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Autore: inlovewitharry    07/01/2017    2 recensioni
"La mia strizzacervelli dice che io reprimo i sentimenti e le emozioni. Una volta mi ha detto che ho dei problemi ad 'ammettere la realtà'. Ora, non so se sia vero. Dopo tutto, non ho una magnifica laurea in Guarigione Psicologica, vero?" Traduzione della fanfiction sulla Nuova Gen di loveadubdub.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Lessons Learned
Capitolo 1: Rosie… non Rosie.
 
angolo della traduttrice: Ciao a tutti! La fanfiction che troverete di seguito è una delle fanfiction più ‘reali’ della Nuova Generazione scritta dalla fantastica loveadubdub (lascio l’originale qui https://www.fanfiction.net/s/4260581/1/Lessons-Learned.) Questo è come ci si aspetterebbe di trovare i bambini della Nuova Generazione (Next Gen) dato che sono destinati a crescere rincorsi dai giornali, con genitori importanti, ricchi e famosissimi. Non nego che ci siano dei punti in cui i personaggi siano un po’ odiosi, soprattutto all’inizio, la la storia si chiama ‘Lezioni Imparate’, quindi ci si aspetta dei cambiamenti di atteggiamento. Ah, ogni capitolo ha un punto di vista di un persomaggio differente. Il primo è quello di Rose. Non odiatela subito, anche se in questo capitolo specialmente è un’egoista assurda, ma andate avanti, fidatevi. Vi lascio alla storia. Fatemi sapere le vostre opinioni attraverso una recensione (il mio twitter: @silvxa).
 
 
 
 
Una cavolo di lettera di benvenuto e una cavolo di lista dei libri.
 
E basta.
 
Cosa diavolo ci mandano ancora le lettere di benvenuto? Il treno parte lo stesso cavolo di giorno ogni cavolo di anno. E dato che non siamo stati espulsi l’anno scorso e tanto meno non ci siamo diplomati, è ovvio che torneremo a scuola questo cavolo di autunno.
 
Voglio dire, onestamente. Non c’è da chiedersi perché l’ambiente faccia schifo. I Babbani pensano che sia colpa delle macchine e delle industrie e quelle cose lì, ma è tutta colpa in realtà del ridicolo spreco di carta delle scuole inglesi di magia. Dovrei iniziare una campagna contro ciò – contro lo spreco dovuto da tutte le lettere di benvenuto che arrivano ad ogni studente ogni singolo stupido anno. Non so come chiamarla, però.
 
Ugh. Seriamente, non so neanche perché sono così arrabbiata. Cioè, non è che io voglio essere un Prefetto. Sono pieni di sé, sostenuti e vanno in giro con il naso all’insù come se fossero dei principi o cose simili. E decisamente io non voglio avere a che fare con loro. Quindi no, non sono arrabbiata per non poter andare correre avanti e indietro con quella stupida spilla sul petto. Penso solo che non sia particolarmente giusto che io sia più intelligente del resto di quei cretini del mio anno, probabilmente anche dell’intera scuola e tutto quello che ricevo è una cavolo di lettera di benvenuto e una cavolo di lista dei libri.
 
Comunque, però; essere nominato Prefetto non è solo per i voti. Ovviamente. Bisogna anche essere uno di quei piccoli perfetti ‘sì signore’, ‘certo signore’, che tutti i professori amano e per cui bagnano le loro mutande. E ovviamente io non sono una di quelle persone. Non è colpa mia, comunque. Gli insegnanti mi odiano perché io sono più intelligente di loro e prendono in considerazione solo ogni singola cosa che sbaglio. Finisco così tanto nei guai e non è che io sia così tanto orribile. Mi rifiuto solamente di essere una pecora e di dare ragione a ogni cosa che dicono semplicemente perché sono docenti della scuola. Onestamente, molti di loro non sono neanche così qualificati e veramente pochi di loro sono bravi ad insegnare. Non c’è da chiedersi perché così tanti bambini falliscano i test, in realtà. Certo, per loro, e per loro intendo i docenti, è a causa di noi studenti che siamo dei scansafatiche che non studiano così diligentemente come dovremmo e bla bla bla.
 
Questo è semplicemente falso.
 
Io, per dirne una, studio un sacco. Mi assicuro di sapere sempre l’argomento della lezione addirittura prima di entrare nella classe. Ho delle note pre-lezione e prendo appunti anche durante la lezione, nonostante alcune volte sia senza senso, perché abbiamo diversi professori la cui idea di ‘insegnare’ è leggere direttamente dal testo. Ripasso completamente prima di ogni test e faccio sempre, sempre i miei compiti.
 
Ma ovviamente, a loro non interessa.
 
A loro interessa solo che io dico quello che penso sempre. Gli interessa solo che non credo immediatamente a ogni parola che dicono e non imparo a memoria i loro discorsi. Gli interessa solo che non sono la mia cavolo di madre!
 
