La ragazza e il Mangiamorte

di eliseCS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Tè con... fuga ***
Capitolo 2: *** 2 - Riunione di famiglia con... imboscata ***
Capitolo 3: *** 3 - una donna che mi faccia battere il cuore, che mi zittisca con una parola e mi lasci senza fiato con uno sguardo ***
Capitolo 4: *** 4 - Nel frattempo ***
Capitolo 5: *** 5 - Tra il dire e il fare ***
Capitolo 6: *** 6 - Visita inaspettata ***
Capitolo 7: *** 7 - Che brutta fregatura, i sentimenti ***
Capitolo 8: *** 8 - Io ho già scelto ***
Capitolo 9: *** 9 - Vieni con me ***
Capitolo 10: *** 10 - Un'altra? ***
Capitolo 11: *** 11 - "No" disse Draco ***
Capitolo 12: *** 12 - La Ragazza e il Mangiamorte - Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1- Tè con... fuga ***


Finalmente sono riuscita a trovare il tempo per iniziare a pubblicare questa storia.
Vorrei ricordare che sarebbe il seguito di due one shot che avevo pubblicato qualche tempo fa: la prima, Come un Babbano ignorante la potete trovare qui , la seconda, Proposta indecente, invece è qui.
Consiglio di leggere prima quelle perchè in questa storia si fanno riferimenti a cose accadute in quelle due one shot, tutto qua.
Per il momento vi lascio al capitolo! Buona lettura!
 





1 - Tè con… fuga
 
 
 
Avanti.
Forza, non fare il codardo.
Guarda che non morde!
 
La lettera che sbucava da una pesante busta di pergamena con il sigillo di ceralacca infranto era lì, sul tavolino di cristallo del salotto, e sembrava guardarlo con aria truce, di sfida.
Era sicuro che se avesse provato a riprenderla in mano come minimo si sarebbe ritrovato con un paio di dita in meno, proprio come era quasi successo al terzo anno con il libro Mostro dei Mostri…
Solitamente non riceveva mai posta –chi mai avrebbe dovuto scrivergli?- per cui quando quella mattina aveva rinvenuto la busta sul tappeto davanti alla porta d’ingresso aveva sorvolato sull’assenza del mittente e sul fatto che sulla ceralacca non fosse impresso nessuno stemma: aveva aperto la lettera senza troppe cerimonie, curioso di scoprire chi gliela avesse mandata.
Giusto il tempo che alcune parole facessero presa nella sua mente, come Manor,  un tè insieme, e la vista della firma di sua madre alla fine, e il foglio era stato mollato come se fosse improvvisamente diventato incandescente.
Probabilmente Rhys si era accorto della lettera lasciata lì per terra e aveva provveduto a metterla sul tavolino del salotto, bene in vista.
Accidenti agli elfi domestici e alla loro mania per l’ordine!
Aveva trascorso tutta la mattinata nell’illusione di essersi solo immaginato la lettera, ma ritrovarsela così davanti agli occhi aveva reso vano ogni tentativo di auto convincimento riguardo la dubbia esistenza della stessa.
Draco si lasciò cadere pesantemente sul comodo –e costoso- divano in pelle nera posizionato vicino al tavolino.
Sbuffò.
Avrebbe riletto quella dannata lettera, ma solo per assicurarsi di aver capito male quello che c’era scritto, perché doveva per forza aver frainteso il contenuto di quel messaggio.
 
Erano più di due anni che evitava ogni contatto con la sua famiglia, aveva persino cambiato casa trasferendosi a Londra, e ora sua madre saltava fuori così, di punto in bianco, proponendogli di trascorrere un pomeriggio con lei a Malfoy Manor per… prendere un tè insieme?
Rilesse febbrilmente il contenuto della lettera, una mano nei capelli a sottolineare l’incredulità che aveva già ben espressa in viso: purtroppo per lui aveva capito fin troppo bene.
E adesso?
 
            Semplice, non ci vado.
 
Fu la prima risposta che si diede.
Per quel pomeriggio aveva già altri programmi, non li avrebbe mandati all’aria solo perché sua madre aveva improvvisamente voglia di prendere uno stupido tè con lui.
Che poi a lui il tè nemmeno piaceva, gli sembrava sempre di bere acqua sporca.
Aveva già appallottolato il foglio, pronto a dargli fuoco con un colpo di bacchetta, quando qualcosa molto simile al senso di colpa –solo simile, perché lui a quella cosa era immune- cominciò a farsi sentire.
Era sua madre.
Era stato solo grazie a lei se tutte le accuse nei suoi confronti erano cadute, risparmiandogli un soggiorno tanto breve quanto terribile ad Azkaban.
Lei si ostinava ancora a stare anche dalla parte di Lucius, ma nonostante tutto le voleva bene.
Mi manchi, diceva l’ultima riga del messaggio.
Scuotendo la testa fece tornare la lettera come nuova riappoggiandola sul tavolino.
Si diresse verso camera sua chiamando a gran voce Bryn che gli preparasse subito un bel bagno caldo, e Rhys che tirasse fuori un completo da indossare per l’occasione.
A cosa serviva avere due elfi domestici che giravano per casa se non si rendevano utili?
 
***
 
Finì di abbottonarsi la giacca e si guardò nuovamente allo specchio.
Per quanto facesse caldo e per quanto avesse scoperto che alla fine dei conti jeans e maglietta erano una tenuta molto più comoda del solito completo di sartoria, era di nuovo tornato a giacca e camicia.
Continuava a ripetersi che lo stava facendo solo per sua madre, cercando di convincersene anche se con scarsi risultai.
Se non altro elegante com’era Narcissa non avrebbe avuto niente da ridire almeno sull’abbigliamento.
Guardò l’orologio che aveva al polso: le cinque meno dieci.
Bene.
Dieci minuti di anticipo sarebbero stati più che sufficienti.
Ringraziò i due elfi domestici per il lavoro svolto –aveva preso a farlo da quando aveva incontrato per la prima volta Astoria- e concentrandosi si smaterializzò.
 
 
Riapparire davanti alla porta di quella che un tempo chiamava casa lo lasciò un attimo disorientato, ma recuperò in fretta il suo contegno e bussò.
Dopo qualche istante quella si aprì lasciando vedere un’elfa domestica che squittì sorpresa, inchinandosi profondamente non appena riconobbe chi aveva davanti.
“Bentornato Padroncino, bentornato!” lo accolse con la sua vocetta stridula facendolo entrare.
“Sì, sì. Grazie Tilly. Ora potresti portarmi da mia madre? Credo mi stia aspettando” disse Draco sbrigativo cercando di calmare l’entusiasmo dell’elfa di sua madre.
Era in quella casa da pochi secondi e già non vedeva l’ora di andarsene.
Se poi pensava che in quel momento sarebbe potuto essere con Astoria…
Si maledì per non aver pensato di avvisarla in qualche modo, magari mandando uno dei suoi elfi: era l’unica persona che considerava amica, e dopo una buca del genere non sapeva se la ragazza avrebbe voluto continuare a considerarlo tale.
Strinse i denti mentre seguiva Tilly che faceva strada.
L’elfa si fermò davanti alla porta, chiusa, della sala da tè della villa: la stanza preferita di sua madre e probabilmente la più odiata da Draco.
“La padrona vi sta aspettando” esordì facendogli segno di entrare.
“Tu non entri?” domandò confuso il ragazzo notando che l’elfa stava già tornando indietro. Dubitava fortemente che sua madre avesse deciso di servirsi il tè da sola…
“Oh no. Tilly torna più tardi a servire il tè a tutti!” spiegò lei lasciandolo solo.
A tutti?
Ma se erano solo lui e sua madre?
Forse l’elfa stava cominciando a perdere colpi, oppure… no, non voleva neanche pensarci, per una volta voleva sperare, credere che le cose fossero veramente cambiate.
Purtroppo però i suoi presentimenti furono tutti confermati dal primo all’ultimo non appena aprì la porta e mise piede nella stanza.
 
Forse fu il fatto che quello preparato sul tavolo era il servizio da tè migliore di Narcissa, o forse il fatto che il suddetto servizio fosse stato allestito non per due persone, ma per almeno altre quattro, oltre all’enorme quantità di pasticcini e biscotti disposti elegantemente sui vassoi che avrebbero potuto sfamare senza difficoltà un’intera comitiva.
Da ultima, ma non meno importante, l’allarmante presenza di suo padre, in piedi dietro a Narcissa con una mano appoggiata sulla sua spalla.
Avrebbe fatto dietro-front seduta stante se solo sua madre, accorgendosi di lui, non gli fosse andata incontro stringendolo in un abbraccio soffocante.
“Draco, tesoro! Finalmente sei arrivato. Pensavo non saresti venuto…” cominciò quasi commossa dalla presenza del figlio.
Poi il suo sguardo cadde sul pendolo appeso sopra il caminetto della sala: “Sei arrivato giusto in tempo, saranno qui a momenti…” continuò muovendosi per aggiustare il colletto della camicia del ragazzo.
Draco la scostò bruscamente: “Madre? Io sono venuto per prendere un tè insieme a voi. Voi e nessun altro, e men che meno con lui” commentò secco facendo un cenno verso il padre.
Se quello era un modo per cercare di riavvicinarli… be’, poteva considerarlo fallito ancora prima di cominciare.
Ma purtroppo la situazione era anche peggio.
“Ma no caro, non capisci. Vedi, è da tanto che cerchiamo di combinare questo incontro, ma tu te ne sei andato… e così ho colto l’occasione della tua visita per invitare anche…”
“Vi prego non aggiungete altro!” la interruppe Draco con gli occhi spalancati: adesso aveva davvero capito come stavano le cose.
“Ve l’avevo detto quando ho lasciato questa casa per trasferirmi lontano da voi: non ho intenzione di sposarmi. Non ancora, e di sicuro non con una di quelle oche Purosangue che voi avrete sicuramente scelto per me. E con questo intendo dire che non starò a perdere tempo neanche per incontrarla. Come siete stati bravi a convincermi a venire qui lo sarete altrettanto nel trovare una scusa per la mia mancanza!”
Fece per lasciare la stanza, ma la voce strascicata e fredda di suo padre lo fece bloccare con la mano appoggiata sulla maniglia della porta.
“Non fare l’idiota, Draco. Tu hai bisogno di sposarti, di sistemarti con una ragazza di buona famiglia, con un nome importante e la cui famiglia non sia stata coinvolta negli eventi di quest’ultima guerra. Solo così potremo ristabilire il nome dei Malfoy…”
“Anche se dubito fortemente che siate riusciti a scovare una ragazza con tutti questi prerequisiti” lo interruppe il ragazzo in tono pungente “non l’avrei sposata comunque: io sposerò chi mi pare e piace. Quanto al ‘ristabilire’ il nome della famiglia… io penserò a ristabilire il mio, del vostro non me ne può importare di meno!”
“Draco! Torna subito qui…!”
Ma il ragazzo si era già smaterializzato senza nemmeno scomodarsi a uscire prima dalla stanza.
 
 
Il retro del Paiolo Magico non gli era mai sembrato così accogliente: tranquillo, silenzioso, deserto.
I bidoni delle immondizie a ridosso del muro di mattoni era sicuramente meglio di quell’assurda carta da parati a fiori che c’era nella sala da tè di sua madre.
Cercò di calmarsi scacciando dalla mente le immagini di quanto accaduto poco prima.
A quanto pareva il suo distacco non era servito a molto: a sua insaputa i suoi stavano ancora cercando di ammogliarlo alla prima ragazza un po’ carina e dal cognome altisonante che gli passava davanti.
Ridicolo.
Come se sposarsi fosse stato tra le sue priorità.
Avrebbe trovato una ragazza, una donna, capace di fargli battere il cuore, di zittirlo con una parola e di lasciarlo senza fiato con uno sguardo.
Solo allora, forse, avrebbe pensato al matrimonio.
 
Si domandò distrattamente come mai si fosse smaterializzato nel retro del pub e non a casa: quando aveva lasciato il Manor aveva pensato ad Astoria…
Come fulminato da un’idea improvvisa guardò l’ora: forse se si sbrigava…
Dopo qualche istante era già uscito dal pub, cominciando a farsi largo lungo la via affollata di babbani cercando di ricordarsi le indicazioni che la ragazza gli aveva fornito per raggiungere un certo bar che si trovava in quella via.
Forse era ancora in tempo…
 
















Bene, come inizio non mi sembra male, ma ovviamente questo lo dovete dire voi a me!
Questo primo capitolo è raccontato interamente dal punto di vista di Draco, il prossimo toccherà ad Astoria, dopodichè faranno un po' a testa :)
Spero di essere riuscita a incuriosirvi almeno un po' (chissà chi saranno i misteriosi ospiti che i Malfoy stavano aspettando...) e spero di essere riuscita a proporre qualcosa di leggibile...
Vedo in giro tante Dramione (che per altro mi piacciono pure) però ho pensato che anche alla povera Astoria almeno una chance andasse data, e così eccomi qui con questo esperimento.
Avviso subito che non sarà una cosa molto lunga, probabilmente se arriverò a dieci capitoli sarà già tanto, però l'idea mi è venuta così e ormai ho deciso di andare fino in fondo.

​Ah... dimenticavo: se tutto procede secondo i piani dovrei riuscire ad aggiornare una volta a settimana.

Mi raccomando dateci dentro con le recensioni! (altrimenti come faccio a sapere se la storia è un orrore e farei meglio a cancellarla subito?!)
Al prossimo capitolo!
E.





 

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Capitolo 2
*** 2 - Riunione di famiglia con... imboscata ***


2 – Riunione di famiglia con … imboscata
 
 
 
Non si poteva certo dire che quella giornata fosse cominciata per il verso giusto.
Si era svegliata che ormai era ora di pranzo, e a destarla dal suo sonno non era stata la luce del sole che penetrava attraverso le imposte, e nemmeno la sua elfa domestica, ma bensì suo padre che bussava sonoramente alla porta di camera sua.
“Astoria! Lo so che se lì dentro!” la sua voce forte l’aveva fatta sobbalzare sul letto, ed essendo ovviamente ancora in pigiama non potè fare altro che maledirsi mentalmente per non essere già fuori di casa e finire di ascoltare quello che il padre aveva da dirgli.
“Prima che tu sparisca anche oggi…” continuò infatti Donovan senza attendere una sua risposta “…volevo farti sapere che questo pomeriggio vengono a farci visita i miei, e si fermeranno per il tè. Sai bene quanto mia madre ci tenga a vederti topo tutto questo tempo. Quindi sarebbe carino da parte tua se alle quattro e mezza ci facessi la cortesia di presentarti, possibilmente con indosso un vestito degno di essere chiamato tale, e non i tuoi soliti stracci babbani!” non aggiunse altro, e la ragazza sentì i suoi passi allontanarsi lungo il corridoio.
La ragazza ricadde all’indietro lasciandosi sprofondare tra i cuscini.
 
Una riunione di famiglia… fantastico!
 
Ci mancava solo quella: un pomeriggio intero passato a farsi rimproverare da sua madre perché una vera lady non accavalla mai le gambe e a sentirsi dire da suo padre di tenere la schiena dritta e il collo alto.
Era una ragazza, lei! Di certo non una “lady” e nemmeno una giraffa.
E poi quella visita implicava il doversi mettere un vestito… no, assolutamente no.
Avrebbe lasciato un biglietto di scuse, ma sicuramente non sarebbe rimasta a casa quel pomeriggio, aveva ben altri programmi.

Però… la nonna era la nonna.

In vista del trasferimento in America si era persino offerta di tenere Astoria con sé in modo che potesse continuare a frequentare Hogwarts, ed era l’unica che era sempre stata dalla sua parte.
Forse in quel momento avrebbe preferito che non l’avesse fatto così da non sentirsi in colpa nel disertare l’incontro.
Sospirando richiamò ad alta voce Wicked, la sua elfa domestica, in modo che le preparasse la vasca piena di acqua calda e con i sali profumati che le piacevano tanto: le ci sarebbe voluto un lungo bagno per prepararsi a quel pomeriggio.
 
***
 
Si guardò allo specchio un’ultima volta, ancora non completamente convinta del vestito che aveva indosso: era di un bel verde scuro, senza maniche e con una scollatura non eccessiva. In vita una cintura sottile spezzava la tinta unita dell’abito con un tocco d’argento, lasciando che la gonna le scivolasse leggera a coprirle le gambe fino a poco più sopra del ginocchio.
Argentati come la cintura i sandali con una tacco non esagerato, impreziositi da qualche pietra dello stesso colore del vestito che si abbinavano perfettamente alla collana e al braccialetto che portava.
Si ricordava bene quanto la nonna ci tenesse parecchio a vederla sempre ben vestita, ma l’abito che sua madre le aveva consigliato –perché si, in via del tutto eccezionale aveva lasciato entrare Agatha in camera sua- le sembrava un po’ eccessivo, più adatto ad un appuntamento con un ragazzo che per un incontro con i nonni.
Scrollò le spalle sperando con quel gesto di potersi togliere di dosso la tensione che, nonostante il bagno, si era accumulata in lei.
Non sapeva perché ma aveva un brutto presentimento.
Finì di raccogliersi i lunghi capelli in uno chignon fermandolo giusto con un paio di forcine: avrebbe dovuto stare seduta e sorseggiare un po’ di tè, era più che sufficiente.
Recuperò una borsetta che si intonasse all’abbigliamento, nonostante sapesse che sua madre la considerava ridicola quando girava per casa con la borsa, e ci mise dentro la bacchetta e qualsiasi altra cosa le sarebbe potuta tornare utile per una fuga d’emergenza: la nonna era la nonna, ma non si era mai troppo previdenti quando c’erano di mezzo i suoi genitori.
 
Ancora non lo sapeva, ma mai decisione fu più opportuna
 
 
Uscì dalla camera cominciando a scendere le scale per raggiungere il salone principale dove sarebbero dovuti arrivare i nonni.
Notò però che dalla stanza non proveniva nessun rumore.
Strano: suo padre era passato non più di cinque minuti prima per dirle di sbrigarsi che gli ospiti sarebbero arrivati a momenti.
Entrò nella stanza cominciando a capire che c’era qualcosa che non quadrava.
I suoi erano, se possibile, vestiti ancora più elegantemente di lei, e sua madre lanciava occhiate preoccupate al grosso orologio appeso alla parete.
La cosa che la fece veramente preoccupare fu che non la rimproverò nemmeno per la borsetta.
“Finalmente sei arrivata! Forza, che siamo in ritardo!” esclamò infatti non appena si accorse della sua presenza, andandole incontro e prendendola a braccetto.
Ormai era chiaro: i nonni erano stati solo un pretesto per tenerla buona a casa tutta la giornata, e lei ci era cascata in pieno.
Inorridì capendo finalmente quali fossero le vere intenzioni dei genitori.
“È da quando siamo tornati che abbiamo organizzato questo incontro, di certo non lo salteremo solo perché tu stai ancora facendo finta di essere arrabbiata” disse suo padre manco le avesse letto nel pensiero, avvicinandosi a sua volta e cercando di prenderla per l’altro braccio.
Astoria però fu più svelta e riuscì a divincolarsi dalla presa della madre.
“Io non sto facendo finta” chiarì prendendo le distanze “E non mi interessa se avete organizzato la cosa da secoli… potete complottare quanto volete, ma scordatevi pure di riuscire a combinarmi con un qualsiasi rampollo di una di quelle famiglie ricche e Purosangue che a voi piacciono tanto. Piuttosto mi sposo un Babbano!” concluse quasi urlando.
“Astoria! Torna subito…!”
Ma ormai la ragazza si era già smaterializzata.
 
