Lass mich traumen

di Meer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** eins ***
Capitolo 2: *** Zwei ***
Capitolo 3: *** drei ***
Capitolo 4: *** vier ***
Capitolo 5: *** funf ***
Capitolo 6: *** sechs ***
Capitolo 7: *** sieben ***
Capitolo 8: *** Acht ***
Capitolo 9: *** neun ***
Capitolo 10: *** zehn ***
Capitolo 11: *** elf ***
Capitolo 12: *** zwolf ***
Capitolo 13: *** dreizehn ***



Capitolo 1
*** eins ***


Anni ed anni di vita

Anni ed anni di vita. Tu, ferma davanti a quella finestra, guardando fuori, aspettavi che qualcosa cambiasse, mentre tutti ti giudicavano sbagliata, stupida. Ti deridevano.

Inutile sognare…, dicevano.

E tu, a quelle parole, non potevi che abbassare la testa e restare in silenzio. Incapace di rispondere, ti attaccavi maggiormente a ciò che sognavi.

 

Se non sogni, quale sogno, potrà mai avverarsi?!?

 

 Laß mich träumen…

 

Cammino, per la mia città, gli occhi rivolti verso il cielo, la mente altrove mentre l’ipod mi spara a palla la musica nelle orecchie. Ignoro, gli sguardi della gente. Sono anni ormai che, volente o nolente, sono al centro dell’attenzione.

 

Manie di grandezza?!?, penserete.

 

Si, forse…ma non è solo quello. Chissà perché, ma c’è sempre qualcuno che, non avendo nulla da fare, si ferma ad osservarmi.

E’ diventato talmente naturale, che oramai, non ci faccio più nemmeno caso.

Cammino, riflettendo, sognando ad occhi aperti, pensando a quando, un giorno, incontrerò “lui”. Un secondo, arrossisco solo all’idea, mentre la nausea mi prende subito alla bocca dello stomaco. Mi fermo, un attimo, gettando un’occhiata ad una vetrina, senza vederla realmente.

Penso, Io e “lui”.

Sospiro, poi, lentamente, mi volto, andando a sbattere contro un ragazzo alto almeno 30 centimetri più di me, e largo almeno il doppio. La botta è tale che, quando riapro gli occhi, chiusi involontariamente, mi ritrovo a terra.

Lui, la pelle più scura della mia, un cappello in testa ed un paio di occhiali da sole enormi, che gli celano gran parte del viso, mi osserva un secondo, immobile.

“Ehi!” mi lamento subito io, un po’ indignata, pensando che il mio aggressore, oltre ad essere una montagna, sia pure un gran maleducato “Cosa aspetti a darmi una mano?!?”

Lui, mi guarda ancora, mi scruta, riflettendo fra sé, prima di rispondere “Perché?!? Non sei capace di rialzarti da sola, ragazzina?” Un secondo, un sorriso di scherno appare sul suo volto.

Io sgrano gli occhi, completamente allibita. Corrugo le sopracciglia poi, senza più attendere, mi rimetto in piedi, fronteggiandolo. “Idiota!” esclamo, la voce irritata. “Non puoi mica andare in giro ad abbattere le persone e poi far finta di niente! Chi ti credi di essere?!?”

Lui, sorride ancora, alza le sopracciglia. “Dalle tue parole” inizia “…sembra che tu non abbia la minima idea di chi io sia…” conclude, dandosi delle arie.

Io, che gli arrivo a malapena a metà petto, alzo le sopracciglia, sempre più esterrefatta. Sorrido, maligna “Ti sbagli!” rispondo subito “So perfettamente chi sei! Un gran cafone!” urlo.

Un secondo.

Il viso di lui si irrigidisce. Sento, la tensione che aumenta, tra di noi e, contemporaneamente, lo sguardo di tutti i passanti puntati nella nostra direzione.

Fuori di me dalla rabbia, il viso rosso, cerco di calmarmi e, man mano che ci riesco, realizzo per l’ennesima volta quanto il mio interlocutore sia fisicamente più forte di me. Sentendomi un idiota, deglutisco, sperando di non essermi cacciata in un guaio, anche stavolta, per colpa della mia impulsività.

Abbasso un secondo lo sguardo, fissando le mani di lui. Due badili.

Deglutisco.

Un momento di silenzio.

Deglutisco di nuovo, prima di rialzare lo sguardo.

Potrai anche darmele, ma io la soddisfazione di abbassare lo sguardo non te la do!, penso, ricominciando a fissare il viso fermo di lui.

Gli sguardi della gente ancora su di noi.

Un altro secondo.

“Pensi davvero che lui le metterà le mani addosso…?” sento bisbigliare alla mia destra.

Io e lui ci voltiamo di scatto, per vedere chi ha parlato.

Una ragazzina, fa un salto indietro, urlando “Scusate!” prima di scappare a gambe levate con l’amica con cui stava parlando.

Sposto di nuovo lo sguardo su di lui. Il ragazzo ora mi sorride, complice. Un secondo dopo, una mano enorme, mi accarezza la testa, sistemandomi una ciocca di capelli via dal viso.

“Hai fegato, ragazzina…” dice, prima di sorridermi ancora.

Io lo guardo, allibita, completamente spiazzata. Tutto, mi sarei aspettata, tranne questo.

Lui sorride ancora. “Ti offro una birra, vieni!” esclama ancora.

Io, come un automa, senza sapere perché, lo seguo, in trance.

Un unico pensiero, ronza nella mia testa.

 

Regola numero 1: Non fermarti mai alle apparenze…

 

Dieci minuti.

Mi trovo seduta nel bar più chic della città.

Lui, seduto davanti a me, si leva il piumino ed io, improvvisamente, noto la maglia extra-large che indossa. Superfluo, parlare dei suoi pantaloni, talmente lunghi che il cavallo gli arriva più o meno all’altezza delle ginocchia. Sorrido, mentre lui, mi osserva, senza capire.

“Perché ridi?” domanda.

Mi mordo le labbra, per non continuare a ridere. “Così…” rispondo, mentre lui mi porge la carta.

Un secondo.

Prima di aprirla, prendo un bel respiro, preparandomi psicologicamente ai prezzi astronomici che ci troverò.

Un altro secondo.

Lui, gli occhiali da sole ancora sul naso, scoppia a ridere. “Tranquilla, pago io…”

Appoggio lo sguardo sui prezzi, sgrano gli occhi, poi lo osservo in volto “Ma sei un gangster?!?” domando, giusto per avere un’idea di chi mi sta di fronte.

Lui ride ancora. “Vedi che allora davvero non sai chi sono io….” Risponde, continuando a sorridermi.

Mi mordo di nuovo le labbra, scrutandolo, cercando di capire se ho mai visto il suo volto prima. Non mi viene in mente niente, perciò sospiro.

Lui sorride ancora “Non sono un gangster, ma un cantante…”

Io, sbatto le palpebre, sconvolta. Tutto mi sarei aspettata, tranne questo.

Un secondo dopo, lui allunga la mano destra nella mia direzione, riscuotendomi dai miei pensieri.

“Bushido…” conclude, presentandosi.

 

Stringendo la mano di Bushido, non potevo immaginare che sarebbe stato proprio il cantante-gangster a farmi conoscere “lui”…

 

 

Continua…

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Capitolo 2
*** Zwei ***


“AAAAAAAAAAAAAAAH

Laß mich träumenzwei

 

“AAAAAAAAAAAAAAAH! CHE BELLO!!!

Dopo aver gettato la borsa per terra, mi getto sul divano, per poi stiracchiarmi ed allungarmi per afferrare il telecomando.

Un secondo dopo, Tom, si getta al mio fianco, sul divano. Subito allunga la mano verso la mia, cercando di rubarmi il telecomando, ma io, salto in piedi, il sorriso enorme sul viso.

“Eh, no, fratellone! Chi prende il telecomando per primo, ha il potere!!!” esclamo, sollevando la mano verso il soffitto, con l’impressione che, a breve, un raggio di sole lo colpirà in pieno.

Un secondo.

Getto un’occhiata a Tom e poi mi mordo le labbra, per non scoppiare a ridere.

“Hai tutta l’aria di un esaltato, Bill…” esclama lui, serio.

Un secondo.

Scoppiamo a ridere poi io, torno a gettarmi sul divano.

Cosa guardiamo, allora?” domanda subito Tom, continuando a sogghignare.

Io sposto lo sguardo su di lui, poi sollevo il sopracciglio.

Un altro momento.

Tom mi sorride. “Hai ragione…domanda stupida…”

Sorrido a mia volta.

Click.

 

“BILL!!!!”

Io, in piedi sul divano, canto a squarciagola quando Tom, all’improvviso, inizia ad urlare dalla cucina. Smettendo di cantare, abbasso un secondo il volume.

“Che c’è, Tom?!?” domando.

Niente, lui non risponde, perciò ricomincio a fissare lo schermo e aumento di nuovo il volume.

Troppo tardi per riuscire a leggere il titolo della canzone e l’artista, inizio ad osservare il video, con l’impressione di non averlo mai visto precedentemente.

Ambientato in una scuola, che mi ricorda parecchio quella dove andavo con mio fratello, le scene sono in bianco e nero.

Sento, una voce femminile, cantare, in un modo abbastanza triste mentre, sullo schermo, scorrono le immagini.

 

Un ragazzo, che indossa dei vestiti extra-large, dando le spalle alle telecamera, sta seduto contro il muro. Il suo volto, fuori dall’inquadratura, è fisso davanti a sé. Osserva, una decina di quelli che devono essere i suoi compagni di scuola, che ridono.

Un secondo.

Abbassa il capo. I suoi capelli scuri, scalati, gli sfiorano le spalle.

Un altro secondo.

Rialza il capo. Di fronte a lui, non c’è più nessuno. E’ solo.

Riabbassa il capo, di nuovo.

 

Io, gli occhi sgranati, mi allontano il più possibile dallo schermo mentre, incapace di spostare lo sguardo, allungo la mano destra verso il telecomando che ho abbandonato al mio fianco.

L’ennesimo secondo.

 

Il ragazzo, sparisce dallo schermo. Al suo posto, una ragazza, cammina per i corridoi della scuola. Mentre canta, cammina, socchiudendo gli occhi, per poi riaprirli, fermarsi, ad osservare fuori dalla finestra. All’improvviso, tace.

Ora è una voce maschile a cantare.

 

Io, sgrano gli occhi. Quella voce ha qualcosa di famigliare.

Un secondo.

 

Sullo schermo, appare Bushido, seduto per terra, la schiena appoggiata contro il muro, canta.

Un altro secondo.

Lei ricomincia a camminare, ora, mentre la sua voce si fonda a quella di Bushido, tiene il viso rivolto davanti a sé, un’espressione decisa sul volto.

La telecamera la segue per un po’, mentre cammina per la scuola poi, a poco a poco, scende, lungo la sua gamba. Quando, finalmente si ferma, si vede solo la scarpa da ginnastica.

Poi, di nuovo, il ragazzo triste, appoggiato contro il muro.

Un secondo.

Alza lo sguardo verso la telecamera.

Sgrano gli occhi.

Il ragazzo è lei.

La telecamera si sposta di nuovo.

La persona che camminava, Bushido.

 

Sbatto ancora le palpebre, allibito. Mi alzo, in fretta, correndo allo schermo, per leggere il titolo della canzone e il nome di “lei”.

Un attimo.

Baaam!

Uno strofinaccio mi colpisce in pieno volto. Io, inconsciamente, sposto la testa alla mia sinistra.

Tom, dalla porta, mi fissa, le braccia incrociate sul petto.

“Che diavolo ti prende?!?” domando, esterrefatto.

“Non sentivi che era un’ora che ti chiamavo?!?” risponde lui, la voce un po’ scocciata.

Io, sbuffo, prima di riappoggiare lo sguardo sullo schermo. “Lei” sorride solo un istante, poi il nulla.

Sbuffo ancora.

 

Persa. Ma io non rinuncerò.

 

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Capitolo 3
*** drei ***


“Guarda te, che accidenti mi tocca fare

Laß mich träumendrei

 

“Guarda te, che accidenti mi tocca fare…”

Già scocciato dal fatto di aver perso la possibilità di leggere dallo schermo il nome di “lei”, a causa di mio fratello, ora lo sono ancora di più, e sempre per causa sua.

Stupido Tom, penso ancora mentre, la mente altrove, afferro cose a caso dagli scaffali del supermercato, gettandoli alla rinfusa nel carrello.

“Guarda te, se doveva pure gettarmi fuori di casa! E per fare la spesa poi! Ma per chi mi ha preso?!? Per la domestica???” esclamo a voce alta, al massimo dell’irritazione, evitando di incrociare lo sguardo delle persone che, immancabilmente, mi fissano.

Prendo un respiro profondo, cercando di calmarmi, poi mi sistemo meglio gli occhiali da sole sul naso ed il cappello, nel quale ho infilato i miei lunghi capelli.

Ci manca solo di causare una crisi cardiaca a qualche fan, e poi la giornata è davvero da buttare…, penso.

 

Immettendomi nel settore dei condimenti, mi trovo a sospirare, prima di gettare un’occhiata alla lista che mio fratello ha scritto con la sua affrettata calligrafia.

Impreco ancora, mentalmente, prima di rigirare più volte il foglio, sebbene sia certo di averlo preso dalla parte giusta. Al massimo dell’irritazione, non riuscendo a decifrare ciò che ha scritto, senza pensare, urlo “Scheiße!”

