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I personaggi, esclusi quelli di mia invenzione, appartengono a J
I personaggi,
esclusi quelli di mia invenzione, appartengono a J.K. Rowling e non sono utilizzati a scopo di lucro
Nel Segno della Chimera
Prologo
- AvadaKedavra! - sibilò SeverusPiton.
Un lampo di luce verde squarciò il buio della
notte, e Albus Silente cadde oltre le merlature della
Torre di Astronomia, come una gigantesca bambola di pezza. La barba argentea fluttuò
nell’aria, le braccia larghe come nel tentativo di volare, gli occhi vitrei e
spenti rivolti al cielo nero della notte.
Un urlo di terrore, disperazione e sorpresa uscì dalla bocca di Harry Potter, intrappolato sotto il
mantello dell’invisibilità, un urlo che nessuno udì perché il Bambino
Sopravvissuto era paralizzato dalla testa ai piedi. Impotente, assistette
all’omicidio di Albus Silente senza poter
intervenire.
E mentre il corpo dell’anziano mago cadeva
inesorabilmente verso il terreno umido e gelido del parco di Hogwarts, mentre il Marchio Nero compariva nel cielo per
annunciare la notizia, mentre i Mangiamorte si davano
alla fuga esultanti, nell’ufficio circolare del Preside della Scuola, Fanny la
fenice emise un lugubre e disperato suono, prima di lasciar scivolare sul
pavimento una delle sue preziose lacrime.
Poi, con un delicato frullo d’ali, Fanny raggiunse
il mobile più alto, vicino al Cappello Parlante che aveva smistato tanti
studenti della scuola, e con il becco prese una lettera, sigillata con il
marchio di Albus Silente. Infine, lasciandosi dietro
solo una scia di luce dorata, la fenice sparì senza emettere un rumore.
Spazio
Autrice
Benvenuti nella mia fic!
Voglio fare solo una piccola premessa: la storia
tiene conto di tutti gli eventi narrati nei libri della serie, ad esclusione dei Doni della Morte, quindi come si vede nel
prologo, parte dal finale del Principe Mezzosangue.
Per il resto, è tutta mia invenzione.
Ringrazio coloro che la seguiranno, e sono bene
accetti commenti (anche negativi)!
L’Espresso per Hogwarts correva rapido per la campagna inglese, sotto un
cielo plumbeo e ventoso. Era appena mezzogiorno, ma sembrava stesse per calare
la sera.
In uno degli
scompartimenti di coda del treno, sola, c’era una
ragazza. Aveva lunghi capelli castani e occhi verde scuro,
un viso dai tratti delicati e labbra sottili. Sedeva scrutando svogliatamente
fuori dal finestrino, i piedi calzati in stivaletti di camoscio appoggiati sul
sedile davanti a lei. Un grosso cane nero era accucciato sotto le sue gambe,
addormentato.
Si chiamava Ariana
Drake, ed era la prima volta che si recava a Hogwarts.
Doveva frequentare l’ultimo anno di istruzione magica,
e aveva passato gli ultimi sei anni a fare la spola tra le più diverse scuole
di magia del mondo, dalla Bulgaria all’Italia.
All’improvviso, sentì un
rumore provenire dal corridoio della carrozza, e Ariana si riscosse. Senza fare
un rumore si alzò e mise la testa fuori dallo scompartimento: un’anziana
signora conduceva un piccolo carrello con varie cibarie, facendo trillare un
campanellino.
- Desideri qualcosa,
cara? - domandò la donna.
Ariana sorrise. – No,
grazie signora – rispose, e tornò a sedersi.
Con un sospiro, la
ragazza rivolse di nuovo lo sguardo fuori dal finestrino, dove una leggera
pioggerella aveva iniziato a cadere. Quel tempo orribile le metteva tristezza,
e non era il modo migliore di iniziare il nuovo anno scolastico.
“Speriamo in bene”
pensò, sistemandosi più comodamente lungo il sedile.
Il cane nero, un
dobermann, alzò all’improvviso la testa e guardò la padrona. Ariana sorrise e batté
la mano di fianco a lei, invitandolo a salire. Il cane obbedì subito, senza
pensarci due volte.
- Sei pronto, Argo? –
chiese Ariana, accarezzandolo sulla testa, - Ci aspetta l’anno più duro di
tutti.-
Il dobermann le leccò la
faccia, e lei rise. Sì, sapeva che sarebbe stato un anno difficile, ma non
poteva buttarsi giù prima ancora di cominciare. Questa volta aveva un compito
importante da portare a termine, e doveva prendere subito in mano la
situazione. Il suo tutore le aveva affidato un compito, un compito
che solo a Hogwarts poteva eseguire.
E il suo tutore non era
stato niente meno che Albus Silente.
A qualche scompartimento
di distanza, Harry Potter sedeva di fianco al fidato amico Ron Weasley, mentre HermioneGranger e Ginny, la sorella di
Ron, erano davanti a loro. Tutti e quattro avevano una strana espressione, un
misto tra il preoccupato e lo scettico.
Hermione
guardava in continuazione l’orologio, e a Harry la cosa dava sui nervi. Già era
nervoso di suo, e vedere la ragazza che si muoveva ansiosa
lo infastidiva in maniera incredibile.
Era tutta l’estate che
cercava di capire perché Albus Silente aveva scritto
nel suo testamento che desiderava che frequentasse l’ultimo anno di istruzione magica, quando aveva dato per scontato che il
settimo anno lo avrebbe passato alla ricerca degli Horcrux.
Non capiva perché il vecchio mago avesse deciso senza dargli la possibilità di
dire la sua, e nella sua mente aveva iniziato a prendere forma convinzione:
forse il Preside credeva che non fosse ancora all’altezza del suo compito…
Ne aveva discusso decine di volte con Ron ed Hermione,
e la ragazza era giunta alla conclusione che secondo lei Silente lo aveva
rimandato a scuola per dargli la possibilità di prepararsi meglio alla ricerca
degli Horcrux, e avere così molte più possibilità di
trovarli e distruggerli. Harry aveva deciso di credere alle sue parole, ma in
realtà sospettava che Silente non lo reputasse ancora all’altezza…
- Siamo in pochi,
quest’anno - disse all’improvviso Ron, iniziando a scartare un panino con il
salame.
- Già - disse Hermione, - Mancano le gemelle Patìl,
per esempio. E so che anche molti Corvonero e Tassorosso mancano all’appello. -
Dopo l’attacco dei Mangiamorte alla scuola, il mondo magico sembrava essere
caduto nel caos: se nemmeno Hogwarts era più sicura,
bisognava iniziare veramente ad avere paura. Il treno era molto più vuoto del
solito, e trovare uno scompartimento appartato e deserto era stato decisamente più facile del previsto.
Per tutta l’estate non
si era avuta notizia delle apparizioni di Voldemort, ma misteriose morti e sparizioni erano all’ordine del
giorno. Tuttavia, la situazione non era ancora degenerata: il Ministero era
ancora in piedi e cercava di porre rimedio come poteva. Aurorerano stati messi a guardia dei possibili obiettivi
dei Mangiamorte, e la sorveglianza ad Azkaban raddoppiata. Il Signore
Oscuro però non sembrava ancora deciso, nonostante la dipartita di Silente, a
mostrarsi in tutta la sua crudeltà. Forse stava escogitando qualcosa.
- Chissà se quel furetto
di Malfoy si farà vedere, quest’anno – chiese Ron,
gustando un succulento boccone di panino.
Nello scompartimento
calò il silenzio. Hermione fulminò il rosso con lo
sguardo, e Ginny sembrava sul punto di alzarsi e
picchiarlo. Dal canto suo, Harry si sentì invadere da un moto d’odio, al pronunciare
quel nome. Non sapeva se sarebbe stato in grado di controllarsi, se si fosse
trovato DracoMalfoy
davanti agli occhi: forse lo avrebbe ridotto in poltiglia, se non ci fosse
stato nessuno a fermarlo.
Hermione
guardò di nuovo l’orologio, e si alzò in piedi.
- Io inizio ad avviarmi
verso la locomotiva – disse, con una leggera nota d’orgoglio nella voce. –
Credo di dover dare istruzioni ai nuovi Prefetti -
Uscì, chiudendosi la
porta alle spalle, con Ron che alzava gli occhi al cielo. Hermione,
come previsto, era diventata Caposcuola, e sembrava aver preso sul serio il suo
nuovo ruolo. Se da Prefetto era stata insopportabile, da Caposcuola si sarebbe
rivelata una assoluta disgrazia.
- Sapete una cosa? –
disse Ron.
- Cosa? – chiese Ginny, con l’aria di non voler sapere proprio nulla, e
gettando a Harry un’occhiata affettuosa.
- Credo che sarà l’anno
più duro della nostra vita – disse il rosso, con aria saggia.
Harry lo guardò allarmato, sentendolo dire finalmente qualcosa di
intelligente, e lo stesso fece Ginny. – E perché? –
chiese.
- Bè
– rispose Ron, - Adesso Hermione non ci farà copiare
i compiti nemmeno se la pregheremo in ginocchio!-
Ariana, ancora seduta
con le gambe rannicchiate, continuava a guardare fuori dal finestrino, la testa
di Argo appoggiata sulle gambe. Guardò l’orologio, notando che fra poco
sarebbero arrivati a Hogsmade, e decise di iniziare a
prepararsi.
Cercò nel baule la
divisa di Hogwarts e la indossò rapidamente. Infilò
la bacchetta nella tasca dei pantaloni e chiuse il collo della mantella con il
laccetto.
Il treno rallentò in
fretta, fino a fermarsi. Ariana prese il baule, trascinandolo lungo il
pavimento dello scompartimento con Argo al seguito, e cercò l’uscita. Solo altri quattro studenti scesero con lei, gli unici che
avevano occupato l’ultima carrozza.
Lungo la banchina di Hosgmade molti studenti si accalcavano diretti all’uscita
della stazione, ma anche lì in mezzo non poteva non notare RubeusHagrid, il guardiacaccia di Hogwarts.
Il suo immenso testone peloso spiccava tra i ragazzi, chiamando a gran voce: -
Primo anno! Primo anno da questa parte! –
Una trentina di
minuscoli ragazzini si era avvicinata adHagrid, e aspettava che lui desse istruzioni. I bimbetti si
fecero da parte quando videro il dobermann nero precedere la ragazza con aria
feroce.
- Mi scusi! – gridò
Ariana, attirando l’attenzione del gigante, - Sono del settimo anno, ma è la
prima volta che vengo qui… -
- Sei Ariana Drake? –
domandò Hagrid, squadrandola incuriosito.
- Sì, sono io – rispose
la ragazza.
- Rimani qui, entrerai
con quelli del primo anno – spiegò Hagrid, che poi
tornò a chiamare i nuovi arrivati per altri cinque minuti.
Quando tutti i “primini” furono chiamati a raccolta, Hagrid
li condusse fuori dalla stazione, diretti al lago. E Ariana si mise in coda,
per ultima, con il grosso baule che galleggiava dietro di lei e Argo che le
camminava di fianco.
Percorsero un lungo
sentiero di terra battuta in mezzo agli alberi, avvolti dalla pungente aria
settembrina. I piccoletti si guardavano intorno palesemente terrorizzati, senza
parlare: molto probabilmente stavano pensando allo Smistamento, e quali razza di prove li aspettavano…
Poi Ariana la vide,
stagliata contro il cielo scuro della sera, con le torri illuminate e
un’atmosfera speciale che le aleggiava intorno: Hogwarts,
la sua ultima meta. Si fermò un attimo per contemplare meglio il castello,
consapevole di essere arrivata nel luogo che il suo tutore aveva considerato
una parte della sua vita.
Hogwarts,
la più famosa scuola di magia e stregoneria dell’Inghilterra; Hogwarts, il luogo che aveva ospitato molti dei maghi più
forti del mondo; Hogwarts, il luogo che aveva visto
crescere lui, Voldemort, il mago oscuro più potente
di tutti i tempi; Hogwarts, il posto in cui ora si
trovava la persona più importante per il mondo magico: Harry Potter.
Ariana rimase immobile
mentre Hagrid faceva salire su delle piccole barche i
bambini, pronti ad attraversare il lago. Fissava il castello, studiando ogni
torre e finestra illuminata, con una consapevolezza che le attraversava la
mente. Era arrivata a Hogwarts, e tra poco avrebbe
anche trovato il suo obiettivo, la ragione di anni di duro lavoro: Harry James
Potter.
La ragazza abbassò lo
sguardo sul dobermann, lo prese per il collare e si avvicinò alla riva con
passi lenti e cadenzati, quasi fosse l’ultima volta che avrebbe camminato sulla
terra.
La Sala Grande era gremita di studenti, e sommersa
dalla voce di migliaia di ragazzi. Lo smistamento era appena terminato, e i
nuovi membri delle case venivano accolti con fragorosi
applausi e sorrisi, anche se quest’anno erano molti meno del previsto. Forse la
morte di Silente, proprio all’interno della scuola, aveva spinto molti genitori
a non mandare i propri figli lontano da casa,
soprattutto in tempi oscuri come quelli.
Harry, Ron edHermione sedevano al tavolo di Grifondoro,
e si guardavano intorno per capire se mancava qualcuno. Le gemelle Patil non erano tornate, e mancavano diversi studenti di Corvonero e Tassorosso. In ogni
caso, Luna Lovegood spiccava inconfondibile tra i
suoi compagni di casa, come al solito. Solo il tavolo
di Serpeverde non aveva subito perdite, e persino DracoMalfoy sedeva tronfio al
suo solito posto.
Harry provò un moto d’ira vedendo il biondo seduto
tra BlaiseZabini e Pansy Parkinson, che parlava con i due in modo fitto. Con
quale coraggio si rifaceva vedere a Hogwarts, dopo quello che era successo sulla Torre di Astronomia? Era
fuggito insieme a Piton e ai Mangiamorte,
e ora era tornato a Hogwarts come se niente fosse.
Ad un tratto, la neopreside
Minerva McGranitt si alzò in piedi. Sedeva al posto
di Silente, e vederla al centro del tavolo degli insegnanti faceva uno strano
effetto. Per tutti quel posto era sempre stato occupato da Albus
Silente, che ogni volta augurava loro un buon banchetto con strane e buffe
parole. Harry non fu l’unico che ricordò le parole di Silente il suo primo
giorno di scuola: - Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre -
- Bentornati, studenti - disse a voce alta la McGranitt. - Siamo felici, che nonostante gli ultimi fatti
accaduti in questa scuola, siate voluti tornare comunque. Proprio per questo
motivo, vogliamo che quest’anno più degli altri, siate uniti, aldilà della
vostra appartenenza alle diverse case: dovrete essere uniti come studenti di
un’unica scuola, come maghi e streghe che vogliono opporsi all’oscurità. E’ in
tempi come questi che l’unione tra di noi ci rende più forti, e che ci aiuta a
vincere il male.
- Quest’anno le misure di sicurezza all’interno
della scuola sono state raddoppiate, tuttavia vi chiedo di informarci di
qualsiasi fatto strano o sospetto di cui siate a conoscenza. Vi
invito caldamente da astenervi da comportamenti pericolosi e avventati,
per la vostra incolumità e per quella dei vostri compagni - Lo sguardo della
strega raggiunse il tavolo dei Grifondoro, diretto a
Harry, Ron ed Hermione, - Non posso garantirvi che
qui siate al sicuro da ogni pericolo, ma lo siete certamente di più che
rinchiusi e isolati nelle vostre case. L’attacco dei Mangiamorte
non deve minare le vostre speranze, perché insieme rimaniamo più forti. Confido
nelle vostre capacità -
Harry osservò la Sala, che rimaneva nel più
assoluto silenzio. Il discorso della McGranitt
sembrava aver spaventato tutti, e molti si guardavano intorno allarmati. A lui però gli era
piaciuto: anche lei voleva mantenere l’unità tra gli studenti, ed era la prima
cosa da fare in tempi come quelli.
Quasi timorosi, i ragazzi iniziarono a battere le
mani, e Harry si unì a loro. Anche i professori iniziarono ad applaudire,
rivolgendo con il capo cenni di assenso alla professoressa. La McGranitt, però, alzo una mano per chiedere il silenzio.
- Vi ringrazio, ma vorrei chiedervi favore - disse,
- Vi prego di alzarvi in piedi e osservare un minuto di silenzio in memoria di Albus Silente, il più grande preside cheHogwarts abbia mai avuto -
Tutti gli studenti si alzarono in piedi senza
esitazioni. Harry guardò in direzione di Malfoy, e lo
vide fissare il piatto vuoto mentre si alzava. Hermione
aveva gli occhi lucidi, e Ron stringeva i pugni.
La Sala Grande fu invasa da un silenzio irreale,
che premeva nelle orecchie di Harry come un tappo. Mentre i secondi passavano,
i ricordi che aveva del preside si susseguirono nella
sua mente, rapidi ma dolorosi. Silente non c’era più; non gli avrebbe mai più
fatto da guida. Ora era veramente da solo nella lotta contro Voldemort.
Un forte applauso ruppe il silenzio, seguito subito
da altri scrosci di mani. In breve, nella Sala risuonò un fragore assordante.
Tutti applaudivano: Grifondoro, Tassorosso,
Corvonero e anche i Serpeverde.
Tutti rendevano omaggio al più grande mago di tutti i tempi.
L’applauso durò diversi minuti, finché la McGranitt non batté con un cucchiaino su un bicchiere,
richiamando l’attenzione degli studenti.
- Ho un’ultima comunicazione da farvi - disse, -
Vorrei che diate il benvenuto alla vostra nuova professoressa di Difesa contro
le Arti Oscure, DoreenTrollope
-. Con un cenno della mano indicò una donna allampanata e sorridente, seduta
qualche posto più in là alla sua destra, e tutta la Sala proruppe in un educato
applauso. – Inoltre - continuò la professoressa, - Quest’anno si aggiungerà a
noi una studentessa venuta da lontano per frequentare l’ultimo anno di istruzione magica nella nostra scuola, e che farà parte
dei Grifondoro. Date il benvenuto ad Ariana Drake -
Ariana si fece avanti e si posizionò
di fianco al tavolo degli insegnanti, mentre la McGranitt
annunciava il suo arrivo. Aveva sperato fino all’ultimo di evitare un ingresso
così teatrale, ma la McGranitt aveva tutta
l’intenzione di non farla passare inosservata. Rimase in piedi, facendo un
cenno del capo per ringraziare tutti coloro che
avevano applaudito al suo ingresso. Mentre la preside diceva qualche parola per
spiegare il suo arrivo, Ariana osservò attentamente la Sala Grande, e il suo
sguardo individuò coloro di cui tanto aveva sentito parlare.
Capelli scuri, occhi verdi e cicatrice sulla
fronte, Harry Potter sedeva all’estremità del tavolo di Grifondoro
e la guardava distrattamente. Di fianco a lui Ron Weasley, capelli rossi e un mare di lentiggini, l’amico
fidato del Bambino Sopravvissuto. EdHermioneGranger, crespi capelli
castani e sguardo intelligente, la ragazza più in gamba di Hogwarts.
Gli occhi di Ariana si spostarono al tavolo dei Serpeverde, dove il biondo DracoMalfoy sedeva altezzoso, insospettabile membro dell’Ordine
della Fenice. Anche se lei non ne faceva parte, conosceva alla perfezione ogni
suo membro… e Malfoy era certamente il più controverso,
anche se si era dimostrato uno dei più utili.
Il suo arrivo sembrava aver distratto tutta la
scuola dai dolorosi ricordi del preside e della battaglia avvenuta fra le mura
della scuola poco tempo prima. Gli studenti la guardano curiosi, e lei cercava
di rimanere assolutamente impassibile.
- Prego, va pure a sederti tra i tuoi nuovi
compagni del settimo anno - disse la McGranitt.
Ariana si diresse verso il tavolo dei Grifondoro, sentendosi lo sguardo di tutta la sala addosso,
mentre questo scoppiava in un fragoroso applauso. Si sedette di fianco a un
ragazzo dai capelli color sabbia, vicino a HermioneGranger.
- Ora, vi auguro buon appetito - disse la McGranitt, e si sedette. Il cibo comparve magicamente nei
piatti, e tutta la Sala risuonò di tintinnì di
forchette e coltelli.
Ariana si mise comoda, e vide la ragazza riccia
sporgersi verso di lei con la mano tesa.
- Io sono HermioneGranger - disse subito la Grifondoro,
- Sono la Caposcuola, e se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere -
- Grazie - disse Ariana, per nulla sorpresa dalla
disponibilità della ragazza. Guardò verso Harry Potter e Ron Weasley, sicura che si sarebbero presentati.
- Immagino tu conosca già Harry Potter - continuò Hermione, - Mentre lui è Ron Weasley
-
Ariana sorrise, mentre le venivano
presentati tutti gli altri Grifondoro. Intanto, tutto
il tavolo era immerso in rumorose conversazioni.
- Da quale scuola arrivi? - domandò Hermione, servendosi di patate bollite.
- Da Bauxbatons - rispose
Ariana. Era un pizzico di tutta la verità, ed era il massimo che poteva dire.
- Strano, non hai l’accento francese - disse Ron,
con la bocca piena di pasticcio di rognone.
- Ron! - sbottò Hermione,
scandalizzata.
Ariana sorrise divertita. - Infatti
non sono francese - disse, - Ho sempre vissuto a Londra. Mi sono trasferita in
Francia solo quando ho iniziato ad andare a scuola -
- Davvero? - Hermione
sembrava molto interessata. - Anche lì gli studenti sono divisi in case? -
Ariana iniziò a descrivere Bauxbatons
e le sue regole, ma ogni tanto gettava qualche occhiata a Harry Potter, che
sembrava di poche parole. Era evidente che non era contento di essere tornato a
Hogwarts.
La cena finì, e gli studenti furono invitati ad
avviarsi verso i loro dormitori. Hermione si offrì di fare ad Ariana da cicerone.
- Fai attenzione alle scale, perché si spostano, e
alcune hanno gradini finti, come questa. L’entrata del nostro dormitorio è
chiusa da un quadro, che ti farà entrare solo se conosci la parola d’ordine -
- Lo so - disse Ariana, - Ho letto storia di Hogwarts -
Hermione la guardò meravigliata, e
Ron e Harry con lei. - Visto Ron? - disse Hermione, -
Non sono l’unica che ha letto Storia di Hogwarts! -
Arrivati in Sala Comune la
nuova Grifondoro fece conoscenza con GinnyWeasley, la sorella di Ron.
Con piacere, si rese conto che lei edHermione erano entrambe ragazze simpatiche, e si rivelarono
più disponibili del previsto. Scambiò qualche parola, esprimendo la sua
ammirazione nei confronti della scuola, quando fu costretta a bloccarsi.
Un grido di puro terrore proruppe all’improvviso da
chissà quale bocca, e una ragazza bionda pesantemente truccata
scese di corsa dalla scala circolare che portava ai dormitori femminili.
- Di chi è quel coso enorme?!
– gridò.
Ariana capì subito a cosa si riferiva: imboccò di
corsa le scale e trovò Argo seduto ai piedi del suo letto, le
orecchie tese e il corpo immobile. Quando la vide
la saltò addosso facendole le feste.
Hermione, Ginny
e la bionda arrivarono trenta secondi più tardi, spaventate.
- E’Argo, il mio cane – disse Ariana, tenendo il
dobermann per il collare, nonostante sapesse che non si sarebbe mosso fino a un
suo ordine.
- Ma… E’ gigantesco!
Morde? – disse la bionda, terrorizzata.
- No, è innocuo – rispose Ariana, - Non vi farà
assolutamente nulla –
Le tre ragazze fissarono il cane preoccupate, poi
la Caposcuola disse: - Non potresti tenere un cane. Qui sono ammessi solo
gatti, rospi o gufi –
- Ho un permesso speciale della McGranitt
– spiegò Ariana, estraendo dalla tasca un foglio di pergamena che porse alla
Caposcuola.
Hermione lo lesse, poi alzò lo
sguardo e sorrise. – Bene, allora è il benvenuto. Spero solo che Grattastinchi non si faccia vedere -
Ariana la guardò senza capire.
- E’ il mio gatto – spiegò Hermione.
- Oh, non ti preoccupare. Argo non lo toccherà – la
rassicurò Ariana, dando una pacca sulla testa del cane. – E’ abituato a vivere
con altri animali -
Le tre sembrarono un po’ più tranquille, e Ariana
guardò la bionda, presentandosi.
- Lavanda Brown – rispose
l’altra, stringendole la mano, poi si voltò verso Hermione
e disse: - Calì non è tornata -
- Lo so – disse Hermione
– Mi dispiace –
Le tre iniziarono a disfare
i bagagli, mentre Ginny scendeva di sotto per andare
nel dormitorio del sesto anno. Ariana si guardò intorno, soddisfatta. La stanza
circolare era arredata in rosso e oro, e il suo letto era proprio vicino alla
finestra, come piaceva a lei. Ordinò ad Argo di non toccare Grattastinchi,
che in quel momento passava di lì, poi si mise il pigiama e si
infilò sotto le coperte.
Un’ora dopo sentiva il respiro regolare delle sue
compagne, che dormivano beate. Lei, come ogni notte, faticava a prendere sonno,
e fissava attraverso il buio il soffitto del letto a
baldacchino.
Alla fine era arrivata a Hogwarts.
La parte più difficile del suo compito stava per iniziare: aiutare Harry Potter
a trovare gli Horcrux.
Spazio Autrice
Ok, questo è il secondo capitolo… Spero sia di
vostro gradimento. Mi rendo conto che i primi due capitoli non sono certo
ricchi di azione e magari risultino un po’ noiosetti, ma dal prossimo Ariana inizierà a fare sul
serio, e si scoprirà piano piano qualche dettaglio in
più sul suo conto…
Ringrazio Shiho93 (dimmi cosa ne pensi di questo
capitolo, se ti va) e elettra1991 (sono contenta che
apprezzi il mio modo di scrivere! E’ la prima volta che mi capita! Se hai
voglia continua a seguirmi…) che hanno commentato per
prime.
Credo che da oggi in poi mi limiterò a un aggiornamento
a settimana, se non mi coglie la frenesia da scrittura! In ogni caso non vi
stupite se trovate spesso nuovi capitoli: sono assolutamente imprevedibile.
Capitolo 4 *** Il primo giorno di una lunga serie? ***
Capitolo 3
Capitolo 3
Il primo giorno di una lunga serie?
Ariana si svegliò per prima, la mattina seguente.
Il dormitorio era ancora avvolto nel silenzio, e udiva solo il respiro regolare
delle sue compagne che dormivano a poca distanza. La luce del mattino filtrava
attraverso le tende, rischiarando un po’ la camera. Si alzò senza fare rumore e
si stiracchiò come una grossa gatta.
- Shh! – sibilò, rivolta
ad Argo, che la guardava vestirsi.
Si lavò rapidamente la faccia e poi si infilò gli stivali. Avvolta nel mantello
scese in Sala Comune, ancora deserta visto che erano le sei, seguita dal
dobermann che trotterellava dietro di lei.
Fu abbastanza difficile trovare l’uscita per il
parco, e Ariana esultò quando finalmente vide il portone che portava fuori. Non
sapeva se aveva il permesso di uscire a quell’ora, ma voleva rischiare.
“Avrei dovuto dare uno sguardo alla mappa della
scuola” pensò, mentre apriva il portone di legno.
L’aria frizzante di settembre la svegliò
completamente, e si diresse a passo rapido verso il lago scuro. L’acqua era
immobile, e il cielo si era finalmente rasserenato. Sarebbe stata una bella
giornata.
Ariana afferrò una grossa pietra e la lanciò nel
lago. Argo iniziò a saltellarle intorno, pronto a giocare. Cercò un grosso
bastone e lo tirò con forza, divertita nel vedere il grosso cane correre come
un forsennato per prenderlo al volo.
Argo. Un cane. L’unico amico fedele che era riuscita ad avere nella sua vita. Gli voleva bene come se
fosse stato un fratello, ed era sicura che non sarebbe
riuscita a vivere senza di lui.
Aveva comprato il dobermann durante il suo primo
anno di scuola, a Durmstrang, nell’unica uscita
natalizia che gli era stata concessa. Tra i tanti cuccioli morbidi e coccoloni
che c’erano nel negozio, aveva scelto proprio lui, un dobermann, una razza che
tutti credevano aggressiva e pericolosa. Perché avesse voluto lui, non lo capì
mai.
Lo aveva chiamato come una costellazione, nella
speranza che le stelle lo proteggessero da un destino difficile e doloroso come
quello che era capitato a lei. Lo aveva addestrato con dedizione e affetto,
quell’affetto che non era mai riuscita a riversare su
nessun umano.
Poi Argo era cresciuto, diventando un cagnone
dall’aspetto feroce ma dal cuore gentile. Ricordava con quanto terrore lo
guardavano alcuni dei suoi compagni, e lei non faceva quasi nulla per cambiare
la situazione. Avrebbe tenuto lontano coloro che volevano
farle del male.
Ariana era sempre stata un po’ timida, e anche a
causa della lingua, in tutte le scuole in cui era stata
non era mai riuscita a fare amicizia non nessuno. I ragazzi le stavano lontani
per via del suo cane, per via di dei suoi lunghi
silenzi e per via della sua straordinaria capacità di mettere paura.
“Speriamo non sia un anno come tutti gli altri”
pensò, sapendo che invece lo sarebbe stato.
Il suo sguardo percorse il grande parco della
scuola, dove la foresta nera si stagliava davanti a lei senza fine. Qualcosa di
luccicante attirò il suo sguardo: c’era una costruzione bianca, un centinaio di
metri più avanti.
Si alzò e camminò velocemente da quella parte,
finché non capì di cosa si trattava: la tomba di Albus
Silente. Argo annusò il marmo bianco, mentre lei leggeva il nome del vecchio
Preside e la data di morte.
Giugno,
qualche mese prima.
Ariana,
nascosta all’ombra di uno degli alberi al limitare della
foresta, attese che tutte le persone dessero l’ultimo saluto ad Albus Silente gettando un fiore sulla sua tomba. Nessuno la
notò: forse l’avevano scambiata per una studentessa di Hogwarts.
Era una giornata serena, con il sole che brillava alto nel cielo.
Centinaia di
studenti passarono davanti alla lapide bianca, qualcuno piangendo e qualcun
altro con un’espressione triste sul viso. Prima di loro, professori, Auror, vecchi alunni della scuola, volti noti e sconosciuti
avevano dato l’estremo saluto a uno dei maghi più potenti della storia.
Quando il
parco fu quasi deserto, Ariana si avvicinò titubante alla tomba bianca, ormai
coperta di fiori colorati. Rimase immobile, gli occhi puntati sull’elaborata
scritta che riportava il nome di Albus Silente.
I suoi occhi
erano asciutti, e si lasciò scappare solo un flebile sospiro. Non riusciva a
piangere, e si odiò per questo. Sapeva qual’era stata
la perdita per il mondo magico, sapeva che si era spenta una delle ultime
speranze in cui avevano creduto molti maghi e streghe, sapeva quando dolore e
rabbia scatenava la sua morte, ma sapeva anche che lei era una delle poche che
non aveva avuto l’onore di amarlo.
Gettò sulla
tomba il piccolo fiore bianco che teneva in mano, lasciando che si posasse sul
mucchio di quelli portati dalla gente. Allungò una mano per toccare il marmo
bianco, ma la ritrasse subito. Era freddo. Freddo come era
sempre stato Albus Silente nei suoi confronti.
“Farò il mio
dovere” pensò Ariana, stringendosi le dita gelate, continuando a guardare la
lapide, “Farò tutto ciò che sarà in mio potere. Cercherò di non deluderla,
anche se lei non mi ha mai amato”.
Ariana si riscosse. Guardò l’orologio e decise di
tornare al dormitorio. Richiamò Argo con un fischio e si voltò, lasciandosi
alle spalle la tomba di Silente. Non si voltò nemmeno una volta, e tornò alla
torre dei Grifondoro con una strana sensazione alla
bocca dello stomaco.
La Sala Comune era affollata di studenti assonnati,
che iniziavano a scendere per fare colazione. Ariana, sentendosi spaesata in
tutto quel trambusto dopo il silenzio del parco, lasciò Argo ai piedi del suo
letto e poi andò in Sala Grande per la colazione.
Vide Hermione, Ginny, Harry e Ron seduti tutti assieme, e si unì a loro
quando la Caposcuola le fece un cenno. Si sedette prendendo del caffè, e vide
la McGranitt distribuire qualcosa a tutti gli
studenti. Dovevano essere gli orari delle lezioni.
- Signorina Drake - disse la strega, - Se ha
bisogno di aiuto per trovare le aule chieda alla signorina Granger
-
- D’accordo professoressa -
Ariana lesse velocemente il foglio: alla prima ora
avevano Trasfigurazione, con i Serpeverde. Gettò
un’occhiata al gruppo, e come aveva previsto Hermione le si avvicinò.
- Vieni con noi Ariana? -
chiese.
- Sì - rispose, - Anche perché non ho la minima
idea di dove si trovi l’aula -
Mentre percorrevano un corridoio affollato di
studenti, Ron le si affiancò.
- Hai detto che vieni da Bauxbatons
- disse, - Allora conosci FleurDelacour? -
Ariana annuì. - Sì. Anche se a dir
la verità non ci parlavamo molto. Ha partecipato al Torneo Tremaghi,
tre anni fa. Perché me lo chiedi? -
- Perché mio fratello Bill si è sposato con lei
quest’estate - rispose Ron.
Ariana rimase in silenzio, mentre Hermionefaceva strada verso
l’aula di Trasfigurazione. Arrivati davanti alla porta, incontrarono un folto
gruppo di studenti, tutti di Serpeverde. Tra loro, DracoMalfoy.
- Guarda chi si vede - sbottò il biondo, - Il Trio
dei Miracoli! Fatto belle vacanze, Sfregiato? -
- Sta zitto Malfoy -
ribatté secca Hermione.
- Va a… - iniziò Ron, ma la vista della McGranitt lo zittì.
Senza ulteriori commenti,
gli studenti entrarono in classe, e Ariana si sedette in uno dei banchi in
fondo, poco lontana da Malfoy. Con la coda
dell’occhio, guardò il ragazzo.
Era un bravo attore, quel Draco.
Probabilmente se non lo avesse saputo, non avrebbe mai sospettato che faceva
parte dell’Ordine della Fenice. Anche lui, come lei, agiva in incognito, ma non
sapeva di preciso cosa facesse: forse doveva tenere
semplicemente d’occhio Harry e riferire tutto all’Ordine.
La ragazza tirò fuori la sua bacchetta, legno di
quercia e corde del cuore di drago. La McGranitt
distribuì a tutti un grosso pezzo di legno, e spiegò: - Prima di iniziare la
trasfigurazione umana, dovrete imparare a trasformare un oggetto senza vita in
un’animale. E’ necessario che siate altamente
concentrati, perché questa è una delle trasfigurazioni più difficili -
Con un colpo di bacchetta, la professoressa
trasformò il suo pezzo di legno in un gatto striato, che miagolò acuto sulla
sua scrivania.
- Avanti, provate. La formula è Gattenis -
Immediatamente, tutta la classe si mise all’opera.
Nel giro di qualche tentativo, Hermione trasformò il
suo pezzo di legno in un perfetto gatto marrone, mentre a quello di Ron
spuntarono solo le zampe e la coda, e iniziò a miagolare insistentemente.
Ariana attese qualche istante prima di compiere l’incantesimo, senza che
nessuno la guardasse.
- Gattenis - disse, e il
suo legno divenne immediatamente un gatto identico a quello della McGranitt. Nessuno si accorse di niente, tranne Malfoy che la fissò un attimo prima di distogliere lo
sguardo, quasi disgustato.
Poi, la McGranitt si
voltò e guardò allibita la ragazza e il gatto che ora si leccava pacatamente
una zampa. Sembrò sorpresa, ma assunse immediatamente il solito contegno.
- Splendido lavoro, signorina Drake - disse, - Non ho mai visto una cosa del genere. Venti punti a Grifondoro -
Tutti i compagni la guardarono, ma Hermione sembrava un po’ offesa. Ariana le sorrise,
cercando di assumere un’espressione di scusa: sapeva che battere HermioneGranger a scuola non era
una mossa saggia. Lei inarcò un sopracciglio e si voltò.
“Brava, hai appena offeso una delle persone che non
dovevi assolutamente offendere” si disse.
La lezione proseguì, mentre Ariana osservava i
ripetuti tentativi di Neville Paciock di trasformare
il legno in gatto. Per tre volte era riuscito solo ad appicargli
il fuoco.
Alla fine delle due ore, suonò la campanella e
tutti uscirono per recarsi a Erbologia, nelle serre.
Ariana si unì a Harry, Ron edHermione,
sperando di non averla offesa. Fortunatamente, lei sorrise quando la vide.
- Eravate più avanti di noi nel programma, a Bauxbatons? - chiese.
- Sì - rispose lei, - Avevamo fatto la
trasfigurazione oggetto-vivente a fine anno -
In realtà, Ariana aveva imparato quel tipo di incantesimo a tredici anni, ed era stato proprio Silente
a insegnarglielo. Ma naturalmente, quello faceva parte
dei suoi innumerevoli segreti.
La serra era un luogo umido e freddo. La
professoressa Sprite li aspettava girando tra i lunghi tavoli di legno,
osservando delle strane piante bitorzolute sistemate a intervalli regolari.
La lezione fu poco interessante per Ariana, che
conosceva già le proprietà di quella pianta, ma questa
volta evitò di togliere la soddisfazione a Hermione
di guadagnare qualche punto per Grifondoro con le
rispose giuste.
Erano insieme ai Tassorosso,
e Ariana li osservava incuriosita, prima di accorgersi che la Sprite aveva
appena ordinato di tagliare a fette i frutti della strana pianta che avevano
davanti per utilizzarli nella lezione del pomeriggio di Pozioni. Controvoglia
afferrò il coltello e si mise ad affettare lentamente.
- Avevate già fatto anche questo, a Bauxbatons? - le chiese Hermione.
- No - mentì Ariana, - In realtà non eravamo molto
avanti con Erbologia -
- Chissà come sarà la nuova professoressa di Difesa
contro le Arti Oscure - domandò Ron, grattandosi la testa.
Ariana osservò un momento Harry, per leggere la sua
espressione. Lui non disse niente, ma sembrava furioso. Non le aveva ancora
rivolto la parola, e le dispiaceva non scambiare nemmeno due chiacchere con la persona che segretamente doveva aiutare.
Sapeva cosa comportava quello che stava per dire, ma era l’unico modo per farlo
parlare.
- Non c’è più il professore dello scorso anno? -
chiese, innocente.
Harry si irrigidì ed Hermione assunse un’espressione terrorizzata. Ron fece
finta di niente.
- No - rispose Harry tra i denti, - Non credo abbia
il coraggio di presentarsi qui dopo aver ammazzato Albus
Silente -
Ariana assunse un’espressione dispiaciuta, anche se
conosceva tutta la storia.
- Oh, mi dispiace. Non lo sapevo… -
Forse non fu la mossa ideale, perché Harry non
parlò più fino a pranzo. Hermione, quando uscirono
dalla serra, le si affiancò e le disse a mezza voce: -
Non ti offendere per il suo comportamento, ma è meglio evitare di parlare di
Silente o di Piton davanti a lui -
- Gli era molto legato? - chiese Ariana, con un
sussurro.
- Sì, penso che lo considerasse quasi come un
membro della famiglia che non ha mai avuto -
Ariana fece una smorfia: considerare Silente un
parente era un privilegio che lei non aveva avuto, nonostante lo conoscesse da
molto più tempo del Bambino Sopravvissuto.
A pranzo Ariana si sedette vicino a Hermione, che sembrava averla presa in simpatia. Chiacchierarono riguardo ad alcuni libri che la ragazza
aveva preso in biblioteca, finché Ron non si avvicinò con un foglio in mano.
- Ariana? - disse, quasi intimorito.
- Sì - rispose lei.
- Giochi a Quiddich? -
domandò.
- Perché? -
- Harry mi ha incaricato di fare una lista con
tutti gli aspiranti giocatori. Ti interessa? - chiese.
Ariana scoppiò a ridere. - Oh, no grazie Ron -
rispose, - Non sono una brava giocatrice -
- Ah, va bene - Ron si allontanò.
- Paura di volare? - chiese Hermione.
- No, solo non è il mio sport preferito - rispose
Ariana,- Ho
giocato come riserva il primo anno di scuola, e l’unica volta che sono entrata
in campo mi sono rotta tutte e due le gambe -
Entrambe scoppiarono a ridere, mentre Harry le
guardava torvo. Ad un tratto, Ariana si accorse che
dal tavolo di Serpeverde qualcuno la stava guardando.
Era DracoMalfoy. Hermione se ne accorse e si voltò a vedere di chi si
trattava.
- Oh, lascialo perdere -
disse, - Malfoy è solo uno stupido… Odia tutti quelli
che non sono purosangue, e tutti quelli che non sono della sua casa.
Probabilmente sta pensando come prenderci in giro nell’ora di Pozioni -
Ariana spostò il suo sguardo su di lui, per vedere
se smetteva di guardarla. Odiava essere fissata. Malfoy
non fece una piega, così lei continuò imperterrita a puntare gli occhi nei
suoi. Voleva vedere chi avrebbe ceduto per primo.
Un ragazzo dai capelli scuri e un bel viso si chinò su Malfoy, e con un sorriso
gli bisbigliò qualcosa. Il biondo fece un gesto con la mano e continuò a
fissarla, finché non fu costretto ad alzarsi da tavola e seguire i suoi
compagni. Mentre attraversavano la sala, passò loro vicino, alle spalle di Hermione.
- Che hai da fissare? - grugnì Malfoy
ad Ariana.
Hermione si girò per dirgli
qualcosa, ma lei la zittì con uno sguardo.
- Hai iniziato tu a fissarmi - rispose impassibile
Ariana.
- E con questo? - ribatté Malfoy,
- Faccio quello che mi pare -
- Oh, d’accordo. Bè, era
solo un avvertimento - Ariana sorrise, quasi divertita. - Di solito chi mi
fissa in quel modo si ritrova con due begli occhi da
rana - Portò la mano alla bacchetta, senza l’intenzione però di estrarla.
Hermione la fissò sconvolta, mentre
Malfoy rimase zitto, senza capire le sue vere
intenzioni. Estrasse la bacchetta e la puntò verso Ariana, che non si mosse.
- Non oseresti - disse Malfoy.
- Davvero? Se vuoi un duello
basta chiederlo -
- Io non mi batto con una stupida ragazza - sibilò Malfoy.
- Che cavaliere… Però non ti fai nessun problema a
insultarmi -
I Grifondoro e i Serpeverde li guardavano sconvolti. Nessuno
aveva mai osato provocare così deliberatamente DracoMalfoy, a parte Harry Potter naturalmente. Lui però
non contava: conoscevano tutti la sua straordinaria capacità di ficcarsi nei
guai.
- Ariana, lascia perdere…
- iniziò Hermione.
Malfoy la guardò con uno strano
sorriso, poi rinfoderò la bacchetta e disse: - Hai fegato, Drake. Ci vediamo
oggi a Pozioni -
Si allontanò con i compagni, lasciando i Grifondoro ancora più sconvolti. Ariana guardò Hermione, che la fissava con occhi pieni di rimprovero.
Sorrise.
- Lo stavo solo provocando - disse, a mo’ di scusa.
- Hai rischiato grosso… Ti avrebbe attaccato, se
non fossimo stati in Sala Grande -
Ariana gettò uno sguardo verso Harry. La stava
guardando sospettoso.
- Bè, ogni tanto mi piace
prendermi qualche rivincita -
Nell’aula di Pozioni, nei sotterranei, tutti
aspettavano l’ingresso del professor Lumacorno. Malfoy era seduto in fondo alla classe, e Ariana non
distava molto da lui. Gli gettò uno sguardo, poi sentì qualcuno entrare in aula.
- Buongiorno ragazzi - disse Lumacorno
- Spero abbiate passato delle belle vacanze, almeno
voi -
Era una frase di cortesia: come poteva il mondo
magico passare delle belle vacanze, quando era stato appena sconvolto
dall’omicidio di Albus Silente tra le mura di Hogwarts? Infatti, molti studenti si guardarono tra di loro
imbarazzati, e qualcuno tossì.
Lumacorno rivolse alla classe un
ampio sorriso e spiegò come fare la pozione oggetto della lezione, poi scrisse
gli ingredienti sulla lavagna e lasciò gli studenti fare il proprio lavoro.
La ragazza tirò fuori dalla borsa l’occorrente, e
iniziò ad attizzare il fuoco sotto il suo calderone. Con sua sorpresa, vide Malfoy scambiarsi di posto con il suo vicino, in modo da
essere seduto vicino a lei. Forse voleva continuare la loro gentile discussione
di prima.
- Cosa ci fai a Grifondoro?
- sussurrò Malfoy, - Conosco il cognome Drake. Sei
una Purosangue, e tutti i Purosangue finiscono a Serpeverde-
Ariana si rese conto che lui aveva notato che non
era stata smistata con il Cappello Parlante, e molto
probabilmente non era l’unico. Tutta colpa della McGranitt:
se l’avesse fatta entrare con un po’ più di discrezione, forse la cosa sarebbe
passata inosservata.
Lo guardò in faccia, per notare che era davvero
carino, e rispose, secca: - Per essere della tua casa non occorre solo essere
Purosangue; bisogna essere anche delle serpi. E io non
lo sono -
Malfoy non rispose e tornò al suo
lavoro. Ariana non aggiunse altro, e finì in fretta la sua pozione. La lasciò
sobbollire per qualche minuto, e si allontanò a prendere una fiaschetta dalla
cattedra della professoressa. Quando tornò, però, il liquido azzurro che aveva
lasciato era diventato nero. Qualcuno doveva avergli messo dentro un
ingrediente non previsto.
Ariana guardò furiosa Malfoy,
che si era piazzato sulla faccia un sorriso innocente.
- Ops! - disse, - Devono
esserci accidentalmente cadute dentro delle uova di rana… -
Nessuno sembrava essersi accorto di nulla; il
professore si stava avvicinando per controllare l’andamento dei lavori. Arrivato
davanti ad Ariana, disse: - Cara, credo tu abbia sbagliato qualcosa…- Guardò la
pozione di Malfoy. - Dovrebbe essere di questo colore
-
Malfoy sghignazzò. Ariana afferrò
la fiaschetta e noncurante dei commenti di Lumacorno
la riempì di pozione.
- Purtroppo ho avuto un incidente di percorso -
disse, senza smettere di guardare il biondo, - La prossima volta prenderò
esempio dal signorino Malfoy -
Hermione aveva drizzato le antenne,
li guardava dall’altra parte della classe. Sembrava essersi accorta che
qualcosa non andava. Infatti, la aspettò fuori dall’aula, e andarono insieme
alla Torre di Grifondoro.
- Problemi con Malfoy? -
chiese.
Ariana alzò le spalle. - Niente a
cui non sono abituata - rispose.
Era la verità: nei lunghi anni trascorsi tra una
scuola e l’altra aveva incontrato ragazzi che le
avevano fatto ogni genere di dispetti, salvo poi essere ripagati con la stessa
moneta. Ariana non amava essere cattiva, ma a volte era necessario non farsi
mettere i piedi in testa.
- Devi aver avuto una vita dura a Beauxbatons - disse Hermione.
- Non immagini quanto - rispose Ariana, - Non sono
mai stata particolarmente simpatica a nessuno -
- Bè, ricordando come si
comportavano gli studenti francesi durante il Torneo Tremaghi non mi stupisco proprio - disse Hermione, - Erano vagamente pieni di sé -
- Grazie - disse Ariana. Era la prima volta che
qualcuno le diceva una cosa del genere. Sorrise alla riccia e pronunciò la
parola d’ordine per entrare.
La Sala Comune era affollata di studenti che
parlavano del primo giorno di scuola o di quello che avevano
fatto durante le vacanze. Hermione si sedette su una
delle poltrone vicino al fuoco, vicino a Harry e Ron.
- Rimani con noi a fare due chiacchere?
- le chiese.
- No, grazie - rispose Ariana, - Vado
da Argo -
Ariana salì e trovò il dormitorio vuoto,
esattamente come si aspettava. Argo si era appoggiato con le zampe anteriori al
bordo della finestra e guardava fuori. Quando la sentì entrare si voltò e le
corse incontro.
Ariana posò la borsa e i libri e accarezzò il
dobermann. Come primo giorno non era stato male: si era aspettata di peggio.
Era stato piacevole trovare compagni così gentili nei suoi confronti, così
amichevoli. Parlare la stessa lingua aiutava molto, e finalmente aveva passato
un giorno abbastanza normale. Lezioni, chiacchierate con gli amici e qualche
screzio con altri ragazzi: una giornata ordinaria per tutti gli studenti del mondo,
tranne per lei, abituata a passare anche pomeriggi
interi senza proferire parola.
Forse era la volta buona che trovasse degli amici…
Lo sperava. Tanto più se erano coloro i quali avrebbe
dovuto segretamente aiutare.
Spazio Autrice
Eccomi qua con il nuovo capitolo…
Finalmente abbiamo scoperto qualcosa sul passato di
Ariana: sembra conoscere un Silente un po’ diverso dal solito. Come mai? Eh eh, piano piano
i ricordi riaffioreranno nella mente, e sapremo da dove arriva…
Il nostro caro Malfoy ha
fatto il suo solito ingresso, ma preparatevi perché nei prossimi capitoli sarà
molto più presente.
I fan di Harry, invece, sono avvertiti: ho
intenzione di sfotterlo un po’, e magari potrei risultare
un po’ cattivella!
Il commento di Shiho93 mi ha fatto venire in mente
una cosa: Silente aveva lasciato al Trio dei Miracoli i famosi oggetti
(boccino, spegnino, ecc…). Ecco, siccome io riprendo
la storia dal Principe Mezzosangue, quelli non rientrano, quindi fate come non
esistessero. Lo stesso vale per tutto quello che viene
narrato nei Doni della Morte: fate finta di non averlo mai letto, perché ho
intenzione di cambiare molte cose (magari anche quali sono gli Horcrux). Spero non vi dispiaccia.
Ariana si svegliò di nuovo per prima, il secondo
giorno di lezioni. A differenza della mattina precedente, però, rimase immobile
sotto le lenzuola, e inspiegabilmente alla mente le riaffiorò un ricordo, il ricordo di come tutto era cominciato…
Una bimba di
sei anni sedeva sola in una stanza di orfanotrofio, guardando fuori dalla
finestra la pioggia che cadeva insistentemente da giorni. Dondolava le corte gambine dalla sedia, perfettamente in silenzio. La camera
era spoglia, con le pareti di un bianco sporco e solo un letto sfatto e un
armadio incassato nella parete.
La bambina di
voltò di scatto quando sentì la porta della stanza
aprirsi, e vide entrare un vecchio dalla lunga barba bianca e abiti
stravaganti. Portava una lunga veste verde bottiglia, e un cappello a punta trapunto di stelline. Due piccoli occhiali a mezzaluna
rimanevano aggrappati in precario equilibrio sul suo naso adunco.
La piccola
fissò curiosa il vecchio, senza dire una parola. Continuò a guardarlo mentre
l’anziano si sedeva sul suo letto con delicatezza, quasi fosse convinto che non avrebbe retto il suo peso.
- Ciao
Ariana. Io sono Albus Silente – disse,
la voce chiara e cristallina.
La bambina si
accigliò, e disse: - Non mi chiamo Ariana. Il mio nome è...-
Ma il vecchio la interruppe
prima che lei potesse continuare. – Da oggi il tuo nome sarà Ariana – disse con
un tono che non ammetteva repliche – Dimentica tutto quello che sai di te
stessa, perché non è nulla in confronto a ciò che sto per dirti –
La bimba
guardò l’anziano senza capire, continuando a dondolare i piedi sopra la sedia e
con gli occhietti verdi puntati sul suo strano cappello. Non sapeva chi fosse,
ma avvertiva qualcosa di particolare in lui, qualcosa che non riusciva ancora a
comprendere.
- Tu sei una
strega, Ariana – disse il vecchio, - E come tale, devi seguirmi nel mondo
magico –
Ariana ricordava perfettamente quel giorno, il giorno in cui tutta la sua miserabile vita cambiò. Ricordava
di come Albus Silente l’avesse condotta fuori
dall’orfanotrofio, di come l’avesse portata a DiagonAlley, e di come l’avesse incredibilmente e crudelmente
illusa.
Perché la piccola Ariana aveva creduto di aver
ritrovato quello che lei pensava fosse un parente perduto, uno strano nonno
venuto da lontano per portarla nella sua grande casa insieme a tanti animali.
Pensava che Silente fosse venuto per accompagnarla mano nella mano verso la sua
nuova esistenza fatta di affetto e regali, di amici e
soprattutto di libertà.
Aveva sbagliato, invece. Silente non era suo nonno,
non era un suo parente, non era nessuno che avesse qualche legame con lei, e
non era nemmeno l’uomo che aveva deciso di adottarla. Era solo colui arrivato
per affidarle un compito e prepararla a eseguirlo.
Essere l’ombra invisibile
di Harry Potter e aiutarlo a trovare gli Horcrux.
Il vecchio mago l’aveva portata a DiagonAlley, raccontandole le
origini del mondo magico e spiegandole le sue regole. Le aveva comprato abiti e
corredo scolastico, poi l’aveva lasciata alla Caverna di Hog,
un piccolo alberghetto di DiagonAlley,
sotto la supervisione della vecchia proprietaria. Per una settimana non si era
fatto vedere, e Ariana aveva creduto che l’avesse abbandonata.
Poi però Silente era tornato a prenderla, e le
disse che avrebbe frequentato una scuola primaria privata, per soli figli di
maghi e streghe.
L’istituto era pieno di bambini che provenivano da
famiglie antiche e di sangue nobile, la maggior parte delle
quali era stata in stretti rapporti con il Signore Oscuro. Era stata
inserita in una classe mista, con maschi e femmine, ma la differenza tra lei e
gli altri era evidente: i suoi compagni erano pieni di soldi, mentre lei aveva
lo stretto necessario per vivere. E siccome i bambini sanno
essere molto crudeli, i piccoli maghi non l’avevano mai fatta entrare nei loro
gruppi, lasciandola sempre in disparte.
Ariana all’inizio era stata contenta di poter
essere in contatto con altri piccoli maghi come lei, ma presto di rese conto
che era passata da un orfanotrofio a un collegio. Stava lì tutto l’anno,
vacanze natalizie comprese, e per l’estate tornava
alla Caverna di Hog…
“Ariana, smettila di pensare a queste cose”.
La ragazza sospirò e si alzò dal letto, cercando a tentoni i vestiti. Vide Lavanda mettersi a sedere e
produrre uno spettacolare sbadiglio che la fece sorridere. Hermione
si mosse sotto le coperte, rannicchiata come una neonata.
- Scendo con Argo – sussurrò, mentre Lavanda faceva
un cenno di assenso, anche se molto probabilmente non aveva capito
assolutamente nulla.
Mezz’ora dopo, Ariana era seduta in Sala Grande
bevendo il suo caffè. Harry era seduto di fronte a lei, zitto. Voleva cercare
di stringere almeno un rapporto di conoscenza, anche se nulla gli impediva di
continuare per la sua strada e ignorarlo del tutto.
- Giochi a Quiddich? –
domandò Ariana. “Argomento scontato, ma meglio di niente”.
Harry alzò lo sguardo dal suo bacon e fece una
smorfia.
- Si, sono Cercatore –
rispose, poi tacque. Sembrava aver detto tutto, per quella mattina.
- Non mi sembri molto
contento di stare a Hogwarts – buttò lì Ariana,
cercando di apparire disinteressata.
Harry tornò a guardarla in faccia. – Non sopporto
che Malfoy sia ancora qui – sibilò.
Ariana si girò automaticamente verso il tavolo dei Serpeverde, dove il biondo Principe delle Serpi conversava
amabilmente con Zabini.
In quel momento Ron edHermione li raggiunsero, e si sedettero di fianco a loro. Hermione aveva già in mano il libro di Difesa contro le
Arti Oscure.
- Speriamo che la professoressa Trollope
sia una buona insegnante – disse, dando una pacca a Ron che si stava ingozzando
con pane tostato.
- Dicono abbia insegnato nelle
migliore scuole di magia del mondo – disse Ariana, - Ho sentito parlare di lei
quando stavo a Bauxbatons –
- Meno male – disse Hermione,
- In tutti questi anni ci è capitato un solo
professore decente: Lupin –
DracoMalfoy
gettava ogni tanto qualche occhiata al tavolo dei Grifondoro,
scrutando da lontano la nuova arrivata, Ariana Drake. Stava seduta con il Trio
dei Miracoli, e rideva di qualcosa.
- Draco, smettila di
fissarla o finirete per prendervi a botte – disse Blaise,
guardando dentro il suo the verde il suo riflesso.
- Non essere idiota – sbuffò Draco,
- Sto solo cercando di capire perché la sua faccia e il suo nome non mi sono nuovi –
- Sì, dicono tutti così – ribatté Blaise, - Sii sincero e ammetti che è uno schianto –
Draco guardò Blaise,
sconcertato.
- E poi dici che sono io quello che pensa solo alle
ragazze – disse.
- Dai, non dirmi che non hai notato che ha un certo
fascino – Blaise lo stava guardando con gli occhi blu
puntati nei suoi – Non ti può essere sfuggito –
Draco tornò a puntare lo sguardo
su Ariana. Blaise aveva ragione: non era truccata, a
parte il sottilissimo filo di matita negli occhi, e non era vestita nemmeno in
un modo particolarmente vistoso, eppure attirava
diversi sguardi. Forse erano i suoi movimenti, fluidi e calcolati come quelli
di un felino, oppure gli occhi verdi dall’espressione perennemente di sfida.
Deglutì, e un sorriso gli increspò le labbra. Non
era da lui farsi sfuggire la pollastrella di turno, ma
dall’anno scorso qualcosa era cambiato. Lui era cambiato.
Schierarsi con l’Ordine della Fenice era stata
l’unica scelta sensata della famiglia. Senza suo padre, rinchiuso ad Azkaban, lui e sua madre avevano preso la strada che Lucius gli aveva sempre sbarrato. Avevano iniziato a
collaborare con Silente all’inizio del sesto anno, ed era stato proprio lui a
dirgli di accettare il compito di ucciderlo da parte di Voldemort.
Piton naturalmente sapeva tutto, e avevano iniziato
la loro segreta collaborazione.
Voldemort non aveva sospettato nulla
fino a giugno, ma dopo il fallimento di Draco aveva
deciso che la famiglia Malfoy non meritava più la sua
fiducia, e aveva quasi troncato del tutto i contatti con loro. L’Ordine aveva
messo al sicuro Narcissa, e Draco
aveva accettato di tornare a Hogwarts per dare una
mano a controllare la scuola.
Piton continuava a fare il suo
doppiogioco, ed era entrato ormai nelle grazie del Signore
Oscuro. Non aveva avuto più notizie di lui da luglio, e così anche l’Ordine,
che iniziava ad avere qualche dubbio sulla sua fedeltà. Sembrava sparito.
All’inizio era stato molto difficile per Draco accettare la sua nuova condizione, ma in fondo era
quello che aveva desiderato per anni: stare per una volta dalle
parte giusta. Suo padre aveva sempre deciso per tutti, e non aveva mai
accettato che i componenti della famiglia dicessero la
loro. E né lui né suo madre avevano mai avuto la forza
di contrastarlo.
Poi un giorno aveva scoperto che anche Blaise e Pansy, che avevano alle
spalle famiglie difficili come la sua, covavano segretamente il desiderio di
passare dalla parte giusta, la cosa era diventata un po’ più semplice. Insieme
tenevano d’occhio i possibili nuovi Mangiamorte che
potevano nascondersi tra i Serpeverde.
- Io l’ho già vista – disse Draco,
- L’ho già vista da qualche parte, ma non mi ricordo
dove -
- Magari vi siete incontrati a qualche stupida festa
di tuo padre – ipotizzò Blaise, - Tra tutti quei
Purosangue ci sarà stata anche lei, no? –
- Mi sarei ricordato – obiettò Draco,
- E comunque mio padre non conosceva nessun Drake –
La sua mente viaggiava nei ricordi alla ricerca del
volto di Ariana, ma non lo trovò da nessuna parte. Conosceva tutti i nomi delle
famiglie più antiche del mondo magico, e ricordava che una delle più piccole e
quasi dimenticate erano i Drake.
- Credi possa essere una Mangiamorte?
– sussurrò Blaise.
- Forse. Come ti spieghi che non sia stata
smistata? – chiese Draco.
Blaise si strinse nelle spalle. –
Non è detto che non lo sia stata. Non è mai successo che un nuovo studente si inserisse in una classe già formata, e non sappiamo quali
siano le procedure in questo caso – disse, con aria professionale, - Magari la McGranitt gli ha fatto provare il Cappello Parlante prima
di farla entrare, per evitarle la figura della sciocca in mezzo a tutti quei
bambocci… -
Draco continuò a fissare la
schiena di Ariana, i lunghi capelli castani che si muovevano leggeri. Doveva
tenerla d’occhio, e riferire tutto all’Ordine, se fosse stato necessario. Era
sospetta, e guarda caso era arrivata proprio nel momento in cui Voldemort pianificava il suo attacco finale.
“Io scoprirò chi sei, Drake” pensò.
Ariana si voltò di scatto, e vide che Malfoy la guardava ancora. Appena i loro sguardi si incrociarono, lui si mise a parlare con la Parkinson, che
era arrivata in quel momento.
- Abituati – disse Harry all’improvviso, - Non farà
altro che provocarci –
“Sagge parole” pensò
Ariana.
- E’ il Caposcuola dei Serpeverde?
– chiese, guardando Hermione.
- Purtroppo sì, e non capisco come la McGranitt non l’abbia impedito – rispose, - State attenti a
quello che fate, perché ha il potere di mettervi in punizione, e lo farà appena
potrà –
Ariana, Harry, Ron edHermione si alzarono diretti alla lezione di Difesa contro
le Arti Oscure, in un’aula diversa dal solito. Era sgombra dai banchi e dalle
sedie, e rischiarata dal sole che proveniva dalle finestre aperte. La
professoressa Trollope, vestita con uno sgargiante
abito a fiori e un assurdo cappello a punta a righe blu e
gialle, li aspettava con uno sorriso che praticamente occupava tutta la
faccia.
- Avanti, avanti – disse, facendo loro un cenno con
la mano. – Per favore, posizionatevi in fondo all’aula
-
Harry gettò un’occhiata perplessa alla
professoressa, e lo stesso fece Ariana. Le avevano detto che la Trollope era una in gamba, ma dal vestito e dai modi le
sembrava una un po’ tocca… In ogni caso si affiancò a Hermione,
e attesero qualche minuto prima di veder arrivare gli altri Grifondoro.
Poi una testa bionda sbucò dalla porta, con al seguito
tutti i Serpeverde.
- Anche Difesa con loro? – sibilò Harry a Ron.
Il rosso si sbuffò e sfoderò la bacchetta. La
professoressa attese che tutti gli studenti si disposero in fondo all’aula, poi
si piazzò dove avrebbe dovuto esserci la cattedra e
iniziò la lezione.
- Buongiorno, miei cari – disse, con una voce
stranamente ferma, - Io sono la professoressa DoreenTrollope, e sono lieta di essere la vostra nuova
insegnante. Ho saputo che durante tutti questi anni, riguardo ai professori di
Difesa contro le Arti Oscure, siete stati piuttosto
sfortunati. Solo un paio di loro sono stati in grado
di prepararvi degnamente. I loro metodi, tuttavia, non credo siano stati
adeguati -
Harry sembrava fremere. Guardò la professoressa con
ira e disse: - Ci hanno preparati ad affrontare quello
che c’è la fuori –
Hermione lo guardò con
l’espressione esasperata, ma la Trollope non sembrò
risentirsi.
- Ed è esattamente quello che farò io – disse,
calma.
Harry non fu l’unico a sentirsi preso in
contropiede. Qualcuno mormorò qualcosa, e i Serpeverde
fissavano la professoressa in modo strano.
- Il mio metodo potrà sembrarvi particolare, ma
ritengo sia il più efficace – continuò la Trollope, -
Come il signor Potter ci ha ricordato, siamo qui per prepararci al mondo che c’è
la fuori, che in questo momento non è esattamente il luogo perfetto per un
pic-nic spensierato in compagnia di amici. Dimenticate pure i libri, quando
entrante nella mia aula, perché io vi insegnerò usando
la pratica, che la migliore delle istruttrici -
La classe rimase in completo silenzio, incredula.
Ariana fissava la donna, ammirata: al di là dell’aspetto
fisico, doveva essere un osso duro. Lo capiva dai suoi movimenti sicuri e dal
discorso che era andato dritto al punto.
- Bene – disse la Trollope,
sfoderando la bacchetta, - Questa è la nostra prima lezione, e cercherò di
farvi capire come voglio che lavoriate. Non pretenderò il massimo, come invece
farò dalla prossima volta. E vi chiedo di non temere per la vostra salute:
nessuno durante le mie lezioni è mai morto -
“Sembra interessante” pensò Ariana, “Ha intenzione
di fare sul serio”.
Passarono il resto della lezione in piedi davanti
alla professoressa, mentre lei faceva ripassare gli elementari incantesimi di
disarmo e difesa. Mostrò loro il modo esatto per scagliarli, garantendo quasi sempre il loro funzionamento.
Al termine delle due ore, i quattro uscirono
dall’aula, Ariana edHermione
in testa.
- Bé, promette bene, vero? – disse la Caposcuola, -
Il suo metodo è simile a quello di Moody-
Anche Harry sembrava un po’ meno scontroso del
solito: durante la lezione aveva avuto modo di mostrare le sue sorprendenti
capacità in Difesa contro le Arti Oscure.
- Già – disse, - Se fa come lui, allora per la fine
dell’anno saremo migliorati e…-
Si zittì all’improvviso, e Ariana capì che stava
per scappargli qualcosa riguardo agli Horcrux. Fece
finta di nulla e si diressero alla lezione successiva.
Le parole di Harry le riportarono in mente la sua
missione. Si era data una scadenza: aveva tempo una settimana per ambientarsi,
e poi doveva iniziare la sua ricerca.
Spazio Autrice
Voilà, altro capitolo postato! Uhm, quindi Ariana
non è il suo vero nome? Quale sarà? Non vi preoccupate, presto scoprirete chi è
in realtà la nostra cara Ariana, e anche cosa è in grado di fare…
Mia cara Smemo92, alle tue domande troverai una
risposta, ma non devi avere troppa fretta perché non so se ti piaceranno…
Kaimy_11, sono contenta che ti piaccia la storia, e
ti dico che hai fatto bene a leggere i libri. I film tolgono sempre qualcosa
alla bellezza di una pagina scritta!
Ringrazio DANINO, Greg90_h, Kaimy_11 e Smemo92 che
mi hanno inserita nei preferiti! Grazie mille!
Nel
prossimo capitolo:
qualcosa nel mondo magico inizierà a muoversi: forse Voldemort
comincia ad entrare in azione. In più, Ginny convincerà il Trio e Ariana a partecipare a una festa
dei Tassorosso, e non ci saranno solo loro…
In più, rinnovo con l’invito a lasciare qualche
recensione, anche minima, giusto per rendermi conto di chi legge e che magari
apprezza anche. E poi, più recensite, più sarò veloce
ad aggiornare!
Nella serata di ieri, nei pressi della scuola
bulgara di Durmstrang, è stato arrestato Gregor Macnair, Mangiamorte al servizio
di Colui Che Non Deve Essere Nominato. L’uomo è stato sorpreso
da alcuni studenti mentre tentava di entrare all’interno dell’Istituto. Grazie
al tempestivo intervento degli Auror bulgari, Macnair è stato arrestato con l’accusa di tentata
aggressione.
Il Mangiamorte, che nella
notte è stato consegnato alle autorità inglesi, si trovava da solo e alcuni
testimoni riferiscono che sembrava cercare qualcosa. Tuttavia, durante il primo
interrogatorio, Macnair non ha voluto parlare, e
fonti vicine al Ministero rivelano che sembra si sia stregato la lingua per non
tradire il suo Signore…” -
Hermione finì di leggere l’articolo
pubblicato sulla Gazzetta del Profeta e gettò un’occhiata eloquente a Harry.
Ariana, seduta a fare colazione con tutti gli altri, scrutò il Trio, intuendo
cosa stavano pensando. La notizia lasciò scossa anche lei, e capì che doveva
iniziare a darsi da fare.
Possibile che Macnair
stesse cercando uno degli Horcrux di Voldemort? Era solo un falso allarme?
Ariana non sapeva se il Signore
Oscuro sospettasse che Silente avesse scoperto il suo segreto, e a dir la
verità non sapeva nemmeno se a Durmstrang ci fosse
realmente un Horcrux. Silente non ne aveva mai
parlato…
Durante l’interminabile lezione di Storia della
Magia, Ariana si sedette in uno dei banchi in fondo, vicino a Neville Paciock, che si stava quasi per addormentare. Harry, Ron edHermione si erano seduti dietro
di lei, sicuramente per confabulare indisturbati.
Silente aveva le detto che
i possibili Horcrux in circolazione dovevano essere
ancora quattro, perché il diario, l’anello dei Gaunt
e il medaglione di Serpeverde erano stati distrutti.
Quelli che erano rimasti, secondo il Preside, dovevano essere oggetti a cuiVoldemort attribuisse un
particolare significato. Dopo varie ricerche avevano ristretto il campo a una
mezza dozzina di candidati, tra cui c’eranoun’oggetto di Grifondoro, uno di Corvonero e uno di Tassorosso. Però anche Nagini, il serpente di Voldemort, poteva essere un Horcrux,
e spiegava anche il perché dell’attaccamento all’animale.
Silente le aveva detto che era quasi certo che Voldemort avesse scelto di usare oggetti legati adHogwarts, perché era il luogo a
cui era più affezionato. E c’era anche una grande possibilità che li avesse
nascosti proprio all’interno della scuola, dove nessuno avrebbe mai pensato di
trovarli. Non aveva mai parlato di Durmstrang, ma ora che ci pensava era una scuola piena di magia nera…
- Muffliato –
Ariana si mosse impercettibilmente quando sentì
pronunciare l’incantesimo, e capì subito cosa era successo. Prese la bacchetta
e mormorò un contro-incantesimo.
“Non mi fregate così facilmente”.
- Macnair era lì per
verificare che l’Horcrux fosse al sicuro - stava
dicendo Harry, - Sicuramente lo ha mandato Voldemort -
- Pensi che abbia nascosto un Horcrux
lì? - domandò Ron.
- Silente ha detto che ha scelto solo posti che
hanno un significato - ribatté Hermione, - Non
avrebbe molto senso… -
- Sì, ma Durmstrang è
anche la scuola oscura per eccellenza! - disse Harry.
- Non dire stupidaggini - sbottò Hermione, - I ragazzi che la frequentano non sono tutti
maghi oscuri -
- Stai pensando a Krum,
vero? - si intromise Ron.
- Non fare il bambino, Ronald. Sto solo dicendo che
insegneranno anche le arti oscure, ma questo non significa che tutti gli
allievi di Durmstrang siano d’accordo -
- Va bene, ma questo non ha importanza - disse
Harry, accalorato, - Devo assolutamente andare lì e scoprire cosa stava
cercando -
“Tipico di Harry Potter” pensò Ariana, alzando gli
occhi al cielo “Lanciarsi a capofitto in qualcosa senza pensare”. Tuttavia, si
sentì un attimo colta impreparata: doveva impedirgli
di andarsene da Hogwarts, perché sicuramente si
sarebbe fatto ammazzare.
- No, Harry, non puoi andare via da qui - disse Hermione, preoccupata, - Ci saranno sicuramente altri Mangiamorte di guardia, se veramente Voldemort
nasconde qualcosa lì. Ti prenderanno… anzi, ci prenderanno
-
Harry rimase zitto. Hermione
riprese, speranzosa: - E poi, come fai a trovare Durmstrang?
Sarà sicuramente protetta come Hogwarts. E oltretutto
ci devi anche arrivare. Non puoi andare da qui fino in Bulgaria a cavallo di
una scopa! -
“Ben detto Hermione”
pensò Ariana. “Spero tu riesca a farlo desistere”. Forse Harry si era convinto,
perché rimase in silenzio. Fuggire da Hogwarts non
era una buona idea, e oltretutto le sembrava una cosa inutile. Lei però poteva
andare a Durmstrang…
La lezione finì, e gli studenti lasciarono l’aula
reprimendo a stento gli sbadigli. Tutti insieme si diressero verso Cura delle
Creature Magiche, vicino alla capanna di Hagrid.
Ariana conosceva di fama il mezzo gigante RubeusHagrid. Nonostante il suo
aspetto poco rassicurante, Hagrid accolse gli
studenti con un grosso sorriso e li invitò ad avvicinarsi ad
uno steccato in cui erano rinchiusi una decina di strani porcospini grandi come
cani, che zampettavano di qua e di la.
- Avete passato una bella estate, ragazzi? -
domandò Hagridad Harry, Ron
ed Hermione.
I tre annuirono, ma Harry non sembrava molto
convinto. Di certo anche per il guardiacaccia la morte di Silente doveva essere
stata un bel colpo da digerire.
- Da che scuola arrivi? - chiese Hagrid, notando Ariana insieme al Trio.
- Vengo da Bauxbatons -
Hagrid sembrò interessato.
- Davvero? - disse, - MadameMaxime come sta? -
- Oh, bene - mentì Ariana, notando che il Trio
stava ridacchiando sotto i baffi, - Davvero bene -
Hagrid sembrò soddisfatto, e
iniziò a parlare alla classe delle caratteristiche di quegli strani animali che
lui chiamava “Riccibicci”…
- Perché ridevate, voi
tre? - disse Ariana, avvicinandosi.
Ron sorrise, e rispose: - Bè,
durante il Torneo Tremaghi tra Hagrid
e MadameMaxime c’è stato
del tenero… -
Ariana scoppiò a ridere. Bè,
c’era da immaginarselo, anche se MadameMaxime non sembrava il tipo a cui piacessero i selvaggi
ribelli. Si mise a guardare i Riccibicci, e si
accorse appena in tempo che uno di quei porcospini giganti aveva appena sparato
intorno i suoi aculei lunghi venti centimetri. Evocò
un sortilegio scudo che le evitò di ritrovarsi bucherellata come un colapasta.
- Tutto bene? - gridò Hagrid,
allarmato.
- Sì, sì - rispose Ariana, - Tutto a posto -
Conosceva anche la presunta passione di Hagrid per gli animali pericolosi, quindi non si stupì più
di tanto. Attese che la lezione finisse, poi si diresse al castello per il
pranzo.
Ai tavoli regnava una strana eccitazione, e Ariana
si guardò intorno per vedere cosa accadeva, ma non riuscì a capire niente.
Dubitava dipendesse dalla notizia del Mangiamorte di
quella mattina. Ginny si sedette a tavola di fianco a
Hermione, e si servì di pasticcio di carne, affamata.
- Sentita la novità? - chiese.
- No - rispose Hermione,
guardandola.
- Stasera festa di inizio
anno nella Stanza delle Necessità organizzata dai Tassorosso!
- disse Ginny, entusiasta. - Sono invitati anche i Grifondoro, ma sicuramente metà della scuola si imbucherà! Andiamo? –
“Non ci posso credere” pensò Ariana, “Solo
stamattina una scuola di magia è stata attaccata, fuori la gente ha paura che
arrivi la fine del mondo, e questi qua hanno pure il coraggio di fare feste di
nascosto?!”
- Ginny, sei sempre la
solita - disse Hermione, - La scuola non è iniziata
nemmeno da una settimana e tu già vuoi partecipare alle feste clandestine -
- Eddai,Herm! - disse la rossa, -
Quest’anno tu hai anche i MAGO, se non ti diverti ora, quando lo farai? -
La festa dei Tassorosso
per Ariana significava il dormitorio dei Grifondoro
vuoto, ma anche una possibilità di sgusciare inosservata fuori dalla scuola e
recarsi a Durmstrang e condurre qualche ricerca in
tutta calma. Forse però era ancora presto per andare lì, non sapeva cosa
cercare ne se c’era qualcosa da cercare…
- Tu verrai Ariana, vero? -
Ginny interruppe i suoi
pensieri: la stava guardando con gli occhi imploranti.
- Bè… - iniziò, - Non so
se sia una buona idea… sono qui da pochi giorni, e non posso già mettermi nei
guai…-
- Dai!!! - disse Ginny, - Per una volta! -
- Ci penseremo - disse Hermione,
chiudendo il discorso.
Alla sera, a cena, metà della
scuola era in subbuglio. Ariana si stupì che i professori non avessero ancora scoperto
nulla: gli studenti confabulavano in mezzo ai corridoi e parlottavano di abiti
e trucco. Alla fine arrivò alla conclusione che i professori sapessero, ma che
lasciassero correre: in tempi bui come quelli, un po’ di svago non faceva male.
- Allora???? -
Ginny aggredì Ariana edHermione appena si sedettero a
tavola, con l’espressione minacciosa.
- D’accordo, Ginny -
acconsentì Hermione, - Verremo,
ma si rientra presto -
- Uff - sbuffò la rossa,
- Non vorrai mica rientrare a mezzanotte come
Cenerentola? -
- Non si discute. Domani ci aspetta
una giornata lunga e faticosa, non possiamo fare le cinque del mattino! -
Ariana era in piedi, e fissava l’immagine che lo
specchio le rimandava con un’espressione dubbiosa. Indossava una camicia bianca
e un paio di pantaloni neri aderenti, insieme ad un
paio di scarpe nere con tacco a spillo vertiginoso (che a dir la verità non
erano nemmeno sue). Se doveva essere sincera, non ci si vedeva proprio vestita
così…
- Ariana, sei bellissima! - gridò Ginny, entusiasta.
La ragazza sbuffò, e si girò verso la rossa.
- Ma ti sembra? - disse, -
Sembro una scema! E poi sto andando a una stupida festa, mica a un gran galà! -
Hermione sbucò dal bagno
infilandosi una scarpa col tacco rossa, e la guardò scettica.
- Non dire scemenze! Guarda che stai benissimo! -
disse.
Ariana si voltò di nuovo verso lo specchio, dubbiosa. Naturalmente in tutte le scuole in cui era stata le feste clandestine erano all’ordine del giorno,
ma lei non era mai stata una loro assidua frequentatrice… Non le piacevano le
feste, soprattutto perché non aveva mai nessuno con cui andarci.
- Senti, ci hai detto che volevi qualcosa di
semplice - disseGinny, -
Più semplice di così puoi andare direttamente in giro nuda -
- Dai, che non abbiamo ancora tanto tempo - disse Hermione, tirando fuori un beauty case grande quanto una
valigia.
Ariana guardò l’orologio: la festa era alle dieci,
ed erano ancora le otto e mezza. - Ma
se abbiamo ancora un’ora e mezza! - sbottò.
Ginny saltò dal letto, gridando:
- Ma manca ancora il trucco! Dai, che va benissimo così! -
Ariana fissò dubbiosa le scarpe che la rossa le
aveva prestato: chissà se riusciva ad arrivare fino ai
dormitori di Tassorosso senza rompersi qualcosa…
Un ora e mezza dopo, le tre
ragazze scendevano in sala comune a braccetto, permeate da un alone di profumo.
Hermione indossava una gonna di jeans e una maglia
blu dalla generosa scollatura, insieme a un bel paio di stivali neri dal tacco
alto (alla fine aveva lasciato perdere le scarpe rosse
che non azzeccavano niente con il resto…); aveva il viso ingentilito da un
trucco leggero, da brava ragazza, e le labbra coperte dal lucidalabbra rosa.
Ginny, la più provocante delle
tre, indossava un vestito rosso fuoco, coordinato con i suoi capelli, e scarpe
dello stesso colore. Gli occhi erano delineati da un
filo di matita nera e ombretto scuro.
Ariana, che si sentiva decisamente
un’idiota, stava in mezzo alle due ragazze.“Chi diavolo me lo ha fatto fare?” si domandò.
Si era truccata leggermente, con un po’ di matita nera, ombretto azzurro e
rossetto rosa. A suo parere niente di troppo vistoso.
Harry sbucò dalla scala che portava al dormitorio
dei maschi, vestito di tutto punto. Dietro di lui c’era Ron, che cercava di
sistemarsi il colletto della camicia scura che si era infilato. I due fissarono
le tre con aria stranita, e Ariana sbuffò.
- Tu dove hai intenzione di andare vestita così? -
chiese Harry rivolto a Ginny, - Ti ricordo che hai un
ragazzo! -
Tutti scoppiarono a ridere, mentre Ginny si buttava addosso a Harry e lo abbracciava. Ron,
forse per evitare di vedere che si baciavano, tornò a combattere con il suo
colletto.
Hermione, sorridendo divertita gli si avvicinò e disse: - Lascia stare, Ron, ci
penso io -.
Ariana guardò le due coppie. Si sentiva un po’ terza
incomoda, lì in mezzo. Sapeva che Ron edHermione non erano fidanzati, ma aveva capito subito che
tra loro c’era del tenero.
Per fortuna, Neville fece irruzione nella Sala
Comune, visibilmente abbattuto. Indossava una camicia blu e dei pantaloni neri,
che smagrivano un po’ la sua figura. Era pallido e si tormentava un polsino.
- Era ora! - disse Harry, - Cosa
stavi facendo? -
Neville borbottò qualcosa come “Ma devo proprio
venire alla festa?”, prima di guardare le tre ragazze un po’ stranito. A quel
punto arrivò anche Lavanda Brown, strizzata in un
abitino a dir poco succinto color malva. Strinse gli
occhi alla vista di Ariana, Hermione e Ginny e poi si sedette su una poltrona. Quando furono tutti
riuniti nella Sala Comune, Ginny prese Harry sottobraccio
e Ron fece altrettanto con Hermione, e uscirono nei
corridoi deserti. Ariana rimase dietro al Trio dei Miracoli, silenziosa.
Neville le si affiancò,
con una faccia triste da cane bastonato. Ariana lo guardò dispiaciuta, senza
capire perché lui non volesse venire: anche lei non amava le feste, ma non
aveva mica l’aria di una che sta andando al patibolo.
- Stai bene? - mormorò Ariana.
Neville grugnì facendo una smorfia, poi disse: -
Preferivo non venire… -
- Non ti piacciono le feste, vero?
- disse la ragazza.
Neville annuì.
- Bè, non sei l’unico -
continuò Ariana, - Pure io ne farei decisamente a
meno. Ma magari è la volta buona che cambiamo idea… - poi aggiunse a bassa
voce, sorridendo misteriosa - E non dirmi che non c’è nemmeno una ragazza che
ti piace -
Neville arrossì e la guardò imbarazzato, e si
lasciò sfuggire qualche parola: - Ehm… Forse… -
Ariana sorrise e cercò di capire chi fosse la
misteriosa ragazza, finché non arrivarono alla Stanza delle Necessità. Davanti
alla porta c’era un ragazzo dai capelli color sabbia che li aspettava.
- Grifondoro, vero? –
chiese.
- Sì – rispose Ginny.
Il ragazzo aprì la porta. – Entrate –
La Stanza delle Necessità si era trasformata in un
grande salone dal soffitto a volta, ed era decorata a festa. Delle grosse lampade
spandevano una luce multicolore sulle pareti, e in fondo c’era un lunghissimo
bancone dietro al quale tre ragazzi servivano da bere. La musica era ancora
soffusa, ma durante la sera l’atmosfera si sarebbe di sicuro riscaldata.
C’erano già molti Tassorosso, ma tra tutte quelle
facce c’era anche qualche Corvonero.
Ariana e gli altri si diressero verso il bancone, e
lei si sedette su uno degli alti sgabelli di legno. Una ragazza dai lunghissimi
capelli neri servì loro da bere.
“Certo che sono organizzati bene” pensò Ariana,
“Feste del genere si vedevano solo in Italia”.
Qualcosa attirò la sua attenzione, e sentì venirgli
un groppo in gola. DracoMalfoy,
BlaiseZabini e Pansy Parkinson erano appena entrati nella sala, e lei non
poté fare a meno di notare che il biondo era davvero di una bellezza notevole.
- Hermione… - sussurrò, -
Guarda chi c’è -
La Caposcuola annuì e scrutò Harry. Il Bambino
Sopravvissuto non si era accorto ancora di niente, ma si preannunciava
una crisi di nervi da parte sua, visto che i tre si dirigevano proprio verso di
loro.
Malfoy si sedette proprio di
fianco ad Ariana, mentre Harry e Ron preferirono girare alla larga. Non la
guardò nemmeno in faccia, ma disse: - Anche voi qui? –
- Già. Noi siamo stati invitati – ribatté la
ragazza.
Malfoy sorrise, e afferrò il
bicchiere che gli veniva servito. Bevve un sorso.
- Non ci siamo già visti da qualche parte? –
domandò.
- Credo che abbiamo avuto la spiacevole sfortuna di
vederci a lezione – rispose Ariana, senza guardarlo nemmeno lei.
- Intendo prima di Hogwarts
– continuò Malfoy, vagamente spazientito.
Ariana cercò di ricordare se si erano veramente già
visti da qualche parte, ma non si ricordava proprio. Molto probabilmente si
stava sbagliando, e la sua era una scusa per
provocarla.
- Non credo – disse, - Non frequento gente del
genere -
“Sarai anche dell’Ordine, ma rimani comunque uno
strafottente di prima categoria” pensò la ragazza.
In quel momento la musica venne
improvvisamente alzata, e molti ragazzi si gettarono in mezzo alla pista per
andare a ballare. Si voltò per vedere Harry e Ginny
stretti in un abbraccio stritola ossa, e Ron che
sembrava aver l’intenzione di rimanere fermo come una statua di sale. Si alzò e
raggiunse Hermione, senza salutare Malfoy.
“Questi due hanno bisogno di una mano”.
Rimasero qualche minuto a guardare i ragazzi che
ballavano, poi Ariana si avvicinò alla Caposcuola e le disse nell’orecchio, in
modo che potesse sentirla sopra la musica assordante: - Credo che Ron voglia
chiederti di ballare, ma ha paura che tu gli dica di no –
Hermione la guardò stupita, senza
dire nulla.
- Avanti, vai – disse Ariana.
La riccia sorrise e si allontanò, diretta
verso Ron. Li vide parlottare per qualche secondo, poi partirono
a ballare. Neville, invece, continuava a rimanere seduto su uno dei divanetti,
lo sguardo triste.
Ariana si sedette vicino a lui.
- La tua amica c’è? – domandò.
Neville fece un cenno di diniego, e Ariana guardò
la pista. Nessuna ragazza corrispondeva alla descrizione che lui le aveva fatto
prima, e tornò a guardarlo dispiaciuta. All’improvviso, una ragazza rotondetta
dai capelli scuri si avvicinò e sorrise a Neville.
Ariana non sapeva se fosse lei la fanciulla di cui gli aveva parlato, ma decise lo stesso di
dileguarsi. Con la scusa di andare a prendersi qualcosa da bere, raggiunse il
bancone, dove non c’era traccia di Malfoy.
- Un whiskey incendiario – gridò al barman.
Prese il bicchiere e iniziò a bere, quando si trovò
davanti agli occhi due occhi grigio tempesta che la
guardavano seri. Mandò giù un po’ di whiskey e guardò Malfoy
avvicinarsi con aria di sfida.
- Nessuno ha avuto il coraggio di invitarti a
ballare? – domandò.
- Mi sembra evidente di no, signor Malfoy – ribatté Ariana, per nulla offesa.
Il biondo, con la dolcevita nera attillata che
metteva in risalto il suo bel fisico, la guardò in modo strano. Le porse la
mano e disse: - Posso chiederle di ballare con me, signorina Drake? –
Ad Ariana ci volle tutta la sua forza di volontà
per evitare di strabuzzare gli occhi come una demente, completamente presa alla
sprovvista. Nel giro di mezzo secondo, però, tornò in se e sorrise.
- No, grazie – rispose.
Malfoy non sembrò molto stupito.
Ritrasse la mano e sorrise con il suo solito ghigno. Le rivolse un inchino e se
ne andò per raggiungere Zabini.
Spazio
Autrice
Sorpresa!
Allora, chi di voi avrebbe risposto nello stesso modo della nostra cara Ariana
all’assolutamente fantastico Malfoy???
Scommetto che molte di voi l’avrebbero linciata, se ne aveste avuto la
possibilità, vero?
Questo
capitolo è decisamente più lungo dei precedenti, e la
fase introduttiva è finalmente finita: per me si chiude la parte più critica. Ora
inizierò a fare sul serio, per questo cambio il rating in previsione dei
prossimi capitoli.
Nel
prossimo capitolo: Ariana inizierà finalmente la sua ricerca, ma suo malgrado
sarà costretta a un incontro notturno con Malfoy… Cosa succederà?
Erano passati quattro giorni dalla fatidica festa,
e Ariana rimaneva convinta di aver fatto la scelta giusta evitando di ballare
con Malfoy. Non aveva detto niente a Hermione e Ginny (figuriamoci a
Harry e Ron), perché temeva che avrebbero iniziato a
guardarla male, visto che come avrebbe detto Ron “fraternizzava con il
nemico”, ma sapeva che quasi tutte le ragazze della scuola avrebbero dato
qualsiasi cosa per essere al posto suo.
Per quanto Malfoy fosse
bello, lei non era la tipa da cadere ai piedi di nessuno. E non era nemmeno
disposta a farsi prendere in giro da uno come lui. Se pensava di riuscire a
farla passare per una ragazzina sciocca e sempliciotta, aveva sbagliato
persona.
Seduta nel suo banco durante la lezione di
Trasfigurazione, Ariana si massaggiava la spalla dolorante. La McGranitt stava spiegando come eseguire un incantesimo d’Invertimento, la bacchetta sventolata in aria. Non la stava
seguendo per niente, presa com’era da quel bruciore che la infastidiva
particolarmente dovuto al tempo umido.
Una vecchia cicatrice le ricordava quello che era
successo tanti anni prima, che aveva contribuito a
renderla l’Ariana combattiva e disincantata che era ora. Un episodio che le
aveva fatto provare l’umiliazione vera, ma che non poteva dimenticare.
Sei anni
prima, Durmstrang.
Ariana
camminava per uno dei corridoi affollati della scuola, Argo il cucciolo che
trotterellava vicino alle sue gambe. Teneva stretti tra le braccia i libri, e
procedeva a testa bassa come faceva sempre: era più facile evitare di sguardi
di disprezzo degli altri, così. All’improvviso, andò a
sbattere contro qualcuno.
- Scusa –
mormorò, e alzò lo sguardo per vedere di chi si trattava.
Diventò rossa
come un pomodoro quando si accorse che era Ivan, un ragazzo di due anni più
grande di lei, il più bello della scuola. Era alto, con splendidi capelli
biondo cenere e gli occhi azzurro mare, occhi di cui
lei era segretamente innamorata. Non era solo: tre amici lo affiancavano, e
c’era anche una ragazzina del secondo anno, Lidja.
- Guarda dove vai – sbottò Ivan, - Ah, ma tu sei lo Sgorbio -
Ariana lo
guardò in faccia, ferita. Non riusciva a parlare con
lui davanti, così bello e ammirato da tutti: lei non era nulla a confronto. Si
abbassò per raccogliere un libro, sentendo le risatine di scherno degli amici di Ivan.
Il ragazzo
all’improvviso si abbassò e prese Argo per la collottola, senza alcuna
delicatezza. Il cucciolo guaì quando lui lo scosse, ridendo.
- E’ questo
sarebbe un cane? Mi sembra più un topo – disse, scatenando le risate dei tre
compari e di Lidja.
Ariana lasciò
cadere gli ultimi libri che aveva tra le braccia a
terra, spaventata. Guardò il cucciolo che aveva gli occhioni
scuri spalancati, e mugolava cercando di divincolarsi.
- Lascialo –
disse con la voce fioca, - Per favore, rimettilo per terra -
Ivan scosse
ancora il cane, e gli tirò le orecchie con cattiveria. I suoi uggiolii
attirarono l’attenzione degli studenti, che si avvicinarono per guardare
meglio.
- Lascialo
stare! – gridò Ariana, - Gli fai male! -
I tre amici
di Ivani ridevano a crepapelle, mentre Lidja si avvicinò al loro capo e gli
sussurrò qualcosa all’orecchio, con un ghigno che cercava di nascondere
senza successo. Lui smise di ridere e la guardò con un brillio negli occhi
azzurri.
- Io ti
piaccio – disse semplicemente.
Ariana
arrossì e guardò la ragazzina, sentendosi tradita. Solo una persona sapeva che
lei era innamorata di Ivan, e quella persona era Sophia,
la sua compagna di classe. Che lei aveva creduto almeno un po’ amica.
- Dimmi,
pensavi davvero che a uno come me potesse piacere uno sgorbio come te? – disse
Ivan, con un ghigno cattivo. Tutti ragazzi presenti del corridoio iniziarono a
ridere, mentre Argo guaiva disperato.
- La…
lascialo andare, per favore! – supplicò Ariana. Erano le uniche parole che
riusciva a pronunciare: la voce le rimaneva impigliata in gola per la paura e
la disperazione.
Ivan sorrise
e tirò fuori la bacchetta, puntandola verso di lei. Ariana rimaneva immobile,
mortificata, e piccole lacrime iniziarono a scenderle lungo le guancie. Si
sentiva umiliata, come mai lo era stata in vita sua, e voleva solo che il suo
cane fosse lasciato in pace.
- Se davvero
ti piaccio- disse Ivan, - E vuoi che lasci libero il
suo cane-topo, devi fare quello che ti dico. Abbassati la gonna -
Ariana
spalancò gli occhi e li fissò sul viso di Ivan, deformato da un ghigno
perverso. Qualcuno sarebbe intervenuto a difenderla, ne era sicura. Qualcuno lo
avrebbe fermato e lo avrebbe costretto a lasciare Argo…
Ma non accadde nulla. Gli
studenti che si erano ammassati a guardare la scena rimasero fermi ai loro
posti, ridacchiando e facendo dei gestacci verso di lei. Nessuno di loro si
avvicinò per consolarla, per aiutarla. Nessuno.
Con le
lacrime che scendevano lungo le guancie rosa, le
manine strette a pugno, Ariana capì. Era sola. Era sola contro il mondo. E
quando sei solo, l’unica cosa da fare e andare avanti senza l’aiuto di nessuno.
Prima che qualcuno
potesse dire qualcosa, tirò fuori la bacchetta e lanciò un incantesimo diretto
al polso di Ivan. Lui urlò di dolore e lasciò il Argo,
che cadde a terra con un guaito e poi corse verso di lei.
Ariana lo
prese in braccio e il cucciolo le leccò le lacrime dal viso. Tutto il corridoio
si era zittito, e gli studenti la fissavano sbalorditi. Ivan si teneva il
polso, mentre gli amici gli chiedevano se stesse bene. Presa dalla paura e dal
senso di colpa, la bambina si girò e iniziò a correre diretta ai dormitori.
Alcuni
ragazzi si fecero da parte per lasciarla passare, ma non aveva fatto nemmeno dieci metri quando sentì la voce irata di Ivan
alle sue spalle.
- Piccolo
sgorbio che non sei altro – disse, - Adesso ti faccio vedere di cosa sono
capace -
Ariana
correva con il cucciolo in braccio, e le lacrime di umiliazione che
continuavano a cadere. Il suo piccolo cuore era stato spezzato per colpa di
un’amica traditrice e di uno stupido ragazzino senza sentimenti.
Sentì dei
passi rapidi dietro di lei, e la voce di Ivan gridare qualcosa. Come un
coltello che veniva infilzato nella carne,
l’incantesimo del ragazzo andò a segno. Ariana avvertì un dolore lancinante
alla spalla destra, e cadde rovinosamente sul pavimento ghiacciato. Sangue
vermiglio iniziò a colare sulle piastrelle, e lei non riusciva a muoversi. Vide
solo il volto di Ivan guardarla dall’alto con un’espressione di compiacimento
prima che tutto diventasse nero.
Ariana si
svegliò qualche ora più tardi, nell’infermeria. Era sdraiata su un letto soffice,
e mettendosi e sedere vide Argo raggomitolato per terra, che uggiolava triste.
Si portò le mani al viso, mentre in bocca sentiva
ancora il sapore salato delle lacrime che aveva versato quel pomeriggio.
Aveva la
spalla destra fasciata, ma non sentiva dolore. Tastò le bende lì dove doveva
esserci la ferita, ma non sentiva che qualcosa di duro, come se la sua pelle
fosse diventata insensibile. L’infermiera, una donnina piccola dai capelli
color topo, si avvicinò con la bacchetta in mano.
Le tolse la
fasciatura, scoprendo una cicatrice biancastra che partiva dalla scapola e
arrivava fino sotto il collo, sottile come la lama di un coltello ma
frastagliata e troppo visibile sulla sua pelle chiara.
- Stai buona
– disse la donna, - Ora ti toglierò la cicatrice -
- No – disse
Ariana, con voce ferma e dura.
- Come? –
domandò l’infermiera, guardandola in viso.
- Non voglio
che mi tolga la cicatrice –
Una lacrima
scese dagli occhi verdi di Ariana, e lei seppe che sarebbe stata l’ultima della
sua vita. Non avrebbe mai più permesso a nessuno di farla soffrire in quel
modo, di ferirla così profondamente. Quella cicatrice sarebbe rimasta, come
monito per il futuro. Se lei non poteva farsi accettare per quello che era,
allora sarebbe cambiata.
Aveva la
forza, aveva le conoscenze e la determinazione per farlo. Nessuno avrebbe più
avuto il coraggio di mettersi contro di lei. Era ora di smetterla di essere la
bambina schernita e presa di mira da tutti. Era ora di indossare la maschera di
freddezza e cinismo che l’avrebbe protetta dal mondo.
Ariana prese la bacchetta ed eseguì stancamente
l’incantesimo che la McGranitt aveva ordinato,
trasformando la piuma davanti a lei in un passerotto giallo. Non si pentiva di
aver tenuto la cicatrice, ma ogni tanto capitava che
le facesse male, soprattutto quando il tempo era umido come quella mattina. Era tre giorni che pioveva ininterrottamente.
La nota positiva era che non c’erano stati attacchi
di Mangiamorte da nessuna parte, e che Harry sembrava
aver accantonato l’idea di andare a Durmstrang di
nascosto. Non li aveva più sentiti parlare riguardo alla cosa, e credeva che
almeno per adesso sarebbero stati buoni al loro posto.
C’era qualcosa però che la preoccupava: le parole
di Malfoy il giorno della festa. Diceva di
conoscerla, ma lei non si ricordava proprio di lui. Forse l’aveva vista da
qualche parte, insieme a Silente… No, non era possibile. Lei e il Preside si
erano sempre incontrati in posti sicuri, e sicuramente uno come lui se lo
sarebbe ricordato per un bel po’ di tempo.
“Tranquilla, Ariana” si disse, “C’è solo una
persona al mondo che sa chi sei, ed è morta qualche mese fa”.
Finita la lezione, Ariana salutò Harry, Ron edHermione e si diresse il
biblioteca, per cercare qualche informazione riguardo ai possibili oggetti appartenuti
a GodricGrifondoro. Visto che apparteneva alla sua casa, poteva cominciare da
lì.
La biblioteca era molto grande, e lei scelse un bel
tavolo sotto una finestra, lontana da sguardi indiscreti. Massaggiandosi ancora
la maledetta spalla dolorante, girovagò un po’ tra gli alti scaffali leggendo i
dorsi delle copertine dei libroni.
Trovò una sezione dedicata a Storia della Magia e
prese tre grossi tomi rilegati in pelle rossa, con borchie d’argento. Li
sfogliò velocemente, ma si rese conto che non parlavano
di ciò che interessava a lei. Cercò ancora in una sezione
dedicata ai Grandi Personaggi della Storia, e prese un libro dal titolo: “Maghi
e streghe famosi: icone del passato”.
Il volume era decisamente
troppo pesante per la sua spalla, così Ariana lo fece fluttuare con la
bacchetta fino a tavolo. Si sedette e iniziò a scorrere l’indice con il dito.
GodricGrifondoro,
pagina 574.
Andò alla pagina giusta, e iniziò a leggere.
“GodricGrifondoro, uno dei fondatori della prestigiosa
scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, nacque in
una piccola contea a nord di Londra. Fin da bambino la sua evidente
predisposizione fu il combattimento con le bacchette, anche se sviluppò una
particolare passione per le armi Babbane. La famosa
spada a lui appartenuta, infatti, fu forgiata da lui stesso usando tecniche Babbane e magia…”
Ariana lesse fino alla fine, annotando su un
foglietto le informazioni che potevano tornarle utili. Non sapeva della
passione di Gogric per le armi babbane,
e poteva essere un possibile indizio.
Silente aveva escluso la spada dai possibili Horcrux, perché era stata in suo possesso per molto tempo,
e Voldemort non aveva avuto alcuna occasione di
entrarne in contatto.
Trovò un cenno relativo a
un elmo prodotto da Godric stesso, di cui Silente
aveva parlato ma che non era riuscito a trovare da nessuna parte. Forse era
stato disperso nel corso dei secoli… Oppure poteva trovarsi ancora a Hogwarts.
Ariana cercò informazioni circa i fondatori della
scuola per il resto della mattina, poi andò a pranzo. Si sedette vicino adHermione.
- Cosa hai fatto fino ad
adesso? – chiese Ron, curioso.
- Niente, ho studiato – rispose Ariana, e la
Caposcuola le fece un sorriso.
- Vedi Ron, lei studia. Ti ricordo che abbiamo i
MAGO quest’anno – disse.
Il rosso sbuffò e tagliò a fettine la sua bistecca
senza tante cerimonie, e Ariana si concentrò sul suo bel piatto di pollo e
patatine. Il dolore alla spalla era un po’ diminuito, per fortuna.
Cinque minuti più tardi arrivò Ginny,
che si sedette di fianco a Harry con l’espressione distrutta. Era appena tornata da una lezione di Difesa Contro le Arti
Oscure.
- Moody a confronto era
un angelo – disse, avvicinando un piatto vuoto, - La Trollope
è assolutamente incredibile -
- Cosa avete fatto? –
chiese Harry.
- Ci ha fatto battere a coppie! – rispose Ginny, - Praticamente ci ha scelto
un compagno di un’altra casa e ci ha fatti combattere. Niente di troppo pericoloso, però è stato assolutamente incredibile –
- Ma è fantastico! – gridò
Harry, - Finalmente qualcuno ha capito cosa bisogna fare –
- Fantastico?! – sbottò
Ron, preoccupato – Harry, noi facciamo lezione con i Serpeverde.
Minimo si scatenerà una rissa! –
- Appunto – ribatté Harry.
Ariana sorrise: il Bambino Sopravvissuto aveva
trovato una scusa per fare a botte con Malfoy.
Sperava di vederli scontrare, almeno una volta, giusto per farsi un’idea di
cosa erano in grado di fare. Per lei non era un problema fare un duello magico:
a Durmstrang e alla Van Hovenbargenerano una pratica di insegnamento comune.
Controllò l’orario per vedere quando avevano la Trollope: il pomeriggio del giorno dopo. Harry aveva tutta
la notte per pianificare con calma la sua vendetta.
Dopo pranzo tornarono in Sala Comune, visto che le lezioni per quel giorno erano finite, e Ariana
si sedette su una delle poltrone vicino al fuoco. Argo si era accoccolato ai
suoi piedi, e dormicchiava beato. Hermione stava
preparando il suo tema di Storia della Magia, Ron era semisdraiato
su una poltrona, e guardava il dobermann con una strana espressione.
- Ma non potevi comprarti…
che so… un barboncino? – chiese all’improvviso.
Ariana sorrise e guardò Argo con espressione dolce.
– Credo che un barboncino non sarebbe stato abbastanza cattivo – rispose, - Ma
a parte gli scherzi, Argo è buonissimo, a dispetto del suo aspetto. Avanti,
prova ad accarezzarlo –
Il dobermann si avvicinò a Ron, e gli leccò
affettuosamente la mano. Il rosso sembrò tranquillizzarsi.
- Visto? – Ariana si alzò,
diretta alla finestra.
La pioggia continuava a cadere ininterrottamente, e
il parco fuori dalla scuola era una distesa di fango. Il cielo era coperto di
nubi color carbone, e presto si sarebbero scatenati fulmini e saette.
Visto l’orribile tempo, decise di tornare in
biblioteca, e continuare le sue ricerche. Riprese il grosso librone “Maghi e
streghe famosi: icone del passato” e si immerse nella
lettura. Trovò varie informazioni riguardo ad altri oggetti appartenuti ai
fondatori, e annotò tutto su un foglio che aveva intenzione di nascondere nel
posto più sicuro che conosceva: il collare di Argo.
Dopo un’ora la raggiunse Hermione,
che era venuta a fare una ricerca, e dovette smettere di leggere. Nascose il
libro dentro la borsa e le sorrise.
- Anche tu ami questo posto, vero? – disse la
Caposcuola.
- Già – rispose Ariana, - Puoi stare certo che si sta tranquilli –
Hermione si sedette di fianco a
lei, e tirò fuori piuma e pergamena. Ariana fece lo stesso, e iniziarono a fare insieme il compito di Trasfigurazione, chiaccherando.
- Hai detto che non ti trovavi molto bene a Bauxbatons – disse all’improvviso la Caposcuola, - Come
mai? -
Ariana fece una smorfia per niente divertita.
Odiava le domande sul suo conto, ma sapeva che Hermione
voleva solo sapere qualcosa in più di lei. In fondo
non c’era niente di male a spiegarle il perché.
- Immagino l’avrai notato – rispose cauta Ariana, -
ma sono una ragazza un po’ introversa. E’ normale per me passare anche molto
tempo da sola. Bé, purtroppo non sono tutti come te e Ginny-
Hermione sorrise.
- A volte la gente pensa che sia un po’ distante e
fredda, e magari non faccio una bella prima impressione – continuò Ariana, - A Bauxbatons mi stavano alla larga perché avevano paura di me
-
- E perché? –
- Una volta ho litigato con una ragazza – rispose
Ariana, - E lei mi ha attaccato alle spalle. Odio la gente che lo fa. La mia
reazione è stata piuttosto… Bè, poco gentile –
Guardò Hermione in viso,
per cercare di capire cosa stava pensando. Lei le sorrise, quasi divertita.
- Ti capisco – disse, - A me, Harry e Ron è
capitato un sacco di volte di fare veri e propri duelli in mezzo ai corridoi.
Una volta io ho addirittura schiaffeggiato Malfoy-
Ariana la guardò stupita, poi rise. Allora non era
l’unica testa calda della scuola, ma dubitava fortemente che i suoi duelli
fossero come quelli di Harry…
- Meno male, allora – disse, - Sai, non ti ci vedo
proprio a prendere a schiaffi Malfoy -
Hermione sembrò molto divertita, ma
anche orgogliosa. – A dire la verità, nemmeno io. Però non sai che soddisfazione! –
Quella sera Ariana andò a letto molto più felice
del solito. Parlare con Hermione le piaceva: non era
una ragazza che giudicava in base alle apparenze, e sembrava averla capita
almeno un po’. Chiaccherare con lei la faceva sentire
a suo agio, per la prima volta dopo tanto tempo.
Sotto le coperte Ariana si rigirò un po’ di volte,
mentre le sue compagne si addormentavano l’una dopo l’altra. La spalla era
tornata a farle male: evidentemente la passeggiata sotto la pioggia che aveva
fatto con Argo non le aveva fatto molto bene. Rimase
ferma per un po’, massaggiandosi la cicatrice.
Non riusciva proprio a prendere sonno, così
controllò l’orologio: erano le undici. Forse poteva andare un momento in
infermeria per farsi dare qualcosa contro il dolore. Scese dal letto, si
rivestì in fretta e uscì con passi felpati dal dormitorio.
I corridoi della scuola erano deserti e bui, con
gli abitanti dei ritratti appesi alle pareti addormentati nelle loro cornici.
Non si sentiva nessun rumore, a parte quello dei suoi
piedi che si muovevano velocemente sul pavimento.
Faceva freddo. Si strinse nel maglioncino e
affrettò il passo, diretta all’infermeria.
Improvvisamente un rumore giunse alle sue orecchie:
passi. Portò d’istinto una mano alla bacchetta e si guardò alle spalle senza
vedere nessuno. Forse si era sbagliata.
Proseguì lungo una rampa di scale, e questa volta
capì che qualcuno la stava veramente seguendo. Allungò il passo, poi con la
coda dell’occhio vide una inconfondibile testa bionda…
- Hai finito di seguirmi,Malfoy? – disse Ariana, senza voltarsi.
- No – rispose la voce alle sue spalle.
Ariana si voltò: DracoMalfoy teneva la bacchetta con la punta accesa alzata, i
capelli biondi che rilucevano argentei, e la guardava sospettoso. Fece qualche
passo avanti.
- Dove stai andando? – domandò.
- Credevo che uno studente potesse andare in
infermeria, quando ne ha bisogno – ribatté Ariana.
Malfoy la scrutò in faccia, come
se temesse di vederla svenire da un momento all’altro.
- Tu cosa stai facendo? – continuò lei,
imperturbabile.
- Sono di turno per pattugliare i corridoi –
rispose Malfoy, secco.
- Bene, allora credo che possiamo tornare alle
nostre occupazioni –
Ariana si voltò e continuò per la sua strada, senza
degnarlo di un’ulteriore sguardo. Malfoy
però continuò a seguirla, a qualche passo di distanza.
- Non ho bisogno di essere scortata – sibilò
Ariana.
- Chi mi dice che stai andando veramente in
infermeria? – ribatté Malfoy.
“Mi sta tenendo d’occhio”.
Ariana continuò per la sua strada, senza dire
nient’altro. La presenza del biondo la innervosiva, anche perché non si erano
parlati dalla sera della festa. Strinse la bacchetta, cercando di apparire
tranquilla. Sentiva i passi del ragazzo dietro di lei, decisamente
più rumorosi dei suoi.
- Non credi che se avessi avuto qualcosa da
nascondere non mi sarei fatta beccare così facilmente? – disse Ariana.
- Non ti conosco, e non mi fido di te – rispose Malfoy, - Potresti essere anche
solo un po’ stupida. Ne conosco parecchi di idioti che
credono di essere furbi –
Ariana fece una smorfia, e con enorme sollievo vide
finalmente la porta dell’infermeria. Bussò, e dopo qualche minuto madama Chips aprì la porta, in vestaglia. Sembrava stesse per
andare a dormire.
- Mi scusi per il disturbo – disse Ariana, - Ma non
ha qualcosa contro il dolore di vecchie cicatrici? -
La donna la guardò un momento senza capire, poi
sbadigliò e la invitò a seguirla dentro l’infermeria. Malfoy
ebbe la decenza di rimanere fuori.
- Ecco, prendi un po’ di questo – disse la Chips, porgendole un calice pieno di un liquido verdastro.
Lei lo bevve d’un sorso e la ringraziò.
All’uscita, Malfoy era
ancora esattamente dove lo aveva lasciato. Immobile davanti alla porta con la bacchetta accesa e il solito
sguardo sprezzante.
- Penso di riuscire ad arrivare al mio dormitorio
da sola – disse stizzita.
- Oh, questo lo so anche io
– ribatté Malfoy, con un sorriso strafottente sulle
labbra.
- Hai intenzione di farmi da scorta? – domandò
Ariana.
- Sì –
- Bene – Ariana si voltò e si diresse verso la
torre dei Grifondoro, con Malfoy
alle spalle.
Non aveva intenzione di andarsene in giro per la
scuola, quella notte, ma sentirsi controllata era una
cosa che non sopportava. Era abituata a fare quello che voleva quando voleva, e la presenza di Malfoy la
faceva sentire come una fiera in gabbia.
Camminavano per i corridoi deserti, l’uno dietro
l’altro, quando Malfoy domandò, la voce strascicata
come se non gli importasse nulla di quello che stava dicendo: - Che genere di
cicatrice hai? –
Ariana mosse leggermente la testa quel tanto da
permetterle di vedere la sagoma del biondo dietro di lei, e rispose: - Se la
tua preoccupazione è quella di dovermi adorare come
Harry Potter, puoi stare tranquillo. La mia cicatrice non mi provoca visioni e
non mi tiene in contatto con nessun mago fuori di testa
–
Malfoy sembrò quasi sorridere, e
lei continuò a camminare dritta, senza far trasparire alcuna emozione. Salì le
scale, ormai vicina al dormitorio.
Davanti al ritratto della Signora Grassa, Ariana si
fermò, aspettando che lui se ne andasse e poter così pronunciare la parola d’ordine.
Malfoy, però, sembrava avere l’intenzione si rimanere
fermo dietro di lei per tutta la notte.
Ariana sospirò e pronunciò: - SchipodoSparacoda–
La Signora Grassa annuì e il quadro venne aperto. Ariana stava per entrare, quando decise di
togliersi una curiosità. Si voltò, guardando Malfoy
negli occhi color tempesta.
- Perché alla festa mi hai chiesto di ballare? –
domandò.
- Mai sentito parlare di scommesse? – ribatté il
biondo, mostrando il suo solito ghigno strafottente.
“Dovevo immaginarlo” pensò la ragazza. Abbassò un
momento la testa, con un sorriso divertito che le increspava le labbra.
- Oltre a quella di riuscire a ballare con me,
spero tu abbia evitato di fare altre scommesse sul mio conto – disse.
- Per il momento non ne ho fatte altre – disse Malfoy, come se fosse una cosa del tutto normale - Ma nei
prossimi giorni potrei pensarci –
Ariana fece una smorfia e si voltò, lasciando il
biondo nel corridoio senza salutarlo. Poche volte nella sua vita aveva incontrato qualcuno con la risposta pronta come lei, e
Malfoy era appena entrato tra di loro.
Spazio Autrice
Nel prossimo capitolo: Ariana avrà modo finalmente
di scontrarsi nel vero senso della parola con Malfoy? Come andrà a finire? Il risultato non è per niente
scontato! Intanto, continua la ricerca degli Horcrux…
Ringrazio infinitamente Smemo92 (in questo capitolo
ti ho fornito la risposta alla tua domanda: credi o no a Draco?)
e Kaimy_11 (sono d’accordo con te: la festa meritava solo se c’era Draco) che recensiscono sempre!
Grazie anche a chi mi ha aggiunto ai preferiti!
Naturalmente, se volete lasciare un
commentino, è sempre il benvenuto….
La professoressa Trollope
era ferma in mezzo all’aula, la bacchetta in mano. Intorno a lei erano riunite
le classi dei Grifondoro e dei Serpeverde,
che si guardavano in cagnesco. DracoMalfoy si era appena affiancato alla professoressa, lo
sguardo sicuro e altezzoso.
- Bene – disse la Trollope,
- Vi invito a trovare un avversario con cui sfidarvi
in un piccolo duello. Chi di voi vuole battersi contro il signor Malfoy? -
- Io – dissero due voci.
Ariana e Harry fecero un passo avanti, alzando la
mano. Il Bambino Sopravvissuto la guardò stupito, senza capire perché si
volesse battere contro il Serpeverde. La ragazza, dal
canto suo, aspettava di poter sfidare il Principe delle Serpi per fargli capire
che seguirla per i corridoi non era una buona idea.
La Trollope li guardò per
un momento entrambi, come per valutare quale fosse la
scelta migliore. Alla fine disse: - Signorina Drake, venga lei –
La strega doveva aver capito che non era saggio
permettere a quei due di battersi, perché la cosa sarebbe sicuramente degenerata.
Ariana si avvicinò e gettò un’occhiata di sfida a Malfoy.
Attesero che tutti gli altri trovassero un
compagno, e guarda caso le coppie erano formate tutte da un Grifondoro
contro un Serpeverde. Forse la Trollope
non aveva valutato attentamente le conseguenze…
- Allora, signori miei – disse la professoressa, -
Vorrei vedervi duellare rispettando le elementari regole del caso: niente colpi
bassi, alle spalle, o diretti alla testa. Non voglio tagli né lividi. Limitatevi
a un semplice duello senza ferirvi. Chi di voi terrà un comportamento scorretto
verrà espulso seduta stante. Chiaro? Bene. Cominciate
– Si avvicinò al biondo Serpeverde e disse: - Cerchi
di andarci piano, signor Malfoy-
Ariana guardò la professoressa allontanarsi,
diretta alla strana coppia Paciock-Greengrass che
sembrava in difficoltà ancora prima di iniziare. Ron doveva battersi con Tiger,
e Goyle contro Lavanda.
Malfoy le fece cenno di mettersi
in posizione, e lei arretrò di qualche passo. Si guardarono in faccia per
qualche secondo, poi lei disse: - Pronto, Pricipino?
–
- Quando vuole sua signoria – ribatté Malfoy.
Ariana gettò un’ultima occhiata a Harry, che doveva
vedersela con Zabini, poi passò all’attacco. Fece un
passo avanti e sibilò: - PietrificusTotalus! –
Malfoy schivò il colpo, sorpreso
dalla sua velocità e dal modo piuttosto violento con cui lei lo aveva
attaccato. Guardò verso la Trollope li stava guardando, leggermente sconcertato, e si limitò a
pronunciare: - Expelliarmus –
Ariana ripose con un semplice sortilegio scudo, e
attese che la professoressa si girasse di nuovo prima di gridare: - Bombarda! –
Il biondo si riparò con un incantesimo, e la guardò
cercando di mascherare la sua sorpresa di fronte alla determinazione della
ragazza. Si studiarono un attimo, incerti sul da fare.
- Cerca di fare sul serio, Malfoy
– sussurrò Ariana.
- Non sono autorizzato a farlo – ribatté lui, facendo un cenno verso la professoressa.
- Da quando rispetti le regole? – sbottò Ariana.
Nel mezzo di tutte quelle grida e delle luci,
scoppi, sibili e strani suoni che provenivano dalle varie coppie di sfidanti,
nessuno si accorse che Ariana e Malfoy si stavano
scrutando come due belve in gabbia, pronte a saltarsi addosso. La ragazza
voleva fare sul serio, e i primi attacchi che aveva
rivolto al Serpeverde lo dimostravano.
Il biondo fece un passo indietro, con un ghigno
sulle labbra. Appena la Trollope si girò per spiegare
qualcosa a Hermione, che se la vedeva con la
Parkinson, sibilò: - Stupeficium! –
Ariana sorrise, e rispose con lo stesso incantesimo.
I getti di luce rossa cozzarono l’uno sull’altro, svanendo con un sibilo. Qualcuno
li guardò, ma fu costretto a distogliere lo sguardo per tornare al proprio
duello.
Quello fu per Ariana il segnale. Passò all’attacco
con una furia ferina, sparando incantesimi a raffica. La Trollope
era ancora di spalle, e Malfoy parò tutti i suoi
colpi con incredibile destrezza.
La guardò, e i suoi occhi si ridussero a fessure. –
D’accordo. Se vuoi fare sul serio, ti farò vedere cosa
significa sfidare un Malfoy –
E iniziarono. Ariana aveva una certa esperienza con
i duelli, e presto di rese conto di non avere davanti un
novellino. Il Serpeverdesapeva
dove mirare, e conosceva diversi incantesimi che non facevano parte di
nessun programma scolastico. Esattamente come lei.
- Inverta! – sussurrò il biondo, e Ariana schivò il
lampo viola per un soffio. Strinse di più la bacchetta. Stava per scagliare il
suo incantesimo, quando vide la Trollope voltarsi
verso di loro, insospettita. Ariana assunse un’espressione innocente, rimanendo
immobile come una statua, e con una finta insicurezza disse: - Expelliarmus! –
Malfoy ghignò e parò il colpo. La
professoressa passò loro vicino, guardandoli uno alla
volta, poi si avvicinò a Ron per spiegargli come tenere la bacchetta.
Appena la strega si voltò, Ariana mise un piede
avanti pronta a ricominciare.
- Sei una brava attrice – mormorò Malfoy, i denti bianchissimi scoperti in una smorfia.
- Mai quanto te – ribatté Ariana, - Ferra! –
Malfoy rispose con una
maledizione che fece un buco sul pavimento davanti ai piedi di Ariana. Lei fece
un salto indietro e contrattaccò. Il lampo dorato si infranse
sul muro dietro il biondo, e questa volta toccò a lui doversi bloccare: la Trollope stava di nuovo venendo verso di loro.
Entrambi le sorrisero, e lei si fermò vicino ad
Ariana.
- Come state andando? – domandò.
- Benissimo – rispose Ariana.
- Tenga più in alto la bacchetta quando usa un
incantesimo di disarmo, signorina Drake – disse la Trollope,
mostrandole come fare.
Ariana la guardò con finto interesse, sorrise e
annuì. La professoressa sembrò soddisfatta e andò da Neville.
Appena la strega voltò le spalle, Malfoy la riattaccò di nuovo.
- Impedimenta! -
In quel momento Zabini e
Harry si fermarono a guardarli, e lo stesso fecero Hermione
e la Parkinson. Ad Ariana non importava nulla che vedessero che lei e Malfoy stavano infrangendo tutte le regole dettate cinque
minuti prima dalla Trollope, e voleva solo far vedere
al biondo di che pasta era fatta.
Il loro fu un duello
abbastanza violento: Ariana non voleva certo uccidere Malfoy,
ma non gli risparmiava colpi. Il Serpeverde faceva
altrettanto, e più di una volta cercò di ricorrere a trucchi scorretti per
disarmarla. Ogni tanto gettavano occhiate alla Trollope,
e appena quella si voltava verso di loro tornavano a fare gli studenti timorosi
e inesperti, pur sapendo di essere sotto lo sguardo di tutti.
I due duellanti si scagliavano incantesimi senza un
attimo di sosta, cercando in qualunque modo di guadagnare un vantaggio ma senza
riuscirci. Il tutto alle spalle dell’ignara Trollope
che, troppo impegnata a tentare di spiegare a Neville almeno a difendersi dagli
attacchi di DaphneGreengrass,
non si accorgeva miracolosamente di nulla.
