SECONDA PARTE.
-
Bene. Prima che voi partiate, ho solamente una raccomandazione da farvi: dato
che il Consiglio non sa ancora nulla, e non deve saperlo, dovete fare in modo
che le guardie della prigione non possano comunicare con loro…
lascio decidere a voi il da farsi. – spiegò Tsunade, con arie greve -
Naturalmente, con questo non s’intende che dobbiate eliminarli per forza.
Dovete solo fare in modo di metterli fuori gioco per avere il tempo di tornare al
villaggio prima che possano dare l’allarme. Sono pur sempre ninja di Konoha, e
non fanno che rispettare gli ordini. -
Kakashi,
Sakura e Sasuke annuirono con serietà, poi si mossero al di là dei cancelli.
-
Buona fortuna! Riportate a casa il moccioso, altrimenti non avremo mai un Rokudaime… -
Il sorriso sghembo di Tsunade fece trasparire
tutta la fiducia che riponeva in loro per quella missione.
Partirono
quindi, verso il luogo indicato loro dall’Hokage.
Attraversarono
l’intera foresta, si fermarono solo poche ore e, finalmente, all’alba del
secondo giorno giunsero a destinazione.
Il
luogo dove tenevano prigioniero Naruto era un’ampia caverna, nascosta dalla
fitta vegetazione. A guardia dell’ingresso, due ANBU della radice facevano
pigramente la ronda.
Kakashi
digrignò i denti, per nulla sorpreso. Come si era aspettata Tsunade, Danzo
c’era dentro fino al collo.
Nascosti
tra la fitta vegetazione, i tre membri del team 7 si scambiarono un cenno
d’intesa. Kakashi sollevò un braccio e lanciò un muto segnale a Sasuke. Il moro
rispose con un assenso del capo, poi si lanciò silenziosamente in avanti.
Durante
la corsa, unì le mani a formare un sigillo, un sibilo sordo uscì dalle sue
labbra e, immediatamente, lo sharingan brillò minaccioso nei sue occhi carmini.
Quando apparve davanti ai due ninja, questi non fecero in tempo ad accorgersi
di lui che erano già caduti a terra, sotto il potente effetto di un genjutsu. Assicuratisi
che non vi fosse più nessuno, avanzarono cauti all’interno. Costituito da un
unico grande corridoio che si diramava, alla fine, in due lunghi condotti.
-
Sakura, tu con me! – ordinò sbrigativo il sensei, prendendo l’uscita a destra.
Inevitabilmente, Sasuke si diresse a sinistra. Dividersi, in quel caso, era la
scelta migliore.
Kakashi
e Sakura percorsero velocemente l’anfratto roccioso, mentre ai lati scorrevano
le varie celle vuote.
Durante
la corsa, il sensei, leggermente più avanti rispetto a Sakura, frenò
bruscamente e spiccò con balzo all’indietro nel momento in cui,
inaspettatamente, una guardia gli si parò davanti. Quando riappoggiò i piedi a
terra, l’uomo giaceva già a terra, privo di sensi, e Sakura aveva ancora il
pugno alzato.
Ripresero
a correre fino a che, non senza stupore, ritrovarono Sasuke davanti a loro,
circondato da almeno cinque o sei guardie svenute e accasciate ai suoi piedi.
-
Questa costruzione deve avere una pianta circolare. – constatò Kakashi,
sorpreso. Onestamente, si aspettava qualcosa di più complesso.
Non
sentendo alcun commento venire dai suoi allievi, si voltò verso Sasuke, ma notò
che nella sua mano brillava il chidori. Seguì il suo sguardo che andò a
soffermarsi su una porta blindata, a pochi metri davanti a loro. Doveva essere
la cella d’isolamento e, con tutta probabilità, Naruto si trovava proprio là dentro,
visto anche il numero nutrito di guardie poste a difesa di quella stanza.
Senza
dire una parola, veloce ed efficiente, Sasuke si lanciò verso la porta, il
braccio teso lungo il fianco.
Un
gran fragore, il polverone, e i calcinacci sparsi disordinatamente al suolo
preannunciarono il loro arrivo nella stanza.
