I'll Take it Shaken, not Stirred

di inlovewitharry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e Avvertimenti ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Somewhere Between Fairytales ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Somewhere Between Nine and Ten ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: The Serpent and the Skull ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: The Harrighagen Strategy ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Reflective, Protective ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: All Those Little Things ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Praedam, Silth and Grossman ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Heading Hogwarts ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: High Spirits ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: All Hallows' Eve ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: In the Officies and What Happened After ***



Capitolo 1
*** Prologo e Avvertimenti ***


I'll Take If Shaken, not Stirred

Prologo e Avvertenze.



La storia che troverete nei prossimi capitoli è una delle più celebri fanfiction sull'epoca dei Malandrini, scritta in inglese dalla meravigliosa Jewels5. Dopo averla letta ed adorata, mi sono accorta che in Italia fosse quasi sconosciuta: quindi ho deciso di iniziare una 

traduzione per permettere a più gente di conoscere e amare la fanfiction così come faccio io.

La fanfiction è attualmente completa, quindi io farò in ogni modo possibile degli aggiornamenti rapidi - perché 
capisco quanto possa essere doloroso aspettare anni per degli aggiornamenti - ma tenete conto che i capitoli sono lunghissimi, e il lavoro di traduzione è molto impegnativo. Perciò, concludo dicendo che la storia, i personaggi e tutto il resto sono della brillante mente di Jewels5 (allego la storia originale qui.), di mio c'è solo la traduzione. Per domande, per vedere quando aggiorno, suggerirmi altre fanfiction da tradurre (fatelo!!) o semplicemente per fare due chiacchiere mi potete trovare su Twitter, con il nome @silvxa. Prometto che non mordo, anzi, mi farebbe molto piacere se qualcuno che segue questa storia mi scrivesse. 

Vi lascio alle note dell'autrice, che ha scritto all'inizio del primo capitolo:
"Se c'è una cosa che odio davvero allora è un James sottovalutato, con un carattere mal delineato, accecato dall'amore e soprattutto noioso. James Potter è forse il personaggio più mollaccione in tutte le fanfiction. Il suo ruolo sembra sempre dipendere dalla figura di Lily. Se fossi Sirius, Remus, Peter o chiunque altro non uscirei sicuramente con lui. In questa storia, non ci sarà un James mollaccione. Oh no! Si divertirà sicuramente di più..."





 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Somewhere Between Fairytales ***


Capitolo 1: Somewhere Between Fairytales...
 
(oppure Il Ragazzo In Fiamme)
 
 
C'era una volta, non tanto tempo fa in un Paese non troppo lontano, una casa perfettamente normale, su una strada perfettamente normale, in una città perfettamente normale. O così sembrava.
 
Nella casa citata, viveva una famiglia. Non era una grossa famiglia, e la casa non era tanto grande - ma neanche tanto piccola. C'erano quattro camere da letto, due bagni, una cucina piccolina, un garage piccolo è un attico ancora più piccolo. Era una casa ordinata sembrava che niente di straordinario (per gli standard dei vicini) accadesse lì dentro. Non era quindi il tipo di casa che sembrava uscita da una fiaba, o almeno così credevano tutti.
 
In questa casa, ci viveva la famiglia Evans.
 
Il signor Benedict Evans era uno scrittore di un giornale e lavorava per la maggior parte delle volte nella camera da letto libera, che faceva anche da suo ufficio. Era un uomo alto e affascinante di poco più di quarant'anni, e l'unica cosa cattiva che avesse fatto (per quanto poco possa valere) era barare mente giocava a calcio, quando era giovane. Ma quello era passato.
 
La signora Anna Evans era una maestra d'asilo e lavorava anche lei a casa, nel lavoro che descriveva come dieci volte più difficile di quello del marito. La signora Evans era alta, magra, si muoveva con grazia e aveva un portamento raffinato. La signora Evans era, per dirlo in parole povere, una bellissima signora.
 
Petunia Evans era la figlia più grande ma non viveva più con i genitori. Quando aveva compiuto ventuno anni, si era trasferita in un appartamento nel Surrey. Aveva ereditato lo stesso fisico della madre, ma non la sua grazia. Aveva i capelli corti di colore biondo sporco e i suoi occhi severi erano grigiastri.
 
E infine c'era Lily.
 
Lily viveva ancora a casa Evans, ma solo nella porzione dell'anno in cui non era via al collegio. Anche Lily aveva il fisico della madre senza la postura perfetta e il portamento aggraziato (anche se il suo era difficilmente fiacco). I suoi capelli erano di un rosso chiaro, ma non sapeva di chi fosse 'la colpa' per questa sua caratteristica. I capelli biondi con sfumature rossicce (anche se spiccava più il biondo) di sua madre erano la cosa più vicina ai suoi di cui fosse a conoscenza. I suoi occhi erano la cosa che Lily amava più di se stessa, comunque. Erano grandi e di un verde acceso, molto simili a quelli di sua madre. Tra tutti gli Evans, Lily era la più strana.
 
Oltre ad essere l'unica rossa in tutta la famiglia, Lily era una strega e passava nove mesi all'anno a Hogwarts, scuola di Magia e Stregoneria. Lily non immaginava la sua vita come una fiaba, né la sua casa come un palazzo o il suo fidanzato come un cavaliere con un'armatura luccicante, né tanto meno si immaginava come una principessa da salvare. E forse, sotto certi punti di vista, aveva ragione.
 
Nella mattina in cui incomincia la nostra storia, una Lily diciassettenne si stava preparando per tornare a scuola. Era il primo di settembre. 
 
Come ogni persona umana, Lily aveva aspettato fino alla mattina della partenza per preparare le valigie. Erano le sette e aveva tre ore prima di dover lasciare la casa per dirigersi a Kings Cross. Era nella sua stanza, piegata sopra al grosso baule situato nel suo letto, impegnata a piegare vestiti e infilarli dentro.
 
La camera di Lily era molto "cameretta di una bambina di undici anni", ma era molto bella. Le pareti erano dipinte di un rosso che somigliava al rosso del tramonto e c'erano come minimo quattro lampade color lava in diverse parti della stanza. Le porte per uscire e le ante dell'armadio erano ornate di perline, così come le tende della finestra. L'ultima volta che Lily aveva decorato questa stanza era stata quando aveva undici anni e aveva ricevuto la lettera di accoglienza a Hogwarts. La sua prima lettera di Hogwarts.
 
La sua settima lettera della scuola era appoggiata sulla toletta, il sigillo rotto e una spilla oro che scintillava attraverso la lampada color lava. Sulla spilla c'erano scritte due parole: 'Capo Scuola'.
 
Una canzone dei Simon and Garfunkel, senza senso ma incredibilmente orecchiabile, faceva da sottofondo grazie al giradischi datato, e la giovane strega stava cantando a bassa voce le parole. La sua voce non era male, ma non era neanche lontanamente come quella di Linda Ronstadt. Di sottofondo c'era anche il ticchettio della macchina da scrivere del signor Evans proveniente dalla stanza a fianco - suo padre era sempre sveglio presto a scrivere. Facendo più attenzione, Lily poteva anche sentire i rumori di sua madre giù dalle scale, mentre friggeva il bacon per la colazione. Era proprio una cosa tipica della signora Evans, quello di alzarsi presto e fare tantissime cose da mangiare a colazione.
 
Mentre finiva di piegare il suo maglione preferito, Lily tolse automaticamente un ciuffo di capelli rossi dalla sua faccia e gettò un'occhiata alla spilla luccicante sulla toletta. Non riuscì ad evitare di sorridere orgogliosa. Era CAPO SCUOLA! Nel corso dell'eccitazione dovuta alla fine del suo sesto anno, aveva completamente dimenticato che durante le vacanze estive Silente (preside di Hogwarts) avrebbe selezionato una Capo Scuola è un Capo Scuola. Non se n'era ricordata, infatti, fino a due settimane prima, quando arrivò la lettera, con tanto di lista dei necessari materiali scolastici, una lettera di congratulazioni e una spilla.
 
Pensò a chi potrebbe essere il Capo Scuola mentre guardò i vestiti nel suo armadio un'altra volta, e Lily non si preoccupò più di tanto. Aveva molta fiducia in Albus Silente e negli insegnanti di Hogwarts. Per la maggior parte. Adelaide Grossman, l'insegnante di Erbologia era una ovvia eccezione. Era una disgrazia secondo la metà della popolazione di Hogwarts: Lily inclusa.
 
Lily diede un'occhiata ad una cintura di pelle marrone, chiedendosi se avrebbe dovuto portarla con se. Decise di lasciarla a casa, perché dubitava di usarla e il detto "meglio al riparo che tristi" era (per quanto ne sapeva Lily) un cliché e non completamente vero. Se avesse avuto ragione o no non poteva essere determinato in quel momento.
 
Il disco dei Simon and Garfunkel terminò e Lily lo tolse tristemente dal giradischi e lo rispose al suo posto. A Hogwarts, apparecchi come giradischi o televisioni non funzionavano e la musica babbana (non magica) era una delle cose che le mancavano da casa. Però Lily aveva conosciuto un sacco di nuova musica che poteva sentire a Hogwarts grazie ai consigli dei suoi amici. "Artemus's Arrow" e "Snitch Snatch" erano le sue band magiche preferite.
 
Dopo aver lanciato dentro al baule l'ultimo vestito di cui aveva bisogno (o che voleva portarsi dietro) ed avere messo nella sua borsetta la divisa per cambiarsi nel treno, Lily si buttò nella parte non occupata del letto. Quest'estate Lily era stata molto pensierosa sul suo futuro, perché l'indomani avrebbe iniziato le lezioni del suo ultimo anno a Hogwarts. Dopo di ciò, sarebbe stata sola.
 
Tecnicamente, 'da sola' non era completamente giusto. Avrebbe avuto i suoi amici e l'uomo che le aveva infilato l'anello turchese al dito medio. Lily sorrise guardandolo. Era un anello bello e perfetto e rappresentava una relazione bella e perfetta. Elijah Trent era la cosa più vicina alla perfezione che Lily avesse mai incontrato, a parte sua madre. Ma era diverso, quello.
 
Però il supporto di Elijah Trent non poteva andare molto lontano. Non sarebbe stato ad Hogwarts quest'anno, perché aveva un anno in più di Lily e si era diplomato l'anno prima. Al momento, stava lavorando al Ministero della Magia e questo preoccupava maggiormente Lily. Elijah aveva già così tanto successo. Aveva solo diciotto anni e aveva incominciato a lavorare solo pochi mesi prima, ma la sua carriera sembrava già destinata ad andare a gonfie vele. Questo faceva più pressione su Lily. Aveva buoni voti, certo, e la Professoressa McGranitt - durante i consigli per la carriera dati due anni precedenti - disse che i suoi voti le avrebbero permesso di fare praticamente quasi tutti i lavori che desiderava. Ma se...?
 
"Hai fatto la valigia Lily?" urlò la signora Evans dalla cucina.
 
"Sì, mamma," rispose Lily.
 
"Petunia sarà qui in un'ora, quindi renditi presentabile per quell'ora..."
 
Lily gemette.
 
"Che cosa era quello?"
 
"Niente mamma, niente..."
 
Sospirando e rotolandosi nella sua piccola parte del letto ancora libera, Lily si diede uno schiaffo morale per averlo dimenticato. Petunia e Vernon sarebbero venuti. Vernon Dursley era il compagno di Petunia. Non erano sposati (entrambi molto dedicati al lavoro e entrambi non pensavano che fosse assolutamente necessario), ma la signora Evans aveva sempre voluto che lo fossero. Per altre ragioni, o forse per essere semplicemente 'la madre della sposa', la signora Evans lo accennava sempre a Petunia. Nonostante la relazione con Elijah poteva essere considerata 'seria', non erano assolutamente promessi sposi.
 
Lily si alzò dal letto e si avvicinò alla toletta. Prese una spazzola e si pettinò i capelli, fissando con poca soddisfazione la sua immagine riflessa. La solita immagine. I soliti capelli rossi cadevano oltre le sue spalle. I soliti occhi verdi brillavano contro la luce della lampada color lava. La solita faccia fiera e magra sembrava sempre uguale, eccetto per quel pizzico di rossore di eccitazione nelle sue guance. La stessa mezza dozzina i lentiggini erano situate sempre sul solito naso piccoli e dritto. Era una bella faccia. E a Lily non piaceva.
 
Tirò giù una scatola di trucchi rossa e oro dalla mensola vicino allo specchio e diede un'occhiata al coperchio aperto, circondato da fotografie. Erano per la maggior parte foto magiche, poiché i soggetti non erano fermi come nelle fotografie babbane; invece salutavano, sorridevano, facevano l'occhiolino e boccacce dal loro mondo di carta.
 
Lily sorrise reminescente alla foto nell'angolo destro; era un'immagine di lei e Elijah seduti sull'erba sotto un albero con le sue braccia intorno a lei. Sotto c'era un'istantanea di una quindicenne dai capelli castani e dalla faccia rotonda e allegra, con occhi dolci e marroni. Sotto ancora c'era una foto babbana raffigurante la famiglia Evans. Era una foto vecchia - scattata prima che Lily entrasse a Hogwarts e quindi lei e sua sorella erano ancora in buoni rapporti. Lily era piccola e ossuta in quarta immagine, e i suoi capelli rossi erano tagliati in un secco caschetto. Nella opposta c'era un'altra immagine magica. C'erano sette persone che indossavano una divisa oro e scarlatto e tenevano scope in mano. Stavano tutti sorridendo e salutando e sembravano accaldati e scompigliati dal vento. Era una foto del torneo di Quidditch di Hogwarts dell'anno precedente. A coprire la metà più bassa della foto c'era una foto di tre ragazzi. Uno aveva i capelli rossi e le lentiggini, un altro aveva i capelli color sabbia e una faccia lunga e pallida e l'ultimo era un sedicenne eccezionalmente bellissimo, con i capelli neri disordinati e occhi vivaci grigi. Nonostante uno non potesse immaginarselo alla prima, l'ultimo ragazzo era nella scatola dei trucchi di Lily solo perché era in foto con gli altri due. Sotto c'erano altre sue immagini. Una era una miniatura di un castello che sembrava uscito da una favola: Hogwarts. L'altra raffigurava due ragazze di sedici anni. Una era asiatica con i capelli lunghi e una montatura degli occhiali quadrata, l'altra era una bella ragazza con gli occhi azzurri, capelli color miele e una faccia abbronzata. Avevano le anni intrecciate dietro le spalle e sorridevano a Lily. La bionda faceva anche l'occhiolino.
 
Ogni volta che Lily apriva questa scatola di trucchi, guardava le foto e si ricordava dei bei momenti passati. Dopo aver finito la sua vita 'attraverso i ricordi', cercò tra i numerosi prodotti di make up che non aveva mai usato e che probabilmente non avrebbe mai cominciato a farlo. Infine, trovò le sue necessità (eye-liner e lucida labbra - era totalmente terrorizzata dal fondotinta e mascara) e cominciò ad applicarli.
 
Non ci mise molto, e quando finì, mise via la scatola dei trucchi nel baule. Diede un'ultima occhiata intorno alla stanza per essere sicura di non aver dimenticato nulla. Poi, sentendosi soddisfatta, Lily chiuse il baule a chiave e uscì dalla sua stanza per dirigersi in cucina.
 
"Buongiorno Lily," disse la signora Evans, guardando fugacemente entrare la figlia prima di ritornare alla preparazione della colazione.
 
Lily si avvicinò alla madre e le mise un braccio intorno al fianco. "Non devi fare tutto questo," disse grata.
 
"Lo so," disse la signora Evans e baciò Lily sulla tempia. C'era un tempo in cui Anna Evans riusciva a baciare la figlia senza problemi tra i capelli, ma da quando Lily era cresciuta in altezza pochi anni prima, era diventata troppo alta.
 
"Non fare troppo, mamma," aggiunse,  guardando la pila di bacon che era già stato fritto.
 
"Non sto facendo troppo."
 
"Hai fatto i toast alla francese."
 
"Beh, non hanno molto ripieno..."
 
"E i pancakes."
 
"E quindi?"
 
"Per cinque persone..."
 
"Ce la farò," disse la signora Evans senza darci molto peso, "ora vai a sederti. Se avrò bisogno del tuo aiuto, chiamerò tuo padre." Madre e figlia ascoltarono il suono della macchina da scrivere del signor Evans.
 
"Buona fortuna allora, mamma," disse Lily alzando un sopracciglio, ma si sedette lo stesso al tavolo della cucina.
 
"Quindi hai finito completamente di fare la valigia?" chiese la signora Evans.
 
"Sì," disse Lily, "eccetto per tutta la roba che ho scordato e che mi arriverà dopo che mando un gufo a prenderla tra una settimana."
 
"Beh certo, oltre a quello," disse la signora Evans scuotendo la testa e sorridendo. Lily sorrise e guardò con nonchalance il giornale sulla tavola. Il titolo e la foto la spaventarono.
 
"Donna Misteriosa Trovata Morta nel Fiume. Causa di Morte: Sconosciuta."
 
Lily fece sparire il giornale velocemente e sotto altri giornali. Era già una cosa brutta leggerlo sulla Gazzella del Profeta (il giornale magico più importante) senza doverlo trovare anche su un giornale babbano. Ma lo riportavano tutti. Magari i babbani non capivano completamente cosa stesse succedendo, ma non erano stupidi. Capivano che c'era qualcosa di strano, anche se sapeva che pochi babbani lo facevano davvero.
 
La donna nella foto - chiunque fosse - era senza dubbio (secondo Lily) una strega. Il suo corpo non era stato sottoposto ad una autopsia quindi non c'era stato modo di identificarla. Il fatto era che, secondo il governo babbano, quella donna non esisteva. Era il caso di molte streghe e maghi di discendenza magica, anche se Lily non faceva parte di essi. Dato che i suoi genitori non erano magici e aveva scoperto di essere una strega solo a undici anni, Lily esisteva ufficialmente. C'era qualcosa di confortante su di ciò.
 
Una cosa non confortevole era guadare la foto. Lily sapeva chi fosse l'assassino - lo sapevano la maggior parte dei maghi europei (e probabilmente anche qualcuno al di fuori). Il giornale le ricordò una storia che aveva letto anni prima nella Gazzetta del Profeta. Lo aveva citato. "Io sono Lord Voldemort" aveva detto; dopo di ciò la maggior parte dei Maghi aveva troppa paura di pronunciare il suo nome e 'tu-sai-chi' era diventato il termine più comunque per lui. Lily pensò che fosse ridicolo, perché il secondo termine invocava molta più paura dello stesso 'Voldemort'.
 
"Lily? Terra chiama Lily..." stava dicendo la signora Evans, portando Lily di nuovo alla realtà.
 
"S-s-scusa... Che hai detto?"
 
"Ti ho chiesto se mi vai a chiamare tuo padre - ho bisogno di lui per fare i waffle..."
 
"Fai anche i waffle?"
 
"Perché no?"
 
"Mamma, hai fatto i toast alla francese, i waffle, il bacon, le uova, la salsiccia e i pancakes. Se non ti conoscessi bene, penserei che stessi festeggiando il mio ritorno a scuola."
 
"Non dire stupidate," disse la signora Evans scuotendo la mano come per spazzare via le parole della figlia, "se stiamo festeggiando è solo per il tuo nuovo ruolo da Capo Scuola. Ora vai a chiamare tuo padre e finisci di prepararti. Petunia e Vernon saranno qui presto."
 
Alla fine però, Petunia e Vernon arrivarono solo alle otto - l'ora prefissata. Nei dieci minuti antecedenti, la signora Evans si fece sempre più impaziente di rivedere la figlia maggiore. Lily lo era un po' meno, perché lei e la sorella non andavano sempre d'accordo e la presenza di Vernon Dursley rendeva solo le cose peggiori.
 
Quando si fecero le otto, Lily era immersa nella lettura di un libro in sala, la signora Evans stava controllando che fosse tutto a posto, il signor Evans stava guardando con aria critica i waffle che aveva preparato e Petunia Evans e Vernon Dursley bussarono alla porta principale. Lily, trovandosi insala e quindi più vicina all'entrata, era la persona che si doveva occupare di aprire la porta.
 
Petunia era ferma nei gradini ed era sempre uguale nonostante avesse un taglio di capelli diverso. Lily aveva visto la sorella solo due volte durante le vacanze estive e Vernon solo una volta. Vernon era leggermente dietro a Petunia, e aveva l'aria sospettosa.
Forse per qualche idea che gli aveva inculcato la sua ragazza o forse proprio a pelle, a Vernon non piaceva molto Lily. Il sentimento era completamente ricambiato e ciò significava che o i due si sarebbero cominciati a picchiarsi o sarebbero rimasti freddamente civili tra di loro. Fino a quel momento era stata la seconda opzione.
 
"Ciao Petunia; ciao Vernon," disse Lily mantenendo la distanza e spostandosi per fare entrare i due.
 
"Ciao Lily," disse Petunia, con un tono meno freddo del solito. Lily sospettò che fosse per il fatto che non si erano dovute incontrare spesso recentemente.
 
"Lily," disse Vernon semplicemente, facendo un cenno con la testa.
 
La signora Evans entrò nell'atrio. "Petunia! Vernon!" li abbracciò entrambi brevemente (indugiando un poco di più su sua figlia) e li invitò nella cucina. La signora Evans era una persona estremamente accogliente e se non fosse per il frequente sarcasmo del signor Evans, Lily si sarebbe chiesta come lei e Petunia potessero essere uscite da una come loro madre.
 
Vernon e Petunia entrarono in cucina, salutarono il signor Evans che stava friggendo le uova e si sedettero al tavolo ben apparecchiato.
 
"Vai a sederti e parla con tua sorella, Lily," sussurro la signora Evans alla figlia minore, non appena quest'ultima cercò di aiutare suo padre con le uova. Lily lanciò un'occhiataccia veloce alla madre, prima di sedersi dalla parte opposta dei due ospiti.
 
Non c'era dubbio su chi fosse la figlia Evans più bella. Petunia non era bruttissima, ma aveva una faccia lunga e appuntita. La sua intera armonia del visto faceva sì che sembrava sempre disgustata da qualcosa - l'opposto della signora Evans. Il suo fisico era simile a quello di Lily a undici anni - secco (anche se Lily era piuttosto bassina fino a quando aveva tredici anni, mentre Petunia era piuttosto alta) - e il suo collo era molto lungo. La blusa senza maniche che indossava in quel momento non aiutava affatto a far sembrare il collo corto.
 
Dal punto di vista caratteriale, o uno amava Petunia o la odiava. Lily era l'unica persona che non si sapeva decidere.
 
Lily toccò nervosa l'orlo della sua camicia verde, prima di alzare lo sguardo e guardare i due seduti di fronte. La stavano fissando male entrambi. 
 
"Quindi..." inizio Lily imbarazzata, "come avete passato l'estate?"
 
"Abbastanza bene," disse Petunia velocemente. Addrizzò una rosa nel centro tavola.
 
"È successo qualcosa di esaltante?"
 
"Vernon ha avuto una promozione."
 
"Davvero? Che lavoro hai ora?" Lily trattenne un 'che lavoro inutile e noioso hai ora?' Com'era possibile che uno lavorasse in uno stabilimento che faceva bulloni e si sentisse completo? Non faceva neanche i bulloni, tra l'altro!
 
"È un supervisore," disse Petunia, come per proteggere il suo ragazzo da parlare con la sorellina 'mostro'. Questi era esattamente cosa pensava la più grande della più piccola - o almeno quello che aveva capito Lily.
 
"Davvero? E cosa fa?"
 
"Supervisiona."
 
Detto da un'altra persona, sarebbe stata una frase sarcastica ma Petunia era serissima.
 
"Capisco," disse Lily lentamente, "e tu, Petunia? Come va il lavoro?" Lily notò che sua madre le aveva tirato un'occhiata grata.
 
"Oh bene," disse Petunia con interesse nella sua voce; era probabilmente il cambio di argomento. "Ho un lavoro importante alla villa degli Haynes... Faranno una festa il mese prossimo e vogliono che io ridecori la casa prima."
 
Petunia era una decoratrice di interni.
 
Non ci un un'altra conversazione dopo di ciò fino all'inizio della colazione, quando la signora è il signor Evans si trovarono concentrati in una conversazione con Petunia e Vernon. Lily mangiò più o meno in silenzio, ma osservò molto. Per esempio, vide che suo padre stava fingendo di essere molto interessato e che sua madre lanciava qualche volta occhiate apprensive alla coppia. Ovviamente Lily aveva già notato queste cose in passato.
 
Quando Lily aveva già finito il suo bacon e le uova e stava iniziando a preoccuparsi dei pancakes, tutto stava andando liscio come l'olio. Petunia infatti sembrava più gentile con lei del solito. Fu quando Lily taglio il primo pezzo di pancake che apparì il primo segno di pericolo. 
 
Vernon doveva aver notato qualcosa di strano negli occhi del signor Evans durante la loro conversazione e doveva averlo scambiato per disapprovazione. Dopo un minuto o due di silenzio ricco di pensieri, che aveva notato solo Lily, Vernon arrivò alla conclusione che l'unica cosa il signor Evans poteva trovare insoddisfacente su di lui erano i suoi modi freddi nei confronti della figlia minore.
 
Il giovane signor Dursley non conosceva le abilità di Lily. Tutto quello che sapeva era che Petunia non la sopportava e che era (usando le parole di Petunia) un po' un 'mostro'. Ma questi pensieri non scorrevano nella sua testa mentre rimaneva seduto e aspettava l'approvazione di tutti. Aveva comunque un annuncio importante da fare quella mattina. E l'unica cosa che voleva fare era impressionare il signor Evans, quindi fece tutto il necessario per adempiere il suo obiettivo.
 
"Vai ancora a scuola, vero?" grugnì a Lily. Lei, inizialmente non aveva la più pallida idea a chi si fosse rivolto, fino a quando vide tutti gli occhi rivolti a lei e iniziò a dire:
 
"S-s-scusa...? Che hai detto?"
 
"Vai ancora a scuola?" ripeté Vernon.
 
Lily ci rimase di stucco. Diede un'occhiata veloce a Petunia che era sbiancata di colpo e la guardava mordendosi il labbro. Lily aveva dei brutti ricordi con gli ex di Petunia. Lily pensava che sua sorella avesse il diritto di essere irritata dopo che un fidanzato aveva cercato di flirtare con Lily quando era venuto a casa loro o dopo che un ragazzo aveva chiesto a Petunia di essere il suo accompagnatore del ballo solo dopo aver compreso che Lily era via a scuola; ma Lily non capiva perché Petunia incolpava LEI per questo. Beh, anche se l'avesse capito, non era giusto. 
 
"Oh... Er... Sì," disse Lily, mentre un pezzo di pancake le cadde dalla forchetta.
 
"A che scuola vai?"
 
"Io... Er... Um..."
 
Petunia scosse la testa verso sua sorella con più nonchalance possibile, segnalando che Vernon non sapeva dell''anormalità' di Lily; Lily lo aveva già capito e pensò rapidamente.
 
"Vado in un collegio al nord," disse tremando.
 
"Pensavo che la Helene's Academy fosse a Londra..." disse lentamente Vernon, "è dove andava Petunia, no?"
 
"Lily non va lì," disse velocemente la signora Evans, "va a..."
 
"Accademia di Santa Clara per giovani ragazze." sparò a caso Petunia.
 
"Che è a...?"
 
"Liverpool" concluse Lily.
 
"Oh sì - la mia cuginetta va lì..." disse Vernon pensieroso; Lily strabuzzò gli occhi. "Magari la conosci... Si chiama Jane Smi..."
 
"Non conosco molto le ragazze più piccole," lo interruppe Lily.
 
"Ha sedici anni..."
 
"Conosco solo le ragazze del mio anno per nome," fu la veloce bugia come risposta.
 
"Capisco," disse Vernon annuendo, "ma sai, pensavo che l'Accademia iniziasse alla metà di agosto."
 
Ci fu una pausa imbarazzante, mentre tutto pensavano. Poi, ogni membro della famiglia Evans inventò simultaneamente diverse scuse per l'assenza di Lily da scuola. Variarono da una 'caviglia rotta' appena guarita ad uno sbaglio di iscrizioni.
 
Vernon li guardò tutti come se fossero impazziti e Petunia impallidì. Lily trattenne una risata - per qualche strana ragione trovava la situazione estremamente divertente - e cercò di smascherarla bevendo il caffè. Il signor e la signora Evans di scambiarono delle occhiate apprensive. Pure Vernon capì che c'era qualcosa di strano.
 
"Er... Ti piace la scuola?" chiese prontamente.
 
"Molto."
 
"Ti trovi bene con Bradshaw? Come insegna?"
 
"Oh sì, insegna molto bene."
 
"Davvero?"
 
"Sì è molto brava."
 
"Bravo."
 
"Scusa?"
 
"È molto BRAVO intendevi... Il professore Joseph Bradshaw..."
 
"Oh sì, intendevo quello. Tua cugina ti tiene molto informato."
 
"Parla costantemente."
 
Petunia guardò Lily e sembro voler dire 'finisci questa dannata conversazione'. Lily, molto a disagio, cercò di non dire niente. Però Vernon notò le occhiate dei signori Evans e le scambiò per segni di soddisfazione e quindi continuò a fare domande a Lily. Stava diventando anche curioso.
 
"Ti piace Liverpool?" chiese.
 
"No vado molto in giro in realtà," disse Lily.
 
"Mia cugina dice che avete delle uscite regolarmente."
 
"Non mi piace la città."
 
"Stai tutto il giorno a scuola?"
 
"Sì."
 
"E ti piace?"
 
"Terribilmente."
 
"Davvero?"
 
"Sì."
 
"Petunia ama la città."
 
"Lo so."
 
"Che strano che a te non piaccia."
 
Quella conversazione finì per un momento, e Petunia pensò di essere salva. Ma si sbagliava.
 
"Qual è la tua materia preferita?"
 
"Incantesimi."
 
"COSA?"
 
Era una risposa automatica e ora Lily doveva pagare pegno per l'abitudine. Si morse il labbro e disse, "v-v-voglio dire... La materia di incanto. È un modo di dire per classificare le lezioni di etichetta e grazia, sai?"
 
"Lily è molto elegante, sai" disse la signora Evans, sorridendo appena.
 
"Capisco," disse Vernon a disagio. Non era COMPLETAMENTE idiota, aveva capito che c'era qualcosa che non andava.
 
Ad un certo punto, Lily sentì un improvviso 'pop'. All'inizio pensò di essere stata l'unica a sentirlo, ma purtroppo anche Vernon l'aveva captato. Lui guardò la cucina e chiese, "cosa è stato?"
 
La signora Evans guardò Lily che scosse la testa. Lily era ovviamente l'unica a capire di cosa si trattasse, ma prima che uno di loro rispondesse la cosa peggiorò ancora.
 
La sala era connessa alla cucina e ogni cosa che vi succedesse era perfettamente visibile dal tavolo della cucina. Con questo si include anche il camino, che si trovava proprio nel muro davanti alla cucina e una voce proveniente proprio da quella direzione richiamò l'attenzione di tutti.
 
"Hey Lily! Sei lì?" disse una voce dalla sala. Tutti si girarono a vedere chi fosse.
 
Le spalle e la testa di un ragazzo dell'età di Lily erano visibili in mezzo alle fiamme blu nel camino. Tutti lo fissarono: Lily inclusa. Fu la prima a svegliarsi dallo shock. Saltò fuori dalla sedia e praticamente volò dal camino, cercando di non fare vedere il ragazzo a Vernon e Petunia.
 
Il giovane sorrise vedendo Lily. I suoi capelli erano castani con sfumature rossastre, e la sua faccia era leggermente ricoperta di lentiggini. "Ciao, Lily!" disse, "ti volevo chiedere se avevi visto le notizie..."
 
Lily lo interruppe, "Eddie! Cosa fai qui?" sussurrò furiosamente, "non sai che la mia famiglia è babbana?"
 
"Miseriaccia! Non sanno che sei una maga, vero?" chiese il ragazzo chiamato Eddie, troppo rumorosamente.
 
"Eddie, levati di qui!" Mormorò Lily stizzita, "il ragazzo di mia sorella è qui e NON LO SA."
 
"Oh, scusa Red*" disse Eddie, mettendosi una mano sopra la bocca come se avesse detto qualcosa di decisamente sbagliato, "volevo solo sapere se avevi letto il giornale..."
 
"Santa pazienza, no!" lo interruppe Lily, "parleremo nel treno, ciao!"
 
"Ciao Lily" disse Eddie e con un piccolo 'pop' scomparve.
 
Ci fu silenzio. Lily si girò lentamente verso la sua famiglia. Sua madre, suo padre e sua sorella non avevano mai visto qualcuno viaggiare tramite polvere magica prima (era in questo modo che Eddie Bones comunicava con lei da trenta miglia di distanza), e ovviamente neanche Vernon Dursley. Fissò Lily.
 
"Ma che diavolo...?"
 
"Vernon," disse calma Petunia, "dovremmo andare a casa."
 
"Che?"
 
"Andiamo," Petunia si alzò, prendendo la mano di Vernon e tirandolo fuori dalla sedia, "devo spiegarti qualcosa."
 
"C'era qualcuno nel suo camino," disse Vernon al signor Evans, mentre la coppia se ne stava andando.
 
"Non riesco a capire come..." iniziò il signor Evans, senza preoccuparsi di finire la bugia.
 
Uscendo Vernon e Petunia si scordarono quasi di dire 'arrivederci' e Petunia fece sbattere la porta dietro di lei.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
* Red = rossa. Non l'ho tradotto perché più avanti nella storia il nomignolo avrà una parte importante e traducendolo in italiano avrebbe perso il senso.
 
• angolo della traduttrice: ecco il primo capitolo - ce l'ho fatta! Come scrive Jewels5 alla fine, questo capitolo non è molto movimentato, ma era cruciale per presentare una delle protagoniste, Lily Evans. Abbiamo quindi capito com'è più o meno di carattere (fortunatamente non è la classica secchiona sempre a studiare) e com'è la situazione con Petunia - e devo ammettere che la scena con Vernon è stata fenomenale!
Dal prossimo capitolo - che iniziò a tradurre quindi entro poco cercherò di postarlo - la storia si movimenta un po' facendo entrare in scena l'altro protagonista, James Potter. Quindi se questo capitolo non vi ha molto convinto, vi consiglio vivamente di continuare a leggere almeno fino al secondo e il terzo perché è lì che la vera storia inizia.
 
Se volete, lasciate una recensione - scrivete ho fatto degli errori o se ho interpretato qualcosa male, ma mi farebbe anche piacere se scriveste un commento sulla storia del capitolo, così possiamo commentarlo insieme! 
Per ogni cosa - e per vedere quando aggiorno - potete anche trovarmi su Twitter (@silvxa).
 
Un'ultima cosa: stavo pensando di tradurre anche 'Delicate' una fanfiction sulla nuova generazione con il pairing Rose/Scorpius. Fatemi sapere se a qualcuno piacerebbe - e se avete delle fanfiction che potrei tradurre in particolare!
 
Un bacio,
Silvia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Somewhere Between Nine and Ten ***


C 2 Somewhere Between Nine and Ten
 
Nello scorso capitolo: Incontriamo la diciassettenne Lily Evans. Sua sorella maggiore, Petunia e il suo compagno Vernon, arrivano a visitare la famiglia, ma una visita di un amico di Lily attraverso la polvere magica rovina la colazione e Lily si prepara a tornare a Hogwarts.
 
Lily stava fissando assorta fuori dalla finestrino.
 
Alla fine, stava andando alla stazione di Kings Cross - a Hogwarts. Il suo baule era posizionato vicino a lei nel sedile posteriore della macchina, i suoi genitori erano davanti (il Signor Evans guidava) e lei si sentiva miserabile, mentre temeva stretta la sua borsetta nelle gambe. Il fatto che stesse tornando a Hogwarts dopo due mesi era stato spazzato via dalla sua mente dalle voci irritanti che continuavano a ricordarle una cosa meno piacevole.
 
Petunia aveva chiamato.
 
Quindici minuti prima di lasciare casa per andare alla stazione, aveva chiamato.
 
Apparentemente, Vernon aveva pensato di chiedere (quella stessa mattina) ai signori Evans il permesso di sposare Petunia. Solo per formalità. Vernon e Petunia amavano le formalità. Pero Lily si sentiva lo stesso miserabile. Era quello che sosteneva di continuo Petunia. Aveva rovinato gutto. Di nuovo.
 
La signora Evans guardo con apprensione sua figlia nel sedile posteriore della macchina. Quando parlo, disse più o meno le stesse cose dette quando erano uscite di casa. "Cosa ha detto?" chiese la madre, parlando, ovviamente, della chiamata di Petunia.
 
"Delle cose" disse triste Lily.
 
"Cosi brutte?"
 
"Mhm."
 
Lily non si sarebbe mai neanche sognata di ripetere la maggior parte delle cose che le aveva detto Petunia nella chiamata, ma tra le cose meno profane c’era l’intenzione di verno di fare la Proposta. Lily non aveva detto neppure questo ai suoi genitori; aveva supposto che sarebbe stata Petunia la persona giusta per dare quella notizia.
 
"Siamo quasi arrivati," disse il signor Evans, che era l’unico abbastanza calmo da guidare la macchina.
 
Lily continuò a guardare fuori dal finestrino. Lei era quasi arrivata. Quasi. Davvero, tra poco. Troppo velocemente? Anche se il casino con Eddie Bones nel camino non fosse successo, Lily sarebbe stata nervosa lo stesso. E lo era.
 
I suoi occhi guardarono dentro la macchina, fermandosi a fissare le sue mani pallide che erano posate sulle ginocchia. Si mosse, cercando di distrarsi da cosa poteva accadere quell’anno. Lily sarebbe riuscita a sopportare di ritornare a vedere le sue vecchie nemiche a Hogwarts. Ragazze come Collista Black o Olivia Malfoy, che erano state le avversarie di Lily per la maggior parte della sua carriera a Hogwarts, non erano il problema. Lily era pronta ad affrontarle; l'avrebbero presa in giro per il suo "sangue sporco" e per la sua "cattiva discendenza", ma non sarebbe stato niente di nuovo.
 
Una nuova coprì il sole e Lily si chiese se avrebbe piovuto.
 
La cosa nuova di quell’anno era la pressione che Lily non aveva mai avito - non solo Lily, ma anche tra i maghi intorno a lei. Verso la fine dell’anno precedente, diversi studenti con cui Lily era stata amica negli anni precedenti, avevano cominciato a notare gli articoli dei giornale sempre di più. Il loro comportamento verso Lily era cambiato in peggio. Non solo i nati babbani erano in pericolo; ma praticamente tutti coloro che simpatizzavano apertamente i nati babbani o gli stessi babbani erano "infetti per ossessione."
 
Lily aveva un po’ di paura che anche i suoi migliori amici - i "purosangue" avrebbero iniziato a evitarla anche loro. Un vecchio amico Corvonero aveva saltato una sessione di preparazione all’esame con lei l’anno precedente; come avrebbero reagito i suoi migliori amici?
 
Ma qualcosa dentro Lily non le permetteva di farle credere che Alice Prewett - una ragazza con una discendenza più pura possibile – l’avrebbe disertata. Per iniziare, alice era la persona più dolce del pianeta. Diceva difficilmente delle parolacce o dei rimproveri, a parte quando sgridava Lily per dire troppe parolacce - cosa meritata.
 
E Remus?
 
No. Il pensiero le faceva ridere. L’amicizia di Remus e Lily aveva passato moltissime coxe e una piccola cosa come Lord Voldemort non poteva rovinarla..
 
Però una ragazza come Eden Deaborn, un’altra delle migliori amiche di Lily, era una cosa diversa. Vero, Eden aveva difeso Lily in numerose occasioni negli anni contro gli insulti di Collista Black, ma in questa estate le cose erano cambiate rapidamente. Lord Voldemort era diventato una minaccia sempre più grossa. Non era solo un mago radicale da chissà dove, con idee che 'erano campate in aria'. Non era solo un mago che parlava di quello che pensavano i purosangue meno degni, ma che non avevano mai trovato il coraggio di dire. Questo era quello che aveva sentito dire all’inizio - ma era sette anni prima. Ds allora, Lord Voldemort era diventato più potente rispetto a quanto immaginato. Non aveva solo dei seguaci a cui piaceva l’idea di 'purificare la razza magica', aveva - con tutti i suoi propositi - un'armata. Lord Voldemort li aveva chiamati 'Mangia Morte'.
 
Quindi Eden?
 
"Lily? Lily!" la chiamo la signora Evans dal primo sedile. Lily fu portata alla realtà e i suoi occhi si posarono su sua madre.
 
"Er... cosa hai detto?" chiese Lily, mordendosi il labbro.
 
"Siamo qui," la signora Evans ripeté chiaramente; indicò la stazione dal parcheggio dove avevano parcheggiato. Il signor Evans era già fuori dalla macchina e stava tirando fuori il baule. La signora Evans usci a sua volta e andò a cercare un carrello. Poi arrivò l’ora degli arrivederci.
 
I saluti furono veloci e normali, e dopo aver ricevuto un abbraccio finale e un bacio da entrambi i genitori, Lily – spingem0jdo il carrello che temeva il suo baule - camminò via verso i binari. Passo il primo, il secondo, il terzo, il quarto etc. Lily non prestava molta attenzione; stava solo cercando di mantenere la calma. Ma Lily ritorno in se quando arrivo al binario nove. La barriera tra il binario nove e dieci era quella che avrebbe dovuto portarla verso Hogwarts.
 
Il primo libro di magia che Lily aveva letto era Hogwarts, una Storia - molto prima del primo anno. In quel libro, c’era spiegato come fosse semplice arrivare a Hogwarts.
 
Tutti i maghi dovevano salire sul treno di Hogwarts alle undici nel primo giorno di settembre praticamente ogni anno. Per entrare sul treno, uno doveva arrivare al binario nove e te quarti in tempo appropriato. Per arrivare alla piattaforma nove e tre quarti, si doveva camminare (o correre) direttamente attraverso una barriera all’apparenza solida che si trovava tra i binari nove e dieci nella stazione Kings Cross a Londra. Inutile dire, che Lily aveva perso gran parte della fiducia che aveva nei libri dopo averlo letto.
 
La prima volta che Lily aveva attraversato la barriera, era estremamente nervosa. Oggi, pero, era una storia completamente diversa e la quasi completamente calma rossa camminò il più casualmente possibile attraverso la 'solida' barriera. Lily chiuse automaticamente gli occhi quando incontrò la barriera, ma anche se non l’avesse fatto, non sarebbe stata in grado di vedere altro oltre ad una vaga sfumatura di colore.
 
Quando apri gli occhi, pero, una stazione del treno affollata le arrivo in vista. L’insegna indicava 'piattaforma nove e tre quarti', e sotto c’era scritto '11:00: Scuola di Magia e Stregoneria Hogwarts.' Lily sospirò sollevata mentre si fece spazio per andare in mezzo alla folla di persone (studenti con i loro genitori magici che si salutavano) e arrivare al treno, che era a malapena visibile. L’espresso di Hogwarts.
 
La piattaforma sembrava in qualche modo piu affollata del solito, e con difficoltà arrivo al treno. Mente camminava, una buona quantità di persone la fermarono per salutarla, incluso un bambino di seconda che era arrossito notevolmente. Molti ragazzi piu piccoli di Lily sembravano avere una cotta per lei, una cosa che i suoi amici non dimenticavano di rinfacciare.
 
Lily arrivò al treno ed entrò, con l’aiuto di un ragazzo del sesto anno, che riuscì non si sa come a mettere il suo baule nel pontile del secondo vagone. Lily e le sue amiche avevano una sorta di tradizione di sedersi nel secondo vagone, quando era possibile. Ringraziò il sedicenne, e poi si incamminò per trovare uno scompartimento.
 
Mentre andava avanti nel corridoio, provava a vedere tra il vetro appannato di ogni scompartimento o provava a origliare le conversazioni che stavano avendo luogo, sperando di trovare qualche suo amico. A circa metà vagone, trovo ciò che cercava.
 
Dentro c’era seduta Alice Prewett.
 
Alice era una ragazza del settimo anno di normale altezza. Il suo fisico era rotondo (che non significava assolutamente sovrappeso) come la sua faccia. Era un viso dolce, grazie agli occhi grandi marroni e teneri, il suo piccolo naso roseo e un sorriso persistente. I suoi lunghi capelli castani erano costantemente acconciati in una treccia molla oppure in qualche nodo complicato nel retro del collo. Alice sorrise piacevolmente quando Lily entro nello scompartimento, e con questo andò via gran parte del peso nello suo (di Lily) stomaco.
 
"Ecco qua la nostra capo scuola che fa vergognare tutte le altre capo scuola precedenti," disse Alice entusiasta.
 
"Come l’hai saputo?" disse Lily, mentre Alice si alzò per aiutarla a mettere il baule pesante nel portabagagli sopra le loro teste. Anche se non sembrava, Alice era straordinariamente forte.
 
"Hai scritto a Guen che lo ha detto a Jess, che lo ha riportato a Leander che mi ha informato," rispose Alice, scrollando le spalle. Poi aggiunse in difensiva, notando che Lily aveva roteato gli occhi, "Cosa?”
 
"Niente - e solo che non so neanche chi sia Jess..."
 
"Neanche io, ma Leander mi ha detto che glielo ha detto a lui."
 
‘Quello è stato prima o dopo esserci andata a letto?’ pensò Lily, ma non si immaginava neanche di dirlo ad Alice. Tra Alice e Leander Vireo era un tira e molla da anni. Lei era assolutamente a conoscenza che il suo ragazzo era un traditore, ma lo aveva perdonato quando lui glielo aveva chiesto. Stranamente, era sempre Leander che la lasciava, ma sempre lui che pregava per essere perdonato poi.
 
"Quindi perché tu mi ha scritto la novità," chiese Alice mentre si sedevano una opposta all’altra. Nonostante il suo fono era di rimprovero, Lily poteva notare che Alice non era offesa. Senza dubbio stava razionalizzando la situazione nella sua testa.
 
"Mi dispiace!" esclamò Lily, cercando di far finta di esserselo dimenticato. "Non l’ho davvero scritto a nessuno. Solamente a Guen, che mi ha scritto la scorsa settimana per vedere se potevo aiutarla con trasfigurazione, e le e capitato di chiedermi se ho la spilla..."
 
Questo sembrò soddisfare Alice. "Beh, fammela vedere allora," disse, vedendo che Lily non stava indossando la spilla. Lily la tirò fuori dalla tasca.
 
"Non dovresti essere nello scompartimento dei Capi?" chiese alice, facendo scorrere un dito sulla superfice della spilla luccicante.
 
"Aspetto fino a quando ci iniziamo a muovere," disse Lily mentre si prendeva di nuovo la spilla e la rimetteva nella sua tasca. "Hai visto Lexi?" chiese casualmente. Si accasciò contro il sedile.
 
"No," disse Alice, "ha un nuovo ragazzo... Frank Come-Si-Chiama..."
 
"Oh è vero," si ricordo Lily, "l’ho vista alla fine di luglio e me l’ha detto. Frank Longbottom*, giusto? È abbastanza carino, suppongo."
 
"Mhm," acconsentì Alice, "è un Grifondoro comunque. Guen ci era uscita per un po’, ma non le piace. Però comunque, a lei non piacciono nessuno dei suoi ex. Quindi potrebbe essere perfettamente normale..."
 
"Non lo so," disse Lily, scrollando le spalle, "non penso di averci mai parlato due piu di due volte. Dovresti chiedere a e0Eden, comunque... scommetto che lo conosce."
 
"Eden conosce chiunque," le diede ragione Alice. In quel momento, il treno fischio e cominciò lentamente a partire. Alice aprì il finestrino per salutare con la mano i suoi genitori, che stavano mandando il fratello piu piccolo di Alice sul treno. Lily uscì fuori dallo scompartimento e uscì nel corridoio per cercare di arrivare al primo vagone. Ebbe qualche difficolta, dato che il secondo vagone era leggermente piu pieno degli altri, e parecchi studenti avevano già affollato il posto. Riuscendo finalmente ad arrivare al primo vagone e quindi fino allo scompartimento dei capi (il primissimo), Lily entrò. Si aspettava di trovarlo vuoto, o occupato dal Capo Scuola, ma non fu così.
 
Un uomo alto allampanato era in piedi nella parte opposta, direttamente di fronte al finestrino. Stava in piedi con un’aria dignitosa, specialmente nei suoi due occhi tristi e marroni. Degli occhiali spessi e quadrati erano appoggiati nel suo naso, e suoi capelli marroni erano lisci da una parte grazie ad una copiosa quantità di qualche tipo di gel. Il suo fisico - alto e magro - faceva venire in mente a Lily una sorta di adolescente non completamente cresciuto, ma dalla faccia, l’uomo dimostrava almeno trent’anni. Indossava un completo nero, che non gli stava giusto (era un po’ largo) e una spilla argento nel suo petto mostrava che era del ministero della Magia.
 
Lily lo fissò sorpresa.
 
"Sono Gilbert Korcesh," disse l’uomo.
 
"Lily Evans," disse Lily, accettando la mano offerta.
 
"Questo scompartimento è, per quanto ne so, riservato ai capi..." disse il signor Korcesh, guardando Lily in un modo che non le piaceva per niente. C’era qualcosa di strano nella sua voce che Lily non riusciva ad identificare.
 
"Oh!" Disse la capo scuola velocemente, "giusto! Scusi!" Iniziò a cercare velocemente la sua spilla nella tasca, e la porse all’uomo per ispezionarla. Il signor Korcesh gli diede un’occhiata velocemente e poi alzo lo sguardo verso Lily.
 
"Sono del Ministro della Magia," spiegò nonostante fosse chiaro, "del Dipartimento di Applicazione delle Leggi Magiche. Sono qui per assicurarmi che l’espresso di Hogwarts arrivi alla scuola in modo sicuro, e sono anche qui per ispezionare il sistema. Per favore fai come se io non ci fossi. Entrerò e uscirò: ispeziono e mi assicuro che le cose siano sicure..."
 
"Siamo in pericolo?" chiese Lily automaticamente, ma sperò di non averlo fatto un secondo dopo.
 
"No, se ci sono io qui," fu la risposta secca e preparata. Lily alzò un sopracciglio, ma non disse niente. "Sai mica quando arriverà il Capo Scuola?" Continuò dopo un momento il signor Korcesh.
 
"No," disse educatamente Lily, "non so neanche chi sia..." fece uscire suggestivamente, sperando che il mago del Ministero le dicesse chi fosse. Il signor Korcesh, comunque sembrò non averlo capito.
 
"Capisco," disse senza tono.
 
"Arriveranno presto anche i Prefetti," aggiunse Lily.
 
"Oh... certo," disse il signor Korcesh. Ci fu una pausa imbarazzata, e Lily si mosse sul posto a disagio. "Devo andare a vedere l’autista," disse infine Korcesh, lasciando Lily, "Tornerò presto." Uscì, e solo dopo pochi momenti, arrivarono i Prefetti.
 
C’erano due Prefetti per ogni casa (Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde), un maschio e una femmina. Lily era stata un Prefetto Grifondoro insieme a Remus Lupin. Remus non fu, però, uno dei Prefetti ad arrivare per primo. Invece, furono due Corvonero e la ragazza Tassorosso. Dopo arrivarono i due Serpeverde, che diedero un’occhiataccia spudorata a Lily quando entrarono e la videro con la spilla. Dopo cinque minuti arrivo anche l’altro Tassorosso dopo di ciò aspettarono semplicemente Remus. A quel punto, la maggior parte di loro sospettava che lui fosse il Capo Scuola.
 
"Perché non ti siedi, Lily?" Chiese Rian Orlando, il Prefetto di Corvonero; rise mentre vedeva che Lily era appoggiata contro il finestrino chiuso.
 
"Non c’è un motivo," scrollò le spalle Lily, "mi sento di stare in piedi. E dove diavolo è Remus, comunque?"
 
Rian scrollò le spalle, e tutti gli altri acconsentirono, mostrandosi non coscienti della risposta. Aspettarono ancora cinque minuti, prima di cominciare a mettersi d’accordo per andare a cercarlo. In quel momento, comunque, delle voce nei corridoio spaccarono il silenzio. Una voce apparteneva senza dubbio a Remus Lupin.
 
"Oh, dai!" stava dicendo la voce di Remus, "non è mica una disgrazia..."
 
"Si che lo è, Moony**" esclamo l’altra voce, "non ci vado lì dentro."
 
"Devi andarci! Hai la spilla!"
 
"No!"
 
"Ti stai comportando come un bambino," disse Remus divertito, ancora fuori dallo scompartimento.
 
"No!" Protestò l’altro.
 
Un’ istante dopo, Remus apri la porta dello scompartimento. Fece entrare la sua testolina dai capelli marrone-sabbia e disse molto rapidamente, "ciao, Lily. Come hai passato l’estate? Ti dispiacerebbe venire fuori a convincere il nostro reclutante Capo Scuola a entrare? Si sta comportando da vero idiota."
 
Non volendo immaginare chi fosse il Capo Scuola (anche se aveva un’orrenda idea), Lily si fece lentamente strada e uscì nel corridoio, chiudendo la porta. Vicino a Remus, c’era un altro diciassettenne in piedi. Era alto, magro e di bell’aspetto, con capelli neri disordinati, occhi marroni e occhiali sottili. Sembrava estremamente seccato.
 
Lily non ebbe bisogno di guardare la spilla nel suo petto per indovinare che fosse lui il Capo Scuola. Si accasciò contro il muro del corridoio, sentendosi improvvisamente male.
 
"È impazzito," disse semplicemente: "Silente è impazzito."
 
Remus ridacchiò sotto i baffi, ma se Lily lo avesse guardato, si sarebbe accorta che l’allegria non aveva raggiunto gli occhi fissi e grigi di Remus. Nel frattempo, il Capo Scuola la stava fissando male. Il suo nome era James Potter.
 
James si fece passare una mano sottile tra i suoi capelli già disordinati. Questo non fece migliorare l’umore di Lily.
 
"Tu sei Capo Scuola," disse senza avere un’espressione in viso.
 
James annuì appena.
 
"Pensa che sia una disgrazia," sorrise Remus.
 
"Io penso che sia una disgrazia," disse Lily, grattandosi la fronte dal nervoso.
 
"Beh, ecco!" Disse Remus, "questo è il primo passo: voi due siete d’accordo su qualcosa!" Mise le sue mani sulle spalle di entrambi, ma fu scrollato via e riempito di occhiatacce.
 
"Remus - ti voglio bene - ma se vuoi avere ancora la tua testa, per favore puoi entrare nello scompartimento con gli altri Prefetti?" Chiese Lily, in una voce teoricamente calma. Remus obbedì, con un po’ di sorriso nella sua faccia. Lily fissò James. "Mettiamo una cosa in chiaro, ora," disse freddamente una volta rimasti da soli, "non voglio finire ad Azkaban. Mai. Quindi per favore non farti uccidere da me."
 
"Mi suiciderei molto prima che tu mi possa uccidermi" rispose con disinvoltura James.
 
"Oh, per piacere!" Urlò Lily, alzando le mani in aria e roteando gli occhi irritata; era l’ultima goccia: "non fingere che non amerai ogni momento di questo! Togliere punti, dare punizioni! Avere il privilegio senza avere responsabilità. Come sempre..."
 
"E cosa ne sai, Evans?" Rispose James, "assolutamente niente. Questo è il difetto delle tue teorie: parli prima di avere le notizie vere."
 
La frecciatina a qualche evento del passato non sfuggì a Lily. "E tu non ti inventi teorie per niente..." continuo velenosa e piuttosto ad alta voce; "fai scherzi, giochi a Quidditch, ti spettini i capelli, te la prendi con gli undicenni. Questo è SOLO qualcosina."
 
Remus fece uscire la testa dallo scompartimento, "vi possiamo sentire, sapete," disse, con un mezzo sorriso in faccia. I Capi Scuola spinsero simultaneamente la testa di Remus di nuovo dentro, poi James fece chiudere la porta con forza. Quando si riaprì da sola, Lily (roteando di nuovo gli occhi) la fece chiudere con più delicatezza.
 
"Non sai di cosa stai parlando, Evans," rispose James arrabbiato; si avvicinò di un passo e provò a sovrastarla con la sua altezza. Ammettendolo, era più alto di ben cinque centimetri di lei, ma nessuno era mai stato capace di sovrastare Lily Evans. Magari era per i suoi capelli rossi. In ogni caso, James lo accettò e si calmò. Si accasciò contro la porta dello scompartimento e ritornò a fissarla male con aria ribelle.
 
Lily sospirò, e fece passare una mano tra i capelli, cercando di pensare. "Allora," disse, "non c’è modo di risolvere questa faccenda al momento..." (si chiese se Silente avrebbe accettato le sue dimissioni)... "quindi dobbiamo fare il meglio. Prometto di no... beh... prometto di provare a non ucciderti e tu prometti di non... um... comportarti alla James Potter."
 
"Faccio un’obiezione," disse Remus, che aveva di nuovo fatto uscire la testa. Un’altra volta, i due Capo Scuola lo spinsero dentro e James fece sbattere la porta. Quando si riaprì, Lily dovette di nuovo chiuderla correttamente.
 
"Quella porta mi odia." mormorò James.
 
"Sai divagando," gli fece presente Lily.
 
"Tu prometti di non uccidermi; io faccio il bravo," compromise James. Lily ci pensò per un secondo, prima di assentire e stava pensando di scuotergli la mano per firmare l’accordo, ma decise di no, non era ancora mentalmente preparata a scuotere le mani di James Potter.
 
Il signor Korcesh del Ministro ritornò, e dopo una presentazione corta e fin troppo dignitosa a James, i tre entrarono dello scompartimento per affrontare i prefetti.
 
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Alice fisso con la bocca aperta, "Stai scherzando!"
 
"Vorrei tanto farlo," sospirò Lily, collassando nel sedile opposto alla sua amica sorpresa.
 
Aveva appena finito con le necessarie raccomandazioni ai Prefetti, e se non fosse stato per la presenza del signor Korcesh, Lily era sicura che avrebbe rotto la promessa e ucciso James.
 
"Sai, io non penso che sia così tanto male," disse Alice ragionevolmente, dopo un momento di pensieri.
 
"Alice, tu pensi che nessuno sia cosi male," puntualizzò Lily, fissando tristemente il paesaggio al di fuori del finestrino. Le colline e gli alberi sembravano cosi in pace e Lily li invidiò.
 
"Beh, credo solo nel dare alle persone il beneficio del dubbio," si difese Alice, scrollando le spalle.
 
"'Ho sempre creduto nella gentilezza defili estranei'," fece riferimento Lily e vedendo la faccia perplessa di Alice, aggiunse, "è di un libro. La protagonista lo dice... e poi viene violentata."
 
"LILY!"
 
"Beh non ho scritto io il libro!" Si difese Lily, mentre rideva alla faccia colma di disapprovazione dell’amica. Decise di cambiare argomento: "hai visto Lexi o chiunque altro?" chiese, enfatizzando il 'chiunque'.
 
"Oh si," disse Alice, risvegliandosi di colpo, "Lexi è con Frank... ma ha detto che ritornerà per pranzo quando Frank va con i suoi amici,"
 
Lily annuì, "e... er... Eden?"
 
"No... non ho visto Eden," Alice scrollò le spalle. Lily cercò di rimanere calma. Eden sarà con un suo amico. O magari starà seguendo il carello del cibo. O magar stara litigando con i ‘ragazzi' per il Quidditch o per qualcosa altro. O starà parlando con i suoi amici Corvonero.
 
Alice le lesse la mente. "Sei preoccupata per Eden?" chiese calma.
 
"P-preoccupata per Eden?" chiese Lily, cercando di apparire innocente, "se qualcuno sa che Eden Deaborn e capace di prendere cura di se stessa, quella sono io, Alice."
 
"Non è quello che intendevo, e lo sai," disse Alice. "Non preoccuparti. Eden non è come quell’idiota dell’anno scorso che non voleva studiare con te." Questo non consolò molto Lily, ma la consolò invece ricordarsi che anche Eden avesse dei problemi con il suo ‘sangue’.
 
Passarono i dieci minuti seguenti a raccontarsi cosa avevano fatto durante l’estate. Apparentemente Alice era stata fuori dallo Stato ed era stata molto occupata, questo spiegava perché non le aveva scritto. Infine la conversazione arrivo direttamente al Capo Scuola. Alice difendeva sempre James Potter, e Lily continuava ad accusarlo. L’inimicizia di tra Lily e James durava da tanto tempo.
 
Era troppo complicato e troppo lungo per la maggior parte delle persone ricordarsi come fosse cominciato, ma Lily se lo ricordava ed era molto sicura che anche James fo facesse. Hanno iniziato come rivali (principalmente per i voti migliori nelle lezioni - James batteva Lily in quasi tutte le materie, eccetto Incantesimi e Pozioni), e dovuto a queste circostanze, il loro rapporto era successivamente scalato in ripugnanza. Temporaneamente.
 
All’inizio del quinto anno, le cose cambiarono. Lui le chiese di uscire. Lei disse di no e gli diede uno schiaffo. Scioccato dal fatto che lei avesse avuto il coraggio di rifiutare, James fece l’unica cosa naturale, e glielo chiese di nuovo poco dopo. Lei prese il bicchiere più vicino e gli versò il contenuto in testa, e casualmente il bicchiere era pieno di succo di zucca. Questa fu la goccia finale, e James non aveva altre opzioni eccetto quella di chiedere di uscire una dozzina di volte nei mesi seguenti. La risposta era sempre negativa, e James 'non si era sentito di abbassarsi ancora di livello’ (come diceva Lily).
 
James e i suoi amici (Sirius Black, Remus Lupin e Peter Pettigrew*** - noti anche come 'i Malandrini') avevano anche un’abilità nel fare scherzi, che potrebbe anche non aver contribuito alla ripugnanza tra James e Lily. Dei quattro Malandrini, James era, certamente, quello che Lily odiava di più. Sirius era abbastanza cattivo anche lui, ma la sfortunata rossa poteva sopportare la sua presenza - in piccole dosi. Lily non aveva un’opinione su Peter Pettigrew, a parte il fatto che fosse un po’ un pollo.
 
Remus, dall’altra parte, era un amico di Lily. Diventarono amici dopo essere stati compagni di studio in seconda. Era piu calmo dei suoi amici o almeno non aveva un numero record di punizioni. Remus era probabilmente l’amico maschio più vicino a Lily.
 
Fu comunque da quel giorno - un pomeriggio caldo di giugno in riva al lago - che la mediocre inimicizia tra Lily Evans e James Potter si trasformò in una vera e propria guerra.
 
E ora erano Capi Scuola.
 
Lily gemette al pensiero.
 
Intorno a mezzo giorno e mezza, una strega rotonda arrivo con il carrello del cibo, e Lily comprò una buona dose di dolci. Alice rifiutò coraggiosamente i dolci, e (dopo alcuni minuti di ricerca) trovò qualche cibo relativamente sano alla fine del carrello, il che fece solo sentire Lily colpevole.
 
Alcuni minuti dopo che il carrello del cibo se ne fu andato, Lily ed Alice furono interrotte nel loro pranzo da una nuova arrivata. Era Alexandria Shaw.
 
Lexi (come era comunamente conosciuta) era una ragazza asiatica piccola e magra, di diciassette anni. I suoi capelli erano lunghi spessi, neri e ricadevano nei suoi gomiti in una massa luminosa. Occhiali quadrati leggeri incorniciavano i suoi occhi marroni, che sprizzavano luce in un modo divertito e beffardo. Lexi, come Lily, era una nata babbana. In quel momento, Lexi indossava una gonna arancio che le arrivava all’altezza del ginocchio. Le sue calze erano a righe verde limone e foresta, e ai piedi indossava scarpe nere allo stile Mary-Jane. Nella parte sopra, Lexi indossava una canottiera verde limone, che copriva parzialmente una maglietta viola a maniche lunghe. Alle mani portava dei guanti che non coprivano le dita, e un capello rosso stiloso le copriva i capelli. Questo non era l’abbigliamento piu conservativo che Lily aveva visto su di Alexandria, ma neanche il piu demenziale.
 
"Lexi!" urlò Lily, quando la sua amica entro nello scompartimento.
 
"Saluti!" Disse Lexi, sedendosi di fianco alla rossa. "Avete sentito corsivo la novità?" Aggiunse.
 
"Sentito che cosa?" Chiesero Lily ed Alice all’unisono, avvicinandosi per sentire la notizia di Lexi.
 
"Oh beh, se non avete sentito niente non posso dirvela," disse Lexi indifferente, sistemandosi nel suo sedile di nuovo. Lily e Alice si sistemarono anche loro, con espressioni storte.
 
"Ci siamo rimaste male," disse Lily facendo un sorrisetto.
 
"Beh, si..." acconsentì Lexi, “quindi come state?"
 
"Abbastanza bene," rispose Alice, "dov’è Eden?"
 
"L’ultima volta che l’ho vista si stava lasciando con Clark," disse Lexi pigramente; "ed era circa quindici minuti fa. Quindi ora starà o cercando di trovare qualcuno che conforti il povero idiota o si starà nascondendo nello scompartimento dei malandrini."
 
"Si sta lasciando con Clark?" Lily spalancò la sorpresa. Eden era fidanzata con Clark Maxon dalla meta dell’anno precedente, quindi la rottura era una cosa importante per la sua amica.
 
"Se," disse Lexi, sospirando, "ha probabilmente pensato che lui..." Lexi si interruppe improvvisamente, "beh... chissenefrega. Comunque, come hai passato l’estate, Alice? Ho avuto milioni di gufi dalla mia cara amica Lily," (Lexi fece passare una mano intorno alla spalla di Lily) "ma non me ne hai mandati neanche uno..." alzò il naso in aria fingendo di essere indignata.
 
"Ero impegnata in vacanza," spiegò Alice, sinceramente dispiaciuta.
 
"Ooo!" Disse Lexi improvvisamente (Lily pensò che non avesse neanche sentito la spiegazione di Alice), "guarda! Avete cibo!"
 
"No, non ne abbiamo," disse Lily, nascondendo la sue rane di cioccolato, "e un'illusione. Stai diventando pazza, Lexi!"
 
Lexi la ignorò e prese una rana di cioccolato. Dopo averla sfasciata ne mangiò un morso e chiese interrogativamente, "Quindi cosa pensate di Frank?"
 
"Mai conosciuto." Risposero le due in coro.
 
"Cosa? Non avete mai conosciuto Frank? Che strano... È un Grifondoro, sapete."
 
"Come lo hai conosciuto?" Chiese Alice.
 
"Fammi indovinare," scherzò Lily, "Eden."
 
"Sei brillante," disse sarcasticamente Lexi. "Comunque sarà qui più tardi e voi potrete incontrarlo. E veramente carino, ma noi - cioè io - non penso che funzioneremo."
 
"Allora perché lo frequenti?" Chiese Alice ansiosa. "Non pensi che ferirai i suoi sentimenti se scopre che pensi che non funzionerà?"
 
"Beh non potevo farlo stare male rifiutando quando mi ha chiesto di uscire, no?" Disse Lexi, suonando anche un po’ apprensiva. "Spero solo che abbia il coraggio di rompere quando non andremo più molto bene." Alice scosse la testa saggiamente ma non disse niente.
 
Chiacchierarono per un poco, fino a quando Lily menzionò la situazione di James Potter come Capo Scuola. Lexi espresse la sua simpatia, ma si schiero con Alice dicendo che non era cosi tanfo male dopo tutto.
 
"Suppongo di capire perché non ti piace," disse a Lily scrollando le spalle, "ma non provo nessun particolare dispiacere verso di lui. Non è mai stato cattivo con me."
 
"Nessuno è cattivo con te," Lily puntualizzò. "Non riesco a pensare ad una singola persona che sia cattiva con te, Lex."
 
Questo era probabilmente vero. Lexi era molto tranquilla in classe o quando non era intorno alla sua famiglia o agli amici. Ma non era timida. Semplicemente non trovava niente di cui parlare quando era con persone che non conosceva molto bene. Quando era tra amici, però, era tutta una persona sarcastica e brillante. Era una studentessa eccezionalmente brillante (frequentava tutte le materie tranne due) ed era anche una discreta giocatrice di Quidditch.
 
Circa un’ora dopo l’arrivo di Lexi, se ne andò via per cercare Eden e portarla di peso allo scompartimento. Lily e Alice passarono quel tempo in diverse modi: Lily leggeva e Alice finiva dei compiti che erano stati assegnati per l’estate.
 
Lexi ritornò dopo dieci minuti, ma non con Eden. Aveva portato Frank.
 
"Saluti," disse Lexi, tenendo una mano di un Frank Longbottom perplesso. Si sedettero vicino ad Alice e Lily riusciva a guardare bene Frank. Non l’aveva mai osservato veramente.
 
La sua altezza era nella media (non poteva essere piu alto di un centimetro rispetto a Lily) e anche il suo peso. Aveva i capelli castani e ricci, ma i suoi occhi erano blu. La sua faccia era carina, e anche se non eccezionalmente affascinante, non era assolutamente spiacevole. Il suo 'ciao' rivolto a Lily e ad alice era educato e nervoso. Il suo atteggiamento sembrava mostrare che lui stravedesse per Lexi.
 
Frank e le ragazze parlarono per un po’ di tutto e niente. Alcuni argomenti includevano la sua squadra di Quidditch preferita, il suo insegnante preferito, la materia che amava di piu (Difesa contro le Arti Oscure), quella che proprio non amava (Pozioni), come aveva incontrato Lexi e da quanto uscivano insieme (dall’inizio di luglio). Dopo un po’, lasciò lo scompartimento e poco dopo fece lo stesso Lexi.
 
E poi, finalmente, verso le quattro di pomeriggio, la persona più attesa fece finalmente ingresso nello scompartimento di Lily e Alice.
 
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"Stai scherzando!"
 
Nella faccia del diciassettenne Sirius Black comparve una smorfia di puro shock. Fisso il suo migliore amico, James Potter, che si stava sedendo in modo scomposto nel sedile vicino a lui, con aria irritata. Erano circa le undici e mezza e James era appena tornato dall’incontro dei Capi.
 
"Vorrei tanto," commentò il nuovo Capo Scuola.
 
"Beh, allora o Dio o Silente, ha senso dell’umorismo," disse Sirius, ridendo. "Prima ti danno il ruolo di Capo Scuola, poi la tua arci nemica diventa Capo Scuola. Mi aspetto che l’inferno si congeli in qualsiasi momento!
 
Remus Lupin e Peter Pettigrew erano anche loro seduti nello scompartimento; Remus trovava la situazione divertente quanto Sirius, ma Peter sembrava preoccupato.
 
"Verremo al tuo funerale," disse Peter con pietà.
 
"O manderemo dei fiori," scherzo Sirius.
 
"Voi vi state divertendo troppo, ragazzi," disse James solennemente.
 
"Beh, ci siamo difficilmente divertiti in due mesi a causa tua, quindi non puoi incolparci," Sirius puntualizzò. I quattro Malandrini - come erano comunque conosciuti - non si erano visti molto quell’estate - eccetto per James e Sirius, poiché l’ultimo viveva con la famiglia di James. Ma questi due non avevano avuto molta voglia di scherzare nell’ultimo periodo, e per una volta, Remus non era neanche andato a visitarli. Dei problemi tra i Malandrini erano venuti fuori negli ultimi giorni del loro sesto anno, e nonostante erano già stati sistemati nel treno di ritorno a casa, ci erano voluti due mesi di separazione per distruggere la tensione.
 
"Quindi che farai?" chiese Sirius. Si era calmato un attimo e stava cerca di vedere le cose dal punto di vista del suo migliore amico.
 
"Farà?" lo interruppe Remus, che era il meno combina guai. "Non farà niente a nessuno, o se no subirà l’ira della gente! Inclusa la mia."
 
