I always need you strength

di 365feelings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno ***
Capitolo 2: *** Ancora più bello ***
Capitolo 3: *** A cup of your number ***
Capitolo 4: *** Nessuno lo ha mai guardato così ***
Capitolo 5: *** Percy Jackson au ***



Capitolo 1
*** Un giorno ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Fragmenta
Coppia: Magnus/Alec
Rating: verde
Genere: fluff
Avvertimenti: flash fic, slash, spoiler 
Prompt: tornare a casa
Note: questa e le prossime tre storie che pubblicherò in questa nuova raccolta sono storie vecchie, scritte ancora nel 2014. Se vi sembreranno familiari dubito è perché prima facevano parte di questa raccolta. Oggi mi sono svegliata con la consapevolezza di aver fatto una cazzata a mescolare le ff relative a TMI e TID, quindi ora rimedio. Qui ci saranno solo malec mentre la raccolta originale diventerà un insieme di storie dedicate a Will, Jem, Cecily e gli altri.
  • Le note originali al capitolo erano le seguenti: primissima malec e si vede. Spero di non aver scritto proprio una schifezza. Ho messo l'avvertimento spoiler perché ho letto City of heavenly fire e questa flash si colloca dopo la fine del libro e tiene conto di una cosa che ho letto su tumblr (ossia che la Clare ha rivelato che Magnus e Alec si sposeranno e adotteranno un bambino; un'informazione che io prendo con le pinze, perché potrebbe non essere vera, ma che mi piace molto tanto da citarla velatamente qui). Se vi interessa (dubito, ma se voleste promptare o altro) questo è il mio tumblr.
  • Ringrazio _black_rose_, Ghost_Delia e _Marty01_ per i commenti che mi avevano lasciato.




Avanza nella stanza nonostante il buio, cercando di essere il più silenzioso possibile, ma inevitabilmente finisce per scontrarsi contro qualcosa che era certo quel mattino non ci fosse e provocare un gran rumore. Resta in attesa, ma dal letto non proviene nemmeno l'accenno di un movimento, quindi si concede un sospiro di sollievo.
«Per essere uno Shadowhunter sei davvero rumoroso» lo schernisce allora Magnus, accendendo la luce. La lampada illumina una camera disseminata come al solito di vestiti e altri oggetti che la rendono un campo minato, in più c'è una nuova scatola piena di fascicoli.
«È stata una giornata impegnativa» si giustifica, quindi si concentra sull'ostacolo imprevisto «Questa non c'era quando mi sono alzato».
«Il che è avvenuto alle cinque del mattino e ora sono le undici di sera, ne sono cambiate di cose in questa casa nel frattempo. Ho aggiunto un paravento all'ingresso e riscoperto l'amore per Giappone. Quella invece è per un caso che sto seguendo» gli spiega e Alec nota che sta indossando una cosa molto simile ad un kimono, che, se non sbaglia, è un indumenti tipico femminile. Tuttavia è troppo stanco per chiedere delucidazioni a riguardo.
«Occorreva lasciarla in mezzo alla stanza?» gli chiede, spogliandosi della divisa da cacciatore e rivelando dei lividi bluastri che sotto la luce artificiale risaltano ancora di più in contrasto con la sua carnagione chiara. Ma si affretta a farli sparire sotto un vecchio pigiama che ha visto giorni migliori.
«Avresti potuto accendere la luce».
«Non volevo svegliarti» replica e finalmente si mette sotto le coperte, sporgendosi per baciare lo stregone prima di far sprofondare la testa tra i morbidi cuscini.
«Lo avresti fatto in ogni caso con il tuoi movimenti felpati» lo deride Magnus, sporgendosi sul comodino per spegnere la luce. Quindi si stende anche lui e cerca l'altro sotto le coperte, ma come lo trova sente un lamento.
«No, non lì, più su, no nemmeno lì!» lo rimprovera Alec e gli prende la mano per posarla in un punto del torace che non sia dolorante.
«Sei uno straccio» replica lo stregone, stringendolo delicatamente a sé «Non potevi chiedere a Jace un iratze?» e sentendolo bofonchiare qualcosa aggiunge con un tono a meta tra il divertito e il malizioso «Tutta questa fretta di tornare a casa prima o poi ti ucciderà, lo sai che non vado da nessuna parte?»
«Dovresti essere felice che non trascorra la notte all'Istituto».
«Considerando la tua stanchezza è come se tu fossi all'Istituto» ribatte facendo scivolare una mano sul fianco dell'altro. Sebbene non possa vedere il volto di Alec, Magnus è certo che sia arrossito e questo lo fa sorridere.
In realtà gli fa piace che lo Shadowhunters torni a casa dopo gli incarichi, che da quando hanno sconfitto Sebastian sono notevolmente aumentati. La vittoria è stata accompagnata da un considerevole numero tributi di morti, macerie e attività demoniache. Tuttavia ritiene che sia più saggio, per Alec, restare all'Istituto se non direttamente ad Alicante per risparmiare energie ed evitare ulteriori viaggi stancanti. Li ha visti i lividi e le occhiaie.
«Potrei decidere di restarci».
«Non sarebbe una cattiva idea» concorda seriamente «Finché la situazione non si stabilizza non dovresti forzare il tuo corpo».
«Mi stai cacciando?»
«Mi sto preoccupando per la tua salute».
«Ma che compagno amorevole» scherza Alec, la voce impastata dal sonno e forse è per questo che si lascia scappare la frase successiva, un pensiero che in piena lucidità non si sarebbe mai sognato di condividere, non così presto almeno.
«Un giorno staremo in un letto ancora più grande, in una casa per tre persone e ricorderemo i giorni in cui tornavo a casa tardi per aver cacciato troppi demoni e tu ti preoccupavi per me. Ora dormi».
Il sorriso torna ad increspare le labbra di Magnus, che si sporge su quelle del ragazzo per un bacio all'angolo della bocca.

