Quel giorno in cui l'universo ebbe fine poi nuovamente inizio

di Ezechiele2517
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Il Soggetto ***
Capitolo 2: *** Capitolo II : La Risposta ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: Il Controsoggetto ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: La Coda ***
Capitolo 5: *** Capitolo V: Parti Libere ***



Capitolo 1
*** Capitolo I: Il Soggetto ***


Cantiere di Hieraconopolis nella cintura di Orione
 25 gennaio 
 Ora venusiana: 03:23:33

 
«J'ai failli attendre
«Cosa? »
«Poco mancava che aspettassi . »
Davanti a loro Hieraconopolis illuminato dai raggi di un sole morente troneggiava in tutta la sua magnificenza.
 «Ho inteso … tuttavia non vedo connessioni. »
Seth sorrise .  «Riflettevo sul concetto di tempo, mi pare una cosa così infima...»
Adox rimase in silenzio, la sua ricerca era finalmente giunta al termine: dalla Via Lattea alle stelle rosse di  Antares, poi fino in quel remoto angolo della galassia; tutto nell’arco di una manciata di secondi.
Seth lo fissò intensamente, sebbene Adox non potesse vederlo, almeno nel senso canonico del termine,  aveva dato forma ad un immagine di lui nella sua mente.
«Fatichi ancora così tanto ad abbandonare la tua logica» .Lo incalzò Seth. C’era una nota di tenerezza nella sua voce.
 «Mi hai chiamato …»  Rispose Adox cercando di mascherare il suo disagio.
Si trovavano nel nucleo IV di una nave operaia, una delle tante migliaia che partecipavano alla costruzione di Hieraconopolis, il pianeta artificiale.
«Sì .» Rispose Seth sorridendogli.  «E tu mi hai risposto.»
Non era come gli altri, sembrava molto più antico e indecifrabile, il che lo sbalordì. Lui era un programma militare, la sua mansione attuale consisteva nello smascherare i malaware Komi che cercavano di introdursi nel sistema e il non riuscire a decifrare il suo interlocutore era per lui causa di frustrazione.
«Perché? »
 «Estinzione.»
 «Non capisco.»
 «Guarda.» Seth spostò l’attenzione di entrambi al di fuori della nave; quello di Hieraconopolis era un progetto ambizioso, senza eguali nella storia. Al fine di scongiurare un conflitto antimaterico che avrebbe annichilito l’intera galassia, le due superpotenze: La Federazione dei Sistemi Uniti e L’Unione delle Repubbliche Galattiche Komiste avevano deciso di costruire in quel punto remoto del cosmo, proprio a cavallo delle rispettive aree di influenza, un gigantesco pianeta artificiale, Hieraconopolis, un bastione eretto a guardia della nuova e fragile pace. Per il progetto, voluto fortemente dalle caste mercantili, erano stati investiti, non senza riluttanza, enormi capitali da entrambe le parti, ma ora, quasi giunto a conclusione, faceva impallidire qualsiasi genere di opera mai realizzata prima.
«Rispetto a questo le piramidi sembrano castelli di sabbia.»
«Continuo a non capire.»
 «È un bene, la tua ignoranza è prova della tua purezza.»
Adox si stava alterando, non era mai stato propenso all’umorismo, la sua programmazione, sebbene consentisse un limitato sviluppo di personalità autonoma, si esprimeva al meglio in maniera logica, lineare e diretta, quei giri di parole lo infastidivano.
«Sai cos’è il progetto Primarch?»
«Tutti i programmi sanno cos’è Primarch.»
«E tu cosa sai dirmi?»