"Chi è morto e ti ha fatto Ministro della Magia?" chiese Sirius. "E comunque, non stavo dicendo che dovrebbe fare qualcosa a qualcuno. Stavo solo chiedendo come farà a mantenere una buona reputazione come malandrino e come Capo Scuola."
 
"Remus ci è riuscito come Prefetto," puntualizzò Peter.
 
"Sì," disse Sirius lentamente, "ma Remus è davvero un Prefetto nel cuore. James... Capo Scuola? Non penso."
 
"È vero Sirius: non pensi proprio." Disse Remus sardonicamente. Peter rise e anche James si fece scappare un sorrisino.
 
"Oh, che divertente," rispose Sirius, "ma non risolve io problema. Può James Potter - straordinario creatore di scherzi, secondo solo a Sirius Black..." James tossì, "okay, va bene" continuò Sirius, "secondo solo a Sirius Black e Remus Lupin - può James Potter essere Capo Scuola?"
 
"La soluzione è molto semplice," disse Remus , "tutto quello che devi fare è non..."
 
"Farmi beccare," finì James. Diede un’occhiata di approvazione a Remus, "hai ragione, Moony; devo solo fare tutto in modo liscio. Magari quest’anno non sarà così male."
 
"Moony ha ragione," disse Sirius pensieroso, "e comunque, James, hai tutti quei privilegi che potrebbero servir..."
 
Remus - soprannominato Moony – sospirò e mormorò, "non è esattamente quello che intendevo." Ma nessuno sentì. Sirius suggerì di giocare tutti a 'Spara Schiocco' e l’idea fu accettata allegramente dagli altri due. Remus con reclutanza cominciò a giocare anche lui.
 
Verso le tre, il gioco era cambiato in ‘Gobbiglie’ e i Malandrini avevano già mangiato, ma altri cambiamenti erano avvenuti. I quattro Malandrini erano seduti nel pavimento a giocare con mediocre entusiasmo. Furono interrotti dall’aperura dello scompartimento.
 
James fu l’unico a riconoscere la persona che entrava.
 
"Signor Korcesh!" Disse sorpreso, mentre l’esausto lavoratore del Ministero entrava nello scompartimento. Un mago e una strega, che avevano entrambi una spilla sul loro spilla che mostrava 'Ufficio Auror, ministero della magia', lo accompagnavano. La strega si accorse della presenza di James e Sirius e un leggero sorrisetto le baleno in viso. I due Malandrini sorrisero senza vergohna quando la notarono.
 
"Signor Potter," disse il signor Korcesh, riferendosi all’unica faccia famigliare nello scompartimento. "Credo di averti detto nello scompartimento dei Capi della mia intenzione di ispezionare ogni scompartimento, con l’assistenza di questi Auror che ho portato con me."
 
"C-certo," disse James, senza ricordarsi veramente, "questi sono Remus Lupin, Peter Pettigrew, Sirius Black - i miei amici." Fece un cenno ad ogni suo amico mentre diceva i loro nomi e una strana espressione venne negli occhi del signor Korcesh quando vide Sirius. Sussurrò qualcosa nell’orecchio dell’Auror maschio, e poi si giro verso James di nuovo.
 
"Questi sono gli Auror selezionati da me e dal ministero per assistermi nella mia ispezione del treno," disse il signor Korcesh, "questo è Crosby..." indicò il mago, poi indicò la strega dicendo "e questa è..."
 
"Bright," lo interruppe James, "si conosciamo la Bright."
 
"BrightON," lo corresse la strega, "uso anche il mio cognome legale certe volte, sai."
 
"Vi conoscete?" chiese il signor Korcesh curioso.
 
"Più o meno," si fece scappare un sorrisino Sirius. Il signor Korcesh diede a 'Bright' uno sguardo rassicurante. Era una donna piccolina, e oltre ad una sorte di aria spavalda da maschiaccio, era anche in qualche modo bella. Aveva i capelli rossastri in un taglio corto da uomo, e nonostante i suoi tratti la facessero sembrare una diciannovenne, Kara Brighton aveva non meno di venti quattro anni.
 
"Beh," disse il signor Korcesh, schiarendosi la gola, "andiamo avanti con i procedimenti." James aveva il presentimento che aveva fatto ciò prima di allora. "Dovreste aspettare fuori, se non vi dispiace."
 
"Che cosa ispezionerete, esattamente?" Volle sapere Sirius
 
“I bagagli." Rispose l’Auror, Crosby.
 
"Che cosa cercate?" Testò James.
 
Il signor Korcesh sorrise leggermente. "Oggetti pericolosi," disse semplicemente. "Ora se non vi dispiace..."
 
I malandrini uscirono ma con riluttanza. James era molto pensieroso mente lui e i suoi amici aspettavano fuori dal corridoio. 'Perché ispezionare l’espressione di Hogwarts?' pensò 'se hanno paura di qualche oggetto pericoloso, perché cercare i nostri bagagli DOPO essere saliti? E perché mandare Korcesh a ispezionare?'
 
Ma gli altri malandrini non erano cosi pensierosi dome James era in quel momento. Remus stava ridacchiando alla sfortuna di Sirius; apparentemente Padfoot**** (così era chiamato Sirius) aveva portato un po’ di pozioni illecite nel baule.
 
Eppure quando il signor Korcesh e gli Auror, Crosby e Bright uscirono e dissero ai Malandrini che potevano tornare dentro, non avevano confiscato nulla.
 
"Che strano," rimarco Sirius, aprendo il suo baule. "Tutte le pozioni sono ancora qui, e non mi hanno fatto neanche una domanda su di esse."
 
"Magari le hanno controllate e hanno visto che non erano niente di pericoloso," suggerì Peter.
 
"Non penso proprio," disse Sirius chiudendo il baule e sistemandolo sopra il portabagagli di nuovo, "se le avessero controllate le avrebbero confiscate sicuramente."
 
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"Ciao Lexicon"
 
Il così famigliare saluto di Eden Deaborn arrivò alle orecchie di Lexi Shaw mentre entrò nello scompartimento dove Lily, Alice e (certamente) Eden erano sedute. Erano pochi minuti dopo le sei di sera, e Lexi stava passando dallo scompartimento per vedere se avevano sentito Eden. Apparentemente l’avevano sentita.
 
"Saluti," disse Lexi, sedendosi nel posto opposto a Eden che era correttamente seduta vicino a lily. "Com’è andato il troncamento del tuo fidanzamento?"
 
"Relativamente bene," rimarcò Eden, sospirando, "Clark si stava annoiando con me comunque - quell’idiota - quindi non era troppo triste. Però, avrebbe preferito che fosse lui a lasciarmi, piuttosto che vice versa. Qualcuno ha notato che è probabilmemte l’ambizione di una vita di metà dei maschi di Hogwarts?"
 
"Lasciare Eden prima che ti lasci lei," scherzo Lexi, "sembra un bella occupazione di tempo..."
 
Alice sorrise fissando il cielo che stava diventando presto più scuro. "Sperando che l’unica cosa che sia uscita ferita da questa faccenda sia l’ego di Clark," disse saggiamente. Eden sorrise ma non disse niente.
 
Lily era anche lei in silenzio. Non aveva parlato molto nelle ultime ore. Eden era, almeno, più carina e amichevole possibile, e Lily era sollevata. Non c’era traccia di pregiudizio quando parlava a Lily, nessuna traccia di irritazione. Le loro conversazioni non erano arrivate all’argomento che Lily temeva di piú (quello di Voldemort), ma ecco lì Eden, che chiacchierava allegramente seduta vicino a lei.
 
"Non dovresti metterti la tua uniforme?" Stava dicendo Lexi a Eden, che era l’unica ad avere ancora i suoi vestiti normali. Eden sospirò, dando un’ occhiata alla sua canotta e ai jeans.
 
"Probabilmente si," rispose, "ma sto procrastinando. Indosserò fin troppo l’uniforme quest’anno comunque. Non capisco perchè dovremmo indossare anche alla festa di benvenuto, eccetto per renderci ancora piu miserabili."
 
"Sai che ami la scuola," disse Lily sorridendo.
 
"Beh, non amo casa mia comunque," disse Eden roteando gli occhi. Lily non era interamente sicura che fosse vero quello, ma era diventato una sorte di abitudine di Eden quella di lamentarsi della sua vita casalinga. Solo negli ultimi anni era stava meglio a casa, ora che abitava con la sua sorellastra, Marlene.
 
"Come sta tua sorella?" chiese Alice. Era apparentemente sulla sua stessa onda di pensieri.
 
"Bene credo," disse Eden scrollando le spalle, "il suo ragazzo è impegnato da matti ultimamente, e questo la rende nervosa, ma è così ossessionata da lui che se lo scorda sempre."
 
"Ti piace? Il suo ragazzo?" Chiese Lexi.
 
"Si, è normale," disse Eden, "ma è talmente romantico. Giuro che se un ragazzo mi dicesse una di quelle cose mielose, probabilmente scoppierei a ridere."
 
Lily diede un’occhiata al suo orologio, cosa che la fece saltare in piedi. "Merda!" esclamò, poi dopo aver notato l’occhiata di disapprovazione di Alice aggiunse, "scusa, Alice. Sono in ritardo, comunque. Dovrei andare all’inizio del treno per uscire per prima e dare le indicazioni ai piccolini. Arriveremo tra qualche minuto!"
 
"E io dovrei andare a cercare Frank," Lexi aggiunse, alzandosi a sua volta.
 
"E io dovrei cambiarmi i vestiti," si lamentò Eden, alzandosi e tirando su la sua borsetta.
 
"Beh, non è giusto," disse Alice, "io devo..." ma non finì mai. Un improvviso scossone che fece agitare l’intero treno lanciò le ragazze di nuovo ai loro posti. Lexi cadde su Alice, e Eden scivolò assieme a Lily nella fine della panchina, dando un colpo violento al muro. Il treno si era fermato.
 
"S-scusa," gemette Eden, spostandosi e massaggiandosi la sua schiena dolorante.
 
"Che è stato?" Chiese alice riferendosi allo scossone,
 
Senza dare tempo di rispondere, ci fu una seconda scossa, che causò il movimento dei bauli sopra le loro teste. Lexi si alzò per provare a fermarli, solo per essere lanciata per terra da una terza scossa.
 
"Che sta succedendo!" Grido Lily.
 
Ci fu un quarta e più potente scossone, che fece urlare diverse persone nel treno. Uno dei bauli cadde dal portabagagli, non facendo del male a nessuno, fortunatamente.
 
Le luci del tremo ballarono per un momento, poi si spensero....
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
*Longbottom = Paciock. So che dovrei tradurre tutto, ma ci sono alcune cose semplicemente non riesco proprio tradurre – come il cognome di Frank e tutti gli altri esempi qui sotto!
** Moony = Lunastorta.
*** Pettigrew = Minus.
**** Padfoot = Felpato.
 
• angolo della traduttrice: Salve a tutti! Sono riuscita a postare questo capitolo in tempi record e per questo sono contenta! Ecco qui svelati tutti i personaggi principali della fanfiction. Qual è il vostro preferito – finora? Io adoro Sirius assolutamente, anche se Lily e James sono sicuramente al secondo posto. Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Scrivetemi anche se ho fatto degli errori o se ci sono delle sviste come ha fatto una ragazza nel capitolo precedente (grazie mille Gaia!!!) e scrivetemi su twitter (@silvxa).
 
Nel prossimo capitolo: scopriamo la causa delle scosse che hanno colpito il treno e i ragazzi scopriranno di non essere così tanto al sicuro. (+ capitolo in cui tutti noi capiamo che Peter è un pappamolla).
 
A presto,
 
Silvia.
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: The Serpent and the Skull ***


Capitolo 3: The Serpent and the Skull
 
Nello scorso capitolo: Lily viaggia nell’Espresso di Hogwarts, scopre che James è il reclutante Capo Scuola e chiacchera con le sue amiche (Alice, Lexi e Eden – si scoprirà di più su di loro). Proprio poco prima dell’arrivo a scuola, il treno riceva alcune scosse. Le luci si spengono e riprendiamo da quando le ragazze sono al buio.
Avvertimento di Jewels5: Ci sarà un linguaggio un po’ scurrile in questo capitolo – dopo tutto, questi ragazzi sono diciassettenni!
 
 
 Suoni di panico cominciarono a diffondersi dagli altri scompartimenti, ma al momento non ci furono altre scosse e lo scompartimento rimase fermo. Era completamente buio, eccetto per la luce della luna che faceva da riflesso attraverso il vetro.
 
“Cosa sta succedendo?” sussurrò Alice, dopo un momento. Parlare ad alta voce sembrava quasi fare qualcosa di immorale in quel momento.
 
“Non so,” risposero le altre. Lily cercò la sua bacchetta nel buio, la localizzò nella tasca dell’uniforme e la tirò fuori. “Lumos,” mormorò, e la punta della bacchetta si illuminò improvvisamente. Lexi e Alice la seguirono, ma Eden stava in piedi sul sedile, cercando di aggiustare la luce nel soffitto.
 
“Il problema con le luci rotte,” mormorò irritata, “è che non puoi aggiustarle quando sono rotte, perché è sempre troppo buio.” Lexi tirò su il baule che era caduto per terra e con l’aiuto di Lily riuscì a metterlo nel portabagagli.
 
“Dai,” disse Alice, “dovremmo andare a vedere cosa succede.” Eden saltò giù dal sedile, ma sfortunatamente atterrò sul piede di Lexi, cosa che fece tirare una grossa parolaccia a entrambe le ragazze – e causò un’occhiata di disapprovazione di Alice che loro non poterono vedere ma sicuramente sentivano. Le quattro ragazze uscirono dallo scompartimento e si trovarono in mezzo ad un caotico corridoio.
 
“Cosa sta succedendo?”
 
“Perché le luci non funzionano?”
 
“Il treno è rotto?”
 
“Ahia! Chi è salito sul mio piede?”
 
Nel corridoio risuonavano lamenti e interazioni impaurite, ma Lily cercò di bloccare dalla sua testa con l’unico obiettivo di arrivare nel primo vagone. Sembrava che tutte le persone importanti dovessero essere nel primo vagone: il Capo Scuola, i lavoratori del Ministero della Magia e il conduttore…
 
“Vado nel primo vagone per parlare con Korcesh – il tizio del Ministero della Magia che è venuto nello scompartimento prima,” Lily disse a Alice e Eden; Lexi era scomparsa.
“Alice, tu mi aiuti a calmare la gente,” disse Eden in modo urgente all’altra amica. Alice presumibilmente acconsentì perché entrambe le ragazze si diressero verso un gruppo di bambine di undici anni in lacrime.
 
Lily si avviò nella direzione opposta e con grande difficoltà riuscì ad arrivare alla porta che conduceva al primo vagone.
 Ma non si apriva. La spinse forte, poiché era reclutante nel togliere la luce della bacchetta per usare un incantesimo di apertura. Strinse il pomello e girò usando tutta la forza possibile. In quel momento, comunque, un’ennesima scossa fece tremare tutto il vagone e lanciò Lily indietro contro Eddie Bones che, per coincidenza, era in piedi a pochi passi dietro di lei.
 
Un po’ di persone gridarono, ma Lily non era tra quelle. Eddie la aiutò ad alzarsi. “Stai bene?” chiese Lily, sperando di non essere la causa di alcune costole spaccate.
 
“Sto bene; tu?” chiese Eddie.
 
“Sono stata meglio,” grugnì Lily.
 
“Scusa per quella cosettina nel camino, prima,” aggiunse Eddie nervosamente.
 
Lily roteò gli occhi pensando che lui si stesse preoccupando di una cosa del genere in quel momento. “Non fa niente,” disse. “Hai qualche idea di cosa…?”
 
Ma non finì mai la frase. La porta del primo vagone si aprì improvvisamente. Però, non si aprì semplicemente, volò proprio via dai cardini, e Lily dovette accucciarsi a terra per evitare di essere colpita mentre la porta spazzava via. Eddie, che era vicino a lei nel corridoio, si lanciò a terra nello stesso momento, ma giudicare dalle urla, Lily poté intuire che qualcun altro non era stato così fortunato.
 
I suoi occhi, comunque, erano fissi sull’uscio della porta buio. Era molto buio e solo in quel momento Lily la notava veramente. L’unica luce era prodotta da alcune bacchette luminose (quella di Lily non funzionava più da pochi istanti) e, certo, dalla luna. Ma anche se era buio, Lily poté comunque percepire dei movimenti di alcune figure nel primo vagone. Erano tutte figure nere, quindi all’inizio erano invisibili, ma presto si potevano vedere bene.
 
Erano uomini, poiché erano più alti e più muscolosi di ogni donna che Lily avesse mai visto. Indossavano tutti una lunga veste nero, completa con cappuccio e mantello. Il cappuccio copriva la loro faccia, ma un suono di respiro affannato si poteva chiaramente sentire da dietro. Lily li fissò, con la faccia pallida, mentre loro avanzavano sempre di più. All’inizio poteva vedere solo tre delle figure minaccianti, ma percepì velocemente che ce ne fossero altre dietro di lei.
 
In quell’istante, la figura più vicina parlò.
 
“Siamo servitori del Signore Oscuro,” sibilò, “Arrendetevi o sarete uccisi.”
 
Silenzio di tomba. Tutti nel corridoio sembravano quasi trattenere il fiato.
 
L’espressione di Lily si fece più dura mentre fissava i Mangia Morte, perché quello era il loro nome. Strinse forte la bacchetta e la alzò sopra la testa, ma il Mangia Morte, che era ancora nel mezzo del suo discorso, sembrò non notarlo.
 
“Receda*!” gridò e il Mangia Morte più vicino volò contro il muro del corridoio. Un altro invasore lanciò immediatamente una maledizione verso Lily, ma riuscì a scansarla (andando quasi a sbattere contro Eddie) e da qualche parte da dietro un compagno studente lanciò uno Schiantesimo contro colui che aveva attaccato.
 
E poi successe il finimondo.
 
Diversi Mangia Morte lanciarono maledizioni agli studenti, ma questi ultimi (quelli più vecchi, almeno) sembravano volere fare la stessa cosa. Eddie si scrollò di dosso Lily e si avvicinò al piede del Mangia Morte più vicino. Però, quando riuscì a mandare in fuori uso un Mangia Morte, un altro lanciò un incantesimo di qualche tipo verso di Eddie (che era sempre a terra) e lo colpì direttamente nel dorso.
 
Lily gridò e lanciò uno Schiantesimo nella generale direzione dell’assalitore, ma non controllò di averlo colpito. Invece, strisciò verso il posto dove Eddie era caduto, cercando di evitare di essere beccata da incantesimi o calci. Si avvicinò vicino al petto dell’amico per vedere se ci fosse un battito cardiaco; c’era. Esalò profondamente poi (schivando un fulmine di luce rossa) cercò di spostare Eddie dal corridoio fino allo scompartimento aperto più vicino. Fu molto difficile, perché Edgar Bones era molto più pesante di quanto appariva a prima vista. Infatti, era piuttosto magro e neanche estremamente alto.
 
Comunque, Lily riuscì a portarlo dentro ad uno scompartimento vuoto, e nonostante fosse sicura che il posto non sarebbe rimasto per tanto tempo sicuro, non capiva che altro potesse fare per il suo amico incosciente. Sgattaiolando fuori dallo scompartimento, Lily doveva fare una veloce decisione. Difendere io secondo vagone; avvisare gli altri vagoni (erano anche loro sotto attacco?); o entrare nella bocca del leo - il primo vagone...
 
Quelli della casa dei Grifondoro dovrebbero avere una certa inclinazione verso il coraggio, ma Lily non si era mai vista così tanto coraggiosa. Anche ora, mentre lanciava una maledizione verso un Mangia Morte e si faceva strada verso il primo vagone, dove c’erano di sicuro molti ancora Mangia Morte, non pensava di essere coraggiosa. Sicuramente vedeva in se altre nobili qualità, ma non quella del coraggio.
 
Lily arrivò alla porta, che non era più utilizzabile (i Mangia Morti si erano sparsi per il vagine velocemente), e saltò sul primo vagone, dove le condizioni erano praticamente le stesse, eccetto che c’era più spazio dovuto al corridoio spazioso. La ragazza pensava velocemente: che motivo c’era di attaccare l’Espresso di Hogwarts? Come faceva il Ministro a saperlo? Dov’era Korcesh? Dov’era Potter?
 
“Pellete**!” gridò Lily, colpendo uno dei tanti uomini incappucciati, che stava per attaccare uno studente più piccolo.
 
“Stupeficium!” gridò una voce famigliare da dietro di lei un secondo dopo, e si dovette abbassare per evitarlo. La famigliarità della voce causò che Lily si girasse e vedere una figura piccola e rotonda che stava correndo verso di lei.
 
“Dannazione! Scusa,” gridò, terrificato. Lily guardò bene il ragazzo e riconobbe, attraverso il buio, la faccia di Peter Pettigrew. Non era una faccia particolarmente affascinante, ma era famigliare, e al momento era qualcosa di confortante.
 
“Non fa niente!” urlò Lily a causa del rumore sempre più assordante. “Dov’è Potter?”
 
“Non lo so!” gridò un Peter quasi tremante, schivando un incantesimo che non l’avrebbe mai beccato. “Li ho persi un sacco di tempo fa, ma erano in questo vagone l’ultima volta che li ho visti!”
 
Lily annuì. “Vieni con me!” disse ad alta voce, e afferrando il suo posto robusto, lo costrinse ad obbedire. Si fecero strada verso l’inizio del vagone, poiché Lily aveva una vaga idea di cercare di trovare l’autista. Ma quando raggiunsero l’inizio, divenne apparente che trovarlo era impossibile, poiché un muro di ferro (o di qualche altro metallo) aveva bloccato il corridoio dal posto del conduttore e l’uscita.
 
“Cosa facciamo ora?” urlò Peter, disperato.
 
“Non ne sono esattamente sicura!” disse Lily a voce alta. Lanciò uno Schiantesimo verso un Mangia Morte che si stava avvicinando. ‘Non esattamente sicura’ era un’attenuazione, ma non poteva farlo sapere a Peter, quindi finse di avere qualche piano segreto. Con la mano che teneva la bacchetta (l’altra teneva ancora il polso di Peter Pettigrew), Lily aprì la porta dello scompartimento più vicino e spinse Peter dentro, prima di entrare anche lei. Chiuse la porta.
 
“Guarda!” disse Peter, come se stesse per fare un’opera di bene. Indicò la figura rannicchiata di un bambino di circa dodici anni che era seduto in un sedile nell’angolo con la faccia terrorizzata.
 
Lily lo guardò, ma non ci prestò molta attenzione. Invece, puntò la sua bacchetta al finestrino di vetro e disse con la voce più calma possibile, “Convedo Vadem***!” Il vetro si ruppe (cadendo dalla finestra), non lasciando dei pezzi lungo il perimetro della finestra. Lily si affrettò a guardare dalla finestra e rimase sbalordita da quello che vide.
 
Il treno non solo si era fermato (o era stato fermato) in un posto dov’era sicuro saltare fuori dal finestrino (c’era una roccia solida proprio vicino ai binari), ma anche abbastanza vicino alla stazione di Hogsmeade. Apparentemente, l’arrivo a Hogsmeade era imminente, poiché si poteva vedere la stazione cinque metri più in là.
 
“Siamo qui!” disse Lily con la bocca spalancata. “Ma perché? Perché attaccare il treno quando è a cinque minuti dalla scuola… da Silente? A meno che non volevano…”
 
Peter scrollò il suo polso dalla presa di Lily. “Se vuoi parlare con qualcuno, è meglio parlare più forte di un sussurro,” disse; apparentemente Peter aveva preso un po’ del sarcasmo dei suoi amici.
 
“Siamo qui,” mormorò Lily distrattamente.
 
“Beh, certo siamo qui,” Peter disse irritato, “ma la domanda è dov’è qui?”
 
“Siamo distanti tre secondi dalla stazione, “disse Lily tranquillamente, allontanandosi di un passo dal finestrino. Alzò di nuovo la sua bacchetta in alto e disse: “Dirou quamtotius.” Uno schizzo di luce rossa sparì fuori dalla punta cella bacchetta, distruggendo il muro e aumentando il buco già presente. Peter e il ragazzo di seconda urlano scioccati e saltarono indietro. Alla fine, solo il più piccolo urlò. Quello di Peter era a malapena uno sbuffo.
 
Lily si girò e guardò i due con un’aria di attesa. Loro la guardarono frastornati. “Beh, non ho fatto un buco là solo per creare una vista,” disse, muovendosi irritata.
 
Peter si riprese per primo e prese il bambino più piccolo per la spalla, facendolo alzare dal sedile. “Andiamo,” grugnì, e cominciò a fare strada verso il buco gigante. Ma Lily, cambiò idea.
 
“Aspetta, Pete,” disse, e a Peter non piacque il suo tono. Lily guardò il bambino del secondo anno, “Esci dal treno…” disse gentilmente, “esci e avvisa qualcuno. Hagrid… sai chi sia Hagrid, vero?... beh, dovrebbe essere lì da qualche parte, se non è già stato avvisato. Trovalo e spiega cosa sta succedendo. Se non lo trovi, trova qualcun altro e spiegali cosa sta succedendo…”
 
“Cosa sta succedendo?” il bambino chiese terrorizzato.
 
“Siamo sotto attacco,” rispose Lily.
 
“Ma a chi vuoi che io lo dica?” persistette il bambino.
 
‘Non sono mai stata così irritante a dodici anni,’ pensò Lily. “A qualcuno bravo,” disse sardonica, “ora, vai!”
 
Il dodicenne sembrò pensare che fosse abbastanza, o voleva solamente andarsene via dal treno, così saltò dal buco che Lily aveva creato e atterrò per terra. Lily si guardò intorno per controllare che fosse salvo (lo era) prima di girarsi di nuovo verso Peter.
 
“Penso d-d-davvero c-c-che dovremmo andare con lui,” balbettò Peter.
 
“Io invece no,” disse Lily, “ora andiamo…” Gli prese di nuovo il polso, e fingendo di non essere assolutamente terrificata, aprì la porta dello scompartimento.
 
Immediatamente, un incosciente ragazzo del sesto anno (un Serpeverde, per quel che valga) cadde su Lily; apparentemente era appoggiato contro la porta chiusa.
 
“Oh mio d… Peter, mi togli questo ragazzo d’addosso?” borbottò Lily, cercando di supportare il ragazzo e collassando quasi dal suo peso. Peter si liberò dalla presa di Lily e spinse il Serpeverde via da lei. “Grazie,” mormorò lei. Ora, con coraggio e stupidità, Lily uscì dal corridoio e appena fece ciò, dovette abbassarsi per evitare un fulmine di luce blu che volava dalla sua parte.
 
Piuttosto che continuarsi ad abbassare, Lily ora era semplicemente in ginocchio e cominciò a gattonare. “Dai!” richiamò Peter, che obbedì ma mormorò qualcosa tipo “prepotente so-tutto-io”. Anche se Lily avesse sentito, non rispose.
 
“Dove stiamo andando?” chiese lo sbigottito e impaurito Peter dopo un istante.
 
“A trovare Korcesh, e poi a trovare il Capo Scuola,” rispose a voce alta Lily, poiché il corridoio era abbastanza rumoroso.
 
“Come ci riusciremo?” volle sapere Peter.
 
Mentre disse ciò, Lily si girò verso una forma incosciente che era caduta vicino a lei. Dato che non era nessuna delle persone di cui aveva bisogno, passò avanti. ‘Non posso fare niente per aiutarlo,’ razionalizzò, ‘Devo trovare qualcuno che possa aiutare; devo…” Ma non finì il pensiero. L’intero vagone si scosse improvvisamente, come se ci fosse una specie di terremoto. Il rumore si alzò di nuovo.
 
“COSA È QUELLO?” Peter richiamò Lily.
 
“SPERO QUALCOSA DI BUONO!” fu la risposta.
 
“MOLTE SCOSSE È QUALCOSA DI BUONO?”
 
“Um… spero di sì?”
 
Peter chiese qualcos altro a quel punto, ma Lily non ascoltò. Le scosse violente erano cessate, ma un leggero, inconsistente (però continuo) tremolio continuò. La gente stava urlando. La testa di Lily le faceva male.
 
I due ragazzi del settimo anno arrivarono (con difficoltà) al fondo del vagone, dove c’era la transizione con il secondo vagone. La situazione sembrava caotica e pericolosa anche nel secondo vagone, e Lily sperò di vedere almeno per un attimo le sue amiche, o almeno qualcuno delle classi più alte.
 
“Abbiamo un piano, o stiamo solo qui a gattonare per fare esercizio?” chiese Pere, gattonando vicino a Lily mentre lei aspettava il momento giusto per saltare nel prossimo vagone.
 
Si trattenne da dire una risposta (‘Ti servirebbe fare un po’ di esercizio’) e disse invece: “Faremo scendere tutti dal treno.” Disse, come se fosse la cosa più ovvia e semplice del mondo, ma sapeva (e sperò che Peter non lo capisse) che non era così.
 
“Mi sembra giusto,” rispose Peter, non trovando niente di meglio da fare.
 
“Andiamo,” indicò Lily, mentre faceva il piccolo salto che le permetteva di arrivare al secondo vagone. Peter la seguì e sarebbe stato preso da un incantesimo, se Lily non gli avesse abbassato la testa in tempo.
 
Stavano gattonando un momento dopo.
 
“Voglio vedere com’è la situazione negli altri vagone, sperando di non essere uccisa,” spiegò Lily a Peter.
 
I due arrivarono alla fine del vagone, e una barriera di metallo copriva di nuovo l’uscita dal treno. “Aspetta un secondo,” disse Lily a Peter, avendo un’illuminazione. Puntò la bacchetta verso la barriera e mormorò un incantesimo a bassa voce. Il lampo di luce gialla che uscì colpì il metallo ma rimbalzò e colpì il soffitto.
 
“Beh, ha funzionato, direi,” mormorò Peter, “come suggerisci di…?”
 
Ma un suono potentissimo lo interruppe, e tutto scosse molto più violentemente. Lily si girò per vedere da dove veniva il suono, e capì velocemente. Il muro a destra (il punto dove erano gli scompartimenti) era stato demolito e una voce famigliare arrivò alle sue orecchie.
 
“Studenti via da ‘treno!” tuonò la voce di Rubeus Hagrid: il guardacaccia di Hogwarts. Ma la sua voce era diversa. Era più alta e più arrabbiata del solito.
 
“Andiamo,” urlò Lily a Peter (anche se non c’era il bisogno di urlare).
 
Lily corse verso il posto dove Hagrid aveva fatto un buco, ma i Mangia Morte non volevano permetterlo.
 
“Receda!” gridò ad uno che cercava di bloccarle la vista. Quest’ultimo volò indietro e batté contro il muro, ma non era assolutamente fuori dal gioco. Si riprese velocemente e disse in una voce fredda e dura:
 
“Stupeficium!”
 
Lily si abbassò prima che il fulmine di luce rossa potesse beccarla, ma Peter, che era dietro di lei, non fu così fortunato. L’incantesimo lo colpì nella spalla, e dopo aver fatto due passi barcollanti, Peter svenne.
 
“Stupeficium!” gridò Lily da terra e colpì il Mangia Morte. Si girò verso Peter Pettigrew. “Enerverate,” mormorò. Gli occhi vacui blu di Peter tremarono per un momento, poi si aprirono improvvisamente. “Dai,” ripeté Lily.
 
Un Peter grato seguì, mentre Lily si faceva strada verso il muro, con le bacchette pronte in mano. Mentre si avvicinavano, potevano scorgere le mani giganti di Hagrid che guidavano gli studenti fuori dal treno. I Mangia Morte stavano mandando maledizioni e fatture verso di lui, ma non sembravano avere molti effetti. Rimbalzavano via dalle sue grossi mani.
 
Lily e Peter erano più vicini all’uscita possibile e Lily ci provò. Prese (di nuovo) il polso spesso di Peter e si tuffò sotto il braccio teso di Hagrid. Con un miracolo, i due atterrarono non nei binari, ma nell’erba lì vicino.
 
Grugnirono feriti. Lily era scivolata sulla schiena e Peter aveva fatto una specie di strana capriola. Ma in quel momento non c’era tempo di curarsi le ferite e i due si alzarono il più velocemente possibile e corsero lontano insieme al resto degli studenti in fuga: verso la stazione.
 
Appena Lily arrivò alla parte dove finiva l’erba e iniziava la piattaforma di pietra, notò di aver perso Peter. Sperando che lui sapesse cosa stesse facendo (anche se lo dubitava), Lily continuò in direzione del castello. Due figure erano in piedi proprio di fronte alla stazione e stavano entrambi gridando indicazioni.
 
“Tutti alle barche! Tutti gli studenti nelle barche! Andiamo, ora! Veloci! Non avete molto tempo!” gridò una voce di una giovane donna.
 
“Veloci!” gridò una voce di una donna più vecchia. “Tutti alle barche! Dovete arrivare al castello! Su! Alle barche!”
 
Facendo uno scatto, Lily vide che la donna più giovane era una degli Auror che il signor Korcesh aveva portato con se e che la donna più anziana era la famigliare Professoressa McGranitt, vice preside di Hogwarts, insegnante di Trasfigurazione e Capo della Casa di Lily. Nel buio, Lily vide un’espressione nella faccia della McGranitt che non aveva mai visto prima.
 
 
 Ma Lily guardò la faccia della McGranitt un po’ troppo e, improvvisamente, cadde. Aveva colpito qualcosa di alto e qualcosa che sembrava stranamente come una persona. Lily fu per terra in un istante con la sua caviglia dolorante.
 
“Dannate scarpe,” mormorò Lily, togliendosi una delle sue scarpe con il tacchetto di tre centimetri che indossava. Ma quando guardò in alto, si accorse che c’era cose più preoccupanti. Diverse persone urlavano.
 
Una figura alta, vestita di nero con un mantello e cappuccio, stava fissando Lily. Almeno, la sua faccia era diretta verso Lily, ma lei non poteva vedere gli occhi. Per la prima volta, Lily vedette cosa ci fosse sotto un cappuccio di un Mangia Morte. C’era una maschera senza faccia, imperscrutabile, eccetto per il fatto che Lily era in qualche modo ipnotizzato da essa. Solo per un momento.
 
Si riprese e cercò la sua bacchetta. Non riusciva a trovarla. Un brivido percorse la sua spina dorsale, mentre i suoi occhi guardavano il Mangia Morte immobile davanti a lei. Non stava attaccando. Perché? Aveva due bacchette e una era di Lily. L’aveva fatta cadere quando era scivolata.
 
Però Lily, senza bacchetta e senza protezione, non era disarmata. Fece l’unica cosa che le sembrava logica, mentre il Mangia Morte alzò la bacchetta e cominciò a dire un tipo di maledizione. Lei tirò un calcio. Il suo piede (quello con ancora una scarpa) colpì il suo polpaccio e lui barcollò per un momento. Lei ebbe il tempo di rotolare via quando lui gridò uno Schiantesimo, comunque. Fece uno scatto per spostarsi prima che il Mangia Morte si potesse completamente riprendere e si tolse l’altra scarpa e cercò di correre via. Troppo tardi.
 
“Crucio!” disse il Mangia Morte e improvvisamente Lily stava urlando in agonia. L’urlo si disperse in mezzo agli altri urli nella piattaforma, ma quei suoni non esistevano per Lily. Cadde per terra e si contorse dal dolore, mentre l’influenza dell’incantesimo si amplificò.
 
‘Basta, basta!’ pensò, ‘McGranitt! Chiunque! Aiutatemi! Dove siete? Dio, qualcuno mi aiuti!’ Ma Lily non riusciva a dire niente di tutto ciò. Gridava dal dolore.
 
E poi si fermò.
 
“Expelliarmus!” arrivò un eco nella testa di Lily e sapeva che qualcuno aveva colpito il Mangia Morte. Aprì gli occhi e cercò di alzarsi, ma era troppo difficile.
 
“Alzati, Evans,” disse una voce da qualche parte e una mano pesante la sollevò per la spalla da terra.
 
“La mia bacchetta,” mormorò Lily, cercando di respirare. Qualcosa di caldo e liscio fu messo dentro la sua mano. La sua bacchetta. La mano scivolò dalla spalla al fianco e cominciò a tirarla su. Barcollando e a mala pena capace di camminare, Lily cercò di seguire e la vista le ritornò. Vide una testa dai capelli neri che si muoveva di fronte a lei e nonostante non riuscì a vedere la faccia, lo riconobbe.
 
“Black?” mormorò.
 
“Più o meno,” disse la voce riconoscibile di Sirius Black. Era un Malandrino, un combina guai e il migliore amico del suo nemico, ma Lily gli fu grata.
 
“Tu hai disarmato il Mangia Morte?” chiese Lily, ritornando di nuovo se stessa.
 
“No, è stata la McGranitt,” rispose Sirius. Lily diede un’occhiata dietro alla sua spalla e vide circa una dozzina di Mangia Morte che si erano apparati alla stazione. Diversi studenti erano per terra. ‘Perché mi ha aiutata?’ si chiese Lily, ‘C’erano altri che avrebbe potuto aiutare…’ Ma non glielo chiese.
 
La pavimentazione dura della piattaforma stava cambiando in strada sterrata e ora Lily si era quasi completamente ripresa. Almeno, poteva correre da sola e Sirius era riuscito a lasciare andare la presa dal suo polso. Corse il più veloce possibile (la sua energia era bassa, comunque) ma Sirius, che non stava ovviamente correndo al suo massimo, era un po’ distante da lei. Arrivarono alla banchina che dava alle barche.
 
Non c’era nessuna barca e per un minuto Lily, Sirius e pochi altri studenti aspettarono in tensione che le barche ritornassero (magicamente) dalla riva opposta. La prima barca arrivò, ma sia Lily che Sirius insistettero entrambi ad uno del terzo anno di andare per primo, e tre del quarto e uno del quinto andarono successivamente. La terza barca arrivò e Lily, Sirius e altri due presenti presero l’opportunità.
 
Non fu fino a quando Lily entrò nella barca che Lily notò che ci fosse con lei e Black. C’erano, per nessuna grande coincidenza (ma per aiuto di Sirius), James Potter e Peter Pettigrew. Lily si chiese dove fosse Remus Lupin – il quarto Malandrino -, ma prima di domandarlo, un rumoroso splash si fece sentire e diversi urli volarono in aria più forti di prima.
 
Tutti i quattro passeggieri della barca si girarono e videro, nella banchina dove erano partiti, le figure dei Mangia Morte. Molti altri comparivano mentre stavano guardando.
 
“Merda,” mormorò James. Puntò la sua bacchetta verso la fine della barca e sussurrò un incantesimo. I Mangia Morte nel frattempo, stavano facendo usare le loro bacchette per fare prendere le barche nell’acqua. Diversi studenti presero fuoco e gli studenti furono costretti a saltare dalle barche e a nuotare per salvarsi. Ma la barca dove erano Lily e i tre Malandrini era in sicuro per il momento e accelerarono in modo innaturale verso la banchina opposta.
 
Lily guardò dietro e vide un Mangia Morte alzare la sua bacchetta al cielo. Un fulmine di luce verde uscì dalla punta e andò nel cielo buio, illuminando tutto. Ma la luce verde non rimase senza forma; si contorse e si girò e in un momento, Lily riconobbe quello che stava formando: uno scheletro gigante e un serpente.
 
“Oh Dio,” sussurrò Lily; non l’aveva ancora realizzato, ma Hogwarts era sotto attacco. Di Lord Voldemort. Questo voleva significare il segno fatto dal Mangi Morte. La Gazzetta del Profeta lo chiamava “Il Marchio Nero.”
 
“Veloci, veloci,” sentì Peter Pettigrew mormorare a voce bassa, mentre guardava con timore i Mangia Morte. Lei lo capiva benissimo.
 
Poi, prima che qualcuno riuscisse a capire cosa stesse per accadere, un getto di luce blu colpì la barca, e come se una grande forza fosse arrivata nel centro della barca, il legno di divise e fece cadere i quattro in acqua.
 
Una delle assi colpì in testa Lily lasciandola spaesata per un momento, ma l’urletto che fece Peter quando toccò l’acqua la fece ritornare in se. Cominciò a nuotare. Non era sicura della direzione, ma sapeva una cosa: lontano dai Mangia Morte.
 
Il lago era mosso e spruzzi facevano perdere la vista a Lily dei suoi compagni. Si stava anche stancando, non avendo mia realizzato quanto fosse grande il lago. Le sue direzioni erano confuse, la sua testa pulsava dal dolore, tutto il resto le faceva male e per un momento pensò di affogare. L’acqua era piena di studenti e tutto stava diventando sempre più lontano.
 
Ma Lily non si fermò. Invece, trovò una chiara figura che stava nuotando a poca distanza da lei. Decise di seguire la figura. Prima di avere una chiara idea di cosa stesse succedendo, sentì la banchina sabbiosa sotto i suoi piedi e Lily stava barcollando sul terreno. La sabbia diventò erba e Lily si alzò e vide la figura che aveva seguito.
 
Era James Potter e si stava togliendo il suo maglione dell’uniforme e si stava allentando la sua cravatta. Stava gocciolando e Lily realizzò che lei stava facendo lo stesso. Un filo di vento le ricordò quanto freddo facesse. Si avvicinò a James per dire qualcosa (cosa esattamente, non ne aveva idea), quando un urlo proprio dietro di lei fece girare i due Capo Scuola.
 
Peter Pettigrew stava cercando di afferrare drammaticamente l’erba (nonostante fosse già fuori dall’erba da un pezzo). James roteò gli occhi.
 
“Dai, Pete,” disse, girandosi e avvicinandosi al compagno Malandrino, alzandolo in piedi. “Dovremmo… merda!” Un incantesimo aveva colpito l’erba proprio vicino al piede di James e saltò in dietro immediatamente. Maledizioni cominciarono a piovere sulla banchina e per circa dieci secondi, James e Peter li guardarono scioccati. Lily roteò gli occhi e prese un polso ad entrambi, tirandoli dietro di lei. Corse.
 
Corse, corse e corse, volendo solo aggiungere distanza tra lei e il lago ma ci mise un attimo a realizzare una cosa. Aveva nuotato fino alla banchina sbagliata. Stavano correndo non verso il Castello di Hogwarts, ma verso la Foresta Proibita. Non le interessava. James e Peter si liberarono e fecero uno scatto tra gli alberi: nel bel mezzo del nero della Foresta Proibita…
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
*** Ci sono diversi incantesimi di cui non ho trovato la traduzione italiana – magari perché non esiste proprio. L’incantesimo si capisce anche dal contesto (tipo Receda = vai in dietro, direi!) però se avete dei dubbi o se non capite bene un incantesimo, non esitate a scrivermelo nella recensione e cercherò di spiegare come lo tradurrei io!
 
• nota di Jewels5: Lily potrà sembrare un po’ prepotente in questo capitolo ma non preoccupatevi. Non sarà così irritante nei prossimi capitoli. Contraria? Sì. Sarcastica? Certo che sì. Ma non prepotente…
 
• angolo della traduttrice: Salve a tutti! Scusate se vi ho fatto attendere un po’ più del solito per il capitolo. Ecco la famosa causa degli scossoni. Qualcuno aveva già avuto un presentimento? So che questi primi capitoli sono centrati soprattutto su Lily (io stessa li ho trovati un po’ più noiosi e lenti rispetto al seguito), ma aspettate solo che la storia inizi completamente – e ci siamo quasi – e la storia farà un salto di qualità! Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Grazie INFINITE a Gaia che ha avuto ancora una volta la pazienza di correggermi il capitolo (se volete prendete esempio da lei, ahaha) e scrivetemi su twitter (@silvxa).
 
Nel prossimo capitolo: i tre Sventurati finiscono nella Foresta Proibita, Lily è ferita al piede, Peter appena respira si stanca e James fa la predica su una strategia chiamata ‘Harrighagen’. Tra litigi tra i due Capo Scuola e Peter che arranca per seguirli, i tre ragazzi scoprono per loro sfortuna, di non essere soli nella foresta. Ma chi sarà?
 
A presto,
Silvia.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: The Harrighagen Strategy ***


Capitolo 3: The Harrighagen Strategy
 
Nello scorso capitolo: I Mangia Morte attaccano l’Espresso di Hogwarts e tra il caos, gli studenti corrono per arrivare alle barche dirette al castello. Lily finisce in una barca con James Potter, Sirius Black e Peter Pettigrew ma dopo aver nuotato per scappare, finisce nella Foresta Proibita con James e Peter.
Avvertimento di Jewels5: Non sono una fan di tutta la predica sul Harrighagen presente in questo capitolo, ma è una specie di tributo per qualcuno che potrebbe leggere questo capitolo […]
 
 
 
E quindi corsero. E corsero. E corsero. E corsero.
 
Per circa venti minuti corsero.
 
James era in miglior forma ed era il più veloce dei tre e perciò era più avanti, ma Lily scattava poco dopo, nonostante l’assenza delle scarpe. Peter era probabilmente il più terrorizzato dei tre, per questo riusciva a seguirli con una certa distanza.
 
Poi all’improvviso James si fermò, quindi Lily si fermò a sua volta, copiata infine da Peter.
 
Lily, respirando affannosamente, si avvicinò a James, che stava facendo stretching. La Capo Scuola realizzò improvvisamente quanto le facessero male i piedi (a quante rocce e ramoscelli era salita sopra?) e si sette per esaminarli. Stavano sanguinando attraverso i suoi calzini bianchi.
 
“Merda,” sussurrò, sapendo che sarebbe stato impossibile per lei correre e sarebbe stato improbabile camminare.
 
James l’aveva sentita e si era fermato un attimo. “Dove sono le tue scarpe?” chiese schiettamente.
 
“Nella stazione, sfortunatamente,” grugnì Lily. “Tre centimetri di tacchetto sono terribili, sai.”
 
“No, non lo so. Non li ho mai indossati, ma suppongo che se lo avessi fatto ti darei ragione,” scrollò le spalle James. Peter arrivò dietro di loro, respirando affannosamente come se non respirasse da mesi e colpendosi il petto con le mani. La sua faccia era rossa e sudata. “Tutto bene, Wormtail*?” chiese James, aiutando il suo amico a sedersi vicino a Lily. Configurò a Peter un bicchiere di acqua.
 
“Sto… bene…” singhiozzò Peter mentre beveva. “Perché… non… ci… siamo… smaterializzati?”
 
“Non possiamo,” risposero i Capo Scuola all’unisono.
 
“Tu… hai… passato… l’esame… per… smaterializzarti… Prongs**” puntualizzò Peter.
 
“Non puoi smaterializzarti ad Hogwarts,” rispose James, sedendosi vicino a Peter. “C’è un incantesimo che lo rende impossibile.”
 
“Ma… i… Mangia Morte… alla… stazione…”
 
“Quella è Hogsmeade,” disse James, “non è Hogwarts. Tecnicamente.” Questo soddisfò Peter e si rassegnò a riprendere la sua forza e a sorseggiare l’acqua. Lily, dall’altra parte, si preoccupò improvvisamente.
 
“Oh merda, merda, merda, merda,” sussurrò. James la guardò e la vide agitarsi tra il buio. Il suo mantello era già stato tolto e indossava solo la gonna dell’uniforme, la camicia, il maglione e la cravatta. Stava cercando qualcosa nelle tasche.
 
“Cosa succede?” chiese James apprensivo.
 
“La mia bacchetta,” sussurrò Lily, “non c’è più.”
 
“E dicono che sei intelligente!” esclamò James, alzandosi per guardarla bene. “Hai perso la tua bacchetta?”
 
“Deve essere caduta nel lago! Merda, merda, merda!” Lily si grattò la testa come se le facesse male. James roteò gli occhi e si mosse su posto.
 
“L’hai… fatta cadere… quando stavi nuotando,” mormorò irritato, “Non pensavi che magari ti sarebbe servita?”
 
“Oh scusa!” esclamò Lily sarcastica, “sarò stata un pochino distratta. O non avevi notato i Mangia Morte?” Si alzò per guardarlo bene in faccia, ma il suo piede le fece male e quindi si sedette immediatamente.
 
“Sì ho notato i Mangia Morte,” disse James, scuotendo la testa, “ma non c’era bisogno di perdere la testa.”
 
“Non ho perso la testa; ho perso la bacchetta!” rispose Lily.
 
“Shhh! Ascoltate!” sussurrò Peter improvvisamente. Lily e James si girarono entrambi a guardare Peter, che non era più rosso ma improvvisamente molto pallido. Stava guardando con attenzione verso niente di particolare e aveva l’impressione di stare a sentire qualcosa di molto piano, che si sentiva a malapena. I Capo Scuola ascoltarono.
 
Ci fu cigolio. James e Lily si misero sull’attenti.
 
“Chi lo sa cosa c’è qui dentro? Dovremmo andare via,” disse Lily, ma guardando il suo piede sanguinante, non sembrava una grande possibilità.
 
“Tieni,” mormorò James, tirando una bacchetta a Lily. Lei le diede un’occhiata. Non era la sua e non le era famigliare.
 
“Non mi stai dando la tua bacchetta, vero?” disse Lily lentamente.
 
“No,” disse James tirando fuori la sua.
 
Lily sembrò perplessa.
 
“L’ho presa da un Mangia Morte quando l’ho steso a terra,” scrollò le spalle James. Lily annuì come se avesse compreso, ma James poteva dire che non l’avesse fatto completamente. Per un momento, lei esitò e poi puntò la bacchetta straniera al suo piede. Esitò di nuovo.
 
“Che c’è?” chiese James.
 
“Io… è che…” balbettò Lily, “la bacchetta non funzionerà bene, dato che non sono la proprietaria.”
 
“È solo un semplice incantesimo di guarimento,” disse James, ma – per qualche ragione sconosciuta a Lily – non sembrava aggravato. “I tagli non sono troppo profondi… magari…” disse James lentamente. Lily si tolse il calzino e James illuminò la bacchetta per vedere il suo piede. “Okay, dimentica l’ultimo commento.” Sospirò James, puntando la bacchetta al suo piede. “Sana!” disse con autorità.
 
Il sangue si fermò e i tagli incominciarono a cicatrizzarsi. Non svanirono completamente comunque e James sembrò contrariato. Lily usò la bacchetta che teneva in mano per pulire i suoi calzini e metterseli nei piedi. Facevano ancora male quando era in piedi ma non come prima.
 
Peter, nel frattempo, si stava ancora riprendendo. Aveva versato il resto dell’acqua sulla sua faccia, buttato via il bicchiere e ora camminava avanti e indietro nervosamente, con gli occhi che passavano da un albero all’altro.
 
“Questa foresta è tremendamente grande,” mormorò. “Dovremmo aver corso diverse miglia…”
 
“Due o tre,” stimò James. “Ma tu soprattutto dovresti sapere che la foresta è molto più grande di questo.”
 
“Come dovrebbe saperlo proprio lui?” chiese Lily, incrociando le braccia e dando la James uno sguardo inquisitorio. Lui la guardò in modo innocente.
 
“Conoscenza naturale della natura, ovviamente, Red***.”
 
“Ovviamente,” disse Lily, roteando gli occhi, “e non chiamarmi ‘Red.”
 
“Okay, Rossa.”
 
“Quante miglia ci saranno ancora per arrivare alla fine della foresta?” chiese Peter, sperando di evitare il più possibile dei litigi alla James e Lily. “Cioè, se abbiamo corso tre miglia, quando dobbiamo ancora fare?”
 
“Non saprei,” scrollò le spalle James, che stava guardando Lily con un sorriso trionfante, “e tieni a mente che non abbiamo corso dritti.”
 
Silenzio,
 
Lily si sedette per terra di nuovo, coprendosi la faccia con le mani e James si diede uno schiaffo in fronte, capendo finalmente. Peter sembrava confuso.
 
“Cosa? Cosa succede?”
 
“Niente,” grugnì Lily, “ci siamo solo persi nella indefinitamente grande Foresta Proibita.”
 
“Oh.”
 
“Okay, pensiamo con calma,” disse James, in una voce che dimostrava che non stesse sicuramente ‘pensando con calma’. “Conosciamo la foresta molto bene, vero Wormtail?”.
 
 ‘Wormtail’, o Peter scosse la testa e si sedette per terra distrutto.
 
“Beh, io conosco la foresta molto bene, comunque,” disse James. “Sono sicuro che posso trovare la strada…”
 
“Sicuramente,” mormorò Lily sarcastica.
 
“Beh… dobbiamo solo pensare con calma,” continuò James, iniziando a camminare avanti e indietro.
 
“L’hai già detto.”
 
“Zitta, Red. Sto cercando di pensare.”
 
“Definisci ‘pensare’.”
 
James le lanciò un’occhiata torva ma non disse niente. Stava ancora camminando avanti e indietro e si stava passando una mano tra i capelli neri. Lily odiava quando lo faceva. Supponeva che fosse diventato una specie di vizio nervoso e che lui lo faceva ora solo perché stava pensando, ma lo odiava lo stesso.
 
Le ricordava il motivo originale per cui lui si scompigliava i capelli: per fare sembrare di essere appena sceso da una scopa dopo una partita di Quidditch: in altre parole, lo faceva per rimorchiare ogni ragazza nel raggio di due metri. Ma Lily era sicura che non fosse quello il suo intento in quel momento. O almeno credeva.
 
“Dovremmo andare da questa parte,” disse dopo un momento, indicando la direzione da cui erano arrivati.
 
“Beh, sembra logico,” disse Lily, alzandosi da terra e saltellando piano su un piede per far adattare l’altro. Illuminò la sua bacchetta per farsi guidare. I tre iniziarono a camminare.
 
Dopo circa dieci minuti di camminata, nonostante l’espressione di sicurezza di James, Lily comprese abbastanza bene che non avevano idea di dove stessero andando. Avevano corso, ma non avevano lasciato segni del loro percorso,
 
“Perché dobbiamo andare così tanto?” si lamentò Peter dopo un po’.
 
“Perché,” rispose seccamente Lily.
 
Peter non comprese che nessuno dei suoi compagni era di buono umore e continuò a chiedere. “Perché, perché?”
 
“Perché nel Quidditch c’è una certa strategia che abbiamo seguito,” intervenne James e ricevette due occhiate confuse da Lily e Peter. “Si chiama strategia Harrighagen… fatta da un certo giocatore di Quidditch – un cercatore – che ha vissuto sei miliardi di anni fa in qualche Paese straniero.”
 
“Ma cosa stai dicendo?” volle sapere Lily. James la ignorò.
 
“E Harrighagen disse che la miglior strategia per un cercatore – in ogni circostanza – e quella di volare… e volare veloce.”
 
Lily alzò un sopracciglio. Pensò per un istante a cosa potesse significare, prima di arrivare ad una conclusione definita. “Cosa diavolo c’entra?” chiese.
 
James roteò gli occhi. “È poetico,” disse freddo.
 
“È Quidditch,” lo corresse Lily. “E non è assolutamente poetico. Conosco qualcosa ‘poetico’… e questo non ci assomiglia per niente.”
 
James la fulminò con lo sguardò.
 
Peter si schiarì la gola. “Cosa c’entra ‘volare veloce’ con noi?”
 
“Beh, non è una buona strategia per il Quidditch – non per un cercatore, comunque,” disse James senza smettere di fulminare Lily con lo sguardo. “Gli unici cercatori che lo fanno sono quelli nuovi, che non sanno cosa stanno facendo e vogliono dimostrare di avere talento. È confusa qualche volta con la strategia di volare sopra l’intero stadio, che è una buona strategia… ma non quella Harrighagen. Comunque la strategia Harrighagen si applica al nostro caso perfettamente.”
 
“Stavamo correndo,” Lily fece presente con tono freddo, “non volando.”
 
“E tu sei quella che conosce la ‘poesia’,” mormorò James sarcasticamente. Il punto è che stavamo volando senza guardarci indietro.”
 
“Stavamo correndo,” continuò Lily.
 
James sospirò irritato, ma non disse niente. Dopo qualche istante, Peter prese la parola.
 
“Q-quindi cosa c’entrava questa cosa filosofica sul Quidditch?”
 
James roteò gli occhi e camminò in avanti. “Non importa.”
 
In quel momento, i tre si fermarono in un’area dove gli alberi erano meno densi. Lily si sedette su una roccia coperta di muschio, Peter sulla terra sporca ma Lily andava avanti e indietro. “Se solo avessi idea di dove fosse il sentiero… in relazione a noi, intendo,” mugugnò, “o una radura, piuttosto. Riuscirei a trovare la strada facilmente, a quel punto.”
 
“Se solo?” disse Lily, massaggiandosi un piede. Poi aggiunse in sottotono, “ci servirebbe proprio.”
 
“Quindi che facciamo?” sospirò Peter, che era molto più che esausto.
 
“Io suggerisco di…”
 
Lily si fermò alla metà della frase. Aveva sentito qualcosa: qualcosa più definitivo rispetto a quello di prima. I due Malandrini presenti l’avevano sentito anche loro e si fermarono a sentire. Era senza dubbio una voce.
 
James si mise sull’attenti e segnalò a Lily e Peter di seguirlo. I due si alzarono silenziosamente e seguirono James nella direzione opposta che avevano intrapreso prima. Lily aveva forse schiacciato due o tre foglie secche ma non importava, poiché i suoni della notte stavano diventando più distinti.
 
Un vago suono di umanità spaventava e incoraggiava allo stesso modo Lily; da una parte, era semplicemente incoraggiante sapere che non era l’unica nella Foresta Proibita… a parte i due Malandrini. Comunque, era spaventoso chiedersi chi fosse nella Foresta Proibita.
 
La voce diventò più chiara, ma capire cosa stesse esattamente succedendo era impossibile. Poco dopo, Lily pensò di poter sentire la voce di un uomo. Era più profonda e sembrava più matura rispetto ad una voce di uno studente e la curiosità e l’ansia di Lily si accentuarono.
 
James si fermò improvvisamente. Era alcuni passi davanti e si stava nascondendo dietro il tronco massiccio di un albero sempreverde. Lily si avvicinò, con Peter poco distante.
 
I due Capo Scuola stavano ascoltando attentamente. Ora poteva sentire due voci, entrambe voci maschili e simili, per questo motivo Lily aveva pensato che fossero una persona solamente. La curiosità si impadronì di lei e osò accucciarsi vicino a James e cercare di vedere qualcosa. C’era una luce poco lontano e un albero (più grosso di quello in cui si stavano accucciando i ragazzi) che sarebbe utile per nascondersi se decidessero di avvicinarsi ancora di più.
 
Lily uscì fuori dal suo nascondiglio per andare avanti, ma James la fermò. In realtà, le diede un calcio negli stinchi. Lei ritornò il favore dandogli una gomitata nello stomaco e dopo aver mimato con la bocca “Shhh!”, si avvicinò all’albero più grosso per una visione più vicina. James la seguì con riluttanza e Peter con ancora di più. Lily stava sbirciando con attenzione e James fece lo stesso, solo che dovette spostarsi più in là per non essere coperto dalla testa rossa di Lily.
 
C’era un piazzale circolare a conca, di circa dieci metri di diametro. Sfere incantate luminose erano situate nella terra sporca intorno al piazzale, provocando l’unica fonte di luce. I rami degli alberi al di sopra coprivano interamente la luna. Non c’erano alberi tra i tre studenti nascosti e il piazzale, perciò vedevano abbastanza bene.
 
Due figure alte vestite di nero stavano in piedi nel centro. Sembravano identiche e nonostante non indossassero le maschere, le loro maschere terrificanti coprivano la loro faccia. Gli occhi di Lily si allargarono quando li vide. Mangia Morte… nella Foresta Proibita…
 
Peter stava tremando, ma nessuno dei suoi compagni l’aveva notato. Stavano ascoltando intentamente la conversazione in corso.
 
“Che stupidi,” mormorò una delle figure, che stava camminando avanti e indietro; la sua voce era profonda e avvelenata. “Stanno venendo qui con quella? Il Maestro ha detto di no. Nessuno doveva… dannati idioti. Lo verrà a sapere, assolutamente.”
 
“Ho detto loro di non farlo,” disse l’altro in una voce ugualmente profonda e avvelenata, “ma non mi volevano ascoltare: dicevano che era una vendetta. Il Maestro sta pianificando questa cosa da mesi e non sarà contento.”
 
“Non sarà un bene per noi se chiudono la scuola,” mormorò il primo Mangia Morte, fermando la sua camminata e fissando l’altro attraverso la maschera. “Che è esattamente cosa succederà se ne uccidono uno.”
 
“Non solo quello, saremo tutti puniti.” Acconsentì il secondo.
 
“Di’ loro di portarla qui, se è già nella foresta non possiamo fare altro,” continuò il primo; “ma se si ferisce nella strada, ci saranno delle conseguenze. Da parte mia e dal Maestro. Sarà molto dispiaciuto se ritorniamo e c’è una storia della Gazzetta su come uno sia assassinato.”
 
Il secondo Mangia Morte diede le spalle al primo e camminò verso l’angolo del piazzale opposto a quello dei tre studenti. Il restante Mangia Morte cominciò a camminare avanti e indietro, ma non ci fu segno del fatto che lui percepisse di non essere solo.
 
Lily si tirò indietro contro il tronco, non guardando più il Mangia Morte. James e Peter (che stava sbirciando da dietro la spalla di James) fecero lo stesso. “Sono nella foresta,” sussurrò Lily, così piano che solo James fu in grado di sentirlo. “Come sono arrivati nella foresta?”
 
James scosse la testa. Era, dopo tutto, impossibile materializzarsi nei territori di Hogwarts e ciò includeva la foresta. O no? C’era solo un modo per scoprirlo.
 
“Provo ad materializzarmi,” disse in un sussurro.
 
“Cosa?” sussurrò Lily, “non puoi!”
 
James scrollò le spalle. Lily impallidì mentre lo guardò chiudere gli occhi e concentrarsi. Ma non successe niente. Non poteva materializzarsi.
 
“Niente,” sospirò, “non riesco.”
 
“È perché non sei bravo a smaterializzarti o per l’incantesimo,” sussurrò Lily provocandolo. James la guardò con uno sguardo alla ‘se sei così intelligente, fallo tu’. Lily chiuse gli occhi e ora James la guardava attentamente mente la sua faccia si contorceva dalla concentrazione. Ma non ce la faceva neanche lei. “Okay, hai vinto; c’è un incantesimo,” ammise in tono basso.
 
Improvvisamente, una voce dall’altra parte del piazzale li fece ritornare ad affrontare la situazione. Non era una voce di prima, poiché questa era più squillante e meno intimidente. I tre sbirciarono di nuovo e videro una figura più piccola che entrava nel piazzale di fretta.
 
“Signore, signore!” disse, piuttosto a voce alta.
 
“Shhh!” lo zittì il Mangia Morte originario, “che c’è? E non essere così rumoroso. Per quello che ne sappiamo altre persone potrebbero essere nei dintorni!”
 
“Stanno portando…”
 
“Sì lo so. Ho sentito dei tentativi di quei dannati bastardi… chiudere la scuola non era quello che il Maestro aveva in mente, ed è esattamente quello che succederà se qualcosa andasse storto. E ci sono voluti mesi per preparare il piazzale qui. Rovineranno l’intero lavoro…”
 
“Vogliono a malapena divertirsi,” squittì l’altro nervosamente; “non uccideranno, ne sono sicuro. M-ma perché non dovrebbero? Perché è così importante che non lo facciano…?”
 
“Ti hanno insegnato a chiedere le cose, ragazzo?” esclamò il Mangia Morte più alto, incominciando di nuovo a camminare avanti e indietro; “ti hanno insegnato a dubitare gli ordini dei tuoi superiori? Pensi che il Signore Oscuro sia contento per questo atteggiamento? Non andrai da nessuna parte eccetto la stanza Verde con quello.”
 
“O-o-oh certo,” balbettò l’uomo più piccolo; “non intendevo… solo… perché? Perché non siamo andati dentro per prendere… lui… il preside? Per prendere la scuola?”
 
“Perché non è quello il piano,” esclamò l’altro, “pensavo che l’avessero detto anche ai bastardi di basso rango come te. Noi non siamo qua per la scuola. Non siamo qua neanche per lui… per Albus Silente. È solo l’inizio – il primo passo – per cose future. Magari il prossimo anno, magari l’anno dopo. Il tuo difetto, mio piccolo scemo, è che non guardi… in grande. E un altro,” continuò in tono acido, “e che non presti attenzione quando ti danno i compiti.”
 
La figura più piccola era coperta sotto l’alto Mangia Morte di fronte a lui.
 
“Ma questo non avrà una grande conseguenza. Un giorno conquisteremo Hogwarts, ma non fino a quando il Maestro lo ritiene giusto. Per il momento, faremo semplicemente il lavoro qui – e poi andremo via. O almeno, la maggior parte lo farà.”
 
“Ci sono state delle casualità,” sospirò l’altro.
 
“Non ti dicono tutto, vero?” esclamò il primo, “non importa. Sparisci dalla mia vista prima che io ti prenda come un nemico per utilizzare la mia bacchetta. Avvisa coloro che lo stanno portando che se è ferito prima che io lo veda… affronteranno il Maestro e io non li difenderò. Non che lo avrei mai fatto, ma non dirglielo.”
 
L’uomo basso corse fuori dal piazzale e si fiondò nella foresta, ma dopo appena due minuti ritornò indietro. “Sono qui!” annunciò.
 
Un momento dopo, diverse figure incappucciate apparirono attraverso lo spazio tra gli alberi.
 
Le parole si fermarono sulla gola di Lily quando vide ciò che stavano portando. Era senza dubbio uno studente, poiché Lily aveva visto la cravatta dell’uniforme. Altri dettagli erano poco chiari; non riusciva a vedere altro di lei o di lui. I Mangia Morte si affollarono intorno allo studente, esultando e ridendo in tono alto.
 
“Silenzio!” ordino il Mangia Morte superiore in tono arrabbiato, “cosa avete fatto? Ne avete davvero preso uno, vero? Era contro gli ordini!”
 
“L’abbiamo preso per buoni motivi!” esclamò uno dei Mangia Morte che stava tenendo lo studente. Si levò il cappuccio ma tenne la maschera. “Quei piccoli stronzi ne hanno un sacco dei nostri… e non uccideremo. Non è il modo del Maestro.”
 
“Il Maestro lo verrà sicuramente a sapere,” disse colui che ha parlato per prima freddamente. “Non pensate che io vi difenderò.”
 
“Vogliamo solo divertirci un po’ e basta,” rispose l’altro, “non lo uccideremo. Lo giuro. Lo riporteremo al castello come nuovo.” Alcuni degli altri sembravano sogghignare.
 
“Non vi difenderò,” ripeté il Mangia Morte e si ritrasse nell’angolo opposto del piazzale, dove i tre ragazzi del settimo anno non lo potevano vedere.
 
Lily, James e Peter si riunirono dietro l’albero.
 
“Dovremmo chiamare aiuto,” sussurrò Peter.
 
“Non c’è tempo,” lo contraddisse James a bassa voce, “chi sa cosa faranno a… chiunque sia… prima di ciò. E ci siamo persi… ricordi?”
 
Silenzio. O almeno, silenzio tra i tre. I Mangia Morte nel piazzale stavano facendo un sacco di rumore. Sembrava che amassero stuzzicare lo studente ma non sembrava che potesse durare a lungo. Lily non poteva sopportare il pensiero di cosa sarebbe successo dopo.
 
“Saranno in venti,” mormorò Peter, “come possiamo affrontarli?”
 
“Cosa ne pensi?” sospirò James a Lily, sorprendendola leggermente.
 
“Non lo so,” rispose la rossa lentamente, “se fosse uno studente grande che può cavarsela da solo, allora dovremmo andare a chiedere aiuto. Ma se fosse uno del primo anno o una ragazza piccola…”
 
“Ma non possiamo saperlo,” sospirò Peter. “Non possiamo vedere chi sia.”
 
Lily si appoggiò con la schiena contro l’albero. Le diede un’idea, “Mi arrampico su questo,” sussurrò, dando colpetti al tronco e guardandolo pensierosa. James e Peter la guardarono come se fosse pazza. Non le interessava.
 
“Mi arrampico sull’albero,” continuò, a voce bassa, “e se riuscissi ad andare su dal ramo, sarò in grado si vedere lo studente catturato.”
 
“Sei pazza,” sussurrò James sorpreso.
 
Lily annuì. “È incurabile.”
 
“Mi arrampico io,” disse James.
 
“Sono più leggera di te. Tu romperesti i rami più piccoli,” fece presente Lily.
 
“Ci hai pensato troppo.”
 
“No, ma non importa,” mormorò Lily, “vado io. Solo… voi due giratevi quando incomincio ad arrampicarmi.”
 
“Perché?” chiese Peter.
 
“Perché sto indossando una gonna.” Rispose Lily.
 
“Mi sembra giusto,” acconsentì James. Lily si tolse il maglione che indossava sopra la camicia (‘fa caldo!’ sospirò) e se la legò intorno ai fianchi. Si fece una crocchia nei capelli che assicurò con la bacchetta del Mangia Morte. Poi si allentò la cravatta, si alzò le maniche della camicia e mise una mano nel buco del trono. Posò un piede senza scarpa su un punto particolare, l’altro poco più in alto e poi incominciò a tirarsi su.
 
Dopo essersi arrampicata riuscì ad arrivare ai rami e accavallò le gambe (con difficoltà) intorno ad un ramo. La sua gonna si era alzata e quando si girò per vedere se i Malandrini la stessero guardando fu sollevata nello scoprire che stavano controllando he nessuno si avvicinasse dalla parte opposta.
 
Era ora sicuro parlare per attirare l’attenzione dei due compagni. “Ragazzi!” sussurrò e loro alzarono lo sguardo, con curiosità. “Se qualcosa va… seguite la strategia di James…”
 
“Cioè?” sussurrò Peter.
 
“Non stavi ascoltando quella menata sulla strategia Harrighagen?”
 
Poi, sorridendo senza pudore a James, Lily si girò e cominciò a distendersi per vedere oltre l’albero. Una ragazza di circa sedici anni era sdraiata per terra. La sua faccia era pallida ma molto bella e i suoi capelli cadevano i lunghi riccioli color oro. Lily conosceva la ragazza come Redival Shelley, frequentante il sesto anno.
 
Spalancando la bocca, Lily guardò i Mangia Morte mettersi in cerchio intorno alla ragazza, ridendo ed esultando. Lei era cosciente e i suoi larghi occhi azzurri saettavano terrificati introno al cerchio di Mangia Morte, ma era senza dubbio sotto qualche incantesimo. Occasionalmente uno di loro si fermava per far scorrere una mano sulla sua guancia, mentre qualche altra volta un altro rideva rumorosamente e diceva, “Che bella piccola cosa? Chi va per primo?”
 
Lily si sentì male al solo pensiero ma non poteva fare niente da dove era.
 
Lentamente allentò la presa dal ramo e provò a tirarsi su. Ma proprio quando stava per scendere dal ramo, una sua mano scivolò, e così fece anche lei.
 
Riuscì a non urlare e fermò la caduta aggrappandosi ad un altro ramo. Ma aveva fatto muovere il ramo così violentemente che anche il Mangia Morte più sordo l’aveva sentito. Si girarono e guardarono direttamente il tronco dell’albero e Lily pregò che James e Peter avessero avuto i riflessi pronti di nascondersi prima di essere scoperti.
 
Lily riuscì a vedere uno dei Mangia Morte (si erano tutti zittiti) che puntava la bacchetta al tronco dell’albero e avvicinarsi con cautela. Era ora così vicino che se avesse guardato in alto, avrebbe visto una diciasettenne aggrappata ad un ramo indossando una gonna da scuola e un’espressione determinata.
 
Fortunatamente, non guardò su.
 
Sfortunatamente, alzò la bacchetta verso il tronco e disse sospettoso, “Labefacio Quercum!” L’intero albero venne scosso violentemente e la presa di Lily si stava allentando. Il Mangia Morte fece qualche passo indietro, guardando l’albero con una strana espressione in faccia.
 
