Il figlio del boss di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Il bacio di Gary ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Irrequietezza ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Il padre di Ash ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Arrivo alla villa ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Ambientarsi ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Tedio ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Amare scoperte ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Il nuovo boss ***
Capitolo 9: *** Cap.9 L'invito a Gary ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Nella tana del lupo ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Ballo in maschera ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Dopo il bacio ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Decidendo di essere tuo ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Il bacio di Gary ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1 Il bacio di Gary
“È da un
po’ che non c’incontriamo”
sussurrò Ash. Era
sdraiato sull’erba con braccia e gambe aperte a stella,
l’umidità gli aveva bagnato
i vestiti, il sudore gli scendeva lungo la pelle pallida, ed ansimava.
Pikachù era addormentato,
riverso su un fianco, e dimenava
la coda a forma di fulmine nel sonno.
“Pika… Pika…” mugolava.
Gary era seduto davanti
all’altro ragazzo e si stava
agganciando delle sfere poké alla cintola.
“Ed ancora vinco io” gli fece notare.
Ash sospirò, socchiudendo
gli occhi.
“Non è una novità, Oak”
brontolò.
Gary si passò le mani tra
le ciocche di capelli castani larghe
tre dita ed espirò dalle narici.
“Devo essere all’altezza del grande ricercatore, lo
sai” ribatté. Un rivolo di
sudore gli scese lungo il collo e guardò Umbreon riposare
steso accanto al topo
elettrico.
“E poi non è colpa mia se non fai mai evolvere i
tuoi Pokemon, ma li abbandoni
per strada” borbottò.
Ash si alzò seduto ed
incrociò le braccia.
“Non li abbandono, li libero” borbottò.
Gary ghignò mostrando i
denti candidi e piegò di lato il
capo.
“Sì. Tu li liberi e poi io li riprendo.
Ultimamente ho collezionato tutti i
tuoi primi Pokemon” sibilò.
Ash si abbassò il
cappellino da baseball premendo la visiera
ed il suo viso divenne in ombra.
“Scommetto che questo non ti ha impedito di collezionare
anche ragazze nel
frattempo” ringhiò.
Gary si leccò le labbra,
mise le mani sul manto erboso e
alzò il capo. Osservò una nuvola candida
sfrecciare lungo il cielo azzurro.
“Non è colpa mia se tu ti sei lasciato sfuggire
quella bella sirena di Misty.
In ogni caso, sono stufo delle ragazze da parecchio. Di solito sono
facili,
noiose ed oche. Le brave ragazze si stancano presto di quelli come me e
mi
restano solo le altre” spiegò Gary.
Ash incrociò le gambe e
guardò l’altro giovane sedersi
accanto a lui.
“Cosa pensi di fare? Non mi direi che ti darai alla
zoofilia” ribatté.
Gary sfilò il cappellino
ad Ash e
lo lasciò cadere per
terra. Le iridi nere con riflessi castani del giovane più
grande incontrarono
quelle nere screziate di rosso di Ash.
“Potrei rubarti la sirena. L’ultima volta che sono
stato alla sua palestra le
ho rubato un bacio”. Lo punzecchiò Gary.
Ash digrignò i denti e
strinse i pugni, conficcò le unghie
nella carne lasciando dei segni pallidi a forma di mezzaluna.
“In fondo tu non fai altro che cambiare compagna di giochi.
Sono rimasto a
quella sciocchina di Vera…”. Proseguì
acido Gary.
Ash gli saltò addosso e lo
sbatté per terra, premendo sul
suo corpo steso con il proprio.
“Non hai il diritto” sibilò.
“Giusto, come abbandoni i Pokemon abbandoni anche gli amici.
Brook lo lasci e
lo riprendi come uno yo-yo” ribatté Gary. Le sue
iridi divennero liquide ed il
suo respiro divenne affannoso come quello dell’altro.
“Credevo fossi cambiato, ma a quanto pare mettere un camice
bianco non fa di te
un’altra persona” sibilò Ash.
Digrignò i denti e gli strinse le spalle con
forza fino ad arrossargliele.
“Forse perché tu non hai capito mai niente di me,
Ash” mormorò Gary con voce
roca.
“Cosa devo capire? Sei sempre stato meglio di me. Ed in
questa mia avventura
non fai altro che rinfacciarmelo?! È così da
quando eravamo bambini!” gli gridò
in faccia.
Gary si leccò le labbra e
chiuse gli occhi, cercando di
regolare respiro e battito cardiaco, entrambi accelerati.
“No, sin da quando eravamo bambini volevo catturare la tua
attenzione. Pensavo
che facendo il gradasso mi avresti considerato. Anche solo come un
rivale o uno
sciocco fighetto, ma mi avresti considerato”
ribatté.
Ash inarcò un
sopracciglio, guardando l’altro riaprire gli
occhi.
“Considerato?” chiese. Gli occhi dei due giovani di
Pallet s’incontrarono di
nuovo.
“Sei proprio un baka,
Ash” ribatté
Gary. Afferrò per i capelli il giovane moro, gli
avvicinò il viso e lo baciò,
premendo le proprie labbra su quello dell’altro fino ad
arrossargliele.
Ash sgranò gli occhi,
socchiuse la bocca con un mugolio e
impallidì.
Gary gl’infilò
la lingua in bocca, accarezzando con la
propria quella dell’altro, e avvertì un calore al
basso ventre.
Ash si staccò, lo
lasciò andare e indietreggiò lungo il prato,
strofinando gambe e glutei sull’erba.
“Sei dell’altra sponda?”
domandò con voce tremante.
Gary si mise la mano sul volto e
singhiozzò, ansimando.
“Ti prego, non cominciare”
implorò.
Ash
si portò la mano alle labbra,
avvampando e deglutì a vuoto.
< Non so se sia peggio quello o il fatto che non mi è
dispiaciuto >
rifletté.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Irrequietezza ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2 Irrequietezza
“Ash
caro, io sono felice che
tu sia venuto a trovarmi, ma ormai è una settimana che sei
qui” sussurrò la
madre. Si strinse il laccio azzurrino che portava ai capelli facendo
ondeggiare
la lunga coda castana rossiccia. Aprì la tenda della
finestra facendo entrare
la luce solare nella sua camera.
“Non
sei più un bambino,
ormai” lo rimproverò. Appoggiò il
vassoio che teneva con l'altra mano sulla
scrivania accanto a un computer impolverato.
Ash
nascose il viso sotto
il
cuscino e mugolò.
“Anche
il professor Oak è
preoccupato. Il periodo in cui si devono collezionare le medaglie
è cominciato,
se vuoi partecipare ai tornei devi iniziare...”
Proseguì la donna.
