Rompiscatole

di I_love_villains
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e scheda OC ***
Capitolo 2: *** Peggio di un due di picche ***
Capitolo 3: *** Serafino e coniglietto ***
Capitolo 4: *** Pomeriggio di studio ***
Capitolo 5: *** Biscotti allucinogeni ***
Capitolo 6: *** Bugiarda bugiarda ***
Capitolo 7: *** Vendetta ***
Capitolo 8: *** L'arte della persuasione ***
Capitolo 9: *** In trappola ***
Capitolo 10: *** A caccia ***
Capitolo 11: *** Magia punitiva ***
Capitolo 12: *** La comandante ***
Capitolo 13: *** Un'ectoplasma per amica ***
Capitolo 14: *** Non il solito pervertito ***
Capitolo 15: *** The best end ***



Capitolo 1
*** Prologo e scheda OC ***


Reiji sorseggiò il the senza dare a vedere quanto il baccano lo innervosisse. Si aggiustò gli occhiali ed incrociò lo sguardo con Carla Tsukinami, anche lui insofferente al chiasso. Del resto erano i loro fratelli a produrlo, più un paio di mezzosangue. Si stavano rincorrendo. Rincorrendo! Quanti anni credevano di avere?!
Reiji spostò lo sguardo su Shuu, estraniato come sempre dal mondo che lo circondava, e su Subaru, che si godeva la scena appoggiato al muro. Almeno loro erano rimasti normali. Anche Ruki Mukami osservava senza partecipare, ma lui sembrava divertito. Quanto ad Azusa, lui era tutto preso dal bendarsi una ferita da poco autoinflitta.
Ayato superò con un salto il divano su cui dormiva Shuu. Portava Yui in spalla a mo' di sacco di patate. Subito dietro di lui c'era Shin Tsukinami, deciso ad avere Eve tutta per sè. Seguivano Kou, Kino, Laito, Kanato e per ultimo Yuma.
Tutto era cominciato con una sfida del rosso. Le tre famiglie stavano tentando di decidere diplomaticamente a chi appartenesse Yui, quando Ayato se ne era uscito con quell'assurda gara. Prima che qualcuno lo fermasse, si era caricato la fanciulla in spalla e gli altri idioti lo avevano seguito.
"Queste sono le persone più insopportabili che abbia mai conosciuto" disse Carla.
"Guarda che tuo fratello sta facendo casino non meno dei nostri" osservò Ruki.
"Lo so ... infatti era incluso anche lui."
"Non sono i più insopportabili" fece Shuu, senza aprire gli occhi. "Ho conosciuto qualcuno di più pestifero."
"Anche io" esclamò Laito, che si stava prendendo una pausa e li aveva sentiti.
Gli altri lo imitarono. A quanto pareva tutti avevano conosciuto la persona più odiosa del mondo, se non più di una, e ci tenevano a rendere nota l'esperienza.



***Angolo Autrice***

Buonsalve!
Ci sono tante fic interattive, ma io dico: basta trovare ai vampiri l'anima gemella! Io non voglio OC carine/i (perché non dico di no allo yaoi), tenere/i o simpatiche/i. No! Voglio OC detestabili e maligni che li facciano disperare! Ad esempio un bambino pestifero, un/a ragazzo/a appiccicoso/a, un venditore, ecc ...
Non garantisco la loro incolumità, fisica o mentale ^^
Potete scegliere fra Sakamaki, Mukami, Tsukinami, Yui ma anche fra gli "adulti", perché non fare un salto nel passato? Soprattutto perché loro sono i più odiosi e sarà un piacere torturarli, Karl e Cordelia in testa ^^ (ma non toccatemi Christa).
Se volete partecipare mandatemi la scheda del vostro personaggio.

Nome:
Cognome:
Soprannome (se ce l'ha):
Età:
Razza:
Aspetto:
Carattere:
Mestiere (se ce l'ha):
Cosa lo rende odioso:
Vittima prescelta:
Altro (nel caso vogliate aggiungere qualcosa):

Io penserò a luoghi e situazioni!
Ci sentiamo gente!

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Capitolo 2
*** Peggio di un due di picche ***


“La persona più odiosa che abbia mai incontrato è una donna” affermò Laito dopo essersi disteso su un divano.
“Ehi, perché cominci tu?” fece Ayato, che voleva essere il primo.
“Perché ho iniziato a parlare. Allora, forse avete sentito parlare degli Angel Fallen ...”
“Certo, li ho anche visti un paio di volte. Fra idol ci si conosce” rispose Kou.
“Esatto. Ebbene, una sera si sono esibiti nel mio locale preferito e ...”

Laito sorseggiava un martini, in piedi. Batteva un piede a ritmo di musica, ma la ascoltava a malapena. I suoi occhi si spostavano da una donna all’altra. Chi sarebbe divenuta sua preda quella notte?
La musica cessò. Gli Angel Fallen furono salutati con un caloroso applauso. Caso volle che la loro cantante professionista, Lydia Kingsley, andasse a ordinare un drink proprio di fianco a Laito.
Il vampiro ghignò malizioso, osservandola con la coda dell’occhio. Lydia aveva lunghi capelli color cioccolato, stupendi occhi viola e una carnagione rosea che prometteva un buon sangue. Dimostrava diciotto anni.
Aveva scelto la sua preda. Come avrebbe scoperto più tardi, la ragazza aveva pensato esattamente la stessa cosa appena lo aveva visto, con la differenza che lei sapeva benissimo con chi aveva a che fare.
“Salve, bitch- chan. Ti posso offrire il prossimo giro?” le domandò Laito nel suo tono più suadente.
Lydia si coprì la bocca con una mano per nascondere una risatina infantile. Annuì. Il rosso ordinò del bourbon per entrambi.
“Su, non essere timida. Come ti chiami?”
“Lydia, Lydia Kingsley. Puoi chiamarmi Lydi” rispose lei sfarfallando le ciglia con fare civettuolo.
“Bene, bene, Lydi. Io sono Laito Sakamaki. È un piacere conoscerti.”
Con sua sorpresa, la giovane gli prese il cappello e se lo mise in testa. Sorrise innocentemente, per poi passargli le mani fra i capelli.
“Hai dei capelli così belli, perché li nascondi sotto quel cappello? Manco soffrissi di forfora o calvizie.”
Laito non seppe che replicare. Lei emise di nuovo la risatina infantile di prima. Il barista consegnò i due bourbon.
“Lydi ... hai dei programmi per stanotte?” le chiese il vampiro tornando al suo copione.
La ragazza vuotò il bicchiere d’un sorso. Sorrideva innocentemente.
“Perché a me piacerebbe ...”
“Da me o da te?” tagliò corto lei.
Il rosso non riusciva a capire quei cambiamenti, da innocentina a perfetta bitch- chan.
“Da me.”
“Perfetto. Cerchiamo mio fratello e andiamo.”
“Come tuo frate-?”
Lydia si scolò anche il secondo bourbon e trascinò Laito verso i camerini.
“Laito Sakamaki, mio fratello Ku ... Nathalien. Nat, Laito.”
Nathalien aveva un paio di anni in più della sorella e gli stessi occhi viola, ma i capelli erano neri, la pelle più pallida ed era più alto. Era il chitarrista degli Angel Fallen.

Laito fu interrotto da un pugno di Subaru, che crepò la parete più del solito.
“Tu! È per colpa tua se quel coso ... Perché cazzo inviti gente simile a casa nostra?!”
Gli occhi dei presenti si spostavano da un vampiro all’altro.
“Subaru, cercavo di passare una notte focosa. Ma credimi, mi sono pentito. Inoltre mi ero dimenticato del fratello fino ad oggi.”
“Bravo, tu hai dimenticato ...”
Un altro muro fu crepato.
“Non capisco” si lamentò Yui.
“Continua a raccontare” fece Shin rivolto a Laito. Mangiava dei popcorn recuperati chissà dove.
“Sì ... Mi avevano proposto una cosa a tre, ma se la terza non è una ragazza io non accetto. Così ho rifiutato e lei ha messo il broncio e visto che senza il fratello non andava da nessuna parte le ho detto che a casa avevo cinque fratelli con cui il suo poteva ...”
“Ma io ti scanno!”
Laito scomparve un secondo prima che Subaru mettesse in pratica la minaccia. Il divano finì in pezzi. Reiji li contemplò sconsolato. Qualcosa gli diceva che l’indomani il salotto avrebbe avuto bisogno di una bella ristrutturazione.
“Ci hai offerti ad un tizio solo per farti la sorella?” si offese Ayato.
“E allora? Credevo fosse umano, lo avreste scacciato senza problemi.”
“Cosa? I Kingsley non sono umani?” chiese incuriosito Kou.
“No” sospirò teatralmente Laito.
Constatato che Subaru non intendeva replicare l’assalto, almeno non ancora, proseguì il racconto.

I due fratelli osservarono estasiati l’imponente villa, poi si separarono: Nathalien girovagò per il giardino - dove poi incontrò Subaru - mentre Lydia seguì Laito nella sua camera.
Il rosso recuperò una bottiglia di vino e due bicchieri. Si voltò e trovò la ragazza stesa provocante sul suo letto, nuda. Come aveva fatto a spogliarsi così velocemente? Lei rise della sua sorpresa. Quella risata gli stava dando sui nervi, ma lui le offrì un bicchiere ignorando stranezze e fastidio con una scrollata di spalle.
“I preliminari stanno durando anche troppo, baby.”
Lydia svuotò il vino per terra, gli tolse di mano bicchiere e bottiglia, frantumandoli, e lo attirò a sè strappandogli qualche ciocca di capelli.
“Ahio! Ehi, bitch- chan, comando io!”
“Oh, che maleducata, scusa ...” fece la giovane tornando ad usare il tono infantile.
Indispettito, Laito iniziò a togliersi giacca e cravatta.
“... però non resisto più!”
Lydia gli strappò letteralmente di dosso camicia e pantaloni. Le scarpe volarono da una parte all’altra della stanza.
“Mi piaci, irruenta bitch- chan ... ma che caz-?”
Ciò che c’era sopra di lui era ancora attraente, ma decisamente non umano. La pelle era diventanta nero lucido, i capelli fulvi, le orecchie appuntite, come anche i denti, e gli occhi, sempre viola, avevano pupille da gatta. Inoltre erano comparse corna da ariete tra i capelli, una codina da diavolo nera e un’ala piumata, la sinistra, blu con sfumature azzurre.
Laito era sconcertato da tale apparizione. Cosa diamine si trovava nel suo letto? Non che la cosa non lo eccitasse, comunque ...
Lydia rise, infantile e maliziosa allo stesso tempo. Se avesse continuato così al vampiro sarebbe venuto un bel mal di testa.
“Se non chiudi la bocca ci entreranno le mosche, tesoro ... o forse mio fratello doveva restare.”
“Preparati ad aprire la tua, ma prima dimmi ... che diavolo sei?”
“Un demone superiore, serafina da parte di madre.”
“Ah ... io invece sono un vampiro” disse Laito, che non voleva sfigurare. Mostrò i denti.
Lei fece la sua odiosa risata.
“Credi che non lo sappia? Conosco i Sakamaki ... in tutti i sensi. Ma sei il primo della nuova generazione, diciamo, che incontro.”
“Quindi anche mio padre e mio zio ...?”
“Sì.”
Dopo la sconvolgente rivelazione, Lydia si mise a sbaciucchiarlo. Laito le morse la gola. L’attimo dopo vomitava disgustato, proteso sopra il bordo del letto. E per aggiungere la beffa al danno, lei rideva.
“Ma non lo sai che per voi vampiri noi serafini siamo pessimi? Ah, beata ignoranza. E ti è andata bene che io sono mezza serafino. Dai, vieni qui.”
Lo abbracciò da dietro. Laito sperava di mettere da parte umiliazioni e tutto con un po’ di sano sesso, ma proprio mentre finivano di scaldarsi con baci e carezze ... lei scoppiò in singhiozzi. Lo strinse come farebbe Kanato con Teddy.
“M- mi stai s- stritolando!”
“Oh, s- scusa. È- è che pensavo c- che entrambi abbiamo p- pessimi rapporti con i n- nostri genitori.”
“Pensa al nostro di rapporto!”
Ma Lydia usò la sua coda allungabile per farlo sedere ad una sedia. Lei si stese sul letto come se fosse dallo psicologo e cominciò a parlare di quanto odiasse i genitori: il padre la trattava malissimo in quato lei era un ibrido, mentre la madre le aveva tranciato l’ala destra, forse per il medesimo motivo.
Laito desiderò morire pur di non ascoltare quella lagna interminabile. Voleva solo godere e succhiare, chiedeva troppo?
Verso le tre lei parve calmarsi.
“Però, Lucifer ha ragione! D’accordo, adesso tocca a te, mio bel Sakamaki.”
Il rosso poté finalmente alzarsi, ma non sfogarsi. Lydia prese il suo posto, in forma umana, con tanto di camice ed occhiali. Accavallò le gambe in maniera provocante.
“Ti prego, dimmi che è uno strano giochino erotico” la supplicò Laito.
“In altre circostanze sì. Tuttavia mi sono affezionata a te e voglio aiutarti a superare i tuoi traumi infantili.”
Il vampiro scoppiò a piangere. Che aveva fatto di male per meritarsi tutto ciò?
“Ottimo! Sfogati! La repressione fa male!”
“Senti, l’unica cosa che mi farebbe stare meglio adesso è scoparti, chiaro?!”
“Questo sarebbe un sollievo momentaneo.”
“Va benissimo! Forza, bitch- chan!”
“Beh, se proprio insisti ...”
Squillò un cellulare. Lydia rispose.
“Pronto? Oh, ciao Mazikeen! No, no, sono libera. Un vampiro. Sì, infatti! Macché! Nah, nemmeno cinquecento anni ... perfetto, arrivo subito. Ciao, cara!”
La giovane era di nuovo vestita di tutto punto. Riparò bicchieri e bottiglia e li riempì di vino.
“Devo andare, Laito. Non male come serata, eh? Oh, quell’espressione da cucciolo intontito è adorabile.”
Lydia rise, gli diede un bacio d’addio e sparì continuando a ridere.
Laito, scosso, restò immobile sul letto per qualche minuto. Poi diede sonore zuccate contro il muro.



***Angolo Autrice***

Povero il mio Laito XD
I fratelli Kingsley sono di Stardust94.
Lucifer e Mazikeen invece sono pesonaggi della serie Lucifer.
Nel prossimo capitolo vedremo cosa ha sconvolto Subaru.
A presto!

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Capitolo 3
*** Serafino e coniglietto ***


“Che sfiga, fratello” commentò Kino ghignando.
“La peggior serata della mia vita” annuì Laito.
“Ecco come ti eri procurato quei bernocoli” ricordò Kanato. “Sentito, Teddy? Non è stato un Platano Picchiatore.”
“Una che è meglio perdere che trovare” sentenziò Yuma dopo aver guardato confuso il viola, come anche gli altri.
“In realtà qualche giorno dopo l’ho ritrovata. O meglio, lei ha ritrovato me e abbiamo consumato ...”
“Grazie, questo non ci interessa” lo fermò Ruki.
“Beh, tocca a Subaru raccontare” fece Ayato, curioso.
“D’accordo. Ma se qualcuno di voi ride come con il pervertito smetto per picchiarvi.”
“Non prometto niente” disse Kou, supportato da Yuma, Shin e Ayato.
Subaru li guardò male, ma cominciò.

