Without Heart.

di Charly_Baby
(/viewuser.php?uid=440691)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. ***
Capitolo 6: *** VI. ***
Capitolo 7: *** VII. ***
Capitolo 8: *** VIII. ***
Capitolo 9: *** PROBLEMA. ***
Capitolo 10: *** IX. ***
Capitolo 11: *** X. ***
Capitolo 12: *** XI. ***
Capitolo 13: *** SEQUEL ***



Capitolo 1
*** I. ***








 
I


A Holmes Chapel c'era sempre la luna piena. Ogni notte, dalla collina rocciosa che dominava la valle, viveva un lupo scheletrico: se ne stava lassù a ululare fino al mattino. Ogni notte, sopra il borgo, volavano piccoli succhia-sangue, più veloci di una saetta. Porte serrate, di notte, a Holmes Chapel. Notti di terrore, quelle di Holmes Chapel. C'era però un ragazzino, di nome Louis, che non aveva paura di niente e di nessuno. Che cosa poteva succedergli? Lui era già morto. Aveva venti anni, più o meno; ma non aveva, come i suoi coetanei della sua età, la pelle rosea e lo sguardo luminoso. Lui faceva paura. Solitamente - anzi, sempre - indossava una tunica lunga fino a piedi, tutta strappata e mal ridotta. Un cappuccio consumato gli nascondeva il viso - forse sarebbe meglio dire muso. Aveva labbra sottili screpolate dal freddo; un occhio sì e uno no, perso nel tempo - nell'orbita vuota solitamente ci metteva un sasso tondo; due buchi al posto del naso e la parte destra del petto forata da ossa. Oltre questo - gambe, parte sinistra del busto, e gran parte del viso - c'era la pelle un po' tumefatta dal tempo. 

E, caspita no, Louis non poteva certo andare in piscina a farsi una bella nuotata con gli amici. Al primo tuffo, un braccio si sarebbe staccato e sai che imbarazzo chiedere in giro: «Scusi, ha mica visto il mio braccio?» - niente di grave, bastava che se lo schiaffava contro la spalla e il braccio restava incastrato nelle ossa. Per Louis, però, non gli importava andare in piscina, o al supermercato, o al cinema, o a scuola. A Louis non importava perchè sapeva che il mondo, al di fuori del cancello arrugginito di Holmes Chapel, c'era le persone che si facevano la guerra. Lui se ne stava sempre là, dentro la cappella del conte Zibet, nel cimitero: casa sua. E essendo solo, nel tempo libero - e ne aveva molto - seppelliva e disseppelliva i defunti. Gli piaceva farlo e sapeva farlo talmente bene che i cadaveri lo ritenevano un figlio. Poi collezionava animali. Gatti annegati, uccellini caduti dal nido, ricci spiaccicati sotto le ruote, cani sparati dai cacciatori, topolini morti a causa di infarto... Gli dava un posa e li riponeva sugli scaffali del rifugio. Ci parlava, li riteneva veri amici e si confidava. E a volte quando gli accarezzava la testa mummificata sentiva un tremito sotto le dita. Non ci aveva fatto molto caso; i morti non vibrano. Se ne stavano lì, fermi e zitti. Proprio come il mondo di Louis: zitto e fermo.

A sentir ciò che faceva nel cimitero si poteva dare del cuore d'oro al ragazzo, ma non coi vivi. Con i non-morti - o come lui li chiamava - era gelido. Louis non scendeva mai nel borgo. Cosa ci andava a fare? Si sarebbe solamente preso molti sassi dai ragazzini e delle minacce dai padri. 

Louis non aveva paura di niente, a parte il fuoco. Gli abitanti del borgo lo avevano saputo ed era proprio con questo che la minacciavano. Ne aveva paura perchè se l'avessero legato a un palo sopra una catasta di legna, si sarebbe ridotto a cenere e... disintegrato in milioni di frammenti. Nel cimitero si sentiva al sicuro, perchè lasciarlo?

Louis scoprì di avere un... potere, quando, posando la mano su una lastra sepolcrale, aveva avuto l'impressione di un tremito caldo - proprio come quello che aveva avuto accarezzando la testa dei suoi animali. Si era detto che era solamente un'impressione, eppure... Un giorno, quando ebbe la stessa impressione aveva sollevato le mani e aveva scoperto un'energia che le fluiva dalle esse senza alcuno sforzo. Sollevava le mani in modo quasi aggraziato come se suonasse un pianoforte e le puntava contro una tomba. Le ossa avevano incominciato ad agitarsi, a battere le une con le altre quasi a ritmo, la terra a tremare appena. Riuscì a farle incastrare le une nelle altre, ricomponendo lo scheletro; poi lo fece ballare. Si sentì felice, per una volta.

Ma poi la tristezza tornava più pesante sul suo corpo fragile. «Sarà così per sempre?» sussurrava alla luna. La luna non gli rispondeva mai, ma sulla sua faccia biancastra si disegnava una smorfia: nemmeno lei voleva avere a che fare con un morto vivente.

Ma qualcuno che s'interessò a lui, però, c'era. Un giorno, Louis sentì un debole richiamo. Era una voce che proveniva da lontano, eppure lui riuscì a sentirlo chiaro. «Sono un amico. Amico!» Esclamava. 

Ma no, Louis non ci credette. Non aveva amici, era solo uno scherzo.
Nessuno poteva essergli amico. 
«Io sono morto.»





 
Hey! Alcuni di voi, probabilmente, sapranno già di cosa si tratta questa storia e ringrazio chi ha incominciato a leggerla,
sperando che continuerete a seguirla. 

Ci tengo molto a precisare che il personaggio di louis è ispirato da un libro "Orrendi x Sempre" che mi è piaciuto tantissimo. L'idea di questo capitolo è probabilmente uguale a quella del libro, ma vi giuro che dopo questo capitolo, il resto è COMPLETAMENTE inventata da me e non avrà più a che fare con il libro. Non penso ci siano problemi, vero?

La storià sarà una Mini-Long composta da 11 capitolo (ho già finito di scriverla quindi non ci sono problemi di aggionamento)
Aggiornerò un giorno preciso della settimana, ma devo ancora decidere quale.)

I capitoli, dopo questo, saranno molto più lunghi, non preoccupatevi.
Questa è solo l'introduzione :)

Questa storia sarà pubblicata anche su Wattpad sul mio profilo con il nome di @Charly_Baby. 

Seguitemi, lo farà con piacere.
Grazie.

 
Un bacione
Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II. ***








II.

 

Harry era un ragazzino di forse diciassette anni e sembrava portasse con sé tutti i segni di combattimenti e guerre. Ematomi bluastri, violacei e neri su tutto il corpo. Ossa sporgenti sullo stomaco e clavicole coperte dal sottile strato dei maglioncini che indossava la mattina. Cicatrici sull'addome. Una ferita che si rimarginava, un'altra che se ne apriva. E tutto questo senza che lui sentisse dolore. O, meglio, lui lo provava più moralmente che esteriormente. La battaglia che sembrava combattere ogni giorno era quella contro se stesso e la voglia di mangiare. Harry aveva quel problema d'anoressia dai primi anni del liceo quando venne preso di mira dai bulli per la sua ciccia - inesistente, potrei aggiungere - sui fianchi. Al secondo e terzo anno sua madre, Anne, aveva tirato un lungo sospiro di sollievo quando rivide suo figlio mangiare quotidianamente. Poi, non lo fece più. D'un tratto, smise completamente i pasti senza che nessuno seppe il perchè. I bulli, avendo trovato un'altra motivazione per prenderlo in giro, riprendendo a infastidirlo. E gli insulti passarono da; «Guarda quelle maniglie dell'amore! Così grosse!»; a «Vuoi interpretare lo zombi nello spettacolo teatrale, di quest'anno? Saresti perfetto con tutte quelle imperfezioni anche sul viso.»

Quarto e quinto anno passarono così, tra pasti quasi sempre nulli e prese in giro a scuola. Harry non andava in piscina - oh, no! Tutti avrebbero visto tutto quel grasso. -, non andava al supermercato - troppe cose da mangiare, troppi grassi. -, non andava al cinema, e aveva pensato di non frequentare nemmeno la scuola. Poi sua mamma l'aveva convinto a restare - «E' l'ultimo anno Harry. Puoi farcela!»

Ma non uscendo quasi mai di casa, portava a conseguenze ancor più drastiche: di tempo libero ne aveva e quindi studiava in ogni momento. Conseguenze? Buoni voti a scuola. Problema? Bulli. Fu anche per questo che lo presero in giro. Harry non ce la faceva più, con tutto quel peso sulle sue spalle magre, prima o poi sarebbe caduto drasticamente. 

Harry, invece che un amico, aveva l'angelo custode che fungeva anche da amico e da padre. Solito ragazzo pieno di energia, pronto a sorridere a qualunque cosa, moro - tinto di un biondastro tendente al bianco - occhi azzurri e un sorriso invidiabile. Niall, si chiamava. Erano amici dalla seconda media, diventati migliori amici dalla terza. Tutti provarono a dividerli, a spezzare la loro amicizia, a ridicolarizzarli, a chiamarli gay... ma nessuno - nessuno - riuscì a separare quel legame così forte e invidiabile. Nessuno, tranne la morte. Niall morì di leucemia all'inizio del liceo. Non l'aveva detto a Harry e fu per questo che si sentì ferito quando gli dissero che Niall era corso all'ospedale. Ma non c'era tempo per sentirsi ferito, o tradito o ingannato. Cavolo, no! Il suo migliore amico era all'ospedale. 

Niall morì con il sorriso sulle labbra, con gli occhi lucidi e un brillio negli occhi che si spegneva piano piano. Niall morì con il sorriso perchè, poco prima della sua morte, Harry era entrato con forza nella stanza. E non fece in tempo a ricambiare il sorriso, a chiamare il suo nome, a dirgli scusa o un sincero grazie, che un Biiip continuo, soffiò nella stanza.

Harry seppe che Niall non aveva voluto continuare le chemio perchè avrebbe speso troppo tempo all'ospedale e lui voleva passare del tempo col suo migliore amico. 

Quello fu il primo peso che Harry fu costretto a portarsi sulle spalle: si diede la colpa di tutto. E soprattutto di non esser andato al funerale dell'amico, seppellito nel cimitero di Holmes Chapel poco lontano da casa sua. Si giustificò dicendo che solo sua madre e i suoi parenti più stretti c'erano andati perchè gli altri erano terrorizzati dal ragazzo morto che giaceva in quella zona. Harry aveva paura. Non era andato al funerale del suo migliore amico perchè era un fifone, un maledetto idiota che non gli importa degli altri. Fu per questo che, con il poco coraggio che gli rimaneva in corpo, si mise gli scarponi, la giacca e poi uscì di casa. Era tardi, la luna era imponente sulla sua testa ma lui non sembrava non farci caso. Si dirigeva con passo spedito verso il cancello arrugginito davanti a sé. 

«E se quel ragazzo mi avrebbe aggredito? E se volesse mangiarmi?» Harry, con sguardo da felino e i ricci che gli ricadevano sul viso, si fece forza. Niall gli mancava, voleva salutarlo. Sorridergli, per l'ultima volta come lui aveva fatto. Aprì il cancello, si guardò in torno e poi parlò a voce alta: «Sono un amico. Amico!»

Ma nessuno rispose. Dopotutto lui non poteva essere amico di nessuno. Lui era grasso, nessuno lo avrebbe voluto. Nemmeno un morto. 
Era solo.







 
Bhe, se non si era capito, aggiorno di Domenica perchè mi torna meglio!
Lunedì aggiorno Hero, quindi...
Bene, dopo questo, i capitoli saranno più lunghi; queste due erano la presentazione dei due personaggi.
Harry... poverino.
Ma vedrete che tutto andrà a buon fine.

Ricordo che ho postato questa storia anche su Wattpad.
E...

Ringrazio le 5 ragazze che hanno messo la storia tra le preferite e le 4 che l'hanno messa tra le seguite.
E soprattutto le 65 visualizzazioni solamente al primo capitolo. Grazie mille ragazzi. 

Vi amo.
A domenica.
Un bacione
Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III. ***










III.



Louis cercò in tutti i modi di non andare a vedere da dove proveniva quella voce. Si era girato dall'altra parte milioni di volte, convincendosi che non c'era nessuno, che era uno scherzo, che nessuno avrebbe voluto essere suo amico. Ma non ce la fece; si girò e con cautela cercò di intercettare qualche rumore per poter andare a vedere. Sentì lo scricchiolio di alcuni passi alla sua destra e, prendendo un respiro profondo - per così dire, lui non aveva bisogno di ossigeno per vivere - si fece coraggio. Passeggiò con attenzione fino alla voce roca che adesso sembrava stesse parlando da sola. Magari c'era qualcuno? Gli avevano reso una trappola così da portarlo al rogo? Louis si fermò e strinse i pugni. Era sicuramente per quello. Chiuse gli occhi - l'occhio - e cercò di non pensarci. Aveva sperato così tanto che non fossero venuti a tendergli una trappola, ma i ragazzi di Holmes Chapel sono sempre stati, e sempre rimarranno, degli stupidi bulli che amano far del male alla gente. Si chiese cosa avrebbe dovuto fare in quel momento. La sua curiosità era troppa e strabordava da ogni poro - anche se lui i pori non ce ne aveva poi cosí tanti - e avrebbe voluto correre e vedere chi era il ragazzo con la voce roca. Ma se fosse stata solamente una trappola? Se i ragazzi di Holmes Chapel avessero messo questa messa in scena soltanto per prenderlo in giro o per giocare con le sue ossa o per metterlo sul rogo? Lui cosa avrebbe fatto? Louis si disse che se ci fosse andato, sicuramente l'avrebbero fatto a pezzettini e l'avrebbero reso piú morto di quello che già è. Quindi, perchè rischiare? Louis, col cuore rotto - per così dire -, si diresse nuovamente alla tomba di Zibet per tornare a giocare con i suoi amici animali, e magari a restare sveglio per un po' - Louis non aveva bisogno di dormire. 

