Countdown di Sincere_Lies

di Sincere_Lies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Start. ***
Capitolo 2: *** Rewind ***
Capitolo 3: *** Reset. ***
Capitolo 4: *** Play. ***



Capitolo 1
*** Start. ***


Autore originale: Sincere_Lies
Traduttrice: bipolareT
Lingua originale: inglese
Disclaimer:I personaggi di Percy non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note dell'autore: Mi piace davvero questo genere di fanfiction, non ho idea di perché. Quindi quando ho letto questo (http://kiiika.tumblr.com/post/72218970063/ohadelaide-pls-tiptreecrossing) oggi su tumblr ho voluto davvero scrivere qualcosa anche se dovrei finire altre cose.
Note traduttrice: D'accordo con l'autrice io adoro le Soulmate timers Au. Penso di non averne mai trovate in italiano, perciò ho deciso di rimediare. L'idea di poter nascere con un timer sul polso che ti dice quanto tempo manca all'incontro con la tua anima gemella è sensazionale. Poi ho tradotto questa fanfiction, oltre a perché è una Jasico, e ce ne sono troppe poche su questo sito, anche perché l'autrice nonostante il tipo particolare di fanfiction ha seguito abbastanza fedelmente la trama, intrecciando la tematica dell'AU perfettamente agli eventi effettivi della trama originale. Aggiornerò ogni settimana (salvo problematiche, che si spera non accadano).
Fatemi sapere cosa ne pensate. :)

Start

Nico Di Angelo aveva otto anni quando realizzò che non poteva contare quanto tempo ci volesse per incontrare la sua anima gemella. Il suo maestro aveva brevemente accennato l’argomento, cosa che si rivelò essere un errore, dato che l’ntera classe andò in tumulto e ognuno di loro iniziò a calcolare quanto tempo ci volesse. Nico fissava silenziosamente il suo polso i molti numeri che lo sconcertavano.

“Qualcosa non va Nico?” chiese il maestro Donati, notando che il bambino non stava facendo confusione come gli altri. Matteo Donati era il maestro preferito di Nico, lo trattava come ogni altro studente; non con l’attenzione che tutti gli altri maestri sembravano avere nei suoi confronti. A Nico piacevano le lentiggini che l’uomo aveva sul naso e la fossetta che si creava sulla sua guancia destra quando sorrideva, ma questo era interamente un altro punto.

“Nu.. nulla maestro, è solo che..” Guardò di nuovo in basso, al suo polso, e aggrottò le sopracciglia; c’erano troppi numeri.

“Non sai come convertire i giorni? Dai, fammi vedere.” Gli prese il polso nella mano, e il ragazzo odiò che ciò era sufficiente per farlo arrossire. ‘Questi pensieri sono inappropriati’ Padre Emiliano diceva sempre così. “Oh!” non era un buon tipo di ‘Oh’, e questo fece imbarazzare Nico. C’era qualcosa che non andava con il suo orologio? Lo sapeva, nessuno avrebbe dovuto avere così tanti numeri.

“Cosa? Che cosa non va?” Non si era accorto che adesso gli altri stavano prestando attenzione a loro, non prima di sentire una voce alle sue spalle.

“Wow Di Angelo. Sarai un vecchio quando finalmente incontrerai la tua anima gemella!” Disse un suo compagno di classe con una risatina prima di tornare dagli altri. Nico guardò gli occhi nocciola del suo maestro e riuscì a dedurre che lo stessero guardando con pietà; come se il dover aspettare decenni per trovare la sua metà, fosse colpa del maestro.

Donati semplicemente diede un colpetto sulla sua spalla prima di tornare di fronte alla classe. Mentre lo faceva la sua manica si alzò un pò e Nico notò, invidiandolo, che l’orologio dell’uomo era azzerato.

Dopo quando lui e Bianca stavano tornando a casa, con la mano di sua sorella fermamente nella sua nonostante stessero lontani dall’acqua il più possibile (una volta lui era caduto e la mamma ebbe una crisi isterica ‘tutti e due state lontani dall’acqua! È pericolosa potreste farvi male’ lui si domandava che cosa intendesse con quello, lui sapeva nuotare bene nella piscina, e se la loro mamma era così diffidente perchè vivevano in un posto circondato da essa?), stava ancora pensando a quello che era successo prima in classe. Un fatto che lui non poteva tenere segreto a sua sorella.

“Qual è il problema, mio soldatino? Qualcuno degli altri ragazzi ti ha dato fastidio di nuovo?”

“No, non è quello, è solo che..” A Bianca non piaceva parlare dei loro orologi e delle anime gemelle, lei evitava sempre l’argomento.

“Lo sai che puoi parlare con me.”

“Oggi il maestro ci ha insegnato come calcolare i nostri orologi.” E a questo Bianca si irrigidì.

“Oh."

“Sì: e apparentemente io avrò circa ottant’anni quando il mio si fermerà.” Disse in tono leggero, cercando di sembrare indifferente, ma Bianca lo stava guardando con faccia saputa.

“Queste cose accadono a tempo debito Nico. Anche se sarà tra ottant’anni, tu incontrerai questa persona e voi due sarete destinati a essere anime gemelle. Non importerà chi sia o quanto vecchio sarai.”Il suo cuore si strinse quando sorrise a sua sorella. Bianca sapeva come si sentiva, lo sapeva sempre. Non aveva mai menzionato nessuna preferenza e le voleva bene di più per questo. In realtà non era giusto.

Non era giusto che lui avrebbe trovato qualcuno, anche se ci voleva molto tempo, quando sua sorella, la sua Bianca che era gentile, inteligente e qualunque cosa che ci fosse di buono nel mondo.. era nata con un orologio azzerato.

*/*/*

Un anno dopo suo padre apparve dal nulla a complicare le loro vite. Non ricordava molto dell’uomo e Bianca sembrava molto diffidente da lui. Ma la mamma era contentissima di vederlo, come sembrava sempre anche quando lo menzionava. Nico sapeva che l’orologio di sua mamma si era azzerato quando aveva incontrato suo padre, aveva raccontato la storia molte volte ma non aveva mai nominato l’orologio del padre. Lui aveva sempre il polso coperto, ma Nico presumeva che anche il suo orologio si fosse fermato quando lui e Maria si erano incontrati, perchè non dovrebbe essre così?

Dopo ciò aveva ricordi confusi e in qualche modo si trovarono in un hotel in America. Non ricordava di aver preso una nave per l’America o un altro mezzo di trasporto, ma stavano lì. Il padre spese giorni cercando di convindere la loro mamma a fare qualcosa che lei non voleva. Nico colse le parole ‘fulmine’, ‘profezia’, e anche ‘Zeus’ uscire fuori. Ma non avevano nessun senso.

E poi un giorno loro stavano aspettando la mamma fuori quando successe. Ci fu un enorme rumore e le uniche cose che Nico registrò erano le braccia del padre attorno a lui e Banca. Le sue maniche si alzarono e Nico vide che i pols dell’uomo erano completamente nudi prima che l’oscurità venisse.

*/*/*

Un giorno lui e Bianca si ritrovarono in un Hotel con un avvocato che disse che sarebbero stati lì per il tempo che il padre avrebbe ritenuto adeguato. Loro non dubitarono di questo o del fatto che sapessero poco delle loro vite al di fuori delle piccole cose che conoscevano di se stessi.

Nico aveva nove anni e si entusiasmava per ogni cosa. Lui avrebbe aspettare ottant’anni per incontrare la sua anima gemella mentre Bianca non ne aveva una..

Ciò non importava realmente quando ti trovavi fondamentalmente per conto tuo in un enorme hotel pieno di cose divertenti da fare. Non che Bianca lo lasciasse correre senza freni, ma comunque era bello. Il mese dopo un altro avvocato si presentò dicendo che era periodo di scuola e che il padre aveva stabilito ch eandassero in un accademia militare. Loro partirono e una volta fuori Nico guardò al suo polso e sbattette gli occhi.

Non poteva essere giusto.

*/*/*

Quando Nico Di Angelo aveva dieci anni incontrò Percy Jackson, ma il suo orologio non si fermò. Era leggermente deluso.

Accadde tutto velocemente e la sua testa stava elaborando tutte quelle informazioni. Semidei? Dei dell’Olimpo? Mostri? Fantastico! Sua sorella che si univa a un gruppo di cacciatrici immortali, non così bello. Ma lui comprendeva, alcune cacciatrici somigliavano a Bianca o per lo meno per le delusioni con le loro anime gemelle, o anche con le loro anime gemelle diventate altre cacciatrici, cosa che fece venire un attacco di panico a Nico. Sarebbe stato buono per lei.

E poi c’era Percy Jackson, che era letteralmente un sogno divenuto realtà per Nico. Un eroe come quelli del suo gioco, ma il suo orologio continuava ostinatamente a scorrere. Dopo che loro avevano lasciato l’hotel i giorni erano diminuiti considerevolmente. Invece di molti decenni come mostrava prima l’orologio, Nico poteva contare che la sua anima gemella era lontana da lui di tre o quattro anni.

Cosi lui pensò che forse il suo orologio potesse saltare di nuovo. Forse era confuso nel suo tempo. Ma no, continuava nello stesso modo.

Percy non rispose quando gli chiese se Annabeth fosse la sua ragazza, ma dal modo in cui si comportava per la sua scomparsa e dal fatto che l’orologio del figlio di Poseidone era fermo, lui poteva presuppore che lei era la sua anima gemella.

Il suo stomaco si contorceva al pensiero e lui si domandava se quei quattro anni fossero passati abbastanza velocemente.

*/*/*

Un paio di anni e una guerra dopo Nico Di Angelo si ritrovava a vagabondare per i Campi Asfodeli. Aveva sperato fin da quando aveva capito che cosa significasse un timer azzerato che non sarebbe arrivato a questo; forse lei seplicemente non aveva un’anima gemella, forse lei non sarebbe dovuta morire così presto. Ma di certo le cose non andarono così.

Bianca scelse di rinascere, era stata una buona decisione ma adesso lui non poteva resuscitarla. Gli mancava lei, sua sorella, la sua amica, la sua famiglia.

Tuttavia lui aveva trovato una famiglia. Hazel Levesque, figlia di Plutone, morta nel 1942. Stava cercando sua sorella e aveva trovato lei, anche se non era quella che stava cercando. Le aveva teso una mano.

“Anche tu sei mia sorella. Meriti un’altra occasione. Vieni con me.” E cautamente lei lo fece, cosa aveva da perdere dopotutto?

“Noi allora.. usciamo solo?”

“Sì. Come ho detto la morte manca. Gli spiriti non sono tenuti più negli Inferi.”

“Questo è sbagliato, sono morta. Dovrei restare qua.” Lei si morse le labbra preoccupata e Nico sorrise tristemente, Bianca lo faceva qualche volta.

“Sono fiducioso che quello che faccio è la cosa giusta.”

“Come puoi essere così sicuro?”

“Il tuo orologio sta ancora scorrendo. Qualcuno ti sta aspettando fuori di qui.” Hazel boccheggiò e strinse il suo polso al petto.

“È scortese guardare l’orologio di qualcun altro senza che loro lo sappiano.”

“Era così ai nostri tempi. Ma al giorno d’oggi alle persone non importa veramente e se loro lo fanno utilizzano un vero orologio per coprirlo in qualche modo.”

“Oh.” Si zittì per alcuni attimi dopo questo, guardando il suo polso. “Per un attimo ho pensato che mi sarei innamorata di uno spirito o qualcosa del genere. Mi sono sempre chiesta perchè non si era fermato o non era scomparso. È quello che accade di solito giusto?”

“Sì, ma.. i figli degli Inferi apparentemente non hanno normali orologi. Il tuo aveva un numero enorme quando eri viva, vero?”

“Sì! Come se ci volessero..”

“Decenni per azzerarsi.”

“Essattamente. Come lo sai?”

“Anche il mio era così.” Nico dichiarò con un mesto sorriso.

“Sei morto anche tu?” affermazione che riuscì a farlo ridere.

“No, no. Ti dirò di me una volta che ti sarai sistemata.” Erano vicini all’uscita, lui poteva vederla. Si chiedeva come lei avrebbe affrontati il XXI secolo.

“Sistemata? Dove?”

“Al Campo Giove, il posto al quale appartieni.”

“È dove vivi?”

“Io.. No, io in realtà non appartego a nessun luogo.”

“Nico..”

“Ma sarò con te per tutto il tempo necessario. Basta che mi chiami e io sarò lì.” Afferrò la sua mano e la strinse per rassicurarla. “

Non che tu sarai sola per tanto tempo. Il tuo orologio si azzererà più o meno tra se mesi.” Lui sorrise quando lei arrossì. “Andiamo, ti porto nel 2009:”

*/*/*

Fare in modo che Hazel fosse accettata al Capo Giove non fu semplice come aveca pensato. Il fatto che lui avesse le appena fatti apparire con un viaggio ombra nel mezzo dell’ufficio dei pretori non aiutava. Uno dei Pretori era lì, insieme a due cani che quasi li attaccarono vedendoli e altre due persone. Reyna, il nome del pretore imparò poi, per fortuna ordinò ai suoi cani di stare calmi fino a che lei non avesse ottenuto una spiegazione da loro. Una volta che Nico gli avesse detto i fatti superficialmente cercò di non arrossire mentre Reyna lo ispezionava.

“Non stai mentendo, ma non stai neanche dicendo la verità. I miei cani sono inquieti. E tu come farai, figlio di Plutone?”

“Per favore.. se tu potessi solo prendere Hazel. È un suo diritto stare qui.”

“Ma non anche il tuo?”

“Io.. Io generalmente sono negli Inferi.” Le altre persone nella stanza rabbrividirono alla prospettiva, anche Hazel dietro di lui si irrigidì.

“Io ti chiedo solo di lasciarmi venire a visitarla.”

“Questo è altamente irregolare.” Nico poteva vedere come il non comprendere le sue motivazioni innervosiva il Pretore ma anche lei non aveva ragione di dire no.

“Garantirò per lei.” Disse uno dei centurioni, sorprendendo Reyna.

“Dakota?”

“Lei sembra essere una brava ragazza, anche se.. non vedo perchè no. Tu sei d’accordo, noi lo sappiamo. In questo modo possiamo farlo prima del pranzo.” Reyna serrò le labbra, sebbene Nico non era sicuro se fosse per l’avversione o se stesse sopprimendo la voglia di ridere.

“Molto bene. Ma voglio parlare ancora con te Nico Di Angelo. Penso sia importante che anche il nostro altro pretore sia qui. Dakota vai a presentare Hazel. Hank potresti andare a chiamare Jason?” E una volta che rimasero in due, quattro contando i suoi cani lo sguardo di Reyna lo trapassava come un pugnale “tu non sei romano.” Era una dichiarazione e quasi lo fece tremare.

“No, non lo sono.”

“ Un greco. Non ho buone esperienze con la tua gente.” Il suo sguardo si spostò atrove e Nico si chiese a cosa stesse pensando.

“Sono dispiaciuto per questo, ma veramente tutto quello che voglio è un posto per mia sorella. Non è sicuro per lei stare negli Inferi con me e..”

