Pokémon The Challengers Stagione 1

di DigiPokeLover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo (eliminato) ***
Capitolo 2: *** Quando tutto ha avuto inizio (nuovo Prologo) ***
Capitolo 3: *** Il coronamento di un grande sogno ***
Capitolo 4: *** Un nuovo arrivo ***
Capitolo 5: *** Si parte per Johto ***
Capitolo 6: *** Lady Gaga alla festa d'estate di Fiorpescopoli ***
Capitolo 7: *** Il primo incontro col Team Rocket ***
Capitolo 8: *** In groppa a Suicune! ***
Capitolo 9: *** Da Unima con furore ***
Capitolo 10: *** Vita di scuola ***
Capitolo 11: *** L'incontro di Davide e la visita del Prof. Oak ***
Capitolo 12: *** Una giornata intensa ***
Capitolo 13: *** Verso le Rovine d'Alfa ***
Capitolo 14: *** Eventi strani ***
Capitolo 15: *** Tappa nella regione di Sinnoh ***
Capitolo 16: *** Lotta contro Kodai ***
Capitolo 17: *** Le ultime giornate a Coronopoli ***
Capitolo 18: *** I Prescelti Pokémon ***
Capitolo 19: *** La draghessa di un altro mondo ***



Capitolo 1
*** Prologo (eliminato) ***


Questo capitolo è stato rimosso perché inadeguato, e pertanto la storia inizia dal capitolo seguente. Purtroppo mi è impossibile cancellare questo capitolo senza che mi venga cancellato anche il resto della storia, non so il perché.

Digipokelover

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Capitolo 2
*** Quando tutto ha avuto inizio (nuovo Prologo) ***


Quando tutto ha avuto inizio
 
stagione 1 episodio 0
 
 
Mi sveglio in una fantastica giornata di sole, in tardo mattino. Sono passate circa 2 settimane dalla fine della scuola. Si sta incredibilmente bene. Non ho tanto tempo: giusto una colazione veloce (io ho l’abitudine di farla in orari incredibili) e dopo 20 minuti scendo da mia nonna per il pranzo. Prima, lungo le scale, vengo “intercettato” da mia cugina, che abita al piano di sotto:
«Dove vai?»
«Dalla nonna a mangiare. Vieni anche te?»
«Massì, tanto mia mamma non c’è, io non ho niente da fare»
Scendiamo, entriamo dalla nonna e notiamo che sta apparecchiando la tavola. Decidiamo di aiutarla. Lei riempie i piatti e noi li portiamo in tavola. Ci mettiamo a mangiare lautamente. Mia nonna ha sempre avuto l’abitudine di esagerare; tanto meglio, io di solito sono un mangione. Per secondo, ci porta un’intera industria di patate fritte e quella carne morbida che negli anni abbiamo imparato a chiamare “ciccia rossa”, perché la fa sempre al sangue (certe volte anche con troppo sangue!).
Mangiamo, mangiamo, tanto quello che deve ingrassare sono io! Finisco con una bella banana ed esco stando lì in giardino. Faccio qualche tiro a pallone per rilassarmi (sempre che riesco, perché sono tutti sgonfi! 20-30 palloni, non uno buono!), poi vengo nuovamente raggiunto da mia cugina, che era salita a cambiarsi:
«Devo andare alle poste, poi tu fammi sapere se ci sei per il RiminiComix»
«Ok, vedrò, ma non dovrei mancare. Ora esco anch’io, mi faccio un giretto qua sul lungomare»
Quella se ne va. Torno su da me per cambiarmi, non mi sembra opportuno girare in ciabatte. In sala, sul camino, svetta un bellissimo dipinto di Lucario (uno dei miei Pokémon preferiti) che mi sono fatto fare da uno specialista nel settore l’anno scorso. In camera mia un poster del gioco “Pokémon Mystery Dungeon: Esploratori del Cielo”, per me il miglior gioco del pianeta. Raccatto dall’armadio una maglietta arancione a maniche corte e dei jeans fatti accorciare da mia madre fin sopra il ginocchio, scendo ed esco di casa. Laki, il cane dei miei amici d'infanzia Ylenia e Jacopo, attira la mia attenzione saltando addosso al cancelletto della loro casa (è un cane bello grosso, un meticcio tra un labrador e un altro che non ricordo, non so come fa il cancelletto a resistere). Gli do due carezze e mi faccio leccare, dopodiché proseguo. Raggiunto il lungomare, mi fermo all’edicoletta che sta davanti al Bagno Otello 9, a prendere la Gazzetta dello Sport e un mazzo di carte Pokémon (come si suol dire… gotta catch ‘em all!) e proseguo in direzione del fiume (dall’altra parte, verso Viserba, non c’è un tubo). Compro anche un pacchetto di sigarette alla menta e un frappè alla fragola. Continuo la passeggiata passando davanti ai tappeti elastici e a dei campi di minigolf. Ci sono un sacco di ristoranti ed alberghi. È normale, essendo una zona turistica. Poi, quando ad un certo punto guardo in cielo per verificare la presenza di eventuali nubi, mi sembra, per un attimo, di vedere Dialga e Palkia, i Pokémon Tempo e Spazio. Non ci ho fatto molto caso, c’è una luce assurda e ho perciò pensato che magari era un effetto creato da essa. Dopo un quarto d’ora decido di tornate indietro, alle 2 e 20 c’è il TG3 e un minimo di notizie me le voglio vedere. Rientro in casa mia, appoggio la Gazzetta sul divano, vado a bere un bicchiere d’acqua e mi stendo sul divano. Accendo la TV e prendo il giornale in mano. I titoli sono gli stessi di tutti i giorni: Gheddafi, Ahmadinejad, Mubaraq e le loro guerre, i crolli delle borse, gli omicidi e cose varie.
«Che schifo… non hanno mai nient’altro da lare?»
Poco dopo, finiti i titoli, mi viene un leggero dolorino alla testa. La mia intenzione sarebbe quella di andare a prendermi un’Aspirina, ma prima che mi potessi alzare, sento un vocione in testa:
«Tu che hai sempre desiderato più di ogni altra cosa di allenare i Pokémon… il tuo desiderio è stato accettato… sei pronto?»
Mi guardo intorno tra il terrorizzato e l’incredulo.
«Ma chi è? Cazzo…»
Mi alzo convinto che ci sia qualcuno in casa. Giro e rigiro ma non trovo nessuno. Torno in sala grattandomi la testa; quando sto per sedermi nuovamente sento di nuovo quella possente voce:
«Reggiti forte, Mirkho»
«Ma chi caspita se…»
Non faccio in tempo a finire la frase che davanti a me vedo lo spazio incredibilmente distorcersi, fino a che non compare un enorme buco nero. Prima che potessi allontanarmi, parte un risucchio d’aria che mi spinge all’interno. Grido terrorizzato, finché non vedo una luce bianca.
«Oddio cos’è??»
Stavo cercando almeno di capirci qualcosa quando sento una bella botta in testa, poi credo di essere svenuto. Non so quanto tempo è passato. Quando mi risveglio, sento qualcuno che mi tocca ripetutamente. Poi sento un verso:
«Pika-pika! Pika!»
Muovo un braccio per tentare di rialzarmi, e sento cominciare a parlare:
«Bene! Si sta svegliando!»
«Meno male!»
Pian piano mi rigiro, e quando osservo chi stava parlando, non credo ai miei occhi: davanti a me stavano Ash, Brock e Lucinda! Non mi sento più il cuore… oddio datemi un defibrillatore e svegliatemi! Guardo ai piedi di Ash e vedo Pikachu che mi guarda sorridente. Ash mi fa:
«Stai bene? Sei tutto intero?»
Io a malapena riesco a far uscire qualche parola dalla bocca:
«S-Sì… do-dove sono?»
«Sei su un sentiero che porta alla città di Arenipoli»
«C-Cosa…? Arenipoli ma… ma allora… sono nel mondo… dei Pokémon??»
«Che intendi dire con “sono nel mondo dei Pokémon”? Non esiste solo questo mondo?»
«A ‘sto punto… credo di no… io vengo da un altro mondo!»
«Ma certo! – afferma Ash – Tu vieni dal mondo reale?»
Io ero ancora stralunato:
«Se... se voi Io chiamate così…» mi metto una mano in testa.
«Mondo reale?»
«Sì, Brock, ne ho sentito parlare dal prof. Oak. È un mondo dove non ci sono Pokémon, bensì altre creature»
«Wow… incredibile…»
Incredibile??! Incredibile Io dovrei dire io!
Ash mi porge una mano e mi aiuta a rialzarmi. Poi si presentano: i loro nomi li sapevo già, ma ero ancora troppo incredulo per farlo loro notare. Accarezzo Pikachu, che si struscia. Il suo pelo è così morbido!
«Io mi chiamo Mirkho, piacere»
«Che cosa farai ora, Mirkho? Ce l’hai un posto dove andare?»
«Ah bho… ragazzi, sempre che non vi dispiaccia, posso stare un po’ con voi, almeno fino a quando non comincerò a capirci qualcosa?»
«Ma certo, non c’è problema, vieni pure con noi. Aspetta, questo giornale è tuo…»
«Oh, ti ringrazio molto»
«Di niente. Siamo diretti ad Arenipoli, io devo sfidare quella palestra»
«Perfetto, sarò felice di assistere al combattimento»
Accarezzo anche Piplup. Ora sono un po’ più calmo, l’attimo di stupore è passato, ed ho già cominciato la fase di ambientamento. Io però ho un pensiero in testa: chissà cosa dirà mia cugina rientrando e non trovandomi a casa… quando e se ritornerò nel mio mondo dovrò inventarmi una palla, e poi… questo mondo esiste sul serio, e sono felice, perché io ho sempre creduto alla sua esistenza.
Finalmente ho l’opportunità di cambiare la mia vita, ma aspetterei ancora un attimo, sono appena arrivato. Non appena avrò capito le “basi” (ammesso che si possa chiamarle così) di questo mondo, potrò cominciare la mia avventura… perché no, magari coinvolgendo Jacopo, quel mio amico sopra citato, un patito dei Pokémon. Sarà sicuramente felice di sapere che i Pokémon esistono sul serio. Dopo un quarto d’ora di camminata (avevo letteralmente le bolle ai piedi, ero appena tornato a casa da 20 minuti di camminata a Rivabella!) ci fermiamo per il pranzo in un Centro Pokémon lungo la strada. Mangio un paio di panini con quelle famose bacche che abbiamo imparato a conoscere nei videogiochi, e devo dire che sono molto buoni. Mi spiegano delle cose sul loro mondo che io sapevo già (i Pokémon ovviamente sono famosi nel mio mondo, hanno segnato un’intera generazione): è diviso in regioni, mi fanno pure l’elenco delle città, i Pokémon sono divisi in tipi, la roba delle medaglie, le leghe eccetera, ma non volevo deluderli, dopotutto farsi spiegare le cose direttamente da un abitante del posto rende il tutto molto più interessante, chissà, potrebbe saltar fuori anche qualcosa di nuovo. Guardo il mio telefono per sapere l’ora: le 3 e 5. Ottimo, TG3 e notiziario sportivo andati. Ma sono felice lo stesso: già mi immagino la mia vita coi miei Pokémon, le nostre avventure, i possibili incontri coi leggendari… fenomenale! Usciamo tutti contenti dal Centro Pokémon e, seppur con qualche pugnetta da parte delle mie gambe, ci mettiamo in marcia a passo spedito verso la città di Arenipoli!
 
FINE

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Capitolo 3
*** Il coronamento di un grande sogno ***


Con il, anzi, la mia Riolu, ho vissuto e sto ancora vivendo un fantastico periodo. Andiamo d’amore e d’accordo, è in sostanza la mia anima fatta Pokémon. Voglio raccontarvi tutto dall’inizio; è stata un’esperienza che mi ha segnato la vita, davvero non avrei mai potuto prevedere che la mia vita avrebbe preso questa strada…
 
Il coronamento di un grande sogno
Stagione 1 Episodio 1
 
Tutto è cominciato un bel pomeriggio. Stavo camminando verso Arenipoli assieme ad Ash, Brock e Lucinda. Ero arrivato nel mondo dei Pokémon attraverso un passaggio spazio-temporale, ma che la causa di suddetto passaggio siano i leggendari Dialga e Palkia non ne ho la più pallida idea. Forse sì, forse no. Comunque, non è niente di improvviso (come accade di solito), io me lo aspettavo, ho sempre desiderato tutto ciò. Certo, un attimo di stupore c’è stato, però. Ma andiamo avanti. Durante il cammino, i miei nuovi amici mi fanno raffiche di domande sul mio mondo.
«Ripetimelo, da quale città arrivi, di preciso?» mi fa Ash, perennemente col suo Pikachu in spalla.
«Da Rimini»
«Scusami, me ne ero dimenticato. Ed è bella?»
«Certo, è favolosa, non a caso è chiamata la capitale turistica per eccellenza»
«Il tuo mondo, Mirkho, è suddiviso in regioni?» interviene Lucinda.
«Dipende cosa intendi per “regioni”. Noi abbiamo gli stati, e per passare da uno all’altro ci sono le dogane. Anche da voi è così, tra regioni?»
«Ah, capito… sì, anche da noi»
Andiamo avanti così per un buon quarto d’ora, dopodiché Ash mi fa:
«Mirkho, tu non hai ancora nessun Pokémon… vuoi passare dal prof. Rowan per fartene dare uno? Se vuoi, ti posso prestare il mio Staraptor, giacché è lontano da qui»
Già, io ero ancora senza Pokémon, ma non volevo iniziare subito, prima volevo imparare un po’ di cose su queste fantastiche creature.
«Non adesso, ti ringrazio, ma prima preferisco imparare un po’, scusami»
«Tranquillo, te l’ho chiesto solo per curiosità»
Proseguiamo ancora. Arenipoli non è lontana, mezz’oretta e ci saremmo arrivati. Poco dopo stavo ancora parlando con Ash quando il mio piede sinistro sbatte contro qualcosa. Guardo per terra e, con stupore, scopro che quello che credevo fosse un sasso, era in realtà un uovo Pokémon. Era bianco a pois verde chiaro.
«Questo è un uovo… caspita che bello» commento prendendolo in mano.
«Ora non devi più andare da Rowan» mi fa Ash «giacché non hai Pokémon, quello te lo lasciamo volentieri, così ne avrai uno. E non preoccuparti, ci siamo qua noi a consigliarti cosa fare»
«Se proprio insisti… va bene»
«Guarda, Mirkho, mettilo qua dentro, è un contenitore per uova che mi hanno dato quando ho ricevuto l’uovo di Cyndaquil» mi consiglia Lucinda.
Metto l’uovo nel contenitore, e mentre Lucinda mi aiutava a sistemarlo bene nel mio zaino, mi chiedo:
«Chissà che caspita ci faceva un uovo per terra… i casi sono tre: o qualcuno l’ha lasciato intenzionalmente qui, o a quel qualcuno è caduto per sbaglio e non se n’è accorto, o un Pokémon l’ha deposto qui»
«Non credo che sia stato deposto qui» interviene Brock «in genere i Pokémon depongono le uova in posti nascosti, al sicuro, non sul ciglio di una strada»
Arriviamo ad Arenipoli, dove Ash deve conquistare l’ottava medaglia per poter partecipare alla Lega Pokémon. Per prima cosa ci dirigiamo in un Centro Pokémon per verificare le condizioni dell’uovo.
«Tutto a posto, l’uovo è in perfetta forma» mi dice l’infermiera Joy.
Dopo averla ringraziata, usciamo e, prima di dirigerci alla palestra, facciamo un giro turistico per la
città. Arenipoli è molto bella. Una precisazione: il capopalestra di Arenipoli usa Pokémon di tipo
elettro. Chissà se ha un Jolteon, uno dei miei Pokémon preferiti…
la curiosità è tanta, ma è Ash che deve prendere la medaglia, e quindi è lui che decide quando andare. Per tutta risposta, Ash ci vuole andare subito, alla palestra. Incontriamo Corrado, il capopalestra, sull’ingresso. Ash gli annuncia la sfida, dopodiché corre dentro per prepararsi. Io e lui rimaniamo un attimo fuori a parlare. Suscito subito la sua curiosità:
«Tu non sembri di queste parti…»
«Eh se per questo non sono nemmeno di questo mondo»
«Ah sì?? Wow… e quindi arrivi per caso da… come lo chiamano… mondo reale?»
«Sì. Mi ha spinto fin qui il mio amore per i Pokémon»
«E da quale stato arrivi? Da quale città?»
«Hai presente l’Italia?»
Ci pensa su un po’, e poi mi fa:
«Ah, sì sì»
«Ecco, io sono di Rimini»
«Ah, Rimini… ne ho sentito parlare, si dice che sia uno dei migliori posti dove passare le vacanze»
«Ma tu come fai ad averne sentito parlare?»
Corrado si avvicina a me e mi sussurra nell’orecchio:
«Ti confido un segreto, ma che resti fra me e te… sono stato nel tuo mondo un paio di anni fa… in Italia… la città mi pare che fosse… Modena, o qualcosa del genere»
«Ah, Modena, sì… e cosa facevi?»
«Esplorazione del tuo mondo, volevo vedere una città, ma sappi che senza Pokémon il tuo mondo… insomma, è come se manchi qualcosa»
Gli do pienamente ragione, sono venuto qui perché, appunto, volevo diventare un allenatore di Pokémon.
«Per caso tu hai un Jolteon?» gli faccio.
«Certamente, è uno dei miei Pokémon migliori»
«Me lo fai vedere? Ti prego… mi piace troppo quel Pokémon»
«Certo, basta chiedere»
Corrado prende una Pokéball e da essa esce Jolteon. Mi emoziono:
«Mamma mia, che bello… ma ciao, Jolteon»
Lo accarezzo sulla testa, dopodiché lui mi struscia come un gatto, con tanto di leccatina.
«Ma come sei affettuoso…» commento.
«Gli stai simpatico, Mirkho. Dai, andiamo dentro, Ash ci starà aspettando»
Il capopalestra fa rientrare Jolteon nella Pokéball, ed entriamo. Io mi siedo in tribuna insieme a Lucinda e Brock… col Piplup di Lucinda, che fa un gran bordello (forse è l’unica cosa che quel poveretto riesce a fare).
La lotta comincia col botto per Ash: mette fuori combattimento un potente Luxray e un Raichu, ma poi Corrado accorcia le distanze facendo fuori il Pikachu di Ash. Poi, una fase di stallo: nessuno faceva fuori il Pokémon dell’altro, e vanno avanti per mezz’ora, tanto che me ne vado un attimo fuori a sfumacchiare una sigaretta. Quando rientro, vedo Ash che sconfigge Jolteon col suo Staraptor. “Povero Jolteon” penso fra me, ma sono comunque felice per la vittoria di Ash, che riceve la “medaglia faro” di Arenipoli.
Salutiamo Corrado, che si stava sincerando delle condizioni del suo Jolteon, poi usciamo. Dopo una ventina di secondi vengo violentemente buttato a terra da qualcuno che mi salta sulla schiena. Mi giro e mi ritrovo Jolteon addosso che mi lecca.
«Minchia, Jolteon, m’hai fatto pigliare un infarto…»
Mentre Ash mi aiuta a rialzarmi, arriva Corrado, e dopo essersi scusato, dice, seccato:
«Jolteon, ma che caspita combini? Scusami, Mirkho, è un po’ vivace… stai bene?»
«Sì, sto benissimo, non ti preoccupare… è solo un po’ affettuoso» poi mi rivolgo a Jolteon:
«Vero, Jolteon?» e lui, felice come una pasqua, mi salta di nuovo addosso, ma sto giro ho i riflessi pronti e lo prendo in braccio (con qualche fatica, perché non è un peso piuma!). Lo abbraccio e gli do un bacetto, dopodiché lo lascio per terra:
«Dobbiamo andare, tesorino, ti prometto che tornerò a farti visita, va bene? Dai, ciao»
«Già, forse un po’ troppo affettuoso. Ciao ragazzi» commenta Corrado.
«Ciao Corrado, buona giornata» lo salutiamo tutti insieme. Mentre ci allontaniamo, mi volto ancora e vedo Jolteon col musetto triste che mi fissa. Lo saluto colla mano seguito da un occhiolino. Lui risponde col suo verso, che imito subito dopo. Jolteon, felice, si mette a saltellare, dopodiché Corrado lo fa rientrare nella Pokéball.
«Wow, Mirkho, hai imitato alla perfezione il verso di Jolteon, come fai?» mi chiede stupito Ash.
«Non lo dico per vantarmi, ma io sono un bravo imitatore»
«Apperò, e sai fare i versi dei Pokémon?»
«I più semplici, per esempio… guarda, ti imito un Buizel, sta’ a sentire»
Faccio il verso di un Buizel, e pochi istanti dopo il Buizel di Ash gli salta fuori dalla Pokéball. Mi abbraccia la gamba destra, mi guarda e mi fa:
«Buì-buì»
«Scusami, stavo solo imitando il tuo verso, non ti volevo disturbare, tranquillo»
Ash prende la sua Pokéball e fa:
«Buizel, ritorna e resta dentro, per favore»
Dopo averlo fatto rientrare, proseguiamo il cammino. Passano cinque minuti e all’improvviso sento una musica. Dopo averla riconosciuta come “Poker Face” di Lady Gaga, appoggio lo zaino.
«Ma che è sta musica? Non la conosco» Ash mi guarda come un alieno.
«È il mio telefono, scusami» tiro fuori il telefono e leggo che a chiamarmi è mia cugina. Rimango basito per qualche secondo, come faccio a ricevere una chiamata da un cellulare che è in un altro mondo? Io rispondo:
«Pronto»
«Alleluia, ti davo per disperso»
«Macché disperso, piuttosto, che c’è?»
«L’Yle la settimana prossima vuole andare al RiminiComix, vuoi venire anche tu?»
«Sì, va bene, che giorno di preciso?»
«Eh ancora non so, ti richiamerò appena avrò dettagli ulteriori, ok? Tu, piuttosto, dove sei?»
A sentire questa domanda mi salta il cuore in gola.
«Sarò fuori da amici per un po’, comunque penso di esserci per il RiminiComix»
«Ok, ti saluto, ciao»
«Ciao»
Mentre mi metto il telefono in tasca, commento:
«Caspita, è riuscita a chiamarmi dal mio mondo, questa»
«È un mistero, davvero… piuttosto, se mi è permesso, chi era?» mi chiede Brock.
«Mia cugina… questa mi ha chiesto dov’ero adesso, le ho dovuto dire una palla perché se le dicevo che sono nel mondo dei Pokémon, mi spediva dritto al ricovero»
«Ah già, che i Pokémon non ci sono nel tuo mondo… allora hai fatto bene» mi fa Lucinda.
«E cos’è questo RiminiComix?» mi fa Brock.
«È la fiera dei manga e degli anime. Non ci crederete, ma ve lo devo dire… non ci sono i Pokémon nel mio mondo, ma ci fanno i cartoni animati e i pupazzetti!»
«Cosa??? E come fanno se non…»
«Tutto è partito 14 anni fa, quando un giapponese giurò di esserseli sognati di notte… e non a caso, i protagonisti siete voi tre»
«Quindi siamo famosi? Che bello che bello ho sempre desiderato essere famoso!!» esulta Brock.
«Quindi nel tuo mondo ci conoscono?» mi chiede Ash.
Io gli rispondo di sì.
Si era intanto fatta ora di cena. Il sole stava tramontando all’orizzonte; faceva caldo, è estate lì come nel mio mondo. Sistemiamo i sacchi a pelo, dopodiché ci sediamo per terra. Per cena mangiamo un delizioso piatto a base di bacche cucinato da Brock (seriamente, questo me lo vorrei portare nel mio mondo per farlo partecipare alla “Prova del cuoco”). Poco dopo ci mettiamo a dormire. Tiro fuori il mio uovo dallo zaino per fargli prendere un po’ d’aria. Lo osservo per un po’, poi auguro la buona notte ai miei amici. Dopo non ricordo più nulla.
Mi sveglio perché vedo delle luci potenti e psichedeliche. Guardo l’ora, le 2 e mezza di notte.
Credendo che fossero i miei amici, dico seccamente:
«Ma insomma, spegnete ‘ste luci!» ma poi crollo nuovamente.
Mi sveglio la mattina seguente e noto subito qualcosa di strano: avevo il sacco a pelo chiuso. Ricordo benissimo di averlo lasciato tutto aperto perché avevo voglia di dormire così. Ash, Brock e Lucinda dormono ancora.
«Ma che cazzo ci fa il sacco a pelo chiuso? Mi pareva di averlo lasciato aperto»
Lo apro e, uscendo, sento che c’è qualcosa nel mio sacco a pelo. Mi tiro fuori e, aprendolo tutto, ho una, a mio dire, bellissima sorpresa: lì tranquillo, che dormicchia ancora, c’è un Riolu!!! Io rimango a bocca aperta, gemendo, per qualche istante, poi mi volto e vedo i pezzi di guscio del mio uovo sparsi vicino al mio sacco a pelo. Allora lo intuisco subito: Riolu è il Pokémon che avevo nell’uovo! Sono felicissimo, perché l’evoluzione di Riolu, Lucario, è il mio Pokémon preferito in assoluto!!! E anche perché Riolu è ugualmente molto simpatico, con quel musetto da giocherellone.
Proprio mentre lo stavo guardando, si sveglia. Si mette seduto, e mi guarda.
«Wow… Riolu…» sono emozionatissimo.
Il mio nuovo Pokémon mi sorride come per salutarmi e, prima che io potessi fare qualcosa, mi salta addosso e mi abbraccia. Lui è molto più leggero di Jolteon, per fortuna (ieri, quando ho preso Jolteon in braccio, mi stava venendo un’ernia del disco, per la cronaca).
«Che bello… il mio primo Pokémon… ehm… scusami… sempre che tu voglia venire con me… ecco… non ti obbligo…»
Riolu annuisce, e io lo accarezzo sulla testa. Poi lo prendo in braccio, incrocio le gambe e su di esse ci sistemo Riolu.
«Quelli sono i miei amici. Te li presento?»
Lui emette il suo verso e sorride. Come per dire di sì. Allora sveglio la banda, anche perché il sole era già alto nel cielo.
«Ragazzi, sveglia, guardate chi è uscito dall’uovo stanotte!»
Ash si alza sobbalzando:
«Cosa?? Si è schiuso l’uovo?»
Seguono Brock e Lucinda:
«Qual è il tuo primo Pokémon, Mirkho?» mi chiede ansiosa la ragazza.
«Eccolo qui, sulle mie gambe»
Vedono Riolu seduto in braccio a me, e anche loro si emozionano:
«Wow, Mirkho… quello è un Riolu!!» fa Brock.
«È bellissimo» commenta Lucinda.
«E anche molto simpatico… sei fortunato, Mirkho» conclude Ash.
«Che dici, Riolu, facciamo colazione?» gli chiedo.
Il mio Pokémon si mette a saltellare felice.
«Ecco qua un bel piattone, allora»
Gli faccio trovar pronto un piatto di cibo per Pokémon. Riolu mi sorride di nuovo, poi si azzuffa nel piatto.
«Questo qua prima mi ha segregato nel sacco a pelo (ha chiuso proprio tutto), poi ci si è infilato dentro»
«Eh eh, segno che ti vuole già bene» commenta Ash.
Facciamo colazione, ritiriamo i sacchi a pelo e discutiamo sul dove andare.
«Ash, tu ora devi fare la Lega, vero?»
«Sì, ma tranquillo, comincia fra un mese, un casino di tempo»
«Brock, Lucinda, anche voi siete liberi?»
Loro rispondono di sì.
«Mi sapete dire dove si trovano ora Dialga e Palkia? Sono arrivato qui con un passaggio spazio-temporale, quindi penso che mi dovrei recare da loro se devo tornare nel mio mondo»
«Hai perfettamente ragione, Mirkho. Dovrebbero trovarsi in cima al Monte Corona»
«Grazie, Ash… non è un problema per voi se mi ci accompagnate, così poi ci salutiamo là?»
«No affatto, anzi, saremmo ben felici»
«E guardate che ritorno, poi, torno nel mio mondo solo per far felice mia cugina che vuole andare
al RiminiComix»
«E chi ha detto niente, è abbastanza intuibile ora che hai un Pokémon» replica Lucinda.
Ci mettiamo in cammino per farci un giro e per far prendere un po’ d’aria a Riolu. Ma non è ancora tanto bravo a camminare, giusto qualche passetto e poi traballa. Allora ho un’idea: porto Riolu sulle spalle, idea di cui il piccolo è felicissimo. Ogni tanto ‘sto pirlotto mi copre gli occhi con le sue zampe, come se volesse giocare a “chi è?”… insomma, è roba che fanno i bambini piccoli. Io, per non deluderlo, sto al gioco (la regola fondamentale di un allenatore è soddisfare, oltre che i propri, anche i desideri del proprio Pokémon, prestandogli le dovute attenzioni), ma dopo la 40a volta che mi fa dire “chi è? Non lo so”, gli dico:
«Riolu, te prego, famo ‘na pausa, non ne posso più»
Questo mica si stanca eh… c’ha ‘na vitalità che ti impressiona.
Quando poi decido di andare sul Monte Corona, prima avviso i miei amici, poi dico a Riolu:
«Riolu, ascoltami. Adesso devo andare sul Monte Corona per andare da Dialga e Palkia. E sai perché? Te lo devo dire… io non sono di questo mondo. Vengo da un altro mondo, dove non ci sono Pokémon. Voglio essere sincero con te, perché ti voglio bene. Allora, ti vorrei portare con me, ma prima volevo chiedertelo: vuoi venire con me nel mio mondo? Sta tranquillo, non ti succederà niente, te lo prometto. Io sono venuto qui perché amo i Pokémon»
Riolu mi guarda un attimo coi suoi occhioni, ma poi sorride e mi abbraccia felice.
«Lo prendo per un sì» commento.
«Ash, scusami, sono arrivato da poco, non ho ancora fatto lotte e di conseguenza gli unici soldi che ho sono un paio di monete che ho raccolto per strada… mi presteresti una tua Pokéball vuota? Per il mio Riolu…»
«Ma certo, non chiederlo neanche, ti do tutte le Pokéball che vuoi» mi risponde porgendomene una.
«Appena potrò te ne compro una nuova»
«Non disturbarti, è un piacere aiutare gli amici»
Mi avvicino a Riolu, e gli chiedo:
«Allora, Riolu» lui si volta, mi guarda, io gli mostro la Pokéball:
«Vuoi essere un mio Pokémon?»
Lui felice salta. Io per qualche millesimo di secondo rimango nel pallone, perché nessuno mi ha mai spiegato come lanciare una Pokéball. Poi mi vengono in mente gli episodi che guardo sempre, e lì mi è tutto più chiaro. Lancio la sfera addosso a Riolu, si apre, e il piccoletto entra. La sfera cade a terra, comincia a ballare emettendo un suono, per qualche secondo. Poi, un suono più forte, e la Pokéball si ferma.
«Bravo, Mirkho, ce l’hai fatta, la tua prima cattura!» si complimenta Ash.
Io prendo la mia Pokéball, la guardo e, immaginando di parlare a Riolu, dico:
«Grazie mille Riolu, mi hai reso felice»
Il Monte Corona è abbastanza lontano da Arenipoli, per questo ci avvaliamo dello Staraptor di Ash e del Togekiss di Lucinda.
Ci fermiamo presso un fiume per riposarci un po’. Ho fatto uscire Riolu per fargli fare un giretto. Dopo una decina di minuti, stavo mangiucchiando qualcosa, quando sento Riolu gridare. Mi volto e lo vedo annaspare nell’acqua per tenersi a galla. La terra sotto le sue zampe aveva ceduto.
«Nooo! Riolu!! Resisti, sto arrivando!!»
Mi tolgo rapidamente la maglietta e mi tuffo in acqua. La corrente è fortissima, probabilmente c’è una cascata. Nuoto rapidamente verso Riolu, quando lo raggiungo, gli urlo:
«Riolu! Prendi la mia mano, svelto!»
Lo afferro, ma stavamo per essere presi dalla cascata. Quando ci stavamo preparando ad affrontarla, davanti ci ritroviamo un Buizel che con una specie di salvagente attorno al collo ci riporta a riva nuotando. Scopro poi che è il Buizel di Ash; lo ringrazio e mi stendo, stremato. Mi asciugo, vengo raggiunto dal mio Riolu tremolante, asciugo anche lui e mi rimetto la maglietta.
Riolu, dopo essersi seduto sulle mie gambe, comincia a piangere, probabilmente per lo spavento. Mi guarda con i lacrimoni agli occhi e mi abbraccia. Lo accarezzo e cerco di calmarlo:
«Oh, Riolu… hai avuto tanta paura, vero? Anch’io…»
Gli do qualche bacetto ogni tanto.
«Potremmo provare a dargli una baccarancia, ma il problema è trovarle…»
«Tranquillo, Brock, ce le ho»
«Le hai? Davvero?»
«Sì, prima, mentre giravo, ne ho prese un po’ nel caso mi venisse fame da un momento all’altro»
«Ottimo, bravissimo!» si congratula Ash.
Ne do una a Riolu. Dopo averla mangiata, mi si addormenta in braccio. Per permettergli di riposare, rimaniamo lì una mezz’oretta, poi riprendiamo il viaggio verso il Monte Corona.
Appena arrivati, ci incamminiamo. Per tutto il pomeriggio andiamo avanti a scalare, finché non ci fermiamo per passare la notte. Faccio uscire Riolu per permettergli di dormire con me. Quando stavo per addormentarmi, sento un bacetto sulla guancia.
«Riolu» sussurro «cosa c’è, cucciolo? Non riesci a dormire?»
Riolu mi abbraccia e si appoggia a me.
«Allora, ti vado bene come allenatore? Sei felice?»
All’improvviso, forse come risposta, Riolu mi bacia sulla bocca!! Per un po’ rimango stranito, ma poi capisco:
«Riolu, allora sei una femmina… wow… grazie mille, ma non credo possa funzionare. Però ti voglio bene lo stesso, non ti preoccupare»
Riolu si struscia, poi chiude gli occhi e si addormenta.
La mattina dopo, finita una veloce mangiata, raggiungiamo un luogo chiamato “Vetta Lancia”, strapieno di colonne.
«Dovrebbero essere qui» fa Ash, guardandosi intorno.
All’improvviso, una potente luce bianca ci avvolge. Dopo una decina di secondi, quando scompare, davanti a noi stanno due Pokémon giganteschi, uno blu scuro, quadrupede, l’altro bianco a strisce rosacee, bipede.
«Dialga… Palkia…» gemo.
Ash, Brock e Lucinda osservano con uno sguardo a metà tra l’incredulo e il meravigliato. Comincio a parlare loro, inchinandomi:
«Dialga, padrone del tempo, Palkia, padro…»
Vengo interrotto ancora da Poker Face (ossia il mio telefono). Sbuffo violentemente, chiedo infinitamente scusa ai due Pokémon leggendari e rispondo a mia cugina:
«Burdèla!! Ta’ me rot e’ caz!! Sa vo???»
«Calma, calma… ti stiamo aspettando, è arrivata anche la Lucy»
«… sì, ok. Dove siete allora?»
«Davanti a casa dell’Yle, ma non possiamo aspettare tutta la vita, il RiminiComix non dura per sempre»
«Sì ma te hai detto che mi avvertivi e invece non mi hai avvertito un cazzo. Meno male che stavo tornando oggi dal mondo dei Pok… eehh no cioè… da casa di amici miei…»
«Stai tornando da dove?»
«No, no, niente, ho sparato una minchiata… sono a casa, da me, dammi il tempo di prepararmi e vi raggiungo»
«Sì ma fa presto. Comunque scusa se non ti ho avvertito, mi sono scordata…»
«Vabbè. Sto arrivando, ciao»
«Ok, baci ciccio»
Riattacco e chiedo nuovamente scusa ai due Pokémon, dopodiché ricomincio il discorso:
«Dialga, padrone del tempo, Palkia, padrone dello spazio, per favore, ascoltatemi. Sono venuto qui con l’intenzione di chiedervi una cosa importante. Per caso, siete stati voi a portarmi qui dal mio mondo?»
Loro mi guardano attentamente, e poi sento delle voci:
«Sì, tutto ciò è opera nostra»
«S-Siete voi che… state parlando…?»
«Sì, grazie alla telepatia»
«Wow… ecco, volevo chiedervi se potevo tornare nel mio mondo, perché… avete sentito, no? Mia cugina vuole portarmi ad una fiera… e sono venuto a chiedervi come fare»
«Adesso provvediamo. Mirkho, ti è piaciuta questa prima esperienza?»
«Molto. Grazie mille per avermela concessa. Ho già un Pokémon, un Riolu, di cui mi sto prendendo cura…»
«Bene… non fare quella faccia, Mirkho! Non è l’ultima volta che vieni qui! Guarda, adesso ti facciamo un regalo, allontanati un attimo»
Do loro ascolto, e mi allontano. Loro uniscono i loro poteri “Fragortempo” e “Fendispazio”, e da essi compare una specie di medaglietta.
«Ecco, con questa potrai venire qui e tornare a casa tutte le volte che vorrai»
La prendo e me la metto al collo.
«Grazie mille»
Loro poi mi aprono un passaggio spazio-temporale.
«Questo portale ti porterà nel tuo mondo. Ci si vede»
«Perfetto. Grazie ancora»
«Un’ultima cosa. Tua cugina è sempre così possessiva nei tuoi confronti? Cavolo, si vede!»
Un po’ imbarazzato, rispondo:
«Eeh… sì, eh eh... come rompe le palle lei non lo fa nessuno...»
Vado dai miei tre amici, e li saluto.
«Ci vediamo, ragazzi, alla prossima»
«Ciao Mirkho, divertiti»
Li abbraccio, dopodiché faccio entrare Riolu nella Pokéball ed entro nel portale, salutando tutti un’ultima volta.
Dopo qualche secondo all’interno del buio tunnel, mi ritrovo in camera mia, al secondo piano di Via Livenza 26 a Rimini. Guardo in giro, poi afferro la mia Pokéball e faccio uscire Riolu. Anche il mio Pokémon guarda in giro, curioso.
«Ecco, cucciola, questa è casa mia. Riolu, tu stai avendo un privilegio unico: sei il primo Pokémon in questo mondo!!»
Sì, perché Corrado mi ha detto che quando era arrivato nel mondo reale non aveva portato Pokémon per ovvii motivi.
Riolu mi guarda felice e poi si mette a girare per la stanza. Poi usciamo dalla mia camera e gli faccio visitare il resto della casa. Quando arriva sul terrazzo, si meraviglia: si vedono le colline e sullo sfondo il sole che stava già cominciando a tramontare. Io vedo Ylenia, Lucia, Davide e gli altri che mi stanno aspettando di sotto. Faccio subito entrare Riolu in casa, se lo vedessero…
Entro anch’io per prepararmi. Mi metto i primi vestiti che trovo, poi, prima di scendere, coccolo Riolu per un po’. Ma ecco i guai: mia cugina mi entra in casa dalla porta (anche lei ha le chiavi, dopotutto abita al piano di sotto), e corre verso camera mia. Non ho più il tempo, ormai, di mettere Riolu nella Pokéball. La fermo prima che lei possa aprire la porta della mia camera:
«Giulia, ti prego, fermati, non entrare»
«Perché?»
«Non vorrei che tu urlassi… qua dentro… c’è un Pokémon»
«Eeh??»
Faccio sedere Riolu sulle mie gambe.
«Puoi entrare, ma ti prego… non urlare… non ti farà niente»
Giulia apre la porta, e vedendomi accarezzare sulla testa il mio Riolu, lascia cadere la borsa.
«Q-Qu-quello è… è un Pokémon?!»
«Sì, Giulia, è una femmina… è anche simpatica… te lo giuro, non ti fa niente»
Riolu balza in avanti verso di lei, ma Giulia fa un salto all’indietro. Quando il mio Pokémon allunga una zampa, lei sembra calmarsi un po’, e, quando arriva a contatto con Riolu, sussurra:
«Ma allora… esistono veramente… allora tutte le cose che dicevi sui Pokémon erano vere!»
«Te l’ho detto… io non sparo mai stronzate»
«Quindi sei stato… nel… nel mondo dei Pokémon???»
«Sì, ho deciso di diventare un allenatore di Pokémon. Però, ascolta una cosa: tutto ciò non deve
uscire da questa casa, intesi? Se si dovesse sapere in giro, il mio Pokémon diventerebbe una cavia da laboratorio! Al massimo possiamo dirlo all’Yle, alla Lucy, di cui ci fidiamo, o ancora meglio, a Jaco, che anche lui è un fanatico di Pokémon, ma che tutto ciò non esca da questa parte di via, ok?»
«Intesi. Hai la mia parola, Mirkho. Che Pokémon è?»
«È un Riolu, guarda com’è simpatica la sua faccia»
Mia cugina si abbassa verso Riolu, le afferra le zampe e fa:
«Lo prometto anche a te; ti proteggeremo a qualunque costo»
Riolu, forse per risposta, si struscia contro le sue guance. Cosa penso? Che Giulia ci sta prendendo sempre più confidenza.
«Dai, Giulia, andemm, che femm tardi. Mangiamo là, vero?»
«Certo, abbiamo programmato tutto. Con Riolu cosa fai?»
«Eh… certo, non me lo posso portare dietro… devo per forza lasciarlo a casa, chiudiamo a chiave e siamo a posto»
«Così siamo poco a posto – mi fa Giulia indicando la porta d’ingresso – quella bacucca della nostra cara nonna c’ha le chiavi come ce le ho io come ce le hai te, lo sai che aspetta che ce ne andiamo per seminare una disgrazia»
Sbuffo, poi prendo Riolu in braccio e le dico:
«Riolu, ascolta, noi adesso ce ne andiamo via un attimo, ma poi torniamo, tranquilla. Non ti possiamo far venire con noi perché c’è molta gente, e in questo mondo succederebbe un casino. Rimani qui e fa’ pure quello che vuoi, e se arriva qualcuno che non siamo noi, nasconditi, ok?»
Il mio Pokémon annuisce, e corre a stendersi sul divano in sala. Non la faccio stare nella Pokéball per tre ore o forse più… io mi fido di lei, sono certo che se le dico qualcosa, lo fa perché sa che è per proteggerla. Noi usciamo, chiudiamo a chiave e scendiamo le scale. Raggiunti gli altri, ci mettiamo in marcia verso la nostra fermata del pullman.
Solo che i biglietti non li abbiamo. Nessun problema, sono mesi che giriamo colla linea urbana di Rimini senza sborsare un centesimo per il biglietto, tanto dobbiamo fare due fermate. Scendiamo davanti al Grand Hotel, l’unico hotel a 5 stelle di Rimini e della riviera, e lì davanti c’è il capannone del RiminiComix. Entriamo e cominciamo a farci un giro. Ci sono fumetti, DVD, gadget di tutti i cartoni animati, Pokémon inclusi. Mi compro un portachiavi di Jolteon, qualche carta, un DVD con alcuni episodi e, quando vedo un peluche che raffigurava Riolu, non esito a comprarlo. 30 €, ma ne vale la pena, non vedo l’ora di mostrarlo al mio Pokémon. Alto 40 cm, è proprio perfetto. Essendo grande, chiedo una borsa dove metterlo. Poi, proseguo il giro, i capannoni sono un casino e tutti molto grandi.
Quando arriva l’ora di cena, verso le 7 e mezza, chiedo a mia cugina dove andiamo a mangiare.
Lei ci porta fuori dai tendoni e ci ferma davanti a una bancarella di cucina giapponese.
«Ossignore, proprio qui? Lo sai che non mi piace la cucina giapponese… una pizza come tutti i cristiani no?»
«Guarda che non è proprio giapponese, semplicemente è pasta da mangiare colle bacchette»
Solo che la pasta è dentro dei barattoli di cartone. Io a mia cugina la guardo strana. Ci sono diversi gusti: pasta e pancetta, pasta e verdure, pasta e prosciutto, per elencarne alcuni. Io prendo quella con la pancetta. Quando lo apro… è il colmo! La pasta è tutta dura, fatta a mo’ di cilindro.
«Oddio, che è sta roba?? Me la devo mangiare?? Senti, Giulia, eh… la prossima volta andiamo in pizzeria!»
«Infatti la devi riempire coll’acqua calda del distributore lì dietro, che poi va come brodo»
«Mamma mia…»
Giuro, la prossima volta o andiamo in pizzeria o mi porto la cena al sacco.
Dopo, giriamo ancora un po’, poi riprendiamo il pulman e torniamo a casa. Staremo tutti un po’ dall’Yle, poi ognuno tornerà a casa.
Mentre la Lucy, Davide, il cugino dell’Yle e gli altri rimangono giù, io e mia cugina torniamo un attimo in casa mia a recuperare Riolu, con l’intenzione di mostrarlo prima a Jacopo, fratello di Ylenia, anche lui mio amico d’infanzia.
Entriamo in casa, e chiamo Riolu. Lei ci raggiunge subito festosa.
«Te la sei passata bene, cucciola?»
Riolu fa il suo verso felice.
«Riolu, guarda, ho preso un regalo per te, spero che ti piaccia»
Tiro fuori il pupazzo e glielo mostro. Lo prende, se lo rigira più volte, poi mi guarda con un sorriso.
Mi salta addosso e mi abbraccia con una potenza micidiale. È proprio felice. Mi lecca pure. Ho reso il mio Pokémon felice, proprio come volevo. Corre subito in sala a giocarci.
«Per la prima volta hai fatto un acquisto azzeccato» mi fa mia cugina.
«Senti chi parla… chi ha speso miliardi di euro in abbigliamento e gioielli non necessari! E poi non so che ne fai di tutta quella roba…»
Giulia mi manda a cagare spintonandomi leggermente.
Raggiungo Riolu e le faccio:
«Tesorina, ti va se ti presento un amico? Ama molto i Pokémon, sarà felice di vederti»
Riolu scatta in piedi e mi afferra una gamba.
«Ok, allora andiam…» vengo interrotto da una voce che conosco:
«Giulia! Giulia! Giulia»
È la Lucy!! Mia cugina tenta di fermarla:
«Ehm… Lucy, non adesso»
«Mi sono scordata di darti la…»
Ma quella mi piomba in sala, vede Riolu e lo osserva sbalordita. Io sussurro:
«Eehh… Lucy… questo è Riolu… è un Pokémon…» cominciando già a pensare ad un imminente disastro. Lei, invece, si mette le mani sulle guance, diventa rossa e fa:
«Wow… che carinooooo!!!! Da dove arriva?»
«D-Da poco fuori Arenipoli, regione di Sinnoh, mondo dei Pokémon»
«Maddai… allora ci sono davvero! Posso accarezzarlo?»
«Eh, fa’ pure. Riolu, lei è Lucia, mia amica d’infanzia»
Lucy se lo prende in braccio e comincia a coccolarlo.
«Lucy, ascoltami attentamente. Faccio a te lo stesso discorso che ho fatto a Giulia. Non devi parlare, se non con me o con mia cugina, di tutto ciò. Ne va della sua vita, ok? Per favore»
«D’accordo, Mirkho. Proteggeremo il nostro segreto»
Lo lascia giù e comincia a scendere. Guardo Riolu e le faccio:
«Dai, che stanno cominciando tutti a volerti un po’ di bene! Ah, piuttosto, mentre eravamo via, è venuto su qualcuno?»
Riolu annuisce.
«Una signora anziana, che cammina barcollando… quasi totalmente rincoglionita…?»
Annuisce di nuovo, convintamente.
«Ecco, l’avrei intuito… figuriamoci se quella non si fa i cazzi suoi una volta nella sua vita… e ti ha visto? Dove ti sei nascosta?»
Mi porta davanti all’armadio in camera mia, lo apro e noto che si è fatta una specie di cuccetta colle coperte invernali che stavano lì.
«Wow, brava, davvero! Brava come quando mi hai serrato nel sacco a pelo!»
«Serrato…?»
«Sì, Giulia. Quando ancora stavo nel mondo dei Pokémon… guarda, ti racconto tutto dall’inizio. Mentre camminavo coi tre famosi “girovaghi”, li conosci anche tu, sicuro, ho trovato un uovo per terra. Me lo sono tenuto, e dopo due giorni si è aperto, ed è uscito Riolu. Non sai quanto ero emozionato… la prima cosa che ha fatto è stata chiudermi tutte le cerniere del sacco a pelo! Si è schiuso di notte, mentre dormivamo… ah, che momenti…»
«Wow… cavolo, Mirkho, mi fai venire una voglia matta anche a me di diventare un’allenatrice…»
«Ah, nessuno te lo vieta… se ti va, ci facciamo la regione di Sinnoh intera»
«Ed è grossa ‘sta regione?»
«Mah, ho visto delle carte… è grande più o meno come mezza Europa, se non di più…»
«Apperò! Non tutta a piedi eh…»
«Ah, sicuro… o ci portiamo le bici o i motori»
«Nel passaggio ci passano pure i motori???»
«Ah, ci puoi far passare anche un aereo di linea se vuoi!»
«Eh ma… mia madre come la prenderebbe la cosa? Quella se vede i Pokémon fa casino… non sono del nostro mondo, se li prende come alieni siamo fottuti!»
«Ma se non gliene fotte un cazzo di niente e di nessuno… vuoi che si preoccupi per un Pokémon… intanto cerchiamo di non mostrarglielo, poi vedremo come si evolverà la cosa»
«Già… spero bene»
La faccio rientrare nella Pokéball solo per fare il tratto da casa mia a quella di Jaco per sicurezza. Una volta nell’androne di suddetta casa, la faccio uscire e, prendendola in braccio, la porto su per le scale. Entriamo. Faccio tenere Riolu a mia cugina. Trovo Jacopo in camera dei suoi a giocare a quella schifezza di Mortal Combat 3 per PS3.
«Jaco!»
«Wei burdèl! Tutto bene?»
«Sì. Ho qualcosa da farti vedere»
«Eh? Un momento…»
Totalmente assorto!!!
«Jaco… ehi! Dai, staccati un attimo da lì e guarda se mi sai dire qualcosa di ‘sto Pokémon»
Entro nella stanza con Riolu. Jaco gira la testa, vede Riolu, mette in pausa il gioco e si toglie gli occhiali da sole.
«M-Ma… d-dove l’hai preso??? Da dove arriva???»
«Sapevi che il mondo dei Pokémon esiste veramente?»
«No… wow, bellissimo… incredibile… aspetta, questo… è un Riolu, vero?»
«Giusto. Ed è l’unico Pokémon in questo mondo. Capito? L’unico!»
«E ce l’hai tu??? Mamma mia, che fortunato che sei…»
Lo accarezza sulla testa.
«E che mosse usa?»
«Eh, ancora non lo so, è nata da una settimana neanche…»
«Più lo vedo, e più ho voglia di andare in quel mondo a diventare un allenatore…»
«Io sì! E volevo sapere se qualcuno voleva partire per quest’avventura, voi che siete i miei amici d’infanzia… da solo mi annoio»
«Io ci metto la firma! Sarebbe un’esperienza unica… incontrare anche i leggendari… wow, solo a pensarci mi emoziono!»
«Non sei l’unico…»
Poi, arriva una voce da dietro:
«Possiamo venire anche noi?»
Mi giro, e sulla porta ci sono Ylenia e Davide. Giulia ha raccontato loro tutto.
«Amici… certo! Sì! Tutti insieme!»
Davide e Ylenia si coccolano Riolu, anch’essa emozionata.
«Però… i vostri genitori…»
«Mia madre è d’accordo. Giulia le ha fatto vedere le foto del tuo Pokémon ed è d’accordo, a patto che ci facciamo sentire ogni tanto. E manterrà il segreto»
«E tua madre, Yle?»
Sua madre compare da dietro:
«D’accordissimo. A giudicare dal tuo… come si chiama… Pokémon, sembra che siano tutti così… no?»
«Sì, dipende… comunque, quasi sempre sì»
Non mi sono mai sentito così felice in vita mia. Passa mezz’ora, dopodiché io e Giulia torniamo a casa. Ci salutiamo, lei entra in casa sua, io e Riolu nella mia. Una veloce lavatina e poi a letto, io e Riolu insieme sotto le coperte, abbracciati.
La mattina dopo vengo svegliato da Riolu. Sicuramente ha fame… guardo l’ora, le 10 e mezza inoltrate. Mamma mia, che dormita, mi sa che ha fatto bene a svegliarmi, perché magari dormivo fino all’una come una settimana fa… io sono così, fancazzista orgoglioso, le uniche attività che faccio sono mangiare, cagare, pisciare e dormire! Vabbè, chiudiamo questa inopportuna parentesi e andiamo avanti. Io faccio colazione in maniera un po’ strana, un panino con prosciutto cotto e maionese. Quando chiedo alla mia tesorina cosa vuole mangiare, quella apre il frigo e mi sventaglia in faccia un Kinder Fetta al Latte. Io ci rimango così…
«Ah, se ti piace, mangiatelo pure, nessuno te lo vieta, tesoro»
Lei lo scarta e se lo mangia in tre morsi; dopotutto, è la più morbida delle merendine. Poi mi stendo in sala a guardare un po’ di TV. Riolu mi raggiunge e si stende con me. Guardo un telegiornale, e ogni tanto do a Riolu un bacetto. Nel telegiornale non ci sono altro che notizie di morti ammazzati, investiti, uccisi dai talebani in Afghanistan… che schifo… questo è il mio mondo. «Vedi, Riolu… tutto ciò è il mio mondo. Qui si muore che è un piacere, anzi, un dispiacere. Si muore per nulla, anche per motivi banalissimi. Io non mi ci sono mai rispecchiato. Qui a Rimini, dove vivo, è quasi sempre tutto tranquillo, ma in altre parti succede di tutto. Non aspettavo altra occasione, quella di conoscere l’esistenza di un altro mondo più pacifico e tranquillo. Il mondo dei Pokémon, appunto. Ed è per questo che, Riolu, ho intenzione di trasferirmi lì, un giorno. Per stare in un mondo più tranquillo, ma anche per stare colle creature che amo da sempre. Voi Pokémon, appunto. Questa è una confessione che ti volevo fare da tempo, ma non ne ho mai avuto l’occasione»
Il mio Pokémon si avvicina alla mia faccia e mi rifila una leccatina, e mi abbraccia. Io faccio altrettanto, e le do un altro bacetto sulla fronte.
«Oh, Riolu, tu sì che mi capisci… ti voglio bene, cucciola mia»
Altra leccatina da parte di Riolu, poi si struscia e si appoggia a me. Non desideravo altro nella mia vita… diventare un allenatore di Pokémon… ora quel sogno è realtà! Devo solo trovare il coraggio di dirlo ai miei genitori… se riuscissero a capacitarsene, io mi toglierei immediatamente da quella scuola di merda che sto facendo ora, un ITAER, l’aeronautico, per cambiare totalmente vita, dedicarmi in pieno ai Pokémon, guadagnando soldi (i “Poké”) con le lotte, e con i soldi farmi una vita in quel mondo. È tutto ciò che voglio, ora. E un giorno ce la farò.
Qualcuno bussa alla porta, apro e trovo mia cugina con l’Yle.
«Salve, ragazze… ditemi»
«Mah, niente, volevamo chiederti se volevi venire con noi a fare un giro…» mi fa mia cugina.
«Eh… io verrei volentieri, ma Riolu…»
«Ce lo possiamo benissimo portare dietro… prendi la bici col cestino e lo copriamo…»
«Sì, così poi crepa… fuori fa un caldo della madonna!»
«Certo che lasciamo qualche apertura eh…»
«E va bene, allora. Vado a cambiarmi e arrivo. Piuttosto, avete già cominciato a prepararvi per l’avventura?»
«Ah, mio fratello ha già fatto lo zaino! Non vede l’ora» fa Ylenia.
«Eh ok. Devo solo trovare il modo di dirlo ai miei…»
«Mia mamma si è presa la briga di avvisarli, lo farà non appena possibile, tranquillo»
«Bene, grazie Yle»
Mi preparo, mi pettino i lunghi capelli e scendiamo, facendo attenzione a mia nonna. In garage, prendo la bici di mia zia, è l’unica che ha il cestino. Ci metto dentro Riolu, poi con delle coperte leggere fatte di tessuto, la copro, lasciando scoperta la faccia e le estremità delle zampe.
Ci avviamo verso il centro storico di Rimini. Per fortuna, nessuno sembra accorgersi di nulla. Mi fermo in un’edicola a prendere il giornale sportivo, poi, quando ci fermiamo in una pasticceria, Giulia e Ylenia comprano pasticcini, e io resto a guardia del mio Pokémon. Per tutto il tempo ho una paura allucinante, perché se il mio Riolu venisse scoperto, sarebbero successi casini. E quindi, fino a quando non ritorniamo a casa, non mi sento sicuro. Riolu alza un attimo la testa per vedere meglio, ma io la fermo:
«Riolu, stai giù, se ti vedono sono cazzi ok? È per il tuo bene! Ti prego, stai giù, almeno fino a quando non ripartiamo»
Lei mi sorride e annuisce, e si sistema comodamente nel cestino. Poi, vengo raggiunto dalle due donne:
«Tutto ok, Mirkho?»
«Finora nessun problema, ma ho un po’ di paura, ad essere sincero. Faremo meglio a tornare a casa»
«Va bene, non corriamo ulteriori rischi. A casa»
Torniamo in fretta a casa, passando per la strada più breve. Riolu per fare le scale saltella, facendo 2-3 gradini alla volta. Rientriamo in casa mia tutti e quattro.
«Benissimo. Missione compiuta» esulto.
«Adesso noi andiamo, ok? Dobbiamo sbrigare un po’ di cose»
«Va bene, adesso anch’io me ne rimarrò un po’ per i cavoli miei, mi devo riposare, eh eh»
«Pigrone!»
«Mo smètla!»
«Scherzo! Piuttosto… ti va se mangiamo da te, per evitare che mia mamma veda Riolu?»
«Ma certo! Stavo quasi pensando la stessa cosa! Se per voi va bene, allora siamo d’accordo»
«Certo, ci stai, Yle? Ok, perfetto! Ciao, ci vediamo stasera, dopo cena facciamo un giro fino al bar lì a Viserba ok?»
«Ok, ciao, a stasera» la salutiamo, dopodiché Giulia scende.
«Dai, ti lascio mangiare, ormai è ora di pranzo. Vado eh… ci vediamo stasera»
«Ok Yle, buon appetito»
«Anche a te, stammi bene»
Ci diamo un paio di bacetti sulle guance e anche lei se ne va, dopo aver accarezzato Riolu. Mi viene in mente una cosa: torno nel mondo dei Pokémon per salutare i miei amici, poi per stasera mi faccio trovare. Detto fatto, chiamo Riolu, afferro il medaglione in mano.
«Chissà, magari è come in quel film… non mi ricordo il titolo, ma c’è uno che afferra una cosa simile, pronuncia il nome del luogo e si ritrova lì… mah, proviamo»
Faccio rientrare Riolu nella Pokéball e me la metto in tasca.
«Arenipoli, palestra!»
Volevo tornare da Jolteon un attimo eh!
Stringo il medaglione, in pochi secondi si apre il portale. Mi tuffo dentro, e dopo pochi istanti mi ritrovo sul retro della palestra di Arenipoli.
«Perfetto, funziona! Dai, andiamo da Corrado»
Entro nella palestra e trovo Corrado intento a leggere un giornale, e Jolteon a mangiare.
«Ciao Corrado! Sono tornato, come va?»
«Ehi Mirkho! Chi si rivede! Tutto a posto, tu?»
Jolteon, non appena mi vede, corre verso di me e, come suo solito, mi salta addosso felice.
«Alla grande. Ciao Jolty, tesorone, come stai? Eh eh, vedo che anche te te la passi alla grande!»
Nel leccarmi mi spalma i resti del cibo per Pokémon che stava mangiando sulla guancia. Meno male che ho fatto la doccia ieri…
«Guarda, Corrado, ora ho un Pokémon»
Faccio uscire Riolu. Jolteon ci gira un attimo attorno e poi lo lecca, e i due si mettono a giocare.
«Wow, Mirkho, bene… da quando ce l’hai?»
«Dal giorno in cui ci siamo visti per la prima volta. Avevo il suo uovo in quella occasione, e mi si è schiuso la notte dopo»
«Fantastico! Allora comincerai il tuo viaggio?»
«Sì, ma aspetto prima dei miei amici a cui ho fatto vedere Riolu, il viaggio lo farò con loro»
«Ah quindi lo hai portato nel tuo mondo??»
«Sì, ma l’ho protetto nel migliore dei modi. Se è qui con me adesso vuol dire che non gli è successo niente. L’ho pure portato a fare un giro nel centro storico della mia città, che è molto popolosa, e nessuno mi ha cagato nemmeno di striscio. Riolu aveva 3 guardie del corpo speciali: io, mia cugina e una mia amica d’infanzia»
«Wow, mi stupisci… tu sì che sei la persona adatta a fare l’allenatore!»
«Grazie, Corrado… adesso vado a contattare Ash e gli altri, ti saluto. Magari la prossima volta che ci vediamo sarò coi miei amici»
«Sarò felice di conoscerli, ciao Mirkho»
Do un’ultima carezza a Jolteon ed esco dalla palestra tenendo Riolu per mano. Vado in un Centro
Pokémon, l’unico posto dove si può usare il videofono. Faccio il numero di Ash e lui mi risponde dal suo InterPoké:
«Ciao Mirkho! Vedo che sei tornato! Dove sei?»
«Sono sempre ad Arenipoli, appena uscito dalla palestra, ho salutato Corrado»
«Ok, ti raggiungo con Brock e Lucinda, stai lì»
«Ricevuto»
Chiudo la chiamata e attendo i miei amici, che arrivano dopo un quarto d’ora coi loro Staraptor e Togekiss. Ci abbracciamo.
«Siamo felici di rivederti» mi fa Lucinda.
«Come sta il tuo Riolu?»
«Sta benissimo, Brock»
«Adesso hai da fare qualcosa?»
«No, Ash, ero tornato solo per salutarvi. Stasera devo tornare nel mio mondo perché esco con mia cugina ed alcuni miei amici. Andiamo a mangiare?»
«Certo! Ho una fame…»
«Anche noi!» fanno Brock e Lucinda.
Ci fermiamo in un ristorante, dove pranziamo lautamente e parliamo di tutto un po’. Poi ci mettiamo in cammino facendo la stessa strada dell’altra volta. Mi piace quella zona, quasi quasi, quando avrò abbastanza soldi, prendo casa ad Arenipoli. Ma vorrei fare lo stesso percorso dei classici videogiochi Pokémon, per esempio per la regione di Sinnoh, inizio da Duefoglie e vado avanti. Ma ho tutto il tempo per decidere, non so nemmeno se gli altri vogliono partire da altre regioni…
Quando stiamo per sederci, sento ancora il mio telefono.
«Diobò, che palle… ma si può sapere che cazzo vuoi da me 24 ore al giorno??»
«Dove sei finito?»
Cioè, sono arrivato qui da un’oretta scarsa e quella si è già accorta della mia assenza. Ma che c’ha, la telepatia?
«Ad Arenipoli sto, Santa Madre… sto sbrigando una cosa veloce, ti ripeto che stasera ci sono!!!»
«Non potevi stare di sotto un po’ con me? Tra 10 minuti arriva l’Aksenia…»
«Giulietta, mica so’ costretto a farti perennemente da ombra eh! E poi quella non c’ha niente di meglio da fare che stare da te?»
Aksenia è una nostra amica bulgara, arrivata in Italia un po’ di tempo fa.
«Abbi pazienza, Mirkho…»
«“Abbi pazienza” un paio di palle! Nell’ultima settimana avrai speso una decina di euro in chiamate tra me e te! Mi hai pure chiamato mentre ero con due Pokémon Leggendari, ho fatto una figura di merda mostruosa!»
«Oddio, scusa… vabbè, se hai voglia di venire ti aspetto»
«E per forza, sennò scleri… arrivo, santa donna…»
Per stizza getto il telefono nell’erba, e riferisco ai miei amici:
«Amici, vi chiedo infinitamente scusa per l’improvviso cambio di programma… mia cugina ha invitato da lei una nostra amica, e vuole che ci sia anch’io. Credetemi, non dipende da me tutto ciò»
«Tranquillo. – mi fa Ash – Saremo sempre a tua disposizione se ti serve qualcosa. Puoi pure andare»
«Ah, piuttosto, prima al telefono hai parlato di euro… cos’è?» mi chiede Brock.
«Una delle monete del mio mondo, è quella che uso io. Guardate»
Mostro loro delle monete e delle banconote.
«Bella grafica. – commenta Lucinda – Dai, ti lasciamo andare. Grazie per essere tornato, ci vediamo»
«Sicuro. Ciao ragazzi»
Torno nel mio mondo, e mi fiondo subito da mia cugina, che mi dice che l’Aksenia arriverà a mouznQuamenti. Intanto, approfittando dell’assenza sia di sua madre sia di Francesco (il suo convivente, perché mia zia ha divorziato nel 2004 dal mio zio Claudio), faccio uscire Riolu. Pochi minuti dopo,
la ragazza arriva, e sistema la sua borsa in camera di mia cugina. Io mi siedo a leggere il giornale che ho preso stamattina.
«Ciao Mirkho»
«Ciao Aksy… tutto a posto?»
«Sì, grazie. – e mi dà un bacetto – E tu?»
«Alla grande. Ci sei stasera?»
«Sì, non posso mancare. Aspetta che vado un secondo in camera a sistemarmi i capelli»
Il tempo di prendere in mano il Tuttosport e sento l’Aksenia urlare e correre da me.
«Mi-Mirkho… Giulia… c’è… c’è un animale strano di là che sta giocando coi miei trucchi!!!»
Io sbuffo, abbasso il giornale e chiamo Riolu:
«Riolu, lascia stare i trucchi dell’Aksenia, non è roba tua, vieni qua»
La mia cucciola mi raggiunge e mi salta in braccio sotto gli occhi attoniti della ragazza.
«Ma…Riolu! Che cazzo hai fatto? Mamma mia, ti sei riempita di cipria, guarda che lavoro! Giuro che non ho mai visto un Pokémon che usa la cipria» le tolgo i kili di polvere rosa profumata che ha in testa.
«U-Un Pokémon?»
«Aksenia, questo è il mio Pokémon, Riolu. Cucciola, lei è la mia amica Aksenia»
«Mamma mia… esistono»
Pian pianino, la ragazza bulgara accarezza Riolu sempre più convintamente.
«Che pelo morbido… e che simpatia, con quel facciotto… non fa niente, vero?»
«Tranquilla, è più buona del cane dell’Ylenia»
«Ah, sicuro, conoscendo Laki… ma dov’è la Giulia?»
«Controlla se non è caduta nel cesso»
Giulia arriva da dietro:
«Sono qui, pirlone»
«Ah, sorry, volevo sapere dov’eri finita»
«Avete voglia di andare a prendere un gelatino?»
Entrambi affermiamo di sì. Stavolta decido di portarmi dietro Riolu nella Pokéball. Faccio vedere la Pokéball all’Aksenia, dopodiché usciamo e così trascorriamo una buona mezz’oretta, e, tornati a casa, la nostra amica si coccola ancora un po’ Riolu, successivamente mia cugina mi fa:
«Ok, Mirkho, per il momento ti lascio libero. Ci vediamo stasera»
O mamma mia, finalmente, forse è la volta buona… vorrei che fosse così almeno per 2/3 di tutti i santi giorni… e inoltre giuro che se prima di stasera all’ora di cena questa mi rompe ancora il belino, la butto giù dal balcone!
Ma per fortuna, passo il resto del pomeriggio a giocare con la mia cucciola.
«Riolu, tesoro, tra un po’ cominceremo un viaggio per conquistare le medaglie, eh? È ora che ci alleniamo un po’, per vedere che mosse sai usare. Dai, tra un po’ vedrai perché amo tanto voi Pokémon»
Riolu annuisce, balza in piedi, la sua coda si irrobustisce di colpo, riflette una luce argentea per via del sole, e la fa roteare velocemente.
«Brava, sai già usare Codacciaio. Benissimo, ma ora basta attacchi qui in casa, non è il posto adatto, tesoro, se distruggiamo qualcosa, mia nonna poi ha un buon motivo per rompere le palle, eh eh»
Provo una bellissima sensazione quando Riolu ride con me. È incredibile, capisce tutto quello che le dico, e non ha problemi a farsi capire. I Pokémon sono davvero delle creature assolutamente perfette, in tutto e per tutto, per questo che le amo.
Poco dopo le 7, sento il campanello. Apro la porta, e trovo mia cugina con l’Yle.
«Buonasera, ragazze. Riolu, puoi uscire»
«Perché, l’hai fatta nascondere?»
«Sì, ogni volta che suona qualcuno le chiedo di nascondersi. Non ci siete solo voi due, purtroppo! La nonna… tua mamma! Quelle due sono più pericolose di Bin Laden!»
Riolu ci raggiunge. Giulia e Ylenia se la coccolano, dopodiché andiamo in cucina.
«Bella tovaglia…»
«Giulia, è la stessa che c’è da almeno vent’anni!»
«Appunto per quello! Cambiare no, eh?»
«Ma mi massacri i cotiledoni dei coglioni anche su questo?! Finché è buona la tengo! Piuttosto, visto che te sai cucinare bene, ci sono dei cordon-bleu nel freezer, più due pacchetti di wurstel e la maionese nel frigo»
«Il solito pasto leggero… chissà come fai a non ingrassare! Guarda io, invece, sono bella grassa!»
«Ma finiscila con questa storia! Non sei grassa!»
Ricevo poi una chiamata sul telefono, è la madre dell’Yle:
«Ciao Mirkho. Ho chiamato tua madre per avvisarla di ‘sta situazione»
Comincia a battermi forte il cuore.
«E… e… che ha detto…?» chiamo a me Giulia con dei gesti della mano.
«Che a lei va bene. È incredula, ma sembra sia d’accordo. Forse potrebbe richiamarti prima di domani sera, presta attenzione. Buona fortuna ragazzi»
«Sì… grazie…» sussurro, col cuore a mille. Poi, non so perché, comincio a lacrimare leggermente. Giulia mi guarda e mi fa:
«Che c’è?»
«Mi ha telefonato la mamma dell’Yle… mi ha riferito che mia madre mi lascia partire…  le sussurro – ora manchi tu… faresti meglio a dirglielo…»
«Eh… e il coraggio dove lo trovo? È sempre complicato parlare con mia madre, se quella decide di non ascoltare nessuno, non lo fa e basta…»
Effettivamente, parlare con lei è impossibile. Bisognerebbe beccarla in un momento tranquillo, perché lei esce fuori dai gangheri con una facilità impressionante. All’ora X e Y minuti è calma e sorridente, cinque minuti dopo è in preda ad una furia omicida. Spero che acconsenti.
Ceniamo sostanziosamente, io con Riolu in braccio, e quando giunge l’ora dei pasticcini, mi tocca avvertire Riolu:
«Cucciola, vacci piano coi cannoli… il ripieno alla crema non piace solo a te!»
Quando finiamo, vado subito a prepararmi, perché la Lucy è già arrivata. Scendo assieme a mia cugina, dopodiché, per arrivare al bar di Viserba gestito da due nostre amiche, usiamo lo stesso metodo che usammo per andare al RiminiComix: in bus senza biglietto.
Al bar incontriamo il fidanzato di Giulia, Alban, un albanese. Io ordino una caipiroska, un cocktail che mi piace un sacco. Accendo anche una sigaretta, io e mia cugina fumiamo. E intanto parliamo di tutto un po’. Poi appoggio un attimo la sigaretta sul posacenere e, sempre parlando ai miei amici, mi metto a trincare il mio drink. Ma improvvisamente Giulia mi tira la maglietta:
«Occhio che Riolu si sta fumando la tua sigaretta!»
Mi volto e vedo Riolu accanto a me che si sta portando alla bocca la mia Camel blue. Gliela tiro via subito:
«No Riolu, ti prego, è pericolosa… ti si fondono i polmoni se fumi, tu… già non dovrei farlo io!»
Ma i guai non sono finiti: mentre sto per mangiare una patatina, sento un bambino urlare:
«Guarda, un Pokémon! Quello è un Pokémon!»
Mia cugina si alza di scatto parandosi davanti a Riolu.
«Oh cazzo… oh cazzo! No, no no!!» commento mentre cerco freneticamente la mia Pokéball nella borsa della Giulia. Quando la trovo, faccio entrare il mio Pokémon in essa, e la rimetto nella borsa.
«Tutto a posto?» mi fa Alban.
«Sì, ora sì… mamma mia che infarto…»
Dopo mezz’ora ci alziamo e andiamo a pagare. È quasi mezzanotte, e decidiamo perciò di andare a casa. Quando sto per pagare la mia roba, Alban mi mette una mano sulla spalla e mi fa:
«Tranquillo, pago io per te»
«Grazie»
«Figurati»
Torniamo a casa, anche stavolta sviando l’obliteratore. Caspita, finora abbiamo evaso allo stato 4,80 € di biglietti del pullman!
Tornati a casa, io e mia cugina ci salutiamo subito, mi faccio una doccia veloce e mi ficco subito a letto, con la mia Riolu sotto le coperte.
La notte mi sveglio d’un tratto perché sento un botto della madonna e delle urla. Noto che Riolu non è accanto a me. Quando mi alzo, la vedo in piedi sul parapetto del balcone che lancia sfere blu verso il basso.
«Ma che cazzo sta succedendo? Riolu!»
Corro al terrazzo, e Riolu mi indica davanti a me due persone che, con accento arabo, urlano “via via via! C’è un alieno!!” scappando via attraverso il giardino della casa di fronte.
«Ma… quelli sono ladri!! Oddio… ah ah» la prendo sul ridere.
Davvero non ci posso credere! Abbraccio Riolu e la ringrazio:
«Mamma mia, sai usare Forzasfera??? Wow… Riolu, grazie infinite!!»
Anche la mia tesorina mi abbraccia e si struscia felice. Ieri sera ero talmente strafatto che ho lasciato la barriera antifurto aperta, e ho rischiato di brutto. Se non ci fosse stata Riolu, non so nemmeno se sarei ancora vivo. Sento bussare alla porta:
«Mirkho, apri, sono Giulia! Che è successo?»
Le apro, e lei si precipita subito in camera mia.
«Ho visto due persone che si arrampicavano sul mio balcone e poi sul tuo. Facevano un casino… non ti hanno fatto niente?!»
«Veramente non sono neanche entrati! Riolu li ha spediti a casa loro riempiendoli di Forzasfere! Ah, la mia cucciola!»
«Ah sì?? Wow, sono stupita… ma spiegami, che sono le Forzasfere?»
«Ora ti spiego. Sai cos’è l’aura?»
«Sinceramente… no»
«Lo supponevo… tu non sai niente al di fuori dell’usare freneticamente il telefono! Comunque… l’aura è un’energia particolare che emana ogni essere vivente. Riolu, e la sua evoluzione, Lucario, hanno questo particolare potere di controllare l’aura, e tramite essa di capire i vari stati d’animo degli altri. Riolu, lancia una Forzasfera in aria»
Riolu esegue la mossa.
«Questa sfera blu è totalmente costituita da questa energia. In teoria, questa è una mossa che può apprendere solo dopo essersi evoluto in Lucario, ma si vede che stavolta c’è un eccezione. Un momento! Mi pare di aver sentito… i Riolu provenienti da un regno indipendente all’interno della regione di Sinnoh, proprio per difenderlo, possiedono la capacità di apprendere questa mossa già prima di evolversi… solo che non mi ricordo proprio come si chiama… tu, Riolu, vieni da quel regno?»
La mia cucciola mi guarda con una faccia strana, puntando poi gli occhi per terra.
«Se è nato con te, Mirkho, cosa vuoi che ne sappia se viene da là… tu sei la prima persona che ha visto, e quindi mi sembra ovvio che si ricordi solo di te»
La prendo in braccio.
«Mh-Mh… già, è vero. Scusami, Riolu, mi sono fatto prendere. Che tu venga da quel regno o no, non entra nel merito, mi hai salvato la vita e la casa. Ti sono davvero debitore!»
Ci abbracciamo di nuovo, dopodiché saluto mia cugina e ci rimettiamo a letto, dopo aver chiuso naturalmente tutto ciò che è chiudibile. Sono quasi le tre di notte. Adesso che ho Riolu, non ho più paura di nessuno. Che sensazione favolosa.
A mattina inoltrata, mi sveglio contento. Perché? Oggi io e i miei amici abbiamo stabilito, a casa di Yle e Jaco, una “riunione” in cui parleremo della nostra avventura nel mondo dei Pokémon, ormai alle porte. Ottenuto il consenso di tutti i genitori, non ci resta altro che definire tutti i dettagli dell’operazione. Dopo una mattinata trascorsa a non fare un emerito tubazzo, alle 2 e mezza, insieme a mia cugina, alla Lucy e a Davide, entriamo nella sede della nostra riunione, ammesso che la si possa chiamare così. Ci salutiamo normalmente, poi io prendo la parola:
«Ragazzi, allora… come prima cosa, siete davvero pronti per quest’avventura? È una cosa seria, non sono i classici giochi per il DS, avremo a che fare con delle creature vere, in carne e ossa!»
«Io ci sto alla grande, mi sento pronto a coronare quello che tempo fa era il mio sogno, e che è tornato ad esserlo tuttora» mi risponde sicuro Jacopo, con la sciarpa del Rimini Calcio attorno al collo.
«Mi sono fatta un esame di coscienza giusto ieri sera, e ho deciso che la cosa è pienamente fattibile. Insomma… non è che ci ho guardato tanto ai Pokémon in vita mia, la scintilla è scoccata quando ho visto il tuo Riolu, Mirkho… ammetto di essere un tantino inesperta…» osserva Lucia.
«Su questo non vi dovete preoccupare. Ci siamo io e Jacopo, noi siamo esperti, abbiamo seguito i Pokémon dalla prima all’ultima stagione, e sempre continueremo a farlo. Se avete qualche dubbio, noi saremo sempre a vostra completa disposizione»
Poi interviene Davide:
«Ma Mirkho… là correremo qualche pericolo? Cioè… è abbastanza tranquillo?»
«Io sono già stato nel mondo dei Pokémon, più precisamente nella regione di Sinnoh, Jaco la conosce sicuramente, ed è lì che ho trovato l’uovo di Riolu. Quello dei Pokémon è un mondo tranquillo, là non ci sono talebani da fucilare né guerre di alcun tipo in corso. Certo, se magari incontriamo il Team Rocket, Galassia e compagnia, dobbiamo basarci nient’altro che sulla forza dei nostri Pokémon. Loro sono la nostra forza, e in loro dovremo sempre riporre la nostra fiducia»
«E dove alloggeremo la notte? Non credo che là usano gli euro, come pagheremo gli alberghi?» chiede mia cugina.
«Anche per questo ho una soluzione. Innanzitutto, là usano i Poké, eccovi alcune monete da guardare, non da fregare eh… comunque, udite udite, nei Centri Pokémon, ai piani superiori, non ci sono le sale per le lotte in Wi-Fi come nei videogiochi, ma delle camere predisposte apposta per gli allenatori, e sono completamente gratuite! Anch’io ci sono rimasto così, quando me l’hanno detto. Possiamo stare tranquilli»
«Bene. Ma… come nei giochi del DS, dopo ogni lotta ti vengono dati dei soldi?» domanda Ylenia.
«Da quello che ho sentito, sì. I Capipalestra pagano un bordello se li batti… diciamo dai 500 Poké in su, gli allenatori normali per strada di solito non pagano molto, tra i 50 e i 100 Poké. Eh? Il cambio? Mmmhh… ho visto i prezzi di alcuni oggetti che ci sono pure da noi… dopo alcuni calcoli, ho fatto delle medie e più o meno un euro sono circa 0,8011 Poké, che perciò vale di più dell’euro»
«Apperò… sai un mucchio di cose, Mirkho. E per cambiare i nostri euro in Poké?»
«Sì, Jaco… eppure fino a due settimane fa non sapevo proprio niente. Eh per quello devo ancora vedere… penso di dovermi recare là ancora un’ultima volta in solitaria per capire come fare. Ma dovrei fare veloce, massimo un pomeriggio. Tanto… oggi è sabato… quasi sicuramente prima della settimana prossima non partiremo, non tutti ci siamo preparati…»
«Ok, ma un’ultima cosa… per la scuola? Cioè, se per metà settembre dovessimo essere ancora impegnati, come faremo?» chiede Davide.
«Ah questo dipende da voi. Non vi sto chiedendo di smettere di andare a scuola, per carità, siete
liberi di fare quello che volete. Se volete sospendere momentaneamente il viaggio, non c’è problema»
«Ah, io vorrei finirla lì… tanto sto andando male, quest’anno mi hanno rimandato di italiano, matematica e inglese… tu cosa farai, Mirkho?» mi fa Jacopo, mettendomi la sciarpa al collo.
«Ah, io ho scritto ieri una lettera da inviare alla mia scuola. Già da tempo non ne potevo più, cercavo un’occasione per togliermela dalle palle; spiacente ma rassegno le dimissioni. Voglio dedicarmi pienamente ai Pokémon d’ora in poi»
«Noi ci penseremo su, poi prima di partire te lo faremo sapere, dobbiamo solo ragionarci su e parlarne coi nostri» rispondono Ylenia e Lucia.
«A me è difficile che mia madre non mi mandi più a scuola… sentirò lo stesso, ma non garantisco niente»
«Tranquilli, amici, fate pure con calma. Punto finale: da quale regione partiremo? Kanto, Johto, Hoenn o Sinnoh?»
«Io suggerirei di partire da Johto, perché lì ci sono un sacco di Pokémon fantastici, e ci sono tutti i leggendari che amiamo tanto, Mirkho… Entei, Raikou, Suicune, Latios, Latias, Celebi… ce ne sono… incontrarli sarebbe la mia soddisfazione più grande»
«Sono d’accordo con te, Jaco. Allora, chi vota per Johto?»
«Va bene, vai per Johto»
«Concordiamo»
«Apposto allora. Cominceremo da Johto. Per lunedì prossimo tenetevi pronti, si parte. E fatemi sapere per la vostra scuola, ok? Non vorrei che per colpa mia qualcuno andasse in bordelli legali»
«Tranquillo» mi rispondono all’unisono le donne.
«Un momento, Mirkho… raccontaci come sei arrivato là, cos’è successo quel giorno?» mi chiede Lucia, supportata dai “racconta, racconta” degli altri.
«Va bene. Giuro che era un giorno come gli altri, normale. Era… una settimana fa, più o meno, stavo per mettermi a guardare la TV, appena sdraiato sul divano. Dopo due minuti circa, sento una voce che mi fa “tu che hai sempre desiderato allenare i Pokémon… sei pronto?”, io ci rimango un po’ così, cascato dal pero, e cerco per la casa se c’era qualcuno. Niente. Un minuto dopo, di nuovo: “reggiti forte, Mirkho”. Stavo per chiedere chi era e come faceva a sapere il mio nome che si apre il passaggio. Vengo risucchiato dentro. Fortunatamente ero ancora vestito perché ero appena tornato dal mio solito giretto dopo pranzo. Mi sono risvegliato in un prato, con… immaginate chi… Ash, Brock e Lucinda ad accertarsi delle mie condizioni!»
«Noo… non ci credo… davvero???»
«Sì, Jaco, sì. Ti faccio vedere le foto che ho fatto con loro. Ah, comunque, vi va bene se ci portiamo le nostre bici? Quelle regioni lì sono belle grosse, se cammino troppo mi vengono le bolle ai piedi»
«Ci credo, pigro come sei!» me la manda su Giulia.
«Oh ma tu zitta non te ne stai mai? Diobò, sempre a parlare al vento!»
«Guarda che è vero! Ti conosco io!»
La mando platealmente a cagare. Comunque concordano tutti. Prima di salutarci, appoggiamo tutti le mani una sopra all’altra e gridiamo “hurrà”. Ce ne andiamo contenti come mai lo siamo stati in vita nostra. O almeno, in vita mia. Vado subito in casa, riprendo il mio zaino (comprato ad Arenipoli con la gentile concessione del portafogli di Ash), e comincio a lavorare su cosa portare. Certo, c’è sempre la questione del cambio Euro-Poké da risolvere… bè, troverò un modo, prima o poi. Ma per ora mi basta sapere che posso realizzare il sogno che avevo fin da bambino. In tanti anni, quanti sogni ho fatto… dalla prima volta, in cui incontravo Ash e i suoi Pokémon (tra cui un Charizard)… davanti ad una pompa di benzina, ad un altro in cui abbracciavo Lucario… mamma mia… e poi tutte le volte che ho pianto quando, alla fine di ogni film dei Pokémon, c’era sempre qualcuno che moriva (Latios, Lucario, Giratina, Celebi, Zoroark, per fare degli esempi, anche se poi qualcuno resuscitava)… segno che li amo veramente. Dai, basta parlare, prepariamoci a partire, oltre i cieli dell’avventura!
Fine

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Capitolo 4
*** Un nuovo arrivo ***


