I Guardiani dell'Anello

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo. ***
Capitolo 6: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo. ***


I GUARDIANI DELL'ANELLO

CAP. I

 

“È la tua ennesima Draxata! Guarda cosa hai fatto!”

Lamiere fumanti attorniavano quel che restava della carcassa della Milano, provocando piccoli fuochi sull’erba secca e arida della prateria sulla quale la nave si era appena schiantata.

“Porco cacchio! Non riuscirò mai a farla ripartire!” esclamò Rocket frustrato, infilandosi le zampine nella pelliccia.

“È colpa tua invece, stupido ratto!” ribatté furioso Drax, flettendo i possenti bicipiti.

“Smettetela voi due! – li interruppe scocciata Gamora – Non vedete che precipitando abbiamo fatto delle vittime? Abbiamo spappolato un gruppo di persone.”

Un piede peloso sbucava inerte da sotto uno dei motori, e un grosso cappello grigio fu trasportato via da un lugubre soffio di vento, volteggiando insieme alle ceneri del combustibile xandariano.

Peter Queel giaceva in ginocchio di fronte ai resti della sua astronave, senza riuscire a staccarne gli occhi. Sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.

“La mia nave… - mormorò – Avevo appena fatto il tagliando…”

 

Qualche ora prima l’avvenente capitano della Milano aveva pronunciato le seguenti parole: “Un po’ e un po’!”*

Subito dopo i propulsori avevano lanciato la nave e tutto il suo equipaggio lontano dalla sede della Nova Corps, verso l’immensità dello spazio. Non avevano ancora superato la nebulosa Neeto quando Drax e Rocket cominciarono con i loro soliti bisticci: l’ex cacciatore di taglie balzò con gli artigli protesi puntando al faccione del guerriero ma quest’ultimo, grazie ai suoi riflessi infallibili, lo acchiappò al volo e lo scagliò via. Le chiappette pelose del procione atterrarono per errore sul quadro di comando attivando l’acceleratore ultraprotonico che deviò la rotta verso un insidioso buco nero a due sistemi di distanza. Nessuno poté impedire al gruppo di finire risucchiato in quanto Peter, walkman alla mano, tentava di far danzare la ritrosa Gamora negli scompartimenti posteriori, mentre il povero Groot, nelle sue condizioni “invasate” non avrebbe potuto fare molto.

 

 

Da un cespuglio apparve un paffuto ragazzo in miniatura che saltellava trafelato reggendosi maldestramente i calzoni.

“Padron Frodo!” – chiamò con voce strozzata.

I Guardiani si voltarono all’unisono verso di lui.

“Per la pipa del vecchio Gaffiere! Che è successo qui? E voi chi siete?”

Avvicinandosi al luogo dello schianto, Sam contemplò inorridito la misera scena: i suoi compagni erano ormai diventati schiacciatine sotto il peso di quella…cosa.

Un tintinnio cristallino catalizzò l’attenzione di tutti i sopravvissuti: un grosso anello dorato rimbalzò facendo risuonare i rottami della Milano.

Ormai era chiaro che Pipino non avrebbe spippettato mai più.

*Riferimento alle ultime parole del film “ I Guardiani della Galassia”

 

“ Allora, che cosa facciamo adesso? Qualcosa di buono?... Di cattivo?... Un po’ e un po’? ”

“ Seguiremo te, Starlord.”

“ Un po’ e un po’ ”.

 

