Cor matris

di RodenJaymes
(/viewuser.php?uid=483152)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rea. ***
Capitolo 2: *** Metide. ***
Capitolo 3: *** Demetra. ***



Capitolo 1
*** Rea. ***


Quando ho saputo di te, quando ho scoperto che c'eri, non sapevo cosa fare.
Mi sentivo impotente, fragile, vessata.
Ma soprattutto, mi sono sentita immediatamente sola.
Molto sola. Di nuovo.
Non un tuo solo fratello era sopravvissuto, Zeus Olympios1;
né Estia dalla bella chioma, protettrice del focolare, né Demetra l'Anesidora2, né Era, tua sposa infelice.
Non sopravvisse Ade, che già in fasce conobbe la morte, né Poseidone Ennosigeo3.
Tutti Crono, tuo padre, li divorò.
Uno dopo l'altro vidi i miei figli svanire, perduti nel ventre dell'uomo che per me era sposo e fratello.
Impotente, osservavo il macabro rituale piangendo lacrime amare.
Sembrava un circolo di dolore e sofferenza destinato a ripetersi in eterno.
Il seme che da lui proveniva, divenuto frutto, in lui tornava.
Ed io ero sempre più sola.

Quando ho saputo di te, quando ho scoperto che c'eri, ho avuto la forza di dire basta.
Ho deciso che tu, almeno tu dovevi salvarti.
Che tu, Olympios, ci avresti salvati.
Ho raggiunto Gea, la Madre Terra, lei che può e sa tutte le cose.
Lei ed Urano, il Cielo suo sposo, avevano predetto la fine del dominio di Crono per mano della sua prole.
Lei aveva dato vita alla mia catena di sofferenza.
Lei l'avrebbe spezzata4.
Ed io sarei stata libera.

Ti ho avvolto in una coperta mentre osservavo i tuoi tratti perfetti e già il mio cuore si accartocciava nel petto, lentamente.
Sapevo, però, che sarebbe stato un addio diverso perché tu eri diverso.
Una capra ti nutrì, una ninfa ti fu madre.
Il monte Ida ti vide crescere e diventare forte, in attesa del giorno della tua rivalsa5.
Crono ingoiò un sasso avvolto in fasce, credendo che fossi tu.
Io gioii pensando alla libertà mentre sul volto del mio sposo non si dipingeva il sospetto; lacrime copiose bagnavano il mio volto. Lacrime di gioia.
Ero libera.

Ti immagino nell'alto del tuo trono, Olympios, mentre lanci tuoni e saette.
Mentre la barba ti lambisce il viso, mentre mortali e dee vanno e vengono dal tuo letto.
Ma mi sei comunque lontano, distante da una madre che non ti ha mai avuto davvero.
E sono sola.

Note.
1. Epiteto di Zeus, vuol dire Olimpio e si riferisce al suo dominio su tutti gli altri dei.
2. Epiteto riferito a Demetra, letteralmente vuol dire "colei che spinge su i doni".
3. Epiteto di Poseidone, "scuotitore della terra".
4. La dea Gea, la Madre Terra, decise di aiutare Rea, sua figlia, dandole un modo per salvare il suo ultimo nato. Ella consigliò a Rea di nascondere il figlio Zeus a Creta, sul monte Ida, e di dare in pasto a Crono una pietra avvolta in fasce.
5. Zeus riuscì a far vomitare al padre i fratelli con una particolare droga consigliatagli dalla dea Meti. In seguito, riuscì a vincere Crono dopo aver combattuto una guerra di dieci anni contro lui ed i suoi fratelli (i Titani).

Angolo dell'autrice.
Eccomi di nuovo qui con questo nuovo esperimento! Non so come sia venuto fuori, l'ho rivisto e corretto varie volte anche se continua a non convincermi.. speriamo bene! Ho voluto far uscire fuori una Rea materna e anche parecchio infelice. L'ho sempre immaginata così, rammaricata per non aver potuto dedicare più tempo all'unico figlio che era riuscita a salvare. Non penso di essere andata OOC semplicemente perché in ambito degli dei greci mi sembra che, per alcune figure nello specifico, non ci sia un vero e proprio carattere ben definito.
Detto ciò, spero possa piacervi! Mi farebbe piacere se mi lasciaste qualche commento o rensione, tutto gradito! :)
A presto!
 RodenJaymes.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Metide. ***