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Capitolo 2
*** Ancora più bello ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Ancora più bello
Coppia: Magnus/Alec
Rating: arancione
Genere: sentimentale
Avvertimenti: future fic, adult!Alec
Prompt: future!fic, gli anni lo rendono ancora più bello
Note: anche questo secondo capitolo proviene dalla vecchia raccolta
  • note originali: lo so, non mi faccio viva da ere. Ultimamente però sono ricaduta in quel baratro nero di feelings che è Shadowhunters. La storia partecipa al P0rn fest.
 



«Sono tornato».
La voce di Alec risuona nell’ingresso e lo raggiunge sulla poltrona in cui è sprofondato ormai ore prima con un vecchio tomo polveroso e sopra l’ultimo numero di X-Men. Sente la porta richiudersi e insieme la voce dello Shadowhunters mormorare qualcosa al gatto; sente poi dei passi in corridoio, la cerniera di un giubbotto aprirsi e il velcro di qualche protezione che viene strappato. Sente anche il rumore di un sacchetto e di qualcosa che viene appoggiato sul tavolo in sala (forse la cena?).
«Ho preso cinese».
Altri passi. Il frigorifero che si apre, due bottiglie di birra che cozzano tra di loro, il frigorifero che si chiude.
«So che avevamo detto basta cinese, però la storia con quel demone è durata più del previsto e il ristorante era proprio davanti alla sua tana e –».
Le parole terminano contro labbra di Magnus.
«E quindi» ritenta, ma, avvertendo la lingua dell’altro esercitare una leggera pressione per avere accesso alla sua bocca, lascia perdere e gli circonda il collo con le braccia, rispondendo con entusiasmo al bacio.
Magnus manifesta la sua approvazione eludendo il tessuto della maglia e accarezzandogli prima la schiena e poi i fianchi. Sotto le sue mani i muscoli di Alec fremono e si tendono, rispondono alle sue attenzioni senza più l’imbarazzo che c’era all’inizio, molti anni prima quando lo Shadowhunter non era altro che un adolescente un po’ scontroso – ora è un uomo maturo che ha acquistato sicurezza in se stesso e ha imparato a prendere l’iniziativa, sebbene continui ad arrossire quando lo fa. Certe cose non cambieranno mai, è rassicurante.
Avanza di qualche passo, spingendolo verso il divano (lo stesso divano su cui hanno fatto l’amore una miriade di altre volte; ad essere precisi hanno fatto l’amore un po’ ovunque, su ogni superficie di quell’appartamento che con il tempo ha iniziato ad ingrandirsi, stanza dopo stanza per ogni periodo della loro vita insieme) e sdraiandosi sopra di lui senza smettere di baciarlo – bocca, mento, collo e poi via la maglia per poter assaggiare la pelle che sta sotto.
«La cena?»
Il respiro è affannato, il battito frenetico; contro il proprio fianco sente premere un’erezione che chiede solo di essere soddisfatta e Magnus ha tutta l’intenzione di farlo.
«Può aspettare» replica, chino sul suo addome, le mani che lo liberano dai pantaloni e dai boxer. La risposta sembra soddisfarlo, perché chiude gli occhi e si abbandona al piacere che la sua lingua può regalare.
Quando infine entra in lui e inizia a muoversi piano – ha smesso da tempo di consumare ogni secondo con Alec, ogni amplesso come se si trattasse dell’ultima boccata d’ossigeno – lo sente gemere e inarcare la schiena e aggrapparsi alle sue spalle.
Le spinte sono lente e accompagnate da carezze che strappano altri ansimi, i baci sono umidi e caldi e l’orgasmo monta come la marea e li coglie insieme.
 
«Mi piaceva» borbotta Alec, facendo scomparire nella sua bocca una sostanziosa porzione di spaghetti.
«Sei stato tu a sporcarlo» replica con un sorriso malizioso, ammiccando al divano su cui è seduto, e precisa «Per la terza volta dall’inizio di questa settimana».
Lo Shadowhunter arrossisce e sembra tornare il diciottenne che era, solo più grande e muscoloso e beh, gli anni lo rendono ancora più bello.
«Beh, potresti farlo tornare com’era».
«No» risponde, giocherellando con le bacchette «Mi piace questa nuova fantasia».

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Capitolo 3
*** A cup of your number ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: A cup of your number
Coppia: Magnus/Alec
Prompt: Coffe Shop AU
Rating: verde
Genere: commedia, fluff
Avvertimenti: slash, AU
Note
:
terzo capitolo, anche questo proveniente dalla raccolta Fragmenta
  • Note originali: scusatemi, mi sento ispirata e il fatto che questa raccolta sia malcagata mi spinge a non porre freni alla suddetta ispirazione. Spero solo di non essere andata OOC. La storia partecipa alla maritombola.
  • Ringrazio Encha e mamie per i commenti che mi avevano lasciato <3
 
