The Newstart; dove ricominciare

di Eeureka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one ***
Capitolo 2: *** Chapter two ***
Capitolo 3: *** Chapter three ***



Capitolo 1
*** Chapter one ***


The Newstart; dove ricominciare.
{Chapter one}


L'università si stava dimostrando più dura del previsto e le ore in cui Tsurugi non aveva la testa infossata tra i libri si erano ridotte, quasi quasi, a quelle in cui dormiva e mangiava. La maggior parte delle giornate trascorrevano così ormai: tra spiegazioni di cui cercava di comprendere più di quel che poteva - alternando le parole dei professori a sguardi al libro di medicina - a pomeriggi in cui si sedeva a tavola armato di libri e computer - per eventuali ricerche e approfondimenti - e staccava solo all'arrivo dell'ora di cena. Era qui che arrivava il vero e proprio problema di quella routine a cui si stava pian piano abituando: aprire il frigo e accorgersi di aver dimenticato di fare la spesa il giorno prima. E, più che una dimenticanza, questa si stava pian piano trasformando in abitudine e scusa per evitare di cucinare e andare al Newstart.
Il Newstart era un fast food che distava pochi metri dal suo appartamento e dalla sua università, un locale dall'arredamento semplice dove altri studenti come lui si recavano quand'era ora di mangiare. Era praticamente perfetto, corrispondeva a tutto ciò di cui aveva bisogno in una situazione come la sua: lo raggiungeva con facilità, poca gente, ottimo cibo e prezzi ragionevoli. L'unico difetto che aveva era la proprietaria, la signora Mizuyaji (una donna di mezz'età che lo innervosiva con nomignoli sdolcinati) e sua figlia Miyu, una ragazzina insopportabile e impicciona al limite dell'immaginazione.
Il giorno in cui Tsurugi preferiva andare al Newstart era il mercoledì sera, che si era più volte rivelato quello in cui c'era meno confusione e la fastidiosa Miyu si faceva sostituire da qualcun'altro. Quella volta, constatò spiacevolmente il ragazzo, non fu così. Entrò nel locale e venne accolto nel modo peggiore che potesse immaginare: una pimpante Miyu gridare il suo nome seguita dall'immancabile "Buonasera tesoro!" della madre.

«Buonasera.» si limitò a rispondere Kyousuke dopo aver sbuffato, il libro di medicina stretto fra le mani.
La ragazzina corse verso di lui, con l'aria più allegra del solito per qualche arcano mistero che il blu non era intenzionato a svelare.
«Sempre che studi tu, eh?» e ridacchiò, innervosendolo parecchio. Ella parve accorgersene perché invece di continuare con le sue solite domande andò direttamente al motivo per il quale lui era lì.
«Comunque, prendi il solito?» Tsurugi annuì, lieto che di tanto in tanto quella ragazza dalla chioma purpurea desse segno di capire quando non era il momento. E fu così che si incamminò verso il tavolo più lontano dal bancone, che avrebbe impedito alla signora Mizuyaji di attaccare bottone.
Una volta seduto poggiò il libro sul tavolo e restò, assorto, fermo a fissarne la copertina.
"Sempre che studi tu, eh?" ed ecco quella vocina acuta rimbombargli nella mente. Che sarebbe finito a studiare medicina, lui, non se lo sarebbe mai aspettato. In realtà nessuno se lo sarebbe aspettato, dato che in molti erano a conoscenza del suo innato talento come calciatore. E persino Yuuichi, che conosceva meglio di chiunque altro il motivo della sua scelta, aveva strabuzzato gli occhi quando glielo aveva annunciato. Ma a dire la verità non c'era poi tanto di cui stupirsi: dopo le medie per Kyousuke il calcio era diventato un hobby, nulla di più, per poi, trascinato dal tempo, svanire completamente dalla sua vita. Era lo stupore con cui tutti avevano accolto questa notizia che lo spronava ad impegnarsi più che poteva negli studi. A questa motivazione si aggiungeva quella di non deludere il fratello e, infine, quella di volersi, in qualche modo, lasciare il passato alle spalle.

