The Newstart; dove ricominciare di Eeureka (/viewuser.php?uid=428315)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one ***
Capitolo 2: *** Chapter two ***
Capitolo 3: *** Chapter three ***
Capitolo 1 *** Chapter one ***
The Newstart; dove ricominciare.
{Chapter
one}
L'università
si stava dimostrando più dura del previsto e le ore in cui
Tsurugi non aveva la testa infossata tra i libri si erano ridotte,
quasi quasi, a quelle in cui dormiva e mangiava. La maggior parte delle
giornate trascorrevano così ormai: tra spiegazioni di cui
cercava di comprendere più di quel che poteva - alternando
le parole dei professori a sguardi al libro di medicina - a pomeriggi
in cui si sedeva a tavola armato di libri e computer - per eventuali
ricerche e approfondimenti - e staccava solo all'arrivo dell'ora di
cena. Era qui che arrivava il vero e proprio problema di quella routine
a cui si stava pian piano abituando: aprire il frigo e accorgersi di
aver dimenticato di fare la spesa il giorno prima. E, più
che una dimenticanza, questa si stava pian piano trasformando in
abitudine e scusa per evitare di cucinare e andare al Newstart.
Il Newstart era un
fast food che distava pochi metri dal suo appartamento e dalla sua
università, un locale dall'arredamento semplice dove altri
studenti come lui si recavano quand'era ora di mangiare. Era
praticamente perfetto, corrispondeva a tutto ciò di cui
aveva bisogno in una situazione come la sua: lo raggiungeva con
facilità, poca gente, ottimo cibo e prezzi ragionevoli.
L'unico difetto che aveva era la proprietaria, la signora Mizuyaji (una
donna di mezz'età che lo innervosiva con nomignoli
sdolcinati) e sua figlia Miyu, una ragazzina insopportabile e
impicciona al limite dell'immaginazione.
Il giorno in cui Tsurugi preferiva andare al Newstart era il
mercoledì sera, che si era più volte rivelato
quello in cui c'era meno confusione e la fastidiosa Miyu si faceva
sostituire da qualcun'altro. Quella volta, constatò
spiacevolmente il ragazzo, non fu così. Entrò nel
locale e venne accolto nel modo peggiore che potesse immaginare: una
pimpante Miyu gridare il suo nome seguita dall'immancabile "Buonasera
tesoro!" della madre.
«Buonasera.»
si limitò a rispondere Kyousuke dopo aver sbuffato, il libro
di medicina stretto fra le mani.
La ragazzina corse
verso di lui, con l'aria più allegra del solito per qualche
arcano mistero che il blu non era intenzionato a svelare.
«Sempre che
studi tu, eh?» e ridacchiò, innervosendolo
parecchio. Ella parve accorgersene perché invece di
continuare con le sue solite domande andò direttamente al
motivo per il quale lui era lì.
«Comunque,
prendi il solito?» Tsurugi annuì, lieto che di
tanto in tanto quella ragazza dalla chioma purpurea desse segno di
capire quando non era il momento. E fu così che si
incamminò verso il tavolo più lontano dal
bancone, che avrebbe impedito alla signora Mizuyaji di attaccare
bottone.
Una volta seduto
poggiò il libro sul tavolo e restò, assorto,
fermo a fissarne la copertina.
"Sempre che studi tu,
eh?" ed ecco quella vocina acuta rimbombargli nella mente.
Che sarebbe finito a studiare medicina, lui, non se lo sarebbe mai
aspettato. In realtà nessuno se lo sarebbe aspettato, dato
che in molti erano a conoscenza del suo innato talento come calciatore.
E persino Yuuichi, che conosceva meglio di chiunque altro il motivo
della sua scelta, aveva strabuzzato gli occhi quando glielo aveva
annunciato. Ma a dire la verità non c'era poi tanto di cui
stupirsi: dopo le medie per Kyousuke il calcio era diventato un hobby,
nulla di più, per poi, trascinato dal tempo, svanire
completamente dalla sua vita. Era lo stupore con cui tutti avevano
accolto questa notizia che lo spronava ad impegnarsi più che
poteva negli studi. A questa motivazione si aggiungeva quella di non
deludere il fratello e, infine, quella di volersi, in qualche modo, lasciare il passato alle spalle.
«Ecco
qui.» fu la voce gracchiante della signora Mizuyaji a
riscuoterlo dai suoi pensieri. Gli consegnò il panino, con
un sorriso definibile materno stampato in viso.
«Come stai
caro? E gli studi come vanno?» la stessa domanda gliel'aveva
fatta qualche giorno prima, quando per il medesimo motivo di sempre si
era presentato al locale. Tsurugi si aspettava che quella donna
nell'arco di così poco tempo comprendesse che la situazione
non era variata.
«Bene, la
ringrazio.» ma si sforzò comunque di essere
gentile. Alla fine lei era a posto, eccetto i nomignoli fastidiosi.
