Hogwarts
Horror Story
- Part 1: Fall –
1.
Long Way Down
“I cattivi hanno sicuramente capito qualcosa
che i buoni ignorano.”
(Woody Allen)
“Non sono stati sufficienti professori a due teste, enormi
serpenti per il tubo di scarico, svariate morti e una guerra: in piena ripresa,
l’attuale Preside, Minerva McGranitt, Ordine di Merlino, Prima Classe, ha
deciso di riaprire le porte di Hogwarts per un nuovo anno nella Scuola di Magia
e Stregoneria più famosa della Gran Bretagna. Anche la più prestigiosa, prima
degli innumerevoli, incresciosi eventi che l’hanno colpita nell’arco degli
ultimi sette anni. La nuova Hogwarts è una scuola diversa da quella che gli
studenti più anziani ricorderanno, reduce dai fantasmi della disgrazie che lì
hanno avuto luogo per l’intera durata dell’anno appena trascorso. Secondo i
dati rilevati dal nostro sondaggio, molte famiglie preferiranno non far tornare
i loro figli a Hogwarts, preferendo dare loro un’istruzione presso accademie
private che stanno acquisendo sempre maggior prestigio in questi ultimi mesi.
“Sarà un anno difficile” conferma Wilkie
Twycross, da poco assunto nella scuola nel ruolo di insegnante di Difesa Contro
le Arti Oscure. “Ma faremo quanto in nostro dovere per dimostrare anche ai
genitori più scettici che Hogwarts è perfettamente in grado di tornare agli
antichi fasti di un tempo.”
La principale preoccupazione delle famiglie,
in realtà, non sembra diretta tanto verso l’effettiva competenza dei docenti,
quanto verso alcune componenti del corpo studentesco, al tempo dei fatti dello
scorso 2 maggio già maggiorenni, e più volte indagate per sospetta complicità con
il regime instaurato dai Mangiamorte.
Tuttavia, Minerva McGranitt è stata
irremovibile nella sua decisione. Nell’unica intervista che ci ha rilasciato,
la Preside ha detto soltanto:
“Hogwarts sarà sempre lì, per
darvi il benvenuto a casa”.
Rita
Skeeter, da “La Gazzetta del Profeta”,
1 settembre 1998
***
Hermione chiuse
il giornale con stizza, gettandolo sul sedile vuoto accanto a lei. Harry e Ron
la guardarono preoccupati, dopo essersi scoccati un’occhiata d’intesa. La
ragazza poggiò il mento sulla mano e puntò con ostinazione lo sguardo oltre il
finestrino, sulla splendida campagna inglese, mentre l’Hogwarts Express
emetteva il suo ennesimo fischio.
«Quel piccolo,
infetto scarabeo» ringhiò con rabbia. «E’ tempo che facciamo di nuovo due
chiacchiere, io e la Skeeter.»
«Beh, non è
andata così male, no?» osservò Ron, con scarso entusiasmo, e per nulla
partecipe al fastidio dell’amica. «Voglio dire, di solito è più acida. Direi
che si è quasi trattenuta.»
«Si vede che il Profeta
non ha più tanta voglia di sputare ingiustamente veleno sulla scuola ora che il
Ministero è cambiato» disse anche Harry, sporgendosi per prendere il giornale e
cominciare a sfogliarlo distrattamente. Non c’era articolo che non fosse anche
solo indirettamente collegato con la caduta di Lord Voldemort, con un inserto
dedicato ora ai nuovi professori della scuola, ora agli ennesimi Mangiamorte
latitanti scovati, ora agli sviluppi riguardo le condanne da destinare ai
Mangiamorte catturati durante la Battaglia di Hogwarts. I legali di Lucius
Malfoy sembravano star facendo di tutto per vincere la causa.
Il treno ebbe un
lieve sobbalzo. Passò il solito carrello dei dolci, ma quell’anno non c’era
traccia del consueto nugolo di studenti che lo attorniava per accaparrarsi
l’ultima confezione di Api Frizzole; a dirla tutta, sembrava più pieno e
fornito degli altri anni, ma nessuno di loro ebbe voglia di mettere qualcosa
nello stomaco.
«Forse abbiamo
sbagliato a tornare per i M.A.G.O.» sussurrò Ron. Harry si voltò a guardarlo,
non sapendo se fosse il caso o meno di ribattere.
«Non dire
sciocchezze, Ronald» intervenne subito Hermione. «E’ assolutamente necessario
prendere i M.A.G.O., soprattutto se vuoi diventare un Auror.»
«Non sono più
sicuro di voler diventare Auror» obiettò lui, un po’ sgarbatamente, ma Hermione
non se la prese. Immaginava che quell’osservazione gliel’avessero rivolta in
tanti, nelle settimane passate. «George mi aveva chiesto se mi andava di dare
una mano al negozio. Avrei dovuto accettare.»
