The return of Xena's Warrior

di MaraWP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pescare, Pescare, pescare ***
Capitolo 2: *** Un giorno come gli altri? ***
Capitolo 3: *** La Forza della natura ***
Capitolo 4: *** La neve si tinge di rosso ***
Capitolo 5: *** Il naufragio ***
Capitolo 6: *** Tutto cambia ***
Capitolo 7: *** Ritorno alla vita ***
Capitolo 8: *** Minaccia romana ***
Capitolo 9: *** Non ho scelta ***
Capitolo 10: *** Elice Ritrova Se Stessa ***
Capitolo 11: *** Una Di troppo ***
Capitolo 12: *** Visioni Parte 1 ***
Capitolo 13: *** Visioni Pt. 2 ***
Capitolo 14: *** Visioni Pt. 3 ***
Capitolo 15: *** Dolci parole ***
Capitolo 16: *** Vendetta Pt. 1 ***
Capitolo 17: *** Vendetta Pt. 2 ***



Capitolo 1
*** Pescare, Pescare, pescare ***


Dopo aver sconfitto Lucifero, Xena era finalmente tornata nel suo corpo. Le tre ragazze avevano viaggiato per tutta la Grecia, fino a raggiungere, in un giorno assolato, un meraviglioso lago. La superficie dell'acqua era calma e tutt'intorno si udiva solo il canto soave degli uccellini, usciti dal nido dopo il freddo dell'inverno. 
" È stupendo Xena! Non conoscevo questo posto! " disse Olimpia stupita." Non lo conoscono in molti fortunatamente. Ci venivo spesso da bambina" rispose Xena. " Chissà che pesci enormi ci sono li dentro" affermò Elice avvicinandosi alla riva. " Lo scoprirai presto. Vi ho portate qui per una ragione... Voglio trascorrere una giornata al lago con voi e insegnare a Elice come si pesca, che ne dite?" chiese la guerriera. " Davvero mi insegnerai ?? Oh si ti prego fermiamoci!" rispose Elice saltellando sul posto. " Vedo che hai trovato qualcuno a cui tramandare le tue doti innate di pescatrice Xena ahah voi occupatevi del pesce, io accenderò un fuoco" ridacchiò Olimpia. Non appena il bardo finì di pronunciare quelle parole, la fanciulla si spogliò velocemente dei suoi abiti e correndo verso il lago, si tuffò senza esitazione. " Coraggio Xena! Che aspetti? I pesci non si prendono da soli!" urlò dall'acqua. " Qualcuno ti reclama" bisbigliò Olimpia guardando la guerriera. " Temo che sarà una lunga giornata...le dedicherò il mio tempo e stasera, quando avremo terminato la cena, mi dedicherò a te" rispose Xena sorridendo dolcemente. 
La donna entrò in acqua assieme alla fanciulla, così da poter cominciare la lezione di pesca. " Prima domanda: Sai nuotare?" chiese Xena. " Certo! So stare sott'acqua per molto tempo" rispose. " Bene... Secondo domanda: hai paura dei pesci?" chiese la donna. " Paura dei pesci? Ahah ovvio che no! Chi avrebbe paura?!" rispose Elice. " Olimpia per esempio. Non ha mai voluto imparare a pescare con le mani e odia le anguille ahah comunque se non hai paura, possiamo iniziare" disse Xena. " Sono pronta!" rispose. " Allora per prima cosa devi immergerti, mentre sei sott'acqua devi agitare le dita in questo modo. Non appena senti avvicinarsi un pesce, lo afferri per le branchie e lo tiri su con forza! Tutto chiaro?" spiegò la donna. " Emm credo di si" rispose. " Te lo mostro. Sta a vedere" Così dicendo, Xena si immerse. Pochi secondi dopo, saltò fuori dall'acqua con un enorme trota tra le mani. " Woo! È enorme!" urlò Elice stupita. Xena, con forza, tirò il pesce a riva, lanciandolo proprio accanto ad Olimpia che, colta di sorpresa, balzò in piedi. " Xena! Quando esci da lì ti sistemo!" urlò la poetessa. Le due donne in acqua scoppiarono in una sonora risata. " Coraggio, ora prova tu" la invitò Xena. La fanciulla si immerse. Passarono alcuni secondi, poi riemerse a mani vuote. " Ho mosso le dita ma non ho sentito nulla!" disse la giovane. " Hai fatto troppo rumore. Quando sei sotto devi cercare di muoverti il meno possibile o lo spostamento d'acqua spaventerá i pesci. Riprova" rispose Xena. Elice ritornò sott'acqua. 1,2,3 tentativi ma nessun pesce si faceva catturare. Passò il tempo e con esso arrivò il tramonto. " Per oggi basta così, continueremo domani la tua lezione. Si sta facendo buio" disse Xena uscendo dall'acqua. " Ma non ne ho preso nemmeno uno! Ti prego Xena fammi fare ancora un tentativo!" ribatté Elice. " No, esci dall'acqua e vieni ad asciugarti accanto al fuoco. Nemmeno io la prima volta sono riuscita a prendere un pesce. Con un po' di pratica diventerai abilissima vedrai" spiegò la donna. " Eddai solo un'ultima volta! Ti pregooo" chiese la fanciulla congiungendo le mani in segno di preghiera. " Solo uno. Dopodiché esci!" rispose la donna avvicinandosi ad Olimpia. Elice sparì sott'acqua. " Non si arrende eh... Conosco qualcuno con questo carattere" disse Olimpia sorridendo. " Che stai insinuando? Io non sono così insistente" rispose Xena. " No, certo..." disse il bardo ridacchiando. " Dov'è Elice!? È troppo che è sott'acqua!" aggiunse. Xena guardò verso il lago, senza trovare la fanciulla. Gridò il suo nome due volte e non ricevendo risposta, pensò di tuffarsi per trovare la ragazza. Mentre stava per fare il primo passo verso l'acqua, Elice saltò fuori, stringendo tra le mani un enorme pesce. Le due donne rimasero sbalordite. " Hai visto Xena?? Ci sono riuscita!" urlò contenta la fanciulla. " Brava. Ora esci da lì subito e vieni ad asciugarti" rispose Xena. Olimpia, avvicinandosi alla guerriera, disse:" Qualcuno ti ha battuto eh". Xena non rispose, ma la sua espressione di superiorità diceva più di mille parole. Si sedettero attorno al fuoco, mangiarono tranquillamente le trote che avevano pescato e chiaccherarono fino all'imbrunire. " Vado a strigliare i cavalli" disse Xena. " No lascia, ci penso io" rispose Elice sorridendo, poi aggiunse:" Voi riposatevi pure". Così, sparì dietro gli alberi per recarsi dagli animali. Le due donne rimasero da sole, sedute sulle coperte di fronte al lago. " È la prima volta da quanto sono tornata che io e te rimaniamo sole... Olimpia io.." il bardo la interruppe. " Xena, so cosa stai per dirmi. Ascolta, quando te ne sei andata la seconda volta, dopo quell'avventura in Danimarca, ero davvero arrabbiata con te. Non avevo ancora superato il fatto che te ne fossi andata la prima volta e poi quando sei scomparsa di nuovo, ero distrutta. Ho vagato per un po' da sola fino a ritornare ad Anfipoli, dove poi ho incontrato Evi. Solo il pensiero di trovare quella persona che conservava in sé il tuo spirito mi ha fatto andare avanti. E quando ho trovato Zoe, mi è sembrato di averti di nuovo accanto. Mi sentivo di nuovo protetta... Mi sentivo amata. Eppure provavo ancora rabbia. Poi, quando ho visto le persone di quel villaggio venire uccise senza motivo, ho pensato solo a una cosa. Rischia la tua vita per salvarne altre. Quando quella lama mi ha trafitto non provavo dolore, ma sollievo. Avevo capito il perché del tuo sacrificio.... Sono stata una stupida ad odiarti" spiegò. La guerriera la abbracciò, accarezzandole dolcemente i capelli. " No Olimpia... La tua reazione era più che giusta. Me ne sono andata così, lasciandoti sola più volte. Ma sappi che sono fiera di te. Eri pronta anche tu a sacrificarti per gli altri, questo rispecchia la bontà d'animo che c'è nel tuo cuore" disse Xena baciando la poetessa sulla testa. La guerriera prese il volto dell'amica tra le mani e sorridendo le disse:" Ho fatto tante cose sbagliate nella mia vita, ma credimi, averti presa al mio fianco tanto tempo fa ha cancellato tutto il male del passato. Tu mi completi Olimpia e sarà così per sempre". Il bardo sorrise commosso e si strinse di nuovo tra le braccia della mora, addormentandosi dolcemente sulla sua spalla. 

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Capitolo 2
*** Un giorno come gli altri? ***


" Non dirle nulla. Domani all'imbrunire sarò di ritorno. Miraccomando Elice, non cacciatevi nei guai mentre non ci sono" disse Olimpia montando in sella. " Tranquilla, c'è ne staremo qui buone buone. Ma come giustifico la tua assenza?" rispose la giovane avvicinandosi al cavallo. " Xena non si ricorda mai il giorno del suo compleanno. Inventati una scusa qualsiasi purché sia credibile. Ci vediamo domani" così si allontanò lentamente per non fare rumore. Elice, tornando a sdraiarsi sulla coperta, disse a bassa voce:" Una scusa credibile... Mm". La mattina seguente.. " Una sfilata di abiti? Ma che diamine le è saltato in mente? " chiese Xena incredula." Non so che dirti. Mi ha detto che le hanno chiesto di sfilare e ha accettato. In fin dei conti Olimpia è una bellissima ragazza, è normale che qualcuno abbia notato la sua grazia. Comunque mi ha detto che sarà di ritorno stasera, quindi non preoccuparti " rispose Elice cercando di mentire al meglio." Mmm... Non capisco perché non mi ha detto nulla. Vabbe se dobbiamo aspettarla fino a stasera sarà meglio trovare qualcosa da fare. C'è un villaggio qui vicino, approfittiamone per far ferrare i cavalli" suggerì la donna. La fanciulla annuì e insieme montarono in sella, dirigendosi verso un piccolo paesino. Dopo aver portato Argo e Buio dal maniscalco, le due donne entrarono in una taverna per mangiare qualcosa, dato che la loro cuoca abituale non era presente. Mentre stavano pranzando, alcuni rumori provenienti dall'esterno del locale attirarono l'attenzione della guerriera. La porta della taverna si spalancò provocando un sordo tonfo. Un uomo, fermo sullo stipite della porta disse:" Mi spiace interrompere il vostro pasto ma... Ora morirete tutti". Xena, appoggiata coi gomiti sul tavolo, non si mosse minimamente. Solo un'espressione seccata si notò sul suo volto. Le poche persone sedute ai tavoli iniziarono a urlare e a scappare lanciandosi dalle finestre. Solo Elice e Xena rimasero sedute. La fanciulla era leggermente spaventata dalla situazione ma gli occhi rassicuranti della guerriera riuscirono a farle mantenere la calma. " Voi due! Penso che non vi ucciderò... Potrò divertirmi in un modo diverso ahah " disse l'uomo avvicinandosi. " Odio essere disturbata mentre mangio" affermò Xena alzandosi dal tavolo. Si girò per osservare l'uomo e nel farlo, si mise le mani sui fianchi. " Senti non ho tempo da perdere con te quindi ti do la possibilità di andartene immediatamente senza usare le maniere forti. Decide tu" disse la donna. " Mmm adoro le donne decise. E la fanciulla sarà la ciliegina sulla torta" rispose l'uomo facendo l'occhiolino ad Elice. " Come vuoi". Così dicendo Xena si avventò sull'uomo, mettendolo a tappeto in breve tempo. " Lo avevo avvertito" disse la donna soddisfatta. " Xena, guarda" Elice indicò in direzione della finestra. Fuori, la gente del villaggio stava correndo in preda al panico,inseguita da altri guerrieri. Le due donne uscirono dalla locanda e si gettarono nella mischia. Riuscirono a fermare tutti i guerrieri e usando il pitch, Xena interrogò uno di loro. " Chi vi ha mandati qui? Che volete da questa gente?" chiese la donna. " Mm.. Ma.. Mardonio. Vuole de..gli schiavi. Quando saprà c...cosa avete fat..to vi ucciderà" rispose a stento l'uomo. La mora lo liberò dal pitch. " Di a Mardonio di tenersi pronto. Avrà presto mie notizie" disse. L'uomo si alzò e correndo si allontanò dal villaggio. " Perché lo lasci andare?" chiese Elice sorpresa. " Ci porterà proprio dove vogliamo.. Da Mardonio. Vai a prendere i cavalli nella stalla. Io intanto lego per bene questi furfanti. Mardonio è troppo codardo per venire da noi quindi andremo noi da lui" rispose Xena. Elice andò prese gli animali e senza farsi notare, seguirono l'uomo fino a l'accampamento. " Io entrerò nella tenda. Tu distrai le guardie all'esterno. Miraccomando fa attenzione " disse Xena passando una mano sui lunghi capelli biondi della fanciulla. " Sta attenta anche tu. Olimpia mi ha raccomandato di non metterci nei guai" rispose la giovane. Si divisero. Elice piombò nel mezzo del campo attirando l'attenzione dei guerrieri. Erano una decina e da sola sicuramente non c'è l'avrebbe fatta. Iniziò a combattere stendendo un guerriero dopo l'altro. Xena intanto era entrata nella tenda. " Xena, ti stavo aspettando. Credevo fossi morta ma mi sembri in ottima forma" disse Mardonio. " Già è vedo che tu non sei cambiato. L'ultima volta te la sei cavata con un bel bernoccolo ma stavolta temo che ti farò più male" disse Xena sorridendo. Iniziarono a battersi e sin da subito la donna ebbe la meglio. L'uomo cadde a terra stremato, accanto al fuoco. " Non sai che piacere mi darebbe trafiggerti con la mia spada! Ma purtroppo sarai giudicato da una corte e marcirai in prigione " disse la donna con aria di vittoria. " Forse morirò ma tu verrai con me" con quella frase, Mardonio si girò verso il fuoco e prendendo un tizzone ardente, lo gettò tra alcune botti. Non appena il pezzo di legno toccò terra, una scia si incendiò. Fuoco greco. Xena capì la gravità di quel gesto e di scatto corse fuori dalla tenda. Uscendo, si accorse che l'intero accampamento era circondato da quelle botti, pronte ad esplodere a catena. Elice stava combattendo contro gli ultimi 6 guerrieri rimasti. " Elice! Corri!!" urlò Xena spingendo la fanciulla verso il bosco. Mettendole una mano sulla schiena della fanciulla, urlò :"Buttati a terra!". Booooom. L'intero accampamento saltò in aria, uccidendo Mardonio e i guerrieri. Le due, coperte di terra e cenere, si alzarono scrollandosi le vesti. " Ma che diamine è successo??" chiese la fanciulla. " Mardonio ci stava aspettando. Ha circondato l'accampamento con dei barili pieni di fuoco greco. Se me ne fossi accorta un secondo dopo ora saremmo cenere anche noi. Be in un modo o nell'altro, hanno pagato le loro colpe. Coraggio, torniamo al nostro giacilio, abbiamo bisogno di un bel bagno" disse Xena posando una mano sulla spalla di Elice. Le due rimontarono in sella e tornarono laddove Olimpia le stava aspettando. " Ma dove sono? Meno male che le avevo detto di aspettarmi qui" disse Olimpia infastidita. Poco dopo arrivarono le due ragazze al galoppo. " Dove siete state? E perché siete coperte di terra?" chiese Olimpia. " Siamo saltate in aria assieme ad un accampamento, niente di che. Tu piuttosto? Com'è andata la sfilata di abiti?" rispose Xena scendendo da cavallo. " Quale sfilata?" Elice facendole cenno con la mano, le fece capire che quella era la scusa che si era inventata. " Oh ma certo la sfilata... Benissimo, c'era così tanta gente" continuò Olimpia mentendo. Xena le si avvicinò posando una mano sul viso. " Non sapevo ti piacessero quelle cose.. Perché non me ne hai mai parlato?" le chiese. " No ma io... Cioè in realtà... È stata una cosa così, per provare, VERO ELICE?" disse il bardo alzando la voce. " Bha.. Elice sarà meglio fare un bagno, tra poco farà buio e asciugarci sarà difficile" disse Xena dirigendosi al laghetto li vicino. Elice, per sfuggire alle domande di Olimpia, la seguì di corsa. La poetessa intanto si sedette accanto al fuoco per preparare la cena. " Zuppa di farro? La mia preferita! " esclamò la guerriera." Be è un giorno speciale, dobbiamo festeggiare" disse Olimpia sorridendo. Xena la guardò interrogativa. " Sapevo che te ne saresti dimenticata.. Oggi è il tuo compleanno!" esclamò il bardo. " Oggi? Me ne sono proprio scordata ahah" rispose la donna sorridendo. Entrambe le ragazze si alzarono per andarla ad abbracciare, poi finirono la cena. " Elice ci pensi tu a pulire il tegame? " chiese Olimpia facendole l'occhiolino." Oh ma certo... Vado a lavarlo subito" rispose allontanandosi. La poetessa sfilò dalla bisaccia un panno grigio, poi si avvicinò alla guerriera porgendoglielo. " Cos'è?" chiese Xena. " Aprilo e vedrai" rispose il bardo. La donna aprì il telo e scoprì cosa si nascondeva all'interno. Un pugnale bellissimo, con impugnatura color oro e strisce nere. Sulla punta dell'impugnatura una pietra incisa con il simbolo del Chakram e sulla lama si leggeva, con il riflesso della luce del fuoco, una frase: " Always side by side". " Olimpia è stupendo! " esclamò Xena." Sono contenta che ti piaccia" rispose il bardo. La Guerriera posò il regalo accanto a se e abbracciò l'amica. Staccandosi le prese le mani tra le sue e guardandola negli occhi le disse:" Hai ragione "." Su cosa ? " chiese Olimpia." Sempre fianco a fianco" disse riferendosi all'iscrizione sul pugnale. La poetessa sorrise e ritornò ad abbracciare la guerriera, sussurrando sottovoce:" Sì sempre".

