The Newstart: nuova vita

di Eeureka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (1) ***
Capitolo 2: *** (2) ***
Capitolo 3: *** (3) ***
Capitolo 4: *** (4) ***
Capitolo 5: *** (5) ***
Capitolo 6: *** (6) ***
Capitolo 7: *** (7) ***
Capitolo 8: *** (8) ***
Capitolo 9: *** (9) ***
Capitolo 10: *** (10) ***
Capitolo 11: *** (11) ***



Capitolo 1
*** (1) ***


The Newstart: nuova vita.





21 Dicembre, 02:40 PM;
Alla fine delle superiori Kyousuke Tsurugi aveva abbandonato tutto della sua precedente vita. Era stata una scelta impulsiva, dettata da un forte bisogno di allontanarsi da ogni fatto spiacevole che aveva caratterizzato il suo passato. In particolar modo, il suo intento era quello di lasciarsi alle spalle la brusca fine dell'amicizia con Tenma Matsukaze, che fino al terzo anno delle medie era stato per lui una delle persone più importanti, prima che decidesse di rovinare il loro rapporto dichiarandosi gay e affermando di essere innamorato del sottoscritto.
Qualcosa del genere, nel bel mezzo dell'adolescenza, non era stato facile da digerire. Così, confuso, aveva troncato ogni rapporto con Matsukaze proseguendo la sua strada da solo.
A seguito del diploma Kyousuke aveva passato ogni giorno a programmare il proprio futuro. Con dedizione si era premurato di costruire i pilastri che lo avrebbero sorretto, aveva abbandonato casa ed era partito per Tokyo intenzionato più che mai a laurearsi in medicina. Però dopo essersi iscritto all'università, insoddisfatto, non aveva atteso altro che qualcuno venisse a distruggere la sua nuova vita, o che quantomeno la rivoluzionasse. E così era accaduto: e quel qualcuno era stato proprio lo stesso Tenma Matsukaze. Kyousuke lo aveva rincontrato per caso a Tokyo e Tenma, con il potere di semplici parole e sorrisi, si era insinuato di nuovo nella sua esistenza, stravolgendola.
Da quando si erano rincontrati Kyousuke aveva preso ad essere meno solitario e spruzzi di felicità avevano animato quelle che prima erano tante grigie giornate che si susseguivano con monotonia. E non solo! Addirittura, quel che nel passato lo aveva preoccupato tanto da farlo scappare, si era tramutato in realtà e quotidianità: si era innamorato di Tenma, e si erano anche fidanzati finendo, dopo circa un anno dal loro incontro, a condividere un appartamento in periferia.
Questo aveva portato una sequela di situazioni positive e proficue: prima di tutto Kyousuke non aveva più alcun peso a gravargli all'altezza del petto; secondo, aveva ripreso a giocare a calcio, sport da lui tanto amato in passato, ma abbandonato a seguito della frattura con Tenma. E per finire, punto più importante, il Newstart - fastfood economico in stile occidentale nel quale i due si erano ricongiunti - aveva deciso di far loro uno sconto.

« Oh, insomma! Siete degli amici, non posso farvi pagare il prezzo intero. Soprattutto in questo periodo dell'anno, eh. » stava dicendo una convinta Miyu (l'insopportabile figlia della proprietaria del negozio) da dietro la cassa, mentre giocherellava con una ciocca di capelli rossi. Vagò con lo sguardo tutt'intorno, un'espressione di sufficienza nel voler evidenziare il significato delle sue parole e la loro veridicità.
Il negozio era addobbato con decorazioni natalizie: palline colorate pendevano dal soffitto, festoni luccicanti di snodavano per le pareti, a sovrastare ogni tavolo c'era un rametto di vischio - invito a baciarsi ignorato da ogni cliente - e infine il campanellino alla porta d'ingresso, sebbene tintinnasse 365 giorni all'anno, assumeva in quel periodo un suono adeguato e quasi piacevole. Mentre ad attendere i clienti all'entrata vi era un enorme pupazzo di Santa-san* che, più che sembrare ospitale e amichevole, aveva un'aria piuttosto inquietante.
Un tempo vigeva in quel locale un arredamento sobrio che permetteva a Kyousuke di entrare lì dentro senza essere colto da una crisi di nervi, ma era bastato l'avvenire di quella festa a rendere ciò un lontano ricordo. A sua detta il fast food si era trasformato diventando... Pacchiano, esagerato, sgradevole e una sequela di altri epiteti negativi.
Tuttavia quel bizzarro quanto improvviso cambiamento era più che giustificato: era ormai nota al ragazzo l'esuberante natura della proprietaria. La signora Mizuyaji e la figlia Miyu non erano quel tipo di persone che hanno paura di esagerare. E una dimostrazione di ciò erano anche i tovaglioli divenuti rigorosamente verdi e rossi e i menù a cui erano stati aggiunti piatti a tema natalizio. Per non parlare dei piccoli abeti colorati che ornavano il centro di ogni tavolo.
« Sul serio Miyu-chan, non ti devi preoccupare. È giusto trattarci come dei normali clienti, sei troppo gentile »
insistette Tenma, ricacciandole in mano i soldi che la ragazza aveva rifiutato.
Miyu mise le braccia dietro la schiena e poi, con la faccia di chi è stato sottovalutato, scosse il capo con disappunto.
« Niente storie Tenma! Offre la casa. » concluse poi, con un risolino vittorioso.
Davanti a quella scena Kyousuke si limitò a roteare gli occhi infastidito. Gli aveva sempre dato la nausea la vista di certi scambi di gentilezze, specie se si trattava di azioni fittizie e artificiose.
Rispetto al suo fidanzato - troppo ingenuo per accorgersene - Kyousuke poteva vantare un'ampia conoscenza del carattere di Miyu, tanto da poter affermare che il suo era finto buonismo per ottenere situazioni a lei redditizie.
« Allora, vivete assieme ora, giusto? » Ecco la conferma alla sua tesi: quella ragazza barattava buone azioni in cambio delle informazioni altrui che non la riguardavano affatto. Il perché lo facesse Kyousuke lo ignorava, sapeva solo che Miyu da quando l'aveva conosciuta aveva tentato di infiltrarsi nella sua vita inconsapevole - o consapevole? - di essere indesiderata. E con l'arrivo di Tenma la situazione si era aggravata. Miyu non aveva impiegato molto a scoprire della loro relazione dato che il Matsukaze non si faceva problemi a raccontarle di tutto e di più, senza che ci trovasse nulla di strano nella assidua curiosità dell'altra.
« Oh, beh... » arrossì Tenma, in cerca delle parole più adatte da usare. Kyousuke lo zittì con un'occhiataccia, ma la ragazza se ne accorse e lo fissò con aria di sfida. Era determinata a scoprirlo: aveva sentito i due accennare a una "casa condivisa" e si era subito gonfiata di curiosità. Giocò dunque una delle sue migliori carte: fare la vittima. In genere le bastava stuzzicare un po' l'animo buono di Tenma per ottenere quel che voleva.
« Oh, andiamo... A me potete dirlo » esordì con una faccia dispiaciuta, « siamo amici dopotutto... no? »
« No » rispose fulmineo Kyousuke, ricevendo per reazione una gomitata e un rimprovero dal fidanzato.
« Ma certo che siamo amici Miyu-chan! » si affrettò a correggere Matsukaze, « e sì, abbiamo comprato un appartamento non troppo lontano da qui e adesso viviamo assieme. »
Miyu 1, Kyousuke 0.
In quello stesso istante risuonò il campanellino e fece il suo ingresso la signora Mizuyaji, proprietaria del fastfood.
« Biscottini miei! » disse la donna appena li raggiunse. Rispetto a Miyu, Kyousuke considerava la Mizuyaji molto più tollerabile, ciononostante la brutta abitudine di affibbiare a qualsiasi persona improponibili soprannomi gli impediva di cancellarla dalla sua lista nera.
La signora era di ritorno dal parrucchiere, dato che il caschetto orribile che aveva prima era scomparso, e il nuovo taglio con l'assenza di una frangetta le dava un aspetto più dignitoso. Ora il colore dei suoi occhi risaltava: verdi e luminosi come quelli della figlia, sebbene velati dalla stanchezza.
« Che bello vedervi così spesso qui, tra l'altro siete sempre assieme... La vostra dev'essere una grande amicizia » il suo tono vacillò sull'interrogativo il che fece avvampare i diretti interessati.
« No, no, è che abitiamo vicini! » giustificò Tenma, grattandosi il capo come era solito fare quando rispondeva a domande scomode. Kyousuke annuì per confermare dato che non era il caso di spiegare alla donna come stavano davvero le cose.
Ci fu qualche attimo di silenzio in cui i due sperarono che la Mizuyaji si fosse bevuta quella storiella, dopodiché Miyu scoppiò a ridere inesorabile. La madre la guardò con cipiglio interrogativo.
« Comunque, tesori miei, che pensate del nuovo arredamento? » Tenma e Kyousuke si scambiarono uno sguardo agitato, cominciando a sudare freddo. Per fortuna la Mizuyaji continuò il suo monologo « Non so se si è notato, ma io adoro il Natale! » urlò, proiettando le braccia verso l'alto e facendo un mezzo giro su se stessa, incurante degli sguardi dei clienti e degli altri dipendenti (che comunque oramai si erano abituati a quelle stranezze.) Saltellò versò la vetrata e prese a osservare il paesaggio niveo al di fuori « io amo il Natale, troppo. In occidente lo festeggiano molto più in grande rispetto a noi. Inoltre il periodo natalizio mi ricorda mia madre: lei era francese quindi era solita raccontarmi come festeggiava e a ogni suo racconto io restavo estasiata. Per me il Natale deve essere festeggiato come si deve... Non mi importa come andrà fuori, ma in questo negozio si sentirà il vero spirito natalizio! »
« Già è una festa magnifica » fece Kyousuke, perplesso per quel che la Mizuyaji stava blaterando, « ma adesso dobbiamo proprio andare. »
« Di già? » disse la donna, delusa.
Intervenì Miyu: « Esattamente! Mi dispiace mamma, ma hanno da fare. Puoi raccontare a me le storie della nonna. » la ragazza girò il capo verso Tsurugi per fargli l'occhiolino a volergli dire "mi devi un favore."
Kyousuke annuì e dopo aver guardato il suo fidanzato annunciò: « Okay, allora noi andiamo. Arrivederci. » dopodiché uscirono dal Newstart.

Sulla strada di casa Tenma gli tese timidamente la mano. Kyousuke ci pensò su per un bel po' prima di afferrarla: non era il caso di camminare per strada in quel modo,** specie per loro che erano due maschi. Ciononostante alla fine cedette alla muta supplica del suo ragazzo, visto che la via che avevano imboccato pareva essere deserta.
Non smise però di guardare intorno con circospezione. Non che gli importasse qualcosa di quel che la gente potesse pensare di lui però... Non voleva problemi. Specie non voleva che ne avesse Tenma, anche se quest'ultimo pareva del tutto a suo agio in quel momento.
Tenma sarebbe stato pronto a lottare per i suoi ideali in qualsiasi momento, difendendoli più che poteva e senza mai tirarsi indietro. Sarà stato per quello che aveva rivelato la sua omosessualità ai suoi genitori molto tempo prima, senza farsi scrupoli e non mancando di coraggio, mentre Kyousuke non lo aveva ancora detto a nessuna delle persone che gli stavano a cuore.
Quelli che erano a conoscenza delle loro relazione, difatti, erano in pochissimi, ed erano stati informati tutti da Tenma: oltre Miyu a Tokyo, vi erano poi i genitori del castano e due ex compagni delle medie, Shinsuke e Aoi. E non solo, Matsukaze avrebbe potuto anche urlarlo ai quattro venti in quello stesso istante senza alcun problema.
E poi... C'era Kyousuke. Lui non l'aveva detto a nessuno, né a qualcuno della famiglia, né ad amici (sia perché non ne aveva, sia perché se ne avesse avuti non glielo avrebbe raccontato.) Con i ragazzi delle medie e delle superiori aveva perso ogni contatto, e anche prima non aveva con loro tutta la confidenza necessaria per scambiare aneddoti sulla vita.
L'unico "amico" che gli rimaneva era Hakuryuu, ma la voglia di informarlo era davvero nulla. Mentre per quanto riguardava la sua famiglia... La faccenda era molto più complicata.
Non era che si vergognasse... Insomma, era venuto a conti fatti con quello che era il suo orientamento sessuale ormai da tempo, e più volte, grazie al suo animo buono, non aveva esitato a rispondere alle dichiarazioni delle ragazze con un diretto "sono gay". Più che altro non credeva che fosse così importante che il mondo lo sapesse. Cioè, ovviamente il suo fidanzamento con Tenma era importante, ma anche se quest'ultimo fosse stato una donna la maggioranza della gente che conosceva sarebbe rimasta all'oscuro della loro relazione. Era un tipo riservato, lui.
Kyousuke rifletté sul fatto che non gli creava nessun problema quel che era, e quel che formava con Tenma, ma... C'erano delle persone a cui avrebbe dovuto rivelarlo, e a cui non era ancora riuscito a dirlo proprio per paura della loro reazione.
« Guarda Kyousuke! Sta nevicando! » venne risvegliato dai suoi pensieri dallo strillo entusiasta del suo ragazzo. Si accorse solo a quel punto, vagando con gli occhi ambrati verso il cielo, che dei fiocchi di neve stavano danzando sulle loro teste.
Con i pro e i contro doveva ammettere che la sua nuova vita non gli dispiaceva affatto... Anzi.
Kyousuke si voltò verso Tenma e, nell'incrociare il suo sguardo dolce, sorrise.
Non sapeva ancora come lo avrebbe detto alla sua famiglia, ma con o senza il loro consenso non si sarebbe pentito di nulla.


21 Dicembre, 04:50 PM;
Il pomeriggio era il momento che Kyousuke dedicava allo studio. Raccoglieva tutti i libri e i quaderni lasciati in disordine nella stanza, prendeva i suoi occhiali da lettura e si accucciava accanto a un bracciolo del divano, e lì restava interi pomeriggi e sere finché non assimilava per bene la lezione. O almeno, questa era stata la sua sana abitudine prima che nella sua vita subentrasse Tenma: perché Tenma ogni pomeriggio andava a giocare a calcio con la sua squadra, e delle volte trascinava con sé il suo fidanzato. Così, mano a mano, i voti di Tsurugi erano finiti con il calare, e ora il ragazzo si ritrovava a dover recuperare interi paragrafi in pochissimo tempo prima che si avvicinasse il prossimo esame.
Kyousuke sospirò strofinando i polpastrelli su una pagina come per convincersi che fosse vera. Gli occhi gli caddero sulle migliaia di parole l'una troppo vicina all'altra e il primo impulso che lo colpì fu quello di chiudere il tomo di medicina e rinunciare. Si rimproverò per questo pensiero.
« Ehi, Kyousuke! » nel salone entrò Tenma, con un sorriso radioso sul volto. Trovò, come di consuetudine, l'altro sul divano accerchiato da una pila di libri.
« Io sto andando agli allenamenti. » disse, saltellando verso il suo ragazzo (il perché saltellasse era dovuto o a una certa felicità o al disordine che c'era nella stanza)
« Okay » fece Kyousuke, alzando gli occhi.
« A dopo allora! » Matsukaze gli diede un bacio a stampo, cogliendolo di sorpresa.
« Ciao » Tsurugi invece lo congedò senza troppe cerimonie, come suo solito. Nonostante ciò Tenma sorrise, e dopo aver detto « A più tardi, Kyoucchan! » uscì dalla stanza.
Ma quel nomignolo... Da dove veniva fuori? Kyousuke rabbrividì. Restò con lo sguardo fisso su un punto impreciso del pavimento finché non sentì il tonfo della porta d'ingresso annunciargli che Tenma era ufficialmente andato via.
Gli era un po' dispiaciuto che non gli avesse proposto di uscire assieme. Anche se da un altro lato sapeva che questo non poteva che essere una cosa positiva, così non avrebbe avuto distrazioni.
Sì che amava il calcio, e Tenma glielo aveva anche fatto ricordare, ma quello sport non sarebbe mai diventato il suo lavoro. Kyousuke ormai era interessato a laurearsi in medicina e abbandonare l'università per il calcio - per quanto lo amasse e per quanto lo divertisse poter giocare con il suo ex compagno delle medie - era per lui un opzione impensabile, specie considerando i sacrifici che facevano ogni giorno i suoi genitori per permettergli di studiare in una città per niente vicino a casa. Il suo dovere, dunque, era solo quello di impegnarsi al massimo con gli studi.
Troncò il filo dei suoi pensieri e si decise ad aprire il libro. Ma, giusto giusto, in quello stesso momento il cellulare squillò, e la tentazione di prenderlo si fece fin troppo grande.

- Mi puoi aprire? Ho scordato le scarpe da calcio... E anche le chiavi ^^"

Era un messaggio da parte di Tenma che, tanto per cambiare, si era scordato qualcosa.
Kyousuke si alzò svogliatamente e andò ad aprire la porta. Si ritrovò davanti lo sguardo imbarazzato del suo ragazzo.
« Ehm... » Tenma stava per giustificarsi, ma con un secco "sbrigati" Kyousuke non gliene diede il tempo. Non che fosse arrabbiato, era più che altro scocciato. Nonostante questi inconvenienti spiacevoli Kyousuke non poteva lamentarsi della sua vita, né del suo ragazzo. Lo rendeva felice, al di là della sua stupidità, e ogni cosa in sua compagnia diventava più piacevole e sopportabile.
Matsukaze ci mise un paio di minuti a recuperare le sue cose, anche se parvero ore interminabili. Quando raggiunse la porta d'ingresso incrociò lo sguardo infuriato di Tsurugi e si ritrovò a deglutire.
« Okay, scusa- a dopo! » e corse a gambe levate.  Ma ci pensò Kyousuke a fermarlo, afferrandolo per un polso e attirandolo verso di lui. Matsukaze soffocò un urlo che poi morì fra le loro labbra. Quando si staccarono, si guardarono negli occhi con un intensità che...
« Vai! Sei in ritardo! »
« Oh, s-! Giusto! Ciaaoo! »
Appena chiuse la porta - senza mancare di sospirare esasperato - Kyousuke restò fermo lì davanti per qualche secondo, sorridendo inconsciamente.
Si recò nel salotto, dove aveva lasciato tutti i suoi libri, e si promise - e si impose - che era il momento di darci dentro con lo studio e di mettere da parte qualsiasi altra distrazione.
Così aprì il libro di prima, ma... Il suo cellulare squillò di nuovo. Incredulo, si ritrovò a sospirare per la milionesima volta della giornata. Pareva che tutti gli dei esistenti e non e le forze soprannaturali in generale si fossero alleate contro di lui.
Prese il cellulare fra le mani, domandandosi come potesse Tenma scordare così tante cose, ma restò sorpreso quando si accorse che quel che faceva vibrare il suo telefono non era un altro messaggio. No, era una chiamata: una chiamata da Yuuichi.
Kyousuke inarcò un sopracciglio, confuso, curioso e preoccupato. Suo fratello non lo chiamava mai nel pomeriggio perché sapeva che a quell'ora si dedicava allo studio. Kyousuke aveva più volte richiesto di non chiamarlo perché non avrebbe risposto e Yuuichi non era il tipo da non dargli retta.
Se suo fratello lo "disturbava" in un momento simile... Forse doveva dirgli qualcosa di importante. Sopratutto perché i due si erano già sentiti due giorni prima e in genere Yuuichi lo chiamava solo una volta alla settimana per chiedergli come andava la vita a Tokyo. Anche se c'era da dire che quando si erano sentiti l'ultima volta Kyousuke aveva notato una variazione nel tono del fratello, come se gli stesse tenendo nascosto qualcosa... Che fosse il momento di scoprirlo?
Kyousuke deglutì, per poi prendere il cellulare e, sperando che tutto andasse bene e che le sue fossero solo assurde paranoie, rispondere alla chiamata.
« Pronto? »
« Oh, Kyousuke, ciao! Scusa se ti chiamo a quest'ora, so che mi avevi detto di non disturbarti nel pomeriggio, ma ho una cosa davvero importante da dirti... »



*babbo natale in giappone
**onestamente non posso confermare che sia vero o no perché non sono mai stata in Giappone, ma... da alcune fonti trovate su internet ho potuto capire che non è una consuetudine vedere coppiette stringersi per mano o regalarsi effusioni per strada. 

{{ blaterazioni. }
salve genteh! è davvero un'eternità che non pubblico su efp... btw, questa è una storia che ho iniziato a scrivere circa un anno fa e che ho concluso questa estate. L'ho già pubblicata sul mio profilo wattpad, ma adesso la sto mano a mano revisionando e postando qui.
Non penso che sia un granché ma ci sono molto affezionata perché è la mia prima (e unica ahah) long completa, e c'è tanto tanto lavoro dietro. Spero che possa piacere a qualcuno dunque ;; E anche se non andasse così sarei comunque davvero lieta di ricevere critiche costruttive, dato che non mi dispiacerebbe migliorarmi.
Non penso di avere nient'altro da dire (?)
Spero che il primo capitolo vi abbia incuriositi ^^
_Fernweh (che a breve dovrebbe cambiare nickname)

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Capitolo 2
*** (2) ***


The Newstart: nuova vita.





21 Dicembre; 07:08 PM;
Tenma girò la chiave nella serratura e dopo il consueto rumore metallico la porta si aprì.
« Sono tornato! » annunciò allegro, il fiato corto per il recente allenamento. Kyousuke non replicò in alcun modo, quindi o non l'aveva sentito entrare o aveva risposto a bassa voce o troppo preso dallo studio aveva deciso di ignorarlo; non importava il motivo - o almeno, così credeva Tenma.
Intraprese il breve cammino tra l'ingresso e il salone attraversando la crescente penombra del corridoio e annusando un odore di pulito che era certo non ci fosse prima. Il rumore secco dei suoi passi si propagò nell'aria, avvolto da un silenzio che per la sua pesantezza lasciava presagire qualcosa di strano. Quando aprì la porta che lo divideva dalla sua meta sconcertò e inarcò un sopracciglio: immaginava che al suo ritorno avrebbe trovato tutto come lo aveva lasciato, dal caos nella stanza a Kyousuke sul divano a studiare; invece, per qualche ragione ignota, il suo fidanzato stava ordinando frettolosamente il salotto.
« Kyousuke? » lo richiamò per eliminare ogni dubbio, ma Kyousuke, talmente assorto nello spolverare mobili, sembrò non accorgersene.
« Kyousuke? » ritentò, cantilenando il nome con maggiore intonazione. Questa volta l'interpellato uscì dalla bolla insonora nella quale si era rinchiuso e, nel voltarsi verso Tenma, sbiancò.
« Tenma? » balbettò con la pezza polverosa in mano e lo sguardo di chi viene scoperto a rubare. La perplessità di Tenma crebbe a dismisura.
« Kyousuke, ehm... Che stai facendo? » Kyousuke lo guardò stralunato per qualche secondo, poi riprese la sua espressione di sempre, seria e composta.
« Sto sistemando casa, no? Anzi, meno male che qualcuno ogni tanto ci pensa. » ripose lo straccio su un tavolino e si sedette sul divano con aria scocciata. La confusione nella testa di Tenma tuttavia non si attenuò, perché nonostante Kyousuke ostentasse un certo contegno veniva tradito dal suo non riuscire a smettere di torcersi le mani.
« Kyou, mi sembri nervoso, sai... » azzardò. « Sembrava che volessi sbrigarti a pulire, il che è strano. E tutt'ora, non so perché, mi sembra ci sia qualcosa che non va. »
Kyousuke, con il suo nervosismo malcelato, rimase in silenzio. Sembrava indeciso se controbattere quell'affermazione o cercare una scusa per giustificare il suo comportamento; non trovò soluzione, così sospirò mettendosi le mani tra i capelli, e si circondò dell'aurea di disperazione che fino a quel momento aveva provato a nascondere.
Anche Tenma si incupì nel vederlo in quello stato, e si mise in ginocchio davanti a lui per poterlo guardare negli occhi.
« Quindi è vero; qualcosa non va? » domandò inquieto.
« Più o meno » borbottò Kyousuke, appoggiando gli avambracci sulle cosce e ritrovandosi a tu per tu con lo sguardo del suo fidanzato. Si sentì in imbarazzo, si era promesso che non gli avrebbe lasciato vedere la sua agitazione, e credeva di essere bravo a tenere a bada i sentimenti; qualcosa doveva essere andato storto, perché in quell'istante si sentiva vulnerabile e trasparente.
« Okay, senti » esordì insicuro. Le parole si divertivano a saltellare nella sua gola, a salire fino alla punta della lingua e a scappare indietro quando lui stava per liberarle. L'ansia era palpabile: stava condensando l'aria rendendola pesante e irrespirabile. « E' una situazione... complicata. »
Tenma si allarmò. Pur sforzandosi non riuscì a immaginare cosa fosse accaduto di tanto catastrofico.
« Beh… Dimmi. »
Kyousuke si guardò intorno insicuro, come se cercasse una via di fuga, poi si arrese all'evidenza e iniziò a raccontare: « Oggi mi ha telefonato mio fratello Yuuichi » fece una lunga pausa, « e mi ha detto una cosa. »
Il castano annuì per incitarlo a continuare.
« Siccome è da un bel po' che non ci vediamo aveva intenzione di... venire a farmi visita » lo disse con un tono sconsolato, abbassando gli occhi.
« Ma è fantastico! » proruppe Tenma, entusiasta. L'altro lo ammonì con lo sguardo per averlo interrotto. Era evidente che mancasse qualcosa a quel discorso che giustificasse l'angoscia di Kyousuke.
« Ho bisogno che vai via di casa per un po' » butto giù, tutto d'un colpo.
Ci fu qualche attimo di silenzio in cui il sorriso di Tenma scemò per far spazio a un'espressione accigliata, confusa. Si rimise in piedi, e fece qualche passo all'indietro per guardare dall'alto il suo interlocutore.
« Eh? Aspetta... che- » iniziò a guardarsi intorno a disagio come se dovesse proferire qualcosa in più. Pensava di aver sentito male.
Kyousuke si alzò dal divano, portandosi una mano sul viso con fare esasperato.
« Okay, lasciami spiegare. Lo sai, non ho mai detto nulla di noi a nessuno, soprattutto non ai miei genitori e mio fratello. Ho sempre pensato che comunque avrei continuato a vivere la mia vita e a vederli davvero sporadicamente andando a trovarli. Non avevo messo in conto che a qualcuno di loro venisse in mente di venire qui.
« Ora, non fraintendere: non ho intenzione di nascondergli la nostra relazione. Affatto. Anzi, credo che si sia presentata proprio l'occasione per dirglielo e mostrargli quella che è la mia nuova vita adesso, ma... Ma ho bisogno di tempo. Qualche giorno soltanto, poi tutto tornerà come prima indipendentemente da come la prenderà mio fratello, okay? So che sembra assurdo, ma non posso neanche far sì che lui venga qui e scopra di punto in bianco che non solo viviamo assieme, ma in casa nostra c'è anche un solo letto matrimoniale. »
Kyousuke si rese conto di quanto il suo ragionamento fosse intricato e assurdo e, soprattutto, così distante dal suo solito modo di pensare. La verità era che se si fosse trattato di qualsiasi altra persona del suo passato l'avrebbe lasciata entrare a casa propria a suo rischio e pericolo, senza che gliene potesse importare qualcosa di quel che avrebbe pensato su di lui e Tenma. E non ci sarebbero stati particolari problemi neanche con i suoi genitori, visto che i rapporti si erano ormai freddati e l'unico interesse che avevano era che il loro ormai non più bambino riuscisse a realizzarsi nella vita studiando per bene.
Ma... Se si trattava di Yuuichi era tutto diverso. Non sarebbe stato altrettanto pronto ad accettare un definitivo addio da suo fratello. Quel che era certo era che la verità sarebbe dovuta venire a galla prima o poi, ma ritardare quel momento per lui era necessario per evitare eventuali disastri o quantomeno posticiparli.
« Ah » sbottò Tenma. Il suo viso era apatico, cosa mai vista su di lui. « E per quanti giorni dovrei stare via? E dove dovrei andare? » fece un profondo respiro, come se stesse cercando di non arrabbiarsi. « Tu, Kyousuke... Ti vergogni di me » non sembrava una domanda per il tono utilizzato. I suoi occhi iniziarono a luccicare velati dalle lacrime.
Kyousuke sospirò. « Oh cavolo, no. Cazzo. Perché dico una cosa ma ne devi capire un'altra? Non mi vergogno di amarti, non potrei mai farlo. »
« L'hai già fatto in passato. »
« Tenma, caspita, eravamo alle medie! Scusa se non avevo ancora le idee tanto chiare. Si tratta solo di due, tre giorni. Ti prego, sii comprensivo: non siamo più alle medie, ora le idee ce le ho chiarissime e so che devo fare. »
« Non mi pare proprio » sussurrò con un filo di voce Tenma, prima di uscire dalla stanza.
Kyousuke gli andò dietro.
« Ohi. Aspetta, sul serio... Se non sei d'accordo... Okay, lasciamo stare questa stupidaggine, va bene? Non è necessario... Era una proposta. E un'idea stupida, lo so. Però, lasciami essere un po' egoista ogni tanto ».
Tenma si voltò, forzò un sorriso - o almeno così parve. Forse era il tempo che era trascorso o chissà cosa, ma ora il corridoio era molto più buio di prima e distinguere i lineamenti del viso l'uno dell'altro era diventato più difficile.
Si avvicinò e poggiò le mani sulle guance di Kyousuke, calde per un probabile sentimento di rabbia o imbarazzo.
« Se ti sembra una buona idea, fallo. Andrò via di casa per un po' » fece arrendevole. E quel tono risultò assurdo uscito proprio dalle sue labbra.
Kyousuke sospirò ancora, mettendo una mano su quella dell'altro.
« Non mi sembra una grande idea, per niente. Non ci credo neanche io. »
« E allora perché? »
Kyousuke tentò di scappare dallo sguardo determinato di Tenma (quegli occhi li aveva sempre ammirati, incrociarli equivaleva a una continua sfida), ma quest'ultimo si premurò di spostargli di nuovo il capo nella sua direzione.
« Ho- » paura. Si bloccò nella sua gola; l'orgoglio non avrebbe mai lasciato che quella parola uscisse dalla sua bocca.
Tenma lo fissò per qualche attimo negli occhi, con un sorriso più forzato del primo. Poi lo abbracciò senza alcun preavviso.
« Capisco » disse e Kyousuke rimase confuso. Si chiese se Tenma avesse davvero capito e perché allora non avesse proferito alcun discorso d'incoraggiamento sul fatto che i momenti difficili si affrontano assieme o cose del genere. Forse Kyousuke lo confondeva ancora con il ragazzino indistruttibile delle medie di tanti anni fa con cui giocava a calcio.
Ricambiò l'abbracciò.
« Quand'è che viene? » chiese Tenma contro la sua spalla.
« Domani ».
Incassò il colpo. Abbassò gli occhi per qualche attimo, poi sorrise debolmente. Aveva fiducia in Kyousuke.
« Va bene, allora... Sarà meglio che inizi a preparare le mie cose » sciolse l'abbraccio per poi andare a rifugiarsi in un'altra stanza.
Kyousuke sentì l'impulso di fermarlo, di dire qualcosa come "no, non c'è bisogno, ho cambiato idea", invece rimase zitto e fermo, imbambolato sul posto. Fu il suo egoismo a vincere e si sentì in colpa per questo.
Quella recita di falso idillio si protrasse fino all'ora di cena, quando si misero a chiacchierare tranquilli come se la precedente discussione non fosse mai esistita. Poi arrivò la domanda: lontano da casa, dove avrebbe trascorso quelle giornate Tenma? Ma i due riuscirono a trovare una risposta senza sfociare nell'imbarazzo totale. Infine, quando il pallore della luna conquistò il cielo, andarono a dormire. Fu la prima notte in cui si diedero le spalle, non sfiorandosi neanche per sbaglio e guardando entrambi in direzioni differenti.


