I'll show you my heart

di thankyouzayn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** XV ***
Capitolo 16: *** XVI ***



Capitolo 1
*** I ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

01
 
Irene si chiuse dietro di sé la porta di casa e sulle sue guance, già arrossate, sferzò una folata di vento gelido. L'inverno non aveva mai fatto per lei. Sempre troppo freddo, troppa neve e troppi vestiti da indossare.
L'estate, a sua opinione, era decisamente migliore. Non che a Birmingham si raggiungessero temperature davvero elevate ma, almeno, i cittadini, Irene compresa, potevano levarsi qualche capo d'abbigliamento di troppo.
Le sue scarpe da ginnastica rigorosamente nere, perché non sia mai che potessero in qualche modo sporcarsi, battevano sul marciapiede dove qualcuno aveva già provveduto a spargere un po' di sale per risparmiare a tutti una bella caduta a terra che oltre che fonte di umiliazione avrebbe potuto far gravemente male.
La ragazza s'inumidì le labbra e affondò il viso nella sciarpa, sempre nera, che aveva avvolto al collo in fretta per il poco tempo.
Allie, la sua coinquilina ed anche cara amica l'aspettava al bar del college per bere una tazza di cioccolata calda e per sfogarsi sulle commesse del negozio in cui lavorava, le stesse che passavano più tempo a spettegolare sui ragazzi che entravano nel negozio che ad aiutare i clienti.
Affondò ancora più di quanto fosse possibile il viso nella sciarpa morbida ed aumentò il passo dato che era già in ritardo.
La caffetteria era gremita di studenti che avevano lasciato da parte, per qualche ora, i libri e si erano presi una piccola pausa con qualche amico. Il college, specialmente se si è al primo anno, può essere davvero duro e pesante ed, Irene, condivideva appieno.
Aveva ormai già perso il conto di quante notti era rimasta sveglia per finire di studiare.
Le sembravano ormai lontani i tempi in cui la professoressa Thompson parlava per ore ed ore e lei non faceva altro che prendere appunti. Davvero. Sembrava una vita fa ed, eppure, era appena un anno prima. Quando ancora viveva Londra con la sua famiglia e le superiori, a confronto, erano una passeggiata.
La grande porta in vetro sbatté alle sue spalle ed Irene si alzò sulla punta dei piedi per cercare la sua amica. Con il suo metro e settanta poteva vantare una statura notevole ma ciò non voleva dire che qualche volta dovesse ricorrere anche lei a stratagemmi simili, soprattutto se doveva individuare qualcuno in mezzo a tanta gente. Allie, proprio al terzo tavolo sulla sinistra, si stava sbracciando per farsi notare.
Con il suo metro e cinquanta, Allie, invece doveva spesso ricorrere alle punte, ma non si lamentava, anzi rideva e diceva di avere in futuro assicurato come ballerina. Il fatto che poi fosse così scoordinata da quasi far paura era solamente un dettaglio.
Irene lasciò scivolare la borsa dalla sua spalla fino a farla atterrare sulla panca su cui si era da poco seduta prima di sorridere all'amica e togliersi sciarpa e cappotto.
Pescò dalla borsa il suo fedele burrocacao e sospirò soddisfatta quando si rese conto di aver raggiunto, finalmente, il suo traguardo.
«Dio, che freddo», borbottò ed in risposta Allie annuì con fare comprensivo. Anche lei preferiva decisamente l'estate.
La cameriera, con un grembiule nero allacciato in vita ed un sorriso cordiale si accostò al tavolo con un piccolo bloc-notes tra le dita ricoperte di anelli.
«Cosa vi porto ragazze?»
Le due si scambiarono una breve occhiata prima che Irene «Due cioccolate calde, grazie» dicesse, con un sorriso ben aperto sulle labbra leggermente screpolate.
La ragazza sparì pochi secondi dopo, giusto in tempo prima che Allie esordisse con un «Giuro, un giorno di questi mi licenzio».
Andava avanti così ormai da mesi, bene o male dal secondo giorno di lavoro: quando aveva scoperto che le restanti colleghe avevano più ormoni in corpo che cervello.
«Non fanno altro che parlare di ragazzi e della loro ultima scopata», disse anche, abbassando il tono di voce per mantenere una certa riservatezza riguardo determinati argomenti.
«Sono sicura che neanche un uomo ne parlerebbe così tanto.»
Irene ridacchiò appena. Aveva sentito ormai così tante storie riguardo le fantomatiche commesse che ormai era quasi sicura di conoscerle anche lei, pur non avendole mai viste di persona.
C'era Cassie, la capellona bionda che passava sempre più tempo dalla parrucchiera per far diventare sempre più platino i suoi capelli già chiari.
Debby che si metteva il rossetto rosso per tutte le occasioni e aveva sempre in bocca una gomma da masticare.
Ed infine non poteva non mancare Emely che passava il tempo a limarsi le sue unghie pitturate di un colore diverso ogni giorno.
Insomma, tre ragazze davvero a posto, come si divertiva a definirle Allie, in modo puramente sarcastico.
«Ho bisogno di una persona normale là dentro. Una sola, una che può lasciarmi continuare sulla buona strada e che non mi faccia avere la costante voglia di uccidere una delle tre o, nel peggiore dei casi, tutte.»
Irene sollevò gli occhi verso il soffitto della piccola caffetteria e poi si lasciò andare in una risata divertita perché nonostante sentisse questa storia almeno due volte al giorno non riusciva a stufarsi ed a non cedere alle risate.
S'interruppe solamente quando la cameriera posò gli ordini sulla superficie in legno del tavolo.
«Come riesci ad essere sempre così melodrammatica?» Chiese quindi, appoggiando il mento sulle mani congiunte.
L’amica scrollò le spalle, afferrò la tazza bianca e soffiò per qualche secondo, in un vano tentativo di raffreddare appena il contenuto. Irene presto la imitò.
«La tua giornata com’è stata fino ad ora?» Chiese a quel punto Allie, immergendo le dita nei capelli neri tagliati a caschetto per sistemarseli dietro le orecchie.
Il maglione viola scuro, quelle dalle maniche larghe, le scivolò sul braccio mostrando un paio di braccialetti ed il tatuaggio sull’avambraccio.
«Stavo studiando», rispose Irene, sorseggiando la sua cioccolata calda e spostando di tanto in tanto gli occhi sui vari tavoli.
Lei, a differenza della sua amica, era portata per concentrarsi solo ed unicamente sullo studio. Fare qualche lavoretto durante il giorno e passare poi le notti sveglia sui libri non faceva per lei.
Allie, invece, non sembrava avare particolari problemi, nonostante dormisse quattro cinque ore sei giorni su sette. Era una di quelle persone che anche con poche ore di sonno avevano abbastanza energie per fare tutto ciò che preferiva.
«Avrei una cosa da proporti», proruppe a quel punto Allie, perché parlare di lavoro e scuola durante la sua pausa pranzo lo si poteva fare per un massimo di dieci minuti.
Assolutamente non si poteva andare oltre. Era una regola che la ragazza dai capelli corti e scuri aveva stabilito fin dal subito.
Irene unì tra loro le labbra fino a formare una linea e con un cenno del capo la spronò a continuare anche se lei idee della sua amica non erano sempre buone. Più di una volta le era capitato di declinare l'offerta.
«Voglio uscire questa sera, lasciarmi alle spalle il lavoro ed i libri. È sabato. Dimentichiamoci di tutto e divertiamoci.»
La ragazza questa volta dai lunghi capelli biondi s’inumidì le labbra e poi incrociò le braccia al petto mentre si appoggiava meglio allo schienale della panca.
Doveva ammettere che anche a lei sarebbe piaciuto fare qualcosa di diverso.
«C’è un pub molto carino, qui in zona. È aperto fino a tardi», continuò imperterrita Allie. «C’è la musica e potremmo trovare un paio di ragazzi carini e farci offrire da bere. Che ne dici, ti piace come proposta?»
Irene rise divertita dalle parole dell’amica e si ritrovò ad annuire ancora prima che ci potesse pensare davvero.



Note autore:
Buonsalve a tutti. Questa volta sono passati solamente due mesi da quando ho pubblicato l'ultima volta. Esattamente come un anno fa, mi presento qui appena iniziano le scuole. A dire la verità avrei voluto farlo ieri ma tra una cosa e l'altra non ho fatto in tempo e quindi, come al solito, lo faccio quando trovo uno spazio vuoto in mezzo ai miei impegni (che non sono molti ma sorvoliamo).
Allora nell'aria ci sono un po' di novità ma, prima di parlare di ciò, spero che abbiate avuto un buon primo giorno di scuola e volevo farvi un enorme imbocca al lupo per l'anno che verrà e per tutti quelli che, come me, hanno la maturità.
Se devo essere sincera io ho una fifa blu al solo pensiero.
Per il resto spero che la vostra estate sia stata memorabile e che vi siate divertiti e soprattutto riposati dato che da oggi iniziano le levataccie e le studiate enormi.
Bene, detto ciò, parliamo un po' della storia.
Quello di oggi è un mini capitolo, composto solo da mille e ventotto parole che serviva a me per dare inizio alla mia nuova storia.
Vi devo svelare un segreto. Quando ho finito ELBOAOI e poi pubblicato Don't Let Me Go, avevo intenzione di scrivere e successivamente di pubblicare una storia che avesse come protagonista principale il nostro Harry ma, purtroppo, sapete bene che la mia fonte d'ispirazione è il mio caro e amato Zayn, quindi una notte, stufa di non avere più un'idea decente per la mente, ho buttato giù questo esatto pezzo che ho pubblicato oggi ed ho deciso che da quel momento in poi la storia sarebbe stata questa.
Mi scuso se per caso ho illuso qualcuno ma io, come al solito, sono quella che cambia idea all'ultimo minuto.
Quindi, in poche parole, anche questa volta ci sarà Zayn, in luoghi e circostanze diverse ma è sempre lui.
Inoltre, perché è giusto e mio dovere tenervi aggiornate, se per caso qualcuno è già stato sul mio profilo e ha letto
Winter (basta che clicchiate sul titolo per andare a leggerla) vi accorgerete che la ragazza, Irene, è proprio quella di questa storia.
Ho deciso, infatti, di prendere come spunto una mia os e di costruirci una storia intorno.
È passato un anno da quando si sono incontrati per la prima volta e quindi ci saranno un po' di cambiamenti (com'è giusto che sia), alcuni dei quali già si capiscono in questo capitolo, e tutti gli altri verranno svelati un po' alla volta.
Ad Irene, in più, ho deciso di affiancare la spumeggiante Allie che oltre ad essere la sua migliore amica è anche la coinquilina. Non preoccupatevi, presto arriveranno anche i ragazzi.
La mia OT5 non può assolutamente mancare.
Inoltre, vi faccio presente, che l'intera storia si svolgerà a Birmingham. Se devo essere sincera anche su questo aspetto, non mi piacciono molto i luoghi comuni e poi, dopo un po' di ricerche, ho scoperto che proprio nel college di questa città ci si può laureare in arte e, in fondo, questa sarà un po' alla base dell'intero racconto.
Bene, direi che il resto dovrebbe risultare tutto chiaro ma, qualora doveste avere dei problemi non esitate a chiedere.
Ah, vi rendo noto che quest'anno, diversamente da quello passato pubblicherò ogni due settimane, giusto per avere un po' più di agio con la scrittura dato che non ho ancora finito questo aspetto, e per non fare ritardi come ho fatto qualche volta.
Bene, penso di avervi detto tutte le novità e di essere stata esauriente.
Come al solito, prima di abbandonarvi, vi lascio un paio di link in modo che così poi potrò dileguarmi alla svelta.
Dunque, per vedere tutto quello che ho pubblicato nei mesi passati basta che cliccihiate
qui e che per contattarmi potete usare anche Ask (anche se non lo uso molto ed è ormai passato di moda).
E, come sempre, la pubblicità al mio baby (perché mi piace un sacco). Vi lascio direttamente il suo canale
Youtube e spero che chiunque non si sia già iscritto lo faccia la più presto.
Ok, ci siamo. Vi auguro quindi una buona settimana di scuola e vi abbraccio tutti forte. Sono già impaziente di pubblicare il secondo capitolo.
Aggiungo solo che mi scuso per eventuali errori grammaticali non visti e che provvederò il più presto a correggerli.
Quindi semplicemente alla prossima. All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 2
*** II ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

02

Allie, assomigliando in generale ad una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro, occupava l'unico bagno del piccolo appartamento da più di due ore. Irene aveva provato a metterci piede un paio di volte ma dopo aver visto i vestiti ammucchiati in vari angoli e i trucchi che occupavano l'intero piano davanti allo specchio, aveva semplicemente battuto la ritirata, capendo che sarebbero uscite davvero tardi, quella sera.
Il resto del pomeriggio era passato, come sempre, fin troppo lentamente e tra pagine di storia dell'arte e di letteratura aveva rischiato più di una volta di addormentarsi. Come risultato, aveva finito per bere almeno quattro tazze di caffè e, dunque, non sarebbe riuscita a chiudere occhio per le prossime ore.
Tutto sommato, quindi, non era poi una cattiva idea uscire per un po' da quella casa che sembrava soffocarla.
Sempre che Allie finisse in tempo.
L'amica in questione, apparve solo pochi secondi dopo che Irene si fu stesa sul letto, nel vano tentativo di dare un po' di riposo alla sua schiena.
I capelli neri quella sera non era dritti ma bensì mossi, come se li avesse lasciati asciugare da soli dopo la doccia. Le dita chiare di Allie stringevano un tubetto di mascara, mentre le palpebre avevano già un leggero strato di ombretto. La ragazza era sempre stata brava nell'utilizzare i trucchi, a differenza di Irene che si limitava al mascara ed, in occasioni speciali, un po' di rossetto: anche se dopo finiva per mordicchiarsi così tanto le labbra fino a toglierselo.
Lei ed il talento per il make-up si trovavano su due pianeti completamente opposti.
«Non riesco a trovare il mio eye-liner, quindi non posso metterlo», borbottò, Allie, spostando una ciocca di capelli dal viso. «E non riesco nemmeno a trovare qualcosa da mettermi. Tutti i miei vestiti li ho messi decide di volte se non centinaia», continuò poi.
Irene inarcò un sopracciglio, confusa e spaesata.
Il problema del trucco non la toccava più di tanto dal momento che non riusciva bene a capire in cosa il cosiddetto eye-liner facesse la differenza, ma arricciò le labbra in una smorfia pensierosa per quanto riguardava i vestiti.
Allie, decisamente melodrammatica, aveva un guardaroba che pullulava di capi di abbigliamento di tutti i tipi: da quelli più classici a quelli più stravaganti ma, nonostante ciò, si lamentava sempre del fatto che non avesse mai niente o che li aveva indossati più volte.
Anche Irene, a dirla tutta, poteva vantare una scelta piuttosto ampia, per quanto riguardava gli abiti vari, dato che con i soldi che sua madre le dava si concedeva almeno una volta alla settimana un'uscita per negozi, giusto per svagare un po' la mente e dedicarsi a ciò che piaceva. Molto spesso sceglieva appositamente il giorno libero di Allie cosicché l'amica potesse seguirla ed accompagnarla.
A fine giornata poteva quindi succedere che se tornassero a casa con i portafogli alleggeriti ma con mani piene di sacchettini e sacchettoni.
Restava comunque il fatto che Irene non fosse così drastica come la sua coinquilina.
«Puoi vedere se c'è qualcosa di mio che ti piace», si offrì alla fine Irene, dopo aver osservato per qualche minuto l'espressione rassegnata di Allie. Poi, però, le puntò un dito conto e con finta aria minacciosa «Ma scordati il paio di pantaloni blu. Quelli non si toccano» le disse.
Allie, in risposta, si mise dritta sul posto e con una mano ferma all'altezza del cuore fece la promessa.
L'altra sorride soddisfatta. «Ora datti una mossa perché io devo ancora fare la doccia e sono le otto.»
Allie batté la ritirata qualche secondo dopo, con un sorriso sulle labbra e una luce brillante negli occhi.
«Ti voglio bene, Re.»
Irene sollevò gli occhi verso il soffitto per il soprannome che solo la sua amica usava e che lei trovava davvero brutto e non adatto a lei. Le bastava un semplice e banale “Ire” per farla contenta. Non c'era bisogno di andare a ricercare tanti nomignoli complicati o particolari. Lei era fatta per la semplicità.
Tuttavia non si soffermò a lungo su questo particolare, anzi intimò all'amica di rendere presentabile il bagno al suo arrivo, il tutto accompagnato da uno sbuffo bambinesco che fece sorridere Irene, e recuperò un paio di slip ed un reggiseno dal secondo cassetto del suo settimanale.
«Ho quasi finito, lo giuro!» Urlò poi Allie ed Irene era sicura che l'avesse sentita tutto il vicinato.

Alla fine dopo ore interminabili di preparazione e diverse imprecazioni, qualcuna solo sussurrata e qualcuna, invece, urlata, si desidero ad avvolgere una pesante sciarpa attorno al collo ed a stringersi nel cappotti prima di mettere il naso fuori casa.
Le temperature erano ancora più basse del pomeriggio ed un leggero vento, sempre freddo, contribuiva a rendere il clima ancora più difficile da sopportare.
«Dio, ma la nostra bella estate che fine ha fatto?» Borbottò Irene mentre alzava un braccio per richiamare l'attenzione di un taxi che stava passando proprio in quel momento.
Avrebbero potuto chiamarne uno mentre erano ancora in casa, in modo da non dover attendere molto al freddo ma, quella sera, la disorganizzazione regnava nel piccolo appartamento.
«Ho chiamato Harry mentre eri in doccia», la mise in guardia Allie mentre saliva sul taxi. «Dovrebbe raggiungerci insieme a Niall.»
Irene annuì, stringendosi nella sciarpa e seguendo l'amica. Poi si sporse leggermente sul sedile e «84 Cambridge Street», disse, osservando anche il conducente muovere il capo in segno affermativo, per far intendere che avesse capito.
«Dici che la faranno? So che sono entrambi molto impegnati in questo periodo.»
Niall ed Harry erano due ragazzi conosciuti qualche mese prima al corso di storia dell'arte che Irene frequentava ed era bastato veramente poco perché stringesse amicizia con loro e presentarli, poi, ad Allie. Da allora, qualunque volta uscissero chiamate i due amici era quasi obbligatorio.
Entrambi vivevano in un appartamento non molto lontano dal loro ed alternavano le ore di studio con qualche lavoretto. Nulla di troppo invadente ma che comunque permettesse loro di arrotondare per riuscire a pagare l'affitto.
«Niall, a quanto ne so, ha iniziato un nuovo lavoro da poco. Deve ancora ambientarsi bene.»
Irene si morse il labbro inferiore e si chiese se uno come Niall Horan avesse davvero bisogno di tempo per ambientarsi dal momento che, non appena iniziato il college, gli erano bastati dieci minuti nello stesso corso per porgerle la mano e cominciare a blaterare qualcosa sottovoce con il suo marcato accento irlandese del quale andava molto fiero. Era un ragazzo troppo allegro e socievole perché necessitasse un po' di tempo per adattarsi a qualsiasi cambiamento.
«Harry, invece, sta studiando davvero tanto. A detta di Niall non si stacca dai libri nemmeno durante la notte.»
Allie ridacchiò, portando una mano a coprirsi le labbra e scuotendo il capo.
Conosciutisi all'età di sette anni, quando un piccolo Niall si trasferì dall'Irlanda alla piccola città di Holmes Chapel, i due ragazzi avevano sulla spalle un'amicizia che durava da anni e che con lo scorrere del tempo si era solidificata e mai scalfita.
Ma non per questo, spesso e volentieri, si dedicavano al loro passatempo preferito: prendersi in giro a vicenda.
Era ormai risaputo che Harry Styles, uno degli studenti più affascianti di tutto il college di Birmingham fosse più che determinato a passare tutti gli esami con il massimo dei voti: il che a volte stava a significare che non avrebbe chiuso occhio fino a quando non avrebbe imparato tutto quello che ci sarebbe stato da imparare.
«Lo so, l'ha detto anche a me», ripose Allie, osservando distrattamente fuori dal finestrino. Poi con un sorrisetto sulle labbra si rivolse all'amica e «Noto con piacere che hai messo i tuoi pantaloni fortunati. Chi hai intenzione di conoscere questa sera?»
Irene si sistemò una ciocca di capelli e si preparò a scendere dal momento che erano quasi arrivate, decidendo di lasciare solamente un occhiolino alla sua amica e di non rispondere a parole. Si ritrovò a pregare anche che presto arrivasse la primavera o addirittura l'estate perché, davvero, l'inverno non faceva per lei. Neanche un po'.
Allie, invece, borbottò qualcosa prima di tirare fuori il portafoglio e pagare la corsa. Con un sorriso appena accennato ringraziarono l'uomo alla guida e scesero dall'auto per immergersi nel freddo pungente inglese.
«Fa proprio freddo», aggiunse anche la ragazza.
Irene, accanto a lei e con le braccia strette saldamente al petto per cercare di allontanare il più possibile l'aria pungente annuì, sperando di potersi beare del tepore all'interno del pub al più presto.
Il locare, Prince of Wales, era illuminato notevolmente, caldo e discretamente affollato. Anche se, essendo le dieci di sera, avrebbero dovuto aspettare poco perché si riempisse.
Allie scosse i capelli corti e puntò i suoi occhi perfettamente truccati sul grande bancone che si estendeva poco dopo l'entrata. I tavolini in legno, poco lontani, erano però decisamente più invitanti.
«Hai un posto preferito?» Chiese la ragazza, impegnata nel togliersi la sciarpa ancora avvolta attorno al suo collo.
Irene pescò il cellulare dalla borsa, dal momento che aveva preso a suonare, e con un dito indicò il tavolo che più le piaceva prima di farlo scorrere sullo schermo e rispondere ad Harry.
«Harry, ciao.»
La voce roca e bassa del suo amico dall'altra parte della cornetta le arrivò alle orecchie qualche istante dopo.
«Dove siete?» Domandò.
Irene, che nel frattempo aveva mosso i primi passi per raggiungere la loro postazione, aggrottò le sopracciglia e poi le sollevò, in un chiaro segno di stupore.
«Non ci posso credere. Siete davvero usciti?»
Uno sbuffo da parte di Harry e la voce ovattata di Niall che recitava una sfilza di imprecazioni portarono la ragazza a sorridere ed il primo a «Ellis, dimmi dove siete. Qui fuori si gela.»
Irene alzò gli occhi al cielo ma poi rise divertita non appena si immaginò il naso rosso di Harry, come le sue guance, ed i capelli castani arruffati.
«Siamo al Prince of Wales. Voi?»
Un sospirò lasciò le labbra di Harry che «Meno male. Ho avuto paura di aver sbagliato. Accordarsi con Allie è impossibile.»
E prima ancora che la ragazza potesse ribattere la comunicazione cessò ed Harry e Niall entrarono nel pub, stretti nei loro giubbini pesanti.
Allie alzò una mano per farsi vedere ed il più alto dei due, ovvero Harry, le puntò il dito contro non appena le fu abbastanza vicina. «La prossima volta che dobbiamo trovarci vorrò parlare anche con lei», e con un gesto veloce indicò Irene, che lo stava osservando divertita. «Tu e l'organizzazione non andate a braccetto. Proprio no.»
Allie inarcò le due sopracciglia perfettamente curate e scrollò le spalle perché lei era fatta così. Non le andava quasi mai di sprecare fiato per le cose futili. Tirava fuori il carattere e la voce solo quando la situazione era davvero grave.
«Va bene», disse quindi. Poi i suoi occhi scuri si puntarono su Niall e con un cenno di mano lo salutò.
«Ok, ora che abbiamo appurato che Allie non sa organizzarsi potreste anche sedervi e prendere qualcosa.»
Niall alzò le spalle e annuì mentre si passava una mano tra i capelli e si sedeva accanto ad Allie. Harry, invece, si buttò sulla sedia vicino ad Irene con uno sbuffo ed il naso rosso proprio come la ragazza aveva immaginato.
«Ditemi che l'estate è vicina», borbottò anche e l'amica dai lunghi capelli biondi gli posò una mano sul braccio per confortarlo.
L'estate sembrava essere agognata da tutti: forse questo era uno dei motivi per cui il tempo sembrava essersi fermato in pieno inverno.
«Harry caro», lo riprese Allie con un sorrisino divertito e sarcastico suo volto, «bevi una birra e smettila di piagnucolare.»
Il ragazzo, in risposta, alzò il dito medio e le mostrò le due fossette ai lati delle labbra.




Note autore:
Ciao mie belle fanciulle! Come avevo anticipato la scorsa volta ho aggiornato dopo due settimane ed è anche un bene perché sono abbastanza indietro con la stesura della storia e ho bisogno del mio tempo per scrivere.
Tuttavia, c'è il secondo capitolo ma, prima di parlarvi di questo spero che abbiate avuto due buone prime settimane di scuola e che siate pronti per vivere l'anno scolastico che vi aspetta. Io no ma possiamo sorvolare su questo.
Vuol dire che spererò che le vacanze di Natale arrivino alla svelta. Davvero sto già contando i giorni.
Dunque, nella prima parte avevamo lasciato Irene ed Allie in caffetteria con l'idea di uscire la sera per divertirsi e dimenticarsi per un po' i libri e lo studio mentre qui, invece, si concretizza il tutto. Mi piace pensare le due ragazze come un'accoppiata che sprizza energia e divertimento. Il rapporto che si viene a creare tra due persone che  passano tanto tempo assieme è la chiave di tutto.
E, detto, sinceramente, mi immedesimo un po' in entrambe le ragazze. Sono totalmente innamorata della loro amicizia e penso che posso fare anche a meno di dire che saranno importanti l'una per l'altra per tutta la storia.
La prima metà quindi si concentra su loro due che si stanno preparando e mi vergogno un po' ad ammetterlo ma ho riso e mi sono anche divertita un sacco a scrivere quella parte. La fase prima di un'uscita è un po' una noia ed una scocciatura ma se sei in compagnia delle tue amiche tutto può essere più divertente. Ho anche cercato di delineare un po' le personalità sia di Irene che si Allie. Essere amiche non vuol dire avere lo stesso carattere e le stesse personalità.
Nella seconda parte, poi, compaiono Harry e Niall. Ve l'avevo detto che non avreste dovuto attendere molto per l'arrivo dei ragazzi.
I miei splendidi Narry sono più uniti che mai in questa storia e saranno gli amici del college delle due ragazze. Questa volta li ho voluti dividere dagli altri tre ma non temete di nulla e abbiate fiducia in me.
Sono tremendamente adorabili ed ho ragionato parecchio su questa accoppiata ma alla fine Zayn non potevo assolutamente dividerlo da Louis e nemmeno da Liam quindi mi sono detta che Harry e Niall sarebbero andati più che bene insieme.
Se ben vi ricordate i miei Ziam e i miei Zouis vanno prima di tutto ed anche in questa storia non potevano di certo mancare. Possono cambiare tante cose ma loro, proprio no.
A parte questo per il momento non c'è molto da dire visto che deve ancora entrare in scena uno dei protagonisti. Non temente nemmeno per questo: non dovrete attendere molto.
Mi spiace solo di dover farvi aspettare due settimane ma vedrò di scrivere il più possibile in modo di poter aggiornare più frequentemente. Non vi prometto niente ma ci proverò, questo lo posso dire.
Prima di lasciarvi, però, volevo ringraziarvi per essere arrivati fin qui e, come al solito, vi lascio il mio
Ask (anche se non lo uso molto) e dirvi che nel caso voleste leggere quello che ho scritto nei mesi precedenti basta che clicchiate qui.
Inoltre la pubblicità al mio baby è quasi scontata quindi vi lascio il suo canale
Youtube. Devo prepararmi psicologicamente ed emotivamente per le sue nuove foto che devo ancora salvare.
Bene, adesso me ne vado sul serio e ci sentiamo tra due settimane. Un bacio grande e spero che la storia cominci ad interessarvi sempre più e mi scuso per gli eventuali errori ortografici che provvederò a correggere il prima possibile.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 3
*** III ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

03
 

Un'ora più tardi il secondo giro di birra era partito in automatico, non appena avevano capito che i loro corpi stavano bene nel tempore del locale e che l'atmosfera fosse troppo piacevole per essere abbandonata.
Magari più tardi avrebbero fatto anche il terzo giro, i loro fegati non ne sarebbero stati molto fieri ma sarebbero stati in grado di tenere duro e avrebbero trovato tutto ancora più divertente di quanto già risultasse.
La risata di Niall era terribilmente contagiosa e, Irene, si ritrovò ad asciugare l'ennesima piccola lacrima sotto il suo occhio destro e gettare all'indietro il capo.
Harry sbuffò, bevve un sorso della sua birra e batté una mano sul tavolo perché anche se aveva rinunciato ad una serata sui libri e cercare di prendere l'ennesimo volto alto, i suoi amici lo stavano facendo divertire decisamente molto di più che qualche aneddoto raccontato da pagine piene di parole.
Allie colpì leggermente il braccio del ragazzo accanto a lei e rise ancora, mettendo in mostra i suoi denti completamente bianchi che risaltavano grazie ai capelli scuri come la pece.
«Chiedo una pausa», soffiò Irene, posandosi una mano sul ventre che doleva per le troppe risa. La sua amica annuì, ridacchiando ancora e scuotendo il capo.
Niall prese un profondo respiro e Harry presto lo imitò.
Poi, entrambi, rubarono un sorso dal loro bicchiere.
Non era chiaro nemmeno ad uno dei quattro ragazzi a cosa si dovesse così tanto divertimento ma sapevano solo che una parola aveva attirato l'altra e presto si erano ritrovati a ridere così tanto da far male i muscoli del viso.
Allie fece una smorfia quando l'ultimo sorso della sua birra finì tra le sue labbra, osservò Irene e «Devo andare a fare pipì. Vieni con me?» chiese senza nessun tipo di problema.
L'amica, stringendo le labbra con il divertimento che ancora oscillava nei suoi occhi chiari, annuì, scusandosi e stringendo tra le dita la sua pochette.
«Niall è più carino del solito questa sera, non trovi?»
Fu così che esordì Allie non appena la porta del bagno si chiuse. Irene soffocò una risata perché si sarebbe dovuta aspettare una reazione del genere dal momento che gli occhi dell'amica non avevano mai smesso di vagare (non di proposito ovviamente eh) sulla figura del ragazzo proprio accanto a lei. Irene era quasi sicura che anche Harry se ne fosse accorto ma che, grazie a Dio, avesse deciso però di stare in silenzio.
Allie poteva essere molto schietta in qualsiasi cosa ma quando si trattava di bei ragazzi con gli occhi azzurri e l'accento irlandese, allora, il suo duro cuore di ghiaccio si scioglieva facendola quasi assomigliare ad una morbida pallina di pelo.
Ma, Irene, si ritrovò a pensare che sarebbe arrivato un giorno in cui la sua amica sarebbe stata stufa di aspettare e che avrebbe finito per fare il primo passo se il ragazzo non si sarebbe deciso prima.
Senza l'ombra di dubbio.
«Voglio dire: sul serio è più bello del solito, o sbaglio?»
Irene alzò le mani in segno di resa, lei Niall lo vedeva sotto un'altra prospettiva. Poi, però, vedendo gli occhi speranzosi della sua amica semplicemente annuì, aprendo le labbra in un piccolo sorriso di gentilezza.
Se serviva così poco per farla contenta lo avrebbe fatto per il resto della vita.
«Perfetto. Se giochiamo bene le nostre carte direi che possiamo aver trovato due bei ragazzi che ci offriranno da bere.»
Allie mise le mani sotto il getto di acqua dopo aver controllato che il trucco, soprattutto il rossetto, fosse a posto. Irene, invece, accanto a lei sgranò gli occhi e rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva.
Non aveva intenzione di sciupare i suoi pantaloni preferiti con dei suoi amici.
«Cosa? No!» Disse quindi, incrociando le braccia al petto e fissando Allie che, tranquillamente, si stava asciugando le mani. L'altra sollevò gli occhi verso il soffitto e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Dì la verità: non hai intenzione di sprecare i tuoi pantaloni fortunati.»
Questa volta fu il turno di Irene di alzare gli occhi al cielo perché nonostante avesse centrato a pieno la questione non lo avrebbe mai ammesso.
«È Harry», disse quindi semplicemente, come se potesse equivalere ad una vera risposta. E come se fosse quella la reale risposta che avrebbe dovuto dare.
«E quindi? È carino.»
Irene sospirò, si passò una mano sul viso e controllò di avere i capelli in ordine prima di «È un amico. Quindi no», decretare.
Allie osservò l'amica e, con le labbra premute tra loro, annuì. «Va bene», si arrese infine. «Fai strada», disse anche, con un leggero timbro divertito a macchiarle il tono di voce.

Ce ne si accorge immediatamente quando qualcosa nell'aria cambia. L'atmosfera si fa strana, una sensazione inspiegabile si appropria di noi e non sappiamo mai cosa potremmo aspettarci. L'imprevisto, di ogni genere, è sempre dietro l'angolo e non ci spetta altro che vedere cosa ci ha riservato la vita, sperando solo che si tratti di cose belle, ovviamente.
Irene, quando lasciò la porta chiudersi dietro di sé, avvertì immediatamente che qualcosa nell'aria era cambiato, che non era la stessa di qualche minuto addietro.
Con una mano smosse i capelli troppo lisci e si voltò a vedere se Allie la stava ancora seguendo, anche se era più impegnata a fissare lo schermo del suo cellulare.
La musica era piacevolmente soffusa e si stava bene ma, quando qualcuno, non tanto distante da lei, si schiarì la voce si sentì quasi in obbligo di fermarsi: come fosse un richiamo destinato a lei.
I suoi piedi si interruppero nel bel mezzo della sua camminata ed in un istante le sembrò di essere tornata indietro nel tempo
«Irene?» Domandò una voce già conosciuta ma che era finita per essere dimenticata.
La sua pelle olivastra risplendeva sotto le luci soffuse del Prince Of Wales e il sorriso era esattamente quello di un anno addietro: bianco e luminoso con i denti sempre perfettamente allineati.
I capelli neri come la pece erano in ordine, forse leggermente più lunghi rispetto all’ultima volta mentre le braccia, lasciate scoperte dalle maniche del maglione rosso che indossava, erano sempre piene di tatuaggi.
Zayn era sempre lo stesso, forse solamente un po’ più uomo e con un po’ più barba sulle guance. Ma era bello ed affascinate ed Irene si ricordò perfettamente del perché avesse messo da parte gli appunti della signorina Thompson per dedicarsi a lui, per prestargli l’attenzione che si meritava.
«Zayn?» Chiese quindi, spostando i suoi occhi chiari sulla sua figura e poi su quelle al fianco del ragazzo che li stavano osservando con stupore e curiosità. Probabilmente Allie aveva la stessa espressione.
Il ragazzo annuì posando il bicchiere sul bancone alle sue spalle e si concesse anche qualche altro secondo in più per poterla guardare.
Anche Irene era non era cambiata molto nell'arco di un anno. Forse aveva conquistato appena un paio di centimetri in più in altezza ma per il resto era pressoché la stessa. Con le stesse gambe lunghe e magre, gli stessi lunghi capelli biondi e gli occhi chiari.
Lucenti i primi e brillanti i secondi.
«Non ci credo», soffiò lui, muovendo un paio di passi ed avvicinandosi.
Un paio di jeans neri ed attillati gli abbraciavano le gambe magre ed Irene si ritrovò a pensare che fosse davvero troppo bello, una di quelle bellezze veramente rare e che quasi abbagliano, se proprio vogliamo essere onesti.
Quasi rare da trovare, bisognerebbe anche aggiungerci.
Zayn era bello, davvero tanto e lei non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
«Cosa ci fai da queste parti?»
Quel lontano pomeriggio non avevano conversato per più di un’oretta e quando entrambi si erano alzati dal tavolo, per ritornare alle proprie vite, ed avevano pagato si erano semplicemente salutati promettendosi di vedersi in giro.
Ma non si erano più rivisti.
Irene aveva messo da parte la piccola delusione e aveva continuato il suo anno scolastico, non senza però sperare di vedere un ragazzo di nome Zayn entrare dalla porta del Red Door o solamente sedersi al suo tavolo.
La ragazza indicò con un gesto fugace il bicchiere di birra che Zayn aveva appoggiato precedentemente sulla superficie in legno e sorrise.
«Lo stesso che stai facendo tu. Prendo un birra», rispose divertita.
Il ragazzo premette le labbra fra loro e assottigliò gli occhi prima di sorriderle e farle un'occhiolino.
In effetti non si potevano fare molte cose in un pub e per quanto la sua età, legalmente, non le permettesse di fare uso di alcool quello non era mai stato un problema.
Allie, accanto ad Irene, che fino a quel momento se ne era stata in silenzio e inconsapevole di quello che stava accadendo intorno a lei, alzò il capo e aggrottò le sopracciglia. Puntò i suoi occhi su Irene e poi sul misterioso ragazzo affascinante e sexy che stava osservando la sua amica e spalancò le labbra così tanto che Irene temette che le cadesse la mascella a terra oltre che a della bava.
«Vieni», disse a quel punto Zayn, catturando nuovamente l'attenzione della ragazza.
I suoi due amici si sedettero comodamente sugli sgabelli liberi che trovarono. «Devo assolutamente offrirti qualcosa, qualsiasi cosa.»
Il ragazzo con i capelli castani e gli occhi veramente troppo chiari da farli sembrare finti, scosse la testa e si tirò vicino il bicchiere di Zayn mentre l'altro si limitò a sorridere ad entrambi. Irene li osservò con discrezione e divertimento da dov'era.
A quel punto la ragazza si voltò nuovamente verso Allie, puntando i piedi a terra e cercando di non fare nessuna figuraccia e stare quindi semplicemente in equilibrio. Poi posò i suoi occhi su Zayn e «Veramente sono con i miei amici...»
Non che non volesse accettare la proposta, anzi ne era ben contenta ed entusiasta ma era pur sempre in compagnia e l'educazione prima di tutto.
Era stata sua madre ad insegnarle le buone maniere e si sentiva orgogliosa di sé stessa ogni volta che faceva uso dei preziosi consigli che le erano stati dati.
Allie, però, che evidentemente le buone maniere le aveva imparate per poi dimenticarle, le assestò una gomitata nel costato, in modo abbastanza evidente ovviamente, e le intimò, letteralmente, di andare dal bel ragazzo.
«Beh, cosa aspetti? Vai immediatamente», sibilò tra i denti ed i due amici di Zayn risero sommessamente. «È un gran pezzo di figo, Re.»
Ed Irene non se la sentì di smentire perché, accidenti, era davvero bello.
«Ci vediamo», disse a quel punto Allie, voltandosi per tornare al tavolo dove Niall ed Harry la stavano aspettando.
Irene, allora, sorrise al suo accompagnatore e, ridacchiò anche, quando lui le porse un braccio. Con un cenno del capo il ragazzo salutò i suoi amici e Irene poté chiaramente sentire uno dei due sbuffare divertito e sussurrare qualcosa come tipo «Ma come fa?» che le fece scuotere il capo con un leggero velo di imbarazzo a macchiarle le guance.
«Non dare ascolto a loro», disse a quel punto Zayn, incastrano la lingua tra i denti bianchi ed avvicinando pericolosamente le labbra all’orecchio della ragazza. «Molte delle volte non sanno nemmeno loro quello che dicono.»
E la ragazza annuì, inumidendosi le labbra e «Allora, racconta un po', come te la passi?»
Lui si passò la mano libera tra i capelli e recuperò uno sgabello per Irene. Le sorrise gentilmente e si posizionò al fianco.

Quaranta minuti dopo erano immersi nell'ennesima chiacchierata che forse non aveva più di tanto senso ma andava più che bene.
Zayn si era concesso una seconda birra da quando era in compagnia di Irene perché «Tanto guida Louis», disse e Irene rise appena mentre si scambiavano un’occhiata d’intesa.
La ragazza si era domandata distrattamente chi fosse Louis tra i due amici di Zayn.
Lei aveva preso un solo bicchiere ed anche per quello andava più che bene così.
«Quindi mi stai dicendo che fai il college?» Esordì a quel punto il ragazzo, cambiando totalmente argomento.
Irene annuì con vigore, inumidendosi le labbra e portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio: il leggero tintinnio del braccialetto che portava al polso segnalò quel movimento.
«Accidenti», borbottò il ragazzo, stupefatto. «Proprio qui a Birmingham?»
Irene confermò di nuovo con un movimento del capo e bevve un sorso della sua birra che ormai si era scaldata.
«Beh wow!» Esclamò a quel punto Zayn.
Lei mascherò quello che aveva l'aria di essere un ennesimo sorriso e premette tra loro le labbra fino a formare la solita linea dritta.
Era felice di averlo rincontrato dopo un anno ma, una parte di lei, era ancora più felice nel sapere ed avere la certezza che anche lui non si fosse dimenticato di lei.
Con una mano si lisciò i pantaloni, prima di riportare gli occhi su Zayn.
«E tu? Cosa ci fai da queste parti?» Chiese Irene, questa volta.
Il ragazzo assentì: aveva capito la domanda. Con i suoi occhi seguì un paio di uomini che si stavano alzando e recuperò uno sgabello precedentemente occupato prima di passarsi una mano tra i capelli.
«Lavoro», disse poi, sistemando la gamba e cominciando a dondolarla. «Ho una mia piccola attività», aggiunse anche, pur rimanendo sul vago.
La ragazza, anche se con un leggero retrogusto di curiosità, annuì e finse di comprendere il perché di tanto mistero. Magari se si sarebbero rivisti, cosa che sperava e per la quale sarebbe stata molto d'accordo, avrebbe approfondito di più la faccenda.
Zayn sembrò però sul punto di dire altro ma represse uno sbuffo davvero poco adatto ad uno come lui nel momento in cui spostò il suo peso sulla destra per afferrare il cellulare che giaceva nella tasca posteriore sinistra dei suoi pantaloni.
«Che c'è?» Rispose.
Le folte e scure sopracciglia si aggrottarono e gli occhi presero a spostarsi per tutto il locale fino a quando non li fece roteare e li riportò su Irene che trattenne per qualche secondo il fiato per colpa della troppa intensità.
«Va bene. Ho capito. Sì Louis, smettila di blaterare.»
Zayn strizzò gli occhi per qualche secondo e strinse tra le dita l'attaccatura del naso mentre con fare arrendevole scuoteva la testa. Poi una volta conclusa la chiamata, bevve velocemente la poca birra rimasta e immerse la mano nella tasca destra, questa volta, dei suoi jeans. Scribacchiò qualcosa sul retro di un bigliettino con una penna che aveva chiesto gentilmente ad uno dei camerieri e lo porse ad Irene, con allegato uno dei sorrisi più affascinati di sempre, ed un «Mi dispiace ma devo scappare. Questo è il mio numero. Chiamami, dobbiamo assolutamente rivederci.»
La ragazza registrò mentalmente l'“assolutamente” e soffocò l'ennesimo sorrisino imbarazzante e decisamente inappropriato prima di afferrare il piccolo foglio di carta e gettarci un'occhiata veloce.
Scritto dall'inchiostro blu e con una calligrafia veloce, ma pur sempre precisa, c'era proprio il numero di Zayn. Lo stesso che si piegò per baciarle le guance e congedarsi dopo averle lasciato l'ennesimo sorriso ed un «Mi ha fatto piacere rivederti, ragazzina», che le fece colorare le guance di un rosa poco accennato e palpitare leggermente il cuore.
Irene, ancora un po' frastornata dalla sequenza degli eventi, si riscosse dopo qualche secondo, scuotendo il capo e fissando il piccolo foglio di carta dai bordi troppo regolari perché fosse un pezzo qualunque.
Quando lo girò, infatti, la prima cosa che notò furono altre due file di numeri: uno appartenente sempre ad un cellulare mentre l'altro ad un fax. Poi, proprio sopra di essi, scritto in un carattere un po' più grande e sottolineato da una sottile linea rossa c'erano le parole “Studio fotografico Malik”.
Si concesse qualche altro istante per fissare le parole stampate e poi mise il piccolo biglietto nella sua pochette prima di alzarsi e osservare furtivamente il suo bicchiere vuoto che le aveva gentilmente offerto Zayn, chiedendosi se Malik fosse il suo cognome.
Poi vide le figure dei suoi amici che l’aspettavano con un sorriso complice sul volto ed uno sguardo più che malizioso e Zayn ed il suo numero di telefono, improvvisamente, non erano più le sue uniche preoccupazioni perché sapeva più che bene a quello che stava andando incontro mano a mano che si avvicinava al tavolo. Infatti, fece a malapena in tempo a sedersi al suo posto prima che Allie puntasse gli avambracci sulla superficie in legno e si sporgesse quello che bastava per «Hai dimenticato di dirmi qualcosa, Re?»
La ragazza in questione scosse la testa, con un vago sorriso sul viso, dato che ora non trovava una valida motivazione per doversi trattenere, e si concesse di guardare Niall ed Harry che sembravano quasi fremere dalla voglia di sapere qualcosa. Più il secondo, a dire la verità.
«Ci conosciamo da un po’», disse a quel punto Irene, che sapeva che l'amica non si sarebbe mai accontentata di un misero silenzio, ed Allie inarcò le sopracciglia prima di fare una strana mossa con le mani che voleva dire di continuare a spiegare perché quello non le era per niente sufficiente.
L’altra a quel punto sollevò gli occhi verso il soffitto e con uno sbuffo teatrale «Ci siamo conosciuti un anno fa. Mentre io studiavo al Red Door lui si è seduto al mio tavolo e mi ha fatto i complimenti. Abbiamo preso qualcosa e abbiamo parlato per un po’. Non ci siamo più rivisti fino a questa sera.»
Niall fece un piccolo fischio basso ed Harry sgranò gli occhi mentre entrambi si lasciavano andare con qualche domanda.
«Cos'è il Red Door?» Domandò il biondo pressoché nello stesso istante in cui «Un anno?» Chiese il riccio, con voce stridula.
Allie, tuttavia, non sembrava essere turbata dalle loro richieste, anzi, dopo aver fatto saettare gli occhi scuri sulle figure dei due ragazzi, riportò lo sguardo sulla sua amica che osservava tutti e tre con un sopracciglio sollevato ed un'espressione a metà tra l'arrendevole e l'esasperato nel momento in cui Niall dichiarò che sarebbe andato su internet per soddisfare la sua curiosità. Irene parve ridestarsi solamente quando la mano della sua amica le colpì, forse con un po' troppa violenza, il braccio che giaceva solitario sul tavolo. Con una mano prese a massaggiarselo mentre spostava gli occhi chiari su Allie che la guardava imbronciata.
«Perché mai non mi hai detto niente?» La rimproverò anche. «Non mi meritavo questo segreto!»
Harry era impiegato a suggerire a Niall quale fosse secondo lui il misterioso locale quando Irene scrollò le spalle ed Allie si accigliò. Sapeva bene che era una mossa che si sarebbe potuta risparmiare ma se solo le avesse detto, un anno addietro, che aveva incontrato un ragazzo, che avevano finito per parlare e poi non si erano mai più rivisti, Allie avrebbe fatto in modo, come non si sa, che l'occasione ricapitasse ed, Irene, aveva preferito quindi che rimanesse come una sorta di segreto, qualcosa di solo suo e sul quale fantasticare magari la notte, quando l'insonnia aveva la meglio e la finestra della sua camera dava direttamente sul cielo scuro.
Allie, tuttavia, parve incassare il colpo, decidendo di deporre le armi ed appoggiare la schiena alla sedia prima di voltarsi verso Niall e assestargli una gomitata nel costato.
«È un bar di Londra, cretino», bofonchiò anche.
La massa riccia di capelli di Harry si sollevò dallo schermo e con un sorriso sghembo e le fossette ai lati della bocca, puntò un dito in direzione dell'amico che aveva le guance arrossate: per il caldo del locale o per la birra questo non si poteva sapere.
«Te l'avevo detto io», disse anche e, Niall, sollevò gli occhi al cielo prima di tirare fuori la lingua e direzionarla contro Harry.
Irene rise appena, dando un'occhiata furtiva alla sua pochette ed essendo consapevole che dentro ci fosse il numero di Zayn.