Magari non era nemmeno stata così prima che morisse suo
marito (storia di come era nato il Newstart della quale Tsurugi non si
era per niente interessato, ma che Miyu aveva insistito per
raccontargli, esigendo poi anche di essere consolata.)
«Beh, ti
lascio mangiare in pace.» e si allontanò, a
spizzichi e bocconi, come se si aspettasse che la fermasse reclamando
la sua compagnia. Cosa che, ovviamente, non aveva nemmeno sfiorato la
mente di Tsurugi.
Dopo essersi guardato
intorno per accertarsi che nessuna delle due stesse per tendergli un
agguato, aprì il libro di medicina e cominciò a
mangiare e leggere. Non era proprio il massimo studiare lì,
c'erano un bel po' di distrazioni: il campanellino appostato sopra la
porta, ad esempio, che tintinnava ogni volta che entrava qualcuno,
oppure Miyu che sembrava aver di proposito acceso la TV e che
chiacchierava animatamente con la madre.
«Tsurugi~~»
Cantilenò la ragazza per poi trascinare una sedia e mettersi
accanto a lui nel tavolo.
«Che
vuoi?»
Questa sorrise
divertita.
«Nulla,
nulla, è che da domani ci sarà una
novità qui al Newstart.» e poggiò i
gomiti sul tavolo con le mani che sorreggevano la testa. Diede
un'occhiata alla televisione e col telecomando che teneva fra l'indice
e il pollice alzò il volume.
Stavano trasmettendo
una partita di calcio, notò Tsurugi, che inconsciamente
restò fermo sullo schermo per qualche minuto.
«Alle medie
giocavi alla Raimon, giusto?» il ragazzo si
vegliò, e scrutò la figlia della proprietaria
davanti a sé con un sopracciglio inarcato.
«Sì,
perché?» Non comprendeva dove, con quella serie di
azioni sospette, la ragazza volesse andare a parare. Quest'ultima fece
spallucce, ancora con quel sorrisino sulle labbra.
«Come mai
hai smesso col calcio, poi?»
«Mi sono
scocciato.» anche se non era esattamente così.
«Mmh...
Sicuro? Solo per questo?»
«Non sono
affari tuoi.»
~
Il
giorno seguente Tsurugi ritornò al Newstart. Questa volta
per pranzo, spinto da un bizzarro senso di curiosità che
avevano scatenato in lui le parole di Miyu. Forse, era stata sua
impressione, o c'erano realmente stati dei riferimenti al calcio non
del tutto casuali il giorno prima?
E se anche fosse stato
così, allora perché si stava presentando al
locale? Che doveva importargliene dopotutto ormai, del calcio? Era un
modo per tornare al passato, un modo per ricordare i suoi giorni alla
Raimon e, forse, qualcun'altro?
Quando
entrò la prima cosa che notò fu che il locale era
in uno stato di pura confusione, perché oltre ai tavoli
gremiti di clienti il bancone era ricoperto da scatoloni.
«Tesoro!»
ed ecco la signora Mizuyaji come consuetudine correre verso di lui, che
davanti a tutta quella confusione inaspettata confermava effettivamente
che fosse entrato al Newstart e non in un altro fastfood che gli
somigliava per sbaglio.
«Salve.»
fece il ragazzo, con lo sguardo che vagava tutto intorno. Non c'era mai
stata tanta confusione lì dentro.
La donna
sembrò accorgersi del cipiglio interrogativo sul volto di
Tsurugi e si affrettò a spiegare.
«Abbiamo
fatto rifornimenti e abbiamo un dipendente nuovo, visto che l'altra
volta Ryugazaki ha dato le dimissioni.» chissà
perché, si chiese sarcastico nella propria
mente Tsurugi. «E questo ha portato a un bel po' di
confusione e ci sta rallentando nelle consegne e negli ordini, anche se
in cucina stanno lavorando un bel po'. A proposito, Miyu è
lì dentro, vado a chiamarla così ti
saluta!» Ovviamente, al solo udire quel nome il blu aveva
iniziato a scuotere freneticamente la testa in cenno di dissenso. E
quando un "non si preoccupi, la lasci lavorare" stava per scivolare
dalle sue labbra, era troppo tardi. La signora Mizuyaji camminava
spedita verso la cucina.
Prima che fosse
davvero troppo tardi, Kyousuke andò a cercarsi un tavolo
libero in mezzo a tutta quella gente dove sarebbe stato difficile
essere individuato.
Una volta seduto e
tirato un sospiro di sollievo, si chiese: e i cambiamenti?
Non c'era alcuna
novità al Newstart e nulla che avesse a che fare col calcio,
soprattutto. Tsurugi si sentì come... Deluso, sì,
era un sentimento molto simile alla delusione quello che lo aveva
appena sfiorato, facendogli sentire quasi il petto vuoto. Ma non si
capacitava del perché. Perché doveva essere
deluso? In realtà la risposta giaceva sulla punta della sua
lingua solo che lui la teneva a freno, non voleva venisse fuori
perché non l'accettava: il modo in cui si era allontanato
dal calcio non era stato brusco, ma lento e crudele, come una tortura
da parte del tempo e lui lì, fermo, inconsapevole di come
agire davanti ai granelli di sabbia della clessidra della sua vita che
continuavano a cadere l'uno dopo l'altro, inarrestabili. E come se non
bastasse, a questo era legato la perdita di una persona a lui cara.