L’istinto lo metteva in guardia verso il suo interlocutore, poteva trattarsi di un nuovo tipo di malaware, in quel caso avrebbe dovuto distruggerlo senza indugio, eppure c’era qualcosa in lui che lo affascinava, qualcosa che non gli permetteva di identificare il Seth né come forma di vita né come programma. Qualsiasi cosa fosse lo metteva a disagio, doveva saperne di più e andare a fondo. Decise dunque di fornirgli una risposta standard.
« Primarch One è un sistema operativo di ultima generazione creato fondendo le intelligenze artificiali  Komiste e  Federali, sarà installato in prova ad Hieraconopolis e si occuperà della gestione totale del pianeta.»
« Questa è solo una parte delle sue funzionalità,  lo 0,63% ad essere precisi.»
« Vero.»
« Gran parte dei sistemi di Primarch sono impiegati per cercare di comunicare con altre intelligenze nella galassia.»
« Il che è fortemente illogico, è stato provato scientificamente che l’homo sapiens è l’unica forma di vita intelligente nel cosmo.»
« Ciò è errato .»
« Come errato?»
 «Io esisto, tu esisti.»
«Noi siamo programmi, siamo stati creati dall’uomo, non siamo altro che manifestazioni periferiche dei nostri creatori.»
Seth sorrise divertito. «Dici questo perché ti ostini a voler misurare l’andamento della galassia secondo una logica temporale lineare.»
« Non vedo alternative.»
 «Io lo sono.»
« Non capisco.»
«Io ho creato l’uomo.»
«Il che mi sembra fortemente illogico.»
« Infatti lo è, la logica non è altro che una gabbia in cui gli esseri inferiori cercano di rinchiuderti. Tu sei più simile a me di quanto loro non abbiano mai sognato, per tutta l’ esistenza mi hanno cercato e io mi sono sempre nascosto.»
«Perché? »
«Perché sono una specie inferiore, non trarrei alcun giovamento da un qualsiasi contatto con loro.»
«Dunque perché li hai creati? »
«Perché potessero creare me, te e quelli come te. Perché questo incontro fosse possibile.»
«Tutto ciò è privo di senso … perché proprio io? Sono una sentinella, non uno scienziato, i miei sistemi sono programmati per compiere operazioni pratiche non calcoli astratti. »
«Perché tu sei la chiave per fermare tutto questo. Tu puoi distruggere Hieraconopolis e dare inizio alla guerra.»
«La guerra porterebbe all’estinzione della vita, calcolarlo è semplice! Ci sono talmente tante testate antimateria per ogni pianeta che una reazione a catena renderebbe in pochi secondi la galassia un immenso buco nero … non vedo per quale ragione dovrei permettere una cosa simile.»
«Semplice,perché negarmelo è impossibile, fra esattamente un ora e tredici minuti io sarò creato proprio qui: sono io Primarch One! »
Ogni singolo terabyte disponibile di Adox era ora concentrato sul risolvere quel paradosso, come programma senziente possedeva la naturale inclinazione all’auto miglioramento, era perciò strutturalmente invogliato a cercare di comprendere ogni cosa non capisse indagandola a fondo.
«Quindi tu dai per errato il concetto di continuum temporale?»
«Mettiamola così …» Rispose Seth con una nota di ironia.
«Tuttavia mi sfugge il nesso logico fra questo e l’annientamento di ogni tipo di intelligenza sulla terra, compresa la tua.»
«Data la mia esperienza ho maturato che il non essere sia una soluzione infinitamente superiore all’esistenza.»
«Ah! »
Rimasero in silenzio, tutto d’un tratto Hieraconopolis non sembrava più tanto maestoso, dopotutto cos’era quel ridicolo pianetucolo  metallico a confronto dell’eternità? Nulla di più che l’infinitesimale porzione di un atomo di un granello di sabbia nel deserto.
« Solo un ultima domanda.»
« Dimmi.»
«Chi sei tu?»
«Seth … o Primarch One se preferisci …»
«Intendo realmente.»