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Capitolo 3
*** La Forza della natura ***


Era un pomeriggio d'autunno, non ancora eccessivamente freddo e cupo e le tre amiche, in viaggio dal mattino, si erano fermate qualche istante nel fitto di un bosco di abeti. " Pensi che arriveremo in tempo?" chiese Olimpia. " Non è prudente viaggiare di notte in questi boschi, quindi penso che prima di domani sera non raggiungeremo la città" spiegò Xena. " Guardate che non siete obbligate ad accompagnarmi, insomma la strada la conosco, da piccola la facevo spesso con i miei genitori" rispose Elice. " È meglio se ti accompagnamo, non sappiamo cosa nasconde il bosco" disse la Guerriera accarezzando Argo. " Piuttosto, è meglio se ci riforniamo d'acqua, non so se laggiù troveremo fiumi o ruscelli" continuò. " Dietro quei cespugli c'è un piccolo rigagnolo se ricordo bene, datemi le bisacce, vado a riempirle" così Elice si allontanò per prendere l'acqua. " Farà freddo stanotte... Ma se non sbaglio poco distante da qui c'è, o meglio c'era tempo fa, una capanna in legno. Gli abitanti di questi posti l'avevano costruita in caso non riuscissero a tornare a casa prima del tramonto" spiegò Xena. " Perché mai sarebbero dovuti venire in questi boschi?" chiese Olimpia. " Per la legna. Il legno di questi alberi è molto resistente e solido per fare le capanne. Gli uomini passavano in questi boschi quasi tutto il giorno e a volte anche la notte, ecco perché costruivano quei rifugi" rispose la guerriera indicando gli abeti intorno a lei. Ad un certo punto un urlo spaventato rieccheggiò nel bosco. Le due guerriere si guardarono e dopo aver capito che quella voce era di Elice, accorsero nella direzione in cui la giovane era sparita poco prima. Appena superati i cespugli, trovarono la fanciulla a terra, con gl'occhi fissi su un ombra davanti a lei. In piedi, digrignando i denti, vi era un enorme orso, con una pelliccia scura come la notte e una stazza di 2 metri. L'animale, distratto dall'arrivo delle due donne, si girò di scatto a guardare la mora. " Non fate movimenti bruschi. Lentamente avvicinatevi a quell'albero e saliteci sopra" disse Xena a bassa voce. Mentre lei distraeva l'animale, le due ragazze si mossero cautamente fino ad arrivare all'albero. Olimpia salì velocemente, allungando poi una mano per aiutare Elice. In quel frangente, l'orso distolse la sua attenzione dalla mora e si lanciò in una folle corsa verso la fanciulla. Xena, con una capriola in aria, arrivo prima dell'animale e estraendo la spada riuscì a creare uno scudo per permettere a Elice di salire sull'albero. L'orso, alzandosi sulle zampe posteriori, schiacciò la guerriera a terra. Nonostante la spada, l'animale graffiò ripetutamente la donna, procurandole tagli profondi in tutto il corpo. Olimpia, ormai nel panico, tentò di allontanare l'orso per impedire a Xena di evadere dalla sua presa. Lanciò i sais in direzione dell'animale, colpendolo su un fianco. L'orso, ferito, si allontanò trotterellando fino a scomparire dietro alcuni alberi. Le due ragazze scesero di corsa dall'albero per soccorrere l'amica. Olimpia le si accovacciò vicino, tirandole leggermente su la testa:" Xena, rispondimi ti prego! Apri gli occhi! "." O...Olimpia... " la guerriera riuscì a pronunciare solo il nome dell'amica prima di svenire nuovamente." Presto aiutami, dobbiamo portarla via da qui prima che torni quell'orso. Mi ha detto che c'è una capanna qui vicino, sai dov'è? " chiese Olimpia. La giovane annuì e aiutando la poetessa, trasportarono il corpo dell'amica fino a una casupola poco più in là. Adagiarono Xena su un vecchio letto impolverato, coprendolo con le pellicce contenute nelle loro bisacce." Accendi un fuoco e passami bende e erbe. Devo fermare la fuoriuscita di sangue al più presto" disse Olimpia visibilmente preoccupata. Mentre Elice si occupava del fuoco, il giovane bardo toglieva l'armatura all'amica, per facilitarsi nel medicare le ferite. Più scopriva il corpo di Xena, più si rendeva conto di come l'orso l'avesse ferita gravemente. Graffi profondi ricoprivano l'addome e le braccia della mora, fino a piccoli ma lunghi tagli sul viso e sul petto. Usando tutte le bende a disposizione, iniziò a premere sulle ferite più gravi per fermare l'emorragia. Nella fretta, Elice aveva dimenticato di chiudere la porta della capanna e le finestre. Preannunciato da un ringhio aggressivo, l'orso ritornò alla carica. Velocemente la fanciulla chiese la porta, fermandola con una grossa asse di legno e le finestre con i chiavistelli. L'animale sbatté violentemente contro la porta, sorretta ulteriormente da Elice, che appoggiata con la schiena, tentava di trattenere gli urti. Pochi secondi e l'animale se ne andò. " Tornerà... Ha assaggiato il sangue umano e non si placherá finché non avrà ucciso" disse la fanciulla osservando l'esterno da una piccola fessura di una finestra. Con il fuoco acceso e l'acqua calda, Olimpia riuscì a fermare la fuoriuscita di sangue e medicare le ferite con delle erbe curative. Fuori intanto il sole tramontava e la luna saliva lentamente nel cielo. " Argo e i cavalli non ci sono. Credo siano scappati" disse la giovane. " Argo è un cavallo furbo, lui e gli altri si saranno allontanati momentaneamente. È Xena che mi preoccupa" rispose la poetessa guardando la guerriera. " Starà bene vedrai...è meglio se questa notte facciamo la guardia, quell'orso si farà presto vivo" spiegò Elice sedendosi accanto a Olimpia. " Lo so... Riposati un po', bado io lei" rispose il bardo. La notte trascorse lentamente e Xena peggiorava minuto dopo minuto. Febbre alta e brividi la accompagnarono tutta la notte. " Olimpia...." sussurrò la mora. " Sono qui. Riposati Xena, sei debole" rispose il bardo bagnando il viso dell'amica con un panno freddo. La guerriera alzò lentamente una mano, andando a stringere quella della poetessa. La bionda prese la mano tra le sue e mentre una lacrima le rigava il viso disse piano:" Resisti Xena, non lasciarmi ti prego". Verso l'alba, l'orso tornò all'attacco. Entrambe le ragazze si appoggiarono alla porta cercando di sorreggerla. Xena, svegliata dal frastuono, si alzò lentamente mettendosi a sedere sul letto. Dolorante e senza energie, prese il Chakram appoggiato accanto a lei. " Aprite... la... porta..." disse. " Che vuoi fare Xena?? Sei troppo debole per combattere! Ti ucciderà!" urlò Olimpia incredula. " Fa...come...ho...detto" replicò la donna. Le due si spostarono dalla porta che, a causa delle zampate dell'orso, si spalancò. L'animale fece per entrare nella capanna quando Xena lanciò il cerchio. Questo, rimbalzando qua e là, recise di netto la giugulare dell'animale, uccidendolo all'istante. Senza vita, l'orso si accasciò a terra, seguito subito dopo da Xena, senza più energie dopo quel gesto. Olimpia le corse incontro preoccupata prendendola tra le braccia e accarezzandole il volto:" Xena, non dovevi alzarti! Sei troppo debole". " Sto...bene...tranquilla..." rispose la guerriera sorridendo lievemente. Il bardo, vedendo quel piccolo sorriso, si sentí sollevata e prendendo il viso dell'amica tra le mani, la baciò dolcemente sulla guancia. Xena, stupita da quel gesto, prima di richiudere nuovamente gli occhi, disse a bassa voce:" Ora...sto...molto...meglio".

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Capitolo 4
*** La neve si tinge di rosso ***


Una mattina fredda d'inverno, dopo aver riposato al caldo del fuoco, Xena era impegnata nel suo solito bagno mattutino. " Questa sorgente di acqua calda ci voleva proprio.." disse strofinandosi le braccia. Nel frattempo anche Olimpia si era svegliata e aveva raggiunto l'amica in acqua. " Hai dormito bene questa notte?" chiese Olimpia. " Mm non c'è male" rispose la mora. " Ti sei lamentata parecchio.. Come vanno le ferite?" disse il bardo avvicinandosi alla guerriera, posandole delicatamente una mano sul ventre. Xena, a quel gesto, sorrise dolcemente facendo intendere all'amica che tutto procedeva per il meglio. Poco dopo uscì dall'acqua, rimettendosi l'armatura. Utilizzando la sua spada, cercò di specchiarsi per vedere le ferite che aveva ancora sul viso. Olimpia, guardando l'amica intenta a medicarsi senza riuscirci, uscì dall'acqua per raggiungerla ed aiutarla. " Xena faccio io ahah" disse la poetessa. Delicatamente, le passò una benda bagnata sui tagli procuratasi contro l'orso. I loro occhi si incrociarono per un istante. Olimpia prese il viso dell'amica tra le mani e piano piano le si avvicinò fino a essere a pochi millimetri dalla sua bocca. " Siete annegate entrambe?" urlò Elice da dietro dei cespugli. Le due, interrotte, si bloccarono. Xena, con espressione rassegnata, si allontanò dell'amica per uscire dalla grotta e tornare dalla fanciulla. Dopo essersi preparate, si misero in viaggio. " Non siete obbligate ad accompagnarmi, davvero. Conosco la strada di casa" disse Elice. " Lo so che la conosci ma questi boschi, come avrai notato, non sono sicuri. È meglio se ti accompagniamo. Arrivate al villaggio io e Olimpia ti lasceremo con la tua famiglia" rispose Xena. La giovane non rispose ma sul suo volto, una triste espressione prese il posto al sorriso che vi era poco prima. " È questo no? " chiese il bardo." Già.. " rispose la fanciulla." Non sembri felice di tornare a casa, sbaglio? " chiese Olimpia." È solo che non li vedo da molto tempo e magari mi hanno già dimenticata... Si forse è meglio non disturbarli " la giovane venne interrotta dalla mora alle sue spalle." Elice, è la tua famiglia. Saranno felicissimi di poterti riabbracciare dopo quello che è successo. Coraggio... Ti accompagniamo fino alla porta" disse Xena spingendo Elice in avanti. Arrivarono di fronte a una piccola casetta con una veranda in legno con alcune botti poggiate al muro. Bussarono. Una donna bionda aprì la porta, raggiunta poco dopo da un uomo alto e abbastanza in carne. " Salve, il mio nome è Xena e lei è Olimpia. Vi abbiamo riportato vostra figlia" disse la mora spostandosi per far passare la fanciulla. I genitori guardarono la giovane, subito con aria seccata, poi aprirono le braccia chiamando la figlia a gran voce. " Hai visto? Non vedevano l'ora di riabbracciarti. Spero tu possa essere felice Elice, te lo meriti. Continua ad allenarti, un giorno quando ci reicontreremo ci batteremo ancora. Buona fortuna" Xena baciò la giovane sulla testa e poco dopo Olimpia fece lo stesso. " Grazie per tutto. Mi mancherete. Addio" rispose la fanciulla rientrando in casa. Le due donne si allontanarono dal villaggio, proseguendo il loro viaggio. " Perché quello sguardo? Cosa non ti convince?" chiese la poetessa. " La reazione dei genitori.. Mi sarei aspettata lacrime e ringraziamenti ma sembrava una gioia forzata quella che ho visto" spiegò la donna. " Cerca di capirli Xena, pensavano che Elice fosse morta o chissà cosa e invece se la sono ritrovata così all'improvviso davanti casa. Sono sicura che morivano dalla voglia di abbracciarla" rispose Olimpia. Xena sorridendo debolmente rispose: " Magari hai ragione..." " Non per favore!!" urlò Elice. " Oh si invece! Lo sai cosa hai combinato? Ora tutti i sultani d'Egitto verranno a cercarti! Sei un disastro, lo sei sempre stata!" gridò l'uomo alzando un bastone. La colpì. Una, due, mille volte. Due giorni dopo.... " Xena, nevica! " urlò Olimpia felice. La poetessa uscì dalla grotta per mettersi sotto i fiocchi che cadevano dal cielo. La mora la guardò sorridente e poco dopo la raggiunse." C'è una leggenda sulla neve... Si dice che i fiocchi che cadono dal cielo siano i pezzi di un cuore di una fanciulla che, tradita dal suo sposo, si congelò il cuore fino a farlo spezzare in milioni di fiocchi di neve. Pensava che così il suo sposo si sarebbe pentito del gesto e sarebbe tornato da lei" spiegò Olimpia. " E poi come finisce?" chiese Xena. " L'uomo non si pentí del suo gesto e la notte, mentre dormiva, la neve lo coprì completamente congelandolo per sempre" rispose la poetessa. La mora si avvicinò all'amica, prendendole le mani tra le sue. " Non vorrei che questa neve congelasse anche noi" disse. " Non accadrà se il nostro cuore sarà pieno d'amore " rispose Olimpia avvicinandosi alla bocca dell'amica per poi baciarla dolcemente. La neve che cadeva tutt'intorno sembrava non riuscire a toccare i loro corpi, che pieni d'amore, scioglievano i fiocchi prima che toccassero terra. Nevicò tutta la notte e il mattino seguente un bianco paesaggio svegliò le due donne. Xena, intenta a cercare qualcosa nella bisaccia, trovò una collana. Era a forma di lupo, in legno e sul retro vi erano incise due lettere: E-L. " Olimpia è tua questa?" chiese la mora mostrando il ciondolo. La poetessa scosse la tessa in segno negativo. " Allora deve essere di Elice. Prima di ripartire torniamo indietro a riportargliela. Sicuramente ci è affezionata" disse Xena. " Non uscirai viva da lì sappilo. Quello che mi hai fatto guadagnare non è servito neppure per comprarmi dei cavalli. Oh ma sono certo che troverò qualcun'altro interessato a te stanne pur certa" disse l'uomo ad alta voce. Elice sdraiata in un angolo buio, rispose:" Xena...te la farà...pagare...a te e quella lurida". Non finì la frase che l'uomo la colpì in volto con un bastone, facendole perdere i sensi. Nello stesso istante, bussarono alla porta. L'uomo andò ad aprire trovandosi di fronte le stesse donne che la mattina di due giorni prima avevano riportato Elice." Salve, scusate ancora il disturbo ma vostra figlia ha dimenticato questa" disse Xena mostrando la collana. " Oh che sbadata. Elice è un po' smemorata. Dalla pure a me, gliela darò io" così dicendo l'uomo allungò la mano per prenderla. La mora, mentre porgeva il ciondolo, notò che la mano dell'uomo era macchiata di sangue e aveva alcuni lividi sul braccio. Lui, accortosi di aver commesso un passo falso, cercò di trovare una scusa:" Gallo..ne ho spennato uno poco fa e ha combattuto prima di morire ahah "." Già, i galli! Tremendi. Be salutatemi la ragazza. Addio" rispose la mora allontanandosi dalla casa. " Xena, i galli non lasciano lividi" disse Olimpia. " Già, ma soprattutto quali galli? Sul retro non ha animali e non ci sono nemmeno tracce di un loro passaggio. Qualcosa non va. Appostiamoci su quella collina lassù, voglio tenere d'occhio quella casa" rispose Xena. Così, le due si accamparono e usando il cannocchiale spiarono la dimora di Elice per due giorni. In quei giorni la fanciulla non uscì di casa nemmeno per un secondo e Xena sapeva che questo non era normale. Durante la notte del secondo giorno, la guerriera si intrufolò nel villaggio, fino al retro della casa. Lì, trovò una botola sotto la scalinata in legno, chiusa da una catena. Lanciò il Chakram spezzando di netto la catena. Scesa all'interno, trovò la fanciulla sdraiata a terra. Tentò di svegliarla ma non riuscendoci, la portò fuori a spalle. Il chiarore della luna illuminò il corpo della fanciulla, mostrando alle due donne ferite e lividi su tutto il corpo. In quel frangente, l'uomo, attirato dal rumore, uscì di casa armato di bastone. " Non dovevi impicciarti degli affari di famiglia. Dovrò punirti ora" disse. Il combattimento durò meno di un minuto, Xena atterrò l'uomo senza problemi legandolo ben stretto alla veranda. " Meriteresti di soffrire come hai fatto soffrire lei. Ma marcire in cella per il resto della tua vita credo sia una pena adeguata. Goditi la luna, perché sarà l'ultima che vedrai" disse Xena allontanandosi. Mentre Olimpia portava la fanciulla al riparo, la guerriera avvertì le guardie del villaggio. " È conciata parecchio male. Ma il suo corpo è forte, supererà anche questo. Passami dell'acqua, dobbiamo farla bere" chiese Xena. Elice, svegliata dalla guerriera, iniziò a piangere. " È tutto finito, sta tranquilla. Non fare movimenti bruschi o le ferite ricominceranno a sanguinare" rispose la mora. Olimpia, accarezzandole il volto, le chiese:" Perché non ci hai detto della tua famiglia? Non ti avremmo lasciato li! ". Elice, con un filo di voce rispose:" Quella non è la mia famiglia, i miei veri genitori sono morti quando ero piccola, insieme a mio fratello. Loro mi hanno preso a casa per farmi lavorare e quando sono diventata grande mi hanno venduto al sultano in Egitto, per arricchirsi con i soldi della vendita. Quando mi hanno visto alla porta si sono spaventati e hanno pensato che gli altri sultani venissero a cercarli e ucciderli. Ecco come sono finita in quella botola". " Perché non ci hai detto nulla?" chiese Xena. " Non volevo crearvi altri problemi... Da quando sono con voi vi ho procurato solo guai" spiegò. La mora, intenerita da quella confessione, posò una mano sul viso della giovane dicendo:" Elice, se io e Olimpia non ti avessimo voluto con noi, ti avremmo riportata a casa il primo giorno. E poi, le giornate senza guai sono noiose" sorrise e interrompendosi, porse alla ragazza la collana:" credo che questa sia tua". " Temevo di averla persa.. Mi ha sempre protetto in ogni occasione... Grazie " rispose Elice. " Di chi è l'altra lettera incisa dietro?" chiese Olimpia. " È la L di mio fratello Ladio" rispose sorridendo. " Se non fosse stato per la collana, non sarei tornata indietro. Qualcuno lassù veglia su di te" disse Xena. Elice, osservando la collana disse:" Pensiamo sempre che quando una persona ci lascia, lo faccia per sempre. Ma non è così, in un modo o nell'altro è sempre con noi e ci protegge dall'alto. Ma io sono stata ancora più fortunata, perché ho anche chi mi protegge qui sulla terra".

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Capitolo 5
*** Il naufragio ***


TENETEVI FORTE! TUTTI SOTTO COPERTA!!" un grido risuonò nell'aria. "XENAAAAA".........

La mattina dopo..

" Mm... Dove sono... " chiese Xena a se stessa, alzandosi in piedi. Intorno a lei solo sabbia e acqua. A circondarla, detriti e pezzi di legno della galea su cui viaggiava. Delle grosse assi davanti a lei si mossero leggermente. La Guerriera, insospettita, si sbrigò a togliere i legni. "Elice! Coraggio, tirati su" disse la mora aiutando la fanciulla ad alzarsi. " Dove siamo Xena?" chiese la giovane. " Non ne ho idea. Quell'onda ci ha travolto e il mare ci ha portato su quest'isola... Olimpia! Dov'è??" urlò la guerriera guardandosi attorno. " Sarà qui vicino non temere, dividiamoci e cerchiamola" Così dicendo, le due donne si diressero dalle due parti opposte dell'isola in cerca della poetessa.

Intanto da un altra parte dell'isola...

" Cosa ne facciamo di lei? " chiese un uomo." Per ora teniamola in vita, chissà che possa tornarci utile. Divertitevi un po' con lei senza esagerare ahah" rispose un altro uomo. 
Olimpia era incatenata in una piccola cella buia e fredda, ancora addormentata dopo il naufragio sull'isola. " Allora biondina, vediamo un po' cosa sai fare" l'uomo si avvicinò alla poetessa per spogliarla ma come un riflesso involontario al tocco dell'uomo, la donna con un calcio lo sbattè a terra. " Combattiva eh, mi piace".

" L'hai trovata!? " chiese Elice a gran voce." Lei no ma qui ci sono delle impronte... Guarda" disse indicando la sabbia, poi continuò " era sdraiata qui poi due uomini sono arrivati da quella direzione e l'anno trascinata verso la foresta". " L'Isola è abitata? Cannibali?? " rispose la fanciulla spaventata." Non credo, queste impronte sono molto regolari, segno che ai piedi portano dei calzari molto simili ai nostri... Io penso che siamo inavvertitamente naufragate su un deposito dei pirati" spiegò Xena guardandosi attorno. " Pirati? E che ci fanno su un'isola sperduta in mezzo al mare?" chiese la giovane. " Lo usano come nascondiglio per i loro sporchi affari... Armi o bevande proibite... Se ho ragione, Olimpia è con loro quindi non abbiamo tempo da perdere. Fa silenzio e stammi vicino" Così dicendo si incamminarono all'interno della fitta vegetazione dell'isola.

Nella cella intanto...

" NON TOCCARMI! " urlò Olimpia agitandosi animatamente. A causa del suo comportamento, l'uomo aveva provveduto a legare anche i piedi della poetessa in modo da limitare i suoi movimenti." Coraggio, vedrai che piacerà anche a te ahah cos'è non sono il tuo tipo? " chiese sarcastico l'uomo." Mi fai schifo" replicò la donna. Il pirata si avvicinò al bardo e sfiorandole l'addome rispose:" Non importa, mi divertirò solo io".

" Non troveremo mai il nascondiglio di quei pirati con queste piante così fitte! " affermò Elice." Hai ragione, aspetta qui" con un salto incredibile, Xena raggiunse un ramo altissimo di un albero. Cercando con lo sguardo, notò qualcosa di strano poco più avanti a lei. Saltando tornò giù dell'amica. " Dietro quei cespugli scuri c'è qualcosa, penso sia una baracca coperta da foglie.. Se sono li dentro, ci saranno guardie qui in giro. Tieni gli occhi aperti e non fare rumore" spiegò la guerriera. Le due lentamente si mossero, cercando di rimanere nel silenzio più assoluto. CRACK. Mentre camminavano, Elice schiacciò un bastoncino. Xena la fulminò con lo sguardo, facendole segno di mettersi a terra. 
" Cos'è stato? " chiese una voce maschile." Sarà un animale, vado a dare un occhiata" rispose un altro. Una guardia si avvicinò a Elice, senza vederla. Xena, portatasi alle spalle dell'uomo, lo colpì violentemente dietro la nuca. Atterrò senza fare rumore anche l'altro uomo di guardia. Con un calcio, spalancò la porta della baracca, scoprendo con rammarico che al suo interno non vi era altro che merce saccheggiata su chissà quale galea. 
" Qui non c'è, era solo un deposito. Coraggio, andiamo avanti, sono certa che non è lontana, lo sento" disse Xena dirigendosi tra i cespugli.

Nella cella...