Una
volta all’interno, quando il fumo si fu diradato, constatarono che
effettivamente il ragazzo era lì dentro. Legato alla parete da catene ai polsi
e alle caviglie, gli occhi bendati e un dispositivo per il controllo del chakra
al petto, Naruto era là, ferito e dimagrito in modo evidente di parecchi kg.
Contusioni, lividi ed un braccio innaturalmente piegato, tagli più o meno
profondi, infezioni diffuse e, dal modo affaticato con cui respirava, doveva
avere anche qualche costola fratturata. In più, solo un straccio lurido copriva
appena le sue parti basse.
Sakura
si avvicinò precipitosamente, chiamando il suo nome, e il biondo tirò su di
scatto la testa – movimento che gli procurò evidentemente dolore, perché
gemette piano – e si irrigidì.
-
S-Sakura-chan… ? – domandò, sorpreso e quasi
speranzoso, con voce bassa e roca, particolarmente flebile, quando le mani di
lei andarono ad appoggiarsi ai lati del suo viso.
-
Sì, Naruto, sono io! – gli rispose lei, sorridendogli, anche se lui non poté
vederla. La kunoichi gli tolse frettolosamente la benda dagli occhi e il biondo
li chiuse di scatto per via del fastidio procuratogli dall’improvvisa
esposizione alla luce, dopo tanto tempo di oscurità.
Nel
frattempo che li apriva gradualmente, abituandoli al riverbero, Sakura si
preoccupò di curare superficialmente con il chakra, le ferite più profonde.
-
Sasuke! Kakashi-sensei…! C-come…cosa…?
– fece confuso, quando finalmente poté aprire del tutto gli occhi, arrossati
per via dello sforzo, e vedere tutti e tre i suoi compagni di squadra.
-
Non c’è tempo per le spiegazioni ora, Naruto. Dobbiamo andarcene di qui. Tu hai
bisogno di cure e dobbiamo tornare a Konoha prima che il consiglio venga
informato. – fece Kakashi sbrigativo. Il jinchuuriki si limitò ad annuire,
incerto. Era troppo provato per protestare. Lanciò un’occhiata penetrante a
Sasuke e poi tornò a Kakashi.
-
Grazie. – borbottò, prima di perdere i sensi.
* * *
-
Ancora nulla? – Al cenno di diniego di Sasuke, Kakashi sospirò, spazientito.
In
effetti erano diverse ore che Naruto era sotto le cure di Tsunade e Sakura.
Da
quando lo aveva riportato a Konoha, quella mattina, non appena furono giunti,
l’hokage l’aveva fatto immediatamente ricoverare.
Per
via della lunga attesa, a turno si erano dati il cambio per andarsi a dare una
rinfrescata, l’ultimo era stato Kakashi, che finalmente era tornato in
ospedale. Non voleva stare troppo lontano da lì, preoccupato com’era per il suo
allievo.
Finalmente,
qualche ora più tardi, Sakura uscì dalla stanza in cui Naruto era stato
ricoverato, e da dietro le sue spalle, poterono vedere Tsunade scambiare ancora
qualche parola con il biondo steso sul letto, per spiegargli l’intera faccenda,
prima di posargli una mano sulla spalla ed uscire a sua volta.
Si
chiuse la porta dietro le spalle, salutando il ragazzo e promettendogli che
sarebbe tornata a breve, e finalmente parlò loro:
-
Dunque… - sospirò, corrucciata - … le sue condizioni
sono veramente disastrose. È inutile nasconderlo. – disse, con aria greve.
Sasuke
si irrigidì e trattene il respiro, Kakashi lo avvertì distintamente, ma fece
finta di nulla, per il momento.
-
Quindi? – domandò, rivolto all’Hokage. Lei annuì.
-
Si riprenderà, Kakashi, non preoccuparti. Ma soffrirà le pene dell’inferno… - Sasuke strinse convulsamente un pungo.
-
Kyuubi? – fece, non riuscendo a dire null’altro. L’Hokage negò con il capo.