Ma no. No, non sono arrabbiata e sono certamente, sicuramente, cento per cento non gelosa in ogni modo, forma, o moda. E anche se Al avesse ricevuto una stupida spilla? È un bravo ragazzo, giusto? Non è completamente stupido. Segue di solito le regole e non finisce in molti problemi. Lui certamente, sicuramente, cento per cento non è stato nominato Prefetto perché di cognome fa Potter.
 
Nossignore. Assolutamente no.
 
“Rose!”
 
Ugh. La citata cavolo di madre mi sta chiamando.
 
Rose!”
 
Ugh di nuovo. Pensa che io non abbia sentito la prima volta? Pensa che io sia improvvisamente diventata dura di udito?
 
“Sto arrivando!” Le urlo dietro. So che sta fremendo al mio tono e sta dibattendo se venire o no ad urlarmi dietro che faccio meglio a stare attenta, ma alla fine non lo fa. Capisce che non ne vale la pena. Ah, conosco la mia cara mamma così bene.
 
“Faremo tardi!”
 
Miseriaccia, donna! Mi lamento sotto voce e ci metto il più possibile ad allacciarmi le scarpe da ginnastica. Sono infinitamente grata che l’odioso velcro sia fuori moda e ora siamo tornati ai lacci normali e carini, anche se il velcro è un poco più facile da usare. È lo stesso odioso e non riesco a credere che siamo rimasti in quella fase di moda per così tanto.
 
Lanciando un’occhiata allo specchio, cerco di rendere i miei capelli più piatti possibili. Senza riuscirci, ovviamente. Almeno i miei vestiti che indosso vanno bene, anche se so che mia madre commenterà sulla mia scelta di calzatura abbinata ad una gonna e mia nonna commenterà la lunghezza della gonna. Oh beh, entrambe le vecchie donne possono baciare il mio (piuttosto piatto, noto, guardando lo specchio) fondoschiena!
 
Mi prendo del tempo per scendere le scale, canticchiando a bocca chiusa. Lo faccio, ovviamente, per irritare mio fratello che mi sta aspettando alla fine e mi guarda torvo.
 
“Pensi di poter andare ancora più lentamente?” chiede, guardandomi corrucciato.
 
“Sono sicura di sì,” rispondo con nonchalance. “Torno indietro e ci provo?”
 
“Smettetela, voi due.” Mamma arriva di corsa nella sala portando in braccio il mio fratello minore, Landon. Ha due anni ed è ben capace di camminare da solo, ma la mamma insiste a portarlo in braccio quando lei è di corsa. A Landon manca una scarpa e lei sembra cercarla in agitazione. E stava gridando a me di sbrigarmi?
 
Parlando di scarpe, certamente, guarda le mie. “Rose, non hai dei sandali da mettere? Sembri una di un catalogo grunge o qualcosa del genere.”
 
Un catalogo grunge? Seriamente? Che diavolo è un catalogo grunge?
 
“Che diavolo è un catalogo grunge?” All’inizio, penso di aver pensato ad alta voce, ma poi noto che è Hugo che ha chiesto la domanda molto ovvia.
 
Mamma, ovviamente, scuote la sua testa e stringe gli occhi fissandolo. “Tu modera il linguaggio!”
 
È così prevedibile.
 
“Seriamente, comunque, mamma,” sprono la conversazione a continuare, trovando la scarpa mancante di Landon sotto la libreria. “Cosa è un catalogo grunge?”
 
“Oh, non lo so!” dice, chiaramente esasperata. “Aiutami a cercare la scarpa di tuo fratello.”
 
Beh, no signora, non dopo quel tono.
 
Lascio la scarpa trovata sola e non la faccio presente. Invece, mi dirigo verso la cucina per cercare mio padre. È appoggiato sopra il bancone con il suo orecchio premuto al wireless. Quidditch, ovviamente. È, dopotutto, sabato. Fa un salto quando entro, avendo chiaramente sentito la porta e avendo pensato che fosse la mamma. Si rilassa e torna alla partita quando realizza che sono solo io.
 
“Quanto è il punteggio?” chiedo, prendendo una mela dalla ciotola di esposizione e facendo un saltello per sedermi sul bancone. Mia mamma insiste di avere frutta da esposizione con frutta vera. Non usa la frutta di cera come le persone normali e diventa seriamente arrabbiata se qualcuno ne mangia un pezzo e incasina l’esposizione. Quindi la frutta rimane lì e quando marcisce, la buttiamo via e ne mettiamo di nuova. La mia scuola spreca pergamene e mia madre spreca frutta.
 
Carino. Distruggiamo la terra e prendiamo il cibo proprio dalle bocche dei bambini affamati dell’Africa.
 
“120 a 40 per il Puddlemere.” La voce di papà sembra tetra e mi chiedo perché si rattristisca sempre così. I Chudley non vinceranno mai e poi mai, quindi non so perché sia sempre una sorpresa quando perdono.
 
Mastico rumorosamente la mela e papà guarda su. “Sai che non dovresti mangiarla,” dice pigramente. Scrollo le spalle e posso dire che è troppo preso dal Quidditch per interessarsi troppo.
 