Il vampiro adorava contemplare le rose nella pallida luce lunare. Così candide, belle e delicate gli ricordavano sua madre. Inoltre Christa le vedeva ogni giorno dalla sua prigione. Perso nei suoi ricordi, non si accorse di una presenza alle sue spalle fino a che questa non gli diede una pacca sul sedere. Subaru si voltò di scatto, indietreggiando. Si trovò davanti Nathalien, sorridente. L’albino desiderò fargli sputare tutti i denti con un unico pugno ben assestato.
“Buonasera, coniglietto. Sei un Sakamaki, ve’? Che broncio! So come ...”
Nathalien evitò un gancio e successivamente un dritto.
“Abbiamo già qualcosa in comune: anche io adoro le risse!”
Il giovane bloccò il pugno di Subaru, gli torse il braccio e gli diede una spintarella. Il vampiro si girò rapidamente e rimase sulla difensiva, cercando di capire chi diavolo fosse quel tizio.
“Calmo, amico. D’accordo, va’, non mi sono presentato. Sono Nathalien Kingsley. Avrai sicuramente sentito parlare degli Angel Fallen. Sono il loro chitarrista. Complimenti, conosci un idol.”
Subaru ignorò il sorriso cordiale e gli ammiccamenti.
“Nessuna reazione? Ok, pubblico difficile. Senti questa: so che tu e i tuoi fratelli siete vampiri.”
Subaru non fece una piega. Se possibile lo guardò ancora più in cagnesco. Improvvisamente, non capì come, Nat gli pizzicava le guance e le piegava in modo da formare un sorriso.
“Dai, non sarai mica un emo! Fallo un sorriso a papà Kurasa! Ups ...”
Nathalien mollò la presa, sempre sorridente, ed il vampiro si allontanò fino a toccare il muro con le spalle.
“Che cazzo sei?! Che cazzo vuoi?!” urlò infuriato.
“Coniglietto, rilassati ...”
“NON MI CHIAMARE COSÌ!”
“Preferisci bocciolo di rosa?”
Le mani di Subaru scattarono verso il collo dell’altro, che si scansò prontamente e gli fece lo sgambetto. Il vampiro perse l’equilibrio. Allungò le mani per non dare una musata per terra, ma si ritrovò fra le braccia di Nathalien, il quale non aveva più una forma umana. La pelle era diventata nero lucido, le orecchie appuntite, come anche i denti, e gli occhi, sempre viola, avevano pupille da gatto. Inoltre comparvero due code da diavolo, di cui una fatta di fumo, un’ala piumata, la destra, blu con sfumature azzurre e tra i capelli due imponenti palchi da cervo.
Il demone sorrise notando lo sconcerto dell’albino, non seppe se dovuto alla trasformazione o al suo prolungato casqué. Lo tirò su, tenendo il braccio destro dietro la sua schiena mentre con la mano sinistra gli teneva la mano. Prima che Subaru potesse ribellarsi lo trascinò in un valzer.
“Rispondendo alle tue domande, mio caro coniglietto, sono un demone superiore della lussuria e, beh, voglio te.”
Il vampiro si liberò durante una piroetta.
“Se cerchi un lussurioso vai da Laito!” intimò.
“Oh, qualcosa mi dice che è impegnato” ghignò malizioso Nat. “E poi sei tu che mi intrighi.”
Subaru scomparve, orripilato.
“Nascondino? Bella idea!” lo sentì gridare.
Il vampiro si passò le mani sul viso, senza sapere che pesci pigliare. Come diamine era arrivato lì quello? Ma cosa ancora più importante, come farlo andare via? La biblioteca! Forse lì avrebbe trovato qualcosa sugli esorcismi.
“Cucù!”
Subaru sobbalzò. Non riuscì a fare un passo che Nathalien gli passò un braccio attorno al collo e gli arruffò i capelli.
“Sono così setosi! Da bel coniglietto! Nemmeno la mia principessa li ha così morbidosi!”
“Ma va’ dalla tua fottuta principessa!”
“Ehi, è mia sorella. Forse non ti rendi conto della fortuna che ti è capitata. Io sono il serafino della fine, il grande Kurasa!”
“Non me ne frega un cazzo!”
Kurasa lo ignorò. Lo abbracciò da dietro, posando la testa sulla sua. Il vampiro tentò di liberarsi, rosso come un pomodoro, ma quel serafino aveva una presa portentosa. Il demone si dondolò sul posto.
“Allora, mi mostri la tua camera?”
“N- no” rispose Subaru. La vedeva brutta.
“Neanche se ti chiedo per favore?” fece Kurasa con voce lamentosa.
“No!”
“Ti preeego!”
Il demone si sciolse dall’abbraccio, si posizionò davanti a lui e si inginocchiò guardandolo supplicante, con le mani intrecciate e gli occhi da cucciolo. Subaru indietreggiò. Capì di avere un’unica possibilità. Continuando ad indietreggiare e senza distogliere lo sguardo dal serafino adorante, prese il pugnale d’argento. Kurasa sgranò gli occhi quando lui se lo portò al petto, le braccia tese.
“E- ehi, coniglietto … sarai davvero emo?”
“Stammi a sentire! O mi lasci in pace o mi uccido! Sei petulante e irritante!”
“Va bene, ricevuto, questa è una situazione di stallo. Facciamo un patto?”
“Che patto?”
“Tu metti via quel coso e io rinuncio a portarti a letto. Parola.”
“Te ne devi andare!”
“Ah, no. Prima ti devo fare sorridere. Allora, accetti?”
Subaru rimise il pugnale in tasca, lentamente.
“Bravo. Adesso sta’ fermo.”
Kurasa si rialzò e lo raggiunse. Assunse la sua forma umana. Come già accaduto in precedenza, si mosse così velocemente che il vampiro non lo vide. Un secondo prima era ancora a quattro passi da lui, quello dopo a un centimetro dalla sua faccia. Nathalien gli mise le mani sulle spalle e sfregò il naso con il suo, sorridendo giocoso. Le guance di Subaru avvamparono. L’albino si pentì di non aver usato il pugnale. Il serafino approfittò della momentanea distrazione dell’altro per baciarlo. Ormai il vampiro andava a fuoco.
“Coniglietto, forza! Ammetti che ti piace e …”
“Sparisciii!” urlò Subaru riprendendo il controllo di sé.
“Ok, ok. Voglio solo vederti senza broncio.”
“E speri di riuscirci così?! Prima ero tranquillo, per i fatti miei, e poi tu mi hai sconvolto la giornata!”
“L’ho resa più interessante.”
“Kuri!”
Entrambi i ragazzi si voltarono. Lydia avanzò verso il fratello, di fretta.
“Maze mi ha chiamata, dobbiamo tornare” spiegò rapidamente.
“Cosa? No, dai, mi sto divertendo così tanto!”
“Mi spiace, Kuri, ma non dipende da me. Anche io ho rinunciato al mio divertimento.”
“Lo so … Beh, coniglietto, a quanto pare ci dobbiamo separare. Spero di rivederti presto.”
Kurasa e Lydia sparirono. Subaru si lasciò scivolare contro una siepe. Gli sembrava tutto così irreale! Non seppe quanto restò fermo così, seduto sull’erba a non fare nulla se non metabolizzare ciò che era accaduto. Finalmente si riscosse. Raggiunse con lentezza la sua camera, si distese nella bara e si convinse di considerare tutto come un incubo. Si addormentò con un sorriso sulle labbra.



***Angolo Autrice***

Io ho riso tutto il tempo scrivendo XD
Salutiamo i Kingsley e diamo il benvenuto ad una nuova rompiscatole che tormenterà Yuma!
Alla prossima!
P.S: coniglietto! Aw!

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Capitolo 4
*** Pomeriggio di studio ***


Subaru aveva raccontato senza guardarli, tuttavia tutti erano stati ben attenti a trattenere le risate e a nascondere eventuali ghigni pur di sentire tutta la storia. Quando essa finì, esclusi Reiji, Carla, Azusa e Kanato, tutti ridevano, chi più chi meno. Subaru strinse i pugni e andò a sfogarsi altrove.
“Oddio, dov’eri tu con quel telefono?” chiese Laito a Kino. “Ci voleva un video!”
“Da guardare e guardare e riguardare” si accodò Ayato asciugandosi gli occhi.
“Ma che bei fratelli” commentò Kou.
“Bene, spero che tu non rida della mia storia” fece Yuma e prima che qualcuno lo interrompesse iniziò a raccontare.

Il vampiro passeggiava scocciato per il salotto. Lui odiava i lavori di gruppo e non era il solo, ma il professore era stato irremovibile: dovevano fare una ricerca di scienze in coppia. Il peggio era che il docente aveva anche insistito nello scegliere le coppie. Su che criteri, era un mistero. Molto probabilmente aveva estratto nomi a caso. Yuma era finito in coppia con una mezzosangue, tale Rebel Constallation. Di lei non sapeva praticamente nulla, forse perché non rientrava molto nel suo campo visivo - Rebel era alta 1, 50.
Si sentì il trillo del campanello. Yuma aprì la porta ad una ragazza di diciotto anni con capelli rosa lunghi fino alla schiena che incorniciavano un viso magrolino e serio. Un paio di occhiali erano posati sul naso piccolo, rendendo leggermente più grandi gli occhi castani dai riflessi sanguigni. Aveva una cicatrice sulla guancia destra. Indossava una felpa bianca sopra ad una canotta blu, jeans e stivaletti neri. Le labbra rosee, perennemente immusonite, si piegarono appena in un sorriso di saluto. Contro il generoso seno stringeva una mezza dozzina di libri che non era riuscita ad infilare nello zaino.
“Aspetta, ti aiuto” disse Yuma, allungando contemporaneamente una mano per prenderle lo zaino.
“Fermo!” lo bloccò lei, con tono aggressivo. “Lo fai solo perché sono una donna.”
“Eh?” fece lui, confuso.
“Se fossi stata un ragazzo non ti saresti offerto di aiutarmi! Questo è sessismo!”
“Ehm ...”
Rebel entrò, lasciandolo alla porta. Il vampiro scosse la testa. Proprio una svitata doveva capitargli? Quello si rivelava un pomeriggio di studi mooolto lungo.
“Allora” cominciò la rosa, autoritaria, “ci occuperemo dei danni causati dall’uomo all’ambiente. Ti sta bene?”
“Sì, tanto una cosa vale l’altra” rispose lui scrollando le spalle.
“Col cavolo! Senti, gigante, io ci tengo a prendere un buon voto, ok? Quindi impegnati!”
“Abbassa la cresta, razza di nana bacchettona!”
“Come mi hai chiamata?!”
“Nana bacchettona! Che c’è, sei sorda?”
La ragazza strinse i pugni rossa di rabbia. Con uno sforzo immenso fece un paio di respiri profondi per calmarsi. Yuma si sedette, in attesa.
“Io devo andare bene e purtroppo mi servi tu. Intendi collaborare?”
“Sì, se abbassi i toni.”
Rebel si sedette e iniziò ad aprire vari libri. Il vampiro ci diede un’occhiata.
“Puoi prendere il PC?” gli domandò la rosa mentre apriva lo zaino. “Sarà più facile scrivere la relazione lì dopo aver unito i nostri appunti. Sai, uno detta e l’altro scrive.”
“Ehm … non abbiamo un computer.”
“Cosa allora? Laptop? Tablet?”
“Niente del genere.”
“Siete rimasti alla macchina da scrivere, per caso?” chiese sarcastica la mezzosangue.
“Se sapevo servisse tutto questo andavamo in biblioteca. A proposito, ne hai svaligiata una?”
“Tsk, tu in biblioteca? Fai un tale chiasso.”
“Non mi sembra che lo stia facendo da solo!”
Ed ecco che si stava infervorando di nuovo. Yuma si massaggiò le tempie, tentando di controllarsi. Rebel intanto aveva abbandonato l’idea di usare uno strumento tecnologico.
“Beh, voi contribuite al disboscamento per produrre la carta su cui sono stampati questi libri, ma sorvoliamo. Allora, di che fenomeno ci occupiamo?”
“Effetto serra?”
“Scontato.”
“Buco dell’ozono?”
“Banale.”
“Perché me lo hai chiesto se poi faremo ciò che vuoi tu?”
“Uno ci prova ad essere gentile. Magari avevi una buona idea.”
Yuma resistette alla tentazione di dare un pugno al tavolo. Afferrò invece un libro e lo sfogliò, in cerca di ispirazione.
“E non farmi le orecchie!” lo rimproverò lei.
“Cosa?”
“Alliscia le pagine.”
“Precisina” borbottò lui.
“Voi maschi siete così approssimativi” ribatté la ragazza.
“Beh, devi lavorare con uno di loro. Adeguati.”
“Ti ho detto che devo andare bene!”
“Perché?”
“Possibile che non ci arrivi da solo? Mio padre vuole che mi diplomi a pieni voti, altrimenti non mi consentirà di continuare a fare la DJ!” spiegò Rebel in tono stridulo.
Yuma si sentì dispiaciuto per quel povero genitore. Il castano preferì tornare a leggere piuttosto che continuare quella discussione. Lei non sembrava dello stesso parere.
“Beh, non mi chiedi nulla?” lo riprese.
“Che ti dovrei chiedere?”
“Qualcosa sul mio lavoro! O puoi interessarti a questa ingiustizia!”
“Cosa vuoi che me ne freghi della tua vita?!” sbottò lui.
Perfetto, aveva letto a malapena tre pagine, non ricordava nulla di quanto letto e aveva mal di testa.
“Sei rozzo, ma apprezzo la tua sincerità.”
“Ci concentriamo solo sui libri, per piacere?” propose il vampiro nel tono più gentile che riuscì a fare.
La ragazza annuì. Per circa mezz’ora ci fu silenzio, interrotto solo dal frusciare delle pagine.
“Ho bisogno di una pausa. Ti posso offrire qualcosa o è sessista anche questo?”
“No, ma lo è ciò che hai appena detto. Voglio qualcosa di dolce, grazie.”
Yuma aprì il frigo. Ghignò: per una volta non sarebbe stato Kou a finirsi una torta di Ruki. Tornò in salotto con la torta al cioccolato e due succhi di frutta.

“Ecco che fine aveva fatto!” esclamò Kou, risentito.
“Beh, ciò che c’è nel frigo non è tutto tuo.”
“Però quando ti ho chiesto se l’avevi mangiata tu hai detto di no! Mi hai fatto credere di essere un sonnambulo che si ingozza di zuccheri la notte!”
“Se mi lasci continuare scoprirai che non ho mentito: si è spazzolata tutto Rebel” replicò Yuma divertito sopra i risolini di qualche altro vampiro.
“Aspettate!” fece all’improvviso Yui. “Io ho i ricordi di Cordelia, giusto?”
“Sì, si confondono con i tuoi pensieri” rispose Reiji.
“E per un po’ sono stata lei, no?”
“Sì. Allora?”
“Ho cambiato i pannolini ai gemelli!”
A quest’uscita tutti la guardarono increduli, poi Ruki, Yuma, Kou, Shin e Kino scoppiarono a ridere, gli altri sorrisero e i gemelli, imbarazzati, urlarono all’unisono: “CHE CAZZO DICI?!”
“No? Scusate se ho sbagliato ...” mormorò mite Yui.
“Hai sbagliato alla grande! Torna ancora sull’argomento e ti getto nella piscina con un peso di cento chili!”
“Ti aggiungo seduta stante fra le mie bambole! E Teddy approva!”
“Provo con te gli oggetti sadomaso che ho comprato su ebay! Anzi, se sei libera ...”
“Meglio se continuo ... Quella scrofa approfittò della pausa per parlarmi di lei. Cose tipo che le piace andare sullo skateboard, leggere gialli, guardare film horror e non so che altre menate. Io annuivo sperando che decidesse di rimetterci subito a lavoro. Poi però mi disse il suo nome da DJ …”

“White Cat? Lo trovo appropriato” ghignò Yuma.
“Dici?” sorrise Rebel per la prima volta. “Come mai?”
“Beh, W. C.”
La ragazza spalancò gli occhi, mentre lui sghignazzava. Poco dopo …
“Ma sei matta?!” urlò il castano tenendosi la mano sanguinante con l’altra.
“Mi hai dato del cesso!”
“E tu mi hai morso!! Sei una bestia per caso?! Che diamine ti dice la testa?!”
“Faccio di peggio se non ti scusi subito!”
“Col cavolo! Non hai detto che apprezzi la sincerità?”
“Non le offese! E poi non sono nemmeno brutta! E se lo fossi stata, ti sembra educato farlo presente con quel gioco di parole?!”
“Che rottura … strilla ancora così e o mi assordi o perderai la voce.”
Rebel restò ammutolita per l’indignazione. Prese un libro e glielo lanciò contro. Yuma lo evitò, ma fu costretto a indietreggiare visto che la vampira prese a lanciargli anche gli altri. Finirono nell’orto.
“Bello” commentò la rosa, più calma.
“Lo so, me ne occupo io” fece fiero il vampiro. Gli faceva sempre piacere quando qualcuno ammirava il suo lavoro.
“Questo spiega perché sei una testa di rapa.”
“Vuoi che ti getti nella fontana?!”
“Barbaro!”
“Racchia!”
Seguirono altri insulti, finché Rebel non si accorse di che ora era.
“Dannazione, per colpa tua stiamo perdendo un mucchio di tempo. Recupera i libri e mettiamoci sotto!”
Yuma drighignò i denti, trattenendo una protesta. Prima avrebbero finito la relazione, prima si sarebbe liberato di quella piaga. I due mezzosangue lessero silenziosamente, prendendo appunti.
“Bene, finalmente ci siamo. Che scrittura orribile … significa che tu detterai.”
La dispotica ragazza mise fra le mani di Yuma gli appunti. Il castano li accartocciò involontariamente, per poi ripiegarli e iniziare la dettatura. Finalmente, dopo un’ora, avevano concluso. Il vampiro, dettata l’ultima parola, si alzò contento, impilò i libri vicino a Rebel e le aprì la porta.
“Ma che modi” sbuffò lei. Raccolse le sue cose … e le rimise giù.
“No, ehi, che altro c’è? Abbiamo finito, puoi andare, a mai più rivederci.”
“Ci rivediamo in classe” gli fece notare la rosa, acida. “È solo che la stanza è in disordine per colpa mia …”
“La rimetterà in ordine Ruki” la rassicurò Yuma, concedensosi una zolletta di zucchero.
“Tu … ti porti in giro zollette?”
“E allora?”
“Niente. Ti si addice” ghignò la vampira.
Yuma non voleva cascare nel suo tranello, ma era troppo curioso: “Perché mai?”
“Come una mosca, a cui piace lo zucchero, sei fastidioso, irritante, non particolarmente intelligente, rumoroso e sporchi!”
Il vampiro non disse nulla, incredulo. Quella ragazza voleva morire? Rebel sospirò guardando la stanza, prese zaino e libri e si avviò verso l’uscita.
“Beh, questa me la servi su un piatto d’argento: ti ho sopportato tanto perché le mosche sono attratte da …”
“Sei attratto da me?”
“Cos-? No! Non ho detto nulla del genere!”
“Ciao ciao, Yuma!” lo salutò la ragazza ridendo, poi scomparve.
Yuma ne fu sollevato. Quella vampira aveva messo a dura prova i suoi nervi. Avrebbe sopportato meglio Kou, lui era nulla a confronto di quella!



***Angolo Autrice***

La cara Rebel vi è stata offerta da Suyka99.
Il fatto dei pannolini è nato da una riflessione con Annywolf: Yui ricorda i gemelli anche quando erano piccolissimi, no?, anche se non ci hanno mostrato quelle parti XD
Prossimo bersaglio: Carla Tsukinami!
A presto!

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Capitolo 5
*** Biscotti allucinogeni ***


Quando anche l’ultimo vampiro smise di ridere, Laito osservò: “Che la tua irritabilità derivi da una frustazione sessuale repressa?”
“Ripetilo e ti spacco il muso” fu la garbata risposta di Yuma.
“Scherzi a parte, Freud basa tutto sul sesso” si difese il rosso.
“In effetti ...” convenne Ruki.
“Quindi ogni problema si risolve a letto” concluse felicemente Laito. “Scegliti una e buttati!”
Solo Teddy si accorse che Kou aveva guardato Shuu ridacchiando a quella proposta, visto che subito dopo l’attenzione degli altri fu attratta da Carla, che disse: “Racconto io, purché smettiate di parlare in questo modo della psicanalisi.”
“Oh, scommetto che parlerai di Kin la Pazza” esclamò Shin.
“Di chi altro?” sospirò il fratello.
“Sapete che una volta ha colorato di blu i suoi capelli?” rise lo Tsukinami più giovane al ricordo. “Voleva fargli fare il cosplayer di una certa Konan, dato che il colore degli occhi è simile e l’aria allegra è uguale.”
“Shin ...”
“E ti ricordi di quando ti spruzzò quell’afrodisiaco e tutti i maschi della muta ti saltarono addosso?”
“Shin!” urlò Carla sopra le risate degli altri. “Parlo io ...”