Un nuovo arrivo
 
Stagione 1 Episodio 2
 
Sono passati due giorni dalla nostra fantastica “riunione”. Finalmente ho trovato il tempo per tornare al Vetta Lancia, da Dialga e Palkia, per chiedere loro informazioni sul cambio di valuta. Questo perché il pomeriggio del giorno della riunione Giulia mi ha letteralmente costretto ad andare al Bagno Carlo 17 a Viserba con le nostre amiche: sono rimasto a non fare un cazzo per 3 o 4 ore, alla fine le palle mi giravano ortogonali. Ieri, poi, sono stato all’aeroporto di Rimini per salutare i miei amici aerei conosciuti qualche anno fa, ho annunciato anche a loro la mia decisione e mi hanno augurato buona fortuna. Oggi, invece, dovrei essere libero; per sicurezza, prima di aprire il portale, spengo il cellulare, così da assicurarmi che chi dico io non s’inventi un motivo per massacrarmi il belino. Come l’altra volta, faccio entrare Riolu nella Pokéball, stringo il medaglione in mano e pronuncio “Vetta Lancia”. Si apre il portale, io mi tuffo dentro e dopo poco sono su quel pianale circondato da colonne che sembra il Vaticano. Trovo subito i due leggendari davanti a me.
«Oh, Mirkho! Che coincidenza, stavamo per chiamarti qui telepaticamente» mi fanno.
«Ah sì? Ditemi»
«Volevamo dirtelo prima, ma ce n’eravamo dimenticati. Nel caso te lo fossi chiesto, abbiamo qui preparata una macchinetta per il cambio del denaro»
«Oh, bene, grazie! Ero venuto qui per lo stesso motivo! Ottimo, adesso siamo a posto, posso stare tranquillo»
Mi avvicino alla macchinetta, il cui display diceva: 1 € = 0,8011 Poké. Caspita, il cambio l’ho azzeccato! Azzeccassi anche le verifiche di matematica…
«Ne abbiamo fatte sistemare una per ogni città di ogni regione, in luoghi che solo tu potrai sapere»
«Ancora grazie. Fate tutto questo solo per noi…»
«Perché tu e i tuoi amici siete umani col cuore puro, tale che avete avuto diritto a ciò. Siamo noi a dovervi ringraziare per il vostro amore nei nostri confronti, prometteteci che farete di tutto per difenderci»
«Lo prometto solennemente» mi metto una mano al cuore.
«Ok. Ciao, Mirkho, divertiti nei tuoi viaggi»
«Grazie, buona giornata»
Ritorno nel mio mondo e guardo l’ora: le 11 e mezza. Mangio una piccola merendina per riempirmi un po’ lo stomaco, prima di andare, insieme a Giulia e ai miei amici, in un ristorante a fare pranzo. Ritorno in camera, sistemo i vestiti nell’armadio e, quando stavo per sedermi, una luce potente mi acceca per un po’. Quando ritorno a vedere almeno un pochino, vedo un portale da cui esce qualcuno.
«Ma che cazzo…?» commento coprendomi gli occhi con le braccia.
Quando la luce sparisce, mezzo minuto dopo, non credo ai miei occhi: davanti a me non c’è altri che Renamon, la mia Digimon preferita! Rimango a bocca aperta per un po’, poi trovo la forza di parlare:
«R-Renamon…?! Mamma mia… sei tu???»
È distesa sul tappeto, svenuta. Io ho la forza di dire ben poco:
«Oddio… e ora che faccio? Co-Come ha fatto a venire qua??»
La guardo per qualche secondo, poi, accarezzandola su un fianco, sento la morbidezza del suo pelo, di cui rimango meravigliato.
«Wow… ma questa si fa la doccia col Coccolino? O col Dash, chessò… devo fare qualcosa…»
Decido di sollevarla e distenderla sul mio letto, il tappeto non è proprio morbidissimo. Però, quanto pesa… la sistemo distesa, in attesa che si svegli. Ed ecco il punto: spero solo che quando si sveglia non mi metta a soqquadro la casa per lo spavento… anche se lei non sembra una paurosa (almeno negli anime non lo è per niente).
«Renamon… ehi, Rena, svegliati!»
Le do un paio di leggeri scossoni, a seguito dei quali comincia ad aprire leggermente gli occhi. Gira un paio di volte la testa, poi si alza di scatto.
«Dove… dove sono?»
Mi vede e comincia a fissarmi.
«Tu… chi sei?»
«Io sono Mirkho, piacere di conoscerti. Mi sei piombata in casa all’improvviso, non potevo non fare qualcosa, scusami…» le rispondo, con tono pacato.
«Scusarti per cosa? Non mi sembra tu abbia fatto qualcosa di male… comunque io sono Renamon. Sono nel mondo dei Pokémon?» mi fa guardando in giro.
Ha anche una bella voce. Ma un attimo… ha menzionato il mondo dei Pokémon??!
«Ehm… mi spiace, ma credo che tu abbia sbagliato indirizzo… sei nel mondo reale… o se voi magari lo chiamate in un altro modo, non so… comunque non è quello dei Pokémon»
«Come…?! Non mi dire che hanno sbagliato…»
«Chi ha sbagliato?»
All’improvviso esce da camera mia e comincia a girare per la casa correndo.
«Renamon fermati! Aspetta un attimo!»
Si ferma sul terrazzo e comincia a guardare in giro allarmata.
«Non è possibile… com’è potuto succedere?»
«Cosa? Spiegami per bene tutto, Renamon»
«Dovevo essere mandata nel mondo dei Pokémon, perché volevo cominciare la mia avventura, che ho sempre sognato! Non è possibile che io sia capitata nel mondo sbagliato!» e ficca un pugno che fa tremare tutta la ringhiera.
Anche lei nel mondo dei Pokémon? Curioso, pensando al fatto che si tratta di un Digimon.
«Anche tu comincerai un’avventura coi Pokémon?»
«Come? Cosa vuoi dire con “anche tu”?»
«Anche io sto per cominciarla… ho avuto il “permesso”, e ora sono libero di partire… siamo in due, Rena»
Lei mi guarda intensamente, mi appoggia una mano sulla spalla e, sussurrando, mi fa:
«Quindi… mi dai una mano tu? Hai voglia?»
«Certo, io sono anche molto esperto sui Pokémon. Domani… che ne dici di andare insieme?»
«Va bene, Mirkho» mi risponde sorridendomi.
Ci abbracciamo, e dopo qualche secondo cominciamo pure a baciarci. Qualche secondo dopo, finito il lungo bacio (non so come ho fatto a non resistere), sul terrazzo della casa di fronte notiamo un vecchietto che ci guarda aggiustandosi gli occhiali per vederci meglio.
«Mamma mia, sempre il solito sfasciamaroni… vieni, è meglio andare dentro, se ti vedono nel mio mondo non so cosa ti fanno…»
«Perché, in questo mondo non è normale vedere i Digimon?» mi fa, mentre rientriamo.
«Per niente! Solo nei cartoni animati! In questo mondo ci sono solo umani e basta!»
«Ah sì? Che schifo… – mi fa, sedendosi di nuovo sul mio letto – dove lo trovi il divertimento, se non c’è qualcun altro, non umano e che sappia parlare, accanto a te?»
Mi siedo accanto a lei.
«Hai perfettamente ragione, Rena… tu non sai, per esempio, l’emozione che sto provando adesso nel vedere accanto a me la mia Digimon preferita»
«Vedi, eh? E poi come fai a conoscermi?»
«L’ho detto prima… sei un personaggio dei cartoni animati»
«Sul serio?»
«Te lo giuro su ogni cosa! Guarda qui»
Prendo dall’armadio un DVD con degli episodi dei Digimon Tamers e glielo porgo.
«Wow, fenomenale… come spiegarlo… sanno della nostra esistenza, anche se non direttamente? Non so come dirlo…»
«Più o meno… possiamo anche dire che magari possono avere avuto un segno della vostra esistenza, o in sogno o nei viaggi astrali (sai com’è, qui è usanza far sedute spiritiche di ‘sto genere). Sto seriamente cominciando a pensarlo dopo averti vista, perché la stessa cosa è capitata per i Pokémon»
«Maddai! Quindi…»
«Quindi solo pochissime persone forse sanno che esistete tutti per davvero… mentre il resto dell’umanità è convinta che siate solo cartoni. Per questo prima ti ho detto che se scoprono o te o un Pokémon in questo mondo, come minimo lo prendono per far gli esperimenti in laboratorio, vivisezioni e… preferisco non continuare, comunque hai capito, no?»
«Sì… ora, così su due piedi, mi viene da dire che sogno che anche questo mondo sia prima o poi popolato da Pokémon, Digimon, e chissà chi altro…»
«Come darti torto… e poi come fai a dirlo su due piedi che sei seduta?»
Quella mi guarda un attimo e poi, capita la battuta, scoppia a ridere:
«Aaahhh… ah ah ah, scemotto» e mi spintona leggermente.
«Comunque, continuando il discorso… non penso che un’integrazione completa sia possibile senza che prima ne ammazzino qualcuno… e poi c’è anche il lato negativo: in questo mondo c’è gente pericolosissima, se i Pokémon finissero in mani cattive, tipo a Gheddafi, Bin Laden, ai talebani in Afghanistan… non so che succederebbe, si arriverebbe alla 3° guerra mondiale»
«Già, è vero… quindi il mio è un sogno impossibile»
«Non del tutto, io credo nella magia e nei miracoli, se succedesse, penso che qualcosa di buono arriverebbe a fermare le intenzioni cattive… per esempio, ci sono dei Pokémon che, con particolari attacchi speciali, possono cambiare il comportamento delle persone, facendole diventare buone»
«Wow, mica male…»
«Ad ogni modo, parlando della nostra “avventura”, ti dico che non siamo solo noi due»
«Ah sì? E chi altri ci accompagna?»
«Siamo insieme a mia cugina e alcuni miei amici d’infanzia»
«Sarò felice di conoscerli. Ho sentito di questa “rivalità” tra Pokémon e Digimon… bè, sappi che non è il mio caso. Anzi, il contrario… ti sembrerà strano, ma io sono un Digimon che stravede per i Pokémon»
«Mi fa piacere saperlo. Però adesso ti devo dare da vestire, mica puoi girare con tette e culo di fuori eh»
«Giusto, hai ragione»
Le do alcuni vestiti che mia cugina non usa più, che in teoria volevo destinare a mia sorella quando sarà cresciuta (fa 10 anni a fine luglio): una maglietta rosa a maniche corte, delle mutandine, e per finire una bella gonnellina in jeans. Le sta tutto alla perfezione. Alla gonnellina ho dovuto fare un buco per farci passare la coda. Adesso di reggiseni non ne dispongo, ci penserò quando potrò.
«Sei bellissima»
«Grazieeee!»
Ci stendiamo sul mio letto. Renamon si sdraia su di me, e ci baciamo. All’improvviso, la porta di camera mia si apre, e mia cugina fa irruzione nella camera:
«Ehi, Mirkho, hai… oddio!! M-Ma tu chi sei?? Mamma mia, è un’invasione!»
Renamon si alza, io vado da mia cugina e le spiego tutto:
«Giulia, lei è Renamon. Se conosci i Digimon sai di chi sto parlando. Stai tranquilla che non mangia nessuno. Anch’io ci sono rimasto così quando me la sono ritrovata davanti all’improvviso»
Le due ragazze si avvicinano.
«Ciao, piacere»
«P-Piacere, Renamon… scusa per la mia reazione… sono Giulia, sua cugina»
«Tranquilla, è tutto a posto. Sono interessata anch’io al viaggio nel mondo dei Pokémon. Posso unirmi?»
«Certo, puoi venire con noi. Comunque… Mirkho, ero venuta a chiederti se avevi la fotocamera»
«E a che ti serve? Ne hai una con 12 megapixel e vieni a cercare la mia che ne ha 10?»
«Quella cretina di mia sorella l’ha scassata, è in riparazione, meno male che è ancora in garanzia»
Le porgo la fotocamera.
«Tieni, e di’ a ‘sta burdéla di tenersi le mani a posto»
«Fosse facile… te la riporto dopo, ciao»
«Ciao» la salutiamo.
Giulia se ne va, e noi rimaniamo nuovamente soli.
«Scommetto le palle che nel giro di due giorni questa mette tutto su Facebook e mi ritrovo taggato in un mucchio di stronzate» commento.
«A proposito di Facebook, Mirkho… ho visto di là al tuo computer che hai un account intestato a me... o insomma, a una della mia specie»
«Non te la prendere, Rena… era il mio modo di dimostrare che impazzisco per te»
«Guarda che non ti mangio mica eh! Me lo potresti lasciare… si può?»
«Ma certamente! Almeno viene un po’ usato… è a rischio chiusura per inutilizzo!»
Le scrivo la mail di accesso e la password su un foglietto, che ritira nell’ex portafoglio di mia cugina.
«La mail però è anche la mia… è quella che uso per l’account sul sito della mia scuola»
«Tranquillo, amore, non è un problema»
Eh? Amore?
Ci baciamo ancora. Avere una Digimon per fidanzata… ah, che colpaccio! Finalmente è tutto vero! Ho sempre desiderato essere fidanzato con Renamon, ed ora è realtà! Cazzo che periodo sto vivendo nella mia vita! Ho scoperto l’esistenza dei Pokémon, dei Digimon e ho Renamon come dolce metà! Se è un sogno non svegliatemi! Vorrei vedere la faccia dei miei compagni di classe, quando vedranno che lei e i Pokémon esistono veramente! E lì io riderò, altroché!
A rovinare il nostro momento d’amore ci pensa Lady Gaga con la sua Poker Face. Non mi riferisco propriamente a Lady Gaga, bensì al mio telefono. [N.d.R.: Lady Gaga regna!!!!!!!!!]
«Ciao Yle… dimmi»
«Mirkho, ti stiamo aspettando… ti sei buttato giù da qualche parte?»
Guardo l’ora e ci rimango di merda: è mezzogiorno passato! Tra Renamon, mia cugina e il resto non mi sono accorto del tempo trascorso!
«Oh cazzo… sì, sì arrivo»
Riattacco.
«Amore, scusami ma devo andare a pranzo coi miei amici, sono in un ritardo apocalittico. Dai, vieni con noi, te li presento»
«Ok»
Scendiamo giù a tutta birra, ma a frenarci troviamo mia nonna, che si avvicina a Renamon e le fa:
«Tu chi sei?»
«È la mia ragazza, nonna» le rispondo io.
«E sei di Rimini?»
«Sì, sono di Rimini» risponde convinta lei.
«Ah bene allora. Ciao»
Meno male…
«Fortuna che mia nonna è mezza invornita… manco ha capito che non sei umana!»
Usciamo dal cancello piccolo e raggiungiamo i miei amici, che guardano Renamon già mezzi sconvolti.
«M-Ma… ti ho già vista… tu sei Renamon!!» fa Jacopo.
Ci uniamo al gruppo.
«Amici, vi presento Renamon, Digimon di alta classe nonché la mia ragazza»
«Alta classe… non esageriamo!» commenta lei.
«Caspita, esistete pure voi?» anche Lucia è incredula.
«Eh, sembra di sì» rispondo io guardando Renamon.
«Dopo che Mirkho mi ha detto che partivate per il mondo dei Pokémon, sono arrivata al settimo cielo… vi prego, posso unirmi a voi? Li adoro i Pokémon!»
«Ma sì, va bene. Puoi venire» fanno gli altri all’unisono.
«Grazie, ragazzi»
«È un piacere. Ti prego, posso toccare la tua coda?»
«Basta che non me la tiri, non è una delle migliori sensazioni… per il resto puoi farci quello che vuoi»
Jacopo si struscia colla coda di Renamon per qualche secondo, poi Ylenia le fa:
«Vuoi venire a mangiare con noi?»
«Sì, mi piacerebbe, grazie»
«Ok, chiamo La Posada e faccio aggiungere un posto in più»
Interviene ancora Jacopo:
«Renamon, ma tu tifi Rimini?»
«Eh? No, veramente non seguo tanto il calcio…»
«Gliel’ho dato io ‘sto cappellino. Ne avevo due del Rimini, uno l’ho dato a lei, c’è un sole del boia» rispondo io.
«Bè… io, Mirkho, lui e suo fratello siamo tifosi scalmanati del Rimini»
Poi, tutti si presentano. Ah, quel “lui” è Davide.
«Quando siamo scesi, mia nonna non ha manco capito che non è umana… lì, tranquilla, ci ha fermati e ci ha lasciati andare…»
«Ma se tua nonna è rincoglionita, scusa se te lo dico…»
«Ma hai ragione! Mi dispiace, con tutto il bene che le voglio non volevo che si riducesse così»
Ci incamminiamo verso il ristorante “La Posada”, che sta in via Paolo Toscanelli, uno dei miei ristoranti preferiti. Nessuno, quando entriamo al ristorante, sembra avere nessuna reazione, pure quando è arrivato il cameriere per le ordinazioni, le ha chiesto cosa vuole e se n’è andato dopo aver ricevuto l’ordine. Bè, tanto meglio. Mangiamo un po’ strano oggi: pasta, e piadina come secondo, Ylenia invece preferisce l’insalata di mare (la solita donna che sta attenta alla linea!). Renamon si mette a raccontare quello che aveva in precedenza raccontato a me: da dove arriva, com’è finita da me, perché ha cominciato ad amare i Pokémon… e aggiunge pure un particolare curioso:
«Almeno i Pokémon hanno i nomi che variano… insomma, lì sentite i nostri nomi? Finiscono tutti in “-mon”, i Pokémon invece no. Ma non vi sto dicendo di chiamarmi diversamente… Mirkho mi chiama “Rena”, ma se mi chiamate col nome completo è uguale»
«Io ho anche un Pokémon, sai? Sono già predisposto»
«Ah sì??? Wow… fammelo vedere, ti prego!»
«Non posso qui… se scoprono l’esistenza dei Pokémon sai che casino che si verrebbe a creare? Cazzarola, se beccano il mio, lo prendono e lo vivisezionano come minimo, te l’ho detto prima… e lo stesso con tutti gli altri che dovessero trovare… la Brambilla qui non può farci nulla… e poi se gente di questo mondo con intenzioni non proprio linde va là combinando casini di ogni tipo… ci sarebbe una crisi diplomatica apocalittica, altro che terza guerra mondiale… là ci sono Pokémon che ci possono annientare a tutti se sgarriamo di brutto eh! Io adesso vorrei solo evitare che la popolazione di ‘sto pianeta scenda a 0 con crollo verticale!»
«Ma come sei apocalittico… tranquillo che non succederà niente! Però dopo me lo fai vedere?»
«Sì, dopo sì, andiamo in casa dell’Yle e lo faccio uscire. È un Riolu»
«Uh… Riolu… forse so chi è… non ricordo… vabbè, dopo lo saprò. Però non mi ha ancora notata nessuno, come mai?»
«Sarà stato un caso, prima o poi la situazione sfuggirà al controllo»
«Non pensare sempre al peggio. Dai, continuiamo a mangiare»
Finito di mangiare, proseguiamo facendo un giretto per il lungomare, poi torniamo indietro diretti verso casa.
Andiamo nel retro della casa dell’Yle, dove tiene scope e robe varie per la pulizia e un lavandino, un pezzettino di un metro quadro stimato. Prendo la Pokéball dalla borsa di mia cugina (per il momento la tengo lì, quando saremo stabilmente nel mondo dei Pokémon userò il mio zaino) e faccio uscire Riolu.
«Che amore… è bellissimo, Mirkho…» Renamon la abbraccia e la prende in braccio. Riolu è contenta.
«È una femmina»
«Ah… bene. Ciao cucciola, io sono Renamon, piacere di conoscerti»
Riolu fa il suo verso e abbraccia a sua volta Renamon. Poi saluto i miei amici, e torniamo a casa.
«Rena, che ne dici? Andiamo a comprare alcuni vestiti per te? Hai solo quelli e altri due o tre di mia cugina… meglio ampliare il guardaroba, no?»
«Hai ragione. Dove andiamo?»
«All’Oviesse… sta in centro a Rimini, è un negozio di abbigliamento. È il più vicino che c’è»
«Ok, andiamo, tesoro»
«Andiamo in bici. Io, non essendo ancora maggiorenne, non ti posso portare con me in motore, è l’unico modo, a meno che tu non voglia andare a piedi»
«No no oh… siam matti, a piedi?» mi fa abbracciandomi e appoggiando la testa sulla mia spalla.
Recupero un po’ di grana dalla mia cassaforte privata, altri soldi me li faccio dare da mia nonna (ogni volta che esco, se mi vede, mi rifornisce di soldi… in pratica buona parte della sua pensione finisce in mano mia… seppur involontariamente, sto imparando ad essere un perfetto evasore… o no?); poi prendiamo le bici dal garage e pedaliamo destinazione centro storico.
«Occhio Renamon che le strade del centro sono tutte di sanpietrini eh… roba da farti venire le emorroidi, alcune sono sconnesse»
«Ah… ok, buono a sapersi, eh eh»
All’Oviesse prendiamo delle magliette estive, dei pantaloncini, alcuni reggiseni (era necessario, perché il suo lato A rimbalzava come le palline) e degli occhiali da sole. Aggiunti un paio di capi per l’inverno, la spesa finale è di quasi 200 €.
«Mamma mia che spesa…» commento.
«Spendi ‘sti capitali solo per me… grazie infinite… prima o poi troverò il modo di ripagarti»
«Ma non ti preoccupare… quando non lavoro c’è mia nonna come banca» ci scherzo su.
Dopo essere stati in un altro negozio per comprarle uno zaino per il nostro futuro viaggio, facciamo ritorno a casa decisi a cominciare a prepararci per partire. Con l’aiuto di Riolu, cominciamo a mettere dentro dei vestiti.
«Il Pokédex non ce l’abbiamo»
«Ce lo danno là, tranquilla. Ah, non te l’ho ancora detto, partiamo dalla regione di Johto»
«Ah, bene, so che ci sono dei bei Pokémon lì… non vedo l’ora!»
«Io pure. Se fossi arrivata due giorni fa, avresti partecipato alla riunione che io e gli altri abbiamo fatto riguardo l’avventura… ti sarebbe stata utile, lì abbiamo chiarito tutto»
«Ah… peccato non essere venuta qui prima, allora… se ti va, puoi farmi un riassunto di quello che avete detto?»
«Certamente»
Chiaramente le spiego a grandi linee tutto quello di cui abbiamo parlato, e lei si mostra molto interessata.
«Tutto chiaro, grazie mille tesoro»
«Di nulla. Su, faresti meglio a mettere un altro paio di magliette, non si sa mai»
«Ok»
«Ecco… bene. Ora faremmo meglio a non mettere più molta roba, ce n’è per una settimana, il resto dello spazio è meglio tenerlo per il cibo per Pokémon, i vari spray guaritori, lì… non ricordo il nome… e per il contenitore delle Pokéball»
«Va bene, sei tu l’esperto»
«Tra l’altro io sono più o meno come un Pokédex… dopo essermi sorbito 10 e rotti anni di Pokémon ormai so quasi tutto»
«C’è anche questa regione nuova, Unima…»
«Eh ecco… quella ho preferito non prenderla in considerazione perché appunto l’abbiamo appena conosciuta… prima di farci qualcosa aspetto di conoscere bene le cose»
«No no, tranquillo, non ti ho mica chiesto di andarci subito»
Finisco tutto e chiudo lo zaino, ma mi ricordo all’ultimo di una cosa:
«Uh ecco… Riolu, mi porteresti le casse per favore?»
Riolu me le porta subito.
«Grazie mille, cucciola mia… non mi separo mai da queste casse… è l’unico modo per far impazzire mia cugina senza parlarle di persona… ah ah!!»
«Ma che scemo che sei!!! Povera ragazza!»
«Ma quale povera! Con tutte le volte che fa girare i maroni a me!»
«Non è un buon motivo!»
«Minchia oh, voi ragazze… delicate come non so che cosa»
Renamon si mette a ridere appoggiandosi a me. Poi decidiamo di avere il nostro momento di massima intimità: appendiamo alla porta il “non disturbare”, ci spogliamo e ci “divertiamo” un po’. Ma… quando Riolu, che nel frattempo era nella stanzetta accanto, arriva in camera e ci becca, spalanca gli occhi inorridita.
«Tranquilla, cucciola, non stiamo combinando niente di particolare»
Ci rivestiamo in tutta fretta, poi, essendo quasi le tre, decido di andare a guardare la TV:
«Rena, ora gioca il Rimini, c’è la finale nazionale dei play-off di Serie D; prima di arrivare alla finale il Rimini ha battuto molte altre squadre, senza mai perdere: Teramo, Forlì, Vallee Aoste e Voghera. Ed ora c’è la Turris. Pensa che una volta il Rimini era in serie B!»
«Ah sì? Wow, che bel risultato… e come mai ora è lì?»
«Perché è successo un casino… un paio d’anni fa è stato retrocesso in C1 grazie ad un campionato falsato in tutto e per tutto, prima o poi sentirai parlare di “calcio-scommesse”. Comunque… quell’anno arrivò quarto, fece i play-off per la serie B ma venne eliminato in semifinale dall’Hellas Verona. Al Rimini serviva la promozione per avere dei soldi che lo salvassero dalla bancarotta, giacché lo sponsor principale lo aveva letteralmente abbandonato, ma non essendoci stata il Rimini fallì, complice la crisi economica, e fu costretto a ripartire dall’inferno della Serie D, ovvero quella per i dilettanti. Ma ora l’incubo potrebbe finire, il mio Rimini sta rinascendo, e ritornerà più forte di prima, alla faccia di tutti coloro che non ci credevano!»
«Lo spero tanto, per te e per la città. Un posto così bello non può non avere una squadra forte»
«Grazie amore mio… tu sì che capisci»
Proprio durante il fischio d’inizio, ci baciamo intensamente, poi ci mettiamo a seguire la partita. Al 25’ del primo tempo il Rimini va vicino al gol.
«Uhhh… mamma mia Onescu cos’ha fatto…!» ma al 40’ becca una traversa clamorosa, a portiere battuto. Io e Renamon scattiamo in piedi colle mani alla testa.
Il secondo tempo è molto fiacco, colle squadre molto corte. Niente di fatto, tempi regolari finiti sullo 0-0. Durante i supplementari i napoletani ci mettono paura due o tre volte, ma il portiere Scuffia è bravo a difendere la porta. Ma il Rimini va ancora vicino al gol con un rasoterra di Olcese di pochissimo a lato dopo un bellissimo contropiede. Ma alla fine dobbiamo arrenderci ai rigori. È il momento più teso di ogni partita importante, in cui stai per tutto il tempo coi nervi a fior di pelle. Il Rimini segna il primo rigore, noi colle mani strette le une alle altre. Anche la Turris segna. I biancorossi romagnoli si portano sul 2-1, e quando i corallini (sono chiamati così, non so perché) sbagliano il loro, esultiamo. 3-1 Rimini, poi la Turris ne sbaglia un altro. Mi sto mangiando tutte le unghie. Sbaglia però anche il Rimini, e loro si portano sul 3-2. Rimane un solo rigore. Se segna il Rimini, siamo in C2. Io e Renamon siamo abbracciati. Parte… tiro… GOOOOOOOOOOOOLLL!!!!!! Mi alzo di scatto e metto in atto la più grande esultanza che io abbia mai fatto in vita mia, il Rimini è stato promosso!!!! Ci abbracciamo, dopodiché chiamo Jacopo, che non ha potuto vedere la partita perché era via con sua madre. Anche lui è felice.
«Dai, Rena, ora dobbiamo far bene in C2, dobbiamo tornare ai livelli di una volta!»
«Perché questo è quello che si merita questa squadra» conclude Renamon.
Vado in camera per mettere una cosa importante nel mio zaino: la piastra per la piada. Infatti, non voglio rinunciare al piatto prelibato della mia regione, quando partirò. Poi giuro che non metterò più niente. L’unico problema è la mortadella, che se sta lì per più di due giorni è da buttare. Escogiteremo qualcosa a tempo debito. Io ho già in mente la piadina colle baccarance, non sarebbe male, le adoro. Anche il loro succo è fantastico.
Mi metto a fare un rapido giro di chiamate per verificare se tutti sono pronti.
«Yle? Ciao, sono io… come sei messa per i preparativi? Eh? Ah, hai finito? Benissimo. Tuo fratello mi hai già detto che è pronto… ok… no, sto facendo un giro di chiamate per vedere se siam pronti, ché nel caso lo fossimo potremmo partire già domani. Ok, ciao»
Poi chiamo Davide:
«Ehi Davi, sei pronto? Ah stai finendo? Ok ok, ti lascio finire in pace, va bene. Se tutti siamo pronti, possiamo partire già domani, accorciamo i tempi, ok? Ciao, ciao»
Anche la Lucy e mia cugina sono prontissime, e perciò invio un messaggio multiplo a tutti quanti (meno che a mia cugina perché, essendo fuori a stendere i panni, ho fatto prima ad urlare, per la buona pace del vicinato, risparmiando così preziosi centesimi) con scritto che partiremo domani mattina per le 10. Finalmente, riusciremo a partire per la nostra fantastica avventura che almeno io ho sempre sognato di fare. Godiamoci quest’ultima notte nel mondo reale. Per chiudere in bellezza, vorrei farmi un giro per il piazzale Adamello e via Toscanelli, ogni sera strapieni di mercatini interessanti (eccetto i vu cumprà, in maggioranza negri, che vendono stronzate che si spaccano subito, in più c’è anche una donna-statua, di quelle che si dipingono di bianco e stanno immobili… quelle mi stanno sul cazzo, perché l’anno scorso una ci ha perseguitati per mezz’ora chiedendoci soldi, se n’è andata solo quando ha capito che stavo per metterle le mani addosso). Mangio cena ancora da mia cugina, e poi, come stabilito nel frattempo, cominciamo il nostro giretto serale, che a me tanto piace, perché mi distende i nervi. Come prima cosa, io e mia cugina andiamo su dei tappetini sui quali devi saltare attaccato a delle corde elastiche, è una figata, io faccio sempre molte capriole. Yle, Lucy e Jaco ci osservano mentre ciucciano dei calippi presi al bar accanto, mentre Davide ci fa le foto. Un quarto d’ora, e ci rimettiamo in cammino per il lungomare. Giulia si ferma da un cinese che è bravissimo nel disegnare i nomi della gente col tipico stile cinese, cioè figure locali, ghirigori di ogni tipo. Per 3 € si fa disegnare il suo, se lo mette nella borsa e proseguiamo. Troviamo anche dei pseudo-parrucchieri, ecco, lì non andrei manco fossi costretto, non mi faccio mettere le mani nei capelli da quella gente lì, che non ha la benché minima protezione sanitaria. Più avanti troviamo una libreria, e, attaccata, una vendita di caramelle gommose. Mentre Renamon si compra un libro da leggere, io prendo delle caramelle, non so farne a meno. Andiamo avanti, e troviamo postazioni e postazioni di venditori abusivi, lì riconosci perché, a differenza di quelli regolari, tengono la loro roba su un lenzuolo, così che, quando passano i caramba, raccolgono tutto e si lanciano dietro la siepe. Ecco, con quelli non voglio averci a che fare, perché per chi viene beccato ci sono 1000 € di multa, e io quei soldi non li dispongo. Ci fermiamo in un bar, dove tutti ci prendiamo un bicchiere di Baileys, un amaro che mi piace un sacco, tranne Lucia, che si prende un Sex on the Beach, un altro cocktail buonissimo. Tutti quanti fumiamo come dei turchi… solo Jacopo e Davide non fumano, Ylenia fa un tiretto ogni tanto. Quando Renamon mi vede accendere la sigaretta, sbotta:
«Ma Mirkho… fumi anche tu?»
«Eh sì… purtroppo ho cominciato a fumare nel 2006, quando stavo in depressione…»
«Depressione? Stavi male?»
«Di un male allucinante, soprattutto sul piano morale. Il trasferimento in Piemonte mi aveva rovinato la vita, ero dimagrito di più di 15 Kg, ero arrivato perfino al pensiero scellerato di suicidarmi…»
«Oddio, Mirkho, suicidarti non ti avrebbe sicuramente risolto la vita, no?»
«In effetti hai ragionissima. Fortunatamente i miei amici non mi hanno mai abbandonato»
La mia ragazza mi abbraccia intensamente e mi fa:
«Oh, Mirkho, mi dispiace tanto… ma adesso vivi qui, no?»
«Sì, ora sì, dopo tanto tempo sono riuscito ad ottenere da mia madre il permesso per tornare a stare qui. Qui tra i miei più cari amici»
«Non ti abbiamo mai abbandonato – mi fa Lucia – e non ti abbandoneremo mai per nessun motivo. Siamo cresciuti insieme, no?»
«Grazie per esservene presi cura, in qualche modo, l’ho subito notato che grazie a voi ora sta bene» fa Renamon.
«Ma scherzi? È il minimo che possiamo fare, gli amici fanno questo» continua Lucia.
Renamon mi chiede di lasciarle qualche tiro alla fine. Vederla fumare mi stranisce un po’, un Digimon che fuma? Se fosse così anche nel cartone penso che non li avrebbero fatti vedere nemmeno in Giappone. Dopo, andiamo in un negozio lì accanto che vende quelle fortissime magliette con su scritte tutte le cagate possibili e immaginabili: l’immagine di 2 sposi con scritto “game over”, una “preghiera” contro i comunisti, molte inneggianti a Mussolini, una con “non sono grasso, è la maglietta che fa effetto”, una bellissima con tre boccali di birra, il simbolo del Ministero della Pubblica Istruzione e la scritta “pensa al tuo futuro, non fermarti alla terza media”. Tutte fighissime, anche Renamon, guardandone alcune, scoppia a ridere. Compro la maglietta con la preghiera anticomunista, perché io sono della Lega Nord, e odio i comunisti. Dopo una decina di minuti decidiamo di tornare indietro, perché da quel punto non c’è un bel niente. Ci fermiamo dove ci sono i tappeti elastici, sono anni che vado lì quando non ho niente da fare. Io, Renamon, Jacopo e Davide paghiamo e ci facciamo i nostri 15 minuti di salti da una rete all’altra. È divertente tornare bambini ogni tanto. Renamon, avendo la gonna, ogni volta che saltava le si vedeva tutto di sotto. Ci sdraiamo insieme sulla rete n°1 (ce ne sono 10) e ci baciamo. Quando finiamo il tempo, ci rimettiamo i sandali e proseguiamo. Tornando davanti ai trampolini, attraversiamo la strada e ci fermiamo in una gelateria che fa anche le crépes. Io me ne prendo una bella grossa, Renamon, Lucia e Ylenia si prendono un gelato e Jacopo un frappè. Finito di mangiare, ci facciamo fare una foto di gruppo da un passante, con sullo sfondo il bivio via Toscanelli-via Coletti e i tappeti elastici.
«Raga, domani è il grande giorno, la nostra avventura comincia… guardate Rivabella con tutte le luci per l’ultima volta… bè, “ultima volta” in senso allegorico, certo che torneremo qui ogni tanto» fa Lucia.
«Ah bè ovvio eh… con tutto il massimo rispetto per il mondo dei Pokémon, ma ogni tanto tornerò qui per riposarmi, non so stare senza Rimini» commento.
«Mirkho, siamo tutti della stessa idea» aggiunge Yle.
«Poi appena puoi me la fai visitare tutta? A parte una veloce scorrazzatina fino all’Oviesse, non sono mai uscita da Rivabella»
«Ah sicuro, amore, stanne certa»
«Ok, sono le 10 e mezza, è ancora un po’ prestino… che volete fare?»
«Adesso andiamo ai campi di calcetto, Giulia, avevamo prenotato per stasera io e Jaco»
«Ah bene… allora io, l’Yle e la Lucy faremo da spettatrici»
Torniamo per la nostra via, Davide chiama suo fratello Riccardo e proseguiamo. Entriamo nei campetti e tiro fuori Riolu, penso che sicuramente si divertirà. Riccardo fa amicizia con Riolu, dopodiché cominciamo a giocare ai rigori.
«Guarda, Riolu»
Ficco la palla sul dischetto, tiro ma mi faccio parare il rigore da Jacopo, che in romagnolo mi dice che non sono buono coi rigori. Faccio provare Riolu, dopotutto si deve divertire pure lei. Incredibilmente Riolu con un potente destro spedisce la palla nell’angolino alto.
«Minchia, Riolu, mi stupisci…»
«Mirkho, devi migliorarti eh… pure il tuo Pokémon ti sorpassa! Sei messo male!»
«Oh Jaco… ho ancora il mix Baileys-Nutella che mi sta rincoglionendo, senza contare la vodka che mi sono trinkato stamattina nel tè»
«La vodka nel tè??? Ma come sei messo?» mi urla mia cugina.
«Volevo provare qualcosa di nuovo… sai che sono il re dei miscugli!»
Mi sono aggiudicato questo titolo particolare tre anni fa, quando in un ristorante ho mischiato acqua, coca cola, vino, birra, olio piccante, limoncello e un’altra cosa che però non mi ricordo. Ne è venuto fuori un liquido nero con dei grumi bianchi dovuti a chissà quale reazione chimica… l’ho bevuto e ho cacciato fuori un rutto di quelli che non ti dimentichi… mia cugina mi è quasi svenuta! Stiamo lì per un’oretta abbondante, poi paghiamo, salutiamo il custode e torniamo a casa. Io, mia cugina e Renamon ci fumiamo un’ultima sigaretta e intanto parliamo.
«Mia madre ci saluta tutti. Lo fa stasera perché domani mattina lavora» fa Davide.
«Ok, salutala da parte nostra quando rientri» risponde Ylenia.
«Sarà fatto»
Mi appoggio al cancello di casa mia e parte un allarme.
«Oh Madonna, questa ha rotto i maroni con ‘sto allarme…» commento.
«È sempre così, Mirkho… tutte le volte che veniamo a giocare in quella zona lì parte l’allarme… 2 settimane fa stavo recuperando il pallone che era finito davanti alla siepe, l’ho preso ed è partito quel suono; tua nonna è uscita e ha cominciato ad urlare»
«Concordo con Davide, è una roba impossibile. Scusaci, Mirkho, ma cominciamo a non poterne più…» aggiunge Jacopo.
«Raga, avete la massima ragione tutti e due… tutte le sere, è esasperante… pure mia zia si incazza un casino sempre! Tre o quattro giorni fa stava uscendo per andare a lavorare, la mattina presto, ed è partito il sistema… ha fatto una scenata incredibile»
«E c’ha ragione… è insopportabile» si unisce mia cugina.
«Solo certe volte lo toglie. Delle volte che sono uscito e le ho chiesto di toglierlo, poi lo ha tolto davvero… ma lo fa raramente, non mi caga quasi mai. Vabbè, stare qui a parlarne fra di noi non serve a molto. Comincio a essere un po’ stanco, amici… io, Renamon e mia cugina andiamo su. ‘Notte, burdéll»
«Buonanotte a tutti, ciao» ci fanno gli altri.
Dopo che mia nonna ha spento l’allarme, saliamo le scale. Renamon e mia cugina si scambiano dei baci sulle guance e si salutano, e poi torniamo da noi. Ci facciamo la doccia insieme, e, poco dopo, eravamo pronti, in pigiama, per andare a letto.
Io e Renamon ci baciamo. Riolu attira la mia attenzione e poi mi salta addosso.
«Ma certo, ci sei anche tu, cucciola, vieni qua»
Dopo aver coccolato Riolu, Renamon torna in bagno per finire di asciugarsi, e io la aspetto andando sul terrazzo ad osservare quelli che sono venuti ai campi di calcetto a giocare dopo di noi. Vedere le persone giocare ai campi la sera tardi mi rasserena l’animo, anche questa per me è un’ottima terapia anti-nervoso. Dopo un quarto d’ora vengo raggiunto da Renamon che mi mette una mano sulla spalla e mi fa:
«Tesoro, sei ancora sveglio? Che dici, andiamo a letto?»
«… (yaaawn)… sì, ok. Riolu, metti la palla nella rete, andiamo a nanna. Domani è meglio alzarci presto»
Riolu intanto stava giocando a pallone con una piccola porta rossa che mi avevano regalato i miei 10 e rotti anni fa, in piedi ancora per miracolo. La prendo per mano e insieme andiamo a letto, dopo aver sistemato per benino la casa per la nostra assenza. Io e Renamon insieme, abbracciati nel letto, e Riolu rannicchiata sopra di me.
«Sei pronta, Renamon? La nostra vita sta per cambiare»
«Prontissima. Non vedo l’ora»
«E tu, Riolu? Sei pronta?»
Riolu fa il suo verso, convinta.
«Benissimo. Buonanotte a tutti»
Sì, cerchiamo di riposare tutti quanti per bene, perché domani è il grande giorno. Ciao ciao Rimini, torneremo presto. Finalmente, il sogno di tutta una vita da domani comincerà a prendere il suo corso. Chi l’avrebbe mai detto? Grazie mille a tutti i Pokémon, grazie di esistere, voi sì che mi avete reso felice. Domani arriverò da voi, e spero di passarmela bene. 

FINE

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Capitolo 5
*** Si parte per Johto ***


Si parte per Johto

Stagione 1 Episodio 3

27 giugno 2011. Quando apro gli occhi, alle 8 e mezza, provo un’incredibile sensazione di piacere che si prova molto raramente, se non mai, nella vita. No, non stavo facendo sesso con Renamon. Tra uno sbadiglio e l’altro ci alziamo, Riolu è felice e saltella un po’ ovunque, e le dico perciò di smettere, perché sennò rimbomba tutto di sotto. Puntualmente ricevo una chiamata sul telefono: è l’Yle. Fortuna che era lei, perché se mia cugina mi chiamava dal piano di sotto scendevo e le facevo ingoiare il cellulare.
«Mirkho, sei sveglio?»
«Sì, ci siamo svegliati adesso. Non ci mettiamo molto, ci cambiamo, al massimo faremo un veloce check-up alla casa e arriviamo»
«Sì sì, tranquillo, fai con calma, pure noi non è che siamo svegli da tanto, mio fratello è sempre lento quindi anche noi ci metteremo un po’. E tua cugina?»
In sottofondo sento arrivare una frase in romagnolo che traduco direttamente: “fatti i cazzi tuoi”. Ridacchio un po’, poi rispondo:
«Bho, adesso vedo, prima mi preparo, poi vado da lei. Io gliel’ho detto che ci svegliavamo a quest’ora, se dorme ancora allora sarà proprio invornita»
«Ok. Ci vediamo alle 9 per strada allora. Possiamo aspettare fino alle 9 e mezza, ok?»
«Bravissima Yle, tu sì che sei capace a pianificare le attività! Guarda, c’è un posto libero come segretaria del gruppo, ti va?»
«Bè, dai, non sarebbe male, ah ah… comunque sì, mi va, aspetta che prendo un quaderno vuoto dove segneremo tutte le vostre avventure»
«Grande! Giuro, ti voglio bene, Yle!»
«Anch’io, anch’io… dai, vi aspetto giù allora, vai a chiamare la Giulia»
«Provvedo subito. Ci vediamo»
Afferro il mio zaino, lo appoggio sul letto e ci do una veloce controllatina, e lo stesso fa Renamon. Ci diamo un bacetto e andiamo a fare colazione con del tè. Poi ci cambiamo, io metto una maglietta a maniche corte e dei pantaloncini blu con lo stemma del Rimini, Renamon una maglietta gialla e dei jeans corti, fino a poco prima del ginocchio. Andiamo in giro a staccare bene tutte le prese della luce e controlliamo che sia tutto a posto. Prendiamo qualcosa da mangiare e lo mettiamo negli zaini, e anche un bel po’ di moneta da convertire in Poké. Alla fine, verso le nove e un quarto, scendiamo da mia cugina. Ci apre e ci fa notare che è bella pronta anche lei (per fortuna!). Dopo 5 minuti scendiamo, e diciamo a mia nonna (sempre in piedi questa!) che partiamo per una vacanza. Mentre Giulia va a chiamare l’Yle e Renamon comincia a radunare delle bici, Riolu attira ancora una volta la mia attenzione.
«Che c’è, tesoro? Tutto ok?» le chiedo abbassandomi.
Il mio Pokémon mi mette una zampa sul petto e da esso parte una luce blu, che ci circonda. Per un attimo ho gli occhi sbarrati, ma poi mi emoziono, perché Riolu, tramite la sua aura, mi ha fatto rivedere il momento in cui, dopo la schiusa dell’uovo, mi mette a posto il sacco a pelo e ci si infila dentro, con tanto di abbraccio. Questo lo interpreto come una prova di quanto mi vuole bene, ma anche di quanto le nostre aure siano molto simili. Commosso, la abbraccio e la riempio di bacetti, dopodiché si mette a saltellare un po’ qua e là, mentre io mi avvicino al cancello dell’Yle ansioso del responso sul segnale di vita delle due damigelle (-.-). Mi raggiunge anche Davide che, dopo aver salutato Riolu, mi dà il cinque. Gli mostro il medaglione che useremo per andare nel mondo dei Pokémon. Proprio mentre le ragazze escono dalla porta assieme a Jacopo, arriva Lucia in macchina con sua mamma, che quasi mi investe; cominciamo bene. Ora ci siamo tutti. Io, Jacopo, Ylenia, Giulia, Renamon, Lucia e Davide, tutti cogli zaini in spalla. Un bel sole che si sta innalzando nel cielo comincia a scaldare lievemente l’aria coi suoi raggi, il tutto accompagnato dalla classica leggera brezza mattutina estiva, e tutto ciò ci fa sentire veramente bene. Tutti abbracciamo a turno i vari genitori. Mancano i miei, perché mia madre ha preferito rimanere a Serravalle Sesia, e mio padre ha trovato un lavoro sempre là. Finita la fase dei saluti, ci mettiamo in riga, stile militare.
«Jaco, siam pronti. La prima città della regione di Johto è…?»
La sapevo qual era, volevo solo farlo dire a lui.
«Borgo Foglianova»
«Perfetto! Tenetevi pronti»
Il cuore mi batte forte, quando prendo il medaglione in mano. Pronuncio “Borgo Foglianova”, e subito si apre il portale. I genitori sono stupiti, ma cominciano comunque ad applaudire felici.
«Se volete, la prossima volta che ci vedremo vi racconteremo le cose fin dall’inizio come stanno veramente!» dico loro.
Li salutiamo tutti colle mani un’ultima volta, poi saliamo sulle bici e ci lanciamo nel portale. Tutti urlacchiano un po’, come se fossero sull’iSpeed o sul Katun a Mirabilandia. Io no, perché ci sono abituato, essendo andato e tornato con quel portale almeno una decina di volte. Ci ritroviamo in breve tempo nella piazza principale del piccolo paesino, che sarà grosso più o meno come Rivabella e Viserba insieme. Meno male che ho deciso di partire la mattina presto, così nella nostra via non ci vedeva nessuno, e anche qui a Borgo Foglianova non c’è praticamente nessuno. Io, che ero atterrato facendo un bel volo in avanti colla bici (fortunatamente eravamo parzialmente nascosti da un casolare e perciò nessuno ci ha notati), mi rialzo ripulendomi le mani. Aiuto anche gli altri a rialzarsi (solo Ylenia era rimasta bene in sella… le donne e il loro spiccato senso dell’equilibrio!), dopodiché, bici alla mano, entriamo in piazza. Traggo un bel respiro.
«Amici (e cugina), - annuncio - benvenuti a Borgo Foglianova»
Osserviamo con piacere il paesaggio molto bello, tipico perlopiù di una cittadina di campagna, nonostante il mare sia poco vicino. Fermiamo un passante, e ci facciamo indicare il laboratorio del professor Elm.
«È proprio quell’edificio là davanti a voi»
«La ringraziamo» risponde Ylenia.
«Ditemi, volete diventare allenatori, giusto?»
«Sì, è il nostro sogno» rispondo.
«Spero che facciate una bella esperienza. Vi giuro che imparerete molto di più sulla vita con un Pokémon accanto. Vi auguro buona fortuna»
«Grazie mille, arrivederci»
Se solo anche nel nostro mondo la gente fosse così gentile! Comunque, sono le 10 meno 20, ci fermiamo davanti alla porta del laboratorio, parcheggiamo le bici e bussiamo. Ci apre la porta un giovane scienziato che ovviamente non è Elm.
«Buongiorno, ditemi»
«Vorremmo vedere il prof. Elm se possibile, vorremmo diventare allenatori» fa Jacopo.
«Bene, seguitemi. Siete arrivati al momento giusto, è il suo momento libero»
Ci porta in una stanza piena di macchinari dove, seduto a una scrivania a leggere un giornale, c’è il prof. Elm, capelli castani corti, classici occhiali da scienziato, giaccone bianco e jeans.
«Professore, qui ci sono dei ragazzi che desiderano diventare allenatori»
Il professore ci guarda tutti e si alza.
«Fantastico, altra gente che ama i Pokémon pronta per allenarli! Allora… uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette… perfetto! Venite qui, ragazzi»
Ci fa avvicinare a una vetrina con molte Pokéball. Io mi faccio avanti subito, ma non per prendere un Pokémon:
«Mi scusi, professore, a me non lo dia, ne ho già uno, l’ho avuto da un uovo che mi hanno regalato» gli ho dovuto dire una palla per forza.
«Nessun problema. Ditemi come vi chiamate»
Ognuno fa il suo nome, dopodiché il professore tira fuori a caso sei Pokéball dalla vetrina e da esse fa uscire, su un tavolo, i rispettivi Pokémon: ci sono un Cyndaquil, un Totodile, un Chikorita (per l’appunto, i tre starter di Johto), un Eevee, un Pidgey e un Hoppip. Che bella rosa! L’Eevee e il Cyndaquil mi piacciono molto! Si fa avanti Ylenia, che sceglie Eevee. Il prof. Elm lo fa rientrare nella Pokéball e glielo consegna. Si fa poi avanti Davide, che sceglie Hoppip. Jacopo sceglie Pidgey, Renamon si prende Cyndaquil, Lucia si prende Chikorita e a Giulia rimane Totodile. Le andava bene lo stesso, perciò non ha fatto storie. Finita la distribuzione dei Pokémon, il professore ci da un altro fantastico oggetto che ci piace un sacco: il Pokédex! Fantastico, è tutto touch-screen!
«Basta accenderlo, posizionarlo davanti al Pokémon del quale volete sapere le informazioni e lui fa tutto il resto. Come vedete, è molto semplice» ci spiega.
Ci dà anche una “Pozione” spray, utile per curare le ferite e delle Pokéball per catturare i Pokémon. Non occorreva che lo dicesse, io mi sono sorbito tutti i giochi sui Pokémon che sono usciti finora… anzi, sì, non c’eravamo solo io e Jaco, gli altri non ne sanno un tubo… che testa.
«Renamon, scusami… tu non sei umana… da dove arrivi? Sei un’aliena?» le fa il professore.
Toh, ecco la prima persona che se ne accorge… per trovarla sono dovuto venire nel mondo dei Pokémon!
«No, no… sono una Digimon»
«Come, scusa? Una Digimon? Ne ho sentito parlare, anni fa… esseri non umani in grado di parlare, anch’essi dotati di poteri…»
«Già… comunque non sono pericolosa, potete mettervi l’anima in pace»
«Bene. Ragazzi, abbiate molta cura dei vostri Pokémon, spero che possiate stringere un bel rapporto. Buona fortuna, ogni tanto fatevi sentire! Ciao»
«Certamente, professore! Arrivederci!»
Usciamo dal laboratorio tutti felici.
Ci sediamo su una panchina e ognuno fa uscire il proprio Pokémon. Yle e il suo Eevee sono accanto a me.
«Ma come sei carino» fa Ylenia, accarezzando Eevee, che si struscia.
«Ragazzi, che ne dite di una lotta? Qualcuno si offre?» chiedo.
«U-Una lotta? Non siamo tanto esperti… guarda, che dici di fare tu e Jacopo, che siete bravi? Vi guardiamo e impareremo» risponde Lucia, come se si sentisse tirata in causa per forza.
«Eh, va bene… Jaco, che dici?»
«Massì… procediamo»
Non appena tiriamo fuori le Pokéball, ci ferma l’agente Jenny:
«Scusatemi, ma non potete combattere qua in piazza. Vi consiglierei di uscire dalla città, ci sono dei prati non molto lontano da qui»
«Ah ok, ci scusi tanto, ci eravamo fatti prendere… è la nostra prima lotta» rispondo timidamente.
«Ah sì? Buona fortuna, allora… divertitevi»
«Grazie… arrivederci» fa Jacopo.
Mi volto verso gli altri e faccio, allargando le braccia:
«Mah, che dire… traslochiamo»
Riprendiamo le bici e ce le portiamo a mano, mentre passeggiamo. Per curiosità, accendo il Pokédex per vedere com’è fatto, e dopo la schermata di avvio, mi compare un messaggio:
“Ciao Mirkho, vi diamo il benvenuto nel nostro mondo. Sui vostri Pokédex abbiamo inserito un programma che vi indicherà dove si trovano le macchinette per cambiare denaro. Tanti auguri per una serena avventura e buon divertimento. Dialga e Palkia”
«Oh cazzo… - guardo in giro - ehi raga, Jaco, venite subito qui, Dialga e Palkia mi hanno inviato un messaggio sul Pokédex!»
«Eh?? Cosa?»
Leggiamo il messaggio e rimaniamo tutti increduli.
«Ma non è che per caso è uno scherzo di qualcuno? Non credo che i Pokémon mandino messaggini»
«No Yle, te lo dico io, sono loro… li ho incontrati già due volte, sono in grado di parlare per telepatia. E poi sono due leggendari, loro possono tutto! Sono quelli che controllano il tempo e lo spazio, è grazie a loro se qua tutto scorre, e forse anche nel nostro mondo, perché vedi, in un modo o nell’altro sono collegati»
«Ah ok, non dovrò mettere più in dubbio la tua parola, sei tu l’esperto, scusami»
«Il fatto che io sia esperto non vuol dire che ho sempre ragione… ci sono quelle volte in cui sparo delle emerite cazzate… dai, proviamo a vedere dove sta ‘sta macchinetta, così se vi prende la mania dello shopping almeno siete accontentate voi donne. Ehi, raga, un momento però… lo voglio provare ‘sto Pokédex… Riolu, vieni qui un attimo, voglio solo fare una prova»
Punto il Pokédex su Riolu e subito parte una voce: “Riolu, Pokémon Emanazione. Comunica coi suoi simili attraverso l’aura, tramite la quale è anche in grado di percepire i sentimenti di esseri umani e Pokémon anche a distanza. È capace di correre fino a due giorni senza fermarsi”. Il tutto corredato da due o tre foto.
«Apperò, che figata! Bellissimo… dai, andiamo a ‘sta macchinetta allora»
Nella sezione “mappa” del Pokédex compare un puntatore rosso. Pian piano lo seguiamo, finché non ci conduce in un vicolo cieco. Lì troviamo delle lastre poggiate una sull’altra in verticale, in un angolino mezzo nascosto da delle piante (tra cui la solita edera!). Una a una le togliamo, finché non scoviamo una macchinetta verde.
«È questa» affermo con sicurezza «Dai, cambiamo i soldi prima che ci veda qualcuno! Dialga e Palkia mi hanno detto che solo noi dobbiamo sapere l’ubicazione di queste macchinette, intesi?»
Pian piano tutti cambiamo. Chi ha cambiato di più è mia cugina, che ha messo dentro 40 €, al contrario di Lucia, che ne ha cambiati 15. Io ne ho cambiati 20. Ricopriamo velocemente tutto e montiamo in sella. Appena usciti dalla cittadina, le ragazze stendono un lenzuolo sul primo prato libero che troviamo e noi cominciamo a combattere, dopo che Jacopo aveva verificato sul Pokédex le mosse del suo Pidgey.
«Pidgey, Azione!» inizia lui.
«Riolu, salta in alto e usa Codacciaio»
Detto fatto, Riolu fa un salto bello alto, due o tre capriole e colpisce Pidgey colla coda. L’uccellino si rialza e, su ordine di Jacopo, usa ancora Azione. Questa volta colpisce il mio Riolu, che cade per terra ma che per fortuna si rialza senza problemi. Andiamo avanti per quasi una decina di minuti, finché Pidgey non crolla esausto dopo un Forzasfera.
«Cazzo Mirkho ma il tuo Riolu sa usare Forzasfera??? Mi sembra sia una mossa che impara dopo l’evoluzione in Lucario!»
«Eh, lo so, ci sono rimasto così anch’io la prima volta che l’ho visto usarla… non te l’avevo già detto?»
Interviene mia cugina:
«A me l’avevi detto»
«Ah già… vabbè, allora te lo dico… tu lo sai il discorso dell’aura, che Riolu e Lucario possono…»
«Sì, ho visto il film (Pokémon 8 – Lucario e il mistero di Mew, N. d. R.), la roba dell’aura la so… e pure quei due episodi dove c’è Riolu, di quel regno… (S11 E28 e 29 del cartone, N. d. R.)»
Accarezzo Pidgey e lo do a Jacopo.
«Bingo! È proprio lì che volevo arrivare… all’inizio avevo ipotizzato che l’uovo da dove è nato Riolu provenisse dal Regno dell’Aura (mi sono informato su quel regno), ma non saprei con esattezza… è nata con me, di sicuro lei non si ricorda»
«Eh certo… comunque dai, non mi hai ancora detto di quando ha sparato la prima Forzasfera»
«Ah giusto… scusami, mi sono dilungato un po’… allora, è successo la sera prima del giorno della riunione, Giulia, ti ricordi? Eravamo andati a Viserba col tuo ragazzo e l’Aksenia…»
«Ah sì»
«Quella notte mi sono svegliato che erano le 2 e mezza/tre perché sentivo casino… vedo Riolu in piedi sul parapetto, mi avvicino e vedo due ladri che stavano cercando di salire… mi sono messo a ridere, vedendo Riolu che li ha spediti a casa loro a suon di Forzasfere nel culo!»
«Ah ah ah no… non ci credo… quindi Riolu ti ha salvato la vita?»
«Sì. E non finirò mai di dirgli grazie, se non ci fosse stata lei non so che fine avremmo fatto io e la casa»
Abbraccio Riolu, che a sua volta struscia il suo musetto sulle mie guance, per poi salirmi in spalla.
«Questo conferma che senza Pokémon la nostra vita sarebbe uno schifo»
«Bè, non abbiamo deciso di diventare allenatori per niente, no?»
«È vero, Mirkho, hai ragione»
Proviamo a far combattere mia cugina e Lucia, combattimento che vede trionfare mia cugina dopo una buona mezz’oretta. Poi decidono di combattere tutti quanti insieme.
«Guardate che le battaglie Pokémon non sono un “tutti contro tutti”! Le sfide si hanno sempre e solo tra 2 allenatori! Quindi selezionatevi e combattete. E vedete di non metterci molto, è quasi mezzogiorno ed io avrei un po’ di fame»
«Ma tu hai sempre fame, Mirkho!» mi fa mia cugina.
«Non è un problema mio»
«Ah non è tuo? E di chi è allora? Di mia nonna in carriola?»
«Di Bin Laden»
Giulia mi manda a quel paese con una risatina. Ma torniamo alle lotte. Faccio combattere la mia ragazza con Davide, e Jacopo ancora con Yle. Finisce tutto dopo una ventina di minuti, vincono Jacopo e Renamon. Mezzogiorno e un quarto, rientriamo nel paesino e troviamo un ristorante. Apriamo il menù curiosi di sapere cosa si mangia da queste parti. C’è una bella gamma: spaghetti con baccamodoro (il problema è sapere che bacca è perché non me le ricordo tutte), un panino alla baccaperina, un formaggio che sembra squaquerone… io scelgo gli spaghetti e un succo di baccarancia, mentre Yle è sempre attaccata alle verdure come mia cugina, Jaco prende il paninozzo, Renamon sceglie un’insalata di bacche, Davide si prende una bella pizzona (sì, ci sarebbe pure quella, ma io la pizza a pranzo non riesco proprio a mandarla giù), Lucy si prende dei formaggi locali. Diamo luogo a una bella mangiata, gli spaghetti sono fantastici, e il succo di baccarancia e squisito. Il cameriere ci porta il conto: 68 Poké (più o meno 85 €), che paghiamo un po’ tutti. Usciamo subito dopo, e decidiamo di metterci in cammino per la città dopo che, controllando sulla mappa, è Fiorpescopoli. Pedaliamo felici tra campi coltivati e verdi distese, un profumo dolce aleggia nell’aria. In cielo, tanti bei cumuli circondati di blu. Dopo 5 minuti, incrociamo un passante, che si ferma davanti a noi e ci invita a lottare. Mi offro io, dopo essermi messo d’accordo cogli altri.
«Io sono Jack» si presenta.
«Io Mirkho, piacere»
Ci stringiamo la mano, dopodiché ci mettiamo a lottare. Jack tira fuori dalla Pokéball un bell’Umbreon.
«Caspita che bello! Complimenti, davvero!»
«Allora, cominci tu?»
«D’accordo. Riolu, tocca a te!»
Faccio uscire il mio Riolu, e Jack si stupisce:
«M-Ma questo Pokémon… sbaglio o è di Sinnoh?»
«Sì. Ti piace?»
«Bello. Mio zio è stato nella regione di Sinnoh l’anno scorso e ne ha visto uno simile!»
«Ok, combattiamo. Riolu, Azione!»
Riolu prende la rincorsa e carica, ma viene fermato da una Palla Ombra.
«Cucciola, ci sei? Stai bene?»
Riolu si rialza subito, mi guarda e fa il suo verso convinta.
«Bene! Riolu, usa Codacciaio, mira bene!»
Questa volta la velocità di Riolu è sorprendente, e colpisce Umbreon.
«Umbreon, usa ancora Palla Ombra!»
«Riolu, schivalo, e usa Forzasfera!»
Le mosse di tipo lotta sono super efficaci contro i tipi buio. Dopo essere stato colpito, si rialza malconcio.
«Umbreon, ce la puoi fare! Usa Azione!»
Non fa neanche in tempo a iniziare a correre che Riolu lo colpisce ancora con Codacciaio. Umbreon crolla a terra, esausto.
«Vittoria!» io e Riolu ci abbracciamo, poi sentiamo gli applausi del resto del gruppo.
«Siete in gamba, davvero! Mi stupite, sono sicuro che avrete una gran bella carriera!»
«Grazie!» accarezzo il suo Umbreon per rassicurarlo un po’, dicendogli pure delle parole dolci.
«Sei anche molto gentile e sincero. Tieni, questo è per la lotta»
Jack tira fuori un pezzo da 50 Poké.
«Sono tuoi, non ti preoccupare. Ti saluto, spero di incontrarvi ancora»
«Anche noi. Ciao Jack, stammi bene»
«Altrettanto, ciao»
Proseguiamo la pedalata. Mi metto nel portafogli la banconota color verde chiaro, colla striscia olografica e il numero 50 disegnato come i classici ghirigori delle ragazze.
«Il prossimo che incontriamo lo sfidi tu, Giulia, ok?»
«Io? Perché io? Cioè, non è perché non ho voglia, non fraintendermi»
«Se volete guadagnare, questo è l’unico modo. Quindi tenetevi pronti e studiatevi le mosse dei vostri Pokémon. Avete visto, no? Sono più difficili le verifiche di matematica dei combattimenti Pokémon»
«Ah, questo sicuro» aggiunge Jacopo.
Pedaliamo silenziosamente per mezzo minuto, poi mi viene in mente una cosa che già avrei dovuto verificare prima:
«Ehi… per la faccenda della scuola avete deciso?»
«Eh… ancora no… ci stiamo ancora pensando» fanno Davide e Lucia. Lo stesso per gli altri (tranne Renamon che, ovviamente, non va a scuola). Quindi sono ancora io l’unico ad aver deciso di interrompere gli studi.
«Sarà meglio che ci pensiate bene eh… è per voi non per me. Io la mia decisione l’ho presa»
«Sì, sì, tranquillo» mi fa Ylenia.
Raggiungiamo poco dopo un cartello, che ci dice che mancano 15 km a Fiorpescopoli. Contenti, proseguiamo. Yle si porta il suo Eevee nel cestino della sua bici, cosa piuttosto carina. Lo farei anch’io, ma ho come bici quella di mia nonna senza un bel niente, che ho deciso di usare per evitare un arrugginimento precoce. Tenere Riolu sul ferro centrale della bici non è la cosa migliore, perché non è una delle migliori sensazioni, l’ultima volta che l’ho fatto io ho dovuto fermarmi dopo 2 minuti perché il culo mi bruciava come non mai. Jacopo ogni tanto parte a fare delle impennate mostruose… solo lui riesce a farle.
Dopo una decina di minuti, scoviamo un Pokémon esanime per terra. Subito ci fermiamo, io mi avvicino e mi sincero delle sue condizioni. È un Sentret. Lo giro delicatamente e scopriamo che ha una brutta ferita sul ventre.
«Forse è stato aggredito da qualche altro Pokémon» penso.
«Oh, poveretto… mi dispiace tanto per lui» fa Ylenia accarezzandolo delicatamente sulla testa. Il poveretto mugola lievemente.
«Aspettate, provo a dargli questa»
Prendo la Pozione e do due spruzzi sulla ferita. Osserviamo con piacere che la ferita si cicatrizza in una velocità impressionante, dopo meno di mezzo minuto non si vedeva quasi più niente.
«Minchia, portentosa ‘sta roba!» commento.
Il Sentret riapre gli occhi e ci osserva un po’ terrorizzato. Per fargli capire che eravamo buoni, allungo lentamente una mano verso di lui, che la annusa leggermente.
«Tranquillo, non avere paura, ti abbiamo trovato per terra e perciò ti abbiamo soccorso. Non temere, sei in buone mani. Su, tieni questa»
Gli porgo una baccarancia. Sentret se la mangia tutta in un secondo.
«Ti senti meglio?»
Sentret si struscia su di me tutto contento, è tornato in forma.
«Appartieni già a un allenatore? Ti sei perso?»
Lui fa due volte il suo verso e mi guarda cogli occhi tristi.
«Ok, faremo in modo che tu e il tuo allenatore vi possiate ritrovare»
Sentret mi salta addosso, poi mi monta sulle spalle. Saliamo di nuovo in bicicletta e proseguiamo la strada.
«Mirkho, adesso cosa vuoi fare con Sentret?» mi fa mia cugina.
«Prima di tutto, quando arriviamo a Fiorpescopoli lo porto in un Centro Pokémon, poi sentirò alla polizia»
«Ah ok, perfetto. Quanto manca a Fiorpescopoli?»
Controllo la mappa sul Pokédex.
«Non molto, una decina di chilometri scarsi»
Poco più in là incontriamo una signora col figlio in carrozzina, la salutiamo e proseguiamo la nostra pedalata. Cinque minuti dopo, un Pokémon ci taglia la strada alla velocità della luce. Io e Jaco lo riconosciamo subito, con molto stupore:
«Ma… ma quello è…»
«… Suicune!»
Prendo il binocolo:
«Uh… sì sì è proprio Suicune… incredibile…»
«Dove corre, Mirkho?»
«Non so, Jaco, lo sto osservando… eh, si è seduto, laggiù… ci guarda! Ora si è sdraiato…»
«Che vuoi fare?»
«Ah, sicuro non andiamo a rompergli i coglioni adesso… lasciamolo tranquillo. I Pokémon Leggendari sono molto potenti, se ci tenete alla vita lasciateli stare. Mi ha quasi buttato giù dalla bici, è arrivato proprio a una ventina di centimetri dalla ruota! Comunque sia è un Pokémon che amo tanto, semplicemente fantastico»
Ricevo poi una chiamata. Prima mi volto verso mia cugina, per assicurarmi che non sia lei (non si sa mai), poi guardo il mittente: Silvia, una mia ex compagna di classe alle elementari.
«Oi Silvietta, dimmi»
«Ciao Mirkho! Sono venuta a casa tua, ma non ci siete né tu né tua cugina… ho trovato la Michela che mi ha detto che siete andati nel mondo dei Pokémon… io ci sono rimasta così… spero sia uno scherzo, conoscendola…»
«È una lunga storia, Silvia, ti spiegherò appena posso… comunque dimmi, che c’è?»
«Volevo sapere se eravate interessati a una cena di classe, fra una settimana o due… tu che ne dici?»
«Uhm… sì, sono d’accordo, adesso sento cogli altri e ti farò sapere»
«Va bene… ehi, ho suonato anche da Davide e dall’Yle ma non ci sono… dove siete finiti tutti??»
«Sono tutti con me»
«Con te nel mondo dei Pokémon?»
«Eh… sì. Per un po’ non ci faremo vedere»
«Oh cazzo… non ci credo… e per la cena allora?»
«Sta’ tranquilla che torniamo, dicci solo il giorno»
«O-Ok… va bene»
«Guarda, ti faccio mandare qualche foto… ehi Giulia, tu che hai l’opzione per gli MMS, manda alla Silvia delle foto coi Pokémon, così sta tranquilla… ok, tu dimmi il giorno e ti farò sapere il prima possibile»
«A posto allora… ti manderò un messaggio… ciao e divertitevi»
«Grazie Silvia, ciao ciao»
Riattacco, metto in tasca il telefono e mia cugina mi fa:
«Sentiamo, come l’ha presa?»
«Mi ha detto che era venuta da noi e ha trovato la Miki che le ha detto che siamo andati nel mondo dei Pokémon e ci è rimasta non proprio benissimo… le ha chiesto se stava bene…»
«E lo credo! Anche lei sa che mia sorella è rimbambita!»
«Comunque… ascoltate tutti, la Silvia vorrebbe fare una cena di classe con tutti noi delle elementari, comincio a chiederlo a voi che siete qui… Lucy, Yle, Davi, Giulia, Renamon se vuoi venire ti accogliamo volentieri… che ne dite?»
«Per noi va benissimo, basta che ci dica il giorno in cui la vuole fare… tanto non abbiamo un tubo da fare quest’estate» risponde Ylenia.
«È quel che dico anch’io, bisogna sapere il giorno… Renamon, tu avresti voglia?»
«Certo che ho voglia, tesoro» mi dà un bacetto sulla guancia.
Giulia non è mai stata mia compagna di classe, essendo mia cugina (se si è membri della stessa famiglia non si può stare nella stessa classe, per fare un esempio Amanda, un’altra mia cuginetta, non è stata messa tra gli alunni di mia zia, – per parte di madre – insegnante elementare), ma viene alle cene solamente perché ci sono tutti gli altri, ma non è affatto un problema, anzi, sono felice che ci sia anche lei.
«Ok, aspettiamo allora che ci comunichi data e luogo, poi pianificheremo meglio»
Ci rimettiamo in marcia. Ormai non manca molto a Fiorpescopoli, si cominciano a intravedere i primi palazzi. Ogni tanto qualcuno mangiucchia qualcosa, un sacchetto di patatine, o un panino portato da casa imbottito di un’intera industria di mortadella (!), o delle baccarance a volontà (io).
«Dai, vediamo di essere a Fiorpescopoli prima di cena eh… è tutto il pomeriggio ormai che pedaliamo… io tra l’altro ho pure il Sentret sulle spalle, che non è proprio leggerissimo»
«Massì, massì…» mi fa mia cugina facendomi cenno di proseguire.
Dopo un paio di curve, intravediamo un personaggio conosciutissimo:
«Guarda quella ragazza, Jaco… è Misty!!»
«Wow… sì è proprio lei! La andiamo a salutare?»
«Certo!»
Diamo due colpi di pedali e ci fermiamo accanto a lei:
«Ciao! Tu sei Misty, vero?»
«Sì, sono io… ma come fai a sapere il mio nome?»
«Sono un amico di Ash, mi ha parlato di te, non vedevo l’ora di incontrarti!»
«Ah sì? Wow, bene… e Ash come sta? Ho sentito che sta sfidando le palestre della regione di Sinnoh»
«Sta benone… ha vinto la sua ottava medaglia di Sinnoh, sai? Tra un po’ andrà a fare la Lega, e gli piacerebbe se lo andassi a trovare»
«Sicuro, ci sarò. Tu sei…?»
«Io mi chiamo Mirkho, piacere»
Si presenta anche Jacopo.
«E questi appena arrivati sono i miei amici… insieme stiamo facendo il nostro viaggio per Johto»
«Wow, vi auguro buona fortuna, e salutatemi Ash se lo rivedete»
«Certo! Ah, Misty, hai voglia di sfidare uno di noi?»
«Va bene. Chi ha voglia?»
«Ah, scusami, se te ne propongo uno che ha il tipo erba non è un problema, vero? Abbiamo appena iniziato, almeno loro non sono tanto esperti…»
«No affatto, fate pure. Dopotutto, sono un’ex capopalestra, no?»
«Ok. Davide, allora, tocca a te, buona fortuna»
«Va bene, eccomi»
Si presenta, dopodiché fa uscire il suo Hoppip. Misty, invece, manda in campo Starmie. Mentre loro iniziano a combattere, io sussurro a Jacopo:
«Sai? Staryu e Starmie non li ho mai capiti fino in fondo»
«Eh, nemmeno io… sono alquanto enigmatici e ambigui»
«Tra l’altro, quando sono esausti “bippano” come il sensore di parcheggio delle macchine»
«Quello sì… è l’unica cosa che forse abbiamo capito!»
Quando, dopo qualche minuto, noto che Davide non fa altro che usare Azione, cerco di dargli una dritta:
«Davide, scusami, ma non è possibile che Hoppip sappia usare solo Azione. Controlla il tuo Pokédex, il professore non te l’ha dato per niente»
«Già, scusatemi. Allora… ah, ecco, Azione, Paralizzante e Frustata»
«Cazzarola! Paralizzante e Frustata fanno un bordello coi tipi acqua! Forza, su!»
Meno male che gliel’ho detto, perché dopo che sono intervenuto prima ha paralizzato Starmie con Paralizzante, poi lo ha finito con Frustata. Davide è tutto contento, giustamente (ma grazie al mio aiuto!).
«Il vostro amico è bravo, davvero» commenta Misty, raggiungendoci.
«Eh, pian piano impariamo»
«Già, ogni cosa ha il suo tempo. Da che città arrivate?»
Le rispondo con un po’ di pacatezza:
«Bè, veramente noi… arriviamo dal mondo reale…»
«Cosa??? Dal mondo reale?! Wow, ho sentito parlare di quel mondo dal prof. Oak… ho sempre desiderato conoscere gente del mondo reale, grazie per avermi fermata, eh eh! Comunque, sono stata battuta da uno di voi, quindi deduco che siete davvero formidabili. Mirkho, quel Sentret è tuo?»
«Eh? No, no, lo abbiamo trovato poco tempo fa ferito per strada, la nostra intenzione è portarlo al Centro Pokémon di Fiorpescopoli per metterlo a posto e ridarlo al suo allenatore»
«Questa è una buona cosa, bravi. Chissà, magari ci rivedremo, un giorno»
«Lo spero. Noi proseguiamo per Fiorpescopoli, allora, è ormai ora di cena e ho una fame mica da ridere… ciao Misty!»
«Ciao, ragazzi, ancora buona fortuna! Arrivederci!»
Misty prosegue il suo cammino, e noi rimontiamo in bicicletta. Finalmente, dopo altri 10 minuti, entriamo nella città di Fiorpescopoli. La prima cosa che facciamo è, come deciso, di andare in un Centro Pokémon per curare Sentret. Mentre aspettiamo, io e Jacopo decidiamo di andare a usare il videofono per chiamare Ash.
«Ma ti ha dato il numero?»
«E certo, sennò non lo chiamerei»
Digito il numero, e dopo pochi secondi risponde:
«Ehi Mirkho… che piacere rivederti! Dove sei di bello?»
«Sono a Fiorpescopoli, nella regione di Johto»
«Ah sì? Allora cominci da Johto?»
«Sì. Ho portato dal mio mondo dei miei amici interessati a fare la mia stessa avventura»
«Wow, bene»
«Uno, come vedi, è qui. Lui è Jacopo»
«Ciao Ash, piacere di conoscerti» fa lui, rimasto tutto il tempo a spalleggiarmi per farsi vedere.
«Ciao, Jacopo, piacere mio. Buona fortuna anche a te per la tua avventura»
«Grazie Ash»
«Gli altri, invece, sono ancora là a mangiare. Stanotte dormiremo qui al Centro Pokémon»
«Va bene, sarà tutto il giorno che siete in cammino, un riposo ve lo meritate»
«Grazie. Ah, per la strada abbiamo incrociato Misty, ti saluta»
«Sì? Contraccambio, come sta?»
«Benissimo. Uno di noi l’ha pure sfidata e battuta!»
«Caspita! Ce ne vuole per batterla!»
«Ok. Ti saluto, Ash, ho delle faccende da sbrigare. Chiudo, ci sentiamo»
«Ciao, Mirkho, vi auguro tutta la fortuna del mondo per le lotte in palestra! Ciao Jacopo, salutate tutti»
«Sarà fatto! Ciao» chiude Jacopo.
Chiudiamo il collegamento e ci andiamo a risedere. Proprio quando finiamo di mangiare, l’infermiera Joy mi chiama e mi restituisce il Sentret. La ringrazio, dopodiché io e Jacopo usciamo, dopo aver detto agli altri di rimanere lì. Andiamo alla centrale di polizia, che sta a circa 200 metri dal Centro Pokémon.
«Agente Jenny» la chiamo.
«Ditemi»
«Abbiamo trovato questo Sentret lungo la strada per Fiorpescopoli. Era ferito e svenuto a terra. Vorremmo sapere se è possibile contattare il suo allenatore per fare in modo che si ritrovino»
«Mmmhh… ok, fatemi dare un’occhiata all’elenco delle denunce di scomparsa… allora… – sfoglia un po’ di pagine – vediamo… ah ecco! Un certo Alfredo di Amarantopoli ha denunciato la
scomparsa di un Sentret ieri, forse è questo. Aspettate, lo contatto subito»
«Grazie, agente Jenny»
«Figuratevi»
Alza la cornetta del telefono della centrale e digita il numero scritto accanto al nome del proprietario del Sentret.
«Signor Alfredo? Salve, sono l’agente Jenny. La sto chiamando dalla centrale di Fiorpescopoli, dei ragazzi hanno ritrovato il suo Sentret mentre stavano arrivando in città, e ce l’hanno portato qui da noi… attendiamo il suo arrivo. Arrivederci»
«Allora?»
«Sta arrivando. Ragazzi, vi ringrazio molto per ciò che avete fatto»
«Grazie, cerchiamo solo di renderci utili. E comunque, se il suo allenatore è di Amarantopoli, certo che si è fatto un bel po’ di strada ‘sto Sentret… quella città non è mica dietro l’angolo»
«Già, deve aver faticato e sofferto non poco…» commenta Jacopo.
Passano meno di 5 minuti e un signore sulla cinquantina si presenta alla centrale.
«È lei Alfredo?» fa l’agente Jenny.
«Sì, sono io… dov’è il mio Sentret?»
Mi faccio avanti:
«Eccolo qui, sano e salvo»
«Oohh… sì è proprio lui…»                                      
I due si abbracciano felici. Dopodiché, il signore viene verso di noi:
«Non finirò mai di ringraziarvi… ero preoccupatissimo… mi devo sdebitare, tenete, sono 100 Poké a testa, ve li siete proprio meritati»
«Wow, grazie infinite!» gioiamo entrambi.
«Non ringraziate, va bene così»
Accompagnandolo fuori dalla centrale, scopriamo che è arrivato a Fiorpescopoli a bordo di un Pidgeot. Mentre decolla, sussurro a Jacopo:
«Guarda che un giorno ti dovrai gestire quel bestione eh…»
Sì, perché Pidgeot è la forma evoluta finale di Pidgey.
«Non vedo l’ora! Poter volare da un posto all’altro quando voglio… entusiasmante!»
«Va bene, ma non è che devi sfruttare i Pokémon sempre e solo per i comodi tuoi eh… sono i nostri amici, e sono anche più buoni degli umani!»
«Sì sì lo so, scusami ma non mi sono espresso bene, è ovvio che hai ragione»
Torniamo contenti al Centro Pokémon, dove troviamo gli altri a giocare ad Angry Birds coll’iPad di Jacopo, che giustamente dice loro che lo potevano anche avvisare. Dopo qualche minuto, l’infermiera Joy annuncia:
«C’è una chiamata per Mirkho! Una chiamata per Mirkho!»
La raggiungo:
«Sono io»
«Hai una chiamata da parte di Corrado, capopalestra della città di Arenipoli a Sinnoh»
«Ah sì? Magari vorrà salutarmi…»
Arrivo al videofono:
«Ciao Corrado, è un piacere rivederti… come va?»
«Ciao Mirkho… alla grande, tu?»
«Benissimo… come ti avevo già detto, sono insieme ai miei amici del mondo reale»
«Wow, sei in compagnia, allora. Casomai farete tappa a Sinnoh un giorno, io sono qui ad aspettarvi»
«Sicuro, un giorno o l’altro arriveremo! Piuttosto… come facevi a sapere che ero qui?»
«Me l’ha detto Ash, l’avevo chiamato per sentire se lui sapeva dov’eri, giacché fino a qualche giorno fa eravate insieme»
«Ah già… mi ero unito a loro tre perché, essendo allora appena arrivato in questo mondo, volevo sapere… diciamo… come vanno le cose»
«Hai fatto bene, Ash, Brock e Lucinda sono tre bravi ragazzi»
«Bene, dimmi, sono tutt’orecchi»
«Ascolta, Mirkho… ultimamente il mio Jolteon è diventato un po’ nostalgico… credo che tu gli manchi… è sempre triste»
«Uh… credi?»
«Sì, credo di sì, per questo volevo sapere se per te non è un problema prendertene cura…»
«Io? Cioè… lo vuoi dare a me?»
«Certo, se è per il suo benessere, sono felice di regalartelo»
«E tu poi cosa farai con un Pokémon in meno?»
«Non ti preoccupare, ho le mie riserve, penso di sostituirlo con un bel Magnezone»
«Ah ok allora»
«Che dici, procedo col trasferimento?»
A destra dello schermo noto quel macchinario per “teletrasportare” le Pokéball.
«Ok, procediamo»
«Bene, guarda sulla tua destra, in qualche secondo ti dovrebbe arrivare»
In meno di una decina di secondi, da un raggio rosso compare una Pokéball.
«È arrivata. Grazie mille, Corrado»
«Di niente. Buona fortuna a tutti quanti»
Dopo che si chiude il collegamento, faccio uscire Jolteon.
«Ciao, cucciolo mio, ci rivediamo!»
Jolteon, come suo solito, mi salta addosso e mi stende.
«Ah ah no basta… sta buono, Jolteon… da adesso faremo il viaggio assieme, contento? Non ci separeremo mai»
Quello continua a leccarmi. Poi accorre Jacopo, attirato dai versi di Jolteon:
«Mirkho, che sta succedendo? Stai facendo sesso con quel Jolteon?»
«Cazzo dici, scemo… questo Jolteon è il mio nuovo Pokémon»
«Ah, ne hai già preso un altro? E non ci hai detto niente?»
«Non l’ho preso… me l’hanno regalato»
«E chi te l’ha regalato?»
«Corrado, il capopalestra di Arenipoli»
«Cazzarola! L’hai conosciuto?»
«Sì! Il giorno stesso della mia prima volta in questo mondo! Mi ricordo che io e Jolteon ci eravamo affezionati subito… poi poco fa Corrado mi ha chiamato dicendomi che Jolteon non stava bene senza di me e ci siamo messi d’accordo… dai Jolty ora alzati però eh»
Mi rialzo e insieme a Jolteon torniamo dagli altri, a cui lo presento. Lo faccio rientrare nella Pokéball, dopodiché esco per farmi un giretto nella città. Da una cartina deduco che Fiorpescopoli è grossa più o meno quanto il centro storico di Rimini. Arrivato nella piazza principale della città, ho l’onore di incrociare Valerio, il capopalestra di Violapoli! Subito lo fermo:
«Ciao! Sei tu Valerio, il capopalestra di Violapoli?»
«Sì, sono io. Dimmi»
«Ecco, ti vorrei sfidare per la medaglia quando arriverò a Violapoli»
«Bene. Oggi sono a Fiorpescopoli perché c’è la festa cittadina ed io non voglio mancare… ci ritroveremo a Violapoli»
«Va bene. Ah, Valerio, non ci sono solo io, siamo in sette che ti vorremmo sfidare»
«Oh Arceus Divino… he he… tranquilli, per fortuna ho la settimana libera. Tu sei…?»
«Mirkho»
«Mirkho… giuro che non ho mai sentito nessuno chiamarsi così… vabbè, ci sentiamo quando arrivate a Violapoli, intesi?»
«Intesi»
«Poi coi tuoi amici pianificheremo la settimana, ok?»
«Ok. Ciao Valerio»
«Ciao Mirkho, mi raccomando preparati»
«Sicuro!»
Rientro subito al Centro Pokémon e do la notizia agli altri:
«Ehi, raga, ho incontrato il capopalestra di Violapoli»
«Ah sì? Che tipo è?» fa Lucia.
«Capelli blu, giovanotto, l’ho visto che aveva dei vestiti mica male… lui ha i Pokémon di tipo volante»
«Ah, quindi? Che Pokémon è meglio usare?»
«I Pokémon perfetti contro i tipi volante sono i tipi elettro, come il mio Jolteon, ma sono buoni anche i tipi fuoco, se messi bene. Da evitare, perché in svantaggio, sono i tipi lotta, come il mio Riolu, o i tipi erba come il tuo, Lucia, e quello di Davide. Bè, nulla vieta che li potete usare, ma è difficile vincere con un Pokémon in svantaggio di tipo»
«E quindi ci suggerisci di catturarne altri?» mi chiede Davide.
«Sì, decidete voi, sicuramente non sono io a dirvi che Pokémon catturare. Naturalmente per poterli catturare dovete prima batterli, i Pokémon selvatici, poi lanciar loro la Pokéball»
«Ok, grazie dei consigli. Non ti dispiace se usciamo a cercarne un po’, vero?»
«Fate pure, basta che tornate per quando andiamo a letto»
«Certo che torniamo… non possiamo restare senza di te»
«Ah ah ah, spiritosa!»
Ylenia, Renamon, Lucia e Davide escono. Io e Giulia usciamo e sfumacchiamo una sigaretta, mentre Jacopo se ne sta dentro a giocare ancora coll’iPad.
«Secondo te, troveranno qualcosa?» mi chiede Giulia.
«Lo spero per loro. Si sta facendo buio, non so per quanto hanno intenzione di rimanere fuori»
«Per me, se aspettavano domani o un altro giorno era meglio»
«È evidente che non vedono l’ora… e si vogliono preparare al meglio. Anch’io sono un tantino nervoso, pensando che dovrò sfidare il primo capopalestra, ma bene o male riesco a contenermi. Tu, invece, sei bella lì, rilassata, non dai segni di nervosismo»
«Per forza, sto fumando e sono rincoglionita marcia, dopo la gran pedalata di oggi… sembrava di fare il Giro d’Italia…»
«Eh, lo so che è dura, io che sono sempre stato un fancazzista, poi… ma per i Pokémon questo ed altro. Vediamo di adeguarci, ché d’ora in poi sarà così quasi ogni giorno»
«Uff… vabbè, rientriamo e facciamo compagnia a Jacopo»
Ci mettiamo a giocare insieme a Fruit Ninja, in cui asfalto il record di Jacopo. Poi, lasciando giocare gli altri due, chiedo all’infermiera Joy informazioni riguardo a questa festa cittadina.
«È la festa dell’estate, la facciamo ogni anno a fine giugno, ci sono danze, concerti e tanti mercatini»
Ah, ecco perché uscendo ho trovato delle bancarelle e dei tendoni in allestimento…
«Ok, non vedo l’ora di parteciparci»
Decido di non sistemare completamente la roba, dopodomani, finita la festa d’estate, ripartiremo. Sistemo solo il cellulare sul comodino e in un cassetto metto il mio computer portatile. I letti sono disposti uno affianco all’altro nella nostra stanza (ci sono 2 piani con tre stanze, ciascuna con 5 letti a castello, quelli che adoro tanto, facendo un conto finale ci sono ben 60 posti letto), me ne scelgo uno e mi sistemo, infilo il vestiario nei cassetti e nell’armadio e appoggio il mio zaino accanto al comodino. Io ho sempre voluto stare di sopra nei letti a castello, mi trovo più comodo. Poi scendo e accendo il televisore, curioso di sapere cosa trasmettono in questo mondo; l’unica cosa che mi rende più sollevato è che non c’è la Rai. Giro un paio di canali e trovo un programma che mi sembra di conoscere:
«Massì! Questo è il famoso Pokémon Talk del prof. Oak… bè, famoso… almeno io lo conosco»
È un programma dove il prof. Oak, massimo esperto mondiale di Pokémon, spiega la natura dei Pokémon nei minimi dettagli. Sto a seguirlo per 2 minuti, poi giro canale per vedere cos’altro c’è. Trovo, dopo qualche canale, la diretta di una partita di calcio dove, fra i giocatori, trovo anche alcuni Pokémon in sembianze umane. Casco dal pero, giuro, finora li avevo visti solo nei disegni, quand’ero nel mondo reale. Cerco di capire che partita è:
«Mmmhh… “Fps”… che sia Fiorpescopoli? E “Mog”… Mogania?»
Trovo la conferma delle sigle un minuto dopo, quando compare sul basso il punteggio coi nomi: la partita è, come pensavo, Fiorpescopoli – Mogania, e sta vincendo per 2-1 Fiorpescopoli. Che bello, hanno un campionato di calcio anche qui, e non ci sono Pay TV come Sky o Mediaset Premium, tutto gratis. È ovvio che qui sono più intelligenti che nel mondo reale. Mi dispiace, egregio prof. Oak, ma se c’è una partita di calcio non mi ci schiodo. I miei occhi si puntano su un Umbreon umanoide che gioca in attacco nel Mogania, e che proprio in questo momento becca una traversa con un tiro da fuori area. Lo inquadrano e compare il suo nome: Kuro Umbreon.
«Wow, Kuro… che nome… chissà se potesse venire a giocare nel Rimini, ce lo immagino molto bene»
Poi compare un simbolo, prima di un replay, con un cerchio sbarrato diagonalmente da destra a sinistra e colorato a sinistra di verde e a destra di arancione, con scritto “PokéLeague 1”.
«“PokéLeague 1”? Mah… forse è la nostra Serie A…»
Poi finisce il primo tempo, e io ne approfitto per sistemare il pigiama e il letto. Fuori è ormai buio.
«Mi auguro davvero che le ragazze tornino, è buio ormai…»
Proprio mentre mi alzo, arrivano Jacopo e Giulia.
«Apperò… che bella stanza» fa mia cugina.
«Ah, stai guardando la TV? Che roba c’è?»
«Stavo guardando una partita di calcio, è appena finito il primo tempo, Jaco, la partita è Fiorpescopoli – Mogania e stanno vincendo i padroni di casa per 2-1»
«Wow, hanno un campionato di calcio anche qui?»
«Eh, sembra di sì, anche se non capisco come mai giocano a fine giugno… forse il loro calendario sportivo comprende l’anno solare»
«E tu quindi vuoi guardare la partita?»
«Non mi sento obbligato… su un altro canale c’è il prof. Oak col suo Pokémon Talk, se ti interessa gira pure»
«Ma no… per ora no, guardo anch’io la partita, vediamo com’è il calcio di questo mondo»
«Spero che almeno qui non ci siano Calciopoli, partite truccate o cosa… ma sono fiducioso, queste sono cose tipiche del nostro mondo. Comunque, anche se siamo qui, qualche telegiornale me lo vorrei anche vedere, adesso casa nostra è questo mondo, quindi…»
«Sì, ti ho capito. Però non esagerare, tu che sei un maniaco delle notizie»
«Vivi tranquillo…»
Sento poi ballare il letto, mi alzo e vedo che i miei Pokémon, che nel frattempo avevo lasciato liberi, stanno giocando sul materasso.
«Riolu, Jolteon, non sul letto per favore. State per terra se volete giocare»
Li aiuto a scendere e riprendono a giocare sul pavimento. Comincia il secondo tempo della partita, e Jacopo perciò si accorge dei Pokémon umanoidi.
«Oh cazzo… ma i Pokémon possono assumere la forma umana???»
«A quanto vediamo, sembra di sì… ma chissà quali misteri ci sono dietro, se mi ci metto a ragionare sopra finisco col beccarmi un ictus… viviamo la vita da allenatori finché possiamo»
Al 10’, il Mogania pareggia proprio col “mio” Kuro.
«Oh guardalo… io ce lo porterei volentieri al Rimini, questo… Jaco che dici?»
«Ah… eh, mica male»
Successivamente arrivano su anche gli altri.
«Oh buonasera… cosa avete di nuovo?»
«Guarda cos’ho trovato» mi fa Davide che, lanciandomi la Pokéball quasi addosso, fa uscire il suo nuovo Pokémon.
«Dai… un Pichu? Che carino…»
Lo prendo in braccio e me lo coccolo un po’, poi anche Lucia vuole presentarmi il suo. Afferra la Pokéball, ma prima di lanciarla le cade dalla mano.
«Ambè, cominciamo bene…»
Lo tira fuori, quello che ha catturato non è uno dei miei Pokémon preferiti, però va bene lo stesso.
«È un Elekid, bene. Allenateli con cura e scoprite le loro mosse, vi ricordo che dovete sfidare un capopalestra» fa Jacopo.
«E tu, tesoro? Che hai trovato di bello?» chiedo a Renamon.
Lei si siede su di me e fa uscire il suo: un bellissimo Vulpix!
«Caspita! Che bello anche il tuo! Ti vuoi specializzare nei tipi fuoco, Rena?»
«Eh, non sarebbe male, vedremo»
Vulpix sale sulle gambe della mia ragazza e ce lo coccoliamo.
«Questo quando si evolve diventa un Ninetales… Pokémon mica da ridere eh! Come il tuo Cyndaquil, la sua forma evoluta finale è una bestia assurda, di una potenza micidiale»
«Lo so. Spero di far bene»
«Yle, manchi tu… sei andata a segno?»
«Certo, ho preso un Voltorb»
«Voltorb??? Oh santa Maremma… se lo fai uscire… per favore, non farlo esplodere qui»
«Perché?»
«Jaco, diglielo tu…»
«Ah eh… perché Voltorb, quando s’incazza, fa saltare in aria tutti»
«Oh mamma… farò attenzione allora»
Mi alzo e, sempre cogli occhi incollati alla partita, dico agli altri:
«Che ne dite se andiamo a letto? È buio ormai, non è consigliabile uscire, oggi abbiamo fatto una gran pedalata, e io sono stanco»
«Va bene…» concordano tutti.
Mentre ognuno sistema la roba nell’armadio e nei comodini, io mi ficco il pigiama e mi infilo sotto le coperte, girato con Jolteon sotto il mio braccio e Riolu su di me. In poco meno di cinque minuti spengono la luce e, finita la partita, anche la TV (ah, il Mogania poi ha vinto, grazie a Kuro!). La nostra prima notte nel mondo dei Pokémon… ripenso alla giornata passata, da quando ci siamo svegliati a quando abbiamo salutato i genitori, da quando abbiamo attraversato il portale ad adesso. Ed è solo il primo di una lunga serie di giornate da passare qui. Alla fine di questo pensiero, mi parte un’emissione non proprio gradevole dal fondoschiena. Jacopo attacca a ridere come un pazzo, ma cugina, invece, è sempre seria:
«Vedi di non farci morire asfissiati»
«D’accordo. Almeno spero…!»
Alla fine ci addormentiamo felici. Jolteon e Riolu dormono già, do loro un bacetto e chiudo gli occhi. Domani, non ho proprio voglia di perdermi questa festa d’estate. Voglio ballare.
FINE

