Six Gnossiennes

di Varekai
(/viewuser.php?uid=8851)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gnossienne n°1 (Prologo) ***
Capitolo 2: *** Gnossienne n° 5 ***
Capitolo 3: *** Gnossienne n°2 ***
Capitolo 4: *** Gnossienne n°6 ***
Capitolo 5: *** Gnossienne n° 3 ***
Capitolo 6: *** Gnossienne n° 4 (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** Gnossienne n°1 (Prologo) ***


Ho 21 anni e sono morto

Titolo: Six Gnossiennes

Betareader: Lil Eveline

Note dell’Autore: Gran parte dei capitoli sono nati durante e grazie all’ascolto delle Gnossiennes di Eric Satie, motivo per cui ogni capitolo è abbinato ad una di esse.

Questa non è propriamente una song-fic, ma queste melodie fanno ormai parte integrante del racconto e consiglio di ascoltarle durante la lettura (soprattutto perché sono molto belle).

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

 

 

 

 

 

 

Gnossienne n° 1

 

1 luglio 1980

 

 

Viviamo in tempi duri, tempi che non risparmiano nessuno, ma ormai ci sono quasi abituata.

Abituata ad essere in apprensione per James, ad essere preoccupata per il futuro del mio bambino, sapendo che per lui potrebbe non esserci un futuro.

A volte mi domando cosa sarebbe accaduto se non fossimo vissuti in questi tempi bui.

Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, con un figlio in arrivo (un piccolo elefante, a giudicare dalla mia pancia!) e un marito che amo, ma quando penso a cosa poteva essere diverso, penso soprattutto a Severus Snape.

Lo conoscevo bene. Ho condiviso con lui gli anni più sereni della mia infanzia e della mia adolescenza, prima che mi rendessi conto che la vita è molto più complicata di quello che uno immagina da bambino.

Sono sicura che da qualche parte quel bambino malinconico, quell’adolescente un po’ goffo ma a suo modo affettuoso a cui ero tanto affezionata è ancora presente nel cuore di Severus. Deve essere così.

Verso di lui provo un’incredibile, insopprimibile senso di colpa, di cui non posso parlare a nessuno. Nessuno delle persone che conosco lo ha mai amato, e ora, con lui dall’altra parte, si vantano tronfi di aver sempre capito di che pasta era fatto.

Mi sento in colpa proprio per questo: mi hanno convinto che era come tutti gli altri Serpeverde, spietato e arrivista.

Ci ho creduto come una stolta, spaventata com’ero dalla sua ossessione per le Arti Oscure e allontanarlo è stata la soluzione più facile. Più facile per me, si intende, non per lui.

La mia amicizia era l’unica cosa che gli impediva di cadere nel baratro della Magia Nera e sono stata io stessa a spezzare quel filo, a dargli il calcio per spedirlo in picchiata nel burrone.

A sedici anni non me ne resi conto.

Avrei dovuto, ero una ragazza sensibile e volevo realmente bene a Sev.

Avrei dovuto capirlo. Severus non è mai stato come gli altri; cercava il suo posto nel mondo e l’ha trovato tra i peggiori.

I suoi genitori si odiavano e usavano ogni mezzo pur di farsi male l’un l’altra. Severus era il loro strumento preferito. Non mi raccontava spesso cosa realmente accadeva, ma a volte mi diceva che non capiva perché non si separassero, invece di rimanere insieme con il solo scopo di distruggersi a vicenda.

Molti ragazzi trovano una seconda casa a Hogwarts, ma non sono sicura che per Sev questo sia accaduto. A parte me, non credo che avesse altri amici. Girava con Mulciber e Avery, ma quei due erano davvero troppo stupidamente tracotanti perché fossero qualcosa di più di compagni di malefatte. Purtroppo, ne subiva l’influenza negativa.

Grifondoro, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso vengono chiamate Case per questo motivo: è con i propri compagni che si passa la maggior parte del tempo, si condividono le lezioni, i dormitori, la squadra di Quidditch e qualsiasi altro tipo di circolo ricreativo. A sedici anni credetti che io, da sola, non potevo nulla contro tutti i suoi compagni di Casa che, in cambio di aiuti scolastici, gli davano quella solidarietà cameratesca che lui cercava.

Avrei potuto salvarlo, salvarlo da se stesso e dall’influenza degli altri Serpeverde.

Forse se gli avessi chiesto di smettere, di farlo per me, per farmi felice, mi avrebbe accontentato.

