Io, Elizabeth Garden

di Isa is smiling
(/viewuser.php?uid=73720)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'adolescenza che tutti voi sognereste.. ***
Capitolo 2: *** La mia vita da Upper East Side.. ***
Capitolo 3: *** Tutti, anche l'uomo delle nevi, ma non lui.. ***
Capitolo 4: *** Grazie per la bella scopata! ***



Capitolo 1
*** L'adolescenza che tutti voi sognereste.. ***


[Io, Elizabeth Garden]*
{Occhio per occhio, dente per dente..}

 

Primo Capitolo: L'adolescenza che tutti voi sognereste..

Ho deciso di scrivere questo racconto per tenere a mente che tutto il sesso maschile, tutto il genere “xy”, è da catalogare come un qualcosa da usare e poi gettare via. Qualcosa per cui non vale la pena di soffrire.
Dei cani.
In fondo, pensateci.
Ogni qualvolta un uomo conclude una relazione, breve o lunga che sia, noi donne ci ritroviamo a soffrire, mentre loro, imperterriti, si rifanno una vita.
Beh, perché non render loro pan per focaccia?
La chiamano legge del taglione.
Tutti gli uomini che hanno popolato la mia vita prima che io decidessi di usare la massima “Occhio per occhio, dente per dente” non sono stati altro che un avvertimento a lasciar perdere.
Tutti, tranne mio padre.
Di mia madre non ricordo molto.
Ricordo il giorno in cui se ne andò, però.
Mi baciò sulla guancia, piangeva – e mi chiedo ancora se quelle fossero lacrime vere o frutto di qualche prodotto farmaceutico – e mi disse che non avrei dovuto preoccuparmi. Che mio padre mi avrebbe voluta bene.
Che sarei stata meglio senza di lei.
Direi che su questo ha avuto ragione.
Mio padre è stato un buon padre, assente forse, ma un buon padre!
Di mia madre non seppi più niente.
Vivevamo in una piccola villetta alla periferia di Londra.
Una di quelle casette con giardino annesso, piccole, grandi abbastanza da poter contenere due, massimo tre persone.
Mio padre faceva il bancario.
Tornava sempre tardi e io non mi chiesi mai il perché.
A 15 anni ebbi  il mio primo ragazzo.
Sapete come funziona, no?
Le prime feste, i primi flirt..
Il primo bacio.
E il primo discorso:
“Lizzie, tu per me sei importante ma..vedi..non credo che io e te siamo fatti l’uno per l’altra”.
Ricordo che ci cascai.
Ricordo che piansi per un mese, chiusa in camera mia.
Ma poi capii che dovevo andare avanti.
I mesi passavano, e con loro anche i ragazzi.
Uscita, bacio, discorsetto. Fine.
Uscita, bacio, discorsetto. Fine.
Uscita, bacio, discorsetto. Fine.
Credo fosse stata la settima volta, quando cominciai a chiedermi cosa c’era che non andava.
Decisi che dovevo fare qualcosa.
Decisi di prendere l’iniziativa.
Conobbi un ragazzo, Jonh, sembrava un tipo apposto.
Ci frequentavamo, la relazione andava abbastanza bene.
Fin quando quella sera, il 10 ottobre, non ci imbucammo ad una festa.
Un rave, per la precisione.
C’era di tutto.
Birra, alcool, hashish, cocaina, fumo.
Io non  ero una ragazza che aveva mai fatto uso di sostanze stupefacenti.
Qualche birra, ogni tanto.
Quella sera, - sarà stato l’ambiente o le birre ingurgitate – decisi di provare una pastiglia che Jonh mi aveva fatta avere.
Il giorno dopo mi ritrovai nel giardino della casa che aveva ospitato il rave.
Avevo il vestito strappato.
La testa mi faceva male.
Un dolore acuto percorreva tutto il mio addome.
Non avevo la biancheria intima.
Avete capito cosa mi successe, o volete un disegnino approfondito?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La mia vita da Upper East Side.. ***


[Io, Elizabeth Garden]*
{Occhio per occhio, dente per dente..}

 

Secondo Capitolo: La mia vita da Upper East Side..