22 Dicembre, 05: 40 AM;
Erano esattamente le cinque e quaranta quando Tenma schiuse le palpebre e si ritrovò ad osservare pensieroso l'orologio sul suo comodino. Nonostante la breve dormita non avvertiva su di sé stanchezza, ma per quel che lo aspettava quel giorno avrebbe comunque voluto chiudersi di nuovo nel suo universo onirico.
Provò a rigirarsi sul letto più e più volte, intenzionato a riprendere sonno; ma non ci riuscì. Si mise supino e voltò la testa in direzione di Kyousuke: quest'ultimo gli dava le spalle, quindi fu impossibile decretare se dormisse o fosse sveglio.
La luce filtrava a stento dalle serrande, e uno degli spiragli andava proprio a incrociare il suo sguardo. Tenma decise allora di alzarsi e sfruttare quel risveglio mattiniero per completare quel che aveva iniziato il giorno prima: si avvicinò all'armadio, ne tirò fuori un borsone e iniziò a riempirlo con vestiti e biancheria che gli sarebbero serviti in quel tempo lontano da casa. Mise anche più del necessario, perché temeva che da tre quei giorni si sarebbero trasformati in quattro e poi in cinque, e poi in una settimana e poi in chissà quanto ancora. Era un tipo positivista, lui, ma quella situazione gli metteva così tanta pressione addosso da non poter evitare simili pensieri.
Doveva ammettere che si riteneva anche arrabbiato perché non riusciva a comprendere il modo di agire di Kyousuke. Tenma aveva un modo di vivere prefissato nella mente da tempo, che recitava di dover sempre affrontare le difficoltà appena esse apparivano. Non gli era mai capitato di aggirare un problema o di posticiparne la soluzione. Da un altro lato aveva fiducia nel suo ragazzo e non voleva imporre il suo pensiero, perché sapeva come fosse dura dichiarare certe cose a un proprio familiare.
Dopo essersi lavato e vestito se ne andò in cucina. Trascinò con sé il bagaglio e lo appoggiò a una parete, poi iniziò a preparare la colazione. Per un attimo gli sfiorò la mente l'idea di prepararla solo per se stesso. Non gli pareva male come prospettiva: avrebbe mangiato in fretta e se ne sarebbe andato di casa prima che Kyousuke si svegliasse. Dopotutto, non aveva tutta questa gran voglia di parlargli dopo il modo in cui si erano lasciati la scorsa notte. Percepiva ancora una sorta di tensione che riempiva i muri di quella casa da quando il giorno prima aveva deciso con il suo ragazzo che avrebbero messo in atto quella strana idea.
Poi pensò che, o andandosene prima o dopo, doveva comunque almeno lasciare qualcosa da mangiare a Kyousuke come faceva di consuetudine, prima che questo si facesse strane idee come che Tenma lo avesse fatto per ripicca (cosa che effettivamente aveva intenzione di fare, ma lui non era un tipo vendicativo e non aveva intenzione di iniziare ad esserlo.)
Percepì un fruscio leggero che attraversava le pareti, come quello che possono fare delle lenzuola sfregate l'una contro l'altra e le sue intenzioni si infransero di colpo.
Deglutì sconsolato. Non passò molto tempo prima che un Kyousuke ancora assonnato facesse capolino sull'uscio della porta.
« Ciao » mormorò, la voce impastata dal sonno. Aveva i capelli scompigliati che per l'assenza di gel ricadevano in tutta la loro lunghezza sulle sue spalle, e due grandi occhiaie gli solcavano il viso, indicando che non avesse neanche lui dormito bene.
In una qualsiasi altra giornata Tenma gli si sarebbe lanciato addosso urlando "che carino!" o qualche altra idiozia che avrebbe irritato Kyousuke, ma questa volta invece si limitò a tirare un sorriso.
« Buongiorno » rispose, cercando di allungare un po' le vocali.
Si guardarono per un po' in silenzio, poi Kyousuke si stropicciò gli occhi e andò a sedersi.
« Non è un buon giorno, lo sai » fu molto diretto, e questo colpì Tenma che si ritrovò a deglutire per la sorpresa.
« Beh, in parte hai ragione » ribatté, « ma possiamo anche fingere che lo sia. E per te comunque può esserlo davvero: rivedrai tuo fratello, no? » era abituato a sorridere, ma in genere lo faceva in modo del tutto spontaneo. Forse era per quello che in quel momento percepiva alle guance un fastidio che non ricordava di conoscere.
Kyousuke non rispose, ma puntò gli occhi sul tavolo e picchiettò con nervosismo le dita su di esso.
Tenma finì di preparare la colazione e la poggiò sul tavolo: avrebbe voluto fare qualcosa di un po' più elaborato, ma non c'era tempo e non vedeva l'ora di uscire da quelle mura atipicamente soffocanti, così si accontentarono entrambi di una semplice ciotola di riso bollito.
Il silenziò che scese sulle loro spalle mentre consumavano il pasto era così deprimente che Tenma si sentì il dovere dire qualcosa.
« Dormito bene? » e disse proprio la prima cosa che gli passò per la mente.
« Scherzi? » Kyousuke rispose crudo e freddo come al solito. Dato che, sebbene non si fosse guardato allo specchio, percepiva ancora le palpebre appiccicose e non dubitava di avere delle mostruose occhiaie. Insomma, quel che era il suo tono e modo quasi ironico di rispondere non gli parve così diverso dal solito ma anzi del tutto lecito. Così però pareva non averlo percepito Tenma. Era come se fosse appena scoppiata la scintilla di una rabbia dapprima covata solo nel cuore.
« Scusami tanto per la domanda! » sbottò Tenma, in quello che era un tono di voce che non gli apparteneva. Poi si rese conto di quello che aveva detto, si portò di scatto le mani sulla bocca e mormorò uno "scusa" con timidezza.
Si sentiva mortificato per la reazione avventata avuta. Non era un tipo bravo a sopprimere le proprie emozioni: quando pensava o provava qualcosa sentiva sempre l'impellente bisogno di manifestarlo al mondo esterno, ma... In quel caso percepiva di sbagliare ad essere arrabbiato con Kyousuke e con la sua scelta dopo aver addirittura deciso di assecondarla. Forse proprio perché, in una delle poche volte in vita sua, aveva agito non secondo la sua testa, ma seguendo il pensiero di qualcun altro che non del tutto condivideva.
Kyousuke riusciva a immaginare il perché Tenma avesse reagito in un modo così diverso dal suo essere, ciononostante non sapeva cosa dire né se ci fosse qualcosa di giusto da proferire in un simile momento. Scelse la via del silenzio, anche se questa accendeva numerosi pensieri in contraddizione e in lotta fra loro. E così la colazione trascorse in minuti fatti di piombo.
Quando finì il riso Tenma, silenziosamente, prese le sue cose e abbandonò la cucina. Kyousuke si alzò e lo seguì per il corridoio.
Si ritrovarono poi davanti l'ingresso, dove Matsukaze girò il pomello e disse: « Non sono arrabbiato con te, voglio sostenerti » anche senza crederci del tutto. E Kyousuke, che non era in vena di discussioni e con le parole ci sapeva fare ben poco, si limitò ad annuire.
Tenma aprì la porta. « Allora ciao » mormorò. Sfiorò appena le labbra di Kyousuke e poi si voltò con un falso sorriso. Kyousuke avrebbe voluto prenderlo per il polso e attirarlo a sé come la giornata precedente, ma rimase fermo. Aspettò che l'altro uscisse, dopodiché chiuse la porta e sospirò.
Si meravigliò che Tenma non tornò indietro: quella porta non si aprì di nuovo, ne Kyousuke ricevette dei messaggi.
Tenma per la prima volta in vita sua non era con la testa fra le nuvole, o aveva riflettuto bene di non dimenticare nulla così da evitare di tornare indietro.


22 Dicembre, 10:54 AM;
La stazione di Shinjuku era certamente uno dei posti più affollati del mondo. E a Kyousuke i posti pieni di persone non piacevano affatto.
Era lì ad aspettare da non sapeva più quanto tempo, la testa che gli stava per esplodere per il troppo baccano: passi, parole, tutto rimbombava lì dentro amplificando i suoni e rendendoli cinque volte più fastidiosi.
Come se non bastasse, il freddo gli trapassava i vestiti penetrando fin dentro le sue ossa. E per quanto erano diventate gelate le sue mani credeva che il sangue avesse da tempo smesso di circolare in quel punto. Le mise dentro le tasche per cercare di scaldarle, e infilò la testa dentro la sciarpa più che potè (come avrebbe fatto una tartaruga che si rifugiava nel suo gusio), ma riuscì a coprire solo le labbra e appena la punta del naso.
Quel che più lo irritava di quella situazione era che i suoi pensieri avevano deciso di rincorrerlo senza dargli tregua. Anche lì, a pochi minuti di distanza dal fatidico momento dell'incontro, non riusciva a togliersi dalla mente la tensione che c'era fra di lui e Tenma e rimuginava su quali potevano essere le parole più adatte per dire a Yuuichi la verità.
Per porre soluzione al primo problema probabilmente sarebbe bastato farsi perdonare con una partita di calcio. Per il secondo... Ci sarebbe voluto più tempo.
La voce che segnalava l'arrivo del treno lo svegliò dai suoi pensieri. Kyousuke alzò gli occhi e in pochi secondi il mezzo metallico gli fu davanti.
Le porte cominciarono ad aprirsi e dovette assottigliare gli occhi per individuare suo fratello in mezzo a tutta quella folla. Quando incrociò una chioma mora dai riflessi bluastri scattò subito nella sua direzione.
« Yuuichi! » quasi urlò per attirare la sua attenzione.
Yuuichi si guardava attorno spaesato, cercando di farsi spazio tra la gente.
« Yuuichi! » ritentò, e questa volta suo fratello maggiore si accorse di lui e gli andò incontro.
« Kyousuke! » gridò a sua volta mettendosi a correre nella sua direzione. A un certo punto, però, la sua corsa si arrestò e Yuuichi perse l'equilibrio in avanti. Kyousuke strabuzzò gli occhi e di scatto gli si parò davanti per sorreggerlo.
« Stai bene?! » fece allarmato con il cuore che gli tamburellava nel petto. Yuuichi si rimise in piedi da solo e sorrise imbarazzato.
« Sì, sì, tranquillo. Ho solo inciampato; non esagerare! »
Era da un bel paio d'anni ormai che Yuuichi aveva ripreso a camminare correttamente, ma Kyousuke non riusciva comunque a evitare di preoccuparsi. Tentò di tranquillizzarsi con un profondo respiro.
« Non ci vediamo da non so quanto tempo! » esclamò Yuuichi e Kyousuke annuì, riflettendo su quanto quella frase fosse veritiera. Anche le poche volte in cui era andato a trovare i suoi genitori per motivi vari non avevano potuto incontrarsi e così era quasi trascorso un anno e mezzo di sole telefonate e videochiamate via skype.
« Allora, come stai? Che mi racconti? » i due cominciarono a camminare. Kyousuke si propose di aiutarlo con le valige ma Yuuichi si rifiutò. Non sopportava d'esser visto come debole o chissà che: adesso aveva delle gambe perfettamente funzionanti e amava usarle anche per quelle che potevano sembrare azioni banali o scoccianti.
« Tutto bene, su. E per fortuna anche mamma e papà se la cavano. Tu? Non ti senti neanche un po' solo qui? »
Kyousuke avrebbe voluto rettificare dicendo che no, non era affatto solo. Ma rimase zitto, sprecando la sua prima opportunità di rivelargli la verità.
« No, per niente. Perché dovrei? » replicò serio, la voce un po' tremolante.
Yuuichi inarcò un sopracciglio. « Nulla, nulla » disse e sorrise. Uno di quei sorrisi solo suoi, che a Kyousuke mettevano addosso un po' di inquietudine perché pareva che dicessero "tranquillo, so già tutto."
Yuuichi era l'altra unica persona a renderlo trasparente, e in grado di cogliere ogni sentimento covato nel suo animo. Anche se in quel caso, per fortuna, era davvero impossibile che suo fratello gli leggesse il pensiero fino a quel punto. A limite poteva aver intuito che frequentasse qualcuno... ma di certo non poteva sapere che quel qualcuno fosse un ragazzo e che, per la precisione, si trattasse di Tenma.
« Come è andato il viaggio? » sviò la conversazione.
« Bene, solo un po' stancante. Questo posto è pieno di gente, wow. E, a proposito, Tokyo mi sembra particolarmente bella: mi farai da guida turistica fratellino? »
Kyousuke sorrise e annuì. Anche se quel "fratellino" non gli garbava molto era da così tanto tempo che non vedeva Yuuichi che non poteva che passarci su.
« Va bene, questo pomeriggio facciamo un bel giro. » disse. E ufficialmente da quel momento cominciò il suo piano.



{{ blaterazioni. }
Ehilà! Ho fatto passare più di quanto mi aspettassi dall'ultimo aggiornamento.
Anyway, non mi dispiace questo capitolo, solo... Kyousuke e Tenma, ho paura che siano ooc! Onestamente, ho intenzione di dargli un aspetto molto più umano, con difetti e pensieri non sempre giusti come ci aspetteremo da quelli che effettivamente sono tipo due eroi nell'anime. Ma non voglio allontanarmi troppo dalle loro personalità, voglio che comunque rimangano loro, solo che molto più riflessivi. Ma se ritenete che io li abbia stravolti... Cioè, avvertitemi e provvederò ad aggiungere immediatamente l'avvertimento "ooc".
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi sta leggendo la storia c:
A presto!
_Fernweh (a cui ancora non cambiano il nickname sebbene sia passato più di una settimana)

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Capitolo 3
*** (3) ***


The Newstart: nuova vita.





22 Dicembre, 11:23 AM;
Le intenzioni iniziali di Kyousuke erano di girare per Tokyo facendo da cicerone a Yuuichi. Però, dopo essersi accorti entro un paio di secondi di un dettaglio non trascurabile, i due fratelli avevano optato per un cambio di rotta; del resto, camminare per le strade trascinandosi dietro i bagagli - seppur composti solo da una valigia e da uno zaino - non sarebbe stato il massimo della comodità.
Quindi avevano fatto dietro front con una nuova meta prefissata nella mente: l'appartamento di Kyousuke.
Era così che erano finiti a transitare davanti alla porta di casa, mentre il proprietario, piuttosto stizzito, frugava tra le tasche alla ricerca delle chiavi.
Yuuichi era appoggiato al muro, e si stava riprendendo dalla salita di quattro rampe di scale durante la quale aveva trasportato da solo tutti i bagagli. Si sentiva un po' stupido per questo, perché Kyousuke si era più volte proposto di dargli una mano, ma lui, imperterrito, aveva sempre rifiutato, nonostante il fiato tendesse a diminuire a ogni gradino che sorpassava. Al tempo stesso, però, era orgoglioso di sé e quello gli sembrava un piccolo traguardo raggiunto: ora che poteva agire in completa autonomia e le sue gambe non rappresentavano più un ostacolo verso azioni all'apparenza banali, voleva muoversi il più possibile, indipendentemente dalla grandezza dello sforzo. E non poteva fingere di non essere felice per lo scherzo del destino che aveva fatto guastare l'ascensore proprio il giorno del suo arrivo a Tokyo. Desiderava che anche Kyousuke lo vedesse: ora poteva agire liberamente, era forte e ce la faceva da solo.
Finalmente un clangore metallico annunciò che potevano entrare, e Yuuichi, che aveva lasciato il suo equipaggiamento per terra, si ricaricò in fretta del fardello e varcò la soglia di casa.
« Wow. » gli sfuggì, appena mise piede dentro, accompagnato da un lieve sorriso sulle labbra. I suoi occhi guizzarono da un lato all'altro, intenti ad imprimere nella memoria le immagini dell'abitazione del proprio fratellino. Probabilmente, finito il natale, sarebbe ritornato a Tokyo solo dopo un lungo lasso di tempo; per questo necessitava di immagazzinare quelle scene come ricordo, di scattare fotografie con il cervello per compensare a quelle materiali che non sarebbe stato il caso di fare. Anche se poteva sembrare stupido come pensiero, per lui quella residenza era molto importante: si trattava della casa dove il suo compagno d'infanzia (lo stesso che in passato lo andava a cercare piagnucolando quando si sbucciava un ginocchio) era diventato indipendente a tutti gli effetti, aveva iniziato una vita tutta sua.
Yuuichi aveva passato una buona parte del viaggio in treno a guardare assorto il finestrino vagheggiando come potessero essere le mura di casa di Kyousuke. E doveva ammettere che se le era immaginate in tutt'altro modo rispetto alla realtà.
L'appartamento era abbastanza grande per essere di una sola persona, e al contrario di quel che si aspettava non si trattava di un semplice e piccolo monolocale - ritratto che, non sapeva il motivo, si era creato da solo con la fantasia - ma vi era, a partire dall'ingresso, un breve corridoio che portava alle varie stanze. L'arredamento era discreto, dai colori tenui miscelati da sfumature caffè. Yuuichi si immaginava qualcosa sui toni del blu invece, senza un apparente ragione, e magari con pigmenti più scuri. Lo vedeva nello stile di suo fratello, forse, anche se quel che si ritrovava dinanzi non contrastava affatto con il carattere di Kyousuke. Quella vista, anzi, era in perfetta linea con ciò che poteva essere lo stile di vita a cui puntava il minore: tranquillo ed equilibrato. Sebbene Kyousuke potesse sembrare freddo e cupo, infatti, era pur sempre perennemente alla ricerca di un po' di pace. Era il genere di persona che, per questo, odiava i posti affollati e i luoghi appariscenti. Anche il quartiere dove sorgeva l'edificio era piuttosto silenzioso, quindi non c'erano dubbi sul fatto che quello, sebbene contrastasse con il dipinto creato dal cervello di Yuuichi, fosse un posto perfettamente affine ai gusti di suo fratello.
« Yuuichi? » Kyousuke lo riscosse dai suoi pensieri, osservandolo con cipiglio interrogativo.
Il più grande si rese conto solo a quel punto di essere stato in trance per qualche minuto, e ridacchiò « Scusa! Mi ero perso nella mia mente osservando in giro. Sai, il viaggio l'ho passato anche ad immaginarmi come poteva essere casa tua, era una delle mie principali curiosità. »
Il più piccolo annuì, senza però capire realmente che importanza avessero le sembianze del suo appartamento.
« Vieni piuttosto, ti faccio vedere dove dormirai. » disse, e poi scortò il maggiore in quella che solitamente era la sua camera - sua e di Tenma, per precisare - che avrebbe offerto al proprio fratello nei suoi giorni di permanenza a Tokyo, mentre lui si sarebbe accontentato del divano. Sia perché non c'era abbastanza spazio per mettere un futon da qualche parte, sia perché si sentiva abbastanza a sua agio nel soggiorno poiché vi si era appisolato più volte durante le giornate di studio.
« Questa è la stanza in cui dormi? » domandò Yuuichi, continuando a esplorare con lo sguardo. Questa volta ci aveva azzeccato, più o meno: tutte le pareti erano bianche, eccetto una che era dipinta di un blu scuro, quasi come il colore del cielo di notte. Vi era una cassettiera poggiata sulla parete a sinistra dell'entrata, di dirimpetto all'ampia finestra da cui si affacciava la pallida luce invernale. E c'era un armadio davanti a quello che, in quell'insieme, era l'elemento preponderante: il letto matrimoniale dal piumone niveo. Quello che Kyousuke aveva comprato quando aveva chiesto a Tenma di venire a vivere con lui.
« Wow. » pronunciò nuovamente Yuuichi, e Kyousuke avrebbe voluto intimargli di smetterla con quel monosillabo. Nonostante ciò rimase zitto e captò quel messaggio come segno d'apprezzamento.
Anche se Yuuichi in realtà, più che lieto per l'assegnazione della stanza, si stava chiedendo dubbioso perché nell'appartamento di uno studente universitario, seppur grande, ci fosse un letto destinato a due persone. Inghiottì quei pensieri che, non capiva il perché, lo mettevano in imbarazzo e posò gli occhi su Kyousuke pensando che oramai non era più il suo fratellino, ma era un adulto a tutti gli effetti. Un brivido gli percorse la schiena.
Kyousuke riprese a parlare « Mentre per dove mettere la tua roba... Mmh. » C'era un problema, un problema che Kyousuke non aveva minimamente preso in considerazione pur credendo di essere stato piuttosto minuzioso con i dettagli del suo piano. L'armadio non conteneva solo i suoi di vestiti, ma anche quelli di Tenma, che ovviamente aveva portato con sé poche cose, trattandosi della sua assenza questione di solo qualche giorno.
Kyousuke aprì le ante, alla ricerca di un po' di spazio, ma restò deluso nel non trovarne poi molto. L'armadio non era poi neanche così grande, e non c'era neanche un angolino libero purtroppo, perché all'interno c'erano infilate anche svariate cianfrusaglie, tra cui scatoloni, zaini e tanto altro. Così andò a curiosare tra i cassetti, rimanendo una seconda volta frustato scontrando lo sguardo con i vestiti che riempivano il tiretto fino all'orlo.
"Oh, da quando hai tutti questi vestiti?" si chiese incredulo Yuuichi nella propria mente. Decisamente, anche se l'armadio non era grandissimo, non si aspettava una così grande quantità di roba. Non da una persona sola, e in special modo se quella era suo fratello.
Kyousuke prese una pila dei vestiti di Tenma per poi poggiarla sul letto « Gli troverò qualche altro posto, cosicché tu possa usare almeno due cassetti. » promise al fratello.
« No, dai, Kyousuke, non preoccuparti. » Yuuichi tentò di persuaderlo dall'idea e allungò una mano verso Kyousuke per fermarlo. Ma il gesto risultò inutile, dato che quello si stava caricando di un'altra pila di vestiti per ripetere poi l'azione precedente.
« Guarda che posso lasciare la mia roba nelle valigie » provò a protestare nuovamente, ma il minore fu irremovibile. E in poco tempo le file di vestiti sul piumone bianco divennero quattro.
I due sospirarono, Kyousuke col pensiero di dove avrebbe potuto mettere quella roba, Yuuichi per via della testardaggine del primo.
Yuuichi cercò di lanciargli un'occhiata per ammonirlo, ma quando alzo gli occhi ambrati verso Kyousuke trovò sul suo viso un espressione sconvolta decorata da due guance vermiglie. Intercettò la direzione in cui guardava per poi ritrovarsi ad osservare un maglione a strisce arancioni e rosse, con al centro un pallone da calcio, che torreggiava su una catasta di vestiti.
« Oh...? » Iniziò, con tono interrogativo, per chiedere spiegazioni al fratello che non era certo il tipo da possedere cose simili.
Yuuichi certamente non poteva aspettarselo, ma invece Kyousuke sapeva bene perché qualcosa del genere si trovasse lì in mezzo: non poteva essere nientedimeno di Temma, anche se non glielo aveva mai visto addosso ( e beh, ci credeva che non glielo aveva mai visto indossare. Sì che Tenma era strano, ma c'era un limite a tutto. )
« Regalo di natale in anticipo. » comunicò, per giustificarsi, sperando che potesse essere credibile.
« Davvero? e da chi? » chiese Yuuichi sorridendo divertito.
« Da parte di qualcuno che mi odia. » rispose Kyousuke. Perché, beh, non c'era scusa più plausibile di quella se lui, tipo solitario e che cercava di tenersi il più lontano possibile dalle cose strane, si ritrovava un indumento sgargiante e infantile nell'armadio.
Yuuichi scoppiò in una fragorosa risata « E dai! Non dire così. Forse quel qualcuno ha solo gusti... Mmh, un po' discutibili? » anche Kyousuke non riuscì a trattenersi dal ridere. « Beh, forse un po' troppo. »
E continuarono così per un po', a ridacchiare e a parlare fra loro mentre si accingevano a mettere le cose di Yuuichi negli spazi liberati.
Kyousuke, finalmente, dopo due giorni di inferno e pensanti litigi con la persona che amava, sentiva la propria mente e la propria anima leggere. Nessun pensiero negativo stava rovinando quel momento, e lui poteva godersi quegli attimi di divertimento e serenità che gli erano mancati tantissimo.
Voleva un gran bene a Yuuichi, lo adorava sin da piccolo. Non era come i fratelli maggiori gradassi e arroganti che si dipingono nei libri o nei film americani stupidi che piacevano tanto a Tenma. Anzi, era quello che da sempre si anteponeva a un'ombra di genitori poco presenti, e che con un sorriso riusciva a rassicurarlo in un attimo. Quello che per lui, oltre che un compagno di giochi, era stato quasi una figura genitoriale, per via di ciò che si era premurato di insegnargli al posto di chi ne aveva realmente il compito.
Insomma, non che i due avessero avuto dei genitori che non li volevano bene o robe simili, affatto: la loro madre era sempre stata una donna premurosa e gentile, mentre il padre, sebbene piuttosto severo, nascondeva un amore infinito che, se non fosse stato via spesso per colpa del lavoro, avrebbe riversato su di loro ogni giorno.
O almeno, così era stato fino a un certo punto, prima dell'incidente... Prima che Yuuichi non potesse più camminare per colpa di Kyousuke.
Era cambiato tutto troppo in fretta, in un giorno che all'apparenza era uguale a qualunque altro. Kyousuke e Yuuichi avevano circa sette e dieci anni quando era successo. Erano andati a giocare in giardino a calcio, come facevano solitamente la domenica. L'imprevisto fu che pallone si incastrò tra i rami di un albero e il piccolo Kyousuke, impaziente, si arrampicò per andarlo a prendere nonostante le proteste del fratello maggiore. E poi accadde: perse l'equilibrio rischiando di morire sfracellandosi al suolo, ma fu salvato da Yuuichi che, giusto in tempo, si mise sotto di lui, rinunciando inconsapevolmente alle sue gambe per una serie di anni che sarebbero sembrati infiniti...
A quel punto sì che i loro genitori erano diventati assenti. Kyousuke aveva iniziato davvero a sentirsi odiato, perché era stato lui a rompere le gambe al loro primogenito e non c'erano giustificazioni per una cosa simile. Aveva percepito in ogni modo possibile il cambiamento avvenuto quel giorno: l'aria diversa, pesante e irrespirabile che lo investiva appena entrava a casa, gli sguardi spenti, il silenzio chiassoso.
Sebbene suo fratello continuasse a ripetergli ogni giorno che non era colpa sua, ma che si era trattato solo di un incidente a cui non doveva dare troppo peso, Kyousuke continuava a sentirsi sempre peggio mentre il suo cuore diventava un macigno. Sapeva che le parole di incoraggiamento che gli donava suo fratello erano solo una bugia; non sarebbe mai riuscito a guardare Yuuichi sulla sedia rotelle pensando che "era stato solo un incidente".
Gli anni a seguire erano stati terribili: il sorriso di sua madre aveva cominciato ad essere effimero o forzato e la donna aveva lasciato il lavoro da pasticcera che si era con tanto impegno guadagnata per badare a Yuuichi. Suo padre, invece, sembrava mancare da casa più di prima, sottraendosi a quelli che sarebbero dovuti essere i suoi doveri.
E da lì Yuuichi era diventato l'unica persona con cui Kyousuke si sentiva a suo agio. Poi c'era stata la faccenda del quasi-divorzio e tante altre cose ancora che avevano plasmato il suo carattere freddo e solitario e avevano rafforzato il senso di colpa avvinghiato nel suo petto.
Kyousuke abbassò lo sguardo, mentre le parole che gli stava rivolgendo il fratello mentre ripiegava i vestiti nel cassetto si facevano sempre più distanti e incomprensibili.
Nella sua mente si tracciò lentamente la figura di un cerchio, in seguito colorato da pentagoni bianchi e neri. Era stato per via di quell'incidente che Kyousuke aveva iniziato a odiare il calcio per la prima volta. Poi aveva incontrato Tenma alle medie, e tutto era cambiato, la sua vita aveva preso una svolta positiva su tutti i fronti. Forse perché era in quel periodo che Yuuichi aveva iniziato a fare riabilitazione, e la situazione in casa era lentamente migliorata fino a tornare come un tempo.
Poi c'era stata la famosa "incomprensione" con Matsukaze e ancora una volta aveva preso ad odiare quello sport, che pareva segnare ogni disgrazia gli capitava nella vita.
Però, circa un anno fa, si era riappacificato con Tenma e ora viveva addirittura con lui, mentre la sua famiglia lo incoraggiava dall'Inazuma Town e lui aspirava a una carriera da medico. Il pensiero che tutto questo - questa vita che si stava costruendo felicemente, le risate di poco fa con Yuuichi e tanto altro - non fosse che un momento di pausa che non sarebbe durato per sempre gli fece venire uno strano malessere al petto.
Kyousuke stava per distruggere tutto di nuovo. Con Tenma, con la sua famiglia, con tutti. Già con il castano aveva preso un sentiero pericoloso cacciandolo di casa per quei giorni. E con Yuuichi, invece? Quanto tempo sarebbe durata quella tranquillità fittizia? Una volta rivelatogli della sua attuale vita a Tokyo avrebbe detto addio per sempre all'unica persona che aveva potuto definire "famiglia"? Per non parlare dei suoi genitori, poi. Presto o tardi sarebbe giunto anche il loro turno di sapere come stavano le cose.
« Ecco fatto! » gridò Yuuichi soddisfatto non appena finirono il lavoro. Aveva alzato la voce soprattutto per ridestare il fratello da chissà quale lungo complesso mentale che lo aveva reso evidentemente triste.
Kyousuke, la cui espressione si era spenta, si sforzò di sorridergli. Si era man mano perso durante la conversazione, intrappolato in una fitta ragnatela tessuta minuziosamente dalla sua testa.
« Siamo ancora in tempo per fare un giro? » chiese Yuuichi, facendo finta di non aver notato la tristezza che aveva allagato il volto del minore.
Kyousuke diede un occhiata all'orologio, per poi rispondere affermativamente. Dopodiché uscì dalla stanza facendo cenno a Yuuichi di seguirlo, lasciandosi dietro quel filo di pensieri negativi che erano riusciti a rovinargli la felicità di essere di nuovo con suo fratello.
Arrivarono alla porta d'ingresso e Kyousuke aprì la maniglia, ma fu bloccato da Yuuichi che aveva preso a chiamarlo.
« Mh? » si voltò nella sua direzione, curioso, mentre l'altro sollevava da per terra un giornaletto e faceva rabbrividire il minore.
« Tokyo football magazine? » boccheggiò Yuuichi, alzando lentamente il capo e sgranando gli occhi sorpreso. « Kyousuke... Wow. Pensavo che avessi abbandonato il calcio. » Era stupore, sì; del tutto positivo però. Yuuichi sapeva che molti anni fa dopo una brutta litigata con un amico suo fratello non era più riuscito a giocare a calcio senza farsi cogliere da brutti pensieri e angoscia, e, testardo come lo conosceva, non si aspettava che un giorno avrebbe ripreso ad amare quello sport. O meglio, una parte di sé si aspettava che un giorno Kyousuke avrebbe finito col cedere, ma il realizzare che suo tanto agognato sogno dopo anni si fosse finalmente avverato non poteva che riempirlo di gioia.
« Già... Ho ripreso, recentemente. » Sapessi il perché. Kyousuke non poteva evitare di essere vago a ogni risposta, e a mettersi conseguenzialmente assorto ad osservare il vuoto attorno a sé, come se lo potesse aiutare a celare meglio tutte le bugie e le mezze verità che aveva riferito e che avrebbe continuato a dire a tempo indeterminato al maggiore.
« Allora... Beh, potremmo giocare più tardi, no? » propose Yuuichi, con un ampio sorriso.
Quel che Kyousuke pensò di seguito a quella frase fu un fulmineo "accidenti". Non poteva di certo rifiutare la proposta dell'altro, però avrebbe tanto voluto dirgli che aveva già in programma una partita con qualcun'altro da cui esigeva al più presto farsi perdonare.
« Ehm, sì. Perché no? Facciamo domani? » propose, con voce inespressiva.
Il maggiore inarcò per l'ennesima volta nella giorrnata un sopracciglio, decisamente perplesso, per poi annuire riluttante.
Kyousuke si accinse a svolgere quella che era diventata la sua specialità: cambiare conversazione.
« Andiamo? »



{{ blaterazioni. }
Beh, sì, sono leggermente scomparsa nel nulla, lol. Quanti mesi saranno passati? 3? 4? Ad ogni modo rieccomi qui. Questa volta pronta ad aggiornare puntualmente (LO GIURO) questa fanfiction che alla fin fine ho già tutta pronta quindi non dovrei avere problemi con la tabella di marcia (?)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci si vede al prossimo ^^
Saluti,
Eeureka

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Capitolo 4
*** (4) ***


The Newstart: nuova vita.





