Age of Stony di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Ultron vs Tony ***
Capitolo 2: *** Cap.2 A casa di Clint ***
Capitolo 3: *** Cap.3 L'arrivo della Hill ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Tony parte per Orlando ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Raduno a casa di Clint ***
Capitolo 6: *** Cap.6 I prigionieri ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Thor difende Tony ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Le mosse di Ultron ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Verso la battaglia ***
Capitolo 10: *** Cap.10 La battaglia contro Ultron ha inizio ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 La sconfitta di Ultron ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 Ballando sotto la pioggia ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Ultron vs Tony ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1
Ultron vs Tony
Clint
aderì con la schiena al divano, sporse il capo oltre di esso.
“Nella
stanza di fianco non c'è, ed occhio e croce nemmeno in
quella dopo” disse.
Natasha
aggrottò le sopracciglia storcendo il labbro.
“Saranno
andati a parlare in laboratorio?”.
Bruce
si passò una mano tra i capelli, sospirò.
“Allora
da qui non ci sentiranno mai”.
“Vado
a chiamarlo io". Propose Steve. Si alzò in piedi,
passò accanto a Bruce e si allontanò. Scese le
scale e si fermò davanti alla porta di vetro del
laboratorio. "Jarvis apri, sono Steve". Si identificò.
La
porta si aprì, FerroVecchio alzò il braccio
metallico ed emise una serie di stridio ripetuti ondeggiando il braccio
da cui pendeva una cassetta del pronto soccorso aperta.
“Capitano,
la informo che il Colonnello Rhodey non si trova più nella
Torre; ma che ho già allertato l'ospedale più
vicino” disse Jarvis.
Steve
prese la rincorsa e saltò, mandando in frantumi il vetro.
"Stark! Stark dove sei?! Per cosa serve l'ospedale?"
domandò. Corse all'interno del laboratorio calpestando le
schegge di vetro con gli stivaletti rossi.
FerroVecchio
lo seguì, sbatté contro una scrivania facendo
cadere in terra una serie di oggetti e si sentirono dei gemiti.
Un'armatura di sollevò da oltre il tavolo, guardò
il capitano e gli occhi brillarono di rosso. Si sollevò in
volo e uscì, sfiorando i restanti vetri.
Steve
avanzò e sgranò gli occhi. Tony era a terra, in
un lago di sangue che aveva sporcato anche il suo palmare. Il sangue
gli colava dalla bocca e dal petto.
"Tony!" chiamò Steve. S’inginocchiò
accanto a lui e gli afferrò la mano. Sollevandogli la testa
con l'altra.
Tony
socchiuse gli occhi, li sgranò e indietreggiò
aderendo alla scrivania. Tossì convulsamente sputando
sangue, si portò la mano al petto stringendolo e si
leccò le labbra. Ansimò, i vestiti erano
strappati e pregni di sangue e sudore.
"Tony,
guardami. Resta sveglio!" ordinò Steve. Le medagliette
metalliche da soldato gli oscillavano davanti al petto.
Tony
batté le palpebre, deglutì e allungò
la mano verso le medagliette. Le afferrò macchiandole di
sangue, le tirò fino a rompere la catenella e ricadde
sdraiato.
Steve
si sdraiò accanto a lui stringendolo a sé.
"Jarvis, l'ambulanza?" domandò.
“In
arrivo tra venti minuti, Capitano” rispose l'A.I.
Tony
strinse la mano di Steve, deglutì e scosse il capo.
Gli
afferrò il braccio, si issò facendo colare ancora
più sangue e tossì.
“C'è
stato un... piccolo problema” sussurrò.
"Bruce
è di là. Ti ci porto?" domandò Steve.
Lo issò continuandolo a tenere stretto a sé.
Anche la giacca che Tony indossava si era impregnata di sangue.
Tony
si strinse alle sue spalle, Bruce spalancò gli occhi
vedendoli entrare. Clint saltò giù dal divano,
andò a prendere delle coperte e Natasha poggiò i
cuscini.
“Cos'è
successo?” domandò Banner.
Clint
aiutò Steve ad appoggiare Tony sul divano, gli
coprì le gambe e incrociò le braccia.
“Abbiamo
visto delle armature uscire di gran fretta” spiegò.
"Penso
lo abbia attaccato il migliore amico" spiegò Steve,
sdraiandolo sopra il divano. Baciò la fronte sudata di Tony,
lo lasciò andare con una mano, ma con l'altra
continuò a stringere la sua.
Bruce
afferrò la cassetta del pronto soccorso dalle mani di
Natasha, prese il disinfettante e iniziò a pulire le ferite.
Natasha si leccò le labbra, guardò Thor e si
morse il labbro.
“Perché
avrebbe dovuto farlo?” chiese.
Clint
sistemò i cuscini dietro la testa di Tony, l'uomo gemette e
Barton si accigliò.
“Ci
è andato pesante. Non vuole farsi toccare”.
Steve
strinse la mano di Tony al petto muscoloso con entrambe. "Non lo so"
sussurrò.
Thor corrugò la fronte e si alzò in volo.
"Non
credo quelle armature stiano eseguendo gli ordini dell'uomo di metallo"
ringhiò. Attraversò una finestra mandandola in
frantumi e volò via.
Bruce
strinse la fasciatura attorno al petto di Tony, Natasha
piegò la camicia di Stark poggiandola sul tavolo e
sospirò.
“Forse
le armature li hanno attaccati entrambi” ipotizzò.
Clint
scosse il capo, passò un panno umido sulla testa dell'uomo
steso.
“Se
così fosse, il Colonnello dovrebbe essere ancora
lì; e non c'era”.
"Se
le armature fanno di testa loro... pensate che anche Jarvis?"
domandò Steve. La mano di Tony era gelida nella sua e
sentiva un dolore al petto.
Tony
socchiuse gli occhi.
Bruce
gli premette la mano sulla spalla.
“Sei
ancora debole, Tony. Hai bisogno di una trasfusione”.
Tony
poggiò i gomiti sul tavolo, deglutì
ripetutamente. Clint gli porse un bicchiere d'acqua.
“Ci
pensiamo noi” promise.
Natasha
si guardò intorno, sospirò.
"Se
Jarvis è compromesso, non ha chiamato un dottore. Natasha ne
devi portare uno qui. Clint, controlla il perimetro nel caso ci
facciano qualche brutto scherzo. Adopera i protocolli di quando si
è in una zona in mano al nemico. Bruce, puoi fare qualcosa
per il momento?" domandò con tono di comando. I suoi muscoli
erano tesi e una venuzza gli pulsava sul collo irrigidito.
Natasha
guardò il proprio vestito dalla gonna a nuvola,
sospirò osservando Tony steso e uscì dalla stanza
correndo. Clint poggiò il bicchiere d'acqua sul bracciolo
del divano, corse verso la finestra, la aprì e
uscì chiudendosela alle spalle. Bruce sospirò.
“Thor
è partito all'attacco da solo. Forse dovremmo avvisare
Fury” suggerì.
Tony
gemette ripetutamente, allungò la mano aprendo e chiudendo
le dita. Le strinse attorno al bicchiere, l'oggetto cadde e l'uomo
sobbalzò alzandosi di scatto. Si guardò intorno,
gli occhi erano vitrei e sgranati. Bruce indietreggiò.
Steve
si voltò verso di lui e socchiuse gli occhi. Si
girò e guardò nella sua stessa direzione.
Bruce
fece un passo avanti.
“Tony?”
chiamò, con tono dolce.
Tony
lo guardò con occhi sbarrati, deglutì e
indietreggiò. Inciampò nella gamba del tavolino,
cadde in terra e si voltò verso Steve. Aprì e
chiuse la bocca un paio di volte, si tastò il petto e
deglutì. Bruce sospirò.
“Sembra
sotto forte shock” sussurrò.
Steven
annuì, si girò e si avvicinò a Tony.
"Resta sdraiato, perdi troppo sangue così"
sussurrò. Riprendendogli la mano nella sua. < Per un
attimo ho pensato ci fosse qualcosa dietro Bruce >
pensò.
Tony
gli strinse la mano, lo guardò e gli afferrò la
spalla. Lo strattonò verso il basso, un colpo
passò radente ai capi dei due e Bruce urlò. Corse
dietro una colonna, si prese la testa tra le mani e si
accucciò. Natasha superò l'uscio,
spalancò gli occhi vedendo un robot sparare e
rotolò di lato; la gonna del vestito s'impigliò
nel tavolo e lei la strattonò, strappandola.
