L'usignolo e la rosa

di Pixel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Parte II Cap. 1 ***
Capitolo 8: *** Parte II Cap. 2 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***



Nome forum/efp: Sarabi./Pixel
Lista Het o Slash: Lista Het
Fandom: 13 reason why
Coppia: Tony Padilla/nuovo personaggio
Pacchetto scelto da indicare per intero: Pacchetto Anita & Garibaldi: Si narra che l’usignolo amasse la rosa da abbracciarla così tanto che le spine gli trafissero il cuore.(Oscar Wilde) Stay with me – Sam Smith.
Contesto (se avete scelto un telefilm, indicate l'ep e la stagione): Post 13x1 con accenni all'infanzia dei personaggi, con unica modifica che le cassette sono rimaste alla sola conoscenza dei ragazzi coinvolti e Tony.
Note: In fondo.




 

"L'usignolo e la rosa"


"Ti avevo detto di non arrampicarti,estúpidai!" l'ammonì il più grande.
"Ma io volevo venire con te." Riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro.
"Finirai per farti veramente male se continuerai a seguirmi sempre."
Lei incrociò le braccia esili e prese a singhiozzare molto più forte di prima "vattene via allora, visto che non vuoi più essere mio amico."
Lui scosse la testa e non riuscì a trattenere una piccola risata "ma cosa stai dicendo, Jaz?"

"Che ormai hai già dieci anni, e stai sempre con i tuoi fratelli, non vuoi più giocare con me. Allora nemmeno io voglio più stare con te, vattene via."
"E lasciarti con quel ginocchio che sanguina? Non se ne parla, sai quanto mi sgriderebbe tua mamma." disse prima di prendere la piccola in braccio.
"Lasciami, lasciami, cabrónii!" cercava di protestare colpendo il braccio dell'amico.
"Non ti libererai mai di me, saremo amici per sempre. Solo, cerca di non farti male cadendo dagli alberi ogni volta che vuoi arrampicarti, Pajaritoiii. "


~


"No, maledizione." Imprecò la ragazza vedendo il grande autobus giallo allontanarsi. Erano veramente rare le piogge in quel periodo dell'anno ma quel giorno il tumulto del cielo pareva non volersi placare. L'acquazzone li aveva colti tutti alla sprovvista e l'autista aveva deciso di non aspettare i soliti ritardatari come lei. Si affrettò a cercare tra la folla qualcuno a cui poter chiedere un passaggio, ma non c'era più l'ombra nè di Sheri, nè di Zach o Justin.
I lunghi capelli corvini erano quasi completamente molli, se avesse dovuto percorrere il tragitto fino a casa sua a piedi avrebbe sicuramente preso qualche malanno, e non poteva permettersi di stare a casa col raffreddore quella settimana o la coach l’avrebbe lasciata in panchina durante la partita di venerdì.


“Sali?” L’auto era ferma davanti a lei, e pareva essere stata inviata direttamente dalla provvidenza per risolvere i suoi problemi.
“No, grazie. Penso che andrò a piedi oggi.”
“Tu sei pazza, sta diluviando.”
“Non vorrei bagnarti i sedili e poi...”
Prima che finisse di completare la frase con una scusa a cui non aveva ancora nemmeno pensato il ragazzo spalancò lo sportello del conducente e scese dalla macchina. La pioggia, che nel frattempo si era fatta ancora più violenta, ci mise pochi secondi ad inzupparlo completamente, lui spalancò le braccia come per voler raccogliere più acqua possibile “sono bagnato anch'io, adesso non hai più scuse. Sali in macchina, Jaz.”


Nello stesso momento in cui i due sportelli si richiusero all'unisono la ragazza sentì il bisogno di scappare.
Rimasero diversi minuti in silenzio, e così sarebbero rimasti per tutto il tempo se lui non avesse rotto il ghiaccio.
“Non posso crederci, Jazmine Suarez nella mia auto. L’ultima volta che hai accettato un passaggio da me era su una vecchia bicicletta.”
Sul volto di lei si dipinse l’accenno di un sorriso.
“Pensi che per tutto il tragitto fino a casa mi rivolgerai una parola o continuerai ad evitarmi anche se mi sei accanto?”
Lei sospirò “Pensavo volessi offrirmi un passaggio, non farmi un processo.”
“Hai ragione, scusami. Non volevo essere aggressivo. Ma sai, con tutte le cose che stanno succedendo in questo periodo, Hannah, Alex...” fece una pausa, parlarne non era mai semplice “io mi sono ripromesso di non lasciare più situazioni in sospeso con le persone. E tu, Jazmine, sei il più grande punto interrogativo della mia vita. Io voglio capire, capire se è per qualcosa che ho fatto io...”
“Di cosa stai parlando, cosa c’è da capire?”
“Veramente vuoi far finta di non sapere di cosa sto parlando? Ti prego, puoi fare la stupida con le tue amiche cheerleaders per far credere a tutta la scuola che sei come loro, ma non con me.”
“Non ci sono questioni in sospeso tra noi, siamo semplicemente cresciuti e abbiamo preso due strade diverse. Non c’è bisogno di farne un dramma.”
“Non siamo semplicemente cresciuti, noi siamo cresciuti insieme, Jazmine. Eri come una sorella, eri la mia migliore amica. E adesso? Sono forse anni ormai che non scambiamo una parola, pensi che non noti che quando ci incrociamo per i corridoi a scuola cambi strada? Pensi che sia normale il fatto che abitiamo uno di fronte all'altra e ti ho dovuto costringere ad accettare un passaggio?”
La ragazza alzò le esili spalle in segno di indifferenza.
“Mi dispiace che tu soffra questa situazione, ma ho preferito dedicarmi ad altre amicizie, ad altre persone...”
“E magari io non sono abbastanza per queste tue nuove amicizie, giusto?”
“Forse è così.”
Il ragazzo frenò bruscamente l’auto, non si era accorta di trovarsi già nel loro quartiere.
“Ho davvero sperato che fosse colpa mia, per anni ho preferito pensare di averti fatto qualcosa di male per arrivare a comportarti così, piuttosto che accettare che sei diventata esattamente quella che appari, una snob arrogante.”
“Grazie per il passaggio.” disse solo algida, prima di chiudere bruscamente lo sportello dell’auto e correre dentro casa.


Scostò leggermente la tenda, e vide la Mustang rossa sparire all’interno del garage di fronte. Prese un lungo respiro, giusto il tempo sufficiente perché gli occhi potessero riempirsi di lacrime.
Scappò in camera sua e si buttò sul letto, le lacrime bagnarono in un attimo il cuscino e il pianto quasi le impediva di respirare. O forse a bloccarle il respiro era stato quel profumo che aveva cercato di evitare per anni. Il profumo di Tony, che l’aveva pervasa per tutto il tempo del tragitto fino a casa, aveva rischiato di farla impazzire.
Il profumo di Tony era ancora la cosa più bella del mondo. Le era entrato in circolo, lo sentiva nel sangue, proprio come una dose che distrugge anni di disintossicazione. Ne era di nuovo dipendente.


~


Sapeva perfettamente che se ne sarebbe pentita, si stava avvicinando a passo svelto verso il baratro dell’autolesionismo consapevole.


Tony era intento a scegliere una delle sue cassette, completamente assorbito nella sua selezione non si era ancora accorto della sua presenza, pensò che era ancora in tempo per girare i tacchi e sparire, ma la mano si mosse quasi contro la sua volontà.


Quando sentì picchiare leggermente contro il vetro il ragazzo alzò lo sguardo e il viso tradì subito il suo stupore.
“Jazmine?” chiese retorico mentre abbassava il finestrino.
“Posso entrare?”
“Cosa vuoi?” domandò con un modo sgarbato che non gli era mai appartenuto, Jazmine sapeva di averlo ferito, era un ragazzo dalla sensibilità sconvolgente.
“Scusarmi.”
“Guarda che lì ci sono ancora i tuoi amici, non ti vergogni di farti vedere insieme a me?”
“Vado via?”
Lui alzò gli occhi al cielo, ma subito dopo le fece cenno di salire in macchina.


Di nuovo il suo profumo, come aveva fatto a vivere senza sentirlo durante quegli anni?


Si rese conto di non aver pensato realmente a cosa dire, il giorno prima aveva solo capito di non poter più semplicemente evitarlo per poi trovarsi a spiarlo dalla finestra di camera sua ogni volta che il ragazzo passava le giornate a sistemare la Mustang col padre.


“Aspetta.” disse non appena lo vide inserire la chiave nel quadro. Lui la guardò interrogativo ma si fermò ugualmente.
“Fai guidare me.”
“Sei fuori di testa.”
“Per favore, voglio portarti in un posto.”
“Non faccio guidare mai la mia macchina a nessuno...”
“Lo so, facevi così anche con la bicicletta, una volta picchiasti uno dei tuoi fratelli perché l’aveva presa in prestito.”
“Appunto.”
“Ma a me la facevi guidare.”
Ci pensò su qualche attimo, poi allungò le chiavi verso di lei “falle un graffio e potrei ucciderti.”


~


“Non posso crederci. Quest’albero è quell'albero?” chiese puntando il dito verso l’alto. Lei annuì. “Sei tu che mi portavi qui quando eravamo bambini, e ora non lo riconosci?”
Nella sua mente riaffiorarono i ricordi di tutte le volte che avevano giocato in quel posto, era l’unica cosa che aveva deciso di non cancellare dalla sua vita, ogni volta che aveva bisogno di isolarsi dal mondo andava lì. Ma mai avrebbe pensato di tornarci insieme a lui.


“Ti ricordi fin dove riuscivamo ad arrampicarci?”
“Fin dove io riuscivo ad arrampicarmi vuoi dire, tu cadevi sempre.” Entrambi risero ed entrambi si resero conto di quanto gli fosse mancato sentire la risata dell’altro.
“Ricordo benissimo che arrivavo fino al quarto ramo là sopra, e sarei arrivato ancora più in alto se non avessi avuto paura che nel seguirmi saresti caduta.”
“Bene, vediamo che sai fare adesso, Padilla.” disse lei prima di prendere la rincorsa e con un piccolo salto aggrapparsi alla prima sporgenza. In poche mosse arrivò al ramo che poco prima aveva indicato Tony e lo superò. “Sei pazza, Jazmine.”
Arrivarono entrambi in cima all'albero e si sistemarono sul ramo più spesso, uno di fronte all'altro e con le gambe lasciate a penzoloni nel vuoto, come se il tempo fosse tornato indietro agli anni della loro infanzia spensierata.