22 Dicembre, 01:06 PM;
Tenma non riusciva ancora a credere che tra circa un'ora il suo turno di lavoro sarebbe finito e lui non sarebbe tornato a casa propria. Più ci rifletteva, più diventava un pensiero del quale non riusciva a capacitarsi né a comprendere il motivo (sebbene Kyousuke glielo avesse, a modo suo, spiegato per bene).
Continuava a rifletterci ormai da troppo tempo, e la mente pesante e caotica gli aveva causato brutti scherzi durante il lavoro. Tenma aveva sbagliato gli ordini, aveva portato cibo che nessuno aveva richiesto e si era ridotto a inchini e scuse a non finire pur conscio che non fosse il modo giusto per rimediare alle sue azioni. Il tutto, tra l'altro, sotto lo sguardo severo della signora Mizuyaji – che, sì, era sempre gentile e disponibile, come lo poteva essere una nonna con il proprio nipote, ma che quando si trattava della reputazione del suo locale non ci metteva molto ad attivare la modalità "strega".
Era così che in breve tempo era stato cacciato in cucina, relegato davanti al lavello a pulire i piatti e i bicchieri sporchi. Tra l'altro c'era anche una lavastoviglie lì, quindi era più che evidente che quella fosse una semplice punizione o un modo per metterlo per un po' kappaò e far lavorare camerieri più capaci.
In quel momento, mentre fissava il vuoto con occhi spenti, si stava specializzando nella lucidatura di un bicchiere. Non vedeva l'ora che quella giornata finisse, in modo da poter sprofondare tra le braccia di Morfeo e dimenticare almeno per un po' tutti gli avvenimenti negativi che stavano caratterizzando la sua vita.
« Tenma, non ci sei proprio con la testa oggi! »
Il castano sobbalzò sentendosi chiamare, il che provocò una reazione a catena che gli fece volare il bicchiere dalle mani, e che lo rese ridicolo nel cercare di prenderlo intrecciando le proprie braccia, per poi riuscire miracolosamente a salvarlo e ad evitarsi l’ennesima ramanzina.
Miyu lo sorprese mettendosi a ridacchiare anziché a sgridarlo con serietà, e gli si affiancò per prendere a svolgere il suo medesimo lavoro.
« Allora, si può sapere che succede? Sei davvero tanto, taaanto, pensieroso oggi » disse la ragazza, immergendo le mani nell'acqua insaponata, per poi uscirle che stringevano saldamente un piatto.
Tenma sospirò. Non aveva alcuna voglia di raccontarle cosa c'era che non andava, e a questo si aggiungeva il paradossale e contrapposto sentimento di doversi sfogare con qualcuno.
« Ti ho già detto che ti ospiterò a casa mia volentieri in questi giorni, ma non mi hai spiegato il motivo. E che c'entri Kyousuke è palese, ma non riesco proprio a immaginare cosa sia successo... » Inclinò le labbra verso il basso, dispiaciuta.
Tenma ripensò a quando era arrivato a lavoro e, prima ancora di andarsi a cambiare e mettersi la propria "divisa" (con tanto di cappellino ridicolo con le sigle del negozio) era andato da Miyu e dalla proprietaria per chiedere loro se lo avessero potuto ospitare per tre/quattro giorni o anche un po' di più. Le due avevano accettato, come aveva già previsto con Tsurugi la sera prima, ma Tenma più che sollevato si era sentito come se stesse abusando della loro disponibilità. A ciò si aggiungeva che, non dopo molto, le donne avevano assunto un cipiglio piuttosto confuso (in particolar modo Miyu, che sapeva che il castano conviveva con Kyousuke). Nonostante ciò erano rimasta zitte, e non avevano fatto domande che in quella situazione il ragazzo avrebbe definito scomode.
Ripensando a ciò, Tenma realizzò che doveva loro delle spiegazioni, quantomeno a Miyu, e che non poteva tacere come aveva fatto prima. Se la sua amica si stava dimostrando talmente altruista, lui la doveva almeno ricambiare con la sincerità dei motivi che giustificavano le sue azioni.
Una volta riscosso dai propri pensieri, e sollevato lo sguardo dalla spugna che stringeva in mano l'altra e che freneticamente stava strofinando sul piatto di prima, Tenma si decise a parlare: « Okay, beh... È ovvio che tu sia confusa, anch'io lo sono. È una situazione abbastanza strana » e dopo questa premessa le raccontò tutto, da quella che era l'idea iniziale di Tsurugi per facilitare le cose e di come invece si fosse ribaltata in tutt'altro modo su di lui una situazione simile.
« Oh... » se ne uscì così Miyu a fine racconto, probabilmente ancora intenta ad elaborare come reagire. « Oddio, Tenma-chan! Che cosa tristissima; proprio a Natale! » stava urlando melodrammatica, come suo solito fare. Il ragazzo non riuscì a comprendere se fosse una reazione naturale per lei o si stesse sforzando di mostrarsi triste.
« Però dai... Due giorni non sono molti. E poi, beh, non dev'essere facile rivelare una cosa del genere al proprio fratello con i pregiudizi che, ahimè, ci sono in giro. No? Non ti preoccupare Tecchan, sono sicurissima che si risolverà presto tutto. Parola di Miyu! » disse, asciugandosi in fretta la mano con un tovagliolo per poi poggiarla all'altezza del cuore.
Tenma le sorrise, grato per le sue parole – che avevano contribuito parzialmente a fargli cambiare idea sulla situazione – e, in special modo, per il suo positivismo, che gli aveva infuso speranza.
« Penso che tu abbia ragione, Miyu-chan... Si sistemerà tutto. » Sì, Tenma non doveva avere poca fiducia in Kyousuke, quest'ultimo gli aveva ribadito che lo amava e non avrebbe perso ulteriore tempo a dirlo anche a Yuuichi. E poi era vero: non era facile riferire certe cose ai propri familiari, e forse delle volte sarebbe anche il caso di tacere per evitare danni irreparabili... Eppure dirlo così faceva sembrare che dovessero confessare di aver commesso un reato, ma Tenma era più che certo di non aver fatto nulla di simile. E di certo il suo ragazzo condivideva questo suo pensiero, e per questo voleva affrontare la realtà, conscio che sarebbe potuto andare tutto a rotoli con la sua famiglia. E Kyousuke lo voleva fare per la loro felicità, aveva solo bisogno di un po' di tempo per trovare il coraggio, Tenma non gliene doveva fare una colpa.
Concretizzato questo, su di lui iniziarono a formicolare i sensi di colpa, con annesso il bramoso desiderio di vedere al più presto il proprio fidanzato per scusarsi con lui.
Prese consapevolezza anche di un altro lato negativo di quella faccenda: la reazione di Yuuichi. Tenma conosceva il fratello di Kyousuke, sebbene non gli parlasse da tempo aveva un ricordo preciso di lui, perché quando frequentava l'Inazuma andava spesso a fargli visita in ospedale e da lì partivano lunghe e piacevoli chiacchierate. Yuuichi era un buon ascoltatore, era particolarmente gentile e comprensivo, e sorrideva nonostante tutto quello che aveva passato e che stava ancora affrontando. Lui e Tenma parlavano dei più svariati argomenti, dalle cose stupide e banali a dibattiti interessanti sui propri pensieri, anche se il principale argomento, in genere, era Kyousuke. Tenma non conservava nella memoria alcun ricordo negativo su Yuuichi, e ricordava che quando lui e Kyousuke avevano preso ad allontanarsi dopo la vecchia "incomprensione" era stato proprio con il fratello che il castano si era sfogato. Certo, senza entrare nei dettagli per non sconvolgerlo, ma facendogli capire quanto Kyousuke fosse importante per lui. E beh, Yuuichi sembrava sinceramente dispiaciuto che la loro amicizia stesse sbiadendo via.
E Fino a qui, volendo, raccontandogli della loro relazione non ci sarebbero state complicazioni eccessive e avrebbero potuto passare un natale felice tutti e tre assieme... Forse. Però non c'era nulla di certo, e l'idea che Yuuichi scoprendo dell'amore tra Tenma e Kyousuke potesse prenderla male non piaceva al castano, anche perché sapeva che il suo ragazzo ne sarebbe uscito distrutto.
« Ohi, Miyu? Tenma? » si udì la voce urlante della proprietaria trapassare le mura, e i due interpellati girarono in contemporanea le teste, alla ricerca di chi aveva pronunciato il richiamo. « È arrivato Tsurugi, volete passare di là? » chiese la signora Mizuyaji, facendo capolino dalla porta.
Miyu lo guardò con un sorriso incoraggiante, e Tenma annuì più o meno sicuro.

***

Quando Kyousuke varcò l'ingresso, con a suo seguito Yuuichi, il campanellino alla porta tintinnò e la signora Mizuyaji si risvegliò da quella che pareva una sorta di noia apparente per venir loro incontro.
« Tesoro! » disse con la sua solita voce gracchiante da vecchia, che la faceva apparire più grande della sua età (che, effettivamente pensandoci, Kyousuke sconosceva).
Yuuichi guardò nella direzione del fratello incuriosito e... Divertito? Era scherno quello che Kyousuke gli leggeva sulle labbra? Che fosse dovuto dell'espressione infastidita e adirata che si era fatta largo sul suo viso non appena la donna aveva aperto bocca? Beh, sì, sicuramente Yuuichi doveva aver intuito che la Mizuyaji non rientrava tra le sue più care simpatie.
« Oh santo cielo, chi è il giovanotto che ti accompagna? »
E ripensando al fattore età, considerando che la donna si esprimesse con simili frasi non faceva che aumentare il dubbio nella mente di Kyousuke che, fino a quel momento, a causa dell'aspetto ben curato della Mizuyaji e dai solchi della vecchiaia ben poco evidenti l'aveva creduta sulla quarantina.
« Lui è mio fratello maggiore, Yuuichi » disse Kyousuke, diretto.
« Molto piacere » Yuuichi fece un leggero inchino, sorridendo « Signora...? »
« Mizuyaji » ridacchiò la donna, analizzando attentamente il nuovo arrivato. « Siete proprio identici » disse in seguito.
Kyousuke iniziò ad osservare intorno, notando la mancanza di qualcuno che per lui era abbastanza importante. Non sapeva però se l'assenza di Tenma lì lo dovesse allarmare o tranquillizzare: da un lato così avrebbe avuto più tempo per introdurlo a Yuuichi. Dall'altro però le paranoie iniziavano a prendere possesso della sua mente e si profilava l'ipotesi che Tenma non si fosse proprio presentato al locale quel giorno.
Vagò con gli occhi ambrati tutto attorno, e incrociò solo gli sguardi di altri camerieri del Newstart, ma non quello del suo ragazzo.
La donna sembrò accorgersi del suo sguardo investigatore. «Oh, vado a chiamarli! » disse più a se stessa che a loro, per poi sparire inspiegabilmente dietro la porta che conduceva alla cucina.
Yuuichi, giustamente, si limitò ad inarcare un sopracciglio confuso, non potendo arrivare da solo a una spiegazione logica per quell'ultima frase della signora e, dopo un po', lasciò andare la risata che fino a quel momento aveva trattenuto.
« Che tipo bizzarro » commentò, guardando il minore. « Però è simpatica, e sembra molto gentile. »
Kyousuke annuì, anche se concordava molto più con la prima frase che con le seguenti.
« Andiamo a sederci » disse per poi fare strada a Yuuichi e scegliere lui stesso il loro tavolo. Provò a trovarne uno senza alberello natalizio ma fu inutile, quindi optò semplicemente per il tavolo più isolato e distante dall'altra gente.
« Non pensavo che ti potesse piacere mangiare in un posto simile » commentò Yuuichi non appena si furono seduti, guardandosi attorno. E fu il turno di Kyousuke di inarcare un sopracciglio incuriosito. « Come mai? » domandò, prima che la risposta si palesasse nella sua mente.
Yuuichi lo guardò da dietro gli aghi dell'alberello che si frapponeva tra i due. « Beh, l'arredamento è un po' da... Posto che non piace a mio fratello » concluse, sorridente.
Kyousuke dovette ritrovarsi suo malgrado d'accordo, confermando che Yuuichi si stava riferendo ai vistosi decori natalizi.
« È così, infatti. Tutte queste decorazioni mi danno la nausea, ma quando ho iniziato a venire qui era tutto più normale. Beh, eccetto le proprietarie purtroppo. Ma il cibo è buono e per niente costoso » spiegò.
Continuarono a chiacchierare per un po' finché un'altra voce femminile non li interruppe.
« Tsurugi! » era quella di Miyu, che, affiancata da sua madre, era venuta a peggiorargli la giornata indossando il sorriso più fintamente allegro e insopportabile mai visto.
« Ciao Miyu » tagliò corto Kyousuke, sperando di liquidarla al più presto. Non si sforzò neanche di fingere gentilezza o entusiasmo nel vederla. Si accorse però che lo stesso valeva per la ragazza: Miyu per una volta in vita sua non lo stava considerando minimamente, anzi, era concentrata da tutt'altra parte. Era occupata a osservare Yuuichi e la sua mente stava elaborando chissà che, mentre le sue guance stavano inspiegabilmente diventando più rosse dei suoi capelli.
Kyousuke inarcò un sopracciglio, sperando che la scena che gli si presentava davanti fosse solo un’allucinazione.
« Lui è mio fratello Yuuichi... » spiegò di nuovo, mentre con sguardo perplesso osservava Miyu annuire con un sorriso da ebete.
« Yuuichi, lei è Miyu, la figlia della proprietaria... » continuò svogliato, domandandosi il perché stesse presentando la ragazza come se si trattasse di una sua amica.
« Piacere » disse cordiale Yuuichi alzandosi, e facendo un breve inchino. Ci fu qualche attimo di silenzio.
« P-piacere! » esplose poi Miyu, balbettando, prima di chinarsi anche lei, inclinandosi in avanti anche più del dovuto.*
Kyousuke non capiva il perché, ma non percepiva niente di buono nell'aria che stava iniziando a circolare in quel posto.
« Okaaaay- » sbottò Kyousuke interrompendoli « possiamo ordinare? »
Fu in quel momento che una zazzera castana a lui estremamente familiare fece capolino dietro la signora Mizuyaji e sua figlia.
Tenma lo guardò per qualche attimo, insicuro, poi si fece avanti con un debole sorriso. « Ciao Tsurugi » disse.
A Kyousuke sembrò stranissimo essere chiamato per cognome dopo tutto quel tempo, eppure c'era un motivo per cui il castano lo aveva fatto, così stette momentaneamente al gioco.
« Ciao Matsukaze. Lui è Yuuichi, mio fratello; ricordi? » chiese, dando ufficialmente il via alla gara del sorriso più falso.
In realtà non fu così: perché Tenma non aveva più le labbra tirate come se dimostrarsi felici fosse lo sforzo più difficile del mondo, ma aveva sul viso quella che era una delle sue solite espressioni di gioia pura e contagiosa.
« Tsurugi-san! Da quanto tempo! » urlacchiò entusiasta, prima di gettarsi addosso al suddetto ragazzo.
Kyousuke sgranò gli occhi, nella frazione di secondo in cui vide Tenma saltare sopra suo fratello, e Yuuichi barcollare all'indietro prima di stabilire un po' di equilibrio e stringere il più piccolo fra le braccia.
« Tenma, wow! Non pensavo di rivederti più! »
Kyousuke rimase seduto, sconvolto, allibito, a guardare la scena. Superato il quasi infarto che si era preso, e dopo aver lanciato un'occhiataccia a Tenma per quel che aveva fatto (non pensando a Yuuichi che fino a qualche anno fa non poteva staccarsi da una sedia rotelle), accennò un sorriso, perplesso da quelle reazioni inaspettate. Chissà se Yuuichi avesse continuato ad essere felice di vedere Tenma una volta scoperto della loro relazione. Chissà se fosse bastata la verità per strappargli controvoglia quel sorriso sereno dal viso.
Yuuichi rimase qualche attimo in silenzio mettendosi a sedere, poi il suo viso parve illuminarsi.
« Ora è tutto chiaro! » disse, rivolgendo gli occhi brillanti al fratello minore.
Kyousuke iniziò a sudare freddo: tutto chiaro? Cos'era tutto chiaro?
Anche Tenma stralunò gli occhi, spaventato.
Kyousuke sapeva che il fratello era bravo a leggerlo ed aveva un grande intuito per quanto riguardava le relazione fra persone o i sentimenti della gente in generale, ma non poteva aver capito tutto così di colpo; era sovrumano.
« Ecco perché hai ripreso a giocare a calcio, Kyousuke! Vi siete incontrati qui e avete fatto pace, siete di nuovo amici! » Yuuichi pronunciò quell'esatte parole come se fossero la notizia più bella che si potesse ricevere. Tenma scoppiò in una fragorosa risata, Kyousuke si limitò a un sorriso e a un sospiro di sollievo.
I due si aspettavano molto peggio.
« Beh, sì. È così. » iniziò Tenma. « Per fortuna ci siamo riappacificati! Tra l'altro avevamo litigato solo per un motivo stupido... » e abbassò gli occhi. Era strano, stavano parlando di un litigio passato con molta leggerezza, sebbene non si trattasse affatto di qualcosa di stupido. E soprattutto, quello che era accaduto circa tre anni fa non era nemmeno un litigio, era stata un'incomprensione che li aveva via via portati ad allontanarsi l'un l'altro.
« Motivo stupido? » Chiese Yuuichi, non convinto. Dopotutto, era stato lui che in quel tempo aveva dovuto consolare i due giovani uno ad uno, visto che entrambi erano venuti a cercarlo per "sfogarsi". E la cosa più bizzarra era che, sebbene entrambi gli avessero raccontato la stessa cosa, lo avevano fatto con due versioni diverse.
Tenma gli aveva raccontato che aveva sbagliato a parlare con suo fratello a causa di un momento di impulsività e che si sentiva mortificato. Kyousuke, invece, gli aveva detto che Tenma gli aveva confessato un segreto che gli aveva tenuto nascosto fino a quel momento e, una volta venuto a galla, lo aveva irrimediabilmente ferito.
Sebbene tutti e due gli avessero parlato di un litigio, le due versioni non combaciavano, o non del tutto comunque. Inoltre il fatto che nessuno dei due avesse voluto approfondire quale fosse il motivo della lite era piuttosto sospetto.
Yuuichi, naturalmente, a causa della sua indole e per non mettere a disagio nessuno aveva evitato di scavare a fondo e fare domande insistenti. Quel di cui però era certo, e che i due dopo quel che era accaduto avevano seriamente smesso di sentirsi, quindi non si poteva trattare di un litigio stupido, ma era qualcosa di grave. Questa era la sua unica certezza, l'unica verità che aveva potuto evincere tra le mezze bugie che gli avevano raccontato suo fratello e il castano. Per il resto non riusciva a immaginare di più, la sua mente sbatteva contro un muro quando si sforzava di suppore cosa il Tenma avesse potuto dire a suo fratello per renderlo così triste e insicuro.
Ma aveva poi così tanta importanza? Beh, forse non proprio. Finalmente si era sistemato tutto, quindi, guardare nel passato non sarebbe servito. E poi, non erano cose che lo riguardavano. Se i due avevano deciso di mentirgli in passato, lo avevano fatto per i loro buoni motivi. Lui non doveva impicciarsi. E probabilmente si trattava di una verità scomoda che li avrebbe messi a disagio... E no, Yuuichi non voleva nulla del genere.
« Sono felice che tutto si sia aggiustato. » Yuuichi rivolse ad entrambi un sorriso sincero. « Mi ricordo quanto la vostra amicizia fosse forte e ammetto che appena ho saputo che avevate litigato ci ero rimasto malissimo. Cercate di non litigare più, specialmente per i motivi stupidi! » ridacchiò.
E Tenma e Kyousuke non poterono evitare di abbassare il capo contemporaneamente, imbarazzati. Sia perché entrambi erano consci di aver mentito a Yuuichi, ed erano quindi gli unici a sapere la vera versione dei fatti che, beh, gli avrebbero dovuto confessare a breve. Sia a causa del fresco ricordo di quella mattina, quando avevano litigato proprio per un motivo stupido e per via dei loro pensieri discordi.
« Sì... » il castano ruppe il silenzio. « Non lo faremo più. Non litigheremo più per motivi stupidi. » Lo disse alludendo a quella mattinata, e alzò lo sguardo verso Kyousuke, piegando le labbra in un debole ma sincero sorriso.
Il blu trovò la forza di guardarlo negli occhi, e ricambiò il sorriso con decisione, felice che con uno sguardo d'intesa tutto pareva essersi sistemato. Aveva una voglia matta di abbracciare Tenma, e stesso valeva per quest'ultimo. Ma non potevano o avrebbero destato sospetti, senza contare il fatto che erano in un luogo pubblico quindi scambiarsi effusioni non sarebbe stato il massimo. Così si limitarono a guardarsi profondamente negli occhi finché Miyu e la signora Mizuyaji, che fino a quel momento avevano fatto da sfondo alla scena, rientrarono tra i personaggi principali.
« Litigata? Oh, cari, quando è successo? » chiese la donna, confusa, piegando le labbra all'ingiù.
Miyu invece sapeva già della litigata, e proprio nei minimi dettagli... Visto che Tenma non si faceva scrupoli a parlare dei loro fatti con lei (cosa che Kyousuke disapprovava del tutto).
« Beh, anch'io sono felice che qualunque cosa sia accaduta tutto si sia sistemato! » disse però, come se fosse ignara di tutto. E mostrando uno dei suoi sorrisi più falsi, guardò per un secondo nella direzione di Yuuichi.
Kyousuke ci mise qualche secondo per capire che stava cercando di impressionarlo per fare una buona figura su di lui. Forse per metterselo dalla sua parte, un po' come aveva fatto con Tenma, approfittando della troppa bontà e ingenuità. Prima che Yuuichi potesse rivolgerle un sorriso o ribattere in qualche modo, Kyousuke, innervosito, disse: « Ora possiamo ordinare? »
Non avrebbe mai permesso che Miyu trattasse suo fratello come faceva con Tenma: fingendosi gentile e carina con il mero scopo di raccattare informazioni che non la riguardavano (e con quale scopo poi? Kyousuke non ne comprendeva il motivo).
Già gli dava abbastanza fastidio che il castano a ogni loro discussione la difendesse definendola una ragazza gentile e simpatica. E, soprattutto, lo irritava il fatto che Miyu dovesse impicciarsi in ogni loro fatto e che Tenma, ammaliato da un finto buonismo, la soddisfaceva sempre.
« Bene, allora... Che prendete? » chiese Tenma, interrompendo le sue elucubrazioni.
Loro ordinarono, il castano si segnò tutto sul taccuino dopodiché si allontanò, e stesso fecero le due donne.
« Ehi Tenma! » venne richiamato da Yuuichi, al che Kyousuke si domandò il motivo.
« Dopo andiamo a giocare a calcio. Ti andrebbe di venire? »
« Volentieri! » gridò il castano, prima di sparire dietro la porta della cucina.
« Non ti dispiace, vero? » si rivolse a Kyousuke questa volta, sorridendo.
« No, niente affatto. Sarà... Uhm, divertente? » disse il minore, insicuro.
Oh no. Pensò in realtà Kyousuke. Il pensiero di lui, solo con Tenma e suo fratello per un bel po' di tempo lo fece allarmare. Tra l'altro, aveva già in mente di andare al campetto due volte: una quel giorno stesso, l'altra l'indomani. Insomma, necessitava di un po' di tempo con Tenma per farsi perdonare come si deve, per prima cosa, e, seconda cosa, aveva promesso una partita a suo fratello. Ma ora i suoi piani erano stati rovinati dalla proposta di Yuuichi.
Così avrebbe risolto solo un problema, perché non se ne parlava di comportarsi come faceva di solito con il suo ragazzo davanti agli occhi ignari di Yuuichi. E la cosa che più temeva era che qualcosa andasse storto. Non sapeva esattamente cosa potesse succedere, ma lo sentiva dentro il petto che quella partita sarebbe stata un disastro. Si vedeva già ad agire in un modo tutt'altro che naturale e rigido mentre tentava di non rendere palese la relazione fra lui e Tenma.
Forse però sarebbe bastato comportarsi come quando erano solo amici... No? Tentò di non pensarci, prese un respiro profondo e si ordinò di liberare la mente.
Quando arrivarono il loro pranzo arrivò si distrasse facilmente grazie all'innato talento del fratello di tranquillizzarlo con una semplice conversazione.
Era felicissimo di riaverlo di nuovo con sé, preoccupatissimo di perderlo.




{{ blaterazioni. }
Kyousuke è ancora preso da tutte le ansie del mondo e continua a rimandare all'infinito. In compenso Tenma è molto, molto comprensivo per fortuna sua. Ponete attenzione a Miyu, che è un personaggio meno secondario di quanto si possa pensare. Temetela (?)
A dire il vero su questo capitolo non ho nulla in particolare da dire. Spero solo che la storia sia di vostro gradimento e ringrazio chiunque la stia leggendo ^^"
Saluti,
Eeureka

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Capitolo 5
*** (5) ***


The Newstart: nuova vita.





22 Dicembre 04:32 PM;
La giornata era già stata abbastanza frenetica: fatta di viaggi, lunghe camminate, bagagli da trasportare, conversazioni intraprese con due rompiscatole e rimembranze di vecchi litigi. Nonostante fosse ancora pomeriggio, infatti, Kyousuke si sentiva già sfinito e si chiedeva il perché la medesima sensazione non pullulasse invece nel corpo e nella mente di Yuuichi, che era ancora attivo come non mai e pareva non aver passato gran parte della sua vita su una sedia rotelle.
Kyousuke si stava pentendo di non aver protestato all'idea del fratello di invitare Tenma a giocare a calcio con loro. Quella partita lo aveva colto impreparato, perché da quando aveva acquisito la notizia che Yuuichi sarebbe venuto a fargli visita, l'aspirante medico aveva in fretta e furia attuato un piano per rivelare al fratello la sua storia con Tenma. Si trattava di un progetto fatto di tappe da seguire obbligatoriamente, perché non c'erano piani B ed era inesistente il tempo per elaborarli.
Era così che, dopo minuti di elucubrazioni che lo riportavano sempre al punto di partenza, ci aveva rinunciato. Aveva concluso con se stesso che lo schema che si era creato nella mente non era poi così utile o rilevante dato che aveva fallito più volte. Kyousuke aveva quindi deciso di comportarsi semplicemente in modo "normale", come se lui e Tenma fossero ancora legati dall'amicizia che li accomunava alle medie.
E beh, tutto il resto sarebbe venuto da solo. Kyousuke avrebbe aspettato il momento che gli sarebbe parso più opportuno senza soffermarsi troppo sulle parole da usare prima che accadesse, ma lasciando tutto al naturale flusso del tempo e del destino.
Il risultato finale, ovvero la reazione di Yuuichi, sarebbe stata invariata a seconda dei metodi utilizzati. Dopotutto quel che gli doveva dare era una notizia a cui non si poteva venir preparati prima, era un dato di fatto che poteva essere captato o in un modo o in un altro, ma solo a seconda della persona e del suo modo di pensare. Cercare di far simpatizzare di più Yuuichi con Tenma non sarebbe stato di alcuna utilità. E Kyousuke si sentì uno stupido per essersene accorto solo in quel momento.
« Kyousuke, tutto bene? » fu riportato alla realtà. Con sguardo smarrito captò la direzione della voce che lo aveva interpellato e si voltò alla sua sinistra, dove trovò Yuuichi che lo affiancava.
« Sì, perché? » rispose, tornando poi a guardare diritto a sé la stradina contornata da palazzi che stavano percorrendo ormai da qualche minuto. Stavano camminando con la meta del campo da calcio in cui si erano dati appuntamento con Tenma. Il sole era alto nel cielo, quindi eventuali residui di neve sull'erba sintetica sarebbero già stati sciolti al loro arrivo e non avrebbero rappresentato un ostacolo.
« Sembri... Strano. Cioè, pensieroso forse. » azzardò Yuuichi.
Kyousuke sospirò, abbassando lo sguardo e stringendo i pugni dentro le tasche del giubbotto. « Lo sono un po' » ammise. « Ultimamente all'università non va proprio benissimo e mi ritrovo spesso a rimuginarci sopra. » Si trattava di una mezza verità, perché lo studio rappresentava da sempre uno dei suoi principali pensieri, e in quel periodo i suoi voti erano calati davvero. Dall'altro lato, però, quelle riflessioni erano relegate in un angolino della sua mente con su scritto "ci penserò dopo". Il vero motivo della sua espressione meditabonda era tutt'altro.
« Capisco, mi spiace... Spero che venendo qui, e con questa idea della partita io non ti abbia tolto preziose ore di studio. » Yuuichi risultava profondamente dispiaciuto alla sola idea. « Se me lo avessi detto prima avrei evi-- » Kyousuke lo zittì con un gesto della mano.
« È tutto okay, non mi hai tolto ore di studio, tranquillo. E poi questa partita è importante, è da tempo che non giochiamo assieme e non voglio perdere l'occasione. » Ed era la frase più sincera che avesse detto da quando era andato a prendere Yuuichi alla stazione. Dopo l'incidente non si erano mai più allenati assieme, per ovvi motivi, ma anche quando il maggiore era guarito non ne avevano avuto l'occasione.
Yuuichi esibì un sorriso dolce e un po' malinconico, con ancora del senso di colpa annidato nello stomaco. Stava per ribattere, ma non ne ebbe il tempo.
« Tsurugi-san, Tsurugi-kun! » I due fratelli si voltarono nella direzione da cui era provenuto il richiamo. Tenma sbucò da un vicolo alla loro destra correndo verso di loro con un'espressione tipica di lui: l'entusiasmo era visibile palesemente, così come la gioia e la spensieratezza che lo avevano da sempre caratterizzato. Kyousuke non avrebbe mai detto che fino a quella mattina quel ragazzo era arrabbiato con lui; Tenma non mostrava segni di rancore per essere stato "cacciato via di casa", né per le parole fredde con cui Kyousuke gli aveva dato il buongiorno.
« Ciao Tenma! » Yuuichi gli andò incontro, anche lui con la serenità sul volto.
« Ciao. » Seguì subito dopo l'altro fratello, con voce quasi atona, ma che non fu di fastidio a nessuno in quanto sua peculiarità.
Tenma respirava a fatica, e si fermò un attimo poggiandosi le mani sulle ginocchia per riprendere fiato: era palese che si fosse fatto tutta la strada di corsa per qualche motivo sconosciuto.
« Bene! » urlò il castano per annunciare che si era riposato abbastanza. « Il campo è di là! » e riprese la sua pazza corsa, dopo aver indicato uno spiazzo in cui smettevano di esserci abitazioni.
Yuuichi scattò subito a suo seguito, Kyousuke alzò gli occhi al cielo borbottando un « Si può sapere perché urla e corre? Ma cos'è, un bambino di cinque anni? » ma si ritrovò inconsciamente a sorridere prima di dirigersi anche lui, con tutta la calma, verso il campetto.
« Primo! » schiamazzò Tenma appena mise piede sul campo, non curandosi di avere ormai ben vent'anni e non più quindici.
« Secondo! » Yuuichi stette al gioco, ridendo anche lui.
Kyousuke li guardò da fuori la rete metallica provando imbarazzo al posto loro.
« Tsurugi-kun, sei lento! » si lamentò Tenma, mentre l'interpellato percorreva il perimetro del campo da fuori, dirigendosi verso l'entrata. « Così perdiamo minuti preziosi di allenamento! » continuava ad accusarlo scherzosamente Matsukaze.
Sebbene quest'ultimo e Yuuichi stessero cercando di integrare Kyousuke e renderlo partecipe dei loro atteggiamenti infantili, l'aspirante medico sapeva già che per loro era una battaglia persa, e che mai e poi mai avrebbe abbandonato la sua faccia apatica. Tra l'altro, quando erano Tenma e Yuuichi ad agire come bambini risultavano, oltre che stupidi, incredibilmente adorabili; mentre se ci avesse provato lui, sarebbe sembrato solo un ritardato mentale.
« Eccomi » proferì, una volta che fu entrato anche lui.
« Sei in ritardo » lo canzonò Yuuichi sorridendo.
« Nah, non è vero. »
Tenma nel frattempo stava tirando fuori dal suo borsone un pallone a pentagoni bianchi e neri. Nel vederlo, gli occhi di Yuuichi si illuminarono.
« Pronti? Iniziamo? » domandò Matsukaze impaziente, raggiungendoli.
« Non abbiamo nemmeno scelto le squa-- » Tentò di ribattere Kyousuke.
« Mmh... Io e Tsurugi-san contro Tsurugi-kun che è il più forte? » Non era propriamente giusto giocare in due contro uno, ma loro non avevano altre possibilità. « Ma che- guarda che sei tu quello che aspira a diventare un giocatore famoso, non io » gli ricordò Kyousuke.
« Ah già » ridacchiò Tenma. « Ma ciò non toglie che tu sei rimasto più forte di me, per ora. Quindi le squadre così dovrebbero essere equilibrate » gli doleva ammetterlo, ma lo aveva sempre pensato che Kyousuke fosse rimasto un gradino più in alto di lui. Certo, non sarebbe stato così per sempre, il castano si sarebbe allenato duramente per superarlo, ma fin quando era così non poteva negare come stavano le cose.
« Non è vero, mi hai battuto spesso durante i nostri one-on-one* » concluse il blu, lanciandogli uno sguardo gelido. Era in preda a una crisi di nervi, perché gli pareva che Tenma volesse fare il finto modesto.
Per fortuna ci pensò Yuuichi a interrompere l'ennesima litigata della giornata. E meno male che fino a qualche ora prima avevano promesso di non discutere più per motivi stupidi.
« Ehi, ragazzi! » li richiamò il più grande, gesticolando con le mani per attirare meglio la loro attenzione. « Sentite, scusate se interrompo il vostro dibattito su chi è il più bravo, ma... Ecco, non è tanto questo il problema, ma sono io il problema. Voi due siete forti entrambi, mentre io... Beh, è un bel po' che non gioco con qualcuno, ma darò del mio meglio e spero di non ostacolarvi. » C'era del nervosismo impastato nel suo tono, e sperava di non essere scambiato per quello che voleva stare al centro dell'attenzione o roba del genere. Quel che aveva appena rivelato, dopotutto, era la cruda realtà: da quando aveva ripreso a camminare correttamente si era spesso allenato da solo, ma non si era mai confrontato con nessuno prima di quel momento. Era sicuro che fra le sue abilità e quelle degli altri due ci sarebbe stata una grossa voragine.
Kyousuke alzò gli occhi al cielo. « Non iniziare a farti complessi esistenziali » lo ammonì, repentino. Yuuichi non riuscì a trattenere un sorriso a quel tentativo di consolarlo mal riuscito da parte di Kyousuke. Non erano proprio le parole più adatte, ma se uscivano dalle labbra di suo fratello allora tutto prendeva una sfumatura diversa.
Tenma stava per intraprendere uno dei suoi discorsi d'incoraggiamento che non finivano mai, ma venne zittito da un'occhiata di ghiaccio che gli lanciò Kyousuke.
« Sì, hai ragione Kyousuke. Grazie » rispose Yuuichi, le labbra piegate in un sorriso sincero.