 

La mia vita da adolescente non è mai stata degna di particolare attenzione. Avevo i miei amici, andavo bene a scuola, facevo le faccende domestiche, uscivo, ridevo, scherzavo.
Anche dopo la “fatidica notte” ero ritornata alla mia vita.
Certo, ero scossa. Incubi, insonnia, paura.
Ma col tempo passa tutto.
Ho sempre fatto in modo che ciò che mi accade mi scivoli addosso, non rimanga su – e in - me, per non lasciare alcuna traccia.
Avete presente la pioggia?
Quando piove l’acqua ci scivola addosso, senza lasciare nulla.
Torniamo a casa, ci asciughiamo, e di quella pioggia non rimane più niente.
Eppure..
Quell’acqua ha portato con sé storie che noi non possiamo neppure immaginare.
Ha solcato luoghi di cui non conosciamo l’esistenza.
È stata testimone di amori, di passioni, di tradimenti.
Imperterrita ha continuato a scendere, senza fermarsi.
La pioggia non ha tempo per scandalizzarsi, per rimanere ad aiutarti.
Proprio come il mondo.
Nessuno si ferma ad aspettarti.
Se rimani indietro, è una corsa con te stesso, sei tu l’unico concorrente – e, a volte, vincitore – di questa gara.
In effetti, non so come io sia diventata “in questo modo”.
Ma so bene che è il modo migliore per andare avanti.
Se non provi sentimenti, se niente ti turba, niente può ferirti.
Nella vita siamo tutti dei bersagli.
Tutti, prima o poi, veniamo colpiti da qualcosa – o da qualcuno -  che ci fa del male.
C’è il dolore, la rabbia.
Ma poi?
Cosa succede quando tutto finisce?
Si, insomma, quando rimani sola con te stessa e hai immagazzinato tutto il tuo dolore, cosa fai?
Le opzioni sono due.
Puoi scegliere di rimanere a crogiolarti nel dolore, nella paura, vittima di te stessa, senza il coraggio di alzarti e ricominciare a provare.
Oppure, come ho fatto io, continui.
Continui la tua vita come se nulla fosse accaduto, nell’ipocrisia e nella paura di poter, un giorno o l’altro, cadere nel baratro dei ricordi.
Per questo ho eliminato tutto.
Ho deciso di non ricordare per non cadere giù.
E quando il dolore colpisce, fai finta di non sentirlo.
Infatti, quando mio padre morì, ed io avevo 22 anni, non sentii dolore, né piansi.
Perché avrei dovuto?
Sono più che convinta che sia passato ad una vita migliore, lasciando a me una più che gradita sorpresa.
Un conto in banca che aveva dentro una cifra esorbitante.
Mentre io vivevo la mia vita da normale adolescente, mio padre portava avanti una piccola impresa che prima della sua morte era diventata uno dei produttori esteri di non so cosa più richiesti.
E io non ne sapevo nulla.
Avrà avuto le sue buone ragioni, comunque.
A 22 anni mi ritrovavo con un patrimonio enorme, un’azienda, e un pesce rosso.
Ci fu chi si offri di dirigere le aziende di mio padre – amici di famiglia, dicono – cosìcchè io avrei potuto godermi il capitale.
Tutt'oggi funziona così. I dirigenti prendono il loro stipendio e io mi godo il resto del profitto.
Vivo la mia vita da 27enne incallita con carta di credito a 6 zeri, senza emozioni.
Cosa volere di più dalla vita?

-----

23 maggio, ore 22.00, Soho.
 