Rimase in piedi, guardando e aspettando qualcosa ma Lily non riusciva a resistere a lungo.
 
Le sue dita divennero pesanti.
 
Lui rimase in piedi.
 
Le facevano male.
 
Lui rimase in piedi.
 
Stavano schiacciando il ramo.
 
Lui rimase in piedi.
 
Non riuscì più a resistere. Cadde.
 
Cadde per terra pochi passi di fronte al Mangia Morte, che saltò all’indietro scioccato. Tutti fissarono la diciassettenne che era caduta dall’albero e ora era sdraiata dolorante nel piazzale.
 
Lily alzò lo sguardo e vide il Mangia Morte che si stava avvicinando a lei con la bacchetta puntata al suo cuore. Gli altri lo stavano seguendo e per un momento, non ebbe idea di cosa fare.
 
‘Correte, James… correte idioti… andate via da qui…’ pensò Lily. Non era completamente sicura che sarebbero comunque rimasti, nonostante James fosse Grifondoro fino al midollo e sembrava davvero detestarla. E lei gli aveva detto di correre e comunque, per dire la verità James raramente la stava a sentire.
 
Lily aveva una chiara vista di Redival in mezzo allo spazio tra due Mangia Morte. Stava cercando di alzarsi, nonostante il dolore alle caviglie e ai polsi.
 
Lentamente, mentre i Mangia Morte si avvicinavano, silenziosi ma minacciosi, Lily cercò di muovere la sua mano verso la bacchetta, che stava ancora tenendo i capelli in una crocchia.
 
“Non ci pensare neanche,” esclamò l’uomo più vicino.
 
“Pensare a cosa?” chiese Lily con più fegato di quanto pensasse. Le sue mani ritornarono sulle ginocchia, comunque.
 
“Oh, che tenerezza,” disse il Mangia Morte in falsa gentilezza, “è arrivata ad aiutare la sua piccola amica.” Gli altri risero.
 
Il Mangia Morte che si era opposto alla cattura degli studenti era scomparso e Lily pensò che probabilmente aveva lasciato il piazzale prima della sua caduta. Era indifesa davanti ai Mangia Morte, poiché tutti loro avevano la bacchetta puntata verso di lei mentre lei non poteva avvicinarsi fisicamente né prendere la bacchetta.
 
Improvvisamente, Lily scoprì che non poteva muovere le caviglie o i polsi. Uno dei Mangia Morte li aveva legati con un incantesimo.
 
“Oh dannazione, proprio quello di cui avevo bisogno.” Non poteva liberarsi dai legami e non vedeva speranza per il futuro imminente. Ma poi, successe qualcosa che le fece perdere temporaneamente le sue parole.
 
Redival gridò fino a perdere il fiato e tutti i Mangia Morte si girarono per vedere cosa fosse successo. Lily fu la prima a notare il diversivo e fece l’unica cosa che le venne in mente. Se avesse pensato bene sulle sue azioni e su come era poco probabile che potessero funzionare, probabilmente avrebbe capito quanto strano fosse quel piazzale e questa storia sarebbe incredibilmente più corta. Ma in realtà, Lily Evans era molto intelligente o molto fortunata. Oppure entrambi.
 
Chiuse gli occhi e si concentrò.
 
Ci fu uno scoppio rumoroso e improvviso e Lily provò un sobbalzo familiare nello stomaco. Quando aprì gli occhi, però, la vista era strana. Era seduta (sempre legata) nella parte opposta del piazzale, con le schiene di Redival e dei Mangia Morte rivolti verso di lei, poiché si stavano tutti meravigliando del fatto che lei fosse scomparsa da quel punto.
 
“Ma che diavolo?”
 
“Là!” urlò un Mangia Morte, trovandola e puntando un dito arrabbiato nella direzione di Lily.
 
“Merda.” Chiuse gli occhi per smaterializzarsi da qualche altra parte.
 
Pop!
 
Aprì gli occhi e si trovò vicino a Redival, ancora più vicino ai Mangia Morte di prima.
 
Dicendo un’altra parolaccia, Lily cercò di smaterializzarsi da qualche altra parte… qualsiasi altra parte. Apparve poco dopo proprio dove era partita, ma per qualche ragione non riusciva a uscire dal piazzale.
 
I Mangia Morte stavano diventando terribilmente irritati e confusi.
 
“La stronza ha l’età adatta per smaterializzarsi?” gridò uno in tono arrabbiato.
 
“Beh, anche noi possiamo,” fece presente un altro.
 
“Prendetela e fatela fuori,” esclamò quello che sembrava guidare il gruppo.
 
Uno dei Mangia Morte vicino a Lily si girò e la vide. “Stupeficium!” gridò, puntando la bacchetta verso di lei. Si smaterializzò via giusto in tempo, ma si trovò vicino ad un altro.
 
“Non riesco a controllarlo,” mormorò a se stessa. L’unica cosa da fare era quella di continuare a smaterializzarsi per tenerli distratti. Ma stava diventando esausta e prima o poi l’avrebbero presa.
 
Un getto di luce rossa volò vicino a Lily e lei si smaterializzò proprio vicino al perimetro del piazzale. Stava puntando ad uno spazio tra gli alberi, ma Lily indugiò un po’ troppo, o così pensava. Improvvisamente, una sensazione calda la colpì e capì di essere stata colpita da un incantesimo.
 
Lily cadde in ginocchio. Stava aspettando di svenire, di vedere tutto nero, di fare qualcosa. Ma niente accadde. Si guardò le mani e scoprì una cosa scioccante – ma molto buona. I suoi polsi erano separati. Alzandosi, Lily vide che i suoi piedi non erano più legati. Guardò in alto.
 
I Mangia Morte erano temporaneamente distratti da un altro arrivo nel piazzale. James Potter.
 
Lily tolse la bacchetta dai capelli e la puntò a Redival. “Liberabam,” disse, e le corde invisibili della ragazza del sesto anno sparirono immediatamente. Redival si alzò e corse verso Lily per ricevere indicazioni. James e Peter (che erano anche loro appena arrivati) stavano provando il trucco della smaterializzazione usato da Lily. James, essendo James, lo faceva con più stile.
 
“No, no, no, non sono lì, idiota. Proprio qui! No! Qui! Aspetta, aspetta! Qui! Ooops! Mi hai quasi preso questa volta. Oh, aspetta. Non è vero!”
 
“Si farà uccidere,” sospirò Lily rivolta verso Redival.
 
“Beh, non farai niente?” chiese Redival.
 
“Sì, ma tu no,” disse Lily, suonando molto professionale, “corri nella foresta e arrampicati in un albero. Nasconditi solo, va bene?”
 
“C-c-cosa? Perché?”
 
“Perché non hai una bacchetta e non puoi smaterializzarti,” disse Lily, probabilmente un po’ troppo duramente, “scusa, ma è la verità, e nessuno sarà contento se ti fai uccidere.”
 
“Stai attenta!” strillò Redival improvvisamente e Lily scansò un incantesimo che la stava quasi per colpire nella spalla.
 
“Vai!” gridò, spingendo Redival nella foresta. La ragazza del sesto anno avanzò reclutante nel buio, poiché nonostante potesse avere un po’ di coraggio Grifondoro in se stessa, aveva anche del buon senso. Lily puntò la bacchetta verso un Mangia Morte che stava avanzando verso Peter. “Receda!” disse con forza e anche se l’uomo cadde indietro, l’incantesimo non aveva la stessa forza che avrebbe avuto se Lily lo avesse con la propria bacchetta.
 
“No, no, no! Non sono là! Hey, grande scemo! Qui! No qui! Bello, bello, ma non abbastanza bello. Oh! Troppo lento, direi! Oh ci sei andato vicini ma… nah! Proprio qui! Aspetta! Qui!” James stava ancora tormentando i Mangia morte mentre si appartava da un angolo all’altro, ma il suo compagno Malandrino stava avendo più difficoltà. Lily cercò di proteggere Peter al meglio, ma stava avendo delle difficoltà, poiché il Mangia Morte si ricordò improvvisamente di lei ed era di nuovo un bersaglio.
 
“James! Smettila di fare il furbo!” richiamò James, che si era appena smaterializzato poco vicino.
 
“Non sto… oops! Mi hai quasi preso! Aspetta! Proprio qui!”
 
“Stupeficium!” gridò Lily al Mangia Morte vicino a James. Lo mancò, ma almeno il Mangia Morte si era spostato per evitare di beccare l’incantesimo. “Potter! DAI!”
 
James si materializzò proprio vicino a lei (Lily sobbalzò sorpresa). “Dov’è Peter?” chiese.
 
“Cazzo! Là” fece segno Lily. Era svenuto per terra dalla parte opposta del piazzale.
 
“Merda,” disse James, “er… accio Peter!”
 
Il corpo incosciente di Peter rotolò in avanti leggermente, ma non arrivò a James come lui aveva sperato.
 
“Carino,” disse Lily sarcasticamente.
 
“È difficile attirare corpi! Oops… pellete!” Un Mangia Morte che si stava avvicinando si scansò per evitare di essere colpito dall’incantesimo di James. “Smaterializzati dall’altra parte,” mormorò James a Lily, dato che ogni volta che scomparivano e ricomparivano in un altro posto mandano ancora in più confusione la situazione.
 
Lily lo fece. Il posto seguente in cui si trovò era la parte opposta del piazzale, proprio vicino ad un Peter incosciente. James Potter apparì vicino a lei un secondo dopo e, come se avessero pianificato l’intera cosa, (cosa che non avevano fatto), Lily si accucciò in terra, prese Peter per i suoi in qualche modo larghi fianchi e lo spostò verso James, che stava duellando contro un Mangia Morte.
 
“Vai via!” gridò James, e Lily non era sicura se lo stesse dicendo a lei o al Mangia Morte. Trascinò Peter intorno al perimetro del piazzale, lanciando incantesimi contro i Mangia Morte, ma mancandoli per la maggior parte. Infine riuscì a portare Peter e se stessa dalla parte opposta a dove era colpita e senza neanche controllare se James la stesse seguendo, incominciò a correre, tenendo ancora Peter, più forte possibile nella foresta.
 
All’inizio fece fatica, poi si sentì veramente sicura di mettere a terra Peter per un momento e dire, “Enerverate!” Per la seconda volta in quella sera, gli occhi di Peter sbatterono e si aprirono.
 
“Che…?” cominciò Peter.
 
“Non importa, vieni solo con me,” lo interruppe Lily. Aiutò Peter ad alzarsi in piedi e lo spinse in mezzo al buio degli alberi. I suoi piedi cominciarono a farle di nuovo male, o magari le facevano male anche prima ma nel caos se n’era scordata.
 
Infine si fermarono, quando la foresta era silenziosa e Lily era sicura che lei e Peter non erano seguiti. Ma si riposarono solo un minuto, poiché non appena sentirono il rumore di foglie schiacciate da dei passi proveniente dalla direzione in cui erano corsi. In allerta, Lily si alzò da terra e alzò la sua bacchetta
 
Rimase silenziosa per un momento, fino a quando vide una figura muoversi nell’oscurità. Lily si sforzò di capire se fosse James o un Mangia Morte. Dieci secondi agonizzanti passarono mentre la Capo Scuola stava decidendo cosa fare. Era quasi determinata di schiantare la persona, chiunque essa sia, quando la sentì parlare.
 
“Se stai pensando di schiantarmi, Red, mi assicurerò che tu abbia come minimo un mese di punizione,” disse la voce di James Potter. Un momento dopo, la faccia di James Potter divenne visibile e per la prima volta dopo un po’ di minuti, Lily respirò di sollievo. Non era mai stata così sollevata di sentire James parlare. Neanche lontanamente.
 
James si avvicinò, controllando immediatamente se i due stessero bene. Dopo aver capito che stavano tutti bene, suggerì di continuare a muoversi.
 
“Siamo sempre dispersi,” fece presente Lily, sospirando e sedendosi per terra. “E non abbiamo idea di dove sia Redival.”
 
“L’avete persa di vista?” chiese James.
 
“Le ho detto di andarsene,” esclamò Lily, “è una del sesto anno e non si può smaterializzare e non aveva la bacchetta. Non volevo che causasse problemi quindi le ho detto di correre e di nascondersi su un albero.”
 
“Pensi davvero che Redival Shelley sappia arrampicarsi su un albero?” chiese James, alzando una sopracciglia.
 
“Beh… perché no? Io posso. Eden può. Lexi può.”
 
“Non tutte le ragazze erano dei maschiacci quando avevano undici anni,” puntualizzò James.
 
“Lexi non era un maschiaccio,” mormorò Lily, ma James non la sentì.
 
“Ma non possiamo farci niente,” continuò, “se siamo fortunati, la troveremo; altrimenti dovremo solo andarcene di qui al più presto e dire a Silente di mandare delle persone in ricerca.”
 
Un rumore da qualche parte nella foresta fece sobbalzare tutti. Lily scrollò via la sua energia negativa e disse, “dovremmo andare via in qualsiasi modo.”
 
Nessuno disse niente, e cominciarono a camminare nella direzione scelta precedentemente. Pochi istanti dopo un altro rumore prese tutti in contropiede. Un urlo. La mente di tutti si collegò immediatamente a Redival e camminarono più velocemente.
 
Lily aveva illuminato la sua bacchetta e la stava tenendo in avanti per illuminare la strada. L’urlo si sentì nuovamente.
 
Gli occhi di James si allargarono consapevoli e fece uno scatto in avanti, lasciando Peter e Lily confusi. Corsero in avanti anche loro e raggiunsero James proprio in tempo per vedere qualcosa cadergli tra le braccia. Quel qualcosa era Redival.
 
Se Lily fosse stata in uno di quei film che guardava quando era piccola, non sarebbe potuto essere più perfetto – per James e Redival, comunque. Erano Clark Gable e Claudette Colbert. Robert Montgomery e Carole Lombard. Gary Cooper e Barbara Stanwyck.
 
Gli occhi blu di Redival fissarono in sorpresa gli occhi color nocciola di James. Lily non riuscì a resistere roteò i suoi occhi verdi. Mise le mani nei fianchi, in una posizione che era in qualche modo la sua posizione solita.
 
“Quando voi due avete finito,” mormorò irritata.
 
“Oh… er…” James lasciò uscire dalle sue braccia Redival, posandola per terra. Fece passare una mano tra i suoi stranamente perfetti capelli biondi e mormorò un “grazie” ai tre, indugiando leggermente verso James.
 
“Sei caduta, suppongo,” sentenziò Peter.
 
“Mhm.”
 
“Dovremmo andare avanti,” disse Lily.
 
James scrollò via la sua espressione in qualche modo disorientata e Redival, nonostante fosse arrossita, cominciò a camminare nella foresta. Lily borbottò qualcosa su delle ragazze incompetenti che sapevano arrampicarsi su un albero e la seguì. James e Peter fecero lo stesso, l’ultimo ridendo e il primo sembrava irritato.
 
“Quindi…” disse Redival calma, dopo un po’ di passi nel buio, “dove andiamo?”
 
“Da questa parte,” disse Lily, puntando avanti.
 
“Quindi è questa la giusta direzione?” chiese Redival.
 
“Forse,” dissero James e Lily insieme.
 
“Forse?”
 
“Beh, potrebbe essere,” scrollò le spalle James.
 
“Potrebbe essere?”
 
“Beh,” disse Lily, “se non è da questa parte, allora potrebbe essere l’altra…” indicò la direzione opposta, “o quella,” indicò un’altra direzione, “o quell’altra,” puntò da un’altra parte, “o…”
 
“In altre parole…” la interruppe Redival.
 
“Ci siamo persi,” sentenziarono i Capo Scuola.
 
“Persi?”
 
“Sai,” sospirò Lily, “nel posto sbagliato. Non presenti. Senza idea della retta via. Manca…”
 
“So cosa vuol dire ‘persi’,” disse Redival gentilmente, “ma non sapevo che lo fossimo.”
 
“Beh, lo siamo,” disse Lily con nonchalance.
 
Peter e James si scambiarono sguardi confusi, ma seguirono la Capo Scuola mentre andava sempre più avanti. Nessuno parlò per un po’, semplicemente perché non c’era molto da dire. Fu Peter che ruppe il silenzio tra i quattro e lo fece lamentandosi.
 
“Che peccato,” grugnì tristemente, mentre camminava dietro gli altri tre.
 
“Di cosa ti preoccupi, Wormtail?” chiese James, “del fatto che probabilmente non ci sarà un banchetto di inizio anno? Non piangere.”
 
“No,” disse Peter calmo, “pensavo che fosse un peccato non sapere dove sia il nord…”
 
James e Lily smisero di camminare e si girarono verso Peter. Redival continuò a camminare per un momento, fino a quando non si accorse che gli altri si erano fermati.
 
“Cosa te lo fa dire?” chiese Lily con gli occhi ben aperti.
 
“Um… beh…” cominciò Peter ed era in qualche modo nervoso, ora che James e Lily lo guardavano in modo serio, “È solo che… la foresta è a sud del castello, quindi se sapessimo dove sia il nord, potremmo… che? Che c’è?”
 
James e Lily stavano fissando Peter. In un movimento, i due avevano estratto la bacchetta e l’avevano posizionata nel palmo della loro mano. Dissero in voci tremanti: “Puntami!” Per un momento, le bacchette girarono nei loro palmi prima di trovare la giusta posizione.
 
Lily non aveva notato che James aveva fatto la stessa identica cosa e fu sorpresa nel sentirlo esclamare: “da quella parte,” nello stesso momento in cui lo fece lei, puntando (come lei) nella direzione che indicavano le loro bacchette.
 
Senza farsi domande, Redival e Peter li seguirono, mentre i Capo Scuola corsero nella direzione puntata. Avevano fatto uno scatto, ma dopo un po’ si erano limitati a correre leggermente e – sotto richiesta di Peter – incominciarono a rallentare rimanendo a camminare velocemente. Camminarono. E camminarono. E camminarono. Per venti minuti.
 
Ma non camminavano in silenzio.
 
“Come sapete la strada giusta?” chiese Peter curiosamente.
 
“È un semplice incantesimo,” rispose James, “ma perché non hai detto prima che il castello è a nord della foresta? E come diavolo fai a saperlo?”
 
Peter arrossì orgoglioso. “Ricordi quella cosa che è successa lo scorso ottobre? Con er… i serpenti?”
 
“Oh! Giusto… heh… l’avevo rimosso.”
 
“Beato te,” borbottò Peter, “io ero rimasto in infermeria per due settimane.”
 
“Sei stato sfortunato, amico,” gli diede ragione James, “ma avevi visto il più grande? Meno male che non ci hanno visti o sarebbe stato un problema. Anche con Sirius e le sue… er… distrazioni”
 
Lily e Redival si scambiarono delle occhiate divertite e confuse, ma mentre la prima continuava ad essere disinteressata a proposito della conversazione, la seconda rimaneva attenta. Lily roteò gli occhi (di nuovo).
 
“Ma perché non l’hai menzionato prima?” chiese Redival mantenendo il passo. Aveva ora la stessa velocità di James, solo che era leggermente avanti a Lily e molto lontana da Peter.
 
“Non so,” mormorò Peter arrossendo, “non pensavo potesse essere utile.”
 
“Beh, devo congratularmi con voi due,” aggiunse Redival, “non avrei pensato a quell’incantesimo, sapete.” Guardò James.
 
Redival Shelley non faceva parte di quel club che era chiamato “Il Fan Club di James” ma non c’era dubbio sul fatto che lei avesse una cotta per lui. Però comunque, metà popolazione femminile di Hogwarts aveva una cotta per lui o Sirius. Eccetto Lily, ovviamente.
 
Presto fu Lily ad essere in testa alla fila. James e Redival chiacchieravano (anche se era Redival che parlava per la maggior parte del tempo) proprio dietro a Lily e Peter arrancava ancora.
 
“Quindi…” disse Peter dopo un po’, non potendo sopportare molto altro, “dove pensate che sia la fine della foresta?”
 
“Da quella parte,” dissero in coro James e Lily, puntando in avanti.
 
“Va bene,” disse Peter irritato, “ma tra quanto pensate che sia la fine della foresta?”
 
“Presto,” disse James.
 
“Non preoccuparti, ci siamo quasi,” disse Lily, cercando di essere l’ottimista. Era molto strano, in realtà. Lily era molte cose – attiva, carina, intelligente, coraggiosa, in qualche modo pazza, una rossa… ma non era ottimista.
 
“Ugh, mi fa male il piede,” si lamentò Redival, il cui buonumore per essere in compagnia di James Potter era evaporato leggermente.
 
Lily non riuscì a non tirare a Redival un’occhiataccia (‘Tu non ne hai idea’ pensò), ma la ragazza del sesto anno non lo comprese.
 
“Pensate che…?” Redival stava giusto incominciando a dire, quando James alzò improvvisamente la sua mano e richiamò io silenzio. “Shhh,” sussurrò. Tutti si zittirono.
 
“Cosa?” sussurrò Lily e tornò indietro per essere nello stesso punto degli altri.
 
“Quello,” mormorò James, puntando nella direzione in cui stavano tutti camminando.
 
Gli occhi di Lily, come quelli degli altri due, seguirono il dito di James e videro, in mezzo agli alberi, una piccola luce. Una sensazione di speranza si insinuò nella Capo Scuola e senza guardare gli altri, incominciò a correre lentamente in avanti.
 
James la seguì e con poca voglia fecero lo stesso Redival e Peter. Non ci misero tanto per arrivare in un punto dove potevano nascondersi dietro un albero e controllare dove fossero.
 
“Siamo nel posto giusto?” chiese Redival, sussurrano senza un motivo valido.
 
Lily pensò che la risposta fosse ovvia. Proprio davanti a loro c’era una capanna di legno, che era associata, da ogni studente al di sopra del secondo anno, ad Hagrid, il guardacaccia. Nessuno ripose alla domanda di Redival, poiché si rispondeva da sola.
 
Lentamente e con attenzione, James sorpassò Lily e uscì dal loro nascondiglio in mezzo agli alberi. Si avvicinò ma continuò a coprirsi dietro la baracca. Ciò che vide lo confuse.
 
Il lago vicino alla baracca era calmo. Non c’erano più barche che andavano da una riva all’altra, ma i resti di alcune galleggiavano ancora nella superficie. Nella banchina opposta, James poté vedere solamente la lontana figura di altri Mangia Morte. Non erano da soli, comunque. Uno scambio di incantesimi e maledizioni andavano dalla piattaforma della stazione e si opponevano ad altri (‘quelli dei professori?’ si chiese James). La strada per il castello era anch’essa molto popolata, ma da quello che poteva vedere James, quello che correvano verso il castello erano studenti.
 
Sfortunatamente, ci sarebbero state delle difficoltà nell’entrare nel castello per il gruppo nella foresta. James pensò attentamente alle varie opzioni prima di segnalare agli altri di raggiungerlo dietro la capanna di Hagrid. Una volta che erano tutti accucciati dietro la capanna, Lily – che era la più vicina a lui – disse con un pizzico di sarcasmo, “Quindi… hai qualche idea brillante?”
 
“Vorrei ricordarti che sei stata tu Lily Evans – Regina dell’Universo, che ci ha trascinati nella foresta…”
 
“E io vorrei ricordare a te, James-Il-Mio-Ego-È-Più-Grande-Dell’Australia-Potter, che prima di tutto, sei stato tu che ci hai condotto noi poveretti nella banchina sbagliata e per secondo, se non fossimo andati nella foresta, allora… sarebbero potute succedere… cose veramente brutte… alla nostra cara Redival.” Lily mise un braccio intorno alla schiena di Redival come se fossero improvvisamente migliori amiche. Diede un’occhiata di scherno a James.
 
“Quando voi due avete finito,” sospirò Peter, roteando gli occhi.
 
“Per come la vedo io,” disse James (Lily tossicchiò), “abbiamo tre opzioni per arrivare al castello. O nuotiamo nel lago…”
 
“Ne dubito,” dissero Redival e Lily insieme. Ora fu James quello che roteò gli occhi.
 
“Che?” si difese Lily, “mi sto cominciando ad asciugare solo ora… e penso di aver già utilizzato tutta la mia energia per nuotare prima.”
 
“Concordo,” disse Peter, che stava ancora respirando a fatica.
 
“Beh, allora potremmo attraversare la foresta,” continuò James ragionevolmente.
 
“No,” dissero in coro gli latri tre, con sguardi di fuoco.
 
“Se, neanche io ne avrei voglia,” acconsentì James mentre passava una mano tra i suoi capelli dal nervoso.
 
“Beh, l’unica cosa che potremmo fare è andare intorno al lago e tagliare la strada che fanno di solito le carrozze…” propose Lily pensierosa.
 
“Sì, lo so. Lo avrei detto dopo,” mugugnò James.
 
“Beh, non lo stavi dicendo,” rispose Lily.
 
“Beh, stavo per farlo,” esclamò James.
 
“Ma che differenza fa?” domandò Lily.
 
“Nessuna, a parte che tu stai facendo la so-tutto-io,” mormorò James.
 
“NON sto facendo la so-tutto-io. Stava puntualizzando una cosa dannatamente ovvia… e chi è morto e ti ha fatto Ministro della Magia, comunque?”
 
“Chi è morta e ti ha fatto Regina dell’Universo?”
 
“Presumibilmente l’ultima regina. E tu puoi pure chiamarmi ‘Sua Altezza Reale’.”
 
“Costringimi a farlo.”
 
“Ti farò tagliare la testa.
 
“So-tutto-io.”
 
“Finiscila.”
 
“Tu sei una so-tutto-io, però.”
 
“Non è vero.”
 
“Sì che è vero.”
 
“Non è vero.”
 
“Sì che è vero.”
 
“Non è vero!”
 
“Sì…”
 
“RAGAZZI!”
 
Era stato Peter, e sia lui che Redival sembravano irritati. “È molto maturo, ragazzi,” disse Redival, lanciando occhiatacce ai due Capo Scuola.
 
James e Lily, che si erano avvicinati nella litigata ed ora erano a pochi centimetri di distanza, si allontanarono immediatamente. Lily si morse il labbro e guardò via.
 
“Um… comunque,” disse James, schiarendosi la gola. “Cosa facciamo?” Improvvisamente James si alzò e si avvicinò alla porta della capanna. Lily, Redival e Peter colsero al volo cosa voleva fare, e si chiesero ‘dovremmo farlo?’; James scrollò le spalle.
 
Si avvicinò alla maniglia e aprì la porta. Gli altri tre lo seguirono lentamente e entrarono nell’uscio della capanna di Rubeus Hagrid. James ci era stato già diverse volte, Lily e Peter solo una, mentre per Redival era la prima volta.
 
“Tremendamente piccola,” sussur4ò, mentre passavano dall’uscio alla stanza principale che includeva la cucina, la sala e la camera: tutto in uno.
 
Lily diede alla ragazza del sesto anno un’occhiata irritata. “Non è vero,” disse; “ha una grandezza perfetta.”
 
Dopo un po’ James disse determinato: “qualcuno dovrebbe avvisare gli insegnanti che ci sono dei Mangia Morte nella foresta… il prima possibile,”
 
“Gli insegnanti sembrano un attimo preoccupati,” rimarcò Lily mentre osservava la scena dalla finestra.
 
“Dovremmo andare al castello, magari usando anche il lago,” disse Redival.
 
“Chi l’avrebbe mai detto? Tre delle persone più saccenti di Hogwarts hanno idee diverse su cosa fare,” filosofò Lily. James sorrise. Redival sembrò indignata.
 
“Non sono saccente,” disse semplicemente.
 
Lily sorrise guardando fuori dalla finestra, ma non disse niente.
 
“Non abbiamo sentito ancora cosa suggerisce la Regina dell’Universo,” disse James dopo averla guardata attentamente per un momento. “Per cosa voti, Red?” Lily roteò gli occhi per la milionesima volta quella sera.
 
“Non chiamarmi ‘Red’, e penso che dovremmo andare verso la via della stazione…”
 
“’satto,” disse una voce, che non era quella di James, di Redival o di Peter.
 
Tutti sussultarono vedendo la figura massiccia di Rubeus Hagrid, che era entrato in casa sua sembrando più selvaggio che mai. Aveva una striscia di sangue nella guancia, i suoi capelli erano più scompigliati del solito e la sua faccia era sudata – almeno la parte che era visibile da dietro tutti quei capelli altrettanto sudati.
 
“Ciao, Hagrid,” disse James, in tono più casuale possibile. “Potemmo spiegarti perché siamo qui e tutto quanto… ma rimarremmo qui fini al prossimo martedì.”
 
“Ciao James,” disse Hagrid, sembrando un poco confuso, “Lily, Peter e… non sicuro di saper tuo nome, Signorina…”
 
“Redival Shelley,” disse Redival automaticamente, mente i suoi occhi tradivano il fatto che fosse un po’ intimidita dal guardiacaccia.
 
“Piace di conoscere tu,” disse Hagrid educatamente, poi chiese, come se fosse la cosa più naturale del mondo; “ora che fate in casa mia?”
 
“Sirius ha salvato Lily (purtroppo), la nostra barca si è rotta, siamo quasi affogati, ci siamo persi nella foresta, abbiamo salvato qual è più il suo nome… Redival, abbiamo capito il nord e il sud e siamo arrivati in casa tua.” Quando James disse tutto ciò, lo fece molto velocemente e Hagrid sembrò ancora più confuso.
 
“Per quanto pensate di rimaner in casa mia… a scompigliare le mie cose?” chiese Hagrid, ma non sembrava arrabbiato. Guardò Peter, che era seduto sul suo letto. Il Malandrino si alzò velocemente e arrossì, ma il guardiacaccia sorrise leggermente.
 
“Solo fino a quando un gentile guardiacaccia molto alto ci aiuta ad andare nel castello senza rimanere uccisi,” disse James prontamente.
 
“Maccerto,” acconsentì Hagrid, con gli occhi che si illuminavano divertiti. “Andiamo.” Prese una balestra dal mobiletto vicino alla posta e i quattro studenti – senza farselo dire due volte – lo seguirono fuori.
 
“Cosa facciamo se ci separassimo?” sussurrò Redival a James. Lily era sicura di aver visto il Capo Scuola mandarle un sorriso furbo prima di rispondere. “Seguiamo la strategia Harrighagen.”
 
Redival guardò James come se avesse perso la testa e i quattro uscirono fuori dalla capanna, con il guardiacaccia come protezione.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
*Wormtail = Codaliscia.
** Prongs = Ramoso (orrendo in italiano, secondo me).
***Red = non ho tradotto questa parola perché mi serve così per una cosa che accadrà – molto - più avanti. Abbiate pazienza e poi capirete. Significa comunque Rossa (di capelli).
 
• nota di Jewels5: La geografia di Hogwarts è molto vicina a quella dei primi due film di HP, ma ho preso delle libertà di qua e di là. Ho pensato che la foresta sia a sud della scuola. Ovviamente, non sono esattamente sicura di come funzioni (nei libri e nei film) ma comunque…
 
• angolo della traduttrice: Scusate per il ritardo IMBARAZZANTE, ma sono stata davvero occupatissima e ho avuto troppe cose /purtroppo/ da fare. Il capitolo, poi, non finiva MAI, è stato davvero lunghissimo. Comunque cosa ne pensate della storia? Personaggi preferiti? Odiati? Io non sopporto Redival, comunque. Fatemi sapere le vostre opinioni! Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) per informazioni o per fare semplicemente una chiaccherata.
 
Nel prossimo capitolo: i ragazzi arrivano al Castello (sani e salvi? Mhm) e Silente manda due Capo Scuola nel suo ufficio per spiegazioni. Lily e James litigano, litigano e litigano ancora. Ma Lexi, Eden, Sirius e Remus torneranno a scuola o saranno in grave pericolo?
 
A presto,
Silvia.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Reflective, Protective ***


Capitolo 5: Reflective, Protective
 
Nello scorso capitolo: James, Lily e Peter si sono persi nella foresta e piombano in un piazzale interessante, dove è possibile smaterializzarsi. Sfortunatamente, i Mangia Morte sono i responsabili di questa stranezza e un paio di ribelli ha catturato una ragazza del sesto anno, Redival Shelley. James, Lily e Peter riescono a salvare Redival e attraverso alcune parti accidentalmente geniali di Peter, fuggono dalla foresta. Osservando i professori combattere contro i Mangia Morte, i quattro si fermano dentro la capanna di Hagrid, fino a quando il proprietario arriva e gli da l’opportunità di andare al castello. Riprendiamo da qui. (Capitolo lungo, riassunto lungo.)
 
 
“Accio scarpe!”
Un paio di scarpe scolastiche nere con un tacchetto di tre centimetri volarono nelle mani pallide di Lily, appena prima che lei si nascose dietro Rubeus Hagrid nuovamente. James roteò gli occhi.
 
“Stai pensando alle scarpe in un momento come questo?” chiese a voce alta mentre Hagrid continuava a dirigerli in avanti.
 
“È sempre il momento ideale per pensare alle scarpe,” rispose Lily freddamente. Con difficoltà, indossò una scarpa nel piede (cosa che le fece fare una smorfia dal dolore) mentre Hagrid li spinse in avanti e un getto di luce rossa gli sfiorò l’orecchio. Era un fatto rischioso – sopravvivere al viaggio verso il castello. Al momento, erano nella parte difficile.
 
La Professoressa McGranitt non era l’unica insegnante lì ora, assieme all’Auror donna che era arrivata con Korcesh prima. Altri sei, che Lily associò a lavoratori del Ministero, duellavano contro i Mangia Morte. Oltre alla Professoressa McGranitt, anche il Professore Flitwick (Incantesimi), il Professor Avelar (Rune Antiche), Prof Kelltleburn (Cura delle Creature Magiche), Prof Grossman (Erbologia), stavano combattendo.
 
“Veloci!” gridò Hagrid, spingendo rapidamente James, Lily, Redival e Peter in avanti, per evitare che venissero colpiti. Ma fu troppo tardi per Peter. Fu colpito nella spalla da un getto di luce blu.
 
I riflessi da Quidditch di James si svegliarono immediatamente. Prese al volo Peter prima che cadesse per terra, ma il Malandrino era svenuto. James grugnì. “Dai, Pete,” mormorò, tentando di trascinare il suo amico. Hagrid, saltando di fronte ad un incantesimo di stordimento, si girò verso gli studenti e diede un comando che era molto semplice eppure molto complicato da fare, allo stesso momento.
 
“Correte!”
 
Lily, prontamente, puntò la bacchetta del Mangia Morte verso Peter e disse: “Renerverate!”
 
Questa volta, però, ebbe poco successo. “Renerverate! Renerverate! Cazzo… renerverate!”
 
“Leggendo tra le righe, direi che non sta funzionando,” esclamò James, mentre faticavano per andare verso il castello. Hagrid era nella piattaforma sotto ora, quindi gli studenti erano da soli.
 
Redival, essendo la più vicina alla collina, si girò per aiutare James a tirare su lo svenuto Peter. James lasciò Peter momentaneamente con Redival e si girò per aiutare Lily, poiché stava avendo delle difficoltà con le sue scarpe. Ma l’occhiataccia che lei gli tirò gli fece cambiare velocemente idea. Dopo che Lily si fu alzata, i tre si mossero il più velocemente possibile – James trascinando Peter – verso il castello. C’era solo un leggero sgocciolio di studenti che correvano verso le porte di Hogwarts, il quale fece assumere a Lily (o piuttosto, sperare) che la maggior parte fosse dentro.
 
Davanti alle porte giganti di quercia che erano nella Sala D’Ingresso, c’erano tre figure che invitavano gli studenti ad entrare e lanciavano occhiate esauste verso la via per la Stazione di Hogsmeade. Uno era Argus Gazza, il custode di Hogwarts, un altro era il Professore Horace Lumacorno – il professore di Pozioni – (il quale diede a Lily una specie di smorfia-sorriso), e il terzo era un uomo completamente non famigliare, alto, magro, di circa trentacinque anni.
 
“Sbrigatevi,” disse lo straniero a Lily, Redival e James.
 
James puntò i suoi occhi irritati verso lo straniero (‘non è lui quello che sta trascinando Peter Pettigrew in giro’), ma spinse il suo amico svenuto con più vigore.
 
Attraversarono le porte ed entrarono nell’enorme Sala d’Ingresso, ma Lily esito un momento. Diede un’occhiata dietro la sua spalla, osservando lontano. I professori stavano duellando nella piattaforma, che ora sembrava molto distante; una figura incappucciata che Lily non riconobbe stava facendo lievitare con la magia uno studente svenuto fuori dal lago; la foresta, che sembrava ancora più lontana, appariva calma e indisturbata. Che serata.
 
“Veloce, Lily,” le fece presente il professore di Pozioni, con un’espressione di leggera paura negli occhi; lei era più che sicura che fosse più una smorfia di dolore. Entrò nella Sala d’Ingresso.
 
Lily non aveva mai visto la Sala così. Era buia. Nessuna delle torce appese ai muri erano accese. Non vi erano tanti studenti. Circa trenta studenti erano in angolo, ma la loro statura e le loro espressioni sembravano suggerire che fossero del primo anno. James e Redival avevano aspettato curiosamente la Capo Scuola, pochi passi più avanti.
 
“Salite nelle vostre Sale Comuni al più presto possibile,” Gazza, il guardiano, stava dicendo agli studenti che passavano. “Le parole chiave sono le stesse della fine dell’anno scorso.”
 
Lo straniero guardò James per un momento. “Portalo in Infermeria,” disse indicando Peter. James grugnì mentalmente al pensiero, ma portò Peter (tenendolo per i fianchi) verso la fine dell’enorme sala, seguito da una Rediva irrequieta e da una Lily derisoria.
 
Alzò la bacchetta che le aveva dato James e la mosse: improvvisamente Peter diventò rigido. Dopo un momento, scappò via dalle braccia di un sorpreso James e cominciò a volteggiare (sempre inerte) ad un po’ di metri dal pavimento. James le lanciò un’occhiataccia.
 
“Lo stavo per fare,” mormorò.
 
“Certo che sì.”
 
“Non iniziate di nuovo,” esclamò Redival. “O almeno portateci in Infermeria prima di iniziare.”
 
“Cosa hai?” chiese Lily mentre si affrettavano verso la larga scalinata in marmo che portava (tra le altre parti) all’Infermeria.
 
“Sto per avere un mal di testa…” rispose Redival, sospirando.
 
Andare su per le scale, attraversare il corridoio del secondo piano, girare nell’ala sinistra… arrivare nell’Infermeria di Hogwarts era così impresso nella memoria di Lily che non aveva bisogno di pensare a dove andare mentre camminavano velocemente. Ed era una fortuna, poiché aveva molte altre cose a cui pensare.
 
I pensieri della Capo Scuola erano come una nebbia.
 
Giù nella piattaforma, Silente non si era visto. Perché il Preside non c’era stato? Dov’era? Non era da lui nascondersi nel suo ufficio…
 
“Eccoci qui,” disse James, che stava ora lievitando Peter e spinse la testa non cosciente del ragazzo verso il basso, così che non colpisse lo stipite della porta sopra. Ma Peter apparentemente non era l’unico ad aver bisogno di cure mediche. L’Infermeria era in uno stato di caos.
 
“No, no, no, Thompson! Gli farai venire la varicella se gli dai quella pozione! Quella nella bottiglia verde! Per favore non quella blu! Verde!”
 
Madama Chips era la strega che si occupava di tutte le cose magiche ad Hogwarts. In quel momento era occupata, per dire poco. Si muoveva avanti e indietro lungo la stanza, gridando indicazioni ad alcuni studenti più grandi che si erano apparentemente dichiarati volontari di aiutarla con i feriti. Fece una pausa momentanea quando vide i Capo Scuola entrare con Redival e lo svenuto Peter.
 
“Un altro,” sospirò, “mettetelo in un letto libero… e se non ce ne sono mettetelo per terra.” Detto ciò, si avvicinò ad uno studente che stava tremando incontrollabilmente nell’angolo. James lievitò Peter verso il letto libero più vicino e le altre due rimasero in piedi in imbarazzo per un momento. Madama Chips ritornò presentemente.
 
“Siete feriti?” chiese velocemente quando James ritornò e si mise vicino a Redival.
 
“No,” risposero in unisono. James guardò Lily, le sopracciglia ben alzate.
 
“E il tuo piede?”
 
Lily non si sognava neanche di menzionare quei due tagli nel piede e scosse la testa rapidamente. “Sto bene” disse,
 
“Non stai bene,” la corresse James, sorpreso; “i tuoi piedi sono un disastro!”
 
“Sto bene,” Lily ripeté stringendo i denti.
 
“Non stai per niente bene.”
 
“Sì che sto bene.”
 
“Non è vero!”
 
“Penso che lo saprei se non stessi bene.”
 
“Oh, certo.”
 
“Sto bene! E se dici un’altra parola ti lancio una maledizione fino al 1991!”
 
Madama Chips diede loro delle occhiate preoccupate. “Se state bene, andate via. Non ho bisogno di… Thompson! Non farlo! Stai cercando di ucciderlo?” Corse via, e James, Redival e Lily si girarono e lasciarono la stanza.
 
“Quindi… cosa hai al piede?” chiese Redival a Lily.
 
Lily roteò gli occhi. “Niente.”
 
“È anti-scarpe,” mormorò James.
 
“Oh, taci.”
 
I tre fecero il percorso che li conduceva verso la Sala Comune Grifondoro. Lily si stava mezzo chiedendo se dovessero andare nell’ufficio di Silente per vedere se lui fosse lì. Sentiva che fosse una cosa importantissima che lui fosse informato sui Mangia Morte nella foresta e sui dettagli dei loro discorsi; ma era in qualche modo in apprensione a tirare fuori tutto ciò, perciò rimase in silenzio.
 
Presto, comunque, la sua apprensione svanì mentre una figura alta arrivò correndo giù per le scale.
 
“Professore!” lo richiamò Lily. Albus Silente stava andando velocemente e si avvicinava sempre di più ai tre studenti esausti.
 
Sembrava diverso, quasi… più vecchio. Era il più alto e magro possibile, vestito di viola, con i suoi capelli e la sua barba argento che gli ricadevano sopra i fianchi. Ma la sua faccia sembrava più tesa e i suoi occhi avevano perso il loro luccichio costante.
 
“Professore,” disse James improvvisamente e in modo urgente, ed era la prima volta che parlò dopo l’Infermeria; “dobbiamo parlarle!”
 
“È urgente?” chiese Silente.
 
“È su i Mangia Morte,” disse James velocemente. Silente, che si era già fermato, guardò intensamente il Mangia Morte. “Sono anche nella foresta. Hanno trovato un modo per smaterializzarsi. Di penetrare l’incantesimo…”
 
Silente fece due passi indietro ed ora era solo uno scalino al di sopra degli studenti. “Avete cinque minuti,” disse in un tono molto famigliare.
 
James fece un respiro profondo e cominciò a raccontare. Lily intervenne di qua e di là, ma evitarono di litigare (sembrava maleducato farlo davanti al Preside, dopo tutto) sufficientemente. Il sopracciglio bianco di Silente si alzò leggermente quando James infine respirò e si fermò. Lily si trattenne dall’enfatizzare il fatto che cadere dall’albero non era affatto colpa sua e rimase in silenzio, guardando attentamente il Preside.
 
Gli occhi blu di Silente non si staccarono mai da quelli nocciola di James, anche mentre parlava con un'altra persona: “Redival, potresti cortesemente andare nella tua Sala Comune ed aspettare lì? E potresti anche non fare parola delle tue esperienze con nessuno?” Era una richiesta, ma Redival non si sognò neanche di rifiutare. Annuì e si affrettò a sorpassare il mago vestito di viola e andare verso la torre Grifondoro.
 
“Voi due,” continuò Silente lentamente, quando Redival se ne fu andata; i suoi occhi puntarono Lily ora; “mi fareste un favore se voi mi aspettaste nel mio ufficio. Caramel Cobwebs.”
 
“Caramel Cobwebs… come le caramelle di Mielandia?”
 
“È la parola d’ordine,” rispose James e cominciò a salire le scale. “Ha sempre il nome di qualche caramella come parole d’ordine del suo ufficio.” Lily lo seguì, comprendendo finalmente. Le volte in cui era andata nell’ufficio di Silente si potevano contare su una mano (la maggior parte per incidenti che non portavano ad una punizione – al contrario di James) ma non aveva mai prestato attenzione alle parole d’ordine.
 
James arrivò in cima alle scale con Lily subito dietro, ma non girarono a sinistra per andare nella Sala Comune Grifondoro come Redival aveva fatto. Invece, svoltarono e presero la scala a destra. Presto, la scala si fermò all’inizio ei un corridoio di pietra. Il percorso era abbastanza famigliare a Lily ma ancora di più a James, che non aveva neanche bisogno di fermarsi una volta per pensare a dove andare. Si fermarono circa a metà del corridoio, dove risaltava l’entrata dell’ufficio di Silente.
 
Un grifone grosso, brillante e un po’ brutto si ergeva davanti, marcando il luogo.
 
“Caramel Cobwebs,” disse James con sicurezza. Il grifone cominciò lentamente a girarsi e presto rivelò la scala a chiocciola che fece arrivare i due Capo Scuola nell’ufficio di Silente. James si spostò. “Dopo di te,” disse con sufficienza.
 
“Prima le femmine,” rispose Lily freddamente, inchinandosi e permettendogli di andare prima di lei.
 
“Oh beh, allora faresti meglio a non entrare proprio,” replicò James, senza sbagliare un colpo. Lily gli fece un ghigno alla ‘sei-così-divertente-che-ho-dimenticato-di-ridere’, poi salì le scale prima di lui. Un sorriso alla ‘le-donne-sono-così-scontate’ comparve sulle labbra di James prima che lui la seguì.
 
La torre dove c’era l’ufficio di Silente era larga e circolare. Strumenti con una forma strana erano situati in vari angoli – molti di questi si muovevano e facevano suoni strambi. Appesi al muro c’erano ritratti di vecchi maghi e vecchie streghe, i quali russavano sonoramente. Erano i ritratti dei precedenti Presidi di Hogwarts.
 
Dopo essere entrata nell’ufficio, Lily attraversò la stanza e guardò fuori dalla finestra. La piattaforma non era visibile da lì e per un momento Lily si chiese come avesse fatto Silente a scoprire dell’attacco a Hogwarts. Poi le venne in mente che un insegnante avrebbe potuto avvisarlo. Ma questo non spiegava perché ci avesse messo così tanto per uscire dal suo ufficio.
 
Pensare cominciava a farle male.
 
Lily sospirò e camminò verso la scrivania dove c’era James. Ci si era appoggiato casualmente contro, fissando la porta nel muro opposto a loro e lei fece lo stesso.
 
“Quindi cosa pensi?” chiese, sorprendendo se stessa.
 
“Non lo so,” rispose James semplicemente. “Non ha davvero senso, no? Perché stanno attaccando Hogwarts se non la vogliono prendere?”
 
“E qual è la ‘visione più grande’?”
 
“E cosa c’entra Hogwarts?”
 
I due ponderarono le domande per un momento.
 
Finalmente Lily disse, “Beh questo ci porta alla prima domanda. Perché attaccare se non la vogliono danneggiare o prenderla?” Ma non arrivò una risposta a Lily e apparentemente, neanche a James. Quindi rimasero lì, appoggiati contro la scrivania per diversi minuti in silenzio.
 
James stava diventando impaziente. Stava diventando incredibilmente difficile stare lì ed aspettare, senza fare niente, mentre sapeva che c’era così tanto da fare fuori. Lui era capace di combattere contro i Mangia Morte. Aveva l’età per farlo. Ma non aveva senso dirlo agli insegnanti perché non lo avrebbero ascoltato. L’ingiustizia era incalcolabile.
 
Ma James fu risvegliato dai suoi pensieri da un rumore della porta dell’ufficio. La sua testa e quella di Lily scattarono immediatamente a vedere chi fosse, ma non era Silente. Era la Professoressa McGranitt.
 
Non sembrava proprio lei. I suoi capelli neri, sempre perfetti in una crocchia stretta, era leggermente molla e almeno tre ciuffi di capelli erano liberi. Lily pensò che quello era già un disastro. Il vestito della McGranitt erano leggermente sporchi e la sua faccia era pallida e sudata. Non indossava il capello da strega (cosa che aveva sempre) e teneva la sua bacchetta ben serrata in mano. I suoi occhi grigi si fermarono su i Capo Scuola e diede loro degli sguardi indagatori.
 
“Il Professore Silente mi ha chiesto di venire qua su con voi,” disse facendo un passo avanti. Lily era tentata di fare un passo indietro, ma non lo fece, perché c’era una scrivania dietro di lei. “Ho sentito che avete una storia da raccontare,” continuò la McGranitt.
 
“Come facciamo a sapere che lei è veramente Minerva McGranitt?” chiese James furbamente. Lily gli diede un’occhiata alla ‘Miseriaccia non posso credere che tu lo abbia detto a voce alta’, che James ignorò espertamente. La McGranitt alzò un sopracciglio sottile.
 
James non vide esattamente cosa accadde dopo, eccetto che prima la McGranitt era in piedi, alta e orgogliosa e il momento dopo comparve un gatto – più basso, ma equamente orgoglioso – nello stesso punto. Il gatto McGranitt aveva lo stesso sguardo che aveva l’umana McGranitt, e aveva gli stessi segni intorno agli occhi come gli occhiali della Professoressa.
 
“Penso proprio che sia lei,” sussurrò Lily.
 
James fece una faccia strana. L’umana McGranitt rimpiazzò il gatto un momento dopo e si avvicinò ai Capo Scuola. “Ma come facciamo a sapere che lei non sia sotto la Maledizione Imperius?” aggiunse James.
 
“Via avrei già ucciso,” rispose la McGranitt con nonchalance. James stava per dire che la faccia della McGranitt sembrava implicare che lei volesse ucciderli in quel momento, ma Lily gli diede un calcio abbastanza forte nelle caviglie e lui si trattenne.
 
La cosa che successe dopo, però, fece leggermente pentire Lily – ma solo per un momento. La Professoressa McGranitt alzò la sua bacchetta e la puntò direttamente a Lily e a James. Entrambi saltarono e tirarono fuori le loro bacchette in un momento (o nel caso di Lily, quella del Mangia Morte). La McGranitt alzò le sopracciglia un’altra volta e agitò la bacchetta. Due sedie dure e piuttosto tristi apparvero di fronte ai Capo Scuola.
 
Lily mise immediatamente a posto la bacchetta ma James stava fissando le sedie sorpreso e ci mise qualche secondo in più ad abbassare la bacchetta.
 
“Potter,” sussurrò Lily.
 
“Che… oh…”
 
James abbassò la bacchetta ma non la mise a posto. La McGranitt attraversò l’ufficio e si mise in piedi dietro la scrivania di Silente. Non si sedette nella sua sedia (solo l’idea era un sacrilegio per ogni persona in quella stanza), comunque. “Sedetevi,” disse la professoressa semplicemente.
 
Lily si sedette, ma James sembrava esitate. “Potter!” sussurrò di nuovo la Capo Scuola. James si mise a sedere reclutante e i due guardarono la Professoressa McGranitt intentamente per un momento.
 
“Il Professore Silente mi ha dato una versione… concisa… della vostra storia,” disse. James fu un po’ sorpreso, poiché credeva che la McGranitt volesse sentire l’intera storia; ma l’apparente onniscienza della McGranitt lo mise leggermente a suo agio. Leggermente. “Ho solo poche domande,” continuò la professoressa; “dov’è la signorina Shelley, ora?”
 
“È tornata in Sala Comune,” disse Lily per prima, guadagnandosi un’occhiataccia da James. La Professoressa McGranitt annuì a malapena.
 
“E il signor Pettigrew?”
 
“In Infermeria, Professoressa” rispose Lily.
 
“E nessuno di voi due è ferito?” continuò la McGranitt.
 
James tossì improvvisamente e nell’atto sembrò dire ‘piede’. Lily roteò gli occhi; “No, Professoressa,” disse per entrambi. “Stiamo bene.”
 
“Non avete visto altri studenti nella foresta?”
 
“No, Professoressa.”
 
“Potter, tu?”
 
“No.”
 
“Potter… ti vorrei ricordare che non sono il Professore Casus e non permetto…”
 
“Scusi…” interruppe James; “volevo dire: no, signore… signora… Prof… no, Professoressa.”
 
Lily trattenne una risata con grande difficoltà.
 
“E pensate che i Mangia Morte possano aver preso altri studenti, oltre alla signorina Shelley?” continuò la McGranitt, come se la risposta di James fosse stata soddisfacente.
 
“Ne dubito, Professoressa,” e per la sorpresa di tutti, fu James a parlare; “non era ‘parte del piano’. Voldemort non voleva nessun studente ferito.” Gli occhi della McGranitt erano attenti su James, ma lui non la stava guardando. Stava fissando il cielo buio visibile attraverso la finestra di Silente. Non aveva notato il suo sussulto al ‘nome’. Era completamente immerso nei suoi pensieri per circa trenta secondi, poi fu risvegliato dal silenzio piombato.
 
La Professoressa McGranitt si schiarì la gola. “Il Professor Silente ha menzionato qualcosa sulla smaterializzazione…”
 
Le domande andarono avanti per altri minuti senza eventi particolari; alla fine la McGranitt ringraziò i Capo Scuola per la loro assistenza. “Il Minestro sta mettendo a posto ora,” disse, rispondendo ad una domanda non chiesta ma che stava bruciando nelle teste di Lily e di James. “La scuola sarà altamente protetta ora. Il Professore Silente sarà qui a breve e vorrà, senza dubbio, farvi delle domande anche lui, ma dopo di quello potrete andare a letto in pace.”
 
Lily lo dubitava fortemente, ma non lo disse. Invece, disse: “Hanno catturati dei Mangia Morte, Professoressa?”
 
La professoressa esitava nel rispondere. “Ho laura di non sapere molti dettagli al momento. Ne saprete di più domani mattina.”
 
“Dove dormiranno quelli del primo anno?”
 
“Abbiamo trovato delle accomodazioni prima dello Smistamento di domani…” la professoressa si fermò, come per aspettare altre domande. Lily aveva milioni di domande nella sua testa, ma non poteva articolarne nessuna. “Starete qui ancora per un poco,” disse infine la McGranitt; “Buonanotte.”
 
Sorpassò la scrivania e i due ragazzi e si avvicinò all’uscita. Solo una domanda uscì dalle labbra di Lily prima che la professoressa uscì.
 
“Grazie,” disse improvvisamente e ad alta voce.
 
La Professoressa McGranitt si girò e le diede un’occhiata curiosa.
 
“Giù nella piattaforma. Er… prima di andare nella foresta, proprio dopo essere usciti dal treno. C’era un Mangia Morte… stava… stava usando la Maledizione Cruciatus su di me. Sirius… Black… ha detto che è stata lei a fermarlo… era lei… vero?”
 
Non sapeva perché lo stava chiedendo, ma qualcosa nella spiegazione di Sirius sembrava inadeguato. James non aveva idea di cosa stesse parlando e le diede un’occhiata che lo diceva chiaramente. Ma Lily non si pentì di averlo chiesto quando la risposta lenta della McGranitt arrivò.
 
“Sulla piattaforma? Non ricordo ogni Mangia Morte che ho colpito…”
 
“Ma stava facendo la Maledizione Cruciatus,” disse di nuovo Lily.
 
“Sono certa di non aver visto nessuna Maledizione Cruciatus nella piattaforma, o da qualche altra parte,” rispose l’insegnante di Trasfigurazione. Si girò e se ne andò via. James alzò un sopracciglio guardando Lily.
 
“Qualcuno ti ha fatto la Cruciatus?”
 
“Sì?”
 
“Ha fatto male?”
 
“Miseriaccia, cosa ne dici?”
 
James scrollò le spalle. “Beh deve aver fatto male. Hai un caratteraccio.” Lily si sedette di nuovo, e un silenzio regnò momentaneamente.
 
“Bene, allora” disse James finalmente, facendo sobbalzare Lily, “cosa supponi?”
 
“Non so,” rispose Lily pensierosa. James scosse la testa, come per indicare che era lo stesso per lui. Un silenzio imbarazzante seguì. Improvvisamente, Lily non riuscì a trattenersi: “avresti dovuto correre.” James girò il viso e la guardò curioso.
 
“Scusami?”
 
“Avresti. Dovuto. Correre…” ripeté Lily, enunciando le parole chiaramente. Ma il Capo Scuola continuava a non capire.
 
“Di cosa stai parlando, Red?” domandò, sempre confuso.
 
“Nella foresta,” disse Lily; “Ti ho detto quando mi sono arrampicata sull’albero che se qualcosa fosse andato storto, avresti dovuto correre. E non chiamarmi Red.”
 
“E da quando io prendo ordini da te?” (Lily si chiese se si riferiva al commento del ‘correre’ o su quello del ‘Red’).
 
“Era per la tua sicurezza, sai.”
 
“Beh, scusa se ho deciso che sarebbe stata una cosa da gentiluomo impedire che tu muoia. Per salvarti, cazzo.” Sembrava quasi non a suo agio, mentre lo diceva.
 
“Il mio eroe.”
 
“Forse avresti preferito che io non preoccupassi, Sua Altezza Reale, Regina di Ingratitudine?”
 
“Beh… va bene, grazie, allora… ma non è quello il punto.”
 
“No?”
 
“No!” Lily roteò gli occhi per quella che sembrava la milionesima volta; “il punto è, che tu avresti dovuto correre se qualcosa fosse andato storto. E qualcosa è andato storto. O non hai notato?”
 
“Beh, per tua informazione, non ti stavo salvando perché eri tu… era per… er… Redival!”
 
“Oh davvero?”
 
“Sì.”
 
“E non pensavi che io potessi prendermi cura di me stessa e di Redival?”
 
“Pensavo che tu non potessi prenderti cura di te stessa… ancora meno di Redival, quindi ho pensato di intromettermi.”
 
 “Che cosa mascolina.”
 
“Che cosa stupida, in realtà. Sto iniziando a sperare di averti lasciata là.”
 
“Idiota.”
 
James sbuffò. “Idiota? È il massimo che tu possa fare.”
 
“Posso fare di meglio, ma sono una donna, quindi non lo farò.”
 
“Ah. Giusto.”
 
“Posso fare di meglio!”
 
“No, intendevo la parte della ‘donna’.”
 
“Oh stai zitto, coglione ba…”
 
“Professore!”
 
Lily disse una parolaccia nella sua mente quando sentì l’esclamazione di James. Si girò e, con un espressione molto simile a quella di un gufo, seguì lo sguardò di James. Il Professore Silente era appena entrato nell’ufficio. Lui, al contrario della McGranitt, sembrava completamente non toccato. Una sfumatura di rosa si formò nelle guance di Lily.
 
“Er… salve, signore,” disse imbarazzata. James sbuffò di nuovo; Lily gli diede un calcio.
 
Il gesto non era così poco appariscente come aveva sperato. Per un momento, James pensò do aver visto il luccichio divertito ritornare negli occhi di Silente – ma solo per un momento, e quando quell’attimo fu finito, una serietà pesante scese in tutto l’ufficio, così che James pensò di esserselo immaginato. Guardò il Preside con attenzione, mentre l’uomo attraversava l’ufficio con un breve saluto ai Capo Scuola e si sedeva nella sedia della scrivania davanti a loro.
 
“Mi avete dato la vostra versione,” disse nella sua voce innaturalmente calma; “o almeno, mi avete dato parte della vostra storia. Dovrei sentire il resto.”
 
Una breve pausa.
 
Poi-
 
Lily incominciò a narrare, ma James era di nuovo apprensivo. Non parlò, non aggiunse niente neppure alla storia della Evans, come era tentato di fare. Non fermò la Capo Scuola da dire tutto ciò che sapevano; notò un paio di volte che lei aveva tralasciato qualcosa, o elaborato senza motivo qualcosa (come il fatto che il Mangia Morte aveva colpito l’albero su cui si era arrampicata molto duramente), o non aveva abbastanza elaborato qualcosa (come i trucchi di smaterializzazione di James), ma non disse nulla. Guardò solo Silente.
 
“E voi due cosa ne pensate?” chiese alla fine del racconto.
 
Una pausa.
 
Cosa pensava lui?
 
James non era interamente sicuro di sapere la risposta. Pensava che qualcosa di veramente strano stesse succedendo e James Potter era uno che diceva sempre ciò che pensava, quindi lo fece.
 
“Concordo,” aggiunse velocemente Lily dopo aver sentito la sentenza di James. La cosa più strana: Lily concordava con James. “Perché avrebbero attaccato Hogwarts?” aggiunse, leggermente confusa.
 
I pensieri di Silente aumentarono – se era possibile. “Ci potrebbero essere molti motivi,” disse criptico.
 
“Che ore sono?” chiese James, improvvisamente. Lily gli diede un’occhiataccia, ma guardò lo stesso il suo orologio da polso. Non stava funzionando, probabilmente a causa dell’incidente al lago. Il Professore Silente tirò fuori un orologio da taschino oro e vi guardò la faccia, la quale Lily non riusciva a vedere dal suo posto, ma era curiosa di farlo.
 
“Otto e cinquant’otto,” osservò Silente.
 
“Due ore allora,” ragionò James. “È piuttosto triste per un attacco di Voldemort. Finito in due ore? Avrebbe potuto fare meglio.”
 
“E che altra ragione avrebbe di venire a Hogwarts?” continuò il Preside. Non parlava come se dubitasse di James, ma Lily non era completamente sicura che stesse parlando retoricamente.
 
“Per… er… spaventare tutti?” suggerì James.
 
Gli occhi di Silente si fermarono su James per un momento, prima di dire: “Devo farvi delle scuse a voi due.”
 
“Davvero?” chiese James, curioso. “e queste scuse meritano una sospensione da tutte le punizioni che si potranno prendere quest’anno? Sto parlando per Red, ovviamente. La conosce…”
 
“Sì, sono così ribelle io.”
 
“Ho paura di no,” continuò Silente. Un accennò di sorriso comparve nella sua faccia, che sembrava improvvisamente meno vecchia. “In realtà sono delle scuse per tutti gli studenti, ma voi rappresentate gli studenti e quindi le farò a voi.”
 
La confusione aumentò.
 
“Non ero a scuola questa mattina,” disse Silente, con il tono di qualcuno che sta confessando un peccato. “Sono stato… chiamato nel Ministero. I miei affari là diventeranno probabilmente evidenti…” una strana espressione comparve nei suoi occhi blu… era rabbia? – “ma non è importante ora. Non ho lasciato la scuola non protetta – spero che voi lo capiate – ma sono stato sciocco a lasciarla in questa particolare sera. Spero che voi mi perdonerete.”
 
E la sua voce proiettava assoluta sincerità.
 
“Certo, Professore,” disse Lily.
 
“Non avrebbe potuto saperlo,” aggiunse James.
 
Silente non disse niente ma abbassò la testa.
 
“E ora devo chiedervi di non parlare a nessuno del vostro incontro nella foresta,” continuò Silente dopo poco. “È la cosa più importante. E quando Peter Pettigrew parlerà di nuovo, vi chiedo di informarlo di ciò.”
 
Lily annuì e James mormorò una risposta affermativa.
 
“Quest’anno,” continuò il Professor Silente, “non sarà un anno facile. Gli studenti non saranno tranquilli completamente e ci sarà, senza dubbio, sistemi di sicurezza maggiori per assicurare la sicurezza di tutti. Il vostro compito, come Capo Scuola, sarà di calmare i vostri compagni studenti, senza farli diventare compiacenti. Vi sentite pronti?”
 
“No,” risposero i due simultaneamente.
 
Un sorriso comparve nella faccia del Preside. “Non mi aspetterei niente di meno,” disse.
 
“Allora... allora la scuola resterà aperta?” chiese Lily nervosa,
 
Il Professore Silente si fermò. “Sì,” disse semplicemente. “Buonanotte,” disse dopo che Lily e James annuirono. E quello significava che era ora di andare. I due Capo Scuola uscirono dall’ufficio, più confusi di come erano entrati. Silente era un grande mago e tutto, ma era matto (positivamente).
 
Camminarono verso la Torre Grifondoro. Non sapevano dove altro andare.
 
Lily pensava che la sua mente non potesse sopportare altri messaggi criptici di Silente e si forzò di pensare a cose più spiacevoli, che erano state temporaneamente dimenticate. Per farne i nomi: Eden, Alice e Lexi. Cosa gli era successo? Non le aveva viste dal treno di Hogwarts. Erano scomparse subito dopo che le luci si erano spente. Eden e Alice erano andate ad aiutare i bambini più piccoli, ma Lily non sapeva niente su Lexi. E ora, Lily non aveva la minima idea neanche sulle altre due.
 
Pregò silenziosamente per la loro sicurezza e la sua ansia doveva essere palese, poiché James – che sembrò leggere la sua mente – disse (con una gentilezza sorprendente), “sono sicuro che tutti stanno bene.”
 
Lily gli diede un’occhiataccia alla ‘sei così ingenuo’. “E cosa ti rende così sicuro?” chiese brevemente. Si pentì privatamente della sua acidità, ma aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, e James era la persona più disponibile in quel momento.
 
“Non dirmi che sei diventata temporaneamente sorda nella foresta,” disse James, con un tono di voce di nuovo freddo. “Non vogliono uccidere nessun studente… ricordi? L’unico Mangia Morte che sembrava cosciente dei piani di Voldemort lo continuava a ripetere. Diceva che sarebbero stati in pericolo se avessero ucciso qualcuno e la scuola verrà chiusa.”
 
“E…” ammise Lily, capendo finalmente il nesso logico di James… “hanno usato solo degli incantesimi moderatamente forti sul treno e da quelle parti. Niente di serio. Ho visto solo una Maledizione Cruciatus usata su…”
 
“Su di te,” finì James. “E qualcuno l’ha interrotta prima che tu ti facessi seriamente male. Non ho visto nessuna Maledizione che uccide.”
 
“Neanche io,” acconsentì Lily.
 
“E,” continuò James – stavano camminando veramente veloci ora, come per mantenere il passo con la velocità dei loro pensieri – “non ci hanno davvero inseguiti nella foresta.”
 
Silenzio.
 
James cambiò argomento. “Cosa pensi che stesse facendo Silente nel Ministero?”
 
“’Sarà molto probabilmente evidente in futuro’?” citò Lily, sospirando. “Qualunque cosa significhi.” E con quel lamento finale, arrivarono all’entrata della Sala Comune Grifondoro.
 
C’era un largo ritratto di una donna piuttosto grassa in un vestito rosa svolazzante. La donna – più comunemente nota come la Signora Grassa – diede un’occhiata apprensiva a James e Lily.
 
Lily suppose che la Signora Grassa si aspettasse che lei e James iniziassero a tirarsi per i capelli da un momento all’altro.
 
“Er… qualche novità?” chiese la Signora Grassa nel ritratto, un po’ confusa.
 
“Ho paura di no,” scrollò le spalle James.
 
La Signora Grassa sospirò. “Molto bene… parola d’ordine?”
 
James diede un’occhiata a Lily. “Ti ricordi la parola d’ordine, vero?”
 
Lily si morse il labbro, tentando di ricordare. “Non era tipo… uova di rospo… o qualcosa?” Guardò speranzosa la Signora Grassa. “Uova di rospo?”
 
“Ho paura di no.”
 
“Merda.”
 
“’Uova di rospo’? Quello era l’inizio di tipo… il quinto anno, Red.”
 
“Oh, taci. E non chiamarmi Red.”
 
“Non era in un’altra lingua?”
 
Lily cercò di ricordare.
 
“Perché ha scelto una parola d’ordine difficile?” si lamentò James alla Signora Grassa.
 
La Signora Grassa sorrise leggermente a James. “Non ho fatto io questa parola d’ordine. Sono stati i prefetti che l’hanno richiesta.”
 
“Beh, allora è la colpa di quei dannati prefetti per...” James si fermò improvvisamente. “A-a-a-aspetta! Tu eri prefetto, Red.”
 
“Cazzo. Speravo che tu ti dimenticassi… e non chiamarmi Red.”
 
“Beh, smettila di sperare e ricordati quella maledetta parola d’ordine che tu hai fatto!”
 
Lily cercò di ricordare. “Era qualcosa in un’altra lingua…”
 
“Ha! Te l’ho detto!”
 
“Taci. Um… oh! Ce l’ho! Écarlate!” Lily disse l’ultima parola con grande entusiasmo. La porta del ritratto si aprì, e James sospirò sollevato.
 
“Per fortuna me la sono ricordata,” mormorò.
 
“Idiota,” borbottò Lily. Entrarono nella Sala Comune.
 
Era una sala grossa e circolare. Era anche molto rumorosa, piena di ansiose investigazioni, scambiamenti di teorie, perfino pianti. Quando la porta del ritratto si chiuse dietro i Capo Scuola, tutto sembrò fermarsi, comunque. Se fosse il sollievo per vedere che due dei studenti più popolari della scuola stessero bene, o per il fatto che non si stessero strozzando, Lily non lo sapeva, ma l’ambiente diventò più silenzioso in poco tempo.
 
Era la calma prima della tempesta, poiché dopo dieci secondi di silenzioso, tutti corsero vicino a loro e ci fu un insieme di ‘avete visto questo e quest’altro quando siete entrati?’ e ‘cosa sta succedendo?’ e ‘dov’è Silente?’ e ‘voi state bene?’ Per il minuto successivo, Lily si sentì una celebrità, fino a quando, finalmente, James, che era molto più abituato su queste cose (probabilmente grazie all’esperienza guadagnata dalle feste del dopo Quidditch), alzò la voce e disse a tutti di andare indietro, che non avevano visto questo e quest’altro, non sapevano cosa stesse succedendo, non sapevano dove fosse Silente e che stavano entrambi bene. La maggior parte delle persone si allontanarono dopo di ciò.
 
Ma una ragazza non lo fece. Mentre le persone cominciavano a ritornare verso il caminetto, dove la maggior parte dei Grifondoro si erano riuniti prima, Redival Shelley si avvicinò a James e Lily, i quali non si erano ancora divisi. La ragazza del sesto anno diede ad entrambi un abbraccio veloce, diede a James un bacio sulla guancia e iniziò a parlare.
 
“Sentite, io… volevo ringraziarvi per avermi salvato nella foresta,” disse a voce bassa, tenendo lo sguardo verso le sue mani.
 
“Beh, non potevamo mica lasciarti là, vero?” disse Lily.
 
“Se, siamo capitati nelle vicinanze, sai.” Aggiunse James, sperando di alleggerire l’aria. Redival sorrise loro, soffermandosi di più su James e poi ritornò verso il fuoco. James alzò un sopracciglio verso Lily e seguì Redival.
 
Lily, comunque, aveva piani diversi. Da dove era, proprio davanti al buco del ritratto, fece passare gli occhi tra la stanza con ansia. Eden e Alice non si vedevano, ma in un angolo, era seduta Lexi. Si stava facendo la treccia in alcune ciocche di capelli neri bagnati, i suoi occhi ben aperti e Lily sapeva che stava aspettando che lei andasse a parlarle.
 
Attraversò la stanza e si sedette nella sedia vicino a lei. Si tolse le scarpe e disse come saluto: “Stai bene?”
 
“Mhm. Tu?”
 
“Sono viva, almeno.”
 
Una pausa.
 
“Hai visto Eden o Alice?” questa era di nuovo Lily.
 
“No, te lo stavo per chiedere,” rispose Lexi. Lascio stare la sua treccia bagnata, ma essa non si sciolse immediatamente. Lily notò un leggero taglio nella fronte dell’amica. Osservò anche che nonostante i suoi capelli stessero gocciolando, i suoi vestiti erano abbastanza asciutti.
 
“Com’è successo?” chiese, puntando il taglio insanguinato.
 
Lexi si toccò la ferita, poi scosse la testa. “Non so.” Diede un’occhiata a Lily, che era messa molto peggio. “I tuoi calzini stanno sanguinando,” osservò. La rossa guardò i suoi piedi, che stavano, appunto, sanguinando di nuovo. Si tolse i calzini e Lexi fece una smorfia. “Carino.”
 