Dopo dieci minuti di scontro serrato, Ariana
iniziava ad avere il fiato corto. Anche Malfoy
sembrava sentire la fatica tanto quanto lei, ma il suo sorriso strafottente non
accennava a sparire. Sapeva che la stava mettendo in difficoltà, e lei non
amava perdere. Decise di chiudere il duello con un ultimo incantesimo, ma in
quel momento la professoressa si girò, forse incuriosita dal fatto che molti
avevano smesso di combattere per guardare loro due.
Ariana si bloccò con il braccio a mezz’aria, e
serrò la bocca per frenare la lingua appena in tempo per non farsi sentire. Con
la coda dell’occhio guardò la professoressa, poi…
- Expelliarmus -
La bacchetta le volò di mano, cadendo a tre metri
di distanza, sul pavimento freddo. Ariana guardò infuriata Malfoy,
che ghignava come un lupo, e che l’aveva appena fregata. Sconcertata, cercò con
gli occhi la bacchetta per terra, troppo lontana da lei.
- Ho vinto – sussurrò il biondo.
“Non cantare vittoria troppo presto” pensò Ariana.
Appena la professoressa tornò a parlare con la Greengraas, si tuffò sul pavimento, allungando il braccio e
sentendo la cicatrice sulla spalla tirare. Riprese la bacchetta e senza neanche
alzarsi da terra, sibilò, infuriata: - Stupeficium–
Malfoy fu colto di sorpresa, ma
si abbassò quel tanto per riuscire a schivare il colpo. Guardò Ariana, che
stava ancora per terra, e puntò la bacchetta verso di lei.
La ragazza fissava Malfoy,
sapendo che era vicinissima alla sconfitta. Sentì gli sguardi di mezza classe
addosso, quando disse: - Avanti, Principino, prenditi la tua vittoria –
Malfoy fece un passo indietro, ma
non abbassò la bacchetta. Stava per scoppiare a ridere, ma qualcosa lo
trattenne; gettò un’occhiata alla professoressa, e Ariana ne approfittò. Nel
mezzo secondo in cui lui distolse lo sguardo, mormorò un incantesimo e si
rimise in piedi, pronta a fronteggiarlo ancora.
Il biondo fu preso alla
sprovvista e per qualche secondo non sembrò in grado di reagire.
- Fermi tutti! – gridò all’improvviso la Trollope. – Per oggi credo di aver visto abbastanza -
Tutti i duellanti si guardarono fulminandosi con gli
occhi, ma mai come Ariana e Malfoy. Erano stati
interrotti sul più bello. Si allontanarono l’uno
dall’altra, stizziti, e la ragazza si affiancò a Hermione.
La Caposcuola sembrava colpita.
- Bene, ho potuto constatare
che la vostra capacità nei duelli è abbastanza scarsa. A parte i due signori
qui presenti – La Trollope guardò Ariana e poi Malfoy, con una scintilla di divertimento negli occhi.
Ariana si sentì quasi imbarazzata: allora la
professoressa li aveva visti. Perché aveva fatto finta di nulla? Malfoy non sembrava stupito, e scambiò qualche parola con Zabini.
- Credo tuttavia che possiate migliorare tutti,
anche lei signor Paciock – continuò la Trollope, - Magari la prossima volta i nostri esperti
duellanti ci insegneranno qualche trucchetto -
Ariana sorrise, colta alla sprovvista. La Trollope non sembrava avere intenzione di punirli, come
invece aveva minacciato di fare all’inizio della lezione. Li congedò con un
saluto e i Grifondoro e i Serpeverde
uscirono dalla classe.
La ragazza non rivolse nemmeno un’occhiata a Malfoy, perché il tarlo del dubbio si era insinuato in lei.
La Trollope li aveva fermati prima che qualcuno dei
due avesse la meglio, ma non era tanto sicura che
sarebbe riuscita a vincere. Il biondo sembrava in grado di batterla, anche se
per stanchezza.
- Ariana… - sussurrò una voce vicino a lei.
Continuò a camminare, lo sguardo rivolto a terra.
Aveva paura che dopo quell’episodio i suoi nuovi amici l’avrebbero
giudicata male…
- Ma dove hai imparato a
combattere così? – chiese Harry, stupefatto.
Ariana si strinse nelle spalle, aspettandosi
qualche critica spaventata.
- Ma sei incredibile! –
disse Ron all’improvviso, - Cioè, è stato uno spettacolo! -
Ariana alzò lo sguardo e incontrò quello dei tre
amici, e con stupore nei loro occhi non lesse ne paura
ne sconcerto. Sembravano solo ammirarla.
- Grazie – disse timidamente.
Durante il tragitto Ron si sperticò in adulazioni e
commenti estatici circa i suoi attacchi a Malfoy, e
anche Harry sembrava contento, nonostante gli avesse soffiato la possibilità di
vedersela con il biondo Serpeverde.
- Devi assolutamente insegnarci qualcosa – disse
Ron, con il tono minaccioso, - Vero Harry? Qualche trucchetto
non ci farà certo male -
Ariana sorrise e annuì, sedendosi in una poltrona
di fianco al fuoco. Nonostante si fosse appena guadagnata l’ammirazione dei
suoi compagni, si sentiva nervosa. Per la prima volta non si era sentita
all’altezza della situazione, e non sopportava di rimanere con un dubbio:
sarebbe stata capace di battere Malfoy?
“Sì” si disse dopo un momento, “Lui ha giocato
scorretto, tu no. Se avessi veramente voluto batterlo,
avresti infranto le regole e lo avresti fatto a pezzi dopo mezzo minuto”.
Ariana si rilassò un po’ nella poltrona, mentre un
paio di studenti del suo anno si complimentavano con
lei per il bel duello. Si sentiva confusa.
“Certo che Hogwarts è un
posto strano” pensò, “A Durmstrang, Bauxbatons e nelle altre scuole si erano
spaventati quando avevano visto cosa ero capace di fare, mentre qui ci manca
poco che fondino un fan club in mio onore!”.
Ariana era sdraiata nel suo letto, con le sue
compagne che dormivano della grossa. Il dormitorio era illuminato dalla tenue
luce che proveniva dalla sua bacchetta, mentre fuori la pioggia frustava
violenta sulle finestre. Sparsi attorno a lei c’erano vari fogli, e sulle
ginocchia teneva il grosso librone “Maghi e streghe famosi: icone del passato”
che aveva preso in prestito quando era andata in biblioteca.
Cercando di fare il meno rumore possibile, dispiegò
la cartina della scuola che le aveva dato Silente, che comprendeva tutti i
passaggi segreti e le sale nascoste di Hogwarts.
Forse non era come la mappa dei Malandrini, ma con i piccoli punti rossi erano
segnati i soli tre luoghi in cui era possibile Smaterializzarsi all’interno della
scuola: un angolo nascosto dello studio del Preside, l’orto delle zucche di Hagrid e l’ultimo gradino delle scale del terzo piano,
quelle con lo scalino finto.
Tutti credevano che all’interno di Hogwarts non fosse possibile Materializzarsi, ma se fosse
stato veramente così sarebbe stata una follia. In caso
di bisogno, Silente non avrebbe potuto lasciare in fretta la scuola, così tre
anni prima aveva escluso quei tre insospettabili angoli della scuola dalla
magia protettiva.
Al momento, però, ad Ariana non interessava molto
come fare ad uscire dal castello (forse Harry non
sarebbe stato della stessa opinione): stava cercando di intuire dove potesse
trovarsi il vecchio e semisconosciuto elmo appartenuto a GodricGrifondoro. Doveva solo assicurarsi che fosse
all’interno della scuola.
Prese la bacchetta, gettò uno sguardo a Lavanda che
dormiva con la bocca spalancata, e sussurrò: - RevelioHorcrux–
La punta della bacchetta si illuminò
di un rosso intenso, simile al colore del sangue: significava che nelle
vicinanze c’era un Horcrux. Era un incantesimo che le
aveva insegnato solo un anno prima Silente, ma purtroppo si limitava a rilevare
la presenza di uno degli oggetti diVoldemort, non dove si trovasse esattamente. Almeno sapeva
che non stava cercando inutilmente.
“Pensa, Ariana”.
L’elmo era un oggetto che faceva parte di
un’armatura, e Hogwarts era piena di armature. Quello di Godric però
doveva essere prezioso e di ottima fattura, come la spada. Essendo oggetti
preziosi, dovevano essere custoditi in un luogo sicuro.
Ariana non aveva mai domandato a Silente
dove avesse trovato la spada, e se ne pentì. Tuttavia, avrebbe avuto
anche l’elmo, a quel punto, e lui non ce lo aveva. Quindi significava che dovevano essere stati separati molto
tempo prima…
Forse la Camera dei Segreti? No, era il rifugio
segreto di Salazar Serpeverde, e sicuramente lui non
si sarebbe mai portato dietro un oggetto appartenuto al suo antagonista. Silente
doveva aver già cercato un po’ dappertutto all’interno della scuola… Ma lui
aveva cercato nei luoghi che conosceva. Se non lo aveva trovato, significava
che c’era qualche altro posto del castello in cui non era mai stato…
Ariana chiuse delicatamente il librone e si guardò
intorno, con la mente che lavorava. Argo era sdraiato ai piedi del letto che
sonnecchiava, ma aveva le orecchie dritte per cogliere ogni movimento che non
fosse quello della ragazza.
Forse esplorare la scuola poteva essere un’idea… Si
alzò, ma una debole fitta alla spalla la fece fermare.
“Forse per questa sera è
meglio che me ne vada a dormire” pensò, “Rimanderò a domani, magari. Con
questa spalla non riuscirei a muovermi come vorrei”.
Raccolse velocemente tutti i fogli e li nascose
dentro il baule, diede un’ultima carezza ad Argo e si infilò
sotto le coperte.
Spazio Autrice
Oooooh, e finalmente se le sono
date!!! No, bè, a parte gli
scherzi, spero che la piccola battaglia personale tra Ariana e Malfoy vi sia piaciuta! Ho cercato di renderla al meglio…
Comunque, in questo capitolo la nostra eroina
inizia ad avvicinarsi sempre di più a un Horcrux, che
come credo abbiate notato non sono quelli dei Doni
della Morte: mi sono permessa di fare una modifica.
Nel prossimo
capitolo:
è arrivato il momento di esplorare la scuola. Ariana si metterà alla ricerca
dell’Horcrux, e presto scoprirà che a Hogwarts non è tanto facile andare in giro di notte…
A cassandra 287: sono contenta di piaccia. Se continui a seguirmi, lasciami qualche commento,
magari!
A Smemo92: spero che questo capitolo ti sia
piaciuto ancora di più del precedente! La sfida Ariana vs Malfoy
ci andava proprio! Per quanto riguarda Argo, pure a me fa impazzire! Me lo
spupazzerei di coccole! ^.^
Thanks per la recensione!
A Kaimy_11: lo so che è difficile capire, ma vi sto
fornendo tutti i pezzi di un grande puzzle… Alla fine andranno tutti al loro
posto, e certe cose saranno molto più chiare! Draco,
invece, in realtà non fa poi molto, a parte stressare (-.-)… Ma più avanti ci sarà da fare anche per lui…
- Stupeficium! – gridò Malfoy, e un getto di luce rossa proruppe dalla punta della
sua bacchetta.
Ariana schivò il colpo spostandosi rapidamente di
lato, prese la mira e sibilò: - Serpeverra–
Un lampo di luce arancione abbagliò il biondo per
un istante, ma il colpo finì per infrangersi sul muro dietro di lui, lasciando
un buco fumante. Il biondo fece un rapido gesto con la bacchetta, e Ariana si
ritrovò sopra a una lastra di ghiaccio.
Tentò di rimanere in piedi, ma l’incantesimo appena
lanciato da Malfoy la costrinse ad abbassarsi
bruscamente. Perse l’equilibrio e si ritrovò con le ginocchia a terra.
Infuriata, alzò la bacchetta e gridò: - Evertestatis! –
Malfoy fu
spinto violentemente indietro, e cadde rovinosamente a terra. Ariana si tirò in piedi
con un mezzo scivolone e si fermò un attimo per riprendere fiato. Guardava il
biondo con un sorriso sulle labbra, ormai certa di vincere.
- Così può bastare, signorina Drake – la interruppe
la Trollope.
Il Principe delle Serpi si rialzò stizzito, e
Ariana a malincuore abbassò la bacchetta. Dal loro primo scontro, una settimana
prima, la Trollope aveva deciso che avrebbero fatto
coppia fissa, date le loro sorprendenti capacità nel duello.
Per Ariana, però, la motivazione era tutta un’altra.
Davano spettacolo, e sapeva che sia la Trollope che
tutti i Grifondoro e i Serpeverde
si divertivano un mondo a vederli combattere come due felini infuriati.
Entrambi non avevano alcuna intenzione di perdere, ma le loro forze si
eguagliavano e finivano sempre per essere interrotti sul più bello. La ragazza
sospettava che la professoressa lo faceva apposta, per costringerli tutte le
volte a combattere con più ardore.
Ariana non si era mai sentita così frustrata: era
la prima volta che le capitava di non riuscire a chiudere un duello in breve
tempo, ed essere costretta ad accettare la parità non le andava proprio a
genio. Malfoy sembrava pensare lo stesso, ma il suo
fastidio era doppio: farsi tenere testa da una ragazza non manteneva certo alta
la sua reputazione.
A parte cercare di spedirsi a vicenda in
infermeria, Ariana e il Serpeverde durante le altre
lezioni non si calcolavano per niente. Sembrava che non si vedessero nemmeno,
ed era un bene. Se fosse scoppiato un duello per i corridoi, nessuno sarebbe
arrivato abbastanza in fretta per evitare che si
facessero seriamente del male.
Alla fine Ariana non era ancora andata in
esplorazione della scuola: tra la spalla dolorante e la stanchezza accumulata
durante le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, la sera andava a
direttamente a dormire, senza la forza di fare congetture su Horcrux o altri oggetti appartenuti al Signore
Oscuro.
Quel giorno d’inizio ottobre si sedette a cena
affamata come un lupo, e trasse un piatto vicino a sé. Hermione
sfogliava ancora la copia della Gazzetta del Profeta di
quel giorno, leggendo interessata un articolo sui piani del Ministero riguardo
alla chiusura di alcuni negozi che presumibilmente vendevano manufatti dai
poteri oscuri.
Un minuscolo trafiletto in fondo alla pagina
parlava di un furto avvenuto ai danni di una collezione di oggetti antichi. Si
spostò un po’ sulla panca per riuscire a vedere cosa c’era scritto e senza dare
nell’occhio lesse l’articolo.
“Due giorni fa, in casa del noto storico DorianSteever, alcuni ladri si sono intrufolati
indisturbati nelle stanze in cui il famoso mago custodiva alcuni degli oggetti
antichi facenti parte della sua collezione privata. Steever ha reso
noto che è stato trafugato solo un manufatto di scarso valore economico.
Si tratta di un pettine d’argento, che si creda sia appartenuto a Isabel La Felì, la presunta compagna di Salazar Serpeverde.
Il Ministero
sta ora indagando, ma si ritiene sia solo uno scherzo di cattivo gusto da parte
di alcuni colleghi dell’illustre mago, noto anche per aver numerosi nemici
all’interno della cerchia degli storici della magia…”
Ariana smise di leggere, stupita che Hermione non avesse notato l’articolo. Rimase in silenzio,
certa che l’idea che si era appena fatta era corretta: quel pettine poteva
essere un Horcrux, visto che
sembrava essere appartenuto a qualcuno vicino alla magia oscura. E sicuramente
non era sparito per caso.
“Ho rimandato abbastanza” pensò, “Stasera si
comincia l’opera”.
Ariana attese pazientemente che Hermione,
Lavanda e le altre ragazze si addormentassero. Appena nel dormitorio calò il
silenzio, e l’unico rumore furono i respiri delle sue compagne, scese dal letto
e si rivestì, senza però indossare gli stivali. Aveva imparato che camminare
scalza le permetteva di essere ancora più silenziosa.
Lasciò Argo accucciato sotto il davanzale della
finestra e scese in Sala Comune. Controllò che non ci fosse nessuno, poi passò
attraverso il buco del ritratto e lo richiuse alle sue
spalle. La Signora Grassa disse, alle sue spalle: - E’ proibito andare in giro
di notte, non lo sai? –
- Certo – rispose Ariana, - Ma io non vado in giro.
Esploro -
Il pavimento era gelido sotto i suoi piedi, ma non
ci fece caso. Con passo leggero, avvolta dall’oscurità, si incamminò
lungo il corridoio. Era buio, ma non voleva rischiare di accendere la bacchetta
e farsi scoprire subito. Dopo qualche minuto i suoi occhi si abituarono
all’assenza di luce, ma non le serviva vedere per sapere dove stava andando. In
tanti anni di esplorazioni notturne, aveva sviluppato un sesto senso che le
permetteva di muoversi abbastanza agilmente anche senza vederci.
“Cominciamo da… “ Ariana si guardò intorno, e
dovette constatare che faceva freddo. “Potrei andare
nei sotterranei”.
Con passo rapido si diresse verso le scale, senza
produrre nemmeno un rumore. Si muoveva come un felino a
caccia, le orecchie tese per cogliere ogni suono sospetto e i muscoli pronti a
scattare. Arrivata in un lungo corridoio, notò in lontananza una piccola
luce, che si muoveva da quella parte. Forse si trattava di un Caposcuola.
Sperando non si trattasse di Malfoy,
si infilò in un corridoio laterale e si nascose dietro
una statua, in attesa che la figura passasse. Rallentò la respirazione,
riducendola a una serie di impercettibili sospiri, e
aspettò.
Pochi minuti più tardi, una ragazza dai lunghi
capelli corvini passò nel suo campo visivo: era la stessa che aveva servito da
bere alla festa dei Tassorosso. Molto probabilmente
era la loro Caposcuola. Ariana trattenne il respiro: sapeva che non poteva vederla,
ma poteva ancora sentirla.
Quando la ragazza fu passata, con un movimento
felino Ariana uscì dal suo nascondiglio e percorse il corridoio fino alla fine,
finché giunse ad una scala. Scese la rampa con leggeri
saltelli e arrivò nei sotterranei.
Lì faceva ancora più freddo, e le pareti di pietra la
facevano sentire a disagio. Camminava sulle punte dei piedi, per rendere minimo
il contatto con quel pavimento gelido, sentendosi una ballerina di danza
classica. Il buio era talmente fitto che faceva fatica a vedere: non c’erano
finestre da cui poteva filtrare la luce della luna.
Ariana accese la bacchetta e iniziò la sua ricerca.
Poggiò una mano sul muro freddo e umido, e percorse tutta la parete in cerca di
qualche segno della presenza di un passaggio segreto. A
parte le scanalature tra i vari blocchi di pietra che componevano la parete,
però, non trovò nulla. Scandagliò attentamente tutto il corridoio, poi il suo
piede poggiò contro qualcosa di appuntito. Lo alzò in fretta e puntò il getto
di luce della bacchetta sul pavimento. Era un semplice sassolino.
In quel momento le venne un’idea. Forse il
nascondiglio poteva nascondersi sotto i suoi piedi.
Ariana impiegò due ore per camminare, saltellare e
fare pressione su tutte le diverse mattonelle del pavimento, senza alcun
successo. Quando iniziò a sentirsi stizzita decise di cambiare strategia, e cambiò corridoio, diretta alle aule che ospitavano di solito
Pozioni.
Camminava con la bacchetta accesa e tenuta davanti
a sé, quando un rumore di passi giunse alle sue orecchie. Spaventata, sussurrò:
- Nox –
La bacchetta si spense, gettando l’intero corridoio
nel buio. Rimase immobile, cercando di farsi venire un’idea. Una lucina comparì
all’improvviso una ventina di metri più avanti, e Ariana capì che doveva
trovare un posto dove nascondersi, subito. Non poteva tornare indietro, perché
senza neanche un po’ di luce rischiava di schiantarsi contro qualcosa, e allora
sarebbe stata fritta.
Poggiò una mano sulla parete, e la
percorse finché non trovò il pomello di una porta. La lucina si avvicinava
sempre di più, e con il cuore in gola Ariana aprì con quanta più delicatezza
possibile la porta, sgusciò dentro e la richiuse alle
sue spalle.
Stava già per cantare vittoria, quando uno dei
cardini cigolò malignamente. Si morse un labbro, e accese la bacchetta. L’aula
era vecchia e in disuso, ed era piena di armadi di
legno mezzi marciti e alcuni banchi traballanti. Un gigantesco calderone era
stipato in un angolo, pieno di cianfrusaglie. In un altro angolo, c’era
inspiegabilmente un manichino senza testa che indossava un lungo abito tarlato,
dall’ampia gonna di seta in stile ottocentesco, che una volta doveva essere
stato veramente bellissimo.
Sicuramente chi stava la fuori aveva sentito il
cigolio, e presto sarebbe entrato per dare uno sguardo. Dove poteva
nascondersi?
“Perché a me non hanno regalato un fantastico
mantello invisibile?” si chiese, guardandosi intorno alla ricerca di un
nascondiglio. Gli armadi erano una scelta troppo scontata: chiunque sarebbe
andato a guardare dentro. Il calderone poteva essere un’idea, ma al momento era
pieno di cose inutili…
I passi si erano fermati, e Ariana fece la prima
cosa che le passò in mente. Con la rapidità di un gatto si infilò
sotto la lunga gonna dell’abito, rannicchiandosi cercando di farsi piccola piccola. Sul pavimento c’erano almeno due dita di polvere,
e le venne da starnutire. Si tappò il naso, mentre la porta dell’aula veniva aperta.
L’orlo della gonna non toccava per terra di un centimetro,
così si abbassò e sbirciò sotto. Vide un paio di scarpe maschili nere, di
ottima fattura, e l’orlo di una veste scura. Con la fortuna che aveva, poteva
benissimo essere Malfoy.
Ariana attese con il cuore che le martellava in
petto che l’ombra ispezionasse tutta la stanza. Aprì gli armadi, scostò
violentemente i banchi, ma non trovò quello che cercava. Passarono pochi
minuti, ma a lei sembrò un’eternità.
Alla fine, chiunque fosse quella persona, sembrò
stufarsi e lentamente si avviò verso la porta. Ariana seguì le scarpe finché
non le vide sparire fuori dalla stanza, e tutto ripiombò nell’oscurità.
Passarono cinque minuti, durante i quali non si mosse ne
fiatò, ascoltando il silenzio intorno a lei.
Quando si sentì più tranquilla, uscì da sotto
l’abito, sentendosi idiota. Aveva appena fatto esattamente la cosa che non
avrebbe mai fatto in vita sua: rifugiarsi sotto le gonne di qualcun altro.
Sorrise per l’ironia della situazione. Si tastò addosso e in testa, e si rese
conto che si era riempita di polvere. Doveva avere un
aspetto terribile.
Trattenendo uno starnuto, sgusciò fuori dall’aula.
Vide in lontananza la luce di una bacchetta, e il retro dell’inconfondibile
testa bionda di Malfoy.
“Ci avrei giurato” pensò.
Il naso le solleticò in modo insopportabile, così
decise che era il caso di tornarsene in camera. Non poteva andare in giro in
quello stato: le prudeva un po’ dappertutto, ed era terrorizzata all’idea di
rappresentare la nuova casa per minuscole creature chiamate pulci.
Con i suoi soliti passi da fantasma, Ariana tornò
ai dormitori di Grifondoro senza incontrare nessun
altro inconveniente. Le sue compagne dormivano ancora della grossa, e Argo
sedeva immobile e con le orecchie tese dove lei lo
aveva lasciato. Le corse incontro, scodinzolando.
- Shh! – gli fece cenno
lei.
Si infilò nel bagno e accese
la luce. Il grosso specchio le restituì un’immagine molto buffa: la sua faccia
era tutta sporca di polvere, e i capelli che di solito teneva
sempre in ordine erano scarmigliati e pieni di grumi di qualcosa che non voleva
scoprire cosa fosse.
Si spogliò rapidamente e si buttò sotto il getto di
acqua calda della doccia, con un sospiro. L’aveva scampata per un pelo, ma tutto sommato adesso che era tornata al sicuro nel
dormitorio la situazione la divertì. Le era andata bene: meno male che Malfoy non era andato a guardare sotto l’abito, altrimenti
avrebbe trovato un topone antropomorfo di nome
Ariana.
- Ariana! Sveglia, è
tardi! -
Ariana aprì lentamente le palpebre, e si coprì la
faccia con un braccio. La luce splendente del sole che filtrava dalla finestra le
faceva male agli occhi.
- Sveglia! – gridò una voce più acuta, quella di
Lavanda.
Ariana si mise a sedere di scatto, rendendosi conto
che doveva andare a lezione. Saltò giù dal letto e corse in bagno.
- Che ore sono?! – gridò.
- Le otto meno un quarto – rispose Hermione, - E’ da mezz’ora che tentiamo di svegliarti. Non
sembrava avessi il sonno così pesante –
Ariana si lavò la faccia con l’acqua gelida e si
guardò nello specchio: una ragazza dalle iridi verdi e gli occhi affaticati ricambiò il suo sguardo.
- Che hai da guardare? – disse,
rivolta al suo riflesso.
“Così impari ad andare in giro di notte” si
rispose.
Senza neanche fare colazione, Ariana seguì Hermione e Lavanda alla serra, per la consueta lezione di Erbologia. Si sedette di fianco a Ron ed
Harry, portandosi una mano alla testa. Quanto aveva dormito? Due ore?
- Sì – rispose Ariana, ricomponendosi, - Non è
niente –
Per la prima volta notò che Harry la stava
guardando quasi preoccupato. Gli sorrise e iniziò ad
ascoltare la Sprite che parlava di chissà quale pianta malefica.
Lo stomaco iniziò a brontolarle già alle dieci, ma Ariana resistette stoicamente alla fame fino a
pranzo. Il cibo non le sembrava così buono da quella volta che aveva digiunato
per una giornata intera, l’anno prima.
- Ariana, Malfoy ti sta
guardando – disse Ginny, all’improvviso.
La ragazza mandò giù il boccone e si girò: il
biondo Serpeverde in effetti
la stava scrutando. La guardò in faccia, gli occhi ridotti a fessure, e lei si
sentì sprofondare. “Lo sa. Sa che
ieri sera ero io”.
Si voltò di scatto, e tornò a mangiare, cercando di
non apparire preoccupata.
“Non può saperlo. Non ti ha vista”
“Lo sospetta, però”
“Perché dovrebbe?”
- Tutto bene? – domandò Ginny,
osservandola in viso.
Ariana annuì e sorrise.
- Non ho fatto colazione stamattina, sai com’è… -
Spazio Autrice
Voilà! Allora, che ne pensate? Non è gran chè come capitolo, ma spero di rifarmi con il prossimo…
Nel prossimo capitolo: Ariana trova finalmente il
primo Horcrux. Malfoy,
intanto, inizia a diventare un problema…
Durante le due settimane seguenti, Ariana continuò
le sue ricerche notturne. Ben presto si rese conto che il suo sospetto su Malfoy non era infondato. Più volte aveva
scoperto che la stava seguendo, ma stranamente non fece mai nulla per coglierla
in flagrante. Si limitava a osservarla da lontano.
Con il biondo che le stava alle calcagna, Ariana
non riuscì a scoprire praticamente nulla di
interessante: l’unico risultato fu che ogni giorno era sempre più stanca.
Tuttavia aveva iniziato a pensare che l’Horcrux si
trovasse nei pressi del dormitorio. Silente aveva accesso a tutta la scuola: se
non aveva trovato lui nessun nascondiglio, perché avrebbe dovuto trovarlo lei?
Smise di andare in giro di notte, e iniziò a
guardare con sempre maggiore curiosità il dormitorio dei Grifondoro.
Studiò ogni più piccolo particolare della Sala Comune, senza trovare un indizio
utile.
Il suo problema più urgente ora era DracoMalfoy. Come poteva
toglierselo dai piedi? Non poteva aspettare che lui si stufasse di seguirla…
- Allora, se volete avvicinarvi… - stava dicendo Hagrid, - Potete toccarli, ma fate attenzione perché
mordono -
Ariana tornò alla realtà e guardò gli strani
animali che saltellavano dentro un recinto di legno. Sembravano dei grossi
polli con una lunga coda e squamosa, ricoperti di penne grigiastre. Dal becco
spuntavano degli appuntiti canini bianchi. Nel complesso, erano davvero
orribili e nessuno sembrava avere voglia di avvicinarsi.
Harry infilò coraggiosamente la mano nel recinto,
ma la ritrasse subito prima che uno di quegli uccellacci
gli staccasse un dito. Hermione e Ron lo guardarono
terrorizzati, e fecero un passo indietro.
Ariana decise che teneva troppo alle sue dieci
dita, ed evitò di toccare quei cosi che le davano il voltastomaco (che, tra
l’altro, Hagrid trovava assolutamente adorabili).
Mezz’ora dopo i Grifondoroattraversavano
il parco di Hogwarts diretti a pranzo, con Neville
che si era guadagnato una bella ferita al pollice.
- Oggi pomeriggio libero, vero? – domandò Harry,
assaporando una coscia di pollo ben arrostita.
- Sì – rispose Hermione.
– Starai con Ginny? –
Harry annuì e continuò a mangiare.
Ariana, intanto, non poté fare a meno di guardare
verso il tavolo dei Serpeverde, dove Malfoy stava seduto in mezzo a Zabini
e la Parkinson. Se non fosse riuscita a toglierselo dai piedi, lo avrebbe
affrontato: mai mettersi contro Ariana Drake.
- Sei riuscito a scoprire qualcosa? – chiese Pansy, versandosi un po’ di
succo di zucca nel bicchiere e gettando una rapida occhiata alle spalle di
Ariana.
- So solo che va in giro di notte – rispose Draco, - L’ho vista diverse volte, ma gli altri Caposcuola
non si sono accorti di nulla, nemmeno la Granger che
è della sua casa. E’ stata un caso che l’abbia vista, l’altra volta: si muove
come un gatto, e questo mi fa pensare che ha una certa esperienza nel passare
inosservata –
- Cosa credi che stia
facendo? – domandò Blaise.
Draco si strinse nelle spalle. –
O sta cercando qualche passaggio che porta all’esterno della scuola, oppure le
piace giocare col fuoco –
Blaise mandò giù un pezzo di
torta e lo guardò con l’aria di chi la sa lunga. – Di sicuro è una che ama il
rischio – disse.
- Cosa vuoi dire? –
domandò Draco, anche se sapeva benissimo dove il suo
migliore amico voleva andare a parare.
- Bé, una che ti sfida a duello deve avere un bel
coraggio – rispose Blaise, e Pansy
alzò gli occhi al cielo, - Non eri tu il Principe delle Serpi, quello che non
si faceva mettere i piedi in testa da nessuna ragazza? E soprattutto, non erano le fanciulle
che si inchinavano davanti ai tuoi piedi? –
Draco appoggiò il bicchiere sul
tavolo con un gesto stizzito. Blaise aveva
perfettamente ragione, ma non voleva dargliela vinta. Era finito il tempo spensierato
durante il quale cambiava ragazze ogni mezz’ora, quando la sua camera era il
crocevia di donzelle alla ricerca di una notte di
avventure. Ora che per il mondo era l’assassino di Silente le cose da quel
punto di vista erano notevolmente peggiorate. Ogni tanto qualche ragazza si
faceva avanti, ma non era certo come gli anni precedenti…
Ariana faceva parte della categoria di quelle che
fino a qualche tempo prima lui avrebbe definito “belle e impossibili per tutti,
tranne per lui”. E che lui avrebbe accuratamente
inserito nella lista dei suoi obiettivi: niente era più divertente che
sciogliere una ragazza dal cuore di ghiaccio.
- Blaise, lo sai che Draco sta cercando di disintossicarsi – disse Pansy, accondiscende.
- Ma con una come quella
in giro di notte, altro che disintossicarsi! – ribatté Zabini.
- Sai che ho notato che da un po’ di tempo guardi
in modo strano la Granger? – disse Draco, il ghigno furbo dipinto sul volto.
Blaise sembrò preso
alla sprovvista. – Non dire stronzate – ribatté con evidente imbarazzo, - Non
la guardo –
- Pansy, tu cosa dici? -
La ragazza sorrise, e gli fece l’occhiolino. – Mah,
povero Blaise… - disse, - Credo sia cotto –
Draco scoppiò a ridere, senza
riuscire a trattenersi. – Davvero ti piace la Granger?
Non pensavo fosse il tuo tipo –
Blaise sembrò offendersi a morte,
come faceva sempre quando lo prendeva in giro. – Almeno è più intelligente di
te –
- Vai Argo! Prendilo! –
gridò Ariana.
Il dobermann scattò a razzo, inseguì il bastone e
lo afferrò al volo. Poi tornò indietro scodinzolando.
Erano al bordo del lago, dove ormai andavano tutti
i giorni. L’acqua era un po’ più limpida sotto il tiepido sole di ottobre, e il
terreno iniziava a coprirsi di foglie cadute. Si sedette sotto un albero e
contemplò il paesaggio, in silenzio.
Argo le si accucciò
accanto, e lei iniziò ad accarezzargli la testa. Volse lo sguardo verso la
tomba di Silente, in lontananza, e vide due persone gettare qualche fiore sulla
lapide di marmo bianco. Gli inconfondibili capelli di Ginny
si distinguevano anche a quella distanza, e le lenti degli occhiali di Harry
rilucevano sotto i raggi del sole.
Ariana sorrise e distolse lo sguardo. Vederli
insieme le metteva una certa malinconia. Nonostante l’odio, il pericolo e la
paura, il loro era un amore vero e forte, che avrebbe
resistito di fronte a qualsiasi ostacolo.
Non si era mai innamorata in tutta la sua vita,
perché quello che aveva provato per Ivan, il ragazzino di Durmtrang,
era stata solo una cotta passeggera. Si rendeva conto che non sapeva che cosa
si provava quando si amava dal profondo del cuore una
persona, cosa significasse poter contare sempre su di lei, e si sentiva vuota.
L’amore era una cosa che si impara fin da piccoli, ma
lei non aveva avuto nessun maestro disposto a insegnarglielo. Fin da quando
aveva memoria era vissuta in un orfanotrofio, dove era
una dei troppi bambini senza famigli e senza futuro; poi era arrivato Silente,
ed era passata dallo sguardo compassionevole che gli rivolgeva la gente a
quello di disprezzo dei suoi compagni di classe. Come poteva conoscere l’amore
se nessuno aveva amato lei?
Ariana spezzò un bastoncino con le dita,
appoggiando il mento sulle ginocchia. Tante volte si era chiesta cosa si
profilava nel suo futuro, cosa sarebbe diventata. E tutte le volte si
rispondeva esattamente la stessa cosa: non c’era un
domani per lei. Molto probabilmente sarebbe morta per aiutare Harry Potter a
sconfiggere Voldemort, e nessuno si sarebbe accorto
della sua mancanza. Era esattamente quello che Silente le aveva ordinato di
fare: essere un ombra, un invisibile fantasma di cui
nessuno conosceva la vera identità.
Argo si mosse e alzò di scatto la testa, guardando
qualcosa alle sue spalle. Ariana si girò, e vide DracoMalfoy camminare diretto verso il lago, solo.
- Ma non è possibile –
borbottò Ariana, alzandosi e togliendosi di dosso i residui di terriccio e
foglie.
Forse Malfoy non l’aveva
vista, perché procedeva a testa bassa, guardando il terreno. Argo drizzò le
orecchie e assunse una posa minacciosa, sentendo che la padrona si era
innervosita. Ariana lo prese per il collare, e attese che il biondo si
accorgesse di loro.
Ad un certo punto alzò la
testa e guardò la ragazza in faccia, scrutandola con gli occhi color tempesta.
Sorrise sornione e gettò una rapida occhiata al dobermann.
- Cosa ci fai qui? – chiese Ariana, minacciosa.
- Credo siano fatti miei – rispose Malfoy, facendo un passo verso il lago.
- Mi stavi seguendo? – domandò la ragazza. Argo
mostrò i denti e produsse un basso ringhio, ma non diede segno di voler
attaccare il Serpeverde.
- Volevo andare a visitare la tomba di Silente, ma
da quello che vedo è occupata – rispose Malfoy, facendo un cenno con la testa verso la lapide
bianca. Harry e Ginny erano ancora lì, che si
tenevano per mano.
Ariana scrutò il biondo poco convita, ma per un
momento si sentì colpevole di quello scatto di rabbia e di sospetto. Scosse la
testa con una smorfia e seguì con lo sguardo il biondo che ora le dava le
spalle, vicino alla riva del lago.
- Sei in grado di tenere quel cane? – chiese il Serpeverde, sempre girato con la testa rivolta
all’orizzonte.
Ariana abbassò lo sguardo sul dobermann e strinse
la presa sul collare. Argo abbaiò feroce alle spalle di Malfoy,
ma non si mosse.
- Certo – rispose, - Hai paura che ti salti
addosso? -
Sorrise, in attesa della risposta del Serpeverde che non arrivò. Il biondo raccolse da terra un
sasso e lo lanciò nell’acqua.
- Cosa ci fai qui, Drake?
– chiese.
- Ti giro la domanda – ribatté Ariana.
- Credi che io sia uno degli autori della morte di Silente? – domandò Malfoy,
girando appena la testa per guardarla.
- Così sembra – rispose Ariana, - E se veramente lo
sei, non sarò certo l’unica a domandarmi con quale
faccia tosta tu ti faccia rivedere qui a Hogwarts
dopo quello che è successo –
- E io non sarò l’unico a
chiedermi come mai conosci incantesimi che non vengono insegnati in nessuna
scuola, e anche perché sei così esperta di duelli – ribatté Malfoy,
- La maggior parte crede che io sia un Mangiamorte, e
non si stupisce a vedermi duellare usando incantesimi poco convenzionali… Ma
tu, dove hai imparato? –
Ariana guardò le larghe spalle del biondo, colta
alla sprovvista. Deglutì e rispose: - Mi sembra di capire che ognuno di noi due
ha i propri motivi per essere qui. E che vogliamo
tenerli per noi. A me va bene così –
Malfoy si girò e si avvicinò
pericolosamente. Ariana portò la mano alla bacchetta, pronta a difendersi. Lui
sorrise nel vedere che sembrava tesa, e la superò a passi lunghi, diretto al
castello.
- Attenta ai brutti incontri notturni – disse con
voce flautata, e si allontanò.
Ariana guardò sconcertata le spalle del Serpeverde che spariva tra le piante del parco, con Argo
che finalmente smetteva di ringhiare. Abbassò lo sguardo, senza capire cosa era
successo.
Il fuoco nel camino della Sala Comune di Grifondoro scoppiettava allegramente, gettando bagliori
rossastri sul tappeto spelacchiato. Ariana era sprofondata in una delle
poltrone, e fissava le fiamme con l’espressione persa. Hermione
era seduta al tavolo a fare i compiti, tentando in tutte le maniere di insegnare
a Ron come fare un incantesimo; Harry e Ginny erano
accovacciati sul tappeto vicini, che si tenevano per
mano.
La rossa fece un enorme sbadiglio, e disse: - Quasi
quasi vado a dormire –
Si alzò e diede un bacio a fior di labbra a Harry,
poi salì nei dormitori. Anche Hermione decise di
seguirla.
- Vieni con noi, Ariana?- domandò.
- No, vi raggiungo tra un po’ – rispose lei, guardando
le fiamme nel camino.
Anche Harry e Ron andarono a dormire, dopo averla
salutata. Rimase nel dormitorio rischiarato solo dalla luce di alcune lampade,
insieme a due ragazzi del quinto anno che parlottavano a pochi metri da lei.
Horcrux. Dove poteva trovarsi quel
maledetto elmo? Aveva cercato un po’ dappertutto, ma non aveva trovato nessun posto dove poteva essere stato nascosto…
Rimase immobile sulla poltrona come una statua,
indecisa se rischiare e provare con un’altra esplorazione notturna, oppure andare
a dormire. La velata minaccia di Malfoy le tornò alla
mente, ma non era preoccupata. Se si fossero trovati faccia a
faccia in un corridoio buio, questa volta non avrebbe esitato un secondo
a usare tutti gli incantesimi che conosceva per metterlo fuori gioco per un bel
po’, e convincerlo finalmente a non seguirla più.
Gettò un’occhiata ai due studenti del quinto anno,
che non accennavano a voler andare a dormire. Aspettò, osservando le fiamme
rosse del camino che piano piano si riducevano a una
brace ardente. Si sistemò meglio sulla poltrona, preparandosi a una lunga attesa. Dopo un’ora, i due ragazzi le fecero un cenno
con la testa per salutarla e salirono nei dormitori.
Ariana aspettò ancora venti minuti, e ormai il
fuoco nel camino era completamente spento. Si tolse
gli stivaletti e li lasciò in un angolo, pronta per una nottata lunga e
faticosa.
Stava per avviarsi al ritratto per uscire nel
corridoio, quando una strana sensazione la costrinse a girarsi. Guardò il
camino spento e, nel muro di mattoni coperto di fuliggine, vide qualcosa che
catturò la sua attenzione.
Si avvicinò, notando che i mattoni erano tutti
uguali, tranne uno, che sporgeva impercettibilmente. Prese la bacchetta e
mormorò: - Aguamenti–
Diresse il getto d’acqua sul muro, e una voluta di
vapore si sprigionò dalle braci incandescenti. Tolse tutta la fuliggine, poi
passò delicatamente una mano sui mattoni. All’improvviso, capì: tutti i pezzi
delle armature vengono forgiate con il fuoco… Perché
non nascondere l’elmo in un posto dove il fuoco arde continuamente?
Provò a togliere il mattone, ma sembrava saldato
con gli altri. Spinse, senza riuscire a muoverlo. Guardò in giro, cercando una
soluzione.
Ariana tastò il carbone che fino a poco prima era
stato incandescente: l’acqua che aveva spruzzato lo aveva raffreddato. Prese
l’attizzatoio lì vicino e tirò via tutta la brace, svuotando completamente il
camino. Avrebbe ripulito tutto dopo.
Trovò un piccolo gancetto di metallo attaccato a un
altro piccolo mattone. Lo tirò fino a sfilarlo, scoprendo una piccola apertura
in cui era nascosto un pugnale dal manico nero.
“Ah, quanta poca fantasia hai,
mio caro Voldemort” pensò, prendendo il coltellino in
mano.
Come quando aveva esplorato la caverna sul mare
dove era nascosto il medaglione di Serpeverde prima
che Silente e Harry vi si recassero insieme, Ariana capì che anche questa volta
il Signore Oscuro esigeva il suo tributo di sangue per
aprire il nascondiglio. Questa volta però non c’era Silente ad
offrire il suo, e toccava a lei.
Allungò la mano e con la lama si praticò un taglio
sul palmo, senza emettere un gemito. Qualche goccia di sangue stillò dalla
ferita, e cadde sui mattoni sporchi del camino.
Ariana attese, ma non accadde nulla. Rimase a
guardare cercando di capire perché non aveva funzionato. Il taglio pulsava,
così lo curò velocemente e tornò a pensare.
L’unica cosa che le venne in mente fu quella di riaccendere il fuoco. Funzionò. All’improvviso, il
muro divenne quasi trasparente, e vide quello che cercava: un elmo d’acciaio
con fregi di grifoni e un grosso rubino incastonato sulla fronte.
Spense nuovamente il fuoco, ma appena le fiammelle
si estinsero il muro tornò a essere solido e marrone.
“Che maledetto”.
Voldemort voleva che chiunque avesse
voluto prendere l’elmo, avrebbe dovuto infilare la
mano tra le fiamme. Ariana esitò un attimo: poteva lasciare a Harry il compito
di tirare fuori l’Horcrux. Lei con indizi sparsi qua
e la e qualche frase apparentemente innocente lo avrebbe guidato verso l’elmo
senza che lui ci facesse caso, in modo che lui arrivasse all’Horcrux e lo distruggesse pensando di aver fatto tutto da
solo, com’era nei piani di Silente.
Scosse la testa. No, lo avrebbe spostato in un
altro posto meno pericoloso e poi avrebbe fatto arrivare Harry fino a lì,
evitandogli quell’orribile tortura. In fondo era esattamente quello che doveva
fare.
Ariana riaccese il fuoco, e il muro tornò ad essere trasparente ed etereo. Allungò la manica della
maglia fino a coprirsi la mano e bagnò la stoffa con dell’acqua. Tirò indietro
i capelli e trattenendo il respiro allungò il braccio.
Le fiamme aggredirono la stoffa prima ancora che le
sue dita raggiungessero l’elmo. Sentiva il calore che faceva evaporare l’acqua,
e cercò di fare il più in fretta possibile. L’Horcrux
era troppo lontano, così si avvicinò ancora, con le fiamme sempre più vicine al
viso. Il calore era insopportabile.
La stoffa iniziava a fumare quando finalmente le
sue dita afferrarono la visiera dell’elmo. Lo tirò con uno scatto, ritrovandosi
seduta sul tappeto, il fiato corto.
Non degnò nemmeno di uno sguardo l’elmo, ed esaminò
preoccupata il braccio. La stoffa della maglia era completamente bruciata e non
rimanevano che brandelli anneriti. La pelle era rossa, e in qualche punto
c’erano ustioni superficiali ma dolorose. Cercò di ricordare l’incantesimo per
curarle, e lo praticò subito.
Posò lo sguardo sull’elmo, adagiato di fianco a
lei, che riluceva rossastro nel fuoco del camino. Lo avvicinò. Era di ottima
fattura, anche se non se ne intendeva molto di armi. Il metallo gelido scorreva
sotto le sue dita, mentre lo tastava ancora incredula. Le scappò un sorriso.
“E uno è fatto”.
Spazio Autrice
Allora, che ne dite? Spero vi sia piaciuto!
Finalmente Ariana ha trovato il primo Horcrux, ora cosa ne farà? E Draco?
Che combina? Eh eh, presto
lo scoprirete…
A Kaimy_11: lo so, Draco rompe un po’, ma presto la situazione cambierà… Sono
contenta che Ariana ti sia simpatica (mi assomiglia un po’…): è una ragazza un po’
particolare… Tra qualche capitolo arriverà il momento di scoprire chi è in
realtà.
A Smemo92: certo che a
Harry rode un po’, ma forse è meglio così: non so se sarebbe stato in grado di
reggere un confronto con Malfoy… Per quanto riguarda
il Trio, presto vedrai cosa sta per combinare: prenderanno di sorpresa la
stessa Ariana!
Ringrazio infinitamente le suddette Kaimy_11 e
Smemo92 che recensiscono sempre: se non ci foste voi, mi sarei demoralizzata
già da un po’….
Se qualcuno ha un commento (anche negativo) non se
lo tenga per se: non mangio nessuno.
Nel prossimo
capitolo:
Ariana deve trovare un posto dove nascondere l’Horcrux, e sembra trovarlo. Peccato che le cose non vadano
proprio come sperava…
Ariana teneva la Gazzetta del Profeta davanti a
lei, lo sguardo fisso sulla foto in prima pagina. Era un uomo di circa
trent’anni, dai lunghi capelli scuri legati in una coda e gli occhi
dall’espressione furba. Era il suo vecchio professore di Incantesimi quando
andava alla EscuelaLastras, la scuola di magia spagnola.
“Questa notte un gruppo di cinque Mangiamorte ha attaccato l’EscuelaLastras, la prestigiosa
scuola di magia spagnola, con un intento sconosciuto. Nella battaglia sono
morti due studenti e il professor Garcìa Mendez,
docente di Incantesimi, mentre altri due professori attualmente
sono ricoverati in ospedale ma le loro condizioni non sono gravi.
I cinque Mangiamorte sono
riusciti a fuggire illesi, e si sono perse le loro tracce. Alcuni degli
studenti hanno dichiarato che i maghi sono riusciti a sfondare tutti i portoni
dell’istituto e hanno fatto irruzione frugando in tutte le stanze
dell’edificio, cercando qualcosa che loro chiamavano
“Chimera”. Quando non hanno trovato quello che cercavano, hanno iniziato a
minacciare gli studenti. I professori sono quindi intervenuti in difesa degli
alunni.”
Ariana abbassò il giornale, gli occhi spalancati
sulla foto del giovane mago che salutava felice con una mano. Era morto.
Spinse lontano il giornale, troppo sconvolta per chiedersi il perché. Era stata alla EscuelaLastras per frequentare
il secondo anno, e ricordava con simpatia quel giovane professore dai modi
gentili. Si era trovata molto bene con lui.
- Ma cosa sta succedendo?
– domandò Ron, abbassando il giornale, gli occhi spaventati.
- Non lo so – rispose Hermione,
- Non lo so –
Ariana non toccò cibo, quella mattina. L’attacco
all’EscuelaLastras l’aveva
sconvolta più di quanto voleva ammettere. Perché i Mangiamorte
l’avevano attaccata? Voldemort non ci era mai stato,
e di sicuro non vi aveva nascosto nessun Horcrux.
Chimera. Cosa poteva
essere? Un libro? Un oggetto? Se i servi del Signore
Oscuro non avevano trovato quello che stavano cercando, di sicuro non si
sarebbero fermati. Quando sarebbe toccato adHogwarts, essere attaccata?
Si alzò per andare a lezione di Pozioni, pronta per
due ore immersa in fumi e vapori dolciastri. Il suo banco, come al solito, fu l’ultimo in fondo all’aula. Non si accorse
nemmeno che DracoMalfoyle si era seduto a nemmeno mezzo metro di distanza.
- Signori, oggi preparerete
una pozione contro uno dei più famosi veleni al mondo: quello della TarantulasGigantis – disse Lumacorno, scrivendo gli ingredienti sulla lavagna. –
Essendo una pozione molto difficile, chi riuscirà a prepararla nel modo
migliore, verrà premiato con un encomio che verrà
annotato sul mio registro -
Hermione sembrò trapassata da una
scossa elettrica, e si rizzò a sedere. Ariana la guardò svogliatamente: lei non
aveva alcuna voglia di fare lezione, e per un momento pensò di far finta di
stare male e tornarsene nei dormitori. Il suo senso del dovere la fermò prima
che riuscisse ad alzare la mano per dire al professore che usciva dall’aula.
“Dai Ariana, pensa a dove
nascondere l’Horcrux per farlo trovare a Harry”
pensò, “Alla EscuelaLastras
ci pensi più tardi”.
Ariana prese accese il calderone, cercando con la
mente un posto dove mettere l’elmo che ora giaceva
chiuso a chiave nel suo baule, controllato a vista da Argo. Poteva scegliere
sempre un luogo dove ardeva il fuoco, giusto per
rimanere in tema…
Gettò rapidamente gli
ingredienti nel calderone, mescolando vigorosamente. Forse le cucine erano un
buon posto… Non ci andava mai nessuno, a parte gli elfi domestici. Avrebbe
prestato a Hermione il libro sui Maghi e streghe famosi, lasciando qualche indizio per farle mangiare
la foglia. Lei ne avrebbe parlato con Harry, e insieme sarebbero andati a
cercarlo.
- Guarda che non hai messo le uova di rospo - disse
all’improvviso qualcuno al suo fianco.
Ariana si riscosse, e girò la testa per vedere chi
era, senza fare a meno di rimanere stupita: DracoMalfoy le stava porgendo una ciotola piena di palline nere
gelatinose.
Rimase ferma, cercando di capire in che modo stesse
cercando di fregarla. Il biondo la guardava con un misto di curiosità e
impazienza, continuando a tenderle la ciotola.
Incerta, Ariana allungò la mano e la prese,
scrutando di sottecchi Malfoy. Versò nella pozione le
uova e gli ridiede le restanti.
- Grazie – disse Ariana, gettandogli un’ultima
occhiata prima di tornare a mescolare il composto, perplessa.
- Diciamo che è un modo per farmi perdonare per il
primo giorno – disse Malfoy, tagliando a pezzetti il
fegato di drago.
- Ah, e come mai? – domandò Ariana, appoggiandosi
al banco con aria innocente.
- Come dice qualcuno, dobbiamo mantenere l’unione
tra le case – ribatté Malfoy, sorridendo sotto i
baffi. La stava palesemente prendendo in giro.
Ariana non capiva dove
volesse arrivare, ne il motivo del suo gesto. Rimase in silenzio, senza sapere
se provocarlo oppure lasciare le cose come stavano.
Alla fine della lezione, riempì la sua boccetta di
pozione e la consegnò al professor Lumacorno, insieme
a tutti i suoi compagni. Malfoy le fece un cenno di
saluto e se ne andò insieme a Zabini e alla
Parkinson.
“Non deve essere tanto a posto” pensò Ariana,
camminando diretta a Trasfigurazione.
Il dormitorio era immerso nel silenzio, e Ariana
sgusciò fuori dalla Sala Comune scalza e con sottobraccio un involto che
conteneva l’elmo di Grifondoro. Erano le due di
notte, ed era sicura di non incontrare nessuno.
Percorse come un fantasma tutta la strada fino al
quadro che portava alle cucine. Solleticò la pera del cesto di frutta, e una
maniglia si materializzò dal nulla. L’afferrò e aprì
la porta, ritrovandosi in una grande sala invasa da pentole, piatti, padelle e
ogni genere di utensile da cucina possibile ed immaginabile. Cinque lunghi
tavoli occupavano gran parte della sala, esattamente nello
stesso punto in cui si trovavano quelli dei professori e delle quattro
case di Hogwarts.
Non c’era traccia di elfi domestici: dovevano
essere in giro per la pulizia notturna. Guardandosi intorno, Ariana attraversò
la cucina, diretta a dove pensava si trovassero i forni. I suoi piedi scalzi
producevano un fruscio impercettibile sul pavimento. Accese la bacchetta e
varcò una porta ad arco.
Sulla sala si apriva una serie di grossi forni a
legna incassati nel muro, al momento spenti.
“Questo posto è perfetto” pensò Ariana.
Si avvicinò al forno centrale, e con un po’ di cautela
infilò la testa nel foro per guardare dove poteva mettere l’elmo. Poteva fare
un buco nei mattoni, ma ci sarebbe voluto del tempo, e lei poteva anche non
averne.
La bocca del forno era abbastanza grande da farla
passare. Si issò con le braccia e con un minimo sforzo
riuscì a entrare nella canna fumaria. Le ci sarebbe voluta un’altra doccia.
Aprì l’involto e tirò fuori l’elmo. Gettò lo
straccio fuori dal buco, portò l’elmo sopra la testa e puntò la bacchetta.
- Sospensio – mormorò.
Avvolto da una luce azzurrina, l’elmo rimase a
mezz’aria, immobile. Rimase un attimo a guardarlo mentre fluttuava leggero.
Forse era il caso che facesse anche un incantesimo di protezione contro le
fiamme e il fumo.
- Protegototalus – sussurrò.
Diede un ultimo sguardo all’Horcrux
e uscì con un po’ di fatica dal forno, abbastanza soddisfatta. Con il suo
solito passo leggero raggiunse la porta, gettò un’ultima occhiata alla cucina
deserta e uscì.
Prima che lei potesse reagire, qualcuno l’afferrò per le spalle, la fece girare e le mise una mano
sulla bocca. La bacchetta le sfuggì di mano, cadendo con un piccolo tonfo sul pavimento.
Ariana si divincolò senza riuscire a liberarsi dalla stretta, e si ritrovò faccia a faccia con DracoMalfoy. BlaiseZabini la stava tenendo, impedendole di muoversi.
- Lasciala parlare – disse Malfoy.
Zabini le tolse la mano dalla
bocca, e lei sibilò. – Lasciami andare immediatamente, o giuro che vi pentirete
di avermi messo le mani addosso –
Malfoy le afferrò il braccio e
tirò su la manica della maglia. Appoggiò la punta della bacchetta e mormorò
qualcosa. Non accadde niente. Fece un cenno silenzioso a Blaise.
Il Serpeverde si rilassò
impercettibilmente.
- Cosa stavi facendo nelle
cucine? – domandò Malfoy, la voce minacciosa e
tagliente come un coltello.
- Niente che ti possa importare – ribatté Ariana,
infuriata, tentando con uno strattone di riguadagnare la libertà. – Lasciatemi
andare, adesso –
Malfoy aveva raccolto la sua
bacchetta, e ora la teneva all’altezza dei suoi occhi.
- Senza questa non puoi
farmi proprio nulla – disse, - Sarai anche un portento nei duelli, ma a forza
fisica credo di essere nettamente in vantaggio -
Ariana rivolse a Malfoy
un’occhiata omicida, sentendosi invadere dall’inquietudine. Quanto diavolo
aveva ragione!
- Cosa volete da me? –
domandò.
- Voglio sapere perché vai in giro di notte, e
soprattutto cosa stai facendo – disse Malfoy.
- Non abbiamo intenzione di farti del male – disse Zabini, la voce ferma che proveniva dalle
sua spalle.
- Allora lasciami andare – disse Ariana, ancora
stretta nell’abbraccio forte ma non troppo stretto del Serpeverde.
- Draco? –
- D’accordo, lasciala Blaise
– disse Malfoy, poi guardò Ariana, - Ma ricordati che
ho ancora la tua bacchetta –
Zabini allargò le braccia e con
uno strattone Ariana si liberò, gli occhi che gettavano lampi a tutti e due. Guardò la sua bacchetta nelle mani del biondo,
sapendo che per il momento non poteva cercare di riprendersela.
- Allora? – disse Malfoy.
- Non sono tenuta a dirti quello che faccio –
ribatté Ariana, guardando entrambi e sentendosi impotente.
- Ti conviene parlare, se non vuoi guai – la
minacciò Malfoy, facendo un passo verso di lei.
Ariana arretrò, andando a sbattere contro il muro
di pietra. Senza bacchetta di sentiva spogliata, e
odiava quella sensazione di essere assolutamente inerme. Tuttavia, il suo
coraggio non veniva mai meno.
- Non puoi costringermi – sibilò, - E non puoi nemmeno mettermi le mani addosso senza rischiare
l’espulsione -
- Sei tu che rischi l’espulsione – disse Malfoy, facendo un altro passo avanti, - Se non mi dici
cosa stai facendo, la McGranitt verrà a sapere che
sono settimane che vai in giro di notte, e questo basta per farti espellere da
qualsiasi scuola di magia –
Ariana si morse un labbro. Era un ricatto bello e
buono, ma lei non poteva lasciare Hogwarts. Aveva
atteso anni per essere lì, e ora non si poteva far espellere per delle semplici
passeggiate notturne.
Guardò prima Malfoy,
l’espressione seria e minacciosa, poi Zabini, che
sembrava essere lì solo come spalla. Appoggiò una mano sul muro dietro di lei,
cercando di trovare una soluzione.
- Bene – disse alla fine, - Ti dirò
quello che vuoi sapere, ma non adesso. -
- E quando, allora? – sbottò Malfoy.
- Domani notte. Vediamoci davanti alla Stanza delle
Necessità – rispose Ariana, - Alle due. Soli –
Il biondo scambiò uno sguardo con Zabini. – Perché soli? –
- Tu hai dettato le tue condizioni, io ho le mie –
ribatté Ariana, in attesa.
Malfoy rimase in silenzio,
soppesò la sua bacchetta, poi rispose: - Va bene. Domani notte alle due. Ma se non ci sarai, sarò costretto a estorcerti la verità
con le cattive maniere –
Ariana si rilassò un momento, e fece un passo
avanti. Porse la mano, chiedendo indietro la bacchetta.
- Giura che verrai – disse Malfoy.
- Giuro – disse Ariana.
Zabini alzò la bacchetta
puntandola verso di lei, e lo stesso fece Malfoy. Per
un attimo pensò che volessero colpirla, ma poi il biondo le porse la sua
bacchetta. Lei la prese, consapevole di essere sotto
tiro.
- A domani, allora – disse Malfoy,
e lui e Zabini si allontanarono senza darle mai le
spalle.
Ariana li guardò sparire per i
corridoio bui, scossa e nervosa. Per un istante ebbe l’impulso di scagliargli
un incantesimo, ma non lo fece. In fondo Malfoy aveva
accettato la sua richiesta.
Tornò al dormitorio dei Grifondoro
con passo rapido e più rumoroso del solito. Che idiota. Non si era nemmeno accorta
che Malfoy e Zabini la
stavano seguendo, presa com’era dai suoi pensieri inutili.
“Che casino. E adesso cosa
faccio?”
Spazio Autrice
Un po’ corto come capitolo, ma con i prossimi due
sono sicura di rifarmi! Allora, che ne dite di Draco?
E riuscito a beccare Ariana in flagrante… Presto vedremo cosa sarà disposta a
dirgli Ariana, e soprattutto se riusciranno ad ammazzarsi di botte…
Nel prossimo capitolo:
Ariana incontra Malfoy: cosa gli dirà?Ma
soprattutto, come mai si ritroveranno insieme loro malgrado? Il Trio entra
finalmente in azione!
Capitolo 12 *** Nel posto giusto al momento giusto ***
Capitolo 11
Capitolo 11
Nel posto giusto al momento giusto
Il giorno seguente Ariana fece in modo che Hermione entrasse in possesso del libro “Maghi e streghe
famosi: icone del passato”, e le consigliò di leggere la parte dedicata a GodricGrifondoro, che lei aveva
trovato “assolutamente interessante”. Sperava che la ragazza notasse
l’informazione sull’elmo e la passasse a Harry.
La giornata passò troppo in fretta per lei, tra le
occhiate inquisitorie di Malfoy e il fastidio di
essere stata scoperta. Passò in rassegna tutte le possibili bugie che poteva inventare, ma alla fine le sembrò più sicuro dirgli
una parte della verità.
A pranzo notò che il Trio era sparito in
Biblioteca, quindi forse i tre avevano iniziato a mettersi sulle tracce dell’Horcrux. Non li vide fino alla lezione di Trasfigurazione,
che passarono confabulando tutto il tempo.Erano sulla strada giusta, almeno.
La sera, Ariana uscì dal dormitorio deserto, scalza
come sempre e con la bacchetta sguainata. Come un’ombra raggiunse le scale, e
precisamente dieci minuti dopo si parò davanti al muro dove sarebbe comparsa la
porta della Stanza delle Necessità.
“Mi serve una stanza
sicura, dove nessuno possa trovarci. Schermata da qualsiasi
incantesimo e protetta da sguardi indiscreti” pensò Ariana.
Camminò avanti e indietro lungo il corridoio
finché, senza nemmeno un rumore, una maniglia di ottone lucido comparve sul
muro. Ariana la afferrò e aprì la porta con delicatezza.
La stanza non era molto grande, con le pareti
spoglie e dipinte di azzurro. C’era un lampadario che gettava una tenue luce
tutt’intorno, e una serie di banchi accatastati lungo la parete. Non era
proprio il massimo, ma per quello che doveva fare
andava benissimo.
Lasciò la porta socchiusa, in modo che Malfoy potesse entrare, e si sedette con le gambe a penzoloni su uno dei banchi. Era in anticipo di dieci
minuti, ma arrivare prima le serviva per prendere in mano la situazione. Si
accomodò sulla superficie dura del tavolo, appoggiò la schiena al muro e si
stampò in faccia l’espressione più strafottente che riuscì a trovare. Incrociò le
braccia e assunse una posa, che lei sapeva bene, la faceva sembrare una specie
di dittatore.
Ariana sapeva come comportarsi: doveva dare
l’impressione che fosse lei a dettare le regole della discussione. Con un po’
di tattica avrebbe rovesciato le posizioni, e sarebbe stata lei ad avere il
coltello dalla parte del manico. Arrivare prima e fargli vedere che lo stava
aspettando contribuiva ad aumentare il senso di comando che doveva riuscire ad
avere su di lui.
Aspettò dieci minuti, avvolta solo dal silenzio.
Valutò attentamente cosa poteva dire e non dire, e
soprattutto quanto rivelare della sua missione. Perché doveva fornire una
risposta a Malfoy, e l’unico modo per toglierselo dai
piedi era dargli l’impressione che lui sapesse qualcosa.
Sentì i passi del Serpeverde
lungo il corridoio, constatando che aveva seguito la
sua richiesta di venire solo. Strinse la presa sulla bacchetta e lo guardò entrare
nella Stanza, i capelli biondi che scintillavano sotto la luce del lampadario.
Malfoy si richiuse la porta alle
spalle, poi si voltò e il suo sguardo indugiò sui piedi nudi Ariana, che penzolavano
a pochi centimetri dal pavimento. Inarcò un sopracciglio e domandò: - Perché
sei scalza? –
- Senza scarpe i passi si sentono molto di meno –
rispose Ariana.
- Per questo non ti ho mai sentita
camminare… - mormorò Malfoy, anche lui con la
bacchetta in mano. La scrutò, lì seduta sul banco con
la determinazione di una guerriera, e sembrò divertito. Ariana si sentì
all’improvviso stupida, e si innervosì. Lui non dava alcun
segno di temerla.
- Allora? – disse Malfoy,
- Cosa ci fai qui a Hogwarts? –
- Esattamente quello che ci fai tu – ribatté
Ariana.
Malfoy sorrise. – Cioè tenti di
uccidere San Potter? –
- So che sei dell’Ordine della Fenice – disse
Ariana, la voce neutra e tranquilla. Il biondo smise di sorridere e i suoi
occhi d’argento si ridussero a due fessure.
- Come lo sai? – disse, assumendo un tono
minaccioso.
- Mi manda Silente – rispose Ariana, - Sono qui
perché, come te, devo aiutare Harry Potter –
Malfoy non sembrò convinto. Fece
qualche passo verso di lei, alzando impercettibilmente la bacchetta.
- E come mai? – domandò.
- Se ti fidavi di Silente, ti devi fidare anche di me – ribatté Ariana, - Devo fare in modo che
Potter non si faccia ammazzare prima di terminare la scuola. Siamo dalla stessa
parte –
- Perché non ho mai sentito parlare di te, ne da lui ne dall’Ordine? – chiese Malfoy.
- Perché nessuno deve sapere che io esisto.
L’Ordine della Fenice non sa che sono qui, e non sa nemmeno che Silente dopo la
sua morte avrebbe mandato me a Hogwarts – Ariana
guardava il biondo negli occhi: stava dicendo la
verità, almeno una volta – Nessuno a parte lui sa della mia esistenza… Anzi,
sapeva –
Malfoy abbassò la bacchetta,
avvicinandosi ancora.
- Perché? – mormorò.
- Perché deve essere così e basta – rispose Ariana,
seccata, - Ci sono cose che Silente ha tenuto nascoste anche a me. Questa è la
mia verità. Puoi accettarla o meno –
Il Serpeverde rimase in
silenzio, e abbassò un momento lo sguardo a terra. Sembrava combattuto: molto
probabilmente non le credeva ancora. Ariana trovò buffa la situazione: certe
volte era più difficile convincere con la pura e
semplice verità che non le bugie. Quello che gli aveva appena detto era tutto
vero, ed era il massimo che era disposta a rivelare.
- Chi mi dice che non stai mentendo? – chiese Malfoy, - Potresti essere
un’alleata di Tu Sai Chi -
Ariana colse al balzo l’idea che le venne quando
lui pronunciò quelle parole.
- Forse non ti convincerà a credermi - disse, - Ma
io non temo il Signore Oscuro, e pronuncio il suo nome
come fanno le persone che non lo temono… Lui è Voldermort,
e non lo chiamerò mai come la gente codarda che si limita a riferirsi a lui
come Colui Che Non Deve Essere Nominato. -
Attese che la sua frase andasse a segno: nemmeno i
servi del Signore Oscuro osavano pronunciare il suo
nome. Potter e Silente erano i suoi più acerrimi
nemici, ed erano gli unici che lo facevano.
Malfoy la guardò, con la sorpresa
dipinta sul volto. Sorrise mostrando i denti perfetti, e abbassò
definitivamente la bacchetta.
- Non mi hai garantito di stare dalla parte giusta –
disse, - Ma posso sperare che tu mi stia dicendo la
verità. E almeno sono sicuro che non sei una Mangiamorte, visto che non hai il marchio -
Ariana sorrise, e Malfoy
fece altrettanto. Era la prima volta che lo facevano: poteva essere un buon
inizio. Il biondo si appoggiò a uno dei banchi, dall’altra parte della stanza.
- Quindi anche tu cerchi
di tenere sotto controllo il Magnifico? – domandò, divertito.
- Il Magnifico? – disse Ariana, perplessa per il
soprannome che Malfoy aveva dato a Harry.
Il biondo sorrise divertito e fece un gesto con la
mano. – Prescelto, Magnifico, sono tutti la stessa
cosa – disse, - Lo adorano tutti come una divinità; credo che qualcuno presto
inizierà il processo di beatificazione. Almeno Potter il Magnifico suona meglio
che Harry Potter il Predestinato, no? –
Ariana non poté fare a meno
di farsi scappare un sorriso.
- Quindi, immagino che
nonostante stiate dalla stessa parte, ti piace ancora sfotterlo – disse.
- Visto che rischio la
pelle per lui, almeno mi prendo la libertà di deriderlo un po’ – disse Malfoy, come se fosse una cosa dovuta.
Ariana osservò il biondo Serpeverde
appoggiato al banco, non poi molto distante da lei. C’era qualcosa in lui di
assolutamente spiazzante: era passato dal male al bene nel giro di pochissimo
tempo, eppure sembrava molto più sereno di lei. Non riusciva a capire come
potesse prendere la situazione così alla leggera.
- Come mai non hai detto a Potter di essere
dell’Ordine? – domandò.
- E’ stata una decisione che in realtà non ho preso
io – rispose Malfoy, - L’Ordine ha ritenuto che fosse
meglio che lui non lo sapesse: pensano che non l’avrebbe presa bene. Credo
vogliano preservare la sua già vacillante sanità mentale –
Ariana non capì se la stesse
prendendo in giro o se fosse la verità. In effetti, a pensarci bene, forse
Harry non era ancora pronto a sapere che DracoMalfoy lo teneva d’occhio per conto dell’Ordine… Chissà
cosa avrebbe fatto quando lo avesse scoperto.
- Lo odi così tanto? –
domandò Ariana, dondolando i piedi.
- Non lo odio – rispose Malfoy,
- Solo non sopporto che certe volte faccia il Salvatore del Mondo incompreso.
In fondo non ha fatto ancora nulla: il Signore Oscuro
è ancora in giro che ammazza la gente. E poi, io sono un Serpeverde
e lui un Grifondoro: non possiamo fare altro che
disprezzarci. E’ nella nostra natura –
- Blaise sa che sei
dell’Ordine? – chiese Ariana, ricordando che la notte prima c’era anche lui
nell’agguato che il biondo le aveva teso.
- Sì, lui e Pansy sanno
tutto – spiegò Draco, - I loro genitori stanno dalla
parte di Tu Sai Chi, ma loro hanno un’idea totalmente
diversa. Mi stanno dando una mano, anche se non sembra –
- E la McGranitt? Anche
lei è dell’Ordine. Per questo ti ha fatto diventare Caposcuola? –
- Sì, la Preside sa tutto – spiegò Malfoy, - Solo che lei si deve occupare della sicurezza
della scuola, e non può stare attenta a quello che fa Potter -
Ariana sorrise e scese dal banco con un piccolo
saltello. Erano riusciti a sostenere una conversazione tranquilla e senza
ricorrere alla magia: era un miracolo.
A qualche metro dalla porta si fermò e guardò il
biondo Serpeverde ancora appoggiato al banco.
- Deduco che da un Serpeverde
mi sarei dovuta aspettare un attacco come quello di ieri sera: due contro una
ragazza indifesa – disse serafica, giusto per provocarlo.
- Era solo per precauzione – rispose Malfoy, ghignando, - Non volevamo che nessuno si facesse
male. E poi tu sei tutt’altro che indifesa, Drake –
- Chiamami Ariana – disse la ragazza, mettendo la
mano sulla maniglia della porta.
- Perché? – chiese Malfoy,
un po’ sorpreso.
- Perché il nostro cognome a volte ci identifica
per qualcosa che non siamo – rispose Ariana con un sorriso, - Tu dovresti
saperlo meglio di me, Malfoy–
Malfoy la guardò scettico, si
alzò e si avvicinò. Alla fine sorrise e disse: - Forse hai ragione. Non sono un
Mangiamorte come mio padre e la maggior parte della
mia famiglia, quindi deduco che tu possa chiamarmi Draco–
Le porse la mano, e la ragazza la strinse.
- Credo che da oggi possiamo seppellire almeno un
po’ l’ascia di guerra – disse, - Sei d’accordo? -
Malfoy annuì. – Immagino che
dovremmo far finta comunque di trattarci come facevamo
prima –
- Se per te non è un problema – ribatté Ariana,
ironica.
Il biondo ghignò. – Forse non sarà poi tanto
difficile – disse.
Ariana aprì la porta e gli fece cenno di uscire
prima di lei. Draco uscì e
si guardò intorno, circospetto.
La ragazza non riuscì nemmeno a chiudere la porta,
perché il Serpeverde la spinse di nuovo dentro,
mettendole una mano sulla bocca, il viso a pochi centimetri dal suo.
- Shh! – le soffiò in
faccia.
Ariana si liberò dalla sua mano.
- Rimettimi di nuovo le mani addosso
Malfoy, e giuro che te le stacco – mormorò. –
Cosa c’è? -
Draco fece un cenno con la testa
verso la porta che ora nascondeva il corridoio, tenendola per le spalle per
impedirle di uscire fuori.
- C’è qualcuno nel corridoio – disse.
- E’ ti sembra il caso di spingermi così?! – sbottò Ariana.
- Si da il caso che quel
qualcuno sia Potter – ribatté Draco.
Ariana si abbassò e sgusciò dalla presa del Serpeverde. Harry?
- Ci ha visti? – chiese,
mordendosi un labbro.
- Non credo. Stava parlottando con Lenticchia e la Granger – rispose Draco.
Ariana capì immediatamente cosa stava succedendo:
Harry voleva andare a Durmstrang. Aveva creduto
avessero lasciato perdere.
- Maledizione – sussurrò,
rivolta a se stessa.
- Bé, non mi sembra il caso di farla così grave –
disse Draco, - Aspettiamo che se ne vadano e poi
usciamo –
- Loro se ne stanno
andando – ribatté Ariana, - Vogliono lasciare la scuola –
- Cosa? – domandò Draco,
guardandola senza capire.
- Vogliono andare a Durmstrang
– spiegò Ariana, asciutta.
- E perché? –
- E’ troppo lungo da spiegare – Ariana si guardò i
piedi scalzi, - Senti, devi farmi un favore. Tienili d’occhio e vedi se
riescono a lasciare la scuola. Io vado a mettermi le scarpe così posso seguirli
–
Draco la guardò scettico. – Vuoi
seguirli? –
- Certo – ribadì Ariana, -
Lo sai meglio di me quanto sono bravi a rischiare la pelle -
Aprì la porta e sbirciò fuori. Quando vide che non
c’era nessuno uscì nel corridoio, seguita da Draco.
- Troviamoci sulle scale del terzo piano – disse, -
Tra cinque minuti -
Senza aspettare che il Serpeverde
dicesse qualcosa, Ariana scattò di corsa verso il dormitorio di Grifondoro, in barba alla segretezza. Si fiondò verso la
sua stanza e afferrò al volo gli stivali accantonati in un angolo e il mantello
appeso all’appendiabiti.
Cinque minuti dopo, si fermò con uno scivolone ai
piedi della scala doveDraco
la stava aspettando.
- Allora? – ansimò.
- Si sono messi il mantello dell’Invisibilità, ma
ho visto che hanno preso il passaggio della Strega Orba, quello che porta a Mielandia – rispose Draco, -
Stanno uscendo dalla scuola –
- Bene, grazie – Ariana si mise il cappuccio del
mantello in testa, - Se non torniamo entro domani mattina, non avvertire
nessuno. Se non torniamo entro domani sera, allora dillo alla McGranitt–
Si voltò e raggiunse lo scalino finto, quello dove Neville si incastrava sempre.
- Ehi, guarda che vengo anche io!
– sbottò Draco.
- Certo che no – ribatté Ariana, contando il terzo
scalino.
- Invece vengo anche io, e
non sarà una ragazza come te a fermarmi – disse Draco,
- O preferisci che spifferi tutto alla McGranitt? –
Ariana gli lanciò un’occhiata incendiaria. – Sei il
solito Serpeverde – sibilò, - Avanti, non ho tempo di
stare a discutere con te –
- Vengo – disse Draco.
- Allora fai quello che vuoi – sospirò Ariana, - Ma
non posso salvare la vita anche a te, ricordatelo. La mia priorità è Potter –
Draco fece un salto e la
raggiunse, sfoderando la bacchetta.
- Come facciamo a raggiungerli? – domandò.
- Ti trovi sopra uno degli unici tre posti di tutta
Hogwarts ci si può Smaterializzare – rispose Ariana,
e Draco guardò scettico il gradino su cui stavano in
piedi.
- Stai scherzando, vero? –
- No –
Ariana si sentì afferrare per un gomito, e si
Smaterializzarono.
Spazio Autrice
Lo so, lo so! Non posso
interrompere sempre sul più bello! Qualcuno vorrà linciarmi…
D’accordo, visto che
questo capitolo è cortino, il prossimo lo posto al
più presto… Già domani, magari. Che ne dite?
A Lexie____o: sono contentissima che ti piaccia la
mia fic! Ti ringrazio un sacco per i complimenti e
anche al fatto che mi hai aggiunta ai preferiti! Spero
che commenterai spesso, giusto per farmi sapere cosa ne pensi… Kiss!
A Smemo92: uhm… In effetti
potresti aver ragione. Però non credo che qualcuno
vada a cercare un Horcrux proprio nelle cucine? Oltretutto,
Ariana non voleva rendere il ritrovamento troppo difficile, se no tanto valeva che lasciava l’elmo dov’era… Sono contenta
che il capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere cosa ne pensi di questo! Kiss!
Grazie a chi legge, anche se non recensisce!
Nel prossimo capitolo: Ariana e Draco
seguiranno il Trio dei Miracoli a Durmstrang,
cercando di far tornare a casa tutti sani e salvi. La
nostra eroina avrà però modo di incontrare vecchie conoscenze…
Ariana si Materializzò davanti a una cancellata
di ferro battuto, Draco ancora al fianco. L’aria era
gelida, e il grande giardino di Durmstrang era invaso
dalla neve candida, quasi luminescente sotto i pallidi raggi lunari.
Entrambi si voltarono, per trovarsi di fronte un
castello nero, più piccolo di Hogwarts ma molto più
spaventoso. Aveva alte torri con i tetti a punta, e molte statue di mostri
deformi occhieggiavano dall’alto. Aleggiava un’atmosfera lugubre e sinistra.
Tutte le luci erano spente, e solo alcuni lampioni illuminavano la stradina di
terra battuta che portava al portone d’entrata.
- Questa è Durmstrang? –
domandò Draco, guardando la scuola di magia con una
vaga apprensione.
- Sì – Ariana lo prese per
il braccio e lo trascinò dietro ad alcuni grossi alberi scuri, - Leviamoci da
qui, che se arrivano ci vedono –
Sbirciò oltre il fusto dell’albero, in attesa. Solo
in quel momento si accorse di quanto facesse freddo: le tremavano le mani, e
rimanere ferma non migliorava le cose. Il fiato si condensava in nuvolette
bianche che evaporavano leggere.
- Voglio proprio vedere se riescono ad arrivare qui – mormorò Ariana, - Non hanno nemmeno idea di dove si
trovi, questa scuola -
- Se la Granger ci ha
messo del suo, sono sicuro che arriveranno – disse Draco
dietro di lei, - Quella è furba come una volpe. Avrà trovato un modo per
arrivare comunque… Ma non potevamo Materializzarci all’interno della scuola? –
Ariana si voltò a guardarlo: aveva ragione, ma
doveva rimanere lì per vedere se il Trio si sarebbe fatto vivo. Il biondo si
stringeva le mani sul busto e saltellava, in preda al freddo. – Sei tu che mi
hai voluto seguire – disse, - Adesso non ti lamentare –
Sentì delle voci avvicinarsi e fece segno al Serpeverde di fare silenzio.
Dietro il cancello sbucarono Harry, Ron ed Hermione, imbacuccati in grossi cappotti e sciarpe.
Rimasero qualche minuto davanti alla cancellata, poi la Caposcuola fece un
incantesimo e riuscì ad aprire i battenti.
- Che ti dicevo? – sussurrò Draco.
I tre entrarono nel giardino e percorsero di corsa
il vialetto, fino ad arrivare al portone. Fu sempre Hermione
ad aprire la porta.
Ariana fece segno a Draco
di seguirla, e uscirono dal folto degli alberi. Prima che la porta si
chiudesse, la ragazza infilò il piede e poi sgusciarono dentro la scuola. Si
ritrovarono in un corridoio dalle pareti formate da grossi blocchi di pietra
scura, con alcune torce magiche che ardevano appese alle pareti. Si nascosero
dietro una grossa statua di bronzo, in attesa. Il Trio si era fermato, e i tre
si guardavano intorno indecisi su dove andare.
“Voglio proprio vedere dove
intendono cercare” pensò la ragazza, “Non sanno nemmeno se qui si nasconde un Horcrux”.
Ad un certo punto Harry
indicò il corridoio di destra, e i tre si avviarono fianco a fianco, le
bacchette sguainante. Ariana e Draco li seguirono,
mantenendosi a distanza.
- Spiegami perché li stiamo seguendo – sussurrò il
biondo – Tu sai perché sono venuti fino a qui? -
- No – mentì Ariana, - So solo che devo riportare
Harry vivo a Hogwarts, soprattutto senza che lui se
ne accorga –
- Perché? –
- Ordini di Silente – ribatté Ariana, camminando
come un grosso felino vicino al muro, - Ora sta zitto e tira fuori la bacchetta
–
Il Trio decise di salire lungo una scala che
portava al secondo piano del castello. Durmstrang era
molto diversa da Hogwarts: la sua planimetria era
semplice e regolare, e ogni piano era uguale a tutti gli altri. Erano tutti
corridoi diritti che attraversavano il castello da parte a parte, ed era
difficile perdersi.
“Grande scelta” pensò Ariana, ironica “Da quella
parte ci sono i dormitori”.
Seguirono il Trio a distanza, senza però perderli
mai di vista. Per fortuna Draco era abbastanza
silenzioso mentre camminava, e potevano rischiare ad avvicinarsi un po’.
- Dobbiamo seguirli così finché non decidono di
andarsene? – domandò Draco, sarcastico.
- Sì, ma non sarà tutto così tranquillo – ribatté
Ariana, guardando i Tre che svoltavano in un corridoio buio, - Aspetta e vedrai –
Sapeva che da un momento all’altro avrebbero
incontrato qualcuno, e allora avrebbe dovuto fare la sua parte. Presto si
ritrovarono al terzo piano, dove c’erano le camere dei professori. Il Trio
stava andando alla ceca, senza sapere cosa e dove cercare.
I tre si fermarono alla fine di un corridoio sul
quale si affacciavano diverse porte di legno scuro. Si misero a discutere a
bassa voce, mentre Ariana e Draco origliavano da
dietro l’angolo. La ragazza sentì una delle serrature aprirsi, e il cuore le
schizzò in gola. Harry, Ron edHermione
non si accorsero di nulla, ma per fortuna sembravano aver scelto la strada da
prendere.
- Qualunque cosa io faccia, rimani in assoluto
silenzio – sussurrò Ariana, fulminando Draco con gli
occhi.
Il Trio sparì proprio mentre la porta si apriva.
Ariana scattò come una saetta e si piazzò davanti alla persona che stava per
uscire dalla sua stanza: era il suo vecchio professore di Arti Oscure, Boris Bonislav. L’uomo si lasciò sfuggire un’esclamazione di
sorpresa tra la folta barba rossiccia quando venne
colpito dallo Schiantesimo di Ariana, e cadde a terra
con un tonfo.
Draco non sembrò nemmeno
lontanamente sconvolto, e l’aiutò a trascinare nella
camera l’omone prendendolo per i piedi. Ariana chiuse velocemente la porta, e i
due si guardarono intorno. La stanza era piena di oggetti di dubbia
provenienza, gran parte per usi poco ortodossi.
- Fantastico – mormorò Draco,
sarcastico - Sei anche autorizzata ad uccidere, per
caso? -
Ariana lo guardò, poi con un piede toccò il corpo
svenuto di Bonislav. – Vuoi la verità? –
Draco annuì.
- Sì – rispose Ariana.
Senza guardarlo si abbassò sul professore e gli
puntò la bacchetta alla tempia. – Oblivius… Se ti fa
piacere saperlo, però, cerco di non farlo – mormorò.
Draco la scrutò negli occhi, e
Ariana fu tentata di distogliere lo sguardo. Con passo rapido raggiunse la
porta e poggiò un orecchio sul legno: il corridoio era vuoto.
- Avanti, seguiamoli – disse, e sgusciò fuori senza
guardarlo.
Draco la seguì a mezzo metro di
distanza. Ariana aveva visto la strada che aveva preso il Trio, e sapeva che
portava solo da una parte: l’aula delle riunioni dei professori. Li raggiunsero
in breve tempo, proprio mentre entravano della sala.
- Fermo – sussurrò Ariana, fermando il biondo con
una mano, - Quell’aula ha solo un’entrata, e presto torneranno da questa parte.
Aspettiamo qui -
I due si nascosero in un corridoio laterale, in
attesa. Il silenzio irreale fu rotto da uno scoppio di risate, che sembrava
provenire da poco lontano. Ariana sussultò, e si voltò di scatto. Dalle scale
si sentivano i passi di almeno una mezza dozzina di persone.
Se Ariana conosceva ancora le vecchie abitudini
degli studenti di Durmstrang, quelli dovevano essere
i ragazzi che andavano a fumare cose più o meno lecite
nelle soffitte del castello, e dovevano essere piuttosto “fatti”, a giudicare
dalle risate. Draco la guardò interrogativo.
Lei fece cenno si rimanere in silenzio, e continuò
a guardare verso le scale. Un gruppo composto da
cinque ragazzi e due ragazze scese la rampa, con qualcuno che barcollava
vistosamente. Due di loro si tenevano a braccetto. Le sembrò di riconoscere un
profilo familiare, tra quelle sagome lontane.
Per fortuna gli studenti proseguirono diretti molto
probabilmente al secondo piano, dove c’erano i dormitori. Ariana tirò un sospiro di sollievo e gettò un’occhiata a Draco, impassibile.
- Perché ho l’impressione che tu sia già stata da
queste parti? – mormorò, senza però essere minaccioso.
- Perché, in effetti, ci sono già stata – rispose
Ariana, tenendo d’occhio la porta della sala, - Mi farai tutte le domande che
vuoi al ritorno, se torniamo –
- E’ una scuola – borbottò Draco,
- Mica ci ammazzano se ci trovano. Al massimo finiamo
espulsi da Hogwarts –
Ariana fece una smorfia. – Questa è Durmstrang, caro Principino – sibilò, - Il 99% dei maghi
che c’è qui è un fan sfegatato del tuo ex migliore amico Voldemort.
Se non ci uccidono loro, ci consegnano a lui, e magari tu ti salvi pure, visto
che il tuo paparino sta dalla sua parte. Sicuramente Potter finisce in una bara
prima di noi, ma vedrai che lo raggiungiamo presto. Almeno il processo di
beatificazione di San Potter può iniziare subito –
Ariana voleva spaventarlo, ma non ci riuscì. Draco la guardò scettico, fece una smorfia e sventolò una
mano nell’aria.
- Tanto mio padre mi ammazzerà comunque appena esce
da Azkaban… Prima o dopo fa poca differenza – disse,
- Mi dispiacerebbe solo non averti battuto a duello -
Ariana guardò il biondo con un sopracciglio inarcato.
- Non prendermi in giro – disse, - Io non sto
scherzando -
- Nemmeno io –
In quel momento la porta della Sala si riaprì e il
Trio uscì in fila, guardandosi intorno. Tornarono sui propri passi, e Ariana e Draco si nascosero per bene nell’ombra del corridoio. Harry
decise di salire ancora, così risalirono la rampa di scale
dove poco prima era passato il gruppo di studenti mezzi ubriachi.
- Ma cosa stanno facendo?
– chiese Draco.
- Credo cerchino qualcosa – rispose Ariana,
abbassandosi per evitare di entrare nel cono di luce di
una lampada.
All’improvviso sentì delle voci provenire dal piano
di sotto, e si bloccò con la mano sul mancorrente. Si sporse oltre la balaustra
e vide gli stessi studenti di prima risalire la rampa,
facendo un baccano tremendo. Draco si fermò e la
guardò preoccupato.
Ariana scese qualche gradino e tenne stretta la
bacchetta. Forse non avrebbe dovuto, ma voleva aspettarli. Tra di loro c’era
una faccia che non gli era per niente nuova.
- Che fai? – sibilò Draco.
- Non ti preoccupare. Va avanti e segui Harry –
Draco per un momento non diede
segno di volersi muovere, poi si voltò e salì di corsa le scale. Ariana rimase
ferma in cima alla rampa, in attesa. Non poteva fare a meno di sorridere: forse
poteva togliersi uno sfizio…
I sette ragazzi stavano ridendo a crepapelle di
qualcosa quando si accorsero che Ariana li stava guardando dall’alto, la
bacchetta ancora abbassata. Dovevano avere più o meno
la sua stessa età, ma tra loro c’e n’era uno che dimostrava qualche anno in
più.
Ivan non era cambiato molto dall’ultima volta che
lei lo aveva visto, ma si rese conto che non era bello come se lo ricordava. I capelli biondo cenere erano sempre gli stessi, anche se un
po’ più lunghi, e i suoi occhi erano di quell’azzurro chiaro che lei aveva
visto poche volte. Sembrava più pallido del solito, rovinato dalle abitudini
non troppo raccomandabili. Certo, era abbastanza carino, ma la sua era una bellezza in qualche modo volgare. Si chiese come
facesse a piacergli, una volta.
- Ciao Ivan – disse Ariana, un ghigno lupesco
dipinto sul volto.
Il ragazzo la scrutò senza capire, e lo stesso
fecero gli altri. Solo una ragazza bionda e con le trecce sembrò in qualche
modo trovarla familiare.
- Chi sei? – chiese Ivan,
strizzando gli occhi per metterla a fuoco.
- Come? Non ti ricordi di me? Del tuo caro Sgorbietto? – Ariana pronunciò quelle parole con tutta la
freddezza di cui era capace.
Ivan spalancò gli occhi e li puntò in quelli della
ragazza. Era cambiata così tanto che non l’aveva
riconosciuta… Dello Sgorbio non rimanevano che gli occhi verdi.
- Tu… - mormorò, sconvolto, - Tu? Cosa ci fai qui, Drake? -
- Sono venuta a prendermi una piccola rivincita
personale – rispose Ariana, - Ti avevo detto di ricordarti di me, un giorno –
La ragazza bionda spalancò gli occhi, terrorizzata.
Cercò freneticamente la bacchetta nel vestito, poi la puntò verso Ariana.
- Allora ti ricordi ancora di me, Sophia – disse lei, sorridendo. Era la sua cara amichetta
traditrice e priva di scrupoli, di cui lei si era fidata. Sbagliando
completamente.
- Certo che mi ricordo! – disse la bionda, la voce
stridula, - Come posso dimenticarmi di un mostro come te? Per poco non lo
ammazzavi! – Fece un cenno con la testa verso Ivan.
Ariana diventò seria. – Non avreste dovuto attaccarmi, quella volta. Non eravate abbastanza contenti di
avermi lasciato una cicatrice addosso? Eravate cinque
contro una… Ero io il mostro? Avevate addirittura aspettato l’ultimo giorno di
scuola, così avreste anche evitato una punizione… -
Ivan sembrò tornare in se stesso, e arretrò. Uno
dei suoi amici lo guardò, inquieto.
- Quante volte di hanno
bocciato, Ivan? – domandò Ariana, ritrovando il sorriso - Non dovresti trovarti
ancora qui -
Il ragazzo ringhiò. – Fatti i cazzi tuoi, Drake. E
già che sei qui, ne approfitto per spaccarti quel bel musetto che ti ritrovi –
Ariana fu più rapida di tutti. Alzò la bacchetta e
gridò: - Stupeficium! –
Ivan crollò a terra, svenuto. Trenta secondi dopo,
tutti i suoi amici lo seguirono nel mondo dei sogni, comprese le due ragazze. Ariana
scese dalle scale e gli praticò l’incantesimo di modifica della memoria, in
modo che pensassero di essersi addormentati in mezzo alla rampa perché troppo
ubriachi.
Si girò, ma si accorse che Draco
la stava aspettando al piano superiore, lo sguardo d’argento che la scrutava da
capo a piedi.
- Cosa c’è? – domandò lei.
- Immagino me lo spiegherai dopo – ribatté lui, -
Sono andati di là –
Indicò la strada che portava alle aule del quarto
piano, e insieme andarono da quella parte. Avrebbe potuto evitare di scontrarsi
con i suoi ex compagni, ma la tentazione era stata troppo forte. Si era
trattenuta, e li aveva solo Schiantati: non era niente in confronto a quello
che avrebbe voluto fargli. La sua coscienza aveva vinto ancora.
“Bè,
qualcosa di buono lo hai fatto, Harry. Ho avuto modo di prendermi una rivincita. Piccola, ma meglio di niente” si ritrovò a pensare.
Ariana, seguita a ruota da Draco,
percorse il lungo corridoio di corsa, la rabbia dei ricordi destati da Ivan
ancora nel corpo. Avrebbe potuto vendicarsi, ma non l’aveva fatto… Sapeva che
era stata la scelta migliore, ma non riusciva a essere soddisfatta di se
stessa.
- Che ore sono? – domandò all’improvviso Draco.
Ariana guardò l’orologio. – Le quattro e mezza – rispose.
Nonostante la tensione, la ragazza iniziava a
sentire la fatica. Nei giorni precedenti aveva dormito poco, e ora la
stanchezza le stava per crollare addosso come un masso.
“Avanti, Harry, non vedi che non c’è niente qui?”
pensò.
Passarono vicino a una grande finestra, e Ariana
notò che in una delle torri nere c’era una luce accesa. Doveva essere quella
dell’ufficio del Preside. CaritaGorislaf
era la strega che era succeduta a Igor Karkaroff, ed
era una delle donne più astute che lei avesse incontrato. Per fortuna era
diventata direttrice dopo che lei aveva lasciato la scuola, ma sapeva che era
un’indemoniata.
- Ho paura che la Preside si sia accorta che c’è
qualche estraneo nella scuola… - mormorò Ariana.
- Come lo sai? –
- Non lo so con certezza – rispose la ragazza, - Ma
le luci del suo ufficio sono accese, e quella è furba come una faina.
Aspettiamoci di tutto –
Draco annuì, e insieme
continuarono a seguire Harry, Ron edHermione. I tre sembravano confusi, e sperava che presto si sarebbero stufati di stare lì a girare come degli idioti
senza sapere cosa cercare. Una delle solite idee brillanti di Harry Potter.
Finalmente, Ariana udì Hermione
sussurrare: - Torniamo a Hogwarts. Abbiamo solo
sprecato tempo –
Harry la guardò in cagnesco, ma annuì e disse: -
D’accordo. Cerchiamo l’uscita –
Il Trio ci mise mezz’ora a trovare il portone
d’uscita, e per miracolo evitarono la scala dove Ivan, Sophia
e i loro amici giacevano svenuti a terra. Raggiunsero i battenti, e Ariana e Draco uscirono tre minuti dopo di loro, la fredda aria
pungente dell’alba che gli tolse il fiato.
Harry, Ron edHermione uscirono dal cancello, diretti forse al posto dove
erano sicuri di potersi Smaterializzare. Nel giro di qualche minuto sparirono
nella neve candida.
Ariana tirò un sospiro di
sollievo, e guardò Draco davanti a lei.
- Credo che possiamo andare… - disse.
All’improvviso il biondo l’afferrò
per un braccio e la tirò malamente verso di lui. Prima che lei avesse modo di
dire qualcosa, Draco puntò la bacchetta alle spalle
della ragazza e gridò: - Stupeficium! –
Ariana si liberò dalla presa del Serpeverde e si voltò: CaritaGorislaf giaceva riversa a terra in modo scomposto, con la
bacchetta ancora in mano. Era un donnone alto almeno un metro e ottanta, dalla
mascella prominente e il vestito che si tendeva sopra la sua mole elefantesca.
- Dicevi, scusa? - disse Draco, - Non avevi tempo di salvarmi la vita? -
La ragazza alzò gli occhi al cielo, si avvicinò al
corpo della Preside e le puntò la bacchetta alla tempia, ancora leggermente
scossa. Con la coda dell’occhio guardò il bel Serpeverde
che se la ghignava di gusto, e si rese conto che forse le aveva appena salvato
la vita. Emise un sospiro e disse: - Grazie –
- Come, scusa? – Draco
fece finta di non capire, portandosi una mano all’orecchio.
- Grazie, DracoMalfoy – ripeté Ariana con uno sbuffo. – E adesso
andiamocene. Dobbiamo tornare a Hogwarts prima di
loro –
Raggiunse il biondo e lo afferrò per un braccio.
All’ultimo le venne in mente un
cosa: si voltò verso la scuola e pronunciò: - RevelioHorcrux –
Non accadde nulla. Almeno, però, aveva provato, e
si era tolta un dubbio. Il MangiamorteMacnair non avrebbe trovato qualcosa che non c’era.
- Cosa hai fatto? – chiese
Draco.
- Non farmi domande e non riceverai bugie – ribatté
Ariana. – Avanti, tieniti. Ce ne andiamo -
- Ci Materializzeremo esattamente
sulle scale? – domandò il biondo.
- Sì, e prega che non ci sia nessuno da quelle
parti – disse Ariana.
Poi si Smaterializzarono.
L’aria tiepida di Hogwarts
sembrò bollente quando Ariana e Draco si
Materializzarono sul terzo gradino della rampa delle scale. La ragazza si sentì
pizzicare le orecchie e il naso, per un momento insensibili.
Lasciò andare il Serpeverde e guardò l’orologio:
erano le cinque e mezza.
- Per fortuna non c’era nessuno – mormorò Ariana, -
Fammi un favore, non chiamarmi per nome in pubblico, se non puoi farne a meno.
Meglio che nessuno sappia che ci conosciamo –
- D’accordo – convenne Draco,
- Allora lo stesso vale per me -
- Bene, - disse Ariana - Me ne torno nel mio
dormitorio… Buonanotte-
- Aspetta – disse Draco,
trattenendola per un braccio.
Ariana guardò la mano che le impediva di andarsene
e fulminò il Serpeverde con gli occhi. Lui sorrise e
la lasciò.
- Mi sembra chiaro che non hai capito una cosa
fondamentale: non mi devi toccare se non è strettamente necessario – sibilò,
stizzita.
- D’accordo – disse Draco,
con tono noncurante, - Però, devi spiegarmi un po’ di cose –
- Ti concedo una sola domanda – ribatté Ariana, guardandosi
intorno nella speranza di non vedere nessuno sbucare dal nulla - Se ti va bene è così, altrimenti non saprai nulla –
Draco la guardò per un momento
in faccia, pensieroso.
- Perché ti chiamavano Sgorbietto?
– domandò infine.
Ariana per un attimo pensò fosse idiota: con tutto
quello che poteva chiederle, gli interessava sapere l’origine di quel
soprannome? Poi si disse che era meglio così, tanto non poteva ne voleva dirgli
un gran che.
- Bé, non sono mai stata una ragazza
particolarmente carina – rispose evasiva con un mezzo sorriso.
Draco la guardò perplesso e un
po’ sorpreso. La scrutò in viso, forse credendo che lo stesse
prendendo in giro, ma era la pura e semplice verità. Ariana si rabbuiò, gli
voltò le spalle e lo salutò con la mano, diretta alla torre dei Grifondoro.
- E’ la verità?! – le
gridò dietro il Serpeverde.
- Sì – rispose Ariana, e sparì su per la rampa di
scale.
Spazio Autrice
Uh, mi sono divertita un sacco a scrivere questo
capitolo. Spero sia di vostro gradimento!
Vorrei specificare che l’episodio a cui si riferisce Ariana non è quello della cicatrice, ma
un altro che non ho ancora raccontato: non so se troverà un posto nella storia,
visto che alla fine non è poi così importante.
Poi, finalmente l’attesa è finita! Nel prossimo
capitolo scopriremo chi è veramente Ariana Drake, quindi vi consiglio di
procurarvi pop corn e bibita ghiacciata e godervi lo
spettacolo!
Nel prossimo
capitolo: Draco sarà costretto a rivelare ai suoi
due amici cosa è successo nella notte, ma soprattutto quello che non è successo… Ariana,
intanto, si renderà conto che presto o tardi dovrà subire le domande di Malfoy, ma sa che non potrà dargli le rispose che vuole…
A Smemo92: eh eh, mi dispiace, ma Harry non si è ancora accorto di
Ariana… Scoprirà cosa sta facendo più avanti, in una situazione decisamente
spinosa… E la reazione non sarà delle migliori! Kiss!
A Lexie___o: come scoprirai nel
prossimo capitolo, Ariana Drake è un nome falso, che ha scelto Silente per la
nostra eroina. Se vuoi proprio saperlo, il Preside le aveva assegnato solo il
nome, mentre il cognome Drake lo ha scelto lei. I
Drake (come forse ricordi ha detto Draco
in uno dei primi capitoli) erano una famiglia di Purosangue quasi estinta, che
aveva perso i contatti con il resto della società magica. Per questo Ariana ha scelto quel cognome: le consentiva di
apparire come una Purosangue senza rischiare di insospettire qualcuno. Spero
gradirai questa piccola informazione! Grazie per le recensioni! Kiss!
Come sempre ringrazio anche chi legge senza
lasciare un segno del suo passaggio! Spero che almeno alla fine della fic (che è ancora molto lontano) mi lascerete un piccolo commentino!
Capitolo 14 *** L'unica risposta a tutti i perchè ***
Capitolo 13
Capitolo 13
L’unica risposta a tutti i perché
- Draco? Draco, svegliati… -
Qualcuno accese all’improvviso la luce, facendo un
baccano infernale. Doveva essere entrata Pansy, a
giudicare dalla nuvola di profumo che aveva appena invaso l’aria. Le tende del
sontuoso letto a baldacchino verde e argento vennero
aperte di scatto, e la luce colpì il Serpeverde in
pieno viso.
Il biondo si coprì la faccia con un braccio e si
voltò dall’altra parte, chiaro segno che voleva dormire ancora. Non era stata
una nottata facile, e il Principe delle Serpi amava dormire fino a tardi. Si
coprì il petto nudo con la coperta e grugnì, sperando che i suoi due migliori
amici se ne tornassero da dove erano venuti.
- Avanti, Draco. Datti
una mossa che vogliamo sapere cosa è successo! – disse
Blaise, scuotendolo.
Draco, irritato, si mise a
sedere e afferrò il primo cuscino che trovò a portata di mano.
- Ma non mi rompere! –
sbottò, lanciandoglielo, - Non puoi andare a rimirarti la Granger
senza scocciare me?! -
Blaise schivò il colpo, mentre Pansy decideva di andare all’attacco.
- Dai Dracuccio –
cinguettò, - Dicci cosa è successo -
Il biondo fulminò la ragazza con lo sguardo, ma lei
non diede segno di spaventarsi. D'altronde si conoscevano tutti e tre troppo
bene, e Pansy sapeva bene come farlo infuriare.
- Non chiamarmi Dracuccio
– ringhiò, mettendosi a sedere. Scese dal letto, sapendo che non avrebbe avuto
scampo da quei due finché non avesse spiattellato tutto. Odiava essere
svegliato in quel modo. Si infilò la prima cosa che
trovò a portata di mano (anche se la vergogna per un Malfoy
non esisteva) e si passò una mano tra i capelli.
- Allora???!!!! – lo
aggredì Blaise, gli occhi blu che lo trapassavano da
parte a parte.
- Allora che? – sbuffò Draco.
– Che vuoi sapere? –
- Come mai sembri esausto? – chiese Blaise avvicinandosi, lo sguardo che brillava, - E
soprattutto, perché sei tornato alle sei? –
Draco alzò gli occhi al cielo. Aveva
capito cosa stavano pensando quei due: altro che scambio di informazioni!
Molto probabilmente pensavano che lui e Ariana avessero avuto scambi di
tutt’altro genere…
- Non è come credete – disse vagamente divertito,
infilandosi nel bagno. Guardò il suo riflesso nello specchio, e notò che in effetti aveva l’aria distrutta. Poteva giocare un po’
con i sospetti di quei due, ma decise che come ogni volta era meglio dirgli la verità.
- Deve essere una belva, se ti ha ridotto a uno
straccio – disse Blaise, infilando la testa nel
bagno, gli occhi scintillanti di malizia. Chiuse di scatto la porta quando vide
che il biondo stava per lanciargli una saponetta profumata.
- Blaise, se non vuoi che
vada dalla Granger e le dica che covi un amore
profondo e segreto per lei, piantala – sibilò Draco, sentendo i due che ridevano alla grande.
- E dai,Dracuccio! Non puoi farci rimanere sulle spine così! –
Draco iniziava a innervosirsi,
ma c’era anche qualcosa che gli dava una strana sensazione. In effetti, forse
non sarebbe stato poi troppo male se quello che Blaise
e Pansy pensassero fosse accaduto veramente…
Uscì dal bagno asciugandosi la faccia e li guardò,
entrambi con un sorriso a trentaquattro denti. Sospirò.
- Non è successo niente – disse, - Abbiamo seguito
Potter, che ha avuto la grandiosa idea di andarsene in giro -
Blaise sembrò deluso. – Quel
demente… - mormorò, - Quindi, chi è Ariana? –
- Sta dalla parte di Silente, ma non fa ancora
parte dell’Ordine – rispose Draco, contento del
cambio di argomento, - Deve guardare le spalle al Magnifico, esattamente come
me -
- Solo questo? – chiese Pansy.
- E’ tutto quello che ha voluto dirmi – disseDraco, scrollando le spalle.
- Ma non spiega il fatto che
siate rimasti tutto questo tempo da soli… Ci avete messo quattro ore per dirvi
due cose? - buttò lì Blaise, apparentemente
disinteressato.
- Te l’ho detto, abbiamo seguito Potter – ribatté Draco.
- Dai, a noi hai sempre detto tutto – disse Blaise, cercando di fare l’amicone offeso, - Perché questa
volta vuoi così tanto riserbo? –
- Sto seriamente iniziando a pensare che tu non sia
totalmente normale, Blaise, - disse Draco, - Hai sentito cosa ho detto?
–
- Ma un po’ ti piace,
almeno? – chiese Pansy, diventando un po’ più seria.
Draco non rispose. Il viso di
Ariana gli tornò alla mente, con quella frase che lei aveva pronunciato con un
certo malcelato imbarazzo: “Non sono mai stata una ragazza particolarmente
carina”.
“Diamine, Ariana, se non sei bella tu, allora le
altre ragazze cosa devono dire?” si ritrovò a pensare.
Essendo un Malfoy, gli
era stato insegnato fin da piccolo che la cosa più importante nella vita era la
bellezza. Se una cosa era bella, allora era degna di essere amata, osservata,
posseduta. Il brutto era da detestare in tutte le sue forme.
Con gli anni aveva però capito che la bellezza è
una cosa soggettiva.Ciò che può piacere
a una persona, a un’altra può fare ribrezzo. Lui che era cresciuto con canoni
di bellezza molto elevati, non si accontentava di poco.
E secondo il suo non tanto modesto parere, Ariana
era molto bella. Non come la Greengrass, che faceva
voltare le teste di tutti i ragazzi con gonne corte e
atteggiamenti frivoli o provocanti. La sua era una bellezza discreta,
quasi nascosta, che a un occhio esperto come il suo non sfuggiva.
- Sì, fisicamente mi piace – disse alla fine, e Pansy sorrise. – Ma questo non
significa che voglia portarmela a letto –
Era una frase strana, pronunciata da DracoMalfoy, ma non stava
mentendo. Trovava Ariana bella, ma non c’era nessuna attrazione fisica; non
ancora, per lo meno. Forse se fossero rimasti per tutta la notte nella Stanza
delle Necessità non ci avrebbe nemmeno provato con
lei. Ed era una cosa assolutamente fuori dal normale, per lui. Guardò i due
amici, e capì che anche loro pensavano la stessa cosa.
Scrollò le spalle, e tutti e tre si diressero alla
Sala Grande per il pranzo.
Ariana si svegliò a mezzogiorno, il mattino
seguente. Per fortuna era domenica, e nessuno badò al fatto che rimanesse a
letto più del dovuto, visto che non fu nemmeno
l’unica. Hermione si svegliò un’ora dopo, e insieme
andarono a pranzo.
Harry e Ron erano seduti al tavolo dei Grifondoro, con due facce da zombi. Ariana edHermione li raggiunsero, ed
erano talmente storditi che nessuno di loro tre fece domande sul perché lei
sembrasse esausta quanto loro.
Si servirono un’abbondante
porzione di patate arrosto, mentre Ariana gettava una rapida occhiata al tavolo
dei Serpeverde. Draco si
stava sedendo in quel momento, e sembrava abbastanza stanco. Le rivolse
comunque uno sfuggevole sorriso, prima di iniziare a mangiare con Zabini e la Parkinson.
Chissà cosa stava pensando,
il Serpeverde. Aveva capito che era già stata a Durmstrang, e aveva scoperto che lei era disposta a tutto
pur di salvare Harry, anche a uccidere. Non aveva potuto fare altro se non
portarselo dietro, ma stranamente non si stava pentendo. In fondo era stato
bello poter scambiare due chiacchere con qualcuno,
mentre cercavano di far tornare Harry a Hogwarts
vivo.
Sapeva, però, che presto Draco
le avrebbe posto la fatidica domanda: perché? Perché proteggeva Harry Potter?
Perché Silente aveva mandato proprio lei? Non era il tipo da desistere, e
sicuramente avrebbe cercato in tutti i modi di estorcerle altre informazioni
sul suo conto.
Ma questa volta, Ariana
sapeva di non poter rispondere.
- Oggi, Ariana,
comprerai la tua bacchetta – disse Albus Silente.
Erano in
piedi in mezzo alla strada principale di DiagonAlley, davanti a un negozio nella cui unica vetrina
polverosa c’era una sola bacchetta adagiata su un cuscino di velluto. “Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382
a.C.” recitava il cartello consunto e cigolante appeso sull’entrata.
Silente aprì
la porta del negozio, ed entrarono. Un vecchio mago dall’aria consumata li
attendeva dietro al bancone, e sorrise alla loro vista. Aveva due enormi occhi azzurro slavato, e sembrava non avere
bisogno di battere le palpebre. Il locale era stipato di piccole statole di
cartone, che occupavano tutta la parete destra.
Ariana provò
una strana sensazione, appena entrò. C’era qualcosa di magico, lì dentro.
- Professor
Silente – disse Olivander, stringendo la mano al
vecchio, - Come sta? -
- Bene, bene,
ti ringrazio – rispose Silente con un sorriso cordiale, - Sono qui per
acquistare una bacchetta –
Olivander guardò Ariana, e lei si
sentì in soggezione. Lo sguardo dell’uomo la trapassò da parte a parte, e lei rimase
immobile come una statua, stringendosi le mani.
- Quanti anni
hai? – domandò il negoziante con voce gentile.
- Otto –
rispose Ariana.
Olivander si girò verso Silente, lo
sguardo preoccupato.
- Lo sa che è
ancora giovane, vero? – domandò, raggiungendo il bancone. – Non potrebbe ancora
possedere una bacchetta -
- Certo, lo
so – ribatté Silente, - Ma so esattamente quello che
sto facendo. Ci conosciamo da tanti anni, Olivander.
E’ un favore che ti chiedo da amico -
Il negoziante
abbassò il capo e lo scosse, poi tornò a guardare la bambina.
- Come ti
chiami? – chiese.
- Ariana
Drake –
Olivander non ebbe nessuna reazione,
ma tirò fuori un metro. Iniziò a prenderle le misure di braccia, gambe, testa,
finché non fu soddisfatto. Poi scelse alcune scatoline e le adagiò sul bancone.
Prese una bacchetta e gliela porse.
- Otto
pollici, legno di faggio, crine di unicorno. Prova -
Ariana prese
la bacchetta, maOlivander
gliela tolse subito dalle mani. Ne prese un’altra, e quando la bambina l’afferrò non sembrò soddisfatto.
- Olivander – disse all’improvviso Silente, - Falle provare
quella con la piuma di fenice che io ti ho fornito -
Il vecchio
negoziante guardò lo stregone con aria poco convinta. Ariana spostò lo sguardo
da uno all’altro, mentre i due parlavano.
- Ne è
sicuro? – domandò Olivander.
- Proviamo –
ribatté Silente, e guardò Ariana con distacco, - Penso che potrebbe spettare a
lei –
Olivander prese un’ultima bacchetta.
- Agrifoglio
e piume di fenice, undici pollici, bella flessibile -
Porse la
bacchetta ad Ariana con una strana espressione, e lei la prese. Come prima, non
accadde assolutamente nulla. Qualcosa guizzò negli occhi di Silente,
maOlivander sembrò felice che non fosse
quella giusta. La riprese e la ripose con cura nella sua scatola.
- Proviamo
con qualcos’altro – mormorò.
Ariana attese
che il vecchio portasse altre bacchette. Ne provò a decine, finché anche Olivander sembrò perdere la pazienza. Guardò Silente e
disse: - Credo sia ancora troppo presto per lei –
- Lasciala
scegliere a lei, allora – disse lo stregone.
Ariana guardò
Silente senza capire. Perché voleva per forza comprarle una bacchetta? Non si
acquistava a undici anni?
Olivander fece un cenno alla
bambina, e lei si avvicinò. La condusse sul retro, dove c’era un’enorme stanza
piena di scatoline impilate l’una sull’altra, di diversi colori. Le diede una
leggera spinta e disse: - Avanti, scegline una –
Ariana guardò
la parete tutta occupata dalle scatole, e si chiese come avrebbe fatto a
scegliere. Dovevano essere centinaia. Per un momento provò l’impulso di
indicare una confezione azzurra in cima alla pila, ma rimase in silenzio. Passò
la mano sulla parete, e guardò attentamente le scatoline.
Infine, ne
indicò una nera, incastrata in un angolo, quasi invisibile. Olivander
la prese e l’aprì, lasciandosi scappare
un’esclamazione.
- Mi ero
quasi dimenticato che fosse ancora qui, questa bacchetta – disse, - Quercia,
corde del cuore di un drago, dodici pollici, abbastanza flessibile
-
Ariana prese
la bacchetta, e dalla punta sprizzarono scintille argentate. La bambina si
spaventò, ma Olivander sembrò colpito. Le prese
delicatamente la bacchetta di mano e la ripose della sua scatola.
- Lo sa, Silente, che quella bacchetta attendeva da anni? –
disse, impacchettando la scatola con della carta da pacchi marrone.
Lo stregone
rimase in silenzio, in attesa che il negoziante dicesse altro.
- Le corde di
cuore di drago che sono contenute nel nucleo sono quelle di
un Ungaro Spinato – continuò Olivander, - Uno Spinato
che uccise centinaia di persone… Ci vollero trenta maghi per fermarlo, talmente
era grosso e forte. Nessuno voleva produrre una bacchetta con una parte di quel
drago, ma la notte che fu abbattuto un mago rubò il cuore dello Spinato e lo
portò a mio nonno. Lui fabbricò una sola bacchetta che avrebbe dovuto essere di
quell’uomo, ma lui non venne mai a ritirarla. Nessuno venne più a reclamare la
bacchetta, e per duecento anni è rimasta qui, in attesa di un proprietario.
Fino a oggi -
Silente
ascoltò in silenzio senza commentare, e Ariana rimase a guardarlo mentre Olivander impacchettava la sua nuova bacchetta. Non capiva
cosa stava succedendo, ma preferì rimanere in silenzio. Il suo tutore non
sembrava stupito dalla storia della bacchetta.
Quando
tornarono alla Tana di Hog, Ariana si sedette sul
letto della sua stanza e guardò Silente che esaminava la sua bacchetta alla
luce del sole che filtrava dalla finestra.
- Mi scusi
Signore, ma la bacchetta non si compra a undici anni? – chiese la bambina,
timorosa.
Silente si
voltò a guardarla. – Sì, è così – rispose.
- Perché ha
voluto che io la prendessi ora? – domandò Ariana. – Gli altri bambini a scuola
non ce l’hanno -
Silente le
diede la bacchetta, e la bambina la prese, rigirandosela tra le mani. Il
vecchio avvicinò una sedia e si sedette con aria stanca.
- Dimmi, Ariana. Tu sai chi è Voldemort?
-
Ariana annuì:
aveva sentito parlare di lui da tutti i suoi compagni di scuola. Era stato un
mago potentissimo, e molto cattivo.
- Bene, saprai
anche che è sparito misteriosamente sette anni fa – disse Silente.
- Sì. E’
stato Harry Potter – disse Ariana.
Silente
sorrise attraverso la barba bianca, ma quel sorriso non era diretto a lei. Era
il solito sorriso gentile che si lasciava sfuggire quando si menzionava il
Bambino Sopravvissuto.
- Giusto. Tu
credi che Voldemort sia morto? -
- Non lo so –
rispose Ariana, sperando di non deluderlo con la sua risposta.
- Voldemort non è morto, Ariana – spiegò Silente, - E’ solo
molto debole, ma un giorno tornerà. E vorrà prendersi la sua vendetta prima di
tornare al potere. Vorrà uccidere Harry Potter –
Ariana
ascoltò in silenzio. Silente parlava di quell’Harry Potter con molta dolcezza.
- Tu, Ariana,
dovrai proteggere Harry Potter quando io non potrò più farlo – continuò
Silente, - Sono vecchio, e non potrò proteggerlo per sempre -
- Perché devo
farlo io? – domandò la bambina, gli occhi verdi che
scrutavano il volto del Preside, senza capire. Aveva solo otto anni, e perché
doveva proteggere un bambino che non conosceva nemmeno?
- Conosci il
vero nome di Voldemort, Ariana? – domandò Silente,
voltandosi verso la finestra.
- No –
- Si chiamva Tom OrvolosonRiddle – disse Silente, e si voltò a guardarla.
Gli occhi
azzurri del vecchio incontrarono quelli verde smeraldo della bambina, e fu
allora che ogni perché trovò la sua risposta.
- E tu,
Merope ZahiraRiddle, sei
sua figlia -
Spazio Autrice
O_OO_OO_O
Allora, che mi dite? Sorpresi? Immaginavate già
qualcosa?
Ed ecco che finalmente viene
svelato il vero nome e le origini di Ariana: è la figlia di Voldemort.
Ecco perché tanta segretezza, ecco perché nessuno deve sapere veramente chi è…
Ah, vorrei far notare, a chi magari non ci ha fatto
caso, che la bacchetta che Silente ha chiesto di far provare ad Ariana è quella
che ora possiede Harry Potter, e che contiene una delle due piume di Fanny. Il
Preside riteneva che potesse appartenere a lei, in quanto
figlia del Signore Oscuro. Alla fine però le è spettata un’altra bacchetta, con
un passato oscuro proprio come il suo. Mi piaceva l’idea
di darle una storia un po’ oscura.
Ora, questo capitolo mi è servito per rivelare il
vero nome di Ariana, ma nel prossimo scoprirete tutta la sua storia. Sarà infatti dedicato completamente ai suoi ricordi, e verranno
date le risposte a diverse domande che ci si è posti fino ad adesso, a partire
dal fatto di come Voldemort abbia potuto generare un
erede e soprattutto chi era la madre di Ariana.
A Kaimy_11: ciao, bentornata!
Non ti preoccupare di non aver recensito, so che ognuno ha i propri impegni! Per
quanto riguarda Draco e Ariana bè,
hai visto, tutto è possibile! Forse sono riusciti a
capirsi, almeno un po’… Chissà come finirà! ^.^ Ah, sono contentissima che
questa fic ti piaccia! Kiss!
A Smemo92: bè,
in effetti a Durmstrang non
è stato molto difficile, per Ariana e Draco… In
realtà Hermione aveva una piantina abbozzata della
scuola (più avanti saprai anche come se l’è procurata), ma siccome loro
dovevano cercare un Horcrux, dovevano esplorare il
castello in cerca di qualcosa che potesse esserlo… La mappa in quel caso non
serve, quindi. La domanda di Draco trova parziale
risposta in questo capitolo… Per quanto riguarda la motivazione alla segretezza,
spero che quello che c’è scritto nell’ultima riga di
questo capitolo ti basti: continua a leggere il prossimo, e ne saprai
certamente di più! Un kiss!
A Lexie___o:eh eh, mi sa proprio che ci hai visto bene, riguardo a Draco… In questo capitolo infatti ci sono le sue
riflessioni… Come vedi, però, non è ancora amore… magari fra un po’… ^.^ Se
speri nella coppia Ariana/Draco, incrocia le dita, ma
non sarà per niente facile…
Sul nome ci hai visto giusto… Uhm, mi sa che qui mi
anticipi tutta la fic… ^.^ No, bè,
dai, spero che almeno qualche volta di coglierò di
sorpresa! Un kiss!
Sapere che
era la figlia di Lord Voldemort, il mago più potente
e malvagio di tutti i tempi, chiarì ad Ariana molti perché, che comprese
pienamente solo con il tempo. A otto anni era troppo giovane per
capire cosa significava essere la discendente dell’uomo che aveva
stroncato centinaia di vite e aveva sconvolto il mondo magico con la sua
cattiveria.
Fu per quel
motivo che Silente le disse che le domande le avrebbe
poste più avanti, quando l’esperienza e la vita l’avrebbero resa pronta e
matura. Le disse solo di non rivelare mai a nessuno il suo vero nome e le sue
origini, e Ariana tornò a scuola con una consapevolezza che diventò tale solo
qualche anno dopo.
