Vicios capitales - Storie di un peccatore

di La Tigre Blanche
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Superbia - Soberbia ***
Capitolo 2: *** 2. Avarizia - Avaricia ***
Capitolo 3: *** 3. Accidia - Pereza ***
Capitolo 4: *** 4. Ira - Ira ***
Capitolo 5: *** 5. Ingordigia - Glotonerìa ***
Capitolo 6: *** 6. Invidia - Envidia ***
Capitolo 7: *** 7. Lussuria - Lujuria ***



Capitolo 1
*** 1. Superbia - Soberbia ***


1. Superbia – Soberbia

{Regno di Castiglia-Aragona – 1478}

 

« ¡Piedad, mi señor, piedad, por favor! » Il prigioniero dalla pelle bruna cadde in ginocchio, tremante, mostrando le mani ossute giunte in posizione di preghiera. I polsi scarni e bruciati dal sole erano stretti da una corda ruvida con nodi complessi. Sul volto scavato era scolpita un’espressione di puro terrore, lo sguardo fisso e lucido come quello di una preda in trappola. Spagna lo guardò disgustato, allontanandosi di un passo da lui, quasi temesse di essere sporcato da quell’essere impuro.

« Estàs lejos de mí, marrano » Sibilò, arricciando il naso come se fosse stato appena travolto da un odore insopportabile: l’odore di un eretico, un vile marrano. La pura razza Spagnola doveva rimanere tale e ogni tipo di contaminazione doveva essere annientata. Nessun ebreo o musulmano avrebbe potuto macchiare la perfezione iberica – era palese che la loro terra, la Spagna, baciata da Dio, fosse in qualche modo superiore, privilegiata, e più i giorni passavano, più Antonio era certo di questa sua innata peculiarità. Per questo, quando posò lo sguardo – gelido, impietoso – sull’eretico, non provò alcuna pietà nei suoi confronti: apparteneva a una stirpe minore, andava sterminato.

« En el fuego » Spagna fece un gesto imperioso col braccio mentre sanciva la condanna, ormai fedele al proprio ruolo di giudice onnipotente, posto lì per volere divino. Socchiuse gli occhi, fissando con disprezzo il prigioniero che, urlante, veniva trascinato via dalle guardie. Avrebbe continuato ad eseguire quel compito affidatogli da Dio stesso. E lo avrebbe fatto fino in fondo.  



Angoletto spagnoleggiante:


1. "Pietà mio signore, pietà, per favore!"

2. "Stai lontano da me, marrano!"

3. "Nel fuoco/Al rogo"


Angolo delle spiegazioncine storiche(?):

Inizio subito col dire che è ambientato poco dopo l'unione tra Castiglia e Aragona; Isabella&Ferdinando, come collante unificatore per i due regni, usarono proprio la religione cattolica, spronando il popolo a combattere le eresie. La data su in cima non è casuale: nel 1478 infatti in Spagna fu instaurato il tribunale dell'Inquisizione, in cui venivano processati e condannati al rogo eretici, ebrei, marrani (ebrei convertiti a forza al cattolicesimo, il termine vuol dire "maiale" in spagnolo) e moriscosos (musulmani sempre convertiti a forza al cattolicesimo). La rivolta contro gli eretici e soprattutto gli ebrei ebbe un momento cruciale nel 1492, anno in cui Spagna impose l'espulsione dal proprio paese di tutti gli ebrei che non volessero convertirsi - si parla di circa 80 mila persone costrette ad emigrare in Portogallo e in Francia.
Inoltre gli ispanici in quel periodo si consideravano come una razza superiore ("se la sentivano matta", come si dice qua), per questo mi sembrava opportuno collegare il tutto al peccato di Superbia! uwu

Al prossimo capitolo, besos,


La Tigre Blanche

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Capitolo 2
*** 2. Avarizia - Avaricia ***


2. Avarizia – Avaricia

{Messico – Inizi del XVI secolo}

 

Antonio continuava a fissare estasiato la quantità d’oro contenuta nel sacchetto di pelle – uno tra le decine  che giacevano scompostamente accatastati sul suolo – sostenuto da una sua guardia: monili di ogni genere, finemente intarsiati a mano con simboli geometrici collegati a qualche fittizia divinità astrale, tutti modellati nell’oro massiccio. Raccolse una collana e la alzò verso il sole, osservando il ciondolo in cui era stata incastonata una lucente pietra verde, forse uno smeraldo. Tutt’attorno a lui i soldati lo osservavano silenziosi e, assieme a questi, i volti spauriti degli indigeni – presi in ostaggio proprio per ottenere quel riscatto in oro – facevano capolino tra le corazze argentee dei mercenari ispanici. Spagna fece un sorriso tenerissimo:

« Esto es por mi Inglaterra… Tiene lo mismo color de sus ojos… » Detto questo, lo avvolse nel suo fazzoletto di seta e lo ripose con cura in tasca, il tutto sotto lo sguardo silenzioso dei presenti, i soldati per nulla sorpresi dell’affermazione di Spagna: da quando Catalina de Aragòn era convolata a nozze con Henry VIII, Inghilterra era diventato il punto di riferimento di Antonio. E, sebbene fossero due uomini, ai mortali non sembrava importare molto: dopotutto, prima di essere persone erano Nazioni, uniti in una sorta di matrimonio solo e unicamente per ragioni politiche – questo, almeno, in teoria.

Nel silenzio generale, una delle guardie si schiarì la voce, attirando così l’attenzione di Antonio. Questi gli rivolse uno sguardo infastidito, come se fosse stato appena interrotto in qualcosa di estremamente importante:

« Habla. » L’ordine risuonò freddo alle orecchie del soldato che, tuttavia, non si scompose:

« Mi señor, me gustaría saber cuán grande será nuestra parte de botín... » La frase del mercenario parve cadere nel vuoto, il tono di voce che si affievoliva mano a mano che le parole gli rotolavano fuori le labbra, sempre più intimorito dallo sguardo di fuoco che ribolliva negli occhi di Spagna – gli sembrava di star dicendo qualcosa di estremamente sbagliato, nonostante volesse solo fare un’innocente domanda. Ebbe la conferma dei suoi timori quando una risata secca e incrinata grattò nella nuca della nazione, per poi librarsi in aria intrecciandosi in una serie di suoni altisonanti. Spagna rideva – e quando lo faceva in quel modo, non era mai un buon segno.

« ¿Nuestra? » Rise ancora più forte e si dovette appoggiare all’asta della propria alabarda per sorreggersi, incapace di mantenere l’equilibrio con quella risata minacciosa a scuotergli le membra. Si asciugò una lacrima che gli solcava silenziosamente una guancia e il riso andò a sfumare finché nell’aria non ne rimase solo un’eco lontano. Un battito di ciglia e sul volto di Antonio si era spenta ogni traccia di divertimento – era serio, mortalmente serio e fissava imperturbabile la guardia che aveva osato fargli quella richiesta. Piegò il capo di lato, in un movimento che ricordava quello di una pantera intenta a scrutare la propria preda.

« Esto » Indicò il sacchetto in pelle ancora nelle mani della prima guardia che, tremante, si limitava ad osservare la scena; « Esto es mío. Sólo mío. ¿Entiendes? » Lo sguardo dei presenti si spostò sul mercenario che, immobile, paralizzato da quello sguardo conturbante, annuì, esitando appena. E la tensione si sciolse un poco quando sulle labbra carnose di Spagna si dipinse un sorriso sornione: « ¡Perfecto! » esclamò con tono soddisfatto, per poi voltarsi e gridare alla sua truppa di far ritorno all’accampamento. La guardia rimase ferma sul posto, titubante, ancora tormentata dallo sguardo pericoloso che gli aveva rivolto la nazione:

« Mi señor, ¿y los renehes? » Mormorò infine, volgendo gli occhi sui volti spauriti degli indigeni. Antonio si bloccò sul posto, voltandosi quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi: « Matadlos. Todos. Y tomad el oro. » Ordinò con fredda indifferenza, per poi incamminarsi tranquillamente in direzione dell’accampamento, come se dietro di sé non si stesse consumando un orribile massacro – le urla strazianti degli indigeni americani gli giungevano ovattati alle orecchie.

L’importante per lui, in quel momento, era avere l’oro tutto per sé. Sogghignò. Solo per sé.

 

 

 

Angoletto spagnoleggiante – perché sì, nonostante la mia totale ignoranza dello spagnolo, i dialoghi li ho scritti così. Ringrazio le persone che ho stressato per farmi le traduzioni, vivibì.(?)