“Finalmente!” La porta della cucina si apre di nuovo e mamma entra, spingendo il piede di Landon nella scarpa apparentemente localizzata. Si ferma quando vede papà cercare goffamente di spegnere il wireless e fingere di non stare solamente sentendo una partita di Quidditch invece di aiutare lei a trovare la scarpa del bambino.
 
“Onestamente!” Lei scuote la testa furiosamente e alcuni dei suoi capelli finiscono dritti in faccia di Landon. “Ho cercato in tutta questa maledetta casa la scarpa del bambino e tu sei qui ad ascoltare Quidditch?!”
 
Ve l’ho detto. Prevedibile…
 
“Tieni,” infila Landon nelle sue braccia. “Vedi se riesci a far arrivare tuo figlio a casa dei tuoi genitori senza essere distolto e finire alla partita dei Cannoni.”
 
Papà rotea i suoi occhi (quando ha la faccia girata dalla parte opposta della mamma, ovviamente) e porta Landon di nuovo nella sala. So che gli piacerebbe molto di più essere ad una partita dei Cannoni piuttosto che andare dai suoi genitori questo pomeriggio. Cavolo, anche a me piacerebbe di più, e io non sostengo neanche quella terribile squadra.
 
Mamma sembra finalmente notarmi e mi dice di tutto per essere seduta sul bancone. “L’ho appena pulito! E quella viene dall’esposizione?!” Sta guardando la mela mezza mangiata nella mia mano.
 
La butto nel lavandino e mi pulisco le mani nella gonna. “Non abbiamo neanche altre mele,” faccio presente.
 
Mi guarda come se volesse darmi uno schiaffo, ma, ovviamente, non lo fa. Mi dice solo di andare alla Tana mentre rimuove la mela dal lavandino e la butta nel bidone.
 
Faccio quello che dice con riluttanza. Papà ed Hugo sono già andati, quindi prendo la Polvere Volante da sopra il camino e la butto dentro. Le fiamme diventano tutte verdi Serpeverde e ci entro per dire, con più entusiasmo possibile, “La Tana!”
 
Barcollando nella sala della casa dei mie nonni, cerco di pulirmi la fuliggine dal viso. Spero di avercela fatta e non aver solamente contribuito a spalmarla ancora di più, ma, ovviamente, non ho uno specchio e non posso controllare. La nonna si avvicina a me quasi immediatamente, avvolgendomi in un abbraccio da orso così stretto che non sono sicura di poter respirare per un momento. Mi lascia andare, certamente, e mi aiuta a pulire via la cenere dalle mie guance.
 
“Oh, Rosie cara,” dice dolcemente, salendo molto bene che io detesto essere chiamata Rosie. Si sta comportando con me nel modo carino e falso che solo le nonne possono fare, “sei assolutamente adorabile. Non pensi, però, che la tua gonna possa essere solo un pochino corta?”
 
È quasi tanto prevedibile quanto mia madre.
 
“Non è colpa mia, nonna,” rispondo, con un’innocenza tanto falsa quanto il suo complimento. “Non fanno più gonne per ragazze con le gambe lunghe.” Scrollo le spalle senza speranza e faccio un’espressione corrucciata.
 
“Oh, cara,” dice, scuotendo la testa. “Beh, sono sicura che io potrei farti qualcosa, se tu vuoi!”
 
“Certo!” rispondo felice, andando via.
 
…che no!
 
La cucina odora di buono mentre la attraverso e realizzo che non sono troppo arrabbiata per essere costretta a passare qui il pomeriggio. Dopo tutto, nessuno cucina come mia nonna e c’è molto da dire sui suoi pasti cotti in casa. Il suo cibo fa valere quasi la pena il fatto essere a contatto con La Famiglia, alla fine.
 
Vado nel giardino posteriore, disperata di trovare qualcuno oltre i miei genitori o i miei nonni con cui parlare. In verità, voglio realmente parlare solo con una persona, ma mi accontento di Lily ed Hugo che sono già seduti insieme sotto un albero. Sono curvi sopra un libro e sembrano abbastanza sospettosi…
 
“Cosa state escogitando?” chiedo, cercando di adocchiare il libro nelle loro mani.
 
Lily, però, lo chiude energicamente e lo tiene vicino a lei appena mi ha sentito parlare. “Non sono affari tuoi,” dice con odio.
 
“Oh, levati dalle palle, Lily.”
 
“Non dirmi di levarmi dalle palle!” Lily si alza furiosamente e mi chiedo quando è diventata così stronza. C’era un periodo, non tanto tempo fa in effetti, in cui lei mi idolatrava in ogni modo. Pensava che io fossi la persona più figa in tutta la terra, ma è irritante quanto Hugo.
 
Mi piaceva molto di più quando io ero il suo idolo.
 
“Oh, cosa farai?” chiedo, fingendo di essere terrorizzata. “Corri via e lo dici a mammina e papino?”
 