Un secondo.

Sgrano gli occhi perché nell’istante in cui ho imprecato, qualcuno, alla mia sinistra ha fatto lo stesso.

Fissando lo scaffale davanti a me, getto una veloce occhiata.

Un ragazzino, anche lui con gli occhiali da sole sul naso, se ne sta fermo davanti allo stesso scaffale. Il suo volto però è rivolto verso di me. Sento il suo sguardo addosso, mentre mi scruta incuriosito.

Non sapendo cosa fare, resto un secondo immobile, domandandomi se sia il caso di rischiare di farmi scoprire, ricambiando il suo sguardo.

Un attimo.

Non sentendo più il suo sguardo addosso, ricomincio ad osservarlo, incuriosito a mia volta.

Il ragazzino porta un paio di jeans extra-large ed una maglia altrettanto enorme, che gli arriva quasi all’altezza delle ginocchia. In testa, un cappello, simile a quelli che indossa sempre mio fratello.

I capelli devono essere davvero corti, penso, perché non ne vedo traccia ma, non appena ho finito di formulare quel pensiero, il mio sguardo è attirato dai numerosi orecchini che porta.

Involontariamente, corrugo la fronte, iniziando a studiare quel poco del viso che riesco a intravedere sotto gli enormi occhiali da sole.

Un secondo.

Si volta, ricambiando il mio sguardo. Improvvisamente, arrossisco, senza sapere perché, mentre osservo i suoi tratti, che hanno qualcosa di famigliare.

Inizio a pensare, velocemente, ma, non riuscendo ad arrivare ad una soluzione, impreco ancora mentalmente, prima di decidermi a spostare lo sguardo sui ripiani.

Ma perché sono qui?!?, mi domando un attimo dopo, prima di ricominciare a tentare di decifrare la scrittura di Tom.

“Accidenti!” esclamo ancora, per poi sbuffare ed aggrottare di nuovo le sopracciglia.

“Problemi?”

Sgrano gli occhi, completamente esterrefatto, voltandomi a sinistra per fissare quello che ho appena scoperto non essere affatto un “lui”. Sbatto le palpebre un paio di volte, lei sorride.

“Non capisco…” balbetto.

Lei, pensando che mi riferissi al biglietto, si avvicina di più, gettandogli una veloce occhiata.

Un secondo.

Il suo profumo, mi annebbia la testa, mentre continuo a fissarla come un idiota, mille domande che si rincorrono nel mio cervello.

“Ketchup!” esclama lei un secondo dopo, tirandosi indietro. Sorride.

Io, con uno sforzo immane, torno al bigliettino e, finalmente, decifro la parola “Ketchup”.

“Cavolo! E’ vero…”

Mi volto ancora a guardarla, lei sorride ancora.

Un paio di passi e allungo la mano, verso il barattolo di Ketchup. Il suo sguardo perennemente sulla schiena.

“Ehm…” la sento mormorare ed, immediatamente, mi blocco, il braccio a mezz’aria. Mi volto verso di lei, lo sguardo interrogativo sul volto.

Non è che ne prenderesti uno anche per me, vero?” domanda, rossa in viso, chiaramente imbarazzata.

Io sbatto ancora le palpebre, continuando a fissarla.

Lei deglutisce poi, ancora rossa, conclude “Non ci arrivo ed arrampicarmi sugli scaffali, non credo sarebbe una buona idea…”

Un sorriso, involontario, appare sul mio volto, mentre annuisco e, dopo aver preso la bottiglia per me, mi riallungo verso lo scaffale.

Le mie lunghe dita stringono il vetro. Ritraggo la mano, voltandomi verso di lei, porgendogliela.

“Grazie!”

Sorride, avvicinando la mano alla mia. Per un istante, le nostre dita si toccano ed a me, pare di percepire una leggera scossa, mentre il mio cuore, emozionato senza un apparente motivo, batte come durante una maratona.

“Prego…” mormoro, scordando però di ritirare la mano.

Un secondo.

Lei alza il volto, sorride.

Io, arrossisco, ridendo a mia volta per l’imbarazzo, decidendomi finalmente a ritirare la mano.

Lei si piega, appoggiando la bottiglia nel cestino. Si rialza.

I nostri sguardi si incontrano ancora, sebbene non riesca ad osservare bene i suoi occhi. Entrambi ci fissiamo, senza parlare, per alcune secondi, poi lei arrossisce, abbassando il viso.

La sua mano destra afferra il cestino.

“Beh…” inizia, rialzando il viso verso di me “…Grazie ancora…”

Io annuisco, scervellandomi ancora alla ricerca di una risposta alla mia domanda. Chi è? Perché ho l’impressione di averla già vista?

 

Lei, lentamente, inizia ad allontanarsi.

La osservo, invocando un’illuminazione divina quando, all’improvviso, torna a voltarsi verso di me.

La fronte corrugata, appoggia il cestino di nuovo per terra. Mi osserva. Prima il viso, poi il corpo.

“Sai…” inizia, continuando a scrutarmi “…Mi sembra che tu abbia un’aria famigliare…”

Sgrano gli occhi.

Un secondo.

Una donna, entra all’improvviso nel supermercato “See!!!” urla, la voce quasi isterica.

La ragazza di fronte a me, sbianca, voltandosi verso la porta, poi impreca.

See! Lo so che sei qui! Dobbiamo andare! Possibile che tutte le volte che mi distraggono un attimo, tu sparisci?!?” urla ancora la donna, mentre cammina veloce per i reparti.

Volta l’angolo, ci vede.

Il suo volto si illumina. “Eccoti finalmente!” esclama, avventandosi veloce sulla ragazza dall’aria famigliare, iniziando subito a trascinarla fuori dal negozio.

Lei, lo sguardo fisso su di me, muove la mano in segno di saluto.

Sconvolto, la fisso, avvicinandomi velocemente alla vetrina.

Sale su un’auto scura, dai vetri oscurati.

Un secondo.

Impreco.

Un altro secondo.

I vetri del finestrino si abbassano, mentre l’auto parte.

Lei, scruta velocemente all’esterno, alla ricerca di qualcosa, poi mi vede. Sorride.

Un altro cenno con la mano, prima di svanire.

 

Continua…

 

 

Volevo ringraziare Angeli Neri per il suo commento. Grazie! Spero di continuare ad incuriosirti con la mia storiaJ! A presto!

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Capitolo 4
*** vier ***


Laß mich träumen

Laß mich träumenvier

 

La macchina gira l’angolo. Io richiudo il finestrino, per appoggiarci contro il capo, sperando che il freddo mi schiarisca la mente.

 

Possibile che quello fosse “lui”?!?

 

Sospiro, poi nego, con la testa.

 

Gli assomigliava parecchio, ma è impossibile che fosse “lui”…

No.

“Lui” sarà chissà dove, probabilmente dall’altra parte del mondo, a cantare per la gioia di qualcun’altra.

Dovrei smetterla di sperare che compaia ad ogni angolo o, almeno, di vederlo in ogni ragazzo alto, magro, che si nasconde il viso…

 

Sospiro ancora, domandandomi se ho fatto bene a dare retta al mio amico-cantante-gangster.

Un respiro profondo.

 

Non posso che fidarmi di lui.

Non ho nulla da perdere.

 

Prendo un altro respiro profondo, poi appoggio gli occhi sulla mia manager che, immancabilmente, se ne sta con l’orecchio premuto sul cellulare. Ogni tanto annuisce con la testa, si scusa, e mi getta delle occhiate irritate.

Un secondo.

Ripone il telefono.

Ci scambiamo un altro sguardo, poi lei guarda l’orologio e sospira “Ce la faremo ma, grazie al tuo comportamento, il tempo stringe…”

Io, senza rispondere, mi volto verso il finestrino poi, quando lei sposta lo sguardo altrove, alzo un sopracciglio.

Sospiro.

 

Dove sei, Bill?!?

 

 

 

“TOOOOM!”

Entro in casa, gettando il sacchetto della spesa sul tavolo della cucina, subito seguito dalle chiavi. A passo svelto, percorro il corridoio sino alla porta del salotto. La spalanco, di colpo.

“TOM!”

Mio fratello, comodamente seduto sul divano, il pc sulle gambe, alza un secondo lo sguardo su di me. Sorride.

“Ehi…”

“Si, sono tornato!” esclamo, la voce quasi isterica, praticamente fuori di me per l’agitazione.

Un secondo.

Mi getto sul divano di fianco a lui. Volto il capo, iniziando a fissarlo, cosa che faccio sempre quando voglio parlargli di una cosa importante o, quando vorrei farlo ma mi vergogno e, con questo comportamento, lo invito ad indovinare cosa mi turba.

Un altro secondo.

Mio fratello torna a fissare lo schermo del pc.

Mi ignora.

Io sbuffo.

Mi ignora ancora.

Ricomincio a fissarlo.

Lui continua imperterrito ad ignorarmi.

Alla fine, esasperato, mi allungo per prendere il telecomando che si trova dall’altra parte del divano, coprendogli lo schermo col mio corpo.

Gli getto un’occhiata.

Lui continua a fissare davanti a sé, come se potesse vedermi attraverso.

Sbuffo ancora poi, mentre mi risiedo, lo colpisco, per provocare una sua reazione.

Ancora nulla.

Lo colpisco di nuovo, sul braccio.

Nemmeno mi guarda.

Ricomincio a sbuffare poi, all’improvviso, lampo di genio. Mi avvicino lentamente a lui, sollevandogli piano il cappello di tela.

Ancora non si muove.

Appoggio le mani al suo orecchio.

Prendo un bel respiro…

“TOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!!!!!!” urlo, con tutto il fiato che ho imparato ad accumulare in questi anni da cantante.

Mio fratello, stavolta, non riesce a far finta di nulla. Si ritrae, appoggiandosi una mano sull’orecchio.

Io, ovviamente, scoppio a ridere.

“Che accidenti ti piglia?!?” domanda subito, scocciato “Mi hai perforato un timpano!” si lamenta.

Io rido ancora “E’ la giusta punizione per aver ignorato l’iperattività ansiosa di tuo fratello!” controbatto, incrociando le braccia sul petto.

Lui sospira, continuando a massaggiarsi l’orecchio. “Sei senza speranza…”

Anche tu!” rispondo subito, accendendo il televisore ed iniziando a schiacciare tutti i tasti, senza nemmeno lasciare che l’immagine appaia sullo schermo.

Esasperato, mio fratello, si allunga, rubandomi in fretta il telecomando di mano.

Io lo guardo, gli occhi imploranti.

Tom solleva lo sguardo, scrutando il cielo, poi sospira.

“Ti pregoooooo!” mugugno io.

Ora è lui a sbuffare. Mi porge il telecomando “Niente zapping, però!”

Io annuisco, prima di strapparglielo e ricominciare a cambiare canale alla velocità della luce.

Un secondo.

Sento lo sguardo irritato di mio fratello addosso.

“BILL!” sbotta un attimo dopo “Se vuoi provocarti un attacco epilettico, sono affari tuoi, ma io non voglio!!!” esclama, tentando ancora di rubarmi il telecomando.

Io scatto subito in piedi, sfuggendo alle sue grinfie, per ricominciare a giocare con il televisore.

Rido.

Un momento di silenzio.

Dopo aver visto scorrere a velocità supersonica un’altra trentina di canali, Tom sbuffa ancora, deciso a ricominciare ad ignorarmi.

“Sei iperattivo come la prima volta che ti sei innamorato…” esclama, senza pensare.

Un attimo.

Smetto di fare zapping.

Mio fratello alza di botto il capo.

Io mi volto.

Lo vedo, sgrana gli occhi poi, velocemente, si toglie il computer dalle gambe e si alza. Si avvicina a me, continuando a fissarmi con gli occhi enormi.

Bill…” mormora, una volta vicino a me “…Dimmi che non ti sei innamorato…”

Io abbasso il capo, mi fisso le scarpe.

Un secondo.

Mio fratello si allontana di un passo “E’ successo al supermercato?” domanda.

Io, in silenzio, annuisco.

Tom, sospira, poi sbuffa, risiedendosi sul divano.

“Sei un idiota!” esclama, riprendendo il pc.

Sbatto le palpebre, allibito. “Cosa?!?” urlo, avvicinandomi repentinamente a lui “E’ perché sarei un’idiota? Perché credo nell’amore???

Tom mi getta un’occhiataccia. “Sei un idiota…” ripete, prima di voltare lo schermo verso di me, mostrandomelo.

Vedo la ragazza che cantava con Bushido che sorride, in una foto.

La fisso, esterrefatto, senza capire.

Corrugo le sopracciglia.

 

Pure lei a qualcosa di tremendamente famigliare.

 

“Sei un idiota perché mi hai fatto perdere due ore di tempo a navigare in lungo e in largo alla ricerca di lei! E poi ti innamori di un’altra. Che bell’esempio che mi dai, circa l’amore…” conclude, voltando di nuovo lo schermo verso di sé.

Sbuffa ancora.

Io mi lascio cadere sul divano, di fianco a lui. Comincio di nuovo ad osservare il volto di lei.

Un secondo.

Mentre Tom fa scorrere le foto, ne noto una davvero strana.

“Torna indietro!” esclamo subito.

Mio fratello ubbidisce, in silenzio.

 

Lei, seduta su una spiaggia, indica il mare.

Aggrotto le sopracciglia.

Mio fratello mi guarda, sorride “E’ la copertina del prossimo singolo…” mi spiega subito lui “Bushido ha scritto una canzone per lei…”

Io, annuisco, continuando ad osservare il volto di lei.