-
Purtroppo gli hanno imposto un ulteriore sigillo per limitare i poteri di
Kyuubi. Abbiamo levato il dispositivo, ma l’effetto dovrebbe svanire nel giro
di un anno, non in tempo da permettergli di guarire le ferite con il suo
chakra. – spiegò – Ha quattro costole rotte, l’osso del braccio destro
spezzato, contusioni, ferite d’arma da taglio infette, e…
- la sua voce scemò. Sakura chinò lo sguardo, turbata.
-
… non ci sono andati leggeri… lo hanno trattato come
un prigioniero dei tempi delle grandi guerre ninja… e
il loro disprezzo per lui in quanto jinchuuriki non ha affatto contribuito a
frenarli. – Si bloccò, incerta. Kakashi comprese, sgranò l’occhio visibile, poi
lo richiuse, pronto a sentire il seguito che aveva già inteso.
Sasuke,
troppo giovane per sapere a cosa si stesse riferendo la donna, si fece avanti,
spazientito.
-
Che significa? – chiese, sollevando un sopracciglio moro. L’Hokage lo guardò,
poi abbassò il viso e strinse i pugni.
-
Sasuke, Naruto ha una recentissima lacerazione rettale che farebbe impallidire
anche un veterano medico di guerra… - Il moro la fissò, ad occhi spalancati. Strinse
i denti e i pugni, bianco ben più del suo normale pallido colorito.
-
Non so come faccia a non urlare ad ogni minimo respiro…
e non oso immaginare quando dovrà andare in bagno… - aggiunse
- …credo che l’unica cosa che gli conceda un po’ di
tregua, al momento, siano gli antidolorifici. –
Sasuke
avvertì distintamente Sakura singhiozzare lievemente, ma non gli importò. Tutto
quello che riuscì a pensare, sebbene la sua stessa mente si rifiutasse di
ammetterlo, fu “è colpa mia”.
* * *
Nei giorni seguenti, tutti i suoi vecchi amici
vennero a sapere che Naruto si trovava in ospedale, seppur fu fatto credere
loro che il biondo si fosse ferito in missione. Con più o meno frequenza, la
stanza del biondo ninja era affollata di gente.
Sakura,
neanche a dirlo, si occupava costantemente del compagno, alternando parole di
conforto e aiuto materiale, a pugni più o meno energici in risposta alle
sciocchezze del biondo.
L’unico
che ancora non si era presentato al giovane, era Sasuke. Il ragazzo si limitava
a rimanere fuori dalla porta della stanza, e seppur venisse tutti i giorni per
diverse ore, non era ancora entrato.
Quella
mattina, quando Kakashi fece la sua comparsa in ospedale per la sua visita
quotidiana al giovane allievo, lo trovò nuovamente lì, seduto fuori dalla
porta.
Si
scambiarono un’occhiata e il ninja-copia gli appoggiò una mano sulla spalla.
-
Sasuke, non sarebbe ora che entrassi? –
-
Non ne vedo il motivo. – commentò quello – il dobe è vivo, cosa servirebbe se
io andassi entrassi a vederlo? – domandò retoricamente. Kakashi si abbandonò ad
un sospiro e si accomodò di fianco al
moro.
-
Farebbe bene a lui, perché non fa altro che domandarmi di te ogni giorno, visto
che non ti ha ancora visto, e a te stesso. – quando il ragazzo gli lanciò
un’occhiata perplessa, lui aggiunse – Hai
bisogno di vederlo per capire, e riuscire a perdonarti per quel che è successo.
– E prima che l’Uchiha potesse chiedergli qualunque cosa – anche se dubitava l’avrebbe
fatto – si alzò e sparì all’interno della stanza.
Una
volta all’interno, Kakashi si trovò davanti il sorriso di Naruto, sinceramente
felice di vederlo.
-
Kakashi-sensei! – lo salutò, infatti.
-
Yo, Naruto! – mormorò lui, in risposta. Si avvicinò al
letto, infilando tranquillamente le mani delle tasche dei pantaloni.