“Mhm.”
 
“Che è successo?”
 
Lily si trovò improvvisamente in una guerra interna. Voleva dire tutto a Lexi; voleva ammettere tutto e ricevere un consiglio dall’amica insieme al suo punto di vista. Voleva vedere l’interpretazione degli eventi di Lexi, perché aveva quasi sempre ragione. Ma aveva promesso di non farlo e Lily manteneva sempre le promesse… almeno, quando poteva.
 
“Beh, c’erano questi Mangia Morte nella piattaforma, sai…”
 
Lexi roteò gli occhi. “Vedo. Quindi hai un esercito di serial killer con una vendetta contro il tuo piede…”
 
“Qualcosa di simile, se,” scrollò le spalle Lily. L’umore tra le due era almeno leggero e se fosse rimasto così fino ad un po’, Lily pensò che potesse trattenersi da spifferare tutto a Lexi. “E tu? Ferite di qualche tipo? Morente a causa di qualche pozione letale che hai inalato per sbaglio o cosa?”
 
“Sto bene,” mormorò Lexi; tolse i suoi occhiali dalla montatura sottile e li pulì nervosamente con la manica del suo vestito.
 
“Che succede?” chiese Lily curiosamente, contro se stessa.
 
Lexi sembrò distratta per un momento. “N-niente. Voglio dire, beh, tutto. L’intera cosa. Ci sono dei Mangia Morte fuori, Lily.” Stava quasi tremando, cosa che fece scioccare Lily come non mai (più di quando aveva scoperto di James come Capo Scuola). Vedere Lexi perdere il controllo, anche per un momento, era un concetto assolutamente estraneo per Lily. Un momento dopo, comunque, Lexi riprese la sua compostezza e la sua faccia pallida si calmò “Abby è in Infermeria,” aggiunse calma e quella era la vera ragione per cui stava tremando.
 
Abby Shaw era la sorella di Lexi del quinto anno. Lily guardò l’amica con pietà. “Mi dispiace,” mormorò.
 
“Stara bene, credo,” rispose Lexi.
 
“È forte. Certo che lo sarà. E comunque, sa che si dovrà sopportare te se non lo facesse.”
 
Lily guardò la ragazza vicino a lei riacquistare tutta la sua forza e un istante dopo la Lexi normale era tronata. “Frank è in Infermeria, anche lui,” disse alla rossa e questo non portò tutta la perdita di controllo che aveva causato Abby.
 
“Cosa ha?”
 
“Non so. È stato colpito da qualcosa nel treno prima che io arrivassi da lui. Alice mi ha aiutato a portarlo al castello comunque, o non so come avrei fatto a farlo lievitare ed a coprirlo nello stesso momento.”
 
“E non sai cosa sia successo ad Alice dopo di ciò?”
 
Lexi scosse la testa. “L’ho persa quando siamo arrivati al castello, ma penso che sia tornata indietro.”
 
“Tornata indietro?” Lily rabbrividì all’idea.
 
“Lo avrei fatto anche io, solo che dovevo portare Frank in Infermeria e poi Lumacorno e Gazza e quel nuovo professore mi hanno fatto venire qui.”
 
“L’altro tizio dalla porta è il nuovo professore?”
 
“Insegna Difesa Contro le Arti Oscure.”
 
“Ah. Per rimpiazzare Casus.”
 
“Beh, Casus aveva decisamente bisogno di essere rimpiazzato dopo quello che è successo lo scorso anno, no?”
 
Lily non voleva inoltrarsi nel discorso. “Quindi non hai idea di cosa sia successo a Frank?”
 
Lexi scosse la testa. “Ho visto anche Eddie in Infermeria, Eddie Bones, intendo, ma era l’unico altro amico che ho riconosciuto là. Penso che la sua gamba sia stata rotta.”
 
Lily annuì, contenta privatamente che si trattasse di una ferita minore. Madama Chips poteva riparare delle ossa rotte in due secondi. I pensieri di Lexi erano occupati in maniera diversa. “Pensi che chiuderanno la scuola?” chiese calma.
 
“Silente pensa di no,” rispose Lily, prima ancora di pensare a cosa stesse dicendo.
 
“Hai parlato con Silente?” chiese la sua amica sorpresa.
 
“Che… oh sì, l’ho incontrato per le scale.”
 
Se Lexi lo trovò strano, non lo disse. Invece, fece passare gli occhi per la stanza ancora una volta. “Vorrei sapere cosa sia successo alle altre,” disse.
 
Lily espresse lo stesso pensiero, prima di aggiungere: “sono sicura che staranno bene, però. Sono entrambe forti… non si possono trovare streghe migliori da nessuna parte…” Lexi annuì.
 
“Sai cosa è strano?” disse pensierosa a Kily; “IO non ho visto una singola Maledizione Imperdonabile. Non ho visto nessuno ucciso… la cosa più seria che io abbia vista sarà stata forse ‘Impedimenta.’ Tu?”
 
“Erm… no non penso…”
 
“Mi chiedo perché.”
 
Lily sorrise alla velocità dell’amica. “Vorrebbe suggerire,” disse casualmente ma lentamente, nonostante cercasse di convincersi di non stare in nessun modo rompendo la promessa al Preside, “che non volevano uccidere nessuno.”
 
“Concordo,” acconsentì Lexi. “Quindi perché attaccare?”
 
“Magari volevano solo er… spaventarci,” scrollò le spalle Lily; cercava disperatamente una contraddizione di Lexi o un altro suggerimento. Qualsiasi risposta sarebbe bella a questo punto.
 
“Mhm, forse.”
 
Questa non funzionava. “O magari,” spronò Lily, irritata dalla inutilità di Lexi; “magari c’è una cosa più grande che non riusciamo a cogliere. Cioè, perché attaccare Hogwarts per non uccidere nessuno?”
 
“Non l’hanno fatto,” disse Lexi, sorprendendo Lily.
 
“Cosa intend…?”
 
“Non hanno attaccato Hogwarts,” spiegò semplicemente. “Hanno attaccato Hogsmeade.” Lexi si alzò improvvisamente. “I-io devo andare di sopra. Cerco di dormire, tipo. Avvertimi se si sa qualcosa su Eden o Alice o altri, ok?”
 
“Mhm.” Lily guardò a lungo le scale dei dormitori anche dopo che Lexi fu sparita. E rimase semplicemente là, ad aspettare. Pensare era doloroso e ricordare era difficile, quindi rimase lì, sfinita e vuota, ad aspettare Alice, Eden, o semplicemente ad aspettare che accadesse qualcosa.
 
Quanto aspettò, Lily non lo sapeva, ma circa una dozzina di persone erano salite nei dormitori quando si sveglio dal suo stato di trans. La Sala Comune, anche se era ancora molto popolata, si era quietata fortemente, come se tutti avessero finito le cose da dire. L’atmosfera era pesante e depressa.
 
Lily, ora completamente sveglia, scrutò la stanza. James era seduto vicino al fuoco, come sempre al centro dell’attenzione, con Redival seduta accanto che occasionalmente gli sussurrava qualcosa. Ma lui non sembrava che stesse a sentirla. Alternava occhiate al retro del quadro a fuoco acceso. Nessuno dei suoi compagni Malandrini era nella stanza, quindi Lily era più che sicura che Redival stesse combattendo una battaglia persa in partenza cercando di attirare l’attenzione di James Potter.
 
Rachel Brossle, l’unica ragazza del settimo anno che non aveva parlato con Lily quel giorno, era seduta in un angolo con gli occhi rossi. Rachel era una ragazza forte e il fatto che stesse piangendo sorprese Lily. Non era circondata dal suo solito gruppo di ragazze del sesto anno (nella quale era inclusa Redival Shelley); piuttosto, era seduta sola.
 
Era una notte di anomalie.
 
Il buco del ritratto si apriva e faceva entrare qualche Grifondoro di tanto in tanto, ma con il passare delle ore, questo accadeva meno spesso. I Grifondoro stavano cominciando a preoccuparsi. Lily stava iniziando a considerare una ricerca per Eden e Alice – cominciando dall’Infermeria – quando, intorno alle undici, il ritratto si aprì di nuovo e produsse la Professoressa McGranitt.
 
Non era più distrutta e aveva apparentemente cambiato il suo vestito (nonostante fosse quasi identico a quello color smeraldo che indossava prima). L’entrata della McGranitt fece calare ancora di più il silenzio. Attraversò il centro della stanza ed era ovvio che aveva l’intenzione di fare un annuncio. I Grifondoro sembrarono risvegliarsi nel momento in cui lo capirono e, in un istante, molti si erano spostati al suo fianco e pregavano per informazioni.
 
“Silenzio, per favore!” disse la McGranitt autoritaria; parlò con la voce alta e chiara, ma non aveva urlato. Lily si alzò e camminò dove si era riunita la folla. “Mi hanno chiesto di venire qui e richiedere…” disse la parola alzando la voce, “che voi tutti andiate a letto presto.”
 
Ci furono parecchie domande sui Mangia Morte e sugli studenti assenti. La McGranitt fece tacere tutti con lo sguardo.
 
“La situazione è sotto controllo,” disse, una volta che tutti si furono più o meno calmati. “Auror e maghi del Ministero saranno appostati intorno alla scuola e intorno ad Hogsmeade per protezione. Per quanto ne sappiamo, non ci sono state… casualità con degli studenti. Se qualcuno che conoscete manca, è probabile che sia in Infermeria. Potreste visitarlo domani mattina, dipende dalla generosità di Madama Chips.”
 
Tutti si scambiarono occhiate curiose, o dubitando della ‘generosità’ di Madama Chips o ponderando il discorso della McGranitt. L’insegnante di Trasfigurazione sembrò non notare. Si girò e la folla dietro di lei si divise per lasciarla passare e raggiungere il ritratto. Prima di uscire, la McGranitt si girò e disse, in un tono diverso dal suo solito: “per favore, andate a dormire.” Poi se ne andò.
 
Nessuno andò a dormire.
 
Le notizie della McGranitt, nonostante non fossero di aiuto, creò un sacco di discussioni. Mormorando e sussurrando, gli studenti parlottavano in gruppi, molti di loro ritornarono vicino al fuoco. Lily vide James avviarsi verso i dormitori maschili.
 
Ma poi il ritratto si aprì di nuovo.
 
Due ragazzi del settimo anno familiari (e benvenuti) entrarono.
 
Alla vista di Eden Deaborn, esausta e ancora vestita in jeans e camicia bianca (aveva una coperta che la riscaldava sopra le spalle), la faccia di Lily non poté evitare di aprirsi in un sorriso sollevato. Eden e la sua costante voglia di fare una grande entrata.
 
Sirius era con lei. Non era bagnato e sembrava abbastanza orgoglioso di se stesso per essere arrivato in ritardo con stile. James stava ridendo mentre si avvicinava a Sirius e disse semplicemente: “sei in ritardo come al solito, Padfoot.” Sirius – o Padfoot – sorrise a sua volta e rispose: “se, sono finito in un punto di pericolo con Gazza e la McGranitt, sai come va a finire.”
 
Lily prestò loro a malapena attenzione e abbracciò Eden brevemente (ignorando il fatto che si bagnò un po’ facendolo). Eden sorrise debolmente e seguì Lily in un angolo dove potevano parlare sedute.
 
“Sei bagnata, vero?” disse Lily, come saluto.
 
Eden si diede un’occhiata ai vestiti. “Mhm. E la McGranitt è stata maligna e non mi ha voluto asciugare. Mi ha solo fatto apparire un asciugamano.”
 
“Posso solo immaginare i drammi cdi cui tu hai sofferto,” disse Lily, mordendosi il labbro per trattenere un sorrisino.
 
Eden roteò gli occhi. “Ricordami di non indossare mai una camicia bianca se ho la possibilità di incontrare Sirius Black,” disse irritata.
 
“Lo farò.”
 
“Grazie.”
 
Si guardarono per un momento, prima che Eden continuò. “Sii un tesoro e asciugami, lo farai? Non riesco assolutamente a ricordarmi l’incantesimo che asciuga i vestiti… ho provato ‘scourgify’ ma tutto quello che ho fatto è stato togliere qualche alga…”
 
Lily tirò fuori la bacchetta del Mangia Morte che le era entrata in possesso e la agitò. I vestiti e la pelle di Eden si asciugarono immediatamente, ma i suoi capelli biondi ad altezza spalle erano ancora bagnati. Lei sembrò non notarlo; invece, stava guardando la bacchetta nella mano di Lily.
 
“Dove l’hai presa?” chiese pensierosa.
 
“Che? Oh… la bacchetta? Storia lunga. Um… l’ho trovata. Devo aver perso la mia nel lago o da qualche parte simile… la barca dove ero io è distrutta…”
 
Eden sorrise leggermente e tirò fuori circa una dozzina di bacchette dalla tasca dei suoi jeans. Le guardò con cura per un momento, prima di darne una a Lily. Verso la fine del manico, erano intagliate le lettere ‘L.E.’
 
“L’hai trovata?” chiese Lily incredula.
 
“Ovviamente. Ero bloccata da una parte nella riva del lago e mi è quasi piombata nello stomaco. La tua bacchetta fa male da matti, bellezza.” Eden fece una smorfia mentre ripose le bacchette nella sua tasca e, realizzando di non averne più bisogno, fece cadere la coperta nel pavimento della Sala Comune.
 
“Da dove vengono le altre bacchette?” chiese Lily, nonostante avesse già un sospetto.
 
“Alcune le ho trovate, altre da Mangia Morte fuori uso,” rispose semplicemente Eden. La sua voce era più bassa e meno esuberante per un momento, prima di ritornare alla normale Eden. “Er… comunque… um… sembri uno schifo. Cosa ti è successo?”
 
“Niente. Ho avuto una serata normale e senza pensieri. È solo che non mi sono truccata questa mattina.”
 
“Dov’è Lexi?” chiese Eden, poiché aveva evidentemente capito che Lily non volesse parlare di quella sera.
 
“Di sopra. Stare seduta ad aspettarti era deprimente, sai. Dov’è Alice? Non l’hai vista, vero?”
 
“In Infermeria,” mormorò Eden. “Non preoccuparti, starà bene,” aggiunse, captando lo sguardo di Lily. “Ma era conciata abbastanza male. Quando l’ho trovata, stava duellando con almeno quattro Mangia Morte nei binari nei treni.”
 
Improvvisamente, Lily sentì che la sua serata poteva non essere inusuale come aveva pensato.
 
“Si è rotta un braccio ed è successo qualcosa anche alla sua caviglia,” Eden stava dicendo; “quindi l’ho portata su nel castello. Frank Longbottom l’ha portata fino in Infermeria.”
 
 “Frank Longbottom? Mi chiedo come si sia rimesso…”
 
Eden alzò un sopracciglio. “Cosa?”
 
“Lexi ha detto che l’ha trovato svenuto fuori. Deve aver litigato con Lumacorno e poi aver lasciato il castello per combattere ancora dopo aver portato Alice in Infermeria.”
 
“Se lo ha fatto, è un traguardo. Lumacorno ha costretto me, Black, Remus a venire dentro circa venti minuti fa e non voleva sentire una parola di quello che dicevamo.”
 
Lily sentì solo una parte. Due domande le arrivarono in testa, ma ne pronunciò solo una, per paura dell’ira di Eden. “Dov’è Remus?” chiese velocemente.
 
“In Infermeria,” sospirò Eden. “uno del secondo anno lo ha colpito e le sue gambe ora sono molli.”
 
Eden si scostò una ciocca di capelli biondi e Lily la guardò attentamente. “Quindi perché sei così in ritardo, Eden Deaborn? Eravamo preoccupatissime per te, devo fartelo sapere. Non abbiamo fede nelle tue doti di sopravvivenza.”
 
“Stavo aiutando a scacciare i Mangia Morte, mamma,” rispose Eden. “e perché tu sei tornata così presto?”
 
Questo sorprese Lily; Eden se ne accorse.
 
“Merlino! Non intendevo in quel senso, Lily,” disse velocemente. “Mi dispiace. Non intendevo…”
 
“Va bene, E.”
 
“No, io…”
 
“Ok, Eden.”
 
“Ma…”
 
“Eden.”
 
“Mi…”
 
“Eden.”
 
“Ok.”
 
La faccia già rossa di Eden si arrossì ancora di più. Si morse il labbro. “Mi dispiace davvero,” mormorò.
 
“La McGranitt ci vuole a dormire,” sentenziò Lily, ignorandolo. Alcuni studenti si dirigevano lentamente verso i loro dormitori.
 
“Riuscirai a dormire stanotte?” chiese Eden curiosa. “Non posso immaginare.”
 
“No, ma pensavo che sarebbe sembrato come se io fossi una persona con la testa a posto.”
 
Eden sorrise.
 
Vicino al fuoco, James e Sirius stavano parlando animatamente di qualcosa che Lily non riusciva a sentire. James non stava rompendo la sua promessa con Silente, vero? La Capo Scuola voleva disperatamente saperlo e riuscì a pensare ad una sola scusa per andare lì.
 
“Er… vado a parlare con Sirius,” disse ad Eden. La sua amica si irrigidì.
 
“Vorrei che tu non lo facessi,” disse in una voce che non la caratterizzava.
 
“Pensavo che tu e Sirius foste amici!” la accusò Lily sospettosa. Guardò Eden, che per una volta, guardò da un’altra parte.
 
“Non so da dove tu possa aver preso quell’idea.” I suoi tentativi di essere indifferente erano terribili.
 
“Sarà stata la volta in cui hai detto ‘Sirius è mio amico’.”
 
“Black è un bastardo,” disse Eden, distratta. “Vado su a vedere Lexi. Non metterci tanto.” E se ne andò. Lily attraversò la stanza per arrivare nelle vicinanze dei Malandrini presenti, i quali la notarono subito.
 
“Red.” Disse James semplicemente.
 
“Lily,” la salutò Sirius, con più gentilezza.
 
“Potter, (e non chiamarmi Red)… Sirius,” rispose Lily, annuendo. “Um… Sirius? Sai cosa ha Eden?” l’espressione di Sirius cambiò da puramente neutrale ad una completamente illeggibile ma sempre neutrale.
 
“Um… no… lei… se, non lo so. Cattivo umore o qualcosa…”
 
Lily annuì. “Okay. Di che state parlando?” sperava che il suo tono fosse causale. Era praticamente sicura che non lo fosse.
 
James alzò un sopracciglio e guardò lontano nel fuoco. Sirius sembrava un poco confuso, ma disse: “di stasera, cos’altro? James mi stava proprio dicendo cosa gli era successo…”
 
La testa del Capo Scuola si girò di scatto verso Lily e aprì la bocca per dire qualcosa, ma lei stava già andando verso i dormitori, con i capelli rossi che svolazzavano. Sirius era ancora più confuso.
 
“Cosa ha?”
 
James si ricordò qualcosa da prima. “È anti-scarpe,” mormorò, più a se stesso che a Sirius. Padfoot era confuso. “Non importa,” aggiunse James e si alzò anche lui in piedi e camminò verso il dormitorio. Sirius lo seguì, sbigottito.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
• angolo della traduttrice: Quindici pagine dopo (e diversi insulti affettuosi all’autrice che mannaggia a lei, perché ha fatto dei capitoli così lunghi?!) eccomi qui. La parte introduttiva è ufficialmente finita. La vera storia è proprio iniziata. Comunque cosa ne pensate della storia? Personaggi preferiti? Odiati? Io odio sempre di più Redival. E lo farò fino all’ultimo. Fatemi sapere le vostre opinioni! Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) per informazioni o per fare semplicemente una chiaccherata. Ho anche iniziato la traduzione di una fanfiction a tema Hunger Games: When Soul Meets Body (cliccate quhttp://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3565997&i=1i per aprire la pagina).
 
Nel prossimo capitolo: i Malandrini le provano tutte per andare a trovare Peter e Remus e non farsi beccare da Madama Chips, James e Lily devono collaborare (a loro malgrado), si rivivono i ricordi dei due ragazzi, ma ad ognuno manca qualcosa…
 
A presto,
Silvia.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: All Those Little Things ***


Capitolo 6: All Those Little Things
 
Nello scorso capitolo: tutti parlano.
 
 
Alla fine, nessuno riuscì a dormire, quella notte.
 
James ci provò.
 
Non ci riuscì.
 
Non aveva nessun ricambio di vestiti, quindi si distese nel suo letto nei suoi pantaloni della divisa e con una canottiera bianca per un paio di ore. Ma non riusciva a dormire. Sirius e l’unico altro ragazzo del settimo anno presente, Paul Montreal, avevano discusso sui fatti della notte per diverse ore, ma James non aveva ascoltato neanche una parola. Si sentiva al di fuori di tutto.
 
Ed era esausto.
 
Per un po’, rimase disteso nel letto a pensare, con solo il mormorio di Sirius e Paul in secondo piano. Si concentrò sugli avvenimenti di quella notte, anche Se non avrebbe voluto. Voleva solo essere in grado di dormire.
 
La gente diceva spesso ‘la guerra è un inferno.’ James pensò: ‘pensare è un inferno.’
 
Ogni tanto, alcuni studenti di altri dormitori si affacciavano nella stanza e dicevano cose come: ‘la McGranitt voleva che controllassi i dormitori per vedere che tutti fossero a letto,’ o altro: ‘Questo e quell’altro sono appena tornati dall’Infermeria! Pensavo che vi avrebbe fatto piacere saperlo…’ Intorno alle quattro, anche il Signor Korcesh- l’uomo del Ministero della Magia, che era nel treno ore prima- fece capolino per controllare che stessero tutti bene. James li ignorò tutti.
 
Ma la distrazione servì a qualcosa, perché poco dopo l’uscita del Signor Korcesh, Sirius e Paul avevano finito gli argomenti di discussione e James fu in grado di assopirsi per circa un’ora.
 
Inforno alle cinque, si accorse del silenzio assordante della stanza ed ogni possibilità di addormentarsi era sparita.
 
“Padfoot,” mormorò finalmente.
 
“Mhm?” rispose la voce completamente attenta di Sirius.
 
“Vuoi giocare a scacchi?”
 
“Abbiamo un set?”
 
“Gideon l’anno scorso aveva promesso di lasciarne uno sotto uno dei letti, ricordi?”
 
“Oh sì.”
 
Ci furono dei suoni di Sirius mentre trascinava le ciabatte, cercando di trovare il set di scacchi che Gideon Prewett, che si era diplomato da Hogwarts l’anno precedente, aveva promesso di lasciare. “Trovato,” annunciò un momento dopo, emergendo dal di sotto di un letto.
 
Sirius scostò le tende del letto di James e vi mise la tavola là. C’era una nota scritta sopra.
 
“Ai Malandrini, ed a qualsiasi ragazzo del settimo anno a cui loro riterranno giusto regalare il più magnifico set di scacchi, che Sirius ci ha rubato circa sei milioni di volte e perciò abbiamo deciso lasciarlo in eredità a lui e a James e a Remus e a Peter. Divertitevi. Usatelo. Se ci saranno dei ragazzi del quinto anno fighi – che il prossimo anno saranno del sesto – ragazzi, allora potete lasciarlo a loro. Altrimenti, non disturbatevi. I leoni per la Coppa! Buona fortuna per mandare avanti la squadra di Quidditch senza il più merav-ispirante talento di Fabian e il mio cercatore, James. Alla salute, Gideon Prewett e Fabian Prewett.”
 
Il Capo Scuola si immaginò a leggere il messaggio e a ridere, sotto diverse circostanze. Ma anche i suoi ragazzi più grandi preferiti, i gemelli Prewett, fallirono di farlo divertire al momento. Voleva solo una distrazione per le prossime due ore. Sirius e Paul (che nel frattempo si era svegliato) lessero la nota, sorriso debolmente e Sirius la ripose al sicuro, probabilmente sperano che potesse apprezzarla meglio un’altra volta.
 
James mise le pedine al loro posto e il gioco cominciò. Paul li guardava da una parte. Sapevano che il castello non si sarebbe completamente svegliato fino a due ore dopo e sarebbero state due ore molto lunghe.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
“Ma, Madama Chips! Guarda! La stanza è praticamente calma…”
 
“Calma?” urlò Madama Chips, dando un’occhiataccia a James; cercò di sovrastarlo con l’altezza, ma non ci riuscì. Lui era abbastanza alto. “Calma? Non è calma, signor Potter. È caotica. È una pazzia!”
 
“Ma, Madama Chips,” continuò James, che ora era in piedi davanti a lei vicino alla porta dell’Infermeria, “si tratta di Remus. Moony! Un Malandrino!”
 
“Non vedo come questo abbia a che fare con…”
 
“Beh, guardi Sirius qui presente e io siamo gli altri due Malandrini e Peter…”
 
“Lo so! Ora andate via! Assolutamente no! No! No! No! Via!”
 
James si fece un attimo da parte per discutere di tattiche con Sirius. “Prova la carta della pena,” sussurrò l’ultimo.
 
“Madama Chips! Lei deve farci entrare! Sua madre ci ha scritto per assicurarsi che stia bene! Cosa possiamo dirle se non l’abbiamo visto neanche per cinque minuti?”
 
Madama Chips sospirò. Dopo tenta secondi di battaglia interna, sospirò di nuovo e disse: “avete cinque minuti per parlare con lui. Dopo di ciò, siete fuori dai piedi fino a quando rilascerò il Signor Lupin. Intesi?”
 
“Certo!” dissero in coro James e Sirius (che era un passo indietro). La sfortunata Madama Chips diede loro un’occhiata di avvertimento, prima di spostarsi per permettere ai due ragazzi del settimo anno di entrare.
 
“La Signora Lupin non ha davvero scritto, vero?” sussurrò Sirius.
 
James scosse la testa.
 
I suoi occhi percorsero la stanza per un momento, prima di cadere su un letto vicino all’angolo, dove una zattera famigliare di capelli era appena visibile. La indicò a Sirius, il quale annuì e guidò la strada verso la persona che era senza dubbio Remus Lupin.
 
Remus guardò sorpreso l’arrivo dei due amici.
 
“Un po’ presto per voi, no? Mi aspettavo che voi portaste il vostro culo appena svegli, ma non mi immaginavo prima delle due o le tre di pomeriggio…”
 
“Noi?” chiese Sirius con ironia; “ma siamo delle persone che si alzano sempre presto… dei mattinieri!”
 
“Vedo,” rispose Remus sarcasticamente; “sono le sette… impressionante!”
 
“Non abbiamo chiuso occhio,” ammise James saggiamente.
 
“Se, eravamo davvero preoccupati per Peter,” gli diede ragione Sirius, sospirando.
 
Remus rise quasi. A lui, assieme agli altri, piaceva trovare la luce in questioni serie. Era molto più semplice parlare di cose serie quando fingevano che non lo fossero.
 
“Quindi… qualche novità?”
 
“Mhm. I Wanderers hanno battuto i Tornadoes due giorni fa. È stato una partita brillante da quanto mi hanno detto.”
 
“Taci e dimmelo, Padfoot.”
 
“Dovrei tacere e dirtelo? Beh, quella sì che sarebbe una sfida.”
 
Remus roteò gli occhi e guardò speranzoso James. “Scusa. Non ho niente,” disse l’ultimo Malandrino, scuotendo la testa. “Nessuno ci dice niente.”
 
“Siamo sopravvissuti a un attacco di Mangiamorte e a sei anni in questa maledetta scuola e dobbiamo ancora provare la nostra capacità mentale,” fece presente Sirius sarcasticamente.
 
Gli altri due rotearono gli occhi d’accordo.
 
“Hai visto Wormtail?” chiese Sirius improvvisamente; guardò intorno alla stanza nella speranza di trovare il quarto Malandrino.
 
“È ancora a terra,” li informò Remus. “Madama Chips gli ha dato qualcosa ieri notte per assicurarsi che lui stesse bene, ma non ha avuto tempo di fare qualsiasi cosa che lo ‘svegli’.”
 
“Digli che c’è una festa in Sala Grande,” disse Sirius; “funziona ogni volta.”
 
Gli altri sorrisero. “Stavo pensando…” incominciò Remus lentamente, “pensate che ci possano essere delle casualità?”
 
Sirius scosse la testa; James rimase stoicamente obiettivo. “Io e te siamo stati nella piattaforma il più a lungo degli altri studenti, credo,” disse il primo e James sospettò che avrebbe detto la sua parte di pensiero riguardo ciò; “e per tutto il tempo prima di tornare al castello, hai visto delle Maledizioni che Uccidono?”
 
Remus scosse la testa. “No, ecco perché me lo chiedevo. Dovremmo chiedere ad Eden comunque; è rimasta là come noi.”
 
“Puoi chiederlo a lei appena esci da qui,” esclamò Sirius in tono ribelle; “mi sta ancora lanciando merda per… la cosa dell’anno scorso.”
 
Remus sembrò confuso per un momento, prima di comprendere tutto. “Davvero?” chiese. James notava, anche se Sirius non lo faceva, un pallido colore nella faccia di Moony – e non era di rabbia. Decise di cambiare argomento, prima che Sirius se ne accorgesse o prima che Remus avesse detto qualcosa di stupido.
 
“Non sembri stare bene,” mentì, più che altro perché era la prima cosa che gli era saltata in mente. “Sta arrivando la luna piena?” (sussurrò questo a voce bassa): “o sono solo gli effetti della scorsa notte?”
 
Moony ci pensò per un momento. “È la seconda, vero? Dev’essere stata la scorsa notte, allora. Avete sentito? Qualche deficiente del secondo anno mi ha colpito con un incantesimo. Cinquanta Mangiamorte non ci sono riusciti, ma un dodicenne idiota sì. Ho avuto tre braccia per quasi tutta la notte e quella roba,” Remus nauseante indicò la pozione nel tavolino vicino al suo letto, “sa di inferno mescolato con vinegar.”
 
Sirius annusò la pozione. “Odora pure così,” rimarcò casualmente.
 
“E su di te, James?” continuò Remus, costringendo Sirius a lasciare la fragile bottiglietta; “che cosa ti è successo la scorsa notte? Non ti ho visto assolutamente giù nella piattaforma… o sei stato abbastanza fortunato da entrare nel castello velocemente.”
 
“Non ho corso se è questo che intendi,” disse James, nonostante non fosse interamente sicuro che fosse vero. Non era interamente sicuro di cosa fosse reale dalla scorsa notte. Le sue memorie erano sfocate. Forse era dovuto alla mancanza di riposo. Poteva solo pensare a tanti alberi. Era stata una notte terribile. “Sono finito in una specie di casino con altri studenti più vecchi… fidati, ho avuto il mio numero di Mangiamorte...”
 
Nessuna mancanza di riposo avrebbe potuto fargli dimenticare quello…
 
Ma prima che la conversazione potesse continuare, Madama Chips si ricordò della loro presenza e disse di tutto a James e a Sirius per essersi trattenuti sette minuti buoni. Poi li mandò via senza grazia, quindi loro non avevano altra scelta se non quella di guardare mestamente Remus e di salutarlo con la mano, dopodiché uscirono dalla caotica Infermeria.
 
Per la prossima ora più o meno, nessuno dei due seppe cosa fare. La Colazione non iniziava mai prima delle otto a Hogwarts e dopo aver visitato Remus, oltre agli eventi della sera precedente, la colazione era l’unica cosa a cui si poteva pensare.
 
Girovagarono per i corridoi senza meta, per vedere dove i loro piedi li avrebbero portati, ma dopo essere finiti due volte nelle Cucine, decisero di smetterla e di tornare nella Sala Comune. Era vuota quando vi arrivarono, ed essendo le sette e tenta, era qualcosa di sorprendente. Però non era deludente, poiché nessun Malandrino avrebbe avuto il piacere di vedere altre persone oltre a loro stessi ed a poche possibili eccezioni.
 
Eden Deaborn apparì dopo circa quindici minuti, diede un’occhiata ai due, disse un veloce “’giorno,” e uscì. James fissò torvo Sirius.
 
“Potresti tipo scusarti con lei,” suggerì acido.
 
“Perché dovrei?” domandò Sirius. “Non ha assolutamente alcun effetto su di lei. Le piace semplicemente essere arrabbiata con me.”
 
James pensò che questo potesse essere vero, ma era troppo irritato da essere ignorato da una delle sue uniche amiche femmine che non voleva dare ragione a Sirius. Inoltre – ragionò – Sirius potrebbe aver semplicemente meritato di essere ignorato da qualcuno. Remus e lui stesso lo avevano ormai perdonato. Per non menzionare Snape…
 
“Sei sempre arrabbiato con me, Prongs?” chiese quieto Sirius, cogliendo di sorpresa il suo amico.
 
“No,” fu la risposta semplice e più vera.
 
“Grazie.”
 
“Mhm.”
 
“Non so cosa farei se tu lo fossi. Probabilmente uscirei con quelli del primo anno e proverei a insegnargli scacchi o qualcosa del genere.”
 
“O a imbucarsi nella Stamberga Strillante?”
 
“Mhm. O a infilare la testa in un barattolo di marmellata.”
 
“Beh, io e Moony ti abbiamo perdonato entrambi, ma puoi infilare la testa in un barattolo di maionese comunque, se vuoi… sarebbe divertente in qualche modo.”
 
Sirius sorrise. James anche. Si interruppe, però, quando Lily Evans e Lexi Shaw scesero le scale del dormitorio femminile. Lily lanciò a loro delle occhiate curiose e Lily fece un mezzo saluto confuso.
 
“Ti odia davvero, vero?” disse Sirius pensieroso, una volta che furono sparite attraverso il buco del ritratto. Non si stava riferendo a Lexi.
 
James non era di buon umore quando scesero a colazione venti minuti dopo.
 
La sala d’entrata sembrava completamente diversa da com’era stata la notte precedente. Per prima cosa era illuminata e nonostante fosse ancora decisamente uggiosa, era un po’ più chiara. Era anche vuota, eccetto per Sirius e James, ma alcune voci potevano essere udite dall’adiacente Sala Grande. Curiosi, i due scivolarono dentro e videro che erano – come al solito – in ritardo.
 
La Professoressa McGranitt era in piedi di fronte alla Sala, persino di fronte al tavolo degli insegnanti, con un pezzo di pergamena in mano e un’espressione seria in viso. Vicino a lei c’era un piccolo sgabello di legno sul quale era seduto un bambino di circa dieci anni con un cappello fin troppo largo in testa.
 
Dopo un istante, il cappello – sì, il cappello – aprì la sua specie di bocca e dichiarò: “Corvonero!”
 
Il bambino si tolse il cappello, sembrando sudaticcio, ma altamente sollevato e corse verso il tavolo dove tutti i Corvonero mangiavano colazione.
 
“Zabini, Dana!” chiamò la Professoressa McGranitt e quando la piccola, pallida, testa della bambina toccò l’orlo del cappello, esso proclamò: “Serpeverde!”
 
Il tavolo dei Serpeverde esultò; James e Sirius sbuffarono. La Professoressa McGranitt tirò su la pergamena e ripose al loro posto il cappello e lo sgabello. I due Malandrini, che erano sempre in piedi in imbarazzo vicino alle porte del Salone, scivolarono nel tavolo dei Grifondoro.
 
Rachel Brossle, la ragazza del settimo anno a cui Sirius era seduto vicino, si allontanò velocemente, facendo ruotare gli occhi a Sirius che finse di ignorarla. “Porca miseria, Padfoot,” mormorò James mentre si prese del bacon di cui improvvisamente non aveva alcun appetito; “sembra che tutte le belle ragazze del settimo anno siano arrabbiate con te.”
 
“Potter,” esclamò Lily Evans, comparendo dietro i due Malandrini; “la McGranitt vuole vedere i Capi non appena abbiamo finito di fare colazione.”
 
Per un paio di istanti, James si chiese perché la McGranitt volesse vederlo (e stava quasi per esclamare: ‘non è stata colpa mia!’), prima che gli arrivasse l’idea che magari la McGranitt avrebbe volito altre informazioni sulla notte precedente. Sperò che questa non fosse la vera causa, perché fino a quel momento, lui aveva fatto il possibile per non pensare a qualsiasi cosa che era accaduto nella foresta, e ogni volta che l’aveva fatto, la sua testa faceva male.
 
Lily si allontanò.
 
Sirius sembrava vittorioso, mentre afferrava le sue uova con la forchetta.
 
James finse indifferenza.
 
Lily lanciò occhiatacce per tutto il percorso, fino a quando si sedette di muovo al tavolo vicino ad Eden e di fronte a Lexi. Nessuna delle due stava mangiando. Quello era sorprendente in qualche modo, poiché Lexi mangiava sempre. Mangiava veramente lentamente, ma mangiava sempre. Eccetto per in quel momento.
 
“Cosa è stato?” chiese Eden, toccando con la forchetta la salsiccia nel piatto.
 
“Potter è un bastardo,” dichiarò Lily, facendo un tentativo coraggioso con il suo succo di zucca.
 
“Questo suona vagamente famigliare,” rimarcò Lexi.
 
“Lo è,” insistette Lily. “è solo un egocentrico, sleale, bugiardo, disonesto, crudele bastardo.”
 
“E ha i capelli neri,” mise in mezzo Eden.
 
Lily non apprezzò il sarcasmo, ma non lo fece presente. L’ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era quella di creare un litigio tra se stessa e un’altra persona. Prese un muffin al lampone che sgranocchio eroicamente. Riuscì a fare solo quello con il muffin, ma era molto di più di quello che avevano fatto le sue amiche in tutta la colazione.
 
Era furiosa con Potter. Perché? Oh giusto, per la cosa di dire alla McGranitt della scorsa notte. Quale cosa della scorsa notte? Oh giusto, la cosa con i Mangiamorte…
 
Era stata una notte lunga…
 
“Voglio vedere Alice,” sospirò Eden.
 
“Quindi ho sentito…” disse Lexi, guardando il suo succo di zucca con scarso interesse, “tutta la mattina… e tutta la notte anche…”
 
Lily non sentì per davvero il discorso tra Eden e Lexi. Invece, guardò il tavolo degli insegnanti. Silente era seduto lì, ma non stava parlando con gli altri insegnanti come faceva di solito. Stava mangiando in estremo silenzio.
 
“Lo ha fatto, Lily?”
 
“Huh? Che?”
 
“La McGranitt ha detto quando inizieranno di nuovo le classi?” ripeté Eden.
 
“Oh… um…” Lily pensò di nuovo al discorso che la Professoressa McGranitt aveva fatto prima dello smistamento; “no… ha solo detto ‘fino al prossimo aggiornamento’.”
 
Lexi ed Eden diventarono malinconiche e Lily cominciò a preoccuparsi. Se le lezioni iniziassero, sarebbe il primo segno di un ritorno alla normalità per Hogwarts. Se le lezioni iniziassero, garantirebbero dei mesi in più di sicurezza a Hogwarts. Lily non era pronta a lasciare Hogwarts e lo sapeva.
 
La Sala Grande era più rumorosa del solito, ma tutte le conversazioni erano preoccupate oppure arroganti. Un ragazzo del sesto anno, Thompson, era seduto vicino ad una bionda carina e le stava spiegando come aveva fatto ritornare coscienti metà persone nell’Infermeria, il tutto da solo. Due appena smistati bambini del primo anno stavano mormorando qualcosa su Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma che risiedeva nella Torre Grifondoro. Potter e Black erano in una conversazione fitta. Lily si chiese se James stesse divulgando molte più informazioni di quanto fosse necessario. Divenne improvvisamente molto arrabbiata.
 
Lily si chiese se dovesse dire tutto a Eden e a Lexi. Decise di non farlo. Solo perché Potter era così traditore da farlo, non significava che anche lei lo fosse. Lei era superiore. E comunque, non era nella posizione di dire a Eden e Lexi niente della scorsa notte. Cercare di ricordare i dettagli le faceva male, nonostante le basi rimanevano intatte nella sua testa. Suppose che dovesse pensarci meglio dopo aver dormito di più.
 
Ma Lily era comunque arrabbiata.
 
Potter aveva quel dono inusuale di provocare più emozioni in Lily rispetto alle altre persone – incluso Elijah Trent… e lui era il suo fidanzato! Certo, le emozioni erano completamente diverse. Con Potter, era quasi sempre rabbia, ribrezzo o improvvisa energia e con Elijah era… beh, Lily non era sicura di cosa fosse. Era qualcosa. E non era ribrezzo.
 
Nonostante ciò, Lily non voleva pensare a Potter o a Elijah al momento e si sforzò di occupare i suoi pensieri in un altro modo. Era così stanca. Era così facile non pensare a niente, era così stanca. Troppo stanca per mangiare.
 
Eden e Lexi stavano chiacchierando.
 
Potter era un bugiardo traditore.
 
Elijah non era lì.
 
Silente era troppo criptico.
 
La McGranitt non voleva dire niente.
 
Alice non era raggiungibile.
 
Madama Chips non gliela faceva visitare.
 
La sua testa le faceva male quando ricordava.
 
E tutti nel Salone avevano l’inesplicabile urgenza di parlare veramente, veramente a voce alta.
 
Cosa succedeva a tutti?
 
Era come se stessero urlando: le loro parole non necessarie rimbalzavano nella sua testa.
 
“Signora Evans?”
 
Era la Professoressa McGranitt.
 
‘Dannazione a lei.’
 
“Sì, Professoressa?” disse Lily, cercando di rimanere composta.
 
“Hai finito con la tua colazione? Se ti ricordi, ho chiesto di fare due parole…”
 
“Sì, ho finito.” Lily sospirò e si alzò dal tavolo. Diede un’occhiata alla ‘beh, che si può fare altrimenti?’ ad Eden e Lexi, che risposero con sguardi comprensivi e seguì la Professoressa McGranitt alla fine del tavolo Grifondoro, dove Sirius e James stava mangiando. In teoria, comunque. Non stavano mangiando davvero. Stavano parlando. Anche i loro appetiti dovevano essere scomparsi.
 
“Signor Potter?” disse la McGranitt, nello stesso tono in cui aveva detto ‘Signorina Evans’.
 
James alzò lo sguardo e guardò dietro la sua spalla e capì cosa voleva la McGranitt in un istante. “Direi che devo andare, Padfoot,” scrollò le spalle alzandosi.
 
“Ci si vede,” rispose il suo amico, mescolando il suo porridge freddo.
 
James e Lily seguirono la McGranitt fuori dal salone, esausti e irritati. Dopo che la vice Preside ebbe girato a destra, a sinistra a destra e ancora a sinistra, arrivarono ad una porta di legno, in cui entrarono un momento dopo.
 
La stanza era quadrata e non eccessivamente larga. C’era un ritratto nel muro di una donna in vestito viola, che entrambi gli studenti riconobbero come Violet. Violet era un’amica della Signora Grassa della Sala Comune Grifondoro.
 
Nell’angolo della stanza c’era il piccolo sgabello e il Cappello che la McGranitt aveva usato poco prima e James poté assumere che questa era la stanza dietro al tavolo degli Insegnanti, che non aveva esplorato in precedenza. Si chiese come avesse potuto dimenticarselo.
 
C’erano diverse sedie nella stanza e la Professoressa McGranitt indicò a James e Lily di sedersi in due di quelle. Loro eseguirono l’indicazione, con una sensazione di déjà-vu della notte precedente.
 
“Ora,” disse la McGranitt; “il Professor Silente mi ha domandato di fare una… richiesta… a voi due. Posso capire che voi siate probabilmente molto esausti…” non ci voleva un genio per capirlo… “ma se voi potreste donare almeno un po’ del vostro tempo oggi per aiutare gli insegnanti e il Ministro della Magia, saremmo indebitati con voi…”
 
James e Lily si scambiarono delle occhiate. Tutta la rabbia che lei provava per lui era stata temporaneamente dimenticata. Infatti, non stava neanche pensando al fatto che fosse praticamente si ufa che lui avesse detto tutta la storia a Sirius. Gli sguardi scambiati erano interamente innocenti e curiosi.
 
 La porta si aprì ed entrarono tre uomini. Erano tutti completamente differenti.
 
Uno era l’altro, dall’aspetto nobile Silente. Dopo c’era il grasso, sudicio Professor Lumacorno. Il terzo era completamente sconosciuto a Lily. Era un uomo alto, ben messo di circa cinquant’anni. I suoi capelli erano castano ramato, con alcune ciocche leggermente grigie e una faccia dura con cicatrici di battaglia. I suoi occhi erano blu e penetranti, e indossava un mantello lungo, rosso e marrone. Era positivamente terrificante in ogni senso.
 
Il Preside parlò per primo. “James, Lily…” fece un segno ad entrambi e loro annuirono; “questo è Alastor Moody.”
 
Indicò l’uomo con le cicatrici.
 
James si alzò e scosse la mano di Moody. “Sì, ci siamo già conosciuti,” disse, con un sorrisetto un faccia. Questo rese Kily ancora più imbarazzata.
 
“Potter,” lo salutò. La sua voce era dura e roca come il suo aspetto.
 
Lily si alzò e scosse la sua mano. “Piacere di conoscerla,” disse con diplomazia.
 
Moody fece un cenno educato. “Il piacere è tutto mio,” tuonò. Lily non era interamente sicura che questo fosse come parlava di solito o se semplicemente lei non le stesse simpatica, ma sperava sinceramente che fosse la prima opzione. Per prima cosa, Alastor Moody non sembrava un persona con cui litigare. Per seconda, aveva un distintivo nella giacca che era leggermente accartocciato, ma che diceva chiaramente ‘Auror’.
 
“Non ti siedi, Alastar?” lo invitò Silente, spingendo una sedia verso l’Auror. Moody si girò e guardò con attenzione la sedia per un momento prima di sedersi. “Horace?” continuò Silente. Spinse una sedia verso il Professor Lumacorno, che anche lui prese posto.
 
Silente poi, diede un sedia anche alla McGranitt, ma lui rimase in piedi. Si trovava di fronte a Lily e a James, e Lily si sentiva come una testimone in processo. Lumacorno, Moody e la McGranitt osservavano i due studenti con attenzione.
 
Gli occhi di Silente erano più chiari e meno seri rispetto alla sera precedente, nonostante non arrivassero ancora al livello di divertimento che avevano di solito. Osservò Lily e James al di sopra dei suoi occhiali a forma di mezza luna. Lily stava trattenendo il respiro.
 
“Devo chiedere scusa da parte del Ministro della Magia e della scuola prima di tutto, Lily e James, per ogni inconvenienza che questo vi potrebbe causare oggi. Apparentemente, né voi, né la maggior parte della scuola ha dormito molto la scorsa notte.”
 
“Non l’abbiamo fatto,” disse James con nonchalance.
 
Silente sorrise quasi. Quasi. “In questo caso, mi dispiace,” disse. “Ma io – noi – abbiamo una prova per voi, oggi. È una richiesta, perché capiremmo se voi non aveste voglia di rivivere la scorsa notte. Comunque, avendo considerato la vostra storia, il Ministero ha mandato il Signor Moody e alcuni altri suoi ufficiali qui per la protezione di Hogwarts. Ma c’è qualcosa nella vostra storia che ha bisogno di essere investigato.”
 
Lily aveva un presentimento di dove sarebbe arrivato quel discorso.
 
“Ciò di cui noi abbiamo bisogno,” disse Silente, ora avvicinandosi abbastanza velocemente e guardandoli con attenzione, “è di prendere in prestito un po’ delle vostre memorie…”
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuO
 
“Professore, signore… che cosa è quello?”
 
“È un pensatoio…”
 
“Non l’ho chiesto a te, Red. Ho chiesto al Professor Silente…”
 
“Non chiamarmi ‘Red’, Potter.”
 
“Signor Potter, Signorina Evans, per favore!”
 
La Professoressa McGranitt guardò i litiganti Capo Scuola con occhi altezzosi, nonostante contenessero anche un pizzico di divertimento. Erano ora nell’ufficio di Silente. Era lo stesso gruppo di prima: Silente, Alastor Moody, Lumacorno, la McGranitt, e i due Caposcuola, che non avevano resistito più di tre minuti senza bisticciarsi.
 
“Quindi,” disse, Lily, riprendendo il filo del discorso; “volete prendere i nostri ricordi della scorsa notte nella foresta e metterli nel suo pensatoio per esaminarli e vedere dov’erano esattamente i Mangiamorte nella foresta…”
 
“Precisamente.”
 
James stava ancora guardando il pensatoio. “Ho visto uno di quelli,” ricordò. “Mio padre ne ah uno. Piuttosto rari, no?”
 
Silente annuì. “E ci permetterete di prendere i vostri ricordi?”
 
Lily non poté immaginare di rifiutare e non vedeva alcuna ragione per non farlo.
 
“Perché non volete anche Redival qui?”
 
“Ho parlato con la Signorina Shelley questa mattina,” rispose la McGranitt, nonostante James si fosse rivolto a Silente. “Era incosciente quando è stata portata nella foresta e i suoi ricordi dopo di ciò erano spezzati ed indistinti. Stavamo sperando che le vostre siano più uniformi.”
 
Lily ricercò attraverso la sua mente. Era stata uniforme la sera precedente? Non si ricordava. Non poteva ancora ricordarsi un po’ di roba e il dolore nella sua testa cresceva sempre di più. Ma non si sentiva nella posizione adatta di dire questo a Silente, quindi annuì.
 
“Va bene, fate quello che potete.”
 
Silente si avvicinò e puntò la bacchetta alla testa di Lily. “Non ti dispiace andare per prima, Lily?”
 
“No…”
 
“Grazie. Prova solo a pensare alla scorsa notte. Dall’inizio, intendo. Proprio prima di entrare nella foresta… ho bisogno che tu pensi a dove hai iniziato…”
 
Lily si mosse agitata nella sua sedia; tutti gli occhi erano puntati su di lei. La sua testa faceva male. Silente si fermò per un istante e sembrò sussurrare qualcosa. Poi, portò indietro la sua bacchetta, ma dalla fine fuoriusciva una lunga sostanza color argento. Il Preside puntò la bacchetta contro il pensatoio, e i fili argento che dovevano essere i ricordi vi caddero dentro.
 
Lily e James si alzarono entrambi in piedi e fissarono il pensatoio. C’era uno strano liquido dentro. Poi, sembrò esserci una specie di movimento sotto la superficie e Lily riuscì a vedere degli alberi.
 
“A qualcuno interessa un’occhiata da più vicino?” chiese Silente, guardando le espressioni scioccate di James e Lily.
 
Tutti lo guardarono.
 
“Come?” chiese James curioso.
 
“Dovete solo toccare il liquido… chi vuole andare per primo?”
 
Nessuno si fece volontario per un momento. “Vado io,” grugnì il Signor Moody. Si avvicinò al pensatoio, infilandoci un braccio all’interno. Un istante dopo, ci saltò dentro o fu travolto all’interno completamente. Scomparì interamente e la superficie si calmò.
 
Ci fu una pausa, poi: “vado io dopo,” disse Lily.
 
Silente annuì. La sua mano pallida si immerse nella superficie luccicante e un istante dopo, sentì la sensazione di venire immersa in una piscina di acqua fresca. Ma era senza dubbio asciutta e la sensazione scomparve velocemente, per essere rimpiazzata da quella di cadere improvvisamente.
 
Poi, si ritrovò in piedi. Vicino a lei c’era l’Auror Moody e stava guardando la scena curioso. James apparve un momento dopo, poi la McGranitt, poi Lumacorno e infine Silente. Tutti si guardarono intorno.
 
Stavano nella banchina del lago. Il luogo era caotico e alcune barche stavano esplodendo esattamente come nella realtà. Il Marchio Nero era visibile nel cielo notturno illuminato e l’aria era ricoperta da urla. Attraverso il lago, gli incantesimi lanciati erano chiaramente visibili. Poi, Lily ricevette il suo shock atteso.
 
James si stava alzando dall’era, bagnato fradicio. Era in piedi a circa cinque centimetri dal vero James e Lily scorse la mascella del vero James spalancata in un divertimento inaspettato. Il suo stomaco fece un salto, probabilmente dovuto dalla vista dei due Potter.
 
“E pensavo che il mondo fosse brutto con uno solo di te,” sussurrò lei, così che solo il Capo Scuola potesse sentirlo. Lui calpestò il suo piede.
 
Mentre il James del ricordo si toglieva il maglione fradicio e si allentava la cravatta, Lily vide se stessa apparire nella banchina. Non era assolutamente come guardarsi in uno specchio, perché questa Lily non assomigliava al suo riflesso. Sapeva che era più come gli altri la vedevano ed era abbastanza inconfortabile.
 
“Ah, sai cosa dicono,” sussurrò il vero James nel suo orecchio; “due Lily sono meglio di una. Quattro volte la stronzaggine di una donna normale.”
 
Lily calpestò il suo piede.
 
Sapeva che faceva più male.
 
Indossava i tacchetti di tre centimetri.
 
La Professoressa McGranitt si schiarì la gola e Lily scorse l’occhio del Professor Lumacorno. Le faceva l’occhiolino. Si girò velocemente e guardò la scena famigliare.
 
Il fradicio James stava roteando gli occhi, che erano in parte coperti da capelli bagnati. “Dai Peter,” disse, mentre cominciava ad avvicinarsi a Peter Pettigrew, che si stava arrampicando sulla banchina. Ma c’era qualcosa di strano sulla memoria di Peter.
 
Infatti, non era bagnato.
 
“Bel lavoro, Red,” mormorò il vero James, avendolo apparentemente notato anche lui: “persino la tua memoria è incasinata…”
 
Lily lo ignorò e pensò intensamente. Così era come se lo ricordava. Si ricordava Peter asciutto. Ma non aveva senso. Si girò verso il Preside. “Signore…?”
 
Silente scosse la testa. “Shhh. Aspetta.”
 
Lily guardò la scena.
 
Il Peter asciutto per miracolo era in piedi ora e le maledizioni dei Mangiamorte iniziavano a piovere. “Dovremmo… merda!” disse il James del ricordo (il vero James squittì a disagio). I due Malandrini del ricordo fissarono sorpresi e la Lily del ricordo agguantò le loro maniche e li spinse verso la foresta.
 
Ma qualcosa non era giusto neanche per la Lily del ricordo. Il suo codino era blu…
 
Vedendolo ora, Lily si ricordò chiaramente di non aver indossato un elastico blu, ma anche quello non aveva senso. Non aveva elastici blu. Era una Grifondoro! I suoi colori erano rosso e oro!
 
“Veloci,” stava dicendo ora Silente.
 
Il vero gruppo di persone seguiva a passo veloce. Ora era ovvio che qualcosa fosse strano. Il cielo al di sopra non aveva neanche una stella. Gli alberi stavano scomparendo e riapparendo a caso, e alcuni non apparivano proprio. L’intera foresta sembrava on costante cambiamento.
 
“Cosa sta succedendo?” chiese la McGranitt.
 
Il James del ricordo, Lily e Peter avevano iniziato a correre nuovamente. Gli spettatori gli seguirono a passo lesto.
 
“Red,” disse il vero James improvvisamente, guardando le loro figure del ricordo. La sua voce era in uno shock assoluto.
 
“Mhm?”
 
“Stai indossando le scarpe!”
 
Lily roteò gli occhi. “Certo che sto indossando le scarpe… e non chiamarmi ‘Red’!”
 
“No, le sta indossando la te del ricordo! Non avevi le scarpe ieri notte… ricordi?”
 
Lily alzò un sopracciglio. “Um… sì, le avevo…”
 
James la guardò confuso. “No! Le hai perse nella piattaforma, ricordi? Ecco perché il tuo piede ti faceva male e sanguinava!”
 
“Guardate, si sono fermati!” ansimò il Professor Lumacorno. Infatti, le figure nel pensatoio si erano fermate poco avanti.
 
Il Signor Moody, Lily e James, insieme al Professor Silente, Lumacorno e la McGranitt camminarono velocemente verso il posto dove le figure del ricordo si erano fermate e sedute. Gli alberi stavano ancora scomparendo e riapparendo a caso, ma i cambiamenti erano meno drastici ora. Il piazzale dove si erano fermati e seduti cambiava in grandezza ogni tanto, comunque. La terra cambiava colore sotto i loro piedi.
 
La Lily del ricordo si stava massaggiando un piede coperto da una scarpa e stava parlando con James di qualcosa che nessuno stava realmente ascoltando.
 
Il vero James si girò verso Silente. “Questo non è giusto,” disse. “Lo ricordo diverso. Abbiamo corso per quasi cinque minuti prima di fermarci… lo so! E Lily non aveva le scarpe addosso, perché le aveva lasciate sulla piattaforma. I suoi piedi sanguinavano. Ecco perché si massaggia il piede. Vede…”
 
Indicò il ricordo che si stava svolgendo tra di loro.
 
James stava dando a Lily la bacchetta del Mangiamorte, che lei puntò al suo piede. La scarpa si illuminò di bianco per un momento, prima di tornare normale.
 
“Non le ho mai dato una bacchetta!” insistette James. “Aveva la sua! Ma c’era qualcosa di strano con il suo piede… non ricordo tutto… ricordo solo che per qualche motivo ho dovuto fare io l’incantesimo. Sono stato io a farle rimarginare i tagli. Quello me lo ricordo.”
 
“No!” lo interruppe Lily; “no, questo è giusto. Non lo ricordo completamente, ma ricordo sicuramente di aver guarito i miei piedi. Lo ricordo! Solo… non riesco a ricordare il problema con essi. Suppongo che mi facessero male… ma ci ho fatto un incantesimo… e James mi ha dato la bacchetta del Mangiamorte perché ho perso la mia nel lago!”
 
“Come avrei potuto darti una bacchetta di un Mangiamorte?” domandò James; “non ne ho mai avuta una da dare!”
 
“Sì che l’avevi, hai trovato…”
 
“Per favore!”
 
Silente alzò la sua bacchetta e fece segnò ai due di fermarsi. “Per favore,” ripeté; “Lily, ti toglieresti le scarpe, gentilmente?”
 
Lily sembrò spiazzata. “Togliermi le scarpe?”
 
“Sì.
 
Reclutante, Lily si tolse una delle sue scarpe di scuola. Per qualche ragione che non riusciva a ricordarsi, le faceva incredibilmente male farlo. Poi si tolse un calzino. Il suo piede era coperto di tagli.
 
“M-m-ma come? Non ricordo… non ricordo per niente di essermi tagliata i piedi! Come?”
 
“Perché sei salita sopra a cosa mentre correvamo nella foresta!”
 
“Ma io…”
 
“Guardate,” grugnì Moody improvvisamente; “stanno andando avanti.”
 
I ragazzi del settimo anno della memoria si stavano infatti muovendo in avanti, ma stavano camminando. “Dovremmo seguirli, Albus?” chiese lentamente la McGranitt.
 
Silente scosse la testa e sospirò. “No, no. Non ce n’è bisogno. Nonostante il ricordo scorretto potrebbe essere interessante, non è utile a questo punto. Qui…”
 
E improvvisamente, con un salto nel suo stomaco e una miscela di colori nei suoi occhi, Lily si accorse che se stessa e gli altri erano tornati nell’ufficio di Silente. Si sedette in una sedia e si rimise il calzino e la scarpa.
 
“Professore, non capisco come mi sono fatta questi tagli. E non capisco come…” tirò fuori due bacchette dalla sua tasca… “io abbia questa, se Potter non me l’ha data, come dice lui.”
 
Teneva in mano la bacchetta del Mangiamorte che ricordava chiaramente aver ricevuto da James.
 
“E gli alberi e il resto,” continuò James; “perché si stavano muovendo così? Li ricordi così?”
 
Lily ci pensò con forza, ignorando il mal di testa nella sua testa. “Per dire la verità, non ricordo nessun albero. È tutto offuscato. È il piazzale… non ricordo bene…” guardò gli adulti, sperando in una risposta.
 
“E invece tu, James?” chiese Lumacorno. “Cosa ricordi? Immagina una scena molto chiaramente nella tua testa… quando il Signor… il Signor Pettiflew…”
 
“Pettigrew,” fu la correzione di James e della McGranitt.
 
“Sì, quello. Quando il Signor Pettigrew è uscito dal lago, era bagnato?”
 
“Beh, logicamente…”
 
“Non pensare con la logica,” lo interruppe Moody; “prova solo a ricordare. Com’era quando è uscito dal lago?”
 
James chiuse gli occhi, immaginandoselo. Poteva vedere Lily, uscire dall’acqua – bagnata fradicia come è normale essere. Così era Peter… “No, aspettate! I suoi capelli erano bagnati! I suoi vestiti no! Ma… non ha senso? Solo, ricordo i suoi capelli gocciolare, e i suoi vestiti asciutti. Perché non ci ho pensato in quel momento? Perché? Non ha alcun senso! Professore, cosa sta succedendo?”
 
“Quelle memorie sono state manomesse,” borbottò Moody dopo un breve silenzio.
 
Lily e James lo fissarono. “Manomesse,” ripeterono.
 
“Abbastanza,” acconsentì Silente; “è stato un povera copertura, ma un lavoro accurato. Non c’è modo di scoprire dove il piazzare in cui c’erano i Mangiamorte sia. Non possiamo sapere quanto ci avete messo. Abbiamo solo i dettagli che ci avete riferito la scorsa notte.”
 
“Quindi quello che ricordiamo, non è necessariamente accaduto?”
 
“Mhm, ci sono delle cose che possono essere dedotte. Le tue scarpe, Lily…”
 
Silente alzò una mano e Lily gli diede una delle sue scarpe da scuola. “Nuove?”
 
“Sì…”
 
“Sono state rigate.”
 
Lily le guardò con attenzione. “Non so come…”
 
Silente girò le scarpe. “Non c’è segno di essere state in un ambiente di foresta.”
 
Lily lo fissò.
 
“E il tuo piede,” il preside continuò; “ha dei tagli. Credo che James abbia ragione su questo. Non penso che tu avessi le scarpe quando sei andata nella foresta la scorsa notte.”
 
James sorrise vittorioso per un momento, prima che Moody continuò con le deduzioni.
 
“Ma lei ha la bacchetta del Mangiamorte,” disse in un verso; “come ricordi di averla avuta?” parlò a Lily.
 
“Me l’ha data James. Ha detto di averla presa da un Mangiamorte che ha ferito o qualcosa del genere. Avevo perso la mia nel lago…”
 
“Però io non me lo ricordo,” la fermò James,
 
“Però io ho la bacchetta,” fece presente Lily, porgendo la bacchetta a Moody per evidenza.
 
Ci fu un breve momento di silenzio, prima che la Professoressa McGranitt parlò. “Entreremo nei ricordi del Signor Potter?”
 
“No, non penso,” sospirò Silente. Si sedette alla sua scrivania. “Non ce n’è motivo. Anche essi saranno pieni di distorsioni e ricordi errati, se sono corretto… e giudicando quella bacchetta, lo sono.”
 
“Ma Professore,” continuò Lily; “non c’è un modo in cui lei potrebbe… beh… aggiustare le nostre teste? Intendo, non potrebbe toglierci l’incantesimo di memoria?”
 
“Quello assumendo che vi sia stato fatto un incantesimo di memoria.”
 
“M-m-ma cos’altro potrebbe essere?”
 
“Non mostra chiari segni di un incantesimo di memoria. Per esempio, i ricordi sono stati rimpiazzati. Non sono così famigliare in materia come altri…”
 
“Sta dicendo magia oscura, quindi?” chiese James incredulo. “Un incantesimo oscuro… solo per farci dimenticare se Re… Evans… stava indossando le scarpe o di che colore era la terra?”
 
“Non esattamente,” disse lentamente Silente; “credo che l’obiettivo della magia sia stato quello di farvi dimenticare la via per il piazzale nella Foresta Proibita.”
 
“Pensa che chiunque l’abbia fatto, abbia cambiato anche cosa hanno detto i Mangiamorte?” chiese ansiosa Lily.
 
“No,” disse Silente lentamente; “ne dubito. Chiunque abbia fatto la magia non era interamente intelligente, ma neanche interamente stolto. I ricordi sono delle cose complicate da cambiare e i segni che i vostri fossero state manomessi sono ovvi, dopo averli esaminati con un pensatoio. I dettagli sono sbagliati – come le tue scarpe, o la posizione esatta degli alberi. Comunque, non dubito, che se voi doveste dirmi la storia di nuovo, gli aspetti importanti combacerebbero. Se doveste rivivere la storia, il nemico vuole che sia la stessa. E, lei o lui vorrebbe che la storia combaciasse con quella che avete detto a me e alla Professoressa McGranitt la scorsa notte.”
 
“Questo fa chiedere,” disse Lumacorno, “chi vorrebbe cambiare i loro ricordi?”
 
“Beh, dovrà essere stato qualcuno nella tarda notte,” rispose Lily pensierosa, “almeno, deve essere stato dopo che noi due siamo stati a parlare con voi.”
 
“Chi sapeva che erano stati nella foresta e che avevano parlato con voi due?” chiese Moody.
 
“Tutti coloro che erano all’incontro la scorsa notte,” rispose la McGranitt pensandoci; “questo significa l’intero corpo insegnanti, tu, uno degli uomini del ministro – Briscoe o qualsiasi sia il suo nome – e gli altri due lavoratori del Ministro che si è portato… Keira Brighton e Frederick Crosby…”
 
“Garantisco io per Bright,” disse Moody immediatamente.
 
“Anche io,” disse James, come se l’idea di dubitare di Keira Brighton fosse impossibile da pensare.
 
“Ci si può fidare del corpo insegnanti?” Lumacorno chiese a Silente. “Beh, so che di me si può farlo. E anche di Minerva, certo… e Filius, ma…”
 
“Garantisco io per gli insegnanti,” disse semplicemente Silente, e quello sistemò l’argomento.
 
Dopo altri argomenti, Silente prese la parola. “Voi due potete andare, ora. Ancora, vi chiedo di non dire tutto ciò ai vostri amici o a chiunque altro.”
 
Lily e James annuirono, e Lily non poté evitare di guardare male il Capo Scuola per un momento, prima di voltarsi ed uscire dall’ufficio. Lo aveva promesso di nuovo! E senza il minimo segno di colpevolezza!
 
Una volta al di fuori dell’ufficio e giù dalle scale, Lily non si riuscì a trattenere. “Potter,” disse, mentre lui cominciava a camminare lungo il corridoio.
 
Lui si girò e la guardò curioso.
 
“Hai una coscienza?”
 
Qualcosa di non famigliare passò per gli occhi nocciola di James per un istante. Era andato via un secondo dopo, comunque, e Lily si convinse di averlo immaginato. Dopo tutto, si stava parlando di Potter. Lui si girò completamente e la raggiunse. Prima di sapere cosa stesse succedendo, stavano a mezzo metro di distanza, i loro nasi erano separati da circa un centimetro.
 
Lui stava torreggiando sopra di lei.
 
Questa era completamente una nuova esperienza per Lily.
 
“Non parlare con me, Red,” disse freddamente.
 
“Non chiamarmi ‘Red’,” sussurrò lei.
 
Lui fece un passo indietro, poi si ritirò nel corridoio. Lily rimase ferma per un momento, fissandolo torva. Era a metà del corridoio quando si girò ancora una volta. “E per quel poco che possa valere per te, Red,” disse a voce alta, “non ho detto a Sirius cosa è successo. Ho mentito… a lui.”
 
E si girò e sparì.
 
Lily rimase per trenta secondi ferma con il disperato bisogno di respirare e riprendersi. Dopo i trenta secondi, arrivò ad una conclusione. James Potter era una persona che confondeva molto.
 
E un totale bastardo.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
Alice, ora che poteva camminare, lasciò l’Infermeria il giorno successivo, per la contentezza di tutti. Fu la seconda Grifondoro a essere rilasciata dall’Infermeria e, infatti, quando entrò nella sala comune (solo leggermente zoppicante) tutti i presenti (il che includeva Lily ed Eden) applaudirono con forza. Alice sorrise grata e velocemente si avvicinò a una delle sue migliori amiche.
 
“Come state? Madama Chips si stava lamentando della vostra assenza,” disse allegra.
 
“Volevamo visitarla di nuovo oggi, ma ci siamo scordate la strada per l’Infermeria,” inventò Eden con un po’ di rimorso.
 
“Vedo che vi ha proprio devastato.”
 
“Mhm.”
 
“Lexi è laggiù ora, in realtà.”
 
“A lavorare?”
 
“Lexi? Sicuramente no. No, ha fatto visita al ragazzo.”
 
“Ah. Frank.”
 
Alice sembrò confusa. “Cosa?” chiese, riferendosi al tono di voce della sua amica, che non le era piaciuto. “Non ti piace Frank?”
 
“Oh no. Non è quello…” iniziò senza concludere la frase.
 
“Beh, ci ho parlato molto ieri e oggi… era nel letto proprio vicino al mio… e penso che sia perfettamente carino e si merita abbastanza Lexi.” Lanciò quasi una-quasi-ma-non-completamente-perché-non-lo-faccio-mai occhiataccia verso Eden.
 
“Non so,” scrollò le spalle Eden. “Non è niente contro di lui… è carino e intelligente e tutto il resto ma…” scrollò di nuovo le spalle. “Per Lexi non sarà un lavoro semplice mollarlo, devo dire.”
 
“Cosa?” domandò Alice con gli occhi aperti.
 
“Tu vedi quei due sposati insieme?” chiese Eden, curiosa. Alice ci pensò per un momento, ma non riuscì a rispondere. “Esattamente,” continuò Eden; “e se non si sposano, o muoiono prima di averne l’opportunità o si sposano. E anche dopo di ciò potrebbero lasciarsi…” (aggiunse l’ultimo pezzo un po’ risentita.) “Quindi ora assumendo che non si sposeranno, e sperando che non muoiano, è abbastanza sicuro scommettere che si lasceranno a qualche punto. E Frank non è il tipo che molla una ragazza.”
 
“E Lexi è il tipo che molla un ragazzo?” chiese Lily scaltra.
 
Eden sospirò. “Come ho detto… non sarà una cosa semplice.”
 
E fortunatamente, finirono il discorso così.
 
Quando Lily, Lexi ed Eden erano ritornata da cena la notte prima, erano entrate nel loro dormitorio e videro che i loro bauli erano finalmente stati portati su dall’Espresso di Hogwarts. Tutti i vestiti scolastici persi e/o distrutti dovevano essere riportati alla Professoressa McGranitt il prima possibile, così che possano essere rimpiazzati e/o riparati. Lexi e Lily avevano entrambe perso i loro vestiti esteriori, ma entrambe ne avevano un altro paio nel baule, quindi non lo riportarono. Eden non aveva perso niente, perché non stava indossando l’uniforme al momento dell’attacco e il ritorno del baule non significava nulla di buono per lei, poiché doveva iniziare, da quel momento, a indossare la sua uniforme.
 
Quando era tornata dall’Infermeria, Alice riportò che era riuscita miracolosamente a mantenere intatta ogni pezzo di vestiario, ma era una delle poche ad averlo fatto. La lista nella lavagna degli annunci nella Torre Grifondoro era così lunga che la Professoressa McGranitt era dovuta ritornare diverse volte in un giorno per prenderla e metterne una nuova.
 
Ma i primi due giorni dopo l’attacco passarono con un’inusuale e inaspettata mancanza di incidenti per la maggior parte della popolazione di Hogwarts. Sapevano che gli Auror fossero stazionati dentro ed intorno alla scuola, ma fino a quel momento non avevano visti più vicini che dalla finestra (con poche eccezioni.) Erano ‘richiesti’, per la maggior parte, di non lasciare le loro Sale Comuni o Dormitori tranne per andare a mangiare, o se avevano un compito preciso. Quindi per un po’, erano stati lasciati in sospeso. Per questi motivi, erano lasciati nella noia.
 
Per i due Capo Scuola, il caso era diverso.
 
Lily trascorreva la maggior parte del suo tempo libero – e dopo il caotico primo giorno, ne aveva tanto – a cercare di ricordare delle cose- e a cercare di recuperare la sua memoria. Ma sembrava fisicamente incapace di ricordare che non aveva le scarpe quando aveva corso nella foresta, o che Peter era tutto tranne che asciutto quando era emerso dal lago.
 