Quell’impressione di qualcosa di famigliare ancora viva in me.

Ma perché il mare?”

Un secondo.

Mio fratello scoppia a ridere, poi richiude il pc e si volta verso di me.

“Lei si chiama come il mare, fratellino… See…”

Un secondo.

Sgrano gli occhi.

Due visi si sovrappongono nel mio cervello.

Poi un brivido freddo lungo la schiena.

 

Così vicina…

 

Continua…

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Capitolo 5
*** funf ***


“Ehy, See

Laß mich träumenfünf

 

L’enorme salopette addosso, cammino, veloce, per gli studi televisivi, scortata a poca distanza dalla mia manager.

L’mp3 sparato a palla nelle orecchie, mi volto un secondo verso di lei che, ovviamente ricambia il mio sguardo.

Notando che è ancora arrabbiata, sbuffo, continuando a camminare.

Pochi passi e, sulla sinistra, finalmente noto la porta che sto cercando.

Allungo la mano, abbassando la maniglia.

Bushido, seduto su una sedia, immediatamente alza lo sguardo nella mia direzione, sorride.

Ehy, See! Sempre in ritardo, eh?”

Io, immediatamente, faccio una faccia strana. Lui mi fissa, un secondo, senza capire, poi getta un’occhiata alla manager, “fumante” per la rabbia, alle mie spalle.

Un secondo.

Bushido ride.

Mi volto. La mia manager, ovviamente, gli getta un’occhiataccia, poi appoggia il suo sguardo su di me. “Muoviti a cambiarti!” esclama, prima di uscire rapidamente dalla stanza “Io vado a vedere se riesco a guadagnare qualche minuto!”

Un secondo.

Sulla porta si ferma. Getta un’altra occhiataccia al mio amico-rapper. “Se se la darà di nuovo a gambe, ti reputerò responsabile!” esclama, la voce seria.

Io e Bushido, ci scambiamo una rapida occhiata. Io mi mordo le labbra, per non ridere, lui, invece, ride, tranquillamente.

“Certo, certo! Conta pure su di me!” esclama poi, la voce divertita “Sono la persona più responsabile del mondo, io!” conclude, strizzandomi l’occhio.

La mia manager sospira, rassegnata, poi, prima di svanire, mi intima di nuovo di darmi una mossa.

 

Rimasti soli, io e Bushido, ci scambiamo un'altra occhiata, prima di scoppiare di nuovo a ridere.

Ehy, See…” riprende poi lui “Che accidenti hai fatto, per renderla così sospettosa?” domanda, la voce ancora divertita.

Io sorrido, mordicchiandomi di nuovo le labbra. “Niente…solo cercare di darmi alla macchia…” concludo, prima di scoppiare a ridere.

Il mio amico mi fissa, un secondo, allibito, poi inizia anche lui a ridere. “Solo tu, puoi cercare di fare certe cose!” conclude.

Io annuisco, sorridendo ancora, prima di aprire la borsa ed estrarre i vestiti che devo indossare.

Un secondo.

Riappoggio lo sguardo su Bushido.

Sorrido.

Bushi…Non indovinerai mai chi ho incontrato al supermercato oggi…”

 

 

Il pc appoggiato sul divano, a pancia in giù, osservo le foto di lei, scorrere sullo schermo, quasi incapace di spostare lo sguardo, di pensare a qualcosa che non abbia a che fare anche in minima parte con lei.

See…”

Ripeto il suo nome, il volto che inizia a scottarmi per l’imbarazzo, mentre un enorme sorriso si schiude sul mio volto.

Sospiro.

Un secondo.

Un altro sospiro, solo che, stavolta, proviene dalle mie spalla.

Mi volto, velocemente.

Tom, una bottiglia di Cola in mano, mi fissa, le sopracciglia sollevate, poi inizia a scuotere la testa, senza parole.

Si avvicina, sedendosi sul divano.

Afferra il telecomando, poi mi getta un’altra occhiata, le sopracciglia ancora sollevate.

“Non sbavare sul mio pc, per favore…” esclama poi, cercando di rimanere serio e di non scoppiare a ridere.

Io, sbatto un secondo gli occhi, poi arrossisco. Rido, afferrando un cuscino, gettandoglielo addosso “Idiota! Non sono mica come te, io!”

Mio fratello, chiude gli occhi, mentre il cuscino lo colpisce, per poi scivolare sul pavimento. Sorride, portandosi la bottiglia alla bocca. Con l’altra mano, accende il televisore.

 

“Ospiti di oggi, in diretta, Bushido e See!” esclama un secondo dopo una voce femminile.

Io mi volto di scatto, verso mio fratello. Ci fissiamo un secondo, poi lui impreca ed io, osservando la sua faccia, scoppio a ridere.

Ma non è possibile! Ma cos’è questa cosa?!? E’ diventata un tormento! Manco fosse una soap-opera!!!

Sbuffa, per poi gettandomi un’occhiata divertita.

Io, dopo essermi rimesso in posizione eretta, osservo lo schermo senza spostare gli occhi un secondo.

Accidenti…, penso,…saremo stati in quegli studi un centinaio di volte e, l’unica volta che avrebbe avuto un senso esserci, sono qui, a casa, senza nulla da fare…Maledizione!

 

Driiiiiin

Sentendo il telefono suonare, mio fratello, comodamente seduto sul divano, mi getta un’occhiata, per invitarmi a rispondere.

Ovviamente, troppo preso dall’intervista a See, ignoro l’invito celato nei suoi occhi.

Tom sbuffa, allungandosi ad afferrare il ricevitore.

“Hallo?” esclama, poi un secondo di silenzio, prima che la sua voce risuoni ancora nella stanza.

Scheiße!” dice, prima di riattaccare e saltare subito in piedi.

Io, gli getto un’occhiata interrogativa, mentre corre fuori dalla stanza.

Sentendo il mio sguardo addosso, lui frena all’improvviso la sua corsa, rischiando di schiantarsi contro il muro del corridoio.

Il suo viso riappare nel vano.

“Ah, Bill! Tanto perché tu lo sappia, era David… Abbiamo dieci minuti!”

Io, sgrano gli occhi, spalanco la bocca, poi espiro, prima di correre a mia volta, urlando “Scheiße!”

A tutta velocità, affianco Tom nel corridoio, poi ci separiamo, fiondandoci ognuno nella propria stanza.

In fretta, mi levo ciò che indosso, gettandolo per terra, correndo poi all’armadio strapieno, per prendere un paio di jeans ed una maglia pulita.

Getto un’occhiata all’orologio.

Scheiße!” impreco ancora, mentre penso che ho ancora solo 5 minuti e mi devo pure truccare.

Un attimo.

Tom, già pronto, spalanca la porta.

Mi osserva, per poi alzare di nuovo le sopracciglia.

Io, ignorandolo, corro fuori, oltrepassandolo e gettandomi in bagno. Afferro l’astuccio dove tengo i trucchi.

Un altro secondo.

Vedo il viso sorridente di mio fratello riflesso nello specchio. Sogghigna.

Che diavolo hai da ridere?” domando, disegnandomi la riga nera.

“Niente…” risponde subito lui, prima di ricominciare a ridere “Pensavo solo alle coincidenze che capitano nella vita…”

Io, il mascara in mano, aggrotto le sopracciglia, non riuscendo a seguire il suo discorso.

Tom sogghigna ancora. “Se ti dicessi dove andiamo, fratellino, non mi crederesti…”

Richiudo il mascara, voltandomi verso di lui, le sopracciglia ancora aggrottate.

“E’ peggio di una soap-opera!” conclude lui, ricominciando a ridere.

Un altro secondo.

Poi il clacson di una macchina.

 

Continua…

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Capitolo 6
*** sechs ***


Laß mich träumen

Laß mich träumensechs

 

Mein Gott!!!

Gettandomi sul sedile del pulmino, finalmente ricomincio a respirare. Tom, seduto sul sedile accanto, tace, un secondo, anche lui senza fiato, mentre il pulmino, velocemente, riparte.

Un secondo.

Mio fratello, mi si avvicina, sorridendo per un secondo, accattivante, per poi sporgersi in avanti, per parlare con David.

“Non possiamo andare un po’ più veloci?” domanda, la voce tranquilla.

Io, batto le palpebre, un po’ allibito.

Non che Tom sia un ritardatario, ma non l’avevo mai sentito domandare una cosa del genere. Lui, per la maggior parte del tempo, è della politica che valga la pena sbattersi solo per le cose davvero importanti.

Un secondo.

David annuisce e Tom, il sorriso ancora sulle labbra, si risiede al mio fianco.

Un secondo.

Ricomincia a ridere, apparentemente senza motivo.

“Accidenti!” esclamo subito, iniziando a tirare la manica della felpa extralarge che indossa “Deciditi a dirmi cosa trovi così divertente! Così, ridiamo in due!!!

Mio fratello, limitandosi a sorridermi, tace ed io, irritato, sbuffo. Deciso ad ignorarlo, prendo l’ipod.

Sbuffo ancora, mentre il paesaggio fuori dal finestrino, scorre rapidamente.

Chiudo gli occhi, sospiro.

 

Chissà come sta andando l’intervista a See

 

 

“15 minuti di pausa!!!

Dopo aver sentito il regista esclamare queste parole, io, piena di energia, salto in piedi, urlando “Evviva! Ero davvero stanca di stare seduta in questa posizione!”

Un secondo.

La presentatrice e Bushido si scambiano un’occhiata, per poi scoppiare a ridere. Ovviamente, anche io mi unisco alle risate generali.

Solo la mia manager, continua a fissarmi, il volto preoccupato.

Sentendo il suo sguardo su di me, ricomincio a sospirare.

 

So, che lo dice per il mio bene, che dovrei darmi una controllata. So di essere un personaggio pubblico e che esistono molte persone che non vedono l’ora di vedermi fallire, ma non posso farci nulla. E’ più forte di me. Non sono più in grado di reprimermi. Ne va della mia felicità.

 

Sospiro ancora, poi mi viene da sorridere.

 

Chissà come sbiancherebbe, se sapesse che ho un debole per Bill!

 

“14!”

Esclama di nuovo il regista, interrompendo il filo dei miei pensieri. Io, sbatto un secondo le palpebre, poi mi volto di scatto verso il mio amico.

Bushi! Andiamo a fumare?” domando, socchiudendo gli occhi e sorridendo, in quel modo, che il mio primo ragazzo, aveva gentilmente reso con l’espressione “fare la carina con qualcuno per avere qualcosa in cambio”.

Un secondo.

Bushido, che nei miei confronti ha un atteggiamento strano, tanto che la presentatrice poco prima gli ha addirittura domandato se era innamorato di me, facendoci così scoppiare a ridere come due idioti, immediatamente si alza, sorridendomi.

Facciamo un paio di passi, verso la porta che da sul piccolo cortiletto interno, dove tutti gli artisti e non, vanno a fumare per sfuggire agli sguardi assillanti dei paparazzi, quando, dopo un secondo, il mio amico si ferma, voltandosi verso un addetto.

“Amico, fai sparire una sedia, ok?” dice, indicando il posto dove, fino a poco prima stavamo registrando.

Il ragazzo lo guarda allibito, poi sbianca, preoccupato, probabilmente temendo che uno di noi abbia intenzione di andarsene, senza avvertire nessuno “Ma…ma…” balbetta.

Bushido, alza le sopracciglia, concludendo con voce irremovibile “Falla sparire. Punto.” Dopo di che, appoggia una mano sulla mia spalla, conducendomi lentamente verso il cortiletto.

Usciamo.

Il cortiletto, al cui interno ci sono diverse panchine di cemento e numerose piante, è deserto.

Io e Bushido continuiamo a camminare, finché non raggiungiamo il posto più lontano, che da le spalle alla porta. Ci sediamo.

Io, tiro le gambe sulla panca, girandomi verso di lui.

Bushido estrae una sigaretta, accendendosela, per poi porgermi il pacchetto. Ne estraggo una, poi attendo, in silenzio, che lui me la accenda.

“Oh! Che bello! La pausa sigaretta!!!” esclamo poi, stiracchiandomi.

Bushido, intanto, mi getta un’occhiata. Sogghigna.

“Come ti senti?” domanda, all’improvviso, senza motivo.

Io, sbatto le palpebre, per poi aggrottare le sopracciglia. “Bene…perché?”

Il mio amico si passa la lingua sulle labbra, sogghigna di nuovo.

Bushi?!?

Un secondo.

Per non parlare, si accende un’altra sigaretta.

Bushi! Accidenti! Devi dirmi qualcosa, vero?!?

Il mio amico annuisce, però continua a tacere.

Io, getto il mozzicone, iniziando a scuoterlo, impaziente “Dimmelo!!! Daiiiii!!! Voglio saperlooooo!!!”

Il rapper, ovviamente, continua a ridere finché, all’improvviso, entrambi non sentiamo uno strano rumore ed io, realizzando di cosa si tratta, non torno a sedermi, lasciandolo stare.

Bushido estrae il cellulare dai pantaloni. Guarda il display. Sorride, poi se lo porta all’orecchio.

“Tutto okdice soltanto, poi ride, di nuovo.

Io lo fisso, ancora più curiosa.

“Studio A” esclama poi ed io, finalmente, capisco che sta dicendo a qualcuno dove ci troviamo, anche se non so a chi.

Un secondo.