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Capitolo 6
*** Lady Gaga alla festa d'estate di Fiorpescopoli ***


Lady Gaga alla festa d’estate di Fiorpescopoli
 
Stagione 1 Episodio 4


28 giugno 2011. La mattina mi sveglio coi raggi del sole che entrano dalla finestra. Jacopo è già in piedi coll’iPad in mano. Mi stiracchio, poi davanti a me guardo Jolteon, con gli occhi sfasati.
«J-Jolteon…»
Il mio Pokémon mi guarda e mi sorride.
«Jaaaal!»
«È… è stato un sogno stanotte o è stato reale? Non so, era così realistico…»
Jolteon mi lecca una mano. Poi sento qualcuno venirmi sui fianchi: è Riolu, che arriva a strofinare il suo musetto sulle mie guance. Le do un bacetto, poi prendo il mio cellulare e lo accendo.
«Raga, siete svegli?»
Sento le voci di Jaco, Giulia, Ylenia e Davide che dicono di sì.
«Amore, dammi la manina…»
Dall’alto vedo penzolare la mano della mia ragazza, che afferro dando un bacetto. Mi alzo dal letto e vado a spalancare la finestra, dicendo che fa un caldo allucinante. Mi cambio mettendo gli stessi vestiti di ieri, finché non si sporcano in maniera evidente, li tengo per buoni. Mentre anche coloro che stavano ancora dormendo fanno notare la loro presenza, sentiamo bussare alla porta. Apro e mi trovo davanti l’infermiera Joy:
«Salve, ragazzi, avete passato una buona nottata?»
«Massì, non c’è male. I letti sono comodi, si sta bene» rispondo.
«Sono contenta. Tra dieci minuti, se volete, prepariamo la colazione, giù al piano terra»
«Ok, ci siamo»
«Va bene, vi aspetto»
L’infermiera Joy se ne va. Faccio rientrare un attimo Riolu e Jolteon nelle Pokéball.
«Ragazzi, vado un attimino sotto, devo sbrigare una cosa. Torno subito»
Scendo e afferro subito la postazione del videofono; chiamo Corrado:
«Ciao, Mirkho, dimmi, hai bisogno di qualcosa?»
«C-certo che ho bisogno! Si tratta di Jolteon!»
«Che è successo? Qualcosa non va?»
«Senti, Corrado… stanotte è successa una roba pazzesca… all’inizio credevo avessi sognato, ma quando ho trovato i peli di Jolteon sul mio comodino e nel bagno, ho capito che è stato tutto vero… Jolteon stanotte ha… ha…»
«Che ha fatto? Mamma mia, Mirkho, sembri sconvolto»
Mi guardo velocemente in giro.
«Stanotte è diventato umanoide e ci siamo “divertiti”, se vogliamo dirlo così, in bagno!!» sussurro col cuore a mille.
«Cosa? Non ci posso credere… davvero???»
«Davvero davvero!!! All’inizio non riuscivo a focalizzare le cose, ma come ti ho detto, quando ho trovato dei peli e delle tracce che adesso non sto ad esplicitare, ho capito tutto! Stanotte ero rimbambito marcio, non ero in me stesso, per questo ho fatto fatica a ricordarmi tutto! Te lo giuro, mi ero svegliato in una sorta di stato confusionale»
«Caspita, Mirkho, quello che mi stai raccontando sembra un mix tra la trama di un film dell’orrore e un porno… stai bene?»
«Sì, sto bene… la prossima volta ti mando delle foto, ok?»
«Non è a me che le devi mandare, ma al professor Oak, ho sentito che sta iniziando una ricerca su quest’argomento»
«E va bene, appena avrò l’onore di trovarmelo di fronte ci penserò. Intanto ti saluto, ciao Corrado»
«Ciao, buona giornata, e stai tranquillo»
«Altrettanto»
Riaggancio e torno su di sopra dagli altri.
«Si può sapere cos’era di tanto urgente?»
«Niente, Giulia, non ti preoccupare. Piuttosto… mi sono portato dietro tutta la discografia di Lady Gaga, volete favorire?»
«No, ti prego, tutto tranne Lady Gaga, per favore, con tutte le canzoni che ci sono…»
«Cuginetta cara, scherzavo… volevo farti imbestialire. Comunque sia, raga, Lady Gaga regna!»
«Ma se è più truccata Lady Gaga dei trucchi stessi … io gradisco roba originale. Mettiamo su quelle bulgare che mi ha dato l’Aksenia?»
«Mi piacerebbe tanto, Giulietta, ma dobbiamo andare sotto a fare colazione»
«Ah, già… andiamo allora»
Al piano terra alcuni bevono del caffè, altri del cappuccino (con latte di Miltank, per essere precisi), io mi bevo due tazze di succo di baccarance, non so farne a meno.
«Scusi, infermiera Joy, a che ora inizia la festa?»
«Alle sei»
Finita la colazione, mentre gli altri tornano di sopra, io, Giulia e Renamon usciamo fuori a fumare. Fuori c’è un sole pazzesco, meno male che avevo in tasca gli occhiali da sole.
«Che si fa oggi, ragazzi?»
«Non so, Rena… la festa comincia alle sei, come hai sentito… mah, un modo per arrivare alle sei lo troveremo!»
«Io vado sopra a prendere il telefono… sento con la Silvia se ha trovato un giorno, ok?»
«Oh brava. Io penso di farmi un giro qua fuori città, giusto per arrivare all’ora di pranzo»
«Vorrei venire con te, Mirkho, ma non mi sento proprio al 100%…»
«Non stai bene?»
«Eh mi sento un po’ spossata»
«Sarà il caldo… dai, vai su a riposarti»
Ci abbracciamo, ci baciamo, dopodiché Renamon torna in stanza. Poi ci va Giulia, intenzionata a fare quanto menzionato. Avverto il resto del gruppo, afferro le mie Pokéball, prendo la bici e parto. Esco dalla città dalla stessa strada colla quale ve ne eravamo entrati. Accanto a me, sia a destra sia a sinistra, un’alternanza di alberi e grandi prati. Alla mia destra, in lontananza, si vedeva il mare. Ogni tanto tiro ad annusare l’aria, si sente parecchio che non è l’aria inquinata tipica ormai del nostro mondo. Dopo qualche minuto, i miei pensieri vengono interrotti da un lamento parecchio potente. Pianto una di quelle inchiodate colla bici tali da derapare. Dopo averlo sentito nuovamente, accerto che viene da dietro un grosso cespuglio. Appoggio la bici per terra e mi metto a correre come un matto. Quando giro dietro il cespuglio, non credo ai miei occhi: steso a terra, con una zampa infilata in una trappola, c’è Suicune!!! Per un attimo, mi metto le mani nei capelli.
«Oh mamma mia, Suicune… che ti è successo?!»
Lo accarezzo sul collo per calmarlo.
«Ehi, stai calmo… ti aiuterò io»
Lui mi guarda cogli occhi pieni di lacrime. Provo a levare via la trappola, ma è molto dura.
«Saranno stati quei rotti in culo dei bracconieri, sicuro. Chi altri, se non loro…»
Provo un’altra volta a tirare via a mano la trappola, senza successo.
«Idea! Un attimo!»
Prendo la sfera di Riolu e la faccio uscire.
«Riolu, presto, usa Codacciaio su questa trappola, dobbiamo liberare Suicune!»
Detto fatto, Riolu fa roteare la coda e colpisce il sostegno della trappola, che si spezza in due.
«Bravissima Riolu. Ora, Suicune, potrebbe farti un po’ male, ce la fai a resistere un po’?»
Pian piano estraggo la zampa del Pokémon Leggendario, poi, con altri due Codacciaio, Riolu distrugge definitivamente il macchinario. Suicune giustamente caccia un paio di forti urli, ma sotto le mie carezze si calma subito. Ora la sua zampa blu è tutta irrorata di sangue; non ci penso due volte, la pulisco tutta e poi ci spruzzo sopra la Pozione. Come col Sentret, si cicatrizza subito.
«Stai meglio, ora?»
Dopo un paio di minuti, Suicune si rialza. Mi alzo anch’io, ma ci rimango per poco, perché mi salta addosso contento.
«Sono lieto di averti aiutato»
Mi metto seduto, e Suicune si struscia leccandomi la faccia. Io lo abbraccio.
«Sai, Suicune… io vengo dal mondo reale»
Suicune mi guarda e mi sorride, poi si siede accanto a me.
«Sono venuto qui… perché amo molto i Pokémon, e vorrei diventare un allenatore. È stato il grande sogno di tutta la mia vita, e ora che me lo sono visto realizzare, sono davvero molto felice. Sono stati Dialga e Palkia, con un portale dimensionale, a portarmi qui. Prima sono venuto io, poi mi hanno seguito dei miei amici d’infanzia. Tu, Suicune, sei uno dei miei preferiti, e non mi vergogno a dirtelo. Ho appena iniziato il mio viaggio, siamo arrivati giusto ieri, ma sono fiducioso. Tu, ieri, quando ci sei passati davanti all’improvviso, mi hai fatto prendere un gran bell’infarto, sai? Ma non è quello che importa. Vederti già al nostro primo giorno qui mi ha reso molto felice. Sono sicuro che quest’avventura m’insegnerà molte cose sulla vita; circondarmi di nuovi amici e preziosi alleati non posso far altro che sentirmi tranquillo e protetto»
Suicune appoggia la testa sulle mie gambe, e si lascia coccolare. Vorrei sdraiarmi, ma mi suona il cellulare. Suicune mi osserva portarmi il telefono all’orecchio.
«Dimmi… oddio, di già? Arrivo, allora… sono poco fuori Fiorpescopoli, due minuti e sono lì»
Mi rimetto il telefono nella tasca.
«Era mia cugina. Amico, è ora di pranzo, e c’ho una fame boia. Devo rientrare in città. Grazie mille per essere stato con me, e lasciami dire ancora una volta che sono felice di avere risolto il tuo problema. Spero di rivederti presto, ciao»
Lui mi porge una zampa, gliela accarezzo e poi se ne va velocemente. Io raggiungo la mia bici e torno indietro al Centro Pokémon, davanti al quale trovo mia cugina.
«Dai, 10 minuti e mangiamo, mi ha appena avvertita l’infermiera Joy»
«Gli altri sono qui?»
«Sì, mancavi solo tu»
«Ok, aspettiamo la pappa allora. Piuttosto, la Silvia ti ha detto un giorno per la cena di classe?»
«Sì, ha proposto il 21 luglio»
«Il 21? Sarei disponibile, ma perché così tardi?»
«Non mi rompere ancora con ‘sto benedetto Pokémon Day a Mirabilandia…»
«No no, c’entra un cazzo il Pokémon Day… ormai quello è andato, non ci sono potuto andare»
«Perché?»
«Lo sai che sono stato rimandato… quel giorno avevo il primo dei tre giorni del corso di recupero»
«Ah… ma non avevi deciso di farla finita con la scuola?»
«Ci ho ripensato, la lettera non l’ho mai inviata, mi mancano due anni, non credo che abbia molto senso interrompere tutto dopo aver fatto anni e anni di scuola dalle elementari fin adesso, quando mi mancano 2 annetti… porterò pazienza e continuo. Ma finita la 5a superiore, mi trasferisco perennemente qua, è chiaro»
«Veramente?»
«Veramente. E ne ho più di un motivo. Non che odio Rimini, per l’amor di Dio, tutto il contrario»
«Per quanto riguarda me, non credo proprio che mia madre mi lasci andare a vivere da sola, per di più in un altro mondo, ogni giorno mi sta dietro al culo dicendomi che non sarei in grado di fare un tubo… e in che città vorresti andare a vivere?»
«Mi piacerebbe Arenipoli, nella regione di Sinnoh. Sono stato in quella città nel mio primo giorno in questo mondo, quando ancora non capivo che mi stava succedendo… in meno di mezza giornata mi sono ritrovato dal telegiornale su Rai 3 delle 2 e 20 alla battaglia in palestra di Ash… ah, che giornata!»
«Ah wow, interessante… comunque, tornando alla cena, mi ha detto anche che ci sono l’altro Mirco, le due Arianne e Alby, e sta sentendo per Marco e Michela. Non mia sorella eh… la tua ex compagna di classe»
«Giulia, c’ho 17 anni, cretino ancora non sono! Ci arrivo anch’io che non è tua sorella, apparte che non mi sognerei mai di invitarla ad una cena»
«E fai bene… dai, andiamo a mangiare»
Salgo in camera per verificare lo stato di salute della mia dolce metà:
«Tesoro, stai meglio?»
«Un pochino… dai, è accettabile»
«Hai voglia di mangiare qualcosa?»
«Sì, un po’ di fame ce l’avrei. Guarda… hai un rasoio? C’ho un caldo… vorrei rasarmi tutto ‘sto bosco sul petto, così magari mi sento più leggera»
«Certo. Ecco qui»
«Grazie. Ne approfitto anche per lisciarmi un po’ la pelliccia, almeno sul piano estetico sono a posto»
Le porgo il mio rasoio elettrico a 3 testine più lametta, ci baciamo e poi lei si chiude in bagno.
«Amore, l’infermiera Joy ha chiamato»
«Scendi pure, non c’è problema, sono a buon punto. Vi raggiungo dopo, cinque minuti»
Vabbè… scendo e mi siedo al tavolo coi miei amici.
«Dov’è Renamon?» chiede Ylenia.
«Si sta radendo la peluria sul petto, e forse è meglio, sennò crepa dal caldo, adesso arriva»
Mentre i camerieri portano degli squisiti piatti di pastasciutta in tavola, Renamon arriva e si siede.
«Wow, stai molto bene così!»
«Grazie» mi fa lei.
«Buon appetito, amici»
«Grazie, Lucy, altrettanto» rispondiamo tutti.
Dopo cinque minuti Yle, vedendo Jacopo sempre a testa china, gli fa:
«Jaco, stai bene? Oilà!»
Un paio di secondi dopo lui alza un pugno in aria e fa “gol!!”, e la sorella capisce tutto:
«Spegni ‘sto cazzo di affare a tavola!!»
Ecco, stava giocando coll’iPad!
«E basta… sei mica mia madre» le risponde lui.
Ylenia si alza e glielo tira via.
«No, Yle… dovevo battere un rigore!»
«Te l’ho messo in pausa, continui dopo» e se lo ficca nella borsetta.
Mangiamo e ogni tanto parliamo di qualcosa. Giulia annuncia agli altri quello che aveva detto a me sulla cena di classe, e sono tutti d’accordo: la cena sarà il 21 luglio alle ore 20:30 al “The Barge”, un pub mica male vicino al porto, sul lungomare Tintori. Mangiamo lautamente, alla fine ammetto che non mi sono mai sentito così bene… mangiare qui non è come mangiare nel nostro mondo, qui fa tutto un altro effetto, davvero. Per digerire, esco e mi siedo su una panchina antistante la piazza, ovviamente dopo essermi preso il computer portatile. Lo avvio con l’intenzione di mettermi a scrivere qualcosa con Word.
«Ma quel sistema operativo… tu vieni dal mondo reale?»
Mi volto di scatto, e guarda un po’ chi mi trovo davanti…
«M-Ma tu sei… Kuro?»
«Sì, sono io. Mi conosci?»
Sì, è proprio lui, Kuro Umbreon! Incredibile…
«Ho visto la partita ieri, in TV… caspita che doppietta che hai fatto! Congratulazioni!»
Lui mi sorride e mi fa:
«Grazie, sei gentile, eh eh…»
«Comunque, vengo dal mondo reale»
«L’ho intuito. Ti rivelo un segreto… quel sistema operativo lo usa il prof. Oak nel suo laboratorio a Kanto»
«Cosa?? Sul serio?»
«Te lo giuro, l’ho visto coi miei occhi»
Perfetto, mi mancava soltanto sapere che il prof. Oak usa Windows 7.
«Wow… e come l’ha avuto?»
«Non ne ho idea… ha solo detto che è il migliore per gestire le sue ricerche»
«Bene, sono felice che qualcuno di questo mondo lo conosce»
«Da quanto tempo sei qui, nel nostro mondo?»
«Stabilmente da ieri. Abbiamo appena iniziato il nostro viaggio»
«“Abbiamo”? Non sei solo?»
«No, c’è anche mia cugina, la mia ragazza e dei miei amici d’infanzia»
«Buona fortuna, allora»
Si siede accanto a me e mi mette una mano sulla spalla.
«Il mio nome è Mirkho. È un piacere conoscerti, Kuro»
«Il piacere è tutto mio, Mirkho»
«Dimmi, Kuro… da quando hai assunto la forma umana?»
«Sono diversi anni ormai… uno dei motivi per cui l’ho assunta è perché volevo imparare a giocare a calcio, è uno sport che mi appassiona molto, era il mio desiderio»
«E ci sei riuscito alla grande, visto come giochi»
«Ehi, adesso esageri, eh eh»
Tiro fuori un foglio di carta e glielo porgo:
«Mi fai un autografo, Kuro? Ti prego»
«Molto volentieri. Ecco qua»
Ci facciamo anche una foto insieme.
«Vai a Violapoli, poi?»
«Certo, lì sfiderò la prima palestra»
«Ancora una volta buona fortuna, a te e ai tuoi amici»
«Grazie mille. E tu? Contro chi giocate la prossima?»
«Siamo in casa coll’Azalina, seconda in classifica. Facciamo il turno infrasettimanale giovedì»
«Spero che vinciate. Guarderò la partita facendo il tifo per voi»
«Mi metti in imbarazzo, Mirkho… siamo solo una formazione di centro classifica, non abbiamo ambizioni internazionali»
«Non c’entra. Ora sono un tuo fan e amico e quindi tiferò per voi»
«Ancora grazie. Ora devo andare, ho un appuntamento con la società. Spero di rincontrarti un giorno di questi»
«Anch’io. Ti saluto, ciao Kuro, stammi bene»
«Ciao, Mirkho, anche tu»
Kuro se ne va, e io rientro al Centro Pokémon.
«Yle… che facciamo ora?»
«L’idea mia e di tua cugina sarebbe quella di girare un po’ per i negozi, per passare il tempo»
«Figuriamoci… non mi sarei aspettato altro da voi due»
«Eddai, magari trovi qualcosa di interessante anche te»
«Magari… vado sopra a prendere il telefono e arrivo»
Entrando nella mia stanza, sento una voce elettronica:
“Vulpix, Pokémon Volpe. Quando viene attaccato da Pokémon più grossi, si finge ferito per ingannare l’aggressore e fuggire”. Trovo la mia ragazza, infatti, che stava controllando sul Pokédex ulteriori dati del suo Vulpix.
«Tesoro, sei interessata ad un giro per negozi?»
«Che ore sono?»
«Ormai sono le due passate»
«Sì, arrivo»
Ripone il Pokédex in tasca dei pantaloni e fa rientrare Vulpix nella Pokéball.
«Come tutte le donne…» commento.
Renamon mi dà un bacio sulla guancia e poi, mano nella mano, scendiamo. Usciamo tutti insieme dal Centro Pokémon, uno accanto all’altro. Facciamo molte foto alla piazza e ai palazzi, alcuni antichi. In fondo alla piazza notiamo ormai tutti i tendoni e il palco completamente montati. Come nel nostro mondo, anche qui ci sono i ristoranti che sistemano le panche e le tende per cenare lì.
Giriamo negozi su negozi. Le donne del gruppo cominciano a comprare vestiti, scarpe, Renamon si prende pure una borsa nuova e un portafogli. Io mi compro solo un cappellino, odio comprare vestiario. Io, Jacopo e Davide ci fermiamo in un negozio di articoli sportivi. Io mi compro una maglia del Mogania Calcio proprio di Kuro, rimasta lì dalla partita di ieri. Davide, invece, compra un casino di roba: due palloni da calcio (che dice di voler dare al fratellino Ricky), delle scarpe da calcio, due o tre cappellini, ed è meglio se finisco qui l’elenco perché sennò finisco stanotte.
«Davi, ma quanti soldi hai? Ora che ci penso… ieri Misty quanto ti ha pagato?»
«Eh, un bel po’… 650 Poké»
«Eh??? 650 Poké?! Ma chi è quella, Bill Gates travestito?»
«In effetti mi ha pagato un casino… bè, dopotutto l’hai detto tu che i capipalestra pagano non poco»
«Ma quella non è più capopalestra da anni ormai, ammesso che le cose siano andate come nell'anime»
«Ah, non dirlo a me»
«Comunque sia, non fare lo spendaccione come mia cugina, tieni i soldi anche per le cure dei Pokémon! Ci sono anche gli antidoti per l’avvelenamento, gli antiparalisi, gli antiscottature e simili, devi pensare anche a quelli»
«Hai ragione, lo so. Tanto adesso ho finito, quando passeremo al Pokémon Market li comprerò»
Continuiamo il giro andando a dare una sbirciatina dietro al palco. Noto delle persone con dei mixer e mi avvicino:
«Salve, che musica darete stasera?»
«Eh… siamo indecisi… se hai tu qualcosa in più lo possiamo mettere, ti va?»
«Certo, molto volentieri»
Mi giro e vedo gli altri intenti ad osservare altro. Ne approfitto per tirare fuori dallo zaino due album di Lady Gaga.
«Ecco a voi. Bellissime canzoni di ritmo sostenuto ad alta qualità. Provate a mettere queste per prime»
«Ti ringraziamo. Dove ti possiamo trovare per riportarteli?»
«Qua al Centro Pokémon»
«Va bene. Grazie mille»
Raggiungo il mio gruppo. Voglio vedere la faccia di mia cugina quando sentirà echeggiare per tutto il paese le canzoni di Lady Gaga!
Alle sei e mezza mia cugina e l’Yle hanno i borsoni. La festa sta cominciando, cominciano con uno spettacolo di magia del Casanova locale (con tutto il rispetto per il caro Antonio, a questo i trucchi riescono sempre bene). Aiuto le ragazze a sistemare nello zaino la loro roba, poi scendiamo e ci sediamo a vedere lo spettacolo. Mi diverte il momento in cui fa uscire un Oddish dal cappello! Fa di tutto e di più, anche con l’aiuto di alcuni suoi Pokémon. Dopo mezz’ora, finisce tutto. Mentre la gente pian piano si mette a sedere intorno ai tavoli dei ristoranti, noi rientriamo al Centro Pokémon e, fatta richiesta all’infermiera Joy, ci facciamo sistemare il tavolo sul grosso terrazzo della nostra stanza (è lungo tutto l’edificio, di conseguenza è condiviso anche dalle altre stanze) con vista su tutta la piazza. Dopo poco tempo ci portano le cibarie: pasta in bianco e marmellate di varie bacche.
«Ma di solito danno la minestra qui?» chiede Ylenia.
«Non credo - rispondo io - e meno male. A me girano le balle a mangiar sempre minestra la sera»
«Anche a me» aggiunge Jacopo.
Dopo un paio di minuti, sento lo speaker che parla dal palco:
«Salve, gente, mentre mangiate, saremo felici di allietarvi con della buona musica»
“Eh eh… e che musica!” penso io, facendo una risatina.
Ed ecco: oh-oh-oh-oh-oh oooohh-oh-oh-oh caught in a bad romance… oh-oh-oh-oh-oh oooohh-oh-oh-oh caught in a bad romance… rah-rah rah-ah-ah-ah roma- roma-mah gaga uh la-la-ah want your bad romance…
Guardo subito mia cugina: appena s’accorge della musica guarda il palco inorridita!
«M-Ma come cazzo fanno ad avere ‘sta musica?»
«Semplice: gliel’ho data io ‘sto pomeriggio»
«Oddio, Mirkho… quindi me la devo sorbire per forza?»
«Finché mangiamo sì, poi puoi fare quello che vuoi»
Io e Jacopo ridiamo come pazzi, poi vedo dei ragazzi, alcuni della nostra età più dei bambini, che cominciano a ballare divertiti davanti al palco.
«Guarda, Giulia. Sembra che qua piaccia a tutti»
Finito di mangiare, io, Yle, Jaco e Davide ci mettiamo a ballare, a volte anche con dei ragazzi delle altre stanze. Giulia si è subito chiusa in camera colle sue cuffie, ovviamente. Nei minuti successivi dei camerieri ci portano altro da mangiare casomai ci venisse fame durante la serata. Caspita, sembra di essere in discoteca, e vedere tutti che si divertono mi rende felice al massimo.
Comincia a soffiare un venticello che mi fa rilassare; il sole è ormai tramontato e la notte diviene sempre più imponente. La sfilata delle canzoni di Lady Gaga continua, la piazza è un pullulare di persone danzanti, più qualche bravissimo ballerino di break dance. Poi mi metto a ridere contento quando vedo che anche alcuni Pokémon iniziano a ballare: un Typhlosion che balla col suo allenatore dalla capigliatura un po’ strana (una ciocca di capelli che da un buco del cappellino gli arriva davanti alla faccia) e un Hitmontop che fa il bey-blade come al solito.
«Ragazzi, andiamo di sotto?» propongo.
«A far che?» mi risponde mia cugina da dentro.
«A trinkare un po’… spero che abbiano qualche cocktail qui»
«Va bene, scendiamo in piazza, allora» interviene Lucia battendo le mani.
Tutti insieme scendiamo e, usciti, ci fermiamo al primo bar che incontriamo.
«Scusi, avete dei cocktail alcolici?»
«Certo, ne abbiamo quanti ne vuoi, ditemi pure»
Quando leggo “Vodka sour” non ci vedo più… prendo quella. Solo Davide non beve nulla, giustificandosi che non è un patito dell’alcool, non sa che si perde! E poi qui sono molto più economici: il mio l’ho pagato 2,90 ₱, che in euro sono più o meno 3,60 €, almeno in Italia costano tutti tra i 4 e i 10 euro! Ci sediamo ad un tavolo; vedo la mia ragazza che viene verso di me con un Angelo Azzurro in mano.
«Amore… che dici, scaldiamo la serata?»
Renamon siede in braccio a me.
«Certo!»
Cominciamo a baciarci ripetutamente, non so per quanto, ci fermiamo solamente dopo che le ho chiesto di smetterla perché grazie al contatto colla sua pelliccia stavo crepando dal caldo. Intanto cominciava Marry the night.
«Ah, proprio la canzone giusta per questa sera»
«Già… rispecchia proprio questa fantastica notte»
«Non farmi parlare…»
Mi giro e appoggiata a un palo c’è mia cugina.
«Ma tu cosa vuoi? Cuginetta mia adorata, vai ad ubriacarti coll’Yle, ah ah»
Giulia scuote la testa, mi fa un gesto per dirmi “tu sei fuori” e se ne va. Faccio uscire Riolu e Jolteon, per far loro assaporare un po’ di clima festivo. Passiamo le due ore successive a ballare in mezzo alla piazza. Jacopo fa dei movimenti strani, si sbraccia come se stesse tentando di spiccare il volo, si mette a saltare e a fare dei versi strani.
«Questo è già fuori come un balcone… Riolu, Jolteon, queste sono cose da non fare»
Riolu stava ad osservare il povero Jaco colla testa inclinata. Finisco il mio drink e vado a buttare il bicchiere. Verso mezzanotte io vado su al Centro Pokémon e do un’occhiata alla mia roba controllando che sia tutto a posto, perché la mia intenzione, che ho già spiegato agli altri, sarebbe quella di mettersi in cammino, domattina, subito dopo fatta colazione, per Violapoli intenzionati più che mai a conquistare la prima medaglia (sperando ovviamente di aver smaltito la sbornia per quando ci arriveremo, perché non oso immaginare cosa accadrebbe se sfidassi Valerio con un tasso alcolemico da carcere a vita…). Dopo qualche minuto mi raggiungono tutti gli altri.
«Ah, siete arrivati…»
«Ti abbiamo visto entrare nel Centro Pokémon e abbiamo pensato di raggiungerti, dopotutto siamo anche un po’ stanchini» fa Ylenia.
«Già… io non mi reggo in piedi» commenta la mia ragazza tra due sbadigli.
«D’accordo, andiamo a letto»
Poco dopo sentiamo ancora lo speaker:
«Gente! Siamo arrivati alla conclusione di un’altra fantastica festa di inizio estate! Allora, vi è piaciuta la musica di questa nuova artista chiamata Lady Gaga??»
E tutto il pubblico urla di gioia e applaude.
«Lo sapevo che vi era piaciuta! Grazie mille a tutti voi, siate puntuali l’anno prossimo! Ci si vede gente!!»
E giù ancora un’altra bordata di applausi. Io poi mi ricordo di una cosa:
«Oh mamma! Ragazzi devo tornare là a farmi ridare i dischi… ci metto un attimo, voi andate pure a dormire se ne avete voglia»
Nella fretta quasi inciampo, e mia cugina ne approfitta per un altro dei suoi commenti inopportuni:
«Bevi meno vodka, ubriacone, meno male che non hai ancora la patente»
«Giulia, ma perché perdi sempre l’occasione per tenere la bocca cucita? Non sono sbronzo!»
«Eh no…»
La ignoro e corro fuori dal Centro Pokémon, e quando raggiungo gli addetti, chiedo loro i dischi.
«Certo, eccoteli pure, sei stato un grande, questi CD con la musica un po’ strana sono stati un successone, ti ringraziamo, se la serata è stata bella è merito tuo! Non abbiamo neanche avuto bisogno di mettere la nostra!»
«Si figuri, è stato un piacere. Lady Gaga è une delle migliori artiste di sempre, garantito»
«Ah, non lo mettiamo in dubbio… ballavano pure i Pokémon! Ah ah, ciao e grazie ancora»
Contraccambio, e mi avvio verso il Centro Pokémon.
«M-Ma tu sei Mirkho! Non ci credo, sei tu???»
Ma io ‘sta voce la conosco… ho un presentimento… quando mi giro, rimango a bocca spalancata e cogli occhi fuori dalle orbite…!!
“Non… non è possibile… ma questa è la mia prof di meteorologia!!! Che ci fa qui? Oh santa maremma… oddio” penso, sconvolto e col cuore che batte all’impazzata.
Quella si ferma davanti a me. Sì, è proprio la mia insegnante alle superiori!
«Ciao, Mirkho! Cosa ci fai qui? Giuro che non mi aspettavo di trovarti qui!»
Ah, nemmeno io!
«P-Prof… è proprio lei o è una sua sosia…?!»
«Sono io! Dai, dimmi cosa fai qui nel mondo dei Pokémon»
«B-Bè veramente io… è una lunga storia, io ho sempre desiderato di diventare un allenatore… penso che questo lo abbiano in qualche modo saputo Dialga e Palkia, non so se li conosce, che tramite un portale mi hanno portato qui»
«Apperò… comunque sì, li conosco, anch’io mi sono avvalsa del loro aiuto per venire nel tuo mondo»
«Ecco, e ho provato una gioia incredibile perché finalmente posso realizzare il sogno della mia vita… ma aspetti un momento, perché sono sbronzo e non so se ho capito bene… lei ha detto “per venire nel mio mondo”?»
«Sì, eh… ti confido un segreto, ma che resti fra me e te… io in realtà sono nativa di questo mondo, per essere precisi di Amarantopoli»
In un attimo mi sento impietrito, e mi sento cascare in avanti.
«È… è… incredibile… non…»
«Lo so, è difficile da credere, spero che questo non rovini i rapporti»
«No, no, non si preoccupi… è solo l’alcol che sta facendo effetto… ma perché è venuta da noi?»
«Volevo vedere questo vostro mondo, e per “mascherarmi” ho deciso di fare la prof di meteo, essendo esperta di questa materia. E tu sei uno dei miei migliori alunni»
«Lo credo… con lei mai un’insufficienza»
«Hai dei Pokémon?»
«Sì, guardi»
Faccio uscire Riolu e Jolteon.
«Wow, carini, mica male»
«E lei cos’ha?»
«Adesso non li ho dietro, ma ho un Growlithe, un Beautyfly e un Ditto»
«Pure un Ditto? A me proprio non piace quel Pokémon… Growlithe comunque è tenero»
«Già. Dai, adesso ti lascio andare a dormire»
«Va bene. Poi cosa mi dovrò aspettare? Il preside capopalestra?»
«Ah ah no! Non ancora, eh eh… ciao Mirkho, stammi bene»
«Anche lei, arrivederci»
Per tutto l’anno ho avuto una prof che viene dal mondo dei Pokémon… ma capitano tutte a me???
E dire che ce la avrò almeno per altri due anni… è la prof con cui vado più d’accordo tra tutti quelli che ho, ma non avrei neanche lontanamente immaginato che provenisse dal mondo dei Pokémon… se me lo avessero detto non ci avrei mai creduto.
Rientro al Centro Pokémon barcollando e trovo gli altri che mi chiedono il motivo del ritardo. Non dico nulla al riguardo, da una parte penso che non mi crederebbe nessuno, dall’altra ho paura che mi obblighino a farla loro conoscere. Perciò tiro dritto dicendo che sono rimasto un po’ a parlare.
«Andiamo, è mezzanotte inoltrata e ti metti a parlare col primo che passa per strada?»
«Giulia, hai una via di mezzo? Ti lamenti sempre che non parlo mai con nessuno»
«Ma non a quest’ora»
«E a quale ora?»
«Avevi tutto il giorno»
«E mamma mia, hai sempre qualche argomento da fare polemica!»
«Non polemizzerei se facessi il bravo bambino»
«Ma vaff…» Giulia si mette a ridere.
«Piuttosto, i tuoi Pokémon sono a posto?»
«Loro sono più a posto di me, almeno non hanno bevuto»
«Questo è sicuro. Dai, a nanna»
Tutti in pigiama, la mia dolce metà sale sul letto superiore, le do un bacio, e mi sistemo sotto le coperte. Stavolta i miei Pokémon si invertono: Riolu vicino a me che posa la testa sul mio braccio sinistro, Jolteon appallottolata in fondo al letto. Ma si deve ancora aspettare: l’Yle e Davide si stanno facendo una doccia.
«Jaco, mi fai giocare un attimo a Fruit Ninja?»
«Certo, prendi pure»
Mi da il suo iPad. Batto ancora una volta il record (che era sempre mio), poi una partita a Temple Run, dove però non duro molto, è difficile come gioco.
«Guarda, Riolu»
Apro un programma di disegno.
«Vuoi disegnare qualcosa? Prova»
Contenta, Riolu ci zampetta un po’ coi colori, poi quando le “ripulisco” il foglio, stavolta disegna una specie di cuore (un po’ storto, ma va bene, è un Pokémon, mica Giotto) e mi guarda.
«Grazie cucciola mia. Anch’io ti voglio bene» le sussurro in un orecchio.
Ricomincio a giocare facendo delle gare di auto. Finalmente i due escono dalla doccia.
«Avete aperto la finestra?»
«Sì, sta tranquillo»
«Non voglio ritrovarmi con un’umidità allucinante, che fa già caldo»
«Ho detto che è aperta!»
In poco tempo si cambiano. Intanto, il Vulpix di Renamon mi salta sul letto.
«Ciao, tesorino. Come stai?»
Vulpix si struscia sotto la mia mano. Le tocco le sue sei code, che sono molto soffici. Mi rifila pure una leccatina sulla guancia.
«Sei molto simpatico, Vulpix. Dai, torna su da Renamon, ora. Fa un caldo boia, su»
Con l’aiuto di Ylenia, Vulpix si mette sul letto della mia ragazza, colle code che penzolano in giù. È quasi l’una, ridò l’iPad a Jacopo e appoggio la testa sul cuscino, felice dopo una bella serata. Giulia accende il ventilatore, mentre si fa aria. Davvero, sia fuori che dentro c’è un’umidità mica da ridere.
«Buonanotte, ragazzi» faccio io.
«Buonanotte» rispondono uno ad uno gli altri.
Spegniamo la luce e nel giro di pochi minuti tutti ci addormentiamo felici.

FINE

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Capitolo 7
*** Il primo incontro col Team Rocket ***


Il primo incontro col Team Rocket
 
Stagione 1 Episodio 5
 
Oggi è il 29 giugno, il nostro terzo giorno nel mondo dei Pokémon. Ci svegliamo tutti quanti verso le 9 e mezza/10. La prima cosa che fa mia cugina è piastrarsi i capelli (giustamente si è portata dietro tonnellate di prodotti di bellezza, phon, piastra, smalti, trucchi e chi più ne ha più ne metta; e si lamenta di Lady Gaga…! Quando mi cambio, ritiro il pigiama nello zaino, così velocizzo un po’ le cose.
«A che ora andiamo a fare colazione?» fa mia cugina.
«Tra un po’…» le rispondo.
«Mirkho, la roba cominciamo a ritirarla dopo?»
«È uguale, Yle, fate come volete. Però dopo colazione partiamo, perché vorrei fare una piadinata per pranzo»
«Grande! Sono d’accordo» fa Jacopo.
Scendiamo insieme. Io bevo del tè alla baccarancia (ho problemi a digerire il latte, qualunque esso sia), Giulia il latte e gli altri dei frutti, dopodiché esco a fumare, seguito dalla mia ragazza e da mia cugina.
«Oggi è un po’ nuvoloso… non è che piove?»
«Spero di no, Mirkho, Jacopo ieri ha controllato sull’iPad le previsioni e davano variabile, non c’era scritto che pioveva»
«Bè, se dovesse piovere, spero che almeno non lo faccia a pranzo, sennò addio piadina»
«Eh, che vuoi che sia»
«Rena, come va?»
«Bene, tesoro, tu?»
«Anche»
«Penso che gli altri abbiano anche finito di mangiare, spero – guardo dentro – sì, ci stanno chiamando. Andiamo a ritirare la nostra roba?»
«Certo!!»
Saliamo e iniziamo un minuzioso lavoro di ritiro della nostra mercanzia: abiti, telefonia, tecnologia varia, in mezz’ora siamo a posto.
«Ah ecco, volevo far la piadinata senza la roba, cominciamo bene… ragazzi, se avete pazienza qualche minuto, vado a Savignano a prendere tutto…»
«Ma non fai prima ad andare alla Crai che è più vicina a casa?»
«Yle, con ‘sta medaglia qua posso andare in qualunque posto ora, se andassi da qua a Rivabella o da qua a Savignano non faccio strada extra. È un portale dimensionale!!»
«Sì, scusami, devo ancora svegliarmi, eh eh»
«Ok. Dove l’ho messa… eccola. Allontanate tutto se non volete che venga risucchiato qualcosa, ok? Vado e torno, niente extra»
Tutti si allontanano.
«Savignano sul Rubicone, Ipermercato»
Faccio entrare Riolu e Jolteon nelle Pokéball e mi tuffo nel portale, trovandomi successivamente davanti al gigantesco edificio. Ci sono due o tre persone che mi guardano attonite dopo avermi visto uscire dal portale. Saluto ed entro. Dopo aver raccattato tre pacchi di piada, giro dispera-tamente alla ricerca dello squaquerone (sono anni che vado qui, ma al contempo sono anni che mi perdo in continuazione!), finché non mi trovo davanti la mamma di Ylenia.
«Oilà, il nostro allenatore di Pokémon! Come va?»
«Mamma mia non urlare, ti prego. Sto bene, stiamo tutti bene»
«A che punto siete?»
«Siamo ancora all’inizio, abbiamo già visitato due città che però non hanno molta importanza, non essendo sedi di palestra. Però sono molto carine, là si respira un’aria buona»
«Va bene, dai, faccio il tifo per voi. Come mai qui?»
«Abbiamo deciso di fare una piadinata, perciò sono venuto a prendere il materiale»
«Ah sì? Buon appetito allora!»
«Grazie, anche voi. Devo sbrigarmi perché mi stanno aspettando, ho promesso che mi sarei velocizzato, già quando arrivo mi butteranno giù tutti i santi del paradiso perché mi sto perdendo in ‘sto labirinto»
«Ah ah ok… se cerchi i formaggi sono là vicino al banco dell’affettato»
«Bene, grazie, mi hai risparmiato la maratona olimpica, eh eh… vado allora, ci sentiamo!»
«Ciao, salutami tutti!»
«Anche tu, statemi bene!»
Raggiungo di corsa il banco, arraffo tre confezioni di squaquerone, un casino di affettato e un po’ di rucola per l’Yle, poi mi precipito alla cassa ed esco dall’ipermercato. Faccio una corsa stile “1500 siepi” nel senso che di siepi e cespugli ne ho saltati 1500, fino ad arrivare nella parte più esterna del parcheggio nord, che è poco frequentata, in modo da aprire il portale senza essere notati da mezzo supermercato. Quando ritorno, borsa in mano, nel Centro Pokémon, mia cugina mi fa, col suo Totodile in braccio:
«Meno male che ci mettevi poco… è mezz’ora quasi!»
«Per 2 motivi: mi sono perso e ho trovato la mamma dell’Yle»
«Oddio, è sempre dovunque… e che ti ha detto?» fa Yle.
«Ha chiesto come va, a che punto siamo, e ci ha salutati tutti»
«Mh… contraccambiamo. Si parte?»
«Si parte. Scendiamo. Ragazzi non dimenticate niente, lo stesso vale per me, non voglio tornare indietro come in Pokémon Argento, ok? Lì Elm capisce in chissà quale maniera che ti si è aperto l’uovo che ti ha dato, e ti costringe a tornare indietro di 3 città per farglielo vedere… qui no!»
«Ah ah già… lì Elm ha fatto girare le palle un po’ a tutti, comunque sta tranquillo» mi risponde Jacopo.
Dopo un ultimo saluto all’infermiera Joy, usciamo dal Centro Pokémon zaini in spalla, direzione Violapoli. Attraversiamo colle bici il centro della città velocissimi ma poi, passati gli ultimi edifici, rallentiamo e continuiamo a ritmo normale. Mi porto Riolu sulle spalle, giusto per farla divertire un po’. Qui la strada si fa un po’ più larga rispetto a quella tra Borgo Foglianova e Fiorpescopoli, e quindi possiamo anche stare tutti quanti allineati. Ad un certo punto c’è una grande curva verso destra che seguiamo, trovando inoltre un cartello che ci conferma che Violapoli è in quella direzione. Ci stiamo allontanando dal mare, e la strada viene progressivamente circondata da una sempre più folta boscaglia. Dopo qualche minuto, su un ponte che sovrasta la strada, passa un treno molto grosso e con un sacco di vagoni.
«Quello è il Supertreno che collega le regioni di Johto e Kanto, che figata!»
«Già, gran bella cosa» mi dà corda Jacopo.
«Supertreno?» fa Lucia guardandolo sparire dietro gli alberi.
«Sì, quello è il Supertreno. Come ho detto prima, collega Johto, dove siamo ora, con la regione vicina, quella di Kanto. Parte da Fiordoropoli e arriva a Zafferanopoli. Adesso non vi so dire anche gli orari, non li ho ancora letti. Comunque sia, di sicuro sarà bellissimo viaggiare su quel treno»
«È ovvio che è meglio, non è uno di Trenitalia eh eh» conclude Jacopo.
«Quindi… sì, noi stiamo andando verso nord in questo momento, Kanto perciò sta ad est ora… ok, ragazzi, possiamo proseguire, volevo solo orientarmi un po’»
Tiriamo dritto passando sotto il grosso ponte. Qualche minuto più tardi incontriamo tre ragazzi, che ci propongono una sfida. Neanche il tempo di parlare che Giulia, Davide e Jacopo si offrono volontari. Tanto meglio, io volevo appunto dire che io la mia battaglia l’avevo fatta contro Jack e che quindi toccava a qualcun altro. Scendo dalla bici e mi siedo su una roccia, raggiunto subito dalla mia ragazza. Per un attimo, però, mi sembra di sentire delle voci, come dei lievi sussurri, provenire dal boschetto dietro di me. Mi guardo un attimo intorno, poi lascio perdere, e mi concentro sui combattimenti in corso. Giulia ce la sta mettendo tutta, Totodile di solito è un Pokémon che non ama tanto perdere, e se la sta cavando bene, anche grazie alla superiorità del tipo, contro un grosso Charmeleon. Davide e il suo Hoppip, invece, sono un po’ in difficoltà contro un Kakuna (Pokémon di cui da piccolo avevo paura perché assomiglia ad una vespa – ma tutta gialla – lo stesso per Beedrill), Jacopo, infine, data anche la sua esperienza sui tipi di Pokémon
che condivide con me, se la sta cavando abbastanza bene contro un Machop. Tutti e tre i combattimenti sono molto interessanti, dopotutto, si impara anche osservando. Dopo un quarto d’ora scarso, Davide incredibilmente riesce a ribaltare la situazione facendo uso del Paralizzante, per poi finire la storia, Giulia idem, un Pistolacqua senza eguali stende il Pokémon avversario. Riesce a vincere anche Jacopo, ma col suo Pidgey a corto di forze.
«Pidgey, bel combattimento, adesso riposati un po’» dice facendolo rientrare nella Pokéball.
«Grazie, è stato un bel combattimento» fanno i tre tipi.
«Prego, è stato un piacere» risponde mia cugina stringendo la mano a tutti e tre che, dopo aver pagato per la loro sconfitta, se ne vanno salutando.
«Avete finito?» chiedo prendendo in mano la mia bici.
«Finito, possiamo ripartire» mi risponde Davide.
Nel salire sulla bici appoggio male il piede e cado dall’altra parte.
«Mirkho! 17 anni e non sai ancora montare in bici? E dire che vuoi fare la patente l’anno prossimo»
«Giulia… stai zitta o t’investo! Mi è solo scivolato il piede!»
«Ah ah, mi diverto a farti incazzare, scemotto» e mi sorride.
Risalgo senza dire una parola e mi rimetto a pedalare, seguito da tutto il gruppo. Ma non facciamo molta strada: un Houndour e un Hitmontop con degli strani affari in testa ci sbarrano la strada.
«Ma cosa…?»
Poi saltano fuori due persone che mi sembra di conoscere: uno ha i capelli corti color verde acqua, l’altra bionda coi capelli divisi in due code che tra spille e quant’altro hanno la forma a freccia. Entrambi hanno una divisa bianca con una grossa “R” rossa.
«Cosa?? Butch e Cassidy del Team Rocket??» sono incredulo.
«Vedo che ci conosci, ragazzino…» fa lei.
«E certo che vi conosco, con tutte le stagioni Pokémon che mi sono sorbito… avanti, cosa volete da noi?»
«Dagli altri niente, ci interessi tu»
«Devi darci qualche preziosa informazione» continua Cassidy facendo un lieve sorrisetto.
«Mamma mia, non potevate mandare Jessie, James e Meowth che così li facevamo volare un po’?»
«Quei tre cretini sono la vergogna del Team Rocket, non ci sogneremmo di inviarli in qualche missione. Adesso basta con le chiacchiere, ti abbiamo visto ieri in compagnia di Suicune, gli hai salvato la vita rovinando così i nostri piani»
«Cosa?! Ma allora quella trappola l’avete messa voi?!»
«Bravo, ci sei arrivato» applaude Cassidy, parlando in tono ironico.
«Come, Mirkho? Tu e Suicune vi siete rivisti?»
«Jaco, ti spiego dopo…»
«Tranquillo, ragazzino, la storia la spieghiamo noi ai tuoi amici. Allora… il vostro caro amico, ieri, ci ha rovinato la giornata, seppur non direttamente: avevamo piazzato una trappola con l’intento di catturare il Pokémon Leggendario Suicune, e stavamo per farcela, perché c’era cascato, ma immediatamente sei arrivato tu e l’hai liberato… non passiamo mai una giornata della nostra vita senza che qualcuno ci intralci sempre!»
«Maledetti… la pagherete per ciò che avete fatto!»
«Tu adesso ci dirai dov’è andato, subito!» urla Butch.
«Mai!! Primo, non ho la più pallida idea di dove sia andato, secondo, anche se lo sapessi non ve lo direi mai! Lo dovete lasciare stare!»
«Ah sì? Quindi è questa la tua risposta?»
«Sì!!»
«Allora vi faremo assaggiare la potenza della macchina “provoca-rabbia”»
Non ci penso due volte: tiro fuori Riolu e Jolteon e mi preparo. A me si uniscono Giulia col Totodile e Jacopo col suo Pidgey.
«Riolu, Codacciaio su quel macchinario in testa ad Houndour, Jolteon, Fulmine sull’altro!»
Li colgo sul tempo, e subito distruggo i due strani macchinari.
«No! Com’è possibile?! Il professore aveva detto che erano in grado di sopportare ogni attacco!!»
«Probabilmente erano montati male… meglio per noi. Pidgey, Acrobazia su Hitmontop!»
«Totodile, Pistolacqua su Houndour!»
L’attacco di Jacopo va a segno e stende Hitmontop, ma poi Pidgey ansima, perché non si è ancora ripreso del tutto dalla lotta precedente. Giulia, invece, si vede il suo attacco schivato.
«Houndour, Lanciafiamme su Pidgey, e tu, Hitmontop, Calciorullo su quel Riolu!»
«Pidgey, schivalo!»
Ma il poveretto, stanco com’è, non riesce a muoversi in tempo e viene colpito.
«No!»
L’uccellino non è più in grado di lottare. A Jacopo si sostituisce Davide, che tira fuori il suo Hoppip.
«Hoppip, lancia un’onda di Paralizzante, subito!»
Una nuvola gialla investe i due Pokémon nemici senza che loro abbiano il tempo di fare un movimento. In pochi secondi sono stesi a terra, non in grado di fare un movimento.
«Grazie Davi, ora tocca a me! Riolu, Forzasfera su Houndour!»
Dopo aver schivato il precedente Calciorullo di Hitmontop, Riolu salta in alto e, con una sfera blu molto grossa colpisce il cagnolone. Ed è fuori.
«Bravissima Riolu!!»
Riolu mi salta in braccio e mi abbraccia.
«Jolteon, Tuonoshock su Hitmontop, e tu, Riolu, Codacciaio!»
«Hoppip, Frustata!»
«Totodile, Azione!»
Nonostante tutti gli attacchi vadano a segno, Hitmontop si rialza, seppur a fatica.
«Tesoro, lascia fare a me, ora. Voglio divertirmi anch’io»
«Va bene, vai Renamon!»
Non appena se la ritrova davanti, Butch impallidisce:
«E tu che… che essere sei??? Non sei un Pokémon, vero?»
«No, ma sono una che ti farà il fondoschiena a fette! Cyndaquil, tocca a te!»
Hitmontop è alle corde, lascio fare il resto alla mia ragazza, dopotutto deve allenarsi anche lei.
«Cyndaquil, Braciere!»
L’attacco lo colpisce in pieno, ma Hitmontop non demorde.
«Mamma mia, è tosto…»
«Hitmontop, Calciorullo!»
Nonostante il paralizzante sia ancora attivo, il Pokémon nemico si mette a roteare a testa in giù e gambe divaricate, colpendo il piccolo Pokémon Fuocotopo.
«Cyndaquil, tutto a posto?» le fa Renamon.
Il suo Pokémon si mette ad urlare “cyndaaaaaaa” e correndo diventa una palla di fuoco, che colpisce con potenza Hitmontop, ponendo la parola “fine” al combattimento contro il Team Rocket, complice un attacco in extremis del Chikorita di Lucia. Bene, così tutti abbiamo preso parte alla battaglia!
«Grande, Rena!!»
La mia dolce metà è al settimo cielo:
«Non ci posso credere, Cyndaquil, hai imparato Ruotafuoco!!»
La mia ragazza e il suo Pokémon si abbracciano felici, poi lei abbraccia me. Infine, tutti quanti ci diamo il cinque.
«Mocciosetti, sentirete ancora parlare di noi, ci rivedremo presto!»
Butch e Cassidy se ne vanno volando, ma non perché li abbiamo colpiti, bensì con dei “jet-pack”.
«Caspita, dev’essere figo viaggiare con quei cosi» commenta Davide.
«Ragazzi, è stato il nostro primo combattimento col Team Rocket, e abbiamo vinto! Questo sì che si chiama lavoro di squadra!» mi complimento io.
«Io ho fatto un bel video colla tua fotocamera, Mirkho, va bene?»
«Bravissima Lucy!! Ora abbiamo anche una documentazione della nostra vittoria!»
«Come la pubblicità dell’Amaro Montenegro… sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta!»
«Figuriamoci se tu, Jaco, non pensi sempre ad amari e grappini… così mi fai venir voglia di bere!»
«Certo che ci penso… dobbiamo festeggiare! Mirkho, torna a Savignano a prendere delle birre e una bottiglia di Sangiovese!»
«Ma vacci te! E poi neanche me la danno, 18 anni ancora non li ho, e poi ho ancora nello stomaco tutto quello che ho bevuto ieri alla festa! Festeggeremo colla nostra piadinata!»
«Ok. Però devo trovare subito un Centro Pokémon per curare Pidgey, ha riportato non pochi danni. Controllo la mappa sul Pokédex… vediamo… sì, ce n’è uno a cinque kilometri da qui!»
«Bene, mettiamoci in marcia allora, se ci muoviamo li facciamo in niente»
«Comunque, Mirkho, spiega bene cos’hai fatto con Suicune ieri»
«Di sicuro non era niente di programmato, è stata una pura casualità… ero in giro, sono uscito un attimo da Fiorpescopoli, non verso di qua, bensì da dove eravamo arrivati, e ho sentito un urlo potente di qualche Pokémon. Sicuramente, dalla potenza del verso sarà stato un Pokémon abbastanza grosso, e infatti avevo ragione: il Team Rocket aveva piazzato una trappola e Suicune, non so come, c’è finito dentro. Non potevo rimanere lì a far finta di niente, sono intervenuto immediatamente, e con l’aiuto di Riolu ho rimosso tutto e l’ho curato. Era felicissimo… ha mostrato il suo lato più tenero, nonostante sia così imponente»
«E lo credo… mamma mia, sei fortunatissimo, davvero»
«Bè… sono tre giorni che siamo qui, e una cosa penso di averla capita: qui ho decisamente più fortuna che nel mondo reale, non ho mai passato tre giorni filati della mia vita senza che qualcosa di sfortunato accadesse, a quanto io ricordi»
«Stai attento, Mirkho… dire che sei più fortunato del solito è la prima causa di sfortuna!»
«Già, hai ragione… forse è meglio se sto zitto. Ehi, eccolo laggiù il Centro Pokémon!»
In lontananza notiamo un edificio dal tetto arancione. Pensando a Pidgey, ancora nella Pokéball a soffrire, diamo alle bici un’accelerata stile Giro d’Italia fino ad arrivare al Centro Pokémon. Entrando, troviamo l’infermiera Joy parlare con l’agente Jenny. Jacopo e Renamon fanno curare i loro Pokémon.
«Scusi infermiera Joy, ci può curare i nostri Pokémon? Soprattutto il mio Pidgey, che è messo male…»
«Certo, sono qui per questo. Ve li sistemo in un attimo»
Mentre l’infermiera Joy entra nel retro del centro, l’agente Jenny si volta e ci fa:
«Scusate, ragazzi, per caso avete visto il Team Rocket passare di qua o fare qualcosa di losco?»
«Passare? Molto di più, ci abbiamo battagliato anche! Ecco perché siamo qui» le rispondo io.
«Ah sì? Allora potete dirci qualcosa, possiamo sederci là?»
Ci sediamo ad un tavolo.
«Allora, ragazzi, potete dirmi tutto, nei minimi particolari?»
«Sicuro» comincio io «allora, comincio col dire quello che è successo ieri. Stavo facendo un giro poco fuori Fiorpescopoli, sulla strada per Borgo Foglianova, sento un urlo e intervengo, e trovo Suicune con una zampa in una grossa trappola. È stato incredibile, con l’aiuto del mio Pokémon, un Riolu, l’ho subito liberato. Oggi è saltato fuori il Team Rocket, che dopo averci bloccati ha preteso da me di sapere dove fosse andato Suicune dopo che, mi hanno detto, ho fatto fallire i loro piani. Io non ho detto nulla, anche perché non sapevo proprio dove fosse andato, e dopodiché è partita la battaglia, che abbiamo vinto alla grande»
«Bravi, sono contenta. Dopo dove sono andati?»
«Ah, non ne ho idea… sono volati via con dei razzi verso sud-ovest, il luogo preciso dove fossero diretti non lo so»
«Va bene. C’è qualcos’altro?»
«Sì, dell’altro c’è… i due loro Pokémon, un Houndour e un Hitmontop, avevano sulla testa qualcosa di metallico che loro avevano definito come “macchina provoca-rabbia”, che penso sia qualcosa che stimola i Pokémon ad essere i più aggressivi possibile»
Il resto del gruppo conferma.
«Ah, interessante… avevo già sentito parlare di qualcosa del genere… bene, grazie ragazzi, ci siete stati d’aiuto, ora indagheremo più a fondo»
Si sente un suono (il classico suono dei videogiochi!) e l’infermiera Joy ci annuncia che i nostri Pokémon sono in perfetta forma, e perciò andiamo a ritirarli (ho preferito far riposare anche i miei).
«Grazie mille» ringrazia Jacopo.
«Figuratevi, sempre al vostro servizio»
Mentre ritiro le mie due Pokéball in due tasche larghe dei pantaloni, l’agente Jenny ci fa:
«Vi lasciamo andare, avete dato un prezioso contributo alle indagini. Telefonateci se ci sono novità»
«Sarà fatto, arrivederci» rispondo io.
«Arrivederci, fate buon viaggio» rispondono le due donne.
Usciamo fuori, ci riprendiamo le bici e ci rimettiamo in sella. Jacopo, mentre siamo in marcia, controlla ancora la mappa.
«Allora… prima di arrivare a Violapoli ci troveremo davanti l’entrata della Grotta Scura, che qui dice essere un tunnel sotterraneo che percorre tutta Johto, poi si gira ancora a sinistra»
«Cos’è, vuoi farti la grotta? Mi auguro di no»
«No, Mirkho, tranquillo, stavo solo ragionando un po’… nemmeno io ho voglia di farla… almeno finché non avremo Pokémon che sappiano usare Flash»
«“Almeno” un paio di palle! Non la facciamo e basta! Non sono claustrofobico, ma Johto preferisco girarla in superficie»
«Ok, ok… piuttosto, che ore sono?»
«Mezzogiorno meno venti» mi risponde Ylenia.
«Ecco, questa è la conferma del mio attacco di fame… dai, facciamo che cercarci un posticino dove mangiarci la nostra beneamata piadina»
«Ma aspettiamo un po’… tipo fino a mezzogiorno, finché possiamo pedalare pedaliamo»
«Mamma mia, Giulia, che due pugnette!! Stai sempre a contraddire tutto quello che dico, ti riesce naturale o lo fai solo per farmi girare le palle?»
«Ih ih… forse tutte e due»
Le mando un gesto col braccio e poi sussurro a Jacopo:
«Ma secondo te sta bene questa o…?»
«Sorvoliamo…»
Dopo un quarto d’ora, vediamo un parchetto con dei tavoli, e perciò ci fermiamo subito lì. Ci sistemiamo in un tavolo vicino alla strada, Jacopo tira fuori dallo zaino un fornelletto a gas di quelli che si usano nei picnic o negli scout, io tiro fuori la padella, e mia cugina tira fuori piade, affettato e formaggi (non mi ci stava tutto nello zaino, non è molto grosso, ho già i vestiti, i “medicinali”, le Pokéball, una bottiglietta d’acqua e, appunto, la padella, che non è piccola, senza contare il PC portatile). In pochi minuti un buonissimo profumino si leva dal tavolo, e ognuno si gode la sua piadina.
«Alla vittoria contro il Team Rocket» fa Jacopo.
«Olè!!!» rispondiamo tutti, ma senza urlare.
Io sorrido quando vedo che anche Riolu si gusta con velocità la sua fettina di piadina allo squaquerone, le piace un casino. Jolteon, invece, ha preferito il classico cibo per Pokémon. E mi sembra ovvio… Riolu da quando è nata fino ad adesso non ha mai mangiato nulla del suo mondo, se non una baccarancia, e gode di ottima salute. Jolteon, invece, è stato cresciuto da Corrado, e quindi è abituato a mangiare i loro cibi (già mi sembra strano che Riolu mangi le merendine della Kinder, o gli Yogurt, e simili, non credo che ci siano altri Pokémon che lo facciano). Io, Jaco, Davide e Renamon (anche lei l’ha subito adorata) facciamo il bis, Ylenia e Lucia smettono con la scusa che non vogliono ingrassare più di quanto lo sono già (non è vero, ma loro continuano a considerarsi grasse). Alla fine, tutti su altalene e dondoli per digerire meglio. Dopo dieci minuti torniamo al tavolo e scopro che qualcosa non torna:
«Ehi… avevo lasciato il pacchetto di squaquerone qui, chi l’ha preso?»
«Ah, noi non di sicuro, eravamo con te» fanno le donne.
«Sei sicuro che l’avevi lasciato qui?» mi chiede Jacopo guardando sotto il tavolo.
«Sì, lo giuro»
«E quanto ce n’era dentro?»
«Mah, poco, non una quantità rilevante…»
«E allora? Che te ne frega…» commenta Jaco facendomi cenno di aiutare a pulire il tavolo.
«Mi frega, perché volevo finirmelo»
Finito di pulire il tavolino, ci rimettiamo in marcia.
«Ce la faremo ad arrivare a Violapoli prima di sera?» chiedo.
«Eh, non so… è lontana, se non riusciamo dormiremo sul prato, come hai fatto tu il primo giorno che sei stato qui» mi risponde mia cugina.
«Non ero qui, ma a Sinnoh, comunque l’è istess, non è mica male»
«Sì, però i sacchi a pelo dove li becchiamo?» interviene Jacopo.
«Io ne ho due, che usavamo io e mio fratello a scout, Giulia ne ha uno… ne mancano quattro, ancora»
«Vabbè dai, useremo delle semplici coperte io, Lucy e Davide» fa Ylenia.
«Già» continua Davide «io una volta me l’ero dimenticato e ho dormito con una coperta… per me non c’è nessun problema»
«Come volete, basta che poi nessuno protesti»
Non so quanta strada, facciamo, ma poi arriva un altro problema: i pedali della bici mi si bloccano all’improvviso e faccio un bel volo in avanti.
«Ma che succede…?»
Mentre gli altri mi soccorrono, guardo la mia bici e vedo la catena giù e mezza infilata nei raggi della ruota.
«Ah perfetto… adesso con cosa arrivo a Violapoli?»
«Stai tranquillo, non sai quante volte rimetto su la catena alla mia enduro… sarà un gioco da ragazzi, lascia fare a me» mi fa Jacopo mettendomi una mano sulla spalla.
Si mette ad operare alla mia bici, tirando fuori la catena dai raggi e riposizionandola al suo posto.
«Cioè… non è la prima volta che accadono problemi con ‘sta bici, eppure insisto ad usarla… forse era meglio se prendevo quella di mia zia…» commento.
«Sì, così poi trovava un modo per arrivare in questo mondo a prenderti a calci nel culo… non ti ricordi qualche giorno fa che per andare in giro con Riolu gliel’hai presa e quando siamo tornati ti ha accolto con quattro urli?» mi si para davanti Giulia.
«Era un’idea…»
Mentre mi metto a fare alcune foto all’ambiente, Jacopo mi chiama:
«Ehi Mirkho, ho finito, è come nuova»
«Bene, grazie Jaco»
«Figurati, il meccanico del gruppo sono io»
«Non lo metto in dubbio»
Rimonto sulla bici e riprendiamo a pedalare. Spero davvero che non capiti più niente perché sennò non ci arriviamo più a Violapoli. Mah… può capitarmi qualunque cosa, ma nulla mi toglierà la felicità dell’aver trovato il mio mondo ideale. Sì, siamo appena partiti, non abbiamo neanche raggiunto la prima palestra, ma sono felice lo stesso. Il mio obiettivo è lo stesso di Ash: vincere la Lega e diventare perciò Maestro Pokémon. Ma la strada è lunga, molto lunga, non saprei minimamente stimare i tempi con cui impiegherò a fare tutte le città di Johto, dalla prima all’ultima; ma tanto non ho fretta, me la posso prendere pure con calma, e giacché a settembre ricominceremo la scuola, avremo anche il tempo di fare una pausa. Guardo in cielo: vedo stormi di Pidgey e di Pidgeotto, con in sottofondo le nuvole che vanno e vengono. Stavo assaporando il sapore della libertà quando…
«Mirkho, guarda dritto che ti vai a schiantare!»
«Oh mamma, Giulia»
Caspita, quando mi faccio i sogni mentali c’è sempre mia cugina che mi riporta sulla Terra! E il punto è che a scuola i professori mi conoscono per questa mia “abilità”.
«Ehi, potremmo fare una scampagnata alla Zona Safari quando ci arriveremo, che ne pensate?»
«Jaco, la Zona Safari è zeppa di Pokémon Coleottero… lo sai che a me non piacciono!»
«Ok ok ho capito…»
«Sai almeno dove si trova?»
«Eh… sinceramente non ricordo»
«Vicino a Fiorlisopoli»
«Apperò… è dall’altra parte della regione di Johto!»
«Appunto! Se ci vuoi proprio andare, prima pensiamo ad arrivarci»
Ad un certo punto, la strada si fa un po’ più in salita, e a me non sta bene: io odio le salite, e dopo quello che è successo prima c’ho paura a cambiare marcia alla bici: nello stato in cui è, non ci vuole molto a far cascare un’altra volta la catena. L’asfalto è molto liscio, e le strisce sono fresche di verniciatura. Ci sorpassa una macchina dalle linee sportive, color bordò. Leggo la marca: Monsuta.
«Però… guarda che gran bel pezzo di macchina!» commenta Jacopo.
«Già. Da quello che ho letto, è una Monsuta. Chissà, dal motore e dalle linee che ha, credi che possa essere una Lamborghini locale?»
«Penso di sì, Mirkho… sicuramente, è una macchina che nel nostro mondo costerebbe qualcosa come un numero a sei cifre»
«Eh già… fortunato chi ce l’ha. Comunque, non c’è tanto traffico… questa è la prima macchina che incontriamo»
«Saranno tutti al mare. Piuttosto, ogni tanto dobbiamo tornare a Rimini a goderci la nostra spiaggia»
«Ma se c’è un mare che fa schifo, Jaco… tra alghe, meduse, conchiglie rotte e le schifezze che ci butta dentro la gente in acqua non si sta! E poi guarda, a me non piace stare in spiaggia, non perché la odio, il fatto è che non ci metto niente ad ustionarmi, ho la pelle delicata, ti giuro che non è una bella sensazione. E dopo il bruciore, perdo la pelle come i serpenti!»
«Ma a te dove ti piace stare?»
«In giro la sera, ecco dove voglio stare! Lì sì che si sta bene! E poi contiamo pure i parchi divertimento!»
«Che monotono che sei! Le feste della birra non le conti?»
«Quelle sono sottintese»
«Ah ecco…»
Alle 4 e mezza siamo ancora a pedalare. Stanchi, decidiamo di fare una pausa. Tiro fuori il mio Nintendo DS e comincio a giocare a Versione Nera. E chi mi sono messo come starter insieme a Oshawott? Nient’altri che Zorua, eh eh eh! Tutto merito dei trucchi. Già, io non ho mai comprato Pokémon Versione Nera, l’ho scaricato e messo sulla R4, e modifico il gioco a mio piacimento con un programma chiamato “Pokésav”. Naturalmente non vado a toccare le lotte, quelle le ho lasciate così, sennò è troppo facile; più che altro mi metto i “medicinali” e gli strumenti (soprattutto Masterball) al numero massimo (999). Tornando a Zorua, non ho mai partecipato a nessun evento, una volta non potevo, un’altra volta era un casino. Nel caso del Pokémon Malavolpe, dovevi avere Celebi che era stato distribuito in un altro evento (e qui comincio a non capire più un tubo, perché hai bisogno di Pokémon che arrivano da eventi per i quali avevi bisogno di altri Pokémon di altri eventi -.- roba da farti cascare le palle per terra!) a cui non ero andato e per cui avevo buttato giù tutti i santi del paradiso. Ma lo volevo a tutti i costi, e finalmente ce l’ho fatta: nel pacchetto oltre al gioco c’era pure questo programma che ho imparato ad usare subito, l’unico problema è che, nonostante sia bravo in inglese, è un casino tradurre i nomi delle mosse, e perciò devo cercare su internet il nome della mossa con la traduzione. Ma col tempo ci ho fatto l’abitudine. Concludendo, ho scelto Oshawott perché adoro Samurott, la sua forma finale. Anche Jacopo è attrezzato, e si mette a giocare al mio stesso gioco. Un’altra cosa… a me piacerebbe tantissimo fare ‘sto Dream World o come si chiama, ma lì ci vuole la Nintendo WFC e non conosco un posto dove posso usare il Wi-Fi. Un’altra rottura di pelotas, mettendo pure che il mio DS è preistorico e quindi non ha una buona tenuta di connessione. Vabbè, come si suol dire, prendiamoci quello che passa al convento.
Decido di tirare fuori un pallone da calcio, con cui i Pokémon si mettono a giocare contenti.
«Allora, fin qui vi è piaciuto il viaggio?» chiedo, per curiosità.
«Massì, non è male. In vita mia non ho mai preso i Pokémon in considerazione, ma devo dire che l’avventura vissuta direttamente è un’altra cosa. Mi pento di non essermeli fatti piacere prima» fa Ylenia.
«Non c’è male -  si aggiunge mia cugina - ma li vorrei incontrare anch’io i leggendari, eh? Finora li hai incontrati solo tu»
«Credi che l’abbia fatto apposta? E poi è successo solo una volta per puro caso. Giuro che non vi potrei mai togliere la gioia di vedere i leggendari. Guardate, d’ora in poi andiamo in giro sempre assieme, nessuno si separerà, così se incontriamo qualcuno lo vediamo tutti, ok?»
«Va bene»
«Per me è lo stesso che ha detto l’Yle. Qui sto bene e l’avventura coi Pokémon mi rende felice» prosegue Davide.
«Concordo. È stata una fortuna scoprire questo bel mondo»
«Bene, Lucy. Sembra che bene o male tutti la pensiamo così. Jaco, so già cosa vuoi dire, che è la stessa cosa mia, cioè è stato il tuo grande sogno e che vederlo realizzato mette alla luce un’altra parte della vita che si vorrebbe vivere… scusa se ho cannato qualche verbo ma il concetto è quello, no?»
«Sì, mi hai letto nel pensiero»
«Nel mio caso può sembrare strano. C’è chi preferisce i Pokémon, chi i Digimon. Io sono un Digimon, è vero, ma ho sempre adorato così tanto i Pokémon… per alcuni è un po’ problematico da accettare»
«Amore mio, l’avevi già detto, e il discorso te l’avevo già fatto – la abbraccio e le do un bacetto – tutto ciò non importa. Anzi, essere un Digimon che ama i Pokémon è un particolare che ti rende unica, devi esserne fiera. È vero, non è facile trovare gente che ama tutti e due, ma penso che questa condizione che ci accomuna è una cosa positiva, non trovi?»
«Già, è vero. Grazie Mirkho»
Quando ci rimettiamo a pedalare, faccio che chiedere l’ora.
«Quasi le sei» mi risponde Ylenia.
La pancia mi brontola un po’. Sapendo di avere delle baccarance nel mio marsupio, tenendo la bici con una mano ne arraffo un paio e me le mangio. Il bello è che ti ritrovi pieno di forze, ecco perché ne faccio scorta.
«Ah, Mirkho, adesso che ci penso, quando avrai l’esame di recupero a scuola?» mi chiede Giulia.
«Mi sembra il 2 settembre, ma prima ho un altro giorno per il corso di recupero»
«E cioè?»
«Fra due giorni, il 1° luglio»
«Eh, vediamo di arrivare a Violapoli per il primo allora»
«Sì, ma penso che ci arriviamo… dovremmo passare una notte al massimo, poi penso che ci saremo…»
«Dobbiamo programmare i “turni” con cui andremo a sfidare quel Valerio»
«Ok, in tal caso penso di dover andare per primo, o per secondo, chessò, dipende quando arriviamo, in modo che io abbia fatto per quando devo andare al corso a scuola. Anche se dovessi perdere, ovvio, non è che mi metto a frignare o a far scene del tipo “non vado a scuola finché non vinco” o simili»
«Ah me lo auguro… scherzo, scemo pagliaccio» e mi dà una pacca sulla schiena.
Non so perché, ma mi piace farmi dare nomignoli da mia cugina, la prendo come un’altra dimostrazione che mi vuole bene.
E poi… a un’altra cosa stavo pensando: non so se portarmi dietro i Pokémon o no… sicuro la mia ragazza no… va bene che la scuola d’estate è deserta, ci sono giusto due o tre bidelli a pulire e quei due professori in croce lì a fare i corsi, nessun altro, ma preferirei non creare scompiglio, basta uno che si spaventi e tanti saluti. Ma i Pokémon… bè, le Pokéball rimpicciolite viste così sembrano tipo dei portachiavi, e sicuro i proff. non si mettono a giocare mentre spiegano. Bè, un tentativo facciamolo, proverò a portarmeli dietro, ovviamente cercando di non farli girare liberi per la scuola, ma tenendo le ball in tasca.
«Mmmhh… le sette e un quarto…» commento guardando il cellulare.
«Già, ci fermiamo a mangiare?» domanda Yle.
«Mh-mh» rispondono all’unisono tutti quanti.
Non appena troviamo un prato ci fermiamo. È su una collinetta, particolare che fa contenti tutti.
«Ok, adesso bisogna decidere cosa mangiare» fa mia cugina.
«Che ne dite di una bella zuppa di bacche?»
«Massì, buona idea, ma… la sai fare?»
«Brock mi ha passato la ricetta, però è meglio se cucina Giulia, che è sicuramente più portata di me»
Do il foglio a mia cugina, che se lo legge attentamente. Alla sua domanda di come fa a riconoscere le bacche, io le porgo un libricino che mi ero portato dietro, con su le foto di tutti i tipi di bacche.
«Ok, grazie. Mi date una mano a cercarle?»
Per essere ancora più sicuri, ognuno si fotografa col cellulare le varie bacche sul mio libro.
«Ragazzi, io vi do già qualche baccarancia, ecco qua. Avete una bacca in meno da cercare»
Dopo che gli altri mi hanno ringraziato, mi unisco al gruppo e vado a cercare in una zona del boschetto che avevamo poco vicino.
Alla fine, dopo qualche minuto, abbiamo raccattato 6 o 7 tipi diversi di bacche. Giulia si mette subito al lavoro: taglia a pezzettini le bacche e le frulla con un frullatore a batteria che aveva comprato a Fiorpescopoli, mentre Jacopo mette insieme un po’ di legna secca per il fuoco, sistemandoci attorno qualche pietra.
«Ma un momento… non potevamo usare il fornelletto come stamattina?»
«Eh, Giulia, devo dire che sono un po’ a corto, questo fornelletto era quello che ho usato qualche mese fa in campeggio» risponde ridacchiando Jacopo.
«Ah, bene… meno male che in un modo o nell’altro riusciamo sempre a cavarcela»
Quando Jacopo ha finito, mi fa:
«Mirkho, hai un accendino? Dai, ti fumi 3 tonnellate d’erba al giorno, non puoi non averlo»
«Ce l’ho, ce l’ho, adesso te lo accendo»
Aiuto Jacopo ad accendere il fuoco. Fatto ciò, ci sistemiamo sopra il supporto per la pentola, e Giulia mette tutto a scaldare.
«Tu che l’hai mangiata, che sapore ha?»
«È piuttosto dolce e saporita, vale la pena mangiarla. Dopo ci si sente meglio. È l’ideale a cena, così quando vai a letto digerisci bene durante la notte»
«Ok, ci fidiamo»
Dopo dieci minuti, Giulia pian piano versa il tutto nei piattini di plastica di tutti e, dopo qualche girata di cucchiaio per raffreddare, sorseggiamo la zuppa. Bene o male piace a tutti, solo Renamon sembra non gradirla particolarmente:
«Scusate, ma a me non è che piaccia tanto… non sto dicendo che Giulia ha cucinato male, per carità, per me è un po’ troppo dolce»
«Se non ti va, dalla pure a me, non c’è problema»
«Fa lo stesso, Mirkho, ormai l’ho presa e cercherò di mangiarla, non disturbarti»
«Come vuoi – le do un bacetto – nel caso cambiassi idea, il mio stomaco è sempre qui. E poi guarda il lato positivo, magari può farti bene»
«Non ne dubito»
Finito di mangiare, mentre Jacopo teneva vivo il fuoco e Giulia sistemava le coperte per tutti, Ylenia, Davide e Lucia si stendevano sul prato a guardar le stelle. Stavo per farlo anch’io, ma la mia ragazza mi chiama:
«Mirkho, vieni stare un po’ qua con me?»
Mi guardo in giro ma non la trovo.
«Sì, lo farei se solo ti trovassi»
«Sono quassù, dai, vieni»
La vedo arrampicata e distesa sul grosso ramo di un albero vicino.
«Eh, Rena… io non sono buono ad arrampicarmi, l’ultima volta che ci ho provato ho fatto un volo incredibile, per poco non ci rimettevo due costole»
«Ti do una mano»
«E va bene… spero solo di essere ancora vivo quando vado a dormire»
Provo ad arrampicarmi, ma poco dopo mi scivola il piede e atterro di schiena tra mille dolori.
«Ahia… ahi… tu mi vuoi ammazzare…»
Renamon scende con un balzo.
«Stai bene?»
«Mh… sì, più o meno… te l’avevo detto» gemo rialzandomi.
«Dai, riprova, sto dietro io a tenerti, vai tranquillo»
«Ma dobbiamo per forza salire là?»
«Si vede un bel paesaggio»
«Se proprio insisti…»
Ricomincio a salire tenendomi aggrappato più che posso, con Renamon che mi tiene sulla vita. Alla fine ce la facciamo, e ci sediamo all’inizio del ramo, con lei davanti a me che si appoggia colla schiena. Renamon aveva ragione: si vedono delle colline, una dietro l’altra, con sullo sfondo il sole che tramontava. Ci facciamo alcune foto insieme, poi io fotografo i miei amici sdraiati sui prati. Chiamo Giulia da quassù:
«Ciccia»
Lei ripone il telefono e ci fissa.
«Che ci fate là? Ammazzatevi, mi raccomando»
«Io l’ho quasi fatto. Lei non ha problemi, è molto più atletica di me. E poi si sta così bene…»
«Ah bè… cavoli vostri, io ci tengo alla mia vita»
«Ma perché sei così fiscale, Giulietta?» le fa Renamon, distesa su di me e cogli occhi chiusi.
«Non sono “fiscale”, una volta mi sono rotta un piede andando a karate, da quel momento c’ho un po’ paura di sforzarmelo troppo, tutto qui»
«Moumantai, si dice dalle mie parti»
«E vuol dire…?»
«Pensa positivo»
«Ci proverò… (yawn) io sarei un po’ stanca eh…»
«Anche noi» si aggiungono Ylenia e Lucia.
«Rena, scendiamo? Mi sta venendo il culo piatto a stare qua, tra l’altro non ci vorrei dormire, mica sono Tarzan»
«Va bene. Scendo io e poi mi segui, così almeno se caschi ti recupero»
«Ok»
Fortunatamente non ci sono stati imprevisti. Sono quasi le 11, ci sistemiamo tutti quanti attorno al fuoco, stile scoutistico, Renamon accanto a me come sempre.
«Giulia, lo fai spegnere al tuo Totodile il fuoco?»
«Va bene, Mirkho»
Giulia chiede al suo Pokémon di usare Pistolacqua, ma alza un po’ troppo la mira, attraversa le fiamme e mi prende al braccio.
«Devi spegnere il fuoco, non la mia sigaretta!»
«Scusami»
Stavolta il getto d’acqua spegne le fiamme. Io spengo anche la mia sigaretta, che metto nel mio posacenere a forma di cubo. Io e Renamon ci sdraiamo vicini sotto la stessa coperta.
«Buonanotte, raga» fa Jacopo.
«Buonanotte» rispondiamo tutti all’unisono.
Domani, un altro giorno nel mondo dei Pokémon!
 
FINE

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Capitolo 8
*** In groppa a Suicune! ***


In groppa a Suicune!
 
