I will love you ‘till the end of time

di darkrin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I will love you ‘till the end of time (Charlie/Silena) ***
Capitolo 2: *** Amore fa rima con terrore (Leo/Annabeth) ***
Capitolo 3: *** Di partite ed altre stranezze (Thalia/Reyna) ***
Capitolo 4: *** Gangsta.!Au (Clarisse/Chris) ***



Capitolo 1
*** I will love you ‘till the end of time (Charlie/Silena) ***


Note: - scritta per la  Week IV Charlie/Silena della #PJShipWeekItalia della community CampMezzosangue in risposta all'appello di kuma_cla: datemi what if in cui nessuno dei due muore e per la Challenge: "Scriviamo una ficcina al giorno a kuma_cla per farla arrivare a venerdì e alla fine del tirocinio". Asdrubale già piange per quest'abbandono.
- AU/What if in cui la guerra con Crono è finita con una strana piega.
- Un cuore ad Alexiel Mihawk che se l'è sorbita in anteprima insieme ai miei: COS'HO SCRITTO? MA COS-
-
 Il titolo è un verso di "Blue Jeans" di Lana del Rey.


 
I will love you ‘till the end of time


 
- Charlie! – grida Silena, quando riesce a riconoscere il ragazzo che avanza a fatica, incespicando su gambe che non sembrano più in grado di reggere il peso del suo corpo, lungo la salita che porta al Campo. La figlia di Afrodite rischia di perdere la mascella per sorpresa e per la gioia perché è vivo, è sopravvissuto anche lui alla guerra e…
Il ragazzo inciampa, accanto alla carcassa scheletrica del drago che un tempo faceva guardia al Campo e continua ad avanzare verso Silena. Ha la pelle più pallida – sembra quasi grigia alla prima luce del mattino - di quanto Silena non si ricordasse e i capelli più spettinati, ma Silena immagina che neanche il suo aspetto debba essere più attraente come un tempo ed è sempre Charlie, è sempre Charlie ed è vivo e lei non avrebbe mai osato sperare, ma è vivo.
Ed ora è lì, davanti a lei, e le manca il fiato al solo guardarlo, al sentirlo avvolgere le braccia intorno alle sue spalle e mormorarle parole d’amore tra i capelli e sei viva, ci sei anche tu, pensavo di essere solo, sei qui. Il ragazzo la solleva e la fa volteggiare in aria e Silena ride nell’incavo del suo collo ed è così felice, così...
 
Un braccio di Charlie si stacca e cade al suolo e Silena barcolla, contro il suo petto. I due osservano l’appendice grigia che giace nell’erba bruciacchiata.
- Odio quando succede – borbotta Charlie, prima di chinarsi a raccoglierlo.
Silena annuisce, mentre il ragazzo rinfila la testa dell’omero nell’articolazione e la fissa con un sonoro crack. Quello – il cadere a pezzi e, ora che ci pensa, anche l’alito che sa perennemente di decomposizione – è davvero l’unico aspetto negativo di essere uno zombie. 
 

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Capitolo 2
*** Amore fa rima con terrore (Leo/Annabeth) ***


Note: - Scritta per la settimana o Free Week della #PjShipWeekItalia indetta da campmezzosangue, in cui mi sono autopromptata e autofillata like a boss.
- L'idea è nata dal nullo. Stavo scrivendo questa Jason/Piper, in cui alla fine compaiono Leo ed Annabeth e ho avuto un'illuminazione e ho dovuto comunicarla a kuma_cla (con cui mi stavo lamentando perché non veniva come volevo) che LEO ED ANNABETH SAREBBERO BELLISSIMI INSIEME. Non sarebbe bellissimo leggere di loro che convivono  e lui che fa danni e non sa come dirlo ad Annabeth perché ne è terrorizzato? E Leo sarebbe chiaramente un stay-at-home dad e ANNABETH NE SAREBBE TERRORIZZATA perché chissà cosa insegnerà ai nostri bambini. Non pensate sarebbe meraviglioso? No? E allora cosa ci fate qui?
- NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi errore, svista, strafalcione.


 
 
Amore fa rima con terrore

 
 
 
Molti la trovavano bellissima, con i suoi lunghi capelli biondi e gli occhi grigi che sembravano guardarti sin dentro l’anima; Leo la trovava solo spaventosa. Affascinante, forse, come un ingranaggio ben congegnato, come quella tarantola che aveva osservato allo zoo quando era bambino, ma spaventosa. Aveva provato a spiegarlo a Chirone, a fargli capire che non desiderava affatto condividere lo studio con Annabeth perché era terrificante e la paura inibiva il suo genio e quindi non gli conveniva metterli insieme, ma il vecchio professore e filantropo era stato irremovibile e Leo si era ritrovato costretto a cedere. Nessun altro gli aveva concesso una borsa di studio per inventare tutto quello che desiderava e non aveva altro luogo dove andare.
 