“Sono
stufo! Che io vinca o
che io perda non cambia niente. Allenare Pokemon significa solo
ricominciare
ogni anno la stessa vita” ringhiò il giovane. I
capelli mori gli ricadevano
arruffati sopra il viso.
La
donna
impallidì e si portò la mano alle labbra.
“Se
sei così stanco forse è
tempo che ti cerchi una bella palestra di cui diventare
capopalestra...”
balbettò.
Ash
gettò a
terra il cuscino e si alzò seduto voltandosi di scatto.
“Perché
non ci sono altri
lavori?! Quelli veri sono assaltati da donne tutte uguali tra loro.
Ammettiamolo sia poliziotte, che vigilesse, che infermiere sembrano
tutte cloni
tra loro!” gridò.
La
madre
giocherello con il bottone rosa scuro della sua giacchetta color
confetto,
passandoci
sopra le dita affusolate.
“Ecco,
lo sapevo...” mugolò.
Singhiozzò e una lacrima le rigò il viso. Si
voltò di spalle, inspirò ed espirò
un paio di volte, passandosi le mani sul volto.
“L'adolescenza
è iniziata!
Ecco perché è una settimana che non fai altro che
rimanere in casa, rinchiuso
qui dentro” farfugliò. Scoppiò a
piangere tremando.
Ash
sospirò
e si ricoricò a faccia in giù, affondando nel
letto.
“Non
è l'adolescenza, è che
questo mondo è insensato. La nostra divinità
è una specie di meow rosa che fa mew,
Gary a soli dieci anni può avere un corvet e delle
cheerlader e l'unica cosa
che si può fare è far combattere Pokemon o
ridicolizzarli in gare di bellezza”
borbottò.
La
madre
corse fino alla porta.
“Sì,
sì, è la pubertà! Devo
proprio avvertire il professor Oak” mormorò.
Uscì dalla stanza del figlio e
chiuse la porta con un tonfo.
Ash
sospirò, avvertendo una fitta al cuore.
<
Da
quando Gary mi ha baciato non sono più sicuro di niente
> pensò.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Il padre di Ash ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo Burn it down.
Cap.3 La verità sul padre di Ash
Ash
mugolò, socchiuse gli occhi e
accarezzò il lenzuolo candido con la mano.
Sospirò un paio di volte e si morse
l'interno della guancia, accavallò le gambe sotto le coperte
e alzò lo sguardo.
Era riverso a faccia in giù e il mento gli affondava nel
letto.
Pikachù
si arrampicò sul cuscino, si
affacciò e mise il muso davanti al viso del padrone.
"Pika?" domandò.
Ash
alzò lo sguardo, osservando gli
occhi neri vispi del Pikachù e la punta delle sue orecchie
tremare. Gli
accarezzò la testolina, passando le dita nella peluria
gialla della creatura.
"Cosa c'è?" domandò.
Pikachù
gli accarezzò la guancia con
la zampina.
"Pikachù!" gridò.
Ash
abbassò lo sguardo e strinse un
pugno.
"Tu sei l'unico che mi è sempre rimasto accanto, ma a che
prezzo? Ti ho addomesticato"
mormorò.
Pikachù socchiuse gli occhi e fu avvolto da un paio di
piccoli fulmini
all'altezza del muso ed agitò la coda.
“Sì,
hai ragione. Forse non sei
tu che sei meno selvatico, forse sono io che mi sento prigioniero"
bisbigliò Ash. Passò la mano sul muso di
Pikachù, arrossandola a contatto con i
piccoli fulmini. Pikachù annullò la sua
elettricità e il suo allenatore si mise
in ginocchio sul letto, lo avvolse con le braccia e lo strinse a
sé.
La porta si
aprì ed Ash si voltò,
vedendo la madre entrare nella sua camera.
"Piccolo mio, ci sono delle persone che ti vogliono vedere" disse. La
sua voce tremava, Ash si voltò a guardarla e la vide
pallida.
"Sono in pigiama" sussurrò con voce rauca.
La madre si
prese con una mano la
coda di cavallo e la accarezzò con l'altra.
"Ti cambierai dopo, per ora scendi, hanno una brutta notizia per te"
mormorò.
Ash si
alzò in piedi, sistemandosi
Pikachù sulla spalla e prese il cappellino dal comodino,
indossandolo.
"Va bene". Guardò la madre mordersi il labbro fino a far
uscire un
rivolo di sangue. Sospirò, la superò e scese le
scale, raggiunse la cucina e
s'irrigidì. Corrugò la fronte, allargò
le braccia, mettendo le mani sui
fianchi. Tastò un paio di volte trovando solo una porzione
di fianchi lasciata
scoperta dai suoi pantaloni.
Pikachù
saltò giù dalla sua spalla,
mettendosi a gattoni sul pavimento davanti al tavolo.
"Pikachù" ringhiò.
Ash
guardò i due ragazzi davanti a
sé. Il giovane aveva i corti capelli verdi e teneva il mento
appoggiato sulla
mano, la giovane aveva delle voluminose code bionde. Entrambi avevano
una r
rossa sulla maglia nera.
"Non è proprio il momento per combattere, Team Rocket!"
gridò.
Il giovane
scostò una sedia, vi si
sedette al contrario appoggiandosi con i gomiti sulla
sommità dello schienale e
negò con il capo.
"Non siamo qui per rubarti Pikachù, boss"
ribatté.
Ash
indietreggiò di un passo e
strabuzzò gli occhi.
"Non sono io il vostro boss e lo sapete benissimo" sibilò.
La giovane
aprì il frigorifero e ne
prese una bottiglia d'acqua.
"Il vecchio boss è morto in un combattimento con il capo di
un'altra
organizzazione" rispose. Svitò il tappo della bottiglia, se
la portò alla
bocca e ne sorseggiò il contenuto gelido.
"Ed io cosa c'entro?" domandò Ash.
"Pensi davvero che avessimo l'ordine di portargli quel
Pikachù a costo
della morte solo perché quel topo è speciale?"
chiese il giovane. Si passò
le mani tra i corti capelli verdi. Pikachù lanciò
una scarica accanto a lui.
"Pika!" si lamentò irato.
"Il boss era tuo padre..." spiegò la giovane.
Ash
boccheggiò, sentendo la gola
bruciarli.
"Io non sono figlio di quel pazzo! Lui clonava i Pokemon o li torturava
e..."
ribatté.
"Ed è per questo che quando l'ho lasciato ti ho portato con
me".
S'intromise la madre di Ash.
Il figlio si
voltò verso di lei e
socchiuse gli occhi.
"Che cosa intendi?" domandò. Inspirò
rumorosamente e strinse i pugni.
"Che è tutto vero" ammise la donna. Abbassò il
capo con le guance
rosse.