 
È sempre stato una persona rispettosa. Delle regole, di chi è più grande di lui e ha più esperienza, della legge, persino delle code nei luoghi pubblici.
In quel momento però prova l’irrazionale e decisamente irrispettoso desiderio di prendere l’anziana signora con il suo nipotino e farli entrambi sparire dalla circolazione. La coda che si è formata dietro l’indecisione della donna sta facendo spazientire i clienti e gli sta impedendo di parlare con Magnus. Che poi parlare è una parola grossa: ciao, cosa vuoi, ecco il tuo resto, arrivederci. Una volta addirittura buona giornata.
«E il frappuccino che cos’è?»
«Caffè freddo, latte e ghiaccio» spiega e anticipandola aggiunge «Lo smoothie invece è una bevanda a base di frutta e yogurt».
Quindici minuti dopo la prima domanda, il listino è fortunatamente finito e così anche tutta la pazienza che in anni di amicizia con Jace è riuscito ad accumulare – che non era poca. L’anziana signora si prende qualche altro secondo per riflettere, poi ordina un cappuccino e un milkshake. Ci voleva tutto questo tempo? pensa con acidità tra sé e sé mentre passa l’ordinazione al suo collega, ma si sforza di non lasciar trasparire nulla all’esterno. Perché Alec è anche una persona professionale, poco importa che il suo lavoro consista nel battere scontrini alla cassa. Izzy a volte lo prende in giro per questo e aggiunge sei troppo serio, così spaventi i clienti. Ci sono dei momenti (sempre più frequenti da quando Magnus è diventato un cliente regolare) in cui pensa che sua sorella abbia ragione; devi aprirti di più, metterti in gioco gli dice sciogliti. Ma poi si ricorda cosa comporti l’aprirsi e il mettersi in gioco e lo sciogliersi nel mondo di Izzy e no, grazie, preferisce essere serio e responsabile. Il brivido di rischiare una denuncia per atti osceni in luogo pubblico non fa per lui.
Fortunatamente per i suoi nervi, chiusa la parentesi vecchietta con nipote, la coda procede rapida; gli altri clienti sembrano infatti sapere cosa vogliono.
Batte con rapidità ed efficienza le ordinazioni (macchiati, espressi, smmothies, cupcackes) e strappa con altrettanta rapidità ed efficienza gli scontrini, così che una decina di minuti dopo c’è solo una persona tra lui e Magnus. E un bancone a voler essere precisi.
Il cuore, realizza, ha iniziato come ogni volta a battere veloce neanche fosse un adolescente alla sua prima infatuazione e sente le farfalle nello stomaco. Per quanto all’inizio abbia cercato di imporsi un certo contegno, l’effetto che gli procura la sola vicinanza a Magnus non accenna a svanire nemmeno a distanza di settimane e non lo ammetterebbe mai, neppure a se stesso, ma non è poi così male quello stato di sovraeccitazione che lo prende alla semplice vista dell’altro.
«Ciao» lo saluta, cercando di essere il più normale possibile e di non pensare che è davvero bellissimo. Soffermarsi troppo su quanto siano ammalianti gli occhi verdi dal taglio orientale o su quanto stia bene persino con del glitter tra i capelli lo destabilizza e in quel momento deve serio e concentrato, non adorante.
«Ciao» risponde lui, con un sorriso smagliante – sente le sue gambe diventare di gelatina.
«Cosa vuoi?» chiede, con il pennarello per scrivere il nome già in mano.
«Una tazza del tuo numero, con due cucchiai di ti piace l’indiano?»
Alec batte più volte le palpebre, il sangue che affluisce al volto: ha capito male. Ha sicuramente capito male.
«Un frappuccino al caramello da portare via» dice infatti l’altro, salvo poi aggiungere «E il tuo numero».
Il cuore ha iniziato a battergli così forte che è certo che l’intero locale riesca a sentirlo. Mentre lui assume un’altra, più intensa gradazione di rosso Magnus continua ad osservarlo con il sorriso sulle labbra.
Gli ha davvero chiesto il numero?
Apre la bocca un paio di volte, sentendosi incredibilmente ridicolo. Mai come in quel momento vorrebbe essere Jace o avere anche solo un briciolo del suo coraggio: sarebbe tutto più facile.
Il rumore della porta che si apre e lascia entrare un nuovo cliente gli ricorda che non può passare il resto del pomeriggio in attonito stupore, cosa che comunque non gli dispiacerebbe se Magnus restasse lì dov’è, in piedi davanti a lui.
Si affretta a registrare la sua ordinazione e poi, con la mano che trema e il respiro accelerato, scrive su una salvietta il suo numero.
«Grazie» replica l’altro, sorridendogli ancora e spostandosi per andare recuperare la sua ordinazione.
«Prego» mormora Alec, ancora incredulo, seguendolo con lo sguardo fino a quando non scompare dietro la porta.
Si è dimenticato di dirgli che sì, l’indiano gli piace.
«Allora, io vorrei un macchiato e uno di quelli».
Immagina che glielo farà sapere per messaggio.