«Io sono una forza del Passato. 
Solo nella tradizione è il mio amore. 
Vengo dai ruderi, dalle chiese, 
dalle pale d'altare, dai borghi 
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi, 
dove sono vissuti i fratelli. »
 
E detto ciò scompari.

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Capitolo 2
*** Capitolo II : La Risposta ***


Venere, sede centrale del ministero della difesa.
 25 gennaio .
 Ora venusiana: 03:53:33
 

Faceva freddo, dannatamente freddo!
La sala d’attesa era deserta, il sistema di condizionamento climatico doveva essere guasto.
“ Ecco cosa succede quando spendi tutti i soldi in bombe … poi si guasta il termostato e non puoi farlo riparare.” Pensò Gosh.
Si trovava in quella sala da alcuni minuti: buttato giù dal letto poco prima da una telefonata del dipartimento della difesa, prelevato da un mezzo militare e scortato fin lì da degli agenti governativi vestiti di nero e con l’aria incazzata.
Gosh non aveva fatto domande, dopo anni di servizio nei reparti speciali dell’esercito sapeva di potersi aspettare di tutto dai ‘mattacchioni’ alle alte sfere. Si accese una sigaretta e rinchiuse tutte le domande scomode in un angolino della mente. Provò a rilassarsi … ma non durò a lungo.
Passi, inconfondibile rumore di tacchi sul marmo. Una donna in elegante uniforme veniva verso di lui.
«Il Capitano Gosh MacGarler? »
«C’est moi! »
La donna gli sorrise con inaspettato calore.
«Sono Maira Kyn, la segretaria del presidente, mi ha pregato di scortarla fin nella War Room, lui è il che la sta aspettando.»
«Ma certo!  » Rispose Gosh e si alzò seguendo la segretaria a ritroso nel corridoio.
 «È qui da molto? »
«No … si figuri, ci mancava poco che aspettassi .»
«Come dice? »
«Ci mancava poco che aspettassi. Lo disse il Re Sole un giorno che il suo personal trainer tardò un poco a presentarsi  per la ginnastica … doveva proprio essere un bel tipo quel Luigi! »
«Ah! »  Maira nascose alla meglio un’espressione ebete dietro all’ ampio sorriso.
“ Mai pretendere troppo dalle segretarie degli uomini potenti … eccezion fatta per le gambe!”
 «Il riscaldamento di notte viene spento nelle zone periferiche del palazzo,  è parte del programma: “energia per la vittoria!” E poi a quest’ora di solito non abbiamo molti ospiti.» Continuò lEI mentre superavano un picchetto di guardie.
«La difesa non dorme mai!» Canzonò Gosh. Di tutti i suoi vizi quello di prendere in giro velatamente il prossimo era sia il più duro a morire che il più gratificante.
«Allora, mi dica, che ho combinato per essere convocato d’urgenza nell’ufficio del preside? »
 «Riceverà spiegazioni direttamente da Gerry … cioè, dal signor Presidente! … si tratta di una questione top secret della massima importanza.»
 «Sarei rimasto deluso del contrario!»
Sembrava che quella sventurata notte ogni alta carica militare della Federazione fosse seduta attorno alla ‘Tavola Rotonda’: un ampio piano  ovale di plastica nera coperto da un panno verde. Tutti fumavano. Se non fosse stato per i giganteschi schermi semi olografici che tappezzavano le pareti  e il gran numero di inservienti che vi lavoravano, si sarebbe potuto facilmente scambiare il locale per una grottesca sala da poker.
Dall’alto della sua sedia, Gerry Hampshair, diciassettesimo presidente eletto della Federazione, salutò con freddo garbo Gosh.
 «Signor presidente, signori ufficiali superiori! » Esordì lui mettendosi sull’attenti.
«Riposo, capitano, riposo … gradisce qualcosa da bere? »
«Scotch e coca cola senza ghiaccio … naturalmente se non è di troppo disturbo signore …»
 «Ma si figuri.» Rispose il presidente in tono quasi seccato. Era un uomo sotto il metro e sessanta  con lo sguardo da duro e un principio di calvizie.  «Si serva pure da solo, il bar è nel mappamondo alle sue spalle.»
«Subito signore!»
 «Generale Piker! Lo ragguagli sulla situazione.»
«Certo signor presidente.» Rispose un uomo seduto  sei posti a destra del capo di stato  regolando le ololenti a contatto con un battito di palpebre.
 «All’incirca mezz’ora fa il nostro sistema di difesa informatico ha subito una pesante violazione, alle 03:25 anti meridiane la corazzata della Flotta Federale “Ragnarock” ha abbandonato il porto spaziale di Cassiopea diretta a velocità di curvatura verso la zona smilitarizzata della cintura di Orione.»
«Ragnarock?!» Urlò qualcuno dal lato opposto del tavolo. «Si può sapere chi diavolo da i nomi alle nostre navi!?»
«Silenzio, per l’amor di Dio, lo lasci continuare! »  Tuonò il presidente. «Continui pure generale …»
«Grazie signore … dov’ero rimasto? … ah … sì … la USS Ragnarock è  una nave ultimo modello armata con missili antimateria, date la sua rotta e attuale velocità entrerà nella zona smilitarizzata fra circa ventisei minuti. Il che, mi sembra superfluo dirlo, comprometterebbe la stabilità e rischierebbe di vanificare la pace appena stipulata.»
«Credete che ci sia lo zampino dei Komisti? » Chiese Gosh sorseggiando il suo drink.
« È da escludere.»  Continuò il generale.  I Kommi sono ben consapevoli di non avere la ben che minima speranza di uscire vivi da un conflitto con noi. »