"Ed ora tu erediti tutto, perciò verrai con noi". Concluse
la bionda.
"E se non volessi?" domandò Ash, voltandosi verso di lei.
La porta si
aprì di colpo ed una
serie di uomini vestiti di nero, indossanti occhiali da sole,
entrarono. Ognuno
di loro teneva una pistola puntata davanti a sé.
James
entrò, incrociò le braccia sul
petto e sorrise. Il sole faceva brillare il frack bianco che indossava,
la r
rossa era cucita sulla sua spalla.
"Loro ti spareranno. Con i Pokemon non ti abbiamo mai battuto, ma
dubito
che anche tu possa fermare le pistola" disse con voce affabile.
"Pika..." ringhiò Pikachu.
Ash
s'inginocchiò accanto a lui e gli
mise la mano sulla schiena, sopra i segni marroni.
"Rilassati, non possiamo mettere a rischio mamma e non penso mi faranno
del male. Vogliono solo portarmi con loro" sussurrò.
Pikachù
si rimise su due zampe e alzò
il capo verso di lui. Annuì e si voltò verso
James, arricciando il musetto.
"Il boss ci ha chiesto di controllarti nel caso fosse morto ed in
cambio
mi ha anche ridato tutti i miei soldi, eliminando Jessabelle.
Perciò farò il
mio dovere" spiegò James.
"Tradotto, inizia ad alzarti" disse il giovane dai capelli verdi.
Ash si rimise
in piedi, si voltò
verso sua madre e le sorrise.
"Tranquilla, andrà tutto bene" le sussurrò.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Arrivo alla villa ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.4 Arrivo alla villa
La
limousine superò una cancellata in ferro battuto che si
richiuse alle loro
spalle automaticamente e proseguì lungo una strada
lastricata di ghiaia in
mezzo a un parco. La vettura proseguiva sobbalzando, dai finestrini si
potevano vedere le siepi potate a forma di diversi pokemon e qualche
sporadico
albero. La macchina svoltò e una delle ruote
sfiorò il manto erboso che fuori
dalla ghiaia ricopriva il giardino. La limousine parcheggiò
davanti al garage,
mentre la saracinesca si apriva.
Ash scese
dall'auto, inspirando ed
espirando.
"La
vedo agitato" disse una voce maschile. Il ragazzo si voltò,
da dietro una
siepe uscirono altri due del Team Rocket.
"Non
finite mai?" chiese, con voce strozzata, il giovane.
La giovane
del nuovo
gruppo si strinse i codini rosa che teneva sul capo.
"Lo
so, finora lei non ha avuto fortuna con le nostre squadre" disse
gentilmente.
Il maschio
del nuovo Team si piegò in avanti facendo
ondeggiare le sfere poké
alla sua cintola.
"Però
ora siamo al suo servizio" lo rassicurò.
Ash si tolse
il
cappellino e ci
giocherellò.
"Chiamarla
poca fortuna è un eufemismo" sibilò.
Il giovane
si rizzò, mentre il Team
Rocket dentro la macchina usciva, chiudendo gli sportelli.
"Suo
padre voleva l'immortalità anche con mezzi poco illeciti,
noi per obbedirgli
eravamo pronti ai crimini più efferati. Ora faremmo lo
stesso per lei,
boss" spiegò il capogruppo del Team appena sceso.
"Venga
con noi, la condurremo nelle sue nuove stanze" disse la giovane del
nuovo
Team Rocket.
"A patto che
una volta lì, non mi disturbiate tranne per motivazioni
davvero valide" ringhiò Ash.
"Certo, boss"
disse in coro tutto il gruppetto.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Ambientarsi ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.5 Ambientarsi
“Benvenuto
nella sua nuova dimora” disse la più giovane dei
due Team Rocket. Aprì la porta
di legno massiccio ed indicò l’interno.
Ash
annuì ed entrò, sentendo l’uscio
chiudersi alle sue spalle con un cigolio.
“Pikachù,
ora puoi uscire” sussurrò. Da dentro la sua giacca
uscì la testolina del
topolino elettrico che si arrampicò fuori, sedendosi sulla
sua spalla. Dimenò
la coda a forma di fulmine, la sua peluria gialla era gonfia e
disordinata.
“Pika,
Pika”
si lamentò. Si passò le zampe sul pelo arruffato,
dimenando le orecchie aguzze.
Ash
guardò la poltrona posizionata davanti al fuoco, che si
trovava dinanzi a sé.
Le fiamme
rischiaravano la
camera creando riflessi vermigli sulle pareti candide, colme di quadri,
e
giochi
di luce rossastri sulle coperte del letto a baldacchino.
“Sì,
era qui che ti volevano portare una volta catturato quelle bande di
pazzi”
sibilò il giovane allenatore. Raggiunse la poltrona e si
sedette, affondandovi.
Osservò il fuoco nel camino e sospirò.
“Ci
hanno portato a questa villa con la limousine. Le macchine con gli
altri agenti
armati ci hanno seguito. Persino mamma ha confermato. Sembrerebbe
essere vero”
sussurrò con voce rauca. Chiuse gli occhi e si
massaggiò all’altezza delle
palpebre chiuse. Sentì qualcosa di morbido strofinarsi sulla
sua gamba e
corrugò la fronte. Avvertiva il peso di Pikachù
sulla sua
spalla. Aprì gli
occhi e saltò in piedi sulla poltrona. Il Persian davanti a
lui si sedette,
alzò il capo e miagolò.
“È…
è
quello…” farfugliò. Pikachù
si acquatto, dimenò la coda e fece vibrare i
baffi.
La porta si
aprì, tutti e tre si voltarono.
“Sapevo
che avreste avuto bisogno di me per ambientarvi. Meow, proprio
così”. Meow del
Team Rocket entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle
spalle.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Tedio ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta per la Fanfiction challenge II.
Prompt: Tropici
Cap.6 Tedio
Ash si abbandonò nel
divano, accarezzò i braccioli sentendo
il tessuto morbido sotto le dita. Osservò le fiamme del
camino davanti a lui,
mentre Pikachù si rotolava sulle sue gambe.
Il giovane dai
capelli mori strinse
i braccioli del divano e socchiuse gli occhi.
“Sono tre maledette
settimane che passo il mio tempo tra qui e il
letto” sibilò. Ticchettò con le punte
dei piedi tra di loro, mentre le fiamme facevano
brillare i suoi occhi.
“E quando ho cercato di
uscire in giardino... Ho scoperto
almeno tredici botole che portavano a laboratori di clonazione
segreti” si lamentò con voce roca.
Meow si sedette davanti al camino e
si guardò le unghie
aguzze.
