota.
-Voglio vedere cosa succederà quando glielo dirai- fece lei divertita -Oh Emma, sarete dei genitori fantastici...
-Frena. Nessuno dice che tornerò con lui. È uno stronzo e un bugiardo, e il fatto che l'abbia fatto per me non cambia le cose... perché gli avevo detto di non farlo. Lo salverò o morirò con lui, questo sì, perché lo amo... ma se sopravviviamo, vedremo.
Già, non bastava l'amore a sistemare ogni cosa almeno non per me; ovviamente non era una caratteristica che avevo acquisito dai miei genitori, perché a loro sarebbe bastato... ma non a me. In una relazione seria volevo potermi fidare dell'uomo accanto a me, considerarmi sua pari, e non quella fragile da difendere a tutti i costi. Aveva iniziato col piede giusto, odiavo avesse rovinato tutto con questa bravata... proprio non riusciva a rendersi conto che avrei preferito morire lottando al suo fianco che vivere senza di lui?! Eppure aveva perso l'amore una volta, doveva sapere come ci si sentiva meglio di chiunque altro.
Quindi, se l'avrei perdonato, sarebbe dipeso da lui – da lui e da me ovviamente, ma in primo luogo da lui, da come avrebbe affrontato l'argomento.
-Allora, cos'è questa storia che ti fidanzi con un altro?
-Non voglio parlarne adesso. Te lo spiegherò quando saremo sulla Jolly Roger.- tagliai corto. Non avevo alcuna voglia di parlare di Baelfire ora, perché mi faceva sentire troppo in colpa anche il solo pensare a lui. Probabilmente mi avrebbe odiata, e avrebbe anche fatto bene.
Adesso era tempo di mettermi a scrivere le lettere mentre Trilli andava ad avvertire i pirati, e continuare a comportarmi come se nulla fosse con i miei genitori e i miei amici: cosa che non sarebbe stata facile, considerando che avremmo avuto a cena Mulan e Baelfire. Lui forse non si sarebbe fatto troppe domande se mi avesse vista strana, ma lei era troppo sveglia per non accorgersene, dovevo essere un'attrice perfetta.

 

***

 

Era stato difficile cenare e chiacchierare tranquillamente, e fingere che non stessi per partire di nascosto mandando a monte la mia festa di fidanzamento. Avevo dovuto trattenere le lacrime con tutta la mia forza di volontà quando Bae mi aveva dato la buonanotte con un tenero bacio e la promessa di portarmi l'indomani a partecipare insieme a lui alla corsa dei cavalli.
Quanto diavolo ero stupida a non riuscire ad amare un uomo che mi capiva così tanto, da lasciare da parte l'etichetta consona a una principessa solo per farmi star bene e divertire? Chiunque avrebbe conquistato il suo cuore, sarebbe stata una donna estremamente fortunata.
Avevo sorriso e dato la buonanotte ai miei genitori come se tutto andasse bene, consapevole che li avrebbe distrutti vedermi sparire di nuovo... di nuovo con l'incertezza se mi avrebbero mai rivista viva.
E Mulan... beh, era Mulan. Dopo un paio di tentativi di mentirle, ovviamente falliti, le avevo raccontato tutto, ed ora mi stava aiutando a prepararmi.
-Cavolo, questo sì che è comodo!- commentò, quando finii di sistemarmi la cintura sul panciotto blu: ovviamente avevo conservato i vestiti che mi aveva procurato Trilli, ed erano tornati utili prima del previsto.
-Poi posso chiedere a Trilli di farti qualcosa di simile... vestita così morirai di caldo a Neverland!
-Bene, non mi sono mai vestita da pirata... potrebbe essere interessante, oltre che comodo.
-Vedrai, poi non vorrai indossare altro! Non sai quanto mi mancava... odio quei vestiti enormi, non capisco perché le donne debbano portarli!
-Già, è per questo che li indosso soltanto alle feste in grande stile che danno i tuoi. E passo la nottata a massaggiarmi la milza distrutta dal corsetto, poi. Va bene, abbiamo tutto l'indispensabile comunque.- fece infine, mettendosi in spalla la sacca con le spade, gli archi e le frecce. Non avevamo portato nient'altro dato che le avevo assicurato che i pirati fossero piuttosto ben organizzati in fatto di rifornimenti. In realtà non gli mancavano neanche le armi, ma lei non sarebbe mai partita senza.
-Sì, non ci resta che aspettare Trilli... dovrebbe essere qui tra cinque minuti.
-Sono curiosa di conoscere questa fatina. E anche questo fantomatico Capitano che ti ha fatto perdere la testa... e anche altro.
Scoppiai a ridere e le tirai un cuscino in faccia, sinceramente contenta che questa volta avrei avuto anche lei a mio fianco. Lei mi aveva addestrata nel combattimento meglio di chiunque altro, perché non si era mai fatta problemi ad andarci pesante, e quindi mi aveva insegnato a difendermi e attaccare anche nelle circostanze più disperate. Sarebbe stato bello combattere fianco a fianco contro dei ragazzini, che di giovane e innocente avevano soltanto il corpo.


Dopo l'abbraccio di gruppo al mio arrivo, abbracciai i pirati uno a uno, mi erano davvero mancati. Ed ero contenta di essere mancata anch'io a loro, ciò mi fece capire quanto forte fosse diventato il nostro rapporto nel corso di quelle due settimane, e il fatto di non avermi avuta più con loro per quasi un mese non aveva cambiato il fatto che ci sentissimo come di famiglia.
-Come te la passi, eh?- mi domandò infine Jack, con una pacca sulla spalla -Felice di sfuggire ai tacchi alti e gli abiti ingombranti?
-Non sai quanto! Per la prima domanda passo parola... sto, cioé, stavo per fidanzarmi ufficialmente.- dissi, fermandomi prima di svelare del bambino in arrivo. Volevo fosse Hook il primo a saperlo, e volevo che lo sapesse da me. In più, dirgli che ero incinta avrebbe potuto renderli un po' troppo protettivi e non mi andava di correre il rischio proprio ora che ci sarebbe finalmente stata di nuovo un po' di vera azione.
-Wow, e l'hai mollato?
-Con una lettera. Sono una persona orribile, lo so!
-No Swan... sei un pirata!- rispose allegro quello, facendomi sorridere. Era bello sentirselo dire.
Presentai alla ciurma anche Mulan, e accolsero a braccia aperte come me: ovviamente si resero conto immediatamente che si trattava di un'altra donna forte con cui non avrebbero avuto alcun tipo di problema, quindi la fecero subito sentire a casa offrendole una delle loro stanze sottocoperta per passare la notte.
-Bene, ora è tempo di salpare, che dite? Quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi!- proposi raggiungendo Smee per aiutarlo a tirare su la passerella.
Fu allora che capii perché era immobile e silenzioso con lo sguardo fisso avanti. Mia madre era proprio lì davanti, e mi lanciò uno sguardo serio che non prometteva nulla di buono.
-Emma che succed... oh.- anche Mulan rimase immobile, e ci scambiammo degli sguardi poco rassicuranti.
Come aveva fatto a scoprire che me ne ero andata? Trilli ci aveva fatte planare giù dalla finestra insieme a lei, e non avevamo fatto il minimo rumore per uscire dal castello.
-Ero venuta a portarti una tisana, ti ho vista un po' nervosa stasera. E pensa... ora ho capito il perché!
-Hai letto la lettera?- le domandai solo, non sapendo che altro dire. Quella era una situazione che avrei voluto evitare, per affrontare soltanto al mio ritorno, sempre se fossi tornata.
-Sì, l'ho letta. E... sono venuta a salutarti e augurarti buona fortuna.
-Eh?!- esclamai, porgendole una mano per farla salire a bordo, sconvolta. Quella era una cosa che non mi sarei mai aspettata. Non era venuta a fermarmi, era incredibile: quindi aveva capito la mia urgenza?
-Sì Emma. In un primo momento mi sono arrabbiata ma... quando io ero più giovane, avrei fatto lo stesso per tuo padre, anche a costo della vita, come stai facendo tu. Quindi se tu ami quell'uomo come dici... non ti fermerò.
-Wow...- borbottai confusa, guardandola negli occhi. Certo, ero abituata ad essere lasciata piuttosto libera di fare le mie scelte, ma mai fino a questo punto. Si trattava pur sempre dei miei genitori, e come tutti i genitori si preoccupavano della mia incolumità, com'era normale che fosse; probabilmente sarei stata anch'io così con mio figlio.
-Promettimi solo di tornare tutta intera tesoro, non voglio perderti...
-Altezza, non vi preoccupate di questo- intervenne Smee -Ognuno di noi, qui, darebbe la vita per salvare quella della principessa. Proprio come ha fatto il nostro capitano.
A mia madre scivolò una lacrima che percorse i tratti del suo sorriso, io invece abbracciai l'uomo bassoccio e simpatico facendogli quasi volare via il berretto, che risistemai tra le risate.
-Hai degli amici fantastici, Emma. Vi ringrazio ragazzi, ora sono più tranquilla a lasciar andare mia figlia...
-Siamo pirati Vostra Altezza, ma abbiamo un codice. Siamo uomini d'onore, ve lo posso garantire. Quel Barbanera non era un vero pirata, o non avrebbe mai fatto del male a vostra figlia.
-Lo so... mi fido di voi. Buon viaggio, aspetteremo il vostro ritorno e... Emma, abbi cura di te, ti prego.- aggiunse stringendomi forte a sé, e io ricambiai. Ero felice di avere una madre del genere, che mi capiva e sosteneva in qualsiasi cosa: ora più che mai riuscii a vedere il motivo per cui il popolo l'amava e l'aveva sempre sostenuta anche durante il regno del terrore di Regina.
Con la promessa di non dire nulla a mio padre prima del mattino successivo e di consegnare la lettera a Baelfire, scese dalla nave e restò a guardarci mentre prendevamo il largo, pronti a una nuova avventura.
-E adesso Swan, siamo tutti d'accordo...- intervenne di nuovo Smee, guardandomi serio, mentre veniva circondato dagli altri pirati a parte il timoniere.
Io mi scambiai uno sguardo confuso con Mulan e Trilli, poi tornai a guardare loro: che altro c'era che dovevo sapere? Era successa qualche altra tragedia nel frattempo?
-Vogliamo che in questa missione, siate voi il nostro capitano.
Boccheggiai per l'ennesima volta quel giorno, all'ennesima sorpresa. Cosa?! Mi volevano addirittura nominare... capitano? Io? Io che ero stata su una nave pirata per nemmeno un mese? Era Hook il Capitano, l'essere stata la sua ragazza non comportava che avessi imparato ad esserlo anch'io, e sinceramente non credevo di esserne capace.
-N... non posso farlo. Fallo tu Smee, hai molta più esperienza e...- balbettai, non sapendo come rifiutare. Era un grande onore e molto dolce da parte loro, quindi non volevo offenderli ma fargli capire che non ero in grado.
-No, voi siete adatta a fare da capitano, non io, né nessun altro. Vogliamo voi.- li squadrai tutti, mentre annuivano, e non seppi davvero che fare. Come potevo deluderli data tutta questa grande fiducia che riponevano in me?
Forse, dopotutto, avrei potuto farcela. Hook mi aveva insegnato tutto sull'orientamento in base alle stelle, e sui nodi... il resto consisteva nel guidare la nave in base alle mie conoscenze, e avendo le basi forse avrei potuto mettermi alla prova. Sapevo cosa fare per raggiungere Neverland, la direzione da prendere e in che modo muoverci una volta arrivati.
-Avanti Emma, non vuoi uscire dal ruolo di principessa per fare il capitano di una nave pirata?!- mi incitò anche Mulan, che mi convinse dandomi l'entusiasmo che mi serviva.
-D'accordo. Sarò il vostro capitano, fino a che non recupereremo Hook.- acconsentii quindi, guadagnandomi un applauso generale -Issate le vele... useremo i fagioli magici che ci ha procurato Trilli, quindi non avremo bisogno della Pegasus. A mezzanotte esatta apriremo il portale, e ci faremo trasportare direttamente vicino al campo indiano, abbiamo bisogno di rinforzi. Peter Pan è pericoloso, come il suo esercito di mocciosi, che come tutti sapete lo sono solo in apparenza. Dobbiamo unire tutte le forze possibili per salvare il nostro Capitano. Quindi forza uomini, si fa rotta verso ovest!

 

***

 

HOOK POV

Non ero il tipo da fare il conto alla rovescia per il giorno della mia morte, ma ci pensava Peter Pan a farlo per me.
Mi aveva portato come al solito la colazione, e aveva sistemato delle bacche in modo che formassero un bel “-3”.
-Molto simpatico- commentai, cercando di mantenermi distaccato -Peccato che non mi piacciano le bacche, puoi tenertele.
-Le ho messe solo come forma decorativa, non devi mangiarle per forza.- rise lui -Ora ti lascio mio caro, ho altre faccende da sbrigare. Ospiti, e come ben sai è raro... quindi devo accoglierli al meglio. Buona giornata!
Aspettai che uscisse prima di scagliare un pugno contro il pavimento, e mandare per aria la frutta che mi aveva lasciato. Il dolore fu atroce, ma non lo percepii completamente, era come se avessi corpo e mente separati, e non sapevo se fosse un buon segno. Ma in fondo cosa importava? Mancavano soltanto tre giorni e sarei morto, quindi la mia salute non era molto importante. Sarei potuto sopravvivere anche senza mangiare ormai, mi sarei limitato a bere. Il ragazzino avrebbe ridotto il mio cuore in cenere, e sarei morto con la consapevolezza di essere riuscito a salvare Emma.
Mi sarei concentrato sul ricordo del suo sorriso, dei suoi occhi splendenti, delle sue labbra morbide, dei suoi capelli dorati, e della sua pelle liscia, quando sarebbe arrivato il momento... non volevo abbandonare questo mondo con brutti pensieri, perché nonostante stessi per morire, avevo avuto la fortuna di ricevere in dono un periodo se pur breve, estremamente felice, dopo i lunghi anni di sofferenza e sete di vendetta.
Sarei morto nella luce, e non nelle tenebre: il mio cuore era rosso, senza neanche una sola macchia di oscurità, segno che Emma era riuscita a purificarlo... o meglio, il suo amore per lei l'aveva purificato.
Non dovrai mai venirlo a sapere, perché soffriresti e non voglio, ma tu mi hai riportato alla luce, Emma Swan. Mi hai ricordato cos'è l'amore, mi hai ricordato che per essere felici basta davvero poco... e spero che anche tu lo sarai. Spero che Baelfire ti ami almeno la metà di quanto ti amo io, perché se è così, allora saprà renderti felice. Ti amo, e avrei voluto potertelo dire almeno una volta... ma non importa, l'importante è averti donato comunque il mio cuore... letteralmente.
Lasciai che il sangue delle nocche delle mie mani mi scivolasse lungo le dita, non me ne importava niente. Né di questo, né del dolore che stavo iniziando a percepire... nulla aveva importanza arrivato a questo punto. Non avevo neanche il coraggio di specchiarmi nel secchio pieno d'acqua, perché ero certo che il mio aspetto fosse terribile e non avevo alcuna voglia di vedere una versione debole e sciupata del pirata che ero stato fino a solo poco tempo prima.
Esausto, accaldato e dolorante mi lasciai scivolare a terra, chiudendo gli occhi e lasciando che i miei sensi venissero a meno, almeno fino al ritorno di Pan, a cui non avrei mai dato la soddisfazione di vedermi ridotto così.
 


EMMA POV

Un improvviso tuffo al cuore mi costrinse ad aggrapparmi a terra con entrambe le mani, e poi prendere un grosso respiro per assicurarmi che le forze non mi abbandonassero.
-Emma! Stai bene?!- mi domandò preoccupata Tiger Lily, che ci aveva accolti al campo indiano nonostante fossimo arrivati a Neverland a tarda notte. Ci aveva offerto da bere e delle tende in cui dormire; in un primo momento ero stata indecisa, non volevo perdere tempo, ma un po' di riposo serviva a tutti... e anche poterci sedere a parlare e spiegarle tutto.
-Sto bene- la rassicurai, tirandomi su -Ma ho avuto un tuffo al cuore, come... non lo so, come una strana sensazione. Spero non gli sia successo niente, forse non avremmo dovuto fermarci a dormire ma andare subito...
-Oh Emma, non ti preoccupare. Da ciò che ci avete raccontato, a Pan Hook serve vivo. Fino a dopodomani notte. Abbiamo tempo, possiamo farcela... vedrai!
Annuii, e mandai giù tutta la fiaschetta di rum, bibita che ultimamente mi era mancata parecchio non avendone a palazzo. Per sciogliere la tensione era decisamente utile, e ne avevo bisogno se volevo arrivare alla Skull Rock senza avere un attacco di nervi: grazie al cielo non erano ancora arrivate le nausee dovute alla gravidanza, altrimenti sarei impazzita!
-Emma, nelle tue condizioni ti pare il caso di bere così tanto?- sussurrò Mulan, tirandomi via la boccetta che grazie al cielo avevo svuotato in tempo.
-Sta zitta, bevo quanto mi pare. Non sei mia madre.
-E sta calma! Fa' come ti pare, lo dicevo per te... sei acidella oggi.
-Certo che lo sono! E ne ho tutte le ragioni.- mi ripresi la fiaschetta e ignorando i suoi commenti su quanto fossi infantile la riempii nuovamente, per averne a portata di mano durante il viaggio.
Non sarebbe successo proprio nulla al bambino, se non fosse stato per quella collana non avrei ancora saputo della sua esistenza e avrei bevuto come sempre. Ne avevo bisogno più che mai, e non mi sarei lasciata giudicare per questo.
Infine Tiger Lily e cinque dei suoi uomini, tra cui il mio tatuatore, decisero di unirsi a noi, che diventammo quindi 30. Abbastanza per combattere i bimbi sperduti e Pan, sulla trentina anche loro a quanto ricordavo... a meno che non ce ne fossero stati altri nascosti di cui quindi non sapevamo niente.
Gli indiani ci offrirono anche dei cavalli per velocizzarci il viaggio in quanto decidemmo di comune accordo di non utilizzare la magia dato che lasciava tracce che Peter Pan avrebbe facilmente potuto individuare: probabilmente, anzi, sicuramente sapeva del nostro arrivo sull'isola, ma meno avremmo dato nell'occhio e meglio sarebbe stato.
Io presi Anirudh, una giumenta completamente bianca e stupenda che attirò la mia attenzione non appena ci portarono alla recinzione: il suo nome voleva dire “Speranza”, quindi era doppiamente perfetta
Secondo le previsioni di Tiger Lily, contando le pause inevitabili per far riposare i cavalli saremmo arrivati quattro ore prima della mezzanotte della luna piena, quindi avremmo avuto abbastanza tempo per fare a pezzi i ragazzini e tirare fuori da quel buco l'uomo che amavo.
Nonostante non sapessi come sarebbe andata tra di noi, ora come ora volevo soltanto stringerlo e baciarlo fino a farmi mancare il fiato... al resto ci avrei pensato dopo.
-In marcia!- esclamai quando fummo tutti pronti, dato che a quanto pare avevo mantenuto il mio ruolo di “capitano” anche sulla terraferma -Dobbiamo percorrere il fiume in salita, basterà seguirlo e raggiungeremo l'isola del teschio!
Avanti amore mio, resisti ancora un po'... sto venendo a prenderti, e a prendermi il mio lieto fine.

 

Hook lo sentì quel tuffo al cuore, pur non avendolo più nel petto. In qualche modo sentì la presenza della donna che amava, soltanto che non ebbe neanche le forze per chiedersi come fosse possibile. Era steso quasi inerme sul pavimento roccioso e gelato della grotta, in contrasto col suo corpo estremamente caldo, tanto caldo da farlo tremare per il freddo.
In quello stesso istante, il suo cuore imprigionato nella pietra perse un tono dell'intensità della sua luce.



























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ultimamente sono più veloce a scrivere, non so quanto durerà questa cosa... ma sono soddisfatta xD
Alla fine Emma ha fatto l'unica cosa che poteva fare... per quanto sia arrabbiata non lascerebbe mai morire l'uomo che ama. E l'hanno fatta capitano per questa missione... ma in fondo chi meglio di lei potrebbe! E stavolta ad aiutarla oltre ai pirati ha Mulan e Trilli... e ci sarà un'altra aggiunta ovviamente. Sempre se Hook resisterà fino al loro arrivo...
Non so quale ff posterò la prossima volta, in realtà vorrei prima scrivere il capitolo dell'altra ma è più difficile... quindi boh, vedremo xD
Intanto si passa dallo sclero per il comic con a quello per le immagini del set... (chi non vuole spoiler non prosegua xD) non capisco cosa cavolo succede e come fanno a essere già a Camelot ecc... ma Emma e Hook stanno insieme e girano a braccetto, e sono felice *_* su che gli piace la nuova Dark One :P
Un abbraccio,
Alla prossima! :*
 

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Capitolo 22
*** The stars are gone from my sky ***


The stars are gone from my sky













EMMA POV

Due giornate di viaggio erano andate e anche piuttosto lisce, ma ci eravamo accampati proprio nella grotta sotto la cascata dove Killian aveva accettato i suoi sentimenti nei miei confronti per la prima volta. Nella grotta dove per la prima volta avevamo dormito insieme abbracciati e felici nonostante gli iniziali dubbi su cui si era fondata la nostra relazione.
Dal canto mio avevo deciso di essere masochista, e mi ero sistemata proprio nel nostro angolino; fu sufficiente chiudere gli occhi per sentirlo vicino, sentirlo di nuovo accanto a me, come se non se ne fosse mai andato. Riuscii a rievocare perfino il calore del suo corpo, il suo profumo... tutto.
Stavo mentendo a me stessa nel credere che avrei saputo resistergli se tutto fosse andato bene... in cuor mio sentivo che qualunque cosa fosse successa, alla fine avrei ceduto ai miei sentimenti e gli avrei perdonato tutto.
Eccolo il motivo per cui lo odiavo: era l'unico che riusciva a far prevalere il mio cuore sulla testa, l'unico che me la faceva perdere per strada . Quando pensavo a lui era impossibile farlo lucidamente, mi perdevo subito al solo immaginare i suoi occhi azzurri riflessi nei miei. Era giusto così, oppure era meglio allontanarmi da un sentimento tanto potente?
-Emma, sei sveglia?
-Oh... sì, sì. Non riesco a dormire.- borbottai, e mi voltai verso la principessa indiana sdraiata poco lontano da me. A quanto pare neanche lei riusciva a dormire per qualche motivo.
-Hook starà bene. Lo sai che è un uomo forte, lo conosci meglio di me...
-Davvero? Tu hai passato molto più tempo con lui, io non so più se lo conosco, non so cosa conosco di lui...- sospirai, spostandomi a pancia in su e fissando il soffitto pensierosa.
-E' a te che ha dato il suo cuore, non a me. Comunque mi sarei arrabbiata anch'io se si fosse comportato così ma... credo l'abbia fatto solo per troppo amore. Per evitare che tu fossi al suo posto, credo. O che comunque Pan prendesse di mira anche te...
-Ma non è giusto! Gli avevo chiesto di non cercare più di proteggermi, di dirmi sempre tutto, di... di affrontare tutto insieme! Sono abbastanza forte da poterlo fare!
-Lo so Emma, e lo sa anche lui ma... pensaci, non avresti fatto la stessa cosa per lui? Se fossi stata al suo posto, non ti saresti voluta sacrificare per salvargli la vita?
Feci per replicare, ma poi mi resi conto di non saper cosa dire. Cosa avrei fatto se fossi stata costretta a scegliere tra la sua vita e la mia? Cosa avrei fatto se avessi creduto che non ci fosse altra via d'uscita se non quella del sacrificio?
Non ci avevo mai pensato prima, e non l'avrei fatto neanche ora se Tiger Lily non me l'avesse suggerito. E forse... forse aveva ragione.
Forse avrei fatto la stessa scelta, pur non volentieri. Per la prima volta mi ritrovai a pensare quanto dovesse essere stato difficile anche per lui. Se davvero mi amava come lo amavo io, doveva averci messo tutta la sua forza di volontà, fino all'ultima briciola, per riuscire a lasciarmi andare, per riuscire a spezzarmi il cuore mentendo in quel modo. E ora capii perché quell'ultimo bacio era stato tanto terribile: tutte le sue paure, la sua sofferenza, la sua frustrazione erano state riversate in esso, rendendolo amaro e doloroso.
Eppure, ora sapevo che avrei fatto la stessa identica scelta, perché io e lui eravamo simili: io e lui non eravamo come i miei genitori, fiduciosi che un bacio avrebbe potuto sconfiggere ogni cosa. Ma forse era proprio questo che ci rendeva forti, il fatto che ci saremmo sacrificati l'uno per il bene dell'altro senza battere ciglio, a costo di dover soffrire e di dover far soffrire l'altra persona.
-L'avrei fatto- sussurrai quindi, mentre una lacrima mi scivolava lungo la guancia. Non potevo perderlo un uomo del genere, l'avrei ucciso di botte probabilmente, ma poi mi sarei buttata tra le sue braccia e l'avrei baciato fino a non respirare più.
Parlare sarebbe stato necessario, per chiarire il fatto che per essere una coppia avremmo dovuto andare contro il nostro carattere e rimanere uniti qualunque cosa fosse successa. Però, una volta messo in chiaro questo, ero abbastanza certa che avremmo potuto farcela, avremmo messo da parte quest'ultimo mese di dolore e saremmo andati avanti con le nostre vite... e quella del frutto del nostro amore che inevitabilmente stava arrivando e con cui avremmo dovuto fare i conti entro qualche mese.
Era strano pensare che mio figlio avrebbe avuto la stessa età di mio fratello, ma nonostante fossi giovane e non ancora pronta per essere madre, anche mia madre era stata giovane quando ero nata io... perfino più giovane di me. Certo, per lei e mio padre era stato tutto diverso, la loro relazione per quanto avventurosa fosse stata, non era neanche lontanamente paragonabile alla nostra... non avevano mai avuto dubbi sul volersi riprendere il regno e salire al trono, mentre io avrei preferito non doverlo fare mai, o almeno non per ora. Non ero pronta a mettere da parte la mia vita per sedere a capo di un grande regno, ma per fortuna non avrei dovuto farlo troppo a breve essendo i miei genitori ancora molto giovani e in salute.
-Già. Lo salveremo Emma, e avrete tutto il tempo del mondo per parlare...
-Sì. Sì, lo so.- dissi, nonostante le orribili sensazioni che continuavano a invadermi. Cercai di convincermi che fosse solo normale ansia per l'imminente battaglia; in fondo a Peter Pan, Hook serviva davvero vivo per almeno altre 24 ore, e noi saremmo arrivati in anticipo per tirarlo fuori da quella grotta che aveva quasi ucciso anche me.
Alla fine decisi di provare a dormire, sarei stata più utile forte e riposata, e non stanca da non riuscire a reggermi in piedi. Cercai di pensare al fatto che l'indomani sera l'avrei finalmente rivisto, e avremmo messo fine a tutto questo: sarebbero rimasti solo i nostri problemi personali, ma superarli sarebbe stato di gran lunga più semplice una volta al sicuro.