 

1.       “Questo è per il mio Inghilterra, ha lo stesso colore dei suoi occhi”

2.      “Parla”

3.      “Mio signore, mi piacerebbe sapere quanto grande sarà la nostra parte di bottino”

4.      “Questo è mio, solo mio. Capisci?”

5.      “Mio signore, e gli ostaggi?”

6.      “Uccideteli. Tutti. E prendete l’oro”

 

Note sconclusionate:

 

E finalmente aggiorno! Che dire, è uno dei capitoli che mi preoccupa di più, perché non so se ho azzeccato il peccato – tendo a vedere troppo allo stesso modo Avarizia e Ingordigia e buh, ho paura di aver fatto casini. Comunque, riguardo le note storiche, ci troviamo durante le spedizioni in America Latina. Non è specificato né il luogo, né la nazionalità(?9 degli indigeni, e mi dispiace un sacco non essere riuscita a trovare una data precisa! Comunque, ho preso soprattutto ispirazione da un avvenimento accaduto nel 1530 circa (non ricordo con precisione la data), in cui gli spagnoli avevano preso in ostaggio l’imperatore Inca Atahualpa e, dopo essersi fatti consegnare un abnorme riscatto in oro, lo hanno ucciso comunque – molto acab, ‘sti spagnoli. Mi sarebbe piaciuto scriverci sopra qualcosa ma purtroppo, considerate le accuratezze storiche che avrei dovuto inserirci, sarebbe venuta giù un qualcosa di spaventosamente lungo.

E… sì. SpUK. A caso (ma neanche tanto), perché in quel periodo erano sposati e perché sono due ciccini tenerosi, d’aww… anyway, vi avviso che la SpUK non sarà l’unico paring a cui accennerò, so… stay tuned!

Besos,

 

La Tigre Blanche

 

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Capitolo 3
*** 3. Accidia - Pereza ***


3. Accidia – Pereza

{Inghilterra/Spagna  – 1558-1559}

 

« No. »

Il sorriso di Spagna si incrinò appena. Socchiuse lievemente gli occhi e piegò il capo di lato, certo di aver capito male:

« ¿Como? » Chiese infatti, il volto illuminato da un sorriso dolcissimo – le iridi smeraldine avevano uno sguardo così buono e speranzoso che Inghilterra si trovò col fiato mozzato. Si schiarì la voce e prese un respiro profondo, volgendo lo sguardo fuori dalla finestra:

« Non… penso sia il caso di sposarci nuovamente. Il corpo di Mary Tudor è ancora caldo ed Elizabeth non credo sia pronta ad un matrimonio con Felipe. » All’udire quelle parole, il sorriso si spense poco a poco, fin quando sul bel volto di Antonio non rimase altro che un’espressione confusa:

« Possiamo aspettare, insomma, noi ci amiamo, non vedo perché non dovremmo risposa—

« No! » Lo interruppe bruscamente Arthur, con un tono di voce quasi esasperato; « Antonio… » qui Inghilterra prese un sospiro profondo, per poi alzare lo sguardo verso l’altro – e Spagna si sentì morire dentro quando negli occhi del suo amato non vide altro che gelo, semplice gelo; « Io non ti amo. E non ti sposerò di nuovo. »

 

Antonio piegò il capo di lato, scure occhiaie che incorniciavano i suoi occhi smeraldini, persi nel vuoto. Si sistemò meglio sotto le coperte e lasciò scivolare una mano oltre il materasso, lasciandola dondolare nel vuoto. Le parole pronunciate da Inghilterra erano state nient’altro che mero veleno per il suo cuore – aveva sentito chiaramente il fiele che avvolgeva la sede dei propri sentimenti, la stritolava, la distruggeva, riducendola in brandelli. Aveva assimilato il significato intrinseco di quelle parole un poco alla volta e la sensazione provata era stata simile alla somministrazione in dosi di un amaro farmaco mortale. In un attimo, Arthur aveva sgretolato una delle sue più radicate convinzioni. L’amore di Inghilterra era una delle poche cose davvero importanti per lui – era un qualcosa di concreto in cui credere, la sua unica luce in quel mondo di tenebre – e il vedere smentita questa sua verità lo aveva annullato nel suo intimo, aveva spento quell’ultima fiammella di umanità rimastagli in petto.

