Roba da Turk...!

di Applepagly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 3: *** Terza parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Roba da Turk...!
Prima parte
 
 
  - E così, ti trasferisci a Fleurs, eh? Bel paesino, bel paesino... un posto proprio tranquillo!- iniziò l'autista del taxi. - Come mai?
- Affari miei. - mugugnò il ragazzo, intento a fissare il diluvio dal finestrino. Gli piaceva, la pioggia. - Siamo un po' scontrosetti, eh? Di' un po', come ti chiami?
Quello esitò nel rispondere. - ... Igor.- mentì poi. Non poteva certo rischiare che la sua identità venisse scoperta. - E dimmi, ti piace, il nome Igor?
- Sì.- chiuse la conversazione. Odiava le persone logorroiche e petulanti come quel tassista. Era abituato al silenzio, alla quiete o, almeno, a quella apparente che caratterizzava l'attesa di uno scontro; era abituato al buio e al freddo, alla solitudine; non certo a quel misto di sensazioni e calore che un qualsiasi civile era in grado di provare, nella sua vita del tutto monotona. Meno male che siamo arrivati..., pensò, quando l'uomo fermò il veicolo e lo fece scendere. Non aveva neppure un ombrello. - Sono trentacinque stelline. - gli ricordò, stendendo la mano scheletrica. - Vale a dire trenta Guil. Li hai?
Il ragazzo prese tutte le monete che aveva in tasca e gliele consegnò, senza nemmeno guardare quante fossero. Diamine, era sotto l'acqua da meno di un minuto e già fradicio!
Chiuse la portiera in malo modo e, valigia al petto, corse alla ricerca del municipio e, quindi, del sindaco.
  - Posso aiutarla...?- domandò una donna, appena mise piede là dentro. Non poteva avere meno di trent'anni, eppure pareva scialba e sfatta. Beh, anche lui doveva avere un aspetto terribile, per essere fissato così male. - Tortimer. - si affrettò a dire, tremando. - Ho bisogno di Tortimer.
Poco convinta, quella annuì e lo andò a chiamare.
  Il sindaco Tortimer era un uomo sull'ottantina; piccolo, ricurvo e appassito, pareva una vecchia tartaruga di terra e aveva quel sorriso un po' infantile stranamente peculiare di molti anziani. Doveva essere stato un tipo alquanto energico, in gioventù. - Ci conosciamo, giovanotto?- chiese, guardandolo accigliato. - Sì. Sono Igor. Quello che viene da Nibel.
Prestò molta attenzione a sottolineare le parole "Igor" e "Nibel", cosicché il vecchio comprendesse a cos'alludeva quel giovane venuto dalla tempesta. - Oh...- esalò infatti. - Bene, bene; sei arrivato, finalmente. Vieni, vieni. - sorrise, conducendolo in quello che doveva essere il suo ufficio. - Polly, - chiamò la segretaria di prima. - metti su un po' di cioccolata per il nostro amico, grazie. Allora, - lo fece accomodare su una sedia. - Igor. Cosa mi racconti?
- Signore...- balbettò, cercando di riscaldarsi. - preferirei andare subito al dunque. Lei sa perché sono qui.
- Certo che lo so; - sorrise - sono gli altri, che non devono saperlo. Ma di questo parleremo domani. Ora, dai un'occhiata qui; - gli porse una piantina - questa è la cartina di Fleurs e qui - gli indicò un puntino in mezzo al verde - è dove abiterai tu. Sarai ospite di Aerith. E' una persona veramente fantastica.
  Poco importava; a lui bastava poter avere un riparo per quando pioveva come quel giorno; per il resto, avrebbe potuto benissimo dormire su un albero. - Non sarà un problema?
- Oh, no. - smentì Tortimer. In quel momento, Polly entrò seccata con in mano una tazza di cioccolata fumante. - Ci ho già parlato ed è più che disponibile ad accoglierti. Solo... è una persona molto curiosa, perciò soppesa bene le tue parole.- Questa ci mancava... - In ogni caso, da domani avrai la possibilità di consultare l'archivio cittadino, per la tua indagine. Ti aspetto qui alle nove.
- Bene. - disse, bevendo tutto d'un sorso. Si scottò la lingua. - Ora devo andare.
S'alzò e si diresse verso l'uscita. Un po' lo infastidiva, tutta quella faccenda. Lui non era un Turk, non era a lui che competeva quel genere di ricerca. - Ah, avrebbe un ombrello da prestarmi?
- Scegli pure tra quelli che sono lì, nel portaombrelli. - continuò a sorridere. Poi, si fece serio. - Fa' attenzione a chi incontri sulla via, Cloud.
 