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo. ***


L’anello era rotolato ai piedi di Drax. Lo raccolse lentamente da terra osservandolo incuriosito, ma con un gesto fulmineo Gamora glielo tolse di mano e domandò: “ E questo cos’è?”
“ Non lo so, ma è… bellissimo!”* Mormorò rapito Rocket, ipnotizzato dallo scintillio del gioiello.
Il ragazzotto abbigliato in maniera curiosa andò loro incontro, sebbene con un po’ di preoccupazione, ed esclamò agitando le braccia: “ Non toccatelo!”
“ Perché?” Chiese Peter.
“ Non vi lascerò portare l’Anello a Sauron! A costo della mia vita !”
“ Deve valere un sacco di unità se ci tiene così tanto.”
“ Non ti preoccupare” – Lo rassicurò Peter – “ Non sappiamo nemmeno chi sia questo Sauron. Comincio anche a sospettare che non siamo neppure di questo mondo. Siamo atterrati qui dalla nostra Galassia, non cerchiamo guai.”
“ Come posso credervi! Avete ucciso i miei amici!” Aggiunse Sam brandendo goffamente un bastone raccattato dai cespugli.
“ Ci dispiace, è stato un incidente. Siamo capitati qui per caso. Non stiamo mentendo.” Intervenne Gamora la quale, con la sua pacatezza, riuscì a calmare Sam e a indurlo ad essere più ragionevole. Si fecero raccontare allora dallo Hobbit tutta la storia della Compagnia dell’Anello, del loro scopo e della minaccia che incombeva sulla Terra di Mezzo.
“ Quello è l’Unico Anello! Dobbiamo distruggerlo! Se il Signore Oscuro ne entrasse in possesso il mondo sarebbe perduto! E temo che lo sarà davvero ora che tutti son stati ridotti in… in… polpette!” Piagnucolò il giardiniere.  
“ Oh, vi prego – Soggiunse sbuffando Rocket – Abbiamo appena finito di lavorare! Tutti hanno il diritto ad una vacanza!”
“ Nanerottolo” – Disse Drax – “ Ti abbiamo recato danno. Da uomini d’onore ti aiuteremo.”
“ Ehi ehi frena un attimo ciccio, qui non facciamo promesse che non possiamo mantenere. Non siamo di questo mondo, siamo persi in mezzo al nulla più nulla con la nave a pezzi. Che diavolo pensate di fare?!”
“ Te l’ho già detto, non sono un nano, sono uno Hobbit.”
“ Quel che è!”
“ Drax ha ragione. Mi pare di capire che c’è un problema qui e noi dopotutto siamo i Guardiani della Galassia… probabilmente anche di questa.”
“ Io sono Groot.” Aggiunse solidale l’alberello nel vasetto.
Dopo un attimo di esitazione Rocket sbottò: “ E va bene ! Dobbiamo sempre fare quello che dici tu! Spero che almeno ci paghino. Ne ha di grana questo Sauron?”
“ Dobbiamo raggiungere il Monte Fato a Mordor, ma avete ridotto in frittella l’unica guida che avevamo!”
“ Nessun problema: ho Galaxy Maps.” Disse Queel estraendo dalla tasca un aggeggio tecnologico. Iniziò a digitare su di esso, ma la sua espressione corrucciata lasciò trasparire che qualcosa non andava. “ Ehm, ragazzi… non funziona! Probabilmente, essendo un altro mondo, le mappe non sono aggiornate.”
“ Aggiornate ?” Ripeté Samvise arricciando il naso, ignorando cosa volesse significare.
“ Vuol dire avere delle mappe nuove.” Semplificò Gamora.
“ Credo che dovremo tornare da Lady Galadriel allora. Lei saprà cosa fare.” Suggerì lo Hobbit e i Guardiani si affidarono a lui, dato che era del posto.
Peter disse allora gagliardo: “Partiamo allora! Sam, tu sarai in testa!”
Drax a quel punto afferrò il piccolo Hobbit da sotto le ascelle e se lo mise sulle larghe spalle mentre Sam si aggrappò terrorizzato dalle vertigini alla zucca pelata del Distruttore.
Peter sbuffò: “ Per la centesima volta, è una metafora.”
“ Anche questa?”
“ Sì!”
“ Ah, sembrava così concreta.”
“ In effetti da qui vedo molto più lontano. Posso rimanere quassù?” Aggiunse Sam accomodandosi sul bestione.
Cammina cammina raggiunsero la Foresta incantata degli Elfi. Un’eterea dama apparve lucente, bianco vestita e con il pallido volto incorniciato da una fluente chioma bionda.
“ Vi aspettavo.”
“ Ma è… bellissima!”* esalò Peter Queel, stregato.