Kin la Pazza, il cui vero nome era Glaz Kinovar, era una mutaforma al servizio dei fondatori. Carla l’avrebbe già fatta mandare via, se non peggio, se non fosse stata una scienziata e dottoressa molto capace.
Glaz era alta 1, 65, ma era molto magra e appariva fragile. Questo più l’incarnato cadaverico, con pelle liscia come seta, la facevano sembrare un fantasma e la cosa sembrava farle piacere, in quanto godeva degli sguardi di terrore che le rivolgeva chi non la conosceva. Sul viso minuto e tondo spiccavano due sensuali occhi rossi dalle folte ciglia con cui la ragazza osservava ossessivamente le sue cavie, soprattutto Carla.
Aveva un naso piccolo e labbra piene, a forma di cuore. Capelli e abiti la facevano somigliare a una delle bambole di porcellana che tanto adorava, al punto che la sua preferita la portava sempre con sè. I primi erano neri, lunghi e boccolosi. Li teneva a bada con due fermacapelli a forma di fiore, mentre lasciava che due ciocche le raggiungessero il mento e che la frangia le coprisse in parte gli occhi. I suoi abiti erano stile gothic lolita e Glaz indossava spesso quello rosso.
La ragazza, che dimostrava diciannove anni ma in realtà ne aveva duecentodiciannove, era seduta per terra con la bambola fra le braccia e fissava Carla, intento a leggere un libro. Non era sicura di essere stata percepita dal fondatore, lui era diventato molto bravo ad ignorarla. Cosa che le andava benissimo: in quel modo la spingeva ad ideare nuove forme di divertimento per lei e tormento per lui.
Glaz desiderava attirare la sua attenzione, però se davvero non si era accorto di lei perdeva l’occasione di vederlo trasalire una volta che avesse alzato gli occhi da quel dannato libro. Si dispose così ad una paziente attesa. Per sua fortuna Carla interruppe la lettura pochi minuti dopo. Il suo sguardo scivolò su di lei come se non esistesse, segno che sapeva già da tempo che lei era lì. Kin ridacchiò.
“Carla” chiamò facendo parlare la bambola. Era un’ottima ventriloqua. “Carla, Glaz ti deve chiedere scusa.”
“Perchè?” chiese lui, sperando che assecondandola se ne sarebbe andata prima.
“Non sei stato il primo a testare il nuovo veleno paralizzante.”
“Hai eliminato gli effetti collaterali?”
“Sì, Shin non si è ricoperto di macchie.”
“Ah, hai coinvolto Shin …”
“Dovrebbe sapere che non deve entrare nel mio laboratorio senza permesso.”
“Quanto dura l’effetto del veleno?”
“Per sempre, devo spruzzargli io l’antidoto per farlo muovere.”
“Beh, non c’è fretta.”

“Non c’è fretta?! È questo che le hai detto?! Carla, quella mi ha liberato dopo dodici ore! E si è divertita a pasticciarmi la faccia nel frattempo!”
“Lo so, per questo non ti chiesi dove fossi finito …”
“Sei cattivo, nii-san. Usò i pennarelli indelebili … andai in giro con occhio nero e baffi per quasi una settimana.”
“Questa tizia sarebbe un’ottima compagna di marachelle” ghignò Ayato.
“Quel veleno è disponibile?” domandò Reiji.
“Non farti venire strane idee!” esclamarono entrambi.
“No. E lei non collabora con nessuno.”

In quelle dodici ore Glaz era stata poco nel suo laboratorio. Dopo la conversazione con Carla ci era tornata solo per decorare Shin e decidere cos’altro sperimentare. Stavolta su Carla, però. Si guardò intorno in cerca di ispirazione: centinaia di fiale con pozioni colorate, vari strumenti di laboratorio, una rana vivisezionata, un paio di topolini in gabbia che avrebbero fatto la stessa fine della rana e una crostata. Mentre masticava un pezzo di quest’ultima ebbe un’illuminazione: si sarebbe trasformata in qualcuno di innocuo per vedere se lo Tsukinami potesse davvero riconoscerla in qualsiasi forma e intanto gli avrebbe offerto un dolcetto contenente un farmaco non ancora testato.
Carla aveva appena finito di dar da mangiare ai lupi quando vide una girl scout risalire saltellando il sentiero che conduceva al suo castello. Si passava un cestino da una mano all’altra. Carla chiuse il recinto dei lupi, deciso ad ignorarla.
“Che belli! Sa, signore, io sono una lupetta.”
Il fondatore si allontanò come se lei non esistesse.
“Signore! Per favore, compri un biscotto! Sono per salvare gli animali!”
“Io sono per l’estinzione.”
“Ma … la prego!”
La bimba si attaccò alla sua gamba.
“Solo due yen! Licomprilicomprilicompri!”
Ed io voglio uno di questi cosi da Eve …” pensò Carla.
Tentò di scrollarsi la ragazzina agitando la gamba mentre camminava, ma lei restava avvinghiata e con un volume di voce sempre più alto lo supplicava di comprare i dannati biscotti. Gli venne un’idea.
“I soldi sono nel castello. Lasciami e li vado a prendere.”
“Non sono mica nata ieri, sa?”
Fu così che Carla entrò nel castello con una girl scout sulle spalle – perché nel frattempo si era arrampicata. Per fortuna Shin non era nei paraggi e nessun altro avrebbe avuto il coraggio di dirgli qualcosa.
“Ecco i tuoi soldi. Ora vattene.”
Glaz li prese e gli consegnò un pacco, che fu lanciato con noncuranza su un tavolo.
“Sa, li abbiamo fatti personalmente. Non vuole assaggiarne uno per vedere quanto sono buoni?”
“Hai il denaro. Va’ via o dico a Smithers di liberare i ca- i lupi.”
La bambina ricorse all’arma che ha ogni essere puccio dell’universo: gli occhi da cucciolo. Carla resse lo sguardo per qualche secondo, poi sospirò e aprì il pacco. Prese un biscotto.
“Lo assaggio, un morso solo, e poi tu scompari.”
“Sì, sì” acconsentì Glaz ridendo vittoriosa.
Il fondatore diede il fatidico morso. D’un tratto la realtà che conosceva cambiò. La mutaforma assunse il suo vero aspetto e osservò la reazione di Carla al farmaco. Per il momento, una dilatazione delle pupille. Carla fece qualche passo indietro, guardando in alto.
“Elefanti rosa …” mormorò.
“Eh? Hai paura di quelli?”
“La mamma di Bambi …”

“Adoro quella scena” dichiarò Kanato.
“Ma Kanato-kun, è così triste” fece Yui, prossima al pianto.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere, scrofa.”
“Comunque” proseguì Carla, “seguirono altre allucinazioni collegate alla Disney, non ho idea del perché. A me sembrarono ore, ma tutto durò circa mezz’ora. Credo sia stata la giornata peggiore che mi ha fatto passare quella pazza.”
“Dai, era solo un trip mentale” lo consolò il fratello. “Poi c’è stato quando ha cercato di replicare l’esperimento russo del sonno, ma con i lupi. Li abbiamo dovuti abbattere, i sopravvissuti … Poveri cucciolotti. Oh, e quando …”
“Scoiattolo.”
Shin si guardò intorno, non vedendo il roditore. Gli altri risero.
“Nii-san, sei davvero crudele.”
“Parli troppo. Vuoi raccontare tu?”
“No, credo sia il mio turno” fece Reiji.



***Angolo Autrice***

Diverse cose mi hanno impedito di scrivere, fra cui la mancanza di ispirazione (paradossalmente mi riesce più facile torturare chi mi piace XD).
Glaz Kinovar vi è stata offerta da Scarlet Sakura, come anche chi tormenterà Reiji.
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Bugiarda bugiarda ***


“Forse conoscete Sirina Chao o vi è nota con il suo pseudonimo di Grimilde.”
“Certo” rispose Ruki. “È una vampira purosangue che scrive libri di successo sui vampiri” aggiunse per i fratelli, che non ne avevano sentito parlare.
“E chi pensa ai suoi libri quando ha la quarta?” ribatté Laito. “Prima o poi me la faccio.”
“A- anche io la conosco” balbettò Yui. “Avevo provato a farci amicizia ma … ma mi ha accusata ingiustamente di aver rotto il busto di Beethoven al secondo piano.”
“Sì, è tipico di lei …”

Reiji stava riponendo un libro preso in prestito dalla biblioteca quando una ragazza gli si avvicinò. Aveva lunghi capelli ricci di un castano ramato, con qualche filo di perle a trattenerle le ciocche che le avrebbero coperto il viso minuto. Gli occhi azzurri dalle lunghe ciglia erano fissi su di lui, quello destro parzialmente coperto dalla frangia sbarazzina. Reiji l’aveva vista ogni tanto, dato che fisicamente avevano la stessa età ed erano entrambi purosangue.
“Salve, sono Sirina Chao. Ti posso chiedere un favore?”
“Certo, come posso aiutarti?” rispose educatamente lui.
“Ecco … te lo chiedo solo perché so che sei uno studente modello. Per il mio nuovo romanzo mi servirebbero dei testi pregiati, tre per l’esattezza, ma …”
“Ne puoi prendere solo due per volta.”
“Giusto” annuì lei sorridente.
“Beh, dare una mano ad una ragazza di cultura è un piacere.”
“Oh, grazie infinite!” esclamò Sirina guardandolo come se fosse un eroe. Intanto pensava: “Il pollo ci è cascato.
“Con la biblioteca c’è un limite di tempo però. Forse i libri che cerchi li ho nella mia biblioteca personale.”
“Ancora meglio! Non so davvero come ringraziarti!”
“Continuando a scrivere come una vampira e non come un’umana che si inventa favole su di noi.”
“Sarà fatto.”
Sirina continuò a fargli dolci moine finché non ottenne i libri. Doveva ammettere che quelle smancerie non lo toccavano, il moro non era interessato ad aiutare una ragazza, ma una scrittrice. Ciò alzò la sua stima per lui … ma non cambiò il suo piano.
I libri furono spediti per posta al proprietario in condizioni pietose. Per giunta la spedizione era a carico del destinatario. Ovviamente Reiji non poteva fargliela passare liscia. Il giorno dopo si avvicinò a Sirina, allontanando con un’occhiataccia le amiche con cui stava chiacchierando.
“Mi sono fidato e te li ho prestati e tu …”
“Cosa? Oh, parli dei libri? Ma non hai letto la lettera?”
“Non c‘era alcuna lettera.”
“Devono averla persa” replicò subito lei. “Al giorno d’oggi nessuno ha più rispetto del proprio lavoro. Prima con una bella frustata li potevi rimettere in riga.”
“Tutto ciò è vero, ma non sono stati i postini a danneggiare i miei volumi.”
“Nemmeno io, giuro, e sono tremendamente dispiaciuta. Ne parliamo davanti una tazza di the?”
La ragazza non mancò di notare che parlando di frustate e the il Sakamaki si era un po’ calmato. Sorrise internamente: senza volerlo aveva toccato i tasti giusti.
“Perfetto. Ti aspetto questo pomeriggio alle cinque.”
“Non mancherò.”
Sirina si presentò vestita con un abito raffinato, come si addiceva ad una nobile come lei. Il domestico le aprì la porta e la condusse nello studio di Reiji.
“Due cucchiai di latte ed una zolletta, grazie. Detesto le cose troppo dolci.”
“Ecco a te. Vorrei sbrigassimo questa faccenda prima che tornino i miei fratelli.”
“Mi è parso di vedere un ragazzo steso …”
“Lui è uno scansafatiche, non verrà qui.”
“Ah, va bene.”
Capendo che al moro i fratelli non stavano esattamente simpatici, la vampira se ne inventò uno a cui addossare la rovina di almeno un libro.
“Sai, è buffo perché sono state tre persone diverse a danneggiarli” cominciò sorseggiando il the. “Divino. Comunque, il primo a fare una brutta fine è stato quello sulle filosofie orientali. Lo avevo lasciato aperto sulla scrivania ed ero andata a rimproverare la mia cameriera per aver azionato proprio in qual momento l’aspirapolvere. Quando sono tornata mio fratello aveva rovesciato la caraffa d’acqua sulle pagine.”
In realtà la ragazza lo aveva lanciato nella piscina, scommettendo con se stessa quanto ci avrebbe messo ad affondare.
“Non sapevo avessi un fratello” fece Reiji.
“Beh, i miei hanno deciso che soffrirebbe troppo a stare nella mia ombra, così l’hanno iscritto in un’altra scuola.”
“Capisco … e gli altri volumi?”
“Oh, quello su Mendel è bruciacchiato perché un tizio che mi faceva la corte, al mio ennesimo rifiuto di uscire con lui, ha rotto la lampada ad olio. È una fortuna che non sia divampato un incendio.”
Per un attimo l’aria aristocratica della vampira si incrinò al ricordo di come aveva torturato il libro con una candela, ma bastò far finta di bere il the per nascondere il sorrisetto da monella.
“Infine, quella deliziosa edizione rilegata di Notre-Dame de Paris è stata strappata da un randagio piombato in giardino mentre mi godevo l’ombra di un albero.”
Sirina omise che il cane in questione era il suo e lo aveva addestrato apposta.
“Sono state delle fatali coincidenze e non sai quanto mi rincresce.”
Reiji finì il suo the, pensieroso. Non si fidava al cento per cento della ragazza, ma non gli veniva in mente alcun movente per cui lei avesse dovuto rovinare di proposito i suoi libri, specialmente perché lui si era offerto di prestarglieli di sua spontanea volontà. Decise di darle il beneficio del dubbio.
“D’accordo, ammetto che sono state delle fatalità. Comprenderai comunque che non ti affiderò più alcun volume.”
“Certo, lo capisco, e mi dispiace. Sono io quella che ci rimette.”
La vampira fece un sorriso contrito.
Qui ci sono così tanti oggetti antichi e di valore … devo danneggiarli!” pensò. Per prendere tempo tirò fuori dalla borsetta un taccuino.
“Ti è venuta un’idea per il tuo romanzo?” domandò Reiji interessato.
“Beh, questa situazione è particolare, no? Prendo spesso spunto da faccende personali, così tutto è più realistico.”
Il moro si alzò per accompagnarla all’uscita. Sirina fece finta di camminare scrivendo. Puntò su un tavolino con sopra un vaso bianco e blu abbastanza bello. Il vaso vacillò pericolosamente, ma non cadde. Reiji ne fu sollevato, finché non vide la mano di lei dare una spinta al vaso, che cadde rompendosi in mille pezzi. I due vampiri rimasero a fissarsi per un po’.
“Volevo scacciare una mosca” si giustificò Sirina.
“Come no” fece lui aggiustandosi gli occhiali. “Quindi anche con i libri sei stata tu.”
“Certo che no! Credi che una come me gioisca nel vedere distrutte cose di valore che appartengono ad altri? Che sia una vandala esperta in oggetti preziosi? Che possa inventarmi tutte le scuse che voglio pur di rovinare qualcosa di pregiato?”
“Sì.”
“Beh … hai ragione. Ma non è colpa mia!”
“Non voglio sentire altro. Dovevo immaginarlo che una scrittrice fosse brava a mentire. In fondo vende bugie, no?”
“Più o meno …”
Reiji le prese il taccuino dalle mani e lo lanciò nel camino. Stava per dire che così erano pari, ma lei tirò fuori dalla borsa un altro taccuino.
“La prudenza non è mai troppa” commentò.
Il vampiro preferì non replicare. La fece uscire sperando di non avere più a che fare con lei. Speranza vana. Infatti Sirina aveva trovato molte cose in comune fra loro: la classe sociale, la lettura, l’educazione, il the, la tortura … Forse con lui poteva smettere di fingersi una ragazza dolce ed innocente e parlare liberamente di tutte le cattiverie che le passavano per la testa. Da quel momento in poi, a scuola non lo lasciò un attimo solo. Lo aspettava sempre fuori dall’aula, lo accompagnava nei corridoi, gli offriva il the e gli faceva raccomandazioni e premure degne di una mamma chioccia.

“Frena, frena” lo interruppe Laito. “Una bella ragazza si è interessata a te e non me, cioè, ce l’hai presentata?”
“No. Se mai avessi una fidanzata non ve la presenterei mai.”
“Almeno potevi chiedermi un consiglio.”
“Il giorno in cui chiederò un consiglio a te l’inferno si ghiaccerà. Ora, posso continuare?”
“Sì, piccione, prosegui pure.”
Reiji chiuse gli occhi e sospirò pesantemente mentre gli altri ridevano. Yui smise bruscamente, con un’espressione quasi addolorata: si era ricordata una cosa.
“Mi ricordo che vi ho visti a braccetto. Ti cercavo per mostrarti il voto avuto in scienze … poi lei ha arrotolato il mio quaderno e mi ha picchiata dicendo che nessuna ragazza può avvicinarsi a Reiji- san.”
“Oh oh, una yandere” sghignazzò Kou.
“Da quel momento è diventata gelosa di Yui” fece Reiji.
“Gelosa di Senza- Tette?” chiese Ayato scoppiando a ridere. “E questa ha la quarta, dicevi?”
“Sì, fratellino” rispose Laito sorridente.
“Quando imparerete a trattare una donna diversamente da un mero oggetto di piacere?” li rimproverò Reiji.
“Ma tu tratti Eve …” iniziò Ruki.
“Era sottinteso che tale donna debba essere una vampira purosangue. Adesso basta interruzioni.”