“E cosa? Cosa non mi stai dicendo Nico Di Angelo?”

“Ci sono cose che è meglio lasciare..” Stava gesticolando con le mani quando lo notò. Il suo orologio si stava per fermare, solo quaranta secondi adesso. Si congelò.

“Di Angelo? Sto parlando con te.” Trenta secondi. Il suo cuore stava battendo, cosa sarebbe successo? Qualcuno stava per venire e sarebbe stato lui. Venticinque. Spostò lo sgiardo dal suo polso all’unica altra persona nella stanza.

“Cosa sta.. Oh.” Lei comprese quando guardò al suo polso e i suoi occhi si allargarono. Quindici. Lui deglutì.

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8

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6

5

La porta incominciò ad aprirsi e Nico era sicuro che il suo cuore stava per saltargli fuori dalla gola.

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“Reyna Hank mi ha detto che mi cercavi.” Disse la voce di un ragazzo e sicuramente era un ragazzo. Nico non avrebbe avuto dubbi altrimenti.

3

Nico si girò verso la voce e lì dove lui si trovava.

2

Biondi capelli dal taglio militare, alto, fisico possente; Nico vagamente registrò una cicatrice all’angolo del suo labbro. Lui attualmente si stava preoccupando del suo polso dove Nico sapeva cosa stava mostrando.

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Occhi azzurro elettrico trovarono quelli marrone scuro e per quel momento tutto sembrò fermarsi.

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Capitolo 2
*** Rewind ***


Autore originale: Sincere_Lies
Traduttrice: bipolareT
Lingua originale: inglese
Disclaimer:I personaggi di Percy non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note dell'autore (alla storia originale): Ragazzi, questo è insano. Non mi aspettavo, una così buona risposta.

Grazie mille e spero che vi piaccia anche questo capitolo. (A fine capitolo altre note dell'autrice.)

Note della traduttrice: Ringrazio chi ha messo la storia tra preferite, seguite ecc.. e a fenris per la recensione. E nulla, ho amato il personaggio di Thalia in questo capitolo. Scusate eventuali errori. Alla prossima settimana.

 

Rewind

Thalia attese finchè fu buio e tutti stessero dormendo per andare nella camera dei bambini. Sua madre si era chiusa nella sua stanza da quando era tornata dall’ospedale, era un’ottima cosa avere una bambinaia. Il padre ancora doveva farsi vedere.

Loro padre. Adesso lei non era l’unica; aveva un fratellino. Jason era il suo nome, aveva sentito sua madre discuterne con Zeus una volta; a lei piaceva il nome, anche se a sua madre no.

Dalla finestra penetrava la morbida luce della notte che illuminava la culla a cui Thalia si avvicinò lentamente e cautamente. Strinse il bordo della culla e fissò con timore il fagotto all’interno.

Era così piccolo. Anche lei era stata così piccola una volta? Probabilmente, ma era strano pensare che tutti a un certo punto fossero stati così piccoli. Era biondo, caratteristica ereditata dalla loro mamma; sperò che fosse l’unica cosa che lui avesse ereditato da lei. Stese una mano per toccare i riccioli e si sorprese nel vedere come fosse tremante. Lei era così sconvolta.

Quello era suo fratello, quella minuscola persona che dormiva era suo fratello, la sua famiglia. Aveva trascorso cinque minuti con questo piccolo bambino e già poteva sentire un amore così grande per lui che la faceva tremare.

“Ti proteggerò, da lei, da ogni cosa. Sempre.” Sussurrò e sentì la gola stringersi. Sua madre era stata meglio quest’anno, ma sapeva che non sarebbe durata. Zeus non poteva rimanere e presto le cose sarebbero tornate com’erano prima.

Le sue dita tracciarono lentamente il suo volto rotondo e lui si agitò. Thalia si gelò e lo guardò sbattere gli occhi una volta prima di tornare a dormire. Aveva i suoi occhi, gli occhi di loro padre. Blu elettrico. Si chiese perché Zeus fosse tornato, perché aveva avuto un altro bambino con l’ombra della donna che sua madre una volta era stata. Hera era lontana dall’essere felice, Thalia lo sapeva. Da qui il nome Jason.

“Questo non importa, vero? Adesso abbiamo l’un l’altro. Saremo felici, tu e io.” Stava accarezzando le sue braccia quando lui afferrò il suo dito con la sua piccola mano paffuta e vide i numeri. Non c’era abbastanza luce ed erano così minuscoli per riuscire a capirli, ma loro c’erano e scorrevano.

“Bene.. tu e io e chiunque altro verrà, ovviamente.” Disse sorridendo al proprio polso, quello la cui mano non stava tenendo quella di Jason. Sapeva cosa mostrava, la sua anima gemella era lontana tre anni da lei. Chi incontrava la propria anima gemella quando aveva dieci anni? Era troppo presto. Guardò di nuovo il polso di Jason e, più delicatamente possibile, lo portò alle sue labbra.

“Sii buona per lui. Sii buona per entrambi. Sii felice.” Sussurrò contro la morbida pelle del bambino prima di metterlo giù gentilmente. Con una finale tenera occhiata lei si girò e silenziosamente lasciò la stanza.

*/*/*

I lupi erano differenti dalle persone.

Non era una conclusione sconvolgente, ma il Jason di quattro anni era rimasto perplesso da questo a volte. Il suo tempo con Lupa non l’aveva veramente preparato a vivere con gli umani. Qualche volta doveva trattenersi dal ringhiare invece che parlare.

La cosa che lo confuse di più in quel momento furono i segni che tutti quanti sembravano avere. I lupi non li avevano, e una volta lui lo chiese a Lupa ma lei arricciò solo le sue labbre e disse:

Venere e i suoi sentimentalismi.”

Ma una volta al Campo Giove lui imparò tutto su di loro. I timer delle anime gemelle, quanto tempo ci volesse per ogni persona per incontrare l’unica. Sembrava strano avere una cosa così ma, allo stesso tempo, Jason aveva il timore di questo. Non poteva dire quanto tempo ci fosse voluto e non voleva chiederlo a nessuno. Sembrava che tutti avessero preso la sua comparsa al campo come una benedizione, cosa che lo faceva sentire a disagio.

Un giorno uno dei suoi insegnanti portò lui e il suo gruppo a Nuova Roma per visitarla. Finì seduto in cima al bancone della panetteria, il proprietario l’aveva messo lì con un piatto di brownies. Ne stava finendo uno quando notò che tutti gli altri nella stanza si erano fermati per guardare due persone.

“Aw, ho sempre amato quando le persone si trovano l’un l’altro nella mia panetteria. Loro la considereranno per sempre un posto speciale.” Disse il proprietario sognante dietro Jason, ma il ragazzo era pietrificato. La coppia non aveva occhi che per loro stessi, come se le persone intorno fossero scomparse, come se avessero finalemete trovato l’unica cosa che era sempre mancata nelle loro intere vite.

Jason aveva sempre sentito qualcosa che mancava. Guardò in basso al suo polso e pensò:

Voglio questo.”

*/*/*

Smise di guardare il suo timer dopo un po’ di tempo e prese a coprirlo con un polsino. Tutti avevano sempre provato a sbirciare sotto di esso per sapere quando lui avrebbe incontra la persona, se fosse già successo e lui lo stesse nascondendo.

Essere l’unico figlio di Giove al campo, che aveva il nome di suo padre, era estenuante a volte. Tutti avevano alte aspettative su di lui, che lui soddisfava non prendendone nota. Leader, pretore, assasino di titani. Tutto era accaduto, e lui l’aveva fatto per dovere, non per la fama. Così voleva tenersi almeno questo per sè e se era un po’ nervoso per ciò, nessuno poteva realmente giudicarlo.

Il giorno in cui Hank gli disse che Reyna richiedeva la sua presenza nel loro ufficio per discutere di qualcosa, lui veramente non si apettava che quello sarebbe stato il giorno.

“Reyna, Hank mi ha detto che mi cercavi.” Entrò nella stanza senza guardarsi intorno veramente, il suo polso gli stava dando fastidio. Tirò un po’ giù il polsino purpureo per vedere se ci fosse qualcosa che lo stesse pizzicando quando lo notò. Il numero stava appena scorredo.

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Occhi azzurro elettrico trovarono quelli marrone scuro e per quel momento tutto sembrò fermarsi

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Passò un lungo tempo prima che qualcuno si muovesse, neanche i cani di Reyna sembravano respirare. Jason era l’unico a farlo, andando con passo incerto verso la persona sconosciuta nella stanza. Gli occhi scuri si ingrandirono ma la persona rimase ferma.

Mentre si stava avvicinando lentamente Jason prendeva nota sull’altro ragazzo. Era piccolo, probabilmente un paio di anni più piccolo di lui. I suoi capelli erano neri, disordinati e arruffati e indossava una grossa giacca da aviatore. Era magro e pallido. E lui era un ragazzo. Jason si chiedeva se dovesse essere deluso o in qualche modo sorpreso, ma non lo era.

Adesso era a un braccio di distanza dall’altro ragazzo e più cautamente che potette Jason portò la mano, che era vicino al petto dell’altro, verso di lui e lì vide i segni che combaciavano con i propri.

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Guardò di nuovo quegli occhi scuri, che non era capace di comprendere completamente, si allargarono. Si chiedeva se il ragazzo più giovane fosse in uno stato di shock, dato che era ancora fermo come una roccia.

Guardando giù, si avventurò nel portare le sue mani, lentamente, su quelle del più piccolo fino a quando le dita non arrivarono al timer azzerato. Da questo ottenne finalmente una reazione: un'improvvisa presa di respiro e Jason potette sentire un leggero tremolio sotto il dito. O forse era lui. Sì, decisamente anche lui stava tremando. Continuando ad avventurarsi in avanti, lasciò scivolare la mano sul braccio pallido fino a toccare i loro orologi. I respiri erano simultanei e entrambi si aggrapparono agli avambracchi dell'altro.

Jason non poteva essere fulminato, essere figlio di Giove gli aveva dato quel vantaggio, perciò non sapeva come ci si sentiva. Ma era abbastanza sicuro che la sensazione fosse quella. Partì dal punto in cui i timer si erano toccati e si diffuse in tutto il corpo. Però commise l'errore di chiudere gli occhi.

Improvvisamente non ci fu più nessun contatto, così aprì gli occhi e vide il ragazzo che arretrava stringendo il suo polso e guardandosi intorno nella stanza in panico. L’oscurità circondò il suo corpo e lui se ne andò.

“Aspetta! Non..” Come aveva fatto Jason non aveva mai visto una cosa del genere. E adesso lui era andato e lui non aveva nessuna idea.. Reyna, Reyna era ancora lì, si era dimenticato di lei.

“Chi era quello?” Chiese girandosi verso la sua collega. Lei sembrava persa per quello che era accaduto quanto lui.

“Nico Di Angelo. Figlio di Ade.”

*/*/*

Nico Di Angelo non era una persona facile e Jason lo sapeva anche senza parlare nemmeno una volta con il ragazzo. Reyna gli disse tutto quello che sapeva , che non era molto. Era venuto per portare sua sorella Hazel al campo. In realtà era greco, un fatto su cui Jason stava ancora rimuginando.

Questo significa che ci sono altri tipi di semidei? ”

E' meglio che non ci mescoliamo con i greci Jason, non finisce mai bene.” Era stata l’unica risposta di Reyna, e lui si chiedeva cosa significasse il fatto che la sua anima gemella fosse un greco.

Ma peggio di tutto, Nico Di Angelo poteva utilizzare qualsiasi ombra come mezzo di trasporto. E ciò significava che era quasi impossibile bloccare il ragazzo.

Stavano giocando a questo gioco del gatto e del topo da quasi un mese adesso. Jason provò a parlare con sua sorella, ma Hazel sembrava ancora diffidente di tutti e tutto. Lei provava a non mostrarlo, ma la quantità di gioielli che usciva da terra ogni volta che aveva cercato di chiedere di suo fratello ne erano la prova. Reyna aveva avuto un'altra conferenza con il ragazzo, ma Nico si era evidentemente accertato di averla in un giorno in cui Jason non era al campo.

Non riusciva a capire perchè Nico fuggisse così tanto da lui. Alla fine avrebbero dovuto parlare. Era strano, essere evitato. Generalmente la gente lo soffocava con attenzioni, qualcosa che pensava sarebbe stato felice di vivere senza. Ma essere ignorato da qualcuno con cui voleva parlare..

Notò Hazel entrare nel santuario di Plutone con una scopa. Lei e Nico stavano cercando di ripulire la cripta poiché era stata abbandonata prima che si presentassero. Fece la strada per il santuario abbastanza sicuro che si trovassero lì, i due figli degli Inferi a fare lavori domestici. Era quasi divertente.

“Sicuramente sei ostinato, Grace. Te lo concedo questo.” Nico osservò senza neanche girarsi dalle ossa che stava riordinando, tuttavia Hazel fermò la pulizia per guardarlo.

“Non mi hai dato molta scelta, non credi?”

"Penso che il messaggio sia abbastanza chiaro. Non voglio parlare con te. "

"Nico." Il tono di Hazel era fermo e un po' ansioso, li guardò in un modo che rese Jason sicuro che lei non avesse idea del perché volesse parlare con suo fratello, ma desiderava che Nico lo avesse già fatto. Non lo sapeva allora, ciò rese Jason improvvisamente imbarazzato per tutte le volte che aveva provato a parlare di Nico con lei. Doveva essere apparso come uno stalker.

“Dammi cinque minuti. E tutto quello che chiedo Nico.” Si lamentò e il ragazzo più giovane si volse finalmente a guardarlo con un ghigno affettato.

"E poi cosa? Rinuncerai? "

"No."

“Ostinato, che altro potrei aspettarmi da un figlio di Giove.” Il sorriso si allargò e Jason non era sicuro se fosse un tipo di complimento, o un accenno distorto. "Molto bene, cinque minuti. Torno subito Hazel. "

"Prenditi il tuo tempo." Rispose Hazel con un sorriso mentre tornava alla sua spazzata. Nico lo seguì all'esterno, Jason si assicurò di scegliere il fianco del santuario che non era ombreggiato. L'altro ragazzo sembrava divertito da questo mentre si appoggiò alla parete scura della cripta e guardò a sinistra, evitando lo sguardo di Jason.

"Quindi? Sei stato appresso a me tutto questo tempo. Di cosa vuoi parlare?"

"Penso che sia abbastanza chiaro di cosa voglio parlare".

"Allora? Se è questo il caso, perché non stai dicendo nulla? "Gli occhi scuri trovarono i suoi e Jason si ritrovò concluso ancora una volta. Nico aveva ragione, non sapeva cosa dire, da dove cominciare.

"Perché sei scappato? Perché stai continuando a scappare? “ Nico evitò i suoi occhi di nuovo e strinse i pugni.

"Avevo troppo da fare."

"Sono d'accordo, ma questo non risponde al perché mi hai sempre evitato."

"Questo è un errore, Grace. Afrodite ha commesso un errore.. "

"Venere. Venere non commette errori.”