Harry e Hermione
si guardarono; la ragazza fece per dire nuovamente qualcosa, ma una volta tanto
fu un’occhiata eloquente di Harry a farla desistere dall’intento, il che
sembrava strano considerato che era lei, di norma, quella che tratteneva gli
altri due dal dire qualcosa di estremamente inopportuno.
Questa volta
Hermione tacque. Ron guardò oltre il finestrino senza interesse e Harry riprese
a sfogliare il giornale per tenere impegnate le mani e liberarsi di quella
conversazione, che non aveva la minima voglia di sostenere. Peccato che Ron non
fosse dello stesso avviso.
«Dean e Seamus
hanno mollato» continuò infatti, e Harry dovette suo malgrado prestargli
attenzione. «E anche Calì. Dei nostri saremo praticamente solo noi tre, più
Neville e Lavanda.»
«Sì, beh, penso
che ci metteranno in stanza con Jimmy Peakes e Ritchie Coote. Adesso sono al
settimo anche loro» borbottò Harry, tirando fuori il primo argomento che gli
passò per la testa, giusto per evitare che la discussione degenerasse. Hermione
gli diede man forte.
«Sì, infatti»
convenne, cercando di risultare entusiasta. «Pensa, saremo in classe con
Ginny!»
Sia Ron che
Harry le riservarono un’occhiataccia tetra e poco civile. L’uno non faceva i
salti di gioia all’idea di doversi sorbire anche a lezione sua sorella, l’altro
non gradiva particolarmente l’ipotesi di finire oggetto di battutacce e
commenti da parte della sua ex ragazza. Quella della rottura di Harry e Ginny
non era una cosa sulla quale Hermione aveva avuto il coraggio di indagare.
Harry per sua natura preferiva evitare di prendere certi discorsi con lei, e
Ginny non le aveva mai confidato più di tanto ritenendola, nel caso specifico,
spudoratamente imparziale. La cosa, tutto sommato, a Hermione andava benissimo
così: non le andava di stare in mezzo tra quei due.
«E… ehm»
Hermione tossicchiò, cercando di riparare a quanto detto prima. «Saremo anche
in classe con Luna. Sarà divertente, no?»
Ron stava giusto
per rispondere, dando a Hermione una vaga idea di quanto la cosa lo toccasse,
quando un leggero bussare alla porta del loro scompartimento lo fermò.
«Scusate.»
Lavanda Brown fece scorrere delicatamente la porta, quasi avesse paura di
disturbare causando eccessivo rumore. Sembrava un po’ in imbarazzo e
decisamente a disagio, tutti stati d’animo che non le si addicevano per nulla.
«Calì e Padma non ci sono e, beh, Seamus e Dean neanche, quindi, insomma, mi
chiedevo se…»
Era decisamente
in imbarazzo. Guardava soprattutto Hermione, come se attendesse da lei il
permesso.
Colpita e a sua
volta anche un po’ a disagio, Hermione si affrettò a farsi più vicina al
finestrino per farle posto.
«Sì, sì, certo,
ovviamente. Entra.»
Lavanda sorrise
grata e trascinò dentro il suo baule. Poi, non senza un certo ulteriore
imbarazzo da parte di Lavanda stessa, Ron si alzò per aiutarla a posare il
baule sul relativo scomparto in alto, ed entrambi si sedettero.
Rimasero in
silenzio. Harry, che riteneva poco carino continuare a usare la scusa del
giornale per tenersi impegnato, guardò in direzione di Hermione, seduta accanto
a Lavanda, come se spettasse a lei trovare un nuovo argomento di conversazione.
Di solito, quella che li toglieva dalle situazioni scomode era lei.
«Co-come stai,
Lavanda?» balbettò Hermione, ma poi prese sicurezza. Ron la guardò, il suo viso
non lasciava trapelare alcuna emozione. «Intendo, sei guarita, no? Cioè, va
meglio, spero.»
Harry pensò che,
se mai Hermione aveva avuto quello straordinario talento per trovare la frase
giusta al momento giusto, l’aveva decisamente perso.
In effetti
all’inizio nessuno aveva prestato attenzione al fatto che sopra il maglione
grigio della divisa, al posto della cravatta con i colori di Grifondoro,
Lavanda portasse una pesante sciarpa di lana blu, un po’ eccessiva per stare
dentro. Solo guardando bene si poteva intravedere l’inizio di una cicatrice
bianca che partiva dal viso, più o meno all’altezza dell’angolo delle labbra, e
spariva giù, lungo il collo, dove la sciarpa non lasciava intuire alcunché.
«Oh, ehm,
meglio, grazie» balbettò la ragazza. Non si capiva se fosse più a disagio per
il fatto di essere a stretto contatto con il suo ex, con la ragazza per la
quale lei e il suo ex si erano presumibilmente lasciati o per quella lunga
cicatrice che la faceva morire di vergogna e la faceva scoppiare a piangere
ogni volta che si guardava allo specchio e realizzava che avrebbe anche potuto
gettare via le magliette sottili e un po’ scollate che mettevano in bella
mostra il petto e il suo collo alto.