 
Riapparve pochi secondi più tardi nel retro del Paiolo Magico, a Londra.
Recuperò dalla borsa uno specchietto e si diede una sistemata veloce ai capelli facendoli cadere meglio sulle spalle: le due povere forcine non avevano ovviamente retto alla turbolenza della smaterializzazione e lo chignon –già precario di suo- si era irrimediabilmente sciolto.
Una volta che ritenne di essere a posto entrò nel pub per uscirne subito dopo facendosi strada lungo la via affollata di gente per raggiungere il bar babbano dove lei e Draco si sarebbero dovuti incontrare.
L’idea le era venuta così su due piedi prima di lasciare casa: forse lui non si era ancora stancato di aspettarla e lei era ancora in tempo…
 
***
 
Astoria osservava pensierosa i minuti che scorrevano sul display dell’orologio elettronico appeso all’interno del locale dove lei e Draco avevano deciso di incontrarsi.
Quella volta aveva scelto lei il posto, e per fare qualcosa di diverso avevano alla fine concordato (be’, forse concordare non era proprio la giusta espressione…) di trovarsi nella Londra babbana anziché a Diagon Alley.
All’inizio non si era preoccupata per il ritardo del ragazzo: dopotutto lei stessa pensava non sarebbe riuscita a venire fino a pochi minuti prima, e Draco poteva benissimo avere avuto qualche difficoltà a trovare il posto non conoscendo bene la zona.
Poi però i minuti avevano continuato a scorrere inesorabili, e anche il secondo drink che si era fatta portare per ingannare l’attesa –insieme ai salatini- era stato bevuto.
Possibile che alla fine fosse stato lui a dare buca a lei?
Astoria scosse la testa: prendersela non sarebbe servito a niente, e comunque il loro non era neppure un vero e proprio appuntamento, solo un semplice incontro tra amici… o no?
Dalla prima volta che si erano incontrati erano passati quasi due mesi, agosto cominciava a volgere al termine, e loro si erano sempre visti almeno una volta alla settimana.
Aveva scoperto che con lui poteva parlare di tutto, riuscendo persino a confidarsi superando l’iniziale imbarazzo.
La cosa che più le piaceva però era il fatto che con lui poteva essere se stessa, senza doversi preoccupare di codici di comportamento ed etichette (cosa che invece i suoi genitori non perdevano mai occasione di ricordarle).
Non l’aveva mai sentito dire niente nemmeno sui vestiti babbani che indossava, e dopo qualche tempo persino lui aveva cominciato a metterli.
Il Draco che aveva conosciuto due mesi prima sembra essere diventato un’altra persona.
 
Guardò un’ultima volta l’ora: ormai erano le sei.
 
Si alzò dal tavolino che aveva occupato fino a quel momento richiamando l’attenzione del cameriere e facendogli notare i soldi della consumazione e della mancia che aveva lasciato vicino al bicchiere.
Si lisciò il vestito e con un sospiro si rituffò nella via ancora affollata ripercorrendola a ritroso per ritornare al Paiolo Magico per smaterializzarsi, la rabbia nei confronti dei suoi genitori che cresceva ad ogni passo.
Grazie al loro scherzo il pomeriggio con Draco era completamente saltato,e ora avrebbe dovuto trovare un modo per scusarsi, visto che era più che sicura che un Serpeverde come lui non avesse di sicuro preso bene il fatto di essere stato bidonato così da una ragazza.

Appena tornata a casa l’avrebbero sentita, poco ma sicuro.
















Salve a tutti! 
Con mia grande soddisfazione sono riuscita ad essere puntuale nell'aggiornamento :)
Spero che il capitolo vi piaccia e... boh, davvero non saprei cos'altro dire.
Ringrazio vivamente coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, ovvero: 
alessia_alex7mina_8 e vanlletine.
Grazie davvero!
Alla prossima settimana!

E.
 

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Capitolo 3
*** 3 - una donna che mi faccia battere il cuore, che mi zittisca con una parola e mi lasci senza fiato con uno sguardo ***


3 - una donna che mi faccia battere il cuore, che mi zittisca con una parola e mi lasci senza fiato con uno sguardo
 
 
 
Quando l’ultima volta che si erano incontrati Astoria gli aveva detto che la volta successiva si sarebbero incontrati nel bar “più in vista” della via principale della Londra babbana, Draco non aveva messo in conto che non era solo uno il locale che avrebbe potuto corrispondere alla descrizione.
Il risultato fu quindi un frenetico affacciarsi a sbirciare all’interno di ogni locale che incontrava sperando di cogliervi la ragazza all’interno.
Ovviamente ogni tentativo si era rivelato un buco nell’acqua.
Stava giusto pensando di tornare indietro (se anche avesse trovato il bar giusto dubitava che Astoria fosse ancora lì ad aspettarlo visto il mostruoso ritardo che aveva accumulato) quando il suo sguardo cadde su un’insegna luminosa e palesemente esagerata di un locale non troppo distante dalla sua posizione.
Era deciso: avrebbe fatto un ultimo tentativo, e se neanche quello fosse andato in porto sarebbe tornato a casa a pensare a un modo per scusarsi con Astoria: sicuramente una come lei non era abituata a farsi dare buca dai ragazzi…
 
Perso nei suoi pensieri, completamente concentrato sull’insegna di quel bar babbano, non prestava la minima attenzione alle persone che gli passavano accanto.
Andava avanti imperterrito scansando in malo modo chiunque osasse avvicinarsi troppo per i suoi gusti.
Stava giusto  per raggiungere la sua agognata destinazione quando… si ritrovò seduto per terra dopo essere andato a sbattere su qualcuno.
Incredibile: uno di quegli sporchi babbani gli era andato addosso facendolo addirittura cadere rischiando così di rovinare uno dei suoi completi migliori!
Alzò lo sguardo, pronto a dare spettacolo con un’incredibile sfuriata, ma non appena si rese conto contro chi era andato a sbattere si bloccò.
Per terra davanti a lui, intenta a pulirsi le mani sporche di ghiaino dopo la caduta, c’era una ragazza.
Aveva lunghi capelli color mogano sciolti sulle spalle, e indossava un vestito verde corto e non eccessivamente scollato che avrebbe sicuramente definito di suo gradimento.
 
Quella babbana era davvero carina…
 
Peccato che, dopo qualche ulteriore secondo di contemplazione, si rese conto che quella non era affatto una babbana: quella ragazza era Astoria.
Cosa aveva pensato lasciando la casa dei suoi?
Che la donna che avrebbe sposato avrebbe dovuto sapergli far battere il cuore, zittirlo con una parola e lasciarlo senza fiato con uno sguardo.
Era più che sicuro che il batticuore che sentiva in quel momento non fosse dovuto né alla corsa che aveva fatto, né allo scontro che si era appena verificato; e vedere Astoria così vestita lanciargli uno sguardo indecifrabile mentre si alzava l’aveva letteralmente lasciato senza fiato: sembrava che i suoi polmoni si fossero svuotati da tutta l’aria.
Si rialzò a sua volta ricordandosi finalmente di respirare.
Fece per aprire la bocca per parlare ma…
“Che strano, mi sembrava che di solito fossero le donne quelle che si fanno aspettare agli appuntamenti…” Astoria lo zittì prima ancora che riuscisse a dire una parola.
A quel punto Draco la guardò boccheggiando: possibile che… no, non doveva neanche pensarci.
Astoria poteva considerarsi l’unica vera amica che avesse mai avuto, l’unica che non l’avesse mai giudicato per quello che era e per quello che aveva fatto.
Se avesse anche solo sospettato quello che aveva pensato di lei qualche secondo prima come minimo sarebbe scappata a gambe levate: nessuna ragazza con un po’ di buon senso avrebbe voluto rischiare di rimanere incastrata con uno come lui.
 
Ricompose quindi la facciata dietro la quale era solito nascondersi e ignorando la provocazione domandò, sviando il discorso: “Come mai così elegante oggi?”
L’idea che si fosse vestita così per lui era, seppur molto allettante, altamente improbabile, soprattutto visto l’abbigliamento estremamente informale con cui si era sempre presentata le volte precedenti.
“Anche tu non sei da meno, vedo. Cos’è successo: le magliette con le maniche corte ti hanno mancato di rispetto in qualche modo e per ripicca non le metti più?” lo canzonò lei di rimando accennando alla sua ritrovata camicia bianca con le maniche lunghe che faceva capolino da sotto la giacca dal taglio impeccabile.
Draco si ritrovò senza parole per la seconda volta in poco tempo: se a parlargli in quel modo così insolente fosse stata un’altra persona di sicuro si sarebbe arrabbiato non poco…
Mentre ghignava colpevole alla provocazione della ragazza non gli sfuggì comunque il fatto che non avesse risposto alla sua domanda, e poteva dire di aver imparato a conoscere abbastanza bene Astoria da supporre che gli stesse nascondendo qualcosa.
Da parte sua però nemmeno lui voleva raccontare quello che era successo davvero al Manor quel pomeriggio: era più che sicuro che Astoria lo avrebbe come minimo preso in giro per essere letteralmente scappato a quel modo.
 
Ma dopotutto cos’altro poteva fare?
Era un Malfoy, ed era anche un Serpeverde: lui scappava sempre.
 
Optò alla fine per una versione che non si allontanasse troppo dalla verità: quella strega della sua amica(?) sarebbe riuscita a capire che stava mentendo alla sua più piccola esitazione.
“Un tè con mia madre…” cominciò infine. “Concluso male –tra l’altro- c’era anche mio padre e volevano convincermi a ritornare a casa…” spiegò cercando di usare il tono più convincente del suo repertorio.
“Più o meno la stessa cosa” commentò Astoria dopo un attimo di riflessione. “Oggi pomeriggio i miei sono riusciti ad incastrarmi in una riunione di famiglia a sorpresa, e mia nonna ci tiene a vedermi sempre vestita bene, quindi… Alla fine però sono scappata” concluse poi. “Non ce la facevo più a sentirli parlare di cose che non mi interessano minimamente…”
 
Dopotutto l’unica cosa che le sarebbe potuta interessare riguardo il suo matrimonio combinato sarebbe stato come annullarlo…
 
“Be’, anche mia madre ci tiene molto a come mi presento. Credo che le sarebbe venuto un colpo se mi avesse visto con i vestiti che indosso ultimamente…” finì di giustificarsi lui facendo cadere il discorso.
Le scuse che i due si erano rifilati erano stranamente simili tra loro, a nessuno dei due era sfuggito.
 
“Lo sai che non credo a una parola di quello che hai detto, vero?” domandò Astoria di punto in bianco con tono quasi disinteressato.
“Potrei dire esattamente la stessa cosa mia cara…” rispose Draco di rimando con tono fintamente innocente.
Ci fu un attimo di silenzio che Astoria ruppe ridendo sollevata.
“Oh bene. Patti chiari e amicizia lunga: tu non fare domande e io non ti racconterò bugie!” stabilì allegramente.
Draco rimase lì per lì un po’ stupito dal suo comportamento: allora gli stava davvero nascondendo qualcosa!
Alla fine però si ritrovò a convenire a sua volta: “Affare fatto. Sempre però se la cosa è reciproca”
“Certamente”
“Bene”

 
“Che ne dici di andare a mangiare qualcosa? Ormai si è fatto tardi” propose Astoria cominciando a incamminarsi lungo la via.
“Ehm… ok. Tu sai dove andare?” le chiese subito lui reprimendo quello che si poteva benissimo avvicinare ad un attacco di panico bello e buono: lui, Draco Malfoy, a cena fuori nella Londra babbana? Se i suoi l’avessero visto in quel momento come minimo l’avrebbero diseredato.
Lui conosceva dei buoni ristoranti, rigorosamente gestiti da maghi (purosangue), che sarebbero stati perfetti. Sarebbe bastata una semplice smaterializzazione e ci sarebbero arrivati in un battito di ciglia.
Ma evidentemente la sua accompagnatrice aveva già qualcosa in mente.
“Oh sì” rispose infatti Astoria in modo tutt’altro che rassicurante alla domanda che le era stata posta. “So perfettamente dove andare. C’è un posto qui vicino che fa proprio al caso nostro… soprattutto tuo, in effetti…” aggiunse misteriosa. Negli occhi le si era accesa una strana luce, e Draco si ritrovò a pensare che qualsiasi cosa la ragazza avesse in mente non fosse niente di buono.
 
Camminarono in silenzio per qualche minuto, ognuno assorto nei propri pensieri senza sapere che, fondamentalmente, entrambi stavano in realtà pensando alla stessa cosa: l’incontro mancato con il loro futuro marito/moglie a cui erano riusciti a sfuggire per un pelo.
Ad un certo punto Draco andò (di nuovo) addosso ad Astoria: era talmente preso a pensare ad un modo per convincere i suoi ad annullare quello che, purtroppo, era sicuramente un contratto matrimoniale già siglato da non essersi accorto che la ragazza si era fermata.
Il suo sguardo passò dal sorriso diabolicamente angelico che si era dipinto sul volto di Astoria all’insegna del ristorante davanti al quale stavano stazionando.
Una grande ‘M’ gialla e tondeggiante spiccava su uno sfondo rosso e sotto, a lettere bianche e cubitali, il nome: McDonald’s.

















Salve a tutti!
Terzo capitolo e già inizio con i ritardi... chiedo scusa davvero, ma ieri non sono nemmeno riuscita ad accenderlo, il computer...
Comunque... cosa ne pensate del capitolo? Quando mi è venuta l'idea del McDonald's sono rimasta come folgorata, mi piaceva un sacco... voi cosa dite? Riuscirà Draco a sopravvivere a questa terribile esperienza? (implicita richiesta di una recensioncina piccina picciò...)
Come sempre ringrazio chi aggiunge alle storie alle seguite/ricordate: 
Sophie_CarlisleAkakurina e tama_chan_ 
Spero di riuscire ad essere puntuale per la prossima settimana, quindi a martedì prossimo!!
E.

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Capitolo 4
*** 4 - Nel frattempo ***


4 - Nel frattempo
 
 
 
Nel frattempo, a Malfoy Manor, Lucius misurava a grandi passi il salotto, andando su e giù freneticamente, il viso preoccupato e arrabbiato al tempo stesso.
“Come ha osato… quell’ingrato…” borbottava torcendosi le mani. Se avesse avuto ancora la sua bacchetta l’avrebbe fatto restare con la forza, poco ma sicuro.
Seduta su un divanetto la moglie lo guardava con espressione indecifrabile.
“Forse dovremo lasciarlo fare come vuole, forse per il momento dovremo annullare questo…” cominciò dopo un attimo di esitazione, ma il marito la interruppe quasi subito: “Non dire sciocchezze Narcissa. Draco ha bisogno di sposarsi con quella ragazza. La sua famiglia è rimasta fuori dalla guerra, il suo nome è immacolato. E lo sai questo cosa significa? Significa che con la loro unione il mondo smetterà di guardarci come se fossimo degli avanzi di galera…” disse infervorato.
Il fatto che una delle ultime famiglie Purosangue, praticamente l’unica ad essere rimasta fuori dall’ultima guerra, accettasse di dare in sposa la loro unica figlia a un Malfoy avrebbe cancellato velocemente tutte le malelingue che giravano dalla fine del conflitto, Lucius ne era assolutamente convinto.
“Se sei proprio così sicuro…” commentò distrattamente Narcissa, i suoi pensieri già rivolti a qualcos’altro.
“Comunque sono in ritardo…” aggiunse infatti osservando di nuovo l’orologio.
Lei era una persona estremamente precisa, e non sopportava quando le persone si presentavano in ritardo ad un appuntamento, soprattutto se era lei quella che doveva aspettare.
“Arriveranno” la rassicurò Lucius con tono deciso. “Avrebbero sicuramente avvertito se fosse successo qualcosa: come sai conosco bene il padre della ragazza, ci tiene a questo incontro tanto quanto noi”
“E cosa diremo per giustificare l’assenza di Draco?”
Finalmente Malfoy sr. fermò la sua camminata: avrebbe dovuto pensare a qualcosa, e in fretta. Qualcosa di credibile e verosimile: se il suo amico, nonché padre della ragazza in questione, avesse sospettato che Draco non aveva nessuna intenzione di sposare la figlia l’intero contratto matrimoniale sarebbe potuto saltare, e lui non se lo poteva permettere.
Fece per aprire la bocca per rispondere, ma un suono, quello che segnalava l’arrivo di persone all’interno della proprietà, lo precedette: erano arrivati.
 
***
 
Nel frattempo a Villa Greengrass l’aria era diventata alquanto tesa.
Donovan ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che la figlia (“quella sciocca ragazzina”) fosse fuggita a quel modo.
“Proprio non riesce a capire cosa c’è in ballo? Potrebbe diventare la lady più ricca, potente e rispettata… ma no, lei preferirebbe sposarsi un babbano!” urlò marcando con rabbia l’ultima parola.
Agatha osservava il marito scuotendo la testa: di tutte le volte che lo aveva visto arrabbiato quella sembrava proprio la peggiore, e ovviamente a chi sarebbe toccato cercare di calmarlo…?
“Non è così grave, dalle tempo. È ancora tutta scombussolata per essere di nuovo in Inghilterra, sono sicura che anche lei alla fine comprenderà…”
“Ma io non ho tempo!” la interruppe lui facendole alzare gli occhi al cielo. “Lo sai che per questo suo comportamento l’intero contratto potrebbe saltare? Dopo tutti questi anni, dopo tutta la fatica che ho fatto per assicurarle un buon partito…”
“Allora farai meglio a trovare una buona spiegazione per la sua assenza all’incontro di oggi: siamo in ritardo e sai bene che a loro non piace aspettare” disse Agatha senza rispondere alla domanda retorica del marito.
A quelle parole Donovan chiuse la bocca di colpo: sua moglie aveva ragione.
Il contratto matrimoniale sarebbe sicuramente saltato se il padre dello sposo fosse venuto a conoscenza del comportamento indecoroso di sua figlia, per non parlare della sua ultima affermazione riguardo lo sposare un babbano: l’avrebbe presa come un insulto personale.
Cercando di recuperare un po’ di contegno si schiarì la voce: “Hai ragione cara, come sempre”.
Lady Greengrass sorrise all’ultima affermazione del marito e prese il braccio che quello le stava offrendo.
Concentrandosi sulla loro destinazione si smaterializzarono lasciarono il salotto deserto.
 