«Ecco qui.» fu la voce gracchiante della signora Mizuyaji a riscuoterlo dai suoi pensieri. Gli consegnò il panino, con un sorriso definibile materno stampato in viso.
«Come stai caro? E gli studi come vanno?» la stessa domanda gliel'aveva fatta qualche giorno prima, quando per il medesimo motivo di sempre si era presentato al locale. Tsurugi si aspettava che quella donna nell'arco di così poco tempo comprendesse che la situazione non era variata.
«Bene, la ringrazio.» ma si sforzò comunque di essere gentile. Alla fine lei era a posto, eccetto i nomignoli fastidiosi. Magari non era nemmeno stata così prima che morisse suo marito (storia di come era nato il Newstart della quale Tsurugi non si era per niente interessato, ma che Miyu aveva insistito per raccontargli, esigendo poi anche di essere consolata.)
«Beh, ti lascio mangiare in pace.» e si allontanò, a spizzichi e bocconi, come se si aspettasse che la fermasse reclamando la sua compagnia. Cosa che, ovviamente, non aveva nemmeno sfiorato la mente di Tsurugi.
Dopo essersi guardato intorno per accertarsi che nessuna delle due stesse per tendergli un agguato, aprì il libro di medicina e cominciò a mangiare e leggere. Non era proprio il massimo studiare lì, c'erano un bel po' di distrazioni: il campanellino appostato sopra la porta, ad esempio, che tintinnava ogni volta che entrava qualcuno, oppure Miyu che sembrava aver di proposito acceso la TV e che chiacchierava animatamente con la madre.
«Tsurugi~~» Cantilenò la ragazza per poi trascinare una sedia e mettersi accanto a lui nel tavolo.
«Che vuoi?»
Questa sorrise divertita.
«Nulla, nulla, è che da domani ci sarà una novità qui al Newstart.» e poggiò i gomiti sul tavolo con le mani che sorreggevano la testa. Diede un'occhiata alla televisione e col telecomando che teneva fra l'indice e il pollice alzò il volume.
Stavano trasmettendo una partita di calcio, notò Tsurugi, che inconsciamente restò fermo sullo schermo per qualche minuto.
«Alle medie giocavi alla Raimon, giusto?» il ragazzo si vegliò, e scrutò la figlia della proprietaria davanti a sé con un sopracciglio inarcato.
«Sì, perché?» Non comprendeva dove, con quella serie di azioni sospette, la ragazza volesse andare a parare. Quest'ultima fece spallucce, ancora con quel sorrisino sulle labbra.
«Come mai hai smesso col calcio, poi?»
«Mi sono scocciato.» anche se non era esattamente così.
«Mmh... Sicuro? Solo per questo?»
«Non sono affari tuoi.»
~