 

* da leggersi e agirsi nella modalità Collezionista di fronte alla Gemma dell’Infinito.
* ibidem

 

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo. ***


CAP. III

 

“Mi dichiaro sconfitta dal tuo maleficio, uomo venuto dalle stelle, il tuo maleficio pelvico.”
“Veramente sarebbe Starlord.”
Peter Queel aspirava soddisfatto il fumo dalla sua nuovissima pipa hobbit, mentre la Dama di Lothlórien giocherellava vezzosamente con una ciocca dei suoi lunghi capelli, coperta solo da un leggero lenzuolo elfico di fianco a lui.
“…quanti anni hai detto di avere?”
“Troppi perché tu possa contarli, celeste guerriero.”
Peter alzò gli occhi al cielo (da cui di fatto proveniva) e poi commentò: “Li porti bene. Complimenti alla mamma.”
Galadriel ridacchiò portandosi leggiadra una mano sulla bocca.
All’improvviso quattro potenti scossoni alla porta turbarono la quiete della luminosa camera da letto.
“Allora! Quanto ci vuole per fare queste mappe!”
Era la voce di Drax, e dalla potenza dei colpi sembrava parecchio spazientito.

 

In un’altra stanza del castello arboreo, nel frattempo, Gamora se ne stava seduta in un angolo a braccia incrociate, verde di stizza (come se di solito non fosse stata verde abbastanza).
“Io sono Groot.” Esordì Groot annoiato, mentre Sam gli potava, da bravo giardiniere, le sue prime foglioline secche. “Abbi pazienza, ho quasi finito.” rispose il buon hobbit.
“Gli altri due non lo so.” Commentò acido Rocket, lucidando la sua mitraglietta preferita.
“Altri cinque minuti, e li finirò io.” Minacciò Gamora, stizzita.
Finalmente, la coppia di assenti fece il suo ingresso, scortata da Drax: la Dama sembrava ancora più raggiante di quello che era sembrata prima.
“Compagnia della Galassia, la vostra mappa è stata infine completata. Ora permettetemi di invocare una divina benedizione sul vostro…”
“Taglia sorella. Abbiamo aspettato abbastanza.” La interruppe il procione facendo il gesto della forbice con le sue unghiette. Galadriel lo assecondò sorridendo.
Gamora si era alzata in piedi e con passo deciso si avvicinò a Peter.
“Si può sapere perché ci avete messo così tanto?” domandò, velenosa.
“Anche lei aveva bisogno di un aggiornamento, non solo le mappe. Sai, le ho presentato il mio lato Pollock.” Rispose lui, facendo l’occhiolino.
“Mi fai schifo, Queel! Tu e i tuoi stupidi attacchi d’arte!*”
Peter alzò le spalle, sardonico.
“E allora andiamo amici! Prossima fermata, i cancelli di Mordor!” esclamò Drax, estraendo le sue daghe letali.

 

* QUESTO. È. ART ATTACK!!! (da leggersi con la voce di Mucciaccia).

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo. ***


“Io ho un piano.” Confabulò Rocket con sguardo complice.
“Veramente, anche io avrei un piano.”
“Zitto Pollock.” Tagliò corto Gamora.
“Possiamo intrufolarci dentro a quel cancello senza farci notare dalle guardie, ma ho bisogno di tre cose: il mantello del nanerottolo…”
“Ehi!” si lamentò Sam.
“…cinque dei sassi più grossi che riuscite a sollevare, e l’occhio di quello .”
Il procione puntò decisamente il dito verso l’orribile occhio fiammeggiante che torreggiava al centro regno di Mordor.
“No, tu non ne hai bisogno!”
“Sì, eh eh, sì che ne ho bisogno!”
“Fermi tutti, dov’è Drax?” domandò ansiosa Gamora.
SIGNORE OSCURO! APRI LA PORTA E AFFRONTAMI, CODARDO! TI STO ASPETTANDO!”
Drax si stagliava solitario di fronte ai cancelli di Mordor, a daghe sguainate, e scrutava minacciosamente oltre la soglia, sgolandosi intimidatorio e facendo risuonare la sua voce potente nella vallata.
Insomma, Drax aveva fatto una delle sue solite draxate.
Il nero cancello iniziò a muoversi con un boato terrificante, e orde di orchetti apparvero brulicanti e armati fino ai denti, pronti a riversarsi tutti insieme addosso al Distruttore e ai suoi basiti compagni di avventura.
“Okay, nuovo piano.” – urlò Rocket – “Scappiamo!”