Dopo due settimane, Sirina si appostò fuori da villa Sakamaki. Si era nascosta dietro un cespuglio, munita di binocolo, per spiare Reiji. Non le piaceva l’idea che una ragazza abitasse sotto il suo stesso tetto. Vedeva solo due soluzioni possibili: liberarsi di lei o rapire lui. Optò per la seconda. Attese un momento in cui gli altri Sakamaki non fossero in casa, poi si teletrasportò all’interno e sparò un sonnifero a Reiji usando una cerbottana.
Quando il moro si risvegliò si trovò legato ad una sedia, in un accogliente salotto mai visto prima.
“Reiji- san, sono felice che sei venuto a trovarmi.”
“Tu! Slegami subito!”
“Perché dovrei? Torneresti da quella biondina, vero?” lo accusò Sirina.
“Tornerei a casa. Anzi, no, prima ti farei qualcosa.”
“Mi baceresti?”
“Cosa?” domandò il moro, sorpreso.
“So che fra non c’è qualcosa!” dichiarò convinta la vampira. “Abbiamo tante cose in comune …”
“Quelle non in comune sono di più …”
“E mi piace prendermi cura di te e spupazzarti. Ho deciso! Il mio prossimo romanzo parlerà della nostra storia d’amore!”
“Sirina …”
“Chiamami Siria.”
“Quello che è. Come diavolo ti è venuta in mente una cosa del genere??”
“Oh, non fare finta che ti dispiaccia essere legato come un salame davanti a me.”
“Non piacerebbe a nessuno sano di mente.”
Sirina sbuffò infastidita. Maschi, sono davvero cocciuti!
“Lasciami andare ora e non ti avvicinare mai più, in cambio non ti farò nulla.”
“Vuoi fare un, come si dice, accordo prematrimoniale?” domandò lei tornando dolce.
“Un patto” rispose Reiji freddamente.
“Beh, la tua proposta fa schifo. Vedi, adesso sei in mio potere. Posso farti tutto quello che voglio.”
Detto questo, la rossa gli fece una carezza e avvicinò di più il viso al suo. Reiji si tirò indietro più che poté.
“E intendi tenermi legato qui a lungo?”
“No … non è molto divertente. Ti faccio io una proposta che non puoi rifiutare, anche perché se lo fai non ce ne saranno altre. Allora, ti slego e ti permetto di riprendere la tua normale vita da secchione sexy, ma in cambio tu mi porti fuori tre sere al mese. Ah, ovviamente non farò avvicinare a te nessuna ragazza.”
Il Sakamaki rifletté attentamente.
“Ci sto …” disse sconfitto.
“Yay!” esultò Sirina.
“Ma non considerare Yui una ragazza. È più una … una mucca.”
“Una mucca?” ripeté lei, confusa.
“Sì, un animale di cui ti occupi per avere in cambio qualcosa. Invece di latte, sangue, in questo caso.”
“Capito.”
La vampira lo liberò e Reiji fece immediatamente ritorno alla villa. Sirina si sedette felice, pensando a cosa aveva ottenuto. Una di quelle sere lo avrebbe fatto ubriacare a Las Vegas e sarebbe diventata sua moglie!



***Angolo Autrice***

Mi sono divertita a fare Sirina ^^
Prossima vittima: Shuu.
Dopo di lui ho la rompiscatole personale di Kou, ma nessuno per gli altri vampirelli. Quindi ... rimediate XD
A presto!

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Capitolo 7
*** Vendetta ***


“Quindi tu sarai il primo a sposarti” commentò Kino alla fine della storia. “Hai una pretendente.”
“Anche Subaru …” aggiunse Kou, rischiando grosso.
“Finora le donne sono quelle che più ci stressano” notò Yuma.
“Anche nel mio caso si tratta di una donna” fece Shuu, sempre ad occhi chiusi.

Il vampiro era comodamente steso in mezzo alle scale, quando qualcuno inciampò sulle sue gambe e ruzzolò giù. Shuu aprì un occhio: una studentessa con lunghi capelli scuri si stava alzando a fatica. La giovane fissò i grandi occhi quasi neri su di lui, che richiuse il suo.
“Ehi, tu! Chiedimi scusa!”
“Guarda dove vai” le suggerì il biondo.
“Lo faccio, ma di norma la gente non dorme sulle scale! … Non dici altro? Tanto so che non dormi! D’accordo …”
La ragazza, il cui nome era Joly Blood, raggiunse le sue amiche e raccontò la sua disavventura.
“Ti piace, Lazy?” le chiese una.
“Cosa? No!”
“Peccato. Quello è Shuu Sakamaki. Un Sakamaki, ti rendi conto? Ed è così carino!”
“Sarà carino, ma come principe azzurro fa schifo. È più un principe narcotizzato.”
“Senti chi parla” fece un’altra. “Tu passi tutto il giorno a poltrire.”
“Ma non faccio cadere nessuno. Me ne sto per i cavoli miei a non fare una mazza. A meno che …”
“Il lato Pranky prevale sul Lazy” concluse la prima ridendo.
“Esatto.”
Joly era stata soprannominata dalle amiche Pranky Lazy. Infatti era una pigrona senza speranza, ma quando si trattava di fare scherzi diventava molto sveglia. La sua intelligenza usciva dal letargo e se ne inventava di tutti i colori per spaventare o mettere a disagio qualcuno. Era abbastanza menefreghista per infischiarsene di cosa provava la sua vittima. Anzi, con la sua ironia rincarava la dose. Finché non si era i prescelti, era uno spasso.
“E stavolta succederà?”
“Sì. Sarò il suo peggior incubo finché non mi chiederà scusa” dichiarò Joly determinata.
Il giorno dopo Shuu dormiva in corridoio. Quando si svegliò trovò una scatola di ovetti al cioccolato accanto a lui. Si guardò intorno, ma non c’era nessuno. Non era la prima volta che un’ammiratrice segreta gli lasciava in regalo dei dolci, per questo non si fece troppe domande. Prese un ovetto e lo morse. Quasi subito sputò pezzi di guscio e cercò di riparare i vestiti da tuorlo e albume, ma era troppo tardi. Il vampiro guardò male la scatola, in mancanza della sua donatrice. O donatore, a quel punto. Tornò a casa per cambiarsi e lasciò gli ovetti sul tavolo di dolci di Kanato.

“Tu cosa?!” esclamarono all’unisono Kanato e Ayato.
“Li avevo appoggiati lì … poi me ne sono dimenticato …”
“Per poco non sporcavo Teddy!! Come hai potuto essere così insensibile? Vuoi provare tu a girare nella lavatrice?!”
“L’isterico se l’è presa con me! Per fortuna Yui è abbastanza stupida da poter commettere certi errori …”
“In fondo è stato un incidente” disse Shuu. Riprese il racconto.

Il biondo non andava a scuola tutti i giorni, quindi gli scherzi successivi avvennero in modo discontinuo. Ebbe un paio di torte in faccia, fu svegliato con acqua ghiacciata, i suoi vestiti fuorno tappezzati di bigliettini, i lacci delle sue scarpe legati e una volta si trovò in testa orecchie da ghiro e la faccia pittata. Non riusciva a capire come il o la responsabile sapesse sempre quando dormiva davvero e quando invece fingeva.
Poco prima che la serie di scherzi finisse, trovò il violino avvolto nella pellicola. Lo liberò scocciato. Decise che ne aveva abbastanza: passi che se la prendessero con lui, ma nessuno poteva toccare il suo violino!
Shuu lasciò quindi un biglietto vicino al posto scelto per la dormita, invitando il responsabile a rivelarsi. Al risveglio c’era un ok fatto con strisce di tessuto tagliate dalla sua divisa.
Joly rise vittoriosa. Era ad un passo dalle sue scuse! Contemplò dispiaciuta gli scherzi che non aveva potuto fare. Beh, ci sarebbero state altre vittime, ora doveva pensare a come presentarsi degnamente al Sakamaki.
La mora si inginocchiò accanto il vampigro. Mise intorno a lui vermi di plastica e si dispose all’attesa. Indossava una lunga veste nera, macchiata di sangue, e una maschera da clown terrificante.
Shuu aprì gli occhi, avvertendo una presenza. Si fece indietro d’istinto, sbattendo il capo, e trattenne a stento un urlo. La ragazza scoppiò a ridere. Il biondo si riprese in fretta dallo spavento. Le afferrò il polso e le tolse la maschera.
“La colpevole è Pranky Lazy. Ce l’avrei fatta se non fosse stato per voi impiccioni e il vostro stupido cane!” citò Joly sghignazzando.
“Ti sembra divertente?” le chiese Shuu serio.
“Sì, molto” rispose in tutta sincerità lei.
“Sei fortunata che sono troppo pigro per pensare alla mia reputazione, ma tu disturbi il mio sonno.”
“Hai cominciato tu, Sakamaki. Chiedimi scusa e tutto finirà. Forse ...”
“Per cosa?”
“Come per cosa?!”
“Io non ti conosco.”
Joly lo fissò indignata. Non soccorreva ragazze in difficoltà e manco si ricordava di averle fatte cadere!
“T- tu … soffri di amnesia, per caso? Hai la memoria a breve termine? Il tuo cervello è in vacanza? Sei un ignobile essere che attenta alla vita di giovani fanciulle …”
Shuu si perse il resto della sfuriata, preferendo concentrarsi sulla musica. Ecco, con gli occhi chiusi era più facile ignorare la mora e pensare solo al Fur Elise. La ragazza non si accorse subito di sfogarsi a vuoto, ma appena lo fece gli tolse le cuffie dalle orecchie. Il vampiro sospirò seccato.
“Sei ancora qui?”
“Primo, mi stai ancora tenendo il braccio; secondo, sei il primo che mi fa incazzare così, quindi complimenti e vaffanculo. Terzo, non ho sprecato ore di riposo per nulla. Chiedimi scusa!”
“Ok, scusa. Contenta?” fece lui lasciandole il polso.
“Per cosa ti stai scusando?”
“Ti ho fatta cadere dalle sale. Adesso vai o assaggio il tuo sangue.”
Joly lo guardò rimettersi le cuffie e stendersi fra i vermi finti. Le scuse le aveva avute, ma non si riteneva soddisfatta. Ci voleva un bello scherzo conclusivo. Sorrise malignamente.
Al suo risveglio Shuu era appeso al soffitto con quintali di nastro adesivo. Si accorse anche di avere smalto fucsia sulle unghie.

“Ah, ecco come ci sei finito così” rise Ayato.
“Come lo sai? Non è passato nessuno per ore da quel corridoio.”
“Perché da entrambi i lati c’era un cartello con su scritto pavimento scivoloso, attenzione, fare il giro” ricordò Laito.
“Già, e la sera è stato postato un video molto interessante” continuò il gemello. “Per fortuna l’ho notato.”
“E diffuso” aggiunse Kino, mostrando un breve filmato in cui Shuu veniva ripreso da varie angolazioni.
Il malcapitato chiuse gli occhi e ignorò le loro risate, facendo capire che il suo turno era concluso.



***Angolo Autrice***

Joly Blood, alias Pranky Lazy, è stata ideata da Jessa Blood ^^
Come già anticipato il prossimo bersaglio è Kou.
Se non si iscrivono altre persone può mandarmi OC chi ha già partecipato.
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** L'arte della persuasione ***


“Che la parola resti ai biondi” fece Kou. “Il mio caso è simile a quello di Laito e Tsubaru.”
“Come mi hai chiamato?!” urlò l’albino.
“Tsubaru, perché sei tsundere” rispose allegramente lui.
“Non farlo mai più!”
“Va bene, coniglietto.”
Reiji sospirò mentre un altro divano veniva fatto a pezzi.
“D- dai ragazzi, non litigate …” disse Yui con una voce diversa dal solito. “A- altrimenti sudate, vi ammalate e poi morite.”
“Se la prendo a padellate diventa più intelligente, vero Teddy?”
“Provare non costa nulla” suggerì Shin.
“Basta tergiversare. Kou, racconta senza provocare nessuno” ordinò Ruki.
“Va bene, va bene. Intendevo dire che anche la mia scocciatrice è una idol, solo proprio demoniaca …”

Il vampiro si lasciò cadere su una poltroncina, stanco dopo aver provato diverse volte un nuovo brano. Quando girò la testa si accorse di una sedicenne seduta accanto a lui. Aveva lunghi capelli neri e lisci, occhi viola e lo detestava con tutto il cuore. L’antipatia era reciproca. Kou si raddrizzò, aspettando che lei parlasse.
“Sanguisuga, hai sentito del pvossimo show, vevo?”
Ah già, dimenticava l’odioso difetto di pronuncia. Mia Kurogane poteva anche avere un bel faccino, ma non c’era altro di lei che gli piacesse.
“Sì, e allora?” sbuffò lui seccato.
“Allova cevcano un conduttove, o conduttvice. Ovviamente se hanno un bviciolo di cevvelo sceglievanno me, ma nel caso non accada … tu fatti da pavte.”
“Mia, se mi scelgono non rifiuto.”
“Savà peggio pev te.”
“Se, se” borbottò Kou andando via.
Lei incrociò le braccia, poggiò la testa sulla mano e sorrise. Grazie ai suoi poteri sapeva che la sanguisuga era la prima scelta; sarebbe stato divertente farlo cedere. Quando la nomina di Kou fu ufficiale, Mia applaudì e si congratulò come gli altri. Al biondo non sfuggì però lo sguardo assassino che gli rivolse. Fece spallucce. Non si sarebbe lasciato intimorire da lei. In fondo, che mai poteva fargli?
Il giorno dopo il suo cellulare squillò una dozzina di volte. Alla tredicesima il vampiro perse la pazienza.
“Smetti di chiamare, cazzo!!”
Come risposta ottenne una risata.
“Mia, aspetto una telefonata importante, non ho tempo per questi dispetti.”
“Peccato, pevché io ho un sacco di tempo. Sai, se fossi occupata a pvepavavmi pev uno show, invece …”
“Sono più bravo di te, accettalo” esclamò irritato Kou prima di chiudere la conversazione.
Ovviamente la ragazza non smise di telefonare. Il biondo comunque riuscì a non perdersi la telefonata del produttore, così quel pomeriggio si presentò alle prove. Mia non si trovava nel suo stesso studio, ma era nei paraggi e aveva escogitato un bello scherzetto ai suoi danni. Un classico: lassativo nel caffè. Senza farsi vedere sgusciò nel camerino di Kou e vi lasciò il pericoloso bicchiere. Il vampiro fu costretto a tornare a casa in anticipo a causa di un forte mal di pancia.
Kou si ammonì di non bere o mangiare più nulla durante il lavoro, un sacrificio che era disposto a fare pur di non darla vinta a Mia. Riuscì così ad evitare dei cioccolatini ripieni di peperoncino. La demonietta passò allora alla seconda fase del piano. Se Kou non considerava più innocuo il cibo, doveva rendere nocivo qualcos’altro.
Il biondo ringraziò caldamente le fan assiepate attorno a lui per fare foto e avere un autografo. Accettò senza problemi un mazzo di fiori molto profumato. Lo mise in un vaso, aspirando la dolce fragranza dei fiori, poi sbadigliò, si sedette e si addormentò davanti lo specchio. Si svegliò solo tre ore dopo. Corse verso lo studio, ma ormai non c’era più nessuno.
“Sei un vitavdatavio, eh?” lo apostrofò Mia sghignazzando.
“Un cosa?” ribatté lui sebbene avesse capito. “Dovresti fare un corso o che so io per quella R, sei incomprensibile.”
“Sfotti puve sanguisuga, tanto sto vincendo io.”
“Bah, troverò una scusa per oggi.”
“Come vuoi, significa che pvesto caccevanno un avtista capviccioso. E non dive che non ti ho dato la possibilità di avvendevti dignitosamente.”
“Sabotando me danneggi lo studio, stupida.”
“Quelli come me pvefeviscono distvuggeve il lovo giocattolo piuttosto che cedevlo al altvi” spiegò lei con un’alzata di spalle.
Kou strinse i pugni. Nessuno mai lo aveva fatto arrabbiare come quella là. Di solito era lui che faceva esasperare gli altri rimanendo impassibile.
“Bye bye” lo salutò Mia soddisfatta di averlo agitato.