Steve
si rizzò, si mise davanti Tony e lanciò lo scudo
contro il nemico.
Il
robot avanzò ondeggiando, gli occhi brillavano di rosso.
“Voi
siete assassini... mostri... volete salvare il mondo, ma non avete la
forza di cambiarlo...” disse con voce metallica.
Natasha
si guardò intorno.
“Non
ci sono armi!” urlò.
Lo
scudo rimbalzò cadendo a terra. Steve prese in braccio Tony
indietreggiando. '' Tutti fuori! '' gridò.
La
finestra si ruppe con un frastuono, Clint rotolò all'interno
e afferrò un coltello dal tavolo; lo tirò
centrando un secondo robot.
“Ce
ne sono ovunque!” urlò.
“Calmo,
calmo, calmo, calmo” sussurrò Banner, dondolandosi
dietro la colonna.
Natasha
afferrò un piatto dalla tavola, lo tirò contro la
finestra facendola saltare, i vetri si sparpagliarono andando addosso
al robot. Questi avanzò, si sporse verso Tony.
“Lui...
Lui... Lui...” ripeté.
Tony
si strinse con una mano alla camicia del capitano, socchiuse gli occhi.
Steve
raggiunse la porta e la fece saltare con una spallata, trovandosene una
ventina davanti. Indietreggiò stringendo Tony. Vide che gli
occhi di tutte le creature e quelli blu di quello che aveva parlato
fissare Stark. ''Vogliono lui'' sibilò.
Natasha
rotolò fino alla colonna, toccò il braccio di
Bruce.
“Si
calmi. Vogliono Stark” sussurrò.
Bruce
sgranò gli occhi rizzandosi, si guardò intorno e
ringhiò. Clint afferrò una bacchetta per il
sushi, si nascose sotto il tavolo.
“Pessima
scelta di parole, Nath!” urlò.
Tony
deglutì, spinse Steve lontano da sé e
allungò il braccio. La torre ondeggiò, lui
finì verso il tavolo e afferrò una forchetta da
fonduta. Tutti i vetri saltarono, Natasha abbraccio Bruce tenendolo in
terra e Clint si aggrappò al tavolo. Tony scivolò
verso fuori, si appese per un cavo volante. Ultron si chinò
su di lui, Stark alzò il braccio e infilò la
forchetta tra le placche. I restanti robot emisero delle scintille,
Ultron ululò con tono metallico e volò via
seguito da tutti gli altri. Tony lasciò la presa cadendo nel
vuoto.
Steve
scattò in avanti correndo sulla superfice in pendenza del
pavimento, raccolse lo scudo che stava scivolando via e
saltò oltre il bordo. Abbracciò Tony stringendolo
a sé, mise lo scudo sotto di lui e atterrò. Si
rimise in piedi, scese dallo scuso, se lo mise sul braccio continuando
a tenere Stark e si mise a correre nella città. Fece lo
slalom tra le macchine, schivandole, raggiunse il marciapiede e
continuò a correre. Il petto gli si alzava irregolare, si
fermò davanti ad un ospedale ed entrò.
"Aiuto!
Mi serve un dottore!" gridò, dirigendosi verso l'infermeria.
L'infermiera
sgranò gli occhi e alzò il telefono.
“Signore?
Il signor Stark è gravemente ferito... Sì,
sì, subito” disse, con tono concitato.
Tony
ridacchiò, il sangue gli colava lungo la bocca e il volto
era pallido.
“Anche
per me è un piacere, signori”. Scherzò
con tono basso.
L'infermiera
fece strada a Steve fino ad una sezione deserta. Le porte automatiche
si aprirono e due infermieri caricarono Tony su una barella. Il dottore
si voltò verso Steve.
“Faremo
immediatamente il possibile. Abbiamo già saputo che uno dei
suoi esperimenti è impazzito, ci aspettavamo fosse
ferito” spiegò.
Steve
cercò di seguire Tony fino a dentro la sala operatoria, ma
due infermiere lo bloccarono.
La
prima si tolse una ciocca mora da davanti al viso, socchiuse gli occhi
a mandorla.
“Mi
dispiace, non può passare. È zona
riservata”.
La
seconda incrociò le braccia, sbuffò.
“Inoltre
il signor Stark ha appena causato la distruzione di mezza
città. Abbiamo l'obbligo di allertare la polizia, e lei
è un complice”.
"Non
è stato lui" sibilò Steve. Afferrò per
i fianchi una delle infermiere, spostandola e si divincolò
liberandosi dall'altra. Corse dentro, tenendo una mano sulla pistola al
suo fianco.
Il
dottore uscì da una porta sulla sinistra, guardò
Steve e sbuffò.
“Aveva
già avuto le prime cure, e con i suoi tempi di recupero
è stato facile. Probabilmente era più lo shock
del dolore. Dovrebbe riposare qualche anno, ma mi ignorerà
come al solito; quindi può anche entrare” disse,
duro.
Gli
si avvicinò, lo guardò e socchiuse gli occhi.
“Sappia
però che tutti, lui compreso, dicono che l'incidente
è stato scatenato da Tony Stark”.
Steve
entrò dentro la stanza e si avvicinò al letto di
Tony. Prese una sedia di plastica appoggiata al muro, la
avvicinò al letto e vi si sedette.
Tony
si leccò le labbra, voltò il capo e
accennò un sorriso.
“Ehi.
Possibile che io debba salvare la Terra anche mentre
dissanguo?” sussurrò.
"Cosa
sta succedendo?" domandò secco il soldato.
Corrugò la fronte e aggrottò le sopracciglia,
socchiudendo gli occhi.
Tony
fece leva con i gomiti sedendosi, tirando alcuni dei fili.
“Io
e Rhodey siamo andati a fare quattro chiacchiere e io mi sono messo ad
armeggiare un po'. Evidentemente ero distratto e ho fatto qualche
errore di calcolo, perché il robot si è rivoltato
e ci ha attaccati” disse.
Si
leccò le labbra, la fronte era sudata e il volto pallido.
“È
stata colpa mia. Dobbiamo fermare Ultron e ritrovare Rhodey”.
Steve
lo guardò intensamente negli occhi, Tony li vide diventare
liquidi e arrossati. Il soldato si irrigidì ancor di
più, piegò il capo e abbassò le
spalle. "Agli ordini, Mr. Stark" rispose atono. Si rizzò in
piedi e strinse i pugni. "Quali sono gli ordini nel dettaglio?"
domandò.
Tony
inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte, sentiva varie
fitte in tutto il corpo e la testa gli girava.
“Capitano?”
chiese, perplesso.
"Se
vuoi essere arrestato, dimmi che altro devo permettere succeda alla
squadra" sibilò Steve ringhiando e si affiancò
alla sedia.
Tony
aprì la bocca, la richiuse e crollò sul lettino.
Sospirò.
“La
squadra non c'entra. Dobbiamo salvare il mondo dalla mia arroganza. La
cosa dovrebbe renderti felice” disse.
Strinse
i pugni, deglutì.
“Non
si abbandonano gli amici, giusto?” sussurrò.
"Già
lo so che me ne pentirò" borbottò Steve. Lo
staccò dai macchinari, lo prese in braccio e si diresse
verso la finestra. La sfondò con un calcio e
saltò fuori.
Tony
sgranò gli occhi, si strinse a lui e gli poggiò
il capo sul mento.
“Ti
devo un favore, mio Capitano” sussurrò.
Si
sentirono alcune esplosioni miste a sirene della polizia e urla.
Steve
atterrò in piedi e si mise a correre.
"Spero
che un giorno mi dirai la verità" bisbigliò.
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Capitolo 2 *** Cap.2 A casa di Clint ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2 A casa di Clint
"Mi
chiedo se ne valga la pena. Siamo ricercati da praticamente mezzo
pianeta" si lamentò Banner. Si avvolse nella coperta che
indossava e si sedette su una sedia. Thor calpestò un lego
per terra, mandandolo in pezzi. Deglutì e
indietreggiò, raggiungendo la finestra e guardò
fuori.
"Preferiresti
consegnare uomo di Metallo?" domandò. Banner si morse
l'interno della guancia e sospirò.
"Dice
anche lui di essere colpevole. E al proteggo Ultron l'ho visto lavorare
con i miei occhi" sussurrò. Natasha si sedette al suo fianco
e gli appoggiò una mano sulla spalla.