Questo sembrò
riscuotere un poco Ron dal suo totale disinteresse, se non altro almeno per
gentilezza.
Lavanda ci
ripensò e aggiunse, voltandosi unicamente verso Hermione e affondando ancora di
più il viso nella sciarpa: «Anzi, Hermione, io non… non credo di averti mai
ringraziato come si deve per avermi salvato.» Aveva negli occhi chiari qualcosa
che Hermione non le riconosceva.
«Non devi
ringraziarmi, io l’ho fatto… insomma, non ce n’è bisogno» si affrettò ad
aggiungere lei.
«Greyback
avrebbe potuto fare molto di peggio, se tu non l’avessi Schiantato» continuò la
ragazza. «Quindi grazie.»
Hermione annuì e
sorrise. Harry, non appena incrociò lo sguardo di Lavanda, temendo che lei si
fosse accorta che le stava osservando il viso, tornò velocemente al suo
giornale. Ron, dal suo canto, ripeté nella sua testa che sarebbe stato
decisamente meglio accettare l’offerta di George, e che le cicatrici di Lavanda
Brown erano solo la prima delle tante sgradevoli novità che avrebbero trovato a
Hogwarts quell’anno.
Un improvviso
vociare proveniente dal corridoio del treno sollevò Hermione dall’ingrato
compito di trovare qualcos’altro da dire. Subito si alzò in piedi, mentre fuori
continuava il trambusto, approfittando al volo dell’occasione.
«Siamo
Caposcuola, dici che dovremmo…?» cominciò, guardando Ron, ma lui si infossò
ancora di più sul suo posto, scivolando di poco sullo schienale, le braccia
conserte.
«Saranno quelli
del primo che fanno a botte come ogni anno» borbottò atono, chiarendo che di
doveri da Caposcuola almeno per il momento non voleva saperne.
«Bene» disse
allora Hermione, guardando poi verso Lavanda e Harry, che la guardava
implorante. «Io vado, magari è il caso di dare un’occhiata.»
Non diede a
nessuno il tempo di ribattere e sgusciò via, chiudendosi la porta dello scompartimento
alle spalle. Guardò verso un estremo e l’altro del corridoio, individuando alla
sua sinistra un gruppetto di cinque o sei studenti. Le bastò avvicinarsi un
poco per riconoscere le voci.
«Sta’ alla larga
da me, e non provare più ad avvicinarti!»
«Tu non provare più ad avvicinarmi,
Mezzosangue!»
Il resto furono
indignate esclamazioni femminili e rumore di pugni. Hermione si fece largo tra
gli studenti, trovando Draco Malfoy e Justin Finch-Fletchley, una coppia
alquanto improbabile, che negli anni passati raramente si era parlata,
figurarsi fare a botte.
«Che accidenti
succede?» chiese la Grifondoro, cercando di vedere oltre la spalla di una
ragazza che solo dopo riconobbe come Susan Bones
«Justin ha dato
una spallata a Malfoy involontariamente, credo, lui gli ha urlato contro, lo ha
chiamato Mezzosangue e il resto, beh, lo vedi» sintetizzò in poche parole la
Tassorosso.
Zacharias Smith
era intervenuto cercando di trattenere il compagno,ma non senza approfittare
della confusione per cercare di lanciare una fattura contro Malfoy, mentre
Anthony Goldstein, Caposcuola dei Corvonero, cercava di fermare Draco.
Quando qualcuno
– non si capì esattamente chi – lanciò una Fattura Orcovolante,
Susan, Anthony e Zacharias si fecero istintivamente di lato, per evitare di
essere presi in pieno. Hermione la schivò a sua volta e quella andò a centrare
un pivello biondo e con gli occhiali che non poteva che essere del primo, e che
ricevette così il suo personalissimo benvenuto a Hogwarts. Non senza uno sbuffo
scocciato, Anthony si raddrizzò gli occhiali sul naso e andò ad aiutare il
ragazzino ad alzarsi.
«Si può sapere
perché devi sempre creare disordini, Malfoy?» si intromise Hermione, come le
veniva ormai naturale fare dopo sette anni. Anzi, quasi le mancava. Si affiancò
a Justin e fronteggiò Malfoy.
Draco la aggredì
di rimando. «Si può sapere perché sei sempre in mezzo ai piedi, piccola sudicia
Mezzosangue?»
«Non osare…» si
fece di nuovo avanti Zacharias Smith, puntando la bacchetta contro il
Serpeverde e mostrando un interesse verso la difesa di Hermione che non aveva
mai dimostrato ma che, evidentemente, gli tornava comodo per avere un pretesto
per prendersela con Draco Malfoy.
«Non credi che
sia poco saggio da parte di voi Mangiamorte additare ancora la gente in questo
modo, Malfoy?»
La bacchetta di
Zacharias arrivò a pochi centimetri dal petto del Serpeverde, prima che lui
rispondesse minacciando a sua volta Smith.