Scosse la testa, i denti che premevano sul labbro inferiore. Erano
pensieri che riusciva facilmente a scacciare ormai, ma che puntualmente
tornavano a bussare al suo presente. E la cosa migliore in quei momenti
era proprio avere un libro a portata di mano, aprirlo e iniziare a
studiare. Alla fine la concentrazione sullo studio riusciva sempre a
battere le reminiscenze del passato.
«Eccoti
finalmente!» in quel momento però, per un attimo,
persino la voce squillante di Miyu risuonò distante, ancora
chiuso dentro la propria testa con i pensieri che lo pregavano di
prestargli attenzione.
«Tsuru~ugi?»
l'insistenza della ragazza per una buona volta ebbe l'effetto ad
entrambi desiderato. Miyu non sopportava quando non le rispondeva, e,
trattandosi di Tsurugi un ragazzo non molto loquace, risposta
equivaleva anche a cenni del capo o sbuffi, tanto perché
avesse la conferma che non fosse stata totalmente ignorata. E difatti,
una volta tornato sul pianeta terra, il modo per dimostrarlo da parte
di Kyousuke fu proprio un sospiro scocciato.
«Ma che, non
si saluta?» Ridacchiò la ragazza per poi fare un
inchino teatrale «C'è un bel po' di confusione
purtroppo oggi. Suppongo non sia di suo gradimento, neh?»
ricevette in risposta uno sguardo irritato.
«Beh, sai,
abbiamo un nuovo dipendente ancora un po' spaesato ad aiutarci
adesso.» e fece vagare lo sguardo, sorridente,
finché non si soffermò su un punto.
Iniziò a ridacchiare più forte di prima per poi
indicare un ragazzino in fondo che trasportava altri scatoloni in
cucina - o almeno, quello che doveva essere un ragazzino,
poiché l'unica cosa visibile dietro l'ingombrante carico
erano delle braccia esili e una capigliatura disordinata e castana.
Questo spiegava l'estrema felicità della ragazza,
probabilmente: trattandosi di un coetaneo aveva trovato chi infastidire
durante la sua assenza.
«Capisco.»
si limitò a rispondere Tsurugi, a evidenziare il fatto che
non gliene importasse nulla.
Lei lo
guardò scettica e poi sospirò. «No, no,
non capisci proprio nulla tu.» e andò via con le
mani sui fianchi, fingendosi irritata da qualcosa sconosciuto a
Kyousuke.
Così presa
dal suo gesto e dall'intento di incuriosire in qualche modo il ragazzo
non si rese conto di aver scordato di prendere gli ordini. E quando si
voltò indietro, notando lo sguardo contrariato di Tsurugi,
pensò che forse non era stato un così
irreparabile danno e, sorridendo astuta, si avvicinò al
nuovo arrivato per dargli il suo primo incarico diverso da quello di
portare scatoloni.
«Salve!
Posso essere d'aiuto?» La voce che richiamò la sua
attenzione era sicuro di non averla mai sentita. Ancora prima di alzare
lo sguardo dal libro era convinto che appartenesse al nuovo arrivato -
anche perché dotata di una nota di insicurezza. Eppure,
quando i suoi occhi ambrati incrociarono quelli plumbei del ragazzo che
gli stava davanti, quel che vide non si poteva affatto classificare
come novità.
«Tenma
Matsukaze...?» Senza avere modo di fermarsi,
soffiò sbalordito il nome del castano.
{ my little
corner }
Buonsalve!
Oddeus, non so proprio come iniziare. Non pubblico su Efp da tanto,
tantissimo tempo quindi temo che nessuno sappia chi sono, ma va
beh. Scrivere mi mancava tantissimo e così anche
il fandom di Inzuma Eleven e quindi, beh, eccomi qua! x° Sono
emozionata, non so il perché (?)
Questa mini-long sarà davvero molto mini (?),
durerà soltanto tre capitoli poiché era nata come
una One shot un po' troppo lunga (circa 5400 parole, non so cosa fosse
preso alle mie mani.)
Questo capitolo serve a introdurre un po' tutta la situazione
del nostro Kyousuke e a presentare le oc - che comunque non avranno un
ruolo fondamentale nella storia, servono più per contorno.
Spero che la seguirete e che vi possa piacere, io sono mediamente
soddisfatta-!
Vorrei ringraziare _Breathing, che mi ha fatto da beta-reader e mi ha
dato tanti preziosi consigli, tra cui quello di come suddividere la
storia in capitoli. E Abyss_, che sa di questa storia sin da
quando stava ancora nascendo (circa un mese fa) e che mi ha sopportato
tutte le volte che le ho chiesto un parere in merito. E sopratutto ad
entrambe un grazie speciale per aver combattuto in parte la mia
mancanza di autostima. x°
E niente, meno male che doveva essere un "little corner" sono sempre
troppo prolissa- (...)