 

***

 

Cavalcare con l'aria pesante dovuta al sole cocente che faceva evaporare la pioggia che era caduta durante la notte si rivelò dopo una sola ora di cammino un incubo, e nonostante i cavalli sembrassero star bene mi sentivo molto in colpa nei loro confronti. Probabilmente erano abituati a quel clima meglio di noi, ma il caldo a parer mio era davvero insopportabile.
-Emma, è tutto a posto?
-Eh?- borbottai cercando di voltare la testa indietro, e dovetti reggermi forte per non scivolare dalla sella.
-Ci sei?- ripeté Trilli -Ti senti male?
-Voi no? C'è un'umidità tremenda, un caldo micidiale...- feci squadrandola, e solo allora mi accorsi di essere l'unica così fiacca. Com'era possibile? Cosa diavolo mi stava succedendo? Eppure ero perfino riuscita a dormire un paio d'ore, molto più di quanto non avessi fatto altre volte.
-Forse dovremmo fermarci, potresti avere la febbre... hai una bruttissima cera...
-Già, prendiamo un quarto d'ora di pausa- acconsentì Smee -Abbiamo promesso a vostra madre di prenderci cura di voi, e senza offesa, la fatina ha ragione... avete una cera terribile.
-Grazie Smee, ma no. Non possiamo rallentare, non possiamo permettercelo.
-Ma voi non potete proseguire in queste condizioni, capitano.
“Capitano”... fu strano sentirsi chiamare in quel modo nonostante avessi accettato il ruolo per questa volta. Era il modo in cui chiamavo soltanto lui. E sarebbe presto tornato a esserlo, quindi non potevamo rallentare e rischiare di non farcela.
Non avevo la febbre, non ero malata, mi fu perfettamente chiaro qual'era il problema: la mia gravidanza.
-Posso proseguire, sono solo stanca. Ci fermeremo all'ora di pranzo per un'ora come stabilito per far riposare i cavalli, e riposerò soltanto allora. E visto che il capitano sono io non accetto repliche, chiaro?
-Sì signore. Cioé, signora. Capitano. Sì capitano.- disse quello, facendomi scappare una risata. Avevano deciso di farmi capitano senza neanche mettersi d'accordo su come chiamarmi, era buffo.
-Non era un ordine, Smee- ci tenni a precisare -E apprezzo che voi tutti vi preoccupiate per me, ma è di Hook che dobbiamo preoccuparci ora, è lui a essere in pericolo di vita.

 

Fortunatamente mi era bastato mangiare e riposare un po' per tornare in forze, oltre che fare un bagno freddo nel fiume: mi aveva rinfrescato sia il corpo che le idee.
Dopo circa un'ora avevamo ripreso il cammino, dato che fortunatamente ai cavalli era bastata per rimettersi in forze. In caso contrario avremmo proseguito anche a piedi, tutto pur di arrivare in tempo... o in caso di estrema necessità avremmo fatto usare la magia a Trilli per avvicinarci il più possibile.
-E' praticamente buio ormai...- sussurrai, alzando lo sguardo: il cielo si era fatto scuro, e la luna piena era ben visibile... quanto tempo avevamo ancora a disposizione? E se non ce l'avessimo fatta?
-Sì, e noi siamo quasi arrivati!- esclamò soddisfatta Trilli -Guarda bene!
Puntando lo sguardo avanti rimasi senza parole, per colpa dell'ansia e dell'oscurità non mi ero resa conto di ciò che avevo praticamente davanti agli occhi: in lontananza si intravedeva l'isola del teschio, per raggiungere la riva sarebbero bastati ancora pochi minuti di cammino!
Istintivamente incitai il cavallo al galoppo, e solo dopo qualche istante sentii gli altri seguirmi: mi sentii un po' stupida per la mia impazienza, ma era stato più forte di me, non avevo neanche riflettuto su ciò che stavo facendo. Eravamo così vicini che avrei voluto addirittura volare se fosse stato possibile, azzerare quell'ultima distanza per stringermi tra le braccia del mio uomo.
Solo quando una freccia mi sfiorò il viso mi resi conto di essere stata troppo avventata, e tirai le briglie per fermare il mio destriero.
-Davvero credevi sarebbe stato così facile, boccoli d'oro?
-Felix. Mentirei se dicessi che mi sei mancato. Vattene e lasciami passare se non vuoi farti male!- lo minacciai, mentre venivo circondata dai miei uomini – e donne. Lui allo stesso modo venne circondato dalla sua banda di ragazzini, che se non avessi saputo chi fossero mi sarebbe venuto da ridere nel vederli così minacciosi. Di comune accordo smontammo dai cavalli lasciandoli andare per evitare che si facessero del male, e tornammo ai marmocchi.
-Tu sei sempre più graziosa invece, quindi da parte mia sei una gioia per gli occhi...
-Scusami, ma non mi piacciono i bambini. E ancor meno mi piace fargli male, ma se proprio devo...
Restammo qualche momento a guardarci negli occhi, e combattere coi soli sguardi: se il mio avesse posseduto qualche potere l'avrei probabilmente incenerito, perché nonostante durò una frazione di secondo, notai il suo farsi incerto.
Poi però impugnò la spada sicuramente avvelenata, pronto ad attaccare, e lo stesso fece il suo esercito di bimbi sperduti.
-Bene. Uomini, fate di tutto per non essere colpiti! Basta un piccolo graffio per avere una morte certa e dolorosa, quindi state attenti! Per il resto avanti, possiamo batterla una banda di marmocchi!- li incitai, e puntai direttamente contro Felix. Avrei mentito se avessi detto che non fosse personale, perché lui per primo aveva cercato di ferire mortalmente Hook proprio davanti ai miei occhi. Ero riuscita a salvarlo una volta, e l'avrei fatto nuovamente.
Insieme a me, contro di lui, si unì Tiger Lily, e cercammo di attaccare da due direzioni opposte, per confonderlo e farlo cedere.
-Emma, lo tengo impegnato io, tu devi andare!
-Non posso lasciarvi qui!
-Avrai Peter Pan da affrontare, che è ben peggio di questi marmocchi.- mi ricordò, e non potei darle torto. Non stava cercando di tenermi lontana dai guai o cose del genere, stava solo cercando di aiutarmi velocizzandomi nell'impresa: in fondo aveva ragione, avrei potuto perdere ore preziose se fossi rimasta e avrei rischiato di non arrivare in tempo a salvare Killian.
Quindi annuii, e lasciai tenesse occupato un Felix molto arrabbiato per quella mossa, mentre sgattaiolavo via dalla battaglia, correndo quanto più veloce possibile verso la riva, dove disgraziatamente la barca era scomparsa.
-Maledizione!- gridai -Dovrò nuotare!
-Non è proprio una grande idea Emma!
-Ariel!- esclamai sorpresa, vedendola emergere dall'acqua scura avvolta come in una grande bolla di sapone. Cosa ci faceva lì? E come faceva a sapere che fossi tornata?
-I tuoi mi hanno chiesto di tenerti d'occhio... tra parentesi tuo padre mi è sembrato piuttosto arrabbiato, ma credo sia solo preoccupato...
-Immagino subirò la sua ira al ritorno, se mai tornerò... grazie per essere qui... non è che puoi darmi una mano?
-Ovviamente se ti immergessi finiresti male ma...- non concluse la frase, e invece mi afferrò per mano tirandomi direttamente in acqua. Andai nel panico solo per poco, prima di accorgermi che la sua bolla aveva avvolto anche me, e neanche mi bagnai.
Quindi sorrisi e nuotai insieme a lei: fu strano dato che l'acqua neanche la sfiorai, ma in qualche modo fu comunque piacevole e liberatorio. Ero sempre più vicina a lui, ormai c'erano soltanto pochi metri a separarci.
Pochi metri e Peter Pan, ovviamente.
-Ma guarda, due sirenette già qui. Ammetto che mi hai stupito – come ti facevi chiamare? Black Swan, sì – immaginavo saresti arrivata ad affrontarmi prima o poi, ma sei stata più veloce del previsto. Davvero abile, mia cara. Ma non per questo ti permetterò di raggiungere il pirata...
Pan non si curò neanche di fermarmi prima che tornassi sulla terraferma, era davvero così sicuro di sé? Era così certo di potermi battere? Dovetti ammettere che la cosa fosse preoccupante, ma non mi sarei data per vinta: questa sua sicurezza avrebbe anche potuto essere il suo punto debole, mi sarebbe bastato capire come sfruttarla.
-Non serve che tu mi permetta niente, di solito ottengo ciò che voglio con le mie forze... e unite a quelle di tutti i miei amici, direi che possono essere più che sufficienti. Non ho paura di te.- lo sfidai, puntando lo sguardo dritto nel suo -Magari puoi usare trucchetti magici e quel che ti pare, ma credo ugualmente di poterti battere.
-Ah, e sarà tipo il vero amore a mettermi KO?
-Puoi anche ridere, moccioso, ma l'amore è potente... non vuoi crederci perché non arrivi a comprenderlo. Era così anche per me, cuori e baci mi hanno sempre fatto abbastanza ripugnanza... ma ho capito che c'è molto di più.
-Ammirevole- continuò a sorridere -Davvero un bel discorso, sto per commuovermi. Credo ti concederò di avere il suo corpo, sai, almeno per fargli un bel funerale...
-Se dev'esserci un funerale, allora sarà il tuo!
Senza aggiungere altro feci carica con la spada, e non mi abbattei quando riuscì a parare il colpo senza alcuno sforzo. Neanche rimasi sorpresa in realtà, avevo preso sul serio Hook quando mi aveva detto che Pan era scaltro, furbo e pericoloso. Ma non abbastanza da darmi per vinta, perché io avevo una motivazione più forte della sua, più forte del desiderio di vita eterna che consideravo solo un capriccio. La vita eterna non gli avrebbe dato la felicità.
-Sei una tosta Swan, oserei dire la principessa più tosta che abbia mai conosciuto... ma ora basta giocare, ho del lavoro da sbrigare e non voglio più essere rallentato. Anche perché non so quanto ancora possa resistere il suo cuore, ha perso tanta della sua luce... devo utilizzarlo, prima che si spenga da solo!- rise.
E fu allora che successe qualcosa di inaspettato: il mio dolore, il panico, e la paura di non fare in tempo e la frustrazione si trasformarono in pura energia, che si scaturì dal mio corpo come un'ondata di fuoco, che spinse Peter Pan direttamente in mare.
-Ma c... cosa...- balbettai, guardandomi le mani. Non sembravano illuminate o strane, quindi non poteva essere magia involontaria. O forse sì? Avevo dei poteri magici che si stavano mostrando soltanto adesso? Oppure era qualcos'altro di inspiegabile?
-Emma, muoviti!- mi riportò alla realtà Ariel -Lo trattengo io, ma non so per quanto potrò!
Aveva ragione: qualunque cosa avessi fatto non era il momento di pensarci, dovevo approfittare di quel vantaggio per raggiungere l'uomo che amavo. Se il suo cuore stava davvero per cedere non c'era molto tempo, dovevo rimetterglielo nel petto prima che fosse troppo tardi.
Diedi un ultimo sguardo alla mia amica e non vedendola sorrisi, probabilmente aveva trascinato quel piccolo demonio in un altro mondo: sapevo che avrebbe trovato il modo di tornare, ma sicuramente stavo guadagnando minuti preziosi.
Come la prima volta, non ebbi problemi ad entrare nella grotta, e corsi a perdifiato sapendo che per raggiungere il centro ci sarebbe voluto un po'.
I corridoi bui sembravano non avere fine, ma quando intravidi la fioca luce che ricordavo molto bene, accelerai il più possibile come non avevo mai corso in vita mia.

Una volta lì riconobbi subito la figura rannicchiata a terra, e mi gettai non curandomi di sbucciarmi le ginocchia sulla pietra dura e fredda.
-Hook! Killian!- gridai, tagliando le catene con dei colpi di spada e scuotendolo per le spalle. Non poteva essere troppo tardi, doveva essere vivo.
-Swan? Ho pure le allucinazioni adesso, maledizione...- borbottò l'uomo, provocando da parte mia una grande risata liberatoria. Era vivo. Malconcio, molto malconcio, ma vivo.
-Non sono un'allucinazione brutto idiota! Sono qui, e ora ce ne andiamo!
-Emma...- sussurrò più dolcemente, aprendo lentamente gli occhi; cercò anche di tirarsi su, ma la leva che fece col suo braccio cedette facendolo ricadere a terra. Solo allora notai la mano incrostata di sangue, le occhiaie profonde e il dolore che esternava il suo volto.
Scoppiai a piangere e ci pensai io a tirarlo su, per poi stringerlo forte tra le mie braccia.
-Killian, sei così stupido... perché?!- singhiozzai, affondando la testa nella sua spalla, bagnando la camicia ormai logora. E lui era caldo. No, era bollente, scottava come le rocce sotto il sole nelle ore più calde.
-Devi collaborare, devo portarti fuori di qui... e prendere il tuo cuore... dobbiamo fare presto...- cercai di riscuotermi, allo stesso tempo godendo della stretta se pur leggera che ricambiò.
-No Emma, no... devi andartene. Per me è troppo tardi, tu puoi ancora salvarti... non dovresti essere qui, cosa ci fai... perché...
-Sta zitto, stai delirando. Parleremo quando saremo lontani da qui, chiaro?- ignorai le sue flebili proteste e lo presi sotto braccio nel tentativo di tirarlo su, non potevo di certo portarlo in spalla.
-Emma! Io morirò, così stai solo condannando anche te. Non rendere vano ciò che ho fatto!- insistette facendosi forza per resistermi, e fui costretta a lasciarlo seduto, tenendolo dietro la schiena perché non ricadesse a terra.
-Vai e salvati, non voglio che tu muoia...
-NO!- gridai disperata e in lacrime -IO NON VOGLIO PERDERTI, LO VUOI CAPIRE?! TI ODIO PER AVERMI MENTITO, IO VOLEVO RESTARE CON TE! LOTTARE CON TE!
Quello allungò un braccio e mi strinse di nuovo al suo petto, lasciando che sfogassi il pianto e i singhiozzi ancora una volta. Poteva dirmi quello che voleva, ma non sarei uscita da lì senza di lui, non viva almeno.
-Tesoro mio, ascoltami... io non ce la farò, è troppo tardi per me... lo sento, e so che in fondo l'hai capito.
-Zitto e tira su il culo- singhiozzai nuovamente, tirandolo per la camicia. Non avrei accettato che si lasciasse morire, sarebbe prima dovuto passare sul mio cadavere, e non sarebbe stato facile date le sue condizioni. Trilli aveva ragione, vederlo ridotto così era straziante, sembrava l'ombra del pirata che avevo lasciato solo un mese prima. Come aveva potuto Peter Pan ridurlo in quello stato? Cosa gli aveva fatto?
-Ora vado a prendere il tuo cuore, e ce ne andiamo.- sussurrai continuando a ignorarlo, e lo poggiai delicatamente a terra per potermi alzare.
Mi alzai pronta a scavare tra quei teschi orrendi, ma fui bloccata dalla sua mano che mi afferrò il polso.
-Emma, no, ascoltami... lascia perdere. Se non vuoi andartene rimani qui con me, finché... finché non sarà finita. Non ti farà nulla, gli basto io...
-Lasciami Killian! Non sarà finita, tu non stai per morire!
-Ti amo- sussurrò -Ti amo Emma, e non avrei voluto dirtelo ora... così... ma... per quel che vale ti amo, mi dispiace averti fatto del male.
Tornai in ginocchio, china su di lui, mentre le lacrime si facevano sempre più copiose. Sapevo anch'io che stava morendo, e aveva deciso di svelarmi i suoi sentimenti nei i suoi ultimi istanti di vita, ma non potevo accettarlo. Non ora.
-Come pretendi che ti lasci morire, adesso!? Eh?! Ti amo anch'io idiota, voglio andarmene di qui con te...
-E ci sarò tesoro. Ci sarò sempre.- sussurrò con un sorriso, per poi poggiare la mano all'altezza del mio cuore -Sarò sempre qui con te, ma devi promettermi che pur ricordandomi andrai avanti con la tua vita... troverai l'amore, troverai la felicità...
-Ma io l'ho trovato l'amore! E la felicità! Non posso perderti...- ripetei per l'ennesima volta, tra i singhiozzi.
-Ma ci sarà da qualche parte qualcun altro che potrà renderti felice, darti ciò che io non ho potuto...- spostò la mano verso l'alto, per portarmela sul viso nel tentativo di asciugare le lacrime che sembravano non avere mai fine.
-No, no... non puoi lasciarmi proprio ora... non puoi lasciarci!
-Lasciar... vi? Cosa...
-Sono incinta Killian! Di tuo figlio! Non puoi lasciarmi a crescerlo da sola, lo sai che non sono pronta! Mi hai messa nella merda! Lo sai che non lo voglio! Ma insieme... insieme forse possiamo farcela, ti prego...
Vidi finalmente cedere anche lui al pianto, i suoi occhi divennero ancora più lucidi di quanto non lo fossero già a causa della febbre alta, e delle piccole lacrime iniziarono a scivolare e rigargli quel sorriso che sarebbe sempre stato il più bello.
-Scusa...
-E' tardi per chiedere scusa! Ora ti alzerai, e ti prenderai le tue responsabilità... se devo crescere io un bambino, allora lo farai pure tu!
-Mi dispiace tesoro... veglierò sempre su di te... su di voi. Anche se non ci sarò, farò in modo che nessuno possa mai farvi del male... Se vuoi una vita diversa da quella che ti aspetta... prenditela. La Jolly Roger è tua, ora. E un giorno sarà di nostro figlio. Ti amo... e digli che amo anche lui, o lei... vi amo.
E fu allora, dopo quelle ultime due flebili parole, che i suoi occhi si chiusero e la sua mano scivolò lenta lungo il mio viso, passando anche per la pancia dove indugiò per un po', per poi ricadere immobile sulle mie gambe.
In quell'istante quel poco che era rimasto del mio cuore andò in frantumi insieme alla mia anima, e mi lasciai scivolare impotente accanto al corpo esanime dell'unico uomo che avrei mai amato.
E tutte le stelle del cielo si spensero per sempre.


 

 

Quella della felicità è una grande bugia. Perché arriva il dolore, e niente ha più senso. Perché si fonda una base, si costruisce, si decora, e poi all'improvviso qualcuno o qualcosa spazza via tutto. Allora a che serve?
Ci sono navi dirette verso molti porti, molti mondi, molte vie... ma senza più stelle nel cielo, allora si è perduti per sempre nell'oscurità.
(semicit. Alessandro D'Avenia, Fernando Pessoa)





























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Io sono già emigrata molto lontano per non farmi uccidere :') Non ho molto da dire... ho scritto questo capitolo quasi di getto, soprattutto l'ultima parte. Ma l'ho cancellata e riscritta più volte, perché volevo riuscire a rendere al massimo tutte le loro sensazioni e i sentimenti... spero di esserci riuscita almeno un po'.
Emma ha lottato con forza fino alla fine, e neanche Pan è riuscito a fermarla dal raggiungere Hook... infine si sono ritrovati, e lui sapendo che non c'era più nulla da fare le ha chiesto di rimanere con lui per svelarle finalmente i suoi sentimenti, e pregarla di essere di nuovo felice, perché vivrà sempre nel suo cuore. Emma però è stata forte fino ad ora, è riuscita a non spezzarsi... ma adesso che l'ha perso chi lo sa. Sarà davvero la fine stavolta?
Quasi quasi vorrei fare la perfida e postare prima l'altra FF per lasciare più suspence qui xD Ma ci devo pensare lol
Buonanotte/Buongiorno, e non mi odiate per favore :') In fondo non sono cattiva...
Un abbraccio, e grazie a chi è arrivato fin qui :* Mancano pochissimi capitoli alla fine ormai, e sono un po' indecisa su delle cose, e chiederò consiglio dopo il prossimo capitolo!