"Il
Capitano si fida. Se Steve dice che non è stato lui,
dovremmo dargli una change anche noi. Non credi?" domandò.
Banner annuì, arrossendo.
"Solo,
non vorrei dare troppo disturbo a Clint. Insomma, ci ha fatto
nascondere a casa sua" brontolò.
Lara
uscì dalla cucina, tenendo un vassoio con sopra delle
tazzine e una teiera che fumava dal beccuccio.
"Questo
posto è sicuro. Solo Fury sa della sua esistenza. E lui e la
Hill non vi denunceranno". Raggiunse il tavolo e appoggiò il
vassoio accanto a un disegno raffigurante una farfalla.
"E
mio marito è felice di potervi aiutare".
Thor
si massaggiò la guancia, aveva una ferita profonda e il
sangue si era rappreso.
"Se
avessi sconfitto la minaccia, i vostri piccoli eredi non sarebbero in
pericolo" borbottò.
Lara
si mordicchiò il labbro e scosse il capo.
"Clint
ha detto che ti sei fatto quasi uccidere. Non vuole certo la morte dei
suoi amici" ribatté.
Si
girò, guardando oltre la finestra il marito in veranda
seduto in mezzo ai suoi figli e si accarezzò il ventre
rigonfio.
"Piuttosto,
il vostro amico Capitano è rimasto al piano di sopra. Non
sarebbe meglio si riposasse un po'?" domandò.
Natasha
scosse il capo, accavallò le gambe piegando il capo con un
sorriso.
"Dubito
si muoverebbe. Mi meraviglia che non lo si senta urlare che Stark ha
bisogno di un dottore".
Bruce
abbassò il capo guardandosi le maniche della felpa ricadere
oltre le dita.
Thor
appoggiò la mano sul manico del martello e si
voltò, facendo ondeggiare il proprio mantello.
"Necessitiamo
di risposte. Fury e la Hill verranno a darcele?" domandò.
Lara sospirò e scrollò le spalle.
"Vado
a chiedere a Clint. Però non dovreste lasciare i vostri
amici da soli" ribatté.
Si
diresse verso la porta, la aprì e Thor la guardò
uscire.
Natasha
sospirò, si alzò e lanciò un'occhiata
ai due uomini.
"Se
vado a controllare Steve, eviterai di provocare Bruce mentre ci sono
dei bambini in casa?".
Thor
si grattò un sopracciglio e le sorrise, annuendo.
"Per
quanto adori ciò che il possente Hulk può fare,
non metterò a rischio la prole di un baldo compagno".
Bruce
deglutì alzando il capo, dilatò gli occhi.
Natasha
annuì, gli sfiorò la mano.
"Se
Tony muore dissanguato nel letto, il sangue non andrà
più via dalle lenzuola. Devo evitarlo" scherzò.
Si
scostò, si voltò e uscì dalla porta.
Raggiunse le scale e le salì, guardò le porte
notandone una socchiusa e si avvicinò.
Steve
tolse lentamente le bende dalla ferita di Tony e, con delle bende
umide, iniziò a tamponarla. La lavò, facendo
finire l'acqua sporca in una bacinella, inumidendo ancora le bende in
un'altra bacinella.
"Guarda
che non giudicherò il tuo amico se è dell'Hydra.
Magari è come Bucky, controllato" sussurrò roco.
Tony
mugolò a denti stretti, scosse il capo e provò a
rizzarsi, ricadde sdraiato con un gemito.
"Credimi,
era perfettamente cosciente e consapevole".
Natasha
si sporse dalla porta, sorrise.
Tony
si voltò a guardarla, aggrottò la fronte
arricciando le labbra.
Natasha
incrociò le braccia poggiandosi alla porta,
scrollò le spalle.
Steve
sorrise ed iniziò a mettere delle garze umide di medicinali
sulla ferita di Tony.
"Ti
ringrazio di esserti fidato di me" sussurrò gentilmente.
Tony
sbuffò roteando gli occhi, Natasha ridacchiò e
indicò fuori con un cenno del capo.
"I
ragazzi ti aspettano di sotto per delle risposte. Fury e la Hill sono
per strada".
Tony
alzò gli occhi al cielo grugnendo pesantemente.
"Credo
che andrò a farmi uccidere da Ultron".
Steve
gli ticchettò sul pizzetto e negò con il capo.
"No,
tu riposerai fino all'arrivo della Hill" ribatté. Iniziando
a mettergli le bende pulite.
Natasha
sorrise, si scostò dalla parete.
"Sbrigati
Steve. Non ho le prove che Thor non vorrà combattere con
Hulk" disse.
Uscì
dalla porta, Tony ne guardò il profilo avanzare e
sospirò.
"La
tua squadra ha bisogno di te".
Steve
gli strinse il braccio, alzandosi in piedi.
"Di
noi, lo faremo insieme".
|
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Capitolo 3 *** Cap.3 L'arrivo della Hill ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.3 L'arrivo della Hill
Steve
incrociò le braccia e si appoggiò contro la
parete, assottigliando gli occhi.
"Mi
sta dicendo che Ultron ha tra le sue fila due ragazzini?"
domandò.
Fury
annuì incrociando le braccia dietro la schiena,
camminò attorno al tavolo della cucina assottigliando le
labbra.
"Due
rivoluzionari, componenti del movimento che vogliono i super-eroi fuori
dai loro confini".
Steve
si voltò verso la finestra, all'esterno Thor stava
abbattendo un'ascia sopra dei ciocchi di legno. Si girò
nuovamente, guardando in viso Fury.
"Mi
avete detto che da soli stanno riuscendo a ottenere il materiale che
Ultron gli chiede. Come?" domandò.
La
Hill avanzò porgendo a Steve un iPad, premette lo schermo
facendo partire il video di Pietro che correva con la
supervelocità; dei filamenti rossi partivano dalle mani di
Wanda avvolgendo alcuni agenti.
"Inoltre",
disse Fury, "sembra che Ultron tramite la rete possa hackerare i conti
bancari che desidera, quindi fondi illimitati".
Steve
si massaggiò il collo ed assottigliò gli occhi,
unendo i talloni dei piedi.
"Finché
Stark non sarà in forma, non potrà eliminare
questo virus da internet" sussurrò.
Si
voltò verso la Hill e alzò la voce.
"Questi
potenziati come sono diventati così?". Osservò
nuovamente lo schermo del tablet.
Maria
riprese il tablet, scrollò le spalle rizzando la schiena e
incrociò le braccia.
"Si
sono offerti volontari come esperimenti al Barone Von Strucker
dell'HYDRA" disse.
Fury
scosse il capo, scosse la mano in aria.
"L'importante
è debellare la minaccia, e poi contenere Stark. Dopo quello
che ha fatto, difficilmente lo vorranno tra i piedi".
"Certo,
è da folli sottoporsi ad esperimenti per il proprio paese"
ribatté Steve alla Hill, dandole le spalle. Passò
di fianco a Fury e digrignò i denti.
"Stark
non è colpevole di niente. O volete dargli quelle dell'Hydra
come volevate fare con me?".
Fury
si voltò di scatto e lo guardò socchiudendo
l'unico occhio.
"Nessuno
ha provato a incolparla di nulla, Capitano. Quella creatura
è uscita dal laboratorio di Stark citando le sue frasi".
"Vuole
forse dirmi che non sono facilmente reperibili da Internet?"
ribatté Steve secco. Si voltò verso Natasha.
"Io
e il resto della squadra usciamo. Cerchiamo di fermare quei due
ragazzini. Tu resta con Stark, quando sarà in grado di
uscire, portalo nel posto che t'indicherà per eliminare
Ultron da Internet. Nel frattempo vedete di scoprire se J è
corrotto".
Natasha
poggiò il gomito sul tavolo e vi mise la guancia, sorrise
maliziosa socchiudendo gli occhi.
"E
ti fidi a lasciarmi il tuo fidanzato?".
Fury
sospirò, scosse il capo grugnendo ed espirò.
"Avrete
solo le vostre abilità e capacità per superare
questa sfida. Cercate di farlo, per il bene di tutti".
Steve
guardò Fury allontanarsi a sua volta verso l'uscita della
casa e si diresse verso Clint.
"Mi
raccomando Natasha, non te lo lasciare scappare" raccomandò.
Uscì a sua volta.
Clint
lo guardò uscire, ridacchiò e voltò il
capo.
"Secondo
me cambierà idea e vorrà rimanere a badare a
Tony" scherzò.