“Ahahaha! Poi ti ha truccato vero?” rise Yuma. “È stata lei, eh?”
“Uff, sì. Si era travestita e si era spacciata per truccatrice …”
“Come pagliaccio eri perfetto” sorrise Ruki.
“Non avete fatto foto?” domandò Kino.
“Non trovavo la fotocamera” rispose Yuma.
“Beh, non siamo gli unici fratelli bastardi, dopotutto” commentò Laito stiracchiandosi.
“Spero che Kin non incontri mai lei o quella esperta di prank” sghignazzò Shin. “Per quanto è andata avanti la persecuzione?”
“Altri dieci giorni. Nessuno sospettava di lei ed io non potevo accusarla senza prove. Non volevo nemmeno cedere, ma dovevo risolvere in qualche modo. Alla fine …”

In quasi due settimane avevano provato solo quattro volte. Kou era dispiaciuto, sapevo che presto gli avrebbero tolto quell’incarico se le cose non fossero cambiate. Non resisteva per il posto in sé. Gli piaceva, ma lo avrebbe ceduto a Mia se fosse stata un altro tipo di ragazza. Fra loro però era stata guerra fin dalla prima volta che si erano visti, per questo non poteva mollare.
Il vampiro uscì per andare a casa, quando qualcosa di liquido gli piovve addosso, seguita da un forte vento e qualcosa di soffice che lo colpiva. Ancora ad occhi chiusi sentì la risata della demonietta. Lei gli passò uno specchio, piegata in due. Lo aveva ricoperto di pece e piume!
“Ai papavazzi piacevai un sacco! Te li chiamo?”
“No, adesso basta, questa storia deve finire …”
“Bene, mi cedi il posto?”
“Sì” sospirò Kou.
“Potevi favlo subito, ma meglio così. Domani savò la nuova conduttvice!”
“Contenta tu.”
“Ehi, sanguisuga, sai che non smettevò di tovmentavti, vevo?”
“C- come?”
“Beh, ti pvendevò in givo come pvima.”
“Ah, d’accordo. Lo farò anche io, serpe.”
Dal giorno successivo fu Mia a recarsi alle prove e divenne a tutti gli effetti la conduttrice del nuovo show. Kou non lo seguì molto, troppo preso a fare cose più piacevoli che guardare quella vipera. Una mattina però ricevette un messaggio da Mia che gli suggeriva di guardare I fatti degli altri, un programma di gossip. Perplesso, il biondo obbedì. Dopo un paio di persone venne intervistata la demonietta.
“Signorina Kurogane, è stato faticoso passare da cantante a conduttrice?”
“Affatto. Cevto, mi sono impegnata molto, ma non è stato difficile.”
“Complimenti, il suo show e i suoi modi sono piaciuti molto.”
“Gvazie, mi hanno pevsino sopvannominata angioletto.”
“Lo riconosco, reciti bene” fece Kou da casa.
“È vero che lei non è stata la prima scelta?”
“Sì, inizialmente si è scelto Kou Mukami, ma lui non eva povtato a pvesentave.”
“Beh, forse il suo talento è circoscritto a danza e canto.”
“Già … ho fatto un paio di scoop pevò” ghignò Mia, facendo preoccupare il vampiro.
“Davvero? Vuole essere così gentile da condividerli con noi altri fan?”
“Se insistete … Kou ha saltato spesso le pvove pev pvoblemi all’intestino e con alcuni doni delle sue fan.”
Nello studio si levò un oooh.
“Brutta serpe, è stata tutta colpa tua!” esclamò lui serrando i pugni.
“Inoltve gli piace fave il pulcino, ecco” proseguì lei passando all’intervistatore una foto.
“Oh, simpatico” rise lui, poi mostrò la foto alla telecamera.
Vi si vedeva il biondo travestito da pulcino con un uovo in mano. Kou capì che Mia doveva aver usato i suoi poteri per modificare una foto di lui ricoperto di piume e pece. Sospirò sconsolato. Sapeva che il gossip si esaurisce in fretta, ma per alcuni giorni fan e giornalisti si sarebbero divertiti con quelle informazioni false. Infatti alcune fan gli mandarono scuse nel caso i loro omaggi gli avessero fatto male, altre spedirono vari rimedi fatti in casa contro il mal di pancia e tutte lo trovavano adorabile da pulcino.
Il vampiro si disse che sarebbe potuta andare peggio, in fondo. Il peggiò arrivò. Fra tutte le cose passate e future che gli fece Mia, quella era la più diabolica: travestirsi da pulcino per cantare Il pulcino Pio.



***Angolo Autrice***
Povero Kou, quasi mi fa pena XD
Mia Kurogane appartiene a Sakura Kudo.
La prossima vittima sarà il caro Ayato.
Shin, Ruki, Kanato, Azusa, Yui e Kino sono orfani di un/a scocciatore/trice. Adottateli please XD
A presto!

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Capitolo 9
*** In trappola ***


“È arrivato il momento del sottoscritto” proclamò Ayato.
In radio c’è un pulcino, in radio c’è un pulcino …
“Togli quella roba!” ordinò Kou a Kino, che obbedì ridacchiando.
“Ehi, non mi ignorate!”
“Oh, mi piace quella canzone! Solo che alla fine … p- povero pulcino” piagnucolò Yui.
“Farai la sua stessa fine se non ti stai zitta!” la minacciò Ayato. “Allora, ero andato a testare un nuovo ristorante …”

“Muoviti, dannato coso!” sbottò il rosso quando l’ascensore si bloccò. Diede un pugno alla parete con i pulsanti. Gli sembrava di essere Subaru a fare così.
“Guarda che non ti sente e colpendolo non risolverai nulla” fece seccata la ragazza intrappolata con lui.
Ayato aveva già notato seno e posteriore, abbastanza generosi, e una specie di runa sul collo scoperto, visto che i lunghi capelli castani erano legati in una coda laterale. Adesso la guardò per la prima volta in faccia, dove spiccavano due brillanti occhi verde giada. La ragazza portava un solo orecchino al lobo sinistro.
“Tu chiudi la bocca” le intimò il vampiro.
“Certo, mister macho, ti lascio campo libero” replicò lei sarcastica.
Ayato si stupì per un attimo della sua insolenza, poi le afferrò una spalla e la inchiodò contro una parete. Lei non sembrò particolarmente colpita dal suo gesto. Si limitò a fissarlo beffardamente.
“Stammi a sentire umana! Sono già abbastanza innervosito, quindi non dire altro o ne pagherai le conseguenze.”
“Umana? Malpelo, si vede che non sai con chi stai parlando.”
“Nemmeno tu” replicò lui indispettito dalla sua mancanza di paura. “Presentati.”
“Se proprio ci tieni … sono Celia Weis, figlia del dio Freyr.”
“Come no. E io sono Van Helsing.”
“Piacere, signor Helsing” sorrise Celia.
Ayato ringhiò, rivelando i lunghi canini. La diciottenne non mostrò nessun turbamento.
“Sono un vampiro! Quindi, dea dei miei stivali, se continui a provocarmi …!”
“Veramente semidea, mia madre è umana. E tu non porti gli stivali” si divertì a punzecchiarlo la giovane.
Il vampiro le strinse il braccio con forza e avvicinò sempre più la testa alla sua gola. Odiava quando le sue vittime non capivano subito chi comandava. Quella poi era particolarmente irritante, con la sua ironia. Celia d’altro canto non si lamentava molto della situazione. Ne aveva passate di peggio. Inoltre le piaceva tenere testa a quel rosso, che faceva di tutto per impaurirla e sottometterla, cose che lei mai avrebbe fatto nella vita.

“Aspetta, non so se ho capito bene …” lo interruppe Yuma. “I ristoranti hanno ascensori?”
“Sì, questo era in un grattacielo.”
“E perché non ti sei teletrasportato?”
“Per assaggiare i takoyaki, ovvio.”
“Non è ovvio …”
“Mi stupisce dargli ragione” intervenne Reiji. “Se fosse apparso fuori avrebbe potuto dare nell’occhio. Inoltre negli ascensori gli umani installano delle videocamere.”
“Beh, io pensavo solo a resistere per quelle delizie. Comunque, prima che potessi bere …”

“Ehi, tu, che stai facendo alla signorina!”
Ayato si staccò ed indietreggiò di colpo, spaventato. Non riusciva a capire chi avesse parlato, visto che lì dentro erano soli. Celia si accorse della sua incomprensione. Ghignò. Uno scherzetto ci stava.
“Grazie padre, me la cavo da sola” dichiarò parlando verso l’alto.
“Cosa?” fece il vampiro tornando a guardarla.
“Purtroppo posso solo vedervi, l’audio non va. Restate calmi, il tecnico sta per arrivare.”
“Non sono stupido” disse Ayato lanciandole un’occhiataccia.
“Se non parlava ancora ci saresti cascato” replicò convinta la castana.
Il rosso sospirò. Se un umano li stava guardando non poteva più muoversi liberamente. Si augurava che le sue amate polpette di polpo fossero davvero eccezionali come diceva l’annuncio.
“Oh, hai smesso di fare il bambino cattivo? Poverino, la telecamera ti fa paura?” gli domandò Celia con un tono falsamente preoccupato.
“Chiudi quella boccaccia, preda!”
“Perché dovrei?” ribatté lei incrociando le braccia. “Stavi per succhiarmi il sangue, no?”
“Certo, per insegnarti un po’ di umiltà.”
“Tu vieni a parlare di umiltà a me?” si indignò Celia.
“Il sottoscritto è il padrone, capisci? Vampiro, in cima alla catena alimentare” spiegò Ayato come se si stesse rivolgendo ad un bambino un po’ tonto.
La ragazza gli rispose allo stesso modo: “Ventunesimo secolo, bye bye vampiri.”
“Come prego?”
“Se siete così forti come dici perché non siete voi a governarci? Perché la maggior parte delle persone crede che non esistete?”
“Per la prima … un noto politico giapponese è un vampiro” svelò Ayato, e ghignò vedendo che per un attimo l’espressione di lei mostrava stupore. “E poi che posso farci se voi siete stupidi? Tra l’altro, la gente non crede nemmeno nelle semidee.”
Celia lo guardò come se fosse ritardato. Il rosso capì che stava per prenderlo in giro. Infatti …
“Scommetto che ve ne state rintanati nelle vostre tane e uscite solo per nutrirvi, giusto? Beh, di certo tu non ti informi molto su ciò che accade intorno a te. Da quando gli Avengers hanno agito per la prima volta a New York la gente crede agli dei.”
Ayato tacque per celare la propria ignoranza. Lui era quello pratico, abile nei fatti, non con le parole. E se ne sbatteva altamente di ciò che non lo riguardava direttamente.
“Non sai chi sono, padrone caro? Ah, per fortuna qui prende.”
La giovane estrasse dalla borsetta il suo cellulare. Nel farlo le cadde un block notes. Il vampiro fu più veloce a raccoglierlo e lo sfogliò.
“Quanti disegni, non sai scrivere?”
“Scemo, faccio l’artistico. A New York.”
“Quando uscirò da qui scoprirò che gusto ha il tuo sangue.”
“Come no. Comunque, quello te lo puoi pure ficcare in quel posto, ci sono solo scarabocchi. Ti volevo mostrare gli Avengers.”
Celia gli tese il cellulare, dove c’erano parecchie foto su di loro. Ayato lo prese, buttando per terra il block notes, che fu subito rimesso in borsa dalla sua proprietaria.
“Ehi, ma sei una stalker?”
“No, collaboro con loro. Di solito non mostro quelle foto a nessuno, ma dubito che tu lo racconterai a qualcuno.”
“Chi di loro sarebbe un dio?”
“Quello biondo che sembra un gorilla.”
“Scommetto che non è molto intelligente” ghignò lui.
“Fra simili ci si riconosce.”
“Il sottoscritto non somiglia ad un primate!”
“Il sottoscritto è meglio fisicamente, questo lo posso ammettere. Poi questi sono umani, anche se sono sicura ti farebbero il culo a stelle e strisce, soprattutto Cap. Ah, questa è buona e nessuno qui può capirla” si lamentò la semidea.
Il rosso digrignò i denti. Non vedeva l’ora di essere libero, soprattutto libero della sua presenza. Stava per romperle il cellulare quando si risentì la voce di prima: “Il tecnico è al lavoro. Massimo cinque minuti e siete fuori.”
“Grazie al cielo” sospirò Celia riprendendosi il cellulare.
“Per te non è una buona notizia” la minacciò Ayato.
“Sì, sì, vuoi il mio sangue, ho capito. Dimmi, ma tutti i vampiri sono come te?”
“Tsk, il sottoscritto è unico.”
“Meno male, ci sono già abbastanza teste di cazzo fra gli umani.”
Il vampiro le strinse con forza il braccio e lei sostenne il suo sguardo senza fare un verso. Improvvisamente l’ascensore si mosse. Colti alla sprovvista, caddero entrambi. L’ascensore si fermò di nuovo.
“Scusate” fece la voce.
“Togliti di dosso!” gridò Ayato in falsetto.
Celia rise rialzandosi. Gli scattò una foto.
“Ecco, ora ho un ricordo della tua superiorità.”
“Ma io ti …!”
L’ascensore stavolta salì invece di scendere e le porte si aprirono. I due prigionieri uscirono, trovandosi davanti il portiere, che si scusò subito per il disagio e li invitò a riempire un paio di moduli. Ayato li compilò in fretta. Ne aveva abbastanza di umani e loro pratiche, voleva solo takoyaki e sangue, non necessariamente quello della semidea. Celia fece con calma. Quando il rosso finì lo vide andare verso le scale, segno che per un po’ non avrebbe più usato un ascensore. Appena vi mise piede però una forte esplosione scosse il palazzo. La ragazza lo costrinse ad evacuare l’edificio insieme agli altri. Guardando in su scoprirono che del ristorante non rimaneva più nulla. Ayato le afferrò il braccio, la trascinò in un vicolo isolato e disse: “Per colpa tua niente takoyaki!”
“Come cazzo fa ad essere colpa mia?” ribatté la giovane, stanca di sopportarlo.
“Porti sfiga! Ma ora …”
Qualcosa, o qualcuno, lo paralizzò. Il vampiro fissò stupito Celia, che sembrava altrettanto sorpresa, poi la ragazza guardò oltre la sua spalla.
“Piccola Celia, ti ho cercata a lungo. Sappi che scappare in Giappone …”
“Non stavo scappando” sbuffò lei.
Loki le si avvicinò e i due sparirono. Ayato tentò di muoversi, ma era bloccato come una statua. Dopo tre ore fu finalmente libero di tornare a casa. Si ripromise di mangiare solo i takoyaki che vendevano per strada, cosa che fece prima di raggiungere la villa.



***Angolo Autrice***
Grazie a Stardust94 anche ad Ayato l'autostima si è abbassata notevolmente XD
Il prossimo rompiscatole è un altro suo OC e la vittima è Kino.
A presto!

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Capitolo 10
*** A caccia ***


“Sopportare tutto quello per dei takoyaki …” mormorò Kino. “Non per una morale o per difendere qualcuno … ma per del cibo …”
Alcuni dei presenti annuirono come se stessero ad un funerale, quello del cervello di Ayato.
“Ognuno ha le sue priorità! Racconta tu, che fai tanto il nobile!” protestò il criticato.
“D’accordo. Io ho avuto la sfortuna di incontrare Adrian mentre andavo a caccia di Pokémon …”
Kino fu interrotto da Ayato e da Yui. I due, che avevano cominciato a parlare contemporaneamente, si guardarono.
“Facciamo flick flock” disse gioiosa la ragazza.
“Quei cosi sarebbero un motivo valido per sopportare un rompiballe?” chiese il rosso ignorandola.
“Ed io che ne sapevo che stava là?!”

Il vampiro guardava il bosco attraverso il suo cellulare. Era sicuro che lì avrebbe trovato un Pokémon raro, probabilmente di tipo erba. Ad un tratto avvertì una presenza alle sue spalle. Si voltò, trovandosi faccia a faccia con un ragazzo.
Aveva lunghi capelli castani legati in una coda bassa, dolci occhi blu e i lineamenti del viso, nonostante lui dovesse avere sui ventitré anni, erano infantili. Esprimeva tenerezza e allegria da ogni poro. Ovviamente, tali sentimenti non raggiunsero Kino, che al contrario era infastidito dalla sua vista. Indossava inoltre vestiti neri, forse in pelle, che mettevano in risalto il fisico prestante, e dietro la schiena aveva arco e frecce.
“Ciao, sono Adrian Hallowtower” si presentò il tizio sorridendo.
Tese la mano, che il vampiro non afferrò. Sperò che ciò bastasse a fargli capire che la sua presenza non era gradita. Riprese a camminare, e Adrian gli andò dietro.
“Perché cammini col cellulare in mano? Non stai chattando e non fai foto.”
“Lasciami in pace.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Sono un Shadowhunter. Da generazioni la mia famiglia caccia demoni. Tu sei un sospettato.”
Kino si fermò, sorpreso. Non aveva mai sentito parlare di Shadowhunters. Il cacciatore sbatté contro di lui, poi fece qualche passo indietro e si scusò. Il moro si chiese come facesse un tipo del genere a cacciare demoni, ma preferì rivolgergli domande più interessanti.
“Perché sarei un sospettato?”
“Perché sei un vampiro.”
“I vampiri non sono demoni.”
“Invece sì.”
“No.”
“Sì.”
“No!”
“Sì.”
“Lo so meglio io che sono un vampiro, no? Quelli vivono all’inferno. E poi non esisterebbero un re dei vampiri e uno dei demoni se fossimo la stessa cosa.”
Il giovane lo guardò pensieroso. Fece spallucce.
“Sei pericoloso per i Mondani.”
“Se ti riferisci agli umani, sbagli. Io odio la mia specie. Ora smamma, mi hai messo di cattivo umore.”
“Oh, mi spiace. Ti suonerei qualcosa al piano, ma sai, quello è difficile da portare in giro. Però ti posso preparare da mangiare. In fondo non è la prima volta che incontro un vampiro buono e …”
Adrian si accorse che l’altro era distratto. Gli si avvicinò piano e guardò il cellulare anche lui.
“Ma che carino!”
Kino sobbalzò. Si allontanò da lui e si concentrò sulla cattura di Chikorita.
“Che cos’è?”
“Mai sentito parlare di Pokémon?”
“Sì, ma non mi sono mai interessato.”
“Beh, spero di farlo evolvere in fretta. Ciao, cacciatore.”
Il vampiro fece qualche passo indietro per teletrasportarsi, ma si accorse di non potersi allontanare molto. Si guardò il polso: Adrian lo aveva ammanettato a lui!
“Su quelle manette ho disegnato una runa, non le puoi spezzare” spiegò il castano, sorridente.
“Liberami subito!”
“Non ancora. Prima ti faccio giudicare da mio fratello.”
Kino sbuffò. Se fosse stato pericoloso come Adrian credeva lo avrebbe già assalito, ucciso e preso la chiave per liberarsi. Gli stava appunto esponendo un tale scenario quando lui lo zittì con un gesto della mano.
“Ascolta, dei picchi.”
“Pensa a portarmi subito da tuo fratello, se proprio devi. Ehm, ti somiglia?”
“No, il fratellone è più serio, un vero e proprio cacciatore. Io gli do una mano. Mi interessano di più viaggiare, il piano, la cucina e … l’avventura! A proposito, sento uno strano rumore.”
“Sarà qualcuno che fa una gita, ma che importa? Devi infastidire tutti quelli che incontri?!”
“Devo perlustrare il perimetro e renderlo sicuro” recitò il ragazzo.
“Comincia dal serpente sul tuo piede.”
Il vampiro rise vedendo che ci cascava, ma smise subito poiché Adrian, per guardare la terra sotto di sé, si girò in maniera talmente goffa che fece cadere Kino. Lo Shadowhunter lo aiutò a rialzarsi e rise per lo scherzetto. Si incamminò in una direzione diversa da quella intrapresa prima dell’ascolto dei picchi.
“Non dovevamo andare di là?”
“Devo scoprire cos’è questo rumore.”
“Sembra che qualcuno stia tagliando legna.”
“Non ti sembra strano?”
“Per niente. Aggiungi pure il fatto che non mi frega nulla” disse Kino apatico.
“Ma dietro potrebbe celarsi un mistero, come in Scooby-Doo, o un delitto, come in La signora in giallo, oppure …”
“L’avevo già capito che porti sfiga.”
“Ahaha, sei proprio divertente tu.”