Stagione 1 Episodio 6
 
30 giugno 2011. Non so che ora è, ma sento qualcuno urlare:
«Mirkho, svegliati, guarda qua!»
Quando apro gli occhi, non faccio neanche in tempo a girare la testa che mi arriva una serie di leccate. Leccate di un Pokémon grosso, perché dopo due linguate avevo già la faccia coperta.
«Mmmhh… maddai, che cazzo è…?»
Senza farci caso, riappoggio la testa sul cuscinetto e tento di richiudere gli occhi, ma un verso potente mi fa sobbalzare con l’infarto. Getto letteralmente via le coperte già mezzo incazzato:
«E allora, mannaggia la m… maremma, che è ‘sto casino??»
Mi giro e rimango a bocca talmente aperta che tra un po’ tocca terra: davanti a me c’erano Jacopo e Giulia in groppa a Suicune!
«Non… non ci credo, ragazzi… che succede?»
«Sorpresina - fa Jacopo - guarda chi è venuto a trovarci!»
«E lo vedo… ciao Suicune, come stai? Ah, no no basta, mi hai già lavato…!»
Si svegliano anche gli altri che, come me, sono meravigliati.
«Stavo andando a fare pipì quando mi è atterrato davanti. Mi si è avvicinato e si è lasciato accarezzare, dopodiché Giulia mi ha raggiunto e Suicune si è abbassato per farci salire. È bellissimo stare in groppa a lui, abbiamo fatto un giro enorme e abbastanza veloce!»
Prendo la fotocamera e faccio qualche foto.
«Suicune, amico mio, me lo fai fare anche a me un giretto, vero?»
Il Pokémon Leggendario mi si struscia accanto e fa scendere Jacopo e Giulia. Dopo aver scostato i suoi capelli viola, e facendo attenzione a non pestare i nastri che ha, gli monto in groppa.
«Grazie mille. Rena, vieni anche tu, su»
«Sì, non resisto!»
Aiuto a salire anche lei, dopodiché prendo la fotocamera e chiedo a Renamon di fare un video. Proprio quando la mia ragazza attacca a registrare, Suicune parte con un’accelerazione tale che a momenti finiamo per terra; io mi tengo poco sopra l’attaccatura delle zampe, Renamon invece con un braccio tiene la fotocamera e con l’altro la mia vita. È bellissimo, un’esperienza così non capita tutti i giorni! Andiamo velocissimi, non so neanche quanto, ma basta vedere gli alberi per provare a capire: ci passano accanto velocissimi da far paura! Arriviamo sul letto di un grosso fiume e lì mi preoccupo un po’:
«Suicune… non vorrai mica…!»
Sì, è quello che pensavo: Suicune spicca un balzo enorme e molto in alto.
«Maremma toscanaaaaaaaaaaaaaaa!!! Woooooooooowww!!!»
Anche Renamon caccia un paio di urli. Rimango ancora più sbalordito quando atterra sull’acqua e comincia a correrci sopra. Sì, sull’acqua!
«Ah già è vero, Suicune ha l’abilità di camminare sull’acqua! Che figata!!»
«Davvero?! Mamma mia è incredibile!»
«Già! È tipo il Gesù del mondo dei Pokémon! Stai continuando a riprendere?»
«Sì»
«Se non ce la fai continuo io»
«Non preoccuparti, è tutto a posto»
«Ok. Basta che poi non ci perdiamo eh…»
«Suicune conosce questi posti meglio di noi, non penso che abbia tanti problemi a riportarci indietro. Godiamoci il giro finché dura»
Continuiamo a seguire il fiume fino a quando non sbuchiamo al mare. Che mare stupendo! È talmente pulito e cristallino che anche a grande distanza dalla costa si vede il fondo! Altro che il mare di Rimini… guardo alla mia sinistra e scorgo un paio di gruppi di edifici, uno più lontano dell’altro:
«Ehi, quelle devono essere Fiorpescopoli e Borgo Foglianova»
«Cosa?! - stranisce Renamon - siamo tornati indietro?»
«Sembra di sì, ma mi auguro che Suicune non ci rifaccia fare la strada da capo… vero?»
Il Pokémon Leggendario fa il suo verso due volte.
«Lo prendo per un no. Ma scherzavo… io di lui mi fido»
Giriamo a destra stando a breve distanza dalla costa, dopo qualche minuto vediamo un’altra città.
«Ehi… se non erro, quella laggiù dev’essere Azalina… mamma mia, sei così veloce che ci siamo già fatti la costa di mezza Johto! Dai, che dici di tornare indietro? Magari anche gli altri hanno voglia di salire su di te»
Detto fatto, Suicune “ingrana la retro” e rifacciamo la stessa strada di prima, passando per il bosco. In una decina di minuti “atterriamo” davanti agli altri.
«Allora, com’è stato?» chiede Lucia.
«Un’esperienza da urlo!» esulto abbracciando Suicune.
«Siamo arrivati fino a scorgere Azalina! Ma non siamo andati in città… solo dalla costa l’abbiamo vista» continua la mia ragazza.
«Ve l’avevo detto! Dai, i prossimi due, su»
Lucia e Davide salgono “a bordo”.
«Reggetevi forte, probabilmente camminerete sull’acqua. Cercate di non annegare»
«Quanto sei spiritoso, Mirkho… io ti ho sempre battuto nelle gare di nuoto!» fa Lucia.
«Federica Pellegrini, era una battuta! Lo so anch’io che sai nuotare!»
Faccio un’altra foto con loro in groppa, dopodiché partono. Io mi siedo con la macchina fotografica in mano, raggiunto subito da Giulia, Jacopo, Renamon e Ylenia, curiosi di vedere i dieci minuti del nostro filmatino.
«Bellissimo… tutto quanto ripreso da sopra Suicune! Questa sì che si chiama “on-board camera”» commenta Jacopo, estasiato.
«Già… un’esperienza che potrebbe non capitare più» aggiunge la mia amica d’infanzia.
«Incredibile… assolutamente incredibile» conclude Renamon.
«Sai che successone se lo metto su Facebook?»
«No no che Facebook… sei matto? Metti in pericolo tutti così, Mirkho!»
«Stavo scherzando, Jaco… e poi la tecnologia del mondo reale è troppo arretrata per arrivare ai passaggi dimensionali. Pensa un attimo: per arrivare a cose tipo la mia medaglietta speciale, il Pokédex, o le Pokéball, soprattutto in tempi di crisi economica come questi, sai quanti anni ci vorrebbero? Mi sa che non saremmo neanche vivi! Ragazzi, abbiamo tra le mani delle cose che nel nostro mondo neanche i giapponesi sanno che esistono, siamo gli unici in tutto il mondo reale!»
«Già, è vero… sai che non ci ho mai fatto caso?»
«L’ho immaginato… vedo che ora è»
«L’è ora ad magné»
«Sei fuori? Sono le undici meno venti… mia nonna mangia a quest’ora! Pensiamo a qualcosa da fare, dopo gli altri due c’è tua sorella che se vuole deve farsi il suo quarto d’ora di giretto»
«Già, eh eh, io e te pensiamo sempre a mangiare»
Sì… noi pensiamo sempre a quello. Io in particolare, perché sono sottopeso, in pratica pelle e ossa. Giacché non ho fatto colazione (non ne ho avuto il tempo) mi mangio qualcosina tipo bacche e un po’ di cibo per Pokémon (è come mangiare le crocchette del gatto, solo che in questo caso il sapore è decisamente migliore), in modo da essere sazio. Mi volto e vedo che Ylenia sta scrivendo il suo “diario di viaggio” come aveva promesso (non gliel’ho chiesto io, lo ha voluto fare lei, io le ho solo fatto la battuta della segretaria). Stavo per stendermi quando sento il telefono squillare. Sul display leggo un numero strano… bè, strano… è che non ce l’ho in rubrica. Ma ho detto “strano” per un altro motivo: oltre che da numeri è composto anche di lettere.
«Bho… pronto?»
«Ciao Mirkho, sono Ash»
«Ah, ciao Ash, come va?»
«Benissimo, tu?»
Jacopo mi si avvicina dicendo “cosa? Ash?”, e lo allontano subito. Comunque il “numero” di Ash ce l’avevo già, sennò non l’avrei mai chiamato a Fiorpescopoli e, prima ancora, ad Arenipoli. Solo che me l’ero scritto su carta, giacché i cellulari del mondo reale non memorizzano le “serie miste”; non me ne ero ricordato. Quindi è meglio se lo rimedio, un InterPoké, perché lui può contattarmi, ma io no, se non sono in un Centro Pokémon.
«Massì, non c’è male. Se tutto va bene, dovrei arrivare a Violapoli domani o dopo»
«Buono. A me invece hanno detto che le prime partite dei gironi della Lega di Sinnoh dovrebbero partire il ventuno o il ventidue luglio»
«Eh… vorrei venire a vederti, quindi spero che comincino il ventidue perché il ventuno ho una cena coi miei amici…»
«Sta’ tranquillo, tutti i match si fanno di pomeriggio, la tua cena è al sicuro»
«Ah, bene, sarò presente allora»
«Ok. Appena ce l’avrò ti passerò tutta la programmazione delle battaglie della Lega»
«Grazie»
«Figurati. Cosa mi racconti di bello?»
«Bè… non ci crederai, ma io e la mia fidanzata abbiamo appena fatto un giro in groppa a Suicune!»
«No…!! Davvero?!»
«Certo! È stato fichissimo! Appena ci rivedremo ti faccio vedere il video che ha fatto la mia ragazza!»
«Sono curioso. Lo so che è bellissimo, anni fa l’ho fatto anch’io un giro su di lui, fu per evitare gli attacchi di Celebi che era stato reso cattivo da uno del Team Rocket»
Aha! Si riferisce al 4° film dei Pokémon, quello con Celebi e Suicune! Allora è andato tutto come viene raccontato negli anime! Tra l’altro lì Ash aveva incontrato un tale Sam che non era altri che il prof. Oak da bambino, e io ci ho messo trent’anni a capirlo anche quando il prof. Oak ha mostrato i suoi disegni!
«Ah, bene, e ce l’avevate fatta a salvare Celebi?»
So benissimo che ce l’avevano fatta a liberarlo dal male, gliel’ho chiesto solo per confermare che sta parlando di ciò che è successo in quel film.
«Sì, anche se per un attimo abbiamo avuto paura che fossimo arrivati troppo tardi… poi sono arrivati… cioè, è arrivato lui stesso da varie epoche che lo hanno salvato, scusami ma è difficile da spiegare»
«Sì, so benissimo cosa intendi. Comunque ora stiamo facendo un po’ tutti, è un’esperienza che si deve provare, soprattutto per noi che arriviamo dal mondo reale»
«Hai ragione, soprattutto voi avete più diritto di provare. Ah, prima che me ne dimentichi, ho pensato di avvisare il prof. Oak del vostro arrivo dal mondo reale, ma mi ha risposto che un tale Kuro gliel’aveva già detto»
«Ah, Kuro… sì, è un nostro amico, è un giocatore del Mogania Calcio»
«Ah sì? Wow… comunque, è probabile che vi raggiunga a Violapoli per conoscervi»
«Va bene, saremo lieti di incontrarlo»
«Ok, ti mando i saluti di Lucinda e Brock, tu saluta i tuoi amici»
«Contraccambio… sì, te li saluto, ti richiamerò se conquisto la prima medaglia»
«Ok, buona fortuna»
Chiudo la chiamata.
«Ash vi saluta a tutti, e c’è una novità: il prof. Oak sa della nostra presenza in questo mondo, e quindi probabilmente ci raggiunge a Violapoli»
«Perfetto, non vedo l’ora di conoscerlo di persona» esulta Jacopo.
Dopo qualche minuto, Suicune non è ancora arrivato.
«Cavolo, sono le undici e mezza e non si sono ancora fatti vedere… dobbiamo arrivarci a Violapoli prima o poi, siamo a malapena a metà strada!»
«In effetti è vero…»
Abbiamo appena finito di parlare che Suicune ci sovrasta e ci atterra davanti, con Davide e Lucia stravolti.
«Buongiorno eh… ve la siete presa comoda!» commento ridendo.
«Non mi divertivo così da quando sono andata col mio amico che c’ha il motoscafo truccato!» esclama Lucia, tutta divertita.
«Io invece non ricordo l’ultima volta che ho fatto un giro del genere, ma mi sono divertito lo stesso»
«Eh bè, vorrei vedere se hai già fatto un giro su Suicune prima di adesso»
«No, mi hai frainteso… intendevo dire un giro ad una velocità simile»
«Ah bè… comunque… ascoltate, ora che ci siete tutti… il prof. Oak sa che siamo qui, e forse ci verrà a trovare a Violapoli. Ricordate che è il massimo esperto di Pokémon di questo mondo. Ah, vi saluta Ash, per chi volesse saperlo»
«Bene, incontreremo una persona importante, non vedo l’ora» fa Lucia.
«Cucciolone, vuoi riposarti o ce la fai a portare anche l’Yle?» gli faccio.
«Lo hai chiamato “cucciolone”? Ah ah mica è un tuo Pokémon!»
«Jaco, se ragionassi un attimo, capiresti che un po’ di tenerezza ogni tanto fa bene»
Suicune mi fa l’occhiolino (questa è nuova, davvero, gli occhiolini non me li fa neanche la mia Riolu!) e va dall’Yle. Senza perdere tempo, la fa salire e parte.
«Wow… spedito, eh?» commenta Lucia, osservandoli mentre si allontanano.
«Mah… penso che abbia voluto dirmi che ce la faceva… alla sua maniera…» sussurro.
Ma evidentemente ho sussurrato troppo forte:
«Chi ha voluto dirti cosa?» attacca mia cugina.
«Aeh… difficile spiegarlo… dopo che ho chiesto a Suicune se ce la faceva a portare anche l’Yle mi ha guardato e mi ha fatto l’occhiolino…!»
Giulia sventaglia una mano davanti alla sua faccia e mi fa:
«Mirkho… ma hai bevuto?»
«No, ma certo non me lo sono immaginato» rispondo calmo guardando il cielo.
«Come no… prima Dialga e Palkia mandano sms, poi Suicune fa l’occhiolino, poi cos’altro?»
«Guarda che quel messaggio sul Pokédex era loro! Te lo ripeto, parlano per telepatia e governano tempo e spazio!»
«Il fatto che governano tempo e spazio cosa c’entra cogli sms?»
«Più che altro volevo dirti che loro, essendo leggendari, possono tutto. Aggiungo inoltre che sono due dei tre figli del Pokémon Dio Arceus»
«Ah sì?»
«Certamente»
«L’altro è Giratina, che governa il Mondo Inverso, giusto?»
«Bravo Jaco, almeno qualcuno mi dà retta»
«Vabbè, a parte questo te dimostri chiaramente la maggior parte delle volte che non riesci a smaltire l’alcool»
«Smétla»
Non so cosa ci prova quella a prendermi per i fondelli tutte le volte. E per di più lo fa quando è ora di mangiare, proprio il momento in cui la fame mi rende nervoso!
«Piuttosto… non me lo sono mai chiesto, ma perché il Team Rocket sta cercando di catturare Suicune?» chiedo.
«Difficile saperlo… quelli come il Team Rocket sono tutti team che minano al potere per governare la propria regione, per subordinare tutti alla loro legge – spiega Jacopo – il Team Galassia si serve del potere dei Pokémon per creare un nuovo universo, il Team Plasma a Unima vuole “rendere liberi” i Pokémon (e qui le virgolette sono d’obbligo), il Team Magma a Hoenn vuole Groudon, eccetera… insomma, è tutta la stessa pastina»
«Già, il tuo ragionamento non fa una piega. Contando poi che abbiamo verificato che quello che abbiamo visto nell'anime è successo davvero anche qui, la situazione è seria» continuo io, abbastanza pensieroso.
«È vero. Ma per ora siamo tranquilli, siamo appena arrivati. Se ci sarà qualcuno da salvare lo salveremo, se c’è qualcuno da fermare, lo faremo, ma per ora godiamoci la vita da allenatori»
«Ok, capito» fa la mia ragazza, stendendosi su di me.
Ci baciamo e sbaciucchiamo per un bel po’, finché non smettiamo sempre per il caldo, che nonostante sia quasi mezzogiorno si fa sentire non poco. Giustamente, prima di mangiare decidiamo di aspettare Ylenia. Ma la fame mi prende sempre di più…
Faccio prendere un po’ d’aria ai miei due Pokémon, che da ieri sera non erano più usciti dalle Pokéball, poi mi stendo anch’io. Ma non mi riposo più di tanto: un’ombra, seguita da una massa d’aria, mi passa a pochi centimetri dal mio addome.
«Porc… mamma mia, mi hai fatto prendere un infarto, Suicune… Yle, già tornata?»
«Eh sì… gliel’ho chiesto io, ho fame anch’io e poi lo sapete che soffro di vertigini»
«Avevi solo da dirgli di non fare salti esagerati, tutto qui. Comunque ti sei divertita, adesso mangiamo giacché abbiamo fame tutti»
Jacopo si mette a fare dei panini con dell’affettato, dopodiché io me ne prendo uno bello grosso. Mentre mi metto un tovagliolino di carta sulle gambe, mi sento tirare leggermente il panino; quando cerco di capire il motivo, vedo Suicune dietro di me leccarsi la bocca. Allarmato, guardo il panino, ed è completamente vuoto!!!
«Ma che cavolo…!!»
«Che c’è?» mi fa Jacopo colla bocca piena.
«Guarda! Riempimi il panino di nuovo, per favore, Suicune s’è fregato la mortadella!»
Jacopo si mette a ridere come un pazzo, e con lui anche mia cugina e la mia ragazza.
«Dai… ah ah, dammi qua che te lo riempio»
Finalmente mi metto a mangiare. Dietro di me vedo Riolu e Eevee in groppa a Suicune che comincia a girare per questa zona. Tre secondi dopo la mia Jolteon mi passa davanti come un fulmine inseguendo Suicune urlando “jal jal jal jal”.
«Ah ah ah oh mamma guardate là… voleva salire anche Jolteon ma non ha fatto in tempo… no questa la metto davvero su Youtube!» rido come un matto.
Jacopo si mette a guardare il Pokédex.
«Cosa guardi?» gli chiedo.
«La mappa… ragazzi, tra pochi kilometri arriveremo ad uno degli ingressi della Grotta Scura, non manca molto. Ci mettiamo in marcia?»
«Sì, ma prima recuperiamo i Pokémon. Suicune, riportaci i nostri Pokémon per favore, dobbiamo andare. Smetti di far correre Jolteon che mi diventa scema»
Detto fatto, Suicune si ferma davanti a noi, io recupero Riolu e una sfinita Jolteon (consolandola), mentre Ylenia fa rientrare Eevee nella sfera.
«Suicune, grazie di cuore, ci hai fatto provare un’esperienza fantastica» lo ringrazio.
«Già, speriamo di rivederti un giorno» prosegue Jacopo.
Tutti gli diamo un’ultima carezza, e mentre noi montiamo sulle bici, il Pokémon Leggendario, dopo averci salutati col suo verso, riparte per chissà dove. Colla felicità alle stelle, anche noi proseguiamo il nostro cammino per Violapoli. Sulla strada verso la grotta registro la mia prima sconfitta in una battaglia Pokémon: un signore anziano, con un Espeon (che essendo un tipo psico è in vantaggio sul mio Riolu), dopo una battaglia durata un po’ in cui Riolu ha resistito finché poteva, ha avuto la meglio, grazie alle potenti mosse psichiche del suo Pokémon. Stranamente non mi chiede soldi: mi saluta con una pacca sulla spalla e con un complimento, poi sparisce. Sono contento lo stesso, mica si può sempre vincere. Ci rimettiamo in marcia facendo ogni tanto delle garette tutti insieme, giusto per passare il tempo. Fino a quando una serie interminabile di auto ci costringe a metterci in fila indiana sulla destra.
«Evviva le gite di gruppo…» mormoro.
Almeno qui non c’è la crisi economica, a quanto deduco dal telegiornale che ho visto a Fiorpescopoli… nel nostro mondo non si parla altro che di “spread”, “bund” e chi più ne ha più ne metta… qui si ha tutta l’impressione di essere in paradiso. Passa qualche minuto e vedo un esemplare di Mareep a bordo strada che sta mangiando delle bacche.
«Ragazzi, fermatevi… voglio catturare quel Mareep!»
«Ma Mirkho, mi ferma Jacopo hai già un tipo elettro in squadra! Ti sei già dimenticato di Jolteon?»
«Niente affatto. Voglio catturarlo, uno, perché amo la sua evoluzione finale Ampharos, due, perché anche Mareep è carino, colla sua faccia blu. E poi guarda Ash: mi sembra che abbia molti Pokémon dello stesso tipo nel deposito, quelli che ha catturato nelle altre regioni»
«Sì, ma quando viaggia se ne porta sempre almeno uno per tipo, ed è sempre un Pokémon della regione che sta visitando, ad eccezione di Pikachu, che se lo porta sempre dietro»
«Mamma mia, sembri mia cugina, sempre a far polemica su tutto! Basta già lei»
«Va bene, era solo un consiglio, di sicuro non sono io a dirti che Pokémon prendere. Basta che però usi equamente tutti, sennò può succedere che qualcuno ti pianta un casino»
Punto il Pokédex su Mareep:
“Mareep, il Pokémon Lana. La lana gli ricresce di continuo. In estate la perde completamente, ma si riforma nel giro di una settimana. Ogni tanto si riuniscono in gruppi”
«Quindi ogni tanto rischiamo di vederla spelacchiata ‘sta pecorella… va bene»
«Ehm… Mirkho, che Pokémon pensi di usare per sconfiggerlo? Mi sembra che il tuo Riolu è reduce da una sconfitta e Jolteon è anch’esso un tipo elettro, quindi non tanto potente. Cosa fai?» mi chiede Lucia.
«Guarda che la mia tattica ce l’ho. Se non avessi avuto mezzi per catturarlo avrei tirato dritto. Il fatto che Jolteon è un tipo elettro non vuol dire che sappia usare solo mosse elettriche. Sa usare Fulmine, Scarica, Schianto e Ricrescita»
«Casomai è “Ripresa”» mi corregge Jacopo.
«Eeh pardon, volevo dire quello. Dai, mi state facendo ammattire, o mi muovo o mi scappa. Jolteon, tocca a te»
Faccio uscire Jolteon dalla sfera. Mareep sta ancora mangiando.
«Jolteon, prima attiriamo la sua attenzione. Colpire alle spalle è da codardi»
Jolteon lascia partire una debole scarica elettrica che finisce per terra accanto al Pokémon, che si gira e comincia a fissarci.
«Jolteon, ora! Usa Schianto!»
Mareep accenna ad una fuga, ma Jolteon, che è molto più rapido, lo colpisce con potenza. Si rialza e fa partire un Tuonoshock che colpisce Jolteon. Il mio Pokémon rimane inflessibile.
«Già, Jolteon immagazzina l’elettricità nelle cellule che compongono il suo corpo. Usa ancora Schianto»
Un altro colpo potente, Ma Mareep si rialza nuovamente.
«Wow, un Pokémon molto resistente… penso che mi aiuterebbe molto. Prova a usare Scarica, magari lo blocchiamo per un po’»
Proprio quello che pensavo: Mareep rimane a terra, probabilmente paralizzato. Afferro una Pokéball.
«Mmmhh… tentiamo. Pokéball, vai!»
Lancio la sfera al Pokémon, il quale entra. La Pokéball si mette a “ballare”. Io con le unghie in bocca, Jolteon stava ancora sull’attenti, gli altri ad osservare, la mia ragazza che mi teneva la mano. Dopo pochi secondi, la sfera si ferma con un suono.
«Sìì!! Ho un Mareep!»
Mentre gli altri applaudono, io e Renamon ci abbracciamo. Riprendo la sfera in mano, faccio uscire Mareep e, vedendo che è ancora un po’ sofferente, gli do un antiparalisi e una baccarancia. Quando si rialza, gli do un paio di carezze e mi presento:
«Io sono Mirkho, e questo è il mio amico Jolteon. Benvenuto nella squadra, Mareep»
La pecorella fa un paio di volte il suo verso e mi si struscia.
«Questi sono i miei amici: Ylenia, Jacopo, Davide e Lucia, mia cugina Giulia e la mia ragazza, Renamon. Stiamo andando verso Violapoli, e siamo in bici, perciò è meglio rientrare. Mareep, con noi ti divertirai tanto, puoi starne certo. Dai, andiamo»
Faccio rientrare la mia “gente” nelle loro sfere e afferro la mia bici. Ora la mia rosa si è allargata a tre. Non facevo una cattura da quando ho avuto Riolu, quindi quasi due settimane fa. Bè, non voglio perdere l’abitudine, vorrei catturare un sacco di Pokémon, ed ho tutto il tempo che voglio. Per ora arriviamo a Violapoli, poi vedremo. Ce la stiamo prendendo un po’ troppo comoda, dobbiamo provare a velocizzarci. “Grotta Scura – ingresso ovest 6 km” leggo su di un cartello.
Ad un certo punto il telefono di mia cugina squilla.
«Oh no… è ora» sbuffo.
«Ora di che?»
«Adesso la senti, Jaco»
Mia cugina comincia a fare “ma ciaooo… sì Aksy, tutto ok…” … bla bla bla. Capisco che l’Aksenia ha voglia di rompere un po’. E per dieci minuti non fa altro che parlare senza mai tirare il fiato.
Poi chiama il suo ragazzo. E pure lì è una tragedia. Successivamente è il turno di un’altra nostra amica macedone (sì, ne conosciamo una per ogni paese d’Europa!). Mi giro e vedo Renamon che mi fa un gesto colle mani chiedendomi per favore di farla smettere. E come la faccio smettere? Io purtroppo per ogni cosa che faccio è impossibile!
«Eh, tesoro… c’è solo da sperare che le si scarichi il telefono il prima possibile»
Neanche finisco di parlare e Jacopo le urla in faccia:
«Minchia ma finiscila che caspita c’hai?? Giulia, sono venti minuti!»
Lei le risponde con un “shh” accompagnato da un gesto colla mano, e lui la manda a quel paese. Ylenia ride, Lucia mi guarda con una “Poker Face” assurda e Renamon cerca di non cagarla e di tirare dritto. Finisce dopo altri dieci minuti, e noi tiriamo un sospiro di sollievo.
«Ma si può sapere che avevate tanto da rompere?»
«Ma ti rendi conto di quanto tempo hai parlato?? Sei una cosa incredibile!» le faccio.
«Perché, non posso parlare? Tra l’altro è arrivata la vocina che diceva che stavo chiamando dall’estero…»
«Ma va?! Giulia non siamo più nel mondo reale, te ne sei resa conto? Tu che hai Vodafone e spendi un fracco controllati il credito, giacché mi risulta che non hai promozioni attivate!»
«Oddio… ho 20 centesimi… ragazzi non chiamo più»
«Oh Arceus, ti ringrazio!»
«Però posso sempre fare l’addebito di chiamata…!»
«Fallo e giuro che chiamo Jolteon a darti una bella Scarica su quel telefono delle balle»
«Telefono delle balle sarà il tuo, tu che usi quelli da 20 €»
«Senti, l’iPhone non me lo posso permettere, prendo quelli che posso. E poi non è da 20 €!»
Dopo un minuto e mezzo in cui nessuno fiata, Renamon ci fa:
«Ehi, laggiù c’è una caverna»
«Dall’entrata bella grossa direi» si aggiunge Davide. Jacopo infine annuncia:
«Ecco la Grotta Scura. Facciamo che riposarci là, va bene?»
«Ok, va benissimo, così facciamo anche un po’ merenda, ho lo stomaco che sembra… tipo due faglie tettoniche in movimento!»
«Tu hai sempre fame, Mirkho!»
«Yle, sarà la ventesima volta che lo dici, abbiamo capito!»
Un’ultima pedalata e poi i miei piedi si riposeranno!


FINE

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Capitolo 9
*** Da Unima con furore ***


Da Unima con furore
 
Stagione 1 Episodio 7
 
Ho ancora nella testa l’eco della voce di mia cugina che parlava… mamma mia. Ho la testa come un’anguria, per l’appunto, i piedi coi legamenti in stato precario e il mio stomaco che faceva i gargarismi. Proseguiamo contenti verso la grotta e, una volta raggiunta, ci diamo il 5 a vicenda. Cominciamo ad “analizzarla”, mentre Ylenia comincia a far foto all’area:
«Mmmhh… quindi ‘sta grotta passa sotto quasi tutta Johto…» commento.
«Sì. Collega questo punto a Ebanopoli, ma porta anche su un sentiero per tornare a Borgo Foglianova  puntualizza Jacopo, sempre colla mappa del Pokédex in mano – e c’è anche scritto che ci stanno facendo dei lavori per renderla accessibile al traffico»
«Sul serio?» fa Lucia, stranita.
«Sì, è come un traforo in montagna. Se ci pensi, per arrivare a Ebanopoli bisognerebbe passare prima per Violapoli e poi prendere l’autostrada. Da qui si risparmierebbero un bel po’ di kilometri»
«Ah…»
«Ebanopoli è la prossima città? Intendo dopo Violapoli…» mi fa Davide.
«Nooo no no, ce ne vuole, eh eh! È l’ultima del nostro cammino a Johto! Lì c’è l’ottava palestra»
«Ah…! Incoraggiante» mi risponde lui con un risolino.
Sistemiamo le bici su un muretto di pietre. Anche Davide ora si studia la mappa con le città e il percorso da fare.
Io mi stendo, Jaco, Giulia e Lucia si mettono a giocare coll’iPad e Ylenia si mette a scrivere il suo “diario di viaggio”. Ad un tratto la nostra tranquillità viene turbata da un urlo:
«Ragazzi attenti!!!! Via da lì!!!»
Ci giriamo e vediamo un Pokémon correre giù lungo un pendio. Proprio mentre atterra davanti a noi, vediamo una montagna di fuoco venirci addosso. Istintivamente mi copro, ma quando sento che non arriva nulla, riapro gli occhi, e scopro che quello strano Pokémon ha usato Protezione. È un Pokémon che non ho mai conosciuto, corpo bianco, criniera rossa, coda blu, è un cavallino. Quando tutto finisce, davanti a noi vediamo ancora quei due del Team Rocket, Butch e Cassidy.
«Colpire alle spalle è da vigliacchi, perché non ve la prendete con me? Lasciate in pace questi ragazzi!»
Ma allora… è questo Pokémon che ha parlato! Incredibile… è il primo Pokémon parlante che trovo dopo Dialga e Palkia. Quelli del Team Rocket si spaventano, e corrono via urlando:
«Ma quello che Pokémon è???»
«Non lo so, ma ora faremmo meglio ad andarcene!!»
Il Pokémon sbuffa e fa:
«Ma guardateli, che codardi… – poi si volta verso di noi – state bene? Siete tutti interi?»
«S-Sì…» risponde Renamon.
«Ma questo Pokémon parla!» commenta Jacopo cogli occhi quasi di fuori.
«Già, bello, vero?» fa lui, sorridendoci.
Ci avviciniamo a lui, e io gli chiedo:
«Ma tu… chi sei?»
«Io sono Keldeo, piacere di conoscervi»
«Keldeo, eh? Scusa se mi faccio i cazzi tuoi, ma non ti ho mai visto, perdonami»
Gli punto addosso il Pokédex, che parte subito:
“Keldeo, il Pokémon Puledro. Spruzza acqua dagli zoccoli, e lotta utilizzando abilmente gli arti. È uno dei quattro Solenni Spadaccini, Pokémon Leggendari della regione di Unima”
«Ah, da Unima arrivi?»
«Sì»
«E come mai sei qui?» interviene Jacopo.
«Vengo spesso in vacanza qui nella regione di Johto, mi piace questo posto. Però…»
«Però…?»
«I miei mentori non vorrebbero che io parlassi cogli umani…»
«I tuoi mentori? Intendi forse Cobalion, Terrakion e Virizion?» gli chiedo.
«Sì, li conosci?»
«Certo, ce li ho nel DS»
«Eh? Li hai catturati?!»
«No no ma va'… non fraintendermi… intendo dire che li conosco, tranquillo»
«Ah, ecco, eh eh… non penso che loro si lascino catturare» mi sorride.
Arriva la mia ragazza:
«Keldeo, come mai non vogliono che parli cogli umani?»
«Tesoro, mi sembra evidente… gli umani sono considerati distruttori, oppressori e… e aggiungerei qualcos’altro se solo avessi un vocabolario d’italiano un po’ più ampio, comunque non sono visti bene, e i suoi “fratelloni” hanno ragione. Lo vogliono proteggere. Quindi se ci beccassero adesso con Keldeo non so se faremmo in tempo a scavarci la fossa»
«Adesso non esagerare, eh eh… ora sono a Unima tranquilli, non correte pericoli. Ad ogni modo, se fossero qui, ci sarei io a tentare di farli ragionare. Comunque… non mi avete ancora detto come vi chiamate»
«Io sono Mirkho, lei è mia cugina Giulia, e quest’altra è Renamon, la mia ragazza»
Uno dopo l’altro si presentano anche gli altri.
«Ancora piacere di conoscervi, ragazzi. Dove siete diretti?»
«A Violapoli» risponde Ylenia.
«Ci devo andare anch’io a Violapoli! Che ne dite se facciamo il percorso insieme?»
«Certo, buona idea! Siete d’accordo?»
«Siamo d’accordo, Mirkho»
«Ok, ma noi siamo in bici, Keldeo, tu quanto corri veloce?»
«Abbastanza… Davide, dico bene?»
«Sì»
Afferro il mio zaino.
«Facciamo merenda ora, dai. Keldeo, hai voglia di mangiare qualcosa?»
«In effetti un po’ di fame ce l’avrei… grazie mille a tutti»
«Figurati»
Tutti ci sediamo. Quando Keldeo si siede alla mia sinistra, tra me e Jacopo, gli noto una cartina bianca nella criniera.
«Keldeo, hai qualcosa di carta qua… aspetta… ok»
«Cos’è?» fa lui.
Leggo la prima riga e rimango sbalordito: “Ipermercato Romagna Center – Savignano sul Rubicone (RN)” e più in basso la marca di formaggio che avevo comprato per la piadinata!
«Keldeo!! Ma allora te lo sei fregato tu lo squaquerone ieri!»
«Ah… – fa lui colla faccia di uno colto sul fatto – è così che voi umani chiamate quel buonissimo formaggio?»
Il puledrino abbassa il muso. Lo accarezzo dolcemente.
«Potevi tranquillamente venire a chiedercelo, non ti avremmo detto di no»
«Chiedo scusa a tutti, ho fatto una cavolata in preda alla fame, mi dispiace tanto»
«Dai, tranquillo, ti perdoniamo. – lo abbraccio forte – Adesso mangia pure, se hai fame»
«Grazie. Voi siete umani davvero buoni e gentili, non vedo l’ora di raccontarlo ai miei fratelloni. E poi… non avrei mai pensato di essere stato sgamato in questo modo, eh eh… con uno scontrino!»
«Già, e poi non mi risulta che tu sia mai stato a Savignano sul Rubicone, giusto?»
«Savignano? No, mai… dove sta?»
«Nel mondo reale, da dove veniamo noi»
«Voi venite… dal mondo reale? Mitico!»
Ci abbuffiamo come dei matti, tutti quanti, tra bacche, panini e succhi di frutta.
«Ragazzi, – fa il Pokémon – vi dico di più su ieri. Dopo ‘sto fattaccio ho cominciato a seguirvi di nascosto, perché… ecco, cominciavate a starmi simpatici, e volevo inoltre capire perché i miei mentori ce l’avevano tanto con gli umani. Bè, finché sono stato dietro a voi, non lo capivo proprio, anzi, avevo una voglia di contraddirli che neanche v’immaginate… e adesso ne sono ancora più convinto. Vabbè, non tutti sono come voi, lo so, ma voi avete quel che di speciale che vi rende unici…»
«Che poeta» fa la mia ragazza con un sorrisino che fa arrossire un po’ il puledrino.
«Sai cosa penso? Tu staresti bene a fare My Little Pony»
Quello mi guarda squadrato e mi fa:
«Scusa? Che c’entro io con quelli?»
«Non prenderla per un’offesa, tranquillo, è per dire che anche tu sei molto simpatico. Ma li conosci?»
«Sì, ho anche alcuni amici là»
«Che? Alcuni amici? Cos’è, non mi dire che esiste pure quel mondo?»
«Certo che sì. Perché, non lo sapevi?»
Io ci rimango proprio di cacca, per non usare un termine peggiore, mostro una faccia di disappunto tale che Keldeo mi chiede se sto bene.
«Mah, dopo questa… sorvoliamo, ne riparleremo quando Princess Celestia mi piomberà in casa a farmelo capire!»
«Ma allora la conosci»
«Ehi, “conoscere” è una parola grossa, l’ho vista una volta nel cartone. C’è mia cugina che segue i pony; non Giulia, un’altra mia cugina piccola. Ma, lo ripeto, sorvoliamo!»
«Ehi, eh eh… quanto sei serio»
In realtà, non è che li odio, semplicemente non m’interessano. Non al momento, almeno.
«Amico, non so quanto tempo rimarrai con noi, ma un giorno vorrei farti provare una bella e sana piadina»
«Sono curioso. Dopotutto, sono stato “attirato” da quel superbo profumino! Non vedo l’ora!»
«Ok, allora. Ne sarai felice»
«Mirkho… tu sei l’unico che non mi ha ancora presentato i suoi amici Pokémon. Dai, falli uscire!»
«Ah già, scusa. Eccoli: Riolu, Jolteon e Mareep!»
Li faccio uscire e Keldeo si fa subito avanti:
«Ciao amici! Io sono Keldeo, come va?»
Tutti e tre saltano festosi, dopodiché do loro del cibo per Pokémon da mangiare.
«Simpatici, come tutti gli altri. Che bella compagnia, sono felice di essermi unito a voi per un po’»
«Io ho paura di una cosa – interviene Lucia, che fino ad adesso non aveva parlato molto – d’ora in avanti dovremo pure guardarci le spalle… se il Team Rocket ci attacca di nascosto come poco fa…»
«Ah, tranquilli, finché ci sarò io ad aiutarvi non dovete preoccuparvi»
«Va bene, proseguiamo, allora. – incoraggio gli altri mentre si alzano in piedi – Violapoli dista da qui più o meno come Viserba e Montescudo, non dovremmo metterci tanto»
«Viserba e…?» fa Keldeo.
«Montescudo. Sono due bei posticini nel mondo reale vicini a dove vivo io. Il primo è proprio parte integrante della nostra città, Rimini (anche se ho sentito che vogliono farlo comune autonomo), l’altro è sull’entroterra collinare della provincia, in mezzo alla campagna»
«Wow… un giorno vorrei farmici un giro nel vostro mondo»
Saliamo in bici e riprendiamo la marcia, con Keldeo che ci segue trotterellando.
«Quando sei stanco diccelo che ci fermiamo»
«Ok, Mirkho»
Da quel punto la strada diventa ancora più larga, diventando di due corsie per senso di marcia. Noi, tenendoci per bene sulla destra, ci avviamo. Io e la mia ragazza davanti, e Keldeo a chiudere il gruppo.
«Ragazzi, – urlo dietro al gruppo – alle tre vorrei fermarmi un po’, approfittando anche del fatto che vorrei vedere la partita di Kuro»
«Ma chi è ‘sto Kuro?? Due giorni che lo nomini ma non mi hai mai detto nulla» mi fa Ylenia.
«È un giocatore del Mogania Calcio che ho conosciuto. Jaco, ti ricordi? Io e te l’abbiamo visto in TV quando eravamo a Fiorpescopoli, guardavamo la partita al Centro Pokémon»
«Ah già. Vorremmo conoscerlo anche noi, però»
«Se riusciamo ad arrivare a Violapoli entro domenica 3, che c’è Violapoli-Mogania, andiamo agli allenamenti e lo salutiamo. Ovviamente mi auguro di arrivarci prima del 3, contando inoltre che domani devo tornare nel mondo reale per andare al corso di recupero a scuola come vi avevo già detto»
«E quindi? Come pensi di fare?» mi fa mia cugina.
«Eh, domani alle 10 devo essere là… penso che dovrò dormire a casa mia, così almeno non vi sveglio, sia che mi metto la sveglia io o che vi svegliate voi per farmi alzare. Facendo così vi lascio stare, e poi devo prepararmi lo zaino con libro, quaderno, qualcosina da mangiare, e poi devo anche andare a comprare il biglietto del pulman, non è che devo sempre girare gratis, non voglio pagare 57 € di multa se mi sgamano»
«Come vuoi, noi ti aspetteremo. Quindi a che ora te ne vai?»
«Non so… l’edicola nostra chiude alle 8… potrei fare… sì, faccio cena con voi poi per le sette e mezza vado…»
«Non c’è bisogno che lo vai a comprare, he ho uno nella mia borsa che non ho usato l’altra volta perché avevo l’influenza e sono rimasta a casa, tieni»
Se lo tira fuori dalla borsa mentre tiene la bici con l’altra mano e me lo porge. In quei 10 secondi che vado in bici senza mani me lo metto nel borsello.
«Grazie, Giù»
«Di niente. Se t’interessa, sono le tre meno un quarto»
«Ok… Jaco, il tuo tablet fa vedere anche la TV?»
«Sì»
«Preparalo per dopo, che c’è la partita»
«Su che canale?»
«Non lo so, sicuramente è su uno dei 10 canali di PokéSport Channel»
«Dove?»
«PokéSport Channel, quella serie di canali sportivi dove abbiamo visto anche l’altra partita»
Come noi abbiamo un canale di Mediaset Premium per ogni partita, qui le partite si vedono in chiaro (e sottolineo “in chiaro”) sui canali di PokéSport Channel Johto.
«Va bene, va bene»
Detto ciò, proseguiamo lungo lo stradone. Alle tre, come prefissato, ci fermiamo su un prato. Keldeo e gli altri Pokémon si mettono a giocare col pallone, mentre io e Jaco ci sediamo a “sintonizzare” l’iPad. Dopo un po’ lo troviamo; la partita è iniziata da 7 minuti. Lo appoggiamo al mio zaino e io mi sdraio a pancia in giù. Gli altri si mettono a parlare, Keldeo ogni tanto s’improvvisa Del Piero e con lanci lunghi si diverte a far correre gli altri Pokémon come dei pirla.
La partita la fa l’Azalina, che si fionda ripetutamente in area di rigore. Al 25’ un attaccante dell’Azalina cade in area senza essere toccato e l’arbitro dà rigore.
«Ma non era rigore… mondo che vai, errori arbitrali che trovi… purtroppo questo non cambia»
Il portiere del Mogania viene spiazzato, dopodiché qualche giocatore di casa va ancora a protestare. Finisce il primo tempo, Mogania-Azalina 0-1. Un quarto d’ora dopo, mentre comincia la ripresa, Keldeo mi si avvicina.
«Bè, come va?»
«Eh perdono… agli altri hanno dato un rigore che non c’era»
«Pazienza… dammi retta, il calcio è tutta una mafia»
«Giusto, eh eh, bravo Keldeo… soprattutto nel mio mondo. Piuttosto… non lanciarla lunga la palla, Riolu ha perso una battaglia prima di incontrarti, è ancora un po’ stanchino»
«Ah, ecco perché non c’ha tanta voglia di muoversi… ok, buona partita allora»
Keldeo ritorna dagli altri, e io rimetto gli occhi sull’iPad. Punizione per il Mogania, un difensore dell’Azalina rinvia, ma lo fa male e Kuro con un destro da fuori area fulmina il portiere.
«Vai!!! Bravo Kuro! Che gol ragazzi… dai dai dai» e batto le mani.
Venti minuti dopo, la partita è in una fase di calma piatta. Alzo la testa un attimo, e vedo Keldeo trafficare dietro al mio zaino.
«Keldeo, che stai facendo?»
Ma quello non mi risponde.
«Keldeo, ehi!» batto due colpi sullo zaino, e il cavallino alza la testa, e ho una sorpresa!
«Ma… le mie cuffie!»
Se ne sposta una colla zampa e mi fa:
«Eh?»
«Le mie cuffie, Keldeo! Che fai?»
«Cosa vuoi che faccia? Ascolta la musica» interviene Jacopo.
«L’ho notato! Non ho mai visto un Pokémon che ascolta la musica colle cuffie!»
«Non rompere le balline, Mirkho! Ce ne sono di cose che non abbiamo mai visto e che sicuramente vedremo!» mi dice dandomi due pacche in spalla.
«Jacopo ha ragione. – si aggiunge mia cugina – L’altra volta ti sei lamentato che Riolu ha usato la cipria, oggi ti lamenti che Keldeo usa le cuffie… non ti va bene niente!»
«Non è che non mi va bene niente, è solo che mi sembra tutto un po’ strano… vabbè, lasciate perdere. Keldeo, continua pure ad ascoltare la musica se vuoi»
«Eh?» mi fa di nuovo.
Gli rispondo “niente” facendo anche un gesto colla mano.
La partita finisce in pareggio. “Buono” dico, battendo due o tre volte le mai e ridando il tablet a Jacopo.
«Ragazzi, dai, è meglio che ci rimettiamo in marcia. Keldeo, cosa ascoltavi?»
«Questa qua» mi risponde facendomi notare l’elenco degli album sul mio telefono.
«Madonna? Certo che ti stai facendo una bella cultura!» commento dandogli due pacche leggere sul sedere.
Riprendiamo le bici e, rientrati sulla strada, proseguiamo la marcia.
«Cerchiamo di arrivare in città prima che io vada via»
«Sì, Mirkho, sì, quanto insisti!» mi replica mia cugina da dietro.
«Dove vai?»
«Nel mio mondo, Keldeo, ho da sbrigare delle cose importanti. Domani, non appena ho finito, ritorno»
«Digliela tutta, la storia, – prosegue Giulia – perché a scuola se l’è presa comoda, il nostro somaro»
Stizzito, rispondo per le rime:
«Keldeo, per favore, le infili il tuo corno su per il… ecco, oppure falle qualsiasi altra cosa!!»
«Non ho capito… però la cosa mi diverte lo stesso ah ah…» fa lui.
Fortunatamente la strada tra la Grotta Scura e Violapoli è corta, come già detto, e dopo una ventina di minuti attraversiamo i primi gruppi di edifici. Proseguiamo finché una ragazza non ci ferma per una lotta.
«Ehi, tu! Hai voglia di una bella lotta?» mi fa.
«Mi piacerebbe davvero, ma sono messo male coi Pokémon e…»
Keldeo mi affianca e mi guarda colla faccia sicura:
«Ci sono io, Mirkho! Usa me, non ti preoccupare! Gli amici si danno una mano, no?»
La ragazza, dai capelli rosso scuro, ci rimane di sasso:
«M-Ma parla…?»
«Eh sì, è telepatico… bè, giacché si è offerto… cominciamo ‘sta lotta» dico abbastanza stressato scendendo dalla bici.
La ragazza, che dice di chiamarsi Elena, manda in campo un Bayleef.
«Oh… Keldeo, dobbiamo stare attenti, è un tipo con cui sei in svantaggio. Cerchiamo di farci meno male possibile, sennò chi li sente i tuoi “fratelloni” … ok?»
«Ricevuto. Sono pronto»
«Keldeo, usa Focalcolpo»
Il Pokémon salta e colpisce Bayleef senza dargli il tempo di muoversi.
«No, Bayleef! Caspita, il tuo Pokémon è veloce!»
«Non è mio… semplicemente ci sta accompagnando, ma non è di nessuno di noi»
«Ah… ok. Bayleef, Energipalla!»
Ordino a Keldeo di schivarla, ma incredibilmente anche Bayleef ruota la testa nella direzione in cui
si è spostato e lo colpisce in pieno, stendendolo.
«Sapevo che avreste tentato di scansare l’attacco, e sono riuscita ad intuire da che parte, quindi ho agito di conseguenza»
«Keldeo, stai bene?»
Si rialza senza problemi.
«Non mi sono fatto niente, posso proseguire»
«Bene. Usa Nemesi!»
Proprio mentre sta per andare a segno, viene colpito con una serie interminabile di Frustate. Ora Keldeo sta cominciando a stancarsi un po’.
«Non ho mai visto un Pokémon come quello, ma non sembra tanto forte… vi abbiamo in pugno»
«La lotta non è ancora finita. Si dà il caso che questo è un Pokémon Leggendario della regione di Unima»
«Ah sì? Non lo dimostra, almeno fin adesso»
«Tu dici? Keldeo, che ne dici di dimostrare quanto sei Leggendario? Dai, sfoggia il meglio del tuo repertorio!»
Il puledrino si mette a correre, poi stacca un salto altissimo, poi dopo tre o quattro capriole il suo corno si illumina e diventa molto più alto e grosso di quel che è in realtà e, mentre colpisce l’avversario si scatena una luce che acceca tutti. Al termine, Bayleef è a terra, e l’aspetto di Keldeo è leggermente cambiato.
«Bayleef non può più lottare, vincono Mirkho e Keldeo!» fa Jacopo, che si era messo a fare da arbitro.
«I-Incredibile…» commenta la ragazza, mentre fa rientrare il suo Pokémon nella sfera.
«K-Keldeo, ma… quella che mossa era?!»
Lui mi raggiunge festoso e comincia a saltellare.
«Ce l’ho fatta!! Ce l’ho fatta!! Non ci credo… come ci sono riuscito?!»
«A far che?!»
«Questa era Spadamistica, Mirkho! Sei riuscito a farmela usare!»
«Veramente non ti ho mai detto di usarla… da come sei felice, mi sa che ho sfatato un tabù… e come mai sei cambiato? Il tuo corno… e quel ciuffetto lì che mi ricorda qualcuno…»
«Non lo so, non lo so proprio… devo provare a chiederlo ai miei mentori»
La ragazza si avvicina a me, accarezza Keldeo e mi sventaglia in faccia un bel cinquantone e, salutando tutti, riprende la sua strada.
«Mh… certo che qui la crisi economica è praticamente impossibile, con tutti ‘sti soldi che girano»
Dopo che Jacopo e Davide mi danno il cinque, riprendiamo per entrare in città, ma solo dopo aver dato una baccarancia a Keldeo. Rallentiamo un po’ il passo perché giustamente è meglio non farlo correre troppo, visto tutte le mosse di tipo erba che s’è beccato prima dello “show finale”.
Ma finalmente, verso le sei, facciamo il nostro ingresso in città, sulla quale svetta un alto grattacielo, la cui struttura si contorceva come un’elica. Senza perdere tempo, seguiamo le indicazioni stradali fino al Centro Pokémon, nel quale entriamo assieme a Keldeo dopo aver ovviamente parcheggiato le bici.
«Salve, infermiera Joy» la salutiamo.
Mi fa piacere sapere che in questo mondo le infermiere Joy sono diverse, non come l’anime, dove erano tutte uguali!
«Salve ragazzi, ditemi tutto»
«Può far riposare i nostri Pokémon?»
«Sono qui per questo. Mettetemi le Pokéball in questi vassoi, per favore»
«Anche lui avrebbe bisogno di un riposino» le indico Keldeo, che intanto era tornato alla sua forma naturale.
«Ciao, Keldeo! Sei di ritorno qui a Johto?» fa non appena lo vede.
«Ciao! Sì, sono tornato, e mi sto divertendo, come sempre»
«Vedo che ti sei fatto degli amici»
«Già, e sono contento, sono simpatici»
«Non ne dubito. Un momento… voi siete quei ragazzi che il professor Oak ha detto di voler
vedere?»
«Sì, ci è stato riferito da un nostro amico che il professore ci voleva vedere»
«Bene. Ha telefonato qui due giorni fa chiedendo di richiamarlo quando eravate arrivati. Keldeo, vuoi il solito massaggio?»
«Sì, il solito, grazie»
«Perfetto, vieni allora»
Seguendo l’infermiera, Keldeo ci fa:
«Arrivo subito, ragazzi, questione di qualche minuto»
«Va bene» gli risponde Jacopo.
Dopo che il puledrino e l’infermiera se ne vanno, Ylenia mi fa:
«Mirkho scusa, ho la testa in bambola… spiegami chi ha avvertito chi per favore…»
«Certo. In effetti, mi sto perdendo anch’io… allora, stamattina mi ha chiamato Ash, e mi ha detto che aveva intenzione di avvisare il prof. Oak che eravamo arrivati dal mondo reale, ma qualcun altro, tale Kuro del Mogania, lo aveva già avvertito. Poi, a quanto ho capito, il professore ha chiamato questo centro perché aveva saputo da Kuro che eravamo in cammino verso qua, e giustamente ha chiesto all’infermiera di avvisarlo del nostro arrivo»
«Ah… ora è chiaro, grazie»
«Comunque mi sembra naturale la curiosità del professore verso la gente del mondo reale»
«Sì, quello lo avevo pensato anch’io»
Nel frattempo, dopo aver chiesto il permesso, saliamo nella stanza dataci in modo da sistemarci. Soprattutto io perché, dopo cena, devo andare. Constatiamo che la struttura delle stanze è identica al centro di Fiorpescopoli. In poco tempo ci “scegliamo” i letti e, a differenza dell’altra città, sistemiamo per bene la nostra roba perché qui, causa medaglie, soggiorneremo più giorni.
«Che ne dite se cominciamo a decidere l’ordine per sfidare Valerio? Qui c’è la sua palestra, e a Fiorpescopoli mi ha detto che ne può sfidare al massimo due al giorno»
«Ecco, ti volevo dire due robe – mi fa mia cugina – una è: come mai solo due?»
«Bè, probabilmente per non far sforzare troppo i Pokémon»
«Ah… poi, ecco… io, Yle e Lucy abbiamo deciso di non correre per le medaglie, ma per i “fiocchi” nelle gare… chessò, di atletica e cose del genere, contest, eccetera, va bene?»
«Ehi, va benissimo, non male come idea. Proprio come Lucinda. A posto, allora, ognuno è libero di fare quello da cui è più ispirato, senza problemi. Poi… c’è qualcun altro che vuole fare un altro “mestiere”? Ditemelo adesso così mi sono più chiare le cose»
«Io. – fa Jacopo – Da piccolo quando guardavo i cartoni desideravo essere un Pokémon Ranger, e ho sempre tenuto questo sogno, per questo volevo iscrivermi in una scuola per Ranger…»
«Cavolo, sei un grande, quella è una cosa buona, mettersi al servizio dei Pokémon per salvarli e/o aiutarli. Anche a me piacciono i Pokémon Ranger, ma ho sempre preferito diventare un allenatore. Tanto, in entrambi i mestieri sei sempre circondato dai Pokémon, giusto?»
«Giustissimo»
Ci diamo il cinque, poi continuo a “programmare”:
«Quindi… a sfidare le palestre siamo io, Rena, Davi e Giulia… perfetto, giacché io sapete dove sono, domani chi comincia?»
«Io… preferisco guardare. Scusatemi ma forse è meglio se prima osservo…» risponde la mia ragazza.
«Eh, quindi… mi sa che fate voi due… va bene?»
«Va benissimo, nessun problema. Tu pensa ad andare a scuola»
«Ok, riassumendo, tu e Davide domani, io e Rena il due»
Ci diamo il cinque tutti quanti, poi sento il telefono della stanza (quello fisso) squillare. Rispondo e sento l’infermiera Joy che dice che i nostri Pokémon sono in perfetta forma.
«Ragazzi, i Pokémon sono pronti, ha detto di venire a prenderli»
«Vado io» fa Lucia.
Finisco di sistemare la roba nei cassetti, poi mi stendo. Arriva Lucia colle nostre Ball in mano. Un particolare: per distinguerle tutti abbiamo etichettato le sfere coi nomi dei Pokémon.
«Ha detto anche che il prof. Oak arriverà domani e che fra venti minuti possiamo andare giù nella sala ristorante»
Da dietro la ragazza spunta Keldeo:
«Cosa si mangia? Ho una fame…»
«Adesso arrivi?» gli faccio, sorridendogli.
«Sono stato giù a parlare. Sai, io e l’infermiera ci conosciamo da qualche anno…»
«Me ne sono accorto… comunque non so cosa c’è, ad ogni modo io e te siamo uguali… due pozzi senza fondo!»
«Ah già, è vero, eh eh»
«Non vedo l’ora di conoscere dal vivo il prof. Oak…»
«L’hai già detto stamattina, Jaco, abbiamo capito. Anche io, e molto, credimi»
Mi stendo sul letto per rilassarmi un attimo e per “provare” il letto, giacché stanotte non dormirò qui, ma a casa mia. Nella stanza i nostri Pokémon pullulano in un modo tale da far sembrare questa stanza un mercato.
Giunta l’ora della cena, tutti facciamo rientrare i Pokémon e, ordinatamente, scendiamo e ci sediamo ai tavoli.
«Cavolo, mi sarebbe piaciuto mangiare ancora di fuori sul terrazzo» commenta Jacopo.
«Eh già… è bello mangiar di fuori mentre il sole tramonta… e quand’è buio fare i deficienti in giro finché non crolliamo!» gli rispondo, dopodiché ci diamo il cinque.
Ci sediamo e prendiamo tutti quanti una bella pizza.
«Se vi va, dopo vado a sentire Valerio per le sfide»
«Giusto, Giulia, brava, “prenotiamo” e siamo a posto» le rispondo.
Finito di mangiare, mentre io vado in stanza per prepararmi, Giulia esce. Dopo pochi minuti vengo raggiunto dagli altri. Prendo la mia medaglietta in mano.
«Parti?» mi fa Lucia.
«Eh, mi tocca… se fossi andato meglio a scuola rimanevo, ma giacché ho scaldato la sedia tutto l’anno…»
«Vantati» si aggiunge Ylenia.
«Non ho da vantarmi, per niente. Mica mi diverto, è una materia in cui per tutto l’anno non ho capito un tubo!»
«Che ti serva da lezione, allora. La tua scuola è il primo posto dove non ci si deve sdraiare sugli allori»
«Lo so… ho preso tutto troppo sotto gamba, lo ammetto, ma ora basta accanirsi così»
«Non mi sto “accanendo”, sto solo cercando di fartelo capire»
«Va bene, va bene, ho capito! Che ore sono?»
«Quasi le dieci, è presto… vieni a fare un giretto con noi prima di andare?»
«Va bene… ma Keldeo dov’è?»
«È ancora sotto, si è preso un’altra pizza» mi risponde Jacopo.
«Ancora? Ma quanto è grosso lo stomaco di quello?»
«Bè, lui non si è imbottito di birra come noi due»
Dopo non molto tempo torna su.
«Keldeo! Hai il muso ricoperto di pomodoro! Pulisciti» gli fa Giulia, inorridita.
Io e Jacopo ci mettiamo a ridere.
«Piuttosto... – continua mia cugina – Jaco, tu che vuoi fare il ranger, l’infermiera mi ha detto che qui a Violapoli c’è una scuola per Pokémon Ranger»
«E dov’è?»
«Tre isolati più avanti, prosegui per ‘sta via poi giri, fai duecento metri e te la ritrovi davanti»
«Oh, Giulia, sei arrivata? Non ti ho notata»
«Sono arrivata adesso eh… buonasera. Comunque Valerio è d’accordo, è tutto sistemato»
«Perfetto. Io proporrei una cosa… andiamo fino alla scuola per ranger poi torniamo indietro?» propongo.
«A far che? Non penso sia aperta a quest’ora, che ci andiamo a fare?»
«Giusto per vederla, Giulia»
«Sono d’accordo» fa Jacopo.
Tutti siamo d’accordo, e quindi, bicilette alla mano, iniziamo il nostro giretto. Lungo la strada mia cugina e l’Yle si fermano in un negozio di abbigliamento e fanno che svuotare il negozio. Keldeo mi fa una faccia proprio epica, scuotendo poi la testa.
«Scusa se te lo dico, Mirkho, ma per me tua cugina non sta bene…»
«No no Keldeo, hai ragione… quando entra in un negozio perde la testa, come tutte le donne»
«Guarda che io sto sempre qua eh» mi fa Renamon da dietro.
«Sì, vabbè… “tutte” per modo di dire… anzi, meno male che te ti sai contenere»
Quando escono, fanno fatica a mettere la roba sulla bici: il cestino davanti e le due borse laterali non bastano, quindi l’ultima borsa la porto io nel mio cestino.
Nel giro di poco la raggiungiamo, anche grazie all’aiuto della segnaletica stradale. È un edificio bello grosso, di uno stile che sembra tipo il nostro ottocentesco. Sopra la porta d’ingresso penzolano due bandiere: una sembra sia quella della regione di Johto, l’altra, dopo un’accurata ricerca con l’aiuto del Pokédex, scopriamo che è quello della Federazione dei Ranger.
«Qual è la sede centrale della Federazione?» fa Jacopo.
«Mah, prendiamo in considerazione i due giochi sui ranger» risponde Davide. Io aggiungo:
«Giusto! Quindi… o nella regione di Almia o in quella di Oblivia»
Subito dopo la mia risposta sentiamo la voce di una donna dietro di noi:
«Ad Almia c’è la sede ufficiale, quella di Oblivia è un distaccamento»
Ci giriamo, e la signora, bionda, ci saluta.
«Salve, signora… lei lavora qui?» le chiede Jacopo.
«Certo, insegno le tecniche di utilizzo degli Styler»
«Fantastico! Io vorrei iscrivermi qui, mi può dire come fare?»
«Certamente, devi fare domanda nella segreteria della scuola. Vieni, ti ci accompagno»
«È aperta a quest’ora?!»
«Sì, perché ci sono anche i corsi serali. Adesso siamo in estate, e quindi ci sono solamente due o tre corsi di aggiornamento ogni tanto, ma nella stagione scolastica ci sono anche di sera»
Tutti insieme accompagniamo Jacopo dentro la scuola, che presenta fin dall’ingresso un design nell’arredamento a dir poco ammirevole. La segreteria della scuola sta nell’aula di edificio dove sono presenti anche la dirigenza, la sala insegnanti, un laboratorio e il bar.
«Questo ragazzo vorrebbe iscriversi qui. Lo aiuti tu?» fa l’insegnante rivolgendosi ad una signora dai capelli ricci e neri seduta ad un computer.
«Certo Manuela, fammi solo capire dove ho messo il blocco delle domande d’iscrizione…– li cerca in un armadio – ah eccoli. Chi è il ragazzo…?»
«Sono io» Jacopo si presenta davanti al bancone.
«Bene, compila questo foglio, quando hai fatto me lo ridai, ok?»
«Ok, grazie»
«Vi saluto, ho lezione in un’aula, – fa l’insegnante, rivolgendosi poi a Jacopo – Sarai un mio futuro allievo, allora; ci vediamo e stammi bene»
«Altrettanto, prof» le risponde lui.
Dopo di lei, usciamo anche noi. Mi fa leggere la domanda d’iscrizione, dove ci sono scritte le solite cose: nome, cognome, luogo di nascita, residenza attuale, scelta tra corso diurno e serale eccetera. Ma mi sorge un dubbio:
«Jaco scusa… come fai col luogo di nascita e residenza? Te li inventi?»
«No. Io scrivo che sono di Rimini, se non sanno dov’è rispondo che è nel mondo reale, tutto qui»
«Lapalissiano!» commento io con un risolino.
Jaco si appoggia ad un tavolo lungo il corridoio e compila debitamente il tutto.
«E adesso dove andiamo? Lo devi riconsegnare in segreteria il foglio»
«Devo fare la fotocopia della carta d’identità, se non l’hai letto sta scritto qua sotto»
Fatta la fotocopia, torniamo in segreteria. La signora rilegge bene il tutto, poi gli fa:
«Mondo reale, giusto?»
«Sì» risponde Jacopo, un po’ sorpreso.
«Non sei il primo. È bello sapere che gente di un altro mondo si interessa ai Pokémon. Perfetto, hai messo il tuo numero di telefono, ti avviseremo a tempo debito per maggiori informazioni, ok?»
«Ok, arrivederci»
«Salve, ragazzi, buona serata»
«Altrettanto»
Uscendo dalla scuola, Jacopo fa:
«Ragazzi, è strano… tutti qui conoscono l’esistenza del mondo reale, ma nel mondo reale nessuno conosce quello dei Pokémon!»
«Sono i casi della vita» sorride Lucia.
«Piuttosto, hai scelto i corsi diurni o serali?» chiede Davide, mentre Jacopo si mette a posto la carta d’identità nel portafogli.
«Ho messo i serali, la “scuola” comincia a settembre come le nostre, e io la mattina ho la scuola “normale”»
«Torniamo al Centro Pokémon adesso, vi ricordo che io devo andare»
«È vero, sono le undici meno venti, andiamo» mi dà corda Giulia.
In men che non si dica montiamo in bici e torniamo al centro. Sistemo tutto per bene nei cassetti e nell’armadio, e nello zaino sistemo solo l’essenziale: una maglietta a maniche corte, dei pantaloni che arrivano al ginocchio, gli occhiali da sole e, ovviamente, le Pokéball. Do il cinque a tutti quanti, abbraccio e do un bacione a Renamon e alla fine Keldeo arriva a salutarmi:
«Ciao, Mirkho, buona fortuna, ci vediamo domani»
«Ciao cucciolone, a domani» rispondo abbracciandolo.
Dopo che gli altri hanno messo al sicuro la loro roba, afferro in mano la medaglietta.
«Rimini, casa mia»
Dietro di me si apre un buco nero, e comincia a partire il risucchio.
«Wow, che forza!» fa Keldeo, a bocca aperta.
«Ma sei sicuro che dicendo “casa mia” ti porta dove hai detto e non a casa di un altro? Nel senso, la sa qual è casa tua?» mi fa mia cugina.
«Non è scemo… tranquilla, l’ho già detto più volte ed è sempre andato tutto bene. Dialga e Palkia quando mi hanno “prelevato” lo hanno fatto quand’ero a casa, quindi quando mi hanno dato la medaglietta l’hanno “fatta” sapendo dove abito. Giusto per parlare un po’»
Saluto tutti un’ultima volta e mi lancio stile Tania Cagnotto nel portale. Quando arrivo a casa vedo che c’è la finestra aperta in camera mia.
«Cioè, c’ha paura dei ladri e poi lascia aperto?» batto le mani con stizza e chiudo la finestra dopo aver abbassato la tapparella. Ma quando vado in sala, ho una brutta sorpresa:
«Oddio… ma che è successo qui?»
C’era la televisione girata verso sinistra, la finestra aperta, il divano coi cuscinetti fuori posto, il grosso quadro che campeggia sul muro dietro al divano stortato da un lato, e una pianta posizionata lì in mezzo con la terra tutt’attorno.
«Ma che cazzarola ha combinato questa??»
D’istinto apro la porta d’ingresso e le urlo di sotto:
«Nonna!!! Che cazzo è sto casino qua sopra??»
«Uh… forse mi sono dimenticata, scusa» risponde debolmente.
«Scusa le palle, non ci dovevi nemmeno venire qua sopra! Stai in casa tua ok???»
«Sei tornato?»
Chiudo la porta sbattendola.
«Riolu, vieni fuori»
La faccio uscire.
«Mi dai una mano a rimettere tutto a posto?»
Lei risponde col suo verso e una specie di pollicione in su.
«Grazie, cucciola, iniziamo, che poi andiamo a letto»
Riolu rimette dritto il quadro, mi sposta il vaso nella sua posizione originaria e pulisce la terra sul pavimento, io raddrizzo la TV, chiudo la finestra e sistemo per bene il divano. Finito tutto, Riolu va a prendersi una merendina dal frigo (quando ho svuotato il frigo l’ho dimenticata lì… spero sia ancora buona). Una breve uscita sul terrazzo prima di tirare giù la tapparella e mettersi a dormire.
La visione dal mio terrazzo la notte è fantastica… come già detto, mi rilassa. Dalla parte opposta al mare si vedono tutte le colline piene di luci, che mi rievocano bei ricordi nella testa: in quei posti ci andavo sempre da piccolo, e mi divertivo molto. In camera mia, faccio uscire tutti i miei Pokémon, e insieme ci mettiamo a dormire. Chi sotto le coperte con me (Riolu), chi, come al solito in fondo al letto (Jolty) e invece Mareep si sdraia sul tappeto per terra. Domani mi aspetta una mattinata pesante… farei meglio ad addormentarmi subito, perché domani mi devo svegliare alle 7. Un’altra cosa: di sicuro da mia cugina non è andata perché mia zia le ha preso le chiavi… dovrei farlo anch’io, perché sta diventando stressante la cosa; anche quella volta del RiminiComix mi era entrata in casa… ora basta. Buonanotte.

FINE

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Capitolo 10
*** Vita di scuola ***


Vita di scuola
 
stagione 1 episodio 8
 
Vengo svegliato dal suono della mia sveglia, che è molto potente perché io sono uno dal sonno abbastanza pesante. La sveglia, elettronica, mi indica la data 1 luglio 2011, con tanto di temperatura, umidità e pressione atmosferica (proprio completa!).
«Jolty… ehi Jolteon, ti puoi levare dai miei piedi ché non riesco ad alzarmi? Grazie…»
Sono le sei e mezza passate, il bus passa alle 7 e un quarto. Mentre mi preparo il tè (come già detto, non digerisco bene il latte) do da mangiare a tutti i miei Pokémon. Ho deciso di portarmeli dietro perché, nel bene o nel male, non voglio separarmi da loro. Mi rovescio il tè nella scodella e mi siedo.
Chissà cosa staranno facendo gli altri a Violapoli… chissà Giulia e Davide come si sentono, giacché devono sfidare Valerio… mah, loro sono in gamba, mi fido, e se Giulia affronta il capopalestra colla stessa grinta con cui rompe le palle a me, allora vincerebbe anche la Lega Pokémon. Successivamente, penso a tutte quelle cose su My Little Pony che mi ha detto Keldeo… sì, mi ha fatto una sorta di ramanzina, spiegandomi tutti i personaggi (dicendomi anche che sono i suoi amici) nel dettaglio, le loro abitudini, l’organizzazione del loro mondo, chiamato “Equestria”, e tante altre cose. Così ho capito che Princess Celestia ha una sorella di nome Luna, che l’unicorno Twilight Sparkle deve periodicamente inviare rapporti sull’amicizia alla principessa, che Applejack e la sua famiglia fanno un sidro di mele strepitoso (tra l’altro, io in vita mia non ho mai bevuto il sidro di mele, sono proprio curioso), che Rarity è un’ottima stilista, Pinkie Pie è una patita delle feste e dei rave party come me, Fluttershy è tipo la Michela Vittoria Brambilla locale (protegge e ama a tutti i costi gli animali), e infine Rainbow Dash, patita degli Wonderbolts, una pattuglia acrobatica locale formata da pegasi, che sono come le nostre Frecce Tricolori. Tanta roba. Ci vorrei fare un giro, una volta; solo che lì non esistono gli umani, non so come reagirebbero se ne vedessero uno.
Finita la colazione, vado in camera mia a vestirmi. Come sempre, mi metto i primi vestiti che trovo, faccio entrare i Pokémon nelle loro sfere e, dopo aver controllato se è tutto in ordine, esco di casa. Grazie al cielo non trovo mia nonna a fermarmi, e perciò esco il più in fretta possibile (perché se nota movimenti esce subito). Mi incammino verso la fermata del bus, tranquillamente, e ogni tanto guardo in giro. Tornare nel tuo mondo dopo essere stato in quello dei Pokémon (ma può essere qualunque altro mondo, giusto per parlare più in generale) mi fa uno strano effetto, ma nonostante ciò vado avanti. La fermata è in fondo alla mia via, un po’ più a sinistra, poi. Rimango lì per qualche minuto, poi il pullman arriva e salgo. Mi siedo davanti (non soffro il pullman, è che col tempo ho preso questa abitudine, perché vedo meglio) e inizio ad ascoltare la musica colle mie cuffie. Passa un’oretta e arrivo alla scuola. Non c’è nessuno; bè, chi vuoi che ci sia in piena estate a scuola? Per i miei recuperi sono stati scelti giorni in cui non c’è nessun altro corso, per fortuna. Faccio uscire Riolu dalla mia sfera, e decido di farle visitare la mia scuola.
«Stammi attaccata, mi raccomando» la avverto.
E così, zampa nella mano, cominciamo a girare tutte le aule principali, i laboratori, il cortile interno, per poi fermarci al bar. Riolu rimane fuori per non essere vista, mentre io mi prendo una merendina. Gliene porgo un pezzo, e ci fermiamo lì nel corridoio. Ad un certo punto, si scansa improvvisamente, mettendosi dietro al grosso bidone della carta.
«Ehi, dove vai?»
Subito dopo sento una voce dietro di me:
«Ah ma sei già qui?»
Mi giro di scatto e vedo Matteo, quello che è stato rimandato insieme a me di Navigazione.
«Ah, sei tu… sono arrivato poco fa»
«Il prof è già arrivato?»
«Non l’ho visto»
«Vieni a fumare?»
«Sì, un attimino e arrivo» mentre rispondo ciò, mi avvicino al bidone facendo finta di buttare qualcosa, e faccio rientrare Riolu, dopodiché usciamo nel cortiletto interno a sfumacchiare un po’, in attesa dell’arrivo del prof.
Pochi minuti dopo, in procinto di finire la sigaretta, stavamo parlando di tutto un po’, quando accanto a noi sentiamo un vocione possente:
«Ragazzi, quando avete finito, vi aspetto nell’aula 12, ok?»
Io mi giro di scatto:
«Oddio – commento mettendomi una mano al cuore – sì sì, abbiamo finito, arriviamo»
«Certo, prof, un minutino» fa il mio compagno di classe.
«Porca puttana che infarto… cioè, ha aperto la finestra e si è sporto colla testa… uscire dalla porta è troppo tradizionale?»
Ci eravamo messi proprio sotto le finestre, è il nostro posto preferito.
Finito di fumare, rientriamo e pian piano ci incamminiamo verso l’aula che ci è stata indicata. Ridacchio quando penso al fatto che io mi sto facendo il viaggio coi Pokémon, e che esistono davvero… il fatto è che io sto sulle palle a quasi tutta la classe, perché amo i Pokémon e i Digimon alla follia, e perciò tutti mi dicono di crescere e di pensare alle cose da adulti. In primo luogo, i Pokémon non sono solo per i bambini, ma per tutti, è uno stile di vita come ce ne sono molti altri, se ne entri a far parte, difficilmente ne esci, e io sono orgoglioso del mio stile di vita. Sai che divertimento c’è, parlare di aerei, motori, eccetera 24 ore al giorno… un po’ va bene, ma poi a me, citando una battuta di Luciana Littizzetto, le palle cominciano a girarmi ortogonali. Ora c’è solo Matteo con me, ma mi sta venendo lo stesso una voglia matta di tirare fuori i Pokémon e chiamare la mia ragazza, senza aspettare di rivedere anche gli altri pirla!
«Perché cazzo ridi?» mi fa lui.
«Eh? No no, niente, stavo pensando»
Mi metto una mano davanti alla bocca e caccio un ultimo risolino.
Raggiungiamo l’aula ed entriamo, trovando il prof seduto e intento a leggere il giornale. Una volta che abbiamo preso posto, lui piega il giornale, lo appoggia sulla cattedra e ci fa:
«Buongiorno, signori, come va?»
Lui esordisce sempre così, “buongiorno signori”, lo ha fatto per tutto l’anno scolastico scorso.
«Bene» rispondiamo.
«Come stanno andando le vacanze?»
«Massì, bene» risponde Matteo.
«Meglio di così non è possibile, stanno andando alla stragrande» rispondo io, sorridendo.
«Sono contento per voi. Allora, cominciamo. Semplicemente vi dico che non avrei mai voluto vedervi qui, soprattutto voi due, che reputo abbastanza svegli, e perciò vorrei rivedervi in 4a l’anno prossimo»
Davvero?! Allora avevi solo da non rimandarci, non eravamo messi così male!
Si riguarda un attimo il suo cellulare, poi ricomincia:
«Bene, cosa volete ripassare, più di preciso?»
Io e Matteo ci guardiamo un attimo in faccia e, dopo un cenno d’intesa, rispondo:
«Mah… avremmo dei dubbi sul magnetismo, sui fusi orari e qualcosina di astronomia»
«Perfetto, nessun problema. Sono qui per aiutarvi»
Ma va?!
Prende il gesso in mano e sulla lavagna comincia a scrivere le rotte magnetiche, e poi ci comincia una lunga spiegazione, che dura circa 20 minuti. Finito di spiegare, ci dice che deve andare un attimo in bagno. Dopo che è uscito, Matteo fa:
«Uff… che palle…» abbassa la testa e mi guarda la tasca della giacca.
«Che ti sei portato, le biglie? Non siamo in spiaggia»
Cerco di impedirgli di toccarle.
«Eddai, solo un’occhiatina, mica te le rompo!»
Se ne prende una e se la gira tra le dita. Quando poi vede il bottoncino, fa che poggiarci sopra un dito.
«No, non toccarlo!!!»
Troppo tardi. La “biglia” arriva alle sue dimensioni solite e si apre, facendo uscire il mio Riolu.
«Oh cazzo… aiuto…» dico, mettendomi le mani in faccia e osservando Riolu che stava cercando di capire dove si trovasse.
Matteo si volta verso di me con gli occhi fuori dalle orbite e mi fa:
«M-Ma cosa…? E qu-quello chi è???»
Io gli strappo la Pokéball dalle mani e gli urlo:
«Quale parte della frase “non toccare” capisci? Porco Giuda, tieniti le mani nel culo!  poi guardo Riolu – Scusami, ti spiego tutto dopo» e la faccio rientrare.
Matteo, ancora sconvolto, commenta a voce bassa:
«Forse… forse ho fumato troppo…»
«Ecco, bravo, fuma di meno, e lo stesso devo fare io!»
«Pokémon… è un Pokémon, giusto?»
Ormai era troppo tardi, qualcosina dovevo dirgli, ma solo il minimo:
«Sì, lo è, e ne ho altri. Ma tu, per l’amor del cielo, non azzardarti a proferire parola ok???»
«O-Ok, ok» risponde, colle mani tremanti.
Il prof torna in classe e, vedendo la faccia di Matteo, gli fa:
«Che ti è successo? Mamma mia, sembra che ti è passato davanti un fantasma»
«No, no… sono scivolato dalla sedia, tutto qui»
«Ah… ce la fai a continuare?»
«Sì, sì»
«Bene»
Altra occhiatina al cellulare (il classico smartphone da 600 €!) e poi comincia a spiegare il sistema dei fusi orari e i vari tipi di tempo (UTC, ovvero quello di Greenwich, il tempo locale, quello medio ecc.), insieme al modo con cui codesti orari influiscono sui viaggi aerei. Ed è questa la mia nota dolente: in due verifiche su questo argomento ho rimediato due sonore batoste, l’argomento non mi è mai entrato in testa. Questa volta, a differenza delle lezioni durante l’anno, spiega meglio e molto più nel dettaglio, e mi sembra di capire un po’ di più, tanto che riesco a far bene un esercizio. Guardo l’ora: sono le 10 e mezza.
Dopo un altro po’ di tempo, verso la fine della prima delle due ore del recupero, ricevo una chiamata dell’Ylenia. Chiedo il permesso di uscire e, ottenuto, rispondo alla chiamata mentre mi appoggio al muro poco fuori dalla porta.
«Sì? Dimmi»
«Tua cugina s’è medagliata, ce l’ha fatta»
«Sì? Benissimo, sono felice!»
«Ha sconfitto tutti e due i Pokémon di Valerio senza nessuna “perdita”, e oggi pomeriggio sarà il turno di Davide»
«Auguragli buona fortuna da parte mia, io adesso devo tornare in classe, finisco a mezzogiorno, sarò lì per pranzo»
«Sarà fatto. Ok, ti aspettiamo, ciao»
«Ciao, saluta tutti»
Chiudo la chiamata e, contento, rientro in classe. Dieci minuti dopo finisce la prima ora, e il prof ci dà dieci minuti di intervallo. Scendiamo tutti al bar a mangiare, poi io e Matteo usciamo fuori a fumare nuovamente. Io di solito a scuola mi fumo 3 sigarette: una prima di entrare, una all’intervallo e una quando esco. Finito di ciucciarmi la sigaretta, ci incamminiamo per rientrare in classe, al primo piano dell’edificio ottocentesco sede della mia scuola. Rientriamo nell’aula, e lo stesso sta facendo il prof, quando ad un certo punto sentiamo una bidella che urla. Mi precipito fuori e la vedo correre all’impazzata.
«Professore, professore!!!  urla – C’è… c’è…»
«Calmati, Soccorsa, che è successo?» le faccio, tenendola per le spalle.
«Una… volpe… o non so che cos’è quell’essere… una specie di volpe umanoide… gialla… giù nell’atrio…»
«Volpe… umanoide?!» fa Matteo, guardandomi.
Ragiono un attimo, ma poi capisco tutto:
«Renamon…»
Mi metto a correre verso l’atrio: scale, poi un lungo corridoio ed infine la scalinata principale: come detto dalla bidella, nell’atrio trovo Renamon che si guarda in giro!
«Rena!!» urlo, mentre finisco di scendere le scale.
«Tesoro!» mi fa lei, cominciando a raggiungermi.
«Stai attento!» fa la bidella, immediatamente dietro di me.
Raggiungo e abbraccio Renamon, sotto gli occhi sbalorditi del barista, del prof, di Matteo e della bidella.
«Ma che ci fai qui? E come ci sei arrivata?»
«Volevo farti una sorpresina… e ho utilizzato questa»
Mi mostra una medaglietta attorno al suo collo: è identica alla mia!! Mi guardo il mio di collo, e la mia è sempre lì, quindi…
«Anche tu ce l’hai?»
«Certo, sono una Prescelta anch’io, non te l’avevo detto?»
«Prescelta? E che vuol dire? Cioè… no ascolta, facciamolo dopo ‘sto discorso, devo tornare a lezione…»
Mi volto verso gli altri e, con un leggero senso di timidezza, la presento:
«Non preoccupatevi, non fa del male ad una mosca, almeno fino a quando non si incazza. Il suo nome è Renamon, tu Matteo la conosci perché t’ho fatto così tante pive l’anno scorso… comunque è la mia ragazza»
Nessuno fa una parola, né un movimento. Solo quando saliamo le scale assieme qualche sorriso comincia ad intravedersi.
«Prof, può stare con noi in classe? Le assicuro che non creerà nessun problema, me ne assumo la responsabilità»
«Va bene, va bene, che succeda l’impossibile, ma a me interessa solo concludere la lezione» fa ridacchiando.
«E poi mica sono una bambina, Mirkho, mica distruggo la scuola»
«Non è il fatto di distruggere la scuola, te l’ho già detto, il fatto è che ti trovi in un mondo che non è il tuo, e devi fare attenzione, non puoi comparire in mezzo alla gente… adesso meno male che ci siamo solo noi, pensa se ti fossi presentata al mercato all’ora di punta! Ora è meglio se avviso gli altri, prima che succeda qualcos’altro»
Afferro il cellulare e chiamo mia cugina:
«Pronto?»
«Giulia, ascolta, abbiamo un grosso problema. Intanto complimenti per la medaglia, me l’ha detto l’Yle stamattina. Tornando a noi, la mia ragazza è qui con me»
«Cosa? Ecco perché non la troviamo più! Come è arrivata se la medaglietta dimensionale ce l’hai tu?»
«È questo il punto, anche lei ha una medaglietta dimensionale! Non so perché, ma è così!»
«Oddio… e adesso cosa fai?»
«Adesso sta con me, tra un’ora finisco e vi raggiungo. Ma vi dico una cosa: se qualcun altro oltre a noi 2 ha ‘sta medaglietta, statevene lì buoni, per favore, non andate ad aprire portali dimensionali così tanto per provare l’ebbrezza della velocità, ok? Per quello c’è il circuito di Misano. Non fate movimenti»
«Tranquillo, nessun’altro ha nessuna medaglietta, ho controllato adesso»
«Bene, tanto meglio. Ci vediamo»
Riattacco proprio mentre rientriamo in aula. Renamon si siede accanto a me, e osserva gli appunti finora presi sul mio quaderno.
«Cos’è ‘sta roba qua?» mi chiede sfogliando delle pagine.
«Navigazione aerea»
«Wow… non si capisce un tubo»
«Eh, lo so, è difficilissima»
«No, mi riferivo alla tua scrittura»
Matteo si mette a ridere:
«Te l’ho sempre detto che c’hai una calligrafia di merda»
«È perché sto scrivendo veloce!»
«Adesso basta, per favore  ci interrompe il prof  tra un’ora ve ne andate e siete a posto, ma ora ascoltate»
Il prof prosegue con l’ultimo argomento, astronomia aeronautica (azimut, sole medio, fittizio e vero, eccetera), che non è quella normale (di cui me ne intendo), ma quella legata ad ogni modo alla posizione dell’aereo durante la rotta. Più che altro, questa parte l’ha chiesta Matteo, perché io bene o male l’ho capita. Ma data la situazione, un ripassino in più male non fa. Mentre il prof scrive col gesso sulla lavagna, io sussurro alla mia ragazza:
«Il prof. Oak è già arrivato?»
«No, ancora no»
«Bene»
Fino alla fine dell’ora prendiamo appunti a più non posso, tanto che finisco quelle poche pagine di fogli che mi ero portato dietro. Ritiro tutto e saluto sia Matteo che il prof, poi corro per portarmi un po’ più avanti, perché volevo aprire il passaggio in tutta fretta. Il corridoio dove sta anche l’aula insegnanti è totalmente deserto, perfetto.
«Vuoi aprirlo qui? A scuola?»
«Sì, così facciamo prima… ah no, aspetta… già, ho lasciato il Pokédex e tutto il resto a casa… e non ho il biglietto per il ritorno, perché contavo di far tutto subito…»
«E allora? Lo andiamo a comprare»
«Ok… andiamo in tabaccheria, allora»
Facendo attenzione a non far notare troppo la mia ragazza, e dopo averle messo addosso cappellino, occhiali da sole e nascosto la sua coda sotto la gonna, ci dirigiamo verso il tabacchino dall’altra parte dell’enorme piazza. Fatto tutto, ci dirigiamo alla stazione degli autobus e aspettiamo.
«E dire che se avessimo dei Pokémon di tipo volante faremmo prima…» commento, guardando l’orologio.
«Ce l’ha Jacopo un Pokémon di tipo Volante»
«Rena, mi prendi per il culo? – le faccio, togliendomi un attimo gli occhiali da sole – tu vuoi volare sul Pidgey? È più piccolo dei vasi di fiori che ho appesi al terrazzo!»
«Ah ah è una battuta, sciocchino… a che ora parte il pullman?»
«Dovrebbe arrivare qui tra 5 minuti, più o meno… oh eccolo, ‘sto giro ha fatto prima. Dai, andiamo, e fa’ attenzione»
Saliamo per primi e ci sediamo davanti, nei primi due posti sulla destra. Ci dividiamo gli auricolari per la musica.
All’una e mezza siamo a casetta, le diamo un’ultima occhiata sperando che chi-dico-io non me l’abbia disastrata (e le prenderò le chiavi, così la storia finirà), prendo le mie cose e aprirò il portale, anche perché non vedo l’ora che il prof. Oak venga a farci visita. Nella mia via come al solito non c’è mai nessuno (stavolta sarà perché è ora di pranzo), io e Renamon mano nella mano raggiungiamo casa ed entriamo, sviando fortunatamente la nonna anche stavolta.
«Renamon, comunque, te lo ripeto: non comparire nel mio mondo così all’improvviso, ok? C’è mancato poco, oggi! Cosa ti ho detto quando sei arrivata nel mio mondo? Se qualcuno ti vede, ti prende e fai la fine delle cavie da laboratorio! Che questa sia l’ultima volta, perché rischio anch’io!»
«Hai ragione, scusami, non lo farò più… è che volevo stare con te»
«Lo so, anch’io voglio stare con te, ma qui si tratta della tua vita! Ad ogni modo… cos’è ‘sta storia dei Prescelti?»
«Bè… il fatto è che… come spiegarlo… me l’hanno detto Dialga e Palkia, ogni tot di tempo viene “selezionata” gente del mondo reale, che ama e ha una buona conoscenza dei Pokémon, e che viene ammessa nel loro mondo, per fare un’avventura, o semplicemente per viverci se questa persona è d’accordo a trasferirsi, insomma, non me lo ricordo bene, ma il discorso è più o meno quello»
«Non so come, ma c’ho l’idea che sia una maronata…»
«Comincia a ringraziare il fatto che sei un Prescelto, prima di commentare, e pensa che non tutti sono fortunati come te ad esserlo, è abbastanza raro che selezionino tra la gente della nostra età, ok?»
«Va bene, va bene, ho capito, ritiro quello che ho detto…»
In breve tempo ripreparo lo zaino.
«Rena, un secondo solo che vado a prendere le chiavi a mia nonna, ok?»
«Ti aspetto»
Scendo le scale fino al piano terra ed entro.
«Ciao nonna»
«Oi bel… vuoi mangiare qualcosa?»
«No, grazie, non ho fame… mi puoi dare le chiavi di casa mia per favore?»
«Cos’è, tua zia ti ha mandato a prenderle?»
«No, la zia non c’entra. Vorrei solo avere delle chiavi di scorta, tutto qui»
«Va bene, ma io poi come entro a pulire?»
«È questo il problema! Tu non pulisci, tu mi sfasci la casa, tutto qui. Pulisco io, non c’è problema»
«Capito… eccole»
Mi dà un mazzo di chiavi, che comprende anche la veranda, il portone antiscasso e i tre cancelli, la saluto e torno su da me.
«Rena, eccole qua. Prendile pure tu, così se ti serve qualcosa qui e sei fuori almeno puoi entrare. Ho dovuto usare una scusa, ma se questo significa tener buona la casa allora ne vale la pena» le faccio lanciandole in mano il mazzo di chiavi.
«Grazie, tesoro»
«Figurati. Almeno così so che ‘sto appartamento non farà una brutta fine. Dai, raggiungiamo gli altri?»
«Certamente»
Andiamo in sala, che è la stanza più spaziosa, così sono sicuro che il risucchio non prenda dentro troppe cose oltre a noi, perché in cucina ci sono tutti i set di porcellane e i bicchieri di vetro nelle vetrine.
«Sai, Rena, proprio qui si è aperto il portale con cui Dialga e Palkia mi hanno portato nel mondo dei Pokémon per la prima volta»
«Davvero?»
«Sì. Ero qui, seduto e tranquillo, mi ero appena messo a guardare un telegiornale dopo aver fatto una passeggiata lungo il mare, là dove siamo stati il giorno prima di partire, ricordi?»
«Sì, sì, dove ci sono anche le reti e gli abusivi, no?»
«Esatto. Tornando a noi… avevo appena finito la passeggiata e stavo guardando il tg, quando ho sentito una voce, assieme ad un’emicrania assurda… era qualcosa del genere: “tu che hai sempre desiderato allenare i Pokémon…”»
Renamon mi interrompe:
«… “il tuo desiderio è stato accettato”…»
«La sai anche tu?!»
«È la stessa identica cosa che ho sentito anch’io quand’ero a Digiworld!»
«Ah sì? Allora penso che sia la stessa identica cosa che avranno sentito tutti i “Prescelti”…»
«Eh, adesso sto cominciando a pensarlo anch’io»
«Comunque, dopo la voce si è aperto il portale, che mi ha risucchiato dentro senza darmi nemmeno il tempo di decidere cosa fare. Mi sono ritrovato poco fuori Arenipoli, nella regione di Sinnoh, insieme ad Ash, Brock e Lucinda!»
«Cavolo, sei stato fortunato!»
«E tu dimmi, che stavi facendo quando sei stata “chiamata”?»
«Anch’io ero a casa mia… avevo dormito tutta la mattina, e quando mi sono svegliata stavo meditando sul da farsi… c’era mia sorella che stava guardando la TV…»
«Ah, hai una sorella?»
«Sì, più giovane di me di due anni… dicevo, le avevo detto che andavo a fare la spesa, ma poco dopo ho sentito la voce, si è aperto il buco, solo che poi mi sono ritrovata a casa tua!»
«Ah… curioso. Guarda il lato positivo, fortunatamente sei capitata da un altro “Prescelto” e poi l’avventura l’hai comunque iniziata»
«Già, ti ringrazio ancora, che fortuna…»
Ci abbracciamo con qualche bacetto sulla bocca, poi, colle pance che ci brontolano, decidiamo di aprire il portale, nel quale entriamo senza indugi, ritrovandoci nella nostra stanza al Centro Pokémon di Violapoli.
In stanza c’era solo Keldeo, che riposava sul mio letto. Dov’erano gli altri?
«Guarda! – sussurro alla mia ragazza – Non l’abbiamo svegliato nonostante il portale! Ehi Keldeo!!»
Quello alza la testa e, non appena ci vede, scoppia di gioia.
«Ciao Mirkho! Ciao Renamon!! Bentornati ragazzi!»
Mi salta addosso. Lo abbraccio forte forte, dopodiché lo stesso fa Renamon. Pochi secondi dopo arriva mia cugina.
«Finalmente! Stavo per chiamarti, avevi detto che arrivavi per l’una e un quarto, massimo mezza, sono quasi le due! Venite giù, abbiamo fatto le capriole per far aspettare l’infermiera Joy! Piuttosto... tu, Renamon, non sparire più in questa maniera, intesi? Avvertici!»
Prima che lei potesse dire qualcosa, intervengo:
«Giulia, ci ho già pensato io, non andare oltre. Keldeo, vieni?»
«Sì sì» fa lui, tutto allegro.
«Come mai eri solo soletto qua sopra?»
«Volevo aspettarvi… mi siete un po’ mancati, soprattutto tu, Mirkho»
«Eh adesso… mica sono stato via tanto!»
«Mi stai simpatico, te l’avevo detto!»
«Anche tu, Keldeo»
Al piano di sotto, trovo gli altri al tavolo.
«Wei burdéll! Allora?» fa Jacopo, seguito dagli altri.
«Ciao ragazzi… scusate, ma ho avuto da fare»
«Ma Renamon è arrivata da te?» domanda Davide con una faccia stranita.
«Sì! È piombata nell’atrio della mia scuola e ha spaventato quasi tutti, abbiamo rischiato non poco. Comunque, è tutto a posto, ora siamo qui e non mi muoverò più. Giulia, fa’ vedere la medaglia»
«Va bene»
Apre la sua borsa e da un taschino estrae la medaglia, a forma di due ali messe come un esagono incompleto.
«Bellissima, davvero. Vederle e toccarle dal vivo è tutt’un’altra cosa, non aggiungo altro. Davide, tu a che ora vai?»
«Alle quattro e mezza»
«Bene, saremo tutti lì a tifare per te» gli faccio, ridando la medaglia a mia cugina.
«Grazie»
Mangiamo abbastanza in fretta, dopodiché, classica sfumacchiatina dopo pranzo. Successivamente torno un attimo nella stanza per ricontrollare gli appunti presi stamattina (volevo lasciarli a casa, ma mi sono rimasti dentro lo zaino). Quando torno giù, non trovo nessuno. Esco e trovo mia cugina che fuma, e Keldeo accanto a lei.
«Gli altri?»
«Qui in giro…» mi risponde lei.
«Bene… non ne possiamo fare a meno. Comunque… la palestra dov’è?»
«Bè, vai avanti per la strada principale per un centinaio di metri poi giri a sinistra… poi comunque le indicazioni ci sono»
Poi mi rivolgo a Keldeo:
«Ma poi tu come ci ritornerai nella regione di Unima?»
«Bè… io sono venuto qui in aereo, e sempre con quello dovrei tornare a casa»
«In aereo? Wow… devo dire che è abbastanza raro vedere un Pokémon Leggendario che si fa i viaggi in aereo per proprio conto»
«Già… in effetti può sembrare strano. In alternativa ho a disposizione un altro mezzo, decisamente più ecologico, eh eh»
«Sarebbe?»
«Montami in groppa e ti faccio vedere»
Io, curioso, salgo su di lui.
«Ehm… ed è sicuro?»
«Se ti reggi come si deve, ti posso assicurare che è sicurissimo» mi dice, sorridendomi.
«Non me lo ammazzare, Keldeo, mi serve ancora» interviene Giulia.
«Ah ah ah, state tranquilli»
Tutto d’un tratto Keldeo si alza letteralmente in volo, facendo uscire con potenza acqua da tutti e quattro gli zoccoli!!! Istintivamente mi aggrappo al suo collo.
«Aaaahhhh Keldeo diobò vacci pianooooo!!!!»
Mi porta fino al terrazzo del primo piano del Centro Pokémon.
«Minchia, che cazzo di mossa hai usato?!»
«Era un semplice Idropompa» mi fa lui, contento.
«Cavolo, usato in quella maniera non è più tanto “semplice”… comunque devo dire che sei un fenomeno, amico mio, mi sorprendi sempre di più!»
«Eh eh eh… grazie»
Ci affacciamo dal terrazzo e vediamo mia cugina tutta bagnata.
«Giulia, sei uno spettacolo» commenta Keldeo.
Quella guarda in alto e fa dei gesti colla mano al puledrino, gridandogli contro:
«Keldeo, appena vieni giù io ti meno, hai capito???»
Io e lui scoppiamo a ridere a crepapelle, Keldeo addirittura si spancia per terra a forza di ridere.
«Sei un grande, Keldeo, ah ah ah… una cosa simile sono mesi che gliela volevo fare!!!»
Torniamo giù, e nella nostra stanza troviamo Giulia che si sta asciugando i capelli.
«Keldeo, non azzardarti a farlo ancora» fa, vedendoci entrare.
Il puledrino si rimette a ridere senza sosta.
«Che caspiterina ridi???»
«Forse è meglio se te la prendi con me, Giulietta… gliel’ho chiesto io di farlo, anche se non credevo che si trattasse di una cosa del genere» intervengo io.
«Infatti non so chi dei due è peggio, siete proprio uguali! E adesso vado in bagno a finire di asciugarmi e a mettermi dei vestiti nuovi!»
Mentre lei si chiude nel bagno, noi scendiamo al piano di sotto. Sono le tre e un quarto, e degli altri nessuna traccia, quindi saliamo nuovamente nella nostra stanza e, dopo essermi sdraiato sul mio letto, afferro il mio portatile e lo accendo.
«È il tuo computer?»
«Sì, Keldeo. Guarda, hai voglia di continuare a ridere un po’?»
«Volentieri, oggi è una giornata troppo fantastica»
Detto ciò, gli faccio vedere alcuni video degli interventi di Luciana Littizzetto a “Che tempo che fa”. Anche lì Keldeo ogni tanto scatta a ridere, perché la nostra Lucianina spara tante di quelle vaccate da lasciare inorriditi tutti. In più, qualche sparata del commentatore milanista di 7Gold Tiziano Crudeli. Dopo qualche minuto comincio a massaggiargli la schiena, grattandogliela leggermente.
«Oh bravo… continua così… aahh, che bella sensazione!»
Smetto dopo un paio di minuti, ricevendo un ringraziamento. Devo dire che Keldeo è un Pokémon abbastanza misterioso, non penso che sia facile trovare, anche a Unima, gente che ti sappia dare qualche informazione in più di quelle che ti ha dato il Pokédex, prima ho videochiamato Ash dal piano di sotto e mi ha detto che non ne sa proprio nulla, non l’ha neanche mai sentito nominare. Ma a pensarci un attimo… che cosa gliel’ho chiesto a fare, che nella regione di Unima non ci è ancora arrivato? C’è arrivato solo nell'anime, ma non realmente. Mah, vedremo, per ora ci godiamo la sua simpatica compagnia.
Finito il video, Keldeo mi trova la cartella della musica e zampettando cogli zoccoli sul mouse me la apre.
«Vuoi un po’ di musica? Attacca quella che vuoi, fai pure»
Mi apre “C’è chi dice no” di Vasco Rossi. Io ho la versione live di questa canzone. Dopo aver sentito il giro di chitarra elettrica iniziale, Keldeo si volta e mi fa, con faccia stupita:
«Wow… potenza!» e poi si mette a muovere lo zoccolo anteriore sinistro a ritmo.
Gli faccio un video con l’iPad che Jacopo aveva lasciato in camera, e dopo un po’ mia cugina esce dal bagno. Fa dei gesti colla mano e urla:
«Oh! Mica siamo in discoteca, e mica siamo gli unici a soggiornare qui! Abbassa!»
Gli abbasso leggermente la musica. Giulia va a stendere i vestiti bagnati sull’appendi-panni presente sul terrazzo, sotto la grossa finestra della nostra stanza.
Un quarto d’ora dopo, arriva la mia ragazza.
«Vedo che ci divertiamo qui, eh?» fa, guardando me e Keldeo.
«Loro si divertono! Almeno per fortuna non stanno ascoltando Lady Gaga»
«Ti accontento subito ciccia»
«No no no Mirkho risparmiami, ti prego»
«Stavo a scherza’… comunque, dov’è Davide?»
«Qua dietro che si allena» mi fa, indicandomi un cortiletto dall’altra finestra.
«Ah, ecco cos’erano quei piccoli fulmini che vedevo ogni tanto… non riuscivo a capire, è sereno eppure ci sono i fulmini… boh»
«Cioè, ma scusa… tutti abbiamo dei Pokémon di tipo elettro, secondo te cosa può essere?»
«Sì, hai ragione, non ci avevo fatto caso. Vado a vederlo»
Davide sta facendo la cosa giusta, piuttosto dovrei cominciare anch’io coi miei Mareep e Jolteon, non posso certo presentarmi, domani, da Valerio senza un benché minimo allenamento preparatorio… farò una battaglina con lui, allora, solo tra Pokémon di tipo elettro. Uno contro uno, normalmente. Penso che sia un’ottima idea, dopotutto, più ci alleniamo e più ci formiamo, lo dice quasi sempre anche Ash.
 