Natasha
ridacchiò a propria volta, si alzò e
scrollò il capo.
"Lo
terrò a letto io. Da Stark, il Capitano si lascerebbe
convincere di qualsiasi cosa".
Clint
strinse le labbra aggrottando la fronte.
"Anche
di non aver costruito Ultron?".
Natasha
sospirò, incrociò le braccia.
"Non
lo so. Lo scoprirò" promise.
|
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Capitolo 4 *** Cap.4 Tony parte per Orlando ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.4 Tony parte per Orlando
Steve
si sedette davanti al letto di Tony e gli sorrise, incrociando le
braccia.
"Clint
mi ha detto che hai mandato via come incompetenti tutti i dottori che
Natasha è riuscita a procurarti" disse.
La
Romanoff li osservava, nascosta dietro la porta, immobile.
Tony
accennò un sorriso tirandosi seduto, annui.
"Non
ho bisogno di un medico. Tendono a infilare aghi e sonde in posti non
necessari".
Steve
sospirò e si grattò il collo.
"Devi
rimetterti in sesto. Anche perché Ultron ha dalla sua dei
ragazzini molto particolari. Si sono divertiti con la mia testa e
quella di Thor" spiegò. Corrugò la fronte.
"Thor
è scomparso, non sappiamo dove sia andato, farneticava di
cercare risposte. E Banner, approfittando che Clint metteva k.o. i due
ragazzini e li caricava nel jet, si è reso a sua volta
irreperibile" ammise.
Congiunse
i piedi, strofinandoli tra loro.
"Credo
ti considerino un po' tutti il colpevole" esalò.
Tony
scrollò le spalle, gli occhi bassi e lo sguardo scuro,
accennò un sorriso.
"Non
fa niente", sminuì, "manda la spia dietro la porta a cercare
il suo ragazzo, io prendo il primo jet per Orlando".
Steve
gli mise una mano sulla spalla e le sue iridi azzurre divennero liquide.
"Vorrei
prima che tu smentissi. Che dimostrassi che non sei il colpevole" lo
implorò.
Strinse
le labbra e si voltò.
"Romanoff,
sei lì dietro?" chiese.
"Puoi
farlo?" domandò Natasha, avanzando.
Tony
annuí, stringendo le labbra fino a farle sbiancare.
"Posso.
Ma prima dobbiamo fermare il figliol prodigo".
"Stark,
io devo rimanere qui a vedere se torna Thor e soprattutto a controllare
con Clint quei due ragazzini. Non penso sia una buona idea lasciarli
con la famiglia Barton senza protezione" disse.
Tony
si mise in piedi, barcollò e scrollò le spalle.
"Tranquillo.
La Romanoff recupera Hulk, Thor tornerà da solo e io prendo
quel che mi serve a Orlando. Tu fai passare al lato ricco della stanza
i due criminali e poi ci liberiamo dello Skynet dei poveri".
"E
dimostriamo la tua innocenza". Aggiunse Natasha.
Steve
sorrise alla risposta di Tony e si sfregò le mani tra loro.
"Allora,
non perdiamo tempo" rispose. Si grattò la fronte.
<
Sperando che le fasciature che gli abbiamo fatto bastino>
pensò, uscendo dalla stanza.
|
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Capitolo 5 *** Cap.5 Raduno a casa di Clint ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.5
Raduno a casa di Clint
La
figlia di Clint raggiunse il padre e gli porse un disegno,
rappresentava una farfalla.
"Tieni,
papà" disse gentilmente. Sorrise al genitore, alzandosi
sulle punte dei piedi.
Clint
si piegò, prese il disegno della figlia e sorrise
scompigliandole i capelli.
"Una
farfalla, eh?" chiese.
La
bambina annuì, arrossendo.
"Vieni
dentro, è pericoloso stare sulla porta. E non disturbare tuo
padre" si udì la voce della madre.
"Ti
aspetto dentro, papà" disse la piccola e corse dentro.
Il
viso di Clint fu sferzato da una raffica di vento. Barton percorse il
porticato candido della sua abitazione, passando oltre a una sedia
montata per metà, circondata da attrezzature. Tony
atterrò nel giardino, con l'armatura. Le sue gambe ancora
tremavano.
"Come
è andata a Orlando?" domandò Banner, sopra di
loro, affacciato alla finestra.
Tony
tolse il casco dell'armatura, scrollò le spalle con un
sogghigno tirato.
"Oh
andiamo Banner. Credevo fossimo amici".
Bruce
roteò gli occhi sospirando, Clint li raggiunse e
incrociò le braccia muscolose al petto.
"Ha
fatto quello che doveva?".
Natasha
si affiancò a Banner alla finestra.
"Sicuro
volesse fermare e non potenziarlo, il nostro nemico?"
bisbigliò a Bruce.
Bruce
strinse le labbra, abbassò il capo guardando Tony e si
voltò verso Natasha.
"Al
massimo l'avrebbe smontato e rifatto da capo, conoscendolo"
sussurrò.
Tony
si portò la mano all'orecchio.
"Guardate
che vi sento confabulare alle mie spalle!".
Bruce
avvampò, Clint ridacchiò e sollevò il
capo.
"Allora?
Cos'ha ottenuto".
Tony
ghignò, indicò dentro la casa.
Si
sentì un tonfo alle sue spalle e Thor atterrò,
stringendo il manico di Mjolnir.
"E
delle nuove, Uomo di Metallo. Inizia pure con le tue e successivamente
vi svelerò le mie" disse il semidio del fulmine.
"Venite
dentro. E' meglio parlarne in salotto, allora". S'intromise Natasha,
allontanandosi dalla finestra.
Tony
allargò le braccia, batté le mani e diede una
pacca sulla spalla a Thor.
"Vediamo
se queste buone nuove possono salvare il mondo".
Thor
gli passò il braccio intorno alle spalle e lo
trascinò dentro.
Clint
entrò dietro di loro e vide Thor porgere una fiasca
d'argento a Tony.
"Intanto
bevi, desidero tu ti possa rimettere!" tuonò.
Tony
rise roco, afferrò la fiasca d'argento e la
sollevò. Fece l'occhiolino a Clint, si voltò
guardando Natasha scendere le scale e ghignò.
"Non
ditelo a mamma Steve".
"Il
Capitano deve ancora tornare" disse Banner, da dietro Natasha.
Tony
strinse le labbra, scrollò le spalle e stappò la
fiasca.
"Allora,
alle buone nuove!".
Bevve
sentendo Clint ridere alle sue spalle.
Thor
gli fece l'occhiolino, gli tolse il braccio dalle spalle e gli diede
una pacca.
"Inizia
a narrare, allora, Uomo di Metallo" lo invogliò.
Tony
abbassò la fiasca, si portò al centro del gruppo
e batté le mani, iniziò a dimenarle.
"Bene,
come tutti tranne l'alieno sapete, Orlando è il
più grande accumulo di informazioni del pianeta. Tutti i
dati della rete passano di lì. Ultron voleva i codici di
brutti missili cattivi, ed io ho trovato chi lo stava placcando".
"E
chi sarebbe questo alleato insperato?" domandò Banner.
Raggiunse il tavolo e si sedette su una sedia.
Clint
lo raggiunse, poggiò il disegno della figlia sul tavolo e
guardò Tony. Tony sorrise dolcemente, disegnò un
cerchio in aria facendo apparire una sfera arancio.
"Lieto
di rivedervi" salutò Jarvis.
Thor
sgranò gli occhi e il suo viso si illuminò.
Gridò e saltello sul posto, facendo scricchiolare le assi
del pavimento.
"Devo
dire che c'è chi è felice di questa scoperta"
commentò sarcastica Natasha. Raggiunse la finestra e vide un
jet dello Shield atterrare nel giardino dell'edificio.
Tony
voltò il capo, fece scomparire la sferetta e si
sfregò le mani.
"Giusto
in tempo per la storia di Thor. Era ovvio Cap arrivasse quando si
parlava di cose antiche",
Banner
si affiancò a Natasha e strinse i pugni, le sue iridi si
tinsero di verde.
"A
quanto pare, il Capitano porta con sé due giovani
prigionieri" disse roco.
Thor
corse intorno a Jarvis.
"Il
fedele araldo dell'Uomo di Metallo è vivo, finalmente le
Norne hanno deciso di tutelarci, per la barba di mio padre"
festeggiò.