***
 
Inizialmente Lucius aveva ordinato a uno degli elfi domestici di andare ad aprire e far accomodare gli ospiti, ma Narcissa lo fermò subito: “Già che dovremo scusarci per l’assenza di nostro figlio credo che sia più opportuno andare ad accoglierli personalmente, Lucius. Dopotutto accogliere di persona gli ospiti non è un trattamento che concediamo a chiunque, ne saranno sicuramente onorati”.
Malfoy sr. annuì: sua moglie aveva ragione.
Le offrì il braccio e lasciarono insieme il salotto, non prima di aver ordinato all’elfo rimasto che al loro ritorno tutto sarebbe dovuto essere perfetto.
Indossarono la loro faccia da ‘perfetti padroni di casa’ e aprirono la porta.
Inutile dire che la prima cosa che pensarono fu: la ragazza non c’è.
 
D’altro canto però anche i Greengrass, non appena la porta di Malfoy Manor si fu aperta lasciando il posto ai padroni di casa, non poterono fare a meno di pensare: il ragazzo non c’è.
 
Senza lasciare che le rispettiva facciate si scalfissero minimamente le due famiglie si salutarono scambiandosi i soliti convenevoli di rito.
Dopodichè i due uomini andarono avanti cominciando a parlare di affari che non riguardavano neanche lontanamente un certo matrimonio lasciando le consorti da sole.
 
Narcissa propose ad Agatha una passeggiata nel roseto della villa per lasciare un po’ di tempo ai mariti prima di entrare per il tè.
In realtà i due uomini, segretamente intimoriti dalla bizzarra situazione che si era creata, manco si fossero messi d’accordo avevano deciso di rimandare la questione del matrimonio dei figli, senza sapere che i loro timori al riguardo erano esattamente gli stessi.
 
Al contrario le due lady avevano deciso fin da subito di affrontare la questione di petto.
“Vedo che anche Astoria non è riuscita a venire” cominciò Narcissa. Sapeva che sarebbe stato scortese criticare così apertamente l’assenza della ragazza, ma con quell’ ‘anche’ aveva implicitamente ammesso che nemmeno suo figlio era lì.
Agatha annuì: “Credo che ancora non abbia compreso fino in fondo l’opportunità che le sta venendo offerta”.
Le due donne camminarono in silenzio per un altro po’, finche non si fermarono davanti ad un roseto di rose rosse particolarmente rigoglioso e profumato e si guardarono negli occhi.
“Se l’è data a gambe non appena ha capito” dissero contemporaneamente riferendosi ognuna al rispettivo figlio.
Un sorriso divertito si formò sulle loro labbra.
“Sarà meglio andare ad avvisare Lucius: è convinto che tuo marito possa annullare il contratto da un momento all’altro…”
“Potrà sembrarti strano ma anche Donovan era parecchio preoccupato al riguardo…”
“Allora non lasciamoli sulle spine, prima che a uno dei due venga un colpo”
Si incamminarono verso il Manor lasciando il roseto.
“Astoria non vuole sposarsi, non è così?”
“Quella ragazza non ha un minimo di senso del dovere” rispose Agatha. Era un sì.
“Forse, ma nemmeno Draco è entusiasta della cosa” sospirò Narcissa. “Ma immagino che questo non importi molto a mio marito, purtroppo…”
“Nemmeno al mio se è per questo” concordò l’altra.
 
 
Quando anche Lucius e Donovan vennero a conoscenza di come stavano realmente le cose la tensione che si era accumulata tra loro sparì di colpo: era tutto a posto, il contratto di matrimonio era salvo.
Il resto del tempo passò alquanto serenamente: i due uomini avevano ripreso tranquillamente a parlare dei loro progetti tirando in ballo anche i figli –adesso che non avevano più paura di nominarli- mentre le due donne chiacchieravano tranquillamente aggiornandosi a vicenda sulle ultime novità.
Nonostante tutto non riuscivano a impedirsi di essere del tutto sorde a quello che i due mariti stavano dicendo, soprattutto quando il discorso ricadeva inesorabilmente su Draco e Astoria.
 
 
 
Quando Draco era nato uno dei primi pensieri di Lucius era stato quello di riuscire ad individuare una famiglia Purosangue che fosse abbastanza ricca, potente e importate, e che ovviamente avesse una figlia che sarebbe stata degna di diventare la moglie di suo figlio.
Quando, due anni più tardi, Agatha aveva dato alla luce Astoria, Lucius aveva quasi fatto i salti di gioia: quella bambina era la scelta migliore che avrebbe potuto fare.
Ovviamente anche Donovan era convinto che sua figlia avrebbe dovuto sposare un degno Purosangue, e ritrovarsi un piccolo Malfoy servito praticamente su un piatto d’argento era stata un’occasione troppo ghiotta da rifiutare.
Non appena anche Astoria divenne abbastanza grande da manifestare i suoi primi episodi di magia involontaria, dimostrando così di essere una strega a tutti gli effetti e non una magonò, il contratto matrimoniale che era stato precedentemente imbastito venne definitivamente consolidato, firmato e controfirmato dai due capifamiglia.
Ovviamente i due ragazzi avrebbero dovuto conoscersi nel frattempo, ma con il ritorno di Voldemort e l’avvicinarsi di una nuova guerra la situazione era precipitata.
I Greengrass si erano trasferiti in America, tra le due famiglie non c’era più stato alcun contatto e la questione del matrimonio era momentaneamente passata in secondo piano.
Quando però, qualche settimana prima, una lettera da parte di Donovan annunciava il suo ritorno in Inghilterra con il resto della famiglia, e il suo desiderio di finire quello che avevano iniziato anni prima, Lucius era stato più che felice di riportare la sua attenzione su quel contratto, che dopo la guerra era diventato ancora più prezioso.
Tutti sapevano che i Greengrass si erano trasferiti per non avere niente a che fare con il Signore Oscuro, e il fatto che la loro figlia sarebbe diventata la moglie di un ex-Mangiamorte avrebbe ristabilito il nome dei Malfoy una volta per tutte.
 
 
Quando alla fine della serata i Greengrass lasciarono Malfoy Manor per tornare a casa, Lucius e Donovan avevano raggiunto tra loro una nuova intesa: volenti o nolenti Draco e Astoria si sarebbero sposati, onorando una volta per tutte quel contratto che era stato stipulato anni prima a loro insaputa.

















Salve a tutti!!
Sorry, ma per Malfoy al McDonald dovrete aspettare il prossimo capitolo...
Lo so che questo è più corto e di passaggio, ma per serviva per la storia. Anche se ovviamente tutti l'avevano già capito, finalmente le cose vengono dette chiare e tonde: il famoso contratto matrimoniale è effettivamente tra Astoria e Draco.
Però attenzione: ricordate che loro sanno solo che devono sposarsi, ma non sanno con chi!
E ovviamente prima che succeda qualsiasi cosa devono prima rendersi conto che provano qualcosa l'uno per l'altra, no?
Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia alle varie liste, questo giro abbiamo:  
HappiNessie4Ever ,   _WeasleyIsOursKing_ ,  ale146 e Sosoria
Ultime ma non meno importanti Akakurina e Carolina Sophia Granger che hanno lasciato una recensione: mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate, e spero che il seguito sia all'altezza delle vostre aspettative!
Buona serata a tutti
E.

 

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Capitolo 5
*** 5 - Tra il dire e il fare ***


5 – Tra il dire e il fare
 
 
 
Riuscire a convincere Draco ad entrare da McDonald’s fu a dir poco un’impresa: di sicuro usando la maledizione Imperius sarebbe stato tutto più semplice, ma di certo Astoria non aveva intenzione di finire ad Azkaban solo perché Mr. io-sono-troppo-purosangue-per-entrare-in-un-ristorante-babbano doveva comportarsi da idiota.
L’idea di portare Draco da McDonald’s le frullava in testa da un po’: aveva scoperto quella catena di fast-food in America e nonostante tutto quel cibo le era anche piaciuto. Doveva solo trovare il modo per convincere (o costringere) Draco ad andarci con lei, ed era sicura che alla fine anche al ragazzo sarebbe piaciuto.
Quando il ragazzo aveva accettato la sua proposta di incontrarsi con lei in un bar babbano il piano aveva cominciato a prendere forma.
Dopo il bar gli avrebbe proposto di fare una passeggiata, si sarebbe fatto tardi e lei avrebbe avuto l’idea di cenare direttamente fuori.
Trovare uno di quei famosi ‘ristoranti’ non sarebbe stato difficile: a Londra ce n’erano un sacco.
La parte complicata sarebbe stata convincere Draco ad entrarci, ma di quello aveva deciso fin da subito che si sarebbe preoccupata al momento.
Di certo però non aveva pensato che la cosa sarebbe stata così complicata: una volta capite le intenzioni della ragazza Draco si era messo a protestare manco fosse un bambino che faceva i capricci.
E di solito i bambini facevano i capricci perché volevano andarci, al McDonald’s, non il contrario.
Solo facendogli notare che tutti lo stavano guardando era riuscita a farlo smettere, e approfittando della momentanea assenza di opposizione l’aveva trascinato dentro mettendosi poi in fila per fare l’ordinazione.
Nell’attesa Astoria gli aveva spiegato sommariamente come funzionava la cosa: i menù, i panini… notando però sconsolata che Draco probabilmente non la stava nemmeno ascoltando, lo sguardo che fissava un punto indefinito davanti a sé.
Alla fine ordinò lei per tutti e due, scegliendo per Draco uno dei suoi panini preferiti, dopodichè si diresse verso un tavolo libero e un po’ defilato tenendo il vassoio con il cibo in una mano e trascinando il ragazzo con l’altra.
Prese posto, distribuì le varie cose che aveva ordinato e dopo aver augurato allegramente un “Buon appetito!” aveva addentato il suo panino.
Non era affatto male, e lei aveva pure fame.
Arrivata a metà Draco non aveva ancora aperto la confezione del suo: guardava la scatola come se fosse qualcosa di pericoloso.
Possibile che ogni volta che qualcosa non gli andava bene dovesse sempre comportarsi a quel modo?
 
“Guarda che non è avvelenato, sai?” gli disse cercando di attirare la sua attenzione.
 
Draco la guardò per la prima volta da quando erano entrati: “Ti stai divertendo?” le domandò gelido.
Lei ricambiò lo sguardo: “Ma cosa stai dicendo?”
“Ti rendi conto cosa succederebbe se qualcuno mi riconoscesse in questo momento? Se volevi trovare un modo per umiliarmi… be’, complimenti, ci sei riuscita” proseguì lui come se Astoria non avesse parlato.
Intanto si immaginava già le ristate che le persone si sarebbero fatte nel vedere Draco Malfoy in un ristorante babbano –che poi quello non era neanche un vero ristorante-.
Se suo padre lo fosse venuto a sapere sarebbe stata la volta buona che lo rinnegava come figlio.
 
Suo padre… forse avrebbe dovuto dargli retta e restare al Manor a conoscere la sua futura sposa. Certo, molto probabilmente avrebbe passato la serata a parlare con un’oca senza cervello che pensava solo ai suoi soldi, ma per lo meno avrebbe cenato tranquillamente, con del cibo commestibile e non con quella specie di roba tonda piena di chissà che cosa che Astoria stava mangiando fino a poco prima.
Il suo sguardo si riposò su di lei e fu stupito nel notare che aveva lo sguardo ferito.
 
E arrabbiato.
 
“Davvero pensi che ti abbia portato qui per umiliarti?” domandò con amarezza.
Quelle parole ebbero il potere di smontarlo: non sembrava che la ragazza volesse prendersi gioco di lui, ma allora perché l’aveva portato lì?
Lì, in un locale babbano, circondato da babbani, lui che era un Purosangue.
Astoria parve quasi capire i ragionamenti che Draco stava facendo in quel momento.
Sorrise.
Ma non era il suo solito sorriso, quello che aveva il potere di far sentire meglio Draco quando lo guardava. Era tirato, quasi triste, e non aveva raggiunto gli occhi scuri che erano rimasti spenti.
“Ogni volta che andiamo da qualche parte ti dà fastidio che tutti ti riconoscano e ti guardino male. Io volevo solo portarti in un posto in cui nessuno avrebbe potuto sapere chi sei” spiegò lei facendo spalancare gli occhi a Draco: aveva perso il conto di tutte le volte che aveva ripetuto ad Astoria quando gli sarebbe piaciuto andare da qualche parte dove nessuno avrebbe avuto pregiudizi su di lui, solo non pensava che la ragazza lo avesse ascoltato sul serio.
“Pensavo ti avrebbe fatto piacere passare un po’ di tempo senza sentirti osservato e giudicato come sempre” concluse alzando le spalle.
“Ma anche quei babbani, prima, mi hanno guardato male, o forse non te ne sei accorta?” ribattè lui, lieto di riuscire ad avere un argomento a suo favore.
Quando discuteva con Astoria andava a finire che lei aveva sempre ragione.
“Questo perché ti sei messo a dire che una volta tornato a casa ti saresti dovuto disinfettare per essere entrato qui dentro” sibilò lei stizzita. “Forse non te ne sei accorto perché eri troppo impegnato a protestare, ma ti ho guardato male anch’io…”
 
… ovviamente anche quella volta aveva ragione lei.
 
Era uno stupido: Astoria aveva cercato di metterlo a suo agio (più o meno) e di essere gentile con lui, e lui come ringraziamento la insultava e mandava all’aria tutto.
Poteva farsi i complimenti da solo.
 
Riscuotendosi dai suoi pensieri notò che la ragazza si stava sistemando, controllando di avere tutto nella borsetta, preparandosi ad andare via.
“Dove vai?” le domandò lui, tutt’a un tratto preoccupato. Non pensava mica di mollarlo lì così…?
“A casa, ovvio. Non ho più fame. Buona serata Draco…” il suo tono era duro e piatto, non ammetteva repliche.
Il ragazzo si rese conto che qualsiasi cosa avesse detto non le avrebbe fatto cambiare idea, non quella volta.
Se non poteva dire niente forse però poteva fare qualcosa.
 
Astoria stava proprio per alzarsi quando fece qualcosa che stupì lui stesso: aprì la confezione che era rimasta intatta davanti a lui, prese in mano il panino e gli diede un morso.
Era la cosa più strana che Draco avesse mai assaggiato (escluse le Gelatine Tutti i Gusti + 1, ma quelle non contavano…), il sapore particolare.
Era… “È buono” commentò il ragazzo con tono stupito prendendo un altro morso.
Astoria lo osservava con un sopracciglio alzato, senza perdersi un suo minimo movimento.
Dopo un altro paio di morsi Draco mise giù il panino allungando la mano verso il bicchiere.
Mentre ordinava aveva sentito la ragazza dire ‘coca-cola’: non aveva la più pallida idea di cosa fosse.
Si portò la cannuccia alle labbra e cercò di nascondere l’espressione si sorpresa quando la bevanda fresca e frizzante –molto frizzante- raggiunse la sua bocca.
Anche in quel caso non aveva mai bevuto niente di simile.
 
Nel frattempo anche Astoria era tornata a concentrarsi sul suo panino, guardando Draco senza farsi notare e sorridendo sotto i baffi per il suo stupore nel trovare buono quel cibo babbano.
Finirono di mangiare senza dire nulla, ma la ragazza era pronta a sganciare l’ultima ‘bomba’.
“…Adesso bisogna sparecchiare…” buttò lì come se niente fosse.
Draco dovette mordersi la lingua per non risponderle per le rime: non era mica un elfo domestico, lui!
Lasciò vagare il suo sguardo per il locale soffermandosi poi su alcuni clienti che, come loro, avevano appena finito di mangiare. Poco distante c’era un cestino: le persone vi gettavano i rifiuti e poi appoggiavano nello spazio apposito il vassoio rimasto vuoto.
 
Raccolse tutta la sua buona volontà e replicò quei gesti procedendo lentamente come se stesse maneggiando qualcosa che potesse esplodere da un momento all’altro.
Aveva pensato che tutti si sarebbero girati per vedere come mai un Malfoy si fosse abbassato a fare una cosa del genere, pensava che si sarebbe sentito strano a fare una cosa così umile come sparecchiare, e invece… non successe nulla di tutto ciò.
Nessuno si girò a guardarlo, nessuno rise di lui.
E questo perché ovviamente, come la ragazza aveva predetto, nel locale non c’era nessuno che potesse riconoscerlo.
Quando ebbe finito Astoria lo stava già aspettando vicino alla porta.
Uscirono insieme nell’aria che stava cominciando a rinfrescarsi, il sole già più basso nel cielo.
Procedettero un po’ lungo la via, fianco a fianco, ognuno perso nei suoi pensieri.
 
“Ecco… penso che dovrei rientrare…” disse Astoria dopo un po’.
Si erano fermati in prossimità di una via laterale deserta, perfetta per smaterializzarsi senza dare nell’occhio.
“Certo… e oh, Astoria!” la richiamò lui riavvicinandosi a lei che si era già distanziata di qualche passo.
“…Grazie… di tutto, davvero…” disse tutto d’un fiato.
Con grande stupore della ragazza si sporse appena verso di lei per poi lasciarle un leggero bacio sulla guancia.
Astoria non disse niente, ma il rossore che le invase il viso valeva più di mille parole.
 
 
 
Rimasto solo Draco sorrise mettendosi le mani in tasca e incamminandosi verso il palazzo che ospitava il suo appartamento. Non era molto distante da lì, e lui aveva voglia di camminare.
Ripensava a quello che era successo quella sera: la sera più strana della sua vita, doveva ammetterlo.
Una morsa gli strinse il cuore quando però ripensò al bacio che aveva dato ad Astoria.
Un semplice ed innocente bacio sulla guancia.
Sarebbe bastato così poco e al posto della guancia ci sarebbero potute essere le sue labbra…
Scosse tristemente il capo per scacciare quel pensiero: doveva stare attento, non poteva permettersi di pensare una cosa del genere.
Astoria non avrebbe mai potuto provare niente per lui, doveva metterselo bene in testa.
Lei era bella, dolce, gentile, ma anche astuta, decisa e testarda quanto bastava: più stava lontana da uno come lui e meglio sarebbe stato per lei.
E, in ogni caso, una ragazza come lei non avrebbe mai potuto amare un Mangiamorte.
 