 
 
- Sei in ritardo – lo accolse la ragazza senza neanche rialzare il capo dal tavolo di lavoro su cui era china.
I capelli erano legati in una morbida coda e alcune ciocche dispettose le ricadevano ai lati del volto che, grazie al cielo!, Leo non poteva vedere perché paura.
Il ragazzo aveva rimandato il più possibile il momento di fronteggiarla, rifiutandosi di mettere piede nella stanza fino a quando non vi avessero portato tutti gli attrezzi e gli strumenti che aveva richiesto, compresa la testa di drago che aveva costruito a dieci anni e che avevano dovuto recuperare andando fin nel profondo Sud, a casa di sua madre (- Mi hanno chiesto di mandargli… - - Non mandargliela. Digli che non puoi. Che le spedizioni in Texas non funzionano! - - Nene? -). Si era convinto che era così che si sarebbe comportato un genio, ma, una mattina, le scuse per nascondersi nella sua stanza erano finite ed era stato costretto da abbandonare quella nave sicura.
- Annabeth – la salutò, con un leggero cenno del capo.
Si complimentò con sé stesso perché la voce non gli si era incrinata neanche un po’. Non come quella volta in cui aveva dovuto fare una presentazione, ad un corso che seguiva con Miss Chase, per favore spieghi lei questa cosa per me, e in cui si era ritrovato a tremare e vacillare sotto le sferzate delle domande di Annabeth: Sei sicuro che sia fattibile? E che regga? E qual è il peso specifico di quel materiale? E le mura portanti? Secondo i miei calcoli il tuo progetto dovrebbe essere appena andato a fuoco. Quando era tornato nella sua stanza, dopo quell’esperienza, aveva impiegato giorni a convincersi che era lei che non capiva il suo genio – e tanto peggio per lei! – e a ritrovare il desiderio di rimettersi a lavorare. Aveva impiegato giorni e decine di scatole di gelato portategli da Piper e Jason.
Non aveva alcuna intenzione di permettere ad Annabeth di distruggerlo di nuovo a quel modo. Si era ripromesso di starle il più lontano possibile. Lontano che, a causa dell’attuale situazione, non era poi così distante.
 
 
 
- Cosa sarebbe quello? – indagò la ragazza, puntando un dito accusatore sul suo tavolo da lavoro.
Leo cercò di nascondere il salto che aveva fatto dietro un colpo di tosse e un imbarazzato scuotere di spalle. Annabeth era di fianco a lui, china ad osservare quello che stava costruendo, con una mano sotto al mento e l’altra poggiata sul suo piano di lavoro e lui non si era neanche accorto che si fosse mossa.
- È una ricostruzione della sfera di Archimede. O dovrebbe esserlo – rispose, mordendosi la guancia per l’incertezza perché non era finito e Annabeth lo avrebbe demolito anche se non lei sarebbe mai stata in grado di arrivare a quel punto così rapidamente.
- Sembrava qualcosa del genere – mormorò la ragazza e Leo non l’aveva mai sentita parlare così piano, con così tanta… venerazione?
Leo rialzò il capo, sorpreso, e si trovò di fronte gli occhi grigi della ragazza, illuminati dal sorriso che le piegava le labbra.
- Solo tu potresti riuscire a ricostruirla. –
C’era una certezza assoluta – una certezza che sembrava contraddistinguere ogni gesto della ragazza - nella voce di Annabeth e Leo si ritrovò a pensare che era bellissima. Spaventosa, ma bellissima.

 

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Capitolo 3
*** Di partite ed altre stranezze (Thalia/Reyna) ***


Note: - Scritta per la settimana o Free Week della #PjShipWeekItalia indetta da campmezzosangue all'inizio volevo scrivere una storia in canon in risposta ad un prompt di kuma_cla, poi ieri c'è stata la prima giornata di campionato e la cosa è degenerata.
- Nel mio headcanon, probabilmente influenzato da  questa storia di kuma_cla, Talia canta in una band di sole donne e si arrangia a campare tra manifestazioni per i diritti delle donne e pride, in attesa di ricevere il meritato successo senza dover scendere a compromessi con le industrie discografiche e dover cambiare testi e/o immagine.
- Sono quasi certa di essere finita OOC, vi prego, perdonatemi. 
- NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi strafalcione, svista, errore.