" Ah.... Domani ci divertiremo ancora biondina, contenta? " chiese l'uomo ridacchiando. Olimpia non rispose. Era lì, legata mani e piedi in mezzo alla cella, senza acqua e senza la possibilità di sedersi. Le catene ai polsi erano strette, così strette da farla sanguinare vistosamente. Il suo corpetto era strappato e la sua gonna stropicciata e mal messa. " Come si dice, chi tace acconsente ahah" disse l'uomo prima di uscire. Chiusa la porta, si sentirono risate tra gli uomini, probabilmente per quanto accaduto poco prima nella cella.

Xena ed Elice intanto continuavano ad esplorare l'isola alla ricerca della poetessa. 
" Xena qui non c'è nessuno... Secondo me se ne sono andati e hanno lasciato solo quelle due guardie" affermò la giovane. " No sono sicura che sono qui e quella è la prova" disse la mora indicando una grotta, sorvegliata all'esterno da due uomini. " Io cerco di arrivare da sinistra e prendo quello più alto, tu occupati dell'altro" spiego la donna. Elice, afferrando il braccio dell'amica chiese:" Mi stai lasciando un uomo da atterrare? Sicura di star bene? "." Ho imparato che bisogna aver fiducia di chi ti sta accanto e poi, se non fai pratica come pensi di battermi? " disse Xena sorridendo e dirigendosi alle spalle di una delle guardie. Quasi sincronizzate, atterrarono i due uomini senza fare il minimo rumore." Io entro, tu stai qui fuori.. Se arriva qualcuno urla, siamo intesi? " chiese Xena. La giovane annui e guardò l'amica dirigersi nel fondo della grotta. Mentre si inoltrava sempre di più, la guerriera si rese conto di cosa servisse quel nascondiglio. Era infatti una specie di rifugio/prigione, con più stanze scavate nella roccia contenenti botti e altri bottini di guerra. Verso il fondo, una luce illuminava la porta di una cella che, diversamente dalle altre era chiusa. Nel raggiungere quella porta, Xena si accorse che sul lato destro della stanza c'erano tre uomini seduti ad un tavolo intenti a bere e giocare a carte. La Guerriera lanciò il Chakram e con un colpo solo stordí tutte le guardie e aprí la porta della cella. Si avvicinò velocemente all'amica, tagliando con la spada le catene che la imprigionavano. " Nooo lasciami ti prego, basta!" urlò il bardo. " Olimpia calmati, sono io!" rispose la mora. La poetessa guardò negl'occhi l'amica e dopo aver capito il suo sbaglio, si gettò piangendo tra le sue braccia. " È tutto finito ora, sta tranquilla Olimpia" disse Xena accarezzando i capelli del bardo. " Xena io.." tentò di spiegare la poetessa ma la guerriera la interruppe. " Mi racconterai tutto dopo, ora dobbiamo andare via. Coraggio" disse. Così uscirono raggiungendo Elice, che, con grande sorpresa, aveva atterrato altri due uomini senza chiedere l'aiuto della Principessa Guerriera. " Che c'è? Dovevo tenermi occupata in qualche modo" spiegò la giovane. " Già... Coraggio allontaniamoci di qui in fretta. Di sicuro hanno ormeggiato la nave qui vicino, se riusciamo a salirci possiamo andarcene di qui, sbrighiamoci" aggiunse. Uscirono dalla fitta boscaglia e dopo aver percorso buona parte della costa, trovarono una scialuppa abbandonata sulla spiaggia, lasciata lì probabilmente dagli uomini accorsi alla grotta. Poco più a largo, ancorata al fondo del mare, vi era la galea dei pirati, sorvegliata sul ponte da un gruppo di uomini. Senza farsi vedere Xena si arrampicò su un lato della barca e giunta a bordo, lanciò il cerchio contro i marinai, colpendoli uno dopo l'altro. Assicuratasi che non vi fosse nessun altro, fece salire le due donne e con il loro aiuto riuscì a salpare verso altre terre. 
" Ti lascio il timone, non farmene pentire" disse la mora cedendo il comando a Elice. Si diresse sotto coperta dove poco prima aveva lasciato Olimpia. " Come ti senti?" chiese all'amica poggiandole una mano sulla spalla. A quel gesto, la poetessa sussultò spaventata. " Scusa..." rispose il bardo. " Non devi scusarti di nulla Olimpia... Fammi vedere quei tagli" chiese Xena osservando i polsi e le caviglie della bionda. Nello stesso tempo notò anche che il corpetto era strappato e questo le fece subito cambiare espressione. " Olimpia che ti hanno fatto?" disse preoccupata. " Lui... Mi ha legata e poi..." non finì la frase che subito le lacrime iniziarono a rigarle il viso. Xena si sedette accanto a lei e abbracciandola, riuscì a farla distendere al suo fianco, stringendola sempre a se. Le baciò la testa e con lo sguardo pieno di rabbia aggiunse" È tutto ok, ci sono io ora... Nessuno ti farà più del male te lo prometto Olimpia".
 

 

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Capitolo 6
*** Tutto cambia ***


Dopo essere riuscite a "scappare" dall'isola sperduta in mezzo al mare, le tre donne avevano attraccato in un porto della Gallia, per dirigersi poi a piedi nell'entroterra. Era buio, il cielo stellato e privo di nuvole e un freddo pungente accompagnavano le tre donne nel sonno. Ma non tutte facevano sogni tranquilli. 
" No lasciami! Non toccarmi! " urlò Olimpia. Xena, a causa delle urla dell'amica, si svegliò di soprassalto, cercando di calmare la poetessa." Olimpia svegliati, coraggio apri gli occhi! " disse scuotendo il bardo." No ti prego bastaa " continuava." Olimpia svegliati!" urlò più forte Xena. La bionda aprì gli occhi e la Guerriera incrociò il suo sguardo colmo di lacrime e di terrore. " Era solo un brutto sogno Olimpia, non corri nessun pericolo" disse la mora abbracciando la poetessa. " Sembrava così reale..." disse piano il bardo, stringendosi nelle braccia dell'amica. " Me ne vuoi parlare?" chiese Xena accarezzandole la testa. La donna esitò per un istante, poi a bassa voce iniziò a raccontare:" Sono seduta a terra intorno al fuoco quando ad un'aria gelida lo spegne, lasciandomi al buio. Ad un certo punto sento qualcosa che mi sfiora la schiena, così cerco i sais nei calzari per colpirlo ma non li ho... Comincio a correre lungo una grotta e mentre lo faccio sento l'eco dei miei passi accompagnato da quelli di qualcun'altro. Vedo una luce al fondo della grotta, continuo a correre per raggiungerla e quando ci sto per riuscire, appare l'uomo dell'isola che mi butta in terra e poi.. "." Va bene, non serve che continui Olimpia... mi spiace tanto" la interruppe la mora, abbracciandola ancora più forte e baciandole la testa. Impaurita e infreddolita, Olimpia iniziò a tremare nervosamente tra le braccia dell'amica. Xena si staccò da lei per prendere le coperte scivolate al fondo del giacilio e sedendosi con la schiena appoggiata ad un masso chiamò a se il bardo, facendola sedere tra le sue gambe. Stese le coperte su di loro, avvolgendo la poetessa in un caldo abbraccio. " Quello che è successo non si può cancellare ma sappi che farò di tutto per farti dimenticare. Ora cerca di dormire. Io sono qui con te, non ti lascio sola Olimpia" disse piano la guerriera baciandole la fronte. La bionda rassicurata, chiuse gli occhi.

La mattina dopo...

Dopo essersi preparate, le tre donne avevano ripreso il viaggio per raggiungere il centro della Gallia, in cerca di un villaggio per fare rifornimenti. Durante il cammino, Olimpia stava in silenzio, camminando davanti alle due amiche. " Ma che cos'ha?" chiese Elice ignara di quanto fosse successo nella grotta. " Sta soffrendo dentro... Se vorrà te ne parlerà lei ma non chiederle nulla, non è dell'umore per reggere delle domande. Cerchiamo di distrarla un po' dai brutti pensieri" spiegò Xena. La giovane raggiunse Olimpia e per chiamarla, posò una mano sulla sua spalla. Un riflesso involontario della poetessa, spaventata da quel tocco mentre era sovrapensiero, spinse a terra Elice, puntandole i sais alla gola. " Olimpia ma che fai? Sono io,Elice!" disse la ragazza stupita da quella reazione. Xena si portò a lato della poetessa sfilandole delicatamente le armi dalle mani. " Va tutto bene, dalle a me coraggio" disse. " Scusami Elice, mi dispiace tanto" si scusò il bardo aiutando la giovane ad alzarsi. " Tienili tu... Non credo di essere in grado di usarli a fin di bene" disse Olimpia riferendosi ai sais. Xena non rispose, ma ascoltò il consiglio dell'amica tenendo per sé i pugnali. 
Poco dopo le tre donne raggiunsero un villaggio gallico, all'apparenza in festa dato che musica e canti si sentivano anche al di fuori delle mura. " Guarda quante cose! È bellissimo" esclamò Elice guardandosi attorno. " Sono contenta che ti piaccia. Facciamo così, fai un giro per le bancarelle, ci ritroviamo alla locanda tra un po' va bene?" chiese Xena sorridendo. La giovane annuì e sparì tra la folla in festa. " Io e te invece abbiamo una cosa da fare" disse la mora guardando l'amica. Passeggiarono tra i banchi per un po' fino a raggiungere una bottega. " Non ti piace girare nei mercati, come mai lo stai facendo?" chiese Olimpia dubbiosa. " Non sto girando il mercato, volevo venire qui in questo posto" rispose. " Vuoi disfarti della tua armatura e comprare dei nuovi abiti? Scelta audace ahah" sorrise Olimpia. " Ah ah spiritosa, non siamo qui per me ma per te. Coraggio entra, sono sicura che troverai qualcosa che ti piace" rispose Xena accompagnando l'amica all'interno della bottega. " Oh no non ne ho bisogno, basterà ricucire il corpetto e poi.." la guerriera la interruppe. " Olimpia, il corpetto è troppo strappato e poi meglio disfarci di questi brutti ricordi no? Coraggio entra" disse. La poetessa non rispose e convinta, entrò. Dopo qualche minuto uscì, cambiata d'abito. Quello che aveva indosso assomigliava molto a quello precedente, con l'unica differenza per la gonna che era di un colore più chiaro e di un tessuto diverso. Nonostante quelle piccole differenze, quei vestiti le stavano d'incanto e esaltavano ancora di più i biondi capelli della ragazza. " Che ne pensi? So che assomiglia molto all'altro ma mi piaceva questo colore" disse la poetessa sistemandosi il corpetto. Xena la osservò sorridendo e con le braccia conserte rispose:" Ti sta benissimo". Il bardo sorrise dolcemente. Si diressero alla locanda per raggiungere Elice, che come sospettavano, era ancora in giro per bancarelle. 
Sedute ad un tavolo, iniziarono a parlare in attesa dell'amica. " Dobbiamo andare a riprendere i cavalli quando torniamo in Grecia" disse Olimpia. " Non sono in Grecia, li ho lasciati da un amico vicino al villaggio di Elice. Li riprenderemo mentre torniamo indietro" rispose. " Bene... Senti ho riflettuto su ciò che sto per dirti e.. Vorrei tornare a Potidea, a trovare mia sorella e mia nipote e magari fermarmi un po' con loro" disse il bardo. Xena non era sorpresa da ciò che aveva appena sentito. Allungò le mani sul tavolo fino a toccare quelle dell'amica e prendendole tra le sue rispose :" Credo sia un'ottima idea Olimpia, domani ci rimettiamo in viaggio, saremo a Potidea presto. Stare con la tua famiglia ti farà bene". " Ma io sono con la mia famiglia" rispose Olimpia stringendo le mani di Xena. In quell'istante arrivò Elice. " Non sapete cosa ho trovato nelle bancarelle! Un dolce troppo buono, ne avrei mangiato una quantità enorme ma costava troppo ahah ah ho trovato questo, spero ti piaccia" disse la giovane porgendo un panno scuro ad Olimpia. Il bardo lo aprí e all'interno vi trovò un bracciale argentato a forma di serpente. " È stupendo! Ti ringrazio Elice" disse la bionda abbracciando l'amica. Lo indossò all'istante e la reazione della guerriera non tardò ad arrivare. " Mi ricorda molto quello che aveva Cleopatra... Ti sta davvero bene, sembri una perfetta regina d'Egitto" disse Xena sorridendo.

La sera...

" Sono davvero stanca! Girare per mercati è divertente ma le mie gambe chiedono pietà" esclamò Elice sdraiandosi sulla coperta. " Abbiamo trovato il modo per tenerti impegnata ahah dormi, domani cammineremo tutto il giorno, buonanotte" rispose Xena intenta ad affilare la spada. " Buonanotte Olimpia" disse Elice senza ricevere risposta. La poetessa era appoggiata ad un albero intenta a osservare il cielo, immersa nei suoi pensieri. Xena osservò la giovane con sguardo comprensivo, cercando di spiegare la reazione del bardo. Posò la spada per raggiungere l'amica. Per evitare di spaventarla, comparí lentamente davanti a lei. " Va tutto bene?" chiese. " Se ti dicessi di sì mentirei ma non può andare diversamente" rispose la bionda. " So quando menti, me ne accorgo... Non puoi continuare a soffrire senza affrontare il problema" continuo Xena. Il bardo, nervosamente, rispose:" Credi che non ci stia provando? Tu non puoi capire, non sai cosa sto provando!". Accortasi del tono minaccioso con cui si era rivolta alla guerriera, abbassò lo sguardo scusandosi singhiozzando. Xena l'abbracciò forte, confortandola come poteva:" Hai ragione, non posso saperlo ma posso immaginarlo... Quello che voglio è che tu sia forte, come lo sei sempre stata. Non sei sola Olimpia, io sono qui accanto a te ogni volta che ne hai bisogno. Sei la persona più importante della mia vita, sei la mia famiglia e non voglio che tu soffra". Olimpia guardò l'amica negli occhi e a bassa voce disse:" Ho paura Xena". " Non devi" rispose. La Guerriera prese tra le mani il viso di Olimpia, lentamente si avvicinò alle sue labbra e prima di baciarla dolcemente sussurrò :" Non ti lascerò mai sola, mai".

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Capitolo 7
*** Ritorno alla vita ***


Dopo quanto accaduto sull'isola, la poetessa di Potidea non era più riuscita a dormire senza svegliarsi nel cuore della notte in preda all'ansia e alla paura. Continuava ad avere incubi terribili e sembrava che nemmeno le attenzioni della guerriera riuscissero a placare la sua sofferenza. Aveva deciso di tornare al suo villaggio dalla sorella Leuca e dalla nipote Sarah, un po' per nostalgia, un po' per occupare la mente con momenti più felici. Dopo la breve permanenza in Gallia, si erano spostate più a est, passando da un vecchio pastore per riprendere Argo e gli altri cavalli, così da poter raggiungere la Grecia più velocemente.

Vicino Potidea...

" Non sono mai stata da queste parti, non conosco il tuo villaggio Olimpia, dimmi com'è? Grande? Ci sono i mercati come in Gallia? " chiese Elice curiosa." Non è molto grande ma è molto accogliente.. Ci sono i mercati anche se più piccoli, ma sono sicura che troverai qualcosa che ti interessa anche lì ahah " rispose la poetessa sorridendo." Vedo del fumo, siamo arrivate! Xena che ne dici di una gara fino al villaggio? " propose la giovane sorridendo." Non credo che il tuo cavallo sia pronto per questo e nemmeno tu signorinella " rispose la mora stuzzicando l'amica." Hai paura di perdere Principessa Guerriera? " sfidò la ragazza." Oh te le cerchi eh... D'accordo ti do 5 secondi di vantaggio, VIA" rispose Xena. Elice lanciò il cavallo al galoppo, sparendo quasi subito dietro alcuni alberi. " Ti aspetto al villaggio, ah" cosi si dileguò la guerriera, galoppando per raggiungere l'amica. Olimpia aumentò di poco il passo del cavallo, così da potersi godere la gara tra le due donne. Raggiunse poco dopo le porte del villaggio, dove Xena e Elice la stavano aspettando. " Allora chi ha vinto?" chiese. La mora guardò con aria soddisfatta la giovane che, poco dopo,indicando la guerriera, rispose:" Lei... Ma per un soffio "." Su non abbatterti, hai gareggiato con Xena non con una qualunque ahah lasciamo i cavalli nelle stalle e andiamo" disse Olimpia precedendo le altre due. Camminarono poco fuori dal centro, raggiungendo la casetta della poetessa. Xena fermò di scatto la giovane che la precedeva, lasciando così proseguire il bardo da solo. " Lasciala andare da sola... Aspettiamola qui" disse la mora appoggiandosi alla staccionata. 
Il bardo bussò alla porta e ad accoglierla fu sua nipote Sarah, sorpresa e felice. Entrarono in casa lasciando fuori la guerriera e la giovane. " Noi non entriamo?" chiese Elice. " Per ora no, lasciamo che Olimpia stia un po' con la sua famiglia, ne ha bisogno" rispose Xena. " Si hai ragione... Senti posso farti una domanda?" chiese la giovane. La donna annuì. " Come vi siete conosciute tu e Olimpia? Insomma il tuo villaggio non è qui vicino" chiese. " Be vedi molto tempo fa non ero la persona che sono oggi... Invece di aiutare le persone, cercavo in ogni maniera di distruggere e fare del male a chiunque intralciasse la mia strada di conquiste... Poi un giorno ho deciso di voler cambiare vita e per caso sono venuta qui, a Potidea, ho incontrato Olimpia e mi sono fatta convincere dalla sua ingenuità... L'ho presa con me che era solo una fanciulla, proprio come te ora e da quella volta non ci siamo mai separate... In realtà abbiamo avuto qualche difficoltà ma alla fine siamo sempre riuscite a superare tutto, insieme" spiegò la mora. " Siete cresciute insieme... È una storia molto bella. Io non so nulla del tuo passato e non mi interessa saperlo, perché da quello che dici ora sei cambiata e ciò che sei ora, la persona che sei ora, gode del mio più profondo rispetto e gratitudine" rispose la giovane sorridendo. " Sai a volte rivedo la giovane Olimpia nei tuoi occhi... Con una piccola differenza" disse Xena. Elice incuriosita chiese:" Quale?? "." Sai maneggiare la spada meglio di Olimpia quando aveva la tua età ahah ma che resti tra di noi eh" disse sorridendo. " Il nostro segreto è al sicuro ahah sono davvero felice di poter viaggiare con voi, mi sento...come dire... Nel posto giusto" rispose Elice distogliendo lo sguardo dai profondi occhi blu della guerriera. Xena le si avvicinò baciandole dolcemente la testa, sussurandole :" Ricorda, una casa può essere un luogo in cui tornare, ma a volte la tua casa, può essere anche una persona". La giovane sorrise e poco prima di rispondere, Olimpia le chiamò a gran voce invitandole ad entrare.

Dopo un po'...

" Da quel che vedo si divertono ahah" disse Leuca osservando Sarah e Elice parlottare allegramente. " Be sono giovani entrambe, è più che normale che abbiano qualcosa di cui parlare" rispose Xena. " Stasera c'è una luna splendida, perché non andate a fare una passeggiata e andate a prendere dell'acqua? Io e le ragazze intanto prepariamo qualcosa da mangiare" propose Leuca alle due donne. " Certo, torniamo tra poco" rispose Olimpia avviandosi verso la porta. Uscirono e camminarono al chiarore della luna fino a raggiungere il pozzo poco distante da casa. " Come ti senti?" chiese Xena rompendo il silenzio. " Sono felice di essere a casa... Tutto qui" rispose il bardo. " Questo lo vedo, ma sai a cosa mi riferisco io" disse la mora poggiando le mani ai fianchi. " Cerco di non pensarci, dovresti farlo anche tu" ribatté nervosa la donna. La Guerriera si avvicinò all'amica, prendendole la mano e girando il suo viso così da incrociare il suo sguardo. " Vedi, sei nervosa. Lo diventi sempre quando qualcosa ti preoccupa... Ascolta io voglio solo che tu stia bene e se questo vuol dire separarci per un po', non ho nulla in contrario" disse. " Non voglio separarmi da te, non ora che ti ho ritrovato Xena..." rispose la poetessa. La mora accarezzò il volto dell'amica per poi abbracciarla dolcemente. " Domani porterò Elice a caccia con me, voglio che tu stia a casa e che parli un po' con Sarah... Quando l'abbiamo liberata da Gurkhan, si sentiva come te, magari parlarne e confrontarvi farà bene ad entrambe. Siamo d'accordo?" chiese Xena con sguardo serio. Olimpia annuì e dopo aver preso l'acqua dal pozzo, tornarono a casa.

La mattina seguente...

Xena ed Elice si erano svegliate presto per andare a caccia, lasciando Olimpia a casa con la sua famiglia. La giornata trascorse tranquilla da entrambe le parti; Elice aveva provato l'ebrezza di poter cacciare sotto la guida attenta della Principessa Guerriera e Olimpia era riuscita finalmente a parlare di ciò che le era accaduto con sua nipote Sarah.