So che lei odia essere parlata con questo tono – quello da bambini. La irrita assolutamente. Papà mi ha detto che una volta zia Ginny era esattamente lo stesso. Era la più piccola in una famiglia di maschi, pure, proprio come Lily, e papà ha detto che non c’era modo di farla infuriare di più che parlarle come se fosse un infante. Funziona anche su sua figlia.
 
Lily mi guarda solo male, sempre aggrappata a quello stupido libro. “Andiamo,” esclama verso Hugo, nonostante stia ancora fissando me. Lui si alza e la segue obbediente. È un peccato che siano cugini perché Lily non troverà mai un altro tipo che la segue irragionevolmente come il mio caro fratello. Non importa quanto insopportabilmente bella lei sia.
 
Li guardo affrettarsi ad andare in un’altra parte del giardino e sparire dietro alcune colline. Sono così divertenti da torturare che non mi posso neanche sentire cattiva.
 
Il suono della porta che si apre e si chiude mi riporta al mondo reale, ed eccolo lì. La persona che sono venuta a cercare qui fuori. Al sta camminando con suo fratello maggiore e sembrano in una conversazione profonda su qualcosa. È irritante, decido, che tutti sembrano avere conversazioni profonde e io sono tutta sola. Metto il piede fuori mentre mi passano accanto e Al ci inciampa sopra e barcolla, anche se non cade per davvero.
 
“Cazzo, Rose!” dice, sistemandosi e guardandosi intorno nervosamente. Non ci sono adulti nelle vicinanze, quindi è salvo.
 
Io faccio un ghigno. “Ora, non è un linguaggio molto appropriato per un Prefetto, no?”
 
James ride facendo un verso dal naso, e Al arrossisce, mi fa sentire meglio che anche se è riuscito a scappare dalla maledizione dei capelli rossi Weasley, non è riuscito a sfuggire dall’arrossire tipico dei Weasley. È giusto, dopo tutto.
 
“Smettila,” dice Al seriamente. “Non ho chiesto io quella cavolata, sai?”
 
James ride di nuovo ed io roteò gli occhi. “Oh, va bene,” dico con dolcezza sarcastica. “Sarai brillante, sono sicura.”
 
“Ah,” prende la parola James, con un luccichio conosciuto (e irritante) nel suo occhio. “Me medesimo pensa che tu stia protestando un po’ troppo. Gelosia?”
 
Voglio tirargli uno schiaffo. Ovviamente, quella è una reazione automatica ogni volta che lo vedo, quindi non è una vera sorpresa. “James, non dire cazzate come me medesimo. Ti fa sembrare ancora più gay di quanto tu sia in realtà.”
 
È una buona cosa che io abbia fatto un sacco di pratica a scansarlo, perché il pugno che vola attraverso l’aria e va proprio verso dov’era la mia testa avrebbe fatto un po’ male. “Sai, se tu fossi davvero sicuro con la tua sessualità, commenti come questi non ti darebbero fastidio o non ti farebbero affetto.”
 
“Oh, non sono infastidito,” risponde immediatamente. “Ho solo pensato di avere visto un tipo orribile di roditore sulla tua spalla e cercavo di schiacciarlo. Scusa, non avevo realizzato che fosse solo la tua faccia.”
 
“James Potter, spero che tu non abbia appena chiamato tua cugina un roditore.”
 
Zia Ginny era apparsa, cosa che tende a fare abbastanza spesso quando James sta facendo cose che non dovrebbe fare. Non lo degna nemmeno di un’occhiata, però, mentre ci passa vicino in un andirivieni, portando pile di piatti. Li porta verso i tavoli da picnic che sono stati fatti apparire e comincia a metterli a posto. Faccio un sorrisetto e alzo le sopracciglia notevolmente verso James.
 
Rose uno/James zero.
 
Il fatto di James, comunque, è che lui sa perfettamente bene che so che lui non è gay e nemmeno interessato ad esserlo. Lui è, per mancanza di un termine migliore, il più grande puttaniere nella scuola intera e giuro che sono quasi l’unica ragazza nel mio intero anno che non ci è andata o almeno non l’ha fatto quasi. Per non menzionare, ovviamente, gli anni sopra di me. Spero che non ci provi con quelle sotto al mio anno, quest’anno, perché sarebbe nell’orlo del disgustoso. Ci sono parecchie e ancora parecchie ragazze che sarebbero disposte a fare un secondo (e terzo, quarto e quinto) giro nella ruota. È un bastardo completo e totale e tratta ogni ragazza come una merda una volta aver finito con loro. Ma non fa male, sono molto sicura, che il suo cognome sia Potter e che emani il classico charme che uno si aspetta dall’erede di un Salvatore dell’Universo ridicolosamente ricco.
 
Ma Al non è così. Al rimaneva in mezzo a tutte le cose Potter quando eravamo semplici primini e apprezzava il tutto, ma ora penso che ne sia irritato. Non lo dice, ovvio, per paura che sembri di star condannare suo padre o qualche tipi. Ma gli dà fastidio, lo so. Non gli piace presentarsi a nuove persone e cerca il più spesso possibile di tralasciare il suo cognome. Fa una smorfia imbarazzato ogni volta che la gente gli dice quanto somiglia al padre. Il fatto che le persone che lo dicono credono di essere sempre le prime a fare questa osservazione non aiuta affatto. È vero, però. Sembrano quasi identici, anche se, ovviamente, Al è molto più giovane. Ma le fotografie degli anni novanta non mentono, ed Al è senza dubbio la copia dello zio Harry da adolescente.
 