“Sono contento che finalmente hai imparato a scalare senza cadere e farti male, Pajarito. Vuol dire che potrò portati con me a scalare un giorno.”
“Quel soprannome… incredibile che lo ricordi ancora.”
“Io ricordo tutto di te, di noi due.”
Lei sospirò “Tony...”
“Sì?”
“Avevi ragione tu. Sono una snob arrogante. Quando mi hanno presa in squadra al secondo anno io sono stata travolta da mille cose nuove e...” prese tempo per cercare qualche altra scusa, il discorso risuonava molto meno patetico mentre lo ripeteva nella sua mente.
“E non importa. Ricordi cosa diceva mia mamma?”
“Mmm… Primero comemos, entonces los demasiv?”
Tony rise “Si diceva anche quello, effettivamente dice sempre un sacco di cose. Ma tra tutte quella che preferisco è: El pasado, pasado estáv."
"Amavo tua mamma."
"E lei amava te, sperava ci sposassimo, credo."
Passò qualche secondo di silenzio prima che Jazmine si convinse a parlare di nuovo.


"Ricordi quella storiella che ci raccontava sempre?"
Lui scosse la testa.
"Quella dell'usignolo e della rosa."
"Si narra che l’usignolo amasse la rosa da abbracciarla così tanto che le spine gli trafissero il cuore."
"Esatto. Non l'ho mai dimenticata e mai la dimenticherò." disse l'usignolo guardando la sua rosa.


~


Tony controllò l'orario, da un mese a quella parte Jazmine non era mai mancata ad uno dei loro appuntamenti, di contro, arrivava sempre in ritardo. Quando si incontravano da Monet il ragazzo aveva preso l'abitudine di ordinare il caffè lungo alla cannella di Jazmine ancora prima che lei arrivasse, sapeva che l'amica non riusciva nemmeno a posare le labbra sul bicchiere finché la bevanda era bollente, e apprezzava il fatto di trovare il suo caffè sul tavolo pronto ad essere sorseggiato.


"Perdonami, gli allenamenti si sono prolungati." disse la ragazza arrivata di corsa.
Lui riguardò l'orologio "questa volta stavo per andarmene."
"Scusami, sono pessima." assaggiò il suo caffè e fece una smorfia di disgusto "mi correggo, questo caffè è pessimo."
"Succede quando lo lasci raffreddare un'ora."
"Oh mamma, ho tardato di un'ora?"
"Ultimamente sei più distatta del solito, tutto bene?"
Lei annuì "Sì, sono molto presa dagli allenamenti e tu sei stato troppo buono ad aspettarmi."
"Sicura? Inizio a sospettare che sia qualche ragazzo la causa di questi ritardi."
"Ma che dici? Non ti farei mai aspettare per un ragazzo, e sopratutto non sprecherei mai un caffè alla cannella."
"Che razza di opportunista!" disse dandole un buffetto affettuoso sulla guancia. Nonostante il tempo passato insieme ancora non era abituata al contatto della pelle di Tony con la sua, quel gesto la fece sussultare.
"Non mi convinci, tu sei troppo strana. Davvero non c'è nessun ragazzo in questo periodo?"
"Forse c'è."
"Lo sapevo, è quel running back che è entrato da poco in squadra, vero?"
"Forse, o forse non c'è nessuno e ti sto solo prendendo in giro."
"Ti ho già detto altre volte che penso tu sia pazza?"
"Diverse volte."
"Me lo diresti se ci fosse qualcuno?"
"È così importante?"
"Forse ti sembrerà stupido, ma sono abbastanza geloso di te." disse con la voce bassa di chi confessa un segreto.
"Geloso?"
"Sì, come fossi un sorella, ovviamente."
"Certo." Sapeva che non poteva essere diversamente, ma le aveva fatto male comunque.
"Va bene, adesso devo andare, ci sei stasera alla festa?"
"Lo sai che non vengo alle feste dei tuoi amici ricchi."
"Scommetto che non sai nemmeno chi l'ha organizzata."
"Lo ammetto."
"E poi sarei io la snob arrogante. Ciao, hermano.vi"


~


“È carino questo posto. Molto vintage, ovviamente.”
“Ti ci dovrai abituare.”
“Un giorno capirò questa tua fissazione.”
“Non c’è molto da capire, mi piace e basta.”
“E a me piace che tu sia così.” Si sorrisero.


“Ehi Tony!” Si sentì chiamare da una voce fin troppo famigliare.
“Ryan!” Lo salutò gentilmente.
“Questo è Tom.” Gli presentò il ragazzo che era entrato con lui nel locale “Il mio ragazzo.” Specificò.
“Lui è Brad.” lo vide storcere il naso per un secondo, ma la sua espressione tornò subito placida e salutò i due ragazzi.
“Anche tu non sei andato alla festa di stasera.”
“Non ne avevo voglia.”
“Capisco, poi, dopo tutto quello che è successo non penso andrò più a casa di Bryce.”
In un attimo Tony venne pervaso da una sensazione innaturale di panico. “Scusate, devo fare una telefonata urgente.”
Appena fuori dal locale compose il numero di Jazmine, aveva bisogno di sapere che stava bene, che era lucida, voleva supplicarla di stare attenta e tornare a casa il prima possibile.


“Pronto, Tony?” La risposta che avrebbe dovuto rassicurarlo lo allarmò ancora di più, non era la sua voce.
“Chi sei?”
“Montgomery, amico.”
“Perché rispondi al posto di Jazmine, le è successo qualcosa?”
“No, Jaz si sta divertendo parecchio. Si è buttata in piscina e ha lasciato il suo cellulare in giro, vuoi che le dica qualcosa da parte tua? Anche se è così ubriaca che non credo capisca molto...”


Tony riagganciò il telefono prima che il suo interlocutore potesse finire la frase. Rimase qualche secondo col cuore in gola provando con tutte le forze a razionalizzare la situazione inutilmente, non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di turbamento che lo aveva aggredito nell'istante in cui aveva pensato a Jazmine a casa di Bryce.

“Cosa significa che devi andare?”
“Che una persona a cui tengo ha bisogno di me.”
“Ancora quel Clay?”
“No, tranquillo. È una ragazza...”
“Una ragazzo, una ragazza, capisci che non è diverso? Stai andando via per qualcun altro.”
“Brad, ti prego cerca di capire.”
“Non ho più voglia di capirti. Se te ne vai adesso non credo che mi troverai più.”

Il viso di Tony si contorse in una smorfia di dolore. Esitò per un attimo, poi afferrò le chiavi della macchina posate sul tavolo e andò via senza dire nulla.


~


Il volume della musica era quasi assordante, l’odore di fumo e alcol pregnante e disgustoso.
La casa era grande e sfarzosa, non ce n’erano di così nel loro quartiere. Tony provava una certa avversione per quel genere di ambienti, per quel genere di persone, persone come Bryce e quelli pronti a seguirlo pedissequamente. Ma in quel momento non gli importava né del posto, né della gente, era lì solo per Jazmine. La vide subito, era impossibile non notarla. I lunghi capelli neri che solitamente portava sciolti lungo la schiena erano raccolti in una coda alta che ondeggiava a suono di musica, la pelle scura bagnata dall'acqua dell’idromassaggio e il viso arrossato dall'alcol. Rideva insieme ad altri ragazzi, sembrava spensierata per tutti, tranne che per lui. Era come se tanta oscurità soffocasse la sua luce. Più la guardava lì in mezzo e più si rendeva conto di quanto Jazmine fosse bella e triste.
Si avvicinò al bordo vasca, piegandosi in equilibrio sulle ginocchia le poggiò una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione.
“Tony, sei tu?” aveva la voce impastata dall’alcol.
“Sì, vieni con me, andiamo via...”
“Ma io non voglio andare via.” disse piagnucolando come una bambina. Lui sorrise “si è fatto tardi. Esci, che ti porto a casa.”
“No, vai via tu, ci stavamo divertendo prima che arrivassi.”
Sospirò e le strattonò leggermente la spalla per destarla “Non fare i capricci” disse prima di sollevarla di peso e tirarla fuori dall'acqua .


“Lasciami, lasciami, cabrón!" protestava lei scalciando leggermente mentre Tony la trasportava verso la macchina. L'adagiò sul sedile, porgendole il suo cellulare, i vestiti e un asciugamano che aveva recuperato da Montgomery, lei si sciolse i capelli e Tony l'aiutò ad avvolgersi nell'asciugamano vedendola in difficoltà nel compiere anche i movimenti più semplici a causa dello stordimento. Quando l'ebbe sistemata richiuse lo sportello e si apprestò a fare il giro della macchina.


"Sei appena arrivato e vai già via?" Un fremito di rabbia lo pervase nel riconoscere la voce alle sue spalle. Si girò e nonostante il buio riuscì a vedere distintamente il ragazzo che stava in piedi davanti a lui, petto in fuori, sguardo carico di fierezza e strafottenza “era da tanto tempo che non si vedeva un Padilla da queste parti.” disse come a marcare il territorio.
“Ti conviene sperare di non vedermi più qui, Bryce.”
Tony aveva la capacità di essere tanto laconico quanto minaccioso. Il suo temperamento pacato e gentile non gli impediva di incutere un certo timore che tutti avevano di lui, persino Bryce, che evitò di rispondere col suo solito fare sprezzante.


~


Jazmine si era addormentata dopo pochi minuti, cullata dalla macchina e dall'effetto inebriante dell’alcol. Arrivarono a casa velocemente, le lancette dell' orologio segnavano le due di notte. Tony osservò la ragazza stordita e avvolta in un asciugamano, non gli sembrava il caso di riportala dai suoi genitori così, decise che per quella notte l’avrebbe fatta dormire da lui.
La prese nuovamente in braccio, questa volta lei non protestò, si limitò a mugolare leggermente per essere stata svegliata ma presto si adagiò tra le forti braccia di Tony.
Quando arrivarono in camera la sdraiò sul suo letto, sedendosi accanto a lei per sistemarla, la coprì col lenzuolo e le spostò una ciocca di capelli dal volto rilassato. Non si era mai spiegato l’innato senso di protezione che provava per quella ragazza, ma saperla serena lo rendeva felice.
Sorrise, nella penombra di camera sua non era più bella e triste, con gli occhi socchiusi, le lunghe ciglia nere a fare da cornice, Jazmine era solo bella.