Tony
ridacchiò, si portò una mano al fianco e si
voltò osservando Clint aprire la porta. Clint si sporse,
sogghignò socchiudendo gli occhi chiari.
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Capitolo 6 *** Cap.6 I prigionieri ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.6 I prigionieri
"Aiutatemi
a portarli dentro. Ho dei prigionieri!" la voce di Steve
risuonò tonante dal giardino.
Natasha
uscì con in mano la pistola, Clint raggiunse i bambini in
casa e li fece salire al piano superiore. Bruce si sporse dalla porta,
deglutì tirandosi su gli occhiali.
Thor
si affacciò alla finestra e corrugò la fronte.
"Mi
paiono giovani imberbi, ma i loro legacci richiamano quelli che
indossò mio fratello quando lo imprigionammo" disse.
"Sono
Wanda e Pietro Maximoff!" gridò Rogers.
Tony
uscì dalla casa, si ticchettò sulla maschera
sollevata dell'armatura e arricciò il labbro.
"Ma
che carino. Li hai presi all'asilo o andavano già in prima
elementare?".
Wanda
gli sputò addosso e Pietro socchiuse gli occhi chiari
ringhiando a denti stretti.
Steve
sospirò e si massaggiò una spalla, stringendo lo
scudo con l'altra mano.
"Stark,
ti odiano, forse non sei nelle condizioni adatte per un dialogo con
loro" lo ammonì.
Tony
si pulì la guancia, sogghignò.
"Praticamente
la storia della mia vita".
Natasha
sospirò, abbassò l'arma e guardò Steve.
"Sanno
qualcosa di Ultron?".
Steve
puntò lo scudo contro il collo di Pietro, mentre questo era
intento a fissare Tony e corrugò la fronte.
"Lo
stavano aiutando" spiegò. Assottigliò gli occhi.
"Stanno
sottovalutando la malvagità di quel mostro come non hanno
compreso la vera natura dell'Hydra" spiegò, vedendo che
Clint si avvicina ai due giovani.
Clint
sorrise amichevole ai due ragazzi, incrociò le braccia.
"L'HYDRA
e Ultron vogliono solo distruggere tutto. Il nostro lavoro è
fermarli, e proteggere gli altri".
Tony
inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte.
"Pensavo
fosse indossare abiti fashion vagamente fuori moda" disse.
Wanda
strinse gli occhi che brillarono di rosso, guardò Clint.
"Portiamoli
dentro" ordinò Steve. Strinse le labbra e
spintonò la giovane.
<
Mi sento un mostro a toccare così una donna >
pensò.
Pietro
si voltò di scatto e ringhiò.
Clint
avvolse un braccio attorno alle spalle sottili di Wanda, la condusse
gentilmente verso una sedia mentre Natasha teneva la pistola rivolta
verso Pietro.
"Credimi,
siamo gentili" sibilò.
Bruce
sospirò, si infilò le mani nella felpa.
"Siamo
certi di star facendo la cosa giusta?".
Steve
si morse il labbro e si voltò verso Natasha.
"Controllati
tu. Vado a prendere dell'acqua per loro e per Stark" le
bisbigliò.
"Posso
io narrare ciò che avevo da dirvi anche con codesti
prigionieri dinnanzi?" tuonò Thor.
Tony
incrociò le braccia e si poggiò allo stipite
della porta.
"Direi
che è una buona tortura" disse.
Clint
fece sedere Wanda, guardò Pietro e lui emise un grugnito
mettendosi vicino alla gemella.
"Le
ninfe della pozza hanno parlato. La vittoria esige un sacrificio umano"
spiegò Thor.
Si
sedette in una sedia a gambe larghe.
"O
meglio, qualcuno dovrà morire per salvare un altro durante
la battaglia".
Natasha
carezzò il grilletto, strinse le labbra guardando verso la
cucina.
"Le
tue ninfe hanno detto chi?".
Thor
negò con il capo, facendo ondeggiare le treccine.
"Mi
escludo perché già dovetti sacrificare la mia
vita per i miei poteri semidivini. Inoltre le ninfe mi hanno comunicato
che una nuova vita dovrà nascere. L'essere che
rappresenterà una delle gemme e solo Stark può
evitare sia schiavo di Ultron". Continuò la spiegazione.
Tony
si indicò, inarcò un sopracciglio arricciando il
labbro.
"Quindi
direi che anche questa volta non muoio" fece.
Natasha
roteò gli occhi sospirando, Bruce deglutì.
"Escluderei
l'Altro. Nulla può ucciderlo".
Steve
inarcò un sopracciglio.
"Siero
e comunque vorrei trovare una soluzione alternativa" disse.
Wanda
sorrise felina, si mise le mani sulle ginocchia.
"Le
vostre menti sono deboli. Non ne morirà uno, di voi"
minacciò.
Clint
le rivolse un'occhiataccia.
"Se
tu fossi più educata, potremmo slegarti".
Natasha
sbuffò, passò l'arma da una mano all'altra.
"Clint,
ma smettila di fare il poliziotto buono, non serve".
Steve
raggiunse Bruce e gli passò una mano sulla spalla.
"Dottore,
credo che i ragazzi siano stati sottoposti a esperimenti che li rendono
instabili" gli spiegò.
Tony
si scostò dalla parete, mosse la mano in aria.
"Giocherò
io a fare Dio con la loro genetica e per sconfiggere Ultron. Point
Break mi ha dato un'idea, e visto che ho ritrovato J posso applicarla".
"Come
otterremo la gemma?" domandò roco. Appoggiò la
mano sul manico del martello.
Natasha
si mordicchiò il labbro pieno e spostò il peso da
un piede all'altro.
"Lo
SHIELD dovrebbe avere lo scettro di Loki in custodia" disse.
Clint
strinse le labbra socchiudendo gli occhi chiari.
"Se
non è in mano all'HYDRA".
"E
lo scettro di Loki?" chiese Steve, massaggiandosi il mento.
Steve
si massaggiò il mento.
"Io
vado a recuperare lo scettro. Stark, stai attento con le tue idee, sei
scosso ultimamente e Fury già non si fida. Clint, Thor, vi
affido i prigionieri. Natasha, tu vedi di ritrovare Rhodey, ha molto da
dover spiegare" ordinò.
Tony
fece un saluto militare sogghignando.
"Giuro
solennemente di non costruire nulla che distrugga il mondo".
Pietro
si voltò, socchiuse gli occhi schioccando la lingua.
"Non
è così che vive?" chiese, acido.
Clint
sospirò, scosse il capo e si passò la mano tra i
capelli.
Thor
gonfiò il petto e alzò il capo.
"Faremo
loro capire chi è dalla parte del giusto" promise.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Thor difende Tony ***
Ringrazio anche solo chi legge.
"Voi
giudicate uomo di Metallo accecati dal dolore, ma non vi rendete conto
del mostro che avreste servito" disse roco Thor. Guardò in
giardino, la moglie di Clint stava scortando i figli nel fienile.
Si
voltò di scattò sentendo il rumore di una
poltrona che si muoveva e vide Banner sdraiarsi su di essa,
nascondendosi sotto una coperta.
I
lunghi capelli biondi gli ondeggiavano dietro le spalle e una treccina
gli ticchettava sulla guancia abbronzata.
Wanda
assottigliò le labbra stringendo gli occhi castani dalle
sfumature rosse, si guardava intorno osservando porte e finestre.
Pietro si muoveva sul posto in modo frenetico, facendo scattare i
muscoli sottili messi in evidenza dal vestito aderente azzurrino.
"Stark
ha distrutto la nostra famiglia con le sue armi. Uccidervi tutti...".
Clint
sospirò saltando giù dal davanzale della finestra
su cui era appollaiato e rizzò la schiena.
"Ragazzino,
non puoi unirti ad un robot che vuole sterminare la razza umana per
punire un solo uomo".
"Stark
fu ingannato dai suoi amici. Come un'infante non comprese la portata
delle sue armi". Thor difese Tony con voce possente.
"Tony
sottovaluta ancora le minacce. Pensa che l'Altro sia innocuo"
borbottò Banner dal suo nascondiglio.
La
luce del sole si rifletteva sui vetri delle finestre della casa.
Wanda
sorrise sottile piegando il capo di lato, avanzò lentamente
passando le dita sottili su un mobile in legno.
"Ai
morti non importa. Quelle granate portavano il suo nome, e lui deve
pagare per esse".
Thor
si piegò in avanti e corrugò la fronte.