Note autore:
Buongiorno mie belle ragazzuole! È un po' prima del solito ma oggi ho saltato scuola per problemi di salute e dato che nel pomeriggio devo studiare per varie interrogazioni e verifiche ho trovato un piccolo buchetto in questa mattina piuttosto fredda.
A dirla tutta sono abbastanza triste che la mia amata estate sia stata rimpiazzata così frettolosamente da un clima piuttosto fresco ma, ehi, si stanno sempre più avvicinando le vacanze di Natale.
È la mia unica consolazione. Inoltre, sono super happy perché il mese prossimo uscirà un nuovo libro della mia scrittrice preferita e, fanciulle, non vedo proprio l'ora.
Dunque, introduzione a parte, ecco a voi il terzo capitolo!
Finalmente, e qui lasciatemelo dire, appare il nostro Zayn. Sono così contenta di averlo fatto entrare in scena che nemmeno potete immaginare.
Entrambi i protagonisti sono sorpresi di incontrarsi dopo un anno, di rivedersi e come c'è scritto e come si capisce anche fin dall'inizio della storia, non si sono più rivisti e sentiti dopo quell'unica volta al Red Door.
Agli occhi di entrambi non sono cambiati poi molto, magari hanno qualche piccola cosa in più come i capelli un po' più lunghi, un po' più di barba sulle guance e innumerevoli tatuaggi sulle braccia per Zayn e qualche centimetro in più in altezza per Irene.
Mi sono proprio immedesimata in entrambi i ragazzi e ho certato di pensare a quello che avrei fatto io se avessi rivisto qualcuno dopo tanto tempo, qualcuno di molto bello.
Come avete visto Zayn ha uno studio fotografico e, ragazze mie, i ragazzi con la passione per la fotografia sono il mio tipo ideale. Datemi un ragazzo con la macchina fotografia e potrei essere la ragazza più felice di questo universo (se poi è bello come Zayn in pratica sarei capace di volare).
Inoltre sono molto felice di farvi notare che accanto al nostro Zayn ho deciso di metterci Louis perché insomma gli Zouis non possono mai mancare (sono così malata che sono perfino lo sfondo del mio computer) e poi ci ho aggiunto Liam. Santo cielo gli Ziam sono un tesoro così prezioso da proteggere a tutti i costi.
Ve l'avevo detto l'OT5 ci sarebbe stata: non poteva mancare per nulla al mondo.
Le mie gioie mi mancano così tanto che a volte sembra passata un'eternità da quando sono andati in pausa. Per lo meno ogni tanto ci fanno sapere se sono ancora vivi o meno.
Altra figura che mi piace un sacco è Allie che, affiancata alla nostra Irene, è davvero una bomba. Mi fa morire ed è davvero un portento in tutto quello che fa. È una specie di trottola, un tornado al quale bisogna stare attenti perché se si viene travolti ci sarà poi una gran confusione. Ma, a parte questo dettaglio, io amo letteralmente questa ragazza. Mi piacerebbe tanto avere una persona come lei al mio fianco, con cui per divertirsi basta solamente osservarla.
Harry e Niall, poi, alla fine sono davvero fantastici. Mi piacciono davvero come accoppiata e se ne prevedono delle belle.
Ah, non so se avete fatto presento che Allie ha un atteggiamento particolare nei confronti di Niall...adesso non so ancora bene come si evolveranno le cose nei loro confronti ma penso che no sarebbero poi tanto male come coppia.
Voi cosa ne dite?
Bene, e con questo anche oggi mi dileguo. Penso di aver detto tutto quello che c'era da dire e nel caso ci fosse qualche sorta di incomprensione non esitate a chiedere.
Prima di lasciarvi, però, vi ricordo che cliccando direttamente
qui potrete leggere quello che ho scritto e che se avete qualche domanda da farmi potete tranquillamente accedere al mio Ask (anche se non lo uso molto).
E qui, invece, vi lascio il link del canale
Youtube del mio baby.
A tal proposito spero che abbiate sentito la nuova canzone di Niall,
This Town (vi lascio il link in ogni caso). È davvero una bella canzone e sono molto felice che anche lui abbia deciso di intraprendere un progetto per sé. Mi rende orgogliosa.
Okay, adesso posso lasciarvi definitivamente. Come sempre mi scuso per eventuali errori ortografici ed alla prossima. All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 4
*** IV ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

04

 

Il lunedì mattina di due settimane dopo era arrivato senza troppi preamboli ma con tanti lamenti da parte degli studenti che stavano meglio durante il fine settimana: quando i libri si possono chiudere e ci si può concedere un po' di tempo con gli amici.
Il sabato, forse un po' lontano ormai, si era concluso con Allie ed Irene che erano state accompagnate a casa da Harry (per risparmiare i soldi del taxi, ovviamente) e Niall che dormicchiava nel sedile accanto a lui perché «Sono stanco. Questa mattina mi sono dovuto alzare presto per lavorare».
Una dose quasi sproporzionata di saluti e di risate dopo avevano finalmente chiuso la porta di casa e si erano concesse di togliersi le giacche anche se avevano ancora un po' di freddo addosso.
Si erano bevute la loro tazza di tè ed erano sparire ognuna nel proprio letto.
La domenica era stata quasi noiosa ma alla fine era passata.
E quindi eccoci di nuovo al lunedì mattina, con la solita monotonia di un paio di settimane alle spalle e niente di nuovo da raccontare.
Sì proprio niente di nuovo perché contrariamente a quello che tutti potrebbero pensare Irene non chiamò Zayn.
Il suo numero giace ancora sulla scrivania della sua camera e nonostante lo abbia memorizzato sulla rubrica perché, accidenti, i buoni propositi c’erano, ma ogni volta che tentava di premere sulla cornetta per chiamarlo il coraggio spariva e l'idea che dovrebbe essere lui a farsi vivo per primo le si piantava così tanto in testa che, alla fine, finiva per deporre frustata il cellulare e sbuffare perché è stata proprio sua madre a raccontarle un'infinità di volte quanto, secondo lei, sia importante che sia l'uomo a fare la prima mossa o, per meglio dire, dare inizio alle danze.
Accidenti ai suoi consigli.
Aveva anche tentato con un messaggio informale, breve e conciso, ma aveva finito per cancellarlo e chiudere l'applicazione, stanca.
Alla fine rinunciò.
E così, anche quella mattina, dopo aver osservato a lungo il biglietto che poi aveva deciso di deporre in uno dei cassetti del comodino, si era vestita ed era uscita di casa.
Ed, in quel momento, stava attraversando il cortile con il viso affondato nella sciarpa grigio scuro e pregando di essere tra le calde mura al più presto.
Allie, già per i corridoi con il cellulare stretto tra le dita con le unghie dipinte di un rosso vivo, giusto per tentare di dare un po' di vitalità a quell'inverno tanto freddo. Si sarebbero trovate in aula insieme agli inseparabili Niall ed Harry.
Irene diede una rapida occhiata alla gente che la circondava e girò al largo da un gruppetto di persone ammassate in un punto del suo percorso. Se c'era qualcosa che non riusciva proprio a piacerle alla mattina appena sveglia erano gli schiamazzi di qualsiasi genere, il che la rendeva perfettamente strana se si prendeva in considerazione che non riuscisse mai a mettere un solo piede in una della classi se non faceva una piccola tappa alla caffetteria. Davvero troppo ridicola.
Ma, d'altronde, faceva parte di uno dei suoi rituali e non si sentiva ancora in grado di cancellarlo come se niente fosse.
I suoi occhi chiari intravidero Niall ed Harry prima che svoltassero verso destra e meno male che con il suo metro e settanta poteva vantare certi passi veloci perché altrimenti avrebbe presto perso entrambi.
«Cosa guardate?» Domandò a quel punto, quando il suo corpo fu ad una spanna da quelli dei suoi amici che sobbalzarono per l'improvviso suono ravvicinato.
Harry fu il primo a voltarsi nella sua direzione e con un sorriso sulle labbra e i capelli un po' in disordine le avvolse le spalle minute con un braccio mentre Niall si limitò a salutarla con un gesto di mano ed un «Ciao, Re», biascicato e poco udibile.
Sia benedetto il lunedì.
Poco dopo sbadigliò anche.
E mentre i loro piedi andavano in direzione della classe di storia dell'arte e la ragazza rubava un sorso di caffè da Harry e un pezzo di ciambella con sopra la glassa che, a detta di Irene, era davvero disgustosa ma cui una volta ogni tanto poteva anche sacrificarsi a Niall, Allie li raggiunse ed, in quel momento, parve a tutti e quattro di essere invincibili.

Storia dell'arte era un corso più che bello e molte delle volte che Irene sfogliava il libro e vedeva le numerose immagini di dipinti, sculture ed imponenti edifici delle varie epoche le veniva la voglia improvvisa e quasi matta di voler scappare e visitare tutto il mondo per osservare con occhio proprio ciò che sui libri era solamente stampato.
Sì, le sarebbe decisamente piaciuto.
Con un sorriso di cortesia ed un'alzata di occhi per gli studenti che non ci provavano nemmeno a spostarsi per far passare gli altri, Irene si accomodò in quinta fila, con il suo quaderno con un motivo floreale sopra mentre Allie occupava il posto alla sua sinistra ed Harry quello alla sua destra. Niall sempre accanto al suo amico. La lezione sarebbe iniziata tra cinque minuti e quindi si concentrò e fece quello che le riuscì meglio. Appoggiò la testa alla spalla di Harry, perché quella di Allie era troppo ossuta per i suoi gusti, e chiuse gli occhi per dar loro un po' si pace.
Il lunedì era un po' traumatico per tutti.
Li riaprì solamente quando sentì le chiacchiere cessare e un rumore di passi farsi sempre più vicino fino a quando i suoi occhi non incontrarono la figura del professore che con aria professionale si accingeva a fare il suo ingresso e poggiare la piccola cartella da lavoro sulla cattedra. Poi Irene si ricordò di aver lasciato il suo astuccio, o meglio la sola penna che aveva nella borsa e si piegò per prenderla, più o meno nello stesso instante in cui il professore tuonò un «Buongiorno» a cui rispose un coro di studenti assonnati e mezzi intontiti.
Quando fu sul punto di rispondere anche lei, nonostante fosse piegata in due e con i capelli che le ricadevano sul viso, Allie ed Harry le assestarono due piccoli pugni sulle gambe per non essere più di tanto visibili e sentì Niall quasi strozzarsi con la sua stessa saliva.
Irene, confusa e anche un po' scocciata per non aver ancora trovato ciò che cercava «Un attimo. Non ho più la mia penna», disse in un sussurro.
Allie le si avvicinò e con un timbro eccessivamente basso «Lascia perdere la penna. Guarda chi c'è», disse.
Allora la curiosità prese il sopravvento e non appena alzò il capo e si spostò i capelli per vedere meglio si gelò sul posto.
Il cuore prese a palpitarle nel petto ed una strana sensazione si appropriò di lei quando i suoi occhi riconobbero senza problemi la figura del ragazzo.
Zayn, era fermo proprio accanto al professore con un sorriso cordiale, simile a quello che aveva fatto Irene solamente pochi minuti prima, e con tutta l'aria di uno che non era lì per caso.
Gli occhi della ragazza si chiusero per qualche istante prima che li riaprisse per passare in rassegna ogni particolare visibile. I capelli erano ordinati, pettinati per bene e senza nemmeno una traccia del passaggio della sue mani, un giacchetto in pelle teso sulle spalle posto sopra ad una maglia bianca con un disegno in bianco e nero che Irene, senza i suoi occhiali da vista (sempre nella borsa accidenti), non riusciva a distinguere. Era bello anche quel giorno ed a giudicare dai mormorii bassi che stavano cominciando a spargersi per l'aula anche le altre ragazze dovevano pensarla come lei.
«È davvero lui?» Chiese a quel punto Harry, alternando lo sguardo tra il ragazzo e la sua amica.
Irene si morse l’interno della guancia ed annuì.
Nelle settimane precedenti potrebbe essere andata su internet e cercare informazioni sullo studio fotografico e scoprire che Malik era proprio il cognome di Zayn e poi potrebbe essere anche andata su Instagram e aver provato a digitare il suo nome. Come risultato aveva ottenuto la pagina di un ragazzo con un numero spropositato di follower e delle foto di lui che facevano quasi invidia a quelle di un modello. Oltre che a foto di paesaggi e qualche modella super bella ed attraente. Infine avrebbe potuto mostrare ad Harry e Niall il volto del misterioso ragazzo di cui ogni tanto, spesso in realtà, si parlava.
Ed ecco perché lo avevano conosciuto.
Ah, e ovviamente non lo aveva seguito su Instagram. Andava solamente a spiare il suo profilo ogni tanto, solo per vedere se lo avesse aggiornato.
Il suo cuore perse l'ennesimo battito quando gli occhi del ragazzo presero a sorvolare sull'aula e per evitare che la vedesse con una mossa quasi felina si piegò nuovamente, facendo imprecare silenziosamente Harry per la gomitata che gli diede. In fondo aveva comunque bisogno della sua penna, Zayn escluso.
«Possiamo iniziare?» Chiese quindi il professore, in una domanda puramente retorica dal momento che nessuno avrebbe mai risposto con un no.
Irene si passò una mano sugli occhi prima di accettare la biro che le stava offrendo Niall e, seppe bene, che nel momento in cui, quasi fosse stato un richiamo, sollevò il capo per guardare di fronte a sé ed il suo sguardo s'incrociò con quello sorpreso e, sollevato?, di Zayn quella sarebbe stata l'inizio della sua fine.
«Ragazzi», riprese a quel punto il professore. «Oggi il signor Malik è nostro ospite.»
Decisamente la fine.

«Cosa ci fa qui?» Chiese Allie.
Irene era impegnata nello scrivere l'ennesimo appunto quando la sua amica richiamò la sua attenzione. Strizzò gli occhi e scosse la testa.
Come poteva saperlo lei?
«Non ne ho idea», rispose quindi ed era più che sicura che la motivazione per la quale fosse nella sua classe non fosse l'unica cosa non chiara ad Irene.
Non sapeva nemmeno quello di cui stavamo parlando dal momento che era più impegnata ad osservare tutti i suoi movimenti ed a concentrarsi solo ed unicamente sul suono melodioso della sua voce e non su quello che diceva ed, accidenti, lei un giorno avrebbe dovuto laurearsi in storia dell'arte.
«Sembra piuttosto bravo.»
Zayn al momento stava parlando di qualcosa che implicava il gesticolare con le mani ed il muovere qualche passo per l'aula mentre il professore lo ascoltava ammaliato.
Non ricordava nemmeno cosa l’uomo avesse mai detto quando aveva presentato il ragazzo.
Nulla pareva avere senso e nulla sembrava andare nel verso giusto perché all'ennesima volta in cui Allie provò ad aprire bocca il professore puntò il suo sguardo gelido sulle due ragazze.
«Signorine, siete pregate di lasciare l'aula qualora non foste interessate alla lezione.»
Le guance di Irene diventarono rosso fuoco a quelle parole e per la sensazione di avere tutti gli sguardi puntati addosso, uno in particolare, mentre Allie si mise dritta con la schiena e pronunciò un «Ci scusi», per entrambe senza nessuna traccia di imbarazzo.
D'altronde erano due persone diverse con modi di affrontare diversi.
Irene, però, era quasi sicura che se anche non lo desse a vedere più di tanto, Allie avrebbe deposto molto volentieri la testa sotto la sabbia come uno struzzo per sfuggire agli occhi curiosi e per non rischiare di strozzare Niall con le proprie mani dal momento che era color pomodoro per le risate che stava trattenendo e che avrebbe liberato poi per i corridoi.
L'aveva già detto che questa sarebbe stata l'inizio della sua fine?
Beh, nel caso, se lo ripeté mentre incontrava nuovamente gli occhi di Zayn e riprese poi a scrivere, cercando di prestare veramente attenzione, questa volta.

«Dove vai?» Allie sollevò il capo non appena Irene si alzò dalla sua sedia per schizzare fuori dall’aula.
L’ora era finita e dopo numerose imprecazioni e infiniti tentativi di non lasciarsi distrarre da niente e da nulla aveva finito per essere così esausta e frustata che l’unica cosa che voleva fare era uscire dall’aula nel minor tempo possibile.
«Esco», sussurrò quasi, prima di stringere la presa attorno al quaderno e lasciare la biro a Niall: solo dopo rifletté che le sarebbe servita ancora.
Afferrò con una mano il braccio di Harry e lo trascinò letteralmente dietro di lui mentre, il ragazzo, con fare confuso osservava la sua amica schizzare fuori dalla porta a velocità impressionante.
«È tutto a posto, Re?»
Irene annuì, controllando con la coda dell'occhio che Zayn rimanesse a parlare con il professore e non appena si ritrovò tra i corridoi liberò l’aria che non le sembrava di aver trattenuto.
«Sei sicura che vada tutto bene?» Chiese nuovamente Harry, preoccupato.
La sua mano grande era posata sulla spalla minuta della ragazza che con le labbra leggermente dischiuse sperava che Niall ed Allie li raggiungessero al più presto.
«Va tutto a meraviglia», rispose quindi, con un sorriso tirato sulle labbra rosee e i capelli biondi raccolti in una coda alta ed un po’ disordinata.
E mentre gli alunni defluivano fuori dall’aula ed i suoi amici li affiancavano sperò solamente che quella fu l’ultima volta che avrebbe visto Zayn Malik.
Ma, si sa, che spesso si finisce per ottenere il contrario di quello che si vuole o che semplicemente si desidera e quando, infatti, una mano le si avvolse attorno al polso e le impedì di fare un ulteriore passo per andare alla prossima lezione, Irene seppe bene che quello era Zayn. In più le espressioni dei suoi amici la dicevano lunga.
Allie lo stava osservando come se fosse una creatura mistica, quasi immaginaria, che non potesse esistere sulla terra mentre Niall ed Harry guardavano cautamente ogni sua mossa pronti ad intervenire ad ogni necessità. Irene voleva loro bene anche per quello.
Quando finalmente si decise a voltarsi e a vedere quello che aveva davanti agli occhi quasi avrebbe voluto correre via perché, Zayn, da vicino era ancora più bello, se mai ciò fosse stato possibile.
Con le labbra distese in un sorriso cordiale e per niente infastidito la osservava da sotto le sue lunghe ciglia e con i suoi profondi occhi castani mentre la mano era ancora ferma attorno al suo polso.
Ed improvvisamente ed ancora una volta le sembrò di tornare indietro nel tempo quando le loro mani si erano strette per la prima volta e la presa le era apparsa sicura e cordiale, forte e decisa ma al tempo stesso gentile e delicata. Proprio in questo ordine.
«Possiamo parlare un attimo?»
La sua voce era calda, esattamente come un paio di settimane prima ed Irene avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi e domandarsi perché tutte capitassero a lei ma aveva già fatto la sua prima figuraccia proprio qualche minuto prima, per di più davanti a lui, e non ci teneva certo a ripetere l’esperienza.
Allie asserì un «Re, ti aspetto in classe», prima di sparire con Niall ed Harry.
E quindi, a quel punto, furono soli.
Alcune ragazze del corso d’arte li stavano osservando, forse per tentare di capire cosa ci fosse tra i due ma Irene non aveva né la forza né la voglia di pensare anche a loro. Si limitò quindi a sorridere impacciatamente ed anche un po’ malignamente alle compagne ed a vederle allontanarsi pochi secondi dopo.
Maledizione, avrebbe anche voluto sorridere in modo vittorioso in quel momento.
Se lo avesse fatto Zayn l’avrebbe scambiata per una squilibrata?
«Vieni», esordì però lui e quando la ragazza sentì la sua mano posarsi alla base della sua schiena fu in grado di percepire il calore di questa anche attraverso il giaccone.
Le sembrava di aver gli occhi addosso di tutte le persone a cui passavano accanto e Zayn di certo non migliorava la situazione.
«Zayn, non per essere scortese ma fuori ci saranno cinque gradi», esordì Irene quando vide il ragazzo dirigersi verso la porta principale del complesso.
Ed era vero, quella mattina faceva davvero troppo freddo anche per stare pochi secondi fuori.
Zayn, dal suo canto, le sorrise bellamente ed incastrano la lingua tra i denti: un’abitudine che doveva avere da molti anni a giudicare dalle tante volte che lo faceva.
«Il freddo non piace anche a me. Stavo optando per la caffetteria: adesso che ci penso avrei proprio bisogno di un caffè.»
Irene, sospirò, fermandosi poi nei suoi stessi passi perché tutto quello che stava facendo la stava confondendo a dismisura e perché di certo non era ciò che si sarebbe aspettata. Si era già immaginata un paio di domande imbarazzanti riguardanti il fatto che lei non lo avesse chiamato come lui le aveva chiesto, lei che sarebbe arrossita e le sopracciglia di Zayn che si sarebbero aggrottate per poi finire con il congedarsi con una scusa piuttosto stupida promettendosi di beccarsi in giro, quando ovviamente non sarebbe stato così.
Quella scena le sarebbe andata più che bene.
Sbatté allora le palpebre numerose volte prima di guardare la figura del ragazzo che le stava a fianco e domandarsi cosa stavano facendo.
«Zayn, ho una lezione.»
Questa volta le sopracciglia di Zayn si aggrottarono per davvero e mentre puntava i suoi occhi su di lei, Irene si domandò perché fosse così ingiustamente bello in ogni occasione. Ed era assurdo che se lo chiedesse con una frequenza di pochi secondi ogni qual volta ce l’avesse davanti ma, purtroppo per lei, non riusciva a farne a meno. E, come se non bastasse, spesso apparivano nella sua mente le foto che aveva viso sul suo profilo Instagram ed era in quegli istanti che si malediceva per la sua curiosità e per aver salvato, segretamente, un paio di sue foto sul cellulare.
Dannazione, se solo lui ne fosse venuto a conoscenza l’avrebbe presa per una stalker.
«La tua lezione inizia tra quaranta minuti», rispose semplicemente il ragazzo.
Gli occhi chiari di Irene si allargarono e prese a mordicchiarsi un labbro quando venne colta in fallo, ma Zayn, come al solito, non disse nulla per farglielo notare, anzi, le rimise una mano alla base della schiena sollecitandola così a muoversi.




Note autore:
Buonasera fanciulle bellissime! Come potete ben vedere ho deciso di farmi viva due volte in una settimana. Non è un'allucinazione o che altro, è la realtà.
Ci ho pensato su per tutta la settimana ed alla fine ho deciso che la storia stava andando troppo a rilento e che se io fossi un lettore mi annoierei da impazzire a stare ad aspettare che l''autrice pubblichi un capitolo ogni due settimane. Riesco bene ad immedesimarvi in voi perché anche a me è capitato parecchie volte che le mie autrici preferite mi facessero attendere un sacco di tempo (in ogni caso l'attesa è sempre stata ripagata).
Quindi, signorine bellissime, ho deciso che se mi è possibile e se sono in pari con la scrittura pubblicherò di nuovo una volta a settimana. In ogni caso non ce la facevo proprio ad attendere fino a sabato prossimo quindi ho deciso che avrei pubblicato il quarto capitolo oggi stesso.
Ho corretto il tutto in meno di mezzora ed, lasciatemelo dire, di solito preferisco farlo qualche giorno prima perché, altrimenti, la tiritera diventa davvero troppo lunga ma per voi questo ed altro.
Inoltre questa è stata una settimana piuttosto easy ed ho potuto così trovare un po' di tempo per me e scrivere un po', il che mi rende veramente felice perché ci sono certe sere che arrivo così stanca che a malapena faccio i tempo a stendermi a letto prima di crollare.
But, per questa sera non ho nessun tipo di programma (che persona triste e vecchia che sono) e quindi ho tutto il tempo e le possibilità di proseguire nella stesura.
Bene, queste parole a parte, vogliamo parlare un po' del capitolo?
Dunque, mentre la volta scorsa abbiamo assistito all'incontro tra Zayn ed Irene oggi vediamo che la nostra ragazza dopo due settimane non ha ancora chiamato Zayn.
Sinceramente parlando, se io fossi stata nei suoi panni non so se avrei avuto il coraggio di farlo. E poi, come c'è scritto nel capitolo stesso, la madre di Irene le ha sempre inculcato l'idea che debba essere l'uomo a fare il primo passo e, lasciatemelo dire, io la penso esattamente così.
Non si tratta di togliere l'indipendenza ad una donna, si tratta di puro e semplice corteggiamento che io trovo incantevole e magico. Un uomo che è in grado di corteggiarti è in grado di rubarti il cuore.
Nonostante ciò, però, ci tengo a farvi sapere che non voglio dare assolutamente un'immagine da sbruffone a Zayn. Non voglio affatto che pensiate che sia una persona troppo sicura di sé tanto da dare il suo numero ad una ragazza ed aspettare che sia lei a chiamarlo.
Assolutamente no.
Lui aveva davvero troppo poco tempo perché il suo amico Louis l'aveva chiamato ed ha semplicemente pensato che sarebbe stato più veloce darle il suo numero: è una forma di cortesia anche questa, nel senso che non si è affatto dimenticato di lei.
Detto questo rimane comunque il fatto che Irene non lo chiama.
L'idea che si incontrino al college non so esattamente da dove sia venuta fuori ma c'è e mi piace molto.
Il ruolo di Zayn verrà meglio spiegato avanti, don't worry. Per il momento è l'assistente affasciante del professore su cui tutte le ragazze sbavano e che i ragazzi guardano in cagnesco perché porta via da loro tutta l'attenzione.
Vi giuro ragazze, andrei in un college solo per vedere se la vita è effettivamente come la raccontano i libri e come la racconto io. Secondo me per niente ma, ehi, l'immaginazione esiste ed è una cosa fantastica.
Mi piace un sacco la parte in cui, Irene, piegata ed alla ricerca della sua penna, venga avvertita dai suoi amici. Mi immagino benissimo la scena in cui Harry ed Allie si premurano di avvertirla e Niall si sta mezzo strozzando con la sua stessa saliva. Insomma, non so voi, ma in passato è capitato anche a me che le mie amiche storiche mi informassero della presenza del ragazzo che mi interessava in modo piuttosto simile.
Non vi dico l'imbarazzo.
Poi posso già dire con certezza che amo l'accoppiata Irene/Zayn. Insomma non sono adorabili anche ai vostri occhi?
E quindi, adesso, la domanda è solo una: cosa succederà poi?
Sta a voi scoprirlo (sembra una di quelle pubblicità delle serie TV).
Ragazze mie, penso e spero di avervi detto tutto, anche perché mi sono dilungata davvero troppo.
Prima però volevo, oltre alla mia solita semi pubblicità, ringraziare chiunque sia arrivato fino a qui. I love you so much.
Aggiungo anche, come al solito, che per chiunque volesse chiedermi qualcosa c'è anche il mio Ask (anche se non lo uso molto), e che per leggere tutto quello che ho pubblicato nei mesi precedenti basta che clicchiate semplicemente qui.
Informo anche chiunque abbia seguito "Every Little Bit OF All Of It" ed abbia letto "Don't let me go" che ho in mente di pubblicare qualcosa con protagonisti proprio Zayn e Lilith. Sarà una One Shot, niente di più.
Ho qualche idea che mi balena in mente quindi sarà possibile che la pubblichi prima di Natale. Se così non fosse mi scuso per aver dato false speranze.
Come ultima cosa chiedo perdono per eventuali errori grammaticali che non ho notato e che provvederò a correggere il prima possibile.
Nel frattempo alla prossima e buona domenica. All the love.
-Micol :)

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Capitolo 5
*** V ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

05

La caffetteria del college era gremita di studenti. La maggior parte era impegnata nel fare colazione ma vi era anche chi se ne stava semplicemente seduto su una delle sedie con il cellulare in mano ed un’espressione abbastanza assonnata sul viso.
Solo in pochi si stavano perdendo in chiacchiere con gli amici al fianco. La maggior parte era in silenzio.
Era pur sempre mattina.
Nonostante ciò un leggero sottofondo di chiacchiere c’era comunque ma, era piacevole e per niente fastidioso come era tutte le altre volte.
«Perché non mi dici quello che vuoi e poi non vai a sederti da qualche parte? Aspetto io in coda.»
Le spalle di Irene sussultarono al suono della voce del ragazzo così ravvicinato e non appena si voltò per guardarlo con i suoi stessi occhi dovette aumentare le distanze perché se solo avesse alzato il viso di poco ed avesse inclinato il capo verso sinistra si sarebbero baciati e, beh, non era propriamente la cosa giusta da fare.
Per questo dopo aver preso un bel respiro profondo ed aver osservato lo sguardo di Zayn scivolare dalle sue guance, probabilmente arrossate per lo sbalzo di temperatura, alle sue labbra si decise a schiarirsi la gola ed ad annuire.
«Certo», poi pronunciò anche. «Vorrei un cappuccino, se non è troppo un disturbo.»
Il ragazzo parve rinsavire dalla sua sorta di trance quando la voce melodiosa ma anche poco udibile di Irene gli fece ricordare di essere in una caffetteria, con altra gente. Le sorrise gentilmente e seguì con gli occhi la figura della ragazza allontanarsi fino ad accomodarsi in un tavolo poco distante da una coppia che sembrava conoscere piuttosto bene.
Irene sorrise a qualcosa che stava dicendo la ragazza accanto e puntò un dito vagamente nella direzione di Zayn prima di ridacchiare ed annuire.
La sua mattina, iniziata insolitamente, stava prendendo un piega decisamente ancora più strana e non sapeva dire ancora se in maniera buona o meno.
Il ragazzo la raggiunse qualche minuto dopo, con quello che aveva chiesto più un paio di brioche. Lui, all'occhiata di Irene scrollò le spalle e rispose con un «Mal che vada le mangio io», che fece sorridere appena la ragazza.
«Allora, vuoi svelarmi come mai eri nella mia scuola?» Disse invece lei che scelse alla fine di prendere un pezzetto del dolce al cioccolato per accompagnare il suo secondo caffè.
Zayn sollevò gli occhi dalla sua tazza e li spostò sulle labbra di Irene prima di osservarla da sotto le sue lunghe ciglia e sorriderle.
«Il tuo professore mi ha contattato qualche settimana fa», disse semplicemente, non aggiungendo altro e rimanendo, come sempre sul vago. «Tu, piuttosto, dovevi dirmi che frequentavi il corso di arte.»
La ragazza allora sgranò gli occhi prima di aggrottare le sopracciglia e scuotere la testa più che confusa. Prese un altro pezzo della sua brioche, giusto per perdere tempo, e «Stai parlando sul serio?» Gli chiese, vagamente divertita.
Lui, in risposta, scrollò le spalle e le sorrise: perfettamente a suo agio.
«Sarebbe stato utile saperlo.»
Irene, a quel punto, trattenne il fiato per lo stupore. Si morse una guancia e si chiese se davvero quello davanti a lei fosse il ragazzo che aveva visto su Instagram, quello incontrato un anno fa e quello visto solamente due settimane prima.
E mentre rifletteva su ciò, una vocina le diceva per l'ennesima volta che era davvero bello.
Soffocò un gemito per la frustrazione e cercò di finire la sua colazione il più in fretta possibile.
«Perché?» Domandò, però, nel frattempo.
Zayn, si prese il suo tempo per masticare e per osservare furtivamente Irene che, corrucciata ma incantevolmente bella, osservava la tazza quasi vuota.
Se lei aveva intenzione di liberarsi di lui alla svelta, Zayn non sembrava della stessa idea.
«Mi hai distratto per tutto il tempo.»
Irene lo osservò: gli occhi chiari sgranati ed il respiro bloccato in gola. Immobile sul divanetto della caffetteria per paura di commettere qualche passo falso. Poi, non del tutto inaspettatamente, la voce del ragazzo si fece più bassa, giusto per mantenere un minimo di riservatezza dal momento che la coppia accanto sembrava tendere le orecchie istante dopo istante, e puntò gli avambracci sulla superficie in legno.
«Perché non mi hai chiamato, ragazzina?»
Ed era proprio questa la domanda che Irene si aspettava, quella che le avrebbe procurato un po' di imbarazzo e che l'avrebbe resa nervosa, giusto perché una scusa valida non l'aveva. Il genere di domanda che Zayn avrebbe dovuto fare subito per semplificare le cose.
E quando lei prese a muoversi nervosamente sul posto, facendo saettare gli occhi su tutto il piccolo locale e provando a temporeggiare il più possibile, nel vano tentativo di evadere, in un certo senso, la domanda, Zayn le afferrò la mano, stringendo leggermente la presa e sorridendole con fare rassicurante.
«Avrei potuto salvare il tuo numero e richiamarti», disse anche, con gentilezza ed un tono di voce che suggeriva promesse.
Irene, con le sopracciglia aggrottare e gli occhi chiari fissi sulle loro mani unite, sospirò e sbatté poi le palpebre qualche volta prima d'inumidirsi le labbra e sfuggire alla presa di Zayn, anche se le ci volle parecchia forza di volontà.
L'imbarazzo sempre a macchiarle le guance.
«Irene», la sollecitò, premendo fra loro le labbra e mascherando una punta di divertimento, la stessa che si poteva notare nei suoi occhi scuri e affascinanti.
La ragazza, con il respiro tremolante, si morse l'interno guancia e, allungando il braccio destro richiamò l'attenzione della sua compagna.
Zayn rimase in silenzio ad osservare la scena.
«Ems, hai una penna da prestarmi?»
Questa guardò Irene con le sopracciglia aggrottate ed un'espressione perplessa, prima di piegarsi di lato e prendere dalla borsa l'oggetto richiesto, venendo ringraziata con un sorriso veloce, prima che Irene afferrasse uno tra i numerosi tovaglioli presenti sul tavolo e ci scribacchiasse sopra qualcosa: rimanendo quasi impressionata dal suo improvviso coraggio.
E proprio come aveva fatto il ragazzo un paio si settimane prima, Irene fece scivolare davanti a lui il pezzo di carta, restituendo la penna alla sua proprietaria e riportando poi gli occhi su Zayn che alternava lo sguardo da lei a ciò che aveva scritto velocemente.
«Questo è il mio numero. Chiamami, dobbiamo assolutamente rivederci», asserì la ragazza mentre si alzava, usando appositamente le stesse parole che aveva detto Zayn.
Non le aveva imparate a memoria, proprio no, eh.
Il ragazzo la osservò, da sotto le sue ciglia, questa volta con un sorriso ad abbellirgli le labbra rosee e scosse la testa, divertito. Si grattò distrattamente l'accenno di barba che quel giorno ricopriva le sue guance e con tutta la tranquillità del mondo pronunciò un «Mi piaci, ragazzina» che fece arrossire ancora di più Irene e farle premere fra loro le labbra perché di mostrargli un sorriso entusiasta per le sue parole non era affatto nei suoi piani.
Poi senza dire altro, poggiò una mano sulla spalla di Zayn, gli sorrise gentilmente e «Grazie per la colazione. Alla prossima», disse, prima di sparire oltre la pesante porta di vetro che si chiuse alle sue spalle senza fare troppo rumore, ben consapevole di aver completamente catturato l'attenzione del ragazzo.
Allie, quando Irene si sedette accanto a lei, le sorrise in modo furbo prima che, con un occhiata, le facesse capire che le avrebbe dovuto raccontare tutto.

La pausa pranzo di Allie del mercoledì (uno dei pochi giorni in cui le ore di lezione della ragazza erano un paio) e del sabato (dove a malapena lo si metteva il piede nelle aule) la si passava alla caffetteria del college, giusto perché così nessuna delle due fosse costretta a fare troppa strada.
Irene, già stanca di quella giornata nuvolosa e più triste del solito marciava con il viso affondato nella sciarpa nera e pesante e con gli occhi stava attenta a dove metteva i piedi: non avrebbe di certo voluto fate un bel ruzzolone a terra ed attirare gli sguardi di tutti gli studenti che si stavano spostano come lei.
Ad una breve occhiata all'orologio che portava al polso e che raramente si ricordava di avere, capì di essere in ritardo rispetto all'ora in cui lei ed Allie si erano date appuntamento.
La sua amica, probabilmente pronta a lamentarsi, l'aspettava con impazienza.
Con un sorriso salutò un paio di ragazze che erano presenti un paio di ore prima al suo stesso corso di letteratura inglese e poi si affrettò a compiere gli ultimi passi prima che la onnipresente porta in vetro venisse spinta dalle sue mani fredde e leggermente arrossate.
Sentiva, e sapeva anche, di avere le guance pressoché dello stesso colore, se non di più.
Con uno sguardo veloce e gli occhi ridotti ad un paio di fessure individuò Allie in uno dei tanti tavoli e le si avvicinò.
Con uno sbuffo pesante gettò la borsa sulla panca prima di farci scivolare anche il suo corpo. Sollevò gli occhi sull'amica ed a quel punto alzò le mani in segno di resa.
«Storia contemporanea», borbottò anche. «La professoressa continuava a spiegare nonostante fosse finita la sua ora.»
Allie, che fino a quel momento aveva tenuto le labbra arricciate in una smorfia, si lasciò andare in un sorriso ed annuì comprensiva prima che pronunciasse un «Ho una proposta quasi indecente da farti», che fece aggrottare le sopracciglia all’altra.
Irene, che di sciocchezze non ne voleva sentire per il momento, sollevò la mano per attirare l'attenzione di una cameriera. La sua amica si stava gustando un panino e lei aveva solamente voglia di una tazza di tè bollente.
Voleva riscaldarsi e bere qualcosa di piacevole mentre si lasciava andare in qualche chiacchiera con Allie prima di tornare a casa e studiare pressoché fino all'ora di cena.
«Dimmi», biascicò a quel punto, ben consapevole che la sua bevanda sarebbe arrivava più tardi.
La sua amica e coinquilina le sorrise gentilmente, forse anche troppo, e si sporse sul tavolo per farsi ancora più vicina.
«Sei pronta?»
Irene avrebbe voluto scuotere la testa, dirle che, no, non era pronta affatto perché non voleva sentire qualche assurdità. Voleva bene alla sua amica ma poteva ammettere senza paura che molte delle sue proposte fossero decisamente impossibili.
In più era stanca, frustata e nervosa da lunedì e non sapeva nemmeno spiegarsi il perché.
D'accordo, forse poteva benissimo conoscere la fonte di tali emozioni ma non se la sentiva di ammetterlo a sé stessa.
Era convinta, anzi, super convinta, di aver attirato l’attenzione di Zayn quella mattina alla caffetteria, eppure, dal risultato, non si direbbe affatto.
I suoi occhi si puntarono di nuovo su Allie che con voce squillante ed allegra si accinse a dire un «Al negozio, da me, cercano una nuova commessa. A quanto pare quattro non bastano. Perché non ti presenti?»
Irene si strozzò quasi con la sua stessa saliva quando le parole scivolarono fuori dalle labbra di Allie con tale tranquillità e scioltezza da lasciala quasi a bocca aperta.
Qualcuno aveva sostituito per caso la sua migliore amica con una ragazza qualsiasi? No, perché le pareva di ricordarsi abbastanza bene di averle detto che il lavoro e lo studio, per lei, non andavano d'accordo se fatti in contemporanea.
«Allie», la riprese a quel punto, già stanca e assonnata per colpa delle lezioni. «Hai dimenticato come la penso?» Chiese allora.
La sua amica scosse la testa, facendo muovere i corti capelli color pece ed assumendo un'aria sconsolata. «Lo so», affermò anche, afflitta. «Ma ho davvero bisogno di qualcuno che mi aiuti là dentro. Io non ce la posso fare.»
Irene si morse l'interno guancia ed evitò di far presente ad Allie che era sempre ed immancabilmente brontolona e melodrammatica ma, un aspetto della loro amicizia, implicava anche di sopportare le lamentele dell'altra e quindi finiva sempre con il rimanere in silenzio ma trovandola pur divertente.
Per questo, spostando appena la sua tazza, da poco arrivata, le posò una mano sul braccio e con un'espressione rassicurante «Vedrai che arriverà qualcuno di simpatico», le disse, quasi in un sussurro per farla sembrare una profezia che si sarebbe avverata.
Irene pregò che ciò avvenisse, altrimenti, Allie, non avrebbe fatto altro che rinfacciarle ciò per il resto della vita.
L'altra borbottò qualcosa di apparentemente confuso prima di puntare un dito contro la sua amica ed esordire con un «Sarà meglio per te che ciò si avveri.»
Irene era già pronta ad annuire ed alzare gli occhi verso il soffitto bianco ed immacolato della caffetteria perché Allie sapeva essere prevedibile, molto prevedibile, ma il suono del suo cellulare le fece sparire ogni voglia di parlare e gelare il sangue nelle vene.
La borsa, quella proprio accanto a lei, divenne improvvisamente l'attrazione dei suoi occhi chiari.
Allie, che ovviamente sapeva tutta la storia, particolati quasi inesistenti compresi, guardò l'amica con occhi curiosi prima di farle un cenno con il capo in direzione della borsa. «Cosa aspetti? Muoviti a controllare!» Si trovò in obbligo di dire, agitata quanto Irene e pronta a saltellare sul posto perché entrambe speravano la tessa cosa.
Ciò che coinvolge la tua migliore amica non può di certo lasciarti indifferente.
Mai nella sua vita le sembrò così difficoltoso e che richiedesse così attenzione aprire una borsa.
Irene soffocò un gemito di frustrazione quando non vide il suo cellulare ed il tutto venne peggiorato da Allie che la incitava a muoversi.
Come se fosse facile, avrebbe voluto risponderle lei.
Quando i suoi occhi azzurri intravidero lo schermo illuminato e subito dopo il nome “Zayn” sullo schermo non seppe bene come prenderla.
Era felice? Abbastanza.
Agitata? Molto.
Voleva rispondere? Non lo sapeva.
Nei giorni prevedenti aveva pensato così spesso a quello che si sarebbero potuti dire, su cosa avrebbero chiacchierato e soprattutto a cosa avrebbe portato quella chiamata. Erano questi i costanti pensieri che affollavano la sua mente, fino a farla perfino rimanere sveglia di notte.
Zayn, volente o meno, aveva destato il suo interesse ed, in quel momento, non sapeva proprio cosa fare.
«È lui», sussurrò Irene.
«Rispondi immediatamente», sibilò Allie a quel punto e, l'altra annuì, facendo un ultimo respiro profondo e chiudendo gli occhi nell'istante in cui accettò la chiamata.
Poteva sentire chiaramente il suo cuore palpitare nel petto ed uno strano senso di ansia appropriarsi di lei.
Improvvisamente la gola le si seccò e, accidenti, si sarebbe picchiata da sola per tutto quello che la stava accadendo,
Dall'altra parte della cornetta, invece, Zayn respirava in modo tranquillo, quasi sereno.
Irene se lo immaginò seduto da qualche parte, con una mano stretta attorno al cellulare e l'altra a grattarsi la onnipresente presente barba sulle guance. Il tutto accompagnato da un sorriso appena accennato sulle labbra.
Quando si convinse di aver abbastanza voce e, soprattutto, coraggio, si schiarì la gola e osservò per qualche millesimo di secondo Allie che aveva le sopracciglia aggrottate ed uno sguardo pensieroso e curioso allo stesso tempo.
«Pronto?» Disse quindi.
Le sue guance, involontariamente, si tinsero di un rosa tenue e prese anche a mordersi il labbro inferiore nell'attesa di sentire la voce del ragazzo.
Tuttavia, non dovette aspettare poi molto perché dopo appena una manciata di secondi Zayn rese nota la sua effettiva presenza.
«Ragazzina, ce ne hai messo di tempo a rispondere.»
Irene soffocò un sorriso al suono della sua voce roca e melodiosa ed annuì, come se lui la potesse vedere. Poi, si rese conto di questa impossibilità e quindi si affrettò a pronunciare un «Sì, scusa. Non trovavo il telefono», che la fece arrossire ancora di più.
Allie, nel frattempo, sorrideva soddisfatta.
Il ragazzo, invece, rise appena ed Irene se lo figurò mentre scuoteva anche la testa ed incastrava la lingua tra i denti. Magari mentre si passava anche una mano tra i capelli.
Sembrava decisamente il tipo che amava passarsi più e più volte le mani tra i folti capelli color pece.
«Hai salvato il mio numero», pronunciò anche.
Le guance della ragazza, a quella che aveva tutta l'aria di essere una constatazione e non una domanda, andarono completamente a fuoco, facendole dimenticare ogni logica ed ogni parola che avrebbe voluto dire. Infatti, colta del tutto alla sprovvista, non seppe dire altro che un «Uhm» che fece ridere di nuovo Zayn che aggiunse a sua volta anche un «Non sono convinto sia una risposta.»
Irene, che sembrava aver più che altro le sembianze di un peperone, serrò le palpebre per qualche secondo e quando le riaprì provò a schiaristi la voce.
Doveva darsi una calmata, accidenti.
Ancora non le era chiaro perché la rendesse così nervosa parlare con lui.
Lo aveva già fatto un mucchio di altre volte, parlare con un ragazzo. Aveva intavolato vere e proprie discussioni: in determinate circostanze qualcuna più seria di altre e non aveva mai avuto difficoltà.
Eppure, in quel momento, le era difficile anche rispondere alle domande più banali.
«Sì», quindi trovò il coraggio di pronunciare. «Potrei aver salvato il tuo numero.»
Dall'altra parte del telefono si udì appena qualche secondo di silenzio prima che la voce di Zayn si facesse nuovamente viva. «Bene. Perché io ho salvato il tuo.»
Irene sorrise, rilassandosi sulla panca dov'era seduta e poi premette tra loro le labbra perché non voleva sorridere troppo davanti ad Allie che poi si sarebbe lasciata andare in un vero e proprio interrogatorio.
«Ho una proposta da farti», esordì a quel punto il ragazzo.
Lei, che si era persa momentaneamente nei suoi pensieri, riportò la sua attenzione sulla bellissima voce proveniente dall'altra parte del cellulare ed arcuò entrambe le sopracciglia nell'attesa di sentire cosa aveva da dirle.
In cuor suo sperava fosse qualcosa di suo gradimento e per niente campata in aria, dato che per quello ci aveva già pensato la sua cara amica.
E non solo in quel pomeriggio.
«Coraggio, dimmi», disse allora, giusto per riempire il piccolo lasso di tempo privo di parole che si era venuto a creare. «Sono tutta orecchi.»
Zayn, rise e dopo aver spostato il telefono nell'altra mano (questo la ragazza lo capì dal rumore attutito che aveva udito) «Vieni a prendere un caffè con me un giorno di questi. Senza impegno.»
Irene sgranò gli occhi per lo stupore e, inizialmente, pensò di aver capito male. Si morse l'interno guancia nel vano tentativo di occupare il tempo ma quando si accorse della sua pelle ormai ridotta in condizioni disastrose e sentì il vago retrogusto metallico del sangue passò al labbro inferiore.
Quello che lei riusciva ad udire dall'altra parte del telefono era solo un basso vociare, quasi piacevole da ascoltare ed, Irene, sospettava che fosse ciò che anche Zayn stava udendo, mischiato però al suo respiro non poi così calmo.
Lo sentiva, nel petto, il suo cuore palpitare ad una velocità quasi scandalosa e ridicola, come per ricordarle che lui era lì, che non si muoveva e che riusciva a farle provare tante emozioni contemporaneamente.
«Irene?»
Ancora una volta fu la voce di Zayn a riportarla all'attenti, costretta a concentrarsi sulla conversazione che stavano avendo e non su uno dei tanti pensieri che affollavano la sua mente.
In praticamente un sussurro borbottò un paio di scuse che, a suo parere, la fecero apparire infantile e bambinesca ma, di questo, se ne sarebbe preoccupata una volta conclusa la telefonata.
Improvvisamente aveva voglia di correre a casa sua, nella sua stanza e sotterrare la testa sotto il cuscino e di restarci tutto il giorno.
Alla fine, però, rinsavì dal vortice in cui pareva star annegando e dopo essersi inumidita le labbra le premette tra loro per mascherate il sorriso che stava nascendo su di esse.
Doveva anche trovare una spiegazione al suo comportamento sempre più strano, giorno dopo giorno.
«Sì, certo. Quando vuoi», disse, perché che decidesse lei il giorno e l'ora era improbabile.
Forse poteva apparire antiquata e vecchio stile ma a lei stava più che bene così e tutti gli altri se ne sarebbero fatti una ragione.
Lei era una ragazza dopotutto, santo cielo.
Zayn, anche se Irene non lo vide ma lo percepì, si lasciò andare in un sorriso rilassato ed in un sospiro sollevato. A lei piacque il fatto di averlo fatto attendere più del dovuto: dopotutto un ragazzo se lo deve sudare un appuntamento. Che sia bello o meno questo era tutto un altro discorso che la coscienza della ragazza non voleva affrontare in quel momento.
Poi, poco dopo, un «Davvero? Quando voglio?» Disse il ragazzo ed Irene, finalmente, si lasciò andare in un sorriso spensierato ed allegro perché, davvero, Zayn le metteva addosso felicità.
Lei, rimase semplicemente in silenzio.
«Anche oggi nel tardo pomeriggio?»
A quel punto la risata della ragazza risuonò per l'intera caffetteria. La maggior parte degli sguardi dei presenti si posarono su di lei che, con un gesto veloce della mano, si scusò (pur sempre con un sorriso sulle labbra perché, dai, Zayn era così gentile e carino con lei).
I suoi occhi chiari non poterono fare a meno che posarsi su Allie che, con un'espressione euforica e curiosa, non si perdeva una sola parola di quelle che uscivano dalle labbra della sua amica.
Le mancava una confezione di popcorn e poi le sarebbe sembrato di assistere ad una commedia romantica.
«Si può fare», disse allora Irene, con una strana luce nello sguardo.
Un altro sospiro soddisfatto lasciò le labbra di Zayn e «Perfetto. Passo a prenderti per le sei. Ora devo assolutamente andare. Mandami il tuo indirizzo.»
La ragazza annuì, chiuse gli occhi per qualche istante ed acconsentì prima di salutarlo con un banale «A dopo, Zayn» e concludere definitivamente la telefonata.
D'un tratto le sembrò che il peso che fino a quel momento le si era depositato sul petto si dissolvesse come polvere e sospirò soddisfatta di sé stessa quando si rese conto di essere sopravvissuta senza particolari complicazioni.
La chiamata, in ogni modo possibile, era andata molto più in là rispetto alle sue aspettative. Aveva rimediato un'uscita con Zayn e di questo ne era parecchio entusiasta.
Allie, che per tutto il tempo di era limitata ad occhiate furtive, sorrisi allegri ed espressioni curiose si rianimò quasi immediatamente non appena l'amica mise il cellulare in borsa e tornò a dedicare la sua attenzione alla tazza di tè che, nel frattempo, si era raffreddata.
«Parla al più presto, prima che scoppi per l'impazienza.»
E chi se ne frega se la bevanda fosse finita nel dimenticatoio: aveva troppe cose da dire alla sua amica che con il mento appoggiato su una mano la ascoltava, osservandola con i suoi occhi scuri e spostandosi di tanto in tanto qualche ciocca di capelli.
Alla fine, quando l'orologio segnava le due e dieci di pomeriggio, Allie si alzò dalla panca sulla quale era seduta da troppo tempo con una mossa fulminea. Il suo maglione lungo e rosso (colore abbastanza insolito per l'inverno) ricadde lungo le sue gambe corte ma snelle e mentre s'infilava frettolosamente il giubbino pesante lasciò i soldi sul tavolo ed incaricò Irene di pagare al suo posto.
«Ci si vede questa sera, Re. Dovrei staccare per le cinque. Nel caso non fossi a casa quando tu esci, in bocca al lupo e divertiti.»
La grande porta di vetro venne spinga dalle sue piccole braccia e ci volle solamente qualche istante prima che la turbolenta Allie, nonché la sua migliore amica, divenne solamente una sagoma in lontananza e quasi indistinguibile.
Irene prese la banconota che le aveva lasciato la ragazza e afferrò il suo portafoglio nella borsa. Sorrise alla cameriera con troppi anelli alle dita ed osservando frettolosamente l'orologio appeso ad una delle pareti notò con piacere che mancavano solamente quattro ore prima di avere l'occasione di vedere Zayn.
Un'improvvisa morsa le attagliò il petto ma, questa volta, era piacevole, sopportabile e mentre usciva anche lei e digitava sul piccolo schermo l'indirizzo di casa sua al ragazzo si concesse di chiedersi cosa sarebbe successo quella sera.