Provava dei sentimenti per me, sentimenti che non sono mai riuscita a capire quanto fossero profondi.

Indubbiamente abbastanza da farlo soffrire di una cupissima gelosia quando fu chiaro che uscivo con James, da sempre il suo più acerrimo nemico.

Indubbiamente abbastanza da non accettare il mio allontamento, da spiarmi per i corridoi pur di trovare un’occasione per un ultimo, breve contatto.

A volte spero di incontrarlo di nuovo, di poterci parlare almeno una volta, dirgli che anch’io ho fatto una scelta sbagliata, che gli volevo veramente bene e davvero, davvero mi dispiace…

…ma poi mi rendo conto che, se lo dovessi rincontrare, sarebbe il mio avversario e allora mi cala addosso una insopportabile tristezza.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Gnossienne n° 5 ***


Ho 21 anni e sono morto

 

 

 

 

 

 

 

 

Gnossienne n° 5

 

18 Luglio 1973

 

Con tutto la disapprovazione del mondo da parte di Petunia, Severus era rimasto a dormire a casa di Lily.

Tra una partita a Scacchi Magici e un’altra si era fatta ora di cena e, dopo cena, Severus non aveva ancora voglia di tornare a casa.  D’altro canto né Lily né i suoi genitori erano d’accordo a fare a fargli attraversare la cittadina a quell’ora.

L’invito a passare la notte a casa loro era arrivato naturale e Severus l’aveva accettato con grande entusiasmo.

La stanza di Lily era piccolina, graziosa e accogliente, ed era dotata di un letto in più, che in caso di necessità veniva accostato al letto di Lily, quasi a formarne un prolungamento.

Mamma e papà Evans lo avevano comprato alla figlia per ospitare i suoi amici, ma in realtà da allora Severus era stato praticamente l’unico ad usarlo.  

Severus era felice di poter condividere lo stesso letto di Lily e, lo doveva ammettere, talvolta faceva proprio di tutto pur di far farsi invitare a passare la notte a casa sua.

Per quanto orribile potesse essere stata la giornata, per quanto i suoi genitori avessero litigato e urlato, per quanto tutto potesse essere andato storto, passare un’intera nottata con la sua migliore amica a parlare fino a tardi e a ridere su qualsiasi sciocchezza gli risollevava sempre il morale.

Nonostante avessero aperto la finestra, Severus si svegliò di notte per il caldo.

Era una bella notte, con il cielo terso e la luna quasi piena e luminosissima, visibile dalla finestra spalancata.

Severus guardò Lily, profondamente addormentata e sentì il cuore pieno di tenerezza.

Con la luce della luna che la illuminava, la sua cara amica aveva un che di etereo che gli fece pensare ad una ninfa dei boschi.

Durante l’anno Lily aveva iniziato a perdere le sue fattezze da bambina per prendere quelle ancora innocenti, ma decisamente più seducenti di fanciulla.

Il sottile pigiama estivo rivelava un piccolo e aggraziato seno, che la casta divisa scolastica fino ad allora aveva nascosto. Severus le guardò le braccia bianche e sottili e non riuscì a non pensare che Lily stava diventano davvero bellissima.

Avvicinandosi un pochino, vide che il naso della ragazza era cosparso di goccioline di sudore.

Esitò un istante, poi con due dita glielo carezzò delicatamente, per toglierle il sudore.

Non aveva mai toccato Lily in questa maniera.

Dal naso, le sue dita scivolarono con dolcezza sulla guancia rosea, attraversando tutta la mandibola per arrivare infine al mento. Il mignolo inavvertitamente le sfiorò l’angolo della bocca e Severus ritrasse la mano velocemente, quasi spaventato.

Lily continuava a dormire indisturbata.

Tranquillizzato dalla scoperta, Severus riprese coraggio.

Gli era presa la curiosità di sapere di cosa profumava la sua pelle, che odore aveva la sua Lily, e improvvisamente gli sembrò di non poter vivere senza averlo scoperto.

Lentamente si accostò ancora una volta al suo viso, e avvicinò il naso fino al punto in cui il lobo dell’orecchio si congiunge con il collo e con la mandibola.

I capelli di lei – quei capelli che gli era impossibile non lodare – gli solleticavano il viso.

Inspirò, con gli occhi chiusi.

Odorava di spensieratezza, di giovinezza e, beh, sì, di Lily.

