Like Whoa!

di Elettra_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Like Whoa! ***
Capitolo 2: *** A Moment Like This ***
Capitolo 3: *** Lonely Day ***
Capitolo 4: *** Lonely Day II ***
Capitolo 5: *** Girlfriend ***
Capitolo 6: *** Don't Cry ***



Capitolo 1
*** Like Whoa! ***


Questa fiction la voglio dedicare ad una persona molto speciale per me.

E’ una delle persone più belle che io abbia mai conosciuto in vita mia.

Mi aiuta, mi sostiene, per me c’è sempre.

E’ pazza, matta da legare.

Ma io la adoro proprio per questo.

Grazie cucciola.

Insieme stermineremo i Voldetop.

E ci sarà un mondo migliore. <3

A Lalla.

 

Ogni riferimento a cose/fatti/persone realmente esistenti è PURAMENTE casuale.

 

Intro.

 

Forse è meglio se comincio presentandomi.

Mi chiamo Claudia, ho 15 anni e vengo da un paesello sperduto tra i monti. Sono una tipa molto, molto sensibile ed estroversa. Mi affeziono troppo velocemente alle persone che spesso finiscono per ferirmi. Ho i capelli mossi, marroni ed abbastanza lunghi. Gli occhi sono verdi. Credo.

Ho una passione sfrenata per la musica. Io adoro qualsiasi tipo di musica, è la mia fonte di vita.

Pop, rock, metal, house, classica e rap: datemi un CD e me lo divorerò nel minor tempo possible!

A scuola procede tutto abbastanza bene. Insomma, non sono esattamente una che sputa sangue sui libri, però ho una media decente. Ho un rapporto particolare con la professoressa di tedesco. Lei crede molto in me e nelle mie capacità, anche se sostiene che sono una Ferrari che va a 10 all’ora. Vabbò.

Poi ovviamente mi sento obbligata a citare il mio Grande Amore: la Cioccolata! A chi servono i ragazzi se ho la cioccolata?

Un posto molto speciale nel mio cuore lo ha Luca, il mio migliore amico. Gli voglio un bene inimmaginabile, lo conosco da quando ero piccola e ci raccontiamo tutto tutto. Non ci sono segreti tra di noi. È la persona della quale mi fido di più in assoluto in questo mondo.

Devo infine parlare delle mie amiche. Ce ne sono di più fidate, altre meno fidate, alcune che riescono a capire come mi sento, altre che non riescono a farlo; alcune con cui passo il tempo se voglio ridere o fare la stupida, altre con cui posso parlare di argomenti più profondi.

Però c’è un buco.

Nessuna di loro è innamorata.

Io?

 

 

 

Io sono follemente, pazzamente, irrimediabilmente innamorata.

 

 

Like Whoa!

 

Your image overwhelms my brain
And it feels good, good good…”

 

Adoro sentire il vento che mi muove i capelli.

Mi sento bene. Molto, molto bene.

Lascio che le mie emozioni sovrastino qualunque pensiero, mentre mi lascio cullare dal dolce suono delle chiome degli alberi che si accarezzano. Non mi importa della solitudine. Non mi importa della scuola. Non mi importa degli altri. Adesso esisto solo io. Questo è il mio momento. Un po’ di tempo da dedicare a me stessa.

Un sorriso affiora sulle mie labbra, mentre inevitabilmente il mio pensiero torna a lui.

Lui è perfetto.

Ridacchio dentro di me. Mi sento stupida, ma che ci posso fare? È più forte di me.

La primissima volta che l’ho visto, mi sono sentita incatenare a quegli occhi di ghiaccio. Mi aveva guardata con un sorriso e mi aveva chiesto che ne pensavo dei Green Day. Molto comune come argomento di conversazione con una perfetta sconosciuta.

Dentro di me sento caldo, mentre mi accorgo che le mie guance si stanno colorando di rosso. Eccolo, l’effetto che mi fa pensare a lui.

Scuoto la testa, cercando di farlo uscire dalla testa. Non è il momento. Voglio rilassarmi, ora. Non pensare a tutto il casino che mi aspetta.

Io adoro questo posto. È il mio piccolo paradiso in terra. Mi trovo su di un sasso, accanto ad una minuscola cascata d’acqua, in mezzo ad un bosco. Penso di essere l’unica a conoscenza di questo posto; effettivamente non è proprio una passeggiata arrivarci, però a me non importa. Ho bisogno del mio tempo, ho bisogno del mio spazio.

Apro gli occhi, assaporando ogni singolo elemento di quel posto fantastico. Il rumore dell’acqua è dolce, accompagnato dal rumore delle foglie degli alberi. Il sasso su cui sono seduta è caldo, opera del sole che lo scalda ogni giorno. Intorno a me c’è il silenzio assoluto.

Dopo diverse ore comincio ad avere freddo; difatti rabbrividisco, pentendomi di aver indossato semplicemente una maglietta con le maniche corte. Mi sono fatta imbrogliare dal bel sole primaverile. Mi alzo dalla roccia e prendo la borsa, allontanandomi velocemente.

Se arrivo in ritardo mia madre mi taglia le gambe.

 

Apro la porta di casa con uno sbuffo. Ho mancato l’autobus e ho dovuto fare tutta la strada di corsa. Sono già psicologicamente pronta alla ramanzina chilometrica, ma a casa non c’è nessuno. Sul tavolo dell’ingresso trovo solo scritto “siamo andati a mangiare fuori con i nonni. In frigo c’è della pasta. Vai a letto presto. Ciao, mamma”.

Guardo il cielo, ringraziando Dio e la sua bontà. Forse ogni tanto le mie preghiere vengono ascoltate, Lassù.

Con tutta la tranquillità del mondo entro in camera mia, accendo lo stereo e mi siedo sul letto, chiudendo gli occhi.

 

Like a rollercoaster ride
Holdin' on white knuckles like
Whoa Whoa!
Can't believe I'm like
Whoa Whoa!
Up and down and side to side
Every inch of me is like
Whoa Whoa!
Got me feelin' like
Whoa Whoa!”

 

Un sorriso idiota mi si apre sul viso.

Ora sì che posso lasciare la mia mente libera.