Note autore:
Buongiorno mie bellissime primule! Lo so che non è molto tempo di fiori perché, purtroppo per tutti quanti, l'autunno ci sta accompagnando verso l'imminente inverno ma, ehi, noi sorvoleremo su questo.
Voglio, prima di tutto, scusarmi per il ritardo ed il mancato aggiornamento della settimana scorsa, come avevo intenzione di fare, ma dovete sapere che il prossimo mese sarò così piena di impegni, sia scolastici che non, che ho dovuto mettermi avanti con lo studio delle mille materie. Volevo assolutamente trovare il tempo che mi serviva ma tra correggere il capitolo e poi postarlo perdo solitamente tanto tempo e quindi ho bisogno di calma, pace ed un po' di tempo libero.
Ma, ragazze mie, il momento è arrivato.
Dunque, per iniziare, la prima parte riprende da dove abbiamo lasciato in sospeso l'ultima volta i nostri Zayn ed Irene.
Per me sono tremendamente adorabili ed ogni volta che Irene arrossisce o fa qualsiasi piccolo gesto, io riesco ad immedesimarmi così tanto in lei che, in certi momenti, mi fa pensare di essermi ispirata a me stessa per questo personaggio.
Ovviamente ciò è solo dal punto di vista caratteriale perché per il resto siamo completamente opposte. Magari fossi bionda!
Bene, chiusa questa parentesi inutile, l'altra cosa che vi volevo far notare e che io apprezzo molto è quella specie di tensione che c'è tra i due ragazzi. Zayn non fa altro che osservare, furtivamente o meno, le labbra di Irene, che in parte è lusingata di questa attenzione.
Personalmente la parte che preferisco di questa parte è quando il ragazzo dice all'altra di averlo distratto per tutto il tempo.
Anche se, detto sinceramente, anche quando la chiama "ragazzina" con quel tono di voce cortese io mi sciolgo.
E dire che sono io l'autrice.
Quando poi lui le chiede come mai non l'ha chiamato l'imbarazzo è palpabile.
Irene è una ragazza con le idee chiare e l'aver incontrato un bel ragazzo, simpatico e cortese non vuol dire che abbia intenzione di mandare all'aria i suoi propositi e principi. Io stessa mi sarei comportata come lei, anche rischiando di non vederlo più.
Però, e qui letteralmente mi sono innamorata di questo personaggio, improvvisa un atto di puro coraggio e scrivendo il suo numero su un tovagliolo se ne va, consapevole di avere su di sé l'attenzione di Zayn.
Lasciatemelo dire, io non ce l'avrei mai fatta!
Nella seconda parte, invece, compare la nostra amata Allie. Amo letteralmente la loro amicizia e si riesce a percepire tutto l'affetto che una prova nei confronti dell'altra, nonostante i caratteri così diversi.
Allie è decisamente più turbolenta, loquace e schietta mentre Irene è più pacata, timida soprattutto e calma ma, insomma, gli opposti dicono che si trovano meglio tra loro e nonostante queste diversità hanno anche diversi punti in comune che permettono loro di poter stare assieme.
Il loro rapporto è una delle cose che preferisco di più di questa storia.
E poi, compare sempre il nostro che Zayn che con tono tranquillo e rilassato chiede ad una Irene agitata e rossa in viso di andare a prendere un caffè insieme, rendendola cosciente di aver effettivamente attirato l'attenzione del ragazzo.
Sono combattuta, a questo punto, non so se preferire Zayn con Lilith o Zayn con Irene.
Ci penserò sopra e poi vi dirò.
Fanciulle mie, vi ringrazio per chiunque sia arrivato sino a qui e vi prego di perdonarmi ancora.
Come sempre, nel caso voleste contattarmi potete provare su
Ask (anche se non lo uso molto) e che per leggere tutto quello che ho pubblicato basta che clicchiate qui.
Volevo, anche, rivolgere un pensiero particolare a tutti quelli che sono state vittime del terremoto avvenuto questa mattina. Pregherò per loro per tutto il tempo ed il mio pensiero andrà a loro per tutto il tempo, minuto dopo minuto e secondo dopo secondo.
È davvero una cosa triste e brutta quello che sta continuando ad avvenire e le parole non basteranno mai per compensare tutto il disagio ed il terrore che stanno vivendo quelle persone.
Sarò con loro.
Un bacio enorme a tutti e non posso dire altro che: alla prossima. Ah, scusatemi anche per eventuali errori grammaticali che provvederò a correggere il prima possibile.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 6
*** VI ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

06

Numerose domande affollavano la mente di Irene e niente intorno a lei sembrava andare come volesse. Un fitta pioggia aveva monopolizzato la città di Birmingham già da abbastanza tempo per i suoi gusti ed oltre ad essere frustata per non sapere cosa mettere il brutto tempo la metteva anche di malumore. L’inverno già lo detestava in generale, ma la pioggia era anche peggio.
L’umidità che derivava da essa, le strade scivolose e quel fastidioso odore dell’asfalto bagnato era quasi nauseabondo per i suoi gusti: il che, anche questa volta, la rendeva ridicola visto che fin da piccola era cresciuta nella caotica Londra, sempre sommersa da piogge brevi ma improvvise.
Era come se le nuvole sopra tutta l’intera Inghilterra assumessero le sembianze di rubinetti che qualcuno si divertiva ad aprire e chiudere a proprio piacimento.
Con uno sbuffo teatrale, giusto perché aveva imparato bene da Allie l'essere melodrammatica in certi momenti, si alzò dalla sedia che aveva occupato fino a quel momento.
Il resto del pomeriggio era passato insolitamente lentamente. Le lancette sembravano andar avanti a rallentatore e, davvero, non aveva mai dovuto faticare così a lungo per studiare.
Alla fine, frustata e stufa, aveva semplicemente chiuso il libro e si era fatta una bella tazza di tè.
Però, perché c'è sempre il risvolto della medaglia -in ogni occasione, ci sarebbe da aggiungere- la calma apparente si era presto tramutata in agitazione e preoccupazione.
L'ansia di non avere più abbastanza tempo si impossessò di lei così rapidamente che da quel momento in poi non le sembrò più che le lancette si muovessero a rallentatore, anzi, il contrario. Sembravano quasi far a gara per vedere chi si muovesse più velocemente per raggiungere l'ora successiva.
E quindi, dopo una doccia fatta in tempi record ed aver asciugato i capelli, Irene si ritrovava ferma davanti al suo grande armadio, lo stesso che straboccava di capi.
Con una mano posava sotto il mento ed uno sguardo pensieroso cercava di creare il look adeguato, perché, ovviamente, non ci si può presentare troppo eleganti per un caffè e nemmeno troppo sciatte.
Insomma, il giusto abbigliamento: adatto ad un'uscita con un ragazzo durante un normale mercoledì piovoso.
La ragazza alzò gli occhi al cielo: grandioso per un attimo si era dimenticata della pioggia.
Si fece l'appunto, sì perché lei viveva praticamente di appunti mentali, di infilare l'ombrello in borsa. Forse, se sarebbe stata fortunata, Zayn avrebbe potuto averlo dimenticato a casa ed allora avrebbero condiviso il suo.
Non sarebbe stata male cosa.
Con un rumore sordo ed attutito si gettò, priva di ogni cura, sul letto. L'asciugamano che aveva avvolto intorno al busto e che le ricopriva tutto il corpo fino a poco sopra del ginocchio, le si allentò appena ma rimase fermo lì dov'era.
Con lo scoccare delle cinque e dieci decise che non avrebbe aspettato Allie per qualche consiglio e dopo un'altra occhiata accurata al suo guardaroba decise cosa indossare.
Perché per le ragazza scegliere cosa mettersi addosso rappresenta un problema così grande? Gli uomini si fanno molto meno problemi e, la maggior parte delle volte, riescono a fare un'ottima figura ugualmente.
Certo, ci sono le eccezioni come in ogni caso ma, accidenti, come cosa è decisamente ingiusta.
Con le mani sui fianchi ed i capelli finalmente a posto annuì alla sua immagine riflessa, recuperò un paio di scarpe comode che sarebbero sopravvissute a qualche goccia d'acqua e prese l'ombrello dall'ultimo scaffale in alto del suo armadio: questo perché lo usava sempre, ovviamente.
Afferrò la borsa e mise la tazza usata nel lavandino della cucina prima di sorridere soddisfatta di sé stessa per essere pronta con un quarto d'ora d'anticipo.
In quel momento, l'unica cosa che doveva fare non era altro che aspettare: forse la parte più noiosa e lunga di tutta la pantomima che si riserva solo ed unicamente per le uscite con i ragazzi.
Avrebbe sorvolato tanto volentieri quel momento per passare direttamente al momento in cui Zayn sarebbe apparso e tutto sarebbe stato ok.

Lo schermo del suo cellulare segnava le sei ed un minuto quando il campanello suonò, riecheggiando per tutta l’abitazione e facendola scattare in piedi: nervosa ed agitata.
Con un'occhiataccia allo specchio sopra il mobile che lei ed Allie avevano deciso di acquistare in un giorno qualunque decise che si sarebbe fatta coraggio, non si sarebbe mostrata timida e che avrebbe cercato di limitare al massimo che il rossore le invadesse le guance rosee.
Per quella sera si era risparmiata i suoi occhiali dalla montatura nera e classica, come Irene stessa diceva. Aveva preferito, invece, le lenti a contatto: per un paio di ore massimo sarebbero andate bene e non le avrebbero causato nessun tipo di bruciore o arrossamenti.
Non lo avrebbe gradito affatto.
Le due rampe di scale furono facili da affrontare e quando arrivò a pian terreno sentiva il suo cuore martellare come se avesse, in realtà, fatto una maratona.
Avrebbe voluto picchiarsi da sola ma nell'istante in cui aprì la porta che divideva l'entrata dell'edificio con la strada adiacente il respiro le si bloccò in gola perché quello che vedevano i suoi occhi era davvero una bellissima visione.
Zayn, con un cappotto nero che lo copriva fino a metà coscia e le mani infilate nelle tasche era una visione quasi celestiale.
Il ragazzo accolse Irene con un sorriso (la lingua incastrata tra i denti come al solito) e un «Ciao, ragazzina», che fece arrossire la ragazza ed al quale lei rispose con un «Ciao, Zayn.»
E meno male che aveva detto che avrebbe cercato di limitare il rossore.
Accidenti.
Fermo accanto alla sua auto lucida e pulitissima, Irene si rese conto che quello che aveva davanti non era uno dei solito ragazzini con cui aveva flirtato ma bensì praticamente un uomo, formato, cortese ed affascinante.
Che l'aveva invitata ad uscire, per giunta.
Lei s'inumidì le labbra screpolate per il freddo rigido della città e quando Zayn le posò una mano alla base della schiena si concesse di dargli l'ennesima occhiata, cercando di cogliere quanti più dettagli le fosse possibile.
La barba era curata: più corta rispetto a quella che gli aveva visto sfoggiare lunedì ma gli donava pur sempre quell'aria sbarazzina che gli si addiceva tanto.
Irene dubitava che volesse dare di sé un'immagine troppo seria.
I jeans neri che aveva indosso dovevano essere una sua caratteristica perché glieli aveva già visti indossare ma stava bene e questa doveva essere l'unica cosa importante. Infine a terminate il tutto c'era un paio di stivaletti che Irene avrebbe scommesso fossero di una marca conosciuta e della quale lei, accidenti, non riusciva mai a ricordarsi il nome.
A quel punto, con una lentezza quasi disarmante perché, andiamo, era pur sempre una ragazza e le piaceva da morire flirtare, fece scorrere gli occhi su tutto il corpo di Zayn, che la stava osservando a sua volta, fino a far collidere i loro sguardi.
Sorrise appena ed inclinò leggermente il capo prima che «Allora dove andiamo?» Chiedere.
Zayn, piuttosto discreto, scosse la testa vagamente divertito.
Poi, in un gesto cavalleresco aprì la portiera dalla parte del passeggerò ed aspettò che la ragazza si sedette prima di piegarsi appena e constatare che si fosse accomodata prima di richiuderla. Una manciata di secondi dopo era già al fianco di Irene che lo guardava con lo sguardo curioso e le guance arrossate per il freddo, consapevole che lui non volesse dirle niente.
Sarebbe stato un peccato ma avrebbe cercato di farsene una ragione: non voleva di certo risultare come la ragazzina impicciona e curiosa.
Dio, solo il pensiero la faceva rabbrividire.
«Abbi fiducia», disse solamente, Zayn, sempre con un vago sorriso sul volto dai lineamenti ben definiti.
E con un gesto sicuro e dettato dall'abitudine fece girare la chiave. Si sistemò meglio il cappotto lungo che doveva essergli di ostacolo da seduto e dopo aver dato un occhiata alla strada s'immerse nel traffico, relativamente tranquillo per l'orario che era, di Birmingham.
La guida di Zayn, poté notare con piacere Irene, era piacevole, non di certo spericolata (come, a sua differenza, quella di Allie che sembrava sempre su un'autostrada senza alcun limite). C'era tutta la tranquillità per scambiare qualche parola e per ridere su qualcosa che, evidentemente, li divertiva molto.
Guardando i suoi occhi assottigliarsi, le sue mani andare a pettinarsi i capelli ed accarezzarsi la barba sulle guance, Irene, si concesse di chiedersi qual era la sua età. Lo si notava a primo impatto che non era un ragazzino, che era sì giovane ma non tanto quanto lei e si domandava cosa avesse trovato di così interessante in una come lei sin dal primo istante. Con tutta l'onestà che aveva in sé poteva ammettere di sapere di non essere brutta (ammettere di essere bella l'avete fatta apparire come vanitosa ed egocentrica) ma, a sua opinione, non abbastanza per uno come Zayn.
Quindi, con il labbro inferiore stretto tra i denti, si appuntò mentalmente di chiederglielo, magari nel modo più discreto possibile.
E poi Zayn sgranò gli occhi, mosse la mano velocemente ed alzò il volume della radio, prima di voltarsi frettolosamente verso la ragazza che aveva accanto e, con un sorriso degno di un uomo bellissimo, «Sai, adoro questa canzone», che fece increspare le labbra ad Irene mentre lui girava a sinistra.

Il pavimento in legno del locale faceva risuonare piacevolmente i passi leggeri dei due ragazzi che, spingendo la porta, fecero il loro ingresso.
Il tepore avvolgeva tutto e tutti, permettendo di chiacchierare allegramente e di scordarsi del freddo al di fuori delle mura.
Le pareti bianche erano tappezzate di fotografie e quadri dando così vita ad una composizione davvero piacevole per gli occhi ed un ottimo intrattenimento per chiunque entrasse.
Il bancone, accostato da qualche sgabello, era occupato da un paio di ragazze che dovevano conoscere molto bene una delle tre cameriere che lavoravano quel giorno, dato che appena ne aveva occasione la ragazza con la divisa nera si accostava a loro, scambiando qualche parola.
Tutto urlava tranquillità ed Irene apprezzò ogni angolo del locale.
Poi, la mano di Zayn si posò alla base della schiena della ragazza e lo vide, con un movimento del capo, spronarla a seguirlo.
La sensazione della pelle calda del ragazzo era inebriante e chiaramente percepibile anche attraverso la pesante giacca.
Irene si morse il labbro inferiore, lasciando che questa sensazione l’avvolgesse completamente e che i suoi occhi chiari vagassero per la piccola sala in cui i tavolini scuri erano disposti in modo, all'apparenza, casuale.
Zayn sorrise, in maniera cordiale, alla cameriera che ricambiò il gesto ed indicò loro uno dei tavoli liberi posizionati accanto alla finestra che dava direttamente sul passeggio di Birmingham.
I menù neri, posti sulla superficie, recitavano il nome del locale.
Irene fece, come sempre, scivolare la borsa dalla spalla, slacciandosi il giaccone e sedendosi di fronte al suo accompagnatore, ancora in silenzio ma allegro.
Da quando avevano parcheggiato non avevano detto più nulla.
Ma, presto, ci pensò Zayn a spezzare il silenzio con un sorriso appena accennato sulle labbra. Si passò una mano tra i capelli ed afferrò il menù ancora sul tavolo prima di alzare gli occhi scuri su Irene ed osservarla per qualche secondo.
«Mi ricorda molto il Red Door, questo posto», disse poi, aprendo la lista e cominciando a scrutarla.
Le sopracciglia di Irene si aggrottarono per poi arcuarsi per lo stupore: di certo quella non era la prima cosa a cui aveva pensato ma, se ci si faceva un po' di attenzione si potevano chiaramente notare dei punti in comune tra i due locali.
Zayn era uno spiccato osservatore, di questo bisognava dargliene atto.
Una donna, di mezza età forse, apparì al loro tavolo dopo pochi secondi, non dando così il tempo ad Irene di replicare.
Con un sorriso ben visibile sul volto leggermente truccato, la cameriera, si rivolse a Zayn con l'entusiasmo che si riserva solitamente solo alle persone che si conosce.
«Zayn, caro! Non pensavo venissi oggi. Non stacchi alle cinque?»
Il ragazzo in questione chiuse il menù e sorrise anche lui con entusiasmo alla donna che aveva di fronte.
S'inumidì le labbra e, inconsapevolmente o meno, lasciò un'occhiata ad Irene che stava osservando la scena in silenzio, con le mani posate sul tavolo ed un'espressione curiosa che le abbelliva i tratti delicati del viso.
«C'è stato un cambiamento di programma, Karen», disse quindi, aggiungendoci una scrollata di spalle ed incastrando la lingua tra i denti.
La signora allora annuì con fare comprensivo, prendendo la biro dalla tasca del suo grembiule prima che facesse spostare i occhi castani da Zayn alla ragazza che lui aveva proprio di fronte. Allora le sue labbra si dischiusero in un sorriso complice ed, in parte, anche materno.
L'altro alzò gli occhi verso il soffitto e, sì, si dovevano conoscere davvero molto bene per avere tutta questa confidenza tra loro.
«Ed immagino che il cambio di programma riguardi questa bella ragazza seduta qui», disse, felicemente ed allegramente, aggiungendo anche un occhiolino ad entrambi.
Un immediato silenzio dominò il piccolo tavolo e non appena Zayn si rese conto delle effettive parole della donna sorrise con fare imbarazzato ed Irene, forse per la prima volta in vita sua, vide un ragazzo arrossire, o almeno le sembrava di aver visto le sue guance colorarsi di una leggerissima sfumatura rosata. Ma, fece a malapena in tempo a dare una seconda e forse più accurata occhiata alle guance del suo accompagnatore perché, questo, si schiarì la voce e si potrò una mano tra i capelli prima di far saettare i suoi occhi da Karen ad Irene non spendo bene cosa fare e come intervenire.
Tuttavia, ci pensò la donna a precederlo.
«Caspita, Zayn, è proprio bella.»
Irene premette fra di loro le labbra ed arrossì, imbarazzata per il compimento appena ricevuto. Era stato gentile da parte della donna definirla carina ma, davvero, quando abbassò il capo appena e cercò di coprirsi le guance con i capelli pensò che ne avrebbe fatto anche a meno.
Zayn, la osservò per una frazione di secondo, prima di posare le mani sul tavolo ed unirle. Da sotto le sue lunghe ciglia scure guardò Karen e scosse la testa appena prima di «Accogli sempre così i tuoi clienti?» Chiederle con una punta di sarcasmo e con un sorriso sulle labbra. Poi, subito dopo, «Ci porteresti due tazze di tè?»
Fu allora che la donna si volatilizzò dal tavolo, con un vago divertimento ad oscillarle nello sguardo e per niente turbata dallo scambio di parole.
Irene fissò Zayn e si chiese cosa non era quel ragazzo. Lui, invece, osservò Irene e lei arrossì ancora di più.
«Vengo qui spesso», disse infine, il ragazzo, scrollando le spalle e gettando una veloce occhiata alle persone che passeggiavano indisturbate per strada. «Karen è la madre di Liam: uno dei ragazzi che erano con me al Prince of Wales.»
Lei assottigliò le labbra ed appena gli occhi nel tentativo di ricordare le due figure che affiancavo Zayn la prima volta che l'aveva visto. Infine, annuì, decidendo che, nonostante la sua naturale curiosità, non avrebbe fatto ulteriori domande.
«Scusala per quello che ha detto. È tipico di lei essere indiscreta ma tremendamente sincera», aggiunse anche il ragazzo ed Irene si concesse di chiudersi se anche lui la trovava bella esattamente come Karen.
L'anno passato, quando lui si era seduto al suo tavolo interrompendo il suo intenso studio, gliel'aveva detto chiaramente ma, con il tempo, le cose possono cambiare.
«Probabilmente entro fine giornata riceverò una chiamata da mia madre che mi chiederà come mai non le ho mai parlato di te. Loro due sono molto amiche. Forse anche troppo, delle volte.»
La ragazza, allora, rise di fronte all'aria falsamente scocciata di Zayn che, a sua volta, sorrise e scosse la testa appena. Lo stesso che ringraziò Karen quando ritornò con le loro tazze e che le puntò un dito contro con finto fare minaccioso. «Non voglio diventare argomento dei vostri assurdi pettegolezzi. Tenetemi fuori», disse e la donna dovette comprendere cosa intendesse perché senza fare una domanda annuì, sconsolata.
«Non dirò niente», sbuffò quindi.
E Zayn la ringraziò prima di, però, borbottare un «Ma lo dirai a Liam», che fece annuire con veemenza la donna e ridacchiare appena Irene che ricevette immediatamente l'attenzione di Karen. «È un gran rompiscatole ma anche un bravo ragazzo», aggiunse prima di sparire di nuovo ed avvicinarsi ad un paio di ragazze che probabilmente conversavano su qualcosa di davvero privato dato il tono basso di voce che stavano utilizzando e per quanto erano vicine.
Il ragazzo, invece, si portò una mano a coprire gli occhi e inumidendosi le labbra «Non so più cosa dire», disse.
Irene sorrise prendendo la sua tazza con la bevanda calda dentro, gustandosi quell'adorabile quando affascinate momento di pace.



Note autore:
Buonasera fanciulle bellissime. Lo so di essere per l'ennesima volta in ritardo clamoroso ma sono contenta di poter approfittare di questa sera, dal momento che domani sono a casa da scuola -anche se in ogni modo devo svegliarmi presto- per poter dedicare un po' di tempo a questa storia. Sono una persona orribile, pessima con i tempismi e davvero una frana ma, davvero, gli impegni scolastici sono così tanti che riempiono i miei pomeriggi. Davvero, solo nelle ultime tre settimane non ho avuto tempo per respirare quindi figuratevi per scrivere e dedicare un po' di tempo alla storia. Sono davvero dispiaciuta e rammaricata ma, davvero, faccio tutto il possibile. Ma, felicemente, vi informo che giusto un paio di sere fa ho ripreso in mano il tutto.
Zayn ed Irene sono ancora vivi. Non temete. Io un po' meno ma sopravvivrò. Aspetto con ansia e smania le vacanze di Natale.
Ogni mio secondo libero viene risucchiato dalla stanchezza che sto accumulando. Ho idea, quindi, che la pubblicazione procederà molto lentamente.
Potete accettare ancora le mie scuse, vero?
Bene, stendiamo un velo pietoso sulla mia solita mancata puntualità, direi che è meglio passare direttamente al capitolo.
L'ultima volta abbiamo lasciato Irene alle prese con una chiama di Zayn e lui che la invitava a bere un caffè (che poi si riveli un té questa è un'altra cosa). Mi è piaciuto un sacco scrivere il pezzo in cui Irene si prepara per uscire. Mi sono davvero immedesimata in lei. Ho cercato di ricordarmi l'ansia del tempo che scorre, la preoccupazione e la consapevolezza di dover apparire al meglio, tutte le domande che sorgono spontanee quando di mezzo c'è un ragazzo che ci affascina. Insomma le solite e quasi scontate questioni che sorgono quando un appuntamento si avvicina sempre di più.
È sicuramente capitato a tutte noi e quindi, tutte, possiamo capire benissimo la nostra protagonista.
Quando poi arriva il fatidico momento penso di aver trattenuto il respiro insieme a lei. E quando scene le scale e lo vede, bellissimo nel suo cappotto e con il volto affasciante penso anche di aver sorriso teneramente. Mi viene molto facile descrivere Zayn. Non so per quale motivo ma ogni cosa riguardante lui è sempre semplice. Lui è così bello, sexy e molto più uomo rispetto a tutti i ragazzi che abitualmente frequenta che non si capacita di averlo davvero davanti. La sua voce roca, il "ragazzina" che pronuncia abitualmente e che piace molto sia a me che ad Irene.
Il solito imbarazzo della ragazza a colorarle le guance non può non mancare.
È decisamente la parte più bella dell'intero capito ed anche quella in cui le prime vere e mozioni di Irene cominciano ad essere messe in evidenza e, davvero, non posso non immaginare la scena senza sorridere ed sentire la melodia tipica di quei film troppo romantici ma che non passano mai di moda.
Poi, alla fine, arriva il fatidico luogo dell'"appuntamento". Zayn stesso dice che gli ricorda il Red Door ed Irene ne rimane colpita e sorpresa. Volevo anche farvi presente che la figura di Karen, la mamma di Liam, non so proprio da dove sia uscita. Nella storia precedente c'erano Johannah e Trisha ed anche questa volta le figure delle mamme non possono mancare. Ma c'è e va più che bene. Mi ha sempre dato l'idea di una donna allegra, spensierata e sempre buona con tutti un po' come Liam, in fin dei conti.
È proprio Karen che con tutte le sue parole e frecciatine mette in imbarazzo entrambi i ragazzi. Naturalmente ho voluto portare alcune modifiche al suo carattere: nelle storie non sempre è necessario che tutto si attenga alla realtà. Ma, davvero, sono così carini che suvvia non potrei neanche trovare le parole adatte.
Tranquille, entro la fine della storia i ragazzi compariranno sempre più spesso. Ve lo prometto e lo giuro.
Ok, come ogni volta rimane giusto il tempo per la pubblicità e poi giuro che mi dileguo. Anzi penso proprio di andare a letto come una nonna.
Per prima cosa voglio dirvi che per contattarmi potete provare anche su
Ask (anche se non lo uso molto) e che per vedere tutto quello che ho scritto basta che clicchiate semplicemente qui.
Ah e giusto perché ne sono ossessionata vi consiglio di ascoltare il nuovo album delle Little Mix.
Va bene. Con questo vi saluto e vi mando un grosso abbraccio. Mi scuso per eventuali errori ortografici e spero di poterci sentire il prima possibile. Nel frattempo buon proseguimento della settimana ed alla prossima. All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 7
*** VII ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

07

«Vedi, mi sto chiedendo questa cosa da così tanto tempo che ha finito per tormentarmi.»
Esordì così Zayn dopo aver passato qualche istante in silenzio per potersi gustare almeno in parte il suo tè. Sbatté anche le palpebre e poi scosse la testa con fare divertito mentre Irene se ne stava ad osservarlo con il mento abbandonato sopra il palmo della mano. «Com'è possibile che tu faccia solamente il primo anno di college?»
La domanda, colse così alla sprovvista la ragazza che, con un'espressione confusa, si schiarì la voce e si sistemò meglio sul piccolo divanetto imbottito e davvero troppo comodo, rimuginando in silenzio.
Molte persone avevano creduto, nel corso dei suoi anni, che fosse più grande di quello che fosse realmente ma, per qualche strana ragione, il fatto che anche Zayn le avesse posto quella domanda la fece sorridere allegramente e chiedersi se effettivamente aveva l'aria di una ragazza più matura.
«Mi spiego meglio», disse a quel punto il ragazzo, schiarendosi la voce e prendendo a giocare distrattamente con la tazza vuota che giaceva immobile sulla superficie del tavolo ma continuando pur sempre ad osservarla. «L'anno scorso ero convinto frequentassi il secondo anno, se non il terzo. Mi hai lasciato di stucco quando mi hai detto che hai da poco iniziato.»
Irene inclinò il capo ed osservò distrattamente il colore del suo smalto ormai un po' consumato e promise che lo avrebbe sistemato al più presto dal momento che non le sembrava molto elegante uscire con le unghie in disordine.
Prese poi a giocare con uno dei braccialetti che aveva al polso e sollevò gli occhi chiari sulla figura che aveva proprio davanti. Lo si vedeva chiaramente che Zayn fosse più grande di lei, che avesse sulle spalle forse un paio o tre anni in più di Irene. Era chiaro a lei come ad Allie, Harry e Niall che l'avevano messa in guardia.
Tuttavia, Irene, non sembrava più di tanto turbata.
«Ragazzina, sembri molto più grande di quello che pensi.»
Irene continuò ad osservarlo in silenzio, non capendo dove volesse andare a parare. Era vero, aveva diciott'anni ed a breve ne avrebbe compiuti diciannove ma, santo cielo, non si credeva davvero così piccola come lui stava insinuando. Era fiera dei suoi anni e della maturità che possedeva nonostante la sua giovane età.
Fu allora che, con le guance sempre leggermente arrossate, si concesse di dire un «Me l'hanno detto diverse volte», che fece annuire comprensivo il suo accompagnatore.
Poi, rimuginando per appena un paio di secondi si convinse che fosse arrivato il momento di sapere qualcosa in più sul misterioso ragazzo che le sedeva difronte.
Conosceva a malapena il suo cognome, sapeva che aveva uno studio fotografico suo e che aveva un amico che si chiamava Liam ma, qui, tutte le conoscenze su Zayn si esaurivano, finivano ed, insomma, Irene era sicura di volere di più.
«Perché trovo che tu sia un mistero?» Chiese quindi, poggiando gli avambracci sul tavolo e sporgendosi leggermente verso di lui.
Gli occhi del ragazzo scivolarono lungo il suo viso, si soffermarono sulle guance di Irene e successivamente ed a lungo sulle sue labbra rosee, leggermente dischiuse in attesa di una risposta.
Zayn deglutì, appoggiando anche lui un avambraccio sulle superficie pulita e la ragazza quasi sperò e si augurò che le le loro labbra, presto o tardi, venissero in contatto.
Magari non quel giorno e non in quel momento ma desiderò che accadesse presto o tardi.
«Un mistero?» Chiese a quel punto lui, arricciando la bocca in modo sensuale e spostando i suoi occhi lungo le curve eleganti del collo di Irene che si godeva quelle attenzioni non opprimenti ed inopportune.
Se fosse stato per lei si sarebbe fatta osservare da Zayn per il resto dei suoi giorni.
La ragazza, in risposta, annuì, inumidendosi le labbra. «So così poche cose di te», continuò, facendo deglutire a vuoto il suo accompagnatore e facendole sorgere un sorriso in parte vittorioso sul viso. Poi, con fare elegante, alzò una mano e «Ho scoperto il tuo cognome lunedì, ho dovuto girare il tuo biglietto da visita per scoprire quello che fai, non so nemmeno quanti anni tu abbia e come mai sei qui a Birmingham se fino ad un anno fa eri a Londra», disse, elencando i vari punti. «Dunque, sei un mistero per me.»
Le labbra di Zayn si dischiusero in quello che aveva tutta l’aria di un accenno di sorriso e chinò appena il capo, avvicinandosi ancora di più al volto di Irene che non si mosse.
Il ragazzo apprezzò il gesto e si beò dell’attimo in cui lei s’inumidì le labbra: un  gesto dettato dall’abitudine.
«Ok, potresti avere ragione», borbottò quindi, osservandola negli occhi e continuando a giocare con la tazza vuota. 
Sui lineamenti del viso di Irene prese vita un’espressione vittoriosa e soddisfatta che non fece altro che essere ancora più evidente nel momento in cui Zayn si lasciò andare contro lo schienale del divanetto e «Beh, avremo sicuramente occasione di conoscerci meglio.»

Il sole era ormai tramontato, lasciando il posto al cielo scuro e con qualche nube. Il passeggio di Birmingham era diminuito sempre più con il passare del tempo, complice anche il fatto che il, seppur lieve, tempore del pomeriggio aveva lasciato il posto ad un vento freddo che Febbraio sembrava non voler risparmiare.
Il parcheggio del complesso era quasi deserto fatta eccezione per qualche auto tra cui quella di Allie: segno che la coinquilina di Irene fosse a casa.
Karen, quando i due ragazzi si erano alzati dal piccolo tavolino e si erano avvicinati al bancone aveva sorriso loro e fatto anche un occhiolino prima di sillabare un «Spero torniate qui presto», che aveva fatto alzare gli occhi verso il soffitto bianco a Zayn ed arrossire Irene che si era limitata a cercare di coprirsi le guance con i suoi stessi capelli.
E poi, prima ancora che uno dei due potesse intervenire, aveva anche detto un «Insieme», che non aveva fatto altro che lasciare di stucco entrambi.
Zayn aveva allora scosso la testa, decidendo che se ne sarebbero andati velocemente prima che la donna avesse avuto qualcos'altro da dire e che sarebbe stato in grado di metterlo in imbarazzo.
Per questo, dopo aver infilato il portafoglio nella tasca posteriore dei jeans, aveva preso la mano di Irene tra la sua e con quella libera, in un gesto frettoloso, aveva anche salutato Karen.
Irene, con le guance ancora vagamente rosse aveva spostato gli occhi chiari sullo loro mani unite.
Le loro carnagioni, all'apparenza così in antitesi, sembravano combaciare perfettamente. La grande mano di Zayn avvolgeva la sua in una presa rassicurante e, non seppe nemmeno lei perché tra i tanti termini aveva scelto questo, rilassante. C'era qualcosa di bello e liberatorio nel vedere le loro mani unite. 
E, dopo averci riflettuto qualche secondo in più, si era ricordata che quelli erano stati pressoché gli stessi pensieri e le stesse constatazioni che aveva fatto la prima volta che Zayn si era presentato e che le loro pelli erano entrate in contatto. La prima volta che aveva visto con i suoi stessi occhi due colori diversi mischiarsi così bene da dare vita ad una sfumatura bella ed incantevole da osservare.
E per non risultare, allora, ancora più patetica di quello che magari era già aveva sollevato il capo, mosso i capelli con la mano libera e poi sistemati nuovamente affinché potessero coprirle le guance.
Trovava buffo il comportamento di Zayn ma si era limitata solamente a sorridere senza fare nessun commento ed a voltare il capo, provocando anche uno svolazzamento di ciocche bionde, per avere il tempo di salutare la donna sempre dietro al bancone che con il solito entusiasmo aveva ricambiato il gesto.
Zayn le aveva tenuto la porta aperta ed aveva anche sorriso nel constatare che le dita della ragazza avevano ricambiato la stretta una frazione di secondo dopo il suo gesto.
Il pomeriggio, dunque, era stato piacevole, tranquillo e, perché no, divertente.
La pace e quel leggero velo di intimità avevano contribuito.
Avevano riso, chiacchierato, flirtato quel poco che era bastato per rendere ancora il tutto più interessante ed, in quel momento, nella macchina di Zayn con il riscaldamento acceso ed un vago odore di nicotina e menta a far loro da scudo, Irene ammise a sé stessa che non le sarebbe affatto dispiaciuto passare altro tempo con lui. Sarebbe persino potuta scendere a qualsiasi patto, perché no anche con il diavolo, per gustarsi ancora un po' la compagnia del ragazzo simpatico ed affascinante.
E perché no, non le sarebbe nemmeno dispiaciuto essere baciata, proprio in quel momento, dalle labbra di Zayn, le stesse che Irene aveva perso minuti interi ad osservare di soppiatto per non essere colta in fallo.
Sarebbe stato molto imbarazzante oltre che da pervertiti.
Per questo, le dolse scoprire di essere amareggiata quando Zayn fece girare le chiavi nel quadro e spense il motore, facendo tacere definitivamente l'auto, giusto pochi secondi prima di aprire la portiera e richiuderla dopo essere sceso.
Come aveva fatto all'andata, fece il giro della macchina mentre si sistemava meglio il cappotto lungo ed aiutò Irene a scendere con un sorriso ed una mano posata alla base della sua schiena.
Zayn era quel tipo di persona che sarebbe stato bello ammirare in ogni cosa, giusto per riuscire a catturare la sua dedizione, la gentilezza e l'eleganza che possedeva e la quale, Irene ne era sicura, molti invidiavano. Per lui sembrava tutto così naturale che se ne rimaneva quasi affascinati.
Stretto nel suo cappotto nero, poi, sembrava davvero una delle creature più belle che Irene avesse mai visto.
Non che le risultasse difficile ammettere ciò, lo era di più dare tale descrizione di una persona qualsiasi, di un ragazzo qualsiasi, come poteva essere Zayn.
Non esistevano mezzi termini o altri sinonimi che avrebbero retto il confronto.
I tratti definiti del volto sembravano quasi essere stati scolpiti dal più abile degli artisti, come se ci avesse lavorato sopra Michelangelo in persona. I capelli corvini erano della giusta tonalità per far in modo che combaciassero in maniera perfetta con il colore olivastro del suo incarnato.
Zayn, sinceramente parlando, era davvero un puro capolavoro d'arte, lavorato con molta dedizione ed attenzione ai dettagli.
Tutto il suo corpo, alto e slanciato, emanava calore percepibile nonostante fosse pieno inverno e anche attraverso numerosi strati di vestiti.
Fu allora che, Irene, comprese la sua attrazione quasi primordiale per quel misterioso ragazzo che un anno prima l'aveva fatta sorridere ed imbarazzare in una frazione di secondo.
Lo stesso che si era seduto al suo tavolo senza nemmeno una parola o un invito ma che l'aveva segretamente lusingata senza mai sembrare spavaldo o troppo sicuro di sé.
Zayn trasudava purezza, fascino e passione, un mix quasi afrodisiaco e possibilmente anche molto pericoloso a cui bisognava prestare molta attenzione.
«Sono stato bene oggi.»
La sua voce, roca e profonda riscosse Irene dal suo vortice senza fine di pensieri che la stava quasi trascinando in un buco nero di fantasie che forse avrebbe dovuto lasciare sottochiave ancora per un po' e che l'avrebbero fatta arrossire ancora di più se non ci fosse stato il clima freddo a colorare le sue guance di un rosso quasi magenta.
La sua pelle troppo chiara era da sempre vittima degli evidenti sbalzi di temperatura.
Zayn, tuttavia, era più interessato alle labbra screpolate della ragazza e dei suoi denti che affondavano in quello inferiore per fare troppa attenzione ad altre cose. Con la mano libera affondata nella tasca stava frugando alla ricerca di qualcosa, un qualcosa che, evidentemente, non voleva lasciarsi trovare.
Irene, ancora leggermente scossa, si schiarì la gola, percependo l'ormai famigliare calore all'altezza delle gote e resistendo all'impulso di abbassare gli occhi e di utilizzare i capelli come scudo.
Chiuse quindi le palpebre per una frazione di secondo e con il cuore che batteva insolitamente velocemente annuì, aggiungendoci un «Sì, anche io» che fece sorridere Zayn che a sua volta mise in evidenza la dentatura bianca e perfetta.
La mano del ragazzo, posata ancora alla base della sua schiena, bruciava. Il peso del gesto, percepibile anche attraverso i vestiti pesanti, faceva quasi girare la testa ad Irene che non sapeva esattamente quale sarebbe stata la prossima mossa da fare.
Se c'era qualcosa che aveva imparato nell'uscire con qualche ragazzo, era stato proprio cominciare a temere il momento della separazione.
In quel breve lasso di tempo un velo di ansia le ricopriva le spalle, quasi come fosse stato un mantello, e avvolgeva le gambe in una morsa fastidiosa.
Era difficile prevedere il comportamento del ragazzo che si aveva di fronte, capire la sua prossima mossa senza mostrare alcun segno di qualunque tipo.
La chiave era apparire rilassata e spensierata in ogni momento ed, Irene, non aveva ancora capito bene come potesse essere possibile.
Nella sua adolescenza aveva letto un sacco di romanzi rosa, a tratti se ci pensava erano così tanti che avevano quasi finito per farle venire la nausea -quasi perché lei alle storie d'amore non ci sapeva proprio rinunciare- e, ripensandoci, in quel momento, poté comprendere a fondo il nervosismo che attanagliava le protagoniste dei bei libri che di fronte all'affascinante ragazzo del quale erano irrimediabilmente innamorate.
Ora, non che per Irene fosse amore quello che la legava a Zayn, insomma no di certo -per quello era fin troppo presto- ma non poteva negare che quella che li unisse fosse una forte attrazione.
Gli scambi di sguardi valevano più di tante parole.
L'odore dell'asfalto bagnato impregnava l'aria ed il cielo scuro ricopriva l'intera città.
I lampioni posto ai lati della strada illuminavano fiocamente il punto in cui, fermi e trepidanti, i due ragazzi erano intenti ad osservarsi, chi più furtivamente chi meno.
Irene, affascinata dalle ombre che sfioravano il volto dai tratti definiti di Zayn, non riusciva a distogliere gli occhi da lui e nonostante sapesse di essere stata colta in fallo non fece nulla per far diventare qualcos'altro oggetto della sua attenzione.
Anche perché era difficile distrarsi quando nelle vicinanze c'era Zayn.
E mentre i loro respiri si mescolavano Irene prese la, forse, decisione più sfrontata della sua giovane vita.
Guadagnando qualche centimetro con un piccolo breve passo, avvicinò i loro corpi, annullando così lo spazio già quasi praticamente inesistente. Con un sorriso appena accennato sulle labbra alzò poi il capo e nel momento in cui percepì la mano di Zayn stringere leggermente la presa, si convinse di aver fatto la miglior mossa di sempre.
La solita inebriante sensazione la invase ed una morsa piacevole si appropriò del suo cuore quando udì il respiro del ragazzo in quella sera all'apparenza silenziosa.
I suoi occhi vagavano per tutto il volto di Irene, senza sembrar capaci di fermarsi ed ogni volta che si posavano sulle labbra della ragazza era come se si obbligasse a non fare nulla, a non muovere un solo muscolo ma preferendo un respiro profondo e inumidendosi la sua di bocca.
Tutto intorno a loro sembrava gridare “al bacio”. Dalla strada fiocamente illuminata ai loro corpi così vicini che nemmeno la creatura più piccola di questo mondo sarebbe riuscita a passare tra loro. Erano così vicini da sembrare, a tratti, una sola persona e, dannazione, chi erano loro per non dare ascolto ai loro istinti, ponendo una fine ancora più bella per quella giornata.
Le mani di Irene si posarono sul petto di Zayn quando questo l'attirò ancora più vicino a sé. Lei, che arricciò le labbra in un gesto abituale, posò lo sguardo negli occhi di lui che, quando meno se l'aspettò, fece sfiorare le loro bocche, dando vita ad una meravigliosa sensazione.
I primi istanti di innaturale irrigidità vennero poi sostituiti da Irene che strinse la presa sul cappotto teso sulle spalle e Zayn che si concesse un respiro tremolante prima di portare entrambe le mani sui fianchi della ragazza e unire nuovamente le loro labbra.
Stretta nella sua sciarpa e nel suo cappotto, con le guance arrossate, una vaga sensazione di calore, non di certo dovuta ai vestiti pesanti, ed il cuore martellante nel petto, la ragazza avrebbe voluto sorridere e che la magica sensazione dei brividi lungo la schiena, di cui aveva tanto sentito parlare, non finisse mai, che non si placasse per nessuna ragione.
E, beh, doveva proprio riconoscere che Zayn sapesse baciare. Molto bene, a dire la verità.
Avrebbe anche voluto imprecare nel momento in cui il cellulare di Zayn prese a squillare, imponendogli una separazione non voluta.
Con un grugnito basso e roco, il ragazzo, accostò le loro fronti mentre prendeva il telefono da una delle tante tasche.
Irene non era convinta di poter distogliere gli occhi dal volto di Zayn così vicino al suo. L'unica cosa che le importava era che qualcuno avesse interrotto il loro momento e che avrebbe tanto voluto uccidere chiunque avesse avuto così poco tempismo.
Maledisse anche chiunque fosse a quello stupido cellulare quando il ragazzo si allontanò da lei, schiarendosi la voce prima di lasciarle un'occhiata complice e portarsi l'apparecchio all'orecchio.
«Louis?» Bofonchiò anche e la ragazza inghiottì una serie di parolacce che non avrebbero reso per niente fiera sua madre.
Non era la prima volta che sentiva nominare quel nome ed era quasi sicura che fosse stato lo stesso ragazzo che li aveva interrotti al pub.
Il pessimo tempismo, quel Louis, ce l'aveva nel sangue.
Zayn, dal canto suo, si portò una mano tra i capelli e con le labbra assottigliate in un'unica linea socchiuse anche gli occhi.
«Beh hai un tempismo che fa cagare.»
Irene, poté udire chiaramente il suono di una voce squillante ed allegra, peccato solo che non riuscì a comprendere quello che stesse dicendo.
«Puoi cominciare con lo stare in silenzio, per il momento? Dammi qualche minuto e sono da te», borbottò.
Ed, indirettamente o meno, ciò stava a significare che il tempo dei baci era finito e che si sarebbero dovuti salutare.
Nel momento poi in cui Zayn chiuse la chiamata, facendo sparire il telefono sempre in una delle tante tasche, Irene avrebbe tanto voluto sotterrarsi.
Improvvisamente tutto l'imbarazzo messo da parte nei minuti precedenti era tornato a farle compagnia e, per dirla tutta, non poteva scegliere momento migliore.
Le sue guance raggiunsero tonalità mai viste prima e, mentre cercava di limitate il danno portandosi i capelli a coprirle, Zayn portò i suoi occhi in quelli di Irene che smise di respirare per qualche secondo.
Inumidendosi le labbra si lasciò anche andare in un sorriso e, diamine, era uno di quei sorrisi che avrebbe fatto perdere la concentrazione in ogni situazione, che avrebbe fatto perdere la testa e venir voglia di ricambiare il gesto anche se, magari, non ci sarebbe stata nessuna ragione valida per farlo.
Era uno di quei sorrisi contagiosi, smaglianti e maledettamente sexy.
Poi, con un movimento del capo ed estraendo una mano dalla tasca in cui l'aveva infilata, indicò la sua auto e «È assurdo. Mi dispiace ma devo andare anche questa contro la mia volontà», disse.
Poi, mentre scese i primi due scalini si voltò, sempre con un'espressione entusiasta in viso e la lingua incastrata tra i denti -Irene sarebbe potuta inciampare anche da ferma per quella combinazione- «Ti chiamo», aggiunse con un tono di voce che sapeva di promesse.
Irene, vagamente stordita e, nonostante tutto, molto felice annuì, inumidendosi le labbra e costringendosi a muovere qualche passo per non sembrare una squilibrata che lo osservava andar via.
Zayn, invece, aspettò che la ragazza avesse varcato la soglia del complesso prima di sparire nella sua auto e dal parcheggio in cui, in fin dei conti, erano stati abbastanza tempo.
Ora come ora, l'unico problema di Irene sarebbe stato quello di affrontare la raffica di domande a cui l'avrebbe sottoposta Allie e riuscire ad arrivare illesa nella sua camera da letto per riuscire a togliersi i vestiti di dosso e magari dormire, cercando di fantasticare un altro po' su Zayn.