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Capitolo 23
*** Find a light into the darkness ***


Find a light into the darkness

 

 







 

EMMA POV

Continuai a sussurrare il suo nome decine di volte, come se ciò potesse riscuoterlo.
Come se potesse sentirmi e tornare in vita.
Come se potesse percepire le mie preghiere e porre fine alle mie sofferenze stringendomi tra le sue forti braccia con la promessa che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Il suo corpo era ancora caldo... come poteva un corpo morto essere caldo? La morte era sempre stata descritta come gelo, assenza di calore, ghiaccio... e non fuoco.
Alzai leggermente il viso per guardare il suo, sempre bellissimo, e gli accarezzai la guancia morbida nonostante la barbetta incolta, mentre le mie lacrime scivolavano sulle sue labbra: se non fosse stato per l'assenza di respiro si sarebbe potuto dire che stesse semplicemente dormendo, e che si sarebbe svegliato l'indomani mattina.
Ma lui non c'era più, lui aveva deciso di dar via la sua vita per salvare la mia, e aveva preteso addirittura che potessi essere ancora felice.
-Sei un egoista Killian Jones... non puoi andartene e lasciarmi qui! Sei un maledetto stupido testone!- gridai in preda alla disperazione, lasciandomi ricadere di nuovo sul suo petto; -Pensavo fossi più forte! Pensavo saresti stato in grado di lottare, e invece... invece ti sei lasciato andare! Non è giusto... avrei preferito fossi con Milah, almeno saresti stato bene! Non lo merito questo amore da parte tua, e non meritavo che tu morissi per me! Dovevi almeno permettermi di venire con te!
Ebbi paura di me stessa, per la prima volta morire era davvero ciò che desideravo: ero sempre stata attaccata alla vita, ansiosa di viverla, e mi ero data da sola della ridicola per quell'unico flebile pensiero suicida che avevo avuto... e adesso? Adesso avrei preferito che il mio cuore si fosse spento insieme al suo, così, forse, in un altro mondo avremmo potuto stare insieme.
A cosa serviva sopravvivere se lui se n'era andato?
Cosa avrei fatto della mia vita, ora che ero sola?
Non avrei mai avuto le forze di crescere suo figlio... guardare quel bambino ogni giorno e ricordare quanto fossi stata felice un tempo con suo padre.
Già, forse ero egoista anch'io, ma sentivo di non potercela fare.
-Emma!
Mi voltai leggermente per capire chi mi stesse chiamando senza lasciare il suo corpo, e dovetti stringere gli occhi per riuscire a intravedere qualcosa tra le lacrime.
Mulan. E dietro di lei sbucarono anche Tiger Lily, Trilli, Ariel, Jack e Smee.
E Pan, con un sorriso beffardo.
-Ho pensato avresti gradito un po' di compagnia... ti ho portato qualche amico, che dici?
Strinsi forte la mano del mio uomo e cercai di tirarmi su a sedere, per capire cosa stesse succedendo. Non che me ne importasse qualcosa, non per me almeno. Ma per i miei amici. Come mai erano lì? Come avevano fatto ad arrivare senza essere fermati da Pan oppure essere legati? O imprigionati?
-E... Emma, Hook è... lui è...?- balbettò Trilli con gli occhi già colmi di lacrime, ed io annuii, stringendo automaticamente la sua mano ancora più forte.
Anche gli altri rimasero spiazzati e paralizzati, mentre la risata di Peter Pan si propagava nella larga sala che ora sembrava più fredda e buia che mai.
Nonostante lui fosse ancora caldo, sentivo il gelo tutto intorno a noi, la morte ci aveva avvolti tutti nella dolorosa consapevolezza di essersi presa il nostro Capitano.
E quella era la parte peggiore. Morire sarebbe stato più facile. Ma sopravvivere... sopravvivere era la vera morte, il vero dolore. Sopravvivere senza di lui.
-Ora mia cara, non torcerò un solo capello ai tuoi amici se te ne starai lì buona e mi lascerai fare... posso ancora usare il suo cuore, la sua essenza è ancora intatta.
-NO!- gridai saltando in piedi, nonostante la mia anima ferita -Gli hai già fatto abbastanza male... Non ti permetterò di toccare il suo cuore, fosse l'ultima cosa che faccio!
-E come pensi di impedirmelo principessa, con un'altra ondata di magia nera?- fece lui beffardo, sfidandomi con lo sguardo.
-Ma cosa diavolo stai dicendo, moccioso!
-Non lo sapevi? Quell'ondata di fuoco prima... era magia nera. Era oscurità, una grande oscurità. Black Swan è un nome che ti si addice più che mai, ora.
Non potei fare a meno di rimanere confusa, e gli altri con me. Stava bluffando oppure era vero? Che l'oscurità che aveva sempre fatto parte di me avesse deciso di riversarsi sotto forma di magia nera?
Solo, mi resi conto che non me ne importava proprio nulla. Quella forza, qualunque cosa fosse stata, mi aveva permesso di guadagnare minuti preziosi e almeno riuscire a dirgli addio. Riuscire a sentirgli dire quel “Ti amo” che aveva tanto bramato, stringerlo un'ultima volta e dirgli anche del nostro bambino. Se quella era oscurità, allora ero felice che fosse mia.
-Tu di oscurità ne sai più di me.- dissi infine, cercando di riprendere il controllo nonostante il dolore devastante che mi demoliva dal profondo -Ma quello era amore. Io l'ho fatto solo per l'uomo che amo, non mi importava di distruggere te! Non mi è mai importato! Perché non ci hai lasciati in pace e basta?!
-Perché, Emma Swan? Mi sembra giusto...- sorrise, alzandosi in volo -Vedi, io so chi sei. So che sei il frutto del vero amore, e anche ciò che questo comporta... vedi? Qualcosa so sull'amore. Tu hai l'energia positiva e negativa più potente di tutte... racchiuse nel tuo cuore. E questo grande potere mi avrebbe permesso di vivere per sempre. Poi qualcosa è cambiato... i vostri cuori si sono in qualche modo uniti, il suo ha preso un po' dell'essenza del tuo... e allora ho deciso di essere magnanimo con Hook. Gli ho concesso di scegliere chi salvare. Te, oppure lui. E ha scelto te, per la prima volta in vita sua non ha scelto sé stesso. Ciò ha dimostrato quanto il suo cuore fosse davvero pieno di luce, come mai era stato, perché lui era diventato un uomo oscuro. È per questo che ho dovuto chiedergli di spezzarti il cuore... c'era troppa luce, avevo bisogno di oscurità, e così è stato. Se ci tieni tanto a onorare la sua memoria, prendi il suo corpo e vattene con tutti i tuoi amici. Hai la mia parola che nessun altro si farà del male. A meno che qualcuno non sia già caduto in battaglia, questo non dipende da me...
Mi ci volle soltanto uno sguardo rivolto ai miei amici per decidere cosa fare. Nessuno voleva arrendersi, per un motivo o per un altro, Hook era stato importante per ognuno di loro... ognuno di noi.
-Vedi, Pan... è vero, lui mi ha chiesto di lasciarti fare e andarmene ma... il fatto è, che nessuno può decidere per me. Solo io posso scegliere per me, e il suo cuore non lo avrai. Mai.
Mi lanciai a raccogliere la spada di Hook, riposta lontana da lui abbastanza per torturarlo facendolo sentire impotente, sapevo benissimo che il motivo era quello.
La tirai fuori dalla fodera e la sguainai, puntandola contro Peter Pan in segno di sfida; gli altri sei mi raggiunsero per fare lo stesso.
-Per il nostro Capitano!- gridai, e mi avventai contro il demone colpendogli il braccio ancor prima che riuscisse a rendersene conto. Approfittai del suo momento di sgomento per ferirgli anche la spalla, facendogli volare la sua spada via di mano.
Non facemmo in tempo neanche a gioire, che quello la recuperò con la sola forza del pensiero, e le sue ferite guarirono in un attimo, come nulla fosse.
-Sarai anche abile principessa, ma forza e amore non bastano contro il potere...
Così dicendo, con un solo sguardo ci scaraventò tutti contro la parete, e il dolore fu troppo forte per poter reagire subito. Scivolai a terra, con la testa, tutte le ossa, e un braccio doloranti e il respiro mozzato. Tossii sputando sangue, ma ciò non mi impedì di vedere Pan estrarre quel teschio che conoscevo bene e al cui interno aveva riposto un cuore che sarebbe stato solamente mio.
-Ragazzi... tutto a posto? Emma...?- domandò una Mulan indolenzita, mentre io già mi facevo forza per tornare in piedi. Ogni fibra del mio corpo gridava pietà, ma io ero sempre stata a sostegno del detto “La mente controlla il corpo”, e la mia mente mi stava gridando di non arrendermi.
-Sarà tutto a posto quando l'avrò fatto a pezzi- bofonchiai, e lanciai la spada in modo tale da fargli volare il teschio via di mano.
Il suo attimo di esitazione per la sorpresa mi fu sufficiente per lanciarmi a recuperarlo, e solo quando ormai fu nelle mie mani quello gridò frustrato del suo sbaglio.
-Dovevo ucciderti la prima volta che ne ho avuto occasione, maledetta ragazzina!- urlò con rabbia, mentre stringevo a me l'oggetto per proteggerlo da qualsiasi cosa avrebbe cercato di fare.
-Forse! Ma adesso è troppo tardi!- esclamai soddisfatta, ed estrassi il cuore da quell'involucro che sembrava succhiarmi via l'energia: ecco cos'era successo a lui, oltre alle torture la sua energia vitale era stata pian piano consumata. Almeno stavolta non aveva rischiato di uccidermi, ma lo gettai ugualmente lontano per sicurezza.
Il cuore che avevo nelle mie mani era ancora caldo, e di un rosso puro senza neanche una piccola macchia di nero. Nuove lacrime iniziarono a scivolarmi dagli occhi, mentre cercavo di tenere le mie mani tremanti il più possibile controllate per non essere io a distruggere quel cuore che aveva sacrificato per il mio.
Per un attimo sembrò perfino emanare una fioca luce, ma sicuramente fu frutto della mia immaginazione, era inutile cedere a false speranze.
-Dammelo. O sarò costretto a prendere il tuo.- mi minacciò quello con odio, e nel dolore gioii della sua frustrazione: mi ero accorta che riusciva ad avere qualsiasi cosa con la sola forza del pensiero, ma se quell'organo era ancora in mano mia voleva dire che stavolta qualcosa non stava funzionando.
-Prenditelo da solo, se ci riesci. Farmi fuori non è facile come credevi, vero?- lo sbeffeggiai, arretrando lentamente per raggiungere nuovamente il corpo di Hook, dove gli altri si erano riuniti. Erano usciti tutti malconci da quell'attacco, ma il fatto che si reggessero in piedi era comunque un buon segno.
-Quindi è così. Preferite proteggere il cuore di un uomo ormai morto piuttosto che andarvene e salvarvi... ora la vedo la tua oscurità mia cara Swan, lasceresti morire tutti i tuoi amici per un capriccio.
Quell'affermazione mi colpì più duramente di quanto avrei potuto immaginare, e deglutii voltandomi a guardarli meglio: erano tutti feriti, e Tiger Lily sembrava avere una gamba rotta, mentre Mulan si teneva un braccio. Ma anche gli altri erano piuttosto malridotti, come d'altronde lo ero io nonostante l'adrenalina mi tenesse in forze. E se Pan avesse avuto ragione?
Avevo già perso Hook, valeva la pena rischiare di perdere anche tutti loro?
-Non dargli retta!- esclamò Trilli afferrandomi la spalla -Non stai costringendo nessuno di noi a combattere, e lo sai. Non c'è niente di oscuro nel voler proteggere l'uomo che ami, anche se... è...- non riuscì a finire la frase, e sussurrò le ultime parole con voce tremante.
Mulan, Tiger Lily, Ariel, Smee, Jack, tutti si dichiararono d'accordo con lei offrendomi il loro sostegno, ma forse proprio per questo non meritavano di essere mandati incontro a morte quasi certa.
C'era soltanto una cosa da fare per salvare tutti.
-Ti propongo un patto, Pan.- dissi quindi, catturando la sua attenzione -Mi lascerai rimettere il cuore di Hook al suo posto, e poi farai tornare tutti loro a casa... e io rimarrò. Potrai avere il mio cuore, in fondo era questo il tuo piano iniziale no?
-Emma, no!
-Silenzio! Mi avete nominata Capitano, quindi ora mi darete retta. È giusto così, non voglio più veder morire nessun altro.
-Bene bene. Direi che è un accordo piuttosto equo... per me va bene, vostra altezza.- acconsentì quello, con un inchino teatrale.
Io annuii, e feci cenno agli altri di non proferire parola. Era la cosa migliore da fare, non avevo paura di morire... anzi. La morte era preferibile ad una vita vuota ed infelice, e così facendo avrei anche salvato tutti: c'era solo da guadagnare da questa scelta.
I miei genitori avrebbero sofferto, ma speravo che un giorno avrebbero comunque capito e mi avrebbero perdonata.
-Dovrai permettermi di prendere ora il tuo cuore per assicurarmi che nessuno faccia il furbo quando li avrò lasciati andare.
-Fa' pure, non ho motivo per tirarmi indietro. Ho intenzione di tener fede alla parola data.
Consegnai il cuore di Hook nelle mani di Trilli per non rischiare di stringerlo mentre il mio veniva strappato fuori, poi feci un passo avanti e guardai Peter Pan negli occhi, senza timore.
Sorrideva soddisfatto, e avrei dato qualsiasi cosa per cancellargli quel ghigno odioso, ma non potevo farlo, o avrei condannato a morte i miei amici.
Poi successe tutto velocemente, vidi la sua mano scattare veloce verso di me, e strinsi gli occhi per l'imminente dolore che mi aspettai di ricevere nel petto.
Eppure non successe nulla. Non sentii proprio nulla.
-Non devi neanche provarci a toccare la mia donna, o non mi limiterò ad ucciderti. Ti farò soffrire come neanche immagini!
-Killian!?- esclamai incredula riaprendo gli occhi, e ritrovai il suo uncino a pochi centimetri da me a bloccare il braccio del piccolo demone.
-Ma tu eri morto pirata! Come diavolo...
-Lo credevo anch'io. Ma sinceramente sono felice di essere vivo per poterti impedire di fare del male alla donna che amo.- rispose beffardo, parandosi completamente davanti a me.
Dal canto mio, di nuovo non riuscii a trattenere lacrime e singhiozzi, e mentre il mio cuore riassemblava tutti i suoi pezzi mi aggrappai con forza alle spalle dell'uomo poggiando la testa sulla sua schiena.
Pur toccandolo e sentendo il suo calore non riuscivo a credere che fosse reale, che fosse davvero tornato da me. Forse ero già morta, e ci eravamo ricongiunti così, non poteva esserci altra spiegazione... ma allora perché Pan era lì? Perché ci trovavamo esattamente dov'eravamo prima? Per qualche motivo eravamo finiti all'inferno, dunque? Ma se anche fosse stato così non m'importava, l'importante era essere di nuovo insieme... il luogo non era importante.
-Dì alla fatina di consegnarmi subito il tuo cuore, sei ancora in tempo per salvare la tua principessa.
-No.
-Oh... la tua parte egoista è tornata?
-No. Ho semplicemente capito che possiamo cercare di batterti insieme. Che ne dici tesoro?
L'uomo si voltò verso di me, e i suoi occhi azzurri che avevo creduto spenti per sempre mi fecero rinvenire dallo stato di trance in cui ero stata avvolta.
-Sei davvero tu?- sussurrai, senza distogliere lo sguardo neanche un solo attimo.
-Sono io, dolcezza. Una mia copia non sarebbe mai affascinante come l'originale!
Al pianto si unì una gran risata, e strinsi forte l'uomo dimenticandomi di quanto fosse malconcio, ma dopo un lamento scoppiò a ridere con me ricambiando l'abbraccio.
Non sapevo come, e neanche mi importava al momento, ma in qualche modo era davvero tornato, e sembrava più in forze di quanto non fosse stato quando l'avevo trovato.
-Sì, tutto molto commovente, ma dimenticate una cosa... sono comunque più potente di voi tutti messi insieme!
-Questo lo vedremo! Ariel, prendi il suo cuore e va', troveremo una soluzione per rimetterlo a posto...
-Ma Emma, potrei esservi utile...
-Ti prego! Sei l'unica che può metterlo al sicuro!
Peter Pan era già pronto ad inseguire la ragazza, ma formammo una barriera umana davanti al passaggio per darle il tempo di allontanarsi. Io restituii a Hook la sua spada, e ripresi la mia che era caduta proprio lì quando Pan ci aveva sbattuti contro il muro.
Gliela puntai alla gola sorridente, gioendo interiormente per il fatto che ora non avrebbe avuto più alcun modo di uccidere il mio uomo, col suo cuore lontano da lì. E mi sarei anche assicurata che non riuscisse a ferirlo, non potevo rischiare di perderlo una seconda volta adesso che era con me – pur non riuscendo ancora a credere che fosse reale.
L'avevo visto morire davanti ai miei occhi, quel “vi amo” sussurrato con le sue ultime forze, quella carezza sulla pancia che aveva significato più di mille parole.
Quella sensazione di non poter mai più essere felice.
Ed ora eccolo a tenermi la mano e pronto a combattere insieme a me per la nostra vita e quella di tutti gli altri. Potevamo essere feriti, stanchi, ma eravamo più forti che mai, perché eravamo finalmente insieme.
-Molto bene. Se devo fare a meno del cuore del pirata, vorrà dire che mi prenderò quello della biondina...
-Dovrai passare sul mio cadavere. E credo avrai notato che non è facile.- fece Hook digrignando i denti.
-E sul mio.
-Anche sul mio.
-Lo stesso vale per me.
Li guardai uno a uno pararsi davanti a me, e per l'ennesima volta scoppiai in lacrime: perché tutta quella devozione nei miei confronti? In fondo non ero nessuno, anzi, li avevo solo condotti nel covo del lupo, da cui tutti sapevamo che difficilmente saremmo usciti vivi.
-E io non ho intenzione di lasciar morire nessuno di loro.- dissi lasciando la mano a Hook e portandomi davanti a tutti, puntando di nuovo la spada contro il piccolo demonio.
Lui rimase immobile con lo sguardo fisso su di noi, e mi aspettai un altro volo come quello di prima da un momento all'altro. Ma più il tempo passava, più la sua concentrazione sembrava aumentare, e più non succedeva nulla.
-Che c'è Pan, non sembri più così sicuro di te. C'è qualche problema?- lo stuzzicai scoppiando a ridere, e gli altri anch'essi più rilassati di prima seguirono il mio esempio; Hook invece tornò al mio fianco, sorridendo soddisfatto. Era stanco e debole, lo potevo leggere nel suo sguardo, ma non avrebbe mollato questa volta, lo sapevo bene... si sarebbe fatto forza fino all'ultimo.
-Io ti avevo avvertito fin dall'inizio che la mia nuova recluta è un osso duro! Arrenditi, e potremmo valutare di risparmiarti la vita.
Il ragazzo urlò con tutte le sue forze, e sembrò quasi librarsi in aria solo guidato dalla potenza della sua frustrazione.
E prima che chiunque di noi potesse accorgersene, volò in picchiata verso di me, e mi resi conto di ciò che stava succedendo solo nel momento in cui sentii la morsa della sua mano che mi affondava nel petto.
Gridai di dolore, e subito dopo gridò Hook, e il tempo iniziò a scorrere al rallentatore.
Il mio uomo era impotente, e non osava muoversi di un centimetro per non rischiare di peggiorare le cose, mentre io sentivo la stretta propagarsi intorno al cuore: l'unico dolore peggiore era stato quello provato nel momento in cui avevo creduto di aver perso l'uomo che amavo.
Fu quando mi aspettai il peggio che il dolore finì, e barcollai sorretta dalle due uniche braccia nelle quali avessi mai cercato rifugio.
Cercai di riprendere fiato restando a occhi chiusi, poi mi tastai il petto per capire se il cuore che batteva all'impazzata fosse solo frutto della mia immaginazione dato che non lo possedevo più. Eppure sembrava reale.
Riaprii quindi lentamente gli occhi e aiutata dal mio Capitano tornai in posizione eretta, volgendomi verso Pan che sembrava sconvolto.
-Stai bene tesoro?- mi domandò il primo preoccupato, sfiorandomi anch'egli il petto.
-Sì... puoi pure smettere di palparmi.- sorrisi -Ma cosa diavolo è successo?
Quello scosse la testa mentre mi stringeva a sé con fare protettivo; sembrava saperne quanto me, ed entrambi tornammo a guardare Pan che si studiava le mani incredulo.
-Non è possibile...- stava borbottando -Quel cuore era protetto da qualcosa, era impossibile tirarlo fuori...
-Ti spiego io cos'è successo- si fece avanti Trilli, passandomi accanto e sorridendo -Hook, col suo sacrificio ha avvolto Emma nell'incantesimo di protezione più forte che esista. Il vero amore. Ed Emma... lei l'ha esteso a noi, usando inconsapevolmente la sua magia bianca. Per questo non potrai più farci male, per quanto ci provi. Per te è finita Peter Pan.
-Non è possibile. Forse non posso fare del male a voi e non posso uccidere lui... ma la magia bianca non può proteggere dalla tortura un uomo senza cuore!
Lo vidi alzare il braccio verso Hook, e presa dal panico agii d'istinto, senza neanche pensarci, ed imitando ciò che egli aveva fatto prima affondai la mano destra nel suo petto.


HOOK POV

Vidi Peter Pan sussultare e bloccarsi all'istante nel momento in cui la mano di Emma affondò nel suo petto, e tra il resto di noi calò un silenzio agghiacciante. Lei stessa sembrò non riuscire a credere a ciò che aveva appena fatto, e vedere la sua mano che spariva all'interno del ragazzo fece un certo effetto anche a me.
La guardai estrarla lentamente, con in essa un cuore nero come la pece che si rigirò tra le dita; poi alzò lo sguardo verso Pan e sorrise. Un sorriso strano, tetro.
-A quanto pare, sei meno imbattibile di quanto tu potessi immaginare- constatò, mentre quello la guardava sconcertato -Mi basterebbe stringere, e di te non rimarrebbe che un corpo vuoto.
-No Emma no. Questa è magia oscura, non farlo. Non cedere.- sussurrai, afferrandole il polso.
Quella si voltò verso di me con un sorriso, un sorriso rassicurante, che sembrava di nuovo il suo: sembrava quasi avesse appreso una nuova consapevolezza, ed si fosse arresa ad essa senza che ciò le facesse alcun male. E capii anch'io: la luce e l'oscurità avevano sempre fatto parte di lei, entrambe, e forse utilizzare la seconda per una giusta causa non sarebbe stato del tutto sbagliato. Eppure non riuscivo a immaginarla ridurre un cuore in cenere, era più forte di me...
-Trilli... per salvare l'isola, lui deve morire vero?
La fata annuì, e accennò al contenitore a forma di teschio che giaceva a terra, poco lontano da noi: -Sì... credo che... anzi no, lo so, lo sento. Le ceneri del suo cuore dovranno essere riposte lì dentro... e l'oscurità che regna sull'isola sarà sigillata per sempre.
La donna annuì, e le fece cenno di portarglielo. Lei obbedì, e la guardai porgerglielo in mano incerta. Come tutti noi. Era ancora la nostra Emma? La mia Emma?
-Emma ti prego, non cedere al male... non farlo... se deve morire, lascia che ci pensi io.- la pregai; in fondo io avevo sempre vissuto nell'oscurità, e avevo disintegrato altri cuori nel corso degli anni.
-Killian, è la magia nera che mi ha permesso di raggiungerti. Non lo capisci? L'oscurità ha sempre fatto parte di me, e sempre ne farà. Non ho intenzione di diventare una strega, di diventare cattiva o... o qualsiasi cosa. Voglio solo impedire che a farlo sia una fata di luce... a me non succederà nulla! Non succederà nulla se utilizzo un potere che in fondo è già mio...- scosse semplicemente le spalle, e io passai un istante a guardare Peter Pan, che per la prima volta vidi incapace di agire, e perfino di parlare.
Non mi fece pena. Mi aveva costretto a separarmi da lei, a spezzarle il cuore, e poi aveva tentato di ucciderla... era giusto che morisse, e volevo io stesso porre fine alla sua esistenza, prima che fossi troppo debole per poterlo fare.
Ma io, appunto, non lei. Emma parlava da ragazza innocente e ingenua, non sapeva quanto poco bastasse per cadere vittime dell'oscurità, io invece sì.
E se ora avesse distrutto quel cuore, non ci sarebbe stato modo di tornare indietro.

