“Venere, giusto. Romano. Il problema di fondo è: sei Jason Grace, figlio di Giove.”

"E tu sei Nico Di Angelo, figlio di Ade." Il ragazzo più giovane si afflosciò e si guardò attorno preoccupato. "Non capisco dove vuoi arrivare.”

"Il punto è: tu sei la persona preferita di tutti in questo campo. Le persone si aspettano che tu ti sistemi con una bella ragazza. O una mortale o una figlia di Bellona o di Venere o qualcosa del genere.” Jason poteva quasi sentire l'odio in quelle parole e improvvisamente capì.

"È questo il problema? Se.. sei omofobo? "Nico si bloccò e lo guardò stordito. Allora improvvisamente sbuffò e dopo pochi secondi si ritrovò a ridere. Okay, forse Jason non aveva capito niente.

"Oh dèi.. sei.. incredibile" disse il figlio di Ade tra le risate e Jason apprezzò il suono per un secondo. Tutte le volte precedenti non aveva mai visto Nico così spensierato.

"Lo prendo come un no."

"No, non lo sono.. ma anche tu sei Grace.."

"Gay?" Nico annuì appena, sembrava a disagio con la parola. "Non c’ho mai pensato veramente. Perché dovrebbe importare?”

"Siamo così impossibilmente diversi.” Fu la risposta sussurrata di Nico e Jason pensò che il ragazzo più giovane non fosse veramente a suo agio con la sua sessualità.

"Ecco perché voglio essere in grado di parlare con te, per conoscerti.”

"Perché? Ti sto dicendo che non ne vale la pena, Grace. Perché sei così insistente per questo? "

"Perché mi sei sempre mancato, anche senza conoscerti." E questo sembrò sconvolgere Nico, che rimase in silenzio, quindi Jason continuò a parlare. "Non mi piace tutta questa attenzione che mi danno per essere il figlio di Giove. Voglio essere solo Jason. Credo di essermi sentito così solo quando avevo ancora due anni ed ero ancora con mia sorella, che ricordo solo vagamente. Ma quando ho posato gli occhi su di te, tutto sembrava rimettersi insieme. Tu sei un pezzo di me anche se non vuoi esserlo. Non ti senti anche tu più completo adesso?" Disse tutto quello che sentiva in una volta ma Nico sembrava così triste che Jason si chiese se fosse stata la cosa giusta da fare.

"Sorella.. Sì.. capisco. Mi sento.. "Nico sembrava cominciare a strozzarsi con le sue parole.

"Quindi, per favore, dacci l'occasione di essere.. noi.” E con questo l'ultima resistenza di Nico sembrò scomparire. Il figlio di Ade appena crollò sul muro, alzò lo sguardo e levò un enorme sospiro.

"Va bene."

"...okay?" Jason ripetè confuso quando Nico lo guardò con un dolce sorriso.

"Sì, hai vinto Grace. Probabilmente questo andrà sulla mia lista di cose stupide che ho fatto, ma va bene. Diamo al destino una possibilità.”

"Jason, chiamami Jason."

“Jason.”

"Vuoi dire che? Non mi eviterai di nuovo?”

"No. Oggi devo tornare negli Inferi dopo aver finito di aiutare Hazel, ma la prossima volta che vengo metterò del tempo da parte.. per noi.” L'altro ragazzo arrossì e si voltò per tornare indietro nel santuario, Jason dovette contenersi dal ridacchiare.

"Ci conto." Disse Jason prima che Nico entrasse e vide il ragazzo più giovane scuotere la testa, ma aveva fatto un piccolo sorriso e questo era tutto ciò che importava. Jason si limitò a sorridere e tornò indietro verso il santuario di suo padre, sentendosi più leggero.

*/*/*

“Derubata dalla mia stessa madre." Jason trovò una coperta nella prima fila dell'anfiteatro e avvolse le spalle di Piper.

“Ti daremo una nuova giacca.” promise, lei riuscì a sorridere. Sentiva un dolore acuto nel suo intestino, era tutta colpa sua e non riusciva nemmeno a ricordare il motivo. Piper stava guardando al suo polso dolorosamente e si sentiva ancora peggio. "Mi dispiace per questo."

“Non è colpa tua.”

“Sì, però.. Giunone ha messo ricordi di me nella tua mente, giocando con il tuo timer. Non è giusto." Piper calò il suo sguardo sul suo polso e sembrava triste. Prima di essere stato reclamato il suo timer era stato azzerato, quindi Jason sapeva che lei stava ancora sperando che almeno il ricordo dei loro timer che si fermavano fosse reale. Ma a quanto pare Afrodite non era molto d’accordo col suo lavoro, dato che si era immischiata riparando l'orologio di Piper. Quello di Jason era ancora azzerato.

“Non hai nessun ricordo su chi possa essere?” Piper chiese guardando anche il suo polso.

"No, tu pensi che dovrei.. forse e sempre stato così." Ma Jason non la pensava così. Ricordava una sensazione una volta, come uno shock, che era partita dal suo polso e gli aveva attraversato tutto il corpo.

"Non credo. C'è qualcuno là fuori che si sta preoccupando per te. "

"Lo stai dicendo come figlia dell’amore?" Piper sembrò atterrita e Jason dovette ridere. Piper si avvicinò e lo spinse giocosamente sulla spalla.

"Non chiamarmi così." Disse con una risata. Jason sorrise mentre giocava con il polsino sul suo timer. Forse Piper aveva ragione e qualcuno si stava chiedendo dove fosse.

*/*/*

Era morto, veramente morto. Si ritrovò all'entrata degli Inferi e aveva anche cominciato a fare nervosamente il tragitto prima che qualcuno chiamasse il suo nome. Non era Piper, aveva riconosciuto la voce di Piper che gli ordinava di svegliarsi un secondo dopo, prima di avere la possibilità di girarsi e di vedere chi lo avesse chiamato.

Qualcuno negli Inferi aveva chiamato il suo nome, sembrava un'informazione importante ma non riuscì a ricordare il perché.

"Non mi hai dato tutti i miei ricordi, nonostante l’avevi promesso.”

"La maggior parte tornerà col tempo" disse Giunione. "Ma tu devi trovare la tua strada.”

Giunione parlò per enigmi, ma capì perchè era così importante. Un ponte tra i romani e i greci. Il lato greco sembrava ben disposto anche se cauto, era comprensibile dopo che Chirone aveva detto quanto fosse andata male quando entrambe le parti si erano riunite. Sperava che questo ragazzo Percy Jackson potesse tenere il proprio sul lato romano.

Guardò il polso e aggrottò la fronte, il suo timer azzerato lo guardò e sembrava quasi deriderlo. Ancora non si ricordava di niente. Sperava che fosse una delle prime cose che avrebbe ricordato. Era Reyna? Era per questo che la ricordava più delle altre? In qualche modo non suonava bene.

"Bella la nuova spada, fratellino." Un corpo si sedette accanto a lui appoggiato al muro della cabina uno e cercò di non mostrare il fatto che si fosse spaventato per questo.

“Thalia.”

"Mi dispiace di non essermi fatta vedere in precedenza, le Cacciatrici combattono sempre molti mostri proprio nel nostro modo ovunque. Inoltre Artemide ci ha contattato e.. Annabeth mi ha detto tutto quello che è successo nel consiglio. Come te la cavi?"

"Onestamente? Sono terrorizzato. "Thalia ridacchiò e sarebbe dovuto sembrare beffardo, ma non lo fu. Sembrava familiare, come se fossero stati così per tutta la loro vita, nonostante non si fossero visti per tredici anni.

"Se avessi detto altro ti avrei giudicato. Entrare in un campo romano con una nave da combattimento? È una guerra di Troia. Sei pazzo.” Lei si toccò leggermente il polso e sembrava così triste che Jason quasi l’abbracciò prima che lei lo guardasse con un piccolo sorriso. "Ma poi ancora, non lo siamo tutti?" Lei ridacchiò di nuovo, ma Jason non si fece ingannare da questo e continuava a guardare giù sul polso accanto al suo. Lei si era tolta il suo parka e il suo braccio nudo toccò quello di Jason; I loro orologi azzerati che corrispondevano.

"Thalia.. che cosa è successo?" Si avvicinò per toccarlo leggermente, ma lei indietreggiò e lo sguardo triste tornò, Jason si pentì della sua domanda immediatamente.

"Il suo nome.. era Luke. Ci siamo conosciuti dopo che sono scappata di casa. Molto è successo mentre ero un albero. Ha fatto molte scelte sbagliate, ma alla fine è morto di una morte eroica.” Ancora sembrava triste, ma toccò con piacere il polso. "E tu, Jace? Ricordo che il tuo si doveva fermare qualche tempo dopo il tuo quindicesimo compleanno. Dei, tu hai più di quindici anni, presto sarai più vecchio di me. Non è strano?"

Era strano, ma Jason non stava prestando attenzione, stava guardando il suo orologio. Così si era fermato, aveva incontrato la sua anima gemella. Perché non lo ricordava?

"Jason.” Thalia prese il suo polso nella sua mano e la portò in grembo in modo da poterla vedere meglio. La sua mano era piccola su quella di Jason, il bagliore argenteo della sua pelle in contrasto con il suo abbronzato.

“Non lo ricordo ancora. Giunione dice che i miei ricordi verranno a tempo debito, ma non dovrebbe essere qualcosa che mi dovrei ricordare?”

“Lontano dall’essere d’accordo con Sua Maestà, ma le cose si aggiusteranno. Pensavo di averti perso e siamo qui. C'è qualcuno là fuori che probabilmente si sta preoccupando per te. Vi troverete di nuovo.”

"Sembri Piper." Jason ridacchiò ma Thalia stava guardando il polso con uno sguardo lontano. Lo portò alle labbra e Jason si pietrificò.

"Sii buono per lui. Siate buoni l’un l'altro. Siate felici.” Sussurrò contro la sua pelle come un mantra e Jason si sentì stringere la gola.

C'è qualcuno là fuori che probabilmente si sta preoccupando per te. Vi troverete di nuovo.

Jason sinceramente lo sperava.

 

Note finali dell'autore: Jason è difficile da scrivere. Il fatto che non capisco come i lupi hanno insegnato un bambino di due anni non aiuta.

Ho dovuto rileggere l'eroe perduto per un sacco di questo (è una cosa buona da fare dopo aver letto tutti gli altri. Se vi piacciono Jason e Piper meglio, almeno lo facevo.)

E sì, scrivo altri capitoli. Sto cercando di non fare troppo casino con il canon e devo fare ancora tutto questo lavoro. Quindi sì, è un po 'difficile, ma mi piace davvero il risultato finale.

Ancora una volta, grazie tanti ragazzi. Spero che vi piacerà anche questo capitolo.

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Capitolo 3
*** Reset. ***


Autore originale: Sincere_Lies
Traduttrice: bipolareT
Lingua originale: inglese
Disclaimer:I personaggi di Percy non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note dell'autore (alla storia originale): Capitolo 3! O come mi piace chiamarla "voglio solo scrivere quando non posso" -_-

Questo è dove devo confondere il canon :/. La scena di Cupido non sarebbe stata la stessa cosa in questa fic, né altre interazioni Jason/Nico. Ho copiato molto dalla scena originale ma l'ho cambiata per farla funzionare e essere sul pov di Nico. Ho anche saltato alcune parti in modo che non fosse stata troppo e non mi sentivo davvero a riscrivere tutto quello che RR aveva già scritto. Quindi consiglierei di leggere quella parte insieme al capitolo Cupido (XXXVI) se volete tutto. (alla fine del capitolo altre note dell'autore originale)

Note della traduttrice: Bene, vi posto questo capitolo con la premessa che ci sono molte citazioni dai libri e non avendo molta fortuna non sono riuscita a confrontare tutte le traduzioni della casa editrice con le mie(la maggior parte dovrebbero essere apposto). Spero che vi stia piacendo abbastanza questa storia e mi scuso per gli errori che ci potrebbero essere. Alla settimana prossima con l'ultimo capitolo.

Reset

Dopo la prima guerra Nico aveva preso a fare viaggi ombra in vari luoghi del mondo. La Cina era stata un incidente, ma in realtà gli piaceva il posto. Washington gli fece venire il mal di testa e si chiese se fosse stato un modo di suo padre per non farlo avvicinare alle informazioni su sua madre. Amava l'Europa, specialmente l'Italia. L’Italia...

Non importava dov’era andato, ritornava sempre in Italia e il pensiero che suo padre non voleva che lui ricordasse non aveva senso quando era lì, perché in Italia Nico si sentiva a proprio agio. Gli piaceva andare a Firenze e mangiare il gelato. Poi forse prendere una pizza a Napoli apprezzando l'architettura. Roma era un ottimo posto per apprendere la storia dagli spiriti, Nico non poteva andare a un monumento senza inciampare su uno dei loro fantasmi. Dimenticate le manticore e i titani, guardare Michelangelo, Bramante e Bernini discutere sulla Basilica di San Pietro era stata la cosa più surreale della sua vita.

Ma poi, niente poteva essere confrontato al sentimento di stare a Venezia. Alcuni giorni lui avrebbe speso ore sul Ponte di Rialto solo a guardare le gondole che venivano dal Gran Canale. Lui poteva quasi ricordare di essere caduto nell'acqua una volta, era sicuro che Bianca e sua madre avessero avuto una crisi isterica per quello. O sarebbe andato a Piazza San Marco a guardare le persone, differenziando facilmente i turisti e gli abitanti reali. Aveva visto un bambino inseguire i piccioni e si chiese se anche lui era solito farlo. Quello che gli piaceva fare di più era camminare senza meta nelle piccole strade residenziali, vedere le famiglie andare avanti nelle giornate normali, meravigliarsi del fatto che lui comprendeva la lingua anche dopo così tanti anni e malinconicamente pensare se qualcuna di quelle persone poteva essere in qualche modo imparentate con lui.

In una di quelle passeggiate si era colto nel pensare al perché lui non tornasse solamente a Venezia. Non era come se lui lasciasse molto indietro negli US, avrebbe sempre potuto viaggiare tra le ombre per vedere Hazel all'occasione. Si chiese se a Jason fosse piacuta l'Italia..

Era giunto lì dove i suoi pensieri lo stavano conducendo e si fermò nel mezzo della strada con la faccia in fiamme. Un gruppo di bambini lo fissò e incominciò a ridacchiare, lui velocemente riprese la sua strada verso un vicolo così che il suo imbarazzo non sarebbe stato più uno spettacolo.

A cosa stai pensando per Ade, Di Angelo? Pensò, sfregando le mani sulla sua faccia ancora rossa. Aveva parlato con Jason una volta un paio di giorni fa. Solo una volta e lui già stava facendo piani per.. cosa? Trasferirsi con il ragazzo in Italia? Sì, giusto. Jason Grace avrebbe lasciato la sua posizione da pretore e Nuova Roma così che potesse vivere in Italia con il figlio di Ade.

Voglio essere solo Jason. Dacci l'occasione per essere.. noi.

Questo aveva detto Jason. E Nico, Nico credeva davvero nel loro significato. In ogni caso Jason sarebbe stato contento di visitare Roma...