Oh signore, le sembrava quasi di essere una tredicenne alle prese con la sua prima cotta e la cosa, da qualsiasi punto la si guardasse, era molto imbarazzante.



Note autore:
Buon Natale a tutte, miei belle fanciulle adorate! Non posso crederci che siamo già a Natale. Sembra appena ieri che sia iniziato il 2016 ed invece stiamo tutti aspettando che il 2017 diventi uno di noi.
Sono passate due settimane e mezzo dall'ultimo aggiornamento e tutto quello che riesco a pensare è che faccio davvero pena. Quest'anno tra verifiche ed interrogazioni è già tanto se sono riuscita ad arrivare a queste vacanze illesa.
Il lavoro non manca ed io sono sempre super impegnata.
L'unica cosa che mi rallegra sono i risultati che ottengo.
Vi svelo che avevo già in mente di aggiornare giovedì ma tra una cosa e l'altra, come al solito, sono in ritardo. Niente da fare, ce l'ho nel sangue: io e l'essere puntuale non potremo mai andare d'accordo.
Tra ieri, oggi e domani, in più, ho mangiato una quantità industriale di cibo ed ho come la vaga sensazione che inizierò a rotolare entro qualche ora.
Chi vorrebbe farmi compagnia?
A parte gli scherzi spero che anche voi vi stiate godendo delle piacevoli giornate con le vostre famiglie e con tutti quelli a cui volete bene. È l'unica cosa che conta in queste occasioni.
E quindi, come al solito, dopo la mia introduzione che spero non sia stata penosa, propongo di passare al capitolo.
Nella prima parte abbiamo una ripresa dello scorso capitolo. Ragazze, neanche io non so perché non l'ho inserita direttamente nel capitolo precedente visto che è abbastanza corta.
Lasciamo perdere ed aiutatemi a stendere un velo pietoso.
A parte questo, vediamo Irene e Zayn conversare, flirtare quel giusto che basta e lasciatemelo dire, sono adorabili. Li shippo già. Sono così puri, belli e perfetti che non ci sono parole per descriverli.
Poi lo avrò già detto numerose volte ma quando Zayn pronuncia il suo "ragazzina" io mi trasformo direttamente in un brodo di giuggiole.
Cosa ci posso fare?
Riesco ad immaginarmi anche perfettamente la scena e, davvero, è una cosa che adoro totalmente.
La seconda parte è quella che ho scritto con più entusiasmo.
Mi è piaciuto davvero tanto pensare a ciò che possa passare per la testa di Irene di ritorno da una piccola uscita con il ragazzo che l'attrae e di come possa reagire al tutto.
Il nervosismo, l'agitazione sono cose normali.
Il momento in cui due ragazzi si salutano dopo essere stati assieme per un po' è sempre un momento abbastanza imbarazzante. Non si ha mai idea di cosa fare e cosa no. Ci sono le paranoie, i mille "e se" e l'immaginazione viaggia così tanto che è impossibile darsi una calmata. Ovviamente io parlo per le ragazze. I ragazzi è raro che si facciano tutte queste seghe mentali (scusatemi per il termine).
Tuttavia, dopo aver sperato e dopo aver riconosciuto che è ciò che vogliono, Irene e Zayn si baciano.
Penso di aver descritto bene il momento prima del bacio, quello in cui i loro corpi si avvicinano così tanto per non lasciare neanche una traccia di spazio tra loro, i loro occhi si osservano e la tensione elettrica è palpabile.
E poi ecco che le loro labbra vengono in contatto, i loro respiri si mescolano e tutto quello che riescono a fare è ricambiare il gesto.
L'ho già detto che sono adorabili?
Tiferò per loro fino alla fine dei miei giorni.
Davvero.
Ma poi, Zayn riceve anche questa volta una chiamata e tutta la magia lentamente svanisce.
Le guance di Irene si tingono di rosso, l'imbarazzo avvolge la ragazza e la bolla in cui si erano rinchiusi scoppia d'improvviso.
E chi potrebbe essere al telefono se non Louis? Il mio dolce amato Louis.
I miei Zouis.
I miei eterni amori.
Presto arriverà la mia OT5 e tutti vivremo felici e contenti per sempre.
Anyway, se siete arrivati fino a qui vi meritate un abbraccio forte ed un altro grande auguro di buon Natale. Siete dei tesori.
Inoltre, come saprete bene, proprio ieri è stato il compleanno del mio amato Louis e ci tenevo a dedicare questo capitolo a lui ed a sua madre Johannah che ci ha lasciato qualche settimana fa.
È sempre stata una persona ed una mamma fantastica ed ha sempre avuto tutta la mia stima. Sono contenta di averla inclusa in "Every Little Bit Of All Of It". Ancora stento a crederci che non ci sia più. Un pensiero speciale va a tutta la famiglia Tomlinson/Deakin.
Quindi, vi imploro in ginocchio acquistate ovunque vogliate Just Hold On e rendiamo orgoglioso il nostro batuffulo di pelo che aveva tanta paura nel lanciare questo singolo.
È un amore, davvero.
E terribilmente adorabile.
Come sempre vi dico che basta che clicchiate
qui per leggere tutto quello che ho scritto nei mesi e negli anni precedenti.
Prima di lasciarvi, vi auguro anche buona fine e buon principio e che il 2017 riservi a tutti solo cose belle.
È stato un piacere passere con voi anche il 2016.
Un bacio grande a tutti e perdonatemi per gli eventuali errori grammaticali, provvederò a correggerli il prima possibile
Alla prossima. All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 8
*** VIII ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

08

Allie era seduta sul divano, con le gambe incrociate, una pesante coperta a coprirla ed un libro sotto gli occhi.
I capelli, spettinati e mezzi raccolti, andavano in tutte le direzioni mentre con la matita batteva ritmicamente sulla pagina che stava accuratamente studiando.
Quando, però, Irene si chiuse la porta d'ingresso alle spalle, la ragazza mise subito in pausa ciò che stava facendo per puntare i suoi occhi scuri sulla sua amica che le sorrise mentre si spogliava della sciarpa e del pesante cappotto.
La temperatura all'interno dell'appartamento era piacevole ma Irene si strinse ugualmente nel maglione di lana che alla fine aveva deciso di indossare.
Lo sentiva, lo percepiva che Allie non vedesse l'ora di sommergerla di domande o almeno parlare a raffica fino a quando non sarebbe rimasta senza voce.
Per questo, ed anche perché anche Irene smaniava dalla voglia di raccontare a qualcuno l'accaduto, si concesse il tempo per farsi una bella tazza di tè e prendere un po' di biscotti dalla dispensa dato che mancavano, in fin dei conti, pochi minuti alle otto e non aveva voglia di chiamare nessun ristorante d'asporto o, ancor peggio, cucinare.
Allie si sarebbe adeguata.
Irene, che nel frattempo si era legata i capelli in una coda improvvisata quanto spettinata, raggiunse la sua amica, incrociando anche lei le gambe e rimanendo appositamente in silenzio.
Allie, che la pazienza non sapeva nemmeno di che pianeta fosse, sbuffò in modo teatrale prima di dare una forma ai suoi capelli e gesticolare in modo animato, aggiungendoci poi un «Davvero? Per quanto altro tempo vuoi startene in silenzio?»
Irene, invece, che di pazienza ne aveva fin troppa, sogghignò e si prese il tempo per bere l'ennesimo sorso della sua bevanda prima di puntare i suoi occhi chiari sull'amica che, nel frattempo, aveva aggrottato le sopracciglia e arricciato le labbra in una smorfia buffa.
Se Niall fosse stato presente avrebbe preso a ridere ottenendo, come risultato, una Allie ancora più imbronciata e un paio di guance arrossate per il divertimento per lui.
E dal quel momento in poi il momentaneo silenzio venne rimpiazzato dalla voce di Irene pur sempre intervallata dalle domande, numerose, di Allie che non riusciva proprio a trovare una soluzione per saziare la sua sete di curiosità.
Ogni tanto ridacchiavano e si scambiavano occhiate complici.
Andare ad abitare con Allie, per Irene, era stata, secondo lei, la miglior decisone mai presa nella sua giovane vita. Non sarebbe mai resistita al College ed alle varie pressioni senza il suo punto fisso accanto.
Sì perché ormai la sua amica era una costante nella sua vita e dopo tanti anni trascorsi in compagnia l'una dell'altra separarsi avrebbe voluto dire addio ad un pezzo importante delle loro vite.
«Ok», esordì a quel punto Allie, sistemandosi una ciocca dei corti capelli dietro l'orecchio sinistro e spostando le gambe sotto il suo corpo. «Domanda cruciale: ti ha baciata?»
E lì, nel salotto dell'appartamento  che condividevano da poco più di cinque mesi, con le luci basse, Irene arrossì per l'ennesima volta in quel pomeriggio uggioso e freddo.
Allie, da spiccata osservatrice, le puntò un dito contro mentre si lasciava andare in un sorriso entusiasta.
Poi, in modo assurdamente ridicolo, si sventolò con una mano il viso provocando l'ilarità di Irene che non poté fare a meno di chiudere gli occhi e scuotere la testa arresa.
«Non ci credo!» Urlacchiò poi ma, subito dopo, aggrottò le sopracciglia e «No, aspetta. Non ho mai messo in dubbio che non lo facesse.»
In ogni caso Irene rimase in silenzio, anche se ormai non doveva più stupirsi più di tanto.
«Voglio sapere i dettagli. Tutto insomma.»
Ed Irene si lasciò andare in uno sbuffo prima di inumidirsi le labbra e «Bacia molto bene», dire, enfatizzando soprattutto il molto.
Allie, da amica orgogliosa quale era, assentì con il capo e lasciò che un sorriso le illuminasse il viso truccato perfettamente. Qualunque ora del giorno fosse, la ragazza, sfoggiava sempre un ottimo make-up.
Le sue labbra, dipinte di quella strana tonalità e che lei stessa chiava con un certo nome -e che Irene, ovviamente, non si ricordava-, le si posarono sulla guancia mentre con un braccio andava ad avvolgere le spalle di Irene per inglobarla in un dolce quanto affettuoso abbraccio che sapeva di un'amicizia che durava ormai da troppo tempo.
«Non ho voglia di preparare la cena», disse a quel punto la bionda, la testa appoggiata sulla spalla dell'altra.
Allie, in risposa, rise appena, appoggiando il capo su quello di Irene e prendendo il telefono.
La verità era solo una: avevano fame ma erano troppo pigre per mettersi al lavoro. «Perché cucinare quando possiamo avere un cuoco tutto nostro.»
E se Irene sulle prime fu confusa e con le sopracciglia aggrottate rise poi non appena sentì la voce roca dall'altra parte della linea ed un Harry che masticava imprecazioni tutte riservate a loro.
«Coraggio Styles», lo riprese Allie, usando il suo solito tono ingannevole. «Lo so che hai fame anche tu.»
Una manciata di minuti dopo era da loro, come volevasi dimostrare, con un sacchetto stretto nella mano sinistra e le labbra arricciate nella smorfia più buffa di tutti i tempi. Esattamente dietro di lui, invece, Niall si fece strada nell'appartamento delle due ragazze senza troppe cerimonie e, dopo essersi tolto le scarpe -sotto consiglio di Allie e sotto forma di minaccia da parte di Irene- si accomodò sul divano ed accese la tv, sintonizzandola su un canale di partite.
Irene, disgustata dal calcio e totalmente apatica per qualsiasi sport che comprendesse una palla, si girò suoi stessi passi e ne approfittò per rubare una carota ad Harry, più che impegnato a preparare la cena per tutti, e sedersi su uno dei banconi che costellavano la cucina prima di incrociare le gambe e notare con la coda dell'occhio Allie raggiungere l'amico biondo senza dire nemmeno una parola.
«Piccola Re perché non metti un po' di musica?»
E lei lo fece, giusto perché sapeva che anche Harry avesse intravisto quello che era appena accaduto nella stanza accanto e perché non erano per niente fatti loro, o forse in fin dei conti erano fin troppo fatti loro.
Irene, allora, s'inumidì le labbra e con un sorriso su di esse lasciò che le note di una canzone latina, perfetta per l'estate e poco adatta per il mese di Febbraio, si disperdessero per le mura e li lasciassero divertire tra le risate.
«Sei quasi scontata», le disse anche Harry, prima di iniziare a muoversi in modo scoordinato e canticchiare. Irene continuò a masticare la sua carota osservando anche divertita l'amico che sembrava più che rilassato ed a suo totale agio.

Il venerdì seguente Irene era più che in ritardo.
Tutto il suo corpo le gridava di rallentare, di prendere un po' di aria e di magari cercare di arrivare viva alla sua aula.
Numerose imprecazioni avevano già lasciato le sue labbra sin da quando si era accorta di non aver caricato la sveglia la sera prima e di essersi trattenuta troppo nel letto maledettamente confortevole.
Allie, che ovviamente alla mattina era più riconglionita di dieci uomini sbronzi messi assieme, era uscita di casa alle otto meno dieci senza dire niente a nessuno e senza nemmeno accorgersi che c'era, ancora, la sua amica nella stanza accanto.
Ora, che erano le otto e dieci -quasi undici, a dire la verità-, Irene si ritrovava a dover correre per il college, con la sciarpa malamente legata attorno al collo e senza aver preso il suo amato caffè -roba che se si sarebbe ammalata o addormentata in classe avrebbe cantato l'Ave Maria-.
La lezione era cominciata già da dieci minuti e lei si sarebbe ritrovava gli occhi di tutti puntati addosso.
Grazie al cielo aveva chiesto ad Harry di tenerle un posto, giusto per essere sicura di essere riparata dalle sue grandi spalle in caso di troppa vergogna.
Il ragazzo non si risparmiava affatto la palestra.
I grandi corridoi, per metà deserti (questo perché tutti si erano alzati in orario), li fece quasi correndo e guadagnandosi qualche occhiataccia storta dai pochi presenti. Borbottò anche qualcosa prima di proseguire la sua maratona e raggiungere l'aula corretta.
Storia dell'arte l'affascinava ma se quella mattina non ci fosse stata non si sarebbe rammaricata poi molto.
Si concesse appena un respiro e mezzo non appena arrivò davanti alla porta e per qualche secondo meditò anche di tornare indietro e saltare proprio la lezione ma, in fin dei conti, aveva corso fino a quel momento e non se ne sarebbe di certo andata a gambe levate per un paio di occhi in più addosso.
Avrebbe, quindi, fatto la parte della ragazza matura, si sarebbe scusata con il professore per il suo ritardo e si sarebbe messa ad ascoltare il resto della lezione in silenzio e prendendo quanti più appunti le era possibile.
Solo che, e qui bisogna proprio dirlo, i suoi piani cambiarono quando, dopo aver bussato ed aperto la porta, si ritrovò davanti chi, proprio quella mattina, non aveva in programma di vedere. Accidenti, avrebbe fatto bene a prendere l'altra metà del respiro: le sarebbe potuto tornare utile.
Con le guance arrossate per il vento e per la corsa appena conclusa, i capelli un poco spettinati, i vestiti scelti alla svelta per la troppa stanchezza e fretta di dover uscire di casa ed il poco trucco, anzi l'inesistente trucco, sul viso non era neanche lontanamente degna di osservare Zayn Malik.
Lui, che con un paio di pantaloni beige, le sneakers ai piedi ed una camicia bianca sembrava pronto a salire su una passerella di alta moda.
I loro occhi si incontrarono per una frazione di secondo, giusto il tempo necessario per renderli coscienti della presenza dell'altro, prima che il professore si schiarisse la voce ed Irene fu costretta a spostare la sua attenzione sull'uomo, poco lontano da lei, che la guardava con sguardo vigile e severo.
Una mano posata pigramente sul ventre tondo.
«Mi scusi per il ritardo», disse la ragazza, con voce appena udibile, il rossore delle sue guance sempre più in evidenza e con la consapevolezza di avere addosso tutti gli occhi dei presenti, anche se quelli che bruciavano di più rimanevano sempre e comunque quelli di Zayn.
Lui che, dal canto suo, non aveva neanche provato a spostare la sua attenzione sul resto degli studenti. Anzi, aveva osservato Irene con particolare attenzione sin da quando aveva messo piede nell'aula fino a quando non si sedette al suo posto: in seconda fila, sulla destra tra due suoi amici che l'accolsero con un sorriso e qualche parola sussurrata.
Harry, che da buono osservatore aveva notato tutto, si concesse di osservare Irene sedersi, con uno sbuffo accompagnato da una smorfia disegnata sul suo viso, che borbottò anche qualcosa di poco comprensibile per lui. E approfittò del momento in cui la ragazza si fece scivolare di dosso il giubbino che l'aveva protetta dal freddo di quella mattina per avvicinarsi ad Irene e notare con la coda dell'occhio che, Zayn, cosciente o meno stesse seguendo ogni minima mossa della sua amica. Infine si accertò che il professore non stesse guardando nella sua direzione e «Hai fatto colpo, piccola principessa», le disse in un sussurro.
Il divertimento a macchiargli il volto e gli occhi verdi.
E se sulle prime lei lo guardò con sguardo vago ed un poco confuso, quando arrivò a capire alzò gli occhi verso il soffitto dell'aula prima di voltarsi per prendere il quaderno nella borsa ma, pur sempre con un piccolo sorriso, orgoglioso e soddisfatto, sulle labbra decisamente più rosee per il freddo.
«Ben arrivata, dormigliona», le disse invece Allie, con il divertimento a riempirle le iridi scure.
Irene, allora, prese la penna dal suo piccolo astuccio nel quale ci metteva solo le cose essenziali e, con molta attenzione per non essere colta in fallo, alzò il dito medio, indirizzandolo solo ed unicamente alla sua migliore amica.
«Questa me la pagherai», le disse anche, prima di rivolgere l'attenzione davanti a sé.
Zayn, che stava gesticolando mentre spiegava qualcosa, le riservò una breve occhiata che, per molti, sarebbe potuta anche passare inosservata ma che, per Irene, significò molto. Sorrise, quindi, cercando di controllarsi il più possibile e prese a scrivere.
Una tredicenne infatuata le faceva davvero un baffo a quanto atteggiamenti.




Note autore:
Buongiorno mie bellissime primule! Sono pienamente consapevole di aver già usato questo soprannome ma oggi sono felice proprio come in un giorno primaverile ed ho, quindi, voluto rispolverarlo.
Qui a casa mia c'è davvero troppo freddo anche solo per uscire e nonostante la marea di verifiche da preparare ed i libri che sono proprio accanto a me ho deciso di dedicare un po' di tempo al capitolo che dovevo postare la settimana scorsa. Purtroppo non ho fatto in tempo per colpa di un piccolo viaggetto inaspettato. Oddio, mi sono divertita molto ma speravo anche di dedicare un po' di tempo alla storia. Spero che potrete perdonarmi.
Volevo, però, innanzitutto farvi un milione di volte auguri di buon anno e dirvi che spero che quest'anno porti a voi tante gioie e soprattutto la felicità e tanta salute. È tutto estremamente importante.
Spero anche che abbiate passato un bellissimo Capodanno e che abbiate avuto al vostro fianco le persone che vi interessavano. Ripongo molte speranze in questo anno e spero che tutto vada come mi sono prefissata. In ogni caso, spero che gli imprevisti siano sempre di tipo gradevole. Bisogna sempre pensare in positivo.
Riassumendo...BUON ANNO A TUTTE e che sia tutto favoloso.
Quindi, ora, con "Shape of you" di Ed Sheeran in sottofondo mi concentrerò sul capitolo.
A differenza di altri è un po' più corto per questioni di organizzazione. Non potevo inserire il pezzo successivo quindi temo che dovrete aspettare.
Però, finalmente, compare la figura di Allie che, come vi sarete aspettate, accoglie Irene con un sorriso e con un'espressione impaziente sul viso.
È normale e rassicurante vedere la propria migliore amica che attende il tuo ritorno a casa solo per sapere per filo e per segno tutto quello che è accaduto. Ogni giorno io ringrazio il cielo e chiunque mi abbia dato la possibilità di avere al mio fianco la migliore amica di sempre. Una persona con cui poter condividere i propri gusti ed interessi è importante e senza di lei probabilmente sentirei che mi mancherebbe qualcosa.
Spero che tutte voi abbiate qualcuno di simile accanto.
Allie, come avrete capito, non si fa molti problemi a chiedere quello che vuole sapere e quando la notizia del bacio giunge alle sue orecchie penso che la sua reazione sia naturale e spontanea. Chi non andrebbe su di giri quando la propria amica racconta che il ragazzo che ha incontrato bacia molto bene? Io di certo lo farei.
Essere felici per l'altra persona è alla base di un buon rapporto di amicizia.
Poi la parte in cui Irene poggia la testa sulla spalla di Allie mi ha ricordato quello che faccio sempre la con la mia Melissa e non ho potuto non sorridere. È un gesto affettuoso che spiega, secondo me, quando sei affezionata ad una determinata persona.
Scusatemi per la mia estrema dolcezza di oggi ma, come ho già detto, sono particolarmente felice.
L'ultima parte del primo paragrafo, quando arrivano Harry in soccorso per la cena e Niall che ruba subito un posto sul divano per guardarsi la sua partita in santa pace è tenera e con quel pizzico di ilarità che mi piace tanto.
A tal proposito il 2017 è finalmente arrivato ed i grandi ed unici One Direction dovrebbero tornare a farsi vivi. Io, nel frattempo, incrocio le dita e spero di un loro ritorno alla svelta perché quei piccoli idioti mi mancano ogni giorno di più e ho anche strettamente bisogno di nuova musica con cui riempire il mio telefono nuovo.
Servirebbe un appello per far capire loro che sentiamo la loro mancanza.
Scherzi a parte continuo a sperare che si stiano riposando, che mangino in modo sano, che facciano attività fisica e che stiano con amici e famiglia. Spero per loro sempre il meglio.
Bene, dopo aver parlato dei bambini diciamo che è meglio tornare al capitolo.
La seconda parte è quella che mi è piaciuta davvero scrivere. Le parole mi sono uscite così naturalmente che neanche io so come abbia potuto fare. Era notte, gli occhi mi si chiudevano ma non riuscivo a chiudere l'applicazione del telefono e smettere di scrivere. L'ho buttata giù tutta di getto ed il risultato mi è davvero piaciuto.
È un pezzo davvero corto, lo so ma quando hai una storia ancora per la mente e non sai bene come la concluderai è un traguardo scrivere in così poco tempo una parte. Poi mettiamoci che solitamente solo davvero lunga quindi potrete capire che per me è davvero un traguardo scrivere in così poco tempo.
Ed è proprio qui che riappare il nostro e caro amato Zayn.
Ecco, anche a lui servirebbe un appello per fargli capire quanto vorremmo un suo tour. Sono al corrente dei suoi problemi con l'ansia e spero che li risolva al più presto per poterlo ammirare in tutta la sua bravura ed in tutto il suo fascino sul palco mentre canto a squarciagola con lui tutto il suo album. "Mind of Mine" è una perla e meriterebbe di essere ascoltato da tutto il mondo.
Zayn è davvero una piccola perla ma questo penso che sia sottinteso.
Ed è proprio per il fascino e la sua bellezza che sfoggia anche essendo vestito semplicemente che Irene rimane interdetta per qualche secondo. Lei, che proprio quella mattina, si è a malapena truccata e indossa i primi vestiti che ha trovato nell'armadio ha avuto la fortuna/sfortuna di incontrarlo.
Ovviamente i loro occhi si incontrato e da quel momento in poi ci vuole veramente poco perché per entrambi sembri di essere soli. Poi, la voce del professore li riporta alla realtà ed Irene, imbarazzata, si va a sedere accanto ad Harry che osserva Zayn ammirare Irene si soppiatto e stare attento a tutte le mosse che fa. Irene è indubbiamente bella, elegante in tutto quello che fa ed emana un'aura di lucentezza tale che è impossibile non esserne contagiati quando si è nei paraggi. Non so ma mi ricorda la figura di un angelo che si è mischiato tra i comuni mortali.
Ragazze scusatemi ma questa è l'immagine che ho io di lei.
E quindi, dopo questo sproloquio assurdo e lunghissimo penso di poter dire di aver concluso il mio flusso, di parole che sembra interminabile.
Ragazze mie i libri mi attendono e devo correre ai ripari se non voglio sacrificare la mia media abbastanza discreta.
Vi ringrazio per essere arrivate fino a qui se ci siete arrivate ed ancora una volta ci tengo ad augurarvi un buon anno. Vi ricordo, inoltre, che nel caso voleste contattarmi potete provare anche se
Ask (anche se non lo uso molto) o direttamente nei messaggi di Efp. Per vedere tutto quello che ho pubblicato negli anni precedenti basta che clicchiate qui. Inoltre, lo metto perché può essere simpatica come cosa, questo è il mio Instagram. Nel caso voleste seguirmi e vedere la mia faccia da strapazzo sarò contenta di ricambiare senza nessuna fatica.
Come al solito è stato un piacere e ricordo a tutte che nel caso ci dovessero essere errori ortografici mi scuso in anticipo e provvederò a correggerli il prima possibile. Detto questo ci sentiamo la prossima volta che spero sia il prima possibile.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 9
*** IX ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

09

La mensa, quel giorno, era affollata. Pullulava di studenti da tutte le parti.
I tavoli, presenti nella grande sala, erano occupati da un numero così indefinito di persone che sembravano una distesa indefinita e destreggiarsi in quella confusione diventava secondo dopo secondo sempre un po' più difficile oltre che fastidioso. 
Harry, con i capelli raccolti e lo sguardo allegro, masticava con entusiasmo il cibo di quel giorno, disposto ordinatamente sul vassoio, mentre osservava Allie mettere in imbarazzo Irene. Quest'ultima, infatti, con le guance arrossate scuoteva la testa nel tentativo di nascondere il viso con le lunghe ciocche di capelli che le incorniciavano il viso. I suoi occhi chiari fissi sul piatto.
Dopo che la lezione era terminata, Irene e Zayn si erano scambiati giusto un paio di parole, attirando qualche sguardo curioso ovviamente, prima che il professore richiamasse l'attenzione del ragazzo e lui si dileguasse con un sorriso ed una carezza sul braccio di Irene.
Da mercoledì sera avevano scambiato qualche messaggio, troppo pochi perché ci si potesse capire qualcosa ma, la ragazza, era contenta. Zayn era stato estremamente cortese e spiritoso per tutto il tempo ed Irene sapeva che aveva fato irrimediabilmente colpo su di lei.
Aveva il coraggio di ammetterlo.
Allie aveva aspettato l'amica nel corridoio, appena fuori dall'aula, e le aveva sorriso una volta raggiunta. Le aveva anche avvolto le spalle ed aveva osservato Irene con un'espressione entusiasta sul volto dai lineamenti delicati. «La mia ragazza sta diventando grande», le aveva detto in più, ironica e spiritosa come sempre, ridacchiando appena e scambiandosi un'occhiata complice con l'amica che successivamente divenne rossa.
Poi, in mensa, dopo discorsi senza capo né coda, Niall, con gli occhi scintillanti di curiosità, e con Harry che lo spalleggiava, sorrise in modo malizioso.
«Piccola Re, Allie mi ha raccontato che hai avuto un appuntamento», disse quindi, con il sui solito accento irlandese ben marcato.
Ad Irene, presa in contropiede e del tutto alla sprovvista, la prima cosa che le venne spontaneo chiedersi fu quando Allie avesse riferito a Niall di lei e Zayn dal momento che vivevano sotto lo stesso tetto e di visite non ne avevano ricevute. Per questo si concesse il lusso di osservare per una frazione di secondo l'amica che, in risposta, scrollò le spalle e s'inumidì le labbra prima di lasciarsi scappare un «Avanti racconta» con aria entusiasta ed euforica ma non facendo trapelare nulla.
Ovviamente voleva che rimanesse un mistero ed ovviamente Irene, invece, voleva sapere di più.
Irene, con ancora le guance arrossate, spostò anche gli occhi su Niall che, imperturbabile come al solito, si passò una mano tra i capelli e le sorrise per incoraggiarla e poi su Harry che in quel momento era concentrato sul cibo che aveva nel piatto ma pur sempre pronto ad intervenire quando ce ne sarebbe stato di bisogno.
Poi si schiarì al gola.
«Io non lo chiamerei appuntamento», disse poi e successivamente aggiunse un «Siamo usciti insieme solo per bere qualcosa», calcando particolarmente sulla parola "solo" che le fece guadagnare parecchie lamentele.
A quell'affermazione Allie, allora, prese a scuotere la testa con tanta energia da far svolazzare i suoi capelli corti, quel giorno un poco arruffati, e si concesse anche di arricciare il naso in una smorfia di puro disappunto e disaccordo. Inoltre, dopo un'alzata di occhi «È stato un appuntamento», disse con decisione, portandosi successivamente le mani sui fianchi nonostante fosse seduta.
Le sopracciglia scure e leggermente truccate si aggrottarono dopo quella mossa, nel vano tentativo di dare a sé stessa un'aria da ragazza corrucciata, apparendo, però, più buffa che mai.
I suoi occhi perfettamente truccati si puntarono sulla figura dell'amica.
Irene che, apparentemente, quel giorno ci teneva che le sue parole venissero ascoltate e rispettate, incrociò le braccia al petto e con espressione severa pronunciò un «No» deciso.
Niall ed Harry che osservavano ogni cosa con particolare attenzione e una punta di divertimento non avevano intenzione di intervenire. Se avevano imparato qualcosa da quando avevano conosciuto la turbolente e loquace Allie e la timida e molto più silenziosa Irene era di rimanere al loro posto e di parlare solamente quando venivano interpellati.
Tuttavia, il loro parere venne presto richiesto da Allie stessa che, poggiando gli avambracci sul tavolo ai lati del vassoio che aveva davanti, si sporse quanto era necessario per essere sentita senza il bisogno di alzare la voce.
«Siete d'accordo con me se dico che se un ragazzo bacia una ragazza quello diventa in automatico un appuntamento, vero?» Chiese poi, alternando l'attenzione tra i due.
Harry le osservò, le ragazze, entrambe così diverse all'apparenza ma così unite da avere la certezza che ognuna si sarebbe sacrificata per l'altra senza nessuna esitazione.
Irene, che se ne stava con la schiena appoggiata alla sedia, osservava Allie di soppiatto con i suoi occhi chiari ed un po' stanchi, rassegnati e consapevoli dell'idea di essere argomento di discussione ancora per molto tempo.
Il ragazzo, nel frattempo, che comprese l'effettivo significato di quel giro di parole che Allie, come d'abitudine, gli aveva presentato davanti in modo così veloce da capire poco, valutò i rischi del non rispondere correttamente alla domanda ma, in fin dei conti e se ci si penava bene, entrambe esigevano una risposta diversa e, quindi, qualsiasi cosa avrebbe detto non sarebbe andata in ogni caso bene.
Niall, invece, che il rischio non lo temeva affatto assentì con il capo prima di convenire con Allie, più che contenta di essere spalleggiata da lui.
Gli occhi della ragazza si illuminarono quando lui la indicò velocemente con il capo prima di rivolgersi ad Irene stessa.
«Quando esco con qualche ragazza, a fine serata, la bacio sempre», si lasciò sfuggire poi.
Irene trattenne il fiato a quell'intervento all'apparenza innocente. Raddrizzando la schiena ed, abbandonando così la comoda posizione a cui si era ormai abituata, si morse l'interno guancia mentre lanciava uno sguardo carico di dubbio ad un Harry anche lui in apnea.
Lo aveva detto che lei che sarebbe stato meglio parlare di altro.
Una rapida occhiata al profilo di Allie fu sufficiente alla ragazza per apprendere che Niall avrebbe fatto meglio a non dire nulla, a tenere quella benedetta bocca chiusa al posto di esagerare sempre.
Per questo, senza dare troppo nell'occhio e senza essere vista dal biondo, posò una mano sulla gamba della sua amica, ritrovandosi a pregare che lei si mordesse la lingua e non intervenisse con una frase fuori luogo: cosa tipica di Allie e che sarebbe stata anche piuttosto imbarazzante.
Per fortuna ci pensò Harry a tentare di riportare la situazione alla normalità e mentre pronunciava un «Scusami Re, ma Allie ha ragione», con voce profonda e roca, la luce misteriosa che si era accesa negli occhi della seconda si spense poco a poco, rimanendo pur sempre chiusa nel suo momentaneo mutismo.
Irene, di fronte alle parole del ragazzo apparì, in ogni caso, sconfitta su tutti i fronti.
Niall, che apparentemente sembrava non essersi accorto di quello che stava succedendo al suo tavolo, poggiò anche lui gli avambracci sulla superficie del tavolo prima di posare i suoi occhi per un breve istante su Allie.
Poi continuò imperterrito con i suoi discorsi, incurante ed ignorando che ci fosse qualcuno che prendeva alla lettera ogni cosa che dicesse.
«E quindi...bacia bene?»
A quel punto Irene rise, gettando il capo all'indietro, facendo divertire anche tutti gli altri presenti a quel tavolo e attirando forse qualche sguardo in più su di sé.
Allie, dopo il silenzio temporaneo, pareva essere tornata la stessa di sempre.
Harry, invece, che aveva terminato il suo pranzo, si avvicinò anche lui alla sua amica e con un sorriso sul viso di chi la sapeva lunga e «Vogliamo i dettagli», disse, facendo scontrare le loro gambe per spronarla.
Gli stivaletti marroni e costosissimi del ragazzo avevano senz'altro lasciato un alone bianco sui jeans neri di Irene che aveva già alzato gli occhi ed imprecato silenziosamente.
Irene che, per giunta, imbarazzata e divertita allo stesso tempo si portò le mani a coprirle il viso e scosse anche la testa, in parte scontenta che ancora si stesse parlando di lei.
Naturalmente, la ragazza, non si fece sfuggire nessun dettaglio e se ne guardò bene da cosa dire e cosa tenersi per sé, guadagnandosi così brontolii di disapprovazione da parte di Harry e Niall che volevano decisamente più dettagli piccanti e diverse alzate di occhi da parte di Allie che, però, segretamente gongolava nel sapere di avere il privilegio di conoscere molte più cose dei ragazzi che sedevano quel giorno con loro.
«Coraggio ragazzi, non fate quelle facce», disse allora la mora, sistemandosi i capelli.
Il suo braccialetto tintinnò a quel movimento ed un sorriso si aprì sulle sue labbra rese lucide per il burrocacao appena messo. La piccola tempesta sembrava essere stata solamente passeggera.
Harry, con finta indignazione, incrociò le braccia al petto, rendendo ancora più larghe le sue spalle già enormi, e mettendo in mostra un cipiglio ben formato. Poi, puntando un dito in direzione di Irene si sporse sulla superficie per «Lo terrò a mente», esordire con una vaga punta di divertimento a macchiare il suo tono.
La bionda, divertita ed ormai abituata, annuì, premendo le labbra fra loro per sopprimere l'ennesimo sorriso che stava per sputarle sul viso: non si sarebbe di certo arresa così velocemente e soprattutto così facilmente.
Niall, anche lui piuttosto scontento, con le labbra arricciate in una smorfia e gli occhi che vagavano da Irene ad Allie, si concesse qualche istante di silenzio prima di imitare la posizione del suo amico e di abbassare il tono di voce.
«Ma non ho capito», soffiò in un sussurro appena udibile e mostrando tutta la sua perplessità. «Lo avete fatto?»
Ed a quel punto le reazioni furono diverse.
Harry, che fu il primo a recepire il messaggio, sgranò gli occhi mentre la sorpresa invadeva il suo volto. Poi, con più impeto di quello che solitamente utilizzava, lasciò una gomitata nel costato di Niall che, di riflesso, si scostò con un'espressione sofferente a marchiargli i tratti del viso all'apparenza innocente.
«Ma che ti prende?» Trovò anche la forza ed il coraggio di gemere.
Quando poi emise una serie di grugniti che esprimevano dolore e strofinandosi il punto colpito, il riccio sorrise con una punta d'orgoglio.
Poi, poco dopo, toccò finalmente ad Allie ed Irene comprendere l'effettivo significato della domanda di Niall e se nei primi istanti non fecero nulla, a parte che rimanere a fissarlo con tanto di occhi e senza parole, passarono successivamente all'azione.
La seconda, chiaramente sentitasi chiamata in causa, s'impegnò affinché la mira del calcio che stava preparando avrebbe beccato giusto lo stinco di Niall per poi alzare la mano e farla atterrare sul braccio dell'amico in uno schiaffo non potente e che non dava nell'occhio ma che le risultò quasi naturale dare.
Il ragazzo si piegò per massaggiare la gamba e mugugnare con gli occhi puntati sul braccio, fortunatamente coperto da una maglia bianca.
«Ben ti sta», aggiunse poi Allie, immancabile alleata di Irene, che premette l'indice contro il petto del ragazzo che nel giro di pochi minuti era stato preso di mira da ben tre persone diverse.
Tutti suoi amici, per giunta.
A quel punto Niall alzò le mani in segno di resa prima di arricciare le labbra in una smorfia e riprendere a mangiare senza alcun tipo di interruzioni.
Questa volta se ne sarebbe stato in silenzio fino a quando non avrebbero implorato la sua parola.
«Fai l'offeso, ora?» Chiese quindi Harry, cercando di nascondere quanto più possibile la risata che rischiava di lasciarsi scappare.
Il biondo esausto e con un cipiglio ben marcato tra le sopracciglia si decise ad alzare il volto quello che bastava per guardare negli occhi il suo amico mentre si dilettava nel mostrargli il dito medio: gesto in cui aveva acquisito una certa abilità data dai tanti anni di esperienza.
Harry, sempre più divertito, rise appena prima di scuotere la testa e stare a sentire quello che Niall aveva già sulla punta della lingua.
Perché lo sapeva che aveva una risposta pronta.
Niall, dal canto suo, masticò un paio di imprecazioni in tono così basso che a malapena il suo amico riuscì a comprenderle e mandò completamente a farsi fottere il silenzioso patto fatto tra sé e sé solamente un paio di minuti prima.
«Veramente Styles...» Esordì il biondo e se lo chiamava per cognome voleva dire che la situazione era grave. Harry rivolse poi una rapida occhiata al suo piatto, ormai vuoto, prima di voltarsi ancora nella direzione dell'altro, poggiando anche la guancia sul palmo della mano e lasciando un sorriso sarcastico ad aleggiargli sulle labbra.
Non riusciva a farne a meno.
Tuttavia, la continuazione di quella frase non arrivò perché la bocca di Niall si aprì ma si richiuse immediatamente quando qualcosa, alle spalle delle due ragazze, attirò al sua attenzione.
I suoi occhi azzurri come il mare ed il cielo in estate si allargarono e posò perfino la forchetta nel piatto prima di incrociare lo sguardo con Irene che, perplessa, aggrottò le sopracciglia e spostò i capelli oltre le spalle prima di voltarsi a sufficienza per tentare di vedere tale fonte di distrazione.
Harry stesso non resistette e dopo aver visto con la coda dell'occhio anche Allie voltarsi, rimase perplesso oltre che sorpreso.
Irene, dal canto suo, percepì immediatamente un cambiamento nell'aria della mensa affollata e chiassosa.
Il vociferare abituale diminuì appena, così poco da non essere udito da nessuno tranne che dalla ragazza che non aveva perso di vista un solo istante l'oggetto del suo interesse.
Zayn perfetto nel suo abbigliamento casual, da stonare quasi con il contesto che lo circondava, avanzava tra la folla con le mani nelle tasche, le spalle appena ricurve e gli occhi che vagavano per tutta la stanza per poi finire, come sempre, in quelli chiari e sgranati di Irene che, al momento, era più che occupata a tenere a bada il respiro e cercare di arrossire il meno possibile.
Poteva benissimo sentire la colonia di Zayn: quel profumo dolce e leggermente aspro che doveva darsi tutte le mattine e di cui, probabilmente, era invasa tutta la sua casa e, mentre la fragranza si diffondeva anche tra quelle mura che avevano visto ufficialmente tempi migliori, Irene capì e percepì di essere l'obbiettivo del ragazzo oltre che essere consapevole di tutti gli occhi puntati sul suo viso.
L'affascinante assistente del professore che parlava con un'alunna doveva essere un'esperienza mistica, ad occhi di molti.
Irene trattenne il fiato quando la figura di Zayn si fermò a pochi passi da lei, troppo pochi perché non si potessero notare le sue guance arrossate ed i denti affondati nel labbro inferiore in un chiaro segno di nervosismo. Con i suoi occhi scuri, il ragazzo, la osservò con vago divertimento prima di estrarre le mani dalle tasche e salutare con un sorriso gli amici della ragazza che assistevano alla scena in assoluto silenzio ma senza perdersi nulla.
Lei si rese conto solo vagamente che, effettivamente, era la prima vera volta che Zayn li vedeva ed, in ogni modo, si schiarì la voce troppo tardi perché quando dischiuse le labbra, Zayn si stava già presentando con un sorriso e la sua solita voce roca e sensuale che la faceva impazzire.
«È un piacere», disse anche, appoggiando poi la mano su una spalla di Irene.
La ragazza trasalì al tocco ed inumidendosi le labbra lanciò uno sguardo torvo ad Harry le le sorrideva fin troppo maliziosamente.
Santo cielo, dov'erano finiti? All'asilo?
Avrebbe imprecato se questo non l'avrebbe resa priva di quella finezza che, solitamente la caratterizzava.
Ma i suoi pensieri si spostarono in fretta su tutt'altro quando Zayn, schiarendosi la gola e puntando i suoi occhi scuri su di lei esordì con un «Posso portarvela via?» che le fece aggrottare le sopracciglia.
Irene, tuttavia, decise che non avrebbe aspettato una risposta dai suoi amici e mentre Allie pareva incapace di distogliere gli occhi dalla figura del ragazzo dalla pelle olivastra ed i capelli corvini, e annuiva senza rendersi conto che non ce n'era veramente bisogno, lei si infilò il giubbino, recuperando la pesante sciarpa dalla borsa che aveva abbandonato pigramente sotto il tavolo in modo che non desse fastidio.
Zayn ghignò, infilò nuovamente una mano nella tasca anteriore dei pantaloni che indossava quel giorno e con quella libera salutò velocemente gli altri occupanti del tavolo prima di poggiarla alla base della schiena di Irene per guidarla fuori da quella stanza caotica e troppo affollata per i suoi gusti. La ragazza, ben felice di quel gesto si voltò appena in tempo verso i suoi amici per far loro un occhiolino veloce ed una faccia buffa prima di ringraziare Zayn per averle tenuto la porta aperta.
Il freddo di Febbraio le sferzò in viso non appena varcò la porta dell'edificio e sebbene dentro si respirasse un'aria un poco viziata sarebbe tornata indietro per godersi ancora quel piacevole tepore che si era formato. Nonostante gli indumenti pesanti il clima tipicamente invernale non avrebbe lasciato scampo a nessuno.
Ma, tuttavia, ebbe appena il tempo di metabolizzare di essere all'esterno, nel grande giardino e dove tutto sembrava essersi fermato nell'attesa della tiepida stagione primaverile, prima di percepire il calore delle labbra di Zayn sulle sue e le mani del ragazzo posarsi sui suoi fianchi in una mossa seducente e decisa che provocò una serie di piacevoli brividi a Irene.
I primi istanti di stupore e, come la scorsa volta, di innaturale rigidità vennero presto rimpiazzati e sostituiti dalla ragazza che, seppur con le gambe tremanti ed il cuore che premeva contro la gabbia toracica ad una velocità mai provata prima di quel momento, lasciò che un respiro profondo si infrangesse proprio sulla bocca di Zayn che, a sua volta, sorrise soddisfatto e separatosi da Irene appena qualche secondo per recuperare quel tanto di aria necessario per continuare.
La ragazza posò le mani, fredde ed arrossate per il freddo pungente di quella giornata nebbiosa, sulla giacca di Zayn che provò a tirarla ulteriormente a sé e diminuendo ancora di più la loro distanza già inesistente e quando la porta della mensa sbatté alle loro spalle, poco importava se qualcuno avesse fatto loro caso.
Le le loro labbra, così vogliose le une delle altre, sembravano rincorrersi, quasi come se giocassero e sembravano combaciare alla perfezione, quasi fossero state due pezzi puzzle essenziali tra loro. Un qualcosa di complementare ed insostituibile che si impiega tanto tempo a trovare ed altrettanto a lasciarlo andare.
Un qualcosa di particolare, a modo suo.
Irene passò una mano tra i capelli del ragazzo che, momentaneamente, aveva spostato una mano su una guancia di lei, giusto per assicurarsi di averla vicina e la certezza di approfondire meglio il bacio, e lasciò che rimanesse poi dietro al collo.
Era una scena così intima, vista da fuori, che chiunque li avrebbe scambiati per due innamorati: due persone smarrite in una storia d'amore così bella da non sapere quando e come fosse iniziata e da non riuscire a vederne una fine, nemmeno tra mille anni.
Si separarono solamente quando, entrambi, ebbero esaurito la scorta di ossigeno che avevano gelosamente custodito nella speranza di poter continuare il più a lungo possibile.
Zayn accostò le loro fronti, chiudendo gli occhi per qualche secondo e godendosi la pace e la tranquillità di quel momento. La sua mano sulla guancia di Irene scivolò fino al fianco per proseguire il suo tragitto dietro la schiena, dove si soffermò.
La ragazza, con il cuore martellante, il respiro accelerato e le guance rosse, se per l'imbarazzo o per il freddo pungente questo sarebbe stato sempre un mistero, si godette quegli attimi di silenzio per metabolizzare quello che realmente era appena accaduto: il ragazzo affascinante che l'attraeva aveva baciata e lei quasi reagiva come una ragazzina inesperta.
Con un ultimo sospiro profondo e Zayn che la osservava da sotto le sue lunghe ciglia si lasciò andare in una piccola risata, giocando distrattamente con i capelli del ragazzo e no, non riusciva a fare a meno di essere allegra e felice.
Poi, con una leggerezza tale da stupire perfino sé stessa si lasciò scappare un «Beh, ciao anche a te» che le fece ottenere una risata dal ragazzo che non si era ancora mosso.
«Ciao», rispose allora Zayn, con un piccolo ghigno sulle labbra rosee ed i suoi occhi fissi in quelli di Irene.
Solamente quando sentirono la porta della mensa sbattere dopo un po' di tempo si decisero a separarsi, mettendo un po' di distanza tra i loro corpi e costringendosi a fare qualcosa, qualsiasi cosa, che non fosse osservarsi con occhi di chi vorrebbe tornare a baciare l'altro.
Irene percepiva ancora sulle labbra, arrossate per le attenzioni ricevute, il vago sapore di Zayn: così maschile e così buono da domandarsi come facesse a risultare sempre perfetto sotto ogni aspetto.
In quel momento, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, aveva più le sembianze di un modello pronto per sfilare su una passerella di alta moda piuttosto che un ragazzo qualunque.
«Allora, ragazzina, me lo vuoi dire come mai sei arrivata in ritardo?»
Ed anche con un sorriso puramente sarcastico sulle labbra, che in qualunque altro caso l'avrebbe fatta arrabbiare, la testa appena inclinata, gesto che non aveva mai trovato affascinante in nessun altro ragazzo, ed il naso arrossato per il freddo, lei, non riusciva a distogliergli gli occhi di dosso.
Si concesse anche Irene, a quel punto, una breve risata, sistemandosi la borsa sulla spalla ed infilando le mani nelle tasche nell'esatto instante in cui affondò maggiormente il viso nella sciarpa. I capelli, sebbene fossero un poco in disordine, li avrebbe lasciati stare.
«Non ho caricato la sveglia ieri sera e questa mattina ne ho pagate le conseguenze», spiegò semplicemente, spostando il peso da una gamba all'altra.
La risata che, a quel punto, si liberò dalle labbra di Zayn fece voltare i pochi studenti che erano all'esterno. La ragazza scosse la testa di fronte al suo divertimento e stringendosi nelle spalle per il freddo dovette ammettere a sé stessa che perfino la sua risata la affascinava. Con quel suono tanto melodioso sarebbe riuscito a catturare l'attenzione di tutti quelli che gli stavano attorno.
Poi, proprio lui, appoggiò un braccio attorno alle spalle di Irene che avvertì il contatto immediatamente. Se solo fosse stato possibile le sue guance avrebbero raggiunto sfumature color evidenziatore ma, dato che il freddo aveva già fatto la sua buona parte, ciò non avvenne.
«Hai altre lezioni nel pomeriggio?» Le chiese poi, prendendo a camminare lentamente e stringendola appena contro il suo corpo, come per ripararla dal freddo.
Irene che, in un angolo della sua mente registrò l'informazione di essere della giusta altezza per poggiare la testa sulla spalla del ragazzo senza troppi problemi, si schiarì la voce, colpevole per essersi distratta l'ennesima volta con pensieri che forse non l'avrebbero dovuta sfiorare, voltò il viso nella direzione di Zayn prima di scuotere la testa per negare.
In quel momento non era sicura di avere voce a sufficienza. A stento riusciva a respirare.
«Bene. Noto con piacere che non ti piace proprio il freddo.»
Lei sorrise, a quel punto, dischiudendo appena le labbra e successivamente s'inumidì le labbra con il cuore martellante e la vaga sensazione di trovarsi nel posto giusto.
Poi, la porta della caffetteria venne aperta, il piacevole tepore che Irene aveva abbandonato da troppo tempo la avvolse nuovamente e la mano di Zayn abbracciò perfettamente la sua quando le due si unirono.
Le loro pelli, fredde all'apparenza, generavano quel calore difficile da ignorare ed ancor più difficile da non adorare.
Ed in fila, dietro ad una coppia di innamorati, Irene, si sentì parte di quella sfera fatta di cuori e tutte cose belle, dove un pensiero negativo non riusciva ad intrufolarsi nemmeno se ci avesse messo tutto l'impegno possibile.
Quello che provava per Zayn non era amore, certo che no, ma era consapevole che da quando lo aveva rivisto era cambiato qualcosa. E quello che era successo mercoledì e qualche minuto prima ne erano una conferma.
Zayn, con il capo inclinato ed un profilo degno di qualche divinità stava facendo breccia nel suo animo e, forse, anche nel suo cuore.
Irene non riuscì a trovare un solo aspetto negativo in ciò.




