Saint Seiya Chronicles: First Blood

di lameks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eleusi ***
Capitolo 2: *** La Prima Guerra Persiana ***
Capitolo 3: *** Alla corte di Re Dario (prima parte) ***
Capitolo 4: *** Alla corte di Re Dario (seconda parte) ***
Capitolo 5: *** Il messaggero ***
Capitolo 6: *** Catabasi (prima parte) ***
Capitolo 7: *** Catabasi (seconda parte) ***
Capitolo 8: *** Educazione all'onore ***
Capitolo 9: *** La lunga strada per il potere ***
Capitolo 10: *** Guerra civile! ***
Capitolo 11: *** Ritorno a Egina (prima parte) ***
Capitolo 12: *** Ritorno a Egina (seconda parte) ***
Capitolo 13: *** Sparta, addio ***
Capitolo 14: *** La resa dei conti ***
Capitolo 15: *** La tecnica del Re Diavolo ***
Capitolo 16: *** Questa è una battaglia tra dèi della guerra ***
Capitolo 17: *** Furia omicida (prima parte) ***
Capitolo 18: *** Furia omicida (seconda parte) ***
Capitolo 19: *** Sfiorare la tragedia ***
Capitolo 20: *** La richiesta ***
Capitolo 21: *** Maratona (prima parte) ***
Capitolo 22: *** Maratona (seconda parte) ***
Capitolo 23: *** Maratona (terza parte) ***
Capitolo 24: *** L'ultima corsa (prima parte) ***
Capitolo 25: *** L'ultima corsa (seconda parte) ***
Capitolo 26: *** Dieci anni dopo ***



Capitolo 1
*** Eleusi ***


NOTE PER LA LETTURA:
Quella che segue è una storia in 26 capitoli che narra le vicende dei Saint durante la prima guerra persiana.
È stata scritta in modo da poter essere letta in piena autonomia, senza conoscere minimamente l'altra mia saga in corso ("Bronzini Sfigati"). Allo stesso tempo, però, è anche il prequel di una delle saghe di "Bronzini Sfigati" (ovviamente stiamo parlando di "Lambda", Stagione 2 Capitolo 4 di Bronzini Sfigati, che racconta della seconda guerra persiana).
Prequel di una delle saghe di "Bronzini Sfigati", dicevo, ma senza i Bronzini Sfigati!
Esatto, non saranno presenti nessuno dei cinque bronzini minori (ci sarà al massimo un vago riferimento a uno di loro... e non stiamo parlando di Ban...) né nessun altro dei Saint noti nella serie originale di Kurumada. Saranno invece presenti quasi unicamente personaggi storici in veste di Saint. Per motivi di continuità ritorneranno inoltre gran parte dei personaggi presenti in "Lambda". Alcuni di questi personaggi la storia non li menziona ai tempi della prima guerra persiana (o li cita a malapena), ma nulla ci vieta di pensare che fossero attivi anche dieci anni prima della battaglia delle Termopili, di capo Artemisio e di Salamina.
"First Blood" ha toni generali molto più seri rispetto a "Bronzini Sfigati", ma ogni tanto è presente qualche piccola nota comica.

Quindi, ripeto, per leggere questa storia NON occorre assolutamente conoscere "Bronzini Sfigati".
D'altra parte, a chi segue "Bronzini Sfigati" consiglio la lettura, in quanto potrà trovare alcuni approfondimenti sui personaggi di "Lambda" e qualche indizio su alcuni dei misteri della trama generale sui bronzini. Inoltre alcuni elementi e personaggi secondari di "First Blood" ritorneranno e si collegheranno anche ad altre storie future. Ovviamente, essendo un prequel, può essere letto anche PRIMA di "Lambda".
Se, infine, qualcuno dei nuovi lettori volesse approfondire leggendosi anche Lambda, potrà farlo ignorando le storie precedenti dei Bronzini Sfigati, affidandosi semplicemente al riassunto presente all'inizio del primo capitoletto. 
Per Lambda vai al seguente link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3676486
Volendo leggere entrambe le storie, è meglio leggere prima Lambda o prima First Blood? È indifferente. Sebbene First Blood sia stato scritto dopo Lambda, le due storie sono state ideate in parallelo. Leggere First Blood per prima può spoilerare alcuni piccoli colpi di scena di Lambda, ma può rendere molto più chiare alcune cose presenti in quest'ultima. Quindi fate vobis.

Al seguente link potrete trovare una mappa della Grecia antica con le principali location che compaiono in "Lambda", in "First Blood" e in "Soul of Berserker": 
https://66.media.tumblr.com/d22b7357d269dfac67d33b7a9b139227/tumblr_pykk3cSXPr1vjunkmo1_1280.jpg


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CAPITOLO 1
ELEUSI


 
Siamo nel 507 a.C.
All’esterno del Telestèrion, il Santuario di Eleusi, un novizio del culto di Demetra si sta esercitando con una coppa di vino e un paniere, in preparazione di un misterioso rito di iniziazione. In quel momento sopraggiungono nientemeno che i due re di Sparta: Cleomene I, Gold Saint del Leone e Demarato, Gold Saint del Cancro.
Demarato: Cleomene, spiegami una buona volta cosa diavolo ci facciamo a Eleusi. Io continuo a sospettare che abbia a che fare con quella faccenda di Atene…
Cleomene: Ha! Ha! Ha! Naaa, cosa vai a pensare, Demarato?! Vedi quell’iniziato? Stai a guardare. Ragazzo! Ragazzo, cosa stai facendo?
Iniziato: Signore, io… ho digiunato, ho bevuto il ciceone, ho preso nel cesto e, dopo averlo maneggiato, ho deposto nel cesto. Poi, riprendendo dal cesto, ho riposto nel cesto.
Cleomene: Il complemento oggetto, per la miseria! Cosa hai deposto e riposto?
Iniziato: È un mistero, signore. Non lo sa nessuno.
Cleomene: Oh, beh, fa’ provare anche me. Passami quella coppa di ciceone.
Cleomene si scola di un fiato la coppa di vino speziato.
Cleomene: Ancora! Riempimela di nuovo! E porta una coppa anche per il mio amico Demarato. Oggi mi sento particolarmente spirituale.
L’iniziato entra nel santuario e ritorna subito con due coppe piene di vino. Cleomene riprende a bere. Demarato osserva perplesso il proprio calice.
Demarato: Quindi? Siamo venuti qui per bere?
Cleomene: È un mistero, mio caro. Non lo sa nessuno. Goditi il momento. Non senti la magia? E comunque è sempre un buon momento per bere. EHI, QUALCUNO MI PORTI UNA BROCCA GIGANTE DI QUESTO VINO!!! Questa roba è spaziale…
Dalle porte del Santuario esce una sacerdotessa con indosso un costume da melograno gigante e una maschera sul viso.
Sacerdotessa: Voi! Come osate disturbare i sacri riti? Questo è un oltraggio!
Cleomene: Io faccio quello che mi pare. Sono Cleomene I, Re di Sparta, e voi tutti presto bacerete il mio sontuoso deretano. Fatti da parte, sacerdotessa. Me lo prendo da solo il vino.
Sacerdotessa (bloccando il passaggio): Neanche per idea! Nessun Doro metterà piede all’interno del tempio!
Cleomene (ringhiando): Come osi darmi del Doro, donna? Io sono Acheo, discendente diretto del valoroso Eracle, e ti ordino per l’ultima volta di levarti di mezzo, se non vuoi assaggiare le mie zanne!
La sacerdotessa, con una vampata di cosmo disintegra il proprio costume da melograno, rivelando al di sotto la Silver Cloth della Gru.
Cleomene: Questa è una dichiarazione di guerra, sacerdotessa!
La sacerdotessa corre incontro a Cleomene, roteando su se stessa e cercando di colpirlo con un calcio volante. Cleomene si smaterializza all’ultimo istante per ricomparire alle spalle dell’avversaria. La sacerdotessa si gira di scatto mirando con il gomito alla sua tempia. Il sovrano spartano evita l’attacco compiendo un semplice passo all’indietro e lasciando il tempo a Perialla di sferrare una serie di calci velocissimi, tutti facilmente evitati da Cleomene che, al contempo, si prende gioco della Saint ridendo di gusto.
Novizio (portando una brocca di vino): Signor re, la prego, accetti questo vino e non ci faccia del male.
Cleomene (materializzandosi alle spalle del novizio): Che gentile! Lascia che ti ringrazi.
Cleomene, con la mano destra ad artiglio, infligge una profonda ferita nella schiena del novizio, che crolla a terra in una pozza di sangue. La brocca vola in alto e il re spartano la afferra al volo, la porta alla bocca e prende a bere avidamente.
Sacerdotessa: T… TU! Come hai potuto fare questo?!
Demarato: Eh! C’è gente che si diverte in questo modo…
Cleomene finisce di ingurgitare il contenuto della brocca e la lancia via. Poi volge uno sguardo beffardo alla sacerdotessa, mentre si pulisce la bocca con una mano.
Sacerdotessa (correndo incontro a Cleomene): SEI FINITO!
Cleomene accorcia le distanze e si materializza di fronte alla sacerdotessa, sferrandogli un pugno alla bocca dello stomaco. La sacerdotessa soffoca un gemito e crolla sulle proprie ginocchia.
 Cleomene: Demarato, ordina all’esercito che abbiamo lasciato alle porte della città di mettere a ferro e fuoco tutto quanto.
Demarato: Cleomene, conosco le tue sceneggiate. Eleusi è una alleata di Atene. Non possiamo fare una cosa del genere senza un valido motivo.
Cleomene (bevendo anche dalla coppa di Demarato): Demarato, e tu ti consideri un re? Hai visto con i tuoi occhi l’ostilità di questa gente. Non possiamo sopportare oltre. Insegniamogli cosa vuol dire la parola “rispetto”.
Demarato: Sai qual è la cosa più comica, Cleomene? Che pensi di essere tanto furbo, ma l’unico tra noi che si fa continuamente prendere in giro da tutti sei proprio tu.
Cleomene (scuro in volto): Cosa vuoi dire, o mio Euripontide alleato?
Demarato: Ricordi quando abbiamo scacciato Ippia e gli altri Pisistratidi da Atene? Ho voluto darti retta solo perché ero re da poco tempo, ma oggi ho la conferma definitiva di quanto tu sia incredibilmente stupido.
Cleomene: Frena le tue parole, Demarato. È vero, avevamo rapporti di ospitalità con i Pisistratidi e il mio è stato un gesto poco carino, ma in quel caso non potevo venir meno ai suggerimenti della Pizia di Delfi.
Demarato: E credi ancora a quelle scemenze? Datti una svegliata, Cleomene. Le Pizie vengono corrotte in continuazione. Chiediti come mai, una volta scacciato Ippia e i suoi, non c’è stato verso di tenere saldo al potere il tuo uomo di fiducia tra gli Alcmeonidi.
Cleomene: Tu vorresti dire che…
Demarato: Voglio dire che sei stato fregato. E ora sei di nuovo giunto fin qui con un esercito radunato da tutto il Peloponneso per riprovarci di nuovo. Hai rotto, Cleomene, con questa tua ossessione di voler controllare Atene. Inoltre gli Efori ti avevano chiaramente detto di darti una calmata, ma tu hai voluto comunque tirare su questa pagliacciata, non dicendo niente a nessuno fino all’ultimo sui motivi della spedizione. Sappiamo tutti che, per i tuoi scopi, hai spinto anche Beoti e Calcidesi ad attaccare varie località dell’Attica. Infine, per quanto riguarda le truppe che abbiamo lasciato alle porte della città, sappi, Cleomene, che i Corinzi hanno già abbandonato le nostre file e presto lo faranno anche molti altri nostri alleati.
Cleomene: Pazienza. Rimarrebbero comunque i nostri uomini. Gli Spartani non fuggono mai davanti al nemico.
Demarato: Nessuno sta fuggendo davanti a nessun nemico. Semplicemente, ora mi riprendo tutti i nostri opliti e li riporto a casa.
Cleomene: Fermati, Demarato! Ragioniamo insieme. D’accordo, è come dici tu, ho voluto fare di testa mia. Però ormai quel che è fatto è fatto. Se ora ci tiriamo indietro, gli Ateniesi lasceranno perdere noi e volgeranno tutte le loro armi contro i Beoti e i Calcidesi. Sarà un bagno di sangue!
Demarato (facendo spallucce): E con questo?
Cleomene: Come sarebbe a dire “e con questo”? Puoi ancora impedirlo, Demarato.
Demarato: Dei Beoti e di quegli altri tizi non mi interessa nulla, è colpa loro se ti hanno dato retta. Ora ne pagheranno le conseguenze. Francamente, me ne lavo le mani.
Cleomene: Se la metti in questo modo, d’ora in poi le cose tra noi saranno molto diverse.
Demarato: Certo che saranno diverse. Di queste tue scemenze non ne voglio più sapere. Sono già d’accordo con gli Efori per una nuova legge, secondo la quale d’ora in poi solo uno dei due re andrà in spedizione fuori dalle mura, mentre l’altro rimarrà a Sparta.
Cleomene: Ecco bravo, continua a fare il cocco degli Efori. Torna pure sotto la loro sottana, ma sappi che mi ricorderò di questo affronto, te lo giuro.
Demarato (girando le spalle e andandosene): Come ti pare!
Cleomene (avvicinandosi a un albero e tirandogli un pugno): Dannazione!
Sacerdotessa (rialzandosi a fatica): F… fermo! Il nostro scontro non si è ancora concluso!
Cleomene: Donna, mi piace il tuo temperamento. Ti voglio al mio fianco. Mai come ora ho bisogno di nuovi alleati.
Sacerdotessa: Non starai dicendo sul serio, spero…
In un lampo Cleomene raggiunge la Sacerdotessa Guerriero e la afferra per il collo.
Cleomene (con sguardo spiritato): Invece sto dicendo proprio sul serio. Qual è il tuo nome, donna?
Sacerdotessa: P… Perialla. Il mio nome è Perialla…
Cleomene: Bene, Perialla, ho un’offerta per te che sono sicuro non vorrai rifiutare. In cambio dovrai soltanto tenerti pronta per un piccolo favore, la prossima volta che il mio socio Demarato prova di nuovo a mettermi i bastoni tra le ruote. Uh! Uh! Uh!

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Capitolo 2
*** La Prima Guerra Persiana ***


CAPITOLO 2
LA PRIMA GUERRA PERSIANA


 

Lasciamo per un attimo tra parentesi i conflitti interni alla Grecia e spostiamoci un poco più a Est.
Era quello un periodo in cui il dominio persiano sulla Ionia, instaurato mezzo secolo prima da Ciro il Grande, si faceva sempre più instabile. Il malcontento delle popolazioni di questa antica regione costiera continuò a crescere, fino a scoppiare in rivolta intorno al 499 a.C.
Numerose furono le sollevazioni militari nei confronti dei tiranni nominati dai Persiani per tenere sotto controllo questi territori.
Se da una parte Cleomene di Sparta rifiutò di fornire aiuto, ritenendo troppo impegnativo anche soltanto il viaggio fino a quelle lontane terre, Atene nel 498 a.C. rese invece disponibili per una spedizione venti navi, a cui si aggiunsero cinque navi eretriesi. La flotta giunse a Efeso e gli uomini, una volta sbarcati, risalirono verso l’interno, fino alla città di Sardi, che fu data alla fiamme.
La risposta dei Persiani non si fece attendere: nel giro di qualche anno i territori in rivolta furono riconquistati e Re Dario, scagliando furioso una freccia verso il cielo, giurò solenne vendetta nei confronti di Atene.
Tali furono i fatti che diedero inizio alla Prima Guerra Persiana.
 

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Capitolo 3
*** Alla corte di Re Dario (prima parte) ***


CAPITOLO 3
ALLA CORTE DI RE DARIO (prima parte)


 
Susa, estate dell’anno 491 a.C.
Re Dario I sta cenando in una delle sontuose sale situate nella parte nord-ovest del palazzo reale hadish, in compagnia di alcuni ospiti di eccezione. Ognuno dei partecipanti è accomodato su un lettino. Le pietanze sono distribuite su alcuni tavolini a portata di mano dei commensali e talvolta vengono servite da alcune procaci ancelle.
Alla sinistra di Dario è sdraiato l’anziano Ippia, ex tiranno di Atene e Silver Saint del Cane Maggiore, vestito, per l’occasione, con un prezioso kilat, la veste d’onore riservata esclusivamente al re e al suo più stretto seguito.
Alla destra del re è seduto, invece, suo fratello Artabano, sempre prodigo di buoni consigli. Sua, infatti, è stata l’idea di organizzare il banchetto, al fine di offrire a Dario i pareri dei suoi più fidi collaboratori sulla guerra in corso.  
Sempre sulla destra, ma in posizione molto più ritirata rispetto agli altri commensali, vi è un altro fratello del re, il silenzioso Artaferne: occhiaie bluastre, sguardo costantemente basso e, sul viso, ancora ben visibili i segni delle dolorose ustioni che ricevette sette anni prima durante l’incendio di Sardi a opera degli Ateniesi e degli Eretriesi.
Dario: Ringrazio tutti i miei ospiti per essere qui a condividere il mio desco. In particolare ringrazio Artaferne, giunto da Sardi per farci dono della sua presenza e dei suoi preziosi consigli.
Artaferne (con una smorfia): Mpf!
Ippia (ingozzandosi di cibo): Questa selvaggina è davvero… mmhhh… deliziosa… Niente a che vedere con quello schifo della cucina ateniese!
Artabano: Ippia, non sta bene mangiare in quel modo mentre il Re sta ancora parlando!
Dario: No, lascialo fare, Artabano. Avevo finito. Inoltre è una gioia per gli occhi vedere il nostro ospite ristorare il proprio corpo e il proprio spirito grazie alle nostre specialità locali.
Ippia (sputacchiando cibo): Ben detto! Volete sentirla una cosa parecchio interessante?
Artabano: Uff… Sentiamo…
Ippia: Stanotte ho sognato di giacere con mia madre.
Artaferne: Ma che…?!
Dario scoppia in una fragorosa risata.
Artabano: Ippia, ma che schifo! Non solo hai sognato una roba del genere, ma poi… ti sembra il caso di venire a raccontarcela?
Ippia: Fermi, fermi! Cosa avete capito? Il mio era chiaramente un sogno profetico! Bisogna sempre saper cogliere i segni del fato! Significa che presto ritornerò a essere il tiranno di Atene… Naturalmente come tributario e alleato dell’impero persiano!
Artabano: Sì, certo. E secondo quale assurda chiave di lettura un sogno del genere potrebbe significare… Ah, lasciamo perdere! A proposito di Atene, Dario, se non sbaglio è da un po’ che hai lasciato qualcosa in sospeso…
Dario: Niente affatto! Stai a vedere! Coppiere!
Entra nella sala il coppiere con una brocca in mano e, giunto innanzi al re, fa per versargli del vino.
Dario: No, fermo! Cosa devi dire prima?
Coppiere (con aria svogliata): Signore, ricordati degli Ateniesi!
Dario: Non è una forza? Me lo faccio ripetere almeno tre volte a ogni pasto, così sono sicuro di non scordarmelo.
Artaferne (sbattendo un pugno su un tavolino): ORA BASTA! Tutto questo è ridicolo! Sono passati sette anni… Sette anni da quando io, tuo fratello, sono rimasto gravemente ferito durante il saccheggio di Sardi e tutto quello che sei riuscito a fare in tutto questo tempo è stato farti ripetere una stupida frase da un servetto?
Dario: Io non lo chiamerei “servetto”…
Artaferne (alzandosi e indicando Ippia): E poi cosa ci fa qui quello? Perché un sudicio ateniese è seduto al nostro desco di famiglia? Come hai potuto dargli quei vestiti? Come puoi trattarlo come un principe? Perché hai questo brutto vizio di premiare tutti coloro che ci sono nemici?
Ippia (pulendosi il naso con l’indice): Bah, ma che fratello maleducato che hai, Dario. Mi sento ufficialmente offeso.
Artaferne (avvicinandosi a Ippia): Ora ti metto le mani addosso. Vedrai come ti sentirai offeso, tra poco…
Coppiere (frapponendosi tra i due): Signore, la prego di calmarsi…
Artaferne (con occhi di fuoco): Tu, come osi parlarmi in questo modo? Stai al tuo posto, servetto!
Artaferne si avventa sul coppiere. Il coppiere volge subito lo sguardo verso Dario e questi gli fa un cenno di assenso. Il coppiere reagisce fulmineo all’attacco stendendo l’avversario e bloccandolo a terra.
Dario: Artaferne, ti presento Ema. Oltre a essere il mio coppiere è anche la mia guardia del corpo personale.
Artaferne: Lasciami! Dario, digli di lasciarmi andare o giuro che io…
Dario fa un cenno a Ema, che, con uno scatto, libera l’avversario e indietreggia di qualche passo.
Artaferne (rialzandosi): Dario, dannazione, sono un tuo ospite. Come puoi trattarmi così?! Ma… Aspetta! Hai detto “Ema”?! Ho già sentito questo nome. Non dirmi che…
Dario: Sì, i fratelli Ema e Kokalo. Erano a capo dei Traci Brigi che l’anno scorso hanno messo in ginocchio le truppe di Mardonio.
Artaferne: Ora ricordo. Mardonio è rimasto gravemente ferito in quello scontro. E tu naturalmente li hai portati a corte!
Dario (alzandosi dal lettino e avvicinandosi al fratello): Artaferne, devi capire che non possiamo metterci allo stesso livello dei nostri avversari. Non possiamo pretendere di dominare il mondo intero se i popoli che lo occupano non sono in armonia tra di loro. La guerra è solo un passaggio obbligatorio che dobbiamo superare e lasciarci di volta in volta alle spalle, se vogliamo creare la pace e l’unione all’interno dei nostri confini.
Artaferne: No, fratello! La guerra non è solo una spiacevole incombenza. Se vogliamo veramente conquistare questo mondo dobbiamo metterlo a ferro e fuoco. Gli occidentali sono degli animali e con loro la sottomissione è l’unica soluzione possibile. La guerra è il fine ultimo, non un mero strumento!
Ema: Queste parole… Tu l’hai visto, non è vero?
Artaferne: Come dici?!
Ema: Tu l’hai visto… nelle fiamme… Lui ti ha parlato!
Artaferne impallidisce e inizia a sudare freddo. Artabano sorride soddisfatto.
Dario (riaccompagnando Artaferne al suo lettino): Lo sapete? Il nostro Ema è un viaggiatore. Lui e suo fratello sono partiti da terre lontane per conoscere i luoghi di diffusione del loro popolo e i principali luoghi di culto dei loro dèi. Giunti in Tracia, hanno dovuto superare dure prove per farsi accettare dai Brigi, ma alla fine sono riusciti addirittura a diventare due dei loro più importanti comandanti. Non trovi meraviglioso che due uomini del genere siano ora al nostro servizio? Kokalo non è qui con noi perché si occupa personalmente della cura dei miei cavalli migliori. Ci sa davvero fare, sapete?
Artaferne: Dario… tu non hai mai avuto intenzione di consultarti con noi sulla guerra, vero?
Dario (ritornando al suo lettino): Sì, può darsi. Artabano mi ha consigliato di organizzare questo incontro, ma in realtà avevo solo voglia di rivedervi. Artaferne, abbi fiducia in me. Non sono mai stato con le mani in mano come mi accusi. La Ionia è ancora in subbuglio e occorre parecchio lavoro e diplomazia per stabilizzare completamente la situazione. Non ho mai dimenticato l’offesa degli Ateniesi, ma ci vuole pazienza in queste cose. Giurai vendetta nei loro confronti, è vero, ma quello che ci occorre è una azione mirata e strategica al momento giusto. Il nostro obiettivo è la conquista dell’Ellade e non dare voce ai nostri istinti più bassi.
Artaferne: Dario, il mio corpo soffre ancora per le ferite e le ustioni che ricevetti quel giorno. Non puoi comportarti così nei confronti dei tuoi familiari soltanto perché sei tu a portare in testa quella corona.
Ippia: Tsk! Quale insolenza…
Dario (alzandosi di nuovo): Basta così, Artaferne. Ti preferivo quando eri muto e silenzioso. Si è fatto tardi. I miei servi vi accompagneranno alle vostre stanze. Riparleremo di queste faccende in un’altra occasione, magari quando tu, Artaferne, ti sarai dato una calmata.
I servitori di Dario accompagnano gli ospiti alle loro stanze. Mentre si allontana dalla sala, Artaferne tiene gli occhi puntati su Ema. Artabano osserva la scena divertito.
 