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Capitolo 4
*** Nessuno lo ha mai guardato così ***


Autrice: kuma_cla
Personaggi/Coppia: Magnus/Alec
Rating: verde
Genere: generale
Avvertimenti: what if, ust (circa)
Prompt: what if, Alec e Magnus non si sono incontrati alla festa ma una sera, a guerra avviata, Alec ha salvato una piccola strega; Shadowhunters, Magnus/Alec "se ci fossimo lasciati così, non me lo sarei mai perdonato" (littledarkrin) 
Note: questa è l'ultima storia già pubblicata nella vecchia raccolta e dal prossimo capitolo saranno tutte inedite. Gli aggiornamenti purtroppo non saranno costanti, ma in questo periodo sono riprecipitata nel baratro di Shadowhunters quindi non sparirò credo. Se avete plot/headcanon/prompt particolari su cui vorreste leggere lasciatemeli pure e io provvederò a scriverci una fanfiction (qui c'è anche il mio livejournal con le mie challenge e i miei meme in corso).
  • Note originali: la storia è stata scritta per l'iniziativa di San Valentino del gruppo fb We are out for prompt



Nessuno lo ha mai guardato così, Magnus/Alec

Quando è giunta la proposta di un incontro tra Stregoni e Shadowhunters, Alec è stato felice (l’Angelo sa quanto le sorti di quella guerra hanno bisogno di un’alleanza) e anche piuttosto compiaciuto. La propria presenza e quella dei suoi fratelli era stata infatti richiesta e che l’invito fosse poi stato allargato anche a Clary e Simon era una cosa che in fondo poteva sopportare – come sopporta il dolore di un iratze o il fastidio della pioggia che si infila nel colletto della maglia mentre sta cacciando.
È stato con questo spirito quindi che si è preparato all’incontro, una scintilla di orgoglio nello sguardo e le spalle dritte. È però bastato l’ingresso della delegazione nella stanza per fargli perdere tutta la sicurezza.
Prima ancora di riconoscere la persona, ha infatti riconosciuto i suoi occhi e così, di punto in bianco, si è ritrovato con il battito del cuore accelerato.

