Eternal Love

di MaraWP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Nuova meta ***
Capitolo 2: *** Presentimenti ***
Capitolo 3: *** Deserto assassino ***
Capitolo 4: *** Non è tutto oro quello che luccica ***
Capitolo 5: *** L'Arena ***
Capitolo 6: *** Sotto copertura ***
Capitolo 7: *** Finta Lealtà ***
Capitolo 8: *** La Quiete Prima della tempesta ***
Capitolo 9: *** La Fuga ***
Capitolo 10: *** Pronte a partire ***
Capitolo 11: *** Ciò che il buio nasconde ***
Capitolo 12: *** Nulla è per caso ***
Capitolo 13: *** Bersaglio sbagliato ***
Capitolo 14: *** Non è mai troppo tardi ***
Capitolo 15: *** Sacrificio A Fin Di bene ***



Capitolo 1
*** Una Nuova meta ***


Erano passati due anni ormai da quando lo spirito di Xena era entrato nel corpo di Zoe, tutto procedeva normalmente, Olimpia si abituava sempre di più ad avere la sua amica con un aspetto diverso ed Evi ad avere di nuovo sua madre vicino anche se in un altro corpo. Nel loro girovagare assieme, avevano lasciato la Grecia per dirigersi verso Oriente, laddove poi Evi le avrebbe lasciate per proseguire da sola il suo cammino di pace. Rimasero in India circa sei mesi, per poi ritornare verso Occidente. Arrivarono in un porto indiano dove una grande nave mercantile stava per salpare alla volta del Mediterraneo. 
" Allora, dove andiamo stavolta? " chiese Olimpia curiosa." Mm qualcuno mi ha suggerito di andare in un posto caldo, un posto dove di giorno il sole scalda la sabbia e di notte la luna la raffredda... Andiamo in Egitto" rispose Zoe osservando l'orizzonte. La poetessa, dapprima dietro la Guerriera, le si affiancò appoggiandosi al parapetto della nave e guardando anch'essa verso il mare disse:" Penso di sapere chi ti ha suggerito questa scelta e credo che sia il posto giusto da cui ricominciare". Zoe, sorridendo, posò la sua mano sinistra sulla spalla dell'amica e prima di congedarsi disse :" Vado a vedere se in stiva è rimasto un posto per dormire,torno tra poco". Le baciò delicatamente la testa avvicinandola con la mano e scese nel ventre della nave. La poetessa sorrise a quel gesto e tornò ad osservare l'orizzonte. Il mare era molto calmo, quasi immobile. L'odore della salsedine mescolato all'odore del legno della galea penetrava nella mente di Olimpia e la faceva viaggiare. Viaggiava così lontano che nemmeno lei sapeva dove stava andando, eppure quei profumi la riportavano alle traversate sulla Galea di Ulisse, di Cecrope... Aveva visto così tanti luoghi, aveva percorso distanze inimmaginabili sia a piedi che in barca, il tutto sempre affiancata da colei che dalla solitudine l'aveva salvata. Mentre ripercorreva i suoi ricordi, Zoe risalí sul ponte. " Ei biondina, qui comincia a far freddo. Vieni, ho trovato un posto caldo dove dormire" disse la Guerriera. " Arrivo subito" rispose Olimpia. Entrambe scesero sotto coperta e si sdraiarono nel giacilio che Zoe aveva precedentemente preparato. La poetessa soffriva il mal di mare, ne aveva sempre sofferto sin da fanciulla e solo il rimedio indicatole da Xena riusciva ad alleviare quella terribile nausea. " Sei un po' pallida, sicura di star bene?" chiese Zoe all'amica. " Si sto bene, è questo mal di mare che non mi da tregua. Ho fatto pressione qui, sul polso, tra un po' passerà. Il sonno mi aiuterà a non pensarci" rispose il bardo. " Coraggio allora, riposati un po" disse Zoe. Con quelle parole tirò a se la ragazza il modo che il suo petto diventasse il suo cuscino e le braccia la sua coperta. Olimpia si rannicchiò in quel caldo abbraccio e poco dopo si addormentò. 
La notte trascorse tranquilla e l'alba arrivò ad annunciare il nuovo giorno. La ragazza dagl'occhi color smeraldo accarezzava dolcemente la testa della poetessa cercando di svegliarla con delicatezza. " Olimpia, è ora di svegliarsi" disse a bassa voce. Il bardo si mosse leggermente, appoggiò le sue mani sull'avambraccio della Guerriera come a stringerla a se è disse :" Buongiorno.. Dove siamo? "." Abbiamo appena sorpassato la Grecia. Se il tempo rimane così, in cinque giorni arriveremo sulle coste egiziane... Come va il mal di mare? " chiese Zoe preoccupata." Molto meglio tranquilla. Ho dormito benissimo tra le tue braccia, ti ringrazio" rispose Olimpia. Zoe contenta di quella dichiarazione baciò la poetessa sulla fronte te e guardandola negli occhi disse :" Quando ne hai bisogno, le mie braccia sono qui per donarti amore " rispose Zoe sorridendo dolcemente. 
I giorni successivi passarono velocemente, fino a quando la galea, partita dall'India, raggiunse finalmente le coste egizie. Il clima era torrido, rimanere sotto il sole senza nessuna protezione era davvero rischioso a causa del caldo soffocante. " Zoe guarda là! C'è sabbia ovunque e guarda quei cammelli!" esclamò Olimpia stupefatta. " Belli vero? Cambierai idea quando dovrai salirci sopra ahah" disse Zoe ridendo. Mentre le ragazze stavano scendendo dalla galea, un gruppo di uomini con un turbante in testa stava scaricando, da un altra barca, una decina di ragazze, probabilmente bottino di qualche razzia. " Zoe dove le portano?" chiese Olimpia. La Guerriera con sguardo sospettoso rispose:" Non lo so, ma dobbiamo scoprirlo, andiamo". 
 
 

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Capitolo 2
*** Presentimenti ***


Zoe e Olimpia erano appena arrivate al porto egiziano di Halaib, sulla costa orientale d'Egitto. Il caldo e il clima torrido avevano accolto le due ragazze al loro arrivo ma non erano le uniche cose che destavano preoccupazione; infatti alcuni uomini del posto stavano scaricando da una galea egizia un gruppo di fanciulle. Queste erano legate una all'altra con delle catene, sia alle mani che ai piedi e procedevano in fila indiana con il capo abbassato. Sembravano arrivare da terre diverse, alcune dal regno di Lao , altre dai paesi nordici, ma tutte attiravano l'attenzione a causa della loro bellezza. In dosso avevano ancora le vesti che probabilmente indossavano prima di essere portate sulla nave,nessuna di loro però aveva un'armatura, il che faceva escludere che fossero prigioniere di guerra o guerriere amazzoni. Senza attirare troppo l'attenzione, si avvicinarono alle prigioniere per cercare di scoprire cosa stava accadendo. Zoe senza farsi notare, prese un foulard da una bancarella li attorno e lo porse ad Olimpia. " Oh che bello! Perché questo regalo?" chiese la poetessa. " Perché qui le biondine come te sono rare e non voglio destare sospetti. Mettitelo in testa e stammi vicino" rispose Zoe. " Non sono più una fanciulla ormai, so badare a me st.." la zittí la guerriera tappandole la bocca con una mano. Poi con un gesto del capo fece intendere alla poetessa di ascoltare ciò che gli uomini alle loro spalle stavano dicendo. « Non dobbiamo far passare troppo tempo. Faremo una sosta sola. Prendi dei cammelli per noi, loro cammineranno ahah» disse uno degli uomini. L'altro si allontanò per recuperare gli animali, mentre lui rimase a guardia delle fanciulle. Intorno e sopra la nave vi erano altri quattro uomini, tutti con la stessa uniforme nera e rossa, che copriva l'intero volto lasciando solo uno spazio per gli occhi. Non appena l'uomo tornò con i cammelli, si allontanarono verso il deserto seguiti dalle fanciulle in catene. " Che facciamo ora? Non possiamo lasciarle in mano a quei guerrieri,dobbiamo seguirli e scoprire dove le stanno portando" disse Olimpia a bassa voce. " Ho l'impressione che siano mercanti di schiave, quelle fanciulle sono state portate via con la forza dalle loro case per essere vendute a qualche Sultano qui in Egitto.. Come quella volta che abbiamo liberato tua nipote dalle grinfie di Gurkhan" rispose Zoe. " Come fai a saperlo? Tu non eri con me!" disse Olimpia dubbiosa. " Scusa, sono i ricordi di Xena. Si sono mescolati ai miei e a volte non so più ciò che è il mio passato e ciò che è il suo. Perdonami.." si scusò Zoe. " È tutto ok, non preoccuparti. Sono io che devo ancora abituarmi a questa cosa.. Comunque che hai intenzione di fare?" chiese Olimpia all'amica. " Li seguiamo e vediamo dove le portano. Poi agiremo di conseguenza. Lasciamoli allontanare leggermente... Intanto procuriamoci delle provviste e scorte abbondanti di acqua. Temo che sarà una lunga giornata.." spiegò Zoe. Così dicendo, cominciarono a girare tra i banchi del porto per riuscire a trovare tutto il necessario. Come ultima cosa, dovevano procurarsi due cammelli per poter seguire i guerrieri. " Ci servono due cammelli, quante monete vuoi?" chiese Zoe all'uomo. " 30 monete per due cammelli" rispose. " Cosa?? Ma è un furto! Te ne do 10, non una moneta di piu" disse la guerriera. " 10 monete troppo poco.. Io posso darti solo un cammello per queste monete" rispose l'uomo. Olimpia intanto si era tolta il foulard dalla testa e aveva raggiunto Zoe. L'uomo vedendo la bionda, spostò Zoe da un lato per osservarla meglio. " Se tu vendi la ragazza bionda, io ti do 2 cammelli. Accetti?" chiese l'uomo irrequieto. " Scordatelo! Lei non è in vendita. Te ne do 20 e tu mi dai due cammelli" rispose Zoe. L'uomo rammaricato per non aver ottenuto la bionda, accettò le 20 monete e porse loro i due animali. Le due ragazze salirono sui cammelli e si misero all'inseguimento dei mercanti. " Voleva comprarmi!" esclamò Olimpia. " Che?" chiese Zoe. " Quell'uomo voleva comprarmi in cambio di due cammelli! Ma come si permette?! Non sono mica un oggetto!" spiegò la poetessa. " Olimpia, il fatto che voleva barattarti con questi animali dovrebbe lusingarti. Qui le ragazze bionde sono una rarità e quando ne vedono una cercano di averla a tutti i costi. Quell'uomo pensava tu fossi stupenda credimi" rispose Zoe. Il bardo rimase un attimo in silenzio, poi si girò per incontrare lo sguardo dell'amica. " E tu cosa pensi?" chiese. La Guerriera si girò verso la poetessa e sorridendo le disse:" La penso come lui". Entrambe sorrisero per poi riprendere la cavalcata fianco a fianco. Viaggiarono tutto il giorno, fino all'imbrunire. I guerrieri si erano accampati all'interno di una grotta scavata in una parete rocciosa,mentre le due ragazze si erano fermate poco distante su una d'una. " Interveniamo adesso?" chiese Olimpia. " No, non faremo nulla stanotte. Ancora non sappiamo per certo l'intenzione di quei guerrieri. Li seguiremo ancora domani, poi vedremo come si svolgerà la cosa. Ora è meglio se andiamo a dormire, domani ci aspetta un'altra giornata pesante, buonanotte" rispose Zoe sdraiandosi sulla coperta. La poetessa si sdraiò accanto alla guerriera e a bassa voce, come a parlare tra se e se, disse:" Come fa a fare così freddo la notte brr". Zoe sentendo quelle parole, tirò a se la poetessa comprendola con la sua coperta. Olimpia appoggiò la testa sul petto dell'amica e con voce bassa disse :" Ora va molto meglio, grazie".