***

22 Dicembre, 05; 46 PM;
Tenma prima di uscire aveva lasciato la sua roba a casa Mizuyaji, dove avrebbe risieduto per qualche giorno. Miyu era alla ricerca di qualche anta di armadio o di un cassetto libero da mettere a disposizione dell'amico. Sebbene quest'ultimo avesse più volte ribadito che avrebbe lasciato tutto nel suo zaino, la ragazza non poteva evitare di trattarlo, anziché come un ospite, come un nuovo membro della famiglia che sarebbe rimasto con loro per sempre.
Anche se era insolito e il ragionamento di Tenma di non spostare i suoi vestiti aveva molto più senso, alla ragazza non dispiaceva l'idea di mettersi a chiacchierare con lui con la scusa di aiutarlo a riporre le sue cose. Anzi, non vedeva l'ora! Avrebbe saggiato i dettagli della storia che Tenma non gli aveva raccontato abbastanza minuziosamente a lavoro, e cercato di dargli qualche consiglio per migliorare il suo umore. Oppure gli avrebbe chiesto com'era andata la partita, o domandato che tipo fosse il fratello di Kyousuke.
Del resto, Matsukaze era l'unica persona che potesse considerare "vero amico", o quanto meno una delle pochissime persone disposte a parlare con lei senza che venisse guardata con odio o sospetto per via del suo piccolo lato da impicciona. Okay, sì; forse aveva un grande lato da impicciona, nonostante ciò scostava molto dall'immagine della pettegola che si era fatto di lei Tsurugi.
Tutte le storie altrui che accumulava non le utilizzava a nessuno scopo di lucro, né le andava a raccontare in giro (anche perché non avrebbe avuto a chi raccontarle).
Miyu era una ragazza sola, tutto qui. Era consapevole di risultare insopportabile agli occhi di molti, ma non poteva farne a meno. Non era in grado di approcciarsi alla gente senza dimostrare un morboso interesse per essa. E quando le raccontavano qualcosa lei era più che lieta di restare silenziosamente ad ascoltare, riuscendosi così a sentire parte della vita di qualcuno – ed era una magnifica sensazione per lei. Adorava seguire le storie degli altri, e dimenticare momentaneamente la sua, triste e malinconica che le rimbombava per la testa fin troppe volte. Riusciva a sopprimere il senso di solitudine che le era rimasto avvinghiato al petto da quando suo padre era morto.
Quando qualcuno si confidava con lei percepiva di essere quasi importante, degna di fiducia.
Anche se oramai era sempre più raro che questo accadesse, dato che veniva considerata quasi da tutti, comprese le sue vecchie amiche del liceo e i suoi compagni del corso di teatro, una semplice rompiscatole. Anzi, quell'appellativo ormai non le dava neanche più fastidio. Lo aveva accettato, la rispecchiava davvero; era quello che era, e le andava bene così. Che poteva farci?
Solo con Tenma era diverso. Lui non la guardava come se in lei si nascondesse un mostro, e non vedeva nulla di losco nel suo comportamento. Forse era perché era un ragazzo ingenuo e nutriva una fiducia cieca in chiunque, come se non avesse mai incontrato del male lungo il suo cammino.
Miyu sorrise soddisfatta, appena trovò un angolino vuoto nell'armadio del salotto. Finita la ricerca, si lasciò cadere sul divano. Da seduta passò a sdraiata su un fianco, prima di raggomitolarsi in posizione fetale. Sperava che anche Kyousuke la accettasse prima o poi, o che quanto meno non distruggesse l'amicizia che aveva instaurato con Tenma a causa dell'odio infondato che nutriva nei suoi confronti.

***

La partita stava procedendo piuttosto bene. Le due squadre si trovavano in una situazione di pareggio. Tenma si affidava più che poteva al suo fedele gioco di squadra con Yuuichi, mentre Kyousuke sembrava non trovare difficoltà alcuna nel vedersela contro loro due da solo.
Yuuichi inizialmente aveva trovato un paio di problematiche nel giocare: i suoi movimenti non erano risultati fluidi, ma piuttosto rigidi e ponderati fin troppo. Man mano però aveva iniziato a sciogliersi, soprattutto perché, nonostante l'enorme divario che c'era fra le sue capacità e quelle di suo fratello e del suo amico, non poteva che sentirsi a suo agio a giocare con quei due, che si curavano di non metterlo in ombra né lasciarlo dietro neanche per un secondo.
Yuuichi tra l'altro era il responsabile di tre dei cinque goal che il suo duo aveva accumulato fino a quel punto, quindi non si sentiva un inutile ombra o qualcosa del genere, ma anzi percepiva di star contribuendo molto bene nel perseguire la vittoria. Anche se da un altro punto di vista era conscio che il suo compagno e il suo avversario non stavano dando il loro massimo proprio perché c'era lui. Era certo che se si fosse levato di torno, lasciando giocare Tenma e Kyousuke da soli, avrebbe assistito a una partita di gran lunga più emozionante e decisamente più complessa. Sapeva che sarebbe bastato metterli l'uno di fronte all'altro per far nascere una scintilla che si sarebbe in breve tramutata in fuoco ardente.
Come stava accadendo un po' in quel momento: Kyousuke e Tenma erano uno davanti all'altro, con sguardi di sfida davano il via alla battaglia per chi si sarebbe tenuto il pallone e l'avrebbe portato fino alla rete opposta.
Yuuichi restò senza fiato, sbalordito, per via dell'aura di forza che aleggiava intorno a quei due. Nel modo in cui Kyousuke stava guardando Tenma, e in quello con cui il castano contraccambiava, c'era qualcosa di pazzesco. Non era una semplice occhiata di due avversari comuni, ma qualcosa di molto più profondo. Erano due ex compagni che si conoscevano abbastanza profondamente da sapere quale abilità e debolezze possedesse l'altro. E, proprio perché consapevoli della forza e della determinazione del rivale, erano molto più in allerta ad ogni singolo movimento o respiro, e il desiderio di vincere li incendiava così tanto che Yuuichi, a colpo d'occhio o anche riflettendoci un po' di più, non avrebbe mai saputo dire chi l'avrebbe spuntata.

***

22 Dicembre, 07:28 PM;
« È stato bellissimo! » esclamò Yuuichi mentre la chiave scattava nella serratura producendo il solito clangore metallico.
« Sì, è stata una bella partita. » confermò Kyousuke, anche lui con l'ombra di un sorriso sul volto.
Aprì la porta e i due entrarono dentro.
« Era da un bel po' che non giocavo » lo informò Yuuichi. « Immagino che tu invece da quando ti sei riappacificato con Tenma hai ripreso ad allenarti regolarmente. »
I due si tolsero le scarpe, posarono i giubbotti e si diressero poi verso il salotto per sedersi sfiniti sul divano.
« Beh, più o meno » rispose a quel punto Kyousuke, lasciando andare un grosso sospiro di sollievo. Sedersi sul divano era stata l'azione più bella di tutta la giornata: sentiva i muscoli, in particolar modo quelli delle gambe, iniziare finalmente a rilassarsi e la stanchezza calare via dai suoi arti rendendolo debole.
Avevano iniziato con una semplice partita amichevole a cui subito dopo ne erano conseguite tante altre, sempre più emozionanti e impegnative. La prima l'avevano vinta per due punti Tenma e Yuuichi, in quelle di seguito avevano cambiato le "squadre" e di solito chi era da solo non trionfava mai, solo una volta Tsurugi c'è l'aveva fatta anche se con un divario di goal sottilissimo.
« Dev'essere bello allenarsi spesso. » Yuuichi aveva il fiatone, non aveva mai fatto tanti sforzi tutti in una giornata prima d'ora. Non era stato più tanto contento che l'ascensore fosse rotto quando erano tornati a casa. Tre piani a piedi dopo delle intense partite non erano affatto uno scherzo.
« È un po' per questo che all'università la situazione sta peggiorando » confessò Kyousuke in un momento in cui sicuramente non era del tutto lucido. Non si accorse subito di quel che aveva appena fatto, ma solo quando notò che era piombato un pesante silenzio le sue precedenti parole assunsero un peso. Forse era stato un attimo di delirio dovuto all'adrenalina nel suo corpo che stava man mano scemando, oppure in quel momento era convinto che accanto a sé non ci fosse un membro della sua famiglia. Sta di fatto che appena si rese conto di quel che aveva detto sentì subito un grande peso sormontarlo.
Yuuichi era rimasto zitto, ma la sua espressione era mutata: il suo sorriso era svanito con fin troppa facilità, e il suo sguardo si era spento. Sembrava che dopo una giornata di sole le nubi si fossero compattate coprendo la luce e preannunciando la tempesta.
« C-Cioè... » cercò di rimediare Kyousuke, ma non aveva idea di come continuare. Iniziò a vagare con lo sguardo per la stanza, come se nell'aria avesse potuto trovare qualche suggerimento, poi si voltò in direzione del fratello. Yuuichi aveva appena fatto un respiro profondo, e teneva gli occhi incollati al pavimento.
« Lo sai, Kyousuke, me lo sono chiesto prima... » esordì il maggiore, per poi fare una lunga ed estenuante pausa.
C'era così tanto silenzio che Kyousuke giurava di riuscire a udire il battito del suo cuore accelerare.
« Ti ho guardato giocare ed è stato... Fantastico, fantastico come lo era quando eri un po' più piccolo, alle medie.
« Quel sentimento di ammirazione che ti prende nel vedere tanta abilità in un ragazzino e che ti fa pensare "cavolo, ha talento, diventerà qualcuno!" » Yuuichi si voltò verso il fratello, cercò di ottenere un contatto visivo, ma fu il turno di Kyousuke di spostare lo sguardo sul pavimento.
« Kyousuke, quel che voglio dire è-- »
« Lo so, Yuuichi, cosa vuoi dire » lo interruppe. Non voleva sentire quelle parole, per nessun motivo.
Kyousuke aveva afferrato il messaggio, aveva sentito il dolore trafiggerlo nonostante suo fratello non avesse ancora detto nulla.
Yuuichi sospirò.
« Kyousuke, non voglio insistere, non voglio intristirti, non voglio nulla di tutto ciò, ma... Ma è lecita la mia curiosità in merito e non posso sopprimerla: cosa ti ha spinto ad abbandonare il calcio? E ora che hai ricominciato a praticarlo, cos'è che ti impedisce dal renderlo non solo più una passione, ma la tua vita? »
Ecco, lo sapeva: era come aveva immaginato. Non poteva che essere quella la domanda che stava per porgergli suo fratello. La stessa che più volte era venuta a bussare alla sua mente e che Kyousuke odiava profondamente.
Rimuginarci sopra non era affatto una buona cosa.
Era vero, amava il calcio. E Tenma glielo aveva fatto riscoprire, e il sentimento per quello sport era davvero troppo grande per ignorarlo semplicemente, ma lui... Aveva già scelto cosa fare del suo futuro: aveva deciso che sarebbe diventato un medico. Anche se in quel periodo stava accantonando lo studio per il calcio, non riusciva a convincersi che fosse perché la sua mente, il suo cuore o chissà cos'altro volessero fargli capire che il su destino era quello di fare il calciatore. Il reale e unico motivo per il quale veniva attirato da quello sport era Tenma. Se non ci fosse stato il suo ragazzo probabilmente non gliene sarebbe importato nulla – okay, non era vero. Il calcio gli sarebbe interessato in ogni caso, nonostante ciò non poteva prendere in considerazione quella opzione, perché voleva dire che aveva buttato un anno della sua vita a studiare medicina senza alcuno scopo e, soprattutto, i suoi avevano pagato l'università e tutte le spese per mantenerlo a Tokyo per non vedere alcun risultato. Dargli una notizia del genere, e in più dirgli di essere omosessuale... Non riusciva neanche a immaginare come l'avrebbero presa i suoi.
« Non lo so, Yuuichi! Maledizione, Non lo so! Pensavo che non avrei mai più giocato a calcio... Poi è arrivato Tenma e... E accidenti a Tenma, ora sono solo tanto confuso. Poi studiare medicina mi piace davvero, anche se il calcio è la mia passione. Io non so quale delle due opzioni sia giusta e quale sbagliata. » confessò. Poggiò i gomiti sulle gambe e per la frustrazione le sue mani scivolarono sul suo viso fino a coprirlo del tutto. Si sentì come se fosse tornato un adolescente.
Yuuichi si intristì ancora di più. « Scusa. » disse, sentendosi davvero mortificato. Non era da lui far piombare il proprio fratello in situazioni del genere; non era da lui contribuire a intristire la gente. « Non avrei dovuto aprire questo paragrafo... » mormorò.
« No, beh, tranquillo. Lo hai detto tu stesso, la tua curiosità è lecita. E non sei il primo. Anche Tenma e i suoi compagni di squadra non fanno che chiedermelo: ma perché non giochi a calcio? Cavolo, sei pazzesco! Perché stai buttando così il tuo talento?
« È facile a dirsi quando la cosa non ti riguarda direttamente. È facile quando sei come Tenma e quindi sei sempre sicuro di ogni tua scelta e determinato nel perseguirla. Per me non è così facile. » Kyousuke si meravigliò di quanto avesse parlato. Non era da lui mettere più di due parole in fila o non parlare a monosillabi.
Questa era un'altra magia che possedeva Yuuichi con lui: riusciva a far uscire tutti i suoi pensieri dalla sua bocca in ben poco tempo, mentre normalmente, con chiunque altro, non avrebbe mai rivelato un suo stato d'animo neanche sotto tortura o dopo un pagamento. Quel che gli girava per la testa era suo e solo suo, gli altri non necessitavano di saperlo. Era questo il suo stile di pensiero; poi arrivava Yuuichi e... Puff! Rivelava tutto quello che lo tormentava in pochi secondi.
Non per niente, pensò, Yuuichi stava studiando per diventare psicologo. Anzi, c'era da dire che pareva neanche aver bisogno di studiare per diventarlo: tutto quello, il parlare con la gente, il riuscire a capirla, e l'ascoltarla con attenzione gli riusciva già perfettamente. Ce lo aveva nel sangue.
Kyousuke se ne accorse solo a quel punto, di un dettaglio che aveva trascurato da una vita: Yuuichi era soprattutto solito ascoltare, mentre raramente, o proprio mai, confidava agli altri i suoi pensieri. Si teneva tutto dentro, e si appesantiva anche dei problemi degli altri. Persino quando era in ospedale, era Kyousuke a raccontargli i suoi pensieri e non il contrario.
« Fingeremo di non averne mai parlato, okay? » suggerì Yuuichi. Kyousuke annuì.

***

« Ecco fatto! » esclamò Miyu non appena ebbero finito di mettere a posto le cose di Tenma. Si voltò verso il ragazzo con un sorriso smagliante e soddisfatto, e ritrovò la medesima espressione su di lui.
« Com'è andata la partita? » chiese finalmente la ragazza, chiudendo le ante dell'armadio. Si sentiva il sottofondo della TV accesa, che la signora Mizuyaji non stava guardando perché si era appisolata sul divano.
« Bene. Molto bene! È stato divertentissimo! » esclamò Tenma a gran voce. La ragazza ridacchiò.
« Mi fa piacere! Il tuo umore è molto migliorato rispetto a 'sta mattina. » continuò Miyu, rigirandosi una ciocca di capelli rossi fra le dita.
« Sì! Giocare a calcio mi mette sempre di buonumore, ma stavo già bene da prima. Devo confessarti che quando Yuuichi ha parlato del litigio passato tra me e Kyousuke, penso che entrambi, sia io che lui, abbiamo riflettuto sull'incomprensione di questa mattina. Infatti ci siamo guardati, e penso che questo fosse un modo per dirci entrambi scusa! » continuò entusiasta il castano. « Cioè... Almeno penso » e si portò pollice e indice sul mento per i ripensamenti che stavano per raggiungerlo.
« Sono certa che è proprio così! » si affrettò a dire Miyu, interrompendo le sue riflessioni prima che fosse troppo tardi. « Anche perché Kyousuke mi sembra un tipo che chiede raramente scusa, e quando lo fa agisce più a gesti che a parole, non è così? » azzardò, lanciando uno sguardo alla madre che dormiva, e riflettendo se avesse dovuto svegliarla o lasciarla lì.
« Wow, sì! È vero Miyu-chan, sei davvero brava a capire le persone! » Tenma non la smetteva di urlacchiare ed entusiasmarsi per tutto, e andava avanti e indietro come se fosse iperattivo. Miyu ridacchiò.
« Io? Nah! È il mio istinto da donna! » asserì.
« Istinto da donna? » domandò curioso.
« Scherzo! » esclamò Miyu prima di scoppiare a ridere. Il castano la guardò perplesso.
« Non è vero che capisco la gente, cioè non del tutto, c'è gente più brava di me. Diciamo che ho un buon intuito, nonostante ciò, anche se comprendo in fretta sentimenti e stati d'animo della gente... Beh, poi non so far nulla per aiutare le persone. » Le si imporporarono le guance per l'imbarazzo « Non sono una grande consolatrice, per questo... »
Tenma la interruppe « Io credo che tu sia molto brava invece » disse. « Fino a stamattina mi hai tirato su di morale » le ricordò.
Miyu rimase zitta per un po', guardò il pavimento e si portò istintivamente una mano sul mento, pensierosa. Non si aspettava una cosa del genere, non sapeva come rispondere. Rimembrò i pensieri che si era fatta quel pomeriggio prima di appisolarsi sul divano, e concluse con sé stessa che l'affermazione di Tenma non era vera, ma avrebbe potuto sentirla uscire solo dalla sua bocca a causa della grande gentilezza del castano.
« Non saprei... Ah, Tenma! Così mi lusinghi~ » Cantilenò dopo, ritrovando la sua personalità allegra e teatrale di sempre.
« Comunque, non so tu, ma io ho sonno. Good night~ » disse la ragazza prima di sparire in corridoio per sfuggire alla conversazione, dimenticandosi addirittura delle condizioni in cui versava la madre.
Tenma optò anche lui per l'andare a dormire, anche perché rimanere sveglio in salotto con la signora Mizuyaji sul divano che sbavava non gli andava particolarmente.
Prese la strada per raggiungere la camera che gli era stata riservata, attraversando il corridoio troppo lungo di quella che sembrava una casa troppo grande per due persone e dopo essere entrato si buttò immediatamente sotto le coperte.
Rabbrividì al contatto con le lenzuola fredde, ma non c'era nessun corpo caldo che lo avrebbe abbracciato, quindi si raggomitolò semplicemente su se stesso sperando solo che quei due giorni passassero in fretta.






{{ blaterazioni. }
eccomi qua gente. ^^
non particolarmente puntuale, ma neanche troppo in ritardo rispetto all'ultima volta.
che dire... ho deciso di dare un po' più di importanza al personaggio di Miyu e a quanto pare la vita per Kyousuke si fa sempre più difficile: non gli bastava il fatto di dover rivelare la sua omosessualità a suo fratello, ora gli vengono pure i dubbi sul suo futuro che aveva cercato di ignorare.
e in tutto questo, quello che ci rimette di più è Tenma.
Beh, nient'altro da dire. Spero che vi sia piaciuto, in caso sarei lieta di sentire i vostri pareri o consigli ^^ (ma tipo molto lieta, anche se so che non accadrà AHAH)
Grazie di cuore a chi segue ancora la storia♥
Saluti,
Eeureka

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Capitolo 6
*** (6) ***


The Newstart: nuova vita.





23 Dicembre, 01:23 PM;

Quando Miyu stava per arrivare a credere che non avrebbe mai potuto vantare di avere amici veri, come quelli di cui si legge nei libri e che si vedono nei film prettamente di genere fantastico, la porta del locale si aprì e tutto cambiò.
Miyu aveva svariate amicizie, anzi; sarebbe stato preferibile definirle "conoscenze", perché al di fuori di Tenma non aveva mai instaurato un vero e reciproco sentimento di stima e di affetto con qualcuno. Quando chiacchierava con la gente non si sentiva quasi mai a suo agio e libera di mostrare appieno la sua personalità; ogni frase, gesto e sorriso, veniva ponderata con accuratezza e probabilmente le riusciva naturale solo grazie al corso di teatro che aveva frequentato alle medie.
Il suo hobby preferito ora era quello di importunare i clienti del Newstart, specie se suoi coetanei, mentre di tanto in tanto riusciva a legare qualche fittizia amicizia che nel corso di poco tempo si consumava come la cera di una candela.
Eppure, aver visto Yuuichi, il fratello del suo acerrimo nemico, varcare la porta del fast food, con un sorriso luminoso rivolto esclusivamente a lei, e dopo averlo seguito con gli occhi mentre le si avvicinava, era bastato per far fiorire un barlume di speranza.
« Ehi » disse lui, non appena arrivato a destinazione, senza stancarsi di tenere le labbra spiegate verso l'alto. Miyu ebbe un attimo di smarrimento iniziale, ancora non del tutto convinta che il ragazzo si stesse proprio rivolgendo a lei, dopodiché rispose prontamente con un: « Ehilà~ », il tono allegro e per nulla pregno del nervosismo che in realtà le stava formicolando lungo tutto il corpo.
« Kyousuke è all'università? » attaccò bottone lei, senza lasciare all'altro la possibilità e il tempo per farlo. La domanda le era sorta spontanea, e in quel momento poteva vantare un apparente così perfetta tranquillità che si sarebbe volentieri stretta la mano per congratularsi con se stessa. Non era mai stata una ragazza timida, il suo fare logorroico delle volte diventava il suo punto di forza.
« Già! Sono stato per la maggior parte del tempo a casa oggi, dopodiché ho fatto un giro e ora eccomi qua, come promesso al mio adorabile fratellino » la informò, miscelando le ultime due parole ad una risata, certo che se Kyousuke fosse stato lì lo avrebbe fulminato con uno sguardo all'istante.
Miyu, senza un vero motivo preciso, ridacchiò a sua volta. « Immagino che aspetti che lui arrivi per ordinare, no? » chiese, per impedire che venissero avvolti da un imbarazzante silenzio. Prima che Yuuichi le potesse rispondere Tenma uscì dalla cucina mentre reggeva due vassoi. Intercettò lo sguardo del maggiore degli Tsurugi e deviò il suo percorso verso i clienti per andare a salutarlo, dopodiché sparì fra i tavoli.
Yuuichi restò per un po' fermo a fissare le spalle del castano, poi si ricordò del quesito di Miyu.
« Sì, credo che dovrebbe arrivare a momenti. Solo che... Beh, non mi va di stare seduto tutto solo ad aspettarlo, quindi mi chiedevo se ti andava di fare quattro chiacchiere... Ovviamente se non sei troppo occupata con il lavoro. »
Neanche le sue eccelse abilità da attrice riuscirono a mascherare il rossore che si espanse per le sue gote. Miyu deglutì, colta di sorpresa. Non accadeva spesso che qualcuno le domandasse di chiacchierare, in genere era lei a proporlo alla gente.
Comunque di lavoro da fare non ne aveva, a quell'ora c'era ancora poca gente, sebbene mancasse poco prima che i tavoli si riempissero. Ma fintanto che non era così... Perché non approfittarne?
« Sicuro! Vuoi che ci sediamo? » chiese sentendosi terribilmente idiota subito dopo. Che fine aveva fatto la naturalezza, l'autocontrollo e la tranquillità? Era bastata una proposta così innocente e genuina da parte di quel ragazzo che non si stancava mai di sorridere per spazzare via ogni tentativo di mascherare il suo stato d'animo?
Yuuichi annuì, dopodiché andarono a sedersi in uno dei tanti tavoli.
« Okay! Grazie mille per aver accettato la mia proposta! » la ringraziò mentre prendeva posto di fronte a lei, ora anche lui con le guance picchiettate di rosso. La situazione, beh, era imbarazzante e non lo si poteva negare: ad occhi maliziosi sarebbe parso che Yuuichi ci stesse provando con Miyu, sebbene in realtà lui desiderasse solo un po' di compagnia e non avesse altri fini. Ma era impossibile che tutto quello non risultasse almeno un po' equivoco, e con una leggera vergogna provò ad immaginare che pensieri si stesse facendo di lui la ragazza.
« Non avrei sopportato di restare qui seduto da solo ad aspettare. Sarei sembrato un po' idiota » si affrettò a giustificarsi, prima che un'altra delle sue calde risate riempisse l'aria.
« Nah, dai, non è vero » contestò per rassicurarlo. « Tuo fratello lo faceva sempre quando ancora non st-- si era riappacificato con Tenma » gli rivelò, senza ammettere però che la considerava realmente una cosa strana: insomma, in quanti andavano ad un fast food da soli? Specialmente chi ci veniva per studiare?
Miyu si ricordò che era proprio quello il motivo per cui aveva cominciato a infastidire Kyousuke. Era stata intrigata da quella presenza bizzarra che più volte entrava ed usciva dal locale in completa solitudine. Lo vedeva sempre solitario, di ritorno dall'Università a mangiare lì con un libro in mano, che studiava perennemente e si interrogava sull'identità misteriosa di quel ragazzo.
Era così che aveva attaccato bottone la prima volta, e poi la seconda, e poi la terza fino a divenire la petulante rompi scatole che veniva definita oggi.
« Kyousuke? Kyousuke veniva qui da solo? »
« Già. Cioè, penso per questione di comodità e per la poca voglia di cucinare. Tornava dall'Università e si sedeva in quel tavolo laggiù - e indicò l'oggetto che era strategicamente posizionato in modo da essere quasi nascosto e, per caso, più isolato dagli altri tavoli -, aveva sempre dappresso un libro e lì si metteva a leggere e studiare mentre aspettava il proprio ordine, mentre mangiava, e anche dopo o prima di chiedere il conto » rivelò, col suo fare logorroico. Avrebbe semplicemente potuto fare un cenno del capo e annuire, rispondere con un mero "si" o altro, ma era una chiacchierona e le era parso giusto far saggiare ogni dettaglio anche a Yuuichi.
Nella sua mente si profilò l'immagine del diretto interessato che la accusava di essere un’impicciona che si faceva sempre i fatti degli altri e che poi spettegolava in giro tutte le informazioni che accumulava e per un attimo si chiese se non fosse davvero così dato quel che aveva appena detto a Yuuichi. Liquidò la questione con sé stessa con un’alzata di spalle.
« Kyousuke? Qui? Tutto solo? Solo proprio ogni volta? » domandò allarmato e Miyu si limitò ad annuire. Yuuichi fissò il posto prediletto dal fratello, lo stesso in cui quest'ultimo lo aveva trascinato il giorno prima quando erano venuti a mangiare al locale. Si profilò nella sua mente la scena descritta da Miyu, gli vennero i brividi e fu colto da un improvviso senso di tristezza che si annidò nel suo stomaco e ci restò per il resto della conversazione.
Possibile che suo fratello in un anno non si fosse fatto nessun amico? Okay, era sempre stato un suo problema quello di non essere particolarmente socievole, ma... Gli amici non gli erano mai mancati, aveva avuto spesso la fortuna di trovare persone che lo accettavano per quel che era e con cui man mano imparava ad aprirsi.
Yuuichi ripensò al litigio tra Tsurugi e Tenma alla fine delle medie e si chiese se quello non fosse stato un motivo che aveva portato Kyousuke ad innalzare e fortificare la barriera che lo circondava. Possibile che quel litigio lo avesse segnato tanto profondamente? Come poteva credere che si trattasse di una semplice discussione stupida come gli era stato raccontato?
Miyu si accorse dello sguardo velato dalla tristezza di Yuuichi e cercò subito di rimediare. « Io ci ho provato a fare amicizia con lui, ma non è proprio andata come speravo. » Lo disse con un po' di disagio, fissando da sotto il tavolo le punte dei suoi piedi muoversi con nervosismo.
Il motivo per cui si era avvicinata a Kyousuke era per mera curiosità: una curiosità insolita che provava da sempre nei confronti delle persone, e che la spingeva a cercare di insinuarsi nella loro vita per conoscerle e analizzarle meglio. Le piaceva confrontare aspetti e caratteri differenti, e Kyousuke era senza dubbio l'individuo più strano mai incontrato fino a quel punto. Come avrebbe potuto non invadere il percorso della sua esistenza bizzarra? Inoltre, appena lo aveva visto solo, aveva compreso quanto triste si potesse sentire - del resto anche lei era nella stessa situazione - e aveva provato quasi seriamente a instaurare un rapporto di amicizia per compensare alla mancanza di compagnia di entrambi. I suoi tentativi però alla fine erano falliti tutti quanti, e aveva sempre più iniziato ad avvicinarsi a Kyousuke semplicemente per prenderlo un po' in giro e fargli, anche se non nel modo più corretto, comunque un po' di compagnia deridendolo. Non lo faceva per cattiveria, voleva solo vederlo reagire una volta tanto, non sopportava di vederlo passivo dinanzi ad ogni avvenimento della sua vita.
Questo finché non le si era presentata l'occasione perfetta: l'arrivo di un ragazzino al locale che diceva di aver giocato in passato alle medie alla Raimon Jr hight (coincidenza con una delle informazioni che era riuscita a estrapolare dalle conversazioni con Kyousuke). Tenma era un ragazzo allegro e solare, che però covava dentro di sé una certa tristezza.
Insomma, Miyu aveva modo di risolvere due problemi in una sola volta. Però non poteva ancora saperlo che i due si conoscessero, Miyu non sapeva che di lì a poco avrebbe visto i pezzi di una vita passata e distrutta saldarsi nuovamente fra loro. Scoprire che Kyousuke e Tenma si conoscevano già era stato sensazionale.
« E invece dopo essersi riappacificato con Tenma? »
Miyu cominciò a sentirsi un’informatrice e si rese conto che sapeva davvero più cose di quelle che doveva sapere. Il fatto che osservasse così tanto le persone era disturbante... Anche se Yuuichi non sembrava averci fatto caso, troppo preoccupato per il fratello.
« Ha continuato a venire dopo l'Università, ma molto più frequentemente per vedere il suo "amico" » calcò volutamente la parola ma si sentì poco soddisfatta di non ritrovarsi addosso un’occhiataccia da Kyousuke. « i libri li guardava sempre meno e sembrava più sorridente » disse. « E qualche volta mi è capitato anche di vederlo con altra gente, credo che fossero compagni di squadra di Tenma. » rivelò. E il fatto che sapesse anche di più di tutto ciò sconvolse anche lei.
Yuuichi si rasserenò, e tornò a sorridere luminoso come prima.
« Capisco, ne sono lieto. Sai, Tenma era molto importante per lui. Sono quasi sempre stati grandi amici. » disse, con gratitudine.
« Sì, lo so, e si vede quanto i due tengano l'uno all'altro. » anche questa volta scandì per bene ogni parola, alludendo al vero rapporto che c'era tra Matsukaze e il minore degli Tsurugi, ma Yuuichi sembrò non notare nulla di sospetto né farsi domande.
« In compagnia di ragazze non l'hai mai visto, eh? » chiese invece ridendo. E Miyu rise a sua volta per poi rispondere con la più pura verità e un'espressione incredibilmente seria. « No, mi spiace. » E presto capirai anche il perché, pensò, ricordandosi del fantomatico piano attuato da Kyousuke da quando Yuuichi era arrivato a Tokyo. Poi, per non dare l'impressione di sapere troppo (anche se Yuuichi non si era accorto di tutto quel che aveva provato a insinuare) spiegò: « Se uscisse con una ragazza certamente non la porterebbe qui, dato la scarsa opinione che ha di me... »
Si finse più triste di quello che era sperando che Yuuichi la consolasse e le donasse attenzioni. Anche se da un lato c'era da sempre rimasta male sul serio per gli epiteti con cui la definiva Kyousuke, dall'altro lato ormai cominciavano a non farle più effetto.
« Oh, beh... » cominciò Yuuichi, guardandola sinceramente dispiaciuto « Mi dispiace davvero. E, non voglio assolutamente giustificarlo per questo, ma Miyu, tu mi sembri una buona osservatrice » quella frase le fece un po' male « quindi, forse avrai notato che mio fratello, beh... Non è proprio la persona più socievole del mondo. Si chiude spesso in sé stesso e ci vuole un po' per entrare in simbiosi con lui. Se ti può consolare sono certo che presto gli passerà. Anzi, sono sicuro che non pensa davvero quel che dice. »
Miyu annuì inespressiva. Nessuna di quelle parole la confortò, solo quando alzò gli occhi e vide il sorriso sincero di Yuuichi si sentì un po' meglio.
« Sì, lo penso anch'io » disse senza crederci neanche un po'.
Yuuichi la faceva sentire a suo agio, anche fin troppo, poiché era una persona estremamente gentile. Era anche un buon ascoltatore, proprio come lei, e Miyu si chiese per un attimo se fossero simili anche sotto un altro aspetto: se anche lui come lei recitasse da così tanto tempo da far apparire ogni sorriso naturale e sincero. In quel caso, però, Yuuichi si era cucito addosso un personaggio migliore del suo, sicuramente meno insopportabile.
Lo guardò negli occhi per qualche secondo, e arrivo alla conclusione che no, non era possibile che lui stesse recitando. Lui era davvero così, per questo era migliore di lei.