Completamente soddisfatto, si sdraiò nuovamente sul suo lettino e, dopo aver stretto un dito di lei nella sua mano, si riaddormentò.

 

 

 

 

***

 

 

 

Ernil, purepura e draco92, vi ringrazio davvero per le recensioni, è sempre bello sapere di essere letti e recensiti, è un ottimo incoraggiamento per me! :D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Gnossienne n°2 ***


Gnossienne n° 2

Gnossienne n° 2

 

6 Dicembre 1976

 

Il dormitorio maschile di Serpeverde, quando rimaneva illuminato solo dalle deboli luci delle bacchette degli studenti, aveva un che di tetro. Severus si era sempre chiesto se anche gli altri dormitori erano così bui e così vagamente opprimenti.

Di certo non lo era quello di Grifondoro, che sapeva stare in una torre ben illuminata e non sotto il lago.

Nella sala comune, altri studenti, come lui erano svegli. I suoi compagni parlavano dei soliti argomenti, non molto variati, in realtà, ma che riscuotevano sempre successo.

“...anche Malfoy si è unito alla causa. E Macnair ieri mi ha mostrato il Marchio. Dovreste diventare Mangiamorte anche voi, il Signore Oscuro sta reclutando moltissima gente…”

“Credevo che volesse solo maghi e streghe diplomati…”

“No, mio caro Yaxley. Cosa credi che importi al Signore Oscuro di un pezzo di carta? Lui richiede solo la più cieca fedeltà! E il sangue puro, ovviamente!”

Severus non ascoltava attentamente i discorsi, impegnato con il suo amato libro di Pozioni.

Proprio quel pomeriggio aveva trovato un modo più facile per distillare l’Amortentia, senza dover tagliare in quel modo indecoroso le radici di leucanto con il rischio di pesanti bruciature, e lo stava appuntando al lato del libro.

“Ehi Snape… SNAPE!”

Severus si girò, non avendo sentito fino ad allora Avery che lo chiamava.

“Severus, non puoi stare tutto questo tempo a studiare…”

Severus non rispose.

“Cosa ne pensi della questione dei mezzosangue? In parte il loro sangue è puro, ma uno dei due genitori è così dannatamente sporco…”

Sapeva perfettamente dove Avery voleva andare a parare. Aveva detto ai suoi compagni di essere purosangue, ma poiché il suo cognome non rientrava tra quelli delle più famose famiglie purosangue, non era riuscito a negare che suo padre doveva avere origini babbane. In realtà, non aveva solo origini babbane. Era un babbano.

La cosa disgustava anche lui, per la verità. Ma quando era sicuro di aver raggiunto il massimo del disgusto per i Babbani, quando credeva di pensare - come Avery, come Mulciber, come Yaxley e tutti gli altri - che i Nati-Babbani erano solo feccia, ecco il viso di lei gli compariva davanti.

“Io credo che è ora per tutti di smettere di interrompermi, è grazie a queste ore notturne che i miei voti sono eccellenti mentre i vostri sono appena mediocri.”

Avery emise un suono di disapprovazione, ma non disse altro.

Severus tornò al suo libro: Pozioni era la sua materia preferita da quando… da quando…

Emise un breve sospiro.

Le lezioni di Pozioni ancora lo legavano a Lily Evans. Lei non riusciva più a capire le sue scelte, gli anni stavano passando e si stavano allontanando. Non l’aveva mai perdonato per averle dato del Sanguesporco. Ciò nonostante, durante le ore di Pozioni, lei gli si sedeva accanto.

Lui le faceva vedere le sue indicazioni, scritte a mano al bordo del libro di testo, che lei eseguiva in silenzio.

In brevi momenti riusciva a sentire l’alchimia di un tempo, si ricreava quella perfetta intesa che per lunghi anni era stata la base della loro amicizia.

Lo faceva per lei, quello studio extra, di notte, faticando a leggere a causa della luce troppo fioca. Lo faceva per lei, perché finché lui appuntava procedimenti più facili sui bordi della pagina, lei si sarebbe seduta vicino a lui. Finché continuava a scrivere formule e semplificazioni, lei avrebbe avuto un motivo per stargli accanto, almeno per qualche ora alla settimana; finché lui l’aiutava in Pozioni, lei non poteva biasimarlo totalmente.

Lei avrebbe pensato a lui come un ragazzo intelligente e studioso, e generoso con lei.