“Non date ordini da tre
settimane. Non siete l’unico
annoiato” ribatté. Saltò di
lato evitando una scossa elettrica lanciata da Pikachù.
“E vi siete inimicato tutti
gli altri, perché non avete ancora fatto pace con Jessy e
James. Invece, i miei padroni potrebbero farmi diventare un boss
veramente amato, oltre che obbedito”. Concluse.
Ash
alzò lo sguardo e appoggiò la
testa sullo schienale del divano.
“Voglio tornare a fare
l’allenatore di Pokemon. Voglio poter
uscire da qui” sibilò.
Meow sbadigliò,
le fiamme si riverberava sul suo ovale
dorato in fronte.
“Ci sono desideri migliori,
come essere ai tropici”
ribatté.
Ash si voltò verso di
lui, abbassando la testa e sbatté i piedi per terra.
“Mio padre come faceva a
lenire la noia? A parte i cloni”
sussurrò con voce roca.
Meow dimenò la coda.
“Ora sì, che
ragioniamo” miagolò.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Amare scoperte ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo:https://www.youtube.com/watch?v=cie-FP-VaQk.
Cap.7 Amare scoperte
“L’arte
dell’amore è la cosa con cui ci si diverte
più
facilmente” spiegò James.
Ash mise le braccia dietro la schiena
e congiunse le mani,
alzandosi e abbassandosi sulle punte dei piedi.
“T-tu…
dici…”. Arrossì e deglutì.
James ridacchiò e si
voltò verso di lui.
“Avevo ragione. Tu sei
vergine, vero?” domandò.
Ash digrignò i denti ed
incassò il capo tra le spalle.
“Non accetto consigli
d’amore da uno che colleziona tappi di
bottiglia!” sbraitò.
James scrollò le spalle e
si diresse a un armadio.
“Cominceremo da qualcosa di
facile. Qui trovi tutti i
costumi. Una buona outfit è la base”
spiegò.
Ash si guardò intorno e
osservò la camera, si fermò a
fissare il letto matrimoniale.
< Mi aspettavo che il Team
Rocket dormisse nelle stalle.
Invece mio padre gli aveva fornito davvero una bella stanza. Forse
nell’ultimo
periodo si stava affezionando a loro o forse voleva che davvero mi
controllassero > pensò.
“Tu dormi con
Jessy?” chiese.
“Certo” rispose
James.
Ash strinse i pugni e
sbatté un piede per terra.
“Come certo. Non sapevo
nemmeno che tu e lei foste fidanzati”
si lamentò.
Pikachù uscì da
sotto il letto, dove si era nascosto, e si
arrampicò sul talamo.
“Guarda che io e Jessy
siamo sposati” rispose James. Osservò
Pikachù saltellare.
“Siete troppo
giovani!” strepitò Ash. Le sue gote erano
diventate pallide e le sue labbra arrossate.
James si passò la mano tra
i capelli.
“Anche se fosse? Il vero
problema erano i soldi” ribatté.
Ash si girò e
guardò dentro l’armadio aperto una serie di
abiti da ballo per uomo e per donna.
“Mi sembra di capire che
ora tu li abbia” ribatté.
James prese una giacca nera appesa e
si abbassò.
“È
così” rispose, appoggiandola sulle spalle del
ragazzino.
“Allora perché
sei ancora qui?” chiese Ash, scostandosi.
< No, questi vestiti sono
troppo grandi per lui > pensò
James.
“Qualcuno dovrà
pur controllarti, bimbetto. E alla fine ci
siamo affezionati a te. Ci conosciamo da una vita” rispose,
posando la giacca.
Ash afferrò la visiera del
cappellino e se lo girò all’indietro.
“Tu hai dei seri
problemi” sibilò. I suoi capelli mori gli
ricadevano disordinati ai lati del viso paffutello.
“Io?” chiese
James. Afferrò una delle giacche da sera di
Meow.
“Pika! Pika!”
strepitava il topo elettrico, rotolandosi
sulle coperte del letto.
“Beh, tanto per cominciare,
ti vesti da donna” disse Ash,
indicando uno dei vestiti da sera dalla stoffa rosa confetto.
“A me piace vestirmi da
donna e a mia moglie da uomo. Al
nostro Meow piace vestirsi da umano. Cosa c’è di
strano?” chiese James,
poggiandogli la giacca sulle spalle.
< No, questa è
troppo piccola > valutò.
“Beh, non è
normale. Potresti sembrare omosessuale” borbottò
Ash.
James posò la giacca.
“Sai, mi sembra strano che
uno come te, che fa tanto l’amichevole
e quello che accetta un po’ di tutto, sia omofobo”
disse James, rendendo più
gelido il tono.
Ash dimenò i pugni.
“Io…
io… TU SEI CATTIVO!” gridò.
Pikachù si
voltò di scatto e si acquattò, le sue gote
sprizzarono scintille.
“Ci sono. Ti piacciono i
ragazzi? Ora si spiegherebbe perché
non hai mai contraccambiato nessuna delle ragazzine che ti faceva il
filo”
rifletté James.
Ash chinò il capo, le sue
iridi scure divennero liquide.
“Tu sei cattivo”
gemette.
James gli afferrò il mento
e gli alzò la testa.
“E tu devi diventarlo. Sei
a capo di un’organizzazione che
presto sarà attaccata dall’organizzazione rivale.
Hanno ucciso tuo padre, boss
e ora vorranno uccidere te” gli disse, guardandolo in viso.
Ash spostò la testa,
allontanandosi.
“Io non voglio
combattere” bisbigliò.
“Se non lo farai, troppi
pagheranno. Il Boss alla fine
aiutava quelli come me a non morire di fame, gli altri boss fanno di
peggio”
disse James, mettendogli una mano sulla spalla.
Ash alzò il capo e lo
guardò in viso.
“Fammi un
esempio” lo pregò.
James sospirò.
“Il boss che ti sta
attaccando utilizzando i pokemon per
rubare le anime ai bambini” spiegò.
Pikachù lanciò
dei sottili fulmini, lunghi due mani, intorno
a sé.
“Tu scherzi”
balbettò Ash.
“No, per niente. E te lo
dimostrerò” ribatté James.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Il nuovo boss ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.8 Il nuovo boss
Jessy osservò Ash
massaggiarsi la spalla, il ragazzino
gemeva di dolore. Si appoggiò al lato della poltrona in cui
il giovane era
accomodato.
“Sai, non credo che tu sia
portato per le pistole. Dovresti
continuare a utilizzare solo i pokemon per combattere” disse.
Pikachù era steso sulle
gambe del padrone e il Persian del
padre sui suoi piedi.
“Assolutamente no!