Al momento di
partire per Durmstrang, arrivò finalmente il giorno
in cui Ariana ebbe il coraggio di porre la prima domanda di una lunga serie,
sentendo il bisogno di conoscere la verità.
- Perché
vuole che io aiuti Harry Potter? – domandò Ariana, seduta su una sedia nella
sua stanza alla Caverna di Hog.
Il Preside
guardò la ragazzina al di sopra delle lenti degli
occhiali, congiungendo la punta delle dita.
- Perché sei
la figlia di colui che ha ucciso i suoi genitori, di
colui che ha distrutto centinaia di famiglie – rispose con una nota d’accusa
nella voce, - Tuo padre ha sconvolto il nostro mondo, e qualcuno deve rimettere
a posto le cose. Tu sei sua figlia, e come tale, su vuoi
in qualche modo riscattarti, devi rimediare agli errori di Lord Voldemort -
Ariana guardò
Silente: non capiva ancora. Lei non era cattiva, lei non aveva ucciso nessuno,
lei non era suo padre. Perché doveva pagare i suoi debiti con il mondo? Perché
doveva farlo, se lei non voleva?
- Sei ancora immatura per capire, Ariana, ma la consapevolezza
arriverà, un giorno – continuò Silente, e dal cui sguardo non traspariva alcuna
compassione, - In ogni caso è giusto che tu sappia la verità, e sappia cosa ti
viene affidato. Proprio tu che sei la figlia del suo nemico, potrai proteggere
meglio di tutti Harry Potter -
La ragazzina
abbassò il capo, confusa. Era troppo per i suoi undici
anni, anche per lei che aveva imparato a essere adulta
a otto.
- Allora è per questo che mi odia? Perché io sono la figlia di Voldemort? – domandò, con voce flebile.
Silente non
sembrò colpito dalle sue parole, e si sedette davanti a lei per poterla
guardare meglio negli occhi. Ariana si aspettava che negasse, che in qualche
modo le dicesse che in realtà era fiero di lei, che le voleva bene come a una
figlia. Ma presto seppe che quella era solo una vana
speranza, l’ultima che si permise di avere nella sua vita.
- Il mio non
è odio – rispose Silente, - Io non odio te in quanto
persona. Odio ciò che rappresenti, ciò che ricordi. Odio il modo in cui tuo
padre continua a comparirmi davanti quanto ti parlo. E
non posso sopportare che i tuoi occhi siano così simili a quelli di Harry
Potter, tu che sei l’unica persona che non dovrebbe avere legami con lui. -
Ariana sentì
gli occhi riempirsi di lacrime, ma riuscì a trattenerle. Avrebbe preferito una bugia,
al posto di quella dolorosa verità. Ma Silente non l’aveva mai illusa, nemmeno una volta. Voleva che lei soffrisse, e
capisse.
- Per questo
mi ha cambiato nome – disse, - Per questo ha voluto darmi
un nome falso… Perché proprio Ariana? -
- Ariana era
il nome di mia sorella – rispose Silente, - E ho pensato che un nome a me caro,
forse sarei riuscito a trattarti con un po’ più di benevolenza. Ho sbagliato, e
me ne rendo conto. Ma ormai tu sei Ariana, e lo
rimarrai fino a quando il tuo vero nome sarà dimenticato –
La ragazzina
ascoltò, senza sentirsi orgogliosa. Un nome era l’unica cosa che Silente le
aveva dato, e non ripagava la mancanza di affetto e stima che le aveva sempre
mostrato. Un nome, per quanto significativo, non era
niente di quello che lei desiderava.
- Sa qualcosa
di mia madre? – domandò alla fine, - Non mi ha mai parlato di lei -
Silente si
alzò, e fece comparire dal nulla una grossa bacinella
di pietra, piena di fregi. La adagiò sul tavolo, e rispose: - Tua madre è stata
uccisa da Voldemort stesso. Amava fare il doppio
gioco, e il Signore Oscuro l’ha punita per questo –
Si avvicinò
con la bacchetta in mano.
- Vorrei che
tu mi lasciassi estrarre l’ultimo ricordo che hai di tua madre – disse, - Forse
credi di non avere memoria, ma tutto ciò che vediamo rimane nel nostro
cervello, per sempre. Tali memorie di cui noi crediamo
di non conservare nessun ricordo vengono chiamate Memorie Dimenticate. -
Ariana si
portò una mano alla tempia. Il Preside le aveva mostrato molti suoi ricordi con
il Pensatoio, ma era la prima volta che le parti si invertivano.
Voleva vedere almeno una volta il viso di sua madre, anche se era morta?
Si alzò, e
Silente le portò la bacchetta alla testa. Dopo pochi minuti estrasse un
filamento grigio, che fece fluttuare nel Pensatoio. Dopodiché lui e Ariana
entrarono.
Si
ritrovarono in una grande casa spoglia, nella periferia di Londra. Era sera, e
sembrava pieno inverno a giudicare dalla neve fuori dalle finestre. Si
trovavano in una cucina spoglia e triste, e una donna di spalle stava
preparando la cena.
Vicino al
tavolo c’era una bambina dall’aria trascurata, dai grandi occhioni
verdi, che giocava con un vecchio pupazzo spelacchiato. La piccola Merope. Lei con il suo vero nome.
All’improvviso
la donna di spalle si girò, e Ariana vide per la prima volta sua madre. Era una
strega bellissima, dagli occhi scuri e i capelli castano ambrati, le labbra
rosso fuoco e la pelle candida. Si muoveva con leggiadria per
la cucina, con movimenti aggraziati come quelli di una ballerina. Non
degnava di uno sguardo la piccola Merope, e canticchiava con voce dolce una
canzone d’amore.
Quando
terminò di cucinare, Zahira si voltò e lasciò che due
piatti e dei bicchieri fluttuassero sul tavolo. Abbassò gli occhi sulla bambina
e la mise a sedere sulla sedia, con malagrazia. Merope singhiozzò, ma poi
iniziò a mangiare quel poco che aveva nel piatto senza piangere.
A quanto
pare, anche sua madre la odiava. La bambina non riusciva a mangiare la minestra
da sola, maZahira non
l’aiutò mai. Lasciò che si sporcasse con la pastina, poi le rivolse uno sguardo
sprezzante, disgustato.
In quel
momento qualcuno comparve all’improvviso fuori dalla casa, con un guizzo. La
donna guardò oltre il vetro della finestra, e sul viso le si
dipinse un’espressione estatica. Si alzò di scatto e raggiunse la porta.
Ariana e Silente la seguirono.
Sulla soglia
c’era Lord Voldemort, i lineamenti serpenteschi
distesi in quello che sembrava un sorriso. Gli occhi rossi guizzarono sul volto
della donna, e lei sorrise, mostrando denti perfetti e bianchissimi.
- Mio Signore
– mormorò, - Sono lieta di vederti -
- Io un po’
di meno, Zahira – disse Voldemort.
Il sorriso
sul volto della donna sparì all’improvviso. Chinò il capo e disse: - Lo so, mio
Signore, ma la nostra
bambina mi tiene occupata. Non posso
servirti come vorrei –
Voldemort guardò verso la cucina,
dove Merope stava ancora tentando di mangiare la sua minestrina.
- Non è per
questo, mia cara – disse, un ghigno serpentesco sul volto, - Lo so bene che tu
non mi stai servendo come dovresti -
Zahira arretrò di un passo,
assumendo un’espressione mortificata.
- Mio
Signore, io non capisco – sussurrò.
- Non
capisci? Ti reputavo una strega molto intelligente, Zahira
– ribatté Voldemort, la voce ora minacciosa, -
Troppo, forse. So che stai facendo il doppio gioco, mia cara. Sei esattamente
come Codaliscia: stai dalla parte che ti fa più
comodo.-
La donna
congiunse le mani. – Non è vero, Mio Signore – disse, - Io ti amo. Io sono la
tua serva più fedele. Guarda il frutto del nostro legame! –
Indicò verso
la cucina, dove Merope era ancora seduta in bilico sulla sedia.
- Tu mi hai
tradito, Zahira, e io non
perdono i traditori – disse Voldemort, gelido.
La donna
cadde in ginocchio, con le mani giunte e gli occhi pieni di lacrime.
- Ti prego!Io
ti ho sempre amato! Non provi nulla per me? – supplicò.
Voldemort sorrise. – Io non ti ho
mai amato, mia cara. Io ti ho solo e sempre usata – disse, - Io non provo
quello che tu definisci amore. Ho scelto te solo perché eri superiore in bellezza
e intelligenza alle altre donne, ma alla fine sei esattamente come loro –
All’improvviso,
la piccola Merope comparve sulla porta della cucina; con passo inserto si
diresse verso la madre. La strega l’afferrò per le
ascelle e la tirò su, per mostrarla al Signore Oscuro.
- E’ lei il
motivo per cui non posso servirti come desideri – disse, - E’ lei. Prendi lei.
Prendila, uccidila. Allora sarò libera e potrò continuare a stare con te -
Ariana, che
continuava a guardare, sussultò. Sua madre stava barattando la sua vita con
quella della figlia. Chiedeva pietà sacrificando la vita di Merope, la sua
bambina.
Voldemort guardò la piccola senza
nessun sentimento che traspariva dagli occhi rossi.
- Non sono
qui per Merope – disse, - E’ te che voglio uccidere -
- Ti prego! –
supplicò Zahira, scoppiando in lacrime, - Prendi lei
e risparmia me! E’ colpa sua se non posso servirti come desideri!Uccidi Merope e risparmia me! –
- Ti ho già
detto tempo fa che non desidero uccidere Merope – disse Voldemort,
gelido, - Tu hai commesso un errore, e tu pagherai -
Afferrò
malamente Merope e la spinse lontano. La bimba scoppiò in lacrime, mentre Zahira si prostrava ai piedi del Signore
Oscuro, implorando pietà e tremando come una foglia. Voldemort
gettò un’ultima occhiata verso la figlia, poi alzò la bacchetta.
E fu solo
luce verde.
Silente
afferrò Ariana per un gomito, e uscirono dal ricordo. La ragazzina aveva gli
occhi lucidi, e tremava. Non riusciva a credere che sua madre fosse morta
implorando di scambiare la sua vita con quella di Merope. Con la sua vita.
Si rannicchiò
sul letto, con le lacrime che scendevano sulle guancie delicate, gli occhi
verdi arrossati.
- Perché? –
gridò, rivolta a Silente che la guardava senza affetto, senza compassione –
Perché ha voluto mostrarmi quel ricordo? Lei lo sapeva! -
Il Preside si
voltò verso la finestra. – Volevo mostrarti la differenza che c’è tra te e
Harry Potter – disse, - Suo padre era un grande mago, e sacrificò la vita per
salvarlo. Sua madre ebbe la possibilità di salvarsi, ma non lo fece. E proprio
il suo sacrificio permise a Harry di sopravvivere. E giusto che tu sappia
tutto, che sappia la verità. Non dovrai
mai essere come i tuoi genitori. Mai –
Ariana guardò
le spalle curve di Silente, e sentì di odiarlo. Avrebbe preferito morire quel
giorno, al posto di sua madre. Forse avrebbe sofferto molto di meno.
- Perché Voldemort non ha ucciso anche me? – domandò, con la voce
improvvisamente dura.
- Non lo so,
ma credo pensasse che potessi tornargli utile, un giorno – rispose Silente, -
Se non ti avesse voluto, ti avrebbe potuto uccidere subito. Da quello che ho
capito, Zahira non ti voleva, eppure lui non ha voluto eliminarti –
Forse era
affetto? No, non era affetto: quando Voldemort
l’aveva guardata, non c’era dolcezza nei suoi occhi, ne
nessun altro sentimento. Come non aveva amato sua madre, non avrebbe potuto amare lei.
ZahiraPiton
era la sorellastra di SeverusPiton:
il padre dell’ex professore di Pozioni di Hogwarts aveva tradito la moglie con una certa SeleneGodcrick, di cui poi non
si era saputo più nulla. Solo sul letto di morte Piton
senior scoprì di aver avuto una figlia, che però non conobbe mai.
La bambina
visse sempre con la madre, una strega dalle dubbie qualità mentali ma di grande
bellezza, che la figlia ereditò in tutto e per tutto.
Zahira frequentò Hogwarts, finendo naturalmente a Serpeverde,
completando con ottimi voti la scuola. Un anno dopo entrò a far parte dei Mangiamorte, e conobbe il Signore
Oscuro. Molti di coloro che la incontrarono poterono riferire che il suo amore
per Voldemort travalicava la semplice bramosia di
potere, e che lei lo amava veramente. Per lui fu disposta a fare di tutto,
tanto da guadagnarsi l’inimicizia di alcuni Mangiamorte,
gelosi delle sue qualità e della sua fedeltà.
Lo stesso Voldemort rimase profondamente colpito da Zahira, così tanto da farla
diventare presto la sua prediletta. A lei affidava i compiti più importanti e
rischiosi, lodandola come nessun altro. Alla fine finì per assecondare il
sentimento, considerandola la sua “compagna”.
Il suo non fu
mai veramente amore, solo bramosia di possedere una
delle donne più belle del mondo magico. Qualche anno dopo, Zahira
rimase incinta e diede poi alla luce una bambina, che lei volle chiamare
Merope, in onore della madre del suo Signore. Nessuno, nemmeno gli stessi Mangiamorte, seppe che Voldemort
aveva risparmiato la bambina, il giorno in cui assassinò Zahira:
tutti credevano che avesse ucciso anche lei. E visto che
poco meno di dieci mesi dopo lui stesso sparì in seguito all’omicidio dei
Potter, nessuno seppe più nulla della bambina.
Silente
scoprì l’esistenza di Merope poco dopo la morte dei genitori di Harry Potter, e
si mise a cercarla. Quando riuscì a trovarla, ormai lei aveva sei anni, e la
prelevò dall’orfanotrofio per poi affidarle il tanto sospirato compito. Il
Preside aveva messo in moto il suo piano appena aveva scoperto dell’esistenza
della bambina, sapendo che poteva rappresentare un’arma contro il ritorno del Signore Oscuro.
Ariana ci
mise anni a capire ciò che era veramente, ciò che doveva fare. Era la figlia di
Voldemort, e come tale la responsabilità di ciò che
aveva fatto suo padre ricadeva anche su di lei. Silente voleva che fosse lei a
contribuire alla sua sconfitta, che aiutasse il Bambino Sopravvissuto nella guerra
contro il Signore Oscuro.
Harry doveva
arrivare vivo allo scontro con Voldemort, ma doveva
soprattutto arrivarci “pulito”: doveva crescere come
tutti gli altri bambini, doveva frequentare la scuola, fare le esperienze che
lo avrebbero fatto maturare. E se lui doveva cercare
di essere normale, Ariana doveva essere il suo contrario. A lei spettava di
compiere quello che il Bambino Sopravvisuto non
poteva fare.
Ariana era
quella che si sarebbe sporcata le mani. Era quella che l’avrebbe sorvegliato
sempre, pronta a uccidere, a ferire pur di tenerlo in vita. Pronta
a perdere la propria innocenza per far vivere a Harry la sua.
Silente aveva
fatto in modo che, a partire da quando lei compì
undici anni, tutte le estati si recasse di nascosto a casa dei Dursley, a sorvegliare Harry da lontano. E tante volte
aveva fatto in modo che lui non si facesse male, che non rischiasse troppo la
pelle.
Quando si
trovava a Hogwarts, il Bambino Sopravvissuto era
sotto lo sguardo protettivo di Silente, finché il Preside ci fosse stato.
Quando lui non avrebbe più potuto sorvegliare Harry, allora sarebbe subentrata
Ariana.
Aveva
frequentato ogni anno una scuola di magia diversa, per conoscere quello che i
potenziali maghi oscuri di tutto il mondo dicevano e pensavano. Era stata tra
di loro, li aveva spiati, li aveva ingannati. Aveva imparato a pensare come
loro, a prevedere le loro mosse. Aveva imparato cosa significava il male.
E dal giorno
in cui comprò la bacchetta, Silente le fece da maestro privato, insegnandole
ogni genere di incantesimi che avrebbero potuto
tornarle utili. Insegnandole cose che forse non avrebbe
dovuto sapere, ma che una come lei era tenuta a conoscere. Come l’esistenza
degli Horcrux.
Silente aveva
iniziato a sospettare degli Horcrux molto prima di
coinvolgere Harry Potter, e aveva chiesto ad Ariana di iniziare delle piccole
ricerche riguardo agli oggetti dei fondatori di Hogwarts. Le aveva brevemente spiegato cosa potevano
essere, e lei si era informata, ottenendo ben pochi risultati.
Quando anche
Harry venne a sapere degli Horcrux, Silente incaricò
Ariana, oltre di proteggere Harry, anche di cercare quei possibili oggetti e
fare in modo che Potter li distruggesse.
Ufficio di
Silente, un anno prima.
- Pensa che
sia possibile che Harry Potter stesso sia un Horcrux?
- chiese Ariana a Silente.
Il vecchio
rimase in silenzio per qualche secondo, congiungendo le punte delle dita.
Osservò la ragazza attentamente.
- Sì -
rispose infine, - Può essere. Anche io ho pensato la
stessa cosa, ma riflettendoci a lungo sono giunto alla conclusione che sia poco
probabile -.
- Perché? -
-
Semplicemente perché Voldemort vuole Harry Potter
morto. Perché fare di lui un Horcrux, quando pensa di
doverlo uccidere? Non avrebbe alcun senso, sarebbe solo un pericolo in più per
lui -
- Però
potrebbe anche risultare un vantaggio - ribattè Ariana, - Harry Potter dovrebbe uccidere se stesso
prima di tentare di uccidere Voldemort. Sicuramente
non pensa che un ragazzo così giovane abbia il coraggio di compiere un gesto
del genere, non dopo che ha lottato così arduamente per sopravvivere -
Silente
rimase immobile, ancora con le mani congiunte, e fissò Ariana con i suoi occhi
azzurro chiaro. Lei si pentì di ciò che aveva detto: forse era una sciocchezza.
Silente sospirò, poi disse: - Ogni giorno mi stupisco di quanto assomigli a tuo
padre, Ariana. Ciò che hai detto riflette esattamente ciò che Voldemort penserebbe… Pensate nello stesso identico modo -
La ragazza
rimase in silenzio, abbassando lo sguardo. Non era un complimento per lei: non
voleva assomigliare a Voldemort, anche se era sua
figlia. Si sentì insultata, ma succedeva spesso quando Silente le parlava:
molte volte l’aveva paragonata al Signore Oscuro.
- Crede che
io corra il rischio di diventare come lui?- chiese tutto d’un
fiato Ariana. Era una domanda che voleva porgli da tanto tempo, ma non aveva
mai avuto il coraggio di farlo. Fino ad ora.
Silente non
sembrò stupito dalla domanda, ma la fissò in silenzio per qualche secondo. Si allontanò
leggermente dalla scrivania dietro la quale era seduto
e poi rispose, calmo: - Tutti noi corriamo il rischio di farci dominare
dall’odio e dalla brama di potere. Tuttavia, sì, io penso
tu sia più in pericolo di molti altri. Sei la figlia del mago oscuro più
potente di tutti i tempi, ragioni allo stesso modo e sei dotata esattamente
come lui… Hai molte probabilità di sviluppare le stesse idee di Lord Voldemort, anche se lui alla tua età aveva già iniziato il
suo folle piano. Io non posso sapere con esattezza quali saranno le tue azioni
in futuro. Solo tu puoi sapere cosa diventerai -
Ariana
abbassò di nuovo lo sguardo. Silente non le aveva dato una risposta completa,
le aveva detto solo che sarebbe stata lei a scegliere, alla fine. Ma poteva veramente scegliere? Sapeva cosa voleva essere?
Quello che
sapeva per certo era che non voleva essere la figlia di Voldemort.
Non voleva diventare come lui. Ma un conto è ciò che
si vuole, un conto è quello che si ottiene. Che lei lo accettasse o meno, rimaneva sempre e comunque la discendente del
Signore Oscuro. Silente le stava dando l’illusione di poter scegliere, di poter decidere da sola il proprio destino.
Van Hovenbarger, sei mesi prima.
Ariana si
svegliò all’improvviso, disturbata da un flebile rumore. Aprì gli occhi e vide,
appollaiata ai piedi del suo letto, Fanny la fenice, con una lettera nel becco.
I suoi occhi scuri e liquidi erano tristi, e la ragazza si rese immediatamente
conto di quello che era accaduto: Silente era morto.
Senza fare un
rumore, prese la lettera e fece una carezza alla fenice, che tubò lugubre.
- Addio,
Fanny – disse Ariana.
La fenice si
librò in volo, e poi scomparve con un guizzo di fuoco. Non l’avrebbe mai più
rivista.
Con mani
tremanti, Ariana ruppe il sigillo di ceralacca e aprì la busta: la calligrafia
sottile e aggraziata di Silente riempiva il foglio di pergamena.
Ariana,
se stai leggendo questa
lettera, avrai già capito che io sono morto. Ho passato tutto l’anno a spiegare
a Harry Potter ciò che ho rivelato a te nel corso degli anni, quindi lui sa
degli Horcrux e sa che ne ho
anche distrutto uno. Ho intenzione di recarmi con lui nella baia che ha cercato
di esplorare quale che tempo fa, dove Voldermort
aveva trascorso le sue vacanze quando si trovava all’orfanotrofio: lì spero di trovare un altro Horcrux e di
distruggerlo.
Sta a te ora
trovare gli altri e fare in modo che vengano
distrutti. Il prossimo anno ti recherai a Hogwarts
come avevamo progettato, e sarai smistata nella casa dei Grifondoro:
ho scritto alcuni documenti che perverranno a Minerva McGranitt
e che lei sarà costretta a seguire. Dovrai fare in modo che i Mangiamorte non riescano ad
entrare nella scuola e a fare del male a Harry Potter, a qualunque costo. Forse
ci saranno dei membri dell’Ordine della Fenice a
pattugliare la scuola, ma non posso garantirti nulla. E in ogni caso loro non
dovranno sapere della tua esistenza.
Mi dispiace
affidare a te questo compito, ma è l’unico modo per riscattare te stessa e
forse anche me. Tuo padre ha commesso tanti errori, ma anche io.
Il primo è stato quello di sottovalutare Tom Riddle e
di lasciarlo diventare ciò che è diventato.
Ora che non
temo più il giudizio del mondo, voglio confidarti il vero motivo
per cui ho deciso di renderti l’ombra di Harry Potter, l’antagonista del
Signore Oscuro: volevo rimediare al mio errore, facendo diventare sua figlia il
suo primo nemico. Se tu riuscirai nel tuo intento, allora anche
io forse sarò perdonato… Sono stato crudele con te, Ariana, ma il
destino ha voluto farti sopravvivere per affidarti questo compito.
Albus Silente
Spazio
Autrice
Questo è stato uno dei capitoli
più difficile da scrivere, nonostante si tratti “solo” di ricordi: il
risultato, a mio parere, poteva essere migliore… Fatemi sapere cosa ne pensate.
Così Ariana è imparentata con le due persone che
Harry Potter odia di più al mondo: Voldemort e SeverusPiton… Che fortuna, eh?
Spero siate riusciti a cogliere la sofferenza di
Ariana e il motivo per cui non vuole rivelare chi è veramente: se il mondo
sapesse la verità, molto probabilmente sarebbe morta già da
tempo.
Nel prossimo
capitolo: l’atmosfera
sarà alleggerita da una festa di Halloween ad opera
dei Grifondoro, dove Ariana si lascerà andare un
pochino più di quanto si permetta di solito… Soprattutto perché in mezzo c’è
anche DracoMalfoy.
A Kaimy_11: questo capitolo ha
risposto alle tue domande. Sì, Ariana è la figlia di Voldemort
(e l’unica) nata in modo “naturale”: non c’è niente di strano in mezzo. Spero
che il capitolo ti sia piaciuto! Kiss!
Smemo92: grazie per i complimenti!
Come vedi, ancora una volta il capitolo appena pubblicato risponde alle tue
domande… Spero ti sia piaciuto! Kiss!
A Pinca: ciao! Figurati, non ti preoccupare se non hai potuto recensire
prima! Ti capisco benissimo: anche io sto uscendo
dalla mia prima fase esami, ed è a dir poco sclerante…
Comunque, sono felicissima che apprezzi la mia storia! Continua a seguirmi,
allora: ne vedrai delle belle! Un kiss!
A Lexie___o: eh, visto? Vado alla
velocità di un treno! Comunque, il prossimo capitolo soddisferà la tua voglia
di vedere Ariana e Draco insieme… Chissà che succede!
Un kiss!
Capitolo 16 *** Tutta colpa di un bicchiere di troppo ***
Capitolo 15
Capitolo 15
Tutta colpa di un bicchiere di troppo
- Lo sapete che giorno è dopodomani? – domandò Ginny, seduta la tavolo dei Grifondoro
per la colazione.
- Il 31 di ottobre – rispose Hermione,
stancamente.
- E quindi è Halloween – disse la rossa, - E io e alcuni compagni di Grifondoro
stiamo organizzando la più grande festa che si sia vista in questa scuola! E
tutti, dico tutti, saranno invitati –
Ariana guardò istintivamente verso il tavolo dei Serpeverde, cercando lo sguardo di DracoMalfoy. Nemmeno lui si era ancora completamente
ripreso dal viaggio a Durmstrang di due giorni prima.
Non la guardò neanche, stavolta.
- Fred e George hanno detto che ci spediranno
qualcosa – sussurrò Ginny con la mano davanti alla
bocca per non farsi sentire dagli altri, - Che ne dite? -
Harry e Ron sembrarono abbastanza contenti della notizia,
Hermione un po’ meno. Continuò a ripassare la lezione
di erbologia, senza degnarli di uno sguardo.
- E non si entra se non si è travestiti – aggiunse Ginny, con gli occhi illuminati.
A Harry andò di traverso il succo di zucca, e Ron
rischiò seriamente di soffocarsi con il toast. Hermione
alzò lo sguardo dal libro, con aria perplessa.
- Cosa?! – gridò Ron, -
Stai scherzando? –
- Affatto – ribatté la rossa, seria, - Ah, tu
potresti metterti quel bel vestito che hai indossato al Ballo del Ceppo, ti ricordi?
E’ perfetto: sembrerai un vero
mostro! –
Ron si offese profondamente, e Ariana sorrise di
fronte alle sue orecchie rosse. Un’altra festa, per di più in maschera: ottima
occasione per mettersi in ridicolo come odiava fare lei.
- Impedimenta! – gridò
Ariana, schivando il getto di luce bianca che scaturì dalla bacchetta di Draco. Lui si spostò di lato e contrattaccò.
Aula di Difesa contro le
Arti Oscure.
Solita lezione fatta di duelli e scontri serrati tra gli
studenti di Grifondoro e Serpeverde.
Quel giorno la Trollopestava
insegnando loro a schivare e contrattaccare con gli oggetti, e in tutta la
classe c’erano vasi, libri, e qualsiasi altra roba pesante e pericolosa che i ragazzi
erano riusciti a trovare che volava a destra e sinistra.
Ariana e Draco però
ritenevano che scagliarsi oggetti addosso non fosse abbastanza “intrigante”,
così cinque minuti dopo aver iniziato tornarono al duello vecchia maniera, che
comprendeva vampe di fuoco, armi volanti e getti di luce.
D’accordo, avevano capito di stare dalla stessa
parte, ma lo sfizio di duellare non glielo toglieva proprio nessuno, visto che ancora nessuno dei due era riuscito a vincere.
Forse ci mettevano un po’ meno cattiveria, ma la grinta era sempre la stessa.
All’improvviso Ariana parò un PietrificusTotalus particolarmente potente, roteò la bacchetta
mentre schivava con la testa un grosso libro scagliato
per la stanza da chissà chi. Peccato che non fece in tempo
a vedere il vaso di ceramica che volava all’altezza della sua testa.
Il vaso si spaccò contro la sua fronte con una
violenza inaudita. La ragazza barcollò e si portò le
mani alla fronte, mentre il dolore esplodeva all’improvviso, come se le
avessero spaccato in due la testa. Chiuse gli occhi, stringendo i denti per non
emettere un solo gemito.
- Sto bene, sto bene –
disse la ragazza, tenendosi la testa ancora con le mani.
Il dolore la stordiva, ma riusciva a rendersi conto
che stava sanguinando: sentiva le gocce calde scivolarle sugli occhi. Qualcuno
si avvicinò di corsa, e il silenzio calò nell’aula.
- Signorina Drake, tutto bene? – domandò la Trollope.
Ariana annuì per orgoglio, ma non
stava affatto bene. Sentiva pulsare sgradevolmente la ferita, e non
riusciva ancora a essere abbastanza lucida per
controllarsi i danni.
Qualcuno le tolse con delicatezza e decisione le
mani dalla testa, e lei riaprì gli occhi. Draco le
aveva preso la fronte e guardava il sangue colare lungo un taglio profondo.
Ariana si scostò, mezza accecata dal sangue e stordita dal dolore. Le girò la
testa, e si appoggiò al muro per sorreggersi.
- Deve andare in infermeria, signorina Drake –
disse la Trollope, preoccupata.
Ariana annuì e si avviò fuori dall’aula barcollando,
sentendo che qualcuno la seguiva. I ragazzi la guardavano uscire con
l’espressione seria, e Zabini sembrava
particolarmente spaventato.
- Ti accompagno – disse Draco.
La ragazza camminava a testa bassa, premendo il
palmo contro la fronte che sanguinava copiosamente. Le sembrava di avere un
coltello infilato nel cervello, e aveva la vista annebbiata.
- Sei sicura di farcela? – domandò Draco, senza toccarla.
Ariana si fermò un attimo, e trasse qualche respiro
profondo che le servì per tornare lucida. Gettò un’occhiata al biondo, che aveva
un’espressione tra il divertito e il preoccupato.
- Se volevate farmi una bella cicatrice alla Harry Potter, bastava dirlo – disse, - Ora lo sai che
dovrete adorarmi? -
Draco sorrise, e mise una mano
in tasca, cercando qualcosa. – Vorrà dire che faremo anche questo sacrificio.
Tieni –
Le porse un fazzoletto bianco, con le iniziali D.M.. Ariana lo guardò
dubbiosa, ma lui continuava a sorridere. Lo prese e lo premette con forza sulla
ferita.
Guardò di sottecchi il Serpeverde.
– Non sei stato tu, vero? – domandò.
- Era un incantesimo di Blaise.
Non voleva beccare la Granger, così a mirato da
un’altra parte – spiegò Draco, - E in quel momento
sei capitata proprio tu lì -
Ariana fece una smorfia. – Già. Le uniche cose che
non mi mancano sono il coraggio e la sfiga – borbottò.
Il biondo ridacchiò, poi l’afferrò
con garbo per un braccio accompagnandola verso l’infermeria. Ariana rimase
zitta.
- Non mi dici che devo evitare di toccarti? –
domandò lui con un ghigno.
- Se tu sei contento che possa svenirti addosso da
un momento all’altro o che possa macchiare i tuoi pregiati vestiti con il mio
sangue impuro, non ho nulla da obiettare – ribatté Ariana, semiseria.
Varcò la porta dell’infermeria quando ormai anche
il fazzoletto iniziava a dare i primi segni di cedimento: era zuppo di sangue.
Madama Chips la fece accomodare su una brandina, e
lei si sdraiò. Era al capolinea: la testa le girava così
tanto che non avrebbe resistito nemmeno un minuto in più, e la minaccia
a Malfoy sarebbe diventata realtà.
- Rimanga ferma. Farà un po’ male ma così non le
rimarrà la cicatrice -
Madama Chips le applicò
una pomata che sapeva di uova marce, mentre Ariana non fiatava e guardava il
biondo Serpeverde che aspettava appoggiato al muro,
fissandola con i suoi occhi d’argento. Tutto sommato
era stato gentile.
- Grazie – disse lei.
Draco la guardò e alzò le
spalle. – Di niente. Tieni pure il fazzoletto, se vuoi –
Ariana posò lo sguardo sul lembo di stoffa che era
stato bianco, e che ora era chiazzato di rosso. Madama Chips
si allontanò dal letto e le disse di attendere cinque minuti. Ne approfittò per
far tornare pulito il fazzoletto e fece cenno al Serpeverde di avvicinarsi.
- Sarebbe un po’ controproducente, se mi trovassero
questo addosso – disse con un sorriso, - Grazie
comunque -
Draco sembrò esitare, e rimase a
guardarla dall’alto. Prese il fazzoletto e lo rimise in tasca, senza staccarle
gli occhi di dosso. Ariana trovò imbarazzante la situazione: lei sdraiata sul
letto dell’infermeria con la testa mezza spaccata totalmente inerme, e lui lì
in piedi che la guardava in modo strano.
- Che c’è? – proruppe lei, per rompere quel silenzio.
- Davvero, Blaise ha
rischiato di farti diventare Harry Potter 2 la
vendetta – disse, - Però non ha una grande mira –
Entrambi scoppiarono a ridere, e madama Chips li guardò male. Si avvicinò e con un colpo di
bacchetta rimosse la pomata maleodorante dalla testa della ragazza.
- Può andare ora, ma eviti duelli per qualche
giorno, per favore – disse, minacciosa.
Ariana si alzò e seguì Draco
fuori dall’infermeria.
- Sai della festa di Halloween? – gli domandò.
- Certo. Non mi possono mancare informazioni del
genere – ribatté Draco, che le dava le spalle.
- Andrai? – chiese Ariana. Era pura curiosità la
sua: non voleva certo andarci con lui.
- Perché me lo chiedi? – disse Draco,
fermandosi.
- Così. Volevo solo saperlo – disse Ariana, e lo
guardò in faccia con un’espressione divertita, - Non mi sognerei mai di
invitare il grande DracoMalfoy.
Sono solo curiosa –
Draco la guardò senza cambiare
espressione. – Certo che ci andrò. Tu? –
- Veramente non lo so – rispose Ariana.
Il Serpeverde inarcò un
sopracciglio. – Non lo sai? –
Ariana si incamminò verso
l’aula di Difesa, pentendosi di aver tirato in ballo quell’argomento.
- Bé, magari potrei sbrigare qualche faccenda –
disse, evasiva.
- E rinunci a una festa? –
- Non morirò mica – Ariana gli gettò un’occhiata. –
Oltretutto è in maschera. Mi ci vedi con un ridicolo costume addosso? –
Draco sbuffò. – Non puoi essere
ridicola. Io mi sono travestito diverse volte, e non sono mai stato ridicolo –
sentenziò.
“Già, ma tu sei DracoMalfoy” pensò Ariana.
- Vestiti da vampiro – disse all’improvviso il
biondo, - Ti vedo bene con due lunghi canini appuntiti -
Ariana sorrise, sentendosi presa in giro.
- Torniamo in aula, che è meglio
– disse.
- Ok, benvenute alla festa
di Halloween! – gridò Ginny, entrando nella Stanza
delle Necessità.
Ariana edHermione guardarono il soffitto altissimo, blu notte con le
zucche volanti che fluttuavano luminose. La sala era piena di tavoli e
poltroncine, e in fondo un gigantesco bancone con bevande e cibo di tutti i
generi. La musica era soffusa, e l’ambiente assolutamente perfetto.
- Ginny, sei un genio –
boccheggiò Hermione.
La rossa le aveva fatte entrare in anticipo, un
modo che potessero aiutarla a finire gli ultimi
preparativi. Non c’era ancora nessuno, a parte Lavanda seduta a un tavolino che
si sistemava il trucco.
La rossa si era travestita da pipistrello, con un
fantastico paio di ali finte attaccate alla schiena. Hermione
da banshee, con i capelli blu che fluttuavano intorno
alla testa. E Ariana da bella vampira, con un rossetto rosso che le disegnava
le labbra.
In realtà l’idea era stata di Ginny,
ma lei aveva accettato perché Malfoy glielo aveva
proposto per primo. Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma si fidava del
giudizio di uno che di ragazze se ne intendeva.
Mezz’ora dopo, tutta la scuola si precipitò alla
Stanza delle Necessità, con Ginny che controllava
l’entrata: solo persone travestite, altrimenti li rispediva
ai rispettivi dormitori.
Ariana si sedette su una delle poltrone vicino alla
porta, in modo da vedere chi arrivava. Vide Harry, vestito da fantasma, e Ron,
da zombie. Neville arrivò insieme alla ragazza con cui
lo aveva visto alla prima festa, entrambi vestiti da carte da gioco. Erano
tenerissimi.
Poi, per ultimo, arrivò Malfoy,
e Ariana si strozzò con il succo di zucca che stava bevendo. Era vestito da
vampiro, esattamente come lei. Pura casualità?
Spalancò gli occhi, mentre il neo Conte Dracula
faceva il suo ingresso trionfale della sala, sotto gli sguardi voraci di
centinaia di ragazze. Ariana fece una smorfia e abbassò lo sguardo sul suo
bicchiere, per evitare di ammettere a se stessa che era un gran bel pezzo di
ragazzo.
Lo guardò di nascosto raggiungere il bancone
insieme a Blaise e Pansy,
tutti e tre che si guardavano intorno con aria di sufficienza. Chi avrebbe mai
pensato che quei tre stessero aiutando Harry Potter? Erano tre Serpeverde in piena regola: eleganti, bellissimi e assolutamente
insopportabili.
Quando finalmente Ginny
chiuse la porta e i ragazzi smisero di entrare, Ariana si alzò e raggiunse Hermione, che faceva un figurone
con il suo vestito da banshee. La Caposcuola le porse
un bicchiere pieno di un liquido scuro, che lei prese e bevve tutto d’un fiato. Era fortissimo.
- Ma cos’è? – gemette, con
la gola in fiamme.
- Non ne ho idea – rispose Hermione,
alzando le spalle, - MaGinny
mi ha detto di berlo così ci scioglie un po’ –
- E grazie! – disse Ariana, posando il bicchiere e
deglutendo, - Due dita di questo e sei già ubriaco –
Hermione guardò dubbiosa il liquido
scuro, che non aveva ancora bevuto, e lo posò rapidamente sul tavolo. Harry e
Ron le raggiunsero, mentre la musica veniva alzata. Ad
Ariana sembrarono un po’ ridicoli, vestiti in quel modo, ma non fece commenti:
lei non si sentiva messa meglio.
- Bel costume, Ron – gridò Hermione
per sovrastare la musica, - Davvero realistico -
- E’ stata un’idea di Harry – disse il rosso,
indicandolo.
Harry stava guardando Ariana con una strana espressione,
che lei non riuscì a decifrare. “Devo sembrare ridicola” pensò.
Ginny arrivò di corsa e trascinò
il Bambino Sopravvissuto a ballare in mezzo alla pista, salvando Ariana dalla
situazione. Lei si sedette su un divanetto, mentre guardava in lontananza
Neville e la sua amica che ballavano vicini vicini.
- Vieni? – le domandò Hermione,
facendo un cenno verso la pista.
Ariana annuì e seguì lei e Ron, iniziando a
ballare. Notò che Draco stava ballando con Pansy, e Blaise guardava verso di
loro.
Poco dopo Ariana decise di abbandonare la pista,
quando Ginny fece mettere un lento da ballare in
coppia. Si lasciò alle spalle due imbarazzati Ron ed Hermione e raggiunse il bancone per bere qualcosa e
schiarirsi le idee: la roba che le aveva dato la Caposcuola iniziava a dare i
suoi effetti.
Ordinò un succo di zucca ghiacciato, e lo bevve
lentamente, mangiucchiando qualche nocciolina. Si sentiva la testa leggera, e
non era un buon segno. Notò che vicino al bancone c’era una porta ad arco che
portava a una saletta vuota, con poltrone e tavolini. Era illuminata da una
luce soffusa che arrivava da alcune lampade, e la musica era più bassa.
Si alzò e prese il bicchiere di succo di zucca.
Titubante, infilò la testa nella stanzetta e vide che era vuota, al momento. Si
sarebbe seduta un po’ lì, per vedere se le passava quel vago mal di testa.
Si scelse una poltrona in un angolo e ci si
sedette, gettando in dietro la testa e massaggiandosi le tempie. Si stava
abbastanza bene, lì dentro. La musica che proveniva da fuori non dava fastidio,
e faceva anche un po’ più fresco.
- Che fai qui? -
“Ma non si può stare cinque minuti in pace?!” pensò Ariana, guardando verso l’entrata.
C’era DracoMalfoy che la guardava con due bicchieri in mano, i capelli
biondi perfettamente pettinati e il collo del mantello da vampiro tirato su.
- Aspetto che mi passi il mal di testa – rispose
Ariana, infastidita.
Draco si avvicinò e le porse uno
dei bicchieri, colmo di whiskey incendiario. Ariana lo
guardò un momento, combattuta: o lo beveva, oppure doveva ammettere davanti al Serpeverde che non lo voleva. E siccome il suo orgoglio
vinceva sempre, lo prese.
Guardò il biondo sedersi davanti a lei e alzare il
bicchiere in un muto brindisi. Ariana fece altrettanto e buttò giù con un sorsata il whiskey. Scosse la testa per mantenere la
lucidità.
“Ok, adesso spera di non iniziare a straparlare”
pensò, “Piuttosto sta zitta, ma non dire cavolate”.
Draco la guardò e ghignò.
- Hai le guancie rosse – disse.
Ariana spalancò gli occhi verdi, fissando il
biondo. Si portò le mani alla faccia, sentendo la
pelle bollente.
- E’ perché fa caldo – ribatté.
Draco annuì come se la sapesse
lunga, sempre ghignando.
- Non sei a ballare con qualche dolce ragazza
invaghita di te? – domandò Ariana, sarcastica.
- Ho appena finito – rispose Draco,
- Ero un po’ stanco, e ti ho visto sgusciare da questa parte –
Ariana inarcò un sopracciglio. – Già… Che genere di
scommessa hai fatto, stasera? –
Il biondo sorrise, assomigliando in modo
incredibile a un vampiro. – Che avrei ballato con quindici ragazze diverse nel
giro di un’ora – rispose, - E sono arrivato a quattordici –
- Quindi? -
- Quindi me ne manca una –
disse il Serpeverde, guardando il bicchiere con
calcolata noncuranza.
- Allora vai a cercarla – disse Ariana, spingendo
il bicchiere vuoto verso di lui, - Offrile da bere e spera che sia così
stordita da accettare –
Draco rise, capendo che lei
aveva intuito il suo piano. Prese i bicchieri vuoti e si alzò.
- Vuoi vedere un maestro all’opera? – domandò con
il suo solito ghigno.
Ariana si alzò e lo precedette fuori, avvicinandosi
al bancone. La musica ora era più scatenata, e decine di ragazzi si muovevano
convulsamente lungo la pista. Attese che il Serpeverde
desse i bicchieri al barman e lo guardò avvicinarsi a una ragazza bionda, forse
di Corvonero.
Scambiarono due parole, poi Draco
sorrise e si produsse in un sorprendente baciamano. La bionda annuì imbarazzata
e lo seguì sulla pista.
“Il potere del fascino” pensò Ariana, notando che
un Tassorosso vestito da Frankenstain
(e l’originale era, se possibile, più bello di lui) la stava guardando.
“Non mi dire che adesso questo mi chiede di
ballare” pensò allarmata. Si girò verso il bancone,
prese il primo bicchiere che le capitò a tiro e si allontanò rapidamente. Vide
in quel momento Hermione seduta poco lontano, con Ginny.
- Dov’eri finita? – chiese la rossa, porgendole un
altro bicchiere.
- Sono andata a rilassarmi un attimo – rispose
Ariana, prendendo il cocktail. Senza pensarci lo mandò giù. Il Tassorosso era lì, che continuava a guardarla.
“Ma questa deve essere sfiga!”
pensò, “Non ha nient’altro da fare che guardare me?”.
Il Tassorosso aspettò che
Hermione e Ginny tornassero
a ballare con Ron ed Harry, e passò all’attacco.
Iniziò a lanciarle occhiate languide che le facevano venire il voltastomaco.
Per evitare di guardarlo si ritrovò a bere il terzo whiskey incendiario della
serata.
Il cervello iniziava ad andare in panne quando si
ritrovò Draco di fianco, che sorseggiava un bicchiere
pieno di liquido scuro, forse la stessa cosa che le aveva dato da bere Ginny.
- Quel tipo di sta
guardando – disse, tenendo lo sguardo fisso sulla pista.
- Lo so – borbottò Ariana, - Spero solo che non
abbia la folle idea di invitarmi a ballare –
Draco ghignò e poggiò il
bicchiere sul bancone.
- Allora credo che dovrai proprio ballare con me – disse.
- Ma neanche per scherzo –
sbottò Ariana.
- O me, o lui – ribatté Draco,
- E, tra parentesi, io sono decisamente meglio. Quando
me ne andrò, verrà a chiederti di ballare. –
- Allora rimani qui – disse Ariana, senza pensare.
- Ma io non voglio rimanere qui – disse Draco, sornione, - Visto che tu
non vuoi venire, mi trovo un'altra ragazza –
Il Serpeverde fece una
pausa ad effetto, e aspettò.
Il cervello sovraccarico di Ariana lavorava a
rilento, e la piena lucidità era solo un ricordo. Riusciva però ancora a
rendersi conto che doveva scegliere tra il cretino di Tassorosso
e il bello di Serpeverde, e la scelta era ovvia.
“Almeno ha già vinto la sua stupida scommessa”.
- Prega che nessuno ci veda, o sei finito –
sussurrò.
Draco la trascinò in mezzo alla
pista, proprio mentre iniziava un lento.
“E la mia sfiga si
riconferma sempre” pensò la ragazza, “Ballo con DracoMalfoy, davanti agli occhi di tutti, e pure un lento!
Sono finita”.
Il Serpeverde le mise una
mano sulla schiena e la avvicinò. Se la stava godendo un mondo, mentre Ariana
non era della stessa idea.
- Sbaglio, o non hai mai ballato un lento in vita
tua? – le sussurrò il biondo all’orecchio.
- Ci metto tre secondi a tornarmene dove stavo
prima – sibilò Ariana, allontanandosi dal biondo.
Draco la trattenne con un
sorriso. – Dove vai? Non ti ho mica detto di andartene – disse,
- Altrimenti non vinco la scommessa –
- Non avevi detto che erano quindici? – ribatté
Ariana, mentre ballavano troppo vicini per i suoi gusti.
- Infatti – sussurrò Draco,
- Quella di prima era la quattordicesima… Ti ho detto
una piccola bugia –
Ariana si bloccò e lo guardò in faccia, negli occhi
d’argento. – Me la paghi, Malfoy – borbottò, - Così
ti sono servita per vincere una stupida scommessa? –
- Però non mi sembra che
stai disprezzando il fatto di starmi appiccicata – le sussurrò il biondo
nell’orecchio.
Ariana si rese improvvisamente conto che l’alcool
le aveva fatto abbracciare DracoMalfoy,
e che adesso gli cingeva il collo con le braccia. Spalancò gli occhi e
rapidamente si staccò dal Serpeverde. Prima che
potesse fermarla, riuscì a raggiungere il bancone con aria imbronciata.
- Avanti, Drake, ti fai tutti questi problemi? – le
chiese il biondo, raggiungendola immediatamente.
Ariana lo fulminò con gli occhi. –
Trovati un’altra ragazza per vincere la sua scommessa idiota –
Draco alzò gli occhi al cielo. –
Stavo scherzando. La scommessa l’ho già vinta. Volevo solo farti arrabbiare –
disse, porgendole la mano.
Ariana incrociò le braccia e lo fissò: non sapeva
se stesse dicendo la verità o meno, perché il suo
cervello al momento non era nel massimo della forma. In ogni caso, non era
disposta a ballare di nuovo con lui, per niente al mondo. “Ma
neanche sotto minaccia”.
- D’accordo, allora ti offro da bere – disse Draco, sedendosi su uno sgabello. – Prendi questo -
Le porse un bicchiere che conteneva un liquido
giallo intenso e le fece cenno di berlo. Ariana non lo prese, anche se le era
venuta sete.
- Avanti, è leggero – la invitò Draco,
- Non ti ubriacherai per un cosa del genere? -
“Maledetto orgoglio”. Ariana afferrò il bicchiere e
si sedette, gli occhi verdi che studiavano il biondo seduto di fianco a lei. “Ok, è bello, ma sai anche quali sono le sue abitudini. Non dargli modo di togliersi qualche sfizio con te”.
Sorseggiò il bicchiere, scoprendo che la bevanda
era dolce e sapeva di frutta. Il biondo non la stava guardando, al momento, e
sembrava preso dai ragazzi che ballavano in mezzo alla pista. Lei seguì il suo
sguardo, e scoprì che stava guardando Zabini,
immobile in un lato della sala.
- Cosa vuoi esattamente da
me, Malfoy? – domandò Ariana, - Sai che sto dalla tua
parte e quello che devo fare, ma perché continui a perseguitarmi? -
Il biondo fece una smorfia. – Voglio solo accertarmi
che tu sia facendo la cosa giusta – rispose, - Vuoi ballare? –
- No -
- Allora ti lascio al tuo Tassorosso
–
Lo sguardo di Ariana guizzò verso il ragazzo di
prima, che era ancora fermo dove lei lo aveva lasciato. Guardò il Serpeverde e buttò giù d’un sorso
quello che rimaneva nel bicchiere.
- D’accordo, Malfoy –
sibilò con un sospiro da sconfitta.
“Questo è l’alcool” pensò, “Devo smettere di bere,
o finisce che mi ritrovo da qualche parte in cui non vorrei essere”.
La mano del Serpeverde
tornò dietro la sua schiena, e solo in quel momento Ariana si accorse di quanto
fosse alto. La sovrastava di una decina di centimetri almeno, eppure a lei non
dava fastidio. Le piacevano i ragazzi alti.
“Qualcuno mi fermi. Qualcuno mi riaccenda il
cervello, per favore!”
Iniziava a barcollare impercettibilmente, e Draco sembrò accorgersene. Sorrise e saldò la sua presa.
- Quando inizi a vederci
doppio, avvertimi” disse sornione.
- Che diavolo era quell’affare che mi hai dato? –
chiese Ariana, furiosa.
Il Serpeverde ghignò, ma
non rispose.
- Dovevi farmi ubriacare per farmi
ballare con te? – sibilò lei.
Draco abbassò la testa e le
sussurrò nell’orecchio: - Era solo per scioglierti un po’. A volte mi sembri un
blocco di ghiaccio –
Ariana non era in grado di arrabbiarsi di più, e il
cervello era andato. Rimase in silenzio, finché dopo quattro balli, Dracol’accompagnò a un divanetto
e la fece sedere. Sparì per qualche minuto e tornò con un bicchiere colmo di
limonata ghiacciata.
- Bevi questo che ti passa tutto -
Ariana fissò dubbiosa il bicchiere, e ci mise un
po’ a capire che era veramente limonata. Lo prese e lo sorseggiò.
- Ma quanta roba ti sei
bevuta? – sghignazzò Draco, sedendosi di fianco a
lei.
Ariana cercò di fare mente locale, ma non riusciva
proprio a ricordarsi.
- Ho perso il conto – rispose.
Il Serpeverde rise. – Mi
sa che è meglio che te ne torni nel dormitorio – disse divertito, - Andiamo, ti
accompagno –
Ariana stava per alzarsi, quando si rese conto che
forse la sua testa non era ancora stata persa del tutto.
- No, rimango qui. Non posso sparire – rispose, - Hermione e Ginny mi cercheranno.
E uscire con te sarebbe a dir poco controproducente -
Draco la guardò, poi annuì serio e se ne andò senza dire una parola.
Spazio Autrice
Dopo il precedente capitolo decisamente
deprimente, questo è molto più leggero. Vorrei informarvi che Draco non è idiota, che continua a sparire dalle feste sul
più bello: nel prossimo capitolo sarà lui a spiegare perché se ne andato…
So che ad alcuni di voi le motivazioni di Silente
sono sembrate un po’ insensate, oppure eccessivamente dure, ma alla fine tutto verrà spiegato. Nella mia fiction ci sono molte domande, ma
vi fornirò tutte le risposte, tranquilli!
A Lexie__o: sono contenta che il
capitolo precedente ti sia piaciuto, perché a me non sembrava gran che…
Comunque, grazie mille per le recensioni! Baci!
A Kaimy11: grazie, sono contenta che
ti sia piaciuto! Dimmi un po’ della festa… Ihih… Per
quello che riguarda Silente, alla fine scoprirai tutto… Non ti anticipo niente,
per il momento! Baci!
A Pinca: sì, lo so, è stato piuttosto brutto per Ariana, ma a tutto c’è
una spiegazione, no? Più avanti si vedrà! Baci!
A Smemo92: vedrai, Silente sapeva
quello che faceva… Almeno credo… Non ti preoccupare, ti fornirò tutte le
spiegazioni! A presto! Baci!
Grazie a tutti coloro che
leggono!
Nel prossimo
capitolo: cosa
penserà Ariana dopo la festa? Ma soprattutto, non è
che ha bevuto un po’ troppo? Uhm… Novità in arrivo dall’Ordine della Fenice!
Ariana era sdraiata nel letto, le mani che
stringevano la testa dolorante. La stanza era rischiarata dalla poca luce che
filtrava dalle tende tenute chiuse. C’era Hermione
che la guardava preoccupata, con una caraffa piena di limonata calda in mano.
- Sei sicura di stare bene? – domandò.
- Sì, stai tranquilla – rispose Ariana, gli occhi
chiusi, - Adesso mi riprendo –
La Caposcuola la guardò dubbiosa e appoggiò la
caraffa sul comodino.
Ariana era a pezzi. Non aveva mai bevuto così tanto in tutta la sua vita come quella sera, e ora
capiva come ci si sentiva a smaltire la sbronza. La testa le faceva un male
incredibile, e aveva la nausea.
- Ti abbiamo visto ballare con Malfoy
– disse Ginny, che era entrata in quel momento.
- E’ tutta colpa tua – biascicò Ariana, - Quando mi
hai dato quell’affare ho perso il senno della ragione.
E comunque non mi fate parlare… –
- Si, ma quello che ti ho
dato io non era così potente – ribatté Ginny, - Che
altro ti sei bevuta? –
Ariana fece una smorfia di dolore. – Non lo so… Quel
cretino mi ha offerto da bere… e io idiota ho pure accettato
–
- Quel figlio di… - mormorò Hermione,
infuriata, - Voleva farti ubriacare sperando di portarti a letto. Che stronzo -
Ariana alzò la testa per guardare la Caposcuola,
sconvolta. – Non dire cavolate! – sbottò, - Con tutte quelle ragazze che
c’erano secondo te proprio me si sceglieva? –
- Bé, meno male che quando ti abbiamo trovata eri ancora abbastanza lucida – disse la rossa. – E
hai avuto la prontezza di spirito di non seguirlo da nessuna parte -
Ariana lasciò cadere la testa sul cuscino, esausta.
Non si ricordava nemmeno a che ora erano tornate nel dormitorio, ma dovevano
essere state almeno le quattro… Benedì il fatto cheMalfoy se ne fosse andato prima che lei facesse qualcosa di
sconveniente.
- Andate a pranzo – disse, - Io non ho proprio
voglia di mangiare… Magari mi metto a dormire. Andate -
- Sicura? – disse Hermione,
dubbiosa, - Non vuoi che rimaniamo con te? –
Ariana agitò la mano. – No, no, tranquille. Andate
pure. Riesco ancora a guardarmi da sola –
Hermione, Ginny
e Lavanda lasciarono il dormitorio in silenzio, mentre Ariana si metteva un
cuscino sulla testa, gli occhi chiusi. Sperava che passasse presto la maledetta
nausea che le attanagliava lo stomaco. Si rigirò su un fianco e si mise a
dormire.
DracoMalfoy
si sedette al tavolo dei Serpeverde di fianco a Pansy, che guardava con disgusto Tiger e Goyle che si ingozzavano come maiali.
Blaisesi infilò tra loro
due, e diede una gomitata al biondo.
- Bella serata, eh? – disse.
Draco annuì e guardò verso il
tavolo dei Grifondoro: c’erano
la Granger, la rossa Weasley
e la Brown, ma mancava Ariana. Una leggera
inquietudine lo assalì, ma si rese conto che forse era una dei tanti studenti
che stavano ancora dormendo dopo la festa della sera prima. I tavoli delle case in effetti erano più vuoti del solito.
- Allora? – domandò Pansy,
senza guardarlo.
- Allora che? – fece Draco.
- Ha vinto lui – disse Blaise,
servendosi di pasticcio di carne, - E’ riuscito a ballare con quindici ragazze
diverse –
- E con Ariana – aggiunse Pansy,
- Li ho visti. Come hai fatto a convincerla? –
Draco le gettò una rapida
occhiata. – Aveva bevuto un po’ troppo – rispose, - Con l’alcool e l’aiuto
inconsapevole di un Tassorosso si è convinta –
- Tu
l’hai fatta bere – lo accusò Blaise, - Non è corretto
-
- Veramente è stata la Weasley
– ribatté Draco, - E io non
ho bisogno di ricorrere a questi stratagemmi per invitare una ragazza –
- Quindi immagino tu sia
riuscito a imboscarti da qualche parte con lei – disse Blaise,
con noncuranza.
- No. Me ne sono andato prima che l’alcool la
convincesse a lasciarsi baciare – rispose Draco,
sapendo la reazione che avrebbero avuto i due.
Blaise smise di tagliare la carne
e rimase con forchetta e coltello sul piatto; Pansy fece
una smorfia come di chi non capisce qualcosa e lo guardò.
- Sei sicuro di stare bene? – domandò Blaise, - Non è che per caso
quello che aveva bevuto eri tu? -
- No, hai capito bene – disse Draco,
infastidito dalla sua reazione, - Però è una tecnica che potresti usare tu con
la Granger, visto che ti eri
ripromesso di chiederle di ballare ma non ti sei nemmeno avvicinato –
- Non cambiare argomento – si intromise
Pansy, - Tu non
ci hai provato. Perché? –
Draco si strinse nelle spalle. –
Non lo so. Era troppo facile con Ariana mezza ubriaca – rispose, - Devo
ammettere che farla impazzire mi piace da morire –
Blaise e Pansy
si scambiarono uno sguardo d’intesa, in silenzio. Non volevano mollare, ma
rimandavano l’assalto a un altro momento.
- Va bene… - convenne Blaise,
ed entrambi guardarono verso il tavolo dei Grifondoro.
Ariana non era ancora arrivata, e il suo posto era
vuoto. C’erano anche il Magnifico e Lenticchia. Il suo sguardo incrociò
inavvertitamente quello di Weasley, che disse
qualcosa. La Granger si girò un momento insieme alla
rossa, poi tornarono a dargli le spalle.
- Smettetela di guardare verso il tavolo dei Grifondoro – disse Pansy condendo
l’insalata, - Vi scambieranno per due maniaci -
Draco e Blaise
si guardarono in faccia e ghignarono, come a dire: “Ma noi siamo due maniaci”.
Ariana si svegliò con lo stomaco che brontolava.
Alzò la testa e guardò l’orologio: erano le quattro. Il dormitorio era vuoto:
forse le ragazze avevano pensato di lasciarla dormire in pace ed erano uscite.
Il mal di testa era diminuito notevolmente, e la nausea era passata: ora si
sentiva solo un po’ stordita. Evidentemente non aveva bevuto poi così tanto, se ci era voluta solo mezza giornata per
riprendersi.
Si alzò e scese dal letto, con Argo che le faceva
le feste. Lo accarezzò e raggiunse il bagno.
- Lasciami fare una doccia e poi ti porto fuori, piccolo mio – disse, rivolta al dobermann.
Un’ora dopo Ariana usciva nel cortile, nell’aria
gelida del 1° novembre. Si strinse il mantello e percorse con calma la strada
fino alla riva del lago, ormai uno dei suoi posti preferiti. Argo la precedeva
correndo nell’erba alta.
L’aria fresca le schiarì un po’ le idee, anche se
il vago mal di testa rimaneva, e ci sarebbe voluto qualche giorno per
recuperare il sonno perduto.
Si sedette sotto un albero, mentre Argo si bagnava
le zampe nell’acqua gelida del lago.
Aveva commesso un errore andando a quella festa. Hermione e le altre l’avevano vista parlare con Malfoy, ma non era quello il problema: molto probabilmente
credevano che fosse troppo ubriaca per capire cosa
stesse facendo. Il suo problema era che si era lasciata andare.
Se non avesse bevuto, non si sarebbe mai sognata di
ballare con il Serpeverde, né di farsi anche solo
sfiorare. Mai avrebbe fatto una cosa del genere, primo
perché non doveva dare l’idea di conoscerlo; secondo, perché lui era quel che
era, cioè un ragazzo libertino che si era portato a letto almeno due terzi
della scuola (della popolazione femminile, naturalmente). E che molto
probabilmente si divertiva a illuderla facendole credere che si fosse in
qualche modo fissato con lei.
Non poteva permettersi un altro errore del genere:
avrebbe evitato qualsiasi altra festa, se fosse stato necessario. Non era a Hogwarts per divertirsi: doveva trovare gli Horcrux e tenere d’occhio Harry Potter. Nient’altro. Non
aveva mai avuto bisogno di divertirsi nella sua vita: non poteva iniziare ora.
Si alzò e richiamò Argo con un fischio. Con il
dobermann di fianco raggiunse la tomba bianca di Silente, mentre un vento freddo
spazzava il parco.
Si accorse che c’era qualcuno che si stava
avvicinando, e dai capelli biondi capì che era Malfoy.
Era venuto a prenderla in giro per la sera prima.
Attese il Serpeverde con
aria di sfida, in silenzio. Argo abbaiò feroce.
- Zitto – ordinò Ariana.
Draco l’aveva vista, e procedeva
sorridendo.
- Anche tu da queste parti, guarda caso? – chiese
Ariana, caustica.
- Non è un caso. Ti ho vista
venire qui – ribatté il Serpeverde, - A pranzo non
c’eri –
Ariana rimase in silenzio, presa in contropiede. Alla luce del giorno quel maledetto Malfoy
era bello come la sera precedente, e lei se ne rese conto.
“Devo avere un aspetto orribile” pensò.
“Da quando ti interessa di
quello che pensano gli altri del tuo aspetto, specialmente di Malfoy?”.
- Sono sopravvissuta – disse, la voce dura, - Non è
un po’ di alcool a fermarmi -
Draco sghignazzò. – Quindi stavi smaltendo la sbronza… Davvero, avrei voluto
vederti. Ariana Drake, quella che nei duelli è feroce come una tigre, costretta
a letto dal troppo alcool –
Ariana si sentì presa in giro, intuendo cosa stava
pensando di lei. Aveva fatto un errore imperdonabile, e sapere che anche gli
altri lo sapevano le dava fastidio.
- Ho sbagliato, Malfoy –
disse, - Tu non sbagli mai? Se vuoi deridermi fallo, e
poi levati dai piedi -
Draco sembrò sorpreso dalle sue
parole. La scrutò un attimo in faccia, poi disse: - Davvero credi che sia qui
per rinfacciarti quello che hai fatto o detto ieri
sera? Non sono tuo padre, e non ti giudico per qualche bicchiere di troppo. Io
sono il primo che faccio errori del genere –
Ariana guardò il Serpeverde
senza capire. Cioè, aveva capito benissimo, ma non riusciva ad accettare che
parole del genere provenissero proprio da lui. Rimase zitta, senza sapere cosa
dire.
Argo alzò il muso verso di lei, notando che
sembrava spaesata. Le leccò la mano.
- Perché sei qui, allora? – domandò con la voce
bassa.
- Semplicemente volevo chiederti come stavi –
rispose Draco, serio, - Visto come ti avevo lasciato
ieri sera –
Ariana si voltò e fece qualche passo verso la riva
del lago, incerta.
- Perché te ne sei andato così? – chiese.
Draco tacque per qualche momento
prima di rispondere. – Non volevo compromettere nessuno dei due –
Ariana si lasciò sfuggire un
sospiro, poi sorrise. Si voltò e gli fece cenno di tornare al castello, con
Argo che trotterellava dietro di loro. Draco gli fece
una carezza e lui sembrò stranamente apprezzare.
- Senti… - iniziò Ariana, - Mi dispiace per averti
attaccato così, prima. Solo che non posso permettermi di rovinare i rapporti
con Harry, Ron edHermione.
Ci hanno visti, ieri sera, e per fortuna pensano che
fossi troppo ubriaca per rendermi conto che stavo ballando con te… -
- Quindi l’hai fatto di
tua volontà – la interruppe Draco, ghignando.
Ariana lo fulminò con lo sguardo. – Non ti deve
importare. Da oggi in poi vedi di tornare a trattarmi come facevi prima –
Il Serpeverde le tenne
aperta la porta mentre lei entrava nel castello.
- D’accordo. – disse il biondo, ghignando.
Si salutarono e Ariana raggiunse la torre dei Grifondoro. Quando varcò il buco del ritratto
si rese conto che c’era qualcosa che non andava. Tutti i ragazzi erano
assiepati al centro della sala, e molti tenevano in mano una copia della
Gazzetta del Profeta.
- Dov’eri finita, Ariana? – gridò Hermione, raggiungendola di corsa.
- In giardino – rispose Ariana, - Cosa è successo? –
La Caposcuola le porse il giornale e lei lesse.
EDIZIONE STRAORDINARIA
EVASIONE IN MASSA DA
AZKABAN
Questa notte
un folto drappello di Mangiamorte guidati da Colui Che Non Deve Essere Nominato ha attaccato la prigione
magica di Azkaban, liberando tutti i detenuti. Il
fatto è avvenuto alle due del mattino, ma il Ministrero
ha reso nota la notizia solo nel primo pomeriggio.
L’assalto, a
detta degli Auror, era ben programmato, in quanto quando loro si sono recati sul posto, i Mangiamorte erano già fuggiti tutti. L’aiuto dei Dissennatori, che si sono alleati con i servi del Signore Oscuro, ha facilitato ancora di più la loro
missione. Nell’attacco sono stati uccisi tutti i trenta inservienti che
lavoravano all’interno del carcere.
Il Ministro
della Magia RufusScrimgeour
assicura che si sta facendo il possibile per rintracciare i detenuti, ma che
sarà un lavoro molto duro. Ha invitato quindi tutta la popolazione magica a
prestare la massima attenzione e a non uscire da soli o di recarsi in luoghi
isolati.
Ciò che
preoccupa di più al momento, è che la Sezione di Massima Sicurezza del carcere
non ha retto agli attacchi dei Mangiamorte: a detta
degli stessi Auror era la parte della prigione più
sicura dell’edificio al cui interno erano reclusi alcuni dei più pericolosi
criminali della storia, tra cui ricordiamo GarretBlackhead, detto “Il Tagliatesta”,
famigerato assassino catturato dieci anni fa e responsabile di alcune delle
morti più cruente della storia.
Gli Auror ritengono che la liberazione dei detenuti serva al Signore Oscuro per ingrossare le file dei suoi seguaci,
molto probabilmente per tentare un attacco al Ministero della Magia. In queste
ore le misure di sicurezza per il Ministro e per le cariche più importati del
governo sono state raddoppiate.
Scrimgeour ha assicurato, inoltre,
che nei prossimi giorni fornirà a tutte le famiglie della società magica un apposito regolamento per tutelare la propria
sicurezza…
Ariana alzò la testa dal giornale, sconvolta. Azkaban era stata svuotata. Voldemort
si stava muovendo. Iniziava a mettere in moto il suo piano.
Non si era aspettata una mossa del genere, non così
presto. Silente le aveva confidato che temeva che, appena avesse potuto, il Signore Oscuro avrebbe rovesciato il governo. Molto
probabilmente tra i funzionari del Ministero c’erano già degli infiltrati… Ma
forse Voldemort voleva un attacco diretto, teatrale,
e per farlo gli servivano più seguaci possibile. Azkaban sarebbe stata solo la prima: presto avrebbe
reclutato fedeli tra i lupi mannari, i giganti, i goblin.
Doveva darsi una mossa. Fare in modo che il Signore Oscuro tornasse a essere vulnerabile, e l’unico modo
per farlo era distruggere al più presto tutti gli Horcrux.
Quartier Generale dell’Ordine della Fenice.
- Cosa facciamo? – domando Molly Weasley, in piedi davanti
al tavolo della sala da pranzo di GrimmauldPlace. La stanza era rischiarata dal vecchio
lampadario di cristallo appeso al soffitto.
Di fronte a lei c’erano molti dei componenti dell’Ordine. Remus
Lupin sedeva lacero e più magro che mai su una sedia dondolante, vicino a NinfadoraTonks e Arthur Weasley. Poco più in là c’erano KingslayShakebolt e Malocchio Moody.
In un angolo, Fred e George stavano in piedi con le braccia conserte, insieme a Charlie.
- Silente avrebbe sicuramente saputo cosa fare… -
sospirò una donna dai capelli scuri e il volto affilato, quasi nascosta nell’ombra.
- Silente è morto – disse brusco Moody, - Non può aiutarci. Ha già fatto tantissimo, e il
suo è il riposo che spetta ai veri soldati –
La stanza fu invasa da un silenzio triste, e
qualcuno tirò su con il naso. Molly abbassò la testa, portandosi le mani ai
fianchi.
- Vado a preparare del caffè – disse, e sparì nella
cucina.
- Quando pensi che attaccheranno il Ministero? –
domandò Arthur, rivolto a Moody.
L’Auror dalla faccia
sfregiata grugnì. – Non lo so – rispose, - Molto probabilmente presto, ma credo
che il Signore Oscuro attenderà di raccogliere molti
più servi di quanti noi immaginiamo, prima di attaccare. Alcuni dei suoi
seguaci vogliono vedere i risultati, prima di giurargli fedeltà –
- Il Ministro si trova sotto sorveglianza speciale,
dovrebbe essere al sicuro – si intromise Fred, mentre
George annuiva.
Moody lo fulminò con
un’occhiataccia. – Se credi che una mezza dozzina di Aurorbastino a salvare il Ministro, ti sbagli di grosso,
ragazzo – disse, - Il Signore Oscuro non si farà fermare certo da sei maghi,
quando lui stesso è forte come dieci –
- Io credo che non sia il Ministro che debba
guardarsi le spalle, in questo momento – disse piano Lupin, - Sto pensando a
Harry -
- A Hogwarts è ancora al
sicuro? – domandò Charlie.
Molly sospirò: era appena rientrata nella sala da
pranzo con un vassoio e delle tazzine. La caraffa del caffè fumava invitante.
- Non lo sappiamo – rispose Arthur, - Fino all’anno
scorso lo era, ma da quando i Mangiamorte sono
riusciti a entrare, non ne sono più sicuro -
- Sì, ma c’era DracoMalfoy, dietro – ribatté Fred, - Era d’accordo con Silente,
no? I Mangiamorte sarebbero comunque entrati… -
- Non è questo il problema – disse Arthur, - Il
fatto è che alla fine sono riusciti ad entrare, e questo significa che possono farlo di nuovo -
- Dobbiamo aumentare la sorveglianza – disse Molly,
- Qualcuno dovrà stare aHogwarts
24 su 24 –
- Ci penso io – si offrì Tonks,
alzandosi in piedi.
Tutti la guardarono, e gli occhi di Lupin furono
percorsi da un lampo di preoccupazione.
- No, cara, non puoi rischiare così nel tuo tasto –
disse dolcemente Molly, facendo un cenno verso il ventre impercettibilmente
rigonfio della ragazza.
- Non sono mica malata – ribatté Tonks, risoluta.
- Molly ha ragione – la interruppe Moody, - Non sei tu quella che dovrà andare. Ci serve
qualcuno che conosca bene la scuola, e tutti i passaggi segreti… Fred e George –
I gemelli si guardarono l’un l’altro, illuminati.
- State scherzando? – boccheggiò George.
- No, mi sembrate i più adatti – rispose Moody, - Conosciamo tutti i vostri precedenti a Hogwarts. Potrete sorvegliare tutti i possibili passaggi
segreti della scuola, visto che li conoscete tutti –
Molly sembrava quasi orgogliosa. – E’ la volta
buona che tutte le vostre esplorazioni che vi hanno causato decine di punizioni
risultino utili – disse.
I gemelli si diedero il cinque. – Fantastico! –
esclamarono, - Si torna a Hogwarts! –
Tutti i presenti sorrisero, e Lupin mise una mano
sulla spalla di Tonks, affettuoso.
- Un momento… E il negozio? – chiese Fred.
- A quello può pensarci Tonks
– propose Molly, - Almeno starà lontana dai guai –
La giovane strega lanciò un’occhiataccia alla
signora Weasley, ma non disse nulla. Lupin ora le
teneva stretta la mano.
- Quando possiamo partire? – domandò George.
- Già domani – rispose Moody,
- E non importa se Harry saprà che siete lì… Anzi, forse è meglio: eviterà di
cacciarsi troppo nei guai, sapendo di essere tenuto d’occhio dall’Ordine –
Spazio
Autrice
Sono contenta che molti abbiano apprezzato il
capitolo precedente: con questo però si torna con i piedi per terra. Alla luce del giorno le cose possono avere tutto un altro
aspetto, soprattutto per Ariana. Oltretutto, scordatevi le feste perché tra un po’
le cose inizieranno a prendere una brutta piega…
Se riesco già domani posto il prossimo capitolo!
Nel prossimo capitolo: il grande ritorno di Fred e George, e altre
brutte notizie in arrivo. Ariana si metterà sulle tracce della Chimera.
A Lexie__o:ciao
cara! Visto che festa? Ariana doveva proprio aver
preso un bel colpo in testa per comportarsi così! Hihi!
Mi sa che hai ragione: il fascino irresistibile di Draco
ha sempre il suo effetto (anche su Ariana, anche se lei non lo vuole
ammettere)! Baci!
A Smemo92: forse amicizia è una
parola grossa, ma potrebbero avvicinarsi più di quanto
si pensi. Magari farà bene a entrambi! Baci!
A Kaimy_11: siii,
li farò impazzire entrambi!!! (risata malefica). No bé, dai, cercherò di non essere
troppo cattiva con loro. Draco a trovato pane per i
suoi denti, e mi sa tanto che sarà Ariana a farlo impazzire: vediamo quanto
resiste! Baci!
A Pinca: eh eh, Ariana
ha un senso del dovere spropositato (più avanti si vedrà ancora meglio), e la
risposta che ha dato a Malfoy era semplicemente
quella più logica… per lei, però. Il contrario di lui.
Vediamo che ne esce… Baci!
Grazie a tutti coloro che
leggono, e al prossimo capitolo!
Un elfo domestico dal naso appunta e che indossava
calzini spaiati e un copriteiera sulla testa entrò caracollando nella Sala
Comune dei Grifondoro. Sotto lo sguardo perplesso
degli studenti raggiunse il Bambino Sopravvissuto e lo strattonò per un
braccio.
- Signore, Dobby ha
qualcosa da farle vedere! – squittì.
Ariana alzò impercettibilmente lo sguardo dal
lunghissimo tema che stava scrivendo, seduta al tavolo di mogano. Harry sembrava imbarazzato,
così prese Dobby e lo portò nel suo dormitorio,
seguito da Ron edHermione.
Il piano aveva funzionato. Ariana non poteva
aspettare che Harry arrivasse a trovare l’Horcrux
nascosto nelle cucine, perché sembrava dovesse essere una cosa troppo lunga.
Così era scesa nei sotterranei e aveva chiesto a uno degli elfi domestici di
fargli un favore.
Per sua immensa fortuna, aveva incontrato Dobby, che sembrava provare per Harry Potter un affetto che
travalicava l’adorazione. Gli aveva detto di portare il Bambino Sopravvissuto
nelle cucine e mostrargli lo strano elmo: naturalmente, non doveva sapere che
c’era di mezzo Ariana. L’elfo, quando aveva sentito che c’era in gioco la vita
di Harry, aveva giurato che dalla sua bocca non sarebbe uscito niente su di
lei.
Dopo mezz’ora, vide Dobby
e il Trio uscire dalla Sala Comune diretti alle cucine. Terminò il tema e tirò
un sospiro: una parte del piano aveva funzionato. Ora doveva sperare che Harry
distruggesse l’Horcrux al più presto possibile.
Dopo la notizia della fuga dei Mangiamorte
da Azkaban, aveva deciso di velocizzare la ricerca
degli Horcrux, perché aveva paura che Voldemort potesse rendersi conto di quello che stavano
facendo. Avrebbe approfittato della prossima uscita a Hogsmade
per lasciare Hogwarts e andare alla
ricerca del pettine di cui aveva letto qualche settimana prima.
A cena Ariana sedeva in silenzio, mangiando distrattamente
le sue lasagne al forno, che le ricordavano l’Accademia Aurelius,
la scuola di magia italiana. Lì c’era la più grande biblioteca d’Europa, e
forse del mondo, che conteneva migliaia di libri antichi e
preziosi: se avesse avuto bisogno di cercare delle informazioni, poteva
anche pensare di tornarci.
Ad un certo punto Ron lasciò
cadere la forchetta sul piatto, che tintinnò rumorosamente. Stava guardando
verso il tavolo dei professori, sconvolto.
- Cosa c’è? – domandò Hermione,
preoccupata.
Ron indicò dietro di lei, e la Caposcuola si girò. C’erano
due ragazzi identici, con gli stessi capelli rossi alla Weasley
e le lentiggini sul viso.
- Fred e George?! –
esclamò Harry, - Cosa ci fanno qui? -
Ron si strinse nelle spalle, mentre i due gemelli
li salutavano con la mano. Si misero a parlare con la McGranitt,
che gli fece cenno di andare al tavolo dei Grifondoro.
Quando tutta la Sala si accorse dell’arrivo dei
due, tutti i ragazzi iniziarono ad applaudire e a lanciare fischi. I gemelli
salutarono il loro pubblico con aria divertita, salutando teatralmente con la
mano. La McGranitt non sembrò gradire, ma c’erano Vitius e la Sprite che battevano le mani con aria sognante.
I Weasley percorsero la Sala accolti come se fossero stati due famossimi giocatori di Quidditch:
alcuni studenti si alzarono e gli strinsero la mano; qualuno
gridò, dandogli una pacca sulle spalle: - Grandi! Grandiosi! –
- Non mi dire che hanno intenzione di riprendere la
scuola – disse Ron, sovrastano le urla - Il negozio andava benissimo -
Fred e George si sedettero di fianco al rosso, con
due enormi sorrisi, mentre gli applausi si estinguevano – Ehilà, fratellino. Ti
ricordi ancora di noi? –
- Cosa ci fate qui? – chiese Ron.
I due sorrisero sornioni, e ammiccarono. – Te lo
spieghiamo più tardi – rispose Fred, mentre George guardava Ariana, - E tu
saresti, scusa? –
- Ariana Drake – rispose la ragazza, sostenendo lo
sguardo indagatore dei gemelli. – Voi sareste, invece? –
- Fred e George Weasley –
risposero in coro i gemelli.
Durante la cena, Hermione
spiegò rapidamente ad Ariana chi erano i due, ma soprattutto come avevano
abbandonato la scuola due anni prima. La loro fuga era stata talmente
fenomenale che ormai era diventata un leggenda. E
anche la Umbridge, la
vecchia insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure doveva ricordarsi ancora di
loro.
Ariana sapeva che i due facevano parte dell’Ordine,
e quindi si rese conto che molto probabilmente erano
stati mandati lì per tenere d’occhio la scuola, visto la fuga di Mangiamorte.
Con la scusa di voler terminare gli studi
interrotti troppo precocemente, i gemelli furono alloggiati nella Torre di Grifondoro, insieme agli altri ragazzi. In più, la McGranitt concesse loro di seguire le lezioni con gli
studenti del settimo anno, ma Fred e George diedero
subito segno di non essere molto interessati: già dopo mezz’ora di
Trasfigurazioni avevano iniziato a perdere la concentrazione, divagando su
chissà quali ricordi.
Scoprì presto che i gemelli avevano
una fama del tutto meritata: nel giro di qualche giorno, iniziarono a vedersi
per la scuola prodotti del loro negozio, che smerciavano agli studenti in
chissà che modo, e che non riuscivano a rimanere mezza giornata senza cacciarsi
nei guai. Se la McGranitt non avesse saputo che erano
dell’Ordine, molto probabilmente li avrebbe espulsi già lo stesso pomeriggio in
cui erano arrivati.
Due giorni dopo Ariana riprese le sue uscite
notturne: voleva controllare che l’Horcrux non fosse
più al suo posto. Si alzò appena le sue compagne si furono addormentate, tranne
Hermione che era fuori per pattugliare i corridoi.
Come al solito, percorse
la strada fino alle cucine scalza, un’ombra che si muoveva appena visibile.
Quando infilò la testa dentro il forno, con sollievo scoprì che non c’era
nessun elmo. Uscì con il cuore un po’ più leggero, e si accorse che poco più
avanti c’erano due persone.
Camminavano spalla contro spalla,
le bacchette illuminate. Erano i gemelli Weasley, che
come lei aveva previsto pattugliavano i corridoi. Si
nascose in un’aula vuota e attese che passassero.
- Ti ricordi qui? – stava dicendo Fred. – Abbiamo
fatto quello scherzo al primo anno a quello stupito di Antony
Clarke… Che risate -
- Già, ma la migliore è stata quella volta che… -
Sulle labbra di Ariana si disegnò un sorriso, e
quando fu sicura che non ci fosse più pericolo uscì allo scoperto. Tornò sulle
scale, pensando a dove andare a cercare quando sarebbe uscita da Hogwarts, quella domenica, quando sentì di nuovo i passi di
due persone.
“Ma come fanno a essere
così veloci?” si domandò.
Le voci però non erano le stesse. Parlavano troppo
piano per riuscire a cogliere le parole, ma Ariana si
incuriosì. Risalì di un piano, e in lontananza vide di chi si trattava.
Una era Hermione, mentre
l’altro… era DracoMalfoy.
Per un momento però di essersi sbagliata, ma i capelli biondi del Serpeverde erano inconfondibili. Le davano le spalle, e si
stavano dirigendo verso la Stanza delle Necessità. Parlavano fitto
fitto, e ciò che la stupì era che non stavano
litigando.
Decise di seguirli, finché non vide che si
fermavano davanti a una parete spoglia e vuota. Draco
camminò avanti e indietro per qualche minuto, finché non comparì una porta. Il Serpeverdel’aprì e disse: -
Avanti, entra –
Hermione non se lo fece ripetere due volte, ed entrò nella stanza. Si chiusero
la porta alle spalle, mentre Ariana si fiondava li
davanti. Appoggiò l’orecchio sul legno, ma come previsto non riuscì a sentire
nulla. Draco aveva chiesto una stanza protetta dagli
spioni.
“E così te la fai con Malfoy,
Hermione” si ritrovò a pensare Ariana, quasi
infastidita, “Non pensavo fosse il tuo tipo”.
Un secondo più tardi si pentì di aver pensato una
cosa del genere: forse non era così. Forse… Cosa diavolo stavano facendo lì
dentro? Perché Hermione aveva incontrato Malfoy? E soprattutto, perché non c’era disprezzo sul suo
viso?
Ariana si appoggiò contro la parete, con un
sospiro. Voleva veramente sapere cosa stavano facendo? Quello che magari si
stavano dicendo?
“Non ti deve interessare”
si disse, “Tu devi controllare Harry, non quello che fa Malfoy. Tornatene
a letto”.
Ariana rimase immobile, combattuta. Poteva tentare
un incantesimo, ma non era sicura funzionasse. La Stanza era protetta, al
momento. E se stavano in realtà tramando contro Harry? E se Hermione
fosse una doppiogiochista, e Malfoy un finto buono?
Era inutile continuare a farsi quelle domande, se
non aveva il coraggio di cercare le risposte. Saldò la presa sulla bacchetta, e
mormorò: - Aurisolus–
Appoggiò nuovamente l’orecchio sulla porta, ma non
sentì nulla. Sconfitta, si staccò dal legno e guardò la soglia che non poteva
varcare. Poteva continuare a rimanere lì in attesa che uscissero, ma sarebbe
servito a qualcosa?
Hermione era una strega
intelligente, molto probabilmente Malfoy le stava
solo dicendo che anche lui era dell’Ordine… Harry non lo sapeva ancora, ma lei
poteva averlo sospettato. In effetti, il comportamento del Serpeverde
era un po’ strano, visto dalla prospettiva di chi pensava che stesse dalla
parte di Voldemort. Magari Hermione
gli stava chiedendo spiegazioni.
“Ariana, tornatene a letto. Subito.”.
La ragazza si staccò dal muro e tornò nel suo
dormitorio, senza sapere se aveva fatto la cosa giusta.
ASSALTO ALLA VAN
HOVENBARGEN
Questa notte
si è verificato un altro assalto ad una scuola di
magia: questa volta l’obiettivo è stata la Van Hovenbargen,
accademia tedesca situata in Germania, nei pressi di Berlino.
I Mangiamorte, guidati da LuciusMalfoy, si sono introdotti nell’istituto gettando nel
panico gli studenti. Quattro di loro sono stati uccisi, insieme a tre
professori e al Preside della scuola.
Non è noto cosa volessero i Mangiamorte,
ma è chiaro che stessero cercando qualcosa definita da loro “la Chimera”, e che
pare non abbiano trovato. Prima di fuggire, hanno sequestrato quattro studenti
chiedendo loro informazioni riguardo alla cosa che stavano cercando. Quando non
hanno ottenuto risultati, hanno ucciso i quattro e hanno poi esplorato la
scuola, distruggendo mezzo edificio.
L’ennesimo
attacco alle scuole di magia ha portato l’attenzione del Ministero su Hogwarts, che viene considerato
uno dei prossimi obiettivi di Colui Che Non Deve Essere Nominato. Il Ministro,
esso stesso ora sotto scorta, ha garantito che verrà
mandato un contingente al più presto, per mettere sotto adeguata sicurezza
l’istituto.
L’Ordine
della Fenice, intanto, assicura che a Hogwarts ci
sono già alcuni dei suoi componenti…
“Qui c’è qualcosa che non va…” pensò Ariana, il
giornale in mano, seduta a colazione, “Perché proprio le scuole? Se Voldemort voleva Harry, perché non attaccava
direttamente Hogwarts?”.
In effetti, però, il Signore
Oscuro non aveva mai attaccato di persona, se non ad Azkaban…
Tutte le volte che aveva preso di mira una scuola aveva mandato i Mangiamorte… Aveva paura di qualcosa?
No, non era possibile. Forse quello che stavano
cercando i suoi seguaci, quella “Chimera”, non era poi così importante,
altrimenti si sarebbe mosso lui stesso di persona.
“Chimera”
Ariana cercò nella sua testa informazioni che la
riguardassero. Molto probabilmente si trattava di un Horcrux,
però Silente non ne aveva mai parlato. Forse non ne era a conoscenza…
Guardò le espressioni preoccupate di Fred e George,
Harry, Ron edHermione.
Anche loro iniziavano seriamente ad avere paura.
- Vado in biblioteca – disse Ariana, alzandosi, - Ci
vediamo dopo -
Raggiunse rapidamente la biblioteca, ed essendo
sabato mattina era quasi vuota. Si scelse un tavolo vicino a una finestra e
iniziò la sua ricerca.
Sfogliò libri su libri, volumi su volumi, ma non
trovò informazioni riguardo ad oggetti raffiguranti
chimere appartenuti o collegati ai fondatori di Hogwarts.
Cercò in “Storia di Hogwarts”, per vedere se trovava
qualche accenno, ma fu inutile.
Se Voldemort stava
cercando la Chimera, significava che non sapeva dove si trovasse… Forse era
stata spostata nel corso degli anni… Doveva trattarsi di qualcosa che aveva a
che fare con le scuole, visto che rappresentavano al
momento i suoi obiettivi principali…
Cercò in tutti i libri che parlavano di statue o
arazzi che nel corso degli anni le scuole di magia potevano essersi scambiate. Ad un certo punto, trovò menzionato in un libro vecchissimo
un piccolo torneo che era stato fatto alla Van Hovenbargen,
il sui vincitore aveva ricevuto una coppa con una chimera intarsiata sopra.
Con un po’ di speranza, Ariana continuò a leggere
la pagina, per scoprire che poi il trofeo era stato distrutto in un incendio
della scuola più di cinquant’anni prima.
Con uno sbuffo rimise il libro al suo posto. La
biblioteca di Hogwarts non era abbastanza fornita;
forse all’Accademia Aurelius aveva la possibilità di
trovare qualcosa.
Camminò tra gli scaffali della biblioteca come
un’anima in pena, sotto lo sguardo assassino di Madama Pince, finché non vide DracoMalfoy entrare, vagando con
lo sguardo nel locale.
- Buongiorno – le disse, avvicinandosi.
- Buongiorno – rispose lei, senza guardarlo. Aveva
puntato un enorme libro dalla copertina nera con le borchie dorate, in alto
sullo scaffale.
Si allungò per prenderlo, ma si rese conto di non
arrivarci. Stava per tirare fuori la bacchetta quando Malfoy
lo prese al posto suo e glielo porse.
- Grazie -
Draco si strinse nelle spalle e
la seguì al tavolo.
- Hai letto la notizia, immagino – disse il biondo.
Ariana aprì il volumone e
passò in rassegna l’indice. Annuì.
- C’era anche tuo padre – disse, senza essere
minacciosa, - Credi che attaccheranno Hogwarts? -
Gli fece cenno di non rispondere subito e prese la
bacchetta. – Muffliato –
- Non ne ho idea – rispose Draco, - Ma credo che presto
o tardi verranno anche qui. Penso che vorrà ammazzarmi con le sue mani, visto che ho smesso di servire il Signore Oscuro -
Ariana lo guardò in faccia, e con stupore notò che
non c’era traccia di pausa sul suo viso. Era serio, conscio di tutto quello che
stava rischiando, ma o non temeva suo padre, oppure non lo dava a vedere.
- Tu per caso sai qualcosa di una certa “Chimera”?
– chiese.
Draco pensò un momento prima di
rispondere. – Bé, a parte sapere che si tratta di un animale fantastico,
incrocio tra leone, capra e serpente, non so altro. Tu
cosa pensi sia? –
- Non lo so. Potrebbe essere una specie di arma… -
disse, sfogliando il libro. “O un Horcrux”, pensò.
Si accorse che Draco la
stava guardando, e si infastidì. Voleva chiedergli che
cosa era successo quella notte con Hermione, ma il
suo orgoglio le disse di stare zitta. Non poteva ammettere che lo aveva
seguito… O che, magari, poteva apparire (e non era assolutamente vero) un filino gelosa…
- Credi sia una cosa importante? – domandò, - Deve
aver dato l’incarico a tuo padre, visto che lui
guidava l’attacco -
Lo scrutò senza farsi notare, per vedere la sua
reazione. Dopotutto, Lucius era stato ad Azkaban fino a quel momento: poteva essere un incarico di
poco conto, visto cheVoldemort
aveva cominciato a considerare i Malfoy degli
inaffidabili (e anche traditori…).
- Il Signore Oscuro
potrebbe considerare questa missione un modo per far riscattare mio padre –
rispose Draco, - Ma ne dubito… -
Ariana rimase in silenzio, assorta nel libro.
Sentiva lo sguardo del biondo addosso, e la cosa la infastidiva. – La finisci
di fissarmi? – mormorò, senza staccare gli occhi dal volume.
- Sto parlando con te, dove devo guardare? –
ribatté Draco, - Cosa stai
cercando? -
Ariana chiuse di scatto il libro, visto
che non c’era nulla che le interessava. Si stampò un bel sorriso e disse: -
Niente. Volevo togliermi una curiosità –
Si alzò per riportare il tomo al suo posto, seguita
dagli occhi del Serpeverde. Con un rapido gesto della
bacchetta, gli mostrò che era benissimo in grado di prendere e rimettere a
posto i libri senza il suo aiuto. Raccolse la borsa e si avviò verso l’uscita.
- Domani vieni a Hogsmade? – chiese il biondo, seguendola.
- No – rispose Ariana.
- E perché? –
- Non devo certo spiegare le ragioni delle mie
scelte a te – ribatté Ariana, sapendo di apparire un po’ scortese.
Il Serpeverde sembrò
divertito dalla sua reazione distaccata. – D’accordo. Appuntamento con
qualcuno? Magari di Tassorosso? –
- No, e tu? – rispose secca Ariana, camminando giù
per la scala che portava a pranzo.
- Mah, a dir la verità, forse
sì – rispose Draco, ghignando.
“Da immaginare” pensò Ariana.
- Bene, allora buona giornata -
E sparì diretta alla Sala Grande.
Hermione, Ron ed
Harry erano seduti di fronte ai gemelli Fred e George, tutti con un’aria
preoccupata. La guardarono avvicinarsi, parlando tra di loro.
- Abbiamo scritto alla mamma, prima – disse Fred, -
Per dirle che qui al momento è tutto a posto, ma non
ci crederà, anche se è la verità. Con tutti quei Mangiamorte
in giro, credo che verrà addirittura Moody, a scuola –
Spazio
Autrice
Uh, come promesso, già oggi ho postato l’altro
capitolo. E’ un po’ di transizione, ma spero che vi sia piaciuto comunque…
Nel prossimo
capitolo:
Ariana lascerà Hogwarts per un pomeriggio e si
metterà sulle tracce del fantomatico pettine… E coglierà anche l’occasione per chiarire
qual cosina con Draco…
Oggi non ho proprio tempo di rispondere alle
recensioni, ma ringrazio come sempre Kaimy11, Pinca,
Lexie__o e Smemo92 che recensiscono sempre, e anche Bella 95,
che ha commentato per la prima volta! Grazie mille.
Al prossimo capitolo (e con qualche salto mortale
provo a postarlo già domani, che ne dite?)
Ariana si Materializzò in uno dei vicoli di NotturnAlley, imbacuccata nel
mantello nero da viaggio. Con il cappuccio tirato sul viso
si diresse verso la strada maestra, l’aria gelida che soffiava per le vie.
NotturnAlley
era notevolmente peggiorata, da due anni a quella parte. Se prima era un posto
pieno di gente poco raccomandabile, ora era quasi impossibile uscirne illesi se
non si sapeva come comportarsi e dove andare. La strada principale brulicava di
megere dalla faccia rovinata e i capelli arruffati, maghi dall’aria equivoca e
dall’alito che sapeva di alcool.
Tutti i negozi erano aperti, con capannelli di
gente davanti che barattavano, scambiavano e compravano di tutto. C’era una
fattucchiera che vendeva quelli che lei garantiva
essere occhi umani.
Disgustata, Ariana si mosse veloce verso il negozio
che cercava. Era stata diverse volte a NotturnAlley, e non aveva paura,
ma preferiva fare in fretta. Lasciare Harry a Hogwarts
da solo la preoccupava.
Il piccolo negozio in cui si stava recando era
incastrato tra due vetrine che esponevano tutti i tipi di aggeggi per torturare
che esistevano sulla faccia della terra. Entrò spingendo la porta senza
maniglia, ritrovandosi in un locale stipato di oggetti di ogni genere, magici e
non.
Con passo sicuro raggiunse il bancone, dove c’era un uomo gigantesco dalla barba sfatta e i capelli neri,
impastati di sporco.
- Buongiorno – disse Ariana, togliendosi il
cappuccio.
- Cosa stai cercando? –
domandò l’uomo, squadrandola da capo a piedi. – Hai sbagliato posto –
- Non credo – disse la ragazza, - Sto cercando un
oggetto che è stato rubato un mese fa dalla casa di DorianSteveer. Lei ne sa
qualcosa? –
- No – rispose secco l’uomo, - Vattene –
Ariana tirò fuori un sacchetto pieno di monete e ne
appoggiò qualcuna sul banco, gettando un’occhiata significativa
al negoziante.
- Esattamente di cosa di tratta? – chiese lui.
- Un pettine – rispose Ariana, - Un pettine d’argento che dovrebbe essere appartenuto alla
compagna di Salazar Serpeverde, Isabel La Felì. Ne ha sentito parlare? –
L’uomo si mise a pensare con aria di chi ha bisogno
di un’aiutino per ricordare. Lasciò altre due monete d’oro sul bancone.
- Forse posso guardare… -
Sparì nel retro e tornò con un involto di velluto
nero. Lo srotolò, scoprendo dei piccoli pettini d’argento intarsiato. Alcuni
erano identici tra loro, altri diversi.
- E’ uno di questi? – domandò lui.
Ariana esaminò attentamente gli oggetti: non poteva
saperlo con certezza, ma credeva che quello che stava cercando
doveva essere simile a quelli con incisi fiori e serpenti che c’erano lì. Ne
prese uno in mano, ben conscia che dovevano trattarsi di falsi.
- Io cerco l’originale – disse, rigirando l’oggetto
tra le mani, - E questi non lo sono -
- Certo che lo sono – ribatté l’uomo.
Ariana gli gettò una rapida occhiata. – No, questi
non lo sono. Ma immagino che avrà avuto tra le mani
l’originale, se li ha copiati così bene… Chi ha quello vero? –
- Non lo so – rispose il negoziante, richiudendo il
velluto.
Ariana gettò altre quattro monete d’oro, che l’uomo
prese al volo. Afferrò un foglio e scrisse qualcosa, poi glielo diede.
- Vai a quell’indirizzo, e chiedi di Morgana –
disse.
- Bene – disse Ariana, - Arrivederci –
- Tu non sei mai stata qui – aggiunse l’uomo, -
Chiaro? –
Ariana annuì e si voltò. Quando uscì dal negozio si strinse nel mantello e lesse l’indirizzo: Whiteskull Street, un nome molto azzeccato, per i tempi.
Raggiunse la parte più malfamata di NotturnAlley mezz’ora dopo, con
le mani e la punta del naso gelate. Il negozio si
chiamava “L’Antro del ladro”, ed era a dir poco gigantesco. L’insegna ricca ed
elaborata contrastava con quelle rovinate e consunte dei vicini, e una grande
tenda parasole a righe nere e viola riparava l’ingresso dal sole.
Ariana entrò nel negozio, ancora con il foglio
dell’indirizzo in mano. C’erano grandi vetrine piene di oggetti preziosi, e
scaffali con libri proibiti di magia nera.
Da dietro un pilastro su cui erano appese centinaia
di perle luminescenti sbucò un ragazzo abbastanza giovane, con un paio di
occhiali di corno.
- Desidera? -
- Vorrei parlare con Morgana – disse Ariana.
Il ragazzo annuì e le fece cenno di seguirlo.
Entrarono in una piccola sala da thè, vuota. La fece
sedere in una poltrona e le disse di attendere qualche minuto.
Dopo un po’ arrivò una donna tarchiata, dai capelli
ramati e gli occhi scurissimi. Vestiva di viola e portava uno scialle bianco.
Le sorrise e si sedette.
- Non le chiedo il suo nome perché so già che molti
clienti preferiscono non dirmelo – esordì, stringendole la mano. – Cosa sta cercando? -
- Il pettine d’argento appartenuto a Isabel La Felì, la presunta compagna di Salazar Serpeverde
– rispose Ariana.
La donna annuì. Schioccò le dita e il ragazzo le porse una scatola nera che aveva tirato fuori da chi sa
dove. L’aprì: conteneva un piccolo pettine d’argento,
uguale a quelli che aveva visto poco prima.
- A cosa le serve? – domandò Morgana.
- Colleziono oggetti del genere – rispose Ariana
con un sorriso finto, - Un po’ di tempo fa ho letto che era stato rubato, così
ho pensato che avrebbe potuto cambiare facilmente proprietario –
- Capisco – disse la donna, appoggiando la scatola
aperta sul tavolo, - E’ un oggetto molto affascinante… La compagna di Salazar Serpeverde… Era francese, sa? Dicevano che era una donna
bellissima, tanto che molti uomini impazzirono davanti al rifiuto del loro
amore. Morì molto giovane, e diede un solo erede a Serpeverde…
Non è la prima che viene qui per questo oggetto –
- Sono disposta a pagare molto – disse Ariana,
facendo tintinnare la borsa del denaro.
Morgana annuì con un sorriso. – Ci sono già molti
potenziali acquirenti che mi hanno detto di volerlo acquistare… - disse.
- Posso vederlo? – chiese Ariana.
La strega le porse la scatola nera, e lei la poggiò
con cautela sulle ginocchia. Prima di pagare un cifra
esorbitante per quel cimelio, doveva almeno verificare che fosse veramente un Horcrux.
Estrasse la bacchetta, puntandola sul pettine
d’argento.
- Cosa fa?! – domandò allarmata Morgana, alzandosi in piedi.
Ariana le rivolse un’occhiata rassicurante. – Non
si preoccupi, voglio assicurarmi sia l’originale – rispose.
Ricorse agli incantesimi non verbali, anche se non
li usava spesso. “RevelioHorcrux”
pensò.
Con suo grande stupore, non accadde nulla. Il
pettine non era un Horcrux, oppure era un altro
falso. Lo prese in mano, ma anche a un occhio poco esperto come il suo
l’oggetto risultava di ottima fattura, ed era
impossibile che fosse una copia…
- Quanto vuole? – domandò con un sorriso,
restituendo il pettine a Morgana.
- Almeno cinquemila galeoni – rispose la donna.
“Non è un falso. Con un
prezzo del genere”, pensò Ariana. Visto che il
pettine non era un Horcrux, era inutile che lo
acquistasse. Doveva cambiare strategia. Assunse un’aria scioccata, e si strinse le mani.
- Uhm… Bè, credo che per
me sia un po’ troppo – disse, fingendosi imbarazzata, - Non pensavo
avesse un prezzo del genere… --
- E’ una reliquia di inestimabile
valore – spiegò Morgana, - Per questo costa molto –
Ariana si alzò. – La ringrazio per il suo tempo,
signora – disse, - Ma non credo di potermelo permettere. Arrivederci –
Morgana la guardò guadagnare l’uscita con aria
confusa, ma non fece domande. Ariana tornò in strada delusa e un po’ infastidita.
Aveva fatto tutta quella strada per niente.
Non avendo altre idee per
la testa, decise di tornare a Hogwarts. Si infilò
in un vicolo buio e vuoto e si Smaterializzò, ritrovandosi poi sul solito
gradino della scalinata del terzo piano. Corse per i corridoi deserti e
raggiunse il dormitorio. Cambiò mantello, afferrò la borsa e attaccò il
guinzaglio ad Argo.
Dieci minuti dopo, usciva dal portone della scuola,
diretta a Hogsmade. Qualcuno le gridò qualcosa
dietro.
- Ehi, dove credi di andare?!
-
Ariana si voltò per vedere Gazza in piedi davanti
al portone di quercia, che scuoteva un pugno. La ragazza tornò indietro di
corsa con un foglietto in mano e disse: - Ho il permesso, ho il permesso! –
Il Custone controllò
l’autorizzazione, mentre MrsPurr
se la dava a gambe davanti allo sguardo famelico del dobermann. Soddisfatto,
Gazza la lasciò andare.
Venti minuti più tardi, Ariana passeggiava per la
via principale di Hogsmade, affollata di studenti di Hogwarts, ma anche di manifesti che raccomandavano la prudenza
e il rispetto delle regole in fatto di sicurezza del
Ministero. Salutò con un cenno della mano alcuni ragazzi di Grifondorodel terzo anno, stringendosi la sciarpa intorno al
collo.
Doveva trovare Harry, almeno per assicurarsi che
fosse tutto a posto. Incrociò delle ragazze di Tassorossodel suo anno, così domandò loro se avevano visto il
Trio: si erano diretti verso I Due Manici di Scopa.
Con passo rapido, arrivò al bar e guardò attraverso
le vetrine. Dentro non sembrava esserci traccia di Harry. Una ventata di aria
fredda la fece rabbrividire, così afferrò Argo per il collare ed entrò, decisa
a scaldarsi con una tazza di thè. Madama Rosmerta guardò malissimo il dobermann, ma non le proibì di
entrare.
C’erano molti ragazzi di Hogwarts,
e in un angolo, inconfondibile, il guardiacaccia Hagrid
che occupava da solo un tavolino. Parlava con il professor Vitius
e la professoressa Sprite.
Ariana li salutò rispettosamente con un cenno del
capo e si scelse un tavolino vicino alla vetrina, in modo da poter guardare
fuori. Ordinò un thè, e mentre aspettava
coccolava Argo, accucciato sotto le gambe del tavolo.
Quindi il pettine era fuori dalla
lista. Doveva cercare altrove. Ma dove?
Madama Rosmerta le poggiò
davanti una tazza bianca e la zuccheriera. Lei la
prese e sorseggiò il thè, con aria stanca. Fuori
iniziava a spirare un vento forte e freddo, e molti ragazzi si tenevano i
cappelli con le mani.
All’improvviso, vide un’inconfondibile testa rossa
passare davanti alla vetrina. Era Ron, ma era da solo. Ariana si alzò e si
sbracciò per farsi notare.
Il rosso la vide e con un cenno la salutò. Lei gli
fece cenno di raggiungerla, così dopo un momento Ron entrò nel locale.
- Ciao – disse, - Dov’eri? -
- Ho avuto da fare a
scuola – rispose Ariana, facendogli segno di sedersi, - Harry? –
- E’ con Ginny – disse
Ron, - Credo siano andati in un bar poco distante… Sai, roba da coppiette –
Ariana annuì con un sorriso. – Hermione?
–
Ron si rabbuiò. – Ha detto che aveva una
commissione da fare – rispose, con l’aria di uno che ci crede poco, - Non l’ho
vista da quando siamo arrivati a Hogsmade–
Ariana si sarebbe stupita del comportamento di Hermione, ma non dopo quello che
aveva visto la notte prima. Che si fosse incontrata di nuovo con Malfoy? Guardò Ron in faccia per cercare di capire cosa
stava pensando, ma il ragazzo sembrava giù.
- Ron? Tutto bene? – domandò.
Il rosso sembrò essere in imbarazzo. – Bè, veramente… - balbettò. – Era strana… -
Ariana si spaventò. Hermione
era strana? Non è che per caso era sotto effetto della
maledizione Imperius? Ordinò un caffè per Ron e
chiese: - In che senso strana? –
- Mah… Sembrava un po’ sopra le nuvole – rispose
Ron, - Non so, sembrava stesse pensando a qualcosa… -
- Ha fatto delle cose strane? Che normalmente non
fa, tipo andare in giro da sola di notte? – chiese Ariana.
- No, no – rispose Ron, - Sembrava perennemente
soprappensiero, ma per il resto era normale – Tacque, stringendosi le mani, -
Senti, tu sei una ragazza e sei sua amica… Non è che
sta vedendo qualcuno? –
Ariana pensò un momento prima di rispondere. Hermione non sembrava sotto Imperius,
ma non capiva perché si comportasse in modo strano… C’era di sicuro Malfoy in mezzo.
- Non lo so, Ron – rispose
Ariana, con un sorriso rassicurante, - Non credo, però. Con me non ha parlato
di nessuno. Forse a Ginny, dovresti chiedere a lei -
- Ah – il rosso non sembrò molto rincuorato.
- Ron… Se ti piace Hermione,
è meglio che tu glielo dica prima che ci pensi qualcun altro – disse Ariana,
cercando di metterci più tatto possibile. Il problema del ragazzo era quello,
lo aveva capito.
Le orecchie di Ron diventarono rosse, e lui abbassò
lo sguardo sul caffè.
- Lo so, ma… - mormorò Ron, - Lei è così… così, non
so… intelligente. Io in confronto non sono niente… Come posso piacerle? -
Ariana sorrise davanti all’imbarazzo del ragazzo.
Si sporse sul tavolo, cercando il suo sguardo per fargli capire che stava dicendo la verità.
- Senti – disse, - L’amore non si misura in
quoziente intellettivo. Perché non dovresti piacerle? Sei simpatico, hai tante
qualità e hai coraggio da vendere… Tutte le avventure con Harry, dove le metti?
Avanti, abbi un po’ di fiducia in te stesso… Al massimo ti dice che non è lo
stesso per lei, no? -
Ron si lasciò scappare un sorriso, e le sue orecchie
iniziarono a riprendere il loro colore naturale. Bevve il caffè e disse: -
Grazie, Ariana –
- Figurati – disse lei, scrollando le spalle. – Che
ne dici, l’andiamo a cercare? -
Lasciarono I Due Manici di Scopa insieme, con Argo
ancora al guinzaglio. Ariana si strinse il collo della giacca, infreddolita;
Ron teneva le mani in tasca, taciturno. Camminarono avanti e indietro per la
strada principale di Hogsmade, cercando con lo
sguardo la Caposcuola. Mezz’ora dopo, di lei non c’era ancora traccia.
Ad un certo punto
incontrarono Harry e Ginny, mano nella mano. Si
unirono a loro, e percorsero le poche viuzze del villaggio fianco
a fianco, chiacchierando allegramente.
Fu Hermione a trovare
loro, mezz’ora più tardi, quando ormai mancava poco al ritorno a Hogwarts. Li raggiunse correndo,
le guancie rosse per il freddo.
- Ragazzi! – gridò.
- Hermione – disse
Ariana, - Dov’eri? –
Lei li guardò imbarazzati, e rispose: - Avevo una
faccenda da sbrigare… -
Ariana non insistette, e lasciò che la Caposcuola
si unisse al gruppo. La studiò in faccia, per cercare di cogliere qualche
emozione: sembrava contenta. Aveva davvero incontrato Malfoy,
o era lei che era paranoica?
Argo strattonò il guinzaglio, trascinandola di
alcuni passi davanti agli amici. Colse l’occasione per vedere se riusciva a
scovare Malfoy e chiedergli cosa stava facendo.
- Ci vediamo a scuola – disse, trattenendo Argo.
- Non torni con noi? – domandò Ginny.
- Devo cercare un giardino per Argo – rispose
Ariana, - Non vi preoccupate, ci vediamo a Hogwarts –
Appena i quattro furono spariti lungo la strada,
Ariana saldò la presa sul guinzaglio e si diresse dalla parte opposta, verso il
centro del villaggio. Non sapeva dove cercare Malfoy, e sperava di trovarlo ancora a Hogsmade.
Incrociò Fred e George che si guardavano intorno interessati. Uno dei due indicò un negozio chiuso,
con le vetrine sprangate.
- Lì sarebbe perfetto – disse George, - E’ proprio
sulla strada principale… Faremo affari d’oro, se apriamo il secondo negozio -
Fred studiò il locale diroccato con aria critica. –
Uhm… Hai ragione, fratello. Però
ci sarà da spendere un po’… Ciao Ariana –
La ragazza passò loro
accanto, e li salutò con la mano. Quei due sembravano in vacanza, altro che
sorvegliare la scuola.
Poco dopo, quando notò che tutti i ragazzi di Hogwarts iniziavano a dirigersi verso la scuola, decise di
tornare indietro anche lei. Attese ai margini del villaggio,
appoggiata a un muro, nella speranza di vedere Malfoy
tra gli altri studenti. Argo si sedette di fianco a lei, le orecchie
dritte.
Dovette attendere parecchio, perché il Principe
delle Serpi sembrava odiare gli orari. Draco fu
l’ultimo, insieme a Blaise e Pansy
a lasciare il villaggio, e li vide camminare lentamente verso di lei.
I tre la guardarono incuriositi, e Ariana disse,
gelida: - Devo parlare con te,Malfoy-
Draco sorrise e si avvicinò,
facendo cenno ai due amici di proseguire per la scuola. Incrociò le braccia con
aria strafottente, in attesa che lei parlasse.
- Ti sei incontrato con la Granger
oggi, vero? – chiese Ariana.
Il Serpeverde ghignò. –
Gelosa, forse? – disse.
Ariana si staccò dal muro e si avviò verso la
strada che portava alla scuola. Argo la seguì subito.
- Non so cosa sia, la gelosia – ribatté Ariana, -
Voglio solo sapere come mai vi state vedendo… Non le avrai detto di me, vero? -
Sentiva i passi di Draco
sul selciato dietro di lei, e avrebbe scommesso che lui stava ridacchiando.
- La Granger mi ha
chiesto con quale coraggio mi sono fatto rivedere a Hogwarts,
e io le ho spiegato che sto dalla parte dell’Ordine –
rispose, - Di te non sa niente, se è di questo che hai paura -
Ariana si voltò a guardarlo. – Come mai glielo hai
detto? –
- L’altra notte eravamo di turno per sorvegliare i
corridoi – disse Draco, - Ci siamo incontrati e lei
mi ha chiesto perché fossi qui. Visto che è la più
intelligente del Trio dei Miracoli, ho pensato che a lei potessi dire la verità
-
La ragazza riprese a camminare, guardando verso il
castello. – Quindi oggi vi siete visti per parlare di
questo – disse.
- Sì, pensavi fossimo usciti per piacere? – la
provocò il Serpeverde.
Ariana si voltò, minacciosa.
- Per me Malfoypuoi fare quello che ti pare – disse, - Ma non azzardarti a
portar via Hermione a Ron, chiaro? Lui non merita una
cosa simile, mi sono spiegata? -
Draco alzò le mani in segno di
resa. – Ci avevo fatto un pensierino, ma se la metti così… - ghignò, -
D’accordo, non ci proverò –
Soddisfatta dalla risposta, la ragazza si voltò e
proseguì dritta fino al portone della scuola. Gli studenti si stavano
sottoponendo al controllo di Gazza, tutti scocciati.
- Dimmi la verità, cosa
hai pensato quando ci hai visti? – chiese Draco,
divertito.
- Che non sono fatti tuoi,
Malfoy – sibilò Ariana, lasciando che Gazza la
perquisisse con un detector rileva oggetti oscuri.
- Dai, sono curioso –
Ariana varcò il portone senza guardarlo,
sbottonandosi la giacca. Si tolse la sciarpa e salì le gradinate che portavano
al piano superiore, sempre seguita dal Serpeverde.
- Tornatene al tuo dormitorio – disse lei,
gettandogli un’occhiata – Non sei il mio psicologo, mi
sembra. Fatti scappare qualcosa su di me, e ti stacco la lingua con un solo
incantesimo -
Quando sentì che non la stava più seguendo, Ariana
rallentò l’andatura e raggiunse il ritratto della Signora Grassa. Disse la
parola d’ordine ed entrò nella Sala Comune, affollata di studenti che
mostravano gli acquisti fatti a Hogsmade. Harry, Ginny, Ron edHermione
stavano parlando seduti sulle poltrone davanti al fuoco, e non la videro quando
entrò. La ragazza raggiunse il dormitorio, decisa a
sbollire la rabbia.
Spazio
Autrice
Voilà, nuovo capitolo pubblicato. Bene, come vedo avete notato la “Chimera”, ma mi dispiace per il
momento non anticipo nulla! Comunque, non date nulla per scontato… Ci sono ancora un sacco di cose da scoprire…
Nel prossimo
capitolo:
Ariana si prenderà un pomeriggio di pausa, e lo dedicherà al caro Serpeverde biondo… cosa ne uscirà fuori?
A Smemo92: grazie per i complimenti,
ma ancora non ti anticipo nulla, come ho già detto. Vedrai da te! Kiss!
A Lexie__o:eh eh, lo sapevo che avresti reagito così per la novità
riguardante Draco… Ma dopotutto è un Serpeverde! Bè, qui in realtà abbiamo scoperto che cosa ha combinato… Che dire, il dubbio
c’era, ma per fortuna qualcuno se l’è
tolto… Kiss!
A Kaimy_11: tranquilla, non ti dico
nulla! Crogiolati nel dubbio ancora per un po’… Quanto
a Draco ed Hermione, Ariana
il dubbio se l’è tolto, ma la tolto soprattutto a noi… Hihi!
Kiss!
A Pinca: il caro papà ha un sacco di piani per la testa… Ci vorrà
ancora un po’ per scoprirli! Grazie per la recensione! Kiss!
Passò una settimana, una settimana
lunga e difficile per gli studenti di Hogwarts. Compiti a volontà in previsione dei MAGO, duelli magici all’ultimo
sangue tra Ariana e Draco, e allenamenti di Quiddich in vista della partita Grifondoro
contro Corvonero. In più, Ron aveva fatto finalmente
il grande passo: aveva rivelato adHermione
i suoi sentimenti, e ora stavano ufficialmente insieme.
Mercoledì fu una giornata funestata da un altro
attacco a una scuola di magia: questa volta era toccato a Bauxbatons,
ed erano morti tre studenti e un professore. La tensione a Hogwarts
iniziava a diventare palese, e più di una volta Ariana vide Auror
sorvegliare il perimetro della scuola. Fred e George si occupavano
dell’interno.
Visto che il pettine non si era
rivelato un Horcrux, Ariana era decisa a continuare
la sua ricerca, più motivata che mai. Tutte le notti cercava informazioni sugli
oggetti che aveva menzionato Silente, senza riuscire a
trovare qualcosa di utile.
Verso la fine di novembre, altre due scuole di
magia erano state attaccate, e i professori iniziavano a temere che la prossima
volta sarebbe toccato a Hogwarts.
Per qualche giorno girò addirittura la voce che volessero
chiudere la scuola, poi fortunatamente smentita.
La partita di Quiddich fu
vinta dai Grifondoro, e la festa per la vittoria
servì a tirare un po’ su il morale degli studenti. Molti avevano lasciato la
scuola, e Hogwarts iniziava lentamente a svuotarsi:
le famiglie preferivano tenere a casa i ragazzi, credendoli più al sicuro.
Tutto il mondo magico sembrava in attesa: Voldemort, dall’attacco ad Azkaban,
era sparito di nuovo dalla circolazione, ma prima o poi
sarebbe tornato a colpire. Il tanto paventato attacco al Ministero non avvenne,
ma in compenso i Mangiamorte brulicavano come
formiche. Gli omicidi e le sparizioni erano raddoppiate,
enon facevano più notizia nemmeno sulla
Gazzetta del Profeta.
Ariana era tesa come una molla, e aveva troncato
tutti i rapporti con Malfoy. Sebbene fosse
dell’Ordine, non si fidava del tutto di lui. Si limitavano a salutarsi per i
corridoi quando non c’era nessuno, o a provocarsi per dare l’impressione di
odiarsi.
Fu durante una lezione di
Difesa Contro le Arti Oscure che Ariana si accorse che c’era qualcosa che non
andava. Stava duellando come al solito contro Malfoy, ma lui non
stava facendo più sul serio. La attaccava, ma non ci metteva la grinta che
usava di solito. Sembrava volesse andarci piano, improvvisamente.
Ariana si fermò, la
bacchetta puntata contro di lui.
- Perché hai smesso di fare sul serio? – domandò, gli occhi ridotti a fessure.
- Perché tu ce l’hai con
me? – ribatté Draco.
Ariana lo guardò confusa. – Non ce
l’ho con te – disse.
- E allora come mai da quella volta a Hogsmade quando mi parli sembra
che ti dia fastidio? – disse il Serpeverde, serio.
- Ho altro a cui pensare,
che rispondere alle tue provocazioni – rispose Ariana, mettendosi in posa di
difesa. Gli altri erano impegnati a duellare, quindi non li guardavano neanche.
- E cioè? – chiese Malfoy.
- Sono stanca – ammise Ariana, - Di notte sto
sveglia e vado in giro per la scuola, e di giorno sono costretta a seguire le
lezioni. Tu come saresti, al mio posto? –
- Cosa stai cercando? –
chiese Draco.
- Non te l’ho detto prima, non te lo dirò ora – disse Ariana.
In quel momento la Trollope
terminò la lezione, e gli studenti si salutarono per tornare ai loro dormitori.
Draco continuò a guardare la ragazza, serio.
- Potrei darti una mano – mormorò, mentre uscivano spalla a spalla dall’aula.
- Da quant’è che ti interessi
a me? – ghignò Ariana, rallentando l’andatura per lasciare che i Grifondoro si allontanassero. I Serpeverde
andarono dalla parte opposta, diretti ai sotterranei.
Rimasero soli in mezzo al corridoio, a guardarsi in
faccia, lei con un’espressione divertita, lui serio.
- Non sto scherzando,
Ariana – disse Draco.
- Sai, non ti capisco – ribatté la ragazza, - A
volte sembra che tu ti diverta a provocarmi, altre che all’improvviso ti stia
simpatica. Sei lunatico, per caso? –
Draco sghignazzò. – No, non sono
lunatico. Mi sembravi un po’ giù, ultimamente –
Ariana lo guardò sorpresa, rinfoderando la
bacchetta. – Mi fa piacere che un Purosangue di alto lignaggio come te si
preoccupi di me, ma sono perfettamente apposto. Grazie dell’interesse –
La ragazza lo salutò con la mano e si voltò, diretta ai corridoi. Sperò che non la seguisse,
perché non aveva ancora voglia di mentire. Era costretta ad ammetterlo: Malfoy ci aveva visto giusto. Non stava granché bene, era
stanca e le sue continue ricerche non avevano portato a nulla. Non riuscire a
portarsi avanti con il lavoro la innervosiva, ma aveva cercato di essere sempre
la stessa. Né Harry, né Ron e néHermione
si erano accorti di nulla.
Con una strana espressione si girò. Malfoy se ne stava andando, e le dava le spalle. Lo guardò
camminare lentamente, dispiaciuta per la frecciatina che gli aveva fatto. In
fondo voleva solo aiutarla.
- Draco? – chiamò.
Il Serpeverde si girò,
incuriosito.
- Scusami – disse Ariana, imbarazzata. – Sono stata
scortese. Mi accompagneresti nel parco? -
Il biondo sembrò un momento spiazzato dalla
richiesta, poi sorrise e rispose: - Va bene –
- Prendo Argo e torno – disse Ariana.
- D’accordo. Ti aspetto in Sala Grande – disse il Serpeverde.
Ariana corse nel dormitorio, incrociando Hermione.
- Dov’eri? Sei rimasta indietro – disse.
La ragazza prese il giaccone e il chiamò Argo con un fischio.
- Scusatemi. Ho avuto da ridire con Malfoy – rispose.
Hermione assunse una strana
espressione, poi si ricompose e chiese: - Tutto ok? –
Ariana annuì e raggiunse la porta. – Vado fuori con
Argo, ci vediamo a cena –
Senza aggiungere altro, uscì e poco dopo scendeva
le scale per la Sala Grande. Era pronta a vedere la sala vuota, senza traccia
di Malfoy da nessuna parte. Invece, con sorpresa e
sollievo, lo vide ai piedi della gradinata, con la giacca nera appoggiata su
una spalla. Era girato, ma appena sentì i passi della ragazza e del dobermann,
si voltò.