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Capitolo 4
*** Alla corte di Re Dario (seconda parte) ***


CAPITOLO 4
ALLA CORTE DI RE DARIO (seconda parte)


 
Qualche ora più tardi…
Nel cuore della notte, Artaferne sgattaiola fuori dalla sua stanza e riesce a sorprendere una guardia alle spalle.
Artaferne (puntando un coltello alla gola della guardia): Veloce, dimmi dove si trova la stanza del coppiere Ema.
In quel momento sopraggiungono nel corridoio Ema e Artabano.
Artaferne: Voi…
Artabano: Non fare domande e seguici. Avrai tutte le risposte che ti servono.
Artaferne: Ma la guardia…
Artabano: Non dirà niente. È dalla nostra parte.
Artaferne lascia andare la guardia e la osserva stupito. La guardia sorride e con un cenno invita il gruppetto a seguirla. All’esterno del palazzo, Artaferne, Artabano e Ema trovano tre cavalli già sellati e pronti per essere cavalcati. Grazie a essi i tre raggiungono una radura nel bel mezzo di un bosco secolare poco distante. Ad attenderli vi sono centinaia di persone incappucciate, alcune delle quali portano una fiaccola per rischiarare l’oscurità della notte. Avvicinandosi a loro, Artaferne riconosce molti personaggi di spicco e di grande influenza all’interno della corte persiana.
Dati: La stavamo aspettando, satrapo Artaferne.
Artaferne: Generale Dati, anche lei qui! Non capisco, Artabano, perché mi hai portato qui? Cosa sta succedendo?
Artabano: Fratello, una parte di te ha già compreso il motivo di questa riunione in mezzo ai boschi. Tutto quanto avvenuto finora e tutto quello che avverrà a breve fanno parte di un disegno divino… il disegno di un dio di cui anche tu hai sentito il richiamo qualche anno fa.
Artaferne, rammenta le parole di Ema di poco prima e si gira verso di lui. Il coppiere prende la parola.
Ema: Come accennava anche Dario, io e mio fratello abbiamo viaggiato a lungo. Scopo del nostro viaggio era conoscere la terra sacra al nostro dio Ares.
Artaferne: A-Ares?!
Ema: Nelle terre selvagge e brutali della Tracia abbiamo vissuto anima e corpo il significato più profondo di una spiritualità che affonda le sue radici negli istinti più violenti e primordiali dell’uomo. Carne, sangue, ossa: questo è quello di cui siamo fatti e questo è quello che bramiamo. Le preghiere che rivolgiamo al nostro dio sono la stessa paura e il terrore che incutiamo nei nostri avversari, la morte in battaglia, il caos! I campi di battaglia sono i santuari nei quali celebriamo il nostro legame con il divino. In Tracia abbiamo avuto modo di essere più vicini che mai al nostro signore e di invocare la sua venuta tra di noi. Il tonfo delle teste mozzate che abbiamo fatto capitolare al suolo e poi impilato le une sopra le altre e le grida di supplica dei nostri numerosi avversari hanno raggiunto il suo orecchio e, grazie a questo, tutti i popoli della Ionia, della Grecia e dello sconfinato impero persiano hanno sentito ribollire il proprio sangue, venendo a guerra e combattendo gli uni contro gli altri, rovesciando tiranni, uccidendosi tra fratelli.
Artaferne: Quindi la figura gigantesca che ho visto quel giorno tra le fiamme era Ares!
Artabano: Sì, fratello, lo stesso dio che, alla guida di un cocchio asiatico trainato da quattro cavalli dal respiro infuocato, visita regolarmente i miei sogni da molti anni ormai. Quel dio è alleato e ospite di quell’altro dio che dimora sottoterra e che abbisogna continuamente di anime valenti per accrescere il proprio esercito. Per richiamare Ares tra noi dovremo quindi soddisfare entrambi gli dèi e donare uno spirito guerriero che possa unirsi a una stella demoniaca e generare uno dei tre Giudici Infernali dell’armata dell’oltretomba.
Artaferne: Quello spirito sarei io? Fratello, le tue parole mi colpiscono nel profondo, ma allo stesso tempo non posso rinunciare alla vendetta nei confronti di Atene. Voi tutti che mi parlate dell’estasi della guerra non mi potete privare di questa battaglia.
Dati (avvicinandosi a Artaferne e mettendogli una mano sulla spalla): Artaferne, non crucciarti. Sarò io a condurre la battaglia nell’Ellade in tuo nome.
Artaferne: Tu?! Ho sempre pensato che saremmo stati io e Mardonio a guidare l’esercito.
Dati: Artaferne, sai benissimo che Mardonio non è ancora guarito dalle terribili ferite ricevute nella battaglia contro i Traci Brigi e che anche tu, da quel giorno a Sardi, non sei più stato lo stesso.
Artabano: Artaferne, senza di te questa guerra non potrà essere vinta. Sei fondamentale per noi, ma il tuo prezioso aiuto non si realizzerà sopra un campo di battaglia.
Artaferne: Le cose stanno così, dunque.
Artabano: Questa notte dovrà portarsi a termine ciò che è stato interrotto sette anni fa e nel sangue e nelle fiamme richiamare sulla terra il dio che muove e ispira alla guerra.
Artaferne: D’accordo, Artabano. Se questo è il mio destino, lo accetto con orgoglio. Ho soltanto una richiesta. Se io non potrò essere presente durante la battaglia contro Atene, ti chiedo perlomeno che mio figlio, che porta il mio stesso nome, possa affiancare al comando il generale Dati come luogotenente.
Artabano: Certo, fratello. Te lo prometto. Sarai felice di sapere che tuo figlio è qui con noi e ha ascoltato le tue parole.
Una delle figure incappucciate avanza tra la folla e abbassa il suo cappuccio, rivelando il viso sorridente del figlio di Artaferne.
Artaferne: Benissimo. Ora più che mai non ho alcun ripensamento. Procediamo.
Artabano fa un gesto alle persone incappucciate e queste si aprono sui lati rivelando una grande pira di legno.
Artabano: Devoti servitori di Ares! Salutiamo con onore il nostro fratello, prescelto dagli dèi per essere donato in sacrificio e per aprirci la strada a una gloriosa battaglia contro i popoli dell’Ellade.
Persone incappucciate (in coro): Egli è il prescelto per essere il sacrificio! Sacrificio! Egli è il sacrificio! Sacrificio!
Artaferne raggiunge la pira. Alcuni uomini si offrono di legarlo, ma lui rifiuta orgoglioso. Altri si avvicinano con le fiaccole e danno fuoco alle sterpi e al legname alla base.
Artabano: Ares! Osserva il nostro coraggioso fratello che ti chiama tra noi. Accorri a noi, dio della guerra!
Le fiamme avvolgono Artaferne come tentacoli.
Artaferne: UUUARGHHH!!!
In quel momento sopraggiungono numerosi soldati a cavallo, A guidarli sono Dario e Kokalo.
Dario: Cosa diavolo sta succedendo qui? Kokalo mi ha avvisato di strani movimenti tra i miei uomini e sono venuto a controllare. Artabano, fornisci una spiegazione per tutto questo. Chi è quell’uomo che sta bruciando sulla pira? Non sarà… non sarà Artaferne, vero?
Artabano: Bravo, Kokalo. Hai condotto qui Dario proprio al momento giusto. Esattamente secondo i piani.
Dario: Ko… Kokalo?
Kokalo tira un possente calcio a Dario, facendolo cadere da cavallo e facendolo ruzzolare a terra.
Dario: Come osi, stalliere? Dati, uccidi all’istante quest’uomo.
Dati non si muove.
Dario: Dati, perché non ubbidisci? Perché nessuno fa niente? Cosa significa tutto questo?
Dati: Ora lo capirai, mio Sire.
All’improvviso un roboante frastuono si genera dalla fiamme della pira e da essa emerge un gigante di fuoco che avanza tra le figure incappucciate fino a raggiungere Dario, ancora steso a terra. Il gigante lo solleva in aria afferrandolo per il collo e, subito dopo, si scompone in lingue di fuoco, che entrano dentro la sua bocca spalancata per il dolore.
Il re crolla a terra e inizia a tremare convulsamente. Dopo qualche secondo, fortissimi raggi di luce fuoriescono dai suoi occhi e dalla sua bocca. Al dissiparsi della luce, Dario si alza in piedi, cambia totalmente espressione e i suoi spasmi si interrompono di colpo. Negli occhi brilla un lampo scuro: occhi di drago iniettati di sangue. Da una oscura nube fuoriesce un’armatura rosso scarlatta che va a posizionarsi sul suo corpo.
Ares (con la voce di Optimus Prime): Voi, miseri mortali, state sfidando la volontà del grande Zeus richiamandomi sulla Terra, spero ne siate consapevoli.
Artabano (inginocchiandosi di fronte a Dario/Ares): Ne siamo consapevoli, dio della guerra, così come siamo altrettanto consapevoli di farti cosa gradita nell’offrirti di condurre la più grande battaglia che la storia potrà mai ricordare.
Ares: Una battaglia, dici?
Artabano: Quello che ti offriamo, sommo Ares, è un bagno di sangue e lo sterminio totale degli odiati Saint di Athena. Quello che ti offriamo è il dominio di questo mondo.
Ares scoppia in una fragorosa risata.
Ares: Povero stolto, non importa quanto il mio esercito possa essere vasto. Athena non potrà mai essere sconfitta! Voi non sapete nulla delle leggi di questo mondo e di come quella presuntuosa sia riuscita ad aggirarle tutte. In fondo a chi non piacerebbe vincere facile, caricando sempre i piatti della bilancia con fortune di peso diseguale?
Artabano: C-come dice?
Ares: Lasciamo perdere, verrà spiegato tutto nel dettaglio nel quinto volume della serie regolare. In ogni caso, la cosa positiva è che anche lei, come me, è un dio della guerra e questo mi dà la possibilità, perlomeno, di poter continuare a bearmi del perenne stato di conflitto degli uomini, del sangue, della sofferenza e di ogni forma di brutalità esistente. Tutte le scelte compiute da Athena hanno un rovescio della medaglia e quel rovescio sono io, Ares.
Artabano: Signore, non comprendiamo bene. Ci aiuterà, quindi?
Ares: Diciamo di sì. Possiamo comunque fare un tentativo. Per l’occasione voglio schierare direttamente la mia armata più potente. Non illudetevi troppo sul risultato, ma concentratevi sui fattori più importanti: teste mozzate, distruzione, crudeltà no-limits!
Artabano: Non la deluderemo, signore. E si fidi di noi, riusciremo a sconfiggere la dea Athena.
Ares: Fidarmi di voi? Non fatemi ridere. Voi da soli non siete in grado di affrontare nessuno. Per me, voi moscerini rappresentate solo degli involucri di carne. Chi sono i vostri generali? Uomo, sarai tu a guidare l’esercito?
Artabano: No, signore, abbiamo parlato a lungo nei miei sogni e sa bene che non ho alcun interesse nel combattere in prima linea. Generali, fatevi avanti!
Dati: Signor Ares, io sono l’uomo designato al comando supremo della spedizione in Grecia. Il mio nome è Dati.
Artaferne: E io, sommo dio della guerra, sono colui che è stato scelto come luogotenente del generale Dati. Il mio nome è Artaferne, figlio di Artaferne.
Ares: Bene! DEIMOS DELL’AVVOLTOIO, IL TERRORE! PHOBOS DEL DRAGO, LA PAURA! ACCORRETE E PRENDETE POSSESSO DI QUESTE DUE SACCHE DI SANGUE PER SCATENARE TUTTA LA VOSTRA FURIA!
Dati: Che…?! Prendere possesso…?!
Due spiritelli escono dal suolo. Dati e Artaferne cercano di scappare, ma vengono raggiunti e il loro corpo subisce una metamorfosi.
Artabano: UOMINI, NON ABBIATE PAURA! La vostra volontà non verrà cancellata del tutto, ma condividerà quella degli spiriti della guerra. Gioite, perché oggi per voi è un gran giorno. Il nostro sogno si realizzerà!
Ares: BERSERKER DELL’ARMATA DELLA FIAMMA!!! GIUNGETE A ME E PRENDETE POSSESSO DEGLI UOMINI DI PERSIA!
Un numero impressionante di spiritelli fuoriesce da sotto la terra. Alcuni di essi entrano nel corpo degli uomini incappucciati e in quelli a cavallo arrivati insieme a Dario, molti altri si alzano in cielo e si dirigono verso le principali guarnigioni distribuite nell’impero. Oltre ad Artabano, gli unici a non essere posseduti sono Ema e Kokalo.
Ares: Ema, Kokalo, ho ascoltato le vostre preghiere vergate col sangue e osservato la vostra indomita furia omicida e ho deciso che sarebbe uno spreco farvi semplicemente possedere da qualcuno dei miei spiriti. Per voi ho deciso un destino migliore e un posto d’onore al mio fianco. Da oggi voi sarete in tutto e per tutto dei guerrieri berserker.
Kokalo: Ti ringraziamo, Ares. È da tutta la vita che aspettiamo questo momento!
Ema e Kokalo si inginocchiano. Ares impone le mani sulla testa dei due fratelli e questi vengono avvolti dalle fiamme. I due soffocano un gemito, ma rimangono immobili nella loro posizione, sopportando il dolore. Ben presto le fiamme prendono forma e si solidificano in due sarkr, le armature dell’esercito berserker.
Ares: Benvenuti nel mio esercito, Kokalo del Bhuj e Ema del Jamadhar!
Ema/Kokalo: Ai suoi ordini, Ares!
Ares: Artabano, tu cosa pensi di fare, ora?
Artabano: Non preoccuparti di me, dio della guerra. Io me ne tornerò a palazzo, osserverò gli sviluppi della guerra e con molta pazienza attenderò il momento più opportuno per fare la mia mossa. Sapere che posso contare sulla tua presenza per me è già un gran successo.
Ares: Non abituartici troppo, mortale. E ora, che i preparativi per la guerra abbiano inizio!
 

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Capitolo 5
*** Il messaggero ***


CAPITOLO 5
IL MESSAGGERO


 
Svariati mesi dopo, misteriosamente, Ares non ha ancora attaccato la Grecia. Le nostre vicende si spostano quindi in Laconia dove, all’estremità meridionale dell’agorà di Sparta, vi è una via che conduce a un edificio circolare denominato Skias, all’interno del quale si sta tenendo una seduta speciale dell’apélla, l’assemblea popolare a cui possono partecipare gli Anziani, i due Re di Sparta e tutti gli spartiati sopra i trenta anni…
Cleomene (in abiti civili): Bene, passiamo all’ultimo argomento di oggi. Soldato, a me il papiro!
Leotichide, soldato semplice: Ecco, Sua Maestà!
Cleomene (leggendo): Dunque… dal momento che, come finora si è detto, i Persiani potrebbero invadere la Grecia da un momento all’altro, si propone di aumentare gli esercizi di corpo libero obbligatori di ulteriori dodici ore al giorno. Chi è d’accordo?
Spartiati (all’unisono): AU! AU AU!
Cleomene: Benissimo. Chi non è d’accordo? Nessuno, immagino, quindi direi di dichiarare conclusa l’as…
Pantite, Gold Saint della Bilancia: IO NON SONO D’ACCORDO!
Cleomene: E ti pareva…
Pantite: Io penso che dovremmo dedicare del tempo a riflettere insieme sulla faccenda, magari invitando qualche rappresentante persiano. Sono certo ci sia ancora margine di dialogo. Re Dario si è dimostrato in svariate occasioni piuttosto generoso nei confronti dei propri nemici e io credo che entrambi i nostri popoli abbiamo parecchio da imparare l’uno dall’altro se…
Demarato (in abiti civili): Pantite, per quanti altri decenni ancora dobbiamo ripeterti che ti devi limitare a fare un semplice urlo per comunicare solo e soltanto se sei d’accordo con le proposte avanzate dal Consiglio degli Anziani?
Pantite: Beh, potemmo discutere anche di questo. Non mi sembra giusto che gli spartiati non abbiano potere decisionale sulle proposte su cui discutere.
Demarato: Per Dioniso, è come parlare con un muro! Dichiaro conclusa l’assemblea.
Pantite: Ma…
Demarato: Tutti a casa. Raus! Snell!
Proprio in quel momento uno straniero irrompe nella sala, avanzando a grandi passi.
Messaggero: Restate dove siete! Giungo da Atene. Ho un importante messaggio per i due re e pretendo di avere una risposta!
Alfeo, Gold Saint dei Gemelli: Straniero, come osi irrompere qui dentro senza permesso e avere anche il coraggio di pretendere qualcosa? Ora ti aggiusto io!
Cleomene: Fermati, Alfeo! Messaggero, hai detto di giungere da Atene, giusto? Interessante, molto interessante! Dimmi tutto!
Demarato (alzando gli occhi al cielo): Ti prego, Cleomene, dacci tregua! Messaggero, conosci certamente la procedura. Bisogna inviare un messaggio su pergamena a uno dei due re o agli anziani; eventuali richieste vengono poi prese al vaglio durante la Gerousia e forse alla fine le si mette ai voti qui in assemblea.
Messaggero: Non c’è più tempo. Ho inviato parecchi corvi con diversi messaggi per i due re, ma sono sempre tornati in pessime condizioni e senza alcuna risposta.
Cleomene: Corvi provenienti da Atene?! Non ne so nulla. Tu Demarato ne sai qualcosa?
Demarato (pulendosi le unghie): Chissà… Non ricordo…
Cleomene (iniziando ad alterarsi): D… Demarato…
Demarato: Penso solo che dovresti smetterla di farti usare come un burattino dagli Ateniesi. Qualsiasi cosa gli serva, possono arrangiarsi da soli, giusto?
Cleomene: Messaggero, cosa hai da riferirci?
Messaggero: Come sapete, Re Dario ha fatto richiesta di un’offerta di terra e acqua a tutti i popoli dell’Ellade come segno di sottomissione. Egina ha accettato tale offerta e Atene, quindi, chiede a Sparta di andare ad arrestare i responsabili di tale tradimento e di darli in consegna ad Atene.
Demarato: Cosa ti dicevo, Clem? Possono arrangiarsi da soli.
Cleomene (sfregandosi le mani): Benissimo, non vedo l’ora di andare a esigere giustizia e portare personalmente quei vigliacchi ad Atene.
Demarato: Ti sei già scordato? Gerousia… assemblea… mettere ai voti…
Cleomene: Me ne frego! Parto subito. Tu, piuttosto, Demarato, vieni con me?
Demarato: Eleusi… tu che sbrocchi… legge per la quale uno dei due re deve sempre restare a Sparta…
Cleomene: Fa’ come ti pare. Soldato, aiutami con i preparativi per il viaggio!
Leotichide: Certamente, Maestà!
Cleomene si allontana dall’assemblea insieme a Leotichide.
Demarato (rivolto agli spartiati): Tsk! Come al solito quello ha fatto tutto da solo e noialtri imbecilli non possiamo avere voce in capitolo. Vi pare giusto? Ti pare giusto, Pantite?
Pantite: N… no! E infatti come dico sempre…
Demarato: Silenzio, Pantite! Come dicevo, qui sono il solo che si preoccupa degli interessi dello Stato, mentre quel fanatico non fa che essere ossessionato da Atene!
Aristodemo, soldato semplice: Signore, però se gli uomini di Egina si alleano con i Persiani potrebbe effettivamente essere un problema…
Demarato: Non è questo il punto, Aristodemo. Comunque ne riparleremo in futuro. Per il momento dichiaro (nuovamente) sciolta l’assemblea. Andate, sparite, disintegratevi!
Gli spartiati iniziano a uscire dalla sala.
Messaggero: Ho il permesso di andare, Maestà?
Demarato: No, non ce l’hai.
Messaggero: C-come dice?!
Demarato: Ho bisogno di alcune risposte da parte tua, messaggero.
Alfeo: Demarato, sei sicuro che non ti serva una mano per farlo cantare?
Demarato: No, ti ringrazio, amico mio. Vai pure insieme agli altri.
Alfeo: D’accordo.
Alfeo esce dalla Skias. Demarato e il messaggero rimangono finalmente soli.
Demarato: Messaggero, tu non sei originario di Atene, o sbaglio?
Messaggero: Lei ha un occhio particolarmente acuto, Maestà. No, io sono di sangue tespiese.
Demarato: Come mai un tespiese è al servizio degli Ateniesi?
Messaggero: È sicuro di volerlo sapere?
Demarato: Te l’ho appena chiesto. Rispondi.
Messaggero: Per colpa sua, signore. Lavoro per loro da quando sono nato. Se le mie radici mi sono state strappate dipende soltanto da lei, Maestà.
Demarato: Come può dipendere da me una cosa del genere? Spiegati.
Messaggero (stringendo i pugni per la rabbia): Immagino lei si ricordi di sedici anni e mezzo fa, quando rifiutò il suo appoggio a Re Cleomene nella sua marcia verso la città di Atene e di come questa volse quindi tutte le proprie armi contro i soldati Beoti e Calcidesi, rimasti completamente soli. Fu un massacro. Alla fine della battaglia, mio padre e molti altri furono catturati. Come è noto, gli Ateniesi diedero la libertà ai prigionieri in cambio di un riscatto. Quello che non si racconta è che i più valenti tra loro furono dati per morti e trattenuti come schiavi. Tra quelli vi era mio padre. Giunto ad Atene, fu subito sfruttato per i lavori più umili. Quello stesso anno, si innamorò di una schiava al seguito di un importante ospite giunto ad Atene per omaggiare gli Alcmeonidi per la recente cacciata dei Pisistratidi. Il giorno in cui io fui concepito, i miei genitori furono colti in flagrante in atteggiamenti a loro vietati. Per aver offeso un personaggio così illustre, mio padre fu processato e condannato a morte. Dopo la mia nascita, e non appena fui in grado di camminare e mangiare da solo, fui ceduto anch’io ad Atene come schiavo dello Stato. Col tempo riuscii a farmi valere e a farmi assegnare compiti di sempre maggiore responsabilità. Ottenni abbastanza denaro e rispetto da parte degli Ateniesi da riuscire a diventare liberto, ma, a causa delle mie origini e del mio stato sociale, non ebbi comunque molta vita comunitaria e potei legare in maniera significativa solo con un gruppo di corvi. Li addestrai e divenni talmente bravo che gli Ateniesi mi assegnarono l’incarico di messaggero. Da allora, il mio compito è quello di inviare corvi per recapitare messaggi e, quando per qualche motivo questo non è possibile, recarmi di persona sul luogo.
Demarato: Ha! Ha! Ha! Hai dimenticato di accennare a come tu ti sia allenato di nascosto alle arti del combattimento in tutto questo tempo. Percepisco un grande cosmo provenire da te.
Messaggero: Non ridere di me, dannato!
Demarato: Immagino tu non veda l’ora di vendicarti di me, non è vero? Purtroppo in politica e in guerra non si può fare contenti tutti. Una scelta che può salvare molte vite ne può condannare altrettante. Non pretendo e non mi interessa che tu capisca. Ti propongo, piuttosto, un accordo. Ti concedo di sfidarmi a duello. Se mi batterai, potrai strapparmi il cuore dal petto con le tue stesse mani e finalmente vendicarti di tuo padre e della vita che ti ho costretto a vivere. Se vincerò io, invece, tu diverrai mio.
Messaggero: Come osa parlarmi in questo modo? Non sarò mai e poi mai al suo servizio. E comunque un messaggero non può accettare accordi del genere, per non creare incidenti diplomatici.
Demarato: Non mi interessa quello che Atene ti dice di fare o di non fare. In questo momento stai calpestando il suolo di Sparta, il che vuol dire che sottostai alla mia legge. Non preocupparti di facezie del genere. Avanti, cosa aspetti? Ti prometto un combattimento alla pari. Non farò uso né della mia cloth, né cercherò di strapparti l’anima dal corpo con i miei poteri di manipolazione delle anime.
Messaggero: D’accordo. Se proprio insiste e se davvero queste sono le condizioni, accetto ben volentieri.
Demarato: Seguimi! Combatteremo in un luogo più adatto.
I due escono dalla Skias, risalgono la via che conduce fino all’agorà e imboccano la via sud-occidentale, la via Aphetais, percorrendola fino a raggiungere, nei pressi delle mura, i sepolcri reali degli Europontidi, famiglia di appartenenza di Demarato.
I sepolcri emanano aria spettrale quasi tangibile. Nel cielo volteggiano molti lugubri corvi e nel loro volo lasciano cadere alcune delle loro piume.
Demarato: Ha! Ha! Ha! Quale posto migliore per combattere? Se non posso spedirti nella Yomotsu Hirasaka, voglio perlomeno sentire aria di casa. Bene, direi che ora possiamo finalmente cominciare. Combatti al tuo meglio, messaggero, ma ricordati che Demarato ottiene sempre quello che vuole!
Messaggero: Non sottovalutarmi, maledetto! Prendi questo!
Il messaggero di Atene alza il suo braccio destro puntando l’indice verso il cielo.
Demarato: Cos…?! Conosci il Sekishiki Meikai Ha?!
Messaggero: Niente affatto! WIND TRIGGER!!!
Il messaggero genera un impetuoso tornado di colore viola che si dirige verso Demarato.
Demarato: Ah, ecco, mi sembrava strano… Però si dà il caso che io conosca comunque una tecnica simile. Probabilmente qualche autore di anime ha fatto un po’ di confusione. SEKISHIKI MEIKAI RINBU!!!
Anche Demarato genera un potente tornado di colore viola. I due turbini si scontrano, controllati dal cosmo dei due contendenti, ma alla fine ha la meglio quello di Demarato, che assorbe quello dell’avversario, diventando ancora più potente e devastando alcuni sepolcri nelle vicinanze. I corvi nel cielo volano all’impazzata e perdono parecchie altre piume nel tentativo di evitare il tornado, che, impetuoso, si dirige verso il messaggero di Atene.
Messaggero: WIND JAMMER!!!
Con un muro d’aria, il messaggero riesce a disperdere il tornado. Demarato, però, gli è già addosso.
Demarato (correndo incontro all’avversario e caricando il pugno): Sei finito!
Messaggero: Ne sei certo?
Demarato: Cosa… cosa sono tutte queste piume?!
Tutte le piume perse finora dai corvi avvolgono il corpo di Demarato.
Messaggero: BLACK WING SHAFT!!!
Il messaggero di Atene spicca un salto e tira un calcio in volo alla sagoma di Demarato, avvolta completamente dalle piume.
Messaggero: Ma che…?!
La sagoma di piume si disfa completamente. Al suo interno non vi è niente.
Demarato (alle spalle del messaggero): Ammetto di essere un po’ deluso. MEIDO INDŌ!!!
Demarato genera una sfera di cosmo che sbalza in aria il messaggero. Quando questi si schianta a terra, la sfera di cosmo si scinde in una pioggia di meteoriti che bersagliano il ragazzo senza pietà.
Demarato: E con questa direi che abbiamo finito.
Messaggero (rialzandosi a fatica): N… non ancora. WIND TRIGGER!!!
Demarato: Ma sei scemo? Uff… Va bene, starò al gioco. SEKISHIKI MEIKAI RINBU!!!
La scena si ripete uguale a quella di pochi secondi prima. I due tornadi si scontrano tra loro, quello di Demarato assorbe quello dell’avversario e si dirige verso costui. Stavolta il messaggero di Atene si lascia catturare dal tornado. Insieme a lui, vengono prese dal vortice anche tutte le piume dei corvi.
Demarato: Ah! Devi essere completamente impazzito!
Messaggero: Eccoti una nuova tecnica. HUNTING FEATHER EXPRESS!!!
Sfruttando la forza del tornado, il giovane scaglia una velocissima e devastante pioggia di piume sull’avversario, che attraversano l’aria come affilatissime frecce in grado di distruggere anche le rocce.
Demarato evita l’attacco con una serie di capriole. Ciò nonostante, una piuma gli provoca una lievissima ferita sulla guancia.
Demarato: Questo è troppo. Vediamo se è così divertente stare in quel tornado.
Demarato, continuando a evitare la pioggia di piume, corre in direzione del tornado e si fa catturare dalle sue correnti. Anche il sovrano di Sparta inizia a sfruttare la forza del tornado, stavolta però per colpire l’avversario con calci e pugni di incredibile violenza.
Demarato (colpendo l’avversario all’interno del tornado): Perché… la gente… non mi ascolta… mai? Quando dico… che una cosa… è finita… è finita!
Il tornado svanisce. Il messaggero si schianta a terra in pessime condizioni.
Demarato (atterrando elegantemente): Hai perso e ora sei mio. Rialzati, soldato di Sparta, dobbiamo recarci alla prossima tappa.
Il giovane, senza troppa convinzione e muovendosi a fatica, segue Demarato. I due ripercorrono a ritroso la via Aphetais e, raggiunta l’agorà, si dirigono verso la cima dell’acropoli, presso la Casa di Bronzo, nota anche come Tempio di Athena Chalkioikos.
Entrati nel tempio, Demarato conduce il giovane all’interno di una cripta, alla cui entrata vi sono due imponenti guardie a protezione. Superate le guardie, raggiungono una sala contenete alcune Pandora Box.
Messaggero: Ma queste…
Demarato: Sì, queste sono alcune delle cloth che non hanno ancora trovato un padrone meritevole di indossarle. Ve ne sono molte altre simili presso il Santuario di Atene. La vedi questa Pandora Box in particolare? Ora è tua.
Messaggero: Cos…?! Mia?!
Demarato: Quegli ipocriti degli Ateniesi parlano tanto di libertà, ma non avrebbero mai e poi mai dato un’armatura a un ex schiavo come te. Qui a Sparta è diverso. Chiunque può essere importante in battaglia. E ora tu sei un nostro soldato. Invierò un mio messaggero ad Atene per informare la polis di non aspettare il tuo ritorno.
Ex messaggero: Ma le cloth non dovrebbero essere vinte durante le Olimpiadi o altre competizioni simili? Se lo sapesse Re Cleomene…
Demarato: Re Cleomene non è qui al momento, quindi decido io. Se hai finito con le ciance, posso sapere qual è il nome del nuovo Saint del Corvo?
Ex messaggero: Il mio nome… il mio nome è Ditirambo, signore. Ditirambo del Corvo.