Severus chiuse gli occhi. Il pensiero di lei accanto, che a bassa voce gli chiedeva gli ingredienti, lo fece rabbrividire per un istante. I loro occhi si erano incontrati, alla lezione del giorno prima.

Lui le stava passando il suo mestolo e i loro occhi si erano incontrati per un lungo istante.

Il desiderio di toccarla o di baciarla era stato forte, ma aveva dovuto sopprimerlo.

Aveva abbassato lui per primo lo sguardo. Lei era sempre così fiera, sempre.

Riaprì gli occhi, ma decise che era ora di andare a dormire. Non poteva continuare a pensare a Lily.

Chiuse il grosso libro, che finì inavvertitamente sulla retrocopertina.

“Questo libro è proprietà del Principe Mezzosangue”.

Con un dito toccò la parola “Mezzosangue”, quasi accarezzandola.

Odiava il suo stato di nascita. Né Purosangue, né Natobabbano.

Se fosse stato Purosangue, sarebbe stato come un aristocratico, accettato dai suoi compagni di Casa e rispettato dagli altri – mai nessuno aveva attaccato alle spalle un Malfoy, come Potter e la sua gang facevano con lui.

Se fosse stato Natobabbano, non avrebbe mai conosciuto tutte quelle persone che l’avevano allontanato da Lily, forse avrebbe potuto stare accanto a lei come nel profondo del suo cuore desiderava ardentemente.

Forse...

Ma non era stato.

Con un gesto brusco, buttò il libro per terra, si girò da una parte e si mise a dormire.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Gnossienne n°6 ***


Gnossienne n° 6

 

 

 

Gnossienne n° 6

 

9 gennaio 1977

 

17 anni. I famosi 17 anni.

Era maggiorenne! Poteva andarsene di casa. Poteva usare la magia fuori da scuola. Libero, finalmente, di decidere per conto proprio.

Un paio di compagni di Serpeverde gli avevano promesso una piccola festa, la sera, nella Sala Comune. In realtà, sarebbe stato contento anche senza la festa.

Lily si era ricordata di lui.

Gli aveva fatto un regalo: un mantello nuovo, pesante e caldo come non ne aveva mai posseduti. Era straordinariamente bello, oltre che utile, con un colletto voluminoso che gli riparava il collo dal freddo e un morbido interno di soffice panno. 

Ma non era solo il regalo in sé a renderlo felice.

Non gliel’aveva fatto trovare, non gliel’aveva mandato tramite te rzi. Gliel’aveva dato in mano, guardandolo negli occhi, sorridendogli e facendogli gli auguri.

Per tutte le vacanze di Natale non si erano scritti. Tutti i giorni sperava che gli arrivasse un gufo, tutti i giorni si trascinava fino al piccolo parco dove si erano spesso incontrati. Ma lei non gli aveva mai scritto, al parco non si era mai fatta vedere.

Non gli aveva mai neanche telefonato.

Non amava i metodi babbani, ma entrambi avevano un telefono in casa e lui avrebbe volentieri accettato questo compromesso pur di sentire la sua voce.

Finite le vacanze, l’aveva sempre salutato per i corridoi, ma non si era mai fermata a parlarci, escludendo le brevissime conversazioni a Pozioni, fatte per lo più da richieste di strumenti e ingredienti o da sguardi fugaci e imprevisti.

Ma quel giorno l’aveva cercato. Per il suo compleanno, per un compleanno così importante, l’aveva cercato e gli aveva portato il suo regalo.

L’aveva rincorso per il corridoio, perfino. Era arrivata ansimando e gli aveva detto con un poco di voce che l’aveva cercato per metà castello. Questo era tantissimo per lui. Poi gli aveva dato il pacco, aveva sorriso e  l’aveva guardato mentre lo scartava.

Anche lui aveva sorriso. Il mantello gli piaceva, ma non riuscì a ringraziarla. Non come voleva. Voleva darle un bacio, sulla guancia. Molto casto. Da amici, insomma. Ma non ci riuscì.

Dalla sua bocca uscì solo un flebile “grazie”, mentre gli occhi gli erano inavvertitamente scivolati fino alle labbra. Lily se n’era accorta ed era visibilmente imbarazzata.

“Non fissarmi, mi fai sentire a disagio.”

Severus si scrollò.

“Scusami” mormorò piano.

La ragazza sorrise accondiscendente e fece per andarsene, ma Severus la richiamò indietro.

“Lily!”

Lei si fermò e si girò.