Gli uomini ti chiamano Glaucopide1.
Li proteggi, loro ti rispettano ed a te, figlia adorata, si affidano in innumerevoli occasioni.
E’ rammarico per me non poterti parlare, non poterti ben consigliare, da questo luogo oscuro ove marcisco, rinchiusa.
Aiutai Zeus Olympios, tuo padre, a sconfiggere Crono, il divoratore; lo aiutai a raggiungere il trionfo2. Io stessa gli fornii la droga che tutti i suoi fratelli fece tornare alla luce.
Il Cronide3 di me s’innamorò, mi volle come sposa.
Acconsentii, felice. Da subito mi ero invaghita del suo aspetto fanciullesco ma burbero, della sua audacia e tenacia. Qualità che so anche tu possiedi.
Quando venne da me scuro in volto, capii cosa sarebbe successo.
Io sapevo.
Ma non me ne curai, sapevo anche che, comunque, tu avresti visto la luce, in un modo o nell’altro; e solo questo mi importava.
Zeus non ebbe scrupoli, non ebbe cura di me un solo istante in più. 
Quando lo stesso oracolo4 del padre gli si ritorse contro, non indugiò, non aspettò.
In acqua chiara e fresca mi trasformai e mi ingollò in fretta e avidamente. Come il padre prima di lui, divenne divoratore. Ed io non vidi più la luce.
Nessun figlio nato da me, Metide5, adesso avrebbe potuto spodestarlo.
Non tutto andò secondo i suoi piani; una vita già in me albergava, si faceva spazio. Altro sangue divino scorreva nel mio corpo.
Nascesti lo stesso, mia Parthenos6, dal cranio7 di tuo padre, adulta ed armata.
Grande fu lo stupore del padre quando per la prima volta sei apparsa.
Non mi vedi, non mi hai mai vista, ma io sono qui. Il corpo di Olympios mi è amara prigione ma so ogni cosa di te.
Non ti sono vicina come vorrei ma scorro nel suo sangue, albergo nella sua mente, vedo dai suoi occhi, tocco con le sue mani.
In ogni passo ti ho accompagnata, anche se tu non mi hai vista.
E sono fiera di te.
 
Note.
1. Epiteto di Atena, dea della sapienza e dell’astuzia, della guerra consapevole e delle arti tessili. Molto cara ai greci, era adorata soprattutto ad Atene.
2. Riferimento alla guerra fra Olimpi e Titani e alla fine dell’era di Crono.
3. Epiteto di Zeus, significa “figlio di Crono”.
4. Come a Crono era stato predetto che un suo figlio l'avrebbe spodestato, così un altro oracolo aveva predetto che un eventuale figlio di Zeus e Metide avrebbe detronizzato il padre in quanto le prerogative dei due dei avrebbero dato vita ad una terza divinità poliedrica e potente. Dunque Zeus costrinse Metide a trasformarsi in acqua; bevendola il pericolo sarebbe stato scampato!
5. Figlia dei Titani Oceano e Teti, presiedeva la saggezza e l’astuzia e fu la prima moglie di Zeus.
6. Epiteto di Atena, vuol dire “vergine”.
7. Il mito narra che un giorno Zeus si lamentò di un potente ed atroce mal di testa. Efesto (secondo altre versioni Prometeo) spaccò il suo cranio con un’ascia a da lì uscì Atena, armata di tutto punto e già adulta.
 
Angolino dell’autrice.
Eccomi qui! Ho aggiornato con lentezza lo so, ma fra università e problemi personali non ho trovato molto tempo! :c
Andando al capitolo, non mi convince molto ma so di non essere mai contenta, dunque... ho pubblicato lo stesso! Ho deciso di dedicare questo mio scritto a Metide poiché è una dea che amo molto e non penso le sia dato il giusto spazio. Ho sempre odiato Zeus per averla “bevuta” e non averle dato la possibilità di passare del tempo con Atena. L’ho sempre immaginata come una madre premurosa e molto affettuosa nei confronti della figlia, così ho voluto darle voce. Forse l’ho “umanizzata” un po’ troppo ma, in fondo, gli dei greci provavano sentimenti umani, a volte in maniera esagerata (ira soprattutto), quindi un po’ di “istinto materno” non penso le faccia male. :p
Grazie a Crateide e Manto per aver inserito la mia storia fra le seguite!
Ditemi cosa ne pensate, recensioni o anche semplici critiche, tutto gradito.
A presto!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Demetra. ***