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Capitolo 3
*** Deserto assassino ***


La notte era appena passata, l'alba cominciava a riscaldare la fine sabbia che ricopriva l'intero deserto e i mercanti avevano ripreso la traversata, seguiti dalle fanciulle in catene. Anche Olimpia e Zoe si erano rimesse in cammino per seguire i guerrieri. " Guarda quelle povere ragazze.. Si vede che sono stremate, ieri hanno camminato tutto il giorno sotto il sole e oggi idem. Non so se ce la faranno tutte ad arrivare" disse Olimpia. " Già... Spero siano abbastanza forti per resistere. Se la memoria non mi inganna, dietro quelle dune là infondo dovrebbe esserci un grande palazzo. Presumo le porteranno là" rispose Zoe. " Sei già stata qui prima d'ora? Insomma sai molte cose su questo posto " chiese la poetessa. " Si, molto tempo fa. Ero venuta in Egitto per affari. Comunque se ho ragione, tra un paio d'ore arriveremo a destinazione" rispose la Guerriera. Intanto, poco più avanti, una delle fanciulle in catene, ormai stremata dalla fatica e dalla sete, cadde a terra. Immediatamente i guerrieri fermarono i cammelli, uno di loro si avvicinò alla fanciulla a terra e guardandola con disprezzo gli urlo:" Alzati subito schiava!".. Poi riprese:" Allora? Cos'è, non mi senti? ". Non vedendo alcuna reazione da parte della fanciulla, l'uomo adirato sfilò la sciabola dalla fondina per colpire la ragazza. Pochi millimetri prima che la lama toccasse la testa della fanciulla, un altra schiava balzò di fronte all'uomo e, con l'aiuto della catena che le imprigionava le mani, fermò la spada del guerriero. " Non osare toccarla" disse la giovane. " Come osi tu! Ritorna al tuo posto e farò finta che non sia successo nulla" rispose l'uomo infuriato. " Non prendo ordini da uno come te" ribatté la ragazza con tono di sfida. L'uomo non perdonando l'insolenza con cui quella schiava gli aveva parlato con un movimento rapido e brusco colpì la giovane in pieno volto, facendola svenire. " Caricatela su un cammello, si pentirá di avermi parlato così..." disse l'uomo ad un altro guerriero. " E quell'altra? Che ne facciamo?" rispose l'altro. " Slegala e lasciala a terra. Non c'è la fa più qui, figurati a palazzo ahah gli scorpioni avranno di che cibarsi. Andiamo" rispose. Così dicendo, salirono sugli animali e ritornarono a camminare. Olimpia e Zoe, avendo assistito alla scena, aspettarono che i mercanti si allontanassero per poi soccorrere la fanciulla. " Olimpia prendi dell'acqua, questa poveretta è disidratata" disse Zoe. " Ecco. Tienile la testa" rispose Zoe. La fanciulla riprese conoscenza quasi subito. Appena incontrò gli occhi color smeraldo della guerriera, cercò di parlare. " Aiut..atemi vi prego... Non vogl..io morire" disse piano la giovane. " Non preoccuparti, sei al sicuro ora. Dove vi stanno portando quegli uomini?" chiese Zoe. La fanciulla strinse forte tra le mani il gilet della guerriera e con le ultime forze rimaste disse:" Nell'ar...ena, non... anda..te". Finí a malapena la frase, poi chiuse gli occhi, per sempre. " È morta... Olimpia dobbiamo sbrigarci, quella fanciulle sono in pericolo" disse Zoe preoccupata. " Prima di andare, vorrei seppellirla " chiese Olimpia. La guerriera accarezzò il viso dell'amica e sorridendole le disse:" Ma certo. Coraggio ti aiuto". Le due seppellirono la fanciulla e subito dopo risalirono in groppa ai cammelli per riprendere l'inseguimento dei guerrieri. Giunse la sera e con essa anche l'arrivo a palazzo. Con il buio non si riusciva a vedere bene il contorno del castello ma a giudicare dalle fiaccole poste accanto alle finestre, sembrava essere gigantesco. All'entrata, due guardie armate fino ai denti impedivano il passaggio senza prima essere perquisiti. I mercanti, seguiti dalle schiave, entrarono dal grande cancello in legno, che poco dopo si richiuse dietro di loro. Zoe e Olimpia si erano appostate dietro due vecchie colonne, forse di un vecchio palazzo ormai distrutto, poco distanti dal palazzo. " Come pensi di entrare?" chiese il bardo incuriosito. " Non dalla porta principale di sicuro. Facciamo un giro intorno alle mura, questi palazzi hanno sempre delle gallerie sotterranee, dobbiamo trovare l'entrata e il gioco è fatto. Tu fa il giro da destra, io passo dall'altro lato. Se dovessi trovare la galleria, non entrare ma fermati sulla soglia. Appena avrò finito il giro verrò dalla tua parte. Ok? " spiegò Zoe all'amica. Olimpia annuì e con movimenti furtivi si incamminò verso il palazzo. Lo stesse fece Zoe, dalla parte opposta. Non vi erano guardie a fare la ronda all'esterno delle mura ma erano tutte posizionate in cima ai muri perimetrali del palazzo, così da poter vigilare dall'alto. Per non farsi vedere, Zoe si schiacciò contro la parete, così da sfuggire agli occhi delle guardie sulle torri. Con passo leggero perlustrò tutto il perimetro senza trovare nulla. Anche Olimpia tornò a mani vuote dalla ricerca. " Mi sa che ti sei sbagliata, non c'è nessuna entrata qui" disse il bardo. " Non può essere. È qui da qualche parte, ne sono certa, ci scommetto. Le tempeste di sabbia sono frequenti e ho come l'impressione che l'entrata sia coperta. Forse c'è un marchingegno nascosto qui intorno che apre la porta, magari una leva, una pietra a pressione.. Robe del genere" spiegò Zoe. La poetessa guardava l'amica con sguardo incredulo. " Delle leve? Ahah insomma non pensi sia un po' esagerato?" disse ridacchiando la bionda. Track. Tastando la parete di fronte a lei, Zoe premette una pietra che grazie a un sistema sofisticato di carrucole, sollevò una botola in legno da sotto i piedi di Olimpia. " Chi aveva ragione? Eh? Donna di poca fede" scherzò la Guerriera. La poetessa non proferí parola, ma il suo sguardo lasciava intuire come le desse fastidio aver perso la scommessa. " Che fai rimani lì fuori o entri? Non ti sarai mica offesa?" chiese Zoe con sguardo superiore. " Offesa io? Ahah" rispose la bionda. " A ok. Anche se quando mi tieni il broncio sei più carina" disse Zoe sorridendo. Olimpia arrossì a quelle parole e per evitare di farlo ulteriormente, entrò nella galleria senza guardare l'amica negl'occhi. Le due entrarono, fecero alcuni passi sino a raggiungere la prima torcia accesa sulla parete. Stak. " Olimpia... Non fare un altro passo se vuoi continuare a vivere"

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Capitolo 4
*** Non è tutto oro quello che luccica ***


"Olimpia... Non fare un altro passo se vuoi continuare a vivere" disse Zoe. Olimpia stava ferma, in piedi, con lo sguardo immobile a guardare l'amica. Pochi passi erano stati fatti e poi un rumore sordo si udì all'improvviso. Data la scarsa visibilità all'interno della galleria, non si riuscivano a distinguere molto bene i dettagli che circondavano le due ragazze. La poetessa, camminando, aveva inavvertitamente innescato una trappola a pressione. Infatti sotto il suo piede, vi era una pietra circolare nascosta dalla sabbia che, se premuta, doveva in qualche modo far scattare una trappola. " Zoe dimmi che non è quello che penso" disse Olimpia preoccupata. La guerriera le si avvicinò lentamente accucciandosi accanto alla pietra. " Penso proprio di sì invece. Non alzare il piede da qui o saltiamo in aria" rispose Zoe. " In aria? Dimmi che stai scherzando" disse Olimpia sbalordita. " Conosco queste trappole, sono molto semplici in realtà. Sotto questa pietra sono collegate delle corde, che a loro volta sorreggono piccoli recipienti contenenti un liquido molto scuro, diciamo simile al fuoco greco. Se rilasci la pressione sulla pietra, le corde vengono tagliate, il liquido cade su alcune torce come questa e... boom. L'ossigeno racchiuso nella stanzino sotto di noi fa scattare la reazione chimica e si genera l'esplosione" spiego la guerriera all'amica. " L'unica cosa che ho capito è non devo togliere il piede. Quindi ora che facciamo?" chiese la poetessa. " Tu sta ferma, al resto ci penso io", così dicendo, Zoe cominciò a togliere delicatamente la sabbia intorno alla pietra. Dopo aver esaminato il meccanismo, sfilò dai suoi calzari un piccolo pugnale e conficcò la lama nella sottile fessura che distanziava la pietra dal pavimento. " Se funziona, quando toglierai il piede da qui, non succederà nulla. Pronta?" chiese la ragazza. " Se funziona? Non è molto rassicurante.." rispose Olimpia preoccupata. Zoe, comprendendo la paura della bionda, si alzò in piedi e si portò a pochi centimetri dal viso dell'amica. " So che hai paura. Ma se ti fidi di Xena, non hai nulla da temere" sussurrò piano. " Mi fido di Xena e mi fido di te" rispose il bardo. " Se il pugnale non dovesse reggere, salteremo in aria assieme. Molto poetico non ti pare?" disse sorridendo,poi riprese:"Allora al mio tre leva il piede... 1...2...3!". Olimpia balzò in avanti gettandosi letteralmente nelle braccia di Zoe che, colta di sorpresa, cadde all'indietro sulla sabbia. Silenzio. " Non è scoppiata!! Aaaah siamo salve!" urlò di gioia la poetessa. " Prego figurati! Non non mi devi ringraziare, l'ho fatto col cuore davvero!" rispose Zoe in tono sarcastico. Olimpia guardò la donna negli occhi e lentamente le si avvicinò fino a sfiorare le sue labbra con un piccolo bacio. " Grazie" aggiunse poco dopo. " Non c'è di che" rispose Zoe sorridendo. Si alzarono e ripresero a camminare verso il centro del palazzo. Dopo un po' la galleria finì, dovevano essere arrivate nelle segrete del palazzo e quindi alle prigioni. " Olimpia dobbiamo perlustrare le celle e vedere se le fanciulle sono li. Di sicuro ci saranno delle guardie. Vado io per prima, metto fuori gioco i guerrieri e tu ti occupi delle ragazze ok?" spiegò Zoe. " Guarda che so combattere anche io eh, facciamo cambio. Io mi occupo delle guardie e TU liberi le fanciulle. Non sottovalutarmi come faceva Xena" rispose Olimpia. La guerriera non obbiettò la decisione dell'amica e rimase nascosta mentre la osservava all'opera. Il giovane bardo si muoveva con estrema agilità, sembrava danzare durante il combattimento. Nella mente di Zoe, un'immagine le offuscò momentaneamente la vista. Xena stava pescando sulle rive di un lago mentre Olimpia, per proteggere un diamante chiamato "Stella del mare", stava combattendo sola due briganti. La principessa guerriera la stava osservando e con sguardo fiero disse:" Sei più bella quando combatti". L'immagine nella mente di Zoe svanì. " Lo penso anche io Xena" disse Zoe rivolgendosi all'ipotetica Guerriera dentro di sé. Intanto Olimpia aveva messo fuori gioco le guardie e si accingeva ad aprire le celle. " Pensi di venirmi ad aiutare o preferisci rimanere li seduta?" chiese il bardo in tono ironico. Zoe facendo cenno di scuse si avvicinò all'amica per aiutarla. Lo spettacolo che si presentò loro davanti fu orribile. In quelle celle fredde e sporche erano ammassate decine di fanciulle, ancora con le catene indosso e coperte di ferite. Le fanciulle, alla vista delle due guerriere, indietreggiarono verso il fondo della cella. " Non abbiate timore, siamo qui per liberarvi. Non vogliamo farvi del male." disse Olimpia rassicurandole. " Il mio nome è Zoe e lei è Olimpia. Vi faremo uscire da qui in un attimo" spiegò Zoe. Le fanciulle si guardarono una con l'altra e ritenendo sicuro seguire le due donne, si alzarono in piedi per uscire dalla cella. " Perfetto. Ora seguitemi e guardate bene dove mettete i piedi" disse la bionda. Poco prima di rientrare nella galleria, Zoe fermò Olimpia :" Tu va avanti, portale fuori. Io vado a cercare le altre ragazze che sono arrivate oggi. Qui nelle celle non ci sono, devono essere dentro il palazzo. Quando sei fuori porta le ragazze lontano da qui, intesi? "." Non voglio che tu vada da sola. Questo posto è pieno di guerrieri! " obbiettò Olimpia." Non preoccuparti, sarò fuori ancora prima che tu te ne accorga... È poi non sono sola, c'è Xena con me" rispose Zoe facendo l'occhiolino all'amica. Così si separarono, il giovane bardo si diresse verso l'uscita mentre la guerriera verso una scalinata che portava ai piani superiori. Arrivata in cima alla tromba delle scale, si presentò, davanti alla guerriera, un enorme salone con alte colonne in marmo. Tutto era del color dell'oro, e le colonne erano addobbate con lunghi nastri di stoffa rosa che pendevano dal soffitto fino a sfiorare il lucido pavimento in marmo. Sembrava un palazzo degno delle più nobili principesse, un posto dove ogni brutto pensiero svanita letteralmente. Ad un certo punto, da un portone sul fondo della sala, entrarono i quattro mercanti di schiave seguiti dalle fanciulle in catene. « Forza! Camminate! L'arena vi sta aspettando ahah» disse ad alta voce un uomo. " Devo scoprire cos'è questa arena di cui tutti parlano" pensò Zoe tra sé e sé. Così, non appena gli uomini uscirono dalla stanza, la donna iniziò a seguirli silenziosamente. Ad un certo punto l'inseguimento finì. Zoe non credeva ai suoi occhi e con un filo di voce velato dallo sgomento disse: " Per tutti gli Dei! Che posto è mai questo?".