In piedi sulla
soglia dello scompartimento più vicino, con uno sguardo indecifrabile, Pansy
Parkinson sembrava indecisa sul da farsi.
«Draco, lascia
perdere» lo pregò, ma lui non sembrava neanche essersi accorto che lei era lì.
«Prova a
ripetere quello che hai detto» lo minacciò.
Zacharias
sorrise beffardo. «Puoi scommetterci che lo farò, non ho nessun problema a
darti di nuovo del Mangiamorte.»
Dietro di loro,
Anthony finì di aiutare il ragazzino e tornò vicino a Susan.
«Tanto» riprese
Smith, sempre più sicuro di sé, «non mi risulta che ci siano Tiger e Goyle a
farti da spalla quest’anno. Sbaglio?»
Il sogghigno di
Zacharias si fece più largo. Poi accadde qualcosa di davvero insolito, perché
Goyle, che nessuno aveva notato fino ad allora (il che era un fatto curioso
considerata la sua stazza da orso), tirò fuori la bacchetta e si mise tra Smith
e Malfoy. Non disse nulla, aveva solo l’espressione più arrabbiata che chiunque
gli avesse mai visto, o forse era solo l’impressione data dal vederlo reagire
di sua spontanea volontà e non sotto ordine di Draco; grugnì qualcosa di
incomprensibile e la punta della sua bacchetta si illuminò di rosso.
«Piantatela»
intimò Hermione, questa volta guardando sia i due Serpeverde che Zacharias.
«Stu…» cominciò Goyle, ma Anthony fu più
veloce e lo disarmò prima che potesse Schiantare Smith.
«Cosa diavolo
state combinando?»
Malfoy, Goyle,
Justin, Zacharias, Susan, Hermione e Anthony si voltarono quasi in sincrono
alle loro spalle.
«Dovete farvi
togliere dei punti ancora prima di mettere piede nel castello? Tutti ai vostri
scompartimenti, forza!»
Era Wilkie
Twycross, era il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure ed era anche
una bella scocciatura. Aveva già impartito loro lezioni di Materializzazione al
sesto anno e aveva una memoria di ferro, particolarmente abile nel ricollegare
le facce ai nomi e i nomi alle Case. L’unica cosa buona del cambiare professore
ogni anno era che i primi tempi il nuovo sostituto non conosceva bene gli
studenti e di solito ci pensava un poco prima di togliere punti a qualcuno, ora
invece…
«Dai, andiamo»
mormorò Anthony, prendendo per un braccio Susan e per l’altro Zacharias, dopo
che Twycross si fu dileguato.
«Ci vediamo a
scuola» disse Susan a Hermione.
«A dopo» la
salutò anche Justin, seguendo gli altri tre.
Hermione, Malfoy
e Goyle rimasero alcuni istanti a fronteggiarsi. Goyle fu il primo a
bofonchiare qualcosa e a sparire insieme al flusso di ragazzini curiosi che si
allontanavano ora che l’attrazione era finita. Draco si limitò a lanciare
qualche altra occhiata in tralice alla Granger, giusto per chiarezza.
«Draco, vieni»
lo chiamò ancora Pansy, sempre in piedi in disparte. Hermione pensò che avesse
un’aria tremendamente spossata, per essere la Parkinson.
Malfoy questa
volta non poté non accorgersi di lei e le riservò solo un lungo sguardo prima
di darle le spalle, ignorando la sua mano protesa. Poi superò la Granger con
una mezza spallata (cattiva abitudine, a quanto pareva) e cominciò a
incamminarsi.
«Penso che me ne
andrò da un’altra parte» borbottò, poi prese le sue cose che aveva poggiato
proprio fuori lo scompartimento di Pansy e si incamminò verso il lato opposto
del corridoio. Lei gli corse dietro, fulminando Hermione con un’occhiata truce,
come se la poca considerazione di Malfoy nei suoi confronti fosse colpa sua, e
lo seguì dicendogli qualcosa che da quella distanza la Grifondoro non poté
sentire, fino a quando Draco non la allontanò con qualche parola poco carina.
Lei dovette fermarsi e accontentarsi di guardarlo da lontano.
Hermione tornò
da Harry, Ron e Lavanda. Sembravano immersi in un’accesa conversazione, perché
Lavanda aveva recuperato la parlantina stucchevole e il tono animato che la
caratterizzavano.
«…e anche Hannah
mi ha detto che Ernie MacMillan ha deciso di non tornare, e per quel che ne so
anche la Turpin e Corner di Corvonero non ci saranno.»
Sembrava uno di
quei bollettini di guerra alla radio. Hermione prese posto in silenzio.
«Come mai avete
deciso di tornare, voi?» chiese Ron, mostrando per la prima volta da
quando erano saliti sul treno una vaga forma d’interesse. «Io, Harry e Hermione
non abbiamo frequentato l’anno scorso, ma voi…»
«All’inizio non
volevano farci sostenere i M.A.G.O.» spiegò immediatamente Lavanda. «La scuola
stava praticamente per chiudere, e seriamente, questa volta, erano successi
troppi fatti brutti. Poi alcuni si sono ribellati, alla fine ci hanno concesso
la possibilità di fare gli esami, ma non tutti abbiamo accettato l’idea.