Il giorno seguente Tsurugi ritornò al Newstart. Questa volta per pranzo, spinto da un bizzarro senso di curiosità che avevano scatenato in lui le parole di Miyu. Forse, era stata sua impressione, o c'erano realmente stati dei riferimenti al calcio non del tutto casuali il giorno prima?
E se anche fosse stato così, allora perché si stava presentando al locale? Che doveva importargliene dopotutto ormai, del calcio? Era un modo per tornare al passato, un modo per ricordare i suoi giorni alla Raimon e, forse, qualcun'altro?
Quando entrò la prima cosa che notò fu che il locale era in uno stato di pura confusione, perché oltre ai tavoli gremiti di clienti il bancone era ricoperto da scatoloni.
«Tesoro!» ed ecco la signora Mizuyaji come consuetudine correre verso di lui, che davanti a tutta quella confusione inaspettata confermava effettivamente che fosse entrato al Newstart e non in un altro fastfood che gli somigliava per sbaglio.
«Salve.» fece il ragazzo, con lo sguardo che vagava tutto intorno. Non c'era mai stata tanta confusione lì dentro.
La donna sembrò accorgersi del cipiglio interrogativo sul volto di Tsurugi e si affrettò a spiegare.
«Abbiamo fatto rifornimenti e abbiamo un dipendente nuovo, visto che l'altra volta Ryugazaki ha dato le dimissioni.» chissà perché, si chiese sarcastico nella propria mente Tsurugi. «E questo ha portato a un bel po' di confusione e ci sta rallentando nelle consegne e negli ordini, anche se in cucina stanno lavorando un bel po'. A proposito, Miyu è lì dentro, vado a chiamarla così ti saluta!» Ovviamente, al solo udire quel nome il blu aveva iniziato a scuotere freneticamente la testa in cenno di dissenso. E quando un "non si preoccupi, la lasci lavorare" stava per scivolare dalle sue labbra, era troppo tardi. La signora Mizuyaji camminava spedita verso la cucina.
Prima che fosse davvero troppo tardi, Kyousuke andò a cercarsi un tavolo libero in mezzo a tutta quella gente dove sarebbe stato difficile essere individuato.
Una volta seduto e tirato un sospiro di sollievo, si chiese: e i cambiamenti?
Non c'era alcuna novità al Newstart e nulla che avesse a che fare col calcio, soprattutto. Tsurugi si sentì come... Deluso, sì, era un sentimento molto simile alla delusione quello che lo aveva appena sfiorato, facendogli sentire quasi il petto vuoto. Ma non si capacitava del perché. Perché doveva essere deluso? In realtà la risposta giaceva sulla punta della sua lingua solo che lui la teneva a freno, non voleva venisse fuori perché non l'accettava: il modo in cui si era allontanato dal calcio non era stato brusco, ma lento e crudele, come una tortura da parte del tempo e lui lì, fermo, inconsapevole di come agire davanti ai granelli di sabbia della clessidra della sua vita che continuavano a cadere l'uno dopo l'altro, inarrestabili. E come se non bastasse, a questo era legato la perdita di una persona a lui cara. Scosse la testa, i denti che premevano sul labbro inferiore. Erano pensieri che riusciva facilmente a scacciare ormai, ma che puntualmente tornavano a bussare al suo presente. E la cosa migliore in quei momenti era proprio avere un libro a portata di mano, aprirlo e iniziare a studiare. Alla fine la concentrazione sullo studio riusciva sempre a battere le reminiscenze del passato.
«Eccoti finalmente!» in quel momento però, per un attimo, persino la voce squillante di Miyu risuonò distante, ancora chiuso dentro la propria testa con i pensieri che lo pregavano di prestargli attenzione.
«Tsuru~ugi?» l'insistenza della ragazza per una buona volta ebbe l'effetto ad entrambi desiderato. Miyu non sopportava quando non le rispondeva, e, trattandosi di Tsurugi un ragazzo non molto loquace, risposta equivaleva anche a cenni del capo o sbuffi, tanto perché avesse la conferma che non fosse stata totalmente ignorata. E difatti, una volta tornato sul pianeta terra, il modo per dimostrarlo da parte di Kyousuke fu proprio un sospiro scocciato.
«Ma che, non si saluta?» Ridacchiò la ragazza per poi fare un inchino teatrale «C'è un bel po' di confusione purtroppo oggi. Suppongo non sia di suo gradimento, neh?» ricevette in risposta uno sguardo irritato.
«Beh, sai, abbiamo un nuovo dipendente ancora un po' spaesato ad aiutarci adesso.» e fece vagare lo sguardo, sorridente, finché non si soffermò su un punto. Iniziò a ridacchiare più forte di prima per poi indicare un ragazzino in fondo che trasportava altri scatoloni in cucina - o almeno, quello che doveva essere un ragazzino, poiché l'unica cosa visibile dietro l'ingombrante carico erano delle braccia esili e una capigliatura disordinata e castana. Questo spiegava l'estrema felicità della ragazza, probabilmente: trattandosi di un coetaneo aveva trovato chi infastidire durante la sua assenza.
«Capisco.» si limitò a rispondere Tsurugi, a evidenziare il fatto che non gliene importasse nulla.
Lei lo guardò scettica e poi sospirò. «No, no, non capisci proprio nulla tu.» e andò via con le mani sui fianchi, fingendosi irritata da qualcosa sconosciuto a Kyousuke.
Così presa dal suo gesto e dall'intento di incuriosire in qualche modo il ragazzo non si rese conto di aver scordato di prendere gli ordini. E quando si voltò indietro, notando lo sguardo contrariato di Tsurugi, pensò che forse non era stato un così irreparabile danno e, sorridendo astuta, si avvicinò al nuovo arrivato per dargli il suo primo incarico diverso da quello di portare scatoloni.

«Salve! Posso essere d'aiuto?» La voce che richiamò la sua attenzione era sicuro di non averla mai sentita. Ancora prima di alzare lo sguardo dal libro era convinto che appartenesse al nuovo arrivato - anche perché dotata di una nota di insicurezza. Eppure, quando i suoi occhi ambrati incrociarono quelli plumbei del ragazzo che gli stava davanti, quel che vide non si poteva affatto classificare come novità.
«Tenma Matsukaze...?» Senza avere modo di fermarsi, soffiò sbalordito il nome del castano.




{ my little corner }
Buonsalve! Oddeus, non so proprio come iniziare. Non pubblico su Efp da tanto, tantissimo tempo quindi temo che nessuno sappia chi sono, ma va beh.  Scrivere mi mancava tantissimo e così anche il fandom di Inzuma Eleven e quindi, beh, eccomi qua! x° Sono emozionata, non so il perché (?)
Questa mini-long sarà davvero molto mini (?), durerà soltanto tre capitoli poiché era nata come una One shot un po' troppo lunga (circa 5400 parole, non so cosa fosse preso alle mie mani.)
Questo capitolo serve a introdurre un po' tutta la situazione del nostro Kyousuke e a presentare le oc - che comunque non avranno un ruolo fondamentale nella storia, servono più per contorno. Spero che la seguirete e che vi possa piacere, io sono mediamente soddisfatta-!
Vorrei ringraziare _Breathing, che mi ha fatto da beta-reader e mi ha dato tanti preziosi consigli, tra cui quello di come suddividere la storia in capitoli. E Abyss_, che sa di questa storia sin da quando stava ancora nascendo (circa un mese fa) e che mi ha sopportato tutte le volte che le ho chiesto un parere in merito. E sopratutto ad entrambe un grazie speciale per aver combattuto in parte la mia mancanza di autostima. x°
E niente, meno male che doveva essere un "little corner" sono sempre troppo prolissa- (...)
See you! c:
_Fernweh