 
///
 
 
Astoria apparve con un sonoro *crack* in camera sua.
Il resto della casa era stranamente silenzioso: evidentemente i suoi genitori erano andati lo stesso all’incontro con il suo futuro marito nonostante la sua fuga, e non erano ancora tornati.
Scacciò il pensiero preferendo invece concentrarsi sui ricordi di quella sera: se anche l’inizio non era stato dei migliori, alla fine la serata aveva superato di gran lunga le sue aspettative, e non poteva che essere fiera del comportamento di Draco.
 
Draco…
 
Draco che le aveva lasciato un bacio sulla guancia prima che lei sparisse davanti ai suoi occhi come aveva sempre fatto dalla prima volta che si erano incontrati.
Le sembrò che il suo cuore fosse diventato all’improvviso più pesante: che diritto avevano i suoi genitori di darla in moglie ad un perfetto sconosciuto senza nemmeno considerare la sua opinione?
Dopo aver sigillato opportunamente la stanza in modo che nessuno potesse entrare si buttò sul letto, incurante del vestito che si sarebbe sicuramente stropicciato.
Portò una mano la dove, poco prima, le labbra del ragazzo l’avevano sfiorata, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere.
 
Lei era Astoria Greengrass. Lei non piangeva.
 
Lei era più piccola, non si considerava particolarmente bella, e a detta dei suoi genitori aveva un caratterino che non si addiceva per niente ad una lady.
Non era altro che un passatempo…
 
Una lacrima solitaria riuscì a sfuggire ugualmente nonostante i suoi sforzi: se anche quel maledetto contratto di matrimonio (che nessuno aveva mai nominato ma lei sapeva che c’era) fosse stato annullato, sapeva benissimo che Draco non avrebbe mai potuto provare niente per una ragazza come lei.



















Rieccomi con il nuovo capitolo!
Finalmente la scena che tutti stavano aspettando: Draco al McDonald's. Spero di non aver deluso le vostre aspettative.
Ma la cosa più importante è che finalmente quelle due teste di legno si sono rese conto di non essere indifferenti l'uno all'altra... chissà cosa succederà la prossima volta...
Grazie a 
Shizuku Sango che ha aggiunto la storia alle seguite, e a Akakurina che ha lasciato una recensione: mi fa sempre piacere sentire cosa pensate riguardo la storia :)
Per chi volesse vi ricordo le due one-shot (le trovate nella mia pagina) che precedono questa storia, in caso qualcuno non le avesse ancora lette.
A martedì prossimo!
E.


 

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Capitolo 6
*** 6 - Visita inaspettata ***


6 – Visita inaspettata
 
 
 
I giorni passarono veloci uno dopo l’altro.
Ormai era passata più di una settimana dall’ultima volta che Astoria aveva visto Draco, e la ragazza cercava di convincersi che andava bene così.
Da quando, quell’ultima volta, aveva finalmente ammesso a se stessa che non era più così indifferente nei confronti del ragazzo aveva deciso che, dopotutto, meno lo vedeva meglio era.
Non poteva permettersi di innamorarsi, e il vedere i suoi genitori – suo padre in particolar modo- così soddisfatti non faceva altro che ricordarglielo.
Aveva capito che il famoso incontro con il suo promesso sposo e famiglia era andato bene nonostante la sua assenza non programmata non appena i due avevano rimesso piede in casa: sua madre l’aveva chiamata solamente per accertarsi che anche lei fosse rientrata, mentre le urla e i rimproveri che si aspettava da parte del padre non erano mai arrivati.
Ormai si era rassegnata: tanto cosa mai avrebbe potuto fare per cambiare la sua situazione?
 
Purtroppo niente.
 
Aveva persino smesso di ‘scappare’ di casa, e con grande stupore dei suoi aveva ripreso a mangiare in sala da pranzo insieme a loro (anche se ovviamente rimaneva zitta tutto il tempo).
Sembrava che tutto fosse tornato tranquillo, aveva persino sentito suo padre dire tutto soddisfatto alla moglie:  “Finalmente Astoria ha messo la testa a posto”.
 
 
Questo prima che arrivasse la lettera.
 
 
Era un pomeriggio particolarmente afoso se si considerava che ormai l’estate stava cominciando a cedere il posto all’autunno.
Astoria, come sempre quando non aveva voglia di fare nulla, era buttata sul letto a pancia in su a guardare il soffitto, il suo sguardo perso tra le stelle che aveva fatto dipingere su un fondo blu notte ancora quando era piccola.
Il suo sguardo stava giusto per soffermarsi sulla costellazione del Drago quando un trambusto proveniente dal piano di sotto la fece sobbalzare: le urla di suo padre quando si arrabbiava sul serio erano inconfondibili.
Peccato che le suddette urla avevano cominciato ad aumentare gradualmente di volume, e quando Astoria si rese finalmente conto che suo padre si stava dirigendo proprio verso camera sua era troppo tardi: aveva appena afferrato la bacchetta per chiudere la porta, o meglio ancora, smaterializzarsi, quando la porta in questione venne spalancata in malo modo andando a sbattere violentemente contro il muro lasciando lo spazio alla figura di Donovan.
La sua faccia era rossa e una vena pulsava pericolosamente sulla sua fronte.
In mano stringeva un foglio di pergamena alquanto stropicciato, come se fosse stato accartocciato e poi ridisteso, nell’altra la busta che originariamente lo conteneva.
Astoria realizzò che suo padre aveva evidentemente aperto e letto una lettera indirizzata a lei, lettera di cui probabilmente sarebbe stato meglio non fosse mai venuto a conoscenza. Non poteva fare a meno di chiedersi che cosa ci fosse scritto da farlo arrabbiare così.
Quello che comunque le dava fastidio era che avesse messo il naso nelle sue cose.
“Quella lettera era indirizzata a me, non avevi il diritto di leggerla…!” cominciò a protestare venendo bruscamente interrotta.
“Sono tuo padre, Astoria, decido io cos’ho diritto di fare! E adesso spiegami cos’è questa storia!” urlò lui sbattendole il foglio davanti al naso e tenendolo fermo giusto il tempo che le consentì di leggere alcune righe.
 
Gentile Miss Astoria Greengrass,
siamo lieti di annunciarLe che ha superato con successo l’esame di ammissione per poter accedere al corso di Guaritore.
La aspettiamo quindi il…
 
Avrebbe voluto saltare dalla gioia: ce l’aveva fatta, l’avevano presa! Era riuscita a superare l’esame!
Purtroppo però la sua espressione felice non fece che far arrabbiare ancora di più suo padre.
“Oh, non ci pensare nemmeno signorinella. Tu non ci andrai, puoi starne certa. In primavera ti sposerai, e posso assicurarti che le tradizioni di famiglia dello sposo non prevedono affatto che una lady quale diventerai debba lavorare, farai meglio ad abituarti all’idea” commentò.
Al riferimento al suo matrimonio non ci vide più neanche lei: “Io non sposo proprio nessuno! Non puoi costringermi a farlo! Non puoi decidere al mio posto una cosa come questa! Voglio proprio vedere che razza di matrimonio sarà, senza la sposa…”
Donovan lascò cadere la pergamena e afferrò Astoria per un polso, stringendo la presa.
“Ascoltami bene ragazzina” ad ogni parola la sua stretta sul braccio della figlia aumentava, tanto che la ragazza ebbe ben presto le lacrime agli occhi.
“Non mi interessa quello che pensi al riguardo… non interessa a nessuno. Sei nata per essere una lady, stare al fianco di tuo marito e fargli fare bella figura con un bel sorriso e qualche abito costoso. Il fatto che tu abbia un’opinione non è contemplato. Quel contratto matrimoniale è stato firmato prima ancora che cominciassi a camminare e non c’è niente, niente, che tu possa dire o fare per annullarlo!”
Lasciò andare la presa e Astoria cadde in ginocchio sul pavimento stringendosi il braccio al petto: sul polso spiccava un vistoso segno rosso e quasi non si sentiva più la mano.
Ma non era per quello che stava piangendo: le parole che le erano state urlate contro trasudavano una cattiveria che non avrebbe mai pensato di sentirsi rivolgere dal suo stesso padre.
“Non uscirai più dalla tua camera se non quando lo dirò io” proseguì intanto Donovan recuperando un tono di voce più freddo e distaccato e cominciando a camminare su e giù.
“Metterò un incantesimo alla stanza in modo che tu non possa più uscirci né con la smaterializzazione né con altri metodi, e ringrazia che non abbia deciso di requisirti anche la bacchetta…” fece un attimo di pausa riflettendo su qualcosa e infine aggiunse: “E voglio vederti di persona mentre scrivi una lettera a quelli del San Mungo in cui ti scusi e rifiuti il posto che ti è stato dato. È tutto chiaro?”
Si girò verso la figlia, che era sparita.
 
Approfittando del fatto che, camminando, il padre le avesse voltato le spalle Astoria –che aveva ancora in mano la bacchetta- si era smaterializzata senza pensarci due volte.
Il punto era che non aveva proprio pensato a dove andare.
Si trovava in quello che sembrava essere un giardino privato, molto curato e ben tenuto. Da un lato c’era una strada non molto ampia, deserta, dall’altro invece sorgevano tre alti palazzi.
Si alzò in piedi, dal momento che quando era arrivata si era trovata per terra, tirando su col naso e asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
Fece sparire la bacchetta: sarebbe potuto arrivare qualcuno da un momento all’altro, era meglio non rischiare.
Nel farlo il suo sguardo si fermò sul polso, ancora ben arrossato, e le parole del padre le rimbombarono minacciose nella testa, rischiando di farla scoppiare nuovamente in lacrime.
Le scacciò con violenza concentrandosi sul posto in cui si trovava.
Certo, avrebbe potuto smaterializzarsi di nuovo, ma prima voleva comunque capire dov’era finita.
Lasciando la sua stanza non aveva pensato a nessuna destinazione: però ci doveva essere per forza un motivo se era finita proprio in quel posto e non in un altro.
Quando finalmente capì si sentì ancora peggio: era vero, non aveva pensato a nessun posto, ma aveva pensato a qualcuno…
Draco…
Probabilmente abitava lì vicino, magari proprio in uno di quei tre palazzi che costeggiavano il giardino.
Se così fosse stato lei non aveva intenzione di scoprirlo, come non aveva nessuna intenzione di farsi vedere dal ragazzo in quelle condizioni.
 
Troppo tardi…
 
“Astoria?”
 
 
***
 
 
Draco era affacciato al balcone per godersi quelli che erano probabilmente gli ultimi raggi di sole della stagione. Con gli occhi chiusi cercava di non pensare a niente, di mantenere la mente libera e sgombra, ma un pensiero sembrava non volergli dar tregua.
Un pensiero che aveva il viso di una ragazza.
Astoria.
 
Era passata più di una settimana da quando l’aveva letteralmente trascinato in quello che da piccolo era stato uno dei suoi peggiori incubi, e da allora non aveva più avuto sue notizie.
Che non avesse preso bene il bacio con cui l’aveva salutata?
Che si fosse offesa?
 
Ormai non sapeva più quante volte si era maledetto per quel suo gesto: un bacio sulla guancia? Ma cosa diamine stava pensando in quel momento?
In realtà la risposta era: niente, non stava pensando a niente, occupato com’era ad ammirare come un ebete la ragazza che era di fronte a lui.
Per la prima volta in vita sua aveva fatto qualcosa di impulsivo e, a parer suo, il risultato era stato disastroso.
Era sicuro che dopo quel gesto la ragazza non si sarebbe più fatta sentire, altro che uscire di nuovo con lui…
 
Ad un tratto un rumore attirò la sua attenzione: era molto attutito (ma dopotutto il suo appartamento si trovava all’ultimo piano dell’alto palazzo) ma sembrava proprio quello tipico di una materializzazione.
Aprì gli occhi e abbassò lo sguardo puntandolo verso il giardino, venti piani più in basso.
Al centro del prato c’era una ragazza.
La vide alzarsi in piedi (perché mai era arrivata seduta?) e guardarsi intorno.
Non poteva crederci… era…
Abbandonò di corsa la sua postazione fiondandosi fuori di casa.
Dal pianerottolo si smaterializzò direttamente al piano terra per poi uscire dall’atrio e raggiungere il giardino.
La ragazza gli dava le spalle, ma più si avvicinava più ne era sicuro…
 
“Astoria?” domandò
La ragazza si voltò di scatto e lui esultò mentalmente: era davvero lei!
Però sembrava diversa dal solito (ma di certo non come quando l’aveva vista per la prima volta con un vestito elegante indosso): aveva una strana espressione e i suoi occhi parevano arrossati.
Se non l’avesse conosciuta bene avrebbe detto che aveva pianto.
Non potè fare a meno di notare anche un segno rosso in corrispondenza del suo polso sinistro… cos’era successo?
“Ciao Draco” lo salutò lei dopo un attimo, sorridendogli.
Ma anche quello non era il suo sorriso… c’era decisamente qualcosa che non andava.
“Va tutto bene?” chiese lui.
“Certo” rispose lei in fretta. Troppo in fretta.
Draco sospirò: ovviamente Astoria non avrebbe mai ammesso che c’era qualcosa che la turbava.
“Come mai da queste parti?” domandò allora pensando di cambiare discorso.
Aveva pensato male.
Astoria mascherò una smorfia e dopo un attimo di esitazione disse: “Ecco, credo di aver pensato a te mentre mi smaterializzavo, e questo dev’essere stato il risultato” dopotutto era la verità.
“Complimenti per la precisione allora, io abito proprio lì” annunciò il ragazzo indicando il palazzo di mezzo. “Ti va di venire su a bere qualcosa?” propose.
“Io… non penso che sia il caso…” disse debolmente lei, ma Draco scosse la testa: “Insisto!”
E sorridendo cominciò a farle strada senza perderla di vista un secondo.
In realtà vedendola così aveva pensato che sarebbe stato meglio tenerla sott’occhio: smaterializzandosi di nuovo avrebbe solo rischiato di spaccarsi, distratta com’era in quel momento.
 
Da quando sei così protettivo?
 
Mise subito a tacere quella fastidiosa vocina: non era di certo quello il momento!
Una volta arrivati fece accomodare Astoria in salotto mentre lui andava a recuperare qualcosa da bere in cucina.
Tornò in salotto facendo levitare bicchieri, sottobicchieri e una bottiglia di coca-cola: quella roba era quasi meglio del succo di zucca.
Quando il suo sguardo si riposò su Astoria trovò la ragazza addormentata, raggomitolata all’angolo del divano: un ciuffo di capelli scuri le ricadeva sul naso dando un nonsochè di buffo alla sua espressione corrucciata. A tratti sospirava profondamente, come se anche nel sonno stesse cercando di trattenere le lacrime.
Fece apparire una leggera coperta, dopotutto lei aveva indosso solo una maglia con le maniche corte, e dopo avergliela sistemata lasciò la stanza in punta di piedi per non disturbarla.
Dire che era preoccupato era riduttivo.
Cosa mai poteva essere successo per averla ridotta così?
 
 
Andò nel suo studio e la sua attenzione venne catturata dalla lettera che suo padre gli aveva fatto recapitare quella mattina: lo informava del fatto che nonostante il piccolo inconveniente che aveva impedito a Draco di partecipare all’incontro la famiglia della sposa era comunque entusiasta di lui.
E non era finita lì: la data precisa ancora non si sapeva, ma intanto era stato deciso che le nozze si sarebbero tenute quella primavera.
Come no.
Da lì a quella primavera c’era ancora un sacco di tempo, tempo che avrebbe impiegato per trovare un modo per annullare il contratto.
Non poteva lasciare di nuovo l’ultima parola a suo padre, non quella volta.
Aveva anche notato che nella lettera il padre non aveva mai parlato direttamente della sposa: chissà, magari nemmeno lei era entusiasta della cosa… in tal caso sarebbe stato più facile ovviare al contratto se entrambi fossero stati d’accordo (forse).
 
Appallottolò la lettera buttandola in disparte sulla scrivania e aprendo il primo libro di Pozioni che gli capitò sotto mano.
Ormai aveva spedito la domanda per l’Accademia di Pozioni da un po’, ma non aveva ancora ricevuto una risposta.
Bah… magari Astoria aveva avuto più fortuna con l’esame per il corso di Guaritore. Doveva ricordarsi di chiederglielo quando si fosse svegliata.
Trovò una pozione che sembrava interessante e si immerse nella lettura.
 
Avrebbe tanto voluto provare per la sua futura sposa quello che invece provava per Astoria.
 

















Sorpresa sorpresa!!
Aggiornamento in anticipo!
Visto che so già che martedì non riuscirò ad aggiornare ho deciso di caricare il capitolo oggi anzichè far saltare una settimana.

Capitolo n°6... siamo a metà!
Ecco... di questa parte non ho molto da dire, ma per qualsiasi cosa sono come sempre a vostra disposizione :)
Alla prossima
E.


 

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Capitolo 7
*** 7 - Che brutta fregatura, i sentimenti ***


7 – Che brutta fregatura, i sentimenti
 
 
 
Ancora non capiva come fossero arrivati a quella situazione.
L’attimo prima stavano tranquillamente parlando del più e del meno seduti sul pavimento del salotto, i cartoni delle pizze che Draco in persona aveva eccezionalmente ordinato per la cena ormai vuoti e abbandonati sul tavolino davanti a loro, e quello successivo si era ritrovato a stringere un’Astoria in lacrime, scossa da singhiozzi che parevano non volersi più fermare.
Davvero non capiva.
Era bastato un attimo: le aveva chiesto se aveva ricevuto l’esito dell’esame per entrare al corso di Guaritore e la ragazza si era bloccata di colpo diventando seria. I suoi occhi avevano cominciato a diventare sempre più lucidi finchè alla fine non aveva realizzato che stava piangendo.
Sembrava davvero distrutta.
Sperando di non fare qualcosa di sgradito le si era avvicinato fino a stringerla in un abbraccio.
All’inizio aveva pensato che Astoria lo avrebbe allontanato subito, fu quindi con suo grande stupore che, contrariamente alle sue aspettative, la ragazza si aggrappò a lui come se fosse stato un salvagente.
“Ti va di parlarne?” domandò sottovoce quando gli sembrò che si fosse calmata un po’.
La sentì scuotere la testa contro la sua spalla.
L’attimo successivo aveva sciolto l’abbraccio fissando con insistenza il pavimento, in imbarazzo.
“Mi dispiace tanto. Io… non so cosa mi sia preso, davvero” si scusò sempre senza guardarlo in faccia. “Sarà meglio che vada, ora… Ti ho disturbato anche troppo” aggiunse poi alzandosi in piedi.
Draco la seguì a ruota.
“Tu non vai proprio da nessuna parte” cominciò sperando che non sembrasse eccessivamente una minaccia. “E poi tranquilla che non mi hai disturbato affatto… Ho una stanza per gli ospiti, ti fermi qui” disse deciso avviandosi poi verso il corridoio.
Astoria lo guardò per un attimo, indecisa.
 