Nico si lamentò quando la sua faccia arrossì di nuovo e ovviamente fu così che il messaggio Iride di Annabeth lo trovò. Ma il viso della ragazza era così pieno di preoccupazione, al confine col panico, che Nico dimenticò qualsiasi cosa stesse pensando prima.

“Annabeth, cosa è successo? C'è stato un attacco?” Le cose erano state abbastanza pacifiche dopo la guerra, ma questo non significava nulla.

“Nico.. Percy è scomparso.” Probabilmente lei disse di più, ma lui non ascoltò. Viaggiò tra le ombre più velocemente di quanto avesse mai fatto.

*/*/*

Cercò per giorni. Il primo posto in cui andò fu furono gli Inferi. Anche se era abbastanza sicuro che lui avrebbe sentito se Percy fosse morto, non escludeva che l'idiota si fosse avventurato negli Inferi per una ragione sconosciuta. Non ebbe molta fortuna e Nico non sapeva se essere sollevato o meno. Continuò a viaggiare tra le ombre, in posti in cui Percy sarebbe potuto andare. Grover cercava tra le foreste, le Cacciatrici tra le montagne, Tyson non aveva visto nulla e Annabeth faceva attenzione a ogni avvistamento di semidei.

Nico era esausto e stava perdendo le speranze. Arrivò al punto in cui andò a pregare nel tempio di suo padre a Nuova Roma. Probabilmenete non era la cosa più logica da fare ma a Nico non importava davvero, era l'unico posto, dopo gli Inferi stessi in cui sentiva una qualche connesione con suo padre. Ed era il soltizio d'inverno, forse Ade era di buon umore. Aveva a mala pena incominciato a pensare cosa dire quando Hazel venne nella cripta.

“Nico, grazie agli dei sei qui.” Lei poggiò una mano sulla parete e provò a recupare il respiro, il modo in cui i suoi occhi guardavano freneticamente in giro fece immediatamente allertare Nico.

“E' successo qualcosa?”

“Reyna sta chiedendo di te. Pensa che potresti sapere qualcosa, ma non capisco perché.”

“Sapere qualcosa circa? Hazel calmati e dimmi qual è il problema.” Allungò una mano per dare un colpetto sulla sua testa ma le successive parole lo gelarono sul posto.

“Jason Grace è scomparso da giorni.” continuò a parlare ma Nico non stava sentendo una parola, la sua testa turbinava. Prima Percy adesso.. Jason. Non poteva essere una coincidenza. Poi improvvisamente un dolore che non aveva mai sentito gli colpì le braccia e cadde in ginocchio.

“Nico!” Hazel si abbassò vicino a lui e prese la sua faccia tra le mani così che lui potesse guardarla.

“Oh dei, sei bianco come un lenzuolo. Che succede?”

“Io..” Si stava dissolvendo, l'aura vitale di Jason si stava dissolvendo e Nico poteva sentirla scomparire. Non era come normalemente faceva, lui non sapeva nemmeno dove Jason si trovava e poteva sentirlo e faceva male fisicamente a Nico.

“Nico, aspetta!”

Lui viaggiò tra le ombre senza neanche pensarci e fu lieto di non aver portato accidentalmente Hazel con lui perché si ritrovò negli Inferi. Poteva vedere il fiume Stige e la barca di Caronte, ma più importante la testa bionda e le ampie spalle di Jason Grace. Di nuovo stava quasi per cadere in ginocchio.

“Jason.” Chiamò debolmente e l'altro ragazzo si fermò. Lui scomparve prima che potesse girarsi e Nico era afflitto. Caronte lo guardò come per chiedergli: 'Hai fatto qualcosa?', ma Nico era ignaro.

Tornò velocemente al Campo Giove trovando Hazel che ancora camminava nel tempio di Plutone. Lui collassò su una parete nelle vicinanze e lei si affrettò a inginocchiarsi vicino a lui.

“Nico, cosa è successo? Sei scomparso e.. Dei il tuo cuore sta impazzendo, cosa è successo?” Armeggiò su di lui e poggiò una mano sul suo collo, sul lato del suo volto dove probababilmente sentiva il polso.

“Jason Grace.. è morto.” Hazel rimase a bocca aperta e poggiò le sue mani su di essa, ma a Nico non imporatava sul serio, lui si sentiva solo vuoto.

“Jason.. no.. dobbiamo dirlo a Reyna e agli altri.” lei incominciò ad alzarsi, ma Nico la raggiunse e la tirò giù.

“Jason è morto, ma non è morto.” Hazel lo fissò interrogativamente, ma lui non poteva smettere di guardare gli zero sul suo polso.

“Potevo sentirla, la sua aura vitale dissolversi anche se non lo stavo cercando. Mi faceva male, fa effettivamente male.” Sentì Hazel ansimare nella realizzazione e allungò una mano tremolante per toccare il suo polso. Nico strise gli occhi e continuò, incapace di smettere di parlare. “Sono andato immediatamente da lui negli Inferi, ma poi.. solo un secondo dopo era scomparso. Non più morto.” Per un po' di tempo rimasero in silenzio prima che Hazel osasse dire qualcosa.

“Questo.. è buono, giusto?” Lui rise senza allegria.

“Non ho idea di quello che è successo, di dove lui si trovi. Lui è letteralmente morto e l'ho sentito, ha fatto male. Anche essendo un figlio della morte so che questo non è normale. E non ho idea di dove lui sia adesso.”

 

“Nico..”

“Questi numeri non sono una benedizione Hazel, sono una maledizione. Essere connessi così a qualcuno, qualcuno che non conosco nemmeno molto. Per avere tali..” Lui non riuscì neanche a finire, non sapeva a che pensare. Le labbra di Hazel furono improvvisamente sulla sua fronte e lui la guardò sorpreso. Lei stava sorridendo gentilmente.

“Andrà bene Nico.” Disse con fiducia e infilò la testa di Nico sotto il suo mento, abbracciandolo. Nico ricambiò l'abbraccio e desiderò di poterle credere.

*/*/*

Percy Jackson era al Campo Giove.

Percy Jackson era al Campo Giove.

Questo era male, questo era molto male. L'avevano cercato per mesi e Percy era appena improvvisamente apparso al Campo Giove? Qualcosa di grande stava accadendo.

Percy aveva già ottenuto un'impresa e sarebbe partito presto con Hazel e Frank. A Nico quasi veniva da ridere, un'impresa dopo un giorno al campo, certamente sembrava da Percy.

Ma se Percy era al Campo Giove si chiedeva.. aveva supposto di andare a cercare le Porte della Morte e disse a Hazel che lui non poteva intervenire.. ma solo una veloce occhiata al Campo Mezzosangue non avrebbe fatto male.

Si ritrovò in un'ombra di uno degli alberi al confine della foresta di fronte alla spiaggia e rimase stordito per un secondo. Sull'acqua c'era un'enorme nave da guerra che era sicuro non ci fosse mai stata al campo prima. Nico riusciva a vedere un ragazzo latino americano urlare sul ponte principale a qualcuno sull'altro lato della nave.

“L'hai preso?”

“Sì, devi smetterla di gesticolare così tanto, Leo. Avresti potuto farlo cadere in acqua e a quel punto non sarei riuscito a prendelo.”

“Sto solo affinando i tuoi riflessi Wonder Boy. Ti do un 9.5 per questa presa a mezz'aria.” Il ragazzo più piccolo sorrise largamente ma a Nico non interessava. Un'altra persona volò sul ponte e diede qualcosa al ragazzo che si chiamava Leo.

Jason sorrise in modo esasperato, la cicatrice al di sopra del suo labbro si contrasse. Nico quasi sospirò di sollievo. Lui era stato al Campo Mezzosangue per tutto questo tempo. L'ironia era che quello fosse stato l'unico posto in cui Nico non aveva mai pensato di guardare.

Per un momento pensò di andare lì a parlare con Jason. Ma non poteva, avrebbe decisamente inerverito e comunque aveva altre cosa da fare.

Avrebbero avuto tempo più tardi, forse.

*/*/*

La parte peggiore fu cadere nel Cocito. Lui poteva occuparsi di combattere i mostri e bere fuoco per restare in vita, ma i pensieri non l'avrebbero lasciato solo. Riusciva a sentirli tutto il tempo.

Non abbiamo una famiglia. Io e Nico.. siamo solo noi.

Prometti di tenere al sicuro mia sorella.                        Farò del mio meglio. Prometto questo.

                                                                                                                                   Dov'è mia sorella?                                                           Dobbiamo parlare.

Hai promesso.                         Lei è morta.

Ti ho lasciato per diventare una Cacciatrice di Artemide.         Sono morta e ti ho lasciato solo.

Potresti essere accettato, potresti avere degli amici al campo.  Lo credi davvero, Percy?

Traditore.

Tua sorella avrebbe fatto un lavoro migliore.                         

Sarebbe stato meglio se Bianca fosse viva.

Perché dovrei fidarmi di te?

Vuoi dire che non ti fidi più di me.

Si chiese se essere catturati dalle forze di Gea fosse stato veramente brutto. Poi di nuovo lui aveva solo la propria mente come compagnia nella giara.

*/*/*

Nico si chiedeva quando le cose erano cominciate ad andare così abissalmente male. Probabilmente giusto dopo che Rachel aveva detto la profezia, solo che loro non lo sapevano ancora

In quel momento si trovava lì, nella cabina della nave di Hazel con lei che si preoccupava per lui, che a mala pena viveva. Percy e Annabeth erano caduti nel Tartaro e ognuno nella nave stava incolpando se stesso. Personalmente, Nico credeva fosse solo colpa sua.

“Dovresti mangiare. Non hai mangiato per così tanto tempo. Sembri.. Cosa vuoi mangiare?”

“Non ho fame, Hazel.” Lui si sentiva solo vuoto, nulla significava più qualcosa.

“Nico, per favore. Sei stato nel.. non voglio nemmeno pensarci.” Probabilmente perché Percy e Annabeth avrebbero attraversato lo stesso. Neanche Nico voleva pensarci.

“Forse dopo Hazel. Solo.. stai con gli altri. Tutti sono veramente scossi.”

“E anche tu. Io voglio stare con te.” Rimasero in silenzio e Nico si meravigliò per il soffitto, era coperto di diamanti e sembrava essere una costellazione.

“Penso tu voglia.. vedere Jason o qualcosa del genere.” Nico si irrigidì immediatamente.

“Lui.. Lui ha detto qualcosa?”

“No.. io non penso.. non penso che si ricordi di te, Nico.” Hazel continuò a parlache di come una volta Jason e Leo si chiedevano se salvarlo fosse la cosa più saggia da fare. Per come lui sapesse di entrambi i campi e non avesse detto nulla, questo era sospetto. Tipico.

“Potrei aver reagito un po' troppo quando Jason ha dubitato della tua lealtà.” Non doveva significare nulla, doveva essere abituato a questo, alle persone che dubitavano di lui. Ma faceva male.

Traditore.

“.. E' come un buon leader dovrebbe fare.” disse abbattuto.

“Ma Nico! Tu sei.. lui è.. non potrei sopportare se Frank dubitasse di me.”

“Jason e io non ci conosciamo, Hazel. Non si ricorda di me.”

“Non è strano? Lui e Percy sembrano aver avuto la maggior parte dei ricordi indietro. Questo è uno importante, perchè non lo ricorda?”

“Non lo so, Hazel. Forse è meglio.”

“Come puoi dirlo? Ho visto come stavi quando lui è scomparso. Quando lui è morto. Ora siete finalmente nello stesso posto di nuovo e tu farai solo finta che voi due non siete..?”

“Hazel ti ho chiesto di non parlare di questo. Jason merita di meglio.”

“Merita meglio di te?”

“Sì.” Meglio della sua ombra? Spezzata, di un figlio di Ade che porta solo miseria e sfiducia.

“Non è vero.” disse ferocemente, ma Nico sospirò solamente. Lei non capiva.

“Hazel solo.. non dire nulla di questo a Jason. Per favore..”

“Io.. se è questo che vuoi. Penso solo che dovresti parlare.”

“E' quello che voglio. E riposare.”

“Okay.” Nico cadette sul letto e pensò che lei l'avesse lasciato solo, quindi si sorprese quando il peso si spostò su un lato del letto. Lei infilò le sue dita tra i suoi capelli e lui si irrigidì.

“Hazel..”

“Shh.. solo, lasciami Nico. Per favore.” Le sue dita continuarono a muoversi e lui rimase irrigidito. Ma poi abbassò la guardia, solo per quasta volta, e chiuse gli occhi.

*/*/*

Il momento in cui Nico capì chi era il capo di Favonio, comprese quanto quest'idea fosse stata terribile.

“Nico?” Disse Jason. “Di cosa sta parlando?”

“Non lo so.. Nulla.” Non poteva dire questo, specialmente non con Jason. Stupido, stupido!

“Nulla?” urlò Favonio. “Uno di cui ti importa così tanto.. caduto nel Tartaro, l'anima gemella che rinneghi da solo così vicina eppure così lontana. Simile conflitto interiore e tu ancora non ammetti la verità?”

L'anima gemella che rinneghi da solo.

Lui riusciva quasi a sentire la confusione di Jason vicino a lui. Sì, effettivamente non poteva farlo.

Ma ovviamente Jason doveva essere di supporto per questo, era per lo scettro e lui odiò che avvessero davvero bisogno dell'oggetto. Così tra l'aria andarono con Favonio. Loro finalmente arrivarono e Nico provò a stare sui suoi piedi, essendo il vento disturbante. Non ci riuscì per molto e si sostenne contro una colonna, le sue gambe che tremavano.

“Hey, ragazzo..” Jason si fermò davanti a lui, ma Nico gli fece segno di non preoccuparsi.

Ai suoi piedi l'erba diventò nera e appassì. La macchia morta si diffuse verso l'esterno, come se un veleno stesse filtrando dalle suole delle sue scarpe. Ottimo, lui amava quando accadeva..

"Ah ..." Favonio annuì con simpatia, Nico voleva colpirlo. "Non ti biasimo per essere nervoso, Nico Di Angelo. Sai come ho finito per servire Cupido? "

"Io non servo nessuno. Soprattutto non Cupido. "

Favonio continuò come se non avesse sentito. "Mi sono innamorato di un mortale chiamato Giacinto. Era abbastanza eccezionale.”

“Lui..? Oh.."

"Sì, Jason Grace. Mi sono innamorat di un tizio. Questo ti sconvolge?" E il momento in cui Jason rispose fece gelare l'intero corpo di Nico.

Non c’ho mai pensato veramente. Perché dovrebbe importare?”Aveva detto Jason, ma quello era stato mesi fa. Prima che lui perdesse i suoi ricordi, prima che il mondo si girasse a testa in giù e ci fosse di nuovo una guerra.

"Non credo" rispose Jason e Nico fece finta che non lo sollevasse così tanto che non sentì di cosa si parlava dopo.

"... ahimè, l'amore non è mai semplice". Nico avrebbe sbuffato se avesse avuto la volontà. Favonio continuò a parlare di Giacinto e Apollo, di gelosia e di omicidio, davvero molto romantico.