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Capitolo 2
*** Chapter two ***


The Newstart; dove ricominciare.
{Chapter two}



Ci fu un attimo di silenzio in cui i due restarono fermi a guardarsi, senza pronunciarsi, trapelando dalla loro espressione un forte stupore. Forse Tsurugi si era sbagliato, dopotutto il ragazzo di fronte a lui non era poi così simile al Tenma che ricordava, o almeno, era quello di cui tentava di convincersi.
«Tsurugi!» e invece no, l'urlo entusiasmato del castano aveva appena confermato che quello davanti a lui era il suo vecchio compagno di squadra alla Raimon.
Tsurugi era ancora troppo stupito per articolare una frase di senso compiuto. Fissava ancora Tenma con gli occhi sbarrati, ma lo sguardo assente, mentre nella mente premevano insistenti e insolute mille domande.
La giornata prima Miyu aveva cercato di dargli qualche indizio, allora; voleva avvertirlo che quello che stava per arrivare al fast food era una persona che apparteneva al suo passato, alla sua squadra. Eppure, se fosse stato semplicemente così, Kyousuke non si sarebbe ritrovato a reagire in una maniera così confusa e a tratti anche esagerata. Mentre invece, quello che si ritrova davanti, oltre ad essere stato per tre anni di seguito suo compagno alle medie, era anche il motivo per cui Tsurugi aveva abbandonato il calcio.
Tenma era cambiato ben poco. Gli occhi meno grandi e bambineschi di come erano nei suoi pensieri quando si ritrovava a rammentare inconsciamente lui e i suoi giorni alla Raimon, eppure vi si leggeva comunque l'entusiasmo che lo aveva da sempre caratterizzato. Non era cresciuto molto in altezza, il suo corpo rimaneva simile a quello di un ragazzino, nonostante avesse perso per la maggior parte i tratti infantili. Infine i capelli, tenuti come al solito in aria in una strana acconciatura disordinata, erano di poco più corti. In sintesi, eccetto la legittima somiglianza del suo corpo più a quello di un diciannovenne che a quello di un tredicenne, i cambiamenti non erano poi così tanti.
La cosa che più lo lasciò perplesso nell'osservarlo fu il suo entusiasmo che, sebbene fosse una sua caratteristica da sempre, per il modo in cui avevano smesso di sentirsi non ci sarebbe dovuto essere. Certo, tutto era successo tempo fa, era vero, ma rimaneva ancora difficile da digerire. Quel momento era impresso con forza nella sua memoria, un marchio indelebile, ne ricordava con accuratezza ogni dettaglio: quel ragazzo gli si era dichiarato durante la fine dell'ultimo anno scolastico e lui, senza alternativa, gli aveva detto le cose così come stavano. Sarebbe stato meglio per tutti e due rimanere amici e far finta che quella conversazione non fosse mai esistita. Nonostante la titubanza iniziale Tenma aveva annuito, asciugandosi quella che sembrava una lacrima in procinto di nascere - questo era il particolare che meglio ricordava, perché vi era legato una strana sensazione di malessere a cui per anni non aveva saputo dare un nome. La loro amicizia, nonostante l'accordo, ovviamente non era mai tornata intensa come una volta; tutt'altro, anzi, si era affievolita con il passare del tempo, e considerando che scelsero due scuole superiori differenti, non fu difficile perdersi completamente di vista.
Tuttavia non era passato giorno alle superiori in cui Tsurugi non si fosse ritrovato a pensare a lui, credendo di aver sbagliato qualcosa ma allo stesso tempo sicuro che in quel maledettissimo giorno in cui tutto era mutato non avrebbe potuto reagire in maniera differente. Poi questi pensieri si erano tramutati in rabbia nei confronti di Matsukaze che, se solo avesse tenuto quell'amore dentro di sé, non avrebbe rovinato tutto. Ma era un pensiero piuttosto stupido, e Tsurugi se ne rendeva conto da solo. Fu così che alla fine, a metà del secondo anno di superiori, si era reso conto di ricambiare i sentimenti del castano. Tutto troppo tardi, era convinto, per poter sistemare. E troppo orgoglioso, per sistemare. Si era pure allontanato dal calcio, perché la vista del pallone bianco e nero gli faceva tornare in mente il viso di quel ragazzo tanto ossessionato da quello sport.
Non ne aveva parlato con nessuno, si era tenuto tutto dentro, aveva continuato le giornate come sempre, senza che nessuna emozione legata a quell'accaduto facesse capolino sul suo volto. Aveva guardato più volte il telefono pensando che Tenma si facesse vivo, e aveva altrettante volte scartato l'idea di chiamarlo. E ora eccoli qua, quattro anni dopo ad incontrarsi per caso in un ignoto fast food al centro di Tokyo.
Era questo che lo faceva sentire incredibilmente in colpa fissando il sorriso del castano. Sorridente come una volta, come se le ferite che aveva inflitto al suo cuore tempo fa fossero finalmente sanate e glielo stesse in qualche modo dimostrando.