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Capitolo 5
*** L'Arena ***


Dopo aver liberato le fanciulle, Zoe e Olimpia si erano divise. Infatti la poetessa stava portando le ragazze fuori dalle mura del castello mentre la guerriera si accingeva a salire ai piani superiori del palazzo per trovare le altre prigioniere. Con passo furtivo arrivò in cima alla tromba delle scale e all'enorme sala, dove poco dopo vide i quattro mercanti seguiti dalle ragazze ancora in catene. Li seguì silenziosamente fino a raggiungere il luogo dove era sicura che le avrebbero portate: l'arena. Senza far rumore, riuscì a nascondersi dietro alcuni grossi barili posizionati all'esterno dell'arena. A causa della moltitudine di guardie lì intorno, non gli fu permesso immediatamente di affacciarsi dalle botti per guardare ciò che accadeva. Riusciva solo a sentire urla strazianti, lamenti, fischi di freccie e colpi di spada violenti. Inoltre, stando accucciata, percepiva un intenso calore, come se le porte degli inferi fossero proprio laggiù. Quando finalmente riuscì a guardare, non una sola parola uscì dalla sua bocca. I suoi occhi erano spalancati e increduli, quasi terrorizzati. Rimase impietrita e sbalordita da ciò che vide. In mezzo all'arena vi era una grande gabbia in metallo, altissima e larga quasi tutto il perimetro della stanza. Tutt'intorno vi erano centinaia di persone, perlopiù uomini di alto rango e guerrieri del palazzo. Tutti sbraitavano e urlavano agitando freneticamente le mani piene zeppe di monete, probabilmente oggetto di scommessa. A causa di tutta quella gente, Zoe non riusciva a vedere cosa ci fosse all'interno della gabbia così, senza farsi vedere, cerco di raggiungere il lato opposto degli spalti. Nascostasi nuovamente, riuscì a capire il perché di quelle urla. All'interno della gabbia vi erano decine di fanciulle, ancora incatenate, che combattevano l'una contro l'altra senza pietà. A loro disposizione una vasta scelta di armi, dalle spade alle frecce, dai giavellotti alle mazze chiodate. A terra giacevano numerosi corpi dilaniati dalle ferite mentre in piedi si muovevano ancora le fanciulle più abili nel rimanere in vita. Zoe rimase scioccata da quella visione di sangue e violenza, tanto che per un istante la vista le si offuscò. Dopo aver visto quell'orribile spettacolo, tornò sui suoi passi, riscese le scale e uscì dal palazzo. Con il buio della notte, si allontanò facilmente senza essere vista e grazie alle impronte lasciate sulla sabbia, ritrovò Olimpia e le fanciulle. La poetessa aveva portato le ragazze nella stessa caverna dove la notte prima si erano fermate a dormire insieme ai mercanti. Per evitare che qualcuno potesse vederle, aveva evitato di accendere un fuoco e di fare qualsiasi segnale che potesse essere notato. La guerriera arrivò in fretta alla grotta senza destare il minimo sospetto. " Zoe finalmente! Ero preoccupata!" disse Olimpia abbracciando l'amica. "Scusa se ci ho messo tanto ma volevo scoprire cosa ci fosse in quell'arena... Loro come stanno? " chiese Zoe. " Sono deboli e malconcie , sto cercando di curare loro le ferite più gravi" rispose il bardo. La guerriera si avvicinò lentamente a una di loro, si inginocchiò vicino a lei e con modi gentili iniziò a medicarle i tagli che aveva sul braccio. Era una fanciulla molto giovane, dai lunghi e ricci capelli neri. " Come ti chiami?" chiese Zoe. "Antea..." rispose. " Antea.. Un nome greco. Da dove provieni?" chiese la donna. " Già...da un villaggio vicino Atene, voi? " rispose. " Siamo greche anche noi, solo veniamo da villaggi diversi. Ho visto l 'arena e i combattimenti. Come funziona li dentro?" chiese Zoe. Antea esitò a parlare. La donna notò nella giovane un velo di paura, così le prese dolcemente le mani e accarezzandole, le fece cenno di parlare liberamente. " Io e altre fanciulle siamo state rapite dai nostri villaggi. Ci hanno incatenato e imbarcato su grandi galee, fino a giungere al porto di Halaib. Da lì siamo state portate a palazzo. Quando arrivi ti rinchiudono in una cella per 3 giorni, senza cibo. Passati quei giorni, le guardie tornano. La metà di noi è morta a causa della stanchezza e della fame. Se sopravvivi, ti portano nell'arena. Lì ti fanno combattere contro le tue stesse compagne. Ti forniscono armi e qualsiasi cosa che possa ferire o uccidere. Con le catene ancora indosso hai due possibilità: uccidere o morire. Se sopravvivi ritorni in cella, altrimenti finisci in pasto agli scorpioni. Ogni combattimento deve avere almeno una vincitrice. Questa a suo volta sfiderà le altre campionesse di altri combattimenti. Più vinci, più ricevi cibo e acqua. I sultani e i ricchi scommettono sui combattimenti o sulla morte delle ragazze" spiegò Antea. "Immaginavo... Da quanto tempo sei li?" chiese Zoe. " Ho perso il conto dei giorni ormai. Sono andata via da casa che era pieno inverno,qui fa sempre caldo e c'è sempre il sole. Non so più distinguere le stagioni" rispose la giovane. " Sei li da molto.. Siamo in estate ora, tra poco arriverà l'autunno. Quanti combattimenti hai fatto?" chiese Zoe. " Quattro. Ogni combattimento ho dovuto uccidere una ragazza. Il loro viso spaventato e stravolto a causa delle mie pugnalate continua a tormentarmi tutte le notti. Non me lo perdonerò mai" così dicendo, scoppiò a piangere tra le braccia della guerriera. Zoe e Olimpia si guardarono. Entrambe sapevano bene cosa stava provando Antea. A volte avevano ancora gli incubi. Dopo aver medicato anche le altre ragazze, le due amiche uscirono dalla caverna per parlare in privato. " Come pensi di liberare le altre fanciulle?" chiese Olimpia. " Non lo so, un modo lo troveremo. Prima dobbiamo pensare ad Antea e alle altre. Hanno bisogno di cibo e cure e l'unico posto dove poter trovare entrambi è il villaggio al porto. Te la senti di accompagnarle?" chiese Zoe all'amica. "E tu!?" rispose. " Io cercherò di intrufolarmi nel palazzo e provare a diventare una campionessa. Così facendo sarà più facile muovermi senza destare troppi sospetti. Aspetterò il tuo arrivo e poi porteremo fuori le altre ragazze" rispose la donna. Olimpia non era molto convinta della decisione dell'amica ma non vedeva  altra via d'uscita. " Ti scongiuro, fa attenzione" disse la poetessa abbracciando l'amica. " Non preoccuparti, farò attenzione. Vedrai tutto questo finirà presto" rispose Zoe ricambiando l'abbraccio. La notte passò veloce e all'alba, Olimpia si i cammino verso il porto con le ragazze mentre Zoe ritornava all'interno del castello. Sicuramente durante la notte, qualcuno nel palazzo si era accorto della fuga della schiave quindi doveva prestare la massima attenzione. Arrivata alle prigioni, aspettò il cambio della guardia, poi forzando la serratura di una cella, entrò e si richiuse all'interno insieme alle altre fanciulle. Nessuna di loro parlò o si chiese il motivo dell'azione di Zoe. Per mimetizzarsi meglio, la guerriera si sporcò di fango e sabbia. Dopo un paio d'ore una guardia arrivò di fronte alla cella e con voce forte disse:" È ora dei giochi fanciulle".

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Capitolo 6
*** Sotto copertura ***


È ora dei giochi fanciulle" disse il guerriero aprendo la cella. Tutte si alzarono lentamente e in fila indiana iniziarono aduscire. Siccome Zoe non aveva le catene ai polsi, cercò di rimanere al fondo e di nascondere le mani. Piano piano risalirono le stesse scale che la notte prima aveva percorso la guerriera, superarono la grande sala e arrivarono all'arena. Mentre Zoe la notte precedente era salita sugli spalti per vedere meglio la gabbia, i guerrieri condussero le fanciulle sotto le gradinate, passando per una galleria buia e umida. Questa conduceva sino al centro dell'arena proprio di fronte alla gabbia. Da vicino sembrava ancora più grande e spaventosa. " Xena, se sei davvero nel mio corpo, tieniti pronta perché ora ci divertiamo" disse sottovoce Zoe. Lei e le fanciulle entrarono all'interno, la porta si richiuse dietro di loro. Ad un certo punto gli spalti cominciarono a riempirsi di persone, pronti a scommettere sulla probabile vincitrice. Zoe si guardò attorno. Le altre ragazze erano tutte impaurite e incapaci di combattere. Alcune tremavano per la paura, altre cercavano di non farlo notare ma se avessero potuto avrebbero urlato dalla disperazione. All'improvviso dall'alto della gabbia scese una rete di ferro con incastrate le armi per la lotta. Non appena queste furono alla portata delle fanciulle, tutte si precipitarono per aggiudicarsi l'arma migliore. Zoe rimase immobile, contro quelle ragazze non aveva bisogno di nessuna spada o lancia. Non voleva uccidere nessuna di loro, non si sarebbe macchiata del loro sangue. Una tromba suonò. L'incontro cominciava. Subito alcune ragazze cominciarono a roteare la spada per difendersi da eventuali attacchi, altre iniziarono a correre le une contro le altre. Nessuna sembrava essere interessata a Zoe,forse per paura o forse perché non la ritenevano una potenziale rivale. " Se nessuno viene da me, vado io da loro" disse Zoe in tono ironico. Così si lanciò nella mischia. Per evitare di ucciderle , colpì le ragazze in zone sensibili, così da farle svenire e renderle inoffensive. Senza rendersene conto, all'interno della gabbia rimasero in piedi solo lei è un altra fanciulla. Questa, coperta di sangue delle sue vittime, lanciò un urlò di battaglia prima di correre incontro alla guerriera. Zoe non si mosse. Aspettò che la giovane fosse abbastanza vicina e poi sferrò un pugno in pieno stomaco. La fanciulla perse i sensi all'istante cadendo a terra. La tromba risuonò. Dagli spalti un forte coro si alzò come ad incitare la vittoria della Guerriera. " Non mi sono mai annoiata tanto. Ma accontentiamo questi stupidi" così dicendo, Zoe alzò le braccia in senso di vittoria. A quel punto la gabbia si riaprì per permettere ai guerrieri di entrare e portare fuori i corpi delle altre ragazze. " Tu! Vieni con me" disse uno di loro rivolgendosi alla donna. Zoe non fece domande e seguì silenziosamente il guerriero. Questo la accompagnò nella grande sala che, prima del combattimento, aveva attraversato. " Aspetta qui" disse l'uomo. Lui si allontanò leggermente dalla guerriera, bussò ad un grande portone in legno e attese una risposta. La porta si spalancò. Un uomo, seguito da due guardie si avvicinò a Zoe. Era molto alto, non molto in forma, una buffa barba riccioluta in viso e un grande copricapo rosso sulla testa. Indossava un lungo vestito arancione adornato con pietre preziose luccicanti. " Ecco la vincitrice di oggi. Complimenti mia cara. Non era mai successo che una sola fanciulla rimanesse in piedi nell'arena. Qual è il tuo nome?" chiese l'uomo. " Mi chiamo Zoe" rispose lei. "Zoe.. Mm.. Spero di vederti ancora all'opera mia cara. Quest'oggi mi hai fruttato molte monete d'oro" disse l'uomo, poi riferendosi alle guardie disse:" Datele acqua e qualcosa da mangiare. Poi riportatela in cella". " Qual è il vostro nome? " chiese la donna. Subito una delle guardie, utilizzando la lancia in suo possesso, colpì violentemente la guerriera sulle gambe, facendola inginocchiare per il dolore. " Non osare parlare un'altra volta se non ti viene chiesto schiava! Per questo la tua razione di cibo sarà annullata" urlò la guardia. Poi con l'aiuto di un altro uomo, presero sotto braccio Zoe e la riportarono nella cella. All'interno, non vi erano più le stesse ragazze, bensì altre 20 già sopravvissute ad alcuni combattimenti. Tutte guardavano Zoe con sguardo di sfida. Come biasimarle, un'altra ragazza in più da uccidere per rimanere in vita. Zoe si sedette in un angolo della cella e sempre con occhio vigile, cercò di riposarsi per quanto poteva. Olimpia intanto era riuscita a raggiungere, assieme ad Antea e le altre, il porto di Halaib. " Cercate di non dare nell'occhio fanciulle, entreremo nel villaggio poche per volta. Un gruppo verrà con me, le altre andranno con Antea. Copritevi il volto e i capelli con degli stracci o qualsiasi cosa che assomigli ad un foulard. Non dobbiamo attirare l'attenzione. Quando saremo al porto, cercate informazioni su delle galee che vi portino lontano da qui. Andiamo" disse Olimpia. Le fanciulle cominciarono a cercare informazioni e acqua. Olimpia intanto controllava la situazione da lontano. Dopo una decina di minuti una di loro tornò, riferendo alla poetessa ciò che aveva scoperto. Una galea sarebbe salpata da lì a poco diretta a Roma. Era la loro salvezza. Nel frattempo, Zoe stava riposando nella sua cella. Una delle altre fanciulle, incuriosita dalla guerriera, le si avvicinò silenziosamente per osservarla da vicino. Quando le si trovò di fronte, allungò una mano per toccare il gilet di Zoe. " Se non vuoi perdere quella mano è meglio che la allontani dal mio gilet" disse Zoe senza alzare la testa. La fanciulla colta di sorpresa e spaventata indietreggiò di scatto. " Sei appena arrivata e fai la prepotente? Non ti conviene bambolina" disse una donna in fondo alla cella. " Mh.. Il mio era un avvertimento. Sta a lei ascoltarlo" rispose Zoe. La donna le si avvicinò arrabbiata, la prese dal gilet e la tirò in piedi sbattendola al muro. " Toglimi le mani di dosso all'istante. Non farmi arrabbiare" disse Zoe. " Altrimenti? Ahah" rispose la donna ridendo. Senza rispondere, Zoe si tolse bruscamente le mani della donna di dosso e usando le dita, applicò il pitch sul suo collo. " Cr.. Cos...a mi hai fatt..o" chiese a stento la donna. Zoe non sapeva cosa risponderle. Non lo sapeva nemmeno lei. Quel gesto subito le era parso naturale, come se lo avesse fatto da sempre. Nella mente di Zoe cominciarono ad apparire numerosi ricordi di Xena mentre usava il pitch su altre persone. " Ho bloccato il flusso del sangue al tuo cervello. Hai 30 secondi per parlare" disse Xena. Le immagini svanirono. " Questa poi.. Spero solo che come l'ho bloccato, riesca a sbloccarlo" pensò Zoe tra sé e sé. Così, con un altro rapido movimento, libero la donna da quella tortura infernale. Questa cadde a terra tramortita. " Ma tu chi diavolo sei?" chiese lei alla guerriera. La ragazza dagli occhi verdi tese una mano alla donna per aiutarla ad alzarsi e poi disse:" Mi chiamo Zoe. Mi dispiace per quel colpo, non è mia intenzione fare del male a nessuna di voi". " Non si direbbe. Comunque il mio nome è Lenia. A meno che tu non voglia morire, dovrai uccidere tutte noi nell'arena" rispose la donna. " Non ucciderò nessuno. Posso vincere senza versare del sangue inutile. Non sono qui per aggraziarmi il sultano o chiunque esso sia, sono qui per liberare voi e condannare lui" spiegò Zoe. " Tu ti saresti fatta rapire apposta per provare, da sola, ha farci uscire da qui? Devi essere pazza" disse Lenia incredula. " Non mi sono fatta rapire, mi sono intrufolata nel castello e sono entrata in una cella per mischiarmi alle altre fanciulle" spiegò. " Sei pazza. Non ci sono dubbi. Ma che ti salta in mente? Rischiare la vita per delle sconosciute" rispose la donna. " Non mi aspetto che tu capisca. Ma dentro di me so che sto facendo la cosa giusta. Se volete uscire da qui, dovrete aiutarmi" rispose Zoe. " Come? La maggior parte di noi non sa nemmeno impugnare una spada!" disse. Zoe con sguardo serio rispose: " Non dovrete combattere, dovrete morire".