  Quella dannata pioggia stava distruggendo il suo giardino.
Era da qualche settimana, che non faceva altro che diluviare e le sue piante non potevano prendere neppure un respiro. Di questo passo, sarebbero annegate.
- Hey, tu!- urlò a un nuovo venuto, che stava martoriando le sue aiuole, senza neppure accorgersene. - Quelli sono i miei fiori!
Lui si spostò subito, come mortificato; le si avvicinò. - Scusa, - gridò per cercare di farsi sentire. - sto cercando un certo Aerith; sai se sia in casa?
- Sono io, Aerith!- ridacchiò la ragazza. - Vieni dentro.- lo invitò.
  Già da fuori, non gli era parsa una dimora particolarmente grande; entrando, ebbe l'impressione che si trattasse di un vero e proprio sgabuzzino. In pochi metri quadrati stavano un frigorifero, un tavolo malconcio e una grande quantità di piante. - Eccoci qui.
Prese anche il suo ombrello e lo appoggiò al muro. - Ma guardati; sei completamente fradicio!- scoppiò a ridere.
Cloud pensò che avesse una risata davvero fragorosa e forse anche piacevole. Un pensiero insolito, per lui. - Comunque, io sono Aerith, Aerith Gainsborough. - gli tese la mano, sorridendogli. - E tu immagino sia il ragazzo che il sindaco mi ha gentilmente chiesto di ospitare. Come ti chiami?
- Igor. - cercò di distogliere lo sguardo dal suo, luminoso. - Solo Igor.
- Mmh... non sei un tipo di molte parole, eh? - constatò. - Bene; qui a sinistra trovi le scale, se sali ci sono un piccolo bagno e una stanza... il tuo letto è un po' improvvisato, ma se vuoi puoi dormire nel mio! Immagino tu sia affamato, dopo il viaggio, perciò puoi rifocillarti quanto vuoi. - iniziò a spiegare.
 - Ora ti cerco qualche abito pulito, ma non credo di avere qualcosa della tua misura...- la ragazza era piuttosto minuta. - e mi spiace che la casa sia piccina ma mi sono trasferita qui solo sei mesi fa da Midgar e non ho ancora finito di pagare il mutuo, perciò, almeno per un po', non si potrà ingrandire e...
- Va bene così, grazie. - tagliò corto lui. - Mi basta avere un tetto sotto cui stare quando piove. - ribadì. - Potrei usare il bagno?- chiese, fingendo una certa urgenza. Ottenne un'occhiata perplessa. - Ma... certo. Fai pure.
  Cloud sparì sulle scale, lasciando la ragazza alle sue cose.
Non era una sistemazione particolarmente comoda, ma non poteva nemmeno lamentarsi; e poi, riflettendoci bene, doveva essere grato alla ragazza, per l'ospitalità.
Decise che le avrebbe parlato, l'indomani; avrebbe lasciato che lei lo tempestasse di domande e avrebbe inventato delle risposte. In fin dei conti, era proprio questo, ciò che doveva fare per mantenere la sua copertura.
Ma quando rinvenne, aveva smesso di piovere e lei non era più in casa. Pazienza..., scrollò le spalle, munendosi di cartina. Ora la priorità era tornare in municipio, consultare ogni singolo documento e scoprire dove diavolo si nascondesse.
  - Salve! - esordì una voce, dietro di lui. Perfetto. Altro tempo prezioso buttato per parlare con... - Non ti ho mai visto, qui!
Una donna, con un bambino piccolo per mano e nell'altra un innaffiatoio, lo guardava in attesa di risposta.
- Ehm... salve... Mi sono trasferito ieri. Sono Igor. - farfugliò, pregando che non fosse in vena di far domande e si sbrigasse; ma, purtroppo per lui, la donna, che scoprì chiamarsi Kitt, non era della stessa opinione e lo trattenne per molto tempo ancora. D'altra parte, smise quando notò che lui si limitasse a rispondere con monosillabi e che paresse quasi scocciato.
- Di' un po'... - disse, in conclusione. Oh, cielo... perfino il figlio di quella donna strepitava! - Tu e la signorina Aerith state insieme, non è così?
Ma che genere di problema aveva, quella? - No, no! Ma come le viene in mente?- sbraitò, esasperato. Cloud aveva pazienza, ma se c'era proprio qualcuno che la portava al limite, era chi non si sapeva fare i fatti suoi.
- Oh, perdonami!- si affrettò a smentire lei. - Non lo faccio in malafede; è solo che qui siamo abituati a parlare del più e del meno e dimentico sempre che ad uno che viene dalla città può dar fastidio! Pensavo che, siccome aveva accettato di ospitare qualcuno, avesse un legame con questa persona e... beh, tu sei giovane, lei è giovane e...
- Signora, - la interruppe. - io non la conosco nemmeno, Aerith. Ci ho scambiato due parole ieri sera appena arrivato, e poi basta. - chiarì, dandole le spalle e riprendendo il suo percorso.
Sospirò, stremato, rendendosi conto che fosse solo l'inizio.
  Intanto aveva finalmente smesso di diluviare, ed Aerith colse al volo l'occasione per sistemare i suoi poveri fiori. Era uscita di casa molto presto, un po' perché non vedeva l'ora di uscire e un po' perché non voleva disturbare il suo nuovo coinquilino. Era un tipo piuttosto strano e non sembrava apprezzasse molto la compagnia.
Ma, d'altra parte, non aveva la faccia di uno che era lì per una vacanza, né tanto meno per stabilirsi; altrimenti, perché sembrava così seccato dall'idea di trovarsi là? Doveva trattarsi di qualcosa di serio; o, forse, era la sua aria cupa ed accigliata, ad amplificare la questione?
  Sospirò, carezzando amorevolmente un fiorellino che pareva appassito, cercando di rianimarlo con un getto d'acqua fresca. Tutto sommato, era felice.
- Signorina Aerith!- esclamò una delle abitanti. - Buongiorno!
- Oh, buongiorno anche a te, Chichi!- sorrise di rimando, sollevando lo sguardo luminoso dalla sua preziosa aiuola. - Come va?- domandò, sapendo che non aspettasse altro che quello. Pareva un po' affaticata; che fosse per la radura? La sua piccola abitazione era molto distante, rispetto alle altre; era in mezzo agli alberi!
Quando era appena arrivata lì, non c'erano molte piante, ma in poco tempo ci aveva pensato lei, ad aggiungere un po' di verde e a rianimare il piccolo paesino. Dopotutto, se Aerith era riuscita a far crescere fiori nei bassifondi di una metropoli come Midgar, non sarebbe stato impossibile fare altrettanto in una cittadina incontaminata. - Bene, bene...! Ero passata giusto per salutarti e per vedere come sta andando il tuo progetto!- rise.
- Progetto? Di che stai parlando?
- Ma sì, riempire la città di fiori! A proposito... - disse, avvicinandosi ad un melo. - ... tutti in città si domandano come tu faccia. Pianti i semi e dopo tre, quattro giorni... - sfiorò la robusta corteccia. - ... sono già diventati querce! Com'è possibile?
- Oh, beh... - si strinse nelle spalle. - Credo sia merito del terreno, sai? In questa zona è particolarmente favorevole, e poi, questo territorio è molto fertile. - cercò di apparire convincente. In realtà, Aerith sapeva bene che fosse merito suo, ma non lo avrebbe mai ammesso. - Tutto qui! - anche perché, nemmeno lei sapeva come fosse possibile.
  - E' incredibile! E... senti... non è che potrei... ecco, rubarti qualche mela? - domandò, speranzosa. - Ma certo!- sorrise radiosa. - Tutte quelle che vuoi!
- Grazie, Aerith. - disse. - A proposito; mi sembra che anche le signorine Pelly e Polly volessero qualche mela... forse tra un po' di tempo potrò regalargliene e...
Come sentì queste cose, la ragazza si rianimò. - Oh, ma posso provvedere io! Sono in servizio al municipio, adesso? - chiese, sistemando qualche pomo nel suo bel cestino.
- Sì, ultimamente lavorano quasi tutto il giorno.
  Aerith ringraziò dell'informazione, incamminandosi per quella radura che pareva fatata.
 