Aveva passato ore infinite nel letto, digiunando completamente, lo sguardo vacuo puntato verso la finestra, immerso nella più totale apatia. Non sentiva nulla, semplicemente non riusciva a provare un qualcosa di diverso dall’indifferenza totale nei confronti del mondo esterno. E, immerso tra le sontuose coperte del proprio baldacchino, una mano penzolante dal materasso, continuava a chiedersi il senso di tutto ciò: perché continuare a vivere se la ragione della sua vita lo aveva tradito in quel modo?

Poi accadde: la presa salda di una manina gli strinse l’indice, e il gesto fu accompagnato da piccoli e silenziosi singhiozzi. Spagna mosse il capo, sporgendosi dal materasso per intravedere il visetto arrossato di Romano – il piccolo piangeva silenziosamente, le sopracciglia aggrottate e le lacrime che scorrevano in caldi fiotti lungo le morbide colline delle sue guance.

« P-per favore… » Pigolò il Sud Italia, i singulti che gli scuotevano le membra delicate; « per favore, non abbandonarmi, bastardo! » esclamò più forte e altri lacrimoni gocciolarono dalle ciglia scure e folte; « Io… io ti voglio bene… » e lo sguardo ambrato si abbassò, le gote che si coloravano di rosso per aver messo da parte il suo orgoglio in quel modo.

E Antonio abbozzò un sorriso lieve e stanco, il primo dopo giorni – Romano era la sua adorata colonia, il suo prediletto, e vederlo in quello stato gli scaldò il cuore. Allungò una mano e gli carezzò debolmente i capelli:

« Va fuori a giocare, Romano… » mormorò, per poi voltarsi e dirigere lo sguardo oltre la finestra, quel sorriso che, seppur sbiadito, ancora gli ornava le labbra. E, per un attimo, il mondo gli parve meno grigio. Fu solo una scintilla nel grigio della propria egoistica indolenza, un bagliore che venne subito divorato avidamente dal proprio oblio ovattato – e il pianto sempre più isterico di Romano arrivava lontano, troppo lontano per poter essere considerato.

 

 

 

Angoletto spagnolegg—ah, no, giusto. Spagna non può parlare in spagnolo con altre nazioni perché non capirebbero nulla. E, poiché la lingua per le comunicazioni in quel tempo era il latino ed io col latino mi prendo a cazzotti, ho deciso di mantenere il tutto in italiano. uvu

 

 

Note pseudostoriche sconclusionate:

 

LA MIA OTP, OMAIGOSH PERCHE’ CONTINUO A FARMI DEL MALE IN QUESTO MODO?!

Ok, detto questo, passiamo pure ai riferimenti storici che, ahimè, mi colpiscono dritta nel mio corazòn anglospagnolo(?). Inizio col dire che nel 1558 Maria I Tudor detta la Sanguinaria, moglie di Filippo II di Spagna eccetera eccetera, muore per un tumore – pace all’anima sua. Fin qui tutto bene, se solo il bel Filippo(???) non avesse deciso di proporre un matrimonio a Elisabetta I per mantenere saldi i rapporti tra Spagna e Inghilterra. Ecco, il punto è questo: Elisabetta non ha manco risposto alla sua proposta. Neanche un “ti vedo solo come un amico”, nada de nada. Da qui non vi dico i filmini mentali angst che sono andati a sfogarsi in parte in questo capitolo, in parte in una storia scritta tempo fa che potete trovare QUI. Il capitolo è il più lungo e, come avete notato (wow) ha una sorta di intro, necessaria per capire il contesto insomma! ^^”

Spero di aver centrato il peccato, non è stato facile far sembrare Antonio uno stronzo egoista che pensa solo a deprimersi e a far la vittima (povero il mio ciccino culattone(?)) e spero di essere riuscita nell’impresa! Uvu

Al prossimo capitolo, besos,

 

La Tigre Blanche

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Capitolo 4
*** 4. Ira - Ira ***


4.  Ira – Ira

{Spagna – 1585}

 

Una sedia venne scaraventata a forza contro il muro – si frantumò su un quadro antico e schegge di vetro e pezzi di legno schizzarono tutt’attorno, spargendosi disordinatamente su tutto il pavimento. Antonio ruggì in modo disumano, afferrando una lampada e scagliandola con precisione millimetrica contro la porta – la collera ribolliva nelle vene e gli impediva di pensare razionalmente, lasciando agire quegli istinti più bestiali che tentava sempre di sopprimere. Gli occhi spalancati e iniettati di sangue,  Spagna si gettò come un invasato sulle tende del proprio baldacchino, strappandole con gesti stizzosi, dilaniando la stoffa a mani nude.