“Stai con me.” sussurrò lei senza nemmeno aprire gli occhi.
“Cosa?”
“Stai con me, stanotte.”
“Jazmine, sei ubriaca...” fece per alzarsi ma la ragazza lo tirò a sé e contro ogni razionalità lui si lasciò accompagnare dalla fragile forza che lo spingeva verso di lei. Tony non aveva mai dormito con nessuno, ebbe quasi timore nel distendersi accanto all'amica per condividere quell'intimità. L’aderenza dei loro corpi gli provocò un fremito, una sensazione strana e gradevole, non era abituato a sentirsi in quel modo. Ingenuo, intimidito da un corpo vicino al suo.
I morbidi capelli gli solleticarono la pelle quando lei appoggiò la testa al suo petto, avevano un carezzevole profumo di more. Non si era mai reso conto di quanto fosse inebriante.
L’abbracciò. Gli pareva la cosa più giusta da fare, gli era sempre sembrata la cosa più giusta da fare. Stringerla, proteggerla, respirarla, stare con lei. Anche senza spiegarsi il perché.


Dulce noche, nenavii.




 

Won't you stay with me?
Cause you're all I need
This ain't love it's clear to see
But darling, stay with me.”



NOTE:


 
iStupida
iiCaprone
iii Uccelino
ivPrima mangiamo e poi facciamo il resto

 
v Il passato è passato
viFratello
viiDolce notte, piccola.


So che potrebbe essere abbastanza folle come idea, ma non riuscivo a togliermi dalla testa questa
storia, sarà perchè sono stata io la prima ad innamorarmi del personaggio di Tony, quidni mi sono
subito immedesimata nel personaggio di Jazmine, una ragazza che prova un amore viscerale per il
suo amico di infanzia, un amore che, ad un certo punto le diventa chiaro, non potrà mai essere
corrisposto. Per questo motivo decide di allontanarsi drasticamente da lui, ma come abbiamo
imparato a conoscere, Tony è un ragazzo che tiene all'amicizia e non si da per vinto, fa di tutto per
riavvicinare a se l'amica, completamente ignaro del suo amore. Nella storia è chiaro che l'affinità tra
i due è fortissima, tanto che gli basta poco per ricostruire quel rapporto intenso che avevano fin da
bambini. Il finale lascia aperta all'idea che quel legame viscerale forse comincia a non lasciare
indifferente nemmeno Tony che inizia a provare sensazione che vanno al di là della semplice
amicizia. La storia potrebbe finire così, con la consapevolezza di nuove emozioni a cui però
non sappiamo dare un vero nome e che aprono una serie di nuovo direzioni che potrebbe prendere
quest'amicizia, oppure potrebbe continuare con un paio di capitoli che diano una conclusione alla storia di Tony e Jazmine.
Ancora non ho deciso sul da farsi, ma mi piacerebbe tantissimo avere un vostro parere! 

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Tony si svegliò avvolto da un dolce profumo di more. Si sentiva inebriato, come la notte prima. Conosceva Jazmine da una vita, possibile non si fosse mai accorto di quanto gli piacesse il suo odore?


Il viso della ragazza era ancora nascosto nel suo petto, come se per tutta la notte non avesse trovato un posto migliore per appoggiare i suoi sogni. Si stupì del suo braccio disteso lungo il corpo di Jazmine, doveva averla abbracciata involontariamente durante il sonno.
Non si mosse, sia per paura di svegliarla, sia perchè voleva averla vicina, ancora per un po'.
Non si era mai realmente reso conto di essere così protettivo, ma era questo che aveva sempre fatto con le sue sorelle, e anche con Jazmine finchè lei glielo aveva permesso.
Sentì una morsa allo stomaco nel pensarla sola e poco lucida a casa di Bryce. Quasi come per riflesso incondizionato la strinse leggermente più a sé.


“Tony?” mugugnò lei mentre stropicciava gli occhi.
Il ragazzo ebbe un sussulto improvviso, realizzò di non essere pronto al suo risveglio.
Quando sentì il corpo di lei allontanarsi dal suo gli parve di provare una vaga sensazione di vuoto, una vertigine che scelse di ignorare.
Si tirò leggermente su, appoggiando la schiena al muro freddo, si rese conto di quanto fosse ancora intorpidito, come se si fosse svegliato solo in quel momento.
Allontanarsi ancora di più gli sembrò improvvisamente la cosa più giusta da fare, si alzò dal letto di scatto.
Jazmine era ancora intontita dal sonno e dai postumi della notte precedente.
“Cosa sta succedendo?” domandò lecitamente.
“Hai esagerato con l’alcool ieri, e se ricordo bene la tua famiglia è tanto devota quanto la mia, quindi...”
“Quindi, mi hai salvato la vita.” completò la frase mentre si massaggiava la tempia “le prediche sulla sobrietà e la compostezza di mio padre sono ancora peggio di questo mal di testa.”
Lui tirò un sospiro di sollievo, come se sentisse di dover tenere nascosto qualcosa.
“Non c’è di che. Hai già una scusa plausibile per quando tornerai a casa?”
“I miei escono presto per andare a lavoro, li rivedrò stasera e dirò che sono rimasta a dormire da Shery. Ma tu cosa ci facevi alla festa?”
“Oh niente, in realtà sono un supereroe sempre pronto a salvare una fanciulla in difficoltà.” scherzò cercando di eludere il discordo.
Lei rise. “Inizio a crederci.”


“Ehi Tony, tua madre mi ha detto che potevo venire a svegliarti.” il ragazzo fece appena in tempo a finire la frase che si ritrovò a bocca aperta. Clay, che stava per entrare nella stanza di Tony come fosse la sua, rimase immobile con il braccio ancora disteso e le dite avvolte attorno alla maniglia.
Tony colto alla sprovvista fece un balzo indietro, Jazmine in un riflesso incondizionato avvolse il più possibile il corpo nel lenzuolo come a coprire una nudità che in realtà era già nascosta dalla maglia indossata la sera prima.
“Ti aspetto giù?”
Tony alzò il sopracciglio marcato e la sua espressione fu abbastanza eloquente da portare Clay ad uscire e richiudere immediatamente la porta.
“Okay, forse è meglio che io esca da lì.” disse indicando l’ampia finestra alla sua sinistra.
“Non se ne parla, siamo al secondo piano!” disse perentorio.
“Non devo saltare, c’è la scala antincendio al lato.”
“Ma perché dovresti calarti da li e non puoi usare le scale normali, come le persone normali?” disse ponendo enfasi sull’ultima parola.
“Da quanto tempo i tuoi genitori non mi vedono in questa casa?”
“Da parecchio effettivamente…” notò solo in quel momento che quella era la prima volta dopo anni che Jazmine rimetteva piede in casa Padilla.
“Appunto, non mi sembra il caso che mi vedano uscire da camera tua di prima mattina con un aspetto stravolto.”
“I miei sanno che...” il tono era quasi imbarazzato, capitava raramente.
“Lo so che lo sanno.” lo interruppe brusca “ma non voglio che mi vedano così.”
Lui si prese un attimo per riflettere “Continua a non piacermi l’idea che tu debba calarti dalla finestra.”
Lei non rispose nulla, fece cadere le lunghe gambe al lato del letto, recuperò le ballerine blu e le mise ai piedi prima di alzarsi e dirigersi verso la finestra.
“Non sto chiedendo il tuo permesso, hermanoi.” e sotto gli occhi increduli di Tony si mise a cavalcioni sul cornicione prima di iniziare a scendere agevolmente le scale antincendio.
Lui corse ad affacciarsi e la osservò in silenzio fino a che non posò i piedi sul prato.
Tú eres locaii, Jazmine.” urlò.
Lei rise e agitò il braccio per salutarlo “Grazie di avermi salvata ieri notte!” disse prima di voltargli le spalle e dirigersi verso la casa di fronte. Lui rimase alla finestra a guardala allontanarsi finché non sentì qualcuno bussare, si ricordò di Clay che lo stava aspettando fuori dalla camera e si affrettò a raggiungerlo.
“Amico, che ci fai qui?”
“Io sono solo venuto a chiederti se volevi fare colazione insieme a me da Monet prima della scuola e ti trovo con una ragazza nel letto, cosa mi sono perso?”
“Era solo troppo ubriaca per tornare a casa ieri e l’ho fatta rimanere a dormire qui.”
“E avete solo dormito?”
Tony gli diede una spinta leggera che riuscì comunque spostare l’amico, decisamente più smilzo di lui, di diversi centimetri.
“Non essere idiota!”
“Beh, non sarebbe la prima volta che mi stupisci...” disse mentre si rimetteva in equilibrio.
“Se non la smetti di dire idiozie oggi è la volta buona che ti picchio. Non è la prima volta che mi fai innervosire nelle ultime settimane.”
“Perché ti arrabbi tanto?”
“Perché è un’amica.”
“E dormi spesso con le amiche?” Clay aveva un umorismo tra l’ebete e l’irritante. Di tutta risposta Tony gli colpì l’esile braccio con le nocche “ti ho avvertito!”

 
* * *


Le ci volle una lunga doccia calda per riprendersi. Aveva immaginato così tante volte di svegliarsi con accanto Tony che ora che era successo non le pareva vero che potesse essere bello tanto quanto lo era nella sua testa. La pelle ambrata a contatto con la sua, le forti braccia avvolte intorno al suo corpo in una stretta delicata e poi il suo profumo, come sempre, il profumo di Tony capace di avvolgere ogni cosa e insinuarsi nella sua testa per farle perdere la cognizione della realtà.
Quando lui si era allontanato vedendola sveglia avrebbe voluto impedirglielo, aveva dovuto reprimere l’istinto di stringere tra le dita la sua maglietta bianca e tirarlo a sé. Avrebbe voluto semplicemente dirgli “Stai con me.”
E quante altre volte avrebbe voluto ripetergli quelle tre parole, ma non ne aveva avuto il coraggio.
Pensò che aveva fatto bene a non farlo, visto il comportamento strano che aveva assunto subito dopo il ragazzo, forse semplicemente dettato dall’imbarazzo o dal disagio di avere un’intrusa nel letto. E come gran finale, l’espressione sul suo volto quando Clay Jensen aveva spalancato la porta, come se Tony avesse desiderato che lei scomparisse in modo che nessuno la potesse vedere in quella camera, in quel letto in cui lei prima si era sentita così bene.
Tony aveva da sempre la capacità di farla sentire amata e rifiutata allo stesso tempo. Ma tanto più riusciva a farla stare bene con lui, tanto più faceva male il successivo e inesorabile rifiuto.
Ripensò a quella frase lasciate a mezz’aria “I miei sanno che...” non sopportava il fatto che dovesse specificarglielo. Lei lo sapeva, lo sapeva bene. E non le interessava sentirlo uscire dalla sua bocca.
Percepì qualche lacrima confondersi con l’acqua, ma non ci fece troppo caso.

Deja de ser una nenaiiiJazmine!” Ordinò a sé stessa.