FINE

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Capitolo 11
*** L'incontro di Davide e la visita del Prof. Oak ***


L’incontro di Davide e la visita del prof. Oak
 
stagione 1 episodio 9


«Oi Davi»
«Ciao Mirkho. Dimmi tutto»
«Hai voglia di fare una lotta con me, così ci alleniamo entrambi?»
«Bella idea! Sono qui, pronto. Userò il mio Pichu»
«Io il mio Mareep. Jolteon, essendo stato il Pokémon di un capopalestra, penso che sia competitivo anche senza allenamento pre-incontro»
«Va bene. Però sono quasi le quattro, se la tiriamo per le lunghe sarà meglio interrompere e finire in parità»
«D’accordo. – mi volto verso la mia ragazza, uscita a fumare – Renamon, hai voglia di farci da arbitro?»
«Ok, ok, arrivo» mi risponde, da sotto il portico.
Tiro fuori Mareep, che si posiziona davanti a me. Davide richiama Pichu, e in pochi secondi tutto è pronto.
«Ragazzi, – fa Renamon – la lotta sarà uno contro uno, e terminerà quando il Pokémon di uno dei due non può più combattere. Pronti? Cominciate»
«Davi, comincia pure tu»
«Ok. Pichu, vai con Attacco Rapido»
«Mareep, salta in alto ed evitalo, poi usa Azione»
Solo che Mareep non è il più veloce tra i Pokémon, e quindi non fa in tempo ad evitare l’attacco.
«Dai, rialzati. Usa Azione, puoi farcela!»
La pecorella si rialza e comincia a caricare Pichu, prendendolo in pieno, grazie anche ad una momentanea indecisione di Davide. È comprensibile, chi non ha mai avuto veramente a che fare coi Pokémon in vita sua è normale che tentenni un po’, perciò non dico nulla e aspetto la risposta del mio avversario.
«Aeh… ehm… sì, Pichu, Fulmisguardo!»
Il piccolo Pokémon fissa Mareep, che indietreggia.
«Mareep, non farti condizionare! Usa Stordiraggio!»
Due sferee gialle escono dalla bocca di Mareep e cominciano a girare attorno a Pichu, ma…
«Pichu, salta, e usa ancora Attacco Rapido!»
Pichu evita il mio attacco proprio quando stava per avere effetto. Poi, Mareep viene ancora colpito.
«Bravo, vedi che se ci prendi la mano è tutto più semplice? È solo il nervoso. Basta pensare solo alla vittoria! Ora Mareep, usa Tuonoshock!»
L’attacco va a segno, ma giacché è dello stesso tipo della mossa, Pichu non subisce danni enormi.
«Pichu, impegniamoci al massimo! Ora usa…»
Davide non riesce a finire la frase che Pichu parte correndo, arrivato davanti al mio Mareep salta, la sua coda si fa argentata e colpisce con vigore il mio Pokémon, lasciandolo per terra.
«Mareep non è più in grado di lottare, vincono Pichu e Davide» conclude Renamon, che poi torna dentro.
«Complimenti, Davide, due volte! Per la vittoria e per la nuova mossa del tuo Pichu» mi congratulo, mentre faccio tornare Mareep nella sfera.
«Wow… e che mossa era?»
«Codacciaio. La sa usare anche la mia Riolu. Credimi, quando va a segno è bella tosta»
«Fantastico! Bravo il mio Pichu»
«Adesso il portafogli l’ho lasciato in camera, sennò…»
«Starai scherzando! Siamo amici, lascia pure stare. I soldi facciamoli girare tra di noi solo quando mangiamo in ristorante!» mi fa, abbracciandomi.
«Infatti scherzavo. Dai, ora portiamo i nostri beneamati dall’infermiera»
Sento poi un verso. Mi giro e sul muretto trovo Riolu.
«Ah, sei qui? Non ti ho sentita arrivare, cucciola»
Mi grabba la gamba e mi fissa.
«Che c’è? Vuoi lottare anche te?»
Riolu annuisce.
«Cucciola, vorrei tanto, ma in questa palestra sei in netto svantaggio di tipo… io proverò a farti lottare, ma non ti garantisco nulla… dai, vieni con me»
Come già detto, andiamo dall’infermiera Joy, che in poco tempo ce li rimette in forma. Dopodiché, torno fuori per fumare una sigaretta, e pochi secondi dopo vengo raggiunto da Keldeo che, vedendomi la sigaretta in mano, mi fa:
«Buttala, che ti fa male!»
«Lo so, abbi pazienza, è l’abitudine… comunque, che ore sono?»
«Sono le quattro e un quarto, per l’appunto mi aveva mandato tua cugina a chiamarti per dirti che andiamo alla palestra»
«Vero. Due minuti e ho finito, arrivo»
Keldeo rientra dentro, e lo stesso faccio anch’io non appena finito di fumare. In stanza, mi metto dei vestiti più adatti, e una volta tutti pronti, usciamo, prendiamo le bici e partiamo, con Keldeo al seguito.
In circa 10 minuti arriviamo di fronte alla palestra, un edificio bello grosso. Entriamo e, nella hall, troviamo Valerio.
«Ciao ragazzi, benvenuti, vi stavo aspettando»
«Buongiorno Valerio» gli rispondiamo. Poi guarda me:
«Tu sei Mirkho, no? Mi ricordo di te, ci eravamo visti a Fiorpescopoli, giusto?»
«Giusto, è un piacere rivederti»
«Bene, chi mi sfida oggi?»
Si fa avanti Davide:
«Eccomi… sono io, mi chiamo Davide»
«Bene, Davide, sei pronto?»
«Sì»
«Perfetto. Seguimi pure. Voi intanto potete accomodarvi sugli spalti, girate l’angolo a destra poi aprite l’unica porta che c’è»
«Va bene. – rispondo io – Ragazzi, andiamo»
In breve tempo ci accomodiamo, mettendoci tutti quanti nei sedili più vicini al campo lotta. Dopo cinque minuti i due entrano, seguiti dall’arbitro. Valerio si mette, rispetto alla nostra visuale, a sinistra e Davide a destra.
«Che dici, Mirkho, ce la farà a reggere il nervoso?» mi chiede Renamon.
«Me lo auguro vivamente per lui, sennò è spacciato, perché diventa indeciso e non ragiona più. Nella lotta che ho fatto con lui prima, sicuramente avrai notato anche te che per un po’ non sapeva cosa fare. Io gliel’ho detto, di stare tranquillo e di pensare solo alla lotta»
«Bè, se non erro, lunedì ha battuto Misty, un ex-capopalestra»
«Sì, ma un paio di mosse gliele ho dovute suggerire io, perché si era impallato. Sul serio, mi auguro che ce la faccia, noi tifiamo per lui»
«Anche perché prima ripartiamo meglio è»
«Perché, non ti piace Violapoli?»
«No, non è che non mi piace, è che voglio scoprire posti nuovi»
«Già, tutti lo vogliamo. La pazienza è la virtù dei forti, Rena, al momento opportuno ripartiamo… anche se questo significa salutare Keldeo…» rispondo colla voce fiacca guardando il puledrino.
Proprio adesso l’arbitro comincia a parlare:
«Comincia l’incontro tra il capopalestra Valerio e lo sfidante Davide, che terminerà quando i Pokémon di una delle parti non saranno più in grado di lottare. Inoltre, solo allo sfidante è consentito sostituire i propri Pokémon. Cominciate!»
Valerio comincia col mandare in campo un Pidgey, lo stesso Pokémon di Jacopo. Dopo un paio di secondi, Davide manda il suo Pichu.
«Bene! – commento – Con questo ce la può fare, Pidgey è un Pokémon che se lo prendi per bene lo fai fuori subito»
«Perfetto! Forza Davide!!!» urlano Renamon, Ylenia e Lucia.
«Buona fortuna, Davide. – lo incoraggia il capopalestra – Sai? Questi che ho sono i beneamati Pokémon di mio padre… ho ereditato la sua palestra da pochi anni»
«Grazie, Valerio»
«Comincia pure tu»
«Ok. Pichu, parti con Tuonoshock»
Mentre sferra l’attacco, Valerio urla al suo Pokémon:
«Pidgey, schivalo, poi usa Acrobazia!»
Pidgey schiva e con Acrobazia colpisce il piccolo Pokémon Topo. Dopo essersi rialzato, riceve l’ordine di aspettare. “Perché?” mi chiedo. Valerio ordina al suo Pidgey di usare attacco d’ala, e qui succede l’imprevedibile: dopo che l’uccellino si è avvicinato abbastanza, Davide scatta:
«Pichu, ora! Salta e usa Ondashock!»
Con estrema rapidità, Pichu salta e colpisce con un’onda elettrica Pidgey, che cade a terra paralizzato.
«Apperò! Che colpo di genio! A me non sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere! Bravissimo!» commento io, stupefatto, seguito dai cori di incoraggiamento del resto della banda.
«Pidgey, ce la fai a rialzarti? Avanti!»
Ma il Pokémon riesce a malapena a smuovere un’ala.
«Pichu, è il momento! Finiamolo con Codacciaio!»
Approfittando della paralisi dell’avversario, Pichu carica e, dopo un paio di capriole, colpisce colla coda Pidgey in modo violento, lasciandolo immobile a terra. Dopo qualche secondo di attesa, ecco il responso:
«Pidgey non è più in grado di lottare, vince Pichu!» fa l’arbitro, sventolando la bandierina che tiene in mano verso Davide, che esulta.
«Bravo, davvero bravo. Vediamo come te la cavi con questo»
Valerio manda in campo l’evoluzione di Pidgey, Pidgeotto, leggermente più grosso (e rapido) dell’altro.
«Pidgeotto, tocca a te! Usa Aerassalto!»
Mentre l’uccello si alza in volo, Davide ordina al suo Pichu di tenersi nuovamente fermo.
«Che ha in mente di fare ‘sto giro?» fa Renamon, senza staccare gli occhi dal campo lotta.
Proprio nel momento di quasi contatto tra i due, Davide urla nuovamente:
«Ora! Tuonoshock!!»
L’uccello viene colpito, senza avere il tempo di reagire, e finisce a terra.
«Perfetto, ora Azione!»
«Schivalo, poi usa Attacco d’ala!»
In breve tempo, Pidgeotto si toglie dal raggio di azione della mossa e, rigirandosi, colpisce Pichu, sbalzandolo a due metri di distanza, quasi addosso a Davide.
«Pichu, stai bene? Ce la fai a rialzarti?!»
Il piccolino si rialza con molta fatica.
«Pidgeotto, ora usa Azione!»
Davide osserva ancora una volta l’avversario avvicinarsi sempre di più.
«Codacciaio!»
Con un rapido movimento, e con le ultime forze che gli rimanevano, Pichu colpisce il Pokémon Uccello proprio quando gli passa accanto, stendendolo. Definitivamente.
«Pidgeotto non è più in grado di lottare. Vince Pichu, e di conseguenza la vittoria dell’incontro va a Davide, lo sfidante!»
Anche Pichu si lascia andare, respirando forte. Come Giulia, anche Davide è riuscito a vincere la medaglia senza farsi sconfiggere un solo Pokémon. Tutti esultiamo e ci abbracciamo.
«Wow, ha sviluppato uno stile di combattimento tutto suo, non c’è che dire! E io che stavo cominciando a dargli del pazzo!» commento.
Valerio si avvicina a Davide:
«Sei stato molto bravo, non c’è che dire. Eccoti la tua meritata ricompensa, più la medaglia!»
Davide, estasiato, la prende e ringrazia Valerio. E lì, improvvisamente, sentiamo una voce:
«Bravo, bel combattimento. Niente male per uno che arriva dal mondo reale!»
Io, come il resto del gruppo, mi volto e rimango sbalordito: davanti all’ingresso del campo lotta, appoggiato alla ringhiera, c’è il Prof. Oak! Sì, proprio lui! Quando caspita è arrivato? Mica me ne sono accorto!
«Guardate! È proprio lui, lo riconoscerei tra mille!» faccio incitando gli altri ad andare da lui.
«Cosa… tu? Tu vieni dal mondo… reale?! Sono stato battuto così facilmente da uno di un altro mondo?» commenta intanto Valerio, inorridito.
«Tutti noi veniamo dal mondo reale. – spiega Davide – Anche la ragazza che ti ha battuto stamattina»
«Incredibile…»
Tutti contenti raggiungiamo il prof. Oak.
«Buongiorno, ragazzi, è un piacere conoscervi»
«Salve, professore. – comincio io – Piacere nostro»
«Vedere gente di un altro mondo che si interessa ai viaggi coi Pokémon mi rende molto felice, più di quanto possiate immaginare. Vedendo questo combattimento deduco che siete tutti quanti anche molto bravi. In quanti si sono già medagliati?»
«Io sono il secondo» fa Davide.
«Bene. Quindi… posso sapere i vostri nomi, se non vi dispiace?»
Tutti quanti ci presentiamo e stringiamo la mano al professore. Quando vede Renamon accentua il sorriso:
«Ne abbiamo anche una del mondo digitale, vedo… siete una squadra perfetta. Io ho il mio laboratorio a Biancavilla, nella ragione di Kanto, se un giorno mi vorrete venire a trovare sono lì»
«Biancavilla? Lo stesso paese di Ash? Fantastico!»
In realtà sapevo tutto, volevo solo fare un po’ di scena.
«Conosci Ash?»
«Sì, l’ho già incontrato una volta, è un bravo ragazzo»
«Tanto meglio. Ascoltate, ho delle cose da dirvi. Uno: non potete portare con voi più di sei Pokémon alla volta»
«E perché?» chiede Lucia.
«È la legge, giovanotta. Nei combattimenti sono ammessi fino a sei Pokémon»
«Lucy, è anche una questione di comodità, ce la faresti a badare a tutti i Pokémon che ti porteresti dietro?» le faccio.
«Ah, ok, ho capito»
«Due: per ovviare a questo problema, come ho fatto con Ash, creerò per tutti voi uno spazio per depositare gli altri Pokémon in rete, così da semplificarvi la vita, non trovate anche voi?»
«Certamente, la ringraziamo» fa mia cugina.
«Come ultima cosa, ho portato questi per voi»
Detto ciò, prende la valigia che aveva con sé e la apre. Da essa tira fuori delle specie di grossi orologi con uno schermo da cinque centimetri per quattro e ce li porge.
«Questi sono degli InterPoké di ultima generazione, utilizzabili per chiamare chiunque, e sono tutti vostri. Mi sono preso la briga di memorizzare all’interno il mio numero, così se vi serve aiuto potrete contattarmi in ogni occasione»
«Grazie mille» contraccambiamo tutti.
Ovviamente, anche lo schermo dell’InterPoké è touch-screen, e subito ci salviamo i “numeri” a vicenda.
«Da dove siete partiti, da Borgo Foglianova?»
«Sì» rispondo io.
«Quindi in pratica siete appena partiti, la strada è ancora lunga. Spero che vi divertiate e passiate tante avventure. Ah, dimenticavo!»
Si guarda indietro, poi nel corridoio che porta all’uscita della palestra.
«Samanta? Ehi, Samanta! Dove è finita…?»
«Chi sarebbe ‘sta Samanta?»
«Eh, se la trovo ve la faccio conoscere, è una che… ecco… ha bisogno di imparare, come voi»
Fa qualche passo, poi gira la testa, e facendo un gesto col braccio urla:
«Samanta, cazzarola! Ti avevo detto di starmi dietro! Vieni qua!»
Da dietro il muro sentiamo una voce femminile vivace e squillante:
«Sì professore, scusi, mi ero distratta un attimo»
Quando entra insieme al professore, non crediamo ai nostri occhi: la Samanta in questione è una Samurott Pokémorfa dalla bellezza allucinante!!
«Apperò…» commento io, cercando di trattenermi perché giustamente avevo già Renamon a cui pensare.
«Che schianto!» si aggiunge Jacopo, completamente ipnotizzato.
«Strabiliante…» fa Davide. Le ragazze tacevano, anch’esse sbalordite.
Indossava dei jeans marroni con una cintura rossa, una maglietta rosa e una collanina raffigurante una Pokéball al collo. In testa, l’inconfondibile conchiglione col corno. Solo che non aveva i baffi tipici dei Samurott. Quando le chiedo il perché, mi risponde:
«Stavo male… me li sono tagliati via subito perché mi facevano sembrare un maschio…»
«E in effetti stai meglio così…» continua Jacopo.
«Comunque… ehm… salve, ragazzi… come avete sentito, mi chiamo Samanta. Voi?»
«Io… io sono Jacopo, è un piacere immenso per me conoscerti» le fa il mio amico, avvicinandosi e stringendole la mano. Ma poi continua:
«Samanta, hai una bella voce, sei fantastica in tutto e per tutto…»
«Che fai, rimorchi? Sai almeno se è single?»
Jacopo mi guarda strano, non sa cosa dire.
«Ah ah nessun problema, sono da sola ih ih»
Ci presentiamo tutti. Ora sappiamo cosa provano Ash e gli altri quando si presentano a tutti in continuazione.
«Ragazzi, – riprende il prof. Oak – Samanta ha assunto la forma antropomorfa proprio da poco, e vorrebbe imparare sulla vita degli allenatori… è un disturbo se si unisce a voi nel vostro viaggio?»
«No no, niente affatto, sei la benvenuta!»
«Jaco, smétla, l’ha capét mez mondo ca te piace la burdèla»
Samanta mi guarda e mi fa:
«Eh?!» ridacchiando leggermente.
«No, niente, ha capito lui. Comunque, come Jaco ha già detto, sei la benvenuta, ti aiuteremo noi»
«Grazie a tutti»
Contenta, ci abbraccia uno ad uno, e ci dà dei bacetti sulle guance.
«Rena, scusa, non pensar male, è solo stavolta…» dico, voltandomi verso la mia ragazza dopo l’abbraccio di Samanta.
«Tranquillo, non faccio niente. Mettermi a litigare con qualcuno è l’ultima cosa che voglio fare»
Samanta batte due volte le mani e fa:
«Bene, ragazzi… quando lasceremo Violapoli?»
«Hai già fretta di partire, Sama?» le faccio.
«No, no, per carità… era un modo per chiedere quanti incontri dovete ancora fare»
«Ah… bè, manchiamo io e la mia ragazza» rispondo indicando Renamon.
«Ah è la tua ragazza? Siete una bella coppia»
«Grazie» fa Renamon.
«L’hai visto Keldeo?» le chiede Ylenia.
«Dove?»
«Sono qui» fa il puledrino, cercando di farsi largo.
«Uh, che onore… il solenne spadaccino è qui! Ma ciao!»
«Ah ah bè… piacere di conoscerti, Samanta, ma a dir la verità non lo sono ancora…»
«Ah no? Credevo di sì»
«Per diventarlo devo battere Kyurem»
«Kyurem??? Ma stai scherzando? Quello è un bestione della Madonna, sarà almeno 30 volte te!» commento, stupito.
«Eh, mi tocca. Solo che prima devo imparare a usare Spadamistica con continuità, non una volta ogni morte di papa!»
Keldeo non sarà mai stato nel mio mondo, ma i detti del mondo reale li conosce tutti, eh eh… parla come uno che viene da Padova, o comunque dal Veneto!
«Bè,  sussurro a Jacopo dopo avergli dato una leggera gomitata – altro film Pokémon in arrivo, sta’ a vedere! Magari non nell’immediato, ma prima o poi…»
«Mh» contraccambia lui.
Dopo un po’, tutti usciamo dalla palestra e ci dirigiamo al Centro Pokémon, dove Davide fa rimettere a posto il suo Pokémon che aveva usato in battaglia. Anche Samanta si è predisposta di una bici prima di venire da noi. Mentre l’infermiera Joy cura il Pichu di Davide, noi e il Prof. Oak parliamo di tutto un po’, seduti ad un tavolo con dei panini in mano.
«Apparte te, Renamon, venite tutti quanti dalla stessa città?»
«Certo, professore, siamo tutti della città di Rimini» gli rispondo io, un po’ col modo di fare della gente di questo mondo.
«Rimini, eh? Interessante… è la città a cui sono legati due Pokémon speciali»
«Cosa?! – scatta Jacopo – Rimini è legata a due Pokémon?! In che senso? E chi sarebbero ‘sti due Pokémon?»
«Non c’è fretta, vi lascerò scoprire tutto a tempo debito, perché sono sicuro che passerete anche per quella splendida città»
«Eh, amen, lo scopriremo quando lo dovremo scoprire, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, anche se effettivamente siamo ancora in alto mare col viaggio, siamo solo a Violapoli…» commento.
Il professore si interrompe un attimo, poi fa:
«Sì sì scusate, stavo pensando, eh eh… comunque, siete davvero così interessati a questa vostra nuova vita?»
«Molto. Ad essere onesti, non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere. Io ho sempre fantasticato, ma non avrei mai potuto prevedere che quello che scrivo nei racconti sarebbe diventato realtà» rispondo.
«Ah, sei uno scrittore? Non male, se ti va, puoi farmi leggere tutti i tuoi lavori?»
«Certamente, adesso non li ho dietro, ma appena posso glieli farò avere»
Li ho lasciati nel computer fisso che ho nel mondo reale, continuo a dimenticarmi di metterli nel portatile!
«Ok, aspetterò con impazienza. E quindi nei racconti ti immaginavi già il tuo viaggio qui?»
«Sì, anche se gli eventi narrati e quelli che sto vivendo dal vivo non corrispondono, ma è bello lo stesso»
«Già. Senza il minimo dubbio, voi siete le persone giuste per un’avventura come questa, se posso esprimere un’opinione, questo mondo vi si addice alla stragrande»
«Lo pensavo anch’io»
Poi prende la parola Ylenia:
«Scusi, professore, le vorrei dire una cosa…»
«Prego, sono tutt’orecchi»
«Ascolti… i Pokémon, nonostante non siano presenti, sono conosciutissimi anche nel nostro mondo…»
«Lo so perfettamente»
«Scusi, posso finire la frase? Ecco… dicevo, nonostante non esistano da noi, sono molto conosciuti, e hanno milioni di fan in tutto il mondo. Io, ad essere sincera, non mi sono mai totalmente interessata, e giacché mio fratello impazzisce per loro ogni tanto ci davo un’occhiata, ma non ne ho mai saputo più di tanto. La scintilla è scoccata solo quando Mirkho mi ha presentato il suo Riolu, e lì mi si è aperto un mondo, perciò sono un po’ svantaggiata. Detto ciò, vorrei cogliere l’occasione per diventare più esperta»
«È anche il mio caso» si aggiunge Lucia.
«Bene, tanto meglio. – fa lui, poggiando una mano sulla spalla dell’Yle – Questa è un’esperienza che aiuta tantissimo nella vita, i Pokémon sono i vostri amici più fedeli, disposti a tutto pur di proteggervi, di aiutarvi e di stare con voi»
Proprio quello che io ripeto da qualcosa come dieci anni a questa parte.
«Potete dirmi in che modo sono conosciuti nel vostro mondo? Nel vostro mondo ci sono stato solamente una volta, due anni fa, e avevo visto il manifesto di un film»
Chissà di quale film… se è stato in Giappone avrà visto quello del film di Arceus, mentre se è stato in Europa dovrebbe aver visto almeno il DVD di quello di Giratina, poiché da noi i film arrivano sempre l’anno dopo.
«Ci fanno un po’ di tutto, – risponde Jacopo – peluche, modellini 3D, fumetti, portachiavi, gadget di ogni genere, insomma»
«Capisco. Chi di voi è il più esperto riguardo ai Pokémon?»
«Io e Jacopo. – rispondo orgoglioso – Li guardiamo in TV fin dall’infanzia, e in qualche modo ci siamo cresciuti»
«Ehi, vi dimenticate di me? Anche a me piacciono, qualcosa ne so anch’io!» fa la mia ragazza.
«Giusto, amore, scusami»
Samanta è lì buona e tranquilla, che ascolta con attenzione i nostri discorsi senza mai annoiarsi.
«E come avete passato il vostro primo giorno qui?»
«Forse è meglio se comincio io, giacché tutto è partito da me. Allora… saranno ormai due settimane… comunque era un bel pomeriggio di sole, fuori si crepava dal caldo, ho passato tutta la mattina a non far niente, subito dopo pranzo, mentre stavo guardando il tg3, si è aperto un passaggio e mi sono ritrovato qui. Cioè, non proprio qui, ma ad Arenipoli, a Sinnoh, ed è stato lì che ho conosciuto Ash. Insieme a Brock e Lucinda mi ha soccorso. Mentre camminiamo insieme verso la città trovo un uovo per terra, da cui poi è nato il mio Riolu. Poi ho pensato: io ero arrivato qui con un passaggio dimensionale, Dialga e Palkia governano tempo e spazio, quindi ho provato a raggiungerli, e il gruppo di Ash mi ha seguito volentieri. E alla fine è stata la cosa giusta, perché mi hanno confermato che sono stati loro a portarmi in questo mondo e mi hanno dato questa medaglietta con cui posso viaggiare tra qui e il mio mondo»
«L’avrei immaginato. – mi fa il prof. Oak – In pratica è la procedura standard con cui si scelgono i Prescelti dal mondo reale…»
«Ecco, lei mi sa dire di più su ‘sta storia dei Prescelti? Purtroppo la mia ragazza, nonostante lo sia anche lei, non è stata molto esaustiva»
«A dir la verità la modalità di selezione non mi è mai stata spiegata, e nemmeno il come e il perché, mi dispiace ma qui non ti sono d’aiuto. Ho detto “l’avrei immaginato” perché non sei il primo che mi racconta una cosa del genere, tra medaglietta e passaggi dimensionali»
«Ah, grazie lo stesso… comunque, successivamente ho invitato tutti i miei amici che lei vede qui»
«E… toglimi una curiosità… un tale Berlusconi è ancora presidente del consiglio?»
Jacopo si mette a ridere, e io rispondo:
«Sì, è ancora lì, almeno finché il PD non lo toglie... ma preferisco non parlare di politica al momento»
«Ah ah ok ok, va bene. Comunque vi dico che mi piacerebbe tantissimo vedere i Pokémon anche nel vostro mondo, anche se in effetti ammetto che sarebbe un tantino pericoloso…»
«Già… da noi c’è praticamente una guerra al giorno, e sinceramente io non vedo i Pokémon come strumenti di guerra in mano a certi individui del mio mondo»
«È proprio quello l’unico ostacolo… e poi anche noi ce li abbiamo i nostri criminali, oltre ai vari “Team”, è di due giorni fa la notizia che uno ha fatto secco un altro grazie al suo Pokémon, poco fuori Fiorlisopoli»
«Ah, incoraggiante…» commenta Ylenia.
«Ragazzi, prima di lasciarci, e di lasciare (scusate il gioco di parole) Samanta nelle vostre mani, vi vorrei chiedere, se vi va, di lasciarmi i vostri numeri di InterPoké»
«Certo» risponde Davide, prendendo dal portafogli un fogliettino dove si era segnato il suo numero.
Tutti, uno ad uno, glieli lasciamo, poi il professore ci chiede un’altra cosa:
«Per caso, qualcuno di voi ha un computer?»
«Un computer? Intende fisso o portatile?»
«Entrambi»
«Sì, ma a casa nostra però… di portatile ce ne ho uno dietro io»
«Bene. Vi faccio quest’ultimo regalino»
«Cos’è?»
«Sicuramente lo scoprirete più avanti. Non abbiate fretta. Ogni cosa ha il suo tempo»
Eh… vabbè, non so che dire… comunque grazie» gli rispondo, dopo che mi ha dato il CD.
«Prego. Ora io vi lascio, ma ci terremo sempre in contatto, e sarò sempre a vostra disposizione, se avete bisogno chiamatemi pure con l’InterPoké. Arrivederci»
«Arrivederci, professore» gli rispondiamo tutti.
«Ah, e salutatemi Kuro quando lo vedete. Ciao Samanta, divertiti»
«Certo, professore, grazie mille» risponde la ragazza.
Il prof. Oak esce, sale sulla macchina che aveva parcheggiato qua davanti e parte.
«Giulia, tieni il CD, che se lo metto nello zaino si spacca in quattro, la tua borsa almeno è più ordinata»
Glielo do, poi guardo l’ora: le sei e dieci. Caspita, è passato così tanto tempo? Non me n’ero accorto di certo, come del resto nessun altro qui.
«Ragazzi, che ne dite di passare la serata in sala giochi? Ce n’è una sulla strada verso la palestra, l’ho vista prima quando ci siamo passati davanti» fa Samanta.
«Ehi, che idea, è parecchio tempo che non frequento una sala giochi. – afferma felice Jacopo – Ho una gran voglia di fare una partita a biliardo»
«Anche io!! Stavo per dirlo! Siamo della stessa idea noi due!»
Samanta è euforica e si abbraccia con Jacopo. Per interromperli, dico anch’io che ero intenzionato a giocare a biliardo. Certo, non sono un gran giocatore (l’ultima volta, in centro a Rimini, ho strappato lo strato di stoffa verde del tavolo col bastone, e sempre con quello ho ficcato un colpo al lampadario del tavolo che è quasi venuto giù!), però ammetto che mi rilassa molto.
«Bella gente, vi va di mangiare una pizza per cena?» propone Lucia.
Tutti siamo d’accordo, e pertanto diciamo all’infermiera Joy che mangeremo fuori. Poi, torniamo tutti su in stanza per passare un po’ di tempo, è ancora presto. Cominciamo a far girare per la stanza tutti i nostri Pokémon, così da presentarli anche alla new entry del gruppo.
«Quanto sono carini, tutti quanti. Adesso faccio uscire anche i miei»
«Li hai anche te?» le chiede Jacopo.
«Certo, il fatto che io sia una Pokémorfa non vuol dire che non ho altri Pokémon eh»
«Cos’ha detto?»
«I Pokémorfi sono i Pokémon antropomorfi, nessun mistero» spiego io.
Samanta ha due Pokémon, tutti della regione di Unima: un Deerling e uno Zorua!
«Wow, sono due Pokémon di Unima che adoro un sacco!» commento.
Mi abbasso e li accarezzo, e anche loro sembrano felici di conoscerci. Poco dopo Zorua assume, grazie all’abilità Illusione, le mie sembianze. Mentre Samanta, Ylenia e Giulia si mettono a ridere, io ci rimango di sasso.
«Oh bè… mi sa che dovrò farci l’abitudine…»
Samanta fa tornare Zorua alla sua forma normale.
«Non prendertela, – mi fa – è il suo modo di salutare, alquanto buffo»
«Lo vedo… ma ha comunque il suo lato simpatico» le rispondo guardando Zorua, che mi sorride.
Sono comunque contento nel vedere che nel giro di poco più di un’ora la nostra nuova amica si è perfettamente integrata nel gruppo. Solo che, quando andremo nel mondo reale, i problemi ora sono due: oltre che a Renamon dobbiamo far attenzione anche a Samanta, e il perché mi sembra di averlo già detto più volte.
Poi vedo Riolu che sale in groppa a Deerling che comincia a passeggiare per la stanza, mentre Jacopo e Samanta si stendono sul letto di lui a giocare con l’iPad, oggetto del demonio che incuriosisce non poco la ragazza. Decido infine di andarmi a fare una doccia, perché ad essere sincero è da un po’ di tempo che non la faccio, e penso di cominciare ad emanare un odore non proprio soave, per poi andare via tutti insieme.
Terminata la doccia, durata circa una decina di minuti, mi vesto cogli abiti migliori di cui dispongo e, dopo che gli altri hanno terminato la stessa fase, facciamo rientrare i nostri Pokémon nelle sfere. Bici in mano, ci dirigiamo verso il primo ristorante che troviamo, mentre il sole sta tramontando dietro gli alti palazzi della città. Dopo aver girato per un paio di vie, ne troviamo uno.
«Ma che bel design… mi piace. Andiamo qui, bella gente?» fa Lucia, tutta contenta.
«Sì, piace anche a me. Anche perché ho fame e non voglio più aspettare» aggiungo io.
«Concordiamo» fanno Samanta e Jacopo.
Posteggiamo le bici vicino all’ingresso e ci sediamo nel primo tavolo spazioso che troviamo. Siamo in otto, se contiamo Keldeo nove, e fortunatamente ne abbiamo trovato uno.
Quando passa il cameriere, diamo tutti quanti le ordinazioni che abbiamo preso dal menù. Io la mia solita pizza con wurstel e patatine, ma qui hanno la variante con sugo di baccamodoro, che dà un sapore piccante al tutto. Tanto meglio, io adoro la roba piccante. Gli altri puntano più che altro su pizze normali, tranne Ylenia che ne prende una colla rucola e tre tonnellate di mozzarella. Da bere, io prendo una gassosa, Jacopo l’aranciata e tutti gli altri una bibita chiamata Saint Helen ma che è la nostra amata Coca Cola. Dopo aver aspettato una ventina di minuti, ecco che arriva tutto. Mentre mangiamo, Samanta ci fa:
«Quando tornerete nel vostro mondo? Vorrei venire con voi»
«Il ventuno facciamo una cena nel nostro mondo tra ex compagni di classe a scuola, ma puoi venire tranquillamente anche tu» le rispondo.
«Uh grazie, ne sono onorata, non vedo l’ora»
«Attenta però che se ti scoprono andiamo nei casini, giacché nel nostro mondo i Pokémon non esistono» la avverte mia cugina.
«No? Peccato… vabbè, prenderò le dovute precauzioni, non preoccupatevi»
«Tranquilla, mi preoccupo più di mio cugino che di te»
Appoggio stizzito il trancio di pizza sul piatto.
«Ma non perdi mai occasione per stare zitta?»
«Come se non ti conoscessi…» mi fa lei con un gesto della mano.
Decido di lasciarla perdere e mi rimetto a mangiare, mentre Samanta ridacchia. Devo dire che è una ragazza molto simpatica, con un buon senso dell’umorismo. E poi… con tutti gli allenatori che ci sono in questo mondo, proprio a noi il prof. Oak l’ha affidata… no, non sto recriminando anzi, ci riteniamo fortunati ad averla. Ciò che mi sembra strano è che ce l’ha affidata ben sapendo che anche noi non siamo allenatori esperti. Mah, non è importante, almeno se impariamo qualcosa di nuovo lo faremo tutti insieme, è questo che conta.
Andiamo avanti a parlare finché non finiamo di mangiare. Andiamo alla cassa e ognuno paga la sua roba, per un conto totale di 116,50 ₱ ovvero circa 145 €.
«Cavolo se abbiamo mangiato…» commenta Davide, leggendo lo scontrino.
Contenti e con la pancia piena, usciamo dirigendoci verso la sala giochi indicata da Samanta. Entriamo e troviamo un bel po’ di gente, ma fortunatamente riusciamo a trovare un tavolo da biliardo libero. Mentre Jacopo e Samanta rimangono lì a tenerlo occupato, io e mia cugina andiamo a comprare il gettone necessario a recuperare le palle. Fatto ciò, torniamo al tavolo, do il gettone a Jacopo, lui e Samanta prendono le bacchette, posizionano le palle nel triangolo, lo tolgono e, posizionata la palla bianca, fanno pari o dispari su chi inizia per primo. Inizia Samanta.
Rimango lì ad osservarli per un po’, entrambi giocano bene. Dopo qualche minuto, decido di farmi un giro, fermandomi a fare qualche gara automobilistica in un gioco che assomiglia vagamente a Need for speed, e che mi entusiasma. Ho deciso di non fermarmi alle slot-machine perché anche qui come nel mio mondo sono vietate ai minorenni, ma anche perché non voglio, nella maniera più assoluta, prendere il vizio del gioco. Stiamo scherzando? Ho la possibilità di guadagnare soldi semplicemente lottando, perché disperderli ai casinò online? In tempi di crisi economica, poi (almeno nel mio mondo)!
Finite un paio di gare, vinte entrambe (sono bravo in questo campo), io e Renamon andiamo fuori a fumare. Sono le undici meno venti e, ad essere sincero, dopo una giornata come questa sarei abbastanza stanchino, dopotutto tra scuola, lotta in palestra (non mia), prof. Oak e tutto il resto, le mie forze hanno esaurito il budget.
Preferisco però aspettare che Jacopo e Samanta finiscano la loro partita, a detta di mia cugina non ne avranno ancora per molto, perciò rimango lì ad osservare. Steccata su steccata, alle 11 in punto hanno finito. Ci hanno messo così tanto perché, nonostante dicano di essere buoni giocatori, non riuscivano mai a far entrare una benedetta pallina in un buco. Alla fine è stata una bella serata, che alla Samurott è servita decisamente a conoscerci tutti per bene. Salutiamo il gestore della sala giochi e, tra mille sbadigli, torniamo al Centro Pokémon, tra l’altro sbagliando due volte strada (forse per la stanchezza!).
«Ragazzi, certo che c’avete un senso di orientamento spaventoso…» ironizza Keldeo che, abbastanza stufo, ha deciso di farci da guida.
Al Centro Pokémon, salutiamo l’infermiera Joy senza fermarci. Filiamo dritti verso la nostra camera e, una volta entrati, ci buttiamo a capofitto sui letti. Samanta fa uscire Zorua e Deerling, il primo saltandomi poi sulla pancia.
«Aah cazzo Zorua… vuoi farmi tornar su la pizza?»
Mi alzo rimanendo seduto, mettendomi a coccolare la Malavolpe. Passano pochi secondi e, lanciando un’occhiata su Jacopo e Samanta, vedo che si stanno massaggiando a vicenda. Tutto normale, fino a quando non raggiungono le zone calde.
«No, ragazzi, no… che fate? Oddio… Zorua, scusami un secondo eh…»
Vado velocemente a chiudete tutte e due le tende della stanza, non che qualche curiosone della camera accanto abbia voglia di ficcare il naso dal balcone. Poi mi volto verso i due:
«Ragazzi, un po’ di contegno! Non siamo soli! Capisco la voglia, ma non è il momento adatto!»
«Ma guarda che non facevamo niente di particolare eh, – mi fa lei con un sorrisetto – erano solo dei massaggini»
«Come no. – replico io – Mancava solo l’olio della Durex ed eravamo a posto… cercate di trattenervi»
«C’ha ragione, eh… per favore» si aggiunge Giulia.
Le altre ragazze del gruppo sono tutte in bagno. Ovviamente non penso che si trucchino, di sicuro s’imbalsameranno di creme per la notte peggio delle mummie egizie.
Mi metto il pigiama e, assieme a Riolu, mi metto sotto le coperte, invitando gli altri a fare altrettanto. Keldeo si sistema sul tappeto che sta tra il letto dove stiamo io e la mia ragazza e quello di Jacopo e Samanta, alla mia sinistra. Nel giro di mezz’ora (perché le ragazze, giustamente, là dentro devono perderci le ore) ci sistemiamo tutti, felici e contenti, spegniamo le lucette sui comodini e chiudiamo gli occhietti.

FINE

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Capitolo 12
*** Una giornata intensa ***


Una giornata intensa
 
stagione 1 episodio 10
 
 
Quando mi risveglio, alla mia sinistra vedo Keldeo che dorme a pancia in su. Alzando lo sguardo, vedo Jacopo e Samanta abbracciati nello stesso letto. Sì, Samanta era scesa dal suo a quello del mio amico.
«Ecco… mi sembrava di aver sentito dei movimenti stanotte» commento.
Poi torno a guardare Keldeo, e decido di fargli il solletico… è impossibile che non ti venga la voglia nel vedere uno che dorme in questa maniera. Gli gratto la pancia, svegliandolo all’istante.
«Ah… oh mamma, cosa… Mirkho! Cavolo… (yawn)… se mi lasciavi dormire ancora un po’ non mi dispiaceva eh…»
Mi giro a guardare l’ora: le nove e mezza.
«Scusami, non mi ero accorto dell’ora…! He he… sono abituato a svegliarmi alle undici passate, e quindi ero convinto fosse quell’ora lì… scusa tanto!»
Keldeo sbuffa, ridacchiando un po’. Poi mi fa:
«Gli altri dormono tutti?»
«Sembra di sì»
«E quindi che vuoi fare?»
«Mah… per ora niente, mi attacco al computer a giocare a Pinball o a Prato Fiorito…»
«Ok. Però a me adesso lassame sta’, me voj dorme ‘n’altro po’…»
«Come mai ‘ste espressioni dialettali?»
«Ah bè, a forza di sentirvi parlare così»
«Eh eh… poi i tuoi fratelloni capiscono al volo che sei stato con degli umani»
«Embè? Se sono ancora vivo vuol dire che non è successo niente, no?»
«Giusto… qua lo zoccolo, amico»
Ci diamo una sorta di 5, poi come detto mi metto a giocare. Stavo facendo un bel punteggio…
«Mirkho! Ehilà!»
Sobbalzo:
«Eh? Che c’è?»
Vicino a me trovo mia cugina.
«Non dirmi che hai dormito tutto il tempo col computer acceso sulle gambe!»
«No, Giulia. – interviene il puledrino – L’ha acceso un’ora fa, solo che poi si è addormentato subito»
«Come? Mi sono addormentato?»
«Sì! Sei sempre il solito!»
«E ronfavi come un Hippowdon!» si aggiunge Samanta.
«Fai prima a dire “come un ippopotamo”, capivo lo stesso» commento chiudendo il pc e alzandomi.
Sul letto sopra di me non trovo Renamon.
«È in bagno a mettersi a posto. Mancavi solo tu, ti ricordo che tra un’ora hai l’incontro in palestra!»
«Giusto, è vero, fortuna che mi avete svegliato»
E anche stamattina ho fatto la mia mini figura di merda. Uscita dal bagno la mia ragazza, ci diamo un bacetto ed entro. Mi lavo la faccia, mi metto il deodorante, poi esco e mi vesto. Prendo Riolu per mano e scendiamo a fare colazione. Mentre scendo le scale, guardo Keldeo: il solo pensiero che domani, quando lasceremo Violapoli (se riesco a prendere la medaglia), ci separeremo dall’allievo spadaccino mi deprime un po’. Mangiamo per bene, poi, come al solito, esco per fumare insieme a Renamon.
«Sei pronto, tesoro?»
«Sì, mi sento carico. Ancora un po’ stanco, ma carico. Oggi poi tocca a te, eh» rispondo.
«Già… spero di farcela»
«Ma sì che ce la fai… a quanto mi è sembrato di vedere, non è uno dei capipalestra più forti. E poi non vedo l’ora di ripartire… non perché non mi piace Violapoli, voglio scoprire posti nuovi»
«Questo lo avevo già detto io ieri»
«Ah sì? Me n’ero dimenticato, eh eh… comunque dai, l’idea è quella»
«Lo so, lo so. Dai, visto che abbiamo finito, andiamo dentro a prepararci per bene e a prendere i tuoi Pokémon. Sono le undici, tra neanche mezz’ora c’è il tuo incontro»
Torno in stanza a rifarmi lo zaino e, giunta l’ora di dirigersi verso la palestra, lasciamo il Centro Pokémon e prendiamo le bici. Nel giro di meno di dieci minuti siamo davanti alla palestra. Entriamo e troviamo Valerio davanti alla macchinetta del caffè.
«Ancora buongiorno. Passata una buona nottata?» ci fa lui.
«Certamente, grazie mille. Oggi tocca a me»
«Bene, Mirkho, sei pronto?»
«Prontissimo»
«Ok. Vado a prepararmi, ti aspetto al campo lotta tra cinque minuti»
«Perfetto»
Mentre mi dirigo sul terreno dello scontro, penso: Riolu vuole lottare, ma non voglio farla faticare troppo, dopotutto è in svantaggio… un pezzettino di lotta però glielo voglio far fare… prima o dopo? Guarda, faccio che farla lottare subito, ma ai primi segni di stanchezza la sostituisco, non la voglio rischiare. Poi, vado con Mareep finché non me lo fa secco, poi Jolteon come ultima eventuale scelta. Ok, deciso.
Prendo il mio posto sul campo lotta, e Valerio si posiziona dall’altra parte. È un terreno di venti metri per dieci, in terra battuta, colle linee disegnate in vernice rossa. Anche l’arbitro prende posizione.
«Perfetto, cominciamo» fa Valerio che, dopo il discorso dell’arbitro, fa uscire Pidgey.
Bene, per primo manda sempre il meno forte. Utile perché, avendo osservato Davide ieri, posso usare la stessa tecnica.
«Va bene. Vai, Riolu!»
Apro la sfera e la faccio uscire. Valerio mi dà l’onore della prima mossa.
«Riolu, Azione!»
Il mio Pokémon si mette a correre verso l’uccellino.
«Pidgey, vagli incontro e usa Acrobazia!»
Bene, volevo fargli usare quella mossa, così, come ha fatto Davide, ne approfitto come si deve; anche Riolu è molto veloce.
«Vai, Riolu! Quando è vicino schivalo e usa Codacciaio!»
Proprio così! Pidgey è a terra, che si rialza lentamente.
«Ancora? Ma ragazzi, avete tutti la stessa tecnica? Stendermeli tutti col Codacciaio?»
«Perdonami, Valerio, è la nostra prima palestra, i nostri Pokémon bene o male sono giovani, non è che puoi pretendere… sta’ tranquillo che se avessi a disposizione l’Iper Raggio lo userei volentieri… il mio Riolu sa usare solo Azione, Codacciaio e Forzasfera, ce ne vuole…»
«Eh… fai pure lo spiritoso. – mi fa ridacchiando – Dai, rialzati, Pidgey, e usa Beccata»
Questa mossa coglie di sorpresa Riolu, che si ritrova addosso l’uccellino che lo becca in continuazione in testa.
«Riolu, cerca di liberartene in qualunque modo!»
Dopo aver provato a scrollarselo di dosso, con un pugno lo spedisce per terra, ma si rialza subito.
«Pidgey, ancora Acrobazia!»
Stavolta Pidgey è più rapido, e nonostante abbia ordinato a Riolu di scansarsi dalla traiettoria, viene colpito e steso. Si rialza con qualche affanno. E qui decido di cambiare Pokémon, perché non è messo benissimo… tra le beccate e questo violento colpo sto rischiando.
«Riolu, rientra e riposati, hai fatto il tuo lavoro, brava»
Mi rimetto la sua Pokéball nella tasca, e afferro quella di Mareep.
«Mareep, tocca a te, dammi una mano!»
Faccio uscire la pecorella e le ordino subito di usare Tuonoshock. Pidgey lo evita, e Valerio gli ordina di usare Beccata. Esattamente come ha fatto Davide ieri, al momento giusto…
«Ora, Mareep! Tuonoshock!»
Un fulmine di breve portata colpisce dritto dritto Pidgey, che crolla a terra.
«Pidgey non è più in grado di lottare! La vittoria va a Mareep!» fa l’arbitro.
Valerio fa una faccia a metà tra il rassegnato e il pensoso.
«Pidgeotto, tocca a te! Vai!»
Fa uscire l’uccello più grosso, ed io tengo in campo Mareep.
«Mareep, Ondashock!»
L’intenzione sarebbe quella di paralizzarlo per poi finirlo, ma…
«Il punto forte di Pidgeotto è la velocità di volo, credo che il tuo Mareep non possa più di tanto» mi fa, dopo che Pidgeotto aveva schivato il mio attacco.
«Vai, Attacco d’ala!»
«Mareep, schiva e poi Tuonoshock!»
Niente da fare, Mareep viene colpito e, nonostante le mosse di tipo volante non siano il massimo contro i tipi elettro, cade a terra con qualche danno.
«Dai, rialzati, ci siamo quasi! Vai con Ondashock!»
Il mio Pokémon tenta di rialzarsi, ma non fa in tempo a sferrare l’attacco che viene colpito con Aerasoio. Ed ecco il resoconto.
«Mareep non è più in grado di lottare, vince Pidgeotto»
Fantastico, 1-1. Mi sa che ho sottovalutato la situazione. Non mi resta che l’ultima scelta per finire in fretta il match.
«Bravo, Mareep, ti sei impegnato alla grande. Sei la mia ultima speranza, vai Jolteon!»
Valerio fa che attaccare subito con Attacco d’Ala, ma Jolteon schiva.
«Anche lui è molto veloce, e adesso te lo faccio vedere. Jolteon, usa Fulmine!»
Pidgeotto viene colpito, e si adagia pian piano per terra aiutandosi colle ali.
«Usa Raffica!» fa il capopalestra.
Pidgeotto, sbattendo le ali velocemente, crea una raffica di vento molto forte. Jolteon tenta di resistere cogli artigli, ma alla fine mi viene letteralmente sbalzato davanti.
«Tutto a posto Jolteon? Vuoi continuare?»
Si rialza e mi fa “Jaal!”.
«Ok. Jolteon, veloce, usa Schianto!»
Pidgeotto tenta di schivare, ma su mie indicazioni Jolteon riesce comunque a colpirlo. Mentre è a terra, lancio quello che spero sia l’ultimo attacco:
«Jolteon, chiudiamo con Scarica! Vai!»
Correndo, Jolteon lancia una potente scarica elettrica sul Pokémon Uccello, che non si muove più.
«Dai, dai…» sussurro tra di me.
«Pidgeotto non è più in grado di lottare! La vittoria dell’incontro va a Mirkho!»
Stringo i pugni e li alzo al cielo, lanciando un grido di gioia. Poi, Jolteon mi salta addosso, e ci abbracciamo.
«Bravo, Mirkho. Combatti bene. Si vede che siete molto uniti, avete tutti quanti le stesse tecniche di combattimento. Farete carriera, me lo sento» mi fa Valerio, raggiungendomi dopo aver fatto rientrare Pidgeotto.
Intanto, vengo raggiunto dalla mia ragazza, che mi abbraccia e mi bacia, e dal resto del gruppo.
«Sei stato bravissimo. – mi fa Keldeo – Mi sento ispirato, se vuoi potrei aiutarti nella prossima medaglia»
«Keldeo, tesoro, mi spiace ricordarti che noi andiamo avanti, dobbiamo…»
«Hai ragione, – m’interrompe – avrei voluto venire, ma purtroppo non posso allontanarmi da Violapoli… i miei fratelloni mi vengono a prendere la settimana prossima»
«Ah, ti vengono a prendere? Non me l’avevi detto»
«Mi ero scordato, scusami»
Vengo chiamato da Valerio:
«Eccoti la Medaglia Zefiro della palestra di Violapoli»
«Grazie!! E questa è una!» esulto.
Mi metto la medaglia in tasca, in attesa di comprare un porta-medaglie. Guardo l’ora, è quasi mezzogiorno e ho una fame boia. Salutiamo Valerio e usciamo, prendiamo le bici in direzione Centro Pokémon.
«Ti è andata bene, eh?» mi fa mia cugina.
«Che vuoi dire?»
«Che ce l’hai fatta grazie a Jolteon… e poi tu sei l’unico finora con un Pokémon sconfitto»
«Eh, devo aver sbagliato qualcosina… nessuno è perfetto, l’importante è che la medaglia ce l’ho»
Mi affianca Samanta:
«Alla grande, Mirkho!» mi fa col pollice alzato.
A mezzogiorno e dieci rientriamo al centro, affido i Pokémon all’infermiera Joy, e poco dopo iniziamo a mangiare.
«Che programmi ci sono poi per oggi?» chiede Ylenia.
«Dopo pranzo allo stadio si allena il Mogania per la sfida di domani, e vorrei farvi conoscere questo Kuro» rispondo.
«Va bene, se proprio insisti» mi fa Lucia, con un sorriso.
«E poi alle quattro tocca a Renamon sfidare Valerio»
«Mamma mia, che giornata intensa!» fa Samanta, perennemente abbracciata a Jacopo.
«Già… dai, mangiamo»
Mangiamo come dei pazzi… stavolta abbiamo tutti una gran fame, come se stare a osservare le lotte in palestra svuotasse lo stomaco in fretta.
Finito di mangiare, passiamo mezz’oretta nella nostra stanza, poi, come precedentemente deciso, ci dirigiamo allo stadio di Violapoli, che non dista tantissimo dal Centro Pokémon.
«Kuro mi ha detto che agli allenamenti si può entrare liberamente a guardare, a differenza del nostro mondo (almeno in Italia), quindi non dovremo sborsare un centesimo» dico al gruppo.
Arrivati allo stadio, appoggiamo le bici al cancello dello stadio ed entriamo. Il Violapoli è attualmente quinto in classifica (su un campionato a venti squadre come il nostro), due posizioni sul Mogania settimo, e dista dodici punti dalla capolista Fiordoropoli.
Proseguiamo per un corridoio che passa sotto le tribune, e ci ritroviamo davanti al campo di gioco. In teoria dovremmo accomodarci sugli spalti, ma ci fermiamo lì un momento. Insieme vediamo i giocatori che svolgono esercizi di atletica, saltando degli ostacolini.
«Ragazzi, Kuro è quell’Umbreon là, ecco, sta passando davanti adesso» spiego.
«Wow, che fusto» commenta Ylenia.
A un certo punto arriva l’agente Jenny:
«Ragazzi, non potete stare qui, andate a sedervi in tribuna»
«Sì, ci scusi, solo un momento»
Dopo qualche secondo, quello che penso sia l’allenatore urla:
«Ok, ragazzi, per ora basta, fatevi una pausa»
Perfetto, al momento giusto. Mentre i giocatori vanno verso la panchina a prendere le loro borracce, chiamo il mio calciatore preferito (di questo mondo, sia chiaro):
«Ehi, Kuro! Quaggiù!»
Lui mi vede, e alzando una mano per salutarmi, viene da me sorridendo.
«Ciao, mitico! Come stai?» mi fa.
Mi raggiunge, ci diamo il cinque e ci abbracciamo.
«Benissimo, Kuro. Tu?»
«Anche, non c’è male. Sei stato gentile a venirmi a trovare»
«Figurati. Volevo presentarti i miei amici, che l’altra volta non hai visto»
«Ah, bene, – poi guarda il resto del gruppo – salve ragazzi, tutto ok?»
«Sì» rispondono tutti quanti.
«Scusatemi tanto, ma sono un pochino sudato eh… comunque, piacere di conoscervi»
«Piacere nostro» risponde Ylenia, a nome di tutti.
«Lei è la mia ragazza, Renamon» faccio, indicando lei.
«Salve, signorina. Siete una bella coppia»
Dopo che lei ha ringraziato, interviene Jacopo:
«Anche noi siamo fidanzati. Io sono Jacopo, e lei è Samanta»
Mentre Kuro risponde anche a loro, io sussurro a Renamon:
«L’avrei giurato!» e lei fa una faccia buffa.
Uno a uno si presentano tutti.
«Io, Giulia e Davide abbiamo già la prima medaglia»
«Wow, congratulazioni! E quindi poi proseguite per la prossima città?»
«No, c’è ancora Rena che si deve medagliare, poi lasceremo Violapoli alla volta di Azalina»
«Bè, che dire, ancora buona fortuna a tutti. Ma gli altri? Niente medaglie?»
«Solo noi abbiamo deciso di correre per le medaglie. Jacopo si è iscritto a una scuola per Pokémon Ranger, mentre Ylenia e Lucia vogliono partecipare alle gare del Pokéathlon, in modo da prendere i fiocchi abilità. Samanta ci accompagna, per imparare la vita degli allenatori, Keldeo, invece, ci sta accompagnando e basta» prosegue mia cugina.
«Siete un gruppetto molto interessante, mi piacete. Oh… – fa, voltandosi – il mister sta chiamando, dobbiamo riprendere gli allenamenti. Se avete un po’ di pazienza, tra mezz’ora finisco e se volete andiamo a prenderci un gelato, ok?»
«Certo, Kuro» gli rispondo.
«Vabbè… ah, Mirkho, aspetta un attimo»
«Non ci muoviamo da qui»
Kuro entra in quelli che penso siano gli spogliatoi, ed esce pochi secondi dopo con una maglia.
«Mirkho, voglio regalarti questa, è la mia maglia. Tanto ne ho un’altra. Ragazzi, se riesco ve le procuro anche a voi»
«Non sono una patita delle maglie di calcio, non ti preoccupare» fa Giulia, sorridendo.
«Io a dir la verità non seguo tanto il calcio, grazie mille lo stesso» interviene Lucia.
«Io una maglia del Mogania ce l’ho già, ti ringrazio, Kuro» conclude Davide.
«Figuratevi, non c’è problema. Se cambiate idea, fatemi un fischio»
«Kuro!!» fa un vocione da dietro.
«Oh Arceus Divino, ragazzi, vado sennò il mister mi fa un cazziatone così… ci vediamo dopo»
«Ciao, a dopo» gli facciamo in gruppo.
Mi tolgo la maglietta che avevo prima e mi metto quella che mi ha dato Kuro, poi saliamo sulle tribune più vicine al campo di gioco.
«Quel Kuro mi piace tanto, davvero» commenta Ylenia guardandolo riprendere gli allenamenti.
Una volta seduto, mi viene in mente una cosa: avevo promesso di chiamare Ash una volta presa la medaglia, e quindi lo faccio.
«Scusate un attimo, faccio una chiamata»
Apro il menù dell’InterPoké, inserisco il numero di Ash, lo memorizzo, poi lo chiamo. Dopo due squilli, risponde:
«Ehi, Mirkho! Come va? Vedo che hai preso un InterPoké!»
«Benissimo. Bè, veramente abbiamo incontrato il prof. Oak ieri, ce li ha forniti lui»
«Perfetto, la stessa cosa aveva fatto con me. Dopo la chiamata mi salvo il numero. Dimmi tutto»
Tiro fuori la medaglia e gliela mostro:
«Guarda! Ho sconfitto la palestra di Violapoli, la mia prima medaglia!»
«Grande! Sono felice per te, ora sei nel giro! Quindi ora parti?»
«No, no, manca ancora la mia ragazza, poi partiremo»
«Ah, ok. Oh, ciao Jacopo!»
Mi volto e trovo Jacopo dietro di me che fissava l’InterPoké.
«Ciao, Ash! Tutto ok?»
«Sì, te?»
«Anche!»
«Te sei sempre in mezzo alle palle, eh? To’, tieni il numero. Ash, casomai ti chiama dopo»
«Ok, ok. Ma dove siete? Sembra uno stadio»
«Sì, siamo allo stadio di Violapoli a vedere l’allenamento di quel Kuro di cui ti avevo parlato»
«Ah, vi state svagando, quindi?»
«Sì, guarda, tutti i miei amici sono qui. Ragazzi, salutate!»
Giro il braccio in modo da far vedere tutti. Parte una bordata di “ciao”, che Ash contraccambia.
«Siete un bel gruppone. Ma quelle due ragazze non umane chi sono?»
«Quella blu si chiama Samanta, è la ragazza di Jacopo, ce l’ha presentata il professore e sta con noi per imparare da allenatrice. L’altra, invece, è Renamon, ed è la mia ragazza»
«Ah… figo! Siete fortunati, tu e Jacopo!»
«Voglio presentarti anche mister spadaccino… Keldeo, vieni qua»
Che bello… far conoscere personaggi molto prima dell’eventuale film! Almeno quando si rivedranno a Unima si conoscono già, e penso che ciò renda più facili le cose.
«E tu che Pokémon sei? Sei Keldeo?»
«Sì, piacere di conoscerti! Tu sei…?»
«Wow, parli anche? Fantastico… comunque, io sono Ash! Giuro, non ti ho mai visto»
«Eh eh, a quanto sembra sono abbastanza raro. Provengo dalla regione di Unima»
«La regione di Unima? Interessante… spero di poterla visitare presto»
«Dovessi venirci, ti aspetto. Ciao Ash!»
«Ciao, ciao!»
Dopo che Keldeo ha ripreso il suo posto originale, faccio che salutare:
«Vabbè… ah, ma Brock e Lucinda dove sono? Non sono con te?»
«No, loro due sono in un parco, io sono andato a prendere da mangiare, facciamo merenda fuori»
«Ok, salutameli, chiudo»
«Sarà fatto, buona fortuna a tutti, ciao»
Chiudo la chiamata e mi rimetto a osservare gli allenamenti. Guardo l’ora, tra un quarto d’ora dovrebbero finire. La partita ce l’hanno domani.
Terminati gli allenamenti, raggiungiamo Kuro, che ci dice che va un attimo a farsi una doccia veloce. Aspettiamo altri dieci minuti poi, finalmente usciamo. Andiamo in una gelateria poco vicino allo stadio, dove ognuno si prende il gelato che vuole. Buono, questo cono alla baccarancia.
«Quindi, ragazzi, – attacca Kuro – fatemi capire… siete partiti da Borgo Foglianova?»
«Sì, settimana scorsa» risponde Ylenia.
«E vi fate tutto in bici? Non è stressante? La patente non ce l’ha nessuno?»
«Eh, in effetti… no, nessuno, lì per lì abbiamo tutti diciassette anni, se vogliamo stare a “spiluccare” il mese, il più vecchio è lui» fa mia cugina indicandomi.
«Ah… bè, comunque se siete arrivati fino a Violapoli vi siete fatti già un bel po’ di strada»
«Già… certe volte non mi sentivo più i piedi» commento io.
«E vi credo!» ridacchia.
«Sì, è molto faticoso, però ne vale la pena, ci teniamo all’avventura»
«Giusto. Ma toglietemi una curiosità… com’è il mondo reale?»
«Ah, dipende dai punti di vista! Da dove veniamo noi è tranquillo, una bella città, ma in altri posti sono in corso guerre… insomma, per la maggior parte è un autentico casino! Noi italiani la guerra ce l’abbiamo solo in politica, abbiamo un’economia allo sbando, crisi dei posti di lavoro…» rispondo io.
«Mh… un bel casino davvero… datemi retta, non ho nulla contro il vostro mondo, per l’amor di Arceus, ma qui state molto meglio»
«Hai ragione, l’abbiamo capito subito… l’unica nota negativa è che ci siamo già incollati dietro il Team Rocket»
«Oh mamma mia… come mai? Che avete fatto?»
«Qualche giorno fa, ho aiutato Suicune, anche lui nelle mire della banda… da allora hanno ci hanno attaccati due volte, la prima si sono mostrati e li abbiamo battuti, ma la seconda, se non fosse stato per Keldeo, ci avrebbero abbrustoliti… ci hanno attaccati da dietro, i codardi, Keldeo si stava facendo un giro, se n’è accorto e ci ha parato il culo. Da allora viaggia con noi, ma ci separeremo presto, perché lui deve rimanere a Violapoli»
«Mmmhh… ragazzi, state attenti, vi prego, quando fanno sul serio sono pericolosi»
«Lo sappiamo… ma anche questo fa parte dell’avventura» interviene Jacopo.
«Non ho dubbi a riguardo, ma vi consiglio comunque di non prenderli sotto gamba»
«Certamente, ce ne rendiamo conto»
«Vabbè, a parte questo particolare sta andando tutto bene, no?»
«Sissì» facciamo insieme tutti.
Mi viene voglia di scherzare:
«Kuro, c’hai voglia di venire a giocare nel Rimini? Nel nostro mondo»
«Ma sei matto?» mi fa mia cugina schiaffeggiandomi la mano.
«Mi piacerebbe giocare nel vostro mondo, per capire com’è il calcio là, quasi quasi…»
«No, Kuro, sto a scherza’… il Rimini gioca in quarta serie (che da noi si chiama Serie C2), non è alla tua altezza»
«E chissenefrega! Ti faccio sapere che fino a tre-quattro anni fa giocavo a Borgo Foglianova, bassa categoria. Non sto male a Mogania, ma appena puoi portami a Rimini, seriamente»
«Bè, certo, con te arriviamo in Serie A in un batter d’occhio, però… i Pokémon nel nostro mondo non esistono»
«Lo so benissimo che non esistono, ne vedranno uno, allora»
Ecco, adesso sto seriamente pensando che se stavo zitto era meglio.
«Vabbè… se vuoi proprio andare a Rimini, è meglio se prima ci andiamo per farti fare un giro della città, ok?»
«D’accordo»
«Ascolta, faremo una cena tutti insieme a Rimini, nel cortiletto della casa dell’Yle, il 21 luglio, doveva essere solo fra di noi ex compagni di scuola, ma ora la stiamo allargando un po’ a tutti… hai voglia?»
«E me lo chiedete? Eccome se ho voglia! Sono liberissimo… cercherò di non prendere impegni per quella data»
«Grazie mille, la tua presenza è molto gradita»
«Figuratevi. A che ora hai il tuo incontro, Renamon?»
«Più o meno fra… oddio, dieci minuti?! Cazzo com’è passato il tempo! Arriveremo tardi!»
«Hai ragione! Oh mamma mia!» commento afferrando il telefono.
«Nessun problema, ragazzi, vi porto io in macchina, l’ho parcheggiata lì in fondo. Avete legato le bici?»
«Sì, lo facciamo sempre» risponde Ylenia.
«Benissimo. Seguitemi»
«Che macchina hai, Kuro?» chiede Jacopo.
«Una Dewan Xperience 1.4, ma non credo che voi, essendo del mondo reale, l’abbiate mai sentita nominare»
«Infatti è così»
«Perché abbiate un’idea, è più o meno come la vostra Mercedes Classe A»
«Wow… magari fosse “nostra” veramente!»
«Alcune marche del vostro mondo sono presenti anche in questo. Tipo Toyota, Citroën, Ferrari, Maserati… e poi non mi viene in mente altro»
Io lancio un fischio di stupore. Raggiunta la macchina di Kuro, la osserviamo meravigliati.
«Che bella! Però… io non ne so quasi per niente di macchine, ma non mi sembra che la classe A abbia otto posti più il conducente» osservo.
«Infatti mi riferivo alla forma dell’auto, non ai posti. Dai, montate su se volete arrivare in tempo alla palestra»
«Ok. Noi siamo in nove quindi… Keldeo, nel bagagliaio!»
Il puledrino mi lancia un’occhiataccia e mi fa:
«Spi… ri… to… so…»
«Anche nel bagagliaio si sta comodi, sai? La scorsa settimana lì dentro ci ho portato a casa un mio compagno di squadra!» fa Kuro.
«Vabbè, ho capito!» sbuffa Keldeo, salendo nel bagagliaio.
Tutti saliamo in macchina, io e Renamon accanto a Kuro nei sedili davanti. Un minuto dopo essere partiti, Keldeo fa:
«Avevi ragione, Kuro! Si sta comodi!»
«Te l’avevo detto»
«Ok, cucciolo, adesso però non rompere più il belino, intesi?» mi aggiungo.
«Non sono un cucciolo!» replica lui.
«Eddai, Keldeo… senso dell’umorismo zero, eh?»
Dando un’occhiata dietro, vedo Keldeo accovacciarsi.
Arriviamo alla palestra giusto in tempo. Kuro parcheggia la macchina e tutti insieme entriamo.
«Dai… l’ultima volta che entriamo qui dentro» commento dando un’occhiata in giro.
«Ragazzi, siete arrivati al pelo oggi. Eravate impegnati?» ci fa il capopalestra.
«No, è colpa mia. – fa Kuro – Ho fatto loro iniziare un discorso senza fine, chiedo scusa»
«Oh, che onore! Kuro Umbreon del Mogania! Ora capisco! Dai, andiamo. Essere strano, tocca a te adesso?» chiede Valerio guardando Renamon.
«Sì! – la mia ragazza risponde alzando la voce, gli si avvicina e lo guarda male – Ad ogni modo, l’essere strano ha un nome, che è Renamon! Un minimo di cortesia, per favore!»
Detto ciò, si dirige verso il campo lotta.
«Minchia… che caratterino! Sa farsi rispettare molto bene, vedo…» commenta Valerio, sconvolto.
«Eh sì, – intervengo – non consiglierei a nessuno di provocarla, perché sono cazzi amari»
«L’avevo… capito. Vabbè, se volete accomodarvi in tribuna…»
Mentre prendiamo posto, Samanta mi si avvicina e mi fa:
«Molto seria, la tua ragazza, eh eh!»
«Per forza… anch’io mi sarei imbestialito se mi avessero dato dell’“essere strano”. Inizialmente volevo intervenire io, ma Renamon mi ha anticipato, e visto come si è incazzata (e ha fatto bene) ho preferito tacere, per evitare problemi. Non so se lo pensi anche tu, ma per me le femmine, che siano umane o meno, sono imprevedibili»
«Hai ragione. E te lo dice una femmina»
Samanta va a sistemarsi accanto a Jacopo, e io mi appoggio alla ringhiera. La mia ragazza e Valerio sono già posizionati sul campo. E l’arbitro, puntuale, fa il suo discorso.
Renamon manda in campo Cyndaquil, mentre Valerio non cambia tattica, mandando in campo sempre l’uccello più piccolo.
«Cyndaquil, usa Braciere!»
«Pidgey, evitalo!»
«Seguilo!»
Il risultato è incredibile…
«Ragazzi, mi sa che stasera ci sarà un bel Pidgey arrosto…» commento, ridacchiando.
«Pidgey non è più in grado di lottare, vince il Cyndaquil di Renamon!»
Io non ci credo:
«Ma… ma cos… dopo una mossa sola?!»
La mia bocca tocca letteralmente terra, come gli altri, del resto.
«Apperò… è incazzata nera con Valerio, molto più di quel che pensassi» fa mia cugina.
«Lo credo bene. – aggiunge Lucia – L’ha appena insultata, ha tutte le ragioni del mondo per esserlo»
Valerio, anche lui stupito come noi, manda in campo Pidgeotto. Ma la musica non cambia, Renamon attacca con la stessa ferocia:
«Cyndaquil, usa Lanciafiamme, poi Azione!»
Non dà nemmeno a Valerio il tempo di parlare, i due attacchi vanno a segno.
«Pidgeotto non è più in grado di lottare, vince Cyndaquil, e perciò la vittoria finale va a Renamon!»
Collasso generale…
«Oh mamma mia…» fa Samanta.
«Che caspita è successo a ‘sta ragazza?!» segue Kuro.
«Ma è posseduta» commenta Ylenia.
«Ma con chi cazzo mi sono fidanzato?!» sussurro mettendomi le mani nei capelli.
Guai a sfidarla, questa, ci fa un mazzo così!
«Ve bene, va bene, ti chiedo scusa, ma non abbrustolire anche me!» Valerio è terrorizzato.
«Te lo meriteresti. Ma ti perdono, oggi sono presa bene»
«Ok, ok… tieni la medaglia!»
Renamon prende la medaglia, e dal sorriso che ha stampato in faccia, sembra si sia calmata. O almeno lo spero.
«Questa vince la Lega. Ve lo dico, questa vince la Lega Pokémon!» commento, rivolgendomi al gruppo.
Raggiungiamo Renamon, che ci fa:
«Bè, ragazzi, mi sono fatta valere»
Salutiamo un incredulo Valerio e usciamo. Mentre gli altri salgono sull’auto di Kuro, parlo a Renamon:
«Perché mi guardi con quella faccia? Vuoi far fuori anche me?!»
«Eh? No, no, ma va’… non ti toccherei mai, tesoro mio, ce l’avevo solo con quel pirla»
«Uff, meno male… adesso però calmati, ok?»
«Sono calmissima, vai tranquillo» mi risponde, dandomi un bacetto.
Lo spero proprio.
«Ragazzi, che volete fare adesso? Avete programmi?» chiede Kuro.
«Sì. Ci puoi riportare dove abbiamo lasciato le bici? La nostra intenzione è quella di andarci a fare un giro qui intorno» risponde Ylenia.
«Agli ordini!»
In breve tempo siamo nelle vicinanze dello stadio, dove avevamo lasciato le bici.
«Bè, ragazzi, in questo caso vi saluto, torno all’albergo dagli altri, sicuramente mi stanno aspettando. È stato un piacere passare il pomeriggio con voi»
«Altrettanto per noi» fa Jacopo.
«Casomai aveste bisogno, Ylenia ha il mio contatto InterPoké. Saluti, ragazzi, alla prossima»
Tutti lo salutiamo in coro, dopodiché monta in macchina e parte. Noi rientriamo un po’ al Centro Pokémon per riposarci, sono le cinque e dieci, abbiamo ancora metà pomeriggio da passare qui a Violapoli. Già, domani riprenderemo il nostro fantastico viaggio.
Passiamo le successive due ore a girare per i negozi, io e gli altri medagliati ci compriamo un porta-medaglie dove sistemiamo la Medaglia Zefiro. Altre sette medaglie ancora… abbiamo appena iniziato il viaggio, ce ne vuole… chissà quante altre avventure passeremo, spero che siano molto emozionanti, tipo incontri con altri leggendari o missioni di salvataggio. Ma soprattutto, lo stare insieme ai propri Pokémon, perché il legame è forte, e sarà destinato a rinforzarsi nel tempo. Io e Riolu, per esempio, siamo fatti della stessa pasta… uguali in tutto e per tutto!
Alle 19:30, orario entro il quale dovevamo rientrare per la cena, cominciamo a mangiare. Attraverso la porta scorrevole del Centro Pokémon si vedeva chiaramente il sole tramontare all’orizzonte. Che bello… mi ricorda casa mia a Rimini, dove io, mentre ceno, osservo sempre il sole tramontare sentendo in contemporanea il segnale acustico del passaggio a livello venti metri più avanti. E, a rendere più magico il momento, una leggera brezza, che ci lambisce braccia e gambe facendoci sentire bene come non mai. Ecco, un attimo di distrazione e Riolu si è ciucciata quasi metà della mia pasta. Vabbè, dai, mangia.
Dopo cena, facciamo un ultimo giretto sul corso principale di Violapoli, e andiamo a far foto alla torre della città, che ci dicono essere alta trecento metri e con quatantacinque piani. Trovo una tabaccheria, dove compro le sigarette (avevo finito il pacchetto prima dell’incontro di Renamon), e anche quelle qui costano molto meno: 2,50 ₱ un pacchetto da venti. Che posto, ragazzi!
Finito tutto, ormai stremati dalla stanchezza, rientriamo in sede stavolta senza perdere la strada. Uno dopo l’altro usufruiamo del bagno, e dopo che le ragazze si sono imbalsamate di creme peggio delle mummie egizie, seguito da un “ah, che nausea” di Keldeo (e gli do ragione), ci infiliamo tutti sotto le coperte. Stavolta Jacopo e Samanta si sono messi direttamente insieme, dando la possibilità a Keldeo di sistemarsi sul letto lasciato libero dalla Samurott. A suo dire, così non gli faccio più il solletico. Ok, chiudiamo qui per oggi. Domani si ricomincia a pedalare, pertanto più ci riposiamo meglio è. Aaahh che bella sensazione… buonanotte a tutti, ragazzi e ragazze.
 