 

La fuga fu precipitosa e fortunata in quanto la schiera di Sauron fu presto richiamata a riprendere il proprio posto presso i bastioni. Non era il momento di perdersi via per una manica di disgraziati.

 

Saruman, lo Stregone Bianco, era intento ad abbaiare ordini ai suoi Uruk-hai quando vide avvicinarsi l’insolito gruppetto della Milano e cominciò a borbottare ed imprecare con voce roca e profonda il suo sdegno: “ Voi, insignificanti vermi! Cosa osate entrare nel Regno di Isengard e venire a disturbare  e, il grande Saruman il Potente Stregone Bianco, signore di…” Non terminò la frase che venne colpito da un proiettile che gli lasciò un grosso buco sulla fronte. Strabuzzando gli occhi, lo stregone cadde di schiena, rimanendo stecchito.
Sam a quella scena si meravigliò e chiese: “ Che magia è mai questa?!”
 “ Una calibro ventidue” – Disse Rocket soffiando vicino alla bocca della sua arma fumante, seguitando – “ I pipponi dei vecchi rincoglioniti non mi sono mai piaciuti.”

 

Secondo Galaxy Maps, la seconda via più veloce per arrivare alla torre del loro nemico con la congiuntivite passava da Isengard, che avevano appena superato indisturbati, e da una fitta foresta che portava a un ameno passo alpino con un piccolo problema di infestazione di aracnidi.
Secondo la mappa, il bosco si chiamava “Foresta degli Ent”, e si era rivelato un ottimo posto per una pausa-pipa: Sam e Peter sedevano comodi comodi sul folto muschio di una radice ombrosa, gustandosi l’erbapipa del Vecchio Tobia (annata eccezionale!) che si erano fregati dalla dispensa del defunto Saruman.
“Cos’è un Ent?” chiese Gamora, mimetizzata perfettamente tra il fogliame verde.
“Non ne ho idea!” rispose Sam, compiaciuto dalla bontà del suo fumo.
“…e francamente me ne infischio.” Completò Rocket, beandosi nelle nuvolette di fumo passivo che lo circondavano.
Groot sembrava di ottimo umore in mezzo a tutti quegli alberi giganti, e agitava soddisfatto le sue braccine ramose da dentro il suo vasetto sistemato nello zaino di Sam.
“Io sono Groot!” chiamò contento.
“Che razza di testa di legno, non c’è nessuno oltre a noi, non lo vedi Groot?” lo rimproverò Rocket seccato, prima di capitombolare giù dalla radice su cui stava seduto insieme a tutti gli altri da un forte scossone.
“Oooooooooooh che gioia… …un minuscolo Ent…” sospirò una voce lenta e profonda dall’alto del soffitto di foglie.
“Oh porco Thanos un Groot gigante!” imprecò Peter Queel col naso all’insù.
I Guardiani dell’Anello si accorsero improvvisamente di essere circondati da una moltitudine di creature arboricole alte in media dieci metri ciascuna, ricoperti di foglie e muschio: per fortuna sembravano tutti amichevoli – tranne l’albero sul cui piede si erano seduti tutti, quello era decisamente innervosito.
“Credo di aver capito cos’è un Ent.” Affermò Gamora stupefatta.

