Cap.1
Ultron vs Tony
Clint
aderì con la schiena al divano, sporse il capo oltre di esso.
“Nella
stanza di fianco non c'è, ed occhio e croce nemmeno in
quella dopo” disse.
Natasha
aggrottò le sopracciglia storcendo il labbro.
“Saranno
andati a parlare in laboratorio?”.
Bruce
si passò una mano tra i capelli, sospirò.
“Allora
da qui non ci sentiranno mai”.
“Vado
a chiamarlo io". Propose Steve. Si alzò in piedi,
passò accanto a Bruce e si allontanò. Scese le
scale e si fermò davanti alla porta di vetro del
laboratorio. "Jarvis apri, sono Steve". Si identificò.
La
porta si aprì, FerroVecchio alzò il braccio
metallico ed emise una serie di stridio ripetuti ondeggiando il braccio
da cui pendeva una cassetta del pronto soccorso aperta.
“Capitano,
la informo che il Colonnello Rhodey non si trova più nella
Torre; ma che ho già allertato l'ospedale più
vicino” disse Jarvis.
Steve
prese la rincorsa e saltò, mandando in frantumi il vetro.
"Stark! Stark dove sei?! Per cosa serve l'ospedale?" domandò. Corse all'interno del laboratorio calpestando le schegge di vetro con gli stivaletti rossi.
"Stark! Stark dove sei?! Per cosa serve l'ospedale?" domandò. Corse all'interno del laboratorio calpestando le schegge di vetro con gli stivaletti rossi.
FerroVecchio
lo seguì, sbatté contro una scrivania facendo
cadere in terra una serie di oggetti e si sentirono dei gemiti.
Un'armatura di sollevò da oltre il tavolo, guardò
il capitano e gli occhi brillarono di rosso. Si sollevò in
volo e uscì, sfiorando i restanti vetri.
Steve
avanzò e sgranò gli occhi. Tony era a terra, in
un lago di sangue che aveva sporcato anche il suo palmare. Il sangue
gli colava dalla bocca e dal petto.
"Tony!" chiamò Steve. S’inginocchiò accanto a lui e gli afferrò la mano. Sollevandogli la testa con l'altra.
"Tony!" chiamò Steve. S’inginocchiò accanto a lui e gli afferrò la mano. Sollevandogli la testa con l'altra.
Tony
socchiuse gli occhi, li sgranò e indietreggiò
aderendo alla scrivania. Tossì convulsamente sputando
sangue, si portò la mano al petto stringendolo e si
leccò le labbra. Ansimò, i vestiti erano
strappati e pregni di sangue e sudore.
"Tony,
guardami. Resta sveglio!" ordinò Steve. Le medagliette
metalliche da soldato gli oscillavano davanti al petto.
Tony
batté le palpebre, deglutì e allungò
la mano verso le medagliette. Le afferrò macchiandole di
sangue, le tirò fino a rompere la catenella e ricadde
sdraiato.
“Cap...”.
Steve
si sdraiò accanto a lui stringendolo a sé.
"Jarvis, l'ambulanza?" domandò.
"Jarvis, l'ambulanza?" domandò.
“In
arrivo tra venti minuti, Capitano” rispose l'A.I.
Tony
strinse la mano di Steve, deglutì e scosse il capo.
“Banner”
biascicò.
Gli
afferrò il braccio, si issò facendo colare ancora
più sangue e tossì.
“C'è
stato un... piccolo problema” sussurrò.
"Bruce
è di là. Ti ci porto?" domandò Steve.
Lo issò continuandolo a tenere stretto a sé.
Anche la giacca che Tony indossava si era impregnata di sangue.
Tony
si strinse alle sue spalle, Bruce spalancò gli occhi
vedendoli entrare. Clint saltò giù dal divano,
andò a prendere delle coperte e Natasha poggiò i
cuscini.
“Cos'è
successo?” domandò Banner.
Clint
aiutò Steve ad appoggiare Tony sul divano, gli
coprì le gambe e incrociò le braccia.
“Abbiamo
visto delle armature uscire di gran fretta” spiegò.