Bushido ride ancora “Certo, certo, perché no?!? Solo un secondo!”

Lo fisso, mentre, lentamente, allontana il cellulare dal suo orecchio e si volta verso di me. Mi sorride, porgendomelo.

“E’ per te…” dice.

Io, lo fisso, ancora più interdetta, consapevole che nessuno delle persone che conosco, telefonerebbe mai a Bushido, per parlare con me.

Rimango immobile, a fissarlo.

Bushido riporta la cornetta al proprio orecchio “Aspetta ancora un secondo, è rimasta di sasso…”

Un altro secondo.

Mi tende di nuovo il cellulare.

Anche stavolta, io resto immobile, allora lui, chiaramente esasperato, mi apre una mano, mettendoci dentro l’apparecchio telefonico.

Ora, la mia attenzione, si sposta sul contenuto della mia mano.

Un altro attimo.

Bushido si alza, allontanandosi.

Bushi! Ma chi è?” domando, riscuotendomi finalmente dalla mia condizione di statua di marmo.

Bushido che cammina, le mani in tasca, si ferma un secondo. Si volta verso di me, sorride. “Rispondi, per saperlo…E ricorda, che prima hai detto che stavi bene…Mi aspetto che tu, dopo, stia ancora bene, e in grado di formulare frasi di senso compiuto…”

Ricomincia a camminare. Io lo osservo, sbalordita.

Un momento.

Si ferma ancora. “Anche se…” ricomincia “…l’idea di vedere andare fuori dai gangheri la tua manager…è molto allettante!” conclude, scoppiando a ridere, per poi uscire dal cortile.

 

Sola.

Il cellulare in mano.

Dal quale non sento provenire nessun suono.

Sospiro, fissandolo, cercando di calmarmi, senza nemmeno sapere per quale stupido motivo, ora sono così nervosa.

Sollevo il cellulare.

Un secondo.

Leggendo il nome sul display, deglutisco.

 

Non può essere…, penso, deglutendo, ora completamente terrorizzata.

 

Un altro secondo.

Hallooooo?!?” esclama un secondo dopo quella che riconosco subito essere la voce di Tom.

Per lo spavento, lascio improvvisamente andare il cellulare per poi, iniziare a fare il giocoliere in aria, per evitare che si schianti per terra.

Lo afferro di nuovo saldamente.

Deglutisco.

Halloooo?” ripete la voce di Tom.

Io deglutisco ancora, per poi iniziare a tremare.

Inspiro, cercando di calmarmi.

 

Non fare la stupida! Se hai questa reazione con lui, pensa con Bill!!!!

 

Sospiro ancora.

 

“Pronto?” esclamo poi, senza sapere, come e quando, ho portato il cellulare all’altezza dell’orecchio.

Dall’altra parte, silenzio.

Io sospiro, realizzando che Tom, probabilmente, si sarà stufato di aspettare.

Un secondo.

See

Un altro secondo.

Sgrano gli occhi, spalanco la bocca, completamente spiazzata.

 

Bill

E’ lui.

Lo so.

 

Deglutisco ancora.

See…” ripete la voce un po’ tremante di Bill.

Io, chiudo gli occhi, lasciando scivolare piano il cellulare fuori dalla mano, i brividi che mi attraversano il corpo.

Clack.

Il cellulare tocca il suolo.

Io, completamente immobile, fisso il muro di fronte a me.

See…” sento ancora.

Inspiro di nuovo, in un ennesimo inutile tentativo di tenere a freno il mio cuore.

See…”

Espiro.

See…”

La sua voce.

La voce di Bill.

Mentre fisso il muro, attraversata da brividi, sono consapevole che non è più necessario il cellulare di Bushido per sentire la sua voce.

Sospiro ancora.

Il cuore che batte all’impazzata, mi volto.

 

Bill, un cellulare in mano, rosso in volto, dall’altra parte del cortile, abbozza un leggero sorriso.

 

 

Continua…

 

Per Angeli Neri: Hallo!!! Grazie mille perché mi recensisci! Ammetto che, se non fosse per te, probabilmente non avrei più aggiornato, perciò, grazie! Poi, volevo chiederti scusa per il ritardo, ma è un periodo in cui devo assolutamente studiare! Cmq…Innanzitutto, sono contenta che il mio Bill ti faccia ridere!!!^^! Per il fatto che Tom ride… Ahaha! Io adoro il modo in cui si muove nella mia testa Tom!!! Ahahah! Lui è uno che sa il fatto suo… Diciamo che è uno da cui, io, mi aspetterei qualsiasi cosa! Sarà anche per questo che lo adoro!!! Grazie ancora e a prestoooo!!!

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Capitolo 7
*** sieben ***


Senza scherzi, credo di non essermi mai sentita male come in quel momento, mentre osservavo il ragazzo che volevo con tutta me

Senza scherzi, credo di non essermi mai sentita male come in quel momento, mentre osservavo il ragazzo che volevo con tutta me stessa, che avevo desiderato a lungo, fissarmi, il cellulare in mano, rosso in viso.

 

Bill.

La somma dei miei sogni, sei semplicemente tu.

 

Laß mich träumensieben

 

See.

In piedi di fronte a me.

Sento, il viso completamente rosso, per l’imbarazzo, come non mi accadeva più da molto tempo.

Inspiro, cercando di calmarmi, ripetendomi che non devo fare così, che ho a che fare con ragazze tutti i giorni.

Deglutisco.

 

Peccato solo che sia diverso, e che io, vorrei te.

 

See…”

Ripeto il suo nome, per l’ennesima volta. Il suo suono, all’improvviso, mi sembra la cosa più dolce che io abbia mai sentito.

La vedo.

Anche lei, completamente bordeaux, mi fissa, senza fare un passo.

Un secondo.

Raccolgo tutto il mio coraggio e, nonostante mi senta un completo idiota, per il modo in cui il mio corpo sta reagendo, mi impongo di fare qualcosa.

Un secondo.

See!”

Bill!”

Urliamo contemporaneamente, completamente imbarazzati.

Un secondo.

Entrambi scoppiamo a ridere, come due cretini.

Tra le lacrime, la osservo. Il suo volto, ora è molto più rilassato, rispetto a prima, anche se ancora parecchio rosso. Mi sorride.

Quando poi torna il silenzio, lei inizia a camminare verso di me, il suo sguardo che non si stacca un attimo dai miei occhi.

 

Sono incapace di spostare lo sguardo da lei.

 

Potrebbe crollare il mondo.

Un asteroide o una navicella spaziale, schiantarsi nel cortile ma io, sono sicuro, non me ne accorgerei neanche.

Finché guardo lei.

Finché lei guarda me.

 

Pochi passi, poi si ferma.

Un secondo.

La vedo, See, al culmine dell’imbarazzo, si osserva le scarpe da ginnastica.

Sorrido.

Non avrei mai pensato che, un giorno, avrei trovato sexy persino un atteggiamento del genere.

Un istante, poi lei, titubante alza il volto verso di me.

Sorride ancora, in silenzio.

Ci fissiamo, sorridendoci, come due cretini, ognuno, senza sapere che accidenti dire, troppo emozionato per parlare.

Un altro secondo di silenzio.

“SEE!”

Entrambi sentiamo una voce femminile urlare il nome di lei. Io, sbatto le palpebre, un paio di volte, riconoscendo, infine, la voce che ho appena sentito. La stessa del supermercato.

See, di fronte a me, il viso rivolto verso la porta, sbuffa.

“Non di nuovo…” sussurra, sconsolata.

Io sorrido, cercando di non pensare, che lei dovrà andarsene. Di nuovo.

Lei, torna ad appoggiare i suoi occhi scuri su di me. Sul suo volto, un’espressione delusa.

Un altro secondo, poi, un’altra voce, chiama dall’interno.

“BILL!!!”

Questa volta, sentendo la voce di David, sono io a sbuffare.

Sul volto di lei, poi, quando riappoggio lo sguardo, vedo un sorriso, complice.

“Stessa barca, vero, Bill?!?” dice, la voce più tranquilla.

Io annuisco “Già…”

Un secondo dopo, lei inizia a guardarsi attorno, velocemente.

“A cosa pensi?” domando subito io, curioso.

Lei torna a guardare me “Qualcosa in contrario a svignarcela?!?” domanda, un sorriso accattivante sul volto.

La fisso, un paio di secondi, sconvolto dalle sue parole.

Lei, sbianca. Pensando di aver detto qualcosa di male, subito aggiunge “Se non vuoi, non importa, tranquillo…”

Io continuo a fissarla senza parole.

 

Svignarmela…

Con te…

Andare via con te…

Mollare tutto, anche solo per una volta…

Non dovrei, eppure…

Perché, all’improvviso, tutto ciò che desidero, mi sembra essere solo te e me, insieme, ovunque?!?

 

“BILL!!!”

“SEE!!!”

Ricominciano a chiamare le due voci da fuori.

Lei, riappoggia lo sguardo sulla porta.

“Beh…Allora, Bill, torniamo al lavoro?” domanda.

Io, continuo a fissarla, in silenzio, combattuto.

Lei, alza un secondo le spalle, come per rassicurarmi che non è un problema, se antepongo il lavoro a lei. Sposta lo sguardo dal mio viso. I suoi piedi fanno un paio di passi verso la porta. Tende la mano, verso la maniglia.

Un secondo.

Vedo, la mia, scattare, come dotata di vita propria.

Lei, sbalordita, sgrana gli occhi, tornando a posarli su di me.

Le sorrido, tirandola indietro.

Lei, continua a fissarmi, sconvolta.

Io tiro dolcemente il suo braccio finché, afferrando la sua mano, me la porta all’altezza del petto, spontaneamente poi, imbarazzato per ciò che ho appena fatto, velocemente, sposto lo sguardo sul cortiletto, prima di domandare “Come accidenti facciamo ad andarcene?!? 

Anche lei inizia a scrutare il cortile, in cerca di una via d’uscita ma, ad entrambi, basta poco, per realizzare che siamo in trappola.

Scheiße!” imprechiamo, un’altra volta, all’unisono, prima di tornare a sorriderci.

Io, la sua mano ancora stretta nella mia, contro il mio petto.

Un attimo.

Lei si volta di scatto verso la porta, il volto attento.

“Si stanno avvicinando!” esclama, sentendo le voci che ci stanno chiamando, più vicine poi, all’improvviso, inizia a correre, trascinandomi con lei.

“Muoviti, Bill, muoviti!” mi incita.

Un secondo.

Sentendo la porta che si apre, lei, mi tira dietro la prima colonna che trova, cercando di farsi il più piccola possibile. Ovviamente, anche io faccio altrettanto, anche se, per l’imbarazzo di essere così vicino a lei, non posso fare a meno di arrossire vistosamente.

Un attimo.

Il suo profumo mi avvolge, mentre lei alza il viso verso di me. Nel giro di un istante, anche lei diventa bordeaux, per poi, sobbalzare, non appena sente rumore di passi.

Io, inconsciamente, la stringo, nascondendomi meglio dietro la colonna.

Altri passi.

Finalmente, le persone che sono appena entrate, si fermano.

Io e lei, ci stringiamo, immobili.

 

Sono una colonna…sono una colonna…, mi ripeto come un idiota, cercando di autoconvincere il mio corpo che deve stare perfettamente immobile.

 

“BILL” “SEE”

Sentendo di nuovo le voci, sgrano gli occhi, perché, alle mie orecchie suonano ancora molto lontane.

 

Eppure, qualcuno è entrato…, penso.

 

Non capendo, aggrotto le sopracciglia, poi deglutisco, ricominciando a dirmi di stare fermo.

Bill, piega in avanti la testa, se no, ti si vedono i capelli!” esclama, all’improvviso, la voce divertita di Tom.

Io, immediatamente sobbalzo.

Un secondo.

Stretto a lei, sento le risate di Tom e Bushido provenire dall’altra parte del cortile poi, proprio mentre medito, di mandare a quel paese mio fratello, per avermi appena fatto prendere un infarto, la porta cigola ancora.

Velocemente, mi piego in avanti il più possibile, come mi ha suggerito Tom, per nascondere anche i capelli.

Così facendo, in un istante, la distanza che separa il mio viso da quello di See è di circa due centimetri.

Ci fissiamo, negli occhi.

Sentendo il volto diventare ancora più caldo, vedo che anche lei, arrossisce rapidamente.

Deglutisco.

Tom!”

Immobile, mi concentro, sulla voce di David, per cercare di non pensare a quanto maledettamente lei sia vicina e quanto dannatamente, vorrei baciarla.

 

Un bacio.

Solo uno…

 

Tom…” ricomincia David.

Un secondo.

Altri passi, più leggeri, probabilmente la manager di lei.

Bushido…” chiama infatti la voce femminile.

“Wow! Si ricordano i nostri nomi, amico!” esclama un secondo dopo la voce del rapper, strafottente.

Un secondo.

Sento, lui e mio fratello che ridacchiano.

Torno a fissare See.

Anche lei, si mordicchia le labbra, per non ridere. La osservo.

Espiro.

 

Tom…Hai visto Bill?” domanda un secondo dopo David, consapevole che le prese in giro non sono assolutamente rivolte a lui.

“E See?!?” aggiunge subito la voce femminile.

“No” risponde subito mio fratello, la voce tranquilla.

 

Grande bugiardo, lui…, penso, considerando, una volta ogni tanto, quella sua capacità, come una cosa positiva.

 

Un secondo.

David sospira “Beh, ricomincerò a cercare…” conclude.