 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora... vedete che sono buona? Sono stata abbastanza veloce, e in più... Hook è vivo u.u Non potevo togliergli l'happy ending... l'alternativa era far morire anche Emma, ma ho già il finale in mente e comprende entrambi vivi e vegeti xD Nel prossimo capitolo si sarà come ha fatto a sopravvivere... ora vuole solo fermare Emma dal commettere quello che secondo lui sarebbe un grave errore. Vuole proteggere il suo cuore dall'oscurità, e farle capire che cercare vendetta non serve a niente... anche se Emma sembra piuttosto convinta di ciò che sta facendo, e intende farlo solo perché è necessario, quindi chissà...
In ogni caso, dovrebbero mancare due capitoli + l'epilogo. Anche se è una storia che potrebbe avere un seguito... che sia una long o una serie di one shot. Ma sono indecisa se farlo, o pensare a qualcosa di nuovo... suggerimenti?
Come sempre grazie a tutti, e alla prossima! :*

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Capitolo 24
*** And they lived... happily ever after? (part 1) ***


And they lived... happily ever after? (part 1)











HOOK POV

-Dev'esserci un altro modo, Emma.
-C'è. Lasciare che lo faccia qualcuno di voi. Avete già fatto tutti molto per me, non vi permetterò di fare anche questo, neanche a te Killian.
Sembrava estremamente seria, pur continuando a tenere il cuore senza osare stringerlo; da un lato potevo capirla, voleva essere lei a farlo per evitare che fossimo noi a macchiarci di una colpa simile, e questo rendeva il suo potere di luce più forte che mai... ma non era giusto sacrificare il suo cuore, che per tanto tempo aveva mantenuto puro.
-Lo facciamo insieme. Io e te.- proposi infine, guardandola dritta negli occhi. Forse sarebbe stato un fardello troppo pesante per una persona sola, soprattutto per lei... ma se l'avessimo condiviso, allora avremmo potuto sopportarlo. Insieme.
Lei mi guardò incerta, ma io sorrisi rassicurante e le accarezzai la guancia; volevo solo farla finita e tornare a casa insieme a lei... e parlare, parlare di tutto. Innanzitutto avrei dovuto chiederle scusa in eterno, perché nonostante mi avesse capito, era ugualmente arrabbiata per il mio gesto. Poi ci sarebbe stata la storia del suo fidanzamento, e quella di nostro figlio... il tempo da perdere era decisamente finito.
-D'accordo.- acconsentì, dopo un ampio respiro -Insieme.
-Fatelo e basta, prima che mi ammali di diabete per colpa vostra.- sbraitò Pan, che ormai sembrava essersi arreso al suo destino. Forse perché questa volta era irrimediabilmente con le spalle al muro: dunque mi ero sbagliato... Peter Pan non era imbattibile. Non per l'unione delle nostre forze, e se solo l'avessi capito subito, ci avrei risparmiato tutta quella sofferenza. Ma non c'era spazio per piangersi addosso, il passato doveva rimanere nel passato, d'ora in poi avremmo vissuto il presente guardato al futuro.
Senza il bisogno di dire altro, unii la mia mano alla sua intrecciando le nostre dita... e fu allora che rividi la ragazza pura e innocente che non aveva mai ceduto all'oscurità. Aveva cercato di essere forte, di autoconvincersi che avrebbe potuto farcela... ma ora i suoi occhi esprimevano paura e gratitudine: gratitudine perché non l'avevo lasciata sola, questa volta.
-Mi dispiace, Pan- sussurrò -Non è davvero nel mio stile, ma... a volte siamo costretti a fare ciò che è necessario, ed è qualcosa che devo imparare a gestire... ti auguro un cuore più puro, in un'altra vita.
Il ragazzo rimase impassibile, mentre gli occhi di Emma iniziarono a farsi lucidi; avrei potuto strapparglielo di mano e fare da solo, ma non volevo deluderla questa volta: voleva lo facessimo insieme, e così sarebbe stato.
Feci cenno a Trilli di prendere lei l'alimentatore sotto le nostre mani e quando fummo tutti pronti, io e la mia donna ci guardammo negli occhi, ed iniziammo ad unire le nostre mani lentamente.
Quell'organo consumato dall'oscurità iniziò a scivolare via come polvere nera, fino a che non si esaurì lasciando finalmente unire i nostri palmi.
E quando il corpo vuoto del demone crollò a terra, crollò anche lei tra le mie braccia, cedendo ad un pianto liberatorio.
La strinsi forte per infonderle coraggio, per rassicurarla che per me sarebbe sempre stata la stessa, perché in fondo lo era, solo un po' più forte. Io non avevo mai pianto per un cuore distrutto, e lei lo stava facendo per un mostro, un mostro senza un briciolo di umanità... piangere per lui era solo segno che quell'oscurità non fosse adatta a lei, pur avendola dalla nascita il suo cuore sarebbe sempre stato puro: niente avrebbe mai potuto macchiarlo, ora ne avevo la certezza.
-Va tutto bene tesoro, va tutto bene...- sussurrai, baciandole la fronte -Abbiamo fatto ciò che era giusto, ed ora è finita.
-Sì?- sussurrò tirando su col naso, e alzò lo sguardo riflettendo finalmente quei meravigliosi occhi verde smeraldo nei miei.
Non riuscii a risponderle a parole, e neanche riuscii più a resisterle: mi fiondai su quella labbra calde e rosee e morbide come fossero un'oasi dopo miglia e miglia di deserto, e la feci aderire contro la parete per evitare che cadessimo, troppo travolti dalla passione. Lei non esitò un solo attimo a ricambiare e mi strinse a sua volta per intensificare quel bacio tanto atteso ancora di più.
Fu come se non avessimo mai smesso di farlo, perché quella sintonia che avevamo trovato si ripresentò più forte che mai, facendo di noi un tutt'uno: le lingue si rincorrevano e danzavano alla perfezione, e le bocche si incastravano tanto da non lasciare un solo spiraglio vuoto.
Quella era la felicità, ormai ne ero più che certo. Ed io ero felice che fosse venuta a salvarmi per riportarmi al suo fianco, perché non c'era niente di più bello.
A riportarci alla realtà furono solo gli applausi e i fischi provenienti dai nostri amici, che ci fecero staccare e scoppiare a ridere. Quando rideva con gli occhi lucidi era ancora più bella.
-Grazie, grazie, lo so che siamo un bello spettacolo! Ma non vi mostreremo di più, mi dispiace...- scherzai, facendo ridere ulteriormente Emma.
-Peccato, ci stava piacendo! Vi date parecchio da fare!- replicò Trilli con un sorriso -Però va bene, se avete finito è meglio rimettere questa cosa a posto... e poi corriamo, dubito rimarrà qualcosa di intatto qui.
-Non è che puoi usare la magia?- intervenne la donna al mio fianco -Non credo che tutti siano nelle condizioni di correre...
Solo allora mi guardai intorno con più attenzione, e notai Tiger Lily tenuta sotto braccio da Jack, l'amica di Emma che si teneva un braccio dolorante, e tutti gli altri pieni di graffi e lividi.
Mi voltai quindi anche verso di lei, che si reggeva in piedi più che bene ma aveva la parte alta della camicia macchiata di sangue, oltre a più di un graffio sul suo bel viso.
-Tu stai bene?
-Io sono solo un po' indolenzita. Ma credo proprio che tu rientri nella categoria di quelli che non sono in grado di correre...- constatò squadrandomi, e le bastò tastarmi piano le costole per farmi imprecare di quel dolore che fino a quel momento avevo tenuto sepolto.
-Posso farcela Swan, ho avuto momenti peggiori. Ma hai ragione, loro no...
-Ok- annuì Trilli -Venitemi vicino. Nel momento in cui metterò questo teschio al suo posto, l'oscurità di quest'isola verrà risucchiata e... dovrebbe permettermi di usare la magia anche qui. Almeno spero.
Ci guardammo tutti silenziosamente ed annuimmo, in fondo non avevamo molte alternative: correre sarebbe stato troppo rischioso in ogni caso, anche se fossimo stati tutti in forma. La magia nera di quel posto era troppo potente, avrebbe rischiato di risucchiare ogni anima viva in pochi secondi. Automaticamente cinsi le spalle di Emma, anche se le forze mi stavano abbandonando potevo resistere ancora un po'... ci sarebbe stato tempo per una lunga e rigenerante dormita, ma dovevamo prima uscire vivi di lì.
Nel momento in cui la fata ripose l'oggetto al suo posto, tutto iniziò a tremare, e chiusi gli occhi curandomi solo di proteggere lei da qualunque cosa avrebbe potuto farle del male.
Non dovetti farlo a lungo però, dato che in pochi istanti la terra sotto i miei piedi tornò salda, e dopo tanto tempo sentii il sole invadermi in pieno.
-Puoi aprire gli occhi fifone, siamo fuori...- sussurrò Emma, soffiandomi sulla guancia. Allora li riaprii lentamente uno ad uno, mi ci sarebbe voluto del tempo per riabituarmi a tutta quella luce dopo giorni nella quasi più totale oscurità.
Restammo tutti immobili, stretti l'uno all'altro sulla riva a guardare quel luogo oscuro andare in frantumi: aveva quasi ucciso lei, aveva quasi ucciso me, ma alla fine eravamo stati noi a vincere.
Quando le ultime ceneri affondarono in acqua, un grande arcobaleno che sembrava terminare in mare si levò alto nel cielo, segno che quell'interminabile tempesta fosse finalmente finita.
Fu soltanto allora che iniziai a crollare, ma prima di scivolare a terra mi sentii aggrappare da quelle due braccia esili quanto forti, a cui mi lasciai andare senza vergogna.
Perché non c'era motivo di vergognarmi di avere una donna forte, tutto il contrario: ero fiero e orgoglioso di lei, era diversa da qualunque altra avessi mai conosciuto. Aveva un lato bianco, e uno nero. Uno dolce, e uno passionale. Uno delicato, e uno infrangibile. Era una persona vera.
Sarebbe stata sempre la mia roccia, ed io la sua.
-Andrà tutto bene Killian...- sussurrò dolcemente sulle mie labbra, continuando a sorreggermi.
-Lo so dolcezza, lo so...

 

***

 

EMMA POV

-Swan... Emma. Tesoro. Raggio di sole. Mi senti?
-Mmh...- mugugnai infastidita, e portai la testa sotto il cuscino per poter riposare ancora qualche minuto.
Poi però ci ripensai: “cuscino”, “riposare”... cosa?!
-Hook! Oh mio dio, che ore sono?!- esclamai tirandomi su di scatto, e facendo scivolare via le coperte. Come avevo fatto a finire a letto? Ricordavo solo di essermi chinata pochi istanti per riposare, e poi... e poi cosa?
-Sono quasi le nove del mattino, il sole è alto nel cielo e stiamo per entrare nel porto... è venuta ad avvertirmi la tua amica qualche minuto fa. Tra l'altro era un po' scandalizzata per averci trovati a letto insieme...
-Oh... beh, non ce l'ha con te sul personale, tranquillo- risi, immaginando la faccia di Mulan, che chiaramente non approvava dormissi con un uomo con tanta leggerezza -Ma chi mi ha messa a letto?
-Io, chi sennò? Mi sono svegliato un paio di ore fa, la posizione in cui ti ho trovata non era proprio comoda... e ho pensato di rimediare.
-Grazie...- sorrisi, mio malgrado. Mi odiavo per essermi addormentata, ma apprezzavo che mi avesse evitato un brutto mal di schiena al risveglio, dato che mi ci mancava solo quello: dopo quella dormita, avevo ogni muscolo ancora più dolorante della sera prima.
Tornati al villaggio di Tiger Lily, questa ci aveva offerto di passare la notte da loro dopo esserci curati le ferite, ma avevo preferito fare subito rotta verso casa: volevo riabbracciare i miei, e cercare di farmi perdonare per essere scappata in piena notte lasciando solo una lettera d'addio. Con la principessa invece non era stato un addio, ora che Neverland era libera dall'oscurità il passaggio tra i due mondi sarebbe stato molto più semplice, e mi aveva promesso che sarebbe venuta a trovarci il prima possibile. Trilli invece era venuta con noi, per poter finalmente presentarsi vittoriosa al cospetto della fata Turchina. Ariel mi aveva lasciato il cuore di Hook, che avevo deciso di riporre per ora in un piccolo baule, e poi era tornata nel mio regno per avvertire i miei, stavolta in largo anticipo, del nostro ritorno.
Era stata decisamente una giornata molto lunga, e soprattutto intensa: avevamo cavalcato per ore, ero stata male per i primi sbalzi ormonali, avevo combattuto contro una banda di ragazzini, poi contro Peter Pan, poi avevo visto l'uomo che amavo morire, poi tornare in vita, e poi avevamo di nuovo combattuto. Nonostante ciò, però, contro le insistenze del mio pirata ero rimasta a vegliare su di lui e cambiargli l'impacco freddo di tanto in tanto... fino a che non mi ero addormentata, chiaramente.
-Tu come ti senti?
-Meglio, davvero. Grazie Swan, è tutto merito tuo.
-Mi fa piacere- sorrisi, per poi mollargli un violento schiaffo sulla guancia: mi ero trattenuta fin troppo a lungo!
-E questo cos'era?!- si lamentò, portandosi una mano dove l'avevo colpito, con fare sconvolto. Probabilmente gli sarebbe anche rimasto il segno per un po', ma tanto meglio: almeno avrebbe imparato la lezione.
-Questo era per ciò che mi hai fatto passare. Aspettavo che stessi meglio per farlo. Hai idea di come sono stata per tutto questo mese, Hook?! I miei genitori credevano che fossi caduta in depressione! E io stessa credevo di finirci, è stato orribile!- riversai finalmente tutte quelle parole non dette, quelle parole necessarie per poter ricominciare da capo; -Non avevo mai amato un uomo, e probabilmente non avrei mai più amato nessun altro! Ho perfino accettato di sposare quel povero ragazzo che merita molto più di una donna che non lo amerà mai... perché si era offerto di crescere tuo figlio come fosse suo! Un altro casino che hai fatto, tra parentesi, perché io non voglio avere un figlio ora, è troppo presto! Dio, neanche ho imparato a fare sesso, e mi hai già messa incinta! E dopo averlo fatto con me mi hai mollata facendomi credere di amare un'altra... hai idea di quanto sei idiota, Killian Jones?!
-Sì...- sussurrò l'uomo che si era fatto piccolo piccolo, e mi guardava dispiaciuto. Dispiaceva anche a me trattarlo in quel modo, ma doveva sapere. Non mettevo in dubbio il fatto che anche lui fosse stato male, insomma, era quasi morto... ma per me non era stato più facile, perché in qualche modo anch'io ero morta dentro quando mi aveva spezzato il cuore.
-Mi dispiace Emma, ho sbagliato. Credevo fosse l'unico modo per salvarti la vita, e non potevo proprio permettermi di lasciar morire ancora una volta una persona che amo. Ma sì, avevo torto, dovevo avere più fiducia in noi... ora l'ho capito, e spero non sia troppo tardi.
-Killian...- sussurrai, scuotendo la testa e avvicinandomi a lui -Certo che non è troppo tardi. Ci ho pensato, e per te avrei fatto esattamente la stessa cosa... ma voglio tu sappia quanto mi hai ferita, perché non voglio più dover soffrire così.
-E non succederà, puoi credermi. Non voglio mai più stare lontano da te, è troppo doloroso. Mi sono troppo abituato ad essere felice. Ti amo...
-Desideravo tanto sentirtelo dire di nuovo- sorrisi, chinandomi per stampargli un leggero bacio a fior di labbra. Era bello sentire quelle parole da parte sua, anche ora che non era in fin di vita.
Poi passai con le labbra sulla sua fronte, che nonostante fosse ancora molto calda era decisamente migliorata rispetto al giorno precedente.
-Me lo sentirai dire molto spesso d'ora in poi... ma ora, credo sia il caso di rendermi presentabile, che dici? Non posso mostrarmi così...
-Già- annuii divertita -Sei sudato. E puzzi.
-Ah grazie, sempre gentile! Ma non credo di potermi fare un bagno freddo ora, e non c'è tempo per scaldare l'acqua.
-Lo so, ma hai me.
Facendo molto piano lo aiutai ad alzarsi, e poi lo spogliai lentamente prima della camicia, poi del pantalone. Inutile dire che dovetti trattenere l'impulso di saltargli addosso, perché dopo un mese di astinenza il suo corpo era decisamente più attraente del normale.
Bagnai una pezza con l'acqua che era rimasta nel secchio, quella che avevo usato per gli impacchi, e pian piano gliela passai addosso, su ogni centimetro del corpo. Ripetei l'operazione per tre volte, poi lo asciugai e lo aiutai a rivestirsi scegliendogli dei nuovi vestiti – praticamente uguali ai precedenti. Fortunatamente trovai anche un'altra delle sue giacche della metà del mio peso e lo convinsi ad indossarla per non rischiare di prendere freddo... in più gli dava quell'aria ancora più sexy da pirata che di certo non mi dispiaceva.
-Ora sei più che presentabile!- sentenziai infine, soddisfatta. Con l'aria riposata e i vestiti non più logori aveva anche un aspetto più sano, e ciò mi fece sentire molto meglio.
-Tu non ancora però, aspetta...- sussurrò, per portare le mani dietro la mia testa, e lentamente mi sciolse i capelli che avevo legato in una coda ormai sicuramente distrutta. Una volta finito sorrise, poi mi prese la mano ed uscimmo dalla cabina, in tempo per guardare la Jolly Roger entrare nel porto.
-Gettate le ancore pirati!- esclamai felice, stringendogli forte la mano mentre mi sporgevo a guardare tutta la gente che era lì ad aspettarci: Ariel era decisamente arrivata in tempo ad avvertire i miei.
-Quanto sei sexy quando fai l'autoritaria, ti farò essere capitano più spesso...- commentò lui, cingendomi i fianchi.
-Sono io che ogni tanto lo lascerò fare a te. La nave è mia, ricordi?
-Ehi, lo sarebbe stata se fossi morto!
-Non l'hai detto questo. Ma diciamo che forse potrei accettare di condividerla con te... mh?- proposi, accarezzandogli le labbra con un dito.
-Solo perché sei tu. Quindi adesso è nostra... ma come faremo? C'è solo una cabina da capitano...
-Oh tranquillo, sono certa che una soluzione la troveremo- gli sorrisi maliziosa, prima di prenderlo per mano e condurlo verso la passerella, mentre i pirati la abbassavano, pronti a scendere.
Affacciandomi potei scorgere i miei genitori in testa a tutti, e oltre al sorriso, come sempre mia madre aveva aggiunto anche le lacrime... tipico di lei!
Con uno sguardo proposi a Hook di poggiarsi a me, dato che quel paio di costole rotte che aveva non potevano essersi riaggiustate in una notte, ma quello rifiutò categoricamente e preferì tenermi per mano.
Fummo i primi a scendere, e ci accolsero grandi applausi ed esultanze, tanto che persi l'attenzione ed inciampai, e fu solo grazie all'uomo al mio fianco che non feci una vergognosa scivolata per la passerella.
Una volta giù mi lasciò andare la mano, per permettere ai miei genitori di abbracciarmi e salutarmi a dovere; per prima abbracciai mia madre, ringraziandola a bassa voce per la fiducia che mi aveva dato, poi passai a mio padre che mi strinse forte a sé.
-Ahia, papà...- mi lamentai sorridendo, un po' dolorante.
-Sei ferita tesoro?- domandò subito preoccupato, ma io scossi la testa.
-Solo un po' ammaccata, ma tutta intera! È che tu stringi troppo! Mi dispiace avervi fatti preoccupare così ma...
-Ma dovevi andare, lo so. Ammetto di non averla presa bene in un primo momento, ma in fondo sei figlia nostra... e io e tua madre eravamo proprio come te alla tua età. E poi, vederti così felice non ha prezzo.
Mi fu inevitabile abbracciarlo nuovamente, ero estremamente fortunata ad avere dei genitori come loro, che nonostante si preoccupassero e non approvassero certi miei comportamenti, si sforzavano di capirli e appoggiarmi.
-Ora che ne dici di presentarci il tuo...?- fece mia madre, senza sapere come concludere la frase, ed in fondo la capii. Fidanzato? No, decisamente non era il termine adatto. Amante? Neanche.
Annuii, e mi voltai a tirarlo per mano per riportarlo al mio fianco;
-Beh, non sono brava con questo genere di presentazioni. Lui è... Killian Jones, l'uomo che mi ha salvata da Barbanera, e mi ha accolto sulla sua nave come se fossi parte della sua ciurma. L'uomo che... che amo.- ammisi, per quanto mi fosse difficile far uscire le parole davanti a tutte quelle persone.
-E' un piacere conoscerti, Capitano- si fece avanti per prima la regina, porgendogli la mano -Sono contenta che mia figlia abbia trovato qualcuno che la ami così tanto.
-Il piacere è mio, Vostra Altezza, e un onore- fece lui di rimando, inchinandosi leggermente per poi prenderle la mano e baciarle il dorso, da vero gentiluomo. Scoccai un'occhiata a mio padre, e fui felice di vederlo sorpreso: probabilmente da un pirata non si sarebbe aspettato tutta quella galanteria.
-E' un piacere anche per me- si fece quindi avanti -Ti sono grato per ciò che hai fatto per mia figlia, lo apprezzo infinitamente.
I due si strinsero la mano, ed anche a lui Hook riservò un leggero inchino, molto elegante. Probabilmente in queste formalità era più bravo di me, e se prima o poi mi avesse fatta sfigurare me l'avrebbe pagata cara.
-Non potevo fare altrimenti, Sire. Vostra figlia è una ragazza splendida, me ne sono reso conto fin dal primo momento. Accoglierla è stato il minimo che potessi fare.
-Basta, così mi metti in imbarazzo!- intervenni, fermandolo prima che dicesse altro. Era molto dolce da parte sua, ma eravamo pur sempre in pubblico, poteva almeno aspettare che tornassimo a castello se proprio doveva adularmi per far colpo sui miei genitori.
-Scusa, non sapevo bastasse così poco...
-Vi date del tu?- fece mio padre alzando un sopracciglio, io invece alzai gli occhi al cielo: era sempre il solito!
-Papà, non cominciare. E andiamo, c'è un po' di gente che ha bisogno di cure e riposo...- gli feci notare, accennando a Mulan, ma anche gli altri che non avevano delle belle cere... fortunatamente nessuno era morto per mano dei bimbi sperduti fatti poi prigionieri dagli indiani, ma feriti ce n'erano.
Quello annuì, e fece segno a tutti di seguire noi.


Dopo aver salutato e ringraziato tutti quelli che erano accorsi al porto ad accoglierci, eravamo finalmente saliti sulla carrozza diretti a castello, e ce ne erano state altre cinque esclusivamente per potervi far salire tutti i pirati; era stato un gesto davvero molto carino da parte dei miei genitori.
Una volta arrivati, eravamo stati accolti da Johanna e altre servette che avevano accompagnato gli uomini nelle loro stanze, che avrebbero potuto utilizzare per tutto il tempo che avessero voluto.
A Hook era stata riservata una stanza sul mio stesso piano, quindi l'avevo accompagnato io: ovviamente non avrei avuto nulla in contrario se avesse utilizzato la mia, ma sicuramente i miei non sarebbero stati dello stesso avviso. Aveva anche fatto un bagno, ma io purtroppo ero stata condotta da Johanna nel mio, e una volta pronta mi aveva disinfettato le ferite che avevo tra braccia, schiena, fronte, e ginocchia. Un disastro in poche parole.
Fu l'unico motivo per cui mi convinsi ad indossare un abito lungo; ne scelsi uno di un color verde acqua scuro (*), senza un corsetto, ma aveva una fascia elastica di cotone abbastanza stretta da contenere elegantemente le mie forme, sotto l'ampio strato di tulle che andava ad allargarsi nella gonna, pur senza essere ingombrante.
Ovviamente non potei che essere contenta nel vedere Hook guardarmi scendere le scale a bocca aperta; si avvicinò e mi porse la mano per gli ultimi due scalini, per poi afferrarmi i fianchi.
-Sei bellissima Swan, speravo davvero di vederti così prima o poi...- sussurrò sulle mie labbra, ed io sorrisi per accarezzare le sue con un bacio. Fu una delle rare volte in cui sentirmi bella mi importò, e mi fece anche piacere.
-Grazie. So che avresti voluto vedermi in un... abito ingombrante, ma non sono abbastanza in forma per indossarne uno ora...
-Ci sarà tempo per quello. Così sei splendida, e questo colore è perfetto coi tuoi occhi... sono felice che tu abbia lasciato i capelli sciolti.
-So che ti piacciono- scossi le spalle, e lasciai che stavolta fosse lui a baciarmi, portando la mano tra i miei capelli appena lavati, che avevo fatto anche asciugare una volta tanto. Mi lasciai pervadere da quell'intensità, e ricambiai stringendolo a mia volta; avrei sempre preferito una vita all'avventura, ma per una volta fu bello sentirmi veramente a casa, con l'uomo che amavo.
-Ragazzi, mi dispiace disturbarvi ma è pronto in tavola...
Sussultai voltandomi di scatto, e trovai dietro di noi mia madre estremamente sorridente, così tanto da mettermi in imbarazzo. Era ovvio fosse felice come una bambina che scartava i propri regali il giorno di Natale del fatto che mi fossi innamorata, ma un po' avrebbe potuto contenersi, almeno in presenza di Hook.
-Arriviamo. Scusate Maestà...
-Oh non c'è motivo di scusarsi, e chiamami pure Snow caro!
Lo guardai sorridere, meno imbarazzato di me, poi mi prese la mano e seguimmo la donna in sala dove tutti stavano già prendendo posto.
Mio padre era seduto a capotavola, e dopo aver costretto Killian a sederglisi accanto, io mi sistemai tra lui e Mulan.
-E così se si tratta di farti bella per l'affascinante pirata li indossi volentieri gli abiti eleganti...- scherzò sorridendo e facendomi arrossire. Non l'avevo fatto per lui... o forse sì? Forse nel scegliere cosa indossare, un po' a lui ci avevo pensato.
-Sta' zitta- mi limitai a borbottare, tirandole un leggero calcio sotto il tavolo, dato che col suo braccio rotto non potevo darle una gomitata.
Mio padre si schiarì la voce e si alzò in piedi, attirando attenzione e silenzio da parte di tutti i presenti.
-Non voglio portarvi via molto tempo, so che siete affamati e stanchi, ma vorrei fare un brindisi in onore di tutti coloro che sono stati a fianco di mia figlia, a costo della propria vita. Dunque a tutti i pirati della Jolly Roger, a Trilli e Mulan, Ariel, e anche alla principessa Tiger Lily e i suoi uomini nonostante non siano qui. Lo apprezzo moltissimo.- disse, alzando in alto il boccale, e lo imitammo tutti.
-E in particolar modo, voglio ringraziare il capitano Killian Jones- aggiunse, volgendosi a guardarlo -Se non fosse stato per te, non so dove sarebbe mia figlia ora. Ti ringrazio infinitamente per averla salvata, curata ed accolta sulla tua nave... e per esserti preso cura di lei. Hai dimostrato che non tutti i pirati sono uomini spietati e senza onore, ed è per tutto questo che voglio offrirti una ricompensa: qualunque cosa tu mi chieda. Tesori, un titolo d'onore, la guida della marina reale... devi solo chiedere.
Killian sembrò senza parole, e io per frenare le lacrime di commozione gli strinsi forte la mano. Dopo qualche secondo sciolse dolcemente la nostra stretta e si alzò in piedi anch'egli.
-Sire, voglio che sappiate che non avrei mai permesso che a vostra figlia fosse fatto del male, e sono felice di averla trovata, anche se dopo sei mesi di prigionia. E vi ringrazio infinitamente, siete un uomo davvero generoso, ma io non voglio alcuna ricompensa per ciò che ho fatto. In realtà c'è una sola cosa che vorrei, ma non come forma di pagamento...
-E cosa sarebbe?
-Il più prezioso dei vostri tesori. L'unica cosa che desidero, è la mano della vostra splendida figlia, ovviamente se anche lei è d'accordo.
Ringraziai il cielo di essere seduta, altrimenti le mie ginocchia avrebbero ceduto nel vederlo inginocchiarsi davanti a me. Anche il mio cuore si fermò, mozzandomi il respiro e riempiendo i miei occhi di lacrime... non poteva essere vero, probabilmente stavo ancora sognando.
-Che ne dici Swan, vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?