See you! c:
_Fernweh
|
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Capitolo 2 *** Chapter two ***
The Newstart;
dove ricominciare.
{Chapter two}
Ci fu un attimo di silenzio in cui i due restarono fermi a guardarsi,
senza pronunciarsi, trapelando dalla loro espressione un forte stupore.
Forse Tsurugi si era sbagliato, dopotutto il ragazzo di fronte a lui
non era poi così simile al Tenma che ricordava, o almeno,
era quello di cui tentava di convincersi.
«Tsurugi!» e invece no, l'urlo entusiasmato del
castano aveva appena confermato che quello davanti a lui era il suo
vecchio compagno di squadra alla Raimon.
Tsurugi era ancora troppo stupito per articolare una frase di senso
compiuto. Fissava ancora Tenma con gli occhi sbarrati, ma lo sguardo
assente, mentre nella mente premevano insistenti e insolute mille
domande.
La giornata prima Miyu aveva cercato di dargli qualche indizio, allora;
voleva avvertirlo che quello che stava per arrivare al fast food era
una persona che apparteneva al suo passato, alla sua squadra. Eppure,
se fosse stato semplicemente così, Kyousuke non si sarebbe
ritrovato a reagire in una maniera così confusa e a tratti
anche esagerata. Mentre invece, quello che si ritrova davanti, oltre ad
essere stato per tre anni di seguito suo compagno alle medie, era anche
il motivo per cui Tsurugi aveva abbandonato il calcio.
Tenma era cambiato ben poco. Gli occhi meno grandi e bambineschi di
come erano nei suoi pensieri quando si ritrovava a rammentare
inconsciamente lui e i suoi giorni alla Raimon, eppure vi si leggeva
comunque l'entusiasmo che lo aveva da sempre caratterizzato. Non era
cresciuto molto in altezza, il suo corpo rimaneva simile a quello di un
ragazzino, nonostante avesse perso per la maggior parte i tratti
infantili. Infine i capelli, tenuti come al solito in aria in una
strana acconciatura disordinata, erano di poco più corti. In
sintesi, eccetto la legittima somiglianza del suo corpo più
a quello di un diciannovenne che a quello di un tredicenne, i
cambiamenti non erano poi così tanti.
La cosa che più lo lasciò perplesso
nell'osservarlo fu il suo entusiasmo che, sebbene fosse una sua
caratteristica da sempre, per il modo in cui avevano smesso di sentirsi
non ci sarebbe dovuto essere. Certo, tutto era successo tempo fa, era
vero, ma rimaneva ancora difficile da digerire. Quel momento era
impresso con forza nella sua memoria, un marchio indelebile, ne
ricordava con accuratezza ogni dettaglio: quel ragazzo gli si era
dichiarato durante la fine dell'ultimo anno scolastico e lui, senza
alternativa, gli aveva detto le cose così come stavano.
Sarebbe stato meglio per tutti e due rimanere amici e far finta che
quella conversazione non fosse mai esistita. Nonostante la titubanza
iniziale Tenma aveva annuito, asciugandosi quella che sembrava una
lacrima in procinto di nascere - questo era il particolare che meglio
ricordava, perché vi era legato una strana sensazione di
malessere a cui per anni non aveva saputo dare un nome. La loro
amicizia, nonostante l'accordo, ovviamente non era mai tornata intensa
come una volta; tutt'altro, anzi, si era affievolita con il passare del
tempo, e considerando che scelsero due scuole superiori differenti, non
fu difficile perdersi completamente di vista.
Tuttavia non era passato giorno alle superiori in cui Tsurugi non si
fosse ritrovato a pensare a lui, credendo di aver sbagliato qualcosa ma
allo stesso tempo sicuro che in quel maledettissimo giorno in cui tutto
era mutato non avrebbe potuto reagire in maniera differente. Poi questi
pensieri si erano tramutati in rabbia nei confronti di Matsukaze che,
se solo avesse tenuto quell'amore dentro di sé, non avrebbe
rovinato tutto. Ma era un pensiero piuttosto stupido, e Tsurugi se ne
rendeva conto da solo. Fu così che alla fine, a
metà del secondo anno di superiori, si era reso conto di
ricambiare i sentimenti del castano. Tutto troppo tardi, era convinto,
per poter sistemare. E troppo orgoglioso, per sistemare. Si era pure
allontanato dal calcio, perché la vista del pallone bianco e
nero gli faceva tornare in mente il viso di quel ragazzo tanto
ossessionato da quello sport.
Non ne aveva parlato con nessuno, si era tenuto tutto dentro, aveva
continuato le giornate come sempre, senza che nessuna emozione legata a
quell'accaduto facesse capolino sul suo volto. Aveva guardato
più volte il telefono pensando che Tenma si facesse vivo, e
aveva altrettante volte scartato l'idea di chiamarlo. E ora eccoli qua,
quattro anni dopo ad incontrarsi per caso in un ignoto fast food al
centro di Tokyo.