“Potevi stenderlo senza ucciderlo” fece Ayato, ancora scocciato per la critica di prima.
“Non sono un tipo violento. E conoscere dei veri cacciatori di demoni mi interessava.”
“E ne è valsa la pena?” chiese Reiji.
“No … Comunque, Adrian aveva una particolare abilità nello scegliere il percorso più accidentato, cosa che lo faceva inciampare un passo sì e l’altro pure …”

Dopo un quarto d’ora un orso fuggì passando accanto a loro. Il cacciatore si fece più attento. Proseguì nella direzione da cui era scappato l’animale. Kino scorse prima di lui il tizio che spaccava legna. Lo stava facendo con un machete. Era alto, indossava una maschera da hockey e vestiti sbrindellati su un corpo altrettanto disfatto.
“Ah – ah, avevo ragione!” esclamò Adrian soddisfatto.
“Sai che da solo non ce la farai mai, vero?”
“Se segui miei movimenti posso usare l’arco e …”
“Attirare la sua attenzione per poi essere divorato. Come preferisci, ma liberami.”
Il giovane non gli diede retta. Incoccò una freccia e prese la mira. Dopo un paio di minuti il grosso zombie ne era pieno, ma ancora perfettamente attivo. Con la mano libera se le staccò dal corpo, dopodiché si guardò intorno, li individuò e cominciò ad inseguirli.
“Te l’avevo detto!”
“Eddai, tutti sbagliano! Di qua!”
Adrian svoltò, perse l’equilibrio ed assieme al vampiro rotolò giù per un declivio. Furono fermati da un albero. Kino si sentiva dolere tutto il corpo. Si accorse di essere sdraiato sopra lo Shadowhunter e si rialzò in fretta. Adrian si sedette, massaggiandosi la testa.
“Che botta, almeno la scorciatoia ha funzionato” commentò.
“Scorciatoia?! Non avevi la minima idea di dove andare!” strillò il moro, facendo volare via alcuni uccelli.
“Ssh, o ci ritroverà.”
“Liberami.”
“Ok …”
Il cacciatore si tastò le tasche, poi varie parti del corpo.
“No, non dirmi che …”
“Ehm, l’ho persa, già.”
Adrian fece un sorriso di scuse, grattandosi la testa e sussultando di dolore quando si toccò il bernoccolo da poco confezionato. Kino ringhiò frustato. Sospirò.
“Muoviti a portarmi da tuo fratello.”
“Sì, sì, subito. Allora …”
Dopo qualche attimo di riflessione il castano si mise in moto. Non sembrava minimamente provato dalla loro disavventura; era di buonumore.
“Ecco, ricordo quella grotta. Avevo pensato che potesse esserci un orso ed infatti ne abbiamo visto uno. Aspetta …”
“No, nessuna deviazione!”
“Dei cuccioli!”
Il vampiro fece resistenza, trattenendolo come se l’altro fosse un cane energico al guinzaglio.
“Sono solo dei cazzo di orsetti!”
“Potrebbero …”
“No, stanno benissimo! Noi due! Da tuo fratello! Ora!”
Passò qualche minuto di silenzio in cui camminarono e basta. Pian piano gli animali ripresero le loro faccende quotidiane.
“Non so ancora come ti chiami.”
“Kino Sakamaki.”
“E odi i vampiri …”
“Sì.”
“Perché?”
“Non ti riguarda.”
Ad Adrian sembrò che lo sguardo del moro si facesse triste, quindi cambiò argomento senza rinunciare a fare conversazione.
“Ti piace giocare al cellulare, eh?”
“Mh.”
“Perché?”
“Mi rilassa e diverte.”
“Perché?”
“Mi concentro sui vari giochi, così non penso al presente.”
“Perché?”
“Vinco sempre, nella realtà no.”
“Perché?”
“Ma la pianti?!”
Finalmente raggiunsero Julius, il fratello di Adrian. Lui liberò Kino ed insieme parlarono della sua professione. Intanto Adrian preparò un caffè sul fuoco dell’accampamento.
“Grazie per le informazioni, Julius. Ora è meglio che vada. Avete i telefoni, vero?”
“Ovviamente.”
“Bene, così ci teniamo in contatto.”
“Che bello fratellone, un nuovo amico!”
Adrian abbracciò Kino, che si divincolò dalla sua presa. Mentre il vampiro salvava il numero dettato da Julius, il più giovane degli Hallowtower, nel servire il caffè, inciampò e ne versò una buona parte sulle scarpe di Kino. Il cellulare si fece un bel volo, lanciato dal proprietario che strascicava i piedi per togliersi di dosso la bevanda.
“Ops, scusa ...” fece mortificato il giovane.
Kino recuperò il telefono, un ramo abbastanza robusto e inseguì Adrian finché non fu abbastanza stanco da lasciar perdere.



***Angolo Autrice***
Riconosciuto Jason? XD
Prossimo bersaglio: Kanato.
Che bello, mancano solo tre vampiri ^^
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Magia punitiva ***


“Che sfiga. Beh, adesso racconto io” fece Shin.
“Teddy dice che tocca a noi” lo interruppe Kanato.
“E perché?”
“Perché sì.”
“Ci dobbiamo alter-”
“LO HA DETTO TEDDY!!”
“Accontentalo” sospirò Carla.
“Solo perché col mio racconto mi aggiudicherò la vittoria” si arrese Shin.
“Ho conosciuto Rachel a scuola” cominciò Kanato, più calmo. “Ha sempre cercato di rapire Teddy.”

Il viola si stava bevendo un succo di frutta quando qualcuno disse: “Ciao, che bell’orsetto!”
Si voltò verso una diciannovenne inginocchiata a guardare Teddy. Era una ragazza alta quanto lui e poco formosa. Portava i capelli verde scuro a caschetto, aggiustandoseli dietro l’orecchio a sinistra mentre a destra lasciava cadere il ciuffo. Gli occhi erano di una tonalità di verde più chiara. Indossava una lunga, larga T-shirt grigia, jeans strappati e scarpe da ginnastica nere.
“Piacere, sono Rachel Kilgore, ma puoi chiamarmi Ray” si presento sorridente lei, allungando la mano.
Kanato la guardò con diffidenza, strinse Teddy e distolse lo sguardo. Rachel continuò a sorridere. Ritirò la mano.
“Scusa se ti disturbo, però sai, io sono capace di prevedere il futuro usando i tarocchi.”
“Davvero?” chiese lui, leggermente interessato. “Non sarà una ciarlatana, Teddy?”
“No, no, dico sul serio, te lo giuro!” fece Ray incrociando le dita dietro la schiena.
“E cosa hai visto su me e Teddy?”
“Beh, tu rischi di attirare una maledizione se non mi dai l’orsetto.”
Kanato strinse più forte Teddy, quasi temesse che l’altra glielo prendesse con la forza.
“MAI! Di che maledizione si tratta?” domandò con uno sguardo minaccioso.
Rachel, che lo pedinava da circa una settimana, proseguì tranquillamente. Ormai sapeva tutto riguardo la sua natura vampiresca, il suo carattere particolare ed il suo punto debole.
“Ecco colpisce le persone i cui nomi cominciano per K.”
“Come Kanato.”
“Esatto.”
“E poi?”
“Poi ti farà cadere i capelli.”
“NO! I MIEI MERAVIGLIOSI CAPELLI NON SI TOCCANO!”
Lei faticò a nascondere un ghigno. Tutto stava procedendo a gonfie vele. Tornò seria sotto il suo sguardo astioso.
“Già, sarebbe un peccato se diventassi calvo.”
“Perché sei venuta a dirmi brutte cose?!”
“Per impedirle …”
“E che c’entra Teddy?”
“Semplice. Ho notato che siete inseparabili, quindi lo trasformerò in un amuleto.”
Kanato la fissò dubbioso.
“A te che importa? Perché mi vuoi aiutare?”
“A me piace aiutare la gente, faccio volontariato. Capisco la tua diffidenza e fai bene, con tutti i malintenzionati che ci sono, ma di me ti puoi fidare.”
Dopo un po’ il viola annuì. Il sorriso di Rachel si ampliò.
“Va bene Ray, ti seguiamo.”

“Mi sono ricordato di lei” disse Reiji mentre Kanato faceva una pausa. “È una delle migliori studentesse del suo anno, anche se è solo un’umana. Ed è vero che fa volontariato.”
“Non è solo umana!” esclamò Kanato. “È una strega, una vera! Io e Teddy non l’abbiamo capito subito, ma poi abbiamo scoperto le sue magie.”
“Questa ragazza è ancora viva?” domandò Ayato divertito.
“Sì, la conosco di vista. Di solito redarguisce i bulli o chiunque si comporta male” rispose Ruki.
“È cattiva anche se non sembra. Si svela solo a chi non le obbedisce. DEVE ESITERE ANCORA L’INQUISIZIONE!”
“Okay, ma vai avanti. Voglio scoprire che sa fare una vera strega.”
Il tono pacato e interessato di Reiji calmò il viola. Gli altri ascoltarono attenti e un po’ inquieti.

Rachel portò il vampiro a casa sua. La sua missione era farlo diventare un bravo bambino, a qualsiasi costo. Ammetteva però di divertirsi a vedere come riusciva a terrorizzare le persone che aiutava, soprattutto se non collaboravano. A scuola era conosciuta come una studentessa modello: ottimi voti, carismatica, servizievole, dolce. Ma aveva anche un lato decisamente sadico che rendeva più efficace la riabilitazione di certi individui.
Kanato osservò curioso la casa della sua futura preda – quella che credeva sarebbe stata una preda. Vide una libreria piena di libri di magia e non, una mensola con strane ampolle e amuleti sparsi per la stanza. A parte questo il salotto era abbastanza normale.
“D’accordo Kanato, adesso ti leggo che cosa si deve fare. Accomodati intanto.”
Il viola si sedette con Teddy, mentre lei prese un libro preparato la sera prima. Le istruzioni le aveva prese da un sito di amanti dell’horror e avrebbero dovuto scatenare un orsetto demoniaco.
“Allora: come trasformare in amuleto il vostro animale di pezza. Prima di tutto dategli un nome. Facciamo che avete un orso di peluche e che lo chiamate Teddy …
“C’è scritto davvero così?” domandò stupito il vampiro.
“Sì, guarda. Ma è solo una coincidenza. In fondo gli orsi sono i peluche più comuni e …”
“Vai avanti.”
Dopodiché squarciate Teddy e …
“SQUARCIARE TEDDY?!? IDIOTA, COME PUOI LEGGERE UNA COSA DEL GENERE DAVANTI A LUI?!” Kanato tappò le orecchie del suo orsacchiotto. “È SENSIBILE E IO NON SONO UN ASSASSINO!”
“Calmo, non lo devi uccidere” lo rassicurò Rachel fingendosi premurosa quando dentro di sé gongolava notando la sua apprensione. “Lui sopravvivrà all’operazione.”
“Sarà traumatizzato a vita!! Ho cambiato idea Ray, ce ne andiamo!”
Detto questo il viola si alzò e si diresse alla porta. Un tavolino allungò una gamba e lui si ritrovò disteso per terra senza sapere come. Accanto a sé vide una ciocca di capelli viola, tagliati da una forbice invisibile.
“Ti sei fatto male?”
La ragazza lo aiutò a rialzarsi.
“Visto, la maledizione comincia ad avere effetti.”
Kanato accettò di ascoltare il resto di quella che per lui era una storia dell’orrore.
“Sintetizzo … bisogna fare una trasfusione, rimuovendo l’imbottitura e mettendoci del riso. Poi si ricuce con del filo rosso. A questo punto immergete Teddy nell’acqua della vasca, dite che state sotto per tre volte, spegnete tutte le luci e contate fino a dieci.”
“Allora … dopo quella operazione giochiamo a nascondino?” chiese il vampiro confuso.
“Certo. Ti spiego: il riso rappresenta vita e abbondanza, rende Teddy più forte. Giocando a nascondino vi ritrovate, no? Vi riconoscete come amici.”
“Mh …”
Quando trovate Teddy avete vinto. Pugnalatelo e dite che ora sta lui sotto, poi andatevi a nascondere.”
“Hai detto pugnalatelo?”
“Sì, ma lo farà anche lui se ti trova. Sai … tipo fratelli di sangue.”
Kanato la guardava sempre più dubbioso.
Il rituale finale è estremamente importante. Se decidete di interrompere il gioco prima che sia mattino dovete bere acqua salata o sakè senza ingoiarli, cercare Teddy e poi sputargli addosso. Ripetete per tre volte Ho vinto. Questo conclude quasi il gioco: è imperativo che voi bruciate l’animale di pezza usato.”
“QUEL LIBRO È STATO SCRITTO DA UNO PSICOPATICO! COME PUOI PENSARE CHE BRUCERÒ TEDDY?!”
“Serve così metti le ceneri in un ciondolo ed il suo spirito è sempre con te.”
“NON MI SERVE IL SUO SPIRITO, LO VOGLIO INTERO CON ME!”
Rachel sospirò per finta. Infatti era riuscita a spaventarlo con quella lettura, anche se lui si mostrava arrabbiato.
“D’accordo Kanato, forse esiste un altro modo per annullare la maledizione” disse lei dopo una piccola riflessione.
“Riguarda Teddy?”
“Oh, no … non esattamente. Hai mai sentito parlare di Pavlov? O conosci il termine stopreato?”
“No e no.”
“Beh, diciamo che riguardano i riflessi condizionati.”
“Continuo a non capire. Mi vuoi imbrogliare, vero?!”
“No, violetto mio, anche se ti ho detto qualche bugia a fin di bene. Vedi, è vero che sono una strega ed è vero che ti capiteranno cose spiacevoli se non fai il bravo bambino.”
“Non sono un …”
“Lo so, sei un vampiro, e non è peggio? Credo che nella tua vita tu non sia cambiato per niente.”
“Ne ho abbastanza, noi adesso ce ne andiamo!”
“Liberi di farlo, ovviamente. Ma sappi che se a scuola farai il cattivo, tipo terrorizzare studenti, bere il loro sangue, eccetera, sarà Teddy a rimetterci.”
La strega incrociò le braccia e lo guardò minacciosa e sicura di sé. Il vampiro indugiò, insicuro. Quella lì era davvero in grado di fare ciò che minacciava?
Lo scoprì qualche giorno più tardi. Prima di entrare a lezione aveva fatto piangere la sorellina di un compagno di classe per non farle toccare Teddy. Quando uscì da lezione si accorse che all’orso era stata cambiata la sua benda. Era una sciocchezza, ma ciò lo mandò nel panico. Ray era una vera strega! Corse da lei pretendendo di restituire a Teddy la sua benda. Lei lo accontentò, avvertendolo che ad ogni mancanza le conseguenze sarebbero peggiorate. Per questo Kanato cercò di dominarsi, almeno a scuola. Se sbagliava Rachel era sempre pronta a portare via l’orso o qualcosa che gli apparteneva, ma glielo restituiva subito soddisfatta dai suoi sforzi per migliorare. Terrorizzarlo poi era divertente, non avrebbe rinunciato tanto presto a lui.



***Angolo Autrice***
Per Kanato mi dispiace ... un pochino XD
Rachel Kilgore appartiene a Giuly-san.
Non so chi sarà la prossia vittima tra Ruki, Shin e Azusa, dipende da chi mi manderà il prossimo OC.
A presto!

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Capitolo 12
*** La comandante ***


“Mi stupisce che non ci hai mai detto niente di questa tizia” fece Laito.
“Anche voi siete nemici di Teddy” sentenziò Kanato per poi cullare il suo orsetto e mormorargli parole rassicuranti.
“La prossima storia è meno … demenziale?” si informò Yuma.
“Suppongo di sì, anche se si parla di un’altra pazza” rispose Ruki.
“Beh, difficilmente può starti antipatico uno normale, al massimo ti è indifferente” considerò Carla.
Ruki iniziò il suo racconto.

Il vampiro finì di bersi un cappuccino, si voltò e per poco non sbatté contro una ragazza corvina. Incrociò lo sguardo irritato di lei, che aveva l’occhio destro blu notte ed il sinistro azzurro cielo. Ruki indietreggiò scusandosi appena, anche se era stata lei che lo aveva quasi investito. Ma l’odore non mentiva: lei era per metà fondatore, doveva andarci cauto.
Adeline Giovanni non badò alle sue scuse. Incrociò le braccia al prosperoso petto e non si scostò da lì, dando tempo a Ruki di notare la sua bellezza. I capelli lunghi e lisci terminavano in punte bionde all’altezza del seno. Il vampiro non era il tipo di ragazzo che bada a certe cose, ma non poteva mancare di vedere che le curve della ragazza erano ben modellate e sode. Tornando al viso, in cui risaltavano gli occhi dicromatici, si soffermò sul nasino alla francese e poi sulla bocca carnosa e rosea, ora tirata in un sorriso di scherno.
Prima che potesse sorpassarla una volta per tutte Adeline parlò: “Tu non mi piaci.”
Ruki la fissò stupito. Che voleva quella fondatrice da lui?
“Quindi?”
“Quindi lavorare con te non sarà bello e non vorrò fare amicizia. Ci parleremo solo se strettamente necessario, come adesso.”
“Lavorare a cosa?”
“Tu fai parte del club di letteratura, no?”
“Beh, sì …”
“Io di pittura. Cominci a capire o devo unire i puntini per te?”
Ruki sorvolò sul disprezzo della First Blood. Ora aveva abbastanza informazioni per capire perché gli aveva parlato. Per la settimana prossima era stata fissata una data in cui i due club si sarebbero riuniti per parlare di Dino Buzzati, sia scrittore che pittore. Ora il vampiro si pentiva di essersi offerto come volontario per organizzare l’incontro.
“Capisco …”
“Ci vediamo oggi pomeriggio alle sedici” si congedò Adeline.