Ora che le trattive sono concluse, si ripete che non ha più scuse per restare lì e che la sua assenza potrebbe, con un po’ di fortuna, non essere notata. Almeno non dalla sua gente dal momento che nessuno sembra aver bisogno di lui.
Con gli occhi che evitano ogni contatto e le spalle un po’ curve, cerca di non ripensare all’incontro (non è riuscito ad ascoltare una parola di quello che si sono detti i suoi genitori e Magnus Bane) o alle insistenti domande di Izzy («Perché il sommo Stregone di Brooklyn ti sta guardando? Vi conoscete?») e di allontanarsi.
La sua ritirata però non è destinata ad avere successo perché il motivo della sua agitazione lo affianca prima che abbia raggiunto la porta. Nonostante la situazione, Alec non può fare a meno di pensare che la figura slanciata dello Stregone sia molto elegante oltre che eccentrica e per un istante ritorna a tre notti fa, quando nella foga del combattimento è stato separato dal gruppo e le loro strade si sono incrociate per la prima volta.
«Alexander Lightwood» lo chiama. La voce è bassa, quasi una carezza.
«Alec» lo corregge, più un riflesso incondizionato che altro, e l’altro sorride.
«Alec» riprova e il brivido che lo Shadowhunter avverte correre lungo la schiena non è certo sia legato al nervosismo.
Deglutisce, le parole incastrate nella gola e lo sguardo che si sposta da Magnus alle altre persone nella stanza. Non sa precisamente perché si senta così a disagio; entrare in contatto con i Nascosti non è cosa ben vista dalla maggior parte della comunità ma non è proibito e Izzy è da anni che frequenta Licantropi, Vampiri e Fate. Perché lui non potrebbe farlo? Perché continua ad avere paura che qualcuno li noti? Stanno solo parlando, non si stannobaciando e non sa perché i suoi pensieri siano finiti proprio lì.
Ha ancora più caldo di prima e sicuramente è nuovamente arrossito. Mai come in quel momento vorrebbe avere la disinvoltura e faccia tosta di Jace. Se così fosse potrebbe chiedere allo Stregone cosa esattamente vuole da lui e uscire da quella spinosa situazione a testa alta. Ma siccome non è il suo parabatai, finisce con il balbettare congratulazioni per la nuova alleanza.
L’espressione di Magnus è imperscrutabile: dalla piega delle labbra direbbe che è divertito, ma lo sguardo continua a sondarlo come se fosse alla ricerca di qualcosa e Alec non sa più nemmeno lui di cosa sta parlando. È consapevole di star articolando delle parole, ma tutto ciò a cui riesce a pensare sono le iridi da gatto dello Stregone che lo scrutano.
L’indice dell’altro che si posa senza preavviso sulla sua bocca ha il potere di ammutolirlo e se non muore per combustione spontanea in quel momento è probabile che non succederà mai più.
«L’alleanza è indubbiamente è una cosa di fondamentale importanza ed è in parte merito tuo se mi sono convinto a richiedere questo incontro. Non capita tutti i giorni che uno Shadowhunter rischi la propria vita per un Nascosto» gli dice «Ma non è solo per questo che sono qui».