Note:
iFratello
iiTu sei pazza
iiiSmetti di essere una bambina


Nda:
Vi dico la verità, a me questa storia piace. Mi piace Jazmine e mi piacciono i suoi sentimenti, amo Tony e il suo essere così diverso dagli altri e talvolta da sè stesso. Penso sia un personaggio capace di esplorare veramente le tante diverse sfumature di un rapporto. Nonostante l'idea generale sia un po' strana penso che potrebbe funzionare per questo sto provando a continuare la storia. Non so ancora bene che piega prenderà il tutto, l'unica cosa che so è che mi piacerebbe avere i vostri pareri per andare vanti al meglio, per confrontarci e scambiarci opinioni. 
Sono assolutamente ben accette el critiche costruttive, anzi, sarebbero apprezzate. 
Intanto ringrazio chi ha seguito lo scorso capitolo e chi leggerà questo :)

 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Passò una mano tra i lunghi capelli per sistemarli dopo averli liberati dall'elastico. Raggiunse il gruppo di ragazzi radunati appena fuori dalla palestra.
"Eccola qui, la cheerleader migliore di tutte." disse qualcuno andandole incontro.
"Esagerato." rispose, non era solita lasciarsi mettere in imbarazzo da complimenti banali, ma quel ragazzo ultimamente le stava dedicando un'attenzione particolare difficile da ignorare.
"Non sono esagerato e ti voglio assolutamente a casa mia per festeggiare con gli altri."
Non ebbe il tempo di rispondere a quell'invito che un voce catalizzò la sua attenzione.
"Jazmine!"
Tony stava appoggiato alla sua macchina parcheggiata sulla sponda opposta alla loro. Lei fece segno con la mano di aspettare e poi si rivolse nuovamente al suo interlocutore. "Scusami Bryce..."
"Non ho speranze di dividere i due amigos nemmeno per una sera, giusto?"
Jazmine alzò le spalle, nascondendo il vago fastidio che quell'affermazione le aveva provocato.
"Va bene, ma non è giusto che porti sempre via la ragazza più bella della festa." La ragazza non diede particolare peso all'allusione e iniziò un veloce giro di saluti. Prima che potesse allontanarsi definitivamente Bryce la prese per un braccio e le stampò un bacio sulla guancia, il gesto innocente ma plateale la lasciò in un leggero stato di confusione. Senza aggiungere altro si affrettò a correre verso la Mustang rossa.
Si stupì di vederlo andarle incontro, quasi come se avesse fretta di essere il più vicino possibile.
"Ehi, Tony."
Lui non rispose, le prese il viso tra le mani e le appoggiò le labbra sulla fronte. Era un gesto che ormai aveva imparato far parte dei modi apprensivi del ragazzo, ma quella sera anche quella premura aveva qualcosa di insolito. Dentro gli occhi di Tony non c'era traccia della dolcezza che era certa avrebbe sempre trovato nelle iridi ambrate. Erano scuri, ombrati di una severità che non sapeva interpretare.
“Tutto bene? Hai la faccia di qualcuno che vuole rimproverarmi.”
Lui scosse la testa e subito sul suo viso fece capolinea un sorriso rassicurante “ti va di andare via da qui.”
Lei annuì immediatamente e salirono in macchina.

* * *


Capitava spesso che i due si mettessero in macchina per girare senza una meta. Jazmine si sentiva cullata dalla guida fluida di Tony e quell'odore che permeava i sedili ormai non la destabilizzava più, il profumo di Tony era profumo di casa.
Nonostante le piacessero anche i silenzi condivisi con lui, quella sera il ragazzo le era sembrato particolarmente laconico. A dire il vero erano giorni che le pareva di vedere affievolirsi la particolare luce che contornava Tony. E vedere una stella spegnersi era lo spettacolo peggiore a cui le era capitato di assistere. Avrebbe voluto aiutarlo, avrebbe fatto ogni cosa per salvare quel dono prezioso che Tony sapeva essere per tutte le persone che gli stavano accanto.
“Ultimamente sei tu ad essere strano, sai.”
“Ho imparato dalla migliore.” disse continuando a tenere gli occhi fissi sul volante.
Lei sospirò girandosi sul fianco sinistro per guardarlo meglio “Tony, parlami. Dimmi cosa ti fa stare male.”
“Ma io sto bene, non ti preoccupare nenai.” Amava Tony in ogni modo in cui fosse possibile amarlo, come uomo, come amico, semplicemente come la meravigliosa creatura che era. Ma detestava quel modo che aveva di chiudere il mondo fuori dai suoi problemi, non riusciva a sopportare che chiudesse anche lei fuori dai suoi problemi. Ormai si era rassegnata al fatto che non le sarebbe mai potuta stare accanto nel senso che avrebbe desiderato, ma non poteva accettare che il ragazzo gli impedisse anche di essere l’amica che voleva essere per lui.
“Non sono più una bambina, e se devo essere sincera a volte non sopporto il fatto che continui a comportarti come se lo fossi.”
“Ma cosa dici?”
“Siamo amici o sono un’altra sorellina da proteggere? Se vuoi un’amica devi lasciare che ti aiuti come tale. E non posso farlo se ti tieni tutto dentro.”
Ancora silenzio, mani strette sul volante, sguardo fisso sulla strada. Una lacrima inaspettata e solitaria.
“Tony...”
Si sentì scavare dentro da quella lacrima, forse si era sbagliata, forse non era pronta a sopportare il suo dolore.
“Brad non mi parla da settimane, l’ultima cosa che mi ha detto prima di sparire è che il mio voler salvare le persone a tutti i costi mi porterà a rimanere solo, sotterrato sotto i pesi degli altri.” pronunciò la frase senza riprendere fiato, accostò la macchina per permettersi di staccare le mani dal volante e passarle sul viso, la lacrima non era più solitaria.
“Ma sai cos'è successo l’ultima volta che non ho dato peso hai problemi altrui, Jaz?” lei scosse solo la testa “Hannah è morta.”
“Cosa stai dicendo?”


Jazmine non aveva mai avuto grandi rapporti con Hannah Baker, ma quando aveva appreso la notizia del suo suicidio non aveva potuto fare a meno di lasciare un fiore sul suo armadietto. Non si era sentita ipocrita, le era sembrato un gesto catartico per quello che nessuno di loro aveva fatto per evitare quel dramma. Ora si sentiva stupida a non aver capito che qualcuno aveva fatto qualcosa, e quel qualcuno non poteva essere altro che Tony.
“Tu sei stato suo amico, il suo unico vero amico e hai fatto il massimo...”
“Se avessi fatto il massimo forse sarebbe ancora viva.” la interruppe per muoversi quel rimprovero che lo tormentava ormai da troppo tempo. Non gli capitava spesso di dirlo ad alta voce, ma ogni volta suonava così reale.
“Su una cosa Brad ha ragione...” Lui le rivolse uno sguardo da animale ferito. Jazmine sentì una stretta al cuore, ma continuò per quella strada “non puoi portare i pesi di tutti sulle tue spalle, non sei un supereroe Tony, forse ti hanno educato per esserlo, ma la verità è che il tuo massimo non basterà sempre per salvare tutti.”
Tony rimase in silenzio, nell'evidente bisogno di ottenere altro da quella conversazione. Lei capì che era finito il momento dei rimproveri e si sentì sollevata, era stato necessario ma difficile rivolgersi con durezza, la paura di ferirlo anche se per fargli del bene la terrorizzava.
É questo che vuol dire essere grandi? Non era semplice e, forse, lui aveva anche bisogno di quel suo saper essere un po’ bambina. Di rimanere quella nena che Tony amava vedere in lei.
Si avvicinò e con naturalezza appoggiò il viso sulla spalla dell’amico.
“Non sei un supereroe, ma se ti può consolare, sei la cosa che più gli assomiglia.” Passarono interminabili secondi sorretti l’uno dal corpo dell’altro. Jazmine ogni tanto lasciava una carezza sul braccio dell’amico e per la prima volta Tony comprese di poter essere forte anche lasciando che ogni tanto qualcuno si prendesse cura di lui.
“A volte vorrei scappare.” sussurrò a se stesso, come un peccato inconfessabile.
“Facciamolo.”
“Certo, e dove andiamo io e te?”
“All'origine.”
“Non penso di seguirti.”
Lei si staccò all'improvviso per poterlo guardare negli occhi. Aveva lo sguardo entusiasta di una bambina che ha aspettato due ore e che finalmente può andare a fare il bagno nel mare.
“Qual’è il primo posto che ci lega, hermanoii? Cosa ci raccontavano i nostri abuelosiii quando da piccoli passavamo i pomeriggi ad ascoltarli?”
“Ci raccontavano del lugar más mágico en el mundoiv
el lugar donde nacimos...vSembravano veramente due bambini intenti a completarsi una filastrocca.
El México.” concluse lui, rapito da quel gioco che Jazmine era riuscita a creare.
“Potremmo guidare per giorni, ascoltare tutte le tue cassette per due volte di fila, fermarci nelle stazioni di servizio, fare come i fuggiaschi nei vecchi film che guarda mio padre.”
“Certo, e una volta arrivati lì? Costruire una capanna nella Chiapasvi e viverci insieme?”
“Non ti piacerebbe?” domandò quasi con timore.
“Jaz...”
Prima che potesse aggiungere altro la ragazza scoppiò in una risata cristallina “Io non penso che potrei sopportare di vivere con uno che usa tutta la mia lacca per capelli per reggersi il ciuffo.”
“Ehi, non uso la lacca come si dice in giro, è tutto naturale!” si scoprì sollevato nel non dover dare una risposta a quella domanda.
“Andiamo a casa, si è fatto veramente tardi.”

NOTE:
iBimba
iiFratello
iiiosNonni
ivIl luogo più magico del mondo
vIl luogo dove siamo nati
viChiapas: paradiso sub-tropicale caratterizzato da giungle e foreste pluviali.

Nda:
Eccomi qua con questo nuovo capitolo che non mi piace per niente. Mi dispiace avervi fatto aspettare per qualcosa che non considero assolutamente all'altezza. Ho avuto la tentazione di cancellarlo completamente, ci ho pensato veramente, ma alla fine l'ho pubblicato così come era venuto. Forse perchè  tutta questa storia è fatta per essere raccontata così come viene, non lo so... Spero solo che non vi faccia troppo ribrezzo.

Non voglio dilungarmi troppo con le note, vi lascio solo con la promessa che se avrete fiducia arriveranno capitoli migliori.
Ringrazio veramente chi mi segue, chi ogni volta mi da pareri dettagliati per migliorarmi, siete importanti, davvero importanti.
Se qualcuno fosse ancora interessato a quello che scrivo vi lascio il link di una piccolissima One shot: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3678344&i=1
Scusate ma ho pure problemi con l'html e efp mi pubblica tutta la storia in corsivo, se qualcuno sapesse come risolvere il problema vi supplico di aiutarmi.
Sono pessima e voi siete meravigliosi, discorso chiuso.
A presto :)

 

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Il lampeggiare del display richiamò l'attenzione della ragazza che afferò il telefono e si accinse a leggere il messaggio. Il testo le strappò un sorriso.