Quella sera – una delle tante – uscii di casa con calma.
Ero abbastanza felice. Pochi minuti prima avevo lasciato il mio 110° ragazzo.
Nella mia vita il numero 10 ha sempre avuto molta importanza, bisognava festeggiare!
Raggiunsi il mio gruppo di amici/adulatori davanti il locale in voga in quel periodo.
Entrammo, come di consueto, gratis.
Quando la tua popolarità arriva ad un certo standard certe cose, poi, diventano quasi naturali.
Era una serata come tutte le altre.
Avevo conosciuto un ragazzo passabile.
Uno di quei fighetti “finti ricchi” che si aggirano pei i locali il sabato sera.
Ballammo, ci divertimmo.
E mi invitò a casa sua.
Sarebbe stata una notte alquanto movimentata.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tutti, anche l'uomo delle nevi, ma non lui.. ***


[Io, Elizabeth Garden]*
{Occhio per occhio, dente per dente..}

!

Con questo capitolo il narratore cambia, diventando esterno ed onnisciente, tendendo comunque a riportare le idee e le opinioni di Elizabeth. Non mi sembrava equo raccontare solamente il suo punto di vista, perché tra un po’ entrerà in scena il co-protagonista!..xD

!

Terzo Capitolo:: Tutti, anche l'uomo delle nevi, ma non lui..

Elizabeth continuava ad osservare il soffitto biancastro di quella camera sconosciuta, sdraiata accanto ad un uomo sconosciuto, in un letto a lei sconosciuto. Non ricordava neppure il nome dell’uomo che l’aveva invitata a casa sua e con cui poi era finita a letto.

Chiariamo: Elizabeth non era una ninfomane, ma, certo, come tutte le donne con un po’ di buonsenso e mancanza di che fare, non disprezzava gli uomini.

Si alzò tentando di non fare rumore, si vestì, raccolse le sue cose e andò via. Non avrebbe più rivisto quel ragazzo. Bravo a letto, per carità, ma niente cervello.

Era una tipologia, quella dei ragazzi senza cervello, che si poteva trovare ovunque.

E per ovunque non si intende nei locali, o in qualche pub.

Ovunque significa per la strada, in lavanderia, alla posta.

Erano sicuramente i ragazzi più riconoscibili. Quelli senza il minimo pudore, senza senso del rispetto, senza un minimo di gentilezza.

Ed Elizabeth odiava questi ragazzi.

Si chiedeva perché, visto che lei era una ragazza intelligente e benestante, dovesse passare del tempo con persone che non la capivano né la rispettavano.

Chiamò il suo autista di fiducia, dandogli le indicazioni per raggiungerla e portarla a casa.

Esattamente 12 minuti dopo era nel suo bagno monocromatico, godendosi un ottimo massaggio ayiurvedico.

Elizabeth non desiderava molto, in fondo!

Voleva vivere serenamente la sua vita da multimilionaria senza intoppi di nessun genere – fidanzati inclusi – e per farlo aveva bisogno soltanto di due cose.

1) Soldi

2) Ragazzi a disposizione

Sdraiata nella sua enorme vasca, convinta che lì niente e nessuno avrebbe potuto disturbarla, sentì suonare il campanello.

Una volta.

Due volte.

Con insistenza.

“Oh, per me potete suonare fino alla nausea!” pensava Elizabeth, quando ad un certo punto senti gridare: “Chiunque tu sia, lì dentro, dammi una mano! Ho un gruppo di ragazze che mi sta alle calcagne per prendermi e portarmi in un luogo segreto, atto a seviziare i poveri scapoli d’oro come me!”

Elizabeth rise.

Non era solita ridere, Elizabeth.

Pensava che ridere fosse solo una perdita di tempo, che per di più rovinava la pelle creando enormi e orribili rughe, ma in realtà non c’era nulla, nella sua vita, che potesse procurarle un sorriso sincero.

Neppure le sue Prada appena comprate.

Usci dalla vasca, incuriosita da quella voce che la supplicava dall’altro lato della porta e si avviò verso l’ingresso di casa sua. Non guardò né lo spioncino, né chiese chi fosse..un tipo del genere sarebbe sicuramente stato gradito.