CUPIDO

Il nome echeggiò attraverso le rovine e Nico non pensava che la sua schiena potesse diventare ancora più rigida.

"Quella sarebbe la mia indignazione." Favonio si alzò. "Pensa a lungo e seriamente su come procedi, Nico Di Angelo. Non puoi mentire a Cupido. Se lasci la tua rabbia governarti... beh, il tuo destino sarà ancora più triste del mio."Il dio del vento scomparve in un turbinio di rosso e d'oro. L'aria estiva sembrava improvvisamente opprimente. Il terreno si agitò e Nico e Jason trassero le loro spade.

Quindi.

La voce arrivò a loro come un proiettile, ma nessuno era lì. Nico sentì il suo cuore accellerare.

Vieni a rivendicare lo scettro.

Nico si ritrasse indietro con Jason, pensando a come loro, lui, potesse uscire da questo senza che i suoi segreti fossero rivelati all'altro ragazzo.

"Cupido, dove sei?" Jason chiamò e la voce rise. Sembrava profonda e ricca ma anche minacciosa, come un tremito prima di un grande terremoto.

Dove meno te l'aspetti. Come l'amore è sempre. Cupido rispose e Nico si chiese se il dio avesse un certo senso di umorismo distorto prima che Jason fosse improvvisamente scagliato dall'altra parte della strada. Colpì una serie di gradini e cadde scompostamente sul pavimento, Nico si affrettò dietro di lui.

Pensavo che sapessi combattere meglio, Jason Grace. La voce di Cupido girò intorno a lui e quasi inciampò sui gradini sulla sua via verso Jason. Hai trovato la tua anima gemella, ma tu l'hai persa. Ancora nessuna memoria di chi fosse. Ti chiedi se c'è una ragione per questo. Hai ancora dubbi?

"Stai bene?" Chiese Nico, offrendo una mano a Jason ma evitando gli occhi dell'altro.

"Si. Sono solo caduto.”

Oh, ti aspettavi che avessi giocato pulito? Cupido rise. Io sono il dio dell'amore. Non sono mai leale.

La mente di Nico girava così tanto che notò solo che una freccia stava facendo la strada verso di lui dopo che Jason l'aveva deviata. Corsero sui gradini. Jason lo tirò da un lato quando un'altra raffica di vento rovesciò una colonna che altrimenti lo avrebbe schiacciato. Entrambi erano così in allerta che dubitava che la carica elettrica tra loro era stata notata, la stessa quando Jason lo afferrò per volare al palazzo o all'ufficio di Reyna molti mesi fa.

"Questo ragazzo è l'Amore o la Morte?" Jason ringhiò mentre Nico pensava che avesse preferito piuttosto affrontare Thanatos.

Chiedi ai tuoi amici. Frank, Hazel e Percy hanno incontrato la mia controparte, Thanatos. Non siamo così diversi. Tranne che la morte è talvolta più gentile.

"Vogliamo solo lo scettro!" Gridò Nico, più coraggioso di quanto si sentisse. "Stiamo cercando di fermare Gea. Sei dal lato degli Dei o no? "

Una seconda freccia, che brillava incandescente, colpì il terreno tra i piedi di Nico. Nico si precipitò indietro quando la freccia scoppiò in un geyser di fiamma. Cos'era che faceva questo ragazzo con queste frecce?

L'amore è da ogni parte e da nessuna. Non chiedere cosa l'amore può fare per te.

"Ottimo" disse Jason. "Ora sta sputando messaggi di biglietteria." Poi si girò, dividendo l'aria con la spada. La sua lama colpì qualcosa di solido. Nico quasi non ci credette quando sentì un grugnito.

Jason agitò nuovamente la spada ma non colpì nulla. Sulle pietre del pavimento, un scia di liquido brillò: il sangue degli dei.

Molto bene Jason, disse Cupido, almeno puoi sentire la mia presenza. Anche un colpo d'occhio è di più rispetto a quello che la maggior parte degli eroi riescono a fare.

"Allora adesso posso avere lo scettro?" Chiese Jason.

Cupido rise. Purtroppo non potresti brandirlo. Solo un figlio degli Inferi può convocare le legioni morte. E solo un ufficiale di Roma può guidarle.

"Ma ..." Jason sbottò e Nico riuscì a vedere il dubbio insinuarsi in lui per le cose dette da Cupido "Lascialo a noi, Nico può chiamare.."

Una terza freccia sfrecciò nella spalla di Jason e nessuno di loro era abbastanza veloce per reagire. Nico ansimò mentre quella affondò nel braccio con cui teneva la spada.

“Nico!”

Nico inciampò nel tenersi in piedi, la rabbia e il dolore lo riempirono.

"Basta giochi!" Gridò Nico. "Mostrati!"

Cupido iniziò a parlare di nuovo, qualcosa riguardo Psyche. Ma Nico non riusciva a sentirlo, c'era un flusso continuo di frasi nella sua mente.

Di La verità. Vinci i tuoi sentimenti. Di La verità. Vinci i tuoi sentimenti. Di La verità. Vinci i tuoi sentimenti. Di La verità. Vinci i tuoi sentimenti. Di La verità. Vinci i tuoi sentimenti. Di La verità. Vinci i tuoi sentimenti. Di La verità. Vinci i tuoi sentimenti.

Lo scacciò quando il tuono scosse la valle. Il fulmine fece espoldere un cratere dove la voce aveva parlato. C'era silenzio. Aveva veramente funzionato? Ma poi una forza invisibile sbatette Jason al suolo. La sua spada scivolava sulla la strada.

Bel tentativo disse Cupido. Ma l'amore non può essere abbatutto così facilmente.

Una parete crollò accanto a Jason. Nico sentì il suo cuore fermarsi per un secondo guardando l'altro ragazzo riuscire a malapena a rotolare via.

"Fermati!" Urlò Nico. "Sono io che vuoi. Lascialo solo!"

Povero Nico di Angelo. La voce del Dio era tinta di delusione, Nico desiderava poter colpire con la sua spada. Sai cosa vuoi, tanto meno quello che voglio? La mia amata Psiche rischiò tutto nel nome dell'Amore. Era l'unico modo per espiare la sua mancanza di fede. E tu.. cosa hai rischiato nel mio nome?

"Sono andato e ritornato dala Tartaro.” Nico ringhiò "Non mi spaventi.”

Ti spavento molto, moltissimo. Affrontami. Sii onesto.

Il terreno tutto intorno a Nico si spostava. L'erba appassiva, e le pietre si incrinavano come se qualcosa stesse spostando la terra da sotto, cercando di spingere la strada.

"Dacci lo scettro di Diocleziano, non abbiamo tempo per i giochi.”

Giochi? Cupido colpì, sbattendo Nico lateralmente su un piedistallo di granito. L'amore non è un gioco! Non è morbidezza floreale! È un lavoro duro, una ricerca che non finisce mai. Dipende tutto da te, in particolare la verità. Solo allora ti darà dei premi.

Nico si alzò dal pavimento e indietreggiò a causa del dolore. Perché Cupido si stava tanto accanendo su di lui? Nico sapeva meglio di chiunque quanto l'amore non fosse facile. Bastava guardare cosa succedeva aena amava qualcuno. Bianca. Percy. Jason ... no, non amava Jason. Lo conosceva appena.

"Nico." chiamò Jason "che cosa vuole questo ragazzo da te?" E Nico dovette trattenersi dal ridere perché Jason era l'ultima persona che voleva proprio qui. No, va bene, forse Percy sarebbe stato peggio.

Diglielo, Nico di Angelo. Disse Cupido. Digli che sei un codardo, impaurito da te stesso e dai tuoi sentimenti. Digli il vero motivo per cui fuggi sempre. Perché fuggi sempre e perché sei sempre da solo.

Nico lasciò uscire un urlo gutturale. Il terreno ai suoi piedi si spaccò e gli scheletri strisciarono in avanti, romani morti con le mani mancanti e i crani scavati, le costole incrinate e le mascelle fuori posto. Alcuni erano vestiti con i resti delle toghe. Altri avevano pezzi di armatura scintillanti che pendevano dal loro petto.

Vuoi nasconderti tra i morti, come fai sempre? Cupido schernì.

L'oscurità in Nico che si muoveva, andando verso l'esterno. Tutta la sua paura, odio e vergogna..

Pensò a Bianca e a quel giorno nel Maine, con Percy e la manticora. A come la spada di Percy scintillava nel buio. A come il se stesso di dieci anni avesse guardato accigliato il suo oroglogio. A come Percy avesse promesso di tenere Bianca al sicuro, al come Nico lo avesse creduto. Aveva guardato gli occhi verdi e pensato: come può fallire? Questo è un eroe. Era il gioco preferito di Nico portato alla vita.

Ma poi Percy tornò senza sua sorella e Nico urlò e lo chiamò bugiardo ma anche così non poteva nuocere al figlio di Poseidone. Era terrorizzato dai propri poteri, dalle proprie emozioni. Così fuggì.

Pensò al tempo che aveva passato da solo, quando non poteva raggiungere suo padre ed era spaventato dal farlo. Quando realizzò che essendo un figlio di Ade poteva vedere di nuovo Bianca. Pensò ai pochi momenti in cui era riuscito a vedere Bianca e a come lo rendeva sempre euforico e allo stesso tempo vuoto.

E poi pensò alla fine della guerra, a come trovò Hazel. A come fossero andati insieme al Campo Giove. A come i suoi occhi incontrarono quelli di Jason per la prima volta e il suo mondo si fermò. A come l'altro ragazzo toccò il polso con il suo e a come fosse diverso da tutto quello che aveva sentinto. A come lui e Jason avessero parlato prima che lui sparisse, a come avesse pensato che forse avrebbero potuto..

 

Nico si costrinse a scappare. Non poteva far vedere queste cose. Egli si sollevò avanti con i suoi scheletri e cercò di combattere con il dio invisibile. Sentì una sorta di soddisfazione quando il dio cominciò a lottare.

Interessante! Disse Cupido. Hai la forza dopo tutto? Nico avrebbe voluto dire che aveva tutta la forza per colpire il ragazzo in faccia se solo avesse potuto vederlo.

"Mi nascondo perchè a nessuno importa!" Urlò Nico, ma poteva sentire il suo tono di voce abbassarsi. "A nessuno importa se sono là o no! Nessuno cerca.. "Ma non era vero, Nico sapeva che non era completamente vero. Hazel ci provava, si preoccupava. E Jason..

"Per favore, dacci solo la possibilità di essere.. noi.”

Ti stai ancora nascondendo Disse Cupido, frantumando uno dei suoi scheletri a pezzi. Non hai la forza.

"Nico.” Disse Jason tranquillamente e Nico si voltò a guardarlo. I suoi occhi azzurri erano enormi lui fissava Nico come se non avesse mai visto niente di simile.

E allora Nico sapeva che Jason aveva capito che aveva visto tutti i suoi ricordi e le sue emozioni. A Nico quasi venne la nausea. Fece un passo indietro quando Jason si avvicinò, ancora con un'espressione meravigliata sul suo volto.

E così scappi di nuovo. Rimproverò Cupido. Dai tuoi amici, dai tuoi sentimenti, dalla verità. Da te stesso.

"Non ho amici!" Urlò Nico, non preoccupandosi di correggere il resto delle accuse. "Corro perché non appartengo a nulla! Non apparterrò mai a nulla! "Il dio adesso era attaccato dagli scheletri, ma lui si mise a ridere crudelmente come se non fosse niente. Perché non era vero, tutto quello che voleva era la lotta di Nico, la miseria di Nico.

"Lascialo da solo, Cupido. Questo non è.. "Nico quasi saltò dal come Jason si fosse avvicinato così tanto. Il ragazzo più anziano lo guardò con i suoi stupiti, comprensivi occhi azzurri. "Nico, per favore.." Non aveva bisogno di chiedere per capire che cosa stava chiedendo Jason.

"Quel giorno.. il giorno in cui ho portato Hazel al Campo Giove.. È stato il giorno in cui il mio orologio si è fermato." Jason annuì e si strofinò il proprio orologio, non togliendo gli occhi da Nico. Il figlio di Ade sapeva che anche se non aveva finito la sua frase, Jason aveva già capito quello che intendeva. "È stato il giorno in cui si è fermato anche il tuo.”

Cupido divenne visibile, ma a Nico non poteva impartare di meno in quel momento. Jason non smise di guardarlo, come se stesse vedendo il cielo per la prima volta. Nico non riusciva a gestirlo. Cupido lo guardò con soddisfazione, come se avesse identificato il posto esatto per la sua successiva freccia per ottenere una morte pulita.

"Io sono la tua anima gemella, Jason Grace. Questa è la verità. Questo è il grande segreto.” Lui guardò Cupido. "Felice adesso?"

"Oh, Nico. Non pensare a me come un sadico. Anime gemelle, destino, amore.. tutto cammina assieme. Non direi che questo ti rende sempre felice. "La sua voce sembrava più piccola, quasi umana. "A volte ti rende incredibilmente triste. Ma non puoi sfuggire al tuo destino Nico Di Angelo. Non puoi nasconderti. "

Cupido si dissolse nel vento.

Sul terreno si stava levando lo scettro di Diocleziano, quello per il quale erano andati lì, Nico se ne era quasi dimenticato. Si inginocchiò e lo raccolse, poi esitò a guardare Jason. Il ragazzo più anziano lo stava ancora fissando, con un'espressione illeggibile sul viso.

"Nico.." disse Jason facendo un passo verso di lui, Nico ne fece uno indietro.

"No, Jason.. solo, lascia stare.”

"Lascia stare? Mi sono chiesto questo per mesi e ora tu farai come se non fosse niente? "

"Jason, non abbiamo davvero tempo per questo adesso. Solo.. per favore." Poteva vedere che Jason stava già aprendo la bocca per dire qualcosa, ma esitò quando si fermò a guardare il volto di Nico. Nico si chiese come fosse adesso, se apparisse miserabile e arrabbiato come si sentiva. Dall'espressione sul volto di Jason probabilmente sì.

"Ok, torniamo indietro. Gli altri si staranno probabilmente chiedendo dove siamo." Gli altri, ora che Jason sapeva probabilmente l'avrebbe detto agli altri. Se solo a Piper e a Leo ma ancora.. "Nico, Nico! Calmati. Se vuoi tacere di questo, va bene. Non dirò niente. "Nico non si rese conto di aver parlato ad alta voce, preoccupandosi della prospettiva che le altre persone sapessero. Giudicassero..

"Cupido si è sbagliato." Jason dichiarò e Nico lo guardò confuso. "Hai sacrificato molto per amore. Questo è più di quanto posso dire per me stesso. Tutto quello che hai fatto per le tue sorelle, per Percy.. è stato molto coraggioso.”

"Dovremmo tornare alla nave."

"Si. Posso farci volare.. "

"No, questa volta adremo con un viaggio ombra, ne ho avuto abbastanza dei venti." Egli esitò a prendere l'avambraccio di Jason in mano. Ignorando la sensazione elettrica, lasciò che l'oscurità si abbassase su di loro.