  Davanti a sé aveva il più grande archivio che avesse mai visto. Scaffali stracolmi di cartelle ed ogni genere d'informazione su svariati criminali.
- Non riesco a spiegarmi perché la Shinra abbia voluto spostare tutto questo in un posto desolato come Feurs. - ammise Cloud, accigliato.
- Oh, è molto semplice. - sorrise Tortimer. - Essendo un paesino quasi sconosciuto, nessuna spia riuscirebbe a mettere le mani su questi fascicoli così... riservati. Nessun criminale né infiltrato potrebbe mai sospettarlo. - In effetti, aveva senso. - Ho capito.
  Era alla ricerca di un uomo che aveva precedenti per traffico illegale, un certo Zoro Citanul. L'intelligence della Shinra aveva perso le sue tracce, ma consultando quelle informazioni, forse sarebbe riuscito ad intuire la sua prossima mossa.
  Iniziò a cercare il suo fascicolo, e dopo un'oretta trovò proprio quel che faceva al caso suo. Salì sulla scaletta che poggiava allo scaffale incriminato ed afferrò una cartella in pelle blu. Sfogliò le poche pagine in cui erano raccolti dettagli sulla vita di questo Citanul.
Capelli rossi, tratti volpini ed uno sguardo incredibilmente furbo. Pareva che fosse nato nei bassifondi di Midgar e che sin da piccolo avesse avuto a che fare con il mercato nero. Precisamente, con il traffico di organi. Quasi rabbrividì.
  - Trovato niente? - la voce del sindaco lo fece sobbalzare; non pensava che fosse stato lì tutto il tempo!
- Sì... - affermò il biondo, scendendo dalla scaletta. - Per caso le è noto, questo volto?
Gli mostrò l'unica fotografia di Citanul presente. - Certo. Ora che mi ci fai pensare, ogni martedì viene qui uno che gli somiglia. - rispose, placido. A Cloud per poco non caddero gli occhi dalle orbite. - Come sarebbe a dire "ogni martedì"?
- Sì. Vedi, spesso il nostro paesino ospita spettacoli ed eventi, e tra questi c'è anche la tenda di Volpolo il Pazzo. Ma tutto ciò cos'ha a che fare, con Zoro Citanul?
  Cloud scosse la testa; possibile che davvero non ci arrivasse? Eppure, si diceva che Armaldo Tortimer fosse stato uno dei Turk più brillanti della storia. Nella sede della Shinra giravano voci sul fato che fosse perfino riuscito ad intercettare i loschi affari del suo collega Vincent Valentine. - Potrebbe essere una delle sue false identità!
- Oh, non credo... - sospirò il vecchietto. - E' un ragazzo tranquillo, vende merce sicura... ma potresti comunque provare ad interrogarlo. E' un commerciante, gli sarà pur capitato di sentirne parlare.
Lui sbuffò. Ci vedeva poco chiaro, in tutta quella situazione. - Ad ogni modo, ci penserai domani. Hai ancora un pomeriggio intero. - sorrise, sorseggiando qualcosa che doveva essere un tè. - Dovresti ritenerti fortunato: dopo nemmeno ventiquattr'ore hai già una mezza pista da seguire... Ai miei tempi, invece, capitava di aspettare tre o quattro mesi, prima di scoprire che gli indizi ottenuti fossero fittizi...
Cloud annuì, sospirando. Perché era stato incaricato lui di una cosa del genere? Quello era un lavoro da Turk; e lui non lo era. Solo perché il presidente era a corto di personale, non era certo un buon motivo per costringere un Soldier come lui!
O forse sì...? Forse, era davvero più portato per una carriera nelle squadre di investigazione. Il lavoro sporco della Shinra... - Capisco... - disse, prendendo con sé il fascicolo. - Ora è meglio che vada.
  Fece per svoltare all'angolo del corridoio, quando qualcuno gli andò a sbattere contro, correndo. Era Aerith...!
- Stai... stai bene? - le chiese, aiutandola a rialzarsi.
- Uff... sì... - sospirò di sollievo, raccogliendo il suo cestello. - Scusami, Igor. Ero venuta qui per consegnare una cosa e... beh... mi ha inseguita di nuovo.
Inseguita...? - Che intendi, Aerith? Chi ti sta inseguendo? - chiese, perplesso.
- Oh, scusami...! Dimenticavo che sei appena arrivato. - sorrise. - Si tratta di Frodolo. E' un tipo... un po' strano. E' capace di inseguirti ovunque tu vada.
Frodolo... Doveva ammettere che il nome lo insospettisse parecchio. - Che cosa vuole da te?- domandò allora. Era già pronto a schiaffare un bel paio di manette ai polsi di quell'individuo.
- Da me nulla. Cioè, non da me in particolare... è che... è piuttosto insistente. Cerca sempre di convincermi a fare un'assicurazione, e quando attacca a parlare non la smette più. Comunque, - sistemò il suo cestino. - non è niente. Penso che ormai se ne sia andato.
Si ripromise che avrebbe investigato anche sui conti di quel... Frodolo. C'era davvero parecchia gente sospetta, in quel posto.
  - Dai, vieni! Non hai nemmeno visitato Fleurs! - gli fece notare. Lo prese per un braccio e si avviò verso l'uscita del municipio. - Andiamo a conoscere i nostri compaesani. E sappi che non te la caverai molto facilmente, se non mandi loro delle lettere.
Lettere...? - Scusa, ma perché dovrei farlo, se abitano a due metri da me...? - chiese, dubbioso. Si accorse che ora lei lo teneva per mano.
- Non chiedermelo! Penso sia una loro tradizione. - ridacchiò, trascinandolo fuori, a fargli subire l'ennesimo interrogatorio da gente impicciona. Sospirò. Almeno non piove più...
  Mi aspettano tempi bui...
 
 
 
La resa dei conti...
 
Salve, cari, vecchi amici! Sono tornata con una long ( che a dire il vero è piuttosto short, dato che dura la bellezza di tre capitoli)!
Mi congratulo con voi, se avete avuto il coraggio di aprire questa storia e di arrivare fin qui. So che alcuni di voi potranno essere scettici, di fronte ad un crossover del genere, ma una notte, giocando ad Animal Crossing: Wild World ( sì, precisiamolo. E' il gioco che un giorno mi farà venire un esaurimento nervoso.), mi balenò in mente l'idea di una storia che vedesse Cloud come protagonista di una storia in quel mondo, alle prese con un lavoro che si addicesse più ad un Turk, che a lui.
E' stato così male, da mandar giù?
Ora, ci sono tante cose, da dire.
Il dialogo tra Cloud e l'autista ( per chi non avesse mai giocato, l'artista si chiama Remo) è preso quasi direttamente dal gioco; il nostro bel biondo assume il nome di Igor perché... o, cielo... non mi ricordo perché lo avessi scelto!
Vabbe', se mi torna in mente lo scrivo nelle note successive. Il nome del paese, Fleurs, è dovuto al fatto che grazie alla presenza di Aerith, la città è piena di piante e fiori ( fleurs, per l'apunto); le mele sono peculiarità di Animal Crossing, così come i cittadini che non si fanno mai i fatti loro particolarmente loquaci.
Il nome di quell'adorabile nonnetto di Tortimer ( sì, i personaggi avranno un aspetto umano che però ricorderà molto l'animale che sarebbero nel gioco) l'ho palesemente inventato e... per chi ricordasse Frodolo, non vogliatemene, ma è davvero inquietante il modo in cui è capace di seguirti ovunque!
Le stelline sono il denaro adottato nel mondo di Animàl Croissant, nel caso non lo sapeste.
E, sì, la storia sarà Clerith, contro la mia volontà. Cioè, all'inizio avrei voluto metterci Tifa, ma... Aerith era molto più adatta. E poi, volevo vedere di scrivere qualcosa su loro due, almeno, in universo parallelo.
Comunque, chi sarà, questo misterioso Citanul? E' davvero lui, il soggetto di cui Cloud è alla ricerca? Riuscirò mai a finire di pagare il mutuo per quel maledetto Tom Nook?
Lo scopriremo nella prossima puntata, giovedì prossimo ( risparmiatevi la risposta per la terza domanda. Non finirò mai di pagare quel dannato procione)!
TheSeventhHeaven