 

 

Mentre al palazzo di Snow White e Charming c'era festa, non si poteva dire che in quello di Rumplestiltskin l'atmosfera fosse la stessa.
L'Oscuro, che da anni aveva smesso di esserlo grazie all'amore di suo figlio e quello di sua moglie, guardava il primo leggere e rileggere la lettera della sua principessa, che l'aveva lasciato per un pirata. Un pirata che lui conosceva bene, e nonostante non fosse chiaro chi fosse, lui se lo sentiva.
Aveva proposto a Baelfire di aiutarlo a riprendersela, ma quest'ultimo gli aveva ricordato che aveva fatto tanta strada per essere un uomo migliore, e togliere la felicità ad altre persone l'avrebbe macchiato nuovamente.
Lui non voleva perdere suo figlio a causa dell'oscurità, ed aveva accettato di non agire: era fiero che il suo bambino fosse diventato un uomo tanto forte ed altruista...
Ma era giusto lasciarlo soffrire così?



























 

Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Ok, alla fine non è andata tanto male no? L'hanno fatto insieme... e possono sopportarlo, Emma non si è lasciata accecare dallìoscurità. Pan ha avuto quel che si merita, e anche Trilli è finalmente libera di tornare vittoriosa a casa.
Lo so, le spiegazioni non le ho messe qui, ma sarebbe venuto qualcosa di lunghissimo... eterno. Quindi ho dovuto dividere il capitolo in due, il prossimo è quasi finito e sarà l'ultimo, e tutto verrà spiegato.
Poi ci sarà l'epilogo, devo decidere se in una o due parti, probabilmente dipende da quanto verrà lungo. E infine ho deciso che un seguito ci può stare, quindi concluderò prima questa ff (dato che manca poco), poi posterò l'altra, e nel frattempo penserò bene a come gestire il seguito di questa... (non è detto che nel frattempo non mi cimenti anche in qualcosa di nuovo, ho mille idee ma non so quale e se svilupparle xD).
E boom, la proposta di matrimonio Emma non se la sarebbe aspettata... almeno non in questo momento!
Un abbraccio forte a tutti, grazie per le recensioni, i suggerimenti e tutto... alcune idee sono state merito vostro
A presto :*

*Piccolo extra, il vestito di Emma: http://static.stylosophy.it/stwww/fotogallery/625X0/134089/abito-verde-di-pronovias.jpg

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Capitolo 25
*** And they lived... happily ever after? (part 2) ***


And they lived... happily ever after? (part 2)













Restai pietrificata, incredula davanti alle parole che aveva appena pronunciato. Mai e poi mai avrei pensato che mi avrebbe fatto quella proposta, non ancora almeno. In realtà neanche avevo pensato alla possibilità di un matrimonio, ora che con Baelfire era finita.
Hook era un pirata, e l'unica cosa che gli avrei chiesto sarebbe stata di portarmi con sé nei suoi viaggi... e invece?
Invece era in ginocchio davanti a me, con un anello tra le mani: e non era uno dei suoi, era un anello argentato con uno smeraldo incastrato nel mezzo e dei piccoli cristalli tutti intorno.
-Tesoro, mi fa male tutto... potresti, non so, pensare a una risposta?
La sua voce mi riscosse almeno in parte dallo stato di shock, ma non per questo la voce riuscì ad uscirmi: sembrava ben piantata in fondo alla gola e non dava segno di volersi liberare.
-Sì, ti voglio- sussurrai quindi, e gli porsi la mano tremante che afferrò con l'uncino, per poi infilarvi l'anello all'anulare
Era leggero ed elegante, e mi si adattava perfettamente al dito. Continuai a guardarlo incantata, poi singhiozzai ancora scossa e continuando a non essere in grado di proferire parola decisi di agire, quindi dopo essermi alzata in piedi lo tirai per annullare finalmente la distanza tra le nostre labbra e dargli una risposta come si deve.
Assaporai le sue con calma ed intensità allo stesso tempo, e lasciai le mie mani vagare nei suoi capelli che emanavano un dolce profumo di mare, quello che avevo sempre amato.
Solo dopo minuti, ore, o chissà, addirittura giorni le mie orecchie iniziarono a percepire le grida di approvazione e gli applausi da parte dei presenti, quindi mi staccai delicatamente da lui, senza sciogliermi dal suo abbraccio, e mi guardai intorno con un sorriso timido.
Si erano alzati in piedi e ci applaudivano sorridenti, perfino Mulan che era stata scettica fin dal momento in cui le avevo raccontato tutto. Ma in fondo lei era sempre stata protettiva con me a parte sul campo di battaglia, e per questo aveva dubitato dell'uomo che mi aveva spezzato il cuore.
Le più felici erano Trilli e mie madre, che si scambiarono degli sguardi sorridenti per poi tornare a guardare noi.
Quest'ultima fece il giro del tavolo, e prima abbracciò me poi Hook, che sembrò parecchio confuso e riuscì a rubarmi un sorriso.
-Benvenuto in famiglia Killian, mia figlia non poteva innamorarsi di uomo migliore!
-Ehm... grazie V... Snow. Grazie mille, farò tutto ciò che è nelle mie forze per renderla felice, se lo merita.
La donna annuì, e dopo avergli scoccato un bacio sulla guancia lasciandolo ancora più in imbarazzo tornò al proprio posto.
Quindi l'uomo si voltò verso mio padre, che dopo averlo squadrato un paio di volte lo colpì inaspettatamente sul viso con un pugno.
-James!
-Papà!
A parte me e mia madre nessun altro disse niente, e in sala calò un silenzio di tomba; Killian si era portato su la mano con espressione dolorante e cercai di fargliela spostare per controllare che non avesse nulla di rotto.
Rivolsi a mio padre uno sguardo carico di rabbia; come diavolo gli era saltato in mente di fare una cosa del genere?! Prima aveva speso tutte quelle belle parole per lui, ed ora che mi aveva chiesto di sposarlo si comportava in quella maniera assurda!
-Ehi, ehi, scusate, non ho ucciso nessuno. Scusami Jones- fece poi rivolto a Killian -Dovevo proprio farlo! Sai, per aver messo incinta la mia bambina prima di averla sposata... non ti ho fatto troppo male, vero? Su che sei un uomo...
-No, no, sto bene. E immagino che forse me lo sono meritato...- scrollò le spalle, ed io rimasi senza parole: uomini! Dovevano sempre risolvere tutto a pugni, invece di usare il cervello che gli era stato dato in dotazione da madre natura!
-Togli anche il forse! Ma in ogni caso, benvenuto in famiglia. E ovviamente non posso che essere felice per mia figlia, finalmente ha trovato la felicità... - sorrise porgendogli la mano, e Killian la strinse. Mi scambiai uno sguardo con mia madre, confusa quanto me.
-Un momento, un momento. Cos'è questa storia? Incinta?- intervenne Jack rompendo il silenzio, e anche gli altri pirati sembrarono perplessi.
-Cavolo, mi sono scordata di dirvelo...- borbottai, portandomi una mano davanti alla bocca. Con tutte le cose che erano successe, alla fine la storia della gravidanza mi era passata di mente, e non c'era neanche stata occasione per parlarne col resto della ciurma. Non ne avevo ancora parlato a fondo neanche col diretto interessato...
-Smee, credo proprio che per un mese non ci sarà sera in cui non andremo alla taverna, tanto offri tu...- commentò quello, mentre gli altri esultavano per il “piccolo capitano” e Smee sbiancava: allora capii il motivo, quei maledetti pirati si erano proprio comportati da... pirati!
-Avete scommesso se io sarei rimasta incinta o no prima del matrimonio?!- esclamai, fulminando i due con lo sguardo, e il più basso sbiancò ulteriormente.
-Nah, non sul rimanere incinta ma... sai, sul modo!- rispose l'altro tra lo spaventato e il divertito, e in risposta battei un pugno sul tavolo guardandolo con aria truce.
-Avete scommesso se io e Hook andassimo a letto insieme! Siete proprio dei brutti pirati bastardi!
-Emma! Modera i termini... almeno a tavola.- mi rimproverò mio padre – anche se piuttosto a disagio – e io cercai di ricompormi, sibilando tra i denti un “Non finisce qui”.
Hook, che al contrario di me sembrava divertito, cercò di calmarmi porgendomi un bicchiere di vino che accettai volentieri, e dopo aver brindato anche al futuro nascituro ci buttammo finalmente su quella colazione-pranzo che ci avrebbe riempito le pance fino all'ora di cena.


-Mmh, certo che poteva andarci piano se proprio doveva colpirti in faccia...- commentai, premendo il cubetto di ghiaccio sulla guancia di Hook che si era un po' gonfiata. Già aveva la febbre e delle costole rotte, un pugno in faccia era l'unica cosa che gli mancava.
-Lascia perdere Swan, ci vuole ben altro per macchiare il mio fascino. È tuo padre... credo avrei fatto la stessa cosa al posto suo. E poi in fondo gli piaccio, è questo l'importante!
-Già, in un modo strano, ma sì...- sospirai sorridendo, ma decisi di lasciar perdere e mollai il ghiacciolo sull'erba.
Dopo mangiato avevo proposto all'uomo di andarsi a riposare dato che ne aveva ancora bisogno, ma aveva preferito che parlassimo: saremmo stati marito e moglie, quindi era meglio chiarire subito alcune faccende importanti.
Dato che era una bella giornata l'avevo portato in giardino piuttosto che in camera, e si era rivelata una buona idea col sole ci illuminava piacevolmente. In fondo ormai era la fine del mese di settembre, il caldo afoso aveva lasciato il posto ad un mite clima autunnale.
Mi sistemai comodamente a gambe incrociate e alzai gli occhi per guardarlo, in attesa che iniziasse a parlare: dato che c'erano così tante cose da dirci che preferivo fosse lui a decidere dove partire.
-Il discorso sulla mia bravata è finito? O hai altro da dire? O darmi altre botte...- mi domandò quindi, portando la mano sul mio ginocchio, con espressione preoccupata.
-No, è ok. Mi ci vorrà un po' a digerirlo ma sai... ti ho già perdonato, perché avrei fatto lo stesso. E mi hai promesso che non lo farai mai più, e mi fido. Piuttosto... tu eri morto. Come hai fatto a... risvegliarti? Boh, non so neanch'io che parola usare.
-Ah, questa è facile in un certo senso- sorrise -Non ero morto morto. Ero morto, ma non morto. L'alimentatore mi toglieva le energie, ma allo stesso tempo manteneva in cuore in vinta, fino al momento in cui non gli sarebbe più servito... non so come spiegartelo, ma anche se il mio corpo ha ceduto, c'era quella parte attaccata alla vita. Nel momento in cui il mio cuore fosse stato tirato fuori da lì... sì, sarei dovuto morire ma... non è successo.
Nonostante fosse vivo e vegeto sbiancai: nel tirare fuori il suo cuore dal contenitore avevo rischiato io stessa di ucciderlo quindi, di spezzare quell'ultima sottile linea che lo legava alla vita.
-Hai preso tu il mio cuore da lì?- domandò guardandomi negli occhi, ed io annuii.
-Già... è come credevo, allora. Sono stato invaso da un'improvvisa energia, come... come se qualcosa in me si fosse riacceso...
-Quindi...
-Quindi sì, Emma. Tu mi hai salvato. Tu hai reso possibile l'impossibile.
-So io cos'è- sussurrai, ed istintivamente mi avvicinai a lui, portandogli la mano sulla guancia -E'... oddio, giuro che non sono diventata sdolcinata, ma credo... credo fosse il... il potere del vero amore. Mio padre ha fatto con mia madre una cosa molto simile e quindi...
-E quindi io sono il tuo vero amore. Puoi dirlo, non mi offendo- sorrise e attirandomi al suo fianco mi strinse forte a sé, per lasciarmi un dolce bacio sulla guancia; -Anche tu sei il mio vero amore, ma ovviamente non ripeteremo queste frasi smielate in pubblico.
-Assolutamente!- scoppiai a ridere ora più rilassata e mi lasciai completamente andare tra le sue braccia, permettendogli di accarezzarmi la parte scoperta di schiena che il vestito mi lasciava.
Quindi il vero amore esisteva, ed era davvero la magia più potente di tutte se era riuscita a strapparlo alla morte. Non che avessi mai avuto dubbi conoscendo la storia dei miei, ma avevo sempre creduto che per me non sarebbe mai arrivato, non fino a quel punto da trasformarsi in un potere tanto forte.
-E ora lascia che sia io a decidere di che parlare...- mi sussurrò all'orecchio, per poi poggiarmi una mano sulla pancia -Il... nostro bambino.
Mi morsi forte un labbro, perché nonostante fossi consapevole che l'argomento prima o poi sarebbe arrivato, trovavo difficile parlarne. Lui era con me, mi avrebbe anche sposata, ma ciò non cambiava il fatto che io non mi sentissi pronta ad essere madre. E anche se non l'avrebbe detto ad alta voce, sicuramente neanche lui aveva preso in considerazione l'idea di diventare padre così presto.
-Cosa posso dirti, Killian... a parte che sono incinta, ma già lo sai.
-Sì, ma... come hai fatto a scoprirlo così presto? Insomma, non sono un esperto di bambini, però...- scrollò le spalle nervoso, e il fatto che anch'egli sembrasse spaventato quanto me in un certo senso mi rassicurava.
-Anche mia madre è incinta, te ne sarai accorto. Ha un ciondolo, regalo della madre di mio padre... quando è in mano ad una donna incinta si illumina, e quando qualcuno lo lascia oscillare sul palmo della sua mano può rivelarne il sesso. L'ho preso per farlo e... e si è illuminato. Per poco non sono morta d'infarto...
-Oh avanti Swan, non farla così tragica, ora esageri dai.
-Davvero?- esclamai, voltandomi a guardarlo di nuovo -Tra otto mesi partorirò il mio primo figlio, a 26 anni. Ed è qualcosa che non avevo preso in considerazione neanche lontanamente... avevo deciso che se mai avessi dovuto avere figli, avrei aspettato di avere 35 anni! Ora come ora non ho idea di come si faccia la mamma, oltre che voglia. Capisci, invece di vivere la mia vita come voglio devo crescere un bambino, ti pare roba da poco?! Eh?!
-Swan!- mi interruppe, afferrandomi le braccia che stavo agitando per il nervosismo, poi piantò lo sguardo nel mio: -Credi che io sia pronto a essere padre? O che, non so, l'avessi previsto? Guardami, sono un pirata! Un uomo con una mano sola ed un uncino, che ha vissuto praticamente per mare e allo sbaraglio per cent'anni! Eppure, il mio primo istinto nel momento in cui me l'hai detto è... è stata pura felicità! E poi una grande tristezza perché ero certo che non ce l'avrei fatta, e che quindi mi sarei perso tutto ciò... voi. Nessuno di noi due è davvero pronto per essere genitore, lo so, ma sta per succedere e... tu stessa mi hai detto che insieme potremmo farcela. Non credi più che sia così? Non ti rende felice nemmeno un pochino l'idea di avere un figlio... con me?
Fu una sorpresa vedere i suoi occhi così illuminati: nonostante fosse spaventato, era davvero felice all'idea di avere un bambino con me. Quindi mi costrinsi a chiedermi se in fondo non provassi lo stesso... insomma, una pancia ingombrante non mi entusiasmava, neanche il parto... e neanche il fatto che la notte non avrei più potuto dormire per almeno qualche mese dopo la sua nascita. Ma un dolce piccoletto tutto nostro, che sicuramente avrebbe preso dei tratti da ognuno di noi, era poi così male? E in fondo, perché mai avrebbe dovuto impedirci di vivere le nostre vite? Forse le avrebbe solo rese più allegre e movimentate.
-Sì... io... credo di sì. Credo che mi renda felice. È solo che...
-Lo so. Ho paura anch'io.- sorrise -Ma credimi se ti dico che potrai contare su di me 24 ore su 24, non ti lascerò mai sola in tutto questo. Sarai mia moglie Swan, ciò comporta che dovrai sopportarmi ogni giorno della tua vita. Quindi che dici se accogliamo la notizia con gioia? Giuro che anche col pancione non smetterai di piacermi... sarai sempre la donna più bella che io abbia mai conosciuto.
-D'accordo. Ma per la gioia dammi un po' di tempo, ok? Presto inizierò ad avere nausee e altre schifezze del genere... oddio, voglio morire!- esclamai, rendendomi conto di ciò che stavo dicendo: fino a quel momento avevo pensato alla pancia, al parto, il post parto, ma non alle nausee! Le donne incinte che avevo conosciuto si erano sempre lamentate terribilmente, e non riuscivo a credere che ora sarebbe toccato a me: perché spettava proprio a noi donne far nascere i bambini?!
Mi lasciai andare all'abbraccio divertito di Killian, ripromettendomi di essere io a ridere se mai fossi finita per vomitargli addosso.
A parte quello, però, dovetti ammettere che finalmente mi sentivo molto più leggera, avevamo chiarito ogni questione in sospeso... o quasi.
-Il cuore Killian! Dobbiamo chiedere a qualcuno... di rimettertelo a posto.
-Domani Swan, domani. Oggi voglio solo passare una giornata tranquilla con te in questo grazioso vestitino, è chiedere troppo?
-No, va bene. E dovresti anche riposare ora, che dici se ti porto in camera e resto con te?
Quello mugugnò qualcosa di incomprensibile e si sdraiò sull'erba, attirandomi in modo che mi sistemassi con la testa sul suo petto, poi mi strinse a sé: di sicuro anche quello era un modo piacevole per riposare, e non avevo intenzione di tirarmi indietro... forse una dormita all'aria aperta non sarebbe stata male.
 

 

***



HOOK POV

Alla fine non si era rivelata una grande idea quella di farci un sonnellino all'aperto, anche se Emma aveva avuto un attacco di riso che con fatica aveva placato
Quando ci eravamo svegliati a causa di grosse gocce di pioggia che in un lampo ci avevano bagnati dalla testa ai piedi, era ormai passato il tramonto: avevamo dormito davvero tanto. E quindi la ragazza ancora assonnata, nel correre era scivolata cadendo sull'erba, e per farla smettere di ridere eravamo serviti io, le due guardie all'entrata, e perfino Johanna che ci aveva chiamati per la cena. Ci eravamo preoccupati che si fosse fatta male, e invece era saltata in piedi per poi trascinarmi e correre a cambiarsi per andare a tavola.
La cena era stata allegra, tutti festeggiavano ancora la notizia dell'imminente matrimonio della loro principessa che avevamo fissato tra un mese, il giorno del suo compleanno; avevo anche conosciuto August e Graham che mi avevano accolto con gioia e avevano promesso di portarmi a caccia.
Ora, dopo aver fatto un bagno caldo e aver mandato giù la medicina, mi stesi sull'enorme letto a baldacchino di quella stanza che sembrava grande quanto un'intera casa. Quando ero stato nella marina avevo vissuto il luoghi piuttosto eleganti, ma mai in una stanza così gigante.
Non era affatto male, le comodità non mi dispiacevano... ma non facevano per me; mi venne spontaneo chiedermi quanto tempo avrei passato lì, ora che ero il fidanzato della principessa. La nostra vita sarebbe stata a corte? Eppure mi sembrava impossibile crederci, perfino Emma che vi aveva passato 25 anni sembrava non trovarsi completamente a proprio agio con tutte quelle persone pronte ad ogni sua esigenza e che la trattavano coi guanti. Però non potevo neanche spingerla a partire, i suoi genitori non sarebbero di certo stati felici se loro figlia se ne fosse andata per l'ennesima volta.
Chiusi gli occhi, e mi dissi che finché fossi stato con lei il modo di vivere felicemente l'avremmo trovato, e alla prima occasione ci saremmo uniti all'azione in qualche modo. E poi sua madre a cena mi aveva accennato qualcosa su un certo Palazzo d'Estate, dove avremmo potuto passare da soli tutto il tempo che avremmo voluto.
I miei pensieri furono interrotti da un rumore alla porta, e mi tirai su a sedere aspettandomi di veder comparire qualcuno dei servitori a propormi qualcosa da bere o comunque i suoi servigi, come se ne avessi bisogno.
Ero ormai pronto a dire di essere a posto così, quando al posto di qualche ragazzetto si presentò Emma in camicia da notte, per poi entrare e chiudersi la porta alle spalle.
La veste era di seta di un azzurro molto chiaro, e la copriva fin poco sopra il ginocchio: era elegante, con dei ricami bianchi sui bordi e sulle bretelle, ma lo scollo a V rendeva l'insieme decisamente sexy.
-Cosa ci fai qui, Swan?- le domandai alzando un sopracciglio, e lei incrociò le braccia al petto.
-Se vuoi me ne vado.
-No, assolutamente no. Vieni qui, sei bellissima...
-Oggi mi farai fare indigestione di complimenti...- sorrise, e si avvicinò sedendosi sul bordo del mio letto; aveva ragione, ma come potevo non farlo? Gli abiti da pirata la rendevano senz'altro molto sexy, ma vederla in vesti così femminili era un vero piacere per gli occhi.
-Sono passata a vedere come stai. E... perché mi sento sola in quella stanza enorme. Tu no?
-Sì, anche la mia è troppo grande per una persona sola. Ma cosa diranno se scopriranno che sei venuta nella camera di un uomo che non hai ancora sposato?
Quella scrollò le spalle e scoppiò a ridere, facendosi spazio più comodamente sul letto; -Sono già incinta. Cosa vuoi che dicano? Che sono una poco di buono... che non so trattenere i miei istinti, e cose del genere... comunque sono stata discreta, nessuno mi ha vista entrare. Allora, come stai?
-Ora decisamente bene- sorrisi allusivo, e la attirai per un fianco per poterla baciare sulle labbra; probabilmente vi aveva messo qualcosa, perché avevano un piacevole sapore di vaniglia oltre ad essere più morbide del solito.
-Voglio solo chiederti una cosa...- sussurrò senza staccarsi dalla mia bocca -Dove hai tirato fuori l'anello?
-Era di mia madre.- dissi semplicemente, e allora si allontanò leggermente per guardarmi in faccia sorpresa. Era vero, era l'anello che mia madre mi aveva lasciato prima di morire, assicurandomi che sarebbe andato a pennello alla donna giusta per me. Presi quindi la mano della ragazza, e lo trovai davvero perfetto con la sua pelle chiara, le dita lunghe e delicate.
-Le saresti piaciuta, sai. E anche a mio fratello...
-Mi dispiace non poter conoscere la tua famiglia Killian... quindi grazie, per l'anello. È bellissimo.
-Sul tuo dito ancora di più.- le baciai leggermente la mano, poi incrociai le mie dita con le sue, che come sempre si incastrarono alla perfezione.
E improvvisamente mi balenò in testa un'idea, che sarebbe potuta rivelarsi molto buona se avesse funzionato.
-Swan, che ne diresti di rimettere a posto il mio cuore?
-Io?!- fece spalancando gli occhi, e strinsi la sua mano perché non sciogliesse la presa.
-E chi sennò? Hai la magia Emma, puoi farlo. E poi mi fido...
-No, no, no. Non posso farlo Killian, e poi io ho... ho la magia nera.
-Anche nera. Avanti Swan, non mi fa paura un po' di oscurità, e voglio scoprire quanto ti amo con un cuore nel petto.- dissi, e mi alzai a recuperare la scatola col mio cuore dentro, per mettergliela in mano e tornare a sedermi. Sentivo di averne urgente bisogno, per quanto fossero forti i miei sentimenti verso di lei ero certo che avrebbero potuto esserlo ancora di più, una volta completo.
Con mani tremanti aprì la scatolina, e prese delicatamente il suo contenuto: in qualche modo mi sentii più vivo, fu una sensazione simile a quella che avevo provato quando mi aveva salvato dalla morte.
Non avevamo più parlato dell'accaduto in quella grotta, perché sapevo che per il momento aveva deciso di lasciare lì ciò che era successo sull'isola, e non potevo che accettarlo. Ma quale modo migliore di dimostrarle almeno che era una brava persona, se non affidandole la mia vita ancora una volta? A quel punto le parole sarebbero divenute inutili, e avrebbe potuto lasciarsi alle spalle le incertezze e imparare l'arte magica se mai avesse voluto.
-Non posso farlo Killian, non voglio rischiare di ucciderti...- sussurrò, tenendo lo sguardo sull'organo pulsante ed illuminato tra le sue mani.
-Non puoi uccidermi Swan, sono un osso duro. E poi ho piena fiducia in te, o non te lo chiederei. Non voglio né perderti né lasciarti sola. Quindi credimi se ti dico che puoi farcela... sei riuscita addirittura a riportarmi indietro dalla morte! Voglio solo poterti amare appieno.
Vidi la ragazza trattenere il fiato pensierosa, poi alzò lo sguardo e finalmente annuì.
-Potrebbe farti male, quindi... non so, preparati mentalmente. E giuro che se muori ti faccio tornare in vita e poi ti uccido.
-D'accordo, affare fatto- risi -Sono pronto, solo fa pian... oh!- non riuscii a trattenere un mezzo grido nel momento in cui il mio cuore tornò violentemente al suo posto, mozzandomi il fiato per un attimo.
-Oddio scusa, ho pensato che se avessi fatto in fretta sarebbe stato come...
Non scoprii mai cosa stette per dire, perché mi fiondai sulle sue labbra prima che potesse finire e la bloccai tra il letto e il mio corpo, finalmente libero di estraniare in pieno ogni più piccola sensazione. Nonostante fossi consapevole che qualcosa sarebbe cambiato, non ero pronto a quel turbine di emozioni che avevano invaso il mio corpo come una potente scarica di elettricità.
-Ad averlo saputo, te l'avrei rimesso a posto prima...- ansimò sotto la mia stretta, aggrappandomisi alle spalle.
-Per compensare l'attesa, potresti mostrarmelo ora il tuo lato più oscuro...
-Oh, ne ho tutta l'intenzione... sai, non ho nulla sotto la camicia da notte. Mi sono ricordata di averti complicato le cose, l'altra volta. E siccome ora sei malato e ferito... dovresti lasciar fare a me.
Non mi diede neanche il tempo di replicare, che invertì le posizioni per ritrovarsi a cavalcioni sopra di me, e guardarmi con occhi pieni di desiderio. Sapere che mi bramasse quanto io bramavo lei intensificò a dismisura l'ansia di poterla finalmente fare di nuovo mia, dopo un mese di separazione forzata in cui non avevo smesso un solo attimo di pensare a lei.
-Posso almeno liberarti di questo strato di stoffa carino, ma superfluo?
In un silenzioso consenso alzò le braccia per facilitarmi il lavoro, e senza esitazioni afferrai due lembi della tunica morbida facendola scivolare lungo il suo corpo fino a sfilarla, e quindi lasciarla nuda davanti a me, in tutto in suo splendore.
-Sarò ripetitivo, ma sei meravigliosa Swan.
-Grazie...- sussurrò, con le guance leggermente arrossate; era dolce che si vergognasse ancora, o meglio, lei era dolce.
-Anche tu hai della stoffa superflua però, e più di me. E non voglio perderci troppo tempo.- detto questo, con mia grande sorpresa mi strappò la camicia di dosso senza curarsi dei bottoni che fece saltare, poi si sollevò leggermente mi tirò via anche i pantaloni, scalciandoli ai piedi del letto. Mai avrei potuto immaginare tanta convinzione, soprattutto così presto.
E poi, ancora di più mi stupì quando senza il minimo preavviso si sedette facendomi affondare con forza dentro di lei, e gridò afferrandomi le braccia con tanta forza da lacerarmi la pelle con le unghie.
Entrambi dovemmo riprendere fiato per quel contatto tanto atteso quanto potente, e riuscii ad aprire gli occhi solamente per poter godere della sua espressione invasa dal piacere.
-Sei pazza, Swan... stai bene?- sussurrai con la poca voce che riuscii a far uscire -E il bambino...
-Sto bene. E sta bene. Dio Hook quanto mi sei mancato...- fece chiudendo gli occhi e portando la testa indietro, mentre le ginocchia erano ben piantate nel letto.
-E il farlo proprio qui, di nascosto, lo rende ancora più eccitante... chiunque potrebbe entrare e vederci così...
-Anche tu mi sei mancata Swan...
Ed eccola di nuovo, la ragazza decisa che nonostante la sua timidezza, durante la nostra prima volta neanche aveva pensato di dirmi di essere vergine se l'argomento non fosse venuto fuori per caso. Quel lato così passionale di lei mi eccitava ancora di più, e sentii l'esigenza di possederla ancora e ancora, e fino alla fine. Solo la paura di farle male mi frenava.
Quella riaprì gli occhi, affondando le mani nel materasso per poi regalarmi uno sguardo carico di desiderio: soltanto allora mi accorsi degli innumerevoli lividi e graffi sul suo corpo.
-Tesoro, ma le hai curate tutte quelle ferite?
-Pirata, vuoi fare l'amore con me o contarmi i lividi?!- gemette spazientita, per poi percorrere il mio petto con un dito, facendomi rabbrividire al suo tocco.
-La prima cosa che hai detto sembra decisamente più piacevole...- mi arresi guidato dai miei istinti più primitivi, ed iniziai a torturarle il seno con l'uncino: quella tornò ad ansimare, senza sciogliere il contatto visivo.
-Bene... questo non è il momento di essere delicato, ti voglio Killian Jones, voglio che tu mi faccia male, voglio che mi faccia gridare... voglio fare l'amore con te per ore, fino a che l'ultimo briciolo di energia non ci avrà abbandonati... qui possiamo essere oscuri quanto vogliamo, e io non ho intenzione di darti un attimo di tregua.
-Affare fatto Swan. Ti mostrerò quanto può essere oscuro e spietato il capitano più temuto di tutti i mari...- sussurrai infine, e senza altri indugi iniziai a spingere con forza, assecondando ogni suo movimento e chiudendo gli occhi per godere appieno di quelle sensazioni forti ed estremamente piacevoli che i nostri corpi uniti ci stavano regalando.
Tra i gemiti, mi resi conto che mai e poi mai mi sarei potuto stancare di lei: mai mi sarei stancato di stringerla tra le mie braccia, di baciarla, consolarla, farle i dispetti, ridere insieme, combattere fianco a fianco, starcene in silenzio sotto il sole o le stelle, fare l'amore.
Avevo fatto bene a chiederle di sposarmi, perché nella mia vita non desideravo altro che lei.