Superare un M.A.G.O. in Difesa o in Babbanologia sarebbe stato praticamente
impossibile, senza contare tutti quelli che avevano perso qualcuno durante la
Battaglia e non avevano voglia di tornare sui libri. Io personalmente sono
stata un po’ male i primi tempi…» sospirò, e dicendo questo si sfiorò in un
gesto quasi automatico la cicatrice bianca. Smise subito non appena si accorse
che gli altri la stavano osservando.
«Avevamo bisogno
di tornare a Hogwarts» concluse Lavanda. «Anche solo per sapere che
ricominciare daccapo era possibile.»
Seguirono alcuni
istanti di silenzio carichi di pensieri e non più d’imbarazzo.
Harry guardò gli
altri tre, infine si rivolse a Hermione.
«Che succedeva
fuori?» domandò casualmente.
Hermione fece un
gesto sbrigativo con la mano. «Malfoy ce l’aveva con Justin Finch-Fletchley e
così hanno cominciato a lanciarsi fatture Orcovolanti» semplificò. «Ho
incontrato Wilkie Twycross» aggiunse poi.
Lavanda sorrise.
«Che tipo Twycross, vero? Secondo me è bravo.»
«Speriamo che
duri più degli altri» mormorò lugubremente Harry.
«Come sta
Malfoy, a proposito, eh?» intervenne di punto in bianco Ron, aggressivo.
Hermione
tentennò. «Come sempre, credo. Non più antipatico del solito.»
«Beh, io spero
che stia male, molto male» sibilò Ron. «Vile bastardo doppiogiochista.»
«Ha passato un
brutto periodo, l’anno scorso» ricordò sbrigativamente Lavanda. Aveva in testa
l’immagine di un diciassettenne pallido e schivo, ben lontano dal Malfoy
esibizionista e arrogante a cui erano abituati.
«Sì, anche noi»
replicò Ron. «Non avrà mai la mia compassione, quello lì.»
Né Hermione né
Harry ritennero opportuno contraddirlo in alcun modo. La morte di Fred gli
aveva lasciato parecchi strascichi e una profonda amarezza. Sembrava aver perso
la sua battuta facile e tendeva a giudicare tutti con maggiore asprezza.
Ginny l’aveva
presa in maniera diversa. Non parlava mai di quello che era successo, evitava
come la peste l’argomento e si era tuffata a capofitto nel suo nuovo,
luccicante ruolo di spensierata adolescente pettegola. Si circondava di amiche
altrettanto frivole e cinguettanti e sembrava intenzionata a concludere la sua
carriera scolastica nella maniera quanto più normale e ordinaria possibile.
Aveva chiuso con Harry, non vedeva più con la stessa frequenza Luna e Neville e
si era unita al solidissimo e sfrontato duo di Demelza Robins e Vicky
Frobisher. D’un tratto sembravano diventate inseparabili.
Il treno ebbe un
altro sobbalzo. Hermione si affacciò dal finestrino.
«Conviene
cominciare a prepararsi» sospirò. «Siamo quasi arrivati.»
***
Assistere al
discorso di inizio anno, alla cerimonia dello Smistamento e al banchetto di
benvenuto senza la figura placida e imponente di Albus Silente al centro del
tavolo degli insegnanti era una cosa alla quale Harry, Ron e Hermione non erano
abituati. Gli altri sembravano non farci troppo caso, probabilmente pensando
che vedere la McGranitt, seduta a quel posto, invece che Piton, era una cosa
alla quale si poteva fare l’occhio più facilmente.
Neville sembrava
tornato ad essere quello di sempre, solo un po’ più felice e con l’unica
differenza che adesso aveva un discreto gruppetto di ragazzi (soprattutto
ragazzine, notò stranito Harry) che gli gravitavano attorno e gli facevano
continuamente domande.
Non era stato un
buon inizio anno, a detta di Harry. Il discorso del Cappello era il più ambiguo
che sentisse da anni, e la McGranitt sembrava parecchio provata. Aveva
presentato i nuovi insegnanti di Difesa, Babbanologia e Trasfigurazione e
annunciato che il ruolo di Vicepreside era passato a Lumacorno, nuovo direttore
della Casa di Serpeverde.
«Si preannuncia
un anno orribile» borbottò Ron, guardando il suo roast beef con scarso
appetito; il che, considerato che si trattava di Ron Weasley, era a dir poco
assurdo.
Harry, Hermione,
Ron, Neville e Lavanda si erano radunati in un angolo che speravano fosse un
po’ più isolato, salvo capire che nessun posto rimaneva isolato a lungo se
c’era Harry Potter di mezzo. Nella confusione, riuscirono a individuare Luna,
seduta al tavolo di Corvonero, che li salutò agitando energicamente la mano e
facendo tintinnare i suoi orecchini di ravanelli. Ginny Weasley, Vicky
Frobisher e Demelza Robins ridacchiavano animatamente parecchi posti più in là
di Harry.
