Through the glass di Lales (/viewuser.php?uid=48222)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ebbene, siamo qui oggi
riunite perchè Lale ha avuto un'altra follia creativa a suo
parere molto molto intrigante! Non so se chiamarla Short Fic o
considerarla una FF a tutti gli effetti. E' composta di cinque massimo
sei capitoli e quattro sono già scritti, per cui niente
paura, verrà assolutamente terminata. Spero vi piaccia, come
a me è piaciuta scriverla.
Nota: E' ambientata
nel futuro, per cui se leggete qualcosa di strano e che al momento non
si trova in commercio o comunque non esiste, non temete, è
tutto calcolato e fa parte della storia. Ah dimenticavo, i Tokio Hotel
(per loro fortuna) non mi appartengono e questo scritto è
tutto frutto della mia fantasia (anche perchè è
ambientata nel 2019 vedete un po' voi ^^).
Enjoy!
Prologo.
I'm looking at you through the
glass, don't know how much time has passed.
Oh God, it feels like forever, but no one never tells you that forever
feels like home.
Sitting all alone, inside your head.
Ti guardo attraverso
il vetro, non so quanto tempo sia passato.
O Dio, sembra sia per
sempre, ma nessuno ti ha detto che per sempre sembra casa.
Seduta da sola, nella
tua testa.
Camminava
velocemente sui suoi scomodi tacchi di pelle nera in quella caotica via
del centro di Berlino, era in ritardo, nuovamente. Il rumore del
traffico mattiniero le impediva di capire perfettamente ciò
che le veniva detto nell'auricolare del bluetooth e se lo spingeva
nervosamente nell'orecchio rischiando di farlo entrare nel timpano. Era
il tipo di donna che odiava chi faceva ritardo, ma non riusciva a non
prendersi dieci minuti sull'orario d'ingresso in ufficio, mai. Forse
succedeva perchè ogni volta che metteva piede fuori casa ad
un orario decente qualcosa di imprevisto le accadeva come se il suo
karma la volesse punire. Per lei era più una condanna il
ritardo, che una fattore di distrazione. Senza contare che con ben due
cellulari in mano che vibravano ad interrmittenza dalla mattina alla
sera ed un matrimonio da organizzare, avrebbe voluto allungare la
giornata e farla diventare di cinquanta ore, così da poter
fare tutto senza problemi. Stringeva l'agenda sotto un braccio, le
chiavi della macchina infilate all'indice tramite l'anellino del
portachiavi, il bluetooth nell'orecchio, la 24 ore a tracolla e la
borsa in spalla. Oltre all'allungamento della giornata avrebbe avuto
bisogno di un trapianto di braccia. Aveva saputo che la chirurgia aveva
fatto passi avanti in quel campo, avrebbe potuto farci un pensierino e
diventare la prima donna polipo al mondo.
Michelle Essen era una donna in carriera; una donna in carriera che si
stava sposando e da circa cinque mesi a quella parte era diventata
nevrotica, irascibile e incontenibilmente stressata, più
stressata del solito, il che voleva dire toccare picchi decisamente
alti. Il ticchettio delle sue costose scarpe di pelle nera scandivano
il ritmo dei suoi passi, accompagnati dalle urla isteriche che riusciva
a produrre la sua voce in quel momento di grandissima crisi.
- Ho detto Tulipani, non Fresie, io odio le Fresie! - disse decisa
sentendo l'altro telefono vibrare nella mano destra.
- Un secondo, ho un'altra chiamata in linea - spinse il silenzioso sul
tasto del primo cellulare e rispose alla chiamata del secondo - Pronto?
-
Una voce calda e familiare le arrivò all'orecchio, non ci
mise molto a riconoscerlo e a non farlo finire di parlare - Ciao
amor...-
- Benji dio santo, ti sto chiamando da un'ora! - lo investì
Michelle con il tono più calmo che potesse fare,
così somigliante a quello di una persona insana mentalmente.
- Che è successo? - rispose il suo futuro marito, esasperato.
- Mi ha chiamato il sarto poco fa, mi ha detto che oggi devi andare un
attimo lì a misurare la giacca -
- Ma ci sono stato l'altro ieri! - sbuffò l'uomo dall'altro
lato del telefono.
- Non lo chiedere a me, io oggi devo fare trecentomila cose e non so se
riuscirò a pranzare, comunque, sto parlando con il fiorario,
hanno sbagliato a prendere l'ordinazione dei fiori, stanno mettendo le
Fresie Benji, le Fresie, ti rendi conto?! - squittì Michelle
girando l'angolo.
- Tu odi le Fresie amore mio dolcissimo - la prese in giro il suo
futuro marito non nascondendo una risatina.
- Non ridere idiota, la cosa è gravissima, ora devo andare,
ci sentiamo dopotiamociao - chiuse il telefono senza neanche aspettare
la risposta e ritornò alla chiamata con la segretaria del
vivaio sull'altro cellulare.
- Ho detto che voglio i Tulipani - riprese a dire la donna accelerando
il passo.
- Signorina le ho già spiegato che non è periodo
di Tulipani - rispose cordialmente la ragazza non sapendo
più in che lingua dirglielo.
- Non mi interessa, fateli arrivare dall'Olanda, io voglio i Tulipani! -
- Ci sono delle bellissime Orchidee bianch...-
- I Tulipani! - gridò Michelle girando nuovamente l'angolo e
sentendo il corpo di un estraneo scontrarsi contro il suo. Uno degli
imprevisti di guardarsi i piedi mentre si cammina, urlare parlando al
telefono mentre si è intenti a leggere la rubrica dell'altro
cellulare per trovare il numero del ristorante del pranzo di nozze. La
borsa cadde per terra e la vide chiaramente scendere a capofitto sul
marciapiede grigio e afflosciarsi di lato. La signorina all'orecchio
continuava a ripeterle alternative ai Tulipani e lei alzò
gli occhi di scatto verso il corpo estraneo che l'aveva colpita.
- Ma vuoi stare attento a dove vai? - gridò forte verso
l'uomo che le era venuto addosso. Lo fissò negli occhi e
corrugò la fronte.
- Veramente sei tu che non guardavi dove andavi - rispose gentilmente
la voce della persona di fronte a lei abbassandosi per riprenderle la
borsa e porgergliela.
Nel frattempo la signorina al telefono temendo che quel grido disumano
si riferisse a lei aveva terminato di elencarle la lista dei fiori
disponibili e attendeva che ci fossero segni di vita da parte della
donna.
- Non c'entra - si stizzì Michelle prendendo la borsa dalla
sua mano e girandogli le spalle - Pronto? Mi sente? -
Continuò a camminare più velocemente verso
l'ingresso dell'ufficio reggendo la borsa sotto il braccio, cercando di
mettere le chiavi della macchina all'interno.
- Che ne dice delle Rose verdi? -
- Le Rose verdi? - chiese Michelle perplessa.
- E' un nuovo incrocio che stiamo provando in via sperimentale, sono
molto belle, può venirle a vedere quando vuole, sono qui in
vivaio -
La donna entrò come un razzo nelle porte del grande palazzo
di vetri che ospitava il suo ufficio fiondandosi dentro l'ascensore che
si chiudeva lentamente. Si appoggiò alla parete dorata
sospirando rumorosamente
- Va bene, appeno trovo cinque minuti verrò a vedere queste
Rose verdi - disse chiudendo la chiamata e aspettando che le porte di
fronte a lei si aprissero.
Guardò l'orologio del telefono e sgranò gli occhi
lanciandosi fuori dall'abitacolo appena le porte gliene dettero
l'occasione. Corse sulla moquette ed evitò qualche persona
che camminava nel senso opposto, arrivando al suo ufficio ed entrando
di gran carriera, lanciando tutto per terra: il telefono stava
squillando.
- Pronto? - rispose Michelle senza fiato.
- Michelle - una voce profonda chiamò il suo nome in modo
austero e le fece rabbrividire - Ti sto chiamando da cinque minuti e
rispondi solo ora, dove sei stata? -
- Capo - disse lei sorpresa - Sono qui, dove vuoi che fossi? - rispose
nervosamente facendo il giro della scrivania e sedendosi sulla sua
poltrona di pelle nera.
- In effetti mi era parso di vedere qualcuno molto simile a te correre
in corridoio, ma devo essermi sbagliato - disse l'uomo ironicamente.
- Sicuramente - rispose lei annuendo e mordendosi il labbro, si
girò verso la finestra ammirando il panorama su Berlino e si
afflosciò su se stessa - Posso fare qualcosa per te? -
- Si - disse sicuro - Rilassati e lavora -
- Certo capo - rispose lei sorridendo e chiudendo la chiamata. In
effetti le sarebbe piaciuto sapere come ci si potesse rilassare
lavorando ma non volle porsi ulteriori domande. Si appoggiò
allo schienale della sedie e vagò con lo sguardo nel suo
ufficio cercando di ricordarsi mentalmente dove aveva messo la sua
agenda. Molti le chiedevano come mai nel 2019 continuasse a tenere
un'agenda di carta, scritta addirittura a penna. Ma lei continuava a
rispondere che le cose se le ricordava meglio se le scriveva di suo
pugno. Alla soglia dei trentadue anni, c'erano ancora molte cose che
rimpiangeva del passato, come i cari e vecchi diari fatti di pagine
vere, che si potevano toccare e sentire sotto le dita. Ora invece tutti
erano passati al digitale, e di cartaceo non c'era quasi più
niente. I pc dell'ufficio erano collegati tra loro, e se c'erano
appuntamenti o note venivano spedite via internet. Quella mattina ad
esempio, avrebbe avuto due appuntamenti con due gruppi diversi, e se
non se lo fosse scritto lei sull'agenda non se lo sarebbe mai
ricordato. Per fortuna che questo digitale non lo odiasse poi
così tanto. Accese il computer e vide gli appuntamenti
trascritti per quella giornata. Il suo compito all'interno della Warner
Music era quello di scoprire nuovi gruppi, nuovi cantanti, insomma i
nuovi talenti musicali della Germania e di produrli nel caso valesse la
pena; era una brava produttrice, anche se ancora giovane si era fatta
le ossa con il tempo. Ascoltava moltissima musica, ed era fervente fan
dell'Indie, che sosteneva a spada tratta. Nonostante le scarpe da
500€ ai piedi, il suo era serio animo rock, l'involucro che la
conteneva erano soltanto vestiti.
- Chris - chiamò ad alta voce dalla poltrona cercando ancora
l'agenda con gli occhi - Chris, vieni qui -
Christopher il suo assistente entrò nella stanza senza
bussare e la guardò con gli occhi sgranati ed il fiatone.
- Che c'è? - chiese ansimando -
- Hai visto la mia agenda? -
- Forse te l'avrà rubata qualche vecchietta pensando che
fosse una copia della Bibbia del XIX secolo -
- Idiota - lo apostrofò Michelle cercando nella borsa - Qui
non c'è! -
- Oh mio dio devo chiamare la biblioteca nazionale - scherzò
Chris - Forse l'hanno appena archiviata nei loro scaffali -
- Vuoi essere licenziato? - chiese Michelle con il fuoco negli occhi -
Aiutami a cercarla -
Il ragazzo sbuffò e cominciò a cercare il
prezioso oggetto non con troppa voglia, la perdeva sempre, e la
ritrovava altrettante volte.
- Michelle, sei proprio anziana, eppure hai due cellulari che ti fanno
anche il caffè macchiato, non capisco perchè ti
ostini ad usare quella "cosa" -
- Dentro quella "cosa" - chiarì la donna - C'è
tutta la mia vita; la disposizione degli invitati al matrimonio, gli
appuntamenti, i numeri di telefono, tutto capito? Se la perdo sono
morta! - disse con la voce incrinata, mettendosi quasi a piangere -
Devo trovarla a costo di setacciare questo ufficio -
- Ma sei sicura che sia qui? - chiese Chris dubbioso - Sei entrata da
quella porta e ce l'avevi con te? -
- Certo che si - berciò Michelle alzandosi dalla poltrona,
ma non ne era troppo sicura neanche lei. Mise una mano sotto al mento e
si guardò intorno - Che ore sono? -
- Le 9.30 - disse Chris guardandola.
- Beh ci penseremo dopo, andiamo in sala ci saranno già i...
-
- I...? -
- Non mi ricordo il nome, ma vabbè, quelli... -
- Ah si, i Ciarlis -
- Bel nome del cazzo, se sono bravi dobbiamo farglielo cambiare, inizia
a farti funzionare il cervellino - Non sapendo cosa portarsi dietro,
perchè solitamente si portava l'agenda, prese i cellulari ed
il portatile chiuso sulla scrivania, uscendo a testa alta dall'ufficio
seguita da Chris.
- Sei tu quella che dovrebbe occuparsi di queste cose -
scandì l'assistente affiancandosi alla figura della donna e
sorridendo sornione.
- Lo so tesoro, ma tu guarda caso lavori per me e con me, e ti ricordo
che io ho talmente tante cose da fare che non ho tempo neanche per
mangiare...-
- Tu non mangi per entrare nel vestito, il che è diverso -
si permise di dire il ragazzo guardandola serio.
- Ehi tu - si girò Michelle lanciandogli un'occhiataccia -
Cos'è tutta questa confidenza? -
- Me la sono presa da quando mi hai raccontato la storia della tua
vita, ovvero dopo due giorni che lavoravo qui -
- Si beh, sono un tipo socievole - disse la donna facendo finta di
essere offesa e schiacciando il bottone dorato dell'ascensore - Ma sono
sempre più vecchia di te, per cui porta rispetto alle
signore anziane -
- Si scusami nonna - scherzò il biondino appoggiandosi al
muro.
- Ora non esagerare, nonna no, zia casomai -
- Ti porto rispetto solo perchè sei nata negli anni '80 e
sei una figa per forza di cose -
Michelle scoppiò a ridere notando le porte che si aprivano
di fronte a lei e facendosi spazio tra la gente che scendeva
dall'ascensore.
- Strano che non ti veda con i capelli cotonati e le spalline imbottite
allora - disse lei continuando a sorridere, schiacciando il tasto
numero cinque e poggiandosi alle pareti del mezzo - Sarebbe esilarante -
- Vedi, vedi che sono un genio! - rispose Chris alzando le mani al
cielo - Se questi qua sono bravi li possiamo lanciare in puro stile
80ies, che ne pensi? Vita alta, cotonature e giacche fosforescenti! -
- Mah, la vita alta è appena tornata di moda, dici che
dovremmo sfruttare l'onda? -
- Assolutamente - continuò Chris eccitato - Sarebbe figo,
come un ritorno indietro nel tempo.-
- Non mi ricordo neanche che genere fanno - Michelle guardò
i cellulari per leggere se nell'agenda elettronica degli appuntamenti
aveva segnato qualcosa, ma ovviamente aveva scritto tutto sull'agenda
lasciando per il pc e il cellulare informazioni puramente generali.
- Non importa il genere, possiamo plasmare chiunque, lo sai,
è la nostra forza -
- Sai fino a dieci anni fa se mi avessero fatto un discorso del genere
probabilmente avrei sparato al mio interlocutore - rispose la mora
uscendo dall'ascensore e precedendo Chris.
- Dieci anni fa - continuò l'assistente - Non avevi delle
Paciotti da 547 € ai piedi -
- Vero - annuì Michelle - Ma lo sai che il mio animo
è ribelle -
- Lo so - rispose lui precendola e appoggiandosi alla porta della sala
d'incisione e aprendola per far entrare Michelle.
Un'altra giornata era cominciata, con il piede sbagliato forse, ma
probabilmente quello assolutamente giusto.
__________________
Ai posteri l'ardua
sentenza. ^^
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Capitolo 2 *** 1. ***
1.
- Quand'è
il prossimo appuntamento? - chiese Michelle mettendosi le mani nei
capelli scuri ed alzando lo sguardo verso Chris.
- Ora hai
una pausa di due ore prima degli appuntamenti di oggi pomeriggio, il
primo è alle 15. -
- Oddio -
sbuffò lei alzando gli occhi al cielo - Forse riesco a
mandare giù qualcosa oggi -
- Oh no, poi non
entrerai nel vestito - la canzonò Chris prima di continuare
- Beh io vado a la-vo-ra-re, ci vediamo tra un po' -
- Se ho bisogno di te
grido - rispose Michelle alzando una mano in segno di saluto.
- Non c'è
bisogno, usa il telefono -
Sogghignò
tra sé e sé poggiata con la fronte sulle mani.
Ripensava, da quando aveva scoperto che la sua agenda era scomparsa, al
percorso che aveva fatto quella mattina, e nonostante si ricordasse
perfettamente che l'aveva presa dalla macchina, i suoi ricordi si
fermavano a quando aveva sbraitato contro l'assistente del vivaio per i
Tulipani.
- Scheisse -
sbuffò poggiando la schiena contro la sedia e girandosi
verso il panorama berlinese: era morta, doveva rifare tutto.
Il cellulare
cominciò a vibrare sul piano di vetro dietro di lei e si
voltò di scatto afferrandolo energicamente - Pronto? -
- Signorina Essen -
una voce femminile le accarezzò il timpano.
- Sì? Avete
trovato la mia agenda? - chiese lei speranzosa, non sapendo minimamente
chi fosse quella donna e perchè avrebbe dovuto ritrovare la
sua preziosa agenda.
- Ehm, veramente no,
chiamo dal Royale -
- Ah, oddio il
ristorante, vi stavo chiamando stamattina poi mi sono successe delle
tragedie immani una dopo l'altra e... - si interuppe la donna pensando
al fatto che a quella del Royale della sua vita non gliene importasse
poi tanto - Mi dica -
- Ecco, avremmo
bisogno della disposizione dei tavoli, per i segnaposto -
Il volto di Michelle
andò a fuoco, per fare tutta la disposizione ci aveva messo
ben due settimane e non aveva avuto tempo di trascriverle al computer.
E quella disposizione si trovava inconfutabilmente sulla sua agenda
perduta.
- Ehm sì -
- Se potesse
inviarcelo via mail entro domani sarebbe meraviglioso -
cinguettà la ragazza dall'altro capo del telefono.
- Domani? - chiese
Michelle deglutendo.
- Sì,
c'è qualche problema? -
- No no assolutamente
- rispose la donna fingendo sicurezza - Domani avrete la disposizione
dei tavoli -
- Perfetto, allora la
saluto, buona giornata -
- Altrettando -
squittì la mora chiudendo la chiamata e fissando un punto
nel vuoto di fronte a lei, indecisa se cominciare a riscrivere la lista
o suicidarsi in alternativa. Non ebbe il tempo di pensare a come morire
lentamente ed in agonia che il cellulare squillò nuovamente.
- Pronto? - rispose
monocorde continuando a fissare il nulla.
- Salve, parlo con la
signorina Essen? -
- Sì -
disse Michelle ancora più affranta.
- Sono Jean Claude,
della pasticceria -
- Salve, mi dica -
- Senta signorina,
è un problema se al posto del cioccolato al mascarpone
mettiamo la crema di cioccolato? -
Michelle si
alzò in piedi furente - Ma se io ho scelto il cioccolato al
mascarpone un motivo ci sarà! -
- Lo supponevo
signorina - rispose la voce con vago accento francese - Ma sa, la torta
diventa un po' pesante... -
- NON MI INTERESSA -
gridò la donna - Sarò libera di volermi
strafogare il giorno del mio matrimonio o vuole venire a scegliere lei
anche le bomboniere e il menù per il pranzo? - chiese
stizzita, prima di rendersi conto che stava parlando da sola. Infatti
la linea era caduta e riceveva in risposta solo de tu ravvicinanti. -
Pronto? - guardò lo schermo e si vide che era tornato sullo
sfondo principale e lo
buttò sulla
scrivania prima che squillasse nuovamente; isterica come non mai lo
riprese tra le mani e rispose chiaramente - Non mi interessa se non
fabbricano più il mascarpone o il cioccolato, non mi
interessa se dovete andare in Perù a prenderlo dalle
piantagioni, fatemi quella cazzo di torta al cioccolato al mascarpone o
cambio pasticceria, crede di riuscire a farlo senza ulteriori problemi
o le devo mandare la ricetta di mia nonna? -
- Ehm, ciao -
Una voce tremendamente
familiare, ma che non riusciva a ricollegare ad alcun viso le rispose
imbarazzata, prima che lei potesse rendersi conto che non stava
parlando con la pasticceria.
- Tu non sei Jean
Claude - disse ovviamente cadendo a peso morto sulla sedia dietro di
lei.
- Direi di no, e non
vorrei essere nei suoi panni - continuò la voce profonda
dell'uomo che le parlava.
- Scusami davvero,
è una giornataccia, chi sei? -
- Tu sei Michelle
Essen? - chiese l'uomo continuando a mantenere un tono di voce
rilassato e molto seducente.
- Sì, chi
parla? -
- Scusami, ho trovato
la tua agenda per ter... -
Non fece neanche in
tempo a far finire la frase all'uomo che comincio ad urlare dalla gioia.
- Oh mio Dio, chiunque
tu sia ti amerò infinitamente per tutta la vita! Non puoi
capire quanto l'ho cercata, lì c'è tutta la mia
esistenza. Dov'era? - chiese quasi sull'orlo delle lacrime di
felicità.
La risata dell'uomo
continuò a farle venire la pulce nell'orecchio, quella voce
e quella risata la conosceva, ma non sapeva dove l'aveva sentita.
- Per terra, questa
mattina mi sei venuta addosso -
- Ah tu sei quello che
mi è venuto addosso! -
- Beh ci siamo
scontrati, diciamo così - sogghignò l'uomo.
- Mi stai salvando la
vita, davvero -
- Non c'è
problema, anzi scusami, ho dovuto aprirla per cercare un recapito -
- Non importa, la cosa
che conta è che tu abbia chiamato ed io abbia risposto -
cinguettò la donna felice.
- Si di solito il
telefono funziona così - rispose l'uomo continuando a
mantenere un tono ilare nella voce.
- Dove ci possiamo
incontrare, avrei due ore libere da lavoro, anzi, permettimi di
offrirti il pranzo, sei stato troppo gentile -
Michelle si
guardò intorno; lei non offriva pranzi agli sconosciuti, non
l'aveva mai fatto. Quell'uomo poteva essere chiunque, anche se era
convinta del fatto che l'avesse già sentita quella voce, e
non una volta sola. Sbuffò tra sé e sé
mandando via la coscienza che le diceva sempre quello che doveva fare,
e pensando che la notizia del ritrovamento dell'agenda dove essere
festeggiato, non le importava se l'uomo potesse essere un omicida
seriale.
- Io sono al Ritz -
Carlton in questo momento - Michelle rizzò le antenne e
pensò che un omicida seriale non trascorre le notti al Ritz
e tornò all'ascolto - Possiamo vederci qui fuori e andare in
un ristorantino qui vicino che consoco molto bene -
- Perfetto,
qual'è il tuo nome? - chiese la donna interessata.
- Non preoccuparti, ci
vediamo lì fuori tra mezz'ora, ti trovo io -
- Ok - rispose
Michelle perplessa - A dopo -
Chiuse la chiamata e
non sapeva se ridere per la felicità o essere preoccupata.
In effetti poteva essere benissimo che un omicida seriale fosse uno
ricchissimo che si annoiava e per divertirsi torturava la gente, anzi
in particolare povere donne more tedesche in procinto di sposarsi. E
poi cos'era quella storia che non voleva dirgli il nome,
perchè? Gli assassini non dicono il loro nome, cos'aveva da
nascondere? Forse aveva sbagliato ad essere così impulsiva,
ma non le importava, sarebbe andata all'appuntamento; prese la sua
giacca di pelle e i suoi fidati cellulari uscendo dall'ufficio di gran
carriera, avrebbe ripreso l'agenda e sarebbe andata via, doveva riavere
assolutamente la disposizione dei tavoli del suo matrimonio.
___________________
Non poteva crederci
realmente perchè non pensava stesse succedendo davvero a
lei.