“Non è pazza, mostra solo un giusto disprezzo verso gli esseri inferiori” disse Shin. “Non avete studiato la piramide sociale?”
“Queste sono cose che solo i nobili possono inventarsi!” esclamò Yuma.
Il fondatore si stese più comodamente sulla poltrona, con i piedi poggiati su un tavolino, ed elencò: “Al primo posto ci siamo noi, poi vengono i purosangue, poi i mezzosangue, poi le specie alimentari tipo gli umani ed infine le cose che non si muovono.”
Ayato diede un calcio al tavolino, facendo cadere Shin e rompendo una gamba del mobile, con disappunto di Reiji.
“Il sottoscritto non è secondo a nessuno!”
“Vediamo in quanti secondi ti anniento?!”
“Vai, gattina della pace” fece Kou spingendo Yui tra i due litiganti, che in effetti smisero di minacciarsi per bere dalla ragazza.
“Siediti, fratello, la nostra superiorità è così evidente che non serve proclamarla.”
Nessuno si prese la briga di contraddire Carla per non riprendere a bisticciare. Ruki tornò alla sua storia.

Alle sedici in punto il vampiro si trovava nell’aula destinata all’incontro. Adeline lo raggiunse con qualche minuto di ritardo, portando con se come minimo un centinaio di manifesti.
“Questi li devi appendere in giro, così magari altra gente si unisce ai nostri club.”
“D’accordo. Tu che fai?”
“Qui le domande le faccio io, mezzosangue. Pensa a lavorare per bene altrimenti ti faccio radiare dalla scuola.”
Adeline ghignò soddisfatta vedendo che Ruki non intendeva replicare. Sapeva che era un secchione, un perfettino, e questo aumentava la sua antipatia per lui. Lo avrebbe fatto sgobbare a dovere in quella settimana. La First Blood sistemò una piccola tela e cominciò a dipingere.
Ruki si diede da fare con i manifesti, distribuendoli in modo che chiunque li avrebbe visti ma stando attento a non metterli troppo vicini. Lavorare non gli dispiaceva, ma quella si stava divertendo a dargli ordini e lui non poteva nemmeno rispondere … Almeno Adeline sembrava tenerci alla riuscita dell’incontro. Infatti quando Ruki tornò nell’aula lei era tutta presa dalla sua replica di Il Duomo di Milano.
“Finito.”
La fondatrice lo degnò appena di un’occhiata.
“Sistema altre tele sui cavalletti” ordinò. “Poi appendi questa quando si asciuga.”
Quel pomeriggio lavorarono fino alle diciannove. Nei seguenti le cose non andarono molto diversamente: Adeline dipingeva e fra un quadro e l’altro ordinava a Ruki cosa fare. Ogni volta cercava di mettergli più ansia possibile, inventandosi minacce, credendo che un tipo simile si sarebbe impegnato di più con quel genere di motivazioni. La cosa non era del tutto vera. Il vampiro faceva del suo meglio perché era la sua natura, non gli importava se le minacce erano vere o false. Certo però la situazione lo stava facendo innervosire sempre di più, perché ogni limite ha una pazienza.
Il penultimo giorno fu il più duro. Adeline aveva finito di replicare opere di Buzzati e le osservava con sguardo critico, spostandosi di tanto in tanto per permettere a Ruki di lavare per terra. Soddisfatta del proprio lavoro, non si accorse del secchio e lo urtò, rovesciando l’acqua sporca sulle scarpe del moro.
“Ops, che sbadata. Questo ci rallenta, dunque fa! Più! In! Fretta!” scandì Adeline come se fosse il sergente Hartman.
Il vampiro incrociò le braccia, stufo.
“Questo disastro è colpa tua, rimedi tu.”
“Come come? Non credi che io abbia fatto abbastanza? Ho un crampo alla mano per quanto ho dipinto.”
“Potevano aiutarti altri del tuo club.”
“La stessa cosa vale per te, solo che noi siamo i più bravi e ci hanno lasciato lavorare da soli. Oh …”
La fondatrice sorrise. Ruki rifletté che ogni volta che ghignava a quel modo significava che c’erano nuovi ordini per lui. Qualche giorno dopo venne a sapere che gli amici soprannominavano Adeline Cheshire per la sua tendenza a sorridere, soprattutto se qualcuno a breve ci avrebbe rimesso qualcosa. In quello specifico caso, Ruki ci rimise i timpani.
“Riempi quel secchio, soldato!” urlò la ragazza in un megafono, assordandolo. “Muoversi! Deve brillare tutto! Vuoi che ti faccia espellere?!”
Rassegnato, il vampiro tornò alla sua mansione senza discutere oltre. Adeline gli provocò qualche altro intoppo durante le pulizie, sempre casualmente e sempre obbligando lui ad assumersene la responsabilità.
Finalmente arrivò l’ultimo giorno. Ormai l’aula era pulita, con tutte le tele a posto. Dovevano solo sistemare le sedie e disporre alcuni romanzi sulla scrivania. Ci misero poco. Ruki stava per andarsene, ma Adeline lo fermò.
“Non così in fretta, feccia.”
“Abbiamo finito, non sono più tenuto a stare qui!”
“Questo lo dici tu ...”
“Non mi interessa se camminando farai di nuovo storcere i quadri o se inciamperai nelle sedie, ormai …”
“Non mi interrompere! Io sono iperattiva, ok?! La mia energia è tale che contagio persino gli oggetti!”
Lei lo sfidò con lo sguardo a controbattere. Si calmò vedendo che lui non intendeva farlo, se non forse mentalmente.
“Allora, la sala è pronta, i nostri soci hanno studiato per la nostra piccola conferenza ma io voglio fare ancora un po’ di propaganda. Dunque” e qui Adeline sfoderò un sorriso, “indosserai questa domani e girerai per tutta la scuola.”
Ruki sgranò gli occhi: la fondatrice gli stava mostrando un costume da donna con quattro occhi, molto simile a un quadro di Buzzati.
“Scordatelo, quello non lo metto!”
L’evidente stress del vampiro fu una gioia per la ragazza.
“No? Peccato, eri così vicino a passare l’esame di poesia medievale …”
Ruki comprese dove lei voleva andare a parare. Quel professore era particolarmente duro con qualunque mezzosangue, specialmente se maschio.
“Stronza” mormorò a denti stretti.
“Hai forse cambiato idea?”
Adeline rise quando lui prese il costume. Il giorno dopo, durante gli intervalli, Ruki andò in giro per la scuola travestito, invitando gruppi di studenti a partecipare alla conferenza. Si consolò pensando che almeno nessuno lo vedeva in faccia. La fondatrice lo seguì sempre. Umiliare gli altri era sempre una gioia per lei.

“Sarebbe da prendere a scapaccioni” commentò Yuma, irritato per la sorte toccata a suo fratello.
I vampiri purosangue erano invece divertiti da quel racconto.
“Giusto per ricordarvi che non sarete mai Adam” disse Shin.
“Non mi pare che tu lo stia diventando” replicò Kou.
“Sbrigatevi a finire, le storie stanno facendo addormentare Teddy.”



***Angolo Autrice***
Anche a me non piacciono i perfettini u.u
Chiaky97 mi ha inviato Adeline quasi un mese fa, ma con l'unversità ho avuto pochissimo tempo per scrivre ...
Comunque, all'appello mancano solo l'autolesionista ed un lupacchiotto! Servono due rompiscatole prima del finale!
A presto!

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Capitolo 13
*** Un'ectoplasma per amica ***


“Bene, ma la mia storia non è adatta ai bambini.” Shin si avvicinò a Kanato e Yui. “È una storia di paura.”
“Non sarà mica …”
“Sì nii-san, si tratta della fantasmina!”
“Fantasmina?” ripeterono gli altri.
“Proprio così. Carla crede che non esiste solo perché la vedo solo io.”
“È una probabilità molto alta” sentenziò Reiji.
“Racconta, poi decidiamo se crederti” fece Ayato.

Shin si era appena messo a letto quando udì uno strano rumore. Si alzò a sedere guardandosi intorno, ma in camera non era entrato nessun lupo. Si stese, si coprì e si trovò faccia a faccia con il fantasma di una diciassettenne. Il fondatore balzò giù dal letto strillando, mentre lo spirito scoppiò in una risata macabra e creepy. Shin corse fuori dalla camera, ansimante, e cercò di calmarsi. Sospirò sollevato vedendo che nessuno era accorso al suo grido. In fondo lui non era mica un codardo, chiunque si spaventerebbe a trovarsi improvvisamente davanti qualcosa di inaspettato!
Pensando che probabilmente era uno scherzo di Kin la pazza, Shin tornò in camera. Le luci si spensero e accesero a intermittenza, con la risata dello spettro come colonna sonora.
“Finiscila Kin! Vai a tormentare Carla!”
“Kin? Chi è Kin? Io sono Pervinca Tenjou.”
La ragazza lievitò di fronte a lui. Era eterea e trasparente come ci si aspetta da un fantasma, tuttavia si distinguevano il colore degli occhi, marroni, e quello dei capelli, lunghi, neri e con la frangetta. Indossava una semplice veste bianca ed era scalza.
“Mai sentita. Esci dalla mia camera!”
“No, ci sto bene qui.”
Shin provò ad afferrarla per un braccio, ma ovviamente la sua mano ci passò attraverso. Si rese conto che faceva più freddo.
“Per caso ti ho uccisa io?”
“No … ecco come sono morta.”
Sotto Pervinca si formò una pozza d’acqua.
“L’hai fatta al letto e i tuoi ti hanno ammazzata?”
“No!” Un libro partì dallo scaffale e colpì il fondatore sulla testa. “Sono annegata!”
“Ahu! E che cazzo ci posso fare io?!”
“Nulla immagino, ma mi sono sentita attirata da questo luogo, quindi ci resto.”
“Beh, signorina morta annegata, vedrai che mio fratello riuscirà a scacciarti” affermò Shin con sicurezza.
Per tutta risposta Pervinca rise macabramente e inzuppò il letto del fondatore di acqua gelata.
Il giorno dopo Carla visitò la camera del fratello. Vide che era in disordine, con oggetti sparpagliati ovunque e alcuni bagnati. In effetti quella notte aveva sentito dei rumori, per poi mettersi i tappi per le orecchie, ma non credeva minimamente c’entrasse un fantasma.
“Che ne pensi nii-san? La bastarda mi ha tenuto sveglio tutta la notte!”
“Non voglio sapere come passi le tue notti …”
“Ma che hai capito? Non la vedi che ride e mi indica?”
“Shin, in questa stanza ci sei solo tu.”
“Però …”
A corto di idee, il minore spinse Carla attraverso Pervinca.
“Ok, ho sentito un brivido. Ma siccome la vedi solo tu, tu devi sbarazzartene.”
“E come? Non voglio altro.”
Il fratello gli portò una decina di pesanti volumi sui fantasmi, gli augurò buona fortuna e si dedicò ai fatti suoi, talvolta interrotto dalla sua personale seccatura. Shin non ci pensò nemmeno di leggere quei libri, che invece interessarono Pervinca. Mentre lei leggeva, lui guardò Casper, trovandolo molto istruttivo. Infatti il suo spirito aveva una forma più umana, ma lo stesso carattere degli zii del fantasmino. Inoltre, a quanto pareva, per farla sparire doveva risolvere il suo affare in sospeso. Per scoprire qual era, doveva per forza parlare con la tipa.

“Mi sembra abbastanza reale, eppure hai detto che Carla non ci credeva” disse Kou.
“Era per creare più atmosfera. Il mio nii-san è troppo intelligente per non capire cosa è reale e cosa no e … è dietro di voi!!”
Yui urlò e corse a nascondersi dietro il divano all’altro capo della stanza. Kanato si voltò senza vedere niente e si fece scudo con Teddy.
“Ah-ha, scherzetto” rise il fondatore.
“NON DEVI SPAVENTARE TEDDY!”
“Shin …” sospirò esasperato Carla.
“Ok, ok, torno alla storia.”

“Parlarti della mia morte?” ripeté Pervinca.
“Sì. Avanti spara.”
“Però prima giochiamo e mi racconti cose di te.”
“No.”
“Daiii, facciamolo! Dai! Dai! Dai!”
Lei continuò a saltellargli intorno strattonandogli i vestiti finché lui non si arrese.
“D’accordo, a cosa vuoi giocare?”
“Mosca cieca. Tu parti avvantaggiato, hai già una benda. Che ti è successo all’occhio?”
“È una cosa privata e spiacevole.”
“Anche la mia morte.”
“Uff … me lo ha tagliato Carla per non far morire me e non scatenare una guerra. Ora parla.”
“Va bene, ma chiudi l’occhio.”
Shin l’accontento, seccato, sperando che ciò fosse utile a farla sparire dalla sua vita. Pervinca si accertò che lui non ci vedesse, poi parlò mentre il fondatore camminava alla cieca seguendo la voce di lei.
“Era un bel giorno di primavera. Io in vita ero una pattinatrice ed ero uscita ad allenarmi, ma il ghiaccio era più sottile di quello che pensavo e … sono finita in acqua.”
“Capisco. Allora sei ancora qui perché non hanno ritrovato il tuo corpo?”
“No, mi hanno anche fatto un bel funerale.”
“Fantasmina … avevi un fratello o qualcun altro a cui non hai rotto i coglioni per abbastanza tempo?”
Se prima Pervinca aveva voluto giocare davvero, a quell’uscita scordò la mosca cieca e mandò addosso allo Tsukinami tutti gli oggetti presenti nella stanza. Shin inciampò nell’aspirapolvere e si raggomitolò per terra.
“Ma Shin è il diminutivo di Shimunito?! Come puoi dire una cosa del genere?!”
“Ahia! Smettila!”
“E dire che mi stavi simpatico” commentò lei per poi sparire da quella camera.
Da quel giorno il fondatore non ebbe un attimo di pace: al mattino trovava le pantofole sbranate o piene di bava, perché Pervinca gliele rubava la sera per farci giocare i lupi e gliele riportava all’alba; durante il giorno doveva sempre guardarsi da scope e tappeti che lo facevano inciampare, spigoli su cui andava a sbattere, vasi riempiti d’acqua gelida che lo infradiciavano e anche cibo, sapone e dentifricio gli finivano spesso addosso. La notte, se riusciva a prendere sonno, veniva svegliato dalla risata creepy di Pervinca, dalle luci che si accendevano all’improvviso o ancora da acqua fredda.
La fantasmina, come la chiamava Shin, si stava divertendo un mondo. La rabbia le era passata, ma finché lui non le chiedeva scusa avrebbe continuato ad essere offesa. Capendo che il fondatore non ci sarebbe mai arrivato, glielo scrisse sullo specchio.
“Cosa? Vuoi che mi scuso? Ma …”
Shin si zittì appena vide che la ragazza stava sollevando l’attizzatoio del camino.
“Ok, non ti insulto più. Basta fare casini.”
“Ma non sei tu per primo un caShinista?” sorrise lei.

“Avete fatto pace dunque?” domandò Kino.
“Sì, diciamo di sì. Solo che lei è molto infantile …”
“Lei” fece sarcastico Carla.
“… e io non so gestire i bambini. Ho fatto tutti i giochi che voleva, ho risposto alle sue domande, perché la fantasmina è anche una gran curiosona, ma niente, non spariva. A volte qualche oggetto mi ha colpito ancora. Succede ogni volta che si arrabbia.”
“Ti perseguita ancora, vero?” chiese Laito, mentre costringeva Yui ad uscire da dietro il divano.
“Per me è una persecuzione, lei non la vede così …”

“Con te mi diverto tanto, Shin-san” esclamò Pervinca dopo aver stracciato il fondatore al Monopoli.
“Buon per te” fece assonato lui.
“Forse dovresti andare a letto. Preparati, che poi ti confido una cosa.”
Shin obbedì, curioso. Era forse giunto il momento tanto atteso?
“Un paio di giorni fa la porta della tua stanza è diventata completamente dorata e una forte luce calda brillava oltre la soglia. Ed è successo solo grazie a te, mi hai aiutata a raggiungere la pace.”
“Bene, ora puoi … aspetta, due giorni fa? E me lo dici adesso?! E sei ancora qui?!”
“Calmo, ci sto arrivando. Mi sono avvicinata e stavo per abbassare la maniglia, ma mi sono fermata. Avevo finalmente un migliore amico e lo dovevo lasciare tutto da solo? Che avresti fatto non vedendomi più? Quindi mi sono allontanata, un po’ a malincuore, e la porta è tornata normale.”
“M- ma … ok, mi hai avvertito e adesso possiamo salutarci. Credimi, me ne farò una ragione se decidi di andare nell’aldilà.”
“Oh, non so se funziona così. Chissà quando ritornerà la porta speciale. Intanto passeremo un sacco di tempi insieme” concluse allegra lei.
Lo abbracciò, passandogli attraverso. Shin rabbrividì, desiderando non essere mai nato.



***Angolo Autrice***
Stardust ha assegnato a Shin una compagna di giochi e lui non l'apprezza, che maleducato XD
Ovviamente la prossima vittima è Azusa. Ultimo vampiro prima del finale ^^
Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Non il solito pervertito ***


“Mh? Giovanni … e occhi dicromatici … ho conosciuto … suo fratello gemello.”
I vampiri, che stavano ridendo a spese di Shin, guardarono confusi Azusa.
“Sì, buongiorno!” esclamò Ayato quando comprese, assieme agli altri, che si stava collegando al racconto di Ruki. “Questo se racconta finisce il prossimo secolo!”
“Però anche lui ha diritto di raccontare” replicò Kou in difesa del fratello.
“Ed io sono curioso” aggiunse Kino, supportato da altri.
“Ecco, bevi” intervenne Reiji. Porse ad Azusa una pozione. “Ti farà parlare più spedito, così potremo ascoltarti senza addormentarci.”