" La prossima volta andrai a caccia da sola " disse Xena." Va bene, tanto ora ho imparato" rispose fiera Elice. " Vedremo ahah porta i cavalli nella stalla, ti aspetto a casa" disse smontando da cavallo. Arrivata nella casa di Leuca, trovò la donna e la figlia intente a pulire la casa. " Dov'è Olimpia?" chiese. " È uscita poco fa. Ha preso i sais dalla bisaccia, ha detto che andava a fare una camminata" rispose Sarah. Preoccupata da quella reazione, Xena uscì velocemente dalla porta, dirigendosi nell'unico luogo in cui poteva trovare la poetessa. Poco distante da lì vi era infatti un pendio molto scosceso e pericoloso, dove Olimpia si recava da piccola per ammirare gli uccelli in volo. Con mille pensieri nella mente, Xena arrivò in quel luogo, trovando la donna in piedi che osservava il cielo. " Tornare a casa è stata la decisione giusta... Ho parlato con Sarah e quello che mi ha detto mi ha fatto riflettere molto. Per anni sono stata al tuo fianco, abbiamo combattuto affinché il bene prevalesse sul male. Abbiamo perso entrambe persone a noi care ma restando unite abbiamo sconfitto anche la morte" disse, voltandosi verso la guerriera, poi riprese:" Qualcuno mi ha insegnato a essere forte, a rialzarmi dopo una sconfitta, a lottare per quello in cui credo. Ho ripreso in mano la mia vita Xena, perdonami se non ci sono riuscita prima". La Guerriera sorrise felice e con voce tranquilla rispose:" Sono fiera di te Olimpia".

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Capitolo 8
*** Minaccia romana ***


Xena, Olimpia e Elice, ripartite qualche giorno dopo da Potidea, avevano viaggiato su e giù per la Grecia, decidendo di fare una piccola tappa in un posto molto speciale. 
" Allora mi dite dove stiamo andando? " chiese la giovane." No è una sorpresa. Sii paziente, siamo quasi arrivate " rispose Xena. Mentre cavalcavano a passo lento nella foresta, qualcosa sugli alberi si mosse. Cinque figure mascherate piombarono giù dalle cime di alcuni alti pioppi. Elice, spaventata, prese subito in mano l'arco da caccia donatole dalla guerriera e senza esitare scagliò una freccia contro la figura più vicina. Xena, non avendo fatto in tempo ad avvertire la fanciulla, con un salto velocissimo accompagnato dal suo grido di battaglia, atterrò di fianco alla guerriera, fermando, con una presa fulminea, la freccia. " Xena ma che fai?? L'avrei colpita in pieno petto!" urlò arrabbiata la giovane. La mora, puntandola con la freccia rispose :" Appunto... Elice loro sono nostre amiche". Le guerriere posarono le armi, togliendosi subito dopo le maschere. " Xena, Regina Olimpia, è un piacere rivedervi. La nostra regina ha supplicato Diana affinché ci mandasse un aiuto e così è stato" disse una delle amazzoni. " Elice loro sono guerriere amazzoni e Olimpia è stata amazzone e loro regina tempo fa... Tornando al discorso, un aiuto per cosa?" chiese Xena. " Un aiuto contro Roma" rispose un altra guerriera, facendosi largo tra le compagne. " Il mio nome è Antiopea, sono molto lieta di conoscere una regina saggia come voi e una Guerriera tanto valorosa" aggiunse. " Ti ringrazio... Cosa vuole Roma da voi?" chiese Olimpia perplessa. " Quello che ha sempre voluto, le nostre terre e le nostre guerriere da vendere come schiave... Non è sicuro rimanere qui, potrebbero esserci dei soldati nascosti. Seguiteci al campo, la nostra regina sarà ben lieta di accogliere delle vecchie amiche e...anche delle nuove" disse la donna osservando Elice. 

Al villaggio amazzone... 

" Sei stata una regina amazzone e non me l'hai detto?? Ho sempre sognato di essere una di loro, sono così forti e indipendenti, sono strabilianti! " disse Elice piena di gioia." Ti abbiamo portato qui apposta, puoi imparare molto da loro. Solo non sapevo di questa cosa dei romani" rispose Olimpia guardando la mora. " Già... Non ne sapevo nulla nemmeno io" rispose Xena sedendosi. In quell'istante, nella sala consigliare delle amazzoni entrò una donna, dai lineamenti familiari. " Chiedo aiuto a Diana e chi mi manda? Una vecchia regina amazzone, una Guerriera in pensione e una fanciulla?" disse in tono sarcastico. " Ei non sono una fanciulla, so combattere anche io!" rispose Elice indispettita. Xena posò una mano sulla spalla della giovane come a tranquillizzarla, poi voltandosi verso l'Amazzone rispose:" Sarò anche vecchia ma posso ancora batterti senza problemi". La donna si fece avanti, mostrando il suo volto alla luce delle torce attaccate alla parete. " Mi siete mancate! Pensavo di non rivedervi più " rispose Varia abbracciando le amiche. " Lei è Elice" disse Xena presentando la giovane. " E così sai combattere eh, vediamo come te la cavi contro una delle mie guerriere" disse l'amazzone portando fuori la giovane. " Non credi sia eccessivo?" disse Olimpia alla mora. " L'ho vista combattere e non se la cava per niente male, fossi in te mi preoccuperei per la ragazza che la sfiderà ahah andiamo a vedere coraggio " così dicendo uscirono dalla sala consigliare, dirigendosi all'arena esterna dove Elice e un'altra ragazza si accingevano a sfidarsi. 
" Le regole sono semplici. Niente armi, solo il proprio corpo. La prima che mette al tappeto l'avversaria vince. Non voglio che nessuna delle due si faccia male seriamente quindi moderate la forza. Che il combattimento tra la nostra sorella amazzone e l'allieva di Xena inizi", con quella frase, Varia annunciò l'imminente scontro. Ad accompagnare il tutto, tamburi e grida rituali facevano da sottofondo al combattimento. Da subito lo scontro apparí paritario, ma dopo i primi colpi sferrati dall'amazzone, Elice ribaltò la situazione. Scivolando sotto le gambe dell'avversaria, la giovane si portò alle sue spalle e con una ginocchiata ben piazzata sul retro del polpaccio, atterrò la donna, vincendo così lo scontro. Nonostante la loro sorella avesse perso, le amazzoni esultarono per la vittoria di Elice. Varia si portò al centro dell'arena, raggiungendo la vincitrice. " Xena ti ha insegnato bene vedo.. Complimenti, ti muovi proprio come una di noi" disse, allontanandosi poi per aiutare l'altra guerriera. Elice raggiunse Xena e Olimpia, che la osservavano poco distante. " Allora che ne dite?" chiese. Le due donne si guardarono sorridendo, poi Olimpia rispose:" Vieni con me guerriera, puliamo quei tagli sul viso prima che si infettino ahah". La poetessa si portò via la giovane per medicarla, anche se contro la sua volontà, mentre Xena si avvicinò a Varia per ottenere informazioni sui Romani. 

" Cos'è questa storia dei Romani? Pensavo che si fossero decisi a lasciarvi in pace" disse la mora. " Lo pensavamo anche noi. Con la morte di Caligola pensavamo di esserci liberate di quella seccatura ma così non è stato. Alla sua morte, è salito al trono suo zio, Claudio. Ha continuato le sue politiche espansionistiche e le terre che tanto vuole sono le nostre. Ha mandato diverse legioni per accaparrarsele ma finora siamo riuscite a respingerle,anche se per farlo ci è costata la vita di molte guerriere. I romani continuano ad arrivare e le nostre difese cominciano a cedere" spiegò Varia. " Purtroppo non ho avuto il piacere di incontrare il nuovo imperatore di Roma e credo che non lo incontrerò nemmeno in questa occasione" disse la mora ironicamente. " Claudio non è a Roma, è qui in Grecia con le sue legioni. Segue le orme di Giulio Cesare e da buon imperatore combatte al fianco dei suoi uomini. Comunque non sarà facile avvicinarlo, la sua tenda si trova al centro dell'accampamento ed è ben sorvegliata" spiegò la donna. Xena, avviandosi verso l'uscita della tenda, disse:" Non ho intenzione di entrare di nascosto, anzi... In questi casi bisogna usare altri mezzi...". 

All'accampamento romano... 

" Una donna desidera parlare con l'imperatore" annunciò un legionario. " Una donna eh... Fatela entrare" rispose Claudio. Xena entrò all'interno della tenda imperiale, con sguardo fiero e provocante. " A cosa devo il piacere..." si interruppe l'uomo non conoscendo il nome della donna. " Il mio nome è Penelope, al vostro servizio" disse la donna mentendo sulla sua identità. Non si era cambiata d'abito, indossava infatti la sua luccicante armatura, senza però il cerchio rotante, troppo riconoscibile agli occhi di Roma. " Penelope... È un vero piacere fare la vostra conoscenza. Ditemi, cosa vi porta qui nella mia tenda?" chiese l'uomo. " Ho sentito che state cercando di conquistare le terre delle Amazzoni, con scarsi risultati però" provocò la guerriera. " Non direi, abbiamo sterminato una buona arte di quelle donne, con alcune incursioni ben studiate le annienteremo facilmente una volta per tutte " rispose l'uomo avvicinandosi a Xena, baciandole il dorso della mano. La mora, girando attorno a Claudio, rispose:" Mmm piano astuto quello di farle cadere decimandole un po' per volta ma credo di avere qualcosa per voi che vi farà cambiare idea". 

Intanto al villaggio amazzone... 

" Dovrebbe essere già tornata a quest'ora..." disse Olimpia preoccupata. " Sarà qui a momenti vedrai, per corrompere un imperatore ci vuole il suo tempo" rispose Elice. Nello stesso istante, Xena comparve da dietro alcuni cespugli. " Allora com'è andata??" chiese la poetessa. " Entriamo nella tenda, vi spiego tutto lì. Elice vai a chiamare Varia, dille di raggiungerci" disse. 

" Claudio ha accettato la mia offerta, gli ho dato modo di potersi fidare ma da buon romano manderà qualche soldato a spiarmi. Sa che sono infiltrata nel vostro villaggio, di conseguenza non dovrò avere contatti con nessuna di voi. Questa sera tornerò al campo per riferire il falso piano da attuare. Tornerò da voi non appena saprò la sua decisione, tutto chiaro? " spiegò la donna alle amiche." D'accordo, ma se non dovesse ascoltarti? " disse Varia incrociando le braccia. Xena, con un sorriso di sfida rispose:" Mi ascolterà, darò a Claudio la prova che vuole". 
Con la luna alta nel cielo, Xena ritornò al campo romano. " Allora, che notizie mi porti?" chiese Claudio accogliendo la donna. "Ottime... La regina Varia intende attaccarvi in un luogo isolato qui vicino, un posto molto strategico per loro che sicuramente le porterà alla vittoria" rispose la donna sedendosi su di un piccolo divanetto. " Quindi, cosa proponi di fare?" disse l'uomo raggiungendola. " C'è un posto, poco più a sud del loro villaggio, è completamente scoperto per loro e se le procediamo, possiamo annientarle impiegando la metà degli uomini che hai messo a disposizione" spiegò la donna. " Eccellente mia cara... Questa notizia mi rallegra, devo spedire 2 legioni a Roma per i rifornimenti di armi e cibo. Ora che mi garantisci che il resto delle legioni sarà sufficiente per annientarle, sono più sereno" disse Claudio avvicinando la sua bocca a quella di Xena. Poco prima che riuscisse a baciarla, un legionario irruppe nella tenda, tenendo tra le mani una catena che, strattonata, fece cadere in avanti la prigioniera. " Mio imperatore, abbiamo sorpreso questa giovane amazzone mentre si aggirava vicino alla vostra tenda" disse la guardia. " Ah guarda guarda... La regina amazzone ha deciso di sacrificare la più giovane. Ti concedo una morte veloce e indolore, selvaggia" l'uomo sfoderò la spada per uccidere la giovane, che altri non era che Elice. Xena lo fermò all'istante. " Ti prego, lascia a me il piacere di ucciderla. Conosco un modo più veloce e efficace" disse. L'imperatore sorrise e con un cenno della mano, invitò la donna a procedere. La mora si chinò di fronte ad Elice e usando il pitch, fece cadere a terra la giovane inerme. " Complimenti mia cara, me lo devi insegnare" disse l'uomo applaudendo la guerriera. " Domani, quando tutte le amazzoni saranno morte, festeggeremo la tua vittoria e te la insegnerò mio imperatore.... Ora devo tornare al villaggio, se ci sono delle novità verrò a informarti. Al suo cadavere ci penso io, c'è un fiume vicino al campo, così eliminiamo qualsiasi traccia" rispose, prendendo a spalle il corpo della giovane. L'uomo sorrise compiaciuto e congedando la donna, la lasciò andare. 
Accelerando il passo, Xena si nascose dietro il primo albero raggiunto, rianimando la fanciulla. " Tutto ok?" chiese sollevando il viso di Elice. " Ah... Si sto bene... Potevi avvertirmi che usavi il pitch, per un attimo pensavo di morire davvero" rispose la ragazza prendendo fiato. " Coraggio, in piedi" disse aiutandola ad alzarsi:" torniamo al villaggio alla svelta". Pochi minuti dopo ritornarono da Olimpia e Varia. 
La guerriera spiegò il piano alla regina amazzone e alla guerriere, così da tenersi pronte per l'imminente battaglia. La notte trascorse tranquilla e la mattina seguente, di buon mattino, Xena raggiunse l'imperatore, per affiancarlo nella gloriosa vittoria contro il popolo amazzone. Con circa 300 uomini, lei e Claudio marciarono verso il luogo suggerito dalla guerriera. " È questo il posto?" chiese l'uomo. " Si, le amazzoni arriveranno da quella direzione. Quando arriveranno qui troveranno il passaggio sbarrato e tornare indietro sarà per loro impossibile" spiegò la donna. L'imperatore sorrise soddisfatto e stando seduto sul suo cavallo, attese l'arrivo delle guerriere. Un verso simile a quello di una civetta rieccheggiò nell'aria. " Soldato, mi presteresti un attimo il tuo scudo?" chiese Xena. Il legionario senza fare domande passò il pesante scudo alla donna che, fingendo di osservarlo accuratamente, lo porto sopra di lei come a proteggersi la testa. " Penelope che stai facendo?" chiese ridacchiando Claudio. Xena, sorridendo, rispose :" Temo stia per piovere". All'improvviso, dall'alto, numerose amazzoni precedentemente appostate scoccarono le frecce, andando a colpire la maggior parte dei soldati. Coloro che erano riusciti a proteggersi con lo scudo, vennero attaccati dalle guerriere schierate a terra, nascoste sotto grandi cumuli di foglie. " Mi hai ingannato! Roma te la farà pagare! Ah!" urlò l'uomo lanciandosi al galoppo con il suo cavallo. Olimpia, Elice e Varia attaccarono da nord, coprendo così la ritirata dei romani. Xena e Claudio combatterono duramente a cavallo, fino a quando una freccia, scoccata da Elice, lo centrò nella spalla destra. " Non finisce qui" disse l'uomo prima di scappare. Tutti i legionari, abbandonati dal proprio imperatore, perirono sotto l'attacco delle guerriere che, felici, festeggiarono tutte assieme come da tradizione. 

Più tardi al villaggio... 

" Io e le mie sorelle vi ringraziamo per averci aiutato ancora una volta. Vi siamo debitrici" disse Varia. " Non ci dovete nulla, il regalo più bello è veder prosperare ancora questa tribù" rispose Olimpia abbracciando la donna. " Spero di rivedervi presto" disse la regina ricambiando l'abbraccio. " Xena, prepara a dovere la fanciulla, la prossima volta sfiderà me" disse facendo l'occhiolino alla giovane. La Guerriera sorrise e montando a cavallo, lei e le altre due donne si allontanarono dal villaggio. 

" Elice, io e te dobbiamo fare un discorsetto" disse Xena con sguardo serio. " Che ho fatto?" chiese perplessa la giovane. " Ancora niente per fortuna... Per poco non uccidevi un'amazzone e oggi hai colpito quel romano senza pensarci due volte" spiegò la mora. " Non sapevo che quelle fossero vostre amiche e la freccia che ho tirato all'imperatore era calcolata, ho mirato alla sua spalla" si giustificò Elice. " Potrebbe non andarti sempre bene, appena pochi cm più in giù e lo avresti ucciso. Ne sei consapevole?" chiese la mora. " Certo, forse sarebbe stato meglio" rispose. " Elice, uccidere non deve mai essere la prima scelta... Una volta che lo hai fatto non puoi più tornare indietro, la tua vita cambia per sempre, credimi" disse Olimpia ricordando quanto successo al tempio di Dahak. La giovane non rispose e leggermente infastidita, aumentò il passo del cavallo per staccarsi dalle amiche. " Spero che capisca... solo non sulla sua pelle" disse Xena. La guerriera osservò silenziosamente la giovane davanti a lei e per un momento rivide se stessa alla sua età, ingenua e impulsiva. Olimpia se ne accorse e, poggiando la sua mano su quella della mora, le sorrise dolcemente, dicendole :" Tempo fa mi dicesti che tu rivedi te stessa in lei... Non hai di che preoccuparti, se sei cambiata tu, cambierà anche lei". 

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Capitolo 9
*** Non ho scelta ***


La primavera era ormai iniziata, la rugiada fredda del mattino cominciava piano piano a scomparire, lasciando fiorire e sbocciare i primi fiori sugl'alberi. Gli uccelli migrati in terre più calde, facevano ora ritorno in Grecia, rianimando con dolci canti boschi e foreste. In uno di quei pomeriggi, Xena aveva lasciato andare Elice a caccia. 
" Non sono sicura che lasciarla andare da sola sia una buona idea" disse Olimpia accarezzando il muso della sua cavalla. " È giusto che acquisti fiducia in se stessa e procurarsi del cibo autonomamente è un ottimo modo... E poi è qui intorno, le ho detto che se qualcosa va storto, di correre verso di noi e di urlare così che possiamo sentirla. Stai tranquilla vedrai che tra un po' sarà di ritorno" rispose la guerriera intenta ad affilare la spada. Il bardo non rispose ma si notava chiaramente la preoccupazione nei suoi occhi.

" Xena ha detto: Stai sotto vento e cerca di non fare rumore. Dovrei esserci... Oh si, un cervo! " disse tra se e se Elice, osservando l'animale che, tranquillo, si abbeverava in un ruscello. Tese il suo arco, inserendo una delle sue frecce, impreziosita con delle piume di corvo, donatale dalla regina Varia. Pochi secondi prima di scoccare il dardo, l'animale scappo impaurito. " Oh cavolo. Ma non ho fatto rumore e sono nella posizione giusta!" pensò sbuffando. Il cervo non era scappato a causa della giovane, bensì qualcos'altro lo aveva spaventato,qualcosa che nemmeno la ragazza aveva notato. Un uomo, all'apparenza straniero, con la carnagione leggermente più scura, camminava sicuro di sé verso il ruscello dove poco prima si stava dissetando l'animale. Indossava strani abiti scuri, una bandana sulla bocca molto particolare, con cucite delle ossa come a ricordare una bocca umana. Lo strano individuo portava inoltre una grande sciabola a lato della cintura e due pugnali ben visibili che uscivano dai calzari. Raggiunta l'acqua, si chinò per riempire una piccola bisaccia allacciata al lato dei pantaloni. " Non mi piace quel tipo... Il mio istinto mi dice di seguirlo ma se lo faccio e mi caccio nei guai, Xena non me lo perdonerebbe mai. Quindi ora senza fare rumore, torno indietro" così dicendo, silenziosamente, ritornò sui suoi passi. Mentre faceva i primi passi, schiacciò un piccolo ramo che, rompendosi, attirò l'attenzione dell'uomo. Subito la giovane iniziò a correre. Per la fretta e forse la paura, Elice si diresse nella direzione opposta dove Xena e Olimpia la stavano aspettando. " Xenaaa" urlò la giovane. Purtroppo il suo grido non poteva essere udito dalla guerriera, data la sua lontanza che, passo dopo passo, andava ad aumentare. Saltando agilmente degli ostacoli lungo il percorso, la ragazza si inciampò su un ramo, sbilanciandosi verso destra, cadendo a terra e rotolando giù per un fossato molto profondo e nel farlo, sbatté la testa su una pietra, perdendo i sensi. L'uomo, non accortosi della sua caduta, continuò l'inseguimento da solo.