Un chicco di grandine cade sul palmo della mia pallida mano; lo contemplo fin quando non si dissolve diventando parte della mia pelle.
Bianco su bianco, freddo su freddo.
Ne catturo un altro ed un altro ancora in un meccanismo infinito che scandisce le mie ansie.
Bambina, bambina mia, ma dove sei finita? L’Averno, l’Averno ti ha rapita1.
Il panorama che ho davanti è raccapricciante. La grandine ricopre i campi mentre una pioggia incessante e malsana non smette di cadere.
Ma questa non è la pioggia del padre, bambina, questa è la mia, la mia pioggia.
E i raccolti sono distrutti, il freddo fa marcire ogni cosa, tutto ciò che l’uomo ama, tutto ciò che l’uomo raccoglie e mi dona.
E’ un ciclo infinito, il mio. Io dono agli uomini abbondanza e loro abbondanza mi dedicano. Eppure, adesso che tutto tace, adesso che la neve ricopre i loro sterpi fradici e privi di vita, continuano lo stesso a pregarmi.
Ma non avranno ciò che vogliono, bambina, non lo avranno più.
Non finché non ci sei tu.
Bambina, bambina mia, ma dove sei finita? L’Averno, l’Averno ti ha rapita.
Un sorriso amaro m’increspa le labbra e sento sulla lingua sapore di fiele.
Thanatos2 cuore di ferro mi osserva piccato mentre tende la mano alle ultime anime.
Le vedi queste anime, bambina? Le vedi, queste anime?
Le manda la mamma. Sono per te.
Sto soffrendo ma tu non tornerai e questo dolore mi squarcia il petto. E allora che nevichi. Che continui a nevicare.
Nevichi sull’alloro, vanto dei poeti, nevichi sulla rosa, sacra agli amanti, nevichi sul grano e sui frutti graziosi.
Nevichi sul cervo da Artemide adorato, sul lupo suo persecutore, nevichi sulla civetta.
Nevichi sull’uomo, sull’eroe e sul contadino, su coloro sulla via del ritorno, su chi già ha affrontato il viaggio.
Nevichi su ogni cosa, soffi il vento. Il cielo si oscuri, le nubi si gonfino. E che piova, che nevichi ancora.
Che l’Averno si riempia di infauste anime innocenti che la fame ha strappato alla vita.
Cosa importa, cosa importa, Kore, se tu non sei con me?
Bambina, bambina mia, ma dove sei finita? L’Averno, l’Averno ti ha rapita.
 
Note.
1.Il mito narra che Kore, figlia di Zeus e di Demetra, dea delle messi, fu rapita da Ade, dio dell'Oltretomba, divenendo sua sposa e regina di quel luogo. Demetra, accecata dal dolore, diede agli uomini l’inverno, determinando così la morte dei raccolti e di molte creature viventi.
2. Personificazione della morte, figlio della Notte e fratello gemello di Hypnos, dio del sonno. Egli viene definito da Esiodo, nella sua Teogonia, cuore di ferro.
 
Angolino dell’autrice.
Sono di nuovo qui! Ho aggiornato molto velocemente questa volta… sarà che la vocina di Demetra mi ha tormentata tutto il giorno “scrivi di me, scrivi di me, scrivi!”. Sa essere davvero pressante, quella donna. Comunque, ho pensato di descrivere il momento in cui Demetra capisce del rapimento di Kore e gli attimi successivi alla sua scomparsa. Il mito di Ade e Kore\Persefone è un altro che mi sta molto a cuore (ma c’è qualcosa che odio? Ah, sì, Zeus)… si parla sempre, però, della coppietta infernale, ma Demetra? Lei come si è sentita? Sono stata sempre abituata a pensarla come una madre opprimente ed eccessiva ma mi è piaciuto immaginare che dietro ciò ci fosse anche di più! Basta, sono logorroica. Spero la mia piccola storia vi sia piaciuta, lasciate commenti, recensioni, qualcosa! Tutto gradito, mi farebbe contenta sapere cosa pensate.
Grazie a Piccola Corva per aver inserito la raccolta fra le storie seguite.
A presto! 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3293087