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


 
 
Roba da Turk...!
Seconda parte
 

  - Riposiamoci un attimo.
Sono d'accordo... La vide correre in direzione di un parchetto che dava sul fiumiciattolo di Fleurs. Aerith salì su uno scivolo. - Devi essere molto stanco...
- Puoi ben dirlo. Non la finivano più di far domande...
- Ah, non lo fanno con cattiveria. - gli sorrise. - E' tipico dei posti così... ma tu non sei abituato, vero? Non credo che tu venga per davvero da... Nibel.
Cloud trattenne il respiro. Non doveva far saltare la sua copertura. - Sì, invece. - in effetti, lui era nato lì. - Perché non dovrei? - chiese, sedendosi su un'altalena.
- Beh, da quel che so, Nibel è un paesino; e i paesini, di solito, sono proprio così. E poi... - ridacchiò, scivolando giù per il metallo. - ... i tuoi abiti mi ricordano quelli di Midgar. E quella cintura... sei della Shinra, non è così?
Scoperto come un bambino che ruba caramelle... sospirò, sconsolato. Ormai non ha più senso, mentirle... - D'accordo. Mi sono trasferito da Midgar e... sì, sono della Shinra. - ammise. Prego che nessun altro lo scopra.
Aerith gongolò, risalendo in cima allo scivolo. - Lo sapevo. E scommetto che non sei venuto qui per nessuna delle ragioni che hai rifilato ai nostri vicini. - ma come faceva, ad averlo capito? Non aveva un'aria così perspicace. - Perché sei venuto qui, Igor?
Sulle prime, pensò di inventarsi qualcosa. Ma che senso avrebbe avuto? Lei sembrava avere un fiuto particolare, per le sue bugie. - Non posso dirtelo, Aerith.
- Eddai. - provò a convincerlo. Scese e andò a sedersi proprio all'altalena accanto alla sua. - Non lo sbandiererò ai quattro venti. Non è il mio stile.
- Non è per quello... - fece, un po' imbarazzato. - E' che... se la Shinra venisse a saperlo, mi licenzierebbe e poi... e poi ti ucciderebbe, o ti farebbe il lavaggio del cervello. - e non stava scherzando.
- Non credo che lo farebbero, Igor. - la sentì ridere. - Sai perché mi sono trasferita?
E Cloud scosse la testa perché, no, non lo sapeva e non si era nemmeno preso la briga di chiederglielo. Forse avrebbe dovuto; così almeno non sarebbe saltata la sua copertura.
  - La Shinra mi dava la caccia. - raccontò. Una ricercata...? - Quei... Turk, mi pare che si chiamino... sì; quei Turk si presentavano sotto casa mia ogni due per tre. Per portarmi al loro quartier generale, sai. Dicevano che avessi un gran potenziale.
Lui non capì. - Volevano arruolarti in Soldier? - la guardò bene, trattenendo una risata. Era piccola ed esilina e... e in campo di battaglia, una bella e fresca come lei sarebbe stata fuori luogo. Ma cosa sto dicendo...? - Non mi sembri particolarmente dotata.
- Sei tremendo, lo sai? - rise, a metà tra l'offeso e il divertito. - Non era per quello. Ma per le ricerche che avrebbero potuto effettuare grazie a me. - si rabbuiò. - Pare che io abbia qualche strano potere. Ma lì sono tutti matti. Senza offesa!
Ora era tutto più chiaro. Aveva sentito di quel genere di appostamenti che facevano i Turk, per conto di quel pazzo di Hojo. Il lavoro sporco della Shinra, come ho detto... - Io non ne potevo più, così mi sono trasferita il più lontano possibile da qui. Ma, a quanto pare, sono capaci di andare ovunque... se mi prendessero, penso che mi userebbero per i loro esperimenti.
A questo punto, glielo posso anche dire. - Non sono qui per te, Aerith. - si alzò, stringendo il fascicolo tra le dita. - Ed io sono un Soldier. - anche se, a quanto pare, adesso è a giocare agli investigatori, che ci hanno ridotti...
- Oh... - si rasserenò. Anche se non aveva mai davvero creduto che quel ragazzo musone l'avrebbe arrestata. - A che rango appartieni?
Lui guardò rapidamente l'acqua chiara cadere dalla piccola cascata. - ... Prima classe.
- Come lui... - la sentì sussurrare. Si voltò a guardarla.
- Come chi? - domandò, facendola sussultare.
- Non pensavo avessi sentito...! - balbettò, imbarazzata. - Ecco... dunque... - incredibile come, fino ad un attimo prima, fosse stata spigliata e naturale e adesso, invece... - Il mio... il mio primo amore.
Lei abbassò lo sguardo, sorridendo. E pensare che il suo primo appuntamento era stato nel parco giochi dei bassifondi... proprio come allora. Ma questo non è un appuntamento, ricordò a se stessa. E Igor non è lui.
- Come si chiamava? - le chiese Cloud. Gli dava fastidio l'idea che lei avesse un... un... ma cosa gli interessava? Non era certo lì per quello. - Magari lo conosco.
La fece avvampare ancor di più. Ma cosa le prende...? - Che importanza ha? - ridacchiò nervosamente. - Oh, guarda! C'è Tom Nook! Signor Nook! - richiamò la sua attenzione.
  L'uomo che Aerith stava salutando era sui quaranta, due grandi occhi blu ed un'espressione paciosa. Non aveva idea del perché, ma il suo sorrisetto gli ricordava qualcosa come un procione o un ghiro... - Buongiorno, signorina Aerith! La vedo molto più allegra del solito, oggi.
- Beh, ha smesso di piovere! - sorrise di rimando. - E lei? Come mai in giro? Oh, - si voltò verso di lui. - Igor, vieni a salutare il signor Nook.
Devo proprio...? sospirò, avvicinandosi. Non aveva già risposto ad un numero sufficiente di domande, per quel giorno? - Ehm... salve... - fece, un po' imbarazzato. - Mi chiamo Igor; piacere di conoscerla.
Tom gli porse una mano. Era piuttosto in carne. - Ah, il nuovo arrivato! Sono Tom Nook, proprietario dell'unico negozio in città! - gliela strinse, accomodante. - Ho sentito parlare di te.
Non avevo dubbi...
- Sai, oltre al commercio, il signor Nook si occupa di edilizia. - spiegò Aerith. - Ha costruito le case di tutti gli abitanti, compresa la mia!
Cloud annuì. Chiamala casa... Pareva che lei nutrisse una sorta di rispetto incondizionato, per quell'uomo. Quasi... adorazione. Ma se è stato lui, non poteva costruirle un'abitazione più grande?
- In genere, ogni volta che qualcuno si trasferisce qui, gli faccio trovare tutto pronto. - sorrise Tom Nook. Aveva qualcosa di angosciante, nonostante l'apparenza calma e rilassata. Apparenza, appunto. - Ma Armaldo mi ha detto che non ce ne sarebbe stato bisogno, questa volta.
- No, infatti.
- Ad ogni modo, mi ha fatto molto piacere, conoscerti. - sorrise ancora. Era noioso, quando parlava. C'era qualcosa che... - Stavo proprio andando a ritirare la nuova merce che avevo ordinato. Qualsiasi cosa dovesse servirti, Igor, la troverai nel mio negozio.
  E, mentre Aerith si fermava con lui a confabulare sugli ultimi semi di papavero arrivati, Cloud rimuginava.
... Perché quell'uomo era sbiancato, alla vista del fascicolo che il ragazzo aveva con sé?
 