Oppure stava ancora tenendo fede a quello stupido accordo con cui Tsurugi aveva rovinato tutto?
«Che ci fai qui?» riuscì finalmente a dire, dopo minuti che parvero secoli.
Tenma si portò una mano dietro la testa, cominciando a grattarsi il capo in un gesto imbarazzato.
«Beh, sto cercando di formare una squadra di calcio-» già, non era cambiato affatto. «Ma sto riscontrando un paio di problemi e ho bisogno di soldi. Mia madre mi ha detto di avere un'amica che lavorava qui e cercava dipendenti, così... Beh, eccomi qua!» e sorrise gaio.
«Mh, capisco.» La risposta di Tsurugi non parve piacere all'ex capitano della Raimon che si ritrovò il viso contratto in una lieve smorfia. Era come se avesse appena messo un punto fermo a quella che doveva essere una conversazione appena iniziata, ma il blu non sapeva davvero cos'altro aggiungere. Sia per quella che era sempre stata la sua natura, di tipo non molto loquace, sia per la forte confusione che in quel momento inondava la sua testa.
Tenma si sentì il dovere di prendere le redini della conversazione.
«E tu, invece?» chiese, lanciando un'occhiata eloquente al libro posato sul tavolo, che Tsurugi sembrò non cogliere.
«Nulla, a volte vengo qui per pranzo o cena.» altri minuti di silenzio, che Tenma passò fermo a fissare il libro, come se aspettasse una spiegazione. Il castano non riusciva a capacitarsi di cosa l'ex asso della Raimon c'entrasse con la medicina - sempre ammesso che quello fosse un libro di medicina, l'aveva dedotto dal titolo ma non ne era sicuro. Al secondo anno delle medie erano capitati assieme in classe e non ricordava che Tsurugi avesse mai dato segno di interessamento allo studio. Era vero che il suo sguardo non lasciava trasparire molte emozioni, eppure era convinto che, proprio come lui, amasse il calcio più di qualsiasi altra cosa e gliene importasse ben poco del resto.
Poi, anche se esitante, si decise a parlare indicando il grosso volume: «E quello?» ancora il sorriso sul volto.
«Stavo studiando, vado all'Università.»
«Ah-!» quel verso di stupore fu immediato, non riuscì a trattenersi. La sorpresa era grande, molto.
«E... Il calcio?» era evidentemente deluso al pensiero che il blu lo avesse abbandonato per lo studio. Certo, ovviamente era libero di fare quel che voleva, e ne era passato di tempo, e ne erano successe di cose... ma di tutte le persone che potevano smettere di giocare a quel magnifico sport, proprio lui?
«Abbandonato.» una fitta al cuore.
Stava per aprire la bocca e uscirsene con tutti i motivi per il quale Tsurugi non avrebbe dovuto lasciare quello sport, ma si limitò a borbottare un "Ah, okay" colmo di tutta la sua delusione. Era passato tanto, troppo tempo, e si erano allontanati in un modo per niente bello. Non era più il migliore amico con il quale condivideva le giornate e che se Tenma mostrava il suo lato da testardo e cercava insistentemente di fargli cambiare idea su qualcosa si limitava a rispondergli un "rompiballe" in maniera amichevole. Lo Tsurugi che aveva davanti era un estraneo. E, alzando lo sguardo su quello ambrato dell'altro, si rese conto di quanto fosse complicato comprendere quel che gli passava per la testa. Certo, Tenma non era mai stato un tipo empatico, particolarmente bravo nelle relazioni sociali o in qualsiasi altra cosa che non fosse il calcio. Però, considerando il tempo che era passato e quello che era successo, lo sguardo serioso di Tsurugi, per quanto fosse una sua peculiarità, poteva anche indicare un forte fastidio che stava provando nel rivederlo.
«Senti, Tsurugi...» il ragazzo appena richiamato ebbe un sussulto. Cos'era quel brusco cambio di tono? «Mi spiace per quello che è successo tempo fa...»
La voce di Tenma suonò più incrinata di quanto lui stesso si aspettasse e notare che Kyousuke aveva leggermente sbarrato gli occhi non lo aiutò a completare la frase. Ma ormai aveva iniziato. «Io so che-» stava per esprimergli tutto il dispiacere per aver rovinato la loro amicizia, stava per dirgli quant'era stato difficile passare le giornate senza di lui conscio che rischiava solo di provocare disgusto nell'altro. Ma, o per fortuna o per sfortuna, non sapeva dirlo neanche lui, fu bloccato dalla signora Mizuyaji che lo chiamò in tono di rimprovero, pretendendo - aveva anche ragione - che si desse una mossa con il lavoro.
«Oh, scusi! Ehm, scusa Tsurugi, cosa prendi?»
E dopo aver preso le ordinazioni con un forte rossore a dominare sulle guance, andò via.
No.
Fu il primo pensiero che attraversò la mente di Tsurugi, che dopo aver osservato il castano andar via, si era ridotto a vegetare sulla propria sedia.
No, cavolo.