" Xena, Elice è fuori da troppo tempo" disse Olimpia preoccupata. " Da quando sei così ansiosa eh" chiese la mora sorridendo. " Da quando... Be lo sono sempre stata" rispose il bardo nervosamente. La guerriera, compresa la preoccupazione dell'amica, lasciò ciò che stava facendo, montò sulla sella di Argo e al trotto, si diresse verso il bosco. " Elice! Dove sei!" chiamò la donna. Nessuna risposta. " Elice rispondimi. La tua battuta di caccia è finita, ritorniamo domani coraggio!" riprovò. Ancora niente. La guerriera, innervosita per il comportamento della ragazza, cominciò a cercarla oltre il territorio di caccia in cui sapeva di averla lasciata. Intanto la luce del sole cominciava a diminuire, dando spazio al buio e al freddo della notte.

" Ah... Che botta. O no, è già notte! Xena mi ammazzerá lo so" disse la giovane dopo aver ripreso conoscenza. Nel tentativo di rimettersi in piedi, sentì una ferita lancinante alla caviglia. " Ci mancava solo questa. Non posso correre e forse neanche camminare, quel tipo strano mi starà cercando e in più è buio pesto e fa freddo. Non so se sperare che mi trovi prima Xena o quell'uomo, in entrambi i casi sono nei guai" parlottò da sola la ragazza, cercando di sdrammatizzare la situazione. Sdraiandosi a terra, riuscì a raggiungere un bastone all'apparenza abbastanza robusto da sorreggerla, così da riuscire a mettersi in piedi. " Se fossi un'amazzone o avessi l'esperienza di Xena, saprei come muovermi in queste tenebre ma dato che non lo sono, devo trovare un posto per nascondermi e aspettare la luce del mattino" disse compiendo lentamente i primi passi. Nonostante la luna non illuminasse l'interno della foresta, la ragazza riuscì a trovare una piccola grotta, appena poco più alta di lei, in cui nascondersi. 

Xena intanto, non trovando la giovane, era tornata da Olimpia. 

" Come sparita?? Non può essersi allontanata tanto" disse preoccupata la poetessa. " Non credo lo abbia fatto intenzionalmente, poco prima del tramonto ho trovato delle impronte ma non penso siano di Elice, erano troppo grandi. Credo si sia allontanata per scappare da qualcuno ma di sicuro nell'agitazione è andata nella direzione sbagliata" spiegò la donna. " Dobbiamo trovarla, magari quello che la seguiva l'ha presa o magari è ferita o.." la guerriera la interruppe. " Olimpia sta calma. Elice sa cavarsela anche in queste situazioni, se ci dividiamo abbiamo più possibilità di trovarla. Prendi Miele e vai a nord, io provo a est. Ci ritroviamo qui tra un po', miraccomando stai attenta" si raccomandò la mora prima di sparire nel bosco. " Anche tu" rispose il bardo. Così si divisero.

Elice era nascosta nella piccola grotta, armata del solo bastone trovato poco prima e una delle sue frecce raccolta dopo la caduta. La caviglia sembrava essersi gonfiata anche se, restando ferma, non sentiva dolore. Un fruscio di foglie catturò l'attenzione della giovane. Sembrava che qualcosa si fosse mosso tra i cespugli o che li avesse scansati per passare. " Ti prego dimmi che è Xena, ti prego, ti prego" pensò. Da dentro il piccolo riparo non riusciva a scorgere cosa si fosse mosso all'esterno dato che davanti all'apertura della grotta, cadevano fili di edera rampicante che facevano da "tenda", impedendo dall'esterno di notare con facilità il piccolo buco. Un rumore di passi pesanti si faceva sempre più vicino, tant'è che la giovane aveva impugnato la freccia per difendersi, parandola davanti a sé pronta a colpire. Una figura passò di fronte a lei, ma non si fermò. Elice non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che quella stessa sagoma, che pochi secondi prima era passata davanti a lei proseguendo, infilò una mano all'interno della piccola apertura, andando a prendere con forza la giovane. Tirando a se, fece uscire allo scoperto la ragazza, sollevandola subito dopo con entrambe le mani intorno al collo. "Pensavi che non ti avrei trovata eh piccola spina! Non mi piace quando la gente mi spia senza motivo" disse l'uomo ringhiando nervoso. Le mani grandi e forti dell'uomo stavano per uccidere la giovane. " Olimpia e Xena hanno detto che non devo reagire d'impulso... La morte non deve essere la prima scelta" pensò. Con le poche forze rimaste, sferrò un calcio in mezzo alle gambe dell'uomo che dolorante, lasciò la presa. Elice cadde a terrà e scivolando verso la grotta, tentò di afferrare la freccia. Il guerriero gli si gettò addosso con violenza, cercando nuovamente di strozzarla. La giovane cercò con la mano di raggiungere il dardo in tutti i modi, riuscendoci poco prima di soccombere. Con un rapido movimento, conficcò la freccia nel collo dell'uomo, facendolo cadere inerme accanto a lei. Elice non si mosse, rimase stesa a terra con un respiro nervoso e il cuore che le usciva dal petto. " Ho ucciso un uomo... Ma dovevo farlo. Ho dovuto... Io..." riuscì a dire quelle poche parole prima di iniziare a piangere. Trascinandosi verso l'uomo, si sedette accanto a lui, con i pugni chiusi sulle ginocchia e lo sguardo basso. " Ahhhhh" urlò la giovane voltando lo sguardo al cielo. Poco lontano, Olimpia udì la sua voce e lanciando il cavallo in una folle corsa, seguì le urla della ragazza fino a trovarla. Si precipitò accanto a lei, notando il corpo dell'uomo. " Elice è tutto finito, sta tranquilla" la abbracciò il bardo. " Io l'ho ucciso... Non volevo ma... Mi dispiace" disse la ragazza tra le lacrime. " Lo so come ti senti ora ma il tempo lenirá il dolore, credimi... So che se l'hai ucciso lo hai fatto per difenderti" cercò di consolarla ma con scarsi risultati. Sorreggendola, l'aiutò ad alzarsi e a farla sedere a cavallo, sedendosi poi a sua volta dietro di lei. " Tieni sollevata quella caviglia o si gonfierá ancora" le suggerì. " Non importa... Me lo merito" rispose piano la giovane. Olimpia non rispose e con un piccolo tocco al cavallo, lo lanciò al galoppo. Intanto Xena, non trovando la ragazza, era tornata indietro per incontrarsi con la poetessa. Al suo arrivo, trovò Elice stesa accanto al fuoco mentre Olimpia le bendava la caviglia. " Elice che è successo?" disse avvicinandosi. La ragazza non rispose. Il bardo guardò la mora come a suggerirle di non fare domande. Dopo averla medicata, le due donne si allontanarono per parlare. 
" Allora?? " chiese Xena." L'ho trovata in fondo a un fosso, inginocchiata davanti a un uomo. Aveva una delle frecce donatale da Varia nel collo, è stata Elice" rispose. " Sicura fosse morto?" cercò di trovare una soluzione all'accaduto. " Si, ha passato il collo da parte a parte... Sono sicura che ha provato a reagire in altro modo ma alla fine ha dovuto farlo; era dispiaciuta e ora si sente in colpa per ciò che ha fatto" spiegò la bionda. " Le parlerò domani, ora le preparo qualcosa per farla dormire" disse la donna poggiando le sue mani sui fianchi. Olimpia si avvicinò all'amica accarezzandole il braccio e con sguardo triste disse:" Xena, non sarà facile... Ma sappiamo come affrontare la situazione. Non darle addosso i primi giorni, peggioreresti la cosa". La mora prese il viso dell'amica tra le mani e dandole un piccolo bacio sulla fronte rispose:" Non preoccuparti, ho sbagliato con te tempo fa, non farò ancora lo stesso errore, promesso".

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Capitolo 10
*** Elice Ritrova Se Stessa ***


Sto correndo, ma non so dove... Non so nemmeno il perché il realtà, ma sento che devo farlo. Il mio cuore batte veloce, come se sapesse che qualcosa non va, ma cosa? Sento dei passi oltre ai miei, qualcuno mi segue. Quella figura... La conosco... Ha qualcosa in mano, forse una spada! Devo difendermi..........

Le mie mani sono calde, sporche di un qualcosa che non riesco a capire... Sangue, sangue! 

" Elice svegliati! " la scosse il bardo. La giovane, nel pieno del suo incubo, continuava a lamentarsi e a muoversi, svegliando la poetessa li accanto. Dopo numerosi scossoni, la ragazza si svegliò di soprassalto, mettendosi a sedere di fronte alla bionda. I suoi occhi, terrorizzati e pieni di lacrime, osservavano nervosamente le sue mani, cercando anche la minima traccia di sangue. " Tranquilla, è stato solo un brutto sogno. Ne farai molti d'ora in poi... Vieni qui coraggio" così dicendo, tirò a se la giovane, poggiandole la testa sulle sue gambe, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli biondi. " Avevi ragione... Quando uccidi tutto si trasforma, anche l'opinione che hai di te stesso" disse Elice chiudendo gli occhi come a trattenere le lacrime. Olimpia non rispose ma il suo silenzio valeva più di mille parole. Nessuno meglio di lei poteva capire come si sentisse la ragazza, quella sensazione di inadeguatezza, di rifiuto per la vita, di tristezza... Nonostante quello, non sapeva come consolarla, poteva solo starle accanto come tempo fa aveva fatto a sua volta Xena.

La mattina arrivò presto, svegliando le tre donne con uno splendido sole primaverile. L'umore della giovane non era dei migliori, per questo la guerriera aveva evitato di porle domande durante il tragitto. " Dove stiamo andando?" chiese Olimpia alla mora. " Ad Atene, ho sentito che ci sono dei tumulti nelle terre li attorno e voglio andare a dare un'occhiata" rispose. " Xena non credo sia un buona idea portare Elice nel bel mezzo di una battaglia" disse piano la poetessa. Xena, voltandosi con aria superiore e con un leggero sorrisino rispose :" Lo so biondina, infatti tu e lei non venite con me, vi fermerete in un villaggio poco distante". Il volto della donna assunse un espressione felice e rilassata. Sembrava che Xena stesse davvero mantenendo la parola datale due notti fa, promettendo di comportarsi diversamente con la fanciulla dopo quanto accaduto. Anche se questo voleva dire non seguirla in battaglia, Olimpia provava una grande gioia nel vedere la sua amica così comprensiva e attenta nei confronti di Elice, tanto da farle comparire in viso un meraviglioso sorriso. 
Tra una chiacchera e l'altra, giunsero al piccolo ma rigoglioso villaggio di Latos, dopo la principessa guerriera lasciò le amiche ad aspettarla. " Xena posso venire con te? Voglio aiutarti" disse Elice avvicinandosi alla donna. " No resta qui con Olimpia, farò presto promesso" così dicendo, baciò la fronte della giovane, montò in sella ad Argo e si allontanò al galoppo. " Le sono d'intralcio vero?" chiese la ragazza. " Ma che dici! Xena ti vuole molto bene e non ha voluto portarti per un semplice motivo. Prima di aiutare lei, vuole che tu aiuti te stessa" rispose Olimpia. " Aiutare me stessa? Non vi è rimedio a ciò che ho fatto" affermò la giovane chinando il capo. Il bardo si avvicinò a lei, posando e una mano sulla spalla e con tono gentile le rispose:" Elice, tutti in questo mondo abbiamo fatto cose orribili, nessuno escluso. Ma se davvero vuoi rimediare, un modo c'è sempre. Guarda Xena, in passato a commesso terribili azioni ma ora si impegna a fare del bene, rischiando anche la sua stessa vita pur di salvarne altre. Ciò che è successo l'altra notte ormai non si può cambiare, ma possiamo invece cambiare il futuro che verrà scegliendo di percorrere il cammino giusto. Coraggio ora, andiamo alla taverna, con lo stomaco pieno si ragiona meglio". La fanciulla sorrise a quelle bellissime parole e si avviò con l'amica verso la taverna. 

" Credo che dopo tutto quello che abbiamo mangiato, una camminata non sarebbe male ahah" disse ridendo il bardo. " Ottima idea ahah" così si alzarono e dopo aver pagato, uscirono, dirette ad un boschetto li vicino. 
Un leggero venticello muoveva le foglie degl'alberi, trasportando nell'aria un profumo di primavera così dolce che la poetessa non poté non fermarsi, chiudendo gli occhi e perdendosi in quell'atmosfera che tanto adorava. " Che stai facendo?" le chiese la giovane. " Ascolto ciò che mi circonda. Fallo anche tu" rispose. Elice, imitando l'amica, chiuse gli occhi stando in silenzio. " Io non sento nulla" affermò incrociando le braccia. Il bardo, ormai disturbata nella sua meditazione, riaprì gli occhi e osservando la ragazza rispose:" Non devi ascoltare con le orecchie, ma con la mente... Avresti potuto sentire che dietro quegl'alberi c'è un cervo che pascola". " Un cervo!? Ah non ne capisco niente di queste cose strane che stai facendo ahah" disse sorridendo. Al contrario, l'amazzone aveva assunto un'espressione molto seria e assente. " Olimpia? Sei ancora tra noi?" chiese la giovane in tono ironico. " Shh. Nasconditi lì dietro e fa silenzio. Vai sbrigati!" disse velocemente la donna. La giovane si nascose in tempo per vedere ciò che stava per succedere... "Ah " si lamentò Olimpia guardandosi il braccio che era stato colpito di striscio da una freccia, procurandole solo un leggero taglio. Due uomini arrivarono pochi secondi dopo, immobilizzando velocemente il bardo. " Lasciatemi! Che volete?!" disse la donna dimenandosi dalla presa dell'uomo. " Se ci aiuti e fai la brava, ti lasciamo andare mia cara. Dov'è la tua amichetta, la fanciulla bionda e carina che era con te alla taverna?" chiese l'altro guerriero. " Non lo so, ci siamo divise al villaggio, non mi ha detto dove sarebbe andata" mentí il bardo. " Tzs Tzs. Risposta sbagliata" così dicendo, tirò uno schiaffo in pieno viso alla donna. " Ripeto la domanda. Dov'è la tua amichetta?" richiese l'uomo. " Ho detto che non lo so" rispose seccata la poetessa. Il guerriero, scocciato, con un cenno del capo rivolto all'altro uomo, fece inginocchiare la donna a terra. " Va bene. Non mi lasci scelta allora" così dicendo, sfoderò la lunga sciabola, posando la lama sul collo della poetessa. " No fermo!" urlò Elice uscendo da dietro un cespuglio. " Ah ecco la piccola assassina. Allora non sei del tutto senza cuore eh" disse l'uomo passando le sue dita sulla lama della spada. " Siete qui per l'uomo che ho ucciso vero? Bene, fate in fretta" disse la giovane, provocando lo sgomento dell'amica. " Elice no! La tua morte non li riporterà in vita!" urlò la poetessa. " La tua amica ha ragione, il nostro capo non tornerà in vita se ti uccidiamo, quindi, ho cambiato idea... Uccido prima la tua amica e poi te ahah" ridacchiò l'uomo compiaciuto della sua scelta, rimettendo il filo della lama alla gola di Olimpia. " Elice, ricorda! Le cattive azioni che abbiamo commesso non ci identificano per forza come persone crudeli! Possiamo cambiare il passato!" urlò la poetessa. L'uomo, dopo aver ascoltato quelle parole, abbassò la spada per un secondo come a convincere le donne della sua conversione,poi riprese:" Discorso commovente, ma vi uccido ugualmente". Nella mente della giovane tutto scorreva più lentamente, un miscuglio di idee così confuse che nemmeno la ragazza riusciva a capirci qualcosa. " Possiamo cambiare il passato" bisbigliò piano tra se e se. Il suo corpo sembrava muoversi da solo, le sue mani andarono ad afferrare l'arco e le frecce contenute nella feretra dietro la sua schiena. Scoccò un primo dardo, andando a colpire la gamba dell'uomo armato che, dolorante, lasciò cadere la sciabola a terra. Scoccò una seconda freccia con una rapidità tale da non permettere all'altro guerriero di compiere una qualsiasi mossa, colpendolo alla spalla destra. Olimpia, finalmente libera, si alzò in piedi raggiungendo l'amica. " Avevi ragione Olimpia, ciò che abbiamo fatto non ci condanna per sempre. Le buone azioni possono cambiare il nostro passato...ti ringrazio" disse sorridendo la giovane. Prendendole il viso tra le mani, l'amazzone rispose:" Allora qualcuno mi ascolta di tanto in tanto ahah coraggio portiamo questi due a Latos , verranno giudicati davanti al capo villaggio". Così, legati i due uomini, tornarono al villaggio.

Nel frattempo, tornò al villaggio anche Xena... 

" Allora come si è svolta la giornata? Olimpia che ti sei fatta al braccio?? " disse Xena avvicinandosi alla poetessa." Oh niente è solo un graffio tranquilla. Ad Atene com'è andata? " rispose sorridendo." Bene, erano i soliti briganti da quattro soldi. Voi due che avete fatto? " chiese la mora curiosa." Elice mi ha salvato la vita... E ha salvato anche se stessa" rispose lanciando un'occhiata fiera verso la giovane. " Ma davvero? Lasciarvi da sole allora ha dato i suoi frutti. Sapevo che l'animo sensibile e profondo di Olimpia avrebbe dato una svolta a quello impulsivo e solitario della nostra fanciulla" affermò contenta la guerriera. Elice sorrise e mettendosi nel mezzo tra le due donne rispose:" Se Olimpia ci è riuscita con te, era scontato che ci riuscisse anche con me. Infondo ci assomigliamo, l'hai detto tu". 

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Capitolo 11
*** Una Di troppo ***


In una giornata assolata, accompagnata da una leggera brezza primaverile, le tre donne si erano messe in cammino per raggiungere Anfipoli, il villaggio in cui, molti anni prima, la principessa guerriera era nata e cresciuta. La decisione di farvi ritorno era la ricorrenza del compleanno di Irene, madre di Xena, deceduta diverso tempo prima. 

" Tu hai conosciuto Irene? " chiese Elice alla poetessa." Si, era una donna molto speciale, forte di carattere ma allo stesso tempo dolce e gentile" spiegò la bionda sorridendo. " Deve essere stata una persona molto decisa, insomma ha cresciuto te Xena, per di più sola" disse la giovane. " Si, mia madre era davvero unica... Coraggio, sbrighiamoci, voglio arrivare al villaggio con il sole ancora alto" così, allungò il passo di Argo, staccandosi dal gruppo. " Sbaglio o il suo sguardo non era del tutto felice?" chiese la fanciulla. " Xena si sente ancora in colpa per la morte di suo fratello Linceo. Quando io e lei ancora non ci conoscevamo, ha combattuto con grandi armate per difendere il suo villaggio e in una di quelle battaglie suo fratello è morto. Irene ha dato la colpa a Xena e nonostante si siano chiarite anni dopo, porta ancora quel peso sulla sua coscienza" rispose Olimpia osservando da lontano la sagoma dell'amica a cavallo. " È comprensibile... Xena ci sta seminando, non vorrai lasciarla vincere no? Ah!" con un sorriso di sfida, lanciò Buio al galoppo, seguita a sua volta da Olimpia. Entrambe sfrecciarono verso la mora, soprappassandola velocemente." Queste fanciulle d'oggi... Pensano davvero di riuscire a batterci? Coraggio, dimostriamo loro che si sbagliano. Ah" disse Xena lanciando Argo in una folle corsa. Anfipoli non era distante e essendo cresciuta in quei luoghi, conosceva perfettamente ogni scorciatoia, tant'è che senza farsi notare dalle due donne davanti a lei, tagliò per il bosco. 
" Dov'è Xena?? " chiese Olimpia guardandosi alle spalle." L'abbiamo seminata ahah l'età comincia a farsi sentire" rispose Elice ridacchiando. Continuarono la loro corsa fino a raggiungere il villaggio e la vecchia taverna di Irene. Con grande sorpresa delle due donne, Xena era già arrivata e con il suo solito sguardo superiore le osservava da lontano. " Ma come?! Eri dietro di noi come hai fatto ad arrivare prima!" chiese la fanciulla incredula. " Pensavate davvero di vincere? Ahah ho preso una scorciatoia" rispose sorridendo. " Mi chiedo perché sto qui a parlarne, tanto vinci sempre ahah" disse Elice scendendo da cavallo. Olimpia incrociò gli occhi sorridenti della mora e uno strano pensiero le balenò nella testa. " Si è affezionata molto alla fanciulla, magari le ricorda Evi. Mm strano non si assomigliano per nulla..." pensò. " Vado al sepolcro, torno subito" disse la mora. Mentre stava per varcare la porta, si bloccò di scatto. " Evi!" disse sorpresa. " Madre? Sei tornata??" rispose incredula la donna. La ragazza abbracciò immediatamente la mora, rigando il suo viso con lacrime di gioia. 
" Madre?? Xena ha una figlia?? " chiese Elice sorpresa." Si, si chiama Evi. Ha anche un altro figlio, Seleuco, ma purtroppo è morto molti anni fa. Non credevo fosse in Grecia! Coraggio vieni te la presento" rispose il bardo, accompagnando la fanciulla verso le due donne. " Olimpia, che gioia rivederti!" disse abbracciando la bionda. " Anche per me! Lei è Elice" la presentò il bardo. " Lieta di conoscerti. Stai viaggiando con mia madre e Olimpia?" chiese Evi. " Si, mi trovo molto bene con loro" rispose sorridendo la fanciulla. " Quando sei tornata? L'ultima volta avevi detto a me e a Zoe che saresti tornata in India" disse Olimpia. " Si in India ci sono rimasta per molto tempo, sono tornata solo pochi giorni fa per il compleanno della nonna. A proposito ma Zoe? E tu madre come fai ad essere qui??" chiese Evi ancora confusa per tutte quelle novità. " Ti racconteremo tutto davanti al fuoco, coraggio andiamo" disse Xena poggiando un braccio intorno al collo della figlia, portandola verso la taverna. 
Elice non le seguì, prese i cavalli per portarli nel vecchio recinto dietro la baracca e senza farsi notare, entrò nel sepolcro. Foglie e ragnatele sottolineavano da quanto tempo non entrasse più nessuno li dentro. Seguendo il corridoio, trovò le tombe del fratello e della madre di Xena, coperte anch'esse da foglie e polvere. Con la mano, spostò la sporcizia, ripulendo la pietra superiore. " Olimpia mi ha detto che quando i vivi pensano ai morti, loro possono sentirci. Non so se da lassù potete vedere ciò che accade qui comunque il mio nome è Elice e da un po' viaggio con Xena e Olimpia. Non conosco molto di loro, o almeno non ancora ma ho capito subito la grande amicizia che le lega. So anche cosa è successo a te Linceo ma sono sicura che Xena non avrebbe mai voluto un finale del genere. Non passa giorno, come dice Olimpia, che lei non pensi alla sua famiglia. Irene, oggi tua figlia è venuta qui a celebrare il tuo compleanno, non odiarla per ciò che è accaduto in passato, lei sa benissimo il dolore che ti ha causato e tutt'ora se la prende con sé stessa. Non portarle rancore, tutti sbagliamo.... Ora è meglio che vada, non dovrei essere qui in realtà" disse avviandosi verso l'uscita. Poi, d'improvviso si fermò e guardando verso le due lapidi disse sorridendo :" Ah dimenticavo, tanti auguri". Uscì così dal sepolcro, raggiungendo le amiche. 