"Penso
lo abbia attaccato il migliore amico" spiegò Steve,
sdraiandolo sopra il divano. Baciò la fronte sudata di Tony,
lo lasciò andare con una mano, ma con l'altra
continuò a stringere la sua.
Bruce
afferrò la cassetta del pronto soccorso dalle mani di
Natasha, prese il disinfettante e iniziò a pulire le ferite.
Natasha si leccò le labbra, guardò Thor e si
morse il labbro.
“Perché
avrebbe dovuto farlo?” chiese.
Clint
sistemò i cuscini dietro la testa di Tony, l'uomo gemette e
Barton si accigliò.
“Ci
è andato pesante. Non vuole farsi toccare”.
Steve
strinse la mano di Tony al petto muscoloso con entrambe. "Non lo so"
sussurrò.
Thor corrugò la fronte e si alzò in volo.
Thor corrugò la fronte e si alzò in volo.
"Non
credo quelle armature stiano eseguendo gli ordini dell'uomo di metallo"
ringhiò. Attraversò una finestra mandandola in
frantumi e volò via.
Bruce
strinse la fasciatura attorno al petto di Tony, Natasha
piegò la camicia di Stark poggiandola sul tavolo e
sospirò.
“Forse
le armature li hanno attaccati entrambi” ipotizzò.
Clint
scosse il capo, passò un panno umido sulla testa dell'uomo
steso.
“Se
così fosse, il Colonnello dovrebbe essere ancora
lì; e non c'era”.
"Se
le armature fanno di testa loro... pensate che anche Jarvis?"
domandò Steve. La mano di Tony era gelida nella sua e
sentiva un dolore al petto.
Tony
socchiuse gli occhi.
“Jarvis?”
mugolò.
Bruce
gli premette la mano sulla spalla.
“Sei
ancora debole, Tony. Hai bisogno di una trasfusione”.
“Signore?”
chiese l'A.I.
Tony
poggiò i gomiti sul tavolo, deglutì
ripetutamente. Clint gli porse un bicchiere d'acqua.
“Ci
pensiamo noi” promise.
Natasha
si guardò intorno, sospirò.
“E
come?”.
"Se
Jarvis è compromesso, non ha chiamato un dottore. Natasha ne
devi portare uno qui. Clint, controlla il perimetro nel caso ci
facciano qualche brutto scherzo. Adopera i protocolli di quando si
è in una zona in mano al nemico. Bruce, puoi fare qualcosa
per il momento?" domandò con tono di comando. I suoi muscoli
erano tesi e una venuzza gli pulsava sul collo irrigidito.
Natasha
guardò il proprio vestito dalla gonna a nuvola,
sospirò osservando Tony steso e uscì dalla stanza
correndo. Clint poggiò il bicchiere d'acqua sul bracciolo
del divano, corse verso la finestra, la aprì e
uscì chiudendosela alle spalle. Bruce sospirò.
“Thor
è partito all'attacco da solo. Forse dovremmo avvisare
Fury” suggerì.
Tony
gemette ripetutamente, allungò la mano aprendo e chiudendo
le dita. Le strinse attorno al bicchiere, l'oggetto cadde e l'uomo
sobbalzò alzandosi di scatto. Si guardò intorno,
gli occhi erano vitrei e sgranati. Bruce indietreggiò.
Steve
si voltò verso di lui e socchiuse gli occhi. Si
girò e guardò nella sua stessa direzione.
Bruce
fece un passo avanti.
“Tony?”
chiamò, con tono dolce.
Tony
lo guardò con occhi sbarrati, deglutì e
indietreggiò. Inciampò nella gamba del tavolino,
cadde in terra e si voltò verso Steve. Aprì e
chiuse la bocca un paio di volte, si tastò il petto e
deglutì. Bruce sospirò.
“Sembra
sotto forte shock” sussurrò.
Steven
annuì, si girò e si avvicinò a Tony.
"Resta sdraiato, perdi troppo sangue così" sussurrò. Riprendendogli la mano nella sua. < Per un attimo ho pensato ci fosse qualcosa dietro Bruce > pensò.
"Resta sdraiato, perdi troppo sangue così" sussurrò. Riprendendogli la mano nella sua. < Per un attimo ho pensato ci fosse qualcosa dietro Bruce > pensò.