In fondo, non posso dire che mi dispiaccia. Ogni volta che chiudo gli occhi, ecco la Sua immagine invadere ogni mio pensiero. La sua giacca nera. La camminata sicura. Il suo sorriso. I suoi occhi. Ecco, più o meno in questo punto mi sciolgo completamente. Subito dopo il cuore viene velato da un po’ di tristezza.

Sospiro.

Soprattutto perché questa si preannuncia una difficile guerra. Dentro di me so che ho più o meno una possibilità su un milione (evviva l’ottimismo), però ormai è troppo tardi. Mi piace troppo, troppo, troppo. Prendo il cuscino e mi copro la faccia.

Più di quanto dovrebbe.

Allora, facciamo mente locale.

Punti a mio favore.

Potrebbe essere che ho fascino.

Punti a mio sfavore.

Non è nella mia stessa classe; non sono abbastanza carina per lui; mi si azzera il cervello quando sto con lui, con il risultato che sembro una scema; non sono abbastanza per lui e basta.

Sospiro di nuovo.

Sì.

Sarà una cosa lunga e dolorosa.

Bip.

Allungo la mano verso il comodino, prendendo il cellulare. Un messaggio da Luca.

“Sono sotto casa tua. Vieni a prendere un gelato?”

Qualcosa mi dice che non posso dire di no. Mi affaccio alla finestra e lo saluto con la mano, strizzandogli l’occhio.
Due minuti dopo stiamo camminando per la strada, ridendo e scherzando. Voglio un mondo di bene a Luca: è il mio migliore amico praticamente da sempre, sa la mia vita, la mia morte ed i miei miracoli, ed io lo stesso di lui.

È il migliore amico di Marco, ed è perdutamente innamorato di una ragazza che nemmeno lo fila.

Mi ricorda qualcuno…

Arrivati in gelateria stressa per offrirmi il gelato, e alla fine mi tocca arrendermi. Un buon gelato per cena…Che posso chiedere di più? Con calma ci dirigiamo verso casa mia.

«Allora…Alla fine cosa hai deciso per la band?» mi domanda, voltandosi a guardarmi. Lo guardo qualche secondo, cadendo dalle nuvole. Miseriaccia, me ne ero completamente scordata! Mi passo una mano fra i capelli, chiudendo qualche secondo gli occhi.

«Oh beh, sarebbe fantastico» mormoro, cercando di suonare molto entusiasta. Lui mi guarda sorridendo, facendomi l’occhiolino

«Dai Claude, non fare la preziosa…hai una voce stupenda» dice, facendomi arrossire. Sa sempre cosa dire per convincermi.

«Sì, sì, va bene. Sarò la cantante. Felice?» dico ridendo. Lui mi abbraccia, attento a non spiacciare il suo cono sulla mia maglietta. Io fingo di fare l’offesa e lo allontano ridendo. Lui ride con me e fa passare il suo braccio attorno alla mia vita, stringendomi a sé.

«Ti voglio bene» mi sussurra all’orecchio.

«Anche io» gli rispondo in un soffio.

Procediamo lungo la strada così, tranquilli. Mi sembra che tutto vada alla perfezione. Ho il mio migliore amico, presto avrò una band in cui cantare, i problemi con la scuola sembrano essere finiti.

E l’altro giorno ho beccato Marco che mi fissava.

Whoa!

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Capitolo 2
*** A Moment Like This ***


A Moment Like This.

 

“Some people wait a lifetime
For a moment like this”

 

Che caos.

Mi gira la testa.

Ma dove è finito Luca?

Dannazione.

Perché mi sono fatta trascinare a questa stupida festa in discoteca?

Luci, musica a tutto volume, gente che si muove e balla.

Ok, in un altro momento sarebbe pefetto, però oggi davvero non mi gira.

Mi alzo dallo sgabello e comincio a sgomitare fra la folla

«Claudia?» domanda una voce lontana, sovrastando la musica. Sento ogni singolo muscolo del mio corpo irrigidirsi; il mio cuore comincia a battere all’impazzata ed improvvisamente sento caldo.

Dio. Ti scongiuro. Se è un sogno…beh, non svegliarmi adesso!

Mi volto con tutta la calma del mondo, per incontrare due occhi azzurri come il cielo.

«Marco! Ehi, ciao» saluto alzando la mano ed avvicinandomi. Lui mi fa un sorriso a trentadue denti e fa un cenno con la mano

«Come mai da queste parti?» domanda. Mio Dio. E’ bello quasi quanto un Dio greco. Senza il quasi.

«Oh, insomma…è sabato sera, è un modo come un altro di trascorrere il tempo» dico, cercando di sembrare distaccata. Lui mi guarda qualche secondo, poi sorride. Penso che a questo punto potrei anche morire. Sì.

«Fa proprio caldo qui dentro» dice ad un certo punto. Io annuisco, passandomi una mano fra i capelli: sta cominciando a diventare un tic.

«Vuoi uscire?»

Il tempo attorno a me si blocca. Dio, ti prego, non mi svegliare. Ti supplico. Lasciami sognare ancora due minuti. Due minutini-ini-ini.

Mi ha chiesto di allontanarci dalla gente.

Io e lui.

Soli.

Oh-mio-Dio.

Ma insomma! Che mi prende? Un po’ di contegno. Sembro una pazza furiosa.  …Beh, ok, un po’ lo sono.

Non mi sono nemmeno accorta di aver pronunciato la sillaba “ok” e che ora lo sto seguendo come un cagnolino verso l’uscita.

Sono un caso senza speranza.

Fuori si sta bene. Non fa particolarmente freddo, anche se io dentro mi sento l’inferno. È incredibile. Ha cominciato a parlare e non si ferma più. Ha un carisma pazzesco, è la classica persona che riusciresti ad ascoltare per ore, ore, ore ed ore. Mi parla di sé, della sua famiglia, dei suoi hobby, dei suoi sogni. Ogni tanto intervengo e gli racconto di me, di quello che vorrei fare della mia vita, delle mie passioni. Ovviamente nell’ultimo argomento evito di menzionare lui.

Scopro che è molto piacevole parlare con lui. Le ore volano. Ad un certo punto un gruppo di ragazzi gli si avvicina ridacchiando ed urlando. Faccio istintivamente un passo indietro, non molto a mio agio.