FINE

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Capitolo 13
*** Verso le Rovine d'Alfa ***


Verso le rovine d’Alfa
 
Stagione 1 Episodio 11
 
 
Stavolta ci alziamo un po’ più presto del solito, alle dieci, per poter preparare tutto per bene prima della nostra partenza. Ma non tutti ci svegliamo subito: Renamon, Ylenia e Lucia dormono ancora. Mentre Jacopo e Samanta partono in quarta coi baci io, Giulia e Davide cominciamo a farci gli zaini, augurandoci, soprattutto io, di non dimenticarmi niente (perché io soventemente dimentico qualcosa in giro: nel corso degli anni ho lasciato occhiali – sia da sole sia da vista, – vestiario, macchine fotografiche, bottiglie d’acqua… e così via). A un certo punto, però, svegliamo anche gli altri; mentre Giulia cerca di buttare giù i miei due amici, io mi occupo di Renamon:
«Ehi, Rena, sveglia dai… devi prepararti, andiamo via»
«Mh? Che? Ah già… oddio, non ho sentito la sveglia, grazie per avermi svegliata»
Con un balzo salta giù dal letto, afferra il suo zaino e comincia a infilarci dentro la sua roba. Ovviamente, quella che impiega più tempo è la mia amata cugina, che tra phon, piastra, trucchi e simili non sa più nemmeno dove metterli. Nel giro di un quarto d’ora, finalmente, tutti terminiamo i lavori. Io, poi, faccio un altro giro della stanza per controllare, come detto prima, di non aver lasciato niente. Ah, ecco il carica-batterie, per fortuna! Ti pareva che lo lasciavo lì.
Una volta tutti (veramente) pronti, prendiamo zaini, zainetti e borselli e scendiamo a fare colazione. Al tavolo, dopo un po’ noto che Keldeo ci guarda tutti, per qualche secondo, uno dopo l’altro. Quando gli chiedo il motivo, questa è la sua risposta:
«Eh? No, niente… così…»
Come mai un tono così mogio? Bho… meglio lasciar stare, non lo trovo dell’umore adatto.
Al termine della colazione, andiamo tutti quanti a salutare e ringraziare l’infermiera Joy. Poi usciamo per andare a prendere le nostre bici. Mentre tolgo il lucchetto alla mia, noto, poco dietro di me, ancora Keldeo cogli occhioni. Ora intuisco: forse non è proprio felice che ce ne andiamo… purtroppo io non ci posso fare niente, la nostra strada la dobbiamo continuare, e spero che lui se ne renda conto, che se ne faccia una ragione.
Rimontiamo in sella, e proprio adesso Keldeo comincia a far uscire qualche parola:
«Ragazzi… ora andate, vero?»
«Sì, Keldeo, per noi è ora di continuare la nostra avventura» gli rispondo.
«Mh… ok. Vi accompagno fino all’uscita dalla città»
Cominciamo a pedalare fino a raggiungere il corso principale di Violapoli e, successivamente, prendiamo l’indicazione per Azalina. Dopo una pedalata di quasi un quarto d’ora, siamo quasi al di fuori di un quartiere periferico di Violapoli. Lì chiedo a tutti di fermarsi per salutare Keldeo.
«Ok amici… è stato un piacere viaggiare con voi. Abbiamo riso e scherzato insieme per tutto questo tempo… non potrò mai dimenticarvi, siete i migliori»
Mentre parla, cerca inutilmente di campar fuori un sorriso, ma poi scoppia in lacrime.
«Keldeo, non piangere! Avanti, nessuno ha detto che questa è l’ultima volta che ci vediamo! Qualora avessi tempo e voglia di rivederci, facci uno squillo» gli rispondo, accarezzandolo.
«Come te lo fa lo squillo? Mica ce l’ha il cellulare, e nemmeno l’InterPoké» controbatte mia cugina.
«Oddio, Giulia, è un modo di dire! Guarda, Keldeo, così capisce anche mia cugina… se hai voglia di re-incontrarci, chessò, chiedi all’infermiera Joy o a chi di dovere di rintracciarci in qualche modo, ok?»
«Certamente»
Mi abbasso e lo abbraccio, e lui fa altrettanto, ma in una maniera alquanto violenta!
«Anche noi siamo stati benissimo con te, non ci si annoiava mai! Te lo dico lo stesso, nonostante sia arrivata nel gruppo solo l’altro ieri» fa Samanta.
«Sei simpaticissimo, Keldeo, e sei anche il primo Pokémon parlante che ho visto. È stato fantastico passare questo periodo con te, non è vero gente?» segue Lucia.
Tutti rispondiamo con “Verissimo”. Poi, uno dopo l’altro, abbracciamo il Pokémon Puledro, che tenta invano di asciugarsi gli occhi. Mi viene un’idea:
«Che dite, facciamo una foto tutti insieme?»
Il resto del gruppo accoglie bene l’idea, e perciò fermiamo il primo passante che vediamo. Ci mettiamo tutti in posa e ci facciamo fare la foto. Ringraziamo il passante e salutiamo definitivamente il nostro carissimo amico Pokémon:
«Dai, adesso dobbiamo proprio andare. Alla prossima, amico mio» gli faccio, tenendogli la testa.
«Ciao, grandissimo, ci vediamo» saluta Jacopo.
«Ciao Keldeo, ti vogliamo bene» fanno Ylenia, Davide, Renamon e Giulia.
«Anch’io vi voglio bene, ragazzi! Buona fortuna nel vostro viaggio!»
Dopo averlo ringraziato, montiamo nuovamente in sella e partiamo. Dopo qualche secondo, sentiamo ancora la sua voce:
«Arrivederci, amici!!! Ci vediamo presto!!»
Ci voltiamo e lo vediamo stare su due zampe, salutandoci con una delle zampe anteriori.
«Ciaooooooooooo!!» rispondiamo tutti salutando colla mano.
Proseguiamo, mi volto ancora dopo qualche secondo e lo vedo rientrare in città correndo come un pazzo. Dopo che faccio notare al gruppo questo particolare, Samanta commenta:
«Poverino, c’è rimasto male… mi fa pena»
«Io gliel’avevo detto ieri che partivamo, non so, se è molto sensibile, non è colpa mia di certo» rispondo.
«Spero solo che non si vada a cacciare nei guai» fa Ylenia.
«Già» conclude Lucia.
Dopo due minuti, Ylenia fa:
«Ragazzi, dov’è che andiamo adesso?»
«In teoria, ad Azalina… ehi! Ragazzi, non molto lontano da qui ci sono le Rovine d’Alfa! Che dite se ci facciamo un giro?»
«Come, Mirkho? Rovine d’Alfa? Cosa sono?» chiede Davide.
«È un sito archeologico risalente, a quanto ne so, a più di mille anni fa»
«E che ti frega? Non ti è mai interessata l’archeologia!» fa mia cugina.
«Questo è vero, ma il fatto che è di questo mondo rende il tutto più interessante. Di sicuro, ci saranno molte scritture nell’antica lingua Unown…»
«Lingua Unown? È quella specie di scrittura con cui mi hai scritto un biglietto due mesi fa? Quella con tutte quelle lettere con l’occhio dentro?»
«Sì, Giulia… vedo che te lo ricordi»
«Eccome se me lo ricordo… mi hai fatto impazzire per cercare di tradurlo! Ti ho dovuto chiamare apposta!»
«Ih ih ih… vabbè, dai, avete voglia?»
«Io sono d’accordo, a me piace visitare i siti archeologici, l’ho fatto quando sono andata a Roma, a Pompei, eccetera… io dico sì» fa Lucia.
«Anch’io» fa la mia ragazza. La stessa risposta arriva poi da Samanta, Davide e Jacopo.
«Ok, è deciso, allora. Su, Giulietta, è pur sempre un luogo da visitare in questa regione!»
«Guarda che non ho detto niente eh… mi sono solo stupita del fatto che di punto in bianco t’interessa l’archeologia, tutto qui. Quanto dista ‘sto sito?»
Tiro fuori il Pokédex per vedere la mappa.
«Una decina di kilometri da dove siamo ora»
«Mamma mia… meno male che hai detto “non molto lontano da qui”!»
«Il fatto che l’abbia detto non deve per forza voler dire “qui attaccato”, e poi, se t’interessa saperlo, Azalina sta a più di duecento kilometri a sud»
«Cosa?! Starai scherzando? Arriveremo fra tre secoli!»
«O fra tre giorni, se ci mettiamo a pedalare di buona voglia. E poi, prima che tutti quanti partissimo per il nostro viaggio, ti avevo avvisata che ci sarebbe stato da pedalare!»
«Uff… grazie per avermelo detto…»
Poco più in là troviamo l’indicazione per il sito, che ovviamente diverge da quella per Azalina, e ci mettiamo a seguirla.
Non so quanti minuti sono passati, ma a un certo punto sento Samanta urlare, poi uno schianto, dopodiché dei lamenti. Ci fermiamo di botto e vediamo Samanta a terra, che si tiene la caviglia con qualche grido di dolore.
«Sama! Che è successo?!» accorre subito Jacopo.
«Non… ah ahia… lo so, sono… volata in avanti…» tenta di rispondere a fatica.
Si nota lontano un kilometro che è sconvolta. Lo credo bene, perché a me è capitato non so quante volte.
«Tranquilla, non ti sforzare. – intervengo io – Fammi vedere la caviglia»
Samanta leva la mano, e tutti notiamo una grossa ferita col sangue che sgorga consistente.
«Jaco, alzale leggermente la testa» fa mia cugina, e lui esegue.
«Prendo una pozione?» chiede Lucia.
«Sì, ecco, brava. Presto, se la ferita ha beccato una vena grossa siamo nella merda fino al collo» rispondo.
Lucia mi passa una pozione, che io uso immediatamente sulla ferita. E come è capitato col Sentret, si cicatrizza nel giro di un minuto.
«Va meglio?» fa Ylenia.
«S-Sì… grazie ragazzi… però la caviglia mi fa ancora male…»
«Vabbè, ci riposeremo un po’, allora» aggiunge Davide.
Faccio che tirar fuori un paio di bacche e mangiarle. Poi vedo Jacopo esaminare la bici di Samanta:
«Ecco, lo sapevo. Non solo la catena è cascata di botto, ma si è pure infilata nei raggi. Adesso la sistemo per bene»
«Uh, che bello…» commenta la Samurott sospirando e guardando per terra.
«Hai scalato le marce velocemente?»
«Sì, la terza era troppo molle e ho messo direttamente sulla sesta»
«Ecco, è stato qui il casino. – le fa lui – Devi sempre scalare una sola marcia per volta, sennò c’è il rischio, com’è capitato, che la catena vada a quel paese. È capitato anche a Mirkho qualche giorno fa, prima di arrivare a Violapoli»
«Ah sì?»
«Sì. Io però me la sono cavata applicando un veto…» rispondo io.
«In che senso, scusa?»
«Essendo abituato a cascare con ogni cosa (che sia motore, bicicletta, anche a piedi volendo), mi sono abituato a cercare di proteggermi in qualunque modo, in quel giorno di cui ha parlato Jacopo, sono atterrato colle mani e me la sono cavata con qualche piccola abrasione, niente di più»
«Ah… beato te»
Jacopo le sta accanto tutto il tempo. Lo stesso fa Renamon con me dopo che mi sono seduto su un sasso per terra (da quando abbiamo preso il bivio, la strada è diventata tutta sterrata), sedendosi in braccio a me e appoggiando la testa sul mio petto. Spero di non star fermo più di tanto… vorrei arrivare alle rovine prima di pranzo, la curiosità è tanta, almeno da parte mia.
Rimaniamo lì a parlare per una ventina di minuti, poi, dopo aver accertato che la caviglia di Samanta ha ripreso un po’ di vigore, decidiamo di riprendere il viaggio, dopo una richiesta al gruppo da parte mia di non cascare più.
«Ragazzi, – commento – a quest’ora dovremmo già essere arrivati alle rovine… vabbè, comunque, Sama, se c’è qualche problema ci fermiamo tranquillamente»
«Ok, grazie»
Entriamo in un bosco. Non so se è passato almeno un kilometro quando Jacopo mi chiama e mi chiede di mangiare.
«Jaco, siamo ripartiti da poco, e poi sono le undici e mezza. Ti ho già detto una volta che questa è l’ora in cui mangia mia nonna, aspettiamo almeno mezzogiorno!»
«Uffa, va bene…»
Proseguendo, notiamo che il bosco s’infittisce sempre di più.
«Ehi, non è che ci siamo persi? Ho un brutto presentimento…» fa Lucia, guardando in giro.
«Non so, spero di no, l’indicazione diceva di andare di qui, mi auguro sia la strada giusta»
Dopo un po’, in fondo tra gli alberi notiamo quelli che sembrano alcuni edifici.
«Ehi, laggiù c’è qualcosa» annuncio.
«Sono le rovine?» chiede Ylenia.
«Non so, non vedo ancora bene»
Poco più in là troviamo un cartello con scritto “Sito archeologico delle rovine d’Alfa – Ingresso est” e poco sotto “Benvenuti”.
«Ecco, questo cartello dice che questo è l’ingresso! Siamo arrivati!»
«Come fai a leggerlo? Sono tutti dei simboli a metà tra giapponese e coreano!» mi fa Giulia.
«In effetti… dove ho imparato a leggerli? Non ricordo… eppure riesco a leggerli con facilità… come mai? Gente, qualcun altro di voi sa leggerlo?»
«Ehi, pure io riesco a leggerlo! E non riesco a capire perché, però» fa Renamon.
Anche Samanta dice di saperlo leggere, ma lei ha la giustificazione che è di questo mondo.
Il resto del gruppo dice di non capirci un’acca. Mistero. Vabbè, sminuiamo la cosa e finalmente, dopo un ultimo tratto, ci troviamo davanti templi, grotte e pavimentazioni ovunque, su un’area vastissima.
«Eccole qua!» esclama Lucia, contenta.
«Benissimo, non vedevo l’ora» aggiungo io.
«Ok, ma adesso possiamo mangiare? È mezzogiorno ed io ho fame!»
«Certo, Jaco, certo… a ‘sto punto penso che tutti hanno fame… guardate, la c’è una paninoteca, ci fermiamo là?» propongo.
«Sicuro! Andiamo» rispondono tutti.
Tutti ordiniamo felici i nostri panini (io e Jacopo, come al solito, belli grossi), poi cominciamo a decidere quale parte visitare:
«Che dite? – fa Lucia – Cominciamo con quel tempio laggiù o quella grotta là?»
«No, no, guarda che traffico che c’è! Cominciamo dal tempio, che c’è molta meno gente» risponde Renamon dopo aver dato un’occhiata in giro.
«In effetti hai ragione… non ci avevo fatto caso! Allora andiamoci dopo alla grotta»
«D’accordo» fanno tutti gli altri.
Io non avevo risposto perché sennò avrei sparato tutto quello che avevo in bocca addosso a qualcuno, comunque ero d’accordo anch’io.
Detto fatto, non appena finito di mangiare, ci dirigiamo al tempio indicato da Lucia. Visto più da vicino, è imponente: è quasi identico a quelli che di trovano in Grecia, solo che dentro al tempio troviamo una immane statua di Arceus, ovviamente recante i segni del passaggio del tempo. Vicino all’ingresso troviamo un cartello.
«Mirkho, tu che sai leggere ‘sta lingua, traduci un po’» mi fa Giulia.
«Ok… allora… mh-mh… sì, raga, questo è un tempio dedicato ad Arceus, a quanto dice qui… eretto circa 1500 anni fa per ringraziare il Pokémon Dio per i grandi raccolti ottenuti in quei tempi, perché durante quegli anni la popolazione umana non ha mai riscontrato crisi di alcun genere. Poi il resto non è importante… l’ultima parte del cartello descrive un po’ il tempio, ma penso che lo vedete anche voi com’è fatto…»
«Ok, grazie mille» rispondono Giulia e Lucia.
Il tetto è parzialmente crollato, e facendo un giro attorno all’esterno del tempio si nota all’interno quelli che sembrano i resti di un altare, davanti alla grossa statua. Mi viene in mente una cosa, e la dico a Jacopo:
«Ehi Jaco… sai che negli episodi dei Pokémon ogni tanto raffigurano quella lingua strana scritta che tu mi avevi fatto notare?»
«Sì, è vero! Nei libri, nei nomi dei negozi… nel computer del Team Rocket… c’erano sempre quei caratteri strani»
Nel frattempo, tutto il gruppo si era attaccato a noi per sentirci.
«Ecco, è la stessa del cartello che ho letto! La cosa è abbastanza strana, perché prima di venire in questo mondo nemmeno io riuscivo a leggerli… da quando sono venuto qui, ci riesco»
«Vabbè, dai, meglio se li sai leggere, non avremo problemi» mi risponde lui con una pacca sulla spalla.
Tutti, me compreso, fanno un po’ di foto in giro. Il sole è alto nel cielo e fa caldo, e tutti brandiscono gli occhiali da sole. Terminato il giro del tempio, quasi un’ora dopo, ripassiamo davanti al bar. Notando un calciobalilla, propongo a Jacopo una sfida, alla quale poi si vengono ad aggiungere anche Renamon e Samanta.
«Ok, allora. Io e Samanta contro te e Renamon, va bene?»
«Va benissimo. Cominciamo»
Inseriamo una monetina e, arrivate le palline, iniziamo la sfida. Io in attacco, e Renamon a manovrare la zona difensiva.
«Ti ricordo, Mirkho, che sono due anni che non vinci più contro di me!»
«Va là che non resterai imbattibile a lungo!»
Abbiamo deciso di non usare regole assurde tipo il gol del portiere vale doppio, i vantaggi nel caso di nove a nove e il divieto di rullare, non ci sono mai piaciute, anche perché io e Jacopo abbiamo l’abitudine di rullare come dei pazzi. Facciamo due gol, ma poi veniamo raggiunti. Poi, andiamo avanti con un gol per ciascuno fino al sette a sette. Renamon tira una bordata dalla difesa, otto a sette, e dopo io segno il nove a sette.
«Siete finiti, eh eh»
«Sta’ zitto che rimontiamo» mi replica Samanta.
Con una manovra veloce prendiamo gol, senza che Renamon avesse il tempo di muovere i difensori, nove a otto. Continuiamo a giocare, ma a un certo punto Samanta si mette mano alla caviglia dopo una fitta di dolore. Fermo il gioco prendendo in mano la pallina, io di solito sono onesto.
«Stai bene?» le chiedo.
«Sì, ora sì… è stata una fitta violenta, ma… ora sto bene, ti ringrazio. Possiamo continuare»
Faccio rimettere la pallina in campo a Samanta. Dopo aver girato mezzora nel centrocampo, finisce dal mio attaccante centrale con cui la infilo sotto l’incrocio dei pali (si fa per dire). Vittoria, dieci a otto! Io e Renamon ci abbracciamo, poi Jacopo sbuffa ridacchiando.
«Vi è andata bene che ho il problema alla caviglia» fa Samanta.
«Io il gioco l’ho fermato quando ti faceva male… lo sai che…»
«Sto scherzando, Mirkho, – m'interrompe – sto scherzando!» e mi rifila un leggero buffetto sulla guancia.
Poi, giustamente, si va a sedere sulla prima sedia che trova, e Jacopo le compra una bottiglietta d’acqua.
Passano pochi minuti e mi suona il telefono. Spero che non sia Giulia (che è andata al negozio di souvenir, e che quindi potrebbe chiamarmi per sapere se voglio qualcosa; ma dovrebbe saperlo che i souvenir archeologici non li prendo mai), tiro fuori il telefono e scopro che a chiamarmi è Silvia. Chissà, magari mi dirà qualcosa di più sulla cena di classe del 21 luglio.
«Ciao Silvietta, dimmi»
Quella, con una voce tremolante, mi risponde:
«Mi-Mirkho… non so cosa… ecco… io…»
«Ehi, calma, che hai? Ti hanno stuprata?»
«Ma vaffanc… ascolta, c-credo di essermi… credo di essere finita in Vaticano…»
«Eh? Vaticano? Sei andata a trovare Ratzinga Mazinga?»
«No no aspetta… sono caduta in un buco!»
«Buco? Ma dove sei, al porto? Sei cascata dalla darsena?»
«Ma vuoi smetterla di prendermi per i fondelli?! Sono finita… in un buco, e poi in un posto che è identico al Vaticano, se non è il Vaticano stesso!»
«Scusami ma non capisco… sei caduta in un buco in mezzo agli scogli? E sotto hai trovato il Vaticano?»
Mi sa che ha preso una botta in testa di quelle serie...!
«Ma insomma, smettila! La faccenda è seria! Non so che caspita è successo!»
«Sarà anche seria, ma se non mi spieghi bene al dettaglio non posso aiutarti… quanti cardinali ci sono?»
«Oh adesso basta! Con te non ci parlo più! Ti ho chiamato perché Giulia e Lucia non sono raggiungibili! Speravo che mi dessi una mano!»
«Lo so, Giulia finalmente ha il telefono scarico e Lucia non so, forse si è infilata in un posto dove non c’è campo, non so dove sia finita…»
«Certo che posso proprio contare su di voi eh… siete most… ma cos… aaahhh!»
«Silvia! Che succede?! Silvia!»
Niente, la chiamata s’è interrotta. Perplesso, rimetto il telefono in tasca.
«Ma che succede? L’ho sentita gridare da qui»
«Ah bho… farfugliava cose incomprensibili… un buco, il Vaticano… non so che c’entrano»
«E chi è Ratzinga Mazinga?» fa Samanta.
«Il Papa»
«Ma cos’ha detto?» riprende Jacopo.
«L’avessi capito! Ha urlato… sarà caduta da qualche parte»
«Forse è meglio se dopo la richiami»
«Va bene, lo farò»
«La tua ragazza dov’è, Mirkho?»
«Dentro a leggersi un giornale… Lucia e Giulia non lo so, hanno detto che tornavano subito, ma  è quasi mezz’ora che sono via»
«Non è che si stanno facendo il giro per conto loro?»
«Mi auguro di no! Proprio Giulia mi ha detto che dovremmo stare tutti insieme per fare in modo che i leggendari non li incontrassi solo io! Forse è anche meglio che metta in pratica quello che predica! Guarda, adesso mi stendo un attimo sulla collinetta qui dietro a ‘sto bar, ci sono degli alberoni che fanno ombra, a dopo»
«Bravo, fai la pennichella, a dopo»
Mi sdraio tra l’erba del pendio che sovrasta il piccolo bar, mani dietro la testa e… indurmanza! Dopo non so quanto tempo, vengo svegliato da qualcuno che si sdraia su di me. Apro gli occhi e trovo la mia ragazza che strofina il suo nasino nero sul mio.
«Uh… ciao Rena»
«Ciao, tesoro… come mai qui tutto solo?»
«Non te l’ha detto Jacopo? Stavo riposando un po’»
«Un po’? Ti sei fatto due ore e rotte di dormita! Sono le cinque!»
«Ah sì?! – guardo l’ora – oh per Arceus… e gli altri sono ancora lì?»
«Sono tornati al tempio che abbiamo visto prima… Lucia voleva fare altre foto, e così si sono rifatti una scampagnata»
«E mi avete lasciato qui da solo?»
«No, non sei stato da solo, sono rimasta io, ho fatto uscire anche i tuoi Pokémon per farli respirare un po’»
Puntualmente, da dietro mi arrivano Riolu, Jolteon e Mareep.
«Salve, amori miei… sono venuto qui per stendermi un po’, ma ho finito coll’addormentarmi, scusatemi»
Jolteon e Mareep si mettono a giocare. Renamon, ancora sdraiata su di me, mi rifila bacetti sulle guance.
«Me lo dai un bel bacione, Rena?»
«Sicuro!»
Cominciamo a sbaciucchiarci ripetutamente, fino a quando non sento Riolu fare il suo verso con un tono funerario.
«Aspetta, che Riolu è gelosa, eh eh… cucciola, vuoi darmi un bacino anche te?»
Riolu si fionda su di me, un bacetto sulla guancia e una serie di leccate.
«Ah ah dai… va bene, vi amo tutte e due, su, andiamo al bar che almeno faccio merenda»
Con calma, richiamo anche il fulmine e la palla di lana e insieme entriamo al bar, dove mi prendo un hot dog con cinquanta salse sopra.
«Hot dog con salsa di baccarancia e baccamodoro… chi l’avrebbe mai pensato… favoloso»
«Fa’ assaggiare»
Renamon stacca un morso e se lo mastica per bene.
«Sono d’accordo. Questo è fatto bene. Non sono mai stata una patita degli hot dog, ma devo ammettere che non è male»
Finito di mangiare, usciamo fuori rimanendo all’ombra e fumiamo.
«Che facciamo, adesso?» le chiedo.
«Non so, la coda per visitare la grotta sembra sia diminuita un po’, ma… ehi! Che ne dici di una battaglia tra me e te? Dall’inizio dell’avventura non ci siamo mai affrontati!»
«Sì? Non ci avevo fatto caso… va bene, però vacci piano, non sono Valerio, ok?»
«Vai tranquillo, non mi è mai più fregato niente di quel momento, non ci ho più neanche lontanamente pensato»
«E mi sa che dopo ‘sta storia Valerio farà sicuramente più attenzione quando gli si presenta davanti uno sfidante non umano»
«Eh già… dai, lasciamo in pace quel poveretto e combattiamo! Vicino a dove riposavi tu ho visto uno spiazzo abbastanza grosso per un combattimento, andiamo là!»
«Sì, ma cerchiamo di fare attenzione, tu hai solo Pokémon di tipo fuoco, e combattere con quelli in mezzo ad un bosco non credo sia la cosa migliore»
«Ok, farò attenzione»
Ci incamminiamo verso il luogo indicato da Renamon. Sarà un incontro alla pari, perché nessuno dei due ha Pokémon in vantaggio su quelli dell’altro (lei ha i tipi fuoco, io ho due elettro e un lotta).
Lei tira fuori Vulpix, io invece schiero Mareep. Abbiamo deciso per un incontro uno contro uno.
«Comincio io, va bene?»
«Va benissimo, Rena, prima le donne»
Renamon mi sorride, poi il combattimento inizia:
«Vulpix, usa Braciere!»
Il Pokémon Volpe fa due scatti, e fa uscire dal muso una fiammata.
«Mareep, schivalo, poi usa Tuonoshock!»
Riesce a mancarlo per miracolo (non mi sarei immaginato Mareep senza la lana!), dopodiché dal corpo emette una scarica che colpisce in pieno Vulpix.
«Vulpix, Attacco Rapido!»
Mi colpisce, perché difficilmente si evita un Attacco Rapido, Mareep non è certo il più veloce dei Pokémon. Proprio quando si rialza, Renamon attacca ancora:
«Usa Azione!»
Vengo colpito di nuovo.
«Forza amico mio, rialzati e usa Ondashock!»
In due secondi la pecorella si rimette in piedi e fa partire una scarica elettrica circolare che colpisce in pieno Vulpix.
«Avanti, Vulpix, usa Lanciafiamme!»
Ma Vulpix, nonostante ci provi, non riesce a fare un movimento.
«Ma…!»
«Vulpix è paralizzato. Ondashock è un attacco che se portato a termine paralizza l’avversario»
«Mirkho, potevi evitare!»
«Dai, non te la prendere, tesoro, non c’è niente in palio, e poi questa è una mossa che devo perfezionare… hai visto che a momenti prendeva anche me. Scusami»
Renamon non perde tempo, afferra una baccafrago e la porge al suo Vulpix che, pochi secondi dopo, si riprende completamente dalla paralisi.
«Bene. Mareep, usa Azione!»
«Schivalo, e usa Lanciafiamme!»
Vulpix è molto rapido, ma riesco comunque a ordinare a Mareep di schivarlo saltando in alto. Ma purtroppo, questo tentativo di schivare l’attacco finisce male, molto male: il getto di fuoco colpisce un cespuglio vicino che prende immediatamente fuoco.
«Oh no! Cavolo, no!» urlo io, mettendomi le mani nei capelli.
«E adesso che facciamo?!» fa la mia ragazza.
Io, istintivamente, corro verso il cespuglio e comincio a pestarlo coi piedi per tentare di spegnerlo, ma finisco quasi con lo scottarmi: avevo i sandali, che testa. Ma la cosa ancor più grave è che a forza di percuoterlo non solo ho letteralmente alzato le fiamme, ma ne ho pure scaraventato una parte su di un arbusto secco, che funge da alimentatore a quello che ormai è diventato un incendio molto più alto di noi! Entrambi ritiriamo nelle sfere i nostri Pokémon.
«Siamo nella merda, Renamon, siamo nella merda fino al collo! Non abbiamo tipi acqua in squadra, cerchiamo di uscire da qui prima che qualcuno ci becchi!»
Purtroppo ormai quasi tutta la nostra “arena” era infuocata, e un denso fumo nero si alzava sempre più in alto. Cominciamo a tossire, il che vuol dire che nel giro di qualche minuto, se non usciamo da lì in qualche modo, ci potremmo rimanere secchi. Io e Renamon ci abbracciamo spaventati.
«Forse non avrei dovuto schivare quell’attacco…» commento, guardandomi in giro e nel contempo pensando a un modo per risolvere la situazione.
«No, è colpa mia che ho deciso di venire a combattere qui!» controbatte lei.
Proprio mentre cerchiamo nuovamente di uscire da quell’inferno, sentiamo un forte getto d’acqua che nel giro di 20 secondi o poco più spegne quasi completamente l’incendio. Mentre cerchiamo di capire da dove provenisse quel getto violento, a 5-6 metri da noi troviamo Samanta. Ora si spiega tutto, Samanta deve aver usato Pistolacqua!
Dopo aver spento le ultime fiammelle, lei, gesticolando, ci urla in faccia di tutto:
«Oh!! Ma siete impazziti?! Che cazzo fate, deficienti?? Vi si è rivoltato il cervello?! Come vi è saltato in mente di incendiare la foresta?!»
Da quando si è unita a noi, non l’ho mai vista così incazzata… e ha ragione.
«Bè, ecco… abbiamo fatto una lotta…» tento di spiegare.
«Una lotta?! Nella foresta?! E di sicuro, visto il casino, anche coi tipi fuoco! Ma voi siete malati!»
«Samanta, dalla a me la colpa! Sono io che ho voluto fare qui l’incontro»
«Non me ne frega niente! Sei una cretina tu ed è cretino anche lui che ti ha seguita!»
«Veramente… lui mi ha seguita perché l’ho voluto io, ha cercato di dirmi che era pericoloso ma non ne ho voluto sapere»
«Basta! Ti ho detto che non me ne frega niente! E ringraziate che ho quel pizzico di buonsenso di pararvi il culo, non ve lo meritereste. Seguitemi, prima che arrivi qualcuno!»
Renamon, mentre ci incamminiamo, mi allunga il braccio destro sulle mie spalle. Procediamo dietro a Samanta con lo sguardo basso, mentre quella farfuglia ancora cose contro di noi. Dopo un po’ arriviamo dal resto del gruppo.
«Sama, hai spento tu l’incendio? Cosa lo aveva provocato?» chiede Jacopo.
«Sì! – risponde fermamente lei, poi ci indica – Loro due!»
«Cosa?» fanno Ylenia e Lucia, stupite.
«Hanno avuto l’idea del secolo di battagliare là dentro coi tipi fuoco! – poi si volta verso di noi – Ora voi due non muovetevi più da qua!»
«Ma ragazzi… soprattutto tu, Mirkho, non sei cambiato?» mi fa mia cugina.
«Giulia, gliel’ho già fatta io la ramanzina, ti ringrazio» conclude la Samurott, brandendo poi il suo telefono.
«Che fai? Ci vuoi denunciare?» le chiedo.
«No, anche se ve lo meritereste! Sto solo chiamando una mia amica nella regione di Unima!»
Riprende a parlare Giulia:
«Volevo solo dire che Mirkho non è nuovo a cose di questo genere, tre anni fa ha incendiato una palma nel cortile di un santuario»
«Ah, complimenti! E Dialga e Palkia ti hanno pure lasciato venire nel nostro mondo! Non so cosa passi nella testa a quei due!» fa Samanta, applaudendo.
Non mi sono mai sentito così mortificato, e tutto per colpa di Renamon! Il problema è… che non ho il coraggio di insultarla o comunque di dirle cose brutte, essendo la mia Digimon preferita e al contempo la mia fidanzata. Vabbè, è passata, e ci è andata di lusso. Io da sempre ho una capacità inimitabile di cacciarmi nei guai di tutti i tipi, e quindi bene o male ci sto facendo l’abitudine a farmi insultare come un cane.
Rimaniamo lì fino a quando Samanta smette di parlare al cellulare, poi torniamo al bar, dove Giulia ci dice di aspettare. Dopo dieci minuti, ritorna con dei biglietti e uno scontrino in mano.
«Ho prenotato la visita alla grotta, sarà domattina alle undici. Mi spiace, ma il pomeriggio era pieno e questi erano quasi gli ultimi posti per la mattina»
«Wow… come mai tutta ‘sta gente interessata all’archeologia? In effetti è un po’ strano» commento.
Ci dà un biglietto ciascuno, dopodiché, essendo quasi le sette e mezza, entriamo a mangiare. Ognuno prende ciò che vuole; dopo un po’ la commessa ci fa:
«Ragazzi, lo chiedo anche a voi, sempre che non vi dispiaccia… avete visto il piromane?»
A me comincia a battere forte il cuore, Renamon prende la mia mano e appoggia la testa sulla spalla destra, mentre Samanta risponde:
«No, ci dispiace, ma non ne sappiamo nulla, quando ho spento l’incendio non l’ho visto, sarà sicuramente fuggito subito…»
«Ok, grazie, buon appetito»
Samanta addenta poi il suo panino, ci guarda, una volta mandato giù il boccone sospira e ci fa, dopo essersi accertata che la commessa si era allontanata:
«Ragazzi, che pazienza mi tocca avere, meno male che ci sono io»
Mi aspettavo che ci insultasse di nuovo, invece, per fortuna, si è trattenuta. Ma non sarebbe cambiato nulla, noi abbiamo fatto la cazzata, noi ci meritiamo gli insulti.
Finito di mangiare, io e Renamon chiediamo di poter uscire un attimo.
«Va bene, basta che non vi allontanate!» risponde Samanta.
«Non ci allontaniamo, giuro! Vieni pure a controllarci se ti va»
«No, no, ho ancora un pizzico di fiducia in voi. Andate pure»
Usciamo, ci sediamo in un tavolino di fuori e iniziamo a fumare. Ma Renamon scoppia subito in lacrime:
«È… è tutta colpa mia… Mirkho, sei stato ricoperto di insulti per colpa mia… perdonami…»
«No, Rena, dai… volevi solo battagliare, solo che hai scelto il posto sbagliato, tutto qui»
La abbraccio, cercando di calmarla.
«Samanta ha ragione… sono una cretina… perché mi è saltato in mente?»
«Se è per questo, allora ha ragione anche sul mio conto, perché ti ho seguita e battagliato con te nonostante il rischio… e poi ci stavamo annoiando come non so cosa, era ovvio che prima o poi a uno di noi due saltasse in mente qualcosa»
«E poi come fai a subire insulti su insulti e non metterti a piangere? Come fai a resistere?»
«Perché sono abituato, ormai… sai, nella mia vita ne ho fatte di tutti i colori… a cinque anni ho appiccicato tutti gli assorbenti di mia madre sulla parete della doccia, poco tempo dopo ho fatto in modo che mio fratello cadesse da quello scivolo in legno che sta là in Piazzale Adamello, ho distrutto molti piatti, tutte le ante delle credenze in cucina, contando anche gli ombrelli che facevo fuori in breve tempo e tutte le cose che mi dimentico frequentemente in giro ancora adesso… hai voglia! E mettiamo pure che a scuola mi insultano anche perché amo i Pokémon, siamo al completo! Col tempo ho imparato a fregarmene, tutto qui»
«Ti insultano… perché ami i Pokémon? Assurdo… vorrei presentarmi alla tua classe, un giorno!»
«Faresti bene, così almeno staranno zitti quel branco di pirla. Dai, adesso però tirati su e dammi un bacetto»
Proprio mentre ci scambiamo un bacetto, qualcuno ci tocca sulle spalle. Alziamo la testa per vedere chi è.
«Uh… ciao Samanta» tento di far uscire qualche parola.
Renamon nemmeno fa uscire una sillaba, e si riappoggia a me.
«Ragazzi – ci fa lei – vorrei parlarvi un attimo»
«Come? Va bene che l’abbiamo fatta grossa, ma non ti sembra che ci hai già…»
Mi interrompe:
«No, no, ragazzi, non voglio far niente… voglio solo scusarmi per la violenta aggressione verbale di oggi, non so cosa mi sia preso… ho notato l’incendio e non ci ho visto più, scusatemi»
«Sama, hai fatto bene, abbiamo sbagliato e lo sai»
«Sì, però ho sbagliato anche io esagerando col linguaggio… ti ho pure detto che Dialga e Palkia hanno fatto male a mandarti qui… ti giuro che non avrei mai voluto dire queste cose, subito dopo avrei voluto mangiarmi la lingua… e solo adesso ho il coraggio di dirtelo, vi prego di perdonarmi»
«Ti perdoniamo, stai tranquilla»
«Grazie… anche dopo l’incendio, ho sempre mantenuto la fiducia in voi, e non la perderò mai. Vi dispiace per quello che avete causato, e questo basta per capire che siete onesti e sinceri, esattamente come io vi conosco. Dai, rientrate, che prendiamo un caffè?»
«Certo, finiamo di fumare e arriviamo»
«Ok, vi aspetto»
Mentre beviamo il nostro caffè, discutiamo sul dove andare a dormire:
«Raga, dove dormiamo?» chiede Giulia.
«Non so… dormiamo qui?» fa Lucia.
«No, qua dentro non si può. – rispondo io – Questo posto ha un orario di chiusura, che è alle dieci e mezza. Secondo la mappa, subito fuori l’ingresso nord c’è un immenso prato, possiamo andare lì»
Porgo la mappa agli altri che, dopo essersela rigirata un po’, si accordano sulla mia idea. Quando usciamo, decidiamo di spassarcela un po’ nel parco giochi vicino al bar, per passare un po’ il tempo.
Dopo svariato tempo sentiamo una sirena e una voce che tramite gli altoparlanti annuncia la chiusura invitando chi è rimasto dentro ad uscire. Noi prontamente eseguiamo l’ordine, seguendo l’uscita a nord, e troviamo, come dice la mappa, un immenso prato, dove ci sdraiamo accarezzati da una leggera brezza. Io e Renamon vicini, Jacopo e Samanta idem, e poi gli altri. Non accendiamo alcun fuoco. Mentre il sole tramonta in lontananza, faccio uscire i miei tre Pokémon, perché, come al solito, amo farli dormire insieme a me. Rimaniamo lì a parlottare per mezz’ora abbondante, ultima pausa cannetta per chi fuma, e poi ci stendiamo. Non ci mettiamo tanto a chiudere gli occhi: io e Renamon, poi, dopo quello che è successo oggi… lasciamo perdere, abbiamo fatto la nostra bella figura di merda pure in questo mondo, ma era il minimo che potesse capitare, piuttosto pensiamo a passare una bella giornata domani, cercando di non mettere le mani troppo in giro. Buonanotte.
 
FINE

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Capitolo 14
*** Eventi strani ***


Eventi strani
 
stagione 1 episodio 12
 
 
Ci svegliamo tutti quanti verso le nove e mezza. Naturalmente avevamo impostato una sveglia per evitare che ci alzassimo troppo tardi, così da perdere l’ingresso. Una volta sistemati tutti, arraffiamo i nostri zaini e ci dirigiamo dentro le rovine. Dopo un buon caffè al bar, raggiungiamo l’ingresso della grotta. Avendo già preso i biglietti ieri non avevamo bisogno, per fortuna, di rifarci la coda che già si stava riformando, quindi ci dirigiamo da quelli che i biglietti li convalidano. Lungo il tragitto, però, veniamo incuriositi da un manifesto pubblicitario che raffigura una band musicale.
«Sembra interessante… Mirkho, puoi leggere, per favore?» mi chiede mia cugina.
«Certo. Allora… “le Eeveelutions fanno tappa ad Azalina, non perdetele!” e sotto c’è una data, 13 luglio 2011. Wow, è fantastico, dev’essere interessante sì!»
Il manifesto, infatti, raffigurava tutte le evoluzioni di Eevee umanoidi, Eevee compresa (che ha una capigliatura niente male, un caschetto biondo con una ciocca che le copre l’occhio destro), e ciò mi rende contento, da sempre impazzisco per le evoluzioni di Eevee, ed è il massimo notare che si sono messe insieme come cantanti.
«Caspita, è incredibile… e si esibiscono ad Azalina!» commenta Jacopo.
«Già… ci andiamo, gente?» fa Lucia.
«Sì! – rispondo io – Sono proprio curioso di vedere come cantano. Raga, per il tredici dobbiamo essere tutti ad Azalina!»
«Eeeeh, c’è tempo, oggi è il 4 luglio! Con calma ci arriveremo!» risponde Samanta.
«Non vediamo l’ora!» fa Renamon, aggrappandosi a me.
Dopo aver fatto una foto al manifesto, andiamo a farci convalidare i biglietti e finalmente entriamo in questa benedetta grotta.
È una grotta assai immensa, non dico paragonabile alle grotte di Frasassi ma poco ci manca, e ovviamente, come in tutti i luoghi di questo genere, fa freschino, e per i portatori di maglie a maniche corte e pantaloncini come me non è il massimo. Per fortuna che c’è Renamon, che con la sua pelliccia mi fa sentire un po’ più a mio agio.
Le pareti della parte iniziale sono tutte ricoperte di scrittura in lingua Unown, scatto foto su foto mentre proseguo. Alla richiesta di Lucia di tradurmele rispondo che, effettivamente, sono logorate dal tempo in alcuni punti, e che pertanto non sono in grado di leggerle per intero. Arriviamo in un punto della grotta molto grande, alto più o meno una ventina di metri e largo quanto un campo da calcio. Il percorso dentro la grotta è abbastanza lungo tanto che, apparte le pause per osservare stalattiti e stalagmiti (che tra l’altro non riesco a distinguere!), ci mettiamo una mezz’ora buona e, onestamente, devo dire che è tutto molto interessante. Tra scalini, salite, discese e un’umidità pazzesca, alla fine non ne potevo più come il resto del gruppo, e pertanto decidiamo di tornare indietro, anche perché non mancava molto alla fine del percorso. Ma… c’è un problema. Sì, il solito problema, ormai ci siamo abbonati… dopo un po’ ho come l’impressione che abbiamo sbagliato strada.
«Ehm… raga… sicuri che eravamo passati di qui?»
«Che vuoi dire?» mi fa Ylenia, guardandomi strano.
Samanta gira la testa a destra e a sinistra, poi commenta:
«In effetti… oh no, prima eravamo passati davanti a quella stalattite gigante»
«Grandioso… io avrei fame eh, vorrei uscire» sbuffa mia cugina.
Riolu si aggrappa alle mie gambe e fa il suo verso con una faccia preoccupata.
«Non ti preoccupare, cucciola, adesso usciremo da qui»
«Sentite, proviamo a passare di qui, se ci va bene becchiamo una scorciatoia» riattacca Samanta.
Evvai, la classica tecnica del prendere stradine a cazzo di cane, io non ci ho mai azzeccato un tubo facendo così!
Scendiamo sempre di più, dopo un paio di minuti ci stavamo davvero preoccupando, quando alla fine di un buio tunnel troviamo un’altra mini grotta dove è presente un altarino illuminato, e tutt’intorno scritte, molto più ben tenute, in lingua Unown. Poco davanti, i miei piedi capitano su qualcosa in metallo, guardo per terra e trovo un cartello con scritto “vietato entrare – zona non sicura”. Per l’appunto!
«Ehm… ragazzi… forse non dovremmo rimanere qui…» provo a spiegare, rigirandomi il cartello tra le mani.
«Shhh Mirkho… aspetta, fammi fare alcune foto» mi fa Samanta, brandendo la sua fotocamera.
A un certo punto, Riolu si mette improvvisamente sull’attenti. Non faccio in tempo a chiederle cosa succede che sentiamo tremare leggermente il pavimento. Subito dopo, dal nulla compare una nube violacea, in mezzo alla quale mi sembra di notare dei puntini che volano in tondo.
«Via da qui!» urlo.
Purtroppo la nube ci raggiunge poco prima che riuscissimo a uscire. Dopo che vedo svenire Giulia e Ylenia, mi sento mancare il respiro anch’io, e crollo a terra, senza ancora capire cosa stia succedendo.
«Mirkho! Ehi, Mirkho! Svegliati, ti prego!»
Mi risveglio dopo chissà quanto tempo sentendo questa voce femminile tipica di una ragazza quindicenne.
«Oh, per fortuna stai bene!»
Sopra di me vedo Riolu.
«Vuoi una mano a rialzarti?»
«C-Cosa…?! Riolu… stai parlando?!»
Non è possibile… Riolu sta parlando, e mi sta porgendo una sua zampa…!
«Eeeeh… già, sembra di sì…»
Dopo essermi rialzato a fatica, guardando in giro noto che gli altri sono ancora per terra. Poi guardo di nuovo Riolu.
«Ma che… io non capisco…»
«Ah, guarda, siamo in due! Pure io non capisco perché… siamo svenuti, e quando io mi sono ripresa ho scoperto di poter parlare… mistero!»
Il complicato è che non sta usando la telepatia per parlare come fa Keldeo, lo fa da sé, muovendo la bocca!
Pian piano si svegliano anche gli altri, che aiuto a rialzarsi.
«Mamma mia, la testa…» si lamenta Lucia.
«Aah… qualcosa mi è finito tra le chiappe» aggiunge Giulia.
«Peccato che è il buco sbagliato» commento, ma non appena finita la frase ricevo un cazzotto sul fianco da Riolu.
Quando tutti bene o male si sono ripresi, comincio a spiegare la faccenda:
«Ragazzi, mi sa che quella nube ci ha combinato qualcosa, oppure ci sta solo giocando uno scherzo illusorio… guardate qua!»
Dopo che indico Riolu, lei riattacca a parlare:
«Ehm… ciao, ragazzi… come va?»
«Eh? Parli?! Mirkho, che succede?!»
«Cazzo ne so, è colpa sicuramente di quella nube! Io ho cercato di avvertirvi che era pericoloso, ma voi niente!»
«Che intendi dire?» mi chiede Samanta.
Recupero il cartello poco vicino a me e lo mostro al gruppo.
«Ah…» fa la Samurott.
«“Ah” un par de balle! Comunque Sama hai un senso di orientamento spaventoso, lo sai?»
«Eh, che ci posso fare? Nessuno è perfetto, ed io non sono un navigatore!»
«Calma, ragazzi, calma. – fa Riolu – Che ne dite di uscire da qui prima di iniziare a discutere?»
«Hai ragione, cucciola, usciamo in qualche modo» le rispondo, ancora sconcertato.
Ci impieghiamo una decina di minuti a trovare l’uscita. Guardiamo l’ora: l’una meno un quarto. Siamo rimasti svenuti quasi due ore e mezza? E non ci ha trovati nessuno?! Consolante…
Senza pensarci troppo, andiamo a prenderci il pranzo al bar e torniamo, per sistemare bene ‘sta faccenda, nel prato dove avevamo dormito stanotte.
«Quindi, Riolu, – comincia Jacopo – quando ti sei ripresa hai cominciato a parlare…»
«Esattamente. Ci sono rimasta così anch’io, è molto strano»
«Strano è dir poco, solo i Pokémon antropomorfi possono parlare, infatti guardate me: prima di diventare quella che sono adesso non proferivo parola!» continua Samanta.
«E poi già prima della comparsa di quella nube io stavo avvertendo qualcosa…»
«Questo è il motivo per cui ti sei messa sull’attenti così all’improvviso»
«Proprio così, Mirkho. E avevo un sospetto; quando la nube è comparsa, tramite l’aura ho localizzato dei Pokémon che ruotavano all’interno, alimentandola. Per questo so anche dirvi di che Pokémon si tratta»
«Diccelo, ti prego, di chi si tratta? Che Pokémon sono quelli?» chiediamo tutti.
Riolu volge lo sguardo per terra.
«Quello che è capitato è tutta colpa… – poi alza la testa e volge lo sguardo verso le rovine – degli Unown!»
Rimaniamo tutti spiazzati.
«Gli… Unown?!» fa Jacopo.
«Ma non erano estinti?» prosegue Samanta.
«Io non ne so niente su ‘sti Unown eh…» commentano Ylenia, Lucia e Davide.
«E dire che volevo passare una bella giornata» concludo.
Riolu su alza in piedi.
«Ragazzi, io suggerisco di tirare fuori dalle sfere gli altri vostri Pokémon, per vedere se anche loro parlano nonostante fossero chiusi»
«Giusto! Ragazzi, provo io. Jolteon, vieni fuori!»
Subito dopo essere uscito, si stiracchia.
«Aah… finalmente, stavo cominciando ad avere un po’ di caldo lì dentro!»
Anche Jolteon!
«A questo punto, i casi sono due: o quella nube ha influito sulle nostre menti… oppure l’ha fatto sulle vostre!» fa Riolu.
«Eh? Nube? Influito? Riolu, di cosa stai parlando?»
«Niente, Jolteon… tu eri chiusa nella sfera, quindi non hai assistito alla scena… una nube provocata dagli Unown ci ha circondati e da quel momento noi parliamo»
«Ah, è colpa di una nube? Non so, ho cominciato a parlare così di punto in bianco e mi chiedevo perché»
«Bè, adesso lo sai»
Jolteon poi si volta verso di me:
«Mirkho! Quanto tempo dall’ultima volta che ci siamo parlati!* Come stai?»
Difatti la sua voce è proprio quella che aveva in quella notte a Fiorpescopoli… allora non era stato un sogno!
«B-Bene, Jolty…»
«Ultima volta? Spiegatemi un po’! Avevi già parlato?» chiede Riolu, con una faccia strana.
«Sì, ma da Pokémon umanoide» risponde Jolteon, sorridendo.
«E quando, scusa?»
«La prima notte che abbiamo dormito a Fiorpescopoli»
«Ah! Ma allora quella notte voi due avevate combinato qualcosa!»
Interviene Giulia:
«Non ci sto capendo niente, Riolu, puoi spiegare meglio?»
«Quella notte mi sono svegliata quando Mirkho si è alzato, è entrato in bagno e c’è rimasto due ore, non so a far cosa e non voglio nemmeno saperlo. Dopo un casino di tempo è uscito e s’è rimesso a letto, qualche minuto dopo ho visto una forte luce nel bagno, seguita dall’uscita di Jolteon dalla porta, che a sua volta si è rimessa dov’era prima»
«Quella luce è di quando sono ridiventata un Pokémon normale»
«Ah, perfetto, quindi deduco che vi siete divertiti un po’ quella notte»
Il mio cuore cominciava a battere a mille.
«Riolu… possiamo finirla con ‘sta faccenda?» le faccio.
La mia ragazza mi dà due colpetti sul braccio e mi fa:
«Dopo mi devi spiegare due cosette, ok?»
«V-Va bene…»
Riolu poi mi risponde:
«Va bene, Mirkho, non voglio procurare guai a nessuno»
Sì, peccato che li hai già procurati! Perfetto, ho due Pokémon che non appena cominciano a parlare raccontano tutto agli altri sulle mie cose private… e adesso questa è la volta buona che Renamon mi mette le mani addosso! Che due giorni di schifo… ieri stavo male per quello che avevamo fatto, oggi perché i miei Pokémon mi stanno letteralmente sputtanando!
Poco dopo mi allontano un secondo per accendere una sigaretta, e subito mi raggiunge Renamon.
«Ok, uccidimi pure se vuoi» le dico senza neanche guardarla in faccia.
«Ma va, che ucciderti, non ti torcerei un capello per nulla al mondo! Volevo solo che tu mi spiegassi com’è andata, tutto qui. Solo un paio di chiarimenti»
«O-Ok. Ecco, è andata così»
Pian piano le spiego tutto quello che è successo fra me e Jolteon quella notte a Fiorpescopoli, nei minimi dettagli. Al termine, anziché mangiarmi vivo come mi aspettavo, mi mette una mano sulla spalla e mi fa:
«Va bene, grazie, stai tranquillo. Però la prossima volta avvertimi, ok? Non ti faccio niente, ma detesto quando mi si fanno le cose da dietro le spalle» e con l’altra mi accarezza una guancia.
Mi è andata bene stavolta, ma non andrà così una seconda volta.
Passa ancora un po’ di tempo. Io mi appoggio a un albero con Riolu, e intanto ci parliamo.
«Riolu, posso chiederti una cosa?»
«Certo, sono tutta orecchi»
«Ti ricordi di quel giorno in cui sei nata?»
«Nata? Guarda che... no, niente… comunque mi ricordo, perché?»
«Ecco… quando mi sono svegliato, la mattina dopo, avevo il sacco a pelo chiuso e te all’interno»
«Ah ah, vuoi sapere perché ti ho chiuso il sacco?»
«No, quello è un problema minore… vorrei sapere perché hai deciso di venire con me quando invece avevi la possibilità andar via e diventare selvatica»
«Che domande, perché sei il mio allenatore! Ah, vuoi sapere… ho capito, come ho fatto a scegliert... ehm, a capire che sei il mio allenatore… semplice, mi è bastato un particolare per capirlo: ti eri addormentato abbracciandomi, e lì avevo già capito tutto, non ho nemmeno avuto bisogno dell’aura! Poi, quando mi sono svegliata anch’io, e ti ho guardato negli occhi… ho avuto la risposta al resto delle mie domande. Trascorrendo il resto di quella fantastica giornata con te, ho capito, e penso che lo abbia capito anche tu, che noi due siamo due perfetti compagni d’avventura! E infine, per quella volta che mi hai salvat dalla cascata… non so proprio come ringraziarti, se sono viva è grazie a te!»
Vediamo arrivare l’Eevee di Ylenia.
«Ehi, Riolu, vieni a giocare?»
Anche Eevee è una femmina. Spettacolo, circondati da donne, ma non è un mistero: in Versione Nera ho l’intera squadra di Pokémon femmine! E non le ho messe io coi trucchi: il sesso è l’unica cosa che non vado a toccare, come viene viene.
«Dopo, Eevee, sto parlando con Mirkho. Giusto un attimo e arrivo»
«Ok, ti aspettiamo. Ciao Mirkho» mi fa colla zampa alzata.
«Ciao Eevee» le rispondo.
«Dicevo… non saprò mai come ringraziarti… ero spaventata a morte»
«È il minimo che potessi fare, io rischierò sempre la vita per i miei Pokémon, lo giuro su tutto!»
«Mirkho, io… ti voglio tanto bene, voglio che tu lo sappia…»
«Anch’io Riolu… ti vorrò sempre bene, qualunque cosa capiti…»
Io e Riolu ci abbracciamo forte, e ci scambiamo anche qualche bacio, facendo attenzione a non farci beccare da Renamon.
«Comunque casa tua è bella, c’è un bel panorama, ogni volta che andiamo nel tuo mondo mi diverto un sacco! Quando ci torniamo ancora?»
«Se non sbaglio, dovremmo tornarci il 21 luglio, quando faremo una cena tutti insieme»
«Ok, non vedo l’ora!»
«Dai, andiamo a giocare con Eevee e gli altri!»
«Va bene!»
Raggiungiamo gli altri Pokémon, che stavano cominciando a giocare a pallone. Ah, che giornata strana! Giochiamo tutti insieme a palla per un po’, poi decidiamo di rientrare alle rovine. Una volta passato l’ingresso, sulla destra noto un edificio.
«E quello che edificio è?» chiedo.
«Bho, non so, andiamo a vedere» mi risponde mia cugina.
Tanto non abbiamo niente da perdere, per quanto riguarda le rovine, le abbiamo praticamente visitate tutte, e devo dire che sono state particolarmente interessanti. Ho sempre in testa le Eeveelutions, ma penso che per il tredici ci arriviamo, ad Azalina. Se non ci riuscissimo per qualunque motivo… bè, possiamo prendere l’aereo.
Arrivati davanti all’edificio tutto verniciato di bianco, leggo la scritta: “Laboratorio di ricerca e studio sugli Unown”.
«Studio sugli Unown? Fa proprio al caso nostro, magari ci possono spiegare cos’è capitato» fa Samanta.
«Sarebbe meglio, perché mi sono proprio stufata del mio Totodile che continua a imitare J-Ax»
Per l’appunto, il Totodile di mia cugina era mezz’ora che prova a reppare, ci riuscisse almeno bene… e pure J-Ax che fa tutto meno che canzoni decenti...!
Bussiamo. Dopo che ci rispondono “avanti”, entriamo. Vediamo un professore col suo camice bianco, insieme a due assistenti che invece il camice l’hanno blu.
«Salve» salutiamo.
«Buon pomeriggio, ragazzi, avete bisogno?» ci fa il professore.
«Eh sì… è successo un fatto strano che penso riguardi gli Unown» rispondo io.
«Bene. Io sono esperto sugli Unown e in generale sui Pokémon antichi. Ditemi tutto»
«Stamattina abbiamo visitato la grotta là, mentre cercavamo di uscire ci siamo persi, siamo finiti in un cunicolo che porta in una sorta di mini-grotta con dentro una specie di altarino. A un certo punto è comparsa una nube, che ci ha fatti svenire tutti…»
«E quando siete rinvenuti, i vostri Pokémon parlano…» m’interrompe lui.
«Lo sa già?» gli fa Renamon.
«Non siete i primi che vengono da me a chiedere spiegazioni. Ed io so la risposta»
«La prego, professore, ci illumini…» fa Ylenia.
«Certamente, dei ragazzi giovani come voi hanno tutto il diritto di sapere il perché. Ecco, si tratta di una nube generata dagli Unown che ha la proprietà misteriosa di aumentare temporaneamente le capacità cognitive di ciascun Pokémon, fino a dar loro la capacità di parlare. Attualmente sto studiando le caratteristiche di questa nube»
«E… come si fa a tornare come prima?» chiedo.
«Purtroppo ancora non esiste un “antidoto”, ammesso che lo si possa definire così. In genere dura al massino due o tre giorni, poi torna tutto alla normalità»
«Io credevo fossero estinti…» fa Samanta.
«Ed è quello che pensavano tutti, ma evidentemente ce n’è ancora qualcuno presente nella nostra epoca»
«E guarda caso proprio a noi doveva capitare… mi sa che se tiravamo dritti per Azalina era meglio» commento facendo ampi gesti colle mani.
«Eddai, non farne un dramma… almeno per un po’ ci potremo capire, no?» noto che a parlarmi è il Vulpix di Renamon… per la cronaca, n’altra femmina!
«Comunque vi consiglio di provare ad aspettare, si risolve tutto da solo»
«Vabbè… grazie professore, arrivederci» commento.
Salutiamo e usciamo.
«Aspettare… speriamo in bene» fa Giulia, sbuffando.
«Io però penso una cosa. – interviene Jacopo – Siccome questa è l’area di “influenza” degli Unown, forse è meglio se aspettiamo qui alle rovine»
«Scusami?! Aspettare qui?! Per due o tre giorni?! E ad Azalina quando ci arriviamo? Ma soprattutto, cosa facciamo qui per tutto ‘sto tempo?» gli urlo in faccia.
«Calmati, Mirkho. – mi fa Lucia – Se questa pare l’unica soluzione, qualcosa da fare lo troveremo! Ieri ho visto che al bar-ristorante hanno qualche gioco di società, anche le carte Uno»
«Sì, Uno! Lo adoro quel gioco!»
«Peccato che tu non abbia mai vinto una partita, però» mi fa Giulia.
«Una l’ho vinta!»
«Sì, una volta nella tua vita! Due anni fa a casa mia che c’era anche l’Aksenia!»
«Guarda, andiamo tutti a giocare a Uno, così vediamo se ne vinco altre, va bene?»
Tutti rispondono “va bene”, quindi ci dirigiamo al bar, dove saremmo comunque andati per la merenda.
Prendiamo le carte e ci sediamo a un tavolo. I nostri Pokémon non giocano, si limitano solo a guardare. A tempo debito, smentisco mia cugina: su quattro partite fatte, due le vinco, una la vince Jacopo e l’altra Renamon. Mia cugina zero! Poi cambiamo gioco, passando a una specie di Monopoli.
Trascorriamo il resto del pomeriggio in svariati giochi di società. Ceniamo al ristorante, la sera un giretto per le rovine e venti minuti al parco giochi all’interno dell’area, infine usciamo sul nostro solito prato e, dopo esserci dati la buonanotte a vicenda, ci addormentiamo felicemente; come al solito io ho Riolu nel sacco a pelo.
A questo punto dovremmo in teoria essere già avviati sulla strada per Azalina!
La mattina dopo vengo svegliato da alcuni scossoni.
«Mirkho! Mirkho! Mi sa che ne è capitata un’altra!»
Apro gli occhi e a un centimetro dalla mia faccia mi ritrovo quello che sembra essere un punto blu su fondo nero. Alzo la testa di scatto e sbatto contro qualcosa.
«Ahia! Complimenti per la craniata, Mirkho, c’hai una mira…»
Quando mi riprendo dalla botta, davanti a me vedo Riolu, proprio antropomorfizzata, che si tiene la testa colle mani.
«Ma che succede stavolta?!»
Mi giro, Giulia e Ylenia si sono già svegliate, e mia cugina, con un movimento della testa, mi indica Riolu.
«Nah… speravo fosse finita…» e mi ributto sul sacco a pelo.
Giusto qualche secondo e mi ritrovo Riolu davanti a me, in piedi, coi lunghi capelli azzurri che le cascano dalla testa, che mi tende una mano a cinque dita.
«Oh Riolu, per Arceus, vestiti, cazzo…» commento coprendomi gli occhi.
«Eh, se avessi qualcosa…»
Ossignore… dopo questa… mi sa che dovrò andare a comprare vestiti anche per Riolu ogni volta che le saltano in testa le genialate del secolo come questa!
Mi rialzo, prendo un paio di pantaloncini e una maglietta a canottiera di quelli che ho dietro, mentre mia cugina pensa a reggiseno e mutandine.
Guardo in giro e noto gli altri Pokémon che hanno dormito fuori insieme ai loro allenatori: Vulpix, Eevee e Zorua.
«Ragazzi, vi conviene fare in fretta, se ci becca la polizia…!»
«Perché?» chiede Samanta, che si è svegliata poco dopo me, mentre osserva la sua Zorua, anch’essa sveglia.
Non ci sono solo femmine: ieri mi ha parlato Mareep, lui è maschio come Totodile.
«Samanta, non so se questo reato esiste anche in questo mondo, ma qui si tratta di atti osceni in luogo pubblico!!»
«Ah già»
«Mi fate cascar le palle ragazzi… dateve ‘na mossa, su!»
E poi guarda la coincidenza… abbiamo lasciato fuori stanotte solo le femmine… bè, sicuro non sapevo che stanotte sarebbe successo altro!
«Mirkho… non è stato intenzionale»
«Cos’hai detto, Riolu?»
«Non… non l’abbiamo fatto apposta a diventare così, adesso… è stata ancora la nube degli Unown!»
Ci ragiono su un attimo.
«Mirkho… perché quella faccia scura? Te lo giuro, non l’abbiamo voluto noi!»
«No no, non ce l’ho con te… stavo pensando, com’è possibile che sia stata la nube se noi siamo qui fuori? E poi, il professore aveva detto che aumentava solo le capacità cognitive, non ha detto che rendeva i Pokémon antropomorfi!»
«Riolu ha ragione. – mi giro e arriva Zorua – Eravamo ancora sveglie io e lei, abbiamo visto arrivare questa nube viola e immediatamente ci siamo ritrovate così. Non sta raccontando cavolate»
«Non ho detto che sta raccontando cavolate, stavo solo facendo un ragionamento. Che questo posto sia strano lo sanno tutti, ma non credevo strano fino a questo punto. Io lo ripeto, vorrei andare ad Azalina!»
«Lo so, lo so, prima o poi partiremo, stai tranquillo» mi fa, accarezzandomi la guancia.
«È il “prima o poi” che mi preoccupa… ehm, Zorua, la mia ragazza è qui dietro a noi due, se si sveglia adesso siamo morti, già mi ha dato una sorta di ultimatum…»
Zorua torna subito da Samanta, mentre io mi adopero a pensare cosa fare. Una sigaretta di prima mattina, e poi… si sveglia la mia ragazza, e trovandosi intorno i nostri Pokémon antropomorfi, fa una faccia terrorizzata che così non l’ho mai vista. In poco tempo, sia io sia i Pokémon le spieghiamo tutto, dopodiché la sua Vulpix l’aiuta ad alzarsi. Proprio in quel momento, Riolu chiede di giocare a pallone. Ancora? Vabbè, ora magari le riesce meglio, chissà… quello che mi preoccupa è che come minimo passeremo un’altra giornata a non fare, come diciamo sempre, ‘na beata minchia. Lo giuro, se mi fanno perdere il concerto, li sgamo tutti e li fucilo, ‘sti fottuti Unown. E dico inoltre che ci penserò due volte prima di infilarmi in dei siti archeologici. Dulcis in fundo, non oso immaginare se Keldeo fosse rimasto con noi cosa gli sarebbe successo… non riesco a immaginarmelo umanoide. Poi colla coda dell’occhio vedo dei flash: mi giro e c’è Eevee che mi sta facendo foto a raffica colla fotocamera di Ylenia. Prima che potessi dire qualcosa, chiama tutti per fare una foto di gruppo. Che idea, l’unica foto di gruppo che avevamo fatto era quella della separazione da Keldeo, l’altro ieri. Bene, tutti in posa, Eevee aziona l’autoscatto, 5, 4, 3, 2, 1… fatta. Ognuno abbracciato al proprio Pokémon. Verso le dieci andiamo tutti a fare colazione al bar, abbiamo (almeno io) molta fame, come al solito. Cornetto con crema alla baccarancia e caffè, ecco cosa prendo. Li adoro i cornetti con qualunque crema dentro, vuoti non mi ispirano. Poi Ylenia, Samanta e Renamon decidono di andare a prendere il sole dalle parti del parco giochi coi loro Pokémon.
«Vuoi venire anche tu? Dai che ci rilassiamo» mi fa la mia ragazza.
«No no… vorrei ma te l’ho già detto, ho la pelle delicata, io, anche se mi metto un intero tubetto di crema, mi ustiono subito, e sto già crepando dal caldo, ne va della mia salute»
«Sì? Peccato… vabbè, dai, starò là poco, arriverò subito»
«Ok, divertiti e non ustionarti»
Ma cosa dico… lei ha la pelliccia, vabbè che se l’è sfoltit apposta per non prendere troppo caldo, ma ce l’ha comunque, quindi non ha problemi.
Pochi secondi dopo che Renamon se n’è andata, dal bar esce Riolu, che si siede sulle mie gambe. Adesso eravamo io e lei, seduti a un tavolino sotto il parasole del bar.
«Ciao, Riolu»

[This part has been censored due to explicit detailed scenes]

Ci diamo un bacio sulla bocca per una decina di secondi buoni, poi io mi dirigo direzione bar.
Passano dieci minuti e vedo tornare le ragazze.
«Eccomi qua, tesoro. – mi fa Renamon – Dov’è Riolu?»
«Era andata a farsi un giro qui intorno, dovrebbe arrivare a momenti»
Cinque secondi dopo Riolu spunta dal lato destro del bar.
«Sono qui, ragazzi, ho una fame super»
Sì, una fame super... ci credo, tutte le energie le ha "spese" con me!
«Anche noi. – concorda Renamon – Giusto due minuti, che aspettiamo tutti, poi ci abbufferemo»
«Va bene, intanto vado a leggermi un giornale» Riolu si alza ed entra.
Renamon la osserva entrare e poi mi fa:
«Ma da quando il tuo Pokémon legge i giornali?»
«Dalla nube di ieri mattina… ti ricordi cos’ha detto il professore? Aumenta le capacità cognitive… è ovvio che ha anche imparato a leggere, e penso sia lo stesso cogli altri»
«Sarà…»
Nel giro di poco arriva tutto il gruppo e, contenti e affamati, entriamo a mangiare.
«Cerchiamo anche di trovare qualcosa da fare per ‘sto pomeriggio, non vorrei schiattare dalla noia»
«Tranquillo, Mirkho, qualcosa troveremo» mi risponde mia cugina.
Tra pastasciutta (con sugo di baccamodoro), hamburger e succhi ci riempiamo come matti. Tanto, io posso mangiare come un maiale che non ingrasso di un grammo, non so perché ma è così!
Dopo una mezz’oretta usciamo tutti insieme, e mentre cerchiamo di decidere cosa fare, Samanta mi fa:
«Ma poi l’hai richiamata quella ragazza, Silvia?»
«Ci ho provato due o tre volte ieri, ma non risponde… cosa le è capitato solo Arceus lo sa!»
Cavoli, ormai parlo come se fossi sempre vissuto qui… mi sono praticamente assimilato pure la religione del posto, senza neanche accorgermene! Bè, non mi lamento, col cristianesimo non ricordo di aver avuto un gran feeling, per vari motivi.
«Prova a richiamarla, che ne dici?»
«Ok… io ci riprovo, ma non garantisco nulla»
Estraggo quella sottospecie di telefono dalla tasca e, scorrendo la rubrica, attacco la chiamata dopo aver trovato il numero. Suona per una decina di volte, poi parte una voce:
"Vodafone, informazione gratuita. Il telefono della persona chiamata potrebbe essere spento, o non raggiungibile. Si prega di riprovare più tardi"
«Niente… mi sa che ci conviene chiamare “Chi l’ha visto?”»
«Che roba è?»
«Un programma del nostro mondo che si occupa di persone scomparse, va in onda ogni mercoledì sera su Rai Tre»
«Ah, parli arabo con me… comunque ho afferrato il concetto. Speriamo che stia bene. Posso chiederti una cosa, se non ti è di troppo disturbo?»
«Prego»
«Ma voi… da quanto tempo vi conoscete?»
«Dalla prima elementare, tranne Ylenia, Jacopo e Davide che, essendo miei vicini di casa, li conosco anche da ancora prima. Da allora siamo un gruppo inseparabile… questa in questo mondo è solo l’ultima delle avventure che stiamo vivendo insieme»
«Wow… siete la quinta essenza dell’amicizia, insomma»
«Già, e ne andiamo fieri, e ora ci sei anche tu con noi»
«Sì, il professor Oak mi ha mandata dalle persone giuste, un po’ svitate per certi versi, ma giuste»
«Svitate? In che senso?»
«Scherzo!! Non prendere per vero tutto quello che dico!» mi fa, schiaffeggiandomi leggermente.
Passiamo il resto del pomeriggio a visitare una parte delle rovine che non avevamo ancora visitato, lungo sentieri in salita, tutti attorniati da costruzioni semidemolite dal tempo. Quando arriviamo sul punto più alto, da cui si gode di un buon panorama, tutti cominciamo a far foto. La camminata, tra andata e ritorno, ci prende buona parte del pomeriggio, e proprio quando siamo quasi tornati alla “base”, i nuvoloni che già da un po’ stavano invadendo l’azzurro del cielo cominciano a buttare giù grondate di pioggia. Eravamo senza ombrelli, perché non ci aspettavamo sicuro che piovesse, tra l’altro è la prima giornata di pioggia che becchiamo da quando siamo arrivati qua. Fortunatamente, questo sembra essere il classico temporale estivo, cioè che butta giù tonnellate d’acqua in modo violento ma per poco tempo (si spera). Immediatamente cominciamo a correre come dei pazzi, fino a che non raggiungiamo il bar, rifugiandoci dentro. Eravamo bagnati fradici, ma per fortuna la Vulpix di Renamon, essendo un tipo fuoco, colle sue mani calde ci asciuga i vestiti nel giro di pochi minuti, e noi completiamo l’opera asciugandoci le parti del corpo lasciate scoperte. Qui Samanta e Renamon ci mettono un po’ di più, perché loro hanno la pelliccia, e quindi io e Jacopo diamo loro una mano.
«Cavolo, con tutti i momenti che aveva per mettersi a piovere, proprio adesso…» sbuffa Renamon, spazientita.
«Bè, meno male che non l’ha fatto mentre dormivamo stanotte! Stamattina non è che fosse stato tanto sereno» le rispondo io.
«Piuttosto pregate che domani tutto torni alla normalità, perché io mi sono palesemente rotta le palle di stare qui» fa Samanta.
«A chi lo dici» le dà corda mia cugina.
«Penso che un Dragonair ci farebbe comodo adesso» interviene Jacopo.
«Non so che Pokémon è, ma… perché?» fa Ylenia.
«Perché i Dragonair hanno il potere di controllare i fenomeni meteorologici» concludo io.
Alle sette e mezza ci sediamo al tavolo, affamati come sempre. Non appena terminata la cena, smette di piovere, ma come faremo? Il prato sarà tutto inzuppato d’acqua, non ci potremo certo dormire. Chiediamo informazioni a quelli del bar, e loro fortunatamente ci danno il permesso di stare a dormire lì dentro, nella zona relax. Giusto un giretto ancora, per noi che dobbiamo fumare, e poi tutti a nanna, sui quattro divani della zona relax ci disponiamo due per divano.
Già, spero davvero che domani non succeda nient’altro, perché io vorrei ripartire, le rovine mi sono piaciute, ma mi stanco se rimango troppo tempo in un posto dove non ci sono grosse fonti di intrattenimento. Non vedo l’ora di arrivare ad Azalina e vedere le Eeveelutions! Vabbè… buonanotte, ragazzi.
 
FINE

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Capitolo 15
*** Tappa nella regione di Sinnoh ***


Tappa nella regione di Sinnoh
 
stagione 1 episodio 13
 
 
Apro gli occhi. Non so che ora è, guardo attraverso la finestra e vedo che c’è il sole. Meno male. Poi mi salta in testa di controllare se non fosse capitato altro ai nostri poveri Pokémon (loro si saranno anche divertiti, ma noi un po’ meno!); Riolu è tornata alla sua forma normale, però bisogna vedere se parla o meno.
«Ehi, Riolu»
Riolu mi guarda e mi fa:
«Wah? Olu!»
È tornata a fare il suo verso! Cazzo finalmente è finita!
«Ragazzi, sveglia! La mia Riolu è tornata normale!»
Tutti, pian piano, si svegliano.
«Cosa c’è, Mirkho?» mi fa Lucia, alzandosi e sistemandosi i capelli.
Faccio notare a tutti che Riolu è tornata normale, e invito ognuno a controllare i propri Pokémon. Ho il piacere di osservare insieme al resto del gruppo che tutti i Pokémon sono finalmente ritornati normali.
«Perfetto! – esclamo battendo le mani – Facciamo colazione alla veloce e andiamocene da qui, prima che capiti altro! Non ce la faccio più a rimanere qui!»
«Sicuro. – mi fa Giulia – Rimanere ancora qua è fuori discussione. Dobbiamo arrivare ad Azalina, no?»
«Entro il tredici, perché vogliamo vedere le Eeveelutions» interviene Jacopo.
«Ragazzi, ce la faremo, oggi è solo il sei… in una settimana ci arriveremo!» ci tranquillizza Samanta.
Facciamo colazione in maniera abbastanza veloce, decisi a lasciare a tutti i costi le rovine. Al termine, ringraziamo dell’ospitalità, usciamo dal bar, riprendiamo le bici e usciamo dall’area prendendo la direzione per Azalina.
«Adios, Rovine d’Alfa… a mai più rivederci» commento, dando un’ultima occhiata indietro.
Per un po’ proseguiamo tranquilli, fino a quando non mi squilla l’InterPoké. Rispondo, dopo essermi fermato.
«Ciao Mirkho»
«Ash! Che bello risentirti! Come va?»
«Bene, tu? Dove siete diretti?»
«Azalina, per la seconda medaglia. Voi dove andate? Mi sembra di vedere che siete in un bosco»
«Stiamo andando a Coronopoli per assistere alle fasi finali del torneo di calcio-canestro»
Mi viene un sussulto. Il nome “Coronopoli” mi ha subito fatto pensare a Zoroark.
«Wow, sembra interessante»
«Ecco, ti ho chiamato per sapere se eravate interessati a raggiungerci a Coronopoli per il torneo… lo so che interromperebbe il vostro viaggio, ma ne vale la pena, c’è una volta ogni quattro anni, se venite saremmo felici, oltretutto potremmo anche conoscere meglio tutti voi. Ovviamente non siete costretti, ci mancherebbe altro»
«Ok, riferisco… gente, Ash, Brock e Lucinda ci invitano a Coronopoli a vedere il torneo mondiale di calcio-canestro, che ne dite? Avete voglia?»
«Uh, il calcio-canestro!! Il mio sport preferito! Cavolo io ci verrei volentieri!» fa Samanta, contenta.
«Il calcio-canestro del tredicesimo film? Certo che avrei voglia, vederlo dal vivo sarebbe il massimo» commenta Jacopo.
«Che sport sarebbe, scusate?» chiedono Lucia e Ylenia.
«Ah, vedrete, è uno sport fenomenale» rispondo.
«Non volevi andare ad Azalina dalle Eeveelutions?» interviene mia cugina.
«Tranquilla, non dovrebbe durare tanto, penso che ci staremo coi tempi» le faccio.
«Amici, se non ricordo male poco dopo le Rovine d’Alfa c’è l’aeroporto di Violapoli»
«Grazie, Ash… ehi ragazzi, mi dicono che poco qua avanti c’è l’aeroporto di Violapoli»
«E sia, allora! Vorrei vederlo anch’io questo calcio-canestro» fa Davide.
«Quindi? Andiamo?»
«Vabbè dai, per me è uguale» fa Lucia, seguita dall’annuire delle altre ragazze.
«Ok. Ash, vi raggiungiamo, voi aspettateci a Coronopoli!»
«Grande! Non vediamo l’ora di conoscere i tuoi amici di persona, vi aspettiamo, ciao!»
«Ciao, Ash, ci vediamo!»
Riattacco la chiamata, e mentre ricominciamo la pedalata, stavolta in direzione aeroporto, Ylenia mi fa:
«Dove si troverebbe questa città?»
«Nella regione di Sinnoh»
«Ed è lontana da qui?»
«Mmmhh… no, sta a sud di Johto, che io ricordi, l'ultima volta che ho visto un'atlante...»
«Ah, non era a est?»
«A est, attaccata a Johto, c’è la regione di Kanto, regione natale di Ash. Sinnoh rispetto a qui, sta più a sud, come ho appena detto, in mezzo ci sta Hoenn... e un numero di isolette tale da non riuscire a contarle...»
«Capito… va bene, grazie»
Dopo meno di dieci minuti di pedalata, ci ritroviamo accanto un’immensa struttura da dietro la quale vediamo decollare aerei e dirigibili (evidentemente qua li usano ancora).
«Ok, ma… le bici? Non è che andiamo là e torniamo qua… andiamo là e poi andiamo diretti ad Azalina! Come facciamo?» fa Giulia, allargando le braccia.
«Calma, calma, adesso sentiamo, una cosa per volta» rispondo.
Nella zona dei parcheggi delle macchine troviamo un addetto dell’aeroporto. Quando mia cugina gli chiede la questione delle bici, questa è la sua risposta:
«Dentro c’è il banco spedizioni, andate là, compilate i moduli e lasciate le bici. Ve le etichettano e al resto ci pensano loro»
Ringraziamo ed entriamo. Trovato il banco spedizioni, diciamo che siamo diretti a Coronopoli, ci danno un modulo dove elenchiamo nominativi e destinazione e, infine, ci prendono le bici.
«Le ritroverete entro poco tempo al Centro Pokémon del Corso Centrale di Coronopoli» ci fa un commesso.
Poi ci dirigiamo alle biglietterie. Oggi non c’è tantissima gente; certo, non è che sono quattro gatti, ma non sono nemmeno tanti.
Arrivato il nostro turno, con lo sconto comitiva paghiamo 75 ₱ a biglietto. Andiamo a guardare gli orari: il nostro aereo parte tra un’ora. Ci andiamo a sistemare nella zona d’attesa e, mentre Samanta, Giulia e Ylenia vanno al bar a mangiare qualcosa, io mi metto, dalla vetrata, a fotografare il piazzale cogli aerei e i dirigibili parcheggiati, forte della mia passione del settore (inferiore rispetto a quella che ho per i Pokémon, ma pur sempre presente).
Arrivata la chiamata per il nostro volo, ci dirigiamo zaini in spalla al gate, dopo il controllo del biglietto ci imbarchiamo e ci sediamo. Non ho la più pallida idea di che aereo si tratti, perché qui ovviamente non hanno i nostri. I sedili all’interno sono sistemati su due colonne, a tre sedili per ogni fila di ogni colonna. Stiamo tutti vicini: io, Renamon e mia cugina, davanti a noi Davide, Lucia e Ylenia, dietro di noi Jacopo e Samanta, seduta come me vicino al finestrino. Finita l’operazione d’imbarco, una hostess annuncia che la durata del volo sarà di circa un’ora e mezza, dopodiché chiede di allacciare le cinture. Subito dopo l’aereo comincia a muoversi, si posiziona sulla pista e immediatamente dopo siamo in volo. Quanto mi piace volare! E infine… comincio a schiacciare un pisolino.
«Ehi tesoro» Renamon mi dà un paio di gomitate.
«Mh? Aaahh… che c’è?» le rispondo stiracchiandomi.
«Hanno appena detto che manca un quarto d’ora neanche all’atterraggio»
«Già. – interviene Jacopo – Guarda fuori! Siamo nella regione di Sinnoh!»
Do un’occhiata al finestrino assieme a Renamon, e mi ritrovo un panorama stupendo.
«Ehi Mirkho! Perché non ci spieghi cos’è 'sto calcio-canestro?» mi chiede Lucia.
«Certamente. Allora, è uno sport tra i più seguiti in questo mondo, a quanto mi sembra di aver capito, assieme al calcio tradizionale. Insomma, l’unica differenza è che nel calcio-canestro giocano solo Pokémon»
«Antropomorfi?» mi fa l’Yle.
«No no, qui solo “normali”. Si gioca su un campo di forma prettamente ovoidale, concavo, le due squadre sono formate da tre Pokémon ciascuna (solitamente composte dall’intero trio evolutivo di un determinato Pokémon), e l’obiettivo è far finire la palla in una rete piramidale sospesa in aria. Chi segna, fa punto. La palla, poi, ha una forma un pochino strana, più o meno un ovale con una specie di superficie piatta che parte da… come dire… dall’equatore (non mi viene un altro termine), poi se là troviamo una palla simile vi spiego meglio, adesso mi riesce un po’ difficile»
«Sembra interessante… vabbè, non sono tanto una patita di sport, ma scoprire qualcosa di nuovo fa sempre bene» commenta Lucia.
«Quando vedremo una partita, poi, capirete ancora meglio»
Poco dopo, l’hostess fa sapere di riallacciare le cinture, perché si sta per atterrare. Che emozione, stiamo per arrivare sul set del 13° film!
«Ragazzi, guardate, atterreremo sull’acqua!»
Ah già, è vero che questo aereo può anche diventare idrovolante!
Quando atterriamo, scendiamo tutti contenti. Caccio un paio di respiri profondi, anche qui si respira una bell’arietta. Subito ci mettiamo a fare foto al mare e anche tra di noi.
«Ragazzi, la gente è quasi andata via tutta… cosa ci facciamo ancora qui?» fa mia cugina.
«Mamma mia, hai fretta?»
Stavo per incamminarmi quando mi raggiunge Jacopo:
«Ehi, guarda quell’aereo lì… non ti è familiare?»
Mi indica un altro idrovolante ad ala alta e con sei motori a elica.
«Hai ragione… solo che adesso non mi viene in mente niente…»
Jacopo afferra il suo tablet, dopo qualche secondo mi tira la maglia e mi fa:
«Guarda qui! Questo è il film di Zoroark, e qui c’è Kodai che scende dal suo aereo!»
«E allora? Lascia che scenda, gli saranno anche venute le emorroidi a star seduto»
«Ma no! Guarda questo aereo, e ora guarda quello!»
Non ci credo…
«Cazzo ma è quello di Kodai! Hai ragione!»
«Ragazzi ma che fate? Muovetevi!»
«Aspetta un secondo Ylenia!» le fa Jacopo.
«Se è qui… non è per caso che tutto ciò che è raccontato nel film qui deve ancora accadere? Dopotutto, se non erro, Ash è appena arrivato, no?»
«Sono d’accordo… quindi pensi che… che Zoroark sia là dentro?»
«La mia è solo una supposizione, ma… penso di sì, Jaco. Io mi intrufolerei a controllare»
«Ok, vai a dare un’occhiata, ma stai attento»
Mentre mi avvio verso l’aereo di Kodai, che sta alla nostra destra con noi rivolti verso la terraferma, le ragazze mi fanno:
«Mirkho dove vai? Non è il nostro aereo! Vieni qua!»
«Shhh dopo vi spiego tutto, lasciatemi fare adesso. Jaco, stammi un po’ dietro»
Quella che credo sia la zona merci è aperta, per fortuna. Percorro la pedana che collega l’aereo alla banchina e, una volta entrato, ho una sorpresa.
«Lo sapevo!» esclamo.
Difatti, in fondo alla zona merci, alla mia destra, stava un gabbione grosso con dentro nientemeno che Zoroark! Il Pokémon Mutevolpe, sentendomi parlare, prima mi fissa per un po’, poi comincia a guardarsi ripetitivamente in giro. Dopo che anche Jacopo lo vede, gli dico:
«Sta’ qua, ci penso io. Faccio alla svelta, che se Kodai fosse qui e ci becchi, siamo fottuti. Oltremodo potrebbe anche aver previsto il nostro arrivo, giacché è in grado di vedere nel futuro»
«Ok, vai»
Man mano che mi avvicino, Zoroark assume sempre più un’espressione facciale terrorizzata. Immagino, con tutto quello che può avergli fatto Kodai. Arrivato davanti alla gabbia, alta sì e no poco più di due metri, tiro fuori Riolu.
«Adesso ti tiriamo fuori. Non preoccuparti, di noi ti puoi fidare»
Tocco la gabbia, ma mi prende una violenta scossa elettrica.
«Ah, mannaggia la maremma. – commento tirando via subito la mano – Ormai dovrei essere abituato alle scosse… tredici anni fa in pratica mi sono fatto un elettroshock…»
Mi riferisco a quando, da piccolo, ho inserito una spina col cavo tagliato nella presa, beccandomi una sonora scarica da duecentoventi Volt, me la ricordo ancora adesso.
Vicino alla gabbia noto quello che sembra essere un generatore elettrico. Perfetto.
«Riolu, Forzasfera su quel generatore»
Detto fatto.
Mi riavvicino alla gabbia.
«Ciao Zoroark. Non sai quanto mi fa piacere vederti, sei uno dei miei Pokémon preferiti»
Zoroark continua a fissarmi. Allungo una mano dentro la gabbia, ma il Pokémon si allontana di scatto.
«È tutto a posto, sono qui per aiutarti. Dai, fatti accarezzare, fidati»
Riolu poi fa il suo verso, probabilmente tentando di convincerlo della sincerità delle mie parole. Dopo un po’, lentamente allunga un braccio. Due carezze sulla mano, poi si avvicina anche col resto del corpo. Prendo a massaggiarlo sulle guance e sotto la bocca.
«… arrrkk…» fa, chiudendo gli occhi.
Evidentemente adora essere accarezzato lì sotto.
«Bene. – commento, tirando indietro il braccio – Riolu, è il momento di tirarlo fuori. Usa Codacciaio sulla gabbia»
Riolu parte con dei Codacciaio a raffica finché, demolita qualche sbarra, non si crea un buco sufficiente per passare. E finalmente Zoroark è libero.
«Grande, ce l’abbiamo fatta! Stai bene, Zoroark?»
Il Pokémon prima mi mostra una sorta di pollice su, poi azzarda un abbraccio.
«Va bene, dai, usciamo di qui»
Sento subito una voce da dietro:
«Mirkho»
Zoroark si spaventa un attimo. Mi giro e vedo Jacopo affacciarsi dentro.
«Tutto ok, è un mio amico. – faccio a Zoroark – Cosa vuoi Jaco?»
«Ho le ragazze col fiato sul collo, datti una mossa»
«Di' loro di non rompere i coglioni, ho quasi fatto»
Mentre accompagno Zoroark all’uscita, lo tranquillizzo ulteriormente.
«Con noi sei al sicuro. Qui fuori ci sono i miei amici, tutta gente brava, fidati»
Prima di uscire, però troviamo una donna che conosco: è Rowena, la segretaria (sotto copertura) di Kodai.
«Dai, su, andate, svelti!» ci fa, accompagnandosi con un gesto delle mani.
Quando usciamo, il resto del gruppo attornia Zoroark.
«Ragazzi fate piano! Piano! Allora, ecco Zoroark. Tranquilli, è buono. Allora, loro sono mia cugina Giulia, Ylenia, Samanta, Lucia, Davide, Jacopo, io mi chiamo Mirkho e lei è la mia fidanzata, Renamon»
Zoroark alza il braccio come per salutare, e sorride. Ora è più tranquillo.
«Ok, ora faresti meglio a cambiare aspetto con un’illusione, così se Kodai ci becca non corriamo rischi»
«Guarda che dovrebbe avere uno scaccia-illusioni» fa Jacopo.
«Ah già… vabbè, tu cambia aspetto lo stesso, se Kodai ci becca lo sconfiggeremo senza problemi»
Zoroark, prontamente, si trasforma in una bella signora bionda.
«Wow!»
«Davide, tieniti buoni quei quattro dadini di testosterone che ti ritrovi, non è il momento» gli faccio.
Neanche in tempo a metterci a camminare che mi risquilla l’InterPoké.
«Mirkho, scusami se ti chiamo ancora, ma è importante!»
«Dimmi Ash, che succede?»
«Ascolta… siete atterrati?»
«Sì, più o meno mezz’ora fa»
«Perfetto. Allora, vado dritto al punto. Nella foresta ho incrociato un Pokémon che non ho mai visto prima e che parla»
«Fammelo vedere… è lì con te?»
«Certo, eccolo qui»
Come supponevo, mi inquadra Zorua.
«Ma quello…»
«Lo conosci?»
«Sì, quello è uno Zorua»
«Uno Zorua, hai detto? Ok. Comunque, mi ha appena detto che la sua “mama” è stata rapita da alcuni cattivi, e che solo lui è riuscito a fuggire. Noi gli abbiamo promesso il nostro aiuto, che ne dici se ci date una mano anche voi?»
Intanto cominciamo a incamminarci.
«Non serve, già fatto! L’abbiamo già recuperata» gli rispondo con un sorriso.
«Ah sì? Che velocità, ragazzi, mi sorprendete… vabbè dai, raccontatemi tutto quando ci incontriamo»
«Certamente, ci vediamo allora»
Quando però, dopo qualche minuto, cerchiamo di entrare nel centro storico, dove si trova il Centro Pokémon, troviamo l’agente Jenny che ci ferma:
«Ragazzi, l’accesso al centro storico di Coronopoli è vietato. Un Pokémon pericoloso sta seminando distruzione, in questo momento si sta cercando di catturarlo»
Già, peccato che è qui con noi, camuffato! Dopo che dico a Zoroark di star buono un attimo, arrivo a pensare che Kodai dovrebbe averlo già liberato e poi ricatturato, prima che lo liberassimo noi.
«Ehi, Mirkho!!!»
Mi giro e con grande felicità trovo Ash, Brock e Lucinda.
«Ciao ragazzi! Come state?»
«Benissimo, tu?»
Dopo che ci abbracciamo tutti, presento loro i miei amici.
«Piacere di conoscervi, amici» fa Ash, rivolto al gruppo.
«Piacere nostro» fanno tutti, stringendo la mano ai tre.
Sento un’altra voce, dietro di loro.
«Ehi! Ma perché siete corsi via così all’improvviso? Potevate avvertirmi che avevate visto qualcosa!»
«Scusaci, Karl, ho visto dei miei amici e non ho resistito… ragazzi, questo è Karl e fa il giornalista. Ci siamo intrattenuti un po’ a parlare con lui»
«Piacere» fa lui.
«Devi sapere che loro vengono dal mondo reale!»
«Sul serio?? Fenomenale!»
«Stiamo cercando di entrare nel centro storico, ma è tutto chiuso!» fa mia cugina.
«Non c’è problema. – risponde Karl – Come ho già detto a loro prima che scappassero, conosco una scorciatoia per il centro. Seguitemi»
Tutti eccitati, cominciamo a seguirlo tra la folla. Un momento! Ma Zorua dov’è? Nel film Ash gira con due Pikachu sulle spalle, ma qui ne ha solo uno, che è quello suo!
«Ash, – gli sussurro – dov’è Zorua?»
«Nel mio zaino, ho preferito far così, perché ho paura che si crei casino»
«Ah, ok. Te l’ho chiesto perché Zoroark, la sua “mama” nonché evoluzione, è qui con noi adesso!»
«Cosa? Bene! Affrettiamoci verso il centro città, allora! Lì saremo più tranquilli!»
In una via nascosta, apriamo un passaggio sotterraneo e, grazie al Flash di Bronzor, proseguiamo per un po’, accanto al condotto fognario della città. Qualche minuto dopo, tramite delle scale, saliamo, Bronzor con Psichico apre il tombino e ci ritroviamo nel luogo dove si svolge la maggior parte del film, quel viale alberato, con in mezzo la statua di Celebi, dove dovrebbero abitare i nonni di Karl.
«Che bel posto» commento, e gli altri mi danno ragione.
«Là c’è la statua di Celebi, magnifica» fa Jacopo.
Karl la osserva un po’, poi fa:
«Ehi… è ancora in piedi! Kodai nel telegiornale ha mandato un video nel quale la si vedeva venir distrutta dai tre leggendari Entei, Raikou e Suicune… come la fermata del tram laggiù… strano»
«Si vede che Kodai è bravo a usare Photoshop» fa Ylenia.
«Con Photoshop ci modifichi le foto, non i video!» la corregge mia cugina.
«E allora avrà usato Nero, cosa vuoi che ti dica…» controbatte.
«Ad ogni modo, – commento io – non saprei dire nulla, non ho ancora visto uno straccio di telegiornale»
«Meglio. – mi risponde Karl – Quelli di Kodai sono assurdi in tutto e per tutto. Forza, ho paura che Kodai stia girando per il centro storico controllando che sia stato evacuato, in modo che lui possa cercare l’onda temporale in tutta tranquillità. Venite con me»
Ah ecco, mi ero completamente dimenticato dell’onda temporale, eh eh.
Arriviamo davanti ad una casa con dei tavolini fuori, e una signora anziana che spazza per terra.
«Ciao, nonna»
Lei guarda Karl e risponde:
«Karl, quanto tempo! Ciao!»
«Questi sono miei amici, ma… perché non ve ne siete andati?»
«Salve, ragazzi… eh Karl, tesoro, noi non vogliamo lasciare Coronopoli, tutto qui, potesse capitare qualunque cosa»
«Va bene. Tangrowth e Mightyena stanno bene?»
«Stanno benissimo. – poi si rivolge a noi – Ragazzi, entrate pure, così vi riposate»
«Oh la ringrazio, siamo partiti stamattina dalle Rovine d’Alfa a Johto dove è successo un casino boia» commento sbuffando.
«Cos’è successo? Dai, raccontateci» fa Ash.
«Tutto è successo per colpa degli Unown» comincia Renamon.
«Cosa? Gli Unown? Anche voi?»
«Come “anche noi”?» gli rispondo io, sbalordito.
«Abbiamo avuto a che fare anche noi cogli Unown, qualche anno fa. Sì, Lucinda non c’era, ma Brock sì, e può confermare. Questi Unown hanno reso umanoide il mio Pikachu»
Io lo guardo stranito, mentre Pikachu fa il suo verso. Dopo che mi chiede cos’è successo a noi, noi raccontiamo tutto.
«Tutto ciò è pazzesco, – fa Brock – è incredibile come quei Pokémon abbiano poteri del genere»
«Ah, non dirlo a me, appena è finito tutto siamo letteralmente fuggiti, non ne potevamo più»
«Poi per fortuna è finito tutto» ci fa Lucinda, incuriosita.
«Eh bè, meno male… ho anche delle foto, dopo ve le faccio vedere, ora… ecco, fa un caldo della madonna, tira fuori Zorua dallo zaino, ammesso che sia ancora vivo, chissà da quante ore è chiuso lì dentro»
«Giusto, andiamo là. Comunque l’ho messo nello zaino non appena entrati in città, e ho lasciato aperta la cerniera»
Io, Ash e Zoroark ancora camuffata usciamo nel cortiletto interno.
«Ash, ti presento Zoroark. Puoi tornare al tuo aspetto normale»
Quando Zoroark mostra il suo vero aspetto, Ash si stupisce. Poi gli apro lo zaino e tiro fuori Zorua.
«Ecco, vai dalla mammina»
Zorua scatta subito verso la sua “mama”, molto felice.
«Mamaaaaaaaaaaa!! – fa Zorua, colle lacrime agli occhi – Ho avuto tanta paura! Meno male che stai bene!»
I due si abbracciano per qualche secondo, poi Zorua, dalla spalla di Zoroark, mi guarda e fa:
«Ciao, tu chi sei?»
Interviene Ash:
«Lui è Mirkho. Ha salvato la tua mama insieme ai suoi amici»
«Davvero? Hai salvato mama?»
«Io l’ho liberata, poi insieme ai miei amici l’ho aiutata a venire qui in città. Quando ti ha trovato, Ash mi ha chiamato, e ci siamo messi d’accordo per farvi riunire»
Zorua mi salta improvvisamente in braccio e mi urla:
«Grazie Mirkho, grazie, ci hai salvati da Kodai!»
«Figurati, è stato un piacere. Solo che ho paura che sia ancora qui in città»
Zoroark fa due o tre volte il suo verso.
«Mama ha confermato quello che hai detto, Mirkho. Kodai è ancora qui in città che controlla se è totalmente evacuata, e dobbiamo stare attenti»
Proprio in quel momento arriva la mia ragazza.
«Zorua, questa è la mia ragazza, si chiama Renamon»
«E tu che Pokémon sei? Non ho mai visto la tua specie»
«Ehm… eh eh, non è un Pokémon, Zorua. Loro due, come gli altri loro amici, vengono da un altro mondo» risponde Ash.
«Da un altro… mondo? Venite da un altro pianeta? Siete degli alieni?»
Metto le mani avanti e rispondo:
«No no… più che “pianeta”, sarebbe corretto dire che si tratta di un mondo parallelo… ma se non capisci è normale, è difficile da capire anche per me»
«Wow, interessante»
Zoroark si avvicina a me e Renamon guardandoci negli occhi.
«C-Che vuoi fare? Non vorrai mica…?» fa la mia ragazza, leggermente terrorizzata.
«Tranquilli, mama è buona»
Abbraccia forte me, e dopo che ho ricambiato fa lo stesso con Renamon. Poi annuisce e ci mostra quello che per noi sarebbe un pollice alzato.
«Ah ah bè… dai, andiamo dentro, così finisci di abbracciarti anche gli altri, dopotutto ti riesce troppo bene»
Entriamo dentro e i nonni di Karl sorridono ai due Pokémon. Reazione che non mi aspettavo.
«Avrei pensato vi spaventaste…» commento.
«Tranquillo, Karl ci ha appena detto tutto. Il cattivo è Kodai, non loro due»
«Allora, Karl, – comincia Ash – ci puoi spiegare esattamente come stanno le cose?»
«Certamente. Intanto, comincio col dire che Kodai è in grado di prevedere il futuro»
«Cosa?!» fanno le ragazze del gruppo. Jacopo, fingendo di non saperlo, commenta:
«Wow… bè, quando passerà di qua gli chiederò la prossima combinazione del Totocalcio»
Zoroark si mette a ridere.
«Eccolo, è arrivato…» controbatte Ylenia.
«Non so di cosa stiate parlando, ma vado avanti. Dicevo… ha acquisito questo potere circa vent'anni fa quando, dopo vari studi e ricerche, riuscì a localizzare e a prendere possesso del potere dell’onda temporale, un passaggio usato da Celebi per attraversare il tempo. Da allora può prevedere il futuro. Solo che… quando è andato a interferire con l’onda temporale, ha causato un improvviso appassimento e conseguente sparizione di tutta la vegetazione della città»
«Tutta? Così rapidamente?» chiede mia cugina.
«Sì. Come vedete, adesso è a posto, ma c’è voluto tantissimo tempo per riportarla come la vedete ora, non è stato semplice»
«E quindi, a quanto mi sembra di aver intuito, si sta verificando di nuovo?» interviene Lucia.
«Esattamente»
«E cosa c’entrano con tutto questo Zorua e Zoroark?»
«Come, Davide, non l’hai capito? Se ne è servito per allontanare gli abitanti della città, prima ha preso in ostaggio Zorua e poi ha costretto Zoroark a fare quel che voleva Kodai» fa Jacopo.
«Già… poverini» commento guardando i due che si erano messi a giocare con Riolu ed Eevee.
«Ragazzi, ad ogni modo dobbiamo fermarlo. Probabilmente non ci metterà molto a trovarci, dobbiamo rimanere pronti, perché con quello non si scherza. Siete con me?»
«Assolutamente sì» rispondiamo tutti all’unisono.
«Grazie mille. È ora di salvare Coronopoli» fa Karl stringendo il pugno.
Poco dopo, tutti usciamo nel giardinetto interno, facciamo uscire i nostri Pokémon e Zorua si mette a giocare con loro, sotto l’attenta sorveglianza di Zoroark.
«Come mai li osservi così? Non ti fidi?» chiedo a Zoroark avvicinandomi accanto.
«Ark… ark… zorrr»
«Ah, è per sicurezza, ho capito. Comunque, dev’essere stato molto duro per voi venir “presi” così all’improvviso da Kodai»
Zoroark annuisce e guarda verso il basso.
«Purtroppo non c’è solo Kodai che è pericoloso… guarda il Team Rocket, magari non li conosci, comunque non so quanti anni sono che tentano di fregare i Pokémon ad Ash, soprattutto Pikachu. Anche noi abbiamo avuto a che farne, due volte. La prima li abbiamo battuti sonoramente, ma la seconda ci hanno preso alla sprovvista, se non fosse stato per Keldeo non so se saremmo qui»
Il Pokémon Mutevolpe si volta di scatto e, con una faccia stupita, mi fa:
«Ark?!»
«Che c’è? È perché ho nominato Keldeo?»
Visto che sia Zoroark sia Keldeo sono di Unima, ho pensato che si fosse stupita per quello, dopotutto, è rarissimo trovare Pokémon di Unima a Johto. Puntualmente, annuisce.
«Sì, abbiamo incontrato Keldeo. – rispondo, mentre osservo mia cugina, Ylenia e Lucia che parlano con Ash e i suoi amici – Come ho già detto, ci ha parato il culo, e per un po’ ha viaggiato con noi. Che Pokémon simpatico e divertente… insomma era un mio collega nel fare cazzate di ogni ordine, eh eh… abbiamo innaffiato mia cugina, attaccato la musica a palla, fatto a gara di chi mangia più velocemente la pizza… altroché se ci siamo divertiti! Guarda, sul telefono ho alcune foto»
Le faccio vedere le foto che abbiam fatto con Keldeo. Attacca a ridere quando vede la foto di mia cugina che sclera dopo essere stata innaffiata dall’Idropompa di Keldeo.
«Ecco, anche io e lui ci siamo spanciati dalle risate in quel momento… io adoro vedere mia cugina che c’ha le crisi isteriche, per questo mi diverto a farla incazzare come una bestia!»
Poi le lascio il mio telefono e mi metto a far foto ai nostri amici che si divertono… solo che fa un caldo assurdo, non so come fanno ad avere una tale vitalità! Mi sa che sono pelandrone io, anche troppo… bè, viaggiando senza sosta ho smesso di esserlo.
Guardo in alto, non c’è una nuvola in cielo. Io in estate non penso ad altro che a sperare in una nuvola che copra per un po’ il sole, peccato che questo mio desiderio non sia mai esaudito, essendo quindi costretto a cercare una zona d’ombra. Vengo distratto prima da Zorua, che mi sale sulle spalle, scende davanti a me e poi sale Riolu, e infine Jolteon che mi stende per terra, come in occasione della prima volta che ci siamo visti. Ash, porgendomi la mano, mi fa:
«Vedo che il tuo Jolteon non ha perso l’abitudine eh?»
«Già, a quanto sembra. – mi rialzo, poi mi volto verso i Pokémon – Sentite ragazzi, nessuno vi vieta di rincorrervi come dei rincoglioniti, senza offesa, ma io non sono un muro da scalare! E nemmeno gli altri! Nella tasca dietro ho il portafoglio coi prese… ehm… coi soldi, se mi finiscono per terra le monete è un casino, ok? Grazie, tesori»
I Pokémon si rimettono a giocare, e io torno da Zoroark per farmi dare il telefono perché volevo inviare un messaggio a Silvia, sperando che non sia finita sotto un treno.
«Zoroark, scusami, mi serve il telefono che devo mandare un messaggio a una mia amica… che stai facendo?»
Aveva il mio telefono all’orecchio. Non starà mica chiamando qualcuno spero!
«Ah, ascoltavi la musica… il tema di Lavandonia? Sta’ attenta che ti rincoglionisci con ‘sta musica qua… piuttosto ti consiglierei di sentirti la musica russa che c’è in fondo all’elenco, quella è tanta roba»
Riprendo il telefono e scrivo: “Silvia, sei morta? Ho bisogno per finire di organizzare la cena, rispondi”, successivamente tengo il telefono in mano per venti minuti ma non c’è risposta.
Provo a chiamarla, ma si sente la vocina che dice che il telefono è spento o non raggiungibile.
«Giulia, chiama la Sciarelli, la Silvia è sparita dalla circolazione»
«In che senso?»
«Sono tre o quattro giorni che provo a chiamarla e mandarle sms, ma non risponde mai!»
«Sarà andata in vacanza, lo sai che quando va via stacca quasi sempre il telefono»
«Non è andata in vacanza, me lo avrebbe detto come lo avrebbe detto a te e a tutti noi. L’ultima volta che le ho parlato eravamo arrivati alle Rovine d’Alfa, ha telefonato dicendo che si era ritrovata in un posto strano e dopo un po’ ha gridato, poi più nulla»
«Scusate se intervengo, – ci fa Ash, venendoci incontro – non è che potrebbe essere stata portata qui in questo mondo? La mia è solo una supposizione, ma pensando al fatto che anche tu ti sei ritrovato qui all’improvviso…»
«E anche io, solo che avevano sbagliato mondo ed ero finita da lui, ma la dinamica è identica» lo interrompe la mia ragazza.
«Ecco, questo sta a confermare quello che penso! Potrebbe essere che anche a lei sia capitato»
«Uh… potresti avere ragione, ma… se quelli che sono arrivati qui sono tutti dei fanatici di Pokémon, com’è possibile? La Silvia non l’ho mai, dico mai vista seguire i Pokémon»
«Ti sbagli, Mirkho. Da piccola li guardava ogni tanto, e bene o male mi è sembrato di capire che le piacessero. Poi vabbè, crescendo si è messa a pensare ad altro, però...»
«“Però” cosa, Giulia?»
«Non lo so, l’esperto dovresti essere tu, non io»
«Guarda che è un casino anche per me… anzi, pregherei Dialga e Palkia di darmi qualche spiegazione in più, che non mi farebbe male… ma ad ogni modo, per ora escludiamo questa ipotesi fino a nuovi sviluppi, ok? Non sto dicendo che dobbiamo escluderla a priori, vorrei solo avere qualche “informazione” in più. Comunque, grazie per l’aiuto Ash»
«Figurati» mi fa, sorridendo.
Pochi minuti dopo, arrivano i nonni di Karl.
«Ragazzi, stiamo preparando il pranzo, mangiate qui da noi?»
«Volentieri» rispondiamo tutti insieme.
Io, come gli altri, recupero i miei Pokémon ed entriamo dentro.
«Il tavolo è fuori sulla strada, dall’altra uscita» fa la signora.
In effetti ho una fame… e penso di non essere l’unico, conoscendo Ash… e poi c’è anche Brock che cucina coi nonni di Karl, quindi… tanto di guadagnato! Ancora poco e finalmente mi riempirò a dovere!
 