- Eccomi – disse Ariana, con un sorriso. – Grazie -
Il biondo si strinse nelle spalle e accarezzò Argo
sulla testa. Insieme uscirono nel parco invaso dalla fredda aria di dicembre. Rimasero
in silenzio fino a che non raggiunsero il lago, camminando fianco
a fianco. Il Serpeverde frugò nelle tasche
della giacca, e tirò fuori un pacchetto di sigarette babbane.
Lo aprì e ne tirò fuori una, portandosela alla bocca. Ariana lo guardava
divertita.
- Da quand’è che fumi? – chiese sorridente.
- Diciamo che non ho mai iniziato seriamente –
rispose Draco, accendendo la sigaretta con
l’accendino, - Ogni tanto mi concedo questo sfizio, anche se è da babbani. E alle ragazze piace –
- A me non piacciono i ragazzi che fumano – disse
Ariana, senza nessuna malizia. – Sanno sempre di fumo –
Draco sghignazzò e spostò la
sigaretta, in modo che il fumo non le arrivasse in faccia. Ariana lo guardò, in
silenzio. Poi si abbassò e prese un sasso, pronta a
lanciarlo ad Argo.
Non si stava facendo nessuna domanda, in quel
momento. Non le importava perché Malfoy avesse
accettato di accompagnarla, quando lei lo aveva trattato male, e non le
dispiaceva che lui fosse lì. A volte non si capiva nemmeno lei.
Rimasero un po’ in silenzio, guardano l’acqua del
lago, immota. Argo correva allegro di qua e di là, e si mise a inseguire una
piccola lepre. Ariana si diede della sciocca: lo aveva invitato, ma ora non sapeva
cosa dire.
- Sai, ti capisco – disse all’improvviso Draco, - Anche io ero sempre
nervoso, l’anno scorso. Dovevo uccidere Silente, ma anche se era tutta una farsa,
non era per niente bello -
Ariana si sedette sulla radice di uno degli alberi
più grossi, guardando Argo che annusava il terreno.
- Era stato lui a chiederti di accettare l’ordine
di Voldemort, vero? – domandò Ariana.
- Sì, anche se Piton si è
messo in mezzo, alla fine – rispose Draco, rimanendo
in piedi, - Ma forse è stato meglio così. E a te, Silente che compito ha
affidato? Perché non mi sembra proprio che tu sia qui solo per proteggere
Potter –
Ariana sospirò, abbassando il capo. – Anche se
potessi, non te lo direi comunque – rispose, - Non è perché non mi fido… E’
solo che è qualcosa di così vicino a me che… E’ una cosa troppo intima –
Guardò il Serpeverde,
sapendo che lui avrebbe insistito per sapere. Il biondo la scrutò negli occhi,
e sorrise.
- D’accordo, non ti chiederò più nulla – disse, -
Però almeno mi dici come mai sei già stata a Durmstrang? -
Grata, Ariana lo guardò e ripose: - Va bene… Ho
frequentato ogni anno una scuola di magia diversa. Silente ha voluto così, in
modo che ricevessi un’istruzione varia e avessi modo di conoscere realtà
diverse. Sono stata a Durmstrang al primo anno, e
quelli dell’altra volta erano dei miei vecchi amici –
- Amici? – domandò Draco,
- Se tratti così gli amici, allora devo stare attento! -
Ariana rise. – No, no. In realtà non ho mai avuto
molti amici, se non in Italia – spiegò, - Non gli ero molto simpatica, credo.
Fin dall’inizio dell’anno mi hanno presa in giro,
soprattutto perché ero un po’ ingenuotta –
Si stupì nel sentirsi parlare con leggerezza del
tempo passato a Durmstrang: di solito erano ricordi
che la ferivano ancora. Draco la stava guardando
serio, ora.
- E quell’episodio di cui hanno parlato? – chiese.
Ariana rimase in silenzio, pensando. In fondo, non
c’era niente di male se gli raccontava la verità.
- Tra i ragazzi che hai visto, ce n’era uno un po’
più grande, ricordi? Si chiama Ivan, e all’epoca era uno dei ragazzi più belli
della scuola. Inutile dire che io ero cotta come una pera, ma stavo zitta. Una
volta l’avevo confidato a una ragazzina che credevo mia amica… Sai, quelle cose
da bambine.
- Un giorno io stavo camminando per i corridoi con
Argo, che era ancora un cucciolo. Incrociai Ivan, che acchiappò Argo scuotendolo come un pupazzo. Non sapevo cosa fare, ma
quando la ragazzina che stava con lui gli disse qualcosa nell’orecchio, Ivan si
mise a ridere nel sapere che ero cotta di lui. Immagina come mi sono sentita…
Ero talmente infuriata per essere stata umiliata in quel modo, davanti a mezza
scuola, che gli lanciai un incantesimo per liberare Argo e corsi via. Lui però
mi attaccò alle spalle, e io finì in infermeria -
- E poi? –
- E poi, dopo qualche giorno, ci sfidammo a duello.
Ero talmente arrabbiata che lo sconfissi. Pensai gli fosse bastato, ma mi
sbagliavo. Alla fine dell’anno, mentre lasciavamo la scuola per tornare a casa,
Ivan mi seguì con un gruppo di amici, compresa quella ragazzina che aveva
spifferato il mio segreto. Io ero sola, e mentre uscivo da Durmstrang me li ritrovai davanti: immagino volessero
farmela pagare. Mi attaccarono, e io mi difesi con
tutta la determinazione che avevo in corpo. Li sconfissi tutti, ma non feci
loro del male: li immobilizzai soltanto. Quando fu la volta di Ivan, lui tentò
di usare una Maledizione Senza Perdono, ma non glielo permisi. Lo attaccai,
cercando di Schiantarlo, solo lui cadde dalle scale e rischiò di morire. Per
fortuna venne salvato dalle infermiere della scuola, e
io finì nei guai: tutti i suoi amici dissero che l’avevo fatto apposta. Venni espulsa, anche se avrei lasciato Durmstrang
comunque –
Draco la guardava, impassibile.
Poi inarcò un sopracciglio, con Ariana che si aspettava una brutta reazione.
- Dovevi essere una
bambina prodigio – disse alla fine il Serpeverde, -
Per battere un gruppo di ragazzi, per di più più
grandi di te -
Ariana rimase in silenzio, colta di nuovo alla
sprovvista. – Bé, nemmeno tu scherzi – disse, - Non sono ancora riuscita a
batterti –
- Ah bé, ma io sono pur
sempre DracoMalfoy – disse
il biondo, con un gesto noncurante.
La ragazza si alzò sorridendo, e afferrò un grosso
bastone. Argo la raggiunse subito, in attesa.
- Silente mi ha insegnato qualche trucchetto – spiegò, e scagliò il pezzo di legno.
Il dobermann scattò come una saetta e tornò
indietro con la preda in bocca. Prima che Ariana potesse strappargli il
bastone, Draco si avvicinò e sottrasse il legno ad
Argo. Il cane lo puntò, in attesa. Con un gesto velocissimo, il Serpeverde scagliò il bastone molto più lontano di quanto
lei fosse capace.
- Esibizionista – ghignò Ariana.
- Essere esibizionista fa parte dei Malfoy – ribatté Draco.
Ariana rise e guardò il biondo giocare con Argo,
che difficilmente accettava la compagnia di altri. Il dobermann doveva
divertirsi più del solito: quando il Serpeverde tentò
di strappargli il bastone, dovette impegnarsi per riuscire a mantenere salda la
presa sulla sua preda. La forza di Ariana era sempre stata nettamente
inferiore.
- Hai mai avuto un cane? – domandò la ragazza,
sedendosi di nuovo sulla radice.
- Si, quando ero piccolo –
rispose Draco, - Un pastore tedesco… Anche se mio
padre lo odiava a morte –
Sembrò ricordasi
improvvisamente di qualcosa: spostò lo sguardo su Ariana e chiese: - Immagino
tu non abbia genitori, o sbaglio? –
- No, sono morti – rispose Ariana, la voce neutra.
“In effetti, per te sono morti entrambi quel
giorno”.
Draco non indagò oltre, e cambiò
argomento.
- Raccontami qualcosa di te – disse.
- Del tipo? –
- Non so… Qualcosa di leggero. Tipo ragazzi, cose
del genere –
Ariana alzò gli occhi al cielo. – Oh, scommetto che
centra con il mio vecchio soprannome – disse, esasperata, - Ti ho già dato una
risposta, no? Se vuoi puoi chiamarmi Sgorbietto anche tu, tanto non mi offendo mica –
Drago ghignò. – Non ci penso neanche – disse, -
Perché i soprannomi che invento io sono molto più
belli –
La ragazza sorrise. – Ah sì? E a me cosa daresti,
come soprannome? – domandò, stando al gioco.
Draco ci pensò su un momento,
con l’aria assorta. – Uhm… Ho bisogno di tempo. La tua bruttezza è così
inclassificabile che è difficile trovare una parola per esprimerla – disse,
ridacchiando.
Ariana ridendo gli lanciò dietro un rametto, che
lui schivò subito. Si mise a ridere anche lui, con Argo che li guardava
perplesso.
- Posso dire che Principe della Perfidia ti calza a
pennello? – disse Ariana.
- Principe della Perfidia? Uhm, è originale – disse
Draco, portandosi la mano al mento, - Molto meglio di molti altri che ho sentito. Direi che per te va
molto bene Regina dei Duelli, che ne dici? –
Ariana sorrise. – Al vostro servizio, mio Principe
–
- E io al vostro, mia
Regina – disse Draco, producendosi in un vero e
perfetto inchino.
La ragazza era stupita con quanta
facilità quel Serpeverde riuscisse a prenderla
contropiede e a farla ridere. Normalmente non avrebbe gradito una cosa del
genere, ma in quel momento non poteva fare a meno di esserne divertita.
- Perché credevi che mi facessi la Granger? – domandò Draco all’improvviso.
- Bé, ho visto che siete entrati insieme nella
Stanza delle Necessità, e lei era d’accordo – rispose Ariana, - Normalmente non
ci vai con le tue innumerevoli ragazze?-
Draco ghignò. – Allora ogni
tanto mi hai visto… - disse, - Lenticchia non si deve preoccupare di me: non ci
proverei mai con la ragazza che piace al mio migliore amico –
La ragazza lo guardò senza capire.
- Blaise – spiegò il
biondo, - Si è preso una cotta per lei… Perché credi che l’altra volta non
l’abbia voluta colpire, e invece ha beccato te, con quel vaso? -
Ariana sorrise. – Ah, ecco… Bé, al momento Hermione e Ron stanno insieme, quindi credo che per il
momento Blaise debba mettersi il cuore in pace –
Draco si strinse nelle spalle. –
Non durerà – sentenziò, - La Granger è troppo
intelligente per Weasley–
- Io non credo, invece – disse Ariana,
spazzolandosi dagli stivali il terriccio, - Secondo me stanno bene insieme. Ci
sono molte differenze tra di loro, ma gli opposti si attraggono, no? -
Il Serpeverde fece una
strana smorfia, come se volesse darle ragione. – Scommettiamo? Non arrivano oltre Natale… E dopo capodanno, non staranno più
assieme –
Ariana inarcò un sopracciglio. – Non
è che per vincere ci metterai il tuo zampino? – chiese, seria.
- Sono un Serpeverde, ma
non sono così bastardo – ribatté Draco.
- Io invece dico che durano – disse
Ariana, alzandosi in piedi. Stava diventando buio: era sorprendente come il
tempo fosse passato in fretta. – Torniamo? –
Draco annuì e si
incamminò verso Hogwarts, con Ariana e Argo alle
calcagna. Risalirono il parco con gli ultimi raggi di sole che illuminavano i
tetti della scuola di rosso, in silenzio. Gazza li guardò malissimo quando li
vide rientrare dal portone di quercia, ma rimase zitto.
Mentre risalivano la scala che portava al piano
superiore, incontraronoBlaise
e Pansy.
- Draco! Dov’eri? –
chiese Pansy, - Non ti abbiamo più visto! -
- Ciao Ariana – la salutò Blaise,
gentile.
Lei sorrise e salutò i due Serpeverde,
imbarazzata. Ora Draco gli avrebbe detto che gli
aveva chiesto di accompagnarla fuori, e chissà loro cosa avrebbero
pensato…
- Ero nel parco – rispose evasivo il biondo.
Lo sguardo di Pansy
guizzò da Ariana a Malfoy. Prese Blaise
per un gomito e lo tirò.
- Oh, d’accordo – disse, - Ci vediamo in Sala
Comune -
E prima che Ariana avesse il tempo di salutarli,
erano già spariti per uno dei corridoi. Guardò Draco,
che sembrava divertito dal loro comportamento. Si strinse nelle spalle come per
dirle di non farci caso.
- Grazie, Draco – disse
Ariana, tenendo Argo per il collare. – E’ stato… E’ stato piacevole –
Draco sorrise. – Quando la mia
Regina dei Duelli vorrà, sono sempre a sua disposizione – si inchinò
e le fece un perfetto baciamano.
Ariana ridacchiò e gli fece la riverenza. –
D’accordo, mio Principe –
Sorrise e tirò il dobermann per il collare,
incamminandosi verso la Sala Comune dei Grifondoro,
lasciando Draco solo in mezzo al corridoio.
Spazio
Autrice
Allora, questa è la situazione: Ariana e Draco alternano fasi di tregua a fasi
di assoluto menefreghismo vicendevole. Diciamo che tutti e
due hanno delle belle teste dure, ma possono andare d’accordo, come si
vede da questo capitolo…
Sul prossimo capitolo mi riservo della “facoltà di
non anticipare”: era già pronto, ma credo che lo riscriverò perché non mi piace
molto. Sarà decisamente molto più denso di azione dei
precedenti!
A Lexie__o: furbetta la nostra Ariana,
hai ragione! Sarà gelosia la sua? Eh eh, ancora non si sa… Baci e
grazie per le recensioni!
A Smemo92: Draco…
non sarà costretto ancora per molto a tenere nascosto il suo segreto. Prestissimo
verrà tutto a galla. E su Ron: bé, anche a me faceva
tenerezza, per questo ho dedicato una piccolissima parte ai suoi problemi di
cuore… E’ proprio un tenerone! Baci!
A Kaimy__11: ah, Ariana continuerà a
trattare male il biondo Serpeverde ancora per molto
tempo… Mi sa che Draco ha sbagliato preda… Sarà lei a
far impazzire lui! Baci!
A Pinca: visto che rapidità? Visto che segui sempre, tieni conto che normalmente aggiorno
ogni due giorni, al massimo tre! Finché non finisco
non riesco a fermarmi a scrivere! Baci!
Un’esplosione squassò il castello di Hogwarts fin nelle fondamenta. I vetri tremarono, mentre il
suono di un portone che veniva sfondato arrivava fino
alla Torre di Grifondoro.
Ariana si svegliò si soprassalto, spaventata. Con
uno scatto si mise a sedere, mentre Argo abbaiò rivolto alla finestra.
- Cosa succede? – domandò allarmataHermione. Lavanda le
guardava, pallida.
Dal parco provenivano delle grida di giubilo.
Ariana si alzò e raggiunse di corsa la finestra: nel giardino c’erano delle
persone, vestite di nero, che avanzavano con le bacchette sguainate. Fiotti di
luce rossa e verde brillavano di qua e di là, cozzando tra loro. Presto i maghi
sparirono alla vista, riuscendo a penetrare all’interno della scuola.
Hogwarts era stata attaccata.
Ariana si voltò di scatto, con il cuore che perdeva
un battito. Sotto lo sguardo terrorizzato di Hermione
e Lavanda, si vestì nel modo più veloce possibile. Argo ringhiava, le orecchie tese.
- Cosa c’è? – gridò isterica la bionda.
- Ci stanno attaccando – rispose secca Ariana.
Prese la bacchetta e si infilò gli stivali. – Hermione, fai evacuare immediatamente tutti i Grifondoro. Entro cinque minuti devono essere fuori di qui –
- Ma… - la Caposcuola la
guardò, senza capire – Dove vai? –
Ariana gettò uno sguardo dalla finestra, il parco
ora vuoto.
- Fa quello che ti dico,Hermione. So quello che faccio – Raggiunse la porta e la spalancò.
– Argo, con me! –
Uscì di corsa dal
dormitorio, ritrovandosi nella Sala Comune ora affollata di studenti
terrorizzati. Vide Harry e Ron con Ginny, pallidi e
preoccupati, in un angolo. Parlavano a bassa voce. Ariana si diresse verso di
loro.
- Ci hanno attaccati! – gridò Ron.
In quel momento la ragazza sentì la voce della
Caposcuola che invitava alla calma, in piedi sulla scala a chiocciola. Tutti i
ragazzi la guardarono, ma Ariana puntò un dito contro Harry, minacciosa.
- Vattene, chiaro? Scappa, e mettiti in salvo, hai
capito? – sibilò.
Harry la guardò impassibile, mentre Ron e Ginny sembravano sconvolti. Ariana si voltò e uscì dal
dormitorio, mentre tutti gli studenti ascoltavano gli ordini di Hermione.
Immobile in mezzo al corridoio, trasse un profondo
respiro per ritrovare la calma. Sentiva le unghie di Argo ticchettare sopra il
pavimento di pietra. Entro cinque minuti la Torre sarebbe stata sgombra, e
anche se i Mangiamorte fossero arrivati fin lì per
cercare l’Horcrux, avrebbero avuto una brutta
sorpresa. Doveva distrarli sperando che Harry fuggisse nel più breve tempo
possibile.
- AvadaKedavra! – gridò qualcuno in lontananza.
Guardò verso la scalinata che portava al piano di
sotto, dove baluginò una luce verde.
Ariana si lanciò di corsa verso le scale, seguita
da Argo che ringhiava sonoramente, la testa sgombra e la bacchetta sguainata,
pronta a colpire. Si ritrovò in un corridoio, dove Vitius
dava battaglia a due Mangiamorte vestiti di nero. Il
piccolo professore arretrava velocemente, sopraffatto dai due.
Favorita dall’effetto sorpresa, Ariana puntò uno
degli uomini e gridò: - Stupeficium! –
Il Mangiamorte a destra
stramazzò a terra, mentre l’altro veniva assalito da
Argo. Vitius si voltò a guardarla. – Drake! –
gracchiò sorpreso.
- Quanti sono, professore? – chiese Ariana, tenendo
sotto tiro il Mangiamorte restante, che aveva perso
la bacchetta e che ora si trovava sotto le zampe del dobermann.
- Non lo so… Credo una dozzina – rispose Vitius, portandosi un fazzoletto al taglio che aveva sulla
fronte.
Il Mangiamorte si
divincolò dalla presa di Argo, ma Ariana lo Schiantò.
- Ci sono dei Dissennatori,
con loro – aggiunse il professore, poi sembrò accorgersi di qualcosa. – Ehi,
torna nei dormitori! Qui è pericoloso per te! -
Ariana si lasciò sfuggire un
sorriso di sfida. – Non si preoccupi per me – ribatté, e corse
diretta alla Sala Grande.
- Attaccano la scuola! – gridò Blaise.
“Ariana”.
Draco si rese conto che la prima
persona a cui aveva pensato era Ariana Drake, e all’improvviso
capì quanto tenesse a quella ragazza. Se l’aveva capita, lei era già la fuori,
pronta a difendere Harry Potter con le unghie e con i denti.
Si strinse la cintura dei pantaloni, mentre sentiva
le grida di paura di alcuni dei suoi compagni di Casa
dall’altra parte della porta, nella Sala Comune. Afferrò la bacchetta e guardò
prima Blaise e poi Pansy.
- Io vado – disse, - Di sicuro c’è mio padre, la
fuori. E voglio dare una mano ad Ariana -
- E noi che facciamo? – domandò Blaise,
spaventato.
Draco soppesò la bacchetta, poi
rispose: - Forse è arrivato il momento di far capire ai vostri genitori che
state da una parte diversa dalla loro –
I due si guardarono, incerti, poi estrassero le
bacchette. Draco sorrise.
- Fate attenzione – disse.
- Anche tu – ribatté Pansy.
Si gettarono un’ultima
occhiata, poi entrarono nella Sala Comune affollata. Senza rispondere alle
domande dei loro compagni di Casa, uscirono nel corridoio, diretti alla
battaglia.
Ariana si catapultò nella Sala Grande, ormai trasformata
in un campo di battaglia. La professoressa Sprite, senza il suo solito
cappello, rispondeva agli attacchi di una donna dai capelli scuri e le palpebre
pesanti: BellatrixLestrange.
La Mangiamorte aveva il viso deformato dalla gioia
della battaglia.
Getti di luce colorata percorrevano la Sala, mentre
la McGranitt se la vedeva con LuciusMalfoy. La Trollope
combatteva coraggiosamente contro i MangiamorteAvery e Rookwood. Vitius arrivò a dare man forte alla Preside. In fondo alla
Sala, Remus Lupin combatteva con Macnair.
Tra gli scoppi e le esplosioni, Ariana notò che il
portone di quercia era spalancato: fuori, in attesa di ordini, fluttuavano
cinque Dissennatori.
La Sprite stramazzò a terra all’improvviso, colpita
da un getto di luce rossa. Ariana corse verso di lei, seguita da Argo, mentre Bellatrix finalmente la notava.
- E tu chi sei, bella bambina? – sghignazzò.
Ariana controllò che la professoressa fosse ancora
viva, poi puntò la bacchetta contro la Mangiamorte e
gridò: - Stupeficium! –
La donna parò l’incantesimo, mentre la testa di una
delle statue di marmo saltava via con un sibilo. –
Vuoi fare sul serio, piccola – gridò, - AvadaKedavra! –
Ariana schivò il getto di luce verde e si ritrovò
vicino alla McGranitt; il dobermann cercò di scagliarsi
contro la donna, ma venne respinto. LuciusMalfoy combatteva con il
sorriso sulle labbra, la bacchetta che sparava maledizioni a tutta velocità.
- Cosa fai qui, Drake? –
chiese la Preside, con il fiato corto.
- Pensi a Potter, professoressa! – ribatté Ariana,
mentre LuciusMalfoy posava
lo sguardo su di lei.
- Non dire idiozie, Drake – gridò la McGranitt, arretrando - Torna nel dormitorio! –
Ariana la ignorò e scagliò un incantesimo contro Bellatrix, mancandola. La donna sembrava furiosa, ma intanto
alcuni Mangiamorte avevano messo fuori gioco Vitius e salivano diretti al piano superiore.
Da una delle scale sbucò DracoMalfoy, seguito da Blaise e
Pansy. Guardò inorridito la scena, mentre suo padre
scagliava un AvadaKedavra
contro la McGranitt, mancandola per un soffio.
- C’è quel traditore di tuo figlio! – gridò Bellatrix.
Ariana ne approfittò. – Sectumsempra!
– urlò, ma la Mangiamorte parò il colpo con il volto
deformato dalla rabbia.
Lucius si voltò e guardò Draco con occhi di ghiaccio, ma il ragazzo sostenne lo
sguardo. Lasciò che fosse Bellatrix a occuparsi della
McGranitt, e si voltò verso il figlio.
- Sporco traditore del tuo sangue – gridò, - Tu e
tua madre siete indegni di rimanere in vita! -
Tentò di colpire Draco con
un getto di luce rossa, ma il ragazzo lo schivò, entrando nella Sala, seguito
dai due amici. Lucius li guardò con un sorriso
beffardo. – Le vostre famiglie non saranno contente di sapere che siete passati
dalla parte sbagliata. Levatevi di mezzo! –
Bellatrix cercava di sopraffare la McGranitt, ma non ci riusciva. La Preside teneva duro,
anche se iniziava a essere stanca. Un pezzo di soffitto crollò colpito da una
maledizione scagliata da Rookwood, ma la Trollope li stava schiacciando. Avery
giaceva svenuto sotto il peso di una statua.
Ariana guardò verso la scala dove
aveva visto salire i Mangiamorte, pensando in fretta.
Non poteva rischiare di far catturare Harry. Saldò la presa sulla bacchetta e
gridò: - Stupeficium! –
Il getto di luce rossa schizzò verso LuciusMalfoy, maBellatrix fu rapida a
difendere il compagno, e gridò: - Ti attacca alle spalle, la bambina! –
Il Mangiamorte biondo si
voltò, sorpreso, e incontrò lo sguardo irato di Ariana. I suoi occhi vennero percorsi da uno strano fremito, e sorrise
malignamente.
- Ci penso io, Ariana! Vattene da qui! – gridò Draco.
La ragazza rimase immobile, gli occhi che
scattavano dal padre al figlio. Draco era abbastanza
forte da tenere a bada suo padre, e lei poteva approfittarne per cercare di
fermare i due Mangiamorte che erano andati a cercare
Harry. Prima di pentirsi della scelta, richiamò Argo con un fischio, si voltò e
corse su per la scala, sentendo la risata di Malfoy
senior.
- Così pensi di potere vedertela con tuo padre, Draco? – disse.
Draco fronteggiò suo padre con
gli occhi di ghiaccio e il cuore che batteva all’impazzata. Lo rivedeva,
finalmente, e poteva mostrargli che aveva abbastanza coraggio da mettersi
contro di lui.
- Dove si nasconde tua madre? – domandò Lucius, il volto contratto in una smorfia di rabbia.
- In un posto dove non la troverai mai – rispose Draco, la bacchetta alzata e puntata verso il Mangiamorte. Con un cenno disse a Blaise
e Pansy di seguire Ariana.
- Pensavo che fosse intelligente, oltre che bella –
disse Lucius, - Pensavo che avesse abbastanza
cervello per riconoscere la parte giusta –
- Infatti – ribatté Draco,
- Eravamo stufi di rispettare i tuoi stupidi e insensati ordini –
Voleva vendetta per tutti gli anni passati a
soffrire per un padre insensibile, malvagio e pazzo. Narcissa
lo aveva amato, ma presto aveva capito che Lucius era
solo un uomo senza cuore dedito alla violenza. E Draco
con lei.
- Hai tradito la tua famiglia – ringhiò Lucius, - Sono anni che serviamo
il Signore Oscuro meglio di tutti gli altri, e tu ci hai traditi. Meriti la
morte, per questo -
- Allora vieni a prendermi – disse Draco, gelido.
Durante gli anni, e fino a quando Lucius non era stato catturato e spedito ad Azkaban, si erano allenati nei duelli. Conosceva i punti
deboli di suo padre, i suoi metodi e le sue reazioni.
Poteva ucciderlo, ed era quello che forse veramente
voleva.
Ariana percorse le scale a
tre a tre, sperando di aver preso la decisione migliore. Incrociò Fred e George
che correvano dalla parte opposta, le bacchette in mano.
- Nella Sala Grande! – gridò Ariana, indicando con
la mano dietro di lei e sorpassandoli a tutta velocità.
I gemelli la guardarono colpiti, ma non si
fermarono e tirarono dritti verso il campo di battaglia.
Ariana sentiva in lontananza le grida dei due Mangiamorte che cercavano febbrilmente di raggiungere la
Torre dei Grifondoro. Doveva raggiungerli prima che
incrociassero Harry.
Qualcuno urlò di paura, e ad Ariana si gelò il
sangue nelle vene. Allungò il passo, finché non sbucò nel largo corridoio del
terzo piano. Sulle scale c’erano i Grifondoro,
terrorizzati, che si trovavano faccia a faccia con i
fratelli Carrow.
- Quanti bei bambini! – ghignò Alecto,
di spalle rispetto a lei.
Hermione stava in testa alla fila,
la bacchetta in mano e l’espressione impaurita ma risoluta.
- Stupeficium! – gridò
Ariana.
Amycus cadde a terra, mentre la
sorella si girava di scatto. Mezzo secondo più tardi, anche lei era stramazzata
sul pavimento, svenuta.
- Ariana! -
- Dov’è Harry, Hermione?
– chiese la ragazza.
- Non c’è! E’ sparito prima che potessi fermarlo! –
rispose la Caposcuola, disperata.
Ariana sentì l’irritazione crescere: Harry non
seguiva mai gli ordini. – Porta fuori tutti i Grifondoro,
Hermione. Riunitevi con gli altri Caposcuola e fate
attenzione ai Dissennatori. Argo, rimani con loro! –
Prima che la riccia avesse tempo di ribattere,
Ariana era già diretta alla Sala Grande, dove sapeva di trovare Harry.
Nella Sala c’erano ancora LuciusMalfoy e suo figlio con allaTrollope, ma la McGranitt
era a terra, insieme a Vitius. Fred e George
combattevano con Lupin con altri due Mangiamorte. Bellatrix era sparita, e i Dissennatori
fuori dal portone non c’erano più.
“Ma quanti sono?” pensò
disperata Ariana.
Malfoy senior scagliò un’AvadaKedavra verso Draco, e Ariana intervenne. Il getto di luce rossa venne rispedito indietro, mentre la ragazza avanzava
infuriata. Lucius la guardò, sorridente.
- Ti piace giocare con il fuoco, ragazzina? –
domandò, con la voce strascicata.
- Adoro
giocare con il fuoco – ribatté Ariana, - Cosa volete?
–
Lucius ghignò, e assomigliò in
modo incredibile al figlio. – Solo qualcosa a cui è
interessato il nostro Signore – rispose, muovendo lentamente la bacchetta.
- Non c’è più quello che cerca Voldemort
– disse Ariana, - Se siete qui per l’elmo, è stato già distrutto -
Lucius sembrò sorpreso, ma si
riprese presto. Draco la guardò senza capire. In
quello stesso momento Harry caracollò nella sala, la bacchetta in mano. Ariana
lo vide, e non fu l’unica.
- Prendete Potter! – gridò qualcuno.
Rookwood si era ripreso e aveva
rianimato Avery. Entrambi iniziarono a correre verso
il Bambino Sopravvissuto.
Ariana si gettò verso Harry e lo spinse su per le
scale, sparando un incantesimo alle sue spalle. Il ragazzo si oppose.
- Lasciami, Ariana! Non
metterti in mezzo! – gridò.
- Vattene subito! – ordinò lei a Harry, e tornò ad
affrontare LuciusMalfoy.
Draco si avvicinò velocemente,
tenendo sotto tiro il padre. Harry la superò e scagliò una maledizione.
- Dove sono Blaise e Pansy? – sibilò Ariana al biondo.
- Erano andati a cercare te e Harry –
Ariana imprecò, mentre la Trollope
riprendeva a combattere contro Rookwood e Avery. Fred, George e Lupin vennero
separati, mentre i due Mangiamorte con cui
combattevano scagliarono in aria una statua di bronzo. I gemelli si guardarono,
colti alla sprovvista, ma Lupin riuscì a far
schiantare la statua contro un muro prima che colpisse qualcuno.
La ragazza rimase immobile, di fianco a Draco. LuciusMalfoy
li fissava divertito, con Harry che lo attaccava disperatamente.
- Mi stupisce che tu conosca l’esistenza dell’elmo
– disse il Mangiamorte, scagliando Harry sulle scale
con un colpo di bacchetta – Ma non siamo qui solo per
quello –
- Cos’è la Chimera? – chiese
Ariana, scagliando uno Schiantesimo verso di lui.
- Nonderna! – Lucius parò il colpo e ghignò. – Qualcosa che tu non puoi
nemmeno immaginare –
Ariana gettò uno sguardo indietro, dove Harry la
fissava. – Vattene! – gridò, - Draco, portalo via! -
- Lodevole con quanto coraggio difendi il tuo amico
– disse Lucius, indicando Harry che non accennava a
muoversi.
Draco afferrò Harry per le
spalle e cercò di trascinarlo su per le scale. – Voglio affrontare quel
maledetto di Malfoy! Dov’è Piton?! – gridava.
Lucius sorrise. Ci fu una forte
esplosione, e Ariana fu sicura che Bellatrix fosse
appena entrata del dormitorio dei Grifondoro, alla
ricerca dell’elmo.
- Sectumsempra! – gridò
Ariana, ma la sua maledizione colpì il soffitto, e una pioggia di pietre e
intonaco cadde rumorosamente a terra.
- AvadaKedrava! – urlò Lucius, - Non
puoi sperare di fermarmi, ragazzina! –
Ariana si gettò di lato, raggiungendo uno dei
pilastri portanti. Scagliò un incantesimo verso il Mangiamorte,
sentendo le grida della Trollope.
-
Fred, George! Difendete Harry! – gridòAriana.
La ragazza sentì all’improvviso un dolore forte
alla gamba, mentre la fattura di Malfoy senior
colpiva il suo obiettivo. Un taglio profondo e doloroso si aprì sulla sua
coscia, e lei si lasciò scappare un gemito.
I gemelli Schiantarono il Mangiamorte davanti a loro, lasciando Lupin alle prese con Macnair. Raggiunsero Harry e lo afferrarono per le
braccia, uno da una parte e uno dall’altra, e lo trascinarono su per la scala.
- Chi credi di essere, ragazzina, per pensare di
poterti mettere contro di me? – rise Lucius, la veste
che fluttuava nel vento che proveniva dal portone aperto.
Ariana si portò una mano alla gamba. Alzò la
bacchetta e rispose, provocatoria: - Qualcuno di cui
tu non conosci nemmeno l’esistenza! AvadaKedavra! –
Lucius schivò la maledizione per
un pelo, il volto pervaso dalla sorpresa. Non contrattaccò, e guardò la ragazza
con gli occhi di ghiaccio. Anche Draco sembrava
sorpreso dalla sua freddezza, e rimase immobile, indeciso se intervenire oppure
no.
- Cos’è, Malfoy, ti
stupisce che una ragazzina come me abbia il coraggio di usare una Maledizione
Senza Perdono? – chiese Ariana.
Il Mangiamorte la guardò, l’espressione imperscrutabile. Roteò la bacchetta e
sorrise.
- Dimmi il tuo nome, ragazzina -
- Ariana Drake –
- Saresti un’ottima Mangiamorte,
Drake – disse Malfoy, nello stesso momento in cui la Trollope riusciva a schiantare nuovamente Avery.
Ariana teneva la mano sulla gamba, che pulsava.
Fred e George erano spariti, riuscendo a portare con loro Harry. Dracole si affiancò, pallido e
con un taglio sul braccio.
- Di sicuro lo sarei molto meglio
di te – ribatté lei, - Stupeficium! -
- AvadaKedrava! –
Ariana sentì la colonna a pochi metri da lei
crollare fragorosamente, e la Trollope si spostò per
evitare di finire sotto le macerie. Rookwood la colpì
con uno Schiantesimo, e la professoressa cadde,
svenuta. Lupin parò la maledizione di Macnair.
- Cerca Potter! – ordinò Malfoy
a Rookwood.
Ariana scattò con tutta la velocità che le permise
la gamba ferita - Stupeficium! –
La luce rossa finì contro la statua, e Rookwood riuscì a sparire su per la scalinata. Ariana
imprecò e tornò a concentrarsi su Malfoy: aveva paura
che Harry venisse catturato, o peggio, ucciso. Draco aveva la bacchetta puntata contro suo padre, ed era
pronto a sparare una maledizione.
- Dimmi cos’è la Chimera! – disse Ariana.
Lucius sorrise
malvagio.
– Non sei degna di conoscere il più grande segreto del Signore
Oscuro – rispose, - Ma puoi diventare una Mangiamorte,
se lo desideri –
Ariana ghignò, mostrando quanta più freddezza
possibile. – Nemmeno se mi torturate! – ribatté.
- Vattene di qui! – le gridò Draco,
- Me la vedo io con mio padre! -
Lanciò un incantesimo contro il soffitto, e Malfoyvenne distratto dai
calcinacci che caddero dal tetto. La ragazza corse verso la scalinata, tenendosi
bassa per evitare le maledizioni. Lucius la seguì,
gridando: - Non mi scapperai, ragazzina! –
Ariana raggiunse il terzo piano e imboccò un
corridoio, di corsa. Si voltò di scatto per lanciare un’AvadaKedrava, poi tornò a correre. La gamba le faceva male,
ma il dolore non era in grado si fermarla.
Con un’imprecazione, scivolò sul pavimento,
inchiodando. BellatrixLestrange
era davanti a lei, gli occhi fuori dalle orbite, e i cinque Dissennatori
al fianco.
Ariana sentì un gelo malefico invaderla, e la mano
che teneva la bacchetta diventare sudata.
- ExpectoPatronum! – gridò.
Davanti agli occhi di Bellatrix,
un drago d’argento con le fattezze di un Ungaro Spinato proruppe dalla punta
della bacchetta, ruggendo. Il corpo gigantesco invase tutto il corridoio, e con
un ruggito che fece tremare le pareti si scagliò
contro i Dissennatori, disperdendoli.
Ariana li superò di corsa, mentre il drago svaniva
in una nuvola di fumo con un ultimo ruggito. Bellatrix
si riprese e iniziò a inseguirla, insieme a Lucius. Draco doveva essere stato bloccato, perché non era con
loro…
- Non c’era! – gridò la donna, - Non c’era! -
- Non importa, il Signore oscuro ha già quelli che
gli servono –
Ariana ascoltò la risposta di Malfoy,
annotando tutto nella mente e sperando che Draco stesse
bene. Raggiunse la scala del quarto piano e salì, sentendo le voci di Harry e
dei gemelli che discutevano. Si fermò in cima alla scala.
- Bombarda! -
La scala espose in mille pezzi, lasciando solo un
troncone barcollante. Bellatrix, Lucius
e i Dissennatori si fermarono, per il momento senza
possibilità di raggiungerla. Lei girò a destra e vide Harry, Fred e George in
fondo al corridoio. Li raggiunse di corsa, il fiato
corto.
- Harry, ascolta i miei ordini! – urlò la ragazza,
infuriata. – Vattene di qui! –
- No! – ribatté il Bambino Sopravvissuto, - Non
scappo come un coniglio! –
Ariana non aveva altra pazienza da sprecare con
lui, così lo spinse lontano. – Fred, George, prendetelo di forza e andatevene!
– ordinò.
I due gemelli rimasero immobili, con Harry che
diceva: - Io non me ne vado! -
Ariana sentì la rabbia montare: quello non era il
momento per discutere. Alzò la bacchetta e la puntò contro Harry.
- Non è da conigli salvarsi la vita – sibilò,
mentre qualcuno gridava a poca distanza. – Scappa. Questo è un ordine di
Silente! -
Per tutta risposta Harry si gettò dietro di lei,
dove erano appena comparsi Bellatrix e Lucius. I Dissennatori avanzarono
veloci, fluttuando sul pavimento come fantasmi.
- ExpectoPatronum! -
Il cervo di Harry uscì dalla bacchetta e colpì uno
dei Dissennatori, scagliandolo lontano. Ariana e i
gemelli corsero verso di lui, mentre il Bambino Sopravvissuto cercava di
colpire Bellatrix.
- Il piccolo Potter ci vuole fare male! – cinguettò
la donna.
Ariana era talmente infuriata che scagliò a
velocità inaudita il suo Patronus. L’Ungaro Spinato
si frappose tra loro e i Mangiamorte, davanti al
cervo di Harry. La ragazza afferrò il Prescelto per le spalle e lo scaraventò
contro il muro, mentre il drago d’argento ruggiva, tenendo a bada sia i DissennatoricheBellatrix e Lucius.
- Harry, se non te ne vai, giuro che sarò io a
ucciderti! -
- Non sei nessuno! Non puoi dirmi cosa devo fare! –
Ariana colpì Harry con uno schiaffo in faccia con
tutta la forza che le rimaneva. Il ragazzo sembrò tornare in se stesso, e lo
spinse verso i gemelli. – Portatelo fuori! –
I due afferrarono Harry per un braccio e lo
trascinarono via, senza voltarsi indietro. Sparirono nel giro di qualche
secondo.
Ariana richiamò il drago, pronta
a guadagnare tempo.
L’Ungaro Spinato si scagliò contro uno dei Dissennatori ed emise una vampa di fuoco grigio. Quello non
fece in tempo a scansarsi e venne colpito in pieno,
dissolvendosi con uno strano risucchio e lasciando solo il mantello vuoto.
- Ma che razza di Patronus è? – gridò Bellatrix,
isterica.
Gli altri quattro Dissennatorivennero scagliati in aria e poi uccisi dal drago d’argento, sotto lo sguardo allibito di Bellatrix e Lucius.
- AvadaKedrava! – gridò Bellatrix
Il Patronus si mosse e
fece da scudo con il suo corpo, esplodendo in una nuvola di scintille
argentate. Lucius afferrò il braccio della donna.
- Ferma! Non ucciderla! – ordinò.
Bellatrix lo guardò sconvolta. – Non
darmi ordini, Malfoy! –
Ariana li attaccò, ma Lucius
fu più rapido, scagliandole una maledizione. La ragazza venne
spinta indietro, contro il muro.
- Potrebbe decidere di passare dalla parte giusta –
sibilò Malfoy, - Ricordati per cosa siamo venuti… -
Bellatrix lo guardò senza capire, la
bacchetta puntata verso Ariana. E se la Mangiamorte
non aveva compreso le parole dei Malfoy, forse Ariana
aveva capito: forse la Chimera era lei…
- AvadaKedavra! – gridò, ma i due si fecero scudo con un
incantesimo.
Bellatrix sembrava folle. – Tu,
stupida ragazzina! Con quale coraggio osi usare una Maledizione su di me! –
gridò. – Gravedas! –
Ariana volò due metri più indietro, mentre il
taglio sulla gamba si apriva ancora di più. Malfoy
afferrò le braccia di Bellatrix, infuriato.
- Stai ferma! – gridò, - Andiamocene! -
Trascinò la donna lungo il corridoio, ma quella si
divincolò. Ariana si appoggiò contro il muro, senza fiato né forze, sperando
che se ne stessero andando veramente. Non sarebbe stata in grado di andare
avanti ancora lungo.
- Riuniamo tutti e andiamocene – disse Lucius, - La ragazza ha fegato. Forse il Signore
Oscuro vorrà averla dalla sua parte -
Bellatrix si girò un’ultima volta, ed
estrasse qualcosa da una tasca. Ariana non ebbe i riflessi abbastanza pronti per schivare il pugnale dall’elsa nera, che con un sibilò si
conficcò nella sua spalla destra. Con un ghigno malvagio, la donna seguì LuciusMalfoy per il corridoio,
ridendo.
Poi i due Mangiamorte
sparirono per un corridoio, mentre Ariana si accasciava a terra con un gemito.
Spazio
Autrice
Allora, che mi dite? Diciamo che come capitolo è
abbastanza movimentato… Ci andava proprio un po’ di azione!
Fatemi sapere se vi è piaciuto, anche se per me non
è proprio il massimo… Comunque…
Nel prossimo
capitolo: Draco finalmente si renderà conto di qualcosa di molto
importante, e Ariana dovrà dare un sacco di spiegazioni… Soprattutto a Harry.
Kaimy_11: già, qui le cose si
evolvono in fretta… Chissà cosa combineranno i nostri due eroi… Hihi… Baci!
Pinca: allora, che mi dici di
questo capitolo? Ti ha sorpreso abbastanza? Ecco perché non ho voluto
anticipare nulla… Se no poi rovinavo la sorpresa. Sui
soprannomi, hai ragione: in effettiDraco poteva darsi un po’ più da fare… Ma cosa vuoi, il
fumo annebbia il cervello. XD Baci!
PetaloDiCiliegio: sono contenta che ti piaccia! Normalmente anche io sono restia verso i nuovi personaggi, però quando
mi è venuta l’idea di Ariana non ho potuto fare a meno di scriverla! In ogni
caso, ho cercato di integrarla il più possibile con la storia originale… Spero
di esserci riuscita abbastanza! Continua a seguirmi! Baci!
Lexie__o: già, che teneroni! Vedrai, vedrai, la
situazione si evolverà in fretta… E per la Chimera, una piccola risposta ti è
stata data in questo capitolo. Nei prossimi la questione verrà
approfondita. Baci!
Smemo92: sì, in
effetti il mio DracoMalfoy
è leggermente diverso dal normale… Però comunque in certe situazioni sarà
sempre il solito Serpeverde. O forse è la vicinanza
di Ariana a renderlo diverso? Baci!
Grazie a tutti coloro che
leggono e non lasciano un segno del proprio passaggio!
Draco correva disperato per i
corridoi bui. Era solo, la bacchetta pronta a colpire stretta in mano, e il
cuore che batteva all’impazzata. Non aveva mai provato tanta paura in tutta la
sua vita: sperava di ritrovare Ariana ancora viva.
Aveva incrociato Fred e George nei corridoi, che
tentavano disperatamente di convincere Harry ad andarsene. Il Bambino
Sopravvissuto sbraitava come un demente, e lui non aveva resistito a tirargli
un pugno in faccia, quando lo aveva quasi aggredito.
Era furioso per il fatto che
suo padre fosse riuscito a fregarlo, chiudendolo nella Sala Grande, e
incontrare Potter che aveva tanta voglia di farsi ammazzare quando Ariana stava
facendo di tutto per farlo uscire vivo dalla battaglia lo fece andare fuori di
testa. Per fortuna che al momento gli importava solo di trovare Ariana,
altrimenti lo avrebbe fatto a pezzi senza neanche aver bisogno di usare la
bacchetta.
C’erano un sacco di cose
che non capiva, soprattutto il fatto che suo padre aveva preferito inseguire
Ariana invece che tentare di fare fuori lui… Poi, aveva dato l’impressione che
sapesse qualcosa di strano… In ogni caso, avrebbe cercato la risposta alle sue
domande più tardi: adesso aveva per la testa qualcun altro.
La battaglia nel castello sembrava terminata,
perché non si udivano più grida ed esplosioni. Era stato un’idiota: perché
l’aveva lasciata da sola?
Svoltò a destra, e la finalmente la vide.
Ariana era seduta per terra, con la schiena
appoggiata al muro. Aveva un coltello conficcato nella spalla, che sanguinava
copiosamente, e un profondo taglio sulla gamba. Teneva gli occhi chiusi, ma
respirava ancora.
- Ariana! – gridò lui.
La raggiunse in due falcate, e la ragazza aprì gli
occhi. Il suo volto si deformò in una smorfia di dolore, mentre guardava l’elsa
del pugnale che spuntava dalla spalla. Lasciò cadere a terra la bacchetta.
- Harry? – domandò con voce flebile.
- Per una volta nella tua vita, pensa a te stessa!
– ribatté Draco, inginocchiandosi di fianco a lei.
Spostò la bacchetta caduta e tentò di pensare il più velocemente possibile:
doveva andare in infermeria. Forse quelle ferite non erano letali, ma la
ragazza aveva il viso pallido più di quanto lui potesse sopportare.
Ariana si spostò leggermente, appoggiando la testa
alla parete e afferrò l’elsa del pugnale che aveva conficcato nella spalla.
- Che vuoi fare? – chiese Draco,
fermandole la mano.
Ariana lo guardò un momento negli occhi,
determinata. – So quello che faccio – mormorò.
Draco si fidava abbastanza, e
lasciò che lei facesse quello che aveva in mente. Ariana trattenne il respiro e
con un gemito di dolore estrasse il pugnale dalla spalla. Con il fiato corto lo
lasciò cadere sul pavimento con un tintinnio. Rimase immobile, gli occhi
chiusi, cercando di riprendere lucidità. Poi, si appoggiò sulle mani e cercò di
rimettersi in piedi.
Draco la tirò su di peso,
tenendola per i fianchi. La sentì barcollare, senza forze, e la tenne in piedi.
- Che non ti passi nemmeno per la testa di
prendermi in braccio – disse Ariana, appoggiando una mano sul muro.
Il biondo sorrise, sentendo che stava
abbastanza bene da avere la prontezza di spirito per minacciarlo. Un attimo
dopo però la sentì vacillare ancora, e tornò serio. Ariana era bianca come un
lenzuolo, e le gambe le tremavano troppo per reggerla in piedi.
- Per una volta dovrai tenere a bada il tuo
orgoglio – disse, e la prese in braccio.
Ariana non aveva abbastanza forze per opporsi, ma protestò: - Giura che nessuno lo saprà mai –
- D’accordo -
Draco raccolse la bacchetta di
Ariana e il pugnale, poi si mise a correre verso l’infermeria, gettandole ogni
tanto un’occhiata per accertarsi che fosse ancora cosciente. La pelle della
ragazza era fredda e sudata, e il respiro flebile.
“Non mi morire proprio adesso” pensò disperato.
Quando varcò la soglia dell’infermeria, Ariana
aveva perso i sensi, e la maglia era zuppa di sangue. Madama Chips lo guardò allarmata e disse:
- La metta sul letto! –
Draco adagiò Ariana sulla prima
branda che trovò. Il taglio sulla gamba era più profondo di quanto avesse
pensato, e si rese conto che aveva anche lui i vestiti macchiati di sangue.
Madama Chips arrivò con
un vassoio di pomate e bende, poi prese un separé e lo piazzò davanti al letto
della ragazza, intimando a Malfoy di non avvicinarsi
ne disturbarla.
Draco attese, chiedendosi perché
non c’era nessuno degli altri nell’infermeria. Si appoggiò su un letto,
sentendo Madama Chips che praticava i suoi
incantesimi dietro la tenda bianca.
- Che razza di arma era? – domandò all’improvviso.
Il biondo si riscosse e si avvicinò al separé, il
pugnale dall’elsa nera in mano. Doveva essere di quella spostata di sua zia,
perché solo lei in famiglia aveva l’hobby del lancio dei coltelli.
Madama Chips lo raggiunse
e afferrò l’arma, esaminando la lama con sguardo critico.
- Uhm… Come immaginavo – sentenziò, - E’ avvelenata
-
Draco si allarmò.
– Si salverà? – domandò, con voce spezzata.
L’infermiera gli scoccò un’occhiata offesa. – Certo
che si salverà. Dubiti delle mie qualità? –
Impettita ritornò dietro il separé e continuò il
suo lavoro. In quel momento, nell’infermeria entrò la professoressa McGranitt, decisamente provata.
Guardò Malfoy con lo sguardo pieno di sollievo, poi
disse: - Anche lei sta bene… La signorina Drake? –
Draco fece un cenno verso la
tenda bianca che copriva Ariana e la Chips alla
vista. – E’ ferita, ma si riprenderà – rispose.
- Grazie al cielo, non è morto nessuno – esalò la McGranitt, - Tra poco verrà qui
Potter, e credo che debba prepararsi a dargli delle spiegazioni, signor Malfoy. E’ furioso -
La Preside sparì, lasciando Draco
da solo con i suoi pensieri. Dare delle spiegazioni a Potter,
niente di più difficile. Già per convincerlo ad andarsene aveva dovuto
prenderlo a pugni, figuriamoci a fargli credere che era dell’Ordine: avrebbe
dovuto lanciargli un AvadaKedavra.
Odiava quando Potter faceva di tutto per stare in
mezzo… A volte sembrava malato di protagonismo.
Madama Chips uscì da
dietro la tenda, e spostò il separé. Ariana era stesa sul letto, un po’ meno
pallida ma ancora priva di sensi. I capelli castani erano sparsi sul cuscino
bianco, e respirava piano, in modo quasi impercettibile. La spalla era
fasciata, e spuntava da sotto il lenzuolo candido.
La cosa che colpì di più Draco,
fu il fatto di vedere per la prima volta gli occhi di Ariana chiusi. Rimase
paralizzato dov’era, e solo all’ora capì che voleva
che quegli occhi verde smeraldo si riaprissero di nuovo, per guardarlo con
sfida, orgoglio e determinazione come avevano sempre fatto.
Non era possibile… Non poteva essersi innamorato…
Non di lei… Non di Ariana. Bellissima, certo, ma totalmente
diversa da lui. Troppo… Troppo semplice per DracoMalfoy, abituato ad aver a che fare con ragazze sofisticate, maliziose, vanitose. Troppo… Non trovava parole
per descrivere come fosse Ariana. A volte era distante, quasi fredda, altre volte sembrava una ragazza qualsiasi.
Come quando l’aveva vista giocare con Argo, quel
cane così grosso da trascinare via chiunque, eppure che lei trattava quasi come
una persona, con una dolcezza che aveva creduto non potesse appartenerle.
Faceva paura, a volte, tanto che più di una volta si
era reso conto che qualcuno aveva timore nel rivolgerle la parola…
Ma a Draco
piaceva per questo: perché Ariana non era
facile… Non era scontata, non era per tutti. Era Ariana, e basta. Diversa da tutti e uguale agli altri. Vicina e distante
nello stesso momento. Forte e delicata insieme. Perché
per quanto si desse da fare nel sembrare imbattibile, era sempre e comunque una
ragazza. E lui lo aveva capito.
La porta dell’infermeria si spalancò di colpo, e
Harry Potter entrò con la furia di un toro scatenato. Aveva un occhio nero,
dove lui lo aveva colpito con il famoso pugno. Andò dritto dritto verso di lui, seguito da Hermione
e Ron, che sembravano timorosi.
- Tu… Perché non me lo hai detto? – gridò il
Bambino Sopravvissuto, puntandogli un dito contro, - Che eri dell’Ordine? -
Draco lo guardò con lo sguardo
più distaccato di cui era capace.
- Fattene una ragione, Potter – disse gelido, - Non
ci sei solo tu che combatti il Signore Oscuro -
Harry lo guardò con un’espressione tale che il biondo
pensò che da un momento all’altro potesse emettere fumo dalle narici. – Da
quanto? – biascicò.
- Dall’anno scorso – rispose Draco,
senza guardalo. – Hai altro da chiedere? Perché se no
te ne puoi benissimo andare -
- Certo. Lei
mi deve dare delle spiegazioni – sbottò Harry, indicando Ariana, - E non solo a
me. La McGranitt non sapeva nulla, e nemmeno Fred e
George -
- Al momento non è in vena di parlare, se non hai
notato – ribatté Draco, caustico, - Torna quando si
sarà svegliata –
Draco si alzò dal letto e
raggiunse il Bambino Sopravvisuto, minaccioso. Gli
puntò un dito contro il petto, mentre Hermione e Ron
lo guardavano pronti a intervenire.
- Senti, Potter – disse con voce così fredda che il
ragazzo sembrò sul punto di fare un passo indietro – Si è sbattuta
per salvarti il culo, chiaro? E se tu non fossi stato così coglione da fare il
solito bambino malato di protagonismo quale sei, io avrei avuto il tempo di
evitare che finisse accoltellata da mia zia. Quindi, se non vuoi che ti faccia
nero anche l’altro occhio, ed è il minimo che potrei farti, ti consiglio di
uscire da qui e non farti vedere per un po’ -
Hermione prese Harry per un
braccio. – Avanti, Harry, ha ragione. Ariana non può parlare al momento.
Torniamo più tardi – disse.
I tre uscirono, e Draco
ritornò a sedersi sul letto di fronte e quello di Ariana, furioso. Tutta colpa
di quell’idiota di Potter… Se non fosse stato per lui, sarebbe rimasto con lei.
Si lasciò scappare un’esclamazione irata, mentre
Madama Chips lo guardava perplessa.
- Può andare, se vuole – disse.
- No, rimango. Quando si sveglierà? –
- Credo fra qualche ora. Avrà solo bisogno di
prendere una pozione Rimpolpasangue ogni tanto. Deve
solo riposare un po’ –
Draco si sbottonò i bottoni
della manica della camicia, pronto ad attendere il necessario. Voleva essere lì
quando Ariana si sarebbe svegliata.
Guardò la ragazza addormentata,
le guancie che una volta aveva visto rosse ora pallide. Ariana si mosse
impercettibilmente, ma non fiatò.
“Lo avresti mai detto, Ariana?” pensò con un misto
di divertimento e sorpresa, “Avresti mai detto che un giorno avresti fatto innamorare DracoMalfoy?”
Ariana si svegliò lentamente, sentendo la spalla
percorsa da una fitta di dolore. Si girò su un fianco, godendo
del calore che sentiva sotto le coperte. La pelle sfregò sulla stoffa
liscia del lenzuolo, mentre la luce di una finestra le arrivava dritta in
faccia.
Spalancò gli occhi e si tirò a sedere di scatto, ricordandosi
solo in quel momento cosa era successo.
Era in infermeria, sdraiata sul letto in fondo alla
stanza illuminata dal sole di dicembre, e DracoMalfoy la stava guardando, con un sorriso stampato in
faccia.
- Ma che… - borbottò
Ariana, - Che ore sono? -
- Le dieci – rispose Draco,
appoggiato al letto di fronte, con le maniche della camicia arrotolate fino ai
gomiti.
Ariana sentì le forze venirle meno, e si lasciò
ricadere sul cuscino. Madama Chips arrivò di corsa, con in mano un bicchiere colmo di una sostanza rossastra.
- Oh, finalmente si è svegliata – disse, - Tenga,
beva questo che le farà bene -
Ariana prese il bicchiere, sentendo ancora addosso lo sguardo di Draco, e
bevve. Mandò giù tutto d’un fiato, facendo una
smorfia.
- Ma è orribile! – disse
alla fine, restituendo il bicchiere alla Chips.
- Oh, non faccia così – disse la donna
allontanandosi, - E’ il prezzo da pagare per aver fatto l’incosciente –
Draco ridacchiò sotto i baffi, e
lei guardò l’infermeria. Era vuota, a parte loro due, quindi nessuno doveva essersi
fatto male.
- Perché continui a ridacchiare? – domandò
infastidita Ariana, visto cheMalfoy
non smetteva di guardarla. Poi si rese conto di essere in pigiama.
- Ehi! – disse.
Draco rise davanti alla sua
faccia offesa. – Guarda che anche in pigiama sei bellissima
lo stesso – ghignò.
Ariana scese dal letto sbuffando, ma Madama Chips la fermò prima che lei riuscisse a trovare le scarpe.
- Dove crede di andare? – gridò, - Si rimetta
immediatamente a letto! -
La ragazza la guardò dubbiosa: non si sentiva poi
così male. Cioè, la ferita alla spalla si sentiva un po’, ma non certo tanto da
costringerla a letto. All’improvviso però le forze le vennero di nuovo meno, e si lasciò cadere sul letto.
- D’accordo – sbuffò, sistemandosi i cuscini in
modo da poter stare seduta comoda. Draco la guardava
come se da un momento all’altro stesse per mettersi a ridere.
-Allora? – domandò lei, - Dove sono gli altri? –
- Nell’ufficio della McGranitt
– rispose Draco, - Stanno parlando con gli Auror del Ministero. Sono qui per scoprire come hanno fatto
i Mangiamortead entrare –
Ariana sbirciò dentro la maglia del suo pigiama
azzurro per guardare la ferita alla spalla, ma era bendata. – E’ morto
qualcuno? – chiese.
- No, l’unica che per poco non ci rimetteva le
penne sei stata tu – rispose il Serpeverde.
- Esagerato… - borbottò Ariana, - Mi sono solo
acchiappata un coltello nella spalla, per di più avvelenato, mi sembra. Argo? E
Blaise e Pansy? –
- Credo sia nei dormitori – rispose il biondo, - Blaise e Pansy sono nei
sotterranei di Serpeverde, alle prese con varie Strillettere mandate dai loro genitori… Ma non so
nient’altro: al momento ho visto solo Potter –
- Dove sei stato fino ad adesso? –
chiese Ariana, cercando la sua bacchetta negli abiti laceri appoggiati sul
comodino.
- Qui –
La ragazza si bloccò e guardò Draco,
perplessa. Alzò un sopracciglio. – E perché? –
- Per aspettare che ti svegliassi – rispose il
biondo.
- Oh, davvero molto romantico – ribatté Ariana, - Dov’è la mia bacchetta? –
Draco si avvicinò e gliela
porse, con il suo solito ghigno stampato in faccia. – Guarda che non ti sto
prendendo in giro – disse, - E’ la verità –
Ariana afferrò la bacchetta. – Certo… Comunque,
immagino che… -
In quel momento entrò
Harry, da solo, con un occhio nero e l’espressione feroce. Andò dritto dritto verso di lei, ma Draco si frappose. Il Bambino Sopravvissuto si fermò di
colpo e disse, minaccioso: - Fammi parlare con lei –
Ariana si rese conto che ormai si era scoperta, e
avrebbe dovuto spiegare tutto a Harry. Sospirò e disse: - D’accordo Harry,
parliamo –
- Fatelo più tardi – ribatté Draco.
Ariana non capì il gesto del biondo, ma non le
diede fastidio. In effetti non era in gran forma, ma
poteva ancora tenere a bada Harry Potter.
- Draco… Lascialo
passare, per favore – disse, - Non sto mica morendo -
Il Serpeverde si fede da
parte e Harry si avvicinò al letto.
- Draco, ti dispiacerebbe
uscire? -
Il biondo grugnì, però lasciò immediatamente
l’infermeria. Quel giorno sembrava particolarmente collaborativo, cosa strana
per lui. Ariana si sistemò meglio sul letto e guardò il ragazzo.
- Chi sei? – chiese Harry. – Perché ti sei messa in
mezzo? Perché hai menzionato Silente? Perché sai degli Horcrux?
-
Ariana rimase un attimo in silenzio, per decidere
da dove cominciare a rispondere.
- Harry… - incominciò, - Mi ha mandato Silente per
aiutarti. Ho conosciuto il Preside molti hanni fa, e
molto prima di te. Mi ha incaricato di proteggerti quando lui non avrebbe
potuto più farlo. E mi ha anche chiesto di trovare gli Horcrux
per te -
Il Bambino Sopravvissuto sembrava senza parole. La
stava guardando con la bocca aperta, gli occhi che saettavano.
- Il Preside non voleva che tu lo sapessi –
continuò Ariana, cercando di sembrare dolce, - Mi aveva chiesto di cercare di
mantenere l’anonimato… -
- Perché? – chiese Harry, arrabbiato, - Perché non
voleva che lo sapessi? –
Ariana sapeva di dover essere il
più delicata possibile. Rischiava di farlo infuriare ancora di più, se
gli avesse dato la risposta sbagliata.
- Harry, Silente ti voleva molto bene… Ti
considerava quasi un figlio – disse, guardandolo in faccia, - Non voleva
lasciarti solo ad affrontare Voldemort, perché sapeva
di non poter vivere in eterno. Così ha mandato me, capisci? -
Il ragazzo si voltò, guardando il soffitto con aria
pensierosa. – Pensava non fossi in grado di farcela da solo? – mormorò, - Non
mi credeva all’altezza. Ecco perché ha voluto che tornassi a Hogwarts… E per questo che volevi che me ne andassi,
stanotte? Volevi proteggermi? –
- Harry, sai meglio di me
cosa diceva il contenuto della profezia che ti fece ascoltare Silente due anni
fa – disse Ariana, - Non puoi sconfiggere Voldemort
se finisci ucciso prima di aver distrutto gli Horcrux,
capisci? -
Harry guardò la ragazza attraverso le lenti rotonde
degli occhiali. – Perché ha mandato proprio te? –
Ariana abbassò la testa, con un sospiro. Cosa rispondere?
- Ha mandato me perché non siamo poi così diversi –
disse, - Voldemort ha ucciso i miei genitori, proprio
come i tuoi. Ho vissuto sempre da sola. Voglio una parte della vendetta anche io -
Harry sembrò convinto dalle sue parole. – Quindi è per questo che vuoi aiutarmi? –
Ariana annuì. – Mi dispiace non averti detto nulla,
ma Silente pensava che forse non avresti gradito… -
Harry fece un sorriso amaro. – Inizio a credere che
Silente non si fidasse poi così tanto di me – disse.
- Ti sbagli, Harry. Si
fidava molto di te. Ma ti voleva bene, e come ti ho
già detto, non voleva lasciarti solo – Ariana cercava di essere il più
convincente possibile, - Lascia che ti aiuti. In due sarà tutto più facile -
- D’accordo – disse Harry, - Ma dovrai dire quello che hai detto a me anche a tutti gli altri. La McGranitt vuole sapere –
Ariana annuì. – Fornirò a tutti le dovute spiegazioni, ma ora non me la sento – sorrise amaramente, -
Credo di potermi prendere un pomeriggio di riposo… Fra qualche giorno ne
riparleremo con calma. Ah, Draco ti ha già detto che
è dell’Ordine? –
Harry alzò gli occhi al cielo. – Sì. Ora torno
dalla McGranitt, perché ci sono gli Auror del Ministero che stanno interrogando tutti… Grazie,
comunque, per quello che hai fatto questa notte –
Ariana sorrise. – Non mi devi ringraziare. Lo
faccio perchè lo voglio fare
– rispose, sapendo che non era la pura verità. – A dopo –
Harry uscì, lasciando la ragazza felice di non aver
subito una scenata in piena regola. Draco rientrò
nell’infermeria scambiando uno sguardo omicida con il Bambino Sopravvissuto, ma
non si parlarono.
Ariana rise sotto i baffi. – Sei stato tu a fargli
un occhio nero? – chiese.
- Già… Una sensazione davvero indescrivibile –
rispose Draco, guardando verso la porta che si
chiudeva.
- E come mai avete fatto a pugni? –
Draco si voltò verso di lei,
puntando i suoi occhi color tempesta in quelli verdi di Ariana. – Mi ha fatto
uscire fuori di testa. Non voleva andarsene, e io volevo venire a darti una mano. Odio chi mi fa perdere
tempo –
Ariana guardò il biondo, incerta
su quello che doveva dire.
- Io l’ho preso a schiaffi. Tu gli hai tirato un
pugno. Brutta nottata per Harry, eh? –
Draco annuì.
- Senti, io me torno a dormire…
E non rimanere qui perché mi dai fastidio – disse Ariana, mezza seria mezza
divertita, - Fammi un favore, vai da Hermione e dille
di portarmi qualche vestito normale, che non voglio stare tutto il tempo in
pigiama. E vai a dormire anche tu, poi -
- D’accordo – ghignò il biondo, - Cosa preferisci? Autoreggenti nere, o completo rosa da brava
ragazza? –
- Ah ah ah
– fece Ariana, - Spiritoso. Guarda che il braccio mi funziona abbastanza da
usare la bacchetta… Ti ho avvertito –
Draco se ne uscì, salutandola
con una mano e ridendo come un cretino.
Spazio
Autrice
Oggi non ho il tempo per rispondere alle
recensioni, mi dispiace!
Nel prossimo
capitolo:
Ariana studierà un piano insieme al magico Trio, ma si ritroverà davanti a
qualcosa che non aveva previsto…
In occasione della festa della donna, dedico questo capitolo a tutte le
lettrici di EFP
In occasione della festa della donna, dedico questo
capitolo a tutte le lettrici di EFP!
Capitolo 22
Progetti e rivelazioni
La settima seguente all’attacco a Hogwarts fu davvero strana. Le lezioni vennero
sospese per sei giorni, in modo da poter rimettere in sesto il castello, e
soprattutto il dormitorio di Grifondoro, che era
quello più disastrato. Ariana era rimasta segregata in infermeria per tutto il
tempo, e non aveva potuto vedere com’era conciato; Hermione
le aveva detto che il quadro della Signora Grassa era stato divelto
completamente e la Sala Comune sembrava fosse stata attraversata da un uragano.
D’apprima sembrò che la McGranitt volesse chiudere la scuola, ma dopo una
lunghissima riunione dei professori e di alcuni funzionari del Ministero, si
era deciso che Hogwarts doveva rimanere aperta, visto
nessuna delle altre scuole attaccate aveva chiuso. La sorveglianza venne triplicata, anche se si riteneva che un’ulteriore
attacco era poco probabile, dato che i Mangiamorte
non avevano mai preso due volte d’assalto lo stesso istituto.
Ariana dovette dare molte spiegazioni: prima alla McGranitt, poi ai menbri
dell’Ordine al completo. A tutti disse esattamente le stesse
cose: era a Hogwarts con l’ordine di aiutare Harry
Potter, ordine che arrivava da Silente in persona. Molti erano rimasti
perplessi, e qualcuno aveva chiesto come mai conoscesse così tanti incantesimi
pericolosi: lei rispose che era stato il Preside a insegnarglieli, in modo da
poter compiere meglio il suo lavoro. Era certa che qualcuno, soprattutto
Malocchio Moody, avesse fiutato qualcosa di strano
sotto, ma non era disposta a dire altro. Era stata scoperta, ma non ancora del
tutto.
Chiusa nell’infermeria, Ariana aveva passato la
settimana a guardare fuori dalla finestra, dato che
era l’unico posto che la Chips non le aveva vietato
di frequentare, e si era resa conto che molti studenti avevano lasciato la
scuola. Vide Lavanda Brown uscire insieme ai suoi
genitori, e altri ragazzi che conosceva solo di vista
abbandonare frettolosamente l’istituto. Gli studenti di Hogwarts
all’improvviso si erano dimezzati.
Draco venne a trovarla ogni
giorno, e notò nel ragazzo un comportamento strano. Prima di tutto non sembrava
minimamente turbato dall’aver visto suo padre, che oltretutto aveva cercato di
ucciderlo; e secondo, era decisamente più gentile del
solito. Ogni giorno lo vedeva nel parco insieme ad
Argo. Hermione faceva uscire il cane dal dormitorio e
lo consegnava a lui che si era offerto di portarlo fuori quando ce n’era
bisogno.
Non lo capiva. Non lo capiva proprio.
Appoggiata al davanzale della finestra, l’ultimo
giorno di degenza che le aveva promesso la Chips,
Ariana guardava il Serpeverdeed
il dobermann giocare nel parco. Sospirò, rendendosi conto che il problema era
proprio lei. Dalla notte dell’attacco si sentiva strana, e presto capì perché.
C’era qualcos’altro che frullava nella testa di
Ariana, e che la preoccupava parecchio. Il dubbio ormai lo aveva, e tanti pezzi
del puzzle avevano trovato il loro posto. E se la Chimera era un nome per
indicare proprio lei? Se suo padre la stesse cercando?
A essere sincera, non sapeva se Voldermort
la credesse ancora viva o meno. Sapeva di non averla uccisa, ma non si era mai
interessato a lei. Perché cercarla?
Forse voleva estorcerle informazioni su Silente, a
patto che sapesse che aveva passato molto tempo con lui… Forse, come aveva
detto LuciusMalfoy, voleva
che passasse dalla sua parte…
In ogni caso, Ariana aveva intenzione di rimanere
dalla parte in cui era sempre stata, e cioè quella di Silente.
- Bene, facciamo il ricapitolo
della situazione – disse Ariana, in piedi davanti a un tavolo rettangolare di
legno pregiato.
Lei, Draco, Harry, Ron edHermione si trovavano nella
Stanza delle Necessità, che si era trasformata in una piccola sala arredata con
mobili antichi e pregiati. Quella mattina Ariana era stata dimessa dall’infermeria,
e aveva subito deciso di fare con Harry il punto della situazione. E aveva
deciso di mettere il Serpeverde biondo a conoscenza
degli Horcrux, visto che
ormai faceva parte del gruppo e aveva fatto domande sull’elmo.
- Allora, i possibili Horcrux
ancora esistenti dovrebbero essere tre, giusto? – disse Ariana, - Mi hai detto
di averne trovato uno, vero Harry? -
Il Bambino Sopravvissuto annuì. Non gli aveva
rivelato che in realtà era stata lei a trovarlo e a metterlo nel forno, perché
preferiva fargli credere di aver fatto tutto da solo.
Già era stata fortunata avesse fatto poche storie per via del piano di Silente,
e non poteva pretenedere che incassasse anche questo
colpo senza fare una piega.
- Quindi, dovrebbero
rimanerne tre… - mormorò Hermione, - Dovrebbero
essere oggetti appartenuti ai fondatori di Hogwarts?
-
- Non è detto – rispose Ariana, - Ma l’altra volta
mi sono permessa di fare un salto fuori da scuola, e
sono andata a cercare il pettine di Isabel La Felì.
Era la compagna di Salazar Serpeverde, e ho pensato
potesse essere un Horcrux. Ho trovato l’originale, ma
non era quello che credevo –
- Come hai fatto a capirlo? – chiese Ron,
perplesso.
- Silente mi aveva insegnato un piccolo incantesimo
per identificarli. Lo insegnerò anche a te, Harry – disse Ariana, precendendo la domanda del Prescelto, - Teoricamente potrebbero essere un oggetto di Corvonero,
di Tassorosso e il serpente, Nagini…
Siete d’accordo? –
- E la Chimera? – domandò Harry, - Stavano cercando
quella, l’altra volta. Potrebbe essere un Horcrux? –
Ariana venne colpita da
una strana consapevolezza: non è che per caso lei era un Horcrux?
Cercò di non far trasparire la sua preoccupazione, quando rispose: - E’
possibile. Cosa credete possa essere? –
- Uhm… bella domanda – disse Ron.
Il trio pensava in silenzio, maDraco stava guardando Ariana. Lei distolse lo
sguardo, passeggiando avanti e indietro, cercando di stare calma.
Cavolo, se lei era un Horcrux era un bel problema. In effetti, quando Voldemort aveva ucciso sua madre, aveva potuto utilizzare
l’omicidio di Zahira per creare un altro Horcrux… Ci mise qualche secondo a tranquillizzarsi: stava
per farsi prendere dal panico.
Se lei era veramente un Horcrux,
come avrebbe fatto a proteggere Harry? Avrebbe dovuto uccidersi, per permettere
a lui di eliminare Voldemort… Lei sarebbe dovuta morire…
- Sentite – disse alla fine, - Se volete, possiamo
andare all’Accademia Aurelius, dove hanno la
biblioteca più grande che conosca… Possiamo cercare delle informazioni lì -
- Ehm… dove sarebbe l’Accademia Aurelius?
– domandò Ron, guardandola.
- In Italia – rispose Ariana, - Ci ho passato un
anno, ed è il posto più straordinario che conosca. Sono sicura che lì ci sono dei libri che potrebbero tornarci utili –
- Sì, ma come ci arriviamo in Italia? – domandò
Harry.
- Ci si può Materializzare all’interno? – chiese Hermione.
- No, ma per il viaggio non dovete preoccuparvi.
Penserò a tutto io – disse Ariana, gettando una rapida occhiata a Draco, - Possiamo arrivarci con la Metropolvere.
Dobbiamo solo decidere quando andare. Il Preside mi conosce e sa che aiutavo
Silente. Ci metto un attimo a mettermi in contatto con
lui e a organizzare tutto. –
- Non so… - mormorò Hermione,
- E’ sicuro andare in giro proprio adesso? –
- Ormai i Mangiamorte
hanno attaccato – ribatté Ariana, - E se non siamo al sicuro nemmeno qui, stare
fuori non cambia nulla. In ogni caso, se volete evitare di far notare la vostra
assenza, possiamo andarci durante le vacanze di Natale –
- Forse è meglio – disse
Ron.
Rimasero in silenzio a pensare. Draco
era l’unico a non aver parlato: continuava a guardare Ariana con l’espressione
seria. Lei iniziava a innervosirsi, ma non voleva fare sempre la parte della
cattiva.
- Direi di fare così – disse
Ariana, - Fino a Natale, non ci muoviamo da qui. Poi voi tornerete per le
vacanze dalla vostra famiglia, fino a dopo Capodanno. Il due gennaio vi raggiungo e andiamo insieme all’Aurelius.
Torneremo a Hogwarts quando rientreranno tutti gli
altri studenti, così non daremo troppo nell’occhio. Siete d’accordo? -
Harry, Ron edHermione si guardarono, annuendo. – Va bene – disse il
Bambino Sopravvissuto. – Facciamo così. Quindi pensi
tu al viaggio? –
- Faccio tutto io – lo rassicurò Ariana, guardando
l’orologio, - Bene, penso che sia meglio tornare nei nostri dormitori. Ah,
Harry, se fai qualche sogno strano avvertimi, per
favore -
Il Trio si diresse verso l’uscita, seguito da
Ariana. Draco era di fianco a lei, silenzioso come
tutta la sera.
I tre uscirono, ma Ariana venne
fermata dal braccio del Serpeverde, che le bloccava
la porta. Lo guardò con aria scocciata, ma lui disse: - Dobbiamo parlare –
Hermione sembrava preoccupata. –
Andate. Ci vediamo tra un po’ – disse Ariana, richiudendo la porta,
infastidita. Guardò il biondo con aria interrogativa.
- Cosa c’è? -
- Sei strana, Ariana – disse Draco,
incrociando le braccia, - E non dirmi che mi sto sbagliando, perché lo vedo
benissimo che sei preoccupata –
La ragazza si lasciò prendere da un moto di stizza:
odiava quando gli altri avevano ragione su di lei.
- Hanno appena attaccato la scuola – ribatté lei, -
Tutti sono preoccupati. E comunque non penso che debba venirti a raccontare
tutti i miei problemi -
Troppo aggressiva, lo sapeva, ma non aveva potuto
farne a meno. Non le andava che lui si fosse accorto che era veramente e
seriamente preoccupata.
- Non ti sto dicendo di raccontarmi tutti i tuoi
problemi, ma solo una parte – disse Draco, neutro, -
Cosa c’è che ti preoccupa? -
Ariana fece una smorfia, dandogli le spalle. – Una
cosa stupida. Niente di importante – rispose, - Tu,
piuttosto, perché mi stai addosso? –
Draco alzò gli occhi al cielo. –
Ti sto addosso? Chiederti se c’è qualcosa che non va
significa starti addosso? –
- Non è quello. Hai cambiato atteggiamento nei miei
confronti, da qualche giorno a questa parte – disse Ariana, fissandolo negli
occhi, - A che gioco stai giocando? -
- Non sto giocando proprio a niente – ribatté il
biondo, esasperato – Tu… Sei assolutamente incredibile… -
Un sorriso incredulo si aprì sulle labbra del Serpeverde, mentre Ariana lo guardava perplessa, senza
capire. Prima le chiedeva se era preoccupata, e ora che era a lei fargli una
domanda, lui se la rideva. Rimase a guardarlo mentre lui gettava una rapida
occhiata al soffitto, per poi girarsi di spalle.
- Allora? – domandò la ragazza, in attesa.
Draco si voltò, e fece due passi
verso di lei. Ariana rimase immobile, mentre lui si avvicinava decisamente troppo. Diamine quanto era alto!
- Ariana… Voglio farti una domanda – disse il
biondo, - Se ti dicessi che sono seriamente
preoccupato per te, cosa risponderesti? -
- Che ti stai sbagliando, perché non hai nulla di
cui preoccuparti –
- E se ti dicessi che mi piacciono molto le ragazze
con gli occhi verdi? – Draco fece un altro passo
avanti, mentre Ariana indietreggiava, confusa.
- Ti direi che non ha molto senso, al momento –
disse.
- E se ti dicessi che guarda caso tu hai proprio
gli occhi verdi? –
- Io non ho gli occhi verdi… Sono… Sono… - Ariana
si accorse di essersi appena appoggiata al bordo del tavolo. Ma
era impazzito?
- Malfoy, dimmi
chiaramente cosa vuoi – sbottò, più confusa che curiosa.
Draco era troppo vicino… Troppo,
e lei lo sapeva benissimo. La stava guardando negli occhi, divertito. E prima
che lei ebbe modo di scappare, la afferrò per i fianchi e la mise a sedere sul
tavolo, senza nessuna fatica.
- Non mi scappi – le sussurrò il biondo, ghignando.
Poi, la baciò.
E Ariana, lo sapeva, in quello stesso momento era
caduta nella trappola di Malfoy. Non si oppose, anche
se rimase comunque rigida come una scopa. Il bacio di Draco
era delicato, molto più di quanto lei stessa si aspettasse.
E le piacque.
Dieci secondi più tardi il suo cervello riprese a
lavorare normalmente, e si rese conto dell’idiozia immane che stava facendo.
Mise le mani sulle spalle del Serpeverde e lo
allontanò con fermezza, senza però essere troppo irruenta. Si
issò sul tavolo e un momento dopo era dall’altra parte, il piano di
legno a dividerli.
- Che diavolo fai, Malfoy?
– sbottò, cercando di essere irritata.
Il Serpeverde ghignò alla
grande. – Non mi sembra di aver fatto una cosa riprovevole – rispose, -
Potremmo approfondire un po’ di più la cosa, che ne dici? –
Ariana fece guizzare lo sguardo verso la porta. –
Nemmeno per sogno – ribatté, - Provaci un’altra volta e ti faccio a fette –
- Avanti, Ariana… Non fare tanto la difficile. Lo
so che ti è piaciuto -
Draco era divertito, lei per
niente. Si guardavano l’un l’altra con il tavolo in
mezzo, a fare da muto arbitro. La ragazza portò la mano nella tasca dei
pantaloni, pronta a prendere la bacchetta e guadagnare l’uscita. Ma non c’era. Fulminò Draco, che
rise.
- Oltre che ha baciare bene, so anche fare altre
cose – disse, mostrandole la sua bacchetta, che ora teneva insieme alla sua nella tasca.
Ariana era furiosa. Oltre a prenderla totalmente
alla sprovvista, le rubava pure le cose. Senza bacchetta si sentiva impotente,
piccola. E la cosa la spaventò. Era abiutata a
guardarsi sempre da sola, ma senza l’oggetto su cui affidava la sua stessa vita si sentiva assolutamente inerme. E non poteva nemmeno
tentare di riprendersela, perché non voleva rischiare altri attacchi da Draco.
Davanti alla sua espressione spaventata, Draco si addolcì.
- Non voglio farti niente – disse, - Volevo solo evitare che mi lanciassi una fattura: conosco le
tue reazioni -
- Perché? – domandò Ariana, sempre più confusa.
C’erano solo due cose sicure nella sua esistenza:
una era proteggere Harry Potter, e l’altra era che non si era mai innamorata in
vita sua. Perché diavolo DracoMalfoy
si permetteva di cambiare le cose?
- Perché mi piaci – rispose il Serpeverde.
- Stai mentendo – disse Ariana, - E’ una bugia –
Draco divenne serio. – Perché
dovrei prenderti in giro, Ariana? Sto cercando di
essere sincero con te, e lo sono stato dall’inizio –
Ariana si sentiva assolutamente spiazzata. Una parte di lei poteva anche ammettere di essere felice di quel
cambiamento, ma l’altra si rifiutava categoricamente di poter pensare anche per
un secondo di essere innamorata di DracoMalfoy. Non poteva, non adesso. Aveva un compito da portare
a termine…
- Non farlo mai più – esalò, - Io non voglio
crederti… Non… Non… -
- Perché la stai prendendo così male,
Ariana? – chiese Draco, - Che problema c’è? –
Ariana lo guardava con gli occhi spalancati, presa
dal panico. Un panico che derivava dal fatto che aveva capito bene che anche
lei provava qualcosa. Che in fondo lo aveva sempre saputo, che ma non aveva mai
voluto ammettere: il suo senso del dovere le imponeva di pensare solo a Harry
Potter, al suo compito. Non poteva rischiare di mettere tutto in pericolo a
causa del suo egoismo… Cosa avrebbe pensato Silente di
lei?
Si voltò, portandosi le mani alla testa. – Draco, io non posso… - mormorò, - Devo fare quello per cui
Silente mi ha mandata qui… Io… Ti stai sbagliando…
Sono solo una delle tante… Perché?! –
Appoggiò le mani alle
parete, cercando di mantenere la calma. Aveva paura, paura
che per un suo errore altri rischiassero la vita… Che il suo piano perfetto
fallisse a causa di una sua debolezza.
- Ariana, non sono mai stato così serio in tutta la
mia vita – disse Draco, da dietro le sue spalle, -
Sei la prima e l’unica ragazza verso cui io abbia provato un sentimento del
genere. Io per primo non ci credevo. Ma mi sono reso conto che mi sono
innamorato di te -
Lo sentiva a mezzo metro dietro di lei, ma non
aveva la forza di affrontarlo. All’improvviso, non sapeva se dire
la verità o una bugia: Draco le piaceva, davvero. Non
una cotta come quella di Ivan… Era qualcosa di diverso. E lei avrebbe tanto
voluto girarsi e dirgli che anche per lei era la stessa cosa, ma qualcosa la
bloccava. Era la paura, che cercava di tenere sempre nascosta, ma che provava
come ogni essere umano. Era il terrore di poter mettere in pericolo lui e tutti
gli altri.
- Draco… Io… Io non
posso. Devo portare a termine la mia missione -
- E’ solo una scusa, Ariana. Tu hai solo paura di
lasciarti andare – ribatté Draco.
Sentì le mani del Serpeverde
afferrare delicatamente le sue spalle e voltarla piano. Si ritrovarono
faccia a faccia, e Ariana riuscì a guardarlo negli occhi. Sì, le piaceva, ma
proprio per questo doveva tenerlo lontano.
Il biondo le afferrò il mento con una mano, e le
alzò il viso quel tanto che bastava per sentire il suo
respiro sulla bocca. – Io… - sussurrò Ariana.
Il bacio di Draco fu come
il primo, delicato e leggero. Evidentemente non osava di più, per paura che lei
la prendesse seriamente male e cercasse di fuggire. La ragazza rimase ferma, la
schiena contro il muro, un po’ più rilassata di prima.
Fu di nuovo lei a rompere il contatto, questa volta
ritraendosi lentamente. Con una certa esitazione lo abbracciò, posando la testa
sulla sua spalla.
- Non farmi questo – disse, - Io non posso, Draco. Ti prego, fa che io sia una delle tante… Lo sfizio
te lo sei tolto… -
- Perché vuoi farti così male,
Ariana? Non puoi essere una delle tante, semplicemente perché non lo sei mai
stata – Draco le solleticava la schiena con una mano
– Non puoi precluderti tutto solo per portare a termine una missione. Per una
volta smettila di pensare con la testa –
Aveva ragione, ma lei non poteva. Per tutta la vita
si era lasciata guidare dalla ragione, sempre, anche nelle situazioni più estreme. Ora aveva paura di perdere il controllo della
situazione, di perdere il controllo di se stessa.
Si staccò e lo guardò negli occhi. Per un attimo ebbe
la tentazione di baciarlo, ma si trattenne.
- Non posso e basta, Draco
– gli soffiò sul viso, - Ti prego, lasciami stare -
Poi sgusciò via, sfilandogli la sua bacchetta dalla
tasca, e uscì dalla Stanza delle Necessità, in silenzio.
Ariana tornò nel dormitorio, completamente
imbambolata. Hermione era ancora sveglia, e la stava
aspettando parlando con Ginny.
- Ariana, stai bene? – domandò la Caposcuola, - Sei
sconvolta -
La ragazza si sedette pesantemente sul letto,
portandosi le mani alla fronte. Le due amiche si avvicinaro,
preoccupate.
- Cosa è successo? –
chiese Hermione.
Ariana scosse la testa, perché era l’unica cosa che
al momento riusciva a fare. Non riusciva a togliersi dalla testa gli occhi
color tempesta di Draco, che l’aveva guardata in quel
modo… Le sue labbra, che l’avevano sfiorata con delicatezza…
Qualcuno le posò una mano sulla schiena. – Ariana,
cosa è successo? – chiese Ginny
dolcemente, cercando di tranquillizzarla.
- Malfoy ti ha fatto
qualcosa? – domandò Hermione.
Ariana aveva bisogno di parlare, di svuotare il
cuore dai sentimenti contrastanti che lo invadevano. Alzò la testa, trattenendo
un attimo il respiro. Anche se temeva il loro giudizio, parlò.
A spizzichi e bocconi raccontò loro cosa era
successo, e notò subito che le due non erano sorprese quanto lei. Ascoltarono
in silenzio, gettandosi ogni tanto un’occhiata significativa,
finchè Ariana non si alzò, avvicinandosi alla
finestra per riguadagnare la calma. Ora che si era svuotata, ricominciava a
vedere la cosa con altri occhi.
- Bè, lo immaginavamo già
da un po’… - disse Ginny, - Solo non credevamo che tu
potessi avere una reazione del genere –
Ariana si voltò verso la rossa. – Perché lo
pensavate? – chiese in un soffio.
- Non lo abbiamo mai visto comportarsi così con una
ragazza – rispose Hermione, - Di solito il suo
interesse dura al massimo per due giorni, finché non riesce a portarsela a
letto. L’altro giorno per poco non prende a botte Harry perché pensava che
fosse colpa sua se sei finita in infermeria… E’ non è una cosa che fa di solito
-
La bocca di Ariana si increspò
in un sorriso: ecco perché Malfoy si era fissato con
lei. Normalmente dopo due giorni riusciva a far cadere la ragazza ai suoi
piedi, ma con lei la sua tattica non aveva funzionato. Era stata una bella sfida
per lui, avvicinarla.
- Allora il suo è solo un gioco – disse dura, -
Vuole solo potermi inserire nella sua lista di trofei… -
- Non lo so, Ariana – disse Ginny,
dubbiosa, - Forse questa volta ha veramente parlato sul serio… Non lo abbiamo
mai visto fare o dire cose del genere… -
- Qualunque siano le tue intenzioni – la interruppe
Hermione, - L’unico vero consiglio che possiamo darti
è quello di andarci con i piedi di piombo. Malfoy potrebbe anche essere stato sincero, ma ci sono
anche ampie possibilità che la sua sia tutta una messa in scena –
“Parole sagge” pensò
Ariana.
- Andiamo a dormire – disse Hermione,
- Domani mattina ne riparleremo con calma, e soprattutto più riposate. E’
meglio così, credimi Ariana -
Le tre ragazze si infilarono
nel letto (Ginny si era traferita
al posto di Lavanda, visto che era andata via), augurandosi la buona notte. Il
dormitorio era avvolto nel silenzio, e si sentiva solo in respiro di Argo ai
piedi del letto.
Ariana non aveva bisogno di dormirci sopra, perché
sapeva già come comportarsi. Per quanto si fosse resa
conto che anche lei provava qualcosa verso Draco, non
voleva che la situazione si evolvesse. Non poteva mettere a rischio la
missione, perché sapeva che si sarebbe irrimediabilmente distratta. E poi,
c’era una motivazione molto più personale: non voleva soffrire più per colpa di
qualcuno.
Se Draco si fosse
rivelato quello che in realtà era, e cioè il solito insensibile senza cuore,
lei ci sarebbe stata male, esattamente come era
successo con Ivan. E sarebbe stato ancora peggio,
perché questa volta non si trattava di una semplice cotta… Il suo cuore non
poteva sopportare di essere spezzato un’altra volta.
“Ma potrebbe essere veramente sincero” disse una
parte piccola piccola della
sua anima, “Potrebbe non essere quello che pensi tu”.
Zittì quella voce, che lei sapeva provenire da un
angolo remoto del suo cuore. Ci avrebbe tanto voluto credere, ma non poteva. E
si odiò profondamente per questo.
Spazio
Autrice
Sono contenta che il precedente capitolo vi sia
piaciuto! Spero che questo vi piaccia altrettanto!
Mi dispiace da morire, ma oggi proprio non riesco a
rispondere alle vostre recensioni: giuro che domani posto il prossimo capitolo!
Per farmi perdonare! (ultimamente sono un po’ incasinata!)
Il giorno seguente, Ariana non uscì dalla torre
nemmeno una volta. Hermione e Ginny
andarono a fare colazione, ma lei rimase in camera, con Argo. Saltò anche le
lezioni, per paura di rivedere Draco e doverlo affrontare.
Non le faceva bene stare lì con le mani in mano, ma non era in grado di affrontare la realtà e sapere
di dover incontrare gli occhi grigi di Draco. Non
poteva nemmeno pensare che solo vederlo le avrebbe provocato una fitta
dolorosissima al cuore: era riuscito dove tutti
avevano fallito. Farla innamorare di lui.
Forse se non fosse stata quello che era, Merope Riddle, la figlia di Voldemort
allevata da Albus Silente, il suo acerrimo nemico,
avrebbe anche potuto pensare di lasciarsi andare, di rischiare e farsi ferire,
ma non voleva. Il suo stupido ed eccessivamente sviluppato senso del dovere le
imponeva di chiudere la cosa il più in fretta possibile e concentrarsi su
quello che doveva fare. E siccome seguiva sempre la sua testa e non il suo
cuore, era quello che avrebbe fatto.
Hermione e Ginny
tornarono a trovarla nel pomeriggio, dopo le lezioni. Sembravano preoccupate
per lei, ma ormai aveva superato la fase critica. Tempo qualche giorno e
sarebbe tornata quella di un tempo.
- Non voglio farmi usare come una bambola – disse
alle due ragazze, - Non riuscirà a farmi capitolare. Non di nuovo. Ho altro a cui pensare, che a uno stupido Serpeverde
-
Hermione e Ginny
la guardarono dubbiose, consce quanto lei che quello che aveva appena detto non
era tutto vero: Draco non
era affatto stupito, e sul fatto che non sarebbe riuscito nel suo intento c’era
qualche dubbio.
Il giorno seguente Ariana andò a lezione, visto che non c’erano ore insieme ai Serpeverde,
e passò una giornata abbastanza tranquilla. A colazione, pranzo e cena ignorò
del tutto Malfoy, come se nemmeno esistesse, aiutata
da Hermione e Ginny. Lui
non fece niente per cercare di parlarle, e la lasciò stare per tutto il tempo.
Nel pomeriggio, durante la lezione di
Trasfigurazione, la Caposcuola le passò un bigliettino ripiegato con cura, con
l’espressione quasi mortificata.
- Me lo ha dato Malfoy dopo pranzo – le sussurrò, - e mi ha chiesto di
dartelo. Spero di non aver fatto male -
Ariana prese il biglietto e disse: - Non ti
preoccupare, Hermione. Qualunque cosa sia, non hai
fatto niente di male –
Aprì il foglietto con le mani che tremavano
impercettibilmente, immaginando il contenuto.
Mi dispiace per quello che
è successo l’altra sera. Vorrei parlare con calma con te, a quattrocchi.
Se sei d’accordo,
incontriamoci dopo le lezioni nel parco, nel posto in cui vai sempre con Argo.
Ti prego di accettare,
perché abbiamo bisogno di parlare.
Draco
Ariana richiuse il biglietto con un sospiro,
guardando la McGranitt che tentava di riportare
all’ordine due rumorosi Fred e George. Doveva aspettarselo. Ma
forse aveva ragione Draco: dovevano chiarirsi il più
in fretta possibile, così da chiudere la storia ancora prima che iniziasse.
Hermione la guardava preoccupata,
temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato.
- E’ tutto a posto – le disse Ariana, - Mi ha
chiesto di incontrarci dopo le lezioni -
- Andrai? –
- Sì, ci andrò – rispose Ariana, senza aggiungere
altro.
Due ore dopo, camminava a testa bassa verso il
lago, con Argo che le camminava al fianco. Il parco era gelido, ma era abituata
al freddo. Iniziava anche a cadere un po’ di nevischio, che si appiccicava agli
abiti, rendendoli umidi.
Ariana aspettava con le braccia incrociate, quando
vide Draco venire verso di
lei con il suo elegante cappotto nero. I minuscoli fiocchi di neve si posavano
sui suoi capelli ben pettinati, lasciando delle goccioline scintillanti.
Rivederlo adesso, alla luce del sole, dopo quello che era successo nella Stanza delle Necessità, la
faceva sentire strana. Quello che era accaduto le sembrava un sogno indistinto
e frammentato, e aveva quasi la sensazione che se lo fosse solo immaginato.
Possibile che lei avesse baciato Malfoy?
- Ariana – disse Draco,
con un cenno del capo.
Lei rimase in silenzio, in attesa che fosse lui a
parlare per primo. Si guardavano in faccia, gli occhi che cercavano di cogliere
quello che stava pensando l’altro.
- Forse siamo partiti con il piede sbagliato… –
incominciò il Serpeverde.
- Sei tu quello che è partito con il piede
sbagliato – ribatté Ariana, - Io non sono partita affatto –
Draco sorrise
mesto.
– D’accordo, sono io che ho commesso un errore. Quello che non riesco a capire,
è perché tu te la sia presa tanto –
- Te l’ho detto: non posso permettermi di perdere
tempo – disse Ariana, cercando di non far tremare la voce, - Sono qui per una
ragione, e non ci sarà nulla a farmi cambiare idea -
- Mi stai dicendo una bugia
– disse Draco, - Non centra niente con il tuo
importantissimo compito, qualunque esso sia. Potrai inventarti centinaia si
scuse, ma non ti libererai tanto facilmente di me –
Ariana sbuffò, voltandosi. – Lasciami in pace,Malfoy. Trovati una ragazza
più bella, più intelligente e più disponibile di me, e lasciami vivere la mia
vita. C’è ne sono tante a Hogwarts, e uno come te non
dovrebbe fare fatica a trovarne una –
- Non posso trovare un’altra Ariana – ribatté Draco, - L’unica che ho trovato è qui davanti a me, e fa di
tutto per convincermi che non le piaccio, quando so bene che è il contrario -
La ragazza si voltò, quasi divertita. – E perché
pensi di saperlo? – domandò.
- Perché quando ti ho baciato la seconda volta, non
ti è dispiaciuto poi tanto – rispose Draco,
ghignando. – O mi sto sbagliando? -
- E se anche fosse? – disse Ariana, - Io non posso,
ed è la mia ultima parola –
Sapeva che si era appena tradita: era chiaro che
lui aveva ragione, ma lei non poteva fare a meno di mentirgli.
Draco si stava avvicinando, e
lei si allarmò. Era certa che se lui avesse tentato di
baciarla, non si sarebbe opposta, e non voleva rischiare. Si avviò verso il
lago, con Argo vicino vicino.
- E se provassimo a uscire insieme, qualche volta?
– propose Draco.
- No –
- Ariana, sei esasperante – Draco
era dietro di lei – Ti faccio così schifo? Perché non ho mai trovato una
ragazza in tutta la mia vita che si lamentasse di me… -
Ariana si voltò di scatto, ritrovandosi davanti l’espressione divertita del Serpeverde,
che chiaramente la stava prendendo in giro. Per lei era una cosa seria, ma il
biondo non la pensava allo stesso modo.
- Non mi fai
schifo – disse, - Ti sto solo dicendo di starmi
lontano. E’ un concetto semplice da capire, anche per te -
Draco fece un passo avanti,
ridacchiando. – C’è un problema – disse.
- E sarebbe? – domandò Ariana, indietreggiando.
Il biondo si avvicinò ancora in modo assurdamente
pericoloso. – Mi fa impazzire il fatto che tu non
voglia essere toccata – rispose.
- Argo… - sussurrò la ragazza.
Il dobermann si parò davanti a loro, e iniziò a
saltare cercando di leccare la faccia al Serpeverde.
Ariana si mise a ridere, quando Draco si ripulì
velocemente la faccia con aria schifata.
- Scemo di un cane… - borbottò.
- Così impari – disse Ariana, allontanandosi di
qualche metro, - Continua a starmi addosso e ti faccio baciare da Argo –
- Se può servire… - mormorò Draco,
poi aggiunse: - Ah, comunque lui bacia molto meglio di te –
Ariana lo guardò scettica. – Ah, davvero? –
- Ci mette un po’ più di… Non saprei… Impegno? – Draco ridacchiava, e Ariana era infastidita.
- Allora continuate pure, se volete – disse lei.
- Magari potrei darti qualche lezione – propose il Serpeverde, - Che ne dici? –
- No, vai a farle con qualcun altro –
- Come siamo permalosi – disse Draco,
avvicinandosi, - Sto scherzando –
- Malfoy, stammi lontana
– lo minacciò Ariana, vedendo che lui stava venendo verso di
lei.
Il quel momento notarono
qualcuno camminare verso di loro. Sembrava uno studente del quinto anno di Grifondoro, che lei sapeva si chiamasse Jack.
- Ariana? – la chiamò.
- Cosa c’è? –
- La McGranitt vuole
vederti nel suo ufficio – disse Jack.
- D’accordo, arrivo –
Il ragazzo se ne tornò di corsa al castello, mentre
lei gettava un’occhiataccia a Draco, che ghignava
come al solito.
Risalirono insieme il parco poi, arrivati al
castello si divisero, e Ariana prese la strada per l’ufficio del Preside.
Arrivata davanti al gargoyle di pietra, attese che la
McGranitt venisse ad aprirle.
- ‘Sera, professoressa -
- Buona sera, signorina Drake – disse la strega,
conducendola su per la scala circolare.
- Come mai voleva vedermi? – chiese Ariana.
- C’è una persona
per lei – rispose la McGranitt, aprendo la porta
dell’ufficio.
Le due entrarono, e Ariana vide subito chi la stava
aspettando. Era un’uomo
dalla carnagione olivastra e il naso adunco, con i capelli neri e untuosi. I
suoi occhi neri indugiarono un momento sulla ragazza, curiosi e distaccati al
tempo stesso.
SeverusPiton.
Ariana guardò lo ziastro con espressione
impassibile, conscia per un momento che lui sapeva esattamente chi era. Era
passato più di un anno da quando si erano visti per l’ultima volta, ma non era
cambiato per nulla.
- Piton – sibilò, con un
cenno del capo.
- Ariana –
La McGranitt guardò i due
con aria di chi comprende ora molte cose. – Immagino che vi conosciate già,
visto che lavoravate con Silente – disse.
- Esatto – mormorò Ariana, avvicinandosi alla
scrivania della Preside che una volta era appartenuta ad Albus
Silente. Il suo quadro era appeso sopra il camino acceso, e il vecchio stregone
la stava guardando come faceva di solito: con distacco.
- Come mai sei qui? – domandò la ragazza, rivolta
all’uomo.
- Sono venuto per parlare con te – rispose Piton.
- Allora parla –
Piton lanciò un’occhiatta alla McGranitt. –
Dobbiamo parlare in privato – disse.
- D’accordo – Ariana si voltò verso la Preside, -
Le dispiacerebbe lasciarci soli? Se sarà necessario, riferirò tutto all’Ordine
e a lei, naturalmente -
La McGranitt si alzò, ma
la sua espressione lasciò intendere che era contrariata. Si avviò verso la
porta a grandi passi, e disse: - Quando avrete finito, vi prego di richiamarmi –
Detto questo, la strega uscì chiudendosi la porta
alle spalle, lasciando Ariana e Piton a guardarsi in
cagnesco. Non aveva mai apprezzato quell’uomo, lo trovava viscido.
- Ebbene? – disse lei,
andandosi a sedere al posto della McGranitt e
incrociando le braccia. Non sopportava lo sguardo del quadro si Silente, anche
se si trattava solo di un ritratto.
- Sono venuto per avvertirti – risposePiton, gli occhi che la scrutavano freddi e
distaccati, - Il Signore Oscuro ti sta cercando –
- Questo lo immaginavo già – disse Ariana, - Mi ha
anche dato un bel soprannome: la Chimera.
Davvero originale –
- Non è un soprannome – ribattèPiton, vagamente stizzito, - Ti sta cercando perché
ti vuole dalla sua parte. Silente non aveva previsto che lui scoprisse che eri
ancora viva –
Ariana si strinse nelle spalle. Stranamente non
aveva molta paura per se stessa, nè di incontrare suo
padre. – Perché all’improvviso mi vuole dalla sua parte? – domandò, - Mi ha
abbandonato nella speranza che io morissi, e ora vuole che torni da lui? –
- E’ venuto a conoscenza
di una profezia – disse Piton, - Ma nessuno tranne lui ne conosce il contenuto. Ci
ha solo chiesto di trovarti… E solo alcuni Mangiamorte
sanno che sei sua figlia -
- Quindi era a me che si riferiva LuciusMalfoy, la notte che è stato qui – lo interruppe Ariana, - Perché non ha voluto
catturarmi? –
- Perché il Signore Oscuro
voleva che ti trovassimo e basta. Pensa di poterti convincere con le buone a
passare dalla sua parte – rispose Piton, - Crede che
la profezia parli di te… -
- C’è già una profezia su di lui, non gli basta? –
lo interruppe di nuovo Ariana.
Piton aveva una vena che pulsava
sulla tempia giallatra, ma non osava arrabbiarsi con
lei. Nutriva da sempre uno strano timore nei suoi confronti, nonostante fosse
il suo ziastro. Non si era mai permesso di sgridarla o alzare la voce, e aveva
sempre sopportato in silenzio le sue frecciate. Ariana non ne capiva il motivo,
ma approfittava della situazione perché quell’uomo la disgustava profondamente.
Non sapeva come Silente avesse potuto fidarsi ciecamente di lui per tutti
quegli anni.
- Questa profezia è molto più importante di quella
su di lui e Potter – sibilò Piton, - Ci sono in ballo
forze che tu non immagini nemmeno… -
- Mi hai appena detto che nessuno oltre lui conosce il contenuto di questa profezia – ribatté
Ariana, - Come fai a sapere di cosa tratta? –
- Perché il Signore Oscuro
ha in mente un piano – disse Piton, - Ha trovato
qualcosa di cui non vuole riverlarci nulla. Sono mesi
che ci manda in giro a cercare degli oggetti che apparentemente non hanno
senso, ma io penso che per lui abbiano un significato. Li vuole usare per
qualcosa –
QuindiVoldermort
non stava cercando solo lei, cercava anche gli Horcrux
come aveva sospettato. E in più, non aveva rivelato cosa fossero ai Mangiamorte…
- Quanti ne aveve
trovati? – chiese Ariana, incrociando le dita.
- Due… E qualunque cosa fossero,
erano quelli che voleva lui – rispose Piton.
Ariana imprecò mentalmente: aveva tutti gli Horcrux, tranne uno. E se ne mancava solo uno, significava
che c’erano grandi possibilità che quell’unico fosse proprio lei… Perché
cercarla? Perché volerla dalla sua parte, se non per riappropriarsi del suo Horcrux?
Cercando di non far trasparire la sua
preoccupazione, domandò: - Tu fino ad adesso cosa hai fatto?
-
- Ho seguito i suoi ordini – rispose l’uomo,
stizzito – Sono venuto appena ho potuto. Ci controlla tutti. Sembra non si fidi
più di nessuno –
- Che piani ha su Potter? – chiese Ariana.
- Non lo so – Piton
sembrava nervoso dal fatto di non essere in grado di rispondere alle sue
domande, - Al momento sembra che non gli importi un gran chè
di lui –
- Cosa sa di me? – domandò
la ragazza, guardando lo ziastro negli occhi.
- Abbastanza da poter affermare che saremmo stati
in grado di riconoscerti per quello che eri,
quando ti avremo visto per la prima volta –
Ariana si allontanò dalla scrivania, sentendo la
paura invaderla per un attimo. Forse con il fatto che lei fosse un Horcrux si spiegavano le particolari capacità che aveva… Forse per quello che assomigliava incredibilmente a Voldemort…
- Non sei riuscito a capire niente su quello che
vuole fare con quegli oggetti? – chiese.
- No, ma credo gli servano
per un rito… Sono mesi che si
documenta – rispose Piton.
- E il Ministero? Ha intenzione di attaccare? –
- Sì, ma solo dopo che avrà portato a termine il
suo piano –
Ariana aveva abbastanza materiale su cui
riflettere. Rimase in silenzio per qualche minuto, sentendo lo sguardo del
ritratto di Silente sulla nuca.
- Hai altro da dirmi? – mormorò.
- No –
- Allora puoi andare – Ariana non lo degnò nemmeno
di uno sguardo, maPiton non
si mosse.
- Ariana… -
La ragazza alzò lo sguardo. Piton
la guardava intensamente, con una strana espressione negli occhi neri. Per un
momento Ariana sentì un moto di compassione verso quell’uomo, ma venne subito sostituito dal disprezzo.
- Cosa c’è? – disse, fredda.
- Non sai quanto sto rischiando, venendo qui – disse Piton, la voce bassa,
- Spero che apprezzerai il mio gesto… In fondo sono tuo zio -
Ariana lo guardò, una smorfia che le increspava le
labbra. – E’ una vita che rischio la vita per il mondo magico, quando nessuno mi ha dato la
possibilità di scegliere – disse, - E nessuno mi ha mai ringraziato. Tu lo stai
facendo di tua spontanea volontà, e oltretutto Silente ti ha sempre apprezzato
per questo. Io lo faccio perché lo devo fare, e c’è
una bella differenza. Se vuoi che ti dica grazie, hai sbagliato persona.
Capisco il rischio che corri, ma tu non lo stai facendo per me… Lo fai per Lily Potter, per te stesso, per mia madre, o per chiunque
tu voglia farlo –
- Sei
esattamente come tuo padre – sibilò Piton, le
labbra increspate come quelle di un cane rabbioso.
- Lo so, me lo hanno detto tante volte – disse Ariana con leggerezza, - Ma a differenza di Potter, io
non amo sentirmi dire che assomiglio ai miei genitori… Avevi solo da crescermi
tu, al posto di lamentarti di me. Ma visto che a suo
tempo hai preferito far finta che non esistessi, ora sta zitto e continua per
la tua strada –
Piton non volle ribattere, punto
sul vivo. Aveva sempre saputo della sua esistenza, persino prima di Silente, ma
aveva preferito tacere e far finta che fosse morta insieme alla sua
sorellastra. Ariana non lo disprezzava per questo: lo capiva, almeno un po’.
Crescere la figlia segreta di Voldemort non doveva essere
una grandiosa prospettiva.
- Potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo –
disse Piton, voltandosi.
Ariana guardò le spalle dello ziastro, rendendosi
conto che poteva essere la verità. Forse era stata troppo dura, con lui…
- Allora buona fortuna – disse, - Spero che i tuoi
sforzi vengano ripagati al più presto -
Piton si voltò, e per un attimò sembrò che negli occhi scuri balenasse una scintilla
di gratitudine.
- Buona fortuna anche a te, Ariana – disse, e uscì
dalla porta.
Spazio
Autrice
Oh, rieccomi finalmente!
E’ stata una settimana un po’ incasinata, e ho avuto solo il tempo di postare i
capitoli senza rispondere alle recensioni!
Allora, prima di tutto voglio fare gli auguri a
tutte le donne! Buona Festa delle Donne!
Secondo, vorrei commentare gli eventi accaduti
negli ultimi capitoli: finalmente Draco ha fatto il primo
passo, ma la nostra Ariana è decisamente confusa. Non
prevedeva proprio una cosa del genere, anche se così bella. Ha concentrato
sempre le sue energie sul compito che Silente le ha affidato, e ha paura di
mettere tutto il suo lavoro a repentaglio… Povera, speriamo riesca a trovare un
equilibrio dentro se stessa!
Nel prossimo
capitolo:
arrivano finalmente le vacanze di Natale, e Ariana pensa di poterle passare in
pace a Hogwarts, senza magico Trio e Malfoy, ma su un punto si sbaglia di grosso…
A Lexie__o: visto, anche Draco si scioglie qualche volta. Spero che questo capitolo
ti sia piaciuto, e come promesso l’ho postato già oggi. Ti ringrazio per gli
auguri, e li rifaccio anche a te! Baci!
A Kaimy_11: lo so,
Ariana ha una testa dura come quella di un mulo. E’ abituata a seguire la
ragione e non il cuore, e al momento la ragione le suggerisce di concentrarsi
solo su una cosa: Harry. Anche se però bisogna ammettere che con uno come DracoMalfoy bisogna andarci
cauti: certe volte il lupo perde il pelo ma non il vizio. Vedrai, anche lei
imparerà che i sentimenti sono più forti della ragione! Baci e auguri!
A Smemo92: brava, hai capito la migliore qualità di Draco:
riesce a capire perfettamente Ariana, e lo dimostrerà anche in futuro. Non sa cosa preoccupa
Ariana, ma sa che è qualcosa di importante e sta
cercando di comportarsi di conseguenza. Baci e auguri!
La prima cosa che fece Ariana dopo l’incontro con Piton fu parlare con Harry e dirgli che la ricerca degli Horcrux era sospesa, dato che ormai Voldemort
li aveva trovati tutti, ma evitò
accuratamente di dire che lei poteva essere uno di questi. Gli spiegò
velocemente della possibile nuova profezia, a cui lei
però credeva poco, e decisero comunque di andare all’Accademia Aurelius per cercare qualche informazione.
Quelle che precedettero il Natale furono settimane
snervanti, per Ariana. Si chiuse in un silenzio di tomba, divisa tra la
preoccupazione di un nuovo attacco alla scuola e il fatto che lei poteva essere
un Horcrux. Aveva provato su stessa l’incantesimo che
le aveva insegnato Silente, anche se il Preside le aveva detto che sulle
persone poteva non funzionare: si basava infatti sulla
rilevazione di un’anima all’interno degli oggetti, e lei un’anima sua l’aveva
per forza; se fosse presente anche una parte di Voldemort,
non si riusciva a capire. Andava a lezione senza riuscire a seguire le
spiegazioni, e per il resto rimaneva chiusa in camera, a parte quando portava
fuori Argo, in mezzo alla neve che era caduta insistentemente per tutto
dicembre.
Non arrivarono notizie di attacchi da nessuna
parte, segno che Voldemort aveva trovato quello che
cercava. Sembrava tutto abbastanza tranquillo, anche troppo. Era la quiete che
precedeva la tempesta, Ariana se lo sentiva.
E poi, c’era la storia con Malfoy.
Era incredibile come all’improvviso l’intera Hogwarts
si fosse accorta che tra loro c’era un particolare feeling, che lei non era riuscita a tenere
nascosto. Non c’erano stati più “contatti” tra loro due, anche perché Ariana si
era sempre tenuta a debita distanza, ma era innegabile che a lei piacesse
almeno un pochino. La metà delle ragazze della scuola, escluse per fortuna le Grifondoro del settimo anno e Ginny,
avevano manifestato all’improvviso una certa antipatia
per lei, visto le voci che giravano.
Ariana stava cercando di non pensarci, ma ogni
giorno che passava si rendeva conto che Draco le piaceva sempre di più. Arrivò a pensare che fosse il fatto chenon
potesse, a renderlo così… attraente. Poi si era arresa all’innegabile
verità, e cioè che era completamente pazza perché si era innamorata di DracoMalfoy.
In più, come se non bastasse il caos in cui si
trovava in quel momento, la previsione di Hermione e
Ron fatta da Malfoy si stava avverando: i due erano
diventati sempre più freddi nei confronti l’una dell’altra, e lei dovette
gestire diverse litigate per cose maledettamente stupide.
Non vedeva l’ora che arrivassero le vacanze di
Natale, in modo da avere la scuola praticamente vuota
e poter andare in giro senza il timore di incontrare Draco
o qualcuna delle sue ammiratrici fuori di testa che cercasse di aggredirla.
Il 23 dicembre venne aperto
il camino dell’Ufficio della McGranitt, che avrebbe
riportato a casa con la Metropolvere gli studenti
della scuola. Scoprì che di Grifondoro sarebbe
rimasta solo lei, visto che tutti i pochi ragazzi che
c’erano tornavano dalle loro famiglie.
- Sei sicura di non voler venire con noi? – chiese Ginny, mentre Ariana accompagnava lei, Harry, Ron, Hermione e i gemelli all’ufficio della Preside, con i bauli
che fluttuavano dietro di loro.
- No, ma ti ringrazio – rispose Ariana non un
sorriso, - Mi sentirei un po’ fuori posto, in mezzo alle vostre famiglie –
Si misero in coda nella fila che terminava fuori
dall’Ufficio del Preside, in attesa di poter prendere la Metropolvere.
Ariana aspettò con loro, salutando di volta in volta alcuni ragazzi che conosceva. Ci volle un quarto d’ora prima di arrivare
davanti al camino; la McGranitt sovrintendeva con
aria seria all’uscita.
- Allora buon Natale, ragazzi – disse Ariana, - Mi
raccomando, ci vediamo presto -
- Buon Natale anche a te – disse Hermione, - E stai su, che passerà presto –
La Caposcuola e Ginnyle erano state molto vicine, per quanto riguardava la
vicenda di Malfoy. Non avevano detto nulla a Harry e
Ron, che storditi com’erano non si erano accorti di niente, e avevano cercato
di farla stare un po’ meglio, anche se le avevano consigliato di ascoltare il
suo cuore. Non c’era bisogno di dire che Ariana aveva seguito la testa, perché
altrimenti a quell’ora chissà dove sarebbe stata…
Salutò anche Neville e Luna, ma fu felice di non
vedere Draco da nessuna parte. Probabilmente era
partito con il gruppo dei Serpeverde, in mattinata.
Tornò nel Dormitorio godendosi il silenzio dei
corridoi, e gettando ogni tanto un’occhiata fuori dalle finestre: il parco era
completamente imbiancato dalla neve, che doveva essere alta almeno mezzo metro.
Visto che c’era un po’ di sole, poteva uscire un po’
con Argo.
Mezz’ora dopo, Ariana arrancava nel parco in mezzo
alla neve, imbacuccata nel cappotto e avvolta nella sciarpa di lana. Argo
saltava qua e la, lasciando dei buchi nella neve fresca. L’aria era gelida, e
le pungeva le guancie.
Si diresse verso il lago, e si accorse che la
superficie era gelata. Si era formata una lastra di ghiccio
del colore dell’acciaio, che rifletteva i deboli raggi
del sole.
Le aspettavano due settimane di tranquillità,
finalmente. Niente Malfoy da nessuna parte, niente Potter
da salvare visto che era al sicuro dall’Ordine della
Fenice, e niente sguardi assassini da parte delle ragazze.
Sorrise, inguendo Argo in
mezzo alla neve.
Un’ora dopo, Ariana appoggiava il cappotto bagnato
su una poltrona vicino al camino, nella Sala Comune. Argo si sedette vicino al
fuoco dopo essersi scrollato energicamente, e la ragazza sorrise. Aveva le
guancie gelate, e decise di farsi un bel bagno caldo: Hermione
le aveva lasciato la chiave del bagno dei Caposcuola, e non vedeva l’ora di
andare a vedere com’erano.
Tornò in camera e prese accappatoio e cambio, poi
si diresse al quarto piano.
Il bagno dei Caposcuola era davvero enorme, e
quella che c’era incassata nel pavimento non era una vasca, era una piscina. Nelle pareti erano state ricavate
un paio di nicchie dalla piastrelle bianche. C’era uno
spogliatoio in fondo, dove Ariana lasciò i vestiti puliti.
Dai vari rubinetti usciva acqua mista a diversi bagnoschiuma, e lei scelse quella alla fragola.
Attese che la piscina si riempisse per bene, poi s’immerse nell’acqua calda.
La vasca non era molto profonda, e c’era un gradino
su cui sedersi. Si scelse una posizione comoda e si lasciò lambire dall’acqua
profumata, godendosi il calore dopo l’ora passata in mezzo alla neve.
Si rese conto che da quando era
arrivata a Hogwarts i momenti che aveva passato
veramente da sola erano pochi. Eppure non rimpiangeva molto la solitudine:
insieme a Hermione, Ginny e
gli altri aveva passato dei bei momenti. Fino a un anno prima non credeva fosse
possibile: pensava che i ragazzi di Hogwarts fossero
esattamente come quelli delle altre scuole.
Qualcuno girò la maniglia della porta, tentando di aprila. Per fortuna lei l’aveva chiusa a chiave, anche se
pensava che per la scuola non ci fosse praticamente
nessuno.
Si sentì bussare, poi una
voce soffocata disse: - Chiunque tu sia, sei pregato di darti una mossa!”.
Anche da dietro la porta, si riconosceva subito che
era DracoMalfoy.
“Ma che diavolo ci fa qui?!”
pensò Ariana, sorpresa, “E poi con tutti i giorni che aveva a disposizione,
proprio adesso doveva venire?”.
Non si mosse dall’acqua, e appoggiò le braccia sul
bordo.
- Ti conviene ripassare fra un po’, Malfoy – gridò, - Sarà una cosa ancora lunga -
Ci fu un attimo di silenzio, poi: - Ariana? Apri,
tanto sono abituato a vedere ragazze spogliate –
Ariana alzò gli occhi al cielo, esasperata. – Ma neanche per scherzo. Ho intenzione di farmi un bagno rilassante, e non intendo aprirti
nemmeno se stessi affongando–
Draco bussò di nuovo. –
Facciamolo in due, questo bagno rilassante – disse, e lei sapeva che stava
ghignando come al solito.
“Ma questo è un mezzo
pervertito: dovrebbero rinchiuderlo ad Azkaban” pensò
Ariana.
- Se vuoi entrare, dovrai sfondare la porta –
disse, visto che tanto era impossibile.
- Allora rimango qui –
Dracoinziò
a bussare insistentemente, e Ariana sentì i nervi a fior di pelle. Doveva
essere un bagno rilassante, ma si stava strasformando
in una barzelletta. Dopo cinque minuti, la sua pazienza era già terminata, e
uscì dalla vasca infilandosi l’accappatoio.
Si asciugò in fretta e s’infilò i pantaloni e il
top leopardato (che chissà come Ginny era riuscita a
convincerla a comprare), e con i capelli ancora bagnati andò ad aprire la
porta.
Draco aspettava appoggiato allo
stipite della porta, l’espressione divertita. La squadrò da capo a piedi con un
sorriso molto simile al ghigno di un lupo.
- Oh, finalmente – disse, ed entrò nel bagno con in mano una serie di asciugamani con le sue iniziali.
Ariana richiuse la porta e andò a recuperare il resto
della sua roba nello spogliatoio. All’improvviso si ricordò di una cosa. Si
girò per vedere che anche il biondo aveva notato la cicatrice sulla sua spalla.
- Ricordo di Durmstrang?
– domandò serio, appoggiando gli asciugamani in una nicchia nel muro.
Ariana si voltò ed entrò nello spogliatorio.
– Già… Il caro Ivan – rispose,
infilandosi la maglia. Ripiegò l’accappatoio e uscì, ritrovando Malfoy a petto nudo che la guardava ghignando. Lei gli
gettò un’occhiata sprezzante, ma notò che il Quidditch
gli aveva regalato un davvero bel fisico.
- Ti ho già detto che sei uno sfacciato esibizionista?
– disse.
- Sì, me lo hai già detto – ribatté lui, mentre
Ariana se ne tornava nello spogliatoio, visto che
aveva capito che il biondo non si faceva nessun problema a spogliarsi davanti a
lei. Prese la bacchetta e iniziò ad asciugarsi i capelli.
- Quando hai finito, avvertimi – disse, sedendosi
su uno sgabello, nascosta dietro al paravento.