È una cosa che devo fare io. E poi c’è
differenza tra sfide e amichevoli e pokemon che si ammazzarono davvero
tra loro
in battaglia” spiegò il giovane, indurendo il tono.
Jessy schiuse le labbra piene in un
sorriso.
“Hai deciso di prendere
seriamente il tuo essere diventato
un boss?” domandò.
Ash annuì, facendo
ondeggiare i capelli mori.
“Tu non capisci. Quei
poveri bambini! Devo liberare quelle
anime e se non si può, devo almeno evitare succeda
ancora” disse, gelido.
Jessy si staccò dalla
poltrona e incrociò le braccia sotto il
seno prosperoso.
“Veramente erano cose che
già sapevamo” ribatté.
< James non avrebbe dovuto
fargli vedere quei video, lo
hanno sconvolto > pensò.
“Inoltre, se mi faccio
riconoscere come boss da voi, posso
cambiare le mire dell’impero di mio padre e chiudere tutti i
laboratori di
clonazione” spiegò Ash. Grattò la testa
di Pikachù, che sporse la testa verso
di lui.
“E come pensi di basarlo il
tuo impero?” chiese Jessy.
Il Persian miagolò,
dimenando la coda.
“Semplice. Ultimamente ero
andato in depressione e ho
utilizzato il computer per entrare a far parte di chat-room in cui ci
sono
persone insoddisfatte quanto me dal sistema”.
Iniziò a raccontare Ash.
Jessy inarcò un
sopracciglio.
< Depressione? Allora stava
cambiando da prima >
pensò.
“Hai perciò
intenzione di imparare davvero delle ‘arti
amorose’ per diminuire il tedio? Credevo che Meow
scherzasse” s’informò.
“I-io…
voglio… imparare… ma al momento ho altre cose a
cui
pensare” rispose Ash. La prima parte l’aveva detta
balbettando, ma sulla parte
finale il discorso era proseguito fluido.
“Molte persone si sentono
insoddisfatte perché vogliono
trovare altri lavori, come quello nel cinema, tra i pompieri.
C’è chi vuole
fare il panettiere. Ci sono addirittura quelli che hanno la fobia dei
pokemon.
Perciò, dimostrerò che il governo utilizza delle
cloni per impedire alla gente
dei posti di lavoro diversi. Dopodiché creerò dei
posti di lavoro e baserò il
mio impero sui ricavi che proverranno dalle agenzie per regolamentare i
nuovi
posti di lavoro. Inoltre utilizzerò i Team Rocket per fare
dei gruppi di
controllo a pagamento nelle palestre. Molti allenatori si trovano
torturati,
imbrogliati o maltrattati quando vanno dai capipalestra, pagherebbero
molto per
essere tutelati” svelò il suo piano.
Jessy scosse il capo.
“Stai crescendo,
ragazzino” ammise con voce più roca.
Ash grattò sotto il mento
del suo Pikachù.
“Quei soldi mi servono.
Devo fermare gli altri boss. Non
penso sia solo quello che ci vuole attaccare a commerciare anime di
bambini”
sussurrò roco.
Jessy lo raggiunse e gli
calò la visiera del cappello
davanti al viso.
“Per ora, impara a sparare,
ragazzino” ribatté.
|
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Capitolo 9 *** Cap.9 L'invito a Gary ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.9 L'invito a Gary
Gary
era
appoggiato a una staccionata, alzò il capo e
osservò le nuvole candide
scivolare nel cielo azzurro. Fece ondeggiare la pagliuzza
d’erba che aveva tra
le labbra, i versi dei Taurus nel prato alle sue spalle gli risuonavano
nelle
orecchie.
Riconobbe
il
campanello di una bicicletta e si voltò, vide un ragazzo
parcheggiare una bici
e scendere, correndo nella sua direzione.
<
Da
quando ho ereditato questo postaccio da mio zio è la prima
volta che forse mi
capita qualcosa d’interessante... da quando Ash è
sparito la mia vita mi sembra
tristemente vuota, ormai sono sei mesi che non si sa che fine abbia
fatto >
rifletté.
“Dottor
Oak,
le è arrivata una lettera!” gridò il
giovane.
Gary
osservò
il postino raggiungerlo celermente,
la borsa a
tracolla gli ondeggiava facendo intravedere dei pacchi e il giovane
teneva una
lettera in carta dorata in mano.
Gary
gliela prese di mano e socchiuse gli occhi.
“Grazie”
disse gentilmente.
Il
ragazzo gli fece un sorriso tirato, si piegò in avanti
appoggiando le
mani sulle ginocchia e ansimò.
Gary
aprì la
lettera e ne trasse un invito di cartone.
“Si-signore…
mi era parsa importante, è così?”
domandò il postino.
“Oh
sì, non
è la prima volta che ricevo l’invito per un ballo,
ma sempre moderni nelle
discoteche e negli yacht. Stavolta proviene da qualcuno che vive in una
villa
antica” sussurrò Oak.
Il
giovane
si grattò il collo e deglutì.
“Lei
non
pensa essere pericoloso? Ultimamente parecchie persone facoltose sono
state
trovate morte nelle loro case. E poi con i recenti sviluppi sociali, le
rivolte
e quello che si sta scoprendo sui pokemon… ho sentito cose
in televisione da
far accapponare la pelle” gemette.
Gary
gli
fece l’occhiolino.
“Non
temere,
nessuno ha interesse a spararmi. Oh, ecco il nome di chi
m’invita!” ribatté.
Impallidì e corrugò la fronte.
“…
Ash… da
quando hai una villa?” domandò tra sé e
sé.
“Beh,
se è
tranquillo lei” disse il postino. Si raddrizzò e
gli diede le spalle. “Ci
vediamo domani signore” salutò, correndo verso la
sua bicicletta.
<
L’invito è per questa notte stessa… mi
conviene sbrigarmi, è un bel tragitto in
macchina > rifletté Gary, indietreggiando.
**********
Gary
entrò
dalla porta e si guardò intorno.
<
Fino ad
ora è sembrato tutto automatico, ma qualcosa mi dice che
semplicemente la
servitù non si faccia vedere > rifletté.
Si guardò intorno e avanzò,
rabbrividì vedendo dei quadri raffiguranti dei pokemon
leggendari su sfondi di
sangue appesi alle pareti.
La
luce
delle stelle filtrava dalle finestre, le cui pesanti tende di raso
erano
scostate.
Ci
fu un
fruscio seguito da dei passi.
Gary
batté
un paio di volte le palpebre trovandosi davanti James, l’uomo
era uscito
dall’ombra e avanzava verso di lui ancheggiando.
Gary
deglutì
a vuoto e lo indicò, il componente del Team Rocket indossava
un bikini e il suo
viso era semi-coperto da un velo.