«Mi manchi troppo, Nì.» Louis sentì quelle parole prima di girare l'angolo della tomba di un certo Albert. Era debole, ma le sentì comunque.

E se non fosse una trappola? Se volesse veramente un nuovo amico? Se questa era l'unica possibilità per diventare qualcuno?

Louis, prima di pentirsene un secondo dopo, cominciò a correre verso quella voce. Aveva realmente bisogno di un amico, di raccontargli cosa faceva con i suoi animali, di ascoltare ciò che aveva da dire il suo nuovo amico. Magari sarebbero pure andati a fare un bagno insieme nel laghetto lì vicino. Quando Louis sentì la voce farsi sempre più chiara, smise di correre e cercò di fare il meno rumore possibile. Si nascose dietro un albero proprio davanti alla figura di un ragazzo riccio. Louis si sporse appena e pensò che per fortuna il cappuccio nero della sua tunica lo nascondeva appena. Si sporse quel poco che permetteva al suo occhio azzurro di spuntare, e lo vide. Bellissimo. Pelle lattea - proprio quella che lui aveva sempre amato - capelli ricci che sembravano morbidi al tatto, alto, fin troppo magro. Non vide i suoi occhi, che invece erano puntati verso una tomba. Louis volle schiaffeggiarsi la mano morta contro il cranio; era ovvio che stava parlando da solo! Era pur sempre un cimitero! 

«Le cose sono cambiate molto da quando non ci sei più, Nì. Q-quei bulli... io...» Solo ora Louis vide le lacrime sul volto del giovane uomo. Un istinto mai provato di corrergli incontro e asciugargli quelle lacrime, lo prese alla sprovvista. Ma non si mosse, quel ragazzo sarebbe scappato via urlando se solo l'avesse visto. «Scusami, Niall.» Il ragazzo riccio si mise le mani davanti al viso e se lo coprì. 

Louis decise che era fin troppo - dopotutto non erano affari suoi - e cercò di indietreggiare debolmente, finendo per schiacciare una radice dell'albero. Si immobilizzò, chiudendo l'occhio che ancora sporgeva dalla corteccia e sperò con tutto se stesso di non aver fatto troppo rumore. Sentì i singhiozzi fermarsi e se avesse avuto un cuore quello sarebbe accelerato fino a diventare un tamburo. Poi aprí l'occhio e tutto ciò che vide fu smeraldo. Louis se avesse avuto un cuore, questo avrebbe fatto una capriola per poi cominciare a battere cosí forte da essere sentito anche da zio Werther - l'amico piú stretto che aveva - dalla sua tomba sotterranea. Neanche il cielo era bello quanto quel ragazzo e a Louis il cielo piaceva parecchio. Per pochi minuti Louis si dimenticò chi era realmente e volle solamente andare a baciare quelle rosse labbra. Louis si dimenticò del suo cuore inesistente tra le sue costole, ma era come se lo avesse sentito battere, invece, nelle sue orecchie. Proprio lí, che pompava. Bum, bum, bum. A Louis sembrò vivere per la prima volta dopo tempo. Ma poi Smeraldo - cosí Louis volle chiamarlo - indietreggiò. E solo allora Louis si ricordò di essere morto, di non aver un cuore, di non aver sentimenti e di essere un mostro. Solo quando lesse il terrore negli occhi di Smeraldo capì che nessuno poteva essere suo amico. 

 «Va via.» Louis voleva che la voce gli sembrasse dura così da poter cacciare Smeraldo e non farlo tornare mai più, ma la voce che gli uscì dalle labbra fu tremolante e piena di incertezza. 

Louis non voleva veramente che Smeraldo se ne andasse, voleva che gli raccontasse la sua storia, che lo abbracciasse, che lo accudisse come nessuno aveva mai fatto. Smeraldo aprì la bocca, forse per protestare o forse per urlare di paura, ma tutto ciò che uscì da quelle labbra fu un sospiro strozzato. 

Nessuno si mosse o pronunciò parola, erano rimasti nel silenzio del cimitero di Holmes Chapel, al buio, entrambi impauriti della mossa dell'altro. Louis, con sua sorpresa, aveva paura che quell'altro se ne andasse, che lo lasciasse solo per l'eternità come avevano fatto tutti. Aveva paura di rimanere ancora solo. Harry, d'altra parte, aveva paura dell'essere che si era mostrato davanti a lui. In un primo momento ne era rimasto affascinato - con i suoi occhi azzurri che brillavano alla luce lunare, con parte dei capelli marroncini che svolazzavano per il vento e un cappuccio nero a coprirgli i capo. Harry aveva pensato fosse un bambino qualunque che era venuto a trovare un suo familiare, ma poi notò la mano che era appoggiata sul tronco. Era... era morta. Non c'era la pelle, era scheletro. Ci volle un po' per capire se quello era tutto uno scherzo o se stesse sognando. Harry capì pochi secondi dopo e indietreggiò. Era lui. Era davanti a lui. 

 «N-no... io-» Harry si riprese dai pensieri solo dopo aver sentito il lupo solitario che ululava alla luna, come ogni santa volta, dalla valle. Harry aveva paura, ma non era certo di volersene andare. C'era qualcosa che lo teneva fisso in quel punto.  «Non farmi del male.» Balbettò. 

A Louis gli si ruppe qualcosa - probabilmente si era rotto qualcosa moralmente che fisicamente - e volle morire per una seconda volta solo per non sentire quelle parole. Smeraldo aveva paura di lui, come tutti gli altri. Lui era come tutti gli altri, solo che non aveva il coraggio per protestare. Louis decise ne di dire niente ne di muoversi. L'osservò per minuti che gli sembrarono anni, ma non importava. 

 «Ti prego, va via.» A Louis gli si incrinò la voce e la voglia di piangere era talmente tanta da non ricordarsi che lui i condotti lacrimali non li aveva. Singhiozzò, perchè quello poteva farlo, e indietreggiò. Perchè non poteva essere diverso? Perchè proprio a lui era capitato quel destino? Si osservò la mano sinistra mentre indietreggiava e la vide; senza pelle, senza niente che lo caratterizzasse come umano. Smeraldo aveva ragione ad essere spaventato. Singhiozzò ancora e lanciò un ultimo sguardo al ragazzo riccio ancora immobile davanti a lui, poi corse. Corse verso la tomba di Zibet e vi si rintanò dentro, incominciando a singhiozzare. 

 «Sono un mostro.»




 
Domenica!
Sono un po' in ritardo, quindi scusatemi.


In verità non ho molto da dire, oltre al fatto che mi sono rotta il braccio quindi non riesco neppure a scrivere. Scusatemi se trovate degli errore e compatitemi :(

Vorrei ringraziare col cuore le ragazze e i ragazzi che stanno seguendo questa storia.
State aumentando sempre di più. Vi amo.

E soprattutto vorrei ringraziare Giluna che ha lasciato un commento bellissimo e ringrazio anche 
Ninicatcake e Nakajima Yui per aver lasciao altrettanti commenti stupendi. Non smetterò mai di ringraziarvi, davvero.

A domenica prossima!

Un bacione
Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV. ***










IV.




Le idee di Harry erano confuse, e molti pensieri e domande vorticavano nella sua testa, come, ad esempio; perchè era scappato? Perchè stava piangendo? E come faceva ad essere così dannatamente bell- No, okay, Harry non l'aveva pensato veramente, o almeno, così si era convinto. Certo che l'hai pensato, Harry! Si diede dello stupido mentalmente: lui era un mostro! Gliele aveva viste le ossa sulla mano e sul torace quando era scappato, oppure l'occhio che non c'era più. Sarebbe dovuto essere disgustato da lui, avrebbe dovuto correre via e non farsi più vedere, non essere restato fermo a contemplarlo. Ma, diamine!, se quegli occhi - l'occhio - non l'aveva rapito. Non era riuscito a andare via, a muovere un muscolo quando la voce del ragazzo-scheletro si era spezzata. I morti non piangono, si era detto, i morti non hanno sentimenti, faceva solo finta. Così Harry si era convinto. Ma, che cazzo, sembrava talmente vera la pena che provava verso se stesso, quella stessa pena che aveva visto non appena il ragazzo-scheletro si era guardato la mano, quasi ripugnato da se stesso. Harry si era ritrovato in quell'occhio azzurro, così sperduto, così indifeso a ripudiare se stesso e il suo corpo malsano. Harry era proprio come lui, ed era rimasto imbambolato davanti a quello. Com'era possibile?

Harry, ancora imbambolato accanto alla tomba del migliore amico, si riprese dai suoi pensieri. Guardò intensamente la foto di Niall che sorrideva, e sorrise anche lui prima di sussurrare un  «Che devo fare?» che sentì solo lui - ma non importava, tanto lì nessuno era disposto ad ascoltarlo. Forse era il fruscio del vento, o forse qualcosa dentro la testa che l'avvertì di essere diventato pazzo, ma sentì la voce di Niall e decise di seguire il suo consiglio:  «Corri, va' da lui.» E chi era lui per non seguire il consiglio del suo angelo barra migliore amico barra padre? Nessuno. Quindi Harry corse, e cercò in tutti i modi di seguire i singhiozzi - che erano misteriosamente scomparsi - che il ragazzo-scheletro emetteva fino a poco fa. Harry girò a vuoto per diversi istanti prima di sentire... qualcosa. Come se un mucchio d'ossa stesse per uscire dalla tomba, sentì a mala pena la terra tremare e, spaventato, urlò. Tutto smise in un attimo, come se ci fosse stato un interruttore e qualcuno l'avesse premuto appena l'urlo di Harry era uscito dalla sua bocca. Il riccio alzò di poco la testa per poi ritrovarsi la tomba di un certo Zibet davanti, ma quello che lo stupì fu trovare il ragazzo-scheletro a pochi passi da lui, con le mani in aria come a voler suonare un pianoforte e un sopracciglio alzato. 

 «Perchè sei ancora qui?!» Alle orecchie di Harry sembrò più un sibilo orribile, quasi macabro, ma gli occhi di Harry invece lessero qualcos'altro in quelli del ragazzo-scheletro. Ci lesse quasi sollievo, quasi contentezza che lui fosse lì. 

 «I-io... io volevo solo sapere se- se stavi bene.» Deglutì a vuoto, non sapendo come rispondere. Perchè era andato lì? Quello non lo sapeva neanche lui ma lo sentiva, quel legamene, quell'elettricità che i due copri emanavano. 

Louis rimase completamente pietrificato. Cosa aveva detto? Strabuzzò l'occhio e cercò di ripersi le parole di Smeraldo nella testa. Si era seriamente preoccupato della sua salute? Se Louis avesse avuto un cuore in quel momento gli si sarebbe sciolgo come un mare immenso di gelatina verde. Verde come gli occhi di Smeraldo. A Louis cominciava seriamente a preferire il verde degli occhi del ragazzo che il cielo azzurro che di solito caratterizzava Holmes Chapel.

 «L'hai sentito anche tu?» Smeraldo chiese, curioso. Si avvicinò di qualche passo e per istinto Louis, abituato agli insulti dei ragazzi di Holmes Chapel, indietreggiò. Smeraldo di fermò, ma avanzò col busto come a sporgersi verso Louis. Il ragazzo moro alzò un sopracciglio, non capendo dove Smeraldo andasse a parare.  «La terra tremare, e quel suono. L'hai sentito anche tu?» Ripeté e si chiarì.

Se Louis avesse avuto dei vasi sanguigni, un cuore battere e delle guance rosee sicuramente sarebbe diventato rosso per la vergogna. Era stato Louis a procurare quei suoni perchè voleva seriamente parlare a zio Wether di come quel riccio l'avesse attratto con un solo sguardo. Aveva alzato le mani e come un pianoforte aveva incominciato a suonare delle note invisibili, per risvegliare l'uomo morto della tomba. Ovviamente l'urlo di Smeraldo l'aveva fermato in tempo. 

 «N-no.»

Ad Harry quasi fischiarono le orecchie quando sentì la voce acuta e così soave del ragazzo-scheletro. Harry aveva capito che il ragazzo stesse mentendo, ma lo lasciò perdere, continuando però a guardarlo. 

 «Lo so che sono brutto, ma non guardarmi in quel modo.» Louis ringhiò, stufo di quelle occhiatine che gli riservava. Si sentiva a disagio, non era mai stato sottoposto a degli sguardi come per scrutarlo, e Louis si sentì quasi in pericolo. E se avesse voluto conoscerlo per poi confessare tutto alla città per prenderlo in giro ancora di più? Louis non voleva questo. 

Harry avrebbe voluto urlare che no, cazzo, non era per niente brutto, ma poi si limitò a distogliere lo sguardo e guardare all'interno della tomba di quel presunto Zibet, proprio accanto a lui. Ci vide delle candele accese e un sacco di animali mummificati riposti su uno scaffale improvvisato. Louis corse verso l'ingresso e vi si parò contro, bloccando l'entrata con il suo proprio corpo - ad Harry sarebbe servito una spintarella più forte per far cadere a pezzi il povero Louis, ma Harry invece si limitò ad osservare le stranezze di quello strano tipo che gli bloccavano il passaggio.  «Non entrare.» sibilò, in faccia -  «è troppo vicino!» - a Harry.  «E perchè no?» Harry, più alto di lui di qualche centimetro, si mise sulla punta dei piedi per poter guardare all'interno e vedere cosa nascondeva il ragazzo-scheletro.  «Perchè è casa mia e non voglio che entrino degli estranei per toccare tutto in giro» Louis, questa volta, sembrò più che imbarazzato che intimidatorio.  «Oh, okay.» Harry smise di guardare all'intero e fisso l'occhio azzurro di Louis che lo fissava. Louis si allontanò un po' dal corpo di Smeraldo perchè era fin troppo vicino e poteva sentire il cuore battere, il sangue fluire nelle vene, l'odore del ragazzo che si immergeva nelle sue narici. 