Spalancò il portone, in accappatoio, e una figura la investì per rifugiarsi nel suo soggiorno.

Elizabeth mosse di poco il piede destro, quello su cui era appoggiata, e sotto la spinta del ragazzo che era entrato quasi correndo cadde a terra rovinosamente.

Si ritrovò seduta a terra e con un fortissimo dolore all’osso sacro.

Un fottutissimo dolore all’osso sacro.

Non riusciva a parlare.

Sentiva solamente questo dolore lancinante alla base del suo fondoschiena.

Una lacrima le scese, involontariamente, giù per la guancia.

Sapete di quelle lacrime che vorreste trattenere quando vi fate male? Quei momenti in cui, in realtà, vorreste piangere a dirotto pensando che così il dolore possa passare?

E, troppo grandi per piangere le tenete per voi, e per giunta dovete tenere per voi anche il dolore perché..”dai, che sarà mai! Ora ti passa!”

Quando però si rese conto che lei era a terra in accappatoio, essendo stata spintonata da una persona che non conosceva e che era entrata a casa sua correndo, si alzò di botto, peggiorando il fottutissimo dolore, imprecò contro qualcuno che sicuramente non sarebbe stato felice di sentirla e si girò verso colui che le aveva procurato tutto quel problema.

Una figura slanciata e quasi goffa si stava avvicinando a lei, con cautela, quasi avesse paura di lei.

In effetti, doveva averne.

Quando Elizabeth si arrabbiava, non bastavano neppure le raccomandazioni di tutti gli angeli del paradiso.

Se adocchiava la sua vittima, per quella non c’era più scampo.

Era alta, la figura che stava davanti a lei.

Aveva un fisico asciutto ma scolpito, doveva fare molta attività fisica.

La camicia bianca che indossava gli scivolava addosso quasi fosse stata cucita solo per lui. I jeans eleganti gli fasciavano le gambe snelle e muscolose cercando di renderle, forse, più affusolate.

Quel fisico aveva, per lei, un aria familiare.

Dopo aver scandagliato per bene il vestiario di colui che le stava davanti, Elizabeth alzò gli occhi sul suo viso, e riuscì a pensare solo una cosa.

“Oh Mio Dio. Lui no!”

 

Spazio Autrice*:
Salve! Dopo un po' [giusto un po'..xD] d'assenza ho postato un altro capitolo. E' breve, ma sto già lavorando al prossimo!
Volevo ringraziare coloro che hanno commentato:
-Alebluerose91
-Stella Del Sud
-Devilcat
-Yellow_B
Coloro che hanno messo la mia stotia tra le preferite:
-B r o K e n
-evol
-grow
-pirilla88
-underworld_max
E coloro che l'hanno messa tra le seguite:
-Aika_chan
-Alebluerose91
-bicioletta
-chica KM
-Devilcat
-ely4890
-Emily Doyle
-la_regina
-Stella Del Sud
Grazie mille, davvero! Spero continuiate a recensire! =D

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Grazie per la bella scopata! ***


[Io, Elizabeth Garden]*
{Occhio per occhio, dente per dente..}

 

Quarto capitolo:

 

Il ragazzo la guardava con gli occhi sbarrati, la bocca semiaperta e l’espressione da babbuino sconvolto.

Lei, in risposta, lo guardava come se aspettasse che dalle sue pupille uscisse un raggio laser di quelli che lacerano la pelle di coloro che volete colpire. Aveva gli occhi ridotti a due fessure.

“Grisam!” sputò, quasi fosse un insulto.

“Lizzie?!?” ribatte lui, con un tono che somigliava molto all’espressione che aveva, quella del babbuino sconvolto.

Non che Elizabeth avesse l’idea di che tono usasse un babbuino sconvolto, ma era sicura che quello appena sentito ci assomigliasse molto.

“Emh..Quanto tempo!” disse il ragazzo, portandosi una mano sulla nuca e grattandosi la testa, imbarazzato.