“H-hai
il
seno!” sbraitò il giovane Oak.
James
ridacchiò, si afferrò il seno con entrambe le
mani e lo fece ondeggiare.
“Abbastanza
prosperoso, vero? Persino Misty ne era stata invidiosa
vedendolo” si vantò.
Gary
indietreggiò e andò a sbattere contro la porta
chiusa e scosse il capo, facendo
ondeggiare i capelli castani.
“Tu
sei un
uomo” farfugliò.
James
gli
fece l’occhiolino e ridacchiò.
“E
questa è
una protesi, ma è sempre divertente vedere la reazione delle
persone quando mi
vedono così dotato” rispose.
Gary
cercò
di regolare il respiro e si nascose il viso con la mano.
“Avete
rapito Ash, vero? E lo torturate con simili visioni”
borbottò.
James
si
sporse in avanti e gli dimenò l’indice davanti al
viso.
“Non
è per
niente carino quello che mi hai detto, ma mi dispiace deluderti, lui
qui è il
padrone di casa” ribatté.
Gary
si
grattò la testa e piegò di lato il capo.
“Come
scusa?”
domandò.
James
si
raddrizzò e allargò le braccia.
“Quando
è
arrivato qui era più ingenuo e pudico di te, ma dentro
queste mura ha scoperto
il piacere” spiegò.
Indietreggiò, i suoi piedi nudi strisciarono sul
pavimento di marmo della villa.
“Vuole
che tu
lo segua in questo cammino e lo raggiunga. O il bacio che vi siete
scambiati
non era niente per te?” domandò.
Gary
incrociò le braccia sul petto e ghignò, mentre il
suo Umbreon gli balzava sulla
spalla.
“Ho
capito.
Questo è uno scherzo e me lo sta facendo come vendetta per
quel bacio e per
tutte le volte che l’ho preso in giro” disse. La
coda del suo pokemon gli
sfiorò il ciuffo castano. “Non si fa sentire per
anni e poi mi tira fuori un
simile tiro mancino, vatti a fidare degli amici” si
lamentò.
James
gli
diede le spalle, facendo ondeggiare il suo ciuffo laterale.
“Tu
seguimi
e scoprirai se è veramente uno scherzo come credi”
lo sfidò. Avanzò nel
corridoio buio e Gary lo seguì.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Nella tana del lupo ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta per ludo1123456
che
l'aveva richiesta.
Cap.10 Nella tana del lupo
“Deve
entrare qui” disse James, aprendogli la porta della camera da
letto del boss.
“Aspettami
qui” disse Gary a Umbreon. Il suo pokemon negò con
il capo e ritornò
all’interno della sua sfera poké.
James
iniziò
ad allontanarsi e Gary entrò, chiudendosi la porta alle
spalle. Incrociò le
braccia sul petto e fece un paio di passi radente alla parete,
riconobbe una
figura accomodata in una poltrona davanti a lui.
Ash
posò le
labbra sul bordo del bicchiere lasciando un leggero alone sul vetro con
il
proprio fiato. Socchiuse gli occhi, nelle sue iridi si riflettevano le
fiamme
crepitanti che ardevano nel camino.
Gary
osservò
il viso del giovane nella penombra, incorniciato dai capelli mori. Si
appoggiò
alla parete della camera e incrociò le braccia al petto,
teneva un piede
sollevato sulla punta e la gamba piegata.
“Devo
ammettere che quello che ho visto finora è davvero molto
strano. Ci sarà
davvero una festa in maschera?” domandò.
Ash
sorseggiò il vino all’interno del suo bicchiere,
che allontanò lentamente dalla
bocca, e sorrise.
Gary
avvertì
un brivido percorrergli la schiena insieme a delle gocce di sudore
freddo.
<
Sembra
ghignare… ricorda un po’ un pokemon spettro
intento a ipnotizzare la vittima
> pensò.
Metà
del
liquido del bicchiere era stato bevuto dal giovane boss, che
appoggiò il
bicchiere sul tavolinetto di frassino al suo fianco. Mise le mani sui
braccioli
della poltrona e si diede la spinta, alzandosi in piedi, avanzando con
un
incedere regale.
“Ovviamente,
ma sei un vecchio amico e volevo darti la possibilità di
indossare qualcosa di
più appropriato per l’occasione”
sussurrò.
Gary
ridacchiò e indicò i polsini di merletto della
camicia bianca di seta che
indossava l’altro.
“Qualcosa
stile ottocento come te?” domandò.
Ash
raggiunse il pesante armadio di ciliegio e aprì le ante.
“Sai,
mio
padre proveniva da un’antica e importante famiglia italiana.
Mi sono recato lì
e vi sono stato due mesi, per potermi allenare, e così
gestire al meglio la mia
‘famiglia’” spiegò. Si
spostò lateralmente e indicò i vestiti con una
mano. “E
lì ci tengono a tradizioni come questa”
sussurrò con voce roca.
Gary
lo
fissò assottigliando gli occhi.
Il
piccolo
Ash arrossì e si grattò una guancia paffutella.
“Davvero
me
la regali?” domandò.
Gary
lanciò
in aria la pokeball sveglia di plastica e l’altro piccolo
cercò di prenderla al
volo. Il giocattolo cadde per terra e Ash mugolò. Si
gettò in ginocchio e la
raccolse, stringendola al petto.
“S-si
è
rotta” gemette.
L’altro
bambino scrollò le spalle.
“Non
si
rompe con così poco e sì, puoi tenerla, ne
avrò una migliore a breve” si vantò.
Ash
chiuse
gli occhi e sorrise.
“Grazie!”
trillò.
Gary
batté
un paio di volte le palpebre e raggiunse l’armadio.
Osservò di sottecchi i
pantaloni a coste blu dell’altro giovane e la lunga
palandrana nera che
indossava, dello stesso colore dei suoi stivali. Strinse le labbra e si
girò,
afferrò una camicia blu mare.
<
Mi
sembra come se il nostro rapporto si fosse capovolto e ora lui fosse su
un
gradino superiore al mio, irraggiungibile. Lo hanno clonato in Italia,
per
caso? > si domandò.
“Hai
intenzione di fissarmi mentre mi cambio?” chiese indurendo il
tono.
Ash
gli
sfiorò la spalla con la mano e ridacchiò.
“Certo
che
no, vecchio amico mio. Ti aspetto fuori” sussurrò
seducente, allontanandosi.
Gary
sentì i
suoi passi farsi sempre più distanti e la porta chiudersi.
Strinse i denti e
storse il naso.
“Inizio
a
credere che questo posti puzzi di trappola”
borbottò.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Ballo in maschera ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=SzlP0kk4nkU.