 

Dopo l’incredibile scoperta che la specie di appartenenza di Groot sembrava essere molto diffusa nella Terra di Mezzo il gruppo fu costretto a fermarsi molto più del dovuto nella foresta, rallentando la tabella di marcia.
I grossi bestioni di legno sembravano essersi innamorati tutti di quell’adorabile arboscello che era Groot, l’avevano prelevato con le loro mani enormi e si erano messi a chiacchierare in alberese, ossia in versi e fraseggi ancora meno comunicativi del solito familiare “io sono Groot”. Drax ormai aveva accumulato una modesta collinetta di dardi da lancio, che stava intagliando con una delle sue daghe, Gamora si era addormentata in un angolo, Rocket fumava di impazienza e Peter, insieme al buon Sam, aveva ormai esaurito l’intera riserva di erba pipa che si erano portati via. Insomma tutti si stavano annoiando tranne i due con le pipe, che erano decisamente su di giri per tutto quel fumare.
“Potremmo accompagnarvi fino alla fine della foresta – propose Barbalbero (uno dei Groot giganti) – così vi facciamo compagnia.”
Il procione sbuffò seccato lanciando un’occhiata storta a Groot, nella mano di un Ent a sette metri di altezza.
“Naturalmente vi trasporteremo sui nostri rami.”
“FIGATA! – urlò Queel, svegliando Gamora – CAVALCHEREMO ALBERI!”
“Che storia…” farfugliò Sam condividendo l’entusiasmo.
“SPERO DI RICORDARMI TUTTO DOMANI MATTINA E’ MEGLIO DEL TRIP DA DOMORFINA AL PLUTONIO!”
“Vi voglio bene amici…” balbettò Sam prima di vomitare tutto il contenuto del suo stomaco sulle foglie di Barbalbero, che lo stava sollevando per ricominciare il viaggio.

 

Finalmente giunse la fine della foresta, e gli umani/alieni/hobbit dovettero dire addio ai loro nuovi amici Ent. Groot trattenne un piccolo singhiozzo mentre Rocket riceveva il suo vaso dalle mani di un albero, e il suo amico procione gli lanciò uno sguardo eloquente arricciando i baffi.
“Vorresti restare qui eh? Hai trovato la tua famiglia.”
Sotto gli occhi sbalorditi di tutti Rocket afferrò il busto dell’alberello e lo tolse dal suo vaso, scavò una piccola buca con la zampa e poi lo piantò lì, coprendolo con un po’ di terriccio. Groot lo fissava con espressione commossa.
“Ecco qui. Ci si becca in giro Groot, ora andiamocene prima che le cose si facciano troppo sentimentali.”
Dopodiché si voltò e scappò correndo, seguito a ruota da tutti gli altri che cercavano di inseguirlo, e si allontanarono velocemente abbandonando gli Ent e il loro compagno di ciurma alle loro spalle, lontano.
“È meglio così – rispose Rocket ai suoi amici che gli chiedevano se fosse stata una buona idea – È ovvio che sarà più felice tra i suoi simili.”
Stavano giusto superando una collina in direzione delle montagne, quando una voce squillante li chiamò tutti dall’orizzonte.
Io sono Groot!
Groot correva verso di loro con un paio di gambette appena cresciute, e nulla poté impedire che Rocket si trasformasse in una fontana e gli corresse incontro a braccia spalancate, felice come una Pasqua.
“Io sono Groot!”
“Hai ragione, niente può dividerci amico mio!”
Sam e Drax si asciugarono una lacrimuccia, e il viaggiò poté finalmente ricominciare per davvero.
Prossima tappa: il passo di montagna!