«Eeehi…chi è questa bella ragazza? Non ce la presenti, Mark? Magari potrebbe venire con noi a fare un giro in gondola…» biascica un tipo dalle guance rosse. Marco alza gli occhi al cielo

«Perché l’avete lasciato ubriacare di nuovo?» domanda, secco. Si volta verso di me, sospirando

«Scusami, devo andare. Ci si vede, bella» dice. Poi si volta, prende sottobraccio il tipo ed insieme ad un altro ragazzo lo trascinano via.

In lontananza lo sento ridere come un isterico. Non voglio mai sbronzarmi in quel modo in vita mia.

«Claude! Oh, eccoti!» la voce di Luca mi fa sobbalzare. Ha i capelli spettinati, gli occhi che brillano e la maglia scombinata. Alzo un sopracciglio

«Embhè? Dove eri finito?» domando, maliziosa. Lui arrossisce e mi prende sottobraccio, dirigendosi verso la fermata del bus.

«Hai presente Alessia Martinelli?» mi domanda. Sospiro: come faccio a non conoscerla, dato che mi parla di lei 24 ore su 24?

«Uhm, sì, credo di sapere di chi parli» dico, fingendomi pensierosa. Ridacchiando mi tira una gomitata leggera.

«Dai, non fare la pirla» dice, e lo guardo negli occhi.

«Su, racconta» rispondo, osservandolo interessata.

«Beh, eravamo lì…Poi le ho chiesto di ballare, lei ha accettato e dopo un po’…beh, ecco, ha detto che mi trovava molto carino e che era un po’ che voleva dirmi che le piacevo ma non ne aveva il coraggio…e poi ha cominciato a baciarmi» racconta, gli occhi che brillano più delle stelle in cielo. Lo guardo per qualche secondo, per capire se sta scherzando; poi mi metto a saltellare ed a urlare, saltandogli addosso ed abbracciandolo.
E’ stupendo.

Sento il suo cuore che batte all’impazzata e mi viene da sorridere. Se lo merita, davvero.

Arriva il bus che siamo ancora stretti nel nostro abbraccio.

«Ehi ragazzi…pensate di salire o rimanete lì impalati tutta la sera?» domanda il conducente. Scoppio a ridere e mi stacco da Luca, salendo sul bus.

Ci allontaniamo nella notte, mentre improvvisamente mi rendo conto che non riesco ad aspettare a rivedere Marco.

____________________________________________________________
Ed ecco a voi il secondo capitolo.
Volevo ringraziare le due ragazze che hanno recensito la mia fic, sono felice che vi piaccia! **
Promise: anche a me sta simpatica xD E' un personaggio comune, penso che sia facile identificarsi il lei ^^
LallaMatta4e: silenzio tuH u.ù se scopro che hai anticipato a qualcuno come va avanti ti spezzo gli ossicini delle mani. Ovviamente scheeeeerzo xD Ti voglio tanto bene anche io <3

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Capitolo 3
*** Lonely Day ***


Lonely Day

Such a lonely day should be banned.

It’s the day that I can’t stand”

 

Affondo la testa nel cuscino.

Fuori piove, le gocce di pioggia scendono dal cielo ad una velocità che non avrei mai potuto immaginare.

Non gli importa più nulla di me. Non ha mai del tempo. Dopo, dopo. Sempre dopo. Io vengo dopo tutti.

Chiudo gli occhi, mentre mi sfugge un singhiozzo. Non posso ancora credere a quello che è successo. Non posso e non voglio.

 

Eravamo in giro, come ogni venerdì. Il venerdì era il nostro giorno, era tradizione andare a fare un giro solo io e lui per raccontarci tutte le novità. Eravamo usciti dalle prove con la band e miravamo a prenderci un gelato; tutto mi sembrava perfetto. Inoltre Luca da quella sera in discoteca aveva cominciato ad uscire con Alessia, e fra i due sembrava andare tutto a gonfie vele.

«Luca!» esclamò ad un tratto una voce femminile che ci fece girare entrambi. In un nanosecondo Alessia aveva baciato Luca sulle labbra e lo aveva abbracciato, senza degnarmi di un’occhiata.

«Amore, dove vai di bello?» domandò lei con voce flautata. Lui le sorrise e fece un cenno verso di me.

«Sto andando a prendere un gelato con Claudia, come ogni venerdì» rispose, lanciandomi un’occhiata affettuosa. Alessia mi squadrò qualche secondo e poi sfoderò un sorriso famelico. Cominciava davvero a starmi antipatica. Molto.

«Potrei venire con voi!» esclamò, saltellando sul posto.

 

*Nella mia testa.

«NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO»

Posa da Urlo di Munch.*

 

«Perché no?» sentii rispondere Luca. Oh no. Inorridii, mentre mi voltavo a guardarlo. Alessia mi lanciò un’occhiata soddisfatta e si attaccò a lui peggio che un polipo. Serrai la mascella.

«Andiamo?» borbottai, irritata. Sapevo già come sarebbe andata a finire, io sarei stata il terzo incomodo mentre loro facevano pucci pucci.

Decisi che avrei camminato davanti a loro. Mi sentivo molto, molto irritata. Primo, perché mi stava antipatica da morire lei. Secondo, perché mi stava rubando il mio migliore amico. Quel giorno sarebbe dovuto essere il nostro giorno, non il loro. Dio, che nervi.

«…e poi Cloud è riuscita a sfuggire alle grinfie del bidello…se la avesse beccata la avrebbe uccisa come minimo» Luca stava raccontando di me. Alessia mi lanciò un’occhiata poco amichevole.

«Che storia…senti amore, quand’è che usciamo noi due? Da soli?» domandò lei, calcando per bene le ultime due parole.

Calma. Dovevo stare calma.

«Non lo so, amore…Ci potremmo mettere d’accordo per il prossimo finesettimana, che dici? Durante questa settimana ho gli ultimi compiti in classe e

devo studiare, sennò mio padre mi ammazza» le rispose Luca, stringendola a sé. Lei fece le fusa e chiuse qualche secondo gli occhi, accarezzandogli la guancia.

Mi voltai di scatto.