Sento, i suoi passi, allontanarsi.

E tu, Bushido?” domanda un secondo dopo la voce femminile, che suona abbastanza stizzita.

“Io, cosa?!?” domanda lui, ridendo.

“Hai visto See?” ripete l’altra.

Silenzio, per un paio di secondi.

“Credo di averla vista…forse era ieri…” risponde il rapper, la voce seria.

“Ma se eravate insieme fino a dieci minuti fa!!!” controbatte la donna, esasperata.

Un secondo.

Il rapper ride “E’ vero! Accidenti…Che scherzi fa, a volte, la vecchiaia…” tace  un attimo, poi conclude, la voce divertita “Non immagini quanto mi pianga il cuore per non poter essere d’aiuto ad una despot…ehm…, volevo dire, manager, solerte come te…”

Silenzio, per altri secondo, poi, sento la donna sbuffare. Infine, i suoi passi che velocemente si allontanano.

Due secondi.

Tom e Bushido si battono il cinque, poi anche loro iniziano ad allontanarsi.

“Mi auguro solo che quei due siano abbastanza furbi da non muoversi per un altro paio di minuti, tanto per essere sicuri di non correre rischi…” esclama Tom, dando suggerimenti.

“Tranquillo, amico, tranquillo!” lo rassicura subito Bushido “Quei due, sanno il fatto loro…Imboscarsi, invece che lavorare…Mica scemi…”

Un secondo, sento la porta che si apre.

“Speriamo solo che non esagerino…” ricomincia il rapper, sogghignando “Non vorrei trovarmi nei tuoi panni, se no, Tom... Zio a 19 anni…”

Un attimo.

Tom e Bushido, ridacchiano, consapevoli che noi, per non farci scoprire, non possiamo replicare.

Sento, il viso diventare ancora più rosso. Torno a guardare lei.

See, imbarazzata, pur di non guardarmi in faccia, praticamente ha seppellito il capo contro il mio petto.

Un secondo.

Sentendo il mio sguardo su di se, alza il capo, di colpo.

Un attimo.

 

Troppo vicini.

Il suo profumo, in un istante, mi annebbia il cervello e mi fa dimenticare dove sono e la mia timidezza cronica.

 

Un altro secondo.

 

Un bacio…

Solo uno…

 

Lei, mi osserva, negli occhi.

Io, faccio altrettanto, dimenticandomi quasi di respirare, il cuore che batte all’impazzata.

 

Un bacio…

Solo uno…

 

Il pensiero fisso nella mente, deglutisco.

Un istante dopo, See si alza sulla punta di piedi, socchiude lievemente gli occhi ed io, come una molla, senza più pensare, scatto, abbassandomi sopra di lei.

 

Si.

Un bacio.

Solo uno.

Per ora.

 

Continua…

 

Halloooo!!!

Per Angeli Neri: Halloooo! Oh! Che belloooo! ^^!!! Sono davvero tanto contenta che il pezzo finale con cell, ti abbia fatto sghignazzare^^!!! Io, sghignazzo spesso, mentre scrivo! (Immagina, una ragazza, che se la ride, da sola, come un’idiota, davanti ad un pc!!! NEUROOOOO!!! Ahahah^^!)

Per quanto riguarda Bushido e Tom…Io ammetto… Non riesco a vedere un’intervista a Tom, senza ridere e anche Bushi… Accidenti! A me, Bushido, mi fa ridere! Non ci posso fare nulla!!! Se ne esce con certe cose a volte… Io sono umana!!! Mica posso resistergli^^!!!! Ahahah!!!! Ora le smetto di dire cose insensate, promesso!!! Volevo ringraziarti perché reputi interessante la mia fanfiction!!! Grazie mille!!! Cercherò di fare del mio meglio!!! Ps: Ma i due tonni sono Bill e See?!? Tonni?!? Uhm… JAAAAA! Ahahaha^^!

Per Tokitoki: Hallo!!!! Te, nuova lettrice??? GUT!!!! Willkommen in unser traum!!! (Se stai pensando che sono scema, non sarò certo io a darti torto:-P, ma me, tanto contenta!!!!) Innanzitutto perché adoro farvi sghignazzare!!! GHIGNAMO TUTTI ASSIEME!!! AHAHAH!!! Anche perché, se tu hai riso per la mia fanfiction, non nascondo, che io invece ho riso per la tua recensione! Fantastica la tua mente^^!!!! Grande!!!! Grazie ancora e a prestoooo!!!

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Capitolo 8
*** Acht ***


Se invece di fuggire solo una volta, ti portassi via per sempre, tu verresti con me, Bill

Da dietro il muro, un ragazzo ed una ragazza, entrambi dai capelli corvini ed il trucco pesante, si sporgevano, un poco, per osservare la scena che si stava svolgendo davanti agli studi televisivi.

Un secondo.

La ragazza, sollevo il capo, incontrando gli occhi scuri di lui.

Si fissarono, i volti sconvolti, per un paio di secondi in silenzio, poi lei parlò

“E adesso, come facciamo a cavarci da questo impiccio???”

 

Laß mich träumenacht

 

Mi sembrava fosse passata una vita, eppure, era trascorsa solo mezz’ora.

Mezz’ora, da quando io, completamente presa dalle mie emozioni, avevo smesso di pensare e, con una audacia che non sapevo da dove fosse venuta, mi ero alzata sulle punte dei piedi, sfiorando le labbra di lui.

 

Ferma dietro quel muro, a solo pensarci, deglutii ancora, per poi tornare a guardare lui, Bill.

Sospirai.

 

Avevo baciato Bill, anche se la cosa, mi sembrava impossibile.

Avevo baciato Bill e, cosa per me, ancora più impossibile, lui, aveva baciato me.

Per dieci minuti.

Senza pause.

 

Sospirai ancora, deglutendo per l’ennesima volta, prima di tornare a focalizzare l’attenzione davanti a me, a quel guaio, di proporzioni stratosferiche, in cui, ci eravamo cacciati.

 

In cui io, lo avevo cacciato.

 

Tornai a fissare Bill.

Il suo volto era serio, mentre fissava anche lui di fronte a sé, probabilmente riflettendo, per trovare una soluzione.

Un secondo.

 

Ma perché dovevo essere così maledettamente stupida?, mi domandai, torturandomi, senza pietà.

 

Sospirai nuovamente, consapevole del perché.

 

Gli anni passano, ma certe cose non cambiano. Mai.

Io, che quando sapevo di compiere qualcosa che in realtà non dovevo, ero maniacalmente attenta ad ogni piccolo dettaglio, ogni qualvolta raggiungevo la felicità, perdevo completamente la testa, diventando la persona più distratta di questo mondo, pensando solo a ciò che mi dava gioia.

 

Alzai di nuovo la testa, osservando il bel viso del ragazzo.

 

Al momento, la cosa in questione, era lui.

 

Un secondo.

Bill abbassò il capo, notando il mio sguardo. Un dolce sorriso apparve sulle sue labbra, poi appoggiò il capo sopra al mio, le sue mani, si ricongiunsero sulla mia pancia, abbracciandomi.

“Non è tanto grave, tranquilla…” mormorò, teneramente.

 

Deglutii, per l’ennesima volta, mentre lui, mi cullava.

 

Dire che siamo nei guai, a mio modesto parere, non è sminuire la faccenda. E’ ignorarla completamente mentre si agitata proprio davanti ai nostri occhi.

 

Ancora tra le sue braccia, ricominciai ad osservare la scena, ripensando a ciò che era successo nella mezz’ora precedente.

 

 

Dopo il bacio,

 

…mio Dio, meglio non pensarci, se no, col cavolo che riuscirò a concentrarmi…

 

, mi ero staccata, lentamente, da lui.

Un secondo dopo, entrambi avevamo fissato le nostre scarpe, troppo imbarazzati, per osare osservare il volto dell’altro finché, ad un certo punto, il cellulare di Tom, vibrando furiosamente nella tasca dei jeans di Bill, non ci aveva fatto sobbalzare.

Gli sguardi, si erano incrociati e, senza più imbarazzato, eravamo scoppiati a ridere.

Una volta calmati, avevamo deciso di dare un’occhiata alla strada, per uscire dagli studi, per vedere se era libera.

 

Avevamo avuto una fortuna sfacciata.

 

Avevamo camminato, disinvolti, in mezzo agli addetti, fingendo di non aver nulla da nascondere, per poi, avanzare, lentamente, mano nella mano, rasentando il muro, quando i corridoi erano deserti, spiando da dietro ogni angolo, temendo di incontrare i nostri manager.

Alla fine, senza problemi, dopo essere addirittura riusciti a restituire i cellulari a Tom e Bushido, lasciandoli nei loro camerini vuoti, eravamo riusciti ad uscire.

 

Liberi, avevamo iniziato a correre, come due bambini.

Bill, che stringeva la mia mano, si era fermato quasi subito, dietro il primo angolo, per abbracciarmi.

Ci eravamo baciati ancora.

 

Non ricominciare! Concentrati!!!

 

Poi, nel giro di dieci minuti, avevamo scoperto di essere nei guai.

 

Che facciamo adesso?” avevo domandato, la voce allegra, specchiandomi nei bellissimi occhi scuri di lui.

Bill, gli occhiali da sole appoggiati contro la visiera del cappello che aveva in testa, mi aveva sorriso, riflettendo.

Un attimo dopo, il suo volto aveva rapidamente cambiato espressione.

Era diventato bordeaux.

Lo avevo fissato, senza capire, per alcuni secondi.

Lui, fissandosi le scarpe, si era grattato la guancia sinistra con la mano, imbarazzato.

“Forse sarebbe meglio andare a casa…” aveva iniziato, la voce quasi un sussurro.

Un secondo dopo, la persona con il viso più rosso, ero diventata io.

Lo avevo fissato, alcuni attimi, gli occhi sgranati, troppo sconvolta, per riuscire a parlare.

Vedendomi, anche lui aveva sgranato gli occhi, quasi urlando “No…! Ti assicuro…Non è come pensi…!”

Avevo continuato a fissarlo, in silenzio.

Ora era lui, che avrebbe attirato un toro da 50 chilometri di distanza, tanto era arrossito. “Solo…se qualcuno ci riconosce…senza guardie del corpo…”

Finalmente, avevo ricominciato a battere le palpebre, riprendendomi dallo shock.

“Cavolo! Non ci avevo nemmeno pensato!” avevo esclamato, la voce un po’ preoccupata.

 

Appartenevo a quel mondo, da troppo poco tempo, per pensare a cose di quel tipo…

Fin’ora, infatti, mi ero mimetizzata solo per sfuggire dalla mia manager…Ai fan, non avevo mai nemmeno pensato…

 

Un attimo di silenzio, poi la vocina razionale del mio cervello, aveva terminato la frase

 

…forse, perché ancora, non ne hai, di fan…

 

Avevo alzato il capo di botto, osservando il volto di lui, ora dal colorito normale.

 

Per lui, era un’altra cosa…

 

“Va bene, allora…” avevo esclamato, prima di arrossire ancora e ricominciare a fissarmi le scarpe, mentre esclamavo “Andiamo da te?”

Ok…” aveva risposto subito lui, sorridendo, ricominciando velocemente ad arrossire. Di nuovo.

Ma, solo un attimo dopo, il rossore era un ricordo.

 

Bill era sbiancato, improvvisamente. Aveva sgranato gli occhi, spalancato la bocca, portandosi una mano alla fronte.

“Le chiavi le ha Tom! Che idiota che sono!”

Io, avevo sbattuto di nuovo le palpebre, un principio di ansia che mi assaliva.

“Se siamo fortunati, riusciremo a scivolare di nuovo dentro, prendere le chiavi, ed uscire…” avevo risposto, cercando di essere ottimista.

Bill, aveva subito abbozzato un mezzo sorriso. “Proviamoci”

Avevo annuito, esclamando con voce carica “Ok!” poi lui, velocemente, si era piegato su di me.

Mi aveva baciato...

 

Concentrazione! Accidenti!!!

 

Solo che poi, quando ci eravamo staccati, ed avevamo appoggiato gli occhi sulla strada, io, non avevo potuto evitare di sbiancare.

 

Davanti alla porta dello studio, la mia manager, fissava di fronte a sé, perfettamente immedesimata nel ruolo che i signori della casa discografica le avevano affidato.

Il cane da guardia.

“Accidenti!” avevo mormorato, risentita “Come diavolo facciamo a rientrare?!?” avevo domandato poi, esasperata “Non appena mi vedrà, non mi lascerà più da sola! Sarebbe capace di aspettarmi fuori dalla porta del bagno!”

Un secondo.

Bill, alle mie spalle, aveva sogghignato, prima di rispondere, la voce tranquilla “David non è in giro…Posso andare da solo, prendo le chiavi e torno…”

Io, avevo sbattuto un altro po’ le palpebre, poi avevo annuito, anche se, l’idea di lasciarlo, non mi entusiasmava molto.

 

E piantala! Starà via un quarto d’ora al massimo…, mi aveva sgridato subito, la voce razionale del mio cervello.

 

Ma un quarto d’ora è lungo…, aveva risposto immediatamente, quella irrazionale.

 

Avevo sospirato, poi avevo annuito ancora, lo sguardo di Bill, incollato addosso.

“Farò prestissimo, promesso!” aveva concluso subito lui.

Entrambi ci eravamo voltati, tornando a fissare gli studi.

Un altro secondo.

Di nuovo, i nostri occhi si erano sgranati.