  Si svegliò piuttosto turbato, quella mattina; e non perché di lì a poco avrebbe incontrato qualcuno che poteva metterlo sulla pista giusta.
Quel Tom Nook non lo convinceva, non lo convinceva per nulla.
Aerith aveva spiegato che, per estinguere il debito verso di lui, era necessario versare del denaro sul suo conto... una sorta di mutuo, come lo chiamava lei. Non c'erano delle scadenze fisse; e, a quanto pareva, gli si poteva vendere di tutto; lui avrebbe comprato la merce a buon prezzo. In effetti qui sono tutti disoccupati...
In pratica, ciò che gli abitanti usavano per ripagarlo altro non era che il denaro di Nook stesso. Questa cosa non ha poi molto senso... ma in realtà, non era questo, a renderlo inquieto.
Quell'aria così bonaria l'aveva già riscontrata migliaia di volte; e migliaia di volte l'aveva riscoperta pura apparenza.
  - Potresti aiutarmi? - gli chiese la sua coinquilina, cercando di spostare un grosso vaso.
Cloud si avvicinò. - Che cos'è? - non aveva mai visto quella pianta. Nel momento in cui afferrò la ceramica, sfiorò le dita affusolate di Aerith.
Arrossì; e si chiese se fosse lo stesso per lei. - Bromelia... - sorrise, scostando la mano. Probabilmente no... lei era così naturale e spontanea... - E' piuttosto rara, da queste parti. Ma Tom Nook vende e compra di tutto.
- Proprio di tutto...? - spostò la bromelia dove lei gli indicò.
- Sì; pesci, insetti, mobili vecchi... ultimamente, vende anche dei semi per piante particolari. - elencò.
Lui borbottò qualcosa, non ascoltando davvero quello che disse dopo. C'era qualcosa che aveva catturato la sua attenzione. Sul tavolo c'era un PHS. Perché Aerith era in possesso di tecnologia da spie?
- Ma, Igor, non avevi detto di dover andare da qualche parte, oggi?
Accidenti, è vero... - Già. - chissà che tipo è, questo Volpolo il Pazzo. Non credo proprio che sia così innocente come Tortimer lo descrive. - Aerith... tu sai qualcosa riguardo ad un certo... Volpolo il Pazzo? - azzardò, non aspettandosi seriamente una risposta affermativa.
  - Certo! E' quel signore che viene qui tutti i martedì. - questo lo sapevo... - Ma è uno un po'... strano. E' eccentrico, come il signor Nook.
Eccentrico... - Spiegati meglio. - indagò, prima di uscire.
- Beh... ad esempio, non puoi entrare nella sua tenda senza far parte della sua associazione e... a quanto ho capito, tutti i membri sono chiamati "cugini" o qualcosa del genere.
Una sorta di mafia...? - Ti ringrazio. - aprì la porta. Devo ricordarmi di approfondire la questione del PHS.
- Aspetta, Igor! - lo trattenne per il polso. Sembrava come... preoccupata. - Non... non avrai intenzione di andare da lui, spero.
- E' il mio lavoro. - rispose lapidario.
  Quel Volpolo nascondeva molto di più, di quel che sembrava.
 