.


***


23 Dicembre, 02:07 PM;

La giornata prima era stata una delle più difficili della sua vita. Kyousuke si aspettava che l'arrivo di suo fratello gli avrebbe richiesto tanto impegno... Ma non credeva così tanto.
Da mattina a sera non avevano fatto altro che andare da un luogo a l'altro, a gironzolare per la città, e quando erano finalmente rientrati tra le mura di casa era scoppiata una discussione con argomento il futuro di Kyousuke: sul perché quest'ultimo stesse studiando medicina anziché giocare a calcio.
Insomma, per essere il primo giorno passato assieme, come inizio non c'era male: solo la giornata più pesante che avesse mai affrontato prima. E il fatto che si trattasse solo della prima su tante altre lo portava a una precoce crisi di nervi.
E neanche la seconda giornata era partita molto bene. A colazione c'era stato il silenzio totale, interrotto solo di tanto in tanto da Yuuichi che cercava – e falliva – di attaccare bottone. Dopodiché nulla. Essendo finito il weekend Kyousuke doveva recarsi all'università; e così aveva fatto, lasciando suo fratello solo a casa dicendogli che poteva fare quel che voleva e che si sarebbero incontrati per pranzo al Newstart.
Kyousuke si sentiva in colpa per aver abbandonato per mezza giornata suo fratello, come se avesse lasciato in mezzo alla strada un bambino piccolo e gli avesse detto di cavarsela da solo da lì in poi. Sebbene fosse un paragone del tutto scorretto, l'aspirante medico aveva ancora impressa nella mente l'immagine di uno Yuuichi indifeso, sulla sedia rotelle, che era stato lontano da una vita "normale" in cui passeggiare per la città è all'ordine del giorno per troppo tempo.
Mentre era all'università non aveva smesso di pensare a lui, e spesso gli erano sorti impertinenti dubbi come "ma riuscirà ad arrivare al Newstart?" ,"E se si perde?" ,"E se è ancora stanco per ieri?".
E anche mentre meccanicamente si dirigeva al locale, non riusciva a far prendere alla sua mente una direzione diversa da quella. Non era mai stato il tipo da farsi tante paranoie, neanche su persone a cui teneva come suo fratello: che fossero lo stress e la stanchezza a giocargli brutti scherzi?
I suoi pensieri cessarono solo quando varcò la soglia del fast food, e il tintinnio del campanellino lo costrinse a tornare nel mondo reale.
Alla ricerca di risposte ai suoi dubbi, la prima cosa che fece fu guardarsi attorno, ma, non appena i suoi occhi incrociarono la figura di Yuuichi, si sentì tutt'altro che rassicurato.
Kyousuke si ritrovò ad osservare una scena spiacevole ed irritante. Storse il naso, mentre le sue sopracciglia si corrugarono, alla vista di Miyu che chiacchierava allegramente con suo fratello.
Nella sua mente aveva immaginato che mandare Yuuichi da solo al Newstart equivaleva a tanti pericoli di diversa gravità... Ma a quanto pareva proprio il peggiore non lo aveva considerato. Non osò immaginare di cosa i due stessero parlando, e quante verità intime sulla sua vita Miyu fosse riuscita ad estrapolare dalle labbra di suo fratello.
Deglutì. Non poteva lasciare che continuassero così.
Ma si poteva sapere per quale motivo le persone che più gli erano care dovevano fare amicizia con la ragazza che meno sopportava in assoluto?
Stava per dirigersi direttamente da loro, quando una zazzera castana gli sbucò davanti.
« Kyoucchan! » Urlò Tenma prima di gettargli le braccia al collo per stringerlo in uno dei suoi abbracci soffocanti e che avevano sempre il potere di coglierlo così tanto di sorpresa da arrivare a farlo spaventare. Kyousuke si ritrovò ad ansimare per un po', ma quando ritrovò le forze allontanò subito il ragazzo da lui.
« Tenma! » urlò a sua volta. Solo che il suo non era affatto un modo per ricambiare il saluto o un esclamazione di gioia; era un tono di rimprovero quello che aveva usato.
Non che fosse arrabbiato con Tenma perché lo aveva abbracciato, anzi, i suoi abbracci gli erano mancati moltissimo (sebbene non li ricevesse da solo due giorni e neanche), ma... Era appena stato distolto da una faccenda molto urgente per colpa del castano.
Tenma lo squadrò con aria dispiaciuta e occhi colpevoli, poi chiese: « Tutto bene, Kyousuke? » con una nota di perplessità.
Si aspettava di ricevere una risposta, ma questo non accadde. Ebbe giusto il tempo di osservare l'espressione corrucciata del suo ragazzo guardare in qualche punto che lui non riusciva ad identificare, prima che Kyousuke andasse spedito verso zona dei tavoli.
« Oh » gli uscì dalle labbra non appena si accorse che, precisamente, il suo Tsurugi si dirigeva dove erano seduti Miyu e Yuuichi a chiacchierare.
Si mise a correre dietro al suo ragazzo.
« Eddai, non puoi prendertela con Miyu per tutto. Non sta facendo niente di male! » gridò afferrando il blu per la manica. Quest'ultimo si focalizzò sul viso di Tenma giusto il tempo per lanciargli un occhiataccia, prima di riprendere il suo cammino.
Matsukaze sospirò disperato, poi seguì Kyousuke.

***


Proprio quando stavano per cambiare argomento, i due si dovettero fermare per via del viso imbronciato che comparì di fronte al loro tavolo.
« Kyousuke! » lo salutò allegro Yuuichi, sorvolando sull'espressione per niente pacifica che suo fratello aveva in volto.
« Ehilà! » disse Miyu, sorridendo come se fosse felice di vedere un amico.
Kyousuke sapeva però che quel falso sorriso aveva il mero scopo di farlo arrabbiare ancora di più. Avrebbe voluto iniziare ad urlare contro tutto e tutti, ma il suo carattere composto e il contegno che gli rimaneva glielo impedirono. Senza contare che le facce innocenti dei suoi obbiettivi lo avrebbero fatto apparire come un esaurito mentale.
« Ehi » si limitò a dire mettendoci più entusiasmo che poteva. La cosa positiva fu che non risultò atono e apatico, la cosa negativa fu che con quel tono di voce rivelò la sua stizza.
Miyu soffocò una risata e gli sorrise di nuovo, ma stavolta con malizia. Kyousuke la odiò ancora di più.
Yuuichi e Tenma assistettero alla scena con sguardi perplessi.
D'un tratto Miyu si alzò di colpo dal tavolo. « Bene! » urlò a gran voce, mostrando un improvviso eccesso di felicità che, Kyousuke lo sapeva, non preannunciava nulla di buono.
« Yuuichi, tuo fratello è arrivato! Ti lascio a lui~ » disse sorridendo educatamente al suo interlocutore.
« Grazie mille per la compagnia Miyu, mi ha fatto piacere chiacchierare con te! » fece Yuuichi, prima che la ragazza si potesse allontanare. Kyousuke cercò di calmare la rabbia con una serie di respiri profondi.
« Davvero? Aaaw~ ne sono davvero felice! Magari potremo sentirci ancora! » nel dirlo, Miyu, sebbene fosse rivolta a Yuuichi, guardò con la coda dell'occhio Kyousuke. « Che ne diresti... » e fece una lunga pausa, intenta ad osservare le reazioni dell'aspirante medico. « Se ci vedessimo qualche volta? Anche questo pomeriggio, o quando vuoi, cioè-- » Si mise una mano davanti alla bocca e guardò di lato vagamente imbarazzata. In realtà la mano era per coprire il sorriso divertito e di scherno con il quale stava guardando Kyousuke. E quest'ultimo indossava un'espressione più che epica: qualcosa che ricordava il suo sguardo irritato misto a quello incredulo, ma decisamente più marcato, tanto da farlo apparire come qualcuno in prossimità di perdere il controllo e iniziare ad urlare.
Eppure il ragazzo si limitò a fare un grande e profondo respiro per darsi una calmata, pregando con gli occhi Yuuichi affinché non accettasse l'invito.
« C-Cioè... » continuò Miyu imbarazzata - e questa volta lo era davvero, dato che la risposta di Yuuichi ci stava mettendo un po' troppo ad arrivare. « Sempre se vuoi, e sempre se questo non ti porta via tempo prezioso che potresti trascorrere con tuo fratello. »
Kyousuke alzò gli occhi al cielo. Quanto poteva essere falsa e ipocrita quella ragazza?
« Ma sì, certo! Perché no? »
« Cosa? » urlarono all'unisono Kyousuke e Tenma.
« Fantastico! » esclamò invece Miyu, prima di rendersi conto di essere risultata fin troppo felice. Sì, era felice che Yuuichi avesse accettato la sua proposta, ma lo era per diversi motivi, tra cui quello di essere riuscita ad irritare Kyousuke era il meno importante.
« Anche questo pomeriggio dovrebbe andare bene! » disse Yuuichi. « Cioè, se a te non dispiace Kyousuke. Così potrai dedicati allo studio » concluse. E se non lo avesse fatto con espressione più che sincera Kyousuke sarebbe stato tentato di chiedergli se lo stesse prendendo in giro. Okay che aveva bisogno di rimettersi in pari con lo studio, ma era pronto ad accettare un altro brutto voto anziché lasciare suo fratello tra le fauci di Miyu. Di quella ragazza proprio non riusciva a fidarsi. Più e più volte gli aveva dato dimostrazione del suo essere di tutto fuorché una brava persona. Agiva per compiacere gli altri e per compiacere se stessa, faceva di tutto per sentirsi amata, mai esitando a coprirsi il viso con maschere che non le appartenevano.
« Già. Allo studio. » Miyu calcò particolarmente quelle parole. Kyousuke non ne comprese il motivo.
« Oppure potresti allenarti con me! » si insinuò Tenma. Kyousuke gli lanciò un'altra occhiataccia.
Osservò le persone che lo circondavano, soffermandosi con orrore sui sorrisi caratteristici che indossavano: Miyu era divertita, Tenma entusiasta e Yuuichi sinceramente felice.
« Non posso crederci » rivelò esasperato mettendosi le mani tra i capelli. Quella situazione poteva diventare più contorta e complicata di così?



***

23 Dicembre, 02;34 PM.

« Si può sapere che ti salta in mente?! » proruppe Kyousuke entrando nella cucina del locale di seguito a Miyu, come se ne avesse avuto il permesso e facesse parte dello staff, ignorando completamente il cartello appostato davanti alla porta che recitava a caratteri cubitali "Vietato l'accesso". Proprio per questo non era mai entrato lì prima d'ora, ma adesso necessitava urgentemente di scambiare quattro chiacchiere con la ragazza, e una volta che Yuuichi se n'era andato in bagno gli era parsa l'occasione perfetta per farlo.
Alcuni dipendenti intenti a cucinare lo guardarono storto, ma lui se ne fregò e proseguì diritto fino ad afferrare la spalla della ragazza per farla voltare.
Miyu aveva un sorriso più sgargiante del solito. « Mh? Dici a me? Non riesco proprio a capire di che tu stia parlando~ » disse facendo spallucce.
Kyousuke delle volte aveva degli istinti omicidi e tendenze violente verso il genere umano, ma riusciva sempre a sopprimere tutto. Proprio mai aveva trovato qualcuno capace di farlo arrabbiare tanto. E, insomma, lui era fidanzato con Tenma, il ragazzo certamente meno silenzioso e più rompipalle della storia. Gli avrebbero dovuto dare un premio per la sua pazienza, soprattutto per essere riuscito a resistere alla voglia di urlare in faccia a Miyu i peggiori insulti.
« Oh, non fare la finta tonta. Lo sai di cosa sto parlando. Diamine, perché ci provi con mio fratello? La vuoi piantare o no di cercare di simpatizzare con le poche persone con cui mi trovo bene? SMETTILA di approfittare della gentilezza degli altri. »
Miyu sentì qualcosa raschiarle la gola, un groppo che le impedì di parlare. Le sue guance si fecero calde, perse il sorriso e tutta la sicurezza, e alcune lacrime iniziarono a solleticargli gli occhi.
« Kyousuke, sai una cosa? Sei davvero un deficiente! » Fu il suo turnò di urlare, ignorando gli sguardi sconvolti e confusi che stavano lanciando loro i ragazzi che lavoravano in cucina.
« Io provo ad aiutarti e tu-- »
« Aiutarmi? Come diamine pensi di aiutarmi così? Divertendoti ad incasinarmi la vita? » Fu l'ultima frase urlata da parte di Kyousuke, che, accortosi di come si stava comportando si fermò di colpo. Calò il silenzio, ma non aveva intenzione di chiedere scusa, non ne aveva il motivo.
« Okay, sì. » Miyu prese un profondo respiro. « È vero, la tua espressione in quel momento era esilarante, ma non l'ho fatto solo per quello » rivelò, dandosi una calmata anche lei.
« Pff. Certo, come no. E perché l'avresti fatto? Sentiamo? » domandò Kyousuke con un sorrisetto scettico.
Miyu, alla vista di ciò, si riempì di nuovo di rabbia.
« Forse così potrai finalmente dedicarti un po' a Tenma? Non so se ti rendi conto che il piano che hai elaborato non ha un cazzo di senso, e che l'hai fatto solo stare male senza motivo. Sei tu che hai incasinato la vita a lui, non io a te. Lui non ti avrebbe buttato fuori casa se fosse successo qualcosa del genere! E se io distraggo Yuuichi tu avrai un po' di tempo da passare col tuo ragazzo per farti perdonare come si deve » concluse, con tutta l'ira che aveva trattenuto dentro di sé da tempo. Ma non pianse, il suo orgoglio non glielo permise. Miyu con quel rimprovero semplicemente si vendicò per tutti gli epiteti negativi che le erano stati attribuiti, reclamando di essere accettata così com'era dal mondo.
Kyousuke non trovò nessun modo per controbattere.








{{ blaterazioni. }
Ci si avvicina alla fine, e Miyu e Kyousuke al solito vanno d'amore e d'accordo(?)
Poca KyouTen questa volta, ma mi farò perdonare con il prossimo capitolo.♥
Spero che la storia vi stia piacendo, e ringrazio chi sta continuando a seguirla!
Saluti,
Eeureka

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Capitolo 7
*** (7) ***


The Newstart: nuova vita.





23 Dicembre 04:30 PM;
I capelli di Tenma erano incredibilmente morbidi e Kyousuke lo sapeva da un bel pezzo. Ciononostante neanche quella volta, mentre glieli carezzava, riuscì a sottrarsi da questa ormai sciocca e ovvia considerazione, come se in quei due giorni di lontananza se ne fosse dimenticato.
La tranquillità che li avvolgeva era surreale, considerando il trambusto degli ultimi giorni. Eppure eccoli là: seduti l'uno accanto all'altro sul divano di quella che era la loro casa, in un momento di effimera serenità, con Tenma appisolato sulla spalla di Kyousuke e quest'ultimo con un tomo sulla medicina in mano. Tutto come di consuetudine; la loro abituale routine.
La cosa più difficile da credere era che quella quiete era merito di Miyu, la stessa ragazza che Kyousuke non era mai riuscito a sopportare e che ora era in giro da qualche parte per Tokyo con Yuuichi. Era stata lei l'artefice del "piano" per fare trascorrere ai due un po' di tempo assieme e per permettere all'aspirante medico di farsi perdonare dal suo ragazzo per il putiferio che aveva combinato.
«Tenma... » Lo chiamò Kyousuke, pronto a scusarsi senza sapere però come. L'interpellato scostò la testa verso di lui, strusciando la guancia contro la sua spalla per poi sfoggiare un'espressione intontita dal sonno e uno sguardo pizzicato dalla curiosità. « Sì, Kyousuke? »
Il ragazzo arrossì e deglutì; dovevano parlare, ma non aveva proprio idea di come iniziare la conversazione.
« C-Come stai? » esordì quindi, sentendosi un perfetto idiota subito dopo.
Tenma lo osservò a lungo con un'aria perplessa e stordita, come se non avesse sentito bene, poi rispose. « Ehm, bene... Tu? »
« Cioè, nel senso, sei arrabbiato con me? » si affrettò a correggere Kyousuke, maledicendo la sua incapacità nel comunicare. Okay che la sua indole era da solitario e taciturno, ma da questo a sembrare un disadattato sociale che parla con un estraneo c'era un’evidente differenza - che in quel momento lui, però, non stava dimostrando.
« No, perché dovrei? » Tenma aveva un'espressione sempre più accigliata e confusa.
« Beh... » Kyousuke sospirò e ripensò al litigio di qualche ora prima con Miyu. Quella ragazza con poche parole era riuscita a ferirgli l'orgoglio e a fargli provare una sensazione di vergogna e rincrescimento per le sue azioni passate, fino ad infrangere ogni solida sicurezza di avere indubbiamente ragione contro di lei. Era arrivato a credere che ci fosse stato un pizzico di sbagliato in ogni occasione in cui aveva usato attributi quali "impicciona", "invadente" ed altro del genere per descriverla. Certo, ora non provava di colpo simpatia nei suoi confronti - probabilmente non sarebbero mai stati amici, ma... Un pochino l'aveva rivalutata. Dopotutto Miyu aveva dimostrato di non essere una semplice ficcanaso e arrivista col mero scopo di divertirsi, ma più volte aveva agito per il bene di Tenma; e di questo, seppur gli venisse difficile ammetterlo, Kyousuke non poteva che esserne grato. Di contro, perché mai Miyu aveva fatto ciò senza aspettarsi nulla in cambio? Azioni frutto di una grande bontà o di una enorme solitudine? Infondo nessuno le aveva mai chiesto di insinuarsi nella loro vita, né domandato aiuto. Quindi Kyousuke doveva forse ringraziarla e considerare le sue azioni come un dono? No, non ce la faceva, non del tutto quantomeno. Qualcosa ancora lo bloccava dal fidarsi di lei, mancava un pezzo al puzzle che impediva di vedere un dettaglio preminente. Era indeciso, intrappolato tra i sensi di colpa da un lato e un orgoglio che non voleva farsi ferire dall'altro, non in dicotomia ma sovrapposti.
L'unico motivo per cui poteva considerarla una quasi brava persona per ora era l'essersi presa cura di Tenma e l'aver ricordato a Kyousuke quanto aveva fatto star male il suo ragazzo.
« Per averti buttato fuori di casa e tutto. Mi dispiace, ma mi sono fatto prendere dal panico e ho agito di impulso in modo stupido » rivelò con imbarazzo. Non era mai stato bravo a scusarsi, eppure dopo averlo fatto in quel momento provava una sorta di liberazione.
« Tranquillo, insomma... Lo hai fatto solo perché ci tieni a tuo fratello e hai paura di perderlo, giusto? » Kyousuke in quel momento non seppe se rimase più colpito dalle parole di Tenma o dal sorriso dolce che quest'ultimo gli rivolse.
Da quando in qua Matsukaze era un tipo tanto empatico? Beh, forse non si trattava di empatia, ma di comprensione. Tenma era riuscito a capirlo e ad afferrare al volo il movente delle azioni assurde di Kyousuke perché si trattava di un sentimento che avevano in comune, che condividevano. O che avevano condiviso, quantomeno; sicuramente, del resto, anche Matsukaze si era riempito di paura e panico prima di rivelare la sua omosessualità ai suoi genitori.
Era un'ansia schiacciante che purtroppo non era priva di fondamenta. Le derivazioni che ne conseguivano erano paranoie che però di fantasia avevano ben poco.
Kyousuke non disse nulla, ma annuì. La frase pronunciata dal castano era incredibilmente vera. Era proprio quella la paura che gli aveva corroso l'animo in quei giorni. D'altronde Yuuichi era la persona più importante della sua vita: era stato la sua ancora di salvezza più è più volte, era stato - per quanto paradossale - quello che lo aveva tirato su quando Kyousuke non riusciva più a reggersi in piedi. Due fratelli fin troppo uniti: uno rinchiuso in un ospedale su una sedia rotelle, l'altro a vivere una vita normale a scuola e a giocare a calcio. Eppure era sempre stato il maggiore dei due ad avere abbastanza forza per entrambi per andare avanti, o pronto a sacrificarne la sua parte affinché andasse a Kyousuke.
L'idea di troncare un rapporto speciale come il loro non era accettabile. Per un motivo tra l'altro a cui Kyousuke non avrebbe potuto rimediare - insomma, non poteva mica scusarsi per essersi innamorato di Tenma.
Il castano notò lo sguardo meditabondo del suo ragazzo, e si spostò per riuscire ad abbracciarlo.
«Secondo me Yuuichi... Beh, non so come reagirà, ma se lui ti vuole bene certamente non smetterà di volertene così all'improvviso » mormorò contro il petto del blu.
Per Tenma era facile però, lui che aveva una visione altamente positivista della situazione, e riusciva a trovare del buono in ogni fattaccio; per Kyousuke invece non era tanto semplice, perché lui osservava tutto da un punto di vista che non ammetteva distorsioni della realtà e che la vedeva così com'era, per cui pronto a considerare qualsiasi risvolto, positivo o negativo che fosse.
Quel che aveva detto il castano era solo in parte da considerare: possibile che se si vuole bene qualcuno si può iniziare ad odiarlo così di colpo solo per un cambiamento in egli avvenuto? Magari no. Forse Yuuichi avrebbe continuato a volergli bene comunque. Dopotutto c'era riuscito persino quando Kyousuke gli aveva rubato la facoltà di camminare, probabile che anche in questo caso lo avrebbe fatto. O forse no?
Kyousuke era sicuro però che nel loro rapporto qualcosa sarebbe mutato, e questo era spaventoso. Gli esseri umani del resto sono così: attaccati alla loro routine. Le abitudini, le persone... sono cose che si danno per scontato di avere, ma quando non ci sono iniziamo ad accorgerci che qualcosa manca. Siamo fortemente attaccati all'ordinario, che talvolta le svolte e i cambiamenti, specie se improvvisi, ci vengono difficili da accettare. Abituarsi a una nuova realtà non è mai stato facile. Il cambiamento non è mai singolo, è una reazione a catena.
Yuuichi magari non lo avrebbe odiato, ma... Sarebbe rimasto arrabbiato? Deluso? Confuso? Esterrefatto? Costernato? Lo avrebbe guardato come se non avesse mai conosciuto davvero suo fratello? Come se avesse di fronte un estraneo?
Erano questi i piccoli e grandi cambiamenti che Kyousuke temeva. Onestamente, avrebbe potuto dirlo a chiunque o persino ai suoi genitori senza che gli fregasse nulla della loro reazione, ma di Yuuichi... Di lui gli importava.
Suonò la sveglia che ricordava a Tenma di dover andare agli allenamenti, ma il castano la ignorò e approfondì l'abbraccio con Kyousuke. Quest'ultimo ricambiò la stretta e non disse nulla, ogni suo pensiero rimase a vorticare nella sua testa.