“Già, è passato tanto tempo, troppo! E adesso ti prego caldamente di uscire subito da casa mia.” disse Elizabeth con tono basso e marcato, in preda ad una rabbia che neppure lei riusciva a controllare.

Quel ragazzo aveva sempre fatto nascere in lei i sentimenti che, diciamo, non sono adatti ad una donzella che si rispetti.

Avrebbe voluto fortemente torturarlo fino a fargli implorare perdono per tutto quello che aveva fatto, lo avrebbe illuso di poterlo lasciare libero e poi gli avrebbe staccato la testa a morsi.

Ma c’era poi il problema del cadavere, delle tracce. Così decise di lasciar perdere e ritrovare quella che poteva essere una parvenza di lucidità e, soprattutto, di calma.

Non poteva quasi crederci.

Il ragazzo che aveva davanti era Grisam Burdock*

Il ragazzo soprannominato “Highlander”.

Il ragazzo ricco da fare schifo.

Il capitano della squadra di football del liceo quando lei andava a scuola.

Il suo ex vicino di casa.

La sua prima cotta.

Il primo ragazzo che le spezzò il cuore.

Ricordate del cambiamento di Elizabeth?

Lei lo attribuisce a dopo “la famosa notte”, ma, in realtà, il processo comincia proprio da Grisam Burdock. Da quando la piccola Lizzie, convinta che anche lui provasse qualcosa per lei, gli confessò cosa provava per lui.

E sapete cosa fece lui?

Sù, non è difficile da indovinare!

Le disse che era mortificato, ma che aveva già un ragazza e che lei..non gli interessava.

Da quel giorno Elizabeth cominciò ad innalzare la barriera di protezione che tutt’oggi la circonda, completandola ed affinandone la resistenza dopo la “fatidica notte”.

Adesso si ritrovavano lì, uno davanti all’altro, lei in accappatoio bianco e lui in perfetto imbarazzo.

Elizabeth aspettava che lui uscisse da casa sua, ma da quel che poteva vedere, lui non era intenzionato a farlo.

“Beh, Lizzie, sei cambiata!” disse Grisam guardandola attentamente, o forse dovremmo dire “mangiandola con gli occhi attentamente”.

In fondo, indossava solamente un accappatoi bianco. E di questo Elizabeth parve accorgersi solo in quel momento.

“Porco, non guardarmi! Non ne hai il diritto! Adesso io vado a cambiarmi! Se ti trovo ancora qui giuro che ti strangolo con queste manine dolci e delicate!” e unì le mani come se le stesse stringendo sul collo di qualcuno “Chiaro?” concluse.

“Cristallino!” rispose il ragazzo con un sorriso sulle labbra.

Un sorriso splendido, di quelli che ti illuminano la giornata, se non fosse stato per quell’aria da inguaribile pervertito.

“Lizzie..” cominciò.

“Cosa vuoi, razza di maniaco?” chiese la ragazza cercando di convincerlo, con lo sguardo, che avrebbe potuto ucciderlo.

“Niente, volevo solo farti una comunicazione di servizio. La cordicella che tiene chiuso il tuo accappatoio va allentandosi. Ci tenevo a chiarire che non sono un pervertito, ma se mi metti davanti ad uno spettacolo del genere..” ribatté lui, con la faccia da angioletto caduto per sbaglio dal paradiso.

Elizabeth abbassò lentamente il viso sul suo corpo, con la paura che le parole di quel pervertito fossero vere e che lei si sarebbe ritrovata mezza nuda davanti a lui.

Sgranò gli occhi quando vide che la cordicella si era veramente allentata e adesso l’accappatoio offriva un’ampia veduta del decolté abbastanza notevole di Elizabeth.

Si coprì velocemente e poi, alzando lo sguardo su di lui, gli tirò uno schiaffo.

Che, però, non ebbe l’effetto desiderato.

Lui, dotato di riflessi molto pronti, non solo le blocco il polso, ma la attirò a se, facendo combaciare i loro corpi.