Tornare a casa era fuori discussione, almeno lì sarebbe stata al sicuro.
 
Alla fine raggiunse Draco che si era fermato ad aspettarla vicino alla porta.
Si sentì in colpa: era stato gentile con lei, le aveva offerto la sua ospitalità e lei non aveva nemmeno avuto il coraggio di confessargli il perché del suo comportamento.
Ma dopotutto come poteva: si sarebbe vergognata troppo a parlargliene, ed era sicura che Draco avesse già i suoi problemi senza stare a sentire quelli di una ragazza che faceva i capricci perché non voleva sposarsi.
Passarono vicino ad una porta aperta per metà. Astoria buttò dentro lo sguardo: doveva essere lo studio di Draco.
Quello che però attirò la sua attenzione fu un bacile di pietra appoggiato sulla scrivania.
“È un pensatoio?”
Il ragazzo seguì il suo sguardo e annuì interrogativo “Sì…”
Astoria sfoderò la bacchetta e fece apparire dal nulla una fiala di vetro. Poi appoggiò la punta della bacchetta alla tempia chiudendo gli occhi per concentrarsi.
Qualche istante dopo stava porgendo a Draco la fiala, riempita con una specie di filamento argentato e impalpabile.
“Credo di doverti una spiegazione” disse semplicemente. “Solo… guardalo quando sarò già a dormire, è… imbarazzante”.
“Non mi devi nulla Astoria, se non vuoi dirmi nulla non è un problema, non sono affari miei…”
La ragazza scosse la testa: “Insisto…” disse ripetendo la stessa espressione che il ragazzo aveva usato con lei quel pomeriggio per convincerla a fermarsi.
Per un attimo sembrò quasi che il suo sorriso ironico avesse fatto capolino.
Seppur riluttante alla fine Draco si fece scivolare la fiala in tasca.
 
 
Aveva augurato la buona notte ad Astoria e si era chiuso nello studio, ma non aveva aperto subito il ricordo: la ragazza aveva detto che era imbarazzante, e lui non voleva certo immischiarsi in qualcosa di così privato.
Ovviamente dopo qualche attimo di battaglia interiore la sua curiosità ebbe la meglio: avrebbe guardato quel ricordo solo per andare a dirne quattro a chi avesse osato ridurre Astoria in quello stato.
Svuotò il contenuto della fiala di vetro nel pensatoio, seguendolo subito dopo.
 
 
Quando ne uscì era senza parole, era sconvolto.
Quello che aveva appena visto non era imbarazzante, era… non aveva neanche parole per esprimerlo.
Vedere Donovan Greengrass trattare così la figlia era stato come ricevere un pugno allo stomaco.
Se quella era l’aria che tirava a casa di Astoria si stupiva che la ragazza fosse riuscita a tenersi tutto dentro fino a quel momento.
Era forte, non c’era dubbio, ma tutti hanno un limite.
Il stomaco si contorse ulteriormente mentre ripensava al bel discorsetto che il padre le aveva fatto: la tua opinione non interessa a nessuno…
Che cosa crudele da dire, per lui l’opinione di Astoria contava eccome, molto probabilmente era proprio l’unica di cui teneva conto.
 
Improvvisamente stanco dopo quello che aveva visto Draco lasciò lo studio e raggiunse la sua camera.
Si buttò sul letto senza neanche spogliarsi fissando assorto il tetto del baldacchino che si trovava sopra la sua testa.
 
E così anche Astoria era rimasta incastrata in un matrimonio combinato…
Pensò con amarezza.
Non potè fare a meno di chiedersi chi fosse il fortunato.
 
Non tu
 
Di nuovo quella vocina.
Davvero fastidioso.
Ovvio che non era lui, lui era già… prenotato.
Sbattè un pugno sul materasso, arrabbiato.
 
Che brutta fregatura che erano, i sentimenti.
Fino a qualche anno prima era fiero di non provarne, di esserne immune, deridendo chiunque fosse abbastanza stolto da dichiarare di fare qualcosa per amicizia, per amore…
Probabilmente a quell’epoca avrebbe sposato qualunque ragazza Lucius gli avesse messo sotto il naso senza batter ciglio.
Ma non era più così, lui era cambiato.
Quando meno se lo aspettava anche lui aveva finalmente provato qualcosa, e ora che l’aveva fatto non riusciva più a tornare indietro.
Era diventato uno si quegli stolti anche lui.
 
E ovviamente la cosa peggiorava drasticamente se il sentimento in questione era l’amore.
 
Lui amava Astoria?
 
Che aveva bisogno di lei era certo: era stata la luce inaspettata che era riuscita a scacciare il buio che c’era intorno a lui, era stata il suo salvagente, la sua guida.
In poche settimane di conoscenza aveva fatto miracoli.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, per renderla felice e per non vederla più piangere come quella sera.
Ma era proprio quello il punto: questo era quello che provava lui, ma lei?
Si poteva ugualmente parlare di amore se lei non provava le stesse cose per lui?
E con quel pensiero arrivò anche una nuova consapevolezza: non c’è amore senza paura.
 
Paura di perdere la persona che ami, di vederla soffrire, di farla soffrire.
Paura di non essere ricambiato.
 
Quel pensiero lo fece raggelare.
Se anche nessuno dei due fosse già stato legato ad un contratto matrimoniale Astoria non avrebbe mai potuto ricambiare.
Il buio che lei aveva illuminato non era intorno a lui, era dentro di lui: ne portava il segno marchiato a fuoco sul braccio sinistro, niente e nessuno avrebbe potuto cancellarlo.
Chi mai avrebbe potuto amare uno come lui?
 
Potter e quel vecchio pazzo di Silente avevano ragione nel dire che l’amore era la forza più potente di tutte, ed era proprio quella forza che adesso lo stava lentamente ma inesorabilmente distruggendo dentro.
 
 
Con quei pensieri che gli frullavano in testa –pensieri di cui, se fosse stato lucido, si sarebbe sicuramente meravigliato- Draco scivolò in un sonno agitato.
 
 
 
 
Era in quella che aveva tutta l’aria di essere una chiesa.
Riccamente addobbata.
A nozze.
Lui si trovava esattamente a metà strada tra l’ingresso e l’altare.
Notò con stupore che la sposa era già lì: indossava un candido vestito dalle fattezze principesche e il viso era completamente nascosto dal velo.
C’era un solo modo per scoprire a chi appartenesse quel viso celato con tanta cura.
Con qualche falcata veloce raggiunse la ragazza e gli si fermò di fronte: anche da così vicino era impossibile distinguere le sue fattezze.
Quasi con timore sollevò il velo fino a farlo ricadere sulle spalle della ragazza, rimanendo poi a bocca aperta.
Si sarebbe aspettato tutto, ma non quello che si trovò davanti: la ragazza era senza volto.
Niente occhi, niente naso, niente bocca… solo rosea pelle.
Si guardò freneticamente intorno cercando qualcuno che avesse potuto spiegargli cosa diavolo stava succedendo, e il suo sguardo fu catturato dall’apparizione dei suoi genitori: Lucius e Narcissa, seduti in prima fila, lo stavano guardando entusiasti, incitandolo a gesti a fare qualcosa.
Draco non capì finchè le parole: lo sposo può baciare la sposa non risuonarono nell’aria, pronunciate distintamente da una voce decisa e autoritaria fuori campo.
La sua incertezza si tramutò in terrore: quella cosa gli si stava avvicinando pericolosamente dopo averlo afferrato saldamente per le maniche della giacca.
Era incredibilmente forte, e il volto piatto e vuoto si avvicinava sempre di più.
Il ragazzo chiuse gli occhi sperando che il contatto che sarebbe seguito durasse il meno possibile.
Con sua grande sorpresa quelle che si posarono su di lui erano indiscutibilmente delle labbra, fresche e morbide.
Aprì gli occhi interrompendo il bacio, facendo un passo indietro.
La ragazza non era più senza volto, anzi, aveva un viso più che conosciuto, viso che rispondeva ad un nome che lui conosceva fin troppo bene.
Fra tutte, proprio lei doveva sognare di sposare?
“Astoria…?” sussurrò a mezza voce, incredulo.
 
E la magia si ruppe.
 
Al suono del suo nome la ragazza sbarrò gli occhi guardandolo con terrore, come se avesse realizzato solo in quel momento chi si trovava davanti.
Draco fece un passo verso di lei, ma lei indietreggiò mettendo le mani avanti, come per difendersi.
“Non mi toccare, mostro!” gli urlò mentre si allontanava ulteriormente, la voce intrisa di paura e disprezzo, quando lui cercò di prenderle una mano.
A quelle parole Draco rimase spiazzato: Astoria non gli aveva mai parlato a quel modo, era l’unica che non gli aveva mai fatto pesare quello che aveva fatto, l’unica in grado addirittura di scherzare sul suo Marchio Nero senza farlo sentire in colpa.
Ed era proprio il Marchio che la ragazza stava osservando inorridita.
Senza sapere come il ragazzo si era improvvisamente ritrovato a torso nudo, il tatuaggio bene in mostra che spiccava sulla pelle diafana del suo avambraccio sinistro.
Il serpente si muoveva sinuoso mentre usciva dalla bocca del teschio che pareva stesse ghignando beffardo, prendendosi gioco di lui.
Come se non bastasse aveva anche cominciato a bruciare proprio come quando lui era ancora vivo e chiamava i Mangiamorte a raccolta.
All’improvviso, ad una fitta più acuta delle altre, si accompagnarono dei profondi solchi che lasciarono dietro di sé una scia di sangue, come se qualcuno gli avesse piantato le unghie nella pelle per cercare di tirare via a forza il Marchio.
 
Ormai della chiesa non c’era più traccia, come anche dei suoi genitori e di Astoria.
Draco era da solo, circondando dal buio, incapace di fare alcunché se non urlare mentre precipitava nel vuoto che lo stava risucchiando.















Salve a tutti!
Sono finalmente tornata, e con me ecco il nuovo capitolo!
A me personalmente non convince molto, ma l'avevo scritto abbastanza di getto, motivo per cui alla fine non sono riuscita a modificarlo più di tanto. Se non altro spero che a voi piaccia :)
Come sempre ringrazio chi segue/preferisce/ricorda la storia, e chi trova un attimo per dire cosa ne pensa: grazie!
Avviso già che siccome molto probabilmente martedì prossimo sarò via di nuovo, ci sono buone possibilità che decida di pubblicare il capitolo 8 in anticipo, diciamo sabato o domenica... O in alternativa giovedì/venerdì quando sarò tornata. Magari fatemi sapere quale delle due opzioni preferite.
Un saluto, buona giornata a tutti
E.

 

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Capitolo 8
*** 8 - Io ho già scelto ***


8 – Io ho già scelto
 
 
I better let you go
To find the prince you thought you found in me
I better set you free, and give you up
Just wave and say goodbye and let you live
Without a monster like me
 

 
Dopo che Draco le aveva augurato la buona notte e si era chiuso la porta alle spalle Astoria, ancora vestita, si era distesa sul comodo ed ampio letto della camera degli ospiti e si era addormentata a tempo di record.
L’unico pensiero che ebbe prima di chiudere gli occhi fu rivolto proprio al ragazzo, e al fatto che probabilmente dopo quello che era successo quella sera –e il ricordo che gli aveva concesso di vedere- non sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia.
 
 
\\ \\ \\
 
 
Aprì gli occhi di colpo, confusa, non riuscendo a capire quale fosse la causa del suo risveglio.
Dalle imposte socchiuse poteva vedere il cielo ancora scuro della notte e un orologio provvidenzialmente appeso alla parete le confermò che in effetti erano solo le due e mezza.
Ad un tratto lo sentì: era come un urlo soffocato, attutito dalla porta chiusa ma non per questo meno straziante.
Metteva i brividi.
Senza pensarci due volte scese dal letto senza nemmeno ricordarsi di mettersi le scarpe e spalancò la porta della camera, la bacchetta ben tesa davanti a sé.
Per poco non travolse due elfi domestici che erano fermi lì davanti, a torcersi febbrilmente le mani mentre confabulavano tra loro.
Astoria li guardò interrogativa.
“Noi non volevamo disturbare la signorina” esordì il primo prendendo coraggio, la vocetta stridula e preoccupata.
“Ma non sappiamo come fare con il padroncino…” concluse il secondo guardando speranzoso la ragazza con i grandi occhi spalancati.
In quella un altro lamento giunse dal fondo del corridoio dove evidentemente si trovava la camera di Draco.
“Non preoccupatevi, ci penso io” disse allora cercando di far uscire un tono deciso e dirigendosi verso la stanza.
In realtà però anche lei stava cominciando a spaventarsi: cosa diavolo stava succedendo in quella stanza?
Aprì lentamente la porta, quasi con timore, non sapendo cosa aspettarsi.
All’interno era completamente buio, ma la mancanza di illuminazione non le impediva certo di sentire.
A un suo movimento della bacchetta una lampada appoggiata ad un mobile vicino alla porta si accese, e la sua bocca si spalancò in un’espressione di sorpresa e di sgomento quando finalmente realizzò la scena che si presentava davanti a lei.
 
Draco era riverso al centro dell’ampio letto a baldacchino, tremava, i capelli biondi incollati alla fronte e il viso contratto in una smorfia.
Astoria abbandonò la bacchetta sul mobile cominciando ad avvicinarsi al letto, e per poco non inciampò in qualcosa.
Abbassando lo sguardo si accorse che aveva appena pestato una maglietta… solo in quel momento si rese conto che Draco non ne indossava alcuna, ma fu qualcos’altro che la fece preoccupare sul serio: mentre ancora il ragazzo si agitava notò che in alcuni punti il candido lenzuolo era macchiato di rosso… di sangue.
Senza più alcuna esitazione colmò la poca distanza che era rimasta tra lei e il letto, cercando poi di districare il ragazzo dal lenzuolo che pareva quasi soffocarlo.
Nel farlo riuscì anche ad individuare la causa delle macchie di sangue: sull’avambraccio sinistro dei profondi solchi sanguinanti segnavano la pelle del ragazzo. Evidentemente nel sonno Draco aveva inconsciamente cercato, seguendo un pensiero decisamente irrazionale, di grattare via il Marchio Nero.
Quello era un gesto che più volte aveva visto fare dal ragazzo, soprattutto quando era sovrappensiero, ma mai fino al punto di ferirsi così.
 
In un attimo di distrazione Draco ricominciò ad infierire sul Marchio, lacrime gli solcavano le guance.
“Draco, basta, svegliati!” esclamò a quel punto Astoria.
Non ce la faceva più a vederlo in quello stato: qualunque cosa stesse succedendo dentro la testa del ragazzo era arrivato il momento di interromperla.
“…Basta!” aggiunse ancora continuando a scuoterlo, cercando contemporaneamente di bloccarlo per evitare che si graffiasse ancora.
Evidentemente la sua resistenza sembrò sortire qualche effetto: dopo qualche secondo in cui cercò di sfuggire dalla sua presa Draco cominciò a poco a poco a calmarsi, finchè confuso non aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco.
Di certo non si sarebbe mai aspettato di trovarsi Astoria praticamente sopra di lui, che ancora gli teneva le braccia saldamente bloccate.
Con uno scatto se la scrollò di dosso facendola cadere dal letto per poi scendere a sua volta dalla parte opposta in modo da tenere la maggior distanza possibile tra lui e la ragazza.
“Ehi! Si può sapere che ti prende?” domandò Astoria che nel frattempo si era rialzata in piedi, massaggiandosi il fondoschiena nel punto in cui aveva sbattuto sul pavimento.
Draco, che si stava guardando il braccio ferito a metà tra lo spaventato e lo stupito, alzò lo sguardo verso di lei.
 
Non mi toccare, mostro!
 
Il ricordo di quello che era successo nel sogno gli squarciò la mente come un fulmine.
 
“Non ti avvicinare!” disse con voce tremante mettendo le mani in avanti e indietreggiando ulteriormente come aveva fatto l’Astoria del sogno. Ancora un paio di passi e con la schiena avrebbe toccato il muro.
“Draco, sul serio. Cosa sta succedendo? Mi stai facendo preoccupare” domandò invece la ragazza riducendo lentamente le distanze.
“Devi starmi lontana!” urlò lui quando fu pericolosamente vicina. “Devi andartene e non tornare mai più!” continuò quasi ansimando.
Finalmente Astoria si fermò, ma nonostante tutto non sembrava minimamente intenzionata ad eseguire l’ordine che le era stato dato.
Al contrario si portò le mani alla vita e guardò il ragazzo come se fosse diventato pazzo.
“Quello che hai appena detto è assurdo, lo sai? Non ho intenzione di andarmene finchè non mi avrai detto cosa ti è successo… e finchè non ti sarai lasciato medicare il braccio” disse indicandolo, con un tono che non ammetteva repliche.
Dopodichè fece per prendere il braccio in questione, per poter esaminare i danni più da vicino, ma Draco la scansò nuovamente tornando verso il letto.
“Ho detto che non ti devi avvicinare” ripetè duro.
Astoria scosse la testa sbuffando e uscì dalla stanza.
Tornò qualche istante più tardi con i due elfi domestici al seguito debitamente provvisti di bende.
Osservò Draco per tutto il tempo che i due elfi impiegarono per fasciargli il braccio, e quando ebbero finito li ringraziò congedandoli, richiudendo la porta della camera dopo che furono usciti.
Intanto il ragazzo era ancora seduto sul letto, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, la testa tra le mani e lo sguardo fisso sul pavimento.
Sobbalzò impercettibilmente quando si accorse che Astoria si era appena seduta accanto a lui: non si mosse, ma aveva comunque tutti i muscoli tesi, pronto a scattare.
 
“Adesso mi vuoi dire cosa ti è successo?” domandò sottovoce la ragazza, avendo quasi paura che Draco si mettesse ad urlare di nuovo.
Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile e continuò a fissare per terra.
 
L’Astoria del suo sogno, quella terrorizzata e disgustata da lui, era ancora talmente vivida nella sua mente che si chiedeva come mai la ragazza che aveva seduta accanto non fosse scappata comportandosi allo stesso modo.
 