Note autore:
Buon pomeriggio mie adorate principesse! È relativamente poco che non aggiorno ma, visto che ci sono state le vacanze natalizie in mezzo e che non potevo non postare questa parte alla svelta mi sono decisa a darmi una mossa.
Volevo già aggiornare un paio di settimane fa ma sono andata a Roma verso la fine delle vacanze e sono davvero stata rapita dal fascino della città. Mi sono divertita e rilassata (freddo a parte) e spero un giorno di ritornarci per poterla ammirare ancora in ogni angolo. Quando dicono che l'Italia possiede il 60% del patrimonio culturale non è mica uno scherzo.
Purtroppo, però, la settimana scorsa è ripresa la scuola e a parte il ritmo frenetico a cui siamo sottoposti continuamente non posso fare a meno di pensare che si avvicinano sempre di più gli esami. Sono completamente terrorizzata all'idea. Complessivamente, però, questo 2017 è iniziato abbastanza bene e sono assolutamente pronta per vedere quello che mi porterà. Spero che lo stesso sia per voi.
Oggi, in quanto sabato, ho in programma una bella dose di shopping e di godermi il dolce far nulla del weekend. È stato il momento che ho agognato per tutta la settimana e voglio godermelo come si deve.
Spero che voi stiate bene e che vi siate ricaricate per affrontare il resto dell'anno scolastico. Per quello che a Giugno avranno gli esami come me lasciatemi dire che vi auguro che tutto vada per il meglio e che vi godiate questo ultimo anno come si deve. La scuola è impegnativa e richiede molta attenzione ma un pizzico di divertimento non può assolutamente mancare. Ci sono tante cose che non vedo l'ora di lasciarmi alle spalle, e voi sicuramente mi capirete, ma me ne mancheranno altrettante.
È un capitolo della nostra vita che si chiude e spero che voi, proprio come me, riusciate a concluderlo come si deve. Metteteci impegno e passione e tutto verrà naturale.
Ed ora, dopo il mio momento di saggezza, penso sia meglio passare al capitolo.
Lasciatemi dire che la parte della mensa è stata davvero un parto. Non avevo la più pallida idea di come far entrare in scena Zayn in maniera naturale ed, infatti, ci ho lavorato sopra per giorni interi. Alla fine la prima parte in cui Irene, Allie, Harry e Niall parlano è definitivamente entrata a far parte della mia top ten di momenti preferiti di questa storia. Mi piace un sacco il loro rapporto e trovo che sia una cosa splendida.
I ragazzi mi mancano tanto in questo periodo e non posso che colmare questa assenza nello scrivere di loro. Sono stati presenti nella mia vita per cinque anni e passarne uno intero senza di loro è stato un po' difficile. È complicato definire il rapporto che ho con loro ma so per certo che se non si decidono ad annunciare un tour a breve andrò a casa di ognuno per bussare alla porta e trascinarli a forza su un palcoscenico. Parola di scout (non sono uno scout ma possiamo sorvolare su questo).
Lo stesso vale per Zayn, eh.
Eh sì, nel caso ve lo stiate chiudendo, sono pienamente consapevole di aver scritte delle cose simili nelle note autore dello scorso capitolo ma, sinceramente, sarcazzo.
Penso che inoltre sia anche evidente la sbandata che Allie si è presa per Niall e sono ancora indecisa se farla diventare una cosa concreta o meno. Vedremo dove la mia fantasia mi porterà.
È proprio per questa cotta che io dico che Niall dovrebbe moderare la sua lingua. La mia povera ragazza rimane indubbiamente scottata dalle parole che usa e fortuna che esistono Irene ed Harry che sono in grado di rimettere in sesto gli animi infranti. Questa accoppiata è pura gioia per i miei occhi ed il mio cuore.
Ma poi, alla fine di tutto, arriva lui. Lui che con la sua camminata da modello, lo sguardo puntato su Irene e che attira l'attenzione di tutta la mensa.
Che Zayn sia un ragazzo indubbiamente affasciante lo si sa ed io non manco mai di ricordarlo. È davvero un bel ragazzo, ed io sarò pure di parte, ma non penso ci siano termini di paragone per lui. È affascinante, enigmatico, adorabile e sexy: un miscuglio che è fatale per me. Nel vero e proprio senso della parola. Ricordo ancora bene di aver subito posato gli occhi su di lui quando alcune mie amiche mi hanno fatto vedere per la prima volta questa band tanto acclamata.
Povera me, allora non sapevo in cosa sarei andata a immischiarmi. Sette anni dopo lui rimane il mio preferito ed addirittura la mia persona preferita su questa intera terra. Nel caso non lo aveste capito dalle mie numerose storie su lui ve lo ribadisco nuovamente.
Irene è attratta pressoché tanto quanto me. So bene cosa voglia dire non riuscire a distogliere gli occhi da qualcuno che ti attrae e la ragazza si trova decisamente in questa situazione. Vorrei poter dire che non mi sono immaginata la scena anche nei miei sogni ma mentirei. Mi ha letteralmente stregata questa parte e non posso fare a meno di sorridere tutte le volte che la leggo.
Ma quello che viene dopo, se è possibile, è ancora meglio. Il bacio che si danno appena fuori dalla mensa è frutto del mio animo da inguaribile romantica. Non importa quanto banali e talvolta stupidi siano i romanzi rosa: le storie d'amore saranno sempre alla base della mia esistenza.
Poi, as usual, c'è il solito ragazzina che mi fa sciogliere il cuore.
Davvero io li amo.
E dopo aver scritto solo mezza pagine di note autore penso sia arrivato il momento di dileguarmi. Devo riposarmi un po' prima di dedicarmi ad alleggerire il mio portafoglio per una giusta causa.
Prima, però, che cliccando
qui potrete leggere tutto quello che ho pubblicato negli anni passati e ci terrei a ricordarvi che oggi è il compleanno di quella piccola scimmietta di Freddie. Quel bambino assomiglia a Louis ogni giorno di più. So, Happy Bday little Freddie.
Vi auguro, infine, un buon fine settima e spero vi riposiate. Nel frattempo, vi prego di scusarmi per eventuali errori grammaticali ed alla prossima. All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 10
*** X ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

10

La porta sbatté ed una corrente di aria gelida s'impossessò dell'atrio della piccola casa quando Irene, infreddolita e stanca, fece il suo ingresso. Il silenzio, a fare da padrone, le fece corrugare le sopracciglia mentre con occhi attenti passava in rassegna il salotto vuoto e che non mostrava alcuna traccia della presenza di Allie dal momento che nel pomeriggio non avrebbe dovuto lavorare e, di norma, faceva a malapena in tempo a varcare la soglia prima di stendersi sul divano con quella tuta leggermente logora che a lei piaceva così tanto da farla sentire quasi nella sua vera casa.
In cucina, accanto alla macchina del caffè, due bicchieri sembrano essere stati appoggiati con poca cura e frettolosamente, giusto per non lasciarli da qualche altra parte della casa. Irene, abituata a quel tocco di disordine che guastava sempre con il suo, quasi, eccessivo ordine sospirò, rassegnata, prima di sfilarsi la sciarpa, appendere il cappotto ed afferrare nuovamente la borsa che aveva abbandonato all'entrata.
Con passo leggero, non sia mai che Allie avesse deciso di cambiare postazione per il suo pisolino pomeridiano, percorse la breve rampa di scale. Poggiò, giusto per una frazione di secondo l'orecchio sulla porta dell'amica, prima di capire che non era per niente una cosa rispettosa e nel suo stile. Tuttavia, non riusciva a spiegarsi come mai non non sembrasse esserci traccia della caotica Allie. Un paio di secondi dopo, Irene, era nella sua stanza con il letto perfettamente rifatto, le tende bianche che lasciavano intravedere ciò che c'era al dì fuori della finestra senza, però, essere troppo esposti agli occhi altrui. Lasciò che la borsa contenente i libri, che stava diventando sempre più pesante per la sua spalla minuta, scivolasse fino ad atterrare sul pavimento dove poi, con il piede, la fece scivolare fino ad arrivare sotto la scrivania.
Poi, dando una rapida occhiata alla porta chiusa di Allie, si tolse le scarpe (che per giunta odiava tenere in casa) prima di avviarsi verso di questa. Le sue nocche sfiorarono con delicatezza e con la solita finezza, che non l'abbandonava mai, il legno bianco.
Svegliare Allie avrebbe voluto dire andare incontro alla morte sicura.
I rumori che a quel punto si udirono furono confusi e diversi ed, Irene, per qualche istante, si chiese se fosse il caso di entrare, fregandosene se l'amica poi si fosse arrabbiata. Questo istinto, però, venne cacciato presto dalla sua mente non appena la maniglia della porta si abbassò e la figura di Allie sgattaiolò fuori dalla piccola, quasi inesistente, fessura che aveva creato. Con la maglia insolitamente larga ed i capelli un poco spettinati si morse il labbro inferiore come per scusarsi. Irene, allora, aggrottò le sopracciglia e mentre lasciava un'ultima quanto rapida occhiata alla porta alle spalle dell'amica si portò una mano sul fianco. Non voleva certo delle spiegazioni ma, accidenti, il suo comportamento era davvero strano e le creava confusione più che mai.
«Tutto bene?» Le chiese a quel punto, spostando il peso da una gamba all'altra. Le sopracciglia sempre aggrottate.
Allie annuì, muovendo vigorosamente il capo e facendo svolazzare le sue corte ciocche di capelli. Il tintinnio del braccialetto si udì solo quando, la ragazza, tentò di sistemarli.
«Ti ho disturbato?» Domandò anche, a quel punto, Irene.
L'amica scosse ancora la testa, spostando i piedi fino ad arrivare alle scale che percorse con enfasi ed invitando l'amica a seguirla con un sorriso ed piccola risata allegra nei confronti dell'espressione di Irene che a sua volta si arrese, seguendo Allie fino al divano, dove ad attenderla, oltre all'amica c'erano una coperta per entrambe e la televisione accesa ma con il volume al minimo.
«C'è una bottiglia di vino in frigorifero. Propongo di aprirla e bercela mentre mi racconti cosa il tuo bel ragazzo ti ha detto. O anche cosa avete fatto, in alternativa.»
Irene scosse i lunghi capelli biondi fino ad arrivare alla decisione di legarli in una coda veloce quanto improvvisata prima di incrociare le braccia al petto ed osservare l'amica con un'espressione severa e corrucciata sul viso perfetto.
«Allie», esordì a quel punto. Il tono di voce, che non ammetteva repliche, fece tacere immediatamente Allie fino a farle arricciare le labbra in una smorfia, consapevole ed arrendevole.
Con un sospiro e un'occhiata veloce in direzione della porta d'ingresso, così veloce che se Irene non fosse stata attenta a malapena avrebbe notato, si schiarì la voce ed arrossì: gesto insolito per una come Allie che non si vergognava mai di nulla.
O almeno non si era mai vergognata di niente quando era in presenza di Irene, forse perché ci pensava lei per entrambe.
Poi, con uno sbuffo e dopo essersi passata una mano sul viso privo di trucco si guardò bene dal regolare il tono della voce ed in un sussurro a malapena udibile disse un «Se te lo dico rimarrà poi un segreto?»
Irene, curiosa e confusa allo stesso tempo, annuì, stanca anche di quella sorta di gioco costituito da mille domande.
«Non lo dirai a nessuno, quindi?»
Con una rapida alzata di occhi verso il soffitto, la bionda, scosse la testa e la rivelazione che le fece l'amica la lasciò quasi senza parole.
«Sono andata a letto con un ragazzo.»
La gola di Irene si seccò ed, improvvisamente, avvertì la necessità di stringere tra le dita un bicchiere di vino come aveva proposto, inizialmente, Allie.
Per qualche istante si chiese anche se avesse capito male, se per caso le parole appena udite non erano che frutto della sua immaginazione ma, una rapida occhiata all'espressione della sua amica le fece capire ed intuire che le cose stavano proprio così.
«Va bene», disse a quel punto Irene, sentendosi come una madre. Chiuse gli occhi e si passò una mano sugli occhi, rischiando di sbavare il mascara messo abbastanza frettolosamente dopo la sua famosa entrata in aula. Ovviamente si era premurata di truccarsi un poco perché non avrebbe vissuto con la consapevolezza di essere considerata dall'intero college una sottospecie di zombie.
«Da quanto va avanti questa storia?»
E forse, la cosa che le dava più fastidio, era quella di non essere stata messa al corrente. Lei, d'altro canto, era ancora convinta che ad Allie piacesse il diverte e spiritoso Niall Horan con cui passavano giornate intere.
La mora, a quel punto, con gli occhi che vagavano per tutto il salotto si prese qualche secondo per sé mentre Irene batteva le sue unghie laccate di rosso sulla gamba. Provava un vago senso di fastidio per il semplice fatto che Allie si lanciasse sempre nei più spietati interrogatori per sapere quante più cose della sua vita privata mentre lei, leggermente più discreta, doveva venire a conoscenza di situazioni simili solo quando le si presentavano davanti agli occhi.
Poi, Allie, si lasciò andare in un altro sospiro pesante e con voce flebile disse un «Veramente è stato solo per oggi» che fece spalancare, letteralmente, la bocca ad Irene che, in più, sgranò gli occhi e si lasciò scappare un «Cosa?!» così acuto da spaventare l'altra ragazza.
Se fosse stato possibile i capelli le sarebbero diventati bianchi per la sorpresa e per il colpo ricevuto ed incassato.
Dopo i tanti anni che conosceva Allie, la bionda, poteva dire di sapere quanto fosse piena di vita, cocciuta, determinata a raggiungere i suoi obbiettivi anche se ci fossero stati degli ostacoli lungo il suo percorso e decisamente dotata di una parlantina in grado di stenderti. Dannazione, a volte si faceva persino fatica a seguirla nei discorsi più semplici per quanto parlasse veloce.
Ma, tuttavia, questo aspetto di lei, Irene, non pensava esistesse.
Proprio Allie scosse la testa, sconsolata, davanti alla reazione della sua amica ed immaginò che sarebbe stata molto simile a quella di sua madre se fosse venuta a conoscenza di una cosa simile.
«Lascia stare», soffiò poi la mora, chiudendo gli occhi e passandosi una mano sul viso corrucciato. «È una lunga storia che non so nemmeno come sia iniziata. L'unica cosa di cui sono sicura è che è stata la prima ed ultima volta.»
Irene, alle parole dell'amica, ridacchiò un poco non appena notò le labbra arricciate dell'altra.
A quel punto si protese sul divano, appoggiò un avambraccio sull'imbottitura e con un sorriso malizioso e puro divertimento ad oscillarle nello sguardo, si lasciò scappare un «Perché? Non ti ha soddisfatta?»
La risata di Allie echeggiò per tutto l'appartamento, facendo dimenticare ad entrambe di avere un ospite in più al piano superiore che stesse dormendo.
Con un leggero velo di imbarazzo, Allie, scosse anche la testa, coprendosi il viso con le mani e ridacchiando appena. Incapace solo di pronunciare parola sull'argomento.
«Strano», osservò a quel punto Irene, corrugando la fronte e continuando ad osservare l'amica.
Era in grado di riconoscere che si stesse divertendo, in quel momento, approfittando di un punto debole, di cui nemmeno ne era a conoscenza, della sua amica.
Elegantemente, Irene, portò una mano sotto il mento, increspando le labbra e inumidendosele.
«Di solito quando si tratta di argomenti del genere non ti tiri indietro», aggiunse anche.
Allie, presa un attimo alla sprovvista, premette tra loro le labbra mentre si passava una mano tra i capelli corti.
Era molto bella nonostante fosse struccata, con un maglietta un poco sgualcita e spettinata. Poi scosse la testa, storcendo appena il naso e aprendo la bocca per dire qualcosa che, effettivamente, non disse.
Irene annuì, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Aveva una vaga idea di quello che girava per la testa di Allie dopo aver osservato ancora una volta l'amica e poi in direzione delle scale prese la sua decisione.
«D'accordo», esordì, posando le mani sulle sue cosce. La posizione strana ma comoda che aveva assunto le concedeva di muoversi un po' come preferiva. «Adesso andrai a cacciare il nostro ospite di casa e poi io e te faremo una lunga chiaccherata.»
Allie, che per qualche istante se ne era stata in silenzio senza saper cosa dire, dopo un'accurata occhiata a tutto quello su cui i suoi occhi potevano posarsi, incrociò le braccia al petto, consapevole di quello di cui avrebbero parlato dopo che avrebbe risolto l'intoppo di quella giornata.
«Cacciare?» Disse poi, con tono divertito.

Irene sorrise anche lei, scrollando le spalle e «Mandalo via», le disse prima di posare un piede a terra e raccogliere l'elastico che le era caduto nel sciogliersi i capelli. Poi fece un'occhiolino all'amica e con un «Sono in camera mia. Vieni a chiamarmi quando hai finito» sparì dal salotto e dalla visuale di Allie che sbuffò, si diede una rapida occhiata e fece un respiro profondo prima di salire le scale e trovarsi davanti alla porta della sua stanza.



Note autore:
Ciao a voi mie bellissime fanciulle!
So di essere decisamente imperdonabile: avevo detto che molto probabilmente sarei riuscita a tornare ad aggiornare con regolarità ed, invece, eccomi qua che compaio dopo tre settimane. Non volevo davvero che andasse a finire in questa maniera ma ogni volta che mi prefisso di aggiornare c'è sempre qualcosa che mi impedisce di farlo. In questo caso la simulazione della terza prova. Avevo così tanto da studiare e da fare in generale che se sono sopravvissuta mi posso considerare immortale. Ovviamente la mia priorità, in questo momento, è la scuola.
Alla storia dedico sempre più attenzione che posso e solitamente con la scrittura vado avanti alla sera, quando stufa di compiti e studio getto via i libri ed ho bisogno di liberare la mente. È un ottimo rimedio per dormire meglio la notte.
In tutto questo spero che stiate tutte bene e che il vostro nuovo anno prosegui a meraviglia. Spero anche che la scuola non vi stia massacrando e che possiate permettervi di respirare ogni tanto.
Personalmente attendo con ansia la fine dei tutto per poter respirare definitivamente e permettermi di riposare quanto voglia.
Ma dopo tutti questi discorsi la cosa più rilevante da dire che è finalmente sabato, che un'altra settimana è finita e che io ho davvero aggiornato.
È un capitolo davvero corto perché più di tanto non succede. L'unica cosa che capiamo è che Allie, la fantastica Allie, è andata a letto con un tipo che a malapena conosce anche lei.
Non so esattamente da dove sia venuta fuori questa idea ma quando mi sono resa conto di quello che stavo scrivendo ormai l'idea era troppo radicata in me per abbandonarla. Ovviamente ci saranno delle ripercussioni per ciò che ha fatto ma per scoprire di che genere saranno dovrete attendere. Maggiori informazioni si avranno già dal prossimo capitolo che è dovuto per forza separare da questo.
Irene, ovviamente, è scioccata e se inizialmente non capisce se Allie le stia mentendo o sia la verità dopo si rende conto che l'intera situazione è reale e che la sua migliore amica è imbarazzata.
Ovviamente è una cosa inedita per la spumeggiante e sempre attiva Allie. Possiamo pure dire che è una fase di transizione che mi serviva per poter collegare altre cose che accadranno più avanti. Quindi è un aggiornamento ma non un vero aggiornamento: vi prometto che la prossima volta mi presenterò con qualcosa di più corposo.
Non la considerate una presa per il culo questa, vero? Scusatemi il francesismo ma mi servivano appositamente queste parole per esprimermi.
Di cose da aggiungere non ce ne sono più. Spero che mi possiate perdonare per il mio mega ritardo e che non vi offendiate per la cagatina che ho pubblicato. Spero che tra oggi e domani vi riposiate a sufficienza ed, anche se in anticipo, vi auguro uno strepitoso San Valentino a tutti quelli che lo festeggiano. Spero possiate divertirvi e passare una magnifica giornata con la vostra persona anche se, personalmente, penso che in una coppia debba essere ogni giorno San Valentino.
L'amore va vissuto in ogni momento ed al migliore dei modi per cui godetevi ogni istante con chiunque amiate. L'amore è sempre nell'aria e questa è una delle cose che mi fa andare avanti nella vita.
Con questo mio momento di saggezza vi saluto e vi dico, come sempre, che per vedere quello che ho pubblicato in passato basta che clicchiate semplicemente
qui.
Vi ringrazio per la vostra solita attenzione, mi scuso per eventuali errori grammaticali e ci sentiamo al prossimo aggiornamento.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 11
*** XI ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

11

Irene sgranò gli occhi quando, dopo aver messo piede nella sua camera, vide tutta la confusione che, quel giorno, vi regnava.
La maglia con la quale era abituata a dormire giaceva immobile ai piedi del letto da quando, quella mattina, si era svegliata di soprassalto ed aveva fatto tutto velocemente mentre i pantaloni che aveva pensato di indossare e che poi aveva anche messo da parte erano appoggiati allo schienale della sedia che da un po' di tempo a quella parte era sommersa di vestiti che non aveva voluto risistemare. I libri che invece aveva lasciato sulla scrivania la sera prima erano ancora, ovviamente, allo stesso posto.
Storse il naso, la ragazza, alla vista di quello a cui non era solitamente abituata e dopo essersi chiusa la porta alle spalle, utilizzando la camera come sorta di rifugio personale, con uno sbuffo si piegò per recuperare la maglia e sistemarla sul cuscino del letto che aveva fatto a malapena in tempo a rifare quando si era alzata.
Con una smorfia di disappunto, poi, sfilò i jeans che aveva indosso e dopo aver decretato che le serviva qualcosa di più comodo per stare in casa, aprì le ante del suo armadio anche per riporre tutti i vestiti che esigevano di essere ordinati. A quel punto, in solo intimo, si strinse nelle spalle per il freddo e con una mossa veloce e dettata ormai dall'abitudine recuperò dallo schienale della sedia i pantaloni della tuta ed una semplice maglia bianca che aveva comprato appositamente per stare in casa: tutto quello che voleva era stare comoda ed al caldo. Per questo, senza nessuna vergogna o rimorso si infilò anche un paio di pensanti calze di lana che avrebbero contribuito a non farla raffreddare.
Ammalarsi sarebbe stata una vera scocciatura oltre che una rovina: avrebbe dovuto saltare le lezioni e di conseguenza sarebbe rimasta indietro con il programma, non avrebbe potuto contare sui suoi appunti per gli esami e sarebbe di certo stata svantaggiata.
Insomma, doveva eliminare il rischio malattia.
Ciocche ribelli di capelli le finirono sugli occhi quando si piegò per affermare un asciugamano che aveva abbandonato la sera prima dopo aver finito la doccia e, con un pizzico di fantasia, si immaginò l'espressione che avrebbe fatto sua madre non appena avrebbe visto tutto il caos che sua figlia era in grado di creare in sola stanza.
Irene aveva imparato alla svelta ad essere ordinata e stare dietro alle sue cose, a non disperderle e soprattutto a rimettere sempre dove le aveva trovate. Sua madre, la mitica donna maniaca dell'ordine, aveva avuto tanta pazienza ed, amorevolmente, le aveva insegnato tutto quello che poteva: era una perfetta donna di casa.
In quel momento, al centro della camera, con la consapevolezza di aver rimesso tutto in ordine si sentiva esattamente come lei, con una vera donna alle prese con una casa.
I primi periodi, lontana da sua madre e con tante cose nuove da imparare e da sbrigare erano stati davvero faticosi ed a tratti stancanti. Le abitudini, quelle che aveva acquisito in diciott'anni erano state abbandonate improvvisamente, le mura dell'appartamento che divideva con Allie, appena arrivata, le apparivano decisamente vuote e povere di significato in confronto a quelle della casa dove era cresciuta. La cucina, che non era mai stato il forte di Irene, era diventata il suo pane quotidiano ed, ormai, tutto quello che sembrava troppo spaventoso perché nuovo rappresentava la normalità.
Nell'angolo, accanto alla porta, un piccolo mucchio di panni sporchi giaceva immobile, pronto per essere messo in lavatrice. Con le mani posate sui fianchi magri osservò per qualche altro secondo l'ammasso di vestiti e biancheria prima di gettare un'occhiata veloce alla sua sveglia. Erano quasi le quattro e lei, in quel pomeriggio, aveva concluso, fino a quel momento, meno di zero.
Con uno sbuffo abbastanza trattenuto recuperò i panni sporchi e li gettò, dov'era giusto che stessero, nella cesta. La stessa cesta che aveva svuotato la sera prima convinta che il giorno seguente sarebbe riuscita a fare un po' di bucato.
Alzò gli occhi al cielo quando comprese che i suoi programmi, in un modo o nell'altro, venivano sempre stravolti: fino a quando non era sicura che Allie avesse cacciato il misterioso ragazzo, che sarebbe diventato argomento dei loro pettegolezzi più tardi, Irene non sarebbe uscita dalla sua stanza.
L'unico suo programma, per il momento, era quello di starsene in silenzio e, magari, schiacciare un pisolino per riuscire ad affrontare tutto il pomeriggio e la sera che le si prospettava davanti.
Infatti, quando sentì il suo telefono iniziare a suonare e nella sua mente si insinuò la netta sensazione di non riuscite, nemmeno questa volta, nei suoi intenti, si concesse qualche imprecazione tra i denti e la promessa, la prossima volta, di spegnere quell'aggeggio infernale che si metteva a squillare nei momenti peggiori.
Tuttavia, dopo aver rovistato in tutta la borsa ed averlo trovato nella tasca laterale, quando lesse il nome che vi era sullo schermo, il respirò le si bloccò in gola per la sorpresa ed aggrottò le sopracciglia.
La parola “Zayn” la diceva lunga e lei quasi aveva paura a rispondere.
Con il respiro accelerato, come se avesse corso una maratona, il cuore palpitante ed una strana sensazione allo stomaco -forse le famose farfalle?- si inumidì le labbra.
Sì sforzò, regolando il respiro e accorgendosi di essere arrossita per una semplice chiamata, di cercare di apparire come una ragazza normale o almeno di non sembrare un'ormonata che non aveva mai avuto a che fare con qualche bel ragazzo.
E Zayn era davvero un bel ragazzo.
Ed, oh cielo, lei sembrava davvero una pazza in preda ai suoi ormoni.
Aveva deciso che si sarebbe data una regolata e lo avrebbe fatto, cascasse il mondo.
Quindi, sollevandosi da terra, si passò una mano sui pantaloni come se il pavimento fosse stato davvero sporco e strinse appena la presa attorno al cellulare che le sembrava somigliare ad un esplosivo tanto pesava nella mano. Nel momento in cui poi trascinò il dito sullo schermo quasi avrebbe voluto non rispondere. Si schiarì la voce e cercando di utilizzare un tono di voce più indifferente possibile pronunciò un «Ciao, Zayn» che la rese orgogliosa di sé stessa.
Dall'altra parte della porta si udì un vociare insolito ed, Irene, d'istinto si allontanò da essa per non far rendere nota all'ospite la sua presenza.
Zayn, nel frattempo, sembrava tranquillo e, come sempre, a suo agio. La sua voce, quando parlò, apparì appena più roca e profonda di come la ragazza l'aveva sentita qualche ora prima fuori dalla mensa. Irene si chiese se anche lei appariva agli occhi del ragazzo sempre rilassata e tranquilla perché era quasi totalmente sicura, dentro di sé, di non esserlo.
«Ragazzina», pronunciò lui, di rimando.
Lei allora sorrise, mordendosi il labbro inferiore e sentendo il suo cuore nel petto fare una piccola grande capriola a quella parola. Come faceva a non comportarsi in quella maniera se Zayn la chiama in quel modo? Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e inumidendosi le labbra scosse anche la testa, divertita.
Poi, prima che Irene potesse solo dire qualcosa lui disse un «Mi piace ogni giorno di più che tu abbia salvato il mio numero», che la fece rimanere completamente senza parole.
Oh.
Irene, in silenzio e colta di sprovvista, si morse l'interno guancia, corrugando le sopracciglia e sgranando appena gli occhi. Dovette fare appello a tutte le sue forze per non ridacchiare come una tredicenne.
Zayn la faceva sentire una persona diversa.
Portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio si prese qualche secondo per meditare su cosa dire. Le sembrava strano quel velo di imbarazzo dal momento che appena qualche ora prima si erano scambiati perfino la saliva.
Oh accidenti, immagine orribile. A tratti disgustosa. Come faceva a pensare cose simili?
Con una smorfia ben stampata sul viso ed un dito che avvolgeva le varie ciocche decise che non si sarebbe più permessa di immaginare cose del genere.
Disgustoso. Letteralmente.
Poi il «Ti ho disturbata, ragazzina?» di Zayn la fece tornare sul mondo reale ed i suoi pensieri fecero un rumore simile a del vetro che si rompeva.
Mordendosi il labbro inferiore e domandandosi per qualche diamine di motivo stava arrossendo chiuse gli occhi per qualche secondo prima di scuotere la testa come se Zayn la potesse realmente vedere. Quando poi realizzò che era dall'altra parte del telefono e che non c'era alcuna possibilità che potesse indovinare ciò che faceva pronunciò un «No, assolutamente. Stavo scegliendo cosa mettere.»
Il solo fatto che fosse vestita e che, in realtà, stesse imprecando per la mancata riuscita dei suoi programmi era una cosa che Zayn non esigeva di sapere dal momento che tra quei programmi rientrava anche il bucato.
Il silenzio che allora si udì dall'altra parte della cornetta non la infastidiva ed, anzi, anche questa volta se lo immaginò con una mano a grattarsi distrattamente una guancia mentre con lo sguardo fisso su un punto qualsiasi si concentrava sulla conversazione.
Era bello anche immaginare le sue labbra arricciate in un mezzo sorriso, da poter definire quasi un ghigno, ed abbandonato su una sedia con la solita eleganza che pochi possedevano.
Zayn, segretamente parlando, se lo figurava come uno di quei modelli che si vedono solamente in foto, dei quali dubiti la reale esistenza e che mai avrai occasione di vedere nella realtà.
Insomma una di quelle persone che stenti a credere che esista realmente.
Irene, consapevole o meno, faceva sempre più spesso questo genere di pensieri. Non sapeva bene cosa questo voleva dire di lei ma non si pentiva.
Infondo, immaginare è concesso a tutti.
Poi, con un sospiro e la presa leggermente più forte attorno al telefono, che si stava scaldando nella sua stessa mano, chiese un «Tutto bene, Zayn?»
La risata leggera del ragazzo, a quel punto, giunse alle orecchie di Irene come una piacevole melodia da poter ascoltare per ore.
Anche questo non sapeva cosa voleva dire di lei ma decise di scrollare le spalle e di stare a sentire cosa aveva da dirle.
«Domani è sabato.»
Le sopracciglia chiare di Irene allora si aggrottarono per la confusione e la sua incomprensione dovuta a quella strana affermazione.
Con incertezza annuì di nuovo prima di ricordarsi, ancora una volta, che il ragazzo non aveva occasione di vederla.
«Sì», disse quindi, mordendosi il labbro inferiore ed evitando di imprecare.
Nel frattempo, giusto pochi secondi prima che Zayn si decidesse a parlare nuovamente, la sua attenzione venne catturata dalla porta della sua camera che si aprì piano e cautamente fino a quando non rivelò il capo di Allie.
Irene, in maniera piuttosto frettolosa si portò un dito alle labbra per farle intendere di dover rimanere in silenzio.
L'altra, in risposta, alzò le mani in segno di resa per poi lasciare la porta aperta e sedersi sul letto.
Irene, con una rapida occhiata, vide la camera da letto di Allie completamente vuota.
Buon segno. L'ospite se ne era andato e lei poteva smettere di comportarsi come una ladra nella sua stessa casa.
Storse il naso a quel pensiero.
Zayn, però, si schiarì la voce e, di nuovo, tutta la sua attenzione venne rivolta a lui. Il sorriso, anche se Irene non lo vide, lo percepì chiaramente sulle sue labbra del ragazzo e, santo cielo, che labbra.
D'accordo. Sarebbe finita all'inferno. Ne era sicura.
Più tardi si avrebbe cercato se per caso esistevano particolari gironi per quelle come lei.
Informazioni del genere si potevano trovare su internet, giusto?
Alzò gli occhi al cielo: si era distratta ancora una volta.
«Hai già programmi?» Chiese poi Zayn.
Irene, che inizialmente s'immobilizzò solo per la paura di fare qualche passo falso e con il cuore che premeva nella gabbia toracica, sgranò poi gli occhi pressapoco nello stesso momento in cui, in modo spaventosamente veloce, ruotò il capo in direzione dell'amica.
Non starà mica...Non vorrà...E se forse...
Oh accidenti, lei e i suoi pensieri infantili.
Con una piccola preghiera che si ripeteva nella mente per sperare che il ragazzo non sentisse il suo respiro leggermente accelerato, scosse la testa prima di decidersi di sedersi accanto ad Allie che la guardava con le sopracciglia aggrottate e la curiosità ad oscillare nei suoi occhi scuri e, come sempre, truccati alla perfezione.
Un giorno avrebbe forse capito come faceva ad essere così impeccabile e stare solamente pochi minuti davanti allo specchio ogni mattina.
Solo mattina, però, perché se si parlava di uscire alla sera, beh, avevi ben poche possibilità di uscire in orario se Allie non rispettava la sua tabella di marcia.
Ed ancora una volta aveva sviato i pensieri su mille cose.
Che le prendeva? Era per caso ritornata improvvisamente una tredicenne e non se n'era accorta?
Avrebbe preferito tagliarsi una mano piuttosto che avvenisse davvero.
Quindi, schiarendosi la voce e passandosi una mano tra i capelli, pronunciò un «No» così flebile che a stento lo sentì lei stessa. Per questo, solo pochi secondi dopo,  con un sospiro profondo che cercò di mascherare, dovette aggiungere un «No, non ho impegni», che la fece arrossire.
Allie, nel frattempo, dischiuse le labbra ed con un sorriso su di esse sollevò entrambi i pollici delle mani in direzione dell'amica che, a sua volta, alzò gli occhi verso il soffitto ma si lasciò andare anche lei in un'espressione spensierata e felice.

La telefonata si era conclusa poco dopo con Irene che sorrideva troppo e la voce di Zayn che pronunciava un «Ci vediamo domani, ragazzina», che, ovviamente, la fece arrossire.
Allie, ancora seduta sul letto e che per ingannare il tempo aveva preso ad arrotolassi ciocche di capelli attorno all'indice, le sorrise.
Uno di quei sorrisi che implicavano dettagli e più o meno il voler sapere tutte le esatte parole che Zayn aveva usato in quella chiamata.
Si sarebbe dovuta inventare qualcosa per sviare il discordo dal momento che a parte il suo “ragazzina” non ricordava altro.
Ma quando Allie batté una mano sul materasso, intendendo che le spiegazioni sarebbero dovute partire da quel momento, Irene incrociò le braccia al petto ed inarcò le sopracciglia: la ragazza non se la sarebbe cavata così facilmente.
«So cosa stai facendo», disse quindi, spostando il peso da una gamba all'altra e riflettendo che, forse, era arrivato il momento di iscriversi in palestra.
Non era mai tardi per iniziare a fare del movimento, giusto?
Allie, che storse il naso, puntò i suoi occhi scuri sull'amica prima di improvvisare un'espressione fintamente confusa.
Irene, che la conosceva perfettamente, scosse il capo e se solo fosse servito a qualcosa avrebbe anche sbuffato.
«Va bene», soffiò quindi Allie, capitolando ed inclinando appena il capo, sconfitta, decorando, inoltre, le due semplici parole con uno sbuffo ed un'alzata di occhi al soffitto.
Sempre meglio che niente, pensò Irene.
Inumidendosi le labbra e sollevandosi dal letto sul quale era appollaiata da un po' Allie si diresse in salotto e l'altra la seguì, dopo aver sistemato velocemente tutte quelle piccole quanto fastidiose pieghe che l'amica aveva creato.
Solo dopo aver agito le venne in mente che la stessa cosa faceva sua madre.
Rabbrividì.
Non voleva diventate maniaca dell'ordine e delle pulizie come lei. Non le sarebbe stato bene addosso l'appellativo della perfettina.