Erano passati quasi
dieci anni da quando aveva detto addio ai Tokio Hotel. Come un flash,
come il film della tua vita che ti scorre nella mente prima di morire,
Michelle in quel momento riviveva tutto, tutto quello che aveva fatto
per loro. Le sentiva sulla pelle, perchè quelle esperienze
l'avevano segnata, ed anche fatta crescere. I giorni passati sotto al
sole, sotto alla pioggia, fuori dai concerti, aspettando solo loro. Le
ore perse sotto agli hotel, semplicemente per immaginarsi che lui le
avrebbe sorriso, che le avrebbe detto mezza parola, e magari fatto una
foto insieme. Le volte che li aveva visti passare in macchina e avrebbe
voluto gridare il suo nome giurandogli amore eterno, insieme ad altre
trecento fans che avevano avuto la sua stessa idea. Lo sapeva, ci era
cresciuta con quel mito e ne era consapevole del fatto che loro due non
avrebbero mai avuto niente a che fare. Mondi opposti, completamente
diversi, mondi che non si sfiorano neanche per sbaglio.
Lui su una terrazza
dorata riparato dalla pioggia, lei a prendere l'acqua con il naso
rivolto verso il cielo. Era una fan, una delle prima in Germania, e
faceva così strano trovarselo davanti a pochi metri di
distanza. Il sogno, il desiderio, era lì, di spalle, in
giacca di pelle.
Di foto insieme ne
avevano una sola, e non si ricordava più che fine avesse
fatto. Tutti i cd, i dvd, i giornali ritagliati, i poster, le foto sul
pc non sapeva più dove fossero, e la cosa ancora
più strana era che non ci aveva più pensato da
quel giorno in cui la sua passione, il suo amore, era andato via, per
sempre. Quando decise di smetterla con i Tokio Hotel, lo fece
perchè li odiava, perchè non erano più
gli stessi dell'inizio, perchè non li riconosceva
più. Burattini da casa discografica li aveva chiamati, ed
ora uno dei Mangiafuoco era lei, anche se non per i diretti
interessati. Con gli anni, con il lavoro, riuscì a capire i
motivi, ma non ritornò mai indietro. Ogni tanto le giugevano
notizie sulla loro carriera, ormai in declino totale, ed era contenta,
perchè se avessero lavorato con lei non gli sarebbe successo
tutto quello. Bill drogato, Tom sull'orlo del manicomio e Gustav e
Georg che seguivano a ruota gli amici, cercando di recuperare il
recuperabile. L'ultimo album era stato un flop di livello mondiale, e
non se ne erano più ripresi, Bill in riabilitazione e Tom
scomparso chissà dove. L'aveva sempre pensato che la
gestione del management era stata sbagliata, impensabile per una major
come l'Universal, ma che li aveva effettivamente portati verso il
baratro.
Li amava da impazzire
a livello musicale, cosa strana per un amante di tutt'altro genere, ma
non seppe mai spiegarsi il motivo del perchè loro avessero
scelto lei. Si perchè l'aveva sempre pensato che loro
sceglievano le fan; arrivava una specie di chiamata, come quella di
Dio, e tu non potevi esimerti dal seguirli, adorarli, amarli
più della tua vita.
Ma cosa ancora
più forte, era vedere lui che suonava. Lui che si piegava
all'indietro e toccava le corde del suo basso con quelle mani grandi e
possenti, lui, che ora le dava le spalle, ma che aveva riconosciuto
subito. Il tipo dell'agenda non si faceva vedere, ed il fatto che Georg
Listing fosse davanti al Ritz Carlton (hotel davanti alla quale da
giovane aveva passato memorabili nottate) non poteva che essere un
segno del destino. Ormai non gli interessava più niente di
lui, ma voleva parlarci, normalmente, come aveva sempre sognato di
fare. La maggior parte delle volte i suoi sogni diventavano
automaticamente erotici, ma la cosa che si era sempre chiesta era cosa
dirgli nel momento in cui i suoi meravigliosi occhi verdi si sarebbero
posati sui suoi banalissimi occhi marroni.
- Georg - chiese
timidamente verso l'uomo, trentadue anni di bellezza teutonica e occhi
color smeraldo.
Lui si girò
piano e le sorrise chiudendo gli occhi. Michelle credette di
stramazzare al suolo chiedendo pietà, ma lui le rispose -
Ciao Michelle -
Sgranò gli
occhi e si mise una mano sulla fronte, ora si che aveva bisogno di
lamette per i polsi - Oh mio dio, non ci posso credere -
- Lo so che mi amerai
per sempre, me l'hai già detto, ma prima riprenditi questa -
sorrise nuovamente e le porse l'agenda che lei prese come se le stesse
dando il segreto del Santo Graal.
- Tu sei Georg Listing
- scandì bene le parole Michelle.
- Aspetta che
controllo - rispose lui prendendo il portafoglio e tirando fuori la
patente - Si mi sa che sono io... - sorrise ancora ad una Michelle
paralitica con la bocca spalancata.
- E come ci
è arrivata la mia agenda nelle tue mani? -
Georg
scoppiò a ridere - Ma ti ricordi stamattina? Quello a cui
sei andata addosso, ero io -
La donna si riprese
sorridendo e scuotendo la testa - Impossibile, ti avrei riconosciuto -
- Beh non
è successo -
- Ma non potevi essere
tu quello di stamattina, io ti conosco centimetro per centimetro, ti ho
visto tanto volte, esaminavo le foto al computer esplorando ogni poro
della tua pelle... - si bloccò notando che forse aveva
esagerato e che probabilmente si stava mettendo in ridicolo davanti a
quella che aveva sempre creduto essere la sua anima gemella,
così si morse la lingua.
- Ogni poro della mia
pelle - chiese Georg divertito - Wow, credo che questa me la
segnerò -
- Dai scherzavo -
cercò di aggiustare il disastro appena combinato una
Michelle pallida che stringeva la sua agenda con quanta forza aveva in
corpo; una cosa del genere non l'aveva neanche mai sognata, era assurda.
- Certo, come no -
- Beh se sei
così non è colpa mia - si giustificò
la mora - Potevi essere più brutto -
- Lo dirò a
mia mamma quando la vedrò : "Mamma però... potevi
farmi basso e grasso e pure con i brufoli!" -
- Ecco si,
più o meno - rispose Michelle imbarazzata.
- Dai ti sto prendendo
in giro - disse Georg tranquillo - Il ristorante che ti dicevo
è di là, ti va ancora di pranzare con me? -
- Eh sai, adesso che
ho scoperto chi sei non ne sono tanto sicura - rispose ironica la donna
mettendosi una mano sotto al mento - Anche se sono abituata a trattare
con certa gente, tu sei veramente troppo anche per una come me -
- Beh è un
fardello che mi tocca portare, con i pro ed i contro -
- Capisco, ma almeno
potresti smetterla di sorridere a 32 denti che mi stai accecando?! -
rispose la donna girandosi di spalle - Beh dov'è questo
ristorante? -
- Di qua, faccio
strada -
E mentre lo vedeva
camminare di fronte a lei non ebbe più dubbi. Quello era
Georg Listing dei Tokio Hotel.
____________________
- Non so se dirti "Wow
non sei cambiato per niente" oppure "Come sei diverso" - disse Michelle
mettendosi le mani sotto al mento e guardandolo mentre appoggiava le
braccia sul tavolo. La verità era che sembrava ancora
più bello e magnetico di quanto si ricordasse, i lineamenti
erano sempre quelli, ma più maturi. L'unica cosa che mancava
erano i capelli, più corti rispetto al passato, ma che lo
rendevano sempre stupendo.
- Vorrei non essere
cambiato, ma queste rughe intorno agli occhi non me le sono sognate di
notte, ci sono no? -
- Si beh ci sono -
rispose la donna socchiudendo le palpebre per vederlo meglio.
- Ecco, allora forse
sono cambiato, dieci anni fa ero un gran bel figo - disse mesto.
- Beh adesso non
è che sei proprio da buttare... - cercò di
confortarlo la mora, mostrando una sincerità sfacciata.
- Tu sei di parte, non
vale! - rise Georg abbagliandola di nuovo.
- Oh beh, un pochino,
ma che ci vuoi fare, a me quelli come te mi sono sempre piaciuti -
rispose serafica - E stai tranquillo, non ci sto provando, mi sposo tra
un mese - Mise le mani avanti sorridendo ed osservando la reazione del
bassista.
- No, ora che ne avevo
trovato una sana -
- Di cosa? - chiese
Michelle curiosa.
- Di fan - disse come
se fosse ovvio.
- Ecco, forse
è proprio perchè non sono più vostra
fan che sono sana di mente, voi non vi siete mai resi conto quanto sia
faticoso essere fan dei Tokio Hotel, è quasi un lavoro -
annuì la mora seria.
- Ci siamo resi conto
che fino a qualche anno fa non potevamo neanche venire in un posto come
questo senza essere assaliti -
- Certo, ma l'avete
voluto voi -
- Pensi davvero che ce
la siamo cercata? -
- Ti parlo a livello
professionale Georg - rispose Michelle passando la testa su una mano
sola - Più neghi una cosa, più la proteggi,
più la gente la vorrà toccare, vedere, prendere. -
- Perchè a
livello professionale, che lavoro fai? - chiese curioso.
- Oh non credo che tu
lo voglia veramente sapere - rispose la donna ridendo.
- No son curioso, che
lavoro può fare una che va in giro con un'agenda? La
bibliotecaria? -
- No - rispose
Michelle stizzita - Sono una produttrice -
- Di intimo? - chiese
Georg stuzzicandola.
- No - la donna si
contorse le mani e guardò oltre quei fari verdi che la
stavano penetrando - Lavoro alla Warner, quindi immagina che tipo di
produttrice possa essere -
L'uomo
scoppiò a ridere, con la classica risata che lei aveva
sempre adorato, e rimase incantata ad ascoltarlo.
- Sei il nemico quindi
- disse il bassista tornando semi serio.
- Potrei dire la
stessa cosa di te -
- Vero -
annuì Georg - ed hai trovato i nuovi Tokio Hotel? -
- Più di un
gruppo veramente - disse sicura Michelle - Ma non voglio vantarmi con
te -
- Quindi pensi di
essere un'esperta? -
- Non lo penso, lo so
- si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lo
guardò di nuovo a fatica - Io cerco sempre di limitare gli
isterismi nei confronti dei miei gruppi, e devo dire che ai livelli che
avete avuto voi non c'è mai arrivato nessuno -
- Vi volevamo bene...
- disse piano Georg abbassando gli occhi.
- Ci evitavate bene,
vorrai dire - Michelle sentiva dentro tanti pensieri che aveva represso
dentro di sé, pensieri che avrebbe voluto dir loro da anni,
ed ora anche se ne aveva beccato solo uno non poteva farsi scappare
l'occasione - Tutte quelle belle parole nelle interviste "L'amore con
le fan è possibile"... ma dove? Non potevate neanche
avvicinarci che avevate paura di noi e delle possibili reazioni. Vi
circondavate di bodyguard anche per andare in bagno, come pensi che una
persona possa vivere tutto ciò nella normalità? -
- C'erano moltissimi
concerti e incontri... -
- Certo, milioni di
persone compresse tentando di arrivare in prima fila. - Michelle
posò le mani sul tavolo, quasi rabbiosa - Sai quanti giorni
prima bisognava venire in fila qui in Germania? -
- Una settimana... -
- Esatto! - si
animò la mora - D'estate e d'inverno, sempre lì
per voi ad aspettare, per potervi vedere una misera ora e
mezza, e vi vedevo più distanti che mai, anche se arrivavo
davanti -
- E' strano sentirsi
dire queste cose - rispose Georg triste.
- Prima o poi qualcuno
te le avrebbe dette -
- Quando è
cambiato tutto, non ce ne siamo neanche accorti, noi pensavamo di
essere sempre gli stessi -
- Certo, Bill che si
droga è una cosa normale - rispose Michelle stizzita.
- Io non ero d'accordo
con quello che faceva - disse l'uomo alzando leggermente la voce -
Nessuno di noi tre lo era -
- E' stato quello
sommato ad altre cose che vi ha portato a dove siete oggi, ovvero al
niente - continuò Michelle - Vivete con i diritti delle
canzoni e non vi parlate quasi più -
Georg alzò
gli occhi - Tu queste cose come le sai? -
- Scusa - rispose
Michelle abbozzando un sorrisetto - Non dovrei saperle, ma le voci
corrono, specialmente se si può parlare male dei pupilli
dell'Universal -
- I pupilli
dell'Universal? - chiese l'uomo ridendo - Non la metterei
così, comunque, credi davvero che noi non avessimo voluto
che andasse diversamente? -
- Credo proprio di si
- annuì Michelle - Io lo vedevo in voi che lo facevate per
la musica e non per i photoshoot. Lo vedevo che tutto quello che c'era
di contorno vi faceva schifo, noi lo percepivamo, ma voi lo
continuavate a fare, perchè è così che
funziona lo showbiz, lo so io, lo sai tu, lo sanno tutti. -
- Già -
rispose mestamente mentre arrivava il suo piatto di pasta di fronte a
lui.
- Posso farti una
domanda? - chiese Michelle mentre le posavano l'insalata davanti - Dove
sono gli altri? -
Il bassista prese la
forchetta e sorrise - Bill in riabilitazione, esce tra qualche giorno,
non vedo l'ora di vederlo, è ingrassato, sta bene - prese
due rigatoni e li osservò soffiandoci sopra - Tom non esce
di casa da più di un anno, ogni tanto lo vado a trovare e
cerco di convincerlo di tornare ad Amburgo, ma non si vuole muovere da
lì, sta bene, ma non riesce a mettere piede fuori dalla
porta -
- Com'è? -
chiede la donna rimanendo impressionata da quello che le stava dicendo.
- Senza dread e fa
finta di essere felice in mezzo alla campagna- rispose mettendosi la
pasta in bocca.
- Tomi -
sussurrò Michelle abbassando lo sguardo - Quanto mi dispiace
-
- La realtà
è che il successo ci ha logorato, ci ha distrutto, ci ha
portato su in cima e poi ci ha schiacciato -
- Gustav? -
- Lui sta bene, si
è sposato ed ha due bellissimi maschietti, vive a Magdeburgo
ed è felice, anche se non può suonare la sua
batteria come prima - rispose soffiando quasi - In verità
non so neanche perchè sto raccontando queste cose a te, ma
non mi capita spesso di parlare con qualcuno che sappia tutta la storia
dall'inizio, e non dover spiegare alcune cose è decisamente
rilassante -
- E tu? - chiese
Michelle non ascoltando ciò che le diceva - Tu come stai? -
- Stressato e felice
grazie - rispose sorridendo.
- Le battute non ti
mancano mai - constatò Michelle - Non ti sono mai mancate -
- Beh preferisco
prenderla con filosofia - risponse infilzando altri due rigatoni -
Altrimenti mi andavo a chiudere con Tom dentro una villa di quattro
piani -
- Fa molto chic,
potevi pensarci seriamente -
- Già -
rispose lui - Invece ho preferito sposarmi una stronza russa che mi ha
lasciato per un altro stronzo russo -
- No - disse la donna
quasi sconvolta - Ti sei sposato?! -
- Si, siamo stati
sposati 5 anni ed ho due bambine - a quelle parole il suo sorriso si
illuminò ancora di più.
- Ed io che pensavo
che sarei stata io la madre dei tuoi figli - ridacchiò
Michelle mangiando un boccone di insalata.
- Beh all'epoca eri
una fan, e noi avevamo paura delle fans no? - disse Georg ironico
riferendosi al discorso precedente di lei.
- Infatti, lei
immagino che non sia stata tua fan -
- Era una modella, non
sapeva neanche chi fossi, quando l'ho conosciuta non mi sembrava vero
che qualcuno non sapesse chi ero, ci siamo sposati troppo presto, dopo
pochi mesi, ma la amavo davvero -
- Ma come ha fatto a
tradirti? - disse Michelle pensando ad alta voce con gli occhi a
guardare l'ambiente.
- Ah chiedilo a lei -
- Mah, una pazza -
continuò la donna concentrandosi sull'insalata ed infilzando
il radicchio quasi con rabbia.
- Grazie, quanta
partecipazione -
- Prego -
alzò gli occhi ancora sgranati - Io certe donne non le
capisco -
- Neanche io - rispose
lui - Veramente non le capisco tutte, ma sto cercando di trovare dei
punti di contatto -
- Sei qui per lei? -
chiese Michelle ingoiando altra insalata.
- Si, si è
trasferita qui con le bambine, le posso vedere solo nel fine settimana,
per cui faccio avanti e indietro da Amburgo -
- Ma oggi è
mercoledì - lo contradisse.
- Sto cercando casa
qui a Berlino, per evitare di stare sempre al Ritz, sai, questi luoghi
mi ricordano i vecchi tempi, e per il mio cuore da inguaribile
romantico fa male -
- Quante ore ci ho
passato lì sotto, ad aspettare che usciste - si
ricordò Michelle alzando gli occhi al cielo.
- Quante? - la
sfidò Georg.
- Troppe - rise la
donna - Una volta stava anche nevicando, ma sono rimasta sotto, avrei
fatto di tutto... -
- Per me? -
- Per voi - lo
corresse - Eravate la mia droga, se non vi vedevo stavo male, vi ho
seguito il più possibile e non me ne pento però
mi rendo conto di aver costruto quegli anni solo su sogni -
- Beh mi sembra che tu
sia venuta su bene signora produttrice - la canzonò il
bassista.
- Non mi lamento -
- Però sai,
ora che ti guardo bene, hai un viso conosciuto - le disse Georg
fissandola.
- Sì -
disse lei arrossendo leggermente - Il 23 settembre 2006 abbiamo parlato
-
- Davvero? - chiese
lui ridendo - E cosa ci siamo detti? -
- "Ciao Georg" e tu
"Ciao" - disse lei imitandone la voce e facendolo ridere - "Possiamo
farci una foto?" e tu "Certo" -
- Tutto qui? -
- No, poi io ti ho
detto "Grazie" e tu "Prego". Il resto delle volte che pensavo mi avessi
guardata immagino siano state solo mie percezioni -
- Beh guardavo da
molte parti -
- Veramente tu non
guardavi mai negli occhi una persona, se capitava era un evento unico -
- Ero un ragazzo
timido - scherzò lui prendendo il calice del vino e
portandoselo alle labbra.
- Ed io ero Jessica
Rabbit - disse lei ironica - Tu e Tom eravate assurdi, almeno lui lo
diceva apertamente e faceva anche un po' schifo, ma tu mio caro eri il
peggiore -
- Io? - rise lui -
Perchè? -
- Perchè
era palese che tu e Tom andavate felici in coppia a mietere giovani
vittime, anche se credo sia stato quello che volevano uscisse fuori -
- Brava, sei
perspicace -
- In realtà
io lo sapevo che Tom è di una timidezza da far spavento, lo
sapevo e lo dirò sempre -
- Beh sì,
è timido, ecco perchè la maggior parte delle
volte era ubriaco -
Risero insieme a
quella battuta, lui ricordando alcuni episodi divertenti, lei cercando
di immaginarseli, ma tornarono subito seri.
Michelle
sospirò e prese altre due forchettate di insalata
portandosela alle labbra.
- Mi fa male pensare
che voi non siete più voi -
- Anche a me,
pensavamo che sarebbe rimasto tutto perfetto per sempre, ma ci
sbagliavamo -
- "Wir bleiben immer..."
- sussurrò Michelle guardandolo mentre ripuliva il suo
piatto con la forchetta e la guardava.
- Ok, ora che siamo
giunti alla fine del viale dei ricordi, cambiamo discorso - disse
subito Georg - Dimmi un po', ti sposi davvero? -
- Oh si - disse
Michelle sorridendo - Ammetto che avrei voluto che tu fossi il mio
sposo, ma devo accontentarmi -
- Non si
può avere tutto dalla vita -
- L'ho capito dieci
anni fa - rispose lei fissandosi le mani e pensando nuovamente che
tutto quello era assolutamente una delle cose più assurde
che le fosse mai capitata nella vita.
- E' strano Georg -
continuò Michelle - Mi era sempre sembrato di conoscervi,
come se foste miei amici, ed ho sempre sognato di cenare con te in un
posto simile, ma ora che mi sta succedendo non provo niente -
- Non ti faccio
neanche un po' effetto? - chiese lui offeso.
- Non è
quello, è come se io me lo fossi aspettato che prima o poi
sarebbe accaduto, ed ora che è successo non ho nient'altro
da aspettare -
- Hai il tuo
matrimonio -
- Sì quello
si, ma parlo di te, di voi, ora che anche questo è successo,
ho chiuso, definitivamente - sospirò Michelle - E' brutto
arrivare a questa consapevolezza -
- Magari questa non
sarà l'ultima volta che ci vediamo -
- Magari stai
vaneggiando perchè hai bevuto troppo vino -
scherzò lei.
- Ci credi nei sogni? -
- Credere nei sogni? -
chiese la donna incredula - Sotto queste vesti c'è un mondo
che tu non conosci -
- Cioè? -
Michelle si sbottono
il bottoncino della camicetta bianca del polsino sinistro e
lasciò la manica salire fino alla spalla. All'interno del
braccio gli mostro "Sognatrice" scritto nero su pelle, collegato
tramite cinque stelle colorate ad una più grande sul polso.
L'uomo rimase un attimo sorpreso e le fissò il braccio
disegnato per alcuni secondi.
- Allora non ho idea
di chi ho di fronte - disse Georg fingendo di aver paura - Tutta
perfettina fuori e piena di tatuaggi sotto ad una camicia di seta -
- Te l'ho detto che
qui sotto c'è un mondo che non conosci - scherzò
nuovamente la mora portandosi i capelli da un lato della spalla, prima
di sistemarsi la camicia.
Non fece in tempo ad
abbottonarlo che il telefono cominciò a vibrare sonoramente
e dovette cercare per bene prima di ritrovarlo nell'enorme borsa di
pelle rossa.
- Scusami - disse
rivolta verso Georg prima di rispondere - Pronto? -
- Mimi - la
chiamò Chris dall'altro lato del telefono - Dove sei? -
- A fare una cosa
chiamata pranzo - disse lei fissando il bassista mentre si guardava
intorno.
- Beh muovi il sedere
e ritorna in ufficio, abbiamo la nostra diva che fa i capricci e non so
come fermarla -
- Va bene, arrivo
subito, dille di sedersi sul mio divano e mettile la traccia otto
dell'mp5 inserito nella USB -
- Perfetto -
- Arrivo -
Michelle chiuse il
telefono e guardò Georg sconsolata - Perdonami ma ho un
emergenza artista livello otto -
- Non preoccuparti -
rispose lui alzandosi mentre lei prese una banconota dal portafoglio e
la gettava sul tavolo, i soldi di carta esistevano ancora, loro
malgrado.
- Ti avevo detto che
ti offrivo il pranzo per l'agenda - disse lei prima che potesse
replicare qualcosa.
Lui alzò le
mani - Non ho detto niente -
- Meglio prevenire che
curare - rispose lei infilandosi la giacca di pelle e guadagnando
l'uscita del locale.
Camminarono in
silenzio fino al marciapiede davanti al Ritz dove Michelle si
ricordò in un lampo lei che correva dietro una delle loro
macchine.
- Non puoi capire
quanto mi abbia fatto piacere vederti - disse lei sorridendo.
- E a me conoscerti,
Michelle -
- Sono sicura che una
cosa simile non succederà mai più per cui - si
sporse in avanti lasciandogli un bacio sulla guancia - Grazie di tutto,
per quello che è stato -
- Grazie a te per il
pranzo - rispose lui sorridendo.
- Beh ciao - disse lei
timidamente girandosi di spalle e camminando nella direzione opposta.
Non sentì la risposta da parte di Georg, e non le importava.
Sapeva solo che uno dei desideri più grandi della sua vita,
anche se passata, si era avverato, ed era sempre più
convinta che le cose agognate prima o poi arrivano.
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Capitolo 3 *** 2. ***
2.
Quei dieci giorni erano passati molto velocemente, tra i preparativi
del matrimonio ed esaurimenti vari, sia suoi che della sua pupilla, la
cantante dell'anno; Deva. L'aveva scoperta lei ed era sempre stata un
po' pazza, ma era suo compito contenere le sue manie di protagonismo e
le scenate di fronte ai giornalisti.