"Il
suo amico più caro gli ha sparato perché ha
cercato di salvare questo mondo. La sua donna si rifiuta di rimanergli
accanto. E il tradimento non lo abbandona. Chi sei tu per conoscerlo e
decidere la punizione? L'uomo di Metallo sta già vagando in
un percorso di espiazione" ribatté.
<
Ed io che pensavo che fosse Steve che ultimamente si fosse lanciato in
una difesa estrema di Tony > pensò Banner.
Clint
si portò di fianco a Wanda con un sorriso gentile, gli occhi
chiari socchiusi.
"Quello
che Thor vuole dire è che Tony sta già pagando
per tutto quello che è successo a causa delle sue armi.
Questo non vi ridarà le vostre famiglie, ma uccidere la
nostra vi renderebbe solo assassini".
Wanda
indietreggiò mordendosi il labbro, Pietro scattò
di fronte la sorella e le prese la mano.
"Non
possiamo fingere non sia successo".
"Uomo
di Metallo sarà il primo a non dimenticarlo" disse Thor. Si
batté un pugno sul petto. "Aiutateci a non farlo accadere
ancora, impedite che gli dei abbiano il loro sacrificio".
Wanda
guardò il fratello, Pietro negò con il capo.
Clint si mise davanti ai due piegandosi per guardarli.
"So
che forse non volete crederci. Voi però avete ottenuto dei
poteri tramite esperimenti, e allo stesso modo questo omone biondo
può sapere che potrebbe morire altra gente. Potrebbe morire
anche se venite con noi, ma almeno non sarà colpa vostra".
Banner
si morse un labbro e si accarezzò l'orologio che portava al
polso.
<
Vorrei essere sicuro che andare con loro aiuterà e non
condannerà altre persone per mano mia. Questa è
l'ultima volta che parteciperò a una missione >
pensò.
Pietro
storse il labbro e incrociò le braccia sul petto sollevando
il mento.
"E
come farà il vostro prezioso Stark a fermare Ultron?".
"Questo
lo scopriremo prima che il sole tramonti" rispose Thor con voce
cavernosa.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Le mosse di Ultron ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=P9rG4hNilSs.
La
luce filtrava, attraverso le finestre, nella chiesa rendendola in
penombra. Al centro c'era Ultron, accomodato su un trono. I suoi occhi
rossi
fissavano una serie di tubi collegati a una bara di metallo. Uno
schermo
olografico rappresentava la bara stilizzata con all'interno una figura
umanoide. Ogni volta che il caricamento dei dati aumentava, delle
tacche
vermiglie comparivano sulla raffigurazione dell'umano.
Si
alzò carezzando con le dita metalliche il coperchio della
bara,
socchiuse gli occhi.
<
Una volta terminato, sarai il perfetto contenitore per i miei dati
> pensò.
"Tu
sarai la mia Visione e mi affiancherai nell'Era del Metallo"
sussurrò.
Le
barre vermiglie continuavano a salire.
Altri
Ultron dagli occhi azzurri strisciavano nell'oscurità,
trascinando
pezzi di metallo, costruendo altri Ultron dando vita a scintille che
sprizzavano nell'ombra.
Alcuni
robot trascinarono all'interno della chiesa casse colme di vibranio.
Ultron
risalì fino a toccare il vetro all'altezza del volto in
costruzione
dell'altro robot, si chinò socchiudendo le labbra.
"In
un'Era di Metallo nessuno potrà nuocere
all'umanità. Vi sarà pace,
quando non resterà altro" sussurrò.
Il
caricamento di Vision si bloccò.
""Il
tessuto sintetico della dottoressa Cho ha fatto il suo
dovere. Ora necessito della gemma dello scettro per completare il mio
lavoro" disse Ultron.
Si
rizzò scostandosi dalla bara, fece scorrere lo sguardo sugli
Ultron
dagli occhi azzurri che lo circondavano.
"È
tempo di concludere il lavoro" disse.
Sogghignò
socchiudendo gli occhi rossi, che brillarono.
<
E di far tornare Wanda e suo fratello da me > pensò.
*************
Il
simbolo dell'Hydra sulla parete era metà annerito dal fumo
delle fiamme
che avevano invaso la stanza. Natasha, con il viso coperto da un
fazzoletto,
avanzò verso Rhodey in terra.
Si
chinò, gli posò due dita candide sul collo
sentendone il battito e portò
l'altra mano all'auricolare.
"Ho
Rhodey. È a terra" comunicò gelida.
Sentì
dei tonfi metallici provenire dalle sue spalle.
"Immobilizzalo
e rendilo innocuo" ordinò Steve dall'altra parte
dell'auricolare.
Natasha
tirò fuori delle manette dalla propria cintura, vi
ammanettò l'uomo
e strinse le labbra rosse.
"Credo
l'assalitore sia ancora nei dintorni. Cercate di
raggiungermi" sussurrò.
Rimase
acquattata stringendo leggermente i pugni, piccole scintille
elettriche brillavano sulle punte dei suoi guanti neri lisci.
"Assalitore?"
domandò Steve con tono sorpreso.
Nella
stanza comparve la War Machine e le puntò i fucili contro.
Le
fiamme si riflettevano nelle sue placche grigie.
Natasha
accennò un sorrisetto.
"Ti
richiamo dopo" disse.
Spense
l'auricolare, si mise lentamente in piedi con le mani alzate.
"Va
bene, hai vinto".
Gli
occhi dell'armatura divennero rossi.
"Signorina
Romanoff, è un onore averla come ospite" disse con la
voce di Ultron.
Il
calore delle fiamme colpiva il viso pallido della russa a ondate.
Natasha
si morse l'interno guancia.
<
È terrificante, ma è solo una delle armature di
Stark. Se colpisco il
reattore, andrà fuori gioco. Inoltre ho avvisato Steve,
quindi anche se mi
trovassi nei guai, gli altri saprebbero cosa fare >
pensò.
Corse
verso la War Machine, balzò e avvolse le gambe al collo
dell'armatura. Fece leva cercando di rivoltarla in terra,
colpì con i guanti
elettrizzati le giunture del collo dimenando il capo, la chioma rossa
le
sferzava il viso.
L'armatura
cercò di scrollarsela di dosso, Natasha balzò con
una capriola
in avanti. Nel salto tirò fuori una piccola bomba azzurra,
la agganciò al
reattore e atterrò acquattata. La bomba emise una serie di
bip, esplose
frantumando il reattore e Natasha si gettò sopra il corpo di
Rhodey
proteggendolo dall'esplosione.
L'armatura
si spense, danneggiata all'altezza del reattore e cadde a terra
con un tonfo. Le fiamme dell'incendio già in corso furono
rinvigorite, una
parte di tetto davanti a Natasha crollò con un tonfo.
Le
narici le bruciavano e il fumo le mozzava il respiro.
Natasha
cliccò sull'auricolare, si caricò Rhodey in
spalla e cercò di
avanzare con gli occhi socchiusi.
"Steve?
Mi ricevi?".
Si
coprì la bocca con la mano, tossì rumorosamente e
una porzione di muro
le crollò davanti facendola indietreggiare verso le alte
fiamme crepitanti.
"Romanoff,
che succede?" chiese Steve concitatamente.
Natasha
si guardò intorno, sentiva Rhodey mugolare sulla schiena e
lo
sistemò meglio passando sotto una trave.
"Ho
Rhodey svenuto. Edificio in fiamme. Nessuna via di fuga. Potete
darmi una mano?" chiese.
"Ti
coordino e vengo immediatamente a prenderti con il jet"
rispose Rogers.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Verso la battaglia ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Steve
osservò Natasha ansimare, seduta sul sedile. Aveva il viso
sporco di
fuliggine e tossiva, gli occhi arrossati.
Rogers
scrollò le spalle, staccando alcuni pezzi di vetro che gli
si erano
conficcati nella tuta, uno era rimasto impigliato nella A rossa sulla
spalla.
"Te
la sei vista brutta" disse.
La
Hill, alle sue spalle, cliccò con una mano dei comandi,
continuando a
guidare il jet con l'altra mano.
<
Fortuna che non hanno le finestre rinforzate > pensò
Steve. Un po'
di fuliggine gli era rimasta tra i capelli biondi.
Natasha
sollevò lo sguardo e accennò un sorriso.
"Ho
fatto missioni peggiori senza recupero" assicurò.
Si
tolse una ciocca di capelli coperta di fuliggine dal volto arrossato.
"Rhodey?"
chiese.