Cap.11 Ballo in maschera
pensò. Osservò le
varie coppie di giovani uomini e donne
dei vari Team Rocket danzare al centro della pista. Le luci delle
candele si
riflettevano sulle loro maschere dorate.
Danzavano
a
cerchio, seguendo la musica, facendo ondeggiare le loro grandi gonne o
ticchettare le loro scarpe di vernice nera.
Gary
avanzò,
osservando le r rosso sangue che svettavano sui loro vestiti, le donne
indossavano dei voluminosi vestiti di pizzo di vari colori e gli uomini
camicie
di seta e pantaloni di velluto.
Li
vedeva
fissarlo dalle fessure delle loro maschere e avvertì un
brivido percorrerlo.
<
Non
voglio dimostrarmi da meno di loro. Ho affrontato battaglie ben
più dure, anche
se qui… sono tutti armati. Credo di aver contato
già una decina di pistole >
rifletté.
Raggiunse
Ash, lo osservò passare le dita leggermente abbronzate sulla
fiamma di una
candela. La sua figura si rifletteva in alcuni dei grandi specchi che
decoravano le pareti.
Gary
si
deterse le labbra secche con la lingua e assottigliò gli
occhi, un rivolo di
sudore gli scivolò al centro della fronte.
“Noto
che ti
piacciono particolarmente le fiamme” sussurrò roco.
Ash
si voltò
verso di lui, facendo ondeggiare i propri capelli mori e
ghignò, mostrando i
denti pallidi.
“Il
fuoco mi
affascina. Ho scoperto quanto possa tenere lontani i mostri, quando non
li cela
lui stesso” mormorò con tono seducente. Socchiuse
gli occhi e le sue iridi
color ebano si tinsero di riflessi vermigli, riflettendo le fiamme
delle
candele. “Però non è questa la domanda
che volevi pormi”. Aggiunse.
Gary
mise le
mani sui fianchi e ghignò a sua volta, assottigliando gli
occhi.
“Sei
armato
anche tu, vero?” domandò secco.
Ash
sfilò
dalla tasca della sua palandrana nera dei guanti candidi e
l’indossò,
passandosi l’indice sulle labbra.
“Così
ti
riconosco. Quando sei diretto, ti apprezzo decisamente di
più” sussurrò.
Estrasse di scatto da sotto la palandrana una pistola, la canna di
quest’ultima
brillò nella penombra.
“Sei
diventato uno di quelli da dieci colpi su dieci?”
domandò Gary, indurendo il
tono.
Ash
ridacchiò.
“Quelle
sciocchezze riguardano i film che vedevamo da ragazzini. No, sono solo
in grado
di difendere la mia famiglia puntando…
all’essenziale” disse gelido.
Gary
indietreggiò e si passò una mano tra i capelli
castani, infilò l’altra dentro
la giacchetta di tessuto blu chiaro, con bardature dorate, che aveva
indossato.
“Hai
una
pessima mira” si lamentò Gary.
Ash
sbuffò,
raggiunse la spazzatura e si piegò, raccogliendo la
cartaccia della merendina
che era caduta per terra.
“Sei
tu che
imbrogli. Non puoi fare sempre centro, evidentemente ti
avvicini” borbottò.
Gary
ridacchiò, coprendo i brusii di voci intorno a loro.
“Andiamo
dentro o perdiamo il resto del film” ribatté.
Ash
strinse
i pugni e sorrise.
“Fino
ad ora
è stato fantastico, non trovi!” trillò.
Gary
roteò
gli occhi e gli passò di fianco, superandolo.
“Io
ho
notato soltanto che non hai fatto altro che avere paura”
ribatté secco. Passò
di fianco a un gruppetto di persone e superò una porta nera,
rientrando nella
sala del cinema.
Ash
gli
corse dietro.
“È
un
horror, ovvio mi faccia paura!” si lamentò.
Gary
sfiorò
con l’indice la sfera di Umbreon.
<
Mi
ricorda un po’ lui, ma non ho nessuna intenzione di essere io
a farmi domare
questa volta > pensò.
“Dimmi
la
verità. Perché mi hai invitato?”
domandò.
Ash
schioccò
le dita, la musica cessò e i musicisti si alzarono dalle
loro postazioni e,
abbandonati gli strumenti, uscirono dalla stanza; seguiti da tutti gli
altri
invitati.
“Io
e te
abbiamo lasciato una cosa in sospeso” disse, rinfoderando la
pistola. Scattò e
afferrò il mento di Gary con una mano,
quest’ultimo sgranò gli occhi e Ash lo
baciò con foga.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Dopo il bacio ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.12 Dopo il bacio
Gary
sentì la lingua dell’altro penetrare nella sua
bocca, accarezzandogli
la propria. Socchiuse le proprie gambe e sporse le labbra, chiudendo
gli occhi.
Ash
lo spinse indietro, continuando a baciarlo, spingendolo contro la
parete, il battito cardiaco di Gary accelerò e il corpo del
padrone di casa premere
contro il suo.
<
Ho capito, è una vendetta per quel bacio, quella volta
> pensò.
Afferrò le spalle di Ash e lo spinse indietro, ansimando. La
palandrana nera
alle spalle del giovane boss ondeggiò, la stoffa
strofinò sul pavimento lucido.
“T-tu
sei un clone, ammettilo!” gridò con voce rauca.
Le sue labbra erano arrossate e le sue pupille dilatate.
Ash
si poggiò la mano coperta dal guanto sul petto,
sopra la camicia candida che indossava.
“Un
clone?” domandò.
Gary
si passò la mano sulla fronte sudata e si sollevò
una ciocca dei capelli castani verso l’alto.
“Sì,
tra te e Ash c’è la stessa differenza che
c’è tra
Mew e Mewtwo” disse. La propria capigliatura si era
spettinata e le sue
orecchie erano arrossate.
“Io
non sono un clone” lo rassicurò Ash.
Gary
si guardò intorno, osservò la pesante porta
massiccia a due ante socchiusa, incastonata nella parete alle sue
spalle.
“Beh,
allora… dov’è
Pikachù?” domandò.
Ash
si spostò di lato e Gary lo vide riflesso negli
specchi tutt’intorno.
“In
stanza, voleva lasciarci un po’ di
intimità”
spiegò Ash.
“Fammelo
vedere” disse Gary. Giocherellò con
l’ultimo
bottone della camicia che indossava e lo slacciò, cercando
di regolare il
respiro.
“D’accordo,
ma dovrei seguirmi nuovamente nelle mie
stanze” gli disse Ash.
“Nella
tua camera da letto?” domandò Gary.
Il
padrone di casa avanzò con passo cadenzata, facendo
ondeggiare la palandrana alle proprie spalle.