{ my little corner }
Ed ecco il secondo capitolo! Ora mi resta da postare solo il terzo ed ultimo.
Beh, non so cosa dire a riguardo, era un capitolo principalmente introspettivo, per mostrare cos'è successo in passato e quali sono i sentimenti dei due adesso. Praticamente sono entrambi innamorati ma convinti che l'altro non ricambi i sentimenti, lel.
E... cosa dire? Spero che vi sia piaciuto e ringrazio chi sta seguendo questa mini-long!
_Fernweh

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Capitolo 3
*** Chapter three ***


The Newstart; dove ricominciare.
{Chapter three}



Tenma stava per tornare a quell'accaduto passato, dandogli il pretesto per raccontargli in qualche modo la verità, quello che aveva passato dopo quella dichiarazione e il casino che aveva combinato rifiutandolo. Ma, giusto giusto, era stato richiamato dalla proprietaria proprio in quello stesso istante.
Accidenti, tutto che andava male e lui che invece di agire viveva passivamente ogni cosa che gli accadeva. Non era poi giusto incolpare la signora Mizuyaji per aver chiamato Tenma in quel momento, perché aveva tutte le sue ragioni; non era neanche giusto accusare il fato a cui neanche credeva. La colpa era sua e solo sua, che aveva avuto tre anni per agire e aveva continuato a vivere ignorando il passato, e ora che gli si presentava una vera e propria occasione, restava seduto a guardare il film della sua vita.

Erano troppi i pensieri che lo stavano tormentando, si rese conto. Non si era mai sentito così e non comprese neanche lui come riuscì a rimanere apparentemente indifferente davanti a quella situazione. Dopo che Tenma era andato via, lui lo aveva solo seguito con lo sguardo per un po' e poi niente.
Aveva riaperto il libro, si era morso il labbro inferiore e aveva ripreso a studiare, non prima di alzare nuovamente lo sguardo e incontrare per caso quello di Miyu, che brillava di esaltazione. Ma la ignorò, col solo pensiero di distrarre la mente in subbuglio. Quando Tenma tornò a consegnargli il panino, però, e si chinò per posarglielo sul tavolo, i loro occhi si incrociarono e il suo viso risultò vicino, troppo vicino, e il calore sulle guance, anche se leggero, non riuscì ad evitarlo.
Dopo quello, Tsurugi rinunciò a studiare, ormai conscio che la sua mente aveva preso una direzione del tutto differente e fra i suoi pensieri non c'era spazio per la medicina. E così, passò il pranzo ad osservare Tenma, con sguardo che, sperava, non palesava interesse e le gambe che fremevano invitandolo ad andare dal castano.
Tenma era un disastro come cameriere, più volte aveva inciampato rischiando di far cadere quel che trasportava per terra e in continuazione portava a clienti ciò che non avevano ordinato (questo, in realtà, l'aveva fatto anche con Tsurugi, ma lui aveva evitato di lamentarsi.)
La verità era che Tenma aveva notato gli sguardi che gli lanciava il blu e, con quegli occhi addosso, si sentiva più goffo che mai. A volte boccheggiava nella sua direzione, convinto di dover proferire qualcosa, ma poi le parole gli morivano sulla punta della lingua.
Distoglieva lo sguardo e riprendeva a lavorare, continuando però a sentire gli occhi di Tsurugi sulla schiena, per poi sbirciare per un attimo dietro ed accorgersi che non era così e sentirsi più stupido ancora. Si chiedeva qual era il motivo di quelle insistenti occhiate che stavano finendo per trasformare in un disastro il suo primo giorno di lavoro. Per un attimo gli balenò nella mente l'idea che il blu potesse provare qualcosa per lui, che scacciò subito, immediatamente. Era una mera speranza che, anche se il suo animo di sognatore gli suggeriva di alimentare, la sua piccola parte razionale era riuscita ad eliminare, sostituendola all'idea che Kyousuke stesse solo cercando di dirgli che dopo dovevano continuare la conversazione iniziata. Cosa che a Tenma non andava affatto di fare, pur consapevole che, se era vero che Tsurugi veniva spesso in quel locale, si sarebbe dovuto decidere ad affrontarlo.