- Ti rendi conto Mimì? - le stava gridando davanti Deva
mentre Michelle era afflosciata su se stessa e si fissava il braccio
con le stelle, quel giorno era il tanto agognato venerdì
casual, e quando poteva mettersi le magliette di cotone a maniche corte
e le scarpe basse era sempre ben felice.
- Mi rendo conto, mi rendo conto - sussurrò continuando a
contarsi le stelle.
- Io sono scioccata, come possono insinuare che le mie tette siano
state riempite di silicone?! E' fuori moda dal 2010! -
- Ed io non faccio mai niente che sia fuori moda - sussurrò
Michelle sapendo già quello che avrebbe detto Deva.
- Ed io non faccio mai niente che sia fuori moda! - gridò la
bionda al centro dell'ufficio - Dobbiamo inoltrare un comunicato
stampa... -
- Deva basta! - berciò Michelle alzandosi dalla scrivania -
L'unica cosa che devi fare tu è preoccuparti di finire le
tracce entro i tempi stabiliti, di quello che scrivono sui giornali non
te ne deve importare un bel niente, sono tutte balle no?! Allora non
dargli peso - Sorrise e fece il giro della scrivania parandosi di
fronte alla cantante - Ora torna in studio per favore e finisci il tuo
lavoro -
La bionda abbassò gli occhi e si fissò i piedi
avvolti in sandali dorati da chissà quante centinaia di
euro, dopodichè rialzò gli occhi quasi sull'orlo
delle lacrime - Mimi, se non ci fossi tu, non saprei come fare -
Abbracciò la donna ed uscì teatralmente
dall'ufficio, lasciando Michelle appoggiata al ripiano del suo tavolo.
Il rumore del telefono la fece sobbalzare, si distese all'indietro
sulla scrivania e lo prese dal ripiano.
- Pronto? -
- Io l'ho sempre detto che tu sei la migliore -
- Capo? - chiese incredula Michelle guardando il numero dell'interno da
cui proveniva la chiamata, era davvero il suo capo.
- Michelle, io non ho parole, sei un genio, voglio parlare con te
immediatamente, vieni nel mio ufficio, oddio non ci posso credere -
- Ok - rispose la donna rimettendo il telefono nella sua postazione ed
uscendo dalla stanza.
Si incamminò in corridoio pensando a tutto ciò
che aveva fatto negli ultimi giorni che potesse rendere il suo capo
fiero di lei; Deva non poteva essere, e neanche gli altri gruppi che
produceva, erano tutti in studio a registrare, nessuno aveva rilasciato
interviste o fatto concerti. Girò l'angolo e si
ritrovò la porta del capo chiusa in fondo al corridoio.
Non si porse ulteriori domande ed arrivò di gran carriera
davanti alla porta di vetro oscurato, aspettando che si aprisse, cosa
che successe subito dopo.
- Buongiorno capo -
- Mia cara adorata Michelle - disse lui venendole incontro e
prendendole le spalle - Sei la mia punta di diamante, quest'operazione
non me la sarei mai aspettata -
La mora lo guardò negli occhi non riuscendo a capire a cosa
si riferisse - Capo, non so di cosa stia parlando... -
- Suvvia - rispose l'uomo girandosi e tornando alla sua sedia - Ho
capito che magari stai ancora trattando, ma non puoi tenermi
all'oscuro, voglio sapere come hai fatto -
- A fare cosa? - chiese Michelle alzando la voce.
- A portare qui i Tokio Hotel - rispose il Capo sorridendo sornione -
Non hai detto niente a nessuno, volevi farmi venire un infarto,
dì la verità! - disse scherzando.
- Cosa? - chiese la donna scioccata - Io non... -
Ma l'uomo non la fece finire di parlare - Voglio incontrarli, voglio
parlarci e sapere cosa gli ha spinti a lasciare l'Universal. Dobbiamo
rilanciarli Michelle, e solo tu puoi farlo, sarà
fantastico... -
- Capo scusa - chiese la mora con la bocca spalancata - Come hai saputo
questa cosa? -
L'uomo alzò un sopracciglio e girò lo schermo del
suo pc mostrando a Michelle la foto di lei e Georg seduti al ristorante
in cui avevano pranzato insieme con la scritta "Aria di
cambiamenti?" in giallo canarino che troneggiava sopra la
foto.
- Oh mio dio - disse la donna perplessa avvicinandosi allo schermo.
- "Georg Listing tenta di salvare i Tokio Hotel?
Così pare, come notiamo da queste foto in cui è
in compagnia di Michelle Essen, un pezzo grosso della Warner Music..." -
lesse Michelle sgranando gli occhi ogni secondo in più che
si rendeva conto di quello che stava accadendo. Un pezzo grosso, lei?
- Capo - disse infine scuotendo la testa - Non è vero, non
sto portando qui i Tokio Hotel! -
- Cosa? - rispose lui non sapendo se stesse scherzando o meno - Queste
foto parlano chiaro... -
- Si, stiamo pranzando insieme, ma è stato un caso -
spiegà la donna - Aveva semplicemente ritrovato la mia
agenda e per ringraziarlo gli ho offerto il pranzo. -
- Vuol dire che non me li stai portando qui? - disse l'uomo serio in
volto.
- Capo no, non abbiamo parlato di lavoro, io non so in che rapporti
siano con la casa discografica ma sicuramente dopo il flop dell'ultimo
cd non penso buoni -
Continuava a chiamarli cd, ma non si trattava propriamente dei famosi
cerchietti argentati. I cd erano andati fuori produzione da anni, e le
canzoni venivano vendute solo tramite la rete, riducendo i costi,
nonostante lei rimanesse affezionata ai vecchi riproduttori di musica
essendo una fervente collezionista di musicassette, vinili e cd.
- Appunto - disse lui animandosi - Me li devi portare qui
Mimì, non ci avevo mai pensato veramente, ma li dobbiamo far
ritornare come dieci anni fa - si aggiustò sulla sedia e la
guardò puntandogli un dito contro - Tu devi farli ritornare
come dieci anni fa -
- Io? - chiese la donna incredula.
- Tu Michelle, sei l'unica che li conosce così bene da poter
precedere le risposte alle loro domande -
- Capo ma è impossibile. Un membro del gruppo è
scomparso non si sa dove, un'altro è appena uscito dalla
riabilitazione... -
- In puro stile rock n roll no? - disse l'uomo alzandosi nuovamente
dalla sedia.
- Non so se ci riesco capo -
Lui poggiò una mano sul vetro della finestra guardando fuori
- Ce la farai Mimì, loro non hanno niente da perdere, e
neanche tu -
- Ma... - tentò di dire lei.
- Niente ma, portameli qui, voglio parlarci - rispose senza diritto di
replica - Vai ora -
Michelle girò su se stessa e si incamminò in
corridoio ritornando nel suo ufficio, uno dei due suoi cellulari stava
squillando; prese l'auricolare bluetooth e se lo mise all'orecchio,
uscendo di nuovo dalla stanza e dirigendosi verso l'ascensore.
- Pronto? -
- Michelle - Adorava come pronunciava il suo nome, era così
calda ed avvolgente la sua voce. Il cuore saltò un battito e
lei si appoggiò contro le pareti dell'ascensore per non
cadere al suolo. Premette l'ultimo tasto in cima ai bottoni dorati e
vide le porte chiudersi.
- Georg? -
- Cavolo mi hai riconosciuto subito -
La mora sorrise tra sé e sé incrociando le
braccia ed uscendo all'ultimo piano del palazzo, che si trovava sopra
al piano del suo ufficio - In che cosa posso aiutarti? - chiese
delicatamente.
- Hai visto le foto? -
- Si - rispose la donna cominciando a salire le scale che l'avrebbero
portata sul tetto del palazzo.
- E' strano, non finivo sui giornali da un bel po' - disse lui ridendo.
- Già fa sempre uno strano effetto vedersi su uno schermo -
Arrivò in cima e aprì la porta della terrazza,
venendo colpita da un venticello leggero che le scompigliò i
capelli; uscì al sole e chiuse gli occhi aspettando che lui
dicesse qualcosa.
- Quello che c'è scritto, non è del tutto falso -
disse lui come se volesse togliersi un peso.
- Cosa? - chiese Michelle tranquillamente - Che stai cercando di
salvare i Tokio Hotel o che avete lasciato l'Universal? -
- Tutte e due -
- Avete lasciato l'Universal? - chiese la donna alzando leggermente la
voce ed arrivando alla ringhiera del terrazzo appoggiandosi con i
gomiti.
- Si -
- Ora ho capito - disse lei con il tono ancora calmo - Mi hai usato per
fare pubblicità al gruppo, ecco perchè eri vicino
all'ufficio quella mattina - chiuse gli occhi e scosse la testa - Non
ci posso credere -
- No Michelle, ti sbagli - rispose lui animandosi - E' vero, quella
mattina ero di fronte alla Warner ma al momento di entrare non ce l'ho
fatta, io ho sempre avuto il sostegno degli altri per queste cose, e da
solo mi rimane difficile. Che poi tu lavorassi lì non lo
sapevo, non potevo neanche immaginarlo quando ho visto l'agenda per
terra -
La mora aprì gli occhi e si poggiò con la schiena
sulla ringhiera - E cosa vorresti ora da me? - chiese la donna.
- Credo che sia stato un segno del destino, incontrarti, e vorrei che
tu ci dessi un'altra opportunità -
Michelle scoppiò a ridere - Parliamoci chiaro Georg, siete
sull'orlo del baratro, Tom non esce di casa, Bill non so neanche in che
condizioni sia... -
- Ho parlato con Gustav e Bill - disse subito il bassista animandosi
nuovamente - Non vedono l'ora, ricominciare, per noi significherebbe
dare una scossa nuova alle nostre vite. L'unico che bisogna convincere
è Tom, ma ci stiamo lavorando...-
- Devo vedervi, così su due piedi non posso giudicare.
C'è molto lavoro da fare. -
- E' un si quindi? - chiese Georg felice.
- No. Sarà un si nel momento in cui vedrò che
varrà la pena spendere soldi per una vecchia gloria della
Germania Est - sorrise Michelle.
- A questo proposito - continuò l'uomo - Io parto oggi per
Amburgo, la mia ex moglie è fuori per lavoro e si
è portata le bambine, per cui non potrò vederle -
- Si - disse Michelle riaprendo gli occhi.
- Potresti venire con me e decidere se ne valiamo la pena o no -
- Georg - si sciolse Michelle - Io lo so che ne valete la pena, ma
adesso nella mia posizione non posso permettermi di sbagliare -
- Lo so - disse lui - Per questo ti chiedo di venire ad Amburgo -
- Ti ricordo che mi sposo tra venti giorni io?! -
- Ti prego Michelle, è importante - la mora
sgranò gli occhi, che ora lui si mettesse a pregare lei era
veramente qualcosa di inimmaginabile, tanto meno pensare che avrebbe
potuto produrre loro.
La mora si sedette per terra incrociando le gambe e poggiandosi con i
gomiti sull ginocchia.
- Finisco tra un'ora, dovrò passare a casa a prendere un
cambio... -
- Ok ci vediamo tra un'ora lì sotto - la investì
la voce di un Georg felice - Grazie Michelle, davvero -
La donna sorrise e si appoggiò con la testa alla ringhiera -
Prego Georg - e spinse il bottoncino dell'auricolare chiudendo la
chiamata.
____________________
Quando era tornata a casa spalancando la porta era al telefono con
Benji, tentando di spiegargli perchè quel fine settimana non
sarebbe stata presente alla degustazione del pranzo di nozze.
- Amore mi fido di te, so che sceglierai tante cose buonissime -
rispose lei cercando di essere convincente.
- Mimi, lo sai che non ci capisco niente e non voglio farti arrabbiare
il giorno del matrimonio quando mangerai cose che ti faranno schifo -
rispose lui con il traffico berlinese a fare da sottofondo alla sua
voce.
- Mi fido ti ho detto - sorrise lei mettendo quattro paio di magliette
uguali nella borsa - E' una questione di lavoro importante, non posso
lasciarmi sfuggire l'occasione -
- Ho capito tesoro, ma noi ci sposiamo tra venti giorni... -
- Lo so - lo investì lei andando in bagno e lanciando tutti
i prodotti sistemati sul davanzale dentro la borsa - Lo so, ma se non
fosse così importante non andrei -
- Di chi hai detto che si tratta? -
- Benji tu non ci capisci niente di musica, anche se ti dico il nome
non credo che tu sappia... - In effetti nel corso di quegli anni
passati insieme al suo compagno, si era spesso domandata come mai si
era scelta un uomo che confondeva i Beatles con i Rolling Stones, e che
pensava che i pick up fossero le macchine, ma forse, il fatto che lui
non c'entrasse niente con il mondo della musica le aveva fatto
dimenticare ciò che aveva sempre desiderato: un compagno
musicista con cui condividere quella passione. Prendersi un manager di
alta finanza non era il massimo del divertimento, ma almeno non l'aveva
mai fatta soffrire con qualche groupie spuntata chissà da
dove.
- Fai una prova - rispose lui sfindandola.
- I Tokio Hotel - sbuffò lei sapendo già come
avrebbe reagito. Era uno dei pochi gruppi che conosceva dato che
sapendo il passato della sua futura moglie, era stato più
spesso soggetto a sfoghi verbali nei confronti del gruppo che aveva
tanto amato.
- Ah ecco, ora capisco tante cose - disse lui pensieroso - Mi devo
preoccupare? -
- No amore - rispose lei sorridendo - Non ti devi preoccupare -
- Invece mi preoccupo - disse lui serio - Quando si tratta di quelli
lì diventi un'altra persona -
- Non è vero - si giustificò lei - E' solo una
questione di lavoro, devo portarli da noi, ci sono molti soldi in ballo
e la mia testa è sulla ghigliottina -
- Come sei tragica -
- Sarò anche tragica, ma io sto andando ad Amburgo -
Una delle cose che amava di lui era il fatto che non fosse possessivo
nei suoi confronti, e si fidasse ciecamente di lei, lasciandole sempre
fare ciò che voleva.
- Non avevo dubbi amore, quando ti metti in testa qualcosa è
impossibile farti cambiare idea -
- Mi consoci bene tu - rispose solare Michelle chiudendo la borsa e
buttandola vicino all'ascensore - Ora devo andare, ci vediamo domenica
sera -
- Va bene tesoro, qualsiasi cosa chiamami e manderò una
squadra di intervento speciale a riprenderti immediatamente -
Michelle rise e poi si fermò ad osservare una loro foto
insieme, di qualche anno prima - Ti amo - gli sussurrò
all'auricolare.
- Anche io tesoro mio, un bacio - rispose lui.
- Un bacio -
Chiuse la chiamata e si fiondò in ascensore; Georg la stava
aspettando in macchina, e per quanto tutto potesse sembrarle assurdo
quasi paranormale, si stava lentamente abituando al fatto che lei lo
conosceva e che presto avrebbe conosciuto anche gli altri.
- Eccomi - disse allegramente Michelle entrando in macchina - Ce l'ho
fatta -
- Come l'ha presa lo sposo? - chiese lui mettendo in moto e partendo a
razzo.
- Bene, ma magari cerchiamo di arrivarci interi e non in ambulanza ad
Amburgo -
- Scusa, ho la guida un po' sportiva -
- Me ne sono accorta - rispose lei prendendo i suoi telefono e
mettendoli nella tasca della borsa - E' strano esseri qui con te -
continuò lei fissando la strada - In effetti sono strane
molte cose da un po' di giorni a questa parte -
- Anche io sento cambiamenti nell'aria, sarà che sono
felice? -
- Ehi non esserlo troppo, è ancora tutto da vedere -
- Lo so - rispose lui - Ma solo il semplice fatto che tu abbia
accettato mi fa capire che una minima possibilità di
riuscita ci sia -
- Certo, una minima possibilità c'è - rispose
Michelle - Ma dovete recuperare il desaparecido, io vi prendo in
quattro, pacchetto completo, altrimenti niente - disse alzando un dito
verso il cielo.
- Beh, per quello ci vorra un po' di tempo, dobbiamo parlarci e
convincerlo, non sarà facile - rispose Georg rabbuiandosi.
- Bill non può fare niente? -
- Bill? - disse lui serio - Non si parlano da un anno quei due -
- Dici seriamente? - chiese Michelle incredula - Non pensavo che il
loro rapporto potesse rovinarsi -
- Anche per noi era impensabile che potesse succedere una cosa simile.
Tom ha sempre dato la colpa alle fans per quello che è
successo a Bill - spiegò Georg - Lui, era diventato
isterico, non riusciva più ad uscire di casa da solo, e poi
è arrivata la droga che mischiata all'alcol e alle pasticche
che ci passava il management gli hanno spappolato il cervello -
- Se ha sempre dato la colpa alle fans perchè non parla
più con il fratello? -
- Ha tentato di aiutarlo in tutti i modi, ma Bill non si è
lasciato aiutare da nessuno all'inizo, neanche dal gemello -
continuò Georg - Tom non sapeva più cosa fare,
era diventato incontrollabile, veramente fuori di testa. Vedeva il
gemello distruggersi giorno dopo giorno e non poteva fare niente,
così ha comprato casa in mezzo alla campagna intorno ad
Amburgo, si è chiuso dentro da solo con tutte le chitarre e
non ne è più uscito. Possiamo andare solo io e
Gustav a trovarlo, e sua mamma, per il resto non permette a nessuno di
entrare. -
- E' veramente triste - disse Michelle non sapendo cos'altro dire.
- Bill un anno fa venne a casa mia, io e mia moglie ci stavamo
lasciando, era un periodo di merda e quando lo vidi in quelle
condizioni non sapevo se ammazzarlo con le mie mani oppure aiutarlo -
sospirò Georg - Propesi per la seconda opzione, era ridotto
ad uno straccio -
- Aveva deciso di farsi aiutare? - chiese la donna girando il viso a
guardalo.
- In un momento di lucidità che aveva avuto aveva capito che
più in basso di come si trovava non poteva andare, quel
giorno si era iniettato in vena una cosa nuova, di cui non so neanche
il nome, era stato malissimo e mi disse che voleva finirla
perchè non si riconosceva più... - Georg si
interruppe un momento, cercando di eliminare quell'immagine di Bill
dalla sua mente - Era un'altra persona, pesava 40kg forse e le occhiaie
gli ricoprivano la maggior parte del viso, del Bill che ti ricordi tu
non aveva più niente. Lo presi di peso e lo misi vestito
nella vasca, era la brutta copia di se stesso, probabilmente se non
l'avessi visto con i miei occhi non riuscirei ad immaginarmelo - L'uomo
mise la freccia prendendo l'autostrada in direzione di Amburgo, mentre
Michelle si accoccolava sul sedile del passeggero non sapendo cosa dire.
- L'ho fatto stare a casa mia il primo periodo di disintossicazione, da
solo non poteva stare. Alternava momenti di lucidità in
altre in cui la crisi d'astinenza lo dilaniava, ho ancora le sue urla
nel cervello. Non so come ho fatto da solo a sostenerlo. Poi l'ho
portato in un centro di riabilitiazione e per fortuna non ha mai
cercato di scappare, l'ho visto migliorare mese dopo mese, e ora sono
fiero di lui. - disse sorridendo placido - Non fuma più
addirittura e se lo vedi adesso è un'altra persona. E'
sempre il solito Bill ma molto più rilassato, senza contare
che ora è ingrassato un bel po' e se lo guardi in faccia lo
riconosci - concluse Georg.
- Dopo tutto quello che mi hai detto non so se voglio ancora proporvi
un contratto - disse Michelle - Voi siete coscienti del fatto che
ritornare come dieci anni fa comporterà tutto ciò
che è stato...-
- Lo sappiamo, ma ora abbiamo trenta anni ciascuno, non siamo
ragazzini. L'epoca delle cazzate è finita, vogliamo solo
fare la nostra musica, e pensiamo di ritenerci in grado di scegliere
quello che è giusto per noi - Michelle gli
schioccò un'occhiataccia - Con te al nostro fianco
ovviamente - finì di dire Georg.
- Io vorrei davvero darvela un'altra occasione - sorrise la donna - Ma
non voglio farvi finire peggio di come state, dovete essere convinti
prima voi come gruppo -
- Noi lo siamo -
- E Tom? -
- Tom lo convinceremo -
- Ecco è quello il fatto - si animò Michelle -
Non puoi convincere una persona che si è isolata dal mondo
per paura della gente a tornare ad essere una star di livelli
interazionali -
- Michelle - disse Georg facendola sussultare - Noi lo conosciamo;
è sempre stata il suo sogno, il nostro sogno, e anche se
l'abbiamo realizzato alla grande, tutti siamo coscienti del fatto che
l'adrenalina da palco ci manca. Appena vedrà che ci sono
buone possibilità di continuare a lavorare insieme
cambierà idea. -
- Voglio fidarmi - gli disse la mora scettica.
- Non te ne pentirai -
Continuarono a parlare degli argomenti più diversi. Michelle
era contenta, Georg era proprio come se lo era immaginato in tutti
quegli anni, e non era delusa, per niente. I due parlarono a lungo di
quella che era stata la loro vita. Avevano la stessa età
eppure avevano conosciuto due mondi diametralmente opposti.
- Le francesi poi, ci odiavano - continuò Michelle ridendo -
Forse perchè parlavamo tedesco e vi capivamo quando dicevate
tuttte quelle cazzate nelle interviste -
- Beh dietro quelle cazzate c'erano giorni e giorni di preparativi -
scherzò Georg - Io e Tom ci pensavamo di notte -
- Ma come? Sembravano così naturali! -
- Attori da Oscar vero? - rise Georg uscendo dall'autostrada - Eravamo
decisamente brillanti! -
- Decisamente idioti, ma adorabili - disse subito la donna continuando
a ridere.
- Raccontami qualche altro episodio da fan, sono curioso - la
esortò lui con il sorriso stampato sul viso.
- Sai la cosa bella di essere vostra fan era la possibilità
di condividere con altre ragazze la stessa passione - sorrise Michelle
ricordandosi le sue amiche - Ho conosciuto persone meravigliose grazie
alla vostra musica e vi ringrazierò sempre per questo, poi
durante i concerti nei giorni di attesa si facevano belle conoscenze -
- Qualcosa di buono nella tua vita l'abbiamo fatta allora? -
- Certo, non mi scorderò mai quando abbiamo fatto otto tappe
del tour inseguendovi in macchina, credo fosse il tour di Zimmer -
sospirò la donna pensando - Beh una volta per caso ci
fermammo nel vostro stesso autogrill, io rimasi in macchina a fissare
il volante - ridacchiò portandosi una mano sulle labbra -
Avevo troppa paura di vederti -
- Come pensavi di conquistarmi se non ti facevi vedere? - rise lui.
- Tu non ti rendi conto - si mise bene a sedere lei guardandolo di
profilo intento a guidare - Mi mettevi troppa soggezione, senza contare
che anche dentro l'autogrill eravate scortati anche in bagno -
- Non lo volevamo noi, ma le poche volte che ci capitava di andare in
giro da soli venivamo assaltati -
- Certo, da ragazzine di sedici anni che avevano paura anche a parlare,
ma dai Georg, eravate esagerati, punto e basta - concluse Michelle.
- Ehi abbiamo avuto seri problemi di ordine pubblico quando andavamo in
giro, se non ci fossero stati i bodyguard probabilmente ora non sarei
qui a parlarti -
- E certo, voi arrivavate in pompa magna, ci mancava solo il red carpet
quando scendavate dall'aereo. La maggior parte delle volte che non
volevate farvi vedere non vi vedeva nessuno -
Georg fermò la macchina e mise il freno a mano guardandola
negli occhi - Touchè, siamo arrivati -
Michelle spostò lo sguardo e per poco non le venne un colpo:
lo studio di registrazione era davanti ai suoi occhi.
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Le sembrava di sognare, quello studio l'aveva visto tante volte da
fuori ed aveva immaginato di entrarci spesso nei suoi sogni. Era
proprio come si immaginava, parquet chiaro e tappeti ovunque, odorava
di polvere, ma c'era una bella atmosfera in quel luogo, se lo sentiva a
pelle.