James non somiglia ad Harry Potter. James è più alto e non così ossuto come suo padre era apparentemente da adolescente (o come è ora suo fratello). Ha capelli rosso scuro che non sono abbastanza tradizione Weasley ma non sono in alcun modo nerissimi. Tendono ad essere un po’ fuori controllo, ma sono lunghetti e per la maggior parte sparano fuori dalla testa invece di rimanere fermi come quelli del padre e del fratello. E, fortunatamente per lui, i suoi occhi marroni normali sono dotati di una visione perfetta.
 
Le loro personalità sono completamente diverse – anche quelle. Al è silenzioso ed educato e cercata disperatamente di mimetizzarsi con il muro ovunque vada. Odia il confronto e cerca sempre di evitarlo a tutti i costi. James, dall’altra parte, è rumoroso e cresce più forte dopo un confronto. Ama essere al centro dell’attenzione ed ha una bocca che lo fa andare nei casini più volte sì che no. James ed io siamo in realtà uguali (almeno secondo tutti quelli che conosciamo). Ecco perché non ci possiamo sopportare.
 
Quello e perché è un totale bastardo, ovvio.
 
“Non so neanche quale ragazza hanno scelto,” si intromette Al, ignorando completamente il momentaneo litigio tra me e suo fratello. È tornato sulla cosa del Prefetto.
 
Io ghigno, sapendo la risposta e sapendo l’effetto che porterà. “Meghan ha ricevuto la spilla,” dico subito. “Mi ha mandato un gufo.”
 
Al, quasi come se fosse un segnale, diventa di nuovo rosso. Posso dire che sta cercando veramente tanto di rimanere con un colore normale, il che rende la cosa ancora più divertente.
 
James, capendo immediatamente, ghigna apertamente. “Buon per te, amico!” dice entusiasticamente mentre fa scivolare una mano nella spalla del fratello. “Potresti persino andare in giro a sbaciucchiartela!”
 
Al lo scrolla via arrabbiato, diventando ancora più rosso. Guarda male sia me che James, e non posso evitare di ridere per la sua faccia. Anche James ride. Non andiamo normalmente d’accordo, ma ci sono momenti come questi – momenti dove stiamo torturando membri della nostra famiglia – dove ci troviamo perfettamente.
 
“Ho sentito che i Prefetti hanno un sacco di tempo da soli insieme,” continua James, neanche smosso dall’imbarazzo di suo cugino. “Puoi portarla nella Torre di Astronomia. A loro piace molto così.”
 
“E se è di qualche consolazione,” dico, non volendo perdere un’occasione di prendere in giro mio cugino (l’unico che riesco a sopportare, garantito), “penso che probabilmente gli piaci un po’, anche.”
 
“Se la senti mormorare Potter nel suo sonno, stava probabilmente parlando di me,” James fa una battuta. “Ma in rispetto della nostra fratellanza, le starò lontano.” Fa un occhiolino ad Al che assottiglia gli occhi e ci guarda torvo.
 
“Oh, levatevi dalle palle,” esclama. “Tutti e due.”
 
È veramente, veramente facile.
 
Come di consueto, Al si allontana da noi velocemente. Non prende bene le prese in giro. È a causa dell’odio di essere al centro dell’attenzione, credo. È ‘sensibile’. O almeno questo è quello che ha detto la zia Ginny la scorsa estate quando stava dicendo di tutto a Fred e a James dopo che lo avevano preso di mira per le loro prese in giro ed era rimasto tutto il giorno rosso in faccia e imbronciato.
 
Non è cambiato molto…
 
“Quindi, Rosie Posie,” dice James, con la voce ricca di dolcezza falsa ed un braccio ora dietro le mie spalle. Rosie Posie è ancora peggio del Rosie normale. “Stai prendendo la batosta di essere stata sorpassata abbastanza duramente, vero?”
 
“Per dirla tutta, Jamie, non me ne potrebbe importare meno.” Lui odia Jamie come io odio Rosie.
 
“È proprio così?”
 
“Sì.” Annuisco. Ovviamente perché è la verità. Non mi interessa – assolutamente, positivamente, cento per cento non mi interessa. James mi sta fissando con la faccia da sapientone irritante, quindi io continuo. “Per dirla tutta, sono persino felice. Come se volessi davvero essere associata con Fiona Enkleton e quei tipi. Giusto.” Fiona Enkleton è nell’anno di James – Prefetto Corvonero e molto volenterosa di essere Capo Scuola. È irritante e prepotente ed una di quelle persone che pensano che avendo una spilla di Prefetto loro siano automaticamente un dono di Dio nella terra ferma. Tutti la detestano.
 