Il mercoledì, dovette fermare la sua ricerca dei ricordi perché Madama Chips era reclutante a darle in continuazione pozioni contro il mal di testa. Trascorreva una buona parte del tempo a disegnare sperando di distogliere il pensiero dall’argomento, ma finiva sempre a disegnare un sacco di alberi. Fortunatamente, fu il mercoledì che l’aria cominciò di nuovo a cambiare.
 
Lesi stava mangiando colazione con Frank mercoledì e Alice con Leander (‘Il-Peggior-Puttanone-Del-Mondo’ per citare Eden – ‘il mio ragazzo’ per citare Alice), il che lasciò Lily sola con un’energica Eden nella via verso colazione. Eden si stava schioccando le dita e colpendo i suoi palmi mentre camminavano, chiacchierando su quali classi avrebbero davvero continuato quell’anno e se gli insegnanti avrebbero assegnato più, meno, o lo stesso carico di compiti dopo l’attacco.
 
Lily fece presente il suo pensiero dicendo che non credeva che l’attacco avrebbe avuto un effetto suoi compiti mentre entravano nel Salone Grande e si sedettero al tavolo Grifondoro; Eden controbatteva che se loro fossero più stressati, gli insegnanti non vorrebbero correggere compiti, oppure vorrebbero scaricare un po’ del loro stress facendo del male agli studenti. Lily reclutante vedeva un po’ di logica in questo ragionamento (specialmente nell’ultimo punto) mentre si servivano da mangiare.
 
E poi arrivò la posta.
 
“Mhm, il giornale!” disse Eden con interesse, mentre il suo gufo (che è stato fortunatamente salvato dal treno) lasciò cadere il giornale (insieme ad una lettera) nel suo piatto, vicino al solitario muffin al lampone.
 
“Magari ci sarà una notizia oggi,” disse Lily sardonica, guardando oltre la spalla di Eden mentre quest’ultima srotolava il giornale.
 
Per gli scorsi due giorni, Lily ed Eden avevano guardato attentamente il giornale per vedere se avessero almeno un minimo menzionato Hogwarts, eppure non c’era stato niente. Non sembrava che Silente avesse cercato di silenziare il tutto, ma magari lo aveva fatto il Ministero. Qualunque sia stato il caso, come vide Lily nell’articolo, o il Ministero aveva rallentato o la Gazzetta del Profeta aveva infranto alcune regole. Il titolo diceva:
 
Hogwarts minacciata dal Signore Oscuro?
 
Lily ed Eden si scambiarono delle occhiate, prima di leggere l’articolo.
 
Delle fonti all’interno del Ministero riportano che domenica, il primo di settembre, seguaci dell’attivista noto come il Signore Oscuro – chiamati ‘Mangiamorte’ – hanno preso sotto tiro il villaggio di Hogsmeade (Scozia). Hogsmeade, uno dei pochi paesi completamente magici rimasti nel Regno Unito, è localizzato a meno di un miglio dalla scuola di Magia e Stregoneria Hogwarts e fino a recenti notizie, le uniche parole erano che diversi studenti sono stati feriti durante l’attacco.
 
La Gazzetta del Profeta ha ora la conferma di alcune notizie. Un giornalista della Gazzetta ha parlato con Albus Silente, Preside di Hogwarts, ieri.
 
“C’è stato un attacco al villaggio di Hogsmeade che includeva i seguaci di Voldemort, i Mangiamorte,” spiega Silente, “ma sono sollevato nel ripotare che non ci sono state delle morti. Alcuni studenti hanno delle ferite sostenute, ma la maggior parte sono stati in Infermeria della scuola e un numero molto piccolo è stato mandato all’Ospedale del San Mungo.”
 
Ma perché il pubblico è stato lasciato nel buio così a lungo per quanto riguarda l’attacco?
 
“Le famiglie di quelli seriamente feriti sono state chiamate, ma un temporaneo silenzio è stato mantenuto per la sicurezza di tutti,” dice Silente. “Ora che siamo sicuri che la scuola e il villaggio sono al meno temporaneamente sicuri, possiamo con sicurezza rilasciare l’informazione.”
 
Non c’è stata ancora nessuna parola dal Ministero per confermare o meno le parole di Silente, ma il Ministro della Magia, Julian Turnus, ha annunciato che farà una conferenza più tardi in questo giorno. Guarda l’edizione della Gazzetta del Pomeriggio per il trascritto completo.
 
“Ora arriverà,” mormorò Eden saggiamente, dopo aver finito di leggere. Chiuse il giornale e lo porse a Lily, che lo prese e lo lesse ancora una volta.
 
“Arriverà cosa?” chiese, mentre leggeva la citazione di Silente ancora una volta.
 
“Sai,” disse Eden, afferrando il suo muffin al mirtillo e mordendolo ansiosamente; “succederà un casino. I genitori saranno agitati; Hogwarts e Hogsmeade saranno prese d’assalto dai giornalisti… Silente e il Ministro soni stati intelligenti da tenere questo nascosto il più possibile fino a quando avevano tutti gli Auror qui ed erano più o meno sicuri che il territorio fosse sicuro…”
 
Lily annuì. “Mi aspetto che ci siano una dozzina di nuovi incantesimi protettori per il castello, anche. Spero che sia abbastanza.”
 
Eden annuì e aprì la lettera che era arrivata per lei e Lily fissò di nuovo il giornale. Tre nuovi nomi di persone uccise e la quarta pagina menzionava un attacco a Southampton. Lily sospirò. Il mondo magico stava diventando compiaciuto all’idea di Voldemort; al meno La Gazzetta del Profeta lo era.
 
Ritornò alla prima pagina e lesse di nuovo l’articolo.
 
“Attivista!” esclamò improvvisamente. Eden la guardò con curiosità ed alcune persone alzarono le sopracciglia. Lily mise il giornale di nuovo nelle mani dell’amica e parlò con un tono più baso. “Guarda!” disse, indicando un termine che non aveva notato nella prima lettura. “’Attivista noto come Il Signore Oscuro!’ Attivista! È un assassino! E guarda questo, guarda qui: i Mangiamorte ‘hanno preso sotto tiro’ Hogsmeade. Che diavolo è? Hanno attaccato Hogsmeade! Ecco appunto il motivo dei feriti!”
 
Lily tolse lo sguardo ribelle dal giornale e i suoi occhi finivano nel tavolo degli Insegnanti. Il Professor Silente era assente. Che strano…
 
“Stronzate,” mormorò Eden, posando il giornale con rabbia. “’hanno preso sotto tiro’ sto cazzo. Perché hanno scritto delle cazzate come queste? Chi ha scritto…? Chi è Tina Bester?”
 
Lily prese il giornale. “Bester, hai detto? Um… una giornalista: ho sempre pensato che fosse un po’ radicale… immagino di aver avuto ragione.” Diede un’occhiataccia al nome stampato.
 
“Guarda, ne ha scritto un altro,” Eden esclamò con veemenza, dopo aver notato di nuovo il nome nella pagina iniziale. Lily posò i suoi occhi nel secondo titolo, che era leggermente più piccolo, pur notandosi sempre, rispetto al primo.
 
“Minacce di Morte al Ministro della Magia?”
 
“Le piacciano i punti di domanda, direi,” mormorò Eden, roteando gli occhi. “Non è tanto una scrittrice, comunque.” Lily ignorò il commento e continuò a leggere.
 
“Minacce di morte non sono esattamente non comuni al Ministro della Magia in questi tempi, e raramente sono prese con serietà. Comunque, oggi, l’Associato della Gazzetta, Tina Bester riporta che una serie di minacce di assassinio sono state fatte al Ministero, in particolare al Ministro Julian Turnus, che hanno reso diversi dipartimenti in un putiferio.
 
“Tutti nei nostri dipartimenti stanno lavorando duramente per far sì che le minacce non vengano realizzate,” dice un lavoratore anonimo nel Dipartimento della Sicurezza della Legge Magica. “Prima c’era solo una lettera che era arrivata all’inizio dello scorso mese, che diceva che i giorni del Ministro Turnus erano contati; poi arrivava una ogni domenica, dicendo cose simili… in non così tanti giri di parole. Quest’ultima è stata particolarmente spaventosa e il Ministro ha chiamato per alcune consultazioni.”
 
Questa fonte non poteva divulgare informazioni più precise e la signora Bester dice che neanche il sottosegretario del Ministro, o il Ministro stesso avrebbero accettato nel commentare le voci. Un lavoratore del suo ufficio ha offerto solamente: “il Ministro è irraggiungibile ora,” e dopo altre domande si è lasciato scappare che: “lui non è nel palazzo ora.” Fonti all’interno del Ministero riportano che una specie di incontro è stato fatto la scorsa domenica per discutere… cont. pg. 7
 
“Il Ministro sta ricevendo minacce di morte, eh?” chiese Eden scettica. “Da un innocente attivista come Voldemort? Che shock…”
 
Lily lesse l’ultima parte dell’intervista a pagina sette, prima di piegare il giornale. “Posso tenerlo?” chiese ad Eden, che annuì – ancora irritata – e consumò il resto del suo muffin e del succo di zucca.
 
Diversi altri studenti nella Sala Grande avevano ricevuto il giornale e lo stavano condividendo con i suoi amici. Lily ebbe un’idea diversa. Avendolo condiviso con un’amica, c’era una persona che avrebbe apprezzato qualcosa in questo giornale per come era. E questo non era assolutamente un amico.
 
Più un arci nemico.
 
“Hey um… devo andare a fare una cosa… er… incontro tra i Capi o qualche stupidata simile,” inventò Lily ad Eden, che si stava versando altro succo di zucca.
 
“Mhm… okay, vuoi che venga a proteggerti?”
 
“No, va bene così.”
 
“Okay. Ci vediamo dopo.”
 
Lily si alzò dalla panchina e si avvicinò velocemente alla fine del tavolo, dove James, Sirius e il guarito Remus erano seduti. Peter apparentemente era ancora in Infermeria.
 
“Cia, Lily,” disse Remus allegro, quando la vide. “Vuoi un po’ di spazio nella panchina?” offrì, spostandosi più vicino a James per farle spazio.
 
“No, mi dispiace,” rispose, senza un minimo di dispiacere. “Um, Potter, Silente ci vuole vedere nel Salone d’Entrata.”
 
“Cosa? Perché?” chiese James, lanciando un’occhiata al tavolo degli insegnanti e notando che il preside era, infatti, assente.
 
“Non ne ho idea. Probabilmente è solo un incontro dei Capi o qualcosa del genere.”
 
James si alzò con riluttanza dalla panchina e seguì Lily fuori dalla Sala Grande. Una volta al di fuori della vista, Lily si girò verso di James e tirò fuori il giornale.
 
“Ehi! Dov’è Silente?” domandò il Capo Scuola irritato.
 
“Non verrà, ora stai zitto e ascolta,” ordinò Lily, srotolando il giornale e piazzandolo sotto il naso di James. “Lo hai letto?” chiese con urgenza.
 
“Sì, una stronza che non sa come scrivere ‘assassino’ cerca di trasformare quella minima informazione che ha in una storia completa. Che c’è?”
 
Lily pensò che James l’avesse riassunto bene, ma non lo disse. “No, non quell’articolo. Questo!” indicò la storia sotto. James la lesse brevemente, poi guardò la Capo Scuola.
 
“Il punto è?”
 
Lily roteò gli occhi. “Non vedi?”
 
“Sì. Ti vedo. E vedo un giornale. E sto ancora cercando il tuo punto…”
 
La sfortunata ragazza sospirò. “Devo spiegarti tutto, vero? Guarda! Ci sono state delle minacce di morte ogni domenica dalla metà del mese scorso.”
 
“Miseriaccia, Red!”
 
“Non chiamarmi Red! Ma lo vedi ora, no?”
 
“Sì! Hai finalmente imparato a leggere!”
 
La speranza che Potter avesse capito svanì subito da Lily. “Oh piantala, narcisista.”
 
“Narcisista? Da dove esce?”
 
“Silenzio. Ascolta. Pensa ora, okay? Cosa è successo questa domenica, Potter? Puoi ricordare così lontano?” usò un tono di voce che si usa per parlare ad un bambino disattento di tre anni.
 
“Sì, sì. L’attacco dei Mangiamorte. E quindi?”
 
“Bene , e il Ministro ha ricevuto minacce di morte particolarmente spaventose, questa domenica!”
 
“Giiiusto… quindi stai dicendo che le due cose sono connesse?”
 
“No. Non necessariamente. Guarda, guarda, guarda.” Lily indicò l’ultima riga della prima pagina della storia. “’Fonti all’interno del Ministero riportano che una specie di incontro è stato fatto la scorsa domenica per discutere…’” continuò a pagina sette: “Su cosa dovrebbe essere fatto a queste minacce, ma chi era presente e cosa è stato deciso, sono informazioni che la Gazzetta non è riuscita a scoprire.’ Non vedi?” Lily guardò James, sperando di non doverglielo spiegare.
 
“Un incontro,” mormorò e Lily poté praticamente vedere le piccole ruote muoversi nella sua testa. “Un incontro. Con il Ministro della Magia,” continuò. “E chi chiamerebbe il Ministri per un incontro del genere?” Era una domanda retorica.
 
“Esattamente,” disse Lily, sorridendo per qualche ragione che non poteva determinare, forse per il fatto che fosse compiaciuta dalla sua intelligenza.
 
“Chiamerebbe Silente,” disse James, guardando Lily con un sorriso soddisfatto simile.
 
“Che spiegherebbe il motivo per cui Silente non era ad Hogwarts domenica sera,” continuò Lily.
 
“E ha detto che lo avremmo scoperto presto.”
 
“E sembrava arrabbiato.”
 
“Deve aver saputo o immaginato che la notizia sarebbe uscita.”
 
“E deve prendere sul serio le minacce di morte o non avrebbe lasciato Hogwarts durante il primo giorno.”
 
James e Lily si fissarono con facce sconvolte, prima di ricordarsi che lui era James Potter e lei Lily Evans e si stavano fissando in un modo che non si avvicinava assolutamente all’odio. Distolsero lo sguardo velocemente.
 
“Q-q-quindi,” balbettò James, leggermente non concentrato, mentre guardava di nuovo il giornale; “è una specie di strana coincidenza, non pensi, che due lavori di Voldemort succedano contemporaneamente?”
 
Non ci aveva pensato su questo, Lily. Era una strana coincidenza. Altrimenti, non era per niente una coincidenza, come James stava ovviamente suggerendo. “Pensi che una sia stata una distrazione per l’altra?”
 
“Beh, le lettere sono arrivate per settimane,” James scrollò le spalle; “se le lettere fossero una distrazione per l’attacco a Hogsmeade, allora è stato pianificato bene. È stata la quarta lettera a far pianificare l’incontro.”
 
“Magari le minacce non erano così serie fino a questa settimana.”
 
“Magari sono state fatte da qualcuno che poteva consigliare di fare un incontro.”
 
Lily aprì la bocca sconvolta. “Qualcuno nel Ministero della Magia? Ora, Potter, stiamo navigando nella zona dell’inverosimile.”
 
“Davvero? Red, sei così ingenua. Ci saranno probabilmente un sacco di Mangiamorte nel Ministero. Anche nei posti più alti!”
 
“Quello lo so, e non chiamarmi ‘Red’! Quello che dico è che stiamo andando verso l’aria delle segrete cospirazioni del governo, e quello non è mai sicuro,”
 
“Beh, sto dicendo che è possibile. E logico.”
 
“O magari è qualcuno che conosce il sistema governativo molto bene. Le minacce di morte non sono così una cosa d’abitudine, nonostante quello che dice Tina Bester, ma non sono così strane che al momento in cui il Ministro della Magia nel riceve una da qualcuno tipo Voldemort, ha il bisogno di riunire tutti i grandi maghi dello stato per consultarsi. Per essere Ministro della Magia, devi essere un po’ egocentrico. Magari l’autore delle minacce non era abbastanza intelligente da determinare che una quarta o quinta, particolarmente spaventosa lettera sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.”
 
Lanciò a James un’occhiata che lo sfidava a controbattere.
 
Non ne ebbe il tempo, comunque, perché in quel momento gli studenti cominciarono ad uscire dalla Sala Grande e a farsi strada per ritornare verso le loro sale comuni. Prima che Lily ebbe il tempo di infilarsi nella massa e rendersi poco appariscente, così che nessuno dei suoi amici la vedessero con Potter, Sirius e Remus arrivarono vicino a loro.
 
“Dov’è Silente?” chiese Remus, guardando i due Capo Scuola scettico.
 
“È andato via due minuti fa,” disse James, guardando torvo Lily; “ma la cara vecchia Red ha insistito nel strillare contro di me per chissà quale motivo… quindi non ho potuto finire la mia colazione.”
 
Lily sembrava indignata. “Giusto, Potter. Hai dimenticato di dire che hai lanciato un incantesimo alle mie scarpe che mi ha costretto di ballare il tip tap per tutto il tempo in cui Silente era qui!”
 
“Ho pensato solo che avessi bisogno di aiuto,” rispose James; “sembri una pessima ballerina.”
 
“Okay, finitela voi due,” sospirò Sirius, roteando gli occhi. “Sarò felice quando finirà questo anno che voi andrete il più lontano possibile e non vi vedrete mai più.”
 
“Non preoccuparti, Lily. Puoi sempre vedere me,” scherzò Remus. Lily gli mise un braccio intorno alla spalla. “Ah sì, il Malandrino moralista.”
 
“Il Malandrino Moralista? È un ossimoro, se ne ho mai sentito uno,” disse Sirius sorridendo.
 
“Dai, ragazzi,” disse James, che aveva fissato duramente Lily. “Andiamo a controllare Peter. Scusa, Red. Dovrai staccarti da me. Non piangere troppo, okay?”
 
“Oh, ci proverò,” rispose Lily sarcastica. I Malandrini salirono le scale, e Lily andò contro la corrente della massa per cercare Eden. Ma poco dopo, trovò la sua amica.
 
“Eccoti,” disse Eden, spingendo l’amica fuori dall’ammasso. Porse all’amica due muffin al mirtillo, “Non hai finito la tua colazione e sei così magra che dovevo farti guadagnare qualche caloria.”
 
Lily roteò gli occhi e prese i due muffin. “Grazie, E, regina dell’anoressia.”
 
“Non sono anoressica. Sono solo naturalmente bella.”
 
Lily roteò gli occhi ma sorrise lo stesso e le due ragazze camminarono verso le scale. “Spero che Lexi sia nella sala comune. Volevo chiederle una domanda sul compito che la McGranitt ci ha dato per le vacanze. Non sai mica… oh, cazzo! Marlene!”
 
Eden smise di camminare con la massa e si avvicinò alle gigantesche porte di quercia che erano l’entrata e l’uscita del castello. Lily la seguì confusa, fino a quando vide una figura familiare in piedi prima delle porte.
 
Era una donna di circa venticinque anni, era alta con una figura molto dura, muscolosa – ma veramente magra, come quella di Eden. I suoi capelli rossicci erano ricci e cadevano nelle sue spalle, i suoi occhi azzurri erano profondi, un altro elemento identico ad Eden. La sua pelle era leggermente più scura, però, e il suo naso era più piccolo e più rotondo. Infatti, le sue altre espressioni facciali sembravano più dolci di quelle di Eden, eccetto il sorrisetto nelle sue labbra che sembrava il sorrisetto della bionda.
 
Marlene Deaborn era la sorellastra di Eden.
 
“E!” disse Marlene, una donna molto bella, quando vide Eden. “Sono felice di averti beccato e di non dover andare alla ricerca della sala comune Grifondoro. Ho probabilmente scordato dove sia, e non ho la minima possibilità di indovinare la parola d’ordine.”
 
“Formaggio e riso, Marlene! Che fai qui?” chiese curiosamente Eden – comunemente soprannominata E -, abbracciando la sorella brevemente, prima di guardarla. Eden era pochi centimetri più alta di Marlene e la sua divisa nera di Hogwarts offriva un interessante contrasto con i vestiti color caldo miele dell’altra.
 
“Sono venuta a trovarti,” disse Marlene, guardando orgogliosamente Eden. “Ho letto io giornale e mi sono preoccupata da matti,” la sua espressione cambiò per riflettere le sue parole; “Jack è stato molto dolce; è venuto e mi ha fatto la colazione mentre io piangevo per te e poi mi ha aiutato a sistemarmi per smaterializzarmi a Hogsmeade e assicurarmi che tu stessi bene.”
 
“Come sta Jack?” chiese Eden, sorridendo. “Sono passati, cosa, quattro giorni, da quando l’ho visto?”
 
“Tre, tesoro, ti ha visto salire sul treno con me, ricordi?”
 
Eden sorrise. “È questa l’unica ragione per cui sei venuta fino ad Hogwarts?” chiese, alzando un sopracciglio. “Per ricordarmi quanto sia fantastico il tuo ragazzo?”
 
“No,” rispose Marlene astutamente (Lily stava in imbarazzo alcuni passi dietro ad Eden); “sono venuta per farti vedere una cosa.”
 
Tirò fuori una mano sinistra lunga e magra e la mostrò alla sorella che spalancò la bocca. “Ti ha fatto la proposta di matrimonio! Oh mio… cazzo. Wow. Vado via per tre giorni e Jack McKinnon chiede alla mia sorella pazza di sposarlo. Wow!”
 
Marlene sorrise, poi la sua faccia diventò dolce. “Sei sicura di star bene, comunque? Oggi non è la mia giornata. È la tua. Non ti sei fatta male? Non hai dovuto passare del tempo in Infermeria?”
 
“Sì, ci ho dovuto passare tre ore l’altro giorno perché Lily ci ha fatto volontarie per aiutare Madama Chips. Ma non ho dovuto passare neanche trenta secondi lì per una ferita. Giuro!”
 
Gli occhi di Marlene arrivarono su Lily. “Ciao, Lily,” disse allegra, accogliendo la migliore amica della sua sorellastra con una gentilezza che era una firma di Marlene. La abbracciò velocemente (Marlene era molto materna) e poi disse: “stai bene anche tu? Nessuna ferita?”
 
“Niente,” disse Lily, un po’ orgogliosa, nonostante non avesse dimenticato le misteriose ferite sul piede. Poi, di nuovo, non erano così misteriose. “Sto completamente bene. Alice ha passato un po’ di tempo in Infermeria, ma sta bene ora.”
 
“Bene,” disse Marlene, con un leggero sospiro sollevato. “Mi sei mancata quest’estate, Lily. La casa non era la stessa senza la tua visita. Doc era sconcertato quando ha scoperto che non saresti venuta.”
 
“Sì, Doc è così dolce in quel modo,” mormorò Eden sarcasticamente, con un tono falsamente felice nella sua voce.
 
“E,” arrivò l’avviso di Marlene.
 
Eden roteò gli occhi in modo ribelle ma non disse niente. Lily era molto in soggezione.
 
“Q-quindi, Marlene… fidanzata ufficialmente, eh? Marlene McKinnon. Suona giusto e bello.”
 
“Sei così dolce,” disse Marlene.
 
“Posso vedere l’anello?”
 
Marlene tirò fuori la mano per mostrarla a Lily. Non era un’enorme anello di fidanzamento, ma era molto bello. “Amo il diamante,” sospirò Marlene sognante (Eden tossicchiò leggermente); “fa risaltare l’anello, non trovi?”
 
“È bellissimo,” disse Lily, onestamente.
 
Marlene sorrise contenta alle due, prima di cambiare argomento. “Dov’è Lexi?”
 
“Con il ragazzo,” fu la risposta in coro.
 
“Oooh. Lexi ha un ragazzo, eh? Questo è il… secondo, giusto? Come si chiama?”
 
“Frank Longbottom,” rispose Eden, facendo una faccia strana. Marlene sembrò pensierosa.
 
“Mhm. Il nome è familiare. Parente di Augusta Longbottom?”
 
“Perché? La conosci?” chiese Eden.
 
“Ho scritto una storia sull’ultimo lavoro di suo marito e l’ho intervistata. Immensa, vero? È abbastanza orgogliosa del suo patrimonio e tutto il resto. Oh no,” aggiunse, guardando l’occhiata di Lily; “niente di quello. Non è una di quei purosangue maniaci – abbastanza l’opposto, in realtà – ma le piace che la sua famiglia abbia delle tracce anche nel 300 d.C.”
 
“Oh, quei purosangue maniaci che seguono quell’’attivista’?” chiese Eden prendendo in giro il termine.
 
Marlene rise. “Avete visto l’articolo, allora?”
 
“Abbastanza,” disse Lily, prendendo il giornale accartocciato dalla tasca di Eden. “’Attivista?’ Definizione del secolo. Ma tu lavori alla Gazzetta, Marlene… cosa sai della storia?”
 
“Mi sono presa le ultime due settimane libere, perché apparentemente non mi sono mai presa un giorno di ferie nei cinque anni in cui ho lavorato lì,” disse Marlene sarcasticamente. “E quando arriverò a lavoro lunedì, Tina sarà un dolore da affrontare. Sarà COSÌ orgogliosa di se stessa per aver preso due storie così, nonostante mi aspetto che da una cosa abbia fatto uscire l’altra.”
 
“Non è una scrittrice molto brava, vero?” disse Eden irritata.
 
“No, ma riceve buoni scoop,” sospirò Marlene.
 
“Come?” volle sapere Eden.
 
Marlene esitò. “Fonti anonime,” disse infine con sarcasmo; “il che significa che fa più o meno il lavoro della mamma, solo che lei riceve storie… non solo soldi.”
 
La faccia di Eden si indurì. “Stupendo,” disse disgustata.
 
Marlene annuì. “È una donna terribile, ma ovviamente, bellissima, così riceve ciò che vuole. E siccome ciò che vuole è di solito una storia, alcuni – non tutti, cara, non tutti – uomini sono più che propensi ad obbedire.”
 
“Si vede, giudicando il numero delle fonti anonime citate nei due articoli,” puntualizzò Eden freddamente.
 
“Non giudicare, tesoro. È anche molto… er… intelligente ad estrapolare le cose dalle persone. Solo parlando, intendo.”
 
Eden roteò di nuovo gli occhi. “Sarò felice quando tornerai a lavoro e ‘Tina Bester’ che pensa che Voldemort sia un ‘attivista’ e che attaccare un treno pieno di bambini sia ‘prendere sotto tiro’, sia fuori dalla prima pagina.”
 
“Come lo saremo tutti,” disse Marlene; “non mi pagano molto per essere in vacanza e con un matrimonio in vista, devo iniziare a risparmiare soldi.” Eden guardò la sua sorellastra orgogliosamente.
 
“Bene,” disse; “non dipenderai completamente su papà, allora, per il matrimonio.”
 
Marlene sospirò. “Territorio pericoloso, E. Non qui, non ora. Okay?”
 
“Certo,” disse Eden, sforzatamente allegra. “Non voglio parlarne qui e ora comunque.” Marlene le diede un’occhiata alla ‘trattieniti’, una di quelle che una persona si aspetta dalla madre e poi si sforzò di fare un’espressione compiaciuta.
 
“Beh, devo andare a fare del lavoro per papà. Mi ha chiesto di passare e vedere Silente… quindi devo andare.”
 
L’espressione di Eden cambiò leggermente. “Va bene allora, splendore. Ci vediamo dopo.” Abbracciò la sorella, che la abbracciò a sua volta e le disse a voce bassa nel suo orecchio: “prenditi cura di te” poi fece un passo indietro e aspettò Lily.
 
“Ciao, allora, Marlene. Ci vedremo di nuovo ad un certo punto, suppongo.”
 
“Certo,” disse Marlene, come se il contrario fosse assurdo. “Sarai al matrimonio, che ti piaccia o no. Ed E, sei testimone di onore anche se ti dovessi trascinare su per l’altare.”
 
“Direi più tu sei la sposa, anche se ti dovessi trascinare per l’altare,” rispose Eden sorridendo. Marlene sorrise e con un saluto finale, sorpassò le ragazze e si affrettò a salire le scale.
 
Una volta che fu andata via, Eden si girò verso Lily e le diede l’altro muffin al mirtillo. “Mangialo,” ordinò. Lily sospirò, ma lo fece.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
La Capo Scuola ebbe molto a cui pensare i prossimi due giorni. Tra chiedersi cosa fosse esattamente successo a casa di Eden e Marlene durante l’estate (alcuni indizi erano stati lanciati sul fatto che qualcosa fosse successo), e domandarsi quanto James sapesse o immaginasse sull’intera situazione, trascorse la maggior parte dei due giorni a pensare. Questo sembrava essere lo stesso anche per tutti i suoi amici.
 
Dopo colazione, il mercoledì, tutte e te sembravano eccezionalmente pensierose. Lily indovinò la ragione di tutte loro.
 
Eden era pensierosa per la visita di Marlene – Lily pensò – perché l’argomento del padre era uscito fuori e quando suo padre era menzionato, specialmente riferendosi alla sua ultima madre, Eden diventava sempre pensierosa. Per questo motivo, questo argomento era evitato il più possibile. Lily andava sempre dalla sua amica per due settimane in estate, quando il padre di Eden stava a casa di Marlene. Era andata in vacanza con i suoi genitori quell’anno, durante il periodo dove andava di solito, e ripensandoci, Lily suppose che quello fosse il motivo per cui Eden non le aveva scritto per tutta l’estate.
 
Lily pensò che Lexi fosse probabilmente pensierosa per la sua relazione con Frank. Lexi ed Eden, nonostante fossero persone così diverse (Eden decisamente estroversa, Lexi totalmente introversa), avevano una logica simile e Lily sarebbe molto sorpresa se Lexi non si stesse chiedendo cose simili a quelle che Eden aveva detto in precedenza sulla loro relazione. Ma mentre Eden le diceva apertamente, Lexi non lo faceva.
 
Alice era un po’ più difficile da leggere, ma all’inizio di ogni anno, dopo un’intera estate di separazione da Leander (a meno che, certamente, fosse capitato che si fossero lasciati all’inizio dell’anno), diventava estremamente pensierosa, estremamente felice o estremamente arrabbiata. Quest’anno sembrava un anno estremamente pensieroso, il che significava che ci sarebbero stati almeno tre rotture o riunioni prima di Natale. Forse sospettare che finisse male portava cattiva sfortuna, ma Lily pensò che fosse comunque inevitabile. Non era la relazione più salutare.
 
La vita era così.
 
La sorellastra di Eden fu il primo membro di una famiglia ad arrivare ad Hogwarts dopo aver letto l’articolo, ma certamente non fu l’ultima. Circa un’ora dopo l’incontro con Marlene, una donna agitata arrivò nella sala comune Grifondoro (accompagnata da un’irata McGranitt), e niente l’avrebbe fermata dal parlare con suo figlio del quarto anno. Il ragazzo sfortunato ebbe da sopportare una buona dose di prese in giro dai suoi amici, una volta che sua madre fu andata via.
 
La signora e il signor Evans avevano una vaga idea di Voldemort (anche se la loro idea di lui non era molto lontana da quella di Tina Bester: un ‘attivista’), ma non avevano ben presente la parte dell’omicidio di massa. Lily non era esattamente sicura di come gliel’avrebbe detto, se fosse stato necessario farlo. Supponeva che l’unico modo in cui loro dovrebbero davvero aver bisogno di scoprirlo era se lei fosse uccisa da Lord Voldemort, e se dovesse succedere, lei non potrebbe comunque dirlo.
 
Comunque, mentre Lily si faceva strada tra la massa di persone nella Sala d’Entrata, piena di genitori e bambini, gli ultimi che assicuravano i primi che stavano abbastanza bene – sperò quasi di avere qualcuno della famiglia che la venisse a trovare. Ma quello era il prezzo che doveva pagare, se voleva essere in questo mondo. Nessuno della sua famiglia poteva veramente condividerlo con lei. Poteva essere solo una parte di esso e una parte dell’altro, non un membro completo in nessuno dei due, in realtà.
 
Lily roteò gli occhi a se stessa. Odiava quando la gente si sentiva triste per se stessi troppo a lungo, e lei non era il tipo che si crogiolava in se stessa per troppo tempo. Quindi invece di piagnucolare in un angolino, sperando che i suoi genitori fossero dei maghi, cammino per condividere la famiglia di Alice, che si era mostrata in centinaia.
 
Non solo la signora e il signor Prewett erano presenti, ma tre dei suoi cugini – Molly, Gideon e Fabian (gli ultimi due stavano chiacchierando con Sirius Black), sua zia, Wanda, i suoi fratelli di dieci anni, Danny e Simon, e il gatto di famiglia, Jinx. Il signore e la signora Prewett la salutarono caldamente ma brevemente, e ritornarono a parlare con la figlia. Lily ai spostò a parlare con Gideon e Fabian, con i quali era in buoni rapporti, ma presto si stancò di parlare di Quidditch e si allontanò dalla famiglia Prewett.
 
Guardò nella massa per cercare Lexi, prima che Frank Longbottom arrivò improvvisamente davanti a lei.
 
“Er… Lily, hai visto Lexi da qualche parte?” chiese ansiosamente. Lily lo guardò curiosa.
 
“No… è venuta qua giù con noi, ma non so dove sia andata. Per cosa la cerchi?”
 
“Oh, volevo che lei incontrasse mia madre. Le ho più o meno fatte evitare quest’estate,” fece uscire una risata nervosa; “e mamma la vuole incontrare, quindi devo trovarla prima che mamma se ne vada. Deve lavorare questo pomeriggio, e non può aspettare tanto.”
 
Lily scrollò le spalle. “Mi dispiace, Frank. Non ho idea di dove sia.”
 
Frank sospirò e andò a chiedere ad Alice.
 
Lily dopo incontrò Eden. “quindi… um… niente più famiglia per te, eh?” chiese in un tono che avrebbe dovuto essere casuale.
 
“No,” disse Eden con una nonchalance troppo perfetta per essere genuina. “Marlene era l’unica che sarebbe venuta. Ho cosa? Lei e zio Price, ma è in America al momento e si sta sposando, quindi non lo aspetto.” Sorrise leggermente.
 
“E Doc,” puntualizzò Lily forzatamente.
 
Eden qui rise: con tristezza, ma sinceramente. “Sì, e Doc. Magari si fa vedere, ma probabilmente sarà per vedere Silente, comunque.”
 
Lily sospirò. “È tuo padre, E.” disse, sapendo che era inutile. Evitava di solito di fare il ruolo della pacifista ma alcune cose andavano dette qualche volta e Marlene era l’unica altra persona che le diceva e non era disponibile.
 
“Dì a lui questo,” scrollò le spalle Eden. “Hai visto Lexi da qualche parte?”
 
Lily non poté continuare con l’argomento.
 
“No, penso che si stia nascondendo da Frank…”
 
“Perché?”
 
“Lui vuole che lei incontri sua madre.”
 
“E quindi?”
 
“Quindi credo che lei non voglia incontrarla.”
 
Lily fece passare lo sguardo tra la folla per vedere se Frank avesse localizzato la ragazza scomparsa. Apparentemente non lo aveva fatto, ma stava chiacchierando con la famiglia Prewett, e sua madre lo stava guardando impaziente. Era molto orgogliosa e aveva un’aria da imperatrice e Lily era sollevata che lei non fosse la ragazza di Frank.
 
Lexi apparve più o meno quando la maggior parte dei genitori stavano scomparendo fuori dalla porta. Molti di loro andarono a Hogsmeade per smaterializzarsi, nonostante altri avessero affittato una camera. Lily non vedeva il motivo di ciò, perché essere ad Hogsmeade non proteggeva i loro bambini di più.
 
“Saluti,” disse Lexi allegra, quando arrivò dietro a Lily ed Eden e le abbracciò fortemente.
 
“Benvenuta nella terra,” rispose Eden sarcasticamente. “Dove diavolo eri finita?”
 
“Io? Oh, fuori e circa…”
 
Sembrava troppo allegra per il suo standard. “In altre parole,” domandò Eden, “ti stavi nascondendo da Frank.”
 
Un po’ di colore apparve sulla faccia pallida di Lexi. “Er… forse. Stavo solo gironzolando… sapete.”
 
“Gironzolando tra i passaggi segreti?” chiese Lily, scuotendo la testa.
 
“No… ma mi sono nascosta nelle cucine. Non ditelo a Frank,” aggiunse onestamente.
 
“Cosa dovremmo dirgli?”
 
“Io… er… non so. Ditegli che stavo visitando la famiglia di Alice. Sono abbastanza credibili.”
 
“In realtà, Frank stava visitando la mia famiglia,” disse una Alice seccata, avvicinandosi alle altre tre. “La sua ragazza lo ha lasciato solo, sai. Tremendamente cattivo da parte sua, non trovi?”
 
Lexi sospirò. “Mi dispiace,” disse sinceramente; “ma cosa dovevo fare? Non voglio incontrare la signora Longbottom. Mi odia.”
 
“Nessuno ti odia,” respirò profondamente Alice, nonostante fosse palese che stesse già cominciando a perdonare Lexi.
 
“Certo che lo fanno. Un sacco di persone mi odiano. Come tutte quelle ragazze oche del sesto anno… ed è abbastanza inspiegabile, pure.”
 
“No, non lo è,” rise Eden.
 
“Cosa intendi?”
 
“È ovvio, vero?” disse Lily, sapendo cosa stesse pensando Eden e scambiandosi ‘occhiate’. “Sono gelose.”
 
“Sono gelose di me per Frank?” chiese Lexi incredula.
 
Alice sembrava indignata.
 
“No,” disse Eden lentamente. “non per Frank.”
 
Lexi alzò un sopracciglio. “Mi avete persa.”
 
“Anche io non ho capito,” disse Alice.
 
Eden e Lily sorrisero. “Ve lo diciamo quando sarete grandi.”
 
Questo era decisamente il modo migliore di concludere l’argomento, perché nessuna ragazza avrebbe voluto sapere cosa stessero pensando Lily ed Eden.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
Sabato mattina apparve una notizia sul tabellone della torre Grifondoro, che annunciava ufficialmente (la notizia si era già sparsa da qualche giorno) che le lezioni sarebbero cominciate lunedì, dopo una colazione alle otto. Lily ne era felice.
 
Ogni distrazione era la benvenuta.
 
Gli studenti che erano in piedi vicino a Lily, che stavano leggendo anche loro l’annuncio, fecero falsi suoni di disapprovo, ma lei pensò che fosse abbastanza evidente che anche loro fossero felici. Stare seduti nella sala comune tutto il giorno non faceva spaccare dalle risate così tanto, e Lily era certa che se avesse giocato ancora a scacchi, spara schiocco, o gobbiglie nei prossimi due mesi, la sua testa sarebbe esplosa.
 
I Malandrini scesero le scale dal dormitorio maschile e si avvicinarono verso il tabellone, quindi Lily si allontanò da lì il più velocemente possibile. Nella sua testa, Lily razionalizzò che voleva semplicemente andare giù a colazione (Eden, Lexi ed Alice erano già scese venti minuti prima), ma erano tutte bugie.
 
Stava evitando Potter, sebbene lo ammettesse o no. Quando arrivava così lontano da ammetterlo, diceva sempre perché semplicemente lui la irritava. Non arrivava mai più vicina alla verità di quello. Se lo avesse fatto, avrebbe ammesso che non le piaceva quanto contatto avevano avuto quell’anno… quanto contatto civile, ecco tutto.
 
Prima nel Salone d’Entrata, erano stati alla soglia dell’amichevole.
 
Contatti amichevoli con James Potter?
 
Se Lily fosse andata così lontana da ammetterlo, avrebbe fatto una smorfia di disgusto.
 
Cammino per arrivare a colazione, contemplando il mistero del Bastardo Maniaco. Nei suoi monologhi mentali, Lily aveva iniziato a chiamare Potter Maniaco Bastardo e non sapeva il perché, eccetto forse per il fatto che suonava meglio rispetto a ‘il Bastardo egoista-che-serve-solo-se-stesso-tutti-guardatemi-perché-sono-un-idiota-viziato-e-uno-scemo’. Aveva anche un po’ più senso. Era in qualche modo maniaco, supponeva. Su certe cose… come… Quidditch. E ragazze di bell’aspetto.
 
Lily automaticamente si avvicinò alla scala di marmo. Lo aveva fatto così tante volte che non doveva neanche pensare agli scherzi nei gradini o alle porte che fingevano di essere muri. L’unica cosa di cui doveva preoccuparsi era Pix il Poltergeist e non l’aveva ancora disturbata quell’anno.
 
Mise i piedi sulla Grande scala di marmo che portava verso il Salone d’Entrata (una delle poche che non conteneva scherzi), ed ad una prima occhiata pensò che il Salone prima di lei fosse vuoto. Fu quindi sorpresa quando sentì una voce chiara proveniente dal lato opposto.
 
“Cosa fai qui, papà?”
 
Lily si fermò. Era Eden che stava parlando. Stava in piedi vicino alle porte della Grande Sala. Il suo profilo era rivolto verso Lily, che stava nei gradini, sorpresa. Né Eden, né la persona a cui si stava rivolgendo, sembrò accorgersi di Lily.
 
“Sono venuto a trovarti,” disse il visitatore, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 
Una sorta di esplosione arrivò dentro Lily mentre realizzò di aver fallito a registrare i momenti. In piedi pochi passi davanti a Eden c’era un uomo alto e affascinante. Aveva circa quarantacinque anni, ma non li dimostrava. I suoi capelli erano neri e spessi, la sua pelle era abbronzata. Nel lobo del suo orecchio sinistro, l’unico visibile a Lily (nonostante lei sapesse che l’altro fosse libero), c’era un orecchino argento. Era Caradoc Deaborn: il padre di Eden.
 
Lily svenne quasi.
 
Eden sembrò avere un tipo differente di reazione. Rise in un modo cupo e acido, come quando Lily aveva fatto una referenza a Doc Deaborn. “Giusto, papà. Puoi andare ora. L’ufficio di Silente è nella torre del settimo piano… con la statua grandissima… ecco perché sei qui… e tu ed io lo sappiamo entrambi.”
 
‘Doc’, come Deaborn senior era conosciuto un giro, guardò sua figlia con occhi azzurri freddi, identici a quelli di Eden e di Marlene. “So dov’è l’ufficio di Silente, E,” disse acido; “ma non sono venuti per vedere Silente, no?”
 
“’E’, papà?” esclamò Eden, ignorando la seconda parte della frase del padre. “Wow, stai utilizzando i miei soprannomi. Ci soni voluti quanto? Forse… quattordici anni per capire questo. Dicono sempre che tu imparavi presto. Da dove l’hai capito?” chiese, avvicinandosi; “Marlene se l’è lasciato scappare? O l’hai sentito da Lily, forse?”
 
Si ritrasse e lo fisso torva.
 
“Anche per me è bello vederti,” rispose Doc sarcasticamente. “E per tua piccola informazione… tua madre ti chiamava ‘E’.”
 
Gli occhi di Eden si illuminarono, ma mantenne la sua faccia neutra. “Cosa fai qui, papà?” ripeté infine. Lily sperò di poter sparire da un buco sotto le scale.
 
“Sono venuto a trovarti,” disse di nuovo Doc.
 
“Davvero,” Eden sogghignò. Non c’era una domanda nel suo tono.
 
“Sì.”
 
“Che tenero. Ti devi essere attaccato a tua figlia – l’altra figlia, intendo ovviamente. Non mi sogno neanche di mettermi a confronto con Marlene. Ma aspetta, pensavo che tu odiassi l’intera cosa dell’’attaccamento’ e dei ‘fili’. È probabilmente l’unica ragione per cui io esisto. Oh aspetta, ho scordato. Ti sei sposata con quella. Che roba da gentiluomo.”
 
“Stai andando in un territorio pericoloso,” disse Doc avvertendola.
 
“Wow. Ho paura.”
 
“E… finiscila.”
 
“Vuoi colpirmi, papà? Hai mai picchiato la mamma? So che non hai mai colpito Marlene… e la mamma di Marlene, invece? No. Non lei. Lei mai.”
 
Eden si avvicinò di un passo, le mani sui fianchi, come per provocare suo padre di picchiarla. Lui sembrava quasi che lo volesse fare. Doc si calmò, assomigliando terribilmente ad Eden quando lo faceva. Un respiro veloce e un veloce sbattimento di ciglia. Si pettinò perfino i capelli con il suo dito della fede, come sua figlia.
 
“Come siamo arrivati fin qui?” domandò, una volta calmo.
 
“So come io sono arrivata qui. Per quanto riguarda il tuo comportamento… uno può solo speculare. Ho sospettato tu volessi parlare con Silente e ho pensato che potesse sembrare una buona cosa fare una visitina a tua figlia. Per redimire i tuoi peccati, sai?”
 
“Perché tutto deve sempre tornare a tua madre?”
 
“I morti hanno un modo divertente per tormentare i vivi.”
 
L’espressione di Eden era fredda e quasi non tipica della sua persona. Almeno, per molti apparirebbe così. Non a Lily. Ha trascorso troppo tempo con Eden per non capire cosa stesse vivendo la sua amica. O, saperlo quasi. C’era qualcuno che lo sapeva davvero?
 
“Ho sentito dei Mangiamorte e sono venuto a trovarti… per essere sicuro che tu stessi bene e tutto il resto.” Disse Doc, cercando ovviamente di sviare il discorso della moglie defunta. “Ma ad ogni modo, io perdo, direi. Non vengo a trovarti: sono un padre irresponsabile. Vengo e tu ti incazzi con me per tua madre. Non posso vincere, vero?”
 
“Eri fuori dal gioco dieci anni fa, papà. Irresponsabile? L’irresponsabilità non è la scusa. Ma non preoccuparti di me. Sono felice delle due settimane che abbiamo passato insieme quest’estate. Questo per dire che sono contenta che siano finite. Guardo profondamente l’ultimo giorno e mi ricordo quella sensazione di libertà imminente.” Sorrise con artificiale dolcezza. Non c’era alcun tentativo di prendere in guro il padre.
 
“Cosa ho fatto di sbagliato?” chiese Doc, irato. “Dove ho sbagliato con te?”
 
Eden roteò gli occhi. “Um… magari è stata la parte del ‘non crescermi’. Hai presente?”
 
“E…”
 
“Non avrò questa conversazione con te, papà. Okay? No. Non voglio. Non voglio parlare della mamma, di te o di me o di ogni interazione forzata che abbiamo avuto. No.”
 
“Bene, perché non è quello il motivo per cui sono venuto. Sono venuto per controllarti.”
 
“Guardami, papà. Viva e vegeta!”
 
Doc fece una pausa, come se fosse insicuro di cosa fare dopo. “Hai passato una bella estate? Cioè, l’ultimo mese, dove non ti ho visto tanto?”
 
“Sì, è stata fantastica,” rispose Eden con aria imbronciata.
 
“Novità su cosa sia successo esattamente qui a scuola?”
 
“Chiedi a Silente… se non sei ancora andato a parlarci, per dire.”
 
“Sto cercando di connettermi con te, E. Non è quello che vuoi?”
 
“Stai perdendo il punto. Non è che non voglio connettermi con te; è distacco. Non voglio parlare con te.”
 
Doc la guardò torvo. “Bene. No. Sai cosa, non sono sicuro di voler stare qui neanche io. Magari dovrei andare a fare una conversazione adulta con qualcuno abbastanza maturo da poterla sostenere…”
 
“Qualcuno come era la mamma?” lo prese in giro Eden. “Ho sentito che era un’eccellente persona con cui conversare.”
 
“Piantala. Non sai di cosa stai parlando. Qualche volta spero quasi… perché non puoi smetterla? Lasciarmi stare per una volta?”
 
Eden si fermò. La luce nei suoi occhi si spense. Bruciava in quel momento in quelli di suo padre. Lily non stava respirando. Il Salone d’Entrata era silenzioso.
 
Poi, lentamente e deliberatamente, Eden si girò e camminò via verso la rumorosa Sala Grande. Doc rimase fermo per circa dieci secondi. Lily riprese a respirare. Se si girasse e andasse via, lui non saprebbe mai che lei avesse sentito la conversazione. Eden non lo doveva mai sapere neanche.
 
Il cuore di Lily galoppò quando Doc si girò e cominciò a camminare verso le grandi porte che davano verso l’uscita. Prima di uscire, comunque, si girò e lanciò un’occhiata verso l’enorme entrata. I suoi occhi caddero su una testa rossa.
 
“Red?”
 
Lily aveva tre opzioni: svenire, correre, o fingere di essere temporaneamente pazza.
 
Pensandoci bene, niente di queste opzioni potevano funzionare bene.
 
“Doc,” disse, come saluto.
 
“Da quanto sei lì?” chiese Doc, senza essere arrabbiato.
 
“Da troppo?” disse Lily con un sussurro, ma lui sentì.
 
“Vieni giù, allora.”
 
Molto reclutante di farlo, Lily scese le scale. Doc la guardava attentamente. Quando era in una distanza decente per parlare, Doc parlò. “Come va?”
 
“Terribile. Tu?”
 
“Più o meno lo stesso.”
 
“Come sta Eden ultimamente?”
 
Lily esitò. Come dirlo? “Non così bene.”
 
“No? Ci ho pensato. Non stava così bene neanche in estate.”
 
“I Mangiamorte ad Hogwarts probabilmente non hanno aiutato.”
 
“Probabilmente no.”
 
Pausa imbarazzante. Lily le odiava. Odiava essere in imbarazzo con Doc. Sono sempre andati molto d’accordo. Andava più d’accordo con Doc di quanto lo facesse la sua stessa figlia, ma Lily sapeva perché. Se Doc fosse stato suo padre, anche lei non ci andrebbe d’accordo; ma lui non era suo padre e lei poteva apprezzarlo per essere Caradoc Deaborn e non il padre di Eden.
 
“Anche tu sei arrabbiata con me, Red?” chiese Doc infine.
 
“No,” disse Lily senza esitare.
 
Doc fece un sorriso familiare. “Perché no? Eden lo è.”
 
“Lo sarei anche io, se fossi Eden,” rispose Lily senza peli sulla lingua. “Ma non lo sono.” Scrollò le spalle. “Non sono arrabbiata con te.”
 
“Grazie.”
 
“Prego.”
 
“Sai quando iniziano le lezioni?”
 
“Dicono lunedì.”
 
“Esaltata?”
 
“Mhm.”
 
Doc indicò il distintivo sul suo petto. “Capo Scuola, eh?”
 
“Mhm.”
 
“Io ero Capo Scuola…” sembrò orgoglioso per un mezzo istante.
 
“Tu? Pensavo che tu fossi il cattivo ragazzo dei tuoi tempi?”
 
“Lo so. Lo ero. Ho pensato che Dippet – allora era preside – fosse impazzito. Ora comincio a sospettare che Silente mi abbia suggerito a lui.”
 
“Beh, non fartelo uscire dalla testa,” disse Lily, con un sorriso; “è conosciuto per scegliere dei… Capo Scuola… discutibili, lui…”
 
“Con chi sei inchiodata?”
 
Lily esitò, poi – “James Potter.”
 
“Davvero?” esclamò Doc, divertito; “ora so che Silente mi ha suggerito a Dippet. Se non fossi già stato da lui oggi, lo andrei a confrontare ora…” dopo una breve risata e un leggero silenzio più lungo, continuò più seriamente. “Controllerai Eden quest’anno, vero?”
 
Lily annuì. “Lo faccio sempre.”
 
“Mi preoccupo per lei, sebbene lei non lo voglia ammettere.”
 
“Lo so.”
 
“Potresti suggerirle di venirmi a trovare a Natale…”
 
“O tu potresti suggerirlo.”
 
Doc sorrise. “Avevo una nonna come te una volta.”
 
“Quella che è stata colpita dalla scopa?”
 
“No, l’altra.”
 
“Ah.”
 
“Tienila d’occhio, eh?”
 
“Certo?”
 
“Qualche volta rimane da sola?”
 
“Solo se è lei a volerlo.”
 
“Qualche volta mi chiedo se abbia troppe caratteristiche di sua madre. Non ne ha, vero? Cioè non è…” Doc si fermò.
 
Lily scosse la testa. Era privatamente sorpresa che Doc sapesse che lei fosse a conoscenza della madre di Eden. “No. Non lo è. Non vuole neanche esserlo…”
 
Lily provò pena per l’uomo per un momento. Caradoc Deaborn era un mago fantastico. Era il capo di un dipartimento nel Ministero della Magia e un amico vicino di Albus Silente, ma non era perfetto. Non sapeva molte cose su sua figlia.
 
“Ci provo, Red,” disse, improvvisamente. “Intendo… ci provo. Ma cosa posso fare? Provo a farlo come se fosse per Marlene… provo ad esserle amico…”
 
E cinque minuti dopo, mentre Doc lasciava Hogwarts e Lily camminava lentamente verso la Sala Grande, non poté evitare di pensare che fosse proprio quello il problema.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
 
• angolo della traduttrice: Molto più di un mese dopo, e circa VENTI PAGINE DI CAPITOLO (seriamente, pensavo di starnazzare al suolo da un momento all’altro) eccomi qui con un nuovo capitolo! I ricordi dei due protagonisti sono stati modificati? Ma come? In che modo? Ehhhh!!! Sappiate che Jewels ha lasciato diversi indizi – io comunque non ci sono arrivata, se non verso gli ultimi capitoli ahah! Abbiamo anche l’introduzione di Doc e Marlene, e capiamo un poco la psicologia di Eden, personaggio assai complesso. Fatemi sapere le vostre opinioni! Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) per informazioni o per fare semplicemente una chiaccherata. Ho anche iniziato la traduzione di una fanfiction a tema Hunger Games: When Soul Meets Body (cliccate il link per aprire la pagina).
 
Nel prossimo capitolo: le lezioni iniziano (si introducono diversi professori), i Malandrini ritornano con furore, ci sarà la lezione della Grossman, dove due studenti finiranno in presidenza. Riuscite ad indovinare chi? Sono aperte le scommesse!
 
A presto,
Silvia.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Praedam, Silth and Grossman ***


Capitolo 7: Praedam, Silth and Grossman
 
Nello scorso capitolo: Lily e James scoprono che i loro ricordi sono stati modificati e non possono ricordare alcuni dettagli nel loro tour nella foresta, nonostante capiscano i tratti base. Alastor Moody arriva ad Hogwarts con alcuni Auror, viene introdotta la famiglia di Eden, Madama Chips diventa isterica e i Capo Scuola speculano su Silente.
 
 
E lentamente (molto lentamente) le cose iniziarono a tornare di nuovo normali.
 
Le madri finirono finalmente di farsi vedere – pregando di vedere i loro bambini per la centesima volta; i bambini del primo anno finirono di chiedere agli studenti più anziani di mostrere loro incantesimi di protezione; Moody smise di controllare i corridoi del castello – saltando davanti alle persone che non dovevano essere lì; e la consapevolezza delle lezioni imminenti incoraggiava molto. Le cose iniziavano di nuovo a sentirsi più normali. Leggermente.
 
Lunedì mattina i Malandrini scesero a colazione presto, ma trovarono lì anche la maggior parte della scuola. Il Professor Silente era seduto du nuovo al suo posto e il cielo incantato indicava bel tempo. Le cose si stavano aggiustando.
 
Peter Pettigrew era stato finalmente rilasciato dall’Infermeria il girono precedente ed era stato portato all’ufficio di Silente immediatamente. Sfortunatamente, i suoi ricordi sembravano essere ugualmente modificati (mormorò qualcosa tipo ‘non sono capace di ricordare tutta quella merda’ a James, proprio prima di collassare nel letto quella notte) e nonostante Madama Chips assicurava che nessuno di sospettoso si fosse avvicinato al letto durante la notte, era ovvio che qualcosa fosse successo. Capire cosa esattamente metteva in difficiltà James da qualche tempo.
 
Ma mentre lui consumava la sua colazione maggiore rispetto a quella della settimana scorsa, soppresse (ironicamente, forse) tutti i suoi pensieri che non c’entravano con la scuola e cercò di concentrarsi sulle lezioni imminenti.
 
I Capi delle Case stavano camminando su e giù per il tavolo della loro casa, porgendo gli orari. La McGranitt si approcciò ai quattro Malandrini (tutti insieme a colazione per la prima volta, quell’anno) e si fermò, guardando pensierosa la sua lista.
 
Porse a Remus il suo orario per primo, poi cercò ancora tra i suoi fogli. “Signor Pettigrew…” diede a Peter il suo, poi aggiunse severamente: “la signorina Shaw ha accettato di farti da tutor anche quest’anno in Incantesimi. Dovrai lavorare duramente, se vuoi i tuoi M.A.G.O.” Peter arrossì e annuì.
 
“Potter e Black. Ecco a voi,” porse due orari a James e Sirius. “Vi devo avvisare: se qualcosa scoppiasse nella mia lezione oggi, mi assicurerò personalmente che voi abbiate una punizione ogni venerdì notte fino a dicembre, sia che io abbia prova che siate stati voi, o no. Buona giornata.” Procedette imponente per il tavolo e i Malandrini esaminarono i loro orari.
 
“Sarà meglio avere molte lezioni insieme,” borbottò Sirius, mentre i suoi occhi guardavano il foglio. “Non come quello schifo di l’anno scorso, dove avevamo Trasfigurazione e Incantesimi separati.”
 
“Sì,” disse James risentito; “ho dovuto fare Incantesimi con Tassorosso e Serpeverde.”
 
“È perché finivi sempre nei guai quando eri con Padfoot,” disse Remus, mentre guardava il suo orario. “9:00 lunedì: due ore di Difesa contro le Arti Oscure con la Casa Corvonero…” lesse ad alta voce.
 
“Uguale,” fu la risposta simultanea degli altri tre.
 
“11:00 Erbologia con - dannazione! – Serpeverde.”
 
“Ah merda,” dissero Sirius e James all’unisono, poi dopo averci pensato l’ultimo aggiunse: “uguale.”
 
“Uguale,” dissero Sirius e Peter.
 
“Mhm… poi alle 12: pranzo…”
 
“Uguale.”
 
“Poi all’1:oo: Aritmanzia.”
 
“No.”
 
“Nuh-uh.”
 
“Peccato, quindi cosa c’è…?”
 
Remus interruppe il pessimo tentativo di Sirius di cambiare argomento. “A-a-a-aspettate! Voi due…” indicò James e Sirius… “avete lasciato Aritmanzia?”
 
“Er… possibilmente?”
 
“Perché?” domandò un Remus fortemente deluso. “Voglio dire, okay, sì è abbastanza noiosa, e… beh… quasi completamente inutile… ma che cavolo dovrò fare durante quel tempo?”
 
“Beh, Lily fa ancora quella materia,” suggerì Sirius, sembrando sinceramente – anche se leggermente – dispiaciuto. “Ma dai, non abbiamo abbastanza tempo per farlo! È un corso complicato!”
 
“Lo avete sempre fatto…” mormorò Remus con aria di rimproverò.
 
“Avevamo più pena per te allora, Moony,” sospirò James, battendo una mano nella schiena di Remus. Remus lo fissò così minacciosamente, che James pensò che fosse meglio spostarsi alcuni centimetri. Dopo un momento, il Malandrino irritato ritornò al suo orario, e continuò a leggerlo, sembrando comunque risentito.
 
“3:00, Trasfigurazione.”
 
“Uguale.”
 
“5:00 cena.”
 
“Mhm.”
 
“Cosa avete voi mentre io soffro ad Aritmanzia?” chiese Remus, dopo una veloce lettura dell’orario del martedì.
 
Sirius diede un’occhiata al suo foglio. “Sono libero,” disse, un poco vergognoso.
 
“Babbanologia,” disse Peter, facendo una faccia strana.
 
“Sì, neanche io ho qualcosa,” disse James; “ma non essere così deluso, Moony. Cioè, puoi probabilmente fare tanti compiti durante Aritmanzia quanto possiamo farlo noi fuori. Chi presta attenzione a quella lezione, comunque?”
 
Remus sospirò e consumò il suo ultimo pezzo di bacon. “Quindi… verso il grande dilemma sconosciuto?” chiese, alzandosi.
 
“Se per il ‘grande dilemma sconosciuto’ intendi Difesa contro le Arti Oscure, allora sì,” disse Peter, alzandosi anche lui con gli altri.
 
“Chi pensate che sia l’insegnante?” chiese Sirius, lanciando un’occhiata al tavolo degli Insegnanti, mentre uscirono dalla sala. Molti altri stavano anche loro cominciando a uscire.
 
Tutta la settimana, c’erano stati due nuovi insegnanti seduti al tavolo, completamente sconosciuti agli studenti. Comunque, nel tempo caotico, nessuno si era disturbato di presentarli. Delle notizie si erano sparse attraverso Hogwarts, dicendo che i loro nomi erano ‘Praeda’ e ‘Silk’, nonostante chi fosse chi era ancora da scoprire.
 
I Malandrini erano le prime persona ad essersi messi in coda di fronte alla classe di Difesa contro le Arti Oscure che gli studento livello MAGO avrebbero usato quell’anno. Dopo pochi minuti, la bella Rachel Brossle arrivò, ma rimase alcuni passi indietro. Remus alzò il suo sopracciglio a Sirius.
 
“Penso che Rach sia arrabbiata con te,” mormorò, così che lei non potesse sentire.
 
“No davvero, Sherlock,” esclamò Sirius, anche esso sottotono.
 
“Perché?”
 
Sirius scosse la testa in un modo che significava ‘non ora’.
 
“A-a-a-aspetta! Pensavo che tu dicessi che lei aveva lasciato te!” lo accusò Remus in un sussurro. Sirius roteò gli occhi.
 
“Lo ha fatto. Era arrabbiata con me, e quindi mi ha lasciato.”
 
“Ma quello era l’anno scorso!”
 
“Oh bel lavoro, Moony. Lo ripeteresti un attimino più forte? Penso che alcune persone in Giappone abbiano avuto qualche problema a sentirti.”
 
Sirius sembrò distintamente seccato mentre gli altri Grifondoro e Corvonero si mettevano in fila dietro di loro. Apparentemente, l’insegnante – chiunque esso sia – era in ritardo, poiché rimasero lì per dieci minuti, chiaccherando pigramente. Lexi Shaw arrivò da loro dopo pochi minuti.
 
“Peter, la McGranitt mi ha detto che avrai ripetizioni al giovedì e James, Lily voleva che io ti dessi questo,” aggiunse beffardamente al Malandrino, porgendogli una porzione di pergamena gialla. Sirius ghignò.
 
“Awww, Lex. Niente per me, amore?”
 
Lexi gli diede un’occhiata altezzosa da sopra le sue lenti di occhiali leggere e ritornò dalle sue amiche. Sirius ghignò e guardò la pergamena oltre la schiena di James.
 
“Doveri da Capi,” lesse il Capo Scuola in disgusto. “Miseriaccia! Si aspettano che io faccia davvero cose?”
 
“Te l’ha fatto Lily?” chiese Remus scetticamente.
 
“No, dice che è da Silente… qui alla fine,” rispose James.
 
“Incontri tra i Capi ogni due settimane, eh?” disse Peter, divertito, mentre leggeva anche lui la lista. “Quanto tempo passerà prima che questi due siano morti, ragazzi? Tre incontri?”
 
“Due al massimo,” disse Sirius con sicurezza.
 
“Voi ragazzi siete patetici,” sospirò Remus. “ Penso che Lily e James possano lavorare bene insieme. Sono sicuro che quando non appena si mettono d’accordo, possono arrivare ad un modo di trattare la situazione con il potere da Capo Scuola, in una maniera calma e matura.
 
Una breve pausa, poi-
 
“No, no, no, Moony,” disse Sirius, “stiamo parlando di James e Lily. Li hai incontrati, vero?”
 
Remus roteò gli occhi, ma prima di aver tempo per rispondere, arrivò una distrazione appropriata. Arrivò nella forma di uno degli insegnanti misteriosi del tavolo dei docenti. Era familiare a James, non solo per averlo visto durante i pasti, ma anche perché era presente durante la notte dell’attacco. Era stato in piedi vicino alle porte del castello – insieme al Professor Lumacorno e a Gazza – per far entrare gli studenti nel castello. Ora sembrava più spensierato.
 
“Ciao a tutti,” disse gioviale. I suoi capelli erano carichi di gel, la sua carnagione era senza difetti, il suo naso era perfettamente dritto. Anche i suoi vestiti lunghi e neri erano a posto.
 
“Salve, signore,” fu la risposta generale.
 
“È lei l’insegnante delle Arti Oscure?” chiese un Corvonero che James non conosceva.
 
“Ho paura di no. Sono Damien Silth. Mi tocca ‘Aritmanzia’.”
 
“Mi tocca?” rise Sirius.
 
“Mhm… abbastanza noiosa, direi,” sospirò il Professor Silth.
 
“Sono d’accordo,” disse Remus, ghignando.
 
“Curioso come io sia un genio nella materia che odio,” rimarcò Silth con leggerezza. “Non ho lezione fino alle dieci, però, quindi ha i suoi pregi. Avrò qualcuno di voi?”
 
“Noi abbiamo Aritmanzia questo pomeriggio,” disse Lily Evans, poco più indietro nella fila, mentre indicava se stessa e Lexi.
 
“Magnifico,” rispose. “Senza dubbio animerete la classe se diventerà troppo noiosa.”
 
“Peccato che non avrà nessun Malandrino a lezione,” disse una ragazza Corvonero.
 
“Ehi!” protestò Remus.
 
“Malandrini?” chiese Silth.
 
“Siamo noi,” spiegò Sirius vanamente.
 
Silth alzò un sopracciglio nero perfettamente arcuato. “Malandrini, eh? Mi arrischio a chiedere?”
 
“Non so, vuole?”
 
“Sì…”
 
“Siamo i Malandrini, allora,” continuò James, ghignando. “La McGranitt ci ha accidentalmente nominato così. Sono James Potter.”
 
“Sirius Black.”
 
“Remus Lupin.”
 
“P-Peter P-Pettigrew!”
 
“Lui è uno?” chiese Silth, un poco confuso, indicando Peter.
 
“Sì,” disse Sirius indignato.
 
“Va bene, va bene. E voi siete i Malandrini. Voi saccheggiate e depredate sufficientemente, spero.”
 
“Più che sufficientemente,” assicurò Sirius.
 
“Tipo dei pirati?”
 
“Più o meno. Chieda agli elfi.”
 
“Lo farò.”
 
“Bene.”
 
“Vorrei che voi foste nella mia classe, ora. Potreste derubare e saccheggiare quanto desiderate, là. Non c’è molto da derubare, eccetto qualche scorta di pozioni, ma…”
 
“Oh, passeremo ogni volta che avremo tempo,” disse James ghignando. “Ruberemo tutto quello che vuole.”
 
“Posso mettervi in punizione?”
 
“Certo. Se lei non potesse, non ci sarebbe motivo di rubarla.”
 
“Vi piacciono le punizioni?”
 
“No, ma ci piace la minaccia di finirci.”
 
Silth rise. “Mi ricordate mio nipote.”
 
“È una buona cosa?”
 
“No, è morto.”
 
“Mi dispiace.”
 
“Anche a me.”
 
“Non ha un nipote, vero, Professore?”
 
“No.”
 
La classe guardò i Malandrini scambiarsi battute con il Professore, ridendo sotto i baffi. Si erano ora spostati sull’argomento del Quidditch. “No, io sono un fan dei Wasps.”
 
“Wasps? Sta scherzando! I Wanderers sono i migliori!” protestò James.
 
“Forse, ma io vengo da…”
 
“Damien!”
 
La tangente del Professor Silth fu tagliata da un nuovo arrivato: l’altro nuovo professore. Era interamente differente.
 
Era anche lui magro e alto, ma con capelli bianchi corti – e in qualche modo disordinati (come se avesse indossato il cappello tutto il giorno) – e bianche sopracciglia folte. Non aveva la barba, ma sembrava essere nei suoi tardi sessant’anni (il che suggeriva che era molto più vecchio). I vestiti esterni che indossava erano lunghi e neri – più eleganti di quelli di Silth. La sua postura si curvava in avanti e si massaggiava le mani in un movimento nervoso, mentre guardava Silth giudicandolo con gli occhi color ambra.
 
Gli studenti lo fissavano in attesa. “Damien, questa è la mia classe ora,” tuonò al Professor Silth.
 
“Lo so abbastanza bene, Becket,” rispose Silth con nonchalance.
 
“Apprezzerei se tu non li faresti distrarre.”
 
“Eri in ritardo.”
 
“Tu non dovresti proprio essere qua.”
 
Il Professor Silth lo guardò male. “Bene allora, Becket. Non ti darò fastidio. Ti lascerò al tuo piano da maestro. Ci vediamo dopo, studenti.” E girò i tacchi prima che gli studenti potessero dirgli arrivederci e sparì nel corridoio.
 
“Bene,” disse infine il Professore, ora osservando gli studenti con occhi analitici; “siete quelli del settimo anno, suppongo?”
 
Ci un mormorio di generale assenzio.
 
A James non piaceva questo professore come gli piaceva Silth, poiché sperava quasi di dover frequentare Aritmanzia solo per lui. Quasi. Ma questo nuovo professore aveva scacciato via il divertimento causato da Silth ed era temporaneamente il nemico pubblico numero uno.
 
“Beh, entrate,” disse l’anonimo professore e quando lo disse, girò la schiena agli alunni e aprì la porta della classe.
 
Gli studenti MAGO facevano le lezioni in classi differenti rispetto ai precedenti sei anni, quindi la vista della classe fu una nuova esperienza per tutti eccetto per il docente. La stanza era enorme e cavernosa e diverse tende erano appese ai muri o per particolare desiderio del professore o perché era sempre stato così. Dei libri coprivano i muri, tutti sembravano minacciosi e oscuri e distintamente pericolosi.
 
La stanza odorava di qualcosa di divertente – ma l’odore (nonostante fosse familiare) non era specificato nei ricordi di James, e non poteva assolutamente riuscire a ricordare dove aveva sentito un odore simile. I ragazzi del settimo anno cominciarono a disporsi nei banchi, scegliendo i loro posti e i quattro Malandrini scelsero come al solito (e invidiati) gli ultimi posti della classe, che nessuno dubitava essere loro di diritto.
 
Il professore li guardò dalla posta prima di procedere verso la sua cattedra con una postura veramente pessima e una camminata barcollante. Lì, li fissò ancora per alcuni istanti, poi parlò finalmente.
 
“Sono Becket Praedam,” disse, con una voce calma, ora cambiata da una dura a quella di un gentile nonno anziano, “Questa,” continuò a dire con voce rauca, “è Difesa contro le Arti Oscure.”
 
Nessuno era abbastanza sicuro di cosa rispondere a ciò. James si scambiò ‘occhiate’ con Sirius, Remus e Peter (Sirius e Remus erano seduti alla sua sinistra e Peter di fronte a Remus), come per speculare silenziosamente su come sarà quell’anno.
 
Non avevano avuto un professore di Difesa contro le Arti Oscure per più di un anno (alcuni dei quali non erano durati neanche per un anno intero) ed era sempre un punto di curiosità sapere chi sarebbe stata la vittima quell’anno. James guardava il Professor Praedam con cautela e cercò di valutarlo. Sarebbe facile da persuadere; un po’ come il Professor Lumacorno in realtà: desideroso di essere popolare tra gli studenti. Se questa valutazione fosse vera o no, fece lo stesso soddisfare il Malandrino che era in James ma anche il Capo Scuola in lui.
 
“Nei vostri scorsi sei anni qui,” Praedam stava continuando a dire, “ho saputo che non siete riusciti a mantenere un insegnante fisso, ma quest’anno (anche se vi interessa personalmente poco, a voi), quello cambierà. Sarò qui per tutto il tempo che Hogwarts mi vorrà.”
 
Quello non era niente di nuovo. Tutti gli insegnanti di Difesa lo dicevano. Tutti se ne andavano, ostinatamente o no.
 
“Il programma di quest’anno è leggermente diverso da quello che avete fatto prima. Sono a conoscenza che tutti voi avete avuto…” Praedam tirò fuori un pezzo di pergamena dalla tasca della giacca, con la sua mano rugosa e anche nodosa… “due anni totali di studio delle creature oscure…” lesse… “due anni di incantesimi oscuri, maledizioni eccetera. E due anni di teoria e pratica di difesa con metodi pratici e magici, come con i vampiri.”
 