“Ne
potresti approfittare per riconsegnarmi i vestiti
che ti ho prestato. Così, se penserai ancora che sono un
clone, te ne potrai
andare” gli disse.
“Benissimo”
sibilò Gary, seguendolo.
Ash
ridacchiò, scuotendo il capo. Aprì la porta
utilizzando entrambe le mani e proseguì nel corridoio,
sentendo il respiro dell’altro
leggermente irregolare alle sue spalle.
“Mi
duole che la nostra amicizia debba avere termine
così. Avevo desiderato davvero tanto riunirmi a te. Sei
l’unico che non volessi
perdere durante il mio cammino, come mi avevi rimproverato, non facevo
lo
stesso con i miei compagni di viaggio. Mi sono reso conto troppo tardi
dell’importanza
della ‘famiglia’” spiegò.
Gary
si grattò la testa e sbuffò.
“Tua
madre lo sa che sei diventato il conte Dracula?”
domandò ironico.
Ash
raggiunse la porta della propria camera e l’aprì.
“Mia
madre riceve il mio assegno di mantenimento ogni
mese ed è lieta che io abbia trovato finalmente un lavoro
stabile. Ho ottimi
contatti, anche in politica e stiamo facendo molto per il nostro mondo,
adesso”
disse atono.
Gary
entrò alle sue spalle e aggrottò la fronte quando
Ash chiuse la porta della camera.
“Non
sei in campagna elettorale, signore del maniero,
rilassati” disse secco.
“Pikachù”
chiamò Ash. Da sotto il letto uscì
Pikachù,
che corse verso il padrone e saltò, atterrandogli sulla
spalla.
“Pika!
Pika!” disse il Pokemon, chiudendo gli occhi e
sorridendo.
“Non
ci credo, gli hai messo un papillon!” sbraitò
Gary.
Pikachù
riaprì gli occhietti e fece tremare le proprie
guance vermiglie.
“Anche
lui è stato sottoposto ai miei stessi
allenamenti e ci tiene alla sua classe” rispose Ash,
grattando la testa del suo
Pokemon.
“Beh,
fai meno paura con quel topolone elettrico sulla
spalla. Potrei quasi credere che sei tu” ammise Gary.
Ash
raggiunse il proprio armadio e lo aprì.
“Desidero
cambiarmi anch’io. Posso evitare di
lasciarti e proporre, invece, di cambiarci insieme?” chiese.
Gary
raggiunse il letto e si sedette.
“Senti,
parliamone, non puoi baciare la gente e fare
finta di nulla subito dopo. Suppongo non fosse il bacio della morte o
qualcosa
del genere, perciò… per te siamo amici o volevi
provarci?” domandò.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Decidendo di essere tuo ***
Ringrazio
anche solo chi
legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=92lmM8KpWcw.
Cap.13
Decidendo di
essere tuo
Pikachù
balzò dalla
spalla del padrone e si arrampicò sulla poltrona,
rotolandosi.
“Il
primo che mi ha
baciato senza mai concludere il discorso sei stato tu. Io
l’ho solo riaperto.
Perciò la risposta tocca a te” ribatté
Ash, allontanandosi dall’armadio.
Si
sfilò la palandrana
nera e la lasciò ricadere sullo schienale del divano.
“In
che senso?” domandò
Gary. Si passò una mano tra i disordinati capelli castani e
un rivolo di sudore
gli pizzicò il collo.
Ash
lo raggiunse e lo
spinse sul letto, mettendoglisi a gattoni di sopra.
Gary
deglutì
rumorosamente e rabbrividì, mentre Ash si sfilava gli
stivali neri e si
sporgeva.
“Avevi
detto che volevi
solo essere notato da me. Ora, che ho il controllo, ho capito le
priorità” gli
soffiò all’orecchio il padrone di casa.
Gary
socchiuse gli
occhi, rabbrividendo e socchiuse le gambe.
Ash
gli slacciò la
giacchetta di tessuto blu chiaro, decorata da bardature dorate.
Aprì i bottoni
della camicia blu mare uno a uno e gli accarezzò la pelle,
facendolo
rabbrividire. “E ti ho notato. Sta a te capire in che modo
vuoi che io continui
a prestarti attenzioni”. Proseguì con voce calda.
Gary
si deterse le
labbra secche, sentendo le mani dell’altro a contatto con il
proprio corpo. Ash
si sfilò i guanti candidi e Gary mugolò, sentendo
le dita bollenti dell’altro
muoversi rapidamente.
Afferrò
la stoffa della
camicia candida di Ash con forza e la strattonò,
strappandola. Alcuni bottoni
caddero a terra tintinnando.
“Se
ti dico di farmi
tuo, penserai che voglio diventare la donna del boss o qualche
stronza*a
simile?” domandò con voce rauca.
Ash
gli mordicchiò il
labbro, mentre l’altro gli sbottonava i pantaloni blu a coste
con dita
tremanti.
“Penserò
che desidero
renderti qualcosa di ‘mio’ in eterno, ma il mio
compagno, non la mia ‘donna’.
Certo, non accetterò che tu ti veda con nessuna
donna” disse secco.
Gary
espirò
rumorosamente al suo tono di comando e gettò indietro la
testa.
“Rischio
di venire
ammazzato?” domandò, nascondendo la voce tremante.
“Dipende,
vuoi
tradirmi?” chiese Ash.
Gary
si sfilò a calci le
scarpe e gli avvolse i fianchi con le gambe.
“Assolutamente
no, mio
dannatissimo signore delle tenebre. Nell’addestramento ti
hanno fatto i corsi
anche per essere eccitante e inquietante insieme?” si
lamentò. Gli passò le
mani tra i capelli mori e si morse un labbro fino ad arrossarlo.
Pikachù
si appallottolò
e si nascose gli occhietti neri liquidi con le zampette gialle.
Ash
fece una bassa
risata che risuonò roca nella camera da letto.
“Ho
ancora molte
sorprese per te. Ti dispiace molto il nuovo
‘me’?” chiese.
Gary
gli passò le mani
sul petto ed espirò piano, avvertendo una fitta al basso
ventre.
“Per
niente, ma voglio
sapere se c’è ancora il meglio del ragazzo di cui
mi sono innamorato in te”
gemette.
“Quello
che si
meravigliava di questo mondo? Che amava il bello dei pokemon?
Sì, c’è. Ho
rischiato di perderlo più in una vita infantile sempre
uguale, che in questa
mia nuova esistenza.
Resta
al mio fianco,
permettimi di dimostrartelo” rispose Ash.
“Per
sempre” rispose
Gary. Chiuse gli occhi e lo baciò con foga, Ash
ricambiò il bacio, facendo
intrecciare le loro lingue.
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