 
FINE

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Capitolo 16
*** Lotta contro Kodai ***


Lotta contro Kodai
 
stagione 1 episodio 14
 
 
Qui si mangia davvero benissimo, non c’è che dire, i nonni di Karl sono dei cuochi provetti! Le cibarie sono piaciute anche a Zorua e Zoroark, che hanno fatto addirittura il bis. Già, sono dei pozzi senza fondo esattamente come me e Jacopo.
Al termine del pranzo, mentre tutti tornano a giocare, io esco sulla strada a fumare con Renamon. Mentre parlottavamo, vediamo passarci davanti un paio di aeroplanini con attaccato qualcosa che sembra essere una telecamera.
«Non ci voleva…» commento mettendomi le mani nei capelli.
«Perché?»
«Quelli sono di Kodai… mi sa che ci ha beccati»
«È meglio se avvertiamo gli altri, allora»
Avendo ormai finito di fumare, le buttiamo nei posaceneri e corriamo immediatamente nel cortiletto interno.
«Ehi, ragazzi!!» urlo.
«Mirkho, c’è qualche problema?» mi chiede Ash.
«Altroché! Mentre eravamo fuori, ci sono passate davanti due telecamere di Kodai, credo che ci abbia trovati!»
«Oh no! Tutti dentro, forza!» fa Karl al gruppo.
Zoroark si prende in braccio Zorua e corre dentro con noi. Il Pokémon Malavolpe, poi, si divincola e comincia a girare per la casa. Io, Jacopo, Renamon, Ash e Karl sbirciamo fuori dalla porta per controllare.
«Dove sono passate?» chiede Karl.
Gli risponde la mia ragazza:
«Ci sono passate davanti in questa direzione»
«Non si sono fermate qui davanti?»
«No, ma pensiamo che se Kodai le ha mandate a perlustrare questa zona precisa, allora sa che siamo qui»
«Bene, prepariamoci, allora, sarà dura. Io Kodai lo conosco bene, sono anni che indago su di lui»
Neanche il tempo di continuare a parlare che vediamo Zorua camminare lungo la strada. Zoroark, che nel frattempo era venuta da noi, non appena Karl si scansa un attimo per rispondere al cellulare, piomba in mezzo alla strada.
«Ma da dove è uscito Zorua? Non era rientrato con noi?» mi chiedo.
Giro la testa, e con incredulità noto che Zorua è dentro che rovista in cucina. L’altro Zorua era stato fatto rientrare da Samanta nella Pokéball, quindi… oh cielo, no! Scanso via tutti e corro dietro a Zoroark.
«No, Zoroark, è un ologramma! Il vero Zorua è dentro!»
Come sospettavo, il finto Zorua sparisce, e sopra Zoroark compare un blocco di metallo da cui escono dei tubi metallici e un raggio che, dandole la scossa, la immobilizza. Proprio in quel momento la raggiungo e la spingo via violentemente. Mi sono beccato la scossa anch’io, mi è rimasta una scarpa dentro la gabbia, ma è un problema minore e ne è valsa la pena.
«Uff… visto? Era una trappola»
Ci rialziamo.
«Stai bene?»
Zoroark annuisce e mi abbraccia, credo per ringraziarmi. Vabbè, è la sua specialità l’abbraccio, e a me non dispiace. Con tutte le volte che di sicuro abbraccia Zorua… sì, penso sia il suo istinto di mamma.
Renamon e Samanta la riaccompagnano dentro, proprio mentre da una via laterale spunta Kodai, sul suo baracchino volante e accompagnato dai suoi Mismagius e Shuppet.
«Eccoti, finalmente» fa Karl.
«Non è stato tanto furbo da parte vostra nascondervi nel centro storico, – attacca lui – ma qualunque altro posto avreste scelto, l’avrei saputo! Io so vedere nel futuro!»
«Non la passerai liscia, Kodai! Lascia in pace questa città!» gli urla Ash.
«Ok Jaco, non volevi chiedergli la combinazione del Totocalcio?»
«Oh Mirkho anche tu? Non è il momento di scherzare!» mi fa Ylenia.
Kodai guarda inorridito me e i miei amici del mondo reale e ci fa:
«E… e voi chi siete?? Non vi ho visti nelle mie visioni! Non è possibile!»
Io gli ridacchio in faccia:
«Ah ah… e perché? Sono proprio curioso di saperlo!»
«Questo è il motivo per cui sono qui! Il mio potere visionario sta sparendo, e mi serve l’onda temporale! Più passa il tempo, più ho visioni ridotte, e non posso accettarlo! Non mi fermerete!»
«Non ti permetteremo mai di toccare né l’onda temporale né Zorua e Zoroark!» interviene Lucinda.
«Ma chi se ne frega di quelle due bestiacce, non mi servono più! Per me possono anche buttarsi giù da un ponte!»
«Eh no! Non permetto simili insulti contro dei Pokémon che tra l’altro hai sfruttato contro la loro volontà! Adesso te la faremo pagare!» urlo.
Tiro fuori Riolu, Mareep e Jolteon. Gli altri mi seguono a ruota, tirando fuori ognuno i suoi Pokémon.
«Pensate di farmi paura? State a guardare»
Schiocca le dita, e dal fiume compare il suo aiutante, seguito da uno sciame di Ninjask e tre Scizor in auto con lui.
«Ecco, adesso mi sa che sono un po’ troppini…» sussurro.
«Oh, adesso basta! – la mia ragazza piomba davanti a tutti all’improvviso – Cyndaquil, Lanciafiamme!»
Cyndaquil dirige la mira del suo attacco contro gli Scizor, ma questi saltano in alto.
«Ora, Mirkho!» mi fa.
«Eh? Cos… ah, ho capito! Sì, Riolu, Forzasfera!»
Questo è un attacco che va sempre a segno, quindi…
«Perfetto! Ragazzi datemi una mano coi Ninjask!»
Mentre il Piplup di Lucinda e il Pikachu di Ash sferrano rispettivamente un Bollaraggio e un Fulmine, io chiedo a Riolu di usare Codacciaio su Shuppet. Ma mentre esegue la mossa, viene bloccata da Psichico di Mismagius. Prima che potessi fare qualcosa, un Fulmine colpisce il Pokémon di Kodai, liberando Riolu.
«Ehi, grazie Jolteon!» rispondo voltandomi.
«Jal!»
Kodai sbatte un pugno sul suo baracchino e urla:
«Non vi permetterò di intralciarmi! Shuppet, Palla Ombra!»
Stavo per dire a Riolu di contrastarlo con una Forzasfera, quando mi accorgo che la mossa… stava mirando a me! M’inginocchio e mi copro, ma non sento arrivare niente. Alzo la testa e davanti a me, non credo ai miei occhi, vedo Riolu che mi ha “circondato” con una sfera verde.
«R-Riolu…? Stai usando… Protezione?!»
Riolu gira la testa verso di me e fa il suo verso.
«Non ci credo… grazie mille! Mareep, Ondashock!»
La mia pecorella fa partire un’ondata elettrica che prima manda in tilt il baracchino volante di Kodai, poi paralizza un terzo dei Ninjask.
Guardo alla mia sinistra, e tutti stanno “lavorando”: il Totodile di mia cugina ci da dentro con Pistolacqua, il Vulpix di Renamon sta facendo tutti alla griglia con Braciere, il Deerling di Samanta usa Energipalla, il Pidgey di Jacopo usava Acrobazia, Davide e il suo Pichu con Tuonoshock, e l’Elekid di Lucia, che ad essere onesto non ho mai visto combattere, se la sta cavando bene con Graffio. Intanto anche l’Eevee di Ylenia aveva imparato una nuova mossa: Palla Ombra, la stessa che poco fa mi ha fatto vedere i Rattata verdi. Che lavoro di squadra, ragazzi!
«Sudowoodo, Martelpugno su Mismagius!» fa Brock.
«Bene, Riolu, è ora di chiudere la faccenda! Spara Forzasfere in giro!»
«Non è possibile! Via da qui, ritirata! Non finirà così la prossima volta, devo impossessarmi dell’onda temporale prima di Celebi!»
In breve caricano il baracchino sulla macchina e si allontanano. Tutti esultiamo e ci diamo il cinque.
«Perfetto ragazzi, sono orgoglioso di voi» ci fa Karl.
«Abbiamo fatto il nostro dovere» risponde la mia ragazza, facendo rientrare i suoi Pokémon.
«Riolu ha imparato una nuova mossa utile, congratulazioni! Lo stesso per il tuo Eevee, Ylenia!»
«Grazie, Ash» rispondiamo entrambi.
Poi io mi abbasso, e parlo a Riolu:
«Ehi, cucciola… non finirò mai di ringraziarti! Imparando Protezione mi hai salvato la vita! Non so come tu abbia fatto ad impararla, ma va bene così!» la abbraccio e la prendo in braccio.
Solo che, prendendola in braccio…
«Ahia… ahia…» mi guardo la mano sinistra e la vedo tutta rossa, con una ferita sul dorso.
«E questa? Oh, forse ero talmente intento a lottare che non me ne sono neanche accorto…»
Si avvicina Renamon:
«Tutto a posto?»
«Eh, guarda qua che bel lavoro» le rispondo, facendole vedere la mano.
Mi dà una mano a rialzarmi, dopodiché chiede una sedia ad Ash e mi ci fa sedere sopra.
«Stai qua un attimo, prendo la cassetta del pronto soccorso dal mio zaino»
Mentre fa ciò, Zorua e Zoroark escono fuori. Prima ci guardano sorridenti, poi Zorua si sofferma sulla mia mano:
«Ehi, cosa ti sei fatto? È stato Kodai?»
«Bè, diciamo di sì, se non ci fosse stato lui a creare casino qui, non mi sarei fatto niente. Comunque, penso di essermela fatta prima quando ho impedito la cattura della tua mama… mi sono lanciato a fionda e mi sono beccato scarica elettrica e strisciata per terra… non è una delle migliori sensazioni, ma ripeto che ne è valsa la pena, per voi farei questo ed altro, e non solo io, anche gli altri»
«Ecco qua. – fa la mia ragazza posando benda, cerotto, cotone e disinfettante sul tavolo – Aspetta due secondi che prendo una sedia anch’io…»
Intanto do un’occhiata alla statua di Celebi poco distante.
«Ehi… sbaglio o Celebi non l’abbiamo ancora vis… ahia!!»
Proprio quando cavo via d’istinto la mano noto che c’era Zoroark che mi stava pulendo la ferita col cotone disinfettato.
«Ah… eh eh, lo fai tu il medico, Zoroark? Potevi anche avvertirmi, almeno non levavo la mano»
«Chi è che fa cosa?» fa Renamon, poi vede Zoroark e ci rimane di stucco.
«Talvolta mi stupisco delle capacità di certi Pokémon…»
«Rena, non chiedere niente a me… non me n’ero neanche accorto, stavo guardando di là»
Ash, Brock e Lucinda si avvicinano a me col resto del gruppo.
«Stai bene?» mi fa l’ex capopalestra.
«Ora sì, un po’ meglio, grazie»
«Siete stati fantastici, ragazzi. – prosegue Ash – È stata la prima volta che vi vedo lottare, e già mi piacete! Vorrei vedervi alla Lega di Johto!»
«Eeeh calma, calma! Abbiamo solo una medaglia!» lo fermo alzando l’altra mano.
«Pika-Pikachu!»
«Grazie, Pikachu…»
Dopo un paio di minuti avevo la mano fasciata. Ringrazio Zoroark e riprendo a coccolare Riolu.
Stavamo parlando tutti insieme quando all’improvviso tutti quanti i fiori sbocciano di colpo.
«Olè, eccolo qua il nostro amico» fa Jacopo, dopo aver visto la scia verde che ci era passata davanti.
«Ehi Celebi! Ti prego, vieni qua, ti dobbiamo parlare per una questione importante!» urla Ash.
Si sente un “biiiiiiiiiii” e in pochi secondi Celebi ci piomba davanti.
«Ciao Celebi!» lo salutano Brock e Lucinda.
Poi svolazza a turno davanti a tutti, quando arriva davanti a me gli faccio:
«Celebi, ci fa piacere vederti. Piacere di conoscerti»
Una volta finito il “giro”, si fa avanti la mia ragazza:
«Celebi, ascolta, quello che abbiamo da dirti è importante. Immagino tu conosca un tale Kodai, no?»
Celebi si mette ripetutamente a fare il suo verso. Una volta finito, interviene Samanta:
«Permettete che traduca, per chi non avesse capito. Ha detto: “Eccome se lo conosco, è quel tizio che m’impedì di toccare l’onda temporale vent'anni fa rispetto a questa epoca, causando così un grande disastro”»
La ringraziamo, poi Karl fa:
«Lo sapevo! Ora ho la totale conferma!»
«Bè, – riprende Renamon – il punto è che se la vuole riprendere di nuovo, quindi dobbiamo fare attenzione. Ora sai dov’è?»
Come prima, Celebi parla e Samanta traduce:
«So che sta vicino a uno degli orologi del conto alla rovescia (cosa siano esattamente non ne ho idea), solo che di ‘sti orologi ce ne stanno parecchi, e non ho ancora iniziato a cercare»
«Massì, Sama, ne abbiamo visto uno prima di là, ti avevo detto che credevo segnasse la temperatura»
«Ah già… e poi scusa, ti sembra che ci sia un grado il 6 luglio alle quattro del pomeriggio?!»
«Non ci avevo pensato, eh eh… un momento… se c’era il numero “1” allora non manca per caso un giorno alla comparsa dell’onda?!» rispondo, mettendo su due ragionamenti.
«Guardate che riportava quel numero già ieri sera! Non manca un giorno, mancano poche ore! Per quale motivo credete che Kodai si sia fatto vedere solo ora?!» Karl si alza dalla sedia di botto.
«Quindi non abbiamo tanto da riposare, sarebbe meglio darsi da fare» fa Lucinda.
«Sì, ma cosa? Se ci mettiamo noi a girare per gli orologi, va a finire che lo incrociamo e sarebbe la volta buona che ci facciamo catturare!» le risponde Giulia.
«Ascoltate. Sembra assurdo, ma… nel nostro mondo tutto ciò è stato in qualche modo previsto. E secondo queste previsioni, Kodai troverà l’onda stasera» fa Jacopo.
Tutti, eccetto me e Renamon, sono increduli.
«Scusami, non per contraddirti, ma… sei sicuro di quello che dici? Stai bene?» gli fa Brock.
Intervengo io:
«Ha ragione. Nel mondo reale è stato fatto un film su questa faccenda, stateci bene a sentire: Ash, Brock e Lucinda, voi avete incontrato Zorua nel bosco, era circondato da dei Vigoroth e stava per finire giù nel burrone, giusto?»
Non avevo le prove per dire ciò, ma sono andato per presupposizione: quando avevo parlato di Suicune ad Ash, lui mi ha praticamente descritto le fasi salienti del 4° film!
«È andata proprio così, come lo sai?» mi fa Brock.
«Semplice: quella è la scena iniziale del film»
«Aggiungo un’altra cosa, – prosegue Jacopo – se Zoroark è libera è grazie ad un’intuizione di Mirkho! Io gli ho fatto vedere un’altra scena del film e da lì ha capito che stava dentro l’aereo di Kodai!»
«Se volete un’ulteriore prova, pur non avendo assistito alla scena, so che Zoroark, per mandare via gli abitanti del centro storico, aveva assunto le sembianze dei protettori della città, Entei, Raikou e Suicune cromatici, e aveva creato un bel bordello»
«Sì, confermo, io ho assistito a tutto» afferma Karl.
Mi volto e Zoroark mi guardava inorridita. Allora mi avvicino, le metto le mani sulle spalle e cerco di tranquillizzarla:
«È tutto apposto, io e Jacopo sappiamo tutto quello che è successo, e a grandi linee quello che accadrà. In base a questo proteggeremo la città»
«Mirkho… – mi fa Zorua – veramente a mama era venuto un colpo perché le hai ricordato le torture a cui la sottoponeva Kodai per farle fare quello che hai detto, stava cercando di dimenticarle»
«Ah… chiedo infinitamente scusa, – rispondo, mettendomi una mano sul cuore – perdonatemi se ho messo il dito nella piaga, ma era l’unico modo per spiegare tutto agli altri, prometto che non lo farò più, ve lo giuro»
Ma purtroppo si appoggia a me e vedo scenderle lacrime dagli occhi. Che deficiente che sono… ho appena fatto piangere uno dei Pokémon che mi piacciono di più. Come minimo mi sarei meritato che mi scarnificasse coi suoi artigli!
«Oh cavolo… non volevo, perdonami, Zoroark, sono stato stupido…» e scendono due lacrimine anche a me.
Zoroark mi passa due artigli sotto gli occhi… mi ha appena… asciugato le lacrime…
«Ark! Zorr… arrrk!»
«Mama ti ha appena detto che è tutto a posto, – mi fa Zorua – e ti dice che in un certo senso hai fatto bene, perché così almeno questi fatti non ci capiteranno più!»
«Oh, Zoroark…»
Stavolta sono io ad abbracciarla, istintivamente. Poi, quando mi sento meglio, caccio fuori un sorriso e tutti insieme torniamo dal resto del gruppo.
«Scusatemi, ho avuto… altro da fare, mi sono perso qualcosa?»
«Mirkho, stai bene? Mi sembri un po’ giù… che è successo?» mi fa Renamon.
«Ecco, io… no, non è il momento di parlarne, ragazzi»
«Come vuoi… ad ogni modo, stavamo semplicemente ragionando su quello che avevate detto tu e Jacopo»
«E per provarlo, vorrei invitarvi a guardare qualche scena del film sul mio tablet»
«Volentieri, Jacopo. Siamo curiosi»
«Ok. Andiamo dentro, però, qui fuori c’è troppo sole e non si vede lo schermo»
Puntualmente tutti rientriamo. Jacopo appoggia il suo iPad ad un paio di libri e aziona il film.
Dopo aver visto la scena iniziale, Zorua interviene:
«Sì sì, combacia tutto!»
«Proprio quello che ci è successo veramente» commenta Ash, dopo aver visto la scena dell’incontro con Zorua.
«Questo film però non mostra cosa è capitato prima, quando Zorua e Zoroark sono stati catturati» prosegue Samanta.
«Bè, ecco… in base a quello che mi sembra di aver capito parlando con Zoroark… non penso che sia qualcosa di bello, e quindi potrebbero averla tolta o non presa per niente in considerazione» rispondo.
Ovviamente saltiamo le parti meno importanti. Quando abbiamo finito, Karl mi fa:
«Interessante, ora sappiamo molte più cose… però devo dire che non combacia proprio tutto, ma…»
«Lo credo, noi col nostro arrivo da un altro mondo abbiamo modificato un po’ la storia, ma ad ogni modo questo è quello che ci aspettiamo che accada»
«Però il fatto che un orologio è dentro lo stadio lo sapevamo, – fa il nonno di Karl – l’ho costruito io»
«Sì, però ora sappiamo che l’onda temporale sarà lì» fa la nonna.
«E quindi cosa volete fare? Passare tutto il giorno là dentro?» chiedo io.
«Ma sei scemo? Con ‘sto caldo!» replica mia cugina.
«Guarda che è comunque fuori eh, – controbatte Renamon – è dentro l’area dello stadio, ma al di fuori di esso»
«Comunque sia io vorrei andarmi a fare un giro, sia chiaro»
«Brava, Giulia, gira, dobbiamo salvare la città e te pensi a girare» la rimprovera Jacopo.
«Ma se nel film si vede che Kodai passa tutto il pomeriggio a cercare negli altri orologi! Certo, al posto della scena dove Ash, Brock e Lucinda vengono catturati c’è stata la battaglia tra noi e Kodai, però comunque penso che andrà per orologi, no?»
«Eh non so. – commento – Kodai era andato “per orologi” con la certezza di aver catturato loro tre, qui non ha catturato nessuno!»
All’improvviso sentiamo una voce:
«Scusate… se mi è permesso, io ne so qualcosa di più»
Ci voltiamo e all’ingresso troviamo una figura conosciuta:
«Rowena?!» le faccio, sbalordito.
Quella si spaventa:
«Eh? Co-Come sapete il mio nome?»
«Niente, lascia stare, non è importante»
Ma Karl si alza e si avvicina alla donna:
«Ma tu sei la segretaria personale di Kodai!»
«Non proprio, fare la segretaria è solo una copertura. – si toglie il nastro per capelli, sciogliendoseli – In realtà sono una giornalista, proprio come te Karl»
Ash mi dà una gomitata e mi sussurra:
«Proprio come nel film, no? Ha usato anche la stessa battuta!»
Io annuisco per risposta.
«Ma come hai scoperto dove stavamo?» le chiede Renamon.
«Kodai ha mandato una microspia qui, perché aveva previsto che ci sareste stati voi a cercare di fermarlo»
Io vado fuori, do un’occhiata e penso di trovare qualcosa:
«Per caso è sto gingillo qui?»
«Esattamente»
Riolu lo distrugge con un Codacciaio.
«Ma allora… ci avrà sicuramente sentiti quando abbiamo detto che l’onda temporale comparirà nell’orologio dentro lo stadio!» esclama Ash, allarmato.
«No, state tranquilli. L’aveva mandata per capire se Zorua e Zoroark stavano qui, non appena l’aveva capito, in un suo attimo di distrazione, ho interrotto il collegamento grazie ad un piccolo virus»
«Vabbè, a ‘sto punto non avrebbe avuto molta importanza, se avesse scoperto dove stavamo o meno, l’abbiamo sconfitto comunque» commento.
«No, datemi retta, ha promesso di tornare. Adesso ha iniziato a perlustrare gli orologi del conto alla rovescia, e mi ha detto che se vi avesse incontrati nuovamente non avrebbe avuto pietà»
«Visto?» mi fa Giulia.
«E quindi ora che facciamo?» chiede Lucia.
«Possiamo anche riposarci un po’ allora, visto che tanto l’onda temporale non comparirà in nessun orologio del centro storico, ma solo stasera in quello dentro lo stadio» rispondo.
«Scusatemi, ma… come lo sapete?»
«Adesso te lo spieghiamo» fa Renamon.
Le spieghiamo tutta la verità sul nostro conto, tutto quello che avevamo già spiegato prima, nei minimi dettagli.
«S-Sul serio?! Incredibile» fa lei, incredula.
«Lo so, sembra assurdo, ma le cose stanno così» le rispondo.
«Va bene. Adesso devo rientrare, Kodai in questo momento crede che io sia dentro il suo aereo, sono uscita di nascosto, quindi è meglio se torno là. Mi terrò in contatto con voi tramite Karl, intesi?»
«Certamente!» rispondiamo tutti.
Rowena se ne va.
«Ragazzi, visto che abbiamo un attimo di tregua, c’è una partita di calcio-canestro in programma fra mezzora, avete voglia?»
«Se ho voglia? Certo che sì!» urla Samanta.
«Volentieri, così conosciamo meglio questo sport» fanno Lucia e Ylenia.
Il resto del gruppo è d’accordo, e perciò Karl fa delle precisazioni:
«Lo stadio sta poco fuori dal centro storico, proprio ai limiti della zona interdetta al pubblico. Solo che, per evitare Kodai, siamo costretti a farci il tour delle fognature ancora una volta»
«Benissimo, impareremo da idraulici allora, o da addetti alle pulizie sotterranee»
«Mirkho, vaffanculo» mi fa mia cugina.
Oh, è vero, lei ha paura di sporcarsi… basta pensare alle madonne che ha tirato giù quando siamo venuti qui!
«Mamma mia, Giulia… eh eh… manco se pò scherzà!»
Detto fatto, torniamo al passaggio usato prima e ci incamminiamo.
«Seguitemi, so io dove andare» ci fa Karl.
Camminiamo per una decina di minuti dietro a Karl e al suo Bronzor. Quando ci fermiamo, Karl si rigira tra le mani una mappa e fa:
«Ok ragazzi, è qua sopra, dobbiamo salire per quelle scale là»
«Meno male che siamo arrivati… non ne potevo sentire già più di questa che continua a fare pugnette»
«Ma non ti rendi conto? – urla mia cugina – Qui sotto fa schifo! E c’è anche un odore…»
«Eh eh eh, – ridacchia Karl – in effetti è un po’ di tempo che non vengono a pulire!»
Mi volto verso Zorua e Zoroark:
«Ok voi due, adesso sentitemi un po’… la fuori credono che siate voi i cattivi, perché danno tutti retta alle cazzate che spara Kodai (come avete visto nel film, se ne accorgeranno più avanti), quindi siete… non dico in pericolo, però siete visti male, e allora trasformatevi in qualcuno… ecco. Zoroark, prova questa»
Le faccio vedere una foto sul telefono, e lei puntualmente si trasforma.
«No, Mirkho, ti prego! – mi fa mia cugina – !on metterle in testa queste fissazioni… con tutto ciò in cui poteva trasformarsi, proprio in Lady Gaga??»
«Embè? Che male c’è? Ti piace Zorry?»
Zoroark fa il suo verso.
«Mama ha detto che non le sembra maluccio. Certo, un’acconciatura strana ma… sembra le vada bene… eh eh eh» fa Zorua guardando preoccupata la sua mama.
«E lo credo, ah ah! – interviene Jacopo – Solo a Lady Gaga piace girare colle lattine in testa!»
«Perfetto, poi… ah no aspetta Zorry, mo’ me faccio ‘na foto da mandare alla Giorgia a Viserba, così poi lei crede che l’ho incontrata sul serio eh! – abbraccio “Lady Zoroark” – olè, grazie. Proseguendo, Zorua… ti va bene questo?»
«Mirkho, se non l’hai capito sono una femmina!»
«Oh già, sorry Zorua… allora… ecco, questa?»
«Questa va meglio» e si trasforma.
Ylenia ci rimane di sasso:
«M-Ma è la Silvia!»
Ash la guarda e fa:
«Ah, quindi sarebbe lei tale Silvia?»
«Certo. In attesa di ritrovare quella originale, “utilizziamo” questa sorta di rimpiazzo, senz’offesa» rispondo.
«Be, ne terrò conto per quando la incontreremo veramente» commenta Samanta.
«Ragazzi, quando avete finito di giocare come dei bambini ci sarebbe la partita. Non volevate vederla?» interviene Karl, a braccia conserte.
«Oh già… vabbè, ci siamo fatti il pre-partita, dai saliamo»
Una volta usciti tutti, richiudiamo il tombino senza essere notati da nessuno. Poco prima di entrare allo stadio, Silvia… pardon, Zorua, mi sussurra:
«Ma questa tizia in cui s’è trasformata mama ha sempre acconciature così assurde e ridicole?»
«Purtroppo sì, fanno abbastanza cagare… ma fidati, canta benissimo»
«Sarà…»
Karl indica una direzione e ci fa:
«I biglietti si fanno là, muoviamoci»
Cavolo, c’è un bel po’ di gente. Per forza, sono i campionati mondiali! Facendo la fila con meno coda, entriamo proprio al pelo, subito al fischio d’inizio. Ci sediamo nella prima fila di posti liberi che troviamo, dopodiché Lucia mi fa:
«Che squadre sono?»
Io leggo il cartellone elettronico:
«Allora… Aranciopoli, e sono di Kanto, con Squirtle-Wartortle-Blastoise, e… cosa? Yantaropoli? E che città è? Mai sentita… ragazzi, non so dirvi… e quelli non so che Pokémon sono!»
Provo a puntare il Pokédex, ma evidentemente sono troppo lontani. Bho, mistero.
«Nemmeno io non ne so niente… devono essere di qualche regione nuova» mi dà corda Jacopo.
Pure Karl dice di non sapere niente. Mentre la partita va per il suo corso, spiego delle cose alle ragazze:
«Vedete quella piramide lassù? Ecco, quella specie di palla deve finire là. E a quanto mi sembra di aver letto, sono due tempi da venti minuti ciascuno»
«Capito, grazie» mi rispondono.
Proprio in questo momento segna lo Yantaropoli con un tiro a giro allucinante.
«Ehilà… mi sembra di vedere Del Piero che tira le punizioni… che bel gol»
Parte la voce dello speaker:
«Grandissima azione della squadra campione della regione di Kalos! Un gol stupendo!»
Io rimango senza parole:
«Regione di… cosa?!»
«Bho… Kalos mi sembra di aver sentito» precisa Jacopo.
«Massì! – esclama Samanta – sta a nord di Johto! Mi sembrava di averla già sentita nominare!»
Ok, altre cose di cui veniamo a conoscenza prima dei jappa. Mi sento di una goduria a sapere le cose prima di loro!
«E ne sai qualcos’altro?» fa Jacopo.
«Ah, non molto… la capitale è una città chiamata Luminopoli, ma non vi so dire altro, non ci sono mai stata! Queste cose che vi ho detto le ho prese da un atlante che aveva il prof. Oak, quindi vi consiglierei, se proprio v’interessa, di chiedere a lui»
«Ok… ma adesso guardiamoci la partita, è uno stadio, non un bar»
Per dieci minuti nessuno proferisce parola.
«Cavolo, qui è la sagra delle traverse… al prossimo tiro quella roba viene giù secondo me» commenta Renamon.
Ad un certo punto, a poco tempo dalla fine della prima frazione di gioco, Blastoise della squadra di Kanto tira una pavella della madonna nella nostra direzione. Prima che dicessi qualcosa, Riolu salta in alto e la prende.
«Brava Riolu, abbiamo la palla! Eh eh!»
«Speravo ne arrivasse una!» fa Renamon.
Me la intasco a tutta velocità nello zaino, appoggiandolo poi sul posto accanto a me, vuoto. Finisce il primo tempo 9 a 4, dal paninaro prendiamo la merenda e ci mettiamo a mangiare come se soffrissimo la fame da una settimana. Poco dopo, qualcuno mi mette la mano sulla spalla sinistra, mi giro e trovo un Umbreon umanoide col ciuffo davanti che mi fa:
«Scusami, potresti togliere lo zaino?»
«Oh sì, mi scusi, ecco fatto»
«Grazie. Scusami, sono arrivato in ritardo, spero che la cosa non ti disturbi»
«Niente affatto, prego»
Finisco di mangiare poco prima dell’inizio del secondo tempo. Qui la squadra di Kanto sembra rimontare un po’, ma il possesso palla è tutto dello Yantaropoli. Ogni tanto parlottiamo.
La partita finisce col risultato di 16 a 13 per Yantaropoli. In mezzo a tutto il casino, ci alziamo per uscire, quando mi sento urlare da dietro:
«Scusatemi, guardate che l’uscita è di là»
Tutti ci giriamo.
«Perdonate l’intromissione. State andando contromano, per uscire si va in questa direzione»
È ancora quell’Umbreon.
«Oh già, grazie mille» fa mia cugina.
Una volta capito dove andare, in fila indiana ci incamminiamo e usciamo dallo stadio. Facendo la strada di prima in senso inverso, rientriamo con cautela nelle fogne, e lì Zorua e Zoroark riprendono il loro aspetto. Renamon mi fa:
«Per caso, Mirkho, ma prima, quando si sono trasformate, che foto avevi fatto vedere a Zorua?»
«Il figlio di Berlusconi»
Jacopo scoppia a ridere, mentre mia cugina e Davide si mettono le mani in faccia.
«Credi di essere divertente? No, perché non lo sei affatto. Non perdi mai occasione di far figure di merda?» commenta Giulia.
«Eddai, un po’ di senso dell’umorismo»
«Le palle! Adesso cerca di non rendere più ridicoli ‘sti due Pokémon finché non ritorniamo nella regione di Johto!»
«Ma non li ho resi ridicoli! Si trattava solamente di due persone molto importanti nel nostro mondo, tutto qui! Pensa se fossero diventati Fidel Castro o Stalin, lì sì che sarebbe stata preoccupante la cosa, perché sono due criminali»
«Mirkho, ti prego, non me li nominare neanche…» fa Jacopo.
«Era per fare un esempio. – poi guardo Zorua e Zoroark – Scusatemi tanto»
Ci incamminiamo nuovamente.
«Ehi ragazzi, – fa Karl – ho un messaggio di Rowena. Kodai ha controllato la metà degli orologi, ma adesso sta per percorrere il corso dove abitano i miei nonni, e mi chiede di avvertirli che non escano. Provvedo subito»
Mentre camminiamo, Karl telefona ai suoi nonni. Dopo dieci minuti, ci fa:
«Ragazzi, abbiamo preso per sicurezza un’altra strada. Tranquilli, salendo qua sopra si esce direttamente nella cantina, dove abbiamo un passaggio. Che dite, saliamo?»
Tutti ovviamente siamo d’accordo, e proseguiamo. Usciti tutti, entriamo nell’abitazione.
«Bentornati, ragazzi. Com’è andata?»
«Bene, relativamente bene. – risponde Renamon – Ce la siamo cavata, per evitare Kodai ci siamo fatti un tragitto lungo là sotto…»
«Siamo felici per voi, giovanotti. Avete fame?»
«Bè… ammetto che abbiamo mangiato qualcosa allo stadio, ciononostante un po’ di fame l’avrei ancora…» rispondo.
«Eh eh prego, ecco qualche biscotto se avete voglia, dopotutto siete giovani e dovete crescere»
Cavolo, mondo che vai, stesse abitudini dei vecchi che trovi, tutti fissati col “mangiare perché sei giovane e devi crescere”!
Lascio perdere e mi prendo tre o quattro manicaretti, come gli altri.
«Che si mangia per cena?»
«Karl, vuoi far già cena?»
«No, nonna, è per curiosità»
«Eh eh… ad ogni modo, sono un po’ indecisa»
Arriva Jacopo:
«Che ne dite se vi proponiamo un piatto tipico della nostra regione?»
Ash salta in piedi:
«Sì, che idea! Potremo provare qualcosa di nuovo!»
«Sono proprio curioso di assaggiarlo, accetto volentieri l’idea» segue Brock.
«Di che si tratta?» fa Samanta.
«Un po’ di sana piadina!» intervengo io battendo le mani.
«Piadina?» chiede Lucinda.
«Esattamente, piadina, dalla Romagna con furore. È un piatto molto semplice, facilissimo da preparare. Io sono sempre stato dell’idea che più un piatto è semplice, più è buono»
«Certo, sono d’accordo» fa Brock.
«Allora fate tutto voi?» ci chiede la nonna di Karl.
«Certo, lasci fare a noi: siamo i cultori della piadina!» rispondo.
Mentre Jacopo spiega qualcosa di più sulla piadina, aiutandosi anche con delle foto nel suo tablet, chiedo ai nonni di Karl se hanno una piastra abbastanza grande per una piada, di cui indico le dimensioni con gesti delle mani. Alla fine riusciamo a trovare qualcosa di accettabile. Guardo l’ora: le 6 e 40. A un certo punto salta fuori Celebi: si era messo a dormire su uno scaffale, e noi non l’abbiamo proprio notato.
«Ah eccoti pure te… sei arrivato non appena abbiamo parlato di mangiare? C’è piadina, stasera, se hai voglia siamo qui»
«Bi?» mi fa.
«Ah guarda, è un piatto della mia regione nel mondo reale che sentirai!»
Intanto Riolu, Jolteon, Mareep e gli altri si rimettono nuovamente a giocare. Kodai a parte, qui c’è un clima di serenità eccezionale. Per forza, siamo da soli!
«Dove mangiamo, qua dentro? – fa Ylenia – Mi sembra di notare che non ci sia tantissimo spazio qui»
«Eh, questa è una faccenda complicata. – risponde Karl – Fuori c’è Kodai che gira, e finché Rowena non mi aggiorna sulle sue attività c’è poco da fare»
Intanto mi stendo su un divanetto a parte per riposarmi un po’.
«Ehi Mirkho»
«Mmm? Aaahhh… uff… dimmi Jaco»
«Possibile che tu ti metta a dormire ogni volta che tocchi una superficie orizzontale?»
«Se dormo vo’ di’ che so’ stanco! Che ora è?»
«Le sette e mezza, hai dormito quasi un’ora. Ci sono buone notizie, possiamo mangiare fuori»
«Sì?»
«Certo: Rowena ha chiamato e ha riferito che ha sì terminato di cercare gli orologi, ma si è chiuso dentro il suo aereo tutto incazzato perché sta sclerando nel cercare la vera fonte dell’onda temporale, quindi ne avrà per un po’. E poi ci sarà lei a trattenerlo, casomai volesse uscire di nuovo»
«Uh, perfetto. – tento di alzarmi, ma trovo Celebi che dorme sulla mia pancia – Un momento che mi alzo…» afferro delicatamente Celebi con una mano e lo appoggio sul cuscino.
«Ci dai una mano ad apparecchiare? Zoroark ci ha aiutati a sistemare fuori tavoli e sedie, ora bisogna apparecchiare»
Zorua e Zoroark rientrano.
«La mia ragazza? L’ha vista qualcuno?» chiedo, guardando dentro e fuori.
«Ah sì, quando è saltata fuori la questione di chi va a comprare la roba nel nostro mondo, Renamon è partita come un razzo, non c’è stato verso di fermarla»
Stavolta sono io a mettermi le mani in faccia.
«Ma non potevate tenerla buona? Oh boia ‘d mond lédar…»
«Te l’ho detto, ci abbiamo provato io, tua cugina e l’Yle a farla desistere, ma non ne ha voluto sapere… è uscita e in due secondi ha aperto il portale, direzione Savignano»
«Savignano… – mi appoggio alla porta d’ingresso, e Zoroark mi mette una mano sulla spalla sinistra – lì c’è uno dei supermercati più importanti della mia regione… ma non ha ancora capito che non è umana?! Tra l’altro non c’è mai stata là! Non sa com’è il posto! Finché non la prendono e la vivisezionano non è contenta, ‘sta ragazza»
«Perché? Non vedo quale sia il problema» mi fa Zorua.
«Che vuoi dire??? Il mio mondo è popolato da soli umani! Ecco qual è il problema!»
«Ah, non lo sapevo, scusami»
«Tra l’altro non è la prima volta che fa una cosa del genere» fa Jacopo.
«No?» interviene Samanta.
«No, non è la prima volta. – le rispondo – Era già successo la mattina del giorno in cui tu ti sei unita a noi. Io ero a scuola, nel mio mondo, a fare un corso, e questa è piombata all’improvviso nella mia scuola. Fortuna che era vuota, ma quelle poche persone che c’erano le ha terrorizzate tutte»
«E ci ha fatti preoccupare non poco» continua il mio amico.
«Le ho fatto un sedere così quella volta, l’ho pregata di non farlo mai più, e me lo aveva promesso. Basta, fatemi prendere il cellulare…»
La chiamo e dopo due secondi mi risponde:
«Pronto? Dimmi tesoro» in sottofondo sento la gente nel supermercato.
«Renamon… che cazzo t’è saltato in mente??! Che ti avevo detto l’altra volta?!»
«Guarda che gli altri erano d’accordo!»
«Come sarebbe a dire che erano d’accordo? Jacopo mi ha appena detto che mezzo gruppo non voleva che andassi tu! E nemmeno io l’avrei voluto»
«Di’ a Jacopo che spari meno cazzate, mi sono proposta io perché nessun altro aveva voglia, e tutti mi hanno detto che posso andare»
«Guarda, Renamon, pensa a finire la spesa e a tornare qui alla velocità della luce, la faccenda la spieghiamo dopo, intesi?!»
«Sì, guarda, ho finito, sto pagando alla cassa… ad ogni modo sta’ tranquillo, non mi è successo niente»
«Va… bene…»
Riattacco, e Zoroark mi fa sedere su una sedia.
«Jaco… qui qualcuno non me la racconta giusta! Lei mi ha detto tutto l’opposto, ovvero che tutti avete consentito!»
«A me non è stato chiesto proprio niente, e poi è vero, ho visto che stava aprendo il portale e ho tentato di fermarla»
«Cazzarola… non posso nemmeno riposare in pace… giuro che la prossima regione che visiterò, se la visiterò, giuro che lo farò da solo… da solo!»
«Guarda che sei stato tu ad invitarci! Se non ti va più bene, possiamo dividerci!»
«Oh Jaco, basta! Non sto dicendo che dobbiamo dividerci! È solo questione di fare le cose come si deve! Quella è la mia fidanzata, al limite decido io per lei, non gli altri!»
Non reggo più. Mi metto una mano sugli occhi e comincia a scendermi qualche lacrima. Sento Jacopo che va di fuori, poi qualcuno che comincia ad accarezzarmi sulla testa.
«Oh Zoroark… sono preoccupatissimo… piuttosto potevano svegliarmi e andavo volentieri io!»
Poi mi avvolge coi suoi lunghi capelli.
«No no che c’ho caldo… comunque ti ringrazio»
Zorua mi salta sulle gambe.
«Dai, Mirkho, sorridi, pensa positivo, non mi piace vedere gli altri piangere!»
«Già… pensa positivo, – provo a sorridere, ma mi riesce difficile – “moumantai” dice sempre Renamon, non ho la più pallida idea di che caspita di lingua sia, comunque grazie, Zorua»
La abbraccio, e lei mi rifila due leccatine.
«Tra l’altro io nella mia vita mi sono abituato all’esatto opposto del pensare positivo… è questa esperienza nel mondo dei Pokémon che bene o male mi sta “purificando”, se si può dire così»
«Perché? Se si può sapere…» mi chiede Samanta.
«Bè… possiamo riassumerlo così… i miei genitori non hanno fatto i genitori, tutto qui. Parlare del resto mi fa solo stare male, per questo preferisco sempre tacere riguardo a ciò»
«In effetti quella frase vuol dire molto, farei fatica ad immaginarmi la situazione. Comunque, rispetto la tua privacy» mi fa, dandomi due pacche sulla spalla.
Passano cinque minuti e colla coda dell’occhio vedo una luce provenire da fuori, e le grida “eccola”. Subito mi fiondo fuori, e trovo Renamon con un borsone di plastica.
«Renamon!»
Mi avvento su di lei come un avvoltoio, stringendole le braccia.
«Ma io ti devo mettere le mani addosso?! Dimmelo, visto che non la capisci colle buone!!»
«Ehi ehi, datti una calmata! – mi risponde lei, seria – Non è successo niente, fammi spiegare»
La mollo, lei posa la borsa, giusto il tempo di vedere Ash e Brock che si rigirano tra le mani i pacchi di piada e comincia:
«Allora, ci siamo chiesti chi va a prendere la roba nel mondo reale, gli altri non avevano voglia, visto che tra l’altro stavano aiutando coi tavoli, io ero rimasta senza far niente, ho avvertito che sarei andata io e nessuno ha aperto bocca. Almeno stavolta ho avvertito!»
«Ma non hai avvertito me! Mi hai fatto prendere un infarto, lo sai?!»
Comincio a respirare profondamente per cercare di rallentare i battiti del cuore che stavano raggiungendo valori ai limiti del collasso cardiaco.
«Dai, stai tranquillo, hai visto, no? Sono tutta intera» mi fa lei, abbracciandomi.
Io non ho più la forza di muovere un muscolo.
«Tra l’altro la cassiera non ha mai alzato lo sguardo dal rullo della cassa, eh eh… e poi ho incontrato una bimba simpatica»
«Uff… e la madre? Quanti bypass le hanno dovuto mettere?»
Dietro di me sento Zoroark mettersi a ridacchiare.
«Nessuno, scemotto. Convincere la madre che ero buona è stato facile, non ci è voluto molto»
«Certamente, il bello poi viene quando quella va a dire in giro tutto quanto»
«Ma cosa vuoi che vada a dire in giro…» mi fa mandandomi a quel paese con un braccio.
«Sì sì, come no… aspetta che faccia analizzare i video della sorveglianza, poi vedi»
«Ma no, ma no… dai, mettiamo su la roba? Avrei fame»
Brock mi si avvicina con un pacco di piada:
«A guardarla così non sembra male, è proprio semplice come avevi detto»
«Aspetta di assaggiarla e vedrai. Certo, magari può non piacere a tutti, ma comunque consiglio di provarla»
Ecco cosa significa veramente “valorizzare” i prodotti del proprio territorio!
Anch’io do una mano ad apparecchiare: in due punti del tavolo metto due fornelletti forniti dai nonni di Karl, sui quali appoggio le due piastre. Sì, due, perché Renamon, insieme a piada-squaquerone-mortadella-salame eccetera, aveva giustamente preso un’altra piastra, avendo sicuramente pensato che con una avremmo avuto tempistiche geologiche, visto quanti siamo. Mi viene in mente la palla che avevo “preso” oggi durante la partita di calcio-canestro, e la vado a recuperare. La prendo dallo zaino e torno fuori.
«Guardate che roba… non me le sarei mai immaginate palle di ‘sto genere! Fatemi provare a palleggiare…»
Riesco a malapena a fare due o tre palleggi. Decido di tirarla leggermente verso l’altra carreggiata, tanto è sempre chiusa adesso. Tiro ma… la palla mi finisce in faccia, e io cado all’indietro.
«Ma che combini?» mi fa Samanta, dandomi una mano a rialzarmi.
Tenendomi la faccia, rispondo:
«Bè… la mia intenzione sarebbe stata quella di tirarla…»
«Una palla così non la devi mai tirare di collo piede, perché ti finisce addosso. Sempre colla punta» mi spiega Karl.
«Eh… adesso me lo dici!»
La palla intanto era finita tra le zampe di Zorua, che si stava divertendo con Riolu ed Eevee. Finisco di apparecchiare, e quando è tutto pronto, annuncio:
«Ok, adesso faremo una piada “di prova” per chi non l’ha mai provata, faccio dei trancetti un po’ col salame, un po’ colla mortadella eccetera, li metto su un piatto e siete liberissimi di provare, va bene?»
«Perfetto!» mi fanno Ash e Brock.
Accendo uno dei fornelli e, dopo il tempo necessario perché si riscaldino bene, circa tre-quattro minuti a fiamma alta, poi la abbasso e delicatamente ci sistemo sopra una piada. Un minuto per parte, la taglio in otto parti (ovvero quattro fettine), due le riempio con squaquerone e rucola, due con la mortadella e…
«Ehm… Renamon, ascolta, fammene un’altra per favore, fatti aiutare da Jacopo. Intanto voi potete gustarvi queste. Se scottano troppo soffiateci sopra»
Ash e Brock se ne prendono un paio. Sulle rimanenti si fiondano Zorua, che se la mangia in un solo boccone, e Karl.
«Buonissima! Fanne ancora!» mi fa il piccolo Pokémon, leccandosi il muso.
«È sensazionale, proprio il giusto equilibrio di sapori di cui ha bisogno il mio beneamato stomaco» commenta Brock. Sbaglio o questa è una delle frasi di Spighetto?
Anche Ash si dichiara fan della piadina. L’ho detto, io… più un piatto è semplice, più conquista la gente.
«Non stacchi gli occhi dal tavolo eh Zorry? Dai, adesso è pronta anche l’altra!» dico a Zoroark sistemandole meglio i capelli.
L’altra piadina la prepara Jacopo, e una volta finita la serve. Porgo una fetta a Zoroark, poi anche Lucinda si prende la sua. Il Pokémon Mutevolpe mi risponde con un artiglio alzato che mi auguro non sia quello medio.
«Anche mama è del mio parere! Facciamo questa cena, avanti, sto morendo di fame!»
Quando anche Lucinda dà un parere positivo, tutti quanti ci sediamo, tranne io e Jacopo che ovviamente facciamo i “cuochi”. E come tali, sentiamo prima come vogliono la piada, poi agiamo di conseguenza. Che bella serata tutti insieme… prendiamola come un prototipo della cena di classe.
Torno ai fornelletti e proseguo la preparazione delle piade.
«Bi?» fa qualcuno dietro di me.
«Ah, Celebi, ti piace la piadina?»
Celebi vola sul piatto dov’era rimasta una fettina.
«Non l’avevi ancora mangiata? Prendi pure, allora, tutta tua»
Il Pokémon Tempovia se la prende e, morso dopo morso, se la gusta.
«Biiiiiiiiiiiii!» fa, sorridendo, mettendosi a girare in tondo.
«Caspita, la adorano tutti… ma perché mia sorella è l’unica a cui non piace?» commento.
«Sorella? Hai una sorella?» mi fa Samanta, evidentemente mi ha sentito.
«Sì, farà dieci anni a fine mese»
«Ah, piccolina. E non le piace?»
«Eh no, quando vivevo con la mia famiglia, fino all’anno scorso, al momento di mangiare la piada lei rifiutava sempre, non la voleva proprio»
«Eh eh, ognuno ha i suoi gusti! E poi, se posso esprimere un mio parere, non sa che si perde!»
«È quel che dico anch’io. Comunque sai una cosa? Dalle nostre parti si racconta che la piada la si ama solo se si è cresciuti là, nella mia regione, ma è solo una storiella senza fondo, anche perché voi che non l’avete mai provata… sembra che non ne possiate fare a meno, guarda Zoroark, è la terza che si mangia! Parlo di una piada intera eh!»
«Ah ah ah, già… toglimi una curiosità, come si chiama la tua regione? Finora mi avevate detto solo la città, Rimini»
«Certo. Si chiama Romagna»
«Ah, Romagna… si capisce che è il posto dove se magna!»
Samanta inizia a ridere.
«Vedi che ci capiamo eh? Afferri subito le cose al volo!»
«E dimmi, quante piade ti sei riuscito a sbranare in un’unica volta?»
«Io sono arrivato a quattro, è il mio record»
«Ah, proprio fissato eh… quattro piade, tenendo conto che si tratta di un piatto tanto semplice quanto pesante, mica è poco!»
«Ciononostante non ingrasso di un grammo»
«Ritieniti fortunato!»
«Dipende, perché io sono sottopeso! Mi si contano le costole e se vedi le mie braccia sono solo ossa!»
«Ah bè allora… dai, tu non mangi?»
«Certo che mangio, ne ho presa una, solo che prima servo voi. Ora vado a farmene un’altra per me, visto che ho finito il giro con Zoroark poco fa, buon appetito»
«Altrettanto»
In poco meno di un’ora finiamo la cena e, così come avevamo apparecchiato, aiutiamo a sparecchiare, Pokémon compresi. Giulia si propone anche di aiutare a lavare i piatti, ma i nonni di Karl le rispondono tranquillamente che non ce n’è bisogno, faranno loro.
Finiti i lavori, ci riuniamo tutti fuori.
«Ragazzi, d’ora in avanti dovremo fare attenzione. Dove avete detto che comparirà l’onda temporale?» chiede Karl.
«L’onda temporale comparirà, o forse è già comparsa, vicino all’orologio del conto alla rovescia situato nel giardino interno dello stadio di calcio-canestro. Forse è meglio se cominciamo a…»
Vengo interrotto dal verso del mio Riolu e da una successiva esplosione.
«Che c’è, Riolu?» le chiedo voltandomi.
Riolu fa il suo verso e mi indica per terra.
«Oh no… siamo nei casini, ragazzi, Kodai ha mandato un’altra delle sue microspie, stavolta mi sa che ha sentito tutto!»
«Allora faremo meglio a sbrigarci, non c’è tempo da perdere! Dobbiamo passare per forza di nuovo sottoterra, è il percorso più breve. Giulia, non c’è tempo per le lamentele, dobbiamo salvare la città!»
Rientriamo velocemente, scendiamo in cantina e, dopo che Karl ordina al suo Bronzor di usare Flash, ci mettiamo a correre più velocemente che possiamo.
Risbuchiamo fuori nello stesso punto di oggi pomeriggio. Facciamo in tempo a voltarci e vediamo Kodai da lontano arrivare in macchina col suo complice e tutti i loro Pokémon.
«Ehi, penso che ora faremmo meglio a dividerci: Ash, tu, Mirkho, Renamon e Davide, accompagnate Celebi all’onda temporale, noi rimarremo qui a tentare di fermarlo, intesi?»
«Ok! – rispondono Ash e Renamon – Forza, andiamo!»
«Zorua, Zoroark, venite anche voi, le vostre abilità illusorie potrebbero venirci utili!» urlo io.
Ci mettiamo nuovamente a correre, ma i problemi non finiscono qui: poco prima di entrare nello stadio, ci troviamo davanti gli Entei, Raikou e Suicune cromatici, i protettori della città. Non appena vedono le due volpi, cominciano a sparare attacchi senza sosta, che noi schiviamo con qualche difficoltà.
«No, fermatevi! – urla Ash – Vi state sbagliando! Loro due non c’entrano niente!»
Dopo che Suicune mi fa letteralmente la doccia con un’Idropompa che mi fa cadere a terra, decido di urlare anch’io:
«Smettetela! Non è con loro che ve la dovete prendere, ma con Kodai! È la verità, è lui che vuole prendere possesso dell’onda temporale distruggendo così la città!»
Zoroark mi salta davanti e in due secondi imprigiona tutti e tre in un’illusione, proprio come nel film.
«No, Zoroark, ti prego, così peggiori solo le cose! Cerchiamo di farli ragionare con calma!» le sussurra Renamon.
Io mi rialzo e, mentre Zoroark ritrae la sua illusione, mi avvicino ai tre:
«Vi prego, ascoltateci. Zoroark non avrebbe mai voluto fare quello che ha fatto, è stata costretta dietro a minacce. Il nemico è un altro, non lei!»
Loro ci guardano per qualche secondo, dopodiché si ritraggono, e questo ci dà l’impressione che ci abbiano capiti. Con Davide che tiene in braccio Celebi, entriamo nel cortile dello stadio. Solo che ora c’è un altro po’ di strada, prima di arrivare al monumento sul quale sorge l’orologio vicino al quale dovrebbe trovarsi l’onda temporale.
Ci mettiamo nuovamente a correre, ma improvvisamente mi ritrovo steso pancia a terra senza nemmeno accorgermene. La schiena mi fa molto male, tanto che riesco a malapena a tenere aperti gli occhi per qualche secondo. Con la coda dell’occhio mi sembra di vedere Zoroark accanto a me.
«C-C-Che… cos’è… successo… ahia»
Mi sento improvvisamente senza forze. Forse svengo, non lo so.
Riapro lentamente gli occhi. Mi ritrovo su un letto, in una stanza bianca, la luce del sole penetra attraverso la finestra.
«Uh… dove… sono…?»
«Mirkho!»
Giro la testa, e alla mia destra trovo Zorua, Zoroark e Renamon.
«Oh… ciao a tutti…»
«Eravamo così preoccupati per te… abbiamo avuto paura! Ora stai bene, vero?» mi fa Zorua.
«Più o meno… mi sento un po’ rigido… ma dove sono?»
«Sei all’ospedale di Coronopoli, amore… te la sei vista davvero brutta… e anch’io mi sono spaventata» mi risponde la mia ragazza.
«Oh… vedo… ma cos’è successo? Non mi ricordo niente…» rispondo, osservando la flebo attaccata al mio braccio sinistro.
«È stato Kodai… sei stato colpito sulla schiena da una Palla Ombra ben assestata sparata da uno dei suoi Pokémon»
«Cosa…? E… e nessuno si è accorto che ci stava seguendo? Scusatemi, ma faccio fatica a comprendere…»
«Anch’io all’inizio ero incredula, ma poi, quando gli altri ci hanno raggiunti, ci siamo chiariti. Per dirla semplice, Kodai ha tenuto il suo complice a impegnare gli altri, e lui è sgommato via nella nostra direzione. Il gruppo che era rimasto si era ulteriormente diviso per cercare di fermarlo, ma non ce l’hanno fatta. Ci ha raggiunti e… ti ha colpito»
«Ah… perfetto… ehi! Ma poi la storia com’è finita? Celebi è riuscito a raggiungere l’onda?»
«Sì! – fa Zorua saltando sul letto – Per fortuna ce l’ha fatta, e Kodai è stato arrestato poco dopo»
«E c’è di più! Ylenia ha realizzato un video di nascosto in cui Kodai confessa i suoi crimini»
«Meno male… cosa? Sul serio, Rena? Nel film Zoroark ingannava Kodai facendogli toccare una finta onda temporale»
«Che è quello che è successo! Hai fatto bene a farle venire con noi, è Zoroark che ha fatto il grosso del lavoro! Ha sparato per due volte una mossa fenomenale, dopo averlo ingannato, e l’ha sistemato subito!»
«E che mossa era?»
«Urtoscuro» mi risponde Zorua.
«Wow… grazie mille, in sostanza sei tu ad aver salvato la città, Zorry… bravissima»
Faccio abbassare Zoroark e le do un bacetto sulla guancia.
«E a me niente? – ridacchia Renamon – Mentre eri svenuto, sono stata con te tutto il tempo»
«Ma certo, tesoro»
Ci baciamo sulla bocca per qualche secondo.
«Gli altri dove sono?»
«A casa dei nonni di Karl. Abbiamo deciso di venire solo noi tre, per ora»
«Ok. Bè, in teoria ero venuto qua a seguire il campionato mondiale di calcio-canestro, poi ci siamo trovati a salvare voi due e la città e mi sono quasi fatto ammazzare, ma devo dire che ne è valsa la pena. L’importante adesso non sono io, ma il fatto che voi due viviate insieme felici» faccio, guardando le due volpi.
«Tieni botta, tesoro. Questo è soltanto un ricovero di accertamento, in teoria saresti a posto e quindi magari già oggi potresti uscire. Solo che bisogna vedere se ti reggi in piedi»
«Certo, con calma… ahia, la schiena…»
«Tranquillo, non fare troppi sforzi, per ora pensa a riposarti. Ah, ti abbiamo portato il tuo Pokémon» mi fa Zorua.
Zoroark porge una Pokéball a Renamon, la apre ed esce Riolu, che immediatamente salta sul letto.
«Oh, Riolu, ciao, cucciola mia… dai, sto bene, non è niente di grave»
Riolu mi lecca ripetutamente sulle guance, e poi si sistema con me sotto la coperta leggera che aveva il mio letto. Sono felice che sia finito tutto, ora potremo tornare nella regione di Johto per proseguire il nostro viaggio, solo che mi dispiace lasciare Zorua e Zoroark, sono due Pokémon eccezionali, come Keldeo. Ma purtroppo questo è il dazio dei viaggi… amici che ti fai, amici che lasci.
Poco prima di mezzogiorno le tre se ne vanno, dicendomi che dopo pranzo sarebbero venuti mia cugina, Jacopo e Samanta. E così è: verso le due entrano, mentre l’infermiera mi faceva una visita.
«Ciao, Mirkho!»
«Ciao Sama… Jaco, Giulia»
«Tutto a posto?» mi fa Jacopo.
«Bè, direi di sì… solo la schiena, che me la sento paralizzata, ma al di là di questo…»
«Certamente te lo avrà detto chi era venuto qua prima, ma dico ugualmente che ci siamo molto preoccupati… ti abbiamo visto a terra incosciente… è stata dura tenere a bada Kodai, ma grazie a Zoroark alla fine ce l’abbiamo fatta» mi fa Giulia.
«Sì, me l’hanno detto… uff, mi sto già scocciando a stare qua in ospedale…»
«Tranquillo, – mi fa l’infermiera – tra poco dovresti uscire, ma sicuramente su una sedia a rotelle, visto che la tua schiena non è nelle condizioni migliori»
«Vabbè… l’importante è che esco, anche se fosse dalla finestra»
«Certo, così poi torni qui»
Jacopo e Samanta si mettono a ridere. Giulia no, lei rimane impassibile:
«Ma pure da un letto d’ospedale riesci a sparare cazzate?»
«Guarda che continuerò a farlo finché avrò voce!»
«Immagino…»
«Dai, che poi andiamo dritti ad Azalina dalle Eeveelutions» mi fa Jacopo.
«Già, ma… ehi, ma un attimo! Il campionato di calcio-canestro è già finito? Abbiamo visto solo una partita?» chiedo.
«Ah, è vero… quella che siamo andati a vedere ieri era la prima semifinale… domani c’è la finale!» esclama Samanta.
«E Ash ci ha invitati solo dalle semifinali? Poteva farlo prima, il che avrebbe evitato che ai nostri Pokémon capitasse il finimondo alle rovine… vabbè, venendo adesso almeno abbiamo evitato un disastro di gran lunga peggiore. Be, l’andremo a vedere allora»
«Non colla tua schiena messa così, questo è poco ma sicuro. La guarderemo in TV» controbatte Giulia.
«E poi anche se il campionato fosse finito, saremmo rimasti comunque: non sono previsti voli per Azalina né oggi né domani» fa Samanta, col suo smartphone in mano.
«Meglio, staremo altri due giorni qui, coi miei amati Zorua e Zoroark. Cavolo quanto amo quei due Pokémon, mi farebbe tanto piacere averli in squadra… ma è giusto che stiano liberi, è stato fantastico già conoscerli di persona»
«Già, – fa Jacopo – a chi lo dici»
Intanto l’infermiera termina la visita, lasciandoci parlare un altro po’. Spero di uscire nel giro di qualche minuto, perché vorrei tornare a respirare aria pura.