 «Come ti chiami?» Dopo minuti di silenzio in cui Harry si limitava a fissare l'altro e Louis a guardarsi i piedi scalzi, il ghiaccio tornò a sciogliersi.  «Io Harry.» Si presentò, continuando il suo monologo. Louis non aveva intenzione di rispondere ma - cazzo, è un nome così adorabile! - poi non ce la fece e  «Louis.» rispose. 

 «Beh, Louis, si è fatto tardi e non voglio che mia madre si accorga che sono scappato per un po'. Ci rivedremo domani, se io torno qui?» Ad Harry gli si illuminarono gli occhi e un sorriso con delle fossette ai lati, si formò sul volto - fossette, capite? 

Louis, forse senza neanche pensarci troppo - anche perchè Louis aveva una voglia immensa di stare con quel ragazzo - rispose:  «Certo.» Poi Harry se ne andò. 

Louis rimase nella caverna per tutta la notte a ripensare agli occhi di Harry e a come erano scintillati all'idea di passare un altro po' di tempo insieme. Se Louis avesse avuto un cuore, sarebbe esploso di felicità.  «Forse non sarò poi così tanto solo» Sussurrò ai suoi animali. Poi sorrise.








 
Eccoci qui!

Beh, che dire? Siete cresciuti parecchio e non sapete quanto questo mi rende felice.
Quindi grazie :) 
Sono felicissima che questa storia vi piaccia, anche perchè non pensavo arrivasse a così tanti lettori.

No, ma ditemi, quando sembra timido il questo capitolo, Louis?
E' tenerissimo!!

Bene, non so nemmeno cosa dire quindi, a Domenica prossima.
Un bacione!

Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V. ***










V.





La mamma di Harry per fortuna non si era accorta del mancamento del ragazzo nella sua camera a così tarda notte. Il ragazzo era arrivato a casa con un sorriso sulle labbra che andava da un orecchio all'altro: era riuscito a parlare con Niall e aveva fatto una nuova amicizia. Ovviamente si era promesso a se stesso di mantenere la bocca chiusa e di non dire assolutamente niente di quella storia a nessuno, neppure a sua mamma. Louis doveva rimanere un segreto tra lui e l'altro. Harry appena varcò la soglia della scuola era particolarmente felice perchè aveva incontrato Louis e quella sera sarebbe andato a trovarlo nuovamente. Non era riuscito a dormire molto - perso troppo nei suoi pensieri - ma era comunque vispo come una volpe: non vedeva l'ora! 

In tutta quella giornata iniziata per il meglio, di certo non si aspettava che i bulli si ripresentarono per prenderlo nuovamente in giro. Zayn e Liam presero posto davanti alla figura mingherlina e fragile di Harry, con la testa china e i libri stretti al petto. Sembrava tremasse, ma cercò di non farlo vedere ai due bulli proprio davanti a lui. 

 «E questi? Appunti sul compito di storia?» Detto ciò, Zayn gli diede una spinta facendolo cadere sul pavimento, ed Harry non era riuscito a tener salda la presa che aveva contro i suoi appunti e questi gli volarono per tutto il corridoio. Risate, schiamazzi, prese in giro arrivarono alle sue orecchie ma tutto ciò che riuscì a pensare fu:  «Louis cosa avrebbe pensato di me, sapendo di tutto questo?». Harry rimase a terra, immobile, perso tra i suoi pensieri e deciso da non farsi più prendere in giro dai bulli che erano ancora a ridere sopra di lui.  «Harry la checca pelle e ossa non riesce ad alzarsi? Vieni che ti do' una mano, principessa.» Liam lo prese per il gomito per farlo alzare e poi lo lasciò di nuovo, facendolo cadere a terra nuovamente.  «Oops, scusa!» Risero. Ad Harry quelle risate non piacevano, non voleva sentirle più. Si chiese invece come sarebbe stata quella di Louis. Dolce e soave come la sua voce? 

I bulli se ne andarono e Harry, in religioso silenzio, raccolse ogni foglio rimasto sul pavimento. Era in quei momenti che Niall gli mancava più di ogni altra cosa al mondo. Niall sarebbe riuscito a difenderlo, l'avrebbe alzato da terra e poi si sarebbe scagliato contro i suo bulli per poi urlargli che questo era brutto, che non andava fatto. Poi sarebbero andati alla pizzeria di fianco alla scuola, e Niall si sarebbe abbuffato facendolo ridere. Avrebbero parlato di tutto e niente per poi salutarsi e andare a casa. Questo di Niall gli mancava: la semplicità. 

Harry non si accorse di star piangendo fin quando si toccò una guancia che prudeva. Niall non avrebbe voluto vederlo piangere, il biondo odiava vedere le persone tristi. 

Mandò un messaggio a sua madre per avvertirla che non sarebbe tornato a casa per mangiare ma che avrebbe presto qualcosa alla pizzeria - cosa che invece non fece; non appena vide il cibo gli venne da vomitare. Si fece una passeggiata tranquilla, pensando alla sua vita di prima e a come era tutto più semplice quando Niall era accanto a lui. Pensò anche a Louis e a cosa stesse facendo in quel momento tutto solo, in quel cimitero. Rifletté che la vita - la non-vita? - di Louis dovesse essere davvero difficile. Come poteva passare ogni momento della sua vita da solo, in un cimitero e a vivere con la consapevolezza di essere qualcosa di... non vivo? A Harry quella vita non sarebbe piaciuta, decisamente, ma forse lui poteva cercare migliorarla in qualche modo, no? Allora Harry, con un sorriso stampato in viso, accelerò il passo e si diresse verso il cimitero tanto temuto con all'interno il ragazzo-scheletro più bello del pianeta. 

Quando Harry arrivò al cancello arrugginito, posò i libri che ancora teneva in mano e spinse appena per aprirlo. Riprese gli appunti e si incamminò verso la tomba di Zibet - Harry aveva una buona memoria, quindi fu facile ricordare dov'era la casa di Louis. Il cuore gli prese a battere quando lo vide seduto di spalle rispetto a lui. La schiena larga e la tunica nera che gli copriva il capo. 

 «Hey.» lo salutò, e quando Louis si girò, gli sorrise. 

Louis era stupito; non sarebbe dovuto arrivare quella sera? Gli si illuminò l'occhio azzurro e sorrise di rimando, prendendo alla sprovvista Harry che rimase incantato alla vista di quei denti bianchi e perfetti.  «Ciao!» Louis rispose, per poi spostarsi un po' di lato facendo spazio al riccio che si era avvicinato appena. Lo fece sedere accanto a lui, ringraziando il cielo di non aver chiamato zio Werther dall'oltre-tomba.  «Possiamo andare a sederci laggiù?» Indicò la tomba di Werther poco lontano da lì, forse per sentirsi più protetto, e dopo che Harry ebbe annuito, si avvicinarono e si sedettero a pochi centimetri dall'altro.
 
 «Beh? Come va?» Harry non smise di sorridere un attimo e Louis non era da meno. Se il moro avesse avuto un cuore, in quel momento, avrebbe battuto fortissimo contro la gabbia toracica. Pensò che era bello stare accanto a Harry e poterne sentire i battiti del cuore, il suo odore di menta e la voce roca.  «Bene, credo. Tu?» Louis si preoccupò di rispondere educatamente proprio come sua mamma gli aveva insegnato; non voleva fare brutta figura davanti a Smeraldo. 

 «Tutto apposto, grazie.» Harry annuì e poi guardò in basso, stropicciando appena un foglio degli appunti che teneva in grembo. 

 «Cosa sono?» Harry alzò la testa e incontrò un bellissimo sguardo illuminato del colore del cielo. Pensò che Louis era bellissimo che una fine così tremenda non era giusto la stesse portando lui. 

 «Appunti.» Rispose con voce roca e sguardo incantato a quello del liscio che adesso lo guardava con ammirazione. «Mi insegneresti a scrivere?» Louis aumentò il sorriso così tanto che Harry ebbe voglia di piangere per quando bello apparisse così felice. E chi era Harry per rifiutare una simile offerta? Annuì e prendendo carta e penna, mettendosele in grembo insieme ai fogli.  «Ma poi mi devi un favore!» Harry ridacchiò e Louis annuì con energia. E se Louis avesse avuto un cuore sarebbe strabordato di felicità. 

Fu quando Harry ricevette la chiamata da sua mamma di ritornare a casa che i due giovani si divisero con la promessa di rivedersi la sera stessa. E forse ne Harry ne Louis sarebbero stati più soli con la consapevolezza di tenersi compagnia a vicenda. 









 
Sì, sono pazza e ancora sì, è l'una e mezza.
Ma, diamine, sono così impegnata in questi giorni che non trovo nemmeno il tempo di aggior-
No, okay, me ne ero dimenticata *coff* *coff* 
Ma spero mi perdoniate se aggiorno ora :'))))

Beh, è un capitolo un po' corto in effetti, ma scusatemi anche per questo.
E... cosa ne pensate dei Larry? Non sono stupendi?

Uhm, ringrazio le persone che leggono e recensiscono la storia anche se ce ne sono solo due
(spero tantissimo che qualcuna si faccia avanti :') ci tengo molto),
quindi vi ringrazio...

Vi do' un consiglio da scrittrice della storia...
Anche se corto, il capitolo è di vitale importanza e ci sono molte cose che troveremo anche nei capitoli a seguire.

Quiiiindi, beh, buona notte e un bacione.
La vostra, Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI. ***











VI.



 

Venerdì pomeriggio Harry tornò a casa dopo una lunga e straziante giornata di scuola, dopo essere riuscito, nei giorni precedenti, a rimettersi in pari con tutte le materie, le verifiche, le interrogazioni e le ricerche che aveva lasciato indietro per motivi fin troppo validi - ovvero Louis. Era esausto tanto da ponderare seriamente di dare buca a Louis per la serata, infilarsi una tuta e passare qualche ora sul divano prima di mettersi a letto e dormire per ore. Ma aveva promesso al ragazzo-scheletro che sarebbe andato nuovamente a fargli compagnia presso il cimitero. In quei due giorni non avevano fatto altro che starsene seduti su una grande roccia posta proprio davanti alla tomba di Niall, scrivendo. Louis stava incominciando ad imparare l'alfabeto e la prima cosa che volle scrivere sul pezzo di appunti che Harry aveva tenuto in mano era proprio il nome di Smeraldo - «Aspetta, c'è la "H"? Poi la "E", giusto? No, non è così.». Un tale disastro per le prime lezioni, ma poi lo scheletrino se l'era cavata dopo due o tre volte di sbuffi da parte del suo insegnante. Si erano dati anche appuntamento fisso: dalle nove alle undici alla solita e sporca roccia da Niall. Louis aveva scoperto anche chi era quel ragazzo nella tomba con cui Harry fosse solito parlare; Niall, il suo nome; capelli biondi tinti, sguardo felice e risata contagiosa. Harry non era ancora pronto per parlare di come Niall era morto e a Louis andava bene così. 

Harry non voleva deludere Louis non presentarsi al solito appuntamento - erano appuntamenti, giusto? - anche perchè non poteva ignorare l'attrazione innegabile che era scattata per Louis dal primo istante e che continuava ad aleggiare ogni qual volta si trovavano vicini. Così, dopo essersi fatto una doccia rilassante che gli distese i muscoli del copro, indossò i jeans migliori che possedeva, così attillati da lasciar ben poco all'immaginazione e una camicia verde scuro che esaltava il colore dei suoi occhi. Si guardò per un'ultima volta allo specchio e decise di poter partire. Uscì dalla finestra - come sempre - e cominciò a incamminarsi. 

Quella notte Holmes Chapel sembrava splendere sotto i raggi lunari che riflettevano sulle auto o sulle vetrine dei negozi, e Harry pensò che forse era solamente la sua immaginazione e che era solamente colpa del suo umore raggiante. Era felice, per davvero questa volta. Tutto sembrava andasse per il meglio, come ad esempio a scuola e di come i bulli sembravano non infastidirlo più, troppo occupati a maltrattare il nuovo arrivato a scuola di cui Harry nemmeno voleva far conoscenza. A lui bastava Louis. O di come anche Louis, una sera, si era avvicinato a lui e aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, in silenzio. E Harry pensò che quello fu il momento migliore della sua vita, almeno fino a quando Louis, in un'altra notte a farsi compagnia, aveva stretto le loro mani insieme e le aveva strette. Ad Harry sembrava volesse scoppiargli il cuore dal petto ogni volta un singolo sguardo di Louis gli bruciava la pelle. Smeraldo aveva anche incominciato a mangiare - pranzo, merenda e cena, incredibile! C'era stato qualche inconveniente in bagno a vomitare per aver mangiato troppo - il suo stomaco non era abituato a digerire tutto quel cibo in una volta sola. Anne aveva pianto di felicità, di nascosto certo, quando vide suo figlio al tavolo da pranzo divorare il piatto di spaghetti all'italiana, ed era convinta ci fosse qualcuna nella sua vita da renderlo talmente felice da ricominciare a mangiare. 