L’unico tavolo
che non sembrava particolarmente rumoroso era quello di Serpeverde. Le
matricole e gli studenti più giovani sembravano forse un po’ più rilassati, ma
Harry individuò il vecchio gruppo di Malfoy consumare la cena immersi in una
conversazione che non doveva essere molto interessante, a giudicare dalle facce
tetre e dai toni bassi. Avevano tutti un’aria molto stanca, da Malfoy alla
Parkinson a Nott e la Greengrass…
Fu allora che
Harry si accorse di un fatto che gli parve curioso.
«I Serpeverde
sono tornati quasi tutti» osservò. Hermione, al suo lato, gettò un rapido
sguardo al tavolo per verificare. «A parte Tiger che, beh, ovviamente… insomma,
loro sono tornati tutti. Non è strano?»
Ron lo guardò
come a dire che la cosa non gli importava minimamente, al massimo lo
indisponeva ancora di più. Lavanda si strinse nelle spalle.
«Beh» fu Neville
a rispondere, emergendo dall’ammasso di matricole in adorazione. «Loro sono
quelli che ne hanno bisogno più di tutti, no? Insomma, non credo possano
permettersi di non prendere dei M.A.G.O. decenti, e anche con questi non ci
sarà tanta gente là fuori che faccia i salti di gioia al pensiero di dargli un
lavoro al Ministero, per esempio» spiegò. «Magari gente come Zabini non ha mai
fatto male a nessuno, ma Malfoy e Goyle sono finiti al Wizengamot, e credo che
anche Nott abbia avuto qualche problema.»
Ron sbuffò,
abbandonando completamente la forchetta sul suo piatto di carne intatto.
«E devono
lavorare per forza al Ministero?» sbottò seccato. «Non si possono dare ai
servizi sociali? La li prenderebbero di sicuro anche senza il diploma.»
Hermione roteò
gli occhi. Comprendeva la rabbia di Ron, ma ultimamente stava diventando sempre
più acido, non c’era una sua sola frase che non fosse permeata da cima a fondo
di cattiveria e cinismo.
«Ambizione e
arrivismo, ricordi?» lo scimmiottò lei. «Ce lo vedi un Serpeverde ai servizi
sociali?»
Ron le scoccò
un’occhiata offesa e vagamente polemica, allontanando il piatto da sé con un
gesto brusco e mettendosi a braccia conserte.
«Questo roast
beef fa schifo» si lamentò.
Harry li ignorò.
Guardò verso Ginny, che si copriva la bocca con la mano mentre rideva piuttosto
rumorosamente a una battuta di Vicky. Lei intercettò il suo sguardo, ma fece
tranquillamente finta di nulla e prese un sorso di succo di zucca, mentre
tornava a chiacchierare con Demelza e la Frobisher.
Luna se la
cavava bene. A giudicare dall’entusiasmo con cui sembrava parlare e
gesticolare, stava intrattenendo i suoi compagni di Casa con una conferenza su
qualche assurda creatura inesistente. Anthony Goldstein, Terry Steeval e
qualche altro Corvonero cercavano di fingere un certo interesse, forse solo per
non essere scortesi, ma tutto sommato era un bene che avessero smesso, se non
proprio di considerarla un po’ folle (quello era oggettivamente impossibile),
quantomeno di nascondere le sue cose e disseminarle in giro.
Tornò a guardare
i Serpeverde. Daphne Greengrass sembrava l’unica intenta a fare un minimo di
conversazione, anche se a giudicare dalla faccia un po’ disgustata si stava
solo limitando a lamentarsi ingiustamente del cibo, proprio come Ron. Qualunque
altro pensiero venne cancellato dalla mente di Harry all’istante, perché
all’improvviso Draco Malfoy si alzò e se ne andò in silenzio, proprio a metà
banchetto. Qualcuno si girò a guardarlo, giusto perché era Draco Malfoy e
perché non capitava spesso che qualcuno abbandonasse la Sala la prima sera così
presto. Sparì oltre la porta e questa volta neanche Pansy gli andò dietro.
Harry tornò a
girarsi verso i suoi compagni.
«Malfoy se n’è
andato» disse. «Malfoy se n’è appena andato, così, in piena serata. E’ strano,
molto strano…»
«Starà andando a
farsi un paio d’ore di sonno prima di far resuscitare Voldemort, liberare i
Mangiamorte da Azkaban e ucciderci tutti» ironizzò Hermione, infilando la sua
forchetta nel piatto con una certa energia e guardando Harry con aria saccente.
«Infatti, vedi
di non tornare a quando eri innamorato di lui e lo pedinavi ovunque» la
appoggiò anche Ron, sarcastico. «Per Godric, gli stavi più addosso tu che la
Parkinson.»