Tony
gli strinse la mano, lo guardò e gli afferrò la
spalla. Lo strattonò verso il basso, un colpo
passò radente ai capi dei due e Bruce urlò. Corse
dietro una colonna, si prese la testa tra le mani e si
accucciò. Natasha superò l'uscio,
spalancò gli occhi vedendo un robot sparare e
rotolò di lato; la gonna del vestito s'impigliò
nel tavolo e lei la strattonò, strappandola.
“Cos'è
quello?!”.
Steve
si rizzò, si mise davanti Tony e lanciò lo scudo
contro il nemico.
Il
robot avanzò ondeggiando, gli occhi brillavano di rosso.
“Voi
siete assassini... mostri... volete salvare il mondo, ma non avete la
forza di cambiarlo...” disse con voce metallica.
Natasha
si guardò intorno.
“Non
ci sono armi!” urlò.
Lo
scudo rimbalzò cadendo a terra. Steve prese in braccio Tony
indietreggiando. '' Tutti fuori! '' gridò.
La
finestra si ruppe con un frastuono, Clint rotolò all'interno
e afferrò un coltello dal tavolo; lo tirò
centrando un secondo robot.
“Ce
ne sono ovunque!” urlò.
“Calmo,
calmo, calmo, calmo” sussurrò Banner, dondolandosi
dietro la colonna.
Natasha
afferrò un piatto dalla tavola, lo tirò contro la
finestra facendola saltare, i vetri si sparpagliarono andando addosso
al robot. Questi avanzò, si sporse verso Tony.
“Lui...
Lui... Lui...” ripeté.
Tony
si strinse con una mano alla camicia del capitano, socchiuse gli occhi.
“Ultron”
biascicò.
Steve
raggiunse la porta e la fece saltare con una spallata, trovandosene una
ventina davanti. Indietreggiò stringendo Tony. Vide che gli
occhi di tutte le creature e quelli blu di quello che aveva parlato
fissare Stark. ''Vogliono lui'' sibilò.
Natasha
rotolò fino alla colonna, toccò il braccio di
Bruce.
“Si
calmi. Vogliono Stark” sussurrò.
Bruce
sgranò gli occhi rizzandosi, si guardò intorno e
ringhiò. Clint afferrò una bacchetta per il
sushi, si nascose sotto il tavolo.
“Pessima
scelta di parole, Nath!” urlò.
Tony
deglutì, spinse Steve lontano da sé e
allungò il braccio. La torre ondeggiò, lui
finì verso il tavolo e afferrò una forchetta da
fonduta. Tutti i vetri saltarono, Natasha abbraccio Bruce tenendolo in
terra e Clint si aggrappò al tavolo. Tony scivolò
verso fuori, si appese per un cavo volante. Ultron si chinò
su di lui, Stark alzò il braccio e infilò la
forchetta tra le placche. I restanti robot emisero delle scintille,
Ultron ululò con tono metallico e volò via
seguito da tutti gli altri. Tony lasciò la presa cadendo nel
vuoto.
Steve
scattò in avanti correndo sulla superfice in pendenza del
pavimento, raccolse lo scudo che stava scivolando via e
saltò oltre il bordo. Abbracciò Tony stringendolo
a sé, mise lo scudo sotto di lui e atterrò. Si
rimise in piedi, scese dallo scuso, se lo mise sul braccio continuando
a tenere Stark e si mise a correre nella città. Fece lo
slalom tra le macchine, schivandole, raggiunse il marciapiede e
continuò a correre. Il petto gli si alzava irregolare, si
fermò davanti ad un ospedale ed entrò.
"Aiuto!
Mi serve un dottore!" gridò, dirigendosi verso l'infermeria.
L'infermiera
sgranò gli occhi e alzò il telefono.
“Signore?
Il signor Stark è gravemente ferito... Sì,
sì, subito” disse, con tono concitato.
Tony
ridacchiò, il sangue gli colava lungo la bocca e il volto
era pallido.
“Anche
per me è un piacere, signori”. Scherzò
con tono basso.