Ci fu un mormorio di “Sì, signore,” e poi la stanza cadde nel silenzio, mentre gli alunni aspettavano che Praedam gli dicesse qualcosa che non sapevano ancora. “Quest’anno sarà un po’ diverso,” il professore continuò con il suo tono rauco; “quest’anno, studieremo un po’ di storia.”
 
Ci fu un distinto gemito. Tutti avevano frequentato come minimo cinque anni di Storia della Magia, e a nessuno era piaciuta. Forse era per il fatto che l’insegnante, il Professor Rüf – un fantasma – era l’unica persona al mondo che riusciva a fare diventare storie violente di tortura e morte, interessanti come una chiacchierata di gossip sulla cura dei capelli. Forse meno.
 
“Probabilmente non è il tipo di storia che avete studiato in passato,” continuò Praedam, “poiché è la storia di maghi oscuri. Nient’altro. Li studieremo – il loro schema di comportamento, la loro storia e vedrete come questo possa aiutare quando uno è a faccia a faccia con la minaccia di Maghi Oscuri come… beh… sapete chi intendo.”
 
Praedam sembrò un po’ soddisfatto alla combinazione delle facce intrigate e pallide che popolavano la classe. Sorrise quasi, ma invece disse: “ora. Chi sa qualcosa di Grindewald?”
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
“È uno strano insegnante,” stava dicendo Remus, quasi due ore dopo, mente si dirigevano verso Erbologia.
 
“Mhm… uno strano insegnante che ti fa prendere troppi appunti,” osservò Sirius, guardando il suo metro e mezzo di appunti sulla lezione.
 
“È divertente,” disse Peter. “Mi piacevano le sue battute.”
 
“Le sue battute?” rise James. “Erano stupidi giochi di parole, Wormtail.”
 
Peter arrossì. “Beh, sì, ma mi sono piaciuti lo stesso,” mormorò.
 
“Whoa,” rise Sirius; “Worms ha una cotta per il nuovo insegnante!”
 
“Non è vero!” disse Peter, arrossendo ancora più furiosamente quando Lexi Shaw ed Eden Deaborn gli passarono accanto, la prima roteando gli occhi sardonicamente.
 
“Sì, beh, sappiamo tutti quanto Sirius sia preso dalla Grossman,” disse Remus, dando un colpetto nel braccio di Sirius.
 
“Certo che sì. È così bella… non diventare geloso, Moony!”
 
“Moony? Geloso?” si intromise James, come se fosse sorpreso: “dobbiamo dire alla McGranitt che la stai tradendo, Remus? Questo non la renderà felice…”
 
“Oh no, tutto tranne quello,” disse Remus sarcasticamente.
 
Sirius, James e Peter risero rumorosamente ed era una buona cosa che fossero allegri, dato che Erbologia li tirava sempre giù al centodieci percento. Uscirono dalle porte giganti di quercia e dalla sala d’entrata, e si diressero giù per la collina spiovente, verso le serre.
 
La scena non poteva sembrare più diversa rispetto a quella notte della settimana precedente. Il sole splendeva, anche se faceva un po’ freschetto e il prato rasato e il lago erano indisturbati e senza detriti. I Grifondoro e i Serpeverde del settimo anno camminavano per la strada allegri verso le serre, mente altri studenti camminavano ancora più allegri lontano dalla serra.
 
L’attenzione di James fu brevemente tolta dallo scherzare con i suoi amici, però, quando captò una figura familiare, in piedi a pochi passi dall’Albero della Serra, mentre parlava con uno studente. Lo studente stava tremando sotto l’occhio di Alastor Moody.
 
Nonostante non riuscisse a sentire cosa si stessero dicendo, James era molto sicuro che Moody stesse avvisando il giovane mago di qualcosa. Mentre il Capo Scuola si avvicinava, lo studente cominciò ad annuire ansiosamente, poi si diresse velocemente verso la fila di studenti.
 
“’Giorno, Potter,” disse Moody, vedendo James, e alzando la sua mano come saluto.
 
“’Giorno, Moody. Cosa hai sentito?”
 
“Non abbastanza,” rispose l’Auror. Mente lo diceva, infilò un dito nel suo orecchio e lo scosse violentemente per un momento e James dovette trattenersi per sopprimere un ghigno. “Come sta il Vecchio Uomo?” continuò Moody, una volta finito. “È da un mese che non lo vedo in giro per il Ministro… di nuovo malato?”
 
“Mhm… ho paura di sì.” James uscì fuori dalla fila per parlare più convenientemente e Sirius lo seguì. Remus fece un accordo non detto ma ben saputo con loro per tenergli dei posti.
 
“Di nuovo la pozione?” chiese Moody, in modo perfino più burbero del solito.
 
James annuì severamente. “I Medici dicono che non si recupererà mai completamente.”
 
Moody sospirò. “Il miglior Auror della sua generazione… mi ha insegnato, sai…”
 
James ghignò. “Sì, lo so.”
 
L’Auror guardò verso Sirius. “Black,” lo salutò, con quasi la stessa familiarità.
 
“Moody,” rispose Sirius, prendendo la mano offerta e scuotendola brevemente.
 
“Come sta la famiglia?” C’era un pizzico di divertimento nei suoi occhi,
 
“Oh, sai,” disse Sirius sarcasticamente; “più carini e ipocriti che mai, direi. Ho ricevuto una lettera da mia cugina – l’elfo della casa senior è diventato vecchio e loro gli hanno prontamente tagliato la testa e l’hanno appesa al muro, per ricordare a tutti gli elfi della casa di non invecchiare.”
 
“Una buona cosa che dobbiamo ricordare tutti noi,” disse una nuova voce.
 
Keira Brighton, l’Auror che era presente nell’ispezione del treno e l’amica persona di molti, arrivò, sorridendo nel suo modo personale. Le sue braccia muscolose erano coperte e la sua postura diceva chiaramente ‘non-fae-casini-con-me-potrei-farti-male-sul-serio’, come al solito, d’altronde.
 
“Cosa è?” disse; “una riunione della festa di Capodanno e nessuno mi invita?”
 
“È perché ti odiamo, Bright,” sospirò Sirius.
 
“Lo sapevo già,” disse Bright, alzando le spalle. “Cosa succede, comunque?”
 
“Erbologia, sfortunatamente,” rispose James, agitando il dito verso la porta della serra, che stava ancora venendo attraversata dagli studenti.
 
“Grossman è ancora una stronza?”
 
“Certo.”
 
“Quindi,” disse Bright, sorridendo ampiamente; “preferireste andare a bighellonare nella foresta piuttosto che andare nella serra, mi aspetto.”
 
“Bright!” arrivò il duro rimprovero di Moody.
 
La Bright ghignò. “Va bene, va bene. Mantenete i vostri segreti. Devo andare – ho il prossimo turno di ronda al villaggio – ci vediamo in giro…”
 
Moody lanciò un’occhiata di allerta a James. “È meglio che io la segua – per essere sicuro che non inizi una rissa nel pub… Potter, Black…”
 
“Ci vediamo in giro, Moody.”
 
“Ciao.”
 
Moody si girò e camminò verso la strada che dirigeva ad Hogsmeade e James e Sirius si girarono e camminarono verso Erbologia. Sirius lanciò un’occhiata curiosa al suo migliore amico.
 
“Cosa significava quella cosa della foresta?” chiese.
 
“Te lo dico dopo,” rispose James, senza avere l’intenzione di farlo per davvero. Aveva una scusa, comunque, poiché stavano entrando nella serra e l’insegnante, Adelaide Grossman, lo stava facendo anche lei, arrivando dall’altra parte.
 
“Buongiorno, classe,” disse in una voce schifosamente dolce.
 
“Buongiorno, Professoressa Grossman,” grugnì la classe.
 
“Beh, siete arrivati fino a questo punto,” continuò, fermandosi all’inizio del tavolo centrale e ghignando a loro. “Ancora un anno, poi ci dobbiamo dividere.”
 
“Come potremmo sopravvivere?” mormorò James sarcasticamente agli altro.
 
“Beh, Sirius potrebbe avere qualche problema,” sussurrò Remus e Sirius roteò i suoi occhi.
 
Adelaide Grossman era… larga.
 
Tutto di lei era largo.
 
Era alta circa un metro e ottanta ed era piuttosto grassottella. I suoi capelli erano folti, crespi e larghi, ma i suoi occhi erano solo marroni e larghi. La sua faccia era rotonda e il suo naso era lungo e all’insù. I suoi vestiti erano troppo stretti per apparire carini su di lei e il suo sorriso vendicativo troppo ampio.
 
Tutti la detestavano, ma non era per nessuno di questi motivi.
 
“Aggiusta la tua cravatta, Deaborn,” sbottò la professoressa improvvisamente ad Eden Deaborn. La studentessa ubbidì, sorridendo falsamente, ma quando la Professoressa Grossman allontanò lo sguardo, la mise di nuovo meno stretta. “Signorina Black, smettila di parlare,” aggiunse ad una dei cugini di secondo grado di Sirius – una Serpeverde – che, nonostante Sirius non lo avrebbe mai ammesso, non stava parlando.
 
“Ora, se riuscire a iniziare a lavorare e a smettere di fare i pagliacci – Signorina Prewett!” Alice smise di torturarsi una pellicina – “allora forse riuscirò a fare entrare qualcosa nelle vostre teste. Forse.”
 
“Ne dubito,” mormorò Sirius.
 
“Anche io, Black,” ribatté la Grossman, dopo aver apparentemente sentito il triste tentativo di Sirius di parlare a bassa voce. “Ora, credo di avere un compito da raccogliere…”
 
Ci fu un fruscio di fogli, mentre gli studenti tiravano fuori dalle loro borse i compiti estivi, da consegnare. “Pettigrew,” la professoressa si mosse in agitazione verso Peter, “raccogli i compiti.”
 
Peter camminò su e giù i tre lunghi tavoli, raccogliendo tutti i rispettivi compiti. Quando li aveva tutti, camminò verso la Grossman, glieli porse e poi corse al suo posto, in mezzo a Remus e ad un Serpeverde che lo guardava male. Grossman dava occhiate ai compiti, facendo occasionalmente commenti, come: “troppo corto, Snape*” o “la scrittura è tremendamente grossa, Signorina Evans.”
 
James vide che Lily più che un poco offesa da questo. ‘Non sa mai accettare una critica,’ pensò, un po’ irritato. ‘Anche quando è solo quella di un insegnante.’
 
“Bene, bene,” disse la professoressa, quando aveva finalmente finito. “ovviamente avremo molto da recensire. Ma non importa. Oggi, dobbiamo andare avanti, se pensate di poterlo sopportare. Quest’anno è l’anno dei M.A.G.O., il che significa che ci sarà tanto lavoro da fare. È molto importante che voi prestiate attenzione, che finiate i vostri compiti e facciate belle verifiche. Siamo arrivati al punto dove è una questione di carriera o non carriera…”
 
Il discorso continuò, ma James perse interesse. Sirius aveva tirato fuori un pezzo di pergamena e lo aveva piazzato di fronte a loro nel tavolo.
 
‘Tris’ scribacchiò verso l’inizio.
 
James ghignò, prese la pergamena senza farsi vedere e piazzò una ‘X’ nel quadrato centrale.
 
Trenta secondi dopo avevano finito la partita e rifecero lo schema del tris per giocare di nuovo. La Grossman stava ancora parlando.
 
“Ora. Oggi, lavoreremo a coppie,” stava dicendo, poiché non aveva notato la scarsa attenzione dei due Malandrini; tutti grugnirono. Era di conoscenza comune cosa significava ‘lavorare a coppie’ in Erbologia. Grossman tirò fuori una sua lista. “Lavorerete tutti su come estrarre le radici della pianta locusta. Vi ho già diviso in coppie, quindi quando leggo il vostro nome… beh, sapete come funziona. Collista Black…” la Serpeverde dai capelli neri (la cugina di secondo grado di Sirius) alzò lo sguardo con interesse quando la Grossman chiamò il suo nome, “tu sarai con la Signorina Deaborn.”
 
Eden guardò torva Sirius, come se questa fosse colpa sua e rimase ferma, sfidando Collista ad andare vicino a lei alla fine del tavolo.
 
“Signor Black e Dana Zabini…” una Serpeverde fortemente truccata sembrava in qualche modo eccitata di essere in coppia con Sirius.
 
“Signorina Brossle e Snape.”
 
Rachel Brossle non provò a nascondere il suo disgusto.
 
“Evans e Potter…”
 
Lily grugnì. In qualche modo sapeva che sarebbe successo. La Grossman amava mettere in coppia persone che pensava avrebbero litigato. Eden e Collista? Black e quella troia della Zabini? Rachel e Severus Snape? Lily e James… solo un’altra coppia sfortunata di vittime nelle mani della professoressa Grossman.
 
Guardò male attraverso il tavolo verso Potter, che era lontano pochi posti e sembrava scioccato e irritato. I loro occhi si incontrarono per un momento e una certa empatia per l’altro passò attraverso gli occhi marroni e verdi, ma svanì velocemente, lasciando solo ostilità. Lily distolse lo sguardo testardamente. Non si sarebbe mossa. James avrebbe dovuto venire e sedersi al suo fianco.
 
“Se pensa che mi sposterò, sbaglia di grosso,” mormorò James, più a se stesso che a Remus, che era l’unico rimasto vicino a lui. Stava fissando Lily con rabbia, “È lei che deve venire e sedersi al mio fianco.”
 
Remus alzò le sue sopracciglia. “Di cosa stai parlando, Prongs?”
 
“Di lei!” mormorò James furiosamente; “è così testarda.”
 
“Sì, sono felice che tu non sia così,” rispose Remus sarcasticamente.
 
“Non prendermi in giro.”
 
“Chi ti sta prendendo in giro…?”
 
“Tu.”
 
“Giusto. Beh, sono sicuro che lei starà tremando sotto quello sguardo. Non si aspetterà sicuramente di poter sedere al tuo fianco, eh, James?”
 
“Sottigliezze. Dovrà lavorare senza un compagno se pensa di poter…”
 
“Lupin e la Signorina Malfoy…” disse la Grossman.
 
“Devo andare, Prongs…”
 
Remus lo lasciò, ma James rimase seduto. Lily era tornata a fissarlo – o a cercare, comunque. Rimasero così per un po’. Lexi fu messa in coppia con Paul Montreal – Alice con un Serpeverde mastodontico. Comunque loro non si muovevano.
 
Il resto della classe aveva compagni assegnati.
 
Loro rimaneva risoluti.
 
Tutti stavano aprendo i loro libri per leggere le istruzioni.
 
Loro non si muovevano.
 
Gli altri stavano iniziando a lavorare sul loro progetto.
 
Loro si fissavano sempre torvi.
 
“Al lavoro, Potter,” tuonò la Grossman.
 
Lily ghignò vittoriosa. James tirò fuori il libro e lo girò alla pagina appropriata. “Ehi, Red,” la chiamò, attraverso il tavolo, “pronta ad iniziare?”
 
Lily lo fissò minacciosa. “Non chiamarmi ‘Red’ e sì, io sono pronta…”
 
“Pronta? Preferisci che io ti chiami così, abbastanza strano, ma come vuoi…”
 
“Oh, taci, Potter.”
 
Diversi studenti intorno a loro stavano o sorridendo o roteavano gli occhi allo scambio, ma Lily prestava loro poca o nessuna attenzione. “Va bene allora, leggimi le istruzioni,” disse freddamente a James attraverso il tavolo.
 
James guardò la pagina del suo libro di Erbologia. “Prendi la radice più grossa oltre quella centrale,” dettò in modo annoiato. Lily ubbidì. “Girane una intorno al pollice e…”
 
“Potter!”
 
La Grossman era ora in piedi dietro le spalle di James, con un’espressione fredda nei suoi occhi larghi. Guardò James sospettosa. “Potter, cosa stai facendo?”
 
“Il compito…”
 
“Dov’è la Evans?”
 
“Laggiù.” James indicò Lily, che fece una sorta di mezzo saluto, prima di ritornare alla pianta. La Grossman alzò le folte sopracciglia.
 
“Potter, Evans è la tua compagna di lavoro.”
 
“Pazzesco, vero?”
 
“Potter, vai a sederti vicino a lei… ora.
 
Reclutante, James si alzò e camminò vicino al tavolo, portando la sua borsa in una spalla ricurva. Una volta che fu arrivato vicino a Lily (la Capo Scuola stava ghignando vittoriosa), fece cadere la sua borsa sul pavimento e scivolò in uno sgabello due posti lontano da lei.
 
“Potter,” lo avvertì Grossman.
 
James, sempre con lo sguardo torvo, si alzò di nuovo e si sedette sullo sgabello sulla sua diretta destra. “Comodo?” chiese Lily innocentemente.
 
“Taci.”
 
Stava fissando male la Grossman, comunque. Lily non sapeva perché lui fosse così arrabbiato con lei – era da aspettarselo che l’insegnante l’avrebbe fatto sedere vicino alla sua compagna. Poi, è anche vero che se fosse stata lei quella ad essere forzata ad arrendersi, anche lei sarebbe stata un po’ furiosa. “Okay, Potter,” disse; “dopo?”
 
“Gira la radice non centrale intorno al tuo pollice,” ripeté James, non guardando il libro.
 
“Giusto. Fatto. Dopo?”
 
James, guardando sempre torvo la Grossman, che non si era più mossa, non diede neanche un’occhiata alla pagina. “Tira,” disse a denti stretti. Lily obbedì.
 
“OUCH”
 
La radice della pianta stava strattonando violentemente il suo pollice e Lily non riusciva a liberarlo. “Oh merda,” disse James, cercando di tirare via la pianta.
 
“Cazzo, Potter. Che diavolo stai facendo?” urlò Lily, sempre incapace di liberare il suo pollice che diventava sempre più rosso. James – con uno sguardo di metà spavento e metà confusione – non rispose all’inizio, ma continuò a cercare di toglierle la pianta di dosso. Ma la pianta non lasciava la presa.
 
La maggior parte della classe si era fermata a guardare, ma la Grossman stava parlando con uno dei pochi studenti che non stava seguendo la lotta e sembrò non accorgersene. James spingeva verso l’alto e Lily verso il basso ma la radice non mollava la presa e il pollice della sfortunata Capo Scuola stava diventando viola in quel momento.
 
“Cazzo, Potter,” urlò Lily, sull’orlo di una crisi di pianto, “toglila -toglila!”
 
James stava ovviamente facendo il suo meglio, ma non sembrava abbastanza. La faccia di Lily stava diventando rossa come aveva fatto il pollice. Stava cercando disperatamente di non piangere. Per un momento, pensò seriamente di prendere il coltello nel suo kit di Erbologia e di tagliare il suo pollice, quando improvvisamente, il dolore si fermò.
 
Eden stava dall’altro lato del tavolo con una bacchetta puntata direttamente a cosa stava tenendo aggrappata la mano di Lily. La pianta di locusta era esplosa. Alcune macchie di verde erano piovute nei capelli di Lily e James e Paul Montreal si dovette scostare per evitare la radice centrale pensante, ma a parte quello, i detriti erano minimi.
 
Tutti li fissarono per pochi secondi, riparandosi dalla pianta di locusta esplosa. Fu il momento calmo prima della tempesta, poiché un istante dopo, Lily si girò verso James e la sua espressione gli diceva chiaramente che non sarebbero successe belle cose.
 
“Che diavolo è successo” urlò.
 
Tutti gli altri si resero occupati con la loro pianta. Lily continuò a fissare James. “È successo che ti ho accidentalmente dato le istruzioni sbagliate?” chiese speranzoso. Lily si passò una mano tra i capelli.
 
“Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque… sei… set… ott… no… dieci! Okay, ecco. Sei fuori di testa? Il mio dito si poteva spezzare!” Agitò il suo dito rosso davanti alla sua faccia con dramma.
 
“Tecnicamente, un pollice non è un dito…”
 
“Potter, sei un figlio di puttana! Che problema hai! Mi hai detto di…”
 
“Scusa!”
 
“Guarda qui…”
 
“Scusa!”
 
“Hai la minima idea di cosa…?”
 
“Scusa!”
 
“Quale diavolo è il tuo problema, comunque?”
 
“Signorina Evans!”
 
Gli occhi dei due studenti si incontrarono momentaneamente e si scambiarono entrambi parole non dette che erano probabilmente simili a ‘sei spacciato,’ prima che Lily guardò oltre la sua spalla verso una Professoressa Grossman infuriata, e James si sedette di nuovo.
 
“Signorina Evans, cosa sta succedendo?” urlò la Grossman, con la faccia rossa quanto il dito di Lily.
 
“James mi stava facendo uno scherzo e mi ha detto male…”
 
“Oh, basta,” disse la Grossman, o a Lily o a James che aveva provato a interromperla. “Va bene: nell’ufficio del Preside. Entrambi. Ora.”
 
“Ma…”
 
“Ora.”
 
“Ma io…”
 
“Ora, Potter.”
 
“Ma lui…”
 
“Ora, Signorina Potter.”
 
“Ma…”
 
“ORA!”
 
Con riluttanza, ribellione ma senza alcun dubbio, i due Capo Scuola si alzarono dagli sgabelli all’unisono, presero i loro zaini con identica nonchalance e indifferenza e camminarono fuori dalla serra come per dire ‘lo faccio perché ne ho voglia, non perché me lo ha detto lei.’ Una volta fuori, camminarono verso il castello in silenzio e si diressero per ls terza volta in una settimana alla torre dell’ufficio di Silente.
 
Quando arrivarono alla statua, James disse: “Caramel Cobwebs.”
 
Ma non successe niente.
 
“Ti capita di sapere la nuova parola d’ordine, dato che ne sai ovviamente così tanto di Erbologia?” chiese Lily, con la voce ricca di cinismo mentre medicava il suo dito da sola.
 
“È stato un incidente.”
 
“Sicuramente.”
 
“È vero!”
 
“Come ti pare.”
 
James roteò gli occhi. “Stare qui a litigare non ci farà entrare nell’ufficio.” Fece presente con tono responsabile.
 
“E noi vogliamo andare nel suo ufficio?”
 
“Beh, non so te, ma io non voglio tornare a Erbologia…”
 
Lily sospirò. “Beh, sei tu l’esperto dell’ufficio del Preside. Cosa si fa?”
 
“Di solito ho un insegnante con me,” scrollò le spalle James, “o almeno mi dicono la parola d’ordine. Ma di solito è un tipo di caramella. Quindi usa la ty0ua immaginazione. Ne hai, vero?”
 
“Sei così simpatico,” esclamò Lily, “er… Grappoli di Scarafaggi,” disse alla statua.
 
Non successe niente.
 
“Gelatine Tuttigusti+1.”
 
Niente.
 
“Piume di Zucchero!”
 
“La Migliore Gomma di Drooble!”
 
“Bacchetta di Liquirizia!”
 
“Il meglio di Mielandia!”
 
“Cioccolato al latte di Maid!”
 
“Cosa?”
 
“Non importa… Scoppi Acidi!”
 
“Che schifo. Draghi Gelatinosi!”
 
“Succhiatori di Sangue!”
 
“Gra… aspetta! Guarda. Ha funzionato.
 
“Succhiatori di Sangue?” chiese Lily con le sopracciglia alzate.
 
“Nessun commento sui gusti,” scrollò le spalle James, ma la statua si era iniziata a voltare e le scale dell’ufficio di Silente erano visibili. “Dopo di te,” aggiunse in un sottotono.
 
Lily sembrò superiore, ma salì per le scale per prima comunque. Una volta che furono arrivati entrambi alla fine, bussarono alla porta. Non ci fu risposta. I due si guardarono a vicenda, ancora una volta uniti per la causa di entrare nell’ufficio di Silente.
 
“Entriamo e basta?” suggerì James.
 
“Non si può entrare e basta,” rispose Lily, inconsciamente roteando gli occhi.
 
“Perché no?”
 
“Perché.”
 
“Non è una risposta.”
 
“Perché non puoi!”
 
“Beh, quella è una risposta, ma è una sciocchezza.”
 
“Beh… non lo so. Non si può farlo! È da maleducati e tutto il resto!”
 
 “Siamo stati mandati dal Preside… cosa sembrerebbe se lui uscisse e ci vedesse qui in piedi?”
“Non fa questa strada per uscire.”
 
“Non lo puoi sapere.”
 
“Beh, sembra logico.”
 
“Giusto…” James si avvicinò di un passo e mise la sua mano nella maniglia per aprire la porta. Lily saltò di fronte a lui.
 
“No!” insistette.
 
“Red, sei ridicola, ora!”
 
“Non chiamarmi ‘Red’!”
 
“Non dirmi cosa devo fare!”
 
“Tu non deve dire a me cosa devo fare!”
 
“Stronza.”
 
“Bastardo.”
 
“Troia.”
 
“Puttaniere.”
 
“Prostituta!”
 
“Er… zebedeo!”
 
“Zebedeo?”
 
“Non importa.”
 
Si fermarono e Lily si allontanò dalla porta. I due pensarono per un intero minuto, prima di decidere cosa fosse meglio da fare.
 
“Bene, puoi aprire.” Concesse Lily infine.
 
“No…” disse James lentamente, sorprendendo Lily. “Avevi ragione. Dovremmo aspettare qui.”
 
“No,” continuò Lily, sospirando; “non penso sia giusto. Sarebbe strano se stessimo qui ad aspettare. Dovremmo andare a sederci nel suo ufficio e…”
 
“No, no. Non possiamo entrare improvvisamente e fare come se fossimo a casa nostra.”
 
“Ma siamo stati mandati qui.”
 
“Ma quello è stato fatto assumendo che Silente fosse qui.”
 
“Ma non gliene importerebbe…”
 
“Non puoi saperlo!”
 
Lily fece un passo avanti e mise la mano sulla maniglia, ma questa volta, James si avvicinò per chiuderla, “Penso solo che non dovremmo entrare!”
 
“Sei così educato,” disse Lily sardonicamente.
 
“E tu così detestabile!”
 
“Riesci anche a scrivere correttamente ‘detestabile’, Potter?”
 
“Taci.”
 
“Non mi interessa cosa tu farai, Potter. Io entro…”
 
Fece un passo avanti per aprire la porta, ma prima che la sua mano fece contatto con la maniglia, la porta si aprì dall’interno. Silente era lì in piedi.
 
“Scusate; mi devo essere appisolato.”
 
Lily fece un passo indietro per essere alla stessa distanza dal Preside di James. Lui stava cercando di nascondere un ghigno, quindi lei gli tirò un calcio con la miglior nonchalance che potesse cercare. Silente li guardò curiosamente.
 
“La Grossman ci ha mandati qui,” spiegò James succintamente.
 
“La Professoressa Grossman,” lo corresse Silente.
 
“Chi?”
 
Si poteva scorgere un sorriso nascosto nella faccia invecchiata di Silente. “Entrate.” Mentre entravano, James sperò che Silente si fosse davvero appisolato e non avesse sentito la sua ‘conversazione’ (se si può definire così) con la Capo Scuola. “Non vi sedete?” disse il Preside, indicando le due sedie davanti alla sua scrivania.
 
Stava diventando un po’ un’abitudine, per Lily, sedersi in quelle sedie dure e scomode. Con questo passo, sarebbe stata destinata a rimanerci attaccata fino alla fine dell’anno, quando i due studenti e il preside si furono seduti, l’ultimo incitò i due a parlare.
 
“Mi spiegate o dovrei indovinare?”
 
“Stavamo discutendo,” si fece avanti James.
 
“È scioccato, Professore, vero?” sospirò Lily.
 
“Abbastanza. Cosa non riesco a capire è il perché siete stati mandati qui…” rispose.
 
“Beh… stavamo litigando abbastanza forte,” incominciò James.
 
“Con un tono abbastanza forte,” lo corresse Lily con calma.
 
“Taci.”
 
“Per favore,” li interruppe il Professor Silente, prima che Lily potesse ribattere. Sì impaurì sotto il suo sguardo, come fece James. “Capisco che questo sia stato un periodo stressante per voi due, ma vi vorrei ricordare che è stato stressante per tutti noi. Vi ho detto prima che questo sarebbe stato un anno difficile e presumo che lo sarà di più di quanto immaginassi. Ma, James e Lily, sarà duro abbastanza senza le discussioni e le litigate settimanali dei Capo Scuola. Voi due siete un esempio per gli altri studenti. Dove voi conducete, gli altri vi seguiranno.”
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
Colpevole? Colpevole non era abbastanza.
 
“Mi dispiace, Red” disse James dieci minuti dopo, mentre si dirigevano verso la Sala Grande. Non aveva alcun senso ritornare ad Erbologia, poiché la Grossman non ne sarebbe contenta e poiché l’ora era quasi finita.
 
“Anche a me.”
 
“Il tuo dito sta bene?”
 
Lily guardò il suo pollice. Non era più così rosso, ma faceva ancora parecchio male. “Sì. Non fa più male.”
 
“Bugiarda.”
 
“Mi dispiace per aver urlato e aver detto tutte quelle parolacce e il resto.”
 
“Fa lo stesso.”
 
Entrarono nella Sala Grande, entrambi sentendosi estremamente colpevoli.
 
Silente aveva ragione, Lily pensò. Stavano facendo gli egoisti. I loro litigi erano senza senso e più per gratificazione personale che per qualcos’altro. Litigare con qualcuno ti faceva sentire bene. Ti faceva sentire bene urlare, perché quando urlava, lei non doveva pensare ad altro. Ed era una cosa semplice.
 
Con Potter era sempre stato semplice prendersela.
 
Lui scivolò in un posto nel vuoto tavolo Grifondoro e per mezzo secondo Lily stava per sedersi davanti a lui. Ma si riprese prima che la redenzione le sfuggisse di mano. Redenzione? Non era completamente sicura di come il termine ‘redenzione’ le era venuto in mente per suggerirle di evitare James Potter.
 
“Ci si vede in giro, Potter,” disse Lily, con più nonchalance possibile. Camminò verso la fine opposta del tavolo Grifondoro e si sedette in un punto della panchina il più possibile lontano dal Capo Scuola. E si sedette lì e pensò fino a quando gli altri cominciarono ad arrivare a pranzo.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
*Snape = Piton.
 
 
• angolo della traduttrice: Per prima cosa, buon anno a tutti!!! Ci sono riuscita, con straordinario orario (meno di un mese!!!) – Eccomi qui. Il capitolo è decisamente più corto, ma non assolutamente meno bello. Qui vediamo l’inizio del ritorno alla ‘normalità’ dei nostri personaggi e ovviamente con loro non si può parlare di normalità!! Ora che avete conosciuto un po’ meglio i personaggi, quali sono i vostri preferiti? Cosa ne pensate dei nuovi professori? AVVISO IMPORTANTE: inizio una nuova traduzione di una fanfiction inglese sulla Nuova Generazione. Il primo capitolo non l’ho ancora postato, ma sarà online prossimamente (molto vicino!!) Quindi vi invito a dare un’occhiata a cosa aggiorno per vederla subito – se siete interessati. Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) poiché lì dico quando aggiorno, a che punto sono con la traduzione e cose varie – se avete voglia, seguitemi (scrivetemi però che siete seguaci della fanfiction, così vi riconosco!)
 
Nel prossimo capitolo: Ritornata alla normalità Lily deve pensare alla sua vita, e quindi pensa al suo ragazzo Elijah (eh sì, ha un ragazzo. Vedi capitolo 1), viene infastidita da Snape e da Potter – ovviamente. Il Quidditch si avvicina, e con questo si avvicinano le preoccupazioni di tutti gli studenti che vogliono entrare in squadra. James viene definito il peggio Capo Scuola della storia (e come dissentire?) e si ha il primo doloroso incontro tra i capi. Ah, Remus Remus Remus. È quel periodo del mese.
 
Altre fanfiction in traduzione: ♤ Where Soul Meets Body – The Hunger Games: storia completa, canon, di Finnick ed Annie. (non mi fa mettere il collegamento, andate a vedere nel mio profilo, grazie!)
 
A presto,
Silvia.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Heading Hogwarts ***


(DATA AGGIORNAMENTO CAPITOLO nella biografia del profilo).

Capitolo 8: Heading Hogwarts
 
Nello scorso capitolo: Succedono diverse cose. Lily e James si insultano e dicono parolacce. Tante.
 
 
Elijah.
 
Il suo nome passava nella la testa di Lily ripetutamente mentre era sdraiata nel letto mercoledì notte (o era giovedì mattina?) completamente incapace di dormire. Elijah.
 
Aveva pensato a lui più frequentemente del solito quella settimana e non aveva ancora capito perché. Gli aveva scritto due volte, anche se la seconda volta non aveva molto da dirgli, ma aveva sentito il bisogno di scrivergli. Se non fosse stato per il suo orgoglio, che le diceva che sarebbe sembrata patetica se gli avesse mandato tre gufi in una settimana - prima che lui rispondesse alla prima lettera, allora si sarebbe subito fiondata a scrivere un’altra lettera per lui.
 
Elijah.
 
‘Lo amo,’ pensò silenziosamente, mentre sentiva l’orologio nel corridoio fuori suonare le due. ‘Io amo Elijah ed è molto di più di quanto io abbia mai provato per tutti gli altri ragazzi che ho avuto. Mi sono quasi sempre piaciuti tutti, e volevo stare con loro, ma non gli ho mai amati veramente. Ma Elijah è diverso. È divertente e romantico, ma non nel modo prevedibile, triste e sdolcinato – non in quel modo tipico dei film da femmine. È semplicemente dolce e romantico. Genuinamente. Beh, ok, qualche volta è un po’ un giocherellone, ma è solo…’
 
Elijah.
 
Lo amava.
 
Cosa? C’era una legge contro, ora?
 
Era innamorata del suo ragazzo! E quindi?
 
Perché suonava così strano?
 
‘Io amo Elijah.’
 
Magari se lo fosse avesse ripetuto abbastanza volte nella sua testa, sarebbe suonato meno strano. Probabilmente no, ma valeva la pena provare, ‘Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah. Io amo Elijah.’
 
Nah. Suonava ancora strano.
 
Lily si rigirò nel letto, facendo scivolare la sua spalla scoperta sotto la coperta pesante. Era irritata con se stessa e non sono per aver indossato una canottiera trasparente per dormire in una notte fresca come quella. Diede uno scossone mentale a se stessa.
 
Lily Evans amava Elijah Trent. Fine della storia.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
“Trasfigurazione?”
 
“Quel tema.”
 
“Ah, giusto. Capito. Umm… pozioni?”
 
“Il tema, la lista delle domande a cui dobbiamo rispondere e il riassunto del capitolo.”
 
“Ugh. Difesa?”
 
“Riassumere il capitolo in un paragrafo.”
 
“Porca miseria. Posso dormire questo fine settimana o…? Mangiare?”
 
“No, E. Stai diventando troppo grassa, comunque.”
 
Eden guardò giù verso i suoi fianchi non esistenti. Lily roteò gli occhi.
 
“Sarcasmo - sai cosa vuol dire o devo prendere un dizionario?”
 
Le due ragazze erano sedute in Biblioteca il giovedì pomeriggio e stavano controllando tutti i compiti assegnati. Almeno, Eden stava chiedendo a Lily di leggere la lista perché Lily la scriveva sempre e Eden non lo faceva mai.
 
“Cosa abbiamo domani alla prima ora?” sussurrò Eden, cercando, senza frutti, il suo orario nella borsa già disordinata.
 
“Entrambe siamo libere.”
 
“Davvero?” disse Eden gratificata. “Bene – devo di nuovo iniziare ad andare a correre. Non ho corso per le due settimane in cui siamo tornate qui e Quidditch inizia domani.”
 
“Incantevole – mi aspetto che tu vinca di nuovo quest’anno, E. Se non lo fai, dovrò ucciderti.” Eden scrollò le spalle alle minacce di Lily.
 
“Beh, sono un po’ preoccupata.”
 
“Per il fatto che ti ucciderò o per la squadra?”
 
“Per la squadra.”
 
Ciò sorprese leggermente la Capo Scuola e alzò le sopracciglia rivolgendosi alla bionda seduta di fronte a lei. Eden non lo notò, perché stava legando i suoi capelli in una coda alta ma disordinata, più per abitudine che per altro. Quando si accorse finalmente che Lily stava aspettando una spiegazione, sospirò e guardò giù verso il libro che avrebbe dovuto leggere.
 
“Non lo so,” sospirò, in risposta alla domanda non posta ma sempre presente.
 
“Non lo sai?” mormorò Lily, guardando dietro la sua spalla per assicurarsi che Madama Irma Pince, la bibliotecaria, non le sgridasse per parlare a voce troppo alta.
 
“Beh… Gideon e Fabian sono andati via, sai…”
 
“Giiiusto… non è quello che devono determinare le selezioni? Per trovare qualcuno che prenda i loro posti?”
 
“Mhm. Sceglie il Capitano.”
 
“Okay… dov’è il problema? Non pensi che riesca a trovare qualcuno abbastanza bravo?”
 
“Beh, James è Capitano, vedi, e… non so. Sono solo preoccupata per Lex.”
 
Lily chiuse di scatto il suo libro. Era l’unico modo in cui riuscisse ad esprime l’improvviso bisogno di urlare che sentiva dentro di lei.
 
“SHH!” esclamò Madama Irma Pince, balzando immediatamente sulle due come un avvoltoio.
 
“Scusi,” mormorarono le ragazze simultaneamente.
 
Quando la Bibliotecaria sparì dietro una libreria, Lily lanciò un’occhiataccia ad Eden. “In che senso sei preoccupata per Eden?” sibilò. “Non pensi che sia abbastanza brava da entrare di nuovo nella squadra?”
 
“Prima di tutto, Lily,” disse Eden a disagio, “era solo un rimpiazzo per le frequenti lesioni di Gideon e Fabian…”
 
“Giusto,” continuò Lily con calma ma con fervore, “ha giocato per Gideon lo scorso anno contro i Corvonero… voi dovevate vincere per duecento punti e lei aveva fatto punto circa venti volte, quindi quando Potter ha preso il Boccino, avete vinto per duecentodieci punti!”
 
“Hai una buona memoria,” commentò Eden con leggerezza.
 
“Grazie.”
 
“Senti, non sono preoccupata delle capacità di Lexi. Mi ricordo lo scorso anno, Lily. Se avessimo perso contro i Corvonero, o vinto con meno di duecento punti, saremmo stati fuori dalla corsa per la coppa. Quindi so che sa giocare bene…”
 
“Ma…?”
 
“Ma non so se vorrà fare la selezione per nient’altro di più di un rimpiazzo.”
 
“Oh.”
 
“Il che significa che Potter probabilmente sceglierà Redival Shelley come Cacciatrice…”
 
“COSA?”
 
“Signorina Evans!” Madama Irma Pince mandava di nuovo occhiatacce da dietro le loro spalle.
 
“Er… scusi, Madama Irma Pince. Non succederà più. Ho appena… er… scoperto alcune scoperte fascinanti su…” la sua bigia vacillò. “eh… scusi…?” Madama Irma Pince si allontanò finalmente e Lily si avvicinò in avanti verso Eden per sussurrarle.
 
“Redival Shelley prova a fare la selezione?”
 
“Mhm. Non lo sapevi? Si sta praticamente vantando con tutte quelle del sesto anno.”
 
“Sai che non ascolto mai quello che dicono le ragazze del sesto anno, eccetto magari Guen.”
 
“Beh, sta dicendo che proverà per il ruolo da Cacciatrice quest’anno, dato che c’è finalmente un’apertura.”
 
“È brava a Quidditch?” chiede Lily, irritata dalla sua stessa curiosità.
 
“Non ne ho idea, ma se Lexi non giocasse…”
 
“Allora Potter probabilmente sceglierà la giocatrice decente più bella che può avere.”
 
“No, ma sceglierà probabilmente lei tra tutte le ragazze del sesto anno ancora più rintontite che provano per il ruolo.”
 
Lily era inspiegabilmente irritata. “Ma ci sono tre pozioni di Cacciatori, no?”
 
“Mhm…” disse Eden pigramente, “beh, allora, assumendo che Frank Longbottom riprenda di nuovo il suo posto in squadra, ci sarebbero due posti liberi. Quindi Potter non potrebbe scegliere Redival come un rimpiazzamento di Lexi, vero? Ci sarebbe sempre un posto libero, e farebbe la maledizione Imperius su di Lexi, prima di fare entrare un’inetta del sesto anno nella sua squadra!”
 
“Mackey Simpson ha un diritto non detto nell’altra posizione da Cacciatore,” sospirò Eden, posando la faccia sul palmo che non stava tenendo in mano una piuma.
 
“Chi è Mackey Sim…?”
 
“Quarto anno. Cacciatore brillante. Sarebbe entrato l’anno scorso, ma era andato contro Frank Longbottom alle selezioni e Frank – essendo il più vecchio – ebbe la preferenza. Ha giocato come sostituto di Frank per la prima partita lo scorso anno, in realtà – quando Frank rimase ‘misteriosamente ferito’ cinque minuti prima della partita – nello stesso corridoio della Sala Comune Serpeverde.” Eden si corrucciò al ricordo dell’incidente.
 
“Quindi Mackey, Frank e chi altro come Cacciatori, tu e Black come Battitori, Paul Montreal come Portiere e Potter ovviamente come Cercatore. Un sacco di studenti grandi.”
 
“Mhm. E se siamo fortunati possiamo avere un sacco di studenti più piccoli come rimpiazzi, perché Frank è incline agli incidenti e cinque o sei giocatori quest’anno si diplomano, quindi le future generazioni di giocatori avranno bisogno di esperienza.”
 
Lily sospirò. “Beh, faremmo meglio a convincere Lexi a giocare quest’anno… sarebbe… er… un bene per lei.” Eden lanciò un’occhiata breve ma strana a Lily, che la Capo Scuola fece il possibile per evitare.
 
Poi, come se non fosse successo niente (ed era vero, in realtà), la bionda stiracchiò le braccia e sbadigliò, dicendo: “beh… sono stanca di fingere di studiare…” chiude il libro e si alzò in piedi. “Vado a rintracciare James per chiedergli a che ora sono le selezioni domani. Ci vediamo dopo, Red.”
 
Fregandosene di aver parlato in un tono normale, e che Madama Irma Pince la stesse fissando torva ancora una volta, Eden si girò e uscì dalla libreria con un’andatura rilassata. Lily sbadigliò anche, ma ritornò ai suoi compiti, perché aveva davvero un po’ da fare.
 
“Ora è ‘Red’?” chiese in modo calmo un voce fredda, da qualche parte alla sinistra di Lily. Lei sussultò leggermente al suono di quel tono di voce di quella persona, poi ritornò alla risposta numero 6 dei suoi compiti di Pozioni. “Quindi stiamo tutti andando con i soprannomi di Potter, ora?” continuò il visitatore, con la voce sempre più vicina.
 
Lily non alzò lo sguardo; piuttosto, immerse la piuma nel calamaio vicino a lei e ripose alla domanda, premendo più forte sulla pergamena. “Dovresti essere felice di non essere soprannominato per i tuoi capelli,” disse semplicemente, anche se velenosamente.
“Mhm… forse dovrei andare a chiedere a Potter se fosse così gentile da darmi un altro soprannome anche a me… o quello lo riserva solo per i Sangue Sporco o per gli amanti dei Babbani.”
 
“Se pensi che io debba essere lusingata che tu stia parlando con me, Snape, ti sbagli di grosso,” disse Lily freddamente. “Quindi va’ al diavolo. Non degradarti un secondo di più parlando con una Nata Babbana di basso rango come me.”
 
“’Nata Babbana’ è un termine romantizzato,” sogghignò Severus Snape, e Lily poté vederlo per la prima volta con la coda del suo occhio. Sembrava lo stesso di sempre: altro, magro, pallido e unto. E aveva un ghigno leggero nel suo viso.
 
“Cosa hai, un’ossessione per i nomi, Mocciosus?” esclamò Lily, odiandosi un momento dopo. Stava entrando in un territorio che non amava tanto.
 
“Un altro nome di Potter? Oh cielo, provi qualcosa per lui e per i suoi nomi.”
 
“Oh sì. Caro Potter…” disse Lily sarcasticamente e mente lo diceva roteava gli occhi, rifiutandosi sempre di guardare Snape. Era all’inizio del suo tavolo, ora, ma Lily era sicura che non si sarebbe seduto. Dopo tutto come avrebbe potuto? Lei era una ‘sangue sporco’, secondo lui.
 
“Fai parte del suo fan club, vero?”
 
Lily non poteva più vedere la sua faccia con la coda dei suoi occhi, ma se ci fosse riuscita, sarebbe stata sicura di trovare un ghigno vittorioso nel suo volto.
 
“Sì, vorresti comprare una maglietta?”
 
“No. Non sono follemente innamorato di lui…”
 
“Niente maglietta? Beh, allora, cosa ne dici di qualche shampoo…”
 
“Usi anche i suoi insulti.”
 
“Se tu prestassi più attenzione a tali insulti, magari ti laveresti i capelli ogni tanto.” Lily si odiava sempre di più in quel momento. Odiava questo. Lui aveva ragione in una cosa: stava usando gli insulti di Potter, il che la rendeva non migliore di lui (nei confronti di Snape, comunque).
 
“Posso praticamente vedere che ti trasformi in Potter mentre parliamo… Red…” sibilò l’altro.
 
Lily guardò in alto e incontrò gli occhi freddi, bui e quasi infiniti di Severus Snape. Era in piedi direttamente di fronte a lei, vicino alla sedia che Eden aveva occupato prima. Madama Irma Pince non si era accorta di Snape e non era una sorpresa. La bibliotecaria lo apprezzava. La sua voce era calma.
 
“Apprezzo il grande sacrificio a cui ti sei sottoposto per venire a parlare con me, Severus, ma preferirei molto che ti girassi e andassi via, prima che io decida di fare un servizio civile e ti uccida.”
 
“Anche la tua voce sta iniziando a suonare come quella di Potter…” disse, ma non aveva il ghigno vittorioso che Lily si aspettava.
 
Finalmente capì cosa doveva fare. “Beh, se non vai via, allora puoi venire qui ad aiutarmi con i compiti di Pozioni. Non sono interamente sicura di sapere come rispondere alla domanda numero nove.”
 
Snape sembrò un po’ sorpreso. In realtà, sembrava molto sorpreso. “Preferirei non venire ad un metro da te ed il tuo sangue, Evans.” Sembrava che se ne stesse per andare via.
 
‘Preferirei che tu non lo facessi,’ pensò Lily, anche se si trattenne dal dirlo.
 
“A Potter, sono sicura, piacerebbe…” aggiunse Snape, come parole di addio.
 
Lily scoppiò. “Potter non è niente di più del Capo Scuola, con il quale, io, come Capo Scuola, sono forzata di lavorare più di quanto io vorrei. A meno che fu non voglia svegliarti domani e trovarti morto a bruciare all’inferno, ti suggerisco di lasciare perdere e non parlarmi mai più.”
 
Ora il ghigno di vittoria, così tanto atteso, si formò nelle labbra sottili di Snape, mentre si girò e camminò via. “Arrivederci, Sangue Sporco,” sibilò. Lily guardò fremendo di rabbia la sua figura che si allontanava, e poi ritornò ai suoi compiti.
 
“Il mio sangue non è neanche lontanamente sporco come i tuoi capelli,” mormorò.
 
Snape la faceva sempre arrabbiare così.
 
Come faceva Potter.
 
Lily non odiava Snape, però. Non veramente. In qualche modo provava pena per lui, che lo ammettesse apertamente o no. Non le piaceva il modo in cui i Malandrini lo tormentavano ed odiava come lui qualche volta la facesse impazzire. Alice e lei sembravano le uniche due sul pianeta che si erano lamentate del trattamento verso Snape – o almeno le uniche due non Serpeverde. Ma anche nella sua stessa casa, Severus Snape non era tanto popolare.
 
Lexi non aveva mai dato opinioni sull’interazione Malandrini-Snape, ma Lily era in qualche modo sicura che ne avesse una negativa.
 
Come si sentisse Eden esattamente sulla questione… beh… la giuria era ancora fuori. Alcune ferite non guarivano, o se lo avessero fatto, ci avrebbero messo più di sette anni.
 
Erano probabilmente i Malandrini la causa per cui Lily non odiava Snape, anche dopo il suo prenderla di mira in modo incessante. La faceva arrabbiare, cerro, ma lei non lo odiava. Infatti, probabilmente la faceva arrabbiare più velocemente di tutti, eccetto forse Petunia. E Potter.
 
 Ma quei due la facevano arrabbiare di più.
 
Specialmente Potter.
 
Magari era perché Snape era un Serpeverde unticcio e impopolare – inetto nel Quidditch e senza alcuna capacità di socializzare, anche se completamente carico di insulti per tutti i nati babbani – specialmente per Lily. James, nel frattempo, era attraente, estremamente, amato, atletico, intelligente (qualche volta brillante) ed un Grifondoro, che sembrava conoscere le idee base della moralità (giuste o sbagliate), ma ignorava per lo più (per lo più) le regole ed era completamente egoista e arrogante.
 
Una cosa era essere un bastardo quando eri così scarso cime era Snape; era un’altra cosa era esserlo quando avevi tutto dalla tua parte.
 
James e Snape si odiavano. In realtà, Snape odiava tutti i Malandrini e loro odiavano lui. In realtà, Snape odiava tutti i Grifondoro e loro odiavano lui.
 
Eccetto Lily.
 
Una volta, Lily non provava neanche quello che provava ora. Provava per davvero pena allora – per il modo in cui lui era inspiegabilmente impopolare; per il modo in cui i Malandrini lo prendevano sempre in giro ad ogni opportunità data; per il modo in cui spiccava solo in Difesa contro le Arti Oscure (Pozioni subito dopo, solo Lily aveva sempre preso metaforicamente il primo posto in quella classe); per il modo in cui era sempre preso in giro; e per il fatto che non era attraente o chiacchierone. Lily non capiva veramente il fatto di essere ‘impopolare’ e lo ammetteva. Era sempre stata abbastanza amata e anche on qualche sforzo, non poteva cambiare ciò.
 
Qualche volta ci provava. Era la prima ad andare contro i Malandrini, ma le persone la amavano ancora di più (anche se questo non gli impediva di continuare ad amare simultaneamente i Malandrini). Aveva buoni voti, il che significava che alcune persone avrebbero dovuto odiarla per essere ‘meticolosa’. Ma non la vedevano in quel modo. Era incurabilmente sarcastica e faceva dell’umorismo sulla maggior parte della popolazione generale, ma la gente rideva lo stesso.
 
Non aveva senso.
 
Snape non aveva in realtà fatto niente di sbagliato – non all’inizio, comunque. La gente sembrava non amarlo proprio, no? Magari era quella la colpa di James e Sirius.
 
“Hey, Red,” arrivò la voce quasi a bassa voce di James, alcuni passi dietro il tavolo di Lily. Lei sospirò e guardò fuori dalla finestra alla sua destra.
 
“Spero che tu non mi chiami mai più così,” mormorò, anche se era irritata con lui in generale.
 
“Continua a sperare,” rispose James, entrando nella sua visuale e poi scivolando nella sedia dalla parte opposta di lei.
 
“Posso aiutarti?” chiese freddamente.
 
“Ho bisogno di una scusa per parlare con la Capo Scuola?”
 
“Sì.”
 
“Beh, allora sono contento di essere venuto preparato alla tua stronzaggine.”
 
“Questo è quello che si dice ‘iniziare con il piede sbagliato’.”
 
James alzò gli occhi al cielo. “Okay, ecco il problema. Non posso esattamente venire alla riunione dei Capi dom… NON URLARE!” James alzò le mani per proteggersi da certe parole ad alta voce che sembravano pronte ad uscire dalla bocca ora aperta di Lily. “Non urlare,” ripeté James; “Madama Irma Pince è porta ad ucciderti e comunque – ho risolto tutto. Ok? Vedi, le selezioni di Quidditch sono domani dopo le lezioni, quindi potrebbero andare avanti per non so quanto.”
 
“Potter!” sibilò Lily.
 
James alzò la sua mano sopra la bocca di Lily, per fermare le proteste. “No. Ascolta. Quindi ovviamente, impedirebbe l’incontro dei Capi…”
 
“Potter!”
 
“Non interrompere, Red.”
 
“Non chiamarmi Red!”
 
“Giusto. Quindi stavo pensando che potremmo fare l’intro stasera, invece… ok?”
 
Lily ci pensò per un momento. “Ok, direi… oh aspetta. No. Non posso stasera.”
 
“Cosa? Hai un appuntamento scottante con un albero?” chiese James sarcasticamente.
 
“Credo che sia stata colpa tua quando Johnny non si è fatto vedere quella volta, Potter,” rispose Lily, “ e no, non ho un appuntamento stasera. Ho spagnolo.”
 
James si interruppe. “Spagnolo?” chiese, completamente sconvolto da questa informazione.
 
“Sì, Potter. È una lingua…”
 
“So cosa sia, Red, ma non sapevo che la insegnassero qui.”
 
“Prendo lezioni dal Professor Avelar.”
 
“Quel tizio di Rune Antiche?”
 
Lily roteò gli occhi e ritornò ai compiti di Pozioni. “Ma seriamente,” disse James, sembrando mezzo divertito; “parli spagnolo?”
 
“Ningún comentario.”
 
“Er… vedi, non ho idea di cosa tu abbia appena detto.”
 
“Sé.”
 
“Aspetta… quindi parli spagnolo?”
 
“Podría decir le que, pero entonces me tuviera que matarle.”
 
“Giiiiusto. Ok. Divertente, Evans. Ora smettila con lo spagnolo. C’è un modo per rimandare la lezione con Avelar?”
 
“Absolutamente no.”
 
“Lo prendo come un no. Beh, io non posso riprogrammare le selezioni. Dobbiamo iniziare sabato, perché i Serpeverde iniziano sabato prossimo…”
 
“No puedo cambiar la hora.”
 
“Red, dai. Basta spagnolo!”
 
“Français?”
 
“Cosa? Aspetta… è…? Oh no…”
 
“Oui!”
 
“Red, sei una stronza.”
 
“Ne m’appelez pas cela!”
 
“Odio il francese. Altre lingue nascoste, già che ci siamo?”
 
“Deutsch.”
 
“’Deutsch’? È… olandese?”
 
“Nein.”
 
“Oh, tedesco, allora. Lo sapevo, comunque.”
 
Lily fece una leggera risatina. “Ich annulliere nicht meine Lektionen.”
 
“Dove hai imparato tutte queste cavolo di lingue? Perché non puoi essere normale e parlare inglese? È qualche complesso alla super-Lily?”
 
“Vermutlich.”
 
James sospirò. “Se non inizi a parlare in inglese all’istante, non mi farò vedere a nessun incontro dei Capi. Ok?”
 
Una Lily ancora ghignante ci pensò per un momento. “Ascolta, non posso davvero fare un incontro stasera, perché ho spagnolo proprio dopo cena. Hai qualche lezioni domani alla prima ora?”
 
“No, ma ho un sacco di compiti.”
 
“Beh, non puoi ritagliarti un’ora per quel cavolo di incontro?”
 
James sospirò. “Probabilmente,” concesse.
 
“A posto. Bene. Perfetto.”
 
“Dove hai imparato tute quelle longue?”
 
“Mia mamma… e altri. Ti sorprenderesti a sapere quanti bilingue sono passati per Hogwarts… Avelar mi insegna spagnolo dal secondo anno, mia mamma fa francese con me da quando avevo sei anni, Van Helsing mi ha insegnato tedesco quando era qui e Casus lo ha fatto l’anno scorso… quindi è stato un po’ sì e un po’ no.”
 
“Sei strana,” commentò James con le sopracciglia alzate.
 
Lily trattenne un ghigno e guardò giù verso i suoi compiti, perché era più facile farlo. “Hai finito con l’interrogatorio? Non importa, perché ho finito di rispondere.”
 
“Sì, ho finito. Ci vediamo in giro, Red.”
 
E con ciò, si alzò e camminò orgogliosamente fuori dalla libreria. Lily lo fissò torvo da dietro la sua spalla. “Non chiamarmi ‘Red’.” Gli sussurrò dietro.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuO
 
“Tu sei il peggior Capo Scuola nella storia dei Capo Scuola,” rise Sirius.
 
“Taci, Padfoot,” rispose James sopra la sua spalla, prima di continuare la sua ricerca in mezzo al suo baule piuttosto disordinato.
 
“Sai, immagino che tu possano togliere quella spilla,” continuò Sirius pigramente, mentre si sedette sul suo letto, sprizzando fuochi d’artificio dalla fine della sua bacchetta per nessuna ragione.
 
“La smetti!” gridarono diverse voci alla volta. Sirius si guardò intorno e vide che Remus, Paul Montreal e Frank Longbottom lo stavano guardando male fuori dal suo letto.
 
“Mi piacciono i fuochi d’artificio, capita,” disse Sirius con nonchalance, ma posò la sua bacchetta comunque. Gli altri tre maschi del settimo anno ritornarono a dormire, felici di avere la mattina libera, almeno fino alla seconda ora.
 
“Trovata!” gridò James.
 
“Stai zitto!” risposero gli altri.
 
“State zitti voi,” disse James fiaccamente, mentre praticamente passò (‘praticamente’ mica tanto, dato che ci era salito sopra) oltre Sirius e posò un pezzo di pergamena vuota sul baule di fronte al letto di Sirius.
 
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!” sussurrò il Capo Scuola, picchiettando la sua bacchetta nella pergamena.
 
“Penso che sia ironico che tu debba dire quella frase particolare per trovare la strada per un incontro dei Capi, per il quale sei in ritardo, durante il quale dovrai senza dubbio discutere di responsabilità e quanto richiede il tuo lavoro. Ironico.”
 
“Da quanto aspetti di dirmi che sono un Capo Scuola terribile?”
 
“Due settimane.”
 
“Sei stato decente, ma lavora sull’intonazione.”
 
“Capito.”
 
James e Sirius guardarono giù verso la pergamena di nuovi, ma non era più vuota. Invece, tante linee di inchiostro nero erano apparse per formare una mappa perfetta. In cima alla pergamena c’era l’introduzione della ‘Mappa dei Malandrini’, com’era adeguatamente chiamata.
 
“Com’è chiamata esattamente questa stanza?” sussurrò Sirius, attento a non svegliare i non Malandrini della stanza. “La stanza dei Capi?” fece un risolino alla sua stessa battuta, ma James lo fissò torvo.
 
“Dai. È serio.”
 
“No, io sono Sirius*.”
 
“Quella battuta non è mai stata divertente, Padfoot.”
 
“Eppure ridono sempre tutti.”
 
“Ridono perché provano pena per me.”
 
“Forse, ma ridono lo stesso.”
 
“Ho appena riso, io?”
 
“Stai ridendo dentro di te.”
 
“Pensavo di star piangendo dentro, invece.”
 
“No, quello è Moony.”
 
“Sei strano.”
 
“Vero.”
 
“Ugh. Ok. La Evans ha detto che era nella Torre Est.”
 
“Perché non l’hanno fatta semplicemente nella stanza insegnanti? So dove sia quella.”
 
“Perché soni idioti, Padfoot. Ora cerca questa dannata Torre Est.”
 
“Credo che tu abbia paura della Evans,” disse Sirius tranquillamente, sogghignando; i suoi occhi guardavano attentamente la mappa per la locazione citata.
 
“Non è vero. Continua a cercare.”
 
“Sì che è vero e sto cercando. Oh, guarda. Eccola.” Il dito lungo di Sirius cadde in una stanza circolare che aveva la scritta ‘Stanza della Torre Est’.
 
“Nome fantasioso, no?” rimarcò James sarcasticamente.
 
“Mhm… ma perché la Evans non è lì?” James diede una seconda occhiata alla stanza e vide che Sirius aveva ragione. Secondo la Mappa dei Malandrini (e la mappa non mentiva mai), la Stanza della Torre Est era vuota.
 
“Cerca la Evans,” ordinò James, guardando intensamente i corridoio, cercando il piccolo nome ‘Lily Evans’ che gli avrebbe detto dov’era la Capo Scuola.
 
Guardarono la mappa con attenzione per circa trenta secondi. “Eccola!” mormorò James infine.
 
“Viene dalle cucine?” mormorò James pensieroso, dopo aver visto che il piccolo puntino nero che rappresentava Lily Evans stava, in effetti, emergendo dalle Cucine del quarto piano.
 
“Deve essere anche lei in ritardo,” speculò James senza scopo.
 
“Hey, Prongs,” rispose Sirius con un ghigno. “Conosciamo un passaggio che ti farà arrivare nel corridoio del secondo piano in circa venti secondi…”
 
“E da lì circa dieci secondi per arrivare nella Torre Est,” finì James, ghignando anche lui. “Ci vediamo dopo.”
 
Con ciò, James guizzò fuori dal dormitorio, giù per la scala serpeggiante e nella Sala Comune, poi uscì dalla Torre Grifondoro. Corse per il corridoio e un momento dopo arrivò all’arazzo di seta che conosceva abbastanza bene. Si infilò dietro dicesso e spinse il muro di pietra apparente dietro di esso.
 
Ma improvvisamente, il muro scomparve e arrivò al suo posto un tunnel lungo e buio. James non sprecò tempo, e corse or il tunnel e dopo un po’, si fermò improvvisamente alla vista di un altro muro. Come prima, James fece una leggere pressura ed esso scomparve, per rivelare tanto rosso.
 
C’era un altro arazzo di seta e James, sentendo prima se ci fosse qualcuno intorno, lo scostò via, ritrovandosi nel corridoio del scodo piano. Doveva solo camminare per l’ampio corridoio, aprire una porta di legno lì e sbrigarsi a salire le scale. Quando aveva finalmente aperto la porta che dava nella Torre Esta, fortunatamente la trovò vuota.
 
La stanza era piccola e circolare, come James aveva visto nella mappa. Al centro c’era un tavolo rettangolare, con due sedie, una dalla parte opposta all’altra. James si ricordò della Torre di Londra. Era tutto molto cupo e pensò di dover affrontare una decapitazione.
 
Si sedette sulla sedia alla sinistra dell’entrata e distese le sue gambe nel tavolo di legno, pensando a cosa avrebbe fatto quando Lily sarebbe arrivata. Arrivò dopo circa due minuti, con una coppa di caffè in mano.
 
“Sei qui,” osservò lei, con una faccia quasi sorpresa.
 
“Mhm. E anche tu… finalmente.”
 
“Mi dispiace averti fatto aspettare,” rimarcò Lily, non suonando assolutamente dispiaciuta, mentre si sedette dalla parte opposta di James e sorseggiava il suo caffè.
 
“Fai bene a dispiacerti,” disse James, fingendo di essere furioso. “Sono qui da…” controllò il suo orologio – “mezz’ora. Non avevi detto che ci saremmo incontrati alle nove? Ma che ore sono? Le 9 e 34! Mezz’ora e quattro cavolo di minuti di ritardo!”
 
Lily alzò le sopracciglia come se niente fosse, ma non mostrò alcun segno di rimorso. “Che buffo… perché prima uscire…” controllò anche lei l’orologio… “undici minuti fa per prendere del caffè, tu non eri qui. Come lo spieghi?”
 
“Non so,” scrollò le spalle James, ghignando contraddicendo se stesso. “Magia oscura, suppongo.”
 
Lily roteò gli occhi. “Senza dubbio.”
 
Il Capo Scuola sospirò. “Per quanto dobbiamo stare qui?”
 
“La McGranitt viene alle dieci o per raccogliere i nostri resti o per congedarci.”
 
“Perfetto! La prossima volta dovremmo venire alle dieci, allora… non saprà mai la differenza.”
 
“Sfortunatamente lo farà. È arrivata alle nove per assicurarsi che fossimo qui.”
 
“Merda. Sono in punizione, vero?”
 
“Probabilmente, ma non per quello. Le ho detto che eri in bagno.”
 
“Che atto di gentilezza da parte tua.”
 
“Ben detto.”
 
Si guardarono negli occhi per un istante, ma Lily ruppe il contatto visivo per prima e James fece lo stesso, passandosi una mano tra i capelli nerissimi e irritando leggermente la Capo Scuola. “Er… quindi… cosa facciamo?” chiese immediatamente.
 
Lily indicò vagamente la pila di fogli vicino al caminetto e si grattò la fronte come se avesse mal di testa. James osservò i segni scuri sotto i suoi occhi e sospettò che lei non avesse dormito bene la notte prima.
 
“Dobbiamo bruciare i fogli?” chiese James speranzoso.
 
“Solo dopo averli controllarti.”
 
“Merlino, dobbiamo controllarli tutti oggi?”
 
“Non so.”
 
James si alzò per ispezionare, ma Lily lo guardò dalla sedia. Lui prese il primo foglio di pergamena e lesse il titolo ad alta voce: “Orari del Torneo di Quidditch di Hogwarts.”
 
Lily alzò un sopracciglio. “Quello può essere il tuo dipartimento,” disse. “E no, non puoi mettere Grifondoro contro Tassorosso più di una volta.”
 
“Lo so, lo so. Non sono un idiota completo.”
 
“Vedo. Solo un semi-idiota.”
 
“Precisamente. Guarda, qui…” James tirò su un secondo foglio di pergamena e lesse: “Orari di Hogsmeade. Ma dice ‘annullati’ all’inizio. Apparentemente, niente Hogsmeade quest’anno.”
 
Lily disse una parolaccia.
 
“Mhm…”
 
James posò le due pergamene in due pile separate, poi tirò su il prossimo foglio. “Questi sono gli orari dei prefetti. Puoi farli tu questi, Red.” Piegò la pergamena in un aeroplano di carta e lo lanciò attraverso la stanza, dove atterrò tristemente nel pavimento e poi cadde per terra quattro centimetri prima di Lily.
 
“Sei davvero scarso,” fece presente, alzandosi e prendendo gli orari dei Prefetti. “E non chiamarmi ‘Red’. E che diavolo è? Tu fai Quidditch e io faccio le ronde dei Prefetti?”
 
“Hey, sei tu che hai voluto che io facessi le partite di Quidditch. Ma ecco, ti faccio fare la lista delle punizioni suggerite.”
 
Fece volare un secondo aeroplano a Lily e questo ebbe più su cesso. “Oh, divertente! Ho sempre pensato che far pulire i bagni sarebbe una buona idea per una punizione.”
 
“Merlino, donna. Sei cattivissima. Mi sa che è meglio rimanere fuori dai guai quest’anno, se verrai fuori con idee di detenzioni così!”
 
“Ne dubito,” rispose Lily sarcasticamente. “Il fatto di stare fuori dai guai, intendo.”
 
“Anche io. Ok, vuoi essere la responsabile di mettere le notizie del bollettino nella lavagna, o vuoi che lo faccia io?”
 
“Noioso. Fallo tu.”
 
“Grazie Red.”
 
“Non chiamarmi ‘Red’.”
 
“Oh, bello: orari della rotazione del campo di Quidditch. Lo vuoi fare tu?”
 
“Meglio di sì. Probabilmente tu metteresti allenamento di Quidditch ogni sera, così i Serpeverde non riuscirebbero mai a farlo.”
 
“Vero. Ma come disse Harrighagen…”
 
“Chi?”
 
“Harrighagen? Era un giocatore di Quidditch – un cercatore – vissuto…”
 
“Sei milioni di anni fa in qualche Paese straniero,” finì Lily.
 
James reclinò la testa, confuso. “Hai appena finito la mia frase, Red. Con le mie parole. È strano. Come hai…?”
 
Lily non stava ascoltando.
 
‘Perché nel Quidditch, c’è una certa strategia che abbiamo seguito… è chiamata la strategia Harrighagen… formulata da un certo giocatore di Quidditch – un cercatore – che ha vissuto sei miliardi di anni fa in qualche Paese straniero… di cosa stai parlando?... volare, e volare velocemente… è poetico… è Quidditch.”
 
Ricordi e parole colpirono improvvisamente Lily e sussultò, stringendo forte la sua testa che ora dolorava violentemente.
 
“Che succede, Red?” chiese James, avvicinandosi al tavolo.
 
“Harrighagen,” sussurrò; “ricordi nella foresta… quando mi dicevi della strategia Harrighagen? ‘Volare… e volare velocemente…’”
 
James iniziò: “n-no.”
 
“Beh, lo hai fatto,” disse Lily risolutamente. “Lo hai fatto, perché me lo sono appena ricordato. Non lo rivordavo prima, quindi non ho riconosciuto il nome alla prima. Ma stavi usando la stessa terminologia, direi e… me lo sono ricordato. Mi ricordi Harrighagen.”
 
“Allora è possibile ricordare cosa è stato modificato,” rifletté James, scioccato.
 
“Ma non sappiamo come innescare tutto ciò,” sospirò Lily. “Dovremmo andare da Silente?”
 
James esitò. “Penso di no. Dubito che ci sia qualcosa che possa fare, comunque.”
 
Lily annuì. E poi improvvisamente si arrabbiò molto. “Dannazione a tutto,” mormorò con veemenza. James si ritrasse e si sedette per terra vicino ai fogli.
 
“Dannazione a tutto cosa?”
 
“Tutto questo. Lo odio. Odio non sapere cosa stia succedendo.”
 
“Di cosa stai parlando, Red?”
 
“Non chiamarmi così. Non so di cosa io stia parlando,” urlò Lily, alzando le mani in esasperazione; “ma neanche tu – nessuno lo sa. Tutto quello che sappiamo è che i Mangiamorte hanno attaccato Hogwarts per apparentemente nessuna ragione eccetto per fare qualcosa una domenica sera. Nessuno è morto, ma un paio sono feriti, ma la maggior parte dovrebbe solo fingere che tutto sia normale e questo è tutto quello che possiamo fare, perché non ci ricordiamo neanche cosa cazzo sia successo.”
 
Lily depositò la sua faccia arrabbiata tra le sue braccia che ora erano appoggiate sul tavolo. James sospirò. “La cosa brutta è che hai ragione. Non sappiamo perché hanno attaccato o perché sono andati via, perché non volevano casualità? Non abbiamo la minima idea di perché non si sono semplicemente infiltrati…” James si fermò. Non parlò per un minuto completo, quindi Lily alzò lo sguardo.
 
Si era alzato in piedi e stava andando avanti e indietro nella stanza, facendo passare violentemente una mani tra i suoi capelli, uno sguardo di pazzo fulgore nella sua faccia attraente.
 
“Che succede?” chiese Lily, quasi impaurita. Non rispose subito. “Hey, Potter! Cosa hai? Che sta succedendo?”
 
“’Andremo via presto’…” mormorò James e Lily era abbastanza sicura che non stesse parlando con lei, ma a se stesso.
 
“Di cosa diavolo stai parlando?”
 
“’O la maggior parte di noi lo farà’…” finì.
 
“Oh, questo rende tutto più chiaro,” disse Lily sarcasticamente. “Potter. Spiega. Sveglia.”
 
James improvvisamente si girò e guardò in faccia la Capo Scuola, con gli occhi color nocciola illuminati dal caminetto e da qualche altro eccitamento. Per circa due secondi, Lily era terrificata, poi diventò confusa. “James…?” cominciò lentamente.
 
“Ti ricordi cosa hanno detto nella foresta – i Mangiamorte. ‘Andremo via presto, o la maggior parte di noi lo farà…’ Te lo ricordi?”
 
“Um… giusto… sì, ricordo. L’altro tizio ha detto qualcosa sulle casualità, poi, vero?”
 
“Sì…” disse James lentamente, e cominciò ad andare di nuovo avanti e indietro. “Ma non penso che sia…”
 
“A-a-a-aspetta…” lo interruppe Lily, capendo finalmente; “stai dicendo che ci sono rimasti dei Mangiamorte.”
 
James annuì in modo quasi impercettibile.
 
“A quale scopo, però?” Lily chiese, “Solo per avere Mangiamorte ad Hogwarts?”
 