Era questo che lo faceva sentire incredibilmente in colpa fissando il
sorriso del castano. Sorridente come una volta, come se le ferite che
aveva inflitto al suo cuore tempo fa fossero finalmente sanate e glielo
stesse in qualche modo dimostrando.
Oppure stava ancora tenendo fede a quello stupido accordo con cui
Tsurugi aveva rovinato tutto?
«Che ci fai qui?» riuscì finalmente a
dire, dopo minuti che parvero secoli.
Tenma si portò una mano dietro la testa, cominciando a
grattarsi il capo in un gesto imbarazzato.
«Beh, sto cercando di formare una squadra di
calcio-» già, non era cambiato affatto.
«Ma sto riscontrando un paio di problemi e ho bisogno di
soldi. Mia madre mi ha detto di avere un'amica che lavorava qui e
cercava dipendenti, così... Beh, eccomi qua!» e
sorrise gaio.
«Mh, capisco.» La risposta di Tsurugi non parve
piacere all'ex capitano della Raimon che si ritrovò il viso
contratto in una lieve smorfia. Era come se avesse appena messo un
punto fermo a quella che doveva essere una conversazione appena
iniziata, ma il blu non sapeva davvero cos'altro aggiungere. Sia per
quella che era sempre stata la sua natura, di tipo non molto loquace,
sia per la forte confusione che in quel momento inondava la sua testa.
Tenma si sentì il dovere di prendere le redini della
conversazione.
«E tu, invece?» chiese, lanciando un'occhiata
eloquente al libro posato sul tavolo, che Tsurugi sembrò non
cogliere.
«Nulla, a volte vengo qui per pranzo o cena.» altri
minuti di silenzio, che Tenma passò fermo a fissare il
libro, come se aspettasse una spiegazione. Il castano non riusciva a
capacitarsi di cosa l'ex asso della Raimon c'entrasse con la medicina -
sempre ammesso che quello fosse un libro di medicina, l'aveva dedotto
dal titolo ma non ne era sicuro. Al secondo anno delle medie erano
capitati assieme in classe e non ricordava che Tsurugi avesse mai dato
segno di interessamento allo studio. Era vero che il suo sguardo non
lasciava trasparire molte emozioni, eppure era convinto che, proprio
come lui, amasse il calcio più di qualsiasi altra cosa e
gliene importasse ben poco del resto.
Poi, anche se esitante, si decise a parlare indicando il grosso volume:
«E quello?» ancora il sorriso sul volto.
«Stavo studiando, vado all'Università.»
«Ah-!» quel verso di stupore fu immediato, non
riuscì a trattenersi. La sorpresa era grande, molto.
«E... Il calcio?» era evidentemente deluso al
pensiero che il blu lo avesse abbandonato per lo studio. Certo,
ovviamente era libero di fare quel che voleva, e ne era passato di
tempo, e ne erano successe di cose... ma di tutte le persone che
potevano smettere di giocare a quel magnifico sport, proprio lui?
«Abbandonato.» una fitta al cuore.
Stava per aprire la bocca e uscirsene con tutti i motivi per il quale
Tsurugi non avrebbe dovuto lasciare quello sport, ma si
limitò a borbottare un "Ah, okay" colmo di tutta la sua
delusione. Era passato tanto, troppo tempo, e si erano allontanati in
un modo per niente bello. Non era più il migliore amico con
il quale condivideva le giornate e che se Tenma mostrava il suo lato da
testardo e cercava insistentemente di fargli cambiare idea su qualcosa
si limitava a rispondergli un "rompiballe" in maniera amichevole. Lo
Tsurugi che aveva davanti era un estraneo. E, alzando lo sguardo su
quello ambrato dell'altro, si rese conto di quanto fosse complicato
comprendere quel che gli passava per la testa. Certo, Tenma non era mai
stato un tipo empatico, particolarmente bravo nelle relazioni sociali o
in qualsiasi altra cosa che non fosse il calcio. Però,
considerando il tempo che era passato e quello che era successo, lo
sguardo serioso di Tsurugi, per quanto fosse una sua
peculiarità, poteva anche indicare un forte fastidio che
stava provando nel rivederlo.
«Senti, Tsurugi...» il ragazzo appena richiamato
ebbe un sussulto. Cos'era
quel brusco cambio di tono? «Mi spiace per
quello che è successo tempo fa...»
La voce di Tenma suonò più incrinata di quanto
lui stesso si aspettasse e notare che Kyousuke aveva leggermente
sbarrato gli occhi non lo aiutò a completare la frase. Ma
ormai aveva iniziato. «Io so che-» stava per
esprimergli tutto il dispiacere per aver rovinato la loro amicizia,
stava per dirgli quant'era stato difficile passare le giornate senza di
lui conscio che rischiava solo di provocare disgusto nell'altro. Ma, o
per fortuna o per sfortuna, non sapeva dirlo neanche lui, fu bloccato
dalla signora Mizuyaji che lo chiamò in tono di rimprovero,
pretendendo - aveva anche ragione - che si desse una mossa con il
lavoro.