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Capitolo 7
*** Finta Lealtà ***


La poetessa di Potidea si trovava nel porto di Halaib, in Egitto, assieme alle fanciulle che lei e Zoe avevano liberato dal palazzo la notte prima. Erano alla ricerca di una galea diretta a nord che potesse riportare a casa quelle povere ragazze che erano state strappate così giovani dai loro villaggi. " Quindi quel marinaio è disposto a portarvi fino a Roma?" chiese Olimpia. " Così mi ha detto.. Ma non posso esserne certa" rispose la ragazza. " Andrò a parlarci io. Voi rimanete qui" disse il bardo. Così si avvicinò alla galea ormeggiata nel porto, salì sul ponte e cercò il capitano. " Sei tu il capitano di questa barca?" chiese lei ad un uomo. " Se a cercarlo è una bella fanciulla come te, si! Ahah sono Oreste, dimmi pure" rispose l'uomo. " Io sono Olimpia. Volevo chiederti un favore.. Delle mie amiche hanno perso la galea che doveva riportarle a Roma e ho sentito che tu ti dirigi proprio là. Non potresti accompagnarle?" chiese Olimpia. " Olimpia... Io ti conosco. Tu sei la poetessa! Quella che narra le avventure di Xena!" esclamò l'uomo. Il bardo sorpreso di essere riconosciuto, arrossì lievemente e con un enorme sorriso rispose:" Si sono proprio io ahah non pensavo che i miei scritti fossero giunti fino a qui". " Oh mia cara, le gesta della tua amica vivranno in eterno grazie a te! Comunque ritornando al discorso di prima, sarei felicissimo di aiutare le tue amiche, non penso che ci siano altre galee per Roma" rispose Oreste. " Davvero? Ti ringrazio molto! Non ho molte monete con me, posso darti.." all'improvviso l'uomo la interruppe. " Non voglio soldi tranquilla. Però mi piacerebbe molto far parte di un tuo racconto... Pensi che potresti farlo?"chiese. La poetessa incredula rispose:" Nel mio racconto? Oh ma certo, il tuo aiuto è stato davvero prezioso e nei miei scritti si leggerà il tuo nome, è una promessa ". Intanto a palazzo... " Zoe, quello che ci stai chiedendo non è uno scherzo! Non c'è la faremo mai! " rispose Lenia." So che sembra un suicidio ma dovete fidarvi di me! È l'unico modo che abbiamo per uscire... Quest'oggi dovrò scontrarmi con un altra campionessa. Loro si aspettano che la uccida ma non lo farò. La metterò al corrente del nostro piano, sono sicura che non si tirerà indietro. Voi dovete solo stare al gioco" spiegò Zoe. " Sembra così assurdo che potrebbe funzionare.. Va bene ti aiuteremo. Tanto non abbiamo nulla da perdere" rispose la ragazza. Così voltandosi verso le altre fanciulle, alzò un braccio in segno di vittoria, seguita poi dalle altre. " Siamo pronte" dissero in coro. Qualche ora dopo arrivò un guerriero, lo stesso che l'aveva accompagnata dal sultano, il cui nome ancora era sconosciuto. " Campionessa, è il tuo turno!" disse lui. La guerriera con sguardo di intesa salutò le fanciulle e uscì dalla cella, diretta all'arena. Al suo ingresso, un grande boato si alzò dagli spalti. Gli uomini reclamavano la loro campionessa e tra le grida alcune parole si distinguevano bene: "morte" e "sangue". Nella gabbia, l'avversaria attendeva impaziente Zoe, che si accingeva ad entrare. Non appena la guerriera alzò gli occhi per vedere con chi doveva affrontarsi, rimase sorpresa. Di fronte a lei c'era una ragazza all'apparenza molto giovane, dai lunghi capelli biondi, leggermente mossi sulle punte, occhi chiari come il mare e un'espressione di odio sul viso. Guardandola, si accorse di averla già vista. Pensandoci un attimo, arrivò alla conclusione. Era la stessa fanciulla che nel deserto aveva osato sfidare il mercante che voleva uccidere l'altra ragazza svenuta per la sete. " Sappi che non avrò nessun riguardo nei tuoi confronti. Qui come fuori, vince colui che sopravvive" disse lei. Dall'alto, iniziò a scendere la rete con le armi. Subito dopo la tromba suonò. Zoe impugnò un bastone mentre la ragazza optò per la spada. Iniziarono a combattere. La giovane sferrava colpi di una certa potenza e abilità, non sufficienti però per sorprendere la guerriera. " Non dobbiamo ucciderci!" disse Zoe. " Parla per te! Io non voglio di certo morire qui" rispose lei continuando ad infliggere colpi. Messa alle strette, Zoe saltò all'indietro prendendo la rincorsa sulla parete della gabbia e con un rapido movimento si portò alle spalle della giovane bloccandole i movimenti con l'aiuto del bastone. " Ascoltami bene, non ho intenzione di ucciderti come non l'ho fatto con le altre. Vi farò uscire da qui ma ho bisogno anche del tuo aiuto" spiegò la guerriera. " Ah certo e io dovrei crederti?" Così dicendo, si liberò dalla presa della donna, raggiunse il centro dell'arena e dalla rete prese un arco e delle freccie. Ne scoccò una, e poi un altra. Zoe prontamente le affermò al volo, proprio come sapeva fare Xena. " Come devo fartelo capire? Non voglio ucciderti altrimenti credimi lo avrei già fatto da un bel po'!" urlò la guerriera. " È allora cosa aspetti? Ahhh" rispose la giovane scoccando altre frecce. " Non voglio farti del male! Sono qui per liberarti e per liberare tutte le altre fanciulle! Credimi! Ho un piano per uscire ma senza l'aiuto di tutte non posso metterlo in atto!" spiegò Zoe. Nel mentre la giovane aveva posato l'arco e impugnato nuovamente la spada. Aveva attaccato ancora la guerriera che continuava a difendersi senza mai attaccare. " Come posso fidarmi di una sconosciuta eh? Non so nemmeno il tuo nome" rispose lei. " Mi chiamo Zoe e arrivo dalla Grecia. Ho visto te e altre fanciulle scendere da una galea al porto e insieme a una mia amica vi abbiamo seguite fino al palazzo. Mi sono finta una di voi per introdurmi qui e uccidere il sultano. Ti basta?" ribatté Zoe. La giovane mollò la presa e lentamente si allontanò dalla guerriera. " D'accordo ti credo... Spiegami il tuo piano" disse lei. " Continuiamo a combattere o si insospettiranno!" rispose Zoe, poi dopo aver ripreso la ormai "finta lotta", continuò :" Mentre noi combattiamo, le altre prigioniere stanno spiegando il piano alle nuove arrivate. Finito l'incontro, tornerai nella tua cella e le altre ti informeranno sul da fare. Quando sarà il momento, agiremo in simultanea. Ora è necessario che tu perda lincontro" spiegò la guerriera. Così dicendo, Zoe buttò a terra la giovane,mettendosi a cavalcioni su di lei per bloccarla. " Perdere? Per perdere devo morire" disse confusa la ragazza. " Non necessariamente, scusa", con quelle parole, Zoe colpì in testa la giovane facendole perdere i sensi. Subito la folla sugli spalti andò in delirio. Tutti urlavano il nome di Zoe. Poco dopo due guardie entrarono per portare via il corpo della ragazza e per scortare Zoe dal sultano. " Eccola qui la mia campionessa! Complimenti ancora" disse il sultano. " Grazie mio signore. Farti divertire è il motivo per cui combatto. Avrei una piccola richiesta mio signore, per quanto riguarda il prossimo duello" disse Zoe a testa bassa. " Dimmi pure" rispose l'uomo. " Mi piacerebbe deliziarvi con un gran finale. Avrei il desiderio di combattere da sola contro tutte le altre fanciulle, compresa la mia avversaria di oggi" disse Zoe. L'uomo stupito si avvicinò alla ragazza. " Da sola? Ahah sei coraggiosa mia cara. Ma ti accontenterò, questo combattimento mi frutterá molto" rispose l'uomo. " Grazie mio signore. Non se ne pentirá" aggiunse Zoe. " Lo spero, altrimenti dovrò ucciderti. Riportatela in cella e con lei, anche la bionda con cui ha lottato",cosi dicendo l'uomo se ne andò. Zoe tornò in cella e poco dopo anche il corpo della giovane ancora priva di sensi." Com'è andata? " chiese Lenia." Bene, voi avete avvisato le altre? " rispose Zoe." Si, siamo tutte pronte. E La tua amica Olimpia? Come pensi di avvisarla? " chiese la donna. La guerriera si pulí il gilet dalla sabbia dell'arena e senza alzare lo sguardo rispose:" Aspetterò che la luna sia alta per muovermi e avvisarla. Non temere, Olimpia è furba. Non appena arriverà, troverà il modo di comunicare ".

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Capitolo 8
*** La Quiete Prima della tempesta ***


" Allora ci dobbiamo salutare" disse Olimpia sorridendo. " Credo proprio di sì.. Volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e per le altre" disse Antea. " Non devi ringraziarmi, io e Zoe ci sentivamo in dovere di aiutarvi. Mi spiace tu non possa salutarla" rispose la poetessa abbracciando la giovane. " Salutala tu per me è ringraziala tanto. Se passate per Atene, venite a trovarmi,mi farebbe davvero piacere" disse la ragazza. " Passeremo presto promesso... Vi auguro un buon viaggio e un buon ritorno a casa", così dicendo, Olimpia scese dal ponte della galea, la guardò allontanarsi e salutando con la mano, si congedò dalle ragazze. Riprese le briglie del cammello e lentamente uscì dal porto per addentrarsi di nuovo nel caldo e nella desolazione del deserto. " Devo raggiungere il palazzo prima di sera, se cavalco tutto il giorno dovrei farcela. Speriamo che Zoe abbia trovato una soluzione..." disse Olimpia parlando tra se e se. Lanciò al "galoppo" il cammello, con l'unico pensiero di arrivare in tempo dalla sua amica. " Per farla dormire così a lungo, devi avergliele suonate di santa ragione eh" disse Lenia ridacchiando. " Ahah no, l'ho solo colpita in testa per finire lo scontro, nulla di che. Vedrai che tra poco si sveglia" rispose Zoe. Infatti, pochi minuti dopo, la bionda fanciulla aprì gli occhi. " Aah... La testa.. Che è successo? " chiese lei. " Finalmente! Pensavo dormissi in eterno. Tranquilla il mal di testa passerà presto,hai solo preso un bel colpo" rispose Zoe aiutandola ad alzarsi. " Tu! Tu mi hai colpito! Mmmmh" disse la giovane colpendo con pugni chiusi il petto della guerriera. Zoe prontamente afferrò i polsi della giovane e la strinse a se per fermarla. " Calma fanciulla. Ho dovuto farlo e se non era per me tu neanche eri viva. A proposito, ancora non mi hai detto come ti chiami!" disse la donna. La ragazza alzò lo sguardo e nel farlo, incrociò i verdi occhi della guerriera. Rimase immobile a fissare quei bellissimi occhi, sembrava ipnotizzata. " Hey biondina, parlo con te eh" ribadí Zoe. " Cosa? Ah si.. Mi chiamo Elice" rispose imbarazzata. " Bene Elice, è ora che tu sappia il mio piano. Ascolta bene e cerca di ricordarti ciò che ti viene detto" disse Zoe. La guerriera e le altre ragazze spiegarono alla giovane lo stratagemma architettato. La giornata passò in fretta e la sera arrivò puntuale. " Sei sicura che la tua amica riesca a farti sapere che è qui fuori?" chiese Lenia. " Sicurissima. Quando uscirò dalla cella, richiudetela bene e aspettate un mio segnale per distrarre le guardie, così dopo posso rientrare senza che mi vedano" spiegò Zoe. Ad un certo punto, un verso di un animale simile ad un gufo si udì. " Non pensavo che i gufi ci fossero anche qui in Egitto" esclamò Elice. " Questo non è un gufo, è Olimpia. Le amazzoni comunicano con i versi degli animali così da non insospettire i nemici" rispose Zoe. Dalla galleria nascosta da cui la guerriera era entrata i giorni precedenti, comparí d'improvviso una pietra, che lanciata ad alta velocità, andò a colpire il muro in fondo alla prigione, catturando l'attenzione delle guardie, che subito andarono a controllare. Zoe ne approfittò per uscire dalla cella, forzò la serratura con un pezzo di metallo e uscì, recandosi nella galleria e poi fuori dal palazzo. Si guardò attorno e vicino alle colonne in rovina di un precedente castello, vide Olimpia. " Zoe! Finalmente! Stai bene? " chiese il bardo abbracciando l'amica. " Si tutto bene. Com'è andata al porto?" rispose. " Tutto ok, sono ripartite per Roma. Allora che hai scoperto?" chiese Olimpia. " C'è un sultano, di cui ancora non so il nome, praticamente organizza combattimenti tra le fanciulle e fa scommettere sulla vincitrice. L'unico modo per tirarle fuori da lì è..." iniziò a spiegare Zoe all'amica. " OK è tutto chiaro" rispose Olimpia. " Quando sarai entrata, portati sugli spalti. Usa qualcosa per farmi un segnale che possa vedere mentre sono nell'arena,cosi saprò che sei pronta. Da lì in poi sai già tutto. Ah ancora una cosa, lega uno spago abbastanza lungo al pugnale che ho incastrato nella trappola nella galleria" disse Zoe. " Uno spago? A che ti serve?" chiese Olimpia. " Lo scoprirai domani. Non dimenticarti intesi?" rispose la guerriera. " D'accordo. È meglio che tu vada, non vorrei che le guardie si accorgessero della tua assenza" disse Olimpia accarezzando il braccio dell'amica. Zoe si avvicinò alla poetessa, posò le sue mani sul viso e avvicinandosi lentamente alle labbra della poetessa disse:" Domani c'è ne andremo da qui. Tieniti pronta ". Così dicendo, si allontanò dall'amica per ritornare a palazzo. Olimpia rimase in piedi con gli occhi ancora chiusi, in attesa che le labbra della sua amica si posassero sulle sue. Dopo alcuni secondi si accorse di essere rimasta sola e imbarazzata, nonostante non ci fosse nessuno per vederlo, arrossì al pensiero di cosa si stava aspettando da Zoe. Si sdraiò a terra su una coperta e poco dopo si addormentò. Zoe intanto era rientrata a a palazzo e con l'aiuto di Elice e Lenia, aveva distratto nuovamente le guardie per poi rinchiudersi nella cella. " Quindi?" chiese Lenia alla Guerriera. Zoe sdraiandosi a terra per addormentarsi disse:" Olimpia ci darà il segnale, il resto lo sapete. Ora è meglio riposare, domani a quest'ora saremo lontane da qui".