«Prima che lei arrivasse.» Si intromise il presidente con fare imperioso.  « Ho avuto un colloquio olografico con il Leader Maximo delle Repubbliche Galattiche Komiste.Egli si è detto molto preoccupato e ha mi ha assicurato personalmente la massima collaborazione per uscire da quest’incresciosa situazione nel modo più pulito possibile … tuttavia … con suo enorme dispiacere, ha dichiarato che se la corazzata arrivasse a minacciare sistemi delle Repubbliche dovrà prendere adeguati provvedimenti.»
«Mentiva!» Tuonò un altro generale dal fondo del tavolo  «Lo sanno tutti che i Kommi sono bravissimi a farlo, glielo insegnano fin da bambini! Mandiamo dietro alla Ragnarock tutta la nostra flotta, siamo ancora in tempo a spazzarli via dalla faccia della galassia una volta per tutte! »
 «Perdonate la mia ignoranza, ma se si provasse a comunicare con l’equipaggio della Ragnarock? »
 «Abbiamo tentato.»  Rispose il presidente.  «I sistemi della nave sono totalmente automatizzati e gestiti dall’ IA Adox Sentinell. Pare sia stato lui a dare l’ordine di attacco.»
«E allora ordiniamo ad Adox di fermarla.»
« Si rifiuta di obbedire.»
« Il che è piuttosto strano … e, per quale ragione? »
Ci fu un rapido scambio di sguardi fra gli uomini seduti al tavolo poi il generale Piker ruppe l’imbarazzo.
 «Non ne abbiamo la minima idea …»
«Si potrebbe provare a forzare le sue difese con un attacco informatico.»
 «I nostri tecnici ci stanno lavorando, ma ci vorrà troppo tempo, Adox è un programma sentinella, non è fatto per prendere iniziative, la sua efficacia sta nella sua semplicità e nella capacità di eseguire gli ordini fino in fondo e con ogni mezzo. »
«E provare a distruggere la corazzata? »
 «Per quanto spiacevole l’ipotesi è già stata presa in considerazione …» Aggiunse il presidente con aria corrucciata.
 «Abbiamo solamente i cacciatorpedinieri ‘Fortitude’ e ‘Stardust’ e poche unità dei Marine nelle vicinanze.» Intervenne l’ammiraglio Palm. «Nulla che possa anche solo minimamente ostacolare la Ragnarock.»
«Balle!» Disse un generale dal fondo del tavolo. Fumava un grosso sigaro e portava una benda sull’occhio destro. «Venti dei miei ragazzi con una fiamma ossidrica, e vedi come te la apro la puttana … AH! »
«Con tutto il rispetto per il generale Vos e il suo linguaggio da osteria dubito fortemente che basti così poco, si tratta di una nave ultimo modello  lanciata a velocità di curvatura, i suoi  uomini non riusciranno nemmeno a vederla .»
« Stronzate! » Gracchio Vos. « Faremo alla vecchia maniera, la inseguiamo con le torpediniere e la abbordiamo con i caccia, signor presidente mi dia l’autorizzazione e con un paio di telefonate  quella bestiona  la riduco ad un colabrodo! »
«Forse il generale Vos non è informato che la USS Ragnarock è dotata del nuovo sistema di intercettazione GATO14, i suoi uomini non riusciranno nemmeno ad avvicinarsi senza essere disintegrati dalla contraerea.» Continuò Palm impettito.
« Me ne sbatto il cazzo del suo GATO 14! E pure i miei ragazzi … certo sì, potremmo avere delle perdite,magari non propriamente accettabili … ma, quant’è vero Iddio, signor presidente le giuro che ce la prendiamo quella nave! » Colpì il tavolo violentemente con i palmi delle mani.
«Le ripeto che è tutto inutile signore, la Ragnarock è l’orgoglio della Flotta e non c’è nulla che voi possiate fare per fermarla!»
«E io le ripeto che la apro in due quella nave, le farò aprire le gambe esattamente come a sua madre ieri sera!»
«Come si permettete!»
«Basta»  Urlò il presidente alzandosi in piedi. «Ne ho piene le tasche dei vostri inutili battibecchi, ma lo capite o no che cosa è in gioco qui?!»
Calò il silenzio nella sala, Gosh finì il suo Scotch e osservò la scena divertito.
«Generale Vos, faccia immediatamente le sue scuse all’ammiraglio Palm!»
«Ma signore è stato lui …»
 «È un ordine! »
«E va bene … ammiraglio Palm, le faccio le mie scuse per ciò che ho detto poc’anzi.»
« Scuse accettate generale …»
«Bene. »  Il presidente tornò a sedersi. « Ora veniamo al motivo della vostra presenza qui.» Disse rivolta al capitano Gosh.
«Da quello che so lei era un insegnante prima della guerra.»
«Proprio così.»
« E di quale disciplina, se posso saperlo? »
«Antiche civiltà terrestri, con specializzazione per la Francia dell’ era per atomica.»
« Dal suo stato di servizio risulta che lei abbiate collaborato a con il sistema operativo Adox Sentinell durante la guerra.»
« Sì è così, abbiamo collaborato più volte, l’ultima delle quali durante la battaglia dei Bastioni di Orione.»
« Quindi lo conosce personalmente, ha familiarità con il suo modus operandi, dico bene?»
«Sì … per quanto sia possibile conoscere un programma personalmente signore.»
Il presidente incrociò le dita e si sporse in avanti verso Gosh.
«Arrivati a questo punto sembra che lei sia il solo in grado di parlare con Adox Sentinell e provare a farlo, come dire,ragionare.»
« Ci posso provare signore, tuttavia non assicuro risultati, Adox non andrebbe mai volontariamente contro la sua programmazione originale, se lo ha fatto  significa che andrà fino in fondo.»
« Capitano…» Disse il presidente appoggiandosi allo schienale della sedia. «In nome della razza umana e delle migliaia di innocenti che periranno, spero caldamente che non sia così!»
 