  Là dentro c'era di tutto. Stoffe pregiate, quadri che parevano di inestimabile valore; tavoli e mobilia dal legno pregiato e... come aveva fatto a portarsi dietro tutta quella roba?
- Allora? - insistette. - Si decide, a vuotare il sacco?
Forse era stato troppo brusco, ad irrompere in quella tenda così bruscamente... ma non c'era tempo da perdere; e quell'uomo sembrava intenzionato a tirarla per le lunghe.
- Volpolo non sa di cosa tu stia parlando, ragazzo. - ribadì il fulvo, seccato. - Sa solo che potresti finire nei guai. A Volpolo non piacciono, quelli che non rispettano le regole. Volpolo potrebbe farti arrestare.
- Oh, - rise, sfoggiando il suo tesserino. - credo che lo farò io a lei, se non si sbriga.
Lo vide deglutire. - Sei della Shinra...
- Già. Direi che le conviene raccontarmi tutto quello che sa, a proposito di Citanul.
Volpolo sospirò in segno di resa, lasciandosi cadere su uno sgabello.
  - Zoro Citanul era nato in una famiglia molto povera. Immagino tu conosca le condizioni in cui vivono, nei bassifondi. - iniziò a raccontare. Cloud annuì, cercando di non pensare all'olezzo di morte che la Shinra si trascinava dietro.
- Sua madre era sommersa dai debiti lasciatele dal marito; e non c'era molto futuro, per i quattro figli che aveva dato alla luce. Così, l'allora ragazzino decise di prendere in mano la situazione e guadagnare nell'unico modo vagamente redditizio cui potesse aspirare.
- Il mercato di organi... - constatò Cloud.
- Esattamente. Poi conobbe un tale che gli propose una sorta di collaborazione. I profitti sarebbero stati maggiori, e la famiglia di Zoro avrebbe potuto ambire a condizioni migliori. All'epoca, non avevano ancora problemi, con la Shinra.
  Il Soldier fece una smorfia, disgustato. Sapeva bene che il presidente non considerasse perseguibile il traffico illegale, purché non intralciasse gli affari della sua impresa. - Ma poi...
- Ma poi Citanul e il suo collaboratore scoprirono una fonte di energia simile al Mako ed iniziarono a venderla ad un prezzo migliore. - continuò Cloud per lui. - E' il motivo per cui questo Citanul è ricercato.
Volpolo scosse la testa. - Il fatto è che loro due fuggirono in un posto sperduto, cambiando identità. Continuarono la vendita di quell'energia, finché dei compratori non fecero una soffiata alla Shinra sulla loro posizione. - raccontò. - Fu a quel punto che la stessa inviò un ultimatum: se non avessero smesso, avrebbero portato loro le teste dei loro familiari.
- Ma allora...
- Zoro si arrese, cedendo all'associazione tutte le scorte di cui era in possesso. - lo interruppe. - Ma il collaboratore non fece altrettanto; le spedì in un piccolo paesino, fingendo di non avere più nulla. Perciò, se sei alla ricerca di chi sta mettendo i bastoni tra le ruote ai tuoi amici, sappi che Citanul non c'entra più nulla.
  Soppesò per bene quelle parole. Ora doveva ricominciare tutto da capo. - Lei... come sa tutte queste cose? Conosce Citanul di persona? - gli chiese. Forse, mi hanno mandato a cercarlo nella speranza che potesse rivelarmi qualcosa sul suo ex collega.
- Oh, no. - si alzò dallo sgabello. - Volpolo è Zoro Citanul. Immagino che sarai sorpreso.
- No, non più di tanto. - gongolò, tra sé e sé. - Avevo già supposto che il suo fosse solo uno pseudonimo, signor Citanul. Ma ora vorrei sapere... lei ed il suo collaboratore siete ancora in contatto? Sa dove io possa trovarlo?
- Arresterai Volpolo, se non te lo dice?
Lui rise. - La dovrò arrestare comunque, signore. Perciò l'avverto già che non le converrà scappare.
Si strinse nelle spalle. - Mh, tanto vale, allora. Ma dovrai sbrigarti; quell'uomo è una volpe. - si fermò, per poi ridacchiare. - Più diVolpolo, certo. Recita molto bene la parte della persona generosa ed onesta; ma la verità è che è un cialtrone. E ora, probabilmente, avrà anche già capito di essere stato stanato.
  E Cloud corse via; corse verso quel posto, quello dove credeva che non avrebbe mai voluto mettere piede. In fondo, avevo subito avvertito qualcosa di sbagliato.
Corse, pronto per ammanettare Tom Nook.
 
 
 
La resa dei conti...

Non ve lo aspettavate, vero?
Okay, magari qualcuno di voi lo aveva già capito... ma che mi dite della storia del PHS? Perché Aerith ne ha uno? Non credo che comunque Cloud sarebbe riuscito a mantenere la sua copertura a lungo, con lei. La verità è che la nostra Cetra è una volpe, altro che Volpolo!
Ah, e a proposito di lui... Ho scelto il nome " Zoro Citanul " perché in spagnolo " Zoro " vuol dire " volpe " e " Citanul" se letto al contrario da la parola " lunatic" che in inglese significa " pazzo". Perciò Volpolo il Pazzo ( lo so, io non sono capace di inventare nomi T.T)!
Non so se la bromelia esista nella vita reale, ma è una pianta ornamentale di Animàl Croissant. E, sì, io odio Tom Nook. E' un dannato e lurido procione bavoso. Chi conosce il gioco può capire il mio profondo rancore, ma non importa; non sono qui per disprezzarlo ( o forse sì).
Scusate per il leggero ritardo, ma ieri sono stata a casa pochissimo. Il prossimo ed ultimo capitolo dovrei pubblicarlo tra domenica e lunedì ( scuola permettendo... e, tra l'altro, non potrò neanche più sperare di finire di pagare il mutuo di quella topaia, adesso...).
Comunque, io vi saluto; alla prossima!
TheSeventhHeaven

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Capitolo 3
*** Terza parte ***


 
Roba da Turk...!
Terza parte
 
 
  Il locale era buio e spoglio; proprio come se qualcuno stesse imballando tutto per un trasloco. Ma lui sapeva che Nook fosse ancora lì dentro. - Non si nasconda. - gli intimò infatti. - Non le servirà affatto.
Come non detto... dall'ombra vennero lanciati dei sacchetti di semi. Quelli che voleva Aerith...
Quell'uomo li scagliava con forza, tanto che più di una volta temette di venire trapassato, nel caso in cui lo avessero colpito. Ma con che razza di energumeno aveva a che fare?
Ora capiva il motivo per cui era trasalito, il giorno prima.
  Intercettò la direzione da cui provenivano e si slanciò in avanti; allora, subito, la figura nascosta dall'oscurità gettò per aria dei fogli di carta da lettere. Centinaia di migliaia; come una pioggia che impediva di vedere. - Signor Nook! - si frappose tra lui e l'uscita, prevedendo la sua mossa successiva.
- Non mi avrai. - ringhiò la voce dell'uomo. Ormai, ogni traccia di calma che aveva era andata persa.
  Lo sentì correre a passo veloce verso il piano di sopra. - Fuggire non le servirà a niente! - ribadì, andandogli dietro. Tastò la pistola da Turk che gli era stata consegnata; non voleva usarla ma, forse, non avrebbe avuto altra scelta. Una pistola non fa paura come uno spadone... rifletté, ancora infastidito all'idea di essere stato assegnato ad una missione così ignobile.
  - Ora non potrà più scappare. - lo avvertì, una volta premuto l'interruttore della luce.
Tom Nook doveva essersi nascosto dietro ad uno dei mobili disposti nella sala. Cloud sentì un fruscio provenire da un armadio; sparò.
Non ci siamo. Preparò un altro colpo. Sguscia via peggio di una serpe.
  Andò avanti in quel modo per un po', fino a che si stufò. - Signor Nook, le do dieci secondi per venire fuori e costituirsi. - lo avvisò. - Dopodiché, verrò io a prenderla e non le riserverò un trattamento piacevole.
Lo sentì ridere sguaiatamente. Perfetto... in questo modo, posso avvicinarmi senza che mi senta.
 - Non mi avrete mai. Non lascerò che la Shinra distrugga tutto. Pensa, ragazzo... soverchiare un primato nazionale... Pensa... un povero cinquantenne che ha iniziato nei bassifondi e che arriva così in alto... - cinquantenne...? - Pensa a come il mondo sarà migliore, senza le inutili somme di denaro che la Shinra impone per qualcosa di così fondamentale... io sto solo offrendo una prospettiva migliore, ragazzo. Non lo capisci?
- Lei opera in maniera illegale, signore. - affermò, muovendosi a passo felpato.
- Non mi pare che si facessero tanti problemi, prima di questa faccenda. - gli fece notare. - La verità è che tu sei solo un fantoccio nelle mani di una corporazione che non ha il minimo rispetto per la vita. Come fai a non capirlo?
Ah; trovato! Gli comparve davanti, puntando l'arma contro di lui. - Signor Nook, non si muova o...
Ma lui era già strisciato fuori dalla sua traiettoria, nascondendosi dietro all'ennesimo mobile. Peggio di un bambino...
- Signor Nook, se la smetterà non mi sarà nemmeno necessario arrestarla. - fece, un po' impaziente. - Perché si ostina?
  Finalmente, l'uomo uscì allo scoperto, restando immobile. Aveva un sorriso triste, in volto.
- Mi dispiace che sia tu, l'ostinato. Spero che un giorno capirai. - sorrise di nuovo mentre, come un fulmine, spalancava la finestra dietro di sé. Sta scappando...!
Con uno scatto si gettò in avanti, ma ormai era tardi. - Dannazione!
Si precipitò al piano di sotto, rimanendo poi a bocca aperta quando aprì la porta.
- Sorpresa! - trillò Aerith, stringendo tra le mani una solida rete di ferro. Dentro, il negoziante si dimenava come un pesce.
Cloud era sbigottito. - Aerith... - si avvicinò a lei, sbattendo le palpebre varie volte. La ragazza inclinò il capo, sfoderando un sorriso vittorioso; fece oscillare la sua lunghissima treccia chiara e solo allora lui si accorse del fiocco rosa che la ornava.
- Aerith... ma... tu...
- E' una lunga storia, Igor. Immagino che vorrai conoscerne i dettagli! - sciolse la rete. - Ma ora è meglio sistemare lui.
  Il ragazzo annuì meccanicamente, porgendole il paio di manette che aveva con sé. Cosa stava succedendo?
 