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Capitolo 9
*** La Fuga ***


L'alba stava sorgendo, il freddo della notte stava piano piano scomparendo per lasciare spazio al caldo torrido dell'Egitto. Olimpia era già sveglia da un po', si era tolta i suoi abiti per metterne altri che aveva comprato il giorno prima al porto. Doveva entrare a palazzo senza far insospettire le guardie all'interno, così, approfittando della scusa di essere una scommettitrice, sarebbe entrata tranquillamente. Prima di recarsi all'entrata principale, ritornò all'interno della galleria che conduceva alle prigioni e come le era stato chiesto dall'amica, legò uno spago al piccolo pugnale incastrato nella trappola. In Egitto le donne non erano viste di buon occhio, soprattutto se sole e piene di monete. Così indossando degli abiti più maschili e appiccicandosi un finto pizzetto sul mento, si incamminò verso l'entrata del palazzo, pronta per ciò che la aspettava. " Alt! Chi siete? " chiese la guardia." Il mio nome è Atricio di Micene, sono giunto qui dalla mia terra per assistere a uno dei meravigliosi combattimenti che il vostro sultano offre. Sapete, queste monete sono così pesanti.. " disse Olimpia esibendo un sacchettino stracolmo di denari. Le due guardie si guardarono sorridendo e aprendo il portone dietro di loro dissero:" Vi porgiamo le nostre scuse signore, siete il benvenuto, prego... Lo spettacolo inizierà tra poco, vi consiglio di cercare un posto sugli spalti". Così, Olimpia, sotto falsa identità, entrò nel palazzo accolta a braccia aperte e si diresse verso l'arena. " Manca poco fanciulle.. Prima di andare volevo dirvi due parole.. So che quello che farete oggi è una cosa che mai avrete pensato di fare ma non vedo altra soluzione per uscire da qui. Sarò sincera, non tutte riusciranno a farcela e questo mi addolora molto ma sappiate che ogni vita che perderemo, non sarà stata persa invano, perché abbiamo combattuto per i nostri diritti, per la libertà che ci è stata negata e per le numerose ragazze che prima di noi sono morte qui" disse Zoe alle ragazze. Lenia si alzò in piedi portandosi al fianco della Guerriera :" Quello che dice Zoe è vero, non tutte sopravviveremo ma il nostro gesto non sarà vano", poi si girò verso Zoe e con sguardo di ringraziamento disse:" Grazie per questa seconda opportunità. Affiancarti in questa impresa è per me un onore ". La donna le sorrise poggiando una mano sulla spalla. Poi posò la sua attenzione ad Elice. Le si avvicinò, poi disse:" Tu biondina, ammetto che te la cavi bene con le armi ma stammi vicino intesi? ". La ragazza non le rispose, la guardò solo negli occhi regalandole un piccolo sorriso." Campionessa, è ora del tuo combattimento" disse un guerriero aprendo la cella. Zoe uscì dalla prigione seguita poco dopo da tutte le altre fanciulle. Arrivarono all'interno dell'arena, nella gabbia. La folla accolse la campionessa con grida e urla di incitamento, ma Zoe non se ne curò minimamente. Cercò tra la folla la poetessa ma non riuscì a trovarla. Dall'alto, la rete con incastrate le armi scese lentamente. La tromba suonò. Tutte, compresa Zoe, si armarono, non un solo misero pugnale rimase appeso. Iniziò il combattimento, Zoe si trovava sola contro tutte le altre ragazze ma sotto un certo aspetto, erano dalla stessa parte. Con estrema facilità quasi tutte le ragazze caddero una dopo l'altra a terra, in piedi rimasero solo Zoe, Lenia e Elice. La donna guardò verso gli spalti dove Olimpia, usando il Chakram, aveva fatto un segnale di luce per avvertire l'amica del suo arrivo. A quel punto la guerriera corse verso le altre due fanciulle e con l'aiuto di un bastone tenuto orizzontalmente, colpì entrambe le ragazze in pieno stomaco, facendole cadere inermi a terra. Zoe si voltò di scatto a incrociare lo sguardo del sultano che, compiaciuto, si alzò in piedi per applaudire la campionessa. Non appena la gabbia fu aperta, le guardie entrarono per rimuovere i corpi. " Ora!" urlò Zoe. In quell'istante, Elice e Lenia si alzarono prontamente, impugnarono due archi e con estrema abilità, scoccarono due frecce nel petto dei guerrieri. Poco dopo, tutte le altre ragazze si alzarono da terra, impugnarono nuovamente le loro armi e uscirono dalla gabbia precedute da Zoe. " Lo spettacolo è finito, noi ce ne andiamo!" urlò la guerriera al sultano. Olimpia dagli spalti lanciò il Chakram che prontamente venne afferrato da Zoe. " Adesso inizia il vero combattimento" disse la donna tra se e se. Tutte le ragazze si facevano strada tra le guardie, chi riusciva ad evitarle e chi, seppur contro voglia, doveva ucciderle. Zoe apriva la strada verso le prigioni mentre le altre si occupavano dei rinforzi provenienti dalle altre parti del palazzo. Riuscirono ad arrivare nei sotterranei, dove Olimpia le raggiunse. " Olimpia porta fuori le ragazze e aspettatemi fuori! Io vi raggiungo dopo, coraggio va!" disse Zoe all'amica. " Fa attenzione ti supplico " rispose Olimpia. Zoe la baciò sulla fronte e tornò ai piani superiori. Mentre la poetessa scortava all'esterno le fanciulle, una di loro non la seguì : Elice. La giovane infatti si diresse anch'essa sulle scale, per cercare Zoe. La Guerriera trovò la stanza del sultano e con un calcio sfondò la porta. Subito due guardie assalirono la donna, senza però riuscire a fermarla. " Siamo alla resa dei conti mio caro, è ora che tu paghi per ciò che hai fatto" disse Zoe al sultano. " Io non ne sarei così sicuro", così dicendo l'uomo tirò una leva. Dal muro un paio di frecce sbucarono all'improvviso e poco prima che una di quelle colpisse la guerriera, Elice spinse Zoe a terra, rimanendo ferita ad una spalla a causa della freccia. La giovane cadde a terra priva di sensi. " Questa non te la perdono" disse Zoe. Tirò il Chakram e con un taglio netto decapitò il sultano. Poi prese Elice in braccio e la caricò sulle sue spalle, dirigendosi alle prigioni. Mentre stava per entrare nella galleria, un gruppo di guardie cominciò a rincorrere le ragazze. Zoe a causa del carico, seppur leggero, sulle spalle, temeva di non riuscire a seminarli. Così iniziò a correre verso l'uscita e nella corsa, si chinò a raccogliere lo spagno legato precedentemente da Olimpia. Uscendo, tirò con sé il filo, innescando così la trappola. Un enorme esplosione si verificò : le guardie saltarono in aria e a causa dello spostamento d'aria, anche Zoe e Elice balzarono fuori dalla galleria, atterrando pesantemente sulla sabbia, all'esterno del castello. Metà del palazzo crollò su se stesso, provocando un gran polverone. Zoe si rialzò pulendosi il gilet e, riprendendo in braccio la fanciulla, si diresse alle rovine dell'altro palazzo, dove Olimpia la stava aspettando. " Olimpia! Mi serve aiuto" disse Zoe. Coricarono Elice a terra, e utilizzando il pitch, diminuí il dolore causato dalla freccia. Dopo averla estratta, ricucirono la ferita e bendarono la spalla della giovane. " Voi state tutte bene?" chiese la donna alle altre ragazze. Annuirono in coro, compresa Lenia che le sorrise. Nella fuga, alcune fanciulle non c'è l'avevano fatta, ma guardandole, si potevano contare sul dito di una mano. Zoe e Olimpia si allontanarono per rimanere da sole. " Tu come ti senti?" chiese Olimpia. " Sto bene. Sono solo un po' stanca" rispose lei. " Sei stata bravissima. Hai agito nel migliore dei modi... Xena ha avuto una buona parte in tutto questo vero?" chiese la poetessa. Zoe, sorridendo, si sedette dietro il bardo e tirandola a se, la prese tra le braccia, stringendola da dietro. Poi baciandole la testa aggiunse:" Xena è sempre qui Olimpia, lo è anche adesso. Non dimenticarlo".

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Capitolo 10
*** Pronte a partire ***


Dopo l'esplosione del palazzo e la conseguente fuga di Zoe con le fanciulle, tutto trascorreva tranquillo. A causa della grave ferita di Elice, procuratasi per salvare la vita di Zoe, le due guerriere avevano deciso di incamminarsi subito verso il porto per cercare cure e per poter far rifocillare le giovani ragazze ormai prive di forze. Avevano costruito una lettiga utilizzando dei legni trovati nelle macerie del palazzo, così da poter adagiarci sopra Elice. Dopo quasi due giorni di cammino, le ragazze erano giunte al porto di Halaib, e si erano separate dal resto delle fanciulle che, per fortuna, avevano trovato immediatamente una galea per tornare a casa. " Olimpia, si sta facendo buio... Non ci conviene imbarcarci ora, anche perché il mare è molto mosso. Mentre tu prendi il necessario qui al mercato, io vado a cercare un posto per passare la notte e accendo un fuoco. Ho visto una specie di vecchia capanna abbandonata là, dietro quei grandi massi. Ti aspetto li ok? " spiegò Zoe."  Va bene a dopo " rispose Olimpia. La guerriera salì in groppa al cammello e lentamente si incamminò verso quella presunta capanna." Ah avevo visto giusto. A giudicare da com'è ridotta, non ci vive più nessuno da parecchi anni. Be per questa notte andrà più che bene" disse Zoe parlando tra sé e sé. Entrò all'interno e dopo aver sistemato a terra delle coperte e qualcosa che facesse da cuscino, uscì dalla capanna per prendere la giovane. Cautamente la sollevò dalla lettiga, portandola in braccio sino al giacilio precedentemente preparato. La adagiò lentamente a terra, spostandole una ciocca di capelli che le era finita sul viso. La coprì e iniziò poi a raccattare della legna, sparsa per la capanna, per accendere un fuoco. Pochi minuti dopo arrivò Olimpia. " Ecco qui tutto quello che mi hai chiesto. Pensa che non ho pagato neanche una moneta" disse il bardo con tono soddisfatto. " Come neanche una moneta! Non hai mica rubato questa roba vero?" chiese Zoe insospettita. " Ma no! I mercanti erano tutti uomini e io mi sono dimenticata di mettermi un velo in testa, così hanno iniziato a chiamarmi tra un banco e l'altro. Facevano a gara su chi dovesse avere il privilegio di vendermi la roba ahah così ho fatto un po' gli occhi dolci e mi hanno regalato tutto" spiegò la poetessa. La guerriera non rispose, solo uno sguardo un po' contrario si noto sul suo volto. " Che c'è?" chiese Olimpia. " Niente.. È solo che non mi va che tu ti faccia vedere in giro da queste parti, soprattutto da sola. Insomma è solo che..", Zoe non fece in tempo a terminare la frase che subito Olimpia la interruppe. " Sei gelosa per caso?" chiese il bardo sorridendo. " Io gelosa? Ma che dici! Dico solo che girare da sola in questi posti non è una gran cosa" rispose Zoe arrossendo. La poetessa le si avvicinò lentamente, fino ad essere a pochi centimetri da lei. Delicatamente le prese la mano sinistra tra le sue, stringendola dolcemente. " Non temere, non ho nessuna intenzione di allontanarmi da te" disse Olimpia. Zoe stava per risponderle quando, dietro di loro, Elice chiamò, in preda al panico, la guerriera. Subito le due donne le si accovacciarono attorno per calmarla. " Sono qui Elice. Non agitarti" disse la donna dagli occhi verdi. " Ho freddo! Non riesco a muovere la spalla! Perché?!" chiese Elice con voce tremante. " Olimpia passami un'altra coperta.. Sei stata ferita quando eravamo a palazzo, una freccia diretta a me ha colpito la tua spalla. Mi hai salvato la vita biondina. Non ricordi?" spiegò Zoe. La fanciulla esitò a rispondere poi, raccolte le forze, disse:" Si.. Ora ricordo... "."  Ho ricucito la tua ferita, non muovere il braccio in nessun modo ok?  Medicherò io la ferita. Ah lei è Olimpia, la mia amica" disse la Guerriera. " Piacere di conoscerti Olimpia. Grazie per averci aiutato" rispose Elice. La poetessa sorrise dolcemente e prima di dire una sola parola, la fanciulla si riaddormentò. " Per questo è ferita? Ha salvato te?" chiese Olimpia. " Si, mi ha seguita fino nelle stanze del sultano senza che me ne accorgessi e mentre stavo per ucciderlo, lui ha tirato una leva e delle frecce sono sbucare dal muro. Le avrei evitate ma lei si è tuffata su di me per spingermi via e una di quelle l'ha colpita" spiegò Zoe. " È stata coraggiosa nonostante la giovane età" rispose il bardo. " Già... Pensa che il giorno prima voleva uccidermi nell'arena. È anche abile nel combattimento, mi ricorda molto me da piccola" disse la Guerriera. " Spero che da grande sia come te allora" rispose Olimpia sorridendo dolcemente. " Chissà... Non lo sapremo mai. Ma una cosa la so, è tardi ed è meglio andare a dormire. Domani dobbiamo imbarcarci e il viaggio sarà lungo. Buonanotte" disse Zoe sdraiandosi. " Zoe..." chiamò Olimpia. "Mmm.." mugugnò la donna. " Non è che mi daresti metà della tua coperta?" chiese Olimpia. La donna, accortasi di aver dato entrambe le coperte a Elice, si avvicinò alla poetessa per coprirla. Il bardo poggiò la testa sul petto della donna e con il braccio le abbracciò il ventre. Si addormentarono così, l'una nelle braccia dell'altra come a proteggersi anche durante la notte. Dopo quei giorni infernali tutto sembrava finalmente tranquillo. Forse anche troppo...