*/*/*

Riuscì a evitare Jason più di quanto si aspettasse considerando che erano insieme su una nave. Combinò la strategia di cercare di non lasciarlo stare da solo con qualcuno a lungo e allo stesso tempo per non permettere mai a loro di stare da soli insieme.

Ma Leo scappò dalla nave e l'Argo II stessa era un relitto. Furono bloccati nella costa settentrionale dell'Africa, con la loro unica speranza che Jason convincesse il vento del sud ad aiutarli o Leo apparisse magicamente fuori dal nulla.

In uno di questi giorni, prima di una delle sue conferenze quotidiane, Jason e Nico si trovarono da soli insieme.

"Tu non sei una persona facile, lo sapevi?"

"Ne sono consapevole, sì." Le labbra di Jason si contorsero come se Nico avesse detto qualcosa di divertente.

"Ho provato a parlare con Hazel, ma lei si scusa e dice che le hai chiesto di non parlare di questo. Non sembra essere d'accordo con te però.”

"Sono consapevole anche di questo." Hazel lo stava assillando per questo, quasi lo implorando di sistemare le cose con Jason.

"Non mi puoi evitare per sempre".

"Vuoi scommettere?"

"Nico!" Gli occhi azzurri di Jason brillavano di rabbia, e fecero pensare a Nico dei fulmini. Poteva quasi sentire la scarica emanata dal figlio di Giove.

"Sicuramente sei ostinato, Grace. Te lo concedo questo." Nico sorrise alla sua frase di tanto tempo fa, ma Jason portò le mani alla testa come se fosse in dolore.

"Tu.. tu me l'hai gia detto una volta, vero?"

"Io.. sì. Stai bene?"

"Ogni volta che ricordo o sono vicino a ricordarmi qualcosa di te ho questo dolore alla testa.”

"Forse dovresti prenderlo come un segno per non ricordare".

"Lo prendo come un segno che voglio sicuramente ricordare.”

"Ostinato, che altro potrei aspettarmi da un figlio di Giove." Nico lasciò che un sorriso si formasse sulle sue labbra e anche Jason sorrise con la testa che nuovamente gli faceva male. Poi Nico si ricordò la situazione in cui erano. "Dobbiamo partire presto" Jason rinsavì immediatamente.

"Hai qualche sensazione?"

"Percy è vicino alle Porte, avrà bisogno di noi se ci arriverà vivo.” Jason aprì e chiuse la bocca un paio di volte, come se non fosse sicuro di quello che avrebbe voluto dire prima di ottenere uno sguardo determinato sulla sua faccia.

"Percy è uno dei motivi per cui mi stai evitando?" Nico sentì il sangue diventare freddo, non riusciva a credere di sentire questo.

"Che cosa?"

"Perché capisco. Davvero.. ho visto quanto ti importa di Percy. Quanto è importante per te ... "

"Zittisciti, Grace.”

"lo capisco. Lo sopporterò.."

"Non sopporterai nulla".

"..solo perché siamo anime gemelle non significa.."

"Fermati! Questo non ha niente a che fare con Percy! Ha a che fare con il fatto che non posso andare da nessuna parte, specialmente non con te ".

"Questo non è vero."

"Veramente? Sono il figlio di Ade, Jason. Potrei anche essere ricoperto di sangue e di acque reflue, per come le persone mi trattano. Non appartengo a nessun luogo. Non sono neanche di questo secolo.”

"Così anche Hazel! La differenza tra voi due è che lei non allontana le persone. Vuoi fidarti di qualcuno? Lasciami essere quella persona. È meglio che nascondersi. "Nico sentì la sua rabbia alzarsi, era proprio quello che aveva detto Cupido.

"Nascondersi?" Ripeté mortalmente tranquillo. Vide il dito di Jason alla sua spada e cercò di non sghignazzare. Tutto quel grande parlare della fiducia e poi aveva paura di lui.

“Sì, nascondersi. Sei scappato da entrambi i campi. Stai scappando da me. Hai così paura di essere rifiutato da non provarci nemmeno. Forse è il momento di uscire dalle tue ombre.” Nico abbassò gli occhi, non riuscendo a continuare a fissare quegli occhi azzurri.

 

"Rispetterò la mia promessa, vi porterò in Epiro. Vi aiuterò a chiudere le Porte della Morte. Allora è così. Me ne andrò, per sempre. "

Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere lo sguardo pieno di panico di Jason prima che le porte dietro di lui si aprissero e si voltasse. Nico se ne andò senza aggiungere altro.

*/*/*

Tanto per lasciare per sempre, ma non riusciva a fare niente. Così adesso stava legando le corde all'Athena Parthenos e respingendo il figlio insistente di Poseidone.

"Ragazzo, sto cercando di ringraziarti."

Nico rise senza umorismo. "E io sto cercando di dire che non c'è ne bisogno. Ora devo finire questo, se potessi darmi un po' di spazio "

"Si. Sì, va bene. "Percy si allontanò e Nico continuò a assare le corde sulla spalla. Si tese nel sentire di nuovo dei passi che si avvicinavano.

"L'ultima volta hai detto che avresti ritagliato del tempo per noi. Ti ho detto che ci avrei contato.” Le parole lo sorpresero così tanto che quasi fece cadere le corde. Si voltò e Jason guardò verso di lui, gli occhi azzurri che scintillavano.

“Jason”.

"Questo sono io, ci tengo a questo".

"Ti sei ricordato."

"Si. Pessimo tempismo però. "

"Sì, con la condanna imminente del mondo e tutto." Jason aveva il coraggio di sorridere. "Non ho tempo per questo Jason. Devo partire con Reyna e viaggiare ogni minuto. "

"Reyna e Piper si stanno ancora salutando. Abbiamo tempo per parlare di questo. "

“Bene. Allora parla."

"Ho provato a darti un segno che mi fido. Per favore, dammene anche tu uno. "Nico voleva dire che non significava niente, che non doveva nulla a Jason. Ma non poteva, voleva sapere cosa pensava l'altro ragazzo.

"Cosa vuoi?"

"Promettimi. Promettimi questa volta che dopo tutto questo parleremo. Avremo tempo, ce lo faremo noi il tempo.”

"Non sai cosa stai chiedendo, Jason."

"Sto chiedendo una possibilità, di nuovo. Hai detto sì prima, perché non di nuovo? "Jason lo guardò con speranza, ma Nico stava guardando le persone che si avvicinavano dietro di loro. Il Coach Edege in prima fila con la sua mazza e dietro di lui Reyna e Piper si tenevano le mani. Piper stava ridendo per qualcosa e Reyna stava sorridendo all'altra ragazza. Sembrava molto più facile per loro.

Guardò di nuovo Jason e sospirò con aria malinconica. "Okay."

"...okay?" Ripeté Jason, ma in un labbro cominciava a formarsi un sorriso.

"Lo prometto."
 

Note finali dell'autore(alla storia originale) Sapete cosa è un'idea divertente? Leggere tutti i libri in cerca di frasi che probabilmente avrebbero spaventato Nico. Ho detto divertimento? Intendevo struggente. (Nico era così felice nella Maledizione del Titano, qualcuno mi uccida). Ma l'amore fraterno in questo è anche forte, quindi sono felice.

Quindi questo capitolo ha impiegato più tempo ed è stato più grande di quanto volessi. Le mie lezioni sono iniziate nuovamente e l'università mi prende un sacco di tempo/energia. Quindi non ho idea di quando il prossimo capitolo potrebbe essere su e non posso dire onestamente che sarà presto. Scusate :/

Ma ancora una volta, vi ringrazio tanto per il sostegno, i commenti e le cose. Non riesco ancora a credere che ci sono tanti di voi a cui piace questo fic.



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Capitolo 4
*** Play. ***


Autore originale: Sincere_Lies
Traduttrice: bipolareT
Lingua originale: inglese
Disclaimer:I personaggi di Percy non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note dell'autore (alla storia originale): Per questo ci ho messo così tanto metà per il college e metà perché sono spaventata ansiosa di finirla. È stata una gioia scrivere questa fic e il fatto che piace a così tanti di voi ha reso tutto più divertente. Quindi spero che questo ultimo capitolo sia in linea con gli altri per voi.

Guardate la mia incapacità di scrivere scene d'azione. Inoltre, avrei potuto dare un finale drammatico. Non sono dispiaciuta.(alla fine del capitolo altre note dell'autore originale)

Note della traduttrice a fine capitolo
 

Play

Guardando indietro, mentre si abbassava così un pugnale non avrebbe raggiunto la sua testa, Jason poteva vedere che sette di loro che andavano ad Atene in modo da poter fermare Gea non era un piano molto ben pensato. Come? Cosa si aspettavano? Solo di camminare dentro e pugnalare Gea in faccia prima che si svegliasse? Sarebbe stato fantastico, per favore, perche non era stato così?

Ahimé, la strada per Atene non fu facile. Oltre a tutti i mostri e all'Argo che avevano dovuto riparare almeno tre volte, avevano anche incontrato Efialte e Oto di nuovo, e Encelado più tardi. Erano stati fortunati che Bacco apparentemente non riusciva a sopportare i gemelli quanto loro e che si fosse presentato più di una volta ad 'aiutarli'. Come per Encelado, Ecate aveva preso in simpatia Hazel e si presentò proprio quando la speranza di vincere li stava abbandonando.

E adesso si trovavano ad Atene nel giorno della Festa della Speranza, lottando con gli altri giganti e guardando Gea che diventava sempre più grande. Loro erano superati in numero dai giganti e dai mostri. Jason si trovava vicino Percy mentre creavano una tempesta come avevano fatto nel Fort Sumter. Potette solo guardare in panico quando Ippolito, rovina di Ermes, portò Piper e Leo dove Gea stava sorgendo. Il sangue dell'Olimpo.

Poi da qualche parte dietro di lui una schiera di frecce colpì perfettamente il gigante, facendolo cadere sui due semidei. Jason lo fissò con incredulità.

“Santo Ade.” Percy sospirò vicino a lui e Jason pensò solo al modo di dire, prima di notare che Percy stesse effettivamente fissando qualcosa dietro di loro. Jason si girò e in effetti c'era il dio, Ade in persona con quello che sembrava essere mezzo Campo Mezzosangue e Giove. I figli di Apollo, sia romani che greci, avevano appena abbassato i loro archi così come le Cacciatrici di Artemide. Riusciva a distinguere sua sorella a distanza e Jason era sicuro che fosse un'allucinazione.

Sbattette gli occhi due volte ma la scena rimase la stessa. Non aveva mai visto Ade, ma era difficile sbagliare divinità con l'aura oscura che emanava, con le anime angosciate del suo mantello rosso sangue, con l'armatura forgiata con il ferro dello Stige e con il famoso Elmo dell'Oscurità. C'era un'oscurità che nascondeva i semidei, come se loro avessero appena viaggiato nelle ombre; cosa che probabilmete avevano fatto dal loro aspetto. Quando l'oscurità si dissipò, Jason riusciva chiaramente a vedere tutti pronti per la battaglia e Nico accanto al padre.

Jason sentì il più inappropriato bisogno di ridere forte. Forse avrebbero potuto sul serio vincere adesso.

*/*/*

E lo fecero.

Appena ogni semidio assunse la fatica dei propri genitori, i suddetti dei incomiciarono ad apparire sul campo di battaglia, combinando le loro forze per sconfiggere i loro nemici. Quando Ares, Marte? Jason non poteva dirlo, si presentò vicino a Frank e disse semplicemente:

Bene, non potevamo lasciare tutto il divertimento ad Ade di nuovo.

Così adesso lui era seduto su un terreno solido con Thalia di fianco a lui e Percy e Annabeth sull'altro fianco, tenendosi il braccio che era stato trafitto da un pugnale e guardando tutta la distruzione e allo stesso modo i semidei e gli dei. Suo padre e quello di Percy stavano discutendo di qualcosa con gli altri e questo non avrebbe dovuto far sentire in pace Jason, ma lo faceva. Di certo non sarebbe durata.

“Nico!” L'urlo di Hazel risuonò attraverso il campo di battaglia e Jason sentì il suo cuore fermarsi. Il dolore che sentiva non derivava solo dal suo avambraccio. Veniva dal suo polso.

“No.”Sussurrò disperatamente prima di alzarsi e correre, volare in realtà, verso il luogo da cui era venuta la voce di Hazel. Riusciva debolmente a sentire Thalia chiamarlo.

Trovò Hazel inginocchiata e piangente vicino a un corpo. Un corpo in cui lui non riusciva a riconoscere come Nico, perchè non era impossibile che quella pallida e sanguinante persona con una lancia che perforava il suo stomaco fosse Nico Di Angelo. Ma lo era e Jason si inginocchiò vicino alla testa dell'altro ragazzo chiedendosi dove fosse il suo cuore, perchè non riusciva a sentirlo nel suo petto.

“Padre! Padre, per favore.” Hazel supplicò e solo allora Jason notò che adesso Ade si era avvicinato. Il volto del dio era impassibile, ma Jason vide qualcosa di tremolante nei suoi freddi occhi d'acciaio quando guardavano verso il figlio.

"Non può ... Hazel." La voce di Nico sembrava rotta e sembrava che probabilmente gli facesse male parlare. Jason voleva farlo smettere di parlare finché non fossero riusciti a risolvere questo problema. "Deve.. rispettare.." Hazel scosse suo fratello e si mise a guardare attorno freneticamente.

"Qualcuno faccia venire un figlio di Apollo. Anche Apollo stesso! "Jason poteva vedere dall'angolo dei suoi occhi che avevano raccolto l'attenzione degli altri. Thalia era venuta a stargli accanto e lui vagamente registrò Percy e Annabeth ansimare alla scena davanti a loro.

"È troppo.. tardi Hazel." Nico si sforzò di alzare una mano alla guancia di Hazel, per togliere via una lacrima. La fece solo piangere di più. "Sono orgoglioso.. molto orgoglioso di te. Mi dispiace.. non ero.."

Non finì, ma Hazel scosse la testa in negazione, si rivolse a Frank dietro di lei e gridò più forte. Nico voltò la testa verso Jason e gli porse l'altra mano. Jason la prese, non accorgendosi del sangue che la ricopriva, preoccupandosi solo di come gli occhi scuri di Nico emettevano barlumi di luce.

"Starai bene." Sussurrò Jason, ma sapeva che non era vero. Tutti gli dei stavano guardando ora, e se Jason avesse avuto la forza gli avrebbe gridato di fare qualcosa. Erano dei.

"No.. non lo sarò.." Le labbra di Nico tentarono di formare un sorriso amaro, ma gli faceva male ".. con l'ultimo fiato un giuramento si dovrà mantenere... suppongo che questa.. è l'unica volta.. che ho lasciato per.. noi.” Del sangue stava cominciando a gocciolare dalla bocca del ragazzo e Jason dovette combattere i singhiozzi che volevano uscire da lui.

"Non dire questo." Sussurrò e cominciò ad avere paura, quando la mano di Nico nella sua si afflosciò.

"Saresti stato buono per me.'' Furono le ultime parole del figlio di Ade prima che i suoi occhi diventassero completamente senza vita.