FINE

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Capitolo 17
*** Le ultime giornate a Coronopoli ***


Le ultime giornate a Coronopoli
 
stagione 1 episodio 15
 
 
Mia cugina, Samanta e Jacopo sono rimasti con me per tutta quell’ora e mezza trascorsa dal loro arrivo all’uscita dall’ospedale. Continuo a ritenermi fortunato, in un certo senso. È Giulia che mi spinge la sedia a rotelle. Non solo la schiena, ma anche le gambe mi fanno un po’ male, ma non sono niente in confronto. Dal torace fin quasi all’inguine, sono tutto coperto di bende che, colla temperatura che c’è, creano non pochi problemi alle mie povere ghiandole sudoripare.
Con piacere noto che il centro storico della città è stato riaperto. Mi piace vedere che torna a pullulare di gente, però mi è anche piaciuto che siamo stati da soli per tutto ieri!
Finalmente possiamo tornare dai nonni di Karl senza passare per le fogne, a essere onesto mi stavo stufando pure io. Arriviamo a destinazione proprio mentre su uno schermo stavano trasmettendo qualcosa che ha catturato l’attenzione di molta gente.
«È quello il video fatto dall’Yle?»
«Sì, – mi risponde Samanta – ieri sera, subito dopo l’arresto di Kodai (tu eri già in ospedale), l’ha consegnato all’agente Jenny. E ora tutti stanno venendo a conoscenza della verità»
«Ehi, eccovi qui!» giro la testa e vedo arrivare Ash col resto del gruppo.
«Ciao Mirkho, stai bene?» mi chiede Davide.
«Sì, direi che sono messo abbastanza bene. La schiena mi fa un po’ male, ma è sopportabile»
«Ark!»
«Ciao Zorry!»
Ci diamo una specie di 5. Poi dallo schermo sento una frase che conosco bene:
“E chi se ne importa? È vero che vent’anni fa, quando toccai l’onda temporale, Coronopoli appassì di colpo, ma nessuno è mai venuto a saperlo, come nessuno verrà mai a sapere ciò che ho fatto oggi!”.
Oh, proprio filo per segno, eh…
«Che essere spregevole!»
Ci giriamo e vediamo la capo ultrà dei tifosi del Monte Corona, la squadra di calcio-canestro della città. Puntuale anche lei. Solo una cosa, però: nel film il video l’aveva fatto Karl, qui invece Karl era rimasto a fronteggiare il complice di Kodai, e quindi Ylenia, non so se inconsapevolmente o meno, gli ha preso il posto. Stavo per dire la mia anch’io quando…
«AAAARRRRKKKK!!!!!»
Dopo che mi sono tolto le mani dalle orecchie, gliene dico quattro:
«Zoroark!! Senti, la prossima volta che urli così ti arrivano due tecche che te le ricordi per tutta la vita! Le mie orecchie devono vivere ancora un po’, va bene?!»
Lei si volta verso di me, mette le braccia avanti e ridacchia. Poi, sono costretto a chiedere scusa a un gruppo di persone che si erano voltate verso “mama”.
Finito tutto, rientriamo, e stavolta è Zoroark che mi spinge la carrozzina.
«Non mi sento tanto bene qua sopra eh… spero che duri poco» commento, mentre rientriamo in casa.
«Siamo così lusingati che sia finito tutto» commenta la nonna di Karl.
«Già, – sorride Ash – finalmente questa città può vivere in pace, e anche Zorua e Zoroark»
«Ehi, è vero! – commenta Jacopo guardandoli – Voi due ora tornerete nella regione di Unima, vero?»
Zorua e Zoroark si guardano, e dopo un po’ ci fanno:
«Io e mama ne avevamo già discusso prima. Questa città ci piace, e ci farebbe piacere rimanere»
«Sul serio? Ma è fantastico!» commenta Karl.
«Solo che il problema ora sarebbe trovare un posto dove abitare… ci andrebbe bene anche una casa tipica di voi umani, per noi non sarebbe un problema»
«In questo caso, saremo lieti di offrirvi l’appartamento al piano di sopra, se vi va» fa il nonno.
«Eh?! Davvero?»
«Certo che sì, Zorua! In teoria sarebbe della sorella di Karl, ma il mese scorso ci ha fatto sapere che si è stabilita per lavoro nella regione di Kalos, quindi non ci sarebbero problemi!»
«Grazie mille, accettiamo volentieri!»
«Figuratevi, dopotutto è anche grazie a voi se Coronopoli è salva»
Guardo Zoroark, che sfoggia un sorriso a… non so quanti denti, comunque non l’ho mai vista sorridere in quella maniera da quando ci siamo incontrati.
«Vado a togliere il cartello “vendesi” allora» fa Karl, anche lui contento.
«Un momento. Tu Karl dove abiti?» gli chiede Ash.
«Qui davanti, – fa, indicando una palazzina – solo che prima di tornare qui sono stato in giro per la regione di Sinnoh per un po’ di tempo perché, come vi ho già detto, sono un giornalista»
Karl se ne va al piano di sopra. I due Pokémon si abbracciano felici, ed io li guardo contento.
Dopo due minuti, riscende:
«Perfetto. Bisognerebbe solo mettere a posto un po’, però è comunque una bella abitazione. Se volete andare a darci un’occhiata…»
Zorua e Zoroark fuggono subito di sopra, seguiti dal resto del gruppo.
«Ehi, e io? Oh, non lasciatemi qua!»
Grandioso. I nonni di Karl sono andati di fuori a pulire, quindi qua sono solo. Con qualche fatica, mi trascino fino alle scale e, raggiunte, mi aggrappo al corrimano con tutte le mie forze, lentamente mi alzo dalla sedia e mi trascino, colla schiena che è tutta un dolore.
Dopo due o tre minuti ho fatto tre scalini, e ce ne sono una ventina!
«Bronzor, Psichico»
Mi sento sollevare, insieme alla sedia a rotelle, e in breve tempo sono al piano di sopra.
«Grazie Karl… almeno qualcuno s’è accorto di me»
«Scusami, eh eh eh… non l’abbiamo fatto apposta a dimenticarti di sotto!»
Poi mi guardo in giro: pavimento di piastrelle bianche, muri della sala blu oltremare, un divano in pelle, un mobiletto con lettore DVD e televisore che a prima vista sembra un 32 pollici, entrambi avvolti nella carta da imballaggio, sistemati vicino al finestrone, un tappeto appoggiato al muro da srotolare, e due quadri, avvolti anch’essi, vicino al televisore. Non male.
«Bella casa, non c’è che dire. E quando sarà tutto sistemato, sarà ancora migliore!» commento.
«Vieni a vedere la cucina!» mi fa Zorua, saltandomi sulle gambe.
Zoroark mi porta in cucina, seguito dagli altri. C’è il frigo, ovviamente staccato e vuoto all’interno, e vuoti sono anche gli scaffali. Bè, dopotutto è inutilizzata da chissà quanto tempo. Ci sono anche un fornello a cinque fuochi, la cappa, ovviamente il lavandino. Le pareti della cucina, invece, sono bianche. Cucina e salotto sono congiunte da un terrazzo sul quale sono presenti due tende da sole e uno stendino con qualche molletta.
«Ti piace Zorry?» le faccio.
«Ark! Ark! Zorr!!»
«Le piace molto, e ha anche detto che vuole invitarvi tutti a cena qui da noi» traduce Zorua.
«D’accordissimo, accettiamo con piacere!» esclama la mia ragazza osservando i piatti in uno scaffale.
«Ci stiamo!» rispondono all’unisono Ash, Brock e Lucinda.
«Perfetto. Direi quindi di cominciare tutti insieme a risistemare la casa entro stasera. Io in carrozzina farò quello che posso»
Ci dividiamo. Mi faccio dare da Renamon uno straccio e un flacone di detersivo, e mi faccio portare in sala da Lucia. Lì comincio a “scartare” e pulire prima quei due vasi che stavano su una libreria posizionata dall’altra parte rispetto alla TV, poi la libreria stessa. L’unico ripiano che non riesco a pulire è quello più alto, quindi mi concentro sugli altri. Jacopo porta in lavanderia il tappeto, Giulia ricollega le prese della corrente elettrica, Ylenia sbatte il divano per liberarlo dalla polvere, Renamon è in cucina a fare non so cosa, Zoroark scarta la TV e il DVD e ne attacca le prese. Quando Yle ha finito di togliere la polvere, Samanta comincia a spazzare. Zorua sta facendo il giro a verificare come vanno le cose. Quando arriva da me, mi fa:
«Come va la pulizia della libreria?»
«Manca solo l’ultimo ripiano, ma non riesco ad arrivarci stando qua seduto»
«Non è un problema, posso farlo io. Dammi il panno e sollevami»
Zorua salta sulla carrozzina, io la sollevo e lei, con un salto, arriva sull’ultimo ripiano.
Poi le lancio lo straccetto e comincia a passare. Si nota a kilometri di distanza che è contenta, ha una casa tutta sua, dove finalmente può stare colla sua mama.
In breve tempo anche la libreria è finita.
«Il gas è attaccato e l’impianto elettrico della casa è in funzione» fa Renamon.
«Io ho attaccato i quadri, e devo dire che sono carini» annuncia Lucia.
«Ok, ora resta soltanto da lavare il pavimento» commenta Giulia.
«Ark!» fa Zoroark, alzando il braccio e andando verso il ripostiglio.
«Bene. Che ne dite di andare sul terrazzo, in modo da lasciarla lavorare?»
«Certo Karl. Andiamo» risponde Davide.
Sul terrazzo, Karl apre la tenda da sole, e Renamon sistema meglio lo stendino. Anch’io mi sento molto felice in questo momento!
Proprio adesso vediamo Jacopo arrivare.
«Jaco, Zoroark sta per mettersi a lavare il pavimento, datti una mossa» gli fa Ylenia.
Pochi secondi dopo ci raggiunge.
«Mi hanno detto di tornare a prendere il tappeto fra un paio d’ore» ci fa.
«Non vedo l’ora di mangiare qui» dice estasiata Renamon.
«Che ci sarà da mangiare?»
«Chissà, Samanta, vediamo cosa ci offre il menù della casa» le risponde Jacopo.
Dal mio zaino, attaccato ad una spallina della sedia a rotelle, prendo il posacenere, e dal mio marsupio una sigaretta, e inizio a fumare. Era da ieri sera dopo cena che non pippavo, e stavo andando in crisi d’astinenza. Da quest’altezza si ha un bel panorama del corso principale della città, e in lontananza si vede lo stadio.
«Amici, mama ha finito, possiamo entrare» fa Zorua, guardando dentro.
«Wow, è già asciutto?» chiede Davide, stupito del fatto che siano passati 5 minuti d’orologio.
«Eh bè, fa un caldo che si crepa… tra un po’ evaporiamo pure noi!» risponde Lucia.
«Ah guarda, per noi tipi acqua la cosa è alquanto seccante» prosegue Samanta.
«Non puoi pretendere che piova 365 giorni l’anno»
«Certo che no, Mirkho, quello non lo vorrei nemmeno io. Solo che il troppo sole giustamente non è che ci faccia tanto bene…»
Entriamo in salotto.
«E quella porta? Che stanza c’è lì?» fa Renamon.
In effetti quella porta, ad un paio di metri da quella d’ingresso, non l’ho notata… come penso non l’abbia notata quasi nessuno.
«Ah, quella è la stanza da letto degli ospiti. – risponde Karl – Ci sono tre letti. Ma non vi preoccupate, lì ci ho già pensato io. Forse non l’avete vista perché davanti alla porta c’era quel mobile là»
Zoroark ci entra un attimo, ma ne esce praticamente subito. Proprio in quel momento sentiamo bussare. Ylenia apre e troviamo i nonni di Karl.
«Ciao a tutti! – ci fanno – Vi abbiamo portato dei panini per merenda, avete fame?»
«Se abbiamo fame?! Grazie mille!» esclama Zorua.
«In effetti ci servivano proprio, grazie. Abbiamo appena finito di sistemare tutto» rispondo io.
I due guardano un attimo in giro.
«L’avete anche resa un po’ più bella rispetto a come me la ricordavo, bravi»
Intanto Zoroark prende i vassoi coi panini e li posa sul tavolino centrale dopo che abbiamo spostato tre posaceneri.
«Scusate, mia sorella fuma come un’ossessa, come avete notato»
Ce ne prendiamo uno a testa e ci abbuffiamo come matti.
«Farete ancora la piada stasera?»
«Eh no. – rispondo ridacchiando – Ieri sera siamo riusciti a far fuori tutto, qualcosa come 12 pacchi di piada, 8 confezioni di squaquerone, un kilo di mortadella (Zorua ce l’ho con te!), 6 pacchi di rucola e non so quanto prosciutto di Parma!»
«Cavolo, vi siete dati da fare!»
«Sicuro… abbiamo avuto qualche problema perché Zorua continuava a fottersi la mortadella, ma il lavoro grosso l’ha fatto Zoroark, che se n’è mangiate… quante ne hai mangiate? Ah, cinque? Caspita, dovevo venire in questo mondo per trovare qualcuno che mi battesse il record! Cinque piade allo squaquerone!»
Zoroark comincia a far gesti come per pavoneggiarsi.
«Scusami Mirkho, ma era troppo buona» interviene Zorua.
«Eh certo! Pensi che non l’abbia notato? Mi hai fatto buttar giù tutti i santi del paradiso!»
Zorua ridacchia ironicamente.
Prendo il telefono e provo a chiamare la Silvia un’altra volta. Anche questo tentativo va a vuoto.
«Sentite, io e Zoroark andremmo a comprare qualcosa per il bagno, visto che di là è vuoto» fa Giulia.
«Ok, ciao» rispondiamo tutti.
Dopo che loro escono, ci salutano anche i nonni di Karl. Con l’aiuto di Karl e del suo Bronzor, mi stendo sul divano per schiacciare un pisolino. Gli altri non so cosa fanno.
Mi sveglio quando sento casino provenire dalla stanza dietro di me (ovvero il bagno).
«Che caspita state facendo? Oilà!» urlo ficcando due manate al muro.
Spunta fuori Zorua:
«Ecco… stanno sistemando le cose nel bagno, quando sono tornate avevano due borsoni di roba»
«A me sembra che stiano facendo a gara di chi sbatte più sportelli!»
«Che poi è la stessa cosa»
Mentre Zorua attacca a ridacchiare come solo lei sa fare, caccio un altro paio di urli:
«Sentite voi due! Il fatto che ci sia appena venuti ad abitare qua non vuol dire che dovete subito distruggere tutto!»
«E piantala di scassare le palle alla gente! – mi controurla mia cugina – Stiamo sistemando, ci sono anche un centinaio di scatole di profumi»
«Cosa…? Profumi? E cosa ci fate con… oh Arceus Divino, mi viene in mente quella volta a casa di mia cugina, quando Riolu s’è cosparsa di cipria…»
«Cipria? Cos’è?»
«È… come dire… un profumo in polvere usato dalle ragazze che fa più danni della marijuana»
«Parla quello che si spruzza l’Amuchina nelle mutande!» mi urla Giulia dal bagno.
La ignoro.
«… sì, comunque… ce l’immagino Zoroark tutta strafatta di Chanel n°5»
«Ah, non farmici pensare» conclude Zorua.
Sento una voce venire dalla cucina:
«Ragazzi, sono le 8, che ne dite se cominciamo ad apparecchiare la tavola?» è la mia ragazza.
Zorua entra in bagno.
«Mama, cucini tu?»
Sento il verso di risposta di Zoroark, dopodiché escono dal bagno e si dirigono in cucina. Momento…! Zoroark… che cucina?!
«Beh, è stata lunga ma ce l’abbiamo fatta»
Riapro gli occhi e sulla soglia della porta del bagno vedo Giulia.
«Giulia, ma… quanto ho dormito?»
«Più di un’ora! Jacopo ha ragione, ti addormenti ogni volta che tocchi una superficie orizzontale!»
«Eh… si vede che ho proprio questa caratteristica. Me la merito, la pennichella pomeridiana»
Facendomi sempre aiutare da Bronzor, mi rimetto sulla sedia, e comincio a fare avanti e indietro per aiutare ad apparecchiare. Stavolta i nonni di Karl mangiano da loro, ma siamo comunque in tanti, e per fortuna la tavola è allungabile. Ogni tanto mi incuriosisco a osservare Zoroark che armeggia tra pentole e fornelli, voglio proprio scoprire cosa combinerà. Bè, sono due settimane che siamo in questo mondo, ma ne ho già viste di tutti i colori, e chissà cosa ci aspetterà d’altro. Quando finiamo di apparecchiare, accendo la TV sul primo telegiornale che trovo. Scopro che le reti di Kodai sono state immediatamente oscurate, e subito sostituite da canali normali.
Finalmente non mi ritroverò più davanti tutte quelle orribili campagne anti-Zoroark, in cui si dicevano più bugie di quante ne ha dette Prodi in tutta la sua vita. “Sto facendo di tutto per fermare e catturare il Pokémon malvagio Zoroark” … tsè, solo a pensarci mi viene il voltastomaco, perché Kodai non faceva altro che gettare fango sulla reputazione di un Pokémon pacifico come Zoroark, solamente perché Mister Futuro vuole essere sempre al centro dell’attenzione. Ma adesso non succederà più. Fine della storia, ce lo siamo lasciati alle spalle, e grazie al nostro aiuto e conforto Zoroark s’è ripresa benissimo, e noi ne siamo pienamente felici. Adesso io penso a farmi passare il male alla schiena, spero che per dopodomani, quando ripartiremo, sia non dico guarita, ma un po’ meglio di adesso, almeno da permettermi di girare in stampelle al posto della carrozzina. Allo stato attuale delle cose, escludendo le braccia, non posso fare un movimento. Ma sono fiducioso.
Finalmente arriva il momento della cena. Sono proprio curioso di vedere che si mangia. Ai fornelli ci sono Renamon e Zoroark, davanti a tre o quattro pentole.
«Un po’ di pasta bianca, ragazzi? Che ne dite?» fa la mia ragazza.
«Uh sì, ne avevo proprio voglia!» esclama Jacopo.
«Anch’io» fanno le ragazze.
A me sarebbe andata benissimo qualunque cosa, meno che la minestra. Io sono tra i primi a finire, dopotutto adoro la pasta bianca, con tonnellate di peperoncino sopra. Come secondo, una bella frittura di bacche. Bè, le robe fritte non mi entusiasmano più di tanto (eccezion fatta per le patate), ma devo ammettere che queste sono proprio buone. E Zoroark cucina bene (non solo perché è aiutata da Renamon).
«Brava, Zorry, brava. Fammi chiamare la Clerici»
«E chi è?» fa Samanta.
«Una che conduce in TV un programma di cucina nel nostro mondo»
«Io chiamerei Benedetta Parodi di “Cotto e mangiato”» interviene Lucia.
«Guarda che la Parodi non conduce una gara di cucina… il suo è solo un programma che spiega come preparare dei piatti speciali» la corregge Giulia.
«Ah già…»
Finito di mangiare, Giulia dà una mano a lavare i piatti, mentre gli altri sparecchiano. Io e Zorua andiamo sul terrazzo, e mentre Karl tira su le tende, ammiriamo la vista del corso con tutte le luci accese, perché ormai il sole era tramontato.
«Mirkho… come va la tua schiena?»
«Un leggerissimo miglioramento c’è stato, sento un po’ meno dolore, ma comunque non penso di potermi staccare dalla sedia. Grazie, Zorua»
«Figurati. E per quanto ne avrai?»
«Mi hanno detto circa una settimana. Solo che mi sarebbe piaciuto arrivare ad Azalina, nella regione di Johto, tutto intero»
«Penso che ci arriverai. Sei forte, Mirkho, da quando sei arrivato qui lo hai dimostrato più volte. Non solo te, anche gli altri. Per me siete un punto di riferimento, anch’io vorrei diventare forte come voi e mama»
«Abbiamo un obiettivo comune io e te, allora. Anch’io voglio diventare ancora più forte. Non vedo l’ora di affrontare la Lega di Johto, quello sarà il banco di prova della mia forza, e di chi con me affronta le palestre. Solo che finora ho una sola medaglia, te l’ho detto, sono arrivato da poco in questo mondo. Ho ancora tutto il tempo, anche se la voglia di prendere tutto subito è forte»
«Vivi sano e tranquillo. Aver fretta non risolve nulla, ogni cosa ha il suo tempo»
«Che poeta, Zorua!»
«Me lo dice sempre mama. Mi dà sempre buoni consigli per affrontare bene la vita»
«Lo so. Ho avuto modo di vederlo. Certo, la tua mama non parla, ma si fa capire benissimo»
«Già. Mama è fantastica, sotto ogni aspetto»
Subito dopo, arriva mia cugina:
«Mirkho, Zorua, avete voglia di fare un giro qui intorno?»
«Sì, che idea» rispondiamo.
«Su, venite allora»
Con Zorua sulle mie gambe, Giulia afferra la carrozzina e mi spinge fino alle scale. Lì Bronzor mi fa scendere al piano di sotto. Quando siamo tutti pronti, usciamo.
Respiro la frizzante aria della sera, in cielo come sempre niente se non la Luna e le stelle. Certo, si vedono poco per via della forte illuminazione cittadina, ma è comunque un bello spettacolo. L’unica nota stonata è che ogni volta che guardo mia cugina, la Lucia e l’Yle, sono sempre dentro un negozio di abbigliamento. Uff… quando ti piglia una certa abitudine è così, quelle tre ti troverebbero pure Bin Laden se venisse loro la voglia, come ti troverebbero un negozio pure nel deserto del Sahara! Pure io qualche negozio lo visito, ma non quelli dei vestiti. Il guardaroba che possiedo ora mi soddisfa, e non ho bisogno di altro. Ci facciamo il corso principale della città (sarà sul kilometro e mezzo) avanti e indietro, intrufolandomi in tutti i negozi di elettronica che trovo (le ragazze i vestiti, io i telefoni, e visto che ora ho i soldi, sto prendendo in considerazione l’idea di cambiarlo).
Rimaniamo fuori un bel po’. Mi fa piacere che Ash, Brock e Lucinda non seguono le ragazze! Alle 23:30 decidiamo di andare al Centro Pokémon per dormire. Non appena entriamo, l’infermiera Joy ci fa:
«Ragazzi, sono vostre queste bici che sono arrivare col trasferimento aereo?»
«Ah già, le bici… ce ne eravamo dimenticati!» sussurro ridacchiando.
«Sì, sono nostre» risponde Samanta.
«Uh, alleluia! – commenta l’infermiera – L’ho chiesto a tutti i ragazzi che sono passati di qui, mi stava venendo un esaurimento! Meno male!»
«Ci scusi, infermiera, vorremo pernottare qui fino a dopodomani» si fa avanti Renamon.
«Eh ragazzi, mi dispiace, ma qui siamo al completo proprio… do un’occhiata, ma non penso che ci siano molti posti, sapete, c’è la finale del torneo… oh, ecco, ci sono 5 posti soltanto, voi siete in…?»
«In otto»
«Eh, come la mettiamo?» fa Giulia.
«Bè, forse… oh, ecco! Se non ricordo male, la stanza degli ospiti a casa di Zoroark ha tre letti, no? Che dite se io, Renamon e… chi vuole venire… andassimo a dormire da loro? – mi volto verso Zorua e Zoroark – Ci ospitate? Tanto non siamo molto distanti»
«Certamente! Nessun problema!» risponde il piccolo Pokémon, seguito dall’annuire di Zoroark.
«Bene, vi ringraziamo» risponde la mia ragazza.
«Per noi è un piacere. Su, chi viene con loro due?»
«Massì, vengo io» fa Davide.
«Siamo d’accordo, allora. – fa Renamon – Vi accompagniamo su poi ce ne andiamo»
Dopo che gli altri firmano dei fogli coi loro dati (quando prendi la camera in un Centro Pokémon, questa è la procedura), saliamo tutti insieme. Stavolta io vado in ascensore, visto che c’è.
I cinque posti sono in una stanza dove c’erano già altre persone.
Dopo che si sono sistemati, in pochi minuti, decidiamo di lasciare il Centro Pokémon.
«Ok, passate una buona nottata, ci vediamo domani»
«La passeremo bene sì, Mirkho, senza te che russi»
«Molto spiritosa, cugina!»
«Bè, io penso che sia più comodo che stia da noi anche per la sua schiena, è meglio che stia tranquillo» fa Zorua.
«Lo so, lo so» risponde Giulia.
Dopo che salutiamo gli altri, io, Rena, Davide e le due volpi usciamo. Una volta arrivati a casa loro, tratteniamo Karl solo per farmi salire al piano di sopra. Entriamo nella stanza degli ospiti.
«Wow, bella stanza. E mi fa piacere “inaugurarla” subito» commento.
Ogni letto aveva il suo comodino, il suo tappeto di fianco e la sua mensola. Le pareti sono gialle e la finestra è bella grossa. Ovviamente, presente pure una TV.
«Bene, io andrei, ché sono un po’ stanchino. Buonanotte a tutti!»
«Ciao Karl, ‘notte» risponde Renamon.
«Buonanotte» ci aggiungiamo io, Davide e Zorua.
Io scelgo il letto più vicino alla porta, che quindi è il più lontano dalla finestra.
«Prima di andare a dormire, avete voglia di guardare un po’ la tele tutti insieme?»
«Massì, Zorua, va bene» risponde Renamon, che perciò mi porta in sala.
Zoroark comincia a fare zapping col telecomando, finché Zorua non la ferma:
«Ehi mama, lascia qui, questo film lo conosco! È “Attraverso il tempo e l’oscurità”»
«Ti piace?» le chiede Davide.
«Se mi piace? È fantastico! Parla di una vera storia d’amicizia tra quei due, vedete? Uno Shinx e un Riolu, che formano una squadra d’esplorazione e affrontano mille avventure! Certo, è un po’ triste in certi punti, ma ne vale comunque la pena!»
«Come nella parte dell’addio?»
«L’hai visto anche tu?»
«No. Mai. Ma lasciami dire che nel mio mondo questa è la trama di un videogioco che amo tanto, e a cui ho giocato più volte»
«Ah, bene. Quindi è come se lo avessi già visto?»
«Più o meno… i film non sono mai come i videogiochi, sono sempre superiori. E sarei felice di vedermelo anch’io»
«Guardiamolo tutti insieme, allora!»
Già. Mi sto praticamente guardando il film di Esploratori del Cielo. Intuisco che è “Cielo” e non “Tempo/Oscurità” perché siamo alla parte di Shaymin e della scalata al Picco del Cielo, quindi dopo l’addio. Meno male, perché non avrei voluto di certo mettermi a piangere. Riolu non stacca gli occhi dal televisore.
«Ti piace vedere il tuo collega all’opera, cucciola?»
Riolu si volta e, sorridendomi, annuisce. Poi chiedo a Zorua:
«Zorua, ma dei due… chi è l’umano venuto dal futuro? Quello che sparisce»
«È lo Shinx»
«E hai pianto nella scena dell’addio?»
«Eh, la prima volta molto, ti giuro che è toccante. Ho pianto anche le altre volte, ma in misura un po’ minore. Questa è la quarta volta che lo vedo»
«Io ho sempre desiderato che nel mondo reale facessero una cosa del genere… un film su un videogioco amato da tantissima gente»
«Oltre a quello che ci avete fatto vedere, hanno fatto altri film nel vostro mondo?»
«Sì, quello è l’ultimo arrivato, ed è il 13°»
«Wow, sono davvero tanti! E tutti con Ash protagonista?»
«Esattamente. Svariate avventure di ogni genere»
«Tutto meno che un film simile a questo, vero?»
«Eh… appunto, stavo per dirlo»
Dopo mezz’ora mi sento stanchissimo, e perciò mi faccio accompagnare in stanza.
«Come va la schiena?»
«Stiamo migliorando, Zorua. Sento ancora dolore, ma non come stamattina»
«Ottimo. Spero che guarisci presto»
Dieci minuti dopo mi raggiungono anche gli altri due.
«Buonanotte, amici, a domani» ci fa Zorua, seguita dal verso di Zoroark.
«Ciao, buonanotte!» salutiamo noi.
Se ne vanno socchiudendo la porta. Subito dopo Renamon si siede sul mio letto.
«Ehi, tesoro, stai bene?»
«Più o meno sì, Rena. Sono stanco da morire»
«Anch’io. Ora facciamoci una bella e sana dormita, ok?»
«Va bene… me lo dai un bacetto?» le faccio, con un gesto della mano.
«Ma certo!»
Si abbassa e ci baciamo, e subito da bacetto diventa bacione.
«Dai, buonanotte, amore mio»
«Buonanotte, Rena»
Lei si mette a letto, auguriamo buonanotte a Davide e spegniamo la lucetta.
La mattina dopo vengo svegliato dalle carezze della mia ragazza. Ci diamo un bacetto, poi mi faccio mettere da Renamon sulla sedia a rotelle.
«Quanto pesi…!»
«Tesoro, ho preso solo un paio di kili nell’ultimo mese eh»
«Consolante, eh eh... scherzo, ti reggo benissimo!»
Andiamo subito in cucina, dove troviamo Zorua e Zoroark.
«Buongiorno, amici. Passata una buona nottata?»
«Buonissima, grazie Zorua» risponde Renamon.
«Avete voglia di fare colazione?»
«Sì, grazie. Solo una cosa… io faccio fatica a digerire il latte, avete del tè?» chiedo.
«Ma certo, fammi vedere… ecco, c’è del tè alla baccapesca, ti va?»
«Sì, è perfetto!»
Lo adoro il tè alla baccapesca, devo dire che mi mette energia. Poi mi viene in mente una cosa: oggi è il giorno della finale di calcio-canestro, giocano Yantaropoli-Monte Corona. Sì, immaginate se vincono… ‘sta città diventa un bordello assurdo. Vabbè, non tifo per una squadra in particolare, voglio giusto provare il gusto di vedermi la finale di un torneo di uno sport che nel mondo reale non esiste. Quindi, chi vince sono contento. Zorua e Zoroark penso che ora tifino Monte Corona… vedremo. Mi sento la schiena… devo dire che ho effettivamente qualche libertà di movimento in più, riesco un po’ a piegarmi in avanti senza troppe difficoltà, ma mi sa che ci vorrà almeno un altro giorno come minimo per lasciare la carrozzina.
«Ehi ragazzi, guardate qui!»
Trovo la risposta alla mia precedente domanda quando le due volpi tornano con striscioni e bandierine del Monte Corona. Bene.
«E tu guarda qua, Zorua»
«Cosa? Lo striscione dello Yantaropoli?!»
«No no che Yantaropoli… è una sciarpa della Juve, tranquilla… la squadra di calcio del mio mondo che tifo… ti ricordo che il calcio-canestro non esiste nel mio mondo»
«Ah… scusa, ho frainteso… allora la tua squadra ha gli stessi colori dello Yantaropoli»
Facciamo colazione, poi andiamo sul terrazzo: tutti i pali della luce sono addobbati con striscioni di supporto al Coronopoli. La partita è alle 15 e 30, non vedo l’ora di vedermela. Staremo tutti insieme qui a casa di Zorua e Zoroark, è meglio, andare allo stadio adesso… apparte che sono finiti i biglietti, ma ad ogni modo c’è troppo casino, che di certo non fa bene alla mia schiena.
Dopo poco ci raggiunge anche il resto della banda.
«Salve, gente… dormito bene?»
«Massì… voi tre?»
«Da dio. – risponde Renamon – I letti sono comodissimi»
«Bene, allora» risponde mia cugina.
«Ok. Oggi pomeriggio pronti a far casino» annuncio.
«Sì, proprio… non cambi mai eh?» mi fa Ylenia.
«Yle… ci conosciamo da 17 anni, sono come tu mi hai sempre conosciuto!»
«Apposta per quello»
«Vabbè ho capito… troviamoci qualcosa da fare prima che cominci la sagra delle minchiate»
Esattamente come ieri, diamo un po’ una mano a pulire in giro. Finita questa fase, Giulia afferra il suo cellulare.
«Lasciala stare l’Aksenia…!»
«Non sto chiamando nessuno, sto solo… ecco, i biglietti da qua per Azalina costano 60 ₱, se avete voglia di sganciare andrei a comprarli, ok?»
«Ah, giusto. – fa l’Ylenia – Va bene. Eccoli»
Tutti diamo i soldi a mia cugina, che finita la parte dell’esattore di Equitalia esce di casa.
«Avete fretta… di partire?» fa Zorua.
«No, no, ma va’… è che se li si compra prima costano di meno, tranquilla» rispondo io.
«Vi vogliamo bene, non potremmo mai piantarvi in asso in questa maniera» aggiunge Renamon.
«Grazie, amici»
Mi metto a guardare un po’ di TV, mentre aspettiamo Giulia. Non voglio uscire di casa perché questa è l’ora in cui comincia a picchiare il sole e…  mi sta già venendo di nuovo fame, eh eh!
Quando finalmente mia cugina varca la porta di casa, è ormai ora di pranzo.
«Scusatemi, c’era un traffico assurdo e una coda pazzesca in agenzia… ma ad ogni modo ecco, distribuisci»
Mi lancia addosso il pacchetto coi biglietti (poteva darmelo in una maniera più delicata), che provvedo a dare a tutti. Il mio me lo ritiro nel portafoglio.
Poco dopo cominciamo a mangiare, e come al solito è tutto buonissimo. Alle 15, l’orario d’inizio della partita, ci raccogliamo tutti in soggiorno davanti al televisore. Zorua è molto contenta nel vedere che la partita comincia. Dalla televisione si vede tutto meglio, Pokémon compresi. La squadra di Kalos ha quelle che sembrano essere tre volpi coi colori della Roma, mentre quelli che giocano in casa dispongono di Burmy, Roselia e Roserade. Provo a puntare il Pokédex sulle volpi, ma non parte niente. Evidentemente il Pokémon deve essere fisicamente davanti a me. Che sfiga però… vorrei sapere chi sono!
Primo tempo. Ad ogni gol che una squadra fa, l’altra pareggia. Il possesso palla ce l’ha il Monte Corona, però.
«Carino il Pokémon dello Yantaropoli con quella gonna rossa» commento.
«Ehm… non penso sia una gonna. Comunque mi sembra di capire che siano tre tipi fuoco» fa Samanta.
«Wow. Rena, è il tuo campo, studiateli bene»
«Lo sto già facendo. Devo dire che tutti e tre si muovono con un’agilità impressionante, sarei curiosa di sapere anche come combattono»
«Anch’io. Quando e se ci capiterà di passare per la regione di Kalos, ci faremo un pensierino»
Ma adesso non ci penso. Abbiamo scelto la regione di Johto, e lì proseguiamo. Lasciamo perdere il resto.
Ad ogni gol della squadra di casa, Zorua e Zoroark fanno letteralmente tremare il pavimento. Giustamente. Tifare non è vietato, ma un po’ di moderazione ci vuole… sotto ci sono i nonni di Karl!
Il primo tempo finisce col Monte Corona avanti per 12 a 10. Sto guardando davvero una bella partita. Mi reclino lo schienale della sedia a rotelle, e chiudo un attimo gli occhi in attesa dell’inizio del secondo tempo. Quando li riapro, lo schermo della TV mostra un punteggio di 22-21 per il Monte Corona.
«Ehm ragazzi… perdonatemi il ritardo ma a me sembrava fossero di meno i gol fatti…»
«Ah, buongiorno! – mi fa mia cugina – Hai dormito come un ghiro!»
Dai… di nuovo?!
«Cosa? Oh cavolo, ma perché…? Comunque… quanto man…»
Zorua si mette a gridare, e Zoroark a fare il suo verso.
«Mi sembra di capire sia finita»
Samanta si mette a prendermi a schiaffetti e mi fa:
«Ma come si può dormire durante una finale del torneo di calcio-canestro?!»
«Uno che è stanco dorme, va bene? Abbiate pazienza. Hanno vinto, no? E allora festeggiamo!»
«Congratulazioni!» fanno Ash e Brock.
Zorua salta a festeggiare sulle mie gambe. Prima che si riducano come la schiena, la abbraccio e la poso per terra. Poi abbraccio Zoroark. Nemmeno il tempo di decidere il da farsi che per strada si comincia a sentire del casino, con petardini, trombette e grida varie. Andiamo sul terrazzo e notiamo che s’è già creato un bel bordello per strada. Zoroark appende lo striscione sul terrazzo, in bella vista. Ci limitiamo a festeggiare dal terrazzo, anche perché la Lucia continua a dire che lì in mezzo non ci scende. Poco dopo, i nonni di Karl ci portano due bottiglie di spumante e perciò cominciamo a bere.
«Mirkho, io te lo dico già ora… datti una regolata ok? Massimo due bicchieri e basta!»
«Senti Giulia… con lo spumante non ci riesco nemmeno ad ubriacarmi, è debole, non mi fa niente!»
«Ah, mica tanto, – interviene Renamon – qui c’è scritto 11 gradi! Con una simile gradazione due bicchieri bastano per metterti le ali, come si suol dire»
«Guarda che non è una Red Bull! Va bene, due bicchierini e basta!»
Meglio fare come mi dice mia cugina, per evitare casini e rotture di palle varie.
«Alla vittoria del Monte Corona!» urla Karl.
Ci tocchiamo i bicchieri e beviamo. Mmmhh, buono ‘sto spumante. Dolce, come piace a me. Mi va bene anche quello secco, per carità, ma tra i due scelgo il dolce, per me è il migliore.
Al termine, subito un altro brindisi. Poi la finiamo lì.
Quando notiamo che la folla è decisamente diminuita, dopo un’oretta, decidiamo di scendere anche noi per strada. Anche stavolta ci facciamo il corso principale, stavolta ricoperto da un sacco di coriandoli, manco fosse carnevale.
«Ragazzi, se volete stare fino a stasera a girare non c’è problema, però dico solo che domani ci si alza presto, visto che l’aereo è alle 10» fa mia cugina.
«Ok» rispondiamo tutti.
Quando passiamo davanti ad un bar, metà del gruppo ci si infila dentro. Pertanto, ci entriamo tutti. Prendiamo solo da bere, non è nostra intenzione rimanerci a lungo. Il bar, poi, è vuoto, sono ancora tutti a festeggiare per strada, e a me i posti vuoti mettono una noia assurda. Quando abbiamo finito di bere, decidiamo di tornare a casa per cena. Renamon stava per aprire quella specie di tenda a fili abbondanti pure nel nostro mondo, ma è costretta a tirarsi indietro perché di corsa entra un Pokémon coi colori della Roma che avevo appena finito di vedere in TV!
«Ma quello…» fa Samanta.
«Sì! È uno dei Pokémon dello Yantaropoli!» prosegue Jacopo.
Quel Pokémon colla gonna rossa ci guarda tutti. Bè, gli altri clienti del bar, quei pochi che ci sono, stanno tutti al piano di sopra.
Subito dopo entra un uomo che va verso quel Pokémon.
«Delphox! Ti ho detto di aspettare, non c’è fretta!»
«E quello… sì, è l’allenatore dell’altra squadra!» fa Renamon.
Dietro quell’uomo compaiono altri due Pokémon, le altre due volpi della squadra. Bene, lo Yantaropoli al completo! La volpe più piccolina si avvicina a noi e comincia a girare in mezzo alle gambe a tutti, mi sale sulla sedia a rotelle dallo schienale e risalta per terra. Si ferma un secondo dal Vulpix della mia ragazza e poi riprende a girare. Quell’uomo sbuffa e fa:
«Fennekin, smettila! Questo è un bar, non un parco giochi! – poi viene da noi – Scusatemi, ragazzi, è un po’ vivace. Spero che non abbia creato problemi»
«Niente affatto, si figuri» fa Giulia.
Io ne voglio sapere di più:
«Salve, non abbiamo mai visto dei Pokémon della regione di Kalos prima d’ora… come ha detto che si chiama?»
«Quello che vi faceva la “festa” è un Fennekin, ed è uno dei tre Pokémon iniziali della regione di Kalos, e le altre due sono le sue evoluzioni. Vi presento Braixen e Delphox!»
Le altre due volpi ci raggiungono, e io tiro subito fuori il Pokédex.
“Fennekin, il Pokémon Volpe. Fa il pieno di energia mangiando ramoscelli ed emette aria calda dalle grandi orecchie a una temperatura di oltre 200°C”.
«Wow. Abbiamo qualcosa in comune. Anch’io ogni tanto mi mangiucchio un ramoscello. Dell’albero di liquirizia però. Davvero un Pokémon carino»
“Braixen, il Pokémon Volpe. Incendia il ramo che ha infilato nella coda grazie allo sfregamento del pelo per poi lanciarsi nella lotta”.
«Un ramo infilato nel… ah ecco, non l’avevo visto. È un ottimo Pokémon, a quanto mi è sembrato di vedere in TV!»
«Sì, tra un sonnellino e l’altro!»
«Giulia, vaffanculo. Stai zitta, coi tuoi commenti hai palesemente rotto!»
Giulia ride. Sì, ridi ridi, aspetta che mi libero dalla carrozzina!
«È un po’ un nome da medicinale eh, senz’offesa»
Braixen fa una faccia un po’ strana.
“Delphox, il Pokémon Volpe. Fissando la fiamma del ramo che ha in mano, aumenta al massimo la concentrazione e può predire il futuro. Grazie ai suoi poteri psichici, può generare un vortice di fiamme a 3000°C col quale avvolge i nemici e li incenerisce”.
«Tremila… porca puttana, tanta roba… e quale fiamma, scusa? Io non vedo…»
Delphox tira fuori un bastone, comincia a rotearlo e immediatamente compare un cerchio di fuoco.
«Aah… ok ok ho visto, va bene, ma tienila lontano da me!!»
«Tranquillo, ragazzo. Delphox è buona come il pane, non fa niente a nessuno»
«Uh, lo spero»
Si fanno anche accarezzare, hanno un pelo molto soffice e liscio. Bellissimo.
Salutiamo e usciamo dal bar, a quest’ora saremmo dovuti essere a casa a far cena, visto che sono le sette e mezza.
Ripercorriamo il corso principale di Coronopoli, e una volta arrivati a casa, in due minuti la tavola è apparecchiata. Cominciamo a gustarci un buon sano piattone di pasta.
«Zorr… arrrkk!»
«Mama vi chiede cosa farete una volta tornati nella regione di Johto»
«Già, diteci, siamo curiosi» fa eco Ash.
Sinceramente… Ash, Brock e Lucinda sono stati con noi tutto il tempo, ma è come se fossero stati assenti… non hanno detto una parola! Peccato che hanno deciso di andare un attimo al Centro Pokémon proprio quando abbiamo incontrato i Pokémon di Kalos…!
«Rientreremo direttamente ad Azalina» risponde Jacopo.
«Lì le Eeveelutions faranno il loro concerto… abbiamo una voglia matta di andare a vederle!» proseguo io.
«Ark?!»
«Avete detto le Eeveelutions?!»
«Sì, Zorua, perché?» fa Samanta.
«Io e mama siamo due fan sfegatate delle Eeveelutions, ed è da tempo che cerchiamo di andare nella ragione di Johto a vederle!»
«Perché, fanno i concerti solo a Johto?» chiedo.
«Eh sì. – mi risponde Ash – Si esibiscono solo nelle regioni di Johto e Kanto. Io sono andato a vederle una volta e vi giuro, ne vale la pena»
«Mama, possiamo andare con loro per vederle? Ti prego!»
Zoroark rimane lì a pensare un po’.
«Eh, se ce l’aveste detto prima avremmo preso i biglietti anche per voi… cioè, vi accompagneremmo volentieri, ma… come facciamo?» fa Giulia.
«Ehi, e se con le loro illusioni si mascherassero da qualche Pokémon e durante il viaggio facessero finta di essere nostri? Può andare?» propone Lucia.
«Ark!»
«Sì, mama dice che può andar bene»
«Perfetto, allora. Verrete con noi a vedere le Eeveelutions» commento battendo le mani.
«Già… si spera che vada bene. Le fate stare nelle Pokéball?» chiede Davide.
«No no ma va… cos’hai capito? Si mascherano da Pokémon piccoli e si sistemano con noi» fa Renamon.
«Ok, abbiamo sistemato i particolari. Tutti insieme ad Azalina. Adesso però mangiamo» conclude mia cugina.
Concludiamo la cena e subito dopo Zoroark prende una piccola valigia. Che roba, hanno appena preso casa e già subito partono. Sì, vabbè, ritornano ma… è comunque un fatto inconsueto.
Guardiamo tutti un po’ di televisione, dopodiché io, Davide e Renamon ci infiliamo nella stanza ospiti, mentre il resto del gruppo se ne va al Centro Pokémon. Che bello essere stati qui a Coronopoli, nel set di uno dei miei film preferiti. Ne è valsa decisamente la pena. Ho conosciuto due Pokémon straordinari in tutto e per tutto, li abbiamo salvati, ci siamo divertiti, abbiamo assistito alle fasi finali del torneo di calcio-canestro… che giornate meravigliose. Ma adesso è giunta l’ora di riprendere il nostro cammino per la regione di Johto, per adesso ci siamo svagati abbastanza. Su, domani ci si alza presto, non a mezzogiorno come al solito. Buonanotte.

FINE

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Capitolo 18
*** I Prescelti Pokémon ***


I prescelti Pokémon!
 
stagione 1 episodio 16
 
 
Alle otto di mattina scatta la sveglia. Renamon si offre di aiutarmi nell’alzarmi dal letto, ma non ce n’è bisogno: finalmente riesco senza troppi problemi a far tutto da solo. Certo, un minimo di dolore ancora c’è, ma è trascurabile.
«Sono contenta che finalmente tu stia bene!» mi fa Renamon.
«Già, anch’io sono felice. Era ora! E per fortuna, proprio il giorno della partenza! Non ne potevo più, erano tre giorni ormai!»
«Perfetto. Dai, andiamo in cucina»
Detto fatto. In cucina troviamo Zorua e Zoroark già sveglie. Una veloce colazione a base di tè e un controllino alla casa per verificare che sia tutto a posto.
«Lasceremo le chiavi ai nonni di Karl» fa Zorua.
Decisamente, la scelta migliore.
«E gli altri?» chiede Davide.
«Ci raggiungono qui per le… oh, tra poco, questione di minuti. Sono quasi le nove» gli rispondo.
«Ok. Zorua, Zoroark, tutto pronto?»
Le due volpi annuiscono.
«Bene, in che Pokémon volete trasformarvi? Qualcuno di piccolo e carino, per favore, eh eh!»
«Mirkho, io posso rimanere così?»
«Massì, va bene, basta che non proferisci parola durante il viaggio, ok?»
«D’accordo»
Zoroark si trasforma in un Pikachu.
«Perfetto, perfetto! Scendiamo giù, adesso. Occhio che i nonni di Karl forse dormono ancora»
Scendiamo senza fare rumore, e usciamo dalla porta. Cinque minuti dopo, vediamo arrivare gli altri.
«Bene, siamo tutti qui. Voi tre, vi abbiamo portato le vostre bici»
«Grazie. – rispondo – A proposito… forse era meglio se le mandavamo direttamente ad Azalina, è la prima volta che le usiamo da quando siamo arrivati qui!»
«È esattamente quello che pensavo anch’io»
«Ehi, c’è un altro Pikachu!» interviene Ash, indicandolo.
«No, è Zoroark. Lei e Zorua non hanno il biglietto, e quindi sono d’accordo a far finta di essere nostri Pokémon»
«Ah, ok. Bene. Anche noi partiamo, proseguiamo il nostro viaggio per la regione di Sinnoh. Solo che noi non abbiamo le biciclette, e l’aeroporto sta dall’altra parte. Quindi, ci salutiamo qui»
«Ok. È stato bello passare queste giornate con voi. Buon viaggio» e abbraccio i tre.
Uno a uno, tutti gli altri salutano.
«Anche per noi è stato bello vedervi. Mi raccomando, divertitevi» fa Brock.
Salutando con le mani, i tre se ne vanno.
Noi intanto cominciamo a montare in bici. Faccio avanti e indietro per qualche metro, e mi sembra di poter andare senza problemi. Benissimo.
«Bene, ciao anche a te, Karl. Saluta i tuoi nonni quando si svegliano, e dai loro le chiavi»
«Certamente, Renamon. Buon viaggio. Io rientro in casa, onestamente vorrei riposare ancora un po’, eh eh!»
Karl rientra in casa, e quindi rimaniamo solo noi. Partiamo in direzione idroscalo, e arriviamo dopo una decina di minuti. Facciamo imbarcare le bici, ci convalidano i biglietti e saliamo, sedendoci negli stessi posti dell’andata. No, volevo dire… colla stessa sistemazione! Nessuno ha rotto le palle per i “nostri” Pokémon, e questo è un fatto positivo. L’aereo decolla, lasciando Coronopoli. Zorua s’è già addormentata sulle mie gambe, e perciò decido anch’io di aumentare un po’ le ore di sonno.
Sento degli scossoni.
«Amore, siamo arrivati, dobbiamo scendere! Anche tu, Zorua!»
«Mh? Ooh… aaahhh… già arrivati?»
«Ma tu ti stiracchi così, Mirkho? Sembra che stai facendo karate!»
«Eh sì, Sama. Non va bene?»
«Mah, non ho mai visto nessuno stiracchiarsi in quel modo»
Scendiamo dall’aereo, percorriamo il gate, al magazzino recuperiamo le biciclette e usciamo dall’aeroporto.
«Ok qui c’è una strada… da che parte bisogna andare? A quanto pare anche l’aeroporto di Azalina è totalmente fuori dalla città!» chiede Ylenia.
«Evidentemente in questo mondo gli aeroporti li fanno fuori… bho, non so»
«Davide, anche quello di Miramare è fuori dalla città, li abbiamo anche noi gli aeroporti fuori!» controbatte Jacopo.
«Io suggerirei di andare a sinistra, credo che sia di là»
«Sicuro?»
«Penso di sì, Giulia»
Decidiamo quindi di andare a sinistra. Notiamo che l’aeroporto è subito dietro una collina ricoperta da un fitto bosco.
Proseguiamo per un po’, a un certo punto sentiamo un grido femminile.
«Cos’è stato? Chi è?» chiedo.
«Bho, non so» fa Jacopo.
Risentiamo quel grido, stavolta che chiede aiuto. Ci fermiamo.
«Mi sembra che venisse da dentro il bosco, o sbaglio?»
«Non sbagli, Rena. Guarda: lì parcheggiato ai bordi della strada c’è un grosso furgone. Forse è qualcuno che è entrato nel bosco»
Avvicinandoci, notiamo che subito dietro il furgone c’è un sentiero che si addentra nel bosco.
Mia cugina e l’Yle stavano cominciando a ragionare sul da farsi, ma alla terza volta che sentiamo quel grido, ci addentriamo nel bosco senza pensarci due volte, correndo dopo aver lasciato per terra le bici. Poi, sentiamo un ruggito.
Ad un certo punto, non tanto lontano dal sentiero, notiamo un Ursaring che continuava a ruggire, e una ragazza stesa per terra.
«Ragazzi, andiamo» fa Renamon.
Tiro fuori Riolu, e quando siamo abbastanza vicini, decido di attaccare:
«Riolu, Forzasfera, adesso!»
La sfera stende subito l’orso, che si rialza, ma viene immediatamente colpito dal Tuonoshock del Pichu di Davide. Vedendoci arrivare, fugge via.
«Sta bene?» le fa la mia ragazza.
Quando quella ci guarda, scopriamo che non è umana. La testa è dei colori del Borussia, gialla sotto e nera sopra, con due orecchie a penzoloni.
«S-Sì…»
Da in mezzo alle gambe sbuca una coda gialla con la punta nera. Ha un piede incastrato in una radice d’albero.
«Jaco, tu che sei robusto, prova a rompere ‘sta radice»
«Subito, Mirkho»
Al terzo tentativo la radice cede, e la ragazza si alza in piedi. Non ho ancora capito se è un Pokémon o no.
«Grazie mille, vi devo molto»
«Si figuri, è stato un piacere» le rispondo.
«Datemi pure del “tu”, non c’è problema»
Interviene Davide:
«Perdona la domanda… non ti offendere, ma tu cosa sei? Sei un Pokémon?»
«Sì. A dir la verità mi aspettavo una domanda del genere, non essendo di questa regione. Sono una Helioptile, e vengo da Novartopoli, nella regione di Kalos»
«La regione di Kalos! Sei il quarto Pokémon di Kalos che incontriamo, sai?»
«Sì?»
«Siamo tornati da poco dalla regione di Sinnoh, e lì, al termine del campionato di calcio-canestro, abbiamo incontrato una delle finaliste, lo Yom… Yan…» Davide s’incarta.
«Yantaropoli?» fa la ragazza.
«Sì, mi ero già dimenticato. Abbiamo incontrato i suoi tre Pokémon»
«Ah, interessante. Non seguo tanto quello sport, ma se non ricordo male, la squadra è composta da Fennekin, Braixen e Delphox, giusto?»
«Giusto. Comunque, apparte quelle due ragazze, noi veniamo dal mondo reale»
«Cosa? Veramente? Ma è straordinario! Io devo molto al mondo reale, cavolo, fanno dei cibi straordinari! Ah, non mi sono ancora presentata, il mio nome è Tatiana»
Tutti le stringiamo la mano e ci presentiamo. Dopodiché, ci incamminiamo verso l’uscita del bosco.
«Cosa fate di bello? Siete in viaggio per Johto?»
«Sì, – le rispondo – stiamo giusto riprendendo il viaggio dopo qualche giorno passato a Sinnoh. Siamo appena usciti dall’aeroporto e stiamo andando ad Azalina»
Tatiana si ferma all’improvviso.
«Ehm ragazzi, fatemi capire… siete usciti dall’aeroporto per andare ad Azalina?»
Poi mi guarda incredula.
«Che c’è?»
«C’è che Azalina sta dall’altra parte! Voi stavate tornando a Violapoli proseguendo in questa direzione! Se volevate farvi quasi 300 kilometri…!»
Ylenia inizia ad applaudire.
«Complimenti, fenomeno! Meno male che eri sicuro!»
Non so cosa rispondere… ed ecco che si allunga la lista delle mie figure di merda.
«Scusatemi, ma a nessuno è venuto in mente di usare una mappa? Sicuramente avete un Pokédex, che ha la mappa inclusa»
Mi metto le mani sulla faccia (:facepalm:).
«Sei sempre il solito, Mirkho!» mi fa Giulia.
«Ehi, non fatene un dramma! Guardate il lato positivo, sbagliando strada mi avete salvata!»
«Giusto. Non pensiamoci più, riprendiamo le bici e ripartiamo» fa Renamon, mentre riprendiamo a camminare.
«Ah, siete in bici?»
«Sì. Piuttosto, c’è un furgone parcheggiato là fuori, è tuo, Tatiana?»
«Esattamente, è il mio furgone. E se vi va bene, per sdebitarmi vi offro un passaggio fino ad Azalina, così arriverete prima»
«Grazie! Ma… le bici?» chiedo.
«Nessun problema. Quel furgone è spazioso, un po’ le mettiamo sul tetto, un po’ dentro con voi. Tranquilli, starete comodissimi, sul fondo c’è un tappetino morbido»
«Puoi togliermi una curiosità? Come mai eri nel bosco?» le chiede Lucia.
«Ero in cerca di bacche. Sapete, amo fare le torte alle bacche, sono buonissime, in particolar modo quella alla baccapesca. Solo che… sono una frana, come vedete riesco sempre a finire nei casini, ah ah»
«Siamo in due» le rispondo.
Usciamo dal bosco, e Tatiana afferra subito la mia bici appoggiandola sul tetto, e fa lo stesso con quelle di Renamon, Giulia e Lucia.
«Bene, il tetto è pieno. Visto quant’è alto ‘sto furgone? Devo pure usare una scaletta. Le altre bici stanno benissimo dentro»
Tatiana lega le bici sul tetto ai sostegni con un cavo elastico, poi con le chiavi apre il furgone.
«Ok, passatemi le bici… grazie»
Dopo le bici, salgono gli altri.
«Mirkho, forse è meglio se tu stai davanti. Tatiana, gli è appena passato un brutto mal di schiena, va bene se sta davanti?»
«Certo, non ho niente in contrario»
«Giacché ci sono due posti da sedere davanti, sto io con lui, così lo guardo a vista»
«Esagerata…»
«No, Tatiana, tu non lo conosci mio cugino»
«Ah, siete cugini? Buono… comunque non vedo dove sia il problema, anch’io sono sempre un po’… elettrica, ah ah»
Mi viene da ridere, considerando il fatto che lei è un tipo elettro/normale. Giulia, invece, non fa una smorfia.
Tatiana accende il motore e partiamo.
«Scusa, posso puntare su di te il Pokédex?» chiede lei.
«Va bene, non ho nulla da nascondere»
Giulia tira fuori il Pokédex, ma la voce fa “dati non disponibili”.
«Perché?»
«Forse perché quello è un Pokédex tarato sui Pokémon della regione di Johto, e io non sono di Johto»
«Ma… un momento. Mirkho, quando abbiamo incontrato Keldeo… nemmeno lui è di Johto, eppure il tuo Pokédex è andato lo stesso!»
«Keldeo? E chi è?»
«Uno dei Pokémon leggendari della regione di Unima, ed è anche un nostro amico. Comunque… hai ragione, Giulia, ora che mi ci fai pensare»
«Prova tu, allora»
Ok, vediamo…
“Helioptile, il Pokémon Generatore. Si ricarica assorbendo la luce solare, da cui ricava energia sufficiente per sopravvivere anche senza mangiare per alcuni giorni”.
«Il mio funziona… mistero»
«Ah, non chiedete niente a me, non ne so nulla. Aggiungo però che preferisco cibarmi con una bella e sana piadina piuttosto che con la luce solare»
«Piadina?!» urlano gli altri da dietro.
«Sì, avete sentito bene. Da me, a Novartopoli, c’è una piadineria favolosa, il titolare è di Riccione, lui le piade le sa fare, e io sono una sua affezionata cliente»
«Bè, si dà il caso che anche io e Jacopo siamo maestri della piadina. Siamo di Rimini»
«Rimini?! Maddai, che bello… quello della piadineria mi ha fatto vedere moltissime foto di Rimini, è una città favolosa! Quando ci tornerete fatemi un fischio, vorrei venire con voi!»
Jacopo mi tocca una spalla e in un orecchio mi fa “invitiamo alla cena anche lei?”. Io gli rispondo “sì, facciamo che invitare tutto il mondo dei Pokémon!”
«Mh? – fa Tatiana – Mi sono persa qualcosa?»
«No, no… Jacopo voleva sapere come ti piace la piadina. Insomma, la tua farcitura preferita»
«Ah… bè, la amo con rucola, squaquerone e prosciutto crudo. Non mi tirerei mai indietro»
«Bene. E poi, visto che vorresti venire a Rimini… ti va di unirti ad una cena che faremo il 21 là?»
«E me lo chiedi? Accetto volentieri! Scrivo il mio numero di InterPoké, così mi avvertite e troveremo un modo per organizzarci»
Tenendo il volante colle orecchie (figo!), scrive qualcosa su un foglietto e me lo dà, io poi lo metto nel portafogli.
«Bè, ora penso che il cortile dell’Ylenia non basti più, siamo… allora, 8, 9, 10, 11… con te, Tatiana, siamo in 13, credo, perché ci sono degli altri nostri amici»
«E vabbè, lo spazio lo troviamo sempre! Eh eh»
«Mi sa che siamo in più di 13, c’è il resto della nostra classe! Però abbiamo la comodità di essere in una via chiusa» fa Giulia.
«Una via chiusa? Perfetto, questo faciliterà tutto. A quanto mi sembra di capire, ci sarà parecchia gente»
«Già»
Sento vibrare il Pokédex, che tiro fuori subito. Un messaggio? Vediamo…
“Ci siamo dimenticati di spiegarti perché sei stato scelto e di enunciarti in cosa consiste il compito di Prescelto Pokémon. Fermati al luogo indicato sulla mappa, per favore. Dialga e Palkia”
«Uh, meno male che se lo sono ricordati… meglio tardi che mai»
«Cosa?» mi chiede Giulia.
«Guarda mo’» e le faccio leggere il messaggio.
«Ah… interessante»
Giulia lo legge perché sul Pokédex ho impostato la nostra scrittura, niente di speciale.
«Di che state parlando?»
«Niente, Tatiana… si tratta di una faccenda che non ho ancora capito, riguardo alla mia presenza in questo mondo»
«Perché, qualcosa non va? Hai fatto qualche casino?»
«No, niente. Solo un paio di chiarimenti, tutto qui»
Andiamo avanti per 10 minuti, fino a quando, mentre sto giocando col cellulare, Tatiana fa:
«Uh ragazzi, guardate là, non sono Dialga e Palkia quei due giganti?»
Alzo la testa.
«Ehi ehi ehi Tatiana accosta, accosta dove sono loro, subito per favore!»
«Perché? Vuoi andare a vederli? Non capisco»
«Sono loro quelli che mi devono fare i chiarimenti! Cazzo manco ho visto la mappa, se lo sanno mi fanno fuori… meno male che sono grossi e si notano subito!»
«Va bene, va bene»
Scendo, e senza correre non troppo veloce cerco di raggiungerli. Dalla sabbia intuisco che siamo a ridosso del mare. Bel posto che hanno scelto.
«Dialga, Palkia, eccomi qui!» urlo, presentandomi davanti a loro.
«Ciao, Mirkho. Siamo contenti di rivederti. Tutto bene?»
«Benissimo, grazie»
«C’è anche una prescelta di Digiworld con te, se non erro»
«Sì, è con me. Rena, vogliono anche te, muoviti»
«Sono qui, sono qui. Salve»
«Buongiorno a te. Siamo contenti che siate entrambi qui. Vorrei cominciare col dire una cosa a te, Renamon»
«Ah... tutto a posto, nulla di che»
«Lo sappiamo, volevamo solo chiederti se è andato tutto bene»
«Sì… è andata bene. Ho incontrato Mirkho e ci siamo ufficialmente fidanzati»
Ma di che stanno parlando? "Andato tutto bene"? Si riferiscono al fatto che non è successo niente per via del fatto che mi è finita in casa?
«Ah, congratulazioni a tutti e due. Ma adesso passiamo alle cose serie. Se intanto i vostri amici volessero andare a fare un giro lo possono fare, è richiesta la presenza solo di voi due»
Mi siedo e mi guardo intorno, e nessuno sembra aver intenzione di andare. Sono tutti interessati.
«Allora, Mirkho e Renamon. Voi due possedete un titolo chiamato Prescelto Pokémon, che vi dà l’autorizzazione all’accesso in questo mondo abitato anche da Pokémon. A Renamon avevamo già spiegato qualcosa, ma per sicurezza chiederei lo stesso di stare attenti, perché è importante. Il metodo di selezione è il seguente: vengono scelte due persone per ogni città del mondo reale che abbia una certa importanza, ogni 10 anni»
«10 anni? Così tanto?»
«Sì, andiamo a decenni. Per esempio, tu sei uno dei due prescelti di Rimini del decennio 2010-2020, e nel decennio successivo ne verranno scelti altri due. Chi viene scelto deve avere una propria passione per i Pokémon, e deve credere fermamente nella loro esistenza, che poi come avete avuto modo di verificare, è reale. Ma tu, Mirkho… c’è un altro motivo per cui sei stato scelto. Che tu ci creda o meno… i tuoi antenati sono originari di questo mondo»
«Cooosa?!» urliamo tutti.
«È la verità. Risale tutto a circa 1000 anni fa. I tuoi antenati vissero nella regione di Hoenn prima di trasferirsi definitivamente nel mondo reale»
«Ecco perché non si trova nulla sui miei antenati in giro… ma proprio niente!»
Assurdo… ma Dialga e Palkia non dicono bugie… è incredibile… io sarei dunque originario della regione di Hoenn? Quella che tra l’altro mi piace di meno!
«Dobbiamo dirti che la tua selezione era già stata decisa nel 1998, perché già allora mostravi un amore per i Pokémon fuori dal comune, solo che abbiamo aspettato che crescessi un po’. Ovviamente ha gravato il fatto della tua origine di qui»
«Ok, ho capito»
«Il tuo compito, come quello di tutti i Prescelti, è quello di proteggere e garantire la sicurezza dei Pokémon, costi quel che costi. Voi due pensate di essere in grado di svolgere questo compito?»
Io e Renamon ci guardiamo.
«Certo, ne siamo in grado!» e ci diamo un cinque.
«Bene. Di contro, però, abbiamo da dire che voi due siete quelli, che tra tutti gli svariati mondi che esistono, ci avete creato più grattacapi»
«Eh?»
«Sì, come ho già detto, i Prescelti devono proteggere i Pokémon, e tu, Mirkho, fin da quando possiedi il tuo Riolu, non hai fatto altro che sbandierare l’esistenza dei Pokémon ai quattro venti, e questo non va bene! Te ne rendi conto delle conseguenze, nel caso la situazione sfuggisse al controllo?!»
«Sì… me ne rendo conto, e mi dispiace»
«Va bene che sono tutti tuoi amici di fiducia, ma va comunque contro le regole. E tu, Renamon… cavolo, lo sai che non sei umana? Come puoi pensare di poter andare in giro da sola per un mondo popolato da soli umani senza pensare che ti capiti qualcosa?!»
«Lo so… Mirkho me l’aveva già detto… e ho promesso che non l’avrei fatto più se non con lui»
«Ok. Al momento siete giustificati, perché le regole non vi erano state ancora spiegate essendocene dimenticati, ma se i fatti si dovessero reiterare, potreste subire la revoca del vostro titolo di Prescelti Pokémon»
«Lo si può pure revocare?!»
«Certo, Renamon. E uno che si vede revocare il titolo di Prescelto, non può più accedere a questo mondo, e quindi gli viene ritirata la medaglietta dimensionale che ogni Prescelto Pokémon possiede!»
«Va bene. Chiediamo nuovamente scusa, e giuriamo fedeltà al nostro titolo»
«Bene. Confido nella vostra buona fede, e pertanto vi auguriamo ancora una volta che in questo mondo vi possiate divertire»
«Dialga, Palkia, scusatemi, – fa mia cugina – vorrei chiedere una cosa… è riguardo al Pokédex. Non so se posso chiederlo a voi, ma… come mai quando volevamo sapere qualcosa sui Pokémon non di Johto, quello di Mirkho andava e i nostri no?»
«Ah, quello… semplice, ragazza, il Pokédex completo spetta esclusivamente ai Prescelti Pokémon, quindi rivolgetevi a loro se serve»
«Ok, ho capito, grazie dell’informazione»
«Prego. Ah, lasciatemi dire un’ultima cosa. Le medagliette dimensionali sono utilizzabili esclusivamente dai Prescelti Pokémon, non funzionano in altre mani»
«Bene, abbiamo capito. Ah, una cosa… chi è l’altro Prescelto di Rimini?»
«Si tratta di una ragazza che tu conosci, ma non possiamo dire nulla di più. Abbiamo finito. Vi saluto, è stato un piacere parlare con voi. Vi lascio alla vostra avventura, alla prossima»
Momento…! Una ragazza che conosco?! Non sarà mica la Silvia, vero?! Sono giorni che è irrintracciabile...!
Dopo che li salutiamo tutti, i due si alzano in volo (come caspita fanno non lo so) e si allontanano.
«Ok, Tatiana, possiamo riprender… ma ti sei messa a prendere il sole?!»
«Mh? Avete finito?»
«Sì, ma… in che stato sono le tue orecchie?!»
Tatiana era lì, dieci metri più in là, in bikini e con le orecchie… come dire… aperte?
«È tutto a posto. Le apro così per assorbire la luce. Per farla breve, sono due pannelli fotovoltaici. Se c’è occasione per un po’ di tintarella, sono sempre in prima linea. Dai, mi vesto e andiamo»
Riprendiamo subito la marcia.
«Saremo ad Azalina fra meno di mezz’ora. Sono venuta qui a Johto per vedere il concerto delle Eeveelutions, dopo mesi passati a trovare un’occasione per andarle a vedere»
«Anche tu per le Eeveelutions? Siamo insieme, allora» rispondo.
«Wow, staremo tutti quanti a vederle dal terrazzo del Centro Pokémon. Si esibiscono nella piazza centrale della città»
«Non le abbiamo mai viste cantare. Non è moltissimo che siamo in questo mondo»
«No? Peccato, non sapete cosa vi perdete. Purtroppo ho dimenticato i loro CD a Novartopoli, ah ah, sennò ve le farei ascoltare volentieri… sono una vera frana a fare le valigie, perdonatemi, metà della roba la lascio a casa ih ih»
«Scusa, Tatiana, – fa Lucia da dietro – come mai da dove vivi tu ti sei portata un furgone?»
«No, non me lo sono portato. In teoria non è proprio mio, l’ho noleggiato da un’officina della periferia di Azalina. Visto che sono una gran maniaca dello shopping (e non penso che questo sia un mistero, ah ah), finisco sempre col comprare un sacco di roba, così uso un furgone per tenere tutto»
«Certo che se una arriva ad usare un furgone per lo shopping siamo messi male» commento.
«Ih ih, non sei il primo che me lo dice, Mirkho. Prima di te, me l’avrà già detto tutta Novartopoli! Ah, piuttosto, voi state comodi là dietro?»
«Non si sta male, per niente. È tutto ok»
«Bene, sono contenta. Venti minuti o poco più e siamo a destinazione. Speriamo di non trovare tanto traffico, sennò non arriviamo più»
«Per ora sembra non esserci quasi niente…» commenta mia cugina guardando in giro.
«Sì, oggi è così, ma sapete com’è… io non sono l’unica patita della tintarella, siamo in estate, e Azalina è una nota meta turistica, come la vostra Rimini, per questo un po’ di paura ce l’ho»
«Ah, tu non sai quello che capita d’estate nell’autostrada che passa sopra Bologna… una bolgia!» le faccio.
«Non so che zona è, ma… immagino. Vi è mai capitato di rimanere imbottigliati seriamente nel traffico?»
«Ah, guarda, non farmici pensare… una volta è successo, sarà stato tre o quattro anni fa, tornavo da una vacanza nel nord Italia, in tre o quattro si sono cappottati poco dopo Parma, sono rimasto intasato in una coda di 8 kilometri»
«Cosa?! Sul serio, Mirkho?»
«Sul serio. Non sto scherzando. Sono rimasto fermo dalle 9 e mezza di sera fino quasi a mezzanotte… non vorrei mai rivivere più una cosa del genere»
«E lo credo… solo a pensarci mi viene il terrore… io fortunatamente, in quelle poche volte che viaggio, trovo sempre code di poco conto… e ogni volta prego Arceus che non capiti niente»
Passa qualche minuto.
«Mirkho, Renamon, fatemi capire… questi Prescelti Pokémon sarebbero persone del mondo reale ammesse a visitare questo?» chiede Tatiana.
«Se vogliamo semplificare al massimo il concetto, possiamo dire che è così, – le rispondo – anche se una cosa ancora non l’ho capita… perché attuano questa selezione? Cosa significa? Vogliono forse dare un’opportunità agli amanti dei Pokémon residenti in altri mondi?»
«Ah bho… comunque io penso sia una cosa positiva. Chi ama i Pokémon ha il diritto di averci a che fare»
«Non c’è dubbio, ma… un’altra domanda è: quanti mondi esistono? C’è il nostro, questo, Equestria e Digiworld… e sono quattro. Ce ne saranno altri?»
«Non chiedetelo a me… io sapevo solo del mondo reale, nient’altro. E ad essere onesta, di astronomia non ci capisco un tubo»
«Mmmhh… non penso si tratti solo di astronomia, un’altra cosa che penso, non so se c’entra o meno, è che Einstein aveva ragione, lui aveva ipotizzato l’esistenza di portali dimensionali, e oggi si pensa che i buchi neri nello spazio siano scorciatoie verso altri universi»
«Parli arabo con me… però devo ammettere che sembra interessante, è bello sapere che esistono altri mondi»
«Ragionandoci sopra, poi… credo che i passaggi che i Prescelti usano per viaggiare da un mondo all’altro siano in qualche modo un derivato minore dei più grossi e pericolosi buchi neri, perché anche in quelli viene risucchiato tutto quello che c’è intorno e non si vede un fico secco all’interno»
«Sarà… ad ogni modo, perché vi sento sempre parlar male del mondo reale?»
«Guarda… penso che te accorgerai presto. Magari fosse perfetto come lo descrivi te…»
«Ha qualcosa che non va?»
«Tutto. In pratica, tutto. Sono davvero poche le cose piacevoli»
«Il calcio è una di quelle?»
«Ah Tatiana… certamente, anche se dopo l’ultimo campionato avrei fatto meglio a nascondermi. Ma come cavolo si fa… bisogna attuare un suicidio collettivo per arrivare settimi due anni filati!»
«Sei juventino?»
«Sì, perché? Che vuoi dire?»
«Io seguo sempre il campionato italiano, e sono una tifosissima juventina»
«Wow, Tatiana… benvenuta fra noi!»
«Grandi, ragazzi. Io comunque continuo a sperare che uno scudetto lo ritorniamo a vincere un giorno»
«Ah guarda… io ho quasi perso la speranza… hanno cambiato allenatore per l’ennesima volta, adesso è arrivato questo Antonio Conte che sinceramente conosco poco»
«Io non lo conosco per niente… mi hanno detto che è un ex giocatore, poi bho…»
«Vabbè, vedremo»
Tatiana prende un’altra strada.
«Ehi… sicura che è la strada giusta?» le chiede Giulia.
«Sì, è una scorciatoia. Tranquilli, non è la prima volta che faccio ‘sta strada. Risparmieremo qualche minuto di st… oh cazzo!!!»
Stavo per chiederle qual era il problema quando inchioda di botto, e la mia testa finisce contro il cruscotto nonostante avessi la cintura. Sento Tatiana commentare:
«C’è qualcuno lì a terra…!»
«M-Ma che creatura è quella?!» fa mia cugina.
 
FINE

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Capitolo 19
*** La draghessa di un altro mondo ***


La draghessa di un altro mondo
 
stagione 1 episodio 17
  
«Ahia… ahia… la testa…!»
«Che è successo?»
«Non so, Lucia, c’è una creatura strana stesa lì ai limiti della strada!»
«Sì Giulia ma non urlare…» commento dandole un colpo sulla spalla.
Alzo la testa per vedere di chi si tratta.
«Ma quello… è un drago! O sbaglio?»
«Un drago? – mi fa Tatiana – Intendi proprio un drago o un tipo drago?»
«No, che c’entrano i Pokémon adesso… intendo proprio un drago! Fatemi scendere…»
Io, Giulia e Tatiana scendiamo e ci avviciniamo.
«Guardate! – osservo – Piccole corna sulla testa, ali, coda appuntita, pelle a squame…»
«A essere onesta, li facevo molto più grossi» commenta mia cugina.
«Forse perché… ecco! – la giro leggermente – Vedete? È antropomorfa!»
«Grazie per avercelo fatto notare, Mirkho… ora puoi togliere la mano dal suo seno!»
«Uh… mi scusi… manco me n’ero accorto…»
«Invece di cercare di capire che misura ha di reggiseno, perché non provi a vedere se è ancora viva?!»
«Va bene, Tatiana, va bene…»
Le appoggio una mano sul collo. Onestamente, toccare una pelle a squame mi fa un po’ senso.
«Mmmhh… non sono un medico, ma mi pare di sentire un battito molto debole»
Sentiamo la porta del furgone aprirsi, e arrivare gli altri.
«Oddio… e questa cos’è?!»
«Una draghessa, Samanta… mai visto un drago in vita tua?»
«No, Mirkho… nel senso, di tipi drago ne ho visti a quantità industriale, ma come questo no…»
«Non hai capito… non è un Pokémon! Si tratta di…»
«Ragazzi, cerchiamo di salvarla poiché sembra ancora viva! Guardate, siamo alle porte di Azalina, forse facciamo in tempo a raggiungere l’ospedale, caricatela delicatamente dietro!»
«Subito, Tatiana»
Renamon, Ylenia e Jacopo, lentamente, la prendono in braccio e la distendono dietro. Stavo per risedermi del furgone, quando da dietro sento parlare.
«Si muove! Si sta muovendo!»
Io e Tatiana, che stavamo aprendo le portiere, ci precipitiamo lì, e notiamo che la draghessa ha a malapena aperto gli occhi.
«Dove… dove… sono…?»
«Ehi, sa pure parlare questa…» commenta Renamon.
«Mi sembra ovvio che sappia parlare» fa Tatiana.
«Tranquilla, adesso ti portiamo in ospedale»
Ripartiamo alla velocità della luce, coll’acceleratore al fondo. Finalmente entriamo in città, e subito cerchiamo la direzione dell’ospedale.
«So dove sta, sono già stata qui ad Azalina»
Sembra che Tatiana sappia la strada, bene.
«Sì, ma… Tatiana, c’è il limite dei 50, tu stai facendo i 90 quasi…»
«La vogliamo salvare o no?! E allora sta’ muto una buona volta!»
«Raga, è svenuta di nuovo, ma comunque c’è ancora polso» fa Jacopo da dietro.
Caspita, sembra di essere sul set di Squadra Speciale Cobra 11, per come guida Tatiana!
«Ha detto qualcos’altro?»
«Niente di che, Giulia. – le risponde Renamon – Solo un “chi sei?” rivolto a Jacopo, nient’altro»
Due minuti dopo, ci fermiamo davanti ad un grosso edificio marrone con moltissime finestre.
«Ecco, è questo! Facciamo presto!»
Jacopo se la carica in braccio ed entriamo nell’ospedale.
«Serve subito una barella, è urgente!» urla Tatiana.
La signora che stava al banco dell’accettazione solleva la cornetta del telefono, e mezzo minuto dopo, due medici arrivano con una barella. La draghessa viene caricata sopra, e viene accuratamente visitata.
«Ehi! Eccovi qui! Finalmente vi ho trovati!»
Ci giriamo, e troviamo un’infuriata agente Jenny che ci viene incontro.
«Di chi è il furgone?»
«Mio»
«Signorina, se ne rende conto che Azalina è una città con strade pubbliche e non un circuito di rally?!»
«Me ne rendo pienamente conto, agente Jenny, e chiedo infinitamente scusa, ma era un’urgenza. Come vede, abbiamo accompagnato lei in ospedale»
Tatiana le indica la draghessa.
«Ah, vedo… mmmhh… va bene, per stavolta chiudo un occhio. Ma che non capiti ancora, ok?»
L’agente Jenny esce e se ne va, e noi chiediamo ai medici delle condizioni di questa strana creatura.
«Al momento non possiamo dire molto, – ci risponde – dobbiamo farle degli esami più approfonditi, vi consiglio di provare ad aspettare un po’»
«D’accordo»
Usciamo e ci dirigiamo al Centro Pokémon.
«Dov’è la piazza in cui si esibiranno le Eeveelutions?»
«C’eravamo passati vicino, prima. È una delle piazze del centro storico. Ed è lì che sta anche il Centro Pokémon. Sbaglio o vi ho già detto che le avremmo guardate dal terrazzo?»
«Giusto, non me n’ero ricordato» rispondo.
Raggiunto il Centro Pokémon, prendiamo la camera. L’infermiera Joy ci dice che abbiamo fatto in tempo a trovarne una vuota, che per via del concerto si sarebbe riempito subito.
«Già, meno male che ci siamo sveltiti»
Andiamo a sistemarci, e ognuno si prende il suo letto. Tiriamo fuori tutti i Pokémon per farli mangiare. Tatiana si occupa di tutto.
«Mirkho, chiama il tuo Pikachu, che magari c’ha fame»
«Non è un mio Pokémon, e non è nemmeno un Pikachu. Lei e Zorua ci hanno seguiti da Coronopoli per vedere le Eeveelutions»
Faccio un cenno colla mano al Pikachu, accompagnato da un sorrisino.
«Zoroark?!»
«Ark!» fa lei, allungando una mano… ammesso che la si possa definire tale.
«Oh, wow. So che gli Zoroark sono famosi per i loro poteri illusionistici… piacere, Tatiana. Ti piace il cibo per Pokémon?»
«Ark, zorrr!»
«Capito, ti piacciono i panini… e le piadine? Cavolo, già che ci siamo apriamo un club della piadina… ok, allora tu e Zorua venite a far pranzo con noi di sotto?»
Zoroark annuisce.
«Va bene, allora. Un attimo che gli altri finiscono e poi andiamo»
Tatiana ogni tanto si prende un biscottino e se lo mangia. Giulia la guarda male.
«Che c’è? È buono, sai? Non lo dico perché anch’io sono un Pokémon, ti giuro che ne vale la pena»
«Cuginetta, anch’io ogni tanto sgranocchio qualcosa, hanno un buon sapore!»
«Ok, ok… prima che mi passi l’appetito»
Finito il pranzo dei nostri Pokémon, tocca al nostro. Scendiamo e ci mettiamo in un tavolo, e pranziamo lautamente. Che bello, finalmente, dopo avventure e rotture di palle varie, siamo riusciti a raggiungere Azalina. E ora, seconda medaglia. Non oggi, però. Tengo a ricordare che siamo scesi dall’aereo giusto stamattina, e poi Tatiana e tutto il resto, oggi vorrei riposarmi. Siamo solo al nove luglio, penso che in quattro giorni riusciamo a prenderci una medaglia.
Subito dopo il pranzo, torniamo nella nostra stanza per finire di sistemarci. Passa mezz’ora tra traslochi e faccende varie. Prendo il mio portatile, lo accendo e mi sdraio sul mio letto, coi piedi sul cuscino. Collego il pc alla rete Wi-Fi, che nei Centri Pokémon è gratuita, e avvio Google Chrome. Come homepage ho ovviamente google.it, ma… giusto pochi secondi e mi ritrovo la scritta “Google Johto”. Bè, evidentemente hanno piantato radici anche qui… figuriamoci. Come farebbero ad avere tutti ‘sti capitali sennò… ma vabbè, non ho attaccato internet per vedere se mi cambiava la schermata del sito, ma per fare delle ricerche. Anche se non credo mi stiano riuscendo benissimo…
«Ancora attaccato a quel computer? Cos’avrai mai da fare tutte le volte?»
«Ma no, Giulia… sto solo facendo una ricerca sui draghi antropomorfi… lo sai, li adoro i draghi, e se c’è una specie che ha la caratteristica di essere umanoide, vorrei informarmi, tutto qui»
«E sentiamo, cos’hai scoperto? Ci sono novità?»
«Bho, non so… finora poco e niente, qui continua a spedirmi in siti dove mi viene chiesto se ho almeno 18 anni! Non è che lo faccio apposta!»
«Bè, forse perché i draghi umanoidi sono un’invenzione di qualche pervertito maniaco del porno» mi fa Tatiana guardando lo schermo del computer.
«Tatiana scusami, secondo te quella che abbiamo portato in ospedale stamattina era un’invenzione? È più reale di me!»
«In effetti… bho, mistero… chissà poi da che mondo arriva, sono curiosa di saperlo»
«Penso che ce lo potrà dire quando si sarà ripresa… ma per il momento lasciamola stare»
Interviene Jacopo:
«E poi quella non assomiglia vagamente a quel drago dei videogiochi… come si chiama…»
«Spyro? No no, assolutamente… quello è un altro drago. Ma sarebbe fantastico se anche Spyro esistesse realmente, sono un suo fan sfegatato, li adoro i suoi giochi»
«Comunque sono ansioso anch’io, chissà come sta… spero bene»
Tatiana si guarda un attimo allo specchio che c’è nell’armadio.
«Ragazzi, vado a farmi una doccia, non ho un bell’aspetto… e poi è meglio se faccio lavare ‘sto schifo che ho addosso, è ancora tutto macchiato di terra. Ci si vede»
Tatiana si chiude in bagno. Un paio di minuti dopo sento l’acqua della doccia scorrere.
«Uff… qui non si trova niente. Basta, mi sa che facciamo prima ad aspettare e farci raccontare tutto da quella…»
Voglio ascoltare un po’ di musica, e poi andarmi a fare un giro cogli altri. Subito dopo aver collegato i miei cuffioni, sentiamo bussare alla porta.
Ci guardiamo un po’ tutti.
«Ma chi è? Noi siamo tutti qui…»
«Non so, Rena… avanti!»
La porta si apre.
«Chiedo scusa, dovrei… ehilà, chi si rivede!»
«Kuro?! Cosa ci fai qui?» gli chiede Ylenia.
«Che domande, per vedere le Eeveelutions! Immagino che anche voi siate qui per questo!»
«Sì, è uno dei motivi per cui siamo qui» continua Renamon.
«Uno dei… ah, già, la medaglia, giusto. È un piacere rivedervi, ragazzi!»
Appoggia il suo zainone vicino all’ultimo letto rimasto, poi saluta ognuno di noi dandoci un cinque.
«Non credevo di vederti qui, Kuro… oggi è sabato, pensavo che giocassi il campionato»
«In effetti, Mirkho, stasera la mia squadra gioca in casa con l’Ebanopoli, ma ho ottenuto dal mio allenatore il permesso di un po’ di riposo, visto anche che ho una piccola contrattura al quadricipite della gamba destra, ma tranquilli, è una cosetta leggera, settimana prossima posso tranquillamente giocare»
«E questo Ebanopoli è forte come squadra? Non credo, visto che ti hanno lasciato riposare…»
«No, no… non è uno squadrone, è una di quelle squadre che lottano per non retrocedere; a meno che i miei colleghi non mettano in atto un suicidio collettivo non dovrebbe capitare niente»
«Ah ecco, eh eh… tipo la Juve quest’anno» commento guardando Ylenia, anche lei tifosa bianconera.
«La Juve? Che è successo stavolta?»
«Ah, Kuro…»
Faccio dei gesti colle mani.
«Di nuovo? Ma sono fusi proprio?»
«Credo di sì… ma al di là di quello, come fai a conoscerla?»
«Ogni tanto m’informo su qualche campionato del mondo reale, così per curiosità»
Poi mette mano al suo borsone.
«Non vi dispiace se alloggio qui?»
«Ma va’, non dirlo neanche, certo che puoi!» rispondo.
«Sapete, è che l’infermiera Joy dice che preferisce riempire pian piano le stanze, per non lasciare posti vuoti… e quindi, finita una stanza, “apre” l’altra…»
«Ma non porti certi problemi, lo sai che tra di noi sei sempre il benvenuto!» gli risponde Renamon.
«Grazie ragazzi, siete fantastici» commenta, sedendosi sul suo letto.
Kuro sta ancora sistemando le sue cose, quando Tatiana esce dal bagno.
«Gente, eccomi a nuovo. Ora vado veloce alla lavanderia… eh? Tu sei…?»
Kuro si volta.
«Oh… ehm… salve, signorina. Vi conoscete?»
«Ci siamo incontrati stamattina, mi hanno aiutata… in una faccenda delicata»
«Capito. Io sono Kuro, gioco a calcio nel Mogania, piacere»
«Piacere mio, mi chiamo Tatiana, e vengo dalla regione di Kalos»
«Infatti non mi sembrava che lei fosse un Pokémon di queste parti»
«Già. Dammi pure del tu, non c’è problema. Adesso perdonami ma sono indaffarata, eh eh. Devo andare nella lavanderia là in fondo alla piazza a far lavare della roba, vado e torno. A dopo, ragazzi»
«Ciao, Tatiana»
La Helioptile esce e se ne va.
«Ragazzi, non è per fare domande strettamente personali, ma… che specie di Pokémon è quella?»
«Si tratta di una Helioptile, e a quanto dice lei, è un Pokémon abbastanza comune nella sua regione» rispondo.
«Vedo. Comunque… l’avete incrociata prima di arrivare ad Azalina o l’avete conosciuta qui?»
«Non… non l’abbiamo incrociata… come dirlo, l’abbiamo salvata da un Ursaring che stava per farla secca mentre lei raccoglieva bacche»
«Oh wow, avventurosa la ragazza…»
Io, Jacopo e Renamon ci guardiamo e ridacchiamo lievemente.
«Ci ha portati qui in furgone dalla zona dell’aeroporto»
«Furgone? Vuoi dire che quel furgone parcheggiato là sotto in sosta vietata è il suo?»
«Sosta vieta… cosa?!» fa Giulia.
«Qualcuno glielo faccia notare, perché le multe per sosta vietata qui nella regione di Johto non sono leggerissime!»
«Le faccio io uno squillo» fa Renamon.
«E poi non ho capito… avete detto aeroporto, ma… lei raccoglieva bacche in aeroporto?»
«Nooo mi sono espresso male, ascolta… volevamo andare ad Azalina, ma inconsapevolmente stavamo tornando a Violapoli… ci siamo ritrovati a salvare lei e poi siamo finalmente giunti qui. Se non fosse stato per Tatiana… ma comunque noi eravamo in aeroporto perché eravamo appena tornati da Coronopoli, dov’eravamo andati a vedere il torneo di calcio-canestro»
«Coronopoli, hai detto?»
«Sì, perché?»
«Ecco… nella squadra di calcio (normale!) di Coronopoli, gioca mio fratello maggiore, Robert»
«Sì?!»
«Non v’è per caso capitato di incontrarlo?»
«Mmm… aspetta… sì! Accanto a me e Renamon si è seduto un Umbreon col ciuffo in avanti…»
«È lui, è Robert. Un attimo, tiro fuori una sua foto nel telefono… ecco qua»
Osserviamo la foto e rimaniamo di sasso.
«Sissì, confermo, è lui che abbiamo visto allo stadio, me lo ricordo bene!»
«Wow. E ditemi, vi siete parlati?»
«Non molto, – fa mia cugina – ci ha solo detto da dove si esce dallo stadio, perché noi stavamo sbagliando direzione»
«Mi sembra di capire che voi sbagliate direzione spesso… ih ih… vabbè, dai, qualche avventura in più non fa male»
Dipende dai casi, Kuro!
«Tatiana sta spostando il furgone» fa Renamon entrando dal terrazzo.
Qualche secondo dopo, torna da noi.
«Grazie per avermi fatto notare il divieto, ragazzi, non me n’ero accorta… comunque, ricordatemi di ripassare in lavanderia fra tre ore per ritirare la roba, sennò sapete che mi dimentico»
«Ok… contaci»
Faccio che rimettere mano al mio computer. Ma sentiamo bussare di nuovo.
«E che cavolo, ogni volta che tocco ‘sto computer… adesso lo spengo così siamo a posto!»
Giulia apre la porta, e ci troviamo l’infermiera Joy.
«Salve, ragazzi. Sono venuta ad avvisarvi che il primario del reparto di rianimazione vi vorrebbe ricevere in ospedale subito»
Kuro scatta in piedi e ci guarda tutti.
«Perché?! Che è successo? È stato ricoverato qualcuno? A me sembra ci siate tutti!»
«No… non si tratta di noi. Una ragazza… strana, che abbiamo trovato svenuta prima di arrivare in città e che abbiamo portato subito in ospedale. Noi stiamo benissimo»
«Cosa che mi è quasi costata la patente!» interviene Tatiana.
«Ah, per fortuna… mi era venuto un colpo… e di chi si tratta? Perché hai detto “strana”, Mirkho?»
«Perché… ecco, non è né del mondo reale, né di questo»
«E nemmeno del mio» fa Renamon.
«Un altro mondo? Mmmhh… interessante. Carino sapere che non siamo soli nell’universo!»
Kuro, è una frase ad effetto? La stessa cosa la penso io da quando sono qui!
«Vabbè, – fa mia cugina – non perdiamo tempo, andiamo! Kuro, vieni anche tu?»
«Ok, sono curioso di vedere di chi si tratta»
Scendiamo e ci infiliamo nel furgone, e visto che non ci sono le bici, c’è ancora più spazio. Stavolta Tatiana va a velocità un po’ più normale, giustamente. In cinque minuti d’orologio siamo all’ospedale. Entriamo e cerchiamo subito di capire da che parte bisogna andare.
«Salve, ragazzi. Siete voi che avete portato quella draghessa qui?»
Alla nostra destra vediamo arrivare uno col camice bianco, occhiali a lenti rettangolari e capelli tirati indietro.
«Sì, siamo noi. Lei è il primario?» gli fa Tatiana.
«Sono io. Posso chiedervi di seguirmi?»
Lo seguiamo. Salendo un bel po’ di scale arriviamo due piani più sopra, dopodiché percorriamo un lungo corridoio. Leggo la scritta “reparto di rianimazione”.
«Ecco qui la vostra amica, è in questa stanza»
Ci fermiamo davanti ad un grosso finestrone, attraverso il quale osserviamo, all’interno, la draghessa attaccata ad un respiratore e ad una flebo.
«Veramente non è nostra… vabbè, non è importante. Ci può dire com’è messa? Sta bene, spero» gli chiedo.
«All’inizio pensavamo peggio. Non è messa malissimo, ma nemmeno tanto bene. Abbiamo riscontrato in quella ragazza un forte stato di disidratazione e denutrizione. Se vogliamo fare delle stime… credo che sia senza mangiare da almeno quattro giorni»
«C-Cosa…?! Non è possibile… i boschi fuori Azalina sono ricchi di bacche!» prosegue Tatiana.
«Non tutti. Quelli immediatamente prossimi alla città non producono bacche, e inoltre ci sono alcuni arbusti che producono frutti velenosi» precisa il medico.
«Oh… povera. Spero che si riprenda… per quanto ne avrà? Ce lo sa dire, più o meno?»
«Mmmhh… all’incirca… bè, è meglio se la osserviamo ancora per un paio di giorni, è meglio»
«Mh… ok. Si può entrare per vederla da vicino?»
«Mirkho, che domande sono?!» sbotta Giulia.
«Eh… d’accordo. Non entrate tutti, però, e non toccate i macchinari nemmeno con un dito»
Decidiamo di entrare io, Renamon e Tatiana. Ci avviciniamo al suo letto.
«Wow… guardate le sue ali» fa Renamon.
«Sembrano… a occhio sembrano fatte… chessò, di seta?» prosegue Tatiana.
Allungo una mano verso il suo braccio e, leggermente, glielo accarezzo.
«Fai piano» mi fa la mia ragazza.
«Ah… ma che cos… è un po’… viscida? O sbaglio? Cavolo, è come se…»
Mi sta venendo un senso di nausea a toccare la sua pelle squamosa. Ad un certo punto, però, apre gli occhi. Istintivamente rimetto la mia mano a posto, mentre Renamon mi afferra l’altra.
«Amore, forse è meglio se andiamo»
Renamon mi allontana dal letto, ma mentre mi giro, mi sento afferrare l’altro braccio. Non è una presa forte, però.
«Chi… chi siete…? Dove… mi… trovo?»
Spaventato, rimango in silenzio per un paio di secondi.
«Io sono Mirkho, e loro due sono Renamon e Tatiana. Sei all’ospedale di Azalina, e sei messa abbastanza male… rilassati, tranquilla»
«Mirkho, non penso che sappia che posto è Azalina» commenta Tatiana.
«Cos’è… successo? Mi sento… stanca…»
«Stai tranquilla, ti devi rimettere in forze. Non sforzarti»
Per quanto mi faccia senso, le stringo una mano tra le mie per qualche secondo, ma poi sono costretto a lasciargliela in preda ad un quasi voltastomaco.
Usciamo dalla stanza e raggiungiamo gli altri.
«Mirkho, quando ho visto quella che ti afferrava il braccio, mi è venuto un colpo…»
«Anche a me, Lucia. Per due o tre secondi ammetto di aver avuto paura»
«Com’è messa?» mi chiede Davide.
«Non tanto diversamente da come l’abbiamo trovata stamattina. Dopotutto, è qui solo da poche ore» risponde Renamon al posto mio.
«Ve l’ho detto, devono passare almeno due o tre giorni prima che stia un po’ meglio. Ora potete andare, la mia intenzione era solamente quella di aggiornarvi sulle sue condizioni»
«Ok, grazie, dottore. Arrivederci»
Scendiamo, stavolta coll’ascensore, e mentre ci avviamo al furgone, a Davide sorge un dubbio:
«Ma… la riabilitazione, casomai la dovesse fare, gliela fanno fare loro?»
«Sissì, è compito loro» risponde Tatiana.
«Sarà anche compito loro, ma se non dovesse saper volare, chi glielo insegna?» chiedo.
«Bho… vedremo cosa fare»
«Sì, glielo dobbiamo insegnare noi che non sappiamo volare!»
«Eh bè, qualcuno glielo dovrà insegnare! E se non loro… ci siamo solo noi»
«Ok… perfetto»
Stavo per salire al mio solito posto, quando mia cugina mi ferma.
«Mirkho, aspetta… hai qualcosa che brilla nella mano destra»
«Cosa? – mi guardo la mano, e trovo una specie di triangolino molle – E che è sta roba?»
Si avvicina anche Tatiana.
«Mirkho, Giulia, sapete cosa penso? Credo che sia una squama di quella draghessa…»
«Eh?!»
Guardo meglio quel “triangolino”… in effetti è dello stesso colore della pelle di quel drago, e per di più c’è anche del tessuto epiteliale attaccato!
«Aaahhh!!! Che schifo!! – muovo violentemente la mano – Cazzo ragazzi, toccare la pelle di quella è come toccare la pelle dei pesci!»
«Ehi, Mirkho, – mi fa Tatiana – nato e cresciuto vicino al mare, e odi il pesce? Strano!»
«Esatto, il pesce mi fa vomitare. Rimini è terra di piadina, non di pesce!»
Dopo essermi pulito la mano con una salviettina datami dall’Yle, ritorniamo al Centro Pokémon.
Una volta arrivati, Renamon si va a fare una doccia. Io mi rimetto al mio pc.
«Ehi, Kuro, vie’ mo’ qua»
«Mh? Che c’è, Mirkho?»
«Guarda… ti faccio vedere alcune foto di Rimini»
«Massì, sono curioso. Eccomi»
«Questa è una vista aerea di piazza Cavour, nel centro storico»
«Wow, bella grossa… carina quella fontana lì, quando è stata costruita? He delle belle linee»
«Gran parte dei monumenti storici di Rimini sono tutti di epoca romana»
«Ehm… non comprendo appieno il concetto, scusami»
«Ah… oddio, no, scusami tu… è una lunga storia, ti spiego tutto dopo, così almeno ripasso storia per l’anno prossimo a scuola»
«Storia? Si tratta di roba antica, dunque?»
«Sì, saremo sui… mmm… duemila e rotti anni quelli più antichi»
«Urca! Belli vecchiotti, dunque»
«Sì! Pure il ponte Tiberio, quello che porta al centro storico, ha circa duemila anni»
«E sta ancora in piedi?»
«Mh-mh. Non so come caspita fa, ma sta in piedi, ci passano bici, moto, auto… avoja!»
«Bello robusto. Hai una foto anche di quello?»
«Sì, ecco qui»
«Bello bianco, mi piace»
Gli faccio vedere quasi tutti i punti della città, e lui sembra perfino divertirsi.
«E questa è casa mia e di mia cugina… e se Renamon avrà voglia di venire a vivere con me, sarà anche sua»
«Non è male… l’unico peccato è che essendoci la ferrovia lì dietro, il rumore del treno non sarà proprio conciliante…»
«Lo so… io e Giulia ci siamo abituati crescendo, per noi è diventato normale. Solo che… quando passano i treni merci…»
«Che succede? Viene giù la casa?»
«Eh, più o meno… – risponde Giulia – certe volte, più di mezzo minuto di casino assordante!»
«Wow, consolante, eh eh… ma al di là di quello sono sicuro che si tratta di un bellissimo posto! Mi è venuta una voglia matta di andarci!» fa, stringendo il pugno.
Mi sento in qualche modo costretto a frenare il suo entusiasmo.
«Sì, sì, Kuro… ma tengo a ricordarti che non esistono i Pokémon nel nostro mondo, quindi, quando faremo la cena tutti insieme, ti prego di andarci piano… e tieni i tuoi fari a posto, intesi?»
«I fari? Mica sono un’auto!»
Gli do due pacche sulla testa.
«Sai usare Flash?»
«Ah, ora ho capito! Eh eh eh… va bene»
«Apparte che il pianterreno di casa mia è sempre illuminato… quella rimbambita di mia nonna tiene sempre tutto acceso»
Renamon esce dal bagno.
«Ragazzi, – fa – che ne dite se facciamo un giro qui intorno?»
Tutti siamo d’accordo. Spengo il mio computer, e mi metto le scarpe. Usciamo e ci incamminiamo. Quelli che visitiamo sono in maggioranza negozi di souvenir, e quasi tutti facciamo compere.
«Bella gente, m’è venuta fame… che ne dite se andiamo in quel bar lì a mangiare qualcosina?»
Effettivamente, ho una bella fame. Entriamo, ed io prendo un bel paninozzo, con un giornale. Parlottiamo un po’. Venti minuti dopo, decidiamo di riprendere il giro, giusto ancora un po’, per poi rientrare per la cena. Qui si respira una bella arietta.
«Bene bene… guarda chi si rivede! Hai finalmente deciso di ricomparire?»
Poco lontano da noi, una creatura dal pelo bianco con un sorriso maligno ci osserva.
«E questa chi è?» chiedo, facendo un gesto colla mano.
«T-Tu?! M-Ma che cosa ci fai qui?!» osservo Renamon, ed è sbiancata in volto!
FINE

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