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Capitolo 11
*** Ciò che il buio nasconde ***


Sulla grande distesa di sabbia dell'Egitto era appena sorto il sole, il porto cominciava ad animarsi e il caldo iniziava a farsi sentire. Nella piccola capanna, Olimpia e Elice dormivano profondamente, stremate dagli avvenimenti precedentemente accaduti. Zoe invece, mattiniera come Xena, aveva già provveduto a rifare i bagagli per l'imminente viaggio che le avrebbe riportate a casa. Durante la notte, la guerriera aveva vegliato sulla giovane fanciulla ferita, così da poterle permettere di muoversi per imbarcarsi. La loro galea, come da accordo, sarebbe salpata da lì a poche ore e conoscendo i tempi della poetessa, decise di svegliare entrambe. " Sveglia principessine! Non torneremo in Grecia se continuate a dormire!" disse ad alta voce. Entrambe si mossero come a voler dimostrare di essere sveglie ma nessuna delle due rispose. " Vi ho preparato la colazione ma se non la volete.." aggiunse. A quella frase, le due aprirono lentamente gli occhi. Olimpia si mise a sedere cercando con gli occhi quella presunta colazione. Elice invece, ancora dolorante rimase sdraiata cercando di capire dove fosse il cibo. " Funziona sempre. Impressionante " disse Zoe ridacchiando. " Ingannare due povere ragazze solo per farle alzare... Come sei cattiva" disse Elice sorridendo. " Non avevo altro modo mia cara. Piuttosto, come va la spalla?" chiese la guerriera. " Meglio.. Certo mi fa ancora male ma non come ieri. Penso di riuscire a muovermi" rispose la giovane. " Meno male. Avrai tempo di riposarti ancora durante il viaggio. Coraggio fate su le vostre cose, tra poco dobbiamo imbarcarci. Si torna a casa" disse Zoe. Le due bionde ascoltarono le parole della Guerriera e iniziarono a prepararsi. Poco dopo uscirono dalla capanna, dirette al porto. Arrivate, salirono sulla galea diretta in Grecia, felici di ritornare a casa dopo quel piccolo contrattempo nella terra dei Faraoni. Ma sarebbe stato tutto così facile? " Che cos'ha? " chiese Elice a Zoe, riferendosi ad Olimpia." Soffre il mal di mare, sta così ogni volta che sale su una galea" spiegò la donna. " Ho visto che sei una brava guaritrice, non puoi far nulla per lei?" chiese la giovane. " Si certo ma dovrò aspettare che inizi a far buio, l'infuso di erbe che le darò la farà dormire parecchio. In più non posso darglielo se continua a vomitare, dovrò attendere che il suo organismo si svuoti quasi completamente... Piuttosto, fammi dare un'occhiata alla tua ferita" disse Zoe scoprendo la spalla alla ragazza. Ripulí dal sangue la ferita e ribendò la spalla facendo attenzione a non farle male. " Come fai ad avere un tocco così delicato se in battaglia sei una furia?" domandò Elice. La donna sorridendo rispose:" Sono ciò che è necessario essere. Ora dovevo fare attenzione a non procurarti dolore, in battaglia faccio l'esatto opposto. Tu no? ". La giovane, messa in soggezione dai verdi e profondi occhi della donna, arrossì, rispondendo timidamente:" Emm... Non lo so. Insomma non ho mai curato nessuno "." Un tocco delicato si può avere anche in altri ambiti. Una carezza ad esempio" disse Zoe sorridendo. " Io..non lo so.." rispose la bionda. La Guerriera, notando un velo di timidezza, non chiese altro e raccomandadole di riposarsi, si allontanò dirigendosi verso Olimpia. " Come va lo stomaco?" chiese Zoe. " Più o meno.. Ho premuto sul polso e comincio a sentirmi un po' meglio solo ora" rispose il bardo. " Dovresti sdraiarti, il tuo corpo si è indebolito molto" disse la Guerriera. " Manno sto be.." Non terminò la frase che improvvisamente si sentí mancare. Poco prima di cadere a terra, Zoe la sorresse tra le braccia. " Sai di essere testarda vero?" disse la donna prendendo in braccio la poetessa. La bionda, aggrappandosi al collo dell'amica, con un filo di voce rispose:" Come te". Zoe portò l'amica sotto coperta, sdraiandola su una pelliccia. Poi prese l'infuso di erbe e glielo porse suggerendole di berlo. " Cerca di dormire un po', se hai bisogno di me sono sul ponte ok?" disse Zoe. La poetessa, con la poca voce che aveva disse :" Rimani qui finché non mi addormento.. Per favore". Zoe sorrise a quelle parole. Si sdraiò accanto all'amica accarezzandole il viso, in attesa che si addormentasse. Intanto, da lontano, Elice le osservava curiosa, cercando di capire il legame che legava Zoe ad Olimpia. "Non riesco a comprenderlo. Insomma prima si comportano da amiche, poi sembrano essere qualcosa di più.. Non capisco. " pensò Elice. Accortasi che la guerriera stava risalendo sul ponte, la giovane si nascose dietro una botte per non farsi vedere. Zoe uscì dalla stiva e mentre saliva le scale che portavano all'aperto disse:" Invece di nasconderti, vieni sul ponte ad aiutarmi". " Come facevi a sapere che ero lì dietro??" chiese la fanciulla stupita. " Vieni e non fare domande biondina" rispose Zoe. Salirono sul ponte. Il sole stava tramontando e con lui spariva quella poca luce che era rimasta. A causa di alcune nuvole, il chiarore della luna non forniva una luce brillante e limpida. " Ho visto che sai combattere, niente di eccezionale eh ma penso che tu possa migliorare molto se ti alleni. Però battersi di giorno è diverso che farlo di notte. Vediamo come te la cavi" disse Zoe mettendosi le mani sui fianchi. " Con la spalla in queste condizioni non credo di far molto" rispose la giovane. " Basta anche un braccio solo. Io non ti colpirò, mi limiterò a schivare i tuoi colpi... Coraggio " la provocò la guerriera. Elice si lanciò contro di lei cercando di colpirla come meglio poteva. Con il buio tutto era più difficile, tant'è che a volte nemmeno riusciva a capire dove fosse Zoe. Infatti, la guerriera si era spostata alle spalle della bionda che, ignara, non si era accorta di nulla. Con un leggero colpo sul retro del ginocchio, Elice cadde a terra, in ginocchio. " Ma?? Come hai fatto ad arrivarmi da dietro? Ero convinta che fossi davanti a me!" esclamò Elice. " Nel buio non devi affidarti ai tuoi occhi, perché possono ingannarti. Usa l'udito. Ascolta ciò che ti circonda...Per stasera abbiamo finito. Andiamo a riposare" disse Zoe aiutando la giovane a rialzarsi. " Ti prego! Insegnami" rispose la ragazza. " Lo farò. Ma ora dobbiamo dormire. Una volta in Grecia riprenderemo. Coraggio vieni", così dicendo le due scesero sotto coperta. Sul ponte, ormai deserto, una figura comparve all'improvviso, preceduta da un bagliore bluastro. Una debole risata inquietante si udì.....

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Capitolo 12
*** Nulla è per caso ***


" Terraaa". Dopo due giorni di mare, la galea su cui si trovavano Zoe, Olimpia e Elice stava per approdare sulle coste greche. Il cielo non era dei migliori. Aveva un colore molto inusuale, coperto da nuvole grigio scuro e un vento apparentemente strano. Infatti, la Grecia, non era soggetta a quel tipo di clima così ventoso. Zoe non ci diede molto peso anche se qualcosa la turbava. Non appena la galea attraccò, le ragazze scesero dal ponte dirigendosi nel centro del porto. " Finalmente a casa. Certo non è una bella giornata ma non ne potevo più di sole e sabbia ahah" disse Olimpia ridacchiando. " Si è vero! Allora dove andiamo?" chiese Elice curiosa. " Devo riprendere il cavallo. Prima di salpare per l'Egitto ho lasciato Argo ad un mio amico qui vicino. Elice tu mi hai detto che il tuo villaggio è qui ad Atene, sei libera di tornare dalla tua famiglia se vuoi" rispose Zoe. " Ecco io.." iniziò la fanciulla. " Ne parliamo dopo, magari davanti a una bella zuppa di farro che ci preparerà Olimpia, vero?" disse la Guerriera facendo l'occhiolino al bardo. " Mmm certo! Tanto devo cucinare sempre io" rispose Olimpia cercando di no farsi sentire. " Hai detto qualcosa?" chiese Zoe. " Oh no dicevo che mi servirebbe un pentolino ahah" rispose Olimpia sorridendo forzatamente. " Bene, allora cerca qui tra i banchi quello che ti serve, io e Elice intanto andiamo a prendere Argo. Ci vediamo appena fuori dal villaggio ok?" disse la Guerriera. " Va bene, a dopo" rispose il bardo. Così si separarono. Appena al di fuori del porto, vi era una fattoria circondata da enormi prati in fiore. Sul retro, uno steccato in legno custodiva dei bellissimi cavalli. " Zoe guarda! Sono stupendi" esclamò la giovane. " Belli vero? Il mio amico adora i cavalli" rispose la donna. La fanciulla sorrise e corse più veloce per ammirarli da vicino. Intanto dalla porta della fattoria uscì un uomo, abbastanza vecchio e un po' traballante. " Zoe! Mia cara! Finalmente,pensavo di non rivederti più!" urlò l'uomo a braccia aperte. " Astenio! Ti avevo detto che sarei tornata ed eccomi qua ahah come te la passi?" chiese Zoe all'uomo. " Ah non c'è male. Il tuo cavallo mi ha dato del filo da torcere sai! Ha il tuo stesso carattere, forte e indipendente ahah quella ragazzina non è la stessa dell'altra volta.. Come si chiama già... O.. Ol..Olimpia ecco! " esclamò Astenio. " Oh no quella non è Olimpia,ci raggiungerà tra poco. Lei si chiama Elice, l'ho incontrata in Egitto, si era ficcata nei guai e l'abbiamo aiutata. Si è aggregata a noi momentaneamente. Vieni te la presento" rispose Zoe accompagnando l'uomo. " Elice! Questo è Astenio, un mio caro amico. Sono suoi i cavalli quelli che vedi" disse la Guerriera. " Molto piacere. Sono davvero bellissimi!" esclamò la giovane. " Già! Purtroppo io sto diventando vecchio e occuparmi di loro diventa sempre più difficile. Dovrò trovare qualcuno a cui lasciarli" disse l'uomo rammaricato. " Li prendiamo noi!" disse felice Elice. " Cosa ??" chiese Zoe stupita. " Ti prego! Ti prego ti prego! Almeno Argo avrà compagnia!" disse la giovane saltellando contenta come un bambino. " Be almeno voi non dovrete camminare... E va bene" rispose Zoe rassegnata, poi girandosi verso l'uomo chiese:" A te non dispiace? "." No affatto, tanto li avrei venduti a qualcuno che nemmeno conosco. Se saranno con te sono più tranquillo. Di quei 4 cavalli, quello marrone con la macchia scura sul muso non posso lasciarvelo, è di mio nipote, lo lascia qui mentre lavora. Ma gli altri 3 sono vostri" rispose l'uomo. " Io prendo quello nero. È bellissimo!" esclamò Elice. Saltò la staccionata, e correndo montò in sella all'animale, lanciandolo al galoppo fuori dal recinto. " Lui si chiama Buio. È un ottimo cavallo, forte e veloce. Ottima scelta mia cara" disse Astenio. Zoe entrò nel recinto avvicinandosi ad Argo, accarezzandolo dolcemente. " Mi sei mancato. Avrai dei nuovi compagni contento? Penso che Olimpia salterà dalla gioia vedendo quella cavallina" disse la donna sorridendo. Salutarono l'anziano e trottando si allontanarono. Aspettarono Olimpia alle porte del villaggio, attendendo con ansia di vedere la reazione del bardo alla vista del nuovo cavallo. Poco dopo arrivò, rimanendo sorpresa dal nuovo animale di Elice. " E lui? Da dove arriva? È bellissimo" disse accarezzandolo. " Astenio ci ha lasciato i suoi cavalli. Io ho scelto questo, si chiama Buio. Perché non dai un'occhiata al tuo?" chiese Elice indicando un altro animale alle sue spalle. Zoe si spostò, esibendo il magnifico animale. Olimpia sospirò ammaliata. Una giovane cavalla si avvicinò a lei. Era bianca come le nuvole, con la criniera e la coda grigio chiaro. Due bellissimi occhi la guardavano incuriositi. " Si chiama Miele. Ma se vuoi puoi sempre cambiarle nome" disse Zoe sorridendo. " No assolutamente. Ha un musetto così dolce che quel nome è perfetto. È stupenda, grazie" rispose Olimpia sorridendo dolcemente. "Bene, allora possiamo andare. Temo che arriverà una tempesta, troviamo un riparo per la notte. Domani accompagneremo Elice a casa. Andiamo " disse Zoe incamminadosi. Cavalcarono a lungo attraverso il bosco, quando, improvvisamente, una figura incappucciata si fermò nel mezzo del sentiero che le ragazze stavano percorrendo." E così ci rincontriamo Zoe, o dovrei dire Xena? " disse l'uomo scoprendosi il volto. Sul viso della Guerriera e del bardo, un'espressione scioccata si notò improvvisamente." Tu?! Che cosa ci fai sulla Terra?? " esclamò Zoe sfilando la spada dal fodero." Lo conosci? " chiese Olimpia." Ho i ricordi di Xena e lui ne fa parte, purtroppo... Comunque l'ho incontrato a mia volta prima di conoscerti" rispose Zoe. " Non dirmi che non sei contenta di vedermi! Ho fatto una gran fatica per arrivare qui e tu mi tratti così..." disse l'uomo in tono sarcastico. " Che cosa vuoi Lucifero?" chiese Zoe. " Sai benissimo cosa voglio. Qualcosa che mi appartiene di diritto ora che Plutone è morto: lo spirito della Principessa Guerriera. Mi è giunta voce che sia dentro di te" rispose l'uomo. " Anche se fosse, non lo avresti mai. Ora, se non ti dispiace, abbiamo fretta" disse Zoe. " E se prendessi lo spirito della tua cara amica Olimpia?" aggiunse l'uomo sorridendo. " L'unica cosa che prenderai saranno i miei calci sul tuo fondo schiena! Se non vuoi che ti rispedisca negli inferi immediatamente, ti consiglio di levarti di torno" disse la Guerriera arrabbiata. Intanto, sull'albero attorno, qualcosa si mosse. Zoe se ne accorse immediatamente. Fece cenno ad Olimpia di stare in guardia e avanzando verso l'uomo disse:" Ripeto, non ho tempo da perdere con te. Scusaci". " Scappa, se ci riesci. Ora!" urlò l'uomo. Alcuni guerrieri, nascosti sugli alberi, scoccarono delle frecce. Zoe e le altre, colte di sorpresa, lanciarono i cavalli al galoppo. Fhhh. Fhhh. Due frecce centrarono il bersaglio,piu precisamente due delle tre ragazze....