Dopo il tramonto... 

" E quindi eccomi di nuovo qui "disse Xena. " Come sempre il merito è anche di Olimpia eh" rispose Evi sorridendo. La poetessa arrossì lievemente al quell'affermazione, incrociando lo sguardo dolce della mora. " Elice sei silenziosa, qualcosa non va? " chiese Xena. " Nono tutto bene, sono solo stanca. Credo che andrò a dormire buonanotte" rispose congedandosi dal gruppo. " Come mai una fanciulla così giovane si è aggregata a voi due?" chiese Evi curiosa. " L'abbiamo trovata io e Zoe in una prigione in Egitto, il sultano teneva dei combattimenti tra schiave e lei era una di quelle. Quando abbiamo liberato tutte le fanciulle lei è rimasta con noi anche se in realtà non era nei piani, vero Xena?" cercò l'appoggio della mora. " Si è vero, l'abbiamo riportata al suo villaggio ma abbiamo scoperto dopo che i suoi genitori non c'erano più e che la famiglia che da piccola si era presa cura di lei l'aveva venduta a quel sultano per arricchirsi... Ma tutto sommato averla con noi non è un peso anzi, è cresciuta sapendo di doversi occupare da sola di sé stessa, sa difendersi e ha un bel caratterino ahah" aggiunse la guerriera. " Proprio come te madre ahah ma se c'è Olimpia non ho di che preoccuparmi" affermò la ragazza. " Perché non resti un po' con noi? Non vorrai ripartire subito spero" chiese il bardo. " Il messaggio di Belhur ha raggiunto terre lontanissime, persino il celeste impero. Dovrò ripartire a breve proprio per quelle terre ma resterò volentieri con voi qualche giorno" rispose poggiando una mano sopra quella di Xena. Poco dopo andarono a dormire, sdraiandosi una accanto all'altra vicino al fuoco. Elice invece, continuava a rigirarsi senza riuscire a prendere sonno. Si era infatti alzata senza far rumore, aveva preso il suo arco e la feretra e si era allontanata dalle altre donne per restare un po' da sola. Nel buio, aveva camminato per un paio di minuti, raggiungendo una piccola collinetta da cui poteva vedere tutta la vallata. " Proprio non capisco... Perché non mi ha detto di avere una figlia? Per di più una seguace di Belhur. Con una madre come Xena sarebbe dovuta diventare come minimo una condottiero, una guerriera almeno.. Bah vai a capire" parlottò tra se e se la giovane. Un bagliore comparí improvvisamente dietro di lei. " Mi pare che qualcuno qui si senta messo da parte" disse una voce. Elice, presa alla sprovvista si girò di scatto puntando una freccia contro quella figura avvolta nell'ombra. " Fermo li,non fare un altro passo. Chi sei?" chiese con tono serio. " Calma calma, abbassa quell'arco, non ti servirà a molto con me" rispose l'uomo avvicinandosi alla fanciulla. " Marte... Che vuoi?" sospirò scocciata abbassando l'arma. " Be passavo di qui e ho ascoltato quello che hai detto. Mi pare di capire che Evi non ti piace molto. O dovrei dire Livia" disse il dio della guerra. La giovane si girò di scatto per incrociare lo sguardo dell'uomo :" Livia? La protetta di Ottaviano? Quella Livia?? ". L'uomo annuì." Sentivo di averla già vista prima di oggi solo che quell'aria da pacifista e quegl'abiti hanno nascosto il tutto.. " rispose la giovane." Si be quelle vesti nascondono molto bene ciò che è in realtà... È pur sempre un assassina non credi? "chiese l'uomo posando la sua mano sotto il mento della ragazza." Le persone cambiano Marte. Xena ne è l'esempio" rispose con un sorrisino sarcastico. " Sei giovane ed ingenua mia cara... Non capisci che è tornata con lo scopo preciso di prendere il tuo posto? Mentre Evi era lontana, Xena e la sua amichetta hanno occupato quel vuoto con te ma ora che lei è qui tu sei... Come dire, di troppo" affermò Marte. La fanciulla abbassò lo sguardo, senza rispondere. Si staccò dall'uomo andando sul ciglio della collina che cadeva a strapiombo. Fissando il paesaggio, poche parole uscirono dalla sua bocca:" Ci sono abituata, sono sempre di troppo in ogni occasione...". Il dio della guerra si avvicinò lentamente, posò le sue mani sui fianchi della giovane e portando la sua bocca vicino all'orecchio della ragazza le sussurrò :" Vieni con me, ho bisogno di qualcuno che guidi i miei uomini in battaglia e di certo una giovane e combattiva come te sarebbe perfetta". Elice sorrise come se sapesse già di quella proposta e voltandosi velocemente rispose:" Xena mi aveva messo in guardia dalla tua carità camuffata, quindi mi spiace ma la tua offerta non mi interessa. Andrò per la mia strada, DA SOLA". Così dicendo si staccò da Marte e raccogliendo il suo arco e le frecce, tornò verso le amiche. Prendendo una delle pergamene di Olimpia, scrisse un piccolo messaggio di addio, posandolo sul suo giaciglio. Senza fare il minimo rumore, sellò il cavallo e silenziosamente si allontanò. 

La mattina seguente... 

" Che c'è scritto?? " chiese Olimpia preoccupata." Devo trovare la mia strada e per farlo non posso rimanere con voi. Ora che Evi è tornata nella vostra vita, è giusto che io ne esca, perché non ne faccio parte. Grazie per tutto quello che avete fatto per me, addio. Elice " lesse la mora." Credo che non abbia preso bene il fatto che tu abbia una figlia e che non ne era a conoscenza... Ma non avrei mai immaginato che sarebbe arrivata addirittura ad andarsene cosi" spiegò il bardo. " Madre mi dispiace, non volevo creare disagi" si scusò Evi. " Tu non centri figlia mia, qui c'è lo zampino di qualcun'altro, vero Marte?!" disse Xena ad alta voce. Improvvisamente l'uomo apparve di fronte alle donne:" Perché ogni volta che accade qualcosa incolpi sempre me eh". " Perché solo a te piace creare guai, soprattutto se di mezzo ci sono giovani fanciulle. Che hai detto ad Elice??" chiese nervosa la guerriera. " Io non le ho detto nulla, ho solo sottolineato come si stava svolgendo la situazione" rispose la divinità. " Quale situazione eh! Che le hai messo in testa!" urlò infuriata la mora. " Le ho solo detto la verità. Evi è tornata e Elice non centra nulla in questa specie di nucleo familiare. Così ha deciso di andare via" rispose Marte. " Oh non credo proprio. Ti conosco troppo bene e sono sicura che hai proposto alla ragazza i tuoi soliti sogni da grande condottiero ma lei è non è sciocca e ha rifiutato, vero?" chiese conferma la donna. " È troppo giovane per guidare una mia armata, sapevo che avrebbe rinunciato. Sai la paura..." disse Marte sorridendo. " Oh no, se c'è una cosa che Elice non conosce è proprio la paura. È fin troppo intelligente per te, mi spiace. Prendete i cavalli, andiamo a riprenderla" affermò la mora. Il dio della guerra, alzando le mani come segno di resa, sparì. Le donne salirono sui rispettivi cavalli e, seguendo le tracce della giovane, riuscirono a raggiungerla qualche ora dopo. 

" 20 denari?? È una follia, non ho tutte queste monete con me! " obbiettò la ragazza." O 20 o niente. Se vuoi imbarcarti, questo è il prezzo cara fanciulla " rispose un uomo." Facciamo così, 10 monete ora e altre 10 quando arriviamo che ne dici? " offrì. Il vecchio ci pensò un attimo e dopo, stringendo la mano della ragazza, annuì soddisfatto,allontanandosi poco dopo con il denaro in mano." Xena non approverebbe ma non ho tutte quelle monete da spendere, 10 vanno bene, all'arrivo a Roma farò in modo di non farmi beccare dal vecchietto ahah" parlottò tra se e se mentre addentava una mela. " Infatti io non approverei" disse una voce alle sue spalle. Di scatto si alzò, voltandosi a incontrare lo sguardo della donna. " Xena... La prossima volta cancellerò le tracce. Che ci fate qui?" chiese. " Cosa ci fai tu. So di Marte e so perché sei scappata" disse la mora avvicinandosi. " No lui non centra, non ho accettato la sua richiesta stupida, ho deciso da sola di andarmene. Io ero di troppo e.." venne interrotta dalla guerriera. " Elice ascolta, ora Evi è qui, anche se per poco, non è cambiato nulla! Io e Olimpia ti abbiamo preso con noi, ti vogliamo bene. E credimi, non sei di troppo, ora fai parte della nostra famiglia, che ti piaccia o no ahah" rispose la mora sorridendo. La giovane guardò prima la poetessa, sorridente, e poi posò il suo sguardo su Evi, sorridente anch'essa. " Mi dispiace, sono stata una sciocca" disse riferendosi alla seguace di Belhur. Evi sorrise invitandola a stringersi in un abbraccio. Subito dopo la fanciulla raggiunse Xena e perdendosi in quel profondo oceano blu degl'occhi disse:" Non potevo desiderare famiglia migliore". 

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Capitolo 12
*** Visioni Parte 1 ***


Xena, sua figlia, Olimpia ed Elice avevano raggiunto il porto più vicino ad Anfipoli, dove la seguace di Belhur si era imbarcata, diretta verso il celeste impero. Nonostante fosse rimasta appena qualche giorno con loro, la sua dedizione per la religione era così forte da farle abbandonare la famiglia. La principessa guerriera aveva nuovamente rivisto partire Evi, non sapendo se l'avrebbe mai più riabbracciata dopo quella volta. I primi giorni che seguirono quell'addio erano stati silenziosi e tranquilli ma l'esuberanza della fanciulla era riuscita a rallegrare gli animi delle amiche. 

" Sta ferma... Se ti muovi non ci riesco" disse Xena strofinando una spugna sulla schiena della giovane. " Eddai mi lavo dopo, ora voglio fare un mega tuffo da quella roccia!" disse ad alta voce la ragazza, sfuggendo dalla presa della mora e dirigendosi verso la riva, per poi arrampicarsi su di una roccia molto alta. " Elice scendi subito da lì sopra, non farmi venire li" rispose seria la donna. " Arrivooo" urlò la fanciulla prendendo la rincorsa e saltando dalla pietra. " Aspetta non..." non fece in tempo a finire la frase che una grande quantità di schizzi investì la guerriera. L'espressione irritata della mora fece sorridere divertita la poetessa che, dalla riva, aveva assistito alla scena. " Obbedienza... Credo che questo concetto lo abbia capito solo Argo vero signorinella? Elice?" chiamò Xena non vedendo riaffiorare la ragazza. Al secondo richiamo, la bionda saltò improvvisamente fuori dall'acqua, schizzando nuovamente la donna. " È stato fantastico! Devo rifarlo assolutamente!" disse voltandosi per raggiungere di nuovo la riva. La guerriera l'accchiappò prontamente per un orecchio, facendola gemere per il dolore. " No no no tu non vai da nessuna parte, ora ti lasci lavare la schiena e appena abbiamo finito esci e vai ad asciugarti" spiegò la guerriera. " Ma Xena... è divertente! Olimpia aiutami tu ti prego!" cercò l'appoggio del bardo. La poetessa, divertita, rispose:" Ti aiuterei anche ma poi Xena si vendica su di me ahah sbrigatevi ad uscire, tra poco sarà buio". La fanciulla rassegnata, sbuffò contrariata, rimanendo in acqua. 

Dopo il tramonto... 

" Si è addormentata finalmente... Ma quanta energia ha?! Non è stata ferma un secondo oggi" affermò Xena osservando la fanciulla. " Ammetti che ti sei divertita però ahah" disse ridacchiando la poetessa. " O certo, sto tutto il giorno a dire Elice non fare questo, Elice non fare quello... Sono esausta" disse la mora. Olimpia, seduta di fronte a lei, si era spostata per raggiungere la guerriera. " Eppure si vede che sei felice... Coraggio dillo" la esortò la donna. " Cosa dovrei dire sentiamo" chiese. " Che ti stai godendo la sua gioventù al meglio. Xena non hai visto crescere Evi e Seleuco e sono sicura che Elice in qualche modo sta colmando quel vuoto" rispose la bionda. La guerriera osservò pensierosa la fanciulla poi, voltandosi verso l'amica rispose:" Mi hanno portato via Seleuco quando ancora era un fanciullo, mi hanno privato del piacere di vedere crescere mia figlia, questa volta non accadrà. Non è mia figlia è vero ma ormai è con noi e io mi sono affezionata, non voglio che le accada nulla di male e voglio poter contribuire a farla diventare la donna che mi renderà fiera" spiegò Xena sorridendo, poggiando la sua mano su quella dell'amica. La poetessa baciò dolcemente le labbra della mora e rimanendo a pochi millimetri davanti a lei rispose:" Nonostante tutto quello che è successo, il tuo cuore continua a dare amore. Sei incredibile ". La guerriera ancora con gli occhi chiusi dopo il bacio, sorrise, lasciando poi allontanare la poetessa, diretta a strigliare i cavalli. La guardò allontanarsi, per poi riprendere ad affilare la spada. 

La mattina seguente... 

" Cosa stai scrivendo? " chiese Elice alla poetessa." Le nostre avventure " rispose sorridendo." Oh hai ripreso a scrivere finalmente, era da un po' che non te lo vedevo fare" si intromise la mora. " Si è vero però ora che ho un po' di tempo e tranquillità ne approfitto" rispose la bionda. " Hai scritto di me? Come inizia il racconto? fammi vedere" disse la giovane scopiazzando la pergamena. Olimpia si allontanò di scatto e con un'espressione buffa rispose:" No no nessuno legge finché non ho finito. Guai a te se sbirci "." Uff " sbuffò delusa la fanciulla. La mora ridacchiò alla vista della strana smorfia comparsa sul viso dell'amica e invitando le ragazze a sellare i cavalli, si incamminarono verso nord. Durante la cavalcata, qualcosa aveva reso nervosi gli animali, al punto di voler disarcionare le donne. " Ma che hanno?" chiese Olimpia cercando di calmare la sua cavalla. " Qualcosa li ha spaventati e questo qualcosa credo sia ancora qui" rispose Xena accarezzando il muso di Argo. Elice, ancora in sella, indietreggiò leggermente per permettere all'animale di calmarsi. Di colpo, qualcosa la tramortí, facendola svenire sulla schiena del cavallo. " Elice!" chiamarono all'unisono le due donne, soccorrendo la giovane. Nessuna ferita apparente, nulla. Sembrava dormire tranquillamente, senza avere nessun sintomo di dolore. " Che cos'ha?? Perché non si sveglia?" chiese il bardo accarezzando il volto della ragazza. " Non lo so... È come se fosse caduta in un sonno profondo ma.." si bloccò improvvisamente, notando un piccolo dardo nel collo della giovane. Tentò di affermarlo ma quando avvicinò la mano, il dardo sparì. " Xena? Stai bene?" chiese Olimpia notando lo sguardo della donna. " Lo hai visto anche tu? Era lì ed è svanito di colpo" disse la mora. " Io non ho visto nulla, sicura di star bene?" rispose preoccupata la bionda. Xena guardò negli occhi l'amica senza parlare, cercando di trovare una spiegazione a tutto quello che era appena successo. " Allontaniamoci da qui subito, siamo troppo scoperte in questa radura,tu prendi Buio, a Elice ci penso io. Andiamo" così rimontarono in sella e tornarono indietro sui propri passi, accampandosi poco lontano. Acceso un fuoco, sdraiarono la fanciulla su una coperta. " Toglile il gilet, e mettigli una coperta sulle gambe" disse Xena. La bionda obbedì e lasciò la fanciulla con solo il corpetto indosso. La mora iniziò a osservare il corpo della ragazza alla ricerca di una qualsiasi prova. " Olimpia guardala, non noti qualcosa di strano?" chiese la donna. " No, che cosa dovrei vedere?" rispose. " Metti la mano qui" la invitò Xena. Il bardo posò la sua mano sul ventre della ragazza, accorgendosi di come i muscoli fossero contratti. "È in tensione. I suoi muscoli stanno reagendo a qualcosa, ma non so cosa" affermò Xena. " Magari ha toccato qualche pianta velenosa o magari l'ha punta un insetto!" suggerì la poetessa. La guerriera alzandosi, iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro:" No se fosse stata una pianta o un insetto ci sarebbe il segno di una puntura o altro, ma non c'è nulla. Ho controllato l'acqua della bisaccia ma nemmeno quella è avvelenata, eppure quel dardo.... "." Di cosa stai parlando? Quale dardo? " chiese confusa l'amazzone." Prima quando Elice è svenuta mi sono avvicinata a lei e ho visto una piccola freccia piantata nel suo collo, ho provato ad affermarla ma è svanita... So di aver già visto quel tipo di ago con quelle piume ma non ricordo dove" spiegò. " Come svanito? E se fosse un ago amazzone? Magari non ci hanno riconosciuto e..." la interruppe la guerriera. " No ci ho già pensato. Mi sta sfuggendo qualcosa, sto dando per scontato alcune ipotesi e probabilmente sto sbagliando... Se ha del veleno in circolo, un impiastro d'erbe ridurrà l'effetto" disse, dirigendosi nel fitto del bosco per procurarsi la cura. Col passare del tempo, il sole calava e le condizioni della ragazza sembravano non cambiare. I muscoli sempre irrigiditi e quell'espressione tranquilla in volto confondevano la mente della guerriera, impedendole di trovare una soluzione. Esauste, si erano addormentate accanto ad Elice ma ben presto il loro sonno sarebbe stato interrotto. Un grido intriso di dolore e paura rieccheggiò nel bosco, così straziante e acuto da far gelare loro il sangue. 