“…Talmente presto, che mi sa che non andrai…” avevo mormorato, esterrefatta.

Ero sconvolta.

 

Ma da dove erano sbucate tutte quelle ragazze, vestite di nero?

E, soprattutto, come diavolo, avevamo fatto, io e Bill, a non accorgerci di nulla, nonostante urlassero, con tutta la voce che avevano in corpo, il nome della band di lui?!?

 

Mi ero voltata, per fissarlo.

Bill aveva sospirato.

Io, lo avevo subito imitato.

 

Ora si, che siamo davvero nei guai…

 

Continua…

 

Hallo! Scusate il ritardo, ma devo studiare! Cercherò di postare il prima possibile! Grazie^^!

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Capitolo 9
*** neun ***


Laß mich träumen

Laß mich träumen

 

Le dita gentili di Bill scivolano, veloci, fra le mie ciocche di capelli. Io, lo sguardo fisso su di lui, osservo il bel volto preoccupato del ragazzo.

Bill, sospirando, si sfila il cappello, sistemandomelo in testa.

Il viso rivolto verso l’alto, gli sorrido, nonostante l’ansia crescente.

Deglutisco.

“Continuo a non essere d’accordo con la tua idea…”

Alle sue parole, accompagnate dalla solita espressione preoccupata, sorrido ancora, cercando di celargli il fatto che, nemmeno io, sono molto d’accordo con la mia idea.

Sposto un secondo lo sguardo sull’entrata degli studio dove, le ragazze, che urlano “TOKIO HOTEL!” si sono velocemente raddoppiate. Come funghi.

Deglutisco, poco convinta, poi prendo un bel respiro, tornando a guardare lui. Gli sorrido.

“So quello che faccio, tranquillo…” rispondo, mentendo spudoratamente.

Lui annuisce, per nulla rassicurato.

“Gli occhiali, ora…” concludo, la voce seria, tendendo la mano.

Bill mi porge i suoi occhiali da sole ed io, velocemente, li appoggio sul mio naso. Vedendo il suo volto pallido, gli sorrido ancora, cercando di mostrare maggiore sicurezza di quella che ho.

“Andrà tutto bene…” inizio, dandogli un secondo le spalle, per guardare ancora le sue fan “…Solo, dammi un po’ di vantaggio prima di urlare, ok?”

Mi volto, di nuovo verso di lui. Il ragazzo annuisce, il volto fermo.

Sorrido, poi inspiro ed espiro.

 

Mio Dio…Quanto vorrei, non doverlo fare…

 

Un passo verso la via.

Espiro.

Un secondo.

Le mani di Bill si chiudono sulla mia vita, tirandomi velocemente indietro. Sconvolta, sgrano gli occhi, ritrovandomi a fissare il suo volto, mentre lui chiude le braccia intorno a me.

“Non andare…” iniziai, la voce davvero preoccupata “…Vado io…”

Io, sgrano di nuovo gli occhi mentre, nel mio cervello, appare velocemente un immagine di Bill, senza bodyguard, circondato da fan. Deglutisco.

“No. Vado io. Non voglio che tu vada!” rispondo subito, decisa. “Puoi dire ciò che vuoi, ma io, la fuori, non ti lascio andare! Piuttosto, mi faccio acciuffare dalla mia manager!”

Il ragazzo mi osserva, impallidisce “Ma io… tu…” mormora.

“Ho detto no! E non intendo cambiare idea! Se farai come ti ho detto, ti assicuro che non mi succederà nulla! Le faccio allontanare quel tanto che basta per darti il tempo di rientrare. Poi, non appena sarai di nuovo fuori, chiamami, ok? Così, troverò un modo per seminarle…”

Sorrido, cercando di mostrarmi di nuovo tranquilla, ma basta un’occhiata alle sue fan, per tornare nervosa.

 

Non voglio farlo…Ma piuttosto che farlo fare a lui…

 

Deglutisco.

Bill, le braccia ancora attorno alla mia vita, sembra tutt’altro che convinto.

Cosa intendi fare, se ti prenderanno?”

Un brivido mi attraversa la schiena.

“Non voglio pensarci…” rispondo subito “…Mi inventerò qualcosa…”

Il ragazzo alza il sopracciglio destro “Ti inventerai qualcosa?!?” ripete, allibito “E se non ti venisse in mente nulla?”

Espiro, poi gli sorrido, alzando a mia volta le sopracciglia “Tu non mi conosci…Rendo molto bene, sotto pressione… Sono la migliore arrampicatrice sugli specchi, mai nata!”

“Uhm…” mugugna lui, ancora poco convinto.

Sbuffo “Fidati…” ricomincio “Ho fatto tanta pratica a scuola… Nessuno sa levarsi dai guai, bene come me…”

Bill espira, abbozzando un sorriso leggero “Sarà… Comunque, mi sembra davvero una cosa irresponsabile…”

Un secondo.

Scoppio a ridere “Non ho mai detto, che non lo fosse! Ma chi non rischia…”

Lui si mordicchia le labbra, ancora poco convinto.

“Dai! Starò attenta! E poi, tornerò velocemente da te… Il più velocemente possibile…” concludo, appoggiandomi un secondo contro il suo petto, sollevando un poco il capo.

Bill mi stringe, cullandomi un secondo. Espira, poi mi bacia la fronte, lievemente.

“Non riuscirò mai a farti desistere, vero?” domanda.

Io sogghigno “Mi dispiace, ma la risposta è no. C’è solo una persona al mondo in grado di farlo…”

Un secondo.

Il ragazzo si allontana un po’, per osservarmi il viso. La fronte corrugata, sembra alquanto seccato perché ha compreso di non essere lui, quella persona. “E chi sarebbe, scusa?” domanda, nella voce, un pizzico di gelosia, davvero malcelata.

Sorrido “Io, ovviamente!”

 

 

Il tempo di attraversare la strada.

Il cappello e gli occhiali da sole addosso. Il mio abbigliamento, così simile al suo. I capelli, che lui ha sistemato, di malavoglia, per darmi l’opportunità di ingannare le sue fan, finché fossero state sufficientemente lontane da me, da non notare, che sono almeno 20 centimetri più bassa.

Espiro, fissando Bill, fermo nella via.

Alzo la mano.

Lui annuisce.

Deglutisco, fissando le fan, preparandomi a correre.

 

Il tempo passa, senza che lui faccia ciò che deve.

Irritata, gli faccio un altro cenno con la mano, spazientita.

Lui annuisce ancora, ma poi, continua ad aspettare, per nulla convinto.

 

Dio! Odio aspettare, soprattutto quando so di dover fare una cosa che non voglio fare! Ti prego, Bill! Muoviti!

 

Alla fine, esasperata, inizio a camminare verso le sue fan, lo sguardo fisso su Bill.

 

Se non lo fai, vedrò di farlo da sola, solo che così, avrò meno vantaggio, e più probabilità che non ci caschino

 

Lo vedo.

In un secondo, dopo aver compreso le mie intenzioni, sbianca.

Un altro secondo.

Nel vicolo, si porta le mani alla bocca, per amplificare la sua voce.

“Oddio! Ma quello è Bill Kaulitz!!!

Gli sorrido, un istante, prima che le fan si voltino verso di me e, ingannate dalla distanza e dal loro desiderio di incontrare Bill, non iniziano ad urlare e correre verso di me.

Espiro un secondo, prima di voltarmi ed iniziare a correre, il più velocemente possibile.

 

“Sei sicura che riuscirai a non farti prendere?”

In un secondo, ciò che lui mi aveva chiesto poco prima, risuona nel mio cervello.

Io, avevo sorriso “Sono molto veloce… In educazione fisica, nessuno mi ha mai battuto…”

 

Ora deglutisco, cercando di concentrarmi sulla corsa, di non sprecare inutilmente le mie energie.

 

E’ vero, Bill

In educazione fisica, nessuno mi ha battuto ma, per il fatto che, all’epoca, nemmeno ci provavo a gareggiare, consapevole da tempo della mia scarsa resistenza.

Ora che poi avevo iniziato a fumare, pure il fiato era diminuito…

 

Continuando a correre, le fan dietro di me, che urlavano, espirai, prima di deglutire.

 

Spero solo che anche Bill, non abbia mentito, come ho fatto io…

E che, come promesso, non esca dal vicolo, prima che se ne siano andate tutte…

 

Mi voltai, un secondo.

Le ragazze correvano veloci. Avevano ridotto un po’ il distacco, ma avevo ancora sufficiente margine…

 

Speriamo solo che Bill non dica bugie…

 

Continua…

 

Halloooo!

Scusate il ritardo! Me, ora proverà ad aggiornare prestissimo! Anche se ho ancora da studiare! Scusate tantoooo^^!

Per Tokitoki: Hallo^^! Ho letto la tua recensione! Innanzitutto, danke! Parlando del fatto di riuscire a far funzionare il cervello di fronte a Bill… Beh, non dimenticare che questa è una fanfiction! Per quando lo incontrerò io, prego di avere qualcuno al mio fianco che mi sorregga e qualcun altro, che mi faccia un po’ di vento, per non svenire! Comunque, si, credo che subito dopo, mi farò ricoverare^^!!! Allora…Credo di aver capito che tu hai un debole per Georg… Io li adoro tutti e quattro^^! Ovviamente, non nel senso, che mi vedrei bene ad avere una relazione con tutti e quattro, ma perché sono troppo divertenti!!!^^!!! Per il pezzo dietro la colonna…Ahahah! Effettivamente si! Io, a volte, scrivo delle boiate pazzesche! E, mentre lo faccio, generalmente sogghigno come una demente di fronte al pc^^!!! Ma me si diverte troppo^^!!!! Scusate!!!! Per concludere…Davvero, tu mi fai sogghignare tantissimo quando mi lasci una recensione!!! Viel, viel Dank!!! E infine, lo studio… Maledetto studio… Aber Scheiße! Tu fai cucina? Il che, implica che frequenti un alberghiero! Figo! L’ho fatto pure io, nel ‘15-18! :-P! Grazie ancora e a presto^^!!!

Per Bimbaemo: …. Waaaaaaa anche a te^^!!! Scusa, sono scema! Comunque grazie!!! Mi fa davvero piacere che la mia storia ti piaccia!!! E’ una specie di storia per mettere Bushi sotto una luce migliore e non solo…. Beh, io so che la maggior parte delle fan non hanno una buona opinione di lui ma lui, a me, non dispiace… A dirla tutta, mi fa parecchio ridere… Comunque, nel prossimo cappy, saprai se sopravviverà!!! A presto!!!

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Capitolo 10
*** zehn ***


Laß mich träumen

Quattro o cinque metri di distanza.

Non danno molte chance di movimento, in un luogo deserto ma, invece, in un luogo affollato, possono essere la salvezza.

 

Laß mich träumenzehn

 

Un brivido mi attraversa la schiena.

Immobile, scosso dai brividi, la osservo, fuggire rapidamente, seguita a breve distanza dalle mie fans.

Continuo ad osservare quella massa di persone, a lungo, incapace di fare un passo, poi all’improvviso, mi riscuoto.

 

Devo muovermi, se voglio che non le capiti nulla.

 

Ricordando la promessa che le ho fatto, getto un’altra occhiata alla strada.

Via libera.

A mia volta, inizio a correre, un solo pensiero in mente.

                                                             

Prima trovo le chiavi, prima, io e lei, di nuovo insieme.

 

 

Come prevedevo, sono davvero stanca.

 

Sospirando, deglutisco, cercando ancora di non sprecare le mie energie.

Un secondo, poi mi volto, gettando una veloce occhiata alle mie spalle.

 

Accidenti! Complimenti alle fans per la loro resistenza! E’ proprio vero, che quando desideriamo qualcosa ardentemente, scopriamo di avere energie inimmaginabili…

 

Sbuffo, cercando di concentrarmi di nuovo sulla corsa.

Alle mie spalle, le ragazze, oltre a continuare a correre, urlano il nome di Bill ed altre mille cose che, nella confusione generale, non riesco a cogliere.

Mi volto un altro secondo, per controllare nuovamente il distacco.

Un attimo.

Le ragazze ricominciano ad urlare.

Sospiro.

 

Finirà tutto questo, prima o poi?!? Bill! Accidenti! Chiamami! Non ce la faccio più…

 

Un secondo.

Giro l’angolo, continuando a girare intorno al quartiere dove si trovano gli studi. Non conoscendo bene la zona, allontanarsi troppo significherebbe rischiare di cacciarmi in un vicolo cieco.

Deglutisco.

 

Se le fans dovessero capire, allora, si, che dovrei iniziare a pregare…

 

Continuo a correre, le gambe che si fanno ogni secondo più pesanti, mentre, alle mie spalle, sento i passi farsi sempre più vicini.

 

Un aiutino dalla provvidenza?!? Aiutoooooooo!!!!

 

Finalmente, quando non osavo più sperarlo, ecco che il cellulare nella tasca dei mie jeans, inizia a vibrare.

In un secondo, un enorme sorriso appare sul mio volto mentre, nuove energie, venute da chissà dove, mi riempiono il corpo.

 

Un ultimo sforzo…, penso, mentre, il mio cervello, lavora velocemente, cercando un modo di liberarmi dalle sue fans.

 

Continuo a correre finché, all’improvviso, una consapevolezza, si fa strada in me.

 

Basterebbe avere il tempo di levare il cappello, gli occhiali, e la giacca, senza farmi vedere e, penserebbero che Bill sia svanito, lasciandomi in pace.