- Una come te non dovrebbe
scandalizzarsi per così poco – disse Draco, mentre
riempiva la vasca con l’acqua al profumo di pino. – Ah… Solo tu potevi usare il
bagnoschiuma alla fragola –
- Sono una
ragazza – disse Ariana, - Volevi che usassi una roba da uomo? –
- Sarebbe estremamente sexy
– rispose Draco, seguito dal rumore di acqua smossa,
- Puoi venire, se vuoi –
Ariana ci pensò un momento prima di uscire allo
scoperto. Era una situazione davvero assurda, e solo lei poteva finirci. Non
sapeva se ridere o essere scandalizzata.
Sbirciò fuori dallo spogliatoio per accertarsi che
quel pervertito esibizionista si fosse almeno infilato nella vasca. Draco era immerso nella piscina piena di schiuma, le
braccia appoggiate sul bordo.
Uscì dal suo nascondiglio con l’accappatoio in
mano, e il biondo la guardò ridacchiando.
- Qualche problema? – domandò.
- No, nessuno – rispose Ariana, dirigendosi verso
la porta. Studiò attentamente il pavimento, per evitare le parti bagnate in
modo da non scivolare e fare una figuraccia.
- Dove vai? –
Ariana si voltò a guardare Draco.
– Esco – disse, - Rimarrei volentieri, ma ho una mezza dozzina di ragazzi che
mi aspettano… Sai com’è –
Il biondo ghignò in modo lupesco. – Dubito che c’è ne sia uno alla mia altezza – disse.
- Davvero? – Ariana mise la mano sulla porta – Sono
proprio dispiaciuta di non poter avere conferma della cosa… Ah, ma tu non
dovresti essere a casa tua? -
Il Serpeverde si strinse
nelle spalle. – Mia madre al momento è nascosta da qualche parte, e non posso
raggiungerla per evitare che i Mangiamorte possano
trovarla. Preferivo rimanere qui al posto di passare il Natale in mezzo
all’Ordine della Fenice con il Magnifico –
Ariana scrutòDraco, le spalle possenti che sbucavano dall’acqua calda e
fumante.
“Sveglia!” gridò il suo cervello, “Sveglia! Esci di qui, prima di
fare, dire, o anche solo pensare cose di cui di pentiresti”.
Ariana si riscosse sotto lo sguardo malizioso di Draco, e gli gettò un’ultima occhiata. Era in grado di
metterla in imbarazzo con una facilità disarmante: le scappò un sorriso, prima
di uscire e chiudersi delicatamente la porta alle spalle.
Niente settimane di solitudine: avrebbe dovuto
guardarsi da Malfoy, e non avrebbe potuto contare
sull’aiuto di Hermione e Ginny.
Però, magari, poteva giocare un pochino… Solo poco poco… Niente di serio…
Sorrise mentre raggiungeva a passo lento il
dormitorio, dandosi della sciocca. Sembrava una bambina. Giocare con Draco… Ma che idea le era
venuta? Stava perdendo il senno: il calore del bagno dei Caposcuola le stava
dando alla testa.
DracoMalfoy,
ancora immerso nell’acqua calda che sapeva di pino fino alle ascelle, ridacchiava
da solo come un demente.
Ariana andava veramente controcorrente.
Prima di tutto, quando era venuta ad aprirgli, si
era vestita completamente; se al suo posto ci fosse stata una qualsiasi altra
ragazza di Hogwarts, avrebbe provveduto
ad aprirgli debitamente mezza svestita…
Poi, appena aveva potuto,
era scappata via dandogli del pervertito.
Roba da pazzi. Qualunque ragazza avrebbe fatto
carte false pur di trovarsi nella situazione di Ariana, e lei era fuggita.
L’ultimo episodio gli confermava quanto già sapeva:
che Ariana non era come tutte le altre, e che le piaceva sempre di più.
Stava diventanto
un’impresa per lui trattenersi dal toccarla, dallo sfiorarla. Ogni volta che la
vedeva, aveva una tremenda voglia di trarla a sé, sentire la sua pelle morbida
contro la sua, ma non ci aveva più provato da quella notte nella Stanza delle
Necessità. Non aveva osato, per paura di allontanarla ancora di più e
precludersi almeno la possibilità di parlarle, ogni tanto.
Blaise lo aveva detto: - Credo
proprio che sarà lei a far impazzire te–
Ci aveva visto giusto, il
suo migliore amico. Ariana fuggiva da lui come davanti a una minaccia, senza
dargli la possibilità di avvicinarsi. Non poteva continuare così. Non poteva
continuare a guardarla da lontano senza sfiorarla, senza sentire il profumo dei
suoi capelli.
Sospirò, mentre l’acqua piano piano
si raffreddava. Non si sarebbe fermato. Voleva Ariana, e voleva
solo lei. Avrebbe rinunciato a qualunque cosa pur di sfiorare di nuovo le sue
labbra morbide e delicate.
Ariana tornò nel suo dormitorio con ancora il
sorriso sulle labbra. Varcò il buco del ritratto e gettò l’accappatoio su una
delle poltrone vuote. Poi, si sedette di fianco ad Argo, accoccolato sul
pavimento davanti al camino. Il dobermann appoggiò la testa sulle sue gambe.
- Sai Argo, sto seriamente impazzendo – mormorò, -
Mi sono innamorata di DracoMalfoy
-
Il cane le leccò affettuosamente la mano, mentre
Ariana fissava le fiamme nel camino. La mente tornava imperterrita a quel bagno
del quarto piano, con Draco.
Doveva distrarsi, pensare ad altro. Si alzò di
scatto e andò alla ricerca di piuma e pergamena, con l’intezione
di scrivere all’Accademia Aurelius per informare il
Preside del suo arrivo. Tornò a sedersi davanti al camino, appoggiando la
pergamena per terra.
Egregio
Professor Augusto,
scrivo per informarLa
che il 2 gennaio mi recherò presso la sua scuola per usufruire della Biblioteca
dell’Istituto. Con me ci saranno altre quattro persone, tra cui Harry Potter.
Chiedo quindi la vostra gentile ospitalità all’interno dell’Accademia…
Ariana continuò a scrivere per altri dieci minuti,
spiegando brevemente i motivi della sua visita. Sperava fosse disposto a
ospitarli all’interno della scuola, in modo da essere più al sicuro.
Le tornarono in mente i ragazzi che aveva conosciuto lì… Chissà se si ricordavano ancora di lei?
Non vedeva l’ora di tornare all’Aurelius,
perché era un posto davvero stupendo. Aveva molti bei ricordi di quel posto,
diversamente da Durmstrang, dalla Van Hovenbargen e da Bauxbatons.
Chiuse la lettera e la sigillò con un incantesimo,
poi salì alla guferia e spedì la busta con un gufo
reale, sperando che arrivasse in fretta. Non vedeva l’ora di tornare in Italia.
Poi all’improvviso la vide: una busta nera di
pergamena, appoggiata su una delle poltrone di pelle della
Sala Comune. Non l’aveva ancora vista perché il fuoco del camino gettava
un’ombra proprio in quel punto. C’era un nome scritto sopra, un nome scritto con inchiostro rosso sangue: Merope ZahiraRiddle.
Ariana si alzò di scatto e afferrò la lettera. L’aprì il più velocemente possibile, con le mani che
tremavano. Ne uscì un foglio bianco, scritto sempre con inchiostro rosso. Come
intestazione c’era la serigrafia di un teschio dalla cui bocca usciva un
serpente.
Merope,
scrivo questa lettera per
chiederti di incontrarci il più presto possibile.
Come credo tu
abbia già capito, possiedo mezzi molto più potenti di una semplice lettera per
mettermi in contatto con le persone, ma voglio che non si crei rancore, tra
noi. Ti reputo molto più intelligente di quanto molti credano, e ritengo tu sia
in grado di capire che passare dalla mia parte sia più vantaggioso che rimanere
a combattere al fianco di un manipolo di ragazzini viziati.
Recati il 2 gennaio a Little Hangleton,
a Casa Riddle, alle 21.00 di quella sera. Ti attenderò lì.
Lord Voldemort
Ariana fissò la pergamena con gli occhi spalancati.
Allora Voldemort voleva
lei… Voleva convincerla con le buone a farla tornare
da lui.
Rimase immobile con la lettera in mano, fissando le
fiamme che crepitavano nel camino. La sua testa lavorava a ritmo frenetico: che
fare? Doveva andare all’incontro?
Quel giorno non sarebbe stata nemmeno a Hogwarts, ma all’Accademia Aurelius.
Come poteva sperare di sparire per ore e non destare alcun sospetto? Ma soprattutto, voleva andarci?
No. Non ci voleva andare, e con ci sarebbe andata. Non le interessava assolutamente incontrare suo
padre, e andarci significava dimostrare di temerlo.
Forse credeva di poterla piegare, ma si sbagliava di grosso: Ariana era fatta
di una pasta più dura di quanto potesse immaginare…
Gettò la busta e la lettera nelle fiamme, con un
sorriso sulle labbra. Non bastava una lettera per spaventarla. Non si sarebbe
mossa.
Se era veramente la figlia di Lord Voldemort, non sarebbe bastata una semplice lettera di suo
padre a farla sprofondare nella paura. Non lo temeva, non la spaventava. Aveva
imparato a non avere paura per la sua vita. Se veramente il Signore
Oscuro la voleva dalla sua parte, sarebbe dovuto venire a prenderla con la
forza.
Spazio
Autrice
Bene benebene, allora il caro Voldemort vuole incontrare Ariana… Fortuna che lei non ci
andrà all’appuntamento. Ma non è di certo ancora
finita!
Allora, spero che il capitolo vi sia piaciuto: il
prossimo sarà molto leggero, per poi passare alla fase più caotica… Bè, non vi dirò altro!
Nel prossimo
capitolo:
il Natale è un periodo dell’anno un po’ magico… e Ariana passerà uno dei più
bei Natali della sua vita! ^^
A Kaimy_11: visto? Piton si è finalmente fatto vedere, e oltretutto non porta
buone notizie… Sul fatto che sia stata una situazione triste devo proprio darti
ragione: Ariana non ha mai molto amato lo ziastro, e molto probabilmente
avrebbe fatto a meno di conoscerlo se non avesse lavorato per Silente. Piton le ha detto che assomiglia a suo padre: non ha tutti
i torti, e la loro somiglianza ha un significato… Non aggiungo altro! Baci!
A Lexie__o: credo di non anticiparti
poi molto dicendo che l’incontro tra Ariana e Voldemort
ci sarà: in fondo è impossibile che non si incontrino
nemmeno una volta. In ogni caso, lei ha abbastanza fegato per
tenere testa a suo padre, figuriamoci quanto possa impressionarla uno come Piton! Grazie per la recensione! Baci!
A Smemo92: come vedi le tue domande hanno trovato risposta in questo capitolo. I nostri
eroi andranno comunque all’Accademia Aurelius, ma con
un obiettivo diverso. Ancora non è chiaro se lei sia un Horcrux,
anche perché l’incantesimo non funziona sulle persone… Più avanti verrà spiegato meglio. Baci!
Grazie a chi legge, anche senza recensire!
P.S.: il prossimo capitolo vorrei postarlo giovedì,
ma non sono sicura che ci riuscirò. Comunque, per venerdì pomeriggio sarà
on-line!
Il giorno di Natale Ariana si svegliò più tardi del
solito. Il sole era già alto quando scese dal letto, e l’occhio le cadde su una
mezza dozzina di pacchetti regalo adagiati sul tappeto del dormitorio.
Incuriosita, mentre Argo annussava la carta colorata,
ne prese uno a cui era attaccato un biglietto di
auguri: Per Ariana da Hermione
– Spero tu stia passando delle buone vacanze!
Gli altri erano da parte di Ginny,
Harry e Ron, più uno dai gemelli Fred e George. E anche uno per Argo, che
sembrava un osso gigante.
- Tieni, questo è per te.
Te lo manda… Hermione – disse, scartanto
il pacchetto e scoprendo un gigantesco osso per cani. Argo lo
annussò un attimo dubbioso, poi lo prese con
la bocca e si accucciò in un angolo, godendosi il suo regalo.
La Caposcuola le aveva comprato un romanzo
d’avventura, che lei adorava; Ginny, invece, un bel
paio di orecchini con il pendaglio a forma di cuore, e sul biglietto aveva
scritto: Occhio ai biondi con gli occhi
grigi!
Dopo aver scartato tutti i regali, Ariana si
preparò per andare a pranzo. Colse l’occasione per indossare i nuovi orecchini
e si legò i capelli in una lunga coda di cavallo.
Infilò gli stivaletti di camoscio e scese verso la Sala Grande, con Argo
dietro. Sperava, visto che era Natale, che si facesse
un’eccezione alla regola e lo lasciassero stare con loro mentre mangiavano.
La Sala Grande era addobbata a festa, con un grande
albero di Natale al centro, sfavillante di mille luci colorate. Era stato
preparato un solo tavolo, apparecchiato con una tovaglia di lino rossa e piatti
d’oro. Al centro, brillava la fiamma di una candela adagiata su un centrotavola
intrecciato.
C’erano già la
professoressa McGranitt, la Sprite, la Trollope e Hagrid, seduti a una
estremità del tavolo. Dall’altra, c’erano tre studenti di Corvonero,
e due di Tassorosso, più Blaise
e Pansy, che la salutarono con la mano.
- Ma come siamo belle,
oggi -
Ariana sussultò e si voltò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con DracoMalfoy. Indossava un bel completo nero e tanto di fiore
all’occhiello, una rosa bianca che aveva preso chissà dove. Sorrideva, ed era decisamente bellissimo.
- Ciao… Buon Natale – disse Ariana, mentre Argo si
lasciava accarezzare dal Serpeverde.
Draco prese la piccola rosa
bianca che aveva nel taschino della giacca, e prima che lei potesse spostarsi,
o volesse, l’aveva infilata nell’elastico che le legava i capelli.
- Buon Natale anche a te – disse.
Ariana si portò una mano alla testa, sentendo i
morbidi petali della rosa sotto le dita. Sorrise, imbarazzata, e disse: -
Grazie… Andiamo a sederci? –
Il biondo annuì, ed entrambi si diressero verso il
tavolo. Augurarono buon Natale a tutti i presenti, e attesero che arrivassero
tutti prima di mangiare. Ariana si sedette vicino a Pansy,
con Draco davanti a lei.
I professori parlavano tra loro con allegria, ma le
loro espressioni erano un po’ tirate. Sarebbe stato uno dei Natali più freddi e
tristi della storia.
Ariana si sentiva un po’ fuori posto, lì in mezzo.
Era l’unica Grifondoro, e al momento sedeva insieme
ai Serpeverde: era una cosa decisamente
fuori dal normale. Oltretutto, non sapeva cosa dire: con Pansy
e Blaise non aveva così tanta confidenza.
Quando finalmente arrivò anche il professor Lumacorno, vennero serviti gli
antipasti. E anche Argo non rimase a bocca asciutta: un elfo domestico portò
per lui un grosso piatto pieno di arrosto di vitello, lasciandolo sul pavimento
in modo che potesse mangiarlo in pace.
- Quindi partirete per
l’Accademia Aurelius? – domandò all’improvviso Blaise.
Ariana si chiese come facesse a saperlo, ma
rispose: - Sì… Come mai non siete tornati dalle vostre famiglie? –
Il ragazzo fece una smorfia. – Al momento i nostri
genitori non sono proprio contenti di quello che stiamo facendo… - borbottò.
Ariana si pentì della domanda. Gettò un’occhiata a Draco, che la guardava con mezzo sorriso sul volto. Confusa,
tornò a guardare nel suo piatto, sentendosi una cretina.
Passarono tutto il pranzo a chiacchierare
allegramente, e nemmeno per un attimo la sua testa tornò alla fatidica lettera
di Voldemort. Almeno per quel giorno voleva sentirsi
normale, anche se la presenza di Draco proprio
davanti a lei la lasciava un po’intidimidita.
Ariana sedeva su una delle poltrone della Sala
Comune, fissando il fuoco. Aveva appena spedito una lettera a Hermione per ringraziarla dei regali e per fare gli auguri
a tutti. Erano le sei del pomeriggio, e dopo il pranzo di Natale si era
ritirata nel suo dormitorio per digerire con calma tutto il cibo che si era mangiata. Argo continuava a rosicchiare il suo osso con
evidente soddisfazione.
All’improvviso, il ritratto della Signora Grassa si
aprì, ed entrò Draco. Si era tolto la giacca e ora la
portava appoggiata a una spalla. Si guardò un momento intorno, per studiare il
dormitorio dei Grifondoro.
- Come hai fatto ad
entrare? – domandò lei, guardandolo mentre si avvicinava con passo lento e
cadenzato.
Lui si strinse nelle spalle, e ghignò. – Un Malfoy ottiene sempre quello che vuole – rispose,
enigmatico.
Si sedette sulla poltrona di fronte alla sua, con
aria divertita.
- Perché sei venuto? – domandò Ariana.
- Eri l’unica del castello sola,
al momento – rispose Draco, gettandole un’occhiata.
Ariana si alzò, dandogli le spalle. Mamma mia
quanto era bello, seduto lì vicino al fuoco… Si
avvicinò verso la finestra, guardando nel parco imbiancato. Si sentiva
stranamente in soggezione, e non era una cosa che le capitava spesso.
- Ora mi ricordo dove ti
ho già vista – disse il Serpeverde, - Frequentavamo
la stessa scuola da piccoli -
La ragazza si girò e lo guardò in faccia. Si
ricordava di un bambino biondo, che stava in una sezione diversa dalla sua…
Possibile che fosse Malfoy? Non poteva dirlo, erano
troppo piccoli.
- Può essere… – disse.
- Sei molto diversa da allora – disse Draco, sorridendo, - Ci ho messo davvero tanto a capire che
eri proprio tu –
Ariana alzò gli occhi al cielo. Un minuto più tardi
si avvicinava a Draco con una vecchia foto in mano.
Era una delle poche foto di se stessa che possedeva: il ritratto di classe a Durmstrang. La porse al biondo e aggirò la poltrona,
mettendosi alle sue spalle per potergli spiegare dov’era lei.
La foto mostrava un gruppo di circa quaranta
studenti, tutti in uniforme nera con uno stemma marrone sul petto. Erano
disposti in fila, quelli dietro in piedi su delle panche. Ariana indicò con il
dito una bambina bassa, la più bassa del gruppo, con i
capelli a caschetto e senza sorriso. Era piuttosto bruttina, e sembrava
dimostrare molto meno dei suoi undici anni.
- Quella sono io – spiegò, - Il primo anno a Durmstrang -
Draco scoppiò a ridere guardando
la foto. – Davvero? – disse, - Eri proprio bruttina! –
- Ora hai capito perché mi chiamavano Sgorbietto – disse lei, per niente offesa. Era la verità,
lo sapeva.
- Bè, diciamo che sei nettamente migliorata – disseDraco, appoggiando la foto
sul tavolo al centro della Sala Comune, - Se ti vedono adesso, ti saltano
addosso –
- Spiritoso – disse Ariana, spostandosi e
raggiungendo la poltrona.
- Guarda che è la verità –
La ragazza alzò di nuovo gli occhi al cielo, anche
se il complimento le faceva piacere. Chissà perché le era passato per la testa
di mostrargli quella foto…
- Lo sai, vero, che penso che vincerò la scommessa
– disse d’un tratto Draco,
gli occhi che scintillavano.
- Quale scommessa? –
- Quella sulla Granger e Weasley – rispose il biondo.
Aveva ragione. I due si erano praticamente
lasciati… Incredibile, aveva azzeccato la previsione!
- D’accordo… - convenne Ariana – E’ per questo che
sei venuto, allora. Cosa vuoi che ti dia? -
- Quello che vuoi tu – rispose Draco,
prendendola in contropiede. Lei si aspettava una proposta indecente.
Lo studiò un attimo in faccia, indugiando negli
occhi color tempesta. Cosa poteva dargli? In fondo,
aveva vinto lui…
- Chiudi gli occhi – disse.
- Va bene – Draco ghignò,
e chiuse le palpebre.
Ariana si avvicinò, dandosi dell’idiota per quello
che stava per fare. Rimase in un momento immobile, studiando i lineamenti
affilati del biondo, i capelli illuminati dalla fiamma del camino. Fece un
respiro profondo, poi gli prese il viso con le mani e lo baciò sulle labbra. E
questa volta ci mise decisamente più impegno.
Trenta secondi più tardi, staccava la bocca da
quella del biondo, che la guardava malizioso.
- Che voto dai a questo, professore? – lo prese in
giro Ariana, poi aggiunse: - Hai appena fumato, vero? -
- Immagino che se te lo avessi chiesto, non me lo avresti mai dato – le soffiò lui sul
viso.
- Consideralo il mio regalo di Natale – disse lei.
Ariana abbassò lo sguardo, imbarazzata. Draco la trasse a se, appogiandosi
contro il tavolo, e la baciò con tutta la passione di cui era capace. Con una
mano le sciolse i capelli, passandoci le dita in mezzo, mentre con l’altra la
teneva stretta al suo torace.
Ad Ariana non le interessava perché lo stessero
facendo. Gli appoggiò le mani sulle spalle larghe, sentendo che lui la stava
facendo scivolare sul pavimento. Un attimo più tardi, erano sdraiati sul
tappeto davanti al camino, lei sotto e lui sopra.
Il Serpeverde appoggiò le
mani a terra, e smise un momento di baciarla per guardarla in faccia. Sorrideva
davanti allo sguardo imbarazzato e sconcertato di Ariana, che si vergognava
troppo per essersi lasciata andare.
- Diciamo che per il momento hai una sufficienza tirata, signorina –
sussurrò.
Ariana gli afferrò la cravatta e lo tirò verso di
lei, ricongiungendo le labbra alle sue. Era impazzita! Prendeva l’iniziativa!
Sentì la mano di Draco
correre verso i bottoni della sua camicetta, e lei si bloccò all’improvviso.
No, non era ancora pronta per quello.
- Aspetta, Draco… -
sussurrò, mentre lui si scioglieva il nodo della cravatta con l’altra mano.
Il biondo aprì i primi tre bottoni, e Ariana iniziò
ad avere paura che non si fermasse. Si sentì cogliere dal panico: non era
preparata…
- Draco… Fermati -
Il biondo si bloccò, guardandola divertito.
Avvicinò il viso al suo, mentre Ariana gli metteva una mano sul petto.
- Sei l’unica Grifondoro
della scuola – disse, - Non c’è nessun pericolo che qualcuno entri qui dentro -
Ariana tentò di mettersi a sedere, ma il corpo di Draco la bloccava.
- Non è per quello… - mormorò, - Sono… Sono io che
non voglio -
Il Serpeverde si accigliò
per un momento. – Perché? – chiese.
Ariana non riusciva a sostenere il suo sguardo. –
Non credo di sentirmi abbastanza pronta… - rispose, arrossendo leggermente.
Draco ghignò, divertito. – Deduco che sarebbe la tua prima volta –
disse.
Ariana rimase in silenzio, senza guardarlo negli
occhi. – Fammi alzare, per favore – disse.
Il biondo non si mosse nemmeno di un millimetro. –
Prima dimmi la verità –
Per un terribile momento, davanti allo sguardo
compiaciuto del Serpeverde, Ariana pensò che non si
sarebbe spostato e che avrebbe cercato di forzarla. Invece, con enorme
sollievo, il biondo la liberò e la prese delicatamente per un braccio,
mettendola seduta sul morbido tappeto.
- Avanti… Commenta – disse Ariana, incrociando le
gambe e gettandogli un’occhiata gelida.
- Cosa dovrei dire? – ribetté lui, angelico.
Ariana rimase in silenzio, confusa. Succedeva
sempre così quando rivelava qualcosa di se stessa, e questa volta aveva detto
qualcosa di grosso. Era terrorizzata del giudizio altrui, soprattutto di quello
di Draco.
Fissava le fiamme con gli occhi vaqui,
presa dalla solita crisi di rimorso. Ma era impazzita?
Che stava facendo? Era completamente andata fuori di testa:
era bastato un camino, una Sala Comune sgombra e un giorno di solitudine per
farla cadere…
Sentì la mano di Draco
sulla sua guancia. La stava guardando affettuosamente, e nei suoi occhi non
c’era traccia di derisione o di disprezzo. Si sentiva una stupida bambina
ingenua, ma l’idea di perdere il controllo e mostrare una parte di se stessa e
del suo corpo la spaventava a morte.
- Ariana… Non c’è nessun problema – disse Draco, - Non ti voglio costringere -
La ragazza sospirò. La trattava con troppa
gentilezza, più di quanto lei si meritasse. Fosse stato chiunque altro, avrebbe
cercato di forzarla almeno un po’. Cercò di calmare il cuore che batteva troppo
forte, e sospirò.
- Scusami, ma… - sussurrò, - Non so cosa mi sia
preso… -
Sentì il braccio si Draco
insinuarsi intorno ai suoi fianchi, tirandola delicatamente verso di sé. Ariana
non oppose resistenza, e lasciò che la sua schiena toccasse il petto del Serpeverde.
- Non mi devi chiedere scusa – disse lui, con il
fiato che le solleticava l’orecchio, - Sono stato un po’ troppo precipitoso, per i tuoi standard -
Si accorse che stava sorridendo, e Ariana rimase
colpita da quell’improvvisa dolcezza nella voce di Draco.
E apprezzò molto di più il fatto che lui non si fosse opposto alla sua
richiesta di fermarsi e non andare oltre: lui era abituato a non sentirsi dire
mai di no.
All’improvviso la situazione le sembrò incredibile:
lei, Ariana Drake, seduta sul tappeto davanti al camino della Sala Comune di Grifondoro, tra le braccia di DracoMalfoy, il ragazzo più bello della scuola… Ma
soprattutto, il ragazzo che le aveva rubato il cuore con la facilità con cui si
rubano le caramelle ai bambini.
Draco la stava stringendo con
delicatezza quando Ariana sentì il suo viso avvicinarsi al suo. Gli strinse una
mano, e sentì che era decisamente più calda delle sue.
- Dicono che sono la persona più fredda che esista sulla faccia della
terra – mormorò lui con il sorriso che gli increspava le labbra sottili, - Ma
tu mi stai battendo alla grande -
Ariana si rese conto solo in quel momento di quanto
fosse rigida. Sussultò, imbarazzata, ma per la prima volta ascoltò il suo
cuore, e non la sua testa: con un attimo di esitazione, si abbandonò
completamente sul petto del Serpeverde.
Era una sensazione bellissima, stare lì. Avrebbe
voluto dire tante, troppe cose, ma la lingua si era annodata. Sentiva il mento
di Draco appoggiato sul suo collo, con il suo
irresistibile profumo che le arrivava dritto dritto alle narici.
Non poteva credere di piacere a uno come DracoMalfoy, così bello, così
algido, così incredibilmente perfetto.
Non poteva credere che lui fosse lì per lei, che l’avesse baciata con quelle
labbra sottili e disegnate per raggiungere la perfezione. Non poteva credere
che la stesse abbracciando, lei tra milioni di
ragazze.
C’era solo una cosa che non permetteva ad Ariana di
godere appieno di quel momento così simile adun sogno: la consapevolezza del fatto che lei
non era Ariana Drake. Era Merope ZahiraRiddle.
- Cosa c’è che ti preoccupa? – domandò Draco, stringendola un po’ di più.
- Niente… - rispose Ariana, - Niente… Solo, mi
sembra così assurdo. Cioè, perché proprio io? –
Sentì il torace del Serpeverde
scosso da una risatina: non lo vedeva in faccia, e sapeva che era meglio così,
altrimenti sarebbe arrossita come un peperone.
- Perché tu sei perfetta
– rispose.
- Io non sono perfetta – obiettò Ariana, seria, - Quello
perfetto sei tu –
- Oh, non posso credere alle mie orecchie – ghignò Draco, - Mi hai fatto un complimento! –
- Dai, non prendermi sempre in giro – disse Ariana,
- Cos’ho io che ti ha… Non so… Colpito? Piaciuto? –
- Bè, prima di tutto sei
bellissima – mormorò il biondo a mezzo centimetro dal suo orecchio.
- Io non sono bellissima –
- Ariana, sei esasperante – sbottò Draco, - Ma ti sei mai guardata in uno specchio? E
comunque, mi hai chiesto tu cosa mi piace di te: posso rispondere senza essere
interrotto? –
La ragazza chiuse la bocca e si accoccolò meglio
sul suo petto, con un sorriso che le illuminava il volto. – D’accordo, scusa –
- Allora… Sei bellissima, e che tu ci creda o no
continuerò a riperterlo all’infinito – disse Draco, appoggiando il mento sulla sua spalla, - Secondo, mi
fa impazzire il fatto che pensi sia il contrario.
Terzo, non ho mai visto degli occhi come i tuoi. E ultimo, ma non di minore
importanza, mi piaci e basta. Hai qualcosa da dire? -
- Ehm… Credo di sì – disse Ariana.
Si liberò dall’abbraccio e si voltò verso di lui,
che non capiva cosa volesse fare. Gli infilò una mano tra i
capelli biondo platino perfettamente pettinati e glieli scompigliò
tutti, ridacchiando.
- Cosa fai? – chiese Draco inarcando un sopracciglio, quando lei ebbe finito.
Ariana arretrò di mezzo metro per ammirare la sua
opera, e sorrise. – Oh, tu sei sempre così perfettamente
perfetto… Adesso non lo sei più –
Draco sembrò sbalordito dalla
sua affermazione, poi sorrise a sua volta e si avvicinò con aria furtiva.
- Ah, davvero? – disse malizioso, - Vieni qui che ti faccio vedere io quanto sono perfetto -
L’attirò a se, ma fu Ariana a
baciarlo per prima. Ormai aveva perso la testa, e non le importava nulla del
resto. Voleva godersi quella giornata fino all’ultimo, per poi tornare
bruscamente alla sua realtà. Per un giorno, per un momento, poteva e voleva
dimenticare di essere la figlia di Lord Voldemort.
- Lo sai che impari in fretta? – disse Draco un minuto più tardi, con un ghigno.
- Ho un ottimo maestro – ribatté Ariana,
appoggiando la fronte contro la sua.
- E lo sai che sono settimane che non tocco una
ragazza? – disse il Serpeverde, una scintilla maliziosa
negli occhi color tempesta.
- Credevi di poterti rifare con me? –
- No. Volevo te e basta –
Ariana lo guardò negli occhi, per scoprire che lui
stava dicendo la verità. E lo baciò di nuovo, con una
passione di cui nemmeno lei si credeva capace.
- E tutte le remore dell’altra volta, dove sono
andate a finire? -
Draco ridacchiava, divertito
dall’improvvisa sfacciataggine della ragazza. Ariana sapeva che aveva ragione,
ma non voleva rovinare quel momento. Non voleva dirgli che sarebbe stato solo
per un giorno, per quel pomeriggio, e poi lei sarebbe tornata a chiudersi
dentro se stessa. Non voleva dirgli, che per quanto volesse,
non poteva.
- Draco… Non dimenticare
le parole che ti ho detto quella volta – mormorò, -
Perché da domani sarà tutto come prima. Finché questa storia non finirà, io non
troverò la mia pace. E continuerò a seguire la mia testa -
- Scommettiamo
che non riuscirai? – sussurrò il biondo, ghignando.
Ariana si accomodò meglio sul tappeto, lasciandosi
scappare un sorriso divertito.
- Non voglio fare più scommesse con te, Malfoy – disse, - Vinci troppo spesso per i miei gusti -
Draco ridacchiò. – Adesso che so
come prenderti… - mormorò.
- Che vuoi dire? -
- Che in fondo non sei tanto
fredda come vuoi far credere. Anzi… –
Ariana arrossì e lo spinse con una mano, ridendo. –
Parli tu, l’algido Principe delle Serpi! –
Risero tutti e due finché
Argo, che era rimasto a dormicchiare fino a quel momento sotto il tavolo,
decise di intromettersi. Saltò addosso ad Ariana cercando di leccarle la
faccia, mentre Draco se la ridacchiava. Il biondo
afferrò Argo per il collare e lo spinse delicatamente via.
- Eh, caro mio – disse, - Non sarà così facile
portarmela via -
E rimasero così fino a sera, sdraiati sul tappeto
davanti al camino della Sala Comune, vicini, scambiandosi ogni tanto qualche
bacio che per Ariana voleva essere l’ultimo prima di tornare a essere se
stessa, ma che per Draco voleva essere invece il
primo di una lunga serie. Rimasero insieme a guardare il soffitto, mano nella mano, parlando e ridendo come nessuno dei due avrebbe
pensato fino a qualche mese prima. Come nessuno avrebbe mai pensato.
Spazio
Autrice
AAAAHHH! Allora, che mi dite di questo capitolo???? Davvero, mi stupisco di me stessa, non sono mai stata
così romantica… Boh, sarà la primavera…
Comunque, Draco è
riuscito a sciogliere Ariana, missione che sembrava impossibile fino a poco
tempo fa… La situazione però è ancora bel lungi dall’essersi risolta… Come
Ariana stessa ha detto, il giorno dopo tornerà a essere se stessa. Il Serpeverde dovrà proprio correrle dietro!
Nel prossimo
capitolo: è
arrivato il momento di andare all’Accademia Aurelius,
e scoprire ancora qualcosa di Ariana, oltre che esplorare una fantastica scuola
di magia italiana! (Davvero, mi sono divertita da morire a scrivere il prossimo
capitolo, anche perché ho preso ispirazione da qualcosa di vero!).
A Lexie__o: niente ballo per Ariana. E’ bastato un bel camino e una Sala Comune deserta per farla
crollare… E Draco non ha poi dovuto fare molto, perché
è stata lei a prendere l’iniziativa! ^^ (Vai Ariana!)
Comunque, spero che questo capitolo ti sia piaciuto, anche se non sono tanto
sicura che Ariana fosse completamente lucida… Avrà bevuto qualcosa e non me ne
sono accorta! Grazie: recensisci sempre! Baci!
A Kaimy_11: Voldemort
ha i suoi piani, e se Ariana ha fatto bene o male a non andare all’appuntamento
si vedrà presto. E Draco, bé, ha avuto la sua parte in questo capitolo: Ariana non sa
ancora se è amore, ma qualcosa la spinge a rischiare… Solo per un giorno, solo
per un momento: non dimentica mai chi è, e che cosa deve fare… Grazie per le
recensioni! Baci!
A Smemo92: la scena del bagno è servita a far capire appieno la
psicologia di Ariana: non è poi tanto ingenua, ma non è proprio una facilotta…
Comunque, sono contentissima che ti sia piaciuta!Voldemort,
invece, continua a tessere i suoi piani… Vedremo più avanti… Grazie per le
recensioni! Baci!
Ariana controllò per l’ultima volta che nello zaino
ci fosse tutto il necessario per il viaggio. Infilò la bacchetta nella tasca
dei pantaloni, calzò gli stivaletti e si mise il matello
nero che usava durante gli spostamenti. Argo, dietro di lei, era pronto a
partire.
La ragazza diede un ultimo sguardo al dormitorio
delle ragazze, poi scese in Sala Comune con lo zaino in spalla e uscì nel
corridoio. Erano le due del pomeriggio del 2 gennaio, e fuori il parco di Hogwarts era coperto di neve.
Con i suoi soliti passi rapidi e silenziosi, Ariana
raggiunse la scala del terzo piano, dove c’era il gradino su cui potersi Smaterializzare.
Draco la aspettava, con il bagaglio in spalla.
- Già qui? – domandò lei, vedendolo.
- Avevi detto di essere puntuale – ribatté lui, con
un sorriso. Si avvicinò per scambiare un rapido bacio a fior di labbra, ma lei si
scostò, lesta.
- Cosa ti
avevo detto? – lo aggredì.
Il Serpeverde alzò gli
occhi al cielo. – Tanto lo sai che non riesci a resistere – disse.
Dopo il giorno di Natale, Ariana aveva cercato di
mantenere una certa distanza tra loro due, fedele alla promessa che aveva fatto
a se stessa. Nonostante tutta la sua forza di volontà, però, Draco era riuscito comunque a rubarle qualche bacio
piuttosto appassionato, al quale lei aveva fatto
fatica a sottrarsi. Stargli lontano stava diventando
più difficile del previsto.
- Io non so di preciso dove
si trovi il Quartier Generale dell’Ordine – disse Ariana per cambiare
argomento, - Dovrai guidarmi tu -
Disse le ultime parole con una certa apprensione:
doveva affidarsi a qualcun altro che non fosse lei stessa, e anche se era per
un breve istante, la cosa la infastidiva. Draco
sembrò cogliere i suoi pensieri e disse: - Tranquilla. Ti fidi di me, no? –
Ariana non rispose subito: si fidava di lui? Sì,
dopo quello che era successo a Natale. Gli rivolse un
sorriso, prima di afferrargli il braccio con delicatezza. Il biondo la tirò
verso di lui e sfiorò le labbra con le sue, prendendola come sempre
contropiede.
- Sei una
Serpe – mormorò Ariana.
- Anche tu – ribattèDraco, - Proibirmi di toccarti è un tipico comportamento da
Serpeverde –
Quando si materializzarono in una piazza di una
città deserta erano ancora uno di fronte all’altro,
con Ariana che faceva di tutto per cercare di fare l’arrabbiata ma che proprio
non ci riusciva.
Si guardarono intorno per vedere se c’era qualche
movimento sospetto, poi il biondo si diresse verso uno spazio che c’era tra due
case, tra il numero 11 e il numero 13.
- Vieni – disse alla ragazza.
Tra le due case ne era appena apparsa una terza,
sulla cui porta c’era un grosso numero 12. Dopo
essersi nuovamente guardati alle spalle, Draco bussò
e attesero.
Dopo due minuti arrivò ad aprirgli Remus Lupin, il volto pallido ed emaciato come al solito. Li squadrò da capo a piedi, poi domandò a Draco: - Qual è il Patronus di KingslayShakebolt? –
- Una lince – rispose il biondo.
Lupin si fece da parte e li lasciò entrare in casa.
Era un luogo lugubre e tetro, anche se Silente le aveva detto che era perfetto
per essere il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice. Attraversarono un
lungo corridoio in cui erano appese delle teste di elfi domestici, e arrivarono
in una grande sala da pranzo. Dentro, c’erano la Signora e il Signor Weasley, Fred e George, NinfadoraTonks e Malocchio Moody. I
loro sguardi si posarono su Ariana, alcuni incuriositi altri sospettosi.
- Buonasera – disse Ariana, cercando di apparire
perfettamente a proprio agio.
- Allora tu saresti la spia di Silente – disse Tonks, ormai al quinto mese di gravidanza. – Piacere di
conoscerti –
- Piacere mio –
Ariana strinse la mano alla donna e alla Signora Weasley, che erano le uniche due lì dentro che non aveva
conosciuto dopo l’attacco a Hogwarts. Sembravano
molto incuriosite da lei.
Dracovenne
accolto con molta più benevolenza di quanto lei si aspettasse: evidentemente i
membri dell’Ordine si fidavano molto di lui, perché Arthur gli rivolse un
grande sorriso stringendogli la mano.
In quel momento entrarono nella sala da pranzo
Harry, Ron, Hermione e Ginny.
Le due ragazze squadrarono prima Draco poi Ariana,
come per vedere se lei fosse ancora tutta intera. Harry e Ron, invece,
sembravano contenti di rivedere lei ma non il Serpeverde.
- Hai passato delle belle vacanze? – chiese Ginny, gettando un’occhiata divertita a Malfoy.
- Drake – disse all’improvviso Moody,
- Ci garantisci che Potter sarà al sicuro? Altrimenti dobbiamo mandare una
squadra con voi –
Ariana divenne seria e annuì. – Certamente – disse,
- L’Accademia Aurelius è uno dei posti più sicuri al
mondo. E in ogni caso sono pronta a tutto: ho un piano di emergenza che
riporterà Harry qui o a Hogwarts se si presenterà la
necessità di fuggire –
Moody grugnì, e Ariana rivolse
uno sguardo a tutti i presenti. Doveva mettere bene in chiaro ogni cosa, da
subito. Si voltò verso Harry, Ron edHermione: - Voglio essere chiara con voi. Sono abituata a
lavorare da sola. Se volete che tutto fili liscio,
dovrete seguire i miei ordini,
qualunque essi siano. Soprattutto tu, Harry: se ti dirò di fuggire, dovrai
farlo, è chiaro? – Si rivolse agli altri. – Per questo motivo mi assumo ogni
responsabilità di questa missione: qualunque cosa accadrà sarà fatta ricadere
su di me –
Tutti sembrarono colpiti dall’autorità della voce
di Ariana: nessuno ebbe nulla da obiettare, perché rimasero tutti in silenzio.
- Il camino è pronto? – domandò a Moody.
- Quando volete partire… - rispose l’Auror.
Ariana si diresse verso il camino con passo sicuro,
ed esaminò il fuoco verde con aria critica. Entrò tra le fiamme tenendo Argo
per il collare e disse: - Andrò io per prima con Argo. Se sarà tutto a posto
dall’altra parte, vedrete una fiamma blu balenare all’interno del camino. A
quel punto entrerete secondo quest’ordine: prima Harry,
poi Draco, poi Hermione e
per ultimo Ron. Se non ricevete nessun mio messaggio, non seguitemi e chiudete
immediatamente la Metropolvere. Tutto chiaro? –
Guardò uno a uno i
presenti. Draco le rivolse un’occhiata preoccupata e
sembrò sul punto di dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
- E’ stato un piacere. Arrivederci – disse Ariana,
- A presto, Ginny. Accademia Aurelius!
-
Dopo aver vorticato furiosamente per trenta secondi
tra le fiamme verdi, Ariana uscì da un enorme camino di pietra scura, seguita
da Argo, ritrovandosi in un immenso salone dalle alte finestre a cuneo, da cui
filtrava la luce del sole che illuminava il pavimento liscio e le colonne
bianche dell’Accademia Aurelius. Delle statue di
marmo che rappresentavano busti di maghi famosi erano
dispose lungo le pareti, in alcune nicchie ricavate tra i finestroni. Non c’era
nessuno, a parte tre persone che attendevano che Ariana parlasse.
Il primo era un’uomo
non molto alto, anziano e vestito con un completo babbano
verde scuro. Aveva due grossi occhiali da vista dalla montatura d’oro e due
baffi grigi che spuntavano da sotto il grosso naso. Era Cesare Augusto, il
Preside dell’Accademia.
Le altre erano due donne, entrambe di circa quarantacinque
anni. Una aveva una chioma di riccioli biondo scuro e un paio di occhiali
brillanti di strass, e indossava un lungo abito blu scuro. L’altra, aveva corti capelli neri ed era piuttosto grassottella, con
gli occhi piccoli e scuri.
- Buongiorno, Preside Augusto – salutò Ariana con
un cenno del capo – Professoressa Traverso, professoressa Ferraris
-
- Bentornata, Ariana – disse il Preside, mentre la
ragazza tratteneva Argo per il collare. – Bentornata –
Strinse le mani di tutti e tre, poi disse lei: - Vi
chiedo solo un momento, per favore. Devo dare il via libera ai miei compagni –
Si voltò verso il camino e pronunciò un’incantesimo a labbra strette. Un
piccolo fuoco blu baluginò per qualche istante, poi scomparve. Uno dopo
l’altro, Harry, Draco, Hermione
e Ron uscirono dal camino, guardandosi intorno incuriositi.
Il Preside soffermò il suo sguardo su Harry e sulla
sua cicatrice. Lo studiò attentamente, poi andò a stringergli la mano.
Dopo le dovute presentazioni, il Preside disse loro: - Sono lieto che voi studenti di Hogwarts abbiate scelto proprio questa scuola, come luogo
per le vostre ricerche. Vi abbiamo preparato delle stanze nell’ala ovest della
Reggia. La professoressa Traverso vi mostrerà la strada –
Il gruppetto seguì la strega con i riccioli biondi
su per una scalinata di marmo bianco, arrivando in un lungo corridoio luminoso,
con un lungo tappeto sul pavimento. Dalle finestre si
poteva vedere il cortile illuminato dal sole di gennaio, deserto.
Ariana si sentiva benissimo. Conosceva come le sue
tasche ogni angolo della scuola, e ripercorrerli adesso la rendeva entusiasta.
L’Accademia era molto diversa da Hogwarts: era un
luogo luminoso e pieno di verde. Seguiva la professoressa con passi leggeri,
ricordando quando al quinto anno passava sempre di lì per andare alle lezioni,
o quando usciva per andare a giocare nel parco con Argo.
- Eccoci – disse la Traverso, - Qui ci sono le
vostre camere. I ragazzi staranno da questa parte, mentre le ragazze da questa -
Indicò con la mano due porte vicine, e Ariana gettò
una rapida occhiata a Draco: evidentemente non
pensava di dover dividere la stanza con il Magnifico e Lenticchia. E gli altri
due sembravano altrettanto scocciati. Ridacchiò ed entrò nella camera delle
ragazze.
La loro stanza non era grandissima, ma molto
confortevole. C’erano due morbidi letti a baldacchino ai due estremi, e una
grande balconata che dava sul parco. Al centro c’era un’ampio tappeto rotondo con un tavolino e due sedie.
Una porta azzurra conduceva al bagno.
Ariana tornò fuori, dove la Traverso l’attendeva.
- Sono perfette – disse, - Ringrazi da parte mia il
Preside. E’ stato molto gentile -
- Per noi è un piacere riaverla qui, signorina
Drake – disse la Traverso. – Avete già accesso alla Biblioteca, se volete
cominciare. In ogni caso siete liberi di girare per la scuola, possibilmente
senza fare danni –
Ariana sorrise. La professoressa era sempre la
stessa. – Non si preoccupi – disse, - Ci penso io a tenerli a bada. Lo sa come sono fatta, no? –
La strega ricambiò il suo sorriso. – Mi ricordo
benissimo. Se ha bisogno, sa dove andare a chiedere –
La ragazza guardò la sua vecchia professoressa
allontanarsi, poi andò a sbirciare nella stanza dei ragazzi, lasciando Hermione a disfare i bagagli.
- Sfregiato, non iniziare a rompere – stava dicendo
Draco, - Non era nemmeno nei miei piani condividere
la stessa stanza -
Ariana si schiarì la voce, per far notare la sua
presenza. Il Serpeverde si voltò a guardarla con una
smorfia. – Di questo non mi avevi
detto nulla – disse.
La ragazza sorrise. – Non sapevo
dove ci avrebbero messo – spiegò, - Ma sono solo cinque giorni. Puoi
resistere, no? –
Draco grugnì e tornò a disfare i suoi bagagli. Si era appriato
del letto vicino al balcone, e aveva schiaffato Harry e Ron dall’altra parte
della camera, nei due letti vicini. Entrambi avevano due facce da funerale.
- Allora, cosa ne dite di questo posto? – domandò
lei.
- Non abbiamo visto nulla – rispose Ron.
- A questo problema si può porre subito rimedio –
disse Ariana, con gli occhi che brillavano.
L’Accademia Aurelius si
trovava nel nord-ovest dell’Italia, immersa in un grandissimo parco verde. Era
un’enorme reggia settecentesca, che persino i Babbani
conoscevano: per loro era un monumento famoso in tutto il paese, dovuto alla
sua somiglianza con la famosa Reggia di Versailles, a Parigi. Naturalmente non
sapevano che dentro si nascondeva una delle scuole di magia più belle del mondo. Con un piccolo ma geniale incantesimo, i Babbanivenivano ingannati e non
notavano assolutamente nulla di strano.
- In pratica – spiegò Ariana, - C’è solo un’ala
della Reggia aperta a loro, più precisamente una sala. Con la magia è stata
creata l’illusione ai Babbani che in realtà si tratti
di tutta la Reggia. Fanno il loro
giro turistico, ma alla fine sono sempre rimasti nella stessa stanza -
Ariana camminava spedita per uno dei corridoi,
seguita da Draco, Harry, Ron edHermione. Presero una porta e uscirono nel cortile interno.
- All’interno dell’Accademia non si può entrare se
non si è autorizzati dai Guardiani – continuò Ariana, - I Guardiani sono
quattro, e conoscono i nomi e i volti di tutte le persone che entrano ed escono
da qui. Anche i vostri, altrimenti non sareste potuti entrare. E’ una cosa un
po’ complicata da spiegare… Eccoci, qui ci sono le scuderie -
Erano arrivati davanti a una grande stalla: da
dentro provenivano nitriti e scalpiccii. Ariana aprì i battenti ed entrò dentro. C’era odore di fieno fresco, e faceva molto caldo
rispetto a fuori. Una ventina di cavalli nitrivano dai
loro box, infastiditi dalla loro presenza.
- Ariana Drake? – disse qualcuno in fondo alla
stalla, parlando in italiano - Sei tu? -
All’improvviso, da uno dei box uscì fuori un ragazzo molto carino, dai capelli scurissimi e gli
occhi azzurri. Era poco più basso di Draco, e aveva
due belle braccia muscolose, frutto dei lavori nella scuderia. La squadrò da
capo a piedi, poi gettò una rapida occhiata a Harry e agli altri.
- Allora non ti hanno ancora espluso,
Gabriele. Anzi, ti hanno anche affidato la cura della scuderia – disse Ariana
nella stessa lingua, avvicinandosi al ragazzo per stringergli la mano, - Niente
vacanze a casa, quest’anno? -
- E tu ancora a cercare cose che non dovresti? –
domandò il ragazzo, avvolgendo la sua mano in una stretta possente.
- Come sempre – ribatté Ariana con un sorriso passando
all’inglese, poi si voltò verso gli altri. – Ragazzi, vi presento Gabriele
Casali. Eravamo compagni di classe. Loro sono DracoMalfoy, HermioneGranger, Ron Weasley e… Harry
Potter –
Gabriele strabuzzò gli occhi quando vide la
cicatrice del Bambino Sopravvissuto, e andò subito a stringergli la mano. –
Harry Potter? Non ci posso credere, qui all’Accademia? Ma
è fantastico! – disse, con una perfetta pronuncia inglese. Per fortuna che all’Aurelius lo insegnavano!
Ariana sorrise davanti all’occhiataccia che Draco rivolse al ragazzo, poi chiese: - Chi altro c’è qui?
–
Gabriele smise di tempestare Harry di domande e le si avvicinò per risponderle. – Quest’anno sono rimasti
Antonio, Claudia e Marta. Adesso credo siano nei dormitori, a parte Antonio che
è uscito a cavallo mezz’ora fa –
Ariana annuì e si avvicinò ad
un box, per accarezzare uno stallone nero. – Ha preso Brezza del Mattino, immagino
–
- Già… A proposito, ma cosa ci fai qui? – domandò
Gabriele.
- Sono venuta per la Biblioteca – rispose Ariana, -
Dobbiamo fare qualche ricerca… -
- Ho capito – la interruppe Gabriele, - Missione
segreta… Tanto per cambiare –
Ariana si strinse nelle spalle, con noncuranza. –
Sai come sono fatta… Bè, noi continuiamo il nostro
giro panoramico. Ci vediamo a cena –
Salutò il vecchio amico e uscì, seguita da Draco, Harry, Ron edHermione. Varcarono uno dei grandi portoni della Reggia e
uscirono su una strada sterrata, in mezzo a una lunga serie di alti alberi.
Intorno a loro c’era un grandissimo campo, con un fosso attraversato da un
rigagnolo d’acqua. In cielo volava alto un falchetto.
Quello che Ariana amava di più di quel posto erano
i suoi immensi spazi verdi. Agli studenti era consentito uscire dalla Reggia
quando volevano, perché il parco era delimitato dai cancelli sorvegliati dai
Guardiani, quindi non vi era alcun pericolo. Chi lo desiderava, poteva anche
uscire a cavallo: la scuola metteva a disposizione delle lezioni di equitazione
per gli allievi che volevano frequentarle, oltre ai consueti allenamente di Quiddich.
Camminarono per mezz’ora sulla strada battuta, poi
Ariana li condusse lungo alcuni sentieri tra le macchie di vegetazione.
Conosceva quel posto a memoria, perché al quinto anno aveva passato metà del
tempo in giro a piedi o a cavallo. Mentre camminavano, spiegava che anche i Babbani avevano accesso al parco, ma che grazie adincatensimi potentissimi non si
accorgevano di nulla.
Arrivarono a un cancello di ferro battuto che si
apriva su un ponte di pietra largo circa cinque metri, e che conduceva ad una strada asfaltata che portava alla città. Di fianco al
cancello, c’era una piccola casetta di pietra, e un’anziano signore sulla soglia, che controllava chi
entrava e chi usciva.
- Questo è l’Ingresso Ponte Verde – spiegò Ariana,
- Ma ci sono altri ingressi, tutti controllati da un guardiano. Lui è Fernando,
il Guardiano di questa entrata -
Il vecchio, sentendo pronunciare il suo nome, si
voltò a guardarli. Aveva perso quasi tutti i capelli, e gli occhi erano grigio
chiaro. Il volto, solcato da centinaia di rughe, era tirato in una smorfia.
- Drake… - grugnì l’uomo, - Sei arrivata -
- Già… Come stai? – chiese Ariana, ricordando
quanto fosse scorbutico quel vecchio.
- Abbastanza bene per
andare avanti ancora cent’anni – borbottò Fernando.
Ariana rivolse un’occhiata significativa
ai suoi amici, quindi salutò il guardiano e iniziarono a tornare indietro.
- E’ un tipo un po’ taciturno – disse agli altri, -
Ma alla fine è una brava persona… Oh, guarda un po’ chi c’è -
A circa cinquanta metri da loro un cavallo grigio
correva lungo un sentiero battuto, con in sella un
ragazzo dai capelli castani. Il cavaliere gli rivolse una rapida occhiata, poi
svoltò verso la scuola.
Un attimo dopo il cavallo inchiodava con un
nitrito, poi si girava e correva verso di loro.
- Ariana?! – gridò il
ragazzo in sella.
Lo stallone si fermò a mezzo metro da loro,
scalpitando. Il cavaliere aveva un viso rotondo e portava un paio di occhiali
dalla montatura di metallo blu. Guardò Ariana come se non credesse ai propri
occhi.
- Ciao Antonio – disse la ragazza, - Sorpreso di verdermi? -
Il ragazzo smontò dal cavallo, e scoprirono che era
molto basso. Persino Hermione era più alta di lui.
- Sorpreso? Cosa ci fai qui? – disse, dandole una
manata sulla spalla. – Credevamo di non rivederti mai più da queste parti -
- L’avevo detto che un giorno sarei tornata – disse Ariana, prendendo
per i finimenti il cavallo grigio, - Sempre in forma, vedo. E continui a
rubarmi il mio cavallo preferito –
Antonio sorrise per niente imbarazzato. – E’ un
peccato lasciarlo nella scuderia – disse, - Ah, questi sono i tuoi nuovi amici…
-
Il ragazzo si presentò stringendo la mano a Harry,
Ron, Hermione e Draco, con
un sorriso a trentadue denti. Ariana gli lasciò le briglie del cavallo, e tornaro insieme a scuola.
- Vi piace questo posto? – domandò Antonio al
gruppo.
- E’ assolutamente fantastico – rispose Hermione, guardandosi attorno eccitata come una bambina, -
A Hogwarts abbiamo anche noi un parco, ma è molto più
selvaggio di questo. Qui si potrebbe venire tranquillamente a studiare –
- Studiare? – ridacchiò Antonio, - Di solito è
quella l’intenzione, ma si finisce sempre per fare altro – Gettò un’occhiata innocente ad Ariana, e Draco la guardò male.
- La verità è che spesso si finisce a giocare a
pallone, come i Babbani – disse lei, per evitare
qualsiasi equivoco.
Vista da fuori, l’Accademia sembrava proprio
un’antica Reggia settecentesca, con lunghi portici e le finestre a punta.
Alcune bandiere sventolavano nel vento della sera, con i simboli delle vecchie
contrade disegnati sopra.
Rientrarono nella scuola quando iniziava a fare
buio. Lasciarono Antonio davanti alla scuderia, e tornarono nelle loro camere.
Proprio davanti alle stanze, era stata preparata per loro una piccola saletta
con tanto di tavolino e divani. La finestra dava sul cortile.
- Cosa ne pensate, allora? – domandò Ariana, quando
si furono tutti accomodati nel loro salottino, davanti al camino acceso.
- E’ un bel posto, davvero – disse Harry, - E’
totalmente diversa da Hogwarts. Ed è anche pazzesco
come i Babbani non si accorgano di nulla –
Ariana gettò a Draco
un’occhiata, per riuscire a capire cosa stava pensado,
visto che parlava poco. Naturalmente, non ci riuscì, ma decise di non
chiedergli niente: doveva essere ancora arrabbiato per dover
dividere la stanza con Harry.
Guardò l’orologio: erano le sette e mezza.
- Andiamo a cena – disse.
Condusse i suoi amici per le scale, finché non
arrivarono in un’ampia sala piena di tavoli apparecchiati con tovaglie bianche.
Al momento era vuota, a parte per Antonio e Gabriele che erano seduti allo
stesso lungo tavolo. Appena li videro, Antonio si sbracciò per dirgli di venire
a sedersi di fianco a loro.
- Le altre? – domandò Ariana, prendendo
posto di fianco a Gabriele.
- Sai come sono fatte – rispose lui, alzando gli
occhi al cielo. – Ah, parli del diavolo… -
Ariana guardò verso l’entrata, e vide due ragazze;
una molto bassa e grassottella, con i capelli neri, era
Marta. L’altra, un po’ più alta e dai capelli biondo platino,
era Claudia. Appena la videro spalancarono gli occhi e corsero verso di lei.
- Ariana?! Cosa ci fai
qui? – gridarono, agitate.
La ragazza si alzò e le salutò, per poi tornare al
suo posto. Le due si sedettero vicino ad Antonio, e Claudia rivolse una strana
occhiata a Draco. Lui non la degnò nemmeno di uno
sguardo, e si limitò a stringerle la mano con aria svogliata.
Nessuno dei quattro vecchi amici le fece troppe
domande, perché sapevano che Ariana non dava mai risposte soddisfacenti, almeno
a loro. Erano abituati ai suoi strani comportamenti, esattamente come si erano
abituate Hermione e Ginny.
Passarono tutto il tempo della cena, che veniva servita a buffet, a parlare di quello che avevano fatto
durante il quinto anno e a raccontarsi cos’era successo da quando non si erano
visti. Una sera non sarebbe certo bastata, ma Ariana aveva intenzione si
ascoltare più che di parlare. Come al solito non amava
rivelare troppo di sé.
Dopo cena, Ariana decise di portare i suoi amici
alla Biblioteca, per mostrargli dove sarebbero stati nei giorni seguenti. Si
trovava nell’ala est della Reggia, e occupava due piani.
- E’ questa?! – disse Hermione, fissando con gli occhi che brillavano l’enorme
sala stipata di scaffali e tavoli rotondi. I libri arrivavano fino al soffitto,
e a confronto la biblioteca di Hogwarts non era
nulla.
Ariana guardò la Caposcuola con un sorriso,
invitandola ad entrare. Per fortuna, la maggior parte
dei libri erano in lingua inglese, per agevolare la
consultazione a tutti coloro che ne avevano bisogno: non solo agli allievi, ma
anche a studiosi che arrivavano da qualsiasi parte del mondo.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuta – disse Ariana,
mentre lei, Draco, Harry e Ron entravano guardandosi
attorno.
Hermione girava tra gli scaffali,
passando il dito sui tomi rilegati in pelle, leggendo sotto voce i titoli. Prese tra le mani qualche libro, sfogliandolo lentamente per poi
riporlo con delicatezza al suo posto.
- E’ assolutamente fantastico – mormorò, - Qui ci
sono libri antichissimi… -
Ariana guardò l’orologio, divertita dalla felicità
di Hermione. – Andiamo? Domani avrai tutto il tempo
di sfogliare l’intera biblioteca –
La Caposcuola sembrò uscire a malincuore, gettando
occhiate ai libri stipati negli scaffali. Augurarono la buona notte ai ragazzi,
e poi entrarono nella loro stanza.
Sdraiata al buio nel suo letto, Ariana ripensava
alla giornata appena trascorsa. Era stata contenta di rivedere i suoi vecchi
amici: Gabriele era cambiato parecchio, e anche Claudia. Antonio e Marta,
invece, erano sempre gli stessi. Poi le venne in mente una cosa…
- Hermione? – disse
nell’oscurità, per vedere se la Caposcuola era ancora sveglia.
- Sì? –
- Come va con Ron? –
Hermione sospirò. – Abbiamo chiuso
prima di rovinare anche l’amicizia – rispose, - Non funzionava proprio –
- Mi dispiace – disse Ariana, e lo pensava
veramente, - Ron sembrava… -
- Sembrava, appunto – disse Hermione,
- Siamo troppo diversi. Lo sapevo fin dall’inizio, ma ho cercato di passarci su. Abbiamo sbagliato entrambi. Anche lui se n’è reso conto
–
Ariana rimase in silenzio, perché le parole della
Caposcuola le avevano fatto venire da pensare… Anche lei e Draco
erano molto diversi… Era meglio non pensarci, forse, visto
che si era ripromessa di chiudere la storia.
- E tu? – la incalzò Hermione,
- Con Draco? -
- Eh, con Draco… –
mormorò Ariana, - Diciamo che è un po’ tira
e molla… -
- Ma almeno ti piace? –
Ariana sorrise nel buio. – Mi piace? – mormorò,
ripetendo la domanda a se stessa, - Diamine… Non lo so! –
Sentì Hermione
ridacchiare nell’oscurità. – Lo sai che è un brutto segno, vero? – disse.
Ariana sospirò profondamente. – Lo so, Hermione – sussurrò, - Ma… è sbagliato, no? Non dovrebbe
piacermi… In fondo, suo padre è un Mangiamorte. Ha
tentato di uccidere me, di uccidere Harry… Non sarebbe
giusto –
- Quella che sta parlando adesso è la tua testa… –
disse Hermione, - Ariana, ho imparato una cosa in
tutti questi anni passati di fianco a Harry a combattere contro Tu-Sai-Chi: non ci sono cose giuste o sbagliate. Il mondo è fatto di sfumature,
e a volte ci sembra che queste sfumature siano più scure di altre… Per poi
scoprire che le stavamo guardando all’ombra -
- Quanto vorrei riuscire a ragionare come te –
disse Ariana.
- Ma tu ragioni… Solo che lo fai troppo. Devi
trovare la giusta misura tra la logica e l’istinto. A volte è meglio seguire la
testa, altre volte il cuore –
- Mi stai dicendo che devo provare… -
- Non ti sto dicendo cosa devi fare. Io non sono
certo te. Sto solo dicendo che in questi casi devi lasciar
perdere la testa, e decidere con il cuore –
Calò il silenzio. Ariana rimaneva immobile, le
braccia piegate dietro la testa, ruminando nella testa
le parole della Caposcuola. Era abituata ad avere il perfetto controllo di se
stessa e su tutto quello che la circondava, e quindi l’idea di lasciare che
qualcuno entrasse così profondamente nella sua vita la spaventava un po’.
Da quando aveva sei anni
si era abituata a portare una maschera che ormai le era rimasta appiccicata al
viso: la maschera dell’Ariana distante, sicura di sé,determinata, dall’incredibile sangue freddo.
Aveva cercato di apparire perfetta,
perché essere perfetta significava essere in grado di
mettere paura al mondo. E mettere paura al mondo significava fare in modo che
nessuno osasse ferirla.
Perché se Ariana non temeva il dolore fisico, era
invece terrorizzata dalle ferite dell’anima. Sapeva cosa significava essere
derisa, disprezzata, odiata. E sapeva
quanto facesse male. Era un dolore profondo, una ferita che non si cicatrizzava
mai completamente, e rimaneva sempre lì a pulsare insistentemente. Che non si
riesce a dimenticare, perché il disprezzo si continua a vederlo negli occhi di
chi ti guarda.
E la vera Ariana era quella ragazza che arrossiva
davanti a un complimento, che si sentiva piccola piccola di fronte a un mondo caotico e pieno di
sentimenti contrastanti. Era la ragazza che riversava tutto il suo affetto su
coloro di cui si fidava ciecamente, che sapeva di
essere più debole di tutti gli altri. Era la ragazza che per anni era riuscita
a nascondersi dietro a una maschera di cinismo e freddezza.
E qualcuno, quella maschera la stava facendo
improvvisamente vacillare. Qualcuno
che era l’opposto di lei, che era sfacciato, sicuro di
sé, forte sia fisicamente che mentalmente, bello e apparentemente distante. Quello
che lei cercava di essere, ma che in realtà non era. Il
Principe delle Serpi, il figlio di uno dei Mangiamorte
più spietati, l’algido e perfido angelo caduto dal cielo. DracoMalfoy.
Era amore?
La risposta non la conosceva, perché l’amore vero
per lei non aveva ancora un significato preciso. Amore significava sentirsi a
volte sciocca e fragile davanti a qualcuno? Amore significava poter contare
sempre e comunque su qualcuno, e fidarsi ciecamente di lui?
- Hermione, è normale che io non riesca a dare un significato
all’amore? – domandò Ariana, temendo la risposta con tutta sé
stessa.
- E’ normale, Ariana. E’ normale – furono le sole
parole che sentì nell’oscurità, prima che la stanza piombasse nel silenzio.
Spazio
Autrice
Eccomi qui! Sono orgogliosa di poter affermare che
l’ambientazione dell’Accademia Aurelius mi è stata
ispirata da un luogo che esiste veramente… Io abito nella provincia di Torino,
precisamente a Venaria Reale… Non so se conoscete… Comunque, in suddetta
cittadina c’è un parco chiamato La Mandria. Ecco, da li ho preso l’ispirazione,
visto che d’estate vivo praticamente li dentro. Se mai
una volta avrete modo di andarci, ricordatevi di me! ^.^
Ora, per il prossimo aggiornamento non posso
garantirvi nulla, perché sono tre giorni che sto malissimo (dannata influenza
intestinale!), quindi sono rimasta un po’ indietro con la scrittura. Spero di
riuscire a postare giovedì il prossimo capitolo… Vedremo.
Nel prossimo
capitolo: Ariana
avrà una spiacevole sorpresa, ma finalmente i nostri eroi troveranno qualcosa di interessante…
PetaloDiCiliegio: ciao! Mi ricordo di te,
avevi commentato qualche capitolo fa! Sono contenta che ti piaccia la mia
storia! Continua a seguirmi, e magari lascia qualche commento! Baci!
Lexie__o: già, ci andava proprio un po’
di relax per Ariana… Che relax, però, eh? Comunque,
come capitolo devo dire che è uno di quelli che mi piace di più, tra quelli che
ho scritto. Non è da me essere così sdolcinata, ma devo ammettere che è stata
una bella soddisfazione scriverlo… Alla prossima! Baci!
Kaimy_11: sono orgogliosissima che
apprezzi i miei capitoli! Davvero, per me è importante che quello che scrivo
piaccia! In ogni caso, mi stupisco di me stessa: normalmente non sono così
romantica, ma la scrittura mi trasforma! Alla prossima! Baci!
Smemo92: sono contentissima che hai apprezzato! Come si è visto, anche una come Ariana ogni
tanto si scioglie… E mi sa che sta facendo una fatica immane a non saltare
addosso a Draco… Come dice il proverbio? “Chi non ha
mai bevuto, non sa cosa significa avere sete” (o una roba del genere… al
momento non me lo ricordo di preciso… comunque il senso è quello…)… Dimmi che
ne pensi dell’Accademia Aurelius! Baci!
Ariana si svegliò alle sei del mattino, il giorno
seguente. La luce dell’alba filtrava dalle finestre chiuse, illuminando il
liscio pavimento di piastrelle bianche della stanza. Il respiro lento e
regolare di Hermione e Argo era l’unica cosa che si
riusciva a udire nel silenzio della camera.
Sì alzò senza un rumore, come aveva imparato a
fare, e si vestì velocemente, indossando la sua vecchia e logora tenuta da
equitazione. Infilò gli stivali di cuoio nero e scese nelle scuderie,
percorrendo come un fantasma i corridoi della Reggia,
un tempo il suo regno. Ricordava quando lei e Antonio facevano a gara per
prendere il cavallo migliore della scuola: naturalmente vinceva chi arrivava
per primo.
Brezza del Mattino, lo stallone grigio che lei
amava tanto, scalpitava nel suo box. Scosse la testa quando la ragazza si
avvicinò con la mano alzata per accarezzarlo.
- Ti ricordi ancora di me? – sussurrò.
Il cavallo nitrì, ma si lasciò accarezzare. Ariana
aprì il box, e udì un fruscio alle sue spalle.
- Sella? -
Sì voltò, per vedere Gabriele con la sella in mano
e l’espressione noncurante di chi non trovava strana la situazione. Le porse i
finimenti con un sorriso, facendo uscire lo stallone dal box.
- Cosa fai qui a ques’ora? – domandò Ariana, infilando il morso in bocca a
Brezza del Mattino.
- Sapevo
che saresti venuta – rispose Gabriele, - Non ho dimenticato le tue abitudini,
per quanto troppo mattiniere –
La vide in difficoltà nell’allacciare la sella, e le
diede una mano anche se sapeva che lei amava fare le
cose da sola.
- Non era necessario – disse Ariana, controllando
che tutto fosse pronto per la sua cavalcata.
- Le cose non devono essere fatte solo quando sono
necessarie – ribattè Gabriele, - Vanno fatte anche
per piacere –
Ariana lo guardò un attimo in faccia, senza capire
bene perché le avesse risposto in quel modo. Non doveva essere cambiato solo
fuori, durante quei due anni.
Con un’occhiata perplessa, Ariana montò a cavallo e
con un certo fastidio si accorse che Gabriele aveva cercato di darle una mano.
Lei aveva fatto però così in fretta che non era riuscito nemmeno a sfiorarla.
Afferrò saldamente le
redini e disse: - Ricordi veramente tutte
le mie abitudini?
– chiese, seria.
- Una per una – rispose
Gabriele, gli occhi azzurri che scintillavano.
E senza una parola, Ariana spronò Brezza del
Mattino al galoppo, diretta al portone della Reggia. Lei cavalcava sempre da
sola, soprattutto se voleva pensare. Gabriele doveva ricordarlo.
Faceva freddo, ma Ariana
non lo sentiva. Galoppava veloce, il viso frustato dal vento del mattino e i
capelli che le svolazzavano alle spalle. Percorse un sentiero nascosto tra gli
alberi, appena accennato sul terreno, diretta ad un
punto preciso del parco.
Brezza del Mattino correva, gli zoccoli che
toccavano ritmicamente il terreno asciutto e gelido, riportandole alla mente
tutti i ricordi di quell’anno passato all’Accademia Aurelius:
le lezioni, le assenze per recarsi da Silente, le feste, la sensazione di
essere riuscita a trovare un minimo equilibrio, di aver trovato
finalmente degli amici.
Il cavallo si fermò sull’argine di un fiume
impetuoso e dalle acque limpide. Il cielo azzurro chiaro del mattino si
rifletteva nel torrente come in un vivace specchio vivente. Regnava il silenzio
più assoluto, rotto solo dallo scrosciare dell’acqua.
Ariana smontò da Brezza del Mattino, e lasciò il
cavallo a brucare l’erba che continuava a resistere stoicamente all’inverno.
Percorse a piccoli passi il terreno pietroso, e si sedette sull’argine. Abbassò
lo sguardo sul suo riflesso, e sorrise.
Eccola lì, la vera Ariana. Non era ancora
scomparsa, nonostante facesse di tutto per rendersi invisibile. I capelli
castani le ricadevano morbidi sulle spalle, gli occhi verdi guizzavano di qua e
di la per osservare tutto ciò che si trovava intorno.
Le guancie erano diventare rosse, sferzate dal vento gelido di gennaio,
esattamente come quando arrossiva.
Ariana rimase lì, a fissare il proprio riflesso
cercando di capire cosa volesse il suo cuore pieno di cicatrici, ma ancora
abbastanza forte per battere insistentemente nel suo
petto. Ripassò nella sua mente tutte le situazioni in cui si era trovata con Draco, dal bacio nella Stanza delle Necessità a quel
pomeriggio passato davanti al camino della Sala Comune di Grifondoro,
cercando di interpretare le sensazioni che aveva
avuto. Non riusciva a catalogarle, a dare un nome a
quelle strane emozioni per metà conosciute e per metà mai provate.
Sbuffò, gettando un sasso che si infranse
sulla superficie dell’acqua, lasciando dietro di sé solo perfetti cerchi
concentrici. Aveva paura di non saper percepire
l’amore: come poteva un essere figlio del male provare amore? Poteva sperare di
essere diversa da suo padre?
Quante volte si era posta quelle domande? Tante
volte, e non era mai riuscita a trovare una risposta. Poteva trovarla ora? No,
non ancora.
Si alzò di scatto, spazzolandosi via dai pantaloni
la polvere. Con un agile balzo, saltò in groppa a Brezza del Mattino, e lo
spronò a un galoppo sfrenato. La sua era una corsa senza meta per sfogare la
frustrazione di non essere in grado di capire cosa provava, di sentirsi
inferiore a tutti gli altri. Corse, saltando fossi e attraversando prati
deserti; corse, per lasciarsi dietro la sensazione di confusione che regnava
nel suo cuore; corse, sperando di raggiungere la speranza che continuava a
inseguire da quando aveva saputo chi era suo padre.
Si fermò solo quando sentì di essersi sfogata
abbastanza. Voltò il cavallo e tornò alla scuola, più lentamente ma a passo
sempre sostenuto. Non sapeva quanto era stata fuori, ma quando arrivò alla
scuderia Gabriele era ancora lì, ad accudire i suoi
amati cavalli.
Smontò non appena ebbe attraversato il portone, e
scorse dalla finestra del salottino che era stato riservato loro un viso noto,
affilato e dagli occhi d’argento.
Alzò la testa, e un sorriso le si
disegnò sul viso arrossato dal vento alla vista di Draco,
la persona che era riuscita a mandarla in confusione. Lo salutò con la mano, e
lui ricambiò osservandola consegnare lo stallone grigio a Gabriele e correre di
nuovo su, alla sua stanza.
Varcò la porta del salotto ancora con il sorriso
sulle labbra, colta da una strana sensazione. Voleva vederlo, per la prima volta desiderava essergli un pochino vicina.
- Buongiorno – disse, trovandolo seduto sul divano
di pelle, i piedi appoggiati sul tavolino.
- Buongiorno – rispose Draco,
e Ariana sentì una vaga punta di freddezza nella sua voce. Il sorriso le morì
sulle labbra, e si ritrovò a guardarlo senza capire, ancora più confusa.
Si sedette di fronte a lui, aspettando che
parlasse.
- Dov’eri andata? – domandò il biondo, con voce
distaccata ma senza tracce di minaccia.
- Sono uscita a cavallo, da sola – rispose Ariana,
intimidita dalla sua improvvisa freddezza.
Draco fece una smorfia. – Da
sola? Sicura? –
- Sì – Ariana studiò l’espressione del ragazzo, poi
capì. – Si tratta di Gabriele? – chiese con una punta di divertimento.
- Dimmelo tu – ribattèDraco.
- Non sarai per
caso geloso? – domandò Ariana, con il sorriso che tornava.
- Certo –
La ragazza rivolse uno sguardo verso la finestra. –
E per quale motivo saresti geloso? –
- Hai visto come
ti guarda? – Draco aveva incrociato le braccia,
fissandola negli occhi, serio.
- Veramente no –
Draco sembrò trattenersi dal
lanciare un’imprecazione. – D’accordo, ci credo. D'altronde sei fatta così… -
disse, alzandosi e andando alla finestra.
- Ci tieni così tanto a me? – soffiò, stupita.
Draco sorrise,
questa volta senza traccia di distacco nei suoi occhi color tempesta. – Sì – fu la sua sola
risposta.
Ariana sorrise, lusingata per la dimostrazione di
affetto che il Serpeverde le aveva appena fatto. –
Gabriele non è abbastanza cattivo,
per me – scherzò, - Mipiaciono
i ragazzi un po’… Serpi –
E scappò diretta a colazione, sapendo di aver
appena detto una grande verità.
- Bene, iniziamo da qui – disse Ariana, le mani sui
fianchi, guardando l’alto scaffale pieno di libri fino al soffitto – Cercate
qualunque cosa riguardi una certa Chimera e profezie ad
essa collegate. Tra due ore facciamo il punto della situazione -
Hermione e Harry prelevarono una
decina di tomi rilegati in pelle, e si scelsero un
tavolino fino ad una finestra. Draco e Ron avrebbero
dovuto cercare insieme, ma sembravano intenzionati a operare una ricerca in solitaria.
Ariana si occupava di uno dei settori di libri scritti in italiano, visto che era l’unica a saperlo parlare decentemente.
Notò un libro in alto, dalla copertina blu notte.
Era in alto per lei, ma poteva sempre usare la bacchetta…
- Draco? Mi prenderesti
quello, per favore? – domandò.
Il biondo alzò lo sguardo dal suo tavolo e seguì il
suo dito. Si avvicinò e afferrò il libro senza neanche doversi alzare sulla
punta dei piedi. Ariana si sentì percorsa da uno strano brivido mentre il Serpeverde la sfiorava appena appena,
per poi consegnarle il grosso tomo.
- Grazie -
Draco sembrò tentato di dire
qualcosa, ma tacque e le rivolse un sorriso prima di tornare al suo tavolo.
Ariana notò che Hermione rideva sotto i baffi, ma
distolse subito lo sguardo.
Sul finire della mattina, Ariana aveva sfogliato
tutti i libri della sezione italiana senza trovare nulla di interessante.
Non c’era nulla che parlasse di una Chimera, e di quello che poteva essere.
Poco prima di pranzo lei, Draco, Hermione,
Harry e Ron si riunirono ad uno dei tavoli per fare il
punto della situazione.
- Niente – disse Hermione,
- Al momento l’unica Chimera che sono riuscita a trovare è quella presente nei
bestiari magici, ma non credo proprio che Tu-Sai-Chi
voglia una chimera vera… Insomma, a che gli serve? -
- Chimera può anche essere solo un nome fittizio –
disse Draco, - Potrebbe indicare anche qualcos’altro…
Normalmente, per chimera si intende un essere formato
da più parti, l’unione di cose che in natura sono separate… -
Ariana guardò Draco con
gli occhi spalancati. Le parole che aveva appena
pronunciato confermavano il suo sospetto: lei era la figlia del male supremo
alla ricerca della sua parte buona… Non c’era nome più appropriato per una come
lei.
Abbassò la testa, arrivando finalmente alla
conclusione che la Chimera era lei. Doveva dire tutto agli altri?
Non poteva. Se gli avesse detto che la Chimera era
lei, avrebbe dovuto spiegare chi fosse… E farlo non era una buona idea. Gettò
un’occhiata a Harry, che sfogliava svogliatamente un libro
rilegato in pelle azzurra. Se avesse saputo chi era veramente, avrebbe
cercato di allontanarla… E lei non poteva permettere che accadesse.
- Va bene così – disse infine, - Lasciamo
perdere la Chimera… Cerchiamo qualcosa su una possibile profezia riguardo
a essa. Ci sarà qualcosa, spero… Andiamo a pranzo. Ci penseremo dopo -
Scesi alla sala al pian terreno, incontrarono
Gabriele, Antonio, Claudia e Marta, che mangiavano insieme ad
un piccolo tavolo. Si unirono a loro, ma Ariana parlò poco. Ogni tanto Gabriele
le gettava un’occhiata penetrante, come a dire che aveva capito che era
preoccupata.
Draco non reagì molto bene alla
cosa. Mangiò con aria assassina le sue lasagne al ragù e poi fissò Gabriele con
occhi di ghiaccio. Ariana era troppo presa da se stessa per essere divertita
dal suo atteggiamento.
Terminato il pranzo, tornarono tutti in biblioteca.
Ariana si diede subito da fare accatastando libri su libri,
sfogliando pagine e pagine fino a che gli occhi non le bruciarono. Chiusa nel
solito silenzio che usava come barriera quando era preoccupata, cercò
disperatamente qualcosa che le rivelasse che lei non era la Chimera. Ma non lo trovò.
Non le rimaneva altro se non cercare nel reparto
dedicato ai miti e alle leggende. Forse poteva sperare di trovare qualcosa.
Sola, scese al piano inferiore della Biblioteca,
che aveva le finestre che davano sul cortile. Con passo sicuro si diresse agli
scaffali lungo la parete nord, e guardò la montagna di libri che aveva davanti.
Ci avrebbe messo giorni a sfogliarli tutti, ma era l’unica idea che aveva in
testa, al momento.
Mezz’ora dopo sedeva assorta davanti a un tomo di
duemila pagine, che parlava di mitologia antica. Sentì dei passi e alzò lo
sguardo, per vedere Gabriele che si avvicinava con passo sicuro.
- Ciao – la salutò.
- Ciao – disse Ariana, guardandolo mentre si sedeva
davanti a lei.
Il ragazzo buttò l’occhio sul libro che aveva
sottomano. – Cosa stai cercando? – domandò.
- Informazioni – rispose Ariana, secca.
- Posso darti una mano? – chiese Gabriele.
- Dovresti già conoscere la mia risposta – disse
Ariana, con un sopracciglio alzato. Sapevano tutti che quando cercava, bisognava lasciarla in pace.
Gabriele fece una smorfia. – Quanto rimarrai? –
domandò.
- Altri quattro giorni – rispose Ariana, mantenendo
una certa freddezza: c’era qualcosa di strano in lui, - Perché me lo chiedi? -
- Perché non voglio perderti di vista – ribatté
Gabriele, trafiggendola con i suoi occhi azzurri, - Non ti sei fatta sentire
per due anni… -
- Mi conosci. Quando sparisco, sparisco veramente – disse Ariana, - Non potevo mantenere contatti
con nessuno… -
- Sparirai di nuovo? – chiese Gabriele.
- Come sempre – rispose Ariana, con un vago sorriso
sulle labbra. Era un gesto inconscio, perché aveva capito che il vecchio amico
aveva qualcosa di strano.
- Non voglio che tu te ne vada – disse
all’improvviso Gabriele. La guardava negli occhi, e sembrava estremamente
serio. – Non ora che sei tornata –
Ariana rimase spiazzata. Da quando Gabriele si era
attaccato così tanto a lei? Lo scrutò in viso per un
momento, senza capire.
- Credi che possa rimanere qui per il resto dei
miei giorni, mentre la fuori combattonoVoldemort? – disse dura, - Pensi che io sia in grado di
rimanere qui e gettare alle ortiche anni di lavoro? -
Il ragazzo abbassò il capo e lo scosse. – Stavi
bene con noi… - mormorò, - E io stavo bene con te.
Voglio venire con te –
- Perché? – domandò Ariana, la voce
una stilettata di ghiaccio puro.
Gabriele la guardò negli occhi. – Ti amo – disse.
Ariana rimase immobile, un sorriso comprensivo che le si disegnava sul viso. Non era imbarazzata, solo
sorpresa. Era stato per due anni ad attenderla, sperando di riverderla
e confessarle i suoi sentimenti? Per lei era assurdo, e capiva che l’amico al
momento non le sembrava molto in sé.
- Da quanto tempo pensi di essere innamorato di me?
– domandò, appoggiando la schiena sulla sedia.
- Non lo so… - rispose Gabriele, senza smettere di
guardarla.
- E hai aspettato due anni? Se non fossi mai
tornata, saresti rimasto per tutta la vita a coltivare il tuo amore per una
persona che stava a chilometri di distanza, e che
magari non stava pensando nemmeno a te? E’ una cosa stupida. Hai preso un
abbaglio, Gabriele –
Erano parole dure, ma sapeva che sbattere in faccia
la cruda verità all’amico era l’unico modo per fargli
capire di essersi sbagliato. Non aveva mai manifestato nulla per lei, quando
avevano frequentato il quinto anno insieme. All’improvviso dichiarava di
amarla?
Il ragazzo abbassò lo sguardo, come faceva sempre
quando si sentiva in imbarazzo. Lei attese che trovasse le parole da dire.
- Quando te ne sei andata, ho capito – disse
Gabriele, - Sono stato male. Mi mancavi -
- Anche voi mi mancavate – disse Ariana, un po’ più
dolcemente, - E’ nemmeno per me è stato bello andarmene. Ma
il mondo va avanti, e noi non possiamo fermarci a crogiolarci nel nostro
dolore. Siamo sempre stati amici, non cambiamo le cose –
Gabriele rimase in silenzio, e Ariana notò che
aveva una vena che pulsava sul collo. Significava che si stava arrabbiando.
Faceva sempre così, quando gli veniva negato qualcosa.
Era una brutta abitudine, ma lei aveva imparato a gestirlo.
Si alzò, in attesa che lui dicesse qualcosa. La
biblioteca continuava a rimanere deserta, e lei raggiunse uno scaffale per
riporre il libro sulla mitologia antica.
- Il
biondino? – disse all’improvviso Gabriele.
Ariana sorrise mentre si alzava in punta di piedi
per prendere un tomo foderato di pelle nera. – Si chiama Draco
– disse, - E cosa centri lui, non deve interessarti –
Sentì che si stava alzando. Passeggiava avanti e
indietro come un toro nervoso, guardando a terra. – Ti ha baciata?
– domandò.
- Ripeto: non deve interessarti -
- Lui non ti merita… - borbottò Gabriele, - E’ uno
stupido Purosangue figlio di un Mangiamorte. Ti sta
usando… -
Ariana si voltò, sentento
la rabbia montare dentro di sé. Lo guardò furiosa, gli occhi che mandavano
lampi. – Non permetterti di insultarlo – sibilò, - Non voglio più sentirti
parlare in questo modo, chiaro? Non lo conosci, non sai chi è –
Gabriele fece una smorfia di disgusto. – Già… Si
vede lontano un miglio che vuole solo portarti a letto… E quando ti lascerà,
correrai da me piangendo –
Ariana non lo riconosceva più. Non si era mai
comportato in quel modo. Lo guardò negli occhi, e notò che aveva lo sguardo di
un folle. Non aveva paura di lui, sapeva come prenderlo. Era solo molto
dispiaciuta.
- Non sai quello che stai dicendo – disse, cercando di calmarlo, - Stai tranquillo. Sono
abbastanza grande per capire quello che devo fare… Non
ha senso che tu… -
- Credevo di significare qualcosa per te – disse
Gabriele, e sembrava fuori di sé in quel momento, - Ti ho aspettato per due
anni… Tu devi provare qualcosa per me… -
Con due rapidi passi si avvicinò, e l’afferrò per le spalle. La guardò negli occhi, che scattavano
dalle due iridi verdi alla sua bocca. Ariana rimase ferma, il battito del cuore
regolare, senza alcun timore. Non le avrebbe fatto del male, e anche se avesse tentato sapeva cosa fare.
- Toglimi le mani di dosso – disse,
la voce ferma ma non troppo aggressiva.
Il ragazzo la guardò senza rispondere.
- Gabriele, sai che sono perfettamente in grado di
farti del male – continuò Ariana, - E non voglio farlo. Lasciami -
Il ragazzo per un momento sembrò cedere, ma non le
tolse le mani dalle spalle. – Ti ho aspettato – sussurrò, - Mi aspettavo
qualcosa da te… -
Ariana sentì qualcosa muoversi per le scale. Con la
coda dell’occhio vide un’ombra muoversi, poi più niente.
- Gabriele – disse, - Lasciami. Ora. Non te lo
chiederò una terza volta -
E poi lo vide. Draco
scese a grandi balzi la rampa di scale, gli occhi di ghiaccio e la bacchetta in
mano. Si mosse così in fretta che lei non si rese nemmeno bene conto di quello
che fece. Afferrò Gabriele per il collo della maglia, costringendolo a
lasciarla andare, e lo spinse contro il muro, senza dire nemmeno una parola.
- Draco, no! – gridò
Ariana, cercando di evitare che il biondo saltasse addosso a Gabriele. – No!
Lascialo! –
Si mise tra i due ragazzi, perché Gabriele aveva
reagito e sembrava avere intenzione di contrattaccare. Mise le mani sul petto
di Draco, cercando si spingerlo via ma senza
riuscirci.
- Fermi! – gridò, mentre il Serpeverde
fulminava con lo sguardo l’altro.
- Mettile di nuovo le mani addosso e ti ammazzo –
sibilò, mettendo paura persino ad Ariana.
- Vaffanculo, biondo –
ribatté Gabriele, alzando un pugno.
Draco rinfoderò la bacchetta per
risolvere tutto con i vecchi metodi, ma Ariana lo
tenne stretto per le spalle, cercando di non farlo avanzare.
- Draco, per favore,
fermati! – soffiò.
Il ragazzo avrebbe potuto benissimo scostarla senza
sforzo, ma si fermò. Abbassò lo sguardo su di lei, gli occhi d’argento
illuminati da una luce assassina.
- Ho la situazione sotto controllo – disse Ariana,
mentre riusciva a fargli fare un passo indietro, -
Lascia stare. Non mi succederà niente -
- Ariana… - disse Draco,
gettando un’occhiata omicida a Gabriele, - Se solo ti tocca di nuovo, gli
spezzo le mani –
La ragazza avvertì una strana sensazione: non aveva
bisogno di aiuto in quella situazione, ma l’intervento di Draco
la fece sentire per la prima volta protetta. Gli
sorrise incoraggiante, togliendo le mani dalle sue spalle e poggiandone una
delicatamente sul suo petto. Aveva il cuore che batteva forte.
Si voltò verso Gabriele, rivolgendogli un’occhiata comprensiva.
La vena sul suo collo pulsava ben visibile sotto la pelle. La guardò come se lo
avesse appena tradito.
- Sgualdrina – le sputò in faccia, poi uscì
sbattendosi la porta alle spalle con violenza.
Ariana sospirò, guardando la porta con espressione
persa. Sentì il tocco di Draco sul braccio, e si
riscosse.
- Stai bene? – domandò.
Lei si voltò verso di lui, triste. – Sì, io sto bene – disse, avvicinandosi al
tavolo dov’era seduta prima.
- Cos’è successo? – chiese
Draco, seguendola fino alla sedia.
- Non lo so… - rispose Ariana, sentendosi
stranamente sconfitta, - Non capisco. Deve essergli successo qualcosa, in
questi anni. Non era così prima… Non ha mai avuto una reazione del genere –
Si alzò, controllando che la bacchetta fosse in un
punto ben accessibile, poi guardò Draco. – Grazie –
mormorò con un sorriso, - Non ne avevo bisogno, ma il tuo aiuto mi ha fatto
piacere… Molto più piacere di quanto tu puoi
immaginare –
Il biondo alzò la mano e le accarezzò il mento,
sorridendo a sua volta. – Nessuno può sfiorarti senza passarla liscia –
sussurrò.
Ariana voleva baciarlo, ma era troppo sconvolta dal
fatto appena accaduto. Abbassò lo sguardo, poi disse: - Devo parlare con
Antonio. Vado a cercarlo. Ti prego, lasciami andare da sola –
Fece un cenno verso la sua bacchetta, poi con agile
saltello raggiunse la porta e uscì. Ci impiegò solo cinque minuti per
raggiungere l’altra parte della Reggia, dove si trovavano le camere degli
studenti.
Bussò ad una porta che
conosceva bene, e Antonio venne ad aprirle. La lasciò entrare nella sua camera,
che condivideva con altri tre ragazzi, e la ascoltò mentre raccontava dello
strano comportamento di Gabriele.
- Cosa gli è successo? – domandò alla fine,
preoccupata.
Antonio si portò le mani alla testa, e si sedette
stancamente sul suo letto. – Da quando te ne sei andata
non è più lo stesso – disse, - Non credevamo potesse avere una reazione del
genere. Quando abbiamo saputo che non saresti tornata, non ha avuto alcuna
reazione. Dopo una settimana, però, si è chiuso in camera e non è voluto più
uscire. Ci abbiamo messo giorni a convincerlo. Poi ha iniziato a dire che ti
voleva di nuovo qui, che non ti aveva detto una cosa.
- Ci siamo preoccupati. Ha iniziato a farsi strane
idee. Diceva che sapeva che quando saresti tornata, saresti corsa da lui…
Credeva che anche tu lo amassi. Non sappiamo cosa gli sia preso… -
- Ma non è possibile… -
disse Ariana, - Non può essere successo perché me ne sono andata. Insomma,
eravamo amici, ma in fondo ci conoscevamo solo da un anno… –
Antonio la guardò, triste. – Eravamo quasi riusciti
a fargli dimenticare di te… - mormorò, - Ma tu sei capitata qui proprio adesso
che stava migliorando. E’ stato troppo per lui,
soprattutto perché non eri sola –
Ariana sospirò. – Mi dispiace – disse, - Mi dispiace tanto. Non avrei mai creduto che potesse accadergli
qualcosa di così brutto… E’ impazzito? –
- Forse – rispose il ragazzo, - Non ha mai avuto
una reazione così violenta, anche se è sempre stato uno a cui
il sangue andava subito in fiamme. Prima te ne andrai di qui, meglio è per lui -
- Cosa devo fare? – chiese
Ariana, sperando di rendere la situazione un po’ meno penosa.
- Evitalo. Ci andrò a parlare io – disse Antonio, -
Spero di riuscire a farlo ragionare… E tu non stargli troppo vicina –
Mezz’ora dopo, Ariana camminava lenta diretta alla
biblioteca, la sguardo assorto. Lo aveva già detto una
volta: “L’unica cosa che non mi mancano sono il coraggio e la sfiga”. Mai frase era
stata più appropriata. Oltre ad avere un’innumerevole serie di problemi spinosi
e pressanti, adesso aveva anche un amico uscito mezzo pazzo per la sua assenza.
Davvero, qualcosa nella sua vita si decideva ad andare per il verso giusto?
Varcò la porta della biblioteca a testa bassa, sensa accorgersi che Draco, Hermione, Harry e Ron erano riuniti tutti davanti ad un tavolo, con un grosso libro al centro.
- Ariana… – disse qualcuno.
Lei alzò lo sguardo, con una vena di tristezza che
traspariva dalle iridi verdi.
- Forse abbiamo trovato qualcosa – disse Hermione, piano.
Ariana si riscosse e raggiunse il tavolo. Afferrò
il libro e si mise a leggere.
Quando il
tempo dell’Oscuro Signore sarà nuovamente giunto,
il Potere Dimenticato verrà
risvegliato e riportato alla luce.
Nella notte
in cui il destino della Fenice sarà tracciato,
Egli
designerà il suo eguale.
Il giorno in
cui il Drago sceglierà la sua strada,
Egli
ritroverà la sua parte mancante.
E quando la
Chimera incontrerà la luce,
Egli piegherà
le Tenebre al suo volere.
Tre saranno
coloro che si opporrano all’Oscuro Signore:
il Drago, primo principe
della stirpe a compiere il tradimento;
la Chimera, nata dalle
Tenebre e cresciuta nella Luce, pronta a sconfiggere il buio con la sua furia;
e la Fenice, scelta tra
eguali, che ucciderà l’Oscuro Signore forte del potere a lui negato.
Ariana alzò la testa del libro. I quattro la
guardavano apparentemente senza cogliere il significato delle parole che aveva
appena letto. Lei aveva capito, finalmente. Aveva trovato la risposta.
- Questi… Questi siamo noi – disse soltanto.
Spazio
Autrice
Scusate il ritardo, ma questa settimana è stata
assolutamente assurda… Prima sono stata male, poi ho dovuto girarmi tutta
Torino in cerca di qualcosa da mettere per il matrimonio di domani…
Miracolosamente sono riuscita a postare… E’ assurdo come la parola matrimoniogetti nello scompiglio tutta la
famiglia… (Ah, non sono io che mi sposo… Ci mancherebbe solo questo).
Bene, questo capitolo è abbastanza decente… E’ il
prossimo che mi preoccupa… Comunque, ditemi che ne pensate. Lo so, il triangolo
amoroso è troppo scontato, roba trita e ritrita, ma dovevo metterlo… Ci andava
proprio. ^.^
Nel prossimo
capitolo: Ariana
è pronta a capire cosa c’è dentro il suo cuore… E a mettere da parte la testa…
Kaimy_11: si,
la parte di autoanalisi di Ariana la trovo molto particolare. E’ stato bello
scriverla. Nonostante tutto, non ha una pietra al posto del cuore, ed è la
prima a saperlo. Ed è anche confusa. Poveretta… Vedrai che ci arriva da sola. Piano,
ma ci arriva. Ah, magari chiedo se hanno qualche posto libero all’Accademia, e
ti faccio sapere! Bacioni!
Sasori_Akatsuki: benvenuta tra noi! Sono orgogliosissima che la
storia di piaccia, e ancora di più che mi hai inserito
nei preferiti! Continua a seguirmi e a farmi sapere cosa ne pensi! Baci!
Lexie__o: auguri, carissima! In ritardo, ma meglio di niente! Bè, la riflessione di Ariana è molto particolare, e aiuta a
capire il personaggio. In fondo, ha il cuore tenero… E la scorza dura, ma non
impossibile da trapassare. Comunque, come ho detto ha
Kaimy_11, chiederò all’Accademia se hanno qualche posto libero, e ti farò
sapere! Bacioni!
Smemo92: eh, già. Hai proprio
ragione: i sentimenti sono una cosa difficile da capire. Per Ariana più di
tutti, perché è proprio confusa. Ma vedrai, capirà da
sola. L’Accademia, bè, è l’Accademia. Tutta mia
invenzione, però andarci non sarebbe niente male. Bacioni!
Prossimo aggiornamento: … Boh, non lo so. Potrebbe
essere domenica così come mercoledì prossimo… Sono incasinatissima… Vedremo. Aspettatevi
di tutto… Torno allo smalto se no qui non finisco più…
- Cosa vuol dire “Siamo
noi”? – chiese Ron, perplesso.
Ariana rilesse ad alta
voce la profezia, gli occhi che ogni tanto guizzavano da Harry a Draco.
- “Quando il
tempo dell’Oscuro Signore sarà nuovamente giunto, il Potere Dimenticato verrà risvegliato e riportato alla luce”: Voldemort è tornato dall’oblio, come è stato previsto qui –
spiegò, - Harry, tu sei la Fenice, perché avresti dovuto morire, invece sei
sopravvissuto. In questo modo Voldemort ti ha
designato come il suo peggior nemico… E tu Draco, sei
il Drago, perché porti proprio il nome di questa costellazione. Sei stato il
primo della tua famiglia a tradire Voldemort… E io, io sono la Chimera. Sono… Sono… -
Aveva parlato senza nemmeno riprendere fiato, ma ora le ultime parole le morirono in gola. Non
poteva, non voleva rivelare chi era. Rimase a guardare i quattro, che la
fissavano sorpresi e perplessi al tempo stesso.
- Ma… Ma ne sei proprio
sicura? – domandò Harry. – Non è che c’è stato un
errore? Insomma, è una leggenda… -
Ariana guardò il libro e lesse la descrizione che
accompagnava il testo che aveva appena letto. Si trattava di un libro di
vecchie leggende, storie senza senso e profezie mai avverate. Ma quella, quella era vera. Tutto combaciava. La Fenice, il
Drago e la Chimera… Loro tre, così diversi l’uno dall’altro, riuniti per
sconfiggere il Signore Oscuro. Era perfetto.
- Harry – esalò, - Non può essere una coincidenza. E’ esattamente quello che è accaduto… E molto probabilmente quello
che accadrà. Sapevo già di essere la Chimera -
- Come lo sapevi già? – chiese Hermione,
colpita.
- L’ho capito la notte in cui Hogwarts
è stata attaccata – rispose Ariana, modulando la voce per sembrare distaccata,
- LuciusMalfoy mi ha fatto
capire che potevo essere io. I Mangiamorte hanno
sempre attaccato scuole che io ho frequentato… La Fenice e il Drago li aveva già trovati… Mancavo io –
Draco la guardò, un lampo di
comprensione che gli illuminava gli occhi d’argento. Si avvicinò a lei e
sbirciò nel libro, con l’aria seria.
- Cosa sarebbe “il Potere
Dimenticato”? – domandò.
- Non… Non lo so – rispose Ariana, - Non ne ho
idea… -
Lesse le ultime tre righe: sarebbe stata lei a
sconfiggerlo? E come poteva?
Scoprire la verità le diede un sollievo
inaspettato. Quello che doveva fare era già stato scritto, dovevasolo farlo. Aveva un compito, per
quanto difficile. Aveva uno scopo
nuovo.
- Harry, tu ci credi? – domandò, guardando il
Bambino Sopravvissuto.
- E l’altra profezia? Non ha più alcun valore? –
disse, - No, io non ci credo –
Ariana sospirò. – L’altra profezia si integra perfettamente con questa – disse, - Qui dice che
“Nella notte in cui il destino della
Fenice sarà tracciato, Egli designerà il suo eguale”. E’ accaduto proprio
così. Quando Voldemort ha sentito la profezia della Cooman, ha scelto te… Il tuo destino era stato tracciato, e
lui ha scelto. Capisci? –
Per Ariana era tutto chiarissimo: solo, non sapeva
cosa fosse “il Potere Dimenticato”. Si voltò verso Draco.
- Tu ci credi? – chiese.
Il biondo non rispose subito. Rimase a guardarla un
momento immobile, l’espressione imperscrutabile. – Vorrei non doverci credere – disse piano, - Ma ci credo –
Ariana sorrise. Erano in due a vedere la verità.
Appoggiò il libro sul tavolo, sentendo gli sguardi di tutti su di lei.
- Perché dovresti essere tu la Chimera? -
Ariana si aspettava che la domanda venisse posta da Harry o Hermione,
invece fu Draco a parlare. E all’improvviso capì che
se gli avesse detto chi era veramente, avrebbe rischiato di perderlo, di
allontanarlo. E lei non voleva, non ora che iniziava a capire.
- Ho vissuto tutta la mia vita a contatto con il
male – rispose, con una nota dolente nella voce, - Tante volte ho pensato che
sarei diventata anche io un essere dell’oscurità, ma
non è successo. Ci sono arrivata molto vicina, ma per fortuna qualcosa dentro
di me ha conservato la lucidità e mi ha impedito di diventare la vostra nemica. Se non fosse stato per
Silente, non sarei ciò che sono ora -
“Già, e cosa saresti allora?” si domandò.
I quattro la fissavano, zitti. Alla fine, però, Hermione sorrise chiudendo il libro che aveva davanti.
- Non ci resta che cercare ancora qualcosa su
quello strano potere… - disse, - Bene, credo che per oggi abbiamo provato già
troppe forti emozioni. Andiamo a cena? –
Harry voltò piano la testa per guardarla, gli occhi
spalancati. Ariana sorrise davanti alla sua espressione
confusa. La Caposcuola le gettò un’occhiata che lei non riuscì a
interpretare, poi si alzò.
- Andiamo, Ariana? Credo di aver bisogno di una
doccia – disse.
Le due ragazze uscirono dalla
biblioteca dirette alla loro camera, con Ariana che guardava Hermione divertita.
- Stai bene? – domandò la Caposcuola.
- Perché me lo chiedi? –
- Ho mandato io Malfoy,
prima – rispose Hermione, precedendola dentro la
stanza, - Stavo per venirti a cercare per farti vedere quella profezia, ma ho
notato che c’era qualcosa che non andava. Così l’ho chiamato. E senza che Harry
e Ron si accorgessero di niente –
- Oh… - fece Ariana, - Bè…
Grazie –
Hermione si strinse nelle spalle
con un sorriso. – Dovevi vedere l’espressione di Malfoy
– disse, - Aveva lo sguardo di un Basilisco, e io ne
ho visto uno vero al secondo anno –
Sparì dentro il bagno senza aggiungere altro,
lasciando Ariana seduta sul letto con l’espressione persa.
Nessuno, in tutti gli anni che aveva passato a
cacciarsi nei guai, aveva mai tentato di proteggerla. Sapevano tutti che era
benissimo in grado di guardarsi da sola, e oltrettutto non amava le intromissioni. Questa volta,
però, era stato diverso. La sensazione che aveva provato vedendolo aggredire
Gabriele perché l’aveva sfiorata era difficile da descrivere. Per quanto le
dispiacesse per l’amico, non poteva non ammettere che la cosa le aveva fatto un
immenso piacere.
Si sdraiò sul letto, sentendo l’acqua della doccia
scorrere oltre la porta del bagno, e mise le braccia dietro la testa. Si rese
conto che stava sorridendo, fissando il soffitto del letto a baldacchino. Con
un calcio si sfilò gli stivali e si mise comoda.
Forse iniziava a capire, cosa significava amore…
Forse la soluzione del suo rompicapo era vicina…
Voleva portarlo da qualche parte, per stare da sola
con lui. Voleva vedere se riusciva finalmente a capire.
Le venne un’idea, ma rimase
a pensare qualche minuto per chiedersi se faceva bene o meno.
Qualunque cosa facesse, sapeva che era comunque sbagliata: non poteva
permettersi distrazioni, proprio adesso che aveva capito che cosa doveva fare. Ma stranamente il suo compito, la sua missione, stava
passando in secondo piano. Sconfiggere Voldemort, al
momento, le sembrava una cosa semplice…Di così poca importanza.
Afferrò una pinza e si legò i capelli dietro la testa, indecisa. Dondolava
nervosamente un piede, ascoltando la voce di Hermione
che canticchiava sotto la doccia. Voleva seguire il suo consiglio: ascolta il
cuore e non la testa.
Con un agile balzo scese
dal letto e ancora scalza uscì fuori. Rimase almeno un
minuto buono a fissare la porta della stanza dei ragazzi, sperando che non ci
fossero Harry e Ron. Trasse un respiro ed entrò.
La camera sembrava vuota,
poi notò che Draco era a torso nudo dall’altra parte,
vicino al balcone. Si ricordò all’improvviso che forse avrebbe dovuto bussare.
- Oh… scusa – disse, mentre
l’altro la guardava divertito.
- A cosa devo una tale
irruzione nella mia stanza? – domandò, avvicinandosi.
- Ehm… Volevo dirti una
cosa – mormorò Ariana, sentendo la lingua stranamente pesante. Perché stava
avendo una reazione del genere? Non gli doveva mica chiedere qualcosa di così
imbarazzante!
- Stavo per venirti a
chiamare – disse Draco.
- Devi dirmi qualcosa? – domandò Ariana, facendo un
passo verso la porta. Forse lui voleva parlare della profezia…
- Non precisamente – rispose il biondo, mostrando
il ghigno da lupo. Si avvicinò ancora e la prese per i fianchi, tirandola verso
il suo letto.
- No! – sibilò lei, - Draco,
no! Daì, che di la ci sono
gli altri! -
Finirono sul letto, e Ariana si ritrovò proprio
sopra il Serpeverde che ghignava alla grande. Sbuffò,
divertita e arrabbiata al tempo stesso. Sentiva sotto le mani
la pelle calda e i muscoli del torace di Draco,
che si alzava e si abbassava impercettibilmente.
Il Serpeverde le prese il
viso con una mano e lo avvicinò, dandole un bacio delicato sulle labbra.
Intanto giocherellava con una delle sue ciocche di capelli, sfuggita
all’acconciatura.
- Sono in astinenza – mormorò Draco,
sorridendo.
Ariana abbassò la testa per nascondere il sorriso.
– Sei sempre il solito – disse, poi gli scoccò un bel bacio appassionato. –
Così ti basta? – chiese dopo un po’.
- No -
La ragazza gli poggiò le mani sul petto, cercando
di tirarsi su, ma la mano del Serpeverde, poggiata
sulla sua schiena, glielo impedì.
- Se ci vedonosiamo finiti – disse Ariana, cercando di
fare la minacciosa.
- Non ci vedranno – disse Draco,
sciogliendole i capelli, - Gli ho detto di non entrare per un po’ perché avevo
da fare –
Ariana rimase a guardarlo in viso, cercando di non
scoppiare a ridere. Erano decisamente agli opposti:
lei non sarebbe mai stata così sfacciata. Tamburellò con le dita sul suo petto
nudo, sui muscoli ben sviluppati dal Quiddich.
- Anche visto da qui hai
un bel nasino – disse Draco, guardandola dal basso.
Ariana si portò istintivamente le mani al naso. –
Dici? – disse dubbiosa, - Io ho sempre pensato che fosse un po’ troppo a patata
–
Draco scoppiò a ridere. – Ma smettila! – sbuffò, tirandola di nuovo verso di se per
scoccargli un altro bacio. Sapeva essere molto dolce, anche se era l’algido
Principe delle Serpi.
Ariana lo sentiva muoversi sotto di lei, ma non
diede segni di volerla spogliare. Evidentemente aspettava che fosse lei a
dargli il via, e per il momento lei non ne aveva l’intenzione.
- Ti sto schiacciando? – chiese la ragazza, sapendo
di non essere esattamente un peso piuma.
- No, per niente – rispose Draco,
- Hai anche una bella boccuccia –
Ariana arrossì di colpo. – La finisci?! – sbottò.
In quel momento la porta venne
aperta all’improvviso, e Ariana voltò di scatto la testa. Sulla soglia c’era
Harry, che al momento li fissava con sguardo vaquo. I
suoi occhi indugiarono prima su Draco, sdraiato sotto
Ariana a petto nudo, e poi sulla ragazza, che aveva cambiato colore, adagiata
addosso al Serpeverde.
Ariana guardò il Bambino Sopravvissuto, spaventata.
Non sapeva che dire, ed evidentemente anche Harry pensava la stessa cosa. Cercò
di mettersi a sedere, ma una mano le afferrò delicatamente il mento e un attimo
si ritrovò a baciare di nuovo Draco, sentendo la sua
presa sulla sua schiena farsi più salda.
La porta venne sbattuta
con una forza tale che i vetri della stanza tremarono, e Ariana finalmente
riuscì a liberarsi.
- Draco! – sibilò.
Il biondo ridacchiava come un matto.
- Che c’è? – chiese.
- Ma… Ma sei impazzito? –
domandò Ariana, cercando invano di liberarsi di nuovo.
- Ormai ci aveva visto – spiegò Draco,
come se fosse la cosa più ovvia del mondo, - Tanto vale che finivamo l’opera. E
poi non basta il Magnifico a interrompermi sul più bello –
Ariana lo fissò, chiedendosi come facesse ad essere così sicuro di sé.
- E ora che facciamo? – domandò a voce bassa.
- Niente – rispose Draco,
- Facciamo la doccia –
Ariana si accorse che lui stava guardando da
tutt’altra parte. Seguì i suoi occhi, per scoprire che stava sbirciando dentro
lo scollo della sua maglietta.
- Ehi! – gridò, portandosi una mano al petto per
coprire tutto e mettendosi a sedere.
Draco ridacchiò. – Non è colpa
mia. Sei tu che mi hai istigato – disse.
Ariana si alzò dal letto e gli tirò una delicata sberla sulla spalla. Il biondo raccolse i suoi asciugamani e
si tolse la cintura. – Io vado a farmi una doccia. Vieni con me? –
La ragazza lo guardò facendo l’offesa. – Sei
dannatamente sfacciato – disse, - Magari facciamo venire anche Harry e Ron, già
che ci siamo? –
- No, loro due no – ribatté Draco,
aprendo la porta del bagno, - Voglio fare una cosa a due -
Ariana alzò gli occhi al cielo, poi si ricordò per
cosa era venuta.
- Draco, sai andare a
cavallo? – chiese.
Lui le gettò un’occhiata altezzosa. – Certo. Un Malfoy sa fare tutto – rispose.
Ariana si avvicinò e le regalò un ultimo bacio a
fior di labbra, prima di uscire dalla stanza in silenzio.
- Draco… Draco, svegliati per favore – sussurrò Ariana, sfiorando la
spalla del Serpeverde nella penombra nell’alba.
Il biondo si mosse tra le lenzuola, mentre Ariana
guardava furtiva Harry e Ron che dormivano nei loro
letti, sperando che non si svegliassero.
- Ariana, ma tu non dormi mai? – grugnì Draco, girandosi verso di lei.
- Shh – fece lei, - Per
favore, alzati. Voglio portarti in un posto –
Draco per un momento non si
mosse, poi con uno sbuffo scese dal letto, in boxer. La guardò un momento, molto
probabilmente chiedendosi perché le fosse venuto in mente di svegliarlo a
quell’ora, poi disse: - Lo faccio solo perché sei tu–
- Grazie… Ti aspetto fuori -
Ariana uscì dalla stanza e si appoggiò al muro, in
attesa. Aveva accettato, alla fine. Pensava che non lo avrebbe fatto…
Cinque minuti dopo, Draco
usciva dalla camera vestito di tutto punto, passandosi
una mano tra i capelli. Ariana rimase a guardarlo per un momento, poi disse: -
Vieni –
Scesero nelle scuderie senza dirsi una parola.
Ariana sentiva i passi leggeri di Draco dietro di
lei, sorridendo impercettibilmente. Quando furono all’interno della stalla,
prese Brezza del Mattino e lo portò fuori.
- Scegli un cavallo – disse al Serpeverde.
Draco si guardò intorno, poi con
un cenno del capo indicò uno stallone nero in fondo alla scuderia. Ariana fece
uscire il cavallo e porse le briglie a Draco.
- Si chiama Auriga – disse, - Il nome di una
costellazione… -
La ragazza attese che il biondo salisse sullo
stallone, poi anche lei montò su Brezza del Mattino. Gettò un’occhiata a Draco, poi si avviò verso il portone.
Fecero insieme la strada che lei
aveva percorso il mattino precedente, in silenzio. Il cielo si era tinto di
rosa, e faceva molto freddo. Il fiato di Ariana si condensava in bianche
nuvolette che evaporavano nell’aria di gennaio.
- Dove stiamo andando? – domandò Draco, nel silenzio più totale.
- In un posto – rispose Ariana, enigmatica, -
Pronto a correre? –
- Quando vuoi –
Ariana spronò Brezza del Mattino al galoppo, mentre
Auriga la seguiva a ruota. Con l’aria che frustava sui loro volti,
attraversarono un campo d’erba e lasciarono il sentiero, inoltrandosi tra il
folto degli alberi.
Mezz’ora dopo, Ariana e Draco
arrivarono sull’argine di un fiume dalle acque grigie, che scorrevano ora lente ora impetuose. I due cavalli si fermarono,
scalpitando dopo la lunga corsa.
Draco si guardò intorno mentre
Ariana smontava dallo stallone, lasciandolo libero di brucare l’erba. Anche lui
scese da Auriga, e raggiunse la ragazza che si era seduta sull’argine del
fiume.
Ariana lanciò un’occhiata al ragazzo, poi afferrò
un filo d’erba e iniziò a rigirarselo tra le dita. Lo guardava di sottecchi,
come se potesse sparire da un momento all’altro.
- Perché mi hai portato qui? – chiese Draco.
Ariana si strinse nelle spalle. – Ci passavo molto
tempo, quando stavo all’Aurelius – rispose, - Volevo
che lo vedessi anche tu –
Draco la scrutò con un mezzo
sorriso. – E’ un bel posto – disse, - Anche se fa un po’ freddo… -
Ariana sorrise. Il freddo in quel momento non lo
sentiva proprio. Distese le gambe sul prato, guardando dall’altra parte del
fiume.
- Draco… Ti ricordi cosa
mi hai detto nella Stanza delle Necessità, un po’ di tempo fa? – chiese con la
voce bassa.
- Uhm… Non credo di ricordarmi… - disse Draco, facendo finta di essere assorto, - Avrei bisogno di
una rinfrescatina… -
Ariana sorrise abbassando la testa. – Era qualcosa
a proposito dei sentimenti… - lo incalzò.
- Mah… Forse ricordo qualcosa – fece Draco, portandosi una mano al mento.
- Dai, non fare la serpe – disse Ariana, - Non farlo diventare più difficile di quanto non lo è già –
Draco le gettò un’occhiata. – Uhm…
D’accordo – disse.
- Per te vale
ancora, quello che mi hai detto? – domandò.
La sua frase cadde nel silenzio più totale. Aveva
il cuore che batteva talmente forte che era sicura che
persino Draco lo potesse sentire.
E mentre aspettava che lui dicesse qualcosa, vide
il suo riflesso nell’acqua del fiume. E capì.
Amore significava essere se stessi, senza paura del
giudizio altrui. Amore significava poter svelare i propri difetti, le proprie
paure a qualcuno pur sapendo di essere amati a propria volta. Draco era riuscito a vedere oltre la maschera che portava,
a farla prima vacillare e poi cadere.
- Ariana… - sussurrò Draco,
alzandosi e avvicinandosi a lei, - Credo sia cambiato qualcosa… -
Si sedette di fronte a lei e le
prese il mento con la mano. Si guardarono negli occhi. Ariana aveva le
viscere attorcigliate, ma non le interessava minimamente se la cosa traspariva
dal suo sguardo. Voleva solo che le dicesse la verità,
e solo quella.
- Ti amo più di prima – sussurrò Draco.
Lo sguardo di Ariana guizzò prima da una parte poi
dall’altra, e infine incontrò gli occhi d’argento del Serpeverde.
Doveva dirlo o sarebbe scoppiata.
- Ti amo anche io -
Erano parole che la sua bocca non aveva mai
pronunciato, ma che le uscirono così naturali che si stupì di se stessa. E dire
quello che provava la lasciò inspiegabilmente felice.
Draco la baciò con passione, una
passione che prima non aveva mai usato con lei. Le
passò una mano tra i capelli, mentre Ariana gli stringeva l’altra.
- Ci hai messo un po’ – le sussurrò Draco sulle labbra, sorridendo.
- Meglio tardi che mai,
no? – ribatté Ariana, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare in un altro
bacio per niente casto.
Finirono sdraiati sul prato gelido, Ariana
completamente abbandonata sul petto del Serpeverde.
Non sentiva né lo scorrere dell’acqua, né il respiro dei cavalli a pochi metri
da loro. Non si rendeva nemmeno tanto conto di dove si trovava, perché al momento
il suo cuore era impegnato a gioire per qualcosa che aveva cercato per tanti
anni e che ora, inaspettatamente aveva trovato.
Amore.
- Ariana… - sussurrò Draco,
- Non è per fare il rompiscatole, ma non è proprio un posto che può dirsi comodo, questo -
La ragazza si mise a sedere. – Scusa, mi sono
lasciata prendere – disse, imbarazzata.
Draco si tirò su e la guardò. –
Dovresti farlo più spesso – disse, alzandosi, - Ci cerchiamo un posto più
caldo? –
- Va bene… -
Ariana si alzò in piedi, e guardò Draco montare in sella ad Auriga. Rimase ferma, tenendo
Brezza del Mattino per le briglie.
- Draco… -
- Sì? –
- Posso salire con te? –
Non era una domanda molto logica: c’erano due
cavalli, potevano benissimo andare uno su uno e l’altro sull’altro. Ma lei non voleva; voleva sentirsi il biondo addosso, per
sperare che non fosse tutto un sogno.
Draco la guardò, e una scintilla
di divertimento passò nei suoi occhi di tempesta.
- Sali – disse.
Ariana legò Brezza del Mattino alla parte
posteriore della sella di Auriga, e poi si issò sullo
stallone nero.
- Tu davanti
– disse Draco.
La ragazza si sedette, con il biondo le faceva
spazio sulla sella. Le scostò i capelli su una spalla, mentre un brivido le
percorreva la schiena. Sentì la sua bocca a un centimetro dal suo orecchio.
- Sei strana, Ariana – mormorò.
- Non chiedermi perché – disse lei, arrossendo.
- Non te lo sto chiedendo – ribatté lui, - Ti sto solo dicendo che sei strana… Ma non è un male, in questo
caso –
Con una mano saldò la presa sulle redini, mentre
con il braccio le avvolgeva il ventre in una stretta forte e delicata al tempo
stesso. Ariana sospirò. Quella sensazione di protezione era una novità per lei,
abituata lei a proteggere, e capì che
cosa si provava. Incredibile e assoluto abbandono, conscia
che qualcun altro pensava per lei.
Sentì che il cavallo partiva al passo, seguito da
Brezza del Mattino.
Percorsero la strada fino alla Reggia lentamente, ammirando
il paesaggio intorno e scambiandosi solo qualche sussurro. Faceva freddo, ma Ariana non lo sentiva. Percepiva solo il lieve
movimento del torace di Draco che si alzava e si
abbassava sulla sua schiena, che le confermava che il suo poteva anche non
essere un sogno.
Quando vide il portone dell’Accademia, Ariana si
ritrovò a pensare cosa avrebbero detto gli altri, vedendoli arrivare entrambi
sullo stesso cavallo, abbracciati. Poi, capì che non le importava proprio
nulla. Potevano pensare quello che volevano. A lei importava solo di aver
trovato la sua metà, di averla finalmente trovata. Che il mondo vedesse quello
che provava, che non aveva più paura del giudizio degli altri.
Arrivati nel cortile, Draco
aiutò Ariana a scendere dallo stallone, poi smontò anche lui. La ragazza gettò
uno sguardo verso la finestra delle loro stanze e vide Hermione
affacciata. Le rivolse un sorriso raggiante e la salutò con la mano. Poi
intrecciò le dita con quelle del Serpeverde ed entrò
nella Reggia.
- Avanti, cerchiamo -
Ariana ricoprì il suo tavolo di libri grossi e
pesanti come mattoni, scegliendo quelli che potevano esserle utili. Ne scartò
una decina, poi guardò Draco, Harry, Ron edHermione.
- Vediamo se troviamo qualcosa su questo strano
Potere – disse, - Anche se non ho idea di cosa sia… -
Così come avevano fatto il giorno prima, passarono
tutto il pomeriggio chiusi in biblioteca, sfogliando libri su libri. Fuori aveva iniziato a piovere, e almeno il brutto
tempo impediva ad Ariana di fuggire e trascinare Draco
in un’altra passeggiata romantica.
Da quella mattina di due giorni prima, tutto
brillava sotto una nuova luce. Era strano come all’improvviso tutto sembrasse
meno importante, meno pericoloso. C’era qualcosa che rendeva l’aria frizzante,
incredibilmente diversa. C’era qualcosa che rendeva Ariana euforica, felice.