 

 

Carissimo Bae,
non so se lo sai, ma sono tornata. Non ti scriverò un'altra lettera infinita, perché è ora che io e te parliamo faccia a faccia... lo meriti. Forse ora mi odi e non vorrai vedermi, ma quando sarai pronto fammelo sapere e vienimi a trovare... o verrò io a trovare te.
Ti voglio bene, e mi dispiace tanto.
A presto,
Emma.”
Quelle erano le parole citate nel bigliettino che una colomba bianca aveva appena portato a Baelfire. Nonostante tutto, era felice che Emma fosse viva e stesse bene.
E su una cosa si sbagliava, lui non la odiava... piuttosto apprezzava la sua forza e la sua sincerità, insieme al suo buon cuore, e sperava di trovare prima o poi qualcuno che avrebbe tenuto a lui in quel modo. Quel pirata era un uomo fortunato, e quando sarebbe stato pronto a incontrare Emma, gli avrebbe parlato; se lui non poteva averla, allora avrebbe almeno dovuto assicurarsi che l'altro sapesse del tesoro che aveva tra le mani.
Poi, il ragazzo si rigirò tra le mani quei due fagioli magici che la principessa gli aveva allegato al biglietto, con un “Non so se vorrai mai utilizzarli, ma a me sono stati utili per trovare l'amore. Potresti avere fortuna anche tu, quindi voglio regalarteli con l'augurio che possano aiutarti a trovare la felicità”.
Forse, pensò, li avrebbe utilizzati.
Insieme a suo padre, che ultimamente preoccupava lui e Belle... non volevano rischiare di perderlo ancora una volta a causa dell'oscurità.



























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ed ecco, alla fine, l'ultima parte dell'ultimo capitolo di questa storia. Ora ci sarà soltanto un lungo epilogo, che dovrò dividere in 2 parti... e poi prenderò una pausa da questa FF per decidere bene come gestire il seguito.
Emma ovviamente non poteva dirgli di no... e Charming ha chiarito tutto per poter accogliere Killian in famiglia xD In fondo poteva andare peggio lol
Poi, finalmente, hanno avuto il tempo per parlare e chiarire le ultime questioni... non hanno parlato della magia, ma Killian non pensa ci sia motivo di darle fretta... e in più le ha voluto dimostrare che è una persona buona, ed è riuscita a rimettergli il cuore a posto. E poi... fanno bene a divertirsi un po', prima che la pancia di lei inizi a diventare ingombrante xD L'attesa l'ha resa più audace, nonostante sia ancora alle "prime armi" :P
E Hook si è reso conto che lei è tutto ciò che vuole dalla vita... il resto è un contorno, di cui non ha paura perché sa che insieme sapranno gestirlo al meglio.
E se Rumple sta fermo (eeehhhh), Baelfire non ha alcuna cattiva intenzione...
E niente, entrambe le parti di epilogo saranno dei salti temporali... uno più breve, l'altro un po' più lungo (ma non tanto).
Grazie a tutti quelli che hanno seguito e sono arrivati fin qui, quasi alla fine ormai.
Un abbraccio! :*
(domani prendo una pausa dalla scrittura... e mi metto a recuperare i capitoli delle ff che seguo e che mi sono persa questi giorni che sono stata occupata xD)

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Capitolo 26
*** Epilogo (part 1) ***


EPILOGO (part 1)
[un mese dopo]


 













EMMA POV

Mentre mi incamminavo di soppiatto verso la stanza di Killian, mezza addormentata, mi chiesi perché non l'avessi mandato semplicemente a quel paese. Per una volta ero andata a letto presto dato che il giorno dopo ci saremmo sposati, e lui aveva avuto la brillante idea di mandarmi un corvo a mezzanotte, con un messaggio che diceva di raggiungerlo.
-Hook, spero tu abbia un'ottima ragione per avermi svegliata a quest'ora perch...
-Buon compleanno Swan! Scusami il corvo, non sono pratico di colombe.
Dopo un mese di convivenza a palazzo, quell'uomo fu in grado di sorprendermi per l'ennesima volta: la sua stanza era completamente tempestata di candele accese, e c'erano petali di fiori sparsi per terra e sul letto, dove vi era un vassoio portavivande coperto, una bottiglia, due bicchieri e due piatti.
Rimasi a bocca aperta, guardandomi intorno, ed era tutto assolutamente meraviglioso e magico.
-Allora, questa vale come ragione?- sorrise, tirandomi per una mano per poi stamparmi un leggero bacio sulle labbra.
-Wow. Diciamo che... sei perdonato. E... grazie. Ma perché?- gli domandai confusa; il mio compleanno sarebbe stato festeggiato insieme al matrimonio, perché organizzare una seconda festa in piena notte?
-Perché... domani ci saranno tante persone. Prima di sera sarà difficile avere un momento d'intimità...
Annuii, e mi lasciai condurre per mano verso il letto, dove mi fece mettere comodamente seduta poggiata contro uno dei cuscini, e mi stampò un secondo bacio che ricambiai.
-Grazie, è... stupendo. Sapevo che fossi un tipo romantico in fondo, ma non così tanto...- gli feci notare, afferrando un petalo di rosa per odorarlo: aveva un profumo ancora forte, aveva davvero fatto tutto alla perfezione! Per quanto avessi spesso potuto godere del suo lato romantico, non mi sarei aspettata una festa a lume di candela e petali di rosa.
-Ho tante qualità nascoste tesoro. Ad esempio sono anche un ottimo cuoco...- mi fece l'occhiolino e sollevò il coperchio di metallo che lasciò il posto ad una bellissima torta a due piani ricoperta da uno strato di zucchero a velo, e col cioccolato aveva addirittura scritto “Buon Compleanno Swan”: avrei dovuto segnare quel giorno come quello in cui mi aveva sorpresa maggiormente da quando l'avevo conosciuto.
-E' alla vaniglia con crema di cioccolato... e sciroppo a base di rum. Dato che da bere, la tua amica mi ha suggerito del vino rosso.
-Chi? Mulan?- feci sorpresa: da quanto in qua era diventata esperta di appuntamenti?
-No, Aurora ovviamente!
Annuii divertita, ora aveva più senso; il giorno precedente mio padre aveva organizzato una battuta di caccia con gli ospiti che erano già arrivati per prendere parte al matrimonio, e ovviamente io e Killian vi avevamo partecipato, come anche Aurora e Philip.
-Avanti, assaggiamo. Vuoi farmi ubriacare per portarmi a letto per caso? Non riesci ad aspettare un altro giorno?- lo presi in giro ridendo piano mentre tagliava il dolce e riponeva le fette nei piatti: l'odore che emanò risvegliò completamente la mia fame notturna, non mi sarei stupita se avessimo finito per ripulire tutto il vassoio.
-Non serve farti ubriacare per quello. Chi è che si intrufola da me la maggior parte delle volte?- sorrise sghembo, incrociando le braccia per guardarmi. In effetti aveva ragione, almeno i tre quarti delle volte ero stata io a raggiungerlo nella sua stanza, e soltanto un quarto del tempo l'aveva fatto lui. Non c'era stata notte in cui non avessimo dormito insieme, che fosse stato per fare l'amore o semplicemente coccolarci un po'.
-Solo perché è più sicuro da te per non essere scoperti. Ricordi quando ti sei dovuto nascondere sotto il letto per non farti vedere da mia madre? Ti ho buttato giù praticamente nudo!- risi, e si lasciò sfuggire una risata divertita anche lui: mi chiesi se davvero nessuno si fosse ancora reso conto di nulla, o volevano soltanto far finta.
-Ah Swan, prima di ubriacarci vorrei darti il mio regalo...- fece poi improvvisamente, e si alzò dal letto.
-Addirittura? Ma non dovevi, lo sai che non voglio regali!
Ovviamente quello mi ignorò e raccolse dalla scrivania un piccolo pacchetto che poi mi porse, e si mise ad aspettare curioso.
-Non è nulla di che, sta' tranquilla.- mi rassicurò mentre lo scartavo, e quando finalmente riuscii ad aprirlo rimasi nuovamente a bocca aperta. Un sestante! Ed era completamente d'oro.
-Sai, ho pensato... ora che sei anche tu Capitano, ne hai bisogno. Dovrò insegnarti a usarlo...- sorrise, mentre me lo rigiravo tra le mani.
-E' il mio primo sestante, me lo regalò mio fratello quando entrai in marina.
Sollevai lo sguardo e gli sorrisi, anche se sentivo ormai gli occhi diventare lucidi: come faceva ad essere sempre così dolce da farmi sciogliere? Sapeva sempre come cogliermi di sorpresa senza regalarmi enormi e pesanti gioielli tempestati di diamanti, che non avrei mai davvero apprezzato.
-Grazie Killian...- sussurrai lasciandomi asciugare una piccola lacrima solitaria, poi lo tirai per il colletto della camicia e lo avvicinai per unire le nostre labbra e dargli un bacio carico di passione. Non c'era assolutamente nulla che mi avrebbe fatto più piacere, e non vedevo davvero l'ora di partire in viaggio di nozze per iniziare ad imparare a usare quell'oggetto: il giorno dopo il matrimonio infatti saremmo partiti verso Arendelle, a bordo della Jolly Roger ovviamente, dopo che avevo categoricamente rifiutato la proposta dei miei genitori di andare al Palazzo d'Estate. Non che non mi piacesse, e probabilmente vi avremmo fatto tappa al ritorno, ma sentivo davvero il bisogno di tornare all'avventura, ed ero certa fosse così anche per Hook nonostante non mi avesse mai fatto pesare nulla.
-Ora mangiamo tesoro...- borbottò sulle mie labbra con un sorriso -Ma ti avevo detto che per farti saltare addosso a me non c'era bisogno di farti ubriacare...
Gli colpii scherzosamente la spalla, quindi riposi il sestante con cura nella scatola per poi lasciarlo sul comodino, e mi sedetti a gambe incrociate in modo da poter mangiare e bere comodamente.
Non appena mi porse il piatto affondai la forchetta nel dolce e me lo portai subito in bocca: dove diavolo aveva imparato un pirata a preparare una torta così buona?! Iniziai a chiedermi se fosse davvero stato sempre un pirata per così tanti anni, perché non ce lo vedevo a fare dolci a bordo della sua nave.
-Ti piace, Swan?
-Hai preso recentemente una pausa dalla pirateria per fare il cuoco? È deliziosa! Si scioglie in bocca in una maniera...- commentai, con espressione sognante. Era davvero, davvero un ottimo cuoco, e il rum non era pesante, piuttosto alleggeriva il dolce rendendolo più morbido e fresco.
-Non ti svelerò mai i miei segreti!- rise lui versandomi anche del vino, che accettai volentieri ancora un po' scossa dalla perfezione di quell'uomo.
-D'accordo... un po' di mistero te lo concedo. Basta che continui a prepararmele.
-Ogni vostro desiderio è un'ordine, Vostra Altezza- sorrise e mi baciò l'angolo della bocca; ricambiai a mia volta, poi tornai sul dolce, il vino, e al compleanno più bello della mia vita.

 

***

 

-Ciao Bae...- sorrisi imbarazzata andando incontro al ragazzo, quando lo raggiunsi nella sala in cui mi stava aspettando.
Avevo da pochi minuti avuto la conferma che mia madre sapesse dove passavo le notti, dato che era venuta personalmente a cercarmi in camera di Killian. Ovviamente mi ero nascosta sotto il letto, ma il suo “Emma, c'è Baelfire ad aspettarti di sotto, se potessi evitare di far aspettare quel povero ragazzo sarebbe bello”, mi aveva tolto ogni dubbio. Poi era uscita come se nulla fosse, e Killian era scoppiato a ridere mentre io l'avevo preso a pugni una volta uscita dal mio nascondiglio. Se non altro, il fatto che fosse passata lei voleva dire che non volesse che qualcun altro mi facesse sentire colta in fragrante, e l'avevo apprezzato.
-Ciao Emma... scusami per averci messo tanto.
-Non ti preoccupare. Lo capisco.- borbottai, tormentandomi le mani nervosa -andiamo a sederci così... così possiamo parlare.
-Va bene. Non ti prenderò molto tempo, so che tra poco dovrai iniziare a prepararti...
Annuii, ed in silenzio prendemmo posto sul divano; io tenni lo sguardo basso, ma sentii il suo chiaramente puntato su di me. Mi odiava? Probabilmente. E ovviamente lo capivo.
Poi, piano mi prese una mano, e con l'altro mi sollevò il capo per il mento in modo che lo guardassi negli occhi. Ed erano belli, puri, non c'era un briciolo di odio in essi.
-Non ti biasimo per ciò che hai fatto. Tu ami lui. Amavi lui anche quando hai accettato di sposarmi, ed io ne ero consapevole.
-Sì Bae, ma sono stata ugualmente orribile...
-No. Ora lascia parlare me e ascoltami. Tu pensavi che lui ti avesse lasciata, e io speravo che un giorno l'avresti dimenticato e avresti amato me come ami lui. E invece, tesoro... come posso competere con un uomo che avrebbe sacrificato la sua stessa vita per te?
-L'hai fatto! Hai affrontato Barbanera e...
-Sì, e con che risultato? Avanti, siamo seri. Tu e questo pirata... voi siete simili, invece io e te non abbiamo molto in comune. Io ti ammiro, e ti amo, ma il tuo cuore non avrebbe mai potuto essere mio... non sono quello giusto per una donna come te. Ma sai, credo lì fuori esista la persona adatta a me: una donna che amerò, e lei amerà me. Nonostante tutto, sono felice di averti conosciuta, perché innamorarmi di te è stata una delle cose migliori che potessero capitarmi. Sei una donna dal cuore impavido, dolce, e gentile... e anche se prima o poi lascerò da parte questi sentimenti, non ti dimenticherò mai. Sei stata parte fondamentale della mia vita, e sempre lo sarai.
Mi accorsi di stare già piangendo solo quando lui mi asciugò le lacrime e mi strinse a sé: io lo lasciai fare, e pensai che anch'io ero fortunata ad averlo conosciuto. Forse non l'avrei mai amato, ma era un uomo buono, coraggioso, altruista, dal cuore d'oro... e sicuramente avrebbe trovato una donna che gli avrebbe donato completamente il proprio cuore. In quanto a me, speravo solo di non perderlo mai come amico.
-Resterai mio amico, vero?- gli domandai tirando su col naso, e quello si scostò leggermente per regalarmi un sorriso.
-Certo Emma. Sempre. Anche se non so quando ci rivedremo...
-Cosa vuoi dire?
-Voglio dire che ho deciso di utilizzare il tuo regalo. Non solo per me, ma per il bene della mia famiglia. Mio padre ultimamente... non lo so, sembra stia combattendo tra ciò che è ora e ciò che era una volta... e io non voglio torni nell'oscurità. Porterò lui e Belle in un mondo senza magia, e potremo tutti ricominciare da capo.
-Mi mancherai Bae. Tanto. Ma ti auguro tutto il meglio, ti auguro di sistemare tutto con tuo padre... perché nonostante il suo lato oscuro non è un uomo cattivo. Per quanto sbagliati siano questi modi, ha le sue ragioni... il suo amore per te, per Belle.- ed era così. Rumplestiltskin era diventato l'Oscuro per proteggere suo figlio: proprio quel figlio che poi aveva salvato lui dall'oscurità.
-Anche tu mi mancherai. Ma ehi, non è un addio. Mi hai dato due fagioli magici, tornerò prima o poi, te lo prometto. Io ti auguro solo che Killian Jones sia la persona giusta, e che possa renderti felice come meriti. È un uomo fortunato ad averti, spero che lo sappia... devo fargli un discorsetto?
-No, tranquillo!- scoppiai a ridere -Mi tratta bene, sono io che ogni tanto tratto male lui.
-Mi sembra giusto! È da te...- fece divertito, abbracciandomi ancora una volta.
Se non avessi incontrato Killian, ero certa che sarebbe stato lui l'uomo della mia vita.
-Ora devo andare Emma...
-Di già? Non vuoi... restare? Forse è inopportuno lo so, ma...
-No. Non fraintendere, rimarrei volentieri ma non sono certo che questo matrimonio renda felice mio padre... quindi voglio portarlo via prima.
-Capisco. Allora ciao, Bae, e buona fortuna...
-Grazie Emma. arrivederci. Un giorno ci rivedremo... magari tornerò anch'io da sposato, chi lo sa. E... buona fortuna anche a te.
Ci abbracciammo ancora a lungo, e passò qualche minuto prima che trovassi le forze per lasciarlo andare: speravo che una volta tornato, l'avrei visto felice con la sua famiglia, e con una donna che l'avrebbe amato e apprezzato in pieno. Se lo meritava, un lieto fine.