«No?» sfiata. Il dito non è più sulle sue labbra, ma gli sembra di sentirlo ancora su di sé e si trattiene dal portarsi una mano alla bocca perché è solo una sua impressione, il punto in cui l’altro lo ha toccato non scotta veramente; in più se lo facesse risulterebbe ancora più patetico.
«No ovviamente» replica Magnus con tono allegro e l’aria di chi sta sottolineando una cosa veramente scontata, però poi torna serio «Se ci fossimo lasciati così, non me lo sarei mai perdonato».
Deglutisce un’altra volta, completamente spaesato.
«Così come?» domanda e ha l’impressione di aver assunto un’aria stralunata, ma non può farci nulla – non riesce nemmeno più a pensare.
«Senza che io abbia avuto l’occasione di chiederti di uscire».
Sta ricordando il loro rapido scambio di parole la notte in cui ha salvato una bambina (una Strega, una Nascosta) dagli uomini di Valentine e lo ha incontrato per la prima volta, quindi la sua risposta tarda a giungere e quando arriva non nasconde la sorpresa.
«Aspetta, mi stai chiedendo di uscire insieme
L’altro annuisce, le labbra che si tendono in un sorriso che assomiglia tanto a quello di un predatore ma che ad Alec pare bellissimo.
Lo stupore ha il potere di ridestarlo dallo stato di spaesamento causato dalla situazione e dalla vicinanza dello Stregone, è come una scarica di adrenalina che lo risveglia e risveglia i suoi sensi da Shadowhunter.
Lancia un nervoso sguardo alla stanza per accertarsi che nessuno li stia guardando o, peggio ancora, che li abbia sentiti, quindi indugia sulla figura slanciata e tonica di Jace. Sta parlando con Clary, i loro corpi sono così vicini da sfiorarsi quasi ed è chiaro, un’altra volta, che non c’è spazio per nessuno che non sia la ragazza dai capelli rossi nel cuore del suo parabatai.
Alec torna quindi a concentrarsi su Magnus, che è lì davanti a lui in tutto il suo esotico fascino e che non sembra interessato a nessun altro in quella stanza – non a Izzy con la sua sinuosa e pericolosa bellezza né a Jace come sempre accade.
Sente il suo sguardo su di sé, lo ha percepito per tutta la durata dell’incontro e ancora prima quando salvava quella bambina (non ha fatto nulla di eccezionale, non lo ha nemmeno detto agli altri, ma Magnus era lì e lo ammirava con stupore come se non avesse mai visto uno Shadowhunter in vita sua). Nessuno lo ha mai guardato così. Con interesse. Con desiderio. Come se al mondo non ci fosse altro. E gli piace, gli piace tantissimo: potrebbe ubriacarsi degli occhi dello Stregone su di sé e non averne ancora abbastanza. 
«Sì» risponde di getto, senza pensare per una volta alle conseguenze, a ciò che le persone potrebbero dire, a ciò che tutti si aspettano lui faccia.
«Sì?» domanda Magnus senza perdere il sorriso, ma con un guizzo di sorpresa nello sguardo. Credeva che avrebbe rifiutato?
«Sì» ripete. È imbarazzato come non ricorda di essere mai stato in vita sua e vagamente terrorizzato all’idea che i suoi genitori vengano a scoprire che è gay, ma è anche terribilmente deciso.