Steve
strinse le labbra fino a farle sbiancare e incassò il capo
tra le
spalle. Si girò e indicò una gabbia simile a una
capsula al cui interno era
imprigionato e legato Rhodey.
"Sotto
controllo" spiegò.
Natasha
strinse le gambe al petto e prese un respiro profondo.
"Anche
io spesso vorrei strangolare Stark, ma farlo davvero...".
Steven
abbassò lo sguardo e corrugò la fronte.
"Stark
era immerso nel sangue. Non ha senso lo abbia fatto proprio il
migliore amico. L'Hydra si è inserita abbastanza fra noi
americani, da star
scatenando una guerra fratricida" disse roco.
Maria
piegò il capo all'indietro stringendo le labbra.
"Pensa
che il Colonnello sia compromesso?" chiese.
Natasha
sospirò, si mordicchiò il labbro.
"Ferire
Stark e scatenare un robot assassino mi sembrano ottime prove.
La domanda è perché fosse ferito".
"Se
non sei stata tu, probabilmente è stato Ultron. È
una creazione
Hydra, ma si sta ribellando anche a loro" rifletté il
Capitano.
Natasha
negò, stese le gambe e le accavallò sentendole
formicolare.
"L'ho
trovato così, te l'ho detto. Quello che mi turba
è che quella
macchina attacchi i suoi padroni".
Maria
tirò qualche leva, sospirò e tornò a
guardare avanti.
"A
me turba sia uscita dal laboratorio di Stark. Sarà
indistruttibile".
Steven
sorrise e le sue iridi azzurre brillarono.
"Stark
sarà sempre meglio di qualsiasi sua invenzione.
Troverà la
soluzione" le rassicurò.
Natasha
ridacchiò, Maria sospirò sonoramente roteando gli
occhi azzurri.
"Clint
mi ha detto che anche Thor era del partito di Stark. Sembra una
nuova moda".
Natasha
scrollò le spalle sottili fissando dov'era steso Rhodey.
"Forse
sarebbe bene si diffondesse".
****************
Tony
si passò la mano tra i capelli umidi, sbuffò
bevendo da una tazza. La
posò di fianco a sé e si poggiò contro
lo schienale della sedia.
"Chi
mi ha fatto pensare fosse una buona idea?" chiese.
Si
guardò intorno, roteò gli occhi e si
piegò sul tavolo osservando i
fogli.
<
Mi sentirei meglio a farlo alla tower, ma quel paranoico di Cap non mi
ci farà più mettere piede per anni >
pensò.
Sogghignò
e accavallò le gambe guardando verso lo schermo di un
computer,
scosse il capo.
"Oh,
seriamente. Solo nel giurassico usavano ancora questa roba"
protestò.
Lanciò
un'occhiata all'auricolare e si voltò verso la porta.
<
Non se la caveranno mai da soli, scommetto che Thor sta ancora
parlando di quanto siano necessari i sacrifici con Cap mentre Ultron
fabbrica
robot assassini per salvarci. Magari ha sentito i loro discorsi
patriottici,
per questo vuole ammazzarci tutti >.
Fece
scorrere la sedia e raggiunse il computer, digitò qualcosa e
guardò lo
schermo.
"Vibranio.
Perché sempre il vibranio? Cos'ha l'esercito americano, una
specie di paga extra se le cose sono fatte di vibranio?"
borbottò.
Si
grattò il capo e prese la tazza, bevve qualche altro sorso.
<
Alla fine tutto quello che mi serve è hackerare il sistema
di Ultron
per spegnerlo, ma non ho un punto di contatto per entrare nel suo
dannatissimo
server, ammesso che quel bastardo non abbia dei server ghost sparsi in
tutti i
suoi minion killer. Perché ha sicuramente dei
mini-sé, o sarebbe stupido e lo
avremmo già distrutto > pensò.
|
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Capitolo 10 *** Cap.10 La battaglia contro Ultron ha inizio ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=QBXcvR0ejC0.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
The Avengers.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa allo “Sci-Fi
Fest” a cura di Torre di Carta e Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 500.
★
Prompt Parole: 8. Sotto sopra.
Cap.10
La battaglia contro Ultron ha inizio
Il
terreno sotto Tony tremò, Stark sgranò gli occhi
mentre il terreno di
Sokovia prendeva il volo. L'asfalto franò, i palazzi vuoti
iniziarono ad
ondeggiare, alcune macchine precipitarono oltre il baratro, mentre
altre
scivolavano.
Tony
saltò all'indietro e spiccò il volo con
l'armatura, atterrò in uno
spiazzo vuoto, che era circondato da lampioni ripiegati su loro stessi.
Delle
mani metalliche spaccarono la strada emergendo, dei muri vennero
fatti franare da delle teste metalliche, mentre decine e decine di
robot
iniziavano a comparire tutt'intorno a lui.
"I
tuoi 'amichetti' non potranno raggiungerti, sono impegnati...
padre. Posso chiamarti così?" chiese Ultron. La luce del
sole si
rifletteva sul suo corpo metallico. Allargò le braccia. "Non
ti senti un
po’ 'sotto - sopra'?" domandò sardonico.
"Sir,
siamo circondati". La voce di Jarvis risuonò nell'armatura.
Gli
occhi di Ultron brillavano di azzurro, mentre quelli degli altri
emanavano luce vermiglia.
“Eccellente,
possiamo attaccare in ogni direzione” rispose Tony.
<
Devo trovare il server originario di Ultron, scollegarlo da quelli
sparsi e hackerarlo per sconfiggerlo. Prima bastava solo questo, ma ora
devo
anche trovare Thor e farmi aiutare a impedire a Sokovia di precipitare
>
fece il punto.
*********
Hulk
atterrò oltre il castello di pietra e si piegò in
avanti, appoggiando Natasha a terra.
La
spia russa si nascose dietro la sua massiccia
caviglia verde ed estrasse le armi.
“Grazie
ragazzone, da qui ci penso io” disse. Avanzò
con passo cadenzato, mentre decine di Ultron le atterravano davanti.
Hulk
ruggì e si colpì il petto con una serie di
manate.
“Non
avrei saputo dirlo meglio” disse Natasha. Allungò
i suoi bastoni laser e partì all’attacco.
Nella
strada sopra di lei, che portava al castello
dell’Hydra, stava scendendo a tutta velocità
Pietro. Teneva la sorella in
braccio e Clint era aggrappato alla sua schiena.
“Quel
dannato posto pullulava di dannatissimo robot!”
sbraitò Barton.
“Qui
siamo abbastanza lontani, rilassati” disse
Pietro.
“Ehy,
‘vecchietto’, hai delle frecce di fuoco che
possiamo tirargli da qui?” chiese la gemella.
“Perché?”
chiese Clint, ansimando.
“Posso,
per favore, far bruciare tutto quel posto con
quei dannati cosi all’interno?” chiese Wanda.
Giocherellò con il pendaglio
rosso sangue che portava al collo, facendolo brillare con la sua magia.
“Visto
che il castello è fatto di pietra, non penso
che il fuoco possa fargli molto danno” fece notare Pietro.
“Ma
provare mi farebbe sentire meglio” ammise la
gemella.
“Ho
delle frecce esplosive. Appena rallenti,
ragazzino, ho tutta l’intenzione di farlo
esplodere” sibilò Clint. Gettò
indietro la testa e rise rumorosamente.
“Mi
piace” sussurrò Wanda.
“Tutti
quei robot vi hanno messo ‘sottosopra’ il
cervello” borbottò Pietro.
Raggiunsero
Hulk, era ricoperto da Ultron, mentre
cercava di schiacciarli con le mani e pestarne quanti più
possibile. Natasha lo
stava aiutando ad eliminare quelli che celermente si stavano
arrampicando sulla
sua schiena.
“Mi
dispiace dirvi, che sono anche qui” disse Pietro,
arrestandosi.
“Allora
facciamo esplodere anche questi” disse Wanda,
facendone esplodere alcuni con la sua magia.
“Io
mi occupo del castello” ringhiò Clint, saltando
giù dalle spalle di Pietro.
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Capitolo 11 *** Cap. 11 La sconfitta di Ultron ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: Manufactured Superstars - Like Satellites.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Marvel.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al
‘Rainy time’ a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 609.
★
Prompt: 6. Barchette di carta.
Cap.
11 La
sconfitta di Ultron
Il
cielo si era annuvolato e dalle nuvole nere e gonfie era iniziato a
piovere fragorosamente, le gocce di pioggia scivolavano sulle lamiere
delle
carcasse di Ultron, accatastate le une sulle altre.