 

***

 

Guardarmi allo specchio non era uno dei miei passatempi preferiti. E non lo era diventato nonostante avessi un uomo per cui apparire bella non era un dispiacere.
Questa volta, però, non potei che rimanere incantata davanti al mio riflesso; il vestito era il più bello che avessi mai indossato. Bianco, col corsetto ornato in decorazioni argentate che sembravano diramazioni di foglie sui bordi; le maniche molto corte sembravano fatte di piume di cigno, mentre la gonna era formata da decine e decine di strati di tulle, e ciò la rendeva ampia e perfetta pur senza un cerchio scomodo nella parte più bassa.
I capelli erano raccolti in un elegante chignon che lasciava una piccola ciocca davanti, sostenuta da un fine diadema ornato di piccoli cristalli.
-Sei bellissima tesoro mio, guardati...- stava singhiozzando mia madre, che ovviamente non era riuscita a trattenere le lacrime.
Tuttavia non seppi cosa dire: sì, per la prima volta mi vidi davvero bella, ma non riuscivo ad ammetterlo ad alta voce. Il vanto sul mio aspetto non aveva mai fatto parte di me.
-Finirò per inciampare... con queste scarpe... in questo vestito...- borbottai invece, senza però distogliere lo sguardo dal mio riflesso.
-Non cadrai tesoro. Ci sarò io a tenerti la mano, e non potrei mai permettere che succeda.
Mi voltai di scatto verso la porta, per guardar entrare mio padre nella mia stanza, anche lui in veste molto elegante, come mia madre.
-Sei bellissima piccola...- sorrise avvicinandosi e prendendomi le mani, e dopo avermi squadrata ammirato mi fece fare una giravolta su me stessa, che non uscì molto elegante: scoppiammo tutti a ridere, con la consapevolezza che certe cose non sarebbero mai cambiate. E di certo, non poteva farlo un vestito per quanto bello fosse.
-Dovremmo iniziare ad andare, sai. Gli invitati sono tutti lì, ed è pronto anche Sir Lancillotto. E lo sposo... tesoro, volevo dirti che sono davvero contento per te.
-Oh papà, per favore, non ora... comunque sono contenta che tu sia contento, perché sai... pensavo non avresti digerito il fatto che io abbia scelto un pirata.
-Non nego che avrei preferito avesse fatto le cose come si deve, ovvero prima sposarti e poi... avere figli. Però l'ho digerito. Ti ama, ti capisce, e poi in un certo senso mi è simpatico...
Risi di nuovo: per quanto gli piacesse fingersi duro, lui e Hook si divertivano molto insieme durante le battute di caccia, gli allenamenti o le corse a cavallo. Io ovviamente ne ero felice, e lo stesso valeva per mia madre.
-Andiamo, avanti. Sei pronta?- mi domandò, facendomi segno di prenderlo sotto braccio: io mi limitai ad annuire, ed obbedii.
Mia madre andò avanti per prima, come da tradizione, mentre io e l'uomo iniziammo ad avanzare una decina di passi dietro di lei.
Sentivo le gambe tremare, e ringraziai il cielo che ci fosse lui a sorreggermi o avrei davvero potuto rompermi l'osso del collo nello scendere le scale; stavo davvero per sposarmi, stavo per sposare Killian Jones. Se solo qualcuno mi avesse raccontato tutto un anno prima, non ci avrei mai creduto... e probabilmente nessuno mi avrebbe detto una cosa del genere, perché ero piuttosto certa che non c'era persona che si aspettasse che io mi sposassi per amore: i miei amici, i miei parenti, tutti mi conoscevano troppo bene... perfino i servitori, l'esercito e la gente del popolo. Ero sempre stata la principessa insubordinata, quella che preferisce correre in battaglia piuttosto che passare una serata al chiaro di luna con un uomo.
Ed invece eccomi qui, sotto gli sguardi meravigliati dei presenti che mi guardavano, alzando la testa.
Io deglutii, e mio padre mi strinse più forte il braccio per infondermi coraggio: il mio impegno a non fare una figura orribile fu rovinato nel momento in cui, a metà scalinata, scorsi finalmente Killian.
Per la prima volta lo vedevo in vesti diverse rispetto a quelle da pirata: aveva una lunga giacca in marrone e nero coi bottoni dorati, ma il nero che lo rendeva ancora più affascinante continuava a prevalere nel panciotto, i pantaloni e gli stivali; si poteva intravedere solo il colletto di una camicia bianca, che gli dava un tocco di classe assolutamente perfetto.
Lo vidi sorridere leggermente nel momento in cui inciampai – anche se quasi impercettibilmente – ma anche lui mi guardava a bocca spalancata, e con quegli occhi azzurri come l'oceano più illuminati che mai.
Sorrisi, e continuai a scendere le scale cercando di tenere a freno la mia goffaggine; quando finalmente posai i piedi sul tappeto rosso tirai mentalmente un sospiro di sollievo.
Su entrambi i suoi lati, c'erano persone su persone ad assistere alla cerimonia, alcune che conoscevo e altre che non avevo visto una sola volta nella mia vita.
Quando passai accanto a loro, i miei amici mi sorrisero: c'erano Aurora, Philip, Mulan, August, Graham, Trilli e perfino Tiger Lily che aveva accolto con gioia il mio invito.
Mi bastò fare solo pochi altri passi, però, perché la mia attenzione tornasse completamente rivolta all'uomo che mi aveva cambiato la vita, e avrei potuto ridere di gioia in quel preciso istante per la consapevolezza che avrei passato il resto della mia vita al suo fianco.
Quando fui davanti all'altare, mio padre mi lasciò la mano, e a prenderla fu il mio ormai imminente marito, per aiutarmi a salire.
-Credo di aver perso le parole per quanto tu sia bella, Swan. E' valsa la pena aspettare tanto per vederti in un abito del genere- sussurrò mentre mi posizionavo di fronte a lui, stringendendogli la mano e l'uncino.
-Non sei da meno, fidati- feci di rimando, col cuore che batteva a mille.
Ci voltammo infine verso Lancillotto, scelto personalmente dai miei genitori in quanto era stato egli a celebrare il loro matrimonio. Un Cavaliere della Tavola Rotonda di Re Artù, anch'egli ovviamente presente insieme a sua moglie Ginevra.
-Carissimi Emma Swan e Killian Jones, siete giunti qui dinanzi a me e a tutti coloro che saranno vostri testimoni, in quanto è vostro desiderio unirvi in matrimonio guidati dall'amore...
La voce di Sir Lancillotto arrivava alle mie orecchie come un eco, mentre i miei occhi non riuscivano a staccarsi per un solo attimo da quelli del mio Capitano, che mi stringeva forte la mano e continuava a sorridere.
Il discorso era stato scritto da Jack, Trilli, Aurora, August e Tiger Lily, e fu assolutamente perfetto per noi, erano stati in grado di descrivere in maniera meravigliosa ciò che era stato il nostro viaggio verso quell'amore, e le promesse.
-... ed ora, per sigillare questa unione, vi chiedo di scambiarvi gli anelli nuziali.
Fu Trilli a portare su un cuscino rosso ricamato d'oro i due anelli, in quanto amica di entrambi, e ci regalò un gran sorriso nel momento in cui la ringraziammo ed ognuno di noi prese quello da mettere all'altro.
Per primo fu Hook a prendere la mia mano con l'uncino, com'era ormai solito fare, e con l'altra mi infilò l'anello senza smettere per neanche un breve istante di guardarmi negli occhi.
Quando ebbe fatto presi io la sua mano, e senza rompere quel magico contatto fui io a far scivolare sul suo anulare quel piccolo cerchio dorato, ornato di una piccola perla bianca lavorata in modo che fosse un uncino e una testa di cigno allo stesso tempo.
-Ed ora, col potere conferitomi da tutti i regni, in quanto Cavaliere, nomino voi, principessa Emma Eva Ruth Johanna Margaret Nolan Swan, e voi, Killian Jones, marito e moglie. Potete baciare la sposa.- concluse con un sorriso, e Killian non se lo fece ripetere due volte.
Afferrò delicatamente i miei fianchi ed annullò ogni distanza tra le nostre labbra, con un bacio carico di dolcezza, passione, e promesse.
Io ricambiai, ed insieme sigillammo il giuramento di rimanere sempre l'uno a fianco all'altra, qualunque cosa fosse successa.
Gli applausi furono i più forti che avessi mai sentito, e quando il bacio finì rimasi abbracciata a mio marito, voltandoci insieme a ringraziare e sorridere ai nostri invitati.
Però sapevamo entrambi che non era ancora finita, ed aspettammo pazienti che le acclamazioni si placassero perché mio padre prendesse il posto di Lancillotto, per l'investitura.
-Ed ora- iniziò egli, impugnando la spada -In quanto marito di mia figlia, io ti chiedo di inchinarti, Killian Jones, in modo da poter ricevere il sacramento del Re.
Lui eseguì, ed io rimasi a guardare l'uomo che lo sfiorava con la spada prima su una spalla, poi sull'altra, ed infine sul capo.
-Io ti nomino ufficialmente Principe Killian Jones, e legittimo erede al trono insieme a mia figlia. Benvenuto in famiglia.- aggiunse infine, porgendogli una mano perché tornasse in piedi.
Ed io, non riuscii a fare a meno di stringerlo a me e baciarlo ancora una volta, mentre il mio popolo acclamava il suo nuovo principe.
-Il principe pirata... affascinante- gli sussurrai all'orecchio, mentre mi teneva ancora stretta nel suo abbraccio.
-Già. Ero già estremamente affascinante come pirata... ora mi resisterai ancora meno dolcezza.- mi provocò, e scendemmo dall'altare in modo che potessero sparare in aria i petali di fiori che ci investirono in pieno, con la loro morbidezza e il profumo inebrianti.
-Ed ora, come tradizione vuole, saranno gli sposi ad aprire le danze, e dare quindi inizio ai festeggiamenti!- annunciò mia madre, pronta a chiedere all'orchestra di iniziare a suonare mentre io ero completamente terrorizzata: non ero mai stata molto brava a ballare, e farlo da sola con lui davanti a centinaia di persone mi innervosiva all'inverosimile. Avevo per un pelo evitato una figuraccia sulle scale... ma qui? Che idea si sarebbero fatti di me, una principessa incapace di ballare?
-Tesoro, nessuno noterà i tuoi passi di danza imperfetti- commentò Killian, mentre mi portava al centro della sala -Saranno completamente incantati dalla tua bellezza. E in più ti svelo un segreto... nel ballo, ciò che conta è scegliere un compagno che sappia quello che sta facendo.
-Vuoi dire che tu... sei bravo a ballare?
-Ovviamente, tesoro. Dimmi, c'è qualcosa in cui non sono bravo?- mi fece l'occhiolino, ma io non ebbi il tempo di rispondergli dato che la musica partì.
Solo dopo il primo passo, però, questa cessò, e la porta della sala si spalancò portando un'innaturale ventata fredda che fece calare i presenti in sussurrii sorpresi.
Fece ingresso in sala una delle ultime persone che mi sarei aspettata di vedere: Rumplestiltskin.
-Scusate il ritardo, miei cari!- esordì -Sono venuto a porgere i miei omaggi agli sposi. E ringraziarli... per avermi fatto perdere mio figlio, e mia moglie. Soprattutto tu, Emma Swan.- disse puntandomi il dito contro, ed Hook mi strinse istintivamente a sé con fare protettivo.
Io non riuscii a rispondere subito, in quanto non ero in grado di capire cosa avessi fatto: solo quella mattina avevo incontrato Baelfire che mi aveva annunciato la sua partenza insieme a Belle e suo padre. Invece quest'ultimo era lì... cos'era successo?
-Rumple... cosa dite? Io ho visto Bae qualche ora fa...- riuscii a formulare infine, facendo un passo avanti.
-Infatti, tesoro. Gli hai messo in testa delle idee assurde quando gli hai regalato quei fagioli magici. E ora se n'è andato! Insieme alla mia Belle.
-Ma lui voleva andarsene con voi e con Belle! Cosa è successo? No, fermi!- esclamai rivolta alle guardie che già lo stavano circondando. Sia perché volevo tentare di parlare civilmente, sia perché se avesse deciso di usare la magia non avrebbero avuto scampo.
-E' successo, che Bae ha aperto il portale. Stavamo per saltare tutti, e...- si fermò, guardandomi negli occhi con odio. E allora capii: la colpa non era stata mia, ma soltanto sua! Non aveva avuto il coraggio di seguire sua moglie e suo figlio.
-E, voi non siete saltato. E fatemi indovinare... avete deciso di prendervela con me, solo perché siete stato un vigliacco! E pensare che Bae aveva preso questa decisione più per voi che per sé stesso! È lui ad aver perso voi, non il contrario!
-ZITTA!- tuonò quello, facendo vibrare tutte le luci, e Killian avanzò per raggiungermi e prendermi la mano -Io non sono venuto qui per ucciderti mia cara. Anzi, sono venuto per regalarvi un giorno felice... a te e al pirata senza mano. E godetevelo, godetevelo più che potete... perché quando meno ve lo aspetterete, io distruggerò la vostra felicità, fosse l'ultima cosa che faccio. E non mi limiterò a distruggere solo voi due... ma tutto ciò che amate, tutto ciò che vi è più caro: così vi crogiolerete in eterno consapevoli di aver rovinato migliaia di vite.
-Non ci conterei fossi in te, coccodrillo!- tuonò Hook, e lo vidi impugnare una spada per lanciarla dritta in direzione di Rumplestiltskin: tuttavia, quello girò su sé stesso e scomparve, mentre l'arma si conficcò nella porta di legno.
Le luci tornarono normali, ma il silenzio continuò ruggente e devastante: come aveva potuto Rumplestiltskin essere talmente codardo da lasciarsi sfuggire da sotto le mani le persone che amava? Quello era davvero il coccodrillo della descrizione di Hook, e non più il padre amorevole e uomo quasi gentile che avevo conosciuto io. Suo figlio doveva sicuramente aver preso da Milah, e con ciò mi fu chiaro come mai mio marito avesse amato quella donna.
-State bene, ragazzi?- mia madre fu la prima a parlare, accorrendo da noi per abbracciare entrambi.
-Tutto a posto mamma. È solo che ora... ora non mi pare il caso di festeggiare. Dobbiamo pensare a... non so, un piano di difesa...
-No.- disse lei, lasciandoci -Questa è la vostra festa. Non dovete lasciarvela rovinare. È un giorno speciale per voi, come lo è stato per me e James quando Regina ha cercato di rovinare tutto. Io ho reagito come te, ma tuo padre mi ha fatto capire... che se avessimo iniziato a vivere nel terrore, allora lei avrebbe già cominciato ad ottenere la sua vittoria. Non concediamogli questa soddisfazione!
Contro ogni previsione i presenti applaudirono gridando in assenso, e quella sorrise felice.
-E cosa dovremmo fare, quindi?- domandai.
-Quindi, godiamoci questa festa, perché nessuno verrà attaccato né oggi, né domani, né tra un mese. Avremo il tempo per pensare a cosa fare... ma ora, Killian, forza.
La guardai confusa, poi mi voltai verso il mio uomo e in quel momento l'orchestra riprese a suonare.
-Mi vuoi concedere questo ballo, Emma Swan Jones?- si inchinò lui con un sorriso, porgendomi la mano.
-Sì.- risposi dopo una breve esitazione -E fa' in modo che sembri che io sia brava a ballare- aggiunsi a bassa voce, per poi lasciarmi condurre da lui.
Bastò perdermi nel suo sguardo per seppellire tutte le minacce e le brutte parole ricevute poco prima, perché mia madre aveva ragione. Lei e mio padre avevano sempre avuto ragione.
Finché ci fosse stato amore, avremmo potuto superare qualsiasi cosa... ed io e lui ne avevamo in abbondanza.
Qualsiasi cosa fosse successa in futuro, saremmo stati pronti ad affrontarla: insieme.
























 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Ecco arrivata, alla fine, la prima parte dell'epilogo. Siamo a un mese dopo l'ultimo capitolo ed è arrivato il gran giorno per Emma e Hook!
Non essendo dei tipi tradizionali (ma va? xD) Hanno passato la notte precedente al matrimonio insieme, dopo che Hook ha organizzato una piccola festa di compleanno a Emma solo per loro due!
Il giorno dopo, si è rifatto vivo anche Baelfire... e i due hanno chiarito tutto. Alla fine è un bravo ragazzo, no? Qualcuno aveva supposto avrebbe seguito le orme del padre... e invece no :D Volevo mantenerlo buono.
E alla fine, si sono sposati... e ovviamente Killian non poteva non essere nominato Principe xD Credo che Emma lo prenderà in giro a vita per quel titolo, dato che lei continua a vederlo meglio come Capitano... giustamente lol
E come promesso... ecco Rumple. Ha agito come nella serie, e non ha avuto il coraggio di seguire Bae, e anche Belle stavolta. A causa della sua codardia è rimasto da solo, e ha deciso di prendersela con Emma e con tutti gli altri... come si nota subito, ho praticamente preso la scena di Regina adattandola a lui xD Lo si deve immaginare con la sua voce ironica, e le risatine tipiche, sennò non rende xD
La prossima parte dell'epilogo, sarà l'ultima... e sarà un vero epilogo, con un salto temporale, che chiuderà definitivamente la prima parte della storia.
Quindi, è probabile che per il piano di Rumple si dovrà aspettare la seconda... anche perché devo decidere come fare xD
Ovviamente ho idee ben precise, e molte, su cosa far succedere... ma mi prenderò un po' di tempo per delineare una linea temporale fatta bene, per non rendere la storia noiosa e scontata, e spero che vi piacerà anche se sarà piuttosto diversa dalla prima parte, almeno per un po'. Ma... siccome ho ancora tanti dettagli da aggiungere, se qualcuno avesse qualunque tipo di idea o suggerimento... scrivetelo! Potrebbe piacermi e magari troverei il modo di aggiungerlo xD
I ringraziamenti persona per persona li metterò nel prossimo...
Intanto un abbraccio a tutti, e buonanotte/buongiorno :*

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Capitolo 27
*** Epilogo (part 2) ***


EPILOGO (part 2)
[ 7 mesi dopo ]












HOOK POV

-Swan... va' piano...
-Ma ti ascolti quando parli?! Dovrei andare piano?! E magari mi siedo anche, così partorisco sulla passerella della tua nave! Sai essere un vero idiota ritardato Hook!
-S... scusa- borbottai, cercando di continuare a sorreggerla per quanto fosse difficile dato che non riusciva a stare ferma.
Per tutto il giorno Emma aveva avuto contrazioni più spesso del solito, oltre che più forti, e trovandoci vicino al regno avevamo deciso di rimandare la spedizione dell'ultimo carico nel regno vicino per riportarla a casa. Per quanto avesse continuato a rassicurarmi che tutto andasse bene, io avevo temuto potesse esserci qualche problema... e per fortuna!
Nel momento in cui si era alzata quando avevamo iniziato ad avvistare il porto in lontananza, le si erano rotte le acque, preannunciando l'imminente nascita di nostro figlio. O figlia. Non sapevamo il sesso del bambino, avevamo deciso di scoprirlo solo nel momento in cui fosse nato.
Sua madre aveva dato alla luce solo due mesi e mezzo prima un bel maschietto, Leopold, in onore del padre della donna, e aveva chiesto a Emma di rimanere a palazzo per gli ultimi mesi che restavano anche a lei prima del parto. Inutile dire che ci eravamo fermati solamente una settimana, in modo che la sorella maggiore potesse conoscere il nuovo arrivato, ma quando io ero ripartito per Arendelle – con la cui Regina avevamo stretto alleanza durante il viaggio di nozze – non aveva voluto sentir ragioni ed era venuta insieme a me. Lo stesso per i viaggi successivi, fino a quest'ultimo più breve a cui le avevo sconsigliato di venire dato che sarebbe durato poco. Ma testarda com'era, non mi aveva nuovamente dato retta.
-Ci serve una carrozza, la principessa partorirà a momenti!- sbraitai alle guardie che accorsero ad accoglierci una volta scesi dalla nave: ovviamente non ero mai stato sgarbato verso di loro, ma in quel momento le buone maniere potevano anche attendere.
-Ah!- gridò lei per l'ennesima volta, stringendo forte il mio braccio -Perché non puoi essere tu a partorire, eh?! Non è giusto, tu non hai idea... perché diavolo mi sono fatta mettere incinta da te, stupidissimo pirata!
-Sta' tranquilla Swan, presto passerà tutto...- sussurrai accarezzandole i capelli ed ignorando gli insulti: fortunatamente sua madre mi aveva avvertito che sarebbe potuto succedere, e conoscendo il temperamento di Emma non fu di certo una sorpresa. E in più aveva l'aria di essere davvero doloroso.
-Sì certo, quando questo bambino uscirà da dentro di me! Hai idea di come ci si senta?! No ovviamente no, voi uomini dovete sempre avere la parte più facile!
Stavolta mi diede un pugno davvero ben assestato sulla spalla, ma evitai di dirle che neanche la mia parte fosse facile perché sicuramente mi avrebbe aggredito in maniera ancora peggiore.
Era dura vederla soffrire, ma una volta finita sarebbe valsa la pena, lo sapevamo entrambi in fondo: il nostro piccolo avrebbe finalmente visto la luce, e lei avrebbe avuto il tempo di rilassarsi dopo quei lunghi mesi di gestazione.
Avevamo già stabilito i turni, e perché non fosse obbligata a svegliarsi troppo spesso ogni notte, lei avrebbe pensato ad allattare ed io a cambiare i pannolini.
-Vostre altezze, la carrozza è pronta. E un messaggero è stato mandato a palazzo per poter dare la notizia al Re e la Regina.
-Grazie mille. Datemi una mano a far salire la principessa, per favore.
Mentre io cercavo di ricordare alla ragazza di fare dei grandi respiri per rilassarsi, la guardia mi aiutò a caricarla nella carrozza, con la speranza che da seduta si sarebbe sentita un po' meglio.
Grave errore ovviamente, e durante tutto il viaggio pensai che sarei rimasto anche senza mano destra per la forza con cui me la stringeva per non gridare troppo.

-Scusa, Killian- sussurrò mentre la aiutavo a scendere e lasciavo che mi cingesse le spalle, mentre i suoi genitori accorrevano verso di noi.
-Non ti preoccupare tesoro... ho sempre saputo a cosa andavo incontro, conoscendo il tuo caratterino- sorrisi e le baciai la fronte.
-Grazie- sorrise lievemente anche lei, e strinse forte gli occhi probabilmente a causa di un'ennesima contrazione.
Volevo solo che il tempo passasse in fretta, che facesse uscire quel bambino per smettere di soffrire e godersi i suoi primi attimi di vita insieme a me: ero certo che sarebbe stata un'emozione unica e intensa. Forse in fondo era stato un bene che fossimo partiti insieme, altrimenti avrei potuto perdermi il momento e non me lo sarei mai perdonato.
-Emma! Oh tesoro, il dottor Frankenstein sta arrivando! Johanna sta preparando la tua stanza, quando arriveremo sarà tutto pronto! Killian, James, portatela di sopra! Pensavo mancasse ancora una settimana!
-Emma aveva detto due! Solo una?
-Sì, una! A quanto pare ti ha mentito per farsi portare con te.
-Oh, una o due... devo essermi confusa che volete che cambi!- esclamò quella, lasciandosi prendere sotto braccio da me e suo padre: in quel momento avrebbe davvero fatto comodo una scala mobile o un qualcosa che potesse salire automaticamente lungo i piani.
-Cambia Swan, saremmo rimasti a palazzo! Non sarei partito neanch'io...
-Volevo solo fare un viaggio! Non arrabbiarti con me, non urlarmi contro!- gridò ancora, mentre copiose lacrime iniziavano a scivolarle lungo le guance.
-Oddio scusa tesoro, non piangere, sei perdonata, io...
-Non piango per questo idiota, piango perché fa male! Vuoi provare tu?!
Io e il re ci guardammo piuttosto sconvolti, e cercammo di accelerare il passo nonostante muovesse difficilmente i piedi; fosse stato per me le avrei fatto preparare una stanza qualsiasi al primo piano, ma a quanto pare voleva avere un ambiente in cui sentirsi a proprio agio.
-Eccoci! Eccoci, solo qualche altro passo piccola e ci siamo...
Fortunatamente la porta della sua camera era aperta, e Johanna ci aiutò a sistemarla sul letto in modo che si potesse poggiare comodamente contro i cuscini, per essere leggermente rialzata.
Subito dopo entrarono sua madre e il dottore, ed io la aiutai a liberarsi della biancheria per poi coprirla con una delle lenzuola pulite che aveva lasciato la domestica.
-Tesoro, continua a respirare... farà meno male.
-Ah sì? E che ne sai?! Sembri sempre più stupido! Hai mai partorito?- mi domandò, mentre le stringevo la mano e il dottore faceva uscire tutti gli altri in modo che con lei restassimo soltanto io e lui, come aveva chiesto.
Mi feci scappare una piccola risata, nonostante il momento critico non aveva perso la sua ironia; tanto valeva stare al gioco per distrarla, mentre l'altro la preparava e controllava.
-No, e credo di non tenerci neanche, sai... non sembra esattamente piacevole. Però così ho sentito dire dalle donne, quindi tu fallo... un respiro profondo, e poi espiri... e continua così finché il dottore non ti chiede di fare altro.
Quella annuì e fece come le avevo detto: sembrò funzionare, infatti in meno di un minuto il suo viso si fece leggermente più rilassato, e anche la sua stretta divenne più leggera.
-Va bene così, brava...- approvò l'uomo -Continua a respirare ancora un po', cerca di metterti in forze... sei proprio cresciuta tesoro, e pensare che la prima volta che ti ho vista eri dall'altra parte...
-Già... e voi non avete neanche una ruga in più, Viktor. Com'è possibile?- gli domandò man mano che continuava a respirare, preparandosi per l'imminente ultima fase del travaglio.
-Sono un uomo di scienza, lo sai... ti basti sapere che da dove vengo io, ho avuto modo di fare esperimenti su me stesso, e sono stato capace di rallentare il mio invecchiamento.- spiegò quello con calma, mentre le controllava i battiti, poi annuì verso di me per farmi capire che stava andando tutto per il meglio.
-Perché non siete mai tornato, allora? Voglio dire, siete il nostro medico migliore e non riuscirei neanche a pensare di fare a meno di voi, ma...
-Perché ho sbagliato, una volta. Un esperimento andato male...
-Si chiamano esperimenti per questo, no? Perché si sperimenta...
-Certo, ma è stato un errore imperdonabile. Non posso tornare lì, e neanche lo voglio. In più qui mi trovo bene, e sono piuttosto bravo, no?
-Cert...AAH!- gridò nuovamente quella, tornando a stringermi la mano con forza. Fortunatamente ero un uomo forte, o sarei potuto scoppiare in lacrime vedendola in quello stato... o svenire.
-Ok, ok... è il momento, la pausa è finita. Devi iniziare a spingere Emma. Un gran respiro, e una spinta... sei brava, sei sempre stata più forte di molti uomini che ho curato, puoi fare anche questo!
Lei annuì, e fece un gran respiro per poi dare una prima spinta gridando per l'ennesima volta, ma con lo sguardo fisso nel mio come a trarne forza e conforto.
Ed io annuii, annuii e sorrisi per farle capire che non mi sarei mosso dal suo fianco: otto mesi prima le avevo promesso che ci sarei sempre stato per lei e per il nostro bambino, ed avevo tutte le intenzioni di mantenere la parola data. Il dolore toccava a lei, ma se la mia presenza era sufficiente ad alleviarlo almeno un pochino, le avrei permesso di stringermi la mano a costo di farmi rompere un dito o due.
-Sono qui amore mio, puoi farcela. Non mi muovo.