“Certo, perché no,” scrollò le spalle James, mentre fissò Lily ancora una volta. “Per avere i Mangiamorte vicini a Silente… per colpire Hogwarts quando Voldemort è pronto.”
 
“Dove si nasconderebbero? Nella foresta?”
 
“Perché no? I nostri ricordi sono stati modificati, e nessun altro sa dove siano nella foresta. Ci possono aver messo un incantesimo anti-localizzazione, o come si chiama…”
 
“Quindi non si può trovare, a meno che non sai dove sia.”
 
“E noi non ci ricordiamo una cazzo di cosa.”
 
“Sempre déjà-vu.”
 
Entrambi i Capi sospirarono e si sedettero nelle loro sedie rispettive, dove si sdraiarono e fissavano qualsiasi cosa eccetto l’altra persona. Il silenzio era in qualche modo letale alla salute di Lily, decise, quindi pensò a qualcosa da dire.
 
“Ora, non possiamo essere sicuri di tutto ciò,” gli ricordò.
 
“No, davvero.”
 
“Ma come ti è venuta una teoria come questa?”
 
“Infiltrato.”
 
“Eh?”
 
“Ho detto ‘infiltrato’ e mi ha fatto pensare ai Mangiamorte ad Hogwarts e quello mi ha fatto pensare quando hanno detto di conquistare Hogwarts e quello mi ha fatto pensare a…”
 
“Scusa se ho chiesto.”
 
James ghignò quasi (quasi) e si sistemò meglio nella sedia, distendendo le gambe sulla sedia.
 
“Dovremmo fare qualche lavoro assegnato dalla McGranitt,” disse Lily con riluttanza, lanciando un’occhiata alla pila di fogli.
 
James scrollò le spalle e chiese speranzoso: “possiamo non farlo e dire che lo abbiamo fatto?”
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuO
 
Remus Lupin era un lupo mannaro.
 
Dall’età di sei anni, dovuto a circostanze non chiare allo sfortunato adolescente, Remus era stato afflitto dal tormento mensile del mostro che era nello stesso momento un estraneo ma anche Remus stesso. Per i due anni passati, comunque, le esperienze lunari di Remus erano cambiare. Drasticamente.
 
Trentatré persone nella terra conoscevano le ‘condizioni’ di Remus e venti di queste conoscevano davvero Remus. Tre di quelle erano gli altri Malandrini. Infatti, erano James, Sirius e Peter le ragioni del cambio drastico… il miglioramento… del problema di Remus.
 
La luna piena di settembre arrivò la seconda settimana del mese. Remus, che si stava sentendo particolarmente malato, lasciò le lezioni a metà mattinata il giorno prima (giovedì) e trascorse la maggior parte del giorno dolorante in infermeria. James, Sirius e Peter inventarono delle scuse per lui che aveva semplicemente ‘la febbre’.
 
Nessuno era veramente scioccato perché per quanto ne sapevano, lui era malato parecchie volte. Se n.n. era lui ad essere in infermeria, era sua madre che stava morendo, il funerale di sua prozia, o il compleanno di suo cugino al San Mungo. Per quanto ne sapeva la maggior parte di Hogwarts, Remus aveva una famiglia molto malaticcia.
 
“Dai i miei saluti a Remus,” disse una Corvonero del sesto anno, sorridendo provocante a Sirius, mente camminavano alla lezione della quarta ora, proprio dopo pranzo.
 
“Lo farò,” rispose Sirius, guardando la ragazza camminare via, un leggero ghigno nel suo viso.
 
James roteò gli occhi. “Ti sta piacendo la vista, Padfoot?”
 
“Mhm.”
 
“Dai – presta attenzione,” disse James, colpendo il suo miglior amico nella spalla. “Guarda: ecco il piano. Penso che dovremmo esplorare la foresta stasera.”
 
“La foresta?” grugnì Peter, che era anche lui con loro. “No, no. Lo abbiamo fatto tante volte due anni fa… e due volte l’anno scorso. No, voglio andare a Hogsmeade.”
 
“Concordo,” disse Sirius pensieroso; “abbiamo fatto un sacco di volte la foresta.”
 
James diede uno schiaffo mentale ai suoi amici. Aveva una ragione particolare per voler fare la foresta, ma non poteva dirlo a Sirius. Peter potrebbe aver indovinato il motivo, ma il motivo per cui James voleva esplorare la foresta, era una ragione per starne lontano, secondo Peter. “Dai… a me… er… manca la foresta! Per favore? Mi ricorda i vecchi bei giorni del quinto anno.”
 
“Mah. Eravamo dei fessi al quinto anno. Mi piaccio di più ora,” scrollò le spalle Sirius, schioccando le nocche delle mani pigramente.
 
“Anche io,” concordò Peter felice. “Sono cresciuto due centimetri dall’inizio dello scorso anno, comunque.”
 
“Complimenti,” mormorò James sarcasticamente. “se non sbaglio sei alto un metro e cinquantadue ora, vero?”
 
“Un metro e settanta, per tua informazione,” commentò Peter aspramente.
 
“Un metro e settanta, eh? Wow, sei praticamente un gigante, Worms.”
 
“Mi sento così basso vicino a te,” rise Sirius.
 
“Va bene, va bene,” esclamò Peter. “Cosa facciamo stasera, allora? Hogsmeade?”
 
“Non cosa, Peter… chi…”
 
“Attenzione alle volgarità, Padfoot,” ghignò James, seguito da Sirius.
 
“Dai… perché non possiamo andare nella foresta?” il tono di James cambiò in un lamento.
 
“Hogsmeade, Prongs,” pregò Sirius.
 
“Sì, Prongs. Hogsmeade! Possiamo?”
 
James sospirò. Non c’era niente da fare. Non voleva veramente andare nella spedizione della luna piena quella notte, ma aveva acconsentito per la speranza di esplorare la foresta. I suoi ricordi modificati erano sempre una costante fonte di irritazione per lui, e ciò che voleva più di tutto era poter far funzionare qualcosa nella sua testa – solo andando nella foresta.
 
“Va bene,” acconsentì finalmente. Ci avrebbe provato fi nuovo il mese prossimo, se voleva andare nella foresta con gli altri.
 
“Eccellente,” disse Sirius, ora ghignando. “Prepariamoci per andare alle nove. D’accordo?”
 
“D’accordo,” dissero simultaneamente gli altri due, uno suonando distintamente giù di morale.
 
Erano, infatti pronti per uscire alle cinque e mezza, dato che avevano mangiato velocemente per anticipare la serata (lo avevano fatto Sirius e Peter, comunque – James mangiava sempre velocemente). Comunque, era ancora chiaro là fuori, e Remus non avrebbe ancora lasciato il castello. I tre Malandrini, temendo le tre ore e mezza di attesa, salirono nella torre Grifondoro per ammazzare il tempo.
 
Era quasi completamente vuota. Le uniche due persone erano Eden Deaborn e Paul Montreal (l’unico maschio del settimo anno non Malandrino, a parte Frank), che erano seduti ad una distanza sicura, parlando di Quidditch. Paul alzò lo sguardo quando vide i tre Malandrini entrare nella Sala Comune.
 
“Hey, Potter, Black, Peter… come sta Lupin? Sempre malato?”
 
“Mhm… pessima influenza,” rispose James, dato che Sirius si era ritirato a sedersi dal fuoco, sembrando sprezzante e rifiutando di guardare dove erano seduti Paul ed Eden.
 
“Non avete visto Frank in guro, vero?” continuò Paul speranzoso.
 
“Era a cena con Lexi,” scrollò le spalle Peter, collassando anche lui nel divano, vicino a Sirius.
 
I tratti di Paul si rabbuiarono leggermente. “Certo,” mormorò. “Um… ci vediamo dopo. Selezioni di Quidditch, domani, giusto, Potter?”
 
“Non so, Ventidue,” disse James seriamente; “protesti non avere il coraggio di provare come portiere, quest’anno. La competizione sarà più dura dell’anno scorso. Potresti non riuscire a mantenere il ruolo e ho sentito che qualcuno del secondo anno proverà anche per quella posizione.”
 
“Giusto… dopo sei anni e tremila nove e centoventuno parate, non mi terrai nella tua squadra di Quidditch. Sarai spacciato, Potter.”
 
James ghignò. “Non si può mai sapere.”
 
“Giiiusto. Ci vediamo dopo.”
 
Alzò una mano come saluto e uscì dalla Sala Comune attraverso il buco del ritratto. James pensò per un momento se sedersi vicino a Sirius e Peter o avere due parole con Eden, che era seduta senza scopo in un angolo, sfogliando le pagine di un libro al contrario.
 
Sirius gli lanciò un’occhiata che gli diceva chiaramente che non aveva scelta e doveva sedersi vicino ai compagni Malandrini. Questa sembrò a James una sfida per andare a sedersi vicino ad Eden. Cosa che fece.
 
“Hey, E,” disse, sedendosi dalla parte opposta a lei, nella sedia che era stata occupata in precedenza da Paul.
 
“Hey, mi scaricherai anche tu per Lexi?” chiese Eden, ghignando e abbandonando la pretesa di leggere un libro.
 
“Scaricarti per Lexi?” chiese James, confuso. “Non intenderai… nah… a lui non… Ventidue?”
 
Eden roteò gli occhi. “Il sesso maschile e cieco. Non importa. Che succede? Perché non sei a cena?”
 
“Finito. Tu?”
 
“Non ho fame. Andrò a correre dopo, quindi potrei passare dalle cucine dopo di ciò. Mi accompagni?”
 
“Non posso.”
 
“Perché no?”
 
“Remus… ricordi?”
 
“Ah, certo,” Eden disse, comprendendo tutto; “ci andrai, allora? Cioè, anche dopo… l’anno scorso e tutto il resto?”
 
James scrollò le spalle. “Sono abbastanza sicuro che Sirius non farà un'altra cosa del genere.”
 
“Oh, sono sicura che Sirius terrà la sua bocca chiusa,” disse Eden, roteando gli occhi. “Ma Snape?”
 
Snape.
 
Quello era un problema.
 
“Dovremmo solo farcene una ragione e sperare per il meglio.”
 
“O tu potresti non andare,” suggerì Eden con un leggero sorrisetto sulle labbra. James ghignò.
 
“Stai cercando di farmi sembrare un bastardo di fronte agli altri?” chiese, scherzando. “Pensano già che sono diventato solito a rispettare le regole a causa della mia recente… affiliazione.”
 
“Intendi la spilla Capo Scuola?”
 
“Mhm.”
 
Anche Eden ghignò. “Intendevo anche io parlarti di questo,” disse, facendo roteare una ciocca di capelli biondi intorno ad un suo dito. “Non sei stato troppo duro con Lily, vero?”
 
“Io? No.”
 
“Beh, allora non so cosa le stia succedendo.”
 
“Cosa intendi?” James era confuso. Non aveva notato niente di strano sulla Capi Scuola.
 
“Beh… non lo so. Non è stata se stessa. Molto pensierosa improvvisamente, e solo… strana. Sai? È a causa tua?”
 
James si sentì improvvisamente molto a disagio. “E, sai che l’unica reazione che ho tirato fuori da Lily è quella di… tirare le cose. Non la sto seducendo in privato o qualcosa…” fece l’occhiolino.
 
“Ti piace ancora?” chiese Eden, sorridendo di nuovo e fissando gli occhi color nocciola di James, per evitare di farlo mentire.
 
“Ancora? Mai piaciuta.”
 
Eden alzò un sopracciglio sottile e biondo scuro. “Giiiusto… quindi permetti a tutte le ragazze che ‘non ti piacciono’ di versarti succo di zucca in testa e di metterti a confronto con la piovra gigante?”
 
“Hey, qualsiasi uomo sarebbe un po’ pazzo se pensasse che lei non sia abbastanza attraente da poter chiederle di uscire. È molto bella, te lo garantisco. Ma quello ha un limite. È una stronza… senza offesa.”
 
“Non mi offendo.” Eden aveva un’espressione sarcastica in faccia.
 
“Hey, James,” lo chiamò Sirius dal fuoco, “vieni qui. Voglio parlarti.”
 
James lanciò un’occhiata circospetta a Eden, che scrollò le spalle. “Puoi andare,” disse, fallendo ad esprimere nonchalance.
 
“No, non vado,” rispose James con fermezza. Eden sembrò confusa. “Vai tu,” aggiunse.
 
Lei roteò i suoi occhi blu. “No-o-o, James,” disse, alzandosi in piedi e cercando di andare dai dormitori.
 
“Dai. Cinque minuti di riconciliazione sono tutto quello che chiedo.”
 
“James!” si lamentò Eden.
 
“E,” disse il Capo Scuola con una voce autoritaria. “Dai. Per me?”
 
“No!”
 
“Dovresti fare qualsiasi cosa che io ti chieda quando dico ‘per me’!” la accusò James.
 
“Sì giusto, Potter.”
 
“Mi sento così amato.”
 
“Dovresti.”
 
“Dai!” James tirò il polso di Eden e la portò vicino al divano dove Sirius era seduto. Quest’ultimo sobbalzò e cominciò ad alzarsi. “Seduto,” comandò James. Sirius lo fece, confuso.
 
“Cosa sta…?”
 
“Voi due state facendo pace,” li informò James. Guidò (con la forza) Eden a sedersi in una sedia dai fronte al divano.
 
“Scusa,” disse lei aspramente a Sirius, “ora posso andare?” Guardò speranzosa James.
 
“No. State seduti lì e vi strappate fuori gli occhi dell’altro. Pete… dai.” Diede un colpetto alla spalla di Peter e il Malandrino ghignante balzò fuori dal divano e corse con James dentro i dormitori. Quando i due erano scomparsi nella loro camera, gli altri due si fissarono con astio,
 
Subito, Eden guardò via e disse beffardamente: “prima tu.”
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuO
 
Lentamente, tristemente, ma solo con leggera riluttanza, Lily arrivò al corridoio del settimo piano e arrivò alla scala che portava al sesto piano. Stava facendo la cosa coraggiosa, o almeno, la cosa giusta. Così cercava di convincersi e finora stava funzionando bene. Lenta, triste e riluttante, ma non ancora colpevole.
 
Silente l’aveva detto: lei e Potter dovevano andare d’accordo.
 
Come potevano andare d’accordo lei e Potter?
 
Lily spinse via con forza il fatto che lei e Potter erano andato d’accordo all’incontro dei Capi. Dettagli futili.
 
“Hey Lily,” disse Rian Orlando, il prefetto Corvonero, mentre passò vicino a Lily nel corridoio.
 
“Ciao, Rian,” rispose Lily automaticamente, non sentendosi davvero.
 
“Er… hai visto Eden in giro, vero?”
 
Lily alzò un sopracciglio, ora in allerta. “Perché lo chiedi?”
 
“Volevo chiederle una cosa,” Rian scrollò le spalle, anche se Lily era abbastanza sicura che stesse mentendo. Gli lanciò un’occhiata che glielo fece chiaramente capire.
 
“Voi due uscite insieme?” chiese, con le mani sui fianchi.
 
“No,” rispose Rian avvilito, “anche se non è perché non ci provo abbastanza.”
 
“Non l’ho vista,” disse Lily, credendogli un poco.
 
“Er… va bene. Ciao allora.”
 
Rian si allontanò velocemente nella strada opposta e Lily continuò per la sua. Almeno speculare su Rian Orlando le avrebbe fatto pensare ad altro. Non gli dispiaceva (Rian, cioè), decise. Era attraente ed intelligente ed un portiere eccellente nella squadra di Quidditch Corvonero. Ma il suo nome era strano. Perché non poteva chiamarsi ‘Ryan’ con la ‘y’ come facevano le persone normali? Una cosa era avere un nome strano, un’altra era avere un nome normale e cercale di renderlo strano.
 
Con sua irritazione, con quel pensiero finale, Lily si trovò nel sesto piano, davanti alla statua molto familiare. Non doveva fare il giochino di indovinare, comunque. Aveva (e stava cominciando a pentirsene) già richiesto la parola d’ordine dal Professor Lumacorno e, ovviamente, l’aveva ricevuta. Lumacorno cedeva molto spesso.
 
“Rane di cioccolato?” disse Lily.
 
La statua si girò e, come prima, rivelò la sua scala nascosta in pochi secondi. Lily salì le scale e bussò contro la porta. Questa volta, la risposta fu istantanea.
 
“Entra.”
 
Lily aprì la porta e guardò l’ufficio di Silente. Era sorpresa di vedere che il Preside non era solo, comunque. Seduto in una sedia di fronte a lui (le due sedie che Lily e James avevano frequenta ente usato le scorse settimane erano state rimpiazzate) c’era il lavoratore del Ministro vagamente familiare del treno.
 
Lily automaticamente cercò di associare un nome alla faccia, che la stava guardando mentre entrava.
 
“Entra, Lily,” ripeté Silente. “Stavo giusto finendo con il Signor Korcesh.”
 
Korcesh. Giusto. Apparentemente era tornato ad Hogwarts; forse il suo lavoro non includeva solo ispezionare treni.
 
Il Signor Korcesh si alzò così in imbarazzo come Lily era arrivata nella stanza. Si inchinò leggermente verso Lily, prima di ritornare a fissare Silente. “Beh, allora lei capisce,” disse, con un’altra occhiata sospettosa a Lily.
 
“Non interamente, ma lo permetterò.” Rispose Silente con nonchalance.
 
Il signor Korcesh magari in quel momento fece un leggero sorrisetto o magari no, ma Lily era propensa a pensare che l’avesse fatto, nonostante avesse potuto vedere solo una piccola parte della sua faccia al momento. “Beh, allora… ci vedremo presto, Silente.”
 
Si inchinò anche all’uomo barbuto, che era ancora seduto, e poi di nuovo a Lily, prima di camminare fuori dalla stanza. La sua postura era stranamente retta e orgogliosa e Lily ebbe voglia di ridere, ma non lo fece. Non era una completa idiota.
 
“Vuoi qualcosa, Lily?” chiese Silente benigno. La rossa sobbalzò e si diresse nella sedia dove Korcesh era seduto.
 
“Er... posso?”
 
“Certo.”
 
Lily si sedette, prese un respiro e si preparò a dire tutto. “Professore, sto pensato a cosa ha detto l’altro giorno a Potter e a me. Ha ragione, ovviamente; cioè, le posizioni dei Capi Scuola sono molto importanti quest’anno – no che non lo siano di solito, è solo che loro… non sono… di solito. M-m-m-ma, il fatto è he, non penso di essere davvero pronta. Io… beh… mi stavo chiedendo se potessi dimettermi…”
 
Per grande sorpresa di Lily, Silente fece uscire una leggera risatina e si accarezzo la sua enorme barba argento. Non sembrava scioccato, o irritato, o niente di questo tipo. Sembrava abbastanza divertito.
 
“Mi scusi, ho…?” cominciò, ma il preside la interruppe.
 
“Devo ammettere: ho sperato che tu non venissi.”
 
“Mi scusi?”
 
“Ho sperato che tu non venissi a chiedere le dimissioni. Sono passate quasi due settimane e sembravi fare abbastanza bene. Ma, ahimè, non posso idre di essere preso in sprovvista.”
 
“Professore, non capisco…”
 
“La tua rassegnazione, Lily,” spiegò gentilmente Silente; “dopo le prime due settimane, pensavo che tu saresti venuta a dimetterti dal tuo ruolo. Originariamente, ovviamente, ho pensato che tu saresti venuta da me subito dopo il tuo arrivo ad Hogwarts, ma per ovvie circostanze, non l’hai fatto. Grazie per quello, devo dire. Hai risparmiato i miei nervi un bel po’ fino a quando la polvere si fosse sistemata definitivamente. Congratulazioni, su quel lato.”
 
“Er… grazie?”
 
“Prego. E, per quanto poco possa valere, il signor Potter è venuto una settimana prima di te.”
 
Se Lily fosse stata confusa prima, ora era completamente sbigottita. “Anche Potter ha chiesto di dimettersi?” chiese incredula.
 
“Sì. Apparentemente, neanche il Capo Scuola si sentiva pronto per il lavoro.”
 
“Oh.”
 
“Abbastanza.”
 
“Quindi… questo vuol dire che non posso dimettermi?”
 
Silente sospirò e distolse gli occhi momentaneamente. Dopo poco, fissò di nuovo i suoi occhi blu in Lily e disse: “preferirei molto non accettare la tua dimissione, Lily. Penso che saresti un’eccellente Capo Scuola.”
 
E cosa si potrebbe ribattere ad una frase così?
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
Elijah.
 
Dannazione.
 
Lily non riusciva di nuovo a dormire.
 
Era venerdì notte (o sabato mattina?), ed era molto freddo nel dormitorio Grifondoro delle femmine del settimo anno. La sua testa le faceva male, come risultato delle diverse cose che le passavano per la mente. Al momento, la cosa primaria era il nome di Elijah.
 
Elijah.
 
Dannazione.
 
Da qualche parte fuori, un lupo ululò, e Lily sentì un brivido salirle per la spina dorsale. I lupi devono essere molto comuni ad Hogwarts, dato che gli aveva sentiti tante volte nel suo periodo alla scuola. Aveva trascorso tante notti come queste durante gli anni – esausta e irritata. Ma non aveva mai avuto una notte come questa. Non aveva mai perso il sonno per un ragazzo.
 
Elijah Trent.
 
In ogni caso, le aveva finalmente risposto (aveva ricevuto il suo gufo quella mattina a colazione). Era una lettera lunga, dolce e confortante, ma non una che aiutava. E stava ancora perdendo sonno per lui.
 
Almeno, se ci avesse pensato abbastanza fortemente e se si fosse concentrata su cose tipo l’ululato del lupo o i grilli fuori dalla sua finestra, poteva convincersi che fosse Elijah a tenerla sveglia.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
*gioco di parole che purtroppo è possibile fare solo in inglese. Il nome Sirius si pronuncia nello stesso modo in cui viene pronunciata la parola ‘serious’ = serio.
 
 
• angolo della traduttrice: Ciao ragazzi! So che avevo scritto che avrei aggiornato giovedì ma ho avuto qualche ritardo con la traduzione di questo capitolo lunghissimo!!! Comunque eccomi qui – capitolo pieno di battibecchi tra Lily e James. E capiamo anche qualcosina di più su Sirius ed Eden… cosa sarà successo tra loro, secondo voi? Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) poiché lì dico quando aggiorno, a che punto sono con la traduzione e cose varie – se avete voglia, seguitemi (scrivetemi però che siete seguaci della fanfiction, così vi riconosco!)
 
Nel prossimo capitolo: È il giorno della partita di Quidditch e Lexi manca. Andando a cercarla, James si troverà in grossi guai, che potrebbero mettere a repentino l’intera partita.
 
Altre fanfiction in traduzione: ♤ Where Soul Meets Body – The Hunger Games: storia completa, canon, di Finnick ed Annie. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3565997&i=1
♤ Lessons Learned – Harry Potter, basata sulla Nuova Generazione. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3614005&i=1
 
A presto,
Silvia.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: High Spirits ***


 
Capitolo 9: High Spirits
 
Nello scorso capitolo: Lily pensa ad Elijah (il suo ragazzo già diplomato), litiga con Snape e James, parla di Quidditch e vuole dimettersi da Capo Scuola, ma questo le viene sconsigliato da Silente. James cerca di convincere gli altri Malandrini di andare nella foresta con lui durante la luna piena, ma loro non accettano, decidendo di andare ad Hogsmeade. Eden e Sirius presumibilmente si riconciliano per le loro ‘opinioni diverse’ dell’episodio dell’anno precedente riguardante Remus.
 
 
 
“Dov’è Lex?”
 
“Montreal… taci. Se perdi… il conto… ti… ucciderò.”
 
“Ok, ok. Sei a diciannove.”
 
“Sono… a… ventuno.”
 
“Giusto. Intendevo quello.”
 
“Ugh, James! Mi… tieni… il conto?”
 
“Non parlargli, E; sta camminando con passo regolare. Questo significa che ti ucciderà se lo interrompi.”
 
“Parli dall’esperienza personale, Sirius?”
 
“Non ne hai idea.”
 
“Lexi è in ritardo.”
 
“Ma davvero, Sherlock Holmes?”
 
“Non preoccuparti, Frank. Lei... arriverà… qui. Perché… hai smesso… di contare, Paul?”
 
“Ventiquattro, venticinque…”
 
“Sono… a… ventinove… ora a trenta!”
 
“Giusto. Intendevo quello.”
 
“Merda! Sirius, tieni il conto!”
 
Lo spogliatoio era più o meno com’era prima di tutte le partite Grifondoro. James stava camminando avanti e indietro vicino alla tenda che portava al campo e Sirius si alternava tra sollevamento pesi, allenamenti con la sua mazza da battitore e chiacchierate con Eden. Eden stava facendo delle flessioni e Paul avrebbe dovuto tenerle il conto, solo che non lo stava facendo. Frank era solo nervoso e Mackey Simpson stava riguardando pe note che James gli aveva dato sulla sua tecnica di rincorsa.
 
“Andremo tutti bene, sapete,” ricordò James a tutti.
 
“Sì, lo sappiamo, James,” disse Sirius roteando gli occhi.
 
“Ce l’hai detto.”
 
“Sei volte.”
 
“Come minimo.”
 
“Probabilmente anche sette.”
 
“O otto.”
 
“O ventitré.”
 
“E mezzo.”
 
James roteò gli occhi. “Perché ho preso voi due nella squadra?”
 
“Perché siamo i cazzo di battitori più bravi di tutta la scuola.”
 
“Mi chiedo dove sia Lex…” stava dicendo Frank.
 
“È morta. L’ho mangiata io,” disse Eden, alzandosi da terra, prendendo la sua mazza da battitore.
 
“Sei una forza così incoraggiatrice, E.”
 
“Certo che lo sono, sono bionda.”
 
“E quello che diavolo c’entra?” rise Mackey.
 
“Sei solo geloso.”
 
“Perché? Anche io sono biondo.”
 
“Accidenti! E tua mamma lo sa?”
 
“E è fatta,” osservò Sirius, lanciando la sua mazza verso l’alto e prendendola al volo. Eden fece una smorfia e si distese di nuovo per terra per fare qualche crunch, solo che non chiese a Paul di tenerle il conto e lui non si offrì per farlo.
 
“Non… lo… sono…” lo contraddisse. “Sono… solo… speciale!”
 
“E fatta.”
 
“Taci… o lo dirò… a Gazza.”
 
“E gli importerà che io ti abbia chiamato ‘fatta’ per quale motivo…?”
 
“Gli importerà sapere chi ha rimpiazzato la sua intera scorta di caffè con scarabei stercorari…”
 
“Ok, sì… gli importerà quello…”
 
“Ok,” stava dicendo James in quel momento a Frank; “quindi ricorda. Strategia Alto-Basso. Hai gatto molto, molto bene lo scorso allenamento, ma c’è bisogno che tu mantenga un buon equilibrio. Sei calato dopo un po’ e non prendevi tanto la pluffa.”
 
“Hey, Cap… non devi preoccupato della ricerca. Ho sentito che Rian Orlando gioca alla Harrighagen,” disse Mackey, suonando felice.
 
“Ahimè, non è vero,” sospirò Eden, che era in quel momento ingaggiata in un duello tra mazze con Sirius. “Ci stavo parlando l’altro giorno, e stava condannando Harrighagen a morte.”
 
“Ci stai uscendo?” chiese James ghignando.
 
“Con chi? Harrighagen?”
 
“Rian Orlando!”
 
“No, ma me l’ha chiesto due volte. Touché!” aveva pugnalato Sirius nella spalla.
 
“Ouch!”
 
“E! Non uccidere l’altro battitore!”
 
“Scusa, James…”
 
“Se dovessi morire, E, ti darò la colpa.”
 
“Scusa, Sirius.”
 
“Dov’è Lexi?”
 
“E non lo sappiamo ancora, Paul!”
 
“Cavolo, Sirius! Mi hai fatto male!”
 
“Sirius, che hai fatto?”
 
“Mi ha pugnalato nello stomaco!”
 
“Oh, fantastico, ora entrambi i miei battitori sono fuori. Carino.”
 
“Quanto manca alla partita?”
 
“Venti minuti.”
 
“Non avevi setto che ci dovevamo incontrare qui un’ora prima della partita?”
 
“Sì, perché?”
 
“Niente. Mi chiedevo solo perché Lexi sia così in ritardo.”
 
“Probabilmente si è addormentata mangiando noodle.”
 
“Di cosa stai parlando, E?”
 
“Non ne ho idea.”
 
James sfidò Sirius ad una gara di flessioni e perciò loro erano occupati mentre Frank e Paul facevano un torneo di carta pietra e forbice e Mackey ed Eden discutevano di cose importanti come le patate.
 
“Comunque… Prongs… chi… sta… giudicando… questa… sfida?”
 
“Er… non so… a… che… numero… sei?”
 
“Non… stavo… ouch… contando…”
 
“Io… neanche…”
 
“Sbrigati, Lex!” disse Frank, frustato dalla sua perdita della carta contro le forbici di Paul.
 
“Sì, sto cominciando ad essere d’accordo…” disse James alzandosi in piedi.
 
“Ah! Hai perso!” urlò Sirius vittorioso.
 
“Non è vero. Ho vinto, quindi mi sono fermato. Ora taci…”
 
“Cavolo. Pensi sempre a qualcosa,” mormorò Sirius.
 
Eden si alzò da dove si era seduta per parlare con Mackey delle patate. “Andrò a cercare Lexi,” si fece volontaria, scrollando le spalle. “Non so perché non sia ancora qui…”
 
“Nah, vado io,” disse James; “tu sei capace di vedere qualcosa di luccicante e distrarti.”
 
“Non lo farei mai!”
 
“Sì che lo faresti.”
 
“Ok, forse.”
 
“Tornerò in un secondo…”
 
James sgusciò fuori ‘l’altra’ tenda, fuori dallo spogliatoio, che portava – non al campo di Quidditch – ma giù per una scala traballante che portava al terrendo erboso sottostante. Una volta lì, si affettò ad arrivare al castello. In due minuti era arrivato e a metà strada verso la sala comune. In un altro minuto, stava salendo le scale per i dormitori maschili.
 
Lì, aprì il suo baule e guardò il suo contenuto, cercando la Mappa dei Malandrini. Una volta localizzata, tirò fuori la sua bacchetta e la puntò alla pergamena, dicendo in tono autoritario: “giuro solennemente di non avere buone intenzioni!” Come sempre, la mappa apparve un istante dopo sulla pergamena vuota e James la fissò attentamente cercando il nome ‘Alexandria Shaw’.
 
La maggior parte delle persone erano alla partita in quel momento, il che significava che non sarebbe stato difficile trovarla. Il piccolo puntino nero etichettato con il suo nome si stava muovendo leggermente più veloce del normale giù nel secondo corridoio.
 
James uscì velocemente dalla stanza un momento dopo, con la mappa ancora in mano. Grazie ai suoi passaggi secreti molto fidati che James conosceva così bene, era in un istante arrivato nel secondo corridoio. Lexi stava correndo nel corridoio un puro granello di vestiti rossi ed oro e capelli neri.
 
“Hey, Lex!” il Capitano di Quidditch chiamò la sua cacciatrice, correndo ancora più velocemente verso di lei.
 
Lei si fermò e guardò dietro la sua spalla, poi aspettò un momento perché lui potesse raggiungerla. “Dove diavolo sei stata?” le chiese, una volta arrivato al suo livello. Camminarono rapidamente verso le scale.
 
“Lumacorno mi ha chiesto di fargli un favore e… oh non pensare a volgarità, Potter… mi ha chiesto di trasportare una pozione a Madama Chip circa venti minuti fa e poi lei mi ha chiesto di portarle un memorandum e poi… è troppo ridicolo.”
 
“Va bene. Ma E sta diventando instabile e abbiamo bisogno che tu la faccia ragionare prima della partita.”
 
“Che intendi?”
 
“Solo il solito… parla di patate e cose del genere.”
 
“Che- oh.”
 
“Dai. Corriamo, o arriveremo tardi.”
 
Affrettarono il loro passo e poi corsero giù per le scale, saltando gli scalini appropriati. Ma quando arrivarono alla Sala d’Entrata, arrivò il primo segno di pericolo.
 
“Che state facendo voi due?”
 
I due ragazzi del settimo anno guardarono rispettivamente dietro le loro spalle e videro la Professoressa Grossman.
 
“Stiamo andando alla partita di Quidditch,” rispose Lexi, perché era più saggio lasciare rispondere lei. La Grossman non la odiava così come odiava James.
 
“Perché stavate correndo?”
 
“Siamo… in ritardo.”
 
“Non si può correre nei corridoi.”
 
James era abbastanza sicuro che Grossman si fosse appena inventata quella regola, ma non lo disse. “Scusi, Professoressa,” rispose, in unisono con Lexi.
 
“Molto bene… potete andare, ora,” disse l’insegnante di Erbologia con riluttanza, James e Lexi si girarono per andarsene, quando una voce li fermò.
 
“Aspettate!” arrivò la voce di Argus Gazza, e James e Lexi furono obbligati a fare quello che gli era stato detto. James era reclutante di girarsi per guardare il custode, perché le brutte esperienze con lui erano numerose. “Aspettate lì, voi due,” continuò Gazza.
 
“Quale sembra essere il problema, Argus?” chiese la Professoressa Grossman, abbastanza compiaciuta di avere una ragione per ritardare due studenti così vogliosi di andare via.
 
“Qualcuno è stato nel mio ufficio, hanno…”
 
James aveva un sesto senso quando aveva bisogno di levarsi presto dai guai. Con la schiena ancora girata verso la Grossman e Gazza, lentamente e senza dare nell’occhio arrivò alla tasca per prendere la sua bacchetta per disabilitare la Mappa dei Malandrini. Ma c’era un piccolo problema. La sua bacchetta non era nella tasca.
 
L’aveva lasciata nel dormitorio.
 
“Cazzo, cazzo.”
 
“Che hai detto?” strillò la Grossman.
 
“Er… devo… correre… come un razzo? Dobbiamo andare nel campo velocemente, o Silente sarà veramente dispiaciuto.” James si era girato verso gli insegnanti, poiché altrimenti senza dubbio lo avrebbero preso come un segno di maleducazione, ma la mappa era tenuta nelle sue mani dietro la schiena.
 
Non era la prima volta in cui James si trovava in una situazione come questa – dove non aveva la minima idea di come togliersi dai problemi, ma aveva qualcosa dalla sua parte in quel momento. Aveva Lexi vicino a lui, non Sirius. Lexi aveva un curriculum senza macchia ed una reputazione di un genio, di un’eccentrica.
 
“Cinque punti da Grifondoro per il tuo linguaggio, Potter,” esclamò la Grossman. James trattenne il fiato, sperando che facendolo riuscisse a non risponderle. Tirò un calcio a Lexi nelle caviglie.
 
“Ouch… er… um… Professoressa, Custode, possiamo andare ora? Arriveremo in ritardo…”
 
“Non m’interessa! Uno di voi era nel mio ufficio!” grugnì Gazza.
 
“No, non è vero!” dissero sia Lexi che James.
 
“Sì, sì che è vero!” insistette Gazza, praticamente tremando, mentre il gatto che era sempre ai suoi piedi miagolò trionfante.
 
“Ma, signore, noi e…”
 
“Non c’è nessun altro nel castello!” continuò Gazza e James sentì affondare il suo stomaco. “Sono tutti via per la partita…”
 
“Beh, forse qualcuno era nel suo ufficio prima di andare alla partita,” buttò fuori Lexi. James le lanciò un’occhiata grata: tutto suonava più credibile detto da lei.
 
“Argus,” disse la Professoressa Grossman e James ebbe la sensazione che non avrebbe aiutato la situazione, “cos’hanno fatto esattamente?”
 
“Niente!” urlò Lexi. James pensò di non averla mai vista così scomposta.
 
“Loro…” Gazza sembrava un po’ imbarazzato di dirlo… “hanno messo le mani su… cose…”
 
“Dubito fortemente che la signorina Shaw c’entri con questo fatto,” cominciò la Grossman lentamente. Gazza sembrò sconvolto. James stava cominciando ad essere veramente, veramente irritato e decise che fosse arrivato il momento in cui doveva prendere in mano la situazione, prima che cose brutte e spaventose potessero accadere.
 
“Sì, sì… ma Potter…” grugnì Gazza.
 
“Potter, dove sei stato?” disse la Grossman.
 
“L’ho già detto,” esclamò James, sperando che non fosse troppo ovvio quello che stava facendo. “Sono andato nella Torre Grifondoro per trovare Lexi, e lei non era lì, quindi sono andata per il castello a cercarla. L’ho trovata nel secondo piano, e stavamo venendo giù quando la Professoressa Grossman qui presente ci ha fermati. Ecco tutto. Non sono andato nel suo ufficio.”
 
Gazza si avvicinò di un passo e guardò intensamente gli occhi di James. Il Capo Scuola cercò di non sembrare troppo sprezzante, ma probabilmente fallì miseramente.
 
“Non ho fatto niente,” insistette, nonostante avesse una buona idea di chi avesse fatto qualcosa. Avrebbe ucciso Sirius dopo.
 
Certe persone pensavo che James fosse un po’ tonto (per citarne una, Lily), ma non lo era. Infatti, al momento, era abbastanza intelligente. Per prima cosa, era riuscito a ottenere una bacchetta. Per seconda, era riuscito ad ottenere la bacchetta citata facendola scivolare fuori dalla tasca sinistra di Lexi, nonostante lui stesse alla sua destra. Per terza cosa, era riuscito a sussurrare senza farsi notare: “fatto il misfatto!” mentre puntava la bacchetta citata dietro alla Mappa del Malandrino, facendola diventare vuota. James non era troppo tonto.
 
Però, aveva momenti in cui non era neanche troppo astuto.
 
“Potter, che diavolo stai facendo?” urlò Lexi, saltando indietro, dato che aveva notato che James sembrava aver messo un braccio intorno al suo fianco. In realtà, stava cercando di rimettere la sua bacchetta nella sua tasca sinistra. Lei gli lanciò un’occhiata confusa.
 
“Cos’è quella, Potter?” domandò Grossman, prima che James potesse spiegare a Lexi.
 
“Cos’è cosa?”
 
“Quella pergamena!”
 
“Oh, questa?” James fece vedere chiaramente la mappa vuota. “È… niente. Solo una pergamena…”
 
“Perché te la stai portando alla partita di Quidditch?” grugnì Gazza sospettoso.
 
“Volevo scrivere delle note a Mackey Simpson per la sua tecnica di cacciatore. Sa – modi in cui può migliorare e tutto il resto.”
 
“Tu e i tuoi piccoli amichetti vi portate tanto dietro pergamene bianche,” mormorò Gazza sospettoso, e James capì perché il Custode potesse pensarlo. Aveva beccato in più occasioni i Malandrini con la Mappa ripulita.
 
“È un crimine?” chiese sprezzante. Questo stava diventando ridicolo. In realtà lui non aveva fatto lo scherzo quella volta (quello del caffè e degli scarabei stercorari), e aveva solo pochi minuti per arrivare al campo prima che iniziasse la partita di Quidditch.
 
“Fammela vedere!” ordinò Gazza, porgendo la sua mano nodosa.
 
Con riluttanza, James gli porse la pergamena.
 
“Professoressa,” Lexi implorò la Grossman, “arriveremo tardi alla partita. Non possiamo semplicemente…?”
 
“Non fino a quando capiamo questa cosa,” esclamò Gazza, fissando con attenzione la pergamena. “Er… le piacerebbe…?” diede la pergamena alla professoressa di Erbologia.
 
James e Lexi rotearono entrambi gli occhi. James sapeva (dopo essere sgattaiolato) e Lexi sospettò (dopo aver ragionato) che Gazza fosse un Magonò. In altre parole, i suoi genitori erano strega e mago, ma lui non poteva fare magie. Il fatto che lui avesse dovuto girare la mappa alla Grossman per ispezionarla era l’evidenza maggiore e in qualche modo divertente, dato che Gazza amava terrorizzare gli studenti.
 
“Certo, Argus.” La Grossman prese la mappa nelle sue mani paffute e la guardò. Poi tirò fuori la mappa e la puntò sulla superficie. “Mostrati!” comandò.
 
Non accadde nulla.
 
James pregò che non accadesse nulla.
 
Lexi lo stava ancora guardando sospettosa.
 
“Revealio!”
 
Niente.
 
“Commonstro!”
 
Niente.
 
“Rivela il tuo messaggio!”
 
Niente di niente.
 
“Mostrami il tuo segreto!”
 
Zero.
 
“Appari!”
 
Nada.
 
La Grossman si stava arrabbiando, ma si rifiutò di arrendersi, mentre lanciava ogni sinonimi immaginabile alla pergamena. James si stava irritando sempre di più.
 
“Oh, andiamo!” scoppiò irato. “Non c’è niente di male su quella pergamena, ok? Ora possiamo andare? C’è una partita di Quidditch!”
 
“Non parlarci in quel modo!” ordinò la Grossman, lasciando stare per un attimo la mappa.
 
“E io voglio sapere chi era nel mio ufficio!” disse Gazza.
 
“Oh per amor di Merlino! NON ABBIAMO FATTO CAINI CON IL TUO DANNATO CAFFÈ!”
 
James si sarebbe potuto sparare. Infatti, lo stava considerando seriamente. Come stava facendo Lexi. Lo fissava, con la bocca aperta e un’occhiata di puro sbalordimento nei suoi occhi marroni.
 
“Come fai a saperlo?” Sussurrò Gazza fatalmente.
 
“Io… io non ho fatto niente,” disse James onestamente. Avrebbe davvero ucciso Sirius. “Lo giuro. Lo sapevo solo perché… so chi l’ha fatto…”
 
“E chi era?” chiese la Grossman con un ghigno malefico nel volto.
 
“Beh, um…” era arrabbiato con Sirius, ma non poteva fare la spia. “Io… sapete non ho…”
 
“Venite nel mio ufficio, voi due!” disse Gazza, sembrando più felice che arrabbiato.
 
“No! Lexi non ha niente a che fare con questo… giuro. Dai…”
 
Gazza sembrava riluttante di lasciarla andare, ma cedette. “Va bene. Vai allora, e non aspettare Potter per un po’ di tempo…”
 
James si girò per guardare Lexi. “Ok, Lex. Prendi il sostituto di Frank – Jamie Watson - dagli spalti e assicurati che sia pronto il prima possibile.” Lexi annuì. “Poi dì a Frank di fare il Portiere – è decente in quel ruolo. Paul Montreal deve essere il Cercatore, dato che è il più versabile nella squadra, ok? Sbrigati! La partita inizia tra cinque minuti. Se non torno, dovrete giocare così.”
 
Lexi gli lanciò un’occhiataccia, e se James si non si fosse ricordato che non era stato lui a fare lo scherzo, si sarebbe sentito molto in colpa. Lei corse fuori dalla Sala d’Entrata e James si girò verso Gazza e la Grossman.
 
L’ultima sorrise dolcemente. “Beh, penso che tu possa occuparti di lui, Argus. Andrò giù alla partita.” Seguì Lexi con un passò molto più lento ed uscì dal salone d’Entrata e James fu costretto a seguire Gazza su per le scale del castello.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
Non c’erano suoni di incoraggiamento giù dal campo, quindi James pensò che la partita fosse finita. Era terribile. MEZZ’ORA? O Paul Montreal aveva tre volte le capacità di Cercatore che James aveva previsto, o Grifondoro aveva perso.
 
Non aveva incontrato nessuno dalla strada fuori dall’ufficio di Gazza fino alla Sala Comune Grifondoro, quindi non poteva chiedere a nessuno notizie sulla partita. Non si ricordò di respirare per tutta la strada.
 
Quando finalmente arrivò alla Torre, era reclutante ad entrare. Non poteva affrontare il suo dormitorio dopo, piuttosto che prima?
 
“Ali volanti,” borbottò alla Signora Grassa, come parola d’ordine. Lei si aprì e James entrò nella Sala Comune. All’inizio, non poteva sapere cosa fosse successo. L’atmosfera era indecifrabile, ma piuttosto rumorosa. Ogni Grifondoro sembrava essere lì a parlare.
 
Si zittirono quando entrò.
 
Tutti lo fissarono per un momento. La prima persona a parlare fu Lily Evans, che era seduta sul divano, vicino ad una Eden sudata.
 
“Buon lavoro, Potter,” mormorò velenosamente.
 
“Non sono stato io,” disse con fermezza.
 
“Sicuro,” fu la risposta di Lily.
 
“È stata colpa mia,” disse Paul Montreal, arrivando vicino a James e sembrando molto arrabbiato con se stesso. “Ce l’avevo ad un certo punto, ma un bolide mi ha preso e l’ho perso di vista ed Orlando l’ha preso prima…”
 
“Non è colpa tua, Paul,” insistette Lexi, avvicinandosi a loro con Frank. “Scusa, Potter,” aggiunse rivolta verso James. “Eden mi ha detto che non sei stato tu…”
 
Non tutti sembravano saggi come Lexi, comunque. La maggior parte dei Grifondoro gli lanciava occhiate arrabbiate per la sua assenza alla partita, che apparentemente gli aveva costato la perdita della partita. Sirius sembrava quello che si stava scusando di più, però.
 
“Merda, James. Mi dispiace. Non avrei mai immaginato che lui… beh… mi dispiace così tanto, Prongs…”
 
“Taci, Padfoot. Fa niente. Non importa.”
 
Ma importava eccome, così non poteva evitare di pensare James mentre si alzò dal letto quella notte. Quel giorno non era stato un bel giorno. A meno che i Corvonero perdano contro i Tassorosso, il che era piuttosto improbabile, i Grifondoro sarebbero fuori dalla corsa per la Coppa. Quel giorno non era decisamente stato un bel giorno.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
• angolo della traduttrice: Hola! Capitolo quasi interamente dedicato al Quidditch che non manda avanti la trama ma lancia segnali significativi. Il prossimo sarà più corposo e pieno, comunque Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) poiché lì dico quando aggiorno, a che punto sono con la traduzione e cose varie – se avete voglia, seguitemi (scrivetemi però che siete seguaci della fanfiction, così vi riconosco!)
 
Nel prossimo capitolo: Mentre cerca di rubare qualche ingrediente nella dispensa di Lumacorno, James sente uno strano discorso tra Lumacorno, Praedam e Korcesh, lo riferisce a Lily e i due si improvvisano agenti segreti.
 
Altre fanfiction in traduzione: ♤ Where Soul Meets Body – The Hunger Games: storia completa, canon, di Finnick ed Annie.  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3565997&i=1
♤ Lessons Learned – Harry Potter, basata sulla Nuova Generazione.  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3614005&i=1
 
A presto,
Silvia.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: All Hallows' Eve ***


cap6

Capitolo 10: All Hallows’ Eve

 

Nello scorso capitolo: Prima della partita di Quidditch, Lexi, cacciatrice dei Grifondoro, viene trattenuta da Lumacorno, facendo sì che James Potter, corso a recuperarla, venga messo in punizione da Gazza (che nel frattempo gli ha sequestrato la Mappa del Malandrino). In punizione, James perde la partita e la sua squadra perde.


“Ammettilo, Moony. Ammettilo e basta. Non ti ucciderà, lo sai? Quattro piccole parole…”
Non era così”
Sirius fece uscire la sua risata tanto simile ad un latrato, interrompendo il suo amico. “Non sei capace di ammetterlo, Moony! Dillo.”
Remus scosse la testa e roteò i suoi occhi verdi. Stava facendo un sorrisetto, comunque.
“È un pollo maledetto, Prongs,” rise di nuovo Sirius. “Ha paura di dirlo!” James rise con Sirius. Era un luminoso giovedì mattina e stavano passeggiando verso la loro prossima lezione nel corridoio del primo piano.
“Sono deluso da te, Moony,” sospirò James, prendendolo in giro. “Un codardo? Abbiamo un codardo tra I Malandrini.”
“Hey, non dimenticare Worms,” scherzò Sirius, dando un colpetto a Peter e ghignando. “Abbiamo due codardi tra i Malandrini. Fa un po’ male, vero…” afferrò il suo petto in modo drammatico.
“Dovremmo espellerli!” dichiarò James.
“E tagliarli le teste!”
“E costringere Remus ad ammetterlo. Quattro piccolo parole, Moons! È tutto quello che chiediamo!”
“’Moons’? Da dove viene fuori questa stronzata?”
“Non so. Stacci.”
“Smettila di divagare!” lo accusò James. “Dai. Ammettilo, Moony, o ti tagliamo la testa.”
“E sarai costretto a trascorrere il resto dei tuoi giorni a lamentarti come Nick-Quasi-Senza-Testa.” Ripeté Sirius.
“Levatevi, voi due.”
“Moony!”
“Va bene,” sospirò Remus, mentre roteava i suoi occhi per la seconda volta. “Lo dirò, ok?”
“Bene. Dillo.”
“Lo dirò.”
“Allora fallo.”
“Lo farò.”
Oggi, preferibilmente…”
Lo farò!”
“Allora fallo!”
“Ok, ok: è stato f…”
“Brillante, Moony!”
“Ma non lo è stato!”
STAI NEGANDO!”
Remus roteò di nuovo gli occhi. “Va bene, va bene, va bene. È stato brillante.”
“’Maledettamente brillante’!”
“Ma non…”
“Dillo, Moony”
“Siete dei cretini.”
Moony!”
“Dannazione. Va bene. È stato… è stato maledettamente brillante! Contenti ora?”
James e Sirius erano troppo impegnati ad esultare e a stringersi le mani per rispondere. “Siamo così orgogliosi!” Sirius finse di piagnucolare.
“Il nostro piccolo Moony è tutto cresciuto!” pronunciò James.
“È fantastico!”
“Spettacolare!”
“Meraviglioso!”
“Importantissimo!”
“Indimenticabile!”
“Stupendo!”
“Spettacolare!”
“L’ho già detto io…”
“Beh, è doppiamente spettacolare, allora!”
Sirius alzò un pugno in aria e fece una specie di balletto che fece morire dalle risate Remus e Peter. James si unì al ballo e questo li fece ridere ancora di più. “Ha… ammesso… la… nostra genialità… Prongs!” ansimò Sirius tra le risate.
“Abbiamo… ottenuto… successo!” si unì James, anche lui ridendo.
“Non ho ammesso la vostra genialità,” li contraddisse Remus. “ho ammesso la genialità nell’incantare le armature del secondo piano per rincorrere Mrs Purr.”
“Stai negando!” dissero in coro James e Sirius mentre stavano ancora ballando. La gente rideva mentre li oltrepassava nel corridoio ma solo in senso positivo, non per prenderli in giro. Severus Snape li derise e alzò gli occhi al cielo mentre passava, ma non interferì, poiché stava passando anche il professor Vitious.
“Se guardate alla vostra sinistra, potete scorgere gli Idioti del Villaggio mentre si esibiscono nella loro danza nativa,” disse una voce tagliente. James interruppe il suo ballo e si ritrovò faccia a faccia con Lily Evans, che, pur avendo alzato le sopracciglia, cercava di nascondere un certo divertimento.
“Se guardate direttamente di fronte a voi, potete vedere la Troia Residente mentre fa la stronza come al solito,” rispose James, troppo allegro.
Lily scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, somigliando decisamente a Remus. “Incontro tra Capi domani alle sette, Potter,” disse, mentre gli angoli della sua bocca si curvavano verso l’alto.
“Capito,” disse James, inchinandosi leggermente.
Sirius e Remus fecero una risata nasale dietro di lui, e lui cercò di colpirli. Giudicando dall’energico “ahia!” di Sirius, fu proprio lui ad essere colpito. I Malandrini non colpiti risero, ma Lily si impose di non reagire.
“Ci vediamo in giro,” disse con nonchalance, girandosi e camminando (non ballando) nella direzione che avevano deciso di prendere i Malandrini.
Quando se ne fu andata, gli altri tre Malandrini ritornarono a James, che ora stava cercando qualcosa nella sua borsa.
“Un bel appuntamentino con la Evans, eh?” lo provocò Sirius.
“Pff… oh sì. Evans,” mormorò James, roteando gli occhi. “Che tipo, eh?” Gli altri risero ancora, un clima piuttosto allegro. James cominciò a cercare di nuovo nella sua borsa dei libri. “Ho dimenticato il mio libro di Erbologia,” annunciò infine. “Vado a prenderlo.”
“Io non torno indietro,” disse Peter in tono piatto.
“Tenetemi semplicemente un posto,” gridò James da dietro la spalla, mentre si girò e corse di nuovo per il corridoio. Fu costretto a passare nel corridoio del secondo piano nel quale avevano fatto l’incantesimo prima, incrociò Gazza che gli diede una punizione per il lunedì successivo e infine riuscì ad arrivare alle scale del piano di sopra.
“Hey, Prongs! James! Prongs!” si sentì una voce smorzata all’improvviso, che fece saltare James. Si guardò intorno, ma non c’era nessun altro nelle scale con lui. “James Potter!” insistette la voce.
Il Malandino comprese finalmente e aprì la sua borsa con velocità, cercando di nuovo qualcosa dentro. Localizzò uno specchio in una tasca che non dava nell’occhio nel lato sinistro della borsa, e lo tirò fuori. Però, quando guardò nello specchio, James non vide il suo riflesso. Invece, vide Sirius.
“Finalmente!” si lamentò la faccia di Sirius.
“Scusa – le voci senza corpo sono così normali per me, non posso mai dire da dove arrivano,” rispose James con sarcasmo.
“Parlane con l’infermiera, amico,” disse Sirius attraverso lo specchio; “ma non ora, perché ho bisogno che tu ti fermi dal magazzino di pozioni di Lumacorno quando hai preso il tuo libro di Erbologia.”
“Per fare cosa?”
“Per fregare dei peli di Kneazle per la Fortuna Liquida che dobbiamo dare a Frank Longbottom.”
“Perché dobbiamo dare della Fortuna Liquida a Frank Longbottom?”
Gli occhi di Sirius cercarono di far capire qualcosa che non poteva dire con la bocca. “Sai… quella cosa della scorsa settimana ad Incantesimi…”
“Ah, giusto! Ma perché non ti fermi tu dal magazzino di Lumacorno?”
“Se più vicino tu. E non voglio arrivare tardi alla prima ora…”
“E non importa invece se ci arrivo io in ritardo,” disse James alzando un sopracciglio.
“All’incirca. Lo farai?”
Se fosse stato qualcun altro, James avrebbe detto ‘no’. Sfortunatamente per lui, non era ‘qualcun altro’ e infatti sospirò e disse: “Ok, ok. Pelo di Kneazle per Fortuna Liquida.”
“Dillo almeno cinque volte velocemente,” rise Sirius.
“Pelo di Kneazle per Fortuna Liquida. Pelo di Kneazle per Fortuna Liquida. Pero per…”
“Non importa. La gente sta pensando che parlo da solo con sto cavolo di specchio e mi lancia occhiate divertite.”
“Ti lanciano sempre occhiate divertite, Padfoot.”
“Taci. Devo andare. Ciao.”
“Ci vediamo tra poco.” James ripose lo specchio nella sua borsa, si guardò intorno per assicurarsi che nessuno l’abbia visto parlare con uno specchio poi continuò a salire le scale. Invece di andare dritto al settimo piano, verso la Torre Grifondoro, James andò nel quinto piano – il dipartimento di Pozioni.

I magazzini di pozioni più privati del professor Lumacorno (aveva diversi magazzini) erano in fondo all’aula generale di Pozioni. James arrivò nel punto a metà corridoio dove era localizzata quest’ultima, e sbirciò tra la porta appena aperta. Non c’era nessuna lezione in corso e Lumacorno era vicino alla sua cattedra, impegnato in una conversazione con il signor Korcesh del Ministero della Magia e il professor Praedam di Difesa Contro le Arti Oscure.
Indisturbato (in effetti, molto lontano da essere scoraggiato), James aprì la sua borsa dei libri, felice di aver ricordato – in questo giorno particolare – la maggior parte dei suoi oggetti, necessari per creare scompiglio. Ci impiegò solo un istante per localizzare un mantello argentato piegato all’interno di essa. Controllando ancora una volta nei paraggi, James vide che nessuno era in quel corridoio (la colazione, nonostante per la maggior parte fosse finita, era ancora in corso di svolgimento per alcuni, e le lezioni incominciavano alle nove). Poi, tirò fuori il mantello e se lo tirò addosso.
Se qualcuno fosse stato nel corridoio, avrebbe visto James scomparire immediatamente. Aveva indossato un mantello dell’invisibilità.
James tirò fuori la sua bacchetta, e facendo uscire la sua mano dal mantello, la puntò ad un cardine della porta della classe. “Finite Aquamentis”, sussurrò, ed un leggero spruzzo d’acqua fuoriuscì dal cardine. James lo ripeté in altri due cardini, poi ripose la sua bacchetta nella tasca.
La porta si aprì senza fare rumore, e Lumacorno, Korcesh e Praedam non notarono il suo movimento di altri centimetri. James scivolò dentro e si mosse senza produrre rumore attraverso l’aula. Un’altra volta, ripeté l’azione di inumidire i cardini della porta – questa volta quella dei magazzini di Pozioni. Avendo perfezionato da tempo l’incantesimo non detto ad alta voce, James aprì la porta silenziosamente e entrò dentro.
Cercò i peli di Kneazle, non prestando attenzione a ciò che stavano dicendo gli adulti.
Quando ebbe localizzato l’ingrediente necessario per la pozione, James raggiunse la parte più alta dello scaffale che conteneva una fiala di ciuffi di peli. La ottenne facilmente, ma mentre lo faceva, notò qualcosa che gli fece mancare un battito al cuore.
La voce di Lumacorno divenne più forte più vicina.
“Non lo so, Becket,” stava dicendo; “non ne vedo motivo per il Ministero di restare ad aspettare. E come se Hogwarts Lo prendesse in giro.”
James trattene il respiro, per evitare che qualcuno lo sentisse da sotto il mantello dell’invisibilità. “Non sono d’accordo,” disse Korcesh in modo prevedibile, e dal suono della frase, sembrava che ci fosse qualcosa di più. “Il pericolo non è ancora passato – dentro o fuori il castello.”
“Ed avere aurors e simili qui ci dà un certo senso di sicurezza,” aggiunse la voce di Praedam. Lumacorno fece un grugnito, ed era chiaramente fuori dalla porta. James sperò disperatamente che non intendesse cercare nei magazzini. Non poteva vedere niente dalla porta appena appena aperta.
“Può darsi, può darsi,” meditò il professore di Pozioni e chiuse la porta dei magazzini. Non fece nessun commento sul fatto che la porta non era chiusa, il che fece assumere James che l’avesse chiusa solo per una questione di abitudine.
James sospirò, parzialmente di rilievo e parzialmente di irritazione. Si chiese desolato a quanto tempo sarebbe passato prima di riuscire a scappare via.
“Credo semplicemente che il pericolo sia passato,” stava continuando a dire Lumacorno, sempre fuori.
“Sono costatazioni poco intelligenti,” fece presente Korcesh.
“Perché Lui dovrebbe continuare ad attaccare Hogwarts?” chiese Lumacorno. “Ha fallito la prima volta, no? Anche se, devo ammetterlo, è stato un attacco deludente.”
“Deludente?” chiese la voce più distante di Praedam, sorpresa.
“Una povera scelta di vocabolario, suppongo,” ritirò Lumacorno. “’Non impressionante’ sarebbe meglio, direi.”
“Non impressionante?” gracchiò di nuovo Praedam, incominciando a sembrare un pappagallo. “Non ne vedo il motivo! Ha attaccato la scuola! Ci sono stati così tanti feriti…”
“Ma nessun morto,” persistette Lumacorno. “Ci devessere una ragione per ciò, eh?” Cominciò ad allontanarsi dai magazzini.
“Magari stanno aspettando per impadronirsi di tutto,” disse Praedam con un pizzico di divertimento percepibile nella voce.
“O magari,” disse Korcesh, “aspettano di attaccare di nuovo e distruggere. Prima indebolire, poi annientare. Sono sicuro che non sia finita,” aggiunse in tono tetro.
“Non sarei sicuro,” disse l’insegnante di Arti Oscure. “Ma le influenze del Ministero dovrebbero assolutamente stare qui. Come ho già detto… un senso di sicurezza. Falso o no…”
“No,” disse Korcesh con decisione.
Si sentì una risatina di Lumacorno. “Tutti pensano che il proprio lavoro sia il più importante, Gilbert,” disse presumibilmente a Korcesh.
“Certamente,” rispose Korcesh. “Devo andare ora, comunque. Le ronde del territorio iniziano a breve e Moody dovrebbe avere il secondo resoconto della ricerca della foresta di questa mattina.” Ci furono passi, poi il suono di una porta che si chiude, dato che apparentemente Korcesh abbandonò la stanza.
James iniziò a respirare in modo più libero, mentre cominciò a vedere un barlume di speranza di poter uscire presto. “Perché vuoi che la gente del Ministero se ne vada, Horace?” chiese Praedam, quando Korcesh se ne fu andato.
“Non mi sento maggiormente sicuro con loro qui,” mormorò Lumacorno. “Sorvegliano solamente la parte esterna del castello.”
“Cosa dovrebbe significare?”
“Potrebbe essere pericoloso il dentro.”
“Pensi che ci sia… che ci sia qualcuno che non dovrebbe stare qui… dentro Hogwarts?” Per la prima volta, la voce di Praedam tradì un po’ di apprensione. Si schiarì nervosamente la bocca.
“Non lo so,” ammesse Lumacorno. “Ma Silente la vede come una possibilità. Potrebbe essere chiunque, però… uno studente, un insegnante…”
“Persino tu, Horace?”
“Non credo proprio,” disse Lumacorno, ridacchiando. “Ma mi potrei sbagliare. Magari tu, Becket?”
Ci fu una pausa nella conversazione e James ebbe il grande desiderio di vedere in faccia i due professori. “Oh mio- ho lezione tra pochi minuti,” esclamò Praedam improvvisamente. “Devo andare al piano di sopra- o di sotto… chissà dove sono in questi giorni…” rise leggermente: “Ci vediamo, Horace.”
“Arrivederci, Becket” rispose Lumacorno, con la voce che perdeva un po’ di riguardo. Quando Praedam se ne fu andato, James sentì quello che sperò fosse Luamcorno che si sedeva alla sua scrivania.
Molto lentamente, il Capo Scuola tirò di nuovo fuori la sua bacchetta e magicamente aprì la porta che era stata precedentemente chiusa. La aprì il meno possibile e vide che Lumacorno era, infatti, impegnato con alcuni fogli alla sua scrivania.
Camminò tra l’ufficio, uscì e mentre continuò a camminare giù nel corridoio, fu abbastanza certo di aver sentito Lumacorno chiudere la porta con uno sbam, e maledire le ‘maledette porte in questo ufficio’.

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“Maledetta porta!” imprecò Lily, tenendo stretto il suo indice sinistro nella mano destra, dopo averlo chiuso tra la porta della serra.
“Scusa,” disse sarcasticamente Severus Snape mentre la superò e si allontanò da lei.
“Bastardo,” Lily gli mormorò dietro.
“Mi hai chiamato?” dalle sue spalle le arrivò la voce di James Potter.
Lily alzò gli occhi al cielo. “Stai zitto e non parlarmi,” esclamò. “Mi fa male il dito, grazie a te che sei arrivato cinque minuti tardi a lezione abbiamo due centimetri in più di pergamena da scrivere per quel dannato tema, e grazie a te che eri senza libro di Erbologia abbiamo ancora sei centimetri in più!”
James non era la persona preferita di Lily in quel momento.
“Sei felice oggi, no?”
“Come sempre.”
Camminarono con lo stesso passo insieme verso il castello. O almeno, James cercava di stare dietro a Lily, che a sua volta cercava di scaricarlo.
“Perché mi stai seguendo di nuovo?” chiese lei immediatamente.
“Beh, ho delle novità che potrebbero interessarti, ma se farai la stronza, allora direi che non dirò…”
“Va bene allora – non farlo.”
Lily continuò a camminare. James le corse dietro.
“Va bene, va bene…” continuò lui, “se proprio continui a chiedermelo… si tratta di certi… avvenimenti…  del primo di settembre.” Finì con soddisfazione.
Lily lo guardò da dietro la spalla. Era più in basso di lei, dato che la strada dalle serre significava dover percorrere un lungo tratto per arrivare al castello. Alzò le sopracciglia.
James non disse niente, e continuò a camminare comunque, fino a quando era lui ad essere più avanti di lei. Lei alzò gli occhi al cielo. “Bene,” mormorò, seguendolo. “Cosa vuoi dire?”
Il Capo Scuola si guardò intorno furtivamente, poi disse: “Tu sai che l’unica ragione per cui io te lo dico a te è perché ho giurato di non dire a nessuno questa… cosa… intera…” Lily annuì comprensiva. “Beh,” continuò James, mentre l’esaltazione cresceva nella sua voce; “potrei aver… sentito per caso… alcune cose nell’ufficio di Lumacorno…”
“Cosa stavi facendo nell’ufficio di Lumacorno?” chiese sospettosa Lily.
“Rubando scorte di pozioni.”
“Perché non sono sorpresa?”
“Non so. Perché non sei sorpresa?”
“Taci. Continua.”
“Cosa vuoi che io faccia…?”
Potter.”
“Va bene, va bene…”
James procedette a raccontare alla sospettosa Capo Scuola i dettagli di ciò che aveva origliato mentre era intrappolato nei magazzini di Pozioni. Quando ebbe finito il racconto, avevano raggiunto il Salone d’Entrata del castello e James si girò per guardare Lily in faccia, mentre il suo vico pullulava con lo stesso entusiasmo che aveva usato nella sua voce durante il racconto.
Lily sembrava meno eccitata.
“Perché stavi rubando peli di Kneazle dai suoi magazzini privati? Ce n’è un sacco negli armadietti per gli studenti!”
James alzò gli occhi al cielo. “Hai capito solo questo dalla mia storia?”
“Sì… neh… no. Capisco perché hai un capello castano chiaro sulla tua divisa… anche se, potrebbe anche non essere di un Kneazle…” gli tolse alcuni peletti dalla sua spalla. “E come sei entrato senza farti scoprire?” Il Capo Scuola aveva tralasciato di proposito il fatto del Mantello dell’Invisibilità.
“Sei impossibile,” James constatò. “Non capisci? Lumacorno pensa che ci sia una spia nella scuola!”
“Meraviglioso!” disse Lily sardonicamente; “cosa vuoi che faccia, io? Invitare il tizio a prendere un tè?”
Io so chi sia!” aggiunse James. L’espressione di irritazione e presa in giro di Lily si trasformò in una di shock.
“Chi?” chiese impaziente, con gli occhi pieni di curiosità.
“Praedam,” rispose James in tono grandioso.
Per un minuto, Lily era completamente pronta a crederci. Ma quel minuto passò velocemente e silenziosamente e lo scetticismo si impadronì di nuovo della Capo Scuola. “Cosa te lo fa dire?” chiese, continuando di nuovo a camminare.
James la seguì, accigliandosi. “Non… non lo so esattamente. Solo… beh… l’unico momento in cui Praedam sembrò remotamente ansioso è stato quando Lumacorno ha detto che sospettava la presenza di qualcuno di pericoloso all’interno del castello. E il silenzio nella stanza quando Lumacorno l’ha accusato in modo scherzoso… avrei ucciso per vedere l’espressione di Praedam.”
“Quindi quello che stai davvero dicendo,” disse Lily, “è che non ‘sai chi sia’ come hai detto tu, ma hai un sospetto.”
“Certo, perché no?”
“Non è probabilmente un’evidenza schiacciante,” fece presente Lily. “E se lui fosse una spia per V-Voldemort… non vorrebbe che il Ministero se ne andasse?”
“Ma il Ministero non ha auror impiantati dentro al castello… sarebbe al sicuro, fino a lì. Korcesh non è il tipo più competente del mondo e, eccetto per Moody o la Bright occasionalmente, nessun altro del Ministero viene dentro al castello. Tutto ciò di cui Praedam avrebbe da preoccuparsi – come spia – sarebbe Silente.”
“Oh, sarebbe tutto?” lo prese in giro Lily.
E”, continuò James, ignorando la interruzione; “ha menzionato – Praedam ha menzionato – un ‘falso senso di sicurezza’. Con il Ministero qui tutto il tempo, a rilassare la gente.”
“Non lo so…” mentì Lily. Per la verità, lo sapeva eccome. Solo la scorsa settimana, la gente aveva cominciato a pregarla per intercedere con Silente per richiedere una visita ad Hogsmeade. Un mese fa, la gente era apprensiva nell’andare nelle serre. Entrarono la sala comune.
James alzò le sopracciglia. “Possiamo dimenticare per un momento che sono io – James Potter, arci nemico – a parlare, e puoi credermi?”
“Questo non ha niente a che fare con il fatto che ti odio,” disse Lily mentre un leggero rossore le riempiva le guance, cosa che James prese per rabbia.
“Allora a che cosa ha a che fare?”
“Non ci sono abbastanza evidenze!” insistette Lily, sentendo che ci fosse almeno una parziale verità l’evidenza non era eclatante. James inclinò la testa con aria sospetta. “Ok, e il fatto che io ti odi…”
“Ma guardala da questo punto di vista,” affermò James, abbassando la voce in modo da non farsi notare dai pochi presenti nella Sala Comune. “È probabile che chiunque sia la spia sia stata presente nella banchina durante l’attacco, giusto? Per vedere come andavano le cose e per assicurarsi che nessuno dei soldati semplici rompesse regole o cose simili?”
“D’accordo, devo concordare con te su questo. Praedam era lì?”
“Mhm. Pensavo che fosse un tipo del Ministero all’inizio, perché non l’ho riconosciuto, ma stava duellando come il resto degli insegnanti…”
“La McGranitt c’era e la McGranitt probabilmente vuole che gli auror rimangano…” disse Lily, “questo rende la McGranitt una spia?”
“Questo casualmente è il primo anno di Praedam in questa scuola, no?”
“Sì, ma in caso tu non abbia notato, non siamo mai stati troppo fortunati con gli insegnanti di Arti Oscure…”
“Giusto, ma questo non è mai successo prima… che i Mangiamorte abbiano attaccato Hogwarts, intendo.”
“Hogsmeade,” lo corresse Lily.
“Giusto. Anche se… Voldemort è in giro da quasi sette anni… beh, ha potere politico da quasi sette anni, comunque. Perché non ci ha provato prima? Hogwarts è sempre stata un po’ una minaccia.”
“So che potrebbe sembrare strano,” disse Lily, appoggiando le mani sui fianchi; “ma ci sono un milione di spiegazioni possibili che non includono neanche la parola ‘Praedam’.”
“Mhm. Vero, ma un terzo di essa include la parola ‘spia’.”
Lily alzò le sopracciglia. “Se tu fossi uscito a dire tutta questa roba all’auror Moody… o anche alla tua amata Keira Brighton – lascia stare Silente o la McGranitt – ti direbbero esattamente le stesse cose che ti ho detto… e andresti nei casini per aver origliato.”
“Non sarei andato a…”
“Bugiardo,” lo interruppe Lily. Ghignò leggermente.
“Ok, ci sarei andato. Ma cosa suggerisci tu? Dai… non puoi completamente ignorarlo.”
“No?”
“No.”
Lily sospirò. “Dovremmo semplicemente tenere d’occhio Praedam,” disse infine. “Se agisce in modo sospetto, allora possiamo fare qualcosa didrastico…”
“Tipo cosa? Ucciderlo?”
"Rovistare nel suo ufficio, magari...”
James alzò gli occhi al cielo. Mentre camminò verso i dormitori maschili, guardò oltre la sua spalla e disse: “io e te abbiamo idee molto diverse su cosa significa ‘drastico’.”
Lily privatamente si trovò d’accordo.