«Oh, scusi! Ehm, scusa Tsurugi, cosa prendi?»
E dopo aver preso le ordinazioni con un forte rossore a dominare sulle
guance, andò via.
No.
Fu il primo pensiero che attraversò la mente di Tsurugi, che
dopo aver osservato il castano andar via, si era ridotto a vegetare
sulla propria sedia.
No, cavolo.
{
my
little corner }
Ed ecco il
secondo capitolo! Ora mi resta da postare solo il terzo ed ultimo.
Beh, non so
cosa dire a riguardo, era un capitolo principalmente introspettivo, per
mostrare cos'è successo in passato e quali sono i sentimenti
dei due adesso. Praticamente sono entrambi innamorati ma convinti che
l'altro non ricambi i sentimenti, lel.
E... cosa
dire? Spero che vi sia piaciuto e ringrazio chi sta seguendo questa
mini-long!
_Fernweh
|
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Capitolo 3 *** Chapter three ***
The Newstart;
dove ricominciare.
{Chapter three}
Tenma stava per
tornare a quell'accaduto passato, dandogli il pretesto per raccontargli
in qualche modo la verità, quello che aveva passato dopo
quella dichiarazione e il casino che aveva combinato rifiutandolo. Ma,
giusto giusto, era stato richiamato dalla proprietaria proprio in
quello stesso istante.
Accidenti, tutto che andava male e lui che invece di agire viveva
passivamente ogni cosa che gli accadeva. Non era poi giusto incolpare
la signora Mizuyaji per aver chiamato Tenma in quel momento,
perché aveva tutte le sue ragioni; non era neanche giusto
accusare il fato a cui neanche credeva. La colpa era sua e solo sua,
che aveva avuto tre anni per agire e aveva continuato a vivere
ignorando il passato, e ora che gli si presentava una vera e propria
occasione, restava seduto a guardare il film della sua vita.
Erano troppi i
pensieri che lo stavano tormentando, si rese conto. Non si era mai
sentito così e non comprese neanche lui come
riuscì a rimanere apparentemente indifferente davanti a
quella situazione. Dopo che Tenma era andato via, lui lo aveva solo
seguito con lo sguardo per un po' e poi niente.
Aveva riaperto il
libro, si era morso il labbro inferiore e aveva ripreso a studiare, non
prima di alzare nuovamente lo sguardo e incontrare per caso quello di
Miyu, che brillava di esaltazione. Ma la ignorò, col solo
pensiero di distrarre la mente in subbuglio. Quando Tenma
tornò a consegnargli il panino, però, e si
chinò per posarglielo sul tavolo, i loro occhi si
incrociarono e il suo viso risultò vicino, troppo vicino, e
il calore sulle guance, anche se leggero, non riuscì ad
evitarlo.
Dopo quello, Tsurugi
rinunciò a studiare, ormai conscio che la sua mente aveva
preso una direzione del tutto differente e fra i suoi pensieri non
c'era spazio per la medicina. E così, passò il
pranzo ad osservare Tenma, con sguardo che, sperava, non palesava
interesse e le gambe che fremevano invitandolo ad andare dal castano.
Tenma era un disastro
come cameriere, più volte aveva inciampato rischiando di far
cadere quel che trasportava per terra e in continuazione portava a
clienti ciò che non avevano ordinato (questo, in
realtà, l'aveva fatto anche con Tsurugi, ma lui aveva
evitato di lamentarsi.)
La verità
era che Tenma aveva notato gli sguardi che gli lanciava il blu e, con
quegli occhi addosso, si sentiva più goffo che mai. A volte
boccheggiava nella sua direzione, convinto di dover proferire qualcosa,
ma poi le parole gli morivano sulla punta della lingua.
Distoglieva lo sguardo
e riprendeva a lavorare, continuando però a sentire gli
occhi di Tsurugi sulla schiena, per poi sbirciare per un attimo dietro
ed accorgersi che non era così e sentirsi più
stupido ancora. Si chiedeva qual era il motivo di quelle insistenti
occhiate che stavano finendo per trasformare in un disastro il suo
primo giorno di lavoro. Per un attimo gli balenò nella mente
l'idea che il blu potesse provare qualcosa per lui, che
scacciò subito, immediatamente. Era una mera speranza che,
anche se il suo animo di sognatore gli suggeriva di alimentare, la sua
piccola parte razionale era riuscita ad eliminare, sostituendola
all'idea che Kyousuke stesse solo cercando di dirgli che dopo dovevano
continuare la conversazione iniziata. Cosa che a Tenma non andava
affatto di fare, pur consapevole che, se era vero che Tsurugi veniva
spesso in quel locale, si sarebbe dovuto decidere ad affrontarlo.