***


« Eccoci! » gridò Miyu voltandosi a sorridere raggiante in direzione di Yuuichi, mentre quest'ultimo, come di consuetudine, ricambiò il sorriso.
La ragazza rallentò il passo e inspirò a fondo il freddo pungente nell'aria « lo so, lo so » si affrettò a chiarire dubbi che non avevano neanche sfiorato il suo interlocutore. « Sì, questo parco è famoso per gli alberi di ciliegio, quindi venirci d'inverno è poco sensato, ma... Io lo trovo fantastico. Venivo sempre qui con mio padre da piccola. » Fece un mezzo giro su se stessa, con il braccio teso nel mostrare il paesaggio che li avvolgeva.
I due, dopo essere stati un per un po' in giro per le strade di Tokyo, avevano optato per andare in qualche posto tranquillo per rilassarsi e chiacchierare con serenità. Miyu a quel punto aveva subito tirato in ballo il parco della sua infanzia, quello che banalmente era stato denominato "Sakura" in nome dei fiori di ciliegio che lo avevano reso famoso nel tempo.
Non c'era l'atmosfera surreale e trascendente che si sarebbe potuta respirare in primavera, ma Yuuichi concordava che nelle parole di Miyu ci fosse stato un principio di verità: anche se in quel momento tutto era ricoperto da un manto niveo e gli alberi erano spogli, ciò non toglieva che il parco fosse un posto meraviglioso e piacevole. Era l'ambiente ideale per prendersi una pausa dal caos abituale o per farsi semplicemente una passeggiata lontano da asfalto, grattacieli e rumore.
« Anzi, se devo dirti la verità » fece Miyu, avvicinandosi a una panchina per poi sedersi, e osservare il cielo come in attesa di qualcosa « preferisco di gran lunga quando è inverno! » affermò.
Yuuichi, rimasto qualche metro indietro, la raggiunse con calma. « Anche a me piace l'inverno » fece, osservando le sue scarpe timbrare il sottile strato di neve mentre camminava. « Quando eravamo piccoli io e Kyousuke lo adoravamo: per noi voleva dire pupazzi di neve, battaglia con le palle di neve, Natale; e di conseguenza regali, divertimento. L'unica cosa negativa era che la neve rendeva difficile giocare a calcio, ma non per questo ce lo impediva » ridacchiò nostalgico, prendendo posto accanto alla ragazza. Yuuichi aveva tralasciato la parte sulla serie di Natali trascorsi in ospedale anziché tra le mura di casa davanti al camino e con la famiglia. Questo perché preferiva rimembrare solo i bei ricordi, e la cosa gli veniva facile: ne aveva collezionati tantissimi con Kyousuke.
Miyu si voltò nella sua direzione e colse una scintilla negli occhi di Yuuichi. « Tu e Kyousuke siete davvero uniti. » osservò con ammirazione, si stiracchiò e portò le braccia verso l'alto « Ah, che invidia! Vorrei averlo avuto io un fratello o una sorella con cui condividere un rapporto del genere! » gonfiò le guance, mettendo su il broncio e un'espressione fintamente offesa. In realtà non si era mai soffermata a pensarci troppo, ogni tanto ci rifletteva a cosa sarebbe cambiato nella sua vita se avesse avuto fratelli o sorelle, ma non era un pensiero essenziale, le capitava di rado. Eppure, gli aneddoti d'infanzia di Yuuichi le facevano credere che non sarebbe stato tanto male non crescere sola.
Yuuichi sorrise divertito per via dell'espressione buffa assunta dall'altra, falsa e un po' forzata. « Devo ammettere che sono felice di avere un fratello, ma sai, invece c'è tanta gente lieta di essere nata come unico genito. C'è chi afferma che sia meglio: più spazio, mamma e papà tutti per sé... Certo, anche nessuno da incolpare quando si rompono le cose, ma questo è un futile dettaglio » rise da solo alla sua battuta, sebbene nella sua infanzia non avesse mai fatto nulla del genere. Se accadeva qualcosa, la colpa se la prendeva sempre lui. « Uh, e anche più giocattoli tutti per sé, dimenticavo. »
« Per farci cosa? Giocare da soli? » proruppe Miyu con un sorriso amaro. « Magari ad essere figli unici ci saranno lati positivi, ma continuo a pensare che la tua condizione sia migliore della mia. Senza contare che, quando mia madre sarà morta non mi rimarrà nessuno » l'ultima parte del discorso le venne spontanea e appena si accorse di quel che aveva pronunciato abbassò lo sguardo, atterrita.
Negli occhi di Yuuichi ristagnava la preoccupazione. « Beh, almeno nessun litigio per l'eredità » cercò di sdrammatizzare, sentendosi dopo pochi secondi molto stupido per quel che aveva detto. « Insomma, non sarai sola... Ti rimarranno gli amici. »
Le partì incontrollata una risatina un po' acida e amareggiata . A primo impatto avrebbe voluto rispondere con ironia "E quali amici?" ma si era frenata, e aveva anche fatto bene. Non voleva sembrare la vittima di turno, o impietosire Yuuichi con preoccupazioni che di rado le giravano per la testa. Anzi, quella conversazione aveva preso una piega interessante proprio perché le stava facendo considerare temi su cui solitamente non si soffermava. Andava prima studiata la situazione e poi deciso come agire, uscirne subito distrutta non era da lei e inoltre sarebbe finita con il rovinare la loro conversazione. Perché mai farlo?
« Oh, beh, sai, non è la stessa cosa. Anche se non ne ho mai avuto uno, scommetto che un fratello con un amico non si può paragonare. » anche se era altrettanto vero che delle volte i fratelli in età adulta non si separavano per avere un sostegno economico che per reale affetto. Ma questo, naturalmente, non era il caso degli Tsurugi.
Il ragazzo sospirò e prese a guardare il cielo; la luce, seppur debole e filtrata dalle nubi, gli dava un po' di fastidio. « Questo è anche vero. O almeno, il mio rapporto con Kyousuke è molto buono. Beh, però... Che ne sai se resti sola? Magari trovi qualcuno e metti su famiglia. » tentò allora di consolarla così, dato che non si trattava un'opportunità remota considerando che Miyu era giovane e carina. Si accorse però che non erano state le parole più adeguate da usare, quando le guance della ragazza che gli stava accanto si imporporarono, e presto fecero lo stesso le sue, mentre il silenzio li raggiunse per abbracciarli.
Yuuichi aveva detto qualcosa di parecchio imbarazzante, fu una fortuna che in quello stesso istante stesse passando per di là un bambino molto rumoroso con la mano guantata che stringeva quella del padre. Fu una scusa per entrambi mettersi ad osservare genitore e figlio di passaggio finché questi non sbiadirono in fondo a un sentiero, in modo da ignorare il silenzio.
Miyu rise nervosa per smorzare la tensione. « Già, speriamo! Almeno avrò qualcuno! »
Anche Yuuichi ridacchiò, ma senza saperne il motivo.
Miyu cercò di elaborare in fretta un'idea per continuare la conversazione e sciogliere l'imbarazzo, e la lampadina subito le spuntò in testa: come aveva potuto dimenticarlo? Era lì proprio per quello del resto, per Tenma e Kyousuke. Ebbene sì, il suo obbiettivo non era solo permettere loro di trascorrere del tempo assieme, ma era anche quello di dare a Yuuichi qualche indizio non troppo esplicito sulla relazione dei due, in modo da "prepararlo all'impatto". Secondo i suoi calcoli, difatti, considerando che il giorno dopo era la vigilia Kyousuke avrebbe confidato ogni verità al fratello altrimenti Tenma sarebbe rimasto da solo proprio per quella festa dedicata alle coppie*. Di conseguenza sarebbero vissuti tutti o felici e contenti o infelici e scontenti (e la ragazza, sebbene non sopportasse più di tanto Kyousuke voleva evitare in tutti i modi quell'evenienza per il bene di Tenma).
« Ehm... Yuuichi, so che forse è un po' da impicciona, ma... Il famoso litigio di cui parlavano Tenma e Kyousuke, quale sarebbe? Purtroppo mi hanno lasciato davvero tanta curiosità addosso, ma se non vuoi dirmelo ti capisco » sfoggiò la sua espressione più dispiaciuta e tenera: si strinse nelle spalle, abbassò gli occhi verdi sul terreno e inizio a dondolare la gambe con un certo nervosismo, come fanno i bambini che non riescono a stare fermi neanche per un secondo. Non mancò naturalmente di congratularsi con sé stessa per quanto le fosse venuta bene quella battuta e per quanto sembrasse sul serio ignara di ogni cosa, nonostante lei sapesse tutto di quel litigio. Ma insomma, in qualche modo doveva pur focalizzare la conversazione sull'argomento "KyouTen" - sì, esattamente, era il nome che aveva deciso di dare al suo piano, e simboleggiava il fatto che i protagonisti fossero Kyousuke e Tenma. Forse era un po' strano dare un nome di identificazione a una coppia, ma... Lei era strana, poteva permetterselo.
« Oh, a saperlo te lo direi volentieri... » rispose Yuuichi e il suo viso si rabbuiò. Naturale che non lo sapesse, pensò Miyu, o a quest'ora avrebbe compreso da un bel pezzo che Kyousuke e Tenma erano fidanzati, o quantomeno avrebbe avuto qualche dubbio.
« C-Come, non lo sai? » Miyu stralunò gli occhi, mostrandosi piuttosto confusa. In seguito abbassò lo sguardo, demoralizzata. « Beh, se non me lo vuoi raccontare è comprensibile... » giocò la sua carta migliore: fece la vittima. C'era da dire che Yuuichi non era ingenuo quanto Tenma, quindi probabilmente non ci sarebbe cascato. Difatti il ragazzo la osservò per qualche secondo con un sopracciglio inarcato. Lui non era il tipo da dubitare sui sentimenti delle persone, ed era sempre stato disposto ad accettare chiunque per com'era, con i suoi modi di fare e reagire alle situazioni. Nonostante ciò la reazione di Miyu gli parve bizzarra: come mai era tanto interessata a quel fatto? Yuuichi concluse qualche secondo di seguito che la faccia afflitta di Miyu non era dovuta alla delusione che lui non sapesse nulla, ma al dubbio che gli stesse nascondendo di proposito la verità. E questo lo fece sentire in colpa e lo obbligò a giustificarsi.
« No Miyu, sul serio non lo so. In quel periodo entrambi sono venuti a sfogarsi con me, ma mi hanno raccontato due versioni diverse, e mai approfondendo troppo l'argomento » ridacchiò con aria triste, perché quel pensiero lo feriva un po'. Era sempre stato lieto di aiutare la gente, ma in quel periodo ogni volta che ascoltava le differenti parole che i due gli rivolgevano per descrivere il misfatto lui si sentiva un po' male e si chiedeva chi gli stesse mentendo. Forse era un po' stupida come cosa, difatti con poca fatica ci era passato sopra, ma non per questo la sua curiosità, però, era scemata.
« Sapessi quanta curiosità mi è salita addosso, ma non volevo fare troppe domande. Se a loro non andava di parlarne non mi sembrava giusto dover insistere. »
Il passo successivo era chiaro nella testa di Miyu, dato che Yuuichi aveva abboccato al suo piano e lei si era fatta uno schemino mentale di domande da porre e risposte da dare, e possibili reazioni del ragazzo. Ma non seppe perché in uno sbalzò di follia le venne in mente di lasciar perdere il suo progetto e improvvisare un'idea che le era appena sbucata in testa.
Miyu non farlo. Non è una buona idea, lo sai. Non farlo, Kyousuke ti ucciderà. Non farlo, non dirlo, non dirlo. Ferma, ferma.
« Beh, sai... Yuuichi, a dire il vero, io lo so. » Cosa ho appena fatto?
« Aspetta, sai cosa? » Yuuichi alzò un sopracciglio, confuso. L'espressione della ragazza era mutata di colpo.
« So qual è il motivo per cui hanno litigato » rivelò, e man mano Yuuichi sbarrò sempre di più gli occhi.
Una parte di Miyu doveva essere senza dubbio impazzita per aver detto una cosa del genere. Lei avrebbe dovuto solo porre a Yuuichi domande come "c'è qualcosa che potrebbe distruggere il rapporto tuo e di tuo fratello?" e altro del genere, mentre la storia del litigio fungeva solo da introduzione e mezzo per focalizzarsi su Tenma e Kyousuke. Ma la faccenda non era da approfondire, specialmente dopo che lei aveva affermato di non saperne nulla che figura ci faceva a spiattellare tutto?
Eppure, per un fugace attimo aveva creduto che fosse la cosa più giusta da fare. Agendo così non avrebbe solo dato degli indizi impliciti a Yuuichi, ma avrebbe messo dinnanzi ai suoi occhi tutte le prove e aspettato che lui riuscisse a fare due più due. Ma era a lei che spettava questo compito? No, certo che no. Era Kyousuke a dover dire la verità a suo fratello, non lei. Lei si stava solo insinuando in una questione che non la riguardava affatto. Ma oramai che aveva affermato di sapere di quel litigio che faceva? Si tirava indietro? No, doveva proseguire per quel sentiero di risvolti inaspettati. Dopotutto, non avrebbe mica rivelato a Yuuichi della relazione, gli avrebbe solo chiarito cos'era successo circa tre anni prima. E in un certo senso questo sarebbe servito a preparare psicologicamente il maggiore degli Tsurugi alla notiziona che doveva dargli Kyousuke. Insomma, che male c'era?
« Come lo sai? Aspet-- non mi avevo detto giusto poco fa di non saperlo? »
« Io... » ebbe un attimo di esitazione perché non era per niente sicura di quel che stava per fare. « L'ho detto apposta, perché volevo capire se tu lo sapevi. E comunque, io lo so perché me l'ha raccontato Tenma... Se vuoi te lo dico, anzi, ritengo che dovresti proprio saperlo. » non riuscì a trovare scuse migliori e si sentì una stupida incoerente e tanti altri epiteti negativi, e le passo per la testa l'immagine di Kyousuke che la chiamava pettegola. Le si strinse il cuore.
Cercò di calmarsi pensando che stava agendo proprio per il bene dei suoi amici, ma una vocina nell'orecchio, aspra e crudele come quella di Kyousuke prima, le ricordò che invece stava facendo la cosa sbagliata e si stava immettendo con forza in fatti che non la riguardavano.
Yuuichi restò perplesso. Iniziava a non capirci più niente di quella situazione: aveva capito che Miyu era un tipetto particolare, ma non si aspettava fino a questo punto. Inoltre, a prima vista l'aveva giudicata una brava ragazza, ora invece non riusciva a comprendere le sue azioni incongruenti. Il caos gli inondava la testa e per scacciarlo si mise una mano sul viso, massaggiandosi le tempie. « Oddio, non ci sto capendo più niente » rivelò. E poi pensò alle parole della ragazza "se vuoi te lo dico" e si morse il labbro. Era indeciso: una parte di lui gli urlava che quella situazione era strana e che non sarebbe dovuto venire a sapere da terzi il motivo per cui Kyousuke e Tenma avevano tanto lottato per non fargli sapere. Al tempo stesso, sentiva quell'ingorda curiosità di anni prima tornare a bussare al presente.
No, non poteva. Non poteva ascoltare quel che aveva da dirgli Miyu, eppure...
« Allora... Allora te l'ho racconto. » fece Miyu con gli occhi spenti. Yuuichi non riuscì ad aprire la bocca per impedire alla ragazza di iniziare a parlare. Restò fermo, vinse la curiosità.
« Tempo fa, quando erano alle medie, Tenma... Tenma si era innamorato e si è dichiarato a una persona, ma... »
« Aspetta, aspetta... Frena! Da capo, hai parlato troppo in fretta non ci ho capito nulla. » Yuuichi si sentiva immensamente in colpa ad ascoltare una cosa che avrebbe preferito gli venisse raccontata dai diretti interessati, al tempo stesso necessitava di saperlo, era estremamente curioso... E a dire il vero anche un po', anche se in minor parte, invidioso del fatto che lei lo sapesse e lui no.
« Io... Oddio. » Non posso dirlo davvero, pensò Miyu, l'ansia che le gravava sullo stomaco. Eppure lo disse, in pochi secondi snocciolò tutto quel che sapeva sul litigio di Tenma e Kyousuke senza alcuna reticenza. Appena ebbe finito, rimase senza fiato e incredula.
Cosa ho fatto? Oddio. Oddio.
Davanti alla faccia sorpresa di Yuuichi, Miyu sentì i senti i colpa rovesciarsi addosso come se qualcuno le avesse rivolto un secchio pieno di acqua gelida sulla testa. Il silenzio tornò ad avvolgerli.
Miyu non poteva credere alle sue azioni. Dopo che finalmente aveva chiarito con Kyousuke, e si era vendicata con lui per ogni cattiveria che le era stata detta, dimostrando di non essere l'impicciona che lui credeva che fosse... Che faceva? Smentiva tutto, annullava la Miyu buona e si aggrappava alla maschera che gli altri avevano cucito per lei.
L'istinto di dire la verità a Yuuichi tra l'altro era sbucato fuori dal nulla e lei non era stata in grado di controllarlo. Era come una seconda vendetta nei confronti di Kyousuke, ma era del tutto sbagliata, era stato il suo errore madornale. Tutto quello per cui si era battuta lo aveva lasciato evaporare in pochi secondi con delle semplici parole. Magari quello che aveva raccontato a Yuuichi era servito davvero come una preparazione psicologica, ma... Era forse necessario? Spiattellare in giro i fatti privati di altra gente? E cercare di aiutarli per una causa che a lei non sarebbe dovuta interessare minimamente?
L'aveva fatto per aiutarli... No, sbagliato; aveva agito per sentirsi utile, con la speranza che un giorno l'avrebbero ringraziata, per sentirsi parte di qualcosa.
« Cosa?! Quindi... È questo quello che è successo? Tenma era innamorato di Kyousuke? » Chiese Yuuichi, distruggendo quella quiete. Anche se quiete non era la parola adatta, c'era silenzio ma non tranquillità.
Miyu, con gli occhi sbarrati fissi a terra non ebbe la forza per annuire. Sentì ben presto, invece, le lacrime che la pizzicavano. Non batté le palpebre per non farle uscire, finché la vista non le si appannò e dovette farlo per forza. « Ti prego, per favore, non dire a Kyousuke che te l'ho detto. Ti prego non dirglielo. » fece con la voce smorzata, la gola che strideva.
Yuuichi, che era stato troppo occupato a riflettere su quello che gli era stato rivelato, si accorse solo in quel momento dello stato in cui versava Miyu, e si ricordò dei sensi di colpa che aveva accantonato in un angolo. Aveva avuto pensieri contrastanti su di lei: prima le era sembrata una brava ragazza, poi l'aveva descritta strana, poi aveva in parte concordato con l'aggettivo con cui gliel'aveva descritta Kyousuke la prima volta, ma ora vedeva solo una ragazza molto confusa e triste. Era vero che lei gli aveva raccontato qualcosa che non aveva il diritto di divulgare, com'era vero però che lui aveva ascoltato senza farsi troppi problemi, lasciando vincere la curiosità su ogni ragione. Erano entrambi colpevoli, allo stesso modo: e quello doveva diventare il loro segreto.
Mise la mano su quella della ragazza.
« Non glielo dirò. » promise. Ma non servì ad acquietare l'animo di nessuno dei due.
« Ma... Perché hai detto che ritieni che dovevo saperlo? Come mai era necessario che io venissi a conoscenza di questo fatto al di là della mia curiosità? Insomma, è successo solo anni fa... » disse, non capendo. Che avesse attinenza con il presente? Possibile? Eppure Kyousuke e Tenma sembravano essere tornati quelli di un tempo. Che Tenma provasse ancora qualcosa per suo fratello? Oppure...?
« Non posso dirti altro. » Miyu lo disse come gli avrebbe chiesto di smetterla di torturarla. Yuuichi a quella vista deglutì.
« Va bene » fece, « però Miyu, c'è solo un'unica domanda molto importante che ti devo fare, dopodiché non ti chiederò altro e ti prometto che Kyousuke non verrà a saperlo. »
« ... Che domanda? »

***






{{ blaterazioni. }
 *in Giappone il Natale è una festa concepita in modo diverso. Solitamente si usa festeggiarla con il proprio fidanzato o la propria fidanzata anziché con la famiglia.

Eccomi genteh uwu
Che dire, ormai siamo quasi alla fine, mancano solo tre/quattro capitoli ~
Spero che finora la storia vi stia piacendo, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate fino a questo punto. Nient'altro da aggiungere.
Grazie di cuore a chi segue ancora la storia♥
Saluti,
Eeureka

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Capitolo 8
*** (8) ***


The Newstart: nuova vita.





24 Dicembre 07:36 AM;
La vigilia di Natale giunse con Kyousuke che non aveva ancora neanche accennato della "faccenda su lui e Tenma" a suo fratello.
L'universitario si svegliò con la consapevolezza che il tempo fosse trascorso troppo in fretta, e la convinzione che quindi avrebbe presto rimediato alla sua mancanza. La mattinata, però, finì per trascorrere nel medesimo modo sereno di sempre e priva di accenni a novità.
La mente di Kyousuke venne disturbata ripetutamente, il giovane non fece che pensare "su, fatti coraggio e dillo" senza poi concludere nulla di concreto. Percepì quelle insistenti parole mescolarsi e rotolare dentro il suo stomaco, vogliose di mostrarsi al mondo, e ogni volta in cui tentò di liberarle esse si ritrattassero o rimasero ancorate alla gola del proprietario, procurandogli un acuto fastidio.
A compensare in parte il chiasso dentro il suo cranio ci fu l'innaturale silenzio che aveva riempito le mura di casa sua. E non era una cosa positiva, perché Yuuichi che non tentava di far partire una conversazione tra loro due era classificabile nella lista delle cose più bizzarre nell'universo. E non c'era modo di ammettere il contrario: o perché stremato dalla giornata prima, o perché in fase post-traumatica per aver passato troppo tempo con Miyu, vedere il maggiore degli Tsurugi aprire bocca solo se strettamente necessario restava strano.
Kyousuke interruppe il silenzio solo per un istante, domandando al fratello se avesse voglia di guardare la TV. E quest'ultimo, troppo occupato a fissare il vuoto non lo sentì finché non venne richiamato una terza volta. Era palese che quel comportamento atipico fosse riconducibile solo al pomeriggio prima. Forse era Kyousuke che ancora non riusciva a sopportarla, ma in cuor suo non trovò spiegazioni più logiche all'infuori dell'attribuire la colpa a Miyu. Ma cosa quest'ultima avesse potuto fare o dire a Yuuichi restava un mistero – mistero su cui ben presto l'aspirante medico decise di indagare.
« Ohi, Yuuichi » lo chiamò entrando nel salotto.
« Mh? » l'interpellato si risvegliò da chissà quali pensieri e si voltò verso il fratello. « Dimmi. »
Kyousuke lanciò un'occhiata al televisore acceso, che stava trasmettendo un qualche programma che aveva a che fare con i cani, poi si incamminò verso il divano dov'era seduto l'altro e lo guardò a lungo prima di esprimersi a parole. « Beh, com'è andata ieri? »
« Uhm, bene. Siamo stati in alcuni posti, evitando quelli che mi avevi già fatto vedere tu. » Kyousuke biascicò un "capisco" in risposta e fu così che la conversazione si concluse, senza tentativi da parte di Yuuichi di portarla avanti aggiungendo dettagli, e con l'incapacità dell'altro nel trovare nuove domande o altri argomenti - sebbene sapesse bene che c'era qualcosa da dirgli necessariamente.
Il più giovane tornò in cucina e infilò la testa tra i tomi di medicina che aveva tanto trascurato. Dopo circa un'ora, però, decise di ritentare.
« Che tipo ti sembra Miyu? » sbucò di nuovo dalla porta del salotto e si maledisse per non aver trovato pretesti migliori per cominciare la conversazione. Yuuichi restò per qualche secondo con gli occhi fissi sullo schermò, poi, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza, li puntò sul fratello con aria trasognata.
« È simpatica » se ne uscì così, e alla sua affermazione seguirono attimi di silenzio. Prese aria dalla bocca come in procinto di aggiungere qualcosa, ma poi rimase zitto.
« Simpatica? » perplesso, l'altro si limitò ad inarcare un sopracciglio.
« Sì, simpatica. Perché? » ribadì, stringendosi nelle spalle, incapace di fornire spiegazioni più logiche. Le sue movenze, l'andatura, l'intonazione, gli occhi che si perdevano pensierosi chissà dove... Parevano conseguenza di inquietudine, nervosismo e turbamento malcelato.
Ma Kyousuke non indagò oltre.

***


Tenma si svegliò in quello che da qualche giorno era divenuto il suo letto con addosso un pesante e inspiegabile senso di spossatezza. Si girò su un fianco, e a lungo osservò il pavimento valutando se fosse stato meglio alzarsi o aspettare un altro po'.
Come di consueto nella sua camera regnava la penombra, conseguenza della persiana non del tutto abbassata che lasciava filtrare degli spiragli di luce che di riflettevano per terra, a qualche passo dal suo letto. Ed era proprio quel punto – in cui i raggi solari si incrociavano e formavano una macchia bianco-giallastra sul linoleum a strisce marroni – che Tenma osservò per minuti interi mentre si diramavano in lui parecchi pensieri.
Era vero che la vigilia era giunta e che Kyousuke non aveva ancora fatto nulla di quel che gli aveva promesso, ma la speranza di Tenma non retrocedeva: era come quella chiazza di luce avvolta dal buio, resisteva piuttosto bene nonostante tutto.
Tenma nutriva una profonda fiducia verso il suo ragazzo, e sapeva che non era ancora troppo tardi perché quest'ultimo rivelasse la verità a suo fratello. Inoltre, se prima il castano stesso era preoccupato che Yuuichi la potesse prendere male, tanto da voler evitare il momento della rivelazione, ora quel che più anelava era la sua reazione, positiva o negativa che fosse, così da poter tornare alla sua quotidiana routine e non dover più fingere di non essere il fidanzato di Kyousuke.
Certo, ovviamente Matsukaze non sarebbe stato contento della reazione negativa di Yuuichi, ma sarebbe stato forte abbastanza per andare comunque avanti. E se invece Kyousuke non lo fosse stato e ne fosse uscito distrutto, Tenma sarebbe stato pronto ad aiutarlo ad avanzare, e avrebbe condiviso con lui le sue forze per sorreggerlo e non lasciarlo crollare.
Il castano, quella mattina, lo sentiva dentro di sé: una voce che gli sussurrava "oggi è il giorno della verità" e lo esortava a prepararsi mentalmente, mentre la trepidazione gli fermentava sempre di più nel corpo. Percepì tutto questo assieme a un'altra decina di emozioni contrastanti e, soprattutto, assieme alla convinzione che tutto sarebbe andato per il meglio – e, in caso contrario, sarebbero stati in grado di andare avanti assieme a ritrovare la felicità perduta.
La porta di spalancò e la luce inondò la stanza, rendendo ancora più ottimista Tenma. « Buongiorno! » gridò Miyu da dietro lo stipite, con un gran sorriso sul volto, purtroppo palesemente finto.


***

Kyousuke sentiva che il petto gli sarebbe ben presto esploso se non avesse detto la verità, e stesso a accadeva a Yuuichi. Tenma non abituato a mentire non ne poteva più, e persino Miyu, tanto abile nel farlo, incominciava a stancarsi. In quel teatro di bugie, paure e finzioni, ormai tutti volevano liberarsi delle maschere e smettere di recitare la propria parte.


***



24 Dicembre 07:47 PM;
Yuuichi propose di restare a casa e ordinare una pizza visto che non avevano di meglio da fare prima che le lancette dell'orologio scoccassero la mezzanotte. Ma Kyousuke, per ovvi motivi, consigliò di andare al Newstart, al che il maggiore non protestò. Probabilmente, pensò Kyousuke, era perché suo fratello non sapeva a cosa stavano andando incontro.
Giunsero al negozio e, varcata la porta, scoprirono senza sorpresa ma con leggero disappunto che la maggior parte dei tavoli era occupata da giovani coppiette, e sporadica era la visione di amici o parenti che cenavano assieme.
Il minore scrollò le spalle, pensando che non fosse poi così importante come cosa; poi si ricordò che invece lo era, dato che lui sarebbe dovuto essere seduto ad uno di quei tavoli non con suo fratello, ma con Tenma, che invece era da qualche parte lì all'interno con indosso la divisa da lavoro.
« Ehilà! » Miyu spuntò da dietro il bancone, senza curarsi di non urlare come un'ossessa in mezzo a quella grande quantità di gente. Aveva i capelli piastrati e un velo di trucco sugli occhi, e il solito cappellino con le sigle del negozio era stato sostituito da un enorme e sgargiante fiocco che richiamava i colori dell'insegna all'ingresso: rosso, arancione, giallo. Per quanto Miyu fosse strana, Kyousuke sapeva che dietro ciò non ci potesse essere altro che sua madre: quell'accessorio aveva un'accezione decisamente natalizia, e Dio solo sapeva quando la Mizuyaji fosse ossessionata dal Natale.
Il ragazzo si guardò attorno ed ebbe modo di scoprire che, per quanto impossibile, i decori nel negozio erano aumentati. Per prima cosa, forse perché era da tanto che non andava al fast food di sera, aveva notato che all'entrata i fili di lucine che solitamente si utilizzano negli alberi di natale percorrevano invece il perimetro della porta di ingresso, mentre l'interno, forse per la troppa confusione o per i troppi decori, sembrava essersi ristretto notevolmente.
« Oh, sì... Mia madre ha pensato che aggiungere qualche particolare all'ultimo minuto fosse una buona idea, dice che il negozio sembrava... Spoglio. » Rise piuttosto imbarazzata.
« Già, immaginavo. Comunque ciao » disse Kyousuke senza troppe cerimonie.
« Ciao Miyu! » fece Yuuichi a scoppio ritardato, esibendo un sorriso nervoso e abbassando lo sguardo. Il minore se ne accorse, e confermò che la sua teoria è-colpa-di-Miyu era più veritiera di quando non avesse già pensato.
« Immaginavo che sareste venuti, proprio per questo, anche se non avete prenotato, vi ho tenuto il posticino preferito e isolato di Kyousuke tutto libero~ »
ridacchiò, lanciando uno sguardo divertito al diretto interessato che in tutta risposta sospirò.
« Andate pure a sedervi che tra pochissimo vi prendo le ordinazioni! Scusate, c'è molto da fare oggi » sorrise, ma la piega delle sue labbra si indebolì con eccessiva facilità. Voltò loro le spalle in procinto di andarsene, poi di colpo si fermò. Si girò di nuovo nella loro direzione, ma guardando il vuoto e con indosso l'espressione di chi si è appena ricordato qualcosa di estremamente importante.
« Oddio, mi ero quasi dimenticata! » esclamò, come volevasi dimostrare, prima di correre nuovamente da loro. « Yuuichi-san, mia madre voleva vederti! » trascinò la povera vittima con sé, senza lasciargli modo di protestare. Agli occhi di Kyousuke quella situazione apparve decisamente bizzarra, mentre quel che Miyu aveva detto sembrava una scusa assurda. Che avesse a che fare con quel che era successo il giorno prima? In quel caso, Kyousuke sperò tanto che a suo fratello non venisse fatto un ulteriore lavaggio del cervello o un'altra tortura psicologica. Poi però incrociò lo sguardo di Tenma davanti a sé e capì che anche quella volta si era fatto l'opinione sbagliata della ragazza che cercava di aiutarli.
« Tenma » disse, percependo una strana sensazione dentro sé. Era una felicità che non si era mai accorto di provare tanto profondamente quando incrociava gli occhi del suo ragazzo, ma che in quel momento gli fece diventare le iridi lucide e il petto bollente. Come se non si vedessero da tempo quando invece il giorno prima avevano trascorso un pomeriggio assieme come al solito. Già, forse era quello... Il fatto che ieri fossero tornati alla loro quotidianità e oggi si incrociassero nuovamente come se fossero estranei, senza potersi sfiorare.
« Kyousuke! » fece il castano, avvicinandosi al suo ragazzo con un sorriso emozionato e a tratti imbarazzato, come se fosse tornato di colpo un adolescente alle prese con la sua prima cotta.
Passato quel momento, fu Matsukaze a riportarli entrambi alla realtà. « Oggi glielo dirai, giusto? » e anche se non specificò a cosa stesse alludendo, fu chiaro a tutti e due. Questo distrusse il momento di incanto surreale in cui in un attimo assurdo era piombato Kyousuke. Il sorriso di Tenma rimase bello come prima, ma venne affiancato da altri pensieri: il blu si ricordò del perché si trovava nel locale con suo fratello quel giorno, e di quel che ben presto sarebbe accaduto. Sentì il cuore martellargli nel petto.
« Certo che glielo dirò » rispose serio con una sicurezza e una decisione che non era sicuro di avere davvero.
Ma Tenma si animò ancora di più a quelle parole, era una bomba di sentimenti positivi che presto gli sarebbe esplosa addosso senza riuscire comunque a contagiarlo – o forse sì? In genere, Tenma era bravo nel riuscirci.
« Posso abbracciarti? » Kyousuke fu colto di sorpresa da quella proposta inaspettata. Sebbene conoscesse Tenma ormai da anni non smetteva mai di stupirlo.
Si guardò intorno circospetto, e fu felice di notare che Yuuichi era girato di spalle per parlare con la Mizuyaji.
« Va bene » con lo sguardo vago e alzando le spalle, come se fosse obbligato a farlo e non avesse alternativa, « ma sbrigati » aggiunse addirittura. Tenma si precipitò tra le sue braccia con lo stesso entusiasmo con cui gli aveva domandato se potesse farlo. E, a essere sinceri, aveva in mente di stringere Kyousuke indipendentemente dalla risposta che gli avrebbe dato.
Il blu lo strinse a sé e inalò il profumo dei suoi capelli, il tempo si fermò per qualche secondo. Kyousuke si rendeva conto che quello non sembrasse per niente l'abbraccio di due semplici amici, e ne trovò conferma quando alzando lo sguardo incrociò gli occhi di una ragazza che, da che stava parlando con quello che presumibilmente era il suo fidanzato, si fermò sconvolta a guardarli. Il blu sospirò esausto, pensando che sicuramente non era neanche l'unica a guardarli, e si limitò a lanciarle un'occhiataccia.
L'abbraccio si concluse troppo presto, e tutto quello che poté fare Kyousuke fu sfiorare la mano di Tenma mentre si allontanavano l'uno dall'altro.
« Rieccoci! » l'urlo di Miyu fu così forte che anche questa volta un quarto dei clienti si girò a guardarla. Con le guance imporporate e un sorriso nervoso li raggiunse, con a seguito Yuuichi. « Tenma, uh, ma che fai? Ti metti a chiacchierare con i clienti? Su, vai a lavorare che c'è bisogno di tanto aiuto oggi! » sgridò il ragazzo come se in non fosse lei quella che puntualmente si perdeva in chiacchiere con chiunque.
Yuuichi, in tutto ciò, parve piuttosto stordito.
« Oh. C'è troppo lavoro da fare, vado anche io! » le partì una risatina nervosa prima di sparire in cucina.
A quel punto i fratelli rimasero soli. Si andarono a sedere al tavolo che era stato loro riservato e aspettarono in silenzio per qualche minuto.
« Che ti ha detto la Mizuyaji? » Kyousuke si stava guardando distrattamente attorno mentre fece quella domanda.
« Oh, a dire il vero niente. Mi ha salutato, nient'altro. Era un po' pallida in viso, immagino che tutta questa confusione non riesca a reggerla molto bene. » E piombò il silenzio, perché se non era Yuuichi ad occuparsene le conversazioni non andavano avanti. E questo era stressante.
« Tutto bene Yuuichi? » chiese a un certo punto Kyousuke, anche se di certo non era suo fratello quello che stava sudando nonostante fossero in pieno inverno. Di sicuro non era Yuuichi quello in procinto di morire per l'agitazione – beh, okay, forse questo era un po' esagerato. Però era suo fratello quello che si stava comportando in modo assolutamente distante dal suo solito carattere.
Yuuichi abbozzò un sorriso, rigirandosi tra le mani il proprio bicchiere. « Ehm, sì. È solo che penso che... È da stamattina che devo dirti una cosa. »
Kyousuke inarcò un sopracciglio, confuso e allarmato. Stava per ribattere che anche lui aveva qualcosa da dirgli ma la Mizuyaji apparì accanto a loro.
« Miei cari biscottini! » il minore alzò gli occhi al cielo, domandandosi fin quanto in là potesse andare la fantasia di quella donna. « Pronti a ordinare? » si voltò nella sua direzione e quel che vide lo preoccupò un po'.
La signora Mizuyaji era eccessivamente pallida. Sembrava stanca, sul punto di crollare, e di tanto in tanto per non si sa per quale motivo si grattava il petto o scrollava la spalla sinistra come infastidita da qualcosa.
« Che prendete? Lo sapete che di tradizione è ora del pollo fritto, mh?» chiese sforzandosi di sorridere. Kyousuke la guardò preoccupato
« si sente bene? » non poté evitare di chiederlo e in tutta risposta la donna ridacchiò.
« Sì sono solo un po' stanca. C'è tanto lavoro da fare. »
Kyousuke non si convinse.
« Allora pollo fritto per entrambi! » disse prima di sgattaiolare via, senza lasciare ai due possibilità di rispondere. E a Kyousuke il pollo fritto non piaceva.
Yuuichi ridacchiò perplesso « Uhm, okaaay. »
Kyousuke lo guardò e poi si rigirò verso la donna, non trovando la forza per ridere di quel comportamento strano.
« Non ti è sembrato che avesse qualcosa che non va? Cioè, al di fuori dell'essersi inventata le nostre ordinazioni intendo. »
Yuuichi annuì dubbioso, cercando la donna con lo sguardo. « Prima le ho consigliato di sedersi e lasciar fare agli altri camerieri, ma mi sa che l'ha presa sul personale e si è imputata ancora di più a voler continuare a lavorare » sospirò.
« Speriamo che non abbia nulla di grave. » Yuuichi restò in un primo momento sconvolto che suo fratello sembrasse preoccupato e non stesse cercando di nasconderlo, e in secondo luogo si domandò cosa quest'ultimo intendesse con "grave", ma non glielo chiese direttamente.
« A te non piace il pollo fritto, vero? » disse totalmente fuori luogo invece. E Kyousuke neanche gli rispose, ma sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri cupi.
« Comunque... Anch'io ti devo parlare. Cioè, tu di che mi devi parlare? » chiese al fratello.
« Beh... te lo spiego dopo. Cioè, è complicato. »
Kyousuke inarcò un sopracciglio. Che Yuuichi sapesse qualcosa? Ma soprattutto, che quel qualcosa glielo avesse detto Miyu? « Che ti ha detto Miyu ieri? » proruppe.
E l'altro deglutì « Questo non ha importanza ora...Tu non hai nulla da dirmi? »
Kyousuke sentiva la rabbia scendergli lungo tutto il corpo. Credeva che di quella ragazza ormai potesse fidarsi, pensava che si fosse fatto un'idea sbagliata a considerarla un'impicciona che si immetteva negli affari altrui. Non si sbagliava invece, aveva ragione dall'inizio. « Sì, ho qualcosa da dirti, ma prima voglio sapere che ti ha detto. »
« Mi ha solo detto che tu dovevi dirmi qualcosa di importante, nient'altro. » e ripensò al pomeriggio trascorso con quella ragazza, e ai suoi occhi supplicanti e colmi di lacrime mentre disperata gli chiedeva di non dire nulla di quel che gli aveva rivelato a Kyousuke.
Quest'ultimo sospirò, e decise di credere al fratello, sebbene con riluttanza.
« E va bene. Comunque sì, ho qualcosa da dirti, è vero. »
« Dai, ti ascolto » lo incalzò Yuuichi.
Il minore ponderò le parole che gli parevano più adatte da usare per minuti interi. Si morse il labbro, tentò di ideare un modo per spiegarsi bene, e illustrare esauriente tutto ciò che doveva dire. Iniziò a tirare con la forza le parole bloccate nella gola, si figurò già mentre pronunciava il suo complesso e elaborato discorso, ma poi, semplicemente, disse: « Sono fidanzato con Tenma. »
Yuuichi non ruppe il contatto visivo e annuì seriò, come se fosse riuscito a mandare giù un boccone particolarmente amaro. Iniziò a picchiettare con le unghie sul tavolo, abbassò lo sguardo pensieroso e sospirò come se sottopressione.
Kyousuke deglutì. « Mi dispiace di non avertelo detto sin dall'inizio. In ogni caso, beh, puoi dire quel che vuoi a riguardo, quel che pensi... Insomma. » Basta che mi dici qualcosa, pensò, mentre continuava a torcersi le mani. Attendeva la sentenza con l'ansia che pareva un serpente avviluppato attorno al suo petto. Sentiva le costole che venivano schiacciate, e la risposta di Yuuichi era come un pugnale puntato alla sua gola che avrebbe decretato se l'istante dopo fosse rimasto vivo o no.
« Kyousuke, allora, io... »
« Rieccomi! » la Mizuyaji annunciò il suo arrivo in un momento decisamente sbagliato. Kyousuke si voltò irritato, ma dovette mettere da parte la stizza quando si accorse dell'aspetto notevolmente peggiorato della donna. Se a primo impatto l'avrebbe cacciata via dicendole "non ora, torni dopo che stiamo parlando!" dopo averla osservata per bene l'istinto gli suggeriva di alzarsi e fare sedere lei al posto suo per farla riposare.
Notò che non era l'unico ad essere preoccupato, Yuuichi aveva un'espressione sconvolta e pareva che la conversazione di prima e i suoi pensieri a riguardo fossero stati spazzati via di colpo alla vista della signora. E in lontananza due camerieri discutevano fra di loro indicandola.
La Mizuyaji sembrava ignara degli sguardi che aveva addosso, e si sforzava di spiegare le sue labbra in un sorriso tranquillo – fallendo. « Ecco il vostro pollo frit-» non fece in tempo a finire che i piatti le caddero dalle mani. Il vetrò si infranse sul pavimentò e schizzò in svariate direzioni, Il tutto fu accompagnato da simultanei sussulti di stupore e da occhi e bocche dei presenti spalancate.
Yuuichi e Kyousuke scattarono in piedi.
« Oddio » quasi urlò il maggiore sorreggendo la donna.
« Si può sapere che cosa ha? » chiese allarmato l'altro.
la donna, con la voce tremolante disse « mi fa male. » senza specificare.
Kyousuke aveva gli occhi sbarrati e il cuore che gli sussultava per aver sentito la Mizuyaji gemere per il dolore. Osservò il braccio destro della signora reggere il sinistro, e la mano di questo che stringeva convulsamente il tessuto della maglia al di sopra del petto. Poi spostò lo sguardo sul viso sofferente della Mizuyaji. E non ebbe quasi alcun dubbio che quello in corso fosse un infarto.