James non sembra scoraggiato, nonostante il fatto che io abbia provato il vero motivo per cui a me non interessa tutta quella cavolo di storia del Prefetto. “Dev’essere davvero un colpaccio per il tuo ego,” dice, senza problemi. “Cioè, non riuscire neanche a venire promossa Prefetto e tutto il resto.”
 
“Scusami, ma non ti vedo con una spilla, neanche.”
 
“Ah,” ghigna e devo incrociare le dita per reprimere un pugno che si meriterebbe, “vedi, la differenza è che a me non importa. Tu, invece, non sopporti perdere, in qualunque modo.”
 
Ha ragione, ovvio. Ed è dannatamente irritante che sia vero. Qualche volta mi chiedo come io sia riuscita in quindici anni a non uccidere James Potter. Mai, comunque, ammetterei che ha ragione. Il mondo finirà prima che accada.
 
“Neanche a me importa,” rispondo, mentendo attraverso i denti. “Sono sicura di riuscire a pensare a mille modi migliori di passare l’anno piuttosto che fare incontri di Prefetti.”
 
Questo non è interamente vero, ovvio. Non ci sono davvero tante cose da fare fuori dalle lezioni, salvo i fine settimana occasionali ad Hogsmeade o roba del genere. La vita è in realtà abbastanza noiosa a scuola, quindi sarebbe bello trovare qualcosa di divertente da fare invece di rimanere seduti nella Sala Comune ogni singola notte.
 
Ma non lo ammetterò mai e poi mai.
 
La mia strizzacervelli dice che io reprimo i sentimenti e le emozioni. Mi ha detto una volta che ho problemi ha ‘ammettere la realtà’. Ora… se quello sia vero o no, non lo so. Dopo tutto, non ho la meravigliosa laurea di Psicologia Curante, no? Ma cosa so è che ogni volta che mi accorgo di reprimere, ho sempre una buonissima ragione. Non lo considero dire una bugia perché c’è sempre una buona scusa, quindi non conta.
 
Prometto di non essere pazza.
 
James mi sta guardando di nuovo con quella stupida espressione – quella che odio perché significa di solito che sta facendo con un successo la Legimanzia e sa tutto quello a cui sto pensando. Eccetto che non è assolutamente neanche vicino ad avere abbastanza talento per fare Legimanzia. Neanche io riesco e sono più o meno la persona più intelligente che conosco (e no, non sto esagerando, è la verità). Ma James è James, ed ha l’abilità di farmi diventare completamente pazza perché sa sempre cosa sto pensando anche quando io non voglio.
 
Lo odio.
 
“E comunque,” vado avanti, fingendo di non vedere il suo ghigno, “non c’era assolutamente alcun modo per cui loro mi potessero nominare Prefetto. I miei genitori sono stati chiamati a scuola due volte lo scorso anno, se ti ricordi. I tuoi genitori non sono stati mai chiamati due volte in un anno!”
 
Infatti, lo zio Harry e la zia Ginny sono stati chiamati solo una volta. Fu nel quinto anno di James, quando lui ha ‘accidentalmente’ allagato l’intera Sala Comune Serpeverde con viscere di pesce sucido, dopo aver perso la finale di Quidditch. James finisce nei guai un sacco, ma riesce di solito a farcela a stento finendo solo in punizione: io no, comunque, io non sono così fortunata. I miei genitori sono stati davvero chiamati due volte lo scorso anno. Sono stati chiamati prima perché ho chiamato il mio professore di Pozioni ‘un imbecille idiota e grasso che non sarebbe riuscito a farsi una scopata neanche se fosse l’ultimo mago a Oz’. Inutile dirlo, quella non era stata probabilmente la mia mossa più furba. Sono stati chiamati un mese dopo perché sono finita in una rissa con Marianne Robbecks e le ho trasformato i capelli in lombrichi. Quello è stato in realtà abbastanza divertente, specialmente perché volevo Schiantare Marianne da sempre. Ma è finita al San Mungo ed io sono finita in punizione per due mesi. I miei genitori non erano molto contenti, ma dopo la seconda volta erano assolutamente furibondi. Mia madre mi ha persino umiliata di proposito chiamandomi a gran voce nel mezzo della Sala Comune Grifondoro per poi trascinarmi nel mio dormitorio e dirmi davvero di tutto. Mi ha anche minacciato di ritirarmi da scuola e portarmi a casa se ci fosse stata un’altra ‘infrazione’, come l’ha chiamata lei. Direi che sia servito perché ero impaurita a quel punto che non volevo neanche provare a finire nei guai per un po’.
 
 Ma comunque. Un piccolo momento di buon comportamento non può cancellare il mio intero record, vero?
 
James rotea gli occhi. Lo fa perché è segretamente geloso del fatto che io sia riuscita a finire nei guai più di lui. Penso che qualche volta lui ci provi a finire nei guai, ma le persone tendono a guardare da un’altra parte, credo, quando Harry Potter è tuo padre. Penso che sia l’unica cosa dell’eredità Potter che non piace a James, il che è completamente stupido.
 