«Scusatemi, mia madre mi ha appena mandato un messaggio. O torno a casa subito o non esco fino all’anno prossimo» dissi meccanicamente. Grande bugia, ma in quel momento avrei fatto di tutto pur di andarmene. Luca mi sorrise.

«Va bene. Ciao, Cloud» mi salutò.

«Ciao, Claudia» gli fece eco Alessia. Strinsi i denti e mi costrinsi a sorriderle, perché altrimenti avrei eliminato lei ed il suo tono odioso.

Mi voltai e mi incamminai lungo la strada, chiedendomi perché mi sentissi così triste. Ero così occupata a pensare ai fatti miei che nemmeno mi accorgevo di dove mettevo i piedi. Sbumm, ed eccomi seduta per terra.

«Claudia?» Oh no. Dio, che cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Davanti a me c’era Marco, splendido come sempre. Io invece avevo gli occhi rossi, i capelli scompigliati e sembravo appena uscita da una lavatrice.

«Oh, scusa Marco!» esclamai io, tentando di salvarmi con un sorriso. Lui ricambiò e mi aiutò a rimettermi in piedi. Mi osservò per qualche secondo, prima di chiedermi:

«Ma che cosa succede? Perché piangi?» domandò, con voce affettuosa. Io scossi piano la testa, mentre cercavo di asciugarmi le lacrime.

«Avanti, dimmi chi ti ha fatta piangere che vado lì e lo/la/li ammazzo di botte finchè non rimpiangerà/anno di averti fatta piangere» disse lui, strappandomi un sorriso.

«Grazie Marco, ora va meglio…Scusami, però davvero devo andare…scusa…ci sentiamo» mormorai, salutandolo e procedendo per la strada.

La sera non era andata meglio. Il cellulare aveva squillato alle dieci meno cinque.

«Pronto?»

«Cloud! Ehi, come stai?»

«Ciao Luca. Alla grande, tu?»

«Da Dio…Ma sei sicura di stare bene?»

«Sì. …Davvero, non ho niente»

«Okay»

«…Cosa hai fatto oggi pomeriggio, dopo che me ne sono andata?»

«Mah niente, ho girato per il centro con Alessia, poi siamo stati al parco»

«Oh. Fantastico.»

«E’ davvero fantastica, Cloud. Tu non puoi nemmeno immaginare quanto sia dolce e affettuosa…»

«Certo, dolce come una vipera e affettuosa come un cobra»

«Che hai borbottato?»

«Oh, nulla. Sono inciampata nei giochi dei gemelli.»

«Okay. Ah, a proposito! Notizia bomba: io e Alessia sabato prossimo usciamo insieme! Io e lei da soli, per festeggiare il nostro mesiversario!   …Cloud, ci sei?»

«…Sabato?»

«Sì, perché?»

«Ho lo spettacolo di recitazione. Ricordi? Avevi promesso che saresti venuto.»

«…Oddio Clo mi dispiace così tanto, me ne ero completamente scordato!»

«Già…vabbeh, può capitare…Solo, come farai a dire ad Alessia che non uscirete insieme?»

«…Emh, io veramente non avrei intenzione di dirglielo…»

«Ma come? La farai andare all’appuntamento per poi darle buca? Sei matto?»

«…No, Cloud. Io all’appuntamento ci sarò, non le darò buca.»

«…Ah»

«Senti…»

«Scusa, mia madre mi chiama. Dice che devo mettere giù perché le serve il telefono»

«Okay. Buonanotte stellina»

«Buonanotte. Ah, Luca?»

«Sì?»

«Ma vaffanculo.»

________________
Okay, avete tutto il diritto di uccidermi. Mi dispiace, dannazione, mi dispiace un sacco. Ho passato davvero un brutto periodo.
E scrivere era davvero l'ultima cosa che volevo fare. Oggi ho ritrovato il file e ho ricominciato a scrivere.
Non saprei descrivere la sensazione che ho provato. Mi sentivo bene. Sono felice di aver finito il capitolo.
Forse è un po' diverso dagli altri perchè sono stati scritti a distanza tra loro, penso che questo capitolo sia
più che altro dettato dalle mie emozioni che dalla preoccupazione di avere un testo perfetto. Spero lo accettiate comunque.


Grazie per seguire questa fic, grazie a chi l'ha messa fra i preferiti e un GRAZIE in stampatello a chi la recensisce.

Grazie, davvero.

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Capitolo 4
*** Lonely Day II ***


Lonely Day II

“Such a lonely day, and it’s mine.

The most loneliest day of my life.”

 

Lancio il libro per terra, arrabbiata.

Non riesco a smettere di pensarlo. Sto male. All’linizio ha provato a chiamarmi. Poi il mio cellulare ha smesso di suonare.

Devo smettere di pensarci. Negli ultimi mesi sono stata sempre ultima. Ultima dopo tutti. Non mi ha cercata, non mi ha parlato, semplicemente ha finto che non esistessi. Quasi come se fosse colpa mia.

Mi scende una lacrima. L’ennesima lacrima. Ora lui ha Alessia. Io non servo.

E questo mi fa male. Eravamo amici da un sacco di tempo, noi due. E credevo che lo saremmo stati per sempre. Invece è bastata una ragazza per distruggere tutto. Improvvisamente io non conto più nulla. Devo fare a meno dei suoi abbracci, delle sue carezze, delle sue parole.

È  troppo orribile per essere vero.

Vi prego. Svegliatemi.

 

Come un automa mi trascino in cucina, per prepararmi un panino. Il cellulare squilla tutto ad un tratto.

Luca.

Lo tiro fuori in un nanosecondo dalla tasca e rispondo, il cuore che batte a mille.

«Ciao piccola. Come va?»

Parole giuste. Voce sbagliata.

«Ciao, papà» mormoro, senza riuscire a mascherare la mia delusione. Come ho potuto pensare che fosse lui? Chiacchiero per una decina di minuti, poi metto giù.

È ora di tornare all’inferno.

 

Ma non è possibile. Devo smettere di piangere. Basta.

Porca vacca.

Come mi sento sola. Vorrei Luca. È l’unica persona alla quale riesco a pensare. Mi manca parlare con lui. Mi manca abbracciarlo. Lo voglio di nuovo per me.