Con un sorriso sulle labbra, alzò impercettibilmente
lo sguardo per incontrare quello di Draco, davanti a
lei. Averlo proprio li davanti la distraeva. Gli
sfiorò con il piede la gamba, ridacchiando.
Harry e Ron, che li avevano notati, distolsero lo
sguardo, molto probabilmente disgustati. La loro reazione alla relazione tra Draco e Ariana era stata singolare: avevano fatto gli
indifferenti, ma lei era sicura che la stessero maledicendo in tutte le lingue
che conoscevano. Hermione, invece, era stata contenta
per lei e non le aveva mosso nessuna accusa di tradimento (come immaginava avessero
fatto Harry e Ron).
Ariana chiuse bruscamente il libro che aveva
davanti e si alzò per andare a rimetterlo dov’era. Anche se era un po’
distratta, non poteva negare che la ricerca non andava bene. Non avevano
abbastanza informazioni riguardo al Potere Dimenticato menzionato dalla
Profezia, e non riuscivano a trovare nulla di importante.
Il problema che si poneva era solo uno: credere o
non credere. Per quanto fosse azzeccata e ricalcasse
in modo molto simile le loro storie, Ariana aveva pensato che potesse essere
solo una coincidenza. In fondo, quella profezia era un vecchio mito riguardo a
tre creature antiche, ma che comunque esistevano.
Aveva ragionato sotto tutti i punti di vista, e
quello che si chiedeva era se Silente avesse mai sospettato qualcosa… E la sua
domanda aveva trovato parziale risposta quando si era ricordata come si
chiamava il gruppo che il Preside aveva fondato per combattere Voldemort: l’Ordine della Fenice. E se Harry era veramente la Fenice, non c’era nome più
appropriato…
Tuttavia, non poteva basarsi solo su quello per
decretare se Silente sapesse qualcosa o meno. Le aveva rivelato tutto in quegli
anni, perché non parlarle di quella profezia? Perché tacerle una cosa così
importante?
“Perché anche tu ne fai parte” fu la risposta che
le diede la sua testa.
Vero. Anche lei ne faceva parte, ma proprio per
questo doveva sapere. Se avesse saputo prima cosa cercavano i Mangiamorte, avrebbe potuto risparmiare vite che erano state inutilmente stroncate.
Non le rimase che il dubbio, che non poteva sperare
di togliersi. Silente era morto, e non poteva parlare con lui. Non poteva
chiedergli i tanti perché che le erano venuti in mente in pochi mesi.
Ariana scese al piano di sotto della biblioteca, gettando
un’occhiata fuori dalla finestra. Si stava facendo buio, e il cortile era
bagnato di pioggia.
All’improvviso, avvertì una strana sensazione.
Istintivamente portò una mano alla bacchetta, la estrasse e si voltò.
Non c’era nessuno. Solo lei.
Si guardò intorno, nella sala illuminata dalla luce
di tante candele. I titoli d’oro dei libri brillavano tranquillizzanti sui loro
scaffali, la polvere che svolazzava silenziosa. Rimise la bacchetta a posto,
dandosi della sciocca per quella reazione esagerata. Non aveva i nervi a fior
di pelle come Harry.
E poi, la sentì.
Una risata. Una risata fredda come il ghiaccio,
così malvagia che la notte sembrò ancora più scura. Una risata acuta, che lei
non aveva mai sentito ma che non poteva non riconoscere.
Ariana sguainò la bacchetta, e allora le vide.
Fuori, sotto la pioggia torrenziale, c’erano delle
ombre scure. Ombre avvolte in mantelli che avanzavano verso la Reggia, le
bacchette illuminate.
E una di quelle ombre era Lord Voldemort.
Spazio
Autrice
Ed anche qui si finisce sul più bello… Non sono
sadica, però dovrete aspettare il prossimo capitolo per scoprire cosa succederà…
Comunque, ora che la coppia Ariana/Draco si è
finalmente formata, ci sarà più spazio per l’azione… Ditemi cosa ne pensate!
Nel prossimo
capitolo:
Ariana, Draco e il magico Trio si ritroveranno a
escogitare una fuga dall’Accademia, ma qualcuno sarà costretto a scoprirsi…
Aliceundralandi: benvenuta! Sono contenta
che tu abbia apprezzato la mia profezia, perché ci ho pensato un po’ per
inventarla… Spero continuerai a seguirmi! Baci!
Lexie__o: le risposte, come sempre d’altronde,
le hai avute in questo capitolo… Ci è voluto un po’,
ma alla fine i nostri eroi hanno trovato quasi tutti i pezzi. Il triangolo è
servito, perché Ariana ha fatto il primo passo. Era ora! Baci!
Smemo92: per Ariana il momento di
svelare la propria identità non è ancora arrivato, ma non potrà continuare a
nascondersi ancora per molto. Sono contenta che la profezia ti sia piaciuta, perché
non è stato semplicissimo inventarla… L’ho dovuta scrivere e rileggere diverse
volte, per far uscire una cosa decente… Baci!
Kaimy_11: sì, come profezia non è
proprio chiarissima, ma vedrai che andando avanti tutto
andrà al suo posto. Io stesso ho faticato a scriverla, perché non è facile far
combaciare tutto perfettamente senza rivelare troppo… E ormai i due piccioncini
sono proprio cotti! ^.^ Baci!
Sasori_Akatsuki: ciao! Il comportamento di Gabriele in effetti è un po’ anomalo, ma poveretto, era proprio
cotto… Continua a seguire e vedrai come va a finire! Baci!
Il corpo di Ariana reagì come una molla. Scattò
verso le scale e le salì, proprio mentre sentiva i vetri del piano inferiore
della biblioteca andare in mille pezzi.
- Via! Via! – gridò.
Vide gli sguardi terrorizzati di Harry, Ron edHermione fissarla, poi però estrassero
le bacchette. Draco sbucò da dietro uno scaffale,
gettandole un’occhiata preoccupata.
Un getto di luce rossa cozzò contro uno scaffale, e
Ariana si voltò di scatto. Senza neanche vedere chi fosse, sparò un incantesimo
verso le scale, chiudendo il passaggio con una delle librerie. Spinse Harry
verso l’uscita.
- Nel salotto! – ordinò, - Tornate a GrimmauldPlace! -
Spalancò la porta con un calcio e uscì per prima fuori. Vide il Preside Augusto correre verso di lei, la
bacchetta in mano e l’espressione terrorizzata. Era spettinato, ma sembrava
stare bene.
- Ci stanno attaccando! – gridò.
- Lo so! –
Ariana stava cercando di capire come avevano fatto
i Mangiamortead entrare
nella Reggia, ma aveva la testa da un’altra parte. Il salotto era dall’altra
parte della Reggia, e non sapeva se sarebbero riusciti ad arrivarci vivi. Avrebbero
dovuto attraversare tutta la scuola.
Sentì gli scaffali della biblioteca saltare in aria
con un rumore di un petardo, così iniziò a correre per il corridoio seguita
dagli altri. Doveva trovare un piano, in fretta. Aveva tenuto in considerazione
un possibile attacco, ma non lo aveva mai ritenuto possibile… L’Accademia era
ben protetta…
Venti metri più avanti, vide tre Mangiamorte sbarrargli la strada. Due erano i fratelli Carrow, quelli che aveva
Schiantato nel precedente scontro a Hogwarts. Digrignò
i denti. Questa volta non avrebbe esitato.
- AvadaKedavra! – gridò.
I tre schivarono il colpo, e contrattaccarono.
Augusto sparò una maledizione che colpì uno al petto, gettandolo dieci metri
più indietro, contro il muro.
- AvadaKedavra! – urlò di nuovo Ariana, e questa volta
l’incantesimo andò a segno. La Mangiamorte più bassa
cadde a terra, morta.
- Noooo! Alecto! – gridò il superstite.
Ariana guardò il mago con aria di sfida. Sentiva lo
sguardo stupefatto degli altri addosso, e sapeva cosa stavano pensando. Non
aveva paura di dare la morte, anche se non le piaceva certo farlo. Al momento
era l’unica strada che conosceva per cercare di portare tutti fuori vivi.
- Avanti, vienimi a prendere – disse, facendogli un
cenno con la mano.
Il volto di Amycus si
trasformò in una maschera di rabbia, e corse verso di lei. Non fece in tempo a fare due passi, che Ariana aveva già agito. Carrow scivolò a terra con un grido, accasciandosi sul
pavimento senza vita.
- Ariana… Li hai uccisi… - mormorò Ron, alle sue
spalle.
- Già – convenne lei, guardando il terzo Mangiamorte iniziare a muoversi. – Andiamo –
Qualcosa aveva preso possesso di lei, qualcosa che
la rendeva determinata come mai prima d’ora. Era la consapevolezza di dover
agire in prima persona per sconfiggere Voldemort. Non
aveva paura di fare quello che andava fatto. La Profezia parlava di lei come
quella che avrebbe sconfitto l’Oscuro
Signore…
Superarono il Mangiamorte
riverso a terra, che doveva essere Macnair, e
cercarono di raggiungere il salotto vicino alle loro stanze. Non incontrarono
nessuno lungo il cammino, e Ariana si insospettì.
Perché non stavano cercando di catturarli? Perché Voldemort
non li inseguiva?
Come in risposta alle sue
domande, udì una voce riverberare lungo i muri della Reggia, quasi emessa dalle
pareti stesse.
- Merope
– disse suo padre, - Non fuggire. Voglio parlare con te. Vieni nel salone -
Ariana ignorò la voce, anche se provò uno strano impulso.
C’era qualcosa che l’attirava, nel tono del Signore
Oscuro.
Con la coda dell’occhio vide gli altri scambiarsi
delle occhiate confuse, anche se non dissero nulla. Spalancò la porta della sua
camera e afferrò il sacchetto della Metropolvere, con
Argo che abbaiava furioso per essere stato lasciato chiuso dentro.
Dieci secondi più tardi, sigillata la porta con un
incantesimo, gettava la polvere nel camino del
salotto. Ma non successe nulla. Le fiamme rimasero
rosse.
Con il terrore che le attanagliava le viscere,
Ariana sparse tutto il contenuto del sacchetto nel camino, senza che niente
cambiasse. Le fiamme verdi non volevano comparire.
Si voltò, guardandoli spaventata.
- Non funziona! – esalò.
Draco scosse la testa e guardò
fuori, mentre Hermione sembrava terrorizzata.
- Dobbiamo Smaterializzarci – disse Harry, calmo.
Stranamente non aveva ancora accennato a voler fare di testa sua.
- Non si può, qui dentro! – ribattè
Ariana, sentendosi cogliere dal panico.
Appoggiò le mani al tavolo e abbassò la testa, per
cercare di trovare una soluzione. Il fiato le usciva troppo rapidamente dai
polmoni, segno che stava veramente iniziando ad avere paura.
- Non ci sono altri modi per uscire? – domandò al
Preside.
- No –
L’unico modo per andarsene era uscire dai confini
della Reggia e Smaterializzari, ma come potevano
fare? C’erano almeno tre chilometri di sentiero per raggiungere i cancelli, e
non potevano sperare di arrivarci senza che nessuno li seguisse.
Mentre pensava, si rendeva conto che doveva essere
tutta un’idea di Voldemort. Doveva aver fatto qualche
strano incantesimo, che lei non conosceva. Li stava costringendo a fare quello
che voleva lui.
- Merope – la voce riverberò di nuovo nei muri, - Vieni a me. Non potete uscire di qui senza che io lo sappia… Vieni a me -
- Come hanno fatto ad
entrare? – chiese Ariana, ignorando la voce.
- Deve esserci qualcuno all’interno della Reggia
che li ha fatti passare – rispose Augusto, - E’ l’unica spiegazione –
- Chi è Merope? – chiese Harry all’improvviso.
- Zitto – ribatté Ariana, - Ti spiegherò tutto
dopo. Dobbiamo uscire di qui… Come facciamo? –
Guardò fuori dalla finestra il cortile bagnato.
C’era uno solo modo per arrivare più velocemente ai
cancelli: i cavalli. Dovevano solo arrivare alle scuderie, e sperare di
riuscire a fuggire.
- Chi di voi oltre a Draco
sa andare a cavallo? – domandò Ariana.
Harry, Ron edHermione si guardarono tra di loro. Era evidente che
nessuno dei tre era capace. Poco male, era la volta
buona che imparassero.
- Prenderemo i cavalli, e cerchermo
di arrivare ai Cancelli. Lì potremo Smaterializzarci -
- Ma è da pazzi! – sbottò
Harry.
- Hai un piano migliore? – domandò Draco, caustico.
- State zitti. L’unico problema è come arrivare alle scuderie… -
- Possiamo sperare di non incrociare Tu-Sai-Chi – disse Ron, - Sembra
che non ci stia cercando –
- Perché sa che l’unico modo per arrivare alle scuderie
è passare dove si trova lui in questo momento – ribatté Ariana, - Guiderà tutte
le nostre mosse, che lo vogliamo o meno… D’accordo,
faremo come vuole lui –
Guardò gli altri. – Preside, lei rimanga qui. Si
assicuri che gli altri studenti e i professori stiano bene. Voldemort
vuole noi. Non la cercherà. Scopra chi è stato a farli entrare e me lo
riferisca al più presto. Noi gli andiamo incontro. Anzi, io gli andrò incontro –
Non aveva un piano, ma qualcosa le diceva che
doveva incontrare suo padre. Forse sarebbe stata la prima e anche l’ultima
volta che l’avrebbe fatto, ma non importava.
“Se è me che vuole, me
avrà”.
Ariana avanzò nella sala d’ingresso a testa alta,
sola. La bacchetta in mano, tenuta bassa per dare
l’impressione di ostentata sicurezza. Gli occhi vigili, immobili e
minacciosi, di chi non ha paura. Il respiro calmo e leggero di chi ha la
situazione sotto controllo. Era un’ottima attrice, se voleva.
Al centro della stanza, il volto serpentesco
distorto in una smorfia divertita, c’era Voldemort.
Ariana trovò qualcosa di incomprensibilmente attraente
in quel volto mostruoso, dalle iridi rosse come il sangue e senza naso. Non era
bellezza, era l’attrazione malsana del male, dell’oscurità. Quello che la
sconvolse di più fu però la consapevolezza che quello… Quello era suo padre.
Per un momento, Ariana provò paura. Una paura folle
e un dolore ancora più grande. Il mago che stava in piedi davanti a lei era
quello che avrebbe dovuto chiamare “papà”…
Era quello a cui avrebbe dovuto stringere la mano nei
momenti di sconforto, chiedere protezione davanti al pericolo… Era quello a cui
avrebbe dovuto domandare il permesso per uscire con gli amici… Che avrebbe
dovuto sgridarla quando combinava i guai… E invece non era stato così.
Voldemort era suo padre, era
l’essere che volontariamente o meno le aveva dato la
vita, di cui condivideva il sangue e l’anima nera.
La lucidità di Ariana minacciò di vacillare. Non
aveva previsto che vedere per la prima volta suo padre le avrebbe fatto
quell’effetto. Lo aveva sempre visto come una figura scura nei suoi ricordi,
un’ombra nera tra i suoi pensieri, una macchia sulla sua anima. Qualcosa di inconsistente, che non aveva mai avuto una forma propria…
Ma Voldemort ora era lì, davanti a lei. Vivo. Vero.
Emblema del male… e suo padre.
Non seppe quanto tempo passò prima che il Signore Oscuro parlasse, perché lei non era in grado di
farlo. I suoi occhi erano inchiodati al volto di suo padre, spalancati.
- Buonasera, Merope – disse Voldemort,
la voce flautata.
Tutto all’improvviso tornò al suo posto: quello
davanti a lei era un mago qualunque, non suo padre. Quello era morto tanto
tempo prima. Lei non era Voldemort, lei era Ariana.
Il cervello tornò a lavorare, studiando i sette Mangiamorte appostati agli angoli della sala. Harry e gli
altri erano nascosti nel corriodio, in attesa dei
suoi ordini, pronti alla fuga. Doveva portarli fuori,
tutti.
- Buonasera – rispose, un
finto sorriso che le si disegnava sulle labbra.
Lo sguardo di Voldemort
la studiò da capo a piedi, come a valutarla. Sembrò soddisfatto, poi disse: -
Il coraggio è una dote di famiglia –
- Perché, tu saresti coraggioso? – ribatté Ariana,
secca.
I Mangiamorte trasalirono
e la guardarono sconvolti. Voldemort ghignò. – E
anche la lingua tagliente… - aggiunse, - Hai le doti che meritano il tuo vero nome… Ariana… Solo Silente poteva scegliere un nome tanto stupido –
- Che cosa vuoi da me? – chiese Ariana, gelida.
Il sopracciglio inesistente di Voldemort
si alzò. – Mia cara, dovresti saperlo da te – disse, - Mi sembra logico che ti voglia dalla mia parte -
- E se io non volessi stare dalla tua parte? –
domandò Ariana.
- Se hai veramente il mio stesso cervello, allora
sarai in grado di capire che è la scelta sbagliata – rispose Voldemort, - Sai meglio di me che
non ti conviene stare dalla parte di Harry Potter… Non ora che ho il Potere che
mi mancava –
Ariana scrutò il mago in faccia, per rendersi conto
che lui sapeva di avere la situazione sotto controllo. – Di cosa stai parlando?
–
Voldemort sorrise, ma gli occhi
rimasero freddi. – Lo saprai se sceglierai di stare dalla mia parte – rispose.
- Ho una richiesta – disse Ariana, cercando di
volgere la situazione a suo favore, - Lascia andare gli altri, e ti seguirò -
Non era un piano. Era un’idea folle. Non avrebbe
seguito il Signore Oscuro da nessuna parte, ma la sua
priorità era portare fuori Harry. Poteva sperare di riuscire a fuggire in un
attimo di distrazione.
- Pensi che io ti creda, mia piccola Merope? –
disse Voldemort, - Sei troppo simile a me. So cosa
vuoi fare -
Ariana cercò di rimanere calma e non lanciarsi in
un insensato colpo di testa. Lo sguardò guizzò verso
il portone che portava fuori, nel cortile.
- Non è il posto adatto per parlare, questo –
continuò Voldemort, - Seguimi,
e avrai modo di sapere ciò che vuoi -
- Hai appena detto che mi conosci bene – ribatté
Ariana, - Dovresti sapere che non ti seguirò nemmeno sotto tortura –
Il ghigno che deformava il volto del Signore Oscuro si allargò ancora di più. – Infatti… Silente
ti ha insegnato a non farti temere per la tua
vita, ma non per quella degli altri –
Ariana spalancò gli occhi. – Non osare – sibilò, -
Non osare toccare nessuno dei miei amici. Sono pronta
a uccidere –
La testa di Voldemort si
mosse in un cenno, e uno dei Mangiamorte si avvicinò
di corsa: anche loro sapevano dove stavano aspettando
Harry e gli altri. Il mago estrasse la bacchetta, ma non riuscì a raggiungerla.
- AvadaKedavra! -
Il Mangiamorte crollò a
terra, morto, e un lampo rosso illuminò gli occhi di Voldemort.
Non fece una mossa mentre il corpo cadeva sul pavimento con un tonfo, e lo
guardò afflosciarsi su se stesso con un certo distacco. Il suo sguardo si alzò
per poi posarsi sul volto di Ariana.
- Brava – disse, - Brava, Merope. Sei assolutamente
quello che voglio… E con questo sono tre… Hai ucciso anche i Carrow, giusto? -
La ragazza abbassò la bacchetta, l’espressione
indecifrabile. Le aveva appena fatto un complimento…
Le aveva detto “brava”. Suo padre.
Scosse la testa, cercando di non far vagare la
mente in pensieri inutili. Era una situazione di stallo, e doveva trovare il
modo di uscirne.
Voldemort si voltò verso i suoi Mangiamorte, cercando qualcuno. – Dov’è Piton?
– sibilò.
Era ancora vivo, allora. Il Signore
Oscuro non l’aveva ucciso. Non aveva scoperto il suo tradimento.
I Mangiamorte si
guardarono tra di loro, confusi. A parte i Carrow e Macnair, erano tutti degli sconosciuti, per lei. Uno fece
un cenno di diniego con la testa. Voldemort tornò a
guardare Ariana, la solita espressione sul viso serpentesco.
- Non sono qui per Potter – disse, - Sono qui solo
perché haideliberatamente
rifiutato il mio invito. Ti sto dando la possibilità di scegliere –
Ariana guardò suo padre, gli occhi verdi
traboccanti d’odio. – Non passerò dalla tua parte. Seguirò la strada che
Silente ha tracciato per me –
Voldemort rise. – Già… Fare da balia
al Bambino Sopravvissuto – disse sarcastico, - Hai delle potenzialità infinite,
Merope. Perché sprecarle? –
- Non sarò la tua serva – ribatté Ariana, - Sono
come te. Non mi piace stare al di sotto di nessuno.
Dovresti capirlo -
Poi vide qualcuno entrare nella sala, di corsa. Erano
due persone, e le conosceva entrambe.
Gabriele teneva SeverusPiton imprigionato con un incatensimo
invisibile, le membra immobili se non per i piedi che gli permettevano di
camminare. Aveva ancora lo sguardo folle che Ariana gli aveva visto pochi
giorni prima, e sembrava fiero di sé.
Ariana capì. E sentì qualcosa di incontrollabile
invaderla. Rabbia. Rabbia pura. Quello era tradimento. E lei odiava il
tradimento.
Era stato Gabriele a far entrare i Mangiamorte all’Accademia. Doveva aver messo sotto Imperius uno dei Guardiani, costringendolo a permettere
l’ingresso a Voldemort. Allora era veramente impazzito.
Piton guardò per un momento
Ariana, poi aprì la bocca. Poteva ancora parlare.
- Ariana! – gridò, - E’ a Stonehenge che… -
Ma non riuscì a finire la
frase. Voldemort alzò la bacchetta e urlò: - AvadaKedavra! –
La ragazza guardò lo ziastro afflosciarsi senza
vita sul pavimento, e qualcosa dentro di lei si spezzò. Non aveva mai amato
quell’uomo, ma era comunque il fratellastro di sua madre… Era comunque suo zio.
- Abbiamo trovato i nostri traditori, Merope –
disse Voldemort, serafico, sistemandosi meglio il
mantello, - Come vedi, il tuo amico ha capito da che parte stare -
Ariana guardò Gabriele, furiosa.
Era un traditore, e lei non aveva mai tollerato il tradimento. Dallo sguardo
dell’ex amico capì che stava facendo tutto di sua spontanea volontà, e questo
la fece arrabbiare ancora di più. Strinse la bacchetta, determinata come non
mai.
- Doppiogiochista – sibilò, - Ci hai traditi tutti -
Gabriele la guardò, ridacchiando. – E tu hai
tradito me – disse.
- Sei tu che sei uscito fuori di
testa – disse Ariana, la voce fredda come il ghiaccio, - Hai fatto
l’unica scelta che non dovevi fare. Ora accetta tutte le conseguenze, perché
non avrai il mio perdono. Mai -
Con un ultimo occhiata,
Ariana spostò il suo sguardo su Voldemort. Trasse un
respiro profondo, poi disse: - Io rimango con Silente. Sempre e comunque –
Poi, alzò la bacchetta e diede inizio al suo piano.
- Bombarda! -
Le prime due colonne della sala crollarono,
sommergendo i Mangiamorte. Una delle finestre
scoppiò, gettando pezzi di vetro ovunque, mentre con un balzo Ariana richiamava
i suoi amici.
- Quando ve lo dico,
andate nelle scuderie! -
Voldemort non si mosse quando lei
evocò una barriera di luce azzurra che le fece da scudo mentre i Mangiamorte si avventavano su di lei. Sembrò quasi voler
rimanere spettatore della furia della figlia.
Il muro ovest della sala crollò lasciando un buco
di dieci metri che si aprì sul cortile bagnato di pioggia, con Ariana che
copriva la fuga agli amici. Argo si avventò contro un Mangiamorte
dalla faccia butterata, mentre Draco ne fermava un
altro.
Hermione riuscì a guadagnare
l’uscita, mentre Harry e Ron sembravano esitare. Ariana gli rivolse
un’occhiata, poi li spinse fuori.
- Prendete un cavallo! - gridò.
La barriera schermò un getto di luce blu, e Ariana
si voltò per vedere Gabriele che tentava di colpire Draco.
Il biondo roteò la bacchetta così in fretta che l’altro fece appena in tempo a
schivare il colpo.
Ariana era fuori di sé dalla rabbia, e non voleva
mettere nessuno in pericolo. Tirò Draco oltre il buco
nel muro che era riuscita ad aprire e lo strattonò.
- Va via! – gli disse, - Segui gli altri! -
- Nemmeno per sogno – ribatté Draco.
– Non ti lascio -
Quattro Mangiamorte
uscirono nel cortile frustato dalla pioggia battente, e Ariana si voltò ad
affrontarli. Sentì i cavalli nitrire nella stalla, e con la coda dell’occhio
vide che Draco era ancora li
con lei. Non era sola.
Argo ringhiò sonoramente contro un mago dalla barba
scura, ma non lo attaccò. Di Voldemort non c’era
nessuna traccia, ma sentì la sua voce provenire dall’interno.
- Merope, vieni
a me. Fuggire non serve -
Con un colpo secco di bacchetta, mise fuori
combattimento il Mangiamorte che Argo stava puntando,
mentre altri due uscivano nel cortile. Harry e Ron erano riusciti a liberare
due cavalli, che ora nitrivano impazziti. Guardò Draco.
- Pensaci tu – disse, - Mi occupo io di loro -
- Ma… -
- Vai! –
Il biondo raggiunse i due cavalli e cercò di
calmarli, mentre Ariana metteva fuori gioco tre Mangiamorte
e richiamava Argo con un fischio. Vide Gabriele uscire dal buco e cercarla con
lo sguardo.
Salì su Brezza del Mattino con un salto, abbattendo
un Mangiamorte. Lo spronò e spalancò il portone con
un incatensimo.
- Fuori tutti! – gridò.
Harry, Ron e Hermione,
seduti alla bellemeglio sui loro cavalli, partirono di corsa vero il portone, ma Draco
rimase immobile su Auriga. Ariana gli fece un cenno con la testa, ma lui non si
mosse.
- Scappi ancora, Ariana? -
La ragazza si voltò, per vedere Gabriele fermo in
piedi a una decina di metri da lei. La guardava divertito, gli occhi folli
irriconoscibili.
- Non rivolgermi mai più la parola – sibilò Ariana,
- Non voglio più avere niente a che fare con te -
- Stai sbagliando – disse Gabriele, - Torna da me.
Preferisci lui?Anche lui è un
traditore, in fondo –
Ariana gettò un’occhiata a Draco.
– Sì – fu la sola risposta, - E ora, lasciaci andare senza combattere. E’
l’unica cosa ancora sensata che puoi fare –
- No. Loro possono anche andarsene, ma tu no -
Ariana fissò Gabriele, e Argo abbaiò feroce. Fece
indietreggiare il cavallo di qualche passo, indecisa se colpirlo o meno. Abbattè un Mangiamorte che si stava riprendendo, poi strinse le redini
con una mano.
Non li volevano catturare, era evidente. Se Voldemort avesse voluto Potter, avrebbe reagito. Invece la
stava lasciando fare, senza intervenire. Era venuto solo per vedere lei, e
cercare di convincerla…
- Ariana! – gridò qualcuno, - Cosa
stai facendo? -
Era Harry. Seduto in bilico sul suo cavallo
marrone, aspettava sotto il portone d’ingresso, guardandola.
- Addio – disse lei, guardando Gabriele.
Fece indietreggiare ancora il cavallo,
ma Argo non si muoveva. Continuava a ringhiare contro Gabriele, i denti
scoperti e il pelo ritto. Fischiò, e lui si decise a seguirla.
Non staccò mai gli occhi da Gabriele, pronta a
difendersi. Lo vedeva sorridere stupidamente, solo in mezzo alla pioggia
battente. Poi il ragazzo alzò il braccio, e colpì.
Il getto di luce verde che scaturì dalla punta
della bacchetta brillò nella notte come un fulmine, e Ariana credette di non essere in grado di schivarlo. Ma l’obiettivo non era lei.
Argo stramazzò a terra senza un suono, la lingua
fuori dalla bocca.
- No! – gridò lei, - Argo, no! -
Con un balzo raggiunse il dobermann, riverso al
suolo. Il suo cucciolo era morto… L’avevano ucciso…
Il cuore di Ariana si frantumò di nuovo, e i cocci
ferirono la sua anima lacerata. Le avevano portato via una delle poche cose che
amava, il suo compagno di anni, di avventure, di gioia. Il primo essere vivente
su cui era riuscita a riversare il suo affetto…
Accarezzò la testa del dobermann, dimentica di
tutto ciò che la ricondava. Sentiva il dolore
travolgerla come un torrente in piena, la consapevolezza che non aveva più il
suo Argo, che non avrebbe mai più potuto giocare con lui…
- Era l’unico modo per non farti andare via -
Ariana alzò la testa e guardò Gabriele. Lo odiava.
Lo odiava a morte. Avrebbe pagato. L’aveva tradita, e ora le aveva osato
togliere Argo.
Era morto.
Afferrò la bacchetta caduta, lo sguardo di
ghiaccio. Non le importava di morire, di essere in pericolo. Voleva solo la
vendetta, e l’avrebbe avuta.
Si voltò e sparò un incantesimo verso i cavalli,
spaventandoli. Auriga si impennò, ma Draco riuscì a rimanere in sella. I quattro cavalli
scapparono fuori dal portone, incontrollabili, e Ariana lo
richiuse con un altro incantesimo. Sentiva le grida di Draco
dall’altra parte, ma non le importava più nulla. Voleva consumare la sua
vendetta da sola.
Con gli occhi che mandavano fiamme, si girò verso
Gabriele.
- Traditore
– sibilò, facendo un passo verso di lui.
Il ragazzo la guardò con aria innocente. – Sei tu
che stai sbagliando… Se avessi accettato, tutto questo non sarebbe successo –
disse.
- AvadaKedavra! -
Gabriele schivò il getto di luce verde e
contrattaccò. Ariana parò la maledizione e fece crollare mezza tettoia.
- Pagherai per tutto quello che hai fatto! – gli
gridò. – Pagherai! -
Come sempre, Ariana era superiore nei duelli, e con
la rabbia dalla sua non poteva che vincere. Immobilizzò il ragazzo, che non sembrò
spaventato e continuò a guardarla con dolcezza.
- Ariana… Pensa
a quello che stai facendo – disse.
Non c’era spazio per il perdono nel suo cuore. Non
c’era più nulla nella sua anima, se non inconcepibile rabbia e determinazione
- AvadaKedavra – sibilò.
Gabriele cadde a terra, privo di vita. Ariana
guardò con incredibile freddezza la sagoma dell’amico sul selciato, svuotata di
ogni sentimento. Poi alzò la testa, e guardò la Reggia. L’idea le venne
all’improvviso. Poteva fare ancora una cosa.
Rientrò dentro, e scorse la figura di Voldemort immobile al centro della sala. Non lo degnò di
uno sguardo e tornò in biblioteca. Passò in rassegna tutti i libri che potevano
interessarle, poi prese un volume che parlava di Stonehenge e tornò di sotto.
- Vuoi combattere contro di me? – domandò Ariana,
fissando Voldemort negli occhi.
- No –
Voldemort la guardò, con una strana
espressione orgogliosa nel viso serpentesco. – Sarai tu a venire da me. Allora, saprai dove
trovarmi –
Ariana uscì dal muro sfondato, e raggiunse il
cadavere di Argo. Con un incantesimo lo caricò su Brezza del Mattino e poi salì
anche lei. Sotto la pioggia battente galoppò oltre il portone, lungo i sentieri
bui che conosceva bene. Non sentiva assolutamente nulla, solo il vuoto nero e
profondo del suo cuore. Era come camminare in un sogno dai contorni vividi, ma
pur sempre un sogno.
Arrivò al Ponte Verde bagnata fradicia, e vide
Fernando, il Guardiano, riverso a terra, morto. Superò lentamente il ponte,
arrivando dall’altra parte. Smontò da Brezza del Mattino e si Smaterializzò.
Spazio
Autrice
Capitolo abbastanza denso, questo. L’ho postato
subito, per farmi perdonare di aver troncato l’altro sul più bello… Spero mi
perdonerete, ma era necessario!
Vorrei far notare che Voldemort
non voleva catturare nessuno: si è recato all’Accademia
per tentare di convincere Ariana a passare dalla sua parte… Il tutto, penso lo
abbiate capito, fa parte del suo misterioso piano. Riuscirà a convincere Ariana
a stare con lui? Eheh, si vedrà più avanti…
Nel prossimo
capitolo:
è arrivato il momento per Ariana di svelare la sua vera identità e affrontare
le reazioni dei suoi amici, ma soprattutto di Draco…
rosi33: ciao! Sono contenta che la mia fic ti piaccia. Già dall’inizio ero partita con l’idea di
maltrattare Harry, giusto per togliergli il gusto di essere sempre al centro dell’attenzione. E la coppia Ariana/Draco mi è uscita spontanea… Al
posto della solita Draco/Hermione:
meglio cambiare ogni tanto, no? Baci e grazie per i complimenti!
Kaimy_11:eheh,
ci andava un po’ di suspance… Dai, come vedi ho postato in fretta per preservare la tua salute! ^.^ I
nostri piccioncini finalmente si sono messi d’accordo, eh? Li ho fatti
tribolare un po’, ma ne è valsa la pena… Anche se ancora non è finita. Che farà
Draco quando saprà chi è in realtà Ariana? Sarà una
bella prova per il suo amore… Baci!
Lexie__o: già… Ariana in fondo è una
bambina… Comunque, questo capitolo spero ti abbia
soddisfatto: incontro tra Merope e il suo papà… Chi andava proprio, ma non sarà
il primo ne l’ultimo… Fammi sapere! Baci!
Smemo92: davvero ti è piaciuto il
capitolo precedente? A me non sembrava gran che, in realtà… Comunque, sono contenta lo stesso! Piano piano
troverai la risposta alle tue domande, perché anche Ariana deve scoprire ancora
qualcosa… Sul fatto che rivelerà chi è a Draco, devi
aspettare il prossimo capitolo per vedere la sua reazione. Harry è un po’ diffidente
perché in fondo non ci sono ancora fondamenti veri e
propri, per la Profezia… Cioè, si capisce benissimo che i tre sono loro, ma
potrebbe anche trattarsi di un clamoroso sbaglio… Vediamo se cambierà idea, più
avanti. Baci!
Sasori_Akatsuki: visto? Ho aggiornato presto! Sono contentissima
che apprezzi la fic! Io ce la sto
mettendo tutta! Baci!
Ariana si ritrovò davanti al numero 12 di GrimmauldPlace, in una notte ventosa e fredda. Guardò il cadavere di
Argo che fluttuava dietro di lei, e bussò alla porta.
Draco le aprì, il volto pallido,
e la tirò dentro afferrandola per le spalle.
- Ariana! Stai bene? – domandò.
La ragazza lo guardò con distacco, come se fosse
qualcosa di fastidioso. Non vide le espressioni di Harry, Ron edHermione che la fissavano a
pochi metri, seminascosti nell’oscurità del corridoio. Colse il movimento di
Molly Weasley e del marito, poi guardò Draco e disse solamente: - Una stanza –
Il signor Weasley le
indicò una porta, e lei entrò. Era il soggiorno, e come un automa adagiò il corpo
di Argo davanti al camino; poi si inginocchiò.
Rimase lì, immobile come una statua, davanti al
cadavere del suo fidato compagno di avventure. Era morto. Era
morto così come Piton, suo zio. Così come Gabriele.
La mano si posò sul pelo morbido e bagnato del
dobermann. Lo accarezzò come se lui potesse sentirla.
Non era sola, nella stanza. C’era una presenza alle
sue spalle, e lei sapeva chi era.
- Ariana… - disse Draco,
esitante.
- Lasciami sola
– disse lei, - Lasciami sola –
Un attimo dopo sentiva i passi di Draco uscire dalla stanza e richiudersi la porta alle
spalle. Ora era sola. Dall’altra camera provenivano le voci di Harry e Ron che
spiegavano cosa era successo al signor Weasley.
Ariana si sentiva stranamente lontana, nonostante
tutto quello che era successo. La sua corazza di freddezza non era stata
scalfita nemmeno dalla morte di Argo, una delle cose che aveva di più care al
mondo, e di Piton, suo zio. Persino la fine per mano
sua di Gabriele la lasciava indifferente.
Una smorfia si disegnò sul suo viso. Piton aveva ragione: era come suo padre.
Che non riuscisse a versare nemmeno una lacrima glielo confermava. Era un guscio vuoto
senz’anima. Non riusciva a percepirlo
il dolore, come poteva piangere? Erano anni che non piangeva, da quando aveva
deciso che le lacrime erano qualcosa di inutile, che
la rendevano debole agli occhi del mondo.
Come sempre, la maschera aveva retto. Se per un
momento aveva creduto che Draco fosse riuscito a farla cadere, si era sbagliata. Era
solo vacillata, alla fine. Era sempre lo stesso pezzo di ghiaccio e
determinazione che era sempre stata. Anche davanti alla morte.
Passò il dito sull’orecchio a punta del dobermann,
ricordando il giorno che l’aveva visto: un cucciolo nero sommerso dai fratelli
e tutto spelacchiato. Bruttino come lei all’epoca, travolto
da qualcosa di più grosso di lui come lei in quel periodo.
E poi c’era Piton, che si
era giocato l’ultimo istante della sua vita rivelandole una minuscola parte
della verità. Una sola parola che forse l’avrebbe portata sulla strada giusta…
E lei lo aveva guardato morire senza fare né dire nulla, senza lasciarsi
fuggire un grido di dolore che non aveva nemmeno provato.
Silente aveva sempre avuto ragione: lei era proprio come suo padre. Era la degna figlia di Voldemort. Con un cuore di pietra come il
suo, con un’anima di ghiaccio come la sua.
Qualcuno aprì la porta, ma
Ariana rimase ferma dov’era. Gettò un’occhiata al libro che si era portata
dietro, e attese che chi fosse entrato parlasse.
- Perché Voldemort ti ha chiamata Merope? – domandò l’intruso.
Era Harry. Nella sua voce c’era una nota d’accusa,
di minaccia. Ariana la colse subito, ma non aveva voglia di rispondere, di
spiegare. Voleva essere lasciata in pace, inginocchiata davanti al cadavere di
Argo, in silenzio.
Qualcun altro entrò nella stanza, e capì che
dovevano essere Ron, Hermione e Draco.
Rimasero in silenzio, ma quando Ariana non diede segno di voler parlare, Harry
chiese di nuovo: - Perché Voldemort ti ha chiamata Merope? –
Ariana alzò una mano per fargli capire di tacere. –
Non adesso – disse, - Più tardi… -
Harry si avvicinò e si parò davanti a lei,
guardandola dall’alto in basso. Sembrava arrabbiato.
- Invece tu mi spieghi adesso – disse minaccioso, - Fino ad adesso abbiamo accettato tutti
i tuoi silenzi, ma ora vogliamo delle spiegazioni. Hai sempre dimostrato di
sapere cose che non dovresti, di fare cose che non
dovresti fare… Chi sei veramente? -
Ariana guardò Harry, poi spostò i suoi occhi sugli
altri. Ron edHermione
sembravano arrabbiati quanto il Bambino Sopravvissuto, e anche Draco sembrava considerarla con una strana curiosità.
Doveva delle spiegazioni a tutti loro, lo sapeva,
ma sapeva anche che nel momento stesso in cui fossero
venuti a sapere la verità, tutto sarebbe finito. Se prima la guardavano con
rispetto e amicizia, dopo l’avrebbero considerata una loro nemica. E lei non
voleva. Si era affezionata, si era innamorata… Perché doveva già finire tutto?
- Harry, senti… - incominciò, - Non credo sia il
momento… -
- Hai rimandato abbastanza, mi sembra – la interruppe
Harry, - Deve morire qualcun altro prima che tu ti decida a parlare? –
Ariana si irritò. Le stava
dando la colpa della morte di Piton,
di Argo e di Gabriele, quando lei in realtà non aveva fatto nulla… Se non ci
fosse stato Harry, loro non sarebbero morti… Già, la colpa era sua, se mai.
- Se intendi incolparmi di qualcosa che non è
dipeso da me, ti stai sbagliando di grosso – disse, gelida.
- Rispondi alla mia domanda: perché Voldemort ti ha chiamata Merope? –
disse Harry, guardandola freddamente.
- Perché Ariana non è il mio vero nome – rispose
lei, perfettamente distaccata.
- E perché vi conoscevate già? –
Ariana iniziava seriamente ad arrabbiarsi. Il tono
d’accusa nella voce di Harry non le andava a genio, e non le piaceva essere
interrogata in quel modo. Se le circostanze fossero state altre, avrebbe detto
quello che c’era da dire chiudendo la discussione. Ma questa volta era diverso: non voleva svelare la verità,
perché la paura di vedersi sgretolare sotto i piedi tutto quello che era
riuscita a costruire fino a quel momento era troppa.
Guardò Draco, che la
fissava con sguardo distaccato. Poteva sopportare di perdere Harry e Ron, ma
non lui. E nemmeno Hermione.
- Non farmi domande, e non ti dirò
bugie – provò a dire Ariana, cercando di sviare la discussione, sapendo che era
inutile.
Harry la guardò, e lei si rimise in piedi. – Sono
morte delle persone – disse il Bambino Sopravvissuto, - Piton
è stato solo l’ultimo… Silente, Sirius,
i miei genitori… Voglio sapere -
Davanti al tono da vittima di Harry, Ariana si
sentì andare su tutte le furie. Lui aveva perso delle persone care? Lei non le
aveva mai nemmeno avute, delle
persone care. Si era sacrificata per seguire gli ordini di Silente, e ora Harry
faceva anche la vittima davanti a lei?
- Harry – disse, sapendo di avere un tono talmente
gelido da far paura adHermione,
- Non credere di essere l’unico ad aver perso qualcosa di caro, in questa
guerra. Non fare l’eroe incompreso, perché non lo sei… -
- Io ho perso tutta la mia famiglia! – protestò
Harry, - Voldemort mi ha portato via i miei genitori,
e vuole uccidere me! Credi sia qualcosa da poco? –
Ariana era furiosa, con se stessa e con lui. Sapeva
che stava per dire delle cose cattive, ma non poteva resistere ancora. Per anni
era stata zitta, e ora non era disposta a farsi dare della falsa.
- Già… Il povero Harry ha perso i suoi genitori –
disse, - E ora se la deve vedere da solo contro Voldemort…
Bè, qui ti sbagli. Non sei mai stato solo, perché
altrimenti saresti morto sedici anni fa –
- Cosa vuoi dire? -
Il volto di Ariana venne
solcato da un ghigno per niente divertito. – Che se non fosse stato per
Silente, tu non saresti qui… - disse, - Ti ha tenuto in una campana di vetro
finché ha potuto… E quella che ti ha guardato le spalle sono stata io –
- Non dire stronzate! – sbottò Harry, - Tu c’eri
quando ho trovato la Pietra Filosofale? Quando ho affrontato il Basilisco?
Quando Voldemort è tornato? No! Ero da solo! -
- E’ vero, non c’ero, e non c’era nemmeno Silente –
ammise Ariana, - Ma dimmi, ti sei mai accorto che quando avevi quattordici anni
due Mangiamorte sono venuti a cercarti a casa dei Dursley? O quando per poco non ti facevi infilare sotto da
una macchina Babbana e guarda caso non ti sei fatto
un graffio? Dimmi, lo sapevi? No, eri troppo accupato a vivere la tua vita e piangerti addosso per
renderti conto che ti facevo da ombra –
Harry boccheggiò, senza parole. Era stupefatto,
così come lo erano tutti gli altri. Ariana trovò la loro sorpresa irritante, e
non fece che farla arrabbiare di più.
- Povero Harry, doveva sopportare i suoi zii
cattivi – continuò lei, - Doveva affrontare Voldemort.
Secondo te chi ha trovato l’anello che aveva Silente due anni fa? Chi ha
esplorato la caverna dove si trovava il medaglione di Serpeverde?
Chi ti ha piazzato l’elmo di Grifondoro dentro il
camino delle cucine di Hogwarts, pronto per essere
trovato? Io -
- Non è possibile… - mormorò Harry, - Non è vero… Perché
Silente… ?-
Ariana fece una smorfia. – Non è vero? Certo che è
vero. Ti chiedi perché Silente non ti ha detto di me? Perché ti ha taciuto la
mia esistenza? Perché io dovevo
rimanere un’ombra, un fantasma. Il mondo magico ha bisogno di un solo eroe, e quell’eroe
sei tu. Il Bambino Sopravvissuto, a cui sono stati
uccisi i genitori, che ha combattuto il Signore Oscuro fino a sconfiggerlo… Io
sono quella che verrà dimenticata quando tutto sarà finito, ma tu sarai quello
che rimarrà nella storia –
Ariana non riusciva a fermarsi. Sapeva che lo stava
ferendo, ma non le importava nulla. Aveva taciuto, e ora doveva gridargli tutto
quello che si era tenuta dentro per anni…
Guardò Harry, che la fissava stupefatto, e sentì
all’improvviso che lo detestava. Se non fosse stato per lui, non avrebbe mai dovuto diventare quello che era. Non avrebbe mai
dovuto sopportare il disprezzo di Silente. Non avrebbe mai dovuto rinunciare a
tutto per rimediare all’errore di suo padre.
- Ariana -
Draco si fece avanti, e cercò di
calmarla. Si parò davanti al Bambino Sopravvissuto e la guardò in faccia.
- Spostati – sibilò Ariana.
- Sta’ calma – disse Draco, - Non c’è bisogno che… -
- Vuole la verità? Gliela darò – disse Ariana,
gelida.
Avrebbe parlato. Era pronta a perdere tutto, anche Draco. Era sempre sopravvissuta senza avere nulla, poteva
continuare ad andare avanti lo stesso. Era stato bello finché era durato.
Draco si spostò, ma le si mise di fianco, come a volerla controllare.
- Sai, Harry – disse Ariana, il tono falsamente
divertito, - Almeno tu sei stato fortunato.
Hai potuto dire in giro che i tuoi genitori sono morti da eroi… Uccisi per
proteggerti dal mago oscuro più potente di tutti i tempi. E poi tu gli
assomigli tanto, non è vero? Silente lo diceva sempre… -
Harry la guardò con un misto di rabbia e tristezza.
– Non parlare in questo modo dei miei genitori – disse.
- Ti fa male sentire parlare di loro? – continuò
Ariana, - Di cosa ti lamenti? Tu ti sei sempre sentito orgoglioso di essere
paragonato ai tuoi genitori, no? “Hai gli occhi di tua madre, ma assomigli
tutto a tuo padre”… Silente ti adorava… Molto probilmente
ti avrebbe adottato, se avesse potuto. Sempre lì a parlare di te… Lo sai che
cosa diceva di me, invece? Anche io assomigliavo a mio
padre, peccato che per me non fosse
un complimento -
Tacque, aspettando la sua reazione. Senza
accorgersene, aveva fatto un passo avanti e poco ci mancava che gli saltasse
addosso. Sentì la mano di Draco insinuarsi sui suoi
fianchi, per trattenerla nel caso avesse voluto picchiarlo.
- Avevi detto che Voldemort
li aveva uccisi… - disse Harry.
Ariana sorrise malignamente. – Già… In effetti ha ucciso mia madre – rispose, - Faceva la
doppiogiochista, sai? Avrà preso dal suo fratellastro… Non avrò mai modo di
chiederglielo, però, perché è morto stanotte –
La mano di Draco si
staccò all’improvviso, ma Ariana tenne lo sguardo
fermo su Harry. - … Piton? – biascicò.
- Mia madre era ZahiraPiton, ed era la sorellastra di SeverusPiton – disse Ariana, - La uccise Voldemort,
ma non era come la tua mamma. Sai che cosa fece? Pregò Voldemort
di uccidere me, al posto suo -
Le sue ultime parole caddero nel silenzio. Ron edHermione la fissavano
sconvolti, la ragazza con le mani sulla bocca. Harry rimaneva muto, senza
parole. E Draco… Ariana non ebbe il coraggio di
guardarlo.
- Quindi, Harry, non ti
lamentare troppo – disse Ariana, come se avesse appena detto una cosa scontata,
- Almeno tua madre ti amava… Almeno sei finito con i tuoi parenti… Io ho
vissuto in un orfanotrofio finché Silente non è venuto a prendermi per farmi
diventare la tua balia… -
- Perché tu? – fu la domanda che le pose Harry.
- Perché io? – rispose Ariana, con un ghigno, -
Perché mio padre non è morto, Harry. Mio padre è vivo, e
io devo rimediare ai suoi errori… Non era come il caro James Potter –
Si voltò un momento, evitando lo sguardo di Draco, poi tornò a guardare Harry. Si sentiva stranamente
svuotata: non sentiva nemmeno più la rabbia. Non
sentiva più nulla.
- Mio padre è Tom OrvolosonRiddle – disse, neutra, - Io sono la figlia di Voldemort –
Ariana lasciò che le parole uscissero dalla sua
bocca, e all’improvviso capì quello che aveva fatto. Aveva parlato, ora sapevano. Era finita.
Qualcosa di enorme e freddo la travolse, e si sentì
soffocare. Qualcosa che non aveva mai provato nella sua vita si era insinuato
nel suo cuore, un miscuglio così potente di sentimenti da toglierle il fiato.
In preda al panico, uscì di corsa dalla porta senza
guardarsi intorno e si infilò nella prima stanza che trovò, sbattendosi la
porta alle spalle.
Si ritrovò seduta per terra, le spalle contro il
gelido muro, rannicchiata con le ginocchia al petto. La stanza era buia, ma lei
non aveva bisogno di luce. Non temeva le tenebre, perché lei ne faceva parte.
Poi, si rese conto. Anni di eventi che le erano
passati davanti agli occhi senza che lei facesse una piega le
si ripresentarono davanti, crudeli e dolorosi come non mai.
Era la figlia di Voldemort.
Sua madre era morta invocando pietà. Silente era morto. Argo era morto. Piton era morto. Gabriele era morto. E anche lei stava
morendo.
Era sola, di nuovo e come sempre.
Qualcosa le bruciò negli occhi. E poi successe. Una
lacrima, piccola e salata, le solcò la guancia bruciando come fuoco. E poi
un’altra, e un’altra ancora, finché Ariana non si ritrovò a piangere come non
faceva da anni, come non aveva mai fatto nella sua vita.
Voleva sparire, eclissarsi per sempre dal mondo,
perché non aveva più nulla per cui vivere. Non aveva più nulla per cui
combattere. Era stufa di dover andare avanti sempre e comunque, di incassare i
colpi senza un gemito, senza un sospiro.
Voleva gridare il suo dolore, urlare che non poteva
sopportare ancora. Perché quando trovava qualcosa, le veniva
sempre tolto? Perché doveva rinunciare a tutto?
Le lacrime uscivano dagli occhi senza che lei
riuscisse a fermarle, senza che lei facesse nulla per fermarle. Quante volte le
aveva trattenute? Troppe, troppe volte. Piangere era da deboli, e lei lo era.
Lo era sempre stata.
Ariana appoggiò la testa alla parete, volgendo lo
sguardo al soffitto che nel buio non vedeva. Non sarebbe venuto nessuno, lo
sapeva. Non ora che aveva rivelato chi era.
La consapevolezza di essere sola la travolse di
nuovo, crudele come sempre. Singhiozzò, sentendo le lacrime solcarle il viso e
gocciolarle sulle mani.
Soffriva.
Soffriva, e avrebbe continuato a farlo da sola.
“Lo sapevi, Ariana. Hai
commesso un errore. Sapevi come sarebbe finita. Quelli come te nascono e muoiono soli. Sei stata una
sciocca… Come sempre”.
Sospirò. Stupida. Si era fatta male da sola.
“Andrai avanti, come hai
sempre fatto.
Hai le spalle abbastanza larghe da sopportare anche questo
peso”.
“Non questa
volta”.
Non questa volta. Perché poteva sopportare di
perdere tutto, ma non lui. Non Draco. Non poteva
sperare di riuscire a vivere leggendo il disprezzo nei suoi occhi, rinunciare
anche solo a sfiorarlo.
Le scappò un altro singhiozzo. Non sarebbe riuscita
a fare a meno di lui, lo sapeva. L’unico modo per poter
sperare di riuscire ad andare avanti era dimenticarlo, e per dimenticarlo
avrebbe dovuto andarsene…
Ricominciò a piangere, senza aver paura di
mostrarsi per quel che era.
Poi sentì la maniglia della porta girare, e uno
spiraglio di luce si disegnò sulla parete di fronte a lei. Un’ombra si fermò
sull’uscio, a fissarla.
- Ariana? -
Era Draco.
- Vattene – disse lei, asciungandosi
le lacrime dalla faccia e deglutendo per non far capire che stava piangendo.
Il ragazzo non si mosse. Non voleva vederlo. Voleva
stare da sola. Aveva paura, e voleva continuare a stare rannicchiata come un
animale in trappola nel suo angolo. Sola.
- Va via – ripetè.
Draco si mosse, ma al posto di
uscire entrò e si chiuse la porta alle spalle. Accese la bacchetta e guardò
Ariana seduta con la schiena contro il muro. I suoi occhi non facevano
trasparire nulla di quello che stava provando.
Forse voleva ucciderla. Forse voleva consegnarla
agli Auror.
Non gliene importava. Potevano anche ammazzarla,
tanto non sarebbe andata avanti ancora per molto. Sarebbe morta comunque, per
mano di suo padre o per mano dei suoi amici. Non c’era
differenza.
Ariana abbassò il capo, fissandosi le ginocchia.
Non aveva la forza di guardarlo in faccia, dopo avergli mentito per tanto
tempo, dopo averlo ingannato.
- Guardami
– disse Draco.
- No. Vattene –
Ariana cercava di non far trasparire quanto fosse
turbata, ma la sua voce si incrinò lo stesso. Deglutì,
cercando di calmarsi, ma non ci riusciva. Da un momento all’altro sarebbe di
nuovo scoppiata in lacrime.
- Ariana, ti ho detto di guardarmi – disseDraco.
- No. Vattene – ripetè
lei.
Draco si abbassò e con la
bacchetta le illuminò il volto. Lei continuò stoicamente a tenere lo sguardo
fisso per terra, senza dargli modo di far incrociare i loro occhi.
- Ariana… - mormorò Draco,
- Guardami in faccia -
- Non farmelo ripere di
nuovo – ribatté Ariana, con la voce che tremava impercettibilmente, - Va’ via. Non voglio vedere nessuno. Avete avuto le vostre
risposte. Non abbiamo altro da dirci –
Dracosi inginocchiò
davanti a lei e appoggiò la bacchetta per terra. Poi, le afferrò il mento e la
costrinse ad alzare la testa, finché i loro occhi non si incontrarono.
Rimasero a guardarsi per un momento che ad Ariana sembrò interminabile, poi
finalmente lui la lasciò libera di tornare a fissare il pavimento.
Draco si appoggiò al muro, di
fianco a lei, lo sguardo fisso davanti a sé. Con la coda dell’occhio Ariana lo
vide sorridere. Si passò una mano sulla guancia, cercando di fare la dura come
sempre.
- Ariana… Quello che hai detto prima è la verità? –
domandò.
Lei annuì. Poi lo vide voltarsi verso di lei,
accarezzandole una guancia umida. Perché non si arrabbiava? Perché non la
insultava?
Dracol’avvicinò
e la baciò dolcemente, passandole una mano sul collo sottile.
- Non mi interessano chi
erano i tuoi genitori – le sussurrò sulla bocca, - Non mi interessa se non ti
chiami veramente Ariana. Io amo te, non
il tuo nome -
La baciò di nuovo, ma
Ariana scoppiò in lacrime. Gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò,
piangendo disperata sulla sua spalla. Lo sentì sfiorarle delicatamente la
schiena e baciarle i capelli.
Non lo aveva perso, non ancora. Aveva la speranza
di poter andare avanti, se lui era con lei.
- Draco… Io… – bisbigliò,
nascosta nella sua spalla. – Mi dispiace… Mi dispiace
da morire… -
- Shh – disse lui, - Non
devi giustificarti con nessuno, nemmeno con me. Anche io
provengo da una famiglia poco irreprensibile –
Ariana continuò a piangergli addosso, senza
chiedersi se sembrava o meno una stupida. Non aveva
paura di mostrarsi debole davanti a lui.
Rimasero così, abbracciati nella penombra, finché
Ariana non ebbe versato il mare di lacrime che era riuscita
a trattenere per anni, sfogando tutto il suo dolore. Alla fine si sentì vuota,
esausta, completamente sopraffatta. Ma ci era
riuscita: aveva tirato fuori tutto.
- Draco… - sussurrò,
staccandosi da lui e guardandolo imbarazzata, - Grazie… -
Il biondo sorrise e le asciugò l’ultima
lacrima con un dito, prima di sfiorare di nuovo le sue labbra.
- E di cosa, piccola mia?
– disse, - Sono io che devo ringraziare te. Se non ci fossi stata tu, non
saremmo ancora qui a parlare -
Ariana lo baciò, lasciandosi scappare un sospiro di
soddisfazione. Gli apparteneva, senza di lui non era niente. Forse lei aveva
salvato la vita a tutti loro, ma lui le aveva salvato l’anima. Ed era una cosa molto più importante.
Si alzò lentamente, sistemandosi la maglia
spiegazzata, e tirò su con il naso.
- Che ore sono? – domandò.
- Le tre del mattino – rispose Draco.
Ariana si sentiva un po’ confusa, ed era la
stanchezza a farle quell’effetto. Guardò Draco, incerta.
- Andiamo a dormire – disse lui.
- Volevo parlare con Harry… - mormorò Ariana.
- Domani – ribatté Draco,
- Sei esausta e anche scossa. Domani potrai parlare quanto vuoi –
Le avvolse un braccio intorno ai fianchi e la portò
fuori dalla stanza. Lei non alzò mai la testa, per evitare lo sguardo degli
altri, e si lasciò condurre in una camera con un grande letto a baldacchino. Draco aprì le coperte e le fece cenno di infilarcisi sotto.
Davanti alla sua esitazione, sembrò ricordarsi
all’improvviso di qualcosa. Si girò e raggiunse la porta. Ariana lo guardò
divertita, poi disse: - Draco? –
- Sì? -
- Dormi con me? –
Il biondo rimase interdetto e la guardò come se
avesse detto una parolaccia tremenda. Rimase a fissarla per mezzo minuto, poi
disse: - Sei sicura? –
Ariana sorrise e annuì. – Solo dormire, però… -
aggiunse.
Draco si voltò del tutto verso
di lei, poco convinto. – D’accordo. Se per
caso ti sfioro, però, non mi aggredire – disse.
Vestita, a parte le calze e gli stivaletti, Ariana si infilò nel letto e attese che Draco
la raggiungesse. Il biondo si sfilò le calze, e la guardò incerto.
- Posso levarmi la camicia? Non ho intenzione di
dormire avvolto come un salame – disse.
Ariana sorrise. – Sì – rispose, - Non ti mordo mica
–
Guardò con una certa curiosità il Serpeverde togliersi la camicia e gettarla sulla testiera
del letto. Sembrava quasi titubante, come se avesse paura di fare qualcosa di
sbagliato. Non era da lui.
Le gettò un’ultima occhiata prima di infilarsi nel
letto di fianco a lei, e Ariana lo guardò. Era sempre molto bello, ma ora che sentiva di appartenergli almeno un po’ le sembrava assolutamente
magnifico. Sempre più perfetto.
Draco allargò un braccio e lei
si accoccolò meglio. Sospirò, mentre la luce veniva
spenta.
- Mi sono sempre chiesta in che casa sarei finita,
se Silente mi avesse fatto provare il Cappello Parlante – disse lei. Era una pensiero che le era venuto spontaneo, e altrettanto
spontaneamente lo aveva esternato.
- Di sicuro non a Serpeverde
– disse Draco, in un punto imprecisato di fianco a
lei, - Sei troppo buonaper finire tra le serpi –
“Vorrei poterti credere” pensò Ariana.
- Anche tu però sei un Serpeverde
un po’ fuori dalle righe – disse.
Draco disse qualcosa, ma lei non
riuscì ad afferrarlo perché era già scivolata nel sonno.
Ariana sedeva immobile davanti al tavolo della
cucina di GrimmauldPlace,
sotto gli sguardi indagatori di Harry, Ron, Hermione
e mezzo Ordine della Fenice. Si era svegliata solo un’ora prima, e aveva
trovato un comitato di accoglienza per niente benevolo. Li aveva fatti riunire
tutti, perché voleva spiegare tutto solo una volta.
- Mia madre era ZahiraPiton, la sorellasta di SeverusPiton – spiegò Ariana, con
voce piatta - E mio padre è Tom OrvolosonRiddle, alias Lord Voldemort.
Silente mi ha trovato in un orfanotrofio Babbano
quando avevo sei anni, però all’inizio mi tenne nascosta la verità sui miei
genitori. Mi raccontò tutto quando avevo otto anni, e mi diede il compito di
sorvegliare Harry quando lui non sarebbe più stato in grado di farlo. -
- Chi sa della tua esistenza? – domandò Malocchio Moody.
- Non lo so – rispose Ariana, - Voldemort
ha tenuto nascosto a tutti di avere una figlia… All’epoca lo sapeva solo Piton, ma fece finta di nulla. Mia madre si nascose su
ordine del Signore Oscuro, e non rivelò mai a nessuno
della mia esistenza. Silente venne a sapere di me qualche anno dopo la caduta
di Voldemort, e mi cercò. Attualmente,
sono più che sicura però non tutti i Mangiamorte
sanno chi sono realmente. Probabilmente pensano che sono solo
un soggetto particolarmente dotato a cui il loro Signore è interessato.
Non so altro –
- Come mai ti vuole dalla sua parte? – chiese Moody.
- Non lo so – rispose di nuovo Ariana, - Forse
crede di potermi usare… -
Guardò Draco, che annuì
in silenzio. Anche lui stava ascoltando per la prima volta il suo racconto, e
sembrava soddisfatto. Le credeva.
- Potete usare il Veritaserum su di me, se pensate
che non vi stia dicendo la verità – aggiunse, sperando
di ottenere il consenso di tutti.
Moody guardò il signor Weasley. – Potremmo, ma credo sia inutile – disse l’Auror, - Penso che se Voldemort
voglia proteggerti, sia più che capace di evocare su
di te un incantesimo che ti costringa a dire sempre quello che vuole lui.
Dobbiamo fidarci della tua parola, per il momento –
- In fondo, però, ha salvato Harry più di una volta – disse Fred Weasley.
- E non si è mai dimostrata pericolosa, nei nostri
confronti – aggiunse George.
- Può essere… - disse Moody,
- Potter, tu cosa ne pensi? –
Harry scrutò Ariana. – E’ la figlia di Voldemort – disse, - Non ci si può fidare di lei –
- Non ti fidavi di Piton
– ribatté Ariana, - Eppure è morto per salvarci… -
Harry tacque. – Sapevamo che Piton
lavorava per Silente – disse Moody, - Ma non ci ha
mai parlato di te… -
- Se aveste saputo chi ero, lo avreste lasciato
fare quello che ha fatto? – domandò Ariana,
provocatoria, - Non gli avreste lasciato crescere la figlia di Voldemort per farne la balia di Harry Potter -
Moody la guardò, e lei sostenne
il suo sguardo. Nonostante continuasse ad avere un po’ di paura, non lo dava a
vedere. Mostrarsi debole non migliorava certo le cose.
Eppure, davanti agli sguardi sospettosi, arrabbiati
e delusi dei presenti, Ariana si sentì morire. La disprezzavano, ne era certa.
Non erano in grado di vedere oltre le apparenze, soprattutto Harry. Non si
sarebbe mai fidata di lei, non l’avrebbe più trattata come aveva fatto prima.
Non lo biasimava. Forse anche lei si sarebbe
comportata nello stesso modo, in quella situazione, però non poteva non
sentirsi ferita. Aveva fatto di tutto per proteggerlo, per dimostrare di non
essere suo padre. Non era servito a nulla, alla fine.
I membri dell’Ordine si guardarono tra loro. –
Dobbiamo crederti sulla parola – disse Arthur Weasley,
- Se non hai altro modo per mostrarci che stai dicendo
la verità –
Spazio
Autrice
Ed ecco, che finalmente in questo capitolo Ariana è
costretta a rivelare la verità su se stessa. E farlo non le è stato per nulla
facile: lo scontro con Harry l’ha notevolmente scossa. Ora che tutti sanno la
verità, sarà difficile per lei sopportare il loro sguardo. Per fortuna, Draco è riuscito a vedere oltre le apparenze, perché anche
lui sa cosa significa avere un padre malvagio da cui ci si vuole distinguere. Sotto
certi versi lui e Ariana sono molto simili, per questo non potevano che stare
insieme: hanno vissuto la loro vita consci di quanto
male avevano fatto i loro padri, e hanno una visione della realtà diversa da
tutti gli altri. Harry è sempre stato paragonato al modello “positivo” dei suoi
genitori, morti combattendo Voldemort. Ariana e Draco, invece, sono vissuti all’ombra dei loro genitori,
famosi per essere maghi oscuri. Sanno cosa significa essere etichettati come “cattivi”,
e sono i primi che non si permettono di giudicare nessuno prima di averlo
conosciuto a fondo.
Spero abbiate compreso lo sfogo di Ariana, quando
ha riversato addosso a Harry tutta la sua rabbia. Si è sentita in qualche modo
offesa, dal suo comportamento. E dopo lo shock della perdita di Argo, doveva
sfogare in qualche modo quello che aveva dentro.
Nel prossimo
capitolo:
Ariana verrà colta dal dubbio, e per trovare risposta
alle sue domande dovrà recarsi nell’unico posto che non avrebbe mai voluto
vedere…
Kaimy_11: già, povero Argo!
Dispiaceva anche a me farlo morire, ma come direbbe la Rowling: “era necessario ai fini della storia”. Per quello che
riguarda Gabriele, sì, Ariana l’ha proprio fatto fuori
a sangue freddo… E Piton non è stato risparmiato
nemmeno nella mia storia: morto pure lui, anche qui. Diciamo che non mi stava
molto simpatico… Baci!
Smemo92: Ariana avrà il suo bel da
fare per riconquistare la fiducia dei suoi amici, perché come hai visto non l’hanno presa molto bene, a parte Draco. Voldemort ha il suo piano,
anche se ancora non ha il Potere Dimenticato, e vuole Ariana dalla sua parte
prima di acquisirlo… Nel prossimo capitolo tutto sarà spiegato un po’ meglio. Baci!
Sasori_Akatsuki: si si,
aggiorno sempre molto in fretta, se riesco. Già, povero Argo, non si meritava
certo quella fine… Ma era necessaria. E Gabriele… Forse ha avuto quello che si
meritava. Baci!
Lexie__o: voilà, Harry ha tirato
fuori di nuovo la domanda: “chi è Merope?”, e Ariana
ha risposto. Dopo l’incontro con suo padre, non poteva che avere una reazione
del genere: per poco non salta addosso a Harry e lo ammazza di botte! Che dire di
Gabriele: era proprio uscito fuori di testa… Baci!
Grazie a coloro che continuano
a leggere la storia!
Ariana aprì il libro che aveva davanti agli occhi,
e cercò la pagina che le interessava. Seduta al tavolo della sua stanza a GrimmauldPlace, lesse
attentamente le righe scritte in inchiostro azzurro
corredate dall’immagine di un cerchio di pietra.
“Stonehenge è
un monumento antico, situato nelWiltshire,
in Inghilterra, formato da un cerchio di pietre del neolitico. Attualmente, per i Babbani
rappresenta uno dei più misteriosi siti archeologici del mondo, in quanto essi
credono si tratti di una specie di “osservatorio astronomico antico” eretto
millenni or sono dagli uomini primitivi.
“Per la
comunità magica, Stonehenge non è mai stato considerato altro che un
rudimentale cerchio di pietre Babbane. Tuttavia,
diversi studiosi ritengono che esso sia una specie di santuario di Magia Nera.
Narra la leggenda che, tramite uno scambio equo, si possa ottenere un potere di immani dimensioni, tale da essere considerato alla
stregua di quello di un dio. Non ci sono stati fino ad adesso riscontri che
facciano pensare che questo mito sia vero, ma in molti ritengono che vi sia un
fondamento di verità. Infatti, su una delle pietre che compongono Stonehenge,
sono state rinvenute delle scritte attualmente non
ancora decifrate, che fanno pensare a una specie di preghiera di invocazione…”
Ariana smise di leggere e alzò lo sguardo. Era
quello che stava cercando di ottenere Voldemort? Un
Potere simile a quello di un Dio?
In effetti, questo poteva spiegare perché avesse
cercato tutti gli Horcrux… Se per
doveva dare qualcosa in cambio, perché non i suoi Horcrux?
Dopo non ne avrebbe avuto più bisogno…
Afferrò il libro e uscì dalla stanza, recandosi in
soggiorno. Trovò Harry seduto sul divano con Ginny, e
quando la vide arrivare la guardò in cagnesco. Erano passati tre giorni da
quando aveva scoperto chi era, ma non sembrava voler accettare la cosa.
- Leggi qui – disse, porgendogli il libro.
Harry lo prese, lesse tutto, e poi la guardò con un
sopracciglio inarcato. – E’ solo una leggenda
– disse, - Come quella Profezia che abbiamo trovato… -
Ariana non disse nulla e se ne andò, diretta in
camera sua. Aveva passato la maggior parte del tempo lì dentro, perché non
riusciva a sostenere gli sguardi degli altri. Hermione
e Ron non sembravano disprezzarla quanto Harry, ma erano diventati piuttosto freddi
nei modi. Solo Draco non era cambiato nei suoi
confronti: anzi, la trattava con ancor più gentilezza. Senza di lui non sarebbe
riuscita ad andare avanti.
“Sarai tu a
venire da me. Allora, saprai dove trovarmi”
Le parole di Voldemort
continuavano a rimbombarle nella testa. Era consapevole di non doverle
ascoltare, ma non poteva non provare una certa inquietudine. Suo padre era
l’unico a sapere tutto, e poteva fornirle le risposte che non aveva altro modo
di ottenere…
Gettò il libro sul tavolo e si sdraiò sul letto, le
braccia dietro la testa.
Si era sbattuta per anni, e quello che riceveva in
cambio era solo disprezzo. Harry non le credeva, e gli altri la consideravano un pericolo. Perché diavolo continuava ad
aiutarli? Poteva benissimo andarsene e lasciarli lì a sbrigare tutto da soli, visto che era quello che volevano…
Non le rimaneva che un dubbio: lei era un Horcrux?
Rimase immobile come una statua finché non sentì
bussare alla porta, e diede il permesso di entrare. Draco varcò la soglia con lo sguardo preoccupato, e la
squadrò lì sdraiata con ancora gli stivali addosso.
- Ho trovato una cosa – disse lei.
Gli mostrò il libro.
- Sempre peggio, allora – disse Draco,
- Se tutto questo è vero, le possibilità di sconfiggere Tu-Sai-Chi si riducono… -
- Già… - Ariana guardò il soffitto, - Tu ci credi?
–
- Se ci credi tu, ci credo anche io
– rispose il biondo.
Ariana si sporse e lo baciò sulle labbra, grata per
la sua presenza.
Non poteva però aspettare di avere la conferma
degli eventi. Doveva affrontare la realtà e togliersi il dubbio. Voldemort voleva incontrarla, e Ariana voleva
incontrare lui. Non rimaneva che cercarlo.
Ariana attese che tutto il Quartier Generale
andasse a dormire. Nell’oscurità si rivestì e prese il suo mantello nero da viaggio,
poi uscì nel corridoio con il suo solito passo felpato. Raggiunse la porta e
uscì nella piazza davanti al numero 12, illuminata
solo dalla luce dei lampioni Babbani, e scese i
gradini. Con un po’ di apprensione, guardò un’ultima volta il Quartier Generale,
poi girò su se stessa e si Smaterializzò.
Little Hangleton era una
cittadina piccola e abitata da gente semplice e curiosa. Villa Riddle, arroccata sulla collina che dominava il paese, era
illuminata dall’interno. Per molti anni era stata disabitata,
ma ora il suo vecchio padrone era tornato a vivere lì, insieme alla sua
stregua di strani amici.
Ariana si avvicinò ai cancelli della casa, il
cappuccio ben calato sulla testa. Non dovette chiamare nessuno, perché i
battenti si aprirono al solo tocco delle sue mani, lasciandola entrare nel
giardino. Guardandosi intorno con aria timorosa, arrivò davanti alla porta e
bussò.
Le venne ad aprire un mago basso e grassoccio, con
pochi capelli e denti sporgenti, che lei riconobbe come Codaliscia.
L’omuncolo la guardò con sorpresa, poi le fece un inchino e la lasciò entrare.
- Benvenuta, signorina
-
Il tono deferente colpì Ariana più dei suoi modi
timorosi. Le tenne aperta la porta mentre entrava e la condusse in un grande
soggiorno riccamente arredato. Dentro, c’erano alcuni Mangiamorte,
tra cui Rookwood e BellatrixLestrange. La donna la guardò sconvolta, e si alzò in
piedi di scatto.
- Cosa ci fai qui?
– sibilò.
- Sono venuta per incontrare il tuo Signore –
rispose Ariana, per niente intimorita.
- Attenda qui – disse Codaliscia,
- Avvertirò il mio Signore del suo arrivo –
Ariana rimase immobile nel soggiorno, sotto lo
sguardo di Bellatrix. La donna, però, non accenava a volerla attaccare, come se le fosse stato
proibito. Si limitava a guardarla con occhi di fuoco e le narici che fremevano.
La ragazza, intanto, studiava con noncuranza l’arredamento in stile barocco
della stanza.
- Come osi mettere piede nella casa del Signore Oscuro? – domandò la Mangiamorte,
sputando veleno.
- Appartengo
a questo posto molto più di te – rispose Ariana, con un sorriso affettato.
Bellatrix spalancò gli occhi. – Cosa stai dicendo? – sbottò.
In quel momento entrò nel soggiorno una terza
persona, e il cuore di Ariana ebbe un sussulto: capelli biondissimi, tratti
affilati e occhi di ghiaccio. LuciusMalfoy fece il suo ingresso con portamento altero e sorriso
beffardo, accomodandosi su uno dei divani di pelle nera.
- Buonasera, Drake – disse, come se vederla lì
fosse del tutto normale.
Ariana fece un cenno con il capo. – Buonasera, Malfoy –
Lucius la squadrò da capo a
piedi, valutando ogni centimetro del suo corpo. Il sorriso beffardo divenne un
ghigno soddisfatto.
- Vedo che mio figlio ha conservato almeno il suo
buon gusto – sentenziò, prima di far comparire dal nulla una
calice di vino.
Ariana sentì la rabbia montare in corpo, ma tenne a
freno la lingua.
- Lucius… - borbottò Bellatrix, confusa, - Cosa ci fa qui lei? -
Solo allora Ariana capì: Bellatrix
non sapeva chi fosse lei realmente.
Sapeva che il Signore Oscuro la stava cercando, ma
diversamente da Lucius non sapeva che fosse sua
figlia.
- Il Signore Oscuro ha i
suoi buoni motivi – rispose evasivo Malfoy.
- Lestrange, non sai chi
sono, vero? – chiese Ariana, con un sorriso sardonico sul volto.
Bellatrix la guardò, infuriata. No,
non sapeva chi era.
- Parla chiaro, ragazzina
– sibilò.
Ariana incrociò le braccia, sempre sorridendo.
Trovava la situazione assurdamente buffa.
- Davvero Voldemort ti ha
tenuto all’oscuro di me? – disse, provando una macabra soddisfazione sentendola
in pugno, - Davvero il Signore Oscuro non ti ha
rivelato nulla? -
Malfoy arricciò il labbro in una
smorfia infastidita, ma non intervenne. Bellatrix
continuava a guardarla, furiosa e rosa dalla
curiosità.
- Signorina, mi segua -
Ariana si voltò di scatto e trovò Codaliscia alle sue spalle, che con un lieve inchino la
invitò a percorrere un corridoio. La ragazza gettò un’occhiata e, prima di
seguirlo, tornò a guardare BellatrixLestrange.
- Io sono sua
figlia – disse, poi si girò e seguì Codaliscia.
Pronunciare quelle parole le fece uno strano
effetto: provò un insensato orgoglio, nel dirlo. Voldemort
era comunque uno dei maghi più potenti della storia.
Codaliscia la fece fermare davanti a
una porta scura, e l’aprì. Le fece cenno di entrare e
Ariana ubbidì.
La prima cosa che vide fu un grande, enorme camino
di pietra scura. Dentro scoppiettava un fuoco dalle fiamme rosse e gialle,
riscaldando l’atmosfera. Era una specie di studio, ma non c’erano scrivanie;
solo due belle poltrone di pelle, e tanti quadri alle pareti.
Lord Voldemort era seduto
su una di esse, e la aspettava. Sul suo volto serpentesco era dipinto un
sorriso freddo e distaccato, che non si allargava agli occhi. Il lungo mantello
nero era adagiato su un bracciolo della poltrona.
Ariana fissò suo padre cercando di non far
trasparire la sua apprensione. Non aveva paura, ma temeva di provare la stessa
identica sensazione che la prima volta l’aveva bloccata.
- Siediti – disse Voldemort.
Ariana seguì il suo ordine, accomodandosi nella
poltrona di fronte alla sua. Non gli tolse mai gli occhi di dosso, perché non
ci riusciva.
- Sapevo che saresti venuta – disse il Signore Oscuro, - Ti aspettavo -
- Dovevamo vederci, prima o poi
– disse Ariana, - Sei stato tu a chiedermi di incontrarci –
Voldemort continuava a sorridere,
scrutandola con le iridi rosse. Non c’era minaccia al momento, nei suoi occhi
demoniaci.
- Hai detto a Bellatrix
di essere mia figlia – disse divertito.
- Come mai lei non lo sapeva? – chiese Ariana.
- Odiava tua madre – rispose Voldemort,
- E odierà anche te, ora –
Non era la risposta che voleva, eppure sentire il Signore Oscuro parlare di Zahira
le fece uno strano effetto. Erano stati veramente insieme, un tempo.
- Perché volevi vedermi? – domandò Ariana.
- Perché ti voglio dalla mia parte – rispose Voldemort, - Il tuo potenziale è lo stesso che avevo io
alla tua età, e devi farlo fruttare. Lo stesso Silente ha riconosciuto le tue
qualità, facendoti diventare la balia di Potter. Tuttavia, ha soffocato i tuoi
poteri. Con la giusta istruzione, a
quest’ora avresti potuto avere il mondo ai tuoi piedi… -
- Non voglio che il mondo si prostri davanti a me –
ribatté Ariana, gelida.
- Allora è anche inutile per te continuare a essere
l’ombra di Potter – disse Voldemort, sempre
sorridendo, - Che cosa ci stai guadagnando? Nulla, se non il disprezzo. Lo sai
meglio di me –
Ariana si rese conto che stava dicendo
la verità, ma capì anche che il suo obiettivo era fare leva sulle sue debolezze
per convincerla…
- Io sto cercando di ripagare ai tuoi errori – disse, - Sto cercando di
rimediare ai tuoi sbagli. E’ l’unico
modo che ho di riscattarmi e essere una persona
normale -
Voldemort rise. – Davvero credi che
basterà questo a farti apprezzare
dalla gente? – disse, - Il mondo è un luogo crudele, Merope. Per quanto tu
possa sforzarti, sarai sempre e comunque quello che sei. Sarai sempre la figlia
di Lord Voldemort. E la gente non lo dimenticherà –
Riconoscere un fondo di verità in quelle parole
spaventò Ariana. Aveva avuto la conferma pochi giorni prima, quando aveva
sopportato lo sguardo di disprezzo di Harry e di tutti gli altri. Nonostante
avesse cercato di dimostrare da che parte stava, non
erano riusciti ad andare oltre al suo sangue.
- Vorrà dire che accetterò di rimanere nell’ombra –
disse piano.
- Ti sto offrendo la possibilità di salvare te
stessa e chi ami – disse Voldemort,
- Mi sembra un’offerta ragionevole –
Ariana trattenne il fiato. Chi ami. Draco.
Se fosse rimasto con lei, avrebbe rischiato la
vita. E lei non voleva nemmeno pensare di poterlo perdere per sempre.
Non sapeva se fossero state le parole di Voldemort o solo il suo cervello, ma
Ariana si ritrovò a rivalutare l’offerta che il Signore Oscuro le stava
facendo.
- Ora che ho trovato il Potere che mi mancava –
continuò Voldemort, - Non avete alcuna speranza di
potermi sconfiggere. L’unica cosa che mi rendeva vulnerabile, gli Horcrux, sono tutti nelle mie
mani. E presto non esisteranno più… -
- Io sono un Horcrux,
vero? – domandò Ariana, secca.
Voldemort sorrise. – No, tu non sei
un Horcrux… - rispose, - Non aveva molto senso, no?
Fin dall’inizio ti volevo dalla mia parte… -
- Per questo non mi hai ucciso? Per questo la notte
in cui è morta mia madre mi hai risparmiata? -
- In quanto sangue del mio
sangue, era per me lecito pensare che saresti stata una strega di indubbio
potere – rispose Voldemort, - Così è stato, infatti.
Saresti stata il mio perfetto braccio destro… -
- Dimmi la verità – disse
Ariana all’improvviso, - Mi hai voluta, oppure sono stata un incidente di percorso? –
Voldemort la guardò, gli occhi rossi
attraversati da un lampo. – Né io né Zahira avevamo
valutato l’ipotesi… Tuttavia, quando l’ho saputo, ho ritenuto che era meglio
lasciarti nascere… -
Tacque, come se non volesse rivelare altro.
- Cos’è il Potere che hai trovato? – chiese Ariana.
- Qualcosa che non ti rivelerò finchè
non sarò sicuro che starai dalla mia parte – rispose Voldemort,
- Nessuno dei miei servi ne è a conoscenza… Solo Piton
aveva scoperto qualcosa, ma non è poi così importante –
- Che cosa vuoi offrirmi, di preciso? – domandò
Ariana.
- Se passerai dalla mia parte, ti farò diventare la
strega più potente e temuta che abbia mai solcato questa terra – rispose Voldemort, - Ti insegnerò
incantesimi che Silente non immaginava nemmeno. E ti darò la possibilità di
salvare chi ami. Non toccherò nessuno a cui sei
legata, tranne Harry Potter, si intende. Potrai lasciarti alle spalle il
disprezzo della gente, perché tra noi sarai considerata al pari di una regina.
Nessuno oserà opporsi a te, perché sarai la figlia del loro Signore. Sarai
libera di fare ciò che vuoi –
Ariana guardò Voldemort
negli occhi rossi. Poteva salvare Draco… Avrebbe
smesso di essere odiata per quello che era…
Si morse un labbro, riconoscendo dentro se stessa
quando quell’offerta fosse allettante. Se veramente Voldemort
era intenzionato a entrare in possesso di un potere simile a quello di un dio,
non avevano speranze di sconfiggerlo… Ma la profezia diceva che loro lo
avrebbero battuto…
- Tu credi nella Profezia? – chiese.
- No. Ho commesso un errore, credendo a quella che
riguardava Potter. Non lo commetterò di nuovo. In fondo, siete solo tre
ragazzini… -
Ariana scrutò il volto di suo padre. Non gli
credeva. Perché cercarla, allora, e tentare di farla passare dalla sua parte? Stava
mentendo per darle l’impressione di avere la situazione completamente sotto
controllo.
- Perché pensi che io possa accettare? – domandò
Ariana, la voce neutra e distaccata.
- Perché sei come me. E farai la scelta che ti darà
più possibilità di portare a termine il tuo piano. Silente ha cercato di
piegare la tua natura, ma non aveva speranze di riuscirci –
Ariana guardò Voldemort
con l’espressione confusa: non capiva le sue parole. Suo padre sembrò
accorgersi del suo smarrimento, perché continuò: - Merope, Merope… Non puoi
negare quello che sei. L’altra notte lo hai dimostrato. Hai ucciso tre persone
senza provare un minimo di rimorso, e una di quelle era un tuo caro amico. Hai
mantenuto un sangue freddo che ha impressionato anche me. Non c’era pietà nei
tuoi occhi, l’ho visto. Hai sfoderato la bacchetta e hai agito, fredda come
marmo –
- Non è vero… - mormorò Ariana, - Non è stato così…
-
Voldemort sorrise. – Non è stato
così? Chi ti ha visto, ha riconosciuto in te quello che sei. La figlia del Signore Oscuro. Hai agito come avrei agito
io. Se non fossi stata quello che sei, non avresti ucciso il tuo amico. Avresti
scelto il perdono per lui, oppure lo avresti lasciato a crogiolarsi nel rimorso
per ciò che aveva fatto –
Ariana rimase in silenzio, guardando il pavimento.
Perché aveva dannatamente ragione?
Ripercorrendo con la mente l’attacco all’Accademia,
si rese conto che non aveva perso il sangue freddo nemmeno per un secondo, e
quando aveva visto Voldemort per la prima volta era solamente
vacillato. Vacillato, appunto. Con un gelida
freddezza aveva stroncato la vita di Gabriele senza neanche domandarsi se era
giusto o meno. Non era necessario che morisse: avrebbe potuto lasciarlo
immobilizzato con un incantesimo e fuggire. Ma no, lei
l’aveva ucciso. Aveva provato piacere nel togliergli la vita.
Si alzò di scatto, fissando Voldemort
con il fiato corto. Non voleva accettare la verità che le si
parava davanti agli occhi. Non voleva riconoscere che lei era quello che
era.
Era come Voldemort.
Aveva ucciso, ma nessuno dei volti a cui aveva negato la vita era venuto a infestare i suoi
sogni. Non c’era rimorso per quello che aveva fatto, nel suo cuore. Non c’era
paura di doverlo rifare ancora.
Davanti al tradimento di Gabriele aveva reagito
come avrebbe reagito suo padre: con la morte. Esattamente
come il Signore Oscuro aveva ucciso Piton. Per anni aveva cercato di essere diversa da lui, ma
alla fine aveva fallito. Non era stata in grado di perdonare, e come Voldemort si era arrogata il diritto di essere giudice e
decidere la sentenza…
Ariana scrutò il Signore
Oscuro in volto, riconoscendosi per un attimo in lui. Aveva cercato di
scappare, ma alla fine il suo destino l’aveva raggiunta.
- Giurami
– disse con la voce bassa, - Giurami che se io
accetterò la tua proposta, non toccherai nessuno dei miei amici -
Voldemort sorrise. – Ti do la mia
parola – disse, - Non toccherò nessuno dei tuoi amici. E tu verrai
elevata al di sopra di chiunque altro mio servo –
Una parte di lei voleva
accettare, e smettere di combattere. Un’altra parte le ricordava chi era stato
il suo tutore, e che per cosa aveva lottato durante tutti quegli anni. Aveva
bisogno di tempo per pensare, per trovare una soluzione migliore.
- Che cosa succederà se non accetto? – chiese.
- Sarò costretto a ucciderti – rispose Voldemort, come se fosse una cosa normale.
Ariana deglutì.
- Ho bisogno di tempo – mormorò.
- Avrai due settimane – disse Voldemort,
- Mi sembra un tempo equo. Dopodichè non potrai
aspettarti altre possibilità. Ho atteso di poter parlare con te, per agire. Da questa
notte uscirò dall’ombra, e tu dovrai darmi la tua risposta. Finchè
non avrai deciso, non ti cercherò –
Ariana fece un passo verso la porta, tenendo gli
occhi fissi su suo padre.
- Spero di rivederti presto, Merope – disse Voldemort, immobile come una statua di pietra. – E spero
anche che la tua sia la scelta giusta. Sei comunque mia figlia -
Con passo incerto e senza sapere cosa dire, Ariana
raggiunse la porta e uscì, quasi imbambolata. Trovò Codaliscia
nel corridoio, che la scortò fino al soggiorno dove Bellatrix
e Lucius ancora sedevano. La donna sembrava
sconvolta, e la guardò con espressione incredula.
- Tu… -
mormorò, puntanto un dito contro di lei, - Non ci
posso credere… -
Anche se turbata, Ariana cercò di riguadagnare il
suo solito tono sprezzante. Fissò Bellatrix con una
smorfia sul volto.
- Nemmeno io, se per questo – borbottò.
- Saluta mio figlio Draco
– disse Lucius, - E digli che se le nostre strade si incroceranno di nuovo, lo ucciderò –
Ariana annuì, perché non aveva colto molto il senso
delle parole del Mangiamorte: la sua testa era
distante.
- Penso di poter togliere il disturbo – disse,
uscendo nel corridoio.
Codaliscia le aprì la porta con un inchino
e la fece uscire nella notte gelida, poi le rivolse un cenno si saluto e sparì
dentro la casa.
Con un ultimo sguardo alla dimora di suo padre,
Ariana si voltò e scese le scale del porticato, coprendosi il volto con il
cappuccio del mantello. Almeno, poteva cercare di nascondersi dal mondo. Non al
suo destino.
Spazio
Autrice
In questo ultimo capitolo,
Ariana ha deciso di incontrare suo padre per capire esattamente cosa voglia da
lei. Diciamo che l’offerta del Signore Oscuro è più
che allettante, soprattutto per Ariana: avrebbe solo da guadagnarci, in questo
momento in cui le sembra di aver perso praticamente quasi tutto. Il dubbio è un’arma
potente, e Voldemort sa quanto possa giocare a suo
favore l’amore che la figlia prova per DracoMalfoy. Offrirle la possibilità di salvare il suo amato è
quanto di meglio poteva fare per far vacillare la sua
sicurezza.
Nel prossimo
capitolo:
Ariana dovrà trovarsi faccia a faccia con il suo
passato e il suo futuro, per prendere la decisione migliore. Il dubbio la
costringerà a rivalutare tutte le sue certezze, e a guardare quello che c’è nel
suo cuore. A lei la scelta…
NOTA
IMPORTANTE:
una parte del prossimo capitolo sarà songfic, spero non mi uccidiate! Ho deciso di farlo così perché
ho trovato una canzone che sembra fatta apposta per la storia, e non ho potuto
fare a meno di metterla. Vi do già ora il titolo, perché non credo anticipi poi
molto, così se volete potete scaricarla e magari
ascoltarla mentre leggete: la song è “Immobile” si
Alessandra Amoroso, il cd “Scialla” (lo so, è di
Amici, mi darete della scema, ma la canzone mi piace e ci azzecca parecchio,
quindi chi odia amici chiuda un occhio, please! Ah, l’avevo
scelta molto prima della finale…).
Sarà uno dei due capitoli songfic di tutta la storia, giuro che non ne metterò altri.
NOTA UN PO’
MENO IMPORTANTE:
la storia potrebbe subire qualche rallentamento, perché al momento sto anche
lavorando a una nuova fic, che non centra niente con
Harry Potter, ma che sinceramente mi piace moltissimo… Più avanti magari vi
dirò qualcos’altro, perché se la mia revisione va a
buon fine (in parte è già pronta e finita, ma devo rivedere diverse parti) ho
intenzione di pubblicarla terminata “Nel Segno della Chimera”.
Lexie__o: mamma mia, che
recensione! Comunque, hai pienamente ragione: non si possono giudicare le
persone senza conoscerle. Lo stesso dovrebbe valere per Ariana, ma il suo è un
caso un po’ particolare: in fondo, essere la figlia di Voldemort non è proprio una normalità. Se il capitolo
ti ha colpito, allora significa che sono riuscita a far trasparire tutta la
rabbia e il dolore di Ariana, e ne sono contenta. Significa che un minimo so scrivere! Baci!
Smemo92: questo è il capitolo delle mega recensioni… Grazie dei complimenti! Sono proprio
contenta, perché significa che ho raggiunto il mio obiettivo: far trasparire
quello che pensava e soprattutto provava Ariana, un misto di rabbia e dolore. Ron
edHermione, diciamo che si
astengono dal parlare con Ariana: sono molto diffidenti. Draco,
invece, ha avuto davvero un bel comportamento: ovvio, uno
come lui, non poteva che capirla. Baci!
Kaimy_11: i Grifondoro
sanno essere testardi, quando vogliono… Comunque, Harry ci metterà un po’ a
capire, perché lui è quello che è stato colpito di più dalla malvagità di Voldemort. Credo sarebbe difficile per tutti accettare di
avere davanti la figlia della persona che ha ucciso i
tuoi genitori, condannandoti a una vita perennemente in pericolo… Baci!
Sasori_Akatsuki: sono contentissima che il
capitolo ti sia piaciuto! Significa che riesco a far percepire quello che
voglio! Comunque, bisogna anche mettersi nei panni dell’Ordine e Co.: la
situazione non è proprio delle migliori, e Ariana è la
figlia di Voldemort… Direi che c’è un po’ di
confusione, tra loro… Baci e grazie ancora dei complimenti!
NOTA: la canzone presente nel seguente capitolo è “Immobile” di
Alessandra Amoroso, dal cd Scialla
NOTA: la canzone presente
nel seguente capitolo è “Immobile” di Alessandra Amoroso, dal cd Scialla
Capitolo 31
Immobile
Ariana percorse il vialetto di casa Riddle a testa bassa, con il vento gelido che le fischiava
nelle orecchie, lasciandosi alle spalle la dimora di suo padre. Non sapeva che
ore erano, e non le interessava.
Stringendosi il cappuccio sulla testa, varcò i
cancelli di ferro battuto che si richiusero alle sue spalle con un lieve suono
metallico. Il sentiero che portava a Little Hangleton
era sconnesso e fiocamente illuminato dalla luna, che lasciava intravedere le pietroline del selciato.
A passo lento, Ariana scese la collina e arrivò
alle porte della città. Sembrava deserta, ma data
l’ora tarda era normale non incontrare nessuno. Come un fantasma camminò per la
strada principale, fissando il terreno che scorreva lento sotto i suoi piedi.
Non voleva tornare a GrimmauldPlace, e nemmeno a Hogwarts.
Voleva sparire dalla faccia della terra, dimenticata da tutto e da tutti. Non
voleva vedere nessuno, perché si vergognava troppo di se stessa. Non sarebbe
stata in grado di guardare nessuno in faccia, non ora che si era resa conto di
essere così simile a suo padre.
Alzò lo sguardo. Era arrivata a un piccolo parco
dall’aria trascurata, contornato da cancelli di ferro arrugginito. Un gatto
fulvo le tagliò la strada, infilandosi in un cespuglio di felci con un miagolio
sommesso.
Ariana rimase immobile a fissare il giardino senza
vederlo, mentre il vento gelido le scompigliava i capelli. Desiderava parlare
con Silente, chiedere consiglio a lui, che aveva sempre saputo cosa fare.
Sebbene non lo avesse mai veramente amato, ora le mancava. Avrebbe tanto voluto
averlo lì davanti a guardarla con il solito distacco, ma almeno lui avrebbe
saputo qual’era la scelta migliore.
Attraverò il parco
nel silenzio più totale, sotto la luce dei lampioni Babbani. Per un momento valutò
l’ipotesi di sedersi su una delle panchie
sgangherate, poi decise che camminare le avrebbe fatto sicuramente meglio.
Fu solo quando vide il cielo iniziare a tingersi di
viola, che Ariana si rese conto di che ore erano. La notte era passata così in fretta
che lei non se n’era nemmeno resa conto. Era già l’alba, ma non aveva sonno nè voglia di tornare a casa.
Senza sapere bene cosa fare, tornò sui propri
passi, ritornando sulla strada principale di Little Hangleton.
Lo sguardo venneimmediatamente catturato dalla collina dove
casa Riddle si stagliava contro il cielo color
ciclamino, le luci delle finestre spente. Non c’era più nessuno, dentro.
Un’auto Babbana
percorse la strada, il motore incredibilmente rumoroso nel silenzio della città
ancora addormentata. Doveva andarsene, perché rischiava di sembrare sospetta sola
in mezzo al paesino.
Controllando che nessuno la
stesse guardando, girò su se stessa e si Smaterializzò.
DiagonAlley
era già sveglia, anche se era solo l’alba. Qualche mago camminava lungo la
strada lastricata, portando pacchi e sacchetti, diretto chissà dove. Un cane
abbaiò da qualche parte, e una strega tarchiata sgambettò diretta a un negozio
di calderoni.
Ariana si sedette su un muretto isolato, guardando
il cielo denso di nubi sopra la sua testa. Osservò in silenzio le stradine
affollarsi piano piano di gente, le saracinesche dei
negozi alzarsi con qualche cigolio, le porte dei negozi aprirsi ed esporre i
cartelli “Aperto”.
Non aveva mai conosciuto il dubbio, perché nella sua vita aveva sempre avuto solo una certezza:
che sarebbe sempre rimasta dalla parte di Harry Potter, perché se doveva morire
per qualcosa, voleva che fosse per salvare il mondo magico. Ora, però, si
rendeva conto che forse quella a cui si era
aggrappata, su cui aveva sempre basato la sua esistenza, era una vana speranza. Forse non c’era possibilità di
sconfiggere Voldemort. Forse il fato voleva che fosse
lui a trionfare, alla fine.
In tanti, in troppi, erano morti in quella guerra
che durava ormai da più di vent’anni. Prima volti sconosciuti,
dimenticati, poi Lily e James Potter, poi SiriusBlack, poi Albus Silente. I
coniugi Paciock erano impazziti. E c’erano ancora
tanti caduti di cui non si aveva memoria, perché troppo anonimiper essere ricordati.
Ma alla fine, il Signore
Oscuro, nonostante gli sforzi congiunti di centinaia di persone, aveva
trionfato lo stesso. Certo, Harry Potter non era morto, ma lui, Voldemort, era ancora vivo.
Non era quello già un segno? Forse Harry era stato in grado di indebolirlo, di
farlo cadere, ma non gli aveva impedito di rialzarsi e tornare all’apice del
suo potere.
Harry Potter contro Lord Voldemort.
Vista così, Ariana non aveva alcun dubbio su chi
avrebbe trionfato. Harry non aveva alcuna speranza di sconfiggere il Signore Oscuro, soprattutto se lui fosse venuto in possesso
di quel Potere Dimenticato. Tuttavia, a lui spettava il compito di uccidere Voldemort;
lei avrebbe dovuto sconfiggerlo.
Ne aveva la forza?
No, non l’aveva. Non ora che suo padre le aveva
instillato il dubbio.
Il mondo magico, o i suoi amici. E Draco.
“Ti importa veramente di
un mondo che ti considera una nemica?”.
No, non le importava proprio nulla. Quello che
voleva era solo un pizzico di gratitudine, ma la gente non sembrava disposta a
dargliela. E quello che desiderava davvero, era di non perdere ciò che era
riuscita a trovare.
Amore, affetto, amicizia.
Fiducia.
“Se non vuoi perderli,
accetta. Accetta, e vivrai con loro per il resto dei tuoi
giorni”.
Lasciare morire Harry Potter in cambio della vita
di Draco, di quella di Hermione,
dei Weasley era un prezzo equo?
Ariana vagò con lo sguardo lungo la strada, ora
percorsa da diversi maghi e streghe. Si alzò di scatto, come se qualcuno
l’avesse chiamata. Rimase immobile, perché c’era qualcosa che le impediva di
muoversi.
O meglio, qualcuno.
Silente. Il suo ricordo.
Era sempre lì, ai margini della sua coscienza, un
fantasma dalla lunga barba bianca che le impediva con la sua presenza di
sbagliare strada. Pronto a ricordarle quello che si doveva fare, e non quello che lei voleva fare.
Poi lo vide, riflesso in
una delle vetrine di DiagonAlley.
Il vecchio Preside la fissava con i suoi occhi azzurri, fermo, la veste blu
notte che si muoveva leggera nel vento.
Per un attimo, Ariana fu tentata di corrergli
incontro, ma presto si rese conto che era solo la sua immaginazione. Silente
era morto, e quella era solo fantasia.
Di colpo, iniziò a camminare tra la gente. E il
riflesso di Silente la seguì, mostrandosi nelle vetrine come l’ombra di
qualcosa di vero. Fluttuava alla sua destra, la barba argentata che si muoveva
lenta sulla veste blu.
Poi, qualcosa guizzò alla sua sinistra, e lei voltò
il capo. Il riflesso di Lord Voldemort la fissava dal
vetro della farmacia, gli occhi rossi e il sorriso gelido.
Forse stava impazzendo. Vedeva fantasmi che non
esistevano.
Camminava, ma era come se rimanesse immobile,
perché Albus Silente e Lord Voldemort
continuavano a seguirla ovunque andasse, pensieri fissi nella sua mente
confusa. Non l’avrebbero lasciata in pace finché lei non avesse preso la sua
decisione. Sarebbero rimasti lì, ombre che le oscuravano il sole.
Tra i due, Ariana continuava a guardare Silente,
come se sperasse che la sua immagine si staccasse dai vetri per venire a
tenderle la mano. Ricordava quanto aveva desiderato la sua comprensione, e ora
che lui non c’era più, cercava segni del suo passaggio, del suo pensiero, per
trovare la soluzione che da sola le sfuggiva. O meglio, che lei conosceva, ma
che non aveva la forza di seguire.
Sta per grandinare
ed io non so tremare... più
stamattina cercavo qualcosa di te e volavo lontano... immobile
Inconsciamente, la sua
mente stava riportando alla mente i ricordi di colui che
l’aveva plasmata per essere la nemica del nemico, l’ombra del Bambino Sopravvisuto. Viveva ancora dentro di lei, perché aveva
lasciato un segno indelebile nella sua anima. Giorni passati
a studiare, a parlare, a raccontare.
Guarda quante case
sono tutte storie... d'aggiungere
nella gente speravo i ricordi di te e mi facevo cullare... immobile
Poi lo vide ancora, nei
volti delle persone che incrociava camminando. Nelle loro
espressioni assorte, nei loro occhi distanti. Era lì per ricordarle la
sua missione, per evitare di fare la scelta più comoda. Per
non farle mai dimenticare il suo compito…
Ma
quello di Ariana era un canto disperato, perché lei non voleva ricordare… Sapeva esattamente quello che andava fatto,
ma voleva essere lasciata libera…
Lasciami sognare
lasciami dimenticare
lasciami... ricominciare a camminare
a passi... più decisi e fammi immaginare
quanto ancora ho da fare
forse crescere e invecchiare
quanto ancora ho d'amare
quanto ancora ho d'amare
Perché nemmeno da morto
la lasciava libera? Perché continuava a tormentarla con il suo ricordo? Perché
non poteva scegliere da sola, la sua strada? Perché
non poteva vivere la propria esistenza come tutti quanti?
Oggi è già Natale
Tutto è un carnevale... di polvere
Nei negozi compravo regali per te
E a pensarci mi gelo... immobile
Lei, bambina, in quel
giorno in cui credeva ancora di essere una persona qualunque. Quel regalo con
cui sperava di guadagnare un po’ del suo affetto. Quella
speranza infranta con la consapevolezza di essere la figlia di Voldemort.
Non voleva sapere, non voleva fare la scelta giusta. Era stanca di essere sempre
quella che sapeva cosa doveva fare… Quella che doveva
rinunciare.
Lasciami sognare
Lasciami dimenticare
Lasciami... ricominciare a camminare a passi... più decisi
Fammi immaginare
quanto ancora ho da fare
Forse crescere e invecchiare Quanto ancora ho d'amare Quanto ancora ho d'amare
Aveva una vita davanti,
aveva ancora tante cose da fare. Voleva essere lasciata libera di amare, ora
che aveva imparato a farlo.
Ora che aveva trovato qualcuno per cui vivere.
Fammi immaginare
quanto ancora ho da fare
Forse crescere e invecchiare Quanto ancora ho d'amare Quanto ancora ho d'amare
Quanto ancora ho d'amare
Ariana fissò il riflesso
di Silente che la guardava a poca distanza, e di fianco a lui, Voldemort. I suoi occhi verdi incontrarono quelli azzurri
del vecchio Preside, e poi quelli rossi di suo padre.
“Scegli.
Scegli, ora e per sempre”.
Ariana Drake o Merope Riddle.
E Ariana scelse. Perché
sapeva che aveva solo un’alternativa, ed era l’unica
che la sua coscienza le avrebbe permesso. Che il suo cuore rifiutava e avrebbe rifiutato per sempre, perché sapeva quello che avrebbe
perso. Doveva decidere, e sarebbe stato
per sempre.
“Hai vinto,Albus Silente. Sarò quello che
volevi io fossi: Ariana Drake”.
- Dove sei stata?! –
chiese Draco, arrabbiato.
- Avevo bisogno di stare un po’ da sola – rispose
Ariana, abbassando lo sguardo sul pavimento del soggiorno di GrimmauldPlace.
- E ti sembra il caso di andare in giro di notte? –
disse Draco.
- So guardarmi anche da sola – ribattè
Ariana, avviandosi verso la sua camera.
Non voleva dire a nessuno dove
era stata, perché non voleva ammettere che per un attimo aveva preso in
considerazione l’idea di accettare la proposta di Voldemort.
- Ariana… Dove
sei stata? – domandò di nuovo il biondo.
Se fosse stato qualcun altro, Ariana non avrebbe
sopportato una tale insistenza. In quel caso, però, sapeva che il biondo Serpeverde aveva capito che lei aveva qualcosa che non andava.
- In giro – rispose evasiva.
Draco tacque, e la seguì in
camera sua. Lei si sedette sul letto, l’espressione stanca, e si sfilò gli stivali gettandoli lontano. Il ragazzo la guardò,
serio, seduto su una sedia, e disse: - Lo vedo benissimo che hai qualcosa che
non va. Magari parlarne ti farà bene –
Ariana sospirò. Davanti a lui era priva di difese,
ma doveva almeno tentare di resistere. – Non è importante… Sono solo andata a
cercare qualche informazione –
Draco inarcò un sopracciglio. –
Non me la dai a bere, carina – disse.
Ariana sorrise. Perché per lui era un libro aperto,
e invece a lei appariva sempre imperscrutabile?
- Non dirmi che ti vergogni, perché non mi sembra
proprio il caso – continuò il biondo, - Non ti ho mai giudicata,
prima d’ora -
La ragazza la guardò dubbiosa, poi sorrise. Si alzò
e lo raggiunse, stampandogli un bacio sulle labbra.
- Non ti arrabbiare, però – mormorò.
- Se mi dai un altro bacio, non lo farò – ribatté Draco.
Ariana seguì la sua richiesta, poi si staccò e
raggiunse di nuovo il letto. Si sedette pesantemente e disse: - Sono andata da Voldemort–
Attese la reazione infuriata del biondo, ma lui si
limitò a rimanere in silenzio. L’unica cosa che lasciava intendere che era arrabbiato erano gli occhi color tempesta, attraversati da
un lampo d’argento.
- Volevo scoprire qualcosa su quello strano Potere…
- continuò Ariana, - Però, alla fine non sono riuscita a cavare un ragno dal
buco… E lui mi ha chiesto di nuovo di
passare dalla sua parte -
Draco rimase assolutamente
imperscrutabile, le braccia incrociate sul petto.
- Mi ha dato due settimane di tempo – disse Ariana.
- Dopodiche? –
- Dopodiche, se non
passerò dalla sua parte, mi ucciderà –
Draco la scrutò come sapeva fare
solo lui, cogliendo esattamente i suoi sentimenti.
- E tu non accetterai – disse.
Ariana annuì. – Solo che… Non è per la mia vita,
che temo. E’ per la vostra. Per la tua
–
Draco scosse la testa. – E’ una
scelta tua, ma posso garantirti che non è per noi che ti devi preoccupare –
disse, - Soprattutto per me –
- Non posso… - mormorò Ariana, - Io… Io come faccio
senza di te? -
Draco si alzò e la raggiunse,
cingendole le spalle con un braccio. Le si avvicinò
tanto che sentiva il suo fiato caldo sulla bocca.
- Sai che è la cosa più bella che potevi dirmi? – sussurrò.
Ariana sorrise. – Sai che la cosa più bella che
potevi fare per me è esistere? –
ribatté.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Draco sembrò scocciato e sbuffò.
- Avanti -
Era Hermione. Entrò nella
stanza con un vago sorriso di scusa, poi disse: - Ariana, i membri dell’Ordine
vogliono sapere che piani hai… -
Ariana si alzò, sfiorò con una mano il braccio di Draco e seguirono la Caposcuola nella cucina, dov’erano
riuniti i signori Weasley, i gemelli Fred e George, Remus Lupin e Malocchio Moody,
Harry e Ron.
Si sedette a capotavola com’era solita fare, e
attese le domande dei presenti.
- Che cosa volete fare? – chiese Moody.
- Tornare a Hogwarts –
rispose prontamente Ariana.
- Non è meglio che rimaniate qui? – domandò la
signora Weasley, - Siete stati attaccati due volte, e
siete sempre fuggiti per il rotto della cuffia… Qui è più sicuro –
- Si sbaglia – ribatté Ariana, - Voldemort non ci cercherà per qualche tempo. A Hogwarts ci sono molti libri da cui potremo ricavare
qualche informazione utile. Penso che il Signore
Oscuro abbia altri piani, per il momento –
Moody la scrutò da sotto le
sopracciglia cespugliose. – Come fai a saperlo? – grugnì.
- Lo so e basta. E’ mio padre, no? -
Ariana fissò l’Auror con
sguardo di sfida. Non era vero che voleva cercare altre informazioni: voleva tornare a Hogwarts perché
non sopportava di rimanere a GrimmauldPlace, perennemente sotto controllo da parte dei membri
dell’Ordine. Almeno a scuola non ci sarebbe stato nessuno che l’avrebbe
scrutata con sospetto in ogni ora della giornata.
- Harry, tu cosa vuoi fare? – chiese, rivolta al
Bambino Sopravvissuto.
Lui rimase in silenzio a pensare.
- Io tornerò a Hogwarts
comunque – aggiunse Ariana.
- D’accordo, torniamo a scuola – disse infine
Harry.
Spazio
Autrice
Questo capitolo è stato molto difficile da
scrivere, però penso che non sia venuto tanto male… Fatemi sapere, che se è
venuta fuori una schifezza, eviterò in uno dei prossimi capitoli di aggiungere
una canzone (come ho già detto, ci sono solo due capitoli song-fic).
Come vedete, Ariana ha fatto la sua scelta, che
come sempre non corrisponde a quella dettata dal suo cuore: starà dalla parte
di Harry, anche se sa che rischia di perdere tutto. La sua coscienza si rifiuta
categoricamente di accettare la proposta di Voldemort,
per quanto allettante sia: non potrebbe continuare a vivere con la
consapevolezza di aver lasciato il mondo magico nelle mani del Signore Oscuro.
Nel prossimo
capitolo:
il mondo magico non sarà più lo stesso, ora che Voldemort
entrerà in azione…
Miei cari lettori, oggi non riesco a rispondere
alle recensioni, ma vi ringrazio di cuore perché senza di voi non sarei mai
andata avanti! Grazie per i complimenti! Un bacio enorme!
Lo zaino di Ariana era quansi
pronto, ricolmo delle cose che si era portata per il soggiorno all’Accademia Aurelius, e che il Preside Augusto aveva rispedito a tutti
loro dopo l’attacco a sorpresa. Chiuse le cinghie e si infilò
gli stivali, guardandosi intorno in cerca di qualche oggetto che poteva aver
dimenticato.
Tra qualche ora lei, Draco
e il Trio sarebbero tornati a Hogwarts, e Ariana non
vedeva l’ora di arrivare. Nonostante GrimmauldPlace fosse un bel posto, al centro dell’azione,
l’atmosfera per lei era diventata pesante. Nessuno l’aveva insultata, ma la
sensazione di essere di troppo non la lasciava in pace.
Qualcuno bussò alla sua porta, e credendo fosse Draco diede il permesso di aprire.
In realtà si trattava di Hermione, che entrò nella
camera con aria imbarazzata. Si strinse le mani sotto
lo sguardo perplesso di Ariana e disse, insicura: - Senti, Ariana… Credo… Credo
di doverti delle scuse. Non mi sono comportata bene con te, negli ultimi tempi.
Mi sono lasciata… Bè, non ho il diritto di
giudicarti… -
- Non mi devi delle scuse – la interruppe Ariana, -
Non hai fatto nulla che mi abbia
offeso… In effetti, mi avete praticamente ignorato… -
Non lo disse per farla sentire in colpa: era la
semplice verità, e non c’era niente di male a dirla. Guardò il viso di Hermione, per cogliere qualcosa dei suoi sentimenti: aveva
gli occhi lucidi.
- In ogni caso, va bene così – continuò, mostrando
un sorriso, - Non voglio nessuna scusa. Mi piacerebbe soltanto che mi
consideraste per quella che sono, cioè Ariana Drake, e non per Merope Riddle-
Hermione abbassò il capo. – Scusami
– mormorò, - Sono stata una stupida. Ci hai salvato la vita, e non siamo stati
in grado di… -
- Hermione – la
interruppe Ariana, - Ho detto che non voglio scuse. Trattami come facevi prima,
e tutto tornerà normale -
La ragazza si avvicinò alla Caposcuola, tendendole
la mano. Era felice di riaver guadagnato la fiducia di qualcuno, soprattutto se
si trattava di Hermione. La riccia guardò la sua
mano, poi la prese, stringendola. Un attimo dopo si abbracciavano,
sorridendo entrambe.
- Sono contenta che tu abbia capito – disse Ariana, - Tra tutti, eri quella che mi mancavi di
più -
- Anche io – disse Hermione, - Siamo stati tutti degli sciocchi –
In quel momento qualcuno gridò di sotto, e le due
si guardarono allarmate. Sembrava la voce della signora
Weasley, e si sentì uno strano trambusto. Ariana
sfoderò la bacchetta, spalancò la porta e corse di sotto.
Trovò Arthur Weasleysemisdraiato sul divano del soggiorno, con varie ferite che
sanguinavano ma che non sembravano gravi. KingslayShakebolt zoppicava diretto alla sedia, e aveva il mantello
lacerato in diversi punti.
Il signor Weasley si
voltò verso di lei, e con voce stentorea disse: - Hanno preso il Ministero –
Ad Ariana si gelò il sangue nelle vene. Guardò Kingslay, che si tamponava un taglio con una garza, mentre
la signora Weasley si occupava del marito.
- Come…? – mormorò Ariana.
- Tu-Sai-Chi
ha attaccato – rispose il signor Weasley, - Lui e un
gruppo di Mangiamorte. Hanno ucciso RufusScrimgeour –
- Ma il Ministero è pieno
di maghi! – sbottò la signora Weasley, - Come hanno
potuto… -
Arthur scosse la testa, confuso.
- Era diverso
– spiegò Kingslay, - Tu-Sai-Chi, intendo. Non ha fatto nessuna fatica a
penetrare nel Ministero… Ha fatto fuori decine di dipendenti senza fatica… Non
era una cosa normale… -
- Siamo fuggiti non appena abbiamo capito che non
c’era nessuna speranza di resistergli – concluse il
signor Weasley.
Ariana guardò prima Arthur, poi Kinslay.
In quello stesso momento, entrarono Harry e Ron, con Draco
alle spalle. Forse la sua espressione terrorizzata li spaventò, perché rimasero
inchiodati dov’erano.
- Arthur… - esalò la signora Weasley,
- Questo significa che… -
- Che siamo in guerra
– concluse Arthur, - Ora che ha preso possesso del
Ministero, il mondo magico cadrà nel caos. Non ci sarà più nessun posto sicuro.
Nemmeno Hogwarts sarà più la stessa –
Ariana fissò il signor Weasley:
sapeva qual’era la fonte del nuovo Potere di Voldemort… Allora, le aveva detto la verità: aveva
aspettato di poter parlare con lei, per entrare in azione. Le stava dando la
dimostrazione di quanto avrebbe guadagnato, passando dalla sua parte.
Aveva ancora dieci giorni per pensare. Forse poteva
escogitare un piano, cercare di fingere di essere dalla parte del Signore Oscuro e pugnalarlo alle spalle…
Qualcuno bussò alla porta, e la signora Weasley corse ad aprire: era Remus
Lupin.
Entrò nel soggiorno con l’aria più trasandata che
mai, lasciandosi cadere su un divano. Sembrava invecchiato
ancora, dall’ultima volta.
- Remus… - mormorò la
signora Weasley.
- Lo so – disse lui, - I lupi mannari attendono i
suoi ordini. Sono fuggito appena in tempo, prima che scoprissero che facevo il
doppio gioco –
Guardò Ariana, gli occhi dall’espressione distante.
- Moody? – domandò,
ricordandosi in quel momento del vecchio Auror.
- Non lo sappiamo – rispose triste il signor Weasley, - Era con noi al Ministero, ma durante la
battaglia lo abbiamo perso di vista –
- Io torno a Hogwarts
comunque – disse secca Ariana.
Voleva tornare a scuola, e studiare. Chiudersi
nella Biblioteca a imparare quanti più incantesimi possibile,
per prepararsi allo scontro con Voldemort.
- La McGranitt farà
chiudere la scuola – disse Lupin, - Dopo quello che è
successo, i genitori non faranno tornare nessuno. Anche Harry dovrebbe rimanere
qui -
- Harry rimarrà
qui – disse Ariana, - Andrò solo io –
Draco la fulminò con gli occhi,
ma lei lo ignorò. La guerra era cominciata, e bisognava essere in grado di
dominare i sentimenti. Nessuno, nemmeno lui, l’avrebbe fermata.
I signori Weasley e Lupin
si guardarono.
- Non possiamo darti nessun
ordine – disse il signor Weasley, - Ma non è
prudente –
- Non importa – disse Ariana, risoluta, - Parto ora
–
Si voltò di scatto e corse in camera sua per
recuperare il bagaglio.
Era determinata. La Profezia diceva che lei avrebbe
sconfitto Voldemort, e si sarebbe preparata a farlo.
Non importava che lui non ci credesse: lei sapeva di essere in grado di
batterlo. Stesso sangue, stessi poteri.
Afferrò lo zaino, ma si sentì prendere per le
spalle e voltare. Era Draco.
- Dove credi di andare? – domandò.
- A Hogwarts – rispose
lei, - E non provare a fermarmi. Sono pronta a Schiantarti, se necessario –
- Ti farai ammazzare! – protestò Draco, - Non puoi andare lì da sola! –
Ariana cercò di liberarsi. – Sono perfettamente in
grado di guardarmi da sola – ribatté lei, - Devo tornare a scuola, e studiare.
Non rimarrò qui con le mani in mano –
Draco la scrutò, gli occhi di
ghiaccio ridotti a due fessure. – Allora io vengo con te – disse.
- No – disse Ariana.
- Non credere di potermi fermare. So esattamente
come arrivare a Hogwarts. Me lo hai mostrato proprio
tu –
Ariana si scostò e lo guardò furiosa. Era più al
sicuro lì a GrimmauldPlace.
Al termine delle due settimane, Voldemort sarebbe
venuto a cercarla, e a quel punto avrebbe certamente rischiato la vita. Però, ormai lui sapeva come raggiungerla, e non sapeva come
bloccare i luoghi in cui era possibile Materializzarsi.
- Fa’ quello che vuoi – disse, secca, - Ma non ti
perdonerò mai -
Draco ghignò, traendola a sé e
stampandogli un bacio sulle labbra. – Non ti voglio perdere di vista – disse.
Ariana cercò di fare l’impassibile, per fargli capire che era veramente arrabbiata. Gli fece un
cenno con la testa e disse: - Allora muoviti. Si parte adesso –
Draco sparì nella sua stanza, e
la raggiunse dieci minuti dopo nel corridoio.
- Notizie di Moody? –
domandò Ariana, chiudendosi il mantello.
- Ancora nessuna – rispose Lupin, - Aspettiamo. Non
sappiamo cosa potrà accadere nelle prossime ore –
Ariana annuì, guardando Harry. – Teniamoci in
contatto – disse, - Non uscite da qui, e soprattutto non cacciatevi nei guai.
Io cerco un piano per far fuori Voldemort, e voi fate lo stesso. Dubito che troveremo una soluzione, ma ho
bisogno della Biblioteca di Hogwarts. Tornerò qualche
volta a portarvi informazioni, se le troverò. Ripeto: non muovetevi da qui,
perché forse è l’unico posto ancora sicuro –
Salutò con una abbraccio Hermione; poi fu la volta di Ron, a cui strinse la mano e
che la guardò ammirato, e dei gemelli Weasley. Il
loro saluto fu più caloroso del previsto.
- Non combinare troppi casini – disse
amichevolmente Fred, stringendole la mano.
- Già, e fa’ attenzione – aggiunse George.
Ariana sorrise, poi passò a Harry. Si guardarono
per un momento, incerti su cosa dire. Il Bambino Sopravvissuto sembrava
sorpreso.
- Non fare stupidaggini – disse Ariana, poi dopo un
momento di riflessione gli porse la mano.
Harry la guardò, ma dapprima non si mosse. Poi,
titubante, gliela strinse e disse: - D’accordo, Ariana. Ci vediamo –
Era più di quanto si era aspettata, e fu contenta
così. Salutò tutti gli altri, poi seguita da Draco si diresse verso la porta.
Sbirciò diverse volte per la strada prima di
mettere piede fuori. Si calò il cappuccio sulla testa e scese i gradini,
sentendo i passi di Draco alle sue spalle.
Raggiunsero il centro della piazzetta e si Smaterializzarono.
Con un sordo pop,
Ariana e Draco ricomparvero sul gradino della scala
ormai famosa. Si guardarono intorno per vedere se era tutto a posto, e non
trovarono nessuno.
- Dobbiamo andare dalla McGranitt
– disse Ariana, - Andiamo a dirle che siamo tornati -
Draco annuì, e insieme si
diressero verso l’ufficio della McGranitt. Il gargoyle di pietra di aprì grazie
alla parola magica che le aveva insegnato Silente anni addietro, e salirono la
scalinata a chiocciola il più velocemente possibile. Bussarono alla porta, con
un vago nervosismo.