- Gustav! - gridò Georg posando la giacca sul divano.
Non appena ebbe finito di pronunciare il nome, il batterista fece
capolino da una porta laterale, mentre Michelle continuava ad osservare
tutti i dischi di platino appesi alle pareti.
- Ehi, ciao - disse Gustav stringendo la mano di Georg e facendo girare
Michelle a causa dello schiocco che aveva prodotto lo scontro delle
loro mani. Gli amici si abbracciarono e si guardarono negli occhi.
- Ti trovo in forma - gli disse Georg girandosi verso Michelle.
- A te ti trovo invecchiato - scherzò il biondino
mettendogli una mano sulla spalla.
- Che stronzo - rise il bassista prima di guardare la donna che fissava
Gustav sorridendo.
- Lei e Michelle Essen, della Warner -
- Puoi chiamarmi solo Michelle - rise la donna porgendogli la mano.
- Gustav - disse lui solare stringendogliela - Com'è andato
il viaggio? -
- Tutto bene, ha guidato lui - disse la mora stringendosi nelle spalle.
- Strano che tu sia ancora qui per raccontarlo - scherzò il
batterista ridendo.
- Ehi vi sento - disse la voce lontana di Georg scomparso nella stanza
dalla quale era uscito Gustav.
- Vieni Michelle, ti va un caffè? - le chiese il biondino
facendole strada verso la stanza che scoprì essere la cucina.
- Grazie volentieri -
I due amici si misero alla ricerca del caffè cercando nei
diversi ripiani della cucina.
- Bill dov'è? - chiese all'improvviso Georg con aria seria
rivolto a Gustav.
- E' di sopra, sai oggi ha fatto anche la spesa, sarà
distrutto -
Il bassista sgranò gli occhi - Bill, Bill Kaulitz? -
- Lo so, è stato un colpo anche per me... -
- Dite che potrebbe nevicare? - chiese Michelle perplessa.
- Non lo escluderei -
- Vi prendete gioco di me? - chiese una quarta voce molto familiare
dietro le spalle di Michelle, che si girò di scatto e lo
vide a pochi metri da lei.
Non c'era niente da fare, probabilmente Bill non avrebbe perso il suo
fascino neanche ad ottant'anni, con il viso rugoso e i capelli bianchi.
Era decisamente più pieno in volto, ed anche le gambe non
erano più magre come se le ricordava, ma era decisamente
lui: il divino Bill Kaulitz. Abbassò lo sguardo prima di
alzarlo nuovamente. I capelli erano lunghi, poco sopra le spalle, di un
biondo cenere delicato, segno che aveva abbandonato la tintura per
capelli già da molto tempo; gli occhi non erano truccati,
come dalle mani mancava lo smalto che l'aveva contraddistinto per tanto
tempo. Non era neanche contornato da chili di catene metalliche ed
anelli che sembravano macigni. Aveva il viso dolce e rilassato, come se
si fosse appena svegliato, ed un sorrisino delicato troneggiava sul suo
viso di porcellana. L'unica cosa che potè notare Michelle
mentre salutava Georg con un lungo abbraccio erano gli occhi,
sorridevano, ma erano tristi.
- Come stai? - gli chiese il bassista tornando a fare il
caffè.
- Bene, sono solo un po' stanco, continuo a dormire, eppure non faccio
niente tutto il giorno - sorrise alzando le spalle e si girò
verso Michelle - Tu devi essere Michelle, piacere Bill -
La mora non riuscì ad articolare una frase di senso
compiuto, ma si limitò a fissarlo negli occhi ed a sorridere
sorniona con la bocca spalancata.
Georg le venne in aiuto - Si è lei, come vedi non hai perso
il tuo fascino con le donne - lo prese in giro l'uomo azionando la
macchinetta del caffè con un click, mentre Gustav posava le
tazze sul tavolo.
- Scusami - disse Michelle continuando a guardarlo - E' che sei
così diverso da come mi ricordavo -
- Effettivamente sono cambiato leggermente... -
- Leggermente? - sorrise Gustav - Sei un'altra persona! -
- Già, meglio di prima comunque - concluse Georg guardandolo
di sbieco.
Bill sorrise - Non so cosa ti abbiano raccontato questi due ma sono
sempre io, ho solo cambiato colore di capelli -
- Sei sempre stupendo Bill - disse Michelle accarezzandogli una spalla.
- Ehi non gli fare complimenti che poi comincia a vantarsi -
- Se sono bello non è colpa mia - disse Bill serio sedendosi
su una delle sedie del tavolo della cucina - Me lo dicono da quando
sono nato, non penso che tutte le mie fans mentissero quando... - non
terminò la frase, abbassò lo sguardo e si fisso
le mani. Rialzò il viso sorridendo triste - Beh è
passato tanto tempo ormai -
Gustav dietro di lui gli strinse una spalla mentre versava i
caffè nelle tazze - Dai non cominciare a fare il depresso -
- Infatti - continuò Georg sedendosi al suo fianco -
Sarà difficile all'inizio, ma ci riprenderemo quello che ci
spetta di diritto - Poi si fermò e guardò
Michelle - Se la produttrice qui presente ci darà
l'opportunità di farlo -
La donna sorrise e prese il suo caffè portandosi la tazza
sulle labbra senza berlo - Te l'ho detto qual'è l'unico
problema - disse lei non con poco imbarazzo.
- Quale sarebbe? - chiese il batterista sedendosi vicino alla donna e
guardandola, notando che anche Bill aveva la stessa espressione curiosa
in viso.
- Tom - rispose Georg per lei - O tutti e quattro o nessuno -
- Mi sembra ovvio - continuò il batterista, mentre Bill
sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia.
- Bill - lo chiamò Michelle facendolo girare - Io lo so che
sei tu l'unica persona che può convicerlo -
Il cantante alzò gli occhi al cielo e incrociò le
braccia - Mi piacerebbe davvero pensare che fosse possibile, ma non
parlo con lui da quasi un anno... -
- Ehi - disse la donna gentilmente - Voi due siete gemelli, il vostro
legame non può essere spezzato così -
- Io l'ho deluso, come non avrei dovuto fare. Ho rifiutato il suo aiuto
quando solo lui poteva tirarmi fuori da quella merda - Bill si
fermò un attimo e tutti si accorsero che gli occhi gli
luccicavano - Non sono stato un bravo fratello -
Michelle si animò posando la tazza sul tavolo di legno - Si
commettono degli errori nella vita, non esiste la perfezione, e
purtroppo tutti ne fanno, chi più ci meno. Ma c'è
sempre una seconda possibilità, per tutti noi - sorrise
gentilmente posando il mento sul palmo della mano ed osservando Bill
che si asciugava un occhio.
- Mi manca così tanto -
- Sono sicura che anche tu manchi tanto a lui -
- Già Bill, ne siamo tutti sicuri - gli fece eco Gustav
stringendogli ancora la spalla.
Il cantante abbozzò un sorrisetto e guardo Georg - Mi piace
Michelle, sembra gentile -
- Io sono gentile, ma anche un po' fuori di testa, genialità
e follia... - si mise in posa plastica e sorrise fissando il vuoto come
se le dovessero fare una fotografia.
- Michelle era una nostra fan - comunicò il bassista agli
altri.
- Ah ecco si spiega la follia allora - commentò Gustav
ridendo.
- Beh per seguirvi per tutto quel tempo avendo poco e niente in cambio
da piccola devo aver battuto la testa - I due scoppiarono a ridere,
solo Bill la guardava serio osservandola.
- Ci sono tante cose che vorrei chiederti - disse all'improvviso.
- Che cosa? - chiese Michelle curiosa riprendendo a bere il suo
caffè.
- C'erano milioni di domande che mi facevo quando eravamo all'apice del
successo, e pensavo che non avrei mai avuto l'occasione di chiederlo a
qualcuno che fosse nostra fan... -
- Beh è passato molto tempo, ma ricordo tutto quello che ho
fatto per voi, le sensazioni che si provavano erano belle forti -
sorrise Michelle -
- Perchè Michelle eri nostra fan? - le chiese Bill
continuando a fissarla seriamente.
- Ho sempre pensato che essere vostra fan era come ricevere una
chiamata dall'alto, eravate voi che ci sceglievate. La prima volta che
ho sentito Durch den Monsun avevo diciassette anni
e mille sogni nel cassetto, voi siete diventati la mia unica
priorità, il mio unico interesse, mi avevate risucchiato. Lo
raccontavo a Georg, non rimpiango quello che ho fatto ma con il senno
di poi mi sono resa conto che vivevo di sogni e speranze
irrealizzabili. Più si andava avanti nel tempo,
più voi diventavate irraggiungibili, più noi
volevamo un contatto con voi, più vi nascondevate. Non era
bello... -
- Eppure noi facevamo di tutto per accontenrarvi - sussurrò
Bill piano.
- Non eravamo tutte uguali, c'era chi capiva e chi no. C'erano ragazze
che trovavano divertente venire qui fuori a spiare dentro questo
studio, o venire a pedinarvi sotto casa, ed altre come me, che vivevano
i concerti come la cosa più bella che potesse capitare
nell'arco di una vita -
- Avevamo bisogno di più fan come te Michelle - disse Gustav
annuendo e fissando un punto vuoto di fronte a lui.
- Già -
- E' brutto sentirti parlare al passato - constatò Bill.
- E' passato tempo Bill, si cresce, si cambia, e come è
successo a me è successo anche a voi -
Nessuno commentò quella frase, forse perchè
faceva male ripensare a tutto quello che era successo dopo. Alle
depressioni, ai litigi, alla carriera che si frantuma sotto le tue mani
e non poter fare niente per salvare qualcosa a cui tieni quanto la tua
vita.
- La cosa importante è che ora siamo qui, e vogliamo
ricominciare da zero - Georg era proprio ottimista.
- Esatto - continuò Michelle - E se io posso aiutarvi a
realizzare questo progetto sarei ben felice di farlo -
Non fece in tempo a finire la frase che sentì la suoneria
del suo telefono squillarle nell'orecchio.
- Scusate - disse la donna alzandosi - Sarà qualcuno per il
matrimonio -
- Il matrimonio? - chiese Bill alzando un sopracciglio.
- Si sposa tra venti giorni - gli spiegò Georg mentre la
donna lasciava la stanza.
- Pronto? - rispose la mora spingendo il tasto sul bluetooth.
- Signorina Essen, la chiamo dall'agenzia di viaggi -
Michelle trasalì ed andò sul divano a cercare la
sua borsa con l'agenda, che si fosse dimenticata qualcosa di
importante?!
- Si mi dica - rispose con un filo di panico nella voce.
- Volevo semplicemente dirle che è tutto pronto,
può venire a ritirare i biglietti ed il piano di viaggio
quanto vuole -
La donna fece un sospirò di sollievo e tornò in
cucina.
- Che bella notizia, grazie mille -
- Si figuri, buona giornata -
- Grazie, altrettanto -
Si sedette sul sedia e alzò le braccia trionfanti al cielo -
Vado alle Hawaii! -
- No! - dissero in coro i tre ridendo - Che culo! -
- E' la mia luna di miele, che volete? - sorrise lei togliendosi
l'auricolare dall'orecchio e guardando il trio che le sorrideva di
rimando.
- Beh auguri - le sorrise Bill cordiale.
- No - gridò lei coprendosi le orecchie - Non si fanno gli
auguri prima! -
- Non era per il compleanno quello? - chiese Bill preoccupato.
- Non ne ho idea - rispose Gustav alzandosi e andando verso il lavello
- Non no hai mai capito tutte queste superstizioni -
Bill si girò verso Michelle e le sorrise - Ti va di vedere
lo studio? -
La mora si sciolse e si alzò dalla sedia - Certo che si -
Il viso di lui si illuminò e la precedette verso il
corridoio - Questo è il corridoio - disse Bill trionfante e
Georg e Gustav risero dalla cucina sentendo la sua voce ritornata
squillante.
- Come ti sembra? - chiese Georg all'amico.
- Sembra a posto, ma non mi scordo che è una di loro -
- Oddio Gustav - rise il bassista - Parli come se i produttori
facessero parte di una setta satanica -
- Quella parola mi ricorda David, e sai bene che se ce l'avessi davanti
in questo momento tornerebbe a casa in ambulanza-
- Non è stata tutta colpa di David, quello che ci
è successo - chiarì Georg poggiandosi sul piano
della cucina.
- In parte si, e guarda come siamo finiti - disse Gustav mostrando la
tazza che aveva lavato - Io voglio crederci di nuovo, davvero amico, lo
voglio, ma non mi fiderò mai più di nessuno di
loro al 100% -
- Intanto pensiamo a rimettere insieme il gruppo, poi penseremo al
resto -
Gustav annuì e chiuse l'acqua asciugandosi la mano con un
canovaccio.
- Andrà tutto bene - sorrise Georg accendendosi una
sigaretta.
____________________
Michelle si guardava intorno come una bambina nel paese dei balocchi.
Ed osservava Bill che si guardava intorno allegro, ma al contempo
triste, come se nella sua mente, mentre gli illustrava tutte le cose
che avevano fatto lì, si riproponessero dei flashback. La
donna accarezzò i tasti del pianoforte mentre Bill guardava
i sostegni delle chitarre, vuoti, e sospirava.
- Li c'erano tutte le Gibson di Tomi - si avvicinò ad uno in
particolare e la sfiorò con le dita - Qui c'era la sua
preferita, una Custom nera lucida -
La mora non potè non notare tutti i poster attaccati alle
pareti, come se fosse la camera di una delle loro fans. Una foto per
ogni anno passato insieme, le loro facce diverse nel corso del tempo.
Da bambini a uomini, cresciuti nel mondo della musica, l'unico che
conoscevano. Probabilmente all'epoca se li avessero messi in mezzo ad
una strada senza niente, non avrebbero saputo cavarsela. Erano abituati
al meglio, al lusso, e prima di allora si erano dimenticati cosa
volesse dire vivere davvero.
- Ho fatto una stronzata dopo l'altra non pensando alle conseguenze -
continuò Bill fissando il posto vuoto della chitarra del
fratello - Non ho mai imparato ad affrontarle le conseguenze, i
problemi li risolvevano gli altri per me, io dovevo solo sorridere,
cantare e rispondere alle domande -
- Bill, non è colpa tua -
Lui rise, una risata amara, e si accomodò su uno degli
sgabelli che si trovava lì vicino.
- Si che lo è, è tutta colpa mia - disse
fissandosi le mani - Avevo tutto sulle mie spalle, ero io quello che
doveva stare sempre bene, che non poteva ammalarsi, quello seguito dai
fotografi rischiando incidenti con la macchina. Ero io che dovevo stare
attento a come muovermi, a cosa dicevo, e mio fratello mi ha sempre
aiutato, sempre supportato, non mi ha mai abbandonato. E nel momento in
cui avevo davvero bisogno di lui l'ho mandato via...-
Si fermò trattenendo il fiato e guardò Michelle
negli occhi - La sera che abbiamo litigato, io volevo morire - l'ultima
parte della frase gli morì strozzata in gola.
- Bill - lo bloccò la donna andandogli vicino -
Perchè mi stai dicendo tutto questo? -
- Perchè voglio che tu lo sappia, come fan e come possibile
produttrice, voglio che tu sappia cosa ho fatto -
- Ma non cambierà niente, non mi interessa cosa hai fatto in
passato, pensiamo al futuro -
- Mi fa bene parlarne, l'ho raccontato solo due volte ed ho bisogno di
dirlo ancora... mi ascolterai? -
La donna prese lo sgabello vicino a lei e si sedette senza rispondere.
- Mi drogavo già da qualche mese, ma non se ne era accorto
nessuno o almeno lo credevo. Non era facile nascondere la coca a Tom,
eravamo sempre insieme, ma quando ne avevo bisogno mi chiudevo in bagno
e mi facevo le mie striscie, per poter stare bene. Stava andando tutto
male, l'album faceva schifo e lo sapevamo, i concerti erano degli
strazi, non riuscivo più a cantare, il management stava
facendo di tutto per tentare di salvarci, avevamo l'agenda degli
appuntamenti piena dalla mattina alla sera prima dei concerti, ma non
serviva comunque a niente, era come se si fossero dimenticati di noi -
Chiuse gli occhi prima di rialzarli al cielo e proseguire - Continuai a
farmi molto di più di quello che mi serviva, anche quando
non ne sentivo la necessità mi facevo un paio di strisce,
poi una notte, dopo un concerto Tom mi vide nel bagno della mia camera,
ero così fatto che non avevo chiuso la porta.
Iniziò a gridarmi contro, dicendo che ero un pazzo, che
quella merda a noi non ci serviva, che eravamo andati sempre avanti
facendoci forza insieme, e che l'avevo deluso. Io gli continuavo a dire
che non poteva capire che ne avevo bisogno per andare avanti, che mi
serviva per cantare bene, ma mio fratello capì subito che
erano solo scuse. Quando si rese conto che c'ero dentro fino al collo
mi disse che allora avrebbe cominciato anche lui, prese le mie dosi e
le buttò sul tavolo, è stata la scena
più brutta della mia vita.
- Dai Bill fammi vedere come la sniffi questa roba -
gridò Tom prendendo una carta di credito dal portafoglio
separando il mucchietto di polverina bianca.
- Tom smettila - continuava a gridare Bill piangendo - Non voglio che
tu lo faccia -
- Ah no? - chiese il fratello con un sorrisino ironico -
Perchè tu si ed io no? - si alzò dal divano e gli
andò davanti spingendolo - Perchè tu si ed io no?
Eh Bill? Tu chi cazzo sei? Perchè tu puoi non sentire niente
ed io devo vedere tutta questa merda che ci sta ricoprendo? Eh? - Lo
spinse di nuovo e definitivamente contro il muro - Anche io ho il
diritto di farmi no? -
- SMETTILA TOM, MI STA DISTRUGGENDO NON LO VEDI?! -
- Fai la vittima ora? Prima dici che ne hai bisogno ed ora che ti sta
distruggendo? Perchè lo fai Bill? Perchè mio
fratello sta morendo davanti ai miei occhi ed io non posso fare un
cazzo? - la vena del collo pulsava in maniera incontrollabile.
- Tom ti prego vai via - pianse ancora Bill scivolando sul pavimento -
Lasciami morire -
- NO CHE NON ME NE VADO - gridò ancora Tom, sembrava stesse
avendo una crisi isterica - NO, VOGLIO SAPERE COSA SI PROVA, NON VOGLIO
PIù SENTIRE NIENTE, TU VUOI MORIRE? MORIRò ANCHE
IO ALLORA! - rise ancora e si risedette sul divano ricominciando a
separare la dose.
Bill si alzò dal pavimento ed andò verso il
gemello crollandogli addosso di peso, sul divano.
- Tom vattene cazzo, lascia stare la mia roba e vattene -
- E così Bill? Non vuoi che ti spreco la dose eh? - gli
disse Tom con cattiveria - Sei uno stronzo, ed io che sto qui a perdere
tempo - Il fratello si divincolò dalla presa e si
alzò dal divano lanciando la carta di credito sul gemello -
Tienitela la tua roba Bill, io ti voglio aiutare, sto cercando di
fartelo capire da mesi, come se credessi che non me ne fossi accorto
che ti facevi... e tu continui a fare lo stronzo con me? Con me Bill -
disse indicandosi - Mi hai schifo. -
- Vattene Tom, non ti voglio vedere più - gli disse Bill con
il disprezzo negli occhi, non sapendo neanche perchè gli
stesse dicendo una cosa del genere.
Il gemello lo guardò un ultimo istante intento a separarsi
le striscie di coca, prima di sparire dietro la porta.
- Dopo quella sera cercò davvero di aiutarmi in tutti i
modi, ed io gli promettevo che avrei smesso, ma poi in bagno mi
continuavo a fare, fino a quando anche la coca non mi faceva
più niente. Iniziai ad inniettarmi in vena qualsiasi cosa.
Quando lo scoprì scomparve, credo di avergli fatto
più male di una coltellata. Georg mi ha detto che vive qui
vicino e non esce più di casa, è so che se gli ho
rovinato la vita è solo colpa mia. -
Michelle lo fissava con lo sguardo terrorizzato, non sapendo se
piangere, abbracciarlo o dire qualcosa, ma qualsiasi frase o parola le
sembrava stupida. Lui era tranquillo, gli occhi leggermente lucidi e lo
sguardo perso nel vuoto - Se non ho più il gruppo e mio
fratello, è solo colpa mia - concluse girandosi verso il
viso della donna.
- Io sono convinta di una cosa - disse infine la mora deglutendo e
accarezzandogli una guancia - Domani ti riprendi tuo fratello, te lo
prometto. - sussurrò Michelle alzandosi ed abbracciandolo.
Era un abbraccio semplice, affettuoso e di conforto, Bill gliene fu
grato, era da tanto che non sentiva un corpo adagiarsi contro il suo.
- Sembra la frase di un film "Domani ti riprendi tuo fratello" - la
canzonò Bill sorridendo nel suo orecchio.
- Beh speriamo di non dover andare lì in tenuta da guerra,
non penso sarà facile, ma voi due siete Bill e Tom Kaulitz
diamine! -
- Già, siamo Bill e Tom Kaulitz - sospirò Bill
fiducioso.
- Andrà tutto bene - gli sorrise Michelle prendendogli la
mano.
_________
ElianaTitti: Oddio, perchè hai
pianto? Allora in questo capitolo che è tutto
così tragico come fai? XD Scherzo, però fammi
sapere come mai ho scatenato questa reazione, pensavo che almeno
l'inizio fosse a tratti esilarante ^^
_Princess_: Grazie mille, ed io sono
onorata di ricevere per la seconda volta (ebbeH fammi vantare un
pochino scusa XD) una tua recensione. E per quanto riguarda
l'Uomosesso... non dire niente credo sia l'unico modo per commentarlo.
^^
ruka88: Eh eh, ormai sei abbonata a
tutte le mie FF! Grazie cara ^^
Fashion_Girl: Brava, c'avevi preso! Grazie
mille ^^
|
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Capitolo 4 *** 3. ***
3.
- Non ha un telefono,
qualcosa per avvisarlo? - chiese Michelle girandosi verso Bill e Gustav
seduti dietro, mentre Georg guidava tranquillo. Erano partiti non
troppo presto quella mattina e Bill non aveva aperto bocca da quando si
erano visti, se non per dire Buongiorno. Il trio di amici era un po'
preoccupato ed anche Michelle avvertiva una certa ansia nell'aria.
- No, è
isolato da mondo, gliel'ho detto mille volte di farsi almeno una
connessione a internet, ma farneticava cose incomprensibili - rispose
Gustav.
- Diceva che
l'avrebbero trovato vero? - chiese Georg svoltando a sinistra e
osservando l'amico tramite lo specchietto retrovisore.
- Si una cosa simile -
Si sentì un
sospirò più profondo e Bill che scendeva sul
sedile continuando a fissare il verde fuori dal finestrino.
- E non gli viene un
colpo se ci trova fuori casa a tutti e quattro? - continuò
Michelle preoccupata - Insomma a me non mi conosce, non voglio
piombargli in casa così, voi siete una cosa, ma io non
c'entro niente -
- Neanche io c'entro
niente - sussurrò il cantante non muovendosi di un
millimetro.
- Bill ma che dici,
sei suo fratello, smettila di dire cazzate per l'amore del cielo -
- Gustav - disse lui
girandosi a fissarlo - Lo sai come la penso, lo sai che sono
preoccupato, così non mi tranquillizzi -
- Neanche una botta in
testa ti tranquillizzerebbe - rispose compunto il batterista
incrociando le braccia.
- Meglio che sapere
che mio fratello mi ripudia -
Georg alzò
gli occhi al cielo e prese una strada sterrata sulla sinistra
cominciando a percorrere vere e proprie strade di campagna, composte di
sola terra e brecciolino.
- Neanche ti rispondo
- gli disse Gustav girandosi, mentre Michelle osservava il paesaggio
stupita, si stavano inoltrando in una specie di bosco.
- Ma dove si
è andato a nascondere? Nella foresta nera? - chiese
perplessa rimirando la fitta vegetazione che ricopriva la macchina.