 

EMMA POV

Anche se il dolore era il più forte che avessi mai provato, guardare Hook negli occhi in qualche modo riuscì ad affievolirlo, e renderlo quasi sopportabile. Ero stata sciocca a voler partire, ma la fortuna era stata dalla nostra parte e non ero stata costretta a partorire sulla nave.
-Certo che non ti muovi, credo la mia stretta sia piuttosto forte...- sussurrai mentre riprendevo fiato, per prepararmi alla spinta successiva.
Fece più male rispetto alla prima, e per non gridare troppo strinsi la mano del mio uomo con estrema forza, tanto da vederlo stringere gli occhi; riuscii perfino a sorridere, pensando che almeno un pochino di dolore l'avrebbe patito anche lui, com'era giusto che fosse.
-Ridi Swan, è il momento di ridere?!- si stupì quello, passando dal preoccupato al divertito.
-Devo piangere? O preferisci riprenda ad insultarti?!- lo stuzzicai, per poi spingere una terza volta e ritrovarmi a pensare che in fondo mi ero aspettata di peggio. Forse ero così abituata al dolore fisico, che ormai lo percepivo meno rispetto alla norma. Oppure ero stata fortunata e stavo avendo un parto meno doloroso.
-Bravissima Emma... vedo la testa!- esclamò il dottore, e mi concessi di rilassarmi pochi istanti per annuire e recuperare le forze. Il nostro bambino stava per nascere, e per quanto fosse doloroso, sentire che iniziava a vedersi mi invase di una gioia inaspettata, tanto che la successiva spinta riuscii a renderla più lunga e decisa: volevo soltanto farlo uscire!
-Solo altre due spinte tesoro, e poi potrò tirarlo fuori... ce la fai?- mi domandò il dottore, ed io annuii lasciandomi asciugare la fronte sudata da Killian, con un panno umido che mi diede un sollievo immediato.
Cercai di concentrarmi solo sul fatto che mio figlio stava per nascere e che quindi il dolore sarebbe finito a breve, e dunque potevo sopportarlo ancora un po'.
Non riuscii a trattenere un grido quando sentii la testa iniziare ad uscire, il bruciore mi riempì gli occhi di lacrime fino a farmi scoppiare a piangere, ma non mi diedi per vinta e mi impegnai in quell'ultima spinta che precedette il pianto di mio figlio.
Un pianto che giunse alle mie orecchie come musica, e scoppiai a piangere ancora più forte, stavolta per la felicità.
-Tesoro mio, è bellissimo, non hai idea... non ho mai visto niente di più bello!- fece Killian lasciando la mia mano per poi baciarmi le labbra, ed io mi sforzai a riaprire subito gli occhi per vedere quella piccola creaturina che per nove mesi aveva vissuto dentro di me, e negli ultimi tre mi aveva riempito di calci.
-Bellissimo...- sussurrai -quindi è... un maschietto...
-Sì amore mio, è un maschietto... e ha una pelle chiara e bellissima come la tua... e i capelli neri... ora te lo faccio vedere...
Lo guardai prendere il fagottino avvolto in un piccolo lenzuolo colorato dalle mani del dottore, e chinandosi con delicatezza me lo sistemò tra le braccia, facendomi piangere ancora di più.
Era bellissimo. Il più bel bambino che avessi mai visto, ed era tutto mio... tutto nostro.
-Ciao tesoro mio, ciao... Liam- sussurrai accarezzandogli la piccola testa che aveva già tanti capelli neri, come quelli del suo papà.
-Liam?- fece l'uomo, sedutosi sul letto ad accarezzare me e il piccolo -Non abbiamo ancora parlato del nome...
-Liam. Va bene Liam, se va bene anche a te. Mi piace.
-Certo che mi va bene!- esclamò con la voce incrinata, ed alzai lo sguardo per vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime -Ti amo, Emma. E ti amo, Liam... benvenuto tesoro di papà...
Il mio cuore era pieno di gioia, e tutte le incertezze che avevo avuto su quella gravidanza inaspettata sembrarono essersi dissolte nel nulla: ora non mi sembrava più tanto assurdo essere madre, anzi, pensai che fosse perfino bello. L'avventura più bella che avremmo mai vissuto, quella che avrebbe riempito le nostre vite di felicità per sempre.
Feci cenno a Killian di chinarsi, e lui eseguì lasciandosi baciare e baciandomi a sua volta; quel bacio racchiuse tutta la gioia che stavamo provando in quel momento, tutta quella felicità improvvisa che mai avrei creduto avrebbe potuto invadermi così a fondo.
-Come stai tu invece...- sussurrò ancora sulle mie labbra, con un bellissimo sorriso che potei percepire anche senza vederlo.
-Tanti mesi fa mi hai chiesto se fossi felice di avere un figlio con te, e ti risposi che probabilmente lo ero... ora posso dirti che lo sono. Lo sono completamente, sono felice di avere un figlio con te! E sono stanca, tanto stanca, eppure non mi sono mai sentita così bene... ho un figlio per metà pirata. Ed è il più bello del mondo...
-Non poteva essere altrimenti... ha preso la bellezza della sua mamma, e l'immenso fascino del suo papà...
-Sei sempre il solito!- esclamai scoppiando a ridere, e lui mi imitò mentre il nostro piccolo sembrava aver ridotto il pianto a dei piccoli lamenti quasi felici.
-Emma...- intervenne il dottore -Va bene se lo porto a lavare? Devi dormire un paio d'ore, riposati un po'... e poi potrai stare con tuo figlio quanto vorrai, ok?
-Non vorrei lasciarlo andare ma... certo, va bene. Voglio essere in forze per... per potermi occupare di lui. È andato bene il parto?
-Alla grande! Ho finito di sistemarti, sei pulita e pronta a riposare. Niente complicazioni, lacerazioni, imprevisti... nulla, starai benissimo. Ti riprenderai molto in fretta, già domani mattina potresti rimetterti in piedi se te la senti... anche se nelle prime 48 ore dovresti limitare un po' gli sforzi.
-Fantastico... grazie.
-Se non hai bisogno d'altro possiamo lasciarti tranquilla, ti tolgo solo il lenzuolo sporco...
-No... solo un bicchiere d'acqua, voglio dormire... quando mi sveglio posso farla una doccia?
-Certo, magari fatti aiutare da tuo marito se non ti senti ancora molto stabile...
Annuii e mi voltai verso Killian, certa che gli avrebbe fatto piacere; come immaginai l'uomo sorrise, con uno sguardo complice. Sapevo bene che non avremmo fatto l'amore, né oggi e né per le prossime due settimane almeno, ma ciò non voleva dire che non mi sarei lasciata coccolare un po'.
Baciammo un'ultima volta nostro figlio prima che il dottore lo portasse via per potergli dare le prime cure, e con uno sguardo pregai Killian di rimanere con me.
Più che mai volevo averlo accanto, risvegliarmi tra le sue braccia. Lui come sempre, non se lo fece ripetere due volte e mi si sdraiò accanto, accarezzandomi la guancia e i capelli sudati... non gli importava di sporcarsi, cosa che trovai molto dolce.
Sorridemmo nel sentire l'entusiasmo dei miei genitori prima che Frankenstein richiudesse la porta, e poi mi accoccolai finalmente al mio uomo, esausta ma felice.

 

***

 


-Killian... ehi- sussurrai dandogli una leggera pacca sulla spalla, nonostante guardarlo dormire fosse uno dei miei passatempi preferiti.
Ero sveglia da quasi mezz'ora ormai, ma avevo deciso di rimanere a letto ed ammirare il mio uomo almeno fino al sorgere del sole; nostro figlio probabilmente dormiva ancora dato che mia madre non era venuta a chiamarci. Anch'io avevo dormito per ben quattro ore, e nonostante non fossero molte, risultarono abbastanza.
-Hook!- ritentai, stavolta dandogli una botta un po' più forte.
-Emma! Tutto bene? Stai bene? Che ore sono?
-Sto bene dormiglione- sorrisi, e gli indicai la finestra -È l'alba... non è bellissima?
-Lo è...- sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno -Ed è più bella del solito, è come se fosse un regalo tutto per noi...
Annuii, e mi tirai lentamente su a sedere, per constatare che dolori non ne avevo più: ovviamente sentivo dei leggeri fastidi, non poteva essere altrimenti, ma ero finalmente leggera. La mia pancia aveva ridotto notevolmente le sue dimensioni, fatto che mi fece ben sperare che sarei tornata in forma abbastanza in fretta.
-Già... andiamo a prendere Liam? È stato bravo se ha dormito così tanto...
-Sì, non so che ore fossero ma prima è passata tua madre ad avvertire che dormiva come un angioletto. Ma tu rimani a letto, vado io.
-No, assolutamente no. Prima mi rimetto in piedi e meglio è, e poi mi sento... mi sento in forma! Cioé, non come se nulla fosse ma... in confronto agli ultimi due mesi, credimi, sto una favola.
-Va bene. Lascia che ti dia almeno una mano, così per sicurezza...
Con un sorriso annuii, non perché ne sentissi il bisogno ma perché sapevo che voleva sentirsi utile; dunque lo lasciai alzare per primo e gli permisi di tirarmi su.
Ringraziai il cielo di non aver voluto fare la testarda come mio solito, perché solo dopo pochi passi mi girò la testa in una maniera tale che se non ci fosse stato lui sarei caduta.
-Swan! Ti senti male?
-No...- borbottai, restando qualche secondo a occhi chiusi abbracciata a lui -So che è normale. Sto bene, mi reggo in piedi. Forza...
A quel punto mi lasciai cingere le spalle, ed ad ogni passo mi sentii sempre più stabile, fino ad arrivare alla stanza a poche porte dalla nostra in cui Liam dormiva nella sua culla, vegliato da mia madre.
-Emma!- fece in un sussurro, venendo alla porta -Come stai? Sei già in piedi...
-Non riuscivo più ad aspettare... dorme ancora?
-Sta iniziando a svegliarsi... siete arrivati giusto in tempo, sarà affamato. Sei pronta?
Annuii, e delicatamente presi il mio piccolo dalla culletta, che dopo uno sbadiglio rivelò finalmente i suoi bellissimi occhioni azzurri come quelli di Killian, ma che si facevano verdi verso il centro.
Nonostante l'avessi già visto mi emozionai nuovamente, e feci uno sforzo enorme per non ricominciare a piangere: era bellissimo, anzi, perfetto.
Ora era pulito, i capelli neri leggermente arruffati, e mi guardava intensamente con curiosità: fu il secondo sguardo della mia vita di cui mi innamorai.
Il suo poi si spostò, per andare a riflettersi in quello del suo papà che sembrò inebriarsi di gioia quanto me.
-Non per vantarmi Swan, ma abbiamo fatto un capolavoro...- commentò accarezzando la testa del piccolo, che continuava a fissarlo.
-Stavolta non posso darti torto. Chissà se avrà il tuo ego...- non ebbi il tempo di aggiungere altro perché il neonato fece per attaccarmisi al seno, quindi tornammo nella mia stanza in modo che potessi mettermi seduta, e dopo aver calato la tunica lasciai che si attaccasse per la sua prima poppata.
Feci spazio a Killian in modo che si sedesse accanto a noi, e mia madre ci lasciò soli dicendo soltanto di chiamarla se avessimo avuto bisogno. Io però ero troppo occupata a guardare il piccolo per rispondere, così dolce aggrappato con le manine a bere il latte con golosità.
-Sembra sarà un mangione proprio come te...- scherzò Killian, e io gli lanciai un'occhiata truce non potendomi muovere in quel momento. Quello scoppiò a ridere e mi accarezzò la testa.
Passarono una ventina di minuti prima che Liam si saziasse, quindi cercai di fargli fare il ruttino come avevo imparato col mio fratellino: tra l'altro, con meno di tre mesi di differenza d'età, sarebbero stati ottimi compagni di giochi!
-Vuoi farlo addormentare tu?- proposi a Killian, che spalancò gli occhi euforico... e incerto.
-C'è qualcosa che non va?
-No, no, io voglio prenderlo Emma ma... se gli facessi del male? Forse dovrei togliere l'uncino prima, aspetta...
-No- lo bloccai, prima che lo facesse -Ti viene naturale. Prima, quando l'hai preso e me l'hai dato... avevi l'uncino. Non gli farai del male, lo so.
Allora quello sorrise, ed io gli misi in braccio suo figlio, che si accoccolò comodamente contro il petto del padre, come se fosse qualcosa che aveva già ripetuto mille volte.
Mi poggiai di lato su un gomito per godermi quella scena di cui non mi sarei mai stancata.
Inizialmente avevo creduto che l'euforia del parto si sarebbe affievolita, invece ero felice esattamente come nel momento in cui avevo visto nostro figlio per la prima volta, e stavolta fui certa che sarebbe durata per sempre.
Rimasi a guardare finché il piccolino non si addormentò, e suo padre si rifiutò di farlo spostare per paura di svegliarlo.
-Non puoi viziarlo...- sussurrai.
-Lo so, solo questa volta. Mi piace tenerlo in braccio, è una sensazione così bella... è piccolo, caldo, morbido...
-Ma guardati...- commentai con un sorriso -Il pirata più temuto di tutti i mari, con suo figlio diventa l'uomo più tenero del mondo. Quando ti ho conosciuto non avrei mai potuto immaginarti così.
-Beh, neanche tu avevi un aspetto molto materno... e ora guardaci, completamente in balia di questo piccoletto.
-Già. I miei due uomini... siete così belli!
-Woo, non sei mai stata così piena di complimenti verso di me...
-Beh, ringrazia tuo figlio allora! Adesso vado a farmi quella doccia, ma non serve che tu venga... un quarto d'ora e sono di nuovo da voi.
-Sei sicura? Potrebbe servirti aiuto...
-No, sul serio. E poi il bagno è qui! Lascerò la porta aperta così posso urlare se inciampo o qualcosa... ma sta' tranquillo, Liam sta tanto comodo...
L'uomo annuì, e seppi che quel bambino sarebbe stato l'unico motivo per cui avrebbe mai potuto dire di no ad un bagno insieme. E lo stesso valeva per me.
Mentre camminavo con in mano un asciugamano ed una tunica giallo chiaro, che avevo ricavato da sola da un vestito che non avrei mai indossato, pensai a quanto fosse bello essere in tre.
A quanto io fossi cambiata, a quanto Killian mi avesse cambiata, e perfino quel pargoletto nelle sue poche ore di vita.
Una vita che adesso sarebbe stata ancora più bella e piena di avventure ed emozioni.

 

 

***

 


HOOK POV

-Come sto?- domandò nervosamente, sistemandosi sulle spalle i capelli appena pettinati. Quei boccoli biondi sul suo leggero abito giallo ricadevano alla perfezione, ed ero riuscito quindi a convincerla a non cambiarsi dato che nessuno si sarebbe aspettato di vederla in abiti stretti ed eleganti a poche ore dal parto: anzi, sembrava piuttosto in forma per aver partorito soltanto la sera precedente, ma cosa c'era da stupirsi? Lei era Emma Swan, era sempre stata così.
-Da quando in qua ti interessa del tuo aspetto, Swan?- scherzai, e quella mi lanciò uno sguardo assassino.
-Non è che mi interessa! Però non voglio neanche sembrare una... non lo so, una donna debole e stanca davanti a tutto il popolo!
-Credimi, non hai per nulla un aspetto debole e stanco, anche se sarebbe piuttosto normale! Sei bellissima.- la rassicurai carezzandole piano i capelli per non spettinarla.
Mancavano cinque minuti a mezzogiorno, ora in cui avremmo presentato il piccolo principino a tutto il popolo, dalla balconata del settimo piano, in modo che potessero vederlo tutti; non mi andava a genio esporre mio figlio così, ma in fondo era uno dei compromessi da principe a cui potevo scendere. Il popolo amava i sovrani, amava Emma, ed ero piuttosto sicuro di piacergli anch'io, quindi, in fondo, non c'era nulla di male nel presentargli nostro figlio. Avrebbero amato anche lui.
-Grazie. Ma il tuo parere non conta, tu mi dici che sono bellissima anche quando faccio schifo!
-Oh avanti Emma, puoi fidarti, ha ragione lui... stai benissimo!- confermò sua madre che teneva il proprio bambino che scrutava curioso quello che era suo nipote. L'altra sembrò ora più tranquilla, e prese in braccio nostro figlio.
Non avevo mai avuto occasione di passare del tempo con donne a poche ore dal proprio parto, ma ero piuttosto certo che fosse perché se ne stavano a casa a riposare, e al massimo ad allattare i figli. Lei invece dopo la doccia era scesa a mangiare, poi era tornata su per aiutarmi a sistemare nostro figlio nella culla, che suo padre ci aveva spostato in camera, e poi aveva ancora mangiato insieme a tutti gli altri per colazione. Dopodiché aveva allattato nuovamente Liam, avevamo firmato le carte del piccolo, e mi aveva perfino chiesto di fare una passeggiata in giardino, prima di allattare nuovamente il neonato.
Mi chiesi ancora dove trovasse tutte quelle forze, perché avevo assistito a tutto, ed ero certo avesse provato dolori che non avrei neanche potuto immaginare. Com'era possibile le fossero bastate quattro ore di sonno per rimettersi in forze?
-Emma, dopo pranzo almeno mi prometti che ti riposerai un po'? Approfitta di quando dorme, così potrai dormire anche tu... sarai esausta- sussurrai avvicinandomi a lei, e posandole un bacio sulla fronte.
-Sono un po' stanca, è vero ma... Killian tu mi conosci, io sono così! Ed ora che c'è nostro figlio, dovrò essere ancora più attiva... un neonato ha bisogno di molte premure.
-Ed è per questo che tu lo allatterai, e io gli cambierò i pannolini. Ti scongiuro Swan, almeno per un paio di giorni... cerca di riposare un po'. Non dico tutto il tempo, ma uno o due sonnellini anche durante il giorno te li puoi concedere.
-D'accordo...- si arrese con un sospiro, cingendomi il collo con un braccio, attenta a tenere bene il piccolo con l'altro -Per un paio di giorni ti lascerò fare l'uomo di famiglia.
-Ma io sono l'uomo di famiglia.- le feci notare alzando un sopracciglio, e lei rise.
-Lo so. Sta' tranquillo Killian, non ti devi preoccupare per me... so quel che faccio. Poi sai, l'euforia... vorrei stare sempre con lui. Mi sembra che dormire mi faccia perdere tempo prezioso- aggiunse facendosi più seria -Io lo guardo e... e penso che nonostante sia stato difficile, è valsa la pena. Dal primo all'ultimo mese, perfino il parto.
-Vuoi dire che...
-Sì, voglio dire che lo rifarei. Non tra un anno,e neanche tra due o tre... ma lo rifarei.
Non fui in grado di esprimere la mia felicità a parole, ma per farle capire quanto fosse bello ciò che aveva appena detto la baciai con trasporto, attento a non fare male al fagottino tra le sue braccia.
Purtroppo non avemmo modo di approfondire quanto avremmo voluto, perché i suoi genitori ci fecero segno di raggiungerli e avvicinarci sulla balconata, per mostrarci non appena avessero annunciato il nostro arrivo con un oggetto creato da Trilli in grado di amplificare la tonalità della voce perché tutti potessero sentire.
-Benvenuti a tutti!- iniziò la regina, e potemmo chiaramente sentire le prime urla e applausi che provennero dal basso -Grazie mille per essere qui, dopo soli tre mesi, ad accogliere un nuovo arrivato. Il figlio di mia figlia e suo marito, nato durante questa notte portando nuova gioia a tutti noi! Date il benvenuto al principe Liam Swan Jones!
Con Liam tra le braccia di Emma, e il mio braccio intorno alle sue spalle, avanzammo sotto il piacevole sole di maggio per presentare nostro figlio a quella che sembrò un'infinita distesa di persone, che acclamarono con gioia e urla così forti da non darci l'occasione di dire una sola parola.
Piegai leggermente la testa per ammirare il bellissimo sorriso di mia moglie, e l'espressione curiosa di nostro figlio, che ancora non aveva idea di quante persone lo amassero.
Nessuno, però, avrebbe mai potuto amarlo come io e sua madre.
Aveva portato una nuova luce nelle nostre vite, mi aveva convinto finalmente che la felicità esistesse anche per me, e non c'era motivo per non godermela, senza avere brutti pensieri.
Senza rimuginare su ciò che Rumplestiltskin in quel momento stava tramando nell'oscurità del suo palazzo cupo e vuoto.
Emma mi aveva insegnato a godermi tutte le gioie della vita, e Liam aveva rafforzato quella verità che lei era riuscita ad insinuare in me.
E in un flash passarono nella mia mente le immagini di un anno, da quando avevo conosciuto quella bellissima principessa che mi aveva rubato il cuore, alle nostre avventure, le nostre sofferenze, ed infine la coronazione del nostro amore, quell'amore che era nato con tormento, con violenza, e che in un primo momento avevo rifiutato: quanto ero stato sciocco?
Ringraziai mentalmente la luna che quella notte aveva illuminato il suo bel viso, e mi aveva fatto cedere ai miei sentimenti, mi aveva fatto sigillare le labbra alle sue, portandomi fin qui.
Ormai non ero più Capitan Uncino, ero Killian Jones, un pirata, un principe, un marito, un padre, che aveva conquistato la vita che qualsiasi uomo sulla faccia della terra avrebbe desiderato.
Nonostante tutto, però, per lei e i miei compagni sarei rimasto sempre Hook; mai e poi mai avrei rinnegato il mio passato, perché era stato quello a condurmi nel presente.
Un presente che non mi sarei mai fatto sfuggire per mano di nessuno, un presente ricco d'amore per cui avrei lottato a costo della vita.
Ma non più da solo.
Con lei.
Con Emma e Liam, la mia famiglia.
Non curandomi della gente che ci stava osservando, portai la mano sulla guancia di nostro figlio, l'uncino tra i lunghissimi capelli della mia Emma, e la baciai per trasmetterle ogni singola emozione che provavo in quel momento, grazie a lei.
Lei ricambiò, facendomi capire di provare esattamente le stesse sensazioni.
Chiunque avrebbe definito quel momento il nostro lieto fine: ma noi no, noi sapevamo che quello non era che l'inizio della più grande avventura della nostra vita.


 


- END OF PART ONE -




















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ed eccoci, alla fine, giunti al finale... un po' mi dispiace, mi mancherà. Ho iniziato a scrivere questa ff quasi per caso, essendo nata solo come l'accenno di un sogno di uno dei capitoli della raccolta mensile. Ringrazio quelli che mi hanno detto che fosse un'idea carina, è grazie a loro se ho deciso di svilupparla e mi sono divertita molto! 
Ho voluto dedicare tutta la parte finale al loro bambino, perché credo che per chiudere questa storia fosse la cosa migliore. Tutto è iniziato con un flirt, per concludersi con la nascita di una nuova famiglia. Non potevano che innamorarsi del piccolo ovviamente, che ha preso sia dalla mamma che dal papà! Ho pensato a lungo se farlo essere maschio o femmina... ma come primogenito ho optato per un maschietto... c'è sempre tempo per una femminuccia prima o poi, dato che pare Emma abbia intenzione, prima o poi, di avere un altro bambino :P E non potevano che chiamarlo Liam...
Nonostante tutto, però, loro sono sempre gli stessi, sono soltanto cresciuti insieme... e questo non è che l'inizio di una nuova vita.
(La fan art non è mia, l'ho trovata sul web e non so a chi appartenga... ma l'ho trovata perfetta!)
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, inserito nelle categorie e recensito questa storia, facendola arrivare a ben 27 capitoli! E pensare che l'idea iniziale ne prevedeva una decina! Ringrazio soprattutto pandina, Kerri, Em_, Lely, tinkerbell1980, lullina, Gattina04, Cissy, Persefone, nali, piccola87, Alexies, Chipped Cup, hdahe, LizzyRed... e spero di non essermi dimenticata nessuno! Grazie per le belle parole, i suggerimenti, le idee e tutto :)

Ora, per un po' posterò l'altra ff che avevo messo in pausa per finire questa, per lavorare alla 2° parte che richiede ancora parecchi dettagli, nonostante abbia molte idee... quindi ripeto, ogni tipo di suggerimento è assolutamente ben accetto se ne aveste!
Un abbraccio, e grazie ancora mille a tutti! :*

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