Era troppo, quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Quel bastardo, quell’inglese traditore e pugnalatore alle spalle, aveva saccheggiato le sue colonie – le sue colonie! Come aveva osato, quel vile eretico protestante, a un tale affronto verso di lui, l’unica persona che era stata capace di innamorarsi anche di ogni suo più piccolo difetto?

« ¡Hijo de puta! » Ringhiò, la voce priva di una sola goccia di umanità – bestia, era una mera bestia imbevuta d’odio e di un’ira violenta e distruttiva come un incendio, scoppiato nel suo petto, che lo divorava dall’interno.

« ¿Quieres la guerra? » Si accanì su uno dei pilastri in legno massiccio che sorreggeva il baldacchino e lo strattonò, stringendo così forte da sradicarlo dalla spalliera del letto. Parlava da solo, come indemoniato, rivolgendosi al nulla, come se qualcuno potesse rispondergli o ascoltarlo. Gettò uno sguardo carico d’odio al legno intarsiato che teneva tra le mani, improvvisamente investito da una calma strana, pericolosa. Il pilastro scivolò a terra, rimbalzando con un suono cupo e pesante e rotolando sotto al letto.

« Y guerra sea » Sentenziò glaciale. Inghilterra l’avrebbe pagata cara.

 

 

Angoletto spagnoleggiante:

 

1.       Figlio di puttana!

2.      Vuoi la guerra?

3.      E guerra sia.

 

Noticine pseudostoriche ancora più sconclusionate:

 

Ok bene. E’ stato il più facile da scrivere, sarà perché Antonio incazzato fa tanto sangue e adoro rappresentarlo in questo modo perché il fandom ha bisogno di meno Antoni cazzari e più Antoni cazzuti e.e(?)

Ma passando al lato storico del racconto, come avrete di certo notato, c’è Inghilterra. Di nuovo. E ciò è dovuto al fatto che un minimo di trama ce l’ha questa storia – pochissima trama, ma c’è. Più o meno.

Anyway, la data coincide con l’inizio della guerra anglo-spagnola, più precisamente quando Sir Francis Drake, aka uno dei più famosi (e cazzuti) corsari di quell’epoca, salpò per le Indie Occidentali e saccheggiò Santo Domingo, Cartagena in Colombia e St. Augustine in Florida, tutte colonie spagnole a quei tempi, se non sbaglio(?).

Spero vi sia piaciuto il capitolo, aggiornerò mercoledì prossimo con il quinto peccato: ingordigia~

Besos,

 

La Tigre Blanche

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Capitolo 5
*** 5. Ingordigia - Glotonerìa ***


5. Ingordigia – Glotonería

{Spagna – Agosto 1604}

 

Si leccò le labbra, pregustando il momento in cui si sarebbe lasciato andare a quel premio meritato. Guardò ammirato quel delizioso frutto che teneva tra le dita, ammirando la lucidità della buccia sottile e il caldo colore dorato che lo caratterizzava. Se lo portò alle labbra e lo morse, assaporando il sapore dolce della polpa. Il sugo gli scivolò in gola e fu come un balsamo per le sue corde vocali, stanche per le troppe risate di quella giornata. Aveva festeggiato tutta la serata con suo fratello la fine della guerra anglo-spagnola, terminata con un pietoso accordo di pace – pace proposta da Scozia solo e unicamente per evitare che il fratellino subisse una clamorosa sconfitta da parte di Spagna.

Antonio masticò con estremo piacere il pomodoro – frutto dell’amore, considerato un afrodisiaco per gli Aztechi – per poi ingoiarlo soddisfatto. Nonostante il banchetto abbondante, non appena si era ritirato nelle proprie stanze, aveva subito messo mano alle proprie scorte di pomodori. Gli piaceva viziarsi così, divorando i dolci frutti con calma per puro piacere personale. Nonostante non avesse fame, il loro gusto era troppo sublime per resistergli: spesso attingeva alle riserve di cibo nel cuore della notte, rimanendo per ore a ingozzarsi di quei deliziosi e succosi bocconcini dorati senza che nessuno si accorgesse di nulla. Poco importava che alla fine della settimana ne rimanessero troppo pochi per soddisfare i propri ospiti di riguardo, anzi, in questi casi Antonio ricorreva alla filosofia di “mors tua, vita mea”. Il malcontento dei funzionari reali incuriositi di poter assaggiare quelle prelibatezze poteva anche aspettare. Si leccò nuovamente le labbra, sorridendo felice mentre si portava alla bocca l’ennesimo frutto: non avrebbe condiviso con nessuno quel suo piccolo tesoro. Nessuno.