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Capitolo 6
*** Catabasi (prima parte) ***


CAPITOLO 6
CATABASI (prima parte)


 
Intanto, a Colono, a nord di Atene, due uomini di imponente stazza, dopo aver attraversato un bosco sacro alle Eumenidi, giungono sul ciglio di un abisso, da cui dipartono dei gradini di bronzo che conducono verso una profonda e tetra oscurità.
Uno dei due, in armatura d’argento molto coprente, porta una enorme ancora d’argento che gli pende dal fianco destro, congiunta a una lunga catena avvolta intorno alla vita. L’altro indossa un mantello sulle spalle e una massiccia armatura dorata con due caratteristiche corna poste ai lati dell’elmo.
Callimaco, Gold Saint del Toro: Siamo certi di quello che vogliamo fare, amico mio?
Sofane, Silver Saint della Nave Argo: Certo che sì. La vendetta di Dario nei confronti di Atene si avvicina sempre più e gira voce che si sia alleato con una divinità molto pericolosa. È nostro dovere, quindi, ricorrere a quante più armi possibili per difendere la nostra città. È giunta l’ora di rispondere al richiamo che da molti anni opprime le mie notti.
Callimaco: Sei certo che laggiù troveremo la mitica Nave Argo, grazie alla quale Giasone e gli Argonauti riuscirono a recuperare la Gold Cloth di Ariete e a salvare lo spazio-tempo? Potrebbe essere solo una leggenda.
Sofane: La mia cloth non è una leggenda, di conseguenza non lo è neanche la Nave Argo.
Callimaco: Voglio dire che la Argo potrebbe trovarsi semplicemente in qualche fondale vicino all’Istmo di Corinto o qualcosa del genere. Nessuno ci assicura né che avesse vita propria come si racconta, né che ora si trovi negli Inferi.
Sofane: Non ci resta che scendere e andare a vedere, non trovi?
Callimaco: Sigh!
Voce dal fondo dell’abisso: Avvertiamo i gentili viaggiatori che sta per partire l’ultimo traghetto di oggi per gli Inferi. Prego affrettarsi!
I due Saint corrono giù per le scale, addentrandosi sempre più nelle tenebrose terre del dio Hades.
Sofane: Ecco, cosa ti dicevo?
Charon di Acheron, della Stella del Cielo di Mezzo: Prego, signori, da questa parte.
Ad attendere i due sulla riva dell’Acheronte vi è lo Specter Caronte, a bordo di una decrepita pentecontera.
Sofane (rivolto a Callimaco, sottovoce): Quel ladro maledetto! Quella è la Argo, non c’è dubbio!
Caronte: Signori, stiamo per partire, affrettatevi, per cortesia!
Sofane: Arriviamo, arriviamo…
I due, facendosi aiutare da Caronte, salgono a bordo.
Caronte: Prego, esibite i vostri biglietti.
Callimaco: Sofane, li hai i biglietti?
Sofane: Biglietti?! Quali biglietti?! Non ho nessun biglietto.
Caronte: Non preoccupatevi, è possibile comprarli a bordo. Se lor signori sono d’accordo, posso accettare come pagamento per un biglietto una di quelle due belle corna dorate.
Callimaco: Una delle corna del mio elmo?! Neanche per idea. Mi servono. Ecco, ho con me due monete d’oro. Possono andare bene?
Caronte (rattristato, prendendo le monete): Sì, vanno bene. Peccato, sarà per la prossima volta.
Callimaco: P-prossima volta?
Caronte: Signori, vi prego di accomodarvi. L’equipaggio (ovvero me medesimo) vi dà il benvenuto a bordo della Argo. Vi auguriamo un viaggio confortevole.
 
Sofane (sottovoce): Callimaco, ma poi li abbiamo i soldi per il viaggio di ritorno?
Callimaco (sottovoce): No, quelli erano tutti i soldi che avevo con me. Dovremo inventarci qualcosa quando sarà il momento o quello ci lascia in chitonoskos…
Sofane: Nessun problema. Ora vado da lui e lo stendo.
Callimaco: Non farlo, Sofane.
Sofane: Perché no? Guarda, è completamente distratto. Dobbiamo approfittarne ora e attaccarlo alle spalle.
Callimaco: Sofane, ricordati che noi siamo solo due Saint al servizio di Athena. La nostra dea e Hades al momento sono in buoni rapporti, è meglio non creare attriti. Parleremo con Hades e troveremo un accordo civile.
Sofane: Come sempre la tua devozione nei confronti di Athena mi lascia allibito. D’accordo, mi fido di te. Troveremo un altro modo di impossessarci di questa nave.
Caronte si gira di scatto verso Sofane e Callimaco.
Sofane: Mmmhh… Mi sa che abbiamo parlato a voce troppo alta…
Caronte lancia il suo remo in direzione dei due Saint. Sofane e Callimaco si mettono in guardia, pronti a parare il colpo. Il remo passa in mezzo ai due e va a colpire qualcosa alle loro spalle. Sofane e Callimaco riescono soltanto a vedere con la coda dell’occhio qualcosa che si ritira fulminea all’interno della stiva.
Caronte: Piccoli inconvenienti del viaggio. Non fateci troppo caso.
Sofane/Callimaco: ???
Sofane e Callimaco vengono portati da Caronte fino all’altra riva dell’Acheronte e lasciati lì.
Caronte (mentre si allontana con la Argo): Vi ringraziamo di aver scelto la nostra nave e speriamo di avervi presto di nuovo come nostri clienti. Io sono il traghettatore dell’inferno, ♫ trallallà, pappappà…♪
Callimaco: Bene, ora non ci resta che raggiungere Hades.
Shilfield di Basilisk, della Stella del Cielo Agile: Dove pensate di andare, voialtri?
Valentine di Harpy, della Stella del Cielo del Pianto: Due vivi che solcano il regno dei morti senza permesso. Questo è inacettabile. Facciamo sparire questi Saint prima che il signor Aiacos e il signor Minos lo vengano a sapere.
Sofane: Callimaco, che facciamo? Ci facciamo pestare?
Callimaco: Ovviamente no. Questa è una situazione diversa rispetto a quella di prima. Non possiamo che difendere la nostra vita e il nostro onore di Saint. Per queste due scartine basterà un mio solo… BRACCIO POSSENTE!!!
Valentine: Non sottovalutarci, Saint. GREED THE LIVE!!!
Valentine dispiega le ali della sua surplice e una pioggia di raggi carichi di cosmo investe Callimaco, respingendo il suo attacco e facendolo volare a terra.
Sofane (chinandosi sul suo amico): Che tecnica spaventosa! Tutto bene, Callimaco?
Callimaco: Tsk! Ci vuole ben altro per impensierirmi.
Valentine: Proviamo quest’altro, allora! SWEET CHOCOLATE!!!
Callimaco: A-ARGH! Spostati, Sofane!
Callimaco allontana Sofane con uno spintone e viene investito da uno stormo di arpie materializzatesi dal nulla. Le arpie prendono a succhiare l’energia vitale del Saint.
Valentine: Uh! Uh! Uh! Non preoccuparti, Saint. Tra poco potrai raggiungere Hades come da tuo proposito. Solo che lo farai da morto!
Callimaco (circondato dalle arpie): M-mi hai stancato. E io che volevo essere gentile perché sono soltanto un ospite. E va bene, se è questo quello che cerchi, eccoti il mio GREAT HORN!!!
Valentine: Cos…?! UAAARGGHHH!!!
La tecnica di Callimaco spazza via tutte le arpie e manda al tappeto Valentine.
Shilfield: Come hai osato?! Ti scaglierò talmente lontano da farti finire in un’altra dimensione!
Callimaco: Se, se… Le solite frasi da spaccone! Non mi sembri proprio il tipo da poteri dimensionali.
Shilfield: ANNIHILATION FLAP!!!
Callimaco: UAAAAH!!!
Callimaco viene scagliato via dal vento generato da Shilfield in modo talmente violento da aprire un passaggio verso un’altra dimensione e caderci dentro.
Sofane: Callimaco, afferra la mia catena!
Sofane lancia la sua ancora attraverso il passaggio dimensionale. L’ancora colpisce Callimaco in pieno viso, ma questi, afferrandosi alla catena, riesce subito dopo a tornare indietro.
Callimaco (perdendo sangue dal naso, un attimo prima di svenire): G-grazie, Sofane!
Callimaco sviene e crolla a terra.
Sofane: Ops!
Shilfield: A quanto pare siamo rimasti in piedi solo noi due. Il tuo nome, se ho capito bene, è Sofane, giusto? Il mio è Shilfield di Basilisk. Preparati, Saint!
Le ali di Shilfield continuano a muoversi, generando un forte vento.
Sofane (inginocchiandosi a terra): Questo vento… Sento le mie membra intorpidirsi… Ecco perché Callimaco è svenuto. Mi sembrava strano che bastasse la mia ancora in pieno viso a far crollare a terra un uomo come lui.
Shilfield: È il veleno del Basilisco. Nessuno è in grado di sopravvivere. Lasciati andare, non hai possibilità di scampo.
Sofane (guardando in direzione di Valentine): Ma, in questo modo, anche il tuo compagno…
Shilfield: Pazienza, sono abituato a rimanere da solo. Non dimenticarti, comunque, che siamo Specter al servizio di Hades. Siamo immortali. Il signor Hades resusciterà Valentine in un attimo.
Sofane (rialzandosi a fatica): Capisco. Però io non posso permettermi di morire. La Argo mi sta aspettando. Attraverso questa armatura ti invoco, dunque, Nave della Speranza. Tu che conservi memoria di tutti coloro che hanno veleggiato insieme a te, dona a me la loro forza. PÉLEKYS TOÚ ANKAÍOU!!!
L’ancora di Sofane viene avvolta da un potentissimo cosmo, prendendo la forma di una gigantesca ascia a doppio taglio. Impugnandola con entrambe le mani, Sofane si avventa su Shilfield per sferrargli un mezzano. Lo Specter dispiega le ali e compie un ampio salto all’indietro.
Sofane: Non mi sfuggirai! VÉLI TOÚ ÝLA!!!
Le braccia dell’ancora si accorciano rientrando su loro stesse, in modo da ricordare la punta di un dardo. L’attacco che segue viene portato a una tale velocità da sembrare una fitta pioggia di frecce. Shilfield, ancora in volo, cerca di proteggersi con le braccia. Nel frattempo Sofane è già sopra di lui, impugnando di nuovo l’ancora con entrambe le mani e pronto a sferrare un fendente mortale.
Sofane: XÍFOS TOÚ PILÉOS!!!
Shilfield, il viso imperlato di sudore, osserva impotente, l’ancora di Sofane calare sul suo viso.
Rhadamanthys di Wyvern, della Stella del Cielo Furioso: GREATEST CAUTION!!!
I due contendenti vengono spazzati via dalla forza impetuosa di un urlo infernale.
Sofane, già stremato a causa del veleno di Shilfield, perde conoscenza. Rhadamanthys prende a schiaffeggiare Valentine per fargli riprendere i sensi.
Valentine: Come…? Cosa…? Chi diavolo saresti tu? Levami subito le mani di…
Rhadamanthys scaraventa lontano Valentine, facendolo ruzzolare tra la polvere.
Shilfield: Come osi interrompere il nostro duello?
Rhadamanthys (prendendo per il collo Shilfield): Il mio nome è Rhadamanthys di Wyvern e sono stato assegnato come Giudice Infernale e comandante di voi due idioti dal signor Hades in persona. Non mi sembra, però, che il signor Hades abbia mai ordinato di dare battaglia nei suoi domini. O sbaglio?
Shilfield (soffocando per la stretta di Rhadamanthys): Chiedo perdono, signore. Io non sapevo… La prego…
Rhadamanthys lascia la presa, facendo cadere a terra Shilfield.
Rhadamanthys: Conosco questi due Saint. Sebbene il mio corpo appartenga al sommo Rhadamanthys, fratello di Minos, la mia anima appartiene alla Stella Infernale che mi ha generato, la Stella del Cielo Furente. Un tempo questa stella era un uomo, un satrapo persiano che ha visto la sua città data alle fiamme senza pietà da un manipolo di soldati ateniesi ed eretriesi. Da quella notte ne uscì orribilmente sfigurato. Tra i comandanti di quella spedizione c’erano proprio questi due. Sono passati sette anni da allora, ma è come se fosse successo ieri.
Valentine (inginocchiandosi e chinando il capo): La capiamo perfettamente, signore. È giusto che sia sua la vendetta nei confronti di questi uomini e che sia lei in persona a togliergli la vita.
Rhadamanthys (tirando un calcio in faccia a Valentine e facendolo di nuovo ruzzolare a terra): A quanto pare non sarà facile insegnarvi la disciplina, razza di idioti. Hades attualmente è in buoni rapporti con Athena, quindi senza un suo preciso ordine non ci è permesso volgere le mani contro questi uomini. È nostro dovere, invece, scortarli presso di lui per sentire le loro richieste.
Shilfield: Quale… quale nobiltà d’animo. Nonostante abbia a portata di mano l’oggetto del suo odio più profondo, è disposto a rinunciare alla vendetta pur di tener fede alle direttive di Hades.
Rhadamanthys: E nei miei confronti esigo da parte vostra lo stesso rispetto che io porto al nostro signore.
Shilfield (avvicinandosi a Sofane e caricandoselo in spalle): Bene, vorrà dire che attenderò con pazienza la prossima occasione per portare a termine questo duello, Sofane…


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NOTE

Traduzione delle tecniche di Sofane che compaiono in questo capitolo:

PÉLEKYS TOÚ ANKAÍOU [πέλεκυς το γκαου] --> Scure di Anceo
VÉLI TOÚ ÝLA [Τ βέλη το λα] --> Frecce di Ila
XÍFOS TOÚ PILÉOS [Τ ξφος το Πηλως] --> Spada di Peleo
 

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Capitolo 7
*** Catabasi (seconda parte) ***


CAPITOLO 7
CATABASI (seconda parte)


 
Meikai. Giudecca.
Sofane e Callimaco, sdraiati su due lettini, riprendono gradualmente i sensi, risvegliati da una mano gentile che terge loro le braccia e il viso e pulisce le loro ferite.
Hades (nel suo corpo umano): Grazie, cara, ora lasciaci soli. Io e questi signori dobbiamo parlare.
Sofane riapre gli occhi intravedendo una figura femminile scomparire dietro una spessa tenda.
Sofane: Ma quella… quella donna non sarà mica…?
Rhadamanthys: Fate silenzio, se non interpellati. Siete al cospetto del signor Hades in persona.
Callimaco: H-Hades…
Hades: Tranquillo, Rhadamanthys, è tutto a posto. Anzi, mi devo scusare con i nostri ospiti. Gentili ospiti, mi ha riferito Rhadamanthys che il vostro arrivo è stato un po’ movimentato. Purtroppo i nostri soldati non sono molto avvezzi alle visite da parte dei vivi e non sanno mai bene come comportarsi. Ma ditemi… ditemi pure il motivo della vostra visita. Purtroppo devo farvi un po’ di premura perché qui negli Inferi siamo ancora a corto di personale e devo tornare quanto prima a occuparmi in prima persona dello smistamento delle anime insieme al mio fido segretario. Dovete sapere che teniamo molto ai nostri mortacci.
Callimaco: Signor Hades, credo sia al corrente del fatto che il suo alleato Ares ha dichiarato guerra all’esercito di Athena…
Hades: Ares… Ha sempre voglia di divertirsi, quello. Sono sicuro che non ha brutte intenzioni, suvvia. Se lo conosceste bene come lo conosco io, sapreste che il mio caro nipote ha parecchi lati positivi e che bisogna solo saperlo prendere per il verso giusto.
Callimaco: N-non ne dubito. Ma, vede, qui stiamo parlando del dio della guerra e delle peggio barbarie e gira voce di un suo qualche coinvolgimento nella vicenda, signor Hades, anche solo per avergli permesso di tornare sulla terra. Non crede che l’altra sua nipote possa averne un poco a male?
Hades: Ah, la cara Athena, da quanto tempo non la vedo. Come sta? Tutto bene?
Callimaco: Di-diciamo di sì…
Sofane: Ecco, vede, noi pensiamo che per equilibrare il piatto della bilancia dovrebbe fornire un aiuto anche al nostro esercito, permettendoci di riportare nel regno dei vivi la Sacra Argo, la Nave della Speranza che già in epoca passata ha combattuto a fianco dei Saint.
Hades: Tutto qui? Rivolete veramente indietro soltanto quel trabiccolo?
Rhadamanthys: Signore, mi permette due parole in privato?
Hades: Rhadamanthys, non mi sembra molto educato nei confronti dei nostri ospiti…
Rhadamanthys: Si tratta giusto di un minuto, signore.
Hades e Rhadamanthys si appartano per qualche secondo.
Sofane: Mmmhhh… Ho un brutto presentimento.
Callimaco: Abbi fiducia, come ti ho già detto vedrai che troveremo una soluzione pacifica.
Sofane: Non mi pare che finora sia stata molto pacificia…
Hades e Rhadamanthys ritornano.
Hades: Bene. Ho sentito i suggerimenti del mio subalterno e mi sono sembrati più che accettabili. Le condizioni sono molto semplici. Per riportare indietro la nave verrete sottoposti a una piccola e innocua prova. La vostra nave viaggerà sulle acque dell’Acheronte, sospinta da una corrente che vi porterà dritti alla luce del sole. Voi dovrete stare semplicemente sulla prora e tenere lo sguardo in avanti. Se, per qualsiasi motivo vi volterete indietro, la vostra missione si considererà fallita e dovrete rinunciare alla nave. Tutto chiaro?
Sofane: S-sì…
Hades: Rhadamanthys, mi spieghi che senso ha questa prova? Mi sembra fin troppo semplice. Tanto vale lasciarli andare con la loro nave e basta, no?
Rhadamanthys: Semplice formalità, mio signore. Un piccolo segno di fiducia nei vostri confronti.
Hades: Sarà…
 
Poco dopo, i due Saint stanno veleggiando su una decrepita Argo sulle acque dell’Acheronte. Come da accordi, Sofane e Callimaco sono sulla prua, tenendo lo sguardo fisso in avanti. Sulla cima di un dirupo, Rhadamanthys li osserva dall’alto.
Rhadamanthys (osservando dall’alto, tra sé e sé): Uccidervi non sarebbe stato sufficiente per placare la mia sete di vendetta. Morirete soffrendo come i cani che siete, sentendovi suggere dal corpo il vostro stesso sangue stilla dopo stilla.
Sofane: Preparati al peggio, Callimaco. Qui gatta ci cova.
Callimaco: Basta con questo pessimismo. Sei peggio di Giasone. Vedrai che tra poco saremo a casa sani e salvi con la nostra nav… Cos…?! UARGH!!!
Un robusto ramo si avvolge intorno alla vita di Callimaco e lo trascina nella stiva della Argo.
Sofane (senza voltarsi): CALLIMACO, COSA SUCCEDE?
Callimaco: UAARGH!!! NON PREOCCUPARTI PER ME! NON GIRARTI E RESTA NELLA TUA POSIZIONE! LA MISSIONE È PIÙ IMPORTANTE DI OGNI ALTRA COSA!
Sofane: Bene, non potrò voltarmi, ma nulla mi vieta di camminare all’indietro!
Sofane retrocede fino ad arrivare alla bocca della stiva.
Sofane (mantenendo lo sguardo in avanti): CALLIMACO, STAI BENE? RISPONDIMI, DANNAZIONE!
Un altro ramo esce dalla stiva e si avvolge intorno alla caviglia di Sofane. Per un attimo il ramo sembra voler trascinare anche Sofane all’interno della pentecontera, ma poi pare ripensarci. Altri rami fuoriescono dalla stiva e si avvolgono con delicatezza intorno al corpo di Sofane.
Sofane: Questo… questo è troppo! Una scena tentacolosa yaoi è più di quanto possa sopportare! Perdonami, Callimaco, ma non so per quanto potrò resistere ancora prima di voltarmi.
Le punte dei rami si dirigono tutte in direzione dei tagli causati dal Greatest Caution di Rhadamanthys.
Sofane: È il mio sangue che volete? Bene, eccone quanto ne volete.
Sofane con un colpo secco recide il polso della sua mano destra. Tenendo il braccio all’indietro, il Saint porta la ferita aperta al di sopra del boccaporto spalancato. Il sangue cola all’interno della stiva e i rami si ritirano uno dietro l’altro.
Una luce dorata avvolge la nave. Proprio in quel momento la nave raggiunge l’uscita dall’Acheronte e la luce del sole si fonde con il bagliore accecante della nave.
Poco dopo, Sofane e Callimaco si ritrovano distesi sul ponte della Argo, in mare aperto.
Sofane (girandosi verso l’amico): Callimaco, tutto bene?
Callimaco: Sì, per un attimo ho temuto il peggio. Quei rami sembravano avere tutta l’intenzione di spremermi come un’arancia matura. Ce l’abbiamo fatta, Sofane? Abbiamo portato a termine la missione?
Sofane (alzandosi e scrutando il mare): È incredibile! Siamo a neanche due stadi dal Falero. Siamo tornati a casa! Ehi, perché mi guardi in quel modo?
Callimaco: La tua armatura… è cambiata!
Sofane: Hai… hai ragione! E anche la nave! Non solo si è completamente autoriparata, ma ha anche un aspetto completamente diverso. Non è più una pentecontera. Ora sembrerebbe… Sì, è uguale alle nostre triremi. Non sarà stato… il mio sangue?
Callimaco: Il tuo sangue?!
Sofane: Anche la ferita al polso è guarita! Il sangue e il cosmo che ho donato alla Argo devono averla aiutata a rigenerarsi e ad assumere un nuovo aspetto più consono alla nuova epoca, esattamente come accade alle cloth quando evolvono.
Callimaco: Una Argo V2, in pratica…
Sofane: Già…
Callimaco: Amico mio, mettiti al timone e portiamo questa bagnarola fino al porto. Ci aspettano grandi festeggiamenti e abbondante vino resinato una volta messo piede a terra!
Sofane (mettendosi al timone): Andiamo, mia Argo! Bentornata a casa!
La nave Argo, in tutta risposta, emette un urlo stridente.