Harry entrò nel cancello e con passi svelti si diresse verso la roccia di fronte a Niall. «Hey» salutò il suo migliore amico sorridendo alla foto posta sulla pietra di cemento. Il riccio si guardò intorno, cercando dei capelli lisci, un occhio azzurro e labbra sottili poste in un sorriso. Ma nessuna traccia di Louis. Harry guardò l'orologio, forse era arrivato troppo in anticipo e Louis non si era ancora presentato, ma quando guardò l'orologio capii che quello in ritardo era solamente Louis. Aspettò, sedendosi sulla grande roccia e prese a torturarsi le mani con un magone allo stomaco e il cuore battere forte. Dov'era il suo Louis?

Dopo aver aspettato abbastanza, decise di andarlo a cercare e si incamminò verso la tomba di Zibet - casa di Louis. Quando ci arrivò, sorrise, eccolo lì; il cappuccio nero tirato giù, la schiena ricurva ed era accucciato a terra a... cercare qualcosa? 

 «Ma dov'eri finito?!» ridacchiò. 

Louis, prendendosi uno spavento, cadde col sedere a terra e non appena vide che quello era Harry allora sorrise. Smeraldo quasi non notò il fiore che Louis teneva tra le mani. Aspettate, un fiore? A Harry quasi venne un colpo al cuore, quando lo vide alzarsi e avvicinarsi a lui nascondendo il fiore dietro di se. 

 «Scusa, ma ero occupato a cercarti una c-cosa. E' un pensiero inutile e forse non ti piacerà nemmeno ma... ma non sapevo cosa regalarti e io-»

 «Louis.» Harry lo interruppe, con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro e il cuore che sembrava scoppiargli dal petto. Louis, senza dire un'altra cosa, porse la mano che conteneva il piccolo fiore, lo porse a Harry e si tirò sul il cappuccio per nascondersi dalla vergogna. L'altro quasi si immaginò di poterlo vedere arrossire dietro la tunica. Harry sorrise perchè adesso sì, che era veramente felice. Il cuore che batteva nel petto e la consapevolezza che forse, solo un po', poteva piacere a Louis. 

Louis, d'altro canto, era restato tutta la mattinata in compagnia di zio Werther raccontandogli di quanto gli piaceva Harry e di come ogni suoi gesto, sguardo o movimento lo facesse sentire felice. Lo zio gli aveva consigliato un miliardo di cose per poter far capire cosa provava verso il riccio e Louis non aveva intenzione di fare la prima mossa. Gli aveva consigliato come, ad esempio, potesse baciarlo sulla guancia, oppure donargli un regalo dolce, o come potesse abbracciarlo o mettergli la testa sulla sua spalla, o anche solo semplicemente stringergli la mano. Louis solo due di queste prese in considerazione; e le fece. E quei piccoli pezzi, seppur piccoli, gli si ripetevano nella testa come film; gli occhi di Harry si erano illuminati di quel verde che lo faceva impazzire. Louis se avesse avuto un cuore, in quegli istanti, sarebbe scoppiato da quanta felicità potesse contenere. A zio Werther ovviamente glielo aveva detto e gli consigliò di fargli un dono -  «Un dono zio Werther? Ma io non posseggo nulla!» egli gli aveva sorriso e poi... poi si era ritrovato lì, a porgere un semplice ed umile gesto - che gli sembrò tanto stupido da sotterrarsi da solo - ma che fece illuminare così tanto gli occhi di Harry da venirgli la voglia di saltargli addosso e baciarlo, baciarlo e ancora baciarlo. 

Fu Harry ad avvicinarsi e abbracciarlo talmente forte da spezzarsi quasi le ossa sporgenti; a Louis non importò. Fu magnifico a detta di Louis, e fu perfetto a detta di Harry. Rimasero in quella posizione per quelle che sembravano ore ed è proprio quando fu l'ora di andare che accadde. Harry si sporse e baciò la guancia ruvida di Louis. Smeraldo si allontanò col proprio fiore e sorrise. Louis rimase pietrificato, sciogliendosi come gelato al sole appena si rese conto di cosa era successo. Si toccò la guancia e... sorrise.  






 
Aww, ma non sono dolciosi?
Il loro primo bacio sulla guanciaaa *muore*

Uhm, innanzitutto ringrazio chi sta leggendo questa storia,
e secondo, vorrei ringraziare chi recensisce :)

Vi consiglio anche di passare all'altra mia storia che si sta per concludere,
è comunque Larry ed è un po' diversa da questa.

Nel prossimo capitolo succederà qualcosa di meraviglioso che nessuno di voi sicuramente si immagina...
Ma io rifletterei molto sul favore che Louis deve a Harry e sul fatto che, uhm, lui può far resuscitare i morti.

Ecco, troppi spoiler ora hahaha
A domenica prossima!!
Un bacione
Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII. ***










VII.




 

Harry era spaventato. Louis lo stava portando da qualche parte nel cimitero dopo avergli ricordato che gli doveva un favore, in direzione della tomba di Niall. Louis sembrava elettrizzato con quel suo saltellare e agitare le mani in aria come se dovesse esercitarsi in qualcosa. Ed Harry non sapeva cosa aspettarsi. Non si era nemmeno ricordato del favore che gli doveva! Ovviamente l'aveva detto per scherzo, quando gli insegnò a scrivere, ma sembrava che Louis l'avesse preso sul serio. Erano tranquillamente posizionati sulla grande roccia di zio Werther a fare due chiacchiere, quando lo sguardo di Louis si era illuminato e lo aveva avvertito di avere una cosa per lui. Louis lo aveva tirato per un braccio, facendolo alzare, e avevano incominciato a camminare più che velocemente. Harry non riusciva a starci dietro; era stanco - troppo - di correre quà e là. Soprattutto oggi che i bulli avevano incominciato a inseguirlo per tutto il perimetro scolastico ed Harry non aveva fatto altro che correre, correre e correre. Se l'era cavata con qualche ematoma sulla gambe, ma nient'altro di preoccupante. 

«Vedrai, ti piacerà!» Louis si girò nella sua direzione continuando a camminare all'indietro e col sorriso di un bambino che aveva appena ritrovato il suo bellissimo palloncino rosso, saltellò tenendogli la mano. Harry, scacciando la stanchezza e il dolore alle gambe - a Louis mai e poi mai avrebbe detto dei bulli. Che figura c'avrebbe fatto? -, sorrise facendo splendere i suoi bellissimi occhi verdi. «Vedremo.» Sorrise. «Ma io lo so che ti piacerà!» L'altro strillò di gioia e incominciò nuovamente a saltellare. A Harry vennero dei dubbi, su cosa potrebbe mai esserci di così tanto bello, o cosa avrebbe mai potuto fare Louis per lui?

«Veloce, Harry!» Lo strattonò appena e dopo qualche minuto, sotto la luna splendente di Holmes Chapel, si ritrovavano davanti al viso sfacciato di Niall sulla tomba. Lo salutarono in coro come era solito fare e Harry sorrise alla foto appoggiata sul muro. Ormai Harry sorrideva sempre al volto angelico di Niall, come d'abitudine, come se Niall non fosse mai andato via. Restarono ancora un po' in quella posizione, le mani strette insieme le une con le altre e lo sguardo rivolto alla foto. A Harry mancava il suo piccolo angioletto con lo stomaco più profondo di un drago, con la battuta sembra pronta e il sorriso perenne sulle labbra. Gli mancavano anche i suoi caldi, profondi, significativi e lunghi abbracci. Ma sopratutto gli mancava averlo accanto ogni singolo giorno e poterci scherzare insieme, come due migliori amici. Sospirò, e sentì lo sguardo penetrante di Louis sul volto. Si voltò e gli sorrise malinconico, cercando di mascherare quella tristezza che ormai lo caratterizzava - ovviamente quando non era con Louis. 

«Sei pronto?» Harry avrebbe voluto rispondere con un «Pronto per cosa?» ma non fece in tempo che Louis, con sguardo serio - come se tutto d'un tratto non fosse poi così felice -, lo fece indietreggiare per le spalle e lo fece sedere sulla roccia dove era solito sedercisi insieme. Harry alzò un sopracciglio confuso quando Louis non si sedette vicino a lui ma, tutt'altro invece, restò in piedi, davanti a lui con sguardo indeciso, come se stesse per scegliere. Farlo o non farlo? 

«Harry, ti devo avvertire.» Ad Harry gli vennero i brividi lungo le braccia quando sentì quelle parole. «Questa cosa non è... semplice. Non urlare quando lo vedrai, cerca di non svenire e ti prego, ti prego Harry, non scappare da me.»

Tutto ciò che fece fu annuire con i brividi lungo il corpo. Milioni e milioni di domande vorticavano nella sua testa senza che le potesse gestire, rendendolo più confuso di quanto già non fosse. Perchè avrebbe dovuto scappare? Cosa ci facevano lì? Doveva parlare? Muoversi? E cosa centrava Niall in tutto questo? Tutte quelle domande nella sua testa furono interrotte quando Louis si posizionò davanti alla tomba di Niall e alzò la mani; cominciò a muoverle come se stesse suonando un pianoforte invisibile mentre la terra incominciò a tremare. Ad Harry era tutto così familiare e quasi fece fatica a ricordarsi come respirava quando riuscì a identificare dove aveva già visto quella scena. Il primo giorno che l'aveva incontrato, quando gli corse incontro. Si tappò la mano con la bocca per paura di urlare e scivolò dalla roccia finendo col culo a terra. Il cuore stava per scoppiargli nel petto e chiuse gli occhi aspettando che tutto quello finisse. Si chiese cosa stesse facendo Louis per far tremare la terra in quel modo e quasi pensò che non fosse lui a causare tutto quello ma, quando era indeciso se cominciare a spaventarsi o no, tutto finì. La terra smise di tremare e Louis abbassò lo sguardo, quasi in colpa, senza guardarlo. Harry non aprì gli occhi, forse per paura che ci fosse un mostro davanti a lui e ebbe paura, restando in quella posizione e cercando di regolarizzare il battito cardiaco che sembrava volergli uscire dal petto. 

«Ma che ci fai lì a terra, Haz?» 

Ad Harry mancò il respiro con le lacrime che già spuntarono ai lati degli occhi e con la speranza che quella fottuta voce non fosse solamente un brutto scherzo del destino. Singhiozzò appena col cuore a mille. Non era possibile. Aprì gli occhi prendendosi tutto il tempo del mondo, avendo paura che avesse sentito male, che quella non era realmente la voce di Niall. No. 

Poi lo vide. Raggiante, il sorriso sul volto, i denti biancastri e un po' storti. I capelli sporchi di terra e i suoi occhi. Quegli occhi che tanto gli erano mancati adesso erano puntati su di lui, con innocenza. Harry singhiozzò, più forte questa volta, e lo sguardo di Niall si fece triste.
«Che c'è che non va?» Gli andò vicino e Harry non ce la fece più, si alzò di scatto e lo abbracciò. Lo abbracciò così tanto che sembrò spezzarsi nelle sue mani, ma tutto quello non importava. Affondò il viso dentro il suo collo e non importava neanche della puzza che Niall emanava o della terra che aveva addosso.  Pianse tra quelle braccia come non faceva da tempo e lo abbracciò più stretto mentre Niall ridacchiava. Harry, ancora stretto in quell'abbraccio con tanto amore, aprì dolcemente gli occhi per incontrare la figura di Louis che ancora era racchiuso in se stesso, indeciso su cosa fare, chiedendosi se tutto quello che aveva fatto era sbagliato. Harry sorrise a Niall e lo lasciò per un po', solo per dirigersi da Louis e abbracciare anche lui. Lo ringraziò di cuore e pianse ancora un po' stretto tra quelle braccia. 

«Hey, hey! Cos'è tutto questo amore, Haz?» Ridacchiò ancora e diede dei colpetti un po' troppo forte sul braccio di Harry che «Porca puttana!» urlò quando vide la sua mano - che ovviamente non aveva notato perchè se ne sarebbe accorto da solo di essere morto non avendo la pelle su quel punto - che in quel momento si era staccata dal suo braccio. Harry e Louis risero, e di gusto anche, quando Niall fece una faccia talmente scioccata che non poterono assolutamente non ridere. 

Louis scoprì che Niall era seriamente un tipo simpatico e dopo avergli confessato cosa era lui adesso, Niall rimase interdetto per un po' prima di scoppiare a ridere come un idiota per poi... smettere all'improvviso, con sguardo impaurito:
«E come cazzo mangio senza stomaco!?» Harry aveva riso talmente tanto  che Louis non ne capì il motivo ma sorrise anche lui perchè la sola risata di Smeraldo lo rendeva felice. Si erano raccontati ogni cosa, e quando Harry gli chiese cosa si ricordasse della sua vita di prima, Niall ci pensò un po' su, prima di rispondere che tutto ciò che ricordava era l'immenso sforzo che aveva fatto per sorridere al migliore amico. Ed Harry era scoppiato ancora a piangere, abbracciando Niall come se fosse l'unico appiglio in un mare di sconfitte. Niall gli rivelò che tutte le santissime volte che veniva a trovarlo lui poteva sentirlo e, senza colpa, nominò i bulli ai quali Louis alzò il sopracciglio. Ne avevano parlato e Louis era stato parecchio incazzato con Harry per non avergli detto quel particolare, ma poi tutto si era risolto con qualche abbraccio e un paio di scuse. Si erano divertiti talmente tanto da non badare al tempo che passò fin troppo velocemente, non accorgendosi che era già mattina. Ad Harry venne quasi un colpo. Niall tornò a dormire nella sua tomba, con la promessa che la sera dopo si sarebbero rivisti ancora e Harry se ne andò salutando e ringraziando con tutto il cuore Louis per tutto, e avendo dato un ultimo lunghissimo abbraccio a Niall tornò a casa con la speranza che sua madre non fosse entrata in camera sua. Louis fece i salti mortali quando restò da solo, complimentandosi perfino con se stesso per il bel lavoro che aveva fatto. Non si era mai sentito così vivo e felice in quel momento. Se Louis avesse avuto un cuore, probabilmente, questo sarebbe pieno dei sorrisi di Harry.