 

 

 

 

SONO UNA PERSONA ORRIBILE.

Vi avevo promesso l’aggiornamento il mercoledì di… ehm, due settimane fa, credo? Sta di fatto che sono un mostro – ma, capitemi, la scuola mi distrugge <3

Passando ora alle note storiche: ci troviamo alla fine della guerra anglo-spagnola, sancita, appunto, dal nuovo regnante scozzese James I. E dite ciao ad Inghilterra, che ora non verrà praticamente più nomin-ah, no, non è vero. Sentirete ancora parlare di lui e delle sue sopracciglia a procione.

Ma comunque: ebbene, signore e signori, i pomodori originariamente avevano un loro caratteristico colore dorato (da cui, infatti, prende il loro nome). Inoltre erano inizialmente usati per decorare i balconi e i giardini poiché si pensava fossero velenosi, incominciarono a mangiarli verso la fine del XVI/ inizio del XVII secolo.

Beh, che altro dire: spero il capitolo vi sia piaciuto! E, mi raccomando non esitate a esprimere il vostro parere a riguardo <3 mi fate una persona felice

Besos,

 

La Tigre Blanche

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Capitolo 6
*** 6. Invidia - Envidia ***


6. Invidia – Envidia

{Austria – 1646}

 

Le dita bianche e affusolate volavano aggraziate sui tasti d’avorio, generando una melodia idilliaca, un piacere per le orecchie stanche di Antonio che, seduto su un divanetto imbottito, in silenzio, ascoltava Austria suonare. Accanto a quello che ormai era suo marito da diversi anni, seduto sulla panca dal cuscino in velluto nero, sgambettava il piccolo e candido Veneziano. Batteva le manine, estasiato dalle capacità artistiche di Roderich, e rideva, felice, allegro, spensierato. Austria smise di suonare e lo prese in braccio, facendolo sedere sulle sue gambe.

« Veneziano, spielst das Klavier, bitte… » Disse solennemente, incitando la piccola colonia a suonare. Feliciano gli sorrise e, ubbidiente, mise le manine sporche di marmellata sui tasti e, dolcemente, iniziò a suonare. Quello del Settentrione era un talento naturale, una capacità innata. Sembrava che l’arte, in tutte le sue forme, gli appartenesse. Quel piccolo ragazzino aveva così tanto potenziale…

Antonio sospirò, posando lo sguardo sul suo Romano che, come al solito, dormiva, acciambellato sul divano, un’espressione beata ricamata sul viso paffuto. Gli occhi di Spagna esprimevano una delusione quasi esasperata: tanto pigro, quanto inutile. Gli voleva bene, sì, ma gli sarebbe piaciuto per una volta avere al suo posto il piccolo e talentuoso Veneziano, che non diceva parolacce ed era beneducato – avrebbe fatto un figurone con i propri ospiti d’alto rango, avrebbe vantato le sue capacità artistiche e sarebbe stato il fiore all’occhiello della corte spagnola. Stirò le labbra in una linea retta: peccato non fosse così.

 

 

Angolino crucco:

 

1.       Veneziano, suona il piano per favore.

 

 

 

Noticine pseudostoriche:

 

SPAUS—ok no. Ehm, salve, sono La Tigre Blanche e non ho potuto aggiornare perché il classico ti uccide lentamente.