- Avanti -
Ariana e Draco entrarono
nell’ufficio circolare, e il quadro di Silente ammiccò.
- Cosa ci fate qui?! –
domandò la McGranitt, vedendoli.
- Professoressa, devo assolutamente usare la
Biblioteca – disse Ariana, - So che ha intenzione di chiudere la scuola, ma io
ho bisogno del permesso di rimanere qui –
La McGranitt inarcò un
sopracciglio dietro le lenti quadrate. – Signorina Drake, si calmi – disse, -
Il Ministero è stato appena attaccato, e lei pensa a studiare? –
Ariana alzò gli occhi al cielo. – Senta, Silente le aveva detto di darmi
carta bianca – disse impaziente, - Non so che intenzioni abbia lei, ma io
rimango qui anche se ne andranno tutti i professori –
La McGranitt la fissò. –
Io non chiuderò la scuola – disse, -
Perché se ci sarà anche un solo studente che vorrà tornare, dovrà essere in
grado di farlo. Tuttavia, non credo che verrà qualcuno. Ora che il Ministero è
stato preso, ci sono cose più importanti che studiare. Se vuole, potrà
rimanere, ma non posso garantirle che qui sarà al
sicuro –
Ariana sorrise. – Non importa. Non è la sicurezza,
che cerco – disse, - Voglio solo rimanere qui e utilizzare la Biblioteca.
Nient’altro –
La McGranitt annuì e
guardò Draco, che fino a quel momento era rimasto di
fianco a lei, in silenzio. – E lei, signor Malfoy?
Che intenzioni ha? –
- Rimarrò con Ariana – rispose il biondo.
- D’accordo – disse la McGranitt,
scoccando a entrambi un’occhiata obliqua, - Ma mi aspetto che dormiate separati, nei rispettivi dormitori –
Ad Ariana scappò un sorriso: la Preside doveva
essersi accorta di qualcosa, e non aveva perso tempo a bacchettarli. Annuì in
silenzio e con un cenno del capo si congedarono, lasciandosi alle spalle
l’ufficio circolare della professoressa.
- “Mi aspetto che dormiate separati” – disse Draco stizzito, in una perfetta imitazione della McGranitt, - Ma chi si crede di essere? Non ha mica capito
con chi ha a che fare… -
Ariana ridacchiò, dandogli una pacca sulla spalla.
– Meglio, no? Così non verrà la tentazione a nessuno
dei due – disse, divertita, nonostante l’argomento
non fosse stato affrontato ancora da nessuno dei due.
Draco la guardò scettico. – La
mia porta è comunque sempre aperta – disse lanciandole un’occhiata maliziosa.
- Già… Quando mai
è stata chiusa? – ribatté Ariana con un sorriso, - Ci vediamo in Biblioteca
tra mezz’ora -
Ariana fissò il reparto proibito della Biblioteca
di Hogwarts che aveva davanti agli occhi. Centinaia
di libri rilegati aspettavano la sua ispezione, che rivelare tutti i loro
segreti.
Con un colpo di bacchetta, fece avvicinare un
tavolo e due sedie e poi si strofinò le mani.
- Si comincia – disse.
Uno dopo l’altro, grossi libri dalle borchie di
ferro fluttuarono sul tavolo al centro della Biblioteca, mentre Draco si accupava del settore di
Magia contro le Arti Oscure. Avevano bisogno di tutte le informazioni che
potevano aiutarli in un duello magico, e vari incantesimi di difesa.
Un’ora dopo, Ariana era china su un libro che
parlava di maledizioni in grado di togliere la vita, e leggeva le pagine senza
fermarsi un minuto. Doveva imparare il più possibile, se voleva qualche
speranza di sconfiggere Voldemort.
- Ariana? – disse ad un
certo punto Draco, alzando lo sguardo dal tomo che
stava esaminando.
- Sì? –
- Hai intenzione di combattere contro Tu-Sai-Chi, vero? –
La ragazza annuì, seria. Lui la sua parte l’aveva
già fatta: ora toccava a lei, e poi a Harry.
- Allora io mi occuperò di mio padre – disse Draco.
Ariana guardò il viso affilato e pallido del Serpeverde, preoccupata. Era un suo diritto affrontare suo
padre, ma lei aveva paura. Draco era forte, ma forse Lucius lo era di più. Aveva dalla sua il fatto di essere un
Mangiamorte, e di poter contare su molti alleati.
- Draco… Sei sicuro? –
disse a voce bassa, - Non voglio che tu rischi così tanto… -
- Anche io devo ripagare
gli errori di mio padre – rispose il biondo.
Ariana sospirò: non poteva impedirglielo. Annuì,
abbassando lo sguardo.
- Allora è meglio che ti metti a studiare pure tu –
disse.
Le venne in mente il primo duello che avevano fatto all’inizio della scuola, quando lei era stata
sicura di vincere. Non si era aspettata tanta bravura, da parte di quel pallone
gonfiato di DracoMalfoy.
Non si era aspettata proprio nulla, in realtà.
Quante cose erano cambiate, da allora. Non avrebbe
mai previsto che gli eventi avrebbero preso quella piega.
Se la vita riserva sempre delle sorprese, quelle di
Ariana erano state proprio grandi e inaspettate. Chi l’avrebbe mai detto che
una dal cuore di ghiaccio come lei si potesse innamorare del perfido Principe
delle Serpi?
Alzò lo sguardo su Draco,
e si guardarono negli occhi. Sorrise, sapendo di aver trovato l’unica cosa che
non doveva perdere, nella sua vita. Se non era tra le
fila dei servi di Voldemort, era anche per lui.
Doveva ammetterlo, ma farlo non feriva il suo
orgoglio: Draco aveva vinto il loro duello la prima volta che si erano
scontrati, e con un abile colpo di bacchetta era riuscito a sfondare la corazza
dura e spessa di Ariana, facendo breccia la dove nessuno era mai riuscito. Per
la prima volta nella sua vita, aveva perso e ne era contenta.
Poi, le venne in mente un’altra cosa, forse certo
meno romantica ma molto più pratica: la Trollope,
maestra nei duelli, era ancora a scuola. E loro potevano chiedere aiuto a lei.
Spazio
Autrice
Capitolo un po’ corto, ma con il prossimo mi rifarò…
Questo era più che altro di transizione, e serviva a far cogliere la
situazione: nonostante Voldemort sia ormai entrato in
azione, l’atmosfera non sembra così drammatica. Solo più avanti Ariana si
renderà conto di quello che realmente sta accadendo.
Nel prossimo
capitolo: Ariana
studierà per prepararsi allo scontro con suo padre, e chiederà aiuto alla
professoressa Trollope…
Siccome al momento sono un po’ incasinata
(soprattutto mentalmente), e come vedete ci ho messo
un po’ a postare, non risponderò alle recensioni… Non mi uccidete, vi prego. Lasciatemi
comunque un commentino, che fa sempre piacere. Dalla
prossima settimana, se riguadagno un po’ di equilibrio psicofisico e
soprattutto temporale, risponderò a tutti.
Erano passati sei giorni da
quando il Ministero della Magia era stato preso da Lord Voldemort,
e come aveva previsto il signor Weasley, il mondo
magico era caduto nel caos.
La sede della Gazzetta del Profeta era stata
attaccata dai Mangiamorte, che ora utilizzavano il
giornale per le comunicazioni del loro Signore. La Gringott
era stata svaligiata, e tutti i folletti che vi lavoravano dentro uccisi dai
lupi mannari. I Mezzosangue stavano per essere censiti, e Azkaban
sarebbe diventata la loro prigione prima della morte sicura.
Più di due volte un manipolo di Auror
aveva cercato di riprendere il Ministero, ma erano stati tutti barbaramente
uccisi da Voldemort stesso, ormai troppo potente per essere fermato. La gente rimaneva chiusa in casa, in
attesa che qualcuno prendesse in mano la situazione e cercasse di riportare
tutto alla normalità.
A Hogwarts non era
tornato nessuno: le famiglie avevano tenuto a casa i ragazzi credendo fossero
più al sicuro. Ariana era convinta però non ci fosse
luogo dove potersi sentire un minimo tranquilli, e ogni giorno che passava la
tensione aumentava. Sapeva che allo scadere delle due settimane, Voldemort sarebbe venuto a cercarla.
I sei giorni Ariana li
trascorse praticamente sempre chiusa in Biblioteca a studiare, determinata nel
suo intento: la Profezia diceva che lei avrebbe sconfitto il Signore Oscuro, e lei sapeva di potercela fare. Scoprì
altri dieci incantesimi per uccidere, più una strabiliante serie di maledizioni
oscure che avrebbero potuto servirle. Non faceva distinzioni tra magia nera e magia bianca: doveva sapere
il più possibile per rendere la fine di Voldemort più
di una vana speranza.
Si recò a GrimmauldPlace solo una volta, per portare a Harry dei libri che
avrebbe dovuto studiare: doveva essere lui a uccidereVoldemort,
e doveva prepararsi quanto lei.
Poi, un giorno arrivò una notizia che lasciò Ariana
senza parole, orripilata: i Babbanierano venuti a conoscenza della magia. Voldemort aveva rotto l’invisibile muro che divideva la
gente magica da quella normale, gettando lo scompiglio. Non sapeva bene come
fosse successo, perché stare aHogwarts
in quel momento equivaleva a vivere in una sorta di bolla che la separava dal
mondo esterno, una bolla dalla superficie delicatissima. Ogni evento arrivava
quasi attutito, smorzato dalla lontanza dal campo di
battaglia, e sembrava quasi un sogno, ma era tutto assurdamente vero.
Era l’inizio della fine:
se non si sbrigavano, nel giro di poco tempo il mondo sarebbe stato sotto il
completo controllo di Voldemort.
Quel giorno Ariana e Draco
si Materializzarono davanti al numero 12 di GrimmauldPlace, guardandosi
intorno con aria furtiva. Raggiunsero di corsa la porta che era stata aperta ed
entrarono, togliendosi di dosso i mantelli.
- Tutto a posto? – domandò Ariana alla signora Weasley, mentre cercava di non far cadere i libri che aveva portato.
La donna taque, indicando
il soggiorno. Dentro erano riuniti tutti i membri dell’Ordine della Fenice,
tranne Moody, che era stato ritrovato alla fine ferito ma vivo qualche ora dopo l’attacco al Ministero e ora
riposava in una delle stanze di GrimmauldPlace.
- Immagino abbiate sentito la notizia – disse Ariana, appoggiando i libri sul tavolo e
indicandoli a Harry, - Sono per te. Studia -
- Non sappiamo cosa fare – disse Lupin, stringendo
la mano di Tonks, il cui ventre sembrava più rigonfio
del normale – Ora che i Babbani sanno di noi, la
speranza si affievolisce sempre di più –
- Nessuno sa cosa fare – disse il signor Weasley, - Ariana, tu cosa hai in mente? –
La ragazza guardò Draco
prima di rispondere. – Sto cercando un modo per fermare Voldemort.
Non so se funzionerà, ma mi serve ancora qualche giorno per mettere
a punto un piano – disse, - Sto studiando. Ho sfogliato quasi tutti i
libri della Biblioteca –
Non voleva dirgli che in realtà non esisteva nessun
piano, e che l’unica idea che aveva era quella di affrontare Voldemort, quando sarebbe arrivato il momento. Vedere le
loro facce scettiche non l’avrebbe di certo aiutata.
- Quando avrò finito, voglio che Harry mi raggiunga
– aggiunse.
I presenti la guardarono inorriditi, tranne Harry.
Alzò gli occhi dal libro che le aveva portato e la fissò.
- Non se ne parla – disse la signora Weasley, - Non si muove da qui –
- La Profezia parla di Harry – disse Ariana
impaziente, - Deve esserci quando cercheremo di uccidere il Signore
Oscuro –
- E’ da pazzi! – protestò la signora Weasley, - Hai detto che fino a questo momento hai cercato
di proteggerlo, e ora lo vuoi gettare tra le braccia di Tu-Sai-Chi?! –
- Se non funziona non
avrete scampo – disse Lupin.
- Funzionerà
– disse Ariana, e lo pensava veramente, - E in ogni caso credo che sia Harry a
dover decidere –
I suoi occhi incontrarono quelli del Bambino
Sopravvissuto, in attesa della sua risposta.
- Verrò – disse Harry.
Ariana sorrise. Ne era sicura: in fondo anche Harry
aveva coraggio da vendere, e gli spettava di affrontare Voldemort
tanto quanto lei.
- Bene – disse Ariana, - Fra tre giorni verrò a
prenderti. Studia quello che ti ho dato, e andrà tutto bene -
Era sicura di se stessa. Non aveva dubbi: avrebbe
vinto, perché lei aveva la forza e la determinazione necessarie per vincere.
Harry doveva essere presente, perché quando lei avrebbe sconfitto Voldemort, a lui spettava ucciderlo.
Guardò i membri dell’Ordine. – Ora che anche i Babbani sanno di noi, dobbiamo fare il più in fretta
possibile. Mi rimangono ancora quattro giorni, ma vi prometto che farò del mio
meglio. Fino ad allora, tenete Harry al sicuro, anche
a costo della vostra vita –
Ariana sgomberò la Sala Grande dai tavoli e dalle
sedie, accastandoli tutti vicino alle pareti. La
professoressa Trollope, che per una volta aveva
abbandonato i suoi completi dai colori cangianti, si occupò di proteggere le
finestre e le colonne della sala in modo che non potessero venire
distrutte.
La ragazza si sistemò i capelli stretti in una
lunga coda, e tirò un sospiro. Alzò lo sguardo sul suo avversario, preparandosi
a combattere: DracoLuciusMalfoy era pronto al duello.
- Vediamo chi vince – disse Ariana, un finto
sorriso beffardo sul viso.
- Sai meglio di me, chi è più forte tra noi due, Drake – ribatté il biondo, la nota
provocatrice nella voce che a lei piaceva tanto.
Ariana aveva avuto l’idea di allenarsi in quel
modo, perché la pratica era la migliore delle insegnanti. Sia lei e il Serpeverdeavevano studiato molto
per aumentare le loro conoscenze di incantesimi e maledizioni, e il miglior
modo per metterli alla prova era combattere.
- Dai fondo a tutte le tue
energie, Malfoy – disse Ariana.
Le piaceva quella situazione in cui giocavano a
provocarsi a vicenda. Ed era sicura piacesse anche a Draco,
che era il più strafottente tra i due.
- Non sperare che sia buono con te, Drake – ribatté
il biondo, con un ghigno.
La Trollope ultimò gli
ultimi incantesimi di difesa, poi si voltò verso di loro e li guardò.
- Potete iniziare – disse.
Ariana gettò un’ultima occhiata prima di partire
all’attacco.
- Fochiss! – gridò.
Un gettò di fuoco verde proruppe dalla bacchetta dritta dritta verso Draco, facendo frigolare l’aria.
Il biondo evocò uno scudo di vapore nero che inghiottì le fiamme e
contrattaccò.
- Viradiaengaelis! – gridò.
Un globo nero sbucò dalla bacchetta e due secondi
dopo si trasformò in un grosso cane a tre teste, che corse verso Ariana
ringhiando. Lei scartò di lato, mentre la bestia andava a sbattere contro la
colonna di marmo emettendo un gemito.
- Ehi, questo mi
piace! – disse Ariana, preparandosi a far fuori il cane, - Da dove arriva?
-
Con un rapido movimento di bacchetta, fece sparire
il bestione e si voltò verso il Serpeverde. – Segreti
del mestiere – rispose evasivo, con un sorriso sornione.
- Divertente… – disse Ariana – Vediamo che mi dici di questo… Hagaetimagentas! -
Con uno scoppio simile a quello di un petardo, una nebbia amaranto invase la Sala Grande, avvolgendo tutto
in una coltre rossastra. C’era umidità nell’aria, e sul viso di Ariana si
formarono delle goccioline d’acqua.
- Che roba è? – domandò Draco,
una decina di metri davanti a lei, invisibile.
Vide un punto illuminarsi, mentre il biondo Serpeverdeaccedenva la bacchetta di una luce azzurra che riusciva a bucare la
coltre di nebbia amaranto.
Ariana saldò la presa sulla bacchetta che era
diventata viscida e decise che quell’incantesimo era utile sono se si voleva
fuggire. Non era il suo caso, almeno per il momento.
Mormorò il contro incantesimo, e nel giro di pochi
secondi la Sala tornò normale. Draco la stava
guardando con un sopracciglio inarcato.
- Non ti distrarre,Malfoy! – disse Ariana, - Si continua! -
Andarono avanti per più di mezz’ora, mettendo alla
prova tutti gli incantesimi che avevano imparato in quei giorni. Ariana si rese
conto però, che tra loro due, era lei quella più forte. Draco
le dava certo filo da torcere, ma non stava facendo
sul serio. Evidentemente non voleva farle del male, ma per lei era impossibile
valutare la sua forza se lui si stava trattenendo.
Più di una volta lo incitò a fare sul serio, ma lui
non seguì la sua richiesta, così alla fine anche lei iniziò ad andarci piano.
Fu comunque utile, il loro duello, perché ebbero modo
di testare alcuni incantesimi.
Fu Ariana a chiedere di fermare il combattimento,
quando le venne un’altra idea.
- Ok, basta così – disse, spegnendo con un colpo di
bacchetta il fuoco viola che aveva circondato lei e Draco.
Guardò la Trollope, che
fino a quel momento li aveva osservati in silenzio, e domandò: - Cosa le
sembra? –
- Siete molto bravi – rispose la professoressa, - Avete
usato diversi incantesimi che nemmeno io conoscevo -
Ariana si avvicinò, aspettando che Draco facesse altrettanto. Valutò per un momento se la sua
richiesta potesse essere accettata, poi disse: - Professoressa, io vorrei sfidarla–
Con la coda dell’occhio, vide la faccia di
sbalordita di Draco. La Trollope
sembrò presa alla sprovvista, e la guardò un momento in silenzio.
- Perché, signorina Drake? – chiese.
- Lei è una maestra nei duelli – spiegò Ariana, - E
ha molta esperienza. Vorrei potermi mettere alla prova con lei, se non è un
problema –
La Trollope annuì, poi
tirò fuori la bacchetta. – D’accordo, signorina Drake – disse, - Non mi
offenderò, se mi batterà –
Con un sorriso, Ariana tornò al centro della Sala,
e attese che la Trollope facesse altrettanto.
Si inchinarono, pronte.
La Trollope sarebbe stata
un’avversaria formidabile, Ariana lo sapeva. Se fosse riuscita realmente a
batterla, allora significava che era davvero migliorata e che le possibilità
che aveva di sconfiggere Voldemort
aumentavano.
Fu la Trollope, con un
gesto così rapido che Ariana lo colse appena, a dare inizio al duello. Tre
getti di luce ambrata proruppero dalla bacchetta, luminosi come fulmini.
Ariana fece un balzo all’indietro, sorpresa, e
contrattaccò.
Fiotti di luce blu si scontrarono a mezz’aria,
appiccando il fuoco ad uno dei tappeti della Sala. Draco lo spense prima che potesse fare danni, mentre Ariana
evocò la strana bestia che il biondo aveva usato contro di lei.
Il cane a tre teste ringhiò verso la professoressa,
che prontamente lo imprigionò in un cerchio di fiamme smeraldine. La bestia
uggiolò, senza possibilità di fuga.
Grosse liane verdi proruppero dal terreno, e Ariana
fece appena in tempo a schivarle. Il fuoco uscì dalla sua bacchetta con uno scoppio,
incendiando i vegetali con uno sfrigolio. La ragazza passò all’attacco,
gridando: - Elévatà! –
Per un momento, il colpo sembrò andare a segno: la Trollope indietreggiò di qualche metro, come spinta da una forza invisibile. Poi però si sentì uno schiocco
e una voluta di fumo bianco invase la Sala.
Ariana tossì, sentendosi mancare il fiato. Guardò a
destra e sinistra, in cerca della professoressa, ma non la vide.
All’improvviso, avvertì qualcosa di sgradevole alla
bocca dello stomaco. Una sensazione di gelo la invase, e capì di cosa si
trattava.
Tre Dissennatori
avanzavano nella nebbia, fluttuando sul pavimento liscio. Ariana rimase
colpita: la professoressa, chissà come, era stata in grado di evocare tre Dissennatori dal nulla.
Saldò la presa sulla bacchetta e gridò: - ExpetoPatronum! –
In una voluta di fumo d’argento, l’Ungaro Spinato
sbucò dalla sua bacchetta con un feroce ruggito. Con un balzo, saltò addosso al
primo Dissennatore, dilaniando il mantello
dell’essere con le zanne acuminate.
Qualcosa si mosse alle sue spalle, e Ariana si
voltò di scatto. Il cane a tre teste, imprigionato tra le fiamme verdi, si era
liberato e correva verso di lei. Prima che potesse spostarsi,
la bestia le saltò addosso con un ruggito.
Rotolarono per una decina di metri, e per un pelo
le fauci zannute del cane non si chiusero sul suo braccio. Ariana perse la
bacchetta nel tentativo di schivarlo, mentre udiva i ruggiti furiosi
dell’Ungaro Spinato che si occupava dei Dissennatori.
Con un guizzo, Ariana scivolò sotto il corpo del
cane, e cercò con lo sguardo la bacchetta. La nebbia le impediva di vedere
bene, ma la punta illuminata gliela mostrò a qualche metro di distanza. Con un
incantesimo non verbale la trasse e sé e si voltò, giusto in tempo per vedere
il bestione che si avventava di nuovo su di lei.
Con un colpo di bacchetta, lo fece schiantare
contro una colonna, mentre la nebbia si dissolveva all’improvviso. Stupita,
vide l’Ungaro Spinato avventarsi contro l’ultimo Dissennatore
tra un fiume di fiamme argentate, poi tornò ad affrontare il cane a tre teste.
Non capiva come la Trollope
era riuscita a rivoltarle contro il suo stesso incantesimo, ma aveva intenzione
di ripagare con la stessa moneta. Imprigionò la bestia con corde invisibili,
poi praticò un incantesimo di magia nera che aveva imparato il giorno prima.
Mormorò le parole sotto voce, poi liberò il cane che la superò con un salto e
assalì la Trollope.
Intanto, i Dissennatori
erano tutti scomparsi, e con un ultimo ruggito l’Ungaro Spinato si dissolse in
una nuvola di fumo argentato.
Ariana si voltò verso la professoressa, con il
fiato corto. Vide il cane a tre teste stramazzare a terra e scomparire, ma la Trollope iniziava a sembrare provata. Perse per un istante
l’equilibrio e sembrò sul punto di cadere, ma rimase in piedi e scagliò un
incantesimo contro la ragazza.
Fiamme nere avvolsero Ariana quando parò la
maledizione della professoressa, poi con un intricato gesto della bacchetta
lanciò un fiotto di luce nera che andò a cozzare con quello verde della donna.
Nonostante Ariana avesse alle spalle anche il
duello con Draco, era meno provata della Trollope. La strega iniziava ad avere il fiato corto e i
riflessi più lenti. Per un paio di volte si limitò a parare gli attacchi,
cercando di riprendere un minimo le forze.
All’improvviso Ariana si rese conto di essere in
piedi su una lastra di ghiaccio scuro come l’acciaio. Barcollò, perse e
l’equilibrio e finì a terra, perdendo di nuovo la bacchetta. La Trollopel’attaccò, ma lei schivò
la maledizione rotolando di lato e recuperò la bacchetta.
Con uno scatto di alzò, e
le venne un’idea.
- ExpetoPatronum! – gridò.
L’Ungaro Spinato ruggì facendo tremare i vetri, e
si scagliò contro la Trollope. La strega lo vide
troppo tardi: alzò le braccia sopra la testa per ripararsi, ma il drago volò
sopra di lei e si dissolse in un istante.
- Expelliarmus! -
Con un sibilo, la bacchetta della Trollope volò nella mano aperta di Ariana.
La polvere si posò delicatamente sul pavimento,
mentre le due streghe si fissavano dagli estremi della Sala. Calò un silenzio
irreale, ma qualcosa nella testa di Ariana gridava a squarciagola.
“Ho vinto! Ho vinto!”
La Trollope, ansimante,
si riassettò l’abito e sorrise: - E’ il classico caso in cui l’allievo supera
il maestro – disse semplicemente.
Qualcuno battè le mani, e
Ariana si voltò verso Draco. Non era lui, però.
Ai margini della Sala, vicino ai tavoli e alle
sedie accatastate, si era riunita una piccola folla di professori: Vitius, la McGranitt, Lumacorno, Hagrid e diversi
altri. Applaudivano, facendole i complimenti.
Ariana sorrise, felice come non mai. Era una
vittoria che le confermava di poter vincere la guerra.
Senza nemmeno riconsegnare la bacchetta alla Trollope, corse verso Draco e gli
saltò addosso, abbracciandolo.
- Ho vinto! – gridò, - Ce l’ho
fatta! -
- Brava! – disse Draco
semplicemente, battendole una mano sulla schiena.
Lei si staccò e lo spinse contro la colonna alle
sue spalle, imprigionandolo in un bacio appassionato dettato solo dall’istinto.
Era troppo felice per farsi fermare dalla ragione.
Qualche minuto più tardi, riemerse da quello scatto
di passione e guardò la Trollope avvicinarsi con un
sorriso sulle labbra.
- Complimenti – disse, facendole un cenno con il
capo, - Davvero. Sono impressionata -
- Grazie, professoressa – disse Ariana, senza
sapere cos’altro dire.
- Hai un Patronus molto
particolare – continuò la Trollope, - Non si limita a
scacciare i Dissennatori, li elimina del tutto. Non
ho mai visto una cosa del genere… Dovresti lavorarci su
–
Ariana non aveva mai pensato di poter utilizzare in
altri modi il suo Patronus, ma ora che la professoressa glielo faceva notare, non era
una cattiva idea.
- Potrebbe insegnarmi qualcuno degli incantesimi
che ha usato oggi? – domandò. Voleva sapere come aveva fatto a evocare i Dissennatori e a metterle contro il cane a tre teste.
La Trollope sorrise. –
Certo. Sarà il premio della tua vittoria –
I tre giorni seguenti passarono così velocemente
che Ariana quasi non si accorse che era il momento di andare a prendere Harry.
La tensione era palpabile, e Ariana iniziò a
chiudersi nel suo solito, impenetrabile silenzio. La notte dormiva poco e
passava il tempo a studiare qualche nuovo incantesimo, nella speranza che
potesse servirle.
E mentre lei si preparava per il più grande duello
della sua vita, il mondo magico iniziava a vedere i segni del nuovo regno di
Lord Voldemort. DiagonAlley era praticamente invasa da Mangiamorte vecchi e nuovi; i Lupi Mannari scorrazzavano per
le campagne attaccando chiunque capitasse loro a tiro, e i Dissennatori
vagavano ormai a piede libero in tutta la Gran Bretagna. La gente si era chiusa
in casa, terrorizzata, anche se l’Ordine della Fenice cercava in qualche modo,
e inutilmente, di limitare i danni.
E se per i maghi e le streghe la
situazione sembrava degenerare di giorno in giorno, per i Babbani,
ormai venuti a conoscenza del mondo magico, era quanto di più simile alla fine
del mondo. Decine di persone innocenti venivano uccise
ogni giorno dai Mangiamorte o da qualche altro servo
del Signore Oscuro in un attacco di follia omicida, e molti erano fuggiti
all’estero credendo di poter trovare la salvezza. Non c’era niente di più
sbagliato, perché Voldemort sarebbe presto uscito dai
confini dell’Inghilterra per attaccare tutte le altre comunità magiche, che al
momento si tenevano a debita distanza. Solo da alcuni stati erano arrivati
gruppi di Auror per dar man forte a quelli ancora
vivi del Ministero, ma era ben poca cosa di fronte alla potenza distruttiva in
possesso di Voldemort.
- Harry, non hai mai ucciso qualcuno, vero? –
domandò Ariana, la sera del tredicesimo giorno, guardando fuori dalla finestra
della Torre di Grifondoro il parco buio.
- No –
Erano riuniti nella Sala Comune, lei, Harry, Draco, Ron edHermione.
Avevano le espressioni tirate, ma Ariana sembrava la
più tranquilla del gruppo. Era sicura di potercela fare, perché la voglia di
vendetta era così grande che qualsiasi ostacolo avesse incontrato sulla sua
strada non la spaventava. Più si avvicinava il momento, più la tensione
lasciava spazio all’eccitazione.
- Hai studiato quello che ti ho dato? – chiese
Ariana.
Harry annuì. Era pallido, e le fece tenerezza.
- Andrà tutto
bene – lo rassicurò, - Dovrai solo fare quello che ti dico io. Quando avrò
in pugno Voldemort, tu uscirai allo scoperto e lo
ucciderai. Insieme possiamo farcela -
Mai era stata tanto convinta di quello che diceva.
Guardò uno a uno i presenti, e i suoi occhi
indugiarono su Draco: era per lui che stava
combattendo. Voldemort aveva un potere pari a quello
di un Dio, ma lei aveva trovato quello che lui non poteva possedere nemmeno
vendendo l’anima al diavolo: l’amore. Quel sentimento che aveva salvato Harry,
e che avrebbe fatto vincere lei.
Sorrise incontrando lo sguardo d’argento del Serpeverde, ma non avevano bisogno di dirsi nulla. I loro
occhi parlavano.
- Andiamo a dormire – disse Ariana, - Domani ci
alleneremo ancora un po’, e dobbiamo essere riposati -
Uno a uno i presenti si
alzarono: Hermione diretta ai dormitori femminili,
Harry e Ron a quelli maschili. Solo Draco rimase in
piedi, immobile. Attese che tutti se ne furono andati, poi disse: - Ariana… Sei
veramente sicura di quello che stai facendo? –
Lei sorrise. – Sì, Draco
– rispose, - Devo farlo. Questa storia è durata già troppo tempo. E’ giusto che
sia io a chiudere i conti –
Il biondo sembrava preoccupato, come non lo era mai
stato. – Sei forte, lo so. Ma se fallisci? – Lo disse
a bassa voce, perché era un’ipotesi che nessuno dei due voleva avvalorare.
- Se fallirò, allora sarà meglio così – disse
dolcemente Ariana, - Non posso continuare a vivere sapendo che ho perso, che
tutto quello che ho fatto fino ad ora è stato inutile. Sarà proprio questo a
farmi vincere -
Draco abbassò un momento il capo
e lo scosse. – Non puoi… - mormorò, - E’ troppo pericoloso… -
Ariana si avvicinò e gli posò un dito sulle labbra,
sorridendo. – Shh… Nelle mie vene scorre lo stesso
sangue di Voldemort: se esiste qualcuno in grado di
sconfiggerlo, quella sono io –
Poi lo baciò, impedendogli di protestare. Lo sentì
metterle una mano sulla nuca, per non lasciarla allontanare.
- Vieni nel mio dormitorio – le sussurrò sulla
bocca.
Ariana capì cosa intendeva. Poteva essere l’unica e
l’ultima volta che passavano la notte assieme. Ma c’era qualcosa, nel profondo
di se stessa, che le diceva che non era il momento… Ci sarebbe stato un dopo, ne era sicura… E lei voleva
aspettare, pur sapendo quanto costava a lui.
- No, Draco – mormorò, la
fronte appoggiata alla sua, - Ti prometto, ti giuro, avremo un'altra notte. E allora sarà tutto
diverso -
Lo sentì sospirare, stringendosela addosso: lo
stava mettendo alla prova come chiunque altra non aveva mai fatto.
- Ariana… - disse Draco.
Lei lo zittì con un altro bacio. – Vai. Se io non
dovessi sopravvivere, non avrai nulla da rimpiangere, no? Chi non ha mai bevuto, non conosce la sete…– lo disse
scherzosamente, ma era una cosa triste, lo sapeva.
Lo spinse delicatamente fino al buco del ritratto,
e con un’ultimo bacio lo
fece uscire.
Quando il quadro si richiuse davanti
all’espressione ferita di Draco, Ariana sospirò.
Prese il mantello nero e se lo mise addosso, calando il cappuccio sul viso.
Quella sarebbe stata la sua notte. Avrebbe vagato per l’ultima volta in quella scuola,
perché era l’unica cosa che voleva fare.
Avrebbe alimentato la sua forza con la solitudine, com’era abituata a fare. Avrebbe inseguito la speranza nell’oscurità, come doveva fare.
Si tolse gli stivali,
gettandoli vicino a una poltrona. Controllò che la bacchetta fosse al suo
posto, poi si diresse verso il buco del ritratto.
Solo una notte, e sarebbe stata pronta. Doveva
vagare fantasma tra i suoi fantasmi, ombra tra le
ombre. Solo così avrebbe trovato la pace che le serviva per arrivare lucida al duello. Solo così sarebbe tornata a
essere Ariana Drake, quella che Albus Silente aveva
istruito e addestrato, quella ragazza con il sangue freddo che per anni aveva
agito nell’ombra.
Quella che sarebbe stata in grado di sconfiggere Voldemort.
Spazio
Autrice
Oooh, finalmente ho tempo di
scrivere qualcosa ai miei cari lettori!
Come vedete, il duello Ariana vs. Voldemort si avvicina sempre di più, e la nostra eroina è
pienamente convinta di riuscire a sconfiggere suo padre. Battere la Trollope l’ha resa consapevole delle sue potenzialità, e la
Profezia l’ha convinta ad accettare la “sfida”… Come lei stessa ha detto, Voldemort ha un potere enorme, ma lei possiede l’amore, che
lui non potrà mai avere…
Quanto a Draco, bè, Ariana lo sta facendo impazzire… Povero, mi dispiace
per lui. ^.^
Nel prossimo capitolo: Ariana vs Voldemort:
chi vincera? Non date nulla per scontato!!!
Smemo92: ciao
carissima! Come vedi la storia va avanti… E Harry e gli altri
raggiungeranno presto Ariana: lo scontro con il perfido papinol’attende! Baci!
Lexie__o: grazie mille per gli auguri: al momento sono sommersa da
vagonate di cioccolato (non mio, delle uova di mia sorella…), quindi immagina
la situazione… Comunque, fammi sapere che ne pensi dello scontro Ariana vs Trollope: io l’ho trovato molto azzeccato. Baci!
Kaimy_11: grazie per gli auguri! Visto
la Trollope? Ariana ha colto l’occasione per farle
vedere di che pasta è fatta. L’idea di far finta di allearsi con Voldemort non è male, ma una come
lei non è in grado di fingere di non voler fare nulla contro di lui… Lo detesta
troppo per sopportare di stargli vicino più di tanto… Baci!
Scusate se ci
metto un po’ a postare, ma sto revisionando l’altra
fiction… Solo a me poteva venire un’idea del genere: quando avrò il coraggio,
vi dirò di che si tratta!
L’orologio della Sala Comune segnava le undici e
cinquanta minuti. Inesorabile, il tempo passava segnato solo dal ticchettio
delle lancette di metallo che ruotavano lentamente.
Ariana era immobile come una statua, in piedi al
centro della Sala Comune di Grifondoro, a fissare
l’orologio. Intorno a lei, Harry, Draco, Ron edHermione, aspettavano pallidi
come stracci che scoccasse la mezzanotte.
Ancora dieci minuti, e il tempo sarebbe scaduto. Ariana
fremeva: era percorsa dall’eccitazione, che come una scarica elettrica la
faceva muovere convulsamente la mano che impugnava la bacchetta. Non vedeva
l’ora di sentire il gong dell’orologio, che avrebbe segnato la fine di
quell’attesa che la rendeva nervosa.
Non provava paura, né timore. Voleva solo uscire di lì e affrontare Voldemort.
Chiudere la storia, ed essere lasciata libera di vivere. Aveva sempre odiato le
attese, ora più che mai.
Aveva preso la sua decisione, ormai, e attendere
oltre non le serviva. La rendeva solo più nervosa e impaziente.
Gong.
Il suono dell’orologio ruppe il silenzio della
Sala, riverberando nell’aria come il rintocco di una campana a
morto. Una, due, dodici volte, finchè
l’ultimo rintocco segnò la fine.
Ariana si voltò, e percepì uno strano cambiamento
in quello che la circondava. C’era qualcosa di nuovo, nell’aria, qualcosa che
lei percepì chiaramente.
Guardò oltre la finestra: il cielo scuro della
notte aveva cambiato colore, e ora era di un rosso scuro, sanguigno. Una folata
di vento scosse gli alberi, mentre un fulmine silenzioso squarciava le nubi che
risaltavano grigie sullo sfondo di quell’oscurità innaturale.
Come aveva immaginato, suo
padre non aveva perso un attimo. Era venuto a regolare i conti, così come il
patto stabiliva.
Voldemort era lì. Per lei.
Ariana si voltò, fissando la porta che conduceva
nel corridoio, evitando gli sguardi di tutti. Era una cosa tra lei e suo padre,
e così doveva rimanere.
- Vado – disse.
Senza nemmeno guardarsi intorno, uscì dalla Sala e
il quadro si richiuse immediatamente alle sue spalle. Lo sigillò con alcuni
incantesimi che conosceva solo lei, per fare in modo che nessuno interevenisse durante lo scontro, e poi si diresse verso le
scale.
Scese i gradini due a due, il fiato bloccato nei
polmoni. Era felice, si stava avviando verso la fine. Dopo non avrebbe dovuto più combattere. Era impaziente di chiuedere la faccenda.
Arrivò alla Sala Grande, completamente buia. Rimase
immobile ai piedi delle scale, cercando di scorgere qualcosa nell’oscurità.
Un altro fulmine squarciò il cielo, e la sala per
un momento fu illuminata a giorno. Allora lo vide.
Voldemort era lì, fermo in mezzo
alla stanza, avvolto in un mantello nero che fluttuava nonostante il portone
fosse chiuso. La pelle pallida, gli occhi rossi circondati da
segni neri, simili a tatuaggi tribali. Il viso dai tratti serpenteschi
tirato in un sorriso malvagio.
Era cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto,
ma più che il fisico, era mutata la sua aurea. Non più quella inesistente di un mortale, ma quella oscura di un
demone. L’aria stessa che lo circondava sembrava percorsa da scariche
elettriche, da onde di potenza tali da eguagliare quelle di un Dio.
All’improvviso, le fiaccole sulle pareti si
accesero di un fuoco così forte da rischiarare tutta la Sala Grande. Un brivido
gelido percorse la schiena di Ariana nel notare che Voldemort
era circondato da un alone nero, e che non sembrava più nemmeno vagamente
umano.
Il suo sguardo rosso era fisso su di lei, simile a
quello di una bestia feroce prima della caccia.
- Hai fatto la tua scelta, Merope? -
La voce del Signore Oscuro
invase la Sala come il rumore di un tuono, e le fiamme delle torcie tremarono. Ariana guardò suo padre in volto, il
mento in alto e l’espressione determinata.
- Sì, ho scelto – rispose, - Non starò dalla tua
parte -
Voldemort rise. – Vuoi
ancora essere la balia di Potter? Mi stupisco di te, figlia mia. Non capisci cosa perderai, in questo modo? –
- So esattamente cosa perderò – ribatté Ariana, -
Ma so anche che cosa guadagnerò -
Voldemort smise di ridere. – E cosa
guadagneresti? –
- La libertà
-
Il Signore Oscuro si mise
di nuovo a ridere. – La libertà? Nessuno è veramente libero finché rischia la
morte… Io sono l’unico essere libero, su questa terra, perché non posso morire –
Ariana strinse la presa sulla bacchetta. Perché non
la smettevano di parlare e passavano subito ai fatti?
- Hai scelto, Merope – continuò Voldemort,
- Ora che hai visto, capisci quello
che stai perdendo? Guarda cosa sono diventato… Non esistono più limiti per me…
Nessuno potrà ostacolare il mio cammino, nemmeno tu e Potter. Bisogna saper
riconoscere quando è ora di cambiare idea -
- Perché insisti a volermi dalla tua parte? –
domandò Ariana, impaziente.
Voldemort puntò il suo sguardo rosso
su di lei, i segni neri attorno agli occhi che risaltavano sulla carnagione
pallida. – Perché sei l’unica che potrei
ancora temere – rispose.
Ariana sorrise. – Fai bene a temermi. Non ho paura
di te. Per questo di sconfiggerò –
- Tu
sconfiggermi? – la derise Voldemort,
- E come potresti farlo? I miei poteri vanno al di la di ogni
umana comprensione… Non esiste nessun altro che possiede la forza che ho
io -
- Forse tu avrai i tuoi
poteri – ribatté Ariana, - Ma io dalla mia ho la consapevolezza che è il mio destino sconfiggerti. E comunque, ti
manca sempre qualcosa… -
- L’amore? – domandò Voldemort,
quasi disgustato, - Anche tu credi in questa idiozia? L’amore non ti porterà da
nessuna parte. Come può l’amore renderti più forte? Tu dovresti saperlo: è per
colpa dell’amore che hai vacillato, quando era ora di fare la tua scelta. Se
non avessi amato, nessuno avrebbe potuto ricattarti, nemmeno
io. Se tu non avessi mai amato,
allora avrei dovuto temerti veramente. Silente ci stava riuscendo: non ti ha
mai messa in condizioni di amare nessuno, e allora
saresti stata come me. Invece ha fallito ancora –
Forse c’era un fondamento di verità nelle parole di
Voldemort, ma ad Ariana non interessava. Ormai era
arrivata alla fine, voleva chiudere. Quello che era stato, ormai faceva parte
del passato.
- Allora se sono più debole di te, uccidimi – disse, gelida.
Voldemort sorrise, alzando le
maniche del mantello.
- E sia, Merope – disse, - Ora capirai a cosa hai
rinunciato -
Ariana alzò la bacchetta, ma vide che Voldemort non l’aveva. Attese che la sfoderasse, ma invano.
Il Signore Oscuro la guardava divertito.
Un tuono squarciò l’aria, facendo tremare i vetri.
La terra tremò per un attimo, con uno scricchiolio sinistro.
Ariana si guardò intorno, pronta a schivare,
saltare o contrattaccare, ma non successe nulla.
Poi, la terra tremò di nuovo, e sotto i suoi piedi
vide aprirsi una voragine nel pavimento. Saltò all’indietro con un grido, poi
alzò lo sguardo su Voldemort.
- Io sono magia,
non mi serve più una bacchetta – disse lui.
Ariana alzò la bacchetta, e gridò: - Viradiaengaelis! –
Il globo blu spuntò dalla punta e si trasformò nel
cane a tre teste. La bestia ringhiò e li lanciò su Voldemort
saltando il fosso che si era aperto per terra.
Con un sibilo, il cane sparì in una nuvola di fumo,
mentre Voldemort ridacchiava. Ariana non perse tempo,
saltò la voragine e gridò: - Garanvad! –
Una palla infuocata schizzò verso il Signore Oscuro sfrigolando, ma non raggiunse mai
l’obiettivo. La bolla implose con un botto, scagliando tutto intorno
lapilli infuocati. I tappeti presero fuoco, mentre la terra tornava a
tremare.
- Credi per basti questo a fermarmi? – gridò Lord Voldemort, guardandola al di la del muro
di fiamme che ormai si era alzato tra di loro. – Non puoi sconfiggermi,
Merope! -
Ariana sentì una goccia di sudore scenderle lungo
la tempia: faceva un caldo infernale. Qualcuno gridò, e lei si voltò di scatto.
In cima alla scalinata di marmo c’erano le professoresse McGranitt
e Trollope, gli occhi spalancati dal terrore.
- Andate via! – gridò Ariana, voltandosi per andare
ad affrontare Voldemort.
Non aveva paura, perché sapeva di dover vincere. La Profezia era stata
chiara: lei avrebbe sconfitto Voldemort.
- Aguamenti! -
Il muro di fiamme si spense, e con un salto superò
la voragine nel pavimento. Un getto di luce azzurra arrivò dalle
sue spalle diretto verso il Signore Oscuro, ma Voldemort
lo parò alzando solo la mano destra. Scoppiò a ridere, gettando uno sguardo
sprezzante alla McGranitt.
- Professoressa, anche lei qui? – domandò.
- Se ne vada! – gridò Ariana.
Non voleva intromissioni da parte di nessuno, tanto
meno dei professori.
Puntò la bacchetta e disse: - Hagaetimagentas! –
La Sala si riemì
all’improvviso di nebbia rossastra, e Ariana colse l’occasione per raggiungere
la Trollope. La strega aveva la bacchetta sguainata,
pronta al duello.
- Signorina Drake, scappi! – le urlò.
- No! Siente voi a dover
andare via! – protestò Ariana, - Fuggite! E’ qui per me! –
Spinse la professoressa alla cieca, facendola
indietreggiare, mentre la risata gelida di Voldemort
riecheggiava nella stanza. Non lo vedeva, ma grazie alla sua voce aveva capito dove si trovava.
- Merope… Smettila di fare la bambina. Vieni ad
affrontarmi, se credi di potermi
battere -
Ariana si voltò verso la voce, ignorando le
proteste della Trollope. Non era una codarda, e non
lo sarebbe mai stata.
La nebbia si dissolse all’improvviso, mostrandole
suo padre in piedi a pochi metri da lei. Con un guizzo di bacchetta, l’anatema
che uccide attraversò la sala in un lampo di luce verde, mancando il bersaglio.
Il Signore Oscuro era svanito, ricomparendo in cima
alla scala, dietro alla McGranitt.
La Preside si voltò, pietrificata, senza essere in
grado di reagire. Ariana temette il peggio, così gridò: - Stupeficium!
–
Il getto di luce rossa superò la McGranitt, maVoldemort scomparve ancora, materializzandosi a pochi
metri da lei. Intanto, nella Sala erano entrati Lumacorno
e Vitius, terrorizzati.
- Smettila di fuggire! – gridò Ariana, girandosi di
nuovo.
Voldemort rise, mentre lei in un
moto di rabbia evocò di nuovo il cane a tre teste. La bestia corse ruggento verso il Signore Oscuro,
ma lui scomparì ancora e ancora. Il cane si guardò
intorno, disorientato.
- ExpectoPatronum! -
Forse poteva sperare di guadagnare tempo, e
convincere i professori ad andarsene. L’Ungaro Spinato ruggì, scagliandosi
contro Voldemort, mentre lei e gridava a Lumacorno: - Andatevene! Convinca gli altri a scappare! –
Il mago annuì, e iniziò a griadare
contro i professori: era il più codardo tra loro, e non si sarebbe fatto
problemi ad andarsene. Ariana tornò ad affrontare Voldemort,
determinata.
Getti di luce schizzarono da tutte le parti, mentre
lei tentava ogni colpo che le veniva in mente. Il Signore
Oscuro continuava a evitarli, ridendo davanti alla sua impotenza. Ma lei sapeva di farcela, e che se non poteva batterlo in
forza, poteva farlo in astuzia.
Colpì le colonne della Sala, che crollarono in una
nuvola di polvere e calcinacci. I vetri andarono in mille pezzi, sparando
schegge ovunque, e Voldemort fu costretto a
Smaterializzarsi. Ricomparve ai piedi della scalinata, dove la Trollope lo attaccò a sorpresa. Lei e la McGranitt erano ancora lì.
La strega volò indietro di dieci metri, quando il Signore Oscuro fece un gesto con la mano, e si schiantò
contro un muro. La McGranitt si portò le mani alla
bocca, reprimendo un grido.
Ariana si voltò ancora,
frustrata. Voldemort le sfuggiva come se fosse
cosparso di sapone, e lei voleva uno scontro diretto. Prese la mira e gridò: - AvadaKedavra! –
Voldemort si girò verso di lei
quando parò la maledizione con una smorfia. Alzò una mano bianca e schioccò le
dita, mentre il pavimento sotto i piedi di Ariana si sgretolava come se fatto
di sabbia. Lei saltò all’indietro.
- E’ me che vuoi! – urlò, - Vienimi a prendere! -
- Ti sto lasciando il tempo di renderti conto di
quanto stai sbagliando – ribatté il Signore Oscuro,
facendo qualche passo verso di lei.
Ariana lo attaccò, ma anche questa volta l’incatesimo non andò a segno.
- Non passerò mai dalla tua parte! – gridò.
Il soffito crollò quando Voldemort scoppiò a ridere, senza però che nessun pezzo lo
sfiorasse. Ariana fu costretta a spostarsi per non essere travolta.
- Davvero? – disse lui, - Cambierai idea, Merope! -
Si voltò verso la Trollope,
e prima che lei potesse fare qualcosa, la strega venne
colpita da un getto di luce bianca e stramazzò al suolo.
- NOOOOOOOOO! -
Il grido straziante di Ariana riverberò nelle mura
martoriate del castello come l’ululato di un lupo ferito. E a quell’urlo
disperato si aggiunse la risata gelida di Voldemort.
Qualcosa di folle, di inspiegabile,
prese possesso di Ariana. Come un felino dagli occhi di ghiaccio, fece un balzo
in avanti con la bacchetta alzata, senza vedere altro che il suo nemico.
Incantesimi volarono da tutte le parti, quando
Ariana diede inizio alla catastrofe. La scala di marmo crollò con un rumore
assordante, colpita in pieno da una maledizione. Pezzi di vetro trafissero
l’aria come frecce impazzite, conficcandosi nei muri che si sgretolavano come
se fatti di polvere.
I tappeti presero fuoco quando Ariana sparò una
fiammata nera dalla bacchetta, sfiorando il mantello di Voldemort.
Avanzava sempre di più, avvicinandosi a suo padre mossa da una forza
incontrollabile. Vedeva il suo obiettivo immobile al centro della sala, il
volto deformato in un ghigno, ma che non accennava ad attaccarla.
Il portone di quercia si spalancò, colpito dalla
furia omicida di Ariana. L’aria gelida della notte entrò nella Sala, riportando
per un momento la ragazza alla realtà.
Non stava vincendo. Non era
riuscita nemmeno una volta a colpire suo padre.
Con un gesto di rabbia, scacciò quel pensiero. Lei doveva vincere, perché era la vendetta
che voleva: per lei, per Argo, per Piton, per
Silente, per la Trollope, per il mondo magico. Non
poteva perdere, perché la sua missione eraqualla di trionfare…
Alzò la testa, e guardò suo padre negli occhi. Il
rosso del sangue e il verde della speranza si incontrarono,
carichi di sentimenti contrastanti. Rimasero a guardarsi per qualche secondo
che parve un’eternità, in mezzo alle macerie della scuola e al fuoco che
bruciava intorno a loro.
“Avanti, Ariana, lo puoi sconfiggere. Datti da fare”.
Strinse la presa sulla bacchetta, senza muoversi.
Voleva ucciderlo, cancellarlo dalla faccia della terra, distruggere il suo
regno di terrore e di disperazione. Ne aveva il diritto.
La sua mano si mosse così veloce che nessuno
sarebbe stato in grado di vederla…
- AvadaKedavra! -
Il fiotto di luce verde guizzò rapido nell’aria,
andando a colpire in pieno petto il Signore Oscuro. Un
brivido lo scosse da capo a piedi, e il suo ghigno si spense.
Ariana rimase a guardarlo trionfante, mentre le
iridi rosse si allargavano dalla sorpresa. Il sorriso le si
disegnò sulle labbra, mentre una delle mani bianche di Voldemort si apriva lentamente e il mantello fluttuava
leggero…
Poi, sul volto serpentesco di Voldemort
si aprì un sorriso, largo e gelido come lei non lo aveva mai visto. Mosse
leggermente il capo, mentre il ghigno sul viso di Ariana si spegneva così come era nato.
- Non puoi
uccidermi – disse Lord Voldemort.
Ariana volò all’indietro, ritrovandosi stesa sul
pavimento dolorante e senza parole. Non aveva funzionato, non era riuscita a
batterlo…
Si rialzò, ma qualcosa la colpì sul viso con un
sibilo. Si portò una mano allo zigomo, dove un lungo taglio si apriva e colava
copiosamente sangue. Il dolore la riportò alla realtà, mentre alzava lo sguardo
su suo padre. Lui sorrideva, come sempre.
Non si sarebbe fermata. Mai. Piuttosto sarebbe
morta con lui.
La voragine sul pavimento si aprì ancora di più,
quando lei evocò un incantesimo di magia oscura. Fiamme nere invasero
l’apertura, illuminando la notte con luci malefiche. Il fuoco guizzò alto
cinque metri, un’inferno
riportato alla realtà.
Raggiunse Voldemort e
lanciandogli una maledizione lo fece indietreggiare, pronta a spingerlo in quel
fuoco oscuro e purificatore. Era l’unico modo che aveva per ucciderlo.
Poi, si accorse di non avere più forze. Qualcosa in
lei si stava rompendo.
Fu troppo lenta per schivare
la luce arancione che la colpì, gettandola nuovamente a terra senza fiato. La
bacchetta le scappò di mano, atterrando lontano con un
tonfo secco che riecheggiò nel silenzio della Sala.
Cercò di rialzarsi, ma una forza sconosciuta la
teneva inchiodata al pavimento. Riuscì a muovere la testa quel tanto che bastava per vedere dove era finita la sua bacchetta.
Era là, a terra, lontana venti metri da lei.
Adagiata sul pavimento crepato, spenta. Troppo lontanta
per essere recuperata.
Voldemort si avvicinò lentamente,
fissandola. Non sorrideva più, e i suoi occhi rossi sembravano soddisfatti.
Si fermò vicino a lei, immobile a terra.
Ariana guardò suo padre, che torreggiava su di lei.
Puntò le mani sul pavimento, nel disperato tentativo di rialzarsi. Riuscì solo
a mettersi seduta, senza forze e con il fiato corto.
Sconfitta.
Aveva perso.
Aveva fallito.
- Uccidimi –
mormorò.
Voldemort rimase in silenzio a
guardarla.
Il sangue caldo scorreva sulla guancia di Ariana,
ma lei non sentiva più il dolore fisico. Era il dolore che aveva dentro che le
toglieva il fiato. Perché lo sapeva che non aveva più speranze di vincere.
Ci aveva creduto, con tutta se stessa. La Profezia
lo diceva: lei avrebbe sconfitto Voldemort. E lei,
fin dall’inizio, si era adagiata su quella consapevolezza.
Stupida.
Era stata un’idiota. Come aveva potuto credere di poter sconfiggere suo padre, quando nessuno ci era mai
riuscito? Cosa l’aveva resa così convinta di potercela fare?
Battè violentemente un pugno sul
pavimento. Si vergognava di se stessa. Aveva miseramente fallito.
- Uccidimi – ripetè, la
voce rotta e i capelli che le ricadevano sul viso.
Voleva morire subito, e smettere di soffrire
inutilmente. Ora che sapeva di non avere altra speranza per andare avanti,
voleva chiudere il sipario sulla storia della sua vita.
Alzò la testa, e guardò suo padre negli occhi.
- Uccidimi! – gridò, rabbiosa.
Voldemort sorrise,
e nel suo ghigno qualcosa speventò a morte Ariana.
- No –
rispose.
Una lacrima solcò la guancia ferita di Ariana,
bruciando sullo zigomo come fuoco.
- Uccidimi subito! – gridò ancora, fissando suo
padre.
- Morire sarebbe troppo facile – ribatté Voldemort.
Ariana spalancò gli occhi, le mani poggiate sul
gelido pavimento, che ora non era nemmeno lontanamente freddo come la sua
pelle.
- La peggior punizione che posso darti e farti
rimanere in vita – sentenziò Voldemort.
Ariana digrignò i denti. – Ammazzami adesso, e
lasciami in pace – ringhiò.
Il Signore Oscuro sorrise.
– Continuerai a vivere – disse, - E vivrai nella vergogna e nel rimorso, finchè non capirai qual è il tuo errore… -
E con un guizzo, Voldemort
scomparve, lasciando Ariana sola, seduta sul pavimento della Sala Grande, tra
le macerie della sua anima distrutta e senza forze.
Spazio
Autrice
Ed eccomi con il nuovo capitolo… Allora, cosa ne
pensate? Non ditemi che qualcuno pensava già che fossimo arrivati alla fine! Avrei
chiuso la storia sul più bello!
No no, ci sono ancora
diverse cose da raccontare. La sconfitta di Ariana è solo l’inizio, perché ora
entreremo nella fase più “oscura” della storia. Niente anticipazioni, però!
Come avete visto, la sicurezza di Ariana non è
bastata a farle guadagnare la vittoria. Voldemort si
è rivelato più forte, anche davanti all’amore e poi alla rabbia di sua figlia. Tuttavia,
il Signore Oscuro ha mostrato tutta la sua malvagità:
invece di uccidere Ariana, ha preferito lasciarla vivere e condannarla a
sentirsi umiliata per il resto dei suoi giorni. Una cosa che lei non può
sopportare, e lui lo sa benissimo.
Che dire: Ariana manderà giù questo rospo e troverà
un’altra soluzione? Oppure si lascerà prendere dallo sconforto? A voi lascio
formulare l’ipotesi…
Kaimy_11: eh… Purtroppo, anche un
altro personaggio se ne va… Almeno la Trollope ha
avuto “l’onore” di essere sconfitta dal più grande mago di tutti i tempi… Non è
una grande consolazione, però. E sulla paura che hai… Bè, mi sa tanto che fai bene! ^.^ Baci!
Smemo92: grazie dei complimenti! Come hai detto tu,
Ariana confidava sull’amore, ma non è bastato per vincere… Ci vuole qualcos’altro,
certe volte, e questa è una di quelle. La sua sicurezza è stata forse la sua
rovina… E’ sopravvissuta, ma ora deve vedersela con i suoi fantasmi. E sarà di
nuovo la solitudine a farle da consigliere… Baci!
Lexie__o:anche io
avrei puntato sulla Trollope, a dir la verità! ^.^ Bè, ma
Ariana è forte, e lo sa. Non si sarebbe imbarcata in una sfida del genere se
non fosse stata sicura delle sue capacità. Ma con suo padre ha fatto male i calcoli: non è riuscita a
batterlo, nemmeno contando sull’amore… Suo l’errore, sua la ricerca della
soluzione… Baci!
Ringrazio tutti coloro che
seguono, e che hanno la fic tra le preferite.
Inoltre, anche quelli che l’hanno inserita tra le “seguite” (anche se non ho
capito la differenza tra “preferite” e “seguite”… XD).
Ariana rimase immobile, paralizzata dalla
schiacciante verità. Era ancora viva,
e non era felice di esserlo.
Fissò con occhi spenti le macerie del soffitto,
blocchi di granito sgretolati in mezzo alla Sala, e in fondo, il corpo senza
vita della professoressa Trollope. Dal portone
spalancato entrava una leggera brezza gelida, sollevando piccole nuvolette di
polvere. Non c’era
nessuno, a parte lei.
Il silenzio premeva nelle orecchie di Ariana come
un tappo, sorda a tutto tranne al suo dolore profondo
e lacerante. La sua anima martoriata era stata definitivamente spezzata, e
questa volta non avrebbe avuto la forza di reggere. Sarebbe impazzita.
“Stupida”.
Aveva messo in pericolo la vita di tutti, con la
sua baldanza. Era stata così convinta di vincere, che non aveva pensato alle
conseguenze dei suoi gesti, di quello che avrebbero comportato.
Le sue ipotesi erano state due: vincere, oppure
morire.
Nessuna delle due si era verificata, e lei era
ancora lì, viva e sconfitta.
Come poteva alzarsi e tornare dai suoi amici,
dicendo loro che aveva miseramente fallito? Come poteva sopportare di andare
avanti sapendo di non avere più alcuna speranza?
Suo padre aveva ragione: lasciarla vivere era la
punizione peggiore che poteva darle. Se fosse morta, avrebbe smesso di
preoccuparsi di quello che c’era da fare o di cosa avrebbero pensato gli altri.
Sarebbe morta da eroina, combattendo
il più grande mago di tutti i tempi.
Una smorfia le si dipinse
sul volto tumefatto.
Il mondo magico aveva bisogno di un solo eroe, e
quella non era lei. Ariana Drake sarebbe rimasta nell’ombra, come previsto.
Con uno sforzo immenso, si alzò e recuperò la
bacchetta. Una forza misteriosa la costrinse a dirigersi verso il portone,
uscendo nel parco buio. All’inizio camminò lentamente, come se fosse la solita
vecchia e spensierata passeggiata con Argo. Poi i suoi piedi iniziarono a
correre, portandola davanti alla tomba bianca di Silente.
La fissò, conoscendo il motivo che l’aveva spinta
ad andare lì.
Silente sapeva?
Conosceva la Profezia? Aveva previsto che fallisse? Aveva scelto lei per caso, oppure il suo era un piano ben
congegnato che superava anche la sua morte?
Un’altra lacrima salata le rigò la guancia, e poi
un’altra. Piangeva, piangeva perché dopo tutto quel
tempo, dopo tutti quei sacrifici, non era riuscita a raggiungere il suo
obiettivo. Aveva deluso se stessa, aveva deluso
Silente, aveva deluso il mondo.
Aveva perso.
Aveva perso tutto.
L’infanzia, la dignità, l’affetto,
la libertà. E poi Argo, Gabriele, Piton, la Trollope, lo stesso Silente. Cosa le rimaneva?
Solo Draco, e la vergogna.
Poggiò le mani sul marmo gelido, gli occhi chiusi
inondati di lacrime. Piano piano, scivolò a terra, con le ginocchia doloranti sulla poca
erba sopravvissuta. E così rimase, senza sentire il freddo nè il dolore fisico. Senza
sentire la fatica o lo scorrere del tempo. In silenzio, con una sola domanda.
Silente sapeva?
L’aveva cresciuta, insegnandole magie che nessun’altro doveva conoscere. L’aveva disprezzata per il
sangue che le scorreva nelle vene, per il nome che portava. L’aveva dichiarata
una strega brillante, e le aveva affidato un compito: proteggere Harry Potter e
aiutarlo a sconfiggere Voldemort.
Nel giro di qualche ora, aveva quasi mandato
all’aria tutto: non era riuscita a piegare il Signore
Oscuro, nonostante la sua presunzione l’avesse assicurata della vittoria, e per
poco non faceva ammazzare tutti.
E se Voldemort l’avesse
uccisa? Sarebbe poi passato a Harry, aprendo senza nessuno sforzo la porta che
lei aveva sigillato con i suoi incantesimi, e nel giro di qualche secondo tutta
la speranza del mondo magico sarebbe svanita…
Perché Silente non le aveva detto nulla, e l’aveva
lasciata da sola? Ora cosa doveva fare?
Alzò un momento lo sguardo al cielo stellato,
chiedendosi se veramente esistesse un altro mondo… Pur di parlare con lui lo
avrebbe riportato indietro, a
qualunque costo.
Il pugno calò sul marmo bianco con un tonfo: lo
detestava. Le aveva dato sempre ordini e le aveva
sempre detto quello che non doveva fare. Ora che le serviva, non c’era.
- Lei sapeva…
– mormorò Ariana, rivolta al cielo buio. – Lei sapeva che avrei fallito! -
La sua voce riecheggiò nell’aria, mentre il vento
continuava a soffiare.
- Lei sapeva tutto! – gridò, battendo le mani sulla
tomba bianca, - Ma se n’è andato! Ha lasciato a noi, a me, il compito! Ha preferito dileguarsi, lasciasi uccidere,
piuttosto che prendere parte a questa guerra! -
Ariana sapeva che forse le sue parole erano
sbagliate, ma in quel momento aveva bisogno di qualcuno su cui sfogare tutta la
sua rabbia e la sua frustrazione: e quel qualcuno doveva essere Albus Silente.
- Mi ha sempre disprezzato, eppure non si è fatto
nessun problema a lasciarmi in mezzo a questo casino, vero? – urlò al vento, -
Lei aveva sempre saputo che ero una fallita… Sapeva
sempre tutto, lei! -
Non si era nemmeno accorta che la tomba bianca ora
era sporca di sangue, del suosangue. Continuava a battere il pugno sulla lapide,
aspettando una risposta che sapeva non sarebbe mai
arrivata.
Era furiosa, furiosa come
non lo era mai stata nella sua vita. Voleva Silente, lo voleva
subito davanti a lei.
E sapere che non poteva la faceva arrabbiare ancora
di più.
Quanto si era illusa, in tutti quegli anni. Credeva
di poter riscattare se stessa combattendo suo padre… Che idiozia.
Come aveva potuto credere che bastasse farsi in
quattro per far dimenticare al mondo che era la figlia
di Voldemort?
All’improvviso ricordò che c’era qualcosa di
Silente, nella scuola, nel suo vecchio ufficio… Il suo quadro.
Ariana scattò come una molla, attraversando il
parco buio e deserto, e raggiunse il castello semidistrutto. Non incontrò
nessuno lungo la strada, perché corse così veloce che nemmeno il vento riuscì a
starle dietro.
Con un incantesimo sfondò la porta dell’Ufficio del
Preside, ed entrò dentro come una furia. Era vuoto: la
McGranitt forse era fuggita. Al momento non le
interessava.
Alzò lo sguardo: il volto di Albus
Silente la scrutava dal quadro appeso sopra la scrivania di legno scuro, gli
occhi azzurri scintillanti dietro le lenti degli occhiali. Teneva le mani una
sull’altra, nella solita dimostrazione di tranquillità che lei in certi momenti
odiava.
- Lei lo sapeva? – domandò Ariana, la voce dura e
fredda come il ghiaccio.
Silente la guardò, sbattendo le palpebre. Si mosse
impercettibilmente, ma non rispose.
- Sapeva della Profezia? – chiese
Ariana, controllando il tono per non sembrare fuori di sé.
Il vecchio mago chiuse un momento gli occhi,
sospirò, ma ancora non disse nulla. Ariana sentiva la rabbia ribollire nelle
vene come fuoco liquido: voleva risposte, subito.
- Mi parli
-
Era un’ordine,
l’unico che si era mai permessa di dare a Silente. Il Preside, però, continuò a
tenere le labbra chiuse, come se non fosse in grado di parlare. O non volesse.
- Mi parli! – gridò Ariana.
Tremava. Tremava di rabbia repressa. Guardò
Silente, che continuava a rimanere zitto. Perché non le voleva parlare?
L’ira scoppiò all’improvviso, dentro Ariana. Afferrò
la scrivania e la rivoltò senza sforzo, facendola cadere pesantemente sul
pavimento, e spargendo in giro tutto quello che c’era sopra. Avrebbe distrutto
tutto, se fosse stato necessario per fargli aprire bocca.
- Deve parlarmi!
– urlò, fissando il ritratto con occhi che emettevano lampi, - Deve piantarla
di stare zitto e fare quello che sa sempre tutto! -
Il ritratto la guardò, ma dagli occhi azzurri non
trasparì nulla. Sembrava assolutamente distaccato, nemmeno
lontanamente turbato.
Ariana, invece, lo odiava.
Gli sarebbe saltata
addosso, se solo lo avesse avuto davanti a lei in carne e ossa. Avrebbe riversato tutta la
rabbia che aveva in corpo, gridandogli quanto lo detestasse. L’aveva usata, e
poi l’aveva abbandonata lasciandole un compito troppo grosso per lei.
Ansimante, Ariana guardò Silente negli occhi.
- Lei non mi vuole parlare – disse, con la voce che
tremava, - Ma può ascoltarmi. Sa cosa
le dico? Io sono una fallita, ma lei lo è quanto me.
Non è stato in grado di prepararmi abbastanza. Mio padre aveva ragione: non è
riuscito a mutare la mia natura. Lo sa perché? -
Tacque, fissando il quadro con un ghigno perverso
sul volto.
- Perché io odio.
Odio a morte lei, e tutto il resto del mondo. Ho
ucciso, e non provo alcun rimorso. Ha cercato di soffocare Merope ZahiraRiddle, ma lei è ancora viva, dentro di me. E vuole vendetta,
esattamente come la voglio io -
Continuava a tremare, senza riuscire a fermarsi. A
stento riusciva a controllarsi per evitare di radere al suolo tutto l’ufficio.
- Sono stufa di essere quella che deve rinunciare a
tutto – continuò, - Sono stufa di subire e stare zitta. Sono stufa di perdere
sempre. Sono stufa di essere usata. E per questo voglio vendetta. Vede? Ha
fallito. Io sono una creatura del buio e lo rimarrò per sempre… -
La lingua correva più del pensiero, e Ariana stava
riversando tutto quello che aveva dentro. Non le importava cosa il mondo
avrebbe pensato di lei, perché aveva preso la sua decisione. Questa volta
quella giusta.
Sorrise.
- Sa perché le dico questo? Perché so esattamente quello che devo fare… Ho
ancora una possibilità. Voglio vendetta, e l’avrò. A qualsiasi costo. -
Fissò Silente negli occhi, con un ghigno malvagio
che le deformava il volto.
- Io diventerò come
mio padre. Forse Ariana non può sperare di sconfiggere Voldemort, ma Merope sì. E
Merope sarà la Chimera. Si prenderà quello che ha reso più forte suo padre -
Era pronta. Era sicura. Era consapevole di quello
che la sua scelta comportava.
L’unico modo che aveva per uccidere Voldemort era diventare come lui, prendersi
il Potere che lo aveva reso così potente, e offrire qualcosa in cambio.
- E ora, se vuole fermarmi, parli. Oppure stia
zitto, e lasci che io risolva la
situazione -
Guardò Silente con il sorriso sulle labbra, un sorriso che non era quello di Ariana. Ariana non aveva più
le forze per andare avanti, perché stava lentamente morendo. Era stata
sconfitta, e sarebbe morta quella notte.
Merope sarebbe stata
libera. Libera di sfogare la rabbia di due anime sul mondo intero, libera di
sconvolgere la terra con la sua furia nera, libera di prendersi la sua
vendetta.
Silente rimase in silenzio, ma qualcosa passò nei
suoi occhi. Ariana sorrise davanti a quel volto vecchio e segnato, che aveva
sempre ostentato serenità e tranquillità, e che ora sembrava… Triste.
- Lo aveva
previsto? – domandò Ariana, - Aveva previsto che alla fine sarei diventata
quello che lei ha sempre cercato di soffocare? Aveva immaginato che alla fine
mi sarei liberata dalle sue catene?
- Non ho paura. Non me ne frega niente di quello
che penserà la gente. Voglio solo prendermi la mia vendetta e uccidere Voldemort. E se lei fosse qui, me la prenderei anche con
lei. Quello che accadrà dopo, non sarà di mio interesse –
Ariana non aveva perso la ragione, anzi. Non era
mai stata lucida come in quel momento. Ma non era
Ariana che stava pensando quelle cose, era Merope.
Merope, la figlia del male, tenuta segregata fino a
quel momento, si stava liberando. La rabbia aveva spezzato le catene della sua
prigione, e spalancato i cancelli della sua gabbia. Come una belva inferocita,
si apprestava a riguadagnare la libertà, pronta per la caccia con cui avrebbe
saziato la sua fame.
- Mi fermi, se vuole -
Ridacchiò. Non l’avrebbero fermata, ne Silente ne nessun’altro. Merope aveva
preso il comando, e non rimaneva che agire.
Doveva dare qualcosa in cambio, per ottenere il
Potere di suo padre. E lei sapeva cosa.
Non aveva nulla di prezioso da offrire in dono, se
non qualcosa che ora per lei non aveva più alcun valore.
La sua vita.
Si girò verso Silente, lo fissò negli occhi e
disse: - Addio –
Lasciando tutto dietro di se, Ariana uscì
dall’ufficio, lentamente. Non si guardò indietro, anche se sentiva lo sguardo
del quadro di Silente sulla schiena.
Era l’unica scelta che poteva e voleva fare. Voldemort era diventato troppo forte per essere sconfitto
da un’umano, e solo qualcuno
come lui poteva sperare di riuscire a fermarlo. Né Harry né Draco
erano abbastanza motivati per prendere quella
decisione, e lei non voleva mettere in pericolo nessuno dei due.
Non aveva paura, perché era sicura fosse scritto
nel destino che lei avrebbe dovuto diventare la nemesi
perfetta di Lord Voldemort. Non si può rinnegare la
propria natura, e nemmeno lei lo avrebbe fatto. Era il suo fato continuare a
lottare contro le tenebre che aveva nel cuore, e alla fine accettarle…
Era consapevole che quella decisione l’avrebbe
portata sicuramente alla morte, ma c’era qualcosa dentro se stessa che la
rendeva indifferente. Non le importava di perdere tutto, tranne… Tranne Draco.
Per consentire a lui di vivere, era disposta a
perdere la vita. Non poterlo più avere accanto era l’unica cosa che
rimpiangeva. Se una volta pensava di avere ancora tante cose da fare, ora non
le interessava più. Voleva solo essere lasciata in pace, togliersi quel peso
che per diciassette anni si era portata sulle spalle.
Tanto sapeva che, anche se lei si fosse rivelata l’unica persona in grado di
fermare Voldemort e di farlo cadere, non avrebbe mai
smesso di essere sua figlia.
Alla fine se ne era resa conto:
non era la gente che non accettava Ariana Drake per quello che era, era Ariana
Drake che non accettava se stessa. Che avesse vinto o che avesse perso, avrebbe
continuato a disprezzarsi perché non poteva cambiare il sangue che le scorreva
nelle vene. Non avrebbe mai vissuto in pace finché non avesse estirpato dalla
propria anima Merope Riddle, e il modo migliore per
farlo era lasciarla libera di cercarsi la morte da sola.
Ariana, ormai, stava morendo. O forse non era mai
esistita. Era la pallida maschera che Merope aveva indossato per spacciarsi per
qualcun altro, ma alla fine era stata sempre lei a manovrare i fili della vita
di Ariana. Le aveva consentito di sopravvivere fino a quel momento, sapendo che
prima o poi sarebbe venuto il giorno in cui avrebbe riguadagnato
la libertà.
Ma prima di andarsene e
lasciare il posto alla sorella delle tenebre, Ariana voleva ancora fare
qualcosa.
Varcò la soglia del dormitorio di Grifondoro con passo sicuro, trovando Harry, Draco, Ron edHermione
in compagnia della McGranitt, scarmigliata e ferita.
Stavano parlando animatamente, e sembrava che la professoressa volesse farli
andare via.
Quando la videro entrare, ferita e sanguinante, rimasero un momento in silenzio. Lo sguardò
di Ariana cercò subito quello di Draco, e lo vide
illuminarsi nel trovarla ancora viva. Ebbe l’istinto di saltargli addosso e
abbracciarlo, ma si trattenne. Nessuno notò il suo cambiamento: la machera continuava a reggere.
- Voldemort se n’è andato
– disse Ariana, atona.
- Cosa è successo?! –
domandò Draco. Anche lui sembrava sul punto di
correrle incontro, ma non lo fece.
- Ho perso – rispose Ariana, neutra, - Se n’è
andato, ma tornerà –
Draco, Harry, Ron, Hermione e la McGranitt la
guardarono con gli occhi spalancati. Si chiedeva cosa stessero pensando di lei,
anche se non le importava gran chè: la rabbia che
ribolliva dentro di lei era troppo grande per essere
messa da parte dalla paura.
- Hai perso… - mormorò Harry, - E ora… che
facciamo? -
- Fate quello che volete – rispose Ariana, secca, -
Tornate a GrimmauldPlace,
fuggite e nascondetevi… In questo momento non so cosa sia meglio fare –
- Tornate tutti al Quartier Generale – ordinò la McGranitt, prendendo in mano la situazione – Almeno sarete al sicuro –
Ariana la guardò. – Non esistono più posti sicuri -
ribatté, - Voldemort non vi ha voluto uccidere
stanotte perché era qui per umiliare me… Per lui non sarà un problema trovarvi,
ovunque voi siate –
Voleva che se ne andassero da quella stanza, che si
togliessero dai piedi. Guardò fuori dalla finestra: era ancora notte, ma
mancava poco all’alba.
- Andate a dormire – disse, - Decideremo dopo con
più calma cosa fare -
Harry continuava a guardarla,
gli occhi verdi quasi spalancati. Sembrava sconvolto.
- Avevi detto che eri sicura di vincere – disse, anche se il suo
tono non era accusatore.
- Voldemort è troppo
forte per me – rispose Ariana, - Ma non mi fermerò: questa notte ha vinto lui,
ma la guerra non è ancora finita –
- Cosa pensi di fare? –
domandò Hermione.
Non voleva dirglielo, e non glielo avrebbe detto. Le sue intenzioni erano un segreto tra Ariana e
Merope, e nulla sarebbe trapelato finché non fosse stata Merope a rivelarlo.
- Ancora niente – disse Ariana, -
Ma conto di trovare una soluzione in poco tempo -
Nessuno parve convinto dalle sue parole, ma
rimasero tutti in silenzio. Ariana guardò la McGranitt.
- Può andare. Per favore si occupi del corpo della Trollope, e controlli che gli altri professori stiano bene.
Domattina le comunicheremo i nostri piani. -
- Avvertirò i membri dell’Ordine – disse la
professoressa. – Verranno a prendervi… -
- No – disse brusca Ariana, - Non è necessario. Non
so quando Voldemort tornerà a cercarci, ma credo che
il primo posto in cui penserà che ci siamo rifugiati
sia proprio GrimmauldPlace.
Quindi, forse è più pericoloso andare lì, che rimanere
a scuola –
La McGranitt la scrutò in
silenzio, come se dubitasse delle sue facoltà mentali. Però
non disse nulla e lasciò la Sala Comune senza obiettare niente.
Ariana tornò a guardare Draco.
– Vai nel tuo dormitorio… Ti raggiungo –
Il Serpeverde annuì, poi
lasciò la Sala Comune a passo lento, guardandosi ogni tanto indietro. Ariana
attese che uscisse, poi continuò: - Il Potere di Voldemort
è più grande di quanto avessi immaginato. Nemmeno l’AvadaKedavra funziona. Troverò comunque il modo di
sconfiggerlo –
- Che cosa era in grado di fare? – domandò Ron.
- Qualunque cosa – rispose Ariana, - Ma avrà un
punto debole, e io sono intenzionata a scoprirlo –
Tutto quello che stava dicendo
lo diceva per convincerli che la sua sconfitta non fosse poi così grave: voleva
dargli l’impressione di avere ancora tutto sotto controllo. Non era così,
perché la situazione le era sfuggita di mano, e la decisione che aveva preso lo
confermava. Ottenere lo stesso potere di Voldemort
era l’ultima speranza che aveva di sconfiggerlo, anche se le sarebbe costato la
vita.
- Andate a dormire -
Con quelle ultime parole, Ariana si voltò e uscì
dal dormitorio, lo sguardo a terra. Avrebbe voluto dirgli addio, perché nessuno
di loro avrebbe mai più rivisto Ariana, ma non poteva per evitare di destare
sospetti. Nemmeno Draco avrebbe dovuto sapere.
Raggiunse la porta dei sotterranei dei Serpeverde cinque minuti dopo, e recitò la parola segreta che Draco le aveva
rivelato. Entrò nella Sala Comune di pietra, dove il fuoco scoppiettava
pigramente nel camino, davanti a divani verdi e neri. Trovò Draco
in piedi vicino alla porta della sua camera, a braccia incrociate.
Ariana lo guardò: era vivo, ed era tutto quello che
desiderava. Era l’ultima volta che lo vedeva, perché non sapeva cosa sarebbe
accaduto quando fosse diventata come Voldemort… Forse
non avrebbe resistito al male, e sarebbe diventata un demone dannato e senza
speranze… Finchè Ariana continuava a respirare, il
suo fiato sarebbe stato per lui.
Gli si avvicinò piano piano,
alzandosi sulla punta dei piedi per sfiorare la sua bocca con le sue labbra. Draco la cinse con le braccia, accarezzandole la schiena
con delicatezza, entrambi imprigionati in un bacio denso di passione.
- Ho una promessa
da mantenere – soffiò Ariana.
Quella sarebbe stata la loro prima e ultima notte
insieme. Forse non era ancora tanto sicura di quello che stava per fare, ma era
la sua ultima occasione e la voleva usare, soprattutto per lui. Aveva atteso
anche troppo, per i suoi standard, e lei voleva ripagarlo per tutta la fiducia
e l’affetto che era stato in grado di darle. Sarebbe stata sua e di nessun
altro.
Davanti alle sue parole Draco
si bloccò e la guardò negli occhi. Rimase a fissarla per qualche momento,
l’espressione ansiosa nelle iridi d’argento.
- Sei sicura? – domandò.
Ariana annuì con un sorriso, e si lasciò spingere
fino al letto della camera del Serpeverde. Aveva
paura, paura di non essere all’altezza e di sembrare
una sciocca. Era irrazionale, lo sapeva, ma non poteva fare a meno di pensare
quanto fosse inesperta…
Finirono uno sull’altro sul letto a baldacchino,
incatenati in un bacio appassionato. Ariana assaporava quel momento come non
aveva mai fatto, sapendo che sarebbe stato l’ultimo.
- Ariana… Sei sicura? – domandò di nuovo Draco, a un soffio dalle sue labbra.
La ragazza sorrise, sfiorando con la sua fronte
quella del Serpeverde. Chiuse gli occhi e con un
sospiro rispose: - Draco… Ti amo. Adesso e per
sempre. E non sono mai stata così sicura in tutta la mia vita –
E allora Draco la baciò,
travolgendola con il suo corpo, sfiorandola con le sue mani esperte, guidandola
con dolcezza. Perché quella era la loro notte, la prima e l’ultima, ed era
quella in cui Ariana sarebbe morta tra le braccia di colui
che amava e avrebbe amato per sempre, di colui a cui avrebbe regalato il
suo ultimo respiro.
Spazio
Autrice
Allora, premetto che non sono sadica nel troncare i
capitoli sul più bello… Immagino che qualcuno di voi avrebbe voluto una
descrizione più “particolareggiata” della notte tra Ariana e Draco, ma non voglio essere né morbosa né volgare, e
rimango coerente con lo stile che ho usato fin dall’inizio: pochissime parolacce,
niente volgarità se non appena accennate. Anche perché non voglio alzare il
rating e permettere così a tutti di leggere la fic. La
mia è una scelta di stile, spero la apprezziate.
Ora, passiamo al commento del capitolo. Come vedete,
gli eventi hanno spinto Ariana a prendere una decisione che la porterà a
rinnegare per sempre quello che ha cercato di essere. Come era
scritto nella presentazione della fic, per
sconfiggere il male bisogna conoscerlo e sperimentarlo, bisogna esserne parte.
Alla fine, Ariana lascerà che sia Merope, la sua parte malvagia tenuta nascosta
per anni, a compiere il suo destino: sconfiggere Voldemort.
E per farlo, la figlia del Signore Oscuro non poteva
che compiere una sola scelta: diventare come lui.
Ciò che voglio vi arrivi sia la dualità Ariana/Merope,
che rappresentano la più antica battaglia che esiste al mondo: quella tra bene
e male. E lei è la Chimera proprio per questo, perché composta da due elementi perennemente in guerra tra loro, distanti ma
al tempo stesso indissolubilmente legati. Esattamente come Ariana, la parte “buona”,
e Merope, quella “cattiva”. L’una ha sostenuto l’altra durante
agli anni, permettendo alla Chimera di sopravvivere, ma alla fine quella
più forte tra loro due ha trionfato: Merope, alimentata dalla rabbia, è
riuscita a spezzare le sue catene e ha prendere il sopravvento, rappresentando
idealmente la rabbia di Ariana.
Questo è un capitolo abbastanza introspettivo, e
devo dire che mi piace molto. Ci ho messo diverso tempo a scriverlo, perché volevo
trasparissero i sentimenti di Ariana…
Ho deciso di togliere la sezione “Nel prossimo
capitolo”, tanto credo sia inutile. Oltretutto, in questa fase della storia
penso che anticipi troppo rovinando la sorpresa.
Lexie__o: eh, lo so, Voldemort è diventato veramente potente, ed è immune alla
morte… Ariana, intanto, ha fatto la sua scelta, la più difficile e pericolosa,
ma l’ha fatta… Grazie dei complimenti! Baci!
Sasori_Akatsuki: ciao! Non ti preoccupare se non hai recensito, l’importante
è che hai letto! Guarda, il fatto che tu non abbia
parole è il complimento più grande che potessi farmi! Sono contentissima! Baci!
Smemo92: l’ultima frase me la sono
studiata per bene, volevo una cosa ad effetto! No, a dir la verità mi è venuta spontanea, non ci avevo pensato
molto su… Però sono contenta abbia lasciato il segno! Come vedi, Ariana ha
trovato la “soluzione” al problema… Che dire: vedere per credere! Baci!
Kaimy_11: vedrai, vedrai, riprenderai il filo della storia molto presto… Ora
ci sarà molta più azione, e meno dialoghi interiori… Avrai tempo per capire
tutto! Baci!
Un abbraccio a tutti coloro
che continuano a leggere! Mi raccomando, almeno alla fine lasciatemi un
commento!
Ariana si svegliò lentamente, con la luce della
lampada del comodino sul viso. Sotto l’orecchio sinistro sentiva il cuore di Draco battere regolarmente, la testa appoggiata sul petto di lui. Aveva caldo,
nonostante fosse completamente spogliata.
Con un gesto impercettibile, scostò un po’ il
lenzuolo e guardò l’ora: erano le undici del mattino.
Si issò sulle braccia, e vide Draco muoversi nel sonno. Non voleva che si svegliasse.
Prima che il Serpeverde
avesse il modo di accorgersi che si stava alzando, mormorò un’incantesimo sottovoce: ora non si sarebbe
svegliato per altre sei ore.
Con un brivido, Ariana si mise a sedere e cercò con
lo sguardo gli abiti e la bacchetta, adagiati ai piedi del letto. Li afferrò e
si rivestì in fretta, sentendosi strana.
Era stato difficile per lei lasciarsi andare, farsi
guidare dall’istinto in quella notte che sarebbe stata
l’ultima della sua vita, ma era stato anche bellissimo. Draco,
diversamente da quello che molti potevano pensare, era stato dolce e non le
aveva messo né fretta né ansia. Con gesti delicati e gentili l’aveva guidata
fino alla fine.
Ariana sospirò. C’erano tante altre cose che voleva fare, ma non ne aveva il tempo. Aveva preso la sua
decisione, e non sarebbe più tornata indietro. Merope premeva per uscire, e la
porta che aveva tenuto chiusa per anni stava cedendo.
Infilò la bacchetta nei pantaloni, si sistemò gli stivaletti di camoscio e prese il mantello nero
adagiato su una sedia. Se lo mise con le spalle con deliberata lentezza, poi
tornò a guardare Draco.
Dormiva, rilassato, senza sapere quello che lei
stava per fare. Non sapeva se
l’avrebbe mai più rivisto, perché non era nemmeno sicura che il suo piano
funzionasse. Quando sarebbe tornata, magari non avrebbe ricordato nulla di lui
e degli altri, o di chi era stata.
Si avvicinò al letto, in silenzio.
Lo stava facendo per lui, e per tutti gli altri. Lo
stava facendo per il mondo magico e per quello babbano.
Lo stava facendo per lei.
Con un fruscio del mantello, si abbassò su Draco e lo baciò sulle labbra, dispiaciuta di non sentire
la sua risposta. Sorrise tristemente e gli sussurrò, in un soffio: - Addio,
amore mio. Grazie di tutto –
Con un gesto brusco e una lacrima che le solcava il
viso, Ariana si voltò e raggiunse la porta. Non si voltò mai indietro, perché
un altro addio sarebbe stato troppo difficile.
Uscì dal dormitorio con passo silenzioso, e senza
incontrare nessuno raggiunse la scala del terzo piano. Contò i gradini, fino a
salire su quello desiderato, e si guardò intorno per un’ultima volta.
Hogwarts era semidistrutta,
esattamente come lo era la sua anima. Chissà quanto avrebbe resistito ancora,
prima di crollare inesorabilmente, trascinando nell’abisso con sé tutti i suoi
ricordi…
Scosse la testa. Non era il momento di lasciarsi
andare a sentimentalismi. Non le rimaneva più molto tempo.
E con gli occhi pieni di lacrime, si Smaterializzò.
Ariana si ritrovò in un grande campo d’erba,
spazzato da un vento così freddo da farle venire i brividi. Il cielo nuvoloso
del primo pomeriggio rendeva il posto selvaggio e impervio. Poco lontano, un
cerchio di pietre antiche si ergeva solitario al centro della pianura, unico
segno di un passaggio umano in quel paesaggio. Stonehenge era lì, a chiamarla.
Stringendosi nel mantello, Ariana avanzò fino al
cerchio di pietre, la bacchetta in mano. Non sembrava esserci nessuno, anche se
nella vicina città babbana vedeva le finestre barricate delle case.
Arrivata al limitare del monumento, si fermò a
studiarlo. Alcune pietre erano cadute, e riposavano su un fianco, abbattute. Al
centro del cerchio, c’era una lastra di marmo con delle incisioni, che da lì
non riusciva a leggere.
Qualcosa la faceva esitare: non riusciva a mettere
piede all’interno di Stonehenge. Girò intorno alle pietre, come a valutare da
dove fosse meglio entrare. Passò una mano su uno dei pilastri, avvertendo sotto
le dita le imperfezioni del minerale.
Sembrava tutto normale, ma sentiva che c’era
qualcosa di particolare in quel posto. Era la fonte di un grande potere,
nascosto lì da tempi immemorabili.
Chiuse gli occhi e trattenne il respiro, poi entrò
nel cerchio di pietre.
La prima cosa che avvertì Ariana fu rabbia.Una rabbia
fredda e antica, annidata lì come una bestia pronta ad attaccare. La
avvolse come un manto bollente e oscuro, lasciandola stordita.
Poi, sentì una forza,
superiore a qualunque cosa lei potesse immaginare. Una forza che apparteneva al
passato, al presente, e al futuro. Senza origine e senza fine.
Ariana deglutì, quasi spaventata. Strinse la
bacchetta e avanzò fino alla lastra di marmo su cui erano scritte delle parole
in una strana lingua che lei riconobbe, e scoprì di saper leggere: Serpentese.
Era una preghiera di invocazione,
per richiamare qualcosa di antico e potente dall’oscurità. Una preghiera che
solo chi come lei veniva dal buio poteva pronunciare.
Appoggiò le mani al marmo gelido, e guardò un
momento in lontanza il cielo nuvoloso. Poteva ancora
tornare indietro, cercare un’altra soluzione.
“Non c’è un’altra soluzione. Prenditi ciò che ti
spetta, apri le porte della prigione e liberami. Abbiamo una
vendetta da prenderci”.
Era Merope a parlare in quel momento. La figlia di Voldemort, spietata e
malvagia quanto lui. Era lei che aveva la forza necessaria per fare
quella scelta, non Ariana. Ariana era morta quella notte, e non sarebbe mai più
tornata.
Abbassò lo sguardo sulla lastra, con un sorriso
freddo che le increspava le labbra. Avrebbe avuto ciò che desiderava
ardentemente con tutta se stessa: la vendetta e la libertà.
Strinse il marmo e recitò:
- Io,
creatura mortale vincolata allo scorrere del tempo, invoco voi, Dei della
notte, esseri padroni del buio.
-
Prostrandomi al vostro giudizio, chiedo di essere ammessa al vostro cospetto e
porvi così la mia richiesta. Ascoltate la mia preghiera, o Dei dell’oscurità. A
chiamarvi a sé è una vostra creatura, figlia del male
e del buio. Ascoltate la mia preghiera, giungo a voi con un dono. –
Le parole di Ariana caddero nel silenzio. Staccò le
mani dalla lastra e si guardò intorno.
All’improvviso, qualcosa nell’aria cambiò. Un vento
gelido spazzò la pianura, annodandole i capelli e facendo sventolare il suo
mantello. Il cerchio di pietre sembrò dilatarsi a dismisura, mentre il cielo
diventava nero come una notte senza stelle. Un fulmine lontano colpì la terra,
accecando Ariana per un momento e costringendola a chiudere gli occhi.
Quando li riaprì, non vide nulla. Solo nero.
Spostò la testa a destra e sinistra, spaventata, ma
non vedeva assolutamente niente. Era
finita in un pozzo di oscurità che nemmeno la magia riusciva a illuminare.
- Ti
attendevamo – disse una voce, rimbombando in quella prigione di nulla. Era
una voce profonda e al tempo stesso acuta, di cui non si riusciva a distinguere
la provenienza. Una voce così antica da farle tremare i denti
e le ossa.
Ariana rimase in silenzio, fissando davanti a sé
senza vedere altro che oscurità. Aveva paura, una
paura quasi incontrollabile, istintiva.
- Ti
attendevamo – ripetè la voce, - Aspettavamo la tua venuta, Chimera, figlia
dell’Oscurità e della Luce -
- Mostratevi – disse Ariana, cercando di rimanere
calma. – Dove sono? –
Il buio continuò a rimanere impenetrabile ai suoi
occhi, senza che nessuna creatura si mostrasse.
- Non ci
potrai vedere, finché non giurerai – disse la voce.
- Dove mi trovo? – chiese di nuovo Ariana.
- In un luogo
fuori dal tempo… Un luogo di cui non possiamo
rivelarti nulla – rispose la voce.
Forse si stava sbagliando, ma Ariana credeva di
essere nella propria mente, o in quella di quelle strane creature…
- Perché mi aspettavate? Sapevate della Profezia? –
domandò.
Ci fu un attimo di silenzio, poi la voce rimbombò
ancora: - Noi sappiamo molte cose,
Chimera. Ma non è per la Profezia che ti attendevamo…
Siamo stati ingannati, e vogliamo vendetta –
- Cosa significa? -
- Nessun
mortale può ottenere il nostro dono senza offrire la propria vita in cambio. Colui che si fa chiamare Lord Voldemort
ci ha ingannati: ci ha offerto una parte della sua anima, non la sua vita. Per
questo ora egli vive e solca la vostra terra… A nessun essere mortale è
permesso avere sia la vita che il potere… Ci ha
gabbati, e ora noi vogliamo la nostra vendetta –
All’improvviso, Ariana capì perché Voldemort aveva raccolto tutti gli Horcrux:
sapeva di non poter ottenere il Potere senza dare in cambio la propria vita,
così aveva barattato la propria anima. Davvero geniale…
- E io cosa c’entro? –
domandò, sapendo già la risposta.
- Tu dovrai
riportare a noi la vita di tuo padre, cosicchè il
cerchio si chiuda. Gli esseri umani credono stoltamente che offrendoci
in cambio la loro vita ricevano un potere al di sopra di ogni altro. Ma noi vogliamo subito il nostro dono, non attendiamo.
Nessun essere mortale merita i nostri stessi poteri. L’equilibrio del mondo non
può reggersi, se un essere come noi solca la vostra terra. La bilancia pende da
una parte, e solo con la morte del traditore l’equilibrio tornerà a regnare –
Erano parole arcane, ma
Ariana ne comprese comunque il significato: Voldemort
aveva risvegliato qualcosa che doveva rimanere nell’ombra, che non doveva
assolutamente essere rivelato al mondo. Bisognava riportare l’equilibrio
facendo chiudere il cerchio, e l’unico modo era ucciderlo.
- Non sono abbastanza forte per
ucciderlo… E non spetta a me farlo –
disse Ariana.
- Ciò che
dici è vero, Chimera – disse la voce, - Ma noi possiamo porre rimedio al tuo
problema: ti doneremo la forza necessaria a portare a termine il tuo compito.
Se vorrai essere tu a uccidere il traditore, starà a te deciderlo. Noi vogliamo
solo la sua vita, non ci interessa chi sarà a ucciderlo –
Ariana capì: le lasciavano intendere che se lei
credeva nella Profezia, poteva lasciare che fosse Harry a uccidere Voldemort. Lei lo avrebbe solo sconfitto, esattamente come era stato predetto.
- Ho provato a ucciderlo, ma è immune alla morte –
disse Ariana, - L’AvadaKedavra
non funziona, su di lui –
- Quando tu
stessa avrai la sua forza, egli non potrà più fuggire la morte. Non sarà più un’essere perfetto, perché la tua
venuta lo renderà di nuovo mortale… -
- Non capisco… - disse Ariana.
- Egli è
immortale solo davanti ai mortali, esattamente come lo sarai tu se accetterai
di ottenere il Potere… Quando tu sarai come lui, cesserà di essere unico: così
come lui potrà uccidere te, tu potrai uccidere lui. Se
due esseri uguali solcano la vostra terra, il loro destino è distruggersi a
vicenda… Solo allora la bilancia tornerà in equilibrio –
Anche queste frasi erano arcane per Ariana, e di difficile
comprensione. Tuttavia, al momento ciò che le interessava di più era capire se
poteva o no uccidere Voldemort.
- Cosa volete in cambio? –
chiese.
- Lo sai, Chimera –
- Come posso portare a termine il mio compito, se
prenderete subito la mia vita? – chiese Ariana.
- Ti
lasceremo il tempo necessario a compiere la tua missione: dal momento in cui
riceverai i tuoi poteri, avrai fino all’alba, e quando il traditore sarà morto,
prenderemo la nostra ricompensa –
Ariana deglutì: l’avrebbero lasciata vivere fino a
quando non avesse ucciso suo padre…
- Come sapete che io non vi tradirò, alleandomi con
Voldemort, oppure fuggendo senza compiere la mia
missione? -
- Il tuo
cuore è nero, Chimera. Ciò che vuoi è la vendetta, e la vendetta
non ti lascerà libera. Finchè non placherai la tua
sete, non potrai vivere in pace con la tua anima… Tu stessa lo hai detto –
Non aveva intenzione di fuggire: la sua era stata
solo una domanda che le aveva dettato la coscienza. Era giunta lì con una convizione, quella di uccidere suo padre.
- Allora io accetto – disse Ariana.
- Lasciaci
esaminare prima la tua anima, Chimera. Solo così potremo scoprire se il tuo
cuore è abbastanza nero per sopportare anche le nostre
tenebre –
Accadde qualcosa di strano.
Ariana si sentì scivolare a terra, come se si fosse
sdraiata, ma nell’oscurità non riusciva a capire in che posizione si trovava.
Sentì qualcosa di gelido toccarle la fronte, e vide una luce azzurrina brillare
nel buio a pochi centimetri da lei.
All’improvviso, si sentì come spogliata. I suoi
pensieri vagavano fuori dalla sua mente, liberi di fluttuare nelle tenebre.
Un’entità di immane potenza passò in rassegna i
ricordi di tutta la sua vita, facendole rivivere con enorme intensità quelli
più brutti e dolorosi. Come un veleno, la rabbia che aveva provato in tutta la
sua esistenza le si riversò nelle vene, bruciante.
L’entità strisciava tra gli eventi della sua vita
come un viscido serpente, soffermandosi di tanto in tanto a esaminare i momenti
in cui lei aveva creduto di essere sola, di essere
odiata. Osservò con attenzione le sue azioni, commesse con lucidità e
freddezza. Indugiò su tutti i momenti i sconforto e di
rabbia che aveva a stento repressa.
Anche se avesse voluto, Ariana non avrebbe mai
potuto impedire quell’esame: era paralizzata, quasi incosciente.
Rivivere gli attimi più dolorosi della sua vita le
fece capire quanto desiderasse la vendetta, quanta rabbia scorresse nelle sue
vene, e quante volte Merope era quasi riuscita a
rompere le catene della sua prigione… Quando aveva ucciso Gabriele, quando la Trollope era morta… Anche quando Ivan l’aveva attaccata
alle spalle. Merope era sempre sta lì a guardare, vogliosa di intervenire, ma
ancora trattenuta dalle catene che Ariana si era imposta…
Alla fine la sua vera natura, quella che Silente
aveva cercato inutilmente di sopprimere, si era rivelata. Merope era riuscita a liberarsi, a mostrarsi in tutta la sua
spietatezza. Aveva lasciato morire Ariana nel suo dolore, e poi aveva preso il suo posto. Era stata paziente, aveva atteso
anni, segregata nel suo angolo, ad amplificare l’ira che Ariana provava, fino a
che in un attimo di debolezza aveva preso il sopravvento.
Quando l’entità lasciò i suoi ricordi, anche
l’anima di Ariana si spense, portata via dal buio di quegli strani esseri…
Merope era viva.
Merope era libera.
Come una scarica di energia
repressa, il corpo di Merope venno scosso da un
calore insopportabile. Il fuoco della vendetta bruciava, nero e oscuro, ridandole la
forza di lottare ancora.
Un sorriso gelido le si disegnò
sul viso. Le membra formicolavano, il cuore pulsava forte, i pensieri erano
solo rivolti alla vendetta.
- Alzati -
Nel buio, Merope si rimise in piedi.
- La luce che
viveva in te, Chimera, è scomparsa. Per anni hanno convissuto in te il male e
il bene, ed è per questo che il mondo ti chiama La
Chimera: unione di due esseri distinti, nemici fra loro. Alla fine il buio
dentro di te ha trionfato, ed è per questo che sei
degna di ricevere il nostro dono, Figlia delle Tenebre –
Merope sorrise: sì, era così che voleva esser
chiamata. La Chimera, la Figlia delle Tenebre. Voleva essere temuta, voleva portare la sua rabbia distruttiva nel mondo.
- Sono pronta -
A pochi metri da lei, comparve una nuova luce, più
grande e più luminosa. Cambiava rapidamente colore, passando dall’azzurro al
verde, dal giallo al rosso. Si muoveva, lasciando dietro di
sé una scia liquida di fumo denso, fluttuando come un’anguilla in un acquario.
Ogni volta che si muoveva, nella luce compariva un
volto, l’uno sempre diverso dall’altro. Erano facce umane, di uomini e di
donne, di giovani e di vecchi. Forse erano le anime di coloro
che avevano avuto l’ardire di chiedere il Dono, e che erano ora al
servizio delle Tenebre.
La luce fluttuò, e raggiunse Merope, girandole
intorno come per studiarla. I suoi capelli svolazzarono, attorcigliandosi.
- Giura,
Figlia delle Tenebre, che porterai a termine il compito che ti affidiamo:
riportare a noi il traditore –
- Lo giuro –
Merope abbassò il capo, mentre piano piano si sentiva sempre più forte…
- Giura,
Figlia delle Tenebre, che lascerai che il tuo potere sarà alimentato dalla tua
rabbia, e che nulla ti fermerà nel compiere la tua missione –
- Lo giuro –
La sua voce era fredda e distante, ma sempre più
sicura…
- Giura,
Figlia delle Tenebre, che userai il tuo Dono per seminare morte e distruzione –
Merope sorrise: era quello che voleva, in quel
momento…
- Lo giuro –
- Giura,
Figlia delle Tenebre, di rispettare l’unico limite che ti viene
imposto: non potrai riportare alla vita nessuno, nemmeno te stessa –
Non voleva continuare a vivere, perché era troppo
doloroso farlo…
- Lo giuro –
- Cosa offri in cambio, Figlia delle Tenebre, per ottenere la
tua vendetta? –
- Io, Merope ZahiraRiddle, offro in cambio la mia vita –
- E noi
accettiamo. Avrai fino all’alba, dopodiché troveremo qualcun altro a cui affidare la nostra vendetta –
- Non fallirò – disse Merope.
- Così
abbiamo deciso. Ora, Chimera, prendi ciò che ti spetta e riporta l’equilibrio –
La strana luce si mosse, fluttuando sinuosa
nell’oscurità. Compì in giro completo, poi sembrò allungarsi, prendendo la
forma di una persona.
L’essere si delineò poco a
poco, ergendosi in tutta la sua altezza. Non aveva volto,
solo due grandi occhi che si intravedevano nel fumo luminoso, senza iridi e
senza palpebre. I capelli, fili di nebbia colorata, si
muovevano leggeri intorno al capo, avvolgendo la figura in un mantello di luce
azzurra.
La creatura alzò una mano e la tese verso Merope.
La ragazza esitò, poi porse la sua.
Anche se fatta di fumo, toccò la pelle gelida di quell’essere sconosciuto, avvertendo tutta l’ira che la
permeava. La sua mano venne avvolta dalla luce blu,
che si propagò fino alla spalla, e poi a tutto il corpo.
Una sensazione di freddo la travolse, sostituita
subito da un calore insopportabile. Il suo cuore saltò un battito mentre una
gelida rabbia le invadeva l’anima.
All’improvviso, si sentì debole, e le gambe le
tremarono. Vide la figura travanti a lei svanire
lentamente in una voluta di fumo, facendo piombare tutto nell’oscurità.
- E sia, Chimera.
Porta la nostra sete di vendetta sulla terra. Non fallire –
Spazio
Autrice
Capitolo corto ma molto importante… Finalmente
Ariana è diventata quello che “serve” per sconfiggere suo padre: una scelta
difficile, la sua, ma necessaria. Ha lasciato uscire
la sua parte malvagia, perché ritiene che sia la più forte, e quindi l’unica in
grado di darle la forza necessaria per compiere la sua missione. Il dualismo
Ariana/Merope è uno dei punti cruciali, da qui in poi,
quindi prestate attenzione a ciò che farà la nostra eroina, e anche a quello
che dirà: tutto sarà incentrato sulla lotta tra Ariana e Merope, tra la luce e
il buio in ognuno di noi…
Il prossimo capitolo, come
avevo detto un po’ di tempo fa, sarà il secondo e l’ultimo di tipo song-fic: la canzone che ho scelto è “Defeated”
di Anastacia (album: Heavy Rotation). Se volete procurarvela,
avete il titolo.
A Pinca: ciao! Bentornata! Non ti preoccupare se non recensisci sempre:
l’importante è che continui a leggere! Come ogni essere, anche Ariana è divisa
tra bene e male: chi meglio di lei conosce i confini che delimitano il buio
dalla luce? Sarà uno dei punti cruciali della storia, quindi presta attenzione…
Baci!
Kaimy_11: Ciao! Certo che credo che
hai gli occhi lucidi (pensa che quando ho letto il
Principe Mezzosangue, e scoprivo la morte di Silente, fra un po’ mi mettevo a
piangere!). Su su, non ti disperare troppo, sono
sadica in alcuni momenti, ma non finirà in una tragedia… Anche questa volta mi
confermi che i sentimenti che volevo descrivere sono arrivati a destinazione: c’è
molta tristezza, ma anche determinazione, in Ariana. La sua ultima scelta è difficile, ma questa volta è sicura di quello che sta
facendo. Incrocia le dita per lei! Baci!
A Lexie__o: grazie per la recensione!
Ti capisco benissimo: diritto non è una materia che può dirsi avvincente… Diciamo che magari leggere la storia di Ariana lo è
leggermente di più! ^.^ Comunque, bene che ti sono rimaste impresse alcune
frasi, perché ci ho messo davvero tutta me stessa per scrivere il capitolo…
Quindi, ora posso dirmi soddisfatta! Un bacio!
Smemo92: grazie per i complimenti!
Riguardo allo domanda: Silente sapeva? Ci sarà una
risposta anche per quella, più avanti e come sempre. Adesso, non resta a Merope
che entrare in azione: non avrà più la coscienza di Ariana a farle da catena… Baci!
Un grazie a tutti coloro
che continuano a leggere!
La ragazza si mosse leggermente, emettendo un
gemito. Con enorme fatica, aprì le palpebre.
Il cielo plumbeo incombeva sulla sua testa, le nubi
temporalesche pronte a scaricare la loro rabbia. Era sdraiata sulla terra
fredda e umida: sentiva l’odore dell’erba nelle narici.
Chiuse per un attimo gli occhi: si sentiva esausta,
come se avesse camminato per giorni interi, e non ricordava perché fosse stesa
a terra. Non ricordava cosa l’aveva portata in quel posto, né dove si trovasse.
Non ricordava nulla, nemmeno il suo nome.
Con un enorme sforzo, si mise a sedere. Si trovava
al centro di un cerchio di pietre antiche, nel mezzo di una grande pianura
deserta. I suoi abiti erano laceri e sporchi, ma non era ferita. Si sentiva
solo irrimediabilmente stanca.
Una leggera folata di vento le scompigliò i
capelli, e la ragazza mise le mani a terra. Si alzò, convinta che le gambe non
avrebbero retto, ma all’improvviso l’energia tornò a fluire nelle sue vene.
Un’energia potente e sconosciuta, selvaggia e in qualche modo oscura.
E tutti i ricordi riaffiorarono alla mente: era
Merope, la figlia di Voldemort, giunta a Stonehenge
per ottenere gli stessi poteri di suo padre.
Una dopo l’altra, le memorie si affastellarono
nella sua mente, vivide e stranamente lontane. La rabbia, la paura, l’odio, la vendetta, tutti i sentimenti che aveva provato si
riversarono nel suo cuore, più forti che mai.
Merope si guardò intorno, perplessa. Si sentiva
strana, ma non le sembrava di aver acquisito qualche nuovo potere…
Forse non aveva funzionato… Non era stata
abbastanza forte per sopportare anche le tenebre che
gli Dei del Buio le avevano donato…
Scrollò le spalle, poi mise la mano in tasca per
prendere la bacchetta.
Non c’era.
Allarmata, Merope si guardò intorno,
e la vide, adagiata sul terreno molle e fangoso. Si avvicinò e la raccolse.
Quando toccò il legno di quercia, Merope si stupì.
Non sentiva nulla. Niente.
La bacchetta è come un prolungamento del braccio di
un mago, e fa parte del suo essere. Ogni volta che la mano tocca il legno
magico, qualcosa scorre nella carne della persona che la impugna. Ma lei non sentiva assolutamente nulla.
Sotto le sue dita, la bacchetta appariva come un’insulso pezzo di legno vuoto.
Sentiva le nervature del materiale, ma la sensazione di magia che percepiva di
solito non c’era.
Ricordava che l’ultima volta che aveva visto Voldemort, lui non usava la bacchetta…
Solo allora si accorse di qualcosa di strano.
Merope si guardò le mani dalle dita affusolate, e notò che erano cambiate: la
pelle candida era tesa, e le vene bluastre sporgevano sui tendini.
Non provava dolore, così si guardò
le dita: le unghie erano cresciute, e si erano scurite, dure come quelle di un
rapace. Sfiorò una vena, sentendola pulsare leggermente. Lentamente,
flettè le dita, sentendo le ossa scricchiolare in
modo sinistro.
Un vento innaturale, freddo, spazzò la pianura,
scompigliando i capelli di Merope. Fu una folata potente, carica di qualcosa
che sembrava rabbia.
Merope alzò lo sguardo, e comprese.
Lei era
magia.
Non aveva bisogno di una bacchetta per fare
incantesimi, né di formule magiche, perché lei stessa era la fonte del suo
potere. Non aveva più bisogno di un mezzo per incanalare la sua forza, perché
essa stessa era la forza.
Sorrise, sentendo il suo corpo pulsare di energia
repressa. Ogni secondo che passava, si sentiva sempre più viva, e sempre più potente.
Mosse di nuovo le dita, desiderando altro vento, un
vento così forte da spazzare via le ultime tracce di
ciò che rimaneva di Ariana.
E il vento venne, chiamato dalla Figlia delle
Tenebre, pronto a ubbidire a ogni suo comando.
Ora consapevole, Merope si avvicinò a una
pozzanghera. Le bastò un solo gesto per far tornare l’acqua limpida come quella
di una fonte. Si abbassò e contemplò il proprio riflesso.
Fu allora che vide il viso di Merope.
Di Ariana non rimaneva che il ricordo. I tratti
erano sempre quelli, ma l’espressione era mutata profondamente: se prima il suo
viso era solcato dalla tristezza o dalla determinazione, ora era
imperscrutabile. Distante e freddo come quello di Ariana non era riuscito mai ad essere.
La pelle chiara faceva risaltare le labbra ora
rosse, carnose, aperte in un ghigno simile a quello di suo padre. Gli occhi
erano di un verde chiarissimo, quasi trasparenti, e le pupille nere come
l’abisso. I capelli si erano allungati, e ora poggiavano scuri e selvaggi sulle
sue spalle, come una criniera leonina.
Quello che però colpì di più Merope, furono i segni
neri che aveva intorno agli occhi, disegni tribali perfetti tracciati con
inchiostro indelebile dalla mano del destino. Segni di guerra, che rendevano il
suo sguardo duro e freddo come il ghiaccio.
Si contemplò per qualche minuto nell’acqua,
sorridendo soddisfatta. Era diventata quanto di più vicino a una Dea poteva
esserci. Il suo aspetto rispecchiava quello che aveva dentro, e quello che
voleva fare.
Incutere timore. Un timore reverenziale e ora
sensato, come quello che incuteva suo padre.
Si rialzò, ancora sorridendo.
Voleva provare i suoi nuovi poteri.
Alzò leggermente una mano, e le nubi in cielo si
addensarono. Un lampo, seguito da un tuono, squarciò l’aria. Un vento impetuoso
prese a soffiare, facendo svolazzare i capelli di Merope come un vessillo di
guerra.
Aveva il controllo su tutto, anche sugli elementi.
Merope sorrise, mostrando un ghigno da lupo
famelico.
Con passo lento, uscì dal cerchio di pietre e si
voltò a fissarlo.
Nessuno doveva avere la possibilità di ottenere il
suo stesso potere, lo stesso potere di Voldemort. Era lei a deciderlo. Non potevano esistere altre
creature come lei e suo padre, perché il cerchio non doveva più rompersi.
Le sue mani si mossero in una strana danza, le dita
dalle unghie nere che si agitavano come serpenti impazziti.
Ci fu uno scricchiolio. Poi un altro, più forte.
Ciottoli caddero da una delle colonne più alte di Stonehenge, ticchettando.
Poi, con un rombo che fece tremare la terra, i pilastri di pietra antica
crollarono su se stessi, sbriciolandosi come se fossero fatti di creta. Il
suolo ebbe un sussulto, si squarciò in più punti, e ciò che rimaneva di
Stonehenge finì inghiottito dalla terra umida della pianura.
Merope fissò la sua opera. Non rimaneva più nulla
del cerchio di pietre sede del Potere oscuro di cui
ora lei era portatrice. Solo ricordi.
Era soddisfatta.
Ora non aveva più limiti, se non quelli che lei
stessa si sarebbe imposta. E lei non ne voleva.
Ora che era libera, Merope voleva solo una cosa: la
vendetta.
E la sua vendetta non era per il mondo magico, per coloro che erano morti combattendo, per Harry Potter, o per
chiunque altro. La vendetta era per lei.
Perché Merope voleva
vendetta contro colui che l’aveva condannata a essere
quello che era: un essere sbagliato, nato dal male e cresciuto nella luce, un’ibrido senza patria, diprezzato
perché diverso. Voleva umiliare colui l’aveva costretta a sopportare coloro che
l’avevano odiata, che l’avevano giudicata ancora prima di conoscerla. Voleva
uccidere l’essere che l’aveva condannata a esistere perché le aveva dato la vita.
Selling stories that were
overrated in this world so complicated //
Ci sono storie che sono state raccontate, in questo mondo così complicato
Felt so right, you tried to
make it wrong //
Che sentivo così giuste, ma che in tu
hai fatto diventare sbagliate
Why can't we all just get
along //
Perchè non possiamo andare
d’accordo?
From the start something
wasn't right //
Fin dall’inizio c’era qualcosa di sbagliato
I used to cry myself to
sleep at night //
Compiangevo me stessa, per poter
dormire la notte
Told myself stand up be
strong //
Mi dicevo “Alzati, sii forte
This kind of phase doesn't
last for long //
Questo momento non
durerà a lungo”
Ariana aveva sempre
saputo che Merope viveva dentro di lei, che la sua parte più oscura albergava
sempre e comunque nel suo cuore. Aveva sempre cercato di combatterla,
distruggerla, scacciarla, ma non ci era mai riuscita, perché Merope era sempre
stata più forte di lei. Perché era grazie a lei che Ariana era sopravvissuta,
grazie alla freddezza e alle capacità di Merope. Non certo per quellediAriana.
Every time you try to knock
me down, gonna pick my back up off the ground //
Ogni volta che provi ad abbattermi, mi rialzo da terra
The battleneverends //
La battaglia non finirà mai
Merope era stanca di subire, di essere lasciata in disparte. Era stufa
di sorreggere Ariana, di farla sopravvivere per permetterle di cercare di essere quello che aveva desiderato da sempre: una persona
normale. La figlia di Voldemort non poteva essere una
strega qualunque: Merope e Ariana erano insieme la Chimera, fatta di luce e di
buio. Alla fine una doveva trionfare,
e quella era Merope.
You can tearmeapart //
Puoidilaniarmi
You can rip me to pieces //
Puoi ridurmi in pezzi
Trybreakingme down //
Provare a sbattermi giù
But I'll never be beated //
Ma io non sarò mai
sconfitta
You can say that you won
but I'll never believe it //
Puoi dire di aver vinto, ma io non ci crederò mai
Cos I can't be defeated //
Perchè non posso essere
sconfitta
Ora che aveva il Potere,
Merope non sarebbe mai stata sconfitta, perché era diventata esattamente quello
che Ariana non voleva essere: la degna figlia di suo padre. Aveva perso tante
battaglie, ma la guerra non era ancora finita. La Chimera era pronta a scendere
in campo, e questa volta non voleva fallire.
Made a mistake swore I’ll
never repeat it //
Ho fatto un errore, non lo ripeterò
Lost my heart for a second
but it never stopped beating //
Ho perso il mio cuore per un momento, ma non ha mai smesso
di battere
I smile through the tears
so the way that I see it //
Sorrido attraverso le lacrime alla strada che vedo
I can’tbedefeated //
Non posso essere sconfitta
Per anni aveva lasciato
che Ariana percorresse la sua strada, ma ora era il suo momento. Era il momento
per Merope di asciugare le lacrime di Ariana e sorridere, pronta a prendersi la
sua rivincita.
There are times that I
couldn’t take it //
Ci sono volte in cui non posso sopportare
Never felt so violated //
Di sentirmicosìviolata
At the risk of sounding so
cliché //
E il rischio è di un sonoro cliché
I just gotta
call a spade a spade //
Ho appena ripagato con la stessa moneta
Hurts me right to the core //
Feriscimi dritto al cuore
I can’t take thisanymore //
Non posso sopportarlo ancora
Gettingtiredof the sameoldsong //
Sono stufa della solita canzone
Final chorus, now I’m
moving on //
Coro finale, sto arrivando
Si era sentita usata,
violata, odiata. Ora si sarebbe presa la sua vendetta, ora che avevano un
motivo di temerla. Avrebbe smesso di farsi guidare dalla ragione per poi
sentirsi calpestata. Ora avrebbe seguito l’istinto. Anche se comportava un
rischio, lei era pronta ad accettarlo.
Things aint
fair in love in war //
Le cose non sono leali, in amore e in guerra
Never been the kind to be
ignored //
Certe cose non saranno ignorate
Triedtopushmeto
the edge //
Prova a spingermi all’angolo
Merope sorrise. Non
aveva dimenticato. Avrebbe fatto soffrire a coloro che lo meritavano le sue
stesse pene. Tante volte si era illusa, credendo di poter essere amata… Era
stata ingannata… Tutto per colpa di Voldemort, di suo
padre. Ma adesso, era il momento di chiudere la
storia.
You can tearmeapart //
Puoidilaniarmi
You can rip me to pieces //
Puoi ridurmi in pezzi
Trybreakingme down //
Provare a sbattermi giù
But I’ll never be beated //
Ma non saròmaibattuta
You can say that you won
but I’ll never believe it //
Puoi dire di aver vinto, ma io non ci crederò
Cos I can’t be defeated //
Perché non posso essere sconfitta
“ Non potrai
sconfiggermi, perché sono come te, Lord Voldemort. Mi hai battuto una volta, ma la guerra non è
ancora finita. Capirai l’errore che hai fatto lasciandomi
vivere”.
Made a mistakesworeI’llneverrepeatit //
Ho fatto un errore, non lo ripeterò
Lost my heart for a second
but it never stopped beating //
Ho perso il mio cuore per un momento, ma non ha mai smesso
di battere
I smile through the tears
so the way that I see it //
Sorrido attraverso le lacrime alla strada che vedo
I can’tbedefeated //
Non posso essere sconfitta
“Non avrò pietà per
nessuno, perché Ariana è morta. Mi ha tenuto chiusa nella mia prigione per
anni, facendomi sopportare i suoi tormenti. Ma ora
basta. Io non sono lei, io non seguirò la ragione. Io seguirò
il mio cuore, e il mio cuore chiede vendetta”.
Nothing is impossible //
Nulla è impossibile
Nothing is unreachable //
Nulla è irraggiungibile
If you only believe then
you get what you need //
Se ci credi, potrai avere ciò che vuoi
So keep on holdin on //
Allora, vaiavanti
You can tear me apart //
Puoidilaniarmi
You can rip me to pieces //
Puoi ridurmi in pezzi
Trybreakingme down //
Provare a sbattermi giù
But I'll never be beated //
Ma non saròmaibattuta
You can say that you won
but I'll never believe it //
Puoi dire di aver vinto, ma io non ci crederò
Cos I can't be defeated //
Perchè non posso essere
sconfitta
Con le sue stesse mani Voldemort aveva plasmato la sua rovina. Un
essere come lui, senza nulla da perdere né da guadagnare, senza lo scrupolo di
una coscienza.
Made a mistake swore I’ll
never repeat it //
Ho fatto un errore, non lo ripeterò
Lost my heart for a second
but it never stopped beating //
Ho perso il mio cuore per un momento, ma non ha mai smesso
di battere
I smile through the tears
so the way that I see it //
Sorrido attraverso le lacrime alla strada che vedo
I can'tbedefeated //
Non posso essere sconfitta
Merope sorrise ancora. Il vento le frustava il
viso, e la piogga prese a cadere, sottile ma
insistente. Camminando lungo la pianura, discese la collina, permeata da un
alone che impediva all’acqua di raggiungerla.
Era felice, era euforica. Poteva fare quello che
voleva, perché ora poteva essere lei a dettare le regole. Era libera dalla
coscienza con cui aveva convissuto per anni, quella della sua parte debole:
Ariana. E senza coscienza, non aveva più limiti.
- Hai visto, Ariana? –
disse Merope, osservando il paesaggio davanti a se con un ghigno, - Alla fine
quella tra noi due che ha vinto sono stata io… Sapevi meglio di me chi era la
più forte, ma hai voluto combattere fino alla fine. Te ne do atto. Senza la
rabbia che sei riuscita ad accumulare, non sarei mai diventata così forte.