“Adesso basta” sbottò ad un certo punto Astoria, stufa di quella assurda situazione.
Si rialzò in piedi mettendosi davanti al ragazzo e lo costrinse a guardarla.
“Hai tanto insistito che mi fermassi qua… ti lascio per un paio d’ore e mi vieni a dire che devo ‘andarmene e non tornare mai più’? Ma sei serio?”
Lo sguardo che Draco le rivolse era a dir poco disperato, anche se in realtà non sembrava la stesse vedendo veramente.
Lei si risedette di fianco a lui e gli appoggiò una mano sulla spalla, ignorando le sue proteste e i suoi tentativi di fargliela spostare.
“Dimmi almeno perché. Dimmi perché dovrei andarmene. Dammi una buona ragione per farlo e lo faro, promesso” disse.
 
“Sono un mostro”
 
Il suo era stato poco più di un sussurro, ma non sfuggì ad Astoria che non potè impedirsi di guardarlo sbigottita.
“Cosa…?”
“Sono un mostro e più mi starai lontana meglio sarà per te” ripetè lui convinto, alzando appena la voce.
Astoria non sapeva se mettersi a ridere o a piangere.
“Non so davvero di cosa tu stia parlando, Draco” disse infatti. “Tu non sei un mostro, sei mio amico, non vedo perché dovrei…”
“Tu non capisci!” la interruppe lui. “Tu non sai cosa ho fatto, cosa sono…” e mentre parlava aveva preso a tormentarsi le bende che aveva sul braccio, quasi a volerle dimostrare che aveva ragione lui: che era un mostro l’aveva tatuato sul braccio.
“So benissimo cosa c’è lì sotto, non c’è bisogno che disfi il lavoro che i tuoi elfi hanno fatto” lo contraddisse lei prendendogli le mani in modo da tenergliele occupate.
“Se lo sai allora perché non scappi?” sembrava davvero confuso e spaesato.
“Perché tu non sei quel tatuaggio…” esclamò esasperata. “Non hai scelto tu di essere marchiato, quello che hai fatto è stato solo perché non avevi altra scelta. Avrai anche tanti difetti, Draco Malfoy, potrai essere arrogante, egoista, pieno di te, testardo come un mulo quando ti impunti su qualcosa e forse non ti importa molto di chiunque non sia te, ma di certo non sei l’unico, e di certo questo non fa di te un mostro, questo no” concluse senza fiato rendendosi conto solo in quel momento di aver praticamente gridato.
“E ora mi farai il piacere di spiegarmi cosa ti è successo per farti arrivare ad una conclusione così idiota” aggiunse in tono più civile.
 
“Niente, non è successo niente…”
 
Astoria alzò un sopracciglio.
“Senti, io… ho esagerato, non so cosa mi sia preso, sono uno stupido” continuò alla fine senza sapere bene se stesse parlando alla ragazza o a se stesso.
“Mi sto facendo un mucchio di problemi per una questione che non si pone nemmeno…”
“E sarebbe?”
“Sarebbe che in ogni caso tu sei già promessa a qualcuno, e io pure…” rispose Draco in tono triste con una sincerità che disarmò Astoria. “…e se anche così non fosse tu ti meriti di meglio…”
 
Ecco, l’aveva fatto.
Non era mai stato il tipo da sviolinate romantiche e simili, non lo sarebbe mai stato.
Ma seppur non direttamente con quello che aveva appena detto aveva apertamente dichiarato quello che provava.
 
Astoria si trovò suo malgrado senza parole.
In un primo momento aveva pensato di aver capito male, e riconoscere che invece era tutto vero l’aveva travolta come una valanga togliendole il respiro.
Rievocò le parole che Draco aveva pronunciato poco prima: e se anche così non fosse tu ti meriti di meglio.
 
Davvero Draco pensava di non essere abbastanza?
Di non essere abbastanza per lei , quando era lei che aveva sempre avuto paura di non essere all’altezza?
 
Ovviamente il ragazzo aveva frainteso il suo silenzio, e sconsolato si stava già dirigendo verso la porta dandole le spalle.
“Grazie, ma penso di poter scegliere da sola cosa sia meglio per me…” disse Astoria in fretta.
Draco si bloccò con la mano sulla maniglia della porta. Fu il suo turno a chiedersi se non avesse capito male.
Sentì il rumore dei suoi passi sul parquet, e quando si girò si trovò Astoria di fronte.
“… e io ho già scelto” concluse la ragazza bisbigliando vicino al suo orecchio.
Fu come ricevere una scossa che lo percorse da capo a piedi.
L’attimo dopo aveva preso il viso della ragazza tra le mani e l’aveva avvicinato fino a che non era riuscito a catturare le sue labbra.
Non gli importava se lo avrebbe respinto, se si fosse arrabbiata o se fosse scappata via come nei suoi incubi.
Aveva bisogno di quel bacio, il resto non aveva importanza.
 
Il tutto durò un paio di secondi: aveva semplicemente premuto le sue labbra su quelle di Astoria muovendole appena, senza approfondire il bacio.
Quando si separarono la ragazza gli rivolse un’occhiata che non seppe decifrare.
Lentamente Astoria alzò una mano in direzione del viso di Draco.
Il ragazzo chiuse gli occhi: ecco, aveva frainteso tutto e ora lo avrebbe preso a schiaffi.
Li riaprì sorpreso nel momento in cui una leggera carezza gli sfiorò la guancia: Astoria stava sorridendo felice, gli occhi scuri che finalmente erano tornati a brillare.
“Non potrei mai pensare a te come un mostro, vedi di mettertelo bene in testa” le sue parole trasudavano sincerità.
“E guai a te se ti sento di nuovo dire una cosa del genere” lo redarguì infine, ma se quella era una minaccia allora Draco si sarebbe volentieri fatto minacciare a quel modo per tutta la vita.
Astoria non gli diede tempo di pensare oltre: alzandosi leggermente sulle punte dei piedi aveva di nuovo fatto congiungere le loro labbra in un bacio decisamente molto meno innocente rispetto al primo.
 
In quel momento il mondo avrebbe potuto cominciare a girare al contrario e loro non se ne sarebbero accorti.
























Salve a tutti!
Avevo avvertito che, siccome ero via, avrei aggiornato in ritardo... se non altro credo che il capitolo possa essere degno dell'attesa :)
Allora, andiamo con ordine...
Il pezzettino di canzone all'inizio del capitolo è tratto da "A Monster Like Me" di 
Kjetil Mørland Debrah Scarlett che hanno rappresentato la Norvegia all'Eurovision Song Contest di quest'anno. La canzone mi piace da morire, e potrei dire che la scena del capitolo mi sia venuta in mente ascoltandola.
Riguardo al capitolo vero e proprio: so che Draco potrebbe sembrare un po' ooc, ho anche provato a cambiare qualcosina qua e là, ma alla fine non ce l'ho proprio fatta e ho lasciato tutto com'era. 

Ne approfitto per ricordare ancora una volta che nè Draco nè Astoria sanno che il contratto matrimoniale riguarda loro due, lo scopriranno solo più avanti (forse, o forse il suddetto contratto verrà annullato prima che ne vengano a conoscenza...? Mah, chi lo sa...)
A tal proposito confesso che ho già le 'bozze' dei prossimi capitoli... però non mi convincono per niente, quindi magari sentire qualche parere potrebbe aiutarmi a definire meglio le cose (?)
Reputo di avervi annoiato abbastanza, perciò ringrazio come sempre chi segue/preferisce/ricorda la storia, e chi lascia una recensione :P
Alla prossima settimana
E.



 

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Capitolo 9
*** 9 - Vieni con me ***


Quanto tempo... vi ricordate dove siamo rimasti l'ultima volta?

 ... Astoria stava sorridendo felice, gli occhi scuri che finalmente erano tornati a brillare.
“Non potrei mai pensare a te come un mostro, vedi di mettertelo bene in testa” le sue parole trasudavano sincerità.
“E guai a te se ti sento di nuovo dire una cosa del genere” lo redarguì infine, ma se quella era una minaccia allora Draco si sarebbe volentieri fatto minacciare a quel modo per tutta la vita.
Astoria non gli diede tempo di pensare oltre: alzandosi leggermente sulle punte dei piedi aveva di nuovo fatto congiungere le loro labbra in un bacio decisamente molto meno innocente rispetto al primo.
 
In quel momento il mondo avrebbe potuto cominciare a girare al contrario e loro non se ne sarebbero accorti.




Bene... ora vi lascio al capitolo vero e proprio. Buona lettura! 








 
9 – Vieni con me
 
 
 
Il sole inondava la stanza con la sua luce dorata donandole un aspetto molto meno cupo rispetto alla notte appena trascorsa.
Luminosi raggi illuminavano le due figure sorridenti che ancora stavano dormendo nel letto a baldacchino che dominava la stanza.
Lui, disteso a pancia in su, i capelli talmente biondi da sembrare quasi bianchi tutti scarmigliati e un’espressione di pura felicità dipinta sul viso.
Lei, con la testa appoggiata sul petto del ragazzo, l’espressione rilassata, gli stringeva una mano come se non volesse più lasciarla andare.
Era così che si erano addormentati: dopo il bacio Draco aveva tacitamente supplicato Astoria di rimanere con lui, e da parte sua la ragazza non aveva nessuna intenzione di lasciarlo da solo, visto lo stato in cui lo aveva trovato a causa dell’incubo. Almeno se ne avesse avuto un altro sarebbe stata già lì.
In realtà alla fine la sua sola presenza era bastata, e Draco aveva dormito completamente tranquillo per tutto il resto della notte: con Astoria al suo fianco niente avrebbe potuto turbarlo, nemmeno durante il sonno.
 
“Buongiorno” sussurrò lei a bassa voce, dolcemente, quasi a non voler rovinare l’atmosfera che regnava nella stanza, non appena Draco aprì gli occhi.
“Buongiorno” rispose lui con lo stesso tono, stiracchiandosi ma stando bene attento a far sì che Astoria non fosse costretta a spostarsi dalla sua posizione.
Sembrava che fossero come dentro una bolla, isolati da tutto e da tutti.
C’erano solo loro.
Almeno, questo era il pensiero a cui entrambi cercavano di restare aggrappati.
Erano consapevoli che presto o tardi avrebbero dovuto guardare in faccia la realtà per affrontare un certo problema, ma al momento nessuno dei due aveva fretta.
Tra le due opzioni preferivano il poi al prima.
 
Ma avrebbero potuto prevedere che non sarebbe stato dato loro di scegliere.
 
Un sommesso bussare alla porta ruppe la magia, svegliandoli definitivamente.
Draco stava già partendo in quarta: lo si poteva vedere dallo sguardo assassino che avrebbe potuto bruciare la porta e incenerire chi ci stava dietro, ma Astoria gli strinse un braccio invitandolo a calmarsi.
L’ avanti che alla fine venne fuori risultò decisamente più gentile e pacato di quanto sarebbe stato in partenza.
La maniglia si abbassò e dalla porta fece timidamente capolino uno degli elfi domestici: dalla sua espressione sembrava essere pienamente consapevole del fatto che la sua presenza non dovesse essere affatto gradita.
“Be’, cosa c’è?” domandò Draco dopo qualche istante visto che l’elfo non aveva ancora detto una parola, rimanendo sulla porta con le mani dietro alla schiena.
Al richiamo del padrone squittì dispiaciuto: “Bryn non voleva disturbare il padroncino e la signorina, ma poco fa è arrivata questa…” e da dietro la schiena tirò fuori una lettera.
Astoria notò che aveva degli strani segni sulle mani e sulle braccia.
“E il gufo che l’ha recapitata non ha smesso di beccare finchè non ho assicurato che sarei subito venuto a portarvela” concluse avvicinandosi rispettosamente al letto e porgendo la busta sigillata a Draco. Ecco spiegati quei segni…
“Va bene” commentò lui asciutto. “Ora vai a provvedere a quei graffi” borbottò congedandolo, e l’elfo lasciò la camera balbettando qualcosa a proposito della bontà del suo padroncino.
In effetti neanche Astoria si sarebbe aspettata che Draco fosse così gentile (almeno per i suoi standard) con i suoi elfi domestici, e ne era rimasta piacevolmente colpita.
Forse dopo tutte le volte che gli aveva ripetuto che doveva sforzarsi di trattare meglio il prossimo il messaggio stava cominciando a fare presa.
 
Intanto Draco aveva aperto la lettera, scorrendola velocemente: era diventato ancora più pallido del solito.
Astoria aspettò che finisse di leggerla prima di domandare preoccupata: “Cos’è successo?”
Il ragazzo sembrava incapace di proferire parola, per cui le passò direttamente il foglio senza emettere un fiato.
Narcissa Malfoy ordinava senza mezzi termini che Draco si presentasse al Manor per le cinque di quel pomeriggio.
Il motivo? Incontrare finalmente la famiglia della sposa, firmare il contratto e, già che c’era, scusarsi della sua mancanza di rispetto per non essere presentato all’incontro precedente.
Se anche quella volta avesse cercato di evitare la cosa, e se non si fosse presentato affatto, Lucius lo avrebbe ufficialmente disconosciuto come figlio e diseredato.
A lui la scelta.
 
Quando anche Astoria ebbe finito di leggere sentiva la bocca secca e gli occhi che pizzicavano: sembrava già passato un sacco di tempo da quando, poco prima, si era svegliata serena e felice come non era da molto.
Suo padre aveva messo bene in chiaro le cose con lei, ma nemmeno Malfoy Sr. scherzava.
Disconoscere il suo unico figlio?
 
“Devi andare” Astoria ruppe il silenzio.
Draco la guardò stranito, come se avesse capito male.
“Devi andare” ripetè lei. “Sono i tuoi genitori, e per quanto la cosa possa non piacerti stanno solo cercando di assicurarsi che tu possa sempre avere il meglio. Dovrei iniziare a capirlo pure io…” aggiunse tristemente.
Fece per alzarsi dal letto, ma all’ultimo momento Draco la afferrò per un braccio, facendola ricadere all’indietro, e la abbracciò forte.
Lei ricambiò la stretta aggrappandosi a lui.
 
Aveva visto oltre le apparenze, oltre le cattive abitudini e i pregiudizi radicati da anni. Non si era fermata a giudicare Draco solo per il marchio che portava sul braccio e aveva raccolto la sfida per dimostrare, se non a tutti almeno al diretto interessato, che lui non era un mostro, ma una persona come tutte le altre.
 
L’abbraccio durò davvero troppo poco, ma quando si separarono Draco continuò a tenere le mani appoggiate sulle sue spalle.
“Andrò all’incontro di questo pomeriggio” esordì dopo qualche attimo con tono solenne.
Tono alquanto in contrasto con quello che invece esprimeva l’espressione del suo visto: gli occhi erano illuminati di una luce che Astoria non gli aveva mai visto, e un sorriso furbo e sicuro di se gli incurvava le labbra.
 
“…e tu verrai con me”.
 
 
*** Più tardi, quel pomeriggio ***
 
 
“Sei davvero sicura che verrà questa volta?”
“Certo, so quanto è orgoglioso mio figlio. Minacciarlo di disconoscerlo e –soprattutto- diseredarlo non l’avrà sicuramente lasciato indifferente. Non rinuncerebbe mai all’occasione per litigare con suo padre” rispose Narcissa sicura.
La sua ospite annuì, ancora non convinta del tutto.
“Perché non dirglielo direttamente? Al posto che per litigare sarebbe venuto qui per ringraziarti”
“Non dimenticare che né Lucius né tuo marito sanno niente di questa storia: se si accorgessero di quello che abbiamo in mente finirebbe tutto ancora prima di cominciare. A cose fatte, invece, non potranno più fare nulla…”
Le due donne continuarono la loro passeggiata per il roseto.
 
“E Astoria?” domandò Narcissa dopo un po’.
Agatha sospirò profondamente,
“È sparita da quando è arrivata la lettera che annunciava che avrebbe potuto frequentare il corso di Guaritore… non ho mai visto Donovan così arrabbiato. Lei è scappata e non si è più fatta viva. Anche prima stava fuori tutto il giorno, ma tornava sempre a casa per la notte. Questa volta invece non ho proprio idea di dove sia finita”
“Hai provato a mandarle un gufo?”
“Sì, come avevamo deciso stamattina ho spedito anch’io una lettera per lei, ma il gufo è tornato indietro dopo un paio d’ore con la busta ancora legata alla zampa”
“Vedrai che tornerà”
Intanto erano uscite dal roseto, raggiungendo un elegante gazebo che si trovava nell’ampio giardino, poco distante dalla maestosa fontana che vi sorgeva al centro.
 
“Ormai dovrebbe essere qui a momenti” commentò Narcissa dopo aver osservato una meridiana collocata lì vicino.
“Verrà, non ti preoccupare” aggiunse poi per togliere una volta per tutte l’espressione dubbiosa dal volto di Agatha.
Ad un certo punto uno strano suono attraversò l’aria, facendo tremolare leggermente la barriera invisibile che circondava l’intera proprietà, segnalando l’arrivo di qualcuno all’interno del confine.
Dopo un po’ il rumore di passi che si avvicinavano, facendo scricchiolare la ghiaia del sentiero del roseto, giunse alle loro orecchie: Draco era arrivato.

















Ebbene sì, sono ancora viva... 
Mi scuso immensamente per il ritardo, ma sono stata via una settimana (mi hanno avviasato il giorno prima che dovevamo partire!!) e ovviamente mia mamma non ha lasciato che contemplassi il computer tra le cose da portare via...
Chiedo scusa anche per il capitolo: assolutamente di passaggio, non succede niente, nessun colpo di scena... (be', più o meno...)
Però prometto che martedì avrete puntuali il vostro capitolo 10 :)
Baci 
E.



 

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Capitolo 10
*** 10 - Un'altra? ***


10 – Un’altra?
 
 
 
Per l’incontro del pomeriggio Draco aveva di nuovo tirato fuori il suo impeccabile completo di sartoria e la famosa camicia bianca, alla vista della quale Astoria aveva sorriso.
Dopo qualche momento di perplessità la ragazza si fece convincere a recuperare da casa (con un incantesimo, ovviamente) il vestito verde che aveva indossato l’ultima volta che erano usciti insieme: a parere di Draco così vestita avrebbe fatto sfigurare la ragazza che gli era stata promessa in sposa, a prescindere da quello che avrebbe avuto addosso.
Intendiamoci, Draco avrebbe preferito Astoria in ogni caso, anche col più umile dei vestiti, ma ovviamente  si guardò bene dal dirlo ad alta voce.
Alla fine dei conti il vestito doveva servire a impressionare soprattutto Lucius e Narcissa.
 