Note autore:
Buon pomeriggio mie bellissime fanciulle! Dopo aver letto e riletto il capitolo per controllare se ci fosse qualche errore mi sono finalmente decisa a pubblicare. Lo so, come al solito sono in ritardo e non e la sento nemmeno di partire con l'ennesima lista di scuse per compensare i mille impegni che costellano le mie giornate ma faccio tutto il possibile per poter mandare avanti la storia, seppur lentamente.
La scrittura alla sera è un po' dura dato che al mattino alzarmi è sempre più difficile ma voglio che siate consapevoli che mi impegno a fondo per raccontare la storia di Zayn e Irene.
Mi piacciono un sacco come coppia ed ho così tante idee e programmi per questi due che ciò mi sprona a scrivere e scrivere.
A differenza dell'ultimo capitolo questa volta abbiamo qualche bello scoop. Sono così elettrizzata che non posso immaginare quello che ha provato Irene durante la telefonata.
Ho cercato di immedesimarmi al meglio in lei. Chiunque abbia avuto una telefonata con il ragazzo che le piace ha affrontato momenti di crisi e di panico ma è tutte temporaneo perché è quando ci si accorge che la nostra cotta ci ha invitato fuori a cena l'incredulità prende il sopravvento. Sono momenti che costellano la vita di tutti.
In più Zayn è così dolce e gentile che io stessa vorrei un ragazzo come lui. Per tutta le telefonata non ho fatto altro che immaginarmi a pieno la scena e spero di essere riuscita a descrivere la scena come merita.
Ci tengo a fare un bel lavoro e che tutto risulti realistico.
Il momento in cui lui le comunica che vorrebbe uscire a cena con lei, per un appuntamento, mi fa scoppiare il cuore di gioia. Irene stessa non riesce a credere a quello che le sta succedendo ed io stessa vorrei urlacchiare.
Il numeroso flusso di pensieri che scorrono nella sua mente, come una sorta di intercalare durante tutta l'intera conversazione hanno contribuito a smorzare un po' della tensione della ragazza. Sono anche buffi a tratti.
L'ultimo piccolo pezzo anticipa ciò che verrà raccontato nel prossimo capitolo. Altra nota positiva di questa storia sono Allie ed Irene che mi piacciono ogni giorno di più e che imparo a conoscere sempre meglio.
Quando si scrive qualcosa inventare personaggi vuol dire anche dare loro una personalità, plasmare il loro carattere e scoprire cosa sono capaci di fare. È una sorta di gioco di squadra.
Oggi non mi dilungo troppo. Vi ringrazio per essere arrivate sino a qui e per leggere la mia storia nonostante proceda con lentezza. Mi scuso ancora per ciò ed anche per gli eventuali errori ortografici.
Vi ricordo, inoltre, che per leggere quello che ho scritto precedentemente basta che clicchiate semplicemente
qui. Grazie ancora ed alla prossima.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 12
*** XII ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

12

Allie sedeva sul divano con un'espressione indecifrabile sui tratti delicati del viso mentre attendeva che Irene, con le tazze di cioccolata calda, si sedesse accanto a lei.
Alla fine, la bottiglia di vino era rimasta chiusa e perché non concedersi qualcosa di dolce e gradevolmente caldo?
«Grazie», disse quindi Allie quasi in un sussurro, stringendo tra le dita la ceramica calda e respirando il buon profumo che ne usciva.
Il cioccolato è il rimedio pressoché per tutto e prova che qualcosa di positivo, d'inverno, esiste davvero.
Irene, invece, s'inumidì le labbra prima di posarle sul bordo della tazza rosa con qualche pasticcino disegnato sopra.
Se non ricordava male l'aveva acquistata durante uno dei numerosi mercatini di Natale che tutti gli anni invadono ogni angolo di Londra, rendendola ancora più accogliente e giusto appena più appariscente.
Niente che possa guastare l'aspetto della città, però.
La casa era silenziosa, il tepore racchiuso tra le mura era davvero piacevole e tutto quello che Irene riusciva a pensare era che in qualche modo bisognasse iniziare a parlare.
Era nervosa ed agitata, con la strana voglia di mangiarsi le unghie che aveva impiegato un pomeriggio intero ad abbellire con lo smalto.
Il divano, che le era sempre apparso confortevole, ad un tratto le rendeva impossibile stare seduta tranquilla e rilassata.
I suoi occhi chiari che vagavano per tutta la stanza, alla ricerca di qualcosa di interessante su cui soffermarsi improvvisamente trovarono quelli dell'amica e da quel momento ci volle veramente poco perché dalle sue labbra uscisse un «Avanti, racconta», con voce troppo piatta e priva di qualsiasi emozione.
La verità era che la rendeva strana sapere che la sua amica fosse andata a letto con un ragazzo che a malapena conosceva. La rendeva confusa e irrequieta e neanche lei sapeva spiegare il perché.
Probabilmente non avrebbe potuto fare una lista di dieci motivi validi per cui la situazione non la allettava ma, in cuor suo, sapeva che tutte le parole che si sarebbero dette avrebbero avuto un peso.
Di certo sapeva non si sarebbe mai aspettata un comportamento simile da Allie. Non era da lei e ciò la rendeva ancora più convinta che avesse sbagliato.
Ma questo non glielo avrebbe mai detto. Non sarebbe andata a peggiorare lo stato d'animo della sua migliore amica con i suoi pensieri che magari non avevano nemmeno né capo né coda.
Non se lo sarebbe mai perdonata.
Tuttavia, Allie, la distrasse dal vortice pericoloso di pensieri in cui era finita, facendo esattamente ciò che le era stato chiesto.
Il suo sguardo spento si soffermò sulla tazza mezza vuota e le sue labbra si dischiusero in un sussurro.
Allora raccontò ad Irene le poche, ma essenziali, cose. Raccontò di come il ragazzo dall'aria misteriosa e tremendamente bello fosse quasi inciampato per caso nel negozio in cui Allie stessa lavorava qualche giorno addietro, di come le avesse sorriso e di come avesse storto il naso per qualcosa su cui aveva messo gli occhi e di cui, evidentemente, non importava. Le raccontò anche di come fossero finiti a parlare di tutto e di niente allo stesso tempo e di come, a malincuore, si fossero dovuti salutare per i troppi clienti che necessitavano dell'aiuto della ragazza che, però, avrebbe preferito sparire con lui.
Allie sorrise a quelle parole, storgendo però le labbra in una smorfia subito dopo.
Irene rimase in silenzio.
Ma le raccontò poi di come si fossero incontrati per caso quella stessa mattina, per le strade trafficate di Birmingham mentre Allie tornava all'appartamento e di come lui l'avesse salutata appena l'ebbe riconosciuta.
E da quel momento in poi era stato tutto così confuso ed a tratti troppo veloce che la ragazza stessa aveva dei dubbi sulla sequenza degli eventi.
Allie sapeva solo, ad un certo punto, di essersi trovata nel suo letto, nuda per giunta, con uno sconosciuto e la voglia di urlare come una pazza per il terribile errore che aveva commesso.
Non che non fosse stato bello, accidenti no, ma era davvero una stupida, a tratti una deficiente completa.
Dannazione, non poteva nemmeno dare la colpa all'alcol dal momento che erano appena le due di pomeriggio.
Irene, che aveva i capelli raccolti in una coda alta e mezza improvvisata, giusto per non insaporire le ciocche al gusto di cioccolato, e le sopracciglia aggrottate ascoltava l'amica che, improvvisamente, è come se avesse ingoiato una puntina da tanto che parlava veloce.
Non sapeva nemmeno lei che espressione avesse sul viso dal momento che era troppo concentrata su altre cose per pensare anche a quello e quando, finalmente, Allie ebbe finito di spiegare l'intera vicenda ebbe come l'impressione di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo.
E forse l'aveva fatto e nemmeno se ne era resa conto.
Inumidendosi le labbra ed osservando accuratamente che nella tazza non fosse rimasta nessuna traccia della deliziosa bevanda, appoggiò l'oggetto sul tavolino proprio loro di fronte prima di ritornare ad osservare l'amica.
Aveva la gola secca, la vaga sensazione che qualcosa non andava ed era ancora sconvolta. Probabilmente aveva anche una rughetta sulla fronte e il solo pensiero di non poter fare niente per nasconderla la mandava quasi in panico.
Un pensiero assurdo ma tremendamente realistico tanto da indurla a quasi portarsi una mano per tastare la pelle del viso.
Poi sospirò e tornò a ciò su cui si basava la conversazione.
Per anni avevano parlato e riparlato di quanto risultasse loro strano il fatto che gente andasse a letto con altra gente sconosciuta senza uno scopo preciso e dal momento che la sua migliore amica l'aveva appena fatto lei non sapeva esattamente come comportarsi e quello che dire.
Quindi, per evitare incomprensioni di nessun tipo che, inoltre, sarebbero state dannose alla conversazione decise che la cosa migliore da fare in quel momento era dare segnali di vita: un qualcosa che aiutasse entrambe. Schierendosi la voce e tirando le labbra in un pallido sorriso, quindi, annuì.
«Ok, ho capito come stanno le cose», affermò poi non sapendo bene che altro dire.
Si trovava spaesata ed incapace di formulare anche solo una frase.
Non disse più niente.
Allie, allora, scosse la testa, facendo svolazzare in tutte le direzioni i suoi capelli corvini un po' troppo spettinati. Sembrava quasi di stare ad osservare una nuvola nera.
Storse anche il naso, arricciando contemporaneamente le labbra in una smorfia prima di rubare un sorso dalla sua tazza ancora piena.
I suoi occhi scuri erano spenti in quel momento, privi della solita carica e vitalità dei quali erano sempre pieni.
«Non penso sia tutto ok», disse quindi, sospirando pesantemente con voce bassa. «Niente è ok.»
Le sue labbra, premute fra di loro, creavano una linea senza una forma.
Allie sapeva bene come essere melodrammatica in certe occasioni e spesso, Irene, si era vista a doverla ignorare. Ma, tuttavia, quel giorno non vi era nessuna traccia di esagerazione. Era semplicemente una Allie forse stanca della giornata appena cominciata e stufa dell'intera situazione.
Fu a quel punto, quando Irene apprese ciò che scivolò più vicina all'amica, posandole una mano sulla gamba e spostandole una ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi.
Le sorrise anche e con il suo solito tono affettuoso asserì un «Spiegati meglio.»
Nel momento in cui, poi, i loro occhi s'incontrarono Irene seppe immediatamente tutto quello a cui stava pensando Allie perché un silenzio, molte volte, può essere più significativo di tante parole.
Il cuore a quel punto prese a battere appena più forte ed una strana sensazione invase il suo corpo da capo a piedi.
Era da così tanto tempo che questa cosa aleggiava nell'aria che nemmeno lei ed Harry si chiedevano più se fosse per caso una cosa reale oppure no.
Era ormai un qualcosa di silenzio, poco evidente ad un occhio non attento e sbadato ma chiaro a chi sapeva osservare bene.
Irene ed Harry ne sapevano qualcosa.
Le bastò semplicemente aprire le braccia e serrare le labbra in un'espressione comprensiva prima che il corpo di Allie si infilasse tra di esse, sospirando pesantemente.
Essere cresciuti non implica il divieto di essere deboli.
Le accarezzò i capelli e poggiò il mento sul capo della ragazza, prendendo un grande respiro prima di chiudere gli occhi.
La verità era che quando aveva conosciuto Allie, alla tenera età di tre anni non avrebbe mai pensato di poter vivere gran parte della sua vita con la figura della ragazza sempre al suo fianco.
Era stata una benedizione, un qualcosa che aveva arricchito la sua esperienza di vita rendendola migliore.
Allie era la gemella che non aveva mai avuto.
E mentre questi pensieri scorrevano nella sua mente, accarezzandole la schiena sussurrò anche un «Andrà tutto bene. Niall non smetterà di volerti bene», che fece ispirare bruscamente Allie ma che poi la fece ancora rilassare.

Allie, dopo aver farneticato qualche altra parola confusa ed a tratti poco pertinente con l'intero discorso, si era addormentata sul divano, con il viso corrucciato appoggiato sulle gambe di Irene ed il corpo rannicchiato sul divano. L'amica l'aveva coperta ed osservata per un po', respirando piano e stando attenta a non fare più rumore di quello che era necessario. Aveva anche sospirato profondamente e aveva sorriso appena quando Allie si era mossa nel sonno.
Poi, facendo attenzione ad ogni mossa che faceva, si era alzata con calma e delicatezza dal troppo comodo ed ormai confortevolmente caldo divano, sostituendo le proprie gambe con un cuscino ed assicurandosi che fosse comoda a sufficienza.
A quel punto Irene aveva afferrato le tazze abbandonate sul tavolino, le aveva riposte in cucina nel lavello dove le avrebbe lavate quando ne avrebbe avuto voglia ed era andata al piano superiore, chiudendosi la porta alle spalle e cercando il cellulare che aveva abbandonato prima di scendere.
Lo trovò, esattamente dove lo aveva lasciato, che giaceva solitario sul comodino accanto al letto con lo schermo rivolto verso il basso.
Spostandosi distrattamente i capelli su una spalla e temporeggiando con le dita si morse il labbro inferiore prima di fare quello che le balenava per la mente. Ripensando distrattamente a quello di cui aveva appena finito di parlare con Allie cercò tra le chiamate recenti e non appena la sua voce assonnata ed appena roca rispose, qualche squillo dopo, Irene rise appena, consapevole di averlo disturbato.
«Stavi dormendo?» Domandò la ragazza, gettando un'occhiata veloce ai fogli sistemati sulla sua scrivania, riflettendo anche che avrebbe dovuto studiare al posto di stare al telefono.
C'è tempo, pensò.
Il ragazzo dall'altra parte esitò qualche secondo, schiarendosi la voce e borbottando qualcosa che Irene non comprese a fondo.
La ragazza se lo immaginò stropicciarsi gli occhi chiari e passarsi una mano tra i capelli ricci e troppo incasinati per il riposino iniziato ma bruscamente interrotto da una telefonata.
Ma, se doveva essere proprio sincera, Irene, non si sentiva in colpa. Sapeva di averlo svegliato e con molta probabilità di disturbando ma si sentiva strana e fin troppo agitata per pensare a cose simili ed, onestamente, aveva strettamente bisogno di parlare con qualcuno che non fosse Allie, la diretta interessata, o Niall, l'altro implicito interessato.
Aveva, quindi, optato per la sua seconda persona preferita che l'avrebbe ascoltata sempre.
«Non ti preoccupare, Re. Ero un attimo stanco, stanotte non ho dormito molto», rispose a quel punto Harry e solo in quel momento si rese conto del silenzio che si era venuto a creare tra i due.
Irene annuì, tirando le labbra in un pallido e quasi finto sorriso prima di ricordarsi che, affettivamente, lei era da sola in quel momento e che il suo amico non avrebbe potuto vederla. Con una piccola smorfia ne cancellò anche il più piccolo residuo.
«È tutto a posto?»
Il caro e buon Harry era sempre il primo a capire quando qualcosa non andava. Che lo si chiami pure istinto o particolare capacità, riusciva sempre a capire quando era il caso di porre quella domanda.
La ragazza esitò, muovendo qualche passo per la stanza ed arricciando una ciocca di capelli attorno all'indice prima di ricordarsi che quella sera avrebbe dovuto lavarli e non ne aveva per niente voglia.
Harry rimase in silenzio. Il suo respiro leggero era quasi una meravigliosa sinfonia e quasi Irene non lo scambiò per la più dolce ninnananna che esistesse.
Harry aveva il potere di farla calmare sia che la sua presenza fosse fisica o meno. Immaginò i suoi capelli lunghi, ricci e spettinati e lui che provava a dar loro una forma davanti allo specchio con la sua solita espressione concentrata che comprendeva sopracciglia aggrottate e la lingua che spuntava dalle labbra rosee e piene. Questo fu abbastanza per farla sorridere davvero.
Harry era un ragazzo d'oro.
«Re, mi stai preoccupando. Devo per caso venire da te?»
Irene solo in quel momento si rese conto, per la seconda volta, di non aver detto una parola. Quindi, arricciando il naso per una ragione che non seppe nemmeno lei, si schiarì la voce prima di pronunciare un «No, tranquillo.»
Improvvisamente non era più sicura di quello che volesse dirgli.
Avrebbe dovuto confessare ad Harry un qualcosa che Allie le aveva detto in maniera del tutto confidenziale e parlare con il ragazzo avrebbe significato tradirla, in un qual modo.
Masticò un paio di imprecazioni che Harry non sentì e chiuse gli occhi, sfregandosi le palpebre e non curandosi del poco mascara sulle ciglia.
Avrebbe dovuto dormire un po' anche lei, le avrebbe fatto sicuramente bene.
«Lascia perdere, Haz. È una cosa stupida», disse quindi, balbettando appena e storcendo le labbra in una smorfia.
Sì, decisamente. Avrebbe rimandato lo studio in favore di una dormita ristoratrice.
Harry, dall'altra parte del telefono, sospirò comprensivo prima di asserire un «Sei sicura?»
Irene, in quel momento, si sarebbe davvero presa a sberle da sola. L'aveva disturbato, svegliato in malo modo ed ora lo scaricava con una banale scusa a cui neanche lei credeva.
Era una frana totale.
E mordendosi l'interno della guancia per evitare di dire qualcosa che non doveva si limitò a confermare, salutando il suo amico e gettando l'apparecchio sul letto, frustata e stanca.

Poi, recuperando una coperta dall'armadio si gettò a capofitto sul materasso morbido prima di sprofondare nel pisolino più lungo della storia.



Note autore:
Buongiorno mie bellissime principesse! Non sono molto sicura si possa dire così dato che è passata l'ora di pranzo ma mi sento in vena di tralasciare queste sottigliezze!

Per l'ennesima volta mi scuso per il clamoroso ritardo ma, ormai, questa parte è da copione. Finalmente mi sono decisa ad aggiornare perché so per certezza che la settimana prossima non potrei. Domani parto per l'ultima gita scolastica e per essere più serena faccio un regalo a tutte voi. Un anno fa avevo da poco terminato Every Little Bit Of All Of It e con questa storia, invece, sono ancora in alto mare. Lasciatemi dire che ne me vergogno troppo.
Evito di accampare delle scuse che tanto sono sempre le stesse. Date pure tutta la colpa alla mia scuola, non mi offendo mica.
Anyway, oggi sono qui e con me ci sono anche Irene, Allie ed Harry. Lasciatemi dire che in questi giorni la mancanza dei miei bambini si fa sentire davvero tanto. L'ho già ripetuto ma davvero non vedo l'ora che tornino dalla pausa perché la vita è davvero troppo monotona senza gli One Direction. Per fortuna la settimana scorsa Ed Sheeran ci ha regalato uno splendido CD perché a livello di musica ero un po' disperata. Divide è davvero una meraviglia e lo ascolto a tutte le ore possibili. Spero che lo abbiate fatto anche voi perché, altrimenti, non sapere cosa vi perdete.
Dopo cinque anni passati ad avere un album nuovo ogni autunno capite che è difficile continuare ad ascoltare sempre le stesse canzoni. Nulla da togliere a Made In The A.M. perché, davvero, è un capolavoro. Senza dubbio è la cosa migliore che abbiano mai fatto e sono davvero tanto tanto orgogliosa di loro.
Comunque, finiti i convenevoli, parliamo del capitolo.
La prima parte è la continuazione dello scorso capitolo e spero vivamente che vi ricordiate cosa accadeva. Se la risposta è negativa temo che non vi resti altro che andarlo a rileggere (mi spiace davvero tanto). L'amicizia tra Irene ed Allie mi spinge a continuare a scrivere perché sono così pure entrambe che ogni volta che sono insieme il mio cuore scoppia di felicità. Sono adorabili e bellissime.
Finalmente, inoltre, si capisce di più quello che è successo tra Allie ed il ragazzo misterioso. Ci tengo anche a specificare che il pensiero di Irene, ovvero il fatto che a lei sembri inspiegabile e strano che persone che non si conoscono tra loro vadano a letto insieme non ha nulla a che fare con le mie idee. È importante che sappiate, per evitare incomprensioni di ogni genere, che per me ognuno può decidere quello che più gli piace e fare ciò che più vuole. Solamente questa ideologia di Irene la trovavo in linea con il suo personaggio e soprattutto con il suo carattere. Ripeto: ognuno ha il diritto di fare ciò che più gli pare e piace.
Allie, però, non sembra contenta della sua decisione ed, anzi, la vediamo molto combattuta e solamente alla fine della prima parte si capisce perché.
La storia tra lei e Niall nessuno sa se ha delle solide fondamenta o meno ma c'è la presenza di lui che rende la ragazza irrequieta e che le fa apparire la sua azione come la più sbagliata di tutte. Ha, in un certo modo, paura di averlo tradito, di averlo ferito e di aver messo in pericolo qualsiasi cosa ci sia tra di loro.
Ovviamente, in quanto scrittrice, posso affermare che tutto quello che pensa Allie ha una ragione ma, ovviamente, non vi svelerò nulla.
Spetta quindi ad Irene rassicurarla, calmarla e dirle che tutto andrà bene e che Niall non smetterà di volerle bene.
La seconda parte trovo che sia piena di affetto e di ammirazione per Harry.
Io stessa, in quanto fan e come persona, lo stimo molto. Ha tutto ciò che una persona dovrebbe possedere e compie azioni buone di continuo. È una persona che ammiro e che mi dona spensieratezza e gioia. Non so bene neanche cosa dire su di lui perché di parole adatte per Harry Styles non se ne trovano facilmente. La sua bontà, la sua umanità e la sua semplicità mi spiazzano ogni volta e non penso possa esistere persona migliore di lui. È fortunato chiunque possa godere della sua compagnia.
...Ve l'ho detto che i ragazzi mi mancano come l'aria e quindi potrei davvero fare un monologo assurdo su tutte le loro qualità. Sono un caso disperato, lo so.
A parte ciò, trovo che anche l'amicizia tra Irene ed Harry sia favolosa. Mi piacciono davvero tanto insieme e non vi tengo nascosto che in un primo momento avevo pensato di farli flirtare un po' prima che entrasse Zayn in scena. Poi, però, ho ragionato e mi sono detta che mi sarebbe dispiaciuto troppo troncare la loro storia sul nascere ed abbandonarli. Ho deciso, quindi, di farli rimanere semplicemente due splendidi amici che insieme si divertono e che possono contare indubbiamente sulla fiducia reciproca.
Comunque, Irene, che voleva sfogarsi con il ragazzo e chiedergli se sapesse qualcosa che a lei è sfuggito, si rimangia tutto appena capisce che tradirebbe Allie così facendo. Preferisce così rimanere con nulla tra le mani ma pur sempre fedele alla sua cara amica che si è addormentata tra le sue braccia, cullata dalla fiducia che pone in lei. E sì, anche ad Irene, Harry, la fa calmare e sentire subito meglio, un po' come succede a me. Io e la protagonista, però, abbiano solo un qualcosa che ci differenzia: io non posso parlare al telefono con Harry, purtroppo.
Mi piacerebbe davvero tanto ma la vedo un po' impossibile (immaginative una risata imbarazzata qui perché è una cosa un po' ridicola).
Bene ragazze del mio cuore, vi ringrazio per la pazienza e se siete arrivate sino a qui vuol, dire che mi volete davvero bene ed io, ovviamente, ne voglio a voi. Il mio infinito monologo, paradossalmente, ha trovato una fine. Mi diverto sempre un sacco a scrivere le note autore, giusto perché voi lo sappiate.
Prima di lasciarvi ufficialmente vi ricordo che per leggere tutto quello che ho scritto in passato basta che clicchiate semplicemente
qui. Mi farebbe davvero piacere se passaste a dare un'occhiata ai miei scritti.
Ah, ed ho anche quasi pronto una OS per la serie Every Little Bit Of All Of It ma devo decidere se portarla quando ho finito questa storia (ovvero tra un po' di tempo) oppure a breve. Lasciatemi pensare.

Mie care fanciulle nel mentre che io prendo la mia esistenziale decisione vi mando un bacio ed un abbraccio enorme e non posso dirvi altro che alla prossima.
Mi scuso anche per gli eventuali errori ortografici che proverò a correggere il prima possibile.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 13
*** XIII ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

13

La mattina successiva Allie pareva essere ritornata in sé e, dopo aver indossato un paio di leggins ed una felpa, aveva bussato in modo insistente alla porta di Irene fino a quando questa non si era svegliata, con le sopracciglia aggrottate ed un'espressione spaventata sul viso.
La mora aveva semplicemente sorriso, abbracciandola velocemente ed asserendo un «Mettiti qualcosa addosso. Andiamo a fare colazione. Ho preso un giorno libero.»
Irene, che di sabato mattina preferiva dormire qualche ora in più, gettò un'occhiata veloce alla sveglia.
Quando i suoi occhi chiari intravidero le cifre su di essa per poco non urlò.
Con la lancetta lunga che segnava le nove e quella dei minuti che indicava appena il numero uno si lasciò scappare un lamento rumoroso.
Avrebbe dovuto studiate una moltitudine di pagine nel pomeriggio e l'essersi svegliata a quell'ora comportava almeno tre tazze di caffè se non qualcuna in più.
Stropicciandosi gli occhi e gettando occhiate strane alla porta chiusa, rifletté per qualche secondo di tornarsene a letto, sotto le coperte e continuare il suo sonno ma, Allie, che la conosceva quasi meglio di sé stessa, cacciò un urlo di avvertimento dal piano inferiore ed Irene, a quel punto, proruppe nel silenzio della sua stanza con un altro lamento.
Era possibile essere buttati giù dal letto a degli orari indecenti ed essere anche costretti ad uscire di casa?
Sbuffò.
Allie si era svegliata in tarda serata, ieri, per bere una camomilla e ritornarsene di nuovo a letto.
Irene, invece, che aveva studiato a lungo, di una camomilla calda non ne aveva visto nemmeno l'ombra. Era così stanca e priva di forze che l'unica cosa che era stata in grado di fare era stata andare sotto le coperte ed addormentarsi in tempi record.
Aprendo la porta e uscendo dalla stanza con solo il capo sondò il territorio prima di saltare per aria quando Allie uscì dalla sua di camera.
Con i capelli perfettamente pettinati, il mascara sulle ciglia folte ed un leggero velo di fondotinta, la sua amica sembrava essere uscita da una di quelle rivista di moda che Allie ed Irene si perdevano sempre a sfogliare nelle domeniche noiose quando entrambe non sapevano come passare il tempo in modo diverso.
Irene sbuffò, incrociò le braccia al petto ed osservò di sfuggita le sue gambe nude prima di borbottare un «Non possiamo uscire più tardi?»
Allie, ovviamente, scosse la testa e dopo averle sorriso e voltato le spalle si lasciò anche scappare un «Datti una mossa. Voglio andare in palestra prima di pranzo».
Irene sbuffò nuovamente.

La cuffia era ben calcata sul suo capo e la pensate sciarpa che aveva avvolto attorno al suo collo pareva essere fin troppo leggera per il vento che tirava quella mattina.
Irene, con uno sbadiglio e facendo scivolare la sua borsa dalla spalla fino a farla atterrare sulla panca della caffetteria si sedette su questa.
I suoi occhi chiari sondarono il territorio. Quella mattina, troppo pigra per mettersi le lenti a contatto, aveva optato per i suoi occhiali dalla montatura nera.
Allie sorrise alla cameriera prima di ordinare per entrambe lei, invece, incrociò le braccia sulla superficie di legno prima di sbadigliare nuovamente ed imprecare tra i denti.
Se non fosse stata disturbata starebbe dormendo ancora.
Quella era un'ingiustizia.
La sua amica, però, si sporse verso di lei il tanto che bastava per avere quel velo in più d'intimità che altrimenti sarebbe mancato.
«Volevo ringraziarti per ieri. Non hai idea di quanto te ne sia grata.»
Irene, sospirò, mettendo da parte la stanchezza e poggiando una mano sul braccio della sua amica.
Per Allie quello ed altro.
«Non hai nulla da ringraziarmi, Al. Lo sai che quando hai bisogno di me basta che tu faccia un fischio.»
Allie, sorrise alle parole di Irene e con una veloce strizzata d'occhio si lasciò scappare anche una piccola risata.
L'altra ricambiò il gesto, improvvisamente più sveglia e tenne a freno la voglia di farle le tante domande che dallo scorso pomeriggio le balenavano per la mente.
Ma poi la cameriera posò i loro ordini sul tavolo ed una voce maschile e roca attirò la loro attenzione.
Se dapprima nessuna delle due parve riconoscere la fonte di tale suono parvero accorgersi della presenza di quella persona solo quando questa alzò una mano per attirare l'attenzione di entrambe le ragazze che si bloccarono nei loro movimenti, incredule.
Su tutte le persone del campus che avrebbero potuto incontrare avevano incrociato quella più scomoda in quel momento.
Niall Horan, con il suo sorriso allegro ed i suoi occhi azzurri come un bellissimo mare, si stava incamminando verso le due ragazze in modo così tranquillo da non sembrare nemmeno lui. Solo quando fu in prossimità del tavolo, Irene si voltò verso la sua amica per controllare che tutto fosse ok.
Allie, dal canto suo, aveva gli occhi fissi sul ragazzo, osservando ogni suo movimento.
La bionda imprecò nuovamente.
Niall, il ragazzo eccessivamente pigro che avrebbe passato tutte le sue giornate a letto senza alcun problema, si trovava in un sabato mattina alle nove e mezza in caffetteria.
Il fato ce l'aveva con loro. Non potevano esserci altre spiegazioni.
Irene sperò che almeno, nascosto da qualche parte, ci fosse anche Harry: aveva bisogno di supporto morale per stare con Allie e Niall e, detto proprio sinceramente, il caffè che aveva davanti non era sufficiente.
Non più, almeno.
Inumidendosi le labbra decise che almeno lei si sarebbe comportata da persona matura.
O, quantomeno, ci avrebbe provato.
Gli sorrise, quindi, alzando anche una mano in segno di saluto.
Aveva bisogno di bere almeno metà della sua tazza prima di essere davvero sicura di riuscire a parlare con qualcuno.
Poi, sarebbe ritornata amica di chiunque.
Recuperò, allora, frettolosamente un paio di bustine di zucchero e sperò che quello bastasse ad addolcire la prima parte della sua giornata iniziata in pessimo modo.
Accidenti a lei ed il suo dare costantemente ascolto ad Allie.
Lo diceva sempre lei che uscire presto dal letto non portava mai a buone cose.
Questa ne era una prova.
Quest'ultima, a tal proposito, sorrise a malapena a Niall prima di prendere a sorseggiare il suo tè verde.
Beh, non si poteva dire che almeno non ci avesse provato.
Irene, a tal proposito, aveva assaggiato una sola volta nella sua vita quella roba e le erano bastati una manciata di secondi per decretare che fosse una schifezza.
Bocciato e bandito dalla sua vita in eterno.
Poi, però, Niall parlò e tutta la sua attenzione venne di nuovo spostata sul ragazzo.
Il tè verde poteva benissimo aspettare.
«Cosa fate da queste parti?»
Irene, poggiando la propria tazza di caffè sulla superficie del loro tavolo, osservò per una frazione di secondo Allie e quando questa spostò i suoi occhi prima sulla sua amica e poi su ciò che aveva davanti, le parve fin troppo chiaro che non avrebbe proferito parola.
Alzò gli occhi al cielo, camuffando il gesto spostandosi i capelli su una spalla e successivamente sorridendo forse in modo un po' troppo tirato.
Se Harry non ci fosse stato avrebbe significato perdere su tutti i fronti.
«Questa mattina ci sentivamo particolarmente cariche. Abbiamo deciso di fare una bella colazione per iniziare la giornata. E tu cosa ci fai qui? Non è da te svegliarti così presto.»
Abbandonandosi sullo schienale della panca guardò Niall, divertito, ascoltare le sue parole, con le mani nelle tasche dei jeans stretti che indossava ed un giacchetto in jeans a sovrastare la maglia, a mezze maniche scommetteva Irene, che aveva scelto per quel giorno.
Come facesse a non avere freddo era sempre una domanda a cui la ragazza non avrebbe trovato risposta.
Avrebbe voluto invitarlo a sedersi con loro ma dubitava che Allie fosse stata d'accordo.
Si chiese in che modo fossero arrivati a quella situazione.
E per fortuna che non stavano nemmeno insieme.
Niall, però, si dedicò presto ad osservare per una manciata di secondi Allie prima di ritornare su Irene con un velo di dubbio a macchiargli i tratti puliti del viso ma, come sempre, con uno splendido sorriso dovuto ad anni di apparecchio.
Il ragazzo era bravo a concentrare tanti anni in pochi minuti di parlata.
«Harry ed io siamo andati in palestra. Abbiamo approfittato del fatto che fosse appena aperta e ci fosse poca gente. Siamo venuti a prendere qualcosa.»
Irene annuì comprensiva, allora, cercando di mascherare la gioia nel sapere che Harry era lì, in quella caffetteria e non molto lontano da loro. Si sarebbe anche lanciata in una danza improvvisata ma, davvero, non ci teneva a fare la figura dell'idiota davanti a mezzo campus.
Perciò, se ne sarebbe stata ferma, seduta compostamente al suo posto.
Spostandosi leggermente a destra sulla panca, a quel punto e dopo quella notizia, batté una mano sullo spazio libero, prima di sorridere al ragazzo.
«Manda un messaggio ad Harry. Digli che sei con noi», disse poi con finta nonchalant.
Insomma, aveva bisogno del suo compagno fedele, l'unico che le avrebbe dato la forza necessaria per andare avanti.
Per fortuna, e qui Irene poté giurare di sentire un coro di angeli intonare una bellissima melodia, pochi secondi dopo Niall ricevette una semplice risposta che recitava le parole “Ok. Arrivo”.
Harry, chiaro e conciso come al solito la stava salvando da una delle situazioni più difficili della sua vita.
Ok, poteva sembrare un poco drammatica ma, detto sinceramente, era la cosa che la preoccupava di meno.
Voleva uscire da quella situazione scomoda che le faceva voglia di mettersi le mani nei capelli ed esasperarsi per finire piagnucolando come una bambina.
Poi, una voce roca e profonda fece voltare le teste dei tre ragazzi che quella mattina avevano rivoluzionato le loro abitudini.
Harry, in tutta la sua altezza, torreggiava sulle loro figure e, con il sorriso più luminoso di sempre, osservava i suoi amici come se fossero creature fantastiche.
Passandosi una mano tra i capelli ricci e lunghi si schiarì la voce prima di abbandonarsi accanto ad Allie.
Ridendo appena ed inumidendosi le labbra scosse anche la testa.
«Per Dio, siete davvero voi?»
Irene incrociò le braccia, posandole sulla superficie liscia del tavolo e sospirando sollevava.
Harry era arrivato da pochi secondi e l'aria sembrava già più leggera. Aveva questo talento, lui, quello di migliorare l'umore di tutti e rendere tutto più allegro e facile da affrontare. Era un ragazzo pieno di carisma e sapeva bene come attirare l'attenzione su di sé senza fare nulla di troppo eccezionale. Era semplicemente Harry il che non guastava mai.
«Davvero, cos'è successo di così eclatante per tirarvi fuori dal letto in questo sabato mattina?»
Allie, che fino a quel momento aveva a malapena aperto bocca, aggrottò le sopracciglia e si voltò nella direzione del suo amico prima di sbuffare e borbottare qualche parola poco chiara seguito da un «Volevamo iniziare bene la giornata».
Irene si astenne dal dire che la sua mattina sarebbe iniziata decisamente meglio se ne fosse stata a dormire qualche ora in più, nel suo letto.
Harry incrociò il suo sguardo e lei semplicemente sollevò gli occhi al cielo, imprimendosi una piccola smorfia sulle labbra.
Lui ridacchiò.
Effettivamente avevano ormai imparato a conoscersi a sufficienza per sapere che le due ragazze non si risparmiavano di certo lunghe ore di sonno quando potevano e vederle in piedi e, soprattutto, fuori casa a quell'ora pareva quindi un miraggio.
Irene sbadigliò, a testimonianza di ciò che aveva pensato e tentò di darsi una sistemata ai capelli per camuffare la mossa della sua sua mano che andava davanti alle labbra per avere un minimo di educazione.
Harry la vide ma non disse nulla.
Ma, il momentaneo quando piacevole silenzio durò fin troppo poco tempo perché solamente una frazione di secondi dopo Niall poggiò i gomiti sul tavolo, spostandosi leggermente verso Irene che lo stava osservando con un sopracciglio sollevato e con occhi vigili.
Erano le dieci, dannazione: avrebbe guardato in quel modo chiunque.
In più, il suo caffè, ormai non troppo caldo, la chiamava a gran voce.
Si concesse quindi di prenderne un paio di sorsi prima di stare a sentire cosa aveva da chiederle il suo amico, perché sapeva che su quelle labbra che si stavano dischiudendo ci fosse una domanda pronta a metterla in difficoltà.
«Il tuo bel moro ieri ti ha rapita. È stata interessante l'evoluzione dei fatti.»
E seppure fosse un'affermazione quella, Irene dovette riconoscere che per l'ennesima volta il suo istinto ci aveva visto bene.
Niall e la sua maledetta capacità di metterla in posizioni scomode.
Soffocò un gemito di disapprovazione e si arrese quando, osservando con la coda dell'occhio gli altri due di fronte a lei, notò perfettamente come Allie sorrise furbamente mentre si spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed i suoi occhi scuri andavano a posarsi, frettolosamente, forse inconsapevolmente e per troppo poco tempo, sul profilo di Niall che, a sua volta, esigeva spiegazioni ed un mucchio di informazioni.
Irene conosceva bene quello sguardo e sapeva anche che se ci fosse stata una scatola di popcorn si sarebbe divertito ancora di più.
Santo cielo, pensò mentre il suo sguardo andava verso Harry, l'unico che riusciva a dargli conforto in quel genere di situazioni, per trovarlo, come aveva immaginato, attento e pronto a sentire tutto ciò che Irene aveva da dire e, a giudicare dal suo sguardo, sapeva che c'erano molte cose da dire.
La ragazza avrebbe voluto sbuffare e grugnire proprio come quando era bambina ma dubitava che tutta la gente presente l'avrebbe giudicata positivamente se lo avesse fatto. Perciò, con una mano che giocava con il braccialetto si lasciò andare in un sorriso nervoso ed appena accennato prima di decretare un «Mi ha invitata ad uscire fuori a cena.»
Allie saltellò brevemente sul posto alla sua affermazione e sorrise prima di rubare l'ennesimo sorso dalla sua tazza. Con gli occhi che brillavano per la felicità le sorrise anche. Irene la osservò, sconfitta mentre scuoteva la testa e con le guance arrossate per il leggero imbarazzo.
Harry, a sua volta, le sorrise esordendo un «Era ora!» mentre Niall schioccò la lingua sul palato prima di ridacchiare e lasciarsi andare in un «Dannazione, finalmente si è dato una mossa quel ragazzo» ed avvolgere le spalle della ragazza con naturalezza.
A quel punto toccò ad Harry intervenire e, sporgendosi in avanti per rubare la sua tazza di caffè e finendo quel poco che rimaneva, si sistemò i capelli lunghi e ricci.
«E quando è previsto tutto ciò?» Domandò anche, prendendo un tovagliolo ed asciugando le piccole gocce sul tavolo che testimoniavano il suo passaggio.
Maniaco dell'ordine e e della pulizia, pensò Irene mentre si mordeva l'interno guancia.
La ragazza, quel punto, si concesse qualche altro istante di silenzio prima di sospirare e sussurrare un «Questa sera» con occhi appena sgranati.
Allie, che in quel momento era impegnata nel girare a vuoto il cucchiaio nella tazza con lo sguardo basso, sollevò il capo di scatto facendo anche svolazzare corte ciocche di capelli corvini.
Con le sopracciglia aggrottate ed un gran punto interrogativo sul volto si lasciò scappare un «Ci prendi in giro?» troppo acuto che rischiò di far prendere l'udito a tutti e tre i suoi amici che, per istinto, ridussero gli occhi a due fessure.
Irene sbuffò, poggiandosi completamente allo schienale della panca e sollevando un sopracciglio con fare curioso ed arreso. I lunghi capelli le ricadevano morbidamente sulle spalle fino a finire sul busto ed era così carina con quell'aria corrucciata che Harry si concesse perfino una piccola risata soffocata per non destare troppo sospetto.
Niall, invece, si passò una mano tra i capelli biondi che, effettivamente, non tingeva da un po' ed osservò le due ragazze.
Allie, dal canto suo, smise di fare quello che stava facendo prima e con lo sguardo di una persona che la sapeva lunga incrociò le braccia sopra il tavolo.
Irene sapeva bene che quella conversazione non sarebbe finita a breve, indipendentemente che Harry e Niall fossero rimasti o meno. E, con una rapita occhiata ad entrambi, la bionda decretò che non sarebbero andati da nessuna parte.
Chi diceva che sono le donne ad essere pettegole? Al solo pensiero sollevò gli occhi al cielo.
Poi, Irene, con finta aria innocente si portò una mano sotto il mento e con lo sguardo esausto e, francamente, un poco annoiato si lasciò scappare un «Non urlare, maledizione», che di cattivo non aveva nulla. «Non ci tengo proprio che il mio appuntamento diventi di dominio pubblico», disse anche, non riuscendo, però, a non lasciarsi andare ad un piccolo sorriso, felice per quelle parole.
Allie, però, non parve nemmeno ascoltarla ma, anzi, si limitò a zittirla con un gesto della mano che portò Irene a chiudere di scatto la bocca, aggrottando le sopracciglia e lanciando sguardo supplichevole ad un Harry che, dannazione a lui, ridacchiava divertito da tutta quella storia che aveva dell'assurdo.
La ragazza si domandò anche cosa mai l'avesse spinta a parlare di ciò.
Ah sì, ora ricordava, era stato Niall a trascinarla in quell'abisso nero e buio. In cui, per altro, non ci vedeva una fine.
Insomma, filava tutto a meraviglia, in poche parole.
Questa volta il grugnito non se lo sarebbe tenuto per sé.
«Perché non me l'hai detto?»
Irene avrebbe voluto pestare i piedi a terra come quando era piccola ed iniziare a frignare perché se era davvero quello il problema tutto si poteva risolvere in poco tempo.
In più, gli occhi verdi di Harry non la perdevano di vista un secondo e, bene o male, era quello che facevano anche quelli azzurri di Niall.
Si sentiva osservata fin troppo per i suoi gusti.
Allora s'inumidì le labbra, resistendo all'impulso di strofinarsi gli occhi solamente perché altrimenti avrebbe sbavato quel poco di mascara che si era sprecata di mettere.
«Avevamo altre cose di cui parlare», disse semplicemente, con tono piatto e puntando i suoi occhi chiari in quelli della migliore amica che parve improvvisamente ricordare cosa fosse successo nelle ore precedenti.
Le sue labbra, infatti, si ridussero ad una linea sottile quando le premette tra loro e prese a giocare distrattamente e nervosamente con il braccialetto che portava sempre al polso.
Irene non disse niente, semplicemente distese le labbra in un sorriso quando comprese che l'altra aveva colto correttamente i suoi riferimenti e tornò ad appoggiare le braccia sulla superficie del tavolo. Fece l'occhiolino ad Allie e lasciò che le guance della sua amica, per una volta, si colorassero di un rosa accesso al posto delle sue.

Allie controllò un paio di volte l'orologio che Harry, per abitudine, portava al polso prima di sospirare ed alzarsi dalla panca.
La felpa esageratamente larga che indossava le cadeva sul corpo nascondendo ogni sua forma ma ciò non sembrava turbarla, anzi, al contrario sembrava piacerle proprio per questo.
I suoi capelli neri erano leggermente scompigliati ma pur sempre perfetti nel loro insieme mentre i suoi occhi scuri e truccati meno rispetto alle volte scorse sembravano saettare a vuoto su mille cose senza però guardarle realmente.
Spostando il peso da una gamba all'altra afferrò poi la borsa appena qualche secondo prima di estrarre dal portafoglio un numero sufficiente di banconote per pagare la sua colazione e lasciarle, come abitudine, davanti ad Irene che annuì come per rispondere all'implicita richiesta della sua amica.
Bastarono solo una manciata di secondi ad Allie per sparire oltre la grande porta della caffetteria, con il vento che le sferzava in viso, e non prima però di aver detto un «Devo scappare. Voglio andare in palestra prima di pranzo» che non lasciò nessuno sorpreso.
Irene osservò la sagoma della ragazza sparire dal suo campo visivo mentre saliva sulla sua auto e schizzava via per le strade di Birmingham prima che la sua attenzione tornasse al tavolo e poi sui soldi della sua amica.
Quando posò di nuovo la borsa dove era giusto che stesse si lasciò andare ad un sospiro ed appoggiò la schiena alla panca.
Se voleva essere sincera con sé stessa ora che Allie se n'era andata sentiva che la parte più difficile di quella situazione fosse finalmente terminata e la sua anima non poteva sentirsi meglio.
Sorrise quindi ad un Harry un po' confuso e gli fece un occhiolino che provocò la sua ilarità nel momento stesso in cui aggiunse anche una smorfia.
Ma la risata cessò nel momento in cui anche Niall si alzò dal suo posto e dopo aver gettato un'occhiata sommaria al tavolo ed essersi passato una mano tra i capelli con fare nervoso prese la via della cassa.
Harry voltò il capo di scatto nella dizione di Irene e la ragazza, in un momento di pura follia, si chiese se per caso si fosse rotto il collo per fare quel movimento. Ma dal momento che sembrava che tutto fosse normale scosse la testa, mordendosi l'interno guancia, per aver pensato una sciocchezza simile.
I loro scambi di occhiate complici terminarono, però, quando il ragazzo tornò da loro mentre infilava il portafoglio nella tasca posteriore dei pantaloni decisamente troppo neri e troppo stretti. Inumidendosi le labbra continuò poi domandando un «Sono un po' stanco, vorrei andare a casa. Accompagni tu Irene a casa, Haz?» a cui non ottenne una risposta dal momento che si dileguò prima che Harry potesse davvero rispondergli.
Irene ed Harry si ritrovarono così soli, in silenzio e senza sapere se fosse il caso commentare la scena oppure passarci decisamente sopra dal momento che tutto sembrava dannatamente strano.
Il riccio si sfregò gli occhi verdi e confusi, passandosi poi una mano tra i capelli mentre scuoteva la testa. Conosceva da così tanto tempo Niall da non ricordare la vera prima volta che si erano incontrati ma, davvero, in quel momento non sarebbe riuscito a spiegare cosa stesse succedendo all'amico.
Irene, dal canto suo, poggiò gli avambracci sula superficie del tavolo, sistemandosi i capelli su una spalla e gettando strane occhiate per la caffetteria. Un paio di volte dischiuse anche le labbra con l'intenzione di chiedere ad Harry se lui fosse a conoscenza di qualcosa che lei evidentemente non sapeva o per dirgli anche quel piccolo, che sarebbe potuto essere anche insignificante volendo, indizio che aveva captato ieri. Ma, tuttavia, le richiuse di scatto quando comprese che così facendo si sarebbe andata ad immischiare in faccende che non la riguardavano, rischiando di dire cose che sarebbero dovute rimanere tra lei ed Allie.
Quindi rimase in silenzio, in rispetto della sua amica che le aveva confidato delle cose con la certezza e la sicurezza che non sarebbero state dette a nessun'altra persona.
Con un sospiro frustato e stanco si alzò da dove era seduta da fin troppo tempo, sistemandosi una ciocca di capelli che le ricadeva in viso, e avviandosi verso la cassa senza dire una parola ad Harry che, in un silenzioso accordo, la seguì.
Fuori dalla caffetteria la temperatura di Birmingham si era alzata rispetto a quando erano entrate ma, Irene, si strinse ugualmente nella sua giacca, affondando il viso nella sciarpa. Assottigliando gli occhi, per colpa di qualche raggio solare decisamente invadente, «Grazie del passaggio», disse anche, con un sorriso sulle labbra.
Harry, che era un gentiluomo, cancellò le sue parole con un gesto della mano pescando le chiavi della macchina dalla tasca davanti dei pantaloni e sistemandosi i capelli lunghi sulle spalle.

Irene si sentiva fortunata ad averlo nella sua vita.