  Con un sorriso, Aerith gli porse un bicchiere al tè d'orzo *, prendendo posto a sua volta al tavolo della cucina. - L'ho chiuso al piano di sopra. Non potrà scappare.
Fece roteare tra le dita un mazzo di strane chiavi. In realtà, Cloud le conosceva; si trattava di strumenti all'avanguardia che serravano tutte le uscite grazie ad un sistema particolare di ingranaggi magici. E solo le forze dell'ordine ne sono in possesso.
  - Mi spiace di non averti detto la verità. - iniziò lei; e il ragazzo capì che fosse sincera. - Anche io ero sulle tracce di quell'uomo; è per questo che mi hanno mandato qui.
- E come mai lo hai ti sei accorta che si trattasse di Nook solo ora? - le chiese, tenendo gli occhi fissi sulla sua bevanda. Si sentiva come tradito.
- All'inizio avevo una pista da seguire. Dovevo investigare su un certo Rolf, un tipo un po' freddo e scontroso che vive qui a Fleurs. - raccontò. - Non usciva quasi mai, e quando lo faceva era solo per cercare fossili. Credevo che fosse lui, a gestire quel traffico illegale; anche perché sembrava davvero il candidato migliore.
Bevve un po', poi riprese. - Dopo qualche tempo, ho scoperto che lui non avesse proprio nulla a che vedere, con questa situazione. E, tempo qualche settimana...
- ... Sono arrivato io. Tortimer ti aveva detto che fossi anch'io della Shinra? - continuò.
Lei ridacchiò, come al solito. - Oh, no! Però lo avevo immaginato. Voglio dire... uno che viene da Midgar e resta qui per poco tempo, senza nemmeno farsi costruire una dimora... - in effetti... - Chi altri potevi essere?
Già... - E poi, stamane, ti ho visto correre come un forsennato verso il negozio di Tom Nook, subito dopo la chiacchierata con Volpolo. Qualcosa doveva pur averti detto; - disse. - e così ho capito.
  Cloud annuì. Ora comprendeva un paio di cose in più; il PHS, ad esempio. - Ma perché non me lo hai detto subito, Aerith? - le domandò, guardandola finalmente negli occhi smeraldini. - Avremmo potuto organizzarci meglio.
Oppure, forse era normale che lo avesse tenuto all'oscuro. In fondo, se entrambi erano sulle tracce dello stesso uomo, significava che il successo della missione avrebbe comportato una ricompensa. E la Shinra non l'avrebbe divisa in due.
  - Beh, ecco... - biascicò, imbarazzata. - Non so quanto sarebbe stato conveniente, Igor.
Si alzò, lasciandolo con un pugno di mosche; cos'aveva voluto dire?
- Comunque, domani tornerai a Midgar e te lo porterai via, vero? - gli chiese, buttando i due bicchieri di plastica. - Non possiamo lasciarlo a marcire lì.
- Ho già contattato in sede. Stasera verrà una squadra a prenderlo. - la rassicurò. - Mi chiedo come se la caverà questo posto, però...
Dopotutto, gli abitanti di Fleurs dipendevano dal negozio di Tom Nook. - Qualcuno prenderà il suo posto. - anche Cloud si alzò, facendo per uscire, anche se non sapeva esattamente per fare cosa.
Aerith gli andò dietro, tenendolo nuovamente per il braccio. - Aspetta, dai. - sorrise, ancora. - Vengo con te.
Dove?
  Lui non ebbe nemmeno il tempo di chiederlo che lei lo aveva già trascinato fuori di lì. Alla fine, si erano seduti in riva al mare ed avevano iniziato a parlare del più e del meno.
O meglio, lei parlava, lui si limitava ad annuire; fino a che non si lasciò un po' andare e raccontò anche lui. Tutto sommato, gli piaceva, stare in compagnia di Aerith...
  - Dici sul serio? - fece la ragazza, incredula.
- Sì, davvero. - quasi rise. Prese una manciata di sabbia soffice. - Ha detto proprio così. Ma Reno è un tipo strano.
- Oh, lo so... - sospirò lei, rabbuiandosi. Cosa le prendeva? Ad un tratto si era intristita, aveva completamente cambiato umore! - Senti...
- Aerith... c'è qualcosa che... forse dovrei dirti. - iniziò, guardandola negli occhi.
Mi sto innamorando del tuo sguardo da fata birichina; del tuo profumo delicato di prateria; della tua risata dolce e fanciullesca; della tua pelle lattea; delle tue labbra sottili e rosee e... scosse la testa, freneticamente. Mi sto forse innamorando di lei...?
  - Il mio vero nome è Cloud. - sparò fuori, più veloce di una raffica di proiettili. Ma che razza di pensieri gli attraversavano l'anticamera del cervello? Innamorarsi? Sciocchezze! - Igor era solo la mia copertura.
Lei annuì, forse un po' delusa. Che si aspettasse qualcosa di diverso? Qualcosa come... una dichiarazione? Non scherziamo.
- Sì, mi sembra giusto. Non potevi certo rischiare! - rise lei, cercando di mascherare l'ombra che le era passata in viso. - Dopotutto, anche io ho mentito un po'.
- Non mi avevi detto di lavorare anche tu per la Shinra.
- Guarda che ho detto la verità. - lei si alzò. - Io non lavoro per la Shinra. Ma, visto che tu hai fatto tanto l'enigmatico, prima, non ti dirò di più. - gli fece l'occhiolino. Che canaglia... - Ma, Cloud... cielo, com'è strano chiamarti così, ora... comunque, se non sbaglio, la squadra di Turks doveva arrivare per le sette, no?
Cloud strabuzzò gli occhi, ricordandosene all'improvviso. - E' vero! - si mise in piedi di scatto, precipitandosi verso la radura. Poi, tornò indietro, ricordandosi delle chiavi.
Aerith era ancora lì, e le teneva tra le mani, divertita. - Sei proprio sbadato, Cloud.
Gli porse il mazzo, sorridendo. Lui ebbe di nuovo un tremito quando sentì le dita sottili di lei posarsi sulle sue. Che mano piccola, aveva! - Ehm... tu... non vieni? - le chiese, imbarazzato.
  - No, è meglio se non mi vedono. Ma ora va'.
 