-
Come ti senti, oggi? – domandò pacato. Il biondo ridacchiò.
-
Meglio, sensei, decisamente! – Sapeva che mentiva, lo capiva dai suoi occhi –
che ancora non si erano liberati della patina opaca che li ricopriva -, ma non
disse nulla per contraddirlo.
-
Bene, ne sono felice. – esclamò, infatti – Ho buone notizie per te Naruto! – Il
biondo lo guardò incuriosito.
-
Davvero? – Lui accennò ad un assenso con il capo.
-
Tsunade, in seguito a quanto è successo, ha destituito il Consiglio. A breve
nominerà i nuovi membri scelti da lei personalmente. – Naruto si illuminò.
-
Grande! Sono sicuro che uno di loro sarà sicuramente lei, sensei! E anche ero-sennin! – annunciò gioioso. Kakashi si portò una mano
dietro la nuca, imbarazzato. Ridacchiò lievemente e socchiuse gli occhi.
-
Non so, può darsi…- rispose. Il jinchuuriki annuì
vigoroso.
-
Ne sono sicuro sensei, vedrai! – e si batté debolmente una mano sul petto, come
a rimarcare la sua promessa. Subito dopo, il suo sguardo si rabbuiò e abbassò
il capo.
-
… e Sasuke…? – Il sensei sorrise.
-
Tranquillo, Naruto, Sasuke non corre più alcun pericolo. – lo rassicurò, e
Naruto sorrise nuovamente, poi sospirò.
-
Sensei, Sas’ke è molto arrabbiato con me, vero? – Il
più grande assunse un’aria corrucciata.
-
No, non credo. Cosa te lo fa credere? –
-
Beh, non è ancora venuto qui. Conoscendolo, sarà arrabbiato con me perché lui
“non ha bisogno dell’aiuto di nessuno” e non avrei dovuto intromettermi nelle
sue faccende… - concluse, con tono quasi ironico.
-
Naruto, tu l’hai fatto per salvargli la vita, perché gli vuoi bene. Questo lo
capisce anche lui, per quanto sia testardo. – sorrise. Naruto lo fissò
speranzoso, poi però si incupì di nuovo.
-
Questo lo so, ma Sasuke è… Sasuke! –
-
È vero. – gli concesse, ripensando alla cocciutaggine del suo allievo
prediletto - Ma Sasuke non è arrabbiato,
si sente in colpa. -.
-
Non capisco… - ammise Naruto, vagamente confuso.
Kakashi sospirò.
-
Lui crede che sia colpa sua se tu ti sei dovuto sacrificare per salvargli la
vita, anche se non lo ammetterà mai, neppure a se stesso. - Spiegò. Naruto
sbarrò gli occhi.
-
Ma non è vero! – berciò – Sono io che ho scelto di farlo! Non avrei mai
permesso che gli facessero del male! Lui è il mio migliore amico, il fratello
che non ho mai avuto! L’unico che mi ha accettato fin da subito per quello che
sono! Farei di tutto per lui! – affermò con fervore. Il jonin più anziano
annuì.
-
Lo so. – affermò convinto – e lo sa anche lui, ma credo che non possa fare a
meno di sentirsi comunque in colpa, perché anche se non lo ammette, ti vuole
bene anche lui, Naruto. Come un fratello. – il biondo si lasciò sfuggire un
sorriso.
-
Cercherò di convincerlo a venire a trovarti, cosicché possiate chiarirvi. – Il
più giovane annuì, e lui gli fece un cenno con il capo.
-
Ora vado, ci vediamo domani, Naruto. –
-
A domani. – E il ninja-copia scomparve in uno sbuffo di fumo.
* * *
Sasuke
non si sentiva ancora pronto ad affrontarlo ( che idiozia, lui era un Uchiha!