Elizabeth trattenne il respiro, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto di lui, che con la sua voce suadente disse: “No no, Lizzie, non si fa! Vuoi davvero rovinare il mio bel faccino?”

“Credimi, sarebbe la cosa che mi piacerebbe di più, in questo momento” rispose lei, con lo stesso tono di voce, spostandosi poi e riuscendo a colpirlo con la mano che aveva ancora bloccata.

“Sicura che non vorresti fare altro?” sussurrò Grisam, il pervertito.

Fu un attimo.

Lui la trascinò di nuovo verso di sé e la baciò a forza.

Elizabeth non capì più niente.

Le labbra morbide e calde di lui stuzzicavano quelle di lei in una danza passionale, combaciando perfettamente le une con le altre.

Elizabeth posò una mano sul petto di lui, tastando la stoffa pregiata della camicia, trovandovi dei muscoli evidenti ma non troppo sviluppati.

Il bacio continuava ad approfondirsi lentamente, inesorabilmente.

Grisam le sfiorava l’incavo del collo con le dita, continuando a farla morire di piacere con quel bacio che aveva coinvolto troppo entrambi.

Si staccarono per riprendere fiato, accorgendosi che la camicia di lui era arrivata misteriosamente a terra.

“Resta.”sussurrò Elizabeth come un ordine.

Grisam sorrise sulle sue labbra e prima di riprendere a baciarla le rispose con un semplice “Si”.

Lizze lo prese per mano e lo condusse, in un silenzio carico di passione, verso la sua camera da letto.

 

***

 

Elizabeth si svegliò accompagnata da un tenue raggio di sole che le colpiva i capelli, leggermente mossi.

Si girò verso l’altra metà del letto, cominciando a ricordare gli avvenimenti delle ultime 24 ore. Avevano riso, avevano scherzato, si erano conosciuti molto bene in senso bibblico.

Elizabeth non aveva mai usato il termine “fare l’amore”, perché sapeva benissimo che in realtà  l’amore non esisteva.

Si poteva stare bene con una persona, avere le sue stesse idee, ma non la si poteva amare.

O almeno, lei non ne era mai stata capace.

La sua mano, che continuava a sfiorare le pregiate lenzuola di seta, si imbatté in qualcosa di ruvido.

Un foglio di carta.

Lo prese tra le mani e lesse quelle poche righe, scritte in una grafia elegante e sbarazzina allo stesso tempo.

 

“So benissimo che non ti dispiacerà svegliarti sola, nel tuo letto ancora intriso del mio odore.

Del nostro, ormai.

Siamo uguali.

Grazie per la bella scopata, e anche per la chiacchierata.

Anche se quella viene dopo.

Se è destino ci rincontreremo.”

 

Nessuna firma, nessuna parola inutile.

Elizabeth rise e strappando il foglio in mille pezzettini si coricò di nuovo, cadendo poco dopo in un sonno profondo.

Con ancora il sorriso sulle labbra.

 

To be continued..

 

 

* Il nome non l’ho inventato io. È un personaggio della saga di Fairy Oak! Sono sempre stata affascinata da questo personaggio..anche se il Grisam della mia storia è completamente differente! xD

 

 

Spaces:

Saaallve! Lo so, sono imperdonabile..non ho idea di quanto tempo sia passato dall’ultimo aggiornamento! =S

Elizabeth è un personaggio molto speciale e sto cercando di non farla cadere nel banale, perché tengo troppo a lei.

E poi non so mai come farla comportare perché è troppo simile a me e io non so mai come comportarmi! xD

Per adesso la storia è all’inizio, quindi è molto pallosa [xD]..spero di appassionarvi comunque!

Non credo ci sia altro da dire..=D

Ringrazio tantissimo coloro che hanno recensito e coloro che hanno la mia storia tra preferiti e seguiti!

Spero vivamente che continuiate a seguirmi e commentiate in tanti!!

Grazie!

Baci..

Isa! <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=362125