Quando Tsurugi vide Tenma entrare in una porta, per poi uscirne senza il cappellino con le sigle del fastfood e vestito normalmente, non più in divisa, si decise ad alzarsi ignorando persino le gambe assopite. Aveva aspettato che il turno di lavoro del castano finisse per andare a parlargli (per fortuna era bastata un'oretta) perché voleva evitare che Miyu si immischiasse nella faccenda, dato che indubbiamente quella li aveva notato che qualcosa stava accadendo e da brava impicciona qual era, non voleva perdersela.
Era il momento, era la situazione perfetta per sistemare ogni cosa e non voleva gli fosse sottratta. Non si aspettava che il castano provasse ancora dei sentimenti per lui, affatto, e anche se fosse stato così era certo che se Tenma avesse accettato le sue scuse - cosa di cui era abbastanza convinto, conoscendo la natura del ragazzo - sarebbero dovuti ripartire da zero. C'erano troppe cose che ormai pensava non sarebbero più tornate, e che insieme a lui avrebbero dovuto tirare fuori dalla scatola del passato per riportarle a loro. Con calma senza dubbio, ma ci sarebbero riusciti. Fece il primo passo in avanti, dopo aver fatto un grande respiro e-
«Tsurugi~~» il buonumore impregnato in quel tono di voce troppo familiare risultò più irritante che mai, perché lo aveva appena interrotto dal suo obbiettivo. «Vai già via?» e si ritrovò faccia a faccia con una raggiante Miyu.
«Sì.» tagliò corto il ragazzo per poi continuare ad avanzare, scansando leggermente la ragazza alla sua destra. Fu un gesto inutile, perché prontamente Miyu scattò dinanzi a lui.
«Allora~ Dimmi, dimmi! Non è un semplice ex compagno di squadra quello, neh?»
Kyousuke le scoccò uno sguardo infuriato. Aveva già abbastanza problemi per la testa e un discorso quantomeno semidecente da dover elaborare per poi ripeterlo a Tenma. Miyu era l'ultimo dei problemi di cui voleva occuparsi e non aveva intenzione di perdere nuovamente l'occasione di cambiare le cose.
Sbuffò spazientito e continuò per il suo tragitto, ignorando i richiami della ragazza.
«T-Tsurugi!» quando Tenma lo vide avanzare verso di sé per poco non rischiò di rompersi il collo incespicando nei suoi stessi piedi. Il blu davanti a quella scena scosse il capo in un gesto esasperato che mise il castano in imbarazzo più di quanto già non lo fosse.
«Matsukaze.»
«Senti, prima ti stavo dicendo-» ma fu bloccato da Tsurugi, che si portò un indice sulle labbra e lo esortò a tacere.
Tenma restò perplesso davanti a quel gesto e sperò per un attimo che al blu non interessasse tornare a quel dibattito passato. Ma quando Kyousuke gettò indietro la testa, in direzione di Miyu – che si accorse, li stava fissando con un bizzarro sorriso sulle labbra - comprese tutto. Quella doveva essere una conversazione privata, non era molto bello ritrovarsi occhi estranei addosso. Anche se Tenma non si capacitava del perché la figlia della signora Mizuyaji li stesse fissando.
Forse non andava molto d'accordo con Tsurugi, ma era un ipotesi improbabile per lui, perché le era sempre sembrata molto gentile e disponibile, incapace di risultare antipatica agli occhi di qualcuno.
Il blu con un cenno del capo lo invitò a uscire fuori, lui annuì voltandosi per un ultima volta verso Miyu, trovandole il viso, inaspettatamente, contratto in un’espressione delusa.
Una volta fuori, Tsurugi lo trascinò lontano dalla vetrina del negozio - in una maniera per niente delicata e gentile - e dopo altri minuti che trascorsero in silenzio, Tenma fu sicuro che ora poteva finalmente parlare. Il cuore martellava forte nel petto, l'ansia lo persuadeva, quell'orribile giorno stava rivivendo nella sua mente. Ma doveva parlare.
«Okay, Tsurugi.» e fece una lunga pausa, prendendo un grande respiro. «Quel che ti volevo dire prima è che... Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto per quel che è successo. Io-»
«Non hai nessuna colpa.» Tenma batté più volte le palpebre, sbigottito.
«Eh?»
Tsurugi sospirò, per poi inspirare profondamente, come se cercasse di incanalare dentro di lui più coraggio che potesse. «Anche a me dispiace per quello che è successo. È successo in fretta e anche alla fine dell'anno scolastico, lasciando ben poco tempo per agire e pensare decentemente.» si fermò, cercando lo sguardo del centrocampista, come per conferma che stesse seguendo il suo discorso.