Volevamo la stessa cosa, e l’avremo -
Merope fece un passo avanti, e il cielo venne squarciato da un lampo, seguito da un tuono fragoroso.
L’erba si piegò davanti alla furia della Figlia delle Tenebre, inchinandosi
alla sua potenza.
Era l’alba, ma sembrava notte. Le rimanevano ancora
ventiquattro ore per portare a termine il suo compito, ma aveva tempo. C’era
ancora una cosa che voleva fare, prima di raggiungere suo padre.
Silente
sapeva?
La domanda che si era posta Ariana la incuriosiva.
Chissà se quel vecchio sapeva della Profezia, e di cosa sarebbe accaduto…
Chissà se sapeva che combatterla era una causa persa
fin dall’inizio…
Le era stata posta una regola: non poteva riportare
in vita nessuno.
Me forse lei sapeva come comunicare con Silente…
Avrebbe reso onore ad Ariana estinguendo il suo
dubbio: avrebbe saputo la verità. Tutta
la verità.
- Te lo devo, in fondo – disse Merope, - Senza di
te, non sarei mai stata quello che sono -
Con passo leggero, la Figlia delle Tenebre ridiscese la collina, seguita dalle nubi temporalesche come
un corteo di guerra. Non le importava che i Babbani
la notassero, o che qualcuno si spaventasse.
Che il mondo vedesse chi era, Merope Figlia delle
Tenebre! Che il mondo vedesse di cosa ora era capace, e che la temesse!
Un’ultima ventata gelida spazzò la pianura, e
Merope si voltò a guardare lì dove prima c’era Stonehenge. Ghignò, estasiata dai suo poteri.
“Chiuderemo i conti, padre. Il sipario calerà per tutti e due, ma vedrà un solo vincitore. Starà a noi
decidere chi lo sarà. Sto arrivando, Lord Voldemort”.
Spazio
Autrice
Bene, cari lettori, anche questo capitolo è fatto…
La canzone, lo ripeto, è “Defeated”
di Anastacia (una delle mie cantanti preferite ^.^) e trovo rappresenti molto
bene l’animo di Merope. Sì, di Merope. Da questo momento in poi, il nome della
protagonista cambierà e smetterà di essere Ariana. Immagino sia chiaro a tutti
il perché. Sarà un po’ strano all’inizio, ma è necessario per lo svolgimento
della storia.
Ditemi un po’ se vi è piaciuto il capitolo song-fic, anche perché sarà l’ultimo di questo genere. Ci
avviciniamo ormai alla fine della storia, e spero di aggiornare anche un po’ più
in fretta…
Ringrazio Smemo92 e Kaimy11 che hanno recensito
come sempre!
Su, miei cari lettori, lasciatemi qualche
commentino, che non vi mangio mica, eh!
Merope si Materializzò al
centro della Sala Grande di Hogwarts, ancora ridotta
in macerie.
Il portone spalancato lasciava entrare il vento freddo che si portava dietro
come un compagno d’avventure.
Si guardò intorno. Non c’era nessuno, ma lei
percepiva le scie magiche di alcune
persone. Una era la McGranitt, che andava avanti e
indietro nel suo ufficio. Le altre appartenevano a quattro persone, che si
trovavano nei Sotterranei dei Serpeverde.
Si incammò verso le scale, mentre i
blocchi di granito si spostavano al minimo movimento delle sue mani,
lasciandole libera la strada. Scese, e raggiunse la porta della Sala Comune.
Draco, Harry, Ron edHermione erano seduti su uno
dei divani verdi, davanti al camino spento. Voltarono immediatamente la testa a
guardarla, rimanendo pietrificati.
Merope si sentì soddisfatta. Dalla loro
espressione, capiva che ora avevano paura di lei.
Studiò i loro volti uno a uno, in silenzio. Fu su
quello di Draco che si soffermò di più.
Sapeva che Ariana aveva amato quel ragazzo, ma lei per
lui non sentiva nulla. Era bello, lo riconosceva, ma non provava quel
sentimento struggente e travolgente che la sua gemella aveva sperimentato. Per
Merope era un semplice ragazzo, nulla di più che un mago mediocre.
- Ariana?! – gridò Hermione.
Merope fece una smorfia disgustata, sentendosi
chiamare con quel nome. Entrò nella stanza, sotto lo sguardo allibito dei
quattro che una volta erano stati suo amici.
- Non
chiamarmi Ariana – disse, gelida.
- Cosa hai fatto? –
domandò Harry, sconvolto.
Draco rimaneva in silenzio, a
fissarla come se fosse stata un fantasma. In effetti, per lui doveva esserlo.
- Ho fatto la scela che nessun’altro poteva
fare – rispose secca Merope, - Mi sono presa il Potere che mi farà sconfiggere
mio padre -
Nessuno di loro quattro si avvicinò,
come se avessero paura di farlo. Rimasero a distanza, intimoriti e spaventati.
- Ariana… - mormorò Hermione.
Merope chiuse gli occhi: non voleva essere chiamata
con quel nome. La irritava profondamente.
- Non chiamarmi più Ariana – sibilò, fredda come il
ghiaccio, - Ariana è morta. Io sono Merope, la Chimera, Figlia delle Tenebre -
- Ma… - iniziò la
Caposcuola.
- Silenzio – la zittì Merope, - Non sono qui per
spiegare ciò che ho fatto. Sono qui per Harry, e basta –
Si voltò verso il Bambino Sopravvissuto. – Ora che
sono diventata come mio padre, abbiamo una possibilità di eliminare Lord Voldemort. La Profezia dice che io lo sconfiggerò e che tu
lo ucciderai. Così accadrà –
Mantenendosi sempre a una certa distanza, Harry
disse: - Hai già provato a combattere contro di lui, e non lo hai battuto…
Perché la Profezia dovrebbe avverarsi, questa volta? –
Merope sorrise. – Perché ora io sono la Chimera. La Profezia si riferiva
a me, non ad Ariana. Non ho più
limiti che possono fermarmi, io e mio padre siamo uguali –
- Chi ti dice che vincerai? -
- Nessuno. Ma almeno io
proverò a prendermi la mia vendetta. Se fallirò, ci sarà qualcun altro al mio
posto –
Merope fissò in silenzio il Bambino Sopravvissuto.
Non le interessava cosa stesse pensado, che avesse paura
o che semplicemente non credesse alla Profezia. Avrebbe fatto quello che voleva
lei.
- Hai sempre detto che Voldemort
ha ucciso i tuoi genitori – disse gelida, - Che ti ha rubato l’infanzia, senza
permetterti di vivere una vita normale. Ebbene, non volevi anche tu la
vendetta? Ti sto dando la possibilità di prendertela. Io sconfiggerò Voldemort, ma tu lo ucciderai, esattamente come è stato detto dalla Profezia… Accetti? -
- Io non credo nella Profezia… - disse Harry.
- Io sì – ribatté Merope, - E per questo si
avvererà. Tu ucciderai Voldemort, che ti piaccia o meno. Prenditi le responsabilità
che ti spettano, e sarai ricordato come l’eroe che salvò il mondo magico. Fuggi
come un coniglio, e ti odieranno alla stragua di mio
padre. Chiudiamo la storia, e potrai vivere la tua vita, dopo –
Harry la guardò. – Hai un piano? –
Un ghigno perverso si disegnò sulle labbra rosse di
Merope. – Non mi serve un piano – rispose, - Andremo al Ministero, dove si
trova Voldemort, e combatteremo. Chi vorrà venire con
noi, sarà libero di farlo. La nostra sarà l’ultima battaglia, quella in cui
ognuno potrà prendersi la propria vendetta –
- Ma è da pazzi! – disse
Ron, inserendosi finalmente nella conversazione.
- Non è da pazzi – ribatté Merope, - Non serve un
piano: io andrò lì e sconfiggerò Voldemort… -
- Ma i Mangiamorte?
–
- Non saranno un problema, per me –
Merope soffermò lo sguardo su Harry. – Mi rimane
solo una cosa da fare. Intanto, radunate qui tutti i membri dell’Ordine della
Fenice, e tutti coloro che vogliono combattere. Questa
sera, daremo inizio all’atto finale –
- Cosa devi fare? –
domandò Hermione.
- Parlare con
Silente – rispose Merope, e uscì dal Sotterraneo.
Sapeva dove si trovava l’oggetto di
cui aveva bisogno, lo sentiva.
Non poteva riportare in vita i morti, ma poteva
fare in modo di richiamarli dal loro oblio per poter
parlare con loro. Le serviva un oggetto magico potente, uno specchio che
riflettesse l’anima di chi non poteva più solcare questa terra… Lo Specchio
delle Brame.
Camminò fino al secondo piano, accorgendosi di
qualcuno che la seguiva.
- Cosa vuoi? – domandò,
senza voltarsi.
- Ariana, cosa
hai fatto? –
Era Draco. Aveva la voce
strozzata, spaventata, di chi non riconosce qualcosa nonostante la conosca da
sempre.
Merope si girò di scatto, digrignando i denti,
irritata per come l’aveva chiamata.
- Ariana è morta – ripetè,
- Smettetela di chiamarmi con il suo nome. Io non sono lei -
- Non è vero – ribatté Draco,
- Cosa hai fatto per diventare così? Non ti riconosco
più… -
- Non mi riconosci perché sono Merope, non Ariana!
– disse la ragazza, - Ariana ti ha fatto l’onore di morire tra le tue braccia
l’altra notte… Rassegnati, se n’è andata. Ti amava, ma non era il suo destino
vivere in pace con te… Lei stessa te lo aveva detto all’inizio: trovati un’altra. Fallo –
Fissò il biondo, notando la sua espressione
sconvolta e triste. I suoi sentimenti non la toccavano minimamente, ma si
rendeva conto che quello che aveva detto era doloroso. Fare male era la sua
missione.
- Tu non puoi essere lei… - disse, - Ariana era
troppo forte per morire. Non avrebbe mai accettato di diventare quello che sei
tu -
Merope fece una smorfia. – Invece ha accettato. Di
lei non rimane più nulla. Non cercarla in me –
Si voltò per andarsene, ma Dracol’afferrò per un braccio e la costrinse a guardarlo in
faccia. Si fissarono, occhi negli occhi, per quella
che parve un’eternità.
Merope non capiva cosa volesse da lei: ricordava
ogni momento che Ariana aveva passato con lui, quanto fosse stata felice di
appartenere a quel ragazzo dalle iridi color tempesta, quanto lo avesse amato,
al punto da essere disposta a tutto per salvarlo… Ma lei era un’altra, non
provava nulla per lui…
- Che cosa vuoi da me? – domandò, a un centimetro
dalla bocca di Draco.
- Rivoglio Ariana – rispose lui, - La rivoglio, e sono disposto a tutto per lei. La tua è solo una
maschera, lo so. Sono stato in grado
di capirlo già una volta… Lo so che stai facendo di tutto per mostrare quello
che non sei, ma non ci riuscirai con
me. Io ti conosco –
Merope sorrise amaramente. – Mi dispiace, biondino, ma di Ariana non rimane più
nulla – disse, - Ti stai sbagliando, perché era Ariana la maschera che tentava
di nascondere me… Ora che è caduta, hai scoperto chi è veramente la ragazza che
amavi –
Continuarono a guardarsi negli occhi, con Merope
che ogni secondo che passava si sentiva sempre più nervosa. Quegli occhi grigi
le stavano trapanando le iridi verdi, sondando dentro la sua anima.
- Smettila di guardarmi in questo modo – sibilò la
ragazza, infastidita.
Draco la lasciò andare, e lei ne
approfittò per girarsi e proseguire per la sua strada. Aveva la sgradevole
sensazione che quella battaglia mentale l’avesse vinta lui.
Spinta da qualcosa di
inspiegabile, si voltò un momento e lanciò un occhiata a Draco,
in piedi in mezzo al corridoio.
- Rivoglio Ariana, Merope – disse lui.
Senza dire nulla, Merope si girò e raggiunse la
scala, salendo al quarto piano. Aprì una porta, poi un’altra ancora, fino a
raggiungere una sala nascosta e non molto grande. In un angolo, un grosso
oggetto era coperto da un telo bianco.
Con passo deciso, Merope raggiunse l’oggetto e con
uno strattone tirò via il lenzuolo. Lo Specchio delle Brame, dalla
elaborata cornice dorata, riluceva nella luce soffusa del mattino.
Con un sorriso soddisfatto, Merope alzò una mano, e
lo Specchio fluttuò al centro della sala, le zampe di leone che si poggiarono
con un tonfo sordo sul pavimento.
Il grande vetro era impolverato, e riusciva a
distinguere a malapena la sua sagoma. La sua mano si mosse ancora, e la
superficie tornò di nuovo pulita.
Erano due le cose che desiderava
più al mondo: sconfiggere Voldemort e parlare con
Silente.
Non vide nessuna delle due.
In realtà, non vide proprio nulla.
Lo Specchio delle Brame non rifletteva la sua
immagine, ma solo quello che le stava intorno. E non mostrava nemmeno quello a cui il suo cuore anelava di più…
Perplessa, studiò la superficie liscia, passando
sopra un dito dall’unghia nera. Possibile che quello che desiderasse di più
fosse il nulla?
Con un alzata di spalle,
fece un passo indietro e fissò lo Specchio.
- Io, Figlia
delle Tenebre, chiedo di parlare con Albus Silente –
recitò, con una nota minacciosa nella voce.
Sapeva che avrebbe funzionato, perché poteva fare
quello che voleva. Non stava infrangendola la regola che le era stata imposta.
La superficie dello Specchio tremolò come acqua,
poi diventò bianca. All’inizio sembrò fumo, poi si delineò
una sagoma, seduta su una sedia, avvolta dalla candida nebbia.
Albus Silente sedeva immobile,
le mani giunte in grembo e l’espressione serena. La lunga barba argentea
poggiava sul petto, gli occhi azzurri che scintillavano dietro le lenti degli
occhiali.
- Salve, professor Silente – disse Merope, con un
sorriso.
- Salve, Ariana – disse il vecchio mago. – Posso
sapere come hai fatto a metterti in contatto con me? Mi incuriosisce
molto… Sei molto più dotata di quanto immaginavo –
Merope ghignò. – Non finga di non sapere – ribatté,
- Sa benissimo cosa ho fatto… Altrimenti non sarebbe stato così tranquillo. Ah…
non mi chiami Ariana –
Silente annuì. – Scelta difficile, la tua – disse,
- Diventare come tuo padre… Non avevi detto che non lo eri? –
- Ciò che sono o non sono credo non sia di suo
interesse – ribatté Merope, - In fondo, ha lasciato che diventassi quello che
sono ora, o mi sbaglio? -
Silente sospirò, quasi rassegnato. – Perché mi hai chiamato, Merope? – domandò.
- Voglio sapere se lei era a conoscenza della
Profezia – rispose la ragazza, - Voglio sapere se lei aveva previsto che alla
fine sarei diventata quello che lei aveva sempre cercato di farmi combattere…
Lei sapeva? -
Silente abbassò lo sguardo sulle sue mani strette
in grembo, e scosse leggermente il capo. – Cosa ti serve saperlo,
Merope? – chiese.
- Mi serve per capire se il destino esiste o meno – rispose secca
Merope, - Mi serve per rendermi conto se quella di Ariana era una battaglia
persa in partenza, oppure se aveva una speranza di vincere… -
Silente la guardò, ma lei non seppe dire cosa
passava nei suoi occhi. – Parli di Ariana come se fosse un’altra persona – disse, - Come se lei non esistesse più… -
- Ariana è morta – disse Merope, irritata dal fatto
che il mago non le stesse dando le risposte che voleva,
- Lo sapeva meglio di me che dentro di lei vivevo io, Merope Riddle. Entrambi avete cercato di
soffocarmi, rinchiudendomi in una prigione di speranza che Ariana aveva
costruito credendo di poter essere diversa… Ma lei, sapeva, non è vero? Sapeva
che non sarei rimasta nell’ombra per sempre, perché diceva sempre quanto Ariana
assomigliasse a suo padre -
- Mi dispiace per il trattamento che ti ho
riservato – disse Silente, calmo, - Ma non ho potuto farne a meno. Tutte le
volte che ti guardavo, vedevo tuo padre. Non posso negarlo –
- Che bisogno c’era di ricordarmelo tutte le volte?
– domandò Merope, - Sapeva di ferirmi –
- Certo che lo sapevo – ribatté Silente, - Ma
dirtelo ti ha fatto crescere nella convinzione di non voler essere come lui… -
- Non mi dica che era necessario – sbottò Merope, - Non venga a dirmi che aveva previsto
tutto, perché non ci credo –
Silente abbassò un momento il capo. – No, non avevo
previsto assolutamente nulla – disse, - Non sapevo cosa sarebbe successo. Non
conoscevo nemmeno la Profezia che voi avete trovato. Non sapevo nulla, di tutto quello che sarebbe
accaduto dopo –
Merope rimase in silenzio, irritata. La risposta
che aveva ottenuto non la soddisfava.
- Non ci credo – disse, - Lei sospettava qualcosa…
Perché ha sempre cercato di soffocarmi? -
- Io non ti ho mai soffocato – disse Silente, - Se
ricordi, ho sempre detto che assomigliavi in modo stupefacente
a tuo padre, e che potevi diventare come lui. Ma non
ti ho mai detto che se lo fossi diventata, saresti stata malvagia quanto lui –
- Cosa sta dicendo? –
- Sto dicendo che, forse, non sei
ancora esattamente come tuo padre – spiegò calmo Silente, - Sto dicendo,
che diversamente da quanto credi tu, Merope, Ariana è ancora viva dentro di te
–
Merope socchiuse gli occhi, fissando la sagoma
seduta del vecchio mago. Non lo capiva.
- Si sbaglia – obiettò, - Ariana è morta, perché
tra noi due solo una poteva vincere. Quella sono io. Sono io la Chimera -
Silente sorrise. – Esatto, tu sei la Chimera. Ma la Chimera è
l’unione di due elementi opposti. Se Ariana non fosse ancora viva dentro di te,
non saresti quello che sei ora –
Merope si innervosì. No,
Ariana era morta, non la sentiva più. Se n’era andata, le aveva lasciato campo
libero…
- Se Ariana non fosse ancora viva, - continuò
Silente, - Tu non staresti cercando di sconfiggere tuo padre, ma ti saresti
unita a lui -
- Non è vero – protestò Merope, - Io voglio
uccidere mio padre perché è per colpa sua se sono stata imprigionata per anni,
e ho divuto ingoiare tutta la rabbia e il dolore di
Ariana… -
Silente sorrise di nuovo, di fronte alla sua
cocciutaggine. – Non capisci? Ariana non aveva la forza di compiere la scelta
che ha fatto Merope, ma è rimasta perché può ancora guidare le tue azioni. Se
lei non ci fosse, in questo momento tu non saresti qui a pormi le sue domande –
Incrociando le braccia, Merope fissò il vecchio. –
Parla di lei come se la stimasse molto, ma non lo ha
mai dimostrato… -
- Ho sempre detto che è una strega molto dotata –
convenne Silente, - Ha enormi capacità… La stimo molto, certo -
- Ma non le voleva bene,
vero? –
Silente taque un momento.
– Ha rinunciato a tante cose per seguire la missione che le ho assegnato –
disse, - Ha fatto scelte che non avrei augurato a nessuno di fare… Tuttavia…
Mentirei dicendo che provavo per lei lo stesso affetto che provavo per Harry
Potter –
Sul viso di Merope si disegnò un ghigno: lo aveva
immaginato.
- Non sono stupita… - disse, - Nemmeno Ariana le
voleva poi così bene… Voleva il suo affetto, ma quando ha visto che non aveva
speranza di riceverlo, ha lasciato perdere -
- C’è molta rabbia dentro di te, Merope – disse
Silente, tranquillo, fissandola con i suoi occhi azzurri.
La ragazza fece una smorfia. – E come potrebbe
essere altrimenti? – disse, - Ho cercato di essere quello che non sono per
anni, e sono stata disprezzata per il sangue che mi scorre nelle vene. Avrei
potuto seguire le orme di mio padre e diventare la più potente delle sue serve…
Non l’ho fatto, ma non per questo mi sono state risparmiate tante sofferenze.
Ariana ha sofferto perché le sono state tolte le poche cose che amava, e di riflesso anche io ho provato dolore. La rabbia
che credeva di aver soffocato in realtà ha alimentato me, rendendomi ogni
giorno più forte. E io non sono come lei. Non sono
disposta a subire in silenzio, a rimanere nell’ombra in nome di un piano che
salverà il mondo magico. Non lascerò che mi usino come una marionetta
esattamente come ha fatto Ariana… Sarò io a dettare le regole del gioco, questa
volta –
- Sei veramente orgogliosa di quello che sei
diventata? – domandò Silente.
- Orgogliosa?
– disse Merope, - Non c’è orgoglio nel diventare un mostro… Nonostante Voldemort sia mio padre, lo disprezzo. Mi ha rinnegata per anni, per poi cercarmi quando ha capito che
potevo diventare pericolosa. Forse se mi avesse cresciuta
lui, lo avrei adorato… Ma così non è stato, e per questo io lo odio. Voglio
ucciderlo non perché voglio salvare il mondo magico,
ma per vendetta personale –
- Egoismo,
dunque? – esordì Silente.
- Egoismo – annuì Merope, - L’unico sentimento che
Ariana non ha mai provato… E’ per puro egoismo che sto facendo tutto questo. E
ne sono contenta –
Silente sembrò voler dire qualcosa, ma rimase in
silenzio. Si guardò le mani per un momento,
sospirando.
- Cosa sta pensando? –
domandò Merope. – Ha capito di aver sbagliato, contribuendo a far nascere un
mostro? Anzi, due. Mio padre, e me -
- No, non è questo che penso – rispose Silente, -
Mi dispiace. Non volevo costringerti a un destino del genere… Ma credo sia
stato necessario –
- Né Harry né Draco
sarebbero stati in grado di fare una scelta del genere – concluse
Merope, - E nessuno dei due avrebbe potuto comunque farla. Sono una creatura
del male poteva ricevere il Potere, sono stati loro a dirmelo. Quindi, immagino che
l’unica che rispondeva alle loro rischieste, fossi io
–
- Già… Non avrei mai immaginato che Voldemort trovasse una fonte di magia così potente – disse
Silente, osservandola quasi incuriosito, - Che cosa sei in
grado di fare? –
- Tutto. L’unica regola che non posso infrangere, è
quella di riportare in vita i morti –
- Per questo per parlare con me hai usato lo
Specchio delle Brame, vero? – Silente sembrava divertito, - Sapevi che una
delle cose che desideravi di più al mondo era parlare con me… Ma non ti viene
un dubbio? –
- Quale? – domandò Merope, sospettosa.
- Forse quello che ti sto dicendo
è esattamente quello che vuoi sentirti dire
– rispose Silente, - Che le risposte che ti ho dato sono quelle che volevi avere. Se lo Specchio mostra i
nostri desideri, perché non dovrebbe anche farci sentire quello che desideriamo? Chi ti dice che questa sia la vera verità? –
Merope fissò il vecchio. Aveva ragione lui.
- Non mi avrebbe posto questa domanda, se non fosse
stato il vero Silente – disse, - E
lei lo è. Sta solo cercando di confondermi… -
- Potrei benissimo essere un semplice riflesso –
disse Silente, - Potrei essere un fantasma che risponde ai tuoi desideri… Non
pensi che forse quello che ti ho detto è solo quello
che volevi sentirti dire? –
Merope fissò il vecchio mago con il disprezzo
dipinto sul volto. Sorrise, comprendendo quello che Silente aveva in mente.
- Non è facendomi credere che Ariana sia ancora
viva dentro di me, che riuscirà a farla tornare – disse, - Ormai se n’è andata
per sempre… Non tornerà, e anche se lo farà, moriremo insieme -
- Quindi è la tua vita che
hai dato in cambio di questo? – disse
Silente.
- Sì – rispose Merope, - Ed è per
questo che Ariana ha lasciato che fossi io a condurla alla fine. Che io
sia buona o malvagia, alla fine morirò, perché è il prezzo che devo pagare per
ottenere la mia vendetta. E Ariana, morta o viva che sia, perirà con me. E
siccome la più forte tra le due sono io, è giusto che sia io a mettere la
parola fine a questa storia –
Silente abbassò il capo e lo scosse tristemente.
Merope si voltò, dandogli le spalle.
- Ho avuto le mie risposte – disse, - Addio -
Alzò una mano per interrompere il suo incantesimo,
ma si fermò. Tornò a guardare il vecchio, in silenzio.
C’era qualcosa che le diceva che non era ancora
finita. Doveva fare ancora un’ultima cosa.
- Harry
Potter, vieni qui – disse, sapendo che la sua voce
avrebbe raggiunto il Bambino Sopravvissuto.
- Cosa vuoi fare? –
domandò Silente, apparentemente sereno.
- Le darò l’illusione che Ariana sia ancora viva –
rispose Merope, - Lascerò che Harry parli
con i suoi genitori –
Silente spalancò gli occhi azzurri. Merope sorrise
davanti al suo stupore: lo stava prendendo in giro? No. Sentiva che per
guadagnare la fiducia di Harry, dargli la possibilità di parlare con i suoi
genitori serviva allo scopo.
- Addio – disse Merope.
- Addio, Ariana
–
E l’immagine nello Specchio svanì, lasciandolo
vuoto.
In quel momento la porta della stanza di aprì, ed entrò Harry, solo. Si guardò intorno, incuriosito.
Fissò lo Specchio, quando lo riconobbe.
- Che cosa vedi? – chiese Merope, invitandolo ad
avvicinarsi.
Harry guardò la superficie, rapito. – Vedo la mia
famiglia – rispose.
Merope alzò una mano e toccò la superfice
dello Specchio. Di nuovo, il vetro sembrò incresparsi, poi li vide: James e
Lily Potter salutavano felici e tristi al tempo stesso.
- Salve, signori Potter – disse Merope, - Avete
fino al tramonto -
Harry la guardò confuso, prima di tornare a fissare
lo Specchio.
- Harry –
chiamò Lily Potter all’improvviso.
Il Bambino Sopravvissuto sembrò pietrificarsi.
Rimase immobile, mentre tutti i membri della sua famiglia lo chiamavano per
nome, felici.
- Questo è il mio regalo per te – disse Merope,
avviandosi verso la porta, - Parla con
la tua famiglia. Hai tempo fino al tramonto -
E senza aggiungere altro, Merope si chiuse la porta
alle spalle, lasciando Harry solo con i propri desideri.
Spazio
Autrice
Ho deciso di farvi un regalo e postare prima il
capitolo, anche perché vorrei concludere prima che
inizi la sessione esami… XD
Comunque, questo capitolo lo trovo davvero significativo. Merope ha avuto finalmente modo di parlare
con Silente e ottenere le risposte che le servivano, o che voleva sentirsi dire…
Diciamo che voglio lasciarvi nel dubbio fino all’ultimo:
il Silente con cui ha parlato Merope è quello vero, oppure solo un’illusione? Ma
soprattutto, quello che ha detto è la verità, oppure è
solo quello che Merope, e di riflesso Ariana, voleva sentirsi dire?
Ringrazio tutti per le recensioni, e continuate a
seguirmi! Aggiornerò il più presto possibile!
Merope entrò nella Sala Grande, osservando
soddisfatta il lavoro che, con i suoi nuovi poteri, aveva compiuto in pochi
secondi: il soffitto era stato sanato, le colonne di marmo erano di nuovo al
loro posto, le finestre erano di nuovo integre. Ora, la Sala era piena di gente
che parlava a bassa voce. Riconobbe i signori Weasley,
i gemelli, Lupin e altri membri dell’Ordine. In più, c’erano anche coloro che avevano fatto parte dell’ES, l’Esercito di
Silente: Neville Paciock, Luna Lovegood,
Ginny e tanti altri. E poi, tante persone che non conosceva nemmeno di vista.
Qualcosa nell’animo di Merope si agitò. Era
l’impazienza. Aveva resistito fino a quel momento, ma ora iniziava a diventare
nervosa: fremeva di eccitazione al pensiero di scontrarsi con suo padre.
Sentì gli sguardi di tutti puntare verso di lei, in
piedi sulla scalinata di marmo, pronta a dominare la scena. Forse in quella
situazione Ariana sarebbe arrossita, ma non Merope.
Passò in rassegna i volti conosciuti, e con piacere
notò quando fossero spaventati dalla sua nuova natura. Dovevano temerla, era
giusto così.
Harry, Hermione, Ron e Draco non c’erano. Aveva parlato con loro prima di fare la
sua teatrale entrata in Sala. Il piano era semplice: Harry si sarebbe tenuto a
distanza finchè lei non avesse avuto Voldemort in pugno. Per il resto, erano liberi di fare
quello che volevano.
Merope guardò fuori dalle finestre, godendo del silenzio che la sua presenza aveva portato. Era
buio fuori, da due ore il sole era tramontato.
- Buonasera
a tutti voi – disse, un sorriso gelido disegnato sulle labbra rosse, - Chi di
voi è qui, significa che vuole prendere parte all’ultima battaglia che
combatteremo per la salvezza del mondo magico… Ci sono poche cose da dire. Ho
scelto di diventare mio padre per offrire a tutti voi la possibilità di sperare in un futuro migliore… Non mi
aspetto che capiate: nessuno tranne chi si trova nella mia situazione può farlo
-
- Che cosa sei? – domandò qualcuno, tra la folla.
Merope cercò l’interlocutore con lo sguardo: era un
ragazzo giovane, forse un membro dell’ES. Sotto il suo sguardo di ghiaccio, il
ragazzo sembrò farsi piccolo piccolo.
- Che cosa sono? – disse Merope, - Sono qualcosa che sfugge alla vostra comprensione. Sono
quanto più vicino a una Dea esista su questa terra. Non ho limiti, se non
quelli che io stessa mi impongo. E Voldemort
è uguale a me. Per questo sono l’unica che può sconfiggerlo -
Sorrise, assaporando un attimo di silenzio.
- Vi chiederete perché vi ho voluti
qui – continuò, - Questa notte, io mi rececherò al
Ministero della Magia per affrontare Voldemort. Avrei potuto benissimo andarci da sola, ma voglio offrirvi
l’opportunità di prendervi la vostra vendetta,
esattamente come farò io. Chi di voi vorrà seguirmi dovrà però sapere che una
volta entrati nel Ministero, non avrò altro obiettivo che Lord Voldemort. Se vi troverete in una brutta situazione, non
sperate nel mio intervento: non ho intenzione di fare da guardia del corpo a
nessuno. Se morirete, sarà solo responsabilità vostra -
Tacque, osservando i presenti. Sembravano quasi
scossi dalle sue parole.
- Fra un’ora, lascerò Hogwarts
– proseguì, - Ho rotto l’incantesimo che era stato posto su questa scuola: ora
chiunque può Smaterializzarsi… Se volete seguirmi, tenetevi pronti -
Con queste ultime parole, Merope si voltò e lasciò
la Sala, percorrendo uno dei corridoi che portava alla stanza dello Specchio
delle Brame. Harry e gli altri la aspettavano lì.
- Allora? – domandò Harry.
Merope si chiuse la porta alle spalle. – Ho detto
quello che dovevo dire – rispose, - Tra un’ora
partiamo –
Sentiva lo sguardo di Draco
trapanarle la nuca, e la cosa la infastidì. Un fulmine squarciò il cielo
notturno.
- Harry, le mie istruzioni sono le seguenti –
continuò Merope, ignorando il biondo, - Fa quello che vuoi, ma non farti ammazzare. E quando io ti chiamerò per uccidere Voldemort, non dovrai esitare un
momento a rispondere, chiaro? Questa è l’ultima occasione che abbiamo, l’ultima, mi sono spiegata? Se falliamo,
allora sarò io a ucciderti -
Fissò Harry con occhi di fuoco, e il ragazzo sembrò
comprendere appieno. Annuì in silenzio, mentre lei scrutava gli altri.
- Voi potete fare quello che volete – disse, - Le
regole sono le stesse per tutti gli altri: non mi intralciate
-
Rivolse un’ultima occhiata a Draco.
Il biondo continuava a guardarla come se sperasse di veder tornare Ariana da un
momento all’altro.
- Malfoy, se vuoi
affrontare tuo padre, sei libero di farlo – disse, -
Questa è la battaglia dove ognuno di noi prenderà la propria vendetta: è anche
un tuo diritto, immagino -
- Credi che abbia bisogno del tuo permesso, Merope? – ribatté Draco,
acido.
La ragazza ghignò. – No, non lo credo – rispose, - Era
solo un’invito, il mio… -
L’intento del biondo era provocarla, lo aveva
capito. Ma non aveva voglia di stare al gioco, perché
non capiva dove lui volesse arrivare. Si voltò, guardando fuori da una
finestra.
- Preparatevi – disse, - Ci vediamo nella Sala
Grande tra poco -
Senza voltarsi indietro,
Merope raggiunse il parco di Hogwarts. Come sempre,
aveva bisogno della solitudine per prepararsi.
Passeggiando lungo il prato spazzato dal gelido
vento che lei aveva evocato, sotto il cielo nero come inchiostro, ripensò alla
sicurezza che aveva avuto Ariana quando si era apprestata a combattere contro Voldemort. Questa volta, lei non era pienamente sicura di
vincere, nonostante ora si trovasse sullo stesso piano di suo padre. Ma aveva l’intenzione di fare tutto quello che era in suo
potere, perché non aveva più nulla da perdere.
Non poteva prevedere il futuro, e non sapeva come
sarebbe andata a finire. L’unica cosa che sapeva, era che questa volta non
voleva passare inosservata. Si
sarebbero ricordati di lei.
Avrebbe dato una eclatante
dimostrazione dei suoi poteri, per fare in modo che nessuno si sarebbe mai dimenticato
della Chimera, la Figlia delle Tenebre. Era nata per distruggere, e avrebbe distrutto.
La mano corse alla bacchetta magica nascosta nella
tasca dei pantaloni. Com’era accaduto quella mattina, le sembrò un semplice
pezzo di legno vuoto, ma lei sapeva che dentro il nucleo magico era ancora
vivo.
Il cuore dell’Ungaro Spinato pulsava di energia, e
lei aveva intenzione di usarlo.
Alzò la bacchetta e mormorò: - ExpectoPatronum–
Quando vide la polvere argentata fluire dalla
punta, aggiunse: - Rendi reale ciò che fu
reale –
Con un guizzo, l’Ungaro Spinato si
issò davanti ai suoi occhi, non più fatto di fumo grigio e scintillante,
ma di carne e squame vere. Dispiegò le ali nere, ruggendo al cielo senza
stelle.
Con un sorriso soddisfatto, Merope osservò la sua
cavalcatura. Il drago era enorme, dalle corna ricurve e la
coda puntuta e velenosa. Gli occhi gialli rilucevano sinistri, le zanne
brillavano bianche e letali.
Senza un rumore, l’Ungaro Spinato abbassò la testa
alla sua altezza, e drago e ragazza si guardarono negli occhi. Il fiato
bollente scompigliò la chioma ribelle di Merope, ma lei rimase impassibile.
- Ora sei libero anche tu – disse, fissando le
iridi oblique del drago, - Ho rotto le catene della tua prigione, e insieme
combatteremo in questa battaglia. Vendetta
sarà il tuo nome, perché per la vendetta ci ricorderà il mondo -
Il drago continuò a fissarla, poi mosse il capo
come in un cenno di assenso e inarcò il collo. Ruggì al cielo tutta la sua
rabbia, mentre Merope lo osservava estasiata. Non c’era meglio di una bestia
del genere per rendere memorabile l’ultimo giorno della sua vita.
A un suo cenno, il drago si accucciò per
permetterle di salirgli in groppa. Quando fu montata, l’Ungaro Spinato aprì le
ali e spiccò il volo, diretto al portone della scuola.
Poco dopo, il drago nero atterrò davanti a Hogwarts, sollevando una nuvola di polvere. Merope smontò
con un gesto fluido, e spalancò il portone.
Tutti quelli che erano rimasti della Sala Grande si
voltarono di scatto, vedendo entrare la figura esile ma al tempo stesso
assurdamente imponente della ragazza. Con un sorriso soddisfatto, Merope
camminò con il mento in alto e lo sguardo di ghiaccio fino al centro della
Sala. Sapeva di incutere timore, ed era contenta.
- Chi di voi vuole partecipare alla battaglia, mi
segua – disse solamente.
Si girò e uscì di nuovo
dalla scuola, sentendo i passi della gente seguirla a debita distanza. L’Ungaro
Spinato indietreggiò per far passare la folla, senza perdere di vista per un
momento la sua padrona.
Qualcuno esclamò alla vista del drago nero, in
piedi sul prato di Hogwarts. Merope salì in groppa
alla creatura, attendendo che tutti si riunissero nel parco. Ai margini del
gruppo vide Harry, Ron, Hermione e Draco.
- Ci Materializzeremo
davanti al Ministero della Magia – spiegò Merope, - Chi di voi non è in grado
di farlo, si faccia portare da qualcuno. Non attaccate finchè
non sarò io a darvi l’ordine. Dopodichè,
sarete liberi di fare quello che volete -
Il silenzio che seguì le confermò che le sue parole
erano arrivate dove voleva lei. Si sistemò una ciocca di capelli dietro la
spalla, poi continuò: - Bene. Si parte –
Schioccò le dita, e nel giro di qualche secondo si
ritrovò davanti all’ingresso principale del Ministero della Magia. Le alte
colonne di marmo rilucevano sotto la luna, mentre dalle finestre si intravedevano i lampi guizzanti delle fiamme nei camini.
Merope, in sella all’Ungaro Spinato, ispirò l’aria
notturna, sentendo nelle narici il sapore di qualcosa a lei conosciuto.
Percepiva la presenza di qualcosa di molto simile a lei, ed era certa che fosse
altrettanto. Suo padre non si sarebbe mai aspettato di vederla lì, però.
Con tanti sordi pop,
alle sue spalle si Materializzarono tutti coloro che
avevano deciso di seguirla. Vide i signori Weasley, Remus Lupin, Malocchio Moody, i
gemelli Fred e George, Neville Paciock, GinnyWeasley… Ariana avrebbe
temuto per loro, lo sapeva, ma lei provava solo una grande indifferenza. Non le
importava cosa sarebbe successo loro…
Con uno scatto, voltò il capo verso l’ingresso del
Ministero. Aveva fretta, e il tempo passava inesorabile.
Diede una pacca sul collo squamoso del drago,
cercando di controllare l’eccitazione.
- Andiamo, la vendetta ci attende -
Gettò un’ultima occhiata alle sue spalle, per
accertarsi che fossero arrivati tutti. Vide Harry in fondo alla folla.
Con la coda dell’occhio, Merope notò un volto
affacciato ad una delle finestre. Doveva essere un Mangiamorte, perché era vestito di nero.
Poteva ucciderlo, ma non lo fece. Non le importava
che potesse andare ad avvertire il Signore Oscuro.
Anzi.
L’Ungaro fece un passo avanti, e lei si preparò.
Voleva un’ingressoteatrale, e lo avrebbe avuto.
Con una mano afferrò una delle punte cervicali del
drago, e alzò l’altra.
- E adesso, prova a fermarmi – mormorò.
Con un’esplosione assordante, una porzione del muro
della facciata del Ministero crollò verso l’interno,
con l’Ungaro Spinato che saltava i calcinacci e con un ruggito faceva irruzione
dell’ingresso. Una delle colonne si accartocciò su se stessa, mentre i pezzi di
vetro schizzavano impazziti da tutte le parti.
Con uno stridore d’artigli, il drago scivolò sulla
superficie liscia del pavimento, investendo uno dei Mangiamorte
che erano accorsi per vedere la scena. L’uomo finì
contro la fontana dei Magici Fratelli, gemendo di dolore.
Un getto di luce verde saettò verso Merope, ma
svanì a pochi centimetri da lei. Si voltò per vedere chi l’avesse attaccata,
mentre i suoi compagni iniziavano ad entrare dentro il
Ministero, cominciando la battaglia.
BellatrixLestrange
si stagliava nella sala, i capelli neri che ricadevano pesanti sulle spalle e
il solito sguardo folle. La fissava come se fosse un fantasma, e ci mise
qualche secondo a riconoscerla.
- Buonasera,Bellatrix – disse Merope, smontando dal drago per
lasciarlo andare a combattere.
La donna non rispose, continuando a guardarla con
la bocca aperta. Indietreggiò di un passo, poi si voltò e di corsa sparì lungo
un corridoio.
Merope sorrise davanti al terrore che aveva
suscitato. Non cercò di fermarla, perché non era lei che voleva.
Si girò. Decine di Mangiamorte
combattevano contro i membri dell’Ordine della Fenice, scagliando maledizioni
ovunque. Alcuni lupi mannari cercavano di assalire Neville Paciock,
che venne soccorso da Lupin. Malocchio Moody se la stava vedendo con Macnair,
mentre i gemelli Fred e George con altri due Mangiamorte.
Merope passò in rassegna i volti delle persone con
distacco, alla ricerca del suo obiettivo. Voldemort
non c’era. Forse la stava aspettando da un’altra parte.
Vide Harry, Ron, Hermione
e Draco in fondo alla Sala, diretti verso uno dei
corridoi. Li raggiunse si corsa.
- Seguitemi! – ordinò.
Sentiva la presenza di suo padre, ma non aveva
voglia di girare tutto il Ministero alla sua ricerca. Chiuse gli occhi,
concentrandosi.
Allora lo vide.
Voldemort, seduto
su qualcosa di molto simile a uno scranno imperiale, il mantello adagiato alla
sua destra, immobile. Era in una sala molto grande, forse…
- Il Reparto Misteri – disse Merope, aprendo di
scatto gli occhi.
Raggiunse le scale e scese, seguita a ruota da
Harry e gli altri. Imboccò un corridoio, eccitata, e arrivò finalmente davanti
alla porta del Reparto Misteri.
Poi li sentì alle sue spalle.
Due Mangiamorte, e FenirGrayback, il lupo mannaro.
Prima che avessero modo di fare alcunché, Merope li
immobilizzò con un solo guizzo delle dita.
- Che diavolo… - sbottò Grayback,
con la sua voce roca.
La ragazza li guardò uno a uno,
divertita. Erano ridicoli.
- Potrei uccidervi subito – disse, - Senza farvi
soffrire più di tanto… Ma non voglio -
Guardò Ron edHermione. – Pensate di potervi occupare di loro? – domandò.
I due si guardarono un momento. – Sì – rispose a
bassa voce Ron.
Non le sembrò convinto. Tornò a guardare i tre, poi
mosse rapidamente la mano, e i Mangiamorte e Grayback stramazzarono al suolo, morti.
Vedere i corpi inerti dei tre non le diede alcuna
sensazione, e nemmeno il fatto di averli uccisi
con un solo movimento della mano. Come se non fosse accaduto nulla, Merope
si voltò e spalancò la porta del Reparto Misteri. Non si accorse nemmeno di
come la stavano guardando Harry e gli altri.
Si ritrovarono in una sala circolare dalle molte
porte. Vide Hermione farsi avanti, la bacchetta in
pugno.
- Siamo già stati qui, so come funziona – disse
risoluta.
Merope fece una smorfia. Non aveva voglia di
perdere altro tempo.
- Ci penso io – disse.
Hermione la fissò per un momento,
poi si fece da parte. Merope raggiunse la prima porta a sinistra, la guardò per
un attimo, poi con un botto, il battente volò in avanti, completamente
scardinato.
Soddisfatta, attraversò la cornice rimasta,
ritrovandosi davanti nientemeno che LuciusMalfoy.
Il Mangiamorte impugnava
la bacchetta, lo sguardo beffardo puntanto su di
loro, i lisci capelli biondo platino che rilucevano
nella poca luce della stanza.
- Ci rincontriamo,
ragazzina – disse, viscido.
Merope sorrise. – Già. Come è
piccolo il mondo, vero? – ribattè, - Sei ancora vivo? Non lo avrei mai sospettato,
sai? –
Il labbro di Lucius si
arricciò. – Nemmeno io avrei mai pensato che fossi in grado di sopravvivere
così a lungo… E lo stesso vale per mio figlio – disse, gelido.
Merope gettò un’occhiata a Draco.
– Non sono qui per te, Malfoy – disse, - E non ho
tempo da sprecare per uno stupido Mangiamorte come
te, quindi lasciaci passare e minaccia qualcun altro con quella bacchetta –
- Il Signore Oscuro ti
ucciderà comunque – disse Lucius, - Sarai anche come
lui, ma non hai speranze… -
Merope alzò gli occhi al cielo, esasperata. – Oh,
ma quando siete patetici – disse, -
Siete troppo stupidi per capire… Ma lasciamo perdere. Draco, se vuoi tuo padre è pronto
ad affrontarti –
La ragazza superò LuciusMalfoy e raggiunse la porta seguente, sentendo qualcuno
gridare alle sue spalle. Da chissà dove vide sbucare BellatrixLestrange, i capelli che le fluttuavano sulle spalle spettinati. Si piazzò di fianco a Lucius, la bacchetta puntata verso di lei.
- Oh, ma guarda chi si vede… - disse Merope, - Cosa
ci fai qui, Bellatrix? Non sei a fare la schiavetta
del tuo Signore? -
- ‘Sta zitta, ragazzina –
ribatté Bellatrix, - Non abbiamo paura di te –
Merope fece un passo verso di loro, il ghigno
malefico dipinto sul volto.
- Davvero, non avete paura di me? – disse con voce
flautata, - Allora perché non mi attaccate? Cosa state
aspettando? -
Ma prima che potessero anche
solo rispondere, le loro bacchette volarono via, adagiandosi a terra. I due Mangiamorte, basiti, rimasero immobili.
- Ops, scusate, sono stata più rapida di voi! – continuò Merope, divertita –
Ma tanto non avete paura di me, o sbaglio? Una
bacchetta a cosa può servirvi davanti a una ragazzina indifesa? -
- Avevo sempre saputo che il Signore
Oscuro si sbagliava sul tuo conto – disse Bellatrix,
- Avrebbe dovuto ucciderti, come fece
con tua madre… -
Merope la fissò, incuriosita. – Conoscevi mia
madre? – domandò.
- Certo che la conoscevo – rispose la donna, - Tutti la conoscevano…
Ma nessuno sapeva che lei e il nostro Signore avevano avuto… te. Evidentemente non avevo studiato
bene il mio piano -
La ragazza strizzò gli occhi, senza comprendere
appieno le parole della Mangiamorte. Qualcosa le
sfuggiva.
- Cosa vuoi dire? -
Gli occhi di Bellatrix
scintillarono. – Ho fatto uccidere io
tua madre – rispose, - Sono stata io che ho detto al Signore
Oscuro che stava facendo il doppio gioco, quando non era vero… Se non fosse stato per me, tua madre sarebbe ancora
viva –
Merope incassò quelle parole senza battere ciglio,
conscia che Harry, Ron, DracoedHermione la stavano guardando. Persino LuciusMalfoy sembrava stupito.
In quel momento la ragazza comprese a cosa potesse
portare la gelosia. Che sua madre fosse morta per mano di una sua alleata non
le importava: in ogni caso Zahira non le aveva mai
voluto bene. Forse con il tempo le cose sarebbero cambiate, ma il tempo non lo avevano avuto…
- L’hai fatta uccidere perché ti aveva soffiato il
posto di cocca del Signore Oscuro – disse Merope,
sapendo che era così, - La odiavi per quel motivo… Per questo Voldemort non ti aveva rivelato della mia esistenza.
Credeva potessi fare la stessa cosa con me -
Bellatrix la fissò. – Con il mio
gesto ho liberato il Signore Oscuro della sua unica debolezza – disse, - Mi sarà grato per
sempre… Era vulnerabile quando c’era quella donna… -
Merope si avvicinò ancora. Non provava alcuna
rabbia per quella donna debole e stupida: credeva veramente di ferirla, dicendole la verità?
- Che mia madre sia viva o sia morta non mi importa, Bellatrix – sibilò, -
E che sia stata tu a farla uccidere, non mi interessa. Immagino condividevate
le stesse idee, quindi molto probabilmente vi
assomigliavate anche… Non avrei mai desiderato una madre come te. Solo… Bè, hai ragione, con me hai sbaglianto
i tuoi calcoli… Mi stai deliberatamente provocando… -
Merope si avvicinò a Bellatrix,
e le due si squadrarono per un momento in silenzio. Mezzo metro le saparava, e nessuno accennava a muoversi.
- Hai potuto provocare la morte di mia madre –
continuò la ragazza, - Ma io non sono una stupida strega da quattro soldi. Io
sono la Chimera, la Figlia delle Tenebre, e devi temermi quanto temi mio padre -
Merope fissò la Mangiamorte
negli occhi, leggendo nelle iridi scure dalle palpebre pesanti la paura.
Sorrise davanti al terrore che stava lentamente istillando in quella donna fuori di testa, pronta a idolatrare un mago mezzosangue e
seguirlo nella sua causa folle. Prima di farla sparire dalla faccia della
terra, voleva farle capire cosa significava provare panico.
Fece un altro passo avanti, mentre Bellatrix rimaneva immobile. Più la donna guardava quelle
iridi verdi e demoniache, più il suo volto si deformava dalla paura. Aveva il
labbro inferiore che tremava incontrollabile.
Merope si chiese cosa vedesse nei suoi occhi…
La Mangiamorte distolse
lo sguardo, puntandolo a terra. Poi, credendo di coglierla di sorpresa, puntò
la bacchetta contro di lei e cercò di formulare un incantesimo.
- Ferma –
mormorò Merope.
Bellatrix rimase come pietrificata.
Spalancò la bocca, e gli occhi guizzarono a destra e sinistra.
- Ariana… -
Merope alzò una mano, infastidita da quel nome.
- Ho tutto sotto controllo, Harry – sibilò, - E non
chiamarmi Ariana -
Puntò nuovamente lo sguardo su Bellatrix.
Sapeva benissimo che voleva attaccarla.
- Non pensare di essere furba, ragazzina – disse
una voce alle sue spalle.
Era LuciusMalfoy, che le puntava la bacchetta alla nuca, baldanzoso.
Merope rimase immobile, colta alla sprovvisa ma non
preoccupata, con i due Mangiamorte che la
accerchiavano. Con la coda dell’occhio guardò per un momento Malfoy senior, poi fece un mezzo sorriso.
- Credete davvero di spaventarmi con due bacchette?
– domandò, - Il vostro Signore non vi ha ancora mostrato tutto il suo
potenziale, se pensate di potermi fermare così -
La terrà tremò, edHermione lanciò un grido. I capelli di Merope fluttuarono
leggeri, mentre senza neanche un movimento, i due Mangiamorte
finivano in aria e poi contro un muro, urlando. Con un tonfo atterrarono sul
pavimento, storditi.
Merope fece un passo verso di loro. Alzò la mano
sinistra, e LuciusMalfoy
rimase immobile, incapace di muoversi. Bellatrix,
senza fiato, si rannicchiò contro la parete.
- Non immischiarti, Malfoy
– ringhiò la ragazza, - Non sarò io a uccidere te… Ma farò fuori lei -
- Sei un mostro – sputò Bellatrix,
acida.
- Mai quanto voi – ribatté Merope.
La sua mano destra si alzò, disegnando in aria un
ghirigoro. Fumò blu comparve dal nulla, avvolse la sua figura e poi guizzò
verso la Mangiamorte riversa a terra.
- Addio, Bellatrix –
disse.
Con un grido, la donna finì avvolta nel fumo
bluastro, si mosse per qualche secondo, poi non rimasero che i suoi vestiti
vuoti.
Merope puntò lo sguardo su Lucius:
era terrorizzato, e guardava ciò che restava della Mangiamorte
con gli occhi spalancati.
- Draco – chiamò Merope,
- Tuo padre è pronto ad affrontarti -
Si voltò di spalle e raggiunse la porta, ignorando
le occhiate disgustate che qualcuno le aveva indirizzato. Con un cenno invitò
Harry, Ron edHermione a
seguirla, poi appoggiò la mano sulla maniglia.
- Buona fortuna, Malfoy –
disse rivolta al giovane biondo, scrutando i suoi occhi d’argento, - Ariana ti
manda la sua benedizione -
- E io la mia – ribatté Draco, con un cenno del capo.
Merope annuì, poi aprì la porta e lasciò i due Malfoy al loro destino.
La sala seguente era vuota, ma la ragazza sentiva
sempre più vicino la presenza di colui che doveva
affrontare. Varcò un altro salone vuoto, poi arrivò davanti all’ennesima porta,
questa volta nera.
Si fermò e sorrise. Appoggiò una mano sulla
superficie liscia, chiudendo gli occhi.
Lo sentiva. Era dall’altra parte.
- Non entrare finchè non
sarò io a chiamarvi – disse ancora con gli occhi chiusi, - Avete capito? -
Era eccitata, sentiva l’energia fluire nelle sue
vene come un liquido corrosivo che voleva essere rovesciato. Finalmente, faccia a faccia.
La maniglia cigolò sinistramente quando venne abbassata. Merope varcò la soglia, immersa
dall’oscurità, ma la riconobbe comunque: era la sala delle Profezie. In fondo,
si distingueva ancora lo strano arco in cui era sparito SiriusBlack. Respirò a fondo quell’aria strana, satura di
odio.
Lo vide, seduto sul suo scranno d’oro intarsiato.
Lord Voldemort, il viso bianco che riluceva nel buio
nella sala, gli occhi rossi scintillanti. Il mantello nero sulle sue spalle
copriva il bracciolo del suo trono, la veste scura che nascondeva le gambe
calzate in stivali marroni.
Merope avanzò, il sorriso disegnato sulle labbra
rosse. A due metri di distanza da Voldemort si fermò,
senza mai distogliere i suoi occhi da quelli del Signore
Oscuro. Piegò il braccio destro e si esibì in un perfetto inchino.
Un vento gelido spazzò la sala, lo stesso che
accompagnava sempre la Figlia delle Tenebre. I capelli di Merope svolazzarono,
così come il mantello di Voldemort.
- Buonasera,
padre – disse.
Spazio
Autrice
Ed eccomi di nuovo! Mi scuso per il ritardo, ma non
riesco proprio a trovare il tempo di scrivere… Oltretutto, sono in fase “depressione
totale”, il che non aiuta proprio… (mai successo che
nonostante capiate che una certa persona è uno scemo di prima categoria,
continui a piacervi? E che vi state facendo assurdamente e
sadicamente male da soli? -.-)
Comunque, bando alle ciance. Ormai siamo agli
sgoccioli: ancora più o meno due o tre capitoli e
abbiamo finito. Mi sembra incredibile, non pensavo riuscissi a concludere veramente… Mi stupisco di me stessa!
Finalmente, il vero scontro padre-figlia avrà
luogo: Merope contro Voldemort.
Ah, in questo capitolo si è scoperta la verità
sulla morte di Zahira, la madre di Merope-Ariana: in
realtà non aveva mai fatto la doppiogiochista, ma era sempre stata la serva del
Signore Oscuro. Bellatrix,
che era gelosa della sua posizione, aveva raccontato una bugia a Voldemort, dicendogli che Zahira
lo stava tradendo: ecco perché lui l’ha uccisa. Solo in seguito scoprì che in
realtà non era vero, e per questo non aveva rivelato a Bellatrix
chi fosse veramente Ariana…
Smemo92: eh eh, tutte le tue domande sono esattamente quelle che
volevo vi poneste. Per le risposte dovrai attendere, ma alla fine si capirà
tutto. D’altro canto, aveva detto di fare attenzione a tutto ciò che Merope
avrebbe detto ho fatto: è rimasto veramente qualcosa
di buono in lei oppure no? Ti ringrazio per i complimenti! Baci!
Kaimy_11: non ti preoccupare, non
finirà certo in tragedia! Non sono così sadica! Silente ha fornito le sue solite
risposte ingarbugliate e misteriose: tempo al tempo,
la verità verrà a galla! Baci!
DarkViolet92: ti ringrazio tantissimo
per i complimenti! Preferisco adottare uno stile più semplice e mi impongo determinate scelte stilistiche perché non voglio
essere la solita autrice che scrive storie volgari o troppo scontate: è troppo
facile avere successo in quel modo! Baci!
Kiketta182: figurati! Per me l’importante
è che leggiate e che vi piaccia! E’ la massima aspirazione per uno scrittore,
no? Comunque, sono contentissima che apprezzi la mia storia: è un po’ diversa
dalle solite, ma meglio cambiare ogni tanto, no? Baci!
Ringrazio tutti coloro che
continuano a leggere: resistete, ormai siamo alla fine!
Merope alzò lo sguardo, incontrando gli occhi rossi
di suo padre, illuminati da quello che lei riconobbe come stupore. Sì, Lord Voldemort era stato
appena preso alla sprovvista.
- Non credevo potessi arrivare a tanto – disse lui,
mascherando la sua sorpresa dietro un ghigno divertito – Hai avuto fegato -
- Quella che hai conosciuto era Ariana – disse
Merope, - E Ariana il coraggio non lo aveva. Ha lasciato che sia io, Merope, a
fare quello per cui a lei mancava la forza –
Voldemort fece un cenno di assenso
con il capo. – Giusto. La ragazza allevata da Silente non poteva essere in
grado di fare una scelta simile… Capisco ora quello che ho perso, non riuscendo a farti passare dalla mia parte… Ma non
importa –
Merope fece un passo indietro, per lasciare che suo
padre si alzasse. Con un gesto fluido, il Signore
Oscuro fece indietreggiare lo scranno imperiale e raccolse il mantello.
- Potter è qui? – domandò.
- Sono tutti qui
– rispose Merope, - Sono venuti a prendere la loro vendetta… -
Era impaziente. Non voleva continuare a parlare, e
la mano destra le tremava convulsamente.
- E io la mia – aggiunse.
Un enorme globo di luce rossa si formò tra di loro,
quando la Figlia delle Tenebre diede inizio all’ultima battaglia. Con un rumore
di tuono si scagliò contro Voldemort, lasciando una
scia bruciata sul pavimento.
- Padre contro figlia? – gridò il Signore Oscuro, schivando l’incantesimo, - Ci uccideremo a
vicenda, lo sai! -
Merope indietreggiò, pronta a continuare a lottare.
Era troppo impaziente per stare a discutere, ma
comprese le parole di Voldemort.
- Morirò comunque, padre! Ma verrai via con me! – gridò.
“Avanti,
Figlia delle Tenebre, scatena tutta la tua potenza. Umilialo,
sconfiggilo… uccidilo”.
E Merope non attese.
La Chimera era pronta.
La Sala venne inondata di
luce azzurra, mentre il pavimento si crepava davanti alle iridi spalancate
della ragazza. I capelli iniziarono a fluttuare impazziti, davanti alla furia
della Figlia delle Tenebre.
E lo stesso accadde con Voldemort.
Entrambi stavano scatenando tutta la forza che era
contenuta nei loro corpi ora mortali.
“Vieni a me,
Vendetta. Conduci qui la tua furia”.
E dal nulla, comparve l’Ungaro Spinato che poco
prima aveva lasciato nell’ingresso del Ministero. Il drago ruggì in direzione
di Voldemort, poi balzò dispiegando le ali e gli
saltò addosso.
Prima che la bestia avesse modo di spalancare di
nuovo le fauci, un altro drago, anch’esso nero come la notte, comparve e gli si
lanciò addosso. Le due creature rotolarono di lato, avvinghiate l’una
all’altra.
- Rifiuti il corpo a corpo,
Merope? – gridò Voldemort, ghignando.
L’espressione di suo padre la fece imbestialire. Le
stava dando della codarda.
Il pavimento si crepò ancora quando la ragazza fece
un passo avanti, le mani tese a creare una barriera di luce bianca. A pochi
metri dall’obiettivo fu costretta a scartare di lato, per evitare i due draghi
che si affrontavano a morsi e unghiate.
Voldemort passò all’attacco.
Si Smaterializzò per poi ricomparire dietro di lei,
scagliandole addosso un globo di fuoco nero.
Merope svanì nel nulla, e l’aria prodotta dal suo
spostamento fece fluttuare il telo dell’arco in fondo
alla sala. Riapparve vicino ad alcuni degli scaffali
piedi di palle di vetro contenenti profezie, e li fece crollare tutti in un
colpo solo.
Uno dei lampadari del soffitto si staccò
all’improvviso, e Merope lo schivò appena in tempo. I draghi rotolarono di nuovo
vicino a lei, lasciando sul pavimento una scia di sangue nero e bollente.
Con un fischio, richiamò l’Ungaro Spinato. Il drago
si divincolò e la raggiunse con un balzo. La ragazza salì in groppa con un
agile salto, mentre con la mano imprigionava l’altro drago.
- Qual è il tuo piano, Merope? – domandò Voldemort, osservandola sul dorso dello Spinato.
- Distruggerti – rispose la ragazza.
Il drago di Voldemort si
liberò dall’incantesimo, raggiungendo il suo padrone e piazzandosi davanti a
lui. Merope colpì con i talloni i fianchi dell’Ungato
Spinato, lanciandolo all’attacco.
- Smettila di usare quello stupido animale! – gridò
Voldemort, Smaterializzandosi, - Sono stufo di
giocare! -
La ragazza si voltò in cerca del Signore
Oscuro, individuandolo vicino all’arco chiuso dal telo…
Balzò giù dallo Spinato, lasciandolo libero di
affrontare l’altro drago, e scagliò un’incantesimo
verso Voldemort.
Il getto di luce bianca saettò rapidissimo,
cozzando contro l’arco con un fragore assordante e facendolo crollare a terra.
Per un attimo credette che il Signore
Oscuro perdesse l’equilibrio, rischiando di cadere oltre il velo, ma scomparve
nel nulla per riapparire alle sue spalle, vicinissimo tanto da sentirne il
fiato sul collo.
- Facciamo sul serio – soffiò Voldemort,
- Vediamo di cosa siamo capaci -
Merope si voltò di scatto, alzò le mani e lanciò un
incantesimo. Voldemort lo parò creando una barriera
di luce nera, poi attaccò a sua volta.
Con un guizzo, Merope svanì per un momento, poi riapparve.
“Avanti,
Merope, scatena tutta la tua ira… la nostra ira”
La voce risuonò nitida nella mente della ragazza,
rimbombando come in una grotta. Ma non era la stessa voce che aveva sentito
quando era stata a Stonehenge… Le risultava
stranamente familiare, come l’eco di un ricordo perduto…
Spiazzata, non si accorse che Voldemort
aveva lanciato contro di lei un getto di fuoco viola… Fece appena in tempo a
pararlo, ma il contraccolpo la fece volare indietro di dieci metri,
scaraventandola sul pavimento.
Stordita, Merope si portò una mano alla testa senza
capire. Il dolore fisico in quel momento non le interessava… Voleva
comprendere…
“Rialzati, Merope. Cosa
stai facendo? Non possiamo perdere tempo…”
La voce risuonò di nuovo nel suo cranio,
assurdamente familiare. Rimase immobile, fissando senza vederlo il pavimento
sotto di sé, dimentica di tutto. Non poteva essere…
Le parole del Signore
Oscuro la riscossero immediatamente. Stampandosi un ghigno sul viso, la ragazza
si rialzò, spolverandosi i pantaloni.
- Scusa – disse, - Ero distratta… Dove eravamo? -
Come se niente fosse, tornò all’attacco, scagliando
getti di luce colorata contro il Signore Oscuro, che
li parò senza sforzo. Non stavano ancora facendo sul serio, lo sapeva.
La maledizione andò a colpire il muro alle spalle
della ragazza, facendo crepare le pareti. I due draghi, ancora avvinghiati
l’uno all’altro, rotolarono a pochi metri da loro, finchè
uno dei due, Vendetta, finì scaraventato contro la parete.
Con un rumore assordante, il corpo enorme della
bestia sfondò il muro già ricoperto di crepe, fino a rotolare nell’altra stanza
sollevando una nuvola di polvere bianca.
“Harry!”
Fu di nuovo la voce nella testa di Merope a parlare
per prima. La ragazza si voltò verso il muro sfondato, dove il drago nero si
stava rialzando scrollando il capo. Sentì le grida di qualcuno, molto
probabilmente Hermione.
Girando su se stessa, si
Smaterializzò per poi ritrovarsi di fianco al Bambino Sopravvissuto.
- Allontanatevi! – gridò Merope, avvertendo la
presenza di Voldemort a pochi metri da lei. –
Allontanatevi! -
Si voltò di scatto, pensando a un modo per metterli
in salvo.
- Anche tu qui, Potter? – sibilò la voce glaciale
di Voldemort.
Il Signore Oscuro comparve
dal nulla, troppo vicino a Harry per i gusti di Merope. Il ragazzo alzò la bacchetta velocissimo, pronto a scagliare l’incantesimo
che avrebbe dovuto uccidere il suo nemico.
Merope scattò come una molla. Compiendo un balzo
che non avrebbe mai potuto fare se non fosse stata la
Figlia delle Tenebre, saltò addosso a Voldemort,
cercando di immobilizzarlo con un incantesimo. Rotolarono per alcuni metri,
finendo sopra i calcinacci della parete caduta.
- Harry! Allontanati da qui! – gridò.
Sapeva che ormai Voldemort
lo aveva visto, e che avrebbe tentato di ucciderlo il
prima possibile. Non poteva rischiare.
Si rialzò di scatto, pronta a dare fondo a tutte le
sue energie.
Alzò le mani, disegnando nell’aria uno strano
arabesco. Fumo rosso comparve alle sue spalle, scagliandosi contro Voldemort e facendolo finire
trenta metri più indietro.
Merope ne approfittò. Si voltò, e con un
incantesimo che produsse un’onda d’urto bianca, sfondò le pareti davanti a lei,
una dopo l’altra, come le tessere di un domino. Solo quando vide le scale che
portavano di sopra si fermò.
- Andate! – disse a Harry, Ron edHermione, - Aiutate gli altri mentre io mi occupo di
lui! -
Merope tornò a voltarsi, giusto in tempo per
schivare la maledizione di Voldemort. Contrattaccò,
quando la voce si fece ancora viva.
“Draco”
Spinta da una forza invincibile,
Merope fu costretta a lanciare un’occhiata alle sue spalle: aveva dimenticato i
Malfoy… Avrebbero dovuto essere ancora lì…
Qualcosa la colpì forte sulla fronte, provocandole
un dolore lancinante alla testa. Liquido
rosso e caldo le colò sugli occhi. Gemendo, si accorse di aver abbassato la
guardia per colpa di quel pensiero, e tornò ad affrontare Voldemort.
- Non distrarti così facilmente, Merope – la
redarguì il Signore Oscuro, sorridendo malignamente, -
Potresti farti male… -
Con un tuono che squarciava l’aria, Merope alzò un
muro di fuoco tra lei e suo padre, un fuoco nero e viola, che eruppe dal
pavimento con un ruggito. Sentì il soffitto sopra di lei scricchiolare
sinistramente, ma non spostò lo sguardo dal Signore
Oscuro.
Non sapeva quanto tempo aveva ancora, ma si rendeva
conto che era comunque poco. Lei e suo padre si eguagliavano, e sarebbe stato
così fino alla fine. Doveva escogitare un modo per poterlo battere, in fretta.
Voldemort attendeva oltre il muro di
fuoco, fissando la figlia con un sorriso sardonico sul volto serpentesco.
- Cerchi di guadagnare tempo, Merope? – domandò, beffardo, - Cosa stai aspettando? Vieni qui e uccidimi, se credi di poterlo fare -
- Io non ti ucciderò – ribatté Merope, - Sono qui
per umiliarti, per farti provare quello che tu hai fatto
soffrire a tutti gli altri… -
“Avanti,
Merope, non ci rimane molto tempo… E’ uguale a noi, ma noi siamo due… Lui è uno solo”.
Merope mosse leggermente il capo, infastidita e
confortata al tempo stesso da quella voce familiare.
“D’accordo, mi darò da fare”.
Con un guizzo, le fiamme di
spensero, lasciando campo libero alla Figlia delle Tenebre. Merope corse
in avanti, poi compì una piroetta su se stessa e attaccò.
Voldemort indietreggiò di alcuni
metri, colpito dall’onda d’urto scagliata dalla figlia. Alzò le mani e dal
nulla sbucarono serpenti neri che cercarono di avvolgersi intorno al corpo
della ragazza.
Con un sibilo, i rettili svanirono, bruciati dal
fuoco prodotto dalla Chimera.
Per quella che parve un’eternità, padre e figlia di
scambiarono attacchi sempre più violenti e sempre più mortali, senza che
nessuno riuscisse ad avere la meglio. Persino quando i
due draghi si annientarono a vicenda, stramazzando al suolo avvolti da un globo
di fuoco nero, Merope e Voldemort non diedero segno
di riuscire ad avere la meglio sull’altro.
Poi, la ragazza si accorse di una cosa. Il
soffitto, ormai pieno di crepe che ogni istante si allargavano sempre di più,
sarebbe crollato. Da sopra provenivano le grida della battaglia, e se la volta
sarebbe veramente crollata, ci sarebbe stata una strage…
“Non puoi permette che muoiano. Fai qualcosa”
Digrignando i denti davanti a quell’ordine, Merope
spinse lontano Voldemort, imprigionandolo in una
gabbia di sbarre fatte di luce, e pronunciò: - Vieni a me, Spirito della Terra, sostieni il mondo affinchè
l’umanità non cada –
Come enormi dita fatte di roccia e terra, pilastri
naturali sbucarono dal pavimento martoriato del Reparto Misteri, andando a
sostenere il soffitto pericolante. Il suolo tremò per un momento, lasciando poi
nella Sala il silenzio più assoluto.
Merope tornò a guardare Voldemort,
ormai libero dalla sua prigione. Lui la fissò con una strana luce negli occhi,
e poi prima che lei potesse fare qualcosa, con un solo cenno della mano sfondò
il soffitto, producendo un buco perfettamente concentrico. Un paio di quelli
che sembravano membri dell’Ordine della Fenice caddero
a terra insieme alle macerie, gridando.
Senza aggiungere altro, il Signore
Oscuro si alzò in volo e raggiunse il piano superiore. Merope, infuriata dalla
sua fuga, fece altrettanto. Si Smaterializzò, ritrovandosi
nella sala di Ingresso del Ministero.
Mangiamorte e membri dell’Ordine e
dell’ES si affrontavano da ogni parte, lanciando incantesimi a raffica, mentre
quelli che dovevano essere lupi mannari stavano accerchiando un gruppo di maghi
del Ministero. La Fontana dei Magici Fratelli era distrutta, e l’acqua per
terra rendeva il pavimento scivoloso.
Con la coda dell’occhio, Merope vide Harry
combattere contro un Mangiamorte, insieme
a Ron ed Hermione. Lupin, pochi metri più
avanti, era appena caduto a terra, ma si rialzò subito. I signori Weasley erano alle prese con un gruppo di servi del Signore Oscuro, insieme a Fred e George. Degli altri, Merope
non vide nessuno.
- Vuoi dare spettacolo, vero? – chiese la ragazza,
tornando a guardare Voldemort.
- E’ giusto che il mondo veda ciò di cui siamo
capaci – replicò il Signore Oscuro.
Merope attaccò, dirigendo un getto di luce azzurro
contro suo padre. Gli incantesimi degli altri maghi, lanciati a caso, li
colpivano senza produrre alcun danno. Erano i soli in grado di distruggersi a
vicenda.
E anche questa volta, come due fronti
temporaleschi, i due contendenti si affrontarono con la furia degli elementi,
distruggendo tutto ciò che c’era intorno a loro, senza distinzione alcuna.
Ogni secondo che passava, i due erano sempre più
stanchi, e Merope iniziava a rendersi conto che le sue speranze di vincere
diminuivano sempre di più. Per quanto si impegnasse,
non riusciva a batterlo.
Qualcuno gridò quando uno dei pilastri di marmo
cadde con un fragore assordante, inondando la sala di schegge acuminate. Merope
finì a terra, scrisciando fino quasi all’uscita del
Ministero. Sentì la pelle delle mani bruciare mentre sfregava sul pavimento di
marmo pieno di macerie e sassi.
In lontananza, vide Harry gettato all’indietro da
un incantesimo di un Mangiamorte, solo. Si rialzò, ma
non fu abbastanza veloce, perché il mago lo disarmò, afferrando al volo la sua
bacchetta.
Merope scattò in piedi, gettando un’occhiata a Voldemort, e uccise il Mangiamorte
con un solo colpo.
Gli occhi di Merope si ridussero a due fessure,
quando lanciò il suo nuovo attacco. Lampi squarciarono il cielo nero, mentre il
vento entrava a forza nel Ministero della magia. La gente che lottava lì
intorno fu costretta a indietreggiare, perché un cerchio di fuoco nero e giallo
si fornò intorno a i due
contendenti. Il muro di fiamme si alzò per un attimo, quando la ragazza fece un
passo avanti.
Il terreno si crepò sotto i piedi di Merope, mentre
Voldemort lanciava il suo incantesimo non verbale
contro di lei. Saltò di lato, e il pavimento crollò lasciando un buco dal quale
si intravedeva il piano di sotto.
- Acqua,
vieni a me. Purifica ciò che è melvagio – pronunciò.
L’acqua della Fontana dei Magici Fratelli sparsa
sul pavimento si condensò in una nuvola di vapore, formando quello che sembrava
una sorta di enorme serpente marino traslucido. L’essere fluttuò scagliandosi
contro Voldemort, che contrattaccò creando un mostro
di terra. Le due creature si scontrarono l’una contro l’altra, annullandosi a
vicenda.
Fuoco azzurro avvolse la figura di Merope, quando
invocò il nuovo incantesimo.
- Aria, vieni
a me. Spazza via tutto ciò che incontri -
Anche questa volta, l’elemento rispose al suo
richiamo. Un turbine grigio si formò al centro dell’anello di fuoco, diventando
sempre più grande man mano che i secondi passavano.
L’aria frustava il volto di Merope, scompigliandole i capelli e gettando nello
scompiglio la sala. Poi, a un suo cenno, il vortice si spostò dirigendosi verso
Voldemort.
Il Signore Oscuro evocò
una maledizione, e il tornado implose dall’interno scagliando tutt’intorno
dardi infuocati. Merope lì parò con una barriera magica, ma vide che molti di coloro che stavano combattendo vennero colpiti in pieno.
- Terra,
vieni a me. Riprenditi ciò che ti spetta -
Il terreno sotto i piedi di
Voldemort prese a tremare violentemente, crepandosi
in più punti.
Radici nodose, nate chissà dove, spuntarono fuori tentando di avvolgere la sua
figura, ma invano.
Il suo attacco fu devastante,
tanto da far volare Merope indietro di diversi metri, cadendo dritta nel fuoco
nero e giallo. Rotolò, imprigionata in una specie di rete invisibile, fino a
ritrovarsi fuori dall’anello di fiamme, immobile, a terra.
Si issò sulle braccia, per
rialzarsi, ma si rese conto di non riuscirci. Fece forza, richiamando a sé i
suoi poteri, ma si accorse che non dipendeva da un’incantesimo. Era la fatica, a impedirle di
rimettersi in piedi. Improvvisa, incontrollabile, la fatica si faceva sentire,
sottraendole energie.
Subito, alla sua mente tornò la situazione in cui
si era trovata Ariana, di quando aveva capito di
essere stata sconfitta. Di quando aveva chiesto, urlato, di essere uccisa.
Stava accadendo di nuovo? Era stata appena battuta?
Digrignò i denti, reprimendo con tutta la
determinazione che aveva in corpo la volontà di sbattere violentemente i pugni
sul pavimento e gridare. Fissò il proprio riflesso sul pavimento bagnato, gli
occhi verdi e demoniaci spalancati, i segni neri sempre più visibili sulla
carnagione pallida.
Non poteva fallire di nuovo, non poteva.
Era già successo una volta, ed era stata Ariana a immolarsi per lei…
Ariana…
Vide i piedi di Voldemort
avvicinarsi, ma il suo sguardo fu catturato da qualcun altro, lontano ma ben
riconoscibile.
Draco.
DracoMalfoy
era ancora vivo, ferito e sanguinante, ma vivo. E
combatteva, combatteva come una furia contro qualsiasi Mangiamorte
gli si parava davanti, con un solo e unico obiettivo:
raggiungere lei.
E poi loro: Harry, Ron edHermione. Feriti anch’essi, ma che continuavano a lottare,
mettendoci tutto l’impegno di cui erano capaci.
Combattevano, perché lei gli aveva dato la speranza.
Fissando il pavimento, Merope rimase in silenzio,
dimenticandosi persino dove si trovasse. Le mani le tremavano, e solo ora si
rendeva conto di avere male d’appertutto.
Sangue viscido le colava dalla ferita sulla testa, e uno squarcio sulla gamba
pulsava dolorosamente.
“Rialzati”
- Devo ammettere una cosa – disse Voldemort, puntando contro di lei un dito per tenerla
ferma, - Nonostante tu abbia deciso di rimanere la serva di Silente, sei
davvero qualcosa di speciale. Sei davvero degna
di essere mia figlia -
Qualcosa di strano prese possesso della Chimera,
qualcosa che non era più orgoglio o compiacimento. La Figlia delle Tenebre
sarebbe stata felice di quelle parole, suggello del suo immenso potere. Ma non Merope, in quel momento.
Non Ariana.
- Io non sono tua figlia -
Le parole di Merope uscirono dalla sua bocca contro
la sua volontà, dure come il ghiaccio. Continuando a fissare il pavimento, i
capelli che coprivano il suo viso, rimase
pietrificata.
- Io non sono tua figlia, perché io sono meglio di te -
Non era possibile… Pensava di averla
definitivamente sconfitta…
“E’ giunto il
momento che io torni a prendere il comando”
No… Ariana era morta… Non poteva essere ancora
viva, dentro di lei…
Allora, capì le parole di Silente: la Chimera era
formata da due esseri, da due opposti…
“Hai perso…
Lascia che sia io a condurci in questi ultimi istanti”
Ariana non se n’era mai andata: si era solo fatta
da parte. Aveva lasciato che la rabbia prendesse possesso del suo corpo, ma non
aveva lasciato che invadesse la sua mente. Si era accucciata in un angolo, a
guardare quello che la sua gemella del buio stava facendo, ma non si era
lasciata morire… Nonostante la sconfitta, nonostante l’odio, nonostante la
sofferenza, era sopravvissuta, guidando in modo impercettibile le azioni della
Figlia delle Tenebre.
Era Ariana la più forte tra le due, lo era sempre
stata.
E allora, Merope si fece da parte, lasciando Ariana
libera di tornare a vivere.
La ragazza sorrise, guardando il proprio riflesso
distorto sul pavimento insanguinato. Sorrise, sapendo che Silente aveva
ragione, che in fondo non era totalmente malvagia…
Mosse leggermente il capo, issandosi sulle braccia.
Guardò Draco, troppo distante per
potergli parlare, ma per lei incredibilmente vicino. Lui lo sapeva, lo
aveva visto nei suoi occhi quando Merope gli aveva intimato di non avvicinarsi:
aveva visto che Ariana era ancora viva. Aveva creduto in lei.
Sorrise, mentre i suoi occhi tornavano a essere di
quel verde naturale e così simile a quello del Bambino Sopravvissuto. Sorrise, felice di poter essere lei a mettere la parola fine.
- La sai una cosa, padre? – disse, ancora senza guardarlo, - Non mi rendi orgogliosa
di essere come te… Semplicemente perché io sono e sarò sempre meglio di ciò che
sei tu -
Sorretta da un fuoco bianco, Ariana si rialzò
sorridendo, costringendo Voldemort ad arretrare. Si
rialzò, perché la sconfitta non doveva essere sua, questa volta. Aveva battuto
Merope, la sua parte malvagia, avrebbe sconfitto anche il Signore
Oscuro.
- Fuoco,
vieni a me. Purifica il male di questa terra -
Voldemort volò in aria, avvoltò da fiamme scarlatte, gridando di dolore e colto
alla sprovvista.
Aveva ancora pochissimo tempo, lo sentiva. Doveva
chiudere il sipario.
Senza lasciare il tempo al Signore
Oscuro di formulare un incantesimo, lo attaccò di nuovo, rinchiudendolo in una
cella fatta di fuoco color acciaio.
Con lo sguardo, cercò Harry, pronta
a chiamarlo quando fosse stata pronta.
Voldemort afferrò le sbarre, il
volto deformato dal dubbio. Aveva creduto di averla in pugno, ma si era
sbagliato.
Con un ultimo sforzo, Ariana costrinse il Signore Oscuro a rimanere immobile, ma non servì. Con un
colpo, si liberò e corse verso di lei.
Ariana gli saltò addosso, e caddero a terra,
rotolando. Cercò di immobilizzarlo, avvolgendogli intorno
corde invisibili, ma lui si opponeva ostinatamente.
- Harry!
Tieniti pronto! – gridò mentalmente al Bambino Sopravvissuto.
La luce dell’alba iniziava a filtrare all’interno
di ciò che rimaneva del Ministero della Magia, e il
tempo a disposizione di Ariana stava finendo.
- Non riuscirai ad uccidermi!
– gridò Voldemort, colpendola alla testa.
Ariana incassò il colpo, poi afferrò i polsi di suo
padre, cercando di prendere possesso del suo corpo. Riuscì a immobilizzarlo, ma
sapeva sarebbe bastato solo per pochissimo tempo.
- Harry,
uccidilo adesso! -
Vide Harry avvicinarsi, ma esitare. Aveva la
bacchetta in mano, sapeva la formula, ma non agiva.
- Harry, ora!
-
Non sapeva se ci sarebbe stata un’altra occasione.
Non sapeva se sarebbe riuscita a immobilizzarlo di nuovo. Sapeva solo che le
rimanevano pochi secondi, e che Harry non era in grado di ucciderlo. Non aveva
mai provato cosa significa avere il peso di una vita sulla coscienza…
Come Silente aveva sempre voluto, Harry era rimasto
l’eroe dal cuore puro e l’anima candida, quello che gli aveva permesso di
sopravvivere tutti quegli anni davanti all’odio del mondo. E così doveva
rimanere.
Ariana guardò suo padre negli occhi rosso sangue, accesi in un sorriso glaciale. Vedeva la luce dell’alba
avanzare sempre di più verso di lei, decretando la sua fine.
- Nemmeno Potter hai il coraggio di uccidermi –
disse Voldemort, - Lo avrai tu, che sei mia figlia? Non è questo l’amore? -
Non era l’amore che bloccava la bacchetta di Harry,
Ariana lo sapeva. Era la pietà, pietà che Voldemort non conosceva, ma che il Bambino Sopravvissuto
sapeva ancora inspiegabilmente provare. Pietà, e forse anche paura. Paura di dover vivere nel rimorso di aver stroncato una vita, anche
se quella del peggior mago di tutti i tempi.
Ma secondo la Profezia, Harry
doveva uccidere Voldemort… A lei spettava il compito
di sconfiggerlo…
Sentiva le membra sempre più deboli, e sapeva che
non poteva andare avanti ancora per molto. Guardò un’ultima volta Harry, ma lui
non sembrava in grado di parlare.
“E’ sia”
Credeva nella Profezia, ci credeva
ancora perché era l’unica cosa che le aveva dato la forza di combattere. Ma
poteva aggirarla, e fare in modo che tutto andasse come era
stato previsto.
- Imperio -
Ariana prese possesso del corpo di Harry,
costringendolo ad avvicinarsi. Il ragazzo alzò la bacchetta, gli occhi verdi
che mostravano il suo stupore. Rimase immobile sopra di loro, le iridi che si
muovevano ansiose come per cercare di comunicare qualcosa.
- Mi dispiace, Harry – disse Ariana, - E’ l’unico
modo che ho. Non ti sentire in colpa per qualcosa che io ti ho costretto a fare
-
- Merope… -
La voce di Voldemort
arrivò strozzata alle orecchie di Ariana, e lei si voltò a guardarlo per
l’ultima volta negli occhi rossi. C’era paura, in quello sguardo demoniaco, la paura di chi ha fallito.
- Addio, padre -
Poi, Arianacostrinse Harry a pronunciare l’incantesimo:
- AvadaKedrava! -
Spazio Autrice
Vorrei tanto vedere le vostre facce… Chissà cosa
starete pensando…
Bè, come vedete, finalmente
la nostra storia ha un finale, un finale in cui ci
sono ancora alcune cose da mostrare…
Ariana è tornata, e Merope si è dovuta fare da
parte: alla fine, tra le due, quella che sembrava la più debole si è rivelata
la più forte.
La presenza nascosta di Ariana spiega alcuni dei
comportamenti di Merope, per questo vi avevo detto di fare attenzione a tutto
ciò che diceva e faceva… Era Ariana che ha voluto lasciare a Harry la
possibilità di parlare con i suoi genitori; Ariana ha impedito a Merope di
scatenare i suoi poteri distruttivi contro chiunque,
senza fare distinzioni; Ariana ha fatto in modo che Merope cercasse di avere le
sue risposte. Lo stesso Draco aveva capito: sapeva
che in fondo Ariana non era morta, che continuava nell’ombra (come aveva sempre
fatto) a tirare i fili della storia.
Bene, come vedete il capitolo
finisce volutamente lasciando un po’ di suspance… Nel
prossimo, che sarà l’ultimo, vedrete come andrà a finire la storia, e le ultime
domande troveranno le loro risposte. Per questo motivo, aggiornerò prestissimo, credo anche nel giro di un paio di giorni!
Ora non mi rimane che ringraziare coloro che hanno recensito e che continuano a leggere!
ATTENZIONE: ultimo
capitolo! Ricordatevi di leggere l’epilogo…
Capitolo 41
Una nuova alba
- AvadaKedavra! -
Il getto di luce verde proruppe dalla bacchetta di
Harry, saettò nell’aria e colpì in pieno petto il Signore
Oscuro.
Il corpo di Voldemortvenne scosso da un tremito, e Ariana lo lasciò andare,
esausta. Voldemort si mosse, rotolando di lato e
portandosi una mano al cuore, mentre gemiti disperati uscivano dalla sua bocca
spalancata. Fumo nero lo avvolse, poi il corpo del più potente mago della
storia si immobilizzò di colpo, pietrificato.
Con un brivido, Harry tornò in sé. Fissò il
cadavere del Signore Oscuro, la bacchetta in mano che
tremava, il fiato corto come se avesse corso per chilometri.
Ariana rimase stesa a terra, tremante e senza
forze. Gettò un’occhiata al corpo di suo padre, e strisciando per qualche metro
lo raggiunse: le sembianze di Lord Voldemort erano
tornate incredibilmente quelle di Tom Riddle. Non
aveva più gli occhi rossi e la pelle bianca: sembrava un mago qualsiasi,
piegato e distrutto dalla morte come qualsiasi essere mortale.
Vederlo lì, immobile e freddo, fece uno strano
effetto ad Ariana: provò una grande e immensa tristezza. Quell’uomo dal viso
dai bei tratti e i capelli castani e fluenti come i suoi sarebbe stato suo
padre, se non fosse diventato il Signore Oscuro.
Distolse lo sguardo, per evitare di perdersi in
ricordi e rimpianti inutili.
“Il tempo sta
per scadere”
Ariana se ne rese conto. Voltò il capo verso
l’esterno, per vedere la luce dell’alba filtrare e posarsi sulle macerie. Non
sentiva niente, come se fosse diventata improvvisamente sorda. Ma vedeva gli sguardi della gente, dei Mangiamorte
e dei Membri dell’Ordine, tutti puntati sul cadavere di Lord Voldemort. E su di lei.
Era finita.
Era finita per sempre.
- Hai
compiuto la tua missione, Figlia delle Tenebre -
La voce rimbombò nella testa di Ariana, forte e
chiara.
In un moto di disperazione, si alzò in piedi. Vide
Harry avvicinarsi a lei, ma lo fermò con un cenno della mano. Poteva fare
ancora qualcosa prima di andarsene.
Corse verso l’uscita sfondata del Ministero, senza
guardarsi attorno ma sentendo che qualcuno la chiamava per nome: Ariana.
Ignorò la voce, sapendo che era quella di Draco. Aveva ancora pochi secondi, non poteva essere
egoista e pensare solo a se stessa. Aveva delle cose da mettere a posto.
Raggiunse la gradinata esterna del Ministero, e li si fermò, il petto che si alzava e abbassava
convulsamente.
Il cielo color ciclamino si stagliava sulla sua
testa, le ultime stelle che si spegnevano all’orizzonte. Il sole, rosso e
crudele, si alzava dietro le montagne, pronto a dare una nuova alba a quel
mondo martoriato in cui leinon voleva essere
ricordata.
Sentì le forze venirle improvvisamente meno. Cadde
a terra, in ginocchio, fissando i gradini di marmo.
- Ancora… solo un momento – mormorò.
- Ariana! –
La voce di Draco giunse
alle sue orecchie, bellissima e musicale come non lo era mai stata. Provò
l’impulso irresistibile di voltarsi, ma non lo fece.
- Statemi lontana! – ordinò.
Poggiò le palme delle mani a terra, sentendosi
sempre più debole. Voleva usare l’energia che le rimaneva per rimediare agli
errori suoi e di suo padre.
- Coloro che ignoravano,
dovranno dimenticare – pronunciò, - Che
la magia ritorni a essere del mondo magico, e coloro che non hanno poteri
dimentichino ciò che hanno conosciuto -
I Babbani avrebbero
scordato tutto, ritornando a vivere nelll’ignoranza…
- Ciò che venne distrutto dall’oscurità, rinasca a nuova luce – continuò, - Ciò che la vita aveva distrutto, la morte
ricostruisca –
Sentì alle sue spalle muoversi qualcosa, suoni di
pietre e mattoni che si spostavano e tornavano al loro posto. Tutto ciò che era
stato distrutto in quella guerra, sarebbe tornato come era
all’origine…
- E infine,
chiedo che tutti coloro che hanno visto, di
dimenticare Merope e Ariana – disse, con le lacrime che le rigavano le
guancie – Che il mondo magico ricordi un
solo eroe… e dimentichi la Figlia delle Tenebre -
Per quanto le costasse, era giusto così. Harry
sarebbe stato per sempre l’unico eroe della gente, così come Silente aveva
sempre detto. Ariana sarebbe rimasta nell’ombra: troppi erano stati i suoi
errori, per voler essere ricordata. La sua esistenza sarebbe stata cancellata, affinchè tutti potessero vivere per sempre nel mondo che
desideravano… Forse coloro che avevano conosciuto la
vera Ariana, avrebbero serbato qualche vago ricordo di lei… Forse.
- Figlia
delle Tenebre, è giunto il momento di tornare a noi -
Ariana si inchinò davanti
a quelle parole, scivolando sui gradini di marmo. Svuotata di ogni energia,
cadde a terra, gli occhi rivolti al cielo. Tutto intorno a lei regnava il
silenzio, un silenzio che solo lei percepiva.
In fondo, aveva sempre saputo che sarebbe andata
finire in quel modo. Inconsciamente aveva immaginato che la morte di suo padre
avrebbe comportato anche la sua.
Sorrise, sapendo che, comunque, era finita. Per sempre.
- Chimera,
ricongiungiti a noi -
E la Chimera chiuse gli occhi, per sempre.
Era buio. Buio pesto.
E poi, c’era silenzio, un
silenzio profondo e irreale.
Potevano passare secondi o anche migliaia di anni,
in quel luogo, ma sembravano la stessa cosa. Se il tempo esisteva, in quel
luogo fatto di nulla, non era possibile capirlo.
- Bentornata,
Figlia delle Tenebre -
La Chimera cercò di aprire gli occhi, vedendo solo
buio. Rimase immobile, senza nemmeno riuscire ad avvertire il suo stesso corpo.
Il luogo era lo stesso che aveva visto la prima volta a Stonehenge,
ma questa volta non avvertiva la rabbia che l’aveva poi posseduta.
- Hai
compiuto la tua missione -
La voce riverberò nel nulla come un tuono,
lasciando per un momento la Chimera stordita.
- E’ giunto
il momento per noi di prendere ciò che ci spetta – continuò l’entità che
ormai la ragazza conosceva, - Merope ZahiraRiddle, vogliamo la tua
vita -
La Chimera chinò il capo, sapendo che ormai la sua
fine era arrivata. Non c’era altra soluzione se non quella di andare…
- E’ stato un onore per me servirvi – disse, -
Grazie a voi ho potuto ottenere la vendetta a cui
aspiravo da tempo -
- Lo stesso
vale per noi, Figlia delle Tenebre – rispose la voce, - Siamo esseri superiori, e otteniamo sempre
ciò che vogliamo. Non è saggio per i mortali mettersi contro di noi –
Nel buio iniziò a brillare una luce azzurrina, che
si fece sempre più forte. Con un guizzo, si trasformò in una creatura molto
simile a un umano, la stessa che lei aveva visto la prima volta. L’essere senza
palpebre rimase immobile davanti a lei, fissandola con i suoi occhi a mandorla
senza espressione.
Una delle sue mani si mosse, e con un lungo dito
azzurro toccò la fronte della Chimera.
Un brivido percorse la
schiena della Figlia delle Tenebre, lasciandola per un momento senza fiato. Solo in quel momento
tornò a percepire il proprio corpo, fatto di carne e sangue.
Alzò il capo, e allora la vide.
Una ragazza di incredibile
bellezza, dai capelli scuri, lunghi e mossi, gli occhi verdi circondati da
segni scuri come inchiostro, mani dalle unghie nere e dalle dita affusolate. Le
labbra rosse risaltavano sulla carnagione pallida.
Era lei. O meglio, era una
parte di lei, Merope Riddle.
Ariana alzò un braccio, riuscendo finalmente a
vederlo. Studiò le proprie mani, perfettamente normali, e le passò tra i
capelli lisci.
Trattenne il respiro, scoprendo di trovarsi davanti
la sua parte malvagia.
La Chimera era l’unione di due parti opposte,
perennemente in guerra tra loro, e quelle due parti erano Merope e Ariana.
- Sapevamo
che dentro di te esistevano due persone, Figlia delle Tenebre – disse la voce,
- Ma credevamo che la luce che viveva in
te si fosse definitivamente spenta… Ci hai ingannati,
come fece tuo padre -
Ariana guardò Merope, gli occhi demoniaci
perfettamente impassibili: le fece paura quella ragazza di ghiaccio, da cui
proveniva un odio smisurato. E le fece ancora più paura rendersi conto che
quella era lei…
- Non capisco… - mormorò Ariana, - Io non vi ho ingannati… Cosa significa? -
- Ci hai
aiutato a ottenere la nostra vendetta – rispose la voce, - E per questo siamo disposti ad accettare il
compromesso… -
Ariana non riusciva a capire: compromesso? Quale
compromesso?
Poi guardò Merope, e la ragazza ricambiò con un
sorriso strafottente la sua occhiata. I suoi occhi rimasero di ghiaccio quando
parlò.
- Complimenti, Ariana. Non pensavo fossi riuscita a
sopravvivere… Credevo di averti definitivamente sconfitta. Ma in fondo è giusto
così… Sei tu quella che ha trionfato, tra noi due: sono io quella che deve
pagare -
Ariana studiò il viso della ragazza davanti a lei.
Merope era la sua parte malvagia, quella con cui
aveva convissuto per anni, e ora l’aveva davanti agli occhi. Entrambe facevano
parte della stessa persona, quella che la Profezia chiamava la Chimera…
E allora comprese.
- Accettiamo
la vita di Merope ZahiraRiddle,
risparmieremo quella di Ariana Drake –
Ariana guardò Merope, e la ragazza alzò il mento in
segno di sfida.
- E’ stato un piacere combattere al tuo fianco –
disse.
- L’aiuto che
ci hai dato è stato prezioso. Ciò che ci hai offerto in cambio dei nostri
poteri è stata la vita di Merope ZahiraRiddle, e sarà la sua vita che noi prenderemo. Smetterai di essere la Chimera, perché dentro di te non
vivranno più la luce e l’oscurità… Il male che albergava nel tuo cuore è stato
sconfitto –
Ariana sorrise: non poteva crederci… Forse aveva
una speranza…
- Quindi vuol dire che… -
mormorò.
- Sì, tu sopravviverai, anche se ci hai ingannati.
Non chiederemo vendetta, perché tu ci hai dato in cambio una vita… Una delle
due che esistevano dentro di te –
Merope si voltò di spalle e raggiunse la figura
evanescente, la testa alza e lo sguardo fiero.
- Addio, Ariana -
- Addio, Merope –
E poi, fu solo buio.
Ariana spalancò gli occhi, di scatto.
Ci mise un momento a riconoscere il volto pallido e
insanguinato di Draco, gli occhi color tempesta che
la fissavano stupefatti e pieni di sollievo.
- Ariana… - sussurrò.
La ragazza si mise a sedere, guardandosi intorno.
Il Ministero era totalmente integro, come se non
fosse mai stato il luogo di una delle più epiche battaglie della
storia. Il sole appena sorto illuminava di raggi dorati la sua facciata, mentre
maghi e streghe feriti ma vivi uscivano a contemplare la nuova alba del mondo
magico.
Vide Harry fissarla in lontananza, prima di venire travolto da un’onda umana che lo issò in aria, cantando
e urlando di gioia. Solo Ron edHermione
rimasero in disparte, guardandola stupiti e stranamente tristi.
- Ariana, stai bene? – domandò Draco.
La ragazza sorrise e annuì, poi gli gettò le
braccia al collo. Era vivo, e anche lei.
- Sono tornata normale? – chiese, guardandosi le
mani.
- Sì – rispose Draco.
In quel momento Ariana si ricordò di una cosa.
- Ma tu ti ricordi ancora
di me… - mormorò, - Non dovresti… -
- Perché? Cosa è successo?
– chiese Draco, preoccupato.
Ariana tacque, pensierosa.
Inconsciamente, aveva escluso dal suo incantesimo
di memoria le persone che in quei mesi avevano fatto parte della sua vita… Draco, Harry, Ron edHermione. Loro ricordavano, e avrebbero continuato a
ricordare sia le che Merope. Loro erano coloro che avevano conosciuto la vera Ariana.
Sorrise, felice che fosse così. Non le interessava
la fama, il successo. Voleva solo essere libera di vivere la sua vita, ora.
- Non importa, Draco… -
mormorò, sfiorando le labbra con le sue, - Non importa più nulla, ora -
Si aggrappò a lui, per alzarsi.
- Hai ucciso tuo padre? – domandò la ragazza,
guardandolo negli occhi.
- Sì – rispose Draco.
Ariana lo abbracciò. Era troppo felice per trovare le parole per descrivere come si sentiva. E che Draco fosse li con lei la rendeva
incapace anche di parlare.
Rimasero così, abbracciati l’una all’altro,
ascoltando in lontananza la gente che festeggiava. I
sopravvissuti alla battaglia, anche se feriti, gridavano la loro gioia al
cielo, salutando il nuovo giorno al grido di “Evviva il Bambino Sopravvissuto!
Evviva Harry Potter”.
- Perché la gente crede che sia stato Potter ha
uccidere Voldemort? – chiese Draco,
sopra la sua testa.
Ariana sospirò, ma sorrise.
Il mondo avrebbe creduto per sempre che Harry
Potter avesse ucciso il Signore Oscuro, quando in
realtà non lo aveva fatto avendone le intenzioni. La mano che aveva mosso la
bacchetta era la sua, ma non la coscienza.
Era crudele condannare Harry a vivere con la
consapevolezza di non meritare tutte le lodi che gli sarebbero state fatte,
Ariana lo sapeva. Ma lei voleva così: nell’ombra era
nata, e nell’ombra voleva continuare a vivere. Ora libera, però.
- Ti spiegherò tutto con calma – rispose, - Ci sono
delle cose che devo capire anche io -
Si staccò da Draco,
mentre vedeva Ron edHermione
avvicinarsi a loro. Erano entrambi pallidi, ma sembravano stare abbastanza
bene.
- Ariana… - iniziò Hermione,
ma la ragazza la fermò con un sorriso.
- Vi prego, le domande non adesso – disse, - So che
anche voi vi chiedete perché gli altri credono che sia stato Harry a uccidere Voldemort, ma c’è un motivo. Vorrei spiegarvi tutto, ma non
qui. Dite a Harry di raggiungerci a Hogwarts,
nell’ufficio del Preside, per favore –
I due annuirono, poi corsero verso la gente in
festa. Draco la guardò senza capire.
- Mi accompagni, per favore? – disse Ariana con un
sorriso.
Il biondo le porse il braccio e lei lo afferrò. Un
attimo dopo erano a Hogwarts,
nell’ufficio che una volta era stato di Albus
Silente. Il suo ritratto appeso alla parete li guardava incuriosito, gli occhi
azzurri dietro che lenti che scintillavano.
- Cosa vuoi fare? –
domandò Draco.
- Ti ricordi che quando sono arrivata a Hogwarts non sono stata smistata? – rispose Ariana,
raggiungendo uno scaffale.
Vide il Cappello Parlante appoggiato su una
mensola, afflosciato su se stesso. Quando si rese conto che la magia non
rispondeva più ai suoi comandi, Ariana ricordò di essere tornata una semplice e
normale strega. Tirò fuori la sua vecchia bacchetta dalla tasca, con un po’ di
apprensione.
Si chiese se funzionasse ancora…
- Accio Cappello Parlante!
– pronunciò.
Il Cappello si alzò in volo e lei lo afferrò. Sotto
lo sguardo incuriosito di Draco, raggiunse la
scrivania del Preside e si sedette davanti, in modo da vedere il quadro di
Silente.
Si sedette sulla sedia, e poggiò il Cappello
davanti a lei.
Da tanto tempo desiderava conoscere la casa a cui sarebbe stata assegnata, se avesse avuto modo di
essere smistata. Ora che aveva portato a termine la sua missione, credeva di
meritare almeno quello.
Trattenne il respiro, e alzò il Cappello sulla
testa. Alle sue spalle sentì il pop
di tre persone che si Materializzavano: Harry, Ron edHermione.
Con un gesto deciso, Ariana calò il Cappello, e
attese.
- Sai meglio di tutti noi qual è la tua Casa, mia
cara – disse solo il Cappello Parlante.
Ariana taque, e lo stesso
fece il suo copricapo. In apprensione, attese che rendesse pubblico il suo
verdetto, sentendosi una sciocca e ingenua allieva del primo anno.
- Grifondoro! -
La ragazza sorrise radiosa all’indirizzo del quadro
di Silente, dove il vecchio mago la fissava sereno. Poi, inaspettatamente, il
Preside ricambiò il suo sorriso, illuminando il volto dello stregone di
qualcosa che sembrava gioia pura.
- Brava, Ariana. Sono orgoglioso di te – disse Albus Silente.
Qualcuno le poggiò una mano sulla spalla, e lei si
voltò. Draco sorrideva, felice quanto lei, e lo
stesso facevano Harry, Ron edHermione.
Era finita, finalmente.
Avrebbe smesso di combattere.
E mentre la luce dell’alba invadeva la stanza, i
cinque ragazzi rimasero in silenzio, guardandosi tra loro e sorridendo senza
riuscire a dire nulla. La guerra era finita, e una pagina della storia era
stata appena scritta. Si chiudeva un’era di paura e di sangue, per lasciare
spazio a giorni di pace e felicità. Per tutti.
Ariana strinse la mano di Draco,
continuando a sorridere.
Era libera. Libera di essere sé
stessa, libera di scegliere la propria strada, libera di vivere finalmente la
propria vita.
Un cucciolo di pastore tedesco schizzò dietro a un
bastone, finendo dritto nel lago di Hogwarts e sollevando una nuvola di
spruzzi. Afferrò il pezzo di legno e tornò indietro, trotterellando allegro.
Ariana si sedette sull’erba, assaporando il sole di
giugno e l’aria calda dell’estate imminente. Draco, sdraiato con gli occhi
chiusi di fianco a lei, faceva finta di dormire, i capelli biondi spettinati.
Studenti di tutte le età passeggiavano nel parco di
Hogwarts, sfruttando quel pomeriggio domenicale per cercare di rilassarsi prima
degli esami dei M.A.G.O. ormai imminenti. Qualcuno si
apprestava al ripasso dell’ultimo minuto, cercando refrigerio sotto la chioma
di qualche albero, mentre altri avevano rinunciato allo studio per qualche ora
di svago in riva al lago.
Il pastore tedesco raggiunse Ariana, e si scrollò
vigorosamente, inondando di goccioline d’acqua Draco e la ragazza.
- Ehi! – sbottò il biondo, mettendosi a sedere di
scatto, - Guarda che la doccia l’ho già fatta oggi! -
Ariana rise, mentre il piccolo Argo leccava la
faccia del Serpeverde.
- Scemo di un cane… - borbottò Draco.
- Guarda che lo hai scelto tu – ribatté Ariana,
afferrando il cucciolo per prenderlo in braccio.
- Già, purtroppo
l’ho scelto io – disse Draco, - Ma il nome è opera tua. Un’accoppiata perfetta
–
Argo.
Ariana aveva voluto chiamare il cucciolo che Draco
le aveva regalato proprio come il suo caro e amatissimo dobermann. Non ci
sarebbe mai stato nessun’altro cane come lui, ma le
sembrava la cosa giusta da fare. In un certo senso, era come se lui continuasse
a vivere.
Erano passati quattro mesi dallo scontro con
Voldemort: il mondo magico aveva riguadagnato la pace e la serenità che non
aveva più da tempo, e la gente iniziava a dimenticare
la paura che aveva provato durante quei giorni bui.
Come Ariana e Merope avevano voluto,
nessuno tranne Draco, Harry, Ron ed Hermione ricordavano dell’intervento della
Chimera. Tutti credevano che il Bambino Sopravvissuto avesse sconfitto Lord
Voldemort da solo.
Non c’era amarezza in Ariana: sentiva che quella
era la scelta migliore che aveva fatto in tutta la sua vita. Non invidiava la
fama che aveva guadagnato Harry, perché l’unica cosa che lei voleva era vivere
in pace la propria vita.
Era stato strano per lei, durante quei mesi,
rendersi conto di non avere più una missione da portare a termine, quando per
tutta la sua esistenza non aveva fatto altro che combattere per una causa non
sua. Per un attimo, ma solo un attimo, si era sentita
spaesata: che scopo aveva, ora? Ma poi, come un angelo
custode, Draco le aveva fatto capire che ora era lei a dover scegliere la
propria “missione”… Vivere.
Vide Harry, Ron, Hermione e Ginny sotto un albero,
non molto lontani da loro. La Caposcuola teneva sulle ginocchia un libro
enorme, e molto probabilmente stava interrogando Ron sull’uso di qualche
ingrediente per pozioni. Li salutò con una mano, e loro ricambiarono.
- Certo che la Granger è veramente assurda – disse
Draco, - Sa già tutto e continua a ripassare… -
- Si chiama Hermione
– lo sgridò Ariana, divertita, - E sono sicura che starà interrogando Ron… Sai
com’è, no? –
- Già… - Draco si avvicinò e costrinse Argo a
scansarsi, - Anche io vorrei fare un ripassino con te,
che ne dici? –
Ariana gli si gettò addosso, baciandolo sulle
labbra. Poco dopo, Argo si intrufolò in mezzo a loro,
leccandogli la faccia.
Aveva Draco, ed era tutto quello che contava, in
quel momento. Forse non sapeva ancora cosa fare della sua vita, ora che era
libera, ma sapeva che se aveva combattuto per avere un domani, quel domani era
insieme a lui.
Spazio
Autrice
Ed eccoci alla fine della storia… Spero di non
avervi deluso proprio alla fine, ma come vedete non è
finita in tragedia, a dispetto di quello che sembrava.
Come avevo detto, ho giocato molto sulla dualità
Ariana/Merope, ed è stato proprio questo a salvarla: essendo la Chimera, dentro
di lei vivevano due persone distinte. E’ stata Merope a sacrificarsi, delle
due, riconoscendo la propria sconfitta.
Bene, ora che ho terminato di scrivere, mi piacerebbe sapere quali sono state le
parti che avete preferito, o che non vi sono proprio piaciute… Vi va di
lasciarmi un commentino? Anche chi fino ad adesso
non ha mai recensito, credo troverà il tempo per scrivere due righe e dirmi se
la storia è piaciuta o meno… Mi fareste molto felice!
Fra
circa due settimane pubblicherò i ringraziamenti, dove risponderò a tutte le
domande che vorrete eventualmente farmi, sulla storia o su qualsiasi altra cosa
vi passi per la testa. Vi chiedo di leggerlo, perché dentro ci sarà anche un
avviso molto importante circa la mia nuova fic in fase di “quasi pubblicazione”.
Sarà una cosa particolare, dateci uno sguardo.
Bene, ora vi saluto. Spero vogliate lasciarmi un
segno del vostro passaggio: in caso contrario, vi ringrazio comunque di aver
letto la storia ed essere arrivati fino a questo punto!
sembra incredibile, ma la storia
è arrivata al termine.
Dopo mesi di ore passate al computer, pigiando
forsennatamente sulla tastiera ormai consumata, la mia prima fic è finita. Il risultato finale credo non sia così
deludente come avevo immaginato all’inizio, in cui credevo di non essere
nemmeno in grado di arrivare alla fine.
Ci ho messo tutta me stessa, in questa storia.
Scrivere è una delle mie maggiori passioni, e lo
faccio ormai da tanti anni. Scrivo fiumi di parole per sfogare i sentimenti che
provo dentro di me, e che escono solo se messi nero su
bianco. Ecco perché sono felice che molti di voi abbiano colto le emozioni di
Ariana, perché le sue emozioni sono in qualche modo
anche le mie. Rabbia, gioia, dolore, sono esattamente quelli che ho provato io
in questi mesi, durante la stesura di questa storia, che mi ha accompagnato per
un breve eppure intenso periodo della mia vita.
Davvero, mi sembra stranissimo… Oltretutto perché
ormai mi ero immedesimata in Ariana: era un po’ la mia valvola di sfogo.
Soprattutto la rabbia che l’ha posseduta negli ultimi capitoli, quella di
Merope, è anche un po’ la mia. Non è l’unica che si è sentita tradita.
Bè, forse con un po’ di
amarezza, la storia ha avuto comunque il suo lieto fine.
Sia Ariana che la sua creatrice hanno un altro giorno davanti, anche se
continuano a guardarsi indietro con un po’ di tristezza. E’ il normale corso
delle cose, no?
Entrambe ci apprestiamo a
voler iniziare a scrivere una nuova pagina della nostra vita: chissà come andrà
a finire.
Tuttavia, credo che la storia poteva essere decisamente migliore: durante la scrittura mi sono accorta
di alcune cose che non mi piacevano, ma che non ho voluto cambiare perché avrei
fatto decisamente qualche pasticcio. Per esempio, mi sarebbe piaciuto
approfondire di più alcune parti di alcuni personaggi,
che a volte ho lasciato un po’ in disparte… Il mio problema maggiore è appunto
gestire tanti personaggi: riesco meglio a concentrarmi su uno solo.
Quindi, non stupitevi, se un giorno, troverete di nuovo questa fic ripubblicata:
potrei rivederla interamente e fare delle modifiche, ma credo che se lo farò
sarà fra un bel po’ di tempo. Adesso voglio concentrarmi su una nuova storia
(continuate a leggere, ne saprete di più).
Vorrei ora precisare che questa storia è nata per
essere unica, non sono stati previsti seguiti. Difficilmente cambierò idea,
perché non amo aggiungere cose che non erano previste, magari costruite
arrampicandosi sugli specchi. Quindi difficilmente
leggerete un sequel, anche se avete amato la storia.
Bene, qui di seguito sono riportate le rispose a
chi ha avuto recensire l’ultimo capitolo, facendomi un enorme piacere:
Smemo92: mia cara, sono io che devo
ringraziare te! Hai recensito praticamente sempre, dandomi
la conferma che quello che volevo arrivava ai lettori! Non so che altro dirti, se non che le tue parole mi hanno sempre fatto piacere, e
che sono contenta che tu abbia veramente apprezzato questa storia. E il ritorno di Argo è stato un piccolo regalino che ho voluto fare
a voi che avete sempre commentato: sapevo quanto lo adoravate (tra l’altro,
anche mia sorella mi stava per strozzare quando le ho detto che lo avrei fatto
morire…), e ho pensato fosse qualcosa che avrebbe fatto capire a tutti che quello
che è accaduto non si può dimenticare: si apre una nuova strada, ma comunque il
passato rimane con noi, e farà parte di noi stessi per sempre.
Quanto alle mie prossime pubblicazioni…
Sinceramente, a parte quella che sto per pubblicare, che però non è Harry
Potter, non saprei. Al momento non ho alcuna ispirazione, ma potrei stupirti
inventandomi qualcosa così, all’improvviso! A volte mi basta un pomeriggio
fuori, e mi vengono cento idee!
Per il resto, ti ringrazio ancora dal più profondo del cuore, e ti auguro anche io in bocca al lupo.
Spero darai un’occhiata alla mia nuova fic: mi fido del tuo giudizio!
Un grandeabbraccio!
Lhea
Kaimy11: ciao!!!
Non ti preoccupare se non hai potuto recensire! Per me l’importante è che tu
abbia letto e apprezzato!
Visto, il lieto fine c’è
stato, non ho fatto la cattiva! Ariana è sopravvissuta grazie a un piccolo
stratagemma a cui lei stessa non aveva inizialmente
pensato, ma io sì! Come nuovo personaggio non è stato facilissimo da inserire
nella storia, ma ci ho messo tutto il mio impegno per non farlo sembrare
“campato per aria”: mi sono studiata tutti i vari libri di Hp,
cercando di trovare un posto dove piazzarlo senza troppi intoppi. Poi mi aveva
sempre affascinato l’ipotesi che il Signore Oscuro
potesse aver, per così dire, “amato” qualcuno: il suo non era certo l’amore che
intendiamo noi, ma un amore solo “fisico”. In fondo, rimaneva comunque un
essere umano, no?
Poi, ho preferito dare una caratterizzazione
particolare ad Ariana: non volevo che fosse la cattiva passata subito ai buoni,
dal cuore puro perché allevata da Silente; e nemmeno la cattiva che dopo aver
capito il suo errore passava dalla parte dei buoni. Tutto troppo banale e
scontato. Ho preferito farla diventare un personaggio combattuto, fatto di luce
e buio, in perenne lotta con sé stessa e le sue
origini. E’ troppo facile vedere il mondo solo in bianco e nero, soprattutto
quando sono le sfumature che contano.
Bene, ora non mi resta che ringraziarti dal più profondo del cuore per tutte le recensioni che hai fatto, e
che mi hanno fatto capire che non stavo scrivendo una schifezza! E come ho
detto anche a Smemo92, Argo è un piccolo regalino per le lettrici che mi hanno
sempre seguita assiduamente! So che lo adoravate!
Per ciò che riguarda l’altra storia, troverai le
informazioni alla fine dei ringraziamenti. Non è su Harry Potter, ma potrebbe
essere una cosa carina lo stesso!
Ti mano un abbraccio
fortissimo!
Lhea
zanna: ti ringrazio per i complimenti! Lo so, anche a me
sembra strano aver terminato la storia… Non sapevo quando ci avrei messo, e
scoprire che è durata solo più o meno 5 mesi è ancora
più strano… Comunque, non ti preoccupare, sono sicura che un giorno anche tu
riuscirai a terminare una fic! Magari ci vorrà un po’
di impegno, ma non è impossibile! Baci
DarkViolet92: sono contenta ti sia
piaciuta, e lo so che tutti non speravano più nel lieto fine!
Tuttavia, non sono così cattiva: tutto è andato per il meglio, alla fine!
Grazie per aver recensito! Baci!
kiketta182: sono contenta che la storia
ti sia piaciuta! E lo so sono ancora di più perché me lo hai fatto sapere!
Baci!
E adesso,
passo ai ringraziamenti.
Alla mia sorellina
Claudia, nove anni di pura genialità, che ha sentito per prima e per intero
tutta la storia, l’unica a cui abbia avuto il coraggio
di rivelare quello che stavo facendo. A lei che mi ha aiutato a trovare i nomi
delle scuole di magia, e che si è sorbita le mie elucubrazioni mentali (molto
probabilmente senza capirci nulla) riguardo ai personaggi e alla storia, un grazie enorme.
A J.K. Rowling, che inconsapevolemente ha
prestato il suo magico mondo e i suoi incredibili personaggi alla mia storia,
senza sapere che cosa ho combinato a quello su cui lei ha lavorato per anni!
Alla mia piccola
e a volte insulsa cittadina, sede di un parco fantastico che mi ha ispirato
nella creazione dell’Accademia Aurelius, e di cui non
potrei fare a meno.
Alla musica,
che mi ha accompagnato durante la scrittura e che mi ha ispirato tanti passaggi
della storia: se dovessi elencarvi tutte le canzoni che mi hanno illuminato,
finirei domani mattina, quindi taglio.
Un grazie enorme a tutti coloro
che, senza saperlo, mi hanno ispirato per la creazione dei nuovi personaggi,
soprattutto fisicamente (chissà se il mio vecchio professore di diritto
approverebbe il fatto che lo abbia trasformato nel preside dell’Accademia Aurelius…): dai perfetti sconosciuti (l’autobus è il luogo
perfetto: si trova davvero l’ispirazione…) agli amici che non sanno di essere
diventati personaggi “famosi” (meglio così, forse…).
Un grazie, infine, a lei, Ariana Drake, che ha sopportato tutto quello che gli ho fatto
passare e che ha avuto anche la forza di non linciarmi quando ho fatto morire
Argo… Davvero, me la sono vista brutta, voi non immaginate nemmeno!
E poi, a voi, miei
cari lettori, che avete resistito fino alla fine, e avete avuto la forza di
leggere tutte le 250 pagine (eh, sì, proprio 250) di questa stramba storia nata
da un idea ancora più stramba, e che magari l’avete
anche inserita tra i preferiti o iseguiti. Un grazie immenso, che con i vostri
commenti ma anche solo per il fatto di leggere, mi avete rallegrato una
giornata, facendomi sentire per un attimo una scrittrice (magari in erba, ma
sempre una scrittrice!).
Bene, direi
che ho finito. Adesso non mi resta che l’ultimo annuncio, molto importante.
Ho pubblicato il primo capitolo di una nuova storia, una cosa che qualcuno reputerà veramente folle, ma che non ho potuto fare a meno
di scrivere: si tratta dell’unione delle due cose che preferisco al mondo: scrivere
e… le auto!
Ok, sembra assurdo, ma ora vi spiego.
Si tratta di una storia un po’ particolare, ma che
a me piace molto: ambientata a Los Angeles, racconta di Irina (il nome è russo
ma lei non lo è… mi piaceva chiamarla così), una ragazza normale che suo
malgrado è costretta a fare la pilota di auto nelle
gare clandestine. A lei si unirà Xander, agente dell’F.B.I. che cercherà di portare a termine la sua
missione, senza mettere in conto che il cervello vuole una cosa, ma il cuore ne
vuole un’altra. Sarà una storia piena di azione ma anche di sentimento, per
questo l’ho messa in Originali/Generale, perché mi sembrava il posto più
adatto.
Il titolo è “Il
Gioco dello Scorpione” (ok, non è fantasiosissimo, ma giuro che non sono
riuscita a trovarne uno migliore). Vi lascio la presentazione:
Los Angeles: nella città più grande della
California, dalle spiagge assolate e l’odore del mare nell’aria, la vita della
gente trascorre tranquilla tra gli alti e i bassi di tutti i giorni. Per tutti,
tranne che per lei.
Irina, 20 anni, pilota
prodigio invischiata in qualcosa di molto più grosso di lei, i cui soprannomi
sono tanti quanti le maschere che porta, vive cercando disperatamente di
riguadagnare la libertà che le è stata rubata. Perché lei non è una ragazza
qualunque, nonostante cerchi di esserlo. Lei è Fenice, l’unica donna ad essere arrivata così in alto nella Lista Nera, l’elenco
dei più famosi piloti clandestini dello Stato. L’unica a essere entrata nelle
grazie del capo, lo Scorpione…
E mentre la sregolata vita della criminalità si
svolge senza intrusioni di alcun genere, Alexander Went
si prepara a entrare in azione per portare a termine la missione più importante
che gli sia stata affidata: arrestare lo Scorpione e smontare tutta la sua
organizzazione.
Tra auto truccate, notti brave e affari di droga,
Alexander capirà che certe volte le cose non si fanno per piacere, ma per
necessità. E che ci sono cose che non vanno toccate. Una di quelle cose è
proprio Irina… L’unica che potrà mandare in fumo i suoi piani, e l’unica cosa a cui lui terrà veramente…
Se avete voglia, potete andare a leggerla.
Premetto che lo stile sarà diverso da quello che ho
usato in questa fic, infatti
il rating sarà rosso già dall’inizio. La storia sarà abbastanza violenta, in
alcuni punti, e tratterà argomenti non proprio facili. Non vi spaventate,
comunque: il mio obiettivo è quello di farvi
divertire, non deprimere.
D’accordo, ammetto che ho preso qualche ispirazione
da un gioco della Playstation (voi non avete idea, ma sono proprio patita di
auto: dovreste vedere le sfide che ci facciamo io e mio padre a NeedForSpeed),
ma non ho potuto proprio fare a meno di scriverla. E poi, credo conterà poco:
più che l’ambientazione, nella storia sono importanti le persone.
Anche questa volta, è la storia di una ragazza al limite, divisa tra ciò che “si vuole fare” e ciò che “si
deve fare”, nata e cresciuta in una famiglia che non può definirsi normale, e
che si ritrova a fare la criminale per necessità. Una ragazza che ha perso se
stessa per salvare gli altri, e che ha smesso di combattere perché non ha più
motivo di farlo. Ma che tuttavia ritroverà la speranza
proprio quando credeva di averla definitivamente persa: una speranza che ha gli
occhi azzurri…
Magari fateci un salto, e se vi piace
fatemelo sapere!
Adesso… Vi ringrazio di essere arrivati fino alla
fine insieme a me! E’ stato un piacere avere lettori
come voi, anche se non vi conosco personalmente. Con la speranza di avervi
fatto passare qualche ora di piacevole svago con la mia scrittura, vi saluto e
vi mando un bacio!