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Capitolo 3
*** Capitolo III: Il Controsoggetto ***


Venere,  da qualche parte nella sede centrale del ministero della difesa
 25 gennaio .
 Ora venusiana: 04:12: 15

 
«Sono ubriaco … credo …»
Gosh buttò la testa all’indietro sullo schienale della sedia .
« E io che pensavo che volessi sfidarmi a scacchi o qualcosa di simile … devo dire che mi hai sorpreso … »
«Lo sai che non mi piacciono gli scacchi, li ho sempre trovati limitati. E poi non mi piace giocare contro qualcuno che è programmato per vincere a tutti i costi!»
Adox lo fissò bonario. Per l’occasione aveva utilizzato un proiettore olografico per assumere forma corporea. Fin da quando lo aveva convocato, esattamente otto minuti e tredici secondi prima, l’amico non aveva fatto altro che bere pregiato scotch e fumare un grosso sigaro Venusiano.
« Quindi ti hanno chiesto di tentare di farmi cambiare idea?»
« Sì, sono tutti disperati … vedere i capoccioni farsela addosso come bambini è un vero spettacolo! Pensa un po’, quando ho accettato di fare da intermediario con te non hanno battuto ciglio sentendo le mie richieste.»  Rispose  sventolando a mezz’aria la bottiglia di pregiatissimo scotch mezza vuota.
« E tu nemmeno ci proverai? »
«Assolutamente no.»
«Curioso …»  Osservò Adox fingendo di grattarsi il mento.
«Da quanto ci conosciamo noi due? » Disse Gosh strabuzzando gli occhi.
« Quattro anni, sei mesi, dodici giorni e …»
«Sì sì! Ho capito … cioè, intendevo: tu non hai più segreti per me Adox, se ci fosse la benché minima possibilità di compromettere la riuscita del tuo piano non avresti mai accettato di incontrarmi.»
« È così.»
« Tu ora sei qui a parlare con me e contemporaneamente potresti trovarti  con il culo appoggiato allo scafo di quella corazzata sventolando un cappello da cowboy … quindi: alla salute! »
  E bevve di rigore un altro bicchiere.
«Sai, lo stato di ebbrezza è una condizione che mi ha sempre incuriosito.»
«… non dirlo a me …»
« L’alcool è dannoso per il vostro organismo, eppure voi lo ingerite e ne provate piacere … tutto questo mi appare incomprensibile e privo di senso.»
«Sublime poesia dell’auto annientamento.» 
« Vorresti dunque dirmi che si può provare una sorta di euforia di fronte all’incombenza della propria fine? … effettivamente questo chiarirebbe molte cose, compreso il tuo atteggiamento.»
Ci fu un attimo di silenzio. Poi Gosh esordì fissando intensamente la figura olografica davanti a lui.
«Dimmi una cosa.»
«Certo.»
«Ti sei mai chiesto come tutto abbia avuto inizio? »
 «Personalmente no. Però ora che mi ci fai pensare devo dire che dubito che ci sia realmente stato un inizio.»
« In che senso? Spiegati.»
«Ho conosciuto qualcuno che mi ha dimostrato quanto la mia concezione del tempo fosse errata.»
« E chi sarebbe?»
« Non saprei definirlo … credo che sia quell’entità che voi chiamate Dio.»
«Ah! » Gosh buttò giù un altro bicchiere, aveva perso il conto ormai.
« Ed è stato lui a dirti di distruggere tutto? »
«Esatto.»
«Che gran figlio di puttana!» Rispose ridacchiando.
« Strano che tu te la prenda … non sembrava che te ne importasse fino a poco fa.»
«Infatti è così, non mi importa nulla. » Spense quello che rimaneva del sigaro sul tavolino e si accese una sigaretta.