Illustrazione: https://img00.deviantart.net/67c5/i/2016/329/a/4/argo_navis_sophanes___technical_sheet_by_sekishiki-daezq96.jpg
Illustratore: Sekishiki (galleria: http://sekishiki.deviantart.com)


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NOTE

Con questo capitolo termina quello che considero l'arco introduttivo di questa storia.
Il seconda arco ("arco di Egina") occuperà i capitoli dall'8 al 18.
L'arco finale andrà dal capitolo 19 al capitolo 26.

Questione illustrazioni. Per non sobbarcare Sekishiki di troppo lavoro, abbiamo deciso insieme che in questa storia non vi saranno nuove illustrazioni. Le uniche (poche) illustrazioni che compariranno, saranno quelle che potranno essere riciclate da "Lambda", come nel caso della scheda tecnica della cloth di Sofane che compare alla fine di questo capitolo.
Come novità segnalo però questa bellissima fanart di Sofane disegnata da Hyperion Black:
Illustrazione: http://www.pharaonwebsite.com/users/hyperion_black/fanarts/[Hyperion_black]-Sofane-du-Navire-Argo-MrGtZlo4D9.jpg
Ebbene sì, esistono le fanart delle fanart *___*

Ricordo, inoltre, che Sofane, guerriero che combatte portandosi dietro una vera e propria ancora e usandola nei modi più fantasiosi, è personaggio realmente esistito, perlomeno stando ai racconti di Erodoto. Il personaggio è inoltre citato anche da Plutarco e Pausania.

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Capitolo 8
*** Educazione all'onore ***


CAPITOLO 8
EDUCAZIONE ALL'ONORE


 
Sparta, quartiere Limnai, nei pressi delle rive dell’Eurota.
Una folla di spartiati di ogni età acclama l’arrivo di un corteo di soldati, capitanato da alcune sacerdotesse guerriero e seguito in coda da diversi giovani. Tra la calca di gente pressata ai lati, si fanno strada Demarato e Ditirambo, per raggiungere una vecchia conoscenza del sovrano di Sparta.
Demarato: Ah, ma che coincidenza! Anche tu qui, Leotichide? E vedo che c’è anche la tua Signora. Signora…
Demarato fa un inchino alla moglie di Leotichide.
Leotichide: Demarato, che splendida sorpresa!
Percalo, moglie di Leotichide: Caro, non mi hai mai detto che eri amico del sovrano! Quale onore, mio re!
Demarato: L’onore è tutto mio.
Leotichide: Demarato, vedo che ti sei portato dietro il tuo pupillo…
Demarato (fingendo stupore): Non vedo il tuo invece. Non mi dire… Non mi dire che è uno degli efebi che stanno per ricevere l’iniziazione come iranes…
Leotichide: Già. Il mio figliolo è sempre stato un vero guerriero durante tutti gli anni dell’agogé. Si è sempre impegnato con ardore e questo è il giusto coronamento per tutti i suoi sforzi. È un vero peccato, invece, che il tuo aites, in quanto straniero, oltre a non poter ricevere la cittadinanza spartana, non ha potuto e non potrà mai beneficiare di un simile addestramento. Immagino poi che, avendo sempre vissuto in mezzo ai damerini ateniesi, non sarebbe nemmeno in grado di reggere una simile prova.
Demarato: Vedo che le notizie corrono veloci…
Percalo: Caro, non essere scortese con il nostro sovrano!
Demarato: Ditirambo, che dici, ti va di dimostrate a tutti gli Spartani il tuo valore?
Ditirambo (sfilandosi le vesti di dosso): Certamente!
Al centro della folla cinque giovani volgono le spalle alla sacerdotessa guerriero della Gru, pronti a ricevere la sua frusta. Un attimo prima che il rito inizi, Demarato irrompe nella scena per inserire tra i giovani anche Ditirambo.
Persone varie della folla: Questo è un oltraggio! Una cosa del genere è inammissibile! Oltre a essere uno straniero è anche troppo giovane! Se re Cleomene sapesse cosa combina l’Europontide in sua assenza…
A un segnale di Demarato, la sacerdotessa guerriero inizia a frustare tutti e sei i ragazzi con la sua lunga frusta. Lo sdegno della folla si trasforma presto in una foga selvaggia.
Parenti vari in mezzo alla folla: Figlio, fagli vedere a quel Tespiese col moccio cosa vuol dire essere un vero Spartano! Forza, ragazzo, se non resti in piedi per ultimo, giuro su Efesto che ti rendo storpio! Più forte con quella frusta, per noi Spartani una frustata è poco più di un pizzico!
Percalo: Zeussidamo, cucciolo mio, resisti!
Mentre la frusta continua a sferzare le schiene dei sei giovani, Demarato ritorna in mezzo alla folla, a fianco di Leotichide.
Leotichide: Demarato, ho saputo cosa hai combinato tra i sepolcri reali della nostra dinastia qualche giorno fa.
Demarato: Non ho combinato proprio un bel nulla. Ho sentito che si sono scatenati dei tornado proprio nel mezzo del cimitero. È evidente che i nostri antenati sono adirati perché qualcuno ha tradito la città bassa per leccare il culo a coloro che discesero dal Terapne per mescolarsi a noi. Il tuo servilismo nei confronti di Cleomene presso la Skias era qualcosa di imbarazzante.
Uno dei cinque efebi spartiati sviene dal dolore e crolla a terra. Suo padre, disgustato, si avvicina per sputargli addosso. Il resto della folla continua ad acclamare chi ancora resiste alle sferzate della sacerdotessa guerriero.
Leotichide: Purtroppo nessuno ha potuto vederti da vicino, perché i tornado hanno tenuto lontano i curiosi, ma sono certo che tu eri lì e che c’entri qualcosa. Non sperare che mi beva la balla degli antenati arrabbiati.
Demarato: Credi quello che ti pare. Quella è la versione che ho diffuso in giro.
Leotichide: Ne hai dette parecchie in giro in questi giorni. Quando i leoni sono assenti, i granchietti ballano, eh? Com’è che tutta questa faccia tosta la tiri fuori solo quando Cleomene è assente e puoi sparlare alle sue spalle?
Altri due ragazzi spartiati crollano a terra, esausti. Durante tutto il rito, nonostante il dolore lancinante, nessuno dei partecipanti, sconfitti compresi, osa emettere un lamento. Rimangono in piedi ancora altri due efebi spartani e Ditirambo. La folla è in delirio.
Demarato: Mi addolora constatare che anche messo di fronte alle tue colpe, continui a prendere le parti della stirpe Agiade.
Leotichide: E a me addolora che per i tuoi scopi tu sia arrivato addirittura a disonorare i nostri avi. O forse dovrei dire… i miei avi?
Demarato: Non ti seguo…
Leotichide: Non fare il finto tonto. È voce comune che re Aristone, alla tua nascita, abbia fatto il calcolo dei mesi e abbia esclamato a gran voce, e davanti agli Efori, che qualcosa non tornava.
Demarato: Come osi? A quanto pare necessiti di una bella lezione, amico mio. L’umiliazione che hai subito a Olimpia non ti è bastata. Ricordi, quando ti ho sconfitto alla quadriga vincendo la cloth del Cancro, vero?
Leotichide: Vuoi batterti, Demarato? Io sono sempre pronto.
Demarato: Battermi? E perché? Per umiliarti è sufficiente la figura barbina che ti farà fare tuo figlio tra poco. Guarda!
Un altro ragazzo spartano crolla in mezzo alla polvere. Rimangono in piedi solo Zeussidamo e Ditirambo. La sacerdotessa guerriero infligge la cinquantesima frustata ai due ragazzi. Ora che i contendenti sono rimasti soltanto in due, i colpi della Saint si fanno ancora più forti.
Percalo: Forza, cucciolo, resisti! Rendi orgogliosa tua madre.
La sacerdotessa infligge un’altra sferzata e poi inizia ad arrotolare la lunga frusta.
Persone della folla: Cosa succede? Perché si è fermata? Continua, donna, non vedi che sono rimasti ancora in due? Bisogna fargliela vedere a quello straniero chi è il migliore, forza!
Sacerdotessa guerriero: La gara si è conclusa. In piedi vi sono ancora due persone, ma il cosmo di uno dei due si è già spento.
La folla ammutolisce e solo allora nota lo sguardo assente di uno dei due ragazzi, lo sguardo di un guerriero che, pur di non mostrare cedimento, preferisce morire rimanendo in piedi sulle sue gambe.
Sacerdotessa guerriero: Il vincitore è lo straniero.
Leotichide (sgomento): Cos…?!
Percalo si avvicina al corpo di Zeussidamo e gli tira un calcio, facendolo cadere a terra a faccia in giù.
Percalo: Dannato incapace, tanto valeva buttarlo giù per l’Apotete quand’era nato.
Demarato (girando le spalle a Leotichide e muovendo qualche passo per andarsene): Hai perso, Leotichide… ancora una volta.
Leotichide: NON MUOVERE UN ALTRO PASSO, DEMARATO!
All’urlo di Leotichide la folla si allontana dai due e gli fa cerchio intorno.
Demarato (senza voltarsi): Leotichide, ora basta. Ti ricordo che mi hai mosso gravi accuse giusto pochi secondi fa. Non irritarmi ulteriormente, ti sei già umiliato abbastanza oggi.
Leotichide: Voltati, Demarato, e affrontami da uomo.
Demarato: Pfui! Posso sconfiggerti anche senza muovere un dito. Sei solo una nullità.
Leotichide (correndo in direzione di Demarato e caricando il pugno): L’hai voluta tu! PRENDI QUESTO!
Ditirambo: LASCIALO STARE! WIND TRIGGER!!!
Ditirambo per non coinvolgere innocenti genera un tornado di dimensioni molto ridotte, ma sufficiente per mettere al tappeto Leotichide.
Leotichide (a terra, tra sé e sé): Un… Un tornado di colore viola… Quindi è così che stanno le cose…
Demarato (voltandosi): Leotichide, Leotichide… Sconfitto da un ragazzino che ha appena subito cinquanta frustate. Ma non ti vergogni neanche un poco?
Leotichide (cercando inutilmente di alzarsi): D-dannato… Giuro che questa me la paghi…
Percalo si avvicina a Leotichide.
Leotichide: Moglie, aiutami a tirarmi su.
Percalo (sputandogli addosso): E tu saresti un guerriero spartano? Non mi stupisco che quell’altro miserabile fosse figlio tuo.
Demarato: Mia Signora, non si crucci per questo pover’uomo. È sempre stato così. Le ha mai raccontato di quando ha perso miseramente alla quadriga contro il sottoscritto?
Percalo: Mio Signore, non aggiunga altro. Provo grande vergogna in questo momento.
Demarato: Non ha niente di cui vergognarsi. Lei è una donna meravigliosa, dotata di estrema grazia, nonché di un fisico scultoreo. Le mediocrità di altri individui non sono certo una sua colpa.
Percalo: Lei mi lusinga, mio Signore.
Demarato: Invece di lusingarsi, perché non lascia perdere quel fallito e non sceglie per una volta di stare con un Vero Uomo™?
Demarato piazza un braccio sulle spalle di Parcalo e si allontana con lei.
Leotichide (tra sé e sé): Quando tornerà Cleomene vedrai come cambierà il vento, maledetto…
Demarato (passando di fianco a Ditirambo): Ragazzo mio, ora vai a curarti e riposati un po’. Ah, quasi dimenticavo, non te l’ho più chiesto… Ti sei ricordato qualche giorno fa di inviare i corvi a Egina come ti avevo chiesto?
Ditirambo: Certamente! Sono sicuro che gli Egineti sono stati avvertiti dell’arrivo di re Cleomene come da sua indicazione. I miei corvi non sbagliano mai!
Demarato: Eccellente!

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Capitolo 9
*** La lunga strada per il potere ***


CAPITOLO 9
LA LUNGA STRADA PER IL POTERE


 
Isola di Egina, zona nord-occidentale. Ore sedici del pomeriggio. Un Gold Saint è disteso a faccia in giù sulla battigia della spiaggia. Due Bronze Saint si avvicinano all’uomo, lo sollevano di peso e lo trascinano in direzione del monte di Zeus Panellenico.
Poco dopo, nelle sale del Santuario di Aphaia…
Saint della Renna: Ecco qui, signore. Le abbiamo portato il naufrago, come ci aveva ordinato.
Crio, Gold Saint dell’Ariete: Lasciatelo a terra, grazie. Ci penso io a lui. Voi potete andare.
Saint della Renna/Saint del Dorado: Agli ordini!
Crio afferra una coppa di vino e ne rovescia una cotila intera sulla testa dell’uomo svenuto.
Cleomene (risvegliandosi e leccandosi le labbra): Ah, quale dolce risveglio…
Crio: Re di Sparta, a cosa dobbiamo la tua visita?
Cleomene (rialzandosi a fatica e pulendosi dal vino e dalla sabbia): Crio dell’Ariete, proprio te cercavo. Sono giunto fino alla vostra isola per reclamare giustizia.
Crio: Tu chiedi giustizia, Re Cleomene?
Cleomene: Mi hai sentito, Crio. Voi Egineti avete ceduto alla richiesta di terra e acqua da parte di Dario e, se non erro, sei stato proprio tu il principale responsabile.
Crio: La mia fedeltà è come sempre verso Athena e l’Ellade tutta. Non devo spiegare a te il motivo delle mie azioni.
Cleomene: Poche storie. Sei accusato di tradimento e ti porterò via in consegna per essere processato come meriti.
Crio (ridendo): Cosa pensi di fare tu da solo, Cleomene? Non sei stato neanche in grado di approdare all’isola senza andare a schiantarti sugli scogli.
Cleomene: Non prenderti gioco di me. È impossibile che dei semplici scogli possano mettere in difficoltà un Gold Saint. Quelle rocce avevano qualcosa di innaturale e scommetto che ne sai qualcosa.
Crio: Mi fai tenerezza, Cleomene. Sarò magnanimo nei tuoi confronti e ti lascerò tornare sulla terraferma accompagnato dall’equipaggio di una delle nostre navi. È bene che Sparta e Egina non entrino in conflitto per futili motivi.
Cleomene: Futili motivi li chiami?!
Crio: È evidente che tu sia qui a titolo personale, altrimenti saresti in compagnia dell’altro re di Sparta, Demarato.
Cleomene: Non è così. C’è una dannatissima legge che costringe uno dei due re a rimanere a Sparta.
Crio: Quella stessa legge costringe l’altro re a ubbidire ad Atene ogni volta che questa gli mette sotto il naso un paio di talenti in argento?
Cleomene (serrando il pugno): Come osi?! Ora tu verrai con me, con le buone o con…
Cleomene avverte all’improvviso alcuni cosmi ostili provenire dalle zone in ombra della sala.
Crio: Come ho già detto, non puoi sperare di fare nulla da solo. Ti consiglio di rinunciare e di non farti più vedere qui, Cleomene. È nel nostro interesse di Gold Saint mantenere buoni rapporti tra noi e conservare le energie in vista dell’attacco dei Berserker, non credi?
Cleomene: D’accordo, rinuncerò per ora. Ma ti avverto, Crio: già fin d’ora rafforza le tue corna poiché presto dovrai cozzare contro un tremendo malanno.
Cleomene si volta ed esce dalla sala. Crio invia un comando telepatico a un soldato semplice, con l’ordine di preparare una nave per il loro ospite.
 
 
Poco tempo dopo, a Sparta…
Ditirambo attende Demarato davanti all’entrata della Casa di Bronzo, dove questi si era recato per incontrare gli Anziani.
Demarato (uscendo dalla Casa di Bronzo): Ditirambo, non sei ad allenarti con gli altri?
Ditirambo (camminando al fianco di Demarato): No, mio re. Temo che Leotichide avesse ragione quando ha detto, qualche giorno fa, che non c’è posto per me all’interno della società spartana. Dovunque mi giri vedo solo sguardi torvi.
Demarato: Cosa dici?! Eppure l’altro giorno ti ho visto chiacchierare amabilmente con Alfeo dei Gemelli.
Ditirambo: Sì, è vero, ma è l’unico che si è mostrato cordiale nei miei confronti… e mi ha anche salvato da diverse brutte situazioni!
Demarato: Ah, il buon vecchio Alfeo! Siamo amici di vecchia data io e lui!
Ditrirambo: Il vostro è un popolo fiero e orgoglioso, Maestà, ma proprio per questo gli Spartani tendono a emarginare gli stranieri.
Demarato: Dai tempo al tempo, Ditirambo. Vedila da un altro punto di vista. Proprio per questo loro orgoglio, la fiducia e il rispetto degli Spartani vanno faticosamente conquistati, ma una volta ottenutoli sono un tesoro inestimabile. Solo qui a Sparta hai la possibilità di diventare un Vero Uomo™, ma per riuscirci dovrai superare diverse prove. Spero vivamente tu non abbia pensato che sarebbe stata una cosa facile.
Ditirambo: Le vostre parole sono sagge, ma è un dato di fatto che al momento la palaestra spartana mi sia preclusa da diffidenza e ostilità. Dovrò arrangiarmi da solo per i miei allenamenti. Non è un grosso problema in fondo, ci sono già abituato.
Demarato: Purtroppo io non posso seguirti come vorrei. In qualità di re al momento ho molte mansioni da svolgere, prima tra le quali preparare il terreno per il ritorno di Cleomene. Un terreno bello fangoso. Ma non preoccuparti, avevo già previsto tutto. Ecco, siamo arrivati.
Ditirambo: Arrivati dove?
I due giungono di fronte a una bassa casupola intonacata di calce bianca. Demarato bussa alla porta. Ad accoglierli sull’uscio è il Silver Saint di Perseo.
Demarato: Ditirambo, ti presento Daxos. Anche lui è uno straniero come te, ma collabora da tempo con lo Stato spartano. Seguirà personalmente la tua agogé e ti formerà come il migliore degli iranes.
Daxos: È un piacere conoscerti, Ditirambo.
Ditirambo: P-piacere.
Daxos (uscendo di casa e chiudendosi la porta alle spalle): Demarato mi ha raccontato che hai buone potenzialità per diventare un buon soldato. Inizieremo l’allenamento oggi stesso, tra pochi istanti, quindi preparati, novellino, perché non ci andrò leggero con te.
Demarato: Bene, allora vi lascio ai vostri allenamenti. È bene che ci teniamo pronti per il ritorno di Cleomene. Ho il sospetto che dopo il viaggio a Egina non sarà particolarmente di buon umore. A pensarci bene, però, è strano… A quest’ora sarebbe già dovuto essere di ritorno…
 
 
Santuario di Atene, tredicesima casa. Mezzanotte. Un Gold Saint attraversa la sala del Grande Sacerdote, guardandosi attorno con fare circospetto. La sala è apparentemente vuota.
Cleomene: USCITE FUORI! So benissimo che questa casa è occupata dagli Efori di Sparta. Smettettela di nascondervi come scarafaggi!
Quattro basse figure incappucciate compaiono dal nulla alle spalle di Cleomene.
Eforo1: Siamo qui, non serve alzare la voce. La nostra dea sta riposando. È bene non disturbarla.
Cleomene (voltandosi): Eccovi! Quale onore per il re della casata Agiade poter finalmente parlare con le più alte autorità di Sparta. Curioso che sia stato necessario recarsi fino al Santuario di Atene per potervi riuscire.
Eforo2: Non serve essere così acido, Re Cleomene.
Eforo3: Se noi Efori occupiamo il ruolo che un tempo era del Pope è solo per il bene dell’Ellade tutta. Abbiamo attraversato svariate epoche e combattuto innumerevoli battaglie fin dai tempi più antichi e conosciamo segreti che non puoi minimamente immaginare. È importante che la nostra presenza al Santuario rimanga segreta. Per questo motivo è stato dato ordine ai Gold Saint a guardia del Santuario di impedire a chiunque l’accesso alla tredicesima casa.
Eforo4 (mentre divora una focaccina al miele): Già… Possibile che gli altri Gold Saint ti abbiano lasciato passare così facilmente?
Cleomene: In effetti Temistocle mi ha fatto un po’ di storie, ma Euribiade del Sagittario ed Eurito della Vergine sono fedeli alla casata Agiade di Sparta e l’hanno tenuto impegnato. Per quanto riguarda Adimanto dei Pesci è bastato stringere un accordo. Credo proprio che al termine di questo nostro incontro porterò via i miei alleati. Ho ancora diversi conti da chiudere e mi potrebbero dare una grossa mano.
Eforo1: Assurdo! Questo è un oltraggio!
Cleomene: È un oltraggio che voi vecchiacci occupiate questa casa. In quanto Re di Sparta ero a conoscenza di certe voci che giravano, ma ora che le ho verificate di persona, nulla mi vieta di diffondere la verità.
Eforo2: Non sfidarci, Cleomene.
Eforo3: Non essere così sicuro di uscire sano e salvo da questa casa. Non hai idea di chi hai davvero davanti.
Cleomene: Sicuri di volerla porre in questi termini? Ho ben tre Gold Saint pronti ad accorre in mio aiuto a una mia sola parola.
Eforo4: E verreste massacrati tutti e quattro.
Cleomene: Scommettiamo?
Eforo5 (entrando nella sala): Ascoltiamo le sue richieste, compagni.
Eforo3: Autonoo!
Eforo5: Stavo osservando la volta celeste. Le stelle mi hanno riferito che gli eventi devono seguire il loro corso naturale. Come sappiamo, c’è una feroce guerra che ci aspetta nel prossimo futuro e sono certo che Cleomene, in fin dei conti, sia mosso da buone intenzioni.
Cleomene: È così, infatti. Sono in viaggio per fermare le azioni di un traditore del Santuario, ma per portare a termine la mia missione devo superare certi altri ostacoli che si sono frapposti sul mio cammino.
Eforo5: Dicci cosa ti occorre.
Cleomene: Mi serve solo una cosetta da niente… anzi, facciamo tre cosette da niente… Prometto di mantenere il segreto sul vostro conto se me le darete senza troppe storie.
 