Proprio come la sorella, Michelangelo Giovanni aveva una pelle bianchissima; l’occhio destro blu notte ed il sinistro azzurro cielo; capelli neri con le punte bionde ma poco più lunghi di quelli di Ayato e spettinati; nasino alla francese e labbra poco carnose con un piercing sul lato sinistro del labbro inferiore. Era alto, asciutto e molto forte. In quel momento stava ghignando e i canini risaltavano per lunghezza e brillantezza. Con passo felpato il fondatore mezzosangue affiancò il vampiro mezzosangue. Era il tipo di vittima che preferiva.
Azusa si voltò confuso verso l’attraente ragazzo che gli camminava di fianco e gli sorrideva in modo strano. Il vampiro si fermò in mezzo al corridoio e l’altro fece lo stesso.
“Tu … sei un fondatore?”
“Solo per metà, non agitarti” lo rassicurò Michelangelo, pensando: “Non ancora.”
“Vuoi … ferirmi?”
“Eh? No …”
“Peccato.”
“Volevo dire sì, voglio ferirti. Ma non qui.”
Micky gli passò un braccio attorno alle spalle e lo condusse fuori dalla scuola. Azusa lo seguì insicuro. Era contento di aver trovato qualcuno che volesse picchiarlo, ma non si fidava di lui. Voleva avvertire i fratelli, però forse loro si sarebbero preoccupati troppo e avrebbero impedito a quel giovane di … Mentre ancora stava pensando si trovava in un accogliente salotto.
“Mi chiamo Michelangelo Giovanni, per gli amici Mad Hatter. Tu chi sei?”
“Azusa … Mukami. Perché mi hai …”
Il fondatore scoppiò a ridere.
“Ma Azusa è un nome da ragazza!”
“Come?”
“Sì, credimi” confermò giocherellando con una ciocca dei capelli di Azusa, che lo guardava timidamente. “È di origine araba e significa giglio. In fondo ti si addice. Il giglio simboleggia candore, purezza, verginità …”
Michelangelo gli morse con forza il collo. Il vampiro si godette il dolore del morso, ma dopo qualche minuto spinse via l’altro, imbarazzatissimo, finendo col sedersi sul divano. Micky infatti aveva baciato i fori lasciati dai suoi canini.
“Avanti piccoletto, non fare il difficile”.
“T- tu non … mi stai colpendo” lo accusò Azusa, spostandosi mano a mano che il fondatore si avvicinava.
“Io ferisco con i denti e a volte con le parole … Non sono ancora sazio del tuo sangue.”
Il vampiro scomparve prima che Michelangelo potesse afferrargli un braccio. Micky guardò il pezzo di benda che gli era rimasto fra le mani e sorrise. Fino ad allora era stato troppo facile, finalmente poteva cacciare sul serio.

“Azusa, come sei potuto andare con quel tipo?!” lo rimproverò Yuma.
“Scusate, volevo provare qualcosa di nuovo …”
“Avresti provato qualcosa di molto nuovo” commentò Laito scoppiando a ridere.
“Lui è proprio strano, vero Teddy?”
“Dovevi chiamare la polizia, Azusa- kun. Papà dice che i maniaci sono pericolosi.”
“È andata un po’ come con Subaru” rifletté Ruki ignorando gli interventi dei Sakamaki e di Yui. “Perché se ti fosse capitato qualcosa di grave ce lo avresti detto appena tornato a casa, vero Azusa?”
“Sì, non vi ho mai detto niente perché non mi ha fatto molto male. Comunque …”

“Vieni qui, piccolo giglio! Ho sete, ancora tanta sete di te! E ho trovato un vestito di mia sorella che ti starebbe d’incanto!”
Azusa inghiottì un groppo di saliva, spaventato. Non riusciva a teletrasportarsi fuori da quella casa. Dopo essere corso a caso per il secondo piano si era rifugiato in bagno. Si chiese perché quel fondatore, anche se mezzosangue, non lo odiasse ma volesse invece … Scosse la testa, arrossendo. Michelangelo bussò alla porta del bagno, facendolo sobbalzare.
“Azusa- chan, non fare il timido. Giuro che ci andrò piano con te.”
“I- io … voglio tornare a casa.”
“Certo, ma prima devi saziarmi.”
Micky aprì la porta.
“Oh no, Justin, e ora che faccio?” sussurrò Azusa, a corto di idee.
“Con chi stai parlando?”
“Con la … mia cicatrice.”
Il fondatore lo guardò stupito. Fu il vampiro a rompere il silenzio: “Sei ferito?”
“Mh? Ah no, quella benda serve a coprire un tatuaggio.” Michelangelo fu contento che l’altro gli avesse servito un’occasione per distrarlo e avvicinarsi. “Vedi, mia madre era una fondatrice, ma mio padre umano … e francese. Vedrai che ottimi vini abbiamo in cantina. Dicevo, il corvo è il simbolo della nostra famiglia. Il problema è che siamo mezzosangue e dobbiamo nasconderlo per i purosangue, che sono bastardi razzisti. E ora, giglietto …”
Micky gli afferrò una mano e lo portò sul suo letto. Ricominciò a bere da lui. Finché gli fece male Azusa non si lamentò, ma quando lui allentò la stretta per sfregare il naso sul suo collo si divincolò con tutte le sue forze.
“Lasciami … Michelangelo …”
“Chiamami Mad Hatter. Ormai sei caduto nella tana del Bianconiglio e sarai la mia piccola, innocente Alice.”
“Mad Hatter … mi hai mentito … fammi andare via …”
“Ascolta Azusa- chan, il mio istinto non sbaglia mai. Ho visto giusto sul tuo carattere e sul tuo gustoso sangue. Potremmo divertirci molto …” disse Micky leccandosi le labbra. “Non posso ferirti, capisci? Guarda.”
Michelangelo alzò una mano per dargli uno schiaffo, ma poi gli fece una carezza.
“Visto? Ti assicuro che tutti alla fine hanno detto che …”
“Non voglio … io no!”
“Mmh … di solito non scendo a compromessi. Mi danno tutti dello stronzo. Ma con te farò un’eccezione.”
Il vampiro lasciò che lui gli passasse un dito sul volto, ascoltando attentamente, pronto a reagire nel caso l’altro stesse fingendo. Michelangelo sorrise per rassicurarlo. Per lui quella non era una sconfitta, anzi, era sicuro che le cose si fossero messe bene per lui.
“Ti lascerò andare, ma dovrai rispettare tre piccole condizioni. Primo, mi regali questo grazioso fiocco.”
“V- va bene” balbettò Azusa, permettendogli di slacciarlo.
“Secondo, berrò ancora da te.”
E prima o poi ti coccolerò a dovere” aggiunse mentalmente il fondatore.
“Però … non a casa tua. A scuola.”
“D’accordo, sul terrazzo, quando non ci sarà nessuno. Terzo … fatti baciare.”
“C- che …?”
Il vampiro si fece piccolo piccolo. Si maledisse per averlo seguito. Non si era mai sentito tanto imbarazzato e a disagio. Perché Mad Hatter non somigliava a Justin?
“Dunque? Magari poi ti mordo per l’ultima volta.”
“E va bene” sospirò Azusa, rassegnato.
Chiuse gli occhi, tesissimo. Micky gli carezzò la schiena per calmarlo, poi gli impresse un bacio e in seguito un leggero morso.

“Ogni volta … ho paura … lui …”
“Tranquillo Azusa, ti difenderemo noi” fece Kou.
“Beh, i racconti sono finiti. È stato divertente ragazzi, ma adesso prendiamo Eve e ce ne andiamo.”
Shin si alzò e afferrò Yui per un braccio. Ayato la liberò.
“Non così in fretta, quella è la mia preda!”
“Non azzardatevi a correre di nuovo” li ammonì Reiji con sguardo omicida. Per quella notte c’erano stati abbastanza danni all’arredamento.
“Che ne dite di ricavare qualcosa di positivo da queste brutte esperienze?” Tutti guardarono interessati Carla, che proseguì: “Eve può essere il premio di chi ha conosciuto la persona più insopportabile.”
“Sì, mi piace questa sfida” approvò Shuu, uscendo momentaneamente dalla catalessi.
“Ma ognuno non finirà con il votare per se stesso?” disse Ruki.
“Ci penso io” intervenne Kino. “Faccio un sondaggio descrivendo le caratteristiche dei nostri persecutori. Voterà gente imparziale.”
I vampiri attesero i risultati con trepidazione, ciascuno certo di avere la vittoria in pugno. Solo Carla, Reiji e Ruki trovarono sospetto il ghigno di Kino.



***Angolo Autrice***
Michelangelo, come la gemella, è di Chiaky97. Capitolo strano ...
Wow, ogni vampiro ha avuto il suo rompiscatole!
Secondo voi qual è stato il migliore? Votate, così il vampiro che ha subito più umiliazioni vincerà Yui ... in teoria XD
A presto!

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Capitolo 15
*** The best end ***


“Quanti commenti. Eee il vincitore è … Subaru! Complimenti fratellino.”
Ayato strappò dalle mani di Kino il telefono, incredulo del risultato. Poco dopo Shin fece lo stesso.
“Ehi, fate piano! Ridatemelo!”
“Oh oh, ha davvero vinto Tsubaru. Che ci farai con la Gattina Masochista? Sono davvero curioso.”
“Fatti i cazzi tuoi” replicò l’albino, non sapendo se essere contento o meno della vittoria.
“Se la rifiuti cedila a me, sono al secondo posto” gongolò il biondo.
“Festeggerete passando la notte insieme?” domandò Laito.
Subaru ignorò chiunque gli rivolgesse la parola, anche perché in prevalenza gli stavano dicendo stupidaggini. Nel frattempo Yui, che non aveva capito una mazza, osservava preoccupata i vampiri che si passavano il cellulare. Arrivato da Reiji, il moro non si limitò a verificare il risultato. Infatti in quel momento arrivò un messaggio da WhatsApp che inavvertitamente lesse e che lo incuriosì, quindi aprì la chat. Il contatto era salvato come Portasfiga.
“Che significa questo? Kino …”
Il vampiro si spaventò un po’ per il tono gelido di Reiji, ma poi scoppiò a ridere.
“È il momento di affrontare i vostri peggiori incubi!”
Gli altri si voltarono a fissarlo confusi. Passarono i secondi …
“Ho detto che è il momento! ORA!” urlò Kino arrabbiato, rivolto verso una porta.
Essa si aprì. Entrò un allegro ragazzo con i capelli castani, seguito da dieci ragazze e tre ragazzi. Ognuno dei vampiri riconobbe il suo rompiscatole ed ebbe appena il tempo di comprendere di essere fritto che si ritrovò accanto il seccante individuo.
“Visto come siamo stati bravi? Eh? Li abbiamo trovati tutti!” esclamò contento Adrian indicando se stesso e suo fratello Julius.
“Sì, sì, che vuoi, un biscotto?” replicò seccamente Kino.
“Sarebbe una gradita ricompensa, in effetti.”
Il Sakamaki lo ignorò. Finalmente era riuscito a mettere in difficoltà i fratelli e quegli altri schifosi vampiri.
“Perché non prepari del the per tutti, Reiji caro?” domandò Sirina, che si era seduta in braccio a Reiji e gli carezzava amorevolmente i capelli.
“Bella idea” approvò Lydia, riferendosi in realtà all’atteggiamento della purosangue. C’erano così tanti attraenti vampiretti da coccolare. Suo fratello si stava già occupando di Subaru, che usava Yui come scudo.
“Vuoi fare una cosa a tre, coniglietto?” gongolò Kurasa.
“Mi stanno facendo venire voglia …” mormorò Michelangelo attirando a sé Azusa.
“Ehi, lascialo stare!” fece Ruki.
“Chi ti ha dato il permesso di parlare, sporco mezzosangue?” lo rimbrottò Adeline. “Comunque, fratello, cerca di non avere certi atteggiamenti in pubblico.”
“Sì sorellina” rispose Micky, anche se continuò a carezzare il mezzosangue.
“Shiiin, presentami i tuoi amiciii!” strillò Pervinca svolazzando per la sala.
“Non sono miei amici! Anzi, se vuoi ammazzali, mi faresti un grande favore!”
“No, no, giochiamo tutti insieme!” dichiarò allegra la fantasmina.
“Sarebbe bello, vero Kanato?” chiese Rachel al viola. “Anche a Teddy piace avere tanti amici, giusto?”
“Teddy ha bisogno solo di me ed io di lui! Voi altri andate a fan …!”
“I maschi, che modi” si lamentò Rebel, scuotendo la testa e fissando Yuma, che finse di non vederla.
“Vero, sono arroganti teste vuote” concordò Celia. Lei fissava Ayato.
Il rosso si avvicinò minaccioso e le afferrò un braccio.
“Adesso posso succhiare il tuo sangue.”
“Nessuna sanguisuga tocca le mie nuove, cave amiche” disse Mia, spingendo lontano Ayato.
“Quante splendide cavie, ma c’è troppa confusione” commentò Glaz, seduta accanto a Carla.
“Davvero troppa” annuì Joly, che cercava di schiacciare un pisolino sullo stesso divano di Shuu.
“Quante belle puttanelle” constatò Laito soddisfatto. “Chi vuole essere la prima a stare con me?”
“Mi sa che dobbiamo chiedere a chi non è già fidanzato” gli consigliò Lydia, anche lei in cerca di un nuovo vampiro da testare.
“Bene, tenetemi fuori. Sto con Loki … non che avrei fatto certe porcate” disse subito Celia.
“Che cazzo ci fai ancora qua?” intervenne Ayato, che si era appena disincastrato dalla parete.
“Di certo non le faccio con te” aggiunse lei.
“Ma chi ti vuole! Voglio del sangue, che importa se tuo o no?”
“Nii-san, andiamocene.”
“Va bene, Shin. Tanto loro abitano già da noi e almeno al castello ci sarà meno chiasso.”
A Pervinca dispiacque lasciare così presto gli amici di Shin. Per dispetto la mattina gli nascose tutte le noci. Kin la pazza seguì più volentieri Carla: aveva appena inventato un filtro d’amore …
“Seguiamo il loro esempio?” domandò Yuma ai fratelli.
“Sì, credo sarebbe meglio” rispose Ruki. “Rebel, Adeline e Mia sono tutte prese a socializzare.”
“Il problema sarà liberare Azusa” si preoccupò Kou.
“Tranquilli, vengo con voi” fece Michelangelo, che li aveva sentiti.
“A me … sta bene.”
“Vengo pure io” annunciò Lydia avvinghiandosi al braccio di Kou.
“E va bene, sparleremo insieme dei Sakamaki” si rassegnò il biondo.
“Beh, se siete sicuri andiamo.”
Anche loro sei sparirono dalla villa.
“Spostiamoci da qui, c’è ancora troppo chiasso” mormorò Shuu.
“P- posso venire con te?” si stupì Joly. Arrossì. Adesso che la vendetta era compiuta non aveva più ragioni per odiarlo …
“Se resti silenziosa sì.”
La ragazza annuì. Si ritrovò su un letto, decisamente più comodo del divano di prima. Il vampiro le passò un braccio attorno alla vita e tornò immobile. Joly chiuse gli occhi col cuore che batteva all’impazzata, consapevole che non si sarebbe addormentata molto presto.
Intanto Reiji aveva invitato gli ospiti sgraditi ancora presenti a tornare a casa, vista l’ora tarda.
“In effetti” disse Adrian, sbadigliando. “Beh, Kino, ci vediamo!”
“Sarai la mia tortura all’inferno” sibilò iroso il vampiro, poiché il castano gli aveva rovesciato addosso il vassoio che Reiji aveva preparato su consiglio di Sirina.
“Devi preoccuparti del sottoscritto, ora! Come hai osato richiamarli!”
“Ci ho rimesso, ma almeno vi ho tormentato! Arrivederci.”
Sia Kino che i due Shadowhunter sparirono. Celia decise di fare altrettanto, dopo aver salutato Ayato con un bacetto.
“Chi mi accompagna a casa?” chiese Rebel.
“Io, tanto mio fratello è impegnato” rispose Adeline. “Vuoi un passaggio anche tu Mia?”
“No, gvazie.”
La demone si lasciò condurre da Laito, una sanguisuga che trovava particolarmente affascinante.
“Tu non vai, Rachel?” si informò Kanato.
“Non vorresti ospitarmi per la notte?”
“È una specie di prova?”
“No, ti chiedo se davvero ti farebbe piacere … in fondo passare del tempo con te mi piace” rivelò la strega, arrossendo.
“Che dici Teddy? Sei pronto per una nuova amica? Allora va bene.”
Kanato la accompagnò nella stanza degli ospiti, ripromettendosi di farle visitare una certa camera il giorno dopo.
“Se non disturbo, gradirei restare anche io” disse Sirina.
“Non saprei …” tergiversò Reiji.
“Anzi, ti serve una vacanza! Partiamo subito! Casualmente ho due biglietti d’aereo non ancora usati!”
Il vampiro accettò. Gli serviva un viaggio lontano dalla famiglia. Sirina lo aiutò a preparare due valigie e si teletrasportò con lui sull’aereo diretto a Las Vegas …
Subaru ormai era stato messo alle strette da Kurasa e nonostante le ripetute richieste d’aiuto nessuno era intervenuto. Che fosse davvero giunto il momento di usare il coltello?
“Coraggio coniglietto, vieni con me, andrà tutto bene!”
“Ehi Subaru” chiamò Ayato. “Se mi cedi Senza-Tette mi libero di quel tipo.”
“Affare fatto!”
Ghignando, il rosso afferrò il braccio del demone, chiuse gli occhi e lo teletrasportò da Laito e Mia. Lui tornò subito nel salotto. Sollevato, Subaru spinse Yui verso il fratello e si rifugiò nella sua bara.
“A- Ayato-kun” balbettò la bionda trovandosi fra le sue braccia. “Ayato-kun, io ti amo.”
“Anche io mi amo.”
“M- ma avresti dovuto dire che …”
Il vampiro la morse e lei gemette. La preda era tornata a lui, poteva esserci un finale migliore?



***Angolo Autrice***
Buone festeee!
Finalmente oggi sono riuscita a concludere la fic! Scriverla mi ha divertito tanto, ringrazio moltissimo chi mi ha permesso di farlo! Grazie mille anche a chi ha solo letto!
Ancora tanti auguri, ciao!

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