Non aveva assolutamente paura di affrontare proprio nessuno. Tanto meno
quell’idiota di Naruto ), ma il giorno seguente, si ritrovò comunque
all’interno della stanza dell’amico prima ancora che se ne rendesse conto. Si rese
ancor più conto di non esserlo, soprattutto quando lo vide ragionevolmente
steso su un fianco, per via della sua impossibilità di appoggiare il
fondoschiena. Il cuore pulsò dolorosamente alla vista e al ricordo delle parole
di Tsunade e dei giorni passati in ospedale a sentire il compagno gridare di
dolore ogni qual volta si dovesse alzare per un qualunque motivo, o andare al
bagno. Per via dei gemiti di sofferenza che si lasciava sfuggire la notte
durante il sonno, quando la sua coscienza era sopita e lui non era in grado di
soffocarli, che sentiva ancora rimbombare nella sua mente, fra le pareti del
suo cervello.
Scosse
il capo, cacciando via i quei pensieri tormentosi, poi puntò lo sguardo sul
biondo.
-
Teme, nessuno ti ha mai insegnato che si bussa, prima di entrare in camera di
qualcun altro? – berciò Naruto, ma il ghigno che gli increspava le labbra
smontava la sua frase rabbiosa. Sembrava così naturale, ma lui sapeva quando
stesse soffrendo in realtà; quelle erano esperienze che certamente lasciavano
il segno. Però non ne era sorpreso più di tanto: il jinchuuriki era uscito da
un’infanzia tutt’altro che semplice con il sorriso, probabilmente era in grado
di superare anche questo. Era forte, Naruto.
-
Tsk. – fu la secca, concisa risposta di Sasuke, prima
che si avvicinasse e si accomodasse su una sedia di fianco al letto, relegando
ancora una volta il suoi pensieri in un angolo della mente – Taci, dobe. –
-
Come ti permetti?! Io ti…! – si bloccò, fermando
anche il movimento concitato delle sue braccia.
-
Finalmente ti sei deciso a farti vivo! – disse. Sasuke lo fissò bieco.
-
Figurati se io ho tempo da perdere per venire a trovarti. – sibilò sprezzante.
-
Bastardo d’un…! – ma non riuscì a concludere la frase
che venne interrotto dall’altro.
-
Perché l’hai fatto? Non te l’ho chiesto! – domandò questi, all’improvviso.
L’aria
si fece improvvisamente pesante, perse tutta la sua leggerezza di poco prima, e
Naruto si tese; erano giunti alla resa dei conti.
-
L’ho fatto perché lo volevo. – rispose – perché non avrei mai permesso che ti
facessero del male. -
-
Mi pare di averti già detto che non voglio che tu t’impicci della mia vita,
usuratonkachi! –
-
Smettila con questa storia! – si infervorò allora, il biondo – Credi davvero
che ti avrei lasciato morire?! Soprattutto dopo tutta la fatica che ho fatto
per riportarti indietro, teme! – batté un pugno sul letto, ma poi si ritrovò a
mugolare di dolore, poiché aveva battuto il braccio rotto.
-
Dannazione! – sbottò.
-
Idiota. – Naruto gli ringhiò contro.
-
La verità è che non sopporti l’idea che qualcuno ti aiuti! Che io ti aiuti! – proseguì sempre più
infervorato - Perché tu sei “il grande
Sasuke Uchiha” e non hai bisogno dell’aiuto di nessuno, tanto meno di un dobe
come il sottoscritto, non è vero?! Non sopporti l’idea di dover essere protetto
da me! -. Sasuke si alzò di scatto, a sua volta, perdendo l’aria composta ed
indifferente che solitamente lo caratterizzava.
-
Non dire idiozie, imbecille! – replicò – Non hai capito nulla! Tu non hai mai capito
nulla, come al solito! - Con la mano sana, Naruto lo afferrò per il bavero del
colletto e se lo portò a pochi centimetri dal viso.
-
E allora dimmi, bastardo, illuminami! Cos’è che non avrei capito?! – Sasuke si strattonò
via dalla presa del compagno.
-
Che diavolo vuoi che me ne importi?! – gli gridò contro – Sono stufo di vedere
le persone che mi voglio bene morire una dopo l’altra! - Era rosso in viso
dalla rabbia e la vergogna ( non era mai stato così diretto ), ma Naruto non ci
fece caso, troppo preso dallo sgomento. Finalmente comprese: Kakashi aveva
ragione! Sasuke si sentiva in colpa.