Quando
Tsurugi vide Tenma entrare in una porta, per poi uscirne senza il
cappellino con le sigle del fastfood e vestito normalmente, non
più in divisa, si decise ad alzarsi ignorando persino le
gambe assopite. Aveva aspettato che il turno di lavoro del castano
finisse per andare a parlargli (per fortuna era bastata un'oretta)
perché voleva evitare che Miyu si immischiasse nella
faccenda, dato che indubbiamente quella li aveva notato che qualcosa
stava accadendo e da brava impicciona qual era, non voleva perdersela.
Era il momento, era la
situazione perfetta per sistemare ogni cosa e non voleva gli fosse
sottratta. Non si aspettava che il castano provasse ancora dei
sentimenti per lui, affatto, e anche se fosse stato così era
certo che se Tenma avesse accettato le sue scuse - cosa di cui era
abbastanza convinto, conoscendo la natura del ragazzo - sarebbero
dovuti ripartire da zero. C'erano troppe cose che ormai pensava non
sarebbero più tornate, e che insieme a lui avrebbero dovuto
tirare fuori dalla scatola del passato per riportarle a loro. Con calma
senza dubbio, ma ci sarebbero riusciti. Fece il primo passo in avanti,
dopo aver fatto un grande respiro e-
«Tsurugi~~»
il buonumore impregnato in quel tono di voce troppo familiare
risultò più irritante che mai, perché
lo aveva appena interrotto dal suo obbiettivo. «Vai
già via?» e si ritrovò faccia a faccia
con una raggiante Miyu.
«Sì.»
tagliò corto il ragazzo per poi continuare ad avanzare,
scansando leggermente la ragazza alla sua destra. Fu un gesto inutile,
perché prontamente Miyu scattò dinanzi a lui.
«Allora~
Dimmi, dimmi! Non è un semplice ex compagno di squadra
quello, neh?»
Kyousuke le
scoccò uno sguardo infuriato. Aveva già
abbastanza problemi per la testa e un discorso quantomeno semidecente
da dover elaborare per poi ripeterlo a Tenma. Miyu era l'ultimo dei
problemi di cui voleva occuparsi e non aveva intenzione di perdere
nuovamente l'occasione di cambiare le cose.
Sbuffò
spazientito e continuò per il suo tragitto, ignorando i
richiami della ragazza.
«T-Tsurugi!»
quando Tenma lo vide avanzare verso di sé per poco non
rischiò di rompersi il collo incespicando nei suoi stessi
piedi. Il blu davanti a quella scena scosse il capo in un gesto
esasperato che mise il castano in imbarazzo più di quanto
già non lo fosse.
«Matsukaze.»
«Senti,
prima ti stavo dicendo-» ma fu bloccato da Tsurugi, che si
portò un indice sulle labbra e lo esortò a
tacere.
Tenma restò
perplesso davanti a quel gesto e sperò per un attimo che al
blu non interessasse tornare a quel dibattito passato. Ma quando
Kyousuke gettò indietro la testa, in direzione di Miyu
– che si accorse, li stava fissando con un bizzarro sorriso
sulle labbra - comprese tutto. Quella doveva essere una conversazione
privata, non era molto bello ritrovarsi occhi estranei addosso. Anche
se Tenma non si capacitava del perché la figlia della
signora Mizuyaji li stesse fissando.
Forse non andava molto
d'accordo con Tsurugi, ma era un ipotesi improbabile per lui,
perché le era sempre sembrata molto gentile e disponibile,
incapace di risultare antipatica agli occhi di qualcuno.
Il blu con un cenno
del capo lo invitò a uscire fuori, lui annuì
voltandosi per un ultima volta verso Miyu, trovandole il viso,
inaspettatamente, contratto in un’espressione delusa.
Una volta fuori,
Tsurugi lo trascinò lontano dalla vetrina del negozio - in
una maniera per niente delicata e gentile - e dopo altri minuti che
trascorsero in silenzio, Tenma fu sicuro che ora poteva finalmente
parlare. Il cuore martellava forte nel petto, l'ansia lo persuadeva,
quell'orribile giorno stava rivivendo nella sua mente. Ma doveva
parlare.
«Okay,
Tsurugi.» e fece una lunga pausa, prendendo un grande
respiro. «Quel che ti volevo dire prima è che...
Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto per quel che è
successo. Io-»
«Non hai
nessuna colpa.» Tenma batté più volte
le palpebre, sbigottito.
«Eh?»
Tsurugi sospirò, per poi inspirare profondamente, come se
cercasse di incanalare dentro di lui più coraggio che
potesse. «Anche a me dispiace per quello che è
successo. È successo in fretta e anche alla fine dell'anno
scolastico, lasciando ben poco tempo per agire e pensare
decentemente.» si fermò, cercando lo sguardo del
centrocampista, come per conferma che stesse seguendo il suo discorso.