"No! Nico! Nico! "Gridò Jason, ma fu inutile, era andato. Portò la mano che stava ancora tenendo più vicino e fissò il corpo di Nico, completamente sconvolto sul farsi.

"A cosa servite?!" Thalia urlò nel silenzio assordante che si era creato facendo quasi saltare Jason fuori dallo shock in cui era, ma voltò solo la testa per vedere sua sorella guardare gli dei con aria feroce. Poteva sentire l'energia elettrica che attraversava il suo corpo.

"Thalia." Una bambina che riconobbe come Artemide parlò, la sua voce con un tono di avvertimento.

"Divina Artemide, non mi dispiace. Voi siete tutti qui, a guardare solamente. Potreste benissimo salvarlo. "

"Ci sono delle regole, Thalia". Il padre venne, imponendosi avanti e guardando verso di loro. "Non possiamo intervenire con.." Thalia lo interruppe con una risata sprezzante.

"Questo è tutto quello che fate! Voi ci usate come pedine per le vostre missioni e profezie! "

"Thalia." Si fissarono l'un l'altra e i tuoni fecero saltare tutti gli altri campeggiatori per la paura.

"Orfeo.” Thalia sbottò improvvisamente e si voltò a guardare Ade. "L'hai lasciato portare sua moglie, Euridice, indietro dagli Inferi.”

"Questo è stato il volere di Persefone. Ha un cuore morbido.” Disse il re del mondo sotterraneo. Jason si chiese se avesse troppo sperato nel pensare che Ade non disapprovava il percorso che Thalia stava prendendo.

"Selene e Arianna! Anche Dionisio ha portato la madre e la moglie indietro dalla morte! "Dionisio sollevò le mani in un gesto per tenersi fuori da questo. "E Teseo! Eracle lo ha portato indietro con lui quando ha lasciato gli Inferi.” E se Jason non stava immaginando le cose, gli Olimpici avevano cominciato a sembrare contriti. A eccezione di Apollo e Ade che sembravano avere una conversazione con gli sguardi.

“Dove vuoi arrivare Thalia?” Zeus chiese quasi impaziente.

"Che Nico Di Angelo è ugualmente un eroe come uno dei sette. Senza di lui nessuno di noi sarebbe qui. Probabilmente saremmo morti e l'Olimpo sarebbe stato distrutto."Il silenzio incontrò l'affermazione, ogni dio stava apparentemente considerando il suo punto prima che lei sbottasse in modo casuale: "Un dono!”

"Scusami?"

"Quando Percy ha compiuto l'ultima profezia, gli hai offerto un dono. Non saranno offerti anche ai sette dei doni? "

"Lei ha ragione. Lo hanno guadagnato. "Minerva, forse Athena?, convenne, guardando soprattutto la figlia.

"Jason, figlio mio." Jason si meravigliò per un secondo dato che era la prima volta nella sua vita che sentì quelle parole. Ma Zeus continuò come se le successive parole che gli disse fossero dolorose da ammettere. "Quando Perseo.. ha salvato l'Olimpo lo scorso anno, gli è stata offerta l'immortalità. Rifiutò. Qual è la scelta che intendi fare?" Jason aprì la bocca e esitò, non perché non sapesse cosa voleva per una volta, ma perché Giunone scelse di avanzare e di guardarlo in attesa.

"Jason, potresti stare con noi. Potremmo essere una vera famiglia. Per sempre." Jason solo fissò, non credendo a quello ch eaveva sentito.

"Voi non siete la mia famiglia." Quella era la prima volta che aveva visto suo padre e poteva contare su una mano quelle che aveva visto Giunione. L'aveva portato via da sua madre, da sua sorella. Aveva fatto sparire i ricordi che aveva dell'unica casa che conosceva e dell'unica persona con cui si sentiva completo. Si girò a guardare i suoi amici. "Questa è la mia famiglia, e tutto quello che voglio è Nico di nuovo in essa." Tornò a guardare Giunone e dalle sue labbra e mani serrate Jason era sicuro che era finito, ma Zeus riprese ancora le redini.

“Molto bene, Ade puoi risucitare tuo figlio.” Ade sollevò la testa in riconoscimento e per un secondo fissò Jason con qualcosa che lui vagamente riconosceva come approvazione prima di lasciare che l'oscurità lo circondasse e scomparire. Poi fuori dal nulla un ragazzo biondo e abbronzato si inginocchiò sull'altro lato di Nico e rivolse a Jason un sorriso accecante. Apollo.

"Beh, meglio cominciare a guarire questa cosa in fretta prima che zio Ade riporti la sua anima o altrimenti tornerà a sanguinare a morte. Will?” Chiamò suo figlio, mentre già stava facendo scomparire la lancia di ferro cantando sotto il suo respiro. Guardò una volta Solace che era accanto a lui. "Dov'è Austin? Oh." La sua luminosità diminuì e se solo per un secondo Jason si sentì terribile a salvare solo la vita di Nico quando tanti l'avevano perduta allo stesso modo contemporaneamente. "Adesso Kayla ti aiuterà e fidati dei miei altri figli.” Apollo continuò dopo un momento, ma era ancora una volta concentrato su Nico. "Dovrà essere sottoposto a questa cura prima di dimetterlo". Iniziò a cantare di nuovo, e anche Will cantò accanto a lui.

"Zeus, dobbiamo andare. Tutti noi qui, nell'antica terra, la rendono instabile. "Jason continuava a fissare ciò che Apollo stava facendo, ma era sicuro che fosse stata la madre di Annabeth a parlare.

"Hai ragione, Atena." Annuì una volta, prima di rivolgere lo sguardo ancora a Jason e ai suoi amici. "Una volta che voi sette sarete tornati in America verrete chiamati sull'Olimpo in modo da essere ricompensati.” Con quello Zeus e il resto degli dei scomparsero, solo Apollo rimase ancora con Nico.

"Incantevole come sempre, nostro padre." Il dio del Sole disse ruotando gli occhi quando finì con Nico. Si alzò e si guardò attorno all'esercito di semidei con un sorriso. "Suppongo che ti do almeno un aiuto." La luce soffocante improvvisamente lo vinse, e Jason sentì come se stesse cadendo nel vuoto.

Finalmente aprì gli occhi quando sentì un gemito dal ragazzo steso sul pavimento. Erano nuovamente sull'Argo II, e con tutti gli altri anche se il suono che ne derivava era vero. Erano proprio nel vestibolo dell'infermeria e Nico stava cominciando a tornare. Jason non ebbe la possibilità di reagire prima che Will Solace e uno dei suoi fratelli portassero Nico lontano da lui e in una stanza.

Lui fissò solamente mentre la porta si chiudeva.

*/*/*

Perché in ospedale, o in un'infermeria in questo caso, era sempre tutto bianco? Sembrava solo portare l'attenzione su come le persone in esso erano niente ma bene. Come se rendesse un'atmosfera scura, solo più scura.

Jason cercò di guardare qualcosa che non fosse la gente intorno a lui, ma tutto quello che vedeva era bianco. Pareti bianche, pavimenti bianchi, porta bianca. Tutto bianco. Come Nico era stato..

Scosse la testa per liberarsi dall'immagine. Erano stati solo pochi minuti, ma erano sembrati un'eternità. Nico era morto nelle sue braccia e Jason non voleva più pensarci. Più facile a dirsi che a farsi, con il suddetto ragazzo ancora con i figli di Apollo dietro il muro che tutti stavano fissando.

Jason dava un'occhiata in giro. Dei sette di loro solo Leo non c'era. Aveva detto qualcosa sulle forme organiche di vita e la gestione della nave piena di persone ora, ma Jason non se ne preoccupava molto, conosceva Leo abbastanza per farlo.

Piper e Reyna stavano sul suo lato destro, Piper occasionalmente metteva una mano sul suo braccio stringendolo. Sembrava niente, ma in realtà era d'aiuto. Fu sorpreso che anche Reyna, inflessibile com'era, rimase lì. All'inizio pensò che rimaneva solo perché c'era Piper. Ma lui conosceva Reyna abbastanza bene per sapere che la sua espressione vuota dicesse più di qualsiasi altra cosa avrebbe potuto dire. Era altrettanto preoccupata come ognuno di loro.

Hazel e Frank, erano all'altro lato, il braccio di Frank non lasciò le spalle della ragazza, nonostante il fatto che Hazel non sembrava in grado di smettere di agitarsi. Più di una volta c'erano stati un pugnale o una spada che volavano dal nulla verso la figlia di Plutone. Il fatto che non aveva nemmeno la volontà di arrossire e di scusarsi per quella capacità diceva molto sullo stato in cui si trovava.

A pochi metri da loro c'erano Percy e Annabeth sul pavimento. Percy era con la testa appoggiata alla parete, e fissava il soffitto. Annabeth gli teneva solo la mano seduta accanto a lui, avendo rinunciato a dare rassicurazioni al figlio di Poseidone. Se Jason non avesse avuto cose più importanti nella mente in quel momento, era sicuro che sarebbe stato un po' infastidito da quanto Percy stava prendendo questo, così duramente.

I passi lungo il corridoio li avevano allertati e fissarono la porta prima di capire l'errore e si girarono per vedere Thalia che si avvicinava.

"Ancora niente?" Lei chiese aggrottando le sopracciglia e poi alla porta come se fosse il grande colpevole qui. Jason era incline a condividere il sentimento. Ma in questo momento poteva solo scuotere la testa in rifiuto.

Piper si spostò così che Thalia avrebbe potuto prendere il posto al suo fianco e Jason guardò giù alla sorella quando si prese la mano nelle sue. Ah, doveva guardare la sua sorella maggiore. Detta sorella maggiore ma che era più giovane di lui adesso. Si chiese come fosse avere una vita normale, senza genitori divini, sorelle immortali, guerre e lance che attraversavano lo stomaco della tua anima gemella.

"Dovresti stare con le tue Cacciatrici.” Disse, ma non volendolo davvero. Perché, nonostante ci fossero quattrordici anni a dividerli, lei era ancora la sua famiglia e la più vicina che faceva sentire Jason a casa accanto a Nico..

"Possono gestirsi da sole; Sono esattamente dove dovrei essere." La presa sulla sua mano si strinse e sentì la gola stringersi e stava quasi perdendo di nuovo. Sentendo gli occhi bruciare e i pensieri andare in luoghi in cui lui non li avrebbe lasciati.

E se fosse stato per niente? Rifiutare la benedizione di suo padre e Giunone, rischiare tutto, e Nico non fosse venuto fuori neanche da questo vivo?

Sentirono dei passi ancora una volta, e questa volta dall'altra parte della porta. Poteva sentire Thalia guardarlo e la sua espressione non doveva essere stata controllata come pensava, visto che qualsiasi cosa che lei vide la fece stringere appena di più la presa e mettere anche la sua altra mano sul braccio.

La porta finalmente si aprì e Will Solace uscì, sembrando stanco. Jason poteva solo sentire il sangue che correva attraverso le orecchie mentre il figlio di Apollo prese un momento per guardare ciascuno di loro.

"Will? Come è la sua condizione? "Annabeth parlò dal suo angolo con Percy, il suono della sua voce che risuonava nalla quiete morta che si era creata da quando Will era uscito dall'infermeria.

"Siamo riusciti a stabilizzarlo. Era più complicato di quanto doveva essere perché era così malnutrito e aveva perso un sacco di sangue.”

"Ma.. ma starà.." Hazel balbettò, allontanandosi finalmente da Frank per poter vedere direttamente Solace.

"Starà bene. Probabilmente ci vorrà un po' di tempo per svegliarlo e anche allora sarà costretto a riposare per un po' di tempo."Will sorrise brillantemente a loro e Jason sentì tutta la tensione lasciare il suo corpo. Se non fosse stato per Thalia che lo teneva, probabilmente si sarebbe lasciato cadere a terra. Ma poi improvvisamente aveva le braccia piene e tutto quello che riusciva a guardare era dei capelli ricci color cannella.

"Grazie, ti ringrazio tanto. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo."Hazel continuava a farfugliare nella sua maglietta e Jason si allarmò quando la sentì umida. Strinse le braccia incerto su cosa fare con loro e si rivolse a Frank per aiuto. Il figlio di Marte sorrise mestamente e scrollò le spalle. Jason abbracciò attentamente Hazel e fece un respiro e non sapeva chi stava tenendo chi quando la ragazza strinse le braccia intorno a lui.

Rimasero così per un istante, nessuno diceva niente. Quando Hazel finalmente lo lasciò andare, lo guardò con gli occhi dorati scintillanti e un timido sorriso che non poteva fare a meno di ricambiare, nonostante tutto.

"Potete andare a vederlo se volete." Disse Will e tutti si mossero prima che lui alzasse una mano per fermarli. "In realtà, solo Hazel e Jason. Nico è ancora addormentato e ricoverato, è meglio non avere troppa confusione dentro. Inoltre ci sono ancora gli altri che stanno continuando a guarire. Troppe persone disturberebbero i canti" Lui annuì loro di nuovo prima di entrare nuovamente nell'infermeria.

Jason guardò la sorella. Thalia gli sorrise prima di stringergli la mano ancora una volta, spingendolo leggermente in avanti. Hazel diede a Frank un ultimo abbraccio prima di seguire Solace dentro. Ma Jason si trovò bloccato sulla soglia, il cuore che improvvisamente voleva uscire dalla gola..

Hazel si voltò verso di lui ma notò che non era dietro di lei e qualsiasi cosa che gli vide in faccia la fece sorridere un po'. Tornò indietro verso di lui, afferrò la mano nella sua piccola e camminarono insieme. I mormorii di canti latini e greci da diverse baie gli riempivano le orecchie mentre camminavano verso quella di Nico. E una volta dentro Jason era contento per la presa che Hazel aveva su di lui, la mano di Hazel stringeva quasi dolorosamente la sua visto che lei stava male alla scena davanti a loro.

Nico non era esattamente una grande persona in una situazione normale, ma lì steso più pallido del solito, con bende e tante lenzuola bianche, il figlio di Ade sembrava davvero minuscolo e fragile. Fece ricordare a Jason la battaglia e la lancia e il sangue e

Saresti stato buono per me.

Smettila! Jason si disse e strinse la mano di Hazel senza volerlo. Lei lo guardò con preoccupazione, prima di annuire e lasciarlo andare per raggiungere il capezzale di Nico. Jason esitando andò dall'altra parte e lo fissò solamente.

Le sue mani volevano toccarlo; Per essere sicure che il ragazzo davanti a lui fosse veramente vivo. Poteva vederlo respirare ma Jason voleva sentirlo. Ma non pensava che avesse il diritto di farlo. Guardò Hazel e si mordicchiò il labbro inferiore, quando la vide spostare una ciocca dei capelli scuri di Nico dalla sua faccia. Era sorpreso di come avesse voluto farlo, avere quel tipo di libertà.

"Non credo che lui sappia quanto sia importante per me." Disse Hazel quasi sussurrando, ma Jason la sentì e spalancò gli occhi. Lei teneva la sua mano su quella di Nico. "Non credo che sappia quanto sia veramente buono. Vede solamente quello che lui pensa che la gente veda e non è.. non è vero.. è solo.." Lei soffocava le sue parole e Jason si trovò proprio accanto a lei.