L'unica pecca in quella stupenda serata era che Anne era entrata nella camera del riccio, quella mattina.







 
Stanno arrivando i guai!

Innanzitutto mi scuso per il ritardo ma ho avuto un po' da fare.
E poi, Anne sta per scoprire qualcosa!

Cosa ne pensate del regalino di Louis a Harry?
Ve lo sareste mai aspettato? 
Onestamente non so come mi è uscita l'idea di far tornare in vita Niall... ma dettagli.

A Domenica!
Un bacione
Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII. ***











VIII.





Erano passati esattamente quattro giorni da quando Louis fece uscire Niall dalla tomba ed erano cambiate talmente tante cose da quel giorno. Come, ad esempio Niall disse ad Harry come riuscire a non essere più lo zimbello dei bulli, e, Dio santo, Niall era la persona più adatta per dare consigli. Cambiò il fatto che adesso Louis e Harry erano più intimi, scambiandosi abbracci e baci sulle guance come se nulla fosse, come se tutto quello che stavano facendo non fosse anormale. Ma nessuno - soprattutto Harry - badava al fatto che sia Louis che Niall erano morti e, di solito, coi morti non si parla, ne gli si bacia una guancia e non ci si innamora nemmeno di questi. Ma ognuna di queste ipotesi, successe. Cazzo, si, Harry era innamorato di Louis come ci si innamora dell'alba, o del sole, o persino di quei piccoli gesti, seppur insignificanti, come i fiori. Erano cambiate talmente tante cose che Harry non si accorgeva dello sguardo furbo di Niall quando Harry restava fin troppo incantato a osservare Louis. Fin da vivo Niall aveva la capacità di capire ogni singola cosa passasse per quella testa vuota del suo Harry. Come, ad esempio, quella volta che erano in un bar in pomeriggio inoltrato e, con sguardo chino, Harry sorseggiava il suo cappuccino. Niall aveva capito immediatamente che qualcosa non andasse nel suo amico e capì anche il motivo quando posò lo sguardo sul cellulare; sua madre. Anne era solita assillarlo per ogni cosa, dal togliti i calzini quando sono sudati, Harry al Non arrivare tardi a casa, massimo le cinque. E quella volta non l'aveva fatto andare con Niall il quale l'aveva invitato, e Niall era subito pronto, in quel momento, a confortarlo e a dirgli che ci sarebbero andati una prossima volta. E adesso - come poteva non accorgersene? - aveva immediatamente capito i sentimenti che provava Harry per Louis. Si era solamente chiesto se sarebbe stato giusto, un amore così.
 
Qualcosa era cambiata pure a Louis che non riusciva a non pensare al riccio e di come si immaginasse il suo cuore prendere a battere forte se ne avesse avuto uno. Perchè quei piccoli gesti che si scambiavano mandavano Louis alla tomba, letteralmente. Un bacio sulla guancia, un abbraccio, una stratta di mano che facevano impazzire Louis e lo convincevano un po' di più del sentimento strano che incominciava a provare. Zio Werther lo convinceva che anche lui aveva provato delle sensazioni simili quando era ancora in vita, con sua moglie Maria, e che quel sentimento non era altro che l'amore. Amore. Cos'era l'amore? Louis se lo chiedeva tante volte, ma poi guardava Harry che gli sorrideva e auto-convinceva che l'amore era proprio lui; con le fossette, gli occhi smeraldo e i capelli ricci. 

Ed un altro singolare esempio era quello di Anne, che si era ovviamente accorta dei mancamenti la notte del figlio. Restava sveglia la notte quando sentiva la finestra aprirsi e contava le ore e i minuti di quanto il figlio stava via. Anne era mortalmente preoccupata; che faceva il figlio quando andava via? Di certo, la sua idea, non era quella di seguirlo a zonzo - «E se lo trovassi a combattere con uomini adulti per un po' di soldi? No, meglio che resti a casa.» -, la sua idea era semplicemente restare sveglia ad aspettare che smettesse con quella routine. Si stendeva sul divano e resta lì, ore, finchè non sentiva il rumore della finestra chiudersi. Poi aspettava, in silenzio, e andava a letto con un po' più di rabbia dentro ogni giorno. Spacciava, forse? O, in lato positivo, andava a trovare la fidanzatina? Ma perchè farlo di nascosto, allora? Perchè non di mattina, al pomeriggio o invitarla a casa? E, dopo quattro giorni di questa tortura, Anne decise che sarebbe arrivato il momento di discutere perchè, per Dio, era infuriata! Suo figlio avrebbe smesso con questa pagliacciata.

«Beh? Non è l'ora che dovresti andare?» Niall gli mise una mano sulla spalla, guardando la luna che pian piano si nascondeva nella valle. I tre giovani ragazzi stavano parlando di come sarebbe bello organizzare una caccia al tesoro insieme, che si sarebbero divertiti tantissimo e che potevano tranquillamente giocare in tre. Harry aveva detto a Louis come si giocava e gli aveva raccontato quanto adorava questo genere di cose, e a chiunque altra persona poteva sembrargli così banale, ma a Louis sembrò tanto un ragazzo così semplice. «Penso di si.» Harry rispose per poi alzarsi dalla tomba di zio Werther e, con fare impacciato, rimase un po' in piedi non sapendo cosa fare. Non voleva di certo andarsene, voleva rimanere con Louis - anche con Niall, certo. Il biondino si alzò e lo abbracciò e, facendogli un'occhiolino di cui non comprese il senso, si allontanò salutando anche Louis. 

«Buona notte Harry.» Louis gli sorrise e poi lo attirò a sé per stringerlo in uno dei loro soliti abbracci. Gli diede un bacio sulla guancia e con sguardo dolce, Harry si incamminò a casa. Era stanco, certo, molto stanco, ma mai si poteva stancare di andare a trovare il suo migliore amico - seppur mezzo morto - e il suo... suo? E Louis, ecco. Un sacco di volte si era chiesto se Louis potesse mai diventare realmente suo, e certe volte ci sperava anche, ma poi scuoteva la testa e realizzava che mai un morto e uno come lui potessero stare insieme. No.
 
Dopo un ultimo sguardo incantatore, Harry si allontanò dal ragazzo che amava e sperando che la notte successiva arrivasse presto così da rivedersi. Superò il cancello, e, non sapendo esattamente cosa si aspettava oltre le ante della sua finestra, superò la soglia del giardino di sua madre. Si arrampicò con cura sulla staccionata e arrivò alla sua finestra con facilità - ormai era abituato a questo. Aveva il sorriso stampato sul volto quando mise una gamba oltre la finestra e, un attimo dopo, quello non era più presente. Anne era seduta sul suo letto a braccia incrociate. Ad Harry gli crollò il mondo addosso. E ora? Cosa si sarebbe inventato?

«Harry? Già di ritorno?» Il tono ironico fece pensare a Harry che sua madre era molto più che arrabbiata. Riprese l'equilibrio e cercò di aprire bocca, col cuore a mille, ma Anne lo fermò, alzando una mano in segno di fare silenzio. Era furiosa! «E' più di quattro giorni che ti sento uscire, Harry. Questa pagliacciata deve avere una fine, e credo proprio che sia questa. Sono terribilmente preoccupata per te Harry, e non so il motivo per cui tu te ne vai sempre! Ti stai drogando? Vai a combattere con gente sconosciuta? Se hai bisogno dei soldi, io posso darteli tranquillamente! Ma, per adesso, sei in punizione per due settimane, non uscirai dalla tua stanza se non per mangiare e andare la mattina a scuola. Ci siamo intesi?» Anne lo guardò con sguardo quasi sofferente e preoccupato ma Harry non interessava che si preoccupasse per lui. Aveva appena detto che non poteva vedere Louis per due settimane! 

Harry andò nel pallone e cercò di balbettare qualcosa che non fosse stato «Ma- mamma, io... tu non puoi. Ti prego... io-», ma Anne si alzò dal letto di suo figlio e lo guardò dritto negli occhi. «Ci siamo intesi, Harry?»

Harry rimase pietrificato, fin troppo consapevole del fatto che niente e nessuno potesse smuovere quella decisione. Non poteva certo dirgli la verità! Come sarebbe andata a finire? «Hey, mamma, devo andare via tutte le sere per incontrare il ragazzo che amo e il mio migliore amico morto. Ah, anche l'altro è morto ma possono respirare!» Probabilmente l'avrebbe mandato dallo psicologo oppure sarebbe svenuta per, soprattutto, aver scoperto che suo figlio fosse gay. Quando Anne incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio, Harry si decise a rispondere. «Si, mamma.» E abbassò la testa. 




 
E da qui iniziano i problemi.
So che sono stata un po' cattiva ma poi vedrete cosa succede lol

Oggi non ho avuto molto tempo per aggiornare quindi scusatemi il piccolo ritardo.
E, uhm, niente di nuovo insomma.

Chi si immagina la faccia di Louis quando non vedrà arrivare Harry?
Io mi sarei presa a mazzate se avessi vito un finale così, ma vabbè hahah

A Domenica!
Un bacione
Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** PROBLEMA. ***


Ragazzi, ho avuto seri problemi con il computer. In pratica non mi apre le pagine di Google (quindi non posso nemmeno entrare su EFP, anche per questo sto usando il cellulare per avvertirvi) probabilmente a causa di un virus e cosi non mi permette di aggiornare il capitolo nove. Mi scuso per ogni cosa e soprattutto per questo inconveniente. Appena possibile (e spero presto) aggiornerò. Vi amo :) Un bacione, Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** IX. ***












IX.





 
Quella mattina Louis era andato a svegliare presto lo zio Werther - uno zio che non era realmente suo parente - dalla sua tomba, poichè era da un po' che loro due non parlavano e a Louis mancavano i momenti che passavano insieme. Werther non era altro che un gentil uomo che aveva vissuto sulla propria pelle la crisi dei tempi e sopratutto le bombe che arrivavano dai tedeschi nella seconda guerra mondiale. Un uomo gentile, alto e muscoloso; con un vecchio, sgualcito e polveroso smoking nero e un'arrugginita medaglia all'onore spillata sul petto. Una volta disse a Louis che era ancora innamorato perso di una donna che ancora oggi, vecchia e stanca, lo andava a trovare al cimitero. Louis ancora ricordava perfettamente ciò che gli disse in proposito - «l'ho conosciuta nel 1944 al banchetto dell'usato dietro l'angolo della piazza. Al tempo portavo sulle spalle solamente quindici dei miei anni, ma quando la vidi capii subito di esser innamorato di lei. Conosci il lampo di fulmine, Louis? Fu proprio quello; furente si scagliò su di me. Mi disse di chiamarsi Annabeth e di anni lei ne portava solo tredici. Non so se anche lei fu colpita dal quel fulmine, ma neanche la guerra e sopratutto la morte, sono riuscite a smembrare quest'amore. Tutt'ora l'amo come il giorno in cui la vidi la prima volta» -  e ne restò estasiato. Avevano parlato per ore sopra al muretto di legno, nascondendosi certe volte quando qualche persona passava nelle vicinanze. Parlarono soprattutto di Harry e di come Louis avrebbe potuto far nascere quell'amore che ormai era convinto di sentire. Werther gli consigliò molti di quei consigli su come far innamorare il riccio di lui, ma Louis non ne ascoltò nemmeno uno. Come avrebbe fatto? Lui era morto, e i morti non amano. Poi era calata al sera e Annabeth, come tutti i giorni, era venuta a trovare il suo amato proprio quando il sole toccò terra. Vestita con un sopr'abito rosa, rigogliosa e a testa alta, avanzava verso la tomba dell'amato - Louis e lo zio si erano nascosti dietro due rispettivi alberi lì accanto. Appena Werther vide la moglie, Louis sentì il sospiro che emanò, sicuramente triste di non poter correrle incontro e abbracciarla per l'ultima volta. La donna, seppur anziana - neanche ci si immaginava avesse ottantaquattro anni -, restò in piedi per dei minuti che sembrarono anni, e non dimostrò neppure il minimo sforzo di debolezza. Quando Annabeth se ne andò, e sussurrò il suo consueto «ti amo», senza accorgersene anche Werther lo disse, forse per abitudine. Annabeth si girò di scatto, sentendo quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille e Louis, che non si era nascosto con la testa dietro l'albero come aveva fatto Werther, vide il sorriso pieno d'affetto che sbocciò sulle labbra color rosa della donna. A Louis sembrò sapesse che suo marito era lì, che l'ascoltava. E sorrise anche lui, perchè quell'amore non sarebbe mai appassito.

La luna di Holmes Chapel era oscurata da grosse nuvole grige, che rendevano il cimitero ancor più cupo. La luce scarseggiava ma Louis aveva i suoi amici animali che gli tenevano compagnia, e c'era anche Niall con sé. Erano imbarazzati, entrambi, per esser rimasti soli per la prima volta; di solito Harry era con loro a farli ridere o rendere l'atmosfera meno insolita, ma sembrava che Smeraldo quel giorno fosse in ritardo. Le candele producevano una luce fioca che riusciva a illuminare il poco che c'era in quella tomba. Marghot, Giuly e Carol - il gatto, il topolino e un cucciolo di cane - erano sul ripiano ad occhi aperti; l'aveva animate per poter parlare un po' e sperare che almeno loro tre potessero smorzare quella tensione ma tutto ciò a cui si limitavano era a qualche sussurro. 