***






{{ blaterazioni. }
C'è da dire che questa storia l'avrò scritta e completata più di un anno fa, quindi ogni tanto rileggendo i capitoli mi viene l'impulso di fare correzioni (a livello stilistico soprattutto, ma anche per gli avvenimenti che si susseguono). Ma ho deciso che manterrò tutto com'era (eccetto se trovo errori di grammatica, quelli provo a eliminarli).
Quindi, anche se non sarà il massimo, rappresenta per me comunque una tappa importante, e se è nata in un particolare momento della mia adolescenza, vuol dire che doveva nascere in quel momento. Quindi modificarla adesso per me non avrebbe senso, come se togliessi qualcosa della me del passato.
E ovviamente questo significa che siete liberi di apprezzare o meno anche le me del passato. 
So che tutto ciò apparentemente non ha senso e possibilmente leggerlo vi ha anche annoiati, ma volevo dirlo. Lol.
Detto questo, spero che chi ha letto il capitolo l'abbia apprezzato nonostante quel che è successo.
Alla prossima,
Eeureka

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Capitolo 9
*** (9) ***


The Newstart: nuova vita.






24 Dicembre 09:01 PM;
Il silenzio che era scaturito dal panico generale fu spezzato da Miyu. « Mamma! » urlò la ragazza disperata, correndo verso i due fratelli Tsurugi che assieme sorreggevano la sunnominata donna.
« Mamma! » ripeté più volte, come se si facesse eco da sola, replicando la parola con intonazioni sempre diverse dettate dall'angoscia.
Il locale era pieno degli sguardi caotici e confusi dei clienti, traboccante di mormorii titubanti e incuriositi. Nonostante ciò per Miyu in quel momento non esisteva altro che la figura di sua madre che aveva rischiato di cadere a terra e che ora lamentava un forte dolore al petto. Gli occhi verdi della giovane si velarono di un sottile strato d'acqua, trasformandosi così in due smeraldi lucenti.
Yuuichi scrutò la scena da sotto le sopracciglia corrugate per la preoccupazione, e si morse un labbro per non far fuoriuscire l'inquietudine che fluiva per il suo corpo. Ostentava autocontrollo e calma che sapeva di non possedere in quell'istante, giusto per dare l'idea agli altri che andasse tutto bene e che non avessero motivo di agitarsi, sebbene egli stesso sapesse che non era affatto così.
« Dobbiamo chiamare un ambulanza » disse. E sebbene fosse un affermazione piuttosto ovvia, dal seguito di teste consenzienti capì che in molti non ci avevano pensato subito.
« No » scosse il capo Kyousuke. « No » ripeté crucciato. « Dobbiamo andare al pronto soccorso subito, non c'è tempo da perdere. » Nella sua mente aveva calcolato che tra l'arrivo dell'ambulanza e il percorso verso l'ospedale sarebbe trascorso troppo tempo. Forse pareva illogico, ma in caso di attacchi cardiaci bisognava agire tempestivamente.
« Che significa non c'è tempo da perdere?! » gridò la ragazza in preda al panico, in cerca di spiegazioni. L'aspirante medico la ignorò. Tentò di sollevare la donna per trasportarla, e quando Yuuichi se ne fu accorto fece lo stesso per aiutarlo. Solo in quel momento un punto interrogativo gli fulminò la mente.
« Qualcuno ha una macchina? » chiese repentino e si sentì un po' stupido per non essersi ricordato subito che nessuno dei suoi amici avesse un mezzo per trasportare la signora Mizuyaji. Nonostante sembrasse pensare a sangue freddo, allora, gli effetti dell'agitazione si notavano anche su di lui.
Eppure ragionando per non troppo tempo bisognava aspettarsi che almeno uno dei clienti si sarebbe offerto di dar loro aiuto. All'interno del locale c'erano almeno cinquante persone... Ci doveva essere qualcuno disposto a non lasciare la signora Mizuyaji soffrire.
Miyu corse via in una stanza riservata al personale per non si sa quale motivo.
Alla domanda seguì un lungo silenzio e gli sguardi bassi della gente che pareva non volersi immischiare nonostante la serietà di quella situazione. Alcuni si comportarono come se la questione non li riguardasse, altri – tra cui chi lavorava lì – scossero il capo dispiaciuti e impotenti.
Kyousuke allora sospirò e tirò fuori il cellulare arrendendosi a quella che era l'unica opzione rimasta e maledicendo l'uso spropositato dei mezzi pubblici in Giappone e l'egoismo di chi poteva aiutare ma se ne era rifiutato.
« Possibile che nessuno abbia una macchina? » fece Tenma ad alta voce. « Per favore! Questa signora sta male! » continuò determinato, ma neanche quello servì a smuovere i cuori di ghiaccio della gente. Si sentì solo un mormorio soffuso da parte della calca di clienti, che si lanciarono occhiate discrete aspettandosi che qualcuno si offrisse come volontario.
La Mizuyaji aveva uno sguardo afflitto e saltuariamente tratteneva un gemito di dolore - quando ci riusciva. Era difficile mantenere la calma.
« Per favore! » perseverò Tenma, ma non servì a niente.
Kyousuke si era ormai arreso e aspettava alla cornetta che qualcuno gli rispondesse in modo da far cessare il ritmico e saltuario "tuuum" che precedeva l'inizio di una chiamata. In quello stesso istante però Miyu tornò nella sala agitando un mazzo di chiavi con foga.
« Andiamo! » gridò indicando la porta d'uscita. A quanto pare avevano una macchina! Kyousuke chiuse il telefono e assieme a Yuuichi aiutarono la Mizuyaji a uscire dal locale.
« Oh cielo, tesori miei- » disse con difficoltà la donna, « ma chi fra di voi che ha la patente? » formulò, la fronte imperlata di sudore. Il gruppetto si fermò di colpo. Possibile che fossero così presi dal panico da non riuscire neanche a pensare alle cose più banali? Pareva che si stessero costruendo un apposita ragnatela tra cui rimanere intrappolati da soli, con le loro scelte impulsive.
« Io ho la patente » rivelò Yuuichi, e di sottofondo alla sua voce a Miyu, Tenma e Kyousuke parve di sentire un coro di angeli. Nessuna notizia sarebbe potuta essere migliore di quella.
Giunsero alla macchina della Mizuyaji e caricarono la donna sul retro, dove si misero anche Tenma e Miyu per starle accanto e tranquillizzarla. Yuuichi prese il posto del guidatore e mentre Kyousuke girava attorno al veicolo per andare a posizionarsi accanto al proprio fratello qualcosa picchiettò sulla sua schiena.
Si voltò e incrociò gli occhi di un ragazzo alto e robusto mai visto prima, dal viso adirato. Kyousuke inarcò un sopracciglio confuso e poi spostò lo sguardo verso la persona che lo affiancava, che era la ragazza che aveva guardato sconvolta lui e Tenma quando si erano abbracciati nel locale.
« Senti brutto frocio, sei stato tu prima a guardare male la mia ragazza? » Il ragazzo – qualche centimetro più alto di lui – lo prese per il colletto della camicia e lo strattonò verso l'alto. « Le vostre effusioni schifose le dovreste fare in posti nascosti, non in pubblico. »
Kyousuke non era mai stato un tipo impulsivo – non eccessivamente, quanto meno. Magari da giovane gli era capitato di agire senza rimuginarci troppo, ma con il tempo aveva imparato ad essere paziente e a valutare per bene come reagire. Ciò nonostante, forse per la situazione caotica che stava vivendo, forse perché la gente stupida che non aveva di meglio da fare in quel momento era l'ultimo dei suoi problemi, non riuscì a frenarsi dallo sferrare un pugno sullo zigomo dell'energumeno.
« Ma vaffanculo » sibilò tra i denti, prima di andare a sedersi in macchina, lasciando quel tipo sorpreso assieme ai gridolini sconvolti e acuti della sua ragazza.
« Kyousuke! » Urlò stralunato Yuuichi che aveva assistito alla scena insonorizzata da dietro il parabrezza. « Ma che ti salta in mente?! » Continuò, come se suo fratello avesse commesso il peggiore dei crimini. Il minore sbuffò massaggiandosi la mano e chiuse lo sportello dell'auto. « Non c'è tempo da perdere » disse spazientito. E suo fratello, deglutendo, annuì concorde.

Il tragitto fu scandito dagli ansiti della signora Mizuyaji che sembravano il ritmico tic-tac di un orologio che ricordava che il tempo stava per scadere. Questo portò Yuuichi ad ignorare spesso i limiti di velocità, seppur consapevole che ciò gli avrebbe tolto tanti punti come guidatore. Ci misero poco a raggiungere l'ospedale.
Quando arrivarono al pronto soccorso si precipitarono nella sala d'attesa, che sarebbe stata completamente vuota se non fosse stato per una coppia di anziani. C'era un vetro dietro al quale stava seduta una segretaria di mezz'età che sembrava non essersi accorta della loro presenza. Kyousuke le si avvicinò e picchiettò con veemenza sulla lastra che li divideva.
« Scusi » fece e indicò la signora Mizuyaji « Le fa male il petto, potrebbe-- » non ebbe il tempo di finire che la donna si alzò di scatto, si sistemò alcuni ciuffi biondi sfuggiti alla coda fatta alla meno peggio, inforcò gli occhiali e lanciò uno sguardo indagatore alla Mizuyaji come se stesse valutando le sue condizioni a vista.
Senza abbandonare la sua espressione professionale premmette un pulsante e il portone adiacente alla sua postazione si aprì.
« Entrate » disse semplicemente, prima di alzare la cornetta del telefono, posarsela sulla guancia e digitare chissà quale numero.
I ragazzi fecero così com'era stato loro ordinato.
Entrare effettivamente dentro fu strano. Se la sala d'aspetto era quasi del tutto vuota, e lasciava presagire che non ci fosse molta gente, tutta la confusione che mancava lì si manifestava invece all'interno del pronto soccorso.
Il portone che avevano varcato li aveva fatti arrivare in una sorta di saletta di transito dal quale si snodavano due lunghi e capienti corridoi dove di tanto in tanto venivano traportate barelle.
Kyousuke, alla vista di quel bianco che lo circondava, che tappezzava le pareti e si rifletteva ovunque, fu colto da un profondo senso di nausea. Sarebbe stato il posto dove avrebbe lavorato in futuro, ma era anche lo stesso di uno spiacevole ricordo del passato. Rimembrò di quando il suo esile corpicino da bambino si era schiantato sulle gambe di Yuuichi che poi non era poi più riuscito ad alzarsi. Pensò a come aveva corso per arrivare a casa sua per avvisare i suoi genitori, e come dopo fossero partiti spediti per l'ospedale dove ricevettero la devastante notizia.
Non era stato bello, e ricordandosi del perché ora si trovava lì realizzò che non lo sarebbe stato neanche questa volta.
Arrivarono due medici che presero con loro la signora Mizuyaji. La segretaria che era all'ingresso si avvicinò loro e chiese: « Siete tutti parenti? Comunque, non potete stare tutti qui. »
« Io sono la figlia! » si difese Miyu, in un disperato tentativo di restare accanto a sua madre. La donna annuì con sguardo austero, poi spostò le iridi opache e fredde verso gli altri tre facendo loro segno di uscire.
Kyousuke, Tenma e Yuuichi a malincuore tornarono nella sala d'attesa, scoprendola definitavamente vuota: la coppia di anziani se n'era andata.
Tutto il panico, l'ansia, la fretta svanirono parzialmente, lasciando spazio a un grande sconforto. Kyousuke restò ancora qualche secondo a fissare la porta che lo divideva dal pronto soccorso, soffermandosi sulla targa illuminata dai neon con su scritto in rosso "Emergenza". Si chiese se fossero stati abbastanza veloci a raggiungere quel posto, nonostante gli iprevisti sorti l'uno dopo l'altro. Poi sospirò, si girò e trovò Yuuichi e Tenma seduti su una delle panche metalliche. Scrutò i loro volti rabbuiati, poi camminò per un po' avanti e indietro nella saletta, facendo saettare lo sguardo da un muro all'altro, incrociando poster e cartelloni che illustravano procedure d'emergenza da svolgere nei più svariati casi.
Improvvisamente l'idea di quel posto come sua dimora quotidiana non lo allettò più.
Tentò di estraniarsi dal suo ruolo di ragazzo preoccupato per una signora in pericolo e a mettersi nei panni di un medico. La differenza era che un professionista vedeva ogni giorno un immenso via vai di vite umane e situazioni pericolose; forse così tante che man mano smettevano anche di toccarlo, tanto da non preoccuparsene più. Avrebbe imparato a guardare tutti da dietro un velo di apatia che l'avrebbe protetto dai sentimenti più oscuri. O forse no? Certo che no. Lui, per quanto si dimostrasse freddo il più delle volte, non sarebbe mai riuscito a fare una cosa del genere: se la vita di qualcuno fosse dipesa da lui, a ogni persona salvata non avrebbe potuto trattenere un'immensa felicità interiore, e a ogni persona perduta un nome si sarebbe aggiunto a una lista spaventosa.
Prese anche lui posto in una di quelle panchine, precisamente accanto al suo ragazzo. Fece scorrere nella la sua mente il contrasto tra lo stare seduti su quel metallo gelido e scomodo con l'ansia a mille, e il trovarsi in sala operatoria colmo di tensione, a sorreggere con tutte le forze possibili il filo della vita di una persona.
Deglutì, realizzando quanto fosse terribile, ma poi un altro pensiero lo solleticò: ipotizzò che la differenza più marcata non erano i sentimenti negativi che maturavano in base alla situazione, ma il modo in cui avrebbe preferito reagire. Ora, lì, tra quelle quattro mura quasi del tutto vuote, Kyousuke non poteva che affidarsi al fato e alla speranza: due entità del tutto astratte che avrebbero anche potuto non giocare a suo favore. Nella sala operatoria invece tutto sarebbe gravato su di lui. E se da un lato ciò faceva paura, dall'altro era incredibilmente importante: perché al di là del timore di non riuscire, e di essere il responsabile di tutto, c'era l'immensa voglia e la concreta possibilità di farcela. Certo, affidandosi sempre un po' al fato e alla speranza, ma sopratutto alle proprie capacità e alla propria determinazione.
Nonostante i muri bianchi gli provocassero una sorta di nausea, immaginò che potessero addirittura diventare suoi amici nel caso fosse stato un dottore; spettatori e testimoni di numerose battaglie contro la peggiore nemica della vita. Kyousuke avrebbe voluto trovarsi già nel futuro ed essere lì dentro a fare di tutto per salvare la Mizuyaji, non a sentirsi inutile e oppresso in una sala d'attesa dove il tempo pareva non trascorrere.
Fece scivolare i gomiti sulle gambe, fino a ritrovarsi con la schiena leggermente ricurva e la testa abbastanza in basso da poter guardare lo spazio di pavimento tra i suoi piedi.
Era fiero che quasi nulla del suo caos interiore si stesse manifestanto all'esterno. Sebbene la sua mente fosse in subbuglio, era riuscito a mantenere un certo contegno. Proprio il contrario dei due ragazzi che lo affiancavano in quell'interminabile attesa: Tenma, estroverso come sempre, era scoppiato a piangere senza esitazione, tentando di frenare il pianto, ma non riuscendoci neanche un po'; Yuuichi nel mentre farneticava inutili discorsi di consolazione che più che rivolti agli altri parevano un monologo.
E nulla, aspettò, aspettarono. Kyousuke rimase nel suo silenzio gelido come quella panchina scomoda. Di tanto in tanto si massaggiò le tempie per calmarsi e si dilettò in quella che da anni era la sua specialità: sospirò, tantissime volte.
« Su, tranquillo, andrà tutto bene » fece per l'ennesima volta Yuuichi, con una mano sulla spalla di Tenma e un sorriso forzato. Tenma da minuti interi tentava di asciugarsi le lacrime che scendevano a fiotti.
« Sì, lo so » rispose il castano e pareva anche piuttosto convinto di ciò, ma non smise comunque di piangere. Anche per un tipo positivo come lui era impossibile sottrarsi da quella straziante preoccupazine.
A essere sinceri, pure Kyousuke era convinto che tutto sarebbe finito per il meglio. Perché nonostante gli imprevisti e il panico generale avevano agito in fretta, facendo un ottimo lavoro di squadra. E lui sapeva benissimo che per salvare la Mizuyaji, per quello che aveva, bastava agire in fretta. E al di là della convinzione derivata da quello che aveva studiato, c'era come un sentimento di speranza intriseco dentro di sé che ululava caparbio che li attendeva un lieto fine.
Per un attimo gli venne voglia di poggiare la mano sui capelli di Tenma e scompigliarglieli con naturalezza, in un tentativo di rassicurarlo. Poi però si ricordò della presenza di Yuuichi e si chiese se andasse bene agire in quel modo. Dopoututto ormai suo fratello sapeva tutto, il problema era che Kyousuke da lui non aveva ancora ricevuto la sentenza finale, e in un istante di egoismo gli venne voglia di richiederla in quel momento.
Realizzò un altro importante pensiero: erano circondati da mura del colore della morte, e la Mizuyaji era in pericolo di vita. Pensò che lui amava Tenma e aveva tutto il diritto di dimostrarlo quando voleva, indipendentemente dalla situazione o se si trovasse in un luogo pubblico o no. Che motivo c'era di contestare il loro amore? Come evidenziava quella situazione, i veri problemi erano altri. Gli esseri umani hanno il vizio di crucciarsi su questioni che non sono poi di così grande importanza, e possibilmente lo fanno perché hanno una routine noiosa che si sussegue e in qualche modo la devono rompere: ma è quando questa viene realmente stravolta che ci si rende conto che i veri problemi sono altri, e ben più gravi di vedere un uomo baciare un altro uomo, o una donna che sta con una donna.
Kyousuke allora non esitò: strinse la mano del suo fidanzato e gli rivolse uno dei suoi rari tenui sorrisi, volto ad incoraggiarlo.
Tenma alzò gli occhi verso lui: quegli occhi del colore del cielo plumbeo, che ora come ora rappresentavano quel paragone alla perfezione. Sembravano nuvoloni che rilasciavano in continuazione pioggia.
Matsukaze ricambiò il sorriso e lo abbracciò.
Kyousuke gli baciò una tempia.
Yuuichi parve per un attimo sorpreso, poi il suo viso si rassenerò: illuminato dalle lampade dei neon fece capolino il suo sorriso.
E quella fu la risposta migliore che Kyousuke potesse aspettarsi, e che gli alleggerì in parte l'animo. Pensò al putiferio che aveva combinato, e ai sentimeti umani fuorvianti che a volte ci rendono impulsivi.
Gli pareva che stesse per iniziare una nuova vita, sebbene in realtà dopo tutti quegli stravolgimenti quel che stava per accadere era solo tornare alla quotidianità: a lui che andava all'università, tornava a casa e ci trovava Tenma. Ma c'era qualcosa che in tutto quella cambiava, percepiva dentro sé come se fosse avvenuta una metamorfosi. Era una sorta di evoluzione, passo avanti, rottura della crisalide finantamente perfetta in cui si era rinchiuso credendo di poter vivere due vite separate, una con Tenma, una con la sua famiglia.
Quell'inverno si era tramutato in una vitale esperienza di crescita sebbene lui si fosse già recentemente affacciato al mondo adulto. Aveva scoperto tante cose nuove, di lui e degli altri, a cui prima non aveva fatto caso. Aveva scoperto che il modo di agire può portare conseguenze spiacevoli, ma non abbastanza per buttarlo giù per sempre.
Ma ora, beh, ora attendeva l'ultima sentenza della giornata, quella che si sarebbe dimostrata realmente letale.
Di colpo i tre saltarono in aria quando quella porta si aprì e uscì Miyu.
« Come sta?! » proruppe Tenma.
« Tutto bene Miyu? » fece Yuuichi.
Kyousuke rimase in silenzio, ma si espresse con le voci degli altri due.
Miyu aveva lo sguardo stravolto, rimase zitta per un po', le sue labbra si tesero pericolosamente in un sorriso stentato, ma non ce la fece: scoppiò il lacrime.
Tenma le si avvicinò subito e le batté una mano sulla spalla « Ehi, Miyu, che succede? » anche Yuuichi scattò in piedì per raggiungere la ragazza e offrirle conforto.
L'ansia di Kyousuke si trasformò in paura e sebbene non si mosse dal posto, chiese: « Ohi, Miyu? Che è successo? » e non volle ammettere neanche a se stesso che al di là della preoccupazione per la Mizuyaji non sopportò la vista di Miyu in lacrime.





***




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Capitolo 10
*** (10) ***


The Newstart: nuova vita.