Scoppio di nuovo in singhiozzi, nascondendo la testa nel cuscino. Mi manca l’aria, il petto mi fa male, non riesco a pensare lucidamente.

So solo che lui non è con me.

 

_______________

 

«Ehi Cloud. Ma si può sapere che hai?» la voce di Martina mi fa sussultare.

Martina è la mia migliore amica. Le voglio un bene dell’anima, ma il rapporto che ho –no,  avevo con Luca era tutta un’altra cosa.

«Nulla» rispondo meccanicamente. Ma che cretina che sono. Ho gli occhi gonfi e rossi, i capelli scompigliati ed indosso una vecchia tuta consumata.

«Aha, e io sono la regina Elisabetta. Posso entrare?» domanda, e senza aspettare mi spinge indietro e chiude la porta alle sue spalle. Mi guarda per qualche secondo e mi abbraccia, mormorandomi nell’orecchio:

«Tesoro non piangere. È solo uno stupido». Mi lascio abbracciare, mentre il suo profumo di vaniglia mi invade. Tiro su con il naso e mi allontano.

«Grazie Marti»

Lei ride.

«Ma se non ho nemmeno cominciato a darti i miei preziosissimi consigli…» scherza, ammiccando. Ricambio con un debole sorriso e ci dirigiamo nella mia stanza.

Eppure con lei non riesco ad esprimere quanto sto male.

Lei però è fantastica lo stesso. Capisce alla perfezione come mi sento e mi consola facendo facce buffe e con il suo umorismo.

Se le inventa proprio tutte per tirarmi su di morale.

Organizza una sfilata, mi trucca, si mette ad imitare un ghepardo sul letto.

Proprio in quel momento mia madre apre la porta della stanza e lei si immobilizza, sorridendo innocentemente

«Ti fermi per cena, Martina?» domanda con un sorriso la donna. La ragazza fa un cenno con la testa

«Volentieri, signora» accetta, ammiccando nella mia direzione.

«Bene» risponde mia madre, prima di voltarsi e chiudere nuovamente la porta. Io e Martina ci fissiamo qualche secondo cercando di trattenere le risate, ma poi scoppiamo entrambe e ridere a crepapelle.

«Com’è che faceva il ghepardo, scusa?» domando fra una risata e l’altra, asciugandomi le lacrime dagli occhi. Lei non risponde e continua a ridere, finchè con un urlo non cade giù dal letto. Subito preoccupata la raggiungo per vedere se si è fatta male; lei è lì a rotolarsi per terra, non emette nessun suono da quanto sta ridendo. Riprendo anche io e mi lascio cadere per terra, sentendo un brivido.

Sì, forse posso continuare a vivere anche senza quello stronzo.

Quando abbiamo finito di ridere ci sediamo entrambe davanti al computer. Accedo in chat e sento il cuore fermarsi. È in linea. Aspetto invano che mi saluti, fa sempre così.

E poi mi ricordo. Non esisto più, per lui. Caccio indietro le lacrime, mentre Martina saluta Marco e ci comincia a chattare.

«Scusa Cloud, vado un attimo in bagno» mi dice lei alzandosi ed uscendo dalla stanza. Rimango qualche secondo immobile, poi agisco.

Mi disconnetto con il mio account ed entro con quello di Marti.

Luca scrive:

Ehiii ciao ^^

 

Martiii xXx scrive:

ciao

 

Luca scrive:

come stai? ^^

 

Martiii xXx scrive:

sì dai. Te?

 

Luca scrive:

alla grande!

 

Serro la mascella.

Quello stronzo.

 

Luca scrive:

che mi racconti?

 

Martiii xXx scrive:

bah, nulla di speciale.

Te?

 

Luca scrive:

domani esco con ale (=

 

Martiii xXx scrive:

uhh, che beeeeeello

 

Luca scrive:

già *-*

 

Martiii xXx scrive:

okay scusami, ora devo proprio andare.

Ciaooo!

 

Martiii xXx si è disconnesso.

 

«Ehi, ma che stai facendo?» la voce di Martina mi fa sussultare, mentre mi volto verso di lei.

Un sorriso innocente si apre sul mio volto.

«Marti. Fai qualcosa domani pomeriggio?»

________________________________________________
Maaa salve ^^ Ecco qui il nuovo capitolo (=
Questa volta sarò breve. Voglio ringraziare di nuovo le persone che recensiscono la mia fic...Grazie davvero **
SweetCherry: Eee già, ha fatto davvero bene u.u  Spero che questo capitolo ti piaccia (= Grazie mile per la recensione.
LallaYeah: Cucciolaaa tu ne sai più di tutti di questa storia, neh? XD
Leslie: ** grazie cara, anche io adoro il tuo modo di scrivere (= Spero che il capitolo sia all'altezza degli altri ^^

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Capitolo 5
*** Girlfriend ***


Girlfriend

“So when's it gonna sink in?
She’s SO stupid
What the hell were you thinking?!”

 

 

«…Tu sei tutta matta!»

«Shhh!»

Zittisco Martina, mentre mi sporgo di poco dal cespuglio dove siamo nascoste. Lui è già lì da cinque minuti e si guarda intorno, controllando il display del cellulare.

«Ehiiiiiiiiiiiiiii» un urletto mi fa venire la pelle d’oca: eccola che arriva. Alzo un sopracciglio, osservando come si è vestita. Probabilmente ha preso una taglia in meno per la maglietta, mentre quella che indossa più che una gonna sembra una cintura.

Marti ridacchia, e le tiro una gomitata. Scelta pessima come accompagnamento: Marti è silenziosa quasi come un elefante che balla il tiptap.

Si stanno abbracciando.

Caccio indietro le lacrime.

Li odio. Tutti e due.

Cominciano a camminare, mentre noi aspettiamo un po’. Faccio un segno a Marti, ed il pedinamento comincia. Li seguiamo nel parco, lungo il paese, in qualche negozio. Si tengono per mano, si abbracciano, si accarezzano. Ogni volta mi viene voglia di togliermi gli occhiali scuri e saltare addosso a quella gallina bollita. Meno male che c’è Marti che ogni volta mi trattiene, altrimenti la farei a pezzetti.