“Perché non riusciamo più ad essere amici?”

Lily sorrise appena.

“Severus, abbiamo preso strade molto diverse. Non siamo più bambini, non possiamo più chiudere un occhio sulle nostre differenze e passare il tempo insieme come se niente fosse. Come faremo se ci troveremo uno contro l’altra?”

Severus era confuso e non riusciva a capire cosa Lily davvero pensasse.

“Mi vuoi ancora bene?”

Non lo voleva dire. Gli era uscito fuori. Mesi di frustrazione, mesi in cui si era domandato tutti i giorni come Lily potesse riuscire a far finire così un’amicizia durata anni, come lei potesse mettere la parola fine mentre lui non ci riusciva.

Lily lo guardò negli occhi, Severus vide nei suoi bellissimi occhi verdi un lampo di qualcosa - tenerezza forse?

“Buon compleanno, Sev”.

E scomparì lungo il corridoio.

 

 

 

 

 

 

 

Pur non amando particolarmente le note degli autori – o almeno, non quelle inutilmente lunghe -, mi ritrovo a scriverne una, che spero non sia inutile.

Ho la necessità di ringraziare BloodNyar e dirkfelpy89 per le loro belle recensioni, piene di complimenti. Mi fa davvero piacere sapere che la mia storia vi sta piacendo (in particolare il capitolo con Severus e Lily nello stesso letto, che in realtà è anche quello che mi è più piaciuto scrivere) e che lo troviate un buon approfondimento del personaggio di Severus e del suo rapporto con Lily.

Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Gnossienne n° 3 ***


Gnossienne n° 3

 

 

 

Gnossienne n° 3

 

27 Febbraio 1978

 

Severus stava lì, accovacciato nel corridoio vuoto, in attesa che lei comparisse.

Dicevano delle cose su di lei che non poteva sopportare.

Non si parlavano quasi più da parecchio tempo, e anche nelle ore di Pozioni si sedeva sempre più raramente accanto a lui.

L’unico, flebilissimo contatto che aveva con lei era vederla passare per i corridoi, o uscire dalle lezioni e seguirla con lo sguardo finché non svoltava.

Lo faceva praticamente sempre.

Fingeva di riporre qualcosa, pur di rimanere nell’aula finchè c’era anche lei. E poi la osservava correre fuori dall’aula per raggiungere le sue amiche.

Lei sapeva (ne era certo!) di essere osservata a lungo, sapeva che lui la scrutava e la guardava appena poteva, come a voler memorizzare ogni suo movimento, ogni centimetro del suo corpo.

A questo non si era mai ribellata e si lasciava guardare da lui. Severus sperava di capire dai suoi gesti il suo stato d’animo - se era felice o arrabbiata o preoccupata - , e dai sui sguardi i suoi pensieri - se stava pensando al fine settimana a Hogsmeade, oppure se avrebbe studiato il sabato e la domenica. In tal caso l’avrebbe potuta incontrare in Biblioteca.

“Idiota!” si diceva, a volte.

Ma lo pensava solo quando sentiva quelle cose su di lei.

Non era possibile… non era possibile che le cose stessero davvero così, lui non se n’era quasi accorto! Possibile che fosse stato tanto cieco?

Eccola. Aveva svoltato l’angolo e si stava dirigendo verso di lui. E l’avrebbe superato anche, senza vederlo, come se avesse fatto un Incantesimo di Disillusione, se lui non l’avesse chiamata.

Non l’aveva mai vista così: rilassata, con lo sguardo perso nel vuoto, stringendo tra le mani un fiore.

Quando si girò verso di lui, sembrò cadere dalle nuvole. Non si aspettava di vederlo.

“Co-cosa ci fai qui?”

“E’ vero che esci con Potter?” strillò, cercando di apparire autoritario.

“Non sono fatti tuoi con chi esco o con chi non esco, Snape.”

“Con… POTTER! Come puoi? E’ arrogante e presuntuoso, e…”

La sua voce si stava spezzando. Stava cedendo.

“Non parlare così di lui!” urlò Lily “James è un bravo ragazzo, ed è molto gentile.”

“E si diverte ad umiliare chiunque non rientri nelle sue simpatie, prendendolo alle spalle, se necessario”

“Almeno lui non si diverte con le Arti Oscure…” disse Lily freddamente.

“Touchè” pensò Severus, abbassando lo sguardo.

Ci fu un lungo silenzio, in cui nessuno dei due si mosse.