- Si è
praticamente isolato nel nulla - disse Georg sbuffando - Circondato da
pecore e mucche, dio santo, solo lui sa come fa -
- Ma come fa per la
spesa e cose del genere? - chiese la donna preoccupata.
- C'è una
vecchietta di ottant'anni del paese qui vicino che ogni tre giorni
viene qui e gli porta quello che gli serve, per il resto si
è messo a coltivare pomodori, cavoli, patate ed altre robe
strane che mi ha fatto vedere l'ultima volta, ma che sembravano
più OGM che verdure -
- Oh mio dio - disse
Michelle reggendosi alla portiera.
- Si dillo Michelle -
la esortò Gustav - E' completamente impazzito -
- Beh forse ha
ritrovato se stesso nella coltivazione di patate OGM, non saprei che
altro dire -
- E' semplicemente
impazzito - continuò Georg - Quando mi ha detto che mungeva
le mucche non ci ho voluto credere fino a quando non l'ho visto con i
miei occhi -
- Cosa? -
gridò Bill affacciandosi tra i due sedili anteriori - Mio
fratello munge le mucche? -
- Ed anche le pecore -
continuò il batterista.
- Però la
casa è bella - disse Georg - La vedrai tra un po',
è una specie di castello, l'ha costruita un vecchio barone
del '700 per rifugiarsi dalla mondanità quando ne era stufo -
- Mi ricorda qualcuno
- concluse Gustav, mentre la macchina usciva dal bosco e si ritrovava
davanti a se una distesa di verde incontaminato. Michelle ci mise un
po' a mettere a fuoco, ma poi la vide; la casa in lontanza
sembrava decisamente barocca, e sembrava anche essere messa
lì per caso, non c'entrava granchè con il
paesaggio. Aveva dei grandi cancelli neri e d'oro che la circondavano,
per il resto il bianco del marmo della costruzione riluccicava al sole.
- Oh santo cielo -
disse Bill sgranando gli occhi - Santo cielo santo cielo -
- Già -
annuì Gustav - Anche io ho reagito così, solo che
ho detto tante parolacce -
- Anche io - disse
Georg.
- E' bellissima -
constatò la donna - Ma non è proprio nello stile
di Tom -
- Aspetta di vederla
dentro - le comunicò Georg - Sembra un parco giochi -
La macchina si
avvicinò ai cancelli e si fermo al fianco di un enorme
citofono, Georg aprì il finestrino e premette il pulsante.
Il nervosismo nella macchina si tagliava con il coltello e Bill si era
aggrappato al sedile tendendo le orecchie in attesa di sentire qualcosa.
- Georg - sentirono
gracchiare dal citofono pochi istanti dopo - Che ci fai qui? -
Il bassista
abbozzò un sorrisetto cosciente del fatto che Tom lo vedeva
tramite il video citofono - Ehi amico, vengo in pace -
- Non sei da solo -
constatò la voce metallica di Tom.
- No - rispose Georg
non nascondendo una ridarella nervosa.
- Chi è la
donna? - chiese Tom riferendosi a Michelle, mentre lei guardava Gustav
preoccupata.
- Tom, dobbiamo
parlarti, apri il cancello -
- Dimmi chi
è la donna - continuò la voce metallica non
mostrando neanche il minimo nervosismo.
- Si chiama Michelle
ed è una mia amica -
- E' una psicologa? -
- No - disse Georg
sorpreso - No Tom diamine, ti pare?! -
- Va bene - rispose la
voce - E dietro chi c'è? Vedo delle mani -
Bill al sentire quella
frase ritrasse le mani dal sedile anteriore e si appiccò
contro Gustav che lo guardava perplesso.
- Gustav e... - disse
Georg sospirando - Tuo fratello -
- Bill? - chiese Tom
sorpreso.
- Hai altre fratelli
oltre lui? - rispose il bassista sarcastico.
Non rispose nessuna
voce dalla citofono ed i quattro pensarono che Tom non volesse vederli,
ma appena si accorsero che il cancello si apriva lentamente davanti a
loro, tutti e quattro cacciarono aria dai polmoni in un fragoroso
sospiro di sollievo.
- Oh mio dio - disse
Bill - Non ci ha cacciato -
- A quanto pare ci
toccheranno meravigliose ore all'interno di Tomland - rispose Gustav
sorridendo.
Michelle non seppe se
ridere o continuare ad essere agitata dall'incontro con il chitarrista;
la macchina avanzava verso il portone che si trovava in cima ad una
scalinata bianca. Georg parcheggiò proprio sotto alle scale
e spense la macchina girandosi verso gli altri.
- Beh, o la va o la
spacca - disse sicuro di se.
Gli altri non
risposero, visibilmente tesi e si girarono automaticamente verso il
portone pensando di trovare Tom sull'uscio, cosa che non videro.
Michelle fu la prima ad aprire lo sportello, ed anche la prima a salire
il primo gradino delle scale. Non si girò mai a vedere gli
altri, sentiva i passi dietro di lei e i loro occhi puntati sul suo
corpo, nel frattempo il portone diventava sempre più grande
e vicino, era di un bel verde prato, come i paesaggi che circondavano
la villa.
Venne raggiunta anche
dagli altri, che si ritrovarono come lei a fissare il portone della
casa un po' perplessi.
- Si apre da sola? -
chiese Michelle spingendola leggermente e notando che era chiusa.
- Di solito no -
rispose Georg facendo lo stesso gesto della donna e guardandosi intorno
- Chissà dov'è finito? -
Non fece in tempo a
finire la frase che la porta si spalancò e il viso di Tom si
parò di fronte a quello di Michelle, che
impallidì all'istante.
Non aveva ancora
confessato agli altri quanto lei adorava Tom Kaulitz, lo vedeva
così piccolo ed indifeso che lo aveva sempre ritenuto come
un fratello minore, anche quando da piccolo ed indifeso era diventato
un bestione alto più di un metro e ottanta, di conseguenza,
molto più di lei. Il Tom che si ricordava era un pallido
ricordo, i dread erano scomparsi, ora aveva i capelli lunghi e biondi
dello stesso colore e lunghezza di Bill, ma il viso era ancora uguale,
da bambino, nonostante i trenta anni che avrebbe compiuto dopo pochi
mesi. Anche i suoi occhi erano tristi, identici a quelli di Bill. Il
volto rilassato e tranquillo, il corpo più massiccio, dalla
maglietta quasi della misura giusta si intravedevano due bicipiti da
far concorrenza a quelli di Georg.
- Ehi - disse Georg
avvicinandosi e abbracciandolo - Come stai? -
- Tutto bene - rispose
lui sorridendo.
Il bassista si
girò e prese Michelle per mano - Lei è Michelle -
- Piacere - disse lei
leggermente intimidita.
- Tom, piacere -
rispose lui tranquillo, mentre anche Gustav si avvicinava per
abbracciarlo. La donna si girò per vedere Bill fermo sulla
soglia ad ispezionarsi le scarpe, se lo immaginava cosa potesse esserci
nella sua testa in quel momento, il caos probabilmente; non aveva la
minima idea di come avrebbe potuto reagire Tom, eppure era fiduciosa
del fatto che sarebbe andato tutto bene.
Appena Gustav si
spostò e Tom vide il fratello abbassò gli occhi
imbarazzato, mentre Bill alzava il viso.
- Tomi -
sussurrò Bill fissandolo con gli occhi lucidi - Come sei
diventato grande -
- Devo arrivare fino a
lì o ti degni di venire ad abbracciare tuo fratello? -
sorrise lui allargando le braccia aspettando che Bill su muovesse, ed
il cantante non se lo fece ripete due volte. Michelle sentiva le
lacrime arrivargli agli occhi. Nello sguardo di Bill e Tom c'era molto
di più di mille discorsi persi nel vento, molto di
più di mille scuse banali, c'era un mondo, il loro mondo,
che si stava riaprendo.
Bill avanzò
verso l'ingresso e si aggrappò alle spalle del gemello
affondando il viso sul collo. Tom lo strinse forte aggrappandosi alla
sua felpa e socchiudendo gli occhi.
- Scusami Tomi,
scusami - sussurrò Bill mentre Tom lo stringeva
più forte.
- Stai zitto idiota -
sentirono rispondere dal gemello, prima che Georg fece un cenno
eloquente ai due rimasti e li indirizzasse verso la cucina.
I gemelli Kaulitz
erano tornati.
Non seppero
esattamente quanto tempo fossero rimasti abbracciati in silenzio, non
pensando minimamente al niente. Bill e Tom ora si guardavano negli
occhi ridendo, e si stavano dicendo tutto ciò che era
mancato in quell'anno di lontananza. Bill era felice, non riusciva a
credere che la persona che amava di più al mondo l'avesse
perdonato, e che sarebbe tornato tutto come prima. Tom invece era
orgoglioso di suo fratello, della sua forza di volontà, e
dell'uomo che era riuscito a diventare nonostante lui non ci fosse.
- Vieni, voglio farti
vedere una cosa - disse improvvisamente Tom prendendo il gemello per un
braccio e portandolo fuori.
- Dove andiamo? -
chiese Bill ridendo.
- Voglio farti
conoscere Samantha -
Il fratello
scoppiò a ridere - Lo sapevo che non avresti perso tempo
neanche qui in mezzo al nulla - scherzò Bill scompigliandosi
i capelli, mentre Tom gli faceva strada verso quella che aveva tutto
l'aspetto di essere una stalla.
- Ma che hai capito? -
disse il fratello aprendo la porta di legno - Lei è Samantha
- disse indicando una gigantesca mucca che mangiava ruminando il fieno
che aveva di fronte.
- Oh mio dio - si
spaventà il gemello rimanendo sulla soglia - E'
gigantesca Tomi e poi puzza, io ho paura -
- Macchè -
gli rispose Tom andandogli vicino e accarezzandole la testa - E'
dolcissima, e più le faccio sentire il mio amore
più mi fa il latte buono, anzi vuoi assaggiarlo? - chiese
Tom raggiante.
- No - disse Bill
alzando il tono della voce - Mio dio Tom ma stai bene? -
- Bill io sto
benissimo! - rispose il gemello spostando una balla di fieno - Qui ho
tutto quello che mi serve, e nessuno mi tratta diversamente
perchè sono Tom Kaulitz -
- E certo - rispose il
fratello - Come fa una mucca a sapere chi sei! -
- Io non parlo di
Samantha - rispose scuotendo la testa e sorridendo - Io parlo della
signora Mauer che mi porta tutte le cose che non riesco a produrre io
con le mie mani, e poi delle pastorelle che si vedono qui di tanto in
tanto - rispose Tom alzando un sopracciglio.
- Ah le pastorelle -
disse Bill annuendo - Mi pareva strano che fossi rimasto un anno senza
concederti a nessuno -
- Mi conosci fratello
- sorrise Tom - Ma qui sto davvero bene - Continuò verso
l'altro lato della stalla insieme al fratello, per arrivare al piccolo
campo coltivato in cui si trovavano pomodori, cavoli, zucchine,
patate... - Lavorare la terra è una cosa bellissima,
sopratutto quando mangi le cose che coltivi con le tue mani -
Bill lo osservava con
gli occhi sgranati, non sapendo cosa dire o fare, era senza dubbio suo
fratello, ma era completamente impazzito!
- Ho imparato tante
cose nuove e sto per farmi costruire anche un pollaio così
ho anche le uova fresche per fare lo zabaione! Qui è un
paradiso... E devi vedere gli altri piani della casa! -
- Cosa ci sono? Teste
di cervo appese ai muri? - chiese il fratello sarcastico.
- No, in un certo
senso non mi sono poi così dedicato alla vita di campagna,
ho una piscina al quarto piano metà del terzo è
una palestra, senza contare la sala giochi del secondo piano... -
- Ho capito Tomi ma,
spero tu non ti sia dimenticato come suonare la chitarra -
Tom sorrise mettendo
una mano sulla spalla di Bill e conducendolo verso una porticina
laterale - Certo che no, ho composto un sacco in quest'anno, sopratutto
pensando a quello che mi mancava stando qui -
- Cosa? - chiese il
fratello già preoccupato per la risposta.
- Tu Bill, tu mi
mancavi, ma ora che sei qui potremo coltivare insieme questa bellissima
terra, mungere Samantha e andare in giro con le pecore, non
è fantastico? -
- No che non
è fantastico, qui puzza tutto. -
- Oh poi il naso si
anestetizza, io non sento più niente, e poi la natura fa
bene, io non sono più stressato! -
- Tu odiavi la natura
- constatò Bill puntiglioso.
- E' vero - ammise il
gemello alzando un dito al cielo - Ma prima di fuggire dalla
civilità e rendermi conto che da solo sono riuscito a
sopravvivere, ed anche abbastanza bene... -
Il fratello si
scostò dalla presa e gli mise le mani sulle spalle,
scuotendolo: - Tom ritorna in te, santo cielo! -
Il gemello rimase
fermo mentre con il minimo sforzo prendeva le braccia di Bill e se le
toglieva dalle spalle - Dai Bill, spara, perchè siete venuti
al gran completo? E chi è quella donna? -
Nel frattempo
camminando erano arrivati in una specie di taverna dove Tom teneva
tutte le sue chitarre, Bill appena le vide sorrise, gli erano mancate
come gli era mancato il fratello.
- Tom, dobbiamo
tornare ad essere un gruppo -
- Cosa? - chiese
girandosi di scatto - Non se ne parla -
- E' quello che
abbiamo sempre sognato...-
- Già, e
l'abbiamo già avuto. Se noi due non ci parliamo da un anno
è stato proprio per il gruppo. -
- No non è
stato per il gruppo Tomi. E' successo perchè tuo fratello
è sempre stato troppo debole e troppo orgoglioso. -
- Ti rendi conto che
ci siamo rovinati a vicenda per i soldi Bill, solo per i soldi! -
Bill si
avvicinò stringendo i pugni - Non era per i soldi, era per
la musica -
- All'inizio forse -
disse Tom - Poi abbiamo avuto successo, e ne volevamo sempre di
più, sempre di più ancora... La fama ci ha ucciso
come gruppo Bill, ed ecco cosa siamo ora -
- Siamo qui per
ricominciare, per essere ancora quello che siamo stati... -
- Ovvero? Nasconderci
tutto il tempo dai giornalisti e dalle fans pazze?! Non poter dire che
si ha una donna per paura che qualcuna si ammazzi?! A questo dovremmo
tornare?! No grazie, sarò un coglione ma rimango a coltivare
patate. -
- No Tomi, non si
tratta di tornare a fare quella vita. Le cose sono cambiate, non
abbiamo più 13 anni e sopratutto non saremo più
contornati da quelle persone che volevano solo spremerci fino
all'ultimo euro. - Bill si avvicinò al gemello con lo
sguardo determinato - Adesso abbiamo la possibilità dopo
tanti errori di poter lavorare liberamente, fare musica con qualcuno
che non gliene frega niente se ho i capelli neri, gialli o blu oppure
se tu hai la ragazza. Abbiamo davvero l'occasione di essere quello che
siamo sempre stati... -
- Che ne sai? Chi te
l'ha detto? -
- Michelle - disse
semplicemente Bill sorridendo - E' una tosta, sono sicuro che ti
piacerà -
- Chi è? -
- Lavora per la Warner
-
- E l'Universal? -
- L'abbiamo lasciata,
anche perchè era scaduto il contratto -
Tom si
lasciò cadere su una sedia lì vicino con lo
sguardo perso nel vuoi - Abbiamo lasciato l'Universal? -
- Si beh, tanto ci
avrebbero mollato loro, abbiamo solo fatto il primo passo -
- Bill cazzo -
berciò Tom - Potevate dirmelo! -
- Hanno pensato a
tutto Georg e Gustav, io non potevo, ero in riabilitazione -
Tom si
guardò le mani prima di rialzare il viso verso il gemello e
alzare la spalle - Che stronzo che sono, non ti ho neanche chiesto
com'è andata là dentro... -
- Non sei stronzo -
gli rispose il fratello avvicinandosi - E' che sono io che non ne parlo
volentieri - sorrise piano sedendosi al suo fianco.
- Tu che non parli
volentieri, bella questa - sorrise il fratello guardandolo negli occhi.
- Sono cambiato un
po', ma solo un po' -
- Cosa ti facevano
fare? -
Bill
sospirò - Beh da un certo punto di vista mi piaceva, parlavo
tutto il giorno con una psicologa, Hanna si chiamava, era davvero
bella, ti sarebbe piaciuta - rise Bill - Le parlavo della mia vita e
del perchè ero finito in quel giro, giorno dopo giorno mi
aiutava a fare spazio nella mente cercando di ricostruire un nuovo me,
non completamente diverso, ma più positivo -
- Ti sento da come
parli che sei cambiato Bill - disse Tom piano - E non vorrei vederlo
questo cambiamento -
- Tomi, io sono sempre
io, anche se non siamo stati insieme, io ti ho sempre pensato, ogni
giorno, ogni ora che sono stato lontando da te... -
- Non mi sono mai
perdonato il fatto di averti lasciato da solo - continuò Tom
- Ma stavo impazzendo, non ti riconoscevo più ed era
così frustrante... -
- Scusa, scusa se ti
ho messo in quella situazione -
- No scusami tu Bill,
è solo colpa mia -
Tom si girò
con le lacrime agli occhi e abbracciò il gemello con quanta
forza avesse in corpo sentendo di rimando l'abbraccio del fratello.
Rimasero qualche altro istante abbracciati dopodichè Bill
sorrise e si asciugò le lacrime - Ti va di parlare con
Michelle? E' dolcissima, sicuramente ti convincerà -
L'uomo sorrise e si
girò verso il fratello - Non serve, mi ha già
convinto mio fratello - e sorrise prima di rientrare in casa.
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Capitolo 5 *** 4. ***
4. {Ho postato due capitoli insieme, leggete prima il 3 per ovvi motivi :D }
Michelle quella domenica sera non aveva decisamente voglia di fare
niente; dopo essere riuscita a rimettere insieme i Tokio Hotel
cos'altro avrebbe potuto fare di buono per l'umanità?! Cosa
se non spalmarsi sul suo divano di pelle nera con una decisamente poco
sexy felpa grigia larga e rovinata, i pantaloncini da basket di qualche
taglia superiore alla sua a mangiare gelato al pistacchio guardando la
sua serie tv preferita. Non avrebbe potuto chiedere di meglio,
specialmente sapendo che Benji sarebbe arrivato di lì a
poche ore, reduce dalla partita di calcio con i suoi colleghi. Si
sentiva un po' vecchia in quel momento, o meglio, come se ormai la sua
vita fosse segnata: tutte le domeniche sera sarebbe stata una donna
distrutta in procinto di aspettare il lunedì successivo e il
marito di ritorno dalla partitella. Si soffermò a pensare a
questa eventualità con il cucchiaio di gelato spalmato sulle
labbra fissando di fronte a lei il nulla. Era davvero quella la vita
che voleva? E quando avrebbe avuto bisogno dei suoi momenti di
solitudine cosa avrebbe fatto?! Avrebbe rinchiuso Benji nello stanzino
delle scope?! Era stata così coinvolta nei preparativi del
matrimonio, che non si era resa affatto conto del fatto che il
matrimonio era il suo, stava infatti realizzando in quel momento che
nell'abito avorio senza spalline con lo strascico lungo cinque metri ci
sarebbe dovuta entrare lei e non un suo ologramma fatto al computer. In
tutto quel tempo non si era resa conto che doveva essere LEI a salire
sull'altare. Allontanò il gelato al pistacchio posandolo sul
tavolino di fronte a lei e prendendo il portatile vicino. La copia di
"Come sopravvivere al tuo matrimonio" era inserita tra i preferiti, e
ci mise poco a ricercare la pagina sulla "Paura del grande passo".
Grande passo lo rilesse forse dieci volte, dopodichè si
apprestò a leggere nuovamente il capitolo che definiva come
normali quegli atteggiamenti da pazza sclerotica che stava avendo. "La
paura ad affrontare un passo così importante come l'unione
con la persona che si ama, è assolutamente normale; non vi
perdete in fantasie sulla vostra vita futura ma concentratevi sul
presente, vivete ogni attimo al massimo, non preoccupatevi del domani
se l'oggi è così positivo e bello! Vi state
sposando, sorridete!..." Michelle finì di leggere quelle
righe e chiuse il portatile con violenza lanciandolo di nuovo sul
divano, si alzò di scatto raggiungendo il cellulare sul
tavolino di fronte a lei.
- Benji - disse alterata appena il suo fidanzato rispose dall'alto capo
del telefono.
- Amore ciao ti stavo per chiamare -
- Ciao - rispose lei posandosi una mano sulla fronte - Amore, senti io
non mi sento tanto bene -
- Cosa c'è? - chise lui premuroso.
- Non lo so, mal di testa, mal di pancia, mal di tutto... credo che
andrò a dormire -
- Ma sono le otto e mezza e tu non vai mai a dormire prima delle due...
-
Michelle alzò gli occhi al cielo, quell'uomo la conosceva
così schifosamente bene che le faceva quasi paura.
- Si lo so amoruccio, ma voglio tentare l'impossibile - disse lei con
tono amorevole.
- Quindi mi stai dicendo che non devo venire a vedere come sta la mia
principessa?! - chiese lui mieloso prima che Michelle cominciasse a
sentirsi una merda di proporzioni leggermente imponenti.
- No tesoro non ti scomodare, sono veramente in condizioni pietose e
domani è una grande giornata per cui voglio essere preparata
-
- Ah a proposito, non mi hai detto cosa è successo con i
Tokio Hotel -
La donna sorrise aprendo il frigo e tirandone fuori una bottiglietta
d'acqua sedendosi poi sull'isola della cucina "Benissimo amore" disse
radiosa "Sono riuscita a ricompattarli, domani andiamo da Hans e
scegliamo insieme la strategia migliore per rilanciarsi. Sono
eccitatissima, non vedo l'ora di cominciare a lavorare con loro, sono
sicura che sarà un grande successo" disse la mora
concludendo la frase con un finto colpo di tosse dato il tanto slancio
con cui aveva parlato del progetto.
- Beh vedo che è andata bene, sono felice per te - disse lui
con ancora più sincerità di quanto Michelle si
aspettasse, tanto che aveva cominciato ad automaledirsi per essere
così dannatamente scema.
- Benji - disse lei cercando egoisticamente di sentirsi un po' meno
stronza "Ti amo tanto". Lo disse quasi meccanicamente, per proteggere
quel poco di loro due che sentiva le era rimasto. Non riusciva a capire
perchè, in fondo lei voleva sposarlo, lui era davvero l'uomo
che aveva sempre sognato; gentile, dolce, simpatico, premuroso, la
faceva sentire una vera donna, ma allora qual'era il problema?!
- Anche io amore, ci vediamo domani a pranzo? -
- Domani a pranzo? Non credo, forse domani sera -
- Va bene - disse lui un po' deluso - A domani allora -
- Ciao - cinguettò Michelle prima di lasciar cadere il
telefono sul piano della cucina e cominciare a far affiorare i sensi di
colpa.
Si ricordava nei minimi dettagli cosa lui aveva organizzato per
chiederla in sposa, e le lacrime le riafforarono negli occhi
ricordandosi il momento esatto in cui lui sfoderò l'anello
di oro bianco che portava al dito in quel momento, con cui giocava
nervosamente. Ora si era pentita di non averlo fatto venire, ma
richiamarlo per dirgli che aveva bisogno di lui neanche morta l'avrebbe
fatto, ma si decise che il giorno dopo avrebbe organizzato una
fantastica cena per riconcigliare gli animi, d'altronde erano un po' di
giorni che non stavano insieme veramente.
Con quella stupida scusa che le serviva per sentirsi un po' meno merda,
Michelle tornò sul divano a mangiare il suo gelato
osservando punti fissi del salotto in stato catatonico.
Avrebbe davvero avuto bisogno delle coccole di Benji in quel momento,
se non che appena aveva ripreso a guardare il televisore
sentì distintamente il campanello del citofono suonare.