Bene, detto questo: SpAus! Ebbene sì, ho voluto accennare un piccolo quadretto sulla Habsburg’s family, che anche loro hanno bisogno di amore e son poco considerati nonostante siano canon (e non solo storicamente, stavolta). Anyway, mi dispiace non aver fatto trasparire molto l’ambientazione storica, ma ho voluto lasciare completamente spazio al peccato, tanto che la data in alto è puramente indicativa, poiché nel 1646 si celebrò uno dei tanti matrimoni che hanno legato Spagna ed Austria, ovvero quello tra Filippo IV e Margherita d’Austria. Ho scelto questa data principalmente per mantenere la continuità cronologica della long, quindi, come ho detto prima, il setting storico qua è messo mohohooolto da parte. Anyway: l’invidia. Ecco. So già che dopo questa mi ucciderete tutti, ma volevo sdoganare il mito di “Spagna ha sempre adorato Romano, lo adora e via dicendo”, soprattutto perché sono del parere che, sì, anche se effettivamente Spagna vuole bene a Romano e ci tiene a lui (di certo più delle sue altre colonie nel sud America haha—), è anche lui umano e… e beh, per quanto possa adorarlo non può evitare di paragonarlo a Veneziano. E da questa sottospecie di headcanon in parte confermata nel canon, è partita l’idea per questa fanfiction.

Spero vi sia piaciuta, non uccidetemi vi scongiuro— ^^”

 

Bacini, baciò, cercherò di aggiornare presto con l’ultimo capitolo: la Lussuria. ( ͡° ͜ʖ ͡°) *e mo’ se divertimo*

La Tigre Blanche

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Capitolo 7
*** 7. Lussuria - Lujuria ***


7. Lussuria – Lujuria

{Prussia– Inizio del VII secolo}

 

Spagna socchiuse gli occhi liquidi di eccitazione – una mano dalle dita tremanti stringeva convulsamente le coltri sotto di lui, in preda a spasmi di puro piacere fisico, mentre l’altra era immersa tra i serici capelli candidi di quello che poteva definire come un semplice amico. Prussia era scomodamente acciambellato ai suoi piedi e continuava a divorarlo con un’insoddisfacente lentezza, divertendosi ad alimentare quel fuoco bruciante tra le cosce di Spagna tese e scosse da fremiti. Antonio ringhiò spazientito e tirò un poco quei chiari fili setosi, mentre gli smeraldi incastonati in quel volto da finto angelo si scontravano coi rubini demoniaci di Gilbert, nel vano tentativo di indurlo con quello sguardo a sbrigarsi.

Non era la prima volta che si trovavano in situazioni analoghe, addirittura in quei mesi quei loro rapporti rapidi e selvaggi – al limite del brutale – si erano intensificati, tanto che il bisogno di sfogare i propri piaceri sull’altro era diventata una sorta di dipendenza.  Ma quella volta era diversa, Prussia era stranamente calmo e silenzioso – non sembrava neanche lui.

Un gemito lungo e roco scivolò lascivamente dalle labbra umide di Antonio, il corpo si tense come una corda di violino e le dita dei piedi si arricciarono – Gilbert, ubbidiente, accolse tra le labbra il suo piacere senza battere ciglio. Spagna emise un piccolo sospiro di goduria, le membra intorpidite, ancora scosso da quell’orgasmo appagante, dopodiché si alzò in piedi e, scavalcato Gilbert – ancora inginocchiato a terra, con lo sguardo inusualmente basso e spento – si risistemò le braghe e, datosi un contegno, posò la mano sul pomello dorato della stanza del suo amico.

« Austria ha rifiutato la proposta. » Il mormorio di Prussia arrivò lontano alle sue orecchie. Si voltò appena, notando solo in quel momento la condizione di Gilbert – e il vacuo ricordo di una certa proposta di matrimonio balenò nella sua mente. Scrollò le spalle:

« Uhm, peccato, Austria a letto non è male » Asserì con tono neutro, piegando la testa di lato. La risposta di Gilbert fu preceduta da un suo sguardo inaspettatamente… triste? Arrabbiato? No. Deluso. Nelle braci vermiglie bruciava la delusione:

« E pensi davvero che mi importi di ciò? » Sibilò di rimando, deglutendo un grosso groppo di saliva. Antonio si sentì gelare da quello sguardo – uno sguardo così dannatamente familiare, che aveva intravisto nei suoi stessi occhi quasi un secolo prima. Si sentì terribilmente inadeguato – voleva andarsene da lì, voleva sparire:

« Pensavo che—»

« Che cosa? » Il tono di voce di Prussia suonava così dannatamente sbagliato – era esasperato, sofferente, non l’aveva mai sentito così; « Che volessi solo portarmelo a letto? Le persone non sono solo corpi da scopare, Spagna! » esclamò con una punta di rabbia – la sua però era una rabbia triste che strideva con l’immagine classica del prussiano sorridente, e ciò lo destabilizzò a tal punto da mettersi sulla difensiva. Quello non era il Gilbert che conosceva e gli faceva quasi paura ritrovarsi al cospetto di quel lato recondito del suo amico. Per questo gli lanciò di rimando uno sguardo irritato in un modo penosamente infantile:

« Questo, Prussia, non vale per me. » Mormorò di rimando, finalmente riuscendo a sgusciar via da quella dannata camera da letto. Rabbrividì, sentendo lo stomaco annodarsi mentre amari ricordi pungolavano quella ferita del suo cuore non ancora rimarginata; e quando si sentiva in quel modo, quando l’immagine di quel traditore perseguitava i suoi pensieri, il sesso era l’unica soluzione. Solo sprofondando nell’oblio della libidine, solo aggrappandosi alle dolci carezze di quel peccato allettante, riusciva a dimenticare.

Strinse i denti: se non ricordava male, là vicino doveva esserci un bordello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TARATÀ, TARATARATARA. TARATÀ, TAN TAN TAN TANNNN. *Toccata&fuga di Bach di sottofondo*  

È finita gente, è finita. Vicios Capitales termina qui e ammetto che mi mancherà come storia, mi sono divertita un sacco a scriverla! Ma concentriamoci per un attimo su questo capitolo che, ironia della sorte, considerato il peccato, è stato il più difficile da scrivere. Giuro, sembra facile ma non lo è. Non sapevo proprio come trattarlo per non sembrare banale perché con la Lussuria si rischia un sacco di scrivere una cazzatina senza valore – ed io, nonostante tutto, sono ancora convinta che questo capitolo lo sia lo stesso. Comunque, alla fine ho avuto il colpo di genio (seh, in testa l’ho preso) e ho scritto ‘sta roba qua.

Allora, io mi sono sforzata di trovare la data in cui Maria Teresa d’Austria rifiuta il matrimonio con Federico il grande, ma, davvero, non l’ho trovata e ho dovuto mettere una data approssimativa cvc. Anyway, ma quanti friendzonati che ci stanno! A parte che in fondo penso sia stata la cosa migliore rifiutare la proposta, anche perché Federico il grande e Voltaire sono OTP per me e perché il prussiano non è che trattò benissimo la sua mogliettina, anzi. La fece confinare in un castello sperduto, mi pare(?). Comunque, se ne è sbarazzato alla prima occasione e, beh, immaginate se ciò fosse successo con Maria Teresa!

Ma passando oltre: PruSpa, perché sì. Li shippo un sacco come scopamici e, beh, dal punto di vista matrimoniale hanno entrambi ricevuto un bel due di picche dal proprio amato – che poi alla fine la PruAus è taaaanta roba ma, non so perché, non riesco a vederli come due innamorati(?), infatti dal punto di vista sentimentale preferisco la Prumano MA STO DIVAGANDO.

Dicevo, non volevo ricadere nel banale e so per certo che il 90% di voi si aspettava un bel porno SpUk – e all’inizio era quella la mia idea hahahHAHAHAHA – ma poi ho detto “naaaah, facciamo una bella sorpresa ai miei lettori ignari” e quindi puff, è venuta fuori ‘sta schifezzuola qua. È stato un parto plurigemellare in cui ho ficcato tre coppie in meno di dieci righe.

Ma passiamo alle cose serie (HAHAHAHAHAHHAHAHA), io davvero, davvero, vi ringrazio tutti di cuore. Ringrazio Clau – che mi segue con pazienza e che è uno Spagna perfetto (te se ana <3) –, Gwen chan, il mio Generale, _Akimi – che nonostante continui a stalkerare su Tumblr è sempre gentilissima – MysticFan e Elisir per le splendide parole che mi hanno dedicato, ringrazio tutti i lettori silenziosi, ringrazio chi mi ha seguito nonostante non amasse le mie coppie strampalate e ringrazio voi che avete inserito la storia tra le preferite e le seguite che avete letto e gradito silenziosamente la mia storia. Davvero, grazie di cuore, non sapete quanto mi rendiate felici hahaha—

Spero che la raccolta sia stata di vostro gradimento e spero anche continuiate a seguirmi nelle future fic che scriverò. Siete tutte brave personcine <3

Bacini,

 

La Tigre Blanche – che ha scritto un angolo autore più lungo della storia stessa.

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