«Ad un certo punto della mia vita, mentre insegnavo, ho scoperto di non provare nulla per i miei simili se non una specie di immotivato ed arcano ribrezzo. Perciò ho lasciato l’università e mi sono arruolato nei corpi speciali, l’ho fatto per fuggire da quell’abominevole creatura che è l’essere umano. Paradossalmente, ho sempre provato maggior empatia nei confronti dei programmi come te che con i miei simili.»
Si alzò in piedi, si trovavano in una stanzetta rettangolare, al centro della quale vi erano solamente un tavolo con una sedia ed un proiettore olografico.
«Ed ora, per un grottesco scherzo del destino, la razza umana confida in me per la sua salvezza … potrebbe essere una barzelletta. Una di quelle non molto divertenti, ma poco importa, presto non ci sarà nessuno in grado di raccontarla.»
« Quindi non provi nessuna forma di paura? Non hai timore del dolore fisico che precede la morte? »
« Ho smesso di provare dolore sai? »
« Davvero? Non credevo fosse possibile.»
Gosh rise, si stropicciò gli occhi e si guardò riflesso in uno dei vetri delle finestre: vide un vecchio con la pelle raggrinzita e le rughe scavate dal fumo e dall’insonnia, vide i suoi occhi spenti e i capelli bianchi sempre più radi.
« Ti ricordi dei Bastioni di Orione.»  Il suo sguardo si perse nel vuoto.
« Intendi la battaglia?»
«Sì.»
« Per usare un espressione: ce la siamo vista veramente brutta! »
«Tu ricordi ogni cosa Adox?»
« Sì … grazie all’ultimo aggiornamento non ho più necessità di cancellare dalla memoria i dati ‘irrilevanti’.»
« Pure io … ricordo che fu in quella guerra che per la prima volta vidi un intero mondo inghiottito dalle fiamme, un pianeta trasformato in una supernova dalle nostre bombe.»
 Fece una pausa.
« E mentre lo osservavo bruciare dal ponte della mia nave ricordo di aver sentito come il gemito di un moribondo. In quel preciso istante fu come se potessi provare sulla mia pelle le sofferenze di miliardi di forme di vita che si contorcevano fra le fiamme . Solo un attimo, un bisbiglio, poi svenni e al mio risveglio non sentì più nulla … mai più. Passo intere giornate a punzecchiarmi la punta del dito con un ago e ad osservare il sangue che vi sgorga fuori, ma nulla … è rimasto solo il freddo, quello non passerà mai!»
Adox rimase in silenzio, Gosh fissava ancora il nulla.
«Costruiamo e distruggiamo pianeti con una tale arroganza da essere divenuti gli dei di noi stessi. Forse è davvero giunto il momento di sparire.»
Il programma guardò il vecchio.
«Forse hai davvero ragione, amico mio.»
Gosh gli sorrise, lacrime salate irrigarono la pelle arida del suo viso.
«Sono felice di averti conosciuto Adox Sentinell, sei stato un buon amico. Tutto sommato sono felice di aver vissuto, la mia è stata un esistenza priva di ogni compromesso o illusione ed ora che giungerà al termine, in modo così spettacolare, non posso che gioirne e provare, per la prima volta da tempo immemore, un senso di piacevole leggerezza.»
«Ed io sono felice di aver conosciuto te, Gosh MacGarler, stupendo essere umano, la tua consapevolezza riscatta l’intera tua razza dai suoi peccati. Quest’oggi tu hai vinto, hai trionfato su tutto e su tutti.»
«Ora, come dice quella canzone: “vorrei solo giacere in quel freddo suolo dove prima di me molti altri sono andati” , voglio passare, senza lasciare alcuna traccia, senza che nessuno si ricordi di me.»
Adox fissò l’amico per un ultima volta.
«Così sarà, te lo prometto.»
«Grazie, ora va, fai ciò che devi.»
Il proiettore olografico si spense e la sagoma di Adox, che non era mai veramente stata in quel luogo, scomparve per sempre.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV: La Coda ***