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Capitolo 13
*** Bersaglio sbagliato ***


Fhh...Fhh! Il rumore di quelle frecce che tagliavano l'aria era l'ultima cosa che avevano sentito prima di chiudere gli occhi. Il suono degli zoccoli dei cavalli sulla terra sembrava rallentare, sempre più piano fino a non percepire più il minimo rumore. Tutto sembrava aver cambiato ritmo, perfino il cuore batteva in un modo irregolare. Poi, il buio. I cavalli, lanciati in una folle corsa, non si fermarono, anche se non erano più guidati dalla volontà delle ragazze. Argo, intuito il pericolo, guidò gli altri cavalli in un luogo apparentemente più sicuro. Raggiunsero un piccolo ruscello, nascosto da una fitta vegetazione di betulle. L'acqua scorreva lenta e il profumo degli alberi lì attorno rendeva quel posto incantevole. " Lo sapevo che questo cielo aveva qualcosa di stra.." Stof. Zoe si interruppè improvvisamente. Voltandosi in direzione delle ragazze, vide il corpo di Olimpia cadere a terra. " Olimpia!" urlò la guerriera, precipitandosi verso l'amica. Le si inginocchiò vicino, tirandole su la testa. " Olimpia! Rispondimi per favore! Ti prego!" la schiaffeggiò la guerriera. Mentre le circondava la schiena con un braccio, si accorse della presenza della freccia, conficcata in basso sul fianco destro. Portò due dita sul collo del bardo per accertarsi che fosse ancora viva. Il cuore batteva. " Grazie al cielo! Elice presto passami dell'acqua!" gridò Zoe. Nessuna risposta. La donna si girò in direzione della giovane. Era coricata sul dorso del cavallo, con le braccia penzoloni. Una freccia usciva dalla sua spalla destra. " Mio dio Elice!" urlò Zoe. Distese Olimpia al suolo per recarsi dalla fanciulla. La tirò giù da cavallo, adagiandola contro un albero. Nuovamente col cuore in gola, portò due dita sul collo dell'amica. Anche qui il cuore non si era fermato. " Elice! Elice! Rispondimi! Coraggio apri gli occhi!" le disse la Guerriera. La giovane riprese conoscenza. " Zoe.. Aaah" disse piano Elice. " Non muoverti. Resta qui. Ora ti levo questa freccia. Stringi forte il mio braccio" Così dicendo Zoe tolse la freccia dalla spalla della giovane, provocando un sonoro urlo da parte dell'altra ragazza. " Tieni premuto qui! Forte! Resisti" le disse la donna prima di tornare da Olimpia. La Guerriera girò la poetessa sotto sopra, lavò la parte intorno alla freccia per evitare che il fango e la terra penetrassero all'interno mentre lei estraeva il dardo. Dopo averlo tolto, premette a fondo per cercare di fermare il sangue che fuoriusciva copiosamente. Rovistò nella bisaccia del bardo, prendendo garze e erbe medicinali. Fasciò momentaneamente la ferita, poi prese Olimpia a spalle e la caricò sul cavallo. Tornò da Elice con altre bende, fasciò la spalla e aiutò la giovane a salire sopra Buio. " Riesci a stare a cavallo?" chiese Zoe alla giovane. " Si... Non preoccuparti, è solo un altra spalla mal ridotta.. Pensa ad Olimpia" rispose. " Ora vi porto in un luogo caldo e asciutto. Cerca di resistere" disse Zoe montando a cavallo. La Guerriera conosceva bene quei boschi e sapeva che poco lontano da lì vi era una caverna abbastanza grande dove potersi fermare. Prese le redini di Miele con sopra Olimpia e si incamminò velocemente,raggiungendo la grotta. " Elice, siediti contro la parete e premi sulla ferita. Tieni bevi questo" disse Zoe porgendole un infuso. " Come...sta...Olimpia? " chiese la fanciulla. " Starà bene. Non permetterò che muoia" rispose Zoe intenta a curare la poetessa. Dopo aver ripulito la ferita, aveva rimosso le erbe precedentemente usate, per sostituirle con altre più fresche. Era riuscita a fermare l'emorragia e aveva ricucito la ferita in modo impeccabile. Dopo averla fasciata, l'aveva stesa su una pelliccia, accanto al fuoco. " Coraggio, tocca a te ora. Togliti quella giacca" disse Zoe. Elice obbedì e rimanendo praticamente nuda nella parte superiore, si lasciò curare dalla Guerriera. Mentre la donna posava delicatamente le sue mani sulla sua spalla, un brivido percorse la schiena della giovane. " Hai freddo? Ho quasi finito resisti" disse Zoe notando la pelle d'oca sulla schiena dell'amica. Elice, arrossendo rispose:" Sto bene, tranquilla... ". Provveduto alle amiche, la donna uscì dalla grotta, per accertarsi che nessuno dei guerrieri o Lucifero stesso l'avessero seguita." Argo, porta Buio e Miele altrove. Se vi vedono qui attorno, scopriranno il nascondiglio. Va! " disse Zoe accarezzando il cavallo. Nitrendo, l'animale, seguito dagli altri due, si allontanò trottando. Ormai notte fonda, mentre le amiche dormivano, la guerriera si appostò all'ingresso della grotta, così da poter sorvegliare meglio l'esterno." X...Xena.. " disse piano Olimpia. Zoe, sentendo l'amica parlare, le si avvicinò prendendole la mano." Hai detto qualcosa? " chiese la donna." Non...lasciar...mi Xena... " ripeté il bardo delirando. Gli occhi della Guerriera si velarono di lacrime. Non riusciva a vedere la sua amica così." Non ti lascerò mai Olimpia. In un modo o nell'altro, sono sempre qui con te" rispose Zoe accarezzando il viso della poetessa. Non appena il bardo si riaddormentò, la guerriera uscì nuovamente dalla caverna. Con una rabbia implacabile addosso, Zoe chiamò a gran voce il Dio della Guerra. " Marte! Non ti nascondere! So che sei qui! " urlò la donna. Un bagliore violaceo anticipò l'arrivo della divinità. " Sapevo che ti saresti accorta di me, d'altronde cosa potevo aspettarmi nulla di diverso da colei che porta avanti la leggenda di Xena" disse l'uomo. " Chiunque sentirebbe il tuo orribile odore, anche a miglia di distanza! Cosa ci fa Lucifero fuori dagli inferi?!" chiese Zoe infuriata. " Ahah come pensi che io possa saperlo?" rispose Marte. " O lo so eccome. Tu centri sempre, in un modo o nell'altro" rispose Zoe. " Be vedi, Xena non ha mai accettato la mia idea di averla al mio fianco come mia regina. Ho provato anche con Olimpia ma lei è più per la pace.. Così mi sono detto, perché non provare con la giovane biondina? Io e Lucifero abbiamo un patto. Lui non tocca la fanciulla e io non interferiscono con il suo ritorno sulla Terra" spiegò Marte. " Tu lurido ... Non osare toccare Elice, ricordati che ho ancora il potere di uccidere gli dei!" ringhiò Zoe. " Non mi fai paura Principessa Guerriera. Scusa ma sono desiderato altrove" disse l'uomo prima di sparire. " Marte aspet..." Non finí in tempo la frase che l'uomo scomparve. Zoe, con sguardo perso nel vuoto, disse:" Io vi ho avvertito".

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Capitolo 14
*** Non è mai troppo tardi ***


Dopo l'incontro con Marte, Zoe era rientrata nella grotta per controllare le condizioni delle due ragazze. Elice aveva una ferita nettamente superficiale in confronto a quella di Olimpia che, col passare del tempo, andava ad aggravarsi. Si sdraiò in mezzo alle due e appoggiata alla parete dietro di sé, restò vigile tutta la notte. L'alba arrivò velocemente e con lei anche un caldo sole che sembrava annunciare una bellissima giornata. Ma con Lucifero e Marte in agguato, sarebbe stata tutt'altro che piacevole. Poche ore dopo il sorgere del sole, Elice si svegliò. " Come stai biondina?" chiese Zoe. " Mm meglio.. Credo di essermi abituata a questo dolore ahah due frecce in una settimana, mica male eh!" scherzò la giovane. " A si se continui così però ti farai ammazzare ahah" rispose la guerriera. " Già.. Olimpia come sta?" chiese Elice. " Insomma.. La freccia l'ha colpita un un brutto punto, fortunatamente non ha toccato organi vitali.. Stanotte ha avuto la febbre alta ma per ora sembra stabile. Ascolta, ho una domanda da porti.. Rispondimi sinceramente" disse Zoe. La fanciulla annuì. " Hai mai incontrato Marte?" chiese la donna. " Il dio della guerra? No mai, perché?" rispose Elice. " Mm.. Ascoltami bene, se dovessi incontrarlo, non fidarti di ciò che ti dirà. Ti farà promesse che sembreranno le più oneste che tu abbia mai sentito ma ricordati, Marte non da nulla senza chiedere qualcosa in cambio. Pensa bene prima di accettare una delle sue proposte, potresti pentirtene per sempre" spiegò Zoe con sguardo serio. " Perché mi stai dicendo queste cose? Insomma perché Marte dovrebbe offrirmi qualcosa?" chiese la giovane. La donna, posandole una mano sui lunghi capelli biondi, rispose:" Marte ha un debole per le fanciulle con l'armatura e pur di convertirle al sangue, è capace di promettere amore. Non voglio che la tua bontà d'animo svanisca". " Finché avrò una Guerriera saggia come te al mio fianco, nulla potrà dissuadermi dal fare del bene" rispose la giovane sorridendo. Nel frattempo, Olimpia si stava svegliando. " Zoe.." chiamò il bardo. La Guerriera le si avvicinò prendendola da dietro tra le braccia. " Sono qui Olimpia non temere. Come ti senti?" chiese la donna. Olimpia, stringendo a se le braccia dell'amica rispose:" Mi fa male la schiena.. Cos'è successo? "." Uno dei guerrieri di Lucifero ha colpito te e Elice con delle frecce. Un po' di riposo e guarirai stai tranquilla " spiegò Zoe." Non ho memoria di ciò che è accaduto... Però ricordo un sogno che ho fatto questa notte. Lucifero stava distruggendo un villaggio. Tu sei andata a combattere per salvare gli abitanti ma qualcosa è andato storto e sei stata uccisa" raccontò Olimpia spaventata. " È stato solo un incubo Olimpia. Io sono qui e sto bene,tranquilla" rispose Zoe baciando l'amica sulla nuca". " Dobbiamo muoverci da qui, Lucifero non ci metterà molto a trovarci. Elice starà a cavallo e tu Olimpia starai sulla lettiga" continuò. " Non c'è ne bisogno, posso cavalcare anche io. Non sto così male" ribatté il bardo. La Guerriera, seppur contraria alla decisione dell'amica, non poté che accettare la sua richiesta irremovibile. Partirono poco dopo aver ripreso i cavalli, senza un'apparente meta da raggiungere. A causa della ferita delle due ragazze, durante il viaggio si fermarono più volte per bere e riposarsi prima di rimontare a cavallo. In una di quelle soste, Olimpia si allontanò dalle altre due per andare a riempire l'otre in un piccolo rigagnolo li vicino. Mentre si accingeva a farlo, udì delle urla provenire da una radura li di fronte. Guardando tra i cespugli notò un piccolo villaggio, completamente avvolto dalle fiamme. I suoi abitanti scappavano e correvano in ogni direzione pur di riuscire ad avere salva la vita. Dopo il sogno della scorsa notte, non poteva permettere a Zoe di andare laggiù. Così, senza dire nulla alle altre due, si armò con i sais e si diresse verso il villaggio. Tra le fiamme, innumerevoli guerrieri stavano massacrando senza pietà donne e bambini, mentre gli uomini cercavano di difendersi, invano. Nonostante il dolore alla schiena, la poetessa si lanciò nella mischia della battaglia. Uno dopo l'altro, i guerrieri perirono sotto le mani del bardo e questo attirò l'attenzione di Marte. " Che grinta! Wow sono impressionato" disse l'uomo apparendo dietro la ragazza. " Marte! Che diavolo stai facendo? Perché attacchi questo villaggio??" urlò Olimpia nel mezzo del combattimento. " Ma non sono stato io!Questi non sono i miei uomini mia cara.." rispose Marte. " E allora che aspetti? Aiutami! Questa povera gente non merita di morire!" rispose il bardo atterrando un altro guerriero. " Temo di non poterlo fare. Ho.. Come dire... Fatto un patto" rispose la divinità. " Un Patto? E con chi? No aspetta non dirmelo... Lucifero! Ma perché?!" chiese Olimpia incredula. L'uomo fece spallucce, poi aggiunse:" Sai a volte, pur di ottenere qualcosa, si è disposti a sacrificare ciò che mai avrei pensato di avere... Mi dispiace Olimpia, spero riuscirai a perdonarmi prima o poi". La giovane, fermandosi a parlare chiese:" Perdonarti!? Per cos.....ah!". Un liquido rossastro iniziò a colare dalla bocca della ragazza. Sangue. Gli occhi spalancati dal dolore impietrirono anche la divinità della guerra. Un guerriero, avvicinatosi mentre i due parlavano, aveva trafitto Olimpia in pieno stomaco. Nel frattempo, Zoe, insospettita nel non veder tornare l'amica, era andata a cercarla. Accortasi del fumo provenire dalla prateria, si era affacciata davanti ai cespugli. Nello stesso momento in cui la guerriera guardò in direzione del villaggio, vide l'uomo estrarre la spada dal corpo di Olimpia, che cadde subito dopo a terra. " OLIMPIA! " urlò Zoe correndo. Alla vista della Guerriera, Marte sparì. La donna si gettò a terra, sollevando con una mano la testa dell'amica e con l'altra teneva premuta la ferita. " Olimpia ti prego resisti, non lasciarmi ti scongiuro!" disse Zoe. La poetessa, ancora cosciente, sorrise e con quella poca voce che le era rimasta disse:" Non... Potevo... Lasciarli morire... Ora.. Ho capito... Finalmente.. "." Che cosa?? " chiese Zoe." Il sacrificio... di Xena.... Ha sacrificato se stessa... Per il bene... Degli altri... Ora capisco il perché... Perdonami Xena... " così dicendo, Olimpia chiuse gli occhi. Il cuore smise di battere. La Guerriera, col viso coperto di lacrime, iniziò a urlare, con lo sguardo rivolto al cielo. Quelle grida erano così strazianti che ogni essere vivente li attorno cessò improvvisamente di muoversi. Tutto si fermò. All'improvviso, un bagliore avvolse le due ragazze...