Note autore:
Sono passate quasi tre settimane e, finalmente, sono riapparsa magicamente. Avevo già avvertito precedentemente che la settimana della mia partenza non avrei potuto aggiornare ma, come al solito, tra una cosa e l'altra neanche per la settimana seguente ho avuto occasione di connettermi su Efp e nemmeno tempo per dedicarmi all'aggiornamento che richiede sempre molta calma e troppa pazienza.
Grazie a Dio, oggi sono qui. Ho pensato che fosse meglio postare il capitolo oggi per questioni pratiche ed anche perché fremevo dalla voglia di farvi leggere un altro pezzo della storia che il mio cervello sta partorendo poco a poco. Non vi nascondo che è abbastanza difficoltoso tra gli impegni vari ma la scrittura è una delle poche cose che mi permettono di rilassarmi a sufficienza quindi abbiate pazienza se ci metterò più tempo del previsto ma voglio davvero portare a termine questo mio progetto.
Detto questo, possiamo tranquillamente passare al capitolo. È un po' più lunghino del solito ma in alcun modo potevo dividere queste tre parti.
Nella prima possiamo benissimo vedere una Allie allegra che sveglia con eccessiva tranquillità Irene per andare a fare colazione. È una delle mie scene preferite perché mi sembra tutto così naturale e perfetto che anche a me viene da ridere. Irene un po' mi assomiglia: anche io potrei davvero prenderla male se qualcuno mi buttasse giù dal letto ad un orario che io non approvo. Il carattere di questo personaggio è un miscuglio di più persone reali, chi più chi meno ovviamente, e mi piace sempre di più quello che ne sta uscendo. Così, alla fine di tutto, la nostra cara Irene si ritrova a cedere ed a uscire di casa con il freddo e con la consapevolezza di essere stata strappata definitivamente al suo sonno.
Per la seconda parte, invece, devo dire che ho avuto qualche difficoltà a scriverla. Sapevo bene quello che volevo accadesse ma è stata davvero dura riuscire a mettere giù tutte le parole in modo tale che non fosse un miscuglio indefinito di cose. Poi, dopo tutto quello che è successo la sera prima non appena arrivato alla caffetteria del College e ricevono le loro ordinazioni, le due ragazze, incontrano proprio chi sarebbe stato meglio non vedere.
Come sempre, prima dell'arrivo di Niall, c'è l'ennesima prova di quanto siano legate tra di loro Irene ed Allie. Sono due tesori grandi e so già che sentirò la loro mancanza quando tutto sarà finito. Forse è per questo che la tiro un po' lunga. Anyway, il biondino si presenta al loro tavolo con tranquillità, ignaro di quello che è successo e di quello che pensano le due ragazze. È puramente buffa la situazione in cui quei tre si ritrovano. Io stessa se fossi stata nei panni di Irene sarei stata agitata e nervosa. Non voglio nemmeno immaginarmi come si debba sentire Allie. Per fortuna, e qui bisogna proprio dirlo, arriva Harry a salvare tutti quanti. Vorrei avere anche io nella mia vita reale una persona come lui. È quel tipo che ti dona calma e serietà solo standolo a guardare.
A proposito del nostro ragazzo, sono lieta di poter condividere con voi la notizia che finalmente il 7 Aprile 2017 avremo tra le nostre mani il suo primo singolo. Sono agitata ed eccitatissima all'idea di poter riascoltare, dopo tanto tempo, la sua voce. So già che sarà un capolavoro e non vedo l'ora di poter dimostrare che il mio bambino è in grado di fare il culo a tutti quanti. Fremo letteralmente dalla gioia per l'occasione che gli si presenta davanti: finalmente potrà dimostrare a chiunque che Harry Styles non è solo un bel viso con un bel corpo ma una splendida persona che ci mette tutta l'anima in quello che fa e che è nato per scrivere canzoni ed esibirsi. L'ho detto l'ultima volta che in questo periodo sento molto la loro mancanza e poter ricevere notizie come queste non possono fare altro che farmi piacere. Iscrivetevi al suo sito e preparatevi a morire di crepacuore per quello che ci ha riservato. #H2017
Tornando sul capitolo, non so se l'ho già scritto, ma sicuramente sì data la mia poca memoria, Harry ed Irene sono la mia seconda coppia preferita. Mi piacciono davvero troppo insieme e spero rimangano amici per il resto della vita. Si compensano a vicenda e non c'è nulla di meglio e di più bello. Ovviamente l'argomento Zayn si solleva ed ovviamente Irene si imbarazza. È davvero un gioiellino prezioso quella ragazza. Le reazioni di Harry e di Niall mi fanno sorridere ogni volta che leggo questa parte perché sono così pure e spontanee che io stessa mi chiedo se sia frutto della mia immaginazione o sia realtà. È accaduto più di una volta che per vedere se una scena fosse descritta a dovere me la imaginassi di notte, mentre tutta la mia famiglia dormiva. È il mio unico modo per decretare se il tutto va bene abbastanza per essere poi pubblicato.
Poi c'è l'ultima parte in cui vediamo Allie scappare per poter andare in palestra e, successivamente, Niall che sparisce pochi minuti dopo lasciando perplessi Harry ed Irene che non possono fare a meno che scambiarsi occhiate stranite e grandi silenzi. Non che abbiano deciso di non proferire parola su quell'argomento ma sanno che devono essere i due interessati a dover gestire la situazione. Poi c'è anche da dire che entrambi si capiscono solamente guardandosi e questo la dice lunga.
E dopo interminabili monologhi, forse senza senso oppure no, ho portato a termine anche quest'altra mi impresa. Ma, purtroppo per voi, volevo anche condividere con voi la splendida notizia di Liam papà perché è una cosa che mi ha lasciata completamente di stucco. Sapevo sarebbe accaduto prima o poi ma vederlo in quella foto che ha pubblicato su Instagram con quel piccolo batuffolo che è grande pressoché come la sua mano mi ha fatto davvero una strana impressione. Mi rendo sempre più conto che stanno crescendo, che non sono più i piccoli ragazzi inesperti che ho conosciuto ma, ormai, degli uomini con tanta esperienza alle spalle e altrettanta storia a far compagnia loro. È sempre un po' malinconico vederli andare avanti per la loro strada ed essere consapevole che ogni momento che passa loro diventeranno sempre più grandi. Ma, adesso, abbiamo due piccoli One Direction e sono davvero molto felice. Speriamo solo che Baby Payne e Baby Tomlinson vadano d'accordo.
Ultima cosa, davvero, volevo dire che sono immensamente contenta della fiducia che ha acquistato Louis ultimamente. Non so se avete Twitter ma quando ci ha ringraziate per avergli permesso di fare cose simili all'esibizione che ha fatto all'Ultra sabato mi ha fatto scoppiare il cuore di gioia. Devo dire che mi manca parecchio non avere un personaggio come lui in questa storia ma appena entreremo nel cuore della vicenda vi assicuro al cento per cento che lui farà le sue comparse con la sua ironia ed il suo carattere spumeggiante che mi pace tanto e con il quale è in grado di mettermi sempre di buon umore. Speriamo si renda conto della persona fantastica che è e di quello che è in grado di fare. Louis Tomlinson merita il mondo e nessuno può negarlo.
Detto questo, se siete arrivate sino a qui siete degli angeli e per questo vi meritate un grande abbraccio ed un "vi voglio bene" davvero sentito. Prima di lasciarvi definitivamente e di stancarvi ulteriormente voglio anche dirvi che per leggere tutto quello che ho scritto nei anni/mesi passati basta che clicchiate
qui. Vi dico anche che nella bio c'è il link del mio Tumblr, del mio Instagram e del mio Ask.
Per concludere mi scuso per gli eventuali errori ortografici che provvederò a correggere il prima possibile.
Nel frattempo, alla prossima.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 14
*** XIV ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

14

La casa era silenziosa quando Irene varcò la soglia della porta, lasciandosi alle spalle lo strano tepore del giorno e tutti i problemi di quella mattinata.
Aveva passato il breve tragitto in auto a cambiare le stazioni radio con una frequenza di pochi secondi ed a canticchiare tutte le canzoni che conosceva con Harry che la osservava di scorcio, quando il traffico lo permetteva, e rideva, accompagnandola talvolta. Il ragazzo, però, con la sua voce roca e graffiata, era decisamente più intonato di lei.
Togliendosi il cappotto ed appendendolo controllò l'orario prima di accorgersi che mezzogiorno era passato da pochi minuti e che lei era stata fuori decisamente troppo tempo. Gli accordi erano che avrebbero fatto solamente colazione ma, nei programmi delle due ragazze non era stata considerata l'evenienza che potessero incontrare Niall ed Harry.
Afferrando il telefono, percorse le scale frettolosamente prima di chiudersi dietro di sé la porta della camera e gettare un'occhiata veloce alla borsa piena di libri, che giaceva solitaria a terra, prima di sedersi alla scrivania e prepararsi a finire il paragrafo di storia contemporanea che non aveva fatto in tempo a finire la sera precedente, quando era troppo stanca anche solo per studiare qualche secondo in più.
Chiuse il libro solamente quando la porta d'ingresso sbatté contro lo stipite e la voce della sua coinquilina si udì per l'intero appartamento.
Irene si strofinò gli occhi, rischiando di rovinare il poco trucco che aveva quel giorno e si alzò dalla sedia diventata ormai scomoda.
Allie con indosso un paio di leggins sportivi ed un semplice top che la lasciava scoperta la pancia stava sfidando le temperature decisamente fredde di Birmingham. I capelli erano stati raccolti in una piccola coda alta e disordinata e le guance erano più rosse del solito.
«Hai deciso che è già arrivata l'estate?» Chiese Irene, con un sopracciglio alzato ed i suoi occhi chiari, turbati, che scrutavano la figura dell'amica
Se si fosse ammalata lei non le avrebbe fatto da infermiera.
Allie, in risposta, scrollò le spalle poggiando la borsa da palestra nell'ingresso mentre sorrideva alla ragazza che si era fermata sull'ultimo gradino delle scale.
«Avevo lasciato il giubbino in macchina», disse anche prima di aggiungere un «Vado a farmi una doccia. Odio farla negli spogliatoi. Prepari tu il pranzo?»
Ed Irene la vide sgattaiolare al piano superiore e chiudersi la porta del bagno alle spalle con una velocità tale da pensare che la sua fosse una tattica per evitare di venire a contatto con qualcosa che non faceva per lei.
Scuotendo la testa e sollevando gli occhi al cielo, Irene, si arrese all'idea che, per l'ennesima volta, sarebbe toccato a lei preparare qualcosa se avessero voluto mangiare.
Per questo, masticando un paio di imprecazioni e pescando una padella dal mobile, lasciò che le note di canzoni appartenenti a ricordi indelebili delle estati trascorse a Londra con tutti i suoi vecchi amici si diffondessero per la stanza, facendola sorridere e ballare in modo appena scoordinato ma con l'unico risultato di farla divertire.

Allie con i capelli bagnati ed il volto struccato sedeva davanti a lei a tavola. Con le braccia appoggiate sulla superficie e gli occhi impazienti stava aspettando che la sua amica le servisse il pranzo che da quando era tornata dalla palestra sognava ad occhi aperti.
Non le capitava molto spesso, ormai, di fare attività fisica ma quando succedeva il risultato delle sue fatiche si ripercuoteva sul suo stomaco che richiedeva a gran voce del cibo e lei, essendo una ragazza gentile, non vedeva l'ora di accontentarlo.
Irene, dal canto suo, sbuffò l'ennesima volta e tutto quello che avrebbe voluto fare sarebbe stato sedersi a tavola e trovare già tutto pronto proprio come quando era nella sua casa a Londra, con sua madre.
Respirando profondamente si sistemò gli occhiali, che aveva sostituito alle lenti.
Era perfettamente consapevole che si sarebbero appannati quando avrebbe scolato la pasta.
«Sei agitata per questa sera?»
Prendendo la presina che aveva abbandonato vicino alla pentola ma a distanza di sicurezza dal fuoco, rischiò un paio di volte di farla cadere nell'acqua bollente quando la voce di Allie irruppe nel momentaneo silenzio.
Osservandola da sopra la spalla, Irene, si rese conto solo in quel momento di essere effettivamente su di giri per la serata che l'aspettava e di essere più nervosa di quello che voleva far credere a sé stessa e agli altri.
Con il mento appoggiato sul palmo della mano Allie sembrava una modella. Per la sua semplice eleganza e naturalezza in qualsiasi cosa avrebbe potuto tranquillamente fare quel lavoro. Solo che non avrebbe fatto per lei.
Irene non rispose alla domanda, o almeno non subito.
Lasciò che la sua attenzione tornasse alla pentola davanti a sé e quando fu sicura che avrebbe potuto spegnere il fuoco lo fece.
Lo sguardo della sua amica bruciava sulla pelle delle sue spalle e della sua schiena. Allie, quando chiedeva qualcosa, esigeva anche una risposta.
S'inumidì le labbra prima di alzarsi sulla punta dei piedi per afferrare un paio di piatti: nonostante la sua altezza certe volte era necessario.
Quando si accomodò al tavolo trovò Allie intenta ad osservarla con un sopracciglio alzato e la forchetta stretta nella mano destra.
Irene avrebbe voluto ridere perché faceva sempre piacere vedere che le sue doti culinarie venissero apprezzate ma quando le labbra della sua amica si dischiusero avrebbe anche voluto correre a nascondersi in camera sua dopo aver inventato una pessima scusa a cui Allie non avrebbe mai creduto.
«Beh allora? Sei agitata per questa sera?»
La bionda osservò il suo piatto di pasta con diffidenza: improvvisamente la fame le era passata.
Appoggiando i gomiti sul tavolo e lasciandovi su di esso anche gli occhiali, si concesse allora di guardare Allie con una punta di nervosismo a macchiarle lo sguardo.
Non voleva ammetterlo a sé stessa ma aveva tentato di ignorare la questione appuntamento per fin troppo tempo. Era consapevole anche questa volta di comportarsi in modo strettamente infantile perché, andiamo, era già stata ad altri appuntamenti e avrebbe potuto affrontarne un altro senza troppi problemi.
Purtroppo, però, in questo caso la posta in gioco era alta e lei si sentiva sotto pressione.
Zayn le piaceva, forse molto di più di quelli con cui era uscita in passato, e questo la rendeva titubante pressapoco su tutto. Non sapeva se dovesse nutrire delle aspettative riguardo qualcosa che non sapeva bene nemmeno lei oppure no.
Era tutto un gran caos e lei non ci capiva nulla.
Con la certezza che Allie sarebbe riuscita a farla ragionare lucidamente, annuì, posando le mani sotto il mento come se stesse pregando e puntando i suoi occhi scuri sulla figura davanti a lei che le sorrise gentilmente ed amorevolmente prima di posarle una mano sul braccio.
Poi una luce si accese nei suoi occhi.
«Ho capito cosa ti ci vuole ragazza mia», disse anche, prima di iniziare a dondolarsi sul posto.
Se Irene non avesse saputo cosa ciò stava a significare si sarebbe preoccupata.
«Finiamo di pranzare e per tutto il pomeriggio penseremo a coccolarci un po' e a decidere cosa indosserai questa sera.»
La bionda rise alle parole di Allie che con naturalezza e la sua solita femminilità si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di farle un'occhiolino.
E sì, Irene riconobbe per l'ennesima volta che parlare con Allie fosse stata la scelta migliore: nessuno era in grado di capirla come lei e per questo la ringraziava ogni giorno.
«La mia piccola Re ha un appuntamento con il suo principe azzurro, da non credere!»
Ed a quel punto le risa di entrambe si udirono per tutto l'appartamento e, forse, anche al di fuori.

«No.»
Irremovibile davanti alla porta Irene stava sbarrando la strada a quelli che potevano non essere più due suoi amici.
Allie si portò entrambe le mani sui fianchi mentre Niall si limitò ad inarcare le sopracciglia nel momento in cui Harry, stufo di stare fuori dalla porta come un fottuto ladro, sollevò di peso la sua amica, sopportando i troppi schiamazzi ed i pugni che gli arrivarono nella schiena. Solo quando la bionda toccò nuovamente con i piedi a terra, il ragazzo si concesse una risata per tutta quella situazione che, secondo lui, aveva dell'assurdo.
Passandosi una mano tra i capelli folti e ricci si tolse le scarpe, come di comune accordo, e posò i sacchetti, che aveva portato con sé, in cucina.
Irene, soffiando via i capelli dal viso, sbirciò nelle due buste prima di indicarle con finto fare minaccioso.
«E quelle cosa sarebbero?» Domandò.
Niall, che fino a quel momento non aveva fatto e detto nulla, avanzò nell'appartamento, finendo per sedersi sul divano.
Allie lo osservò senza dire una parola.
«Ci sono qualche film e tante, tante ma proprio tante schifezze con cui accompagnarli. Abbiamo bisogno di zuccheri per aspettare il rientro della nostra Cenerentola.»
Con un lamento che avrebbe potuto infrangere la barriera del suono Irene sollevò anche gli occhi al cielo prima di voltarsi verso Harry che, con le braccia incrociate davanti al petto, osservava la sua amica senza ribattere.
«Ti prego», farfugliò, «almeno tu sii ragionevole.»
Il ragazzo le si avvicinò giusto il tempo per lasciarle un bacio sulla fronte prima di sedersi accanto all'amico e cominciare a battibeccare per qualcosa a tutti sconosciuto meno che ai due.
Irene osservò brevemente la sua casa, diventata improvvisamente piena di persone che avrebbe dovuto riqualificare e decidere se continuare a tenere nella sua lista di amici oppure farne a meno.
Al momento era molto indecisa e lo sguardo fintamente minaccioso che mostrava a tutti lo dimostrava.
Allie ridacchiò e «Se ti fai vedere così, Zayn potrebbe prendere in considerazione l'idea di scappare a gambe levate.»
La bionda diede una rapida occhiata alla sua amica e sollevò il dito medio nella sua direzione prima di salire le scale, stringendosi l'asciugamano che aveva avvolto attorno ai capelli per evitare che bagnassero ovunque.
Le due ragazze avevano passato l'intera giornata tra risate, maschere per il viso fatte seguendo le istruzioni su internet e numerose risate in ricordo dei vecchi tempi: quando due amiche si conoscono da tanto tanto tempo ci sono sempre un mucchio di cose da dire.
Ma, ora, che il pomeriggio era passato e che le lancette dell'orologio si avvicinavano sempre più alle sette e mezza Irene si sentiva nervosa ed ansiosa.
In parte sapeva cosa si sarebbe dovuta aspettare ma l'altra sua metà, forse quella più irrazionale, tremava come una foglia per questo appuntamento.
Gli occhi chiari della ragazza saettarono dall'armadio vuoto a tutto il contenuto gettato alla rinfusa sul letto prima di sospirare e vedere Allie fare lo stesso.
Entrambe avevano passato in rassegna ogni capo prima che Irene bocciasse ognuno di questi e prendesse a scuotere la testa con fare arreso.
L'unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento sarebbe stata scappare a gambe levate dove nessuno avrebbe potuto trovarla.
Sedendosi a terra con le gambe incrociate si pentì di aver accettato così in fretta l'invito, senza considerare ostacoli come quello che le si presentava davanti: interi ripiani vuoti e nulla che potesse indossare quella sera.
Allie, però, che fino a quel momento non aveva osato proferire parola su nulla, sorrise appena, scuotendo il capo e recuperando la spazzola per capelli dal mobile di Irene. Facendosi posto e sedendosi sul letto, giusto dietro la sua amica, tolse l'asciugamano che le copriva il capo e prese in mano la situazione.
Avevano imparato a comportarsi come delle sorte di figure materne nei confronti di una e dell'altra in quei mesi lontane da casa e poter contate su qualcuno che si conosceva bene era un ottimo punto di partenza per evitare situazioni più o meno difficili.
Irene, che non aveva smesso un minuto di pensare a quello che stava per avvenire, assottigliò lo sguardo e per qualche secondo si godette le attenzioni che Allie le stava donando.
Dal piano inferiore, il rumore del televisore acceso e delle voci dei suoi due amici, le tenevano compagnia.
Fu allora che, stufa di quella situazione di stallo e di quel continuare ad osservare che non avrebbe portato assolutamente a nulla, si alzò di scatto dal pavimento, lasciando di stucco Allie e facendole ingoiare un paio di imprecazioni abbastanza colorite.
«Basta. Ho deciso», proruppe a quel punto Irene, serrando di colpo gli occhi. Diede un'ultima occhiata alla stanza prima di aggiungere anche un «Non ci vado. Adesso lo chiamo ed annullo tutto.»
Con due rapide falcate raggiunse il cellulare, lasciato sul comodino.
Allie, che la sua amica la conosceva fin troppo bene, inizialmente scosse la testa e poi sollevò gli occhi verso il soffitto della camera prima di prendere dalle mani della bionda quel maledetto affare che prima o poi le avrebbe sbattuto per terra. Per carità, era favorevole agli sviluppi in campo tecnologico ma, Irene, delle volte sembrava quasi malata di quel coso.
Avevano ancora sufficiente tempo per decidere cosa indossare e pensare anche al trucco.
«Non dire stronzate» disse quindi, diretta e senza filtri inibitori come al solito. L'altra, in risposta, dischiuse le labbra e sgranò gli occhi, usufruendo ancora di quel finto sguardo minaccioso che non faceva tremare nessuno ma che la rendeva adorabile.
«Tu andrai a quell'appuntamento. Fine della storia.»
Irene emise un lamento sonoro, seguito da una serie di sbuffi che avrebbero fatto invidia a qualunque bambino: non se la sarebbe mai cavata facilmente fino a quando avrebbe avuto Allie accanto a sé.

Pettinata e truccata e con solo le collant fini da indossare Irene quasi si piaceva. La sua figura, riflessa nello specchio che aveva di fronte, le appariva giusta per quello a cui stava andando incontro.
In fondo alla camera, accanto alla porta, c'era Allie a farle compagnia ed a sorriderle nel momento del bisogno.
Il suo vestito nero con le maniche a tre quarti le piaceva troppo e nemmeno lei si ricordava del perché l'avesse scartato in un momento di pura follia. Alla fine, l'immenso mucchio di vestiti che aveva creato si era rivelato un trampolino di lancio per le sue idee confuse e senza un'apparente soluzione. Era bastata una tazza di tè, una buona dose di sorrisi da parte della sua amica e tutto sembrava essere tornato nel verso giusto.
«Sono sicura che Zayn impazzirà questa sera.»
Irene, che aveva lasciato vagare i suoi pensieri in ricordi del pomeriggio, lasciò che i suoi occhi si concentrassero nuovamente sul suo riflesso, crogiolandosi nell'immaginare le possibili reazioni del ragazzo in questione.
Sorrise, mordendosi poi il labbro inferiore per cercare, con immenso fallimento, di mascherare quell'agitazione mista a curiosità, dettate entrambe dal non sapere affatto quello che l'aspettava.
«Avanti», disse a quel punto Allie. Lo sguardo di Irene si posò su di lei ed il sorriso dell'amica le riscaldò il cuore. «Prendi la borsa ed il cappotto giusto e scendiamo. Vediamo cosa dicono i nostri due finti uomini.»
La bionda rise appena per il tono divertito dell'altra ma, nonostante ciò, fece esattamene quello che le era stato chiesto e dopo appena una manciata di secondi aveva tra le mani la borsa rosa cipria, per cui aveva risparmiato fin troppo per potersela permettere, ed il cappotto grigio.
I suoi capelli chiari risplendevano sotto le luci della sua camera.
Allie si fece da parte e con un fischio lasciò che Irene facesse le scale.
Harry fu il primo a voltarsi nella sua direzione, con un sacchetto di patatine in una mano e le sopracciglia aggrottate. Per qualche istante, Irene, si chiese se lo avesse mai visto concedersi qualche peccato di gola dal momento che sin da quando lo aveva conosciuto le aveva fatto intendere in modo chiaro e tondo la sua determinatezza nel voler sempre mangiare sano. Scosse la testa quando il diretto interessato, troppo poco tempo dopo, restituì il cibo decisamente non salutare nelle mani del suo proprietario: Niall.
Il riccio, in ogni caso, s'inumidì le labbra rosee prima di far scorrere i suoi occhi per tutta la figura di Irene che, per altro, aveva le mani posate sui fianchi ed un'espressione abbastanza tesa a segnarle i tratti del volto. Harry annuì poco dopo, lasciando che il suo viso si illuminasse di un bellissimo sorriso contornato da un paio di fossette veramente adorabili. Si sistemò i capelli lunghi sulle spalle e lasciò che i suoi occhi incontrassero quelli dell'amica prima di sollevare il pollice nella sua direzione.
Niall, invece, si lasciò il tempo per finire di ingurgitare quello che aveva tutta l'aria di essere uno dei tanti pacchetti di patatine che si era portato con sé prima di voltare il capo.
I suoi capelli, non più biondi ma più che altro tendenti al castano, erano malamente sistemati ed Irene avrebbe scommesso tutti i soldi del mondo che avesse passato tutta l'ora prima ad incastrarci le dita in mezzo.
Le sue guance, arrossate come sempre ma non per via dell'imbarazzo, erano leggermente gonfie e, la ragazza, avrebbe volentieri riso per quando era buffo ma non avrebbe mai permesso che un suo fallo andasse a compromettere il giudizio che Niall doveva darle. Avrebbe avuto bisogno di tutta l'onestà che possedevano e penderli in giro non avrebbe di certo aiutato.
Tuttavia, il ragazzo, lasciò che i suoi occhi si posassero su ogni particolare che quella sera Irene possedeva prima di sorridere ampiamente anche lui.
«Sei molto bella, Re», disse anche il biondo, con l'appoggio di Harry che aggiunse un «A Zayn prenderà un colpo.»
Irene sorrise, soddisfatta delle parole dei suoi amici e vagamente orgogliosa dei complimenti appena ricevuti. Niall ed Harry sapevano dare ottimi consigli ed incoraggiare le persone decisamente bene quando si impegnavano.
«Grazie ragazzi», disse quindi, mandando un bacio ai due amici che, in tutta risposta, annuirono soltanto, tornando ad osservare lo schermo della televisione e battibeccando per qualcosa che Irene, molto probabilmente, aveva interrotto.
Allie, si spostò dalla parete contro cui si era appoggiata non appena le attenzioni dei due ragazzi nei confronti di Irene cessarono. Con le braccia incrociate al petto sorrise alla sua amica, sistemandole poi i capelli sulle spalle e rassicurandola con una dolce risata comprensiva.
Anche lei, spesso, si era ritrovata in quelle situazioni di stallo e piena di incognite che la rendevano sempre nervosa prima di un'uscita. Ma, a differenza della sua amica, le aveva sempre considerate come un'esperienza di vita ed un qualcosa cui un giorno, pensando al passato, avrebbe ricordato piacevolmente, ridendo magari di quella ragazzina inesperta che era.
«Andrà tutto bene. Devi solo avere fiducia ed essere te stessa», le disse quindi.
Irene annuì, preferendo controllare un'ultima volta che i tacchi stessero bene con il vestito che indossava e prendere un grande e profondo respiro piuttosto che rimuginare su discorsi decisamente troppo profondi e filosofici.
Chiuse gli occhi per qualche istante e lasciò che la sua mente si svuotasse da ogni tipo di preoccupazione, lasciando che pensieri razionali costellassero la sua mente.
Era già uscita con Zayn, gli aveva già parlato e sapeva come comportarsi con lui: erano vantaggi che avrebbe sfruttato e non ci sarebbe stato nulla di cui avere timore.
«Noi ti aspetteremo qui, pronti a sentire ogni tua parola», disse anche Allie, accarezzandole un braccio e trasmettendole tranquillità con i suoi occhi scuri ed espressivi. «Vero ragazzi?» aggiunse poi.
Niall ed Harry annuirono distrattamente, lasciando che i loro sguardi rimanessero sul televisore e la ragazza sollevò gli occhi al cielo.
«Quando vuoi qualche soddisfazione non contare mai su di loro», borbottò poi Allie.
Irene scosse la testa vagamente divertita proprio qualche istante prima di che il campanello echeggiasse per l'abitazione. L'appartamento, a quel punto, sprofondò nel silenzio e perfino i due ragazzi, con gli occhi sgranati, si voltarono nella direzione di Irene ed Allie.
Il fatidico momento era arrivato e non sapeva dire esattamente se si sentisse pronta ad affrontarlo o meno.
Al momento avrebbe volentieri preso in  considerazione di scappare molto lontano ma, ormai, era adulta e doveva affrontare le sue responsabilità e rispettare i suoi impegni. Osservando gli amici che aveva accanto prese un ultimo lungo respiro prima di inumidirsi le labbra e chiudere per qualche istante gli occhi.
Avrebbe fatto un'ottima impressione al ragazzo che la stava aspettando, si sarebbe comportata in modo corretto ed educato, come le era sempre stato insegnato, ed avrebbe aspettato con ansia il momento in cui si sarebbero baciati, perché sapeva perfettamente che sarebbe accaduto.
«Ragazzi, non aspettatemi alzati», trillò allora, trovando finalmente la spensieratezza di cui aveva bisogno.
Sorrise a se stessa, inumidendosi le labbra, su cui il rossetto color ciliegia spiccava più che mai, ed in una silenziosa promessa si disse che sarebbe andato tutto a meraviglia.
Avvicinandosi alla porta si crogiolò nel suono melodioso che facevano i suoi tacchi quando battevano sul pavimento.
Allie le sorrise un'ultima volta prima che anche Niall ed Harry urlassero qualcosa che sarebbe dovuto servire per incoraggiarla. Irene, si voltò giusto il tempo per lasciar loro un occhiolino piuttosto sfacciato che provocò l'ilarità dei tre e che le fece scuotere allegramente il capo a non appena si accorse che, effettivamente, i suo amici le avevano dato la determinazione ed il sostegno giusto per affrontare la situazione. Erano una delle cose più belle che le fossero mai capitate e, davvero, voleva loro davvero tanto bene.




Note autore:
Oramai sono così tante le volte che ho chiesto scusa che non penso che mi crediate più. Continuando a dire le stesse cose si finisce sempre per non essere creduti. Ma, ragazze mie, la dura e spudorata verità che i motivi della mia assenza sono sempre gli stessi: scuola, compiti e tante moltissime tavole di disegno che mi sono state assegnate. Sono quelle principalmente la mia fonte di fatica e di sforzi sovraumani. In più, come se non bastasse, domani saremo a Maggio ed io devo ancora scrivere la tesina. Che dite, sono messa bene? Questa scuola mi sta stressando e stancando ma sono i miei ultimi sforzi e ci tengo a dare il meglio per mostrare che con quel pizzico di impegno in più si possono ottenere tutti i risultati che si desiderano.
In più, come se non bastasse, sembra proprio che la fantasia abbia lasciato la mia mente ed è accaduta una cosa simile anche lo scorso anni, sempre a causa dei mille impegni che costellavano le mie giornate.
Dico solo che da domani le mie giornate seguiranno scalette ben precise dove ci sarà tutto organizzato alla perfezione per riuscire a destreggiarmi tra le mille cose che dovrò fare in questo mese.
Auguratemi buona fortuna e sperate che riesca a fare tutto quello che devo fare, anche perché non ho molte possibilità.
Non so neanche io come proseguirò con la scrittura ma ho promesso a voi stesse ed a me stessa che sarei riuscita a portare a termine questo progetto e giuro che lo farò. Magari i tempi saranno un po' più lunghi del previsto ma vedrete che leggerete tutta la vera storia di Zayn ed Irene.
Ecco, chiuso il paragrafo introduttivo che riassume la mia vita ultimamente, proporrei di passare al capitolo che è di maggiore importanza.
La prima e la seconda parte, a mio parere, sono semplicemente di passaggio, una sorta di introduzione al capitolo vero e proprio. Si vedono due piccoli spezzettoni della vita di Irene ed Allie la loro bellissima e preziosissima amicizia.
Il loro rapporto, ricordo, è la chiave di tutta la storia e posso assicurarvi che quando si trova una persona con cui hai così tante cose in comune e con cui non ti stancheresti mai di passare del tempo sai che hai trovato l'amica ideale. A me, dopo anni interminabili di ricerche, è accaduto e non so spiegare a parole di quanto sia grata alla vita per avermi dato una persona che sopporta ogni aspetto di me e che è sempre pronta a sostenermi ed aiutarmi per come le è possibile.
Tutti meriterebbero una persona così al proprio fianco. Perché quando sembra che l'ansia ti divori basta una parola ed un'occhiata eloquente per far capire all'altra tutto quello che ti passa per la testa.
E quindi è semplicemente bella e pura la descizione di loro due a tavola dopo che Irene ha cucinato il pranzo che parlano, che Allie capisce tutto quello che passa per la mente dell'amica e che sa perfettamente cosa fare.
È anche buffa la situazione, se ci penso, perché in queste scene mi sono identificata perfettamente in Allie: entrambe troppo incapaci di cucinare scarichiamo il compito a chi è più di competenza. Davvero ragazze, non so voi ma la cucina non è per niente il mio elemento. Appena entro nella stanza faccio così tanti danni che mia madre mi manda fuori a spintoni, pregandomi di non usare mai più un fornello.
Devo ancora capire come me la caverò quando abiterò da sola. Forse arriverò a patire la fame o, cosa molto più probabile, ad ordinare tutto d'asporto.
Stendiamo un velo pietoso su questo aspetto della mia personalità e facciamo finta di nulla, che dite?
Io dico SÍ.
E così, dopo un bellissimo pomeriggio all'insegna di maschere di bellezza rigorosamente naturali, sorrisi, tante risate Allie ed Irene si ritrovano nella stanza di quest'ultima. La fase prima di un appuntamento è davvero un momento delicato e ogni persona che ci è passata può affermarlo. Io stessa avevo lo stomaco in subbuglio e la voglia costante di mandare tutto a monte per la paura che mi logorava dentro. Non riesco a pensare ad una persona che non pensi accuratamente a cosa indossare, a come sistemarsi i capelli e come comportarsi in caso si presentino situazioni difficili.
Domenica scorsa, prima che mi scadesse il mese gratuito su Netflix, ho fatto una super mega maratona di "Una mamma per amica" ed in un episodio di della quarta stagione il famigerato e ironico Kirk fa addirittura le prove di una cena con una telecamera davanti al suo viso per poi, una volta ritornato a casa, guardare il filmato e capire cosa ha sbagliato e cosa no.
È stato assurdo quel momento e mi sono ritrovata a ridere da sola per tutta la durata della puntata. Mia madre mi avrà scambiata per idiota.
Ahh, ragazze mie, se volete vedere una serie tv divertente e rilassante puntate direttamente su "Una mamma per amica" dove Lorelai e Rory Gilmore sapranno rallegravi in poco tempo. Il loro rapporto è quello che sogno tra me e la mia futura figlia.
E poi, proprio perché sono indispensabili, arrivano Niall ed Harry che portano con loro quantità di schifezze e tanta ma proprio tanta allegria. Questo quartetto mi piace ogni giorno di più e non saprei se Allie ed Irene possano sopravvivere senza gli altri due. Sono uno indispensabile all'altro.
Non c'è bisogno che dica che la terza parte è la mia preferita. C'è quel tocco di allegria e divertimento che mi piace tanto e si capisce il vero rapporto che c'è tra i quattro.
Sono tremendamente belli tutti insieme tanto che vorrei catapultarmi nella storia e poter partecipare ad un loro incontro. Vederli, nella mia mente ovviamente, tutti insieme mi fa effetto ma è anche molto bello.
Io dico sempre che se le cose non riesci nemmeno un po' ad immaginarle non vale la pena scriverle. La tua mente deve avere ben chiaro quello che vuoi scrivere per poter rendere tutto più realistico con il semplice uso delle parole. Per questo i miei scritti procedono molto lentamente. Se un pezzo della storia non coincide con quello che avevo pensato viene messo da parte, o nel peggiore dei casi eliminato, e riscritto da capo.
Sono pignola, è vero, ma la scrittura è sì un momento di svago, per me, ma anche un qualcosa in cui ci metto tutto il mio impegno.
Vogliamo poi parlare della parte in cui Irene ed Allie si ritrovano sommerse da una valanga di capi di cui neanche uno piace alla ragazza bionda e tremendamente complicata nei gusti?
Ho adorato letteralmente scrivere quella parte. Tutte noi, come ho già scritto, hanno probabilmente già vissuto momenti come questo e non posso che descriverli con una parola che, secondo la mia opinione, è più che azzeccata: ansia. Sono momenti letteralmente di ansia dove non sai cosa diamine succederà e se davvero sceglierei il look che gli possa piacere.
Dopo, se si ragiona per bene, si finisce per capire che quello che indosserai non dovrà piacere a lui ma dovrà far sentire te stessa sicura e bene. Se poi il look colpirà anche l'interessato o l'interessata ben venga ma l'importante è sempre pensare prima a se stessi. Non bisogna rinunciare a noi in nessuna occasione.
Irene, nonostante tutto, riesce infatti a trovare quell'abito che la fa sentire bella e perfetta. Penso che tutte nell'armadio abbiamo quell'abito che ci faccia sentire speciali, delle principesse senza, però, il diadema tra i capelli. Io ce l'ho e vorrei indossarlo in ogni momento della mia vita.
La parte in cui poi Harry e Niall si dedicano alla loro amica è pian di affetto e di quella amicizia pura che ti porta tanta gioia nella vita. Ed è da ciò che Irene acquisisce la forza per uscire di casa e per affrontare tutto con la giusta leggerezza e spensieratezza. Perché non è del tutto sbagliato avere paura, timore ed un mucchio di altre cose, siamo persone umane e vogliamo fare buona impressione a tutti i costi. Ma ricordatevi anche che c'è bisogno che si sia noi stesse, che siamo rilassate e che soprattutto ci godiamo momenti magici come il primo appuntamento perché sono sempre esperienze che, in futuro, potremmo voler ricordare.
Ragazze, mi scuso infinitamente per tutta questa assurda pappardella che ho scritto ma sapete bene che quando inizio a parlare, o forse dovrei dire scrivere, non riesco a fermarmi tanto facilmente. Vi prego di scusarmi ancora per il più che clamoroso ritardo di questa volta e spero vivamente che possiate tutte quante perdonarmi.
Prima di concludere definitivamente, però, volevo anche spendere due parole su H2017 perché è giusto che anche lui abbia l'attenzione che si merita.
Nello scorso aggiornamento mancano ancora pochi giorni all'esordio di Harry sulle scene. Oggi, dopo tre settimane posso affermare con tutto l'affetto e con la sincerità più pura che Sign of the time è ufficialmente nella lista delle mie dieci canzoni preferite e che il nostro ragazzo ha fatto uno splendido lavoro. Harry è una persona speciale, con un'anima così profonda e pura che mi chiedo come possa esistere davvero uno come lui in questo mondo. Mi viene spesso da chiedermi se sia reale oppure solo frutto della mia immaginazione. Harry Styles è una grandissima benedizione per l'umanità intera e io non potrei che essere più orgogliosa del mio bambino. L'affetto che provo per lui ed il resto dei ragazzi è inspiegabile a parole e sono contenta che possano far parte della mia vita.
Quindi ci terrei a ringraziare il mio caro Harry per tutte le belle parole che ha riservato nelle interviste ed alla sua spiccata intelligenza e dolcezza che lo fa apparire come la più dolce e tenera creatura.
Inoltre, incredibile ma vero, tutta la mia famiglia è immediatamente impazzita per SOTT e non potrei esserne più felice. La si ascolta per casa con il volume delle casse al massimo ed i vicini che ci guardano male ogni volta che usciamo per strada.
Oh beh, questi sono i buffi aspetti della vita.
Ok ragazze mie, penso di aver davvero finito questa volta.
Con tutto l'affetto del mondo vi ringrazio se siete arrivate sino a qui e, davvero, vi merita un bel bacio. Magari anche sulle labbra, decidete voi.
Vi ricordo, poi, che per leggere tutto quello che ho scritto nei mesi/anni precedenti basta che clicchiate
qui e grazie ancora per l'attenzione dedicata al capitolo ed a me. Mi scuso, inoltre, per eventuali errori ortografici.
Nel frattempo alla prossima.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 15
*** XV ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

15

Il rumore dei suoi passi risuonava per tutto l’edificio mentre, Irene, affrontava gradino dopo gradino come fossero una sfida. Avrebbe mentito a se stessa ed a chiunque altro se avesse sostenuto di non aver ponderato la dura decisione che comprendeva lo scegliere tra le scale ed il piccolo ascensore. Perché nonostante quell'affare fosse una piccola scatola in grado di contenere poco più di un paio di persone era comunque discutibilmente più comodo e decisamente più rapido delle lunghe, noiose e soprattuto faticose scale.
Infatti, solo dopo essersi chiusa la porta alle spalle ed aver lasciato i suoi amici nel suo appartamento aveva nuovamente ragionato lucidamente, senza che ci fosse nessuno che si trascinasse via i suoi mille pensieri e che la spingesse ad essere sicura di se stessa e fiduciosa.
Il minimo contegno che si era imposta e che era riuscita a guadagnare era, quindi, svanito così velocemente da lasciarla spiazzata e senza troppe alternative: cercare di calmarsi in quel poco tempo che le rimaneva prima di vederlo veramente
I capelli, che le ricadevano in viso, al momento, la infastidivano più di quello che avrebbero dovuto ma a parte sbuffare ed imprecare, tra i denti, un paio di volte in più di quello che avrebbe dovuto e voluto non fece altro: non sarebbe andata a rovinare il lavoro che era riuscita a portare a termine, grazie ad un’abbondante dose di pazienza e di altrettanta calma, passandoci le mani in mezzo.
Il suo respiro, paradossalmente a quello che lei stessa avrebbe potuto pensare, era leggero, quasi impercettibile per un orecchio poco attento e superficiale. Probabilmente avrebbe potuto ingannare chi, con occhi poco attenti alla sua reale impazienza ed agitazione, sarebbe bastato imbrogliare con un sorriso sulle labbra colorate, socchiudendo gli occhi ed inclinando leggermente il capo.
Differente atteggiamento, però, era stato preso dal suo cuore che con decisione ed insistenza batteva così forte che, Irene, più di una volta temette che potesse uscire dalla gabbia toracica dentro la quale era incastrato. Poteva persino sentire il suo pulsare inusuale risuonare nelle orecchie e nelle vene.
Deglutendo a vuoto, si fermò sull'ultimo pianerottolo e dall'altro dei quindici gradini, li aveva contati durante le rampe precedenti, osservò l'ingresso.
Il respiro ancora leggero, il cuore sempre in subbuglio.
I suoi occhi chiari individuarono la strada che aveva appena percorso e per un attimo meditò di tornare indietro, di lasciare che Zayn pensasse qualsiasi cosa, anche sgradevole volendo, di lei.
Ma poi prese un respiro profondo, le parve quasi di sentire la risata dei suoi amici risuonare tra le pareti bianche ed impersonali e si ricordò di tutte le belle parole che avevano speso per lei.
Sarebbe andato tutto bene.
Con una sbirciata all'orologio, si morse il labbro inferiore nel constatare che le ci erano voluti ben quasi quattro minuti per fare quei pochi gradini e che, sicuramente, il ragazzo che l'attendeva si stava chiedendo dove diamine fosse finita.
Frettolosamente ma con quel pizzico di goffaggine dovuta dai tacchi alti, arrivò al suo traguardo. Le sue mani spinsero il portone d'entrata ed appena i suoi occhi chiari incontrarono quelli scuri di Zayn, sollevò il petto di scatto, per prendere un profondo respiro.
Il suo cuore, quello sporco e maledetto traditore, continuava a battere erratico e di certo non era il modo migliore di comportarsi, quello.
Il ragazzo, con le mani affondate nelle tasche del cappotto che indossava, non si mosse, limitandosi a guardala con sguardo attento ed inclinando il capo, aspettando la sua prossima mossa.
Irene dischiuse le labbra e scosse la testa divertita quando un piccolo sorriso venne accennato sul volto di Zayn. Lui, così rilassato e tranquillo, la stava aspettando senza nessuna fretta, lasciandole lo spazio di cui aveva bisogno e di tutto il tempo che necessitava.
Ravvivandosi i capelli, scese quei pochi gradini che separavano l'entrata dal parcheggio e non appena fu sufficientemente vicino a Zayn si ritrovò avvolta dal suo profumo. Ed, ancora una volta, dovette cedere al fascino che il ragazzo sprigionava.
Con un paio di occhiali da sole, il suo viso sembrava essere stato disegnato, comprendendo a pieno l'armonia dei tratti eleganti. Il cappotto lungo che, come sempre, era lasciato aperto, le lasciava spazio per intravedere la camicia bianca al di sotto ed i jeans, strappati in più punti, che aveva deciso di scegliere per quella sera.
Irene, nonostante non avrebbe dovuto, provò ad immaginare come sarebbe stato uscire con Zayn ogni giorno, osservarlo fare sfoggio di ogni suo capo e potersi vantare di lui ovunque, godendo degli sguardi che insieme avrebbero attirato. Davvero, per i primi secondi provò a respingere questi sogni ad occhi aperti che non facevano del bene a nessuno ma poi, semplicemente si arrese.
Premette tra loro le labbra e sperò che niente di lei facesse trapelare nulla.
Lo stesso contegno di Irene venne messo a dura prova nel momento in cui la mano di Zayn si posò alla base della sua schiena, avvicinando al suo corpo e sorridendole in quel modo assurdamente affascinante. I capelli color pece, sistemati alla perfezione, seguivano i movimenti della leggera brezza di quel giorno.
Irene, inspirò di scatto una boccata d'aria quando i loro volti furono pericolosamente vicini. Chiuse gli occhi per qualche millesimo di secondo e provò a non pensare ai suoi amici che stavano, con tutta la probabilità del mondo, osservando la scena dalla finestra del soggiorno.
Dio, se avessero detto una sola parola, al suo ritorno, probabilmente avrebbe sbattuto fuori casa tutti e tre. Era sicura che Allie ne avrebbe approfittato per le passare più tempo con Niall.
«Ciao, ragazzina», si decise, infine, a soffiare Zayn.
Le sue labbra morbide ed invitanti a pochi centimetri da quelle di Irene provocarono un piacevole e lento brivido alla ragazza.
Avrebbe potuto spacciare il piccolo spasmo per un colpo di freddo ma, andiamo, chi ci avrebbe creduto. Sorrise quindi, cercando di mascherare quel gesto e di celare quegli occhi traboccanti di lussuria, spostando una mano sulla spalla del ragazzo che, senza darlo troppo a vedere, osservava ogni mossa di Irene.
Era come stare a guardare un predatore alle prese con la propria preda solo che, in questo caso, non si riusciva a capire chi fosse l'uno e chi fosse l'altro.
Irene s'inumidì le labbra, gesto che non passò inosservato agli occhi di Zayn, crogiolandosi poi delle reazioni che ottenne. Era un gioco, il loro, quello di stuzzicarsi e divertirsi come se avessero tutto il tempo del mondo a disposizione. Ed, in effetti, era vero. Erano giovani, con un'intera vita davanti e quindi perché fare tutto velocemente, perché non godersi semplicemente gli attimi che poi non sarebbero più tornati? Quel prezioso tempo che poi avrebbero ricordato con allegria e gioia, consapevoli di averci provato, indipendentemente da come sarebbero andate a finire le cose.
Irene dischiuse le labbra e sbatté le ciglia un paio di volte prima di imprimersi nello sguardo una luce divertita, con quel pizzico di malizia che necessitava.
«I miei amici, probabilmente, in questo momento ci stanno guardando dalla finestra.»
Zayn non distolse neanche lo sguardo per verificare che quelle parole fossero veritiere, scosse semplicemente la testa e percepì il messaggio celato della ragazza. Non l'avrebbe delusa.
E nemmeno i suoi amici nascosti.
«Ah sì?» Chiese semplicemente.
Irene si morse il labbro inferiore, annuendo piano. Zayn sghignazzò, scuotendo leggermente il capo.
«Non lasciamoli a bocca asciutta, allora», disse anche.
E poi le loro labbra s'incontrarono, come era già accaduto altre volte. Tutto si fermò ed Irene poté immaginare le espressioni vittoriose dei suoi amici.
Le mani di Zayn si spostarono sui fianchi della ragazza e tutto parve così naturale e genuino che nemmeno ci furono i soliti ed imbarazzanti momenti di innaturale rigidità. Sorrisero entrambi nel bacio e più tardi risero anche, quando si scostarono l'uno dall'altro quello che bastava per poter prendere fiato.
Il ragazzo afferrò la mano di Irene che mosse i primi passi verso l'auto. La ragazza si sistemò i capelli dietro le orecchie e lasciò che il suo corpo riprendesse, di nuovo, quel calore che aveva precedentemente perso.

Zayn guidava con calma, con prudenza e, nonostante Irene fosse già andata in auto con lui, dovette riconoscere di essersene accorta solo nel momento stesso in cui il ragazzo ebbe parcheggiato e spento il motore.
Le loro labbra non avevano lasciato andare tante parole, forse solo quelle strettamente necessarie per far presente loro della compagnia dell'altro.
Irene era nervosa, aveva i nervi a fior di pelle ed era contenta fosse solo una stupida metafora perché tutto quello a cui riusciva a pensare, al momento, era il suo pigiama abbandonato sul suo letto vuoto, i libri lasciati aperti sulla scrivania ed i suoi amici a ridere davanti a uno dei programmi televisivi che solo loro erano in grado di apprezzare.
Chissà, si chiese, se Harry sarebbe stato in grado di gestire la situazione Allie/Niall da solo.
Sogghignò al solo pensiero e quella fu l'unica cosa capace di tranquillizzarla abbastanza per poter rivolgere il suo sguardo a Zayn che, a quanto pareva, l'aveva preceduta.
Deglutì a vuoto per l'ennesima volta e dovette riconoscere a se stessa che era pessima abitudine e che doveva smetterla il prima possibile.
Tuttavia, non era sicura di quello che le sue labbra sarebbero state in grado di dire, quindi si limitò a sorridere impacciatamente ed a portarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Proprio non capiva cosa ci fosse di diverso dalle altre volte che aveva visto Zayn, che ci aveva parlato e che si erano baciati.
Era un'uscita come un'altra, un incontro come tutti gli altri, se non meno casuale e più ponderato ma, in ogni caso, rimanevano sempre e solo loro due.
Forse, e solo per quello si disse a se stessa, era per il fatto di fare il tutto non più alla luce del giorno ma bensì sotto il cielo notturno, con qualche stella a costellarlo e la luna ad illuminare i loro passi ed i loro movimenti.
La notte faceva sembrare tutto diverso, più importante, come se dopo i primi momenti in cui sole aveva potuto osservali avessero finalmente deciso di godersi quell'intimità che entrambi, anche senza saperlo, bramavano più di ogni altra cosa.
Ed Irene ebbe bisogno di una conferma, di un qualcosa che andasse d'accordo con le sue teorie e quando, tuttavia, riuscì ad intravedere la luna illuminare il cielo limpido di quella sera si convinse abbastanza che era arrivato il loro momento, l'appuntamento per il quale avevano contato le ore.
S'inumidì le labbra, scuotendo la testa e rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse stata stupida ad agitarsi per tanto quando, invece, si trattava di una cena con lo stesso ragazzo con cui aveva riso e con il quale si era divertita sin dalla prima volta che l'aveva visto più di un anno fa
Zayn si lasciò andare in una risata divertita, sollevata tanto quanto quella di Irene quando si unì ad essa, e lasciò che la sua mano scivolasse sulla gamba della ragazza.
«Nessun amico nei paraggi in questo momento, dico bene?» Soffiò poi lui, chinandosi appena verso Irene
La ragazza assentì, beneficiando del calore che la mano di Zayn diffondeva in tutto il suo corpo e si lasciò trasportare dall'atmosfera rilassante e tranquilla.
Zayn non era una persona dalle troppe parole, una di quelle che sentiva il bisogno di riempire ogni silenzio con qualche frase, magari stupida o banale. A lui bastava una risata o solo un sospiro
Ed a Irene andava più che bene così.
Il silenzio, dal suo punto di vista, non era un qualcosa da vedere sempre come sinonimo di disagio; significava avere abbastanza confidenza con qualcuno da non sentire strettamente il bisogno di parlare in ogni momento.
Anche lo scegliere di rimanere in silenzio aveva la sua forma di intimità solo che non tutti saranno mai in grado di capirlo e di apprezzarlo.
«No», si sentì poi in dovere di dire.
Ma Zayn parve quasi ignorare la sua risposta perché quando il suo sguardo si spostò sulle labbra di Irene e poi nei suoi occhi, la ragazza, parve comprendere a pieno le sue intenzioni.
Il parcheggio deserto offriva quel tocco in più di intimità che entrambi necessitavano in quel momento.
I loro occhi, poi, si chiusero e le loro bocche si incontrarono. Sospirarono entrambi, lasciandosi trasportare, ancora una volta, dalle emozioni.
«Forza», disse poi Zayn, in un sussurro, quando si separarono. I suoi occhi ancora fissi sulle labbra di Irene. «Usciamo da qui altrimenti rischiamo di rimanerci tutta la serata.»
La ragazza si astenne dal dire che ci sarebbe rimasta volentieri, in quell'auto, con lui al suo fianco, gli schiocchi delle labbra a far loro compagnia e la mano di Zayn sulla sua gamba.
Scese dalla macchina, in ogni caso, sorridendo al ragazzo che le stava porgendo il braccio e respirando, per la prima volta nella serata, con tutta la sua tranquillità.