Poco dopo…
Mentre Cleomene discende le scale del Santuario insieme a Eurito, Euribiade e Adimanto, gli Efori discutono insieme degli ultimi accadimenti.
Eforo2: Siamo sicuri di aver fatto la cosa giusta? Conosciamo bene tutti l’uso che farà di quello che ci ha richiesto.
Eforo3: I Re di Sparta sono due teste calde e diventa sempre più difficile tenerli sotto controllo. Autonoo ha ragione. È bene che le cose seguano il loro corso naturale. Se quei due hanno così voglia di ammazzarsi l’un l’altro, non possiamo che dargli una mano, non credete? Prepariamoci per la partenza, compagni, assicuriamoci che tutto vada per il meglio!
 

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Capitolo 10
*** Guerra civile! ***


CAPITOLO 10
GUERRA CIVILE


 
Sparta. Pochi giorni dopo…
Alfeo, Gold Saint dei Gemelli, corre in direzione dell’agorà. Alla sua sinistra, una figura alata gli tiene il passo saltando da un tetto all’altro e scagliando nella sua direzione mortali saette.
Euribiade, Gold Saint del Sagittario (mentre salta da un tetto all’altro): Ti avverto, Alfeo: tu mi stai mancando di rispetto. E questo non va bene, non va bene per niente. Se ti dico di fermarti, vuol dire che devi smettere di correre, hai capito? Fermarsi, dal greco fermarsi. Non mi sembra difficile. Se poi hai bisogno di altre spiegazioni me lo dici, ci fermiamo un attimo e ne parliamo.
Alfeo (continuando a correre): …
Euribiade: Ah, non vuoi rispondermi, è così?! E allora vediamo se questo ti aiuta a farti entrare nella testa il concetto… ATOMIC THUNDERBOLT!!!
Alfeo compie un salto ed evita facilmente la tecnica dell’avversario. Come Euribiade aveva previsto, il colpo, però, sfonda la parete di un edificio a breve distanza. Alfeo, non appena tocca terra, è costretto a polverizzare con una serie di calci e di pugni numerosi detriti che minacciano di seppellirlo. In questo modo finisce per offrire il fianco all’attacco di un nuovo nemico.
Nuovo nemico in lontananza: BLOODY WALTZ!!!
Due lunghissimi fusti di rosa si dirigono velocemente verso Alfeo, muovendosi come fruste, ma vengono intercettati e schiacciati da grossi frammenti di parete lanciati da un Saint nascosto nell’ombra.
Alfeo: Marone, non immischiarti!
Euribiade: Che brutta figura che stai facendo, Alfeo. Salvato da tuo fratello, un semplice Bronze Saint.
Dalla stessa strada percorsa da Alfeo, sopraggiunge il Gold Saint responsabile dell’ultimo attacco, un uomo basso e tarchiato e con la pelle del viso butterata.
Adimanto, Gold Saint dei Pesci (con il fiatone, poggiando le mani sulle ginocchia): Uff… Uff… Finalmente vi siete fermati. Non ce la facevo più.
Euribiade (saltando giù da un edificio e avvicinandosi lentamente): E ora vediamo di stanare qualche scarafaggio, che dite? INFINITY BREAK!!!
Una pioggia di raggi cosmici bersaglia un basso colonnato dietro il quale si nasconde Marone. Muovendosi nell’ombra e facendosi scudo con i pilastri marmorei, Marone evita tutti i colpi e si getta all’interno della breccia della parete colpita in precedenza dall’Atomic Thunderbolt, cercando di nascondersi.
Euribiade: Ah! Ah! Ah! Ho sempre amato il tiro all’Orsa Maggiore. INFINITY BREAK!!!
La tecnica di Euribiade crea numerosi fori nelle sezioni di parete rimaste intatte.
Alfeo (scagliandosi in direzione di Euribiade): Non osare…
Adimanto: Ma allora non ci siamo capiti. Il tuo avversario ora sono io! PIRANHAN ROSE!!!
Alfeo: No, siete voi che mi avete stancato! GALAXIAN EXPLOSION!!!
La tecnica di Alfeo spazza via le rose nere di Adimanto, rendendo vano il suo attacco, e allo stesso tempo sbalza in aria i due avversari.
Alfeo: D’accordo, leccapiedi degli Agiadi, avete la mia attenzione. Raggiungerò l’agorà non appena vi avrò sconfitti. Attaccatemi pure insieme e lasciate stare mio fratello. Vediamo cosa sapete fare.
Euribiade (rialzandosi): D’accordo. Ma poi non ti lamentare se ti facciamo troppo male, eh?
 
 
Nel frattempo, dalla parte opposta della città…
Ditirambo: Daxos, come mai un sacco di gente sta correndo in direzione dell’agorà?
Daxos: Pare che sia tornato Cleomene e che voglia regolare i conti con Demarato una volta per tutte. Ho sentito che si è portato dietro anche un bel po’ di tirapiedi dal Santuario.
Ditirambo: Cosa?! Dobbiamo correre ad aiutarlo, allora.
Daxos: E perché mai?! Per quanto entrambi siamo in rapporti di amicizia con uno dei due re, sottostiamo alle leggi di entrambi. Qui a Sparta siamo solo degli stranieri, Ditirambo. È già un miracolo che gli Spartani sopportino la nostra presenza. Opporsi apertamente a Cleomene sarebbe imperdonabile.
Ditirambo: Tu fai quello che ti pare, io vado all’agorà!
Daxos: Ditirambo, sono il tuo maestro e ti ordino di non muoverti di qui!
Eurito, Gold Saint della Vergine (con gli occhi chiusi): Faresti bene ad ascoltare il tuo maestro, ragazzino!
Ditirambo: Cosa…?! Il Gold Saint della Vergine?!
Eurito: Ho l’ordine di trattenervi. Ubbidite e non sarà necessario spargere neanche una goccia del vostro sangue.
Ditirambo (indossando la cloth del Corvo): Spiacente, ma non ho tempo per te.
Eurito: Come desideri… Mi era stato detto che avresti creato qualche problema.
Daxos (indossando la cloth di Perseo): Dannazione, pare proprio che bisognerà infrangere qualche regola…
Eurito: Daxos, sicuro di quello che stai facendo?
Daxos: Non posso certo restare a guardare il mio allievo mentre viene massacrato davanti ai miei occhi.
Eurito: Due Silver Saint che si oppongono a un Gold Saint? Quale inconcepibile errore! La vostra fine è ineluttabile. TENMA KOFOKU!!!
Ditirambo/Daxos: BUUARRGGHH!!!
 
Nel frattempo, al centro dell’agorà di Sparta, una folla di persone fanno cerchio intorno ai due Re di Sparta, che si fronteggiano indossando le loro Gold Cloth.
Demarato: Cleomene, quanto tempo. Come è andata la tua gita a Egina?
Cleomene: Non bene. Scommetto che tu c’entri qualcosa.
Demarato: Naaa!
Cleomene: Demarato, è ora che tu cessi di anteporre i tuoi capricci all’interesse dello Stato e che lasci il trono a qualcuno più meritevole di te.
Demarato: Ehi, mi hai tolto le parole di bocca!
Cleomene: Io perlomeno siedo sul mio trono per diritto di sangue. Tu, invece?
Demarato: Fammi indovinare. Hai parlato con Leotichide! Pare che la lezione dell’ultima volta non gli sia bastata. La prossima volta che lo vedo lo metto a tacere per sempre.
Cleomene: Non dovrai aspettare molto. Mi sono permesso di invitarlo alla festa. Ecco, vi lascio discutere su chi tra voi due abbia più diritto al trono…
Cleomene si sposta di lato, lasciando passare Leotichide, che emerge dalla folla tutto sudato e con degli strani tic facciali.
Demarato: Leotichide, mio caro, non ti vedo in gran forma…
Leotichide (correndo in direzione di Demarato): Il mio corpo… brucia! UAAARGHH!!!
Demarato (alzando l’indice verso il cielo): SEKISHIKI…
Prima che Demarato riesca a lanciare la sua tecnica, Leotichide è già su di lui, tempestandolo di pugni dall’incredibile potenza.
Demarato: Com’è possibile? Da quand’è che sei diventato così forte e così veloce? Stai lontano da me!
Demarato cerca di investire l’avversario con un calcio, ma Leotichide è sparito.
Demarato: Dove…?!
Leotichide è alle spalle di Demarato e gli serra un braccio intorno al collo.
Leotichide: Questo calore… questo potere… Demarato, brucia insieme a me!
Leotichide avvolge Demarato con il proprio cosmo incandescente. Demarato cerca di liberarsi dalla presa sferrando delle gomitate nello stomaco di Leotichide, ma questi sembra non accorgersene neanche.
Demarato: UUAARGHHH!!!
Leotichide lascia la presa e Demarato cade a faccia in giù nella polvere.
Cleomene: Demarato, ti accuso di non essere figlio legittimo di Re Aristone.
Demarato (mettendosi a sedere a terra e pulendosi l’armatura con una mano): Non sarà questo ridicolo duello a deciderlo. È la tua parola contro la mia, Cleomene.
Cleomene: Ti sbagli, è la tua parola contro quella degli Efori. Si dice che quando tua madre annunciò la tua nascita, Aristone fece il calcolo dei mesi ed esclamò di impeto dinnanzi agli Efori che non potevi essere suo figlio.
Demarato: Spiacente informarti che gli Efori non sono qui per confermare le tue parole. Al momento sono impegnati in uno dei loro viaggi diplomatici.
Cleomene: Ti sbagli di nuovo, Demarato. Loro sono qui.
Demarato: Che cosa?!
Cleomene: Diciamo che li ho incrociati lungo il mio cammino e che hanno deciso di seguirmi fino a casa.
Dalla folla emergono cinque anziane e basse figure incappucciate.
Cleomene: Efori, avete ascoltato l’accusa posta da me e Leotichide a questo falso governante. Qual è il vostro verdetto? Potete confermare le mie parole?
Gli Efori si guardano tra loro dubbiosi.
Demarato: Non osate… Siamo sempre stati alleati io e voi…
Eforo4: Niente di personale, Demarato. In quanto rappresentanti di una delle cariche più alte dello Stato, è nostro dovere riferire la verità e nient’altro che la verità. Come molti già sapranno, noi cinque abbiamo effettivamente sentito Re Aristone pronunciare quella frase. D’altra parte, però, non possiamo sapere con certezza se tu sia semplicemente nato prematuro o se tu madre abbia giaciuto con qualcun altro.
Eforo2, Eforo3 e Eforo5 tirano di nascosto delle gomitate di intesa a Eforo1.
Demarato: Li hai sentiti, Cleomene. Loro non possono di certo saperlo con certezza.
Cleomene: Uh! Uh! Uh! Pensi davvero di cavartela così a buon mercato, Demarato? Sono anni che attendo questo momento.
Sopraggiunge Eurito che trascina dietro di se Daxos e Ditirambo, privi di sensi, tirandoli per l’armatura a livello della collottola.
Eurito (lanciando i due Silver Saint in mezzo alla piazza): Eccomi, Maestà, li ho sistemati come mi ha ordinato.
Cleomene: A dire il vero, ti avevo ordinato di far fuori il ragazzino, non di lasciarlo privo di sensi.
Eurito: Se possibile vorrei evitarlo. Con tutto il rispetto non ne vedo la necessità.
Cleomene: Cosa vuoi vedere tu, Eurito? Devi solo ubbidire ai miei ordini. Uccidilo!
Demarato (alzandosi): Non farlo!
Leotichide (bloccando il passo a Demarato): Spiacente, di qui non… non si passa.
Nel frattempo, dalla parte opposta da cui è giunto Eurito, sopraggiunge anche Alfeo, che trascina per i piedi Euribiade e Adimanto, privi di sensi.
Alfeo (lanciando Euribiade e Adimanto vicino a Eurito): Hai sentito gli ordini di Demarato, Saint della Vergine. Non uccidere quel ragazzino.
Eurito: Alfeo, amico mio, ti chiedo di non intrometterti. Non voglio combattere contro di te.
Alfeo (avvicinandosi di qualche passo, minaccioso): Comportati da uomo, Eurito. Non vuoi combattere contro di me, ma preferisci giustiziare un ragazzino svenuto, è forse questa la verità?
Proprio in quel momento Daxos e Ditirambo recuperano i sensi e, sorreggendosi l’un l’altro, si alzano lentamente in piedi.
Eurito (muovendosi in direzione dei Silver Saint): Ecco, vedi? Non è più privo di sensi. Ora lasciami fare il mio lavoro.
Alfeo (poggiando una mano sulla spalla di Eurito): Non un altro passo, Eurito.
Leotichide (continuando a sudare ed esprimendosi a fatica): Cleomene, ricorda… ricorda i patti! Q-quel ragazzino ha osato dissacrare i sepolcri reali degli Europontidi. Deve… deve morire!
Cleomene: Cosa aspetti, Eurito? Elimina quel traditore di Alfeo!
Eurito: E così sia.
Eurito si gira e sferra un pugno, che viene fermato dalla mano di Alfeo. Quest’ultimo cerca a sua volta di colpire Eurito, ma il suo pugno viene fermato dal palmo della mano del Saint della Vergine.
Cleomene: Questa è… la posizione della battaglia dei mille giorni! Dannazione, non ho tutto questo tempo! Ci penso io!
Cleomene si avvicina a Ditirambo, ma Daxos si frappone tra i due mostrando a Cleomene lo scudo di Medusa.
Daxos: Mi perdoni, Maestà…
Gli arti e il busto di Cleomene iniziano a pietrificarsi.
Daxos: Scappa, Ditirambo. ORA!!!
Cleomene: Daxos, stai commettendo un grave reato. Come osi agire in questo modo verso il sovrano del paese che ti ospita?
La folla inizia a mormorare e a lanciare sguardi ostili verso Daxos. Ditirambo fa qualche passo per scappare, ma è conciato troppo male e crolla sulle ginocchia.
Cleomene: Daxos, annulla l’effetto della tua tecnica. ORA!
Daxos: Io… io… D’accordo, va bene…
La pietrificazione di Cleomene regredisce, ma molto lentamente.
Cleomene: DATTI UNA MOSSA, DAXOS! ANNULLA LA TECNICA!
Daxos: Ditirambo…
Ditirambo volge lo sguardo verso il cielo. I suoi occhi sono limpidi. Infila due dita in bocca ed emette un lungo fischio. All’improvviso un’ombra scura cala sull’agorà e tutti i presenti vengono investiti da volatili dalle nere piume. La folla si mette a urlare e ad agitarsi per scacciare gli uccelli, ma è solo un attimo: subito dopo i corvi hanno già ripreso il volo, portando via con sé Ditirambo. Quando la pietrificazione di Cleomene si ritira a sufficienza da consentirgli di muoversi liberamente, Ditirambo è ormai fuori portata.
Cleomene: GUARDIE! Arrestate quest’uomo!  
Due soldati spartani afferrano Daxos per le braccia.
Cleomene: Voglio essere clemente con te, Daxos. Non ti farò giustiziare, ma con un po’ di sana tortura da oggi in avanti imparerai a stare al tuo posto. Portatelo via!
I soldati portano via Daxos. Alfeo ed Eurito interrompono la loro battaglia.
Cleomene: E ora torniamo alla questione principale. Invoco il vostro consiglio, onesti cittadini di Sparta! In che modo dobbiamo giudicare Re Demarato? Legittimo erede al trono o re fasullo? Se prendessimo per buono il suo suggerimento e non considerassimo sufficiente come prova di illegitimità la testimonianza degli Efori, a cos’altro potremmo appellarci? Pantite, tu che ti nascondi in mezzo alla folla e ancora non hai preso posizione… proprio tu che indossi l’armatura di colui che con il solo suo giudizio imparziale riuscì a determinare la vittoria durante la prima Guerra Sacra che la storia ricordi…
Eforo1, Eforo3, Eforo4 e Eforo5 danno di nascosto delle piccole gomitate di intesa a Eforo2.
Cleomene: Tu, Pantite, Gold Saint della Bilancia, come suggerisci di dipanare la questione? Se il giudizio dei mortali non è bastevole, secondo te, a chi altri potremmo rivolgerci?
Pantite (avanzando timidamente di qualche passo): A… agli dèi?
Demarato: Obiezione! L’accusa suggerisce la risposta!
Cleomene: Obiezione respinta! Pantite, non potendo al momento rivolgerci direttamente a loro, a chi potremmo chiedere? Chi per loro espongono i vaticini?
Pantite: La… la Pizia?
Demarato: Obiezione! Pantite è un babbo di pezza!
Cleomene: Silenzio, Demarato! Non peggiorare la situazione! Non infangare il nome di un così nobile Saint!
Pantite: Aspettate… Ora che ci penso, ho incontrato la Pizia poco fa per le strade di Sparta. Casualmente proprio oggi è in visita a Sparta. Dovremmo approfittarne e chiamarla a dare il suo responso!
Cleomene: Ottima idea, Pantite!
Demarato: Casualmente…
Cleomene: Pizia Perialla, se se qui tra noi, batti un colpo!
Perialla (con la maschera sul viso e con le vesti della Pizia): Eccomi, Re Cleomene! Mentre assistevo ai fatti ne ho approfittato per sacrificare una capra e consultare gli dèi. Ho già pronto il mio vaticinio!
Folla (ammirata): Ooohhhh!!!
Demarato (rivolto alla folla): Per Ate, ma non vi rendete conto che è tutta un’enorme pagliacciata?
Cleomene: Demarato, mi stupisco di te! Non penserai che una santa donna come la Pizia possa essere stata corrotta, non è vero? Questa è blasfemia!
Dalla folla si sollevano mormorii di disapprovazione.
Demarato: Naaa, questa non è blasfemia. Questa è la solita vecchia Sparta e tu sei un cialtrone, Cleomene.
Perialla: Ebbene, gli dèi mi hanno riferito che…
Demarato: Ehi, aspetta un attimo, Pizia di Delfi. Sbaglio o il tuo accento è marcatamente dell’Attica? Non ti ho già incontrato da qualche parte?
Cleomene: Demarato, basta disturbare!
Leotichide: B-basta d-dis… disturbare…
Perialla: Come stavo dicendo, gli dèi mi hanno riferito che Demarato non è figlio di Aristone!
Demarato: Un oracolo quantomeno sibillino! Chissà cos’avrà voluto dirci? No, scherzi a parte, Pizia, non ti ho già visto da qualche altra parte?
Cleomene: Onesti cittadini di Sparta! La Pizia ha parlato! Direi che non c’è molto altro da aggiungere. Pantite, cosa ne pensi? Possiamo ora affermare con certezza che costui è un re fasullo?
Pantite: S-sì, credo di sì…
Cleomene: Bene, anche il venerabile Saint della Bilancia mi dà ragione. Se anche voi tutti siete d’accordo, sentenzio che la corona Europontide passi al suo legittimo erede, Leotichide.
Folla: AU! AU! AU!
Leotichide: Anche la cloth, Cleomene. Voglio anche la cloth…
Demarato: Cosa c’entra la cloth?
Cleomene: E che anche la Gold Cloth del Cancro sia sottratta a Demarato per essere assegnata a Leotichide, affinché un re possa indossare un’armatura a lui degna. Siete tutti con me?
Folla: AU! AU! AU!
Cleomene lancia un segnale ad alcune guardie. Queste si avvicinano a Demarato.
Demarato: Non osate toccarmi! SEKISHIKI…
Ancora una volta, Demarato non riesce a concludere la sua tecnica. Leotichide gli è subito addosso e gli sferra un pugno alla mascella. Demarato vola a terra. Leotichide lo raggiunge, gli si siede sopra e inizia a strappargli via i pezzi dell’armatura a mani nude.
Demarato: Qui ti volevo! ACUBENS!!!
Demarato afferra Leotichide con le gambe, con l’intento di stringerle come una chela e troncare l’avversario in due. L’attacco però non ha effetto. Leotichide inspira profondamente e gonfia i muscoli, rendendoli più resistenti dell’acciaio.
Demarato: Com’è possibile? Cosa diavolo sei diventato, tu? Come ci sei riuscito, parla!
Leotichide solleva con tutta calma un pugno carico di cosmo e lo sferra verso il basso, abbattendolo sul costato dell’avversario.
Demarato (sputando sangue): BBUUARGHHH!!!
La terra trema e per la forza dell’impatto si crea un cratere sotto il corpo di Demarato. Demarato perde i sensi.
Cleomene: Bene! Io e il nuovo Re Leotichide ritorneremo a Egina per catturare il Gold Saint dell’Ariete. Ho bisogno di forti guerrieri che ci accompagnino. Aristodemo!
Aristodemo (in mezzo alla folla): Sua Maestà?
Cleomene: Tu verrai con me. Ti nomino comandante di un piccolo gruppo di Hippeis che potrai scegliere personalmente tra chi, tra gli opliti semplici, si offrirà di partire per questa missione.
Atristodemo: Agli ordini!
Cleomene: Leotichide, tutto a posto con quell’armatura?
Leotichide (con indosso la cloth del Cancro): Tutto… a posto!
Cleomene: Eurito! Raccatta da terra Euribiade e Adimanto. Prepariamoci per la partenza. Andiamo!
Eurito (caricandosi Euribiade e Adimanto sulle spalle): Agli ordini!
Cleomene, Leotichide, Perialla ed Eurito si allontanano. Gli Efori tornano alle loro mansioni in città. Aristodemo inizia a scegliere i nuovi Hippeis tra i soldati rimasti in quel momento nell’agorà. Il resto della folla si disperde. Alfeo si avvicina al suo amico Demarato, lo solleva in braccio e si avvia con lui verso i margini della città.

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Capitolo 11
*** Ritorno a Egina (prima parte) ***


CAPITOLO 11
RITORNO A EGINA (prima parte)


 
Poco tempo dopo, una trireme carica di opliti spartani si sta avvicinando di notte al porto commerciale di Egina. All’improvviso, lo scafo subisce un duro urto contro uno scoglio che nessuno a bordo aveva notato.
Cleomene: Ancora quei dannati scogli!
Aristodemo: Guardate, stanno riaffiorando dall’acqua come mossi da una forza invisibile!
Cleomene: Adimanto, tocca a te!
Adimanto (svegliandosi): Eh? Cosa…?! No, adesso non posso. Pensaci tu, Cleomene, dai.
Cleomene: Ci ho già provato la prima volta che sono venuto qui, ma sembrano indistruttibili, quindi datti una mossa, inutile culone! Non ti pago per dormire!
Adimanto: Cleomene, ti vedo troppo agitato. Devi imparare un pochino a rilassarti, hai capito? Rilassati, Cleomene, rilassati…
Cleomene: Come ti pare, ora muoviti! Distruggi quegli scogli!
Adimanto: Non c’è problema, le mie rose nere possono perforare qualsiasi cosa. PIRANHAN ROSE!!! Hai visto? Che ti dicevo?
Cleomene: Ne stanno emergendo altri. Tieniti pronto!
Aristodemo: Incredibile! Con le sue rose nere ha polverizzato quegli enormi scogli in un’istante! Non per niente è un Gold Saint!
Euribiade (avvicinandosi ad Aristodemo e mettendogli un braccio su una spalla): E non hai ancora visto nulla, mio caro soldato semplice. Tu restando al nostro fianco avrai l’occasione di imparare moltissimo. Quindi, apri bene quegli occhietti e tieniti pronto, perché tra poco vedrai dei combattimenti che un giorno tu potrai raccontare ai tuoi nipoti. È chiaro?
Aristodemo: S-sì…
Euribiade: Tu lo sai cos’è il cosmo?
Aristodemo: Beh, sì certo… Cioè, no, non lo so, lo sai di certo meglio tu.
Euribiade: Esatto. Quindi noi ora faremo una scommessa. Entro questa notte io, Euribiade del Sagittario, metterò fuori combattimento il più forte guerriero di Egina. Ok? Stringimi la mano, stiamo scommettendo!
Aristodemo (stringendogli la mano senza molta convinzione): Ma, Euribiade, io a Sparta non ho mai visto un soldo!
Euribiade: Tu non devi preoccuparti, perché se io riuscirò nell’impresa, tu mi darai un talento d’argento, ma se io fallirò te ne darò cinque di talenti. Sei emozionato, non è vero?
Aristodemo: Ma io non ce l’ho un talento d’argento!
Euribiade (chiudendo gli occhi e toccandosi la fronte con due dita): Ora stai zitto, che devo concentrarmi in vista della mia gloriosa missione.
Aristodemo: Ecco fatto, Cleomene. Te li ho distrutti tutti. Hai visto che bravo che sono stato?
Cleomene: Sì, certo, molto bravo. Ora preparatevi che manca pochissimo.
Leotichide: Laggiù! Guardate! Sulla riva! È un Gold Saint! Sta scappando!
Cleomene: Quello è Crio, non c’è ombra di dubbio. Come immaginavo c’erano i suoi poteri telepatici dietro al comportamento di quegli strani scogli. Scendiamo, presto, dobbiamo inseguirlo!
A breve distanza dalla terraferma i quattro Gold Saint e una quarantina di soldati semplici si gettano in acqua all’inseguimento di Crio. Aristodemo e un gruppo di rematori sono gli unici a restare indietro, per mettere al sicuro la trireme.
 