«Beh, bella casa.» Niall si guardava ancora in torno, cercando di cogliere il maggior numero di cose con lo sguardo. Al biondo piaceva osservare; questo si era ormai capito. E di certo non gli sfuggiva lo sguardo perso e quasi triste di Louis che annuì come risposta. 

«Come ti chiami, biondino?» Carol parve accorgersi della tensione, e cercò di scioglierla con un sorriso cordiale. «Niall. Voi?» Niall sorrise di rimando a quella piccola cagnolina senza coda. «Coral, e questi sono Giuly e Marghot.» Li presentò, abbagliando poco dopo. Giuly si nascose dietro una cassa di legno, impaurita, e Marghot miagolò come saluto. Poi, di nuovo un assordante silenzio.

Niall guardò Louis che fissava incantato le sue scarpe rovinate, non sorprendendosi se neanche avesse sentito la conversazione avuta con i tre animaletti. Sembrava perso in un mondo tutto suo, fatto di pensieri probabilmente più contorti del cubo di Rubric - il quale mai Niall era riuscito a completare. Louis sembrava preoccupato per qualcosa, e Niall sembrava esattamente cosa turbava il povero ragazzo. Ovviamente Harry non era in orario e Louis si era subito preoccupato; aveva la stessa espressione di quando a Niall gli sfuggì la questione dei bulli: labbra increspate, sopracciglia incurvate verso il basso e lo sguardo perso nel vuoto. Si preoccupò un po' per il suo nuovo amico e pensò fosse il tempo giusto per agire.

Allora Niall, guardando un po' fuori e sussurrando un «Ti dispiace?» alle piccole creature sopra il comò, alludendo al fatto che gli facevano inquietudine e chiedendo silenziosamente di poter togliergli... la vita? A Niall tutto questo era ancora molto - ma molto - strano, e cercava in tutti i modi di non grattarsi il collo o la mano - tutti e due con ossa sporgenti e senza pelle a ricoprirle. 

Louis annuì e con un gesto della mano li fece rimanere immobili, con sguardo perso e... così inquietanti! A Niall era parso il momento migliore per parlare di ciò che turbava ai due innamorati. Con Harry avrebbe parlato dopo, magari con la scusa di dover raccogliere dei fiori per la propria tomba, chi lo sa. 

«Okaaay. Racconta!» Niall quasi sembrava saltare dalla gioia per quanto piacesse vedere quei due insieme. Ogni sguardo o sorriso che si scambiavano si sentiva fiero di assistere a quelle dimostrazioni di puro amore. Louis lo guardò stranito, con l'umore che pareva essere pari a dove dormiva ora Werther: sotto terra. Dov'era Harry? Perchè non arrivava? Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Magari si era solamente annoiato di stare in sua presenza e aveva smesso di andare a incontrarlo. Smise di preoccuparsi quando dichiarò che, forse, era solamente un pochino in ritardo e sarebbe arrivato più tardi. Alzò un sopracciglio, non capendo appieno l'affermazione del biondo. Cosa doveva raccontargli? 

«Ma dai! Di te e Harry, chi altro? Si vede che ti piace!» Louis sgranò gli occhi e rimase di sasso quando sentì quelle parole. Come se n'era accorto? «Ma che d-dici! Non è vero!» Cercò di ingannarlo, fallendo miseramente quando balbettò. Abbassò gli occhi e giocò con le sue dita da scheletro, a disagio. «Louis, non mentirmi. Cosa provi per Harry?» Ma lì, non volle rispondere. 

Scansò la testa di lato, quasi scottato dallo sguardo accusatorio di Niall, rendendosi conto del guaio in cui si era cacciato. Louis si alzò e senza dire una parola uscì dalla piccola tomba, lasciando il piccolo biondo che sospirò appena vide la reazione dell'altro. Appena fuori, guardò il cielo e un attimo dopo una goccia di pioggia cadde sul suo viso. A Louis non era mai piaciuta la pioggia, preferendo il sole che cuoceva sopra la sua testa all'esser zuppo e infreddolito. Ma, quella volta, pur sapendo che da lì a poco sarebbe scoppiato un temporale si sedette a terra con la schiena contro il muro. Avrebbe aspettato Harry a costo di bagnarsi l'intera tunica, non gli importava della pioggia, voleva solo il suo Harry che lo riempisse di dolcezza. Si tirò su il cappuccio e aspettò. 

Aspettò per ore, sotto la pioggia, immaginando Smeraldo che correva per arrivare prima da lui. Niall era ormai andato nella sua tomba tempo fa, salutando Louis - ancora nella stessa posizione - con un cenno della mano e un sussurro flebile. Arriverà. Lo so, arriverà. Louis chiudeva gli occhi, appoggiava la testa al muro freddo e cercava di pensare a come sarebbe stato più semplice se lui non fosse morto. Probabilmente avrebbe difeso Harry dai bulli, o sarebbero andati ad un appuntamento in un ristorante scelto apposta da Louis e Harry sarebbe arrivato nel suo vestito elegante a baciarlo, sotto le stelle. 

Passano altre ore, e ormai Louis poteva già scorgere le prime luci dell'alba. Aveva fatto qualcosa di male? Chiuse gli occhi, ripercorrendo i giorni precedenti in pochi attimi con i ricordi, cercando qualcosa, qualunque cosa, che potesse aver fatto di sbagliato da far allontanare il riccio. Perchè? 

Singhiozzò, sotto quella pioggia rovente che gli bagnava i vestiti e che fungeva un po' da lacrime per Louis. Forse Harry si era preso un malanno, o forse aveva avuto un urgenza. Sì, forse è così. Ma, come le ore, anche i giorni passavano. Due, tre, quattro. Giorni in cui Louis non si mosse di un millimetro, giorni in cui restò completamente solo e immobile. Come un tempo, giorni che parevano così lontani a parer suo, dove lui non faceva altro che aspettare un qualunque segno. E, come quei tempi, Louis aspettava. Non un segno, questa volta, non qualcosa che potesse renderlo finalmente libero, no, ma qualcuno che lo rendeva libero, felice, senza pensieri e terribilmente vivo. Ma, dove una volta tutto questo c'era, dove Harry era con lui in ogni momento, ora era come se ogni traccia di lui fosse scomparsa. Il cuore che Louis non possedeva, parve rompersi. Ma ovviamente non era possibile. Solo con Harry sentiva ancora quei battiti che pompavano, e Harry non c'era. 








 
Vi sto aggiornando alle otto del mattino e il computer ha smesso di fare le bizze!
Facciamo festa, adesso haha. *mette la musica*

No, okay, la smetto.
Non sapete quando mi rende felice il fatto che era solamente un brutto periodo e per far ripartire il computer è bastato riavviarlo solamente due o tre (forse cinque) volte! Pensavo fosse qualcosa di più grave che non mi avrebbe permesso di aggiornare per forse un mese o giù di lì.

Il capitolo non mi piace, ho provato a cancellare qualche pezzo e riscriverlo per renderlo migliore ma ne è uscito questo... non ne sono fiera, ma vabbé. 
Louis ora è triste perchè non vede arrivare il nostro Harry. 
Cosa pensate accadrà? Sono curiosa di ciò che potete pensare! Haha

Vi volevo dire che se siete interessati potete andare a leggere altre one shot sul mio profilo e volevo avvertirvi che sto scrivendo una nuova storia Larry! Non so proprio quando la posterò, ma se volete vi avviserò :)

Vorrei ringraziare chi leggere/segue/commenta questa storia.
Soprattutto le ragazze che mi hanno detto cose dolcissime lo scorso capitolo <3

A Domenica! Sperando che non ci siano altre complicazioni.
Un bacione
Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** X. ***












X.




 

Sembrava che ogni piccola cosa, portasse Louis ad una sola ed una soluzione. Qualunque cosa sembrava che gli urlasse di correre, di non preoccuparsi delle conseguenze o degli ostacoli, che dopo sarebbe stato meglio, che se avesse trovato ciò che cercava ogni cosa sarebbe tornata al proprio posto. Perchè il dolore che aveva nel petto sembrava logorarlo ogni singolo giorno, e gli sembrava lo portasse in basso, verso un'oblio che a Louis non sarebbe piaciuto senza quella presenza che era diventata una costante. Provava un dolore immenso, un dolore al petto che neanche prima, quando tutto quel casino non era successo, aveva mai provato. Neanche quando, da solo, nella sua piccola ed umile casa, pensava a cosa avesse di così sbagliato da ritrovarsi lì. Ed aveva paura, ma non paura come quando i ragazzi di Holmes Chapel lo minacciavano di metterlo sul rogo, paura simile a quella di quando sei a casa, al buio, e tutto ciò che vuoi è qualcuno. Paura come quella di ritrovarsi chiuso a chiave dietro una porta, e lì con te ci sono solo le tue insicurezze più grandi, le tue paure, i tuoi scheletri dell'armadio che ti mettono la mano sulla spalla come un saluto di rincontro. Quella paura di non riuscire a raggiungere la meta, di non poter finalmente arrivare a quel traguardo che gli urlava di avercela fatta, che una volta sorpassato sarebbe stato felice. 

Ogni cosa sembrava urlargli di non aver paura, come quei fiori vicino alla tomba di Zibet, che sembravano più orgogliosi che mai, così lucenti. E così come fiori, anche zio Werther - che gli aveva detto di stare attento, ma l'aveva visto quello sguardo orgoglioso che gli aveva riservato - e pure Niall che era saltato dalla gioia, sbattendo le mani e facendo zig zag tra le tombe. E pure la luna sembrava sorridergli per infondergli coraggio, quella luna che tante volte sembrava avergli fatto un ghigno, in passato. Tutti sembravano quasi orgogliosi di lui, sembravano che lo stessero incitando a fare qualcosa... tranne quel grosso e arrugginito cancello che si ritrovava di fronte. Mai Louis si era sporto così oltre, mai. Quasi neanche si ricordò dove fosse l'uscita del cimitero, ma poi ebbe fortuna. E quando era arrivato lì, l'insicurezza, e la voglia di ritornare indietro quasi lo spinsero a mollare tutto, ma poi, quando era sul punto di rigirarsi, gli occhi del riccio gli erano apparsi nella memoria quasi fossero una foto di tanto tempo fa, un ricordo lontano che lui voleva far ritornare in vita. Louis chiuse gli occhi, cercando di metabolizzare il tutto e cercando di ricordarsi la via del riccio che Niall aveva nominato quando ancora erano insieme - «Vivi sempre nello stesso posto, Haz? Mi ricordo sia... rovent hill? 332? Oddio, sì! Come amavo la panetteria "Piccolo Forno" all'angolo.» Le parole del biondo parvero un po' sfocate alla testa di Louis, ma questo non impedì comunque a mollare il tutto. Prese un grosso respiro che lo calmò almeno un po' e, cercando di pensare del perchè lo stesse facendo, aprì la grossa anta del cancello. Avrebbe fatto tutto in tempo? La notte sembrava così lunga, ma Louis si ricordava molto bene che le persone vive restavano sveglie anche tutta la sera. Si impaurì. E se gli fosse successo qualcosa? E se l'avrebbero preso a sassate come facevano prima?

Louis incominciò a correre verso strade a lui sconosciute, cercando di arrivare il più in fretta possibile verso la casa del riccio, ricordandosi le coordinate, di capire quale strada prendere. Rintracciò poche panetteria, ma nessuna di quelle rispondeva al nome nominato dal biondo. Qualcosa nel petto di Louis si ruppe; non ce l'aveva fatta, aveva fallito di nuovo. Aveva cercato una soluzione in qualcosa troppo grande per lui, aveva fatto un passo più grosso della gamba e ora si era sbilanciato. Era caduto, di nuovo. Con le mani lungo i fianchi cercò un po' di lato positivo in questo... ma tutto ciò che riuscì a ricavare nella sua mente distrutta era che Harry forse non sarebbe più tornato da lui. Quella mattina si era alzato determinato più che mai a fare qualunque cosa pur di farsi dare delle spiegazioni sul perchè il riccio non era stato presente, perchè Louis avrebbe fatto qualunque cosa per il suo Smeraldo; come andare a cercarlo, di notte, anche con la certezza che se qualcuno l'avrebbe visto, si sarebbero arrabbiati con lui, e avrebbero urlato, pianto, sarebbero scappati terrorizzati dal suo essere. E anche se il sol pensar questo a Louis procurava un dolore immenso al centro del petto, non poteva non provarci. Perchè è sempre così, no? In amore, intendo. Quando ti innamori di una persona fai di tutto per quella, ogni cosa. E Louis per Harry avrebbe fatto di tutto. 

Tutte le sue certezze caddero e solo quando una piccola goccia di pioggia gli cadde sui capelli sporchi, alzò la testa al cielo. Sembrava che ogni certezza che aveva pensato, crollasse. Aveva detto che non sarebbe piovuto, come era convinto di poter trovare Harry. Si alzò il cappuccio nero della tunica sopra la testa e rialzò lo sguardo, così, per caso, e accadde. Rilesse molteplici volte la stessa scritta insicuro di essersi sbagliato, di aver le allucinazioni. L'incisione ROVENT HILL su un grosso pezzo di metallo colorato, era posizionata su un palo poco robusto. Louis cercò di non urlare per la felicità e incominciò a correre, leggendo i numeri delle case il più velocemente possibile. Il 332 era poco più in là; la luce di una camera accesa. Il bagliore della luna rese il viso di Louis più sereno. Chiuse gli occhi, si morse il labbro, e ringraziò ogni qualunque essere vivente per aver fatto accadere quel miracolo. Harry era a pochi centimetri di distanza, avrebbe potuto abbracciarlo nuovamente, o correre tra le sue braccia e farsi spiegare perchè non era più tornato...