Ma… okay, no. Non riesco a pensare ad un altro modo di descrivere meglio James Potter oltre che ‘completamente stupido’.
 
C’è un grido da dentro la casa ed io e James guardiamo entrambi attraverso la finestra della cucina per vedere quale sia il problema. Non è difficile da capire. È uno di quelle grida che significa qualcosa di incredibilmente femminile e di solito ridicolo. Ovviamente, io e James scopriamo il motivo quando la porta del retro si apre, e Victoire esce fuori, affiancata dalle nostre mamme, dalla nonna e da Lily, che in qualche modo è riuscita ad entrare in tempo dopo essere stata infastidita da me. Victoire è molto gonfia lì in mezzo ed è probabilmente incinta di circa otto mesi, credo. Il bambino dovrebbe arrivare ad ottobre. È stupido come tutti le ronzino intorno, e come sembrano scioccati ogni volta che la vedono, come se non sapessero che è incinta da sempre. Devo ammettere, però, che sembra essere sempre più grossa ogni volta che la vedo. Ma comunque. Essere incinta è un tale traguardo? Sono sorpresa che Vic abbia accettato di diventare così, dato che la gravidanza la rende tremendamente grassa. Mamma dice che c’è una grande differenza tra essere grassa ed essere incinta… l’unica cosa che vedo, però, è la parte grande.
 
La ragazza incinta sembra assolutamente miserabile, ma tutti sino positivamente intontiti mentre la spingono verso i tavoli del picnic e le ronzano intorno ancora di più. James, per quel che vale, è l’unica altra persona oltre a me che sembra non pensare che essere incinta valga per ricevere una specie di parata. Roteiamo gli occhi a vicenda, avvicinandoci con riluttanza al resto del gruppo ai tavoli.
 
Certo, ci bastano due secondi per sperare di non averlo fatto.
 
“Oh, James,” dice zia Ginny, agitando una mano sotto il suo sguardo, “tu e Rose andate a prendere il cibo. Lo possiamo mettere qui.”
 
Questo è, ovviamente, completamente stupido. Io sono una delle circa cinque persone nella vicinanza che non può fare legalmente magie. Tutti gli altri potrebbero benissimo Appellare i piatti del cibo senza neanche alzarsi. Ma oh no, devo camminare avanti ed indietro e portare il cibo in mano. James, dall’altra parte, può fare magie, ma sembra esserselo scordato mentre grugnisce sottovoce e calcia un sassolino mentre si dirige verso la casa.
 
“Sai,” dico beffarda quando raggiungiamo finalmente la porta, “avresti potuto semplicemente Appellare la tua parte…”
 
James, duro com’è, realizza che ho ragione e mi lancia un’occhiataccia. “Avresti potuto dirmelo due minuti fa.”
 
“Avrei potuto,” dico, annuendo solennemente.
 
Il cibo tutto fatto e pronto per essere trasportato. Al è dentro, seduto al tavolo con suo padre e mio padre. Landon è anche lui, e gioca da solo sotto il tavolo. Esce fuori e corre verso di me non appena entro, però. Sono la sua persona preferita e non lo nasconde.
 
Vedendola come una facile uscita dal mio problema, mi accuccio e prendo in braccio mio fratello. Sta in realtà diventando abbastanza grosso e incomincia ad essere piuttosto pesante, ma faccio il sacrificio perché so che nessuno mi farà lavorare se tengo il bambino. Landon mi abbraccia e tocca i miei capelli, ama davvero tirare i miei ricci. Qualche volta penso che sia strano quanto io possa adorare un fratellino ed odiarne l’altro… poi ricordo che Hugo può parlare e ricordo perché.
 
“Wosie.”
 
Landon, come se leggesse la mia mente, mi ricorda che anche lui può formare alcune parole – tra cui il mio nome. Ovvio, non capisce la differenza tra la R e la W… ma ha due anni, quindi lo lascio passare. È anche l’unica persona che mi può chiamare Rosie (o Wosie) senza che io voglia urlare.
 
“Oi! Mi aiuti con questo o cosa?” James mi sta guardando, avvicinandosi al cibo nel bancone.
 
“Mi sto occupando di mio fratello,” rispondo rapidamente, come se questo sistemasse tutto. “Usa solo la tua dannata bacchetta.”
 
James mi guarda torvo ma poi segue il mio consiglio e fa volare fuori dalla porta aperta il brasato e un piatto di patate. Cerca di mandare fuori anche il pollo, ma riesce solo a farlo alzare di due centimetri dal bancone prima che cada rumorosamente.
 
Frustrato, James guarda suo padre per aiuto. “Papà, fallo tu.” Okay, non era proprio una richiesta di aiuto, più una domanda di assistenza. Zio Harry lo guarda solo prima di (con mio orrore) obbedire e far volare fuori il resto del cibo. L’ha fatto quasi subito e James, per qualche sconosciuta ragione, sembra abbastanza orgoglioso di se stesso, mentre ripone la bacchetta nella sua tasca e si pulisce le mani. La rotea gli occhi così indietro nella sua testa che è un miracolo che non rimangano attaccati. Ha un vizio nel farlo – è tipo la sua firma o qualcosa del genere.
 