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Capitolo 15
*** Sacrificio A Fin Di bene ***


Olimpia non c'era più. Il giovane bardo di Potidea se n'era andato, aveva sacrificato se stessa per salvare gli abitanti del villaggio,proprio come Xena aveva fatto a Yguchi. Zoe giaceva accanto a lei, con il viso in lacrime premuto sul petto dell'amica, ancora tra le sue braccia. All'improvviso il corpo di Olimpia iniziò a emanare un bagliore accecante, traferendolo poi anche alla guerriera. Una sensazione di pace e calore pervase il suo corpo, annullandole ogni volontà. Zoe si alzò in piedi, allargando leggermente le braccia. I ricci capelli bruni iniziarono a fluttuare nell'aria, cambiando lentamente colore,passando dal color miele al nero più intenso. Seguirono gli occhi,che passarono dal verde smeraldo al blu profondo dell'oceano. Infine anche i vestiti si trasformarono magicamente, lasciando spazio ad un'armatura nera in pelle. Inconfondibile. Il bagliore svanì. Xena era tornata. La Guerriera si avvicinò velocemente all'amica, posandole due dita sul collo. Il cuore aveva ripreso a battere, seppur il battito fosse debolissimo. " Ora sono qui Olimpia, non lasciarmi" disse Xena prendendo in braccio la poetessa. Elice, nel frattempo arrivò. " Hey tu! Che cosa le hai fatto!" disse urlando. " Elice, sono io, Zoe!" rispose la donna. " Si certo e io sono la regina Cleopatra. Lasciala subito andare!" disse la fanciulla puntandole la spada. " Ascoltami, io mi chiamo Xena. Il mio spirito era racchiuso nel corpo di Zoe momentaneamente. Devi credermi! Non farei mai del male ne a te ne ad Olimpia!" spiegò Xena. Elice, non del tutto convinta dalle parole della donna, le pose un quesito:" Se eri davvero Zoe, allora dimmi, con quale vezzeggiativo mi chiamava? ". La Guerriera sorridendo le rispose:" Ciao biondina ". La giovane, ormai convinta, si avvicinò alla donna :" Sei molto diversa esteriormente. Ma quella voce calda potrei riconoscerla tra mille"." Ascolta, Olimpia è ferita gravemente. Ma io non posso aiutarla da sola. Prendi Buio e portala vicino al rigagnolo dove ci siamo fermate poco fa. Chiama Venere, lei saprà cosa fare" spiegò Xena. " Venere? La dea dell'amore? Ma lei come può aiutarmi? E tu dove vai?" domandò Elice. " Dille che ti mando io a chiamarla. Lei capirà. Io e Lucifero abbiamo un conto in sospeso. Vai ora" così dicendo, la guerriera adagiò Olimpia al suolo, richiamò Argo e salita in groppa, si allontanò al galoppo. Elice aveva trasportato Olimpia accanto al piccolo ruscello, distendendola su una coperta. Con una benda, aveva ripulito la ferita della poetessa e un po' timorosa, aveva iniziato a chiamare la dea dell'amore. Poco dopo un bagliore roseo annunciò l'arrivo della divinità. " Spero tu abbia un buon motivo per disturbarmi durante il bagno caldo" disse Venere. Un attimo scioccata dall'appariscenza della donna, Elice rispose:" Olimpia ha bisogno del tuo aiuto. Xena mi ha detto.. "." Olimpia amica mia!Che le è successo? E Xena? È tornata in vita? " rispose Venere inginocchiandosi accanto al bardo." Un guerriero l'ha ferita.. Non so cosa sia successo, quando sono arrivata ho trovato Xena con lei in braccio e mi ha detto che tu sapevi come aiutarla" spiegò la fanciulla. " E così Olimpia è riuscita a riportarla indietro... Sapevo che ci sarebbe riuscita! Io posso aiutarla solo in parte, il resto spetta a Xena" disse la donna. " Xena è occupata ora, posso aiutarti io?" chiese Elice. " Tienila al caldo e cerca di abbassarle la febbre.. Fino a che Xena non torna, non posso fare nulla" spiegò la dea. Xena intanto aveva raggiunto Lucifero in una radura poco distante dal villaggio che era stato distrutto. " Xena! È un piacere rivederti. Come sta Olimpia?" chiese l'uomo in tono ironico. " Io fossi in te non riderei e sai perché?" rispose la donna. L'uomo incrociando le braccia disse:" Illuminami Principessa guerriera". " Perché tra poco ritorni nell'unico posto che ti si addice, negli Inferi! ALALALALALA SHEEE-YA". Lanciando l'urlo di battaglia, saltò alle spalle dell'uomo cercando di colpirlo. Lui, parando il colpo, sferrò un calcio sull'addome della donna, allontanandola da lui. " Sei un po' arrugginita eh!" scherzò Lucifero. " Zitto e combatti! Yaaa!" rispose Xena tornando all'attacco. I due si affrontarono a suon di spada a lungo senza che nessuno prendesse il sopravvento sull'altro. Erano alla pari. Nonostante Xena avesse riacquistato il potere degli dei, sapeva che uccidendo direttamente Lucifero, lei avrebbe dovuto riprendere il suo posto come custode degli Inferi. Il fatto che ancora non avesse inferto il minimo colpo all'uomo, significava solo una cosa: stava temporeggiando. Con un calcio per piazzato, l'uomo riuscì ad atterrare la guerriera, puntandole poi la spada alla gola. Dietro la donna, un bagliore annunciò l'arrivo del dio della guerra. " Marte! Arrivi giusto in tempo per assistere alla disfatta della leggendaria Xena!" disse fiero Lucifero. Marte, applaudendo, rispose:" Complimenti. Un vero trionfo il tuo! Peccato che questo non possa accadere". " Cosa? Che stai dicendo?" chiese l'uomo incredulo. La divinità, con un gesto della mano, fece apparire dietro Lucifero un vortice tridimensionale. " Marte che stai facendo??" urlò Lucifero. " Mai stringere accordi col Dio della guerra. Credevi davvero che avrebbe mantenuto la parola, lasciando morire me e Olimpia?" disse Xena. "Non è possibile! Io vi ho sentito litigare! Lui e Zoe! E Olimpia? È morta sotto i suoi occhi! " rispose l'uomo. " Quello che hai sentito era solo una farsa per farti credere che lui e Zoe fossero rivali. Marte non ha mai messo gli occhi su Elice e i miei avvertimenti alla fanciulla erano un altra falsa pista. Olimpia doveva morire per far tornare in vita me e questo Marte lo sapeva. Tutto per farti credere che lui fosse dalla tua parte" spiegò la guerriera. " Maledetti! Avete commesso un errore però.. perché ora se mi uccidete uno di voi due dovrà prendere il mio posto negli inferi!" rispose Lucifero. " Ma nessuno ha intenzione di ucciderti mio caro. Sei perfetto come custode! Addio!" così dicendo, Xena tirò all'uomo, con entrambe le gambe, un calcio in pieno petto, facendolo cadere all'indietro dentro il vortice. Questo, si richiuse subito dopo. " È bello rivederti..." disse Marte. " Ma io sono sempre stata qui... Solo avevo un aspetto diverso" rispose Xena. " Si ma non eri completamente tu... E poi ammettilo, sei tornata in vita per bontà divina. Se Lucifero non fosse scappato e Olimpia non fosse morta tu non saresti qui ora" disse l'uomo. " Chissà... Ma comunque in un modo o nell'altro, ci sarebbe stata una Guerriera a difendere i più deboli" rispose lei. " Sai sempre come sorprendermi Xena... Ti consiglio di tornare da Olimpia, non le rimane molto tempo" disse infine l'uomo prima di sparire. Xena salì a cavallo e prima di partire, si girò verso il luogo dove poco prima c'era l'uomo e con un leggero sorriso disse:" Ti ringrazio". " Ma quanto ci mette?? " chiese Venere impaziente." Non penso che uccidere Lucifero richieda qualche minuto. Sono sicura che sarà qui a momenti... Almeno.. Lo spero. Olimpia sta davvero male " rispose Elice. Nello stesso momento, Xena arrivò galoppando. Si precipitò accanto all'amica e con sguardo serio disse:" Coraggio Venere, ora tocca a te". " Devi unire il tuo sangue a quello di Olimpia. Il resto lo faranno i miei poteri" spiegò la dea. Xena, utilizzando il suo piccolo pugnale nascosto nell'armatura, si tagliò il palmo della mano, che lentamente cominciò a sanguinare. Poggiò la mano sulla ferita della poetessa, così che il suo sangue e quello di Olimpia venissero a contatto. A quel punto Venere lanciò il suo incantesimo. Nel punto in cui il sangue si era mescolato, un bagliore rosastro illuminò le ragazze. Dopo essere svanito, Olimpia aprì gl'occhi. " Xena... Sto sognando? " chiese Olimpia incredula. " No... Sono qui per davvero e stavolta è per sempre" rispose la guerriera sorridendo. A quelle parole, la poetessa si alzò, gettandosi letteralmente tra le braccia dell'amica. Xena la stringette a se baciandole i biondi capelli. " Come è possibile che tu sia qui? E Zoe?" chiese il bardo. " Tu mi hai liberato! Prima di andarmene ed entrare nel corpo di Zoe, ho chiesto a Venere di farti un sortilegio. Solo il tuo sacrificio in nome della generosità verso il prossimo sarebbe riuscito a liberarmi. Tu dovevi capire il motivo per cui io sono dovuta morire e solo sacrificandoti per la stessa ragione ci saresti riuscita. Marte ha dovuto lasciar agire Lucifero per questa ragione" spiegò Xena. " Avevi pensato a tutto fin dall'inizio... Non sai quanto sia felice di poterti riabbracciare! " rispose Olimpia commuovendosi. " Sono sempre stata qui Olimpia, anche se in un corpo diverso" disse la donna asciugando il volto della poetessa. Olimpia si voltò verso Venere dicendo:" Tu sapevi tutto eh! Ti ringrazio per averci aiutato. Non riuscirò mai a sdebitarmi con te". " È stato un piacere amica mia. Ora se non vi dispiace ho un bagno caldo che mi aspetta. Ciao ciaoo" disse la dea sparendo. Le ragazze si alzarono in piedi e Elice, andando verso i cavalli chiese:" E ora? Dove si va? ". Olimpia si girò verso la guerriera per cercare risposta. Xena, posando le mani sui fianchi e sorridendo rispose:" Ovunque, basta restare assieme".

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