Di partite ed altre stranezze
 
 
 
- Non pensavo questo fosse il tuo genere di cose. -
Reyna esalò un verso inquisitorio, senza distogliere lo sguardo dallo schermo, ché, chi lo sa, in quei tre secondi che le sarebbero serviti per guardare Talia, i suoi giocatori avrebbero potuto fare l'azione della vittoria e lei non si sarebbe mai perdonata di non averla vista per fare qualcosa di così banale come il parlare. Senza degnarla di una risposta, Talia si stravaccò sul divano, posando le gambe sul tavolino davanti al divano; Reyna grugnì una protesta, cercando di schiaffeggiarle via il piede senza guardarla.
La ragazza esalò una risata e si portò alle labbra una manciata di popcorn, dall'ampia ciotola che teneva in grembo, mentre sul campo verde omini minuscoli correvano dietro a una palla come se fosse chissà quale importante aquila imperiale
 
Lei e Reyna si erano conosciute all'università che Talia non frequentava, ma in cui era andata a trovare Jason. Quando aveva trovato il fratello a pranzo con una ragazza che non era Piper, Talia aveva inarcato un sopracciglio e incrociato le braccia davanti al petto. Era venuto fuori quasi subito e con imbarazzo da parte di Jason e freddo disinteresse da parte di Reyna, che si conoscevano dal liceo – e Talia si era morsa le labbra a sangue perché sapeva così poco della vita di suo fratello ed era solo colpa sua – e che avevano provato a baciarsi, una volta, anni prima, ma non aveva funzionato. Non c’era chimica, le aveva spiegato Reyna, mentre Jason si grattava la nuca con un sorriso imbarazzato. Dalla piega delle labbra della ragazza, Talia era quasi certa di sapere il motivo per cui non ci fosse stata.
Talia era tornata a trovare Jason più e più volte e che Reyna fosse quasi sempre presente era, beh, un segno che Jason avesse, nonostante il suo essere un esemplare vivente di  ragazzo d’oro, una grande difficoltà a farsi amici.
Talia aveva ben presto imparato che la ragazza stava facendo un dottorato sulla cultura latina e sapeva ogni cosa sulla storia di Roma – più volte aveva dimostrato di saper recitare interi versi in latino e saper inserire citazioni romane in quasi ogni discorso - ed una casa editrice l'aveva contattata per proporle di occuparsi di una pubblicazione sugli ultimi anni della vita di Cesare e su tutti gli auguri che avevano predetto la sua morte.
- Vogliamo un'opera drammatica e commovente, ma storicamente esatta - avevano specificato e Reyna aveva fatto una smorfia.
- Dovevi vederla - aveva chiosato Jason, gettando un braccio intorno alle spalle di Piper, che si era unita a loro per pranzo. – Sembrava avesse ingoiato un limone e non è riuscita a cambiare espressione per giorni. –
Reyna gli aveva lanciato un pezzetto del suo panino, con uno sbuffo e un ringhiato: Grace.
Jason era scoppiato a ridere e Talia aveva inarcato un sopracciglio.
- Non pensavo fossi una di quelle che giocavano con il cibo. –
Reyna aveva inclinato il capo e l’aveva guardata; l’aveva fissata come se stesse cercando di fiutare qualcosa e poi le aveva sorriso in un modo che le aveva fatto ripensare alla chimica che Reyna non aveva con Jason.
 
 
C’erano un sacco di cose che Talia non avrebbe mai immaginato Reyna fosse in grado di fare.
Si erano incontrate in un modo così bislacco e Reyna le era parsa così rigida, che Talia avrebbe immaginato d’incontrarla (se ci fosse andata, cosa che non faceva) ad un qualche convegno sull’importanza della cultura latina o intenta a passeggiare per i viali fioriti dei quartieri alti o a sgridare dei bambini perché si erano comportati male. Non avrebbe mai sospettato di alzare il capo, a metà di una canzone e di intravederla ad uno dei concerti che teneva con la sua band in uno degli scantinati della città (- L’industria discografica è un covo di maschilisti della peggior specie e noi non scenderemo a nessun compromesso con loro! -). Né di vederla sorridere e sollevare un bicchiere in un cenno di saluto, quando si era resa conto di essere stata notata.
Non avrebbe mai immaginato di finire, poco più di un anno dopo il loro primo incontro, a passare una domenica mattina a ciondolare in casa di Reyna, con indosso solo una maglietta dei Motorhead, un paio di slip e i capelli ancora spettinati dalle dita della ragazza.
E a proposito di cose che non avrebbe mai sospettato...
- Non avrei mai detto che fossi il tipo che seguiva il calcio. Ti facevo più sostenitrice della lotta greco romana – affermò, con un ghigno malizioso, infilando una mano sotto il bordo dei pantaloncini verdi  (- Hulk, davvero? -) di Reyna.
- Usssh – sbottò l’altra, dandole una cuscinata sulla faccia, senza distogliere lo sguardo dalla partita, incapace anche di formulare una frase di senso compiuto perché erano all’ottantacinquesimo minuto ed erano tutti in area e…
Thalia scoppiò a ridere, gettando il capo all’indietro sullo schienale del divano.
Poteva vedere l'immagine capovolta del minuscolo cucinino di Reyna e del tavolo, ricoperto dai libri e dagli evidenziatori della sua ragazza e dai ai quadernini che Talia usava per appuntarsi note e versi di canzone. La sua felpa era gettata, confusamente, su una sedia e, da qualche parte, in mezzo a quel caos c'era il suo plettro. Quello che voleva far forare per farne un ciondolo per Reyna.