Si sciolse di più del suo gelato al pistacchio e si
alzò felice correndo incontro al citofono; lo sapeva che il
suo Benji sarebbe venuto lo stesso anche se lei era stata categorica
sul fatto che sarebbe andata a dormire. Com'era felice, non aveva
neanche dovuto richiamarlo ed ammettere che aveva detto una cavolata.
Arrivò al videocitofono con aria sognante, ma appena
guardò nello schermo si accorse che quello non era il suo
futuro marito.
- Oh merda - sussurrò con gli occhi sgranati premendo il
tasto del videocitofono.
- Georg - disse con il tono più sorpreso che potè
fare - Come mai qui? -
- Dobbiamo festeggiare no? -
- Ora? - chiese la donna fissandosi nel frattempo la felpona grigia ed
in pantaloncini da basket; era l'antisesso in persona. Poi si
fermò un attimo a pensare che con lui non avrebbe dovuto
fare proprio niente, era semplicemente Georg Listing che entrava in
casa sua con una bottiglia di Champagne, cosa sarebbe dovuto
succedere?!
- Si beh, sono qui, tu sei qui, direi di si, però magari se
mi aprì evitiamo di farlo in videoconferenza -
Michelle rise istericamente premendo il tasto del portone prima di
veder scomparire dal video la testa di Georg.
Era tentata di correre in bagno e togliersi quegli obrobri che aveva
addosso ma non avrebbe avuto abbastanza tempo per scegliere cosa
mettersi, e poi continuava ad autoconvincersi nella sua testa che LUI
non doveva trovarla attraente e lei non trovava LUI minimamente sexy
neanche se fosse l'ultimo uomo sulla faccia della terra.
Sentì l'ascensore che saliva verso il suo piano e si
continuò a guardare intorno intontita, non sapendo
minimamente cosa fare, optò per correre verso il tavolino e
prendere una sigaretta.
- Ehi - sentì dire dietro di lei mentre accendeva il filtro
della sigaretta noncurante del fatto che fosse la parte sbagliata.
- Ciao - disse cominciando a sbattere la sigaretta a destra e sinistra
per farla spegnere, mentre una leggera puzza di bruciato si espandeva
per il salotto.
- Che fai? - chiese lui avvicinandosi mentre lei si allontava verso
l'altro lato della stanza.
- Metto fuoco ai filtri delle sigarette, sai quando mi annoio... -
rispose sorridendo nervosamente e cominciando a girare intorno al
divano, mentre lui perplesso posava la bottiglia sul tavolino.
- Ti ho disturbato per caso? - chiese lui corrugando la fronte.
- Oh no no no - disse lei mettendo le mani avanti e continuando a
girare piano intorno al divano tanto che poi si ritrovò
vicino al suo ospite che la fissava sconcertato - Mi hai solo preso
alla sprovvista -
- Lo so - rispose lui togliendosi la giacca di pelle sotto lo sguardo
sconvolto di Michelle - E' solo che non potevo aspettare, è
una cosa bellissima, sono così emozionato -
- Si beh, anche io - rispose la donna osservando i muscoli che venivano
fuori dalla maglietta nera che indossava Georg - Già che ci
sono vado a prendere i bicchieri - si sbrigò a dire prima di
correre in cucina e buttarsi a peso morto sul ripiano di marmo
ghiacciato dell'isola.
- Mimì contieniti - si ripeteva con la guancia contro il
freddo del marmo - Contieniti Mimì, è solo Georg,
è solo Georg, non è nessuno, è solo
Georg - cercando di mantenere la calma si alzò dal piano e
cominciò a cercare i calici nei ripiani bassi della cucina
mentre continuava a ripetersi - E' solo Georg Listing, non è
nessuno, nessuno, nes - su - no - Cominciò a
sbatterè tutte le ante della cucina non riuscendo a
concentrarsi e nonostante avesse aperto lo stipite con i calici dello
Champagne già tre volte, continuava la ricerca dei bicchieri
ripetendo la sua cantilena. Alla fine riuscì a capire quale
credenza fosse e si mise a cercare quelli meno impolverati.
- Michelle - si sentì chiamare dalla voce di Georg e dallo
spavento fece cadere tre bicchieri dal ripiano frantumandoli sul
pavimento - Tutto bene? - chiese la voce accorata dal salotto.
- S-si - balbettò la mora imprecando al cielo dato che era
anche scalza - Arrivo subito -
- Sicuro che non vuoi una mano? - chiese ancora l'uomo dal salotto.
- No va tutto bene, tutto alla grande, arrivo subito - rispose lei
sulle punte dei piedi mentre tentava di uscire da quell'inferno di
cristalli di Boheme.
Recuperò alla fine due flute e tornò in salotto
ridendo istericamente e posando i bicchieri sul tavolino quasi
rompendoli - Eccoli - disse guardando un Georg sempre più
perplesso - A cosa brindiamo? -
Il bassista sorrise facendo partire il tappo dello Champagne e
cominciando a versarlo nei flute: - A te Michelle, e alle seconde
possibilità -
La mora si sciolse sotto lo sguardo di Georg che la stava lentamente
portando verso il baratro, se non che si riprese e alzò il
calice sorridendo - Alle seconde possibilità -
- E a te - continuò l'uomo prima di prendere un sorso di
bollicine dal bicchiere e guardarsi intorno - Che bella casa che hai -
disse cordiale.
Michelle che aveva bevuto il suo bicchiere tutto d'un fiato si
buttò sul divano portando le gambe al petto, e facendo segno
a Georg di sedersi vicino a lei - Grazie - disse la donna - Adoro
questa casa, sopratutto la vista su Berlino - si girò verso
la vetrata alla sua sinistra e guardò di nuovo il bassista -
Bella vero? - chiese sognante.
- Bellissima - rispose lui fissandola, come se non si stesse proprio
riferendo alla vista sulla città.
- Si beh, un po' mi dispiacerà lasciarla, ma già
sapevo che non avrei vissuto qui per sempre -
- La devi lasciare? - chiese l'uomo interessato
- Sì, io e Benji andiamo a vivere insieme a casa sua,
è molto più grande di questa, quindi anche per i
bambini, se mai ci saranno... - Michelle concluse la frase con un
sussurro sporgendosi verso il tavolino e riempiendosi il bicchiere con
altro Champagne.
- Quindi questa casa sarebbe libera? - chiese lui molto interessato.
- Sì, credo proprio che sia così - rispose la
donna - Se ti interessa ti faccio sapere, io dovrei lasciarla il mese
prossimo -
- Sarebbe perfetto, mi piace proprio -
- Non hai ancora trovato niente di soddisfacente in giro? - chiese la
donna finendo il secondo bicchiere di bollicine e cominciando a
sentirsele pesanti come dieci palloni caricati sul collo.
- No, a parte questa casa - sorrise lui prendendo la bottiglia e
facendo il bis.
- Sei molto fortunato in questo periodo Listing, molto molto fortunato.
L'uomo che si trova al posto giusto al momento giusto -
Georg sorrise e si portò il bicchiere sulle labbra
continuando ad uccidere Michelle con gli occhi inconsapevolmente - E'
il destino, che ci vuoi fare?! -
- Dammela anche a me un po' di fortuna, mi sento così
sfigata - piagnucolò la donna prendendo altro Champagne.
- Ma finiscila - le disse l'uomo spingendola di lato toccandole una
gamba tanto che la donna si pietrificò con gli occhi
sgranati - Ti stai per sposare, hai una bellissima casa, che presto
sarà mia, un uomo che ti ama ed un lavoro fantastico, in
più stai per lavorare con il gruppo più figo del
mondo... cosa vuoi di più?! -
Michelle stava per rispondere "Voglio te" urlando come una matta, ed
aggiungendo anche "E' da quando ho diciassette anni che voglio te
cazzo" ma si contenne continuando a fissare il muro con un'espressione
da manicomio in volto.
- Già cosa posso volere di più? - rispose infine
riprendendosi dallo stato catatonico e sorridendo di sbieco. Cosa le
faceva quell'uomo? Cosa? Era come se non fossero passati dieci anni,
era come se fosse di nuovo quella ragazzine folle che li seguiva in
cima al mondo pur di vederli, eppure lui era seduto sul divano di casa
sua, non c'erano dubbi; Georg non era un ologramma. Era lì
in tutta la sua bellezza, mentre lei aveva degli stracci per la polvere
addosso e i capelli per i fatti loro... Cosa aveva fatto di male?
Perchè lui aveva dovuto vederla in quello stato pietoso?!
- Anche gli altri sono entusiasti - riprese Georg - Perfino Tom, non lo
vedevo così da parecchio -
- Sono felice - disse sincera Michelle riprendendosi le ginocchia tra
le gambe - Se voi siete contenti lo sono anche io -
Eccola di nuovo; la fan che era in lei veniva fuori ad intervalli
regolari troppo ravvicinati. Quello era il suo mantra quando era una
loro fan, lo diceva in continuazione: "Si ma se Bill è
felice con quei capelli lo sono anche io", "Se Tom vuole ubriacarsi
fino a collassare sarannò fatti suoi, io sono felice se loro
sono felici" - Quante cazzate aveva pensato in quel periodo, essere
felice per qualcuno non vuol dire condividere sempre tutto.
- Grazie Michelle, davvero - riprese lui, prima che un silenzio
imbarazzante varcasse i confini di quel salotto.
La donna continuò a guardarsi in giro qualche secondo se non
che poi ebbe una magnifica idea: - Che ne dici di un tour della casa?
Così vedi un po' com'è... -
- Fantastico - disse lui alzandosi e seguendo la donna già
in procinto di avvicinarsi alla cucina.
Georg la seguì inebriandosi del suo profumo, nonostante
l'avesse trovata in quella mise casalinga la trovava assolutamente
bellissima. Era la classica ragazza, o meglio donna, che aveva sempre
immaginato al suo fianco, e non era riuscito ancora a trovarle un
difetto, eccetto il fatto che si sposava di lì a poco, ma
erano dettagli.
- Questa è la cucina - disse Michelle ridendo - E quelli i
bicchieri che mi hai fatto far cadere -
- Adesso sarebbe colpa mia se hai le mani di ricotta? - rise lui
poggiandosi all'isola della cucina.
- E' colpa tua che mi hai chiamato al momento sbagliato e mi hai fatto
spaventare - rispose lei saccente ridendo leggermente prima di uscire
dalla cucina e andare verso la terrazza.
- Questo è il terrazzo - ma ho rotto il pomello della
finestra, non riesco più ad aprirl.. - non fece in tempo a
finire la frase che Georg l'aveva aperta con il minimo sforzo.
- Dicevi? - chiese ridendo.
- Sai anche riparare i tubi del lavandino? - chiese la donna mettendosi
la mano sotto al mento - C'è quello del bagno che credo sia
intasato -
- Simpatica - rise lui chiudendo la finestra, mentre lei sorrideva e lo
soprassava andando verso il bagno in questione.
- Questo è il bagno ma è un po' incasinato -
disse lei accendendo la luce sfiorando il led sul muro ed osservando
perplessa il caos che regnava all'interno della stanza: creme aperte e
tubetti di cosmetici sparsi ovunque, asciugamani per terra, spazzole e
trucchi lasciati sul piano a fianco del lavandino.
- Sei molto ordinata - constatò l'uomo ironico.
- Vero? Mia mamma me lo diceva sempre - scherzò lei
chiudendo la porta - Forse è meglio vedere la camera
più importante, ma non meno disordinata - disse continuando
per il corriodio e aprendo una porta sulla sinsitra. La luce si accese
appena entrarono nella stanza e Michelle si vergognò
ulteriormente osservando i vestiti sparsi per il pavimento e sul letto,
insieme ad una quantità esponenziale di tazze e tazzine
lasciate sul comodino. Si chiese come le era venuto in mente di
proporre il tour della casa in quelle condizioni.
- Ehm... si - disse lei prendendo un po' di vestiti dal pavimento
buttandoli sulla sedia - Non è male, ma c'è una
stanza sotto questo casino - rise lei imbarazzata.
- Non ti preoccupare, ne sono convinto - disse lui avvicinandosi in
modo pericoloso alla donna che si spostò prontamente
sedendosi sul letto e rimbalzandò un po' di volte: - E'
anche comodo il letto - disse pensando subito dopo che non doveva dire
quelle cose.
Georg si sedette vicino a lei imitandola e annuendo - Si sembra comodo
-
- Eh eh - rise lei nervosa - Eh... -
- Sei pronta allora? - chiese Georg girandosi verso di lei.
- Per cosa? -
- Per il matrimonio - rispose l'uomo come se fosse ovvio.
- Oh certo, il matrimonio - disse Michelle annuendo - Beh si, sono
pronta, è l'uomo giusto quindi...-
- Anche io pensavo che Katerina fosse la donna giusta, poi
vabbè, è successo quel che è
successo...-
- Che fai mi porti sfiga? - chiese la mora ridendo e dandogli un
colpetto sulla spalla con la sua.
- No assolutamente, sarà un grande momento, goditelo. -
- Si spero di stare facendo la cosa giusta. Sai sono molto lunatica, un
istante penso che non potrei vivere senza Benji e i barattoli messi in
ordine cromatico dentro il suo frigo, un istante dopo penso che sia il
mio opposto e che non andremo mai d'accordo una volta sotto lo stesso
tetto... -
- Come si dice? Gli opposti si attraggono no? -
- Già, ma a volte in questi anni, mi sono chiesta come
sarebbe stato avere al mio fianco una persona proprio come me;
disordinata, caotica, brillante, ironica, amante della buona musica,
romantica... -
-... e modesta? - concluse Georg per lei mettendosi a ridere.
- Io ti sto confidando le mie paure e tu ridi Listing?! -
- Sei buffa Essen, solo quello mi fa ridere -
- Oh beh, meglio di niente, potrei riciclarmi come comica, almeno
faccio ridere - alzò gli occhi al cielo Michelle guardando
le luci sul soffitto.
- Sei convinta Michelle? Davvero? - le chiese serio Georg continuando a
fissarla di profilo.
- Si - annuì lei - Devo esserlo -
- Che vuol dire che devi esserlo? - chiese lui storcendo la bocca.
- Non posso mandare tutto a puttane due settimane prima - rise la donna.
- E manderesti a puttane un'intera vita? -
La donna lo guardò negli occhi e si sentiva che le veniva da
piangere, non sapeva perchè ma lui era l'ultima persona che
voleva avere davanti in quel momento; se si trovava in quello stato era
tutta colpa sua, e non poteva neanche urlarglielo in faccia.
- Sai Michelle - disse lui improvvisamente avvicinandosi - Devo dirti
una cosa -
La donna si girò piano con un sorriso plastico e la voglia
di saltargli addosso, ma si riprese osservando la corniche sul comodino
che cambiava ogni due secondi le foto di lei e Benji.
- Forse sto sbagliando dato che lavoreremo insieme -
continuò l'uomo cambiando tono di voce, impostandolo
più sul serio, cosa che Michelle non avrebbe voluto sentire.
- Si - disse lei continuando a fissarlo negli occhi.
- Ma con te sento uno strano feeling, che non ho mai avuto con nessuna
donna che ho mai conosciuto -
- Ah - disse lei seria per poi girandosi a fissare davanti a lei - Ma
non mi conosci bene, io sono noiosa, pignola, lunatica... -
- Potrà anche essere - la interruppe Georg - Ma mi trovo
davvero bene con te -
- Vuol dire che lavoreremo bene insieme - rispose fiduciosa la donna
girandosi nuovamente a guardarlo.
- Lo so che ti stai per sposare - disse lui - E volevo solo dirti che
lui è veramente fortunato -
Michelle sgranò gli occhi e non fece niente per nasconderlo,
rimase ancora più sorpresa quando lui si avvicinò
e le lascio un bacio sulla guancia, prima di sorriderle, alzarsi e
uscire dalla camera.
____________________
Quella mattina era riuscita ad essere più puntuale del
solito, forse perchè aveva spalancato gli occhi alle sei del
mattino dopo aver passato una notte a rigirarsi tra le lenzuola
pensando a quello che era successo la sera prima; che poi si volesse
convincere che non fosse successo niente era un'altra questione, ma il
problema serio era che qualcosa era successo ed in cuor suo Michelle lo
sapeva.
La luce negli di occhi di Georg quando le aveva detto che Benji era un
uomo fortunato non se la sarebbe mai scordata per tutta la vita,
specialmente perchè quella luce negli occhi rivolta a lei se
l'era sognata ogni notte nel corso del suo periodo da fan. Quanto era
difficile, era come se la sua vita fosse ad un bivio e non sapesse
neanche per quale motivo. Si sarebbe sposata dopo due settimane e
cominciava a sentire l'adrenalina scorrerle per le vene.
Varcò la soglia del suo ufficio spaventandosi appena vide
Bill e Tom all'interno della stanza sorseggiare caffè con la
faccia sbattuta e gli occhiali da sole a coprirgli gli occhi.
- Oh mio dio, che avete fatto voi due? - chiese la donna spalancando la
bocca e appendendo la giacca all'attaccapanni.
- Ciao Michelle - sorrise Bill porgendole un bicchiere di
caffè uguale a quello suo e del fratello - Ti abbiamo preso
il caffè -
- Grazie - rispose lei perplessa fissandoli sconcertata - Ma non hai
risposto alla mia domanda: avete ricominciato già con i
ritmi da star? - chiese sarcastica andando verso Tom che aveva il naso
appiccicato al vetro della finestra.
- Oh no - rispose Tom serafico - Io e Bill non abbiamo dormito -
- Già - confermò l'altro bevendo altro
caffè.
- E come mai? - chiese la donna sedendosi e accendendo il pc.
- Cose da gemelli - rispose Tom sogghignando.
Bill storse la bocca e guardò Michelle - Eravamo troppo
agitati per dormire - rispose monocorde.
- Ah, ora capisco - sorrise la donna fissando lo schermo - Che carini
che siete -
- Beh anche tu non sembri molto riposata - constatò Bill
continuando a sorseggiare il suo caffè.
- Anche io ho avuto difficoltà ad addormentarmi -
- Sei emozionata vero? Stai per cominciare a lavorare con noi...e
sottolineo noi - disse Tom facendo il giro della scrivania e sedendosi
vicino al gemello.
- Sono molto contenta, se voi siete contenti - disse Michelle con tono
ironico mentre sentiva la porta aprirsi e vedeva Georg e Gustav entrare
nella stanza.
- Buongiorno a tutti - disse Gustav solare preceduto da Georg che
sorrideva felice porgendo un bicchiere di caffè identico a
quello che le aveva dato Bill.
- Ti ho preso il caffè - le disse solare.
Lei sorrise imbarazza mostrandogli il bicchiere perfettamente uguale
che le aveva dato Bill e spostò subito lo sguardo verso lo
schermo.
Georg non disse niente e i ragazzi continuarono a parlare.
- Cosa dobbiamo fare adesso? - chiese Tom buttando il bicchiere di
caffè terminato e cominciando a bere quello che Georg aveva
portato per Michelle.
- Adesso - disse Michelle alzandosi dalla scrivania prendendo la sua
fedele agenda, i cellulari e sistemandosi la longuette sulle gambe -
Andiamo dal capo e firmiamo - prese distrattamente il caffè
dal tavolo e varcò la soglia notando che oltre a Gustav non
c'era nessun'altro che la seguiva.
Guardò interrogativa il batterista e si girò
indietro tornando sulla soglia della porta - Allora che vogliamo fare?
- chiese perplessa.
I tre si guardarono annuendo e Bill e Tom si alzarono seguendo la donna
in corridoio seguiti da Georg. Non parlarono per tutto il tragitto
verso la porta del capo e appena arrivati avanti, quest'ultima si
aprì di scatto; la figura di Deva si stanziò di
fronte a loro, senza dire niente schioccò un bacio sulla
guancia di Michelle e sculettò in corridoio facendo girare
tutti e quattro i ragazzi in colonna dietro la mora.
- Capo, eccoci - sorrise la donna entrando nell'ufficio e facendo
strada ai ragazzi.
- Oh che piacere - sorrise a sua volta l'uomo alzandosi dalla sedia - I
Tokio Hotel, che piacere conoscervi -
Strinsero le mani dell'uomo cordiali, mentre lui sorrideva di rimando e
Michelle tesa come un fuso sistemava i fogli del contratto in uno
schedario, non ci poteva credere.
- Come state? -
- Tutto bene - rispose Bill sorridendo - Siamo pronti a ricominciare -
- Perfetto - sorrise l'uomo - Sono sicuro che il contratto preparato da
Michelle non vi deluderà, anzi, siamo contenti di potervi
dare questa occasione -
- E noi ringraziamo lei e Michelle che ci sta dando questa nuova
opportunità - disse Gustav felice.
- Ovviamente - prese a dire la donna - Saremo contornati da uno staff
di alto livello, e pensiamo che con i tempi minimi di studio, tra pre e
post produzione ci vorranno due mesi, forse un mese e mezzo per
preparare le tracce -
- Si beh - continuò l'uomo rivolto a Michelle - Alle tracce
per l'album penseremo più tardi, adesso il nostro obbiettivo
deve essere quello di far capire alla gente che siete tornati, alla
grande e meglio di prima -
- Fantastico - disse Georg sorridendo, mentre la donna non riusciva a
capire dove l'uomo volesse andare a parare.
- Ci serve un singolo, da lanciare entro quindici giorni -
I ragazzi sorrisero in sincorno mentre Michelle si afflosciava su se
stessa - In che senso? - chiese perplessa.
- Michelle nel senso che dobbiamo lanciare un singolo il 5 giugno -
disse l'uomo controllando qualcosa sul computer.
La donna all'udire quella data si era ricordata che doveva fare
qualcosa quel giorno, ma al momento la cosa che la stava scioccando era
che dovevano preparare un pezzo da usare come primo singolo in soli
dieci giorni! Sarebbero dovuti entrare in sala quel pomeriggio stesso e
avrebbe dovuto richiamare tutto il suo staff per cominciare a sistemare
le cose per l'album, senza contare che la maggior parte stava lavorando
con Deva che appena avrebbe saputo che gli toglievano le persone per i
Tokio Hotel sarebbe andata su tutte le furie e si sarebbe fatta venire
l'ennesima crisi isterica che sarebbe toccato a lei gestire e
scongiurare. Dopo tutti questi pensieri apocalittici Michelle
realizzò un'altra cosa, ricordandosi delle partecipazioni,
le venne in mente come un flash che quella data era quella del suo
matrimonio.
- Ma capo io il 5 giugno mi sposo! - esclamò la mora
scioccata.
- Beh si, sarà un buon motivo per festeggiare doppiamente
no? - disse l'uomo sorridendo rivolto a lei - Avete qualcosa di pronto?
- chiese poi rivolto ai ragazzi.
- Oh si - disse Bill felice - Ho scritto moltissimo in questo anno, ho
motlissimi testi pronti -
- Anche io ho composto un bel po' in questo periodo di stallo -
confermò Tom rivolto verso il gemello.
Tutti sorridevano felici, solo la donna presente nell'ufficio avrebbe
voluto gridare al mondo che non si poteva fare, che era impossibile, ma
sopratutto che lei non si poteva dividere in due.
- Capo, ti posso parlare un attimo? - chiese Michelle con gli occhi
iniettati di sangue e le mani poggiate sul legno della scrivania chiuse
a pugno.
Hans la guardava in attesa che parlasse, ma la donna si
limitò a dire - In privato -
L'uomo non capendo si girò verso il gruppo - Beh voi date
un'occhiata al contratto, noi torniamo subito -
Michelle andò dall'altro lato dell'immenso ufficio e si mise
con le mani sui fianchi osservando l'uomo di fronte a lei.
- Che problema c'è? - chiese l'uomo raggiante.
- Che problema c'è? C'è che io il 5 giugno mi
sposo e tu lo sapevi... -
- Quindi? - chiese di nuovo non capendo il nesso.
- Quindi non posso seguirli come vorrei, insomma, avevi detto che
sarebbe stato un progetto mio, affidato a me... -
- Infatti Mimì, sono in mano tua ma il singolo deve uscire
il 5 giugno, voglio dire, hai messo su uno staff eccellente, a partire
da Chris, tutti insieme dovete riuscire a mettere su un pezzo per
quella data -
- Ma io non pensavo che avremmo dovuto fare tutto così di
corsa, hanno bisogno di tempo anche loro, si sono appena rimessi
insieme! - berciò la mora tentando di soffocare il tono di
voce.