«Quella…quella…» non ho nemmeno le parole adatte per offenderla.

«…A22(*)» completa Marti, con un sorriso. Mi sfugge un sorriso e mi rilasso, lasciandomi cadere su di una panchina. Siamo tornati (loro con noi alle calcagna) al parco, dove il sole è meno asfissiante.

«Gelato?» domando. Lei accetta ed entriamo in una gelateria. Io prendo un cono nutella/bacio, lei una coppetta fragola/menta.

«…Fai schifo» ci diciamo insieme, prima di scoppiare a ridere.

«…Oh beh. Che se ne restino pure da soli. Me ne frego» dico ad un certo punto, alzando il naso all’insù. Marti mi prende sottobraccio, scegliendo una stradina differente da quella presa dai due fidanzatini.

«E’ RINSAVITAAAA!» ulula Marti fra una risata e l’altra. Metto su di nuovo la faccia offesa.

«Eeeeehi!» esclamo, cercando di non far cadere il cono dalle risate. Marti si inginocchia un attimo per allacciarsi le scarpe.

«Vai avanti, ti raggiungo in un attimo» dice, armeggiando con i lacci. Io mi volto, tranquilla, e ricomincio a camminare.

Mi soffermo a guardarmi intorno, senza concentrarmi sulla strada. Sono circondata di alberi, piante, fiori. Poco distante da me c’è una specie di laghetto microscopico.

Sono così assorta nei miei pensieri che inciampo in un rametto, slanciandomi in avanti. Scena a rallenty, come in un film. Nel mio caso, un film comico. Mi vedo andare in avanti, ancora con il cono in mano. Ovviamente, come in ogni film comico che si rispetti, esattamente davanti a me c’è una coppietta che, vedendomi arrivare, cerca di scansarsi con suoni ad effetto come “NUOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!(#)”, ma ovviamente non ce la fa. SCIAFF! Il mio cono gelato si spalma sulla camicetta della tipa. Ma il Fato, non contento, fa in modo che la mia forza di caduta sia tale da spingere me e la tipa in avanti.
SPLASH!

Lei finisce dentro al laghetto, mentre io mi spalmo per terra. Rimango qualche secondo immobile, tutta dolorante. Sento il classico rumore di qualcuno che viene a galla, seguito da un urlo agghiacciante.

«OH DIOOOOOOOOOOOOOOOO!»

Mi sento gelare. E comincio a sperare con tutto il cuore di aver confuso voce.

«LUCA! DIO SANTO, AIUTAMI!» strilla ancora. Non ce la faccio. Mi copro le orecchie con le mani, senza muovermi di lì. Sento un paio di mani sui fianchi che mi girano sulla schiena. Tengo gli occhi chiusi, mentre la testa continua a pulsare. Non oso aprirli.

«Cloud, stai bene?». Sento il cuore fermarsi. Non so da quanto tempo spero di sentire quella voce. Biascico qualcosa di confuso.

«Mi senti? Ti sei fatta male?»

Improvvisamente sento una fitta al petto. Perché è così gentile con me? Non deve esserlo. Altrimenti come faccio ad odiarlo per continuare a vivere senza di lui?

Mi metto a sedere di scatto, ottenendo un giramento di testa vertiginoso. Mi aggrappo a lui con un sussulto.

«LUCA!» la voce di Alessia è a dir poco isterica. È riuscita ad uscire da sola (ma che brava), ma ora mi sembra tanto Medusa.

«Pff. Pfff. Hahahahahahah» non ce la faccio, le scoppio a ridere in faccia. Rido. E rido ancora, ancora e ancora. Non ce la faccio a fermarmi. Continuo a ridere davanti ad un allibito Luca ed una furiosa Alessia.

Riverso tutta la tristezza accumulata con le risate. E poi Alessia è orribile, in quel momento. Il trucco sbavato, i vestiti fradici, i capelli alla Medusa.

«Ora basta!»

Uhuh. Mi sa che ho toccato un tasto dolente in Alessia. Mi asciugo le lacrime e vedo Martina che osserva tutto poco lontano, tenendo una mano davanti alla bocca per nascondere il sorriso.

Mi alzo in piedi, aiutata da Luca.

Uno schiaffo mi colpisce in piena faccia. Guardo sconvolta Alessia.

«Ma come ti permetti?» urlo, inviperita. Lei mi fa un gestaccio ed io le mostro il dito medio. Mi spintona forte ed indietreggio.

«Piantala di fare la santarellina! Lo so che l’hai fatto apposta!» strilla fuori di sé.

«Magari avessi avuto in mente un’idea così fantastica. Sarebbe stato molto più glorioso farlo apposta» ringhio di rimando.

«Sfigata»

«Idiota»

«Cretina»

«Gallina bollita»

«Inutile che ti sforzi, è la verità. Sei solo gelosa perché una come te il ragazzo non lo avrà mai. Nemmeno per migliore amico»

Le tiro uno schiaffo con forza, cadendo in ginocchio. Gli occhi sono pieni di lacrime rabbiose mentre mi alzo

«Ma stai un po’ zitta! Cosa cazzo ne sai tu?» urlo, spingendola in avanti. Lei afferra i miei capelli e li tira con forza, strappandomi uno strillo.

«ORA BASTA!» urla Luca, separandoci. Mi tiene stretta a sé e non mi permette di saltare al collo di quella stronza.

«Lasciami! DIO! LASCIAMI!» urlo con tutta la forza che ho nel corpo. Alessia nel frattempo è trattenuta da Marti, che ha avuto la brillante idea di raggiungerci.

«Mollami! Mollami!» strilla Alessia, protendendosi verso di me. Io la fulmino con un’occhiata, mentre continuo la mia lotta per liberarmi. Luca mi trascina via, lontano dalle due ragazze.

 

«Ma sei impazzita?!» mi domanda Luca, con tono di voce aggressivo. Mi mordo il labbro, sforzandomi di non rispondergli male.

«Ha cominciato lei» borbotto, senza guardarlo negli occhi. Lui alza gli occhi al cielo, esasperato.

«L’hai buttata nel laghetto! E ti stupisci che sia arrabbiata? Dio Cloud, cresci un po’! Se sei tanto arrabbiata con me, non te la prendere con lei! Hai capito?»