"Chi è che ti fa questo effetto Jaz?" Chiese incuriosito dall'atteggiamento dell'amica che sembrava incantata dallo schermo.

"Jaz?" Alzò leggermente la voce nonostante lei gli fosse affianco.

"Eh?"

Tony rise di gusto per quanto apparivano teneri gli occhi neri della ragazza quando veniva distolta dai suoi sogni.

"Se non mi dici chi è questo ragazzo misterioso rischio di offendermi seriamente."

"Ma no, nessuno..." esitò un secondo prima di completare la frase rendendosi conto di non aver nessun buon motivo per mentire a Tony, era sempre stata abbituata a custodire gelosamente la sua riservatezza, ma se aveva deciso di concedersi quell'amicizia allora tanto valeva farlo a pieno

"...o forse un ragazzo di cui potrei accettare l'invito per un appuntamento venerdì sera."si limitò ad insinuare.

"Non so se essere indignato per il fatto che tu non me ne abbia parlato prima o felice perchè finalmente ti sei decisa a confessare"
"Felice?" Le consigliò lei con un sorriso ai limiti del ruffiano. Lui le lasciò un buffetto sul viso e alzò gli occhi al cielo in un gesto di finta esasperazione.

 

"Dimmi almeno chi è, piccola opportunista!"

"Ultimo anno, capitano della squadra di baseball..." iniziò l'elenco delle caratteristiche come se stessero giocando a farsi gli indovinelli come facevano da bambini. Ma Tony, che aveva intuito immediatamente il nome del ragazzo in questione, non aveva affatto voglia di continuare a scherzare.

"Bryce Walker?"

"Esatto" confermò senza nascondere un'espressione interrogativa dovuta al tono cupo con il quale l'amico aveva pronunciato quel nome "Qualcosa non va?"

Tony si trovò dentro di sè estremamente combattuto dall'istinto di urlare all'amica di non avvicinarsi a quel ragazzo e la consapevolezza che non l'avrebbe potuto fare senza raccontarle quello che sapeva.

Per un attimo credette di farlo, ma la parte più razionale prese il sopravvento. In quella storia non era coinvolto solo lui e non poteva certo andare in giro ad accusare un ragazzo di crimini abberanti senza averne prova certa.

“Non mi piace quel ragazzo” si limitò a dire, sperando che la sua opinione fosse abbastanza forte per farla desistere.

Lei di tutta risposta fece spallucce e prese a digitare sui tasti “non deve piacere a te, Tony” disse coperta da quella spavalderia ed arroganza che le avevano fatto da scudo per tanto tempo.

 

* * *

 

Mentre rimetteva le chiavi della macchina nella tasca interna della giacca di pelle nera Tony non potè far a meno di pensare a quanto fosse assurdo trovarsi per la seconda volta nel giro di poco tempo in quel posto da cui si era sempre tenuto alla larga.

Stare li lo faceva sentire stranamente irrequieto, nonostante questo quando i suoi fratelli si erano proposti di accompagnarlo lui aveva rifiutatoHay cosas que tengo que enfrentar soloi“.

Attraversò la strada a passi distesi, una volta arrivato davanti alla porta si rese conto di non avere nemmeno un ripensamento e bussò vigorosamente.

“Padilla?”

“Walker”.


 

Nonostante il palese stupore il ragazzo invitò subito Tony ad entrare, Bryce aveva la capacità dissimulare una gentilezza così distante dalle dimostrazioni di grettezza che aveva dato di sé stesso.

“A cosa devo l’onore?” Disse accingendosi a versare del liquido ambrato in due bicchieri bassi dal fondo largo, una volta riempiti per circa un quarto ne porse uno a Tony. I due portano i bicchieri alle labbra quasi all’unisono, nonostante i visi da adolescenti sapevano emulare perfettamente le movenze e l’atteggiamento di due uomini. Il liquido scivolò lentamente nella gola lasciando dietro di sè il pizzicore audace tipico del bourbon. Tony poggiò il bicchiere pesane sul tavolo di mogano e si decise a rispondere alla domanda iniziale del ragazzo

“Sai perché sono qui”

“A dire il vero no” affermò senza lasciar trasparire quanta verità e quanta ironia si celassero dietro quelle parole
“Jazmine” si limitò a dire

“Ragazza bellissima, si. Ma continua a sfuggirmi il motivo della tua visita, mi sbaglio o gira voce che tu abbia gusti differenti da questi?” Tony decise di ignorare ogni sorta di provocazione rivolta verso di lui, nonostante la giovane età possedeva un invidiabile temperamento.

“Devi lasciarla perdere”

“Mi stai minacciando per caso, Padilla?” disse lentamente e con tono pacato, mentre si alzava dal divano sul quale si era accomodato un attimo prima “Il tuo amico del cuore Jensen non ti ha detto cosa è successo a lui l’ultima volta che è venuto qui?”

“Io non sono Clay Jensen” gli rispose a denti stretti in un atteggiamento che ricordava il ringhio di un cane

“Sai che la Suárez ha accettato di venire da me venerdì sera? Non mi sembra l’atteggiamento di una che vuole essere lasciata perdere”

“Non te lo sto consigliando Bryce...”

Il ragazzo rise di gusto prima di fare qualche passo nella direzione di Tony che non indietreggiò di un millimetro. Si trovarono faccia a faccia.

 

“Non pensi che la tua amichetta si senta un po’ sprecata a passare il suo tempo con uno che non saprebbe nemmeno dove metterle le mani e per questo sia venuta cercare qualcuno che finalmente sappia usare il suo corpo calienteii come merita?”

 

Il temperamento di Tony era certamente notevole, ma la sua rabbia sapeva essere spaventosa.

Si scagliò contro Bryce così velocemente che il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di reagire.

Odiava quella parte di sé stesso, ma non riusciva a farne a meno.

C’era in lui una sorta di istinto animale, una componente di pura ferocia. Quando Tony perdeva la ragione la violenza prendeva il controllo.

 

* * *

 

Si allontanò da quel posto il più velocemente possibile come a voler scappare da chi era stato all’interno di quella casa. Le mani strette sul volante non smettevano di sanguinare, aveva colpito Bryce con così tanta foga da ferirsi le nocche.

Ancora una volta aveva ceduto a quei metodi che gli erano stati imposti, fin da piccolo gli era stato insegnato che quello era l’unico modo per risolvere le cose tra uomini. Eppure ogni volta che lo faceva sentiva di allontanarsi sempre un po’ di più dall’uomo che avrebbe voluto essere.

 

NOTE:

iCi sono cose che devo affrontare da solo

iiLett. Caldo. Espressione per indicare qualcosa/qualcuno di sensule.

Nda:

Salve fantastici lettori, inizio come sempre col ringraziarvi, perchè è grazie a voi che sto per portare a termine questa storia che altrimenti sarebbe rimasta solo una One Shot.
Già, ho scritto "portare a termine" perchè probabilmente tra 1, massimo 2 capitoli arriveremo alla conclusione.
Ma parliamo del capitolo, abbiamo visto Tony in una veste completamente diversa rispetto ai capitoli precedenti, ma la cosa che mi aveva colpito di questo personaggio guardando la serie era propio questo suo lato più violento, lui e i suoi fratelli li ho smepre visto come una piccola gang di latinos temuti e rispettati da tutti. Infatti nessuno si è mai messo contro Tony, nonostante lui sia uno dei ragazzi più dolci mai visti. Diciamo però che nel suo essere premuroso a volte esagera.  Tutti abbiamo dei lati negativi del nostro carattere, anche Tony. Ho voluto volutamente riproporre la stessa situazione in cui si era trovato Clay, per mostrare i diversi risvolti che possono prendere analoghe situazioni (probabilmente farò la stessa cosa conun'altra scena della serie, ma non vi anticipo nulla).
Fatemi sapere se vi è piaciuto o se avete qualsiesi tipo di critica, sarò molto felice di sapere cosa ne pensate.
A presto :)

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


 

 

Lo scrosciare dell’acqua era ormai la colonna sonora di quella giornata grigia. Pioveva da ore ininterrottamente ma a lui non dispiaceva quel tempo uggioso finché poteva starsene al riparo dentro al garage.

Stava revisionando ogni parte della macchina, non perché ce ne fosse realmente bisogno, ma perché era il miglior modo che aveva per tenere occupata la mente. Quel Venerdì era arrivato troppo velocemente. Da quando era andato via da casa di Bryce aveva avvertito il bisogno di chiudersi in sé stesso. Aveva saltato la scuola per diversi giorni dandosi per malato e con non poca difficoltà era riuscito ad evitare al massimo i contatti con Jazmine. Si era ripetuto così tante volte che ciò che aveva fatto era il meglio per lei, ma sentiva comunque di non avere abbastanza coraggio per poterla guardare negli occhi.

La verità è che Tony si era rinchiuso nel garage per evitare di guardare ossessivamente il cellulare in attesa di un messaggio di lei. Sarebbe arrivato, era sicuro che le avrebbe scritto per dirle che Bryce si era tirato indietro, nessuno si metteva contro un Padilla più di una volta, tanto meno un codardo come Bryce Walker, ma l’attesa lo stava facendo impazzire. Così si era buttato a capofitto nel lavoro e in qualche modo la sua passione più grande stava riuscendo a salvarlo.

La sua estrema bravura in quel lavoro, però, quel giorno lo aveva svantaggiato. Aveva creduto di potersi tenere occupato di più ma in un pomeriggio aveva già finito di sistemare anche quello che era già perfetto. Aprì il cofano tanto per dare un’ultima occhiata, per la prima volta sperò di trovare qualsiasi tipo di problema all’interno della sua macchina.

“Tony…” sentì il cuore pompare battiti a dismisura, quello era effettivamente un problema, ma l’unica che non era capace di risolvere. Per qualche strano motivo non si era preparato all’idea di vederla. Si prese il tempo per respirare profondamente e ringraziò di essere coperto dallo schermo del cofano. Si vergognò di sé stesso quando si scoprì a meditare l’ipotesi di rimanere nascosto lì dietro tanto la paura di affrontarla.

“Tony, se sei qui ti prego vieni fuori, ho bisogno di parlarti.”
no seas un cobarde"i ammonì sè stesso prima di uscire allo scoperto "Eccomi, Jaz. Che succede? Non dovevi essere ad un appuntamento?" aveva sempre creduto di essere un ragazzo incapace di mentire in quel modo, ma nell'ultimo periodo stava capendo di avere ancora troppe cose da imparare su sè stesso.