Si smaterializzarono a Villa Malfoy con la tensione che cominciava a farsi sentire.
Senza dire una parola, ma tenendosi mano nella mano, i due ragazzi si incamminarono verso il roseto: nella lettera di quella mattina Narcissa aveva detto che, vista la bella giornata, era stato predisposto affinchè l’incontro si tenesse in giardino, al riparo dell’elegante gazebo situato nel grande prato in cui faceva bella mostra di sé anche la maestosa fontana.
In questo modo gli ospiti avrebbero avuto l’occasione di ammirare anche l’esterno del Manor…
 
Arrivati all’ultima parte del sentiero che si snodava all’interno del roseto Draco fece segno ad Astoria di fermarsi.
“Intanto vado avanti io” disse.
Ne avevano già parlato prima di partire: Astoria sarebbe inizialmente rimasta nascosta per presentarsi solo dopo che Draco avesse tastato il terreno.
Le alte siepi di rose la nascondevano alla vista senza problemi.
“Farò il più in fretta possibile” concluse poi.
Le diede un bacio veloce prima di sparire oltre l’ultima curva, lasciandola sola.
 
Draco percorse l’ultimo pezzettino di strada con i nervi a fior di pelle: e se non avesse funzionato?
E se nemmeno la presenza di Astoria fosse stata abbastanza per convincere i suoi?
La risposta risuonò chiara e semplice come non mai nella sua mente: si sarebbe rimboccato le maniche, perché per stare con lei sarebbe anche stato disposto a rinunciare alla sua eredità.
Quanto al suo nome… non essere più un Malfoy sarebbe sicuramente stato più un bene che un male.
 
Quando si fu avvicinato abbastanza notò che, proprio come l’ultima volta, le cose non erano come si aspettava.
Il tavolino non era apparecchiato con il solito servizio da tè e le portate di pasticcini che avrebbero potuto sfamare un reggimento, e all’appello degli invitati che ci sarebbero dovuti essere mancava più di qualcuno.
C’erano solo sua madre e un’altra donna: quest’ultima gli sembrava in qualche modo familiare, ma lasciò subito perdere preferendo concentrarsi sul piano (…che non aveva).
Si schiarì la voce per manifestare la sua presenza, pur sapendo benissimo che le due donne l’avevano ovviamente visto arrivare.
“Signore, buon pomeriggio” salutò educatamente facendo un cenno a Narcissa e baciando la mano dell’altra.
Rimase poi in piedi rivolgendosi solo a sua madre: “Ho ricevuto la vostra lettera questa mattina. Sembrava importante… speravo di poterne parlare direttamente con mio padre…”
“Lucius non è qui, come puoi vedere. In realtà la sua presenza non è proprio prevista. Mi sono invece presa la libertà di invitare la madre della sposa: pensavo che così avremo potuto parlare più civilmente riguardo al matrimonio…”
All’ultima parola Draco si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo.
“Madre, sapete bene che non ho nessuna intenzione di sposarmi” cominciò rivolgendosi a Narcissa. “Non ho niente contro vostra figlia, ma sono sicuro che anche a lei farebbe piacere poter scegliere” concluse poi rivolta alla ospite.
“Non pensi che incontrarla potrebbe aiutare?” domandò quest’ultima prendendo parola per la prima volta.
Draco strinse le labbra e scosse impercettibilmente la testa: avrebbe potuto incontrare centinaia di ragazze, ma tanto ce n’era già una al centro dei suoi pensieri.
“È deciso allora” esordì Narcissa mettendo la mano in una tasca interna della sua veste.
“Direi di sì. Il fatto che mia figlia non si sia nemmeno presentata la dice lunga su cosa ne pesa di questo matrimonio” convenne Agatha.
Draco non riusciva a capire cosa stesse succedendo, evidentemente gli mancava qualche passaggio.
Intanto Narcissa aveva tirato fuori una busta di pergamena da cui sfilò alcuni fogli che poi lisciò accuratamente sul tavolino del gazebo.
Il ragazzo riuscì a vedere che i fogli erano fittamente scritti, le lettere particolari e arzigogolate, addirittura abbellite con delle miniature là dove il paragrafo aveva inizio: davanti a lui c’era il tanto odiato contratto.
Dopo qualche attimo durante il quale nessuno disse niente Narcissa prese in mano i fogli, e con suo gran stupore Draco si rese conto che la sua intenzione era quella di strapparli.
“Sappi che come minimo mi aspetto un grazie” disse al figlio in tono velatamente ironico, ma prima che potesse portare a termine la sua intenzione un urlo risuonò nel giardino: “Non ti azzardare, donna!”
 
Lucius, i capelli biondi spettinati per la corsa, in men che non si dica aveva attraversato il prato e raggiunto le donne e il figlio.
 
Era solito rileggere il contratto più volte al giorno, quasi ancora non credesse che finalmente ce l’aveva fatta, e quando poco prima l’aveva cercato tra le sue carte dello studio e non lo aveva trovato il panico l’aveva invaso.
Quel contratto era tutto: non poteva permettersi di perderlo.
Si era inizialmente tranquillizzato pensando che di sicuro era stata Narcissa a prenderlo, ma il ricordo della conversazione avuta con la moglie la sera prima l’aveva fatto scattare subito.
Per qualche assurda ragione Narcissa gli aveva chiesto di ripensare bene alla faccenda del matrimonio combinato, dicendogli che se non l’avesse fatto lui allora ci avrebbe pensato lei a risolvere la situazione, visto che non aveva nessuna intenzione di perdere definitivamente Draco.
Peccato che lui non fosse per niente d’accordo con lei.
 
Cercò di togliere il contratto dalle mani della moglie, ma quella in risposta sfoderò la bacchetta puntandogliela contro.
“Non pensi di aver fatto già abbastanza danni prendendo le decisioni al posto di tuo figlio?” gli domandò sventolando in aria il documento.
Draco sentì un moto d’orgoglio nei confronti di sua madre invadergli il petto: per come l’avevano educato non era mai stato il tipo da grandi manifestazioni d’affetto, ma in quel momento l’avrebbe addirittura abbracciata senza pensarci due volte.
“Pensaci Lucius, nessuno dei due ragazzi vuole questo matrimonio, che senso ha costringerli?” aggiunse Agatha.
“E tuo marito cosa ne pensa al riguardo?” sibilò lui.
“Sono sicura che prima o poi se ne farà una ragione”
“Perché?” domandò subito Lucius senza quasi ascoltare la risposta della donna e rivolgendosi a Draco. “Perché? Ti sto offrendo un’ottima moglie, di buona famiglia e di buon partito. Non posso credere che ti stai rifiutando solo perché vuoi ribellarti al mio volere. Voglio sapere perché non vuoi sposare quella ragazza!”
 
“Perché sono innamorato di un’altra!”
Un’altra? Cosa vorrebbe dire che sei innamorato di un’altra? Sei mio figlio, non ti permetterò di sposare la prima sgualdrina mezzosangue che ti è passata davanti facendoti gli occhi dolci solo perché non vuoi sottostare a  quello che io ho deciso…!”
 
“Cosa sta succedendo qui?”
 
 
Narcissa strappò il contratto.
 
 
 
// // //
 
 
 
La tradizione* vuole che nei matrimoni tra Purosangue sia il padre a scegliere l’abito della sposa, o comunque ad avere l’ultima parola sulla scelta.
Il padre in questione, intendendosi davvero poco di abiti femminili in generale, aveva chiesto alla moglie di aiutarlo nella scelta, e per questo motivo nel pomeriggio si sarebbero dovuti recare dalla stilista per visionare le varie proposte.
Pareva però che Agatha si fosse completamente dimenticata dell’appuntamento visto che non era neanche in casa.
Donovan si scervellò per qualche minuto prima di ricordarsi che un’oretta prima la moglie aveva fatto capolino nel suo studio annunciandogli che avrebbe fatto visita a Narcissa Malfoy per discutere di alcuni dettagli riguardanti –tanto per cambiare- il matrimonio.
Senza pensarci due volte si era reso presentabile e si era materializzato al Manor.
 
Già dal cancello gli era sembrato di sentire la voce alquanto adirata di Lucius provenire dal giardino.
Non si sarebbe mai aspettato la scena che si ritrovò di fronte una volta uscito dal roseto.
Narcissa Malfoy stava tenendo alcuni fogli in una mano in modo da tenerli il più lontano possibile dal marito, mentre con l’altra puntava la bacchetta contro Lucius stesso.
Agatha era di fianco a Narcissa e sembrava darle manforte.
Quello che però lo lasciò davvero sconcertato fu la risposta che Draco aveva dato all’ultima domanda rivoltagli dal padre sul perché non volesse sposarsi.
 
Perché sono innamorato di un’altra
 
Un’altra?
Dove mai avrebbe potuto conoscere un’altra ragazza che fosse all’altezza della sua Astoria?
Quel ragazzo stava giocando col fuoco…
 
 
 
“Cosa sta succedendo qui?” domandò ad alta voce: erano così assorti che non si erano accorti del suo arrivo, e come ebbe parlato l’attenzione di tutti si spostò su di lui.
Di tutti, eccetto quella di Narcissa che, approfittando della distrazione del marito strappò i fogli del contratto matrimoniale con un gesto risoluto.
Un leggero bagliore illuminò la carta che tornò ad essere perfettamente normale nel giro di pochi secondi.
Rompere un contratto matrimoniale, specialmente se potente come quello che Malfoy sr. e Greengrass avevano stilato, sarebbe stato molto difficile –se non impossibile-… una volta che il contratto fosse stato firmato dagli sposi.
In quel caso però il documento non era ancora stato firmato, per cui per renderlo nullo il gesto tanto semplice quanto banale di strappare il contratto stesso era più che sufficiente.
 
Ed era proprio quello che Narcissa e Agatha volevano fare fin dall’inizio.
 
 
Narcissa in particolar modo non aveva mai approvato del tutto il fatto di dover costringere Draco in un matrimonio combinato e aveva cercato di dissuadere Lucius per quanto aveva potuto.
Una volta capito che il marito non avrebbe ceduto così facilmente non le era rimasto nient’altro da fare se non prendere lei stessa in mano la situazione, e così aveva fatto.
Draco era già rimasto coinvolto una volta nelle loro scelte –sbagliate- ed era stato più che sufficiente: non avrebbe permesso a Lucius di rovinare la vita del figlio più di quanto non avesse già fatto.
Sorrise nel vedere Draco stupito e a bocca aperta dopo che ebbe strappato il contratto.
Era suo figlio e lo amava con tutta se stessa, e proprio per questo voleva che anche la sua futura sposa potesse volergli bene come gliene voleva lei.
Draco doveva trovare una ragazza da amare e che lo amasse a sua volta, non aveva bisogno di una moglie che lo guardasse senza provare il minimo sentimento o, ancora peggio, che fosse spaventata e disgustata dal Marchio che portava sul braccio.
Sentire che la ragione per cui non voleva sposarsi era che aveva evidentemente già trovato quella ragazza le aveva tolto un peso dal petto: rompere quel contratto era stata la cosa più giusta che avesse mai fatto per lui.
 
Evidentemente però qualcuno non aveva preso altrettanto bene la sua decisione.
 
I suoi pensieri furono infatti interrotti da Lucius e Donovan che, in sincrono, avevano iniziato ad urlare inveendo contro le rispettive mogli e contro Draco.






















Ta-daaaa!!!
Stavolta sono puntualissima, quasi in anticipo direi ;)
Piccola puntualizzazione prima di passare ai commenti: *la tradizione del padre che sceglie l'abito della sposa me la sono inventata io di sana pianta, come anche il fatto che basta strappare il contratto matrimoniale per renderlo nullo (quando non è ancora firmato).
Bene, detto questo... cosa ne pensate?
Ci ho messo un sacco di tempo per decidere se quel contratto dovesse venire annullato oppure no, e alla fine ho deciso che sarebbe stato divertente se Agatha e Narcissa, agendo per una volta nell'interesse dei figli, avessero deciso di rompere il contratto all'insaputa dei mariti (ovviamente senza sapere che, alla fine dei conti, se lo sarebbero anche potute risparmiare...)
Ora passiamo agli annunci importanti: ho fatto due rapidi calcoli e ho concluso che questo di oggi è il terzultimo capitolo della storia. Quindi ci saranno ancora il capitolo 11 e il 12 nel quale sarà compreso anche l'epilogo... e ho già sforato di due capitoli rispetto alla mia idea iniziale.
Ringrazio come sempre chi preferisce/segue/ricorda e soprattuto chi recensisce la storia.
Alla prossima settimana
E.
 

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Capitolo 11
*** 11 - "No" disse Draco ***


11 – “No” disse Draco



Era successo tutto in fretta.
L’attimo prima stavano tutti cercando di far ragionare suo padre, quello dopo lui aveva confessato di amare una ragazza, un’altra persona si era aggiunta alla ‘riunione’ e sua madre aveva strappato il contratto di matrimonio.
Peccato che quella persona fosse nientemeno che Donovan Greengrass, il padre di Astoria.
 
Non aveva fatto alcuna fatica nel riconoscerlo, era uguale a come l’aveva visto nel ricordo che Astoria gli aveva mostrato: arrabbiato nero.
Quello che però gli sfuggiva era il motivo della sua presenza lì.
Che avesse saputo che Astoria era con lui e fosse venuto a riprendersela?
Però non sembrava essere quello il motivo…
Tra un urlo e l’altro riuscì a distinguere la parola ‘moglie’ rivolta da Donovan nei confronti di quella che Narcissa gli aveva presentato come la madre della sposa…
Moglie?
In un attimo prese le parti strappate del contratto che sua madre aveva lasciato sul tavolino, troppo impegnata a discutere, cercando febbrilmente il foglio in cui erano citati i nomi dello sposo e della sposa.
Dopo che lo ebbe trovato si mise le mani nei capelli non sapendo se ridere o piangere.
Il nome della sposa, scritto nell’elegante calligrafia in cui era vergato l’intero documento, era Astoria Greengrass.
 
 
// // //
 
 
Mentre Draco era andato avanti Astoria si era ritrovata a camminare su e giù, pestando nervosamente la ghiaia bianca che copriva il sentiero, nascosta dietro le siepi del roseto.
Si sentiva abbastanza agitata: non sapeva se l’idea di Draco sarebbe potuta funzionare, e di certo non voleva che finisse nei guai per colpa sua.
Si nascose dietro un cespuglio nel momento in cui sentì i passi di qualcuno avvicinarsi velocemente nella sua direzione.
Pochi secondi dopo Lucius Malfoy l’aveva superata senza accorgersi di niente.
Che strano: non sarebbe già dovuto essere lì?
E come se non bastasse sembrava anche parecchio arrabbiato.
 
“Non ti azzardare, donna!”
La sua esclamazione si sentì chiara e forte.
 
Cosa stava succedendo in quel giardino?
Vinta dalla curiosità si arrischiò a sbirciare sporgendosi appena oltre l’ultimo roseto: la scena non sarebbe potuta essere più strana.
Draco in disparte aveva un’aria stupita dipinta in volto, Narcissa Malfoy stava tenendo a bada con la bacchetta il marito che sembrava fuori di sè mentre nell’altra mano impugnava dei fogli e vicino a lei c’era… sua madre?
Ritornò al sicuro dietro la siepe per ragionare su quello che aveva appena visto.
Il suo cervello aveva giusto cominciato a formulare qualche ipotesi quando un rumore di passi attirò la sua attenzione: qualcun altro stava evidentemente per aggiungersi.
E quel qualcuno altri non era che suo padre.
Questa volta, per sicurezza, si appiattì talmente tanto contro il cespuglio di rose dietro al quale si era nascosa da sprofondarci quasi dentro (fortuna che quella specie di rosa era senza spine) attenta ancora di più a non emettere un fiato.
Da lui proprio non aveva intenzione di essere scoperta.
Sentì la sua voce chiedere cosa stesse succedendo, e alla sua domanda seguirono altre urla adirate da parte di Malfoy Sr. e Astoria ne approfittò per fare di nuovo capolino dal roseto.
Si sporse giusto in tempo per vedere Narcissa che strappava i fogli che aveva in mano, la carta aveva brillato per qualche secondo prima di tornare normale: la madre di Draco aveva appena strappato il contratto matrimoniale del figlio.
 
Lucius e Donovan ripresero ad inveire contro le mogli e contro Draco.
Suo padre soprattutto sembrava particolarmente arrabbiato con il ragazzo, e aveva cominciato a urlare che era tutta colpa sua se il contratto era saltato e che gli ci sarebbero voluti anni per metterne di nuovo a punto uno (dopotutto un contratto matrimoniale non si può mica fare dalla mattina alla sera).
 
Vide Draco fare una faccia strana, cercare qualcosa tra i fogli strappati del contratto e alla fine mettersi le mani nei capelli.
In quel momento il presentimento che Astoria aveva avuto la prima volta che si era affacciata nel giardino le ritornò alla mente reclamando con prepotenza la sua attenzione.
 
La presenza di sua madre prima e di suo padre poi, il contratto strappato e la reazione di Donovan: perché aveva reagito così quando il contatto matrimoniale di Draco era stato rotto?
La risposta poteva essere solo una: la promessa sposa di Draco Malfoy era lei.
 
Un peso le si levò dal petto: lei avrebbe sposato Draco più che volentieri, se solo i suoi le avessero detto prima il nome dello sposo invece di fare tanto i misteriosi non si sarebbe arrivati a quella situazione.
Certo che anche lei però avrebbe potuto pensarci…
Dai loro discorsi ascoltati con la testa altrove ricordava vagamente che avessero parlato dello sposo come un Purosangue la cui famiglia avrebbe sicuramente guadagnato dal matrimonio con lei, ma non per le ricchezze quanto per la reputazione… adesso capiva a cosa si stavano riferendo.
 
Vedendo Donovan estrarre la bacchetta magica e rivolgerla contro il ragazzo decise che era il momento che anche lei saltasse fuori: era sicuramente il caso di fermare suo padre prima che la situazione degenerasse definitivamente.
Uscì finalmente dal suo nascondiglio correndo verso il gazebo alla massima velocità consentita dalle scarpe che indossava, mettendosi poi tra Draco e la bacchetta di suo padre prima che quello potesse lanciargli una maledizione o peggio.
Tutti sembrarono bloccarsi sul posto sinceramente sorpresi dalla sua apparizione improvvisa: occupati com’erano a discutere nessuno si era accorto di lei finchè non si era messa in mezzo.
 