«E avevo
ragione, Draco Malfoy era un Mangiamorte» ribatté Harry, guardando scocciato
entrambi.
«Fa’ come vuoi,
basta che non mi tartassi giorno e notte il cervello con Malfoy come al sesto
anno» replicò Ron. «Anzi, sai cosa ti dico, ha fatto proprio bene Malfoy ad
andarsene, avrei anche io voglia di levare le tende e andarmene a dormire.»
«Ron, per
favore…»
«Ron per favore
proprio niente, Hermione!» sbottò lui. «Li vedi, sono ancora tutti là, Malfoy,
Goyle, la Parkinson, come niente fosse.»
La ragazza
sussultò. «Beh, cosa ti aspettavi, scusa?»
«Che la
pagassero» chiarì lui. Harry e Neville ritennero saggio abbassare gli occhi sul
piatto e tacere. «Invece se ne stanno qui a rimpinzarsi di cibo, e da quel che
mi ha detto mio padre Lucius Malfoy potrebbe anche venir dichiarato innocente.»
«Ronald, abbassa
la voce, per piacere» gli intimò Hermione, vedendo che i fan di Neville avevano
rizzato le orecchie e cominciato a parlottare tra di loro.
«Ha messo
l’Horcrux nel calderone di mia sorella!» le ricordò aspramente, ma aveva
effettivamente abbassato il tono di voce, perché l’ultima frase fu quasi un
bisbiglio. Neville gli passò un bicchiere d’acqua che Ron accettò senza troppi
complimenti, mandandolo giù d’un sorso. Sembrò almeno in parte calmarsi.
«Certo, finora
non è stato espresso alcun giudizio, ma evidentemente Malfoy ha ancora qualcuno
dei suoi amichetti Mangiamorte al Ministero.»
«Non c’è bisogno
di essere Mangiamorte per farsi corrompere» gli fece notare Hermione.
«I Serpeverde
non mi fanno pena lo stesso, nessuno di loro» rispose Ron, perentorio, e la
conversazione a riguardo finì lì.
***
Hermione e
Lavanda avevano una nuova camera.
In tutta onestà,
Hermione non aveva mai gradito particolarmente l’idea di condividere la sua
stanza nel Dormitorio con Calì Patil e Lavanda Brown. Trovava che fossero due
ragazzine superficiali, rumorose, indisponenti e tremendamente frivole. Non le
piaceva Calì, perché considerava la Cooman la sua luce guida, e non faceva che
biasimare la Grifondoro con una sorta di compassione mista a presunzione ogni
volta che le capitava, perché Hermione non possedeva l’Occhio Interiore, presa
com’era dalla futile materialità dei libri e dei risultati scolastici, che le
inaridivano il cervello precludendole un universo di astrazioni pure e
metafisica che l’avrebbero portata a un passo dal conoscere il vero senso della
vita. Almeno, questo era quello che credeva Calì, o quello che Hermione credeva
di Calì.
Lavanda era semplicemente
l’emblema della ragazza che Hermione detestava con tutta se stessa (e che
forse, forse, invidiava un pochino, ma questo non lo scriveva neanche
nel suo diario personale).
Lavanda era
bionda, zuccherosa e carina, pettegola all’inverosimile, popolare e
vomitevolmente romantica. Si convinceva di aver trovato l’amore un giorno sì e
l’altro pure, e la sera Hermione non poteva anticipare i compiti della
settimana successiva in santa pace perché Lavanda era troppo impegnata a
sospirare, piagnucolare, ridacchiare o esultare con Calì a seconda che la sua
ultima fissazione fosse un bello e impossibile, uno stronzo, un sempliciotto o
Ronald Weasley.
Quel che Harry e
Ron non avevano mai capito era che esisteva una ragione, se Hermione passava
tanto di quel tempo in biblioteca.
Così Hermione,
per circa sei anni, aveva dovuto sorbirsi, nell’ordine, monologhi e filippiche
su Seamus Finnigan, Anthony Goldstein, Roger Davies, Adrian Pucey, Viktor Krum
(sì, proprio Viktor, quando Lavanda e Calì ancora non sapevano che sarebbe
andato con lei al Ballo del Ceppo), Draco Malfoy (sì, proprio quel Draco Malfoy), Harry Potter
(perfino lui, sì), Zacharias Smith e infine Ron.
Calì e Lavanda
non erano state delle buone compagne di stanza, tanto meno delle amiche.
Adesso, in quel
settimo anno ritardato, Hermione e Lavanda si trovavano ad essere trasferite in
una camera più ampia e spaziosa, perché l’avrebbero occupata in cinque, insieme
a Vicky Frobisher, Demelza Robins e Ginny Weasley.
Una volta
Hermione sarebbe stata felice di condividere la stanza con Ginny. Ma adesso,
dopo la fine della guerra e la morte di Fred, ora che Ginny si trovava
decisamente in imbarazzo quando c’era Hermione nei paraggi, per paura che lei
potesse porle qualche scomodo quesito su Harry o Ron, tendeva ad evitarla.