Appena lo vide, come fosse il suo angelo in tuta da meccanico, Jazmine non esitò un attimo per corrergli incontro. Quando se la trovò tra le braccia lui la strinse senza pesare, ormai i loro corpi avevano preso la forma dei loro abbracci.

***

"Perchè non ti metti qui e mi racconti tutto" le consigliò il ragazzo recuperando una sgabello pieghevole che era rilegato in un angolo della stanza. Lei obbedì e si andò a sedere mentre lui rimetteva a posto alcuni attrezzi. Si incantò qualche secondo nel guardarlo, anche negli anni in cui aveva cercato di evitarlo non aveva mai potuto fare a meno di osservarlo di nascosto quando lavorava, lo trovava estremamente bello con indosso la tuta blu. Ci mise poco ad ammettere con sè stessa che non era andata lì perchè aveva bisogno di qualcuno che la consolasse ma per il semplice desiderio di vedere Tony.

"Allora?"

"Oggi sarei dovuta andare all'appuntamento con Bryce..." inizò a parlare non perchè le interessasse davvero ma perchè il momento pretendeva una storia da raccontare "Beh, anche lui come te non si è fatto vedere a scuola in questi giorni. Ma sai che sono stata molto presa dagli allenamenti durante la settimana, quindi non mi sono preoccupata di quest'assenza." Tony di tanto in tanto annuiva continuando a fare avanti e indietro con la scusa di risistemare il garage "Improvvisamente mi arriva un messaggio: è meglio lasciar perdere per stasera, non ho voglia di vedere nessuno." Effettivamente la rabbia e la delusione iniziavano a tornare a galla "E non penso di pretendere troppo quando dico di meritarmi qualche spiegazione in più di un messaggio del genere, no?"
"Lascialo perdere, Jazmine. È un idiota"
"Lo so perfettamente, ma non accetto di essere liquidata così nemmeno da un idiota. Quindi sono andata in quel quartiere di figli di papà a vedere quale biondina aveva preferito vedere al posto mio..." Per la prima volto da quando aveva iniziato a parlare il ragazzo si arrestò "Sei andata a casa di Bryce?"
"Si."

Tony posò gli attrezzi sul carrello e si diresse verso di lei con sguardo allarmato "Ti ha fatto qualcosa di male?" le chiese rendendosi subito conto che la sua eccessiva preoccupazione poteva apparire strana agli occhi dell'amica che gli stava rivolgendo uno sguardo quasi stupito “No, cosa avrebbe dovuto farmi?”

“Niente, lascia stare.”
“A volte sei davvero strano...”
“Dai continua a raccontare” la esortò lui capendo che se non si fosse rilassato Jazmine avrebbe sicuramente iniziato a sospettare di qualcosa, era brava a capire i suoi stati d’animo e a questo Tony non era ancora abituato. Così lasciò perdere qualsiasi cosa stesse facendo e si andò a posizionare davanti a lei per ascoltarla mentre con un panno iniziò a pulirsi le mani macchiate di nero dal grasso.

“Stavo dicendo che sono arrivata convinta di trovarlo in compagni di qualche altra ragazza, invece quando mi ha aperto la porta di casa era irriconoscibile…”
“In che senso irriconoscibile?”
“Aveva la faccia completamente tumefatta, ho pensato che si vergognasse di farsi vedere in quello stato, magari non voleva che in giro si sapesse che qualcuno è in grado di conciarlo così male, così ho provato ad essere gentile e dargli un’altra opportunità. Ma lui mi ha cacciata via, capisci? Mi ha cacciata via da casa sua come fossi una ladra.” Era semplice intuire che il motivo del suo sdegno derivasse semplicemente dall’orgoglio ferito e Tony si sentì sollevato nell’apprendere di non aver danneggiato in alcun modo i veri sentimenti dell’amica.

“Meglio così, non credi?” Jazmine non ripose e gli rimandò indietro una domanda che lo colse alla sprovvista.


“Cos’hai fatto alle mani?”


 

Il ragazzo allontanò il fazzoletto, rendendosi conto in quel momento che le ferite che si era procurato sulle nocche non erano ancora guarite. Mantenne la calma, dopotutto si trattava semplicemente di mentire come aveva già fatto.

“Queste?” disse stringendo il pugno destro e guardandolo dissimulando una certa noncuranza “nulla, ho solo...”

“Perché sei sparito in questi giorni?” chiese incalzante senza dargli il tempo di finire la frase precedente

“Non sono stato bene” rispose cercando di essere il più conciso possibile per evitare di inciampare nelle sue stesse parole, ma Jazmine sembrava non avesse nessun interesse ad ascoltare le risposte alle domande che gli stava ponendo, si alzò di scatto dal suo sgabello puntando gli occhi neri in quelli quasi intimoriti di lui.

“Guardami e dimmi che tu non centri niente con quello che è successo a Bryce.” disse prima di prendere il suo viso tra le mani per impedire alle sue pupille di cercare dei punti di fuga.

“Guardami e dimmi che tu non centri niente e io sono la solita ragazzina paranoica.” ripeté

“Io…” iniziò la frase convinto di poter reggere ancora per un po’ quel peso come aveva fatto fino a quel momento “Io l’ho fatto per te.” concluse completamente arreso.

Sentì la mano della ragazza impattare violentemente contro la sua guancia. Ebbe giusto il tempo di rimanere sbalordito per qualche attimo prima che lei riprendesse a colpirlo.
“Tu non puoi, non puoi, non puoi...” Continuava solo ad urlargli addosso mentre gli si scagliava contro “Calma, Jaz, calmati!” disse invano finché non capì che ogni tentativo di farla ragionare sarebbe stato inutile. Le prese i polsi sottili e li strinse con la massima attenzione a non farle alcun male.

¡Déjame,déjame ahora!ii urlava con la voce, urlava con gli occhi, urlava col corpo tremante. Incapace di sopportare tutto quella rabbia Tony l’attirò a sé e fece l’unica cosa che si sentiva in grado di fare, l’unica cosa che non pensava avrebbe mai fatto. Rapì le labbra di Jazmine nelle sue e le baciò con una passione tale da far scomparire ogni altra cosa. Lei rispose al suo gesto senza esitazione, come se si fosse preparata per tutta la vita ad accoglierlo. Schiuse le labbra e ricambiò ogni goccia di quella travolgente passione.

Tony non aveva mai lottato con qualcuno come la sua bocca stava facendo con quella di Jazmine in quel momento. Lasciò andare la presa sui suoi polsi ma solo per poterle afferrare il viso e premerlo con forza contro il suo. Lei affondò le mani sul suo petto e iniziò a liberarlo dalla parte superiore della tuta, lui fremette sotto il suo tocco come non aveva mai fatto con nessuno quando sentì le unghie premere nella pelle delle spalle lasciate scoperto dalla canottiera bianca che ancora indossava.

Le cinse i fianchi e senza mai smettere di tormentarsi di baci si trovarono stesi sul cofano dell’auto che stava al centro del garage. Jazmine avvertì il freddo del metallo mentre il corpo di Tony sovrastava il suo premendole la schiena contro il telaio della Mustang rossa, quel contatto parve svegliarla dalla lunga ipnosi in cui le labbra del ragazzo l’avevano trascinata.

¡Parar, parar, parar!”iii lo interruppe bruscamente mettendo entrambe le mani sul suo petto per allontanarlo

“Scusami, Jaz. Io non so…scusa.” disse indietreggiando con le braccia aperte come un criminale appena colto in flagranza di reato. Quella reazione le parve la conferma che fermarsi era stata la cosa più giusta che potesse fare, oltre che la più difficile.

“Tranquillo”

“Non so che mi è preso”

Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi ma le ricacciò dentro. Era stanca di piangere.

“Tranquillo” disse ancora con tutta la freddezza possibile, sentendosi come se si fosse strappata il cuore dal petto e lo avesse lanciato su quel pavimento grigio contro cui Tony aveva piantato il suo sguardo affranto.

“È meglio se vado via adesso”

“Aspetta” notò che per la prima volta da quando si erano allontanati lui aveva ripreso il coraggio di sfiorarla con gli occhi, ma improvvisamente per lei non era più abbastanza.

“Voglio andare a casa, Tony” affermò voltandogli le spalle per dirigersi il più in fretta possibile verso una via d’uscita
“Okay, ma tra di noi è tutto normale, vero?”

Jazmine sentì la piccola goccia colmare il vaso ricolmo. Arrestò i suoi passi e girò la testa per tornare nuovamente a guardare il ragazzo “Normale?”
“Si, noi, la nostra amicizia...”
“Io e te non possiamo essere amici.” Sentenziò.

“Jaz...” provò a replicare andandole incontro “Non ti muovere, non ti avvicinare.” gli ordinò mettendo una mano avanti come ad ergere una barriera “Yo no voy a ser como el ruiseñor...”iv fu l’ultima cosa che disse prima di scappare via.


NOTE:

iNon fare il codardo

iiLasciami, lasciami subito!

iiiFermo, fermo, fermo

ivIo non sarò come l'usignolo

 

Nda:
Salve a tutti voi lettori meravigliosi che siete arrivati alla fine di questo capitolo, stiamo per giungere al termine, posso annunciare con una certa sicurezza che il prossimo capitolo sarà conclusivo. Veramente grazie per avermi accompagnata in quersto piccolo viaggio nel rapporto tra due adolescenti confusi. Questo sicuramente è il capitolo clou, finalmente è arrivato questo bacio che è per essere coerenti con tutto il resto della storia ha portato ancora più confusione. Se vi dicessi che sono convinta di come ho scritto questo capitolo a livello stilistico mentirei, ma posso dire che mi è piaciuto questo episodio e spero che sia lo stesso per voi. Tony si sente in difficoltà ma non si rende conto la sua indecisione rischia di distruggere i sentimenti della povera Jazmine che ogni volta ne esce sofferente ma con l'orgoglio di donna sa quando è il momento di dire basta e andarsene via. Ama tantissimo Tony, è evidente, ma ama anche sè stessa. Sembra che per i due sia meglio andare ognuno per la loro strada, almeno per ora. 
Non so ancora quello che succederà, sicuramente mi prenderò un pochino in più di tempo per scrivere l'ultimo capitolo e dargli l'epilogo che entrambi si merito, insieme o divisi che sia. 
Grazie ancora, 
a presto!