- Ma guardali come sono felici - li indicò il capo con la
mano - Quelli sono delle bombe, basterà rimetterli sulla
retta via e sforneranno singoli uno dietro l'altro, tu devi solo dargli
il la -
- Dargli il la? Ma come pensi che potrò andare alla
conferenza stampa?! Con il vestito da sposa?! -
- Michelle - le disse l'uomo posandole una mano sulla spalla - Stai
tranquilla, andrà tutto bene, ora facciamoli firmare prima
che cambino idea -
Hans si voltò e torno alla scrivania allargando le braccia -
Tutto a posto allora? Possiamo concludere? -
- Si è fantastico - sorrise Bill posando il pezzo di carta
sul tavolo.
- Il contratto prevede tre album di studio, e... beh credo che la cifra
sia soddisfacente - continuò l'uomo mentre tutti e quattro
non sapevano più quanto allargare il sorriso.
- Ce l'ha una penna? - chiese Tom serio non riuscendo a trattenere una
risatina.
Nel frattempo Michelle era sull'orlo del collasso.
____________________
La cena che avrebbe voluto preparare per Benji sarebbe dovuta essere a
base di lasagne bianche e polpettone di crema di latte, ma dato che non
aveva fatto in tempo a fare la spesa ora i due si ritrovavano a
mangiare pizza dal cartone seduti sul divano a fissare lo schermo della
tv in religioso silenzio.
- Buona vero? - chiese Michelle cercando di essere convincente.
- Si non è dove la prendiamo di solito -
- No ho cambiato - rispose lei posando il cartone sul tavolino e
prendendo la birra.
- Beh è buona -
- Già - rispose lei riposandosi sullo schienale.
Non capiva neanche lei cosa fosse successo, ma capì che
probabilmente la causa di quella specie di imbarazzo era colpa sua; non
smetteva di pensare al fatto che avrebbero dovuto lavorare per il
singolo in così breve tempo, ma sopratutto continuava a
pensare allo sguardo di Georg e a quel bacio sulla guancia.
All'improvviso l'uomo si girò verso di lei e la
guardò perplesso - Mimì che sta succedendo? -
- Niente - rispose lei mettendosi subito sulla difensiva - Cosa sta
succedendo? -
- Tu che non parli e noi due che non troviamo niente di meglio da fare
che dire quanto sono buone queste pizze! -
La mora sbuffò - C'è tensione, lo sento,
sarà per il matrimonio -
- Anche io lo sento, ma non è per il matrimonio, altrimenti
non dovremmo parlarci da cinque mesi -
- Peccato che oggi mancano due settimane ed io devo riuscire oltre a
portare il mio culo sull'altare anche a rilanciare una band facendo un
singolo entro il cinque! -
Benji posò la schiena sul divano e fissò di
fronte a lui il monitor - Ecco cos'è allora, di nuovo i
Tokio Hotel! -
- Mhh - cantilenò la mora - Ancora con questa storia -
- Si - berciò l'uomo girandosi - Ancora con questa storia!
Perchè è vero... Quando ci sono in ballo quei
quattro capelloni ti trasformi, e non mi stupisce che questa situazione
dipenda da loro -
- Non dipende da loro! - si stizzì Michelle - Dipende dal
mio lavoro, e sarà sempre così, quindi vedi che
vuoi fare! -
- Anche io ho un lavoro stressante, ma mi pare che una volta uscito
dall'ufficio riesco a lasciarlo dentro quelle quattro mura... Cosa che
tu non riesci a fare -
- Non mi pare di essermi presentata a cena con i Tokio Hotel! - si
adirò la donna alzandosi dal divano - E comunque a me questa
storia non mi sta bene - cercò di giustificarsi.
- Quale storia? - chiese Benji stancamente.
- Questa che pensi sempre che loro influenzino la mia vità -
- E' sempre stato così Michelle, quando ti ho conosciuta
andavi ancora ai concerti e li seguivi con la macchina -
- Sono passati dieci anni Ben, cerca di dimenticartelo -
- Quello che se lo deve dimenticare non sono io - gridò
l'uomo alzandosi - Sei tu che devi scordarti di quei momenti, non sei
più una ragazzina Michelle, sei una donna, e stai per
sposarti! Smettila di pensare sempre a loro, o andrà a
finire male -
- Che cazzo significa che andrà a finire male?! -
- Che ti sposi con un Tokio Hotel se non la finisci di comportarti
così - l'uomo prese la giacca sul divano e la ventiquattrore
per terra, girandosi e andando verso l'ascensore.
- Benji aspetta - disse la mora correndogli dietro - Dai non fare
così, lo sai che sono stressata per il lavoro, il matrimonio
e tutto... Non è quello che penso e so che non lo pensi
neanche tu -
Si avvicinò piano all'uomo prendendogli la camica con la
mano e vedendo che anche i suoi occhi stavano cedendo ma un'altro tipo
di frase uscì dalle sue labbra.
- Devi lasciarli andare, loro non possono sempre influenzare la tua
vita e di conseguenza anche la mia -
- Ma io ci lavoro insieme Ben... -
- Non trovare scuse Michelle, ci lavori insieme da due giorni, quindi
non dire stronzate. Loro sono sempre stati presenti nella tua vita...
Forse tieni a loro più di quanto tieni a me -
- Benjamin non dire cazzate - si infuriò la donna
staccandosi - Come puoi comparare quello che provo per te con un
gruppo! Noi stiamo insieme da dieci anni, abbiamo passato tanti momenti
insieme, loro non sono minimamente importanti quanto te... -
- Allora dimostramelo - disse l'uomo serio in volto - Quando siamo
insieme lascia fuori il lavoro e pensa solo a noi due e alla vita che
stiamo per intraprendere insieme -
Michelle abbassò lo sguardo e sussurrò piano - Va
bene, hai ragione -
Benji la prese per la testa e la portò sul suo petto mentre
la donna lo abbracciava. Le sue mani si spostarono sul collo della
donna e le alzò la testa posando le sue labbra sulle sue. Il
bacio si approfondì, e Michelle si attaccò alla
camicia con tutte le forze che poteva perchè quelle parola
l'avevano colpita più di quanto pensasse; quello che le
aveva detto il suo futuro marito era assolutamente vero, loro avevano
sempre influenzato la sua vita, anche quando non se ne rendeva conto.
Con una canzone, o con i pettegolezzi che veniva a sapere trovandosi
nell'ambiente, più volte nel corso di quegli anni si era
sfogata con lui che l'aveva sempre ascoltata, sempre consolata, e lei
ora lo trattava in quel modo, ora che avevano più bisogno
l'uno dell'altro. Non capiva perchè si stesse comportando
così, cosa ancora più brutta che non si seppe
spiegare era che mentre si stavano baciando, mentre lui esplorava con
le mani il suo corpo, Benjamin non era la persona che desiderava la
toccasse. Georg era tornato come un fantasma; dopo tutto quel tempo, si
immaginava ancora una volta di trovarsi sotto di lui e non con l'uomo
che stava per sposare.
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Capitolo 6 *** 5. ***
Avevo
detto, avevo pensato ed immaginato il mio classico film da FF in modo
molto dettagliato. Avevo riflettuto su un finale completamente diverso,
poi l'emozione della storia, del sentirla così
maledettamente mia, mi ha fatto svoltare per un altro tipo di finale,
che sinceramente adoravo di più per la mia Michelle. A
questo proposito vorrei chiarire alcuni punti su di lei; è
la prima volta che mi metto così completamente dentro ad una
FF, è la prima volta che un mio personaggio ha le mie stesse
identiche speranze, sogni, modi di fare e comportamentali, stesso
carattere, stesse battute, stessa testa e addirittura stessi tatuaggi
XD.
Michelle sono io con qualche anno in più ed una vita che io
sogno, Michelle è quello che vorrei diventare io in un
futuro, senza necessariamente la parte con i TH. Inoltre vorrei
precisare che io Lale non sono innamorata di Georg e che la storia dal
punto di vista dei sentimenti è parecchio romanzata, non
fatevi strane idee per favore. XD
Spero l'abbiate apprezzata, perchè vorrà dire che
avete apprezzato un po' anche me.
Ecco il quinto ed ultimo capitolo di questa breve avventura, spero vi
piaccia. Se non vi piace problemi vostri.
Kisses
5.
I giorni erano passati molto velocemente, ed in studio Michelle e i
quattro si erano dati molto da fare riuscendo a mettere in piedi tre
possibili canzoni da inserire nel singolo; quale fosse quella prescelta
per il lancio però non era ancora stato stabilito. Quella
mattina la donna si era ritrovata all'atelier per la prova definitiva
del suo abito, realizzando, una volta fasciata nella seta avorio del
vestito, che oltre ad essere dimagrita e di conseguenza non avere
più tanto seno con cui riempire il corpetto, mancavano solo
tre giorni al suo matrimonio e al lancio del singolo. Appena si vide
allo specchio scoppiò a piangere in singhiozzi convulsi
pronunciando frasi incomprensibili, tanto che la commessa dovette
soccorrerla con fazzolettini e caramelle, ormai abituata alle crisi
isteriche delle spose. Ciò che Michelle non riusciva a
capire era perchè in un momento in cui doveva essere solo la
donna più felice del mondo si sentiva invece completamente
l'opposto, sentendo ogni giorno che passava che non era la cosa giusta
quella che stava per fare. Da quando aveva avuto quella discussione con
Benji si era raffreddata con lui, mostrandosi a volte anche scontrosa,
cosa che lui accreditò all'ansia da "grande passo" che un
po' stava colpendo anche lui. Ciò che non sapeva il povero
malcapitato era che invece Michelle quando si trovava a lavoro era la
persona più dolce e cordiale che potesse esistere,
specialmente all'indirizzo di una certa persona, che se avesse saputo,
non avrebbe faticato ad immaginare.
Dopo la prova del vestito, trafelata e decisamente in mostruoso
ritardo, Michelle corse a lavoro dove immaginava già la
faccia contrariata di Bill che la guardava ticchettando un dito sul suo
orologio. Grazie al cielo una volta arrivata in studio di incisione i
quattro erano al di là del vetro che parlavano animatamente
sommersi di fogli e laptop; l'unico concentrato sul suo strumento era
Gustav, che aggiustava amorevolmente le pelli del tamburo come se non
fosse nella stanza.
- Ciao Chris - disse Michelle appena entrata poggiando la borsa vicino
al mixer e facendo un cenno a Lucas, il tecnico del mixaggio seduto
davanti alla marea di pulsanti e levette che con una cuffia posata su
un orecchio ascoltava qualcosa che la donna ignorava.
- Ciao Mimì - sorrise Chris poggiandosi una mano su un
fianco - Com'è andata la prova del vestito? -
- Uno schifo, grazie - rispose la donna scansandolo e andando verso il
pc acceso vicino al biondino.
- Uh vedo che stamattina siamo di buon umore - disse ironico facendo il
giro su se stesso per vederla meglio.
- Chris, lascia perdere - disse categorica - Ora dimmi qui a che punto
siamo -
- Va bene - rispose sbuffando - Allora, siamo sempre a tre possibili
tracce, ora stanno discutendo i pro ed i contro, ma aspettavamo te per
sapere quella che potrebbe andare -
- Avete fatto bene - disse annuendo e andando verso Lucas. Gli unici
tasti che conosceva in quel caos infinito di leve e bottoni erano
quelli del volume e dei bassi, oltre a quello per parlare con i diretti
interessati al di là del vetro, completamente isolati
sonoramente sembravano quattro pesci che aprivano e chiudevano la bocca
senza emettere suono, come se fossero in una boccia di vetro.
- Buongiorno mie giovani marmotte - disse la donna solare guardando le
reazioni dei quattro che si girarono in contemporanea, chi tappandosi
un orecchio come Tom e chi sorridendo, come i restanti tre.
- Mi hai reso sordo - gridò Tom avvicinandosi al microfono.
- Non ti preoccupare ti faremo istallare un orecchio artificiale -
rispose la donna sorridendo di sbieco mentre Chris rideva e Lucas aveva
ripreso a lavorare sul mixer.
- Grazie, gentilissima - rispose sorridendo ironico dopo essersi
guardato con gli altri, che ridevano a loro volta.
- Prego Tomi, non c'è di che. Ora parlando di cose serie, a
che punto siete? -
- Buono - constatò Bill alzando le spalle e cominciando a
sfogliare il blocco che aveva in mano - Sono sempre le tre che abbiamo
provato ieri e l'altro ieri e pure l'altro ieri ancora, ma non
riusciamo a scegliere -
- Sono tutte buone Mimì - disse in quel momento Georg, ma
lei continuò a fissare Bill nonostante la voce non
provenisse più dalla sua bocca.
- Si lo so - disse abbassando lo sguardo verso il mixer - Ma dobbiamo
scegliere bene, non possiamo sbagliare il primo singolo -
- Se le mettessimo tutte e tre in rete? - chiese Gustav serafico.
- Potremmo anche farlo - rispose prontamente la mora - Ma dobbiamo
comunque avere un singolo di traino -
- Io sono indeciso tra "Cereali a colazione" e "Fa caldo qui dentro" -
disse Tom annuendo - "Hai chiamato mamma?" non mi convince -
La mora scoppiò a ridere ricordandosi di quando avevano
scelto i titoli provvisori per le canzoni, per ricordarsi a quale si
riferivano avevano associato una frase a casaccio data alternativamente
da Bill e Tom, che si divertivano come due bambini ad inventarsi frasi
idiote.
- Non avete ancora trovato dei titoli? - si informo Michelle,
guardandoli alternativamente tutti e tre evitando accuratamente lo
sguardo di Georg.
- Mimì io ho fatto una lista con trentaquattro possibili
nomi - disse Bill compiaciuto alzandosi dallo sgabello e andando verso
il vetro, su cui appiccicò il foglio, che a Michelle da
lontano sembrava più una lista della spesa.
- Trentaquattro Bill? - chiese scioccata - Ne bastavano tre -
- Lo so - disse Bill con il viso di un bambino dell'asilo che spiega un
concetto complicatissimo - Ma già che c'ero ho lasciato
correre l'immaginazione -
- Sono diventati trentaquattro dopo che l'ho minacciato, altrimenti ne
erano sessantadue - disse da dietro Tom annuendo.
- Ok ok - sospirò la donna - Allora adesso riproviamo tutto,
cominciamo con "Cereali a colazione" - e scoppiò a ridere
finendo la frase.
- Benissimo - rispose Bill girandosi e saltellando verso lo sgabello
dietro di lui, mentre gli altri si sistemavano gli strumenti e Gustav
si sedeva dietro la batteria pronto a dare il tempo.
- Pronti? - chiese il biondino alzando le bacchette in aria.
Tom fece un cenno con la testa mentre Georg rimase fermo, segno
sicuramente affermativo.
Il ticchettio delle bachette di Gustav invase la stanza, mentre i
ragazzi cominciarono a suonare. La melodia era potente, Tom era tutto
concentrato sulle corde della sua Gibson; quando l'aveva rivisto
suonare Michelle si era accorta che era diventato davvero bravo,
rispetto all'inizio in cui non riusciva a capire se fosse lui che
suonava o qualcuno dietro al palco, si era dovuta complimentare con lui
per la bravura. Georg allo stesso tempo aveva il viso coperto dai
capelli, ma lei si accorse distintamente che si stava mordendo le
labbra, come se fosse ansioso o preoccupato per qualcosa. Gustav
picchiava sulle pelli dei tamburi e fracassava i piatti con tutta la
forza che aveva in corpo, cacciando fuori tutta l'energia che
accumulava durante le sue sessioni di relax, ovvero durante tutta la
giornata.
Infine la donna si spostò a guardare Bill; i capelli
leggermente tirati indietro a causa delle cuffie, ed un ciuffo davanti
agli occhi, i fogli in una mano e l'altra poggiata sullo sgabello: era
così bello.
Guardandoli dal vetro Michelle si accorse che il tempo non era passato,
ascoltando quelle parole, vedendoli lì davanti ai suoi
occhi, si rese conto che dieci anni non erano passati, e che le
emozioni ed i sentimenti, così forti e veri che solo loro
quattro le potevano far provare non erano mai morti dentro di lei, ma
solo sopiti in un angolo del suo cuore dove loro erano sempre rimasti.
Era vero, lei nel corso della sua vita non li avrebbe mai abbandonati,
neanche volendo, perchè facevano indissolubilmente parte di
lei, come se fossero una parte di cuore o di polmone, come se fossero
indispensabili per poter vivere. Li guardava sentendo la chitarra di
Tom crescere sempre di più e li rivide per un momento
bambini; Tom con il suo casco di banane in testa, quei dread biondi che
l'avevano reso celebre nel tempo, e quella faccetta furba che ne aveva
fatte impazzire tante, quegli occhi che avevano sempre un sorriso
triste, così identici a quelli del gemello. Rivide Bill con
il ciuffo a coprirgli un occhio solo, e sorrise al ricordo, ripensando
a quanto le sue fans rimanessero scioccate ad ogni minimo cambiamento
che facesse nel tempo, non rendendosi conto che stava semplicemente
crescendo, che stava diventando l'uomo che ora aveva davanti e che con
la sua voce un po' roca regalava ancora emozioni divine.
Guardò poi il batterista, sempre coperto da uno dai suoi
piatti, da qualsiasi angolazione lo vedesse, un tutt'uno con la sua
amata batteria. Era rimasto tra i quattro quello con i piedi
più per terra, mostrandolo poi con la famiglia che si
è creato nel tempo, sempre prezioso nei consigli e ottimo
ascoltatore quando si aveva bisogno di lui.
Michelle non ebbe di nuovo il coraggio di soffermarsi su Georg, ma lo
fece, proprio nel momento in cui lui alzò lo sguardo e la
fulminò con gli occhi. Era incredibilmente serio, ed anche
concentrato, ma la donna rimase comunque immobile, a fissarlo, mentre
la canzone andava avanti. Per lui non c'erano mai abbastanza parole per
descriverlo, mai aggettivi che gli calzassero a pennello,
perchè lui era semplicemente l'amore più grande e
non corrisposto che avesse avuto nella sua vita. Non aveva mai pensato
seriamente a quella parola, perchè per lei l'amore era
qualcosa che si poteva toccare, qualcosa da condividere con qualcuno
che ti è vicino e ti ricambia, non con una star che neanche
ti vede quando gli passi davanti. Ma con lui era tutto così
maledettamente giusto che anche quella fase la poteva chiamare amore,
perchè era quello che sentiva ora verso di lui, solo puro e
semplice amore. Ed era tornata di nuovo a quando di anni ne aveva
diciassette e non trentadue, era tornata a quando si preparava per
andare ai concerti insieme alle sue amiche, non ai preparativi del suo
matrimonio. Il tempo era come se non fosse passato, e quel tempo
sembrava per sempre. Loro erano per sempre, e lo sarebbero sempre
stati. Le ultime note invasero la stanza, mentre Michelle reprimeva una
lacrima che prepotente voleva uscire dal suo occhio. Si girò
di scatto mettendosi una mano sulle labbra, mentre Chris accortosi
della sua reazione le andava vicino e le prendeva la mano libera
guardandolo preoccupato.
- Che succede? - chiese prendendole il viso.
- Niente - rispose tirando su con il naso e fissando Chris negli occhi
- Dì ai ragazzi che è questo il singolo,
trovategli un nome e... noi due ci vediamo mercoledì... - Si
scostò dalla presa e andò vicino al mixer,
prendendo la borsa ed uscendo dallo studio.
- Che succede? - chiese Bill dall'interfono, mentre anche gli altri non
riuscivano a capire cosa fosse successo.
- Niente ragazzi, è molto contenta, felicissima -
cercò di sdrammatizzare lui ridendo - E' questo il singolo,
ora venite fuori che scegliamo il titolo e poi la registriamo -
Chris rialzò lo sguardo, ma si accorse che i Tokio Hotel
erano rimasti in tre.
- Dov'è andato Georg? - chiese perplesso mentre anche gli
altri si guardavano senza capire.
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Michelle sentiva che la stava chiamando ma non aveva la forza ed il
coraggio di girarsi a guardarlo; in quel momento l'unica cosa che
voleva era andare a casa e buttarsi a piangere sul divano, cacciando
via le energie negative e cercando di capire cosa cazzo fare della sua
vita, andata in frantumi in un mese.
- Michelle ti vuoi fermare? - gridò di nuovo verso di lei il
bassista che le era arrivato veramente vicino.
- Torna in studio Georg, e lasciami stare! - rispose lei attraversando
il corridoio e arrivando davanti all'ascensore, cominciando a premerne
il tasto con insistenza, mentre lui la raggiungeva. Sbuffò
alzando gli occhi al cielo e trattenendo ancora le lacrime.
- Che è successo? - chiese lui guardandola di profilo ma
mettendole una mano sul mento per girarle il viso.
- Niente - disse lei scostandosi bruscamente - Ora torna subito in
studio -
- Neanche per sogno, dimmi che hai fatto - si impuntò lui
mentre l'ascensore arrivava e Michelle entrava dentro a passo di
marcia. Per quanto avesse voluto avere la forza per spingerlo fuori,
Georg entrò dentro con lei, e appena le porte si chiusero
glielo chiese nuovamente.
- Allora? - si mise davanti ai tasti dell'ascensore e premette lo stop
parandosi davanti alla donna che accortasi del fatto che l'abitacolo si
fosse fermato sgranò gli occhi dalla quale cominciarono ad
uscire le lacrime.
- Ma sei impazzito?! Fai ripartire l'ascensore! - disse alzando la
voce, tentando di spostare il bassista con scarsi risultati.
- Fino a quando non mi dici cosa è successo rimaniamo qui -
rispose lui serio, prendendola per le spalle e facendola indietreggiare
fino ad una delle pareti dorate.
- Allora rimaniamo qui - rispose lei con tono di sfida, mentre lui
sorrideva e lasciava la presa.
- Benissimo - serafico come non mai Georg si spostò
appoggiandosi al suo fianco.
- Benissimo cosa? Tu devi andare in studio! - berciò
Michelle che con uno scatto tentò di arrivare ai bottoni ma
fu prontamente fermata dal braccio di Georg, che stavolta la
immobilizzò completamente, sia con le braccia che con gli
occhi.
- Che cazzo è successo? - chiese nuovamente, mentre lei si
divincolava - Perchè stai piangendo? -
- E' colpa tua! E' solo colpa tua - disse lei mentre tentava di
scivolare via dalla sua presa ferma - IO NON LO SO PIù COSA
VOGLIO, DA QUANDO SEI ARRIVATO NELLA MIA VITA LE MIE CERTEZZE SONO
CROLLATE - continuò a gridare la mora notando che la presa
si stava allentando - NON SO PIù SE AMO BENJI, NON SO
PIù SE VOGLIO SPOSARMI, NON SO PIù CHE CAZZO DEVO
FARE, ED è SOLO COLPA TUA! -
I singhiozzi la fecero scivolare sulla parete ormai libera dalla presa
dell'uomo, che la fissava incredulo, non sapendo che cosa dire.
Michelle si sedette a terra prendendosi la testa con le mani.
- Che cosa significa che è colpa mia?! - chiese lui non
capendo - Io non ho fatto niente -
Lei alzò il viso rigato e lo guardò con gli occhi
carichi di incertezza - Lo so che non hai fatto niente, ho fatto tutto
io da sola, come una scema - rispose Michelle alzandosi e continuando a
fissarlo.
- Eri tu che sognavo al mio fianco - prese a dire la mora - Eri tu che
volevo come padre dei miei figli, eri tu che ho sempre sognato con me,
perchè noi due, cazzo Georg, non mi dire che sono l'unica
che se n'è accorta... - sospirò la donna girando
il viso.
- Di cosa mi dovevo accorgere? - chiese alzando le spalle.