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Capitolo 4
*** Gangsta.!Au (Clarisse/Chris) ***


Note: - Gangsta.!AU che temo sia poco comprensibile a chi non abbia mai letto il manga. Comunque. Provo a dare un'idea generale della situazione:
  • La storia è ambientata ad Ergastulum che è una città costruita per rinchiudere soggetti che hanno particolari abilità e resistenze nel combattimento. Questi soggetti vengono identificati dal fatto di avere delle piastrine militari al collo in cui è riportato anche il loro livello.
  • Chris non so quanto sia chiaro dalla storia era sfruttato da Crono come gigolò e ora è ospite da Clarisse e Silena come segretario/tuttofare/tizio.
  • Silena e Clarisse sono praticamente dei sicari/gente che viene pagata per fare cose, compreso cercare i gatti smarriti, e vengono contattate anche dalla polizia (di cui Mr D. è a capo) per fare cose e mantenere la situazione di equilibrio tra i vari potenti di Ergastulum. Silena come altro lavoro fa la prosituta.  
- Storia per scritta per la solista #PjShipWeekItalia , Week IX - Chris/Clarisse
- NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi errore, svista, strafalcione. 


 
 
- Mr D. ha chiamato per un lavoro – annuncia non appena sente i passi familiari sulla soglia.
Silena lo ringrazia con un sorriso, lasciandosi cadere sullo scomodo divano che è diventato il suo letto, da quando lei e Clarisse hanno eliminato Crono e la sua banda e l’hanno risparmiato. La ragazza si passa una mano tra le ciocche di morbidi capelli scuri, districandone delicatamente i nodi. Un sospiro leggero le sfugge dalle labbra rosse come ciliegie mature e Chris realizza, per l’ennesima volta, che cos’è che la renda così richiesta dai clienti del suo altro lavoro.  
Clarisse esala un ringhio di protesta – e Chris non sa se sia per l’ennesimo lavoro o perché lui si trova ancora in casa loro – e si lascia cadere accanto all’amica con un movimento molto più sgraziato, posando i piedi sul basso tavolino. Le piastrine metalliche che porta al collo tintinnano, leggermente, l’una contro l’altra al movimento.
Chris l’ha vista solo una volta muoversi con grazia: mentre saltava tra i tetti labirintici di Ergastulum, con il pesante spadone, che normalmente porta saldamente legato alla schiena, stretto tra le mani, un sorriso folle sul viso e macchie di sangue sulle guance. Gli era parsa quasi un demone e gli era parsa volare ed era rimasto a guardarla, con gli occhi spalancati e un grumo di desiderio nel ventre, mentre Silena gli sorrideva, con la testa leggermente inclinata di lato e una Sig Sauer stretta tra le dita curate.
- Ti ha detto di cosa si tratta? – chiede Silena con la solita gentilezza.
Chris scuote la testa.
- Ha detto solo che è urgente. –
Ed eccolo, di nuovo, quel ringhio ferino fuoriuscire dalle labbra dischiuse di Clarisse. Chris è quasi certo che la donna lo odi. Quasi, perché non riesce a dimenticare il fazzoletto che Clarisse gli ha lanciato per pulire il sangue che gli imbrattava il labbro spaccato da un cliente che non era stato soddisfatto del suo servizietto. Non riesce a dimenticare il modo in cui l’ha guardato, dall’alto.
Non riesce a dimenticare, neanche, di essere spaventosamente attratto da lei – ed è quasi certo che questa sarà la sua condanna a morte.

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