“Astoria?” esclamò Donovan palesemente stupito, e non solo per il vestito elegante che stava indossando, la bacchetta ancora levata.
Al contrario Agatha annullò con due passi la distanza tra lei e la figlia e la abbracciò: “Tesoro! Ero così preoccupata. Non sapevamo dove fossi finita e non sei più tornata a casa…!”
La ragazza si districò dall’abbraccio della madre cercando di riprendere le distanze e avvicinarsi a Draco al quale lanciò un’occhiata significativa.
Il ragazzo annuì impercettibilmente.
Il loro scambio di sguardi non passò inosservato.
Narcissa fece scorrere il suo sguardo dalla ragazza al figlio: “Voi vi conoscete”.
Non era una domanda.
Draco fece per aprir bocca, ma Astoria lo precedette: “È stato circa una settimana dopo che siamo tornati in Inghilterra, ci siamo incontrati per caso” spiegò come se a quello che aveva detto non servisse aggiungere altro.
“E potrei sapere come mai ti trovi qui?” Donovan aveva rimesso via la bacchetta, ma appariva ancora minaccioso.
Anche Agatha sembrava aver avuto un’illuminazione: “La lettera che ti ho mandato stamattina, in cui ti chiedevo di venire, mi è ritornata indietro perché il gufo non è riuscito a trovarti… dov’eri?”
A quella domanda anche Astoria sembrò in difficoltà: e adesso come faceva a rispondere?
Non poteva certo dire che…
 
“Ha passato la notte da me”
 
Stavolta fu Draco a rispondere al posto suo.
“Vista la situazione e lo stato in cui era ho pensato non fosse opportuno che se ne andasse in giro da sola, e le ho messo a disposizione la stanza degli ospiti”
“Cosa vuol dire lo stato in cui era?” a parlare era stato Donovan, e Astoria alzò lo sguardo incredula, con un moto di rabbia che iniziava a farsi sentire ruggendo nel petto.
Aveva davvero avuto il coraggio di porre una domanda del genere quando sapeva benissimo che era tutta colpa sua e del modo in cui l’aveva trattata solo il pomeriggio precedente?
Stava giusto per aprire la bocca per rispondergli con toni che una lady non avrebbe mai usato, ma…
“Vuol dire che sua figlia resterà da me finchè voi non capirete di non potervi permettere di trattarla come avete fatto”. Ancora una volta era stato Draco a rispondere: l’aveva fatto con una voce estremamente calma e pacata, ma dal suo sguardo e dal passo avanti che aveva fatto in modo da mettersi tra Astoria e suo padre si capiva benissimo che era arrabbiato quanto la ragazza, se non di più.
Ovviamente neanche a Donovan era sfuggita la provocazione: “Stai per caso cercando di dirmi cosa dovrei fare o non fare con mia figlia, ragazzino?” sibilò recuperando il tono minaccioso.
“No, le sto semplicemente dicendo che se proverà di nuovo ad alzare le mani su Astoria io…”
“Ok… credo che abbia afferrato il concetto…” lo interruppe Astoria prima che i due potessero arrivare alle bacchette – suo padre aveva di nuovo la mano in tasca, pronto a recuperare la sua.
Il suo intervento riscosse tutti i presenti che nel frattempo erano rimasti come incantati dalla surreale discussione che aveva preso luogo.
Narcissa in particolare era rimasta alquanto colpita dal modo in cui il figlio aveva difeso la ragazza.
Si fece avanti mettendo una mano sulla spalla di Draco per tirarlo indietro, visto che lui e Donovan si stavano ancora guardando in cagnesco.
“Lo perdoni, di certo non stava neanche pensando a quello che diceva” disse a Greengrass tirando un’elegante gomitata al figlio che, altamente contrariato, stava giusto per ribattere che lui lo pensava eccome quello che aveva detto, e portandolo in disparte.
 
“Prima hai detto che non volevi sposarti perché c’era già un’altra ragazza… stavi parlando di Astoria, vero?” domandò sottovoce.
Un segno di assenso appena accennato da parte di Draco fu una risposta sufficiente.
“Molto bene allora” commentò Narcissa tornando ad un tono di voce normale. “Signori vi chiederei di accomodarvi… fatevi servire il tè o andate a parlare di affari, quello che volete…” disse rivolta ai due uomini.
Lucius fece per protestare ma la moglie fu più veloce: “No caro, vorrei concludere la faccenda del matrimonio una volta per tutte, e possibilmente senza che si arrivi di nuovo a tirare fuori le bacchette, quindi… a più tardi” sentenziò senza dargli la possibilità di replicare e indicando con un gesto la villa.
Uno sguardo tagliente da parte di Agatha fu sufficiente a far desistere il marito da qualsiasi protesta, e alla fine, con grande sollievo di tutti, i due uomini lasciarono il giardino.
 
“Allora” ricominciò Narcissa sorridendo, guardando Draco e Astoria che nel frattempo si erano riavvicinati. “Penso sia arrivato il momento che voi due ci raccontiate come stanno davvero le cose…”
 
 
***
 
 
Dopo essersi guardati negli occhi, stringendosi la mano senza nemmeno essersene accorti, Astoria e Draco incominciarono a raccontare.
 
Della prima volta che si erano incontrati e Astoria aveva pensato che il Marchio Nero fosse solo un semplice tatuaggio, di come aveva chiamato Draco “babbano ignorante” in risposta all’indignazione di lui che, sentendosi preso in giro, l’aveva insultata a sua volta.
Lo scoprire che invece andavano d’accordo insieme fino al rendersi conto che Draco avrebbe probabilmente fatto qualsiasi cosa Astoria gli avesse chiesto (persino chiedere scusa e cenare in un McDonald’s) solo per vedere il suo sorriso e i suoi occhi che brillavano.
Confessare quanto davvero l’aveva turbato vedere la ragazza scoppiare a piangere davanti a lui, sentirsi impotente e pensare che avrebbe voluto davvero fare male a chi era la causa delle sue lacrime.
 
Draco si fermò lievemente in imbarazzo una volta arrivato al punto in cui aveva avuto l’incubo, ma Astoria continuò prendendo la parola al posto suo, senza tralasciare niente.
Ormai aveva capito che Astoria ricambiava quello che lui provava nei suoi confronti (il bacio di quella notte non era forse una prova?) ma sentirglielo dire faceva tutto un altro effetto, e di sicuro era la cosa più bella che chiunque avesse mai detto sul suo conto.
 
Mentre i due ragazzi parlavano Narcissa e Agatha non poterono impedirsi di sorridere e di pensare quanto sciocchi fossero stati tutti loro: forse se avessero detto tutto quanto fin da subito ai ragazzi  non si sarebbe arrivati a quella situazione. Aveva provato a far capire a Lucius che la sua idea di non dire a Draco chi fosse la sua promessa sposa per fargli una ‘sorpresa’ era ridicola, ma ovviamente lui non le aveva dato ascolto.
E quando poi era arrivato il momento che i due si incontrassero né Astoria né Draco si erano presentati e la cosa era andata avanti.
Se le cose fossero state messe in chiaro fin da subito la spiacevole situazione che si era creata quel pomeriggio probabilmente non avrebbe avuto ragione di esistere.
Forse avevano addirittura strappato il contratto per nulla.
 
A proposito di quello…
 
“Forse avremo potuto fare a meno di rompere il contratto se le cose stanno così…” commentò Narcissa quando i due ragazzi ebbero finito di parlare, e Agatha convenne con lei annuendo.
A quella considerazione, sorprendendo tutti, il viso del ragazzo sembrò adombrarsi improvvisamente.
“No” disse Draco. “Avete fatto bene a strappare quel contratto, madre. Se non l’aveste fatto voi l’avrei fatto io stesso. Vi ho detto che non ho nessuna intenzione di sposarmi…”


















Buon pomeriggio a tutti! (Mi sento come Madama Bumb la prima lezione di volo di Harry...)
Siamo ormai giunti al penultimo capitolo... piaciuto?
Sappiate che dopo il finale che vi ho rifilato (ho riscritto il capitolo più di un paio di volte per riuscire a farlo venire così e sono piuttosto soddisfatta del risultato) mi aspetto qualche recensioni con, boh, teorie, proteste... insomma, voglio vedere cosa salta fuori e cosa ne pensate. Quindi forza! Facciamo almeno due recensioni per l'epilogo?
Per chi non avesse capito da dove salta fuori Astoria che chiama Draco "babbano ignorante" e Draco che chiede scusa vi ricordo le due one-shot che ho scritto e che precedono questa long. Le trovate tutte e due nel mio profilo :) (E ad essere sincera non mi dispiacerebbe sentire cosa ne pensate anche di quelle...qualsiasi riferimento a richiesta di recensioni è puramente casuale...)
Come sempre grazie a chi segue la storia e... be', ci sentiamo martedì prossimo con l'ultima parte e l'epilogo.
Baci
E.

 

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Capitolo 12
*** 12 - La Ragazza e il Mangiamorte - Epilogo ***


Siamo arrivati all'ultimo capitolo.
Giuro che mi sono commossa quando ho messo la crocetta sull'opzione "completa" della storia.
Vi lascio alla storia e ci risentiamo alla fine (vi prego di leggere le note alla fine del capitolo perchè ci tengo particolarmente)
Vi ricordate dove eravamo rimasti?



“No” disse Draco. “Avete fatto bene a strappare quel contratto, madre. Se non l’aveste fatto voi l’avrei fatto io stesso. Vi ho detto che non ho nessuna intenzione di sposarmi…”


Buona lettura
E.








 
12 – La Ragazza e il Mangiamorte 



A quell’uscita le due donne lo guardarono incredule, al contrario invece Astoria non sembrava affatto preoccupata.
“Non ho nessuna intenzione di sposarmi solo perché un ridicolo contratto mi impone di farlo” continuò infatti il ragazzo sorridendo come se niente fosse in direzione di Astoria.
“Se mi sposerò sarà perché sono innamorato della ragazza a cui lo chiederò, sempre se lei accetta, ovviamente” concluse infine girandosi completamente a guardarla negli occhi.
 
Era sicuramente la proposta più insolita e meno romantica che una ragazza potesse mai ricevere, ma era anche vero che ad Astoria non gliene sarebbe potuto importare di meno.
 
“Sono sicura che quella ragazza accetterà” commentò lei con un sorriso divertito. “Anche perché temo che con il caratteraccio che ti ritrovi non riusciresti di certo a trovarne un’altra disposta a dirti di sì…”
“Davvero pensi che se volessi non riuscirei a trovarmi qualcun’altra?”
“Se sei così sicuro di te allora ti lascio provare…”
 
Ogni altro commento si perse nell’aria.
Mentre si punzecchiavano si erano infatti inconsapevolmente avvicinati ulteriormente, e all’ultimo momento Draco aveva afferrato la mano di Astoria mettendole l’altra sulla vita e l’aveva attirata a sé. La ragazza non se lo fece ripetere due volte e con la mano rimasta libera aveva subito raggiunto il capo di Draco, posandola poi tra i suoi capelli biondi all’altezza della nuca in modo da diminuire ancora la distanza già praticamente inesistente tra le loro labbra.
 
Narcissa e Agatha erano già sparite nel roseto dirette verso la villa mentre sotto il gazebo, il tramonto all’orizzonte, Draco e Astoria continuavano a baciarsi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
EPILOGO
– 17 anni dopo –
 
Quell’anno l’autunno arrivò presto. La mattina del primo settembre era croccante e dorata come una mela, e quando la famigliola attraversò la strada rumorosa verso l’enorme stazione fuligginosa i fumi delle auto e il fiato dei pedoni scintillavano come ragnatele nell’aria fredda.
I pedoni fissarono incuriositi il severo gufo reale all’interno della grande gabbia in cima al carrello carico che la famiglia si portava appresso.
I tre Malfoy si avvicinarono così alla barriera tra il binario nove e dieci, sparendoci velocemente dentro subito dopo essersi assicurati che nessun Babbano stesse guardando nella loro direzione.
Una volta dall’altra parte il ragazzino, che sembrava la fotocopia del padre, si lasciò andare ad un lungo sospiro, come se fino a quel momento avesse trattenuto il fiato.
“Te l’avevo detto che non c’era nulla di cui preoccuparsi tesoro” disse comprensiva la madre mettendogli una mano sulla spalla.
“Andiamo a cercare uno scompartimento libero?” propose il marito, ma venne subito interrotto.
“Guarda chi c’è!”
Astoria stava cordialmente salutando con la mano un nutrito gruppo di persone, tra le quali spiccavano due ragazzini che dovevano avere la stessa età di Scorpius: erano i Potter e i Weasley.
Al contrario della moglie Draco si limitò ad un cenno di saluto con il capo, per poi voltarsi di nuovo verso il figlio che aveva seguito dubbioso la scena.
“Non c’era bisogno di essere così rigidi” commentò Astoria dopo aver notato lo sguardo interrogativo del figlio, riprendendo il marito. “Sono brave persone… scommetto che potreste diventare amici…” disse poi riferendosi ai due ragazzini che, come Scorpius, avrebbero cominciato a frequentare Hogwarts da quell’anno.
“Mpf…” sbuffò Draco.
Stava per aggiungere qualcosa, ma la moglie lo interruppe prima che potesse cominciare: “Draco, per l’amor del cielo. Non cercare di metterli contro ancora prima che la scuola sia cominciata”
“Hai ragione, scusa” concesse lui, ma non riuscì a trattenersi e aggiunse: “Non dargli troppa confidenza Scorpius… Lucius non ti perdonerebbe mai se sposassi una Mezzosan… ehi!”
Si vedeva che non diceva sul serio, ma Astoria aveva ugualmente ritenuto opportuno tirargli una bella gomitata –senza scomporsi minimamente, ovviamente- prima che il marito concludesse la frase.
Se ripensava a quando Lucius aveva per un attimo pensato che Draco, per ribellarsi a lui, si fosse trovato una ragazza Mezzosangue alla quale chiedere di sposarlo ancora si metteva a ridere.
 
Senza dire niente si impossessò del carrello cominciando a spingerlo e lasciandosi alle spalle marito e figlio: era da quando erano partiti da casa che si vedeva che Scorpius fremeva dalla voglia di parlare da solo col padre.
 
E infatti…
 
“Papà… e se non divento un Serpeverde?” il sussurro era rivolto solo a lui, e lo prese alquanto in contropiede.
Scorpius era figlio suo e di Astoria, sarebbe sicuramente diventato un Serpeverde.
Guardandolo negli occhi si rese però conto di quanto grande e sincera dovesse essere la sua paura per spingerlo a fargli una domanda del genere.
Draco si girò completamente verso il figlio mettendogli entrambe le mani sulle spalle.
“Scorpius Hyperion… tu sei un Malfoy, e i Malfoy sono sempre stati smistati nella Casa di Salazar. Ma se ciò non dovesse accadere… suppongo che la Casa in cui sarai smistato avrà guadagnato il miglior studente della scuola” lo rassicurò.
La sua risposta sembrò convincere Scorpius, il quale tornò a sorridere dimenticando finalmente le sue preoccupazioni.
 
Il baule fu caricato, le ultime raccomandazioni vennero fatte, e nemmeno Draco non riuscì a trattenere un sorriso mentre salutava il figlio che si sporgeva dal finestrino del treno che cominciava a muoversi.
Alla fine anche l’ultima traccia di vapore svanì nell’aria autunnale.
Il treno svoltò.
 
 
“Sarà un buon Serpeverde” commentò Draco a mezza voce quasi parlando a se stesso.
Astoria alzò un sopracciglio e sorrise: quanto si divertiva a provocarlo…
“E se invece dovesse diventare un… Grifondoro?” domandò infatti col tono più innocente del suo repertorio.
Il marito aprì la bocca e la richiuse, rimanendo in silenzio.
Astoria alzò gli occhi al cielo intuendo la risposta che Draco avrebbe voluto darle.
Non sarebbe mai cambiato…
A braccetto si incamminarono attraverso la folla per raggiungere di nuovo la barriera: in ricordo dei vecchi tempi avevano deciso di fermarsi a pranzo in un certo posto della Londra babbana…
Erano quasi arrivati in prossimità del muro di mattoni quando Draco parlò: “Non importa”.
Astoria lo guardò interrogativa invitandolo a continuare.
“Quale che sia la Casa in cui Scorpius sarà smistato a noi non importa” concluse lui, e sorridendo insieme alla moglie attraversò la barriera lasciandosi alle spalle il binario 9 e ¾.
 
 
 
Più tardi, quella sera…
 
Il ragazzino con i capelli talmente biondi da sembrare quasi bianchi era seduto su uno sgabello di legno, un logoro cappello a falda larga calcato in testa fino a coprirgli gli occhi.
Era già da un po’ che era lì, e il Cappello Parlante sembrava finalmente pronto ad annunciare il suo verdetto.
“Allora… la tua Casa è … … …”
L’ultima parola, urlata ad alta voce a tutta la sala, si perse tra gli applausi e le esclamazioni degli studenti che si apprestarono a dare un caloroso benvenuto al loro nuovo compagno.





















Ok, non so nemmeno da dove cominciare...
E' iniziato tutto qualche mese fa con una one-shot scritta quasi per gioco, a cui ne è seguita un'altra, per poi arrivare a questa long. Se me lo avessero detto all'inizio davvero non ci avrei creduto.
Come non avrei mai creduto di potermi affezionare alla coppia Draco/Astoria: mi sono divertita a scrivere questa storia, e adesso che è conclusa so già che ne sentirò la mancanza.
Mi piace sempre fare qualche riferimento ai libri di Harry Potter quando scrivo, in questo caso diciamo che ho letterlamente "preso in prestito" alcune parti dell'epilogo dei Doni della Morte: in pratica ho ribaltato la scena raccontandola dal punto di vista dei miei protagonisti.
La scena dello smistamento di Scorpius è invece una mia aggiunta.
Ho lasciato apposta in sospeso la decisione del Cappello Parlante: qual è la Casa in cui il figlio di Draco Malfoy e Astoria Greengrass è stato smistato non ci è dato saperlo, magari potrebbe essere lo spunto per un'altra storia... chissà.
In tutto questo vorrei davvero ringraziare tutti coloro che hanno preferito/seguito/ricordato la storia.
In ordine alfabetico (così nessuno si arrabbia  :P ):

ale146alessia_alex7, clkk_93dracomalfoy94getmeupwardsHappiNessie4EverJuuchanliamcucchiaiofobicomartolix, metamorfomagus_tonks, Molly_wShizukuSangoSophie_CarlisleSosoria, tama_chan_theclansman95vanlletine,  _WeasleyIsOursKing_.
Inoltre grazie anche a chi è anche riuscito a trovare il tempo per lasciare una recensione e dirmi cosa ne pensava: AkakurinaCarolina Sophia Granger,  Luna Paciock95Ozzy and I.
Grazie davvero a tutti per il supporto :)
Un ultimo ringraziamente a coloro che sono stati così coraggiosi da arrivare a leggere fino in fondo (spero di non avervi annoiato troppo).
Per chi volesse lasciare una recensione anche a questo capitolo sappia che è sempre molto gradita, e io rispondo sempre :)
Alla prossima 
E.



!!!
So che probabilmente non sarà il seguito che vi aspettate, ma se volete ho scritto una nuova one-shot in coda a questa storia:
Solo una stretta di mano
Passate a dare un'occhiata e fatemi sapere cosa ne pensate :)
!!!



 

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