Vicky e Demelza
rispondevano abbastanza alle sue esigenze di ragazze normalmente stereotipate
(popolare e modaiola l’una, sportiva e simpatica l’altra) e lei si era unita
quasi senza esitazioni a quelle sue compagne di classe con cui in precedenza
non aveva mai legato molto.
Per questo ed
altri motivi, ritrovarsi sulla soglia di quella stanza, con Grattastinchi in
braccio e Lavanda Brown al fianco, di fronte a un’amica con la quale
improvvisamente si ritrovava a non avere più nulla in comune e ad altre due
ragazze più piccole che promettevano di farle scoppiare il cervello con
considerazioni sul Quidditch o sulla nuova collezione autunno/inverno non le
sembrava esattamente il modo migliore di cominciare l’anno.
«Ciao!» esclamò
Vicky, in direzione delle due nuove arrivate, parandosi di fronte a loro e
tendendo la mano. Era magra e bionda, a Hermione risultò abbastanza
indifferente. «Io sono Victoria Frobisher, Vicky, ci siamo viste altre volte,
di certo vi ricorderete, sono vicepresidente del Club di Incantesimi e
frequento anche quello di Scacchi, Pozioni e sono anche nel Circolo dei
lettori. Sono sicura che ci troveremo bene!» terminò con un gran sorriso.
Hermione e
Lavanda, in un raro, praticamente epico, momento di complicità, si guardarono.
Alle spalle di
Victoria, Demelza agitava garbatamente la mano, in segno di saluto, mentre
tirava i suoi vestiti fuori dal baule e li poggiava sul letto, dove un grosso
persiano bianco teneva gli occhi puntati su Grattastinchi. Nel letto accanto,
Ginny sorrideva appena.
Sarebbe stato un
lungo anno, decisamente.
***
N/A
Giusto
qualche piccolo appunto.
Questa long
fiction tiene conto di tutti i fatti avvenuti nel settimo libro, ad eccezione
chiaramente dell’epilogo. Questo perché, diversamente da come sono solita fare
con le mie storie, mi piacerebbe scrivere questa volta una fanfiction quanto
più coerente possibile con l’universo della Rowling, cercando di inserirvi in
maniera credibile la ship principale (Draco/Hermione, a scanso di equivoci).
Almeno, l’intento è quello.
Ho
immaginato che anche Harry e Ron siano tornati a Hogwarts con Hermione. Ho
immaginato che la scuola che abbiano trovato al loro ritorno non sia stata
quella che ricordavano loro, perché neanche una vittoria può cancellare in un
soffio i disastri e le morti di una guerra, perciò ho pensato che, pur con la
sconfitta di Voldemort, per Hogwarts non sia stato facile risorgere e tornare
immediatamente a un normale ritmo scolastico, come se nulla fosse successo.
Il titolo
della storia è un chiaro riferimento al telefilm ‘American Horror Story’.
Naturalmente, la trama di questa storia non avrà nulla a che vedere con le
puntate della serie TV, per cui niente tutine in lattice e bislacche venute
dell’Anticristo, solo un po’ di sano sangue e una leggera piega horror che
vorrei mantenere come filo conduttore della storia, sperando di riuscirci
perché non era assolutamente questa la piega che avevo previsto per la
fanfiction.
Ho scelto
Wilkie Twycross come nuovo insegnate di Difesa perché, laddove non è
strettamente necessario, preferisco utilizzare prevalentemente personaggi
canon. Per cui per questo ruolo ho scelto l’istruttore che ha dato lezioni di
Materializzazione a Harry e agli altri nel Principe Mezzosangue, visto che, tra
tutti i personaggi secondari adulti, era quello che più si poteva prestare al
ruolo, considerati i suoi precedenti come insegnante.
Infine,
spero che non risulti troppo fuori dal personaggio il comportamento di Ginny.
E’ un personaggio che non ho mai gradito molto, ma non volendolo semplicemente
accantonare e mettere da parte, cosa impossibile considerata l’importanza che
ha per Harry, ho pensato che, dopo anni di morti e sofferenze, conclusa la
guerra un’adolescente potesse desiderare la vita normale e serena che si
merita, lontana dal dolore che ha colpito in maniera particolare la famiglia
Weasley in sette anni. Ma è un punto che approfondirò anche più avanti.
Draco e
Hermione costituiranno ovviamente la ship principale, ma vorrei portare avanti
la loro relazione in maniera naturale e graduale, senza improvvisi sguardi che
sbrilluccicano d’amore. Tuttavia, i Grifondoro e i Serpeverde non saranno i
soli protagonisti: anche i membri delle altre Case avranno il loro giusto
spazio in questa storia, per cui non stupitevi se i nomi di Goldstein, di
Smith, della Bones e di altri appariranno di frequente.
Mi sembra
di aver detto tutto. Grazie se qualcuno è arrivato a leggere fin qui.
Dejanira.