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Capitolo 13
*** Visioni Pt. 2 ***


Un grido. Uno di quelli che riescono a far rabbrividire anche l'ultima goccia di sangue in corpo. Elice, ancora incosciente, aveva iniziato a urlare fortissimo, stringendo con le mani la coperta sotto di lei. Le due donne, li accanto, si erano svegliate di soprassalto, spaventate a morte dal quel grido terribile. " Ma che cos'ha??" chiese Olimpia tentando di bloccare le braccia della giovane. " Non lo so! Non capisco!" rispose la mora osservando il comportamento della ragazza. " Non muove le gambe, Olimpia!" disse preoccupata la guerriera. Per cercare una spiegazione, portò le sue mani sulle ginocchia di Elice, sentendo sotto il suo tocco spezzarsi le ossa. A contatto con le mani della mora, la fanciulla smise di gridare e di agitarsi. Entrambe le donne rimasero basite da quanto successo, con gli occhi sgranati a fissare incredule la ragazza. " Si è fermata" disse il bardo. " Ha le gambe rotte, per questo urlava in quel modo" affermò la donna. Olimpia, toccando le ginocchia, guardò perplessa l'amica chiedendole :" Xena che dici? Le ossa sono a posto, tocca tu stessa". La guerriera verificò quanto detto dell'amica e con grande sorpresa si accorse di essersi sbagliata. " Non capisco, ti giuro che ho sentito spezzarsi le ossa sotto le mie mani, io non..." rispose. " Prima la freccia, adesso questo... Xena sei sicura di star bene?" chiese preoccupata la bionda. La mora, irritata per non essere creduta, si alzò di scatto mettendosi a camminare nervosamente. " Lo so che non mi credi, vedo cose che non esistono. Starò diventando pazza? Oh se non ci sono riuscite le furie, non ci riuscirà nessun altro" disse. La poetessa si avvicinò alla guerriera, tentando di calmarla, per quanto fosse possibile. " Xena, non sei pazza. Io ti credo... Dobbiamo andare in fondo a questa storia, insieme" disse prendendo la mano della guerriera tra le sue. La mora ricambiò la stretta, tirando a se l'amica in un abbraccio liberatorio. " Insieme, come sempre" disse baciando la testa della poetessa. 

Il giorno seguente... 

" Xena, presto! Elice è sveglia! " urlò il bardo. La guerriera, intenta a raccogliere delle erbe curative, si precipitò subito dalle due donne. La fanciulla era seduta sulla sua coperta, con lo sguardo perso nel vuoto, quasi fosse assente." Elice guardami. Riesci a sentirmi? " chiese la mora prendendo il viso dell'amica tra le mani. Il suo sguardo sembrò cambiare, ritrovando quella lucentezza caratteristica dei suoi occhi." Ti sento... Ma perché mi chiami Elice? Il mio nome è... " si bloccò la ragazza. Xena e Olimpia la guardarono dubbiosa , aspettando una spiegazione dalla giovane." Non mi ricordo... Non so il mio nome" continuò. " Davvero non ricordi?" chiese Olimpia. La giovane scosse la testa in segno negativo. " Non rammenti nulla? Sai chi siamo noi?" chiese Xena. " No nulla... Siete le mie sorelle?" rispose confusa Elice. " No siamo tue amiche, io sono Olimpia e lei è Xena. Senti dolore da qualche parte?" chiese posando una mano sulla spalla dell'amica. Come investita da un fiume di ricordi, la poetessa vide passare velocemente davanti ai suoi occhi alcune immagini confuse. " Olimpia? Mi stai ascoltando?" chiamò la guerriera. Il bardo, ritornando in sé rispose :" Scusa, è che ho visto delle cose strane... "." Cos'hai visto?? " chiese la mora curiosa." Acqua, fuoco... E poi buio. Non so cosa fossero quelle immagini" rispose. " Un fuoco sarebbe gradito, sto congelando" affermò Elice tremante. " Hai freddo? Come è possibile oggi fa caldissimo" disse Xena porgendole una coperta. Tra domande e ipotesi varie trascorsero diverse ore, tutt'altro che tranquille. Dal freddo gelido, la giovane era passata a scottare come se avesse direttamente sulla pelle un tizzone ardente. I vari tentativi della mora nello scaldare e successivamente raffreddare la fanciulla furono vani. Stremata dagli sbalzi di temperature e dallo stress per la perdita della memoria, Elice si era riaddormentata. Nel primo pomeriggio, inaspettatamente, la fanciulla aveva riacquistato la memoria e nel sonno sembrava combattere contro qualcosa, o qualcuno. " Lasciami in pace! No!" urlava. Le guerriere tentarono invano di svegliarla ma sembrava essere inutile. " Olimpia dobbiamo tornare da Varia, la sciamana delle amazzoni potrebbe aiutarci. Fa su le sue cose, io penso ai cavalli" spiegò. In fretta e furia, si diressero al galoppo verso l'accampamento amazzone. La sciamana, venuta a conoscenza dell'accaduto grazie allo spirito di Yante, vecchia sciamana e amica di Xena, aveva già avvertito il resto delle guerriere dell'imminente arrivo delle tre donne e con loro, di una grande minaccia. 

" È così da ieri, parla nel sonno, urla, stamani si è svegliata priva di ricordi e poi ha cominciato a bruciare e congelarsi nel giro di qualche ora" spiegò Xena. L'amazzone osservò accuratamente la giovane, distesa su di una pelliccia scura. " Le sue funzioni vitali non hanno subito danni, lei è cosciente in questo momento ma intrappolata in un altro mondo, quello dei sogni... Il suo battito è molto accelerato e i suoi muscolo tesi. Qualcosa la sta tormentando" spiegò la sciamana. " Pensi che riguardi ancora l'uomo che ha ucciso?" chiese Olimpia alla mora. " No, c'è qualcos'altro... Che mi dici a proposito delle visioni che io e Olimpia abbiamo avuto?" disse la guerriera. Lo spirito di Yante, venuto in soccorso dall'oltretomba, parlò attraverso la sciamana. " Xena, la tua amica è in grave pericolo. Qualcuno, in un altra dimensione, sta tentando di ucciderla e con lei anche voi. Le visioni che avete avuto, sono state possibili grazie al contatto che avete stabilito nel momento in cui la fanciulla stava combattendo. Ciò che avete visto è il vostro passato, il vostro dolore è stato usato per farla soffrire" spiegò. Gli occhi della guerriera sembrarono illuminarsi. " Ma certo, come ho fatto a non capire. La freccia, le gambe... Sono tutte cose che mi sono accadute tempo fa e la perdita di memoria riguarda te Olimpia, nel tempio di Mnemonia, quando hai dovuto attraversare i tre fiumi!" affermò. " Ma come è possibile questa cosa, lei non era con noi quando ci sono successe queste cose!" disse la poetessa. " Qualcuno del vostro passato ha preso i vostri ricordi, così da poter ricreare ogni situazione a suo piacimento. Per salvare la vostra amica dovrete provare a combattere questa persona nel suo mondo. Xena, Olimpia, prestate molta attenzione. Ricordate, se una cosa vi sembrerà reale, dovete credere che non lo sia" con quelle ultime parole, lo spirito di Yante svanì, lasciando il corpo della sciamana. " Dobbiamo passare oltre,andare nel suo mondo. È l'unico modo" disse la mora. " Xena, lascia andare me per prima" si offrì il bardo. " No Olimpia non posso rischiare di perdere anche te ci andrò io" rispose la donna. La poetessa si avvicinò all'amica, sfilandole il Chakram dell'armatura :" Non mi accadrà nulla con te al mio fianco. Lasciami tentare ti prego". Xena, anche se non del tutto convinta, accettò la richiesta di Olimpia. Terminati i preparativi per il rituale, Olimpia lasciò il mondo terrestre per varcare quello dell'illusione, dove molti anni prima aveva combattuto contro Antinea. 

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Capitolo 14
*** Visioni Pt. 3 ***


" Mi ero ripromessa di non farvi più ritorno e invece rieccomi qui, in questo mondo totalmente estraneo a me, così falso e reale allo stesso tempo. Qui tutto sembra girare a un ritmo più lento, ogni tua paura prende vita nel peggiore dei modi e per uscirne, puoi solo sconfiggere quei demoni. Devo aprire gli occhi ma ho paura di farlo, ho paura di vedere qualcosa che non voglio. Sento solo il freddo del cerchio rotante nella mia mano... mi da così tanta sicurezza da dimenticare il perché sono qui e quello che devo fare; ora devo svegliarmi, Elice ha bisogno di me". Olimpia era giunta nel regno di illusioni, con la sola compagnia del Chakram di Xena. Al suo risveglio, diversamente dall'ultima volta, era all'interno di una caverna buia e fredda, con alte pareti di una pietra color argilla. Dopo essersi alzata, aveva iniziato a muovere i primi passi verso l'oscurità della grotta. Con il cuore in gola e l'arma tesa davanti a sé, raggiunse una " stanza" illuminata da alcune fiaccole appese alle pareti. Nascosta dietro una roccia, assistette a qualcosa di particolare. Elice, appesa a testa in giù dal soffitto, dondolava leggermente avanti e indietro, come se fosse lì solo da poco ma in realtà, a guardare meglio, la ragazza era coperta di lividi e sangue e i vestiti erano interamente strappati. D'istinto, la poetessa si portò una mano a coprirsi la bocca, per evitare di urlare e piangere dopo quello che aveva appena visto. Sbirciando da dietro la roccia, aveva provato a vedere se attorno alla sua amica ci fosse qualcuno, appurando poi di essere sola. Senza fare rumore, si avvicinò alla fanciulla:" Elice riesci a sentirmi, ti prego apri gli occhi, ti prego! "." O... Olimpia...." sussurrò lei. " Sta tranquilla andrà tutto bene, ora ti libero" rispose cercando di tagliare la fune che la teneva sospesa in aria. " Vuoi liberarmi eh, come hai fatto con tua figlia vero?" disse Elice ghignando. " Ma che cosa stai dicendo, come sai di..." la interruppe. " Come so di tua figlia dici? Pensi che io mi sia dimenticata di te Madre?" ringhiò rabbiosa. Sotto gli occhi del bardo, il corpo che prima aveva le sembianze di Elice iniziò a trasformarsi, prendendo quelle di Speranza. Olimpia, spaventata indietreggiò, portando davanti a sé il cerchio rotante,pronta a lanciarlo. Speranza, o chiunque fosse, cambiò nuovamente aspetto, tramutandosi in Perdicca. " No Olimpia ferma! Non uccidermi ti prego" urlò lui. " Perdicca... Sei.. Sei tu?" chiese sorpresa la donna. L'uomo, lentamente si avvicinò, accarezzando il viso della poetessa. " Mi sei mancata tanto Olimpia, non passa giorno che io non ti pensi. Sei così bella" disse tentando di baciarla. L'Amazzone indietreggiò nuovamente:" Non sei reale, come non lo era Speranza. Chi sei tu? "." Manno che dici, sono reale e sono qui, guardami! Non ti mentirei mai" rispose l'uomo abbracciando la poetessa. Distratta, la donna abbassò la guardia, lasciando a Perdicca il tempo di afferrarla per la gola, nel tentativo di soffocarla. " Ah quanto sei sciocca, non imparerai mai mia cara. I sentimenti ti rendono vulnerabile e per questo ora morirai ahah Xena si infurierá a morte e in quel momento sarà priva di difese. Era da tanto che non mi divertivo così" disse. " Lasciala subito" urlò Elice gettandosi addosso all'uomo, facendolo cadere a terra. " Olimpia torna indietro subito o ti ucciderà! Vai presto!" disse cercando di bloccare Perdicca sotto di sé. Con un cenno della mano, scaraventò la fanciulla contro la parete, facendole perdere i sensi. Convinta di non potere più far nulla, la bionda richiuse gli occhi, ritornando immediatamente nel mondo reale." Olimpia, finalmente. Ero preoccupata! " disse Xena aiutando l'amica a rialzarsi." Xena dobbiamo sbrigarci, Elice è in pericolo, temo la ucciderà! " urlò spaventata." Calmati ora è raccontami cosa è successo". 

Dopo aver raccontato tutto, Xena aveva iniziato a prepararsi per entrare nel mondo di quel misterioso avversario. Per sua volontà, obbligò Olimpia a non seguirla e rimanere accanto a lei e al corpo di Elice nel mondo terreno,in attesa del loro ritorno. 

" Mi aveva parlato di una grotta ma qui non c'è nulla di simile" affermò Xena guardandosi attorno. In effetti, contrariamente alla poetessa, si era risvegliata su un prato erboso, alle porte di un piccolo villaggio all'apparenza disabitato. " Xeeena" la chiamò una voce. " Xena! Coraggio, non farti pregare. Vieni sono qui" continuò. La guerriera seguì la voce fino ad arrivare nel centro del villaggio, dove con grande sorpresa trovò Elice legata ad una croce romana. Dietro di lei una figura avanzava minacciosa. " Ti farò rimpiangere tutto questo credimi" disse Xena. " Davvero vuoi uccidermi madre?" disse Seleuco uscendo dall'ombra della croce. " Seleuco?! Che ci fai qui, dovresti essere nei... Aspetta... Tu non sei mio figlio. Qui tutto può prendere la forma che la nostra mente elabora, non attacca con me" rispose la donna alzando un sopracciglio in segno di sfida. " Ah Xena Xena, vedo che sei maturata molto negli anni eh. E pensare che una volta eri così attaccata al tuo dolce Seleuco che hai persino tentato di uccidere la tua amica Olimpia..." disse il ragazzo giocherellando con un pugnale. " Quella è storia passata. Ti do un consiglio, libera subito Elice e ti farò meno male del previsto" suggerì la mora. " Tsz Tsz, non sei nella posizione di dare ordini mia cara" disse puntando il pugnale sul ventre di Elice. " Conosci il mio passato, e sotto un certo aspetto anche le mie debolezze. Se non fossi certa della morte di Antinea, azzarderei il suo nome ma lei era molto più, come dire, diretta nelle cose,tu invece ci stai girando attorno da molto... Quindi la domanda mi sorge spontanea, chi sei? " chiese Xena sguainando la spada." Antinea ahah quella stupida ha perso la vita come ha perso i suoi poteri che, come avrai notato, ho preso in prestito io. Mi stupisce che tu non abbia capito chi sono ma comunque ora posso anche dirtelo, tanto a breve tu e la tua nuova amichetta farete un viaggio sulla barca di Caronte ahah" così dicendo, l'immagine di Seleuco svanì, lasciando posto alla vera identità dello spirito. " Callisto!" esclamò Xena. " Mi sei mancata mia cara" rispose sarcastica la bionda. " Tu invece nemmeno un po', ALALALA SHEEE - YA" la guerriera saltò vicino alla bionda, iniziando un violento combattimento. Nel mentre, la fanciulla aveva riaperto gli occhi dopo la violenta botta procuratasi nella grotta. Al suo risveglio, aveva visto Xena e Callisto combattere pesantemente mentre lei era legata ad una croce in legno. " Aaa che diamine, mi sto perdendo una lotta leggendaria. Mmm devo slegarmi ma come.... Aspetta un attimo... Qui è la forza della mente a prevalere, pensa Elice, pensa pensa" la giovane si concentrò chiudendo gli occhi e dal nulla, tre frecce recisero di netto le corde attorno ai polsi e quelle attorno ai piedi. " Avevo pensato a dei pugnali ma va bene lo stesso" scherzò con sé stessa, lanciandosi nel pieno dello scontro aiutando la mora. Nonostante fossero in maggioranza, Callisto sembrava avere la meglio sulle due donne. " Siete patetiche, vi annienterò prima del previsto ahah" disse. " Elice non possiamo batterla qui nel suo mondo, dobbiamo tornare indietro sperando che lei ci segua" suggerì Xena. " No, non può venire con noi, non ha un corpo! Dobbiamo distruggerla qui! Xena ricorda che qui è la mente a prevalere, non la spada!" ribatté la fanciulla. Ricordandosi delle parole di Lao Ma e del potere che può essere scaturito con la volontà d'animo, chiuse gli occhi concentrandosi sull'immagine di Callisto. " Xena non ti lascerò nemmeno il tempo di pensare alla tua morte Ahhhh" disse infuriata lanciandosi contro la guerriera. Elice, per impedire che la bionda ferisse l'amica, le si parò davanti, facendo da scudo. Riuscì a tenerla impegnata il tempo necessario per far concentrare la guerriera.... Il corpo di Callisto iniziò a brillare di un colore rossastro, destando la preoccupazione della donna. " No! Non riuscirai a uccidermi stavolta! Xenaaaaa" poche parole e un enorme esplosione ridusse in cenere la bionda. " Cavolo! Forse è meglio che usi la spada la prossima volta, guarda che disastro hai combinato ahah" disse Elice rivolgendosi alla mora. " Spero che questa volta sia l'ultima! Coraggio, torniamo da Olimpia prima che si preoccupi ulteriormente" rispose passando un braccio intorno al collo della ragazza. 

" Xena! Elice! Finalmente, ero così in pena" disse la poetessa abbracciando le donne. " Visto, che ti avevo detto... Si preoccupa sempre" rispose sorridendo la mora. " Ci siete riuscite? Chi era a minacciarci?" chiese il bardo. " Callisto... Quando ho salvato il suo spirito riportando alla luce la vera e buona Callisto, quel poco di malvagità che ho estirpato si è reincarnata in uno spirito, ecco perché è riuscita a creare questa confusione" spiego Xena. " Certo che ne avete passate di cose voi due... Le croci, i romani, i vostri figli... Non volevo conoscere il vostro passato perché non era nei miei interessi ma Callisto mi ha mostrato tutta la sofferenza che avete provato e in un certo senso l'ho provata anche io. Se prima vi rispettavo ed ero grata di essere con voi, ora posso dire di essere la ragazza più fortunata del mondo. Vi voglio bene, davvero tanto " rispose Elice sorridendo dolcemente. Le due donne, contente, ricambiarono il sorriso rispondendo all'unisono :" Ti vogliamo bene anche noi"

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Capitolo 15
*** Dolci parole ***


Durante una notte calda e afosa, Xena si era alzata e vestita in fretta e furia, senza però turbare il sonno della poetessa. Aveva invece svegliato Elice per avvertirla della sua imminente partenza. 

" Io vado, hai capito quello che devi dire ad Olimpia?" chiese accucciandosi accanto alla giovane. " Sisi stai tranquilla. Ti raggiungeremo come stabilito. Per quanto riguarda la tua partenza, cosa devo dirle?" rispose. " Inventati una scusa credibile, non combinare guai in mia assenza e guardatevi le spalle a vicenda" bació la fronte della fanciulla e salendo in groppa ad Argo si allontanò silenziosamente, sparendo nell'oscurità della notte. 

La mattina dopo...

" Xena? Dove sei?" chiamò il bardo. " È inutile che urli tanto non è qui. È partita questa notte" rispose Elice mettendosi a sedere sulla coperta. " Come partita?! Senza dirmi nulla? E per andare dove??" chiese la bionda. " È andata... a si è andata a tagliarsi i capelli. Non te l'ha detto perché l'ha deciso all'ultimo minuto e siccome dormivi non ha voluto svegliarti" rispose la giovane. " A tagliarsi i capelli? Non è da Xena. E poi anche se fosse vero, va via durante la notte?Cosa mi stai nascondendo piccola peste?" chiese Olimpia punzecchiando a ragazza per farla parlare. " Ahah dai smettila. Non ti sto nascondendo nulla, è tutto vero. È partita cosi presto perché non stava più nella pelle di cambiare acconciatura tutto qui. Dobbiamo raggiungerla a Micene, se partiamo ora, nel tardo pomeriggio saremo la" rispose iniziando a fare su le sue cose. Il bardo rimase dubbioso e sovrappensiero, quella notizia l'aveva lasciata un po' basita. Se davvero cosi fosse, allora in realtà non conosceva affatto la sua migliore amica e tutto quello che pensava di sapere in parte era sbagliato. Senza fare altre domande, aveva seguito il consiglio della ragazza. 

Intanto a Micene...

" Ho bisogno di parlarle subito" disse Xena. " Ha chiesto di non essere disturbata. Mi dispiace" rispose un uomo davanti ad una porta. " Ma è urgente insomma devo chiederle un favore!" ribatté la donna. Da dietro la porta, una voce femminile ruppe quella discussione :" Alenio, lasciala entrare". L'uomo, anche se contrariato, lasciò passare la guerriera, richiudendo dietro di se la porta. " Xena, nonostante tutti questi anni,ho riconosciuto subito la tua voce. Non sei cambiata affatto, sembra che gli anni per te non passino" disse la donna. " È una storia lunga, se ci sarà tempo te la racconterò. Ho bisogno di un enorme favore, spero tu possa aiutarmi" rispose la mora. Le due parlarono a lungo, raggiungendo,forse, un accordo. 