L'infermiera
fece strada a Steve fino ad una sezione deserta. Le porte automatiche
si aprirono e due infermieri caricarono Tony su una barella. Il dottore
si voltò verso Steve.
“Faremo
immediatamente il possibile. Abbiamo già saputo che uno dei
suoi esperimenti è impazzito, ci aspettavamo fosse
ferito” spiegò.
Steve
cercò di seguire Tony fino a dentro la sala operatoria, ma
due infermiere lo bloccarono.
La
prima si tolse una ciocca mora da davanti al viso, socchiuse gli occhi
a mandorla.
“Mi
dispiace, non può passare. È zona
riservata”.
La
seconda incrociò le braccia, sbuffò.
“Inoltre
il signor Stark ha appena causato la distruzione di mezza
città. Abbiamo l'obbligo di allertare la polizia, e lei
è un complice”.
"Non
è stato lui" sibilò Steve. Afferrò per
i fianchi una delle infermiere, spostandola e si divincolò
liberandosi dall'altra. Corse dentro, tenendo una mano sulla pistola al
suo fianco.
Il
dottore uscì da una porta sulla sinistra, guardò
Steve e sbuffò.
“Aveva
già avuto le prime cure, e con i suoi tempi di recupero
è stato facile. Probabilmente era più lo shock
del dolore. Dovrebbe riposare qualche anno, ma mi ignorerà
come al solito; quindi può anche entrare” disse,
duro.
Gli
si avvicinò, lo guardò e socchiuse gli occhi.
“Sappia
però che tutti, lui compreso, dicono che l'incidente
è stato scatenato da Tony Stark”.
Steve
entrò dentro la stanza e si avvicinò al letto di
Tony. Prese una sedia di plastica appoggiata al muro, la
avvicinò al letto e vi si sedette.
"Stark?"
chiamò.
Tony
si leccò le labbra, voltò il capo e
accennò un sorriso.
“Ehi.
Possibile che io debba salvare la Terra anche mentre
dissanguo?” sussurrò.
"Cosa
sta succedendo?" domandò secco il soldato.
Corrugò la fronte e aggrottò le sopracciglia,
socchiudendo gli occhi.
Tony
fece leva con i gomiti sedendosi, tirando alcuni dei fili.
“Io
e Rhodey siamo andati a fare quattro chiacchiere e io mi sono messo ad
armeggiare un po'. Evidentemente ero distratto e ho fatto qualche
errore di calcolo, perché il robot si è rivoltato
e ci ha attaccati” disse.
Si
leccò le labbra, la fronte era sudata e il volto pallido.
“È
stata colpa mia. Dobbiamo fermare Ultron e ritrovare Rhodey”.
Steve
lo guardò intensamente negli occhi, Tony li vide diventare
liquidi e arrossati. Il soldato si irrigidì ancor di
più, piegò il capo e abbassò le
spalle. "Agli ordini, Mr. Stark" rispose atono. Si rizzò in
piedi e strinse i pugni. "Quali sono gli ordini nel dettaglio?"
domandò.
Tony
inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte, sentiva varie
fitte in tutto il corpo e la testa gli girava.
“Capitano?”
chiese, perplesso.
"Se
vuoi essere arrestato, dimmi che altro devo permettere succeda alla
squadra" sibilò Steve ringhiando e si affiancò
alla sedia.
Tony
aprì la bocca, la richiuse e crollò sul lettino.
Sospirò.
“La
squadra non c'entra. Dobbiamo salvare il mondo dalla mia arroganza. La
cosa dovrebbe renderti felice” disse.
Strinse
i pugni, deglutì.
“Non
si abbandonano gli amici, giusto?” sussurrò.
"Già
lo so che me ne pentirò" borbottò Steve. Lo
staccò dai macchinari, lo prese in braccio e si diresse
verso la finestra. La sfondò con un calcio e
saltò fuori.
Tony
sgranò gli occhi, si strinse a lui e gli poggiò
il capo sul mento.
“Ti
devo un favore, mio Capitano” sussurrò.
Si
sentirono alcune esplosioni miste a sirene della polizia e urla.
Steve
atterrò in piedi e si mise a correre.
"Spero
che un giorno mi dirai la verità" bisbigliò.