Il Blue era un piccolo ristorante appena fuori dal centro di Birmingham, dove si poteva respirate un'aria tranquilla ed incontrare meno facce conosciute
Era abbastanza anonimo alla maggior parte dei cittadini inglesi tanto quanto lo era per i turisti che poche volte si interessavano a quella zona della città.
Il Blue si basava sulla sua piccola e ristretta cerchia di clienti abituali che, per la gran parte, abitavano nella periferia: fuori da occhi troppo indiscreti e lontani dalla frenesia del centro.
La porta di vetro piccola ed, ad una prima occhiata, anonima venne varcata da un altro paio di persone che silenziosamente avanzavano nel buio di quella notte.
Irene si concesse il privilegio di posare gli occhi sulla sua mano e quella di Zayn, unite e pallidamente illuminate da un lampione posto sul bordo della strada.
Era strano ed insolito ma così familiare e confortevole che avrebbe voluto rimanere così per tutta la durata della sera ed anche oltre.
Era difficile per lei definire il proprio stato d'animo in quel momento. Il cuore sembrava batte troppo veloce, le labbra avevano assunto quella sottospecie di sorriso assurdo e fastidioso di cui, però, non riusciva a liberarsi. Nello stomaco, un intero gruppo di farfalle sembrava essersi appena risvegliato, con l'intenzione di fare baldoria tutta la notte.
Ma era felice, molto felice e si concesse il privilegio di non pensare ad altro.
L'interno del locale, avvolto da un piacevole tepore, era illuminato da una soffusa luce blu, forse in omaggio al nome, e tutto sembrava essere dannatamente tranquillo tra quelle mura che, Irene, prese subito un grande sospiro di sollievo.
I camerieri si destreggiavano tra i tavoli con grande agilità e con movimenti controllati, volti a non invadere o disturbare la cena dei loro clienti.
Tutte caratteristiche che si sposavano perfettamente con le note di musica blues suonata dal vivo.
Lo sguardo attento della ragazza apprezzava ogni cosa che vedeva.
Un uomo, di mezza età, li accolse con un sorriso cordiale sulle labbra. Il suo completo lo rendeva forse un po' poco visibile ma Irene venne incuriosita dallo sguardo che Zayn ed il signore si scambiarono prima di stringersi la mano amichevolmente e sorridersi a vicenda.
«Ragazzo mio, cosa fai da queste parti? Era un po' che non ti facevi vedere.»
Zayn annuì, portando un braccio attorno alla vita di Irene, portandola più vicina al suo corpo.
Lo sguardo dell'uomo non mancò di seguire i gesti del ragazzo. Subito un'espressione comprensiva ed entusiasta apparve sulle sue labbra.
«Mi pare di capire che hai una fanciulla da rendere felice e soddisfare.»
Irene chinò appena il capo, facendo cadere in avanti i capelli e cercando di nascondere le guance già arrossate per l'imbarazzo e Zayn, in risposta, sogghignò, stringendo appena in più la presa sul fianco della ragazza.
«Avete prenotato?» Chiese poi l'uomo.
Zayn annuì, mordendosi il labbro inferiore ed arricciando il naso prima di confermare.
«A nome Malik», aggiunse poi.
L'altro annuì e con l'ennesimo sorriso sulle labbra «Ti avrei trovato un tavolo in ogni caso, lo sai» disse anche.
Irene semplicemente rimase in silenzio, prima di poggiare, per un fugace istante, gli occhi sul profilo di Zayn. Lui, sempre così a suo agio, intrecciò nuovamente le dita delle loro mani e le lasciò un occhiolino.
Le guance della ragazza si arrossarono ancora di più.



 

Note autore:
Comincerei col dire che non sono assolutamente morta, anzi sono viva e vegeta e finalmente matura! Dall'ultima volta che ho pubblicato sono stati mesi duri, pieni di verifiche ed interrogazioni ed il mio unico scopo era quello di portare a casa voti sufficientemente alti e che mi soddisfacessero. Passavo letteralmente giorno e notte sui libri, poche pause mi erano concesse e capirete bene che scrivere era proprio uno dei miei ultimi pensieri. Non mi piaceva per niente aver interrotto in quel modo la storia ma che ci potevo fare?
Anyway sono qui, ora!
Ho concluso gli orali venerdì e dopo una giornata spesa a dormire ed a oziare per tentare di recuperare il sonno perso nell'ultimo periodo ho deciso che dovevo assolutamente riprendere le redini della situazione e continuare la storia di Irene e Zayn dal momento che hanno ancora tanto da dire.
È stato un sollievo poter ricominciare a scrivere ed essere tanto rilassata per poterlo fare nel migliore dei modi. Ultimamente con tutta l'ansia e agitazione non avevo neanche fantasia per potermi immergere in uno dei miei scritti.
Quindi, ora, sollevata da ogni tipo di impegno e pronta per intraprendere un nuovo percorso della mia vita ho deciso che la prima cosa che dovevo fare era pubblicare l'ennesimo capitolo.
Sono molto contenta di quello che sono riuscita a concludere e di quello che è uscito alla fine perché mi ritrovo ad amare ogni singola parola all'interno di questo piccolo spezzettone. Zayn ed Irene poi sono, ogni volta sempre di più, la mia OTP.
Non tutti, probabilmente, si ricorderanno quello che è successo nello scorso capitolo e questo mi ricorda, ancora una volta, che è passato troppo tempo dall'ultimo aggiornamento.
Mi perdonate, vero?
In poche parole avevano lasciato la nostra Irene alle prese con la sua agitazione ed ansia al pensiero di dover uscire con Zayn, Allie che aveva cercato di calmarla in ogni modo e Harry e Niall che si erano comportati semplicemente da ragazzi: portando a casa delle due ragazze un mucchio di schifezze e piantandosi davanti al televisore solo dopo pochi minuti aver messo piede nell'appartamento.
Solleverei gli occhi al cielo se fossero miei amici ma mi piace troppo l'accoppiata Narry quindi vedrò di perdonare loro questo comportamento.
Da qualche parte ci sono anche i Lilo che attendono di essere portati, di nuovo, alla luce.
Non temete, arriverà anche il loro momento, io stessa non sto nella pelle.
A proposito di bellissime accoppiate: spero abbiate sentito ed amato tutte quelle perle che i ragazzi hanno rilasciato. Tra Harry con l'album "Harry Styles" che è davvero un capolavoro della musica, Liam con "Strip That Down" e "Get Low" ed infine Niall con "Slow Hands" non so più da che parte prendere. Mi hanno dato così tanta musica in poco tempo che davvero per un momento ho creduto di impazzire. Mentre io ero sommersa libri e fogli, loro hanno pensato che fosse il momento giusto per viziarci un po'.
Tutti gli insulti che si sono guadagnati in quei giorni penso rimaranno un segreto tra me e le pareti della mia camera.
Nonostante tutto sono molto fiera dei miei ragazzi, di quello che stanno facendo e di quello che hanno intenzione di fare in futuro. Ho già detto numerose volte che li sosterrò in ogni mio modo possibile e sono contenta di poterlo fare sul serio. Mie care ragazze, quindi, state sempre sintonizzate perché il 20 Giugno c'è l'uscita di Dunkirk in cui il nostro Harry ci mostrerà le sue doti di attore e davvero non vedo l'ora che mostri al mondi di che pasta è fatto il nostro Styles.
Il giorno dopo, quasi si fossero messi d'accordo, Louis rilascerà la sua nuova canzone e sono davvero emozionata per lui perché sappiamo tutti il lungo percorso che ha il nostro ragazzo alle sue spalle. Quindi, non vedo l'ora di osservare "Back To You" schizzare in cima alle classifiche e renderlo orgoglioso esattamente come lui rende noi. È il mio piccolo bambino che bisogna proteggere da tutti i mali del mondo. Ad Ottobre, invece, Niall ci delizierà con il suo primo album da solista e non sto nella pelle di vedere cosa il nostro irlandese ha preparato per noi.
Insomma, con questi ragazzi è una sorpresa continua e sono proprio contenta che siano fieri e soddisfatti del grande lavoro che stanno facendo. Non si sa ancora cosa abbiano in mente Liam e Zayn per noi ma sono convinta lo scopriremo presto.
Per ritornare al capitolo, invece, qui vediamo l'inizio di quello che sarà un GRANDE appuntamento. Non vi svelo nulla perché non sarebbe carino anticiparvi le cose ma sappiate che ci saranno un bel po' di sorprese. Ho le mani che mi fremono perché non vedo l'ora di riprendere a scrivere.
Mi sono immaginata alla perfezione il momento in cui Irene ha preso a scendere le scale dell'edificio ed il momento in cui, finalmente, i suoi occhi hanno incontrato quelli di Zayn. Se vi siete trovati nella stessa situazione della nostra ragazza converrete con me che il momento in cui finalmente hai davanti la persona con cui devi uscire sia un momento terrificante. Tutto in senso buono, ovviamente. Si è timorosi, spaventati e con mille paranoie per la testa. Raramente si è rilassati e senza alcun pensiero. Sono momenti che, alla fine di tutto, si ricorderanno con quel pizzico di divertimento e di malinconia verso il passato. Sono pur sempre attimi che non terneranno mai più.
Mi piace l'idea di essere riuscita ad immergermi completamente nei panni di Irene e di essere riuscita a riprodurre tutte le sue emozioni. La psicologia ed il carattere dei personaggi non è una cosa semplice da immaginare e riprodurre quindi lasciatemi dire che sono orgogliosa di me stessa.
Ma poi, per fortuna, Irene si tranquillizza, sorride e tutto torna normale. Possiamo anche dire che centra un po' il momento in macchina prima di scendere per andare al ristorante. Anzi, centra moltissimo quel breve momento di complicità tutta loro.
Ahh i miei ragazzi: stanno diventando così grandi e così in fretta.
Credo di essere riuscita a dirvi tutto quello che avevo in mente. Spero che leggerete il capitolo e lo apprezzerete come spero che attendiate con ansia il prossimo aggiornamento. Ci sono ancora tante cose in ballo.
Con un grande abbraccio e bacio vi auguro una buona settimana, vi auguro tanto relax e divertimento e spero che la vostra estate sia iniziata e stia proseguendo al meglio.
Ci sentiamo nel prossimo aggiornamento. Come al solito scusatemi per eventuali errori grammaticali, provvederò a correggerli il prima possibile.
All the love. xx
-Micol :)

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Capitolo 16
*** XVI ***


ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

16

«Fate un fischio quando siete pronti per ordinare. Io o uno dei ragazzi arriveremo in poco tempo.»
Tom, l'uomo che li aveva accolti e che si era presentato così ad Irene, si allontanò, lasciandoli soli.
La ragazza, allora, prese un profondo respiro e si concesse per qualche istante di guardarsi attorno: per certi versi era ancora un po' imbarazzante.
«Ragazzina», la richiamò poi Zayn.
Irene si morse il labbro inferiore, stupidamente convinta che non si sarebbe mai annoiata di sentirla chiamare in quel modo che per molti sarebbe potuto essere strano. I suoi occhi chiari saettarono dalla coppia di signori anziani che aveva furtivamente osservato fino a quel momento, poi alla figura proprio davanti a sé.
Zayn aveva appoggiato gli avambracci sul tavolo, doveva aver passato almeno un paio di volte le mani tra i capelli in quel breve lasso di tempo che era stata distratta e doveva averla osservata posare gli occhi un po' ovunque da come le sorrideva. Ma era bello, tremendamente affascinante e terribilmente disponibile. Ed era interessato a lei.
Irene arricciò le labbra.
«Tutto bene?»
La ragazza annuì, mostrandosi grata di quella domanda e ricambiando, allora, l'espressione felice.
Era contenta di essere lì, con Zayn e di lasciarsi andare ad un po' di divertimento che, di certo, non avrebbe mai fatto male a nessuno. Ed era ancora più consapevole che dopo tutta quella cena sarebbero arrivati altri momenti come quello in macchina di poco prima. Irene stessa si ritrovò impaziente, sperando che il tempo prendesse a scorrere più velocemente per andarsi a nascondere nell'auto di Zayn.
Avrebbe potuto passarci l'intera serata, là dentro.
«Mi piace questo posto», si sentì uscire dalle sue labbra. C'erano volte che le parole le uscivano di bocca senza che lei ci riflettesse su abbastanza o che meditasse se fosse il momento giusto o, per lo meno, quello più opportuno. Ecco, quello era una di quelle occasioni.
Zayn sollevò le labbra in quello che aveva tutta l'aria di essere un ghigno ed annuì, consapevole di tutto.
«Lo so», disse di fatti. «Mi sono fidato del mio istinto ed ha funzionato ancora una volta», aggiunse anche battendo un dito sulla sua tempia.
Irene lo osservò, con gli occhi appena sgranati ed il divertimento a colmarli. Con Zayn non c'era mai troppo spazio per la noia o l'imbarazzo: era in grado di metterti a tuo agio in poco tempo, scherzare su qualsiasi cosa ed ascoltarti con una dedizione tale da sembrare assorbito da ogni parola pronunciata.
Era un miscuglio strano, nuovo per Irene ma di certo non meno affascinante, anzi.
Nessuno, prima di incontrare Zayn, le riservava tali attenzioni da sentirsi così apprezzata. Non che avesse di certo bisogno di una presenza maschile nella propria vita per sentirsi tale ma, andiamo, tutti vorrebbero qualcuno che ci trattasse come più meritiamo.
La ragazza si spostò i capelli sulla spalla, poggiò anche lei gli avambracci sul tavolo e si sporse appena per essere più vicina al suo accompagnatore. Gli occhi di quest'ultimo saettarono velocemente dagli occhi di Irene alle labbra, per poi immergersi di nuovo in meritato e meraviglioso contatto visivo.
Sì, le piaceva decisamente quell'appuntamento con Zayn.
«Vuoi sapere una cosa?» Sussurrò allora lei, con un vago sorriso sulle labbra ed il tono della voce divertito.
Il ragazzo arricciò il naso, rimase in silenzio ad osserva per qualche altro istante e poi annuì, sporgendosi in avanti.
Tra i loro volti rimanevano poco più di dieci centimetri.
Decisamente troppi, pensò la ragazza.
«Ero un po' nervosa per questo appuntamento.»
E rivelarlo a qualcuno che non fosse la sua migliore amica ma il diretto interessato di tale stato d'animo era un gran passo in avanti ed un traguardo che significava solo tanta fiducia.
Irene scrollò le spalle quando Zayn aggrottò le sopracciglia. I capelli le scivolarono nuovamente sulla schiena.
«E adesso non lo sei?» Domandò allora il ragazzo, soffiando quelle parole dalla bocca con delicatezza.
La ragazza scosse la testa, mordendosi l'interno guancia. No, non al momento. Finalmente, ci sarebbe stato da aggiungere, stava bene, era calma e la sua unica preoccupazione era quella di godersi ogni instante di quella cena benché, come già accennato, non vedesse l'ora di tornare nell'auto e riprendere da dove si erano interrotti.
Non si ricordava quale fosse stata l'ultima volta che si fosse stressata ed agiata tanto per un appuntamento.
Certo, quel velo di preoccupazione, timore e nervosismo c'era ogni volta ma era qualcosa di diverso, non paragonabile a ciò che le era capitato di provare quella sera.
Gli appuntamenti, i ragazzi che la passavano a prendere, i baci non erano cose nuove per lei che, con i suoi diciannove anni, aveva vissuto le esperienze di una qualsiasi ragazza.
Aveva avuto il suo primo fidanzato, il suo primo bacio in un parchetto vicino a casa sua all'età di tredici anni e poi tutto era stato in salita. Alla prima cotta era poi subentrato il primo amore, un deficiente colossale a pensarci bene, le prime esperienze sessuali e a sedici anni, perché prima pensava fosse davvero troppo presto, aveva trovato il coraggio di andare sino in fondo con quello che era ormai il suo secondo vero ragazzo e quello che poi si era rivelato un altro coglione che per la testa aveva solamente tanta segatura.
Non era sempre stato facile rialzarsi dalle delusioni amorose, riprendere il controllo della propria vita, rendendosi conto che alla persona a cui hai donato un pezzo del tuo cuore non è mai fregato un accidenti di te.
Se non del tuo corpo, ovviamente.
In quei momenti Irene ricordava perfettamente che le uniche persone che potevano sollevarle l'umore erano la sua fidata e sempre presente amica Allie e i sorrisi di sua madre che non si lasciava scoraggiare dai brontolii della propria figlia e la coinvolgeva in qualsiasi attività bella o noiosa che fosse.
Erano stati momenti in cui madre e figlia si erano dedicate ad una bella pulizia della casa, soprattutto della camera di Irene per eliminare tutto quello che decisamente non era più gradito all'interno e cancellare ogni traccia dell'amore finito.
Irene aveva il coraggio di ammettere che non erano stati momenti semplici ma le due presenze femminili avevano reso tutto un poco più accettabile.
Forse, alla fine di tutto, Zayn valeva davvero la pena di tutto quello stress e di infinite preoccupazioni.
«Mi piace la tua sincerità e mi piace ancora di più il fatto che tu fossi tanto agitata. L'avevo notato. Ma eri carina.»
Irene, leggermente indispettita e molto probabilmente divertita, sollevò un sopracciglio, allontanandosi appena per poterlo vedere meglio in volto.
Un sorriso furbo si aprì sulle labbra meravigliosamente morbide al tatto di Zayn e i suoi occhi brillarono di divertimento e consapevolezza di piacere. Irene quasi arrossì davanti a quello sguardo.
La ragazza sospirò, o meglio sbuffò, prima di riprendere la vicinanza precedentemente persa. Avrebbe voluto colpirlo perché lui si era accorto del suo nervosismo. E lei che aveva cercato di mascherarlo nel migliore dei modi e credeva di esserci riuscita anche abbastanza bene.
Maledetto bastardo.
«Lo sapevi?» Chiede quindi.
Zayn semplicemente annuì, portandosi una mano sotto il mento con quel poco di barba che gli donava fin troppo.
«Tutte le tue riflessioni silenziose ti facevano assumere un'espressione troppo tenera. Non volevo disturbarti o intrometterti.»
Irene si portò entrambe le mani sul viso prima di borbottare un «Oh mio Dio», attutito da queste ultime e facendo sghignazzare il ragazzo.
Sghignazzare, santo cielo!
«Non ero tenera, ero ridicola», brontolò anche, ma evidentemente l'altro non doveva pensarlo nello stesso modo. Alzando gli occhi verso il soffitto, Irene lo vide perché si era creata delle fessure con le dita, le tolse le mani dal volto senza alcuna intenzione di smettere di sorridere.
«Accidenti, questo sì che è imbarazzante», pigolò poi, con voce bassa ma udibile per Zayn che non smise un istante di osservarla.
«Ehi, non fraintendermi, mi ha fatto piacere vederti così per me.»
La ragazza, con ancora i polsi stretti tra le mani dell'altro, arrossì violentemente prima di arricciare il naso ed assottigliare gli occhi.
«Ho sempre saputo saputo di piacerti. Mi serviva solo una conferma.»
Con un sorriso trionfante sulle labbra, Zayn, si lasciò scappare una piccola risata prima che Irene espirasse, non proprio delicatamente, l'aria dal naso: comportamento tipico di una ragazza beneducata.
«Cretino», si lasciò poi andare la ragazza, provando a trattenere il sorriso che minacciava di nascere, mordendosi il labbro inferiore. Non fu facile e non fu per niente convinta di esserci riuscita completamente.
Zayn, però, non diede cenno di aver notato nulla: Irene gliene fu grata.
Anzi, lasciò che i suoi occhi rimasero per qualche altro istante fissi sul volto della ragazza prima di lasciar andare, con sommo dispiacere e con tremenda lentezza, i polsi di Irene. La sua pelle così morbida al contatto e così chiara era forse l'afrodisiaco per eccellenza.
Aprì il menù e si costrinse a smettere di osservare quegli occhi chiari così accattivanti.
«Smettila di fissarmi, ragazzina. Mi distrai», disse poi, continuando, nonostante tutto, a sentire quello sguardo magnetico addosso.
Irene ridacchiò, proprio come poteva fare una ragazzina di tredici anni, si lasciò andare completamente contro lo schienale e permise che sul suo volto aleggiasse un'espressione vagamente divertita e pienamente consapevole di ogni cosa stesse facendo.
«Il menù», ripeté, nuovamente, Zayn. La ragazza recuperò l'oggetto in questione dal tavolo ed osservò con la coda dell'occhio l'altro scuotendo appena la testa.

Non fu una cena semplice e nessuno dei due negherebbe questa affermazione.
All'arrivo di Tom, che Irene non aveva ancora compreso bene come facesse a conoscere Zayn, il ragazzo si era perso in una chiacchierata divertita mentre l'uomo non mancava di coinvolgere Irene in racconti che effettivamente erano spiritosi. Zayn si limitava a scuotere la testa senza assentire o negare le parole dette. Era stato piacevole sapere qualcosa in più sul ragazzo, come per esempio che si recava al Blue quasi tutte le domeniche a cena con sua madre. Ed era piacevole sapere anche che fosse una delle prime ragazze a portare in quel ristorante.
Irene lo osservò di sottecchi a quell'affermazione e, con suo sommo stupore, poté ammirare Zayn Malik arrossire.
Arrossire, accidenti!
Non aveva detto niente però, preferendo mordersi il labbro inferiore e soffocare quello che sapeva sarebbe stato un sorriso ridicolo.
Tom se ne era andato poco dopo quella preziosa ed importantissima confessione.
Zayn a quel punto si era schiarito la voce, aveva osservato brevemente la bottiglia d'acqua e quella di vino, poste l'una accanto all'altra, e poi aveva sollevato lo sguardo su Irene che, con i suoi occhi chiari, non si stava perdendo una sola mossa del ragazzo.
Avevano entrambi sorriso, accompagnando, poi, quel l'espressione felice con una risata spensierata.
Forse era l'aria di tranquillità che si respirava al Blue, forse la sintonia che c'era tra loro due, forse era la piacevole musica o forse ancora la soffusa luce ma tutto ad Irene piaceva tanto. Quella sera, in qualunque modo sarebbero andate le cose in futuro, era perfettamente perfetta.
Dopo solamente un paio di bicchieri di vino rosso avevano preso a flirtare più di quello che stavano già facendo, finendo per non riuscire a non toccarsi a vicenda. Irene sfiorava la mano di Zayn ed a quel punto il ragazzo ricambiava poggiando la sua sul ginocchio di Irene. Era un gioco, divertente e malizioso, al quale nessuno dei due voleva sottrarsi. I loro sguardi erano alla ricerca continua, le loro pelli bramavano qualche contatto in più e di certo le loro bocche avrebbero voluto farsi compagnia.
Era un'atmosfera nuova, per un certo verso, qualcosa che si deve ancora scoprire a fondo, da conoscere fino alla fine ma, al tempo stesso, tanto piacevole da poterla decretare famigliare.
Irene si era inumidita le labbra numerose volte, più di quanto era necessario, e ogni volta gioiva nel constatare di come gli occhi di Zayn si soffermassero su di esse, interrompendo così ogni gesto che stava compiendo
Non era una situazione che metteva a disagio nessuno dei due, anzi, si divertivano anche se non lo avrebbero mai ammesso.
Per questo non fu una cena affatto facile. Quando, infatti, Zayn chiese il conto, Irene sospirò soddisfatta di essere riuscita in quella che sembrava un'impresa impossibile. Se non altro nessuno dei due aveva scavalcato il tavolo per baciare l'altro in modo decisamente inappropriato dal momento che si trovavano in un ristorante.
Tom, con uno sguardo di chi la sapeva lunga, osservò di sfuggita le loro mani unite prima di sorridere ai due ragazzi.
«Vi aspetto la settimana prossima. Non deludetemi.»
Irene sghignazzò, imbarazzata, e si strinse nelle spalle, godendosi il calore provocato dal braccio di Zayn che stava andando ad avvolgerle le spalle, come per proteggerla ulteriormente dall'aria fredda che avrebbero affrontato in pochi minuti.
Quest'ultimo, con gli occhi chiusi ed il capo chino, scosse la testa, arreso alle parole dell'uomo.
Nessuno dei due, inoltre, l'avrebbe mai ammesso ma era bello sentir parlare al plurale.
Zayn salutò Tom con un'ultima stretta di mano, una finta occhiataccia ed un sorriso sulle labbra prima che si decidesse ad uscire definitivamente dal ristorante.
Fuori le temperature si erano abbassate rispetto a quando erano arrivati. Nell'aria c'era perfino odore di neve.
Irene, le cui guance arrossate suggerivano che, forse, i bicchieri di vino che aveva bevuto avessero avuto l'effetto che sperava, si strinse nella sua sciarpa, rigorosamente nera, e si ritrovò ad imprecare silenziosamente per aver scelto un cappotto decisamente troppo leggero per quel tipo di clima.
Ora, a distanza di qualche ora e di un po' di alcool, poteva vantare di una certa scioltezza e calma di cui prima era sprovvista e di ciò volle approfittarne. Stringendosi maggiormente al corpo di Zayn, infilò una mano nella tasca del cappotto di quest'ultimo per incamerare quanto più calore possibile. Il ragazzo strinse tra loro le labbra e la lasciò fare, approfittando della vicinanza per lasciarle un bacio tra i capelli che Irene accolse con stupore e beatitudine. Era ancora abbastanza lucida per capire cosa accadesse attorno a lei. Sollevando, allora, il capo sufficientemente per incontrare lo sguardo di Zayn ed il suo ghigno sempre presente, lo osservò.
Si soffermarono, entrambi, a guardarsi, a scrutarsi e a cercare di capire tante cose che le parole non lasciavano trapelare. Permisero ai loro occhi, curiosi ed insaziabili, di prendere nota di ogni particolare sul viso dell'altro: i tratti definiti di Zayn così in antitesi con quelli più delicati di Irene, i loro occhi di colori così distanti eppure tanto belli da creare un colore unico ed inimitabile, le labbra rosee e gonfie per il freddo della ragazza così diverse da quelle del medesimo colore ma più sottili del ragazzo e molto altro ancora che le solo loro pupille riuscirono a catturare.
Incertezza e insicurezza galleggiavano nelle iridi chiare della ragazza mentre in quelle scure del ragazzo si potevano leggere chiaramente decisione e sicurezza. Un mix fatale e tremendamente accattivante che lo rendeva ancora più attraente agli occhi di Irene.
Quel rimanere fermi, increduli davanti a quello che stavano facendo era un po' come abbattere l'ennesima barriera.
C'è qualcosa di tremendamente intimo e decisamente troppo sottovalutato nell'osservare una persona negli occhi e cercare di capirci qualcosa.
Forse il passo prima del contatto fisico, del sesso o di qualsiasi preliminare spinto.
È qualcosa di decisamente più personale dello spogliarsi davanti a qualcuno. Innumerevoli persone, ogni giorno ed in ogni parte del mondo, si privano si ogni loro vestito per qualcuno a cui magari non sono legati da nessun sentimento, facendolo per il solo puro gusto di sentirsi vivi, apprezzati nel poco tempo speso in quella fuga fatta di lenzuola sgualcite, baci che non hanno il sapore di amore ma di banale, anche se appagante, sesso e corpi che si muovo senza la sincronia di cui ci sarebbe il bisogno. Spogliarsi può essere un gesto meccanico, sentire un corpo nudo sopra il proprio può essere piacevole e sicuramente l'orgasmo lascerà la sua impronta su di noi ma niente sarà mai paragonabile a quello in cui due persone amate si lasciano andare. Ed il guardarsi negli occhi e scoprire qualcosa di nuovo può essere un ottimo punto di partenza per non finire nel letto di qualcuno di cui non se ne ha cura o nemmeno si conosce.
Dopo, ovviamente, ad ognuno spetta la propria scelta.
Solo innumerevoli istanti dopo essersi lasciati trascinare in un modo loro, in un luogo lontano anni luce da quello in cui si trovavano, invece, in quel momento, Zayn fece scivolare lo sguardo sulle labbra di Irene che, a sua volta, fece svolazzare le lunghe ciglia, coperte da un leggero strato di mascara pur senza mai interrompere realmente quel prezioso contatto visivo.
Zayn era il ragazzo che, forse, dentro di sé, Irene, aveva sempre cercato. Non possedeva quel lato immaturo che prima o poi si manifestava sempre nei ragazzi della sua età, non era ingenuo o stupidamente superficiale come quelli che le era capitato di incontrare e di sicuro i suoi problemi non riguardavano il post-sbronza della domenica o una partita alla PlayStation interrotta per colpa di una chiamata o peggio, a detta loro, di un mucchio di studio da non poter tralasciare. Forse, effettivamente pensandosi, qualche piccola responsabilità se la assumevano pure loro. Certo, doveva essere difficile chiudere una partita nel bel mezzo di un conflitto a fuoco in GTA ed allontanarsi, volontariamente, da qualsiasi tipo di videogioco. Davvero ammirevole da parte loro.
Zayn era quello che aveva sperato di incontrare, un giorno. Era sicuro di sé ma per niente arrogante, la metteva in imbarazzo, certe volte, ma Irene sospettava lo facesse di proposito per vederla arrossire o sorridere imbarazzata. Era consapevole dell'assurdità di quell'ipotesi e di quanto l'avesse avanzata senza avere, effettivamente, alcuna prova ma le piaceva pensare che ci fosse qualcuno, al di fuori della sua famiglia e dei suoi amici più stretti, che sarebbe stato disposto a fare sciocchezze simili per lei. Zayn era dolce, premuroso e dannatamente adatto ad una come lei. I suoi modi di fare, il ghigno presente sempre sulle sue labbra e la sua risata cristallina si erano rivelate caratteristiche che non solo le protagoniste dei tipici e quasi banali romanzi rosa riuscivano a trovare e quello, decisamente, era un punto a suo favore. Era stato difficile, un po' impegnativo, ma con un pizzico di fortuna e col destino che, incredibilmente, aveva deciso di stare dalla sua parte, credeva di aver trovato anche lei quel qualcuno che avrebbe potuto significare molto.
Coerentemente ai suoi mille pensieri, alla sua voglia di vivere attimo per attimo, in compagnia di Zayn, prese la sua decisone migliore della serata, forse anche quella della sua intera vita, prima che la razionalità decidesse di fare nuovamente capolino e fermarla da quello che avrebbe voluto fare. 
Alzandosi sulle punte e schiacciando il suo corpo contro quello del ragazzo, Irene, osservò di sfuggita le sopracciglia di quest'ultimo aggrottarsi ed il suo corpo voltarsi completamente in direzione della ragazza prima che lei lo baciasse.
Se Zayn ne fu sorpreso non lo diede a vedere. Le sue mani calde, il cui tocco bollente attraversò gli stati di vestiti di Irene, si posarono sui fianchi della ragazza, giusto qualche istante prima che le sue labbra prendessero a muoversi sicure ed esperte come sempre, senza alcun timore, cullati ormai dall’abitudine di quel gesto.
Era bello lasciarsi andare, gettarsi a capofitto in qualcosa di cui non si aveva il pieno controllo: in balia del piacere, della naturalezza dettata dal gesto, della spensieratezza che non si poteva non provare.
Irene sospirò, non potendo fare a meno di sorridere e sentirsi sollevata e grata che Zayn la tenesse così stretta, così vicina a sé da non lasciare il minimo spazio tra i loro corpi, come se tutto dipendesse dalla loro vicinanza. Lui le accarezzò con la lingua il labbro inferiore e ciò che fece in quel momento, quasi fosse una risposta al gesto del ragazzo, fu gemere. Un gemito quasi impercettibile, leggero e soffice come una nuvola, poco udibile a chiunque non fosse Zayn che, invece, lo udì forte e chiaro. La sua mano destra, allora, si spostò alla base della schiena di Irene, spingendo il bacino della ragazza contro il suo, e portando le labbra sul collo dell’altra che, senza pensarci troppo, gettò la testa all’indietro, lasciandosi cadere nella beatitudine di quei tocchi eccezionalmente sensuali.
Le dita magre della ragazza finirono tra i capelli di Zayn e tutto quello che seppe fare lui fu grugnire per niente dispiaciuto del gesto.
«Dannazione», imprecò poi quest'ultimo prima di lanciarsi nuovamente sulle labbra di Irene.
Era un bacio caotico, confusionario e di certo non lento come quelli che c’erano stati prima di quello. La mancanza della solita delicatezza, della dolcezza e dell’accortezza di Zayn per ogni sua mossa venivano completamente a mancare questa volta in favore, invece, di denti che si scontravano, bocche affamate e saliva. Ma era tutto troppo bello, troppo naturale e dannatamente perfetto anche nella sua imperfezione.
Quando entrambi si separarono, ormai a corto di fiato e con le labbra piacevolmente arrossate e gonfie, si persero nuovamente ad osservarsi fino a che la situazione non divenne buffa. Allora le labbra di Zayn si aprirono in un sorriso soddisfatto ed Irene rise piano, scuotendo il capo e lasciandosi abbracciare dalla sensazione di avere il ragazzo accanto a sé, dal tepore che il suo corpo sapeva regalarle.
Tuttavia, poco dopo, l'attenzione della ragazza venne catturata da un taxi fermatosi a pochi metri da loro.
Irene aggrottò le sopracciglia e Zayn, in risposta alla sua espressione confusa, ridacchiò un poco prima di invitarla a salire con un cenno del capo.
«Avanti ragazzina, si gela qui fuori.»
Lei, che ancora non riusciva a capire cosa significasse quello, rimase immobile per qualche altro istante, osservando alternativamente l’auto, che adesso aveva una portiera aperta, e la figura del ragazzo che stava ad aspettare.
«Ti posso assicurare che non mordo», disse anche Zayn, come ulteriore rassicurazione.
Irene, gli lasciò un'ultima occhiata prima di lasciarsi convincere dalla voce ruvida e roca del ragazzo e guardandolo muovere il capo in un movimento che implicava di infilarsi in auto decise di accontentarlo definitivamente, più per il fatto che anche per lei il freddo non fosse un grande amico.
Con uno sbuffo sollevato, accettò di buon grado il tempore dentro il piccolo abitacolo e con un sorriso imbarazzato salutò l'uomo alla guida che pareva osservarli con aria stanca ed annoiata.
Ma, Irene, ebbe davvero poco tempo per preoccuparsi di ciò. Solo pochi istanti dopo, infatti, Zayn si sedette al suo fianco ed avvolgendole un braccio attorno alle spalle si sporse appena quello che bastava per dare l'indirizzo dell'appartamento della ragazza.
Questa, con i suoi occhi chiari fissi sul volto di Zayn lo ascoltò parlare con quel suo accento non di Birmingham mentre le sue dita arrotolavano distrattamente ciocche lunghe e bionde. Irene trattenne il fiato per qualche secondo al gesto così inusuale ed inaspettato ma si godette la sensazione di leggerezza e spensieratezza che era riuscita a guadagnare grazie a Zayn. La sua cute pizzicava per le piccole ma importanti attenzioni che i suoi capelli stavano guadagnando e, se non fosse stata impegnata a studiare il modo armonico in cui la mandibola incontrava il collo del ragazzo, forse lo avrebbe baciato, avrebbe sorriso o avrebbe fatto una delle altre sciocchezze simili che si fanno quando si è felici.
La barba appena accennata che ricopriva le guance di Zayn sembrò particolarmente piacevole al tatto ed Irene si godette il modo in cui il suo respiro si fermò per qualche millesimo di secondo al contatto. Irene avrebbe voluto ridere per la sua reazione, avrebbe in qual modo voluto fare qualcosa anche questa volta ma l'unico gesto che le sembrò particolarmente giusto da fare fu posare le sue labbra sulla guancia del ragazzo. Tutto il corpo di Zayn si tese nell'esatto istante in cui la bocca di Irene sfiorò delicatamente la sua pelle olivastra.
In fin dei conti si trattava di attesa, giusto il tempo che uno dei due facesse la prima mossa.
Da quando si erano separati, fuori dal taxi, sapevano bene entrambi che sarebbe successo qualcosa anche dentro l'auto.
Lo sguardo di Zayn si spostò sul viso di Irene, sulle sue guance arrossate, nei suoi occhi chiari, che in quel momento erano più blu notte, sino ad arrivare alle sue labbra, piacevolmente tormentate dai denti. Rimasero entrambi in silenzio, come se ormai non ci fosse più nulla da dire, come se ormai fosse tutto troppo superfluo, come se di parole adatte a quel momento non ce ne fossero. Rimasero semplicemente a guardarsi, a scrutarsi per l'ennesima volta ed a cercare di capire cosa volevano entrambi veramente.
Zayn sospirò, sconfitto su tutti i fronti ed ormai consapevole della dura verità: avrebbe fatto tutto quello che Irene avrebbe voluto, non sarebbe riuscito a fare altrimenti. La ragazza, dal canto suo, permise ai suoi denti di lasciare stare le sue labbra, forse un poco martoriate, e si impresse su di esse un sorriso trionfante, quasi vittorioso: come se fosse a conoscenza della debolezza dell'altro. Il loro strano gioco continuava e, per il momento, nessuno aveva intenzione di arrendersi e dichiararsi sconfitto. Con l'indice Irene tracciò il contorno delle labbra del ragazzo e poi scese, fino a percorrere il collo, salire vicino all'orecchio e per poi, infine, intrufolare la mano nei suoi capelli. Ed era maledettamente bello e fin troppo perfetto avere la pelle di Zayn sotto il proprio tocco, bearsi dei suoi sguardi e dei suoi occhi colmi di quella che si potrebbe definire solo lussuria. E quando lui fece avvicinare il corpo di Irene al proprio, in un gesto di pura passione, ad entrambi era ormai chiaro che non si sarebbero voluti separare, non quella sera, non in quel momento.
Il viso della ragazza si voltò in direzione della strada per qualche secondo, per tentare di capire dove mai fossero finiti più che per altro, e poi riportò nuovamente i suoi occhi, chiari e colmi di intenzioni opportunamente velate, sul volto di Zayn.
E per quando magari la scelta potesse essere sbagliata agli occhi molti o decisamente prematura per altri, il ragazzo, con la sua voce richiamò l'attenzione dell'uomo alla guida, chiedendogli di invertire il senso di marchia e di dimenticare la destinazione da lui detta precedentemente.

Irene trattenne il fiato qualche secondo e lasciò che per poco tempo il dubbio avesse la meglio su di lei prima di notare la mano di Zayn poggiata sulla sua gamba ed il proprietario di questa con la schiena comodamente poggiata allo schienale del sedile, un sorriso pigro sulle labbra, i capelli un poco spettinati ed i suoi occhi incredibilmente scuri su di lei: una sensazione talmente inebriante da farle scordare tutto quello che non fosse in quella macchina e nel ristretto spazio che divideva il suo corpo da quello del ragazzo.



Note autore:
Non dico che è passato un mese dall'ultima volta ma poco ci manca. L'estate ha risucchiato tutta la mia attenzione. Tra giornate spese ad oziare, altre a vagabondare come una disperata tra piscina e casa per cercare di frenare, in qualunque modo, il caldo afoso che si sta scatenando come non mai e la mia perenne stanchezza, sul serio non penso possa esistere persona più pigra di me in questo mondo, riuscivo a trovare poco tempo per proseguire con la scrittura. Nonostante tutto continuo a godermi la mia estate, nonché la stagione che preferisco, benché sia ancora così bianca da sembrare uno spettro. Sabato, inoltre, partirò anche per il mare e tutta la mia felicità si sta concentrando su questo piccolo traguardo che sembra sempre più vicino. Dopo mesi passati sui libri, stress da ogni parte mi merito di andarmi a disperdere su qualche spiaggia della Sardegna e dimenticarmi ogni cosa che non sia il bellissimo mare, il sole caldo e la sabbia. Saranno quindici giorni di puro e bellissimo relax. Non preoccupatevi, però, ho intenzione di trovare anche il tempo per continuare a scrivere.
Spero, in ogni caso, che anche le vostre vacanze proseguano nel migliore dei modi e che vi stiate divertendo come non mai. Godetevi il tempo libero che avete a disposizione.
Ma ora, se mi permettete, vorrei passare a parlare del capitolo.
Nell'ultimo periodo, di nuovo aggiungerei, il famoso blocco dello scrittore ha avuto la meglio su di me e scrivere è diventato difficile se non infattibile. Non riuscivo proprio ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere e con le parole non riuscivo a trasmettere quello che avrei voluto. È frustrante quando ciò accade perché non sai da che parte prendere, la fantasia sembra essersi volatilizzata e benché si abbia voglia di prendere in mano la situazione il tuo inconscio rende tutto più infattibile. Quindi, ragazze mie, è per questo che anche la scrittura è stata rallentata. L'altra sera, però, è successo l'incredibile. Dopo essermi dedicata un po' a me stessa, con questo intendo viziarmi e coccolarmi un poco, ed essermi immersa nella lettura di un bellissimo libro, ho aperto di nuovo il file di I'll Show You My Heart e le parole sono uscite spontaneamente, senza alcun problema e, di fatti, il poco tempo sono riuscita a concludere il capitolo.
Sicuramente avrete notato che è più lungo degli altri. A causa del fatto che scrivo volta per volta non riesco ad organizzare a pieno i capitoli e non potevo assolutamente pubblicare solamente la prima parte e separarla così dalla seconda. Ho voluto, inoltre, "concludere", per così dire, la prima fase dell'appuntamento. Certo quello che succederà dopo sarà il proseguimento della serata e sono certa che molte di voi avranno anche già immaginato in che modo andrà a finire ma vi chiedo la cortesia di non fare di tutta l'erba un fascio. La mia fantasia corre come un treno da mesi per quanto riguarda questo pezzo della storia e ci saranno davvero numerosi colpi di scena a riguardo.
Sicuramente la prima parte del capitolo è la mia preferita. Irene è così sincera e vulnerabile che riesco perfettamente ad immedesimarmi in lei. Non è una di quelle protagoniste sempre sicure di se stesse, senza alcun timore e pronte a vivere ogni esperienza della propria vita con il giusto spirito. Irene è una ragazza che in passato è stata ferita, come capita a molte altre, una persona vera che se da una parte non vuole rischiare che il suo cuore venga spezzato l'ennesima volta, ma non vuole privarsi nemmeno di quei sogni ad occhi aperti che un po' tutti facciamo. Sono completamente entusiasta del fatto che sia riuscita a confessare la sua agitazione e tutte le sue preoccupazione per quell'appuntamento a Zayn. E importante fidarsi di una persona e soprattutto potergli confidare cose simili. Non sono sciocchezze, i timori non fanno di noi persone meno interessanti. Anzi, io stessa credo fermamente nella libertà di espressione. Ognuno deve avere l'opportunità di dire quello che più vuole, senza alcuna costrizione e senza alcuna preoccupazione e non avere la terribile paura di essere giudicati. Irene è una ragazza come molte di noi che vuole cercarsi di godersi il momento ma al tempo stesso è tanto agitata da dover fingere che tutto sia ok.
Zayn, davvero, è un amore. L'arroganza non è una caratteristica che gli appartiene e ci tengo che questo venga sottolineato perché non vorrei che qualcuno creda questo. Si è accorto perfettamente di ciò che non va nella ragazza ma credo che la sua premura, per farla sentire a proprio agio e rassicurarla per quanto gli è possibile, parli molto già da sé.
Una persona ha bisogno dei propri spazi, di non sentirsi soffocata e soprattutto di sentirsi apprezzata a sufficienza.
Trovo che Irene e Zayn siano un'accoppiata perfetta, che si completino a vicenda. Sono perfetti l'uno per l'altra e davvero non credo che qualcuno possa smentire questa mia ultima affermazione.
È bello come si fidino l'uno dell'altro, come si lascino andare quando sono insieme e come siano felici.
La seconda parte è quella un po' più lunga ed un po' più complessa nella lettura ma decisamente anche la più intensa. Il discorso del guardarsi, dell'osservasi a lungo negli occhi mi è piaciuto parecchio scriverlo. Le parole sono uscite naturalmente, senza alcuna costrizione ed in davvero poco tempo. Non dico un'assurdità ma ho davvero impiegato meno tempo a scrivere la seconda parte rispetto alla prima.
Il contatto visivo, secondo me, è davvero qualcosa di decisamente sottovalutato. È difficile guardare negli occhi una persona e mettere a nudo ogni propria preoccupazione, sentimento o timore che trapelano chiaramente dalle nostre iridi.
Eppure loro ce la fanno. Mi piacciono anche per questo. Sono così naturali ed adorabili che mi scoppia il cuore di felicità nel raccontare la loro storia. Nel bene o nel male quando si scrive si finisce sempre e volentieri per affezionarsi ai protagonisti.
Ovviamente mi mancano Harry, Niall ed Allie ma presto ritorneranno anche loro e sono lieta di annunciarvi che è sempre più vicina l'entrata in scena dei miei Lilo.
A proposito di loro non so se avete avuto occasione di ascoltare Back To You. Beh, se non l'avete ancora fatto è il caso che rimediate al più presto. È davvero una perla come canzone e sono contenta e molto orgogliosa del mio pulcino. L'altra sera lui e Bebe Rexha si sono anche esibiti live per la prima volta ed è stato meraviglioso. Louis è stato bravissimo e non posso spiegare la felicità nel vedere la sua confidenza aumentare minuto dopo minuto. Il mio piccolo tesorino merita di essere protetto in ogni momento e da ogni male possibile.
Da fine Agosto, inoltre, potremo anche ammirare Harry sul grande schermo. Mi sono già organizzata con la mia bff per andare a vederlo. Lei, diversamente da me, non condivide la mia passione ma in quanto mia cara amica e preziossisima persona ha deciso di accontentarmi per farmi felice. Cosa potevo desiderare di meglio?
Bene, mie belle fanciulle, anche per oggi credo di aver blaterato abbastanza. Le mie note autore sono sempre lunghe in modo imbarazzante. Detto questo mi dileguo. Vi dico solamente che per leggere tutto quello che ho pubblicato negli anni precedenti basta che clicchiate
qui. Spero davvero che passiate del bellissimo tempo in compagnia delle persone che preferite e che riusciate a godervi quest'estate che sta quasi giungendo alla fine.
Vi lascio un grande abbraccio e non posso che dirvi alla prossima!
Ah, mi scuso per eventuali errori ortografici che provvederò a correggere il prima possibile.
All the love. xx
-Micol :)

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