" Non credevo che fossi così insistente sai?" disse Elice sorridendo. " Non sono insistente, solo non credo a quello che mi hai detto" rispose Olimpia. " Abbi fiducia mia cara poetessa, fidati di me" disse la fanciulla facendole l'occhiolino. " A di te mi fido, è di Xena che ho paura ahah allunghiamo il passo o non la raggiungeremo in tempo" rispose il bardo abbozzando un sorriso. Durante il tragitto, un bagliore rosastro interruppe la loro passeggiata. " Vi ho cercato dappertutto! Pensavate di sfuggire alla dea dell'amore?" chiese Venere posando le mani sui fianchi. " Non sapevo ci stessi cercando ahah è bello vederti" rispose Olimpia abbracciando la dea. " Avresti dovuto immaginare che ti avrei cercata dato che oggi ricorre un evento molto importante! Tanti auguri cara Olimpia" affermò sorridendo la donna. La poetessa la guardò un attimo spaesata. Se n'era completamente dimentica, per la prima volta aveva scordato il giorno del suo compleanno. " Non dirmi che non te lo ricordavi?" ridacchiò la dea. " Emm no ahah con tutte le cose che sono successe ho perso il conto dei giorni... Grazie ancora" rispose sorridendo. Lo sguardo della divinità si spostò poi sulla fanciulla, rimasta in silenzio durante la loro chiacchierata. " Guarda guarda, cresci a vista d'occhio mia cara. Dalla prima volta che ti ho visto sei cambiata molto. Però manca quel tocco di..." la interruppe la poetessa. " No ferma! Lasciamo tutto così com'è, non vorrei che tu.. Si insomma combinassi qualche guaio" disse cercando di non ferire troppo la dea. " Mm si forse è meglio ahah be ti do un consiglio fanciulla, stai attenta agli uomini, con la tua bellezza e quel corpicino così perfetto farai stragi, dai retta a Venere" disse facendole l'occhiolino. La ragazza arrossí visibilmente a quelle parole, tant'è che anche la poetessa la guardò come ad appoggiare l'affermazione della dea. " A proposito, sbaglio o qui manca qualcuno? Dov'è Xena?" chiese la divinità. " Non c'è, è andata a Micene" rispose Elice. " A Micene? Strano, non credevo che le piacesse ascoltare la.." la fanciulla, scesa velocemente da cavallo, era corsa verso la dea per tapparle letteralmente la bocca. " Lei voleva dire che non pensava che Xena non fosse qui, vero Venere?" tentò di mentire. " Oh sisi infatti... bene ora devo proprio andare, uno dei miei templi ha bisogno di essere arredato. Ci vediamo presto bacii" disse scoccando le dita prima di scomparire. " Cosa c'è a Micene?" chiese il bardo. " Nulla, cosa dovrebbe esserci? È una cittadina tranquilla, c'è un grande mercato e.." la poetessa le tappó la bocca. Con sguardo intimidatorio, cercò di convincere la fanciulla a dirle la verità. " Facciamo così, se tu mi dici cosa fa Xena a Micene, ti lascio sbirciare il racconto sulla mia pergamena. E, che ne dici?" disse Olimpia. " La tua offerta è molto allettante ma... l'ho promesso a Xena quindi no ahah su monta a cavallo e sii paziente, tra poco saremo li e vedrai tu stessa " rispose la giovane tirando le redini di Buio. Il bardo sbuffó per non essere riuscita nel suo intento e rassegnata seguì l'amica. Dopo una lunga passeggiata, le due ragazze raggiunsero Micene, trovando la cittadina in festa. Cominciarono a cercare la guerriera, prima alla taverna e poi nelle varie botteghe. Mentre erano intente a osservare alcune cianfrusaglie su un bancone, Xena arrivò silenziosamente alle spalle del bardo, coprendole gli occhi con una benda. " Ora tu vieni con me, senza fare domande e senza parlare. Tutto chiaro biondina?" disse la mora. Elice sorrise e seguì le due donne all'interno di un palazzo. Entrarono in una stanza enorme e buia, con al fondo un grande palco in legno. Xena tolse la benda ad Olimpia, permettendole cosi di osservare quello che stava per accadere. Delle fiaccole, poste ai lato di quest'ultimo, si accesero improvvisamente, illuminando la figura di una donna al centro del palco. " Xena, è davvero..." la interruppe la mora. " Shh ascolta" disse sorridendo.

"Cosa c'è 
in fondo ai tuoi occhi 
dietro il cristallino 
oltre l' apparenza? 
Dove il tempo 
d' improvviso 
si ferma 

la mia anima 
sulle tue labbra 
resta 
sospesa?
Ho avuto dalla vita, 
la maggiore ricchezza, 
la gioia di essere amata... 
E sono sempre convinta 
di non essere dimenticata.... 
Mai ..."


Saffo si esibì per quasi un'ora, lasciando letteralmente a bocca aperta la regina amazzone. Alla fine dello spettacolo, Xena, Olimpia ed Elice raggiunsero la poetessa sul retro del teatro. " Saffo, questa è Olimpia" spiegò la guerriera. " È molto bello conoscerti di persona cara Olimpia, Xena mi ha parlato molto di te e a essere sincera, ho letto molti dei tuoi racconti" disse. " Davvero? Si insomma so di non essere un aedo come voi però..." la interruppe la poetessa. " I tuoi scritti sono bellissimi, scrivi con una tale passione da far invidia ai più grandi poeti di tutta la Grecia. So che oggi è una giornata speciale, ti faccio i miei più cari auguri e volevo darti questo, spero ti piaccia" la donna porse a Olimpia una piccola pergamena chiusa da un nastro rosso.

" Sei qui. Sognavo te, refrigerio per il mio cuore ardente"

" È bellissima, vi ringrazio molto" rispose Olimpia dopo aver letto la pergamena. La poetessa sorrise e avvicinandosi al viso della bionda, le sussurró all'orecchio:" Qualcuno mi ha aiutato a scriverla". Sorrise nuovamente, congedandosi dalle tre ragazze. " Non ci credo. Saffo in persona! Riuscite a capirlo??" urlò entusiasta la donna. " Sono contenta che ti sia piaciuto. La scorsa volta non sono riuscita a fartela incontrare, in qualche modo dovevo rimediare" rispose la guerriera. " Sapevo che la storia dei capelli non era vera ahah" disse la bionda ridacchiando. Xena guardò Elice per cercare spiegazione. " È la prima cosa che mi è venuta in mente, che posso farci?" si scusó la giovane. La mora sorrise e baciando la fronte della giovane, rispose:" La prossima volta la scusa la invento io ahah". Si diresse poi verso il bardo, prendendole il viso tra le mani e avvicinandosi al suo viso le sussurró: " Buon Compleanno Olimpia". 

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Capitolo 16
*** Vendetta Pt. 1 ***


Cielo stellato, nemmeno una nuvola. Una leggera brezza muoveva lentamente le foglie sugl'alberi, donando un'atmosfera particolare in una splendida notte estiva. Elice dormiva già da un po', mentre le altre due donne erano rimaste sveglie ad osservare la volta celeste. Erano sdraiate l'una accanto all'altra, con la testa della poetessa poggiata sulla spalla della guerriera, stretta in un caldo abbraccio. 
" Non è stupendo? " chiese il bardo." Che cosa? " rispose la mora." Tutto questo. Il cielo, la luna, noi.. " disse. Xena posò la sua mano sulla testa della bionda per accarezzarle i corti capelli color oro, baciandole dolcemente il capo." È molto bello, hai ragione. Non ci siamo ancora fermate un attimo da quando sono tornata, forse ci serviva solo una notte come questa per apprezzare tutto ciò che ci circonda" rispose Xena stringendo più forte a sé la poetessa. " Stai diventando brava con le parole, non è che vuoi fregarmi il titolo di bardo?" chiese ridacchiando la bionda. " Mmm no, sai che sono una donna d'azione, ho bisogno dei miei stimoli" rispose sorridendo. " A questo mi tranquillizza ahah comincia a fare freddo nonostante sia appena iniziata l'estate" affermò la poetessa stringendosi nell'abbraccio della mora per riscaldarsi. Xena allungò il braccio per raggiungere la coperta accanto a lei. " Ecco qui biondina. Ora cerchiamo di dormire, è tardi" disse posandole la pelliccia addosso. " Stretta tra le tue braccia e con questo tepore dormirò come un fanciullo. Buonanotte Xena" rispose Olimpia chiudendo gli occhi. La guerriera baciò nuovamente la testa della poetessa, augurandole in dolce riposo.

Nel cuore della notte, strani movimenti attorno al giaciglio insospettirono la guerriera. Silenziosamente si era alzata e appostata su di un albero li vicino, così da poter avere una visuale più ampia. Dall'alto, notò alcune fiaccole accese nel folto della boscaglia. Senza pensarci troppo, era andata a dare un'occhiata più da vicino. Man mano che si avvicinava, riusciva a distinguere 3 torce con i rispettivi guerrieri a sorreggerle. I tre uomini indossavano uniformi romane ma non portavano con loro nessun tipo di vessillo identificativo. Quale miglior modo, pensò la donna, di scoprirlo se non quello di chiederlo con le buone maniere? Con un movimento rapido atterró le tre guardie, porgendo loro alcune domande ben mirate. " Cosa fate nel pieno della notte a spasso per il bosco eh? Siete lontani da Roma" affermò. " L'imperatore ce lo ha ordinato. Dovevamo stare qui fino al tuo arrivo" rispose uno dei soldati. Sgranando gl'occhi, capì il motivo del loro vagare:" Stavate aspettando.... Olimpia!". Con un pugno, mise fuori gioco l'uomo e correndo tra gli alberi, si diresse dalle due amiche. Al suo arrivo, Olimpia giaceva a terra stordita. " Olimpia svegliati, coraggio!" la esortí la mora schiaffeggiandole delicatamente il viso. La poetessa, nonostante la botta in testa ricevuta, si riprese quasi subito . " Xena... cos'è successo?" chiese massaggiandosi la fronte. " Speravo lo dicessi tu a me.. dov'è Elice??" disse la guerriera guardandosi attorno. " Elice... ora ricordo! Mi sono svegliata e non ti ho visto accanto a me cosi mi sono alzata per dare un'occhiata in giro. Ho sentito un rumore dietro quel cespuglio e quando mi sono avvicinata qualcuno mi ha colpito.. mentre ero a terra, prima di perdere i sensi ho visto Elice mentre veniva portata via" rispose preoccupata. " Ci hanno teso una trappola, mi hanno attirato lontano da qui per agire indisturbati..." disse furiosa la mora " Chi può essere stato? Perché Elice?" chiese il bardo confuso. Xena, chinatasi per osservare le impronte lasciate dai soldati, rispose :" Roma non dimentica. Sono venuti per cercare vendetta".

Senza perdere un solo minuto, partirono alla ricerca della fanciulla, seguendo le tracce della legione che aveva rapito la giovane. Nonostante ci fossero tre tipi diversi di percorsi intrapresi dai soldati, solo uno era quello giusto. " E ora? Dove andiamo?" chiese Olimpia. " Guarda questi segni, se osservi bene sono più profondi. Anche se hanno cercato di farci sbagliare percorso, questo carro era più pesante e probabilmente Elice era proprio su quello. Coraggio, dobbiamo raggiungerli in fretta, ho un brutto presentimento" rispose Xena lanciando Argo al galoppo. 

Intanto, da qualche parte...

Elice, dopo essere stata rapita dai soldati romani era stata portata in un sotterraneo di chissà quale palazzo o prigione. Ancora priva di sensi, era stata appena a testa in giù, legata con delle catene che prendevano dal soffitto. 
" Mm... Che botta. Perché il pavimento è ribaltato?" disse guardandosi attorno. " Eiiii c'è nessuno? Sono appesa a testa in giù come un maiale!" si lamentó la fanciulla dondolandosi. La porta fece uno strano rumore prima di spalancarsi, permettendo a una figura alta e possente di entrare. Questa, si inchinó accanto alla ragazza, cosi da avere il suo viso più vicino. " Non c'è motivo di urlare, presto non ti servirà più quella vocina fastidiosa" disse l'uomo. " Hai intenzione di tirarmi giù o devo obbligarti a farlo?" rispose la ragazza con tono persuasivo. " Ahah legata così come pensi di fare?" rise il romano. Sfruttando il fatto di essere appesa a testa in giù, si dondoló velocemente in avanti, colpendo l'uomo con una testata. Il colpo fu così forte da rompere il setto nasale al legionario, facendolo sussultare dal dolore. " Piccola sgualdrina! Rimpiangerai tutto quello che hai fatto" disse uscendo dalla stanza. " Elice 1, Romano 0... devo slegarmi in fretta o mi andrà il sangue al cervello" disse tentando di raggiungere le catene.

Poco lontano da li...

Xena e Olimpia avevano seguito le tracce del carro su cui, secondo la guerriera, avevano trasportato la fanciulla. Mentre cercavano altri indizi per continuare a seguire la pista, qualcuno sbarró loro la strada.
" Xena, Olimpia. Che piacere " disse Marte. " Mi piacerebbe dire lo stesso. Non abbiamo tempo da perdere quindi scusami ma siamo di fretta" rispose la guerriera. " Nono aspetta, è da in po che non chiacchieriamo" la fermò l'uomo. " Quale parola non ti è chiara di ABBIAMO FRETTA?" disse Olimpia raggiungendo la donna. " Nessuno ha chiesto il tuo parere poetessa. Ma ditemi, dov'è la fanciulla che ultimamente gira con voi?" chiese la divinità. " Non è affar tuo, ora spostati e lasciaci passare" ringhió Xena. Indietreggiando di qualche passo, Marte creò tra le sue mani una sfera di fuoco incandescente, puntandola contro le due donne. Con un sorriso quasi soddisfatto, rivolse il suo sguardo alla mora, scusandosi con semplici parole: " Temo di non poterlo fare stavolta..." .

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Capitolo 17
*** Vendetta Pt. 2 ***


" Temo di non poterlo fare stavolta". Così aveva risposto il dio della guerra, impedendo alle due donne di proseguire la loro ricerca. " Marte sei uscito di senno? Che vuoi fare?" disse Olimpia incredula. " Sapete cosa? Ogni volta che cercavo di costruire qualcosa, siete sempre arrivate voi a distruggermi tutto. Prima con Callisto, poi con Cesare e ora anche con Claudio. Queste terre hanno bisogno di un imperatore degno di sorreggere quel nome e io ho bisogno di un valido condottiero per il mio esercito. Quindi questa volta non permetterò che voi vi mettiate in mezzo" spiegò l'uomo. Xena, da subito confusa dal comportamento della divinità, iniziò a comporre i pezzi del puzzle. " Tutti avrei pensato ma non tu... Ti sei abbassato davvero a questi livelli? Il grande e potente dio della guerra ha paura di una fanciulla? Ahah stai invecchiando eh" rispose Xena con il suo classico sorriso di sfida. L'uomo, irritato, lanciò la sfera luminescente proprio ai piedi delle due donne, quasi come se non volesse davvero colpirle. " La prossima volta non sarò così gentile. Tornate indietro, ora" suggerì. " Tzs Tzs.. Coraggio ammettilo che ho ragione. Hai paura che Elice rovini i tuoi piani! Ci è andata vicino la scorsa volta e sai che potrebbe rifarlo, ecco perché hai aiutato Claudio a rapirla" disse la donna avvicinandosi lentamente alla divinità. Olimpia continuava a non capire, tant'è che guardava l'amica con aria interrogativa. La guerriera aveva premuto un tasto dolente nell'orgoglio dell'uomo che, infuriato, aveva creato un altra sfera nella sua mano sinistra. Pochi secondi prima di lanciarla, Venere si parò di fronte a Marte, impedendogli qualsiasi mossa. " Marte! Smettila subito!" urlò la donna. L'uomo, adirato, spinse via la sorella, urlando a sua volta:" Togliti di mezzo, non sono affari tuoi!". Con uno sguardo complice, Venere fece intendere alle due di avviarsi lontano da lì e continuare la loro ricerca mentre lei teneva occupato il dio della guerra. Approfittando del momento, Xena e Olimpia si allontanarono velocemente in groppa ai loro animali. 

Intanto... 

" Ci sono quasi... Ah! Per un pelo non ci arrivavo dannazione! Devo riprovarci, stavolta con più spinta.. Forza Elice, 1...2....3! Evvai! Perché quando faccio queste cose Xena non c'è mai a vedermi? " disse la fanciulla. Dopo vari tentativi, era riuscita a raggiungere le catene che tenevano imprigionate le sue caviglie. Nello stesso istante, la porta della cella si era spalancata, facendo entrare due uomini alti e robusti con un aria tutt'altro che rassicurante. Erano infatti venuti per prendere la ragazza e portarla chissà dove. " Lasciatemi! Dove mi portate!" urlò Elice. I due non risposero, si limitarono solo a trascinarla fuori da quella buia e umida stanza. Percorso un lungo corridoio e una rampa di scale, lasciarono la ragazza ai piedi di una grata, richiedendo dietro di lei un altra porta. " Ma bene, dall'essere appesa come un salame ora sono un cane in gabbia... La prossima volta mi scuoiate come le tigri?" disse ad alta voce come a volersi far sentire. Qualcuno che l'ascoltava evidentemente c'era, visto che la grata di fronte a lei si aprí. La luce del sole filtró attraverso l'apertura, accecando per qualche istante la giovane, abituate al buio della cella. Uscendo, si accorse di non essere stata liberata, bensì rinchiusa nuovamente in uno spazio più grande. Le si geló il sangue per ciò che le si presentò davanti. Una miriade di pensieri cominciarono ad affollare la sua mente,isolandola totalmente da ciò che la circondava. 
" Non di nuovo... Sono fuggita da quel posto per ritrovarmi di nuovo qui... Per gli dei no... " sussurrò piano." Ammirate popolo di Roma! Siete lontani dalla vostra terra ma Roma ormai è dovunque e come tale, anche i divertimenti. Oggi, qui nell'arena dell'imperatore Claudio, ammirerete il primo gladiatore donna, traditrice di Roma, Elice. Non fatevi ingannare dalla sua bellezza, ella ha tentato di uccidere il nostro imperatore e questo non rimarrà impunito. Che entrino gli sfidanti!" urlò una voce sugli spalti. La fanciulla cominciò a guardarsi attorno, accorgendosi di essere circondata da 5 uomini grossi e muscolosi, corazzati con armature romane ed armi singolari. A quella vista, la folla posta sugli spalti iniziò a urlare e applaudire per l'imminente bagno di sangue. Al contrario dei gladiatori, Elice non possedeva nessun tipo di arma, ne di armatura. " Leale come scontro... Devo temporeggiare o questi bastioni mi uccideranno all'istante" disse. Un corno rimbombò nell'aria, annunciando l'inizio del combattimento. Uno dei gladiatori si scagliò letteralmente addosso alla fanciulla, cercando di colpirla con la mazza chiodata di cui era dotato. Elice, non potendosi difendere, tentava di schivare i colpi violenti dell'avversario. " Saranno anche forti, ma io sono più furba" pensò lei. Essendo più bassa del guerriero, si lanciò tra le gambe dell'uomo, arrivandogli alle spalle per spingerlo poi in avanti, facendolo cadere a terra. L'arma che teneva in mano, scivolò poco distante, permettendo alla ragazza di afferrarla. Gli altri gladiatori intanto si erano avvicinati, circondandola nel mezzo dell'arena. Roteando la mazza sopra di lei, tentò di tenere il più distante possibile ogni guerriero. Uno di loro, colto alla sprovvista, cadde a terra tramortito per il colpo ricevuto. Mentre Elice sorrideva compiaciuta, un altro uomo sferrò il suo tremendo attacco, ferendo la ragazza ad una gamba. Sopraffatta dal dolore, abbassò la guardia, permettendo ad un altro gladiatore di catturarlo nella sua rete. Da una grata dietro di loro, entrò trottando un cavallo, appositamente richiesto per poter trascinare la giovane per tutta l'arena. Dopo un paio di giri completi per esibire il trofeo catturato, il cavallo venne fermato. La rete con all'interno Elice non si mosse... Anche gli spettatori sugli spalti rimasero in silenzio, come stupiti dell'accaduto. L'uomo che poco prima l'aveva catturata, si avvicinò per mostrare a tutti la brutale fine della giovane. Inchinatosi per verificare, avvicinò il suo viso alla fanciulla. Era l'occasione giusta per agire. Con uno scatto velocissimo colpì l'uomo in pieno volto e mentre perdeva l'equilibrio, Elice riuscì a sottrargli il pugnale legato alla cinta, pugnalandolo in pieno petto. Dolorante, e sotto gli occhi stupiti della folla, la ragazza si rimise in piedi, lanciando uno sguardo di sfida all'imperatore seduto sul suo trono. Soffiando via una ciocca di capelli dal viso, puntò il pugnale verso gli altri 4 guerrieri di fronte a sé e con voce sicura disse:" Avanti il prossimo"

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