 

Il mio sguardo inizia a correre veloce, per i vari negozi che si trovano sulla via. Subito, noto un centro commerciale, che fa proprio al caso mio.

Prima di accelerare, aumentando la distanza, involontariamente, mi ritrovo nuovamente a sorridere.

 

Mi getto, praticamente a peso morto, contro la porta di vetro dell’ingresso, pregando mentalmente di non beccare l’unica bloccata, perché schiantarmi contro qualcosa a quella velocità, di sicuro non mi farebbe troppo bene.

 

Come non ti faranno sicuramente bene, le fans di Bill, quando dopo lo schianto, avranno modo di metterti le mani addosso…

 

Le mani in avanti, socchiudo gli occhi, pronta all’impatto.

Un secondo.

La porta si apre, io sospiro, sollevata, riaprendo gli occhi mentre, alle mie spalle, sento le voci delle ragazze che continuano a seguirmi.

Nel centro commerciale, corro, finché non trovo ciò che cerco, un negozio con la doppia entrata.

 

Perfetto!

 

Con le ultime energie, scatto, veloce, iniziando a correre nel negozio, tra le file di scaffali dove, in perfetto ordine sono allineati diversi vestiti, alla ricerca di un luogo dove acquattarmi un attimo, per levarmi gli indumenti riconoscibili.

 

Corro e corro, guardando a destra e sinistra, mantenendo invariata la distanza con le fan.

Ehy! Qui non puoi correre!!!” mi urla all’improvviso una voce femminile.

Inconsciamente mi volto, vedendo una commessa, che, alle mie spalle, mi fa gesti abbastanza irritati “Fermati! Ho detto che non puoi correre! Rischi di fare male a qualcuno!”

Alle sue spalle, all’improvviso, appaiono le fans, in massa. Vedendole, deglutisco, impallidendo immediatamente.

La commessa, mi getta un’occhiata interrogativa poi, finalmente, sentendo delle voci alle sue spalle, si volta.

Un secondo.

Urla, per poi rituffarsi nel vano tra due scaffali.

La vedo, un istante, gambe all’aria, poi alle mie spalle, solo le fans.

 

Accidenti!..., impreco mentalmente, ricominciando a guardarmi intorno, sperando contemporaneamente che la povera commessa non si sia fatta troppo male.

 

Un attimo.

“Corri! Non ti fermare!!! Corriiiii!!!” urla la voce della commessa, sempre più lontana.

Sorrido, poi, espiro finché sulla mia destra, finalmente, vedo la seconda uscita. Mi getto veloce nella corsia. Arrivata alla porta, la spingo, poi mi tuffo dietro un divanetto, sul quale sta seduto il manichino di una donna. Mi acquatto il più possibile, pregando con tutto il cuore che ci caschino.

 

Pochi secondi, che a me appaiono ore.

Le fans, si avvicinano alla porta. Si fermano, iniziando a guardarsi attorno.

Io, acquattata dietro il divano, inizio a fare voti che vanno da “giuro che non toccherò mai più una sigaretta” fino al più estremo “Non tenterò mai più di fuggire dalla mia manager, anzi, d’ora in poi, farò qualsiasi cosa mi dirà!”

Le fans si guardano ancora intorno un paio di volte, poi, notano, la porta che sbatte, ora praticamente ferma.

Dev’essere uscito!” esclama una.

In un secondo, tutte le fan si slanciano verso l’uscita.

I loro passi, veloci, si allontanano.

Io, ancora acquattata dietro al divano, finalmente, ricomincio a respirare.

Aspetto ancora un paio di secondi, poi mi sporgo, per osservare attraverso il vetro dell’uscita.

In fondo alla via, vedo le ragazze che corrono di nuovo verso gli studi.

Esausta, espiro, poi mi siedo sul divanetto, di fianco al manichino, cercando di recuperare un po’ di fiato.

 

“Tutto bene?” domanda una voce femminile all’improvviso.

Voltandomi di scatto, a dirla tutta ancora un po’ terrorizzata, all’idea che possa trattarsi di una fan, impiego un paio di secondi a riconoscere la commessa. Lei, mi fissa, il volto preoccupato.

Sorrido. “Adesso si…” rispondo, il fiatone che scuote ancora il mio petto.

La commessa, sposta il manichino, per sedersi accanto a me. I suoi occhi, fissi su di me.

Infastidita dal suo sguardo, mi alzo, avvicinandomi alla porta. Getto un’altra occhiata alle fans, un punto nell’orizzonte.

 

Me la sono vista davvero brutta, questa volta…

 

Appoggio la fronte contro il vetro, per far scendere un po’ la temperatura. “Davvero va tutto bene?” domanda ancora la commessa.

“Si…” rispondo subito, gli occhi chiusi “Ho solo corso troppo…”.

Espiro.

 

Bill!

 

Spalanco gli occhi, di colpo, afferrando il cellulare, pronta a mandargli un sms, per fargli sapere dove sono, di modo che lui, possa passare a prendermi.

Osservo lo schermo.

Il mio corpo, scosso da brividi di puro terrore per via del nome che compare sul display.

Bushido.

 

Continua…

 

Hallooooo!

Scusate il ritardo^^!!! A presto e grazie di tutto!

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Capitolo 11
*** elf ***


Laß mich träumen

Laß mich träumenelf

 

Il corpo scosso da brividi. La paura che, repentinamente, prende completo possesso di me, rimettendomi nella condizione di operare al massimo della potenzialità.

Solo un secondo, in cui fisso allibita il nome di Bushido, sul display del cellulare.

Espiro.

Il mondo in un secondo scompare.

 

Le fans sono quasi agli studio. Anche Bill è lì e non è ancora uscito. Se però, dovesse farlo…

 

Un brivido mi attraversa di nuovo la schiena mentre porto velocemente il cellulare all’orecchio.

Il telefono squilla.

 

Bill! Ti prego, rispondi! Accidenti!!! Rispondimi!!!!

 

Tuuuutuuuu.

Il cellulare squilla a vuoto per cinque minuti finché, all’improvviso, scatta la segreteria telefonica.

Sbuffo, tornando a fissare l’orizzonte, dove le ragazze sono solo un puntino.

Espiro, rassegnata, aprendo la porta ed uscendo dal negozio.

 

Non mi resta che rivolgermi a lei…

 

“Eccolo! Bill è là!!!

 

Sento il volto che si irrigidisce mentre un brivido mi attraversa rapidamente la colonna vertebrale, irradiandosi poi nel resto del mio corpo. Lentamente, cercando di mantenere la calma, volto la testa verso la mia sinistra.

Un secondo.

Sgrano gli occhi.

Una decina di ragazze, saltate fuori dal nulla, urlano, indicandomi e correndo verso di me.

Le fisso, immobile, pietrificata dalla paura.

Bill!!! Ich liebe dich!!!”

Un altro brivido.

 

Neeeeeiiiin!!!!

 

Un secondo.

Le mie gambe ricominciano a muoversi involontariamente ed io, corro, come poco prima, nuovamente inseguita da delle fan urlanti solo che, questa volta, sono già affaticata dalla precedente corsa.

Sospiro, voltandomi poi, per sincerarmi, come al solito, del margine che ho a disposizione.

Immediatamente, loro urlano maggiormente.

Pregando che il cellulare non squilli, per avvisarmi che Bill è uscito, ritrovandosi in balia di un gruppo di fan scatenate senza guardia del corpo, continuo a correre, cercando di pensare ad un altro modo, per liberarmi anche di queste.

 

e alla svelta, perché non resisterò ancora a lungo…

 

Le gambe sempre più pesanti, svolto l’angolo, prima di deglutire e cercare di non svenire per la fatica mentre sento, alle mie spalle, le fans farsi sempre più vicine.

Deglutisco, cercando di raccogliere nuovamente le mie forze quando, all’improvviso, un pulmino, mi taglia la strada, bloccandomi ogni possibilità di fuga.

Lo fisso, gli occhi sgranati.

 

Fine della corsa…

 

Chiudo gli occhi un secondo, poi, all’improvviso, due portiere si aprono.

Un uomo, grande e grosso, che non ho mai visto, mi afferra per un braccio, spingendomi verso uno alto, ma più magro, con un berretto in testa.

Io fisso entrambi, senza parole.

In un secondo, le fan che mi inseguivano circondano il pulmino. L’uomo più grande, si piazza proprio davanti a me, sbarrando la strada, tenendole lontane.

Io, ferma tra le braccia di quello più magro, osservo la bodyguard e le fans, ancora incapace di formulare un pensiero razionale.

Un istante.

L’uomo più magro, solleva un secondo il cappello, mostrandomi il volto.

Sgrano gli occhi.

“David!”

Il manager di Bill, subito mi sorride, per poi piegarsi verso di me, mormorandomi nell’orecchio “Sali!”

Immediatamente obbedisco, gettandomi sul sedile posteriore, seguita repentinamente da lui. Il bodyguard, all’esterno, richiude la portiera mentre l’autista, parte, sgommando.

 

Seduta sul sedile posteriore, espiro un secondo, raccogliendo il fiato.

“David! Dobbiamo tornare subito agli studi! Bill…..!!!!”

 

Continua…

 

Hallo! Buona lettura a tutti!

Per Tokitoki: Halloooo! Innanzitutto, nooooh…, non si capiva che ti piace Georg, come, del resto, credo non si intuisca, che io, invece, ho un debole molto spiccato per Bill… :-P! Comunque, un po’ ti invidio, che sei riuscita ad andare a Modena! Me, voleva tanto, ma non ha potuto… Sniff! Comunque, prima o poi, una figura, la farò anche io con loro! E’ il mio proposito per il 2009^^!!! Per il fatto di urlare cose ai nostri idoli…beh, io mi sono già organizzata, stressando una povera amica tedesca, di modo da avere una perfetta domanda allusiva da urlare a Tom! Ti giuro che se riuscirò a farlo ridere, sarò felice^^! Secondo me, poi Bill, mi guarderà male, ma dopotutto, si vive una volta sola, no?!? Comunque, ora torno alla storia… Mi fa davvero piacere che tu ti sia immedesimata in See e grazie per il tuo sostegno! Spero di non deluderti! Per quanto riguarda lo sforzo fisico, io sono come te, appartengo a quella categoria di persone, che muore alla minima corsa anche se, i gradini, stando a Venezia, con tutti questi ponti, ho imparato a salirsi senza morire! Ahahah! Comunque scusami, ma mi hai fatto ridere per il Togo!!! Ahahaha! Ja! Ovviamente, cercavo proprio di farti sorridere^^! Grazie di tutto e a presto!

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Capitolo 12
*** zwolf ***


Laß mich träumen

Laß mich träumenzwölf

 

Calma, Bill…Mantieni la calma…

 

In piedi, in un corridoio degli studio, inspiro ed espiro, cercando di non farmi prendere dal panico.

Un secondo.

Sbuffo. Consapevole che è tutto inutile, inizio a passarmi le dita tra i capelli, nervoso.

 

BillOk che sei un artista e gli artisti, di norma, sono famosi per vivere fra le nuvole… Ma, come accidenti fai, tutte le volte?!?

 

Sbuffo ancora, poi rassegnato, inizio a guardarmi intorno.

Niente.

Sbuffo di nuovo, prima di piegarmi ed cominciare a controllare tutti gli angoli, a gattoni.

 

Ma dove accidenti avrò perso il cellulare?!? E se lei chiamasse? E se avesse bisogno di me? Accidenti! Ma perché devo essere sempre così distratto?!?

 

Avanzo, carponi, per diversi metri, ripercorrendo la strada che ho fatta solo poco fa.

Un secondo.

Davanti a me, un paio di gambe.

Sorpreso, alzo lo sguardo, di colpo, il viso rosso per l’imbarazzo.

Incontro lo sguardo di Tom. Mio fratello, in piedi di fronte a me, sogghigna poi, veloce, mi porge la mano. In silenzio, la afferro, rimettendomi in piedi.

Tom, veloce, mi si avvicina. Io, mi volto, e lui mi appoggia un braccio sulle spalle. Il suo volto, a pochi centimetri dal mio. Il suo sorriso accattivante gli illumina il viso, le sopracciglia, sono sollevate.

“Sbaglio, o hai di nuovo perso il cellulare, Bill?!?” domanda, prima di scoppiare a ridere, consapevole di avere ragione.

Io, prendo un bel respiro, poi sbotto irritato “Invece di prendermi in giro, dammi una mano! See potrebbe essere nei guai!”

Mio fratello smette subito di ridere, fissandomi serio in volto.

Un secondo.

Scatta, muovendosi veloce verso il camerino. Io, lo fisso, senza capire.

Un altro istante.

Tom si volta.

“Vieni!” urla.

 

Appena entrato nel camerino, Tom si ferma, lasciando correre lo sguardo attorno. Un secondo, poi si volta verso di me, sbuffa.

“Ma perché i cellulari non puoi lasciarli in vista, come tutte le persone normali?!?” domanda, spazientito, entrando nella stanza e iniziando a gettare le cose intorno.

Io resto sulla porta un secondo, poi entro, cominciando a cercare a mia volta nonostante sia talmente sconvolto dalla paura per lei da non capire niente. Mi fermo un secondo, espiro, cercando di nuovo di darmi una calmata, prima di gettare altre cose in aria.

Un attimo.

Bill!” urla subito Tom dall’altra parte della stanza, la voce ancora seccata.

Mi fermo, per guardarlo.