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Capitolo 5
*** Percy Jackson au ***


Autrice: kuma_cla
Coppia: Magnus/Alec (of course)
Avvertimenti: Percy Jackson au
Prompt: Percy Jackson au
Note: storia scritta per l'ultimo drabble weekend indetto dal gruppo fb We are out for prompt. Ricopio così come stanno le note: l'ho scritta di fretta perché non sapevo se facevo in tempo e non l'ho nemmeno riletta. Sicura come di morire che ci saranno delle incongruenze e che faccia schifo, scusa. Ho bellamente sparato il numero di anni passati al Campo Giove. Comunque se non fosse chiaro Alec è un discendente di Marte. (Magnus non lo dico ma è ovviamente un figlio di Ecate). 



La sua casa, la casa dei suoi genitori e dei suoi nonni e dei suoi bisnonni e avanti così per generazioni, è a Nuova Roma.
È nato all'ombra dei fori imperiali, discendente di una delle più importanti famiglie che hanno servito nella legione e seduto in senato. I suoi antenati sono stati semidei, figli di Marte, eroi.
Per anni (tredici, marchiati sul suo avambraccio) ha dato il suo arco, la sua infanzia e parte della sua adolescenza al Campo Giove e lo ha fatto con orgoglio. 
Sono un figlio di Roma, un discendente di Marte, centurione della Prima Corte, vivo e muoio per la legione.
Per anni ha osservato il mos maiorum, rispettoso, senza mai alzare il capo anche quando i marmi della sua stessa casa si facevano opprimenti e presenziare in prima fila alle cerimonie pubbliche, sotto lo sguardo di chi si chiedeva come mai il primogenito dei Lightwood non fosse ancora fidanzato, diventava difficile.
Per anni, sì, per anni. Per tutta la prima parte della sua vita. E non c'è momento che rimpianga, non c'è cicatrice che tornando indietro non si procurerebbe: ogni secondo vissuto all'ombra di Nuova Roma lo hanno portato lì dov'è ora – in un campo di fragole, completamente dall'altra parte del paese, in un territorio che i suoi antenati gli hanno insegnato a disprezzare, in compagnia di quei graeculi da cui i suoi genitori lo avevano sempre tenuto lontano.
Guarda Magnus che gli fa cenno di raggiungerlo, le mani piene di fragole e il sorriso luminoso. Gli piace dove si trova ora, gli piace tantissimo, più di quanto avrebbe mai potuto immaginare – più di quanto, forse, gli sia mai piaciuto il Campo Giove.
Con la faretra ancora in spalla lo raggiunge.
Graecia capta ferum victorem cepit.

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