Poco dopo…
Leotichide: È entrato all’interno di questo recinto murario! Seguiamolo!
Cleomene: Leotichide, sii prudente! Potrebbe essere una trappola e tu ti sei ripreso da poco dagli effetti del sangue di Athena.
Leotichide (entrando nel recinto): Ti ringrazio delle premure, Cleomene. Ma ora sono un Gold Saint. So badare a me stesso.
Cleomene (seguendo Leotichdie insieme agli altri): Sì, come no…
Voce proveniente da un punto non ben definito: Spartani! Se siete venuti in pace, siate i benvenuti nell’Eaceo, l’unico e autentico Santuario comune a tutti i Greci. Ma se avete intenzioni ostili, farete bene a tornare da dove siete venuti!
Leotichide: Queste quattro mura lo chiamate un Santuario? Che razza di selvaggi…
Cleomene: Non farti trarre in inganno dalla fitta boscaglia, Leotichide. Credo che questo recinto sia più grande di quanto immaginiamo. Inoltre, avverto svariati cosmi provenire da diverse direzioni. Saremo costretti a dividerci. Tu, Leotichide, verrai con me. Ci addentreremo tra quegli ulivi laggiù per affrontare quella che sembrerebbe essere la fonte di cosmo più elevata. Euribiade e Adimanto, prendetevi qualche oplita ciascuno e andate a scovare gli altri avversari. Vedete di non fare brutte figure come a Sparta.
Adimanto: Comandi!
Euribiade: Ricevuto, mio re! Vedrai che non ti deluderò!
 
 
Poco dopo…
Soldato semplice: Qui si fa sempre più buio… Signor Adimanto, è sicuro che stiamo andando nella direzione giusta? Non dovevamo restare all’interno del recinto?
Adimanto: Amico mio, fatti furbo, dai retta a me. In lavori come questo la cosa più importante è tenersi in disparte e lasciare che il tempo passi. All’interno del recinto è pieno di nemici? Ci penserà qualcun altro a farli fuori. Alla fine di questa serata noi torniamo da Cleomene e gli diciamo che abbiamo fatto una strage. Come ti sembra? Non ti pare un’ottima idea?
Soldato semplice: N-non saprei…
Adimanto: Ma chi ce lo fa fare di andare a rischiare la vita? E dai…
Adimanto e i venti soldati al suo comando raggiungono un cumulo di terra con una rozza pietra sovrapposta e circondato tutt’intorno da un paparapetto.
Adimanto: Guardate che meraviglia… Questa, signori miei, deve essere la tomba di Foco. E quella pietra lì sopra deve essere la stessa che Peleo usò per uccidere il fratellastro.
Soldato semplice: Signore, sento che il nemico non deve essere molto lontano da qui.
Adimanto: Sei meschino, soldato semplice. Io ti parlo di arte e di storia antica e tu mi parli di lavoro. Guarda, farò finta di non aver sentito niente. Perché non vi rilassate e non vi godete la vita? Ammirate ad esempio che bella quella statua dietro di voi, un nobile simulacro in marmo Acheo, muto su la sua base immobilmente…
Pitea, Gold Saint del Capricorno (sottovoce, inespressivo): Non sono una statua, sono la lama che epurerà questo sacro luogo dalla vostra immonda presenza... 
Adimanto: Cos…?!
Pitea: Non sono una statua.
Pitea fende l’aria con il taglio della mano, facendo compiere al braccio una traiettoria orizzontale. Un istante dopo, diciannove opliti si ritrovano il tronco reciso. L’unico a cavarsela con una semplice ferita superficiale è Dienece, il soldato semplice in fondo al gruppo.
Pitea (monotono, inespressivo): Ne è rimasto uno. La mia lama non è ancora sufficientemente affilata. Che disdetta.
Adimanto: Ehi, ehi, calma! Che bisogno c’è di agitarsi tanto? Ragioniamo con calma, non ti pare? Tu sei Pitea, giusto? Vieni qui, stringiamoci la mano. Andiamo a mangiarci un piatto di cozze. Siamo tutti conterranei in fin dei conti, no?
Pitea (impassibile): No, affatto. Non permetto ad alcun nemico di invadere la Reggia d’Eaco. Abbiate timore del potere conferitomi al fine di proteggere la nostra isola, la sacra lama che alberga nella mia mano. Questa è la lama che recide ogni male.
Pitea si avvicina e si prepara a sferrare un altro attacco. Adimanto lo precede.
Adimanto: Sei un maleducato. Poi non dire che non ti ho dato una possibilità. PIRANHAN ROSE!!!
Con veloci fendenti della mano, Pitea non solo intercetta e distrugge le rose, ma manda al tappeto anche Adimanto stesso. Il contrattacco è così devastante che, sebbene i colpi non fossero diretti verso Dienece, anche lui viene travolto dalla portentosa tecnica. Il soldato cerca di ripararsi con le braccia, ma subisce ferite in tutto il corpo e viene sbalzato in aria, atterrando poco oltre Adimanto. Durante il volo la sua lancia gli sfugge di mano e finisce per conficcarsi nel terreno, a un dito dal viso del compagno.
Adimanto (piagnucolando): Merdamerdamerdamerdamerda. Oggi mi fanno fuori. Mi fanno fuori sul serio. Lo dicevo io che era meglio starmene a Corinto.
Dienece (rialzandosi ed estraendo la lancia): Signore, si faccia coraggio. In fondo si tratta di un combattimento tra due Gold Saint. Ce la può ancora fare.
Adimanto: (rialzandosi): Tu non hai capito niente. Guarda meglio.
Dienece scruta meglio nell’oscurità e nota dietro Pitea un’altra figura dai baluginii dorati avvolta da un mantello. Dienece inizia a sudare freddo. Stringe con entrambe le mani la propria lancia e sposta lo sguardo da Adimanto ai due avversari.
Dienece (arretrando): E se… E se…
Pitea: Voglio essere generoso. Fallo. Fallo e avrai salva la vita.
Adimanto: Fare cosa? Con chi stai parlando?
Dienece conficca la lancia nella schiena di Adimanto, che sbarra gli occhi e crolla sulle ginocchia. La figura avvolta dal mantello continua a rimanere immobile nella propria posizione.
Pitea (monotono): Ti ho fatto una promessa. E io mantengo le promesse. Vai. Vai pure. Ah, come sono generoso. Ah, sì, sono proprio generoso.
Dienece estrae la lancia dalla schiena di Adimanto e continua a stringerla tra le mani, puntando gli occhi sui due avversari. Nel frattempo numerose ombre sottili iniziano a serpeggiare silenziosamente sul terreno.
Pitea: Ho detto che puoi andare. Non crucciarti per il tuo tradimento. Nessun uomo è privo di colpe. Torna a Sparta e racconta a tutti della vostra sconfitta.
Dienece: No. Gli Spartani non si ritirano mai da una battaglia.
Pitea: Allora sei stupido. Sei proprio stupido ad aver colpito il tuo compagno.
Dienece: Tu credi?
In un istante il paesaggio si riempie di rami spinosi dai quali sbocciano rose bianche.
Pitea (inespressivo, monotono): Sono rovi. Ma quando sono comparsi?
Adimanto (alzando il viso da terra): ARRESTED JUDGMENT!!!
I fusti spinosi avvolgono Pitea immobilizzandolo.
Adimanto: Muoviti, prima che riesca a liberarsi!
Dienece corre in direzione di Pitea, pronto a trafiggerlo con la lancia.
Figura avvolta nel mantello: NO, FERMO! RESTRINCTION!
Dienece scaglia la sua lancia verso Pitea un attimo prima che la figura avvolta dal mantello riesca a bloccarlo.
Figura avvolta dal mantello: Che… che velocità! È riuscito a scagliare la sua lancia prima che io riuscissi a fermarlo!
La lancia di Dienece manca però il bersaglio, limitandosi a infliggere un graffio superficiale sulla guancia di Pitea.
Pitea si libera dei rovi riducendoli a brandelli con i propri arti affilati come lame.
Pitea (inespressivo, monotono): Cosa pensavi di fare, stolto? Anche se non avessi mancato la mira ho pur sempre una Gold Cloth a proteggermi. Potevi andartene e avere salva la vita. Invece ti sei condannato a morte.
Dienece (immobilizzato dal Restrinction): Spiacente, ma sono uno Scorpione ed è nella mia natura quella di pungere.
Figura avvolta dal mantello (tra sé e sé): Mmmhh… Uno Scorpione… Interessante!
Pitea si avvicina a Dienece, per infliggergli il colpo di grazia. Adimanto si rialza ridacchiando.
Pitea: Perché ridi?
Adimanto: Perché sei stato sconfitto, mio caro.
Pitea: Cosa…?! Perché mai…?! UAAARGHH!!!
Pitea all’improvviso sente un dolore terribile circolare in tutto il suo corpo.
Dienece: Mi piacerebbe poterti dire che quello che senti è il veleno dello Scorpione, ma purtroppo essendo io ancora un semplice soldato inesperto, ho preso in prestito il veleno del Gold Saint dei Pesci, impregnando la punta della mia lancia con il suo sangue.
Pitea si accascia a terra dolorante.
Adimanto (avvicinandosi a Pitea): Facciamola finita, va’.
Figura avvolta da un mantello (frapponendosi): Basta così! Il combattimento si conclude qui.
L’uomo misterioso lancia via il proprio mantello, rivelando la Gold Cloth dello Scorpione. Dienece viene liberato dal Restrinction.
Milziade: Il mio nome è Milziade, Gold Saint dello Scorpione.
Adimanto: Ma che scherzi sono questi?! Milziade, tu non eri un ateniese? Perché stai difendendo il Capricorno, si può sapere?
Milziade: Sono giunto fin qui su iniziativa personale. Temistocle e gli altri non sanno niente di questa mia decisione. Anche se sono ateniese, nel mio cuore scorre il sangue di Telamone, figlio di Eaco e considero quindi Egina la mia seconda patria. Sono qui perché voi possiate catturare Crio dell’Ariete senza che nessuno si faccia male più del dovuto.
Pitea (a terra dolorante): Nessuno ti vuole qui, Milziade. Puoi andartene via. Piuttosto che essere aiutato da un ateniese preferisco morire.
Milziade: Sei ingiusto, Pitea. Ricorda che Atene è dove ha sede il Santuario della nostra dea, quello vero, non quella brutta roba attorniata da un recinto che avete costruito qualche mese fa. E sempre da Atene provengono i più grandi maestri dei Saint. Non è forse ateniese il tuo maestro Menandro, senza il quale non indosseresti quella armatura dorata?
Pitea (rialzandosi a fatica): Levati di mezzo, ateniese. Ti stai dando troppe arie.
Milziade (infliggendo due punture a Pitea): Se il veleno dei Pesci non basta a tenerti a terra, vediamo cosa succede se lo combiniamo con un paio di autentiche punture dello Scorpione. Tié e tié.
Pitea (crollando di nuovo a terra, un attimo prima di svenire): BUUAAARGHH!!!
Adimanto: Hai proprio ragione. Si vede che hai sangue egineta. Non si capisce mai da che parte state voialtri.
Dienece (ammirato): Le punture dello Scorpione… Signore, anche lei è un maestro saint, non è vero?
Milziade: Il migliore.
Adimanto (tirando uno scappellotto a Dienece): Stai zitto! Che figure ci fai fare? Certo che è un maestro. Tutti i Gold Saint lo sono. Che, io non sono un maestro, per caso?
Dienece: Come?! N-non sapr… Sì, certo, anche lei è un maestro.
Adimanto: E allora che parli a fare? Dai, andiamo, raggiungiamo Cleomene.
Dienece: Sì, solo un attimo. Devo chiedere una cosa a…
Dienece si gira per parlare con Milziade, ma lui è svanito nel nulla.
 
 
Nel frattempo, all’interno del recinto murario, Aristodemo raggiunge il luogo dove si è appena svolta una feroce battaglia. Tutto il terreno è disseminato di cadaveri di soldati spartani e, al di sopra di un basso altare, Policrito, il giovane Silver Saint della Mosca, sta depositando alcuni pezzi di armatura spartana. Subito dopo, mentre il Silver Saint egineta si prostra in preghiera, le armature vengono letteralmente assorbite dalla pietra dell’ara.
Aristodemo, non ancora notato dal nemico, si avvicina al corpo di Euribiade, steso insieme agli altri opliti.
Aristodemo (sottovoce): Signor Euribiade, tutto bene? Quello dev’essere un Silver Saint veramente potente per averla mandata al tappeto. Ehi, mi sente? È ancora vivo?
Euribiade (sottovoce, aprendo gli occhi): Sttt! Fai silenzio, che mi sconcentri! Mi sto fingendo morto per cogliere il nemico di sorpresa. Non te l’aspettavi, eh? Sei rimasto sorpreso?
Aristodemo: Beh…
Euribiade: Svelto, sdraiati anche tu! Sta per tornare!
Aristodemo si sdraia anche lui e si finge morto.
Policrito, che fino ad ora aveva raccolto solo pezzi di armatura di soldati semplici, preleva l’elmo e i bracciali di Euribiade e li porta verso l’altare.
Aristodemo (sottovoce): Signore… non ha mosso un dito!
Euribiade (sottovoce): Lo so, lo so, non c’è bisogno che un soldatucolo come te me lo dica. La mia recitazione è stata assolutamente impeccabile!
Aristodemo: Non le dà fastidio che quell’egineta faccia sparire i pezzi della sua armatura?
Euribiade: Sparire in che senso?
Aristodemo: Non so bene dove vadano a finire, ma ho visto che venivano assorbiti da quell’altare.
Euribiade (alzandosi): Accidenti, questo non posso permetterlo. Buon uomo, si fermi per un istante!
Policrito: Cos…?! Sei ancora vivo?! In effetti mi sembrava di non averti neanche colpito.
Euribiade: Ecco, dal momento che sarei ancora vivo, le chiedo gentilmente se può restituirmi quei…
Policrito: Questi pezzi di cloth sono un’offerta per il santo patrono di Egina. Gioisci, o uomo, la tua armatura fornirà un valido contributo per la prossima creazione di un esercito infernale che marcerà su questo mondo.
Euribiade: Non credo sia possibile. Purtroppo devo insistere, considerando che corro più rischi a privarmi di parte dell’armatura che non ad affrontare un Saint di seconda categoria. E abbi pazienza, su… Posso darti del tu, vero? Ecco, considera che te lo sto chiedendo con le buone. Lasciami andare via con l’armatura e per me la possiamo anche finire qui.
Policrito: Rifletti sulle mie parole invece di rispondere a casaccio. Ti sto offrendo un’ultima possibilità di salvezza. L’esito di un nostro eventuale scontro è di secondaria importanza. Presto giungerà su questa terra il nostro messia e condottiero Eaco per purgare questo mondo ed edificarne uno nuovo dalle sue ceneri. Solo centootto anime potranno beneficiare della vita eterna se apriranno i loro cuori al messia e presteranno servizio a questo Santuario. Unisciti a noi, Gold Saint del Sagittario!
Euribiade: Aspetta… Vuoi dire che questo Santuario l’avete realizzato per onorare Eaco?
Policrito: Sì, beh, se no non lo chiamavamo Eaceo.
Euribiade: Tu hai un po’ di confusione in testa, ragazzo mio. Lascia che ti spieghi come stanno le cose. Eaco è un Giudice Infernale… un sottoposto di Hades. Nient’altro. E tu, caro mio, sei un Saint di Athena. Quella Silver Cloth che hai addosso ce l’hai per proteggere lei, non Eaco.
Policrito (alterandosi non poco): Proteggere Athena?! Cosa ha mai fatto Athena per me? Eaco ha fondato la nostra gloriosa patria. Ci ha dato un tetto, una ragione per cui vivere e combattere, un ideale in cui credere!
Euribiade (arretrando velocemente): Non esiste peggior sordo…
Policrito (lanciandosi alle spalle l’elmo e i bracciali del Sagittario): Essere un Saint di Athena significa essere come te, che fuggi dinnanzi al nemico? No, grazie.
Euribiade: Non sto fuggendo. La mia è una mossa strategica.
Policrito (correndo incontro a Euribiade, in mezzo ai cadaveri degli opliti): Strategica come lo era fingersi morto? Tu non meriti di stare al fianco del messia. Assaggerai il calcio mortale della Mosca!
Euribiade: No, strategica come permettere al mio compagno di farti lo sgambetto.
Policrito: Cos…?!
Aristodemo, che era rimasto tutto il tempo sdraiato, tende la gamba. Policrito inciampa e cade riverso a terra
Aristodemo: ORA, SIGNOR EURIBIADE!
Euribiade: Bene! INFINITY BREAK!!!
Euribiade tempesta con i suoi colpi la schiena di Policrito.
Euribiade: Un gioco da ragazzi! Povero Silveruccio da strapazzo. Ecco cosa succede a sfidare un Gold Saint!
Aristodemo (rialzandosi in piedi): Certo che sono proprio fuori di testa questi Egineti…
Dissipata la nuvola di polvere causata dalla tecnica di Euribiade, i due Saint vedono avanzare a passi misurati un Policrito ancora nel pieno delle sue forze.
Policrito: Tutto qui quello che sono in grado di fare i Saint di Athena? Comportarsi come dei vigliacchi?
Euribiade: Attento a come parli, mio caro invasato. Se sei ancora vivo è solo… solo perché ho avuto pietà di te. E ora, bada bene, sono io a offriti un’ultima possibilità di salvezza. Vedi di girare i tacchi e andartene o mi arrabbio sul serio!
Policrito (guardando di colpo in direzione del bosco sacro): Il cosmo di mio padre. È come se si fosse spento. Devo correre da lui!
Policrito corre via.
Euribiade (urlando nella direzione in cui è corso via Policrito): Ecco bravo, ti conviene! Vedo che l’hai capita! Vigliacco! Sì… tu… TU sei un vigliacco!
Aristodemo: Signor Euribiade, quindi la scommessa…
Euribiade (raccogliendo i pezzi della sua armatura): Per la scommessa c’è ancora tempo. A te sembra che la missione sia già conclusa? A te sembra che la notte sia finita e che stiamo tornando a casa? A me non sembra.
Aristodemo: Sì, certo, non volevo…
Euribiade (mettendo un braccio sulle spalle di Aristodemo): Tu sei scettico, io te lo leggo negli occhi, stronzetto… E questo è grave perché vuol dire che non hai fiducia nei tuoi superiori… che non hai fiducia in me, il sommo Gold Saint del Sagittario. Aspetta ancora una mezz’ora e poi tieniti pronto a scucire il tuo misero talento d’argento.
Aristodemo: Sì, però, nel caso che… No, dico, se per assurdo lei non dovesse…
Euribiade: Te ne do dieci di talenti. Sì, hai capito bene, ho detto dieci. E ora zitto e cammina. Andiamo a raggiungere i nostri re. Vedrai se non ti faccio fuori io il boss finale, vedrai…
Aristodemo: Eppure Policrito ha detto che il cosmo di suo padre era già…
Euribiade: HO DETTO: MUTO! E ubbidisci a un ordine quando ti viene impartito, no? Muto e cammina!
 

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Capitolo 12
*** Ritorno a Egina (seconda parte) ***


CAPITOLO 12
RITORNO A EGINA (seconda parte)