«Ci ho
pensato molto in questi anni, e non credevo ci saremmo mai
più incontrati. Non ho pensato a questa evenienza, ma
c'è comunque una cosa che ho sempre voluto dirti... Non
è colpa tua. Okay?» Sembrava davvero difficile per
lui tirar fuori quelle parole, notò Tenma. E
quest’ultimo non poteva evitare di sentirsi dopo ognuna di
esse sempre più sollevato, come se stesse togliendo ad uno
ad uno i macigni che gli erano rimasti sul cuore dopo quel giorno.
Stessa cosa accadeva a Tsurugi, che si era finalmente liberato un peso
dalla coscienza.
«Io penso che, beh, forse anch'io mi ero innamorato di te, ma
non sapevo come agire. Non mi è mai importato molto
dell'amore e di questa roba, quindi... Beh, è successo quel
che successo.» Il castano era rimasto fermo al "innamorato di
te" col cuore che batteva all'impazzata. Certo, era un verbo al
passato, e c'era davanti anche un irritante forse. Eppure, aveva
passato le giornate a pensare a Tsurugi, a darsi dell'idiota per aver
rovinato tutto. Non riusciva ancora a credere a quello che stava
accadendo. E non riusciva a dare la colpa al blu se tutto quello era
accaduto, del resto era più che legittimo reagire in quel
modo.
«Tu... Eri
innamorato di me?» fu l'unica cosa che però
riuscì a dire, nonché frase che ancora rimbombava
nella sua testa. Tsurugi arrossì leggermente, o almeno gli
sembrò così, perché si
voltò di lato prima di borbottare irritato un 'forse'.
Probabilmente una qualsiasi persona normale sarebbe rimasta delusa da
quella risposta. Ma per Tenma era diverso. Era troppo felice che tutto
si stava sistemando e la probabilità che Tsurugi provasse
dei sentimenti per lui - nonostante l'avesse capito dopo un po' troppo
tempo - lo riempiva di gioia. Gli dava una forte e piacevole scarica su
tutto il corpo.
Sorrise gioioso.
«Va beh, non
ha importanza. Mi dispiace per tutto quel che è
successo.» disse avvicinandosi di poco al blu. «Ora
però, vorrei solo... Solo tornare come prima. O qualcosa del
genere- o di più- c-cioè-» e
abbassò imbarazzato lo sguardo. Sapeva di aver appena
chiesto troppo e temeva di aver appena rovinato tutto per la seconda
volta.
«Possiamo
ricominciare.» disse però Tsurugi, sciogliendo
ogni preoccupazione. E alzare lo sguardo in quel momento, e incrociare
quello di Kyousuke trovando sul suo volto un impercettibile sorriso fu
qualcosa di magnifico. Sentì il cuore battere forte e non
riuscì a contenere l'immensa gioia; si lanciò
letteralmente addosso al blu e lo strinse più forte che
poteva.
Era un momento
magnifico e lo sarebbe stato ancora di più se Tsurugi avesse
ricambiato la sua sorta di goffo abbraccio, ma forse era pretendere
troppo anche quello. Non fu molto bello, ma fu spinto lontano con una
manata da parte di Tsurugi sulla fronte.
«S-scusa-!»
si affrettò a dire davanti lo sguardo irato del blu. Quello,
con la mano ancora sulla sua testa però abbandonò
la stizza per sorridere nuovamente e iniziò a carezzargli
lentamente i capelli. Tenma avvampò.
«Un passo
alla volta.» disse il più grande e poi
iniziò a camminare lasciando davanti al Newstart un Tenma
ancora troppo emozionato per sapere come agire. Almeno così
finché in un paio di secondi elaborò per bene la
situazione e dopo aver gridato un 'Aspettami!' gli corse dietro
sorridente.
E mentre si
allontanavano, Tsurugi si girò un attimo per contemplare la
sigla a caratteri cubitali che dava il nome al fast food. Si chiese se
fosse stato un caso che tutto quello fosse successo lì.
«Senti, ma... Non
è che ricominci a giocare a calcio, vero? Fa strano pensare
che... Beh, tu studi medicina. Cioè, nel senso
che-»
«C'è
posto nella tua squadra?»
{ my little
corner }
Ed eccoci qui! Alla fine di
questa mini-long davvero molto mini.
Oddeus,
che dire-- Li amo, e li dovete amare anche voi. (?)
Ho
dato del mio meglio per renderli entrambi ic, ma se credete che siano
fuori dal loro carattere avvisatemi pure!
Miyu
è tipo lo spirito della fujoshi reincarnato in questa
storia. Magari può risultare un po' antipatica (non so
perché, ma la mia specialità sembra essere
diventata creare oc che risultano antipatiche.) ma ammettetelo che
anche voi importunereste un Kyousuke se ne avreste la
possibilità.
Meglio
che la smetto di dire cose senza senso-
Voglio
ringraziare chi ha seguito questa storia, spero vi sia piaciuta! E,
nient'altro, se vi va recensite. Mi farebbe piacere ricevere dei vostri
pareri a riguardo.
See
you!
_Fernweh
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