24 Dicembre, 11:24 PM;
Miyu si sentiva distrutta. Il processo che l'aveva portata a questo risultato era stato repentino: il giorno prima la conversazione con Yuuichi, e adesso l'attacco cardiaco di sua madre che era la ciliegina che sormontava una torta farcita di problemi, complessi interiori e tristezza.
Già aveva perso la fiducia di Kyousuke dopo essersela appena guadagnata, e si era accorta che le sue gambe vacillavano sotto il peso delle bugie che aveva accumulato, ma adesso invece... Quello accaduto a sua madre non era la classica goccia che fa traboccare il vaso, era più l'esplosivo lanciato dal destino per far sì che quel vaso esplodesse e si rompesse in tanti piccoli e irrecuperabili frammenti. Era come se il fato, minuzioso, si fosse impegnato per bene nel realizzare un castello di carte, e al momento dell'ultimo pezzo, quello da inserire in cima, un leggero soffio avesse fatto crollare ogni cosa.
Fu per questo che non riuscì a trattenere le lacrime, fu per questo che nonostante le richieste continue dei suoi amici i singhiozzi le impedirono di parlare.
« Ragazzi, basta, facciamola calmare » sentenziò Yuuchi, zittendo Tenma e Ky... Beh, solo Tenma stava continuando a fare domande.
Miyu fu invitata a prendere posto accanto a Yuuichi e così fece: andò a sedersi su una di quelle panchine che c'erano nella sala d'attesa e rabbrividì al contatto con il metallo freddo. Restò lì per qualche minuto senza proferire parola, tentando di equilibrare il suo umore al più presto per dare le dovute spiegazioni.
Lei era una ragazza sola, aveva giusto qualche amico, ma con cui non condivideva un rapporto particolarmente profondo. Da piccola aveva perso un genitore e aveva superato la cosa grazie a sua madre: ricordava ancora quando lei l'aveva abbracciata forte e aveva sussurrato alla sua bimba che non c'era da preoccuparsi, perché assieme avrebbero ricominciato da capo.
Sua madre era stata per anni la sua unica figura d'affetto e quella che l'aveva sostenuta e sottratta alla completa solitudine. Quando quella sera le aveva visto il volto contratto per il dolore in quel modo, in Miyu era come scattato un campanello d'allarme. Nel caso di suo padre, lui era morto sul colpo in un incidente stradale, e Miyu, nonostante fosse stato orribile, quantomeno non lo aveva visto soffrire.
Invece, avere davanti a sé una persona sofferente, in procinto di morire... È quasi del tutto un'altra cosa. Specie se quella persona è tua madre, la donna che ti ha cresciuto nel bene e nel male nonostante fosse stata la prima a rimanere scossa per la perdita avvenuta nella famiglia.
Per l'intero viaggio in macchina Miyu aveva avuto il cuore martellante, come se volesse uscirle dal petto. Una volta giunti al pronto soccorso, sebbene l'avesse sfiorata una nota di sollievo per essere arrivati in tempo, la paura e l'angoscia non l'avevano abbandonata. Quando era rimasta da sola a girovagare per l'ospedale si era sentita perduta: avrebbe voluto avere con sé Tenma, Yuuichi e Kyousuke per condividere il dolore e non trasportare da sola quel fardello. Si ricordò di quando avevano misurato la pressione a sua madre, e poi dell'elettrocardiogramma dove le avevano posizionato su petto e pancia degli strani aggeggi, poi il prelievo di sangue, poi le flebo che i dottori avevano spesso definito col nome di "terapia" e infine... Miyu si sentì mancare.
Passato qualche minuto Kyousuke ruppe il silenzio. « Allora, Miyu, che è successo? »
Yuuichi gli lanciò uno sguardo contrariato. « Non farla sforzare, è stanca »
Kyousuke sembrava piuttosto scocciato. « Senti Miyu, so che sei sconvolta e che quel che stai passando non è bello neanche un po' » cominciò, e guardò suo fratello come se cercasse conferma di aver iniziato con le parole giuste. « Insomma, non è bello per noi, figuriamoci per te. » A quell'affermazione Yuuichi alzò gli occhi al cielo: sapeva che per Kyousuke non fosse facile esprimersi bene a parole, ma fin troppo spesso diceva cose fuori luogo.
Il minore degli Tsurugi non si fece scoraggiare da questo, e continuò il suo discorso improvvisato. « Ma proprio per questo, perché tutti stiamo male di questa situazione, e perché sei entrata qui dentro con un sguardo stravolto, necessitiamo di sapere in che condizioni si trova tua madre » concluse, cercando di mostrarsi calmo e paziente sebbene non lo fosse nemmeno un po' in quel momento.
Miyu annuì, perché sapeva benissimo che avrebbe dovuto raccontargli tutto, e si passò i palmi delle mani sulle guance nell'ennesimo disperato tentativo di asciugare le lacrime. Fece un respiro profondo, incanalando quanta più aria possibile, si schiarì la gola e poi aprì bocca: « Lei... » esordì, e i suoi interlocutori allungarono il collo verso la direzione della sua voce, curiosi. « Lei... » e un singhiozzò la bloccò. Scoppiò a ridere e piangere simultaneamente, con una di quelle risate spaventose che si fanno quando si ha paura di qualcosa.
Si fermò subito, si morse il labbro inferiore e trovò la forza per parlare « Lei è salva. Dicono che pare non ci sia neanche bisogno dell'intervento perché siamo arrivati in fretta, ma che comunque per ora non bisogna abbassare la guardia » concluse e tutti tirarono un enorme sospiro di sollievo.
"Non poteva dirlo sin da subito?" si chiese nella sua mente Kyousuke, e fu lieto di non aver proferito quel pensiero ad alta voce, o ne sarebbe conseguito un discorsetto di Yuuichi su quanto Miyu fosse sottopressione in quel momento e quindi giustificata per qualsiasi reazione che potesse dare l'impressione d’essere esagerata.
« Meno male! » scattò di entusiasmo Tenma, che per l'euforia abbracciò Miyu, cogliendo la ragazza del tutto di sorpresa. Nonostante ciò sorrise, quel poco di calore momentaneo la rassicurò.
« Scusate ragazzi, non credo di stare molto bene. »
« Tranquilla » sorrise Yuuichi. « È comprensibile, tutti noi siamo in ansia. Io non conosco da molto te e tua madre, ma ciò non toglie che io sia incredibilmente preoccupato » rivelò. E per quanto fosse bravo a consolare, le sue parole non aiutarono a tirare su il morale della ragazza. Piuttosto, Miyu abbassò gli occhi e analizzò il vuoto per qualche secondo prima che un pensiero improvviso le fulminasse la testa.
« Kyousuke » chiamò, e il ragazzo girò svogliatamente il capo nella sua direzione.
« Mh? »
« Senti, io... Volevo dirti che mi dispiace. C-Cioè, forse non sono così diversa da come mi hai descritta » lo disse davvero piano, in modo davvero impercettibile, ma nel rivelarlo, per la prima volta non stava fingendo di essere la vittima in cerca delle difese di Yuuichi e Tenma. Forse la tristezza che stagnava nel suo animo era tanta da aver annullato ogni identità che si era creata come involucro nel quale avvolgersi, lasciando solo il debole contenuto di lei stessa. Oppure necessitava semplicemente di liberare ogni suo pensiero, perché tenerlo chiuso nella gabbia della sua mente l'avrebbe portata alla pazzia.
E ora, era il momento del colpo di scena, dell'inaspettato "no che non lo sei" che tutti attendevano da Kyousuke.
Quel che il ragazzo disse, invece, fu: « Sì, lo so perfettamente » e fece una pausa, durante la quale tutti i presenti lo guardarono con gli occhi sgranati. « Ma ormai, beh, ci sono abituato. Potrei anche sentire la tua mancanza - forse - se smettessi di comportarti così. » e nonostante la gentilezza in quella frase fosse celata in modo impeccabile, a stento udibile, Miyu la captò e sorrise di conseguenza.
« Solo... » fece Kyousuke, squadrandola. « Si può sapere che hai detto a Yuuichi ieri? » A quella domanda, l'interpellata e il soggetto del discorso sussultarono, lanciandosi uno sguardo complice che voleva dire: beh, e adesso che si fa? Diciamo la verità?
« Beh, ehm... Io ti volevo aiutare » Miyu fece questa premessa come una giustificazione, sorridendo nervosamente. « E volevo aiutare anche Tenma, e siccome tu non ti decidevi a fare qualcosa ho creduto che avrei potuto velocizzare i tempi. »
« Ah, quindi sei stata tu a dire di me e Tenma a mio fratello! » la rimproverò, prima di sospirare sconsolato.
Tenma in tutto ciò continuava a girare la testa da un posto all'altro con un espressione confusa.
« No, che hai capito! Non è che gli ho detto che stavate assieme, gli ho solo raccontato di quello che è accaduto alle medie » rispose, e ci mise qualche secondo prima di realizzare cosa aveva appena detto. « Oh cavolo! » fece, coprendosi la bocca con le mani. « Oddio, ora sì che gli ho detto che state assieme » deglutì, intimorita dallo sguardo severo di Kyousuke.
« No, tranquilla Miyu, me l'hanno già detto loro che stanno assieme. Cioè, dopo che mi hai raccontato quella storia ho iniziato a intuire qualcosa, ma oggi ho avuto la conferma da parte loro! » rivelò Yuuichi, con un'aria eccessivamente tranquilla.
« Alt! » fece Kyousuke, guardandosi intorno con aria severa. Per un attimo incrociò anche gli occhi della segretaria oltre il vetro che, per fortuna, pareva non essere interessata alla loro conversazione. « Miyu, no, aspetta... Come hai fatto a raccontargli ciò che è successo a me e Tenma alle medie? Cioè, come facevi a saperlo? » domandò inarcando un sopracciglio.
A quel punto, l'unico con i capelli castani in sala abbassò lo sguardo e tossicchiò un po'.
« Tenma. » lo richiamò Kyousuke, e il ragazzo alzò gli occhi grattandosi il capo nervosamente.
« Kyousuke! Ehm, sì, gliel'ho detto io. »
Il minore degli Tsurugi a quel punto si arrese, sconsolato, non sapendo più che aspettarsi.
« Alt! » fu il turno di Miyu dirlo. « Ma quindi... Yuuichi ora sa la verità e... E la presa bene! » e sorrise, guardando Tenma. Avrebbe anche mostrato più entusiasmo se solo non si fossero trovati al pronto soccorso con sua madre in pessime condizioni.
« Kyousuke, ma allora alla fine hai trovato il coraggio per dirglielo! » continuò, come una madre orgogliosa del proprio piccolo. L'interpellato da tutta quella sorpresa sul volto di Miyu si sentì un po' offeso.
« Certo che gliel'ho detto. Avevo promesso a Tenma di farlo » affermò.
Miyu ignorò il tono fiero di Kyousuke e si rivolse di nuovo a Matsukaze. « Visto? » chiese retorica. « Ti avevo detto che tutto sarebbe andato bene! » strinse le mani del castano.
« Ovvio che sarebbe andato tutto bene. » prese parola Yuuichi. « È vero, all'inizio sono rimasto un po' confuso e titubante perché non me l'aspettavo, e anche se ora ci metterò un pochino ad abituarmi a questa situazione non la trovò fastidiosa e non ci trovo nulla di male » sorrise rassicurante e appoggiò una mano sulla spalla di suo fratello.
Ripiombò il silenzio, con loro che attendevano il verdetto finale.

***

Quando finalmente ottennero il permesso per entrare si precipitarono dalla madre di Miyu. Fu un'infermiera a guidarli tra i corridoi sempre uguali del pronto soccorso, e li condusse in una stanza dalle pareti per metà bianche e per metà azzurre. All'interno c'erano quattro letti attaccati alla parete: il primo, quello più vicino all'ingresso, era vuoto, il secondo era occupato da un tipo che dormiva, il terzo era vuoto e l'ultimo, posizionato davanti a due grandi finestre, era quello della Mizuyaji. La donna era più seduta che sdraiata, e osservava il paesaggio visibile da fuori composto da erbacce e campagna.
« Signora Mizuyaji! » naturalmente fu Tenma ad avvertire della loro presenza, quasi gridando e non curandosi del fatto che i due pazienti lì dentro avessero da poco rischiato un attacco di cuore e uno dei due ora stesse dormendo.
« Mamma » Miyu accennò un sorriso, che sta volta rivelava davvero tranquillità.
La Mizuyaji, che prima voltava loro le spalle, si girò a guardarli. Sorrise loro incoraggiante, ma ben presto la piega delle sue labbra si incrinò, e, inesorabile, scoppiò a piangere.
« Oddio » fece Yuuichi preoccupato, « la prego, non pianga » continuò, consapevole però che dirlo non servisse a nulla.
Kyousuke abbassò lo sguardo, impotente. Se c'era una cosa in cui non era bravo quella era consolare la gente. Non importava quanto si impegnasse: non ne era proprio capace.
« Mamma » mormorò Miyu, che naturalmente scoppiò a piangere di seguito, correndo ad abbracciare sua madre.
I tre ragazzi assistettero alla scena impietriti per l'imbarazzo e il disagio di non sapere come comportarsi. Addirittura Yuuichi, il più premuroso, non seppe che fare; né Tenma, che deteneva il titolo di re dei discorsi di incoraggiamento, rimase in silenzio.
« Scusami » biascicò la donna, stringendo il corpo magro di sua figlia a sé, e aggrappandosi alla sua maglietta, spiegazzandola un po' per via dei movimenti convulsi delle mani. « Scusatemi » disse con intonazione maggiore, rivolta a tutti.
La verità era che Chiyeko Mizuyaji aveva avuto paura. Ma non solo in quell'occasione, ma in tante altre nel corso della sua vita. E in ognuna di queste aveva caparbiamente ostentato coraggio, forza d'animo e positività che non le erano mai appartenute. Lo aveva sempre fatto perché non le pareva giusto far preoccupare gli altri, non ritenendo i suoi sentimenti di grande importanza, e anche perché non voleva dare l'impressione di essere una persona cupa.
Il problema era man mano sorto quando si era accorta che in ognuna di queste occasioni in cui si dimostrava forte, pareva che qualcosa in lei irrimediabilmente si spezzasse.
Era accaduto per esempio quando il suo primo bambino in assoluto non ce l'aveva fatta: ma lei non si era tirata indietro, aveva detto che ci avrebbe riprovato finché non ci sarebbe riuscita, e alla fine dopo circa due anni aveva dato alla luce Miyu, la sua unica e preziosa figlia.
Era accaduto alla morte del marito. Notizia repentina che era giunta in una soleggiata giornata durante la quale Chiyeko era in giro per i negozi per trovare un vestitino per la figlia che sarebbe dovuta il giorno dopo andare ad un compleanno.
Quand'era successo il mondo pareva essersi fermato di colpo. La Mizuyaji aveva sentito una sensazione crescente di vuoto dentro di sé, e aveva represso l'istinto di piangere. Quando era giunto il momento di raccontarlo a sua figlia aveva sorriso rassicurante, spiegandole nel modo più delicato possibile la situazione. Miyu non aveva smesso di disperarsi, e così Chiyeko l'aveva stretta forte a sé spiegandole che il suo papà anche se ora era in un altro posto continuava a guardarle e a prendersi cura di loro.
Non aveva dato quasi nessuna impressione di soffrire, come se credesse fermamente nelle parole rivelate alla figlia per rassicurarla. Poi, quando si era fatto buio, Chiyeko si era chiusa in quella che ormai era la camera da letto che non condivideva con nessuno, e dopo aver affondato la testa sul cuscino aveva iniziato a piangere silenziosamente e a liberare ogni cosa che si era tenuta dentro, soffocando i singhiozzi che avrebbero potuto svegliare la sua bambina.
Il suo compito era quello: mostrarsi forte. Specie dopo essere rimasta sola con Miyu. Perché se prima qualche caduta e qualche errore erano concessi, ora era sola con una bambina che necessitava di buoni esempi e tranquillità per crescere serena, e la Mizuyaji si sarebbe impegnata in tutti i modi per far sì che questo accadesse, anche a costo di diventare una bambola fintamente perfetta.
Fu per questo che rispolverò in fretta un sogno che da tempo aveva abbandonato. Certo, all'inizio l'idea di aprire un fast food le sembrò ridicola e irrealizzabile, ma con tanta forza di volontà ci riuscì, regalando a sé stessa e a quel che rimaneva della sua famiglia un nuovo inizio. E sì, era vero, "Newstart" alle orecchie di chiunque conoscesse un minimo di inglese e la storia della proprietaria poteva risultare un po' banale come nome, ma per la Mizuyaji invece quel titolo incarnava alla perfezione il suo desiderio di ricominciare a vivere sebbene reduce da una brutta batosta con il destino. E al tempo stesso ci sperava che quel luogo diventasse il punto d'incontro di tanta altra gente che era scappata dal passato e che era intenzionata a costruirsi un nuovo futuro.
Ma tutta quella forza si era di colpo sbriciolata alla vista di sua figlia con gli occhi rossi, e di quei ragazzi preoccupati, e aggiungendo la terribile esperienza su cui era appena passata, con il dolore che nei suoi ricordi era ancora fresco... Era stato inevitabile scoppiare a piangere.
Si era sentita impotente, aveva abbracciato la paura seppur consapevole che questa non potesse far nulla per aiutarla mentre la morte alle sue spalle si avvicinava passo per passo per venirla a prendere.
La Mizuyaji era terrorizzata. Si chiedeva "perché a me?", "perché a Natale, uno dei bei pochi ricordi che ho?", "perché tanta sofferenza dopo tutto quel che ho già provato?"
C'era un limite a tutto.
Miyu la strinse sorridendo.
« Dai, mamma, solo qualche altro controllo e poi andiamo a casa » disse. I dottori le avevano rivelato questo, poi non sapeva quanto tempo sarebbero dovuti realmente restare lì.
« Mi dispiace » continuava a dire la donna con il volto sul petto della figlia per via della vergogna. « Scusa, scusa. »
« Va tutto bene, mamma, stai bene; ricominceremo da capo, tranquilla. » e, dopo una vita a fare il contrario, fu il turno di Miyu di sorriderle rassicurante. E quando Chiyeko alzò lo sguardo scoprì che sua figlia non le stava mentendo, non le stava offrendo consolazioni non veritiere come per anni la Mizuyaji aveva fatto con lei.
No, Miyu credeva in quelle parole.
Tenma si avvicinò sorridente. « I dottori hanno detto che è tutto apposto. Tutto è andato a finire per il meglio. »
Kyousuke avrebbe voluto prenderlo per i capelli e tirarlo indietro. Non sapeva se fosse stata una buona idea quella di Tenma di insinuarsi nella conversazione.
« Oh, caro, certamente. » la Mizuyaji sorrise asciugandosi le lacrime.
« Mi dispiace tanto che tutto ciò sia successo proprio oggi. A Natale, santo cielo. A natale. Pensavo che nulla potesse rovinare questo giorno. »
« È un giorno come tanti altri » tutti si voltarono verso Kyousuke che non era riuscito a frenare la lingua. « Viene solo chiamato in modo diverso, ma non significa che sia speciale in confronto agli altri. »
Yuuichi si schiarì la gola. « Penso che lui abbia ragione. Credo che Kyousuke voglia intendere che è successo oggi, ma poteva succedere qualsiasi altro giorno. Natale sarà pure Natale, ma nessuno ha detto che tra il 24 e il 25 possano accadere solo cose belle, purtroppo. Ma ora non significa neanche che questo giorno accadranno sempre cose brutte. Anzi, potrà tornare a riviverlo con tranquillità dal prossimo anno in poi per ricominciare a collezionare nuovi bei ricordi. »
Yuuichi era così sicuro delle sue parole che non esitava neanche un attimo. Sembrava il narratore di una favola che alla fine rivelava la morale.
« A proposito cari, tornate a casa prima che si faccia tardi. Meritate tutti di passare una bella giornata, anche tu Miyu. E non solo perché questo giorno è contrassegnato come festivo, ma perché ve lo meritate davvero. »
Kyousuke alzò gli occhi al cielo. « Anche lei se lo merita, inoltre di certo non la lasceremo da sola » si sforzò un po' per dirlo. Tenma gli sorrise radioso, sembrava orgoglioso del suo Tsurugi. Yuuchi batté al fratello una mano sulla schiena, mettendolo in imbarazzo.
«A proposito, che ore sono? » chiese la donna, che pareva essersi calmata.

25 Dicembre, 00:01 AM;
Yuuichi guardò l'orologio da polso che tanto tempo prima gli aveva regalato suo fratello. «Oh, è mezzanotte. » fece.
E nessuno fu molto colpito da quella rivelazione se non che la Mizuyaji.
« oh, ma è Natale! Auguri! » urlò entusiasta come una bambina. Nessuno dei presenti era abituato a festeggiare il natale, specie non ad elargire auguri a chiunque. Ma questo non li frenò dal far partire una serie di "auguri" e "buon natale" di voci diverse.
E fu bellissimo vedere che ora la Mizuyaji, e non solo, sorrideva sincera.
E fu bellissimo per Tenma, nel caos generale e nel via vai di sorrisi e frasi incoraggianti, afferrare la mano di Kyousuke e sorridergli felice perché tutto era finito per il meglio.
E chiuso quel capitolo di vita non restava che cominciarne un altro.






{{ blaterazioni. }
salve genteh! Ed eccoci alla fine ^^
Spero tanto che vi sia piaciuta! E... Non so cos'altro dire, se non che posterò un epilogo e dopodiché sarà conclusa a tutti gli effetti.
Grazie mille a quelli che l'hanno seguita anche se molto silenziosamente, spero che mi farete sapere che ne pensate!
Ci si sente ^^
Eeureka

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Capitolo 11
*** (11) ***


The Newstart: nuova vita.





2 Gennaio; 01:25 PM;
«Certo che ce ne sono successe tante di assurdità. » Miyu quasi si morse la lingua, ma ciò non la frenò dal far esibire quel pensiero. Erano ormai passati parecchi giorni dal putiferio partito con l'arrivo di Yuuichi e dal Natale trascorso in ospedale, e da quando le acque si erano calmate e la Mizuyaji era potuta tornare a casa, e Tenma a vivere con Kyousuke, tutti avevano evitato di far parola su quanto accaduto come se fosse un tabù.
Ma in quel momento, con i quattro ragazzi seduti a uno dei tavoli del Newstart, che dopo minuti interi di chiacchierate erano giunti al cosiddetto "punto morto" in cui nessuno sapeva più cosa dire per portare avanti la conversazione, l'istinto era prevalso sulla forza di volontà della ragazza e quell'argomento era sbucato fuori con naturalezza.
L'attenzione dei presenti si focalizzò immediatamente su di lei.
« Beh... » Miyu andò alla ricerca di qualcosa che la potesse giustificare per quanto detto, senza però riuscirci. « Beh, insomma, l'anno non si è concluso nel modo migliore per noi, con tutti quei casini. Speriamo che questo, di anno, sia migliore! » sviò, ma ormai era troppo tardi. Aveva lanciato un amo in mare che tutti avevano per lungo tempo cercato di ignorare, ma che adesso avrebbe attirato tutti.
Fu Tenma a prendere parola. « Sì, ma alla fine tutto è andato per il meglio. Ed è questo quello che conta, no? » ravvivando l'atmosfera creatasi facendo solo uso della sua costante positività. Si voltò verso il suo ragazzo – che gli sedeva a fianco – e sorrise in modo genuino, come lui solo sapeva fare.
Kyousuke annuì a stento. « Già. Tutto è finito bene. » Si guardò attorno e constatò quanto fosse strana e surreale tutta quella pace: con il fast food con così pochi clienti da permettere a Tenma e Miyu di sedersi a uno dei tavoli, con la mancanza di quelle caotiche decorazioni vomitevoli e natalizie, con la Mizuyaji a casa a riposare e senza ansia a gravare sul petto di nessuno.
« Solo io credo che nonostante quel che accaduto non sia stato bello, sia stato però per tutti una grande esperienza da cui imparare? » il tono di Yuuichi era quasi serio, come se avesse curato amorevolmente quel pensiero dentro di sé e ora che l'aveva liberato non potesse accettare contestazioni.
« Imparare? » domandò Te ma.
« Sì, imparare. Del tipo... Imparare dai propri errori. »
Miyu tossì piuttosto rumorosamente. « Suvvia ragazzi! » proruppe. « Non pensiamoci più! Quel che è stato è stato. »
Kyousuke la guardò contrariato. « Non vorrai mica dirmi che non hai imparato nulla dai tuoi errori? » chiese, quasi retorico « Tipo... Mh, non so: che non dovresti più mentire? » e sbuffò, accomodandosi meglio sulla panca di legno e incrociando le braccia al petto.
« Oh, senti chi parla! Non sarò la persona più sincera di questo mondo, ma- » il tono di Miyu non appariva irritato, ma piuttosto provocatorio « -di certo tutto il putiferio che c'è stato non l'ho causato io. » Si sporse sul tavolo, avvicinandosi a Kyousuke, che era esattamente davanti a lei, e sussurrò scandendo bene le parole: « Sbaglio o è stato qualcun'altro a mentire al proprio fratello e a cacciare il proprio ragazzo di casa? E vogliamo forse dimenticarci che questo qualcuno se l'è presa pure ripetutamente con una povera ragazzina innocente? » sorrise, compiaciuta.
« Sull'ultima parte avrei da ridire » sibilò Kyousuke a denti stretti.
Yuuichi, che aveva osservato la scena con sconsolatezza, sospirò pesantemente. « Ohi, ragazzi. È il mio ultimo giorno qui e voi vi comportate così? » chiese come se fosse stato una vittima innocente. Il problema fu che nessuno ci fece molto caso, e non suscitò neanche un minimo di compassione ai due litiganti.
Kyousuke si accasciò sul suo posto e poggiò sfinito la fronte sulla lastra di vetro della finestra. Attese che la tensione si smorzasse, e si concesse qualche attimo per ammirare compiaciuto l'assenza di luminarie e decorazioni natalizie anche nel paesaggio esterno. Un anno nuovo era cominciato e tutto ciò che era successo era ormai vecchio e irrecuperabile, non appartenente più al presente. Il passato, semplicemente, era scivolato via: era un'azione abituale per il tempo, ma gli esseri umani erano in grado di accorgersene solo dopo il capodanno.
Pensando al tempo Kyousuke sfilò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e controllò l'orario. Si ritrovò a storcere il naso con disappunto prima di dire: « Yuuichi, è ora. »
Il ragazzo nominato parve svegliarsi da un lungo e rigenerante sonno di colpo. « Come? Di già? » chiese e allarmato cercò conferma nel suo orologio da polso. « Oh. »
Partì un mormorio di delusione da Tenma e Miyu.
La ragazza si alzò in piedi e voltandosi alla sua sinistra sorrise a Yuuichi. « Tornerai a trovarci, vero? » sembrava illuminata dalla speranza. E si vergognò non poco per quella domanda tanto spontanea.
« Certo, cioè, se Kyousuke mi invita sì. Non vorrei autoinvitarmi una seconda volta e creargli di nuovo un mare di problemi. » dopo aver ironizzato con quella frase si voltò in direzione di suo fratello. « Mi inviteresti? » chiese, sorridendo.
Kyousuke si alzò in piedi. « Forse, può darsi » rispose, sorridendo a sua volta.
« E se non ti invita lui, lo faccio io! » puntualizzò Tenma.
Il maggiore spostò di nuovo lo sguardo sulle lancette e i numeri nel quadrante dell'orologio. « Beh, allora... ciao! » disse a malincuore, quasi sforzandosi, e gli altri ricambiarono il saluto con il medesimo sentimento.
« E tu Miyu, salutami tua madre. »
« Certo! »
Il pensiero di andar via lo intristì parecchio. Gli sarebbero mancati tutti: Tenma, Miyu, pure la signora Mizuyaji, ma soprattutto suo fratello.
« Andiamo » fece Kyousuke, e con un cenno del capo incalzò Yuuichi a camminare.


***


Tornare alla stazione a Kyousuke fece venire in mente il giorno in cui era venuto a prendere Yuuichi. Quando era accaduto aveva avuto lo stomaco in subbuglio tutto il giorno per l'ansia e la preoccupazione; ora invece, nonostante sapesse che di lì a poco avrebbe dovuto salutare per non sapeva quanto tempo suo fratello, Kyousuke si sentiva stranamente tranquillo.
« Sai » ruppe il silenzio il minore, mentre il suo sguardo pensieroso si aggirava da un lato all'altro in mezzo a tutto quel grigio e quel l’azzurro metallizzato che li circondava. « Pensavo davvero che ci fosse una morale, dietro tutto ciò. Pensavo anche di aver imparato anche dai miei errori, ma ora non ne sono più tanto sicuro » liberò ogni suo astruso pensiero come solo in presenza di Yuuichi riusciva a fare.
Il suo interlocutore inarcò un sopracciglio. « In che senso, Kyousuke? »
« Nel senso, abbiamo a lungo detto "meno male che tutto è finito bene", e affermato che fosse tutta una conseguenza dell'essere riusciti ad essere sinceri alla fine. Ma non è così. »
« Non ti seguo ancora. »
Kyousuke sbuffò sonoramente e cercò di essere paziente.
« Tutto è finito bene perché siamo stati sinceri, ma non doveva essere per forza così. Con la mia sincerità avrei anche potuto rovinare tutto. Non era scritto da nessuna parte che se fossi stato un bravo e sincero bambino il destino mi avrebbe ricompensato sistemando ogni mio problema. Alla notizia di me e Tenma tu avresti anche potuto sconvolgenti, e tagliare per sempre i ponti con-- »
« Ehi, piano, piano- Lo sai che non avrei mai fatto nulla del genere. Credo che non ci sia niente di male nella vostra relazione, quante volte te lo devo dire? »
Kyousuke aveva uno sguardo sconsolato e frustato, come se si stesse esprimendo in una lingua diversa e non avesse modo di farsi capire da suo fratello.
« Non dico questo. Dico che non è andata bene perché alla fine ti ho detto la verità, è andata bene perché tu sei tu, e possibilmente se fossi stato un altro non sarebbe andata così. »
Yuuichi scosse il capo contrariato. « Già, sfortunatamente per te tuo fratello è Yuuichi Tsurugi, quindi tutto è andato bene. Volevi forse che non fosse così? »
« No, certo che volevo che andasse così. Semplicemente però, riflettevo sul fatto che dire bugie a volte non è così sbagliato. E che è impossibile imparare dai propri errori, perché la vita e le nostre azioni hanno conseguenze imprevedibili » si vergognò per aver rivelato una sua idea così intima.
« Beh, ovvio. E non è che mentire non sia sbagliato, Kyousuke; semplicemente le bugie a volte sono uno scudo. Le usiamo per proteggerci da quel che ci fa paura. »
Kyousuke si animò di colpo e alzò lo sguardo verso il maggiore, come se fosse giunta la spiegazione che attendeva.
« Nel tuo caso, temevi che io mi arrabbiassi con te se avessi scoperto della tua relazione. Nel caso di Miyu, credo che quella ragazza non abbia particolare fiducia in se stessa. Possibilmente teme anche il giudizio altrui, il che la porta a modificare parti di sé per sentirsi meno vulnerabile.
« Del resto il suo comportamento è anche quasi comprensibile se pensi che sua madre ha incarnato il ruolo del genitore perfetto, non mostrando alcuna debolezza né sbavature umane. Insomma, pensaci: Miyu avrà forse idealizzato la figura di sua madre? L'avrà vista così perfetta da chiedersi perché lei invece non fosse pure così, ma si trovasse piena di dubbi e insicurezze dentro sé?
« E poi Tenma... Beh, lui non sembra bravo a dire le bugie, ma sicuramente capita anche a lui di dirle. Possibilmente ha altri modi per difendersi da quel che gli fa paura. »
Kyousuke con lo sguardo basso analizzò ogni parola di quel lungo discorso. Realizzò prima che suo fratello, forse perché aspirava a diventare psicologo, forse perché particolarmente empatico, aveva un modo tutto suo di analizzare la gente. In secondo luogo, poi, si scoprì in disaccordo con lui per la parte finale.
« No » disse, scuotendo il capo contrariato. « Tenma non si difende dai problemi, li affronta » ed era una delle tante cose che non poteva fare a meno di invidiare e ammirare nel castano.
Yuuichi sorrise, come se non avesse atteso altro che Kyousuke facesse quella deduzione. « E quando li affronta, va sempre a finire bene? » domandò, pieno di aspettativa.
Kyousuke rifletté bene. Gli vennero in mente ben pochi esempi, ma uno in particolare fu piuttosto nitido: Tenma che gli si era dichiarato alle medie, e lui che lo aveva rifiutato.
« No, affatto. Non sempre. »
« Appunto, Kyousuke. Non è una questione di verità o non verità. Certe cose bisogna affrontarle e basta, o non si può sapere come andranno a finire. Se non ci provi non lo saprai mai, bisogna rischiare. »
Kyousuke sorrise. Gli pareva che nulla fosse cambiato nonostante gli anni che erano trascorsi: era ancora il bambino che si faceva spiegare tutto quel che non capiva dal suo fratello maggiore, ed era ancora pure l'adolescente in cerca di risposte sulla vita.
In quello stesso istante una voce femminile registrata annunciò che il treno era arrivato. La gente iniziò ad accalcarsi vicino alla linea che separava dai binari.
« Ecco, ci siamo » mormorò Yuuichi, forzando un sorriso.
Andarono entrambi a posizionarsi lì davanti come tutte le altre persone, e come il giorno in cui era arrivato, Yuuichi insistette per portare da solo ogni bagaglio.
« Grazie Kyousuke, nonostante tutto ho passato dei bei giorni qui. » Tese la mano a suo fratello e Kyousuke l'afferrò immediato.
« Figurati. Sei il benvenuto qui, anche se la prossima volta preferirei che mi avvisassi un po' prima per venire. »
Yuiichi ridacchiò, poi, approfittando di un momento di distrazione del minore lo tirò per il braccio e lo abbracciò. « Mi mancherai. »
Kyousuke sentì le guance che si imporporavano. « Eddai, mica ci stiamo dicendo addio- » e nonostante avesse apprezzato l'abbraccio fece di tutto per divincolarsi dalla presa dell'altro.
Il treno arrivò e gli sportelli iniziarono ad aprirsi.
« Ti ricordi del "certe cose bisogna affrontarle"? » chiese Yuuichi di fretta e Kyousuke annuì confuso.
« Beh, anch'io ho qualcosa da rivelarti. Non te l'ho detto sin da subito perché temevo che la potessi prendere male. » Kyousuke sentì il cuore palpitargli per l'ansia crescente. Yuuichi continuò: « Sai, temevo che magari sapendolo potessi decidere di chiudere i ponti con me, e restarne sconvolto. »
Kyousuke colse l'evidente presa in giro nei suoi confronti e per un attimo si chiese se suo fratello non stesse scherzando.
« Parla. »
« Okay, allora: penso che Miyu sia carina. Forse mi piace anche. »
Kyousuke sgranò gli occhi. « Cosa?! No, no! Yuuichi non posso accettarlo! » fece confuso e tentò di inseguire l'altro che tra le risate stava salendo sul treno. « Scherzo, scherzo! ... Cioè, forse. »
Kyousuke restò immobilizzato per un po', Yuuichi salì sul treno e lo salutò per un'ultima volta con la mano. Poi le porte del treno si chiusero, e il mezzo partì spedito.
Quando non ci fu più traccia di esso nelle vicinanze, Kyousuke si trovava ancora imbambolato sul posto.
Si accorse di essere rimasto solo.
Si girò un po' intorno, non incrociando nessuno, e aspirò a pieni polmoni il freddo pungente che lo circondava. Solo in quel momento si rese conto che Yuuichi era partito e che le videochiamate sarebbero tornate ad essere l'unico modo per vedersi in viso di tanto in tanto (e anche il mezzo con il quale avrebbero scambiato qualche chiacchiera sulla faccenda "Miyu").
Fece spallucce, e rimuginando sulle parole filosofiche di suo fratello si diresse a casa.
Pensò che per l'ennesima volta nella sua vita, ricominciava da dove aveva lasciato tutto. Con quella che era la sua precedente routine che era però così tanto stata contaminata da novità e cambiamenti da potersi considerare una nuova vita.
Giunse nel suo appartamento, e con un sospiro sconsolato al pensiero dei tomi di medicina e alla noia di ogni giorno che lo attendevano girò la chiave nella toppa.
Si tolse le scarpe e poi con calma camminò verso il soggiorno dove aveva lasciato la sua routine e dove intatta e quasi identica a prima l'avrebbe ritrovata. Fu colto di sorpresa quando aprì la porta della stanza.
« Bentornato Kyoucchan! » e si chiese come avesse potuto scordarsi che quella monotonia non era grigia neanche un po'.








{{ blaterazioni. }
Eccoci alla fine vera e propria. ^^
Rileggere questo epilogo dopo tanto tempo per me è stato strano e ho quasi provato tristezza – o malinconia? Eppure ricordo che quando l'ho scritto ero solo esaltata, felice, perché per la prima volta avevo concluso un progetto. E sì, direte voi, sono solo 11 capitolo (anche se lunghissimi, lol), ma rimane la prima long che riesco a completare, quindi non posso che esserne soddisfatta.
Ringrazio chi ha seguito la storia, in modo silenzioso e non. Ora che è conclusa, sapere che ne pensate mi farebbe davvero piacere ♥
Saluti,
Eeureka

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