 
Pochi minuti prima, in una piccola radura al centro del bosco sacro…
Cleomene: Come vedi sono tornato, Crio. E come da tua richiesta ho portato con me l’altro re di Sparta.
Leotichide: Salve…
Crio: Me lo ricordavo diverso, l’altro re di Sparta…
Cleomene: Ho dovuto apportare qualche modifica. E ora, se permetti, mi è stato richiesto di operare qualche miglioria anche qui a Egina. Pronto per partire per un viaggio di non ritorno, traditore?
Crio: Nessun traditore si pone dinnanzi a te in questo momento, Re Cleomene.
Cleomene: Neghi quindi di aver acconsentito alla richiesta di un’offerta di terra e di acqua da parte di Dario e aver quindi tradito Athena e l’Ellade tutta?
Crio: Visto che insisti tanto, ti chiarirò il punto. Io devo la mia fedeltà soltanto al mio signore Eaco e ho agito unicamente secondo la sua volontà.
Cleomene: Sei completamente fuori di testa!
Crio: In una caverna del monte Panellenico egli mi ha parlato e mi ha suggerito come agire. Ho solo ubbidito alle sue parole. Non sta a noi uomini giudicare.
Cleomene (serrando i pugni): Con i pazzi non serve a niente discutere.
Leotichide: Cleomene, aspetta! Non potrebbe darsi che quella che ha udito Crio non fosse in realtà la voce di Ares?
Crio: Nessun dubbio. Era Eaco. Non potrei sbagliarmi su una cosa simile.
Cleomene: Leotichide, non ha alcuna importanza chi fosse. Eaco è alleato di Ares. Anche se fosse stata davvero Eaco a parlargli, il risultato non cambierebbe di una virgola.
Leotichide: Appunto! Quindi se Crio non è pazzo del tutto e ha sentito davvero quella voce, vuol dire che è stato in ogni caso ingannato. Ares è il dio della guerra e, se è vero che Eaco è suo alleato, il loro scopo è proprio quello di creare dissensi all’interno della Grecia e farci combattere tra di noi. Una volta che il nostro esercito sarà stato indebolito a sufficienza da guerre intestine, sarà facile per lui darci il colpo di grazia.
Cleomene: Mmmhhh… Questo spiegherebbe il perché Ares non si sia ancora deciso ad attaccare…
Crio: Non fatemi ripetere due volte le cose. Non sta a noi uomini giudicare. Non è nel mio interesse, né in mio potere comprendere gli scopi ultimi che si celano dietro il messaggio del mio signore. Allo stesso tempo non accetto che le sue parole vengano messe sullo stesso piano di un meschino inganno. Pagherete per le vostre bestemmie! STARLIGHT EXTINCTION!!!
Cleomene e Leotichide non hanno il tempo di reagire. I due re di Sparta vengono investiti in pieno dalla tecnica dell’avversario e, nell’essere scaraventati via, travolgono e distruggono diversi tronchi d’albero. Finiscono infine a terra, uno a fianco all’altro, a ridosso dei fusti di altri due ulivi.
Cleomene: Non mi aspettavo che fosse così forte. Tu resta qui, non sei ancora pronto ad affrontare un avversario del genere. Ci penso io a quello.
Cleomene ritorna nella radura, pronto ad affrontare Crio.
Crio: STARLIGHT EXTINCTION!!!
Cleomene: Stupido idiota, non sai che la stessa tecnica non funziona due volte contro un… BUUAARGHH!!!
Cleomene si schianta contro l’albero da cui era partito. Cadendo a terra non si accorge di perdere una delle boccette contenente il sangue di Athena, che rotola verso Leotichide.
Cleomene: Forse sono vere le voci che girano sul fatto che il Saint di Ariete sia il più forte tra noi dodici Gold. Ehi, cosa fai? Quella è mia, mi serve! Non puoi prendertele tutte tu, dannazione!
Leotichide si scola la boccetta e viene subito attraversato da dolori lancinanti in tutto il corpo.
Leotichide: UUAAARGHH!!!
Cleomene: Bella mossa, volpe che non sei altro! Ora dobbiamo aspettare che ti stabilizzi e fino ad allora sei in ogni caso totalmente inutile. Proverò a escogitare qualcosa nel frattempo!
Cleomene si alza in piedi a fatica e ritorna nella radura cercando di camminare con naturalezza.
Cleomene (avvicinandosi a Crio): Crio, i tuoi pugni mi hanno fatto molto riflettere. Ho sbagliato a sottovalutare il tuo credo e in fin dei conti poco importa se noi Gold Saint combattiamo sotto la bandiera di Athena o quella di Eaco. L’importante è essere uniti contro il nemico comune, non credi?
Crio: Lasciamo perdere le sciocchezze, Cleomene. Come oratore sei pessimo. Dimmi piuttosto perché ci tieni tanto a portarmi via con te. Tu mi consideri un traditore, e va bene, ma l’unico motivo per cui ti dai tanto da fare è perché te lo ha chiesto Atene. Perché per te è così importante acquistare potere e influenza su quella città?
Cleomene (dopo aver soppesato la situazione): E va bene, ti rivelerò i miei segreti. Ti sei mai chiesto perché gli Spartani dedicano tutta la loro vita all’arte della guerra? Il perché i nostri giovani non conoscano altro che esercizio fisico e il loro cuore batta solo per diventare dei valorosi e disciplinati iranes? Tu puoi capirmi, Crio. Ogni nostro sforzo, ogni nostro afflato è rivolto alla nostra dea Athena, la dea della guerra. Nessun’altra polis consacra la propria vita a lei come facciamo noi Spartani. Nessuna! Quei damerini degli Ateniesi gettano infamia e disonore sul suo nome dedicandosi alle arti minori e ad ogni sorta di frivolezza. Questa situazione dura da secoli e, nonostante la nostra dedizione, mai nulla è cambiato. Il Santuario è sempre lì, fermo al suo posto. Spiegami dunque, o Crio, il perché il cuore pulsante dell’esercito saint e del culto di Athena non possa trovarsi nel luogo che più gli spetta di diritto, ovvero la fiera città di cui io sono re.
Crio: A quanto pare sono molte le cose che non conosci, Re Cleomene.
Cleomene: Come dici?!
Crio: I Santuari non vengono costruiti in luoghi a caso. Anche il Santuario in cui ti trovi adesso, che noi Egineti abbiamo costruito in nome di Eaco, ha una sua ragion d’essere che va aldilà della sola volontà di noi esseri umani. Devi sapere che tutto il nostro pianeta è attraversato da linee di forza, al pari di un sistema circolatorio umano. Allo stesso modo di come il sangue, e con esso il cosmo, fonte dei nostri poteri, tiene in vita noi uomini, allo stesso modo queste linee di energia, pregne di cosmo primordiale, tengono in vita questo mondo. L’intersecarsi di due o più linee determina un punto di regolazione dell'intero sistema energetico e su questi punti si sono stanziate civiltà, si sono eretti monumenti sacri e templi dedicati al divino. Si dice, inoltre, che il punto da cui tutte queste linee hanno origine e da cui si dipanano sia proprio il Santuario di Atene. Questo è uno dei motivi per cui gli dèi ostili ad Athena mirino sempre a conquistare il Santuario e questo è il motivo per cui il Santuario è sempre stato e sempre sarà ad Atene.
Cleomene: Dunque è così…
Crio: All’interno dei Santuari vengono eretti monumenti o altri oggetti il cui scopo è veicolare l’energia della Terra. Grazie a essa possono essere create, ad esempio, enormi barriere protettive. Uno di questi oggetti è la grande statua di Athena. Si dice però che al Santuario di Atene ne esistano anche altri. Noi crediamo che uno di questi elementi sia il sacro ulivo presente nel tempio di Eretteo e risalente alla fine della prima Guerra Sacra, combattuta contro Poseidone. È per questo motivo che il bosco sacro del nostro Eaceo è costituito da ulivi. Come avrai già intuito, anche questo Santuario è stato costruito su uno snodo che collega diverse linee della terra, compresa una che scende fino al regno di Hades. È proprio grazie al fatto che Egina risieda su questo snodo che Eaco riesce a comunicare facilmente con me ed è proprio seguendo le sue istruzioni che, nel punto focale di questa confluenza energetica, è stato costruito un altare grazie al quale possiamo donargli le nostre offerte e aiutarlo nella realizzazione di un esercito.
Cleomene: Questo significa che l’unica strada che mi rimane è tornare al mio piano di quasi diciassette anni fa e prendere il Santuario con la forza. Crio, vuoi unirti a me nella lotta? Voi Egineti portate antichi rancori nei confronti di Atene, giusto? Questo vuol dire che abbiamo un nemico comune e la tua forza mi è indispensabile se vogl…
Cleomene non riesce a concludere la sua frase. Una figura fulminea gli passa di fianco e si abbatte con una potenza deflagrante su Crio. Stavolta è il corpo di Crio, scagliato lontano, ad abbattere diversi alberi.
Cleomene: Leotichide, fermati! Non è più necessario!
Leotichide (lanciandosi di nuovo contro Crio): Sei finito!!!
Crio: SPECCHIO RIFLESSO!!!
La barriera di Crio viene abbattuta da un semplice pugno di Leotichide, che finisce per colpire il Saint dell’Ariete in pieno viso.
Cleomene: Leotichide, basta!
Proprio in quel momento sopraggiunge Policrito.
Policrito (rivolto a Cleomene): Lasciatelo stare, maledetti! DEAD END FLY!
Cleomene: E tu da dove sbuchi? KING’S EMBLEM!!!
Policrito: UUAARGHH!!!
Policrito non riesce a portare a termine il suo attacco, in quanto viene investito in pieno dalla tecnica di Cleomene, perdendo conoscenza.
Crio: Re Cleomene, come osi volgere i tuoi attacchi contro mio figlio?
Cleomene: Cos…?! Era tuo figlio quello?
Distratto dallo scambio di colpi tra Policrito e Cleomene, Crio volta le spalle a Leotichide, che ne approfitta per colpirlo alla schiena. Crio crolla a terra. Leotichide fissa soddisfatto la propria mano lorda di sangue.
Nel frattempo sopraggiunge un altro Gold Saint.
Milziade (affrettandosi a soccorrere Crio): Oh, no! Sono arrivato troppo tardi!
Cleomene: Milziade, cosa ci fai qui?
Milziade: Bene, è ancora vivo… Cleomene, lascia che sia io a consegnare quest’uomo ad Atene da parte tua.
Cleomene: E perché mai dovrei lasciartelo fare? Non te lo posso permettere!
Milziade: D’accordo. Se proprio ci tieni a un’entrata trionfale lascia almeno che ti accompagni.
Cleomene: Non è questo il punto. Ho cambiato idea. Voglio che quest’uomo sia lasciato… sia lasciato…
Cleomene non conclude la propria frase per non farsi sentire da Adimanto e Euribiade, che nel frattempo raggiungono la radura da due diverse direzioni. Entrambi sono accompagnati da un soldato semplice.
Adimanto: Bravo, Cleomene. Mi complimento con te! Vedo che hai sistemato il traditore.
Euribiade: Avevi forse dei dubbi? Io non ne avevo. Il nostro re sa il fatto suo.
Aristodemo (sottovoce, rivolto a Euribiade): Euribiade, ma quindi la scommessa…
Euribiade: Zitto o ti tiro un ceffone. Sicuramente il vero boss finale deve ancora farsi vedere, te lo dico io. E quando accadrà dovrai scucire il denaro, ricordatelo.
Policrito (riacquistando i sensi e avvicinandosi a suo padre zoppicando): Padre, cosa ti hanno fatto questi bastardi? Giuro che ti vendicherò!
Crio (a occhi socchiusi, respirando a fatica): Policrito, figlio mio, stai fraintendendo la situazione. Tutto questo è accaduto per colpa di Atene. Sono loro il vero nemico, come è sempre stato. Se un giorno dovrai vendicarti, sarà verso gli Ateniesi che dovrai rivolgere i tuoi pugni, ricordatelo!
Policrito: Padre…
Crio perde di nuovo i sensi.
Policrito: PADRE! PADREEEE!!!
Adimanto (colpendo Policrito dietro la nuca): E basta!
Policrito sviene, cadendo con la faccia per terra.
Milziade: Cleomene, cosa stavi per dire un attimo fa? In che senso hai cambiato idea?
Cleomene: Io…
Cleomene si guarda intorno, comprende che quasi tutti i suoi uomini sono deceduti e per non perdere la fiducia dei pochi sopravvissuti decide di non far trapelare dinnanzi a loro che la missione è stata in realtà del tutto inutile.
Cleomene: Sì, ho cambiato idea. Puoi portare tu questo maledetto traditore ad Atene e rinchiuderlo in una cella dalla quale non rivedrà mai più la luce…
Milziade: Eppure sembrava…
Cleomene (poggiando una mano sulla spalla di Milziade): Lo lascio nelle tue mani… In ottime mani!
Aristodemo (rivolto a Euribiade): Ascolta, ho un’idea. Anche se continui a negarlo direi che la scommessa l’hai persa.
Euribiade: Mamma mia, ma hai un chiodo fisso, tu…
Aristodemo: Fammi finire. Sono disposto ad annullare il tuo debito se…
Aristodemo avvicina la bocca all’orecchio di Euribiade e gli sussurra alcune parole.
Euribiade (facendo spallucce): E va bene, facciamo come dici tu, in fondo non mi costa nulla. Ma bada! Solo perché lo decido io! E ora osserva come Euribiade ti cambia la vita in meglio e siimi grato in eterno per questo mio generoso gesto!
Milziade (caricandosi Crio in spalle): Bene, allora io andrei…
Euribiade: Aspetta, Milziade! Avrei un’idea! Dal momento che questo vile traditore non solcherà mai più un campo di battaglia, direi che tutta quella ferraglia che indossa non gli serva più a niente, dico bene?
Milziade: L’armatura dell’Ariete sarà messa in palio come premio durante i giochi Olimpici, le gare Nemee o altri giochi panellenici, come è tradizione tra i Saint.
Euribiade: Io dico, invece… Perché non la assegniamo subito a questo giovane soldato che ha combattuto come un vero Gold Saint al mio fianco? Nonostante i suoi compagni cadessero come mosche, egli non si è mai dato per vinto e ha sconfitto numerosi avversari con coraggio. Io dico che il nuovo Gold Saint dell’Ariete deve essere lui, Aristofane dell’Ariete!
Aristodemo: Aristodemo
Euribiade: È lo stesso.
Cleomene: Euribiade, tu mi garantisci che quest’uomo meriti quest’armatura?
Euribiade: Assolutamente! Cleomene, ti abbiamo seguito in questa missione perché crediamo tutti in te e nel tuo sogno di vedere un esercito saint unito sotto un unico ideale. Tutti ad eccezione ovviamente di Adimanto che pensa sempre e soltanto al vile denaro…
Adimanto: Ehi!
Euribiade: Dicevo… Abbiamo messo in gioco le nostre vite per te e per l’Ellade e credo che il nostro più grande premio, l’unico che potremmo mai richiedere, sia vedere ricompensato a dovere questo giovane soldato, in modo che possa servirti in futuro al meglio delle proprie possibilità. E credimi se ti dico che Aristoberto ha tutte le carte in regola per indossare la Gold Saint dell’Ariete.
Aristodemo: Aristodemo… Si dice Aristodemo. Come l’antico Re dei Messeni… Come il mitico padre di Euristene e Prole, capostipiti delle case regnanti di Sparta…
Euribiade: Zitto.
Cleomene: Bene! Se anche l’altro re di Sparta è d’accordo… Leotichide, sei d’accordo, vero?
Leotichide (a terra, preso di nuovo dagli spasmi): Guuarghh….
Cleomene: È d’accordo… Ti nomino quindi nuovo Gold Saint dell’Ariete! Congratulazioni, Aristocoso!
Aristodemo (stringendo la mano a Cleomene): Grazie, signore!
Milziade (sfilando l’armatura dal corpo inerme di Crio): Se questa è la volontà dei due Re di Sparta non posso oppormi. Prendete pure l’armatura.
Aristodemo (iniziando a infilarsi i pezzi dell’armatura): Ehi, è bella pesantuccia!
Dienece: Signor Milziade, prima non abbiamo avuto occasione di parlare, ma anch’io sogno un giorno di diventare un Gold Saint.
Milziade: Sì, ho capito, ma non è che ora si può far diventare tutti quanti Gold Saint. Siamo soltanto in dodici. Tu di che segno hai detto che sei, ragazzo?
Dienece: Scorpione, signore.
Milziade: Ecco, appunto. Spiacente, armatura già occupata. E occupata dall’unico meritevole di portarla: il sottoscritto.
Dienece: Proprio per questo le chiedevo se poteva farmi da maestro…
Adimanto: Lo sai che sei una lagna, sì?
Cleomene: Adimanto, come se l’è cavata quest’altro durante gli scontri?
Adimanto: Mah, insomma…
Dienece: Come sarebbe a dire?! Ma se è solo grazie a me se abbiamo sconfitto Pitea!
Adimanto: Non ti allargare, ragazzino. Devi mangiarne di cereali per diventare un vero guerriero. Resta al tuo posto e un giorno vedrai che diventerai un ottimo Bronze Saint. Forse.
Dienece (tra sé e sé): Grrr! Dannato mercenario! Ha solo paura di non venir pagato.
Adimanto: Guarda che ti sento. Stai attento…
Cleomene: Ora basta! Tutto è bene quel che finisce bene. Si torna a casa, ragazzi!
Leotichide: Nnngghh

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Capitolo 13
*** Sparta, addio ***


CAPITOLO 13
SPARTA, ADDIO


 
Qualche notte prima, mentre Cleomene e i suoi devono ancora raggiungere l’isola di Egina, in una piccola abitazione segreta ai margini di Sparta, Demarato riprende conoscenza…
Alfeo (in Gold Cloth): Tutto bene, Demarato?
Demarato (in abiti leggeri): Sì, sto bene, almeno credo…
Alfeo: Temevo che i colpi di Leotichide avessero compromesso irrimediabilmente i tuoi organi interni e che non ti saresti più risvegliato.
Demarato (mettendosi a sedere sul letto): Spiacente di non aver soddisfatto le tua aspettative.
Alfeo: Fai piano, hai ancora bisogno di riposo.
Demarato: Chi è quella donna mascherata in fondo alla stanza? Non sarà per caso…
Alfeo: Non agitarti. È proprio la Pizia di Delfi, colei che ha proferito le parole che ti hanno definitivamente incastrato facendoti perdere trono e cloth. Mi ha chiesto di conferire con te e l’ho portata di nascosto fin qui.
Demarato: E perché è ancora viva?
Alfeo: Ti prego di ascoltare quello che ha da dirti. Potrebbe esserci di grande aiuto per recuperare la corona e per togliere di mezzo Cleomene una volta per tutte.
Demarato: Uff… Sentiamo…
Perialla (con indosso la maschera e un semplice peplo): Re Demarato, presso l’Agora tu hai detto di ricordarti di me. Eri nel giusto, sebbene sia per me grande meraviglia che tu non ti sia dimenticato di me dopo quasi diciassette anni.
Demarato: Tu eri la sacerdotessa del Santuario di Eleusi… Sei la Silver Saint della Gru!
Perialla: Sì, è così. Il mio nome è Perialla. Dal giorno in cui Cleomene tentò invano di convincere gli eserciti del Peloponneso a mettere a ferro e fuoco Eleusi, mi ha sempre tenuto sotto il suo controllo. Grazie ad alcuni suoi contatti mi ha inserito a Delfi come nuova Pizia e mi ha usato per i suoi scopi.
Demarato: Come ad esempio quattro anni fa…
Perialla: Esatto. Quattro anni fa, Re Cleomene mi ha obbligata a emettere un vaticinio che ha portato all’insensato massacro di molti soldati argivi e la conquista del loro Santuario. Allo stesso modo lui e i suoi uomini mi hanno costretta a proferire presso l’agorà le parole che ti hanno messo in cattiva luce nei confronti di tutta Sparta.
Demarato: Fantastico. E pensare che, senza volerlo, quel giorno a Eleusi sono stato proprio io a suggerirgli l’idea di corrompere la Pizia di Delfi per i propri scopi. Ebbene, cosa vuoi adesso da me?
Perialla: Voglio che tu mi liberi da questo giogo e dalle sue continue minacce. Speravo che dopo qualche tempo mi lasciasse in pace, ma sono passati troppi anni e ancora non mi sono liberata di lui. Sono disposta a testimoniare presso gli Efori, o chiunque altro desideriate, che vi è stato strappato il trono con l’inganno. In cambio chiedo, per la mia sicurezza, che Cleomene venga eliminato per sempre.
Demarato: Chiedi molto, ragazza, anche se la proposta mi alletta parecchio. Quindi saresti disposta a tradire Cleomene, eh? Non pensi che lui possa aver previsto questa tua mossa e averti fatto seguire dai suoi uomini fino a qui?
Perialla: Sono stata prudente. Gli ho detto che sarei tornata a Delfi, ma nel frattempo sono stata raggiunta in segreto da mia sorella gemella, ho scambiato i miei vestiti con i suoi e l’ho fatta partire al mio posto insieme alla mia cloth. Cleomene non ha sospettato nulla e, dopo averla vista andare via, è partito a sua volta per Egina.
Demarato: Mmmhhh… Fammi indovinare. Tu sei certa che io non ti ucciderò seduta stante perché hai lasciato detto a tua sorella che, se non farai ritorno a Delfi, dovrà diffondere la notizia che Demarato ti ha ucciso per vendetta. E se questa voce giunge alle orecchie degli Spartani difficilmente potrò riottenere il mio trono.
Perialla: Siete molto acuto.
Demarato: Tu sopravvaluti il mio buonsenso, donna. Le mie mani tremano per il desiderio di stringersi intorno al tuo collo. Chi mi dice, inoltre, che tu non stia ancora ubbidendo agli ordini di Cleomene e che tu non sia qui solo per tirarmi qualche altro brutto tiro? Stai parecchio attenta, perché io non ci casco in certi giochetti! Io ti ho capita, tu sei una che gioca sporco esattamente come il tuo padrone!
Alfeo: Demarato, non scoraggiarla troppo. Ha buone intenzioni, me lo sento.
In quel momento qualcuno bussa alla porta.
Demarato: Alfeo, la porta!
Alfeo: Cosa facciamo?
Demarato: Apri pure, non abbiamo molte altre scelte. Se è un semplice impiccione fallo fuori, ma assicurati che nessun’altro ti veda.
Alfeo: Ricevuto.
Alfeo apre con molta prudenza la porta. Nell’oscurità della notte si staglia la figura di un ragazzino coperto da un ampio chitone con il quale cerca di nascondere al meglio la sua armatura d’argento. Sui rami degli alberi tutt’intorno sono posati numerosi uccelli neri.
Ditirambo: Sono io, Ditirambo. Marone mi ha detto dove trovarvi.
Alfeo: Presto, entra, ragazzo, prima che ti veda qualcuno.
Ditirambo entra all’interno della piccola casupola e si dirige verso il letto di Demarato. Alfeo si affretta a richiudere la porta.
Demarato: Ditirambo, che sorpresa. A quanto pare sei ancora vivo. Ne sono lieto. In questo momento ho bisogno di quanto più aiuto possibile.
Ditirambo: Anch’io sono lieto che lei stia bene. Non mi fraintenda, però. Sono qui solo per dirle addio.
Demarato: Ditirambo, ritira subito quanto hai detto. Ti ricordo che tu sei mio. Avevamo un patto, ricordi?
Ditirambo scuote la testa sconsolato.
Ditirambo: Signore, io ricordo soltanto che lei mi ha promesso che a Sparta non avrei più vissuto come un emarginato, eppure…
Proprio in quel momento fa capolino da un piccolo lucernario uno dei corvi di Ditirambo.
Ditirambo: Cosa succede, Eumelo?
Eumelo: CRAA CRAAA!!!
Ditirambo: Cos…?! I sicari di Cleomene! Hanno circondato l’edificio!
Numerosi Saint e aspiranti Saint circondano la casa e iniziano a bersagliarla con bordate di cosmo. I corvi di Ditirambo si levano in volo spaventati. Dopo pochi istanti la casa salta in aria. L’esplosione non è però causata dai colpi dei sicari, bensì proviene dall’interno e coglie di sorpresa gli sgherri. Dai bagliori della semi-sfera di energia, emergono le sagome di quattro guerrieri che, saltando in direzioni diverse, si lanciano ad affrontare i loro avversari.
Uno di questi getta via il proprio ampio mantello mentre è ancora in volo, rivelando la Silver Cloth del Corvo. I suoi colpi sono veloci come il vento, le sue mani e le sue gambe implacabili come artigli.
Un altro dei quattro combatte a petto nudo. Alcuni sicari sono convinti di poterlo battere facilmente ora che è privo della sua Gold Cloth. Subito dopo le loro anime vengono strappate via dai loro corpi e gettate nella bocca degli Inferi.
Egli non è il solo a combattere con disinvoltura senza la propria armatura, in quanto un altro membro del gruppo, una donna protetta soltanto da una maschera d’argento, riesce a dare del filo da torcere al proprio avversario, evitando con estrema destrezza le palle chiodate da lui lanciate.
Il quarto, infine, ammantato da bagliori dorati, elimina interi gruppi di nemici, uno dopo l’altro, guidato da una meticolosa furia omicida. Non si preoccupa, egli, di un nemico nascosto nell’oscurità, che spera di decapitarlo con il suo disco argentato, in quanto è certo che un quinto eroe lo coglierà alle spalle stritolandolo tra le sue braccia, come di fatto avviene.
Alfeo: Grazie, Marone. Ora però occupati soltanto dei pesci piccoli, che agli altri ci penso io.
Mentre Alfeo, Marone, Ditirambo e Demarato si occupano di annientare il grosso delle forze nemiche, Perialla ne approfitta per concentrare le sue attenzioni su un unico avversario, il Saint con le palle chiodate, sua vecchia e odiata conoscenza.
Cobone, Silver Saint di Cerbero: Sei diventata veloce, Perialla.
Perialla (continuando a evitare i colpi dell’avversario): Non sono più la ragazzina che Cleomene ti affidò più di dieci anni fa per tenerla sotto il tuo controllo.
Cobone: Tu dici? Io invece scommetto che alla fine ti sottometterai esattamente come quella ragazzina. In fondo l’hai sempre fatto.
Perialla: Se ne sei così convinto lascia che ti dia un assaggio dei miei veri poteri.
Cobone lancia una delle sue palle chiodate in direzione di Perialla. Stavolta la Sacerdotessa Guerriero non evita il colpo, ma afferra invece la sfera a mani nude, distruggendola un attimo dopo.
Cobone (sudando freddo): Che cosa…?! Com’è possibile?!
Perialla (circondata da un’aura dorata): Avrei potuto far fuori Cleomene già diverso tempo fa. Questo mi avrebbe messo in salvo? No di certo. Sarei stata catturata e condannata per il mio gesto. Ma ora, con l’appoggio di altri Gold Saint (almeno spero), il discorso cambia completamente. Ora è tempo di scrollarmi di dosso il mio passato.
Cobone lancia l’altra palla chiodata. Perialla corre incontro alla sfera e, roteando su se stessa, la frantuma con un calcio. Subito dopo sfonda l’armatura e il petto di Cobone con un pugno.
Cobone: D-dannata… N-non pensare di avermi sconfitto…
Perialla: Crepa mille volte.
Perialla concentra il cosmo nel pugno ancora infilato nel petto di Cobone e fa esplodere il suo corpo dall’interno, finendo ricoperta di sangue.
Uno degli ultimi sicari ancora in vita striscia in direzione del suo comandante e allunga il braccio sanguinante in gesto di supplica.
Sicario: Comandante, la prego, ci dia una mano. Ci stanno massacrando!
Eurito: E voi sareste dei valorosi guerrieri spartani?
Sicario: N-no… Io sono di Tebe, a dire il vero.
Eurito: Peggio del peggio!
Eurito punta un dito in direzione del tebano e lo disintegra.
Alfeo (staccando la testa con una manata all’ultimo sicario): Bene, qui forse abbiamo finito. Eurito, che intenzioni hai? Non eri partito insieme a Cleomene?
Eurito: No, mi ha lasciato qui a darvi la caccia. Non capisco però perché la Pizia Perialla si sia unita a voi.
Demarato: Eurito, non hai da preoccuparti. I giorni di Cleomene sono contati. Perialla ha deciso di sua spontanea volontà di testimoniare contro Cleomene. Il vaticinio che mi ha incastrato era solo un falso orchestrato da lui.
Perialla: Questo significa che avete deciso di accettare il mio accordo?
Demarato: Certamente. Dopo questo attacco a sorpresa quel bastardo mi ha fatto proprio arrabbiare.
Eurito: Demarato, se quello che dici è vero, vi lascerò andare via da Sparta. Mi occuperò personalmente di proteggere Perialla e condurla dagli Anziani. Quando tutto sarà sistemato… se tutto quanto verrà sistemato, potremmo rivederci in amicizia tra pochi giorni.
Demarato: Tu non hai capito, Eurito. Nessuno va da nessuna parte. Questa è la mia città e da qui non mi muovo.
Eurito: Così mi metti in grossa difficoltà nei confronti degli ordini che ho ricevuto, Demarato.
Demarato: Su, su, non farne tante. Se hai così tanta paura di Cleomene puoi andartene tu da Sparta, altrimenti non sperare di farci fuori tutti quanti. Per quanto tu sia forte sarebbe pura follia anche solo pensarlo.
Eurito: Mi suggerisci di ritirarmi dalla lotta?
Demarato: Ti suggerisco di credere in me. Non siamo noi i tuoi nemici. Cleomene è solo un pazzo alcolizzato con una grossa ossessione nei confronti di Atene. Lo so io e lo sai anche tu. Mi ha tirato giù dal trono solo per potersi portare dietro un altro re e catturare così un egineta per conto degli Ateniesi. A te sembra normale tutto questo?
Eurito: In effetti non molto.
Demarato: Bene, allora abbiamo chiarito tutto.
Alfeo: Demarato, pensaci bene. L’idea di allontanarsi momentaneamente da Sparta non è così male. Potremmo subire altri attacchi quando meno ce lo aspettiamo. La prossima volta non sappiamo con chi potremmo avere a che fare e potremmo non essere così fortunati da poter combattere uno a fianco dell’altro.
Demarato: Alfeo, ho già parlato. Vatti a risposare, ora. Mi occupo io di tirare gli Anziani giù dal letto.
Alfeo: Come vuoi tu. Ma sii prudente.
Demarato: Non c’è bisogno di dirmelo. Piuttosto dillo a quell’incosciente. È colpa sua se siamo caduti in trappola.
Ditirambo: Si riferisce a me?
Demarato: Non ha più importanza, ormai. D’ora in poi cammineremo alla luce del sole e accada quel che accada.
Ditirambo: Però io mi sono mosso con prudenza. Non credo che…
Demarato: E tutti quei corvi che stavano appollaiati sui rami la chiami prudenza? Tanto valeva scrivere un cartello gigante che indicava il nostro nascondiglio. Hai ancora molto da imparare, ragazzo. Ma non preoccuparti, abbiamo ancora parecchio tempo davanti per qualche sana strategia di battaglia.
Ditirambo: Mi stia bene a sentire! Non ho chiesto io di essere braccato come un animale. Non è questa la vita che mi aspettavo di vivere a Sparta!
Demarato: Oh, bella! E quale vita ti aspettavi? Non è una Silver Cloth quella che indossi? Non è la via del guerriero quella che hai deciso di intraprendere? Non sono forse le esperienze che hai vissuto in questi giorni quelle che più ti hanno aiutato a crescere e a formarti? In cosa pensi che consista la vita di un Saint? Raccogliere margherite?
Ditirambo: La vita non consiste soltanto nella via del guerriero!
Alfeo: M-mi sanguinano le orecchie…
Demarato (in facepalm): Oh, no, no, no, no, no! Non ci siamo proprio. Quanto si vede che sei cresciuto ad Atene.
Ditirambo (girando le spalle e incamminandosi): Vorrà dire che ci tornerò, ad Atene! L’esercito persiano potrebbe attaccare da un momento all’altro e voi non fate altro che malmenarvi tra di voi! Andrò dove potrò essere veramente utile.
Demarato: Ditirambo, torna indietro.
Ditirambo fa finta di non sentire e continua ad allontanarsi.
Demarato: DITIRAMBO, TI HO DATO UN ORDINE!
Alfeo: Lascialo andare, Demarato. Non è ancora pronto per una città come Sparta. Se sarà destino, le vostre strade si incroceranno di nuovo, un giorno.
Demarato: …
 