- Certo che sei tonto! - berciò Michelle rigirando il volto
verso di lui sentendo che le veniva da ridere. Vedendo che lui non
rispondeva gli dette una botta sul petto e alzò le spalle
anche lei - Vedi mi sono fatta i castelli anche a trent'anni, non
crescerò mai...-
Lui rimase immobile, mentre lei si avvicinava ai bottoni dell'ascensore
per farlo ripartire, le prese un braccio e la fece voltare - Io mi sono
accorto solo di una cosa - disse sicuro mentre lei abbassava di nuovo
le difese.
- Cosa? - chiese stancamente.
- Di questo - rispose lui prendendole il viso e posando le sue labbra
sulle sue. Michelle rimase immobile con gli occhi sgranati mentre lui
la spingeva contro una parete dell'ascensore e la continuava a baciare.
Tratteneva il respiro la donna e non aveva neanche il coraggio di
muovere un muscolo, aveva sognato quel momento per anni ed ora che era
successo non faceva assolutamente niente.
Georg si staccò e sorrise - Mi aspettavo un po'
più di partecipazione, ma ci possiamo lavorare -
Michelle rimase a bocca aperta spalmata contro la parete non sapendo se
dire o fare qualcosa oppure svenire in quell'istante per eccesso di
tachicardia, sempre se fosse una diagnosi plausibile.
- ODDIO - riuscì a dire non appena riprese a respirare.
L'uomo al suo fianco non sapeva se ridere od essere serio in una
situazione simile, pensò ad una via di mezzo.
- Ma tu sei completamente scemo! - gli disse girandosi - Io mi sposo
tra due giorni e tu mi baci! -
- Pensavo lo volessi anche tu - si giustificò lui sempre
più perplesso.
- Sì - disse lei - Cioè no, no, ma certo che no! -
Rimasero in silenzio qualche secondo, lui immobile guardando per terra
e lei girando in tondo, premette il tasto dell'ascensore e questo si
mosse continuando la sua corsa verso il piano terra.
- Non potrà mai esserci niente tra di noi - disse la donna
riprendendo la borsa e fissando un punto fermo nel vuoto - Lavoriamo
insieme, e poi io mi sposo -
L'ascensore annunciò il suo arrivo e le porte si aprirono,
mentre i due ebbero il coraggio finalmente di guardarsi in faccia, una
marea di gente entrò nell'ascensore, e Michelle venne spinta
fuori.
Si girò ed uscì dall'ufficio, ancora
più confusa di quando non fosse entrata.
______________
Ci aveva pensato tutta la notte, con gli occhi sgranati e Kid A dei
Radiohead a fare da sottofondo al suo dolore, ma anche alla sua scelta.
Non avrebbe mai dovuto fare una cosa del genere a Banjamin, mai e poi
mai se lo sarebbe potuto perdonare, ed ora, mentre erano arrivati vivi
ad un giorno dal loro matrimonio, Michelle si trovava di fronte alla
porta di casa di quello che non sarebbe diventato suo marito. Era
lì da mezz'ora, a fissare il legno della porta, senza avere
il coraggio di bussare, quello che stava per fare era forse la cosa
più difficile della sua vita.
Mentre si era decisa a premere il campanello, la porta si
spalancò e Benji la fissò incredulo richiudendola
immediatamente e gridando dall'interno: - Ma sei pazza?! Noi due non ci
dobbiamo vedere il giorno prima del matrimonio! -
- Apri la porta, devo parlarti - disse lei monocorde, non avendo
più tanta voce, dato il pianto epocale che si era fatta
quella notte.
Benjamin riaprì la porta e la guardò serio - Che
succede? -
Lei entrò in casa senza aspettare che lui glielo chiedesse,
poggiò la borsa sul tavolo e incrociò le braccia,
meglio essere dirette che girarci intorno.
- Noi due domani non ci sposiamo - disse sussurrando e fissandolo negli
occhi, mentre lui alzava un sopracciglio e la fissava impalato.
- Cosa? -
- Hai capito benissimo -
- Michelle ma che cosa stai dicendo? -
- Sto dicendo che domani io non entrerò in quella chiesa con
il vestito color avorio dei miei sogni e non dirò 'Si'
davanti all'altare -
- E perchè? - chiese lui incredulo appoggiandosi contro la
porta chiusa e cominciando a rendersi conto di quello che stava
succedendo.
- Perchè amo un altro, e l'ho anche baciato - rispose cruda
come non mai mentre si sedeva sul divano e si prendeva la testa tra le
mani.
- CHI CAZZO HAI BACIATO? - Benji le andò davanti rosso in
volto e le puntò un dito contro - DIMMI CHE NON è
UNO DI QUEI QUATTRO, DIMMELO CAZZO -
Michelle non rispose fissando il tavolino davanti a lei e sospirando
affranta, cosa che l'uomo interpretò come una risposta
affermativa.
- LO SAPEVO - gridò ancora lui - LO SAPEVO CAZZO CHE
C'ENTRAVANO -
- E' colpa mia - disse Michelle alzandosi dal divano e andandogli
davanti - Ci sono anche altre cose che devo dirti -
- COSA? - chiese lui rabbioso.
- Non sono pronta per sposarmi Ben, io ho bisogno di stare da sola, per
i fatti miei. Il sol pensiero di aspettarti a casa con la cena pronta
mi fa sentire male... Senza contare che ho il mio lavoro, i miei ritmi
e non voglio che tu ne risenta -
- Sempre del tuo lavoro si parla Michelle, sempre il tuo lavoro in
mezzo! -
- E' così, non posso farci niente, è la mia
vita... -
- Appunto, e non ti sei chiesta che se io ti ho chiesto di sposarmi
è perchè avevo calcolato i pro e i contro della
nostra storia, perchè pensavo e penso che nonostante tutto
il nostro amore è più forte di qualsiasi cosa?! -
- Non è così - disse lei categorica.
- Che vuol dire Mimì? - chiese lui aggrottando la fronte.
- Ben tra di noi le cose sono andate avanti per inerzia - rispose la
donna tornando a sedersi sul divano - Sono dieci anni che stiamo
insieme e gli ultimi tre sa solo Dio perchè li abbiamo
trascorsi insieme -
- Amore? La conosci questa parola? -
- Abitudine - rispose la donna sicura di sè - E' stata solo
l'abitudine di avere qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui passare
le giornate... -
- Ah e così sarei stato un ripiego? -
- No Ben, fino a quando c'è stato l'amore, io ti ho amata
con tutta me stessa, ma adesso... è solo affetto. -
Lui allargò le braccia girando su se stesso - Io non ti
capisco, non ti riconosco più, non so neanche chi
è questa donna che è seduta sul mio divano -
- Non lo so neanche io - rispose lei alzandosi di nuovo e andando verso
il tavolo dove aveva posato la borsa.
- Michelle stai mandando all'aria dieci anni insieme per chi? Per il
bassista di un gruppo che non ti vorrà mai? - disse Benji
quasi cattivo nelle intenzioni, mentre Michelle si bloccò
verso la porta, e si girò di scatto.
- Non stiamo parlando di quello, stiamo parlando di me - disse la donna
puntandosi un dito contro ed andando verso di lui - IO voglio essere
libera di fare ciò che voglio, IO voglio poter tornare a
casa senza dover preparare la cena a qualcuno che non sia io, IO voglio
stare da sola, IO Benji, sono io il problema, lascia perdere gli altri!
-
- E allora perchè mi hai detto di si quando te l'ho chiesto?
-
- Perchè mi sembrava la cosa più sensata da fare
- rispose lei girandosi e tornando verso la porta - Ma il senso che
c'avevo trovato, l'ho perso -
Benjamin non ebbe il coraggio di dire altro, la fissava solo tra la
rabbia e la delusione, prima che lei aprisse la porta e si girasse di
poco - Ho già disdetto tutto, quindi non ti devi preoccupare
di niente -
Dopodichè uscì da quella che sarebbe dovuta
essere la sua casa e si incamminò verso la macchina, aveva
ancora un'altra cosa da fare.
_________________
L'esterno del Ritz Carlton le era sempre piaciuto. Dorato quanto basta,
giusto quel tocco d'eleganza per non sembrare troppo snob. Erano
già venti minuti buoni che camminava avanti e indietro
davanti l'ingresso e l'usciere la fissava in malo modo, non sapendo
cosa pensare di quella donna con gli occhiali scuri che faceva un passo
verso l'entrata ogni cinque minuti. Michelle sospirò e prese
coraggio avanzando verso le porte dell'hotel ed entrando dentro,
spedita immediatamente verso la reception.
- Posso esserle utile? - chiese la donna dietro al bancone di marmo
sorridendole gentilmente.
- Mi può chiamare Georg Listing - disse Michelle posando le
mani sul piano di fronte a lei.
- Chi lo desidera? -
- Michelle, può dire semplicemente Michelle -
Vide la donna girarsi e chiamare la stanza di Georg mentre lei
continuava a fissare i marmi e le scalinate che contornavano la hall di
quel meraviglioso albergo.
- Suite 483 - gli disse la donna mentre Michelle le scoppiava a ridere
in faccia appena sentito il numero della camera - Mi scusi - disse
tornando seria - Grazie -
Ridacchiò per tutto il tragitto in ascensore e appena
arrivata davanti alla Suite 483, continuò a ridere da sola,
Georg era proprio un inguaribile romantico.
- Ciao - disse lui perplesso mentre lei continuava a ridere come una
matta.
- Che caso, proprio la 483 -
Anche il bassista sorrise e alzò le spalle - Me l'hanno
data, io non c'entro niente -
- Certo, come no - rispose lei entrando e girandosi subito nella sua
direzione.
- Come mai qui? - chiese alla donna facendole strada verso il divano.
- Ti ho portato una cosa, e poi...- rispose lei posando la borsa e
sedendosi, prima di guardarlo negli occhi - Volevo chiederti scusa -
- Per cosa? -
- Per la mia reazione di ieri - rispose imbarazzata - Era esattamente
quello che desideravo da anni, ma mi hai preso alla sprovvista, ed ho
voluto negare a me stessa quello che provavo -
- Provavi? - chiese lui sorridendo.
- Provo - si corresse Michelle prendendo la borsa e tirandone fuori un
cd.
- Ma a parte ciò, ti ho voluto portare questo, l'ho preso
prima di venire qui -
Georg prese il cd tra le mani e scoppiò a ridere - E' il
singolo, ma... Come hai fatto? -
- Ho qualche cd di scorta, è bastato solo masterizzarlo! -
- Ma c'è anche il booklet! - rispose lui raggiante,
girandosi ad intermittenza tra lei e il cd che aveva in mano.
- Quello è stato più difficile, ma ce l'ho fatta
ugualmente - sorrise la donna.
- Mimì è fantastico - rispose lui chiudendo il cd
e girandosi verso di lei - Grazie -
- E di cosa? - disse lei mentre si avvicinava per abbracciarlo.
Rimasero vicini qualche secondo, prima che l'imbarazzo li divorasse -
In verità è mio e ci voglio gli autografi di
tutti e quattro, un singolo dei Tokio Hotel su CD varrà un
sacco di soldi - scherzò infine mordendosi la lingua. L'uomo
non rispose, si limitò a continuare a fissare il pezzo di
plastica tra le sue mani, quasi sognante.
- Allora sei pronto? - chiese lei sorridendo e appoggiandosi allo
schienale del divano - Domani è il grande giorno -
- Già - annuì Georg tornando serio - Sono un po'
nervoso, ma credo sia normale -
- Si lo è - rispose la donna spostando lo sguardo verso il
soffitto.
- E tu sei pronta? -
- Si sono emozionatissima per la messa in rete, sono sicura che
andrà benissimo - rispose Michelle portandosi i capelli
dietro le orecchie.
- No io dicevo il matrimonio - rispose lui perplesso - Sai la chiesa,
il vestito, tu che arrivi all'altare... -
- Ah - rispose Michelle abbassando lo sguardo - Si, beh, devo dirti una
cosa... -
Lui si portò una mano sulla fronte e si
scompigliò i capelli sorridendo e scuotendo la testa - Non
mi dire che... -
- No - disse lei interrompendolo - Ho lasciato Benji -
- Cosa? - rispose lui continuando a ridere, più per
incredulità, non trovava la situazione molto divertente.
- Eh si, mi sono resa conto che stavamo insieme solo per inerzia, e
sposarmi sarebbe stato un errore, così... -
continuò Michelle alzando le spalle - ... è
meglio per tutti -
- Non so cosa dire - disse lui girando il viso - Tu sei pazza! -
- Non sono pazza, voglio solo godermi ancora la vita. Fare musica,
andare in tour! Io non vedo l'ora di partire con voi... - disse
raggiante.
- Michelle... - sospirò lui girando il viso.
Lei si alzò e gli si parò davanti mettendo le
mani sui fianchi e fissandolo nei suoi fari verdi - Mettiamo in chiaro
una cosa Listing, non ho fatto quello che ho fatto a causa del bacio
che mi hai dato. Quello mi è servito per riflettere e capire
che stavo sbagliando, ed effettivamente anche se me ne sono resa conto
così tardi, l'importante è che è
successo prima che mi sposassi. Non ti nego che tu sei stato un
incentivo, perchè da quando sei rientrato nella mia vita io
non riesco a non pensarti - lo continuò a guardare mentre
lui era diventato improvvisamente serio - Ecco, l'ho detto. Sei
importante per me, e non ti sta parlando la fan che ti seguiva con la
macchina, ma la donna che hai davanti. Non ti chiedo niente Georg, non
voglio assolutamente niente, anche perchè sarebbe
impossibile dato che noi due lavoriamo insieme... - si fermò
un attimo e si sedette nuovamente sul divano girandosi verso l'uomo
-... io domani parto per le Hawaii, e quando torno, dopo che
avrò bevuto litri di latte di cocco ed essere diventata
color cioccolato, finiremo il cd e saremo per sempre felici e contenti -
- Ma non puoi lasciarci da soli - disse Georg scioccato - Come
facciamo? -
- C'è Chris e poi non avete bisogno di me - sorrise Michelle
- Siete in gamba, siete i Tokio Hotel... -
La donna sorrise ancora e girò la testa di lato aspettando
che lui dicesse qualcosa.
- Beh non mi dici niente? - lo esortò lei dandogli un
colpetto alla gamba per richiamare la sua attenzione.
L'uomo sorrise, girandosi verso di lei e mettendole una mano dietro
alla testa: - Non ho niente da dire - rispose prima di posare ancora
una volta le labbra su quelle di lei. Questa volta Michelle non si fece
trovare impreparata, rispose al bacio muovendo le labbra insieme a
quelle di lui, sentendo di nuovo il cuore accelerare il battito, e le
farfalle nello stomaco.
Si staccò quasi subito e sospirò nuovamente - Eh
Georg Georg - disse scuotendo la testa - Così non va bene -
- Cosa non va bene? Non mi sono mica baciato da solo! - rispose lui
quasi scocciato, non riusciva a capire cosa frullasse nella testa della
donna che aveva davanti. Gli aveva appena fatto una mezza dichiarazione
piena di punti oscuri, ed aveva concluso il tutto dicendo che partiva;
lui aveva fatto finta di metterla sul piano lavorativo, e per quanto
tenesse al nuovo CD, al momento riteneva più importante
sapere cosa cazzo stava succedendo tra loro due perchè, non
erano certamente solo "due persone che lavorano insieme".
- No ma, è impossibile - rispose lei alzando le spalle - E'
un'utopia, io e te - disse frammezzando la frase con una risatina
nervosa - Impossibile. Ti ringrazio per aver esaudito un mio vecchio
desiderio ma... Io ho bisogno di stare da sola, di poter vivere... -
- Michelle ma che cazzo stai dicendo? - la interruppe lui alzandosi di
scatto dal divano e lanciando il CD sul tavolino di fronte a lui - Stai
negando qualcosa che c'è e si vede diamine. C'è
attrazione tra di noi e... - lascio la frase in sospeso scompigliandosi
i capelli e girandosi verso la vetrata che mostrava una Berlino invasa
di luce.
- E? - chiese lei quasi speranzosa, rendendosi conto che non doveva
esserlo, che sarebbe partita e al suo ritorno sarebbe stato tutto come
se non fosse successo niente.
- E... Tu mi piaci, credo sia chiaro e, voglio... vorrei che tu ci
ripensassi su di noi, insomma, è vero, lavoriamo insieme ed
è tutto più complicato ma... - si girò
verso di lei e la guardò con due immensi occhi tristi, che a
Michelle parve chiaramente di perdere l'equilibrio da seduta -... non
voglio perderti. -
- Ma non mi perdi - rispose lei come se fosse ovvio -
Tornerò tra dieci giorni... -
- La finisci di tirare fuori scuse? Ti fa male dire la
verità per caso? - si adirò lui penetrandola
nuovamente con lo sguardo ed osservando la sua bocca socchiusa in
un'espressione sorpresa. Le osservò le mani posate sul
divano, mentre con la testa faceva un leggero movimento all'indietro
per spostare una ciocca dispettosa di capelli castani. La vide spostare
lo sguardo dal suo per poi posarlo sul tavolino di fronte a lei;
avrebbe dato tutto ciò che possedeva per sapere cosa pensava
in quel momento.
- Te lo ripeto nuovamente - sussurrò la donna non muovendosi
di un millimetro - E' impossibile - Si alzò dal divano e
prese la borsa posata al suo fianco; i suoi occhi con movimenti rapidi
si spostarono più volte da quelli di Georg al pavimento,
senza un reale motivo - Ora è meglio che vada, prima che
cambi idea - Si girò di scatto diretta verso la porta, ma
sentì dei passi concitati dietro di lei e il suo polso
brutalmente afferrato mentre un respiro caldo ed una voce profonda le
si avvicinarono all'orecchio; poteva sentire il corpo di lui aderire
alla sua schiena mentre chiudeva gli occhi per tentare di resistere con
tutte le sue forze.
- Non ti seguirò un'altra volta Michelle, non ti
supplicherò di rimanere qui con me, non lo farò,
perchè siamo grandi e vaccinati ed ognuno prende le sue
scelte, ma posso fare solo una cosa - le disse bisbigliando in un
orecchio prima che lei lo interruppe quasi sull'orlo delle lacrime. Con
la voce smorzata dalla tentazione di piangere la donna
sussurrò a sua volta - Lo sai qual'è uno dei miei
peggiori difetti? - Gli chiese senza attendere una risposta - Che non
so dire mai di no Georg, mai. Alla fin fine cedo sempre alle richieste
che mi vengono fatte, perchè se non mi costa niente esaudire
un desiderio lo faccio senza pormi troppi quesiti. Lo sai
qual'è il problema adesso? E' che sono ad un bivio: uscire
da quella porta, andare via da te per un po' e sperare di dimenticarti,
cosa che non ho fatto in dieci anni senza conoscerti, e che non credo
succederà in dieci giorni con il tuo odore sulla pelle,
oppure stringere il tuo polso sinistro che è proprio qui
dietro alla mia mano sinistra, stringerlo con quanta forza ho in corpo
e girarmi per fissare gli occhi più belli che io abbia mai
visto, e fare una cosa che desidero da tanto, sapendo che potrei
pentirmi delle conseguenze. In entrambi in casi Georg, so che
starò male. Se vado via, starò male
perchè so che non potrò più stare
così vicino a te, come ora, se resto qui so che se mi giro
probabilmente il mio cuore non reggerà il colpo e morirei di
infarto a soli trentadue anni...
- Michelle - la interuppe lui posando la mano libera sulla spalla di
lei e girandola delicatamente nella sua direzione. Le vide una lacrima
pronta a scendere, e le passò un dito sotto all'occhio per
farle accarezzare la guancia ed asciugarla con il polpastrello - Stai
sparlando - disse serio.
Lei rimase seria e annuì abbassando lo sguardo, prima di
rialazarlo e continuare ad annuire - Lo so, volevo stordirti prima di
dirti che ti amo, così magari preso a sentire il discorso ti
dimentichi del fulcro della discussione, così io mi tolgo un
peso e tu... -
- Stai zitta - gli disse lui sovrapponendo la sua voce ed allargando il
sorriso cominciando a ridere.
- Vedi anche in questi momenti tragici ti metti a ridere, non credi che
dovrei veramente fare qualche spettacolo comico, sono così
ridicola? - chiese lei.
- No non sei ridicola, sei bellissima -
- Si certo, come no, ora tu mi hai detto che sono bellissima ed io cosa
dovrei dirti?! Che sei bellissimo anche tu?! No, non te lo dico -
rispose facendo finta di essere offesa - Tu hai già le tue
milioni di fans sparse nel mondo che ti ripetono in continuazione
quanto tu sia maledettamente da stupro... cazzo ma che sto dicendo? -
- Non lo so - gli rispose lui continuando a ridere di cuore senza quasi
riuscire a parlare.
- Perdo il filo, perdo il filo Listing, lo sai che quando sono nervosa
parlo molto?! -
- Me ne sto accorgendo -
- Allora rimaniamo così tutta la vita, con te che mi guardi
e ridi ed io che parlo mentre ti guardo che ridi?! -
- Perchè non mi baci e basta? - chiese lui tentando di
riprendere un minimo di contegno.
- Cosa? Io che bacio te, certo, sto tentando di reprimere l'istinto mio
caro, fammi assaporare il momento ancora un po'... -
- Ci siamo baciati neanche dieci minuti fa -
- Tu mi hai baciato neanche dieci minuti fa, ora devo farlo io,
è difficile, dammi tempo per analizzare la situazione -
rispose lei quasi risentita.
- Vuoi un caffè nel frattempo? -
- Si, americano, bello nero ed extra bollente -
- Michelle ti prego - continuò a ridere lui non sapendo
esattamente cosa fare, abbassando le braccia dalle sue spalle e
piegandosi in due.
- Ok, ok - disse lei prendendogli il viso tra le mani e riportandolo in
posizione eretta, gli fissò gli occhi.
- Finalmente - sospirò lui tornando serio non senza avere
diversi problemi.
- Bene, siamo alla resa dei conti - disse lei teatralmente spostando le
mani dal viso al collo ed avvicinandosi al suo corpo - Io, Michelle
Essen, ho una leggera ed imperturbabile cotta per te Sig. Listing, da
circa dieci ed insignificanti anni; nel corso di questo mese passato
insieme, la leggera ed imperturbabile cotta che pensavo di gestire con
maestria, è diventata una seria e perturbabilissima
sensazione che generalmente gli esperti chiamano sindrome
d'innamoramento... Ecco, ora io sono qui di fronte a te ed ho il cuore
che sta per uscirmi dalla trachea, ma va bene perchè questo
forse è uno dei momenti più importanti della mia
vita e me lo voglio portare fino all'estremo con il rischio che tu mi
butti di peso dalla finestra per il nervoso, ma oltre al mio essere
prolissa per allungare il brodo e girarci intorno fino alla nausea,
oddio mi sono dimenticata che stavo dicendo... -
Georg scoppiò di nuovo a ridere - Ti amo Michelle - le disse
scosso dalle risate mentre lei sgranava gli occhi e gli dava uno
schiaffio sul petto imbronciandosi.
- Ma no lo dovevo dire io! - disse sbuffando.
- Dovevi dire "Ti amo Michelle"?
- Oddio aspetta - girò il viso e puntò lo sguardo
sul divano per poi spostarsi nuovamente sul viso di lui - Cosa hai
detto? -
- Hai sentito benissimo - gli rispose lui stringedola a se
definitivamente e posandole la fronte sulla sua.
- Però sai c'era un disturbo sulle frequenze e il ritorno in
cuffia era sfalsato, mi è caduto il monitor non ho sentito
proprio bene... -
- Mi farai impazzire lo sai? -
- Io già lo sono pazza, se sono ridotta così
è solo colpa tua -
- Sono contento, così sei perfetta -
- Senti la smetti di farmi i complimenti?! Poi mi imbarazzo e non parlo
più -
- Magari - disse lui alzando gli occhi al cielo - Magari
Mimì stai zitta e mi baci! -
- Ok - rispose lei abbozzando un sorrisetto - Sto zitta e ti bacio
Listing, ma prima, volevo solo che tu sapessi... quanto ti amo -
Michelle sorrise e si avvicinò al viso di lui, vedendolo
sempre più vicino, fino a quando non chiuse gli occhi, per
assaporare il bacio, quello che aveva sognato di dare per tutta una
vita.
Poi, finalmente, scese il silenzio.
The
End
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