Lo guardo completamente senza fiato.

«Tu…tu credi a lei?» gli domando, ansimando. Non mi risponde, ma distoglie lo sguardo da un’altra parte.

«Tu credi a lei!» urlo, alzandomi di scatto dalla panchina. Lui appoggia una mano sulla mia spalla.

«Ascolta, Cloud…»

Gliela scosto con forza.

«Non mi toccare! Dio, mi fa schifo! S-c-h-i-f-o! E smettila di trattarmi come una bambina cretina!» strillo. Ho completamente perso il controllo di me stessa.

«Ne ho le scatole piene! Sai che cosa ti dico? Ma tienitela quell’oca! Ma cazzo! Sei TU quello che deve crescere, Luca! Preferisci credere a lei che conosci da pochi mesi che a me che sono la tua migliore amica! DUE MESI! È due mesi che non ti fai sentire! Come se fossi la figlia della serva! Non ti sentivi in colpa, no, tanto adesso hai Alessia, a che cosa serve Claudia? No, lei è solo il fazzolettino usa e getta. Oh Luca, mi hai proprio stufata. Ma sappi che quando Alessia ti lascerà, io non tornerò da te». Mi volto e comincio a camminare, quando sento la sua presa sul polso. Mi costringe a voltarmi.

«Tu la odi! Ecco qual è il problema! È la persona più dolce di questo mondo, e tu la odi!»

«Cazzo Luca! Perché sei così cieco?! Lei non è nessuna di queste belle cose! Io la conosco, anche se adesso lei fa finta di non conoscere me! Ma tanto a te non te ne frega niente di nessuno che non sia lei, nemmeno di me che sono la tua migliore amica da sempre!»

«…Lo eri»

Lo guardo, mentre mi sgonfio. Gli occhi mi si riempiono di lacrime. No, non ce la faccio più a sopportare tutto questo dolore.

«Ma sai che cosa ti dico? Vaffanculo, Luca. Vaffanculo» rispondo, voltandomi e cominciando a correre. Non vedo dove vado, calde lacrime mi imperlano il viso.

Sono stremata, cado in ginocchio e rimango lì, a singhiozzare.

«…Claudia?»

Di nuovo. Alzo lo sguardo e fra il velo di lacrime riconosco il volto di Marco.

«E’ la seconda volta che ci incontriamo in queste condizioni» dico, facendomi sfuggire una specie di risata lacrimosa. Lui si inginocchia e mi asciuga le lacrime con il pollice, poi mi porge una mano e mi aiuta ad alzarmi.

«Andiamo a prenderci un frullato, conosco un posto dove lo fanno buonissimo. E poi magari mi racconti che ti è successo» mi dice, incamminandosi. Lo seguo, senza sapere cosa pensare. Mentre camminiamo mi accorgo che non mi ha lasciato la mano.

E mi piace.

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* Citazione di Giulia. Modo molto carino per definire una "cara ragazza" # Citazione di Lalla. Con le sue registrazioni xD Hallo people (=
E così siamo ad un nuovo capitolo. Non so voi, ma qui io sto morendo. Fa un caldo bestia, non ho una mazza da fare e
mi annoio da morire. Che bellezza. Inoltre sono abbastanza indiavolata, quindi proprio non è giornata. >o<
Bom, basta chiacchiere. Vi saluto.
Tschuss.

Acch. Vorrei ringraziare Niki_CuLLen_ che ha inserito questa fic nei preferiti...GRAZIE!
Vorrei ringraziare anche Leslie, LallaYeah, prilla88 e Promise che l'hanno messa come seguita. Grazie ragazze ^^
Inoltre un grazie a tutti gli utenti che non recensiscono ma che però sprecano un po' del loro tempo per leggerla.

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Capitolo 6
*** Don't Cry ***


Don’t Cry

“Talk to me softly
There's something in your eyes
Don't hang your head in sorrow
And please don't cry
I know how you feel inside I've
I've been there before
Somethin's changin' inside you
And don't you know”

 

Mi ero ripromessa che non avrei fatto la vittima ed avrei inventato qualche scusa, con Marco. La sua pietà è l’ultima cosa che voglio. E invece ora gli sto raccontando tutto. È così facile parlare con lui. Gli dico quanto ho sofferto, quanto mi manca e quanto sia antipatica con me Alessia. E, cosa ancora più sorprendente, con me lui è fantastico. Mi ascolta, mi consola e mi da’ qualche consiglio.

«Hai ragione ad essere arrabbiata con lui. E ti capisco, sai? Anche con me ultimamente è così. Lo chiamo per uscire, e non può. Non gliene frega più di nessun’altro che non sia Alessia» dice, amareggiato. Gli appoggio una mano sulla spalla, poi abbasso subito lo sguardo, arrossendo.

È così carino.

Lui mi regala un sorriso che per poco non mi spedisce giù dalla sedia. Rimaniamo un po’ in silenzio, sorseggiando i nostri frullati.

«Sono proprio buoni» commento, spezzando il silenzio. Lui annuisce, però mi sembra perso nei suoi pensieri. Mi mordicchio il labbro.

«Ti manca un sacco, vero?» domando ad un tratto, senza riuscire a trattenermi. Alza lo sguardo su di me e mi guarda diversi secondi. Quegli occhi sembrano scavare dentro la mia anima, eppure interrompere il contatto visivo è impossibile.

«Sì» risponde infine, abbassando lo sguardo. Io appoggio automaticamente la mia mano sulla sua, sul tavolo. Non sposta la sua.

«Usciamo?» propongo, passandomi una mano fra i capelli. Meglio se comincio ad incamminarmi verso casa, altrimenti mia madre mi taglia le gambe. Lui intuisce il motivo di tanta fretta e si alza con un sorriso.

«Offro io» dice, dirigendosi verso la cassa per pagare. Provo a protestare, ma lui è irremovibile. Alla fine arrossisco, mormorandogli:

«…Grazie…»

Lui scoppia a ridere ed esce dal locale. Lo seguo, affiancandomi a lui.

«Sai…» mormora ad un tratto, fermandosi e voltandosi verso di me. Lo guardo a lungo, aspettando qualcosa.