«Ci ho pensato molto in questi anni, e non credevo ci saremmo mai più incontrati. Non ho pensato a questa evenienza, ma c'è comunque una cosa che ho sempre voluto dirti... Non è colpa tua. Okay?» Sembrava davvero difficile per lui tirar fuori quelle parole, notò Tenma. E quest’ultimo non poteva evitare di sentirsi dopo ognuna di esse sempre più sollevato, come se stesse togliendo ad uno ad uno i macigni che gli erano rimasti sul cuore dopo quel giorno. Stessa cosa accadeva a Tsurugi, che si era finalmente liberato un peso dalla coscienza.
«Io penso che, beh, forse anch'io mi ero innamorato di te, ma non sapevo come agire. Non mi è mai importato molto dell'amore e di questa roba, quindi... Beh, è successo quel che successo.» Il castano era rimasto fermo al "innamorato di te" col cuore che batteva all'impazzata. Certo, era un verbo al passato, e c'era davanti anche un irritante forse. Eppure, aveva passato le giornate a pensare a Tsurugi, a darsi dell'idiota per aver rovinato tutto. Non riusciva ancora a credere a quello che stava accadendo. E non riusciva a dare la colpa al blu se tutto quello era accaduto, del resto era più che legittimo reagire in quel modo.

«Tu... Eri innamorato di me?» fu l'unica cosa che però riuscì a dire, nonché frase che ancora rimbombava nella sua testa. Tsurugi arrossì leggermente, o almeno gli sembrò così, perché si voltò di lato prima di borbottare irritato un 'forse'. Probabilmente una qualsiasi persona normale sarebbe rimasta delusa da quella risposta. Ma per Tenma era diverso. Era troppo felice che tutto si stava sistemando e la probabilità che Tsurugi provasse dei sentimenti per lui - nonostante l'avesse capito dopo un po' troppo tempo - lo riempiva di gioia. Gli dava una forte e piacevole scarica su tutto il corpo.
Sorrise gioioso.
«Va beh, non ha importanza. Mi dispiace per tutto quel che è successo.» disse avvicinandosi di poco al blu. «Ora però, vorrei solo... Solo tornare come prima. O qualcosa del genere- o di più- c-cioè-» e abbassò imbarazzato lo sguardo. Sapeva di aver appena chiesto troppo e temeva di aver appena rovinato tutto per la seconda volta.
«Possiamo ricominciare.» disse però Tsurugi, sciogliendo ogni preoccupazione. E alzare lo sguardo in quel momento, e incrociare quello di Kyousuke trovando sul suo volto un impercettibile sorriso fu qualcosa di magnifico. Sentì il cuore battere forte e non riuscì a contenere l'immensa gioia; si lanciò letteralmente addosso al blu e lo strinse più forte che poteva.
Era un momento magnifico e lo sarebbe stato ancora di più se Tsurugi avesse ricambiato la sua sorta di goffo abbraccio, ma forse era pretendere troppo anche quello. Non fu molto bello, ma fu spinto lontano con una manata da parte di Tsurugi sulla fronte.
«S-scusa-!» si affrettò a dire davanti lo sguardo irato del blu. Quello, con la mano ancora sulla sua testa però abbandonò la stizza per sorridere nuovamente e iniziò a carezzargli lentamente i capelli. Tenma avvampò.
«Un passo alla volta.» disse il più grande e poi iniziò a camminare lasciando davanti al Newstart un Tenma ancora troppo emozionato per sapere come agire. Almeno così finché in un paio di secondi elaborò per bene la situazione e dopo aver gridato un 'Aspettami!' gli corse dietro sorridente.
E mentre si allontanavano, Tsurugi si girò un attimo per contemplare la sigla a caratteri cubitali che dava il nome al fast food. Si chiese se fosse stato un caso che tutto quello fosse successo lì.

«Senti, ma... Non è che ricominci a giocare a calcio, vero? Fa strano pensare che... Beh, tu studi medicina. Cioè, nel senso che-»
«C'è posto nella tua squadra?»





{ my little corner }
Ed eccoci qui! Alla fine di questa mini-long davvero molto mini.
Oddeus, che dire-- Li amo, e li dovete amare anche voi. (?)
Ho dato del mio meglio per renderli entrambi ic, ma se credete che siano fuori dal loro carattere avvisatemi pure!
Miyu è tipo lo spirito della fujoshi reincarnato in questa storia. Magari può risultare un po' antipatica (non so perché, ma la mia specialità sembra essere diventata creare oc che risultano antipatiche.) ma ammettetelo che anche voi importunereste un Kyousuke se ne avreste la possibilità.
Meglio che la smetto di dire cose senza senso-
Voglio ringraziare chi ha seguito questa storia, spero vi sia piaciuta! E, nient'altro, se vi va recensite. Mi farebbe piacere ricevere dei vostri pareri a riguardo.
See you!
_Fernweh

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