 

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Jazmine era una creatura bellissima. Non solo per i lunghi capelli corvini e i tratti esotici che le conferivano quell'aria inafferrabile e misteriosa, non solo per il sorriso che sembrava fatto da scintille di sole. Di Jazmine era bellissimo il suo semplice modo di stare al mondo. Si muoveva con un'armonia tale che vederla vivere era sempre come assistere ad uno spettacolo. Tony lo sapeva, ma non se ne era accorto. Non fino ad allora.
Quella notte lei era scappata via e lui non era risuscito a correrle dietro per fermarla, avrebbe voluto farlo, ma non ci era riuscito, così come nei giorni seguenti non era riuscito ad avvicinarsi a lei. I giorni poi erano diventati settimane e le settimane mesi, quattro. Quattro mesi passati a guardarla da lontano. Jazmine era diventata fuoco.
La notte del ballo di fine anno quando l’aveva vista entrare in palestra avvolta dal vestito rosso era rimasto affascinato dal suo corpo proprio come chi si incanta ad ammirare la danza delle fiamme accese. Per un attimo Tony aveva lasciato l’intera sala senza musica per poter ascoltare quanto rumore potesse fare tutta quella bellezza.
“Che ti è preso questa sera?” Gli aveva poi chiesto Ryan
“Quando?”
“Quando hai tolto la musica”
“Niente, ho solo sbagliato”
“Ma come? Tony Padilla non sbaglia mai, no?”
“Giusto, ma quando sbaglia lo fa alla grande” poi lo aveva baciato e Ryan non aveva esitato un attimo a rispondere, ma mentre il ragazzo lo toccava Tony sentiva che il suo corpo rigettava quelle carezze. Non era ciò di cui aveva bisogno, non era ciò che desiderava. Quando lo aveva fermato Ryan era uscito dalla Mustang sbattendo la portiera “Beato chi ti capisce!” gli aveva urlato dietro, ma Tony non lo stava più ascoltando da un pezzo.
Qualche goccia pesante di pioggia si iniziava a posare sul parabrezza, gli acquazzoni come quello stavano diventato stranamente frequenti e Tony si era scoperto ad amarli. Gli piaceva la musica che creavano, talvolta tamburellante, talvolta scrosciante. In quei mesi aveva capito che ogni temporale aveva un suono diverso. Poteva essere rasserenante o spaventoso, una ninna nanna o un frastuono. L’asfalto bagnato aveva reso le strade scivolose e pericolose ma lui aveva comunque guidato ad una velocità tale da raggiungere il vialetto di casa sua in pochissimo tempo. Non era solito alla guida spericolata ma quella sera aveva fretta di tornare alla tranquillità di camera sua.
L’acqua si era fatta talmente fitta da rendergli difficile la visuale, ma nonostante le immagine fossero leggermente deformate attraverso il parabrezza bagnato aveva riconosciuto immediatamente il vestito rosso di Jazmine. Non vedeva bene, ma era certo che la ragazza fosse seduta sulle scalinate di casa Suarez, magari aspettando qualcuno, magari aspettando lui. Prese un lungo respiro “no seas un cobarde"i disse a sé stesso come aveva fatto mesi prima, un brivido lo pervase al solo ricordo di quel giorno e prima che potesse cambiare idea si costrinse ad uscire dalla macchina convinto di poterlo fare, di essere abbastanza forte per affrontarla ancora.
Il cielo lo aggredì riversandogli addosso stille pesanti di pioggia fredda, la realtà lo mise al tappeto sferrandogli un pugno dritto alla bocca dello stomaco. Sentì un male atroce perché, sì, l’eterea figura avvolta nel fiammante vestito rossa e seduta sugli scalini era proprio Jazmine, ma come aveva fatto a non vedere quella persona che nella penombra le stava accanto?
Era come se il suo inconscio complice del buio e della fitta barriera d’acqua lo avesse voluto in ingannare, per vedere quanto fa male, per vedere quanto è semplice per un uomo soffrire senza saperne nemmeno il perché. Così si era trovato in piedi sotto una pioggia fredda e col cuore in gola come in una perfetta, patetica commedia romantica.
Nessuno dei due sembrava essersi accorto della sua presenza, si rifiutava di pensare che Jazmine si sarebbe fatta baciare in un modo così sfacciato davanti ai suoi occhi. Ma gli bastò usare quella razionalità al quale stava cercando di aggrapparsi disperatamente in quel momento per capire che non c’erano motivi per il quale avrebbe dovuto usargli quel genere di premura. Se solo avesse avuto il coraggio di parlarle prima, ma poi per dirle cosa?
Le gambe erano diventate pesanti come se qualcosa lo trattenesse dalla voglia di andare lì a spaccare la faccia a Bryce, o semplicemente dal bisogno di scappare via. Immobile, inerme, come fosse una punizione per tutto il tempo che aveva lasciato passare senza andare da lei.
Solo quando lo sguardo scuro di Jazmine si posò su di lui si rese conto di quanto davvero fosse patetico il suo rimanere lì a guardarla con occhi da animale ferito, eppure rimase lì ancora qualche istante, per osservare la sua mano stringere quella di Bryce e insieme varcare la soglia di casa Suarez. Sentì un dolore al petto, acuto e lacerante, come spine di rosa conficcate nel cuore.

NOTE:
iNon essere un codardo

NdA:
Fin...no non è vero, non è la fine. Lo so, vi avevo detto che questo sarebbe stato l'ultimo, ed effettivamente avevo pensato di poter davvero concludere così, con Tony che finalmente di rende conto di cosa significa veramente questa frase. Eppure concluso questo pezzo ho iniziato a scrivere un piccolo epilogo, ma quel "piccolo" epilogo ha iniziato a darmi idee e materiali per altri capitoli. Quindi, considerate questo come la conclusione di una parte iniziale della storia ma se avete ancora interesse penso che andrò ancora un po' avanti con un nuovo capitolo narrativo. 
Fatemi sapere se questa vi sarebbe piaciuta come potenziale fine, se in generale avete gradito il capitolo e sopratutto se avete voglia di continuare a leggere di questi due.
P.s. vi avverto già che in caso aggiornerei con un po' di ritardo causa vacanze.

Fatemi sapere, in caso ringrazio davvero ognuno di voi per aver letto fin qui, per avermi spronata ad andare avanti e per come avete apprezzato Tony e Jazmine, ogni capitolo è merito vostro <3

 

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Capitolo 7
*** Parte II Cap. 1 ***


"L'usignolo e la rosa" pt.II
 

Il quartiere le sembrava ancora più piccolo di quando era partita, o forse erano i suoi occhi ad essersi riempiti così tanto da ridimensionare ogni cosa.

Era tornata pochissime volte a casa anche quando stava al college, poi, con l’università e l’inizio della carriera nello studio legale non aveva più avuto tempo nemmeno per le visite durante le feste comandate.

Entrando in camera sua rimase sorpresa da quanto fosse forte l’intensità del rosa di cui erano dipinte le pareti

“E pensa che nel tempo si è anche scolorito...” disse Carmen come se le avesse letto nel pensiero

“Effettivamente, non ricordavo che mi piacesse così tanto il rosa”

“È comunque meglio di questo grigio che ti ostini ad indossare, ti fa sembrare la sorella più vecchia, lo sai?” la punzecchiò la maggiore “Se vuoi puoi rubarmi qualche vestito dall’armadio come facevi quando eri al liceo”

“No grazie. Non vorrei rischiare di vederti andare su tutte le furie come all’epoca, brujai

“Ecco, ora inizio a riconoscere la mia sorellina”disse, poi le afferrò la mano sinistra per dare un’altra occhiata al vistoso anello “iniziavo a pensare che per diventare la futura signora Walker avessi venduto il tuo sangre calienteii!”

“È questo che dirà la mia damigella d’onore il giorno delle mie nozze?”
“No, per quello dovrai prepararti al peggio. Ma avremmo tutto il tempo per parlare del tuo grande giorno, ora tolgo il disturbo e ti lascio riposare, ma vedi scendere in tempo per la cena, sono sei anni che papà aspetta di farti le enchiladasiii

 

Carmen uscì poco dopo raccomandandole nuovamente di riposarsi, ma non appena la sorella richiuse la porta alle sue spalle Jazmine tirò fuori dalla borsa l’agenda rilegata in morbida pelle rossa, aveva cominciato ad usarla al college, ogni anno la ricomprava uguale e ogni anno diventava sempre più indispensabile. Iniziò a sfogliarla, le pagine erano quasi tutte piene di fitte scritte ad chiostro nero a cui la ragazza si accingeva ad aggiungerne altre: Sarta, fioraio, scegliere le bomboniere, assaggio del menù, assaggio della torta, assaggio dei confetti, cena a casa Walker…

Dopo un po’ di tempo passato a ripetere mentalmente tutti gli impegni della settimana Jazmine si sentì leggermente mancare l’aria. Le succedeva talmente spesso ormai che aveva imparato a gestire la cosa con una certa dimestichezza. Aprì la finestra e si sporse col busto, poi inspirò profondamente riempiendo i polmoni il più possibile, espirò e cominciò a sentirsi meglio. Continuò a prendere respiri profondi fino a raggiungere un certo equilibrio. Un venticello le accarezzava il viso regalandole una piacevole sensazione di freschezza, poggiò gli avambracci sul davanzale e accomodò tutto il corpo in quella posizione. Con la mano destra liberò i capelli dall’elastico nero che li teneva fermi in uno chignon ordinato, non erano più lunghi come una volta, ma la chioma corvina le conferiva ancora un’aria selvaggia che lei preferiva celare con raffinate acconciature.

Quando Carmen glielo faceva notare scherzosamente lei lo negava, ma la verità era che, per diventare la donna di oggi, Jazmine aveva dovuto distruggere pezzo per pezzo la ragazzina che viveva in quel piccolo mondo dalle pareti rosa.

Il cellulare vibrò all'interno della tasca del tailleur, prima di partire si era ripromessa che una volta arrivata lo avrebbe lasciato spento per almeno un’intera sera in modo da godersi a pieno il rientro in famiglia, per staccare da tutto il resto. Quello era uno dei pochi propositi che non riusciva a mantenere

 

“Pronto”

“Ciao amore”

“Meno male che sei tu, temevo mi chiamassero da lavoro”

“Tranquilla, il boss ha già avvertito tutti nello studio legale, nessuno ti disturberà mentre organizzi grande giorno, anzi”

“Tuo padre è sempre troppo gentile”
“Mi dispiace non poter essere lì ad aiutarti ma questo progetto che dobbiamo consegnare è troppo importante per...”
“Bryce, posso assicurarti che quando arriverai qui troverai tutto pronto, tu non dovrai fare altro che sposarmi”

“Ecco perché ti amo”
“Ti amo anch’io, ma ora devo andare, se non scendo in tempo per la cena mio padre non mi accompagnerà all’altare”

“Ti raggiungerò il prima possibile, promesso”

 

Staccò il telefono, chiuse nuovamente gli occhi per qualche istante e ispirò profondamente prima di riaprili. Aveva chiuso la chiamata dicendo che si sarebbe precipitata al piano di sotto per raggiungere i suoi famigliari, eppure, rimase diversi attimi con il viso tra le mani, i gomiti appoggiati sul davanzale e lo sguardo assorto come nella malinconica contemplazione di un vuoto

 

"Non ha più la Mustang rossa" la voce di Carmen la fece sussultare

"Non stavo guardando il garage" disse palesemente infastidita dalla capacità che la sorella pareva aver sviluppato di intercettarle i pensieri

"E io non lo stavo insinuando, volevo solo dirti che, beh” fece una pausa come a voler trovare delle parole sepolte, era diverso tempo che Carmen si preparava ad affrontare quel discorso “Tony è cambiato molto...”