Louis, che aveva ripreso a camminare, si bloccò. Perchè non era più tornato? E se avesse smesso perchè non aveva più voluto vedere la brutta faccia di Louis? Se fosse per questo motivo? Oppure perchè odiava la sua compagnia e aveva deciso di lasciarlo, no? Cosa avrebbe detto se fossero state queste opzioni? Come si sarebbe sentito?
 
Louis aveva provato dolore, tanta sofferenza e solitudine. Louis ne aveva abbastanza di tutto questo, di quei tempi in cui le giornate erano poco chiare e senza senso, di cui ogni giorno era solo ed uno passare delle ore. Poi arrivò Harry e quei giorni, quelle ore, avevano un senso perchè Louis aspettava così impaziente la sera per poter incontrare Smeraldo, era così felice quando lo conobbe che ogni volta che lo vedeva lo ringraziava con lo sguardo per averlo seguito, quel giorno. Louis non soffriva più di solitudine, non provava dolore e aveva due nuovi amici. Ma sembrava che lui fosse destinato a cadere nell'oblio, e no, no, Louis non l'avrebbe permesso di nuovo. Con tanto - tantissimo - coraggio, si fece forza e si incamminò verso la porta. Alzò la mano per bussare ma... se ci fossero state altre persone in casa? La luce alla sua destra si illuminò improvvisamente facendolo sobbalzare, e si nascose dietro il muretto che divideva il giardino della casa con l'altra. Vide un'ombra aggirarsi per la stanza, non riuscendo a riconoscere il volto a causa delle tende. Riuscì a distinguere dei ricci scompigliati e un sorriso mozzafiato gli incurvò le labbra. Era lì. Era Harry, il suo Smeraldo. Cominciò ad avvicinarsi senza farsi sentire e bussò alla finestra di quella che riconobbe come la cucina. Vide l'ombra di Harry fermarsi a quel leggero tocco e lo vide camminare verso la finestra, proprio davanti a lui. Quando Harry aprì la finestra, se Louis avesse avuto un cuore gli sarebbe scoppiato di un'immensa felicità. Sorrise come mai aveva fatto, con i denti ben in vista e gli occhi - l'occhio - che luccicava. L'espressione di Harry passò da curiosa, a spaventata, a, ancor peggio, tremendamente sbalordita; la bocca aperta e gli occhi sgranati. Louis si portò una mano alla bocca e cercò di attutire una risata a quell'espressione. Harry quasi gli venne da piangere e sorrise, andando subito ad aprire la porta.
 
«Ciao.» Louis, che si era posizionato davanti all'entrata, gli sorrise ancora. Alzò il braccio in segno di saluto e si guardarono per minuti che a Louis parve l'eternità. Non si aspettava di certo quell'abbraccio spacca-ossa in cui Harry lo strinse, ma era felice così perchè si erano ritrovati e ogni cosa andava per il meglio. Se Louis avesse avuto un cuore, probabilmente starebbe battendo proprio come quello di Harry. 










 
Mi vergogno di me stessa per questo immenso ritardo e potrei giustificarmi in ogni modo (ad esempio che non voglio che questa storia finisca, o che sono stata troppo pigra per pubblicare, oppure anche che il libro che mi hanno dato per le vacanze sembra che acquisti sempre più pagine man mano che vado avanti; cose del tutto vere, alla fine) ma non lo farò, perchè comunque era un compito che dovevo portare a termine e non l'ho fatto.

Spero che nel frattempo non abbiate abbandonato la storia, perchè comunque ci tengo molto sia a voi che ad ogni capitolo che posto. Siamo al decimo capitolo e anche il penultimo!  Piangete con me :(

Abbiamo un piccolo Lou che ha affrontato le sue paure e ho dato l'anima per scrivere questo capitolo, provando a mettere l'ansia, la paura e la felicità che il protagonista prova ad ogni momento preciso della storia.
Spero vi sia piaciuto.

A domenica, spero.
Un bacione
Charly Baby


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** XI. ***











XI.




 
Dopo quella notte, tra abbracci e spiegazioni ben volute, tutto ritornò alla normalità. E con normalità intendo che Harry prese regolarmente ad andare a trovare Louis ogni sera - ovviamente dopo aver scontato gli ultimi giorni in casa a causa della punizione. E con tutto, intendo proprio tutto. Ad esempio Anne, che, dopo una lunga serie di spiegazioni da parte del figlio, aveva capito che ormai era innamorato perso di un ragazzo - quando le disse di essere gay, aveva semplicemente sorriso e gli aveva raccontato che gli andava bene così. Harry era strafelice - e che ogni sera lo andava a trovare. Non gli aveva espressamente detto che si trattasse di un ragazzo mezzo morto - oddio, no -, ma che comunque usciva di sera perchè i genitori di questo volevano che non frequentasse nessuno. Quindi, Harry, invece che alle undici, partiva alle nove da casa, avvertendo sua mamma e dicendole di stare tranquilla e che sarebbe tornato presto. O, ancora un'altro esempio; Annabeth, dopo ottantaquattro lunghi anni e una dura vita passata un po' in compagnia e un po' a cavarsela da sola, aveva ceduto. Era morta pochi giorni dopo che Louis aveva fatto pace con Harry, e, anche se è una cosa brutta pensare che una persona fosse morta, Werther era così felice da ballare e danzare insieme a Louis e pregarlo di fare le sue "strane magie" - come lui le chiamava - anche su Annabeth. Dopo aver portato in vita anche Annabeth e averle spiegato il mondo dei non-morti, finalmente anche un bel lieto fine era giunto per quell'amore che mai era appassito. Oppure, l'altro esempio; Niall era riuscito a conoscere nuova gente, a uscire dal guscio e abituarsi a quella strana sensazione. Aveva conosciuto Werther e Annabeth, presentati da Louis, e Niall era stato ore e ore ad ascoltare i racconti dei due sulle loro avventure da giovani. Il biondo era pure riuscito a convincere Louis e Harry che il nome Larry era troppo carino e dolce poichè era l'unione dei loro nomi, i Larry avevano ceduto, da una parte perchè quel nome era seriamente troppo dolce e dall'altra perchè Niall era diventato troppo insopportabile. E poi c'erano quei due innamorati che, neppure oggi, dopo cinque lunghissimi giorni, non si erano ancora dichiarati amore. Solo abbracci, baci sulle guance, strette di mano e... tutto come al solito. Ma no, Louis era convinto che quello era il giorno perfetto, che era l'ora di potersi confidare e se non fosse stato ricambiato, Louis non ne avrebbe fatto un dramma - ovviamente, non davanti al riccio; una volta tornato a casa sarebbe probabilmente scoppiato a piangere. 

Non sapeva esattamente come progettare quell'appuntamento che avrebbe voluto mettere in atto, ma il vecchio e felice Werther gli aveva confidato molteplici volte che la semplicità sapeva conquistare il cuore di chiunque. E lui era la semplicità che voleva, che ormai amava con tutto se stesso. Louis sorrise, perchè sapeva come rendere Harry felice, e sapeva come poter conquistarlo. Ci avrebbe provato, e se niente avesse funzionato, avrebbe semplicemente smesso di abituarsi all'idea di avere qualcuno su cui contare. 



Harry era in ritardo quella sera, ma abbastanza da farsi perdonare da Louis, o, almeno, lui sperava fosse così. Era appena arrivato al grande cancello in ferro quando vide qualcosa che lo fece rimanere di stucco. Un... foglietto? Che ci faceva un foglio sopra il cancello di Holmes Chapel? Il lampione lì accanto gli permise di leggere ciò che c'era stato scritto. 

Spero non mi odierai per questo,
ma è l'ora di dirtelo. 
E quale modo migliore della caccia al tesoro?
Visto? Ora so scrivere! Ricordi dove mi hai insegnato?


Harry chiuse gli occhi, sorrise e quasi gli venne da piangere; Louis aveva fatto tutto questo per lui! Dovette resistere all'impulso di saltare e ridacchiare per tutto il marciapiede da tutta l'euforia che era nutrita dentro di lui e dovette mordersi il labbro per non urlare. Il suo cuore prese a battere fortissimo e si dimenticò di tutti i problemi, del brutto voto a matematica che aveva preso oggi a scuola e che era arrivato un po' in ritardo. Cercò di spazzare via ogni problema e rilesse il foglio un paio di volte prima di capire dove lui dovesse andare per trovare un'altro bigliettino. Ricordi dove mi hai insegnato? Harry se lo ricordava benissimo, quindi prese a camminare con il cuore che batteva troppo forte. La tomba di Werther era poco lontano da lui e ci rimase male quando non vide nessun biglietto ad aspettarlo. Magari si era sbagliato, magari non doveva andare lì. Rilesse il biglietto e quando alzò nuovamente lo sguardo, si guardò intorno. Lui sapeva che era lì dove gli aveva insegnato, se lo ricordava! Girò intorno alla tomba ed eccolo lì. Il sorriso di Harry riapparse sul suo volto e lo prese di furia, avendo paura che potesse volare via. 

Sei già qui? Pensavo non riuscissi a trovare il posto.
Okay, Smeraldo, ci siamo quasi. 
Ma, ammettilo, il fiore che ti ho regalato ti è piaciuto troppo.
Lo tieni anche sulla tua scrivania! 


A Harry quasi parve di sentire la risata di Louis nelle orecchie quando lesse l'ultima frase, e cercò di ignorare il modo di cui l'avesse chiamato - perchè, andiamo, era arrossito da cima a fondo e... Dio! - Harry ora era confuso... dove doveva andare? A casa, a cercare sulla sua scrivania o... in un'altra zona? Il fiore ce l'aveva ancora sulla scrivania ma, doveva ritornare fin laggiù? Rimase per minuti a rileggere l'ultimo bigliettino, cercando di capire cosa fare. Poi si ricordò. Da Zibet! Era lì che gli aveva donato quel piccolo dono, e se si fosse sbagliato, sarebbe corso fino a casa sua cercando di far presto. La casa di Louis non era poi così lontana e ci impiegò pochi secondi ad arrivarci. Guardò ai suoi piedi, immaginando subito che il foglietto potesse trovarsi lì. Lo vide, con appoggiata sopra una piccola margherita bianca. Harry se la mise tra i capelli, perchè almeno aveva le mani libere e lesse il bigliettino. 

Bravissimo, Smeraldo!
Il fiore è per te, perchè è così semplice per un ragazzo semplice.
Fai veloce che ho bisogno di dirtelo!
Ricordi dove tutto è iniziato?


Harry si bloccò. Loro si erano conosciuti proprio lì, dalla tomba di Zibet, lo ricordava perfettamente. Dove sarebbe dovuto andare? Corrugò la fronte e si guardò in giro; forse Louis sarebbe spuntato da qualche parte. Aspettò un paio di minuti, capendo che doveva far qualcosa, che non era quello il posto dove si erano incontrati. Ma allora... dove? Harry non ricordava, Niall l'avrebbe di certo aiutato. Aveva sempre la situazione per questo genere di situazioni. Niall avreb- "Niall!" Harry sgranò gli occhi e corse verso la tomba dell'amico e poco dopo lo vide. Come aveva fatto a dimenticare? Era andato lì la prima notte, doveva parlare con Niall, Louis era dietro l'albero, così bello, così bambino. Ed anche ora Louis era lì, così solare, con un sorriso di sollievo. Aveva avuto così tanta paura che Harry non si fosse presentato perchè avesse dimenticato quei posti così importanti per lui, oppure che i foglietti sarebbero potuti volar via al primo colpo di vento; Louis aveva fatto il più possibile per cercare di attaccargli il più in fretta possibile. Ma ora Harry era lì, e sentiva il suo cuore battere nelle orecchie. 

«L-Louis!
» Harry gli saltò al collo, sorridente, e Louis quasi si sentì male quando ricevette uno, due, tre baci sulle guance fredde. Chiuse gli occhi, godendosi il momento. «Tutto questo è così bello! Perchè?» Harry non si staccò per dire quelle parole, ma invece strinse più forte il corpo dell'altro. Louis sospirò, cercando di mantenere il respiro regolare e staccò piano il suo corpo dall'altro. Harry era ancora sorridente, e questo lo rese più tranquillo.

«Avevo bisogno di dirti una cosa.» Louis deglutì anche se lui saliva non la produceva, sentì la gola chiudersi e aveva quasi paura. E se Harry non volesse tutto questo? Rimasero in silenzio per alcuni minuti, Harry con lo sguardo rivolto su quel viso così angelico, e Louis con lo sguardo rivolto verso quel fiorellino incastonato su quei capelli morbidi e ricci. Alzò una mano e toccò quei capelli soffici, sorridendo appena. «Ti amo.» Sembrò dirlo con tale naturalezza che il cuore di Harry nemmeno se lo aspettava, mancando un battito o due per poi incominciare a battere fortissimo. Lo guardò con sguardo quasi sollevato e mise una mano sulla guancia dell'altro prima di rispondere. Sorrise, sorrise davvero tanto, facendo spuntare le due fossette ai lati delle labbra. Ridacchiò un po' prima di «Anch'io.» rispondere.

Poi si baciarono. Un bacio di quelli dolci, pieni d'affetto e così semplice. Semplice e perfetto, come loro erano in quel momento. 

Louis non aveva un cuore, non si ricordava neanche di avercelo mai avuto. Ma decise che, se ne avesse avuto uno, sarebbe sicuramente strabordato d'amore verso il suo piccolo Smeraldo.