 

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo. ***


Peter Queel non aveva mai amato molto le scampagnate in montagna, nemmeno quando era ancora un undicenne freddoloso sulla Terra: suo nonno lo costringeva a interminabili gite in mezzo agli elementi, e sinceramente aveva detestato farsi kilometri in macchina solo per pestare cacca di cerbiatto e farsi tirare le ghiande dagli scoiattoli.
Figuriamoci in quel momento allora, dove stavano tutti sputando i polmoni per risalire una scalinata letteralmente verticale sul fianco di una stupida montagna, tempestati di vento e pioggia gelida. E al posto degli scoiattoli li stava disturbando un uomo nudo.
Sssì tesssoro, vi accompagniamo noi fino a Mordor… daccelo ! Lo portiamo noi l’anello…”
“Negativo sgorbio, il nanetto qua dice che l’anello lo poteva portare solo il suo ex datore di lavoro… peccato che lui sia morto. E il sostituto certo non può essere un maniaco sconosciuto.”
Peter stava cercando di mandare via quel coso inquietante, ma le sue insistenze lo irritavano sempre di più.
Rocket come al solito era il meno impressionato e più incazzato di tutti: “Levati dalle scatole o ti faccio saltare dalla faccia tutti e quattro quei denti che hai, puzzone!”
Il nudista digrignò i suoi quattro denti e soffiò in direzione del procione: “Ssstupido ratto spelacchiato! Non saresti buono nemmeno come spuntino!”
A quel punto Rocket prese una manciata di sassi e iniziò a bersagliare il seccatore con tutta la forza che aveva, cosicché questi finalmente corse via urlando lasciandoli liberi di proseguire la loro salita in pace.

 

Quella notte si accamparono in quello che sembrava un pianerottolo, mangiandosi un po’ di zuppa liofilizzata e di ipercalorico Pan di Via (gentilmente offerto dalla Dama Bianca prima della partenza) prima di accoccolarsi in qualche modo per recuperare un po’ di energia con qualche ora di sonno.
Peccato che evidentemente anche qualcun altro voleva cenare con loro, e in particolar modo con Rocket.
Il procione si svegliò strillando quando sentì quattro dentini infilarsi nel suo pancino da roditore, staccandogli per poco un pezzo di pelliccia. Il maniaco era tornato, più nudo e affamato che mai.
Drax procedette subito a metterlo in time out sollevandolo per la collottola e Groot lo legò coi suoi viticci.
“Prova di nuovo a mangiarti uno di noi e ti trasformo in uno spezzatino!” lo minacciò Gamora.
Il tizio rispose urlando come un disperato.
“Se hai solo fame potevi dirlo anche prima sai? Potevamo darti qualcosa.”
Peter rovistò nello zaino e tirò fuori un piccolo incarto di plastica con su scritto “Apollo – la tortina che ti rende satollo”, e la lanciò al disgraziato, che si liberò con uno strattone e se la mise in bocca senza nemmeno scartarla.
“Grazie tesssssoro – rispose, con gli occhi che brillavano mentre masticava un pezzo di cartaccia – ci piace! Ci piace! Proseguite fino in cima sì! Fino in cima! Lì lei vi farà una bella sorpresa e poi passerò a salutarvi! Hehehehehe”
Dopodiché sparì nell’oscurità, lasciando addosso a tutti una vaga sensazione di disagio e sudiciume.

 

La mattina dopo raggiunsero molto in fretta le caverne per entrare a Mordor, in cima alla montagna.
Aaaaaaaaaaaaaah un ragno! – strillò Gamora schifata – Drax schiaccialo!”
“…aspetta, è una metafora questa?”
No! Spiaccicalo e basta! Più letteralmente che puoi!
Drax tirò un pugno così forte al ragno gigante che le sue interiora verdastre finirono addosso ai vestiti di tutti.
“Aaaaaw che schifo – si lamentò Samvise - … e come lo faccio venire pulito, questo?”
E così finì la grande Shelob, terrore dei viaggiatori nel passo per Mordor.