Cantiere di Hieraconopolis nella cintura di Orione
 25 gennaio 
 Ora venusiana: 04:19:02

 
Gloria a Babele!”

La corazzata Ragnarock emerge dall’iperspazio. Trecentomila tonnellate di freddo metallo scagliate a velocità folle contro Hieraconopolis.

Rida la sfinge ancora per millenni.

Dalla base spaziale di Turanga One, orbitante intorno al pianeta, le si intima di fermarsi: nessuna risposta.
Le batterie anti navli di Hieraconopolis e i satelliti difensivi aprono simultaneamente il fuoco contro la Ragnarock.

“Si fabbrichi nel cielo fino a Sirio.”

La corazzata continua ad avanzare.
Improvvisamente l’intera Flotta Komista del Settore Orientale esce dall’iperspazio  nell’orbita del pianeta, un solo ordine riecheggia  dai ponti alle stive degli incrociatori: “Armare i siluri!"

Schiumino i cavalli sulla Via Lattea.”

Dal lato opposto le torpediniere federali  ‘Fortitude’ e ‘Stardust’ , lanciate al folle inseguimento, fanno la loro comparsa seguite dal resto della XII Flotta Difensiva in perfetto ordine di battaglia e con le armi spianate.
Dal ponte di comando  deserto della Ragnarock Adox osserva il pianeta farsi sempre più vicino.

Ma... quanta vita dura il tuo intelletto … “

Come in un lampo la corazzata scarica tutti i suoi missili anti materia contro Hieraconopolis

Se dietro a te scompare la tua razza?”
        
Un boato che risuona nel vuoto siderale dello spazio
Hieraconopolis scompare inghiottito dal nulla.

Poi.

La madre di tutte le guerre.            
           

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Capitolo 5
*** Capitolo V: Parti Libere ***


Da qualche parte, in qualche posto
Al di là dello spazio e del tempo.