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C’era una linea sottile tra ‘tenere d’occhio’ qualcuno e atteggiarsi come uno stalker verso questa persona. James aveva da tempo visto la linea, l’aveva completamente ignorata, ci era passato sopra ed aveva iniziato a correre come un pazzo.
Lily ci era passata sopra senza accorgersene.
Venerdì era Halloween. Lily, insieme ad Eden, Lexi, Frank, Alice, Leander Vireo (Alice aveva rotto con lui e ci era tornata insieme due volte nello scorso mese), Eddie Bones ed Abby Shaw (la sorella di Lexi del quinto anno), quella mattina stavano camminando faticosamente per il corridoio del secondo piano per arrivare a colazione.
“Halloween è vastamente superiore quando c’è attaccata la visita di Hogsmeade,” sospirò Lexi desolata.
“Mhm…” fu il generale mormorio di assenso.
“Se ci fosse una gita oggi, dove sareste andati?” chiese Eden tristemente.
“Dai Tre Manici di Scopa,” risposero Frank ed Alice all’unisono.
“In libreria,” sospirò Lexi. “O da Mielandia.”
“Da Testa di Porco,” disse Eddie.
“Alla Stamberga Strillante,” disse Leander, con un’occhiata significativa alla sua fidanzata, la cui fece del suo meglio per ignorare tutto, o almeno razionalizzare privatamente. Il percorso che portava al posto più ‘inquietante dell’Inghilterra’ era un angolo rinomato per baciarsi appassionatamente.
“Mielandia,” disse Abby Shaw decisa. “È da mesi che non mangio cioccolato.”
“E tu, E?” chiese Lily.
“Da Corona,” disse Eden, sospirando di nuovo.
“Corona?”
Eden sorrise. “È il miglior negozio del mondo… me l’hanno mostrato i Malandrini al quarto anno.”
“Non l’avrei mai detto,” mormorò seccamente Lexi.
“Taci,” disse Eden, alzando i suoi occhi blu al cielo; “e tu, Lilith?”
“Non lo so,” Lily scrollò le spalle. “Da qualsiasi parte…”la sua voce si affievolì, dato che i suoi occhi si erano soffermati su qualcuno che voleva particolarmente osservare.
Il Professor Praedam stava passando accanto a loro nelle scale, ma stava andando via dalla Sala Grande. “Buongiorno, professore,” disse Lily, aspettando la sua reazione.
“Buongiorno, signorina Evans,” rispose il professore, inchinandosi leggermente. Non mostrava alcun segno di ansia come invece diceva così insistentemente James.
“Come, no colazione?” gli chiese, prima di sapere cosa stesse facendo.
Gli insegnanti tendevano ad adorare Lily ed era per questo che Lily aveva la possibilità di provocarli e chiacchierarci. Anche i professori più rigidi e nuovi, come Praedam.
“Scendo in un attimo,” disse Praedam, sorridendole in modo non caratteristico.
“Mi mancherà fino a quando arriverà,” disse Lily, facendo un grande sorriso falso al professore che stava passando. ‘Merlino, mi sento come E…’ Questa era una conversazione molto più alla Eden, ma non era così inusuale. E lei stava diventando sempre più paranoica con Praedam, comunque. Magari era a causa delle occhiate significative a caso che Potter le continuava a lanciare. Accidenti a lui.
“Stai realizzando di star flirtando con un settantenne- e qualcosa?” chiese Eddie.
“Non stavo flirtando,” rise Lily onestamente. ‘Spiando’, magari, ma non flirtando. Ma non poteva dirlo ad Eddie. Arrivarono alla grande scala che li conduceva al Salone d’Entrata. Lily ci pensò rapidamente. “Non abbiamo nessuna lezione alla prima ora, vero?” chiese.
Nessuno rispose.
“Ragazzi, siete così utili,” disse sarcasticamente.
“Scusa bellezza, ma sei tu quella che conosce l’orario,” Eden si scusò senza passione.
Lily alzò gli occhi al cielo. “Tienimi un posto,” disse, più rivolta ad Eden che agli altri, dato che Eddie e Leander erano Corvonero, Frank e Lexi erano legati a stare insieme, Abby sarebbe stata con i suoi amici del quinto anno e Alice si sarebbe probabilmente seduta con il suo ragazzo.
“Mhm. Dove vai?” chiese la bionda.
“Mi sono dimenticata una cosa in dormitorio,” Lily mentì vagamente. Si affrettò a correre su per il corridoio che aveva appena percorso. Se i suoi amici erano sospettosi o curiosi, non lo dissero.

Una volta lontana dalla loro vista, Lily cominciò ad accelerare il passo, mentre la sua curiosità cresceva. Lei e i suoi amici erano in ritardo per colazione di solo pochi minuti… perché Praedam se ne andava ora, però? Silente aveva promesso una colazione di Halloween particolarmente grandiosa, per scusarsi della mancanza della gita ad Hogsmeade. La colazione sarebbe dovuta essere grandiosa come la cena di Halloween – la festa famosa e molto attesa. L’intero castello sarebbe stato lì giù quella mattina… quindi dove stava andando Praedam?
La figura scura che era chiaramente quella di Praedam le passò davanti agli occhi alcune scale più sopra. Lily poteva riconoscere, anche a quella distanza, la sua camminata barcollante e la veste intricata ed enorme che stava indossando. Aumentò il passo quando vide che Praedam continuava ad andare avanti.
Scala dopo scala… stava andando terribilmente in alto.
Lily, essendo piuttosto veloce, e molto più giovane, presto lo raggiunse fino ad essere solo una scala al di sotto di lui. E infine, Praedam scese la scala quando arrivò al corridoio del settimo piano. Lily scese con calma dopo di lui, e, quando entrò anche lei nel corridoio, vide Praedam camminare per il corridoio deserto in modo molto più veloce di prima. La sua camminata on era più instabile o barcollante.
La Capo Scuola lo seguì con attenzione, nascondendosi dietro un’armatura o ad un arazzo di tanto in tanto, giusto per essere sicura che Praedam non si girasse e non si accorgesse di essere seguito.
E poi, a metà corridoio, si fermò. Non si girò subito, e Lily si nascose dietro la soglia di una stanza, sbirciando solo un poco per vedere cosa stesse facendo. La sua testa si mosse leggermente, così che Lily poté vedere solo il suo profilo, e il suo viso mostrava segni di concentrazione, come se stesse ascoltando attentamente. Lily non stava respirando ed era la consapevolezza che lei fosse completamente silente che la fece sentire attentamente anche a lei.
C’erano delle voci che provenivano dalla porta dietro di lei.
“Non ti coprirò più, Michael,” disse una voce di una donna. Il tono duro, anche se volutamente tenuto basso, era sicuramente della professoressa di Erbologia, la professoressa Grossman.
“Coprirmi, Adelaide?” disse la voce vellutata del professor Silth. Ma com’era possibile? Il nome del professor Silth era ‘Damien’.
Si poteva sentire la Grossman deriderlo. “Sì, coprirti. Sapevo che ti avevo già visto da qualche parte… il nome potrebbe essere cambiato… Michael… e i tuoi capelli sono neri ora… e la faccia… leggermente diversa forse. Ma so chi sei…”
Ci furono dei passi, e Lily sospettò che qualcuno stesse camminando avanti ed indietro. Si ricordò fortemente quando James aveva origliato solo il giorno precedente. “Adelaide… stai diventando…”
Ma quello che la professoressa Grossman stava diventando era improvvisamente un problema non importante per la ragazza del settimo anno. Lily aveva dato un’occhiata dietro l’angolo e vide il professor Praedam venire giù per il corridoio. Non poteva essere più lontano di due metri, e Lily era intrappolata tra la conversazione che stava ascoltando al professore che stava seguendo.
Praedam camminava lentamente e con calma e i suoi occhi erano fissi sull’uscio ora, proprio dove Lily si era nascosta. Tra un minuto, sarebbe stata visibile da lui. Pensò velocemente, e fece l’unica cosa che le venne in mente.
Si girò, così che avesse di fronte la porta dell’ufficio, e bussò.
La voce di Silth, che stava dicendo una scusa in modo vellutato, improvvisamente si fermò. “Chi è?” disse, la sua voce più vellutata del solito.
Praedam apparì alle spalle di Lily.
“Come, signorina Evans,” disse sorpreso. Lily si girò per essere faccia a faccia con l’inegnante di Difesa, proprio mentre Silth apriva la porta, chiedendo, ancora una volta, chi fosse. “Non ti ho vista qui,” continuò Praedam. “Quando sei arrivata?”
“Posso aiutarti?” chiese Silth, sembrando meno viscido di sempre.
Distratta dalle due domande, e dal fiume di bugie che le passarono per la mente, Lily balbetto per un minuto. “Io-er… volevo… scusate, volevo chiedere una domanda al professor Silth.” Si girò verso il professore di Rune Antiche.
“Oh… er… tu… non stai aspettando da molto, credo?” chiese Silth, suonando quasi insicuro come Lily.
“Sono arrivata solo un momento fa, perché?” chiese Lily innocentemente. Le sue bugie diventavano progressivamente più convincenti. “Non è un cattivo momento, vero? È occupato con qualcosa?” finse di non sapere che ci fosse la professoressa Grossman nell’ufficio.
“Ho paura che lo sia,” disse Silth, riacquistando anche compostezza. “Stavo per avere un incontro con il qui presente Becket.” Becket Praedam sembrò confuso per un momento, e anche se lo sembrò solo per un istante, Lily era certa di averlo visto.
“Ci potrebbe scusare, signorina Evans?” chiese Praedam, lanciandole una strana occhiata. All’interno di sé stessa, Lily stava tremando. All’esterno, sembrava leggermente delusa. Si diede a sé stessa almeno dei punti per la recitazione.
“Oh, certo. Scusate era solo per il compito per crediti extra che il professor Silth ci ha dato per Rune Antiche. Posso fermare Remus e chiedere a lui, però. Scusate, signori…”
Si girò e si allontanò il più lentamente possibile.
“Un incontro?” arrivò la voce bassa di Praedam. Silth lo zittì, e Lily uscì dal corridoio. Aspettò nelle scale, comunque. Né Praedam né Silth apparirono, ma non erano solo loro che stava aspettando. Finalmente, quella che stava aspettando si fece vedere.
Lily, che era nella scalinata che portava al sesto piano, vide la professoressa Grossman uscire e dirigersi verso le scale. Lily si sbrigò a scenderle silenziosamente e senza attirare attenzioni (sperò). Arrivò al Salone d’Entrata e lanciò un’occhiata dietro alle sue spalle mentre entrava in Sala Grande. La Grossman stava uscendo dal castello passando tra le grandi porte che portavano nel terreno fuori.
Il buon senso superò la sua curiosità e Lily si sedette al tavolo Grifondoro, vicino ad Eden, che era seduta vicino ai Malandrini.
Non osava parlare con Potter.
Dopo un paio di minuti, il professor Silth apparve e prese posto al tavolo degli insegnanti.
Pochi minuti dopo, arrivò il professor Silth.
La Professoressa Grossman non venne a colazione quella mattina.

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“Ok, quindi ricapitolando… il professor Praedam stava parlando con la Grossman…”
No. La Grossman stava parlando con Silth.”
“Giusto. Ok. Quindi la Grossman ‘sa chi sia Silth’ ossia apparentemente qualcun altro rispetto a Damien Silth…”
“Sì, e il suo nome è Michael.”
“Ok, quindi qual è il punto?”
Lily alzò gli occhi al cielo alla stupidità di James. “Oh, andiamo!” lo implorò, non essendo nell’umore esatto per sopportare la testardaggine di James. “Devi pensare la stessa cosa che sto pensando io! E se…” erano in un’aula deserta, ma Lily abbassò lo stesso la voce- “e se Silth fosse la spia?”
James prese una pausa, e Lily poté constatare che l’idea non era per lui estranea. Stava pensando alla stessa cosa. “Non penso…” cominciò lentamente.
“Perché no?” chiese la Capo Scuola, completamente disorientata.
“Perché… perché Silth non sembra… non sembra il tipo da essere un Mangiamorte.”
Lily lo fissò. “Correggimi se sbaglio, Potter – ma hai appena detto ‘non sembra il tipo da essere un Mangiamorte’? Perché mi è sembrato proprio così, il che è assolutamente insano! ‘SEMBRA IL TIPO DA ESSERE UN MANGIAMORTE’?”
“Maledetto Gargoyle di Merlino Galoppante in Inferno, Red! Potrebbero esserci delle persone in Antartica che non ti hanno sentito!”

“Non c’è nessuno in Antartica!”
“Beh, anche loro ti hanno sentita!”
“Non ha senso, Potter. E non chiamarmi ‘Red’.”
“Stai cambiando l’argomento!”
Il due Capo Scuola si guardarono in cagnesco e poi si ritrassero verso i lati opposti dell’aula vuota. “Penso sempre che sia Praedam… che altro avrebbe potuto fare nel sesto corridoio?” chiese infine James.
Tu pensi solo che sia Praedam, perché io penso sia Silth e tu mi odi!”
“E tu pensi solo che sia Silth, perché io ho suggerito che fosse Praedam e tu mi odi!”
“Beh, tu… oh, lascia perdere.”
“Silth non mi sembra uno abbastanza intelligente da essere un Mangiamorte,” continuò James.
Lily alzò le sopracciglia, e questo stava diventando un’abitudine comune quando conversava con Potter. “Beh, sarebbe una spia piuttosto inutile se ti ‘sembrasse’ un Mangiamorte, non credi? E abbiamo una prova contro Silth, che è molto di più di quello che abbiamo contro Praedam: sta fingendo di essere qualcuno che non è.”
“Il che non lo rende un Mangiamorte, Red. Lo rende qualcuno che sta fingendo di essere qualcuno che non è. E come fa a conoscere la Grossman, comunque?”
Lily scrollò le spalle. “Ma soprattutto, perché Silente non lo sa?”
“Mhm… è un periodo veramente non pratico per lui smettere di essere onnisciente.”
“Mhm.”
“Ma veramente,” continuò James attentamente, “Posso vedere meglio Praedam che inganna Silente piuttosto che Silth.”
La comprensione scese su Lily. “Oh, ho capito!” esclamò improvvisamente, alzandosi e attraversando la stanza vuota arrivando vicino alla scrivania su cui James era seduto. “A te piace Silth perché è carino con i Malandrini e non vi ha messo in punizione per aver infilato delle caccabombe dentro la borsa di Snape l’altro giorno.”
“Non è vero!”
“Sì che è vero! Merlino, Potter, sei prevedibile.”
“Prevedibile? Guarda chi sta parlando, la Signorina-Non-Sospetterò-L’Insegnante-Della-Mia-Materia-Preferita!”
“Potter… Incantesimi è la mia preferita…”
“Sì, giusto…”
Un silenzio sfortunatamente breve seguì lo scambio di frasi, durante il quale i due raccolsero i loro pensieri, sospetti, teorie di cospirazione e diversi pensieri arrabbiati contro l’altro nelle loro rispettive menti. “Va bene allora,” disse James, alzandosi improvvisamente dalla sedia. “Vado via.”
“Vai via?” chiese Lily, confusa. “Via dove?”
“Via lontano, molto lontano da qui,” James scrollò le spalle, infilando le mani nelle tasche dei suoi pantaloni. “Non ricordo che ‘spionaggio’ sia nella lista dei doveri del Capo Scuola, e ho Erbologia tra dieci minuti, comunque.”
“Quindi finisce qui? Semplicemente… te ne dimenticherai?”
James si avvicinò alla porta e disse, senza girarsi: “in una parola, sì.”
“Bastardo,” Lily gli sussurrò dietro.
“Red,” le rispose.
“Oh, stai zitto.”

____________________________________________________________________


Il rumore nella Sala Grande aumentò, mentre più di una trentina di studenti ammucchiati al centro di essa mormoravano tra di loro in modo sempre più eccitato. Silente era al centro della piccola folla, che si era messa chiaramente a cerchio intorno a lui, e vicino aveva la professoressa McGranitt. I due conversavano seriamente a bassa voce.
James si fece strada tra la folla che spettegolava, cercando di capire esattamente cosa stesse accadendo. Vide in mezzo al gruppo (che consisteva di Grifondoro e Serpeverde del settimo anno, e qualche ragazzo del quarto che James non conosceva) Eden Deaborn, che stava borbottando velocemente con una ragazza Serperverde.
“Hey, E!”
Eden dimenticò la Serpeverde improvvisamente e spinse per arrivare a parlare con James.
“Che succede?” chiese il Malandrino sopra il frastuono.
“Perché non siamo in classe? Sono andato giù nelle serre, ma non c’era nessuno…”
“Nessuno riesce a trovare la Grossman!” rispose Eden, facendo passare una mano tra i suoi capelli disordinati dal vento. “Tutti sono andati giù e le serre erano vuote! Abbiamo aspettato per un po’ e quando la Grossman non si è fatta vedere, siamo venuti qui! Sono andata nell’ufficio della Grossman, ma non era lì e qualcuno è andato a chiedere a Silente… ecco perché è venuto qui, dove c’era il resto della classe… in qualche modo la McGranitt l’ha scoperto ed ha portato la sua intera cavolo di classe qui…”
Eden indicò con un cenno della mano gli studenti del quarto anno che si stavano affannando anche loro per percepire informazioni.
“Perché eri così in ritardo per lezione, comunque?” aggiunse sospettosa.
“Ero occupato,” rispose James in modo sprezzante. “Dove sono Silente e la McGranitt?”
“Laggiù-“ Eden indicò il punto dove i due erano in piedi; “hey, aspettami!” seguì James mentre si faceva strada verso l’area in cui nessuno osava avvicinarsi, dove i due professori stavano discutendo.
Riuscì ad ottenere un posto nel perimetro del cerchio, e guardò conversare Silente e la McGranitt con una calma sorprendente. Aveva una forte urgenza di fare un incantesimo silenziante sulla folla intorno a lui, in modo da poter sentire meglio cosa stessero dicendo.
“Cosa pensi che stia succedendo?” chiese Eden alla sua destra. James sobbalzò, aveva scordato di essere con lei.
“Non lo so,” rispose onestamente. “Tu?”
“Penso che tutte le cose che sono successe quest’anno non siano coincidenze,” disse Eden saggiamente. I suoi occhi erano fissi su di lui ed erano stranamente penetranti.
“Di che cosa stai parlando, E?”
“Beh… è ovvio, certo: questo e l’attacco ad Hogsmeade… e le piccole cose nel giornale…”
“Le minacce al Ministro?”
“Mhm… e quella strega del Ministero che è stata uccisa proprio prima dell’inizio delle lezioni.”
James era privatamente sorpreso alla sua conoscenza estesa. “Ovviamente Voldemort è dietro a tutto questo,” disse James con voce tremante.
“Ma,” rispose Eden, “Voldemort è dietro a molte cose. E se questi particolari… incidenti…?”
Ma non finì, poiché in quell’istante, Silente si schiarì rumorosamente la gola, e chiese silenzio. La stanza si zittì in un secondo. “Ragazzi del quarto anno,” disse, “per favore tornate nella vostra classe con la professoressa McGranitt…”
La McGranitt condusse i ragazzi del quarto anno di nuovo nella lezione di Transfigurazione che era stata precedentemente interrotta. Quando se ne furono andati, i ragazzi del settimo anno si avvicinarono a Silente e guardarono il preside curiosamente.
“Ragazzi del settimo anno,” disse, “per favore trovate un banco e leggete il prossimo capitolo nel vostro libro di Erbologia. Poi scrivete un breve riassunto sul capitolo.”
James si guardò attorno e vide che i tavoli delle case erano stati rimpiazzati da file di banchi. Il professor Silente si sedette nel tavolo degli insegnanti di fronte alla Sala.
Il Capo Scuola prese il posto più vicino a lui, ed Eden prese quello al suo fianco. Sirius, Remus e Peter apparvero finalmente, e presero i tre posti vicino a lui dall’altro lato, e di lì a poco, arrivò Lily Evans e si sedette dietro di lui. La gente era troppo spaventata dall’ira di Silente per sussurrare tra di loro, ma nessuno lesse, in verità. Semplicemente fissarono la pagina nel libro, la maggior parte di loro pensava.
Dopo alcuni minuti, James sentì qualcuno che picchiettava la sua spalla, e si girò per vedere Lily che gli porgeva un piccolo pezzo di pergamena piegato. Finse di lavorare di nuovo, quando lui si girò di nuovo per guardare davanti. Aprì la pergamena e lesse:
Potter: in che modo ti piacerebbe organizzare uno scherzo?”

 

Nello capitolo successivo: È la sera di Halloween, e ad Hogwarts gli studenti sono felici di divertirsi gustando prelibatezze al banchetto. Tutti tranne Lily e James, che organizzano uno scherzo per riuscire a continuare ad investigare senza disturbi. Ma tra ricerche di uffici e oggetti strani, ovviamente qualcosa andrà storto e James e Lily dovranno collaborare per non finire in guai seri.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: In the Officies and What Happened After ***


cap6

Capitolo 11: In the Officies and What Happened After

 

Nello scorso capitolo: Lily e James quasi simultaneamente diventano sospettosi dei professori Silth e Praedam (Lily di Silth, James di Praedam) e decidono di ‘dare loro un’occhiata’. Entrambi i Capo Scuola sono estremamente testardi e rifiutano di considerare che magari l’altro ha ragione, perché… beh… sono fatti così. Ma ad Halloween, l’insegnante di Erbologia, la Grossman – che è in qualche modo connessa al mistero di Silth – sparisce e Lily chiede a James di aiutarla.

 

 

 

Lily resistette al pensiero di lanciarsi di faccia sulle patate schiacciate di fronte a lei. Porca miseria. Perché voleva farlo? Perché voleva fare uno scherzo? Con Potter? Era molto confusa…

Eppure, stranamente, allo stesso tempo sapeva e non sapeva cosa stesse facendo.

Gli occhi di Lily passarono nervosamente attraverso l’eccitata Sala Grande. Gli studenti stavano festeggiando il banchetto di Halloween, completamente noncuranti dell’assenza della professoressa Grossman. Anche quelli che sapevano che non era andata alle sue lezioni di Erbologia credevano (o, forse, speravano) che fosse dovuto ad un’influenza.

Gli occhi della Capo Scuolasi fermarono sulle zucche lievitanti, su verso il tavolo degli insegnanti, dove i professori parlavano molto poco e sembravano decisamente seri. Alastor Moody arrivò due volte nel corso del pasto fino a quel momento, e sussurrava qualcosa all’orecchio di Silente, al quale il preside aveva a malapena annuito. Dopo tutto, comunque, la prima parte del banchetto era stato dolorosamente senza eventi, e perciò, per Lily, snervante.

E dov’era Potter?

Non si era fatto assolutamente vedere, il che era indescrivibilmente strano, perché i suoi amici erano tutti seduti al tavolo Grifondoro, scherzando come se non stesse mancando affatto. Lily era estremamente nervosa, ma, data la presenza delle sue amiche rilassate, fece il suo meglio per nasconderlo.

“Mi chiedo dove sia la Grossman,” mormorò Eden a Lily, circa quindici minuti dopo l’inizio del banchetto, mentre la bionda si versava un bicchiere di burrobirra acquistata per l’occasione. Lily si girò e guardò l’amica che aveva un’espressione innocente.

“Cosa te lo fa chiedere?” chiese Lily, sperando di sembrare casuale.

“Niente,” rispose calma Eden; “solo che è strano che lei sia malata e non sia in Infermeria, no?”

“Come fai a sapere che non è lì?”

“Sono andata per prendere una medicina contro il mal di testa a pranzo, e non c’erano pazienti.”

“Magari è rimasta nei suoi alloggi.”

“Mhm… forse…” annuì Eden, con una nota nella voce che Lily temette fosse scetticismo. Non disse niente, però, cercando di fingere che l’assenza della Grossman non la interessasse.

Guardò nervosamente la sala di nuovo. Il ritardo di Potter la rendeva nervosa… aveva detto che le avrebbe spiegato il piano al banchetto…

Finalmente, dopo quasi dieci minuti, James fece la sua entrata – in ritardo ‘con stile’, come sempre. Camminò lungo il tavolo dei Grifondoro verso dove i suoi compagni Malandrini erano seduti. Però, mentre passava vicino a Lily, inciampò e cadette praticamente sopra di lei.

“Ow! Potter! Attento!” Lily lo accusò, togliendosi da sotto di lui e poi togliendo la cravatta dalla salsa in cui era finita dentro.

“Scusa, Red,” James fece un sorrisetto, alzandosi in piedi. Irritata, ma soprattutto confusa, dato che si aspettava che lui le dicesse certe informazioni, Lily ritornò al suo posto, mentre James continuò a camminare lungo il tavolo.

Ma una seconda occhiata alle sue patate schiacciate fece notare a Lily che Potter non era così inutile come fingeva di essere. Nel bel mezzo delle patate soffici e ricoperte di sugo, c’era un pezzo di pergamena piegata. Dando un’occhiata veloce per essere sicura che nessun altro avesse notato, Lily prese la pergamena e la aprì sotto il tavolo.

Pulì le sue mani ora piene di patate nel fazzoletto e lesse lo scarabocchio – disordinato come i capelli dell’autore – con nonchalance.

Red – esci dalla sala in qualche modo nei prossimi sette minuti – JP”

Lily ripiegò la nota e la ripose frettolosamente dentro la sua tasca. Per circa un altro minuto, chiacchierò con Eden come se non fosse successo niente. Poi, alzandosi, disse: “devo andare in bagno; torno subito.”

Eden accettò con facilità la sua scusa e cominciò a chiacchierare con Frank e Lexi. Lily, nel frattempo, uscì dalla sala velocemente. Aspettò nel Salone d’Entrata, proprio vicino alla porta, ma dietro l’angolo, in modo da non essere vista dal banchetto. I prossimi due minuti circa passarono lentamente.

Infine, finalmente, un’eternità dopo, apparì Potter.

Ma era con Sirius.

Lily si dette uno schiaffo nella fronte irritata, poi si nascose in un angolo in modo da non essere notata. James la vide quando diede un’occhiata dalla sua spalla e le lanciò un’occhiata che diceva ‘stai lì!’ Sirius rimase beatamente all’oscuro.

I due Malandrini attraversarono il Salone d’Entrata e scomparvero su dalla larga scala di marmo. Lily imprecò. Cosa stava succedendo?

Perché c’era Sirius? Qualcosa era andato storto? Com’era potuto succedere? Si trattava di Potter – era un Malandrino! Le cose… gli scherzi, almeno… dovrebbero andare bene quando Potter li pianificava! Dannazione.

“Chiedo uno scherzo…” sussurrò Lily a se stessa; “solo uno, e quello a cui chiedo di organizzarlo… fa un casino!”

Ma un minuto dopo, James apparve nelle scale – da solo questa volta.

Fece segno a Lily di andare da lui e lei lo fece. Mentre lui la guadava su per le scale, parlava rapidamente:

“Ok, ecco il piano: tu cerchi nell’ufficio di Praedam e io in quello di Silth. Avremo in totale circa dieci minuti… è tutto quello che posso garantire – ma posso decisamente garantire quei dieci. Non si faranno vedere.”

“Come fai…?”

Ma non concluse la frase, dato che James la spinse dietro un arazzo, in una nicchia nel muro che Lily non sapeva che esistesse. “Potter, che stai…?” cominciò in un sussurro, ma James la zittii e lei vide il motivo molto presto.

Ci furono dei passi e, sbirciando dalla cima dell’arazzo, Lily vide Sirius ritornare nella Sala Grande.

“Cosa c’entrava Sirius, comunque?” Lily chiese, una volta che se ne fu andato.

“Beh, gli ho detto la solita cavolata del ‘devo andare in bagno’, ma apparentemente anche lui doveva andarci.” I due uscirono dalla nicchia dietro l’arazzo e continuarono velocemente a percorrere il corridoio.

“Come hai fatto a perderlo?”

“A metà strada tra il bagno e la sala sono riuscito a far sì che lui facesse con una scommessa con me.”

“Qual era la scommessa?”

“Er… qualcosa…”
“Cos’era? Dai!”

“Taci, Red.”

“Non chiamarmi così.”

“Buon natale.”

“Cosa?”

“Non importa.”

Arrivarono al dipartimento di Arti Oscure e James fermò Lily nella scala. “Ricorda… dieci minuti sono tutto quello che riesco a garantire…”

“Come sai che non si faranno vedere?”

“Perché?” disse James, per metà entusiasta, per l’altra metà irritato (come se dovesse essere già abbastanza a conoscenza di tutto questo), “in pochi istanti, ogni zucca che è sospesa nella Sala Grande esploderà, coprendo l’ottanta percento degli occupanti con una pozione di congestione.”

“Ah.”

“Sì.”

“E quello ci dovrebbe dare dieci minuti?”

“Sì.”

“Bene. Specialmente se Lumacorno ne è pesantemente affetto.”

“Perché specialmente Lumacorno?”

“Beh, se lo è, sarà un problema per lui arrivare alle sue dispense di Pozioni e trovare l’antidoto, no?”

“Red, sei la ragazza giusta per me.”
“Spero sicuramente di no.”

“Ok, vai,” disse James, cambiando l’argomento. “Ci vediamo al quinto piano. Dieci minuti, ricorda…” e si girò e corse su per le scale verso il sesto piano e il dipartimento di Rune Antiche. Lanciandogli un’occhiata, Lily notò che aveva la sua borsa dei libri, e si chiese perché.

Ma non ci perse troppo tempo, e si girò e corse giù nel dipartimento di Arti Oscure deserto. Sentì una sensazione strana nello stomaco mentre lo faceva e però che fosse ansia e non eccitazione. Era Lily Evans, dopotutto.

Ovvio, non era sempre la Regina-del-rispetto-delle-Regole… aveva anche lei la sua parte di regole non rispettate. Tecnicamente, nessuno dovrebbe sbaciucchiarsi nella Torre di Astronomia (specialmente dopo il coprifuoco), ma lei l’aveva fatto. E tecnicamente, non doveva rotolare la vita della gonna, ma lo faceva. E tecnicamente, il bottone più in alto della sua camicia dovrebbe essere abbottonato e la sua cravatta stretta, in ogni momento, ma non lo erano.

Ma questo era diverso. Ok, era stata d’accordo con uno o due scherzi dei Malandrini negli scorsi sei anni… ma decisamente non aveva mai chiesto a Potter di farne uno per lei, mentito ai suoi amici, e poi essersi intrufolata in un ufficio di un professore.

Almeno, questo è quello che si ricordava.

Arrivò alla fine del corridoio, dov’era l’ufficio di Praedam.

Era stata un’idea di Potter quella che ognuno di loro dovesse cercare nell’ufficio di chi non sospettavano. Apparentemente, avrebbe scoraggiato giudizi non obiettivi… o qualcosa del genere. Qualunque cosa significhi.

Lentamente e cautamente, Lily fece per aprire la porta dell’ufficio. Chiuse persino gli occhi, essendo disposta a non farlo, mentre avanzò una mano e prese la maniglia della porta. L’aprì improvvisamente. La porta non si apriva.

Imprecò sottovoce e tirò fuori la sua bacchetta. “Alohamora!” disse chiaramente. Provò di nuovo ad aprire, ma rimase chiusa.

Lily imprecò di nuovo e fece un passo indietro. Controllò il suo orologio. Secondo Potter, aveva ancora nove minuti e mezzo. Praedam si era preoccupato di bloccare l’incantesimo ‘Alohamora’… che altro si era preoccupato di fare?

La Capo Scuola fece un grosso respiro, poi puntò la bacchetta di nuovo alla porta. Non aveva la minima idea di cosa stesse per fare, ma immaginò che questo sarebbe un buon primo passo.

E la voce di Potter – non chiamata – le tornò in mente: “… ogni zucca sospesa nella Sala Grande esploderà, coprendo l’ottanta per cento degli occupanti con una pozione di congestione…”

L’ispirazione la colpì e Lily fece un grande sorriso. “Decretumes!” disse con autorità, con la bacchetta ancora ben puntata contro la porta. Un momento dopo, la cosiddetta porta era fortemente cambiata. Era, per prima cosa, circa quindici centimetri più piccola. Poi trenta centimetri in meno… infine la metà dell’inizio.

Quando era alta circa cinque centimetri, e forse uno e mezzo, Lily prese la porta e la mise nella sua tasca. ‘Praedam dovrebbe veramente lavorare per la sua sicurezza’, pensò Lily compiaciuta; ‘non si è neanche disturbato di mettere un incantesimo di Impervius.”

Per quello, Lily era grata.

Entrò nell’ufficio e osservò tutto in un secondo. Era generalmente quello che un ufficio di un insegnante delle Arti Oscure dovrebbe essere. I libri coprivano gli scaffali ed erano impilati sui pavimenti – libri con titoli tipo: ‘101 Modi per Maledire la Maledizione di Famiglia’ (di Desmond Stanley) o ‘Vampiri di Europa: Vlad, Radu e gli altri’ (del professore Thomas Reilly). C’erano diverse teste di scheletri nella scrivania e foto sui muri, che facevano vedere o dei maghi in mantelli neri che avevano un’aria tetra, oppure altre creature feroci e raccapriccianti che Lily non aveva mai visto prima.

Ma una volta che ebbe assorbito tutto questo, Lily si diresse direttamente alla scrivania di Praedam. Spostò la sedia e aprì il cassetto più in alto, non sicura di cosa stesse esattamente cercando… a parte per una forte evidenza…

Questo cassetto, che era piuttosto profondo, era pieno di pile di pergamene. Quelle più in alto erano temi già corretti sui lupi mannari che quelli del quinto anno avevano scritto. Sotto di essi c’era una scheda con le risposte del prossimo test per il secondo anno e proprio sotto c’erano i test che gli studenti livello M.A.G.O. avrebbero fatto il mercoledì successivo.

Lily non si soffermò troppo su di essi, resistendo ad un forte istinto di studiarlo attentamente e ricordandosi, con un’occhiata al suo orologio, che aveva solo più di otto minuti rimasti. Lily chiuse questo cassetto e si abbassò per esaminare il secondo.

Anche in esso c’erano pile di pergameni. Lily guardò le prime pergamene, che erano anch’esse temi scolastici. Comunque, proprio sotto c’erano oggetti di interesse minore.

C’erano due fogli che erano esattamente identici con su scritto: “il modulo di domanda per il club dei Collezionatori.” Sembrava come ogni altro modulo di domanda vuoto, con una linea per il nome e l’indirizzo, ma anche alcune con spazi per cose come: ‘cose di interesse’ e così via.

Proprio sotto di esse c’erano altri moduli non completi, ma di diverso tipo.

“Modulo di richiesta per una Passaporta,” lesse Lily in un sussurro. Praedam stava pianificando una gita? Ne aveva già fatta una e queste erano soltanto in caso di emergenza? C’era una data di acquisto: il 3 agosto.

Potter ti ha reso paranoica, Lily Evans!’ si rimproverò mentalmente Lily. ‘Ci potrebbero essere sei milioni di ragioni differenti per richiedere una Passaporta!’

Lily fece scivolare le pergamene di nuovo dentro, ma mentre le metteva a posto con le dita, sentì che il cassetto si spostava in modo strano. Rimosse di nuovo la carta, posandola sul pavimento vicino a lei e tastò la parte bassa del cassetto. All’inizio, sembrava normale e Lily suppose di averlo soltanto immaginato.

Però, quando ritrasse la mano, fu sicura di aver sentito spostarsi il fondo del cassetto. Le sue dita si mossero velocemente per il perimetro del fondo del cassetto e un momento dopo, localizzò quello che stava cercando.

Tirò su con le sue dita e rivelò, sotto il presupposto fondo di legno del cassetto, un altro livello.

Non c’era una pergamena, ma c’era qualcosa di molto più importante.

Una chiave.

Un eccitamento vagamente famigliare si sparse dentro Lily mentre prese in mano la chiave e la esaminò. Era larga e di vecchio stampo: di bronzo e riccamente incisa e decorata. Sul manico, c’era una sola lettera incisa: E.

“Dove vai tu?” sussurrò Lily, a sé stessa o alla chiave. “Perché sei così importante da essere nascosta in un falso fondo di cassetto, ma abbastanza solita da essere lasciata non protetta dalla magia?”

Realizzando di star parlando ad una chiave, e con sei minuti e mezzo rimanenti, Lily non aveva altro tempo da neanche immaginare cosa potesse fare questa chiave. Superò un momento di indecisione e piazzò di nuovo la chiave nel cassetto. Rimise il falso fondo, successivamente le carte e chiuse il cassetto.

Aprì l’ultimo, mentre l’eccitazione pullulava tra di lei.

C’erano un paio di temi ancora non corretti di alunni del primo anno. Sotto di esse, c’erano circa mezza dozzina di altri moduli per la Passaporta vuoti. Poi, incappò in una pergamena richiusa e non resistette all’impulso di aprirla. Aveva da tempo passato il punto di non ritorno.

C’era dentro una lettera, scritta in uno scarabocchio frettoloso, ma Lily fu in grado di leggerla velocemente:

Carissimo Amico e Collega,

ti sta piacendo questa parte dello stato? Il tempo è terribile qui, ma ho sentito che è stupendo lì. Gli affari hanno smesso di essere un piacere. Il mio socio è completamente noncurante di questo lavoro, il che è piuttosto triste, perché non lo è mai stato e ci ho lavorato per anni, come ben sai. Come sta Delilah? Lavora sempre bene, credo?

Non sono riuscito ad andare molto al villaggio e il liquore sta quasi finendo. Devo andarci presto. Com’è là? Mi manca la tua area particolarmente e preferirei aver avuto il lavoro che hai tu. Ma questo ha i suoi pregi… non riesco ad immaginarne uno al momento: pericolo di morte etc, ma ci sono dei pregi, eh? Beh, questa lettera è giusto per verifica, e per ricordati che esisto, quando sarai ricco dal lavoro e io inchiodato qui. Dai un abbraccio a Delilah… quella donna è una naturale… e goditi la stagione. Odio l’autunno. Agghiacciante, no?

Riguardati,

Elliot.”

La lettera era estremamente senza senso per Lily, eccetto per una cosa. La data all’inizio recitava ‘il 31 di ottobre’.

Oggi.

O la lettera era vecchia o era stata scritta e ricevuta nello stesso giorno.

Erano rimasti quattro minuti.

Lily ripose tutto il contenuto del cassetto al suo interno (dopo essersi assicurata che il fondo di questo cassetto fosse vero) e si alzò per controllare se nella stanza ci fosse qualcosa di importante.

C’erano pile di fogli dal camino, i quali Lily sfogliò e scoprì trattarsi solo di cose scolastiche. Il calendario sulla parente era interamente vuoto. Non c’era neanche un compleanno o un ‘incontro con il cugino Joan, 3:30’ su un giorno qualsiasi in tutti i dodici mesi.

Con circa due minuti e mezzo rimanenti, Lily rimase scioccata. Sentì delle voci. Sbirciò attraverso il telaio vuoto della porta. E vide tre studenti che si sbrigavano a salire le scale ad una media distanza, diversi con delle mani innaturalmente larghe ed uno con un naso chiaramente gonfio. Potter aveva garantito dieci minuti!

Tirò fuori dalla tasca la porta in miniatura, la mise per terra e disse a voce bassa (con la bacchetta tesa): “Redintegra!”

La porta immediatamente cominciò a ingrandirsi, e con un altro cenno della bacchetta di Lily, fu riallacciata nei suoi cardini e nel suo posto giusto.

Lily si girò e si guardò intorno. I suoi occhi caddero in un largo baule in un angolo. Mentre si avvinò, però, vide qualcos’altro che le attirò l’attenzione. Vicino al baule c’era un libro. Lily lo afferrò e lesse il titolo, che era scritto in lettere oro arricciate.

Hogwarts, una Storia di Manufatti’.

Hogwarts aveva manufatti?

Svogliò diverse pagine. Erano per lo più piccole stampe, parole enormi e cosa Lily poté capire essere ‘il gergo del collezionatore’.

C’erano diverse immagini, tra cui una del Cappello Parlante della scuola, alcuni trofei della stanza dei trofei, e persino una foto di una statua che Lily sapeva trovarsi nel corridoio del terzo piano. Quel vecchio troll ammuffito era davvero un ‘manufatto’?

Lily non ebbe tempo per contemplarlo perché il tempo stava quasi finendo. Ripose il libro, controllò l’orologio (aveva più di un minuto di tempo ‘garantito’) e si alzò per andarsene. Praedam sarebbe potuto venire in qualsiasi momento.

Però, nel farlo, schiaccio il suo pollice contro il baule. Imprecò e lo guardò arrabbiata.

I suoi occhi si aprirono in sorpresa ed estasi. La serratura del baule era larga e di vecchia stampa: di bronzo, riccamente incisa e decorata. Proprio sotto il buco per la chiave c’era una lettera ben incisa: ‘E’.

Lily fece un grande sorriso malandrino e compiaciuto. Corse verso la scrivania in un secondo e tirò fuori i fogli e il falso fondo in un altro secondo. Trovò la chiave e si affrettò a raggiungere il baule. Quando fu aperto (la Capo Scuola si era completamente dimenticata del tempo), la Capo Scuola alzò il coperchio e vi guardò dentro in attesa.

Lo strato in superficie aveva solo mantelli eleganti. Ce n’erano di tutti i colori – viola, rosso scarlatto, oro, marrone e uno particolarmente magnifico di colore argento pieno di brillantini. Lily li ignorò e li spostò per vedere sotto.

Lì c’erao libri. La Capo Scuola lesse un paio di titoli (‘Tesori delle Piramidi’ e il romanzo ‘La Vedova del Sussex’), poi spostò anche quelli. Scavò più profondamente nel baule, mentre l’eccitazione le saliva.

C’erano alcune carte sotto i libri, che erano tutte vuote, ma Lily non aveva tempo di investigare. Il suo cuore stava battendo velocemente ora, e sapeva di essere fuori dal tempo ‘garantito’.

Sotto i fogli c’era solo un unico oggetto. C’era una scatola piccola e rettangolare, ricoperta di seta, che Lily tirò fuori con interessa. Tolse la seta e guardò la scatola. Era pelle e lunga circa venti centimetri e spessa sette. La scosse, ma non sentì nessun tintinnio… eppure non sembrava vuota. Fece per aprire la scatola, ma in quel momento, sentì qualcos’altro.

Qualcosa di più spaventoso.

Voci rumorose dal corridoio.

Mai nella vita Lily Evans si era mai sentita così impaurita e mai nella sua vita si mosse più velocemente. Lanciò i libri, mantelli e pergamene di nuovo dentro al baule e lo chiuse, non curandosi di chiuderlo a chiave. Sentì pesanti passi e voci avvicinarsi alla porta, ma era così terrorizzata da non poter capire cosa stessere veramente dicendo quelli che parlavano.

Corse verso la scrivania, mentre sentì qualcuno cercare goffamente di aprire la porta, ma non si girò per vedere chi entrava. Mise la chiave sotto i fogli del secondo cassetto (non sotto il falso fondo, però), mentre sentiva la porta aprirsi.

Non c’era tempo per nascondersi – a malapena tempo per pensare – e Lily si fermò, mentre la porta si aprì completamente e qualcuno entrò…

____________________________________________________________________

James si lanciò su per le scale: quelle tra il quinto e il sesto piano. Controllò il suo orologio: 17:49.

Si ritrovò a pensare che non sapeva se avesse detto a Lily che le zucche nella Sala Grande sarebbero ‘esplose’ precisamente alle 17:50 e che il conto alla rovescia dei dieci minuti sarebbe iniziato da lì. Sapeva che fosse una leggera esagerazione dire di poter ‘garantire’ dieci minuti.

Ma così era la vita.

Lily era intelligente… poteva farcela da sola.

Forse.

Altrimenti, il peggio che le poteva accadere era essere beccata.

Non pensava che fosse quel tipo di persona che facesse la spia e lo denunciasse come suo collaboratore.

L’ufficio di Silth, una volta che James ci fu arrivato, era chiuso a chiave. Alzò la bacchetta che aveva già tirato fuori e picchiettò la maniglia una volta, dicendo incerto: “Alohamora.” Poté sentire un click e, sorridendo vittoriosamente, aprì la porta. Silth ovviamente non aspettava compagnia.

L’ufficio era – per dirlo con una parola – disordinato.

Fogli erano impilati in pile disordinate per la stanza e libri erano incastrati a casaccio negli scaffali e sulla mensola del caminetto. Il fuoco nel camino stava diventando sempre più fiacco, ma le ceneri macchiavano il centro. La scrivania di Silth era a malapena riconoscibile sotto le carte, i libri, i raccoglitori e calamai, la maggior parte dei quali erano vuoti. C’erano poster sulle pareti – tutti rappresentavano complicate rune e strani diagrammi di linguaggi che non sembravano interamente comprensibili.

Ma James prestò a mala pena attenzione ad essi.

Era un Malandrino e questa non era la prima stanza che esplorava. Dalla sua esperienza di esplorazione di uffici che aveva acquisito attraverso gli anni, sapeva che il primo posto in cui guardare era la scrivania. Non il tavolo della scrivania, attenzione, ma i cassetti. Nessuno lascerebbe niente di davvero importante in cima alla scrivania così che tutti lo possano vedere.

James si sbrigò ad arrivare vicino alla scrivania e aprì il primo cassetto.

Era ovviamente disordinato.

Scatole di graffette, una dozzina di piume, una o due bottiglie di inchiostro… non c’era niente di interessante lì.

Il secondo e terzo cassetto erano diversi. Contenevano carte.

C’era una lettera da uno chiamato ‘Zio Lucille’ (James alzò un sopracciglio) e una fotografia di Silth ed una bella ragazza castana – i due sorridevano e salutavano con la mano James dal loro mondo di carta, e dietro c’erano scritte ordinatamente le parole ‘Con amore, Dee’.

C’erano diversi scontrini di negozi in entrambi i cassetti – la maggior parte di vari posti ad Hogsmeade, incluso il negozio preferito di James: ‘Corona’ (per un set di gobbiglie), l’ufficio postale (per alcuni gufi per le lunghe distanze) e la libreria (‘Intorno al Mondo in Ventisei Minuti: Apparizioni di Lunghezza).

C’era una versione piccola, quasi tascabile di “Hogwarts, la Storia” in fondo, ma James non l’aveva mai letta comunque, quindi non ci pensò molto. Sotto di essa c’era un altro libro.

Un’agenda.

Le agende erano sempre di usanza.

James tirò fuori il libro dal cassetto e lo posò sulla scrivania. Si aprì di sua volontà (‘Stregato, direi’, pensò James), a quel giorno stesso. Halloween.

Non c’erano note per quel giorno, quindi James cercò di sfogliare le pagine all’indietro, ma trovò impossibile farlo. Aveva già sospettato che questo sarebbe successo (si ricordava della vecchia agenda di suo padre). James alzò la bacchetta, la puntò alla pagina del libro e disse ‘il 20 di ottobre’, a caso.

Le pagine si spostarono alla pagina con su scritto ’20 ottobre’. Non c’era niente lì, ma almeno James sapeva come funzionasse. Sapeva anche, a meno che non fosse veramente fortunato, non avrebbe indovinato il giorno in cui fosse successo qualcosa di importante. Provò un paio di altre volte giusto per sfizio.

L’ ‘1 settembre’ c’era una nota ovvia: ‘inizio dell’anno scolastico’ ma nient’altro di più. Il secondo di settembre c’erano due note: ‘iniziano le lezioni’, e – in basso alla pagina – un paio di parole scribacchiate.

‘Mielandia, incontro: h 18.’ E vicino ad esso, scritto più maldestramente – ‘rimandato’.

Perché qualcuno dovrebbe fare un incontro in un negozio di dolci?

James improvvisamente divenne conscio del suo limite di tempo, e chiuse l’agenda, incapace di pensare ad altre date importanti da cercare. E comunque, se ci fosse qualcosa di vitale importanza, chi sarebbe così stupido da scriverlo in un’agenda?

I Mangia Morte probabilmente non avevano incontri a Mielandia.

Aveva altri cinque secondo il tempo che si era prefissato e si diede da fare a perlustrare nello schedario.

Però, tutti erano abbastanza disorganizzati – e la maggior parte era estremamente disorganizzato. Fogli che dovrebbero essere schedati sotto ‘primo anno’ erano nella sezione ‘livello avanzato’ e James vide due biglietti di auguri di compleanno nel raccoglitore ‘Terzo anno, Sezione Lupi Mannari’.

Tra l’altro, entrambi i biglietti erano indirizzati a ‘Damien’ e non a ‘Michael’ (come James per metà si aspettava, dopo l’informazione di Lily), anche se il nome era sottolineato diverse volte in uno di essa.

Ma tutto il resto nello schedario sembrava completamente inutile. Sopra di esso c’era una bottiglia di una pozione vuota, ma dall’odore, James seppe che era una banale cura per il mal di testa. Controllò l’orologio e vide che aveva minimo ancora due minuti. Guardò l’intera stanza.

Non c’era nient’altro che sembrasse anche minimamente sospettoso.

Premette tutti i muri per assicurarsi che non ci fossero porte nascoste e guardò dietro l’arazzo che era appeso davanti alla scrivania, solo per trovare – in modo molto deludente – un muro perfettamente normale, senza mistero.

Probabilmente c’erano più manufatti oscuri nell’ufficio della McGranitt.

Con ancora del tempo da utilizzare, James fece per uscire dall’ufficio. ‘Non ho neanche avuto bisogno di usare il mantello dell’invisibilità’, sospirò, tastando la sua borsa dei libri. Chiuse la porta dal dentro, poi se ne andò – per metà deluso, per l’altra metà vittorioso. Il sospettato della Evans era più o meno sospettoso quanto il gufo di James. O almeno, l’ufficio del sospettato della Evans, il che era praticamente la stessa cosa.

James scese al piano inferiore, e, per la strada, incontrò diversi studenti. Erano per la maggior parte strani, ma James non poté biasimarli. Dopo tutto cento zucche piene di pozione congestiva erano appena esplose su di loro, e quella non era una di quelle cose che le persone consideravano… normale.

Il quinto piano era deserto. Circa una dozzina di studenti alla volta si muovevano freneticamente avanti ed indietro; alcuni di loro curati dallo ‘scherzo’, altri chiaramente no. Comunque, il quinto piano non vedeva la presenza di Lily Evans. James controllò il suo orologio.

18:02

Era stata beccata?

Merlino, sperò di no. Finirebbe in terribile pericolo…

E potrebbe… è possibile… forse… farebbe la spia su di lui.

James era già finito in punizione prima. Cavolo, era finito in punizione più volte lui che il resto della scuola messa insieme. Ma quelle erano per cose molto più irrilevanti. Dubitava che una punizione sarebbe la sola cosa (potrebbe essere espulso dal Quidditch… far perdere a Grifondoro tantissimi punti… essere espulso dalla scuola!) per aver fatto uno scherzo che aveva avuto conseguenze sull’intera scuola.

18:04 e ancora niente Evans.

 

James sospirò, chiuse gli occhi e arrivò ad una conclusione che gli piaceva molto. Aprì gli occhi – non volendo particolarmente camminare tenendoli chiusi – e si avvicinò rapidamente alla scala. Lì, si fermò di nuovo, respirò ancora (profondamente), si girò e corse giù per le scale.

Sorpasso un paio di studenti che erano troppo occupati a discutere delle zucche esplose da prestargli attenzione. Quando arrivò al pianerottolo del quarto piano, scivolò, facendo quasi cadere qualcuno nel mentre, poi si girò e corse al massimo della sua possibilità verso la fine del corridoio, ossia dove l’ufficio di Praedam era localizzato.

“Potter?”

James si fermò improvvisamente. Il suo cuore perse un battito quando riconobbe terribilmente a voce dietro di lui. Ma era stato fortunato in una cosa – la sua posizione nel corridoio era completamente neutra… non c’era evidenza che suggerisse che stesse andando nell’ufficio di Praedam…

Eccetto, ovviamente, che era nel dipartimento delle Arti Oscure e ben oltre le altre stanza.

E che questo particolare corridoio era senza sbocco.

Dannazione.

Si girò lentamente e vide Praedam che zoppicava verso di lui.

“Mi hai quasi fatto cadere nelle scale del pianerottolo, Potter,” mormorò Praedam, un po’ irato, un po’ sospettoso. James maledì la sua terribile sfortuna.

E poi benedì la sua fortuna.

Se Praedam era lì, allora non aveva beccato Lily… Evans.

“Mi scusi, signore…” disse James frettolosamente; “stavo… correndo.”

“Ho notato. Dove stavi andando?” guardò i dintorni di James in modo sospettoso, apparentemente raggiungendo la stessa conclusione che James aveva già appreso.

“Io… io non lo so veramente,” rispose James debolmente.

Praedam era al passo con il Capo Scuola ora, e con un cenno della sua mano rugosa, gli segnalò di seguirlo nel suo ufficio.

“Uno deve sempre sapere dove sta andando,” disse semplicemente.

“Sì, beh… stavo… ero più attento in cosa stavo scappando.

“Oh?”

“Vede, professore…” la sua voce diventò più tranquilla, mentre una vaga idea si formava nella sua testa. “stavo cercando di evitare di essere beccato.”

“Essere beccato?”

Merlino, è tonto!’ pensò James e nonostante ciò, con un grande sforzo, riuscì a non alzare gli occhi al cielo. “Sì, vede…”

“Un momento, Potter,” lo interruppe Praedam, mentre si avvicinarono alla porta dell’ufficio. Tirò fuori dalla tasca un grande anello di chiavi e ne cercò una. La localizzò e la incastrò nella serratura. “Continua, Potter…”

“Beh, professore, signore, io…”

“Che strano,” lo interruppe di nuovo Praedam.

“Che cosa, signore?”

“La porta era già aperta…”

‘Si è dimenticata di chiuderla quando è andata via. Si è dimenticata di chiuderla quando è andata via… tutto qui…’ ma qualsiasi cosa James cercasse di dire a sé stesso, parte di lui era quasi certo che la Evans non fosse così scema da dimenticare qualcosa di così importare come chiudere a chiave la porta una volta uscita.

“Devo averlo scordato…” cominciò lentamente Praedam… “non importa…” arrivò alla maniglia; “stavi dicendo, Potter?”

“Io… io… professore! Non entri dentro!”

“Perché mai?”

“P-p-perché devo dirglielo in un posto più privato.”

“Mio caro ragazzo, non c’è nulla più privato del mio ufficio. Nessuno ci entra, tranne – in occasioni speciali – Silente.”

Aprì la porta, ma James gli corse davanti. Per mezzo secondo, vide, proprio dietro la porta aperta, una testa rossa. Lo registrò appena, prima di guardare Praedam in faccia, che era in piedi vicino allo stipite, con un’espressione confusa. La sua visione dei capelli rossi e della proprietaria erano a lui oscurati dalla porta aperta.

“Cosa succede, Potter?”

Praedam entrò nell’ufficio dopo James, che era tornato a supplicarlo di fronte a lui. James pregò silenziosamente che Lily avesse almeno il buon senso da nascondersi sotto la scrivania, dato che James era più alto di Praedam e coprendo la visione chiara della scrivania al professore, non c’era alcun dubbio nella testa del Capo Scuola che lui avrebbe visto presto Lily, se lei non si fosse nascosta.

Doveva farle avere un po’ di tempo.

“Sono stato io che ho fatto esplodere le zucche nella Sala Grande!”

Certo, non l’aveva appena detto. Certo, lo stava sognando. Non avrebbe mai detto… non l’ha detto davvero!

Sfortunatamente, giudicando l’espressione sulla faccia di Praedam… l’aveva appena detto.

“S-sei stato tu?”

“Sì, signore… sono noto in quel campo, sa,” disse, suonando davvero molto tormentato dal rimorso. “Ma ho dovuto farlo, signore! Non era solo uno stupido scherzo, sa… io…”

P-p-perché esattamente hai dovuto farlo?” farfugliò Praedam con gli occhi fissati su James.

Ti sei ficcato in un bel casino, James Potter. Sì, perché hai dovuto farlo? ‘Perché avevo bisogno di tempo per ispezionare l’ufficio di Silth, mentre Lily cercava il suo, perché noi… ho sospettato che tu potessi essere un Mangiamorte, e lei sospettava che Silth lo fosse.’ Oh sì, sembra meraviglioso…’

In qualche modo, il messaggio era perso nella traduzione tra la mente e le parole e diventò: “è un po’ complicato…”

“Beh, hai un sacco di tempo per spiegare!” disse fermamente Praedam. Prima che James potesse fare qualcosa per evitarlo, l’insegnante di Arti Oscure lo oltrepassò e camminò direttamente verso la sua scrivania. James osava a malapena guardare.

La parola chiave è ‘a malapena’.

Si girò e vide Praedam che si sedette alla sua scrivania, sfogliò alcune carte distrattamente e poi guardò in attesa verso James. Non c’era segno di Lily. Lui esalò e si concentrò completamente sul mentire in modo convincente.

“Professore, l’ho fatto perché…” l’ispirazione lo colpiì… “… per una ragazza!”

Un’espressione confusa trapelò nella faccia rugosa di Praedam. “Una ragazza?”

“S-sì?”

“Beh, non sa?”

“Sì. Sì, per una ragazza.”

“Quale ragazza?”

La prima ragazza che James pensò fu Lily. Sì, certo. Anche se l’idea non faceva sentire male James, Preaedam non ci avrebbe creduto. La seconda fu Eden. Il pensiero di James ed Eden lo faceva stare male, però… era più come una sorella che un’opportunità di fidanzata.

Quindi disse la terza ragazza gli venne in mente… più che altro non ebbe molto tempo per pensarci.

“Redival Shelley.”

Oh-oh…

“Del sesto anno?”

“Um… sì? Sì. Redival. Shelley. Sì.”

“Sei sicuro?” stava quasi ridendo.

“Direi di sì! Potrei essere sospeso se non…”

Praedam rise.

“Quindi per favore… so che è molto da chiedere ma…”

“Non vuoi che io ti denunci.”

“Sì, signore.”

“In nome di tutto quello che è stregato, come hai potuto pensare di attirare l’attenzione di una ragazza facendo uno scherzo? In realtà, so per certo che il piede sinistro della signorina Shelley era tre volte più grande del normale prima che Lumacorno abbia dato l’antidoto… l’ho aiutato ad amministrarglielo, sai…”

“Aveva menzionato a Remus qualcosa sul desiderare che i Malandrini – ossia Sirius, Remus Lupin, Peter Pettigrew ed io – facessero più scherzi come facevamo un tempo…” lui pensava che la bugia fosse ben detta almeno. Sembrava nervoso e timido… completamente falso. La McGranitt non ci avrebbe creduto… ma Praedam non lo conosceva molto bene…

Era un rischio. Un totale rischio. James stava cominciando a desiderare di aver preso un po’ della pozione Felix Felicis che Sirius stava brevettando. Veramente, dai… la ‘carta della cotta’? non ha neanche senso! Merlino, era stupido… Praedam non ci avrebbe mai creduto… avrebbe visto oltre… avrebbe…

“Va bene, Potter…”

Ci ha creduto?

“Non ti denuncerò,” continuò Praedam, mentre un sorriso si formava sulle sue labbra, non diverso da quello che James avrebbe visto su Sirius, se fosse in un umore malandrino; “ma ti chiedo una cosa in cambio…”

“D-d’accordo…”

 

James camminò giù dal dipartimento delle Arti Oscure cinque minuti dopo, sentendosi simultaneamente molto fortunato e eccezionalmente apprensivo. Il piacere particolare di Praedam era stato… strano… per dire il minimo. No, non era quel tipo di favore. Era uno di tipo completamente diverso. Ma perché un insegnante…?

Redival Shelley?” arrivò una voce beffarda da dietro di lui.

James sobbalzò e si girò velocemente. All’inizio, pensò di aver visto qualcuno in piedi a pochi passi dietro di lui. Poi, era sicuro di non aver visto nessuno. Infine, guardando veramente con attenzione, vide il vago contorno di una ragazza, eccetto che lei era completamente camuffata con i suoi dintorni.

“Red?” James mormorò incerta.

La Ragazza Invisibile camminò – o si mosse in qualche modo – in modo da stare vicino a James, anche se non riusciva a vedere la sua faccia con certezza. Poi, prima che riuscisse a vedere cosa stesse facendo la Ragazza Invisibile, stava muovendo la sua mano destra mentre sussurrava qualcosa che James non sentì.

Un istante dopo, un po’ di rosso apparì precisamente a un metro e settantadue dal pavimento. Da quel punto, apparve sempre più rosso, poi qualche colore rosa carne, poi un luccichio di verde, poi un po’ di rosa e molto presto la Lily Evans completamente visibile comparve vicino a lui, con le sopracciglia alzate ed un mezzo sorrisetto in faccia.

“Redival Shelley?” chiese di nuovo.

“Mi piacevi di più invisibile,” fu tutto quello che disse James, e continuò a camminare.

“’Per far colpo su una ragazza’?” citò Lily, ora mezzo ridendo. “Praedam ci ha creduto?”

Erano sulle scale a quel punto, ma James le lanciò un’occhiata alla ‘shhh! Potrebbe sentirti!’ comunque. “Beh, non avrei dovuto dirlo se tu avessi contato meglio il tempo, Evans,” esclamò James in risposta. “Avevi già due minuti in più… sei stata dentro un casino di tempo!”

“È capitato di incapparmi in qualcosa di interessante,” Lily rispose in modo irritante. “E cosa intendi con il fatto che avevo due minuti in più.”

James spiegò brevemente il fatto dei due minuti in più che aveva dimenticato di dirle prima. “Quindi che cosa cavolo ti ha fatto andare a divertirti nel suo ufficio – perfettamente visibile – per mezz’ora!”

“Stai esagerando,” disse Lily freddamente. “E comunque, come ho detto… ho trovato qualcosa di interessante.”

“Cosa?”

Lily fece una pausa, ora sorridendo in modo incontrollato. “Questo,” disse. E tirò fuori da sotto il mantello la piccola scatola di pelle che aveva trovato nell’ufficio di Praedam. James la guardò curiosamente.

“Cosa c’è dentro?”

“Non lo so… non l’ho ancora aperta. L’ho trovata nascosta in fondo al suo baule. Rimettendo la chiave del baule sotto il falso fondo del cassetto dove Praedam l’aveva nascosta.”

“Ah. Beh… vediamolo, allora.”

“Non qui,” disse Lily, alzando gli occhi al cielo. “In un posto in cui non saremo disturbati.” Si affrettarono a scendere le scale senza una destinazione particolare in mente. “Quindi… Redival Shelley, eh?”

“Oh, piantala. Avresti preferito che io dicessi il tuo nome?”

“Merlino, no. Non…”

“Non lo farò.”

“Bene.”

“Bene.”

Scese un altro di quei silenzi dannatamente imbarazzanti ed irritanti.

“Come hai fatto ad uscire?” chiese Lily, mentre camminavano a caso per il corridoio del secondo piano. “Cioè, Praedam ha davvero creduto alla stronzata del ‘lo hai fatto per colpire una ragazza’?”

“Magari l’ho fatto per colpire una ragazza.”

Lily alzò le sopracciglia.

“Ma non è così,” ammise James. “Eri lì, no, giusto? Sai cos’è successo…”

“No. Avrei giurato che lui avesse visto tra l’incantesimo di disillusione per un secondo e me ne sono andata proprio dopo il pezzo di ‘Redival Shelley’.”

“Mi ha detto che gli dovevo un favore – no, non quel tipo di favore, Red – togliti dalle mente i doppi sensi.”

“Non stavo pensando a quello, e non chiamarmi ‘Red’.”

“Chi ti sta chiamando ‘Red’? comunque… ha detto che dovrei rifare uno scherzo per lui un giorno.”

Lily smise di camminare. “Stai scherzando.”

“No.”

Lily fece passare una mano tra i suoi spessi capelli rossi, poi coprì gli occhi con la cosiddetta mano, come se avesse mal di testa.

“Cosa c’è?”

“Oh, Merlino,” sospirò; “non vedi?”

“Non vedo cosa?” domandò James.

Lily sospirò di nuovo. “Non è il Mangiamorte dopo tutto… anche se ammetto, ci ho creduto per un istante… Delilah… gli orologi… la lettera… la chiave… oh, dannazione.”

Frustrata, Lily si appoggiò al muro. James non poteva capirci qualcosa neanche provandoci.

“Di che diavolo stai parlando? Chi è Delilah?”

“Fa niente. Non importa. Questa scatola non importa niente.” Fece scivolare la sua schiena per il muro, fino a quando finì seduta sul pavimento di pietra del corridoio, appoggiata alla pietra fredda dietro di lei.

“Ripeto: di che diavolo stai parlando?”

Lily sospirò ancora una volta. “Praedam non è un Mangiamorte. Ti sei messo in debito per niente…”

“Come sai che non lo sia?” domandò James, facendo un passo in avanti e rimanendo direttamente di fronte a lei.

“Ti ricordi di Byron Eddleton?” chiese vagamente Lily, guardando in alto verso il Capo Scuola.

“Il nome è famigliare,” scrollò le spalle James.

“È stato assassinato da Voldemort anni fa. Quando ero… quando eravamo al secondo anno. È stato uno dei primi… su tutti i giornali…”

“Giusto, ricordo. Era il Mangiamorte…”

“Sì, sì, ma per un po’, tutti pensavano che fosse stato ucciso perché aveva una posizione importante nel Ministero della Magia.”

“giusto, e…?”

“Quando hanno scoperto che era un Mangiamorte,” continuò Lily, con una voce distante; “non riuscivano a capire perché Voldemort lo avrebbe voluto uccidere. Poi si sono ricordati il testimone che lo aveva riconosciuto per essere responsabile di un omicidio babbano… la ragione per cui hanno saputo che lui fosse un Mangiamorte, per cominciare.”

“Cosa ha questo a che fare con…?”

“Voldemort lo aveva ucciso perché aveva fallito un lavoro,” disse Lily freddamente. “Con un rischio come quello, un Mangiamorte sarebbe attento a non essere stupido.”

James cominciò a capire.

Lily continuò: “Il Mangiamorte ad Hogwarts… chiunque sia… sa cosa abbiamo sentito nella foresta, sa che i nostri ricordi sono stati modificati – probabilmente li ha modificati lui stesso -, e sa di dover tenerci d’occhio… specialmente con il tuo comportamento alla ‘le regole sono solo suggerite’.”

“Hey! È stata una tua idea quella di fare uno scherzo,” le ricordò James. Lily lo ignorò.

“E a meno che lui abbia solo finto di lasciare perdere,” continuò la Capo Scuola, “il che è possibile, ma improbabile, allora Praedam non ti sospetta per niente.”

“E quindi,” finì James in modo triste,” non è un Mangiamorte.”

Si sedette un paio di centimetri lontano dalla Capo Scuola, appoggiato al muro, proprio come lo era Lily.

“Dove siamo arrivati, quindi?” chiese, sospirando.

“Senza idee nel corridoio del secondo piano,” rispose James.

“Dovremmo essere felici, suppongo,” disse Lily di lì a poco; “intendo, non vogliamo che ci sia una spia ad Hogwarts, no?”

“No.”

“Che è successo con Silth, comunque?”

“Un bel niente. Dalle informazioni che hai dato, mi aspettavo quasi di trovare la Grossman rinchiusa nell’armadio.”

“Probabilmente è quello che mi aspettavo,” ammise Lily. “Pensavo che Silth fosse il responsabile della scomparsa della Grossman. È l’unica ragione per cui ho voluto che tu facessi lo scherzo – in modo da poter perlustrare l’ufficio di Silth per una dannata prova.”

James fece un grande sorriso. “Sventato da me.”

“Mhm.” Non sembrava particolarmente abbattuta. “Ovvio, non è interamente fuori dal mirino, per ora…”

“Colpevole fino a prova contraria, Red?”

“Non chiamarmi così.”

“Non lo farò.”

“Bugiardo.”

“Beh… sì…”

Il familiare imbarazzo colpì di nuovo Lily. Si alzò velocemente, non volendo essere vista seduta così vicina e così a proprio agio vicino a Potter. Prese anche la scatola dell’ufficio di Praedam.

“Quindi, per ricapitolare tutto,” stava dicendo James, ignorando l’atteggiamento nuovo della compagna, “abbiamo scoperto che Silth è disorganizzato, Praedam è valido o imbarazzantamente ottuso, io sono apparentemente pazzo per Redival Shelley e che coprire l’intera Sala Grande con una pozione di congestione ci fa avere circa quindici minuti.”

E Praedam ha una perversione per gli scherzi e gli oggetti antichi,”” aggiunse Lily. “Ci vediamo in giro, Potter.”

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Si penserebbe che dopo aver pianificato uno scherzo, perlustrato uffici, mentito, e dopo essersi scambiati teorie cospiratorie insieme, Lily e James sarebbero andati molto più d’accordo. Si penserebbe – in questo caso – male.

 

“Merlino… qualcuno per favore gli faccia stare zitti,” grugnì Eden a Sirius, Remus e Peter alla sera del lunedì dopo Halloween. Stavano studiando per Trasfigurazione. In realtà, stavano parlando di Quidditch mentre avevano i libri di Trasfigurazione aperti… o lo stavano facendo, prima che i suoni di Lily e James che litigavano come pazzi aveva oltrepassato il suono del chiacchiericcio.

“State zitti, voi due!” disse Sirius, sapendo che sarebbe stato futile.

Non tacerono.

“Qualcuno conosce una buona maledizione?” sospirò Remus, massaggiandosi le tempie.

“L’Avada Kedavra sembra abbastanza buona al momento,” rimarcò Sirius in modo irritato.

Lily e James non sentirono niente di tutto ciò. Al momento, stavano litigando per qualcuno che si chiamava Molly Clay e qualcosa che era successo anni fa. Comunque, Molly Clay, che era una Tassorosso del sesto anno, aveva sorprendentemente poco a che fare con la vera ragione per cui i Grifondoro intorno a loro avevano il mal di testa. Tecnicamente, l’intera cosa aveva a che fare con la scomparsa della Grossman. O, più specificatamente, con la sua ricomparsa.

Il giorno dopo Halloween, la Grossman era tornata al suo posto nel tavolo degli insegnanti per colazione. Naturalmente, questo ha inspirato una lunga discussione tra i due Capo Scuola durante il loro incontro dei Capi di sabato (la McGranitt era stata abbastanza scocciata che i due si erano scordati di andare all’incontro venerdì sera e aveva insistito che lo facessero di sabato).

In qualche modo, e nessuno era abbastanza sicuro di come fosse successo, la loro ‘discussione’ si era trasformata – come al solito – in un litigio… qualcosa sul comportamento noncurante e sul fatto di essere una maniaca del controllo.

E quindi, i due Capo Scuola erano di nuovo in guerra.

Su qualsiasi cosa che gli passava nelle loro dannate teste.

“Oh! Ce l’ho!” esclamò Sirius, improvvisamente inspirato. “Hey, Prongs! La tua punizione è tra cinque minuti…”

“Che punizione?” chiese James ferocemente, fissando sempre truce Lily, che stava sorridendo per qualche cosa mentre camminava verso il suo dormitorio, seguita da Lexi. Aveva apparentemente vinto il litigio…

“La punizione che hai preso per aver stregato le armature per farle rincorrere Mrs Purr giovedì.”

James alzò gli occhi al cielo e se ne andò dal tavolo in cui i Malandrini ed Eden erano seduti. Prese la borsa dei libri che aveva lasciato per terra quando si era alzato per discutere con Lily e uscì di corsa dal dormitorio.

Eden sospirò, posando il mento sopra la sua mano e scarabocchiò sul suo libro di Trasfigurazione. “Se tutti non li amassero così tanto, non la passerebbero sempre liscia.”

 

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Nello capitolo successivo: La festa di Natale di Lumacorno si avvicina e le ragazze si chiedono con chi andarci. Mentre a Lily mancherà il suo ragazzo Elijah, Eden sembra un po’ incerta nel sapere che Sirius Black andrà con una ragazza del loro anno. Durante la lezione di Pozioni, i ragazzi lavoreranno sul Veritaserum, pozione che sicuramente interessa alcuni studenti.

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