Poi Severus si avvicinò a Lily, lentamente. Sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime, di rabbia e di impotenza. E di bruciante, bruciante gelosia.

“Non-non puoi farmi questo…” mormorò, così piano che probabilmente Lily riuscì a malapena a distinguere le parole.

Fece uno scatto in avanti, cingendole con una mano i fianchi, mentre con l’altra le prendeva il collo e la spingeva con forza verso di sé. Si impossessò delle sue labbra con rabbia, baciandole avidamente. Per un attimo, credette che Lily ricambiasse quel bacio disperato e soffocante. Per un attimo fu sicuro di aver sentito la mano di Lily sulla sua spalla, che lo tirava a sé.

Ma fu solo un attimo. Poi lei mise una mano sul petto di lui e lo allontanò con delicatezza.

Severus lasciò la presa. Se avesse voluto, avrebbe potuto trattenerla con la forza, avrebbe potuto tenerla stretta a sé contro la sua volontà. Ma non lo voleva fare. Ed era bastato un lieve gesto per farlo distanziare da lei.

Lui stava tremando. Sentiva gli occhi gonfiarsi di lacrime e pensò che da un momento all’altro sarebbero sgorgate senza controllo, come ennesima umiliazione di fronte a Lily.

Lei lo guardò, con un velo di pena nei suoi occhi per quel ragazzo che si era perduto in amicizie sbagliate e in idee violente, per quel Severus che sotto sotto era ancora un bambino malinconico, che chiedeva la sua compagnia per sentirsi meno solo.

“Mi dispiace per come sono andate le cose, Sev.”

Severus non la guardò negli occhi, non la vide andare via. Rimase lì, aspettando di non sentire più i passi per accasciarsi e poter, finalmente, piangere in solitudine.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Gnossienne n° 4 (Epilogo) ***


NA: Ebbene sì, siamo giunti alla conclusione

NA: Ebbene sì, siamo giunti alla conclusione. E’ un capitolo molto breve, in realtà, ma una volta finito di scrivere ho deciso che andava bene così corto. In fondo, il concetto si capisce e non volevo essere troppo ridondante.

Essendo l’ultimo capitolo, è giunto il momento dei ringraziamenti e devo ringraziare voi, chi l’ha letta, chi l’ha recensita o l’ha messa tra le storie preferite/seguite. E’ stato bello sapere di essere letti e apprezzati per una storia in cui ho messo il cuore e che ho aggiustato e limato a lungo.

Quindi, grazie ancora a tutti e buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Gnossienne n° 4

 

25 Novembre 1981

 

 

La guerra è finita, ma secondo Dumbledore è solo iniziata una tregua.

A Hogsmeade è stata indetta una festa lunga un mese intero e le voci gioiose e la musica giungono fino alla mia stanza nel sotterraneo di Hogwarts – il posto più oscuro e recondito del castello, l’unico, forse, dove riuscirò ad elaborare il mio lutto.

La guerra si è conclusa con un tradimento (forse più di uno) e un bambino sopravvissuto ad un massacro.

Sopravvissuto grazie al sacrificio della mia Lily. Vorrei essere morto anch’io, per lei o accanto a lei, ma Dumbledore ha insistito sull’inutilità della mia morte e su quanto la mia vita possa significare per Lily – ovunque lei si trovi – e per suo figlio.

 

 

Ho pianto la sua morte a lungo, ho pianto così tanto che ho pensato di morire anch’io. Ho pianto finché non mi sono sentito più senza più lacrime, senza più forze, senza alcuna energia, troppo sfinito per pensare ancora a lei.

Lily era la mia carne, il mio sangue, le mie ossa, il mio cuore e ora mi sento soltanto un involucro, rigido e vuoto, senza più parole e senza sensazioni, tranne quel senso di vacuità che mi pervade.

Sono pronto a cominciare una vita senza passioni, senza interessi, senza voglie e con il solo scopo di attendere il giorno in cui il bambino sopravvissuto verrà a Hogwarts.

Ho promesso a Dumbledore di proteggerlo, per lei, per l’amore che lei ha provato per suo figlio e per quello che io ancora provo per lei.

Proteggerò quella creatura che è l’incarnazione di una crudele verità – che Lily ha amato un altro uomo e non me -, la proteggerò come proteggo il mio amore per sua madre, anche se ormai non è nient’altro che un fantasma riflesso nel mio Patronus.

Lo farò. L’ho promesso.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=344415