Landon ride di gusto, anche se non sono sicura di cosa trovi così divertente. Forse è la magia o la stupidità di James o il trucchetto degli occhi di Al. Forse ha solo due anni e ride senza motivo. Non lo so. Non ricordo quando avevo due anni, quindi non ho modo di sapere cosa succede nelle loro piccole teste. In realtà, la testa di Landon è piuttosto grossa, ma questa è tutta un’altra storia…
 
“Dov’è Teddy?” chiede James, prendendo posto al tavolo e collassando come se stesse facendo lavori duri da tutto il giorno. Non sembra realizzare che il suo intero lavoro giornaliero sia stato guardare suo padre fare un incantesimo. È un tale idiota.
 
“È andato da qualche parte con Hugo,” risponde Al. È ancora offeso con noi, posso dirlo. Non durerà a lungo, comunque, perché non vuole che suo padre faccia domande. O mio padre. E certamente non vuole domande dalle nostre mamme. Lo coccolano tutti ad un certo punto e lo odia. Cerca di sembrare molto più duro di quanto sia così che le persone smettano di trattarlo con i guanti. La verità è che, però, Al è davvero troppo sensibile. Lo puoi offendere facilmente ed è davvero insicuro di se stesso in molte cose, il che rende ancora più difficile vivere nell’ombra di suo padre. A rendere il tutto ancora peggiore, deve vivere nell’ombra di suo fratello, e io mi sparerei in faccia se dovessi vivere ed essere associata con James Potter. Ma Al ci riesce abbastanza, direi.
 
Finirà di essere arrabbiato con noi entro la fine della cena, sono sicura.
 
“Perché non c’è la partita?” chiede James, allungandosi nel tavolo per parlare con mio padre. Sono in realtà molto vicini, e James va più d’accordo con mio padre che con il suo. Mio padre è il suo padrino e ha fatto il lavaggio di cervello a James per farlo sostenere i Cannoni, per molta mortificazione di zia Ginny. Zia Ginny giocava per le Harpies molto prima che James rovinasse la sua vita e la sua carriera. Ovviamente voleva che i suoi figli supportassero la sua vecchia squadra, e Al e Lily lo fanno abbastanza per la maggior parte delle volte, nonostante io penso che ad Al piacciano di più le loro divise ed a Lily piaccia che siano tutte ragazze perché è tutta Potere alle Donne! Yeah! Ma James è il più anti-Harpies possibile. Non sembra neanche che gli piacciano nello stesso livello sessista di Al. Le detesta assolutamente. E per qualche ragione pazzesca, supporta i dannati Cannoni di Chudley che non vincono mai niente e che sono terribili.
 
Quindi, ovviamente, mio padre lo adora.
 
A me personalmente non interessa un accidente del Quidditch professionale, ma preferirei molto di più stare dentro a sentire i maschi parlare di sport, piuttosto che andare fuori e sentire le ovazioni al pancione di Victoire. Quindi sto zitta e ascolto mentre mio padre Appella il vecchio wireless dalla sala e lo accende sulla partita. Il punteggio è ora 380 a 60. I Cannoni si stanno facendo fare il culo (grande sorpresa) e papà e James insistono entrambi a fare facce orrende e urlare ‘bu’ ogni volta che il Puddlemere fa un altro gol.
 
È così stupido.
 
L’unica parte divertente di tutta questa cosa è quando il Puddlemere intercetta la Pluffa da McLeary e fa un gol da metà campo. Gli spettatori impazziscono allo stadio e si può sentire dalla radiolina. Tutte le persone invisibili applaudiscono e urlano e Landon batte le mani felice e grida, “Sì sì sì!”
 
Penso che papà potrebbe cadere da un lato.
 
Dato che non voglio che il mio fratellino diventi vittima di abuso su bambino, lo porto saggiamente fuori e via dalla pazzia che è il sabato pomeriggio di Quidditch alla Tana. Se il resto dei miei zii fossero qui, non riusciresti a sentire la tua voce, pensando al modo in cui urlano. Di certo, tiferebbero Puddlemere e prenderebbero per il culo papà e James all’infinito (quella sarebbe la bella parte)…
 
“Non tifare mai i Cannoni, okay?” chiedo a Landon, guardandolo direttamente negli occhi mentre veniamo riscaldati dal caldo sole del pomeriggio.
 
Lui annuisce e ridacchia, prima di tirarmi un colpetto con la testa. Amo questo bimbo.
 
Ora se solo il resto della famiglia non mi facesse impazzire…
 
OoOoOoOoOoOoOoO 
 
• altre fanfiction in traduzione: ♧I’ll Take it Shaken not Stirred – Harry Potter, ambientata nell’era dei Malandrini http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3526627
♧Where Soul Meets Body – The Hunger Games, storia completa di Finnick ed Annie. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3565997&i=1
  
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