 

Il gruppo attraversò indisturbato la valle di Mordor fino al Monte Fato: Rocket aveva fregato parecchi pezzi di armatura ad alcuni orchetti dopo che Sam li aveva storditi a padellate in testa, così nessuno si accorse di loro. Persino l’inquietante occhio rosso fiammeggiante che osservava tutto dall’alto della sua torre li ignorò, probabilmente aspettandosi che se il suo amato Unico Anello fosse stato portato al monte Fato sarebbe stato in modo molto epico e drammatico. L’unica cosa drammatica che colpì i nostri eroi, infatti, fu il sudore che ricoprì tutti una volta arrivati alla fornace del vulcano, che accidenti era più surriscaldata di un rotore pulsar acceso.
Peter tirò fuori l’Anello dalla tasca e lo osservò per un secondo, nostalgico:
“Cavolo, potrei tenerti e regalarti a qualche bella ragazza. Nah, sono già abbastanza fascinoso così.”
E lo lanciò nella lava.
“…sapete che quel coso ti faceva diventare invisibile se lo indossavi?” affermò casualmente Sam.
“Che!? – esclamò Rocket scandalizzato - …e ce lo dici solo ora!? Hai idea di quante unità ci avrebbe dato il Collezionista per un aggeggio simile!?”
Ma ormai era troppo tardi: torre, montagna e compagnia bella furono scosse da un potente terremoto che prometteva di radere al suolo tutto ciò che si elevasse più in alto di una sedia all’interno della valle di Mordor, così il gruppo decise che era decisamente ora di levarsi di torno.
E la minaccia del malvagio Sauron fu sventata e la Terra di Mezzo da quel giorno conobbe solo pace e prosperità.

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Capitolo 6
*** Epilogo. ***


Dopo parecchi giorni di lavoro sfiancante, finalmente la Milano era pronta a ripartire.
I Guardiani della Galassia sarebbero tornati nella loro galassia, e anche se la loro esperienza nella Terra di Mezzo era stata piena di avventure e buoni sentimenti, era il momento di dirsi addio.
Sam si asciugò una lacrima mentre salutava i suoi nuovi amici, in piedi davanti al portellone di ingresso sul prato assolato nel quale, qualche giorno prima, tutta la sua vita precedente era stata spiaccicata come un insetto molesto.
“Mi mancherete ragazzi – disse il povero Hobbit, stropicciandosi gli occhi lucidi – Adesso dovrò pure trovarmi un nuovo lavoro.”
“Cosa farai adesso, Sam?” chiese Peter, di ottimo umore per il nuovo vaglio della sua adorata nave spaziale.
“Boh… padron Frodo è morto. Potrei tornarmene alla Contea dal vecchio Gaffiere, ma dopo quest’avventura tornare a fare il giardiniere sarebbe noioso.”
Groot protestò.
“No Groot, fare il giardiniere per te non sarà mai noioso.” Lo consolò Sam sorridendo.
“Vieni con noi allora. – invitò Peter – Sei un tipo tosto. Puoi entrare a far parte della nostra squadra e viaggiare per lo spazio verso nuove avventure.”
Lo hobbit strofinò il piede contro l’erba.
“Oh ragazzi, mi piacerebbe ma… sapete io sono un tipo semplice, poi ho appena perso il mio padrone e sicuramente al villaggio mi aspettano e…”
“Oh, chissene frega. – sbottò Rocket – Sembra una lagna. E poi con noi ti divertirai… scommetto che Frodo era pure stronzo!”
“Sai cosa? Va bene. Va bene accidenti.”
Tra le esultanze di tutta la ciurma, Sam salì con loro sulla nave spaziale sentendosi più ribelle e libero che mai.
“…e sapete cosa? Frodo era una palla al piede! Come diavolo ho fatto a sprecare i migliori anni della mia vita a star dietro ad uno così? Hai ragione Rocket, era uno stronzoooooooo!”
La nave decollò tra gli applausi, e la ciurma partì verso nuove avventure.

 

Ma un secondo… non ci stiamo dimenticando qualcosa?
Nascosto nella stiva della nave, qualcuno molto emaciato e molto nudo se ne stava accoccolato nell’ombra, circondato dalla riserva personale di Peter di tortine Apollo (la tortina che ti rende satollo):
“Perso un tesssoro, se ne trova uno nuovo. Giusto, tesssoro?” sibilò contento, addentando la merendina ancora incartata. Lo aspettava un lungo viaggio, e la riserva di tortine era molto ben fornita.

 

…Fine?

 

 

 

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