  Certe volte, Cloud si chiedeva se le persone si divertissero tanto a ripagarlo con la sua stessa moneta.
D'accordo, lui non era particolarmente incline alle parole, ma questo era anche per via del suo lavoro. Probabilmente, se avesse detto subito di essere lì per conto della Shinra, tutta Fleurs sarebbe stata in subbuglio e addio missione. Non lo faceva certo con cattiveria!
Invece, Aerith si divertiva, a fare la misteriosa. Come anche il ragazzo che aveva di fronte, del resto.
  - Alla buon'ora, Strife! - borbottò Reno, vedendolo arrivare. - Credevamo che ti fossi buttato in mare.
- Molto spiritoso, davvero. - fece, mettendogli in malo modo le chiavi in mano. Aprì la porta di casa a lui e ad i Soldier che si era portato dietro, aspettando che uscissero a braccetto con Tom Nook.
- Eccoti qua, carogna! - esordì il rosso, alla vista dell'uomo che, a testa bassa, era saldamente tenuto da due soldati. - Credevi di farla in barba a noi, eh?
- Reno, - sbuffò Cloud. - basta così. Direi che è già abbastanza frustrato.
Scosse la testa, rendendosi conto di star forse parlando più di se stesso, che di Nook. Perché, in fondo al suo cuore, il ragazzo sapeva bene che il negoziante aveva detto il vero: era solo un fantoccio nelle mani di un'associazione composta da ipocriti.
E, per un attimo, si chiese come facesse a servire ancora qualcuno del genere. - Portalo via.
- Ma tu non torni a Midgar con noi? - gli chiese Reno. - La missione è finita.
Già... è vero... Esitò. Ma poi, si disse che non avrebbe avuto senso restare lì. Non avrebbe più rivisto Aerith e, in fin dei conti, forse era davvero meglio così. - Sì. Voi avviatevi; io riprendo la mia roba. - disse, oltrepassandoli. Se anche avesse iniziato a provare qualcosa per lei, quella era l'occasione giusta per affossare tutto e dimenticarsene.
  Diede un'ultima occhiata a quella catapecchia piena di fiori e piante. Gli sembrava passata un'eternità dalla prima volta che aveva messo piede lì; eppure, era stato solo pochi giorni prima.
Sospirò, facendo per voltarsi, quando due occhi del colore del bosco lo sorpresero. - E così te ne vai senza nemmeno salutarmi? - lo rimproverò Aerith, unendo le mani dietro la schiena.
Ma cos'è? Una ninja? - Parrebbe. - disse, fingendosi indifferente. Raccolse le poche cose che aveva fuori dalla valigia. - Potresti tornare anche tu. Non so per chi o cosa tu lavori, ma la Shinra ti darebbe dei riconoscimenti speciali. Non ti interessano? - suggerì, quasi speranzoso.
Lei scosse la testa. - No. Non ho mentito, quando ho detto che mi danno la caccia.
Cloud sollevò il bagaglio, pronto a levare le tende. Una piccola, minuscola e remota parte del suo cuore gli sussurrava di restare. Non posso. - Beh, non m'interessa. Non sono qui per arrestare te.
Prima che potesse aprire la porta, lei lo trattenne. - No? - fece, con un'espressione che non le aveva mai visto in volto. - Nemmeno se... ti rivelassi il mio segreto?
  La vide avvicinarsi sempre più, e deglutì. Se ci ripensa adesso, si da dello sciocco per aver creduto, quel giorno, che lei lo avrebbe ucciso o avrebbe fatto qualcosa del genere.
Difatti, chiuse gli occhi, aspettando di sentir esplodere un proiettile o sguainare una lama. Molto peggio.
Un bacio.
Giusto per dargli il tempo di memorizzare il suo sapore zuccherino e di sentire quel che gli bisbigliò dopo, appena prima di sparire.
  - Avalanche. Ora capisci?
Quando Cloud aprì gli occhi, sbuffò rumorosamente. Avrebbe dovuto arrestarla davvero, quella. Era una terrorista; e ora si spiegava anche l'interesse di lei ad evitare che qualcosa di similmente dannoso al Mako potesse venir rilanciato sul mercato mondiale!
  Lo avevo detto, io... afferrò il telefono, pronto ad avvertire i suoi superiori. Questo genere di cose non è adatto a me... è... Roba da Turk...!
 
 
* tè d'orzo: non so se qualcuno ha colto il riferimento, ma è relativo all'ossessione che ha Aerith nel manga di Kingdom Hearts per quella bevanda.
 
 
La resa dei conti...

Ebbene sì, siamo giunti alla fine. Non vi aspettavate che Aerith facesse parte di Avalanche, vero? Chissà, magari riuscirà a convincere Cloud a darsi al terrorismo assieme a lei, Barret e Tifa ( nel caso ve lo steste chiedendo, sì, ci sono anche loro)!
Nello scorso capitolo mi sono dimenticata di dirvi che Volpolo il Pazzo parla sempre di sé in terza persona.
Beh, come vi è sembrato, questo " esperimento"? Io mi sono divertita un mondo, a scriverlo!
Non ho molto da aggiungere; ringrazio chi a letto, chi a recensito o anche solo chi è passato di qua per sbaglio! Questa FF era anche una sorta di " dedica" ad una mia amica che vorrebbe vedere Tom Nook morto o quantomeno in gattabuia ( confesso di nutrire lo stesso desiderio.)!
Grazie a tutti, alla prossima!
TheSeventhHeaven

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