Mio fratello, si avvicina, rapido. Leva una maglia dal divano, sgomberandolo poi, appoggia le sue mani sulle mie spalle, obbligandomi a sedere.

Lo fisso, occhi sgranati.

“Stai qua e non toccare nulla!” mi ammonisce subito lui “Al momento, saresti capace di gettare anche il cellulare per terra, convinto che si tratti di qualcos’altro…”

Un momento.

Aggrotto le sopracciglia, urlando “Ehy! Non sono mica stupido!”

Mio fratello alza un sopracciglio “No, stupido no. Solo sconvolto…” Espira, poi mi sorride, parlando con voce supplichevole “Bill… Dammi retta, per favore…”

Sbuffo ma so che ha ragione. Sarei solo d’intralcio. “Va bene…” bofonchio.

Tom sorride ancora, prima di ricominciare a cercare, afferrando un altro paio di maglie, lanciandole in aria, senza preoccuparsi di dove andranno a finire.

Un secondo.

Clack.

La porta si apre e Bushido, che è appena entrato, si ritrova le due maglie in testa. “Ehy, che fai, Tom? Stai sperimentando una nuova versione della battaglia di cuscini?!? Avresti dovuto avvisarmi!” esclama subito, la voce allegra.

Mio fratello, veloce, si volta.

Vedendo Bushido con una maglia che gli pende da un orecchio, scoppia a ridere “Veramente questo è il gioco preferito di Bill…” inizia, facendo un cenno con la testa nella mia direzione “La caccia al cellulare…”

Un secondo.

I due gettano un’occhiata a me, ancora seduto sul divano. Sogghignano.

“Spiritoso…” commento subito, gettandogli un’occhiataccia, prima di alzarmi “Vorrà dire che darò una mano anche io…” inizio.

“NO!” urla subito Tom, preoccupato.

Un altro momento.

Questa volta, solo Bushido ride mentre io fisso mio fratello, il sopracciglio sollevato.

“No, Bill! Per favore!!! Lo sai che su quel cellulare ho registrato i numeri di tutte le ragazze…Se lo fai cadere e si rompe…”

Un secondo.

Bushido sogghigna ancora, prima di tacere un secondo, riflettendo “Se hai perso il cellulare, perché non l’avete fatto suonare, invece di gettare le cose in giro?”

Subito sento un enorme calore al volto e, inconsciamente, inizio a grattarmi la guancia destra “…Perché oltre a non ricordarmi più dove ho messo il cellulare di Tom, ho perso pure il mio…”

Appena finito di parlare, sento lo sguardo sconvolto del rapper scrutarmi. Un istante.

Bushido ride di nuovo “Non c’è che dire, Bill! Sei davvero portato per la preparazione del tuo gioco preferito…!” conclude, strizzando l’occhio a Tom che, ovviamente, sogghigna.

“Cose che possono capitare!” rispondo subito, rialzando il volto.

“Certo, certo…Solo a te, però…” interloquisce di nuovo Tom.

“Ora piantala! E vediamo di trovare questo cellulare!” urlo, irritato “See potrebbe…”

Tom, come prima, diventa improvvisamente serio.

Bushido, non capendo, lascia correre lo sguardo da lui a me “Ma cosa…? See…? Cosa centra See? Bill, dov’è See?” domanda, preoccupato.

Clack.

“Si, Bill, anche io vorrei sapere dov’è…” conclude una voce femminile dal vano della porta.

In un secondo, noi tre, in silenzio, fissiamo la manager di lei, il volto irato.

Espiro.

 

Scheiße…

 

Continua…

 

Hallo! Spero di riuscire a postare il prossimo lunedì! Scusate la lentezza!

Per Angeli Neri: Hallooo!^^! Innanzitutto, non devi dispiacerti! Cioè, mi spiego, a me fa molto piacere, se lo fai, ma non devi sentirti mica in colpa per questo! Fai quello che puoi e se vuoi^^!!! Comunque, grazie^^!!! Tornando alla storia…Si, la mia corsa pazza… Si vede proprio che è una fanfiction! Con queste premesse, nella vita reale, See avrebbe rantolato molto prima:-P Per quanto riguarda Bill…Me, non ha capito… Rammollito?!? Perché? Mah! Se ti va, spiegami! Effettivamente, ha fatto un po’ poco fin’ora…uhm… Oddio! Ma che immagine sto dando di Bill?!? Scheiße! Per me, lui è solo un po’ distratto… E’ quel tipo di persona che, se viene distratto da qualcosa, è capace di sbagliare strada anche se è quella che fa da tempo! Ahahah! A me piace il tipo così, mi fa sorridere! Ok, si, sto divagando! Scusa! Per il resto, ci vorrà ancora un po’ per rivedersi! La loro prima uscita non riesco ancora ad immaginarla e David… Si, David, creerà mooooolti problemi! :-P! A presto e grazie per tutti i tuoi complimenti! A presto^^!

 

 

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Capitolo 13
*** dreizehn ***


Laß mich träumen

Laß mich träumendreizehn

 

La manager, ferma nel vano della porta ci osservava, in silenzio, le braccia incrociate sul petto, in attesa di una risposta.

Ovviamente, io, che non so cosa dire, lascio correre lo sguardo su mio fratello, pregandolo telepaticamente di trovare una soluzione.

Tom, purtroppo, risponde con uno sguardo rassegnato.

 

Scheiße…

 

 “Allora, Bill?” ricomincia lei, la voce un po’ seccata “Sto aspettando…”

Un secondo.

Bushido sogghigna poi, quando la manager gli getta un’occhiataccia, subito si gira verso di me, dimenando l’indice della mano destra “Allora, Bill?” ripete, facendole il verso “Sta aspettando…”

Immediatamente, io e Tom ci scambiamo un’occhiata. Mio fratello sogghigna mentre io mi mordo le labbra, tentando di trattenermi.

Bushido!” urla subito lei, allibita.

Il rapper si volta di scatto “Si!” risponde, imitando ancora la voce di lei.

Io e Tom scoppiamo di nuovo a ridere.

La manager e il rapper si scambiano un’occhiata. Lei, lo fulmina con lo sguardo mentre lui, infila tranquillamente le mani in tasca, alza le sopracciglia e le sorride.

“Ora basta!” urla di nuovo la manager, il viso rosso per la rabbia “Ditemi dov’è See!”

Impallidisco. Smettendo subito di ridere, inizio a fissarmi la punta delle scarpe da ginnastica. Deglutisco.

 

Vorrei tanto saperlo… E soprattutto, essere sicuro che stia bene… Ma perché l’ho lasciata andare?!? Accidenti a me!

 

 “Qui…” esclama all’improvviso una voce dal corridoio.

Tutti e quattro spostiamo subito lo sguardo in quella direzione.

Pochi secondi.

David appare nel vano della porta, la mano destra appoggiata alla schiena di See che cammina, testa bassa.

Un secondo.

Un brivido mi attraversa la schiena. In un istante, sento tutti i nervi del viso che si irrigidiscono.

 

See…Perché fissi il pavimento… Oh, mio Dio… Starà bene?

 

See!” urlo, un secondo dopo, involontariamente.

Lei, alza il volto, un istante. I suoi occhi, celati dai miei occhiali da sole, incontrano i miei.

Deglutisco.

Che cosa è successo?” urlo ancora, preoccupato, slanciandomi in avanti, afferrandole una mano.

Immediatamente, sento su di me lo sguardo esterrefatto della sua manager. Ignorandola, continuo a tenerle la mano, a fissarla negli occhi.

Lei, ricambia il mio sguardo ma non risponde. Mi fissa, in silenzio.

Deglutisco, un altro brivido che mi percorre la schiena. Non ottenendo risposta da lei, sposto lo sguardo sul mio manager “David?!?” domando, la voce quasi rotta dalla preoccupazione.

Lui ricambia il mio sguardo, fermo. “E’ ora che capiate che non potete giocare così…” inizia, la voce seria “Avrebbe potuto finire davvero male, la vostra bravata…”

Io, continuo a fissarlo, senza capire, mentre la preoccupazione per See continua ad aumentare.

Un secondo, torno a fissare il bel volto di lei, celato dal travestimento. Espiro, poi, con la mano destra, le sfilo il cappello e le tolgo gli occhiali da sole.

Lei, immobile, mi lascia fare, continuando a ricambiare il mio sguardo. Nel suo, dispiacere.

“Dobbiamo parlare…”

Dopo che David ha parlato di nuovo, sgrano gli occhi.

Immediatamente, torno a fissare lui, seguendo il suo sguardo, per capire a chi si sta rivolgendo.

“Parlare? Non capisco cosa intende…” risponde subito la manager di lei.

Un attimo.

David alza un sopracciglio, ma il resto del suo volto resta serio “Ovviamente, non capisce… Ma, è proprio per questo, che dobbiamo parlare… Ha idea del casino in cui See si è cacciata, oggi? No, vero? Ci avrei giurato! Ma le è mai passato, per l’anticamera del cervello, l’idea di farle un discorso sul fatto che una persona famosa deve sempre andare in giro con qualcuno? Ha rischiato grosso!”

Io, aggrotto le sopracciglia, allibito. E’ la prima volta infatti che sento David sgridare qualcuno, soprattutto una persona con la quale non ha confidenza. Velocemente, getto un’occhiata a Tom. Mio fratello, ricambia il mio sguardo, anche lui esterrefatto. La manager, invece, osserva David in silenzio.

“Non posso permettere che vada in giro, comportandosi in un modo così irresponsabile! Soprattutto dato che, da quello che ho capito, nel suo comportamento, trascina anche Bill…”

David continua a parlare, la voce dura, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.

Un secondo.

Sento il nervoso aumentare.

 

Io non sono un idiota… E lei non è un irresponsabile…

 

“David…” inizio, cercando di interromperlo.

“Dopo, Bill, dopo…” risponde subito lui.

Sento, il viso che diventa rosso, mentre la rabbia continua ad aumentare.

 

Ma perché diavolo all’improvviso mi tratta così?!? Scheiße!

 

Lo fisso, il viso rosso, le sopracciglia aggrottate poi, all’improvviso, sento la mano di See, stringere la mia. Sbatto le palpebre, riappoggiando lo sguardo su di lei.

Un secondo.

See annuisce, talmente velocemente, che ho quasi l’impressione di avere avuto una visione. La sua mano che stringe ancora la mia, i suoi occhi, ora un po’ più brillanti, cercano i miei.

Sospiro.

 

Ok… Dopo…

 

Perché non arriva al punto?” esclama all’improvviso la manager, la voce davvero irritata.

In un secondo, il viso di David diventa ancora più serio. “Il punto è che siccome non ha insegnato a See come muoversi, ho deciso, d’accordo con la casa discografica, di approfittare di questo momento di pausa dei ragazzi, per insegnarglielo io!”

Sgrano gli occhi, di nuovo sconvolto.

See, stringe di nuovo la mia mano, allora, torno a fissarla. La ragazza abbozza un sorriso davvero lieve. Un secondo. Mi strizza l’occhio.

 

Erano d’accordo?!? Nooo

 

Abbasso il capo, per celare il mio sorriso, poi lo scuoto, incredulo.

 

Un piano perfetto…

 

“Come sarebbe a dire?” urla all’improvviso la manager.

“Esattamente quello che ho detto. Bill mi sembra propenso a passare il suo tempo con See ed io non posso permettere che lei lo metta nei guai, perciò, vedrò di insegnarle ciò che ogni artista dovrebbe sapere…”

La donna lo fissa, in silenzio, prima di ricominciare a balbettare “Ma…ma…”

“Niente ma..la interrompe ancora David “Sono d’accordo con la casa discografica… Riavrà See, non appena avrò finito con lei…”

I due manager si fissano, ora di nuovo in silenzio finché lei, irritata, sbuffando, lascia la stanza.

David aspetta un secondo, poi osserva il corridoio, restando sulla porta. Sorride.

“Muovetevi ragazzi, prima che torni indietro!”

 

Continua…

 

Halloooo! Aggiornerò Giovedì! Scusate!!!

Per Bimbaemo: Halloooo! Sono molto contenta che ti piaccia! Per i colpi di fulmine…uhm…Anche io ci credo poco, anche se Bill, è stato un colpo di fulmine^^! Però, magari, quando troverò quello giusto, basterà uno sguardo…Mai dire mai, dico io! Per il resto, cos’è che non hai capito? Beh, praticamente, David, l’ha vista e l’ha scambiata pure lui per Bill da lontano, perciò ha agito! Se c’è qualcos’altro, dimmi pure! E scusa se sono poco chiara! A presto!!!

Per Angeli neri: Hallooo! Tu, mia cara, hai toccato un tasto meraviglioso…. Jumbieeeee!!! Io, ti giuro, basta che me lo nomini, e divento uno spettacolo! Le mie amiche me lo dicono sempre ed io vado in giro per la città urlando “Mein kleiner Flugzeug! Ich namienJumbie!!!ok… Ora, un po’ di serietà… Ahahah! Comunque si, il Bill rammollito, ha un potere enorme sulle donne e non se ne rende nemmeno conto…Se no, anche Tom lo farebbe:-P! Per la corsa, credo che non correranno più… See si è lamentata…Dice che vuole continuare a vivere per stare con Bill e chi sono io per darle torto?!? ^^! Comunque, ora che si sono rivisti, la mia mente inizierà a pensare a qualcosa di divertente… Uhm! Intanto, ringrazio David, special guess di questo episodio!!! A presto! Bacio!

 

 

 

 

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