"Hazel.” Disse piano, mettendo la mano sulla spalla. Ardenti occhi dorati lo guardarono di nuovo.

"Lui è la mia famiglia. Gli voglio bene e lui è buono.” Gli disse come una sfida, come se volesse convincere Jason.

“Lo so.” Rispose semplicemente e non allontanò il suo sguardo dai suoi occhi brillanti. Non sapeva cosa cercava, ma improvvisamente le lasciò cadere le spalle e sorrise stancamente.

"Lo fai, vero.”

*/*/*

Il giorno successivo Hazel e Jason si allontanarono a mala pena dal capezzale di Nico, ma il figlio di Ade non mostrava segni di volersi svegliare. Will aveva detto che era normale, ma non potevano fare a meno di essere ansiosi e pensare che qualcosa sarebbe potuta andare storta. Così quando Solace portò Frank e Piper a farli fare una passeggiata al di fuori dell'infermeria, non era sorpreso. Però questo non significava che non fosse stato riluttante a lasciarlo.

Si trovarono al cassero dove Leo stava guidando la nave e dove stavano anche Reyna, Annabeth e Percy. Erano già quasi sulla costa spagnola, impiegando un tempo di viaggio straordinario. Si chiese se gli dèi li avessero aiutai a tornare in qualche modo, perché una nave piena di semidei sicuramente attirava più mostri di appena sette. Jason si meravigliava anche per quanto diversa fosse l'Argo II piena di persone, e alla meraviglia di entrambi Greci e Romani, che si trovavano a bordo.

"Dov'è Thalia?" Chiese una volta che erano tutti riuniti, mancando la sorella e le sue Cacciatrici.

"Lei e le Cacciatrici hanno preso la vigilanza notturna e ora si sono addormentate nella tua cabina". Jason annuì solamente in comprensione. Tutti stavano condividendo le loro cabine e anche così non c'era spazio per tutti. Aveva detto a Thalia che avrebbe avuto la sua, comunque non avrebbe mai trascorso il suo tempo lì.

"Ancora niente su Di Angelo?" La domanda venne, sorprendentemente, da Reyna. Aveva nuovamente lo sguardo vuoto sul volto.

"No, sta ancora dormendo. Will dice che è normale però." Hazel rispose cercando di suonare allegra ma fallendo. Il silenzio li raggiunse.

“L'ha fatto nel sonno.” Disse improvvisamente Reyna e tutti gli occhi caddero su di lei, senza capire. Continuò. "C'è voluta più di una settimana per portare la statua al Campo Mezzosangue e ogni volta che dormiva per riconquistare le sue forze utillizzava il suo subconscio per comunicare con Ade. Per cercare di convincerlo ad aiutarci. E una volta che siamo arrivati nel mezzo della battaglia di entrambi i campi è stato lui fondamentalmente a fermarla con un terremoto.” Si fermò per un secondo per lasciare che le informazioni fossero assimilate; Gli unici che non sembravano sorpresi erano Jason e Hazel. "Lo ha fatto senza sapere se suo padre avrebbe aiutato. Ha chiesto l'aiuto di suo padre, senza sapere se entrambi i campi avrebbero seguito la Morte in Grecia. Saremmo tutti morti se non fosse per Nico Di Angelo.” Concluse e Jason finalmente capì da dove proveniva. Non era solo preoccupazione per un compagno; Era vero rispetto che Reyna provava per Nico.

Un grugnito frustrato li fece saltare tutti e Jason guardò sorpreso Percy che si allontanava da loro, Annabeth lo chiamò indietro senza alcun risultato.

"Che cos'ha?" Chiese Jason, onestamente un po' rritato. Percy era stato strano tutto il tempo del viaggio dalla Grecia.

"È solo.. Puoi parlare con lui, Jason?" Annabeth supplicò e Jason aprì la bocca per metterlo in discussione, ma lei continuò. "Per favore, credo che abbia veramente bisogno di parlare con uno di voi." E per qualche motivo Jason aveva la sensazione che quel 'voi' significava lui e Nico.

Quindi Jason seguì Percy, sospirando un po' quando notò che Hazel si avvicinava all'infermeria con Frank. Trovò il figlio di Poseidone appoggiato all'albero principale, che fissava l'orizzonte. Jason, però, si prese un momento per guardare l'albero stesso; Nico ci passava molto tempo prima. Poi si appoggiò accanto a Percy sull'albero, guardando anche lui l'orizzonte e aspettava.

"L'ho delusa." Disse Percy dopo un po' di tempo, e Jason si accigliò in confusione non capendo di chi stesse parlando. "Sua sorella, Bianca. Mi ha chiesto di prendermi cura di lui e non l'ho mai fatto.” Silenzio di nuovo, ma Jason non sentiva che Percy avesse già finito. "Era un ragazzo felice, sai, quasi fastidioso. E poi Bianca è morta... Mi fece promettere di proteggerla, e ho deluso anche lui." Jason rifletté sul loro incontro con Eros e le visioni dei ricordi di Nico e come sembrasse impossibile che Nico fosse stato una volta quel piccolo bambino.

"Non era qualcosa su cui avevi potere, Percy." E Jason credeva fosse vero; perché se il destino ti faceva crescere con profezie e numeri sui polsi, non potevi sfuggirgli.

"Lo so! Ho solo.. "Gli occhi verdi lo fissavano e Jason poteva vedere che questo era quello che stava veramente preoccupando Percy." Ha salvato la mia vita tante volte. Ha salvato molte volte le vite di tutti.. Mi sento colpevole di tutto questo." Guardò indietro verso il mare e anche Jason lo fece. Rimasero in silenzio perché come poteva rispondere a qualcosa di simile. Ma poteva sentire che un peso era stato sollevato da Percy, anche se solo un po'. "Lo farai per me?" Si rivolse indietro a Percy, ma lui continuò a guardare avanti mentre parlava. "Ti prenderai cura di lui?"

"Nico non ha bisogno di nessuno che si prenda cura di lui.” Questo non significava che Jason non avrebbe cercato di farlo.

"No, ma lo farai comunque. Non è vero? "Percy gli sorrise e Jason quasi rise per la prima volta in quella che sembrava un'eternità.

"Sì." Rimasero in un silenzio socievole per un attimo, prima che dei passi affrettati si avvicinassero verso di loro. Frank si fermò di fronte a loro e il secondo che prese per riprendere il respiro fece si che il sangue di Jason cominciasse a lasciare il suo viso.

“Jason! Si è svegliato!" E se lui o Percy avessero voluto dire qualcos'altro, Jason non sarebbe rimasto a sentirlo. Andò all'infermeria in modo così veloce che poi avrebbe tentato di ricordare se avesse volato.

Poi rimase lì, fissando le due persone davanti a lui. Hazel aveva una mano di Nico tra le sue e la teneva sulla fronte, piangendo. Nico la guardò, non sapendo cosa fare. Ma poi notò Jason.

Occhi azzurri elettrici trovarono quelli marrone scuro e per quel momento tutto sembrò fermarsi.

Jason ricordò quel giorno di tanto tempo fa nell'ufficio di Reyna. Del tempo che sembrava essersi fermato e tutto quello che poteva vedere, tutto quello che poteva discernere era il ragazzo di fronte a lui. Non notò che Hazel se ne andava, ma doveva averlo fatto perché era seduto sulla sedia che occupava prima. Non ricordava né di essersi mosso né di essersi seduto, solo fissò e fissò.

La sua mano si mosse senza il suo permesso e ne sentì un'altra sotto la sua. La pelle sembrava secca e le dita lunghe erano ossute. Girò la mano nella sua e finalmente distolse lo sguardo dagli occhi scuri che lo fissavano per guardare i numeri che ancora poteva vedere sul polso dell'altro.

00.00.00

Ed era tutto quello che ci voleva per Jason per lasciare finalmente tutto quello che stava ancora tenendo indietro. Toccò con la fronte i numeri e pianse. Il tipo di pianto disperato che scuoteva tutto il tuo corpo con esso. Riusciva a sentire Nico irrigidirsi sotto il tocco, ma non poteva fermarsi, non adesso che finalmente tutta la tensione accumulata stava venendo fuori.

Le dita della mano sotto di lui toccarono la sua tempia e tentennamente si aggrovigliarono nei suoi capelli. Era calmante, e Jason sentì diminuire i suoi singhiozzi. Non ci volle molto tempo prima che la sua stanchezza lo raggiunse e tutto fu scuro.

*/*/*

Dopo dodici anni nella legione Jason sapeva che aveva un sonno piuttosto leggero. Passi, mormorii, anche il vento che soffiava diversamente talvolta lo aveva svegliato immediatamente. Rendeva il sonno un po' difficile ma ci riusciva.

Quindi, svegliarsi lentamente con lunghe dita che massaggiavano i capelli era una sorpresa. Non male, non affatto. I suoi capelli erano diventati più lunghi di come era abituato portarli, e dopo che Scirone ne aveva tagliato una parte, avava considerato di tagliarli di nuovo. Ma adesso, andando in contro al tocco, avrebbe potuto lasciarli stare più lunghi.

La mano si bloccò il secondo in cui si mosse e Jason riluttante aprì gli occhi per guardare il ragazzo davanti a lui. Nico sembrava imbarazzato a causa della mano, come se lo avesse tradito e tentò di ritirarla rapidamente. Jason la prese nella sua prima che potesse tornare al lato del giovane. Per un secondo sembrò che Nico lo stesse respingendo, ma poi lasciò cadere le mani sulle lenzuola con un rossore sul viso. E vedere il colore, la vita, fiorire sulle guance pallide, rese Jason irrazionalmente sollevato.

"Hey." Disse tranquillamente, ricordando dove si trovavano in realtà. "Scusa mi sono addormentato"

"Anche io l'ho fatto, il canto mi rende sonnolento.” Disse Nico portandosi l'altra mano alla gola. La sua voce era sconcertante, ma sembrava che non capisse nemmeno come stava parlando.

"Come ti senti?"

"Sono.. vivo" Disse Nico con un peso sulla parola come se non riuscisse a capire il concetto.

"Bene, altrimenti sarebbe stato un dono sprecato.” Jason cercava di alleggerire l'umore ma gli fece guadagnare solo uno sguardo furioso dal figlio di Ade.

"Non avresti dovuto farlo." La voce di Nico era dura come l'acciaio e Jason non riusciva a capire perché gli sembrava così arrabbiato.

"Sì, avrei dovuto. L'ho fatto." Nico voltò la testa e la scosse, come se la mera idea fosse incomprensibile. "Quando sono morto a dicembre, sei stato quello che ha chiamato il mio nome negli Inferi, non è vero?" Nico lo guardò allarmato. "Le Porte della Morte erano aperte. Mi avresti lasciato lì se Piper non mi avrebbe richiamato in vita?” Nico si mordicchiò il labbro e distolse lo sguardo in modo colpevole. Era la risposta di cui Jason necessitava. Quasi sorrise.

"Saresti stato un dio adesso. Sull'Olimpo con tuo padre." Farfuglò Nico, ma a Jason non importava dell'Olimpo o di suo padre.

"Sono esattamente dove voglio essere." Nico lo fissò come se non avesse mai visto niente di simile a Jason prima. Come se la nozione che qualcuno lo avesse scelto sopra ogni altra cosa non avesse mai attraversato la sua mente. Probabilmente non l'aveva mai fatto. Jason non voleva mai più abbracciare qualcuno, ma come gli occhi di Nico caddero alle loro mani intrecciate, Jason sapeva che non poteva non afferrare il figlio di Ade improvvisamente in un abbraccio.

"Ero sollevato prima." Nico disse tranquillamente e Jason fu confuso per un attimo prima di cominciare a diventare indignato, ma il ragazzo più giovane continuò. "Mi sono reso conto che ho avuto modo di parlare con te e Hazel prima di andare. Per molto tempo dopo che Bianca è morta, l'unica cosa che ho pensato era che non sono riuscito a parlare con lei, a dirle addio o altro. Questo era prima che imparassi a controllare i miei poteri. Sono stato arrabbiato per molto tempo. Non volevo questo per te.”

Il silenzio li raggiunse. Jason strinse appena la mano di Nico nel suo sforzo, pensando a tutte le cose che questo ragazzo aveva dovuto passare da solo, di tutto quello che aveva perso e quanto lui era stato vicino al perderlo.

"Beh.. abbiamo il resto della nostra vita. Adesso? "Domandò leggermente dopo un po' di tempo, non aspettandosi veramente una risposta, ma sentì la mano di Nico tesa nella sua e guardò la faccia dell'altro ragazzo. Nico lasciò cadere gli occhi in grembo e sembrò borbottare qualcosa a se stesso. Una o due volte, alzò lo sguardo su Jason come se avesse cominciato a dire qualcosa prima di guardare di nuovo giù. Jason stava cominciando a preoccuparsi quando l'altro ragazzo sembrò finalmente riordinare la sua mente e guardò dritto negli occhi di Jason.

"Che ne pensi dell'Italia?" Sussurrò Nico in fretta, come se stesse dicendo un segreto e Jason si fermò e lo fissò un attimo. Nico intendeva quello che Jason stava pensando?

Comunque Nico stava stringendo nervosamente le lenzuola con la mano che Jason non stava tenendo. Ma mantenne il contatto visivo. E anche se erano in un'infermeria, dopo appena aver vinto una guerra, con Nico ancora dolorante e letteralmente affrancato dalla morte.. Jason non si era mai sentito più completo di quel momento, con la mano di questo ragazzo nella sua.

Sembrava una risposta ovvia.

Lui sorrise.

Note finali dell'autore(alla storia originale): Ed è fatta gente :)

Posso dire onestamente che sono un po' triste, ho davvero amato scrivere questa fic.

Solo una cosa che sento la necessità di spiegare però:

- Nico 'morente' era sempre stato il piano. Per quanto non mi piace come la parte della battaglia sia venuta, era necessario (per me almeno). Ho solo esitato un po' a pensare che Jason sarebbe stato OOC a chiedere che Nico tornasse come un "dono". Tuttavia in L'eroe perduto quando Thalia viene congelata e Jason incomincia con: "Chi ha fatto questo? Io ti uccido io! ". Quindi sì ... forse non OOC, dopo tutto.

Se voi ragazzi avete qualunque domande avete la libertà di chiedere. Sarò felice di rispondere :). Tranne se si tratta di Leo. Mi dispiace, ma io sinceramente non ho idea di cosa fare con lui in questa AU.

Note della traduttrice: Posso dire che anch'io ce l'ho fatta. Scusate i vari errori che forse (sicuramente) avrete trovato nel corso di questi capitoli, un giorno spero al piu' presto risolverò.Vorrei dirvi che è stato un piacere. E penso che se avete qualche domanda da fare all'autrice farò da intermediaria. Non so se mi cimenterò in altri lavori in generale, ma spero di avervi dato una lettura piacevole e al quanto in linea con la storia originale; se volete fatemelo sapere. E beh, penso sia finita qui, non sono brava con le parole.

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