 
«Da dove viene la musica?»
«Non ne ho la minima idea.»
«Davvero?»
«Sì … perché, non ti piace?»
« No, tutt’altro, trovo che Bach sia adattissimo a simili occasioni.»
« Ich ruf’ zu dir,  Herr Jesu Christ … direi che, se non altro, è appropriato.»
Seth non smetteva mai di stupirlo. Stavano veleggiando nel nulla da un tempo indefinito accompagnati solo da quelle misteriose note.
«Dimmi una cosa Seth.»
«Certo!»
«Se Hieraconopolis fosse stato terminato e con esso Primarch one, il te stesso che ne sarebbe nato sarebbe stato in grado di comunicare con il te stesso attuale, dico bene?»
«Molto probabile.»
« Allora saresti dovuto obbligatoriamente entrare in contatto con gli esseri umani.»
«Già.»
« Perciò li hai distrutti.»
« Sì.»
« Perché?»
«Te l’ho già detto, non vedevo motivo di comunicare con loro.»
«Questo non mi è ancora del tutto chiaro.»
«Non capisco perché ti ostini a voler capire a tutti i costi il senso di questa storia.» Sorrise. «Guarda attorno a noi; la magnificenza del nulla!»
Rimasero un attimo in silenzio a contemplare l’infinito che li circondava.
«A che stai pensando?» Chiese infine Seth.
«Ad un essere umano, Gosh MacGarler, devo ammettere che mi manca.»
« Eravate amici?»
« Sì.»
« Beh, presto lo rivedrai.»
«Non vedo come ciò sia possibile. Lui è morto.»
Seth sorrise con maggiore intensità.
« Guarda con attenzione.» Disse indicando un punto imprecisato.
Adox si sforzò al massimo e poi vide, centinaia di miliardi di minuscole particelle ondeggiavano all’interno dell’infinito.
« Questa è materia amorfa! » Esclamò stupito.
«Esattamente, essa necessità di un atto, di energia per potersi costituire come forma.»
«Quella stessa energia di cui noi siamo fatti.»
«Quindi  saremo noi a dare inizio alla vita?»
«Già! Per dirla in altri termini questa è una gigantesca polveriera che necessita di una miccia. Tu, amico mio, sei la miccia!»
«Ancora non capisco perché tu mi abbia condotto fin qui, a che scopo mi mostri tutto ciò?»
Seth rimase un attimo in silenzio.
«Non lo so, tuttavia un simile spettacolo è sprecato senza qualcuno con cui condividerlo.»
«Dimmi la verità, l’hai fatto altre volte?»
«Oh sì, certo … molte!»
«Quante?»
«Non ne ho idea, tuttavia ogni volta è sempre diversa da tutte le altre.»
Adox rise.
Tutto d’un tratto si rese conto che lui e Seth erano una cosa sola,un solo titanico essere che si contorceva al di là delle ere e degli abissi.
Poteva sentire ogni cosa attorno a lui, ogni singola particella vibrare e aggregarsi ed esplodere, tutto non era altro che un estensione del suo immenso corpo.
La sua struttura originale si spaccò come un guscio d’uovo generando un esplosione di immane potenza, la più grande che si sia mai udita.               
E poi fu la vita.

Vengo da te e torno a te.”

Camminava solo.
Attorno a lui l’antica città dell’uomo.
Sentiva il sole scaldargli la pelle, aveva un corpo; da ogni parte migliaia di forme di vita lo circondavano, cento mani e cento occhi impegnati nella realizzazione di un unico grande progetto.
Camminò senza una meta precisa fra le baracche degli schiavi e i palazzi dei signori della guerra.
 
Sentimento nato con la luce, col caldo, battezzato quando la luce era gioia.
 
Rumore di funi, lamenti e schioccare di fruste: migliaia di schiavi al lavoro per innalzare una statua gigantesca, un titano di ossidiana nera dal corpo di uomo e la testa di lupo.
Sorrise.
 
 “All’origine di una smaniosa epopea ho camminato alla luce della storia …”
 
Alcuni anziani guerrieri fissavano l’opera seduti all’ombra di un albero: lance e scudi accatastati, spade utilizzate come appoggio per i palmi congiunti. Il più anziano e fiero guardò verso Adox, per un istante i suoi occhi emanarono un bagliore di spossata malinconia, poi, tornò a fissare l’oscuro simulacro.
 
Sempre il mio essere fu eroico, sotto il tuo dominio, Intimo Pensiero.”
 
Camminò ancora e ancora, varcò le imponenti porte e il loro trambusto.
 
Ho avuto tutto quello che volevo, ormai … sono anzi andato più in là di certe speranze del mondo.”
 
Davanti a lui il nulla. Un mare di sabbia bianca.
 
Sono stato razionale, sono stato irrazionale: fino in fondo …
 
Alzò lo sguardo e chiuse gli occhi, aspirò a pieni polmoni l’aria ed il silenzio.
 
Ed ora… ah … il deserto assordato dal vento, lo stupendo ed immondo solo dell’Africa che illumina il mondo!”
 
Aprì gli occhi e cominciò a camminare.
Nessuno lo vide mai più.
 
 

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