Il grande cimitero di Holmes Chapel quella notte sembrava quasi magico, dall'atmosfera tranquilla e tenue, un fascio di luce illuminava qualche tomba e la bellissima luna faceva risplendere i volti dei giovani passanti; il lupo scheletrico nella valle aveva incominciato ad ululare il suo canto, rendendo il tutto anche un po' misterioso; i piccoli pipistrelli volavano da parte a parte nel cielo infinito; le nuvole grige oscuravano qualche volta la luna piena facendo spegnere l'unica fonte di luce su quel terreno. Per Louis tutto questo era così familiare, gli ricordavano i giorni tristi seduti su una roccia in compagnia solamente dei suoi pensieri. Quei giorni tristi in cui rimpiangeva di essere quello che adesso è, quei giorni tristi in cui voleva una compagnia capace di fargli spuntare il sorriso, quei giorni tristi che adesso sembravano così lontani da quelli di oggi che, a rendere il suo sorriso perfetto, c'erano le uniche due persone di cui aveva bisogno per rendere la vita un po' più completa. Le uniche due persone per cui si alzava ogni mattina più determinato che mai a non arrendersi, a sorridere ancora come mai aveva fatto prima, a essere migliore. Ogni mattina si alzava dalla sua casetta sorridendo, ripensando che c'erano due smeraldi ad aspettarlo, a proteggerlo e ad accudirlo. Mai nessuno gli aveva fatto provare sensazioni del genere, e quando, una volta in passato, Louis si era addormentato tra le braccia di Smeraldo sognando l'amore, si era un po' scioccato. Perchè i morti non dormono, e non sognano. Ma questo era accaduto solamente una volta, e Louis quasi non se lo ricordava più. Quasi. 

La sua vita era migliorata, capovolgendosi da sotto a sopra; mai era stato male, e mai aveva ripensato a quei giorni tristi. Harry e Niall si erano rivelati essere un appiglio così forte da non potersene più liberare. Louis può considerare quei due lunghissimi anni, i suoi preferiti: erano successe così tante cose che Louis faceva fatica a ricordarsene tutte, ma ogni giorno chiudeva gli occhi e ripensava a quando lui e Niall avevano imboccato il piccolo Harry perchè era ancora troppo magro, o quando Niall aveva voluto fare un giro del cimitero e, tra le tombe, aveva visto una foto di una ragazza bellissima col nome Alysha - ora se nessuno lo trovava da qualche parte, Niall era lì a parlare con la foto di lei. Louis si era pure offerto per portarla nuovamente in vita, ma Niall era troppo timido per parlare ad una ragazza così bella. Louis si ricorda anche quando lui e Harry hanno fatto l'amore per la prima volta, da Zibet, la notte del diciottesimo compleanno di Harry. Era stato tutto così dolce, così lento. Harry era penetrato in lui dolcemente, senza fargli male, spingendo lentamente fino a fargli raggiungere il culmine. Si erano stesi e poi avevano dormito insieme - fu esattamente quella notte che Louis si trovò a sognare. Erano pure andati a fare un giro della città - di notte, ovviamente - e Harry si era ritrovato a fare da guida come i giri per i turisti, con il paletto per farsi riconoscere - era un bastoncino improvvisato con un pezzo di stoffa avvolto sopra. Louis si era divertito a guardare Niall sbavare - non letteralmente - davanti ad una vetrina con dentro dei dolciumi e caramelle. Louis aveva chiesto cosa fossero e Niall gentilmente gli aveva spiegato che erano un cibo dolce e zuccherato di cui lui andava pazzo. Da lì, Louis chiese molte volte cosa fosse un oggetto trovato per caso al cimitero o dimenticato sul muretto della recinzione. Tipo un fumetto, o un pupazzo, o delle cuffiette. Poi Niall aveva deciso che da quel giorno in poi, una notte sì e una no, si dovevano trovare sulla roccia davanti alla sua tomba per poter parlare degli oggetti che adesso si trovavano in circolazione. Louis amava fare quelle lezioni private abbracciato al suo Smeraldo.


«Niall, cos'è una terevisione?»

I Larry, o come Niall amava chiamarli, adesso erano seduti vicini, il musetto di Louis spuntava dal petto di Harry che, piú grande di lui, gli aveva posato dolcemente un braccio sulle spalle per coccolarlo.  La roccia davanti alla tomba di Niall era un po' scomoda se occupata da quattro persone, ma Louis si fece il più piccolo possibile schiacciandosi contro Harry per far stare anche Niall seduto con loro. La luna illuminava l'occhio di Louis, quasi fosse una pietra preziosa, e quella luce accarezzava dolcemente i suoi lineamenti.

«Lou, si dice televisione» scoppiò a ridere, contagiando anche Harry che ridacchiò sul capo di Louis. «È tipo una scatola quadrata che si attacca alla corrente dove guardi delle immagini di alcuni film che rappresentano la vita quotidiana e non. Poi c'è-» «Come i fumetti!» Louis quasi lo urlò, interrompendo Niall, entusiasta di essere stato attendo alla lezione di pochi giorni fa. Niall sghignazzò e Harry sorrise al tenero ragazzo aggrappato al suo petto, e gli baciò la testa.

«Non proprio, Lou. Lí le immagini sono in movimento.»

Louis annuí, dando conferma di aver capito. Poi rimasero in silenzio per un po', ognuno per i proprio pensieri. Niall con la testa tra le nuvole ad immaginarsi cosa stesse facendo la sua famiglia in questo momento. Se lo era chiesto tante di quelle volte che Louis una notte decise di volerlo portare fuori dal cimitero, Niall ricorda di aver subito accettato e quando si ritrovarono a spiare dalla finestra della sua vecchia casa, capí che ora erano di nuovo felici e lui lo era altrettanto a vederli cosi. Maura, sua madre, era seduta sul divano davanti alla grande televisione e aveva la testa appoggiata alla spalla di Bobby che gli stringeva la mano poggiata sul grembo. Greg - fratello maggiore di Niall - era con Molly seduti sulla poltrona lì accanto, lei seduta sulle gambe di suo marito e Theo, il loro primo figlio, nonchè nipotino di Niall, in braccio alla madre. I loro volti erano sereni e felici. Prima di dirigersi nuovamente al cimitero, Niall vide le tantissime foto di lui da bambino, con Harry e non, sul comodino in soggiorno. Aveva sorriso e poi si era incamminato al cimitero con Louis accanto, nella sua nuova casetta - una tomba, simile a quella di Zibet. Quel giorno aveva capito che mai l'avrebbero dimenticato, che anche tra un paio d'anni loro avrebbero guardato quelle foto e si sarebbero ricordati che Niall era lí, in qualunque modo possibile. 
Dopo si ritrovò anche a pensare alla piccola e dolce Alysha che di anni ne portava solo sedici, morta sette anni prima - la causa Niall non poteva saperla, ma sperava solamente che si trattasse di una morte indolore. La didascalia sulla tomba riportava una frase che fece piangere tante volte Niall, rileggendola.
«Sono sicuro che ora, da lassù, continui a ridere delle nostre vittorie, sorellina.» e poi riportava la data di nascita e quella di morte. La foto della ragazza era in alto, sul lato sinistro, probabilmente era stata scattata incosapevolmente alla piccola Alysha, perchè era un sorriso più che naturale; si intravedeva sullo fondo una casetta di mattoni e la campagna era la predominante con tutto quel verde; poi c'era una ragazzina dai capelli lunghi e mori, il corpicino snello e piatto, il viso sorridente che giocava sull'erba; era in piedi, accanto a lei un ragazzo che le somigliava, la abbracciava dalle spalle e le sorrideva. Alysha guardava oltre la telecamera, probabilmente lo sguardo fisso sul panorama, mente il ragazzo la guardava con sguardo dolce. Niall avrebbe tanto voluto essere lì per guardare quella scena che ricordava un film.

«Niall?» Louis lo distrasse dai suoi pensieri. Niall si girò verso Louis con sguardo un po' perso e la mente un po' piena da pensieri scomposti. «Cos'è un film?» Niall ridacchiò un po' alla domanda di Louis, e pensò a delle parole che potessero far capire a Louis cosa fosse un film. 

«Sono un susseguirsi di immagini, come un video, che rappresenta qualcosa che dipende da ciò che parla la trama. Beh, la trama può parlare di una cosa quotidiana, d'azione, horror o altre serie di argomenti. Non so se hai capito.» Niall fece una smorfia, non riuscendo a spiegare al meglio cosa fosse un film a Louis. 

«Un giorno ne guarderemo uno, Lou.» Harry gli sorrise e poi gli lasciò un bacino sulle labbra imbronciate per la concentrazione. Louis subito sorrise e annuì a entrambi. 

Louis si perse un po' nei suoi pensieri, volendo sperimentare e osservare ogni cosa ci fosse al di fuori del cancello. Fumetti, televisori, cellulari, band e altre miliardi di cose che lui stesso nemmeno si immaginava potessero venir mai create. Le trovava affascinanti, e si era molto affezionato alle lezioni che Niall e il suo ragazzo gli davano un giorno si e uno no. Il suo ragazzo. Era cosí stamaledettamente bello poterlo dire. Erano passati due anni da quando si erano dichiarati amore proprio davanti alla tomba di Niall. Harry era diventato alto, muscoloso, i capelli riccioli gli incorniciavano il volto in maniera stupefacente e gli occhi erano diventati piu luminosi dall'ultima volta, il corpo di Harry adesso era magro e piatto, le costole non si intravedevano sullo stomaco e qualche muscolo faceva sbavare - non letteralmente, però - Louis. Harry era perfetto. Lui invece era rimasto lo stesso, tranne per quei capelli che ora erano stati tagliati in un ciuffetto ordinato sulla fronte - Annabeth aveva espressamente chiesto a Harry di portargli delle forbici per poter tagliare quei capelli troppo lunghi; Louis si era fatto convincere. Harry gli aveva detto che stava benissimo con quell'acconciatura, e Louis aveva abbracciato, soffocato e ringraziato Annabeth così tante volte che nemmeno si ricordava quante, per aver reso Louis più bello per il suo Smeraldo. E, beh, Louis pensava che la vita era perfetta anche senza tutti quei marchigegni di cui Niall gli parlava sempre, perchè con lui aveva l'essere che aveva fatto battere nuovamente il suo cuore morto.
Harry pensava a sua madre, che era ancora inconscia di tutto questo ma che era felice nella sua piccola bolla. Anne si era sposata con Edward, un uomo benestante e di buon cuore. Si era preso cura di Harry e di sua madre, accogliendo entrambi nelle sue braccia. Aveva accettato l'essere diverso di Harry e non l'aveva trattato diversamente, dicendo di aver molti amici omosessuali. Lo aveva anche aspettato a casa sveglio quando era ritornato più tardi del solito a casa. Infondo, pensava, non era così male avere una figura paterna che ti volesse bene. Pensava anche un po' alla scuola, che aveva fortunatamente finito da un pezzo. Pensava ai bei voti e ai bulli che, con l'aiuto delle parole Niall, avevano smesso di maltrattarlo. Pensava a quando i suoi problemi erano il cibo e i bulli, e a come deve la vita per Louis per ogni cosa; per avergli permesso di entrare nella sua vita monotona, per avergli concesso di stargli accanto, per averlo aiutato a mangiare, e lo deve ringraziare anche per averlo amato tanto quanto lui faceva ora. Harry sorrideva e poi pensava al suo Louis, cosí bello e piccolo. Pensava al modo in cui amava ogni singola cosa Louis facesse o dicesse. Amava il modo in cui gli aveva chiesto di fargli imparare a cantare, quando Niall gli aveva parlato delle band. Amava quando sbuffa ad Annabeth, o quando rideva con Niall. Amava la sua personalità, i suoi capelli, il suo occhio e il suo piccolo corpo. Amava il fatto che si era completamente donato a lui, il giorno del suo compleanno, aspettandolo nella tomba di Zibet che, non volendo, era diventata anche un po' di Harry. Ed amava il modo in cui diceva ogni volta che gli aveva fatto battere il suo cuore in una seconda vita. E lui sorrideva, perchè le cose erano meravigliose, perchè Niall era con lui, e perchè anche Louis, piano piano, aveva curato il suo cuore che, ai tempi della scuola, soffriva. E se qualcuno avesse osservato la sua vita da lontano, e gli avesse domandato chi lui era prima di tutto questo, lui avrebbe semplicemente risposto che era un ragazzo senza cuore, e che ora qualcuno glielo aveva fatto battere.


«Niall?» Entrambi i ragazzi si girarono verso Louis, che aveva tra le labbra il suo labbro inferiore e gli occhi curiosi. Niall annuì e gli sorrise, come a voler fargli continuare la domanda. «Cos'è la corronte?» Harry scoppiò a ridere, trasportando Niall che cercò di coprire il suo sorriso tra le mani, mentre Louis sorrideva, vedendoli tutti così felici e sereni. Come lo era lui, dopotutto.




 
Non so se essere triste per aver concluso una storia o essere felice per sapere che ci sarà pure un Sequel.
Ebbene sì, il gruppo su WhatsApp mi ha aiutato molto e ringrazio i miei tesori che mi fanno dannare.
Vi lovvo.

Passando al capitolo; ho deciso di farlo lungo, così che vi fate le idee chiare su come sarà il Sequel della storia.
E, attenzione, non so quando questo lo pubblicherò, ma manderò un messaggio o metterò un avviso, vedrò quel che posso fare.
Spero di aver reso felice qualche lettore e vorrei vedervi tutti al sequel!
A presto

Un bacione
Charly Baby

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** SEQUEL ***


SEQUEL POSTATO: MAGIC LOVE. ANDATE A DARE UN'OCCHIATA. Charly :D

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3131483