Titolo: Six Gnossiennes
Betareader: Lil Eveline
Note dell’Autore: Gran parte dei capitoli sono nati durante e
grazie all’ascolto delle Gnossiennes di Eric Satie, motivo per cui ogni
capitolo è abbinato ad una di esse.
Questa non è propriamente una song-fic, ma
queste melodie fanno ormai parte integrante del racconto e consiglio di
ascoltarle durante la lettura (soprattutto perché sono molto belle).
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia
non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene
i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia
sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso
per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna
violazione del copyright è pertanto intesa.
Gnossienne n° 1
1 luglio 1980
Viviamo in
tempi duri, tempi che non risparmiano nessuno, ma ormai ci sono quasi abituata.
Abituata ad
essere in apprensione per James, ad essere preoccupata per il futuro del mio
bambino, sapendo che per lui potrebbe non esserci un futuro.
A volte mi
domando cosa sarebbe accaduto se non fossimo vissuti in questi tempi bui.
Mi vergogno
un po’ ad ammetterlo, con un figlio in arrivo (un piccolo elefante, a giudicare
dalla mia pancia!) e un marito che amo, ma quando penso a cosa poteva essere
diverso, penso soprattutto a Severus Snape.
Lo conoscevo
bene. Ho condiviso con lui gli anni più sereni della mia infanzia e della mia
adolescenza, prima che mi rendessi conto che la vita è molto più complicata di
quello che uno immagina da bambino.
Sono sicura
che da qualche parte quel bambino malinconico, quell’adolescente un po’ goffo
ma a suo modo affettuoso a cui ero tanto affezionata è ancora presente nel cuore
di Severus. Deve essere così.
Verso di lui
provo un’incredibile, insopprimibile senso di colpa, di cui non posso parlare a
nessuno. Nessuno delle persone che conosco lo ha mai amato, e ora, con lui dall’altra parte, si vantano tronfi di
aver sempre capito di che pasta era fatto.
Mi sento in
colpa proprio per questo: mi hanno convinto che era come tutti gli altri
Serpeverde, spietato e arrivista.
Ci ho
creduto come una stolta, spaventata com’ero dalla sua ossessione per le Arti
Oscure e allontanarlo è stata la soluzione più facile. Più facile per me, si
intende, non per lui.
La mia
amicizia era l’unica cosa che gli impediva di cadere nel baratro della Magia
Nera e sono stata io stessa a spezzare quel filo, a dargli il calcio per
spedirlo in picchiata nel burrone.
A sedici
anni non me ne resi conto.
Avrei
dovuto, ero una ragazza sensibile e volevo realmente bene a Sev.
Avrei dovuto
capirlo. Severus non è mai stato come gli altri; cercava il suo posto nel mondo
e l’ha trovato tra i peggiori.
I suoi
genitori si odiavano e usavano ogni mezzo pur di farsi male l’un l’altra.
Severus era il loro strumento preferito.
Non mi raccontava spesso cosa realmente accadeva, ma a volte mi diceva che non
capiva perché non si separassero, invece di rimanere insieme con il solo scopo
di distruggersi a vicenda.
Molti
ragazzi trovano una seconda casa a Hogwarts, ma non sono sicura che per Sev
questo sia accaduto. A parte me, non credo che avesse altri amici. Girava con
Mulciber e Avery, ma quei due erano davvero troppo stupidamente tracotanti
perché fossero qualcosa di più di compagni di malefatte. Purtroppo, ne subiva
l’influenza negativa.
Grifondoro,
Serpeverde, Corvonero e Tassorosso vengono chiamate Case per questo motivo: è
con i propri compagni che si passa la maggior parte del tempo, si condividono
le lezioni, i dormitori, la squadra di Quidditch e qualsiasi altro tipo di
circolo ricreativo. A sedici anni credetti che io, da sola, non potevo nulla
contro tutti i suoi compagni di Casa che, in cambio di aiuti scolastici, gli
davano quella solidarietà cameratesca che lui cercava.
Avrei potuto
salvarlo, salvarlo da se stesso e dall’influenza degli altri Serpeverde.
Forse se gli
avessi chiesto di smettere, di farlo per me, per farmi felice, mi avrebbe
accontentato.
Provava dei
sentimenti per me, sentimenti che non sono mai riuscita a capire quanto fossero
profondi.
Indubbiamente
abbastanza da farlo soffrire di una cupissima gelosia quando fu chiaro che
uscivo con James, da sempre il suo più acerrimo nemico.
Indubbiamente
abbastanza da non accettare il mio allontamento, da spiarmi per i corridoi pur
di trovare un’occasione per un ultimo, breve contatto.
A volte spero
di incontrarlo di nuovo, di poterci parlare almeno una volta, dirgli che
anch’io ho fatto una scelta sbagliata, che gli volevo veramente bene e davvero,
davvero mi dispiace…
…ma poi mi rendo conto che, se lo dovessi
rincontrare, sarebbe il mio avversario e
allora mi cala addosso una insopportabile tristezza.