“Non mi importa Carmen, non ti ho mai chiesto di parlami di lui”

“Lo so, Jazmine. E io non te ne ho mai parlato, ma adesso che sei qui volevo solo dirti che...”

“Che lui è cambiato?” la interruppe nuovamente “anche io sono cambiata, lo siamo tutti” il suo tono era quello di chi nella propria testa ha già chiuso il discorso. Carmen sospirò arrendevole ma contenta di constatare che non tutte le parti della Jazmine che conosceva erano andate distrutte in quegli anni di lontananza.

 

NOTE:

iStrega

iiSangue caldo

iiiPiatto tipico messicano: rotolini di tortillas farciti von pollo, sugo di pomodoro, peperoncini e panna acida.

 

 

Nda:

Ma salve, eccomi qui!
Come avevo detto da adesso in poi inizia una nuova parte della storia, ormai dobbiamo un po' dimenticarci del  mondo adolescenziale di "13" per affrontare una realtà più adulta con le relative evoluzioni ed involuzioni.
Jazmine è stata per moltissimo tempo lontano da casa, è una donna in carriera, ma sopratutto: la storia con Bryce è andata a buon fine a quanto pare.
Infatti i due si stano per sposare e Jazmine è tornata a casa dopo anni per organizzare le ultime cose riguardanti il loro matrimonio insieme alla sua famiglia. Bryce non ha potuto abbandonare il lavoro nemmeno per poco tempo, ma le ha promesso che la raggiungerà al più presto. 
Vi avverto che con questa nuova parte potrete trovare alcuni personaggi un po' OOC, ho deciso di stravolgere completamente alcune cose, da adesso in poisarà tutto un po' diverso. Spero che la cosa non vi dispiaccia e di poter leggere i vostri commenti e le vostre opinioni estremamente stimolanti.
Grazie a tutti <3
A presto

 

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Capitolo 8
*** Parte II Cap. 2 ***


“¡Ten cuidado, ten cuidado!i qualcuno urlava ¡La pared!ii”.
Ma lui come al solito non sentiva altro che il rombo dei motori e il fischio delle gomme sull’asfalto.
Sapeva quello che faceva, nonostante l’attrito tra metallo e il cemento avesse appena provocato una cascata di scintille infuocate. Sentì la macchina che qualche istante prima gli era davanti impattare violentemente contro il muro ma non si girò indietro a vedere la portata del danno che aveva provocato, l’unica cosa importante era tagliare il traguardo per primo, e lo fece.
Non ebbe il tempo di uscire dalla sua macchina che un uomo gli si scaraventò contro.
“L’hai quasi ucciso!”, disse appena prima di colpirlo in viso con un pugno. Tony impreparato incassò il primo colpo, ma ancora carico dell’adrenalina della gara si riprese subito e rispose colpendo l’aggressore con forza tale da farlo cadere per terra.
“La prossima volta vi ammazzo entrami con le mie mani”, ringhiò.
Marcèl si precipitò a trattenerlo prima che potesse infierire nuovamente “Vamosiii, sibilò a denti stretti prima di trascinarlo fuori dalla folla.
Tony si scrollò di dosso le mani del fratello, non sopportava quando lo trattavano come uno di quegli idioti incapaci di controllarsi.


“Devi darti una calmata, Tony”, lo rimproverò Javiér parandosi davanti a lui
“Sono uscito dalla macchina e quello mi ha tirato un pugno, che avrei dovuto fare?”
“Prova a non far schiantare le altre auto contro il muro la prossima volta”
Tony tirò un sospiro nel tentativo di riprendere il controllo “Quanti dei nostri soldi avevi puntato sulla mia vittoria?”
“Parecchi...”
“Li hai persi?”
“No”
“Se proprio non vuoi ringraziarmi almeno risparmiami la predica, hermanoiv”.

 
* * *


Parcheggiò la macchina nel vialetto di casa e si affrettò ad uscire fuori, persino stare al volante non lo rilassava ormai, era come se una certa irrequietezza gli si fosse attaccata addosso. I suoi fratelli continuavano a farglielo presente e la cosa non faceva altro che infastidirlo di più.
Erano preoccupati per lui, lo capiva. Era sempre stato il più pacifico tra loro, quello che cercava il modo di risolvere le cose senza ricorrere alla violenza se non nei casi in cui era strettamente necessario usare le maniere forti, ma negli ultimi tempi la parte più feroce di lui sembrava aver trovato il modo per uscire dalla gabbia in cui Tony aveva provato a rinchiuderla.


Chiuse la portiera sbattendola con forza, si appoggiò con la schiena contro la fiancata e si accese una sigaretta, anche quello era un vizio degli ultimi anni. Era solo il modo che aveva trovato per potersi concedere qualche istante con sé stesso. Il movimento meccanico del portare e allontanare la sigaretta dalle labbra, aspirare e buttare fuori il fumo, lo rilassavano. Il bisogno fisico e mentale di accenderne ancora una gli permetteva di avere una scusa per concedersi un momento dedicato solo a lui, per questo raramente gli capitava di fumare in compagnia di altri.
Fece un paio di tiri prima di scorgere attraverso la cortina grigia qualcosa che lo fece sobbalzare. Chiuse e riaprì gli occhi velocemente per un paio di volte, aspettandosi di veder dissolvere quell’immagine insieme al vapore, come un’illusione. Ma quando riaprì gli occhi per l terza volta dovette convincersi che era tutto vero, Jazmine Suarez era seduta sugli scalini della veranda, proprio come la notte di molti anni prima.

 
* * *


Non riusciva a prendere sonno quella notte, dopo la bellissima cena con i suoi era andata in camera sua convinta che sarebbe crollata nel letto dopo pochi minuti ma così non era stato, erano passate ore e lei non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto. Era andata in cucina per prepararsi un infuso e aveva trovato Carmen indaffarata nel mettere a posto certi documenti, si era offerta di darle una mano ma con suo grande sollievo la sorella maggiore aveva rifiutato insistendo perché lei si rilassasse.


“Vai a prendere un po’ d’aria e lascia perdere tutti questi intrugli di erbe”
“Ma veramente...”
“Dammi retta, se quando torni dentro non ti sei rilassata abbastanza ti preparo tutti gli infusi di valeriana e tiglio che vuoi”.


Pensò di fare due passi ma alla fine si sedete sul secondo scalino della veranda convinta che sarebbe rientrata presto a casa reclamando una tazza di tisana bollente.
Quando viveva lì le capitava spesso di uscire per delle passeggiate notturne, una delle tante abitudini che aveva perso da quando si era trasferita. In compenso, non aveva perso la capacità di compiere lunghi viaggi ad occhi aperti e come suo solito puntò lo sguardo nel vuoto e cadde assorta nei suoi pensieri. Le capitava spesso di essere presa in giro da Bryce e i loro amici per quel suo modo di assentarsi dalla realtà “Come farai a difendere i tuoi clienti in tribunale se hai la testa tra le nuvole?” le avevano detto una volta. Era rimasta leggermente ferita da quel commento, ma aveva ugualmente sorriso, promettendo a sé stessa che sarebbe diventata il miglior avvocato dello studio legale senza smettere mai di viaggiare ad occhi aperti.


“Sei davvero tu?” La voce la risvegliò dai suoi pensieri, alzò lo sguardo.
In quegli anni Jazmine era cambiata molto, aveva avuto la possibilità di studiare in un’università prestigiosa, di viaggiare, incontrare molte persone, vedere cose che non si sarebbe mai immaginata. Ma in tutti quegli anni non aveva mai più visto degli occhi di un color ambra lucente, iniziava a pensare che ci fosse una sola persona al mondo a possedere quei gioielli e quella persona le stava davanti.
“Tony...”, disse alzandosi e con un gesto quasi inconscio allungò la mano verso il viso dell’uomo come mossa dal bisogno di sapere che l’immagine davanti a lei fosse fatta di carne e non di pura illusione.
Sentì la sensazione ruvida della barba corta mentre la testa di Tony si muoveva insieme alla sua mano, quasi nel gesto di accoccolarsi sul suo palmo.
Accarezzò i lineamenti fatti più duri dall’età indagando il più possibile quello che gli sembrava tanto il suo Tony quando un uomo totalmente diverso.
Vide le cicatrici sul sopracciglio e sullo zigomo sinistro che sembravano far parte della sua pelle da sempre ma che era sicura raccontassero storie che lei non conosceva.
Quando le dita di Jazmine indugiarono sulla ferita del labbro ancora aperta e sanguinante Tony si scansò bruscamente spezzando la magia della loro muta intimità.
“Cosa ti è successo?”
Lui scosse la testa accennando un mezzo sorriso prima di riportare alla bocca la sigaretta, ormai quasi arrivata al filtro e fare un ultimo tiro. Si liberò del mozzicone gettandolo per terra e tendendo la mano si prese la stessa libertà che lei si era concessa poco prima. Le tocco la guancia con il palmo e con delicatezza e decisione attirò il viso della ragazza più vicino al suo. Lei si scoprì incapace di reagire come mai prima, rimase pietrificata finché le labbra di lui non furono vicine al suo orecchio
Dulce noche, nenav”, sussurrò e senza aspettare un attimo in più andò via senza voltarsi indietro.
Capì di non essere paralizzata solo quando si rese conto di star tremando, convinta che le gambe avrebbero ceduto prima di arrivare alla porta si precipitò dentro casa.
“Jazmin, ¿Qué te pasó?vi, domandò allarmata Carmen tendendosi verso la sorella.
“Raccontami tutto”.



NOTE:
iAttento
iiIl muro
iiiAndiamo
ivFratello
vDolce notte, bimba
viCosa ti è successo?


Nda:
Già, Tony è diventato un Bad Boy. 

Che dite devo andarmi a nascondere in un angolino?
 

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