«Questa sera si stava organizzando un’uscita di gruppo. Vuoi venire anche tu?» domanda, guardandomi negli occhi. Lo guardo paralizzata.

«Io?»

«No, Babbo Natale in carriola» risponde, sarcastico. Poi la sua espressione si addolcisce e mi scosta una ciocca di capelli dal viso.

«Sì, tu, stupidella» dice, scompigliandomi affettuosamente i capelli. Scoppio a ridere.

«Umh…Dovrò disdire il mio appuntamento galante con Orlando Bloom, e anche Leo Dicaprio non sarà contento però…sì, ci sarò!» esclamo, ridendo. Lui si unisce alle risate e procediamo verso casa.

Una volta davanti al cancelletto, mi volto verso di lui, abbassando lo sguardo.

«E così…eccomi arrivata» mormoro, tormentandomi le mani. Lui annuisce.

«Okay. Emh…ciao. Ci vediamo dopo» risponde. Aspetta qualche secondo, poi mi abbraccia.

«E’ stato bello parlare con te.» dice, prima di voltarsi e di andarsene. Io rimango lì impalata, senza sapere che cosa fare o dire.

Come un’automa apro il cancelletto ed entro in casa.

Mi dirigo verso la mia stanza, mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi.

Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaau!

 

Mia madre apre piano la porta della mia stanza.

«Posso entrare, tesoro?» domanda. Io faccio segno di sì, mettendomi a sedere. Lei si siede su di una sedia e mi guarda con espressione piena d’affetto.

«Allora. Come va?» mi domanda. Classica domanda da mamma. Sorriso rassicurante.

«Va tutto bene, mamma» rispondo. Lei mi guarda un po’.

«Okay» risponde, alzandosi. Sta per uscire, quando la blocco.

«Ah mamma» Si volta a guardarmi, con il classico sorriso da “che cosa mi vuoi chiedere, tesoro?”. Sorrido anche io, colpevole.

«Questa sera ci sarebbe un’uscita…posso andare?» domando, incrociando le dita dietro alla schiena. Tanto, anche se mi dice di no io scappo dalla finestra.

«Chi sareste?» Via con il terzo grado.

«Io, Marti, Luca, Marco ed altri…» mormoro, accorgendomi di essere arrossita. Mi lancia uno sguardo complice, annuendo

«Va bene» risponde, chiudendosi la porta alle spalle.

Yuhuuuuuuuuuu!

 

«Okay: la prossima volta che mi chiedi “come sto” ti lancio giù dalla finestra» Marti ormai è esasperata. È venti minuti che è qui e io continuo a stressarla. Mi sorride dolce.

«Sei uno schianto, stai tranquilla».

Le sorrido. Spero che non stia mentendo.

«Coraggio. Il dado è tratto» dico, assumendo una posa fiera.

«Ma come siamo pessimisti…» ridacchia Marti, dietro di me.

 

«Ciao…ciao…ciao»

«Ciao»

«Ciao»

«Ciao»

Mi guardo intorno. Tanta gente che conosco solo di vista. Luca ed Alessia avvinghiati come sempre. Sbuffo sonoramente e poi mi volto verso Marti.

Tutti insieme ci incamminiamo verso il centro della piccola città. I negozi sono quasi tutti chiusi. Qualcuno propone di prendere un gelato. Guardo Marco, poco più in là, che parla con Luca, miracolosamente staccato dalla gallina bollita.

Eccoci. Tutti si mettono in fila, ma io resto indietro. Non ho proprio voglia di gelato, questa sera. Marco mi si avvicina. Lo guardo, mentre il cuore comincia a battere forte.

Si avvicina sempre di più. La distanza fra i nostri volti sarà massimo dieci centimetri. Mi sento male.

«Cloud…» mormora in un soffio. Me lo sento, morirò qui, sulla strada.

«C’è una cosa che ti devo dire da tanto tempo…» mormora, avvicinandosi ancora. È tutto così irreale. Non posso credere che stia succedendo davvero. Lo guardo, attendendo. Il cuore batte a mille.

«…No. Me la sono dimenticata» dice scoppiando a ridere e voltandosi verso i suoi amici.

Rimango così, immobile.

Delusa.

Torno da Marti, che ovviamente ha in mano una coppetta fragola/menta.

«Che c’è?» mi domanda, vedendomi un po’ giù.

«Nulla» mormoro.

«Mi sento un po’ male. Torno a casa. Divertitevi» dico, poi mi volto e comincio a camminare.

 

No, non piangerò.

Continuo a camminare, sola nella notte.

Che lui abbia capito…? Può essere. Ma dopo tutto quello che mi ha detto, è stato davvero stronzo da parte sua. Sono davvero senza parole. Imbocco la mia via, e poco dopo comincio a sentire rumore di passi. Sempre più vicini.

Oddio. È un ladro, un assassino. Sento ormai il cuore in gola. Chiudo gli occhi, mentre un brivido mi percorre la schiena.

Bel momento per morire.

Devo andare avanti ancora poco. Sono praticamente davanti al cancello. Coraggio Claudia. Eccomi.

Una presa forte mi afferra per il polso. La persona sta ansimando. Deve aver corso.

Oddio è un sicario. No aspetta, i sicari non corrono. Ma allora chi è?

Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dallo sconosciuto, che mi volta e mi attira a sé, baciandomi sulle labbra.

Rimango spiazzata, e poi rispondo al bacio. È un sapore familiare, dolce, fantastico. Mi allontano un po’ ed apro gli occhi, mentre un sorriso si apre sul mio volto.

«Quando ho visto che eri sparita…Ho avuto davvero paura»

«Perché?»

«Perché ho creduto che non sarei riuscito a fare questo»

E baciò di nuovo, mettendo una mano dietro la mia testa ed attirandomi a sé. Gli passai una mano fra i capelli, assaporando ogni secondo.

«Buonanotte, Claudia» mormorò poi, lasciandomi andare.

«Buonanotte, Marco»

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Nuovo capitolo, postato adesso perchè la Leslie domani parte ç________ç Mi mancherai tanto tanto tanto ç.ç
Ringrazio come sempre LallaYeah, Niki_CuLLen_, ed ovviamente Leslie per le recensioni. Grazie <333
Grazie anche a pirilla88Promise

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