-
Sas’ke, quella è stata una MIA decisione! È la MIA
vita e decido IO cosa farne! E se voglio
farmi imprigionare per salvare il tuo culo ingrato, allora lo faccio! Non ho
bisogno di chiederti il permesso! – berciò furibondo – E comunque io sono qui!
E sono vivo! Mi avete salvato voi, così ora non sei nemmeno più in debito!
Quindi: fine del problema! -
Sasuke
tacque qualche istante, indeciso. Infine, non sapendo che dire, si lasciò
cadere sulla sedia, sconfitto. Incrociò le braccia al petto ed imprecò
sottovoce, girando lo sguardo, sprezzante, come era solito fare fin da bambino.
-
Tsk, fai come vuoi, allora, idiota! - Naruto si
rilassò, consapevole di aver vinto, e si lasciò andare ad un gran sorriso.
Anche
se non poté vederlo, perché la sua bocca era coperta da una ciocca di capelli, anche
il moro si abbandonò ad un impercettibile sorriso.
* * *
Quando
Kakashi giunse in ospedale, quella mattina, non si aspettava minimamente quello
che gli capitò di vedere, perciò ne rimase comprensibilmente sorpreso.
Davanti
alla camera dove avevano ricoverato Naruto, un capannello di infermiere e
pazienti curiosi faceva la spola davanti alla porta semichiusa della stanza,
ridacchiando di tanto in tanto.
Vi
si avvicinò, incuriosito, e non poté fare a meno di sorridere sinceramene
contento.
Sasuke
si era finalmente deciso ad entrare, ed ora, i due litigavano e si stuzzicavano
a vicenda come al solito, come non fosse successo nulla, quasi un anno intero
non li avesse mai separati e i due non avessero fatto altro che stare insieme
da una vita intera.
E
finalmente, la consueta luce che li caratterizzava, tornò a brillare negli
intensi occhi azzurro cielo di Naruto.
Fine.
*¹
Amado: porte scorrevoli esterne, fatte di carta di riso,
con le quali si chiude la casa di notte. Solitamente danno sulla veranda che è
posta tutt’intorno alla casa, e poi sul giardino interno.
Note:
dunque, come credo sia abbastanza chiaro, il colore che ho scelto è “Sky Blue” ( azzurro cielo ), in relazione al colore degli occhi
di Naruto.
Il
personaggio che mi era stato assegnato è Kakashi. Non è il protagonista, ma in
realtà non ve n’è uno in particolare: la storia ruota, più o meno, intorno a
tutto il team 7, seppur i personaggi presi più in considerazione siano Naruto,
Sasuke e Kakashi. Ammetto che Sakura è trattata un po’ più marginalmente.
Capisco
che il ritorno “non giustificato” di Sasuke possa disorientare leggermente, ma
non mi sono dilungata su questo argomento poiché non era nel mio interesse. Ciò
di cui volevo occuparmi, non riguarda quell’aspetto della storia. È
un’eventualità ipotetica ( in cui, in fondo, spero io stessa), fra le tante
varianti. Nella situazione corrente, dove l’attenzione è focalizzata su tutt’altro,
“ il ritorno di Sasuke”, è quello che possiamo definire “ un’altra storia…”.
Per
il resto, non ho null’altro da aggiungere; credo che il messaggio, e ciò che
debba essere compreso, salti fuori con sufficiente semplicità e trasparenza. La
mia intenzione è che chi legge ci arrivi da sé, senza una mia esplicita
spiegazione. Il messaggio deve giungere chiaro e diretto, nella sua profondità,
nell’immediato.
È
una storia breve e semplice, senza troppe pretese, però da non fraintendere e
sottovalutare: tratta temi delicati e di difficile esposizione. Spero che
questo sia chiaro.
Desidero,
inoltre, ringraziare NaruYondaime,
Talpina Pensierosa e Capitatapercaso per le loro
recensioni.
Con
questo, concludo. Grazie per l’attenzione. Saluti, Izayoi007