La
pioggia scivolava anche sull'armatura di Tony, lasciando delle scie
sulla superficie rosso fuoco, che si era graffiata e ammaccata in
diversi
punti.
Nella
maschera di Tony risuonò la voce di Thor: "Uomo di Metallo,
ho
raggiunto il pannello di controllo. Quando mi dai l'ordine,
darò
l'ordine".
Ultron
passò di fianco ad alcune delle carcasse, gli occhi cremisi
brillavano.
"Lo
sa che sto intercettando le vostre comunicazioni?" chiese.
Tony
scrollò le spalle con un sogghigno, fece ripiegare su se
stesso il
casco dell'armatura sentendo la pioggia bagnargli i capelli
scompigliati.
"Andiamo,
non essere così severo con zio Thor".
Ultron
gli si avvicinò, sovrastandolo di metà busto.
"Non
puoi riprogrammarmi, Stark. Sono migliore di te".
Tony
lo squadrò dall'alto in basso, sogghignò.
"Bene.
Allora, diamo il via alle danze, vuoi?".
L'ululato
del vento si faceva sempre più forte, mischiandosi al
fragore
della tempesta, rendendo ovattati i rumori della battaglia in
lontananza.
Ultron
scattò in avanti, Tony li scivolò sotto e rimise
il casco
dell'armatura. Un pugno lo colpì al braccio, Ultron gli
tirò un calcio
prendendo a tempestarlo di colpi.
"Caricamento
del programma di hackeraggio in corso" sentì Tony.
Sogghignò,
mentre indietreggiava incassando i colpi.
"Passa
alla modalità manuale, non ho tempo per errori di
calcolo".
Una
serie di schermate gli comparvero davanti, lui le guidava con movimenti
rapidi degli occhi. Da Ultron cominciarono a partire scintille, un
pugno colpì
il terreno al posto di Tony e il robot girò su se stesso.
"Ripristino
dati" disse Ultron.
"Speraci"
rispose Tony.
Pezzi
di palazzi e di case, franavano dalla città volante, edifici
si
sfaldavano, dall'alto cadevano oggetti di vario tipo, compresi lampioni.
Una
macchina ricadde pesantemente, alzando terra e acqua, il suo clacson e
il suo allarme strombazzarono rumorosamente.
In
una pozzanghera risaltava una cesta di giocattoli e delle barchette di
carta che, inumidite dall'acqua, affondarono lentamente.
Tony
volava tra i detriti, continuando a muovere le schermate con gli
occhi, la barra dell'avanzamento avanzava e indietreggiava
continuamente.
Ultron lo colpiva senza sosta, sentendo il sibilo dei suoi circuiti
interni
diventare lento e frastagliato. Tony sogghignò, fece una
capriola in volo sulla
testa di Ultron e lo colpì alle spalle, mandandolo in terra.
"Promemoria
per te: nessuno è migliore di me, tranne me stesso"
disse.
La
barra d'avanzamento raggiunse il 100%, mentre Ultron ricadeva in terra.
"Ora,
Point Break".
Tony
udì delle urla disumane, uno sfrigolio di fulmini e un
ululato
animalesco.
"Fatto!
Riconducili a terra!" gli gridò Thor.
La
sua voce rimbombò nel casco di Tony.
Tony
sparò verso il corpo di Ultron fino a ridurlo in pezzi,
prese il volo
e raggiunse il sotto dell'isola volante, sostenendola. Fece scorrere lo
sguardo
tra i comandi.
"Mi
farebbe comodo la guida da remoto, adesso. Fa venire un'altra
armatura, non sono fatto per interpretare Atlante!".
"Armatura
in arrivo" rispose l'A.I.
Tony
fece forza con i reattori per sostenere l'isola, che lentamente si
dirigeva verso terra. Un'altra armatura comparve accanto a lui, Tony si
sganciò
dalla prima e balzò in volo nella seconda, che lo avvolse.
Volò lontano
dall'isola, mentre la prima armatura continuava a sostenerla.
"Missione
compiuta" annunciò, il tono affannato.
Thor
atterrò davanti alla pozzanghera e raccolse ciò
che rimaneva di una
delle barchette di carta.
"Sapevamo
di poter contare su di te, Stark" disse Steve al
comunicatore di Tony.
"Abbiamo
davvero ingannato la sorte?" si chiese Thor.
Tony
roteò gli occhi, con un sogghigno.
"Abbiamo
ingannato un mucchio di 0 e 1. Per la sorte, magari nella
prossima missione".
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Capitolo 12 *** Cap. 12 Ballando sotto la pioggia ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: "Misfit" di High Dive Heart.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Marvel.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al
‘Rainy time’ a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 502.
★
Prompt: 15. Ballare sotto la pioggia.
Cap.
12 Ballando
sotto la pioggia
Steve
era ritto in piedi davanti al Centro degli Avengers, le gocce di
pioggia scivolavano sul suo viso, sui suoi capelli biondi,
impregnandogli i
vestiti. Osservava la sua figura deformata sui vetri del centro,
segnati da
delle scie create dalla pioggia.
Vide
Tony uscire dalla porta principale e gli sorrise, il suo viso
s’illuminò.
"Hai
davvero costruito un centro d'addestramento" gli disse.
Tony
sogghignò, si sfilò gli occhiali da sole e li
mise tra i capelli.
"Faccio
sempre quello che dico, non serve rimanerne sorpresi ogni
volta".
Steve
incrociò le braccia dietro la schiena massiccia, il suo
ciuffo
gocciolava e le sue gote accaldate erano rigate dalla pioggia. Il suo
petto
muscoloso si alzava e abbassava irregolare, seguendo il suo battito
cardiaco
accelerato.
"Te
ne andrai?" chiese con la voce tremante. Avvertì gli occhi
pizzicare e un bruciore scendere giù per la sua gola.
Dall'interno
del centro iniziò a uscire della musica soffusa, dal
cantante
con una voce roca.
Tony
scrollò le spalle, sollevò gli occhi al cielo
nuvoloso, lasciando che
la pioggia gli solcasse il viso abbronzato.
"Non
ho molto altro da fare, da queste parti, e a quanto pare alle
Stark Industries non sanno riparare una macchinetta del
caffè senza me a dirgli
dove vanno i pezzi".
Steve
gli porse la mano, le dita unite, le gocce che solcavano il suo palmo
rimanendo a ristagnare nelle pieghe della pelle.
"L'ultima
volta che non ho avuto un ultimo ballo d'addio, me ne sono
pentito amaramente.
Posso
avere concesso un ballo sotto la pioggia?" chiese con voce
tremante. I suoi occhi erano febbricitanti.
Tony
rise, gli afferrò la mano e lo trascinò verso il
prato bagnato del
giardino. Volteggiò sotto il braccio di Steve, gli si
strinse e sogghignò.
"Potresti
chiedermi di restare".
Steve
lo avvolse tra le braccia e lo cullò.
"Dovrei
ammettere di essermi innamorato di te" disse con voce
calda.
Ascoltava
il ticchettio della pioggia, mischiarsi con la musica ancor
più
in lontananza.
<
Ho pensato che saresti morto. Come potrò superare ancora e
ancora
quell'angoscia fino al giorno in cui ti perderò davvero?
>.
Tony
salì con i piedi sulla punta degli stivaletti di Steve, gli
poggiò un
bacio sulle labbra e scese.
"E
che la Terra è rotonda. Sveglia, Capitano. La morte
m'insegue e i
telegiornali con lei, e sinceramente ho più paura dei
secondi. Chiedimi di
restare".
Steve
smise di ondeggiare seguendo la musica e lo guardò negli
occhi, le
sue iridi si rifletterono in quelle dell’altro.
"Resta"
implorò.
Tony
ghignò, si scostò da lui e si sfilò
gli occhiali da sole dai capelli.
"Come
rifiutare?" chiese.
Infilò
gli occhiali, fece cenno di rientrare.
"Forza,
andiamo a danzare in un posto coperto. Se mi becco il
raffreddore, il pianeta esploderà prima che io mi riprenda!".
Steve
gli posò un bacio sulla guancia, sentendola bollente
nonostante la
pioggia.
"Assolutamente...
Tony".
<
La vita con te è un ballo in tutti sensi… con o
senza la pioggia >
pensò, piegando le labbra rosee e umide in un sorriso.
|
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