 
Il pomeriggio del giorno dopo, in una delle vie principali di Sparta, tutti i passanti si voltano a guardare incuriositi e stupiti l’ex sovrano Demarato che passeggia imperioso e ad ampie falcate.
Demarato: Ehi tu, laggiù, vecchiaccio, levati dalla mia strada!
Eforo1: Demarato…
Demarato: Ah, scusami, non ti avevo riconosciuto, vecchia mummia.
Eforo1: Cosa ci fai ancora qui, Demarato? Non è prudente per te restare a Sparta in questi giorni.
Demarato: E dai! Ancora con questi discorsi. C’avete una fissa tutti…
Eforo1: Perialla ha dichiarato che il suo vaticinio era un falso e, non appena i due re saranno di ritorno da Egina, saranno entrambi processati per questo.
Demarato: Lo vedi? Non ho nulla di cui preoccuparmi, allora.
Eforo1: Hai da preoccuparti di parecchie cose, invece. Non solo potresti essere colto di sorpresa da un sicario di Cleomene, ma il tuo comportamento ti sta nuovamente mettendo in cattiva luce davanti a tutta Sparta. Tra gli uomini che avete ucciso ieri c’erano parecchi padri di famiglia e nobili spartiati che godevano di grande rispetto in città.
Demarato: Erano solo un branco di farabutti.
Eforo1: Hai molte qualità, Demarato, ma la diplomazia non è il tuo forte. Se vuoi riavere il trono devi smetterla di ragionare in questo modo. Quello che devi fare ora è allontanarti da Sparta per qualche giorno, aspettare che le cose si sistemino e poi fare il tuo ritorno trionfale. Lascia tutto nelle mani mie e degli altri Efori. Nel frattempo…
Demarato: Sì?
Eforo1: Nel frattempo se tu decidessi di partire come ti ho consigliato e casualmente dovessi incrociare la strada di Cleomene, non sarebbe per noi un problema se tu lo eliminassi per legittima difesa.
Demarato: Questo suona interessante… Continua.
Eforo1: Noi Efori siamo dalla tua parte, Demarato. Lo siamo sempre stati, ma dobbiamo far fronte alle leggi dello Stato. Tu conosci i nostri segreti e come noi concordi sul fatto che la dea Athena non sia in grado di difendere l’Ellade… motivo per il quale la teniamo costantemente imbottita di droghe presso la tredicesima casa di Atene. Sei sulla nostra stessa linea di pensiero, Demarato, è innegabile, e non importa il modo che troverai per riconquistare il tuo titolo di sovrano. Non importa che mezzi userai e con chi ti dovrai alleare. Ricorda queste mie parole, Demarato. Noi desideriamo che tu possa sedere di nuovo sul trono e contiamo su di te per una nuova Sparta. Una Sparta guerriera, che creda e viva per l’arte della guerra.
Demarato: Intrigante, molto intrigante. Non potevo sperare di udire parole migliori. Può darsi che darò ascolto a qualcuno dei tuoi consigli, vecchio, dipende tutto da come si metteranno le cose. Eh! Siete proprio cinque pazzi, voialtri! Mi piace, mi piace! Ora però dimmi un’ultima cosa. L’altro giorno, presso l’agorà di Sparta, tu e gli altri Efori avete sostenuto che le voci su mio padre fossero veritiere… Che egli avesse veramente pronunciato quella frase e dubitato che io fossi suo figlio.
Eforo1: Come ti abbiamo già detto, era nostro dovere in quella circostanza riferire soltanto la verità. Quindi sì, abbiamo veramento udito quelle parole.
Demarato: Capisco. Ti saluto, vecchio. Devo parlare con una persona.
Non appena Demarato si allontana, si materializzano altre quattro figure a fianco dell’Eforo1.
Eforo2: Stento a credere a quello che ho sentito.
Eforo3: Strano modo di proteggere il tuo pupillo, amico mio.
Eforo1: L’ho protetto da voi quattro, in realtà. Volevate disfarvi anche di Demarato, no? In questo modo non vi darà più fastidio.
Eforo5: Ma potremmo ritrovarcelo come nemico.
Eforo1: Nemico di Sparta, forse. Qualsiasi cosa accadrà, continuerà a crederci suoi alleati e potremmo sfruttare questa carta a nostro vantaggio.
Eforo4: Sei stato astuto, devo riconoscerlo. Hai lasciato che capisse quello che voleva lui.
Eforo2: Non stupirtene. Tra noi cinque Astrabaco è sempre stato quello più scaltro. L’ho sempre saputo.
Eforo1: Come sempre sei fin troppo gentile, Cecrope. Spero solo che Demarato non complichi troppo le cose. È un uomo alquanto imprevedibile.
Eforo3: Ed è proprio per questo che avevamo deciso di liberarcene. Leotichide potrebbe rivelarsi un valido nuovo acquisto. È facilmente manipolabile.
Eforo4: Al posto di Cleomene, invece…
Eforo5: Direi che la risposta è fin troppo ovvia per tutti…
 
 
Poco dopo, Demarato bussa alla porta di un’anziana signora…
Demarato: Apri madre, sono io.
Madre di Demarato (aprendo la porta): Figlio mio, quanto tempo! Come stai?
Demarato (entrando in casa): Non benissimo. Ho perso il trono, ma conto di recuperarlo.
Madre di Demarato: Come mi spiace, mio caro. Dai, prendi un po’ di sisamithis, così ti tiri un po’ su di morale. Li ho appena preparati.
Demarato: Basta con le smancerie, madre. Sai che non le sopporto. Dobbiamo parlare di una cosa seria e abbiamo poco tempo.
Madre di Demarato: Poco tempo? E perché? Sei appena arrivato e vuoi già andare via?
Demarato: Abbiamo poco tempo semplicemente perché questo capitolo doveva essere un breve capitolo di transizione e, come al solito, sta diventando una roba senza fine. Poi non ci stupiamo se i Lettori si stufano e ci piantano in tronco tutti quanti.
Madre di Demarato: Se il capitolo è troppo lungo basta dividerlo in due parti. Che problema c’è?
Demarato: Non stavolta, madre. Non stavolta.
Madre di Demarato (avvicinandogli i dolcetti): Peccato che tu non abbia tempo per i miei sisamithis. Li ho fatti con il miele del monte Imetto. Da bambino ne andavi ghiottissimo.
Demarato: Beh, se sono fatti con il miele del monte Imetto…
 
Mezz’ora dopo…
Demarato: Munch, munch… Ma quanti ne hai fatti, madre?
Madre di Demarato: Sono contenta che ti piacciano. Ne faccio sempre uno o due moggi al giorno, nella speranza che passi a trovarmi e li trovi pronti belli freschi. Ti ricordi il giorno del tuo sesto compleanno? Facesti una tale indigestione che…
Demarato: Tic tac, madre. Tic tac.
Madre di Demarato: Che vuol dire Tic tac, figlio mio?
Demarato: Non lo so di preciso, ma credo significhi che dobbiamo darci una mossa con la storia.
Madre di Demarato: Sarà certamente così.
Demarato: Credo anch’io. Ancora uno. Munch, munch…
Madre di Demarato: Prendi, prendi pure…
Demarato: Dicevo… Dobbiamo parlare di una questione importante. Girano voci che io possa non essere figlio di Aristone. C’è qualcosa di vero in tali dicerie?
Madre di Demarato: Quello che posso dirti, figlio mio, è che la notte in cui sei stato concepito io ho fatto l’amore con due giovini, uno dei quali era tuo padre.
Demarato: Due contemporaneamente? Madre, mi sorprendi. Non ti sapevo così zozzona.
Madre di Demarato: Non contemporaneamente, sciocchino. Prima uno e poi l’altro.
Demarato: Ah, beh, questo cambia tutto…
Madre di Demarato: Lascia che ti spieghi. Era notte fonda e ricevetti la visita di un giovine aitante che pensavo essere tuo padr… volevo dire… che pensavo essere Aristone. Dopo essere giaciuta con lui e prima di andare via, il giovane mi ha cinto la fronte con una corona nuziale. In seguito giunse nella stanza tuo padr… giunse Aristone e…
Demarato: Madre, per piacere… Il racconto è già abbastanza avvilente di suo…
Madre di Demarato: Sì, perdonami. Dicevo… Arrivò Aristone e mi chiese da dove arrivava quella corona. Io gli risposi che me l’aveva data lui stesso, ma a quanto pare non era così. Scoprimmo in seguito che la corona proveniva da un tempietto dedicato all’eroe leggendario Astrabaco.
Demarato: Mi stai quindi dicendo che potrei essere figlio di questo fantasma, giusto?
Madre di Demarato: O suo o di Aristone. Chiarito l’equivoco della corona ho giaciuto anche con lui.
Demarato: Mi sembra logico.
Madre di Demarato: Spero di esserti stata di aiuto.
Demarato: Avrei preferito lo fossi stata un po’ di meno. Ora ti saluto. Vado via.
Madre di Demarato: Tornerai a trovarmi, vero? Ti preparo le plakountes farcite!
Demarato: Tu falle, poi vediamo.
 
 
Quella sera, alle porte di Sparta (sì, va bene, si fa per dire, Sparta non ha mura di cinta)…
Alfeo: Vai da qualche parte, Demarato?
Demarato: Qualcosa del genere. Credo sia arrivato il momento di ampliare un po’ i miei orizzonti.
Alfeo: Ti va se ti faccio compagnia? Sparta ultimamente mi sta un po’ strettina.
Demarato: Fa’ come vuoi. Sei un uomo libero, Alfeo. Lo siamo tutti.

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Capitolo 14
*** La resa dei conti ***


CAPITOLO 14
LA RESA DEI CONTI


 
È pomeriggio inoltrato. Nei pressi di Tirea, nel territorio di Cinuria, Daxos, il Silver Saint di Perseo, raggiunge Cleomene e i suoi uomini di ritorno da Egina.
Cleomene: Daxos, cosa ci fai qui? Parla.
Daxos rimane per un attimo sbalordito nel vedere Aristodemo indossare la Gold Cloth dell’Ariete, ma subito abbassa lo sguardo e si inginocchia ai piedi di Cleomene.
Daxos: Per fortuna l’ho trovata, signore. Sparta è in subbuglio. Pare che la Pizia Perialla l’abbia calunniato, sostenendo che il vaticinio che ha portato alla deposizione di Demarato le era stato imposto con la forza da lei. Gli Efori vogliono sottoporla a processo non appena tornerà a Sparta.
Cleomene: Quei luridi vermi! Stavolta hanno passato il segno! Gli mostrerà io chi è Re Cleomene! Ti ringrazio per il tuo avvertimento, Daxos. A quanto pare un po’ di sana tortura ti ha rimesso in riga.
Daxos: Gli Efori mi hanno anche incaricato di riferire che se Leotichide tornerà a Sparta senza causare problemi, saranno clementi con lui e di sicuro potrà mantenere il trono e ogni suo privilegio.
Cleomene: Aspetta. Sono stati gli Efori a inviarti qui?
Daxos: S-sì, sono stati loro.
Cleomene: Astuti, molto astuti. Vogliono dividerci, ma non sanno con chi hanno a che fare. Ho già in mente un piano. Uomini, ascoltatemi tutti. Non torneremo a Sparta per il momento, ma ci dirigeremo invece in Arcadia e, ivi giunti, solleveremo la popolazione contro Sparta. Rientreremo in patria alla testa di un esercito. Espugneremo la città, la raderemo al suolo se necessario, e dalle sue ceneri ricostruiremo finalmente un regno equo e giusto sotto il mio comando.
Euribiade: Bene, direi che si è fatto tardi. È ora di tornare a casa. Daxos, fa’ strada.
Cleomene: Cos…?! Come sarebbe a dire?! Euribiade, come osi? Leotichide, Aristocoso…
Leotichide: Cleomene, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, ma non ti posso seguire in un’impresa del genere. Vorrebbe dire perdere tutto quello che ho conquistato finora.
Aristodemo: Ehmmm… Sottoscrivo ogni parola.
Cleomene: Non capite! Io vi prometto molto più di quello che avete adesso. Leotichide, dammi ascolto, questo è solo l’inizio!
Adimanto (poggiando una mano sulla spalla di Cleomene): Lo vuoi un consiglio, Cleomene? Chi si accontenta campa cent’anni. Vai, parti per un viaggio, goditi la vita. Lascia perdere tutta questo politichese, che non serve a niente.
Cleomene: Adimanto, io ti ho pagato per i tuoi servigi. Non puoi abbandonarmi.
Adimanto: Mi hai pagato e io ho svolto il mio lavoro. Come ultimo compito dovevo riaccompagnarti fino a Sparta. A Sparta mi sembra di capire che non vuoi tornarci e quindi possiamo salutarci qui, ti pare? La strada per Corinto è piuttosto lunga. Secondo il mio modestissimo parere è meglio se mi avvio.
Cleomene: Ti pagherò molto di più se rimani, Adimanto.
Adimanto: Ho già controllato. Hai finito la grana. Stammi bene, Cleomene!
Adimanto si allontana, ritornando sui suoi passi.
Cleomene: Maledetto! Daxos, almeno tu…
Daxos (sollevando uno sguardo carico d’odio): La mia lealtà è nei confronti di Sparta, signore.
Cleomene: Va bene, ho capito, andatevene via tutti, non ho bisogno di voi! Quando entrerò a Sparta alla testa del mio nuovo esercito non avrò pietà nei confronti di nessuno di voi, ricordatevelo!
Dienece: Signore, io pure tornerei a…
Cleomene: Ma cosa me ne frega!
Dienece: Ok…
Cleomene si avvia da solo in direzione Nord. Dopo appena qualche stadio viene avvolto da una sfera di cosmo rossastra e scompare al suo interno.
 
 
Pochi minuti prima, in una radura isolata nei pressi di Glimpia, a nord-est di Sparta…
Alfeo: Dove stiamo andando di preciso, Demarato?
Demarato: Quando ci arriverò lo saprò.
Alfeo: Non stiamo andando nell’Argolide, vero? Non penso che lì la gente sarebbe molto felice di vedere due Spartani. Che ne dici, invece di deviare verso l’Elide? Magari da lì potremmo fare un salto a Zacinto. Dicono che non è male…
Demarato: …
Alfeo: Vuoi incontrare Cleomene, non è vero?
Demarato: Sì, può darsi. Non mi dispiacerebbe fargli pagare tutti i guai che mi ha procurato. Se abbiamo fortuna potremmo incrociarlo mentre ritorna verso Sparta.
Alfeo: Mmmhhh… Lui non è tipo che passa inosservato. Proviamo a chiedere a quello strano tizio laggiù. Se ci dà conferma che, andando e tornando da Egina, Cleomene ha già percorso questa strada in precedenza, abbiamo buone possibilità di incontrarlo. In caso contrario sarebbe più opportuno cambiare tragitto. Muoverci alla cieca non penso sia l’opzione migliore.
Demarato (dirigendosi con Alfeo verso lo strano tizio): Io invece ho la sensazione che stiamo andando proprio nella direzione giusta…
Alfeo: Mi scusi, buon uomo…
Dario/Ares: Eccovi, finalmente. Vi stavo aspettando.
Alfeo: C-che cosmo smisurato. E quei vestiti… Non sarai per caso un satrapo persiano o qualcosa del genere? Cosa ci fa un persiano qui? Aspetta. Non dirmi che sei proprio…
Demarato: Ares in persona. Quale onore.
Ares: Non proprio in persona. Quella che vedi, Re Demarato, è solo un’emanazione cosmica.
Demarato: Conosci il mio nome…
Ares: Certamente. Ho molti uomini infiltrati nelle vostre file e attraverso di loro vi osservo da parecchio tempo. Tu, invece, devi essere Alfeo dei Gemelli, non è vero?
Alfeo: È così.
Ares: E nascosto tra gli alberi laggiù dovrebbe esserci tuo fratello Marone.
Alfeo: Presumo di sì.
Demarato: Gli Efori mi hanno accennato a un possibile incontro con un nuovo alleato. Non può essere un caso.
Ares: Chi può dirlo?! Il loro è sempre stato uno strano gioco.
Alfeo: Alleati di Ares noi? Non scherzare, Demarato.
Demarato: Non preoccuparti, Alfeo. Non ho alcuna intenzione di stringere un’alleanza con un individuo del genere.
Ares: È un peccato. Ho sentito dire che hai perso la tua corona, Maestà. Con me al tuo fianco potresti ottenere un regno che nemmeno immagini.
Alfeo: Il suo… il suo potere psichico è enorme. Lo posso sentire. Sta cercando di corrompere le nostre anime. Mi sto sforzando di mantenere una barriera mentale che ci protegga entrambi, ma non so fino a quando resisterò.
Ares: Ops, perdonatemi, la smetto subito. Forza dell’abitudine. Comprendo benissimo che possiate avere le vostre perplessità e voglio rispettarle. Scommetto però che il giorno in cui uniremo le nostre forze è molto vicino. È solo una questione di tempo.
Demarato: Perché dovremmo? A breve gli Efori mi restituiranno il trono.
Ares: Tu credi? Staremo a vedere. Non dimenticare che sono stati i tuoi stessi passi a portati fino a me. Direi che anche questo non può essere un caso, non credi?
Demarato: Non stavo cercando te. Cercavo Cleomene.
Ares: Ne sei certo? Beh, vi prego allora di accettare un modesto omaggio da parte mia. Prendetelo come un gesto di amicizia.
Alfeo: Cos…?!
Ares avvolge i due Gold Saint con la propria aura, fino a quando i due rimangono completamente al buio.
 
 
Pochi istanti dopo, il cosmo del dio della guerra si dissolve e Demarato e Alfeo si ritrovano ai piedi del Taigeto, non molto lontani da Sparta. In loro compagnia c’è anche Cleomene.
Cleomene: Cosa…?! Dove… dove sono finito? E voi da dove sbucate?
Alfeo (scrocchiandosi le dita): Devo riconoscerlo, questo è un regalo niente male.
Demarato: Non immischiarti, Alfeo. È una faccenda tra me e Cleomene.
Cleomene: Non so quale trucco avete escogitato per portarmi fin qui, ma stavolta vi schiaccerò come quei luridi insetti che non siete altro.
Alfeo (avanzando alcuni passi con occhi spiritati): Come dici?
Demarato: Alfeo, non farmelo ripetere un’altra volta. Non immischiarti!
Cleomene infila una mano all’interno delle placche della sua cloth e tira fuori una boccetta, che si scola tutta di un fiato.
Cleomene: BUUUARGHHH!!!
Demarato (avvicinandosi): Già urli? Aspetta prima che ti colpisca, almeno.
Nonostante Demarato sia ancora distante dall’avversario, Cleomene riesce a scagliarlo contro un albero con un semplice gesto della mano. Poi si accascia a terra tenendosi lo stomaco con le braccia.
Demarato (staccandosi dal tronco nel quale era finito incastrato): Dannato, ora vedrai!
Demarato si avvicina di nuovo con passo deciso. Cleomene si rialza lentamente. Tutto il suo corpo è scosso da fremiti, ma l’espressione del suo viso ora si direbbe tranquilla, nonostante gli occhi iniettati di sangue.
Demarato: Sbaglio, o ti vedo un tantinello dopato? Meglio non perdere altro tempo e colpire subito con un…
Cleomene: LIGHTNING BOLT!!!
Demarato: BUUUARGHHHH!!! Asp… aspetta… Mi hai frainteso. Intendevo dire che io ti avrei colpito con un…
Cleomene: LIGHTNING PLASMA!!!
Demarato: BUUUUARGHHH!!! Alfeo, immischiati! Immischiati!!!
Cleomene: A… Alfeo? Dov’è andato Alfeo?
Alfeo si è già posizionato alle spalle di Cleomene, pronto per questa evenienza.
Alfeo (colpendo Cleomene alle spalle): GENRŌ MAŌ KEN!!!
Cleomene: V-vigliacchi…
Alfeo: Suvvia, tutta questa saga prequel è piena zeppa di colpi alle spalle. Uno più, uno meno…
Cleomene crolla sulle proprie ginocchia, afferrandosi la testa con le mani e con un’espressione folle in viso.
Alfeo (sussurrando all’orecchio di Cleomene e indicando un punto con il braccio): Guarda, siamo fuggiti in quella direzione, in direzione di Sparta. Sei molto forte, Cleomene, e non potevamo assolutamente competere con te. Tu però corri ad acciuffarci, altrimenti finisce che ne combiniamo un’altra delle nostre. Va’, Cleomene, raggiungici e dacci il colpo di grazia come solo tu sai fare.
Cleomene: S-sì.
Cleomene si mette a correre goffamente e con sguardo ebete in direzione di Sparta.
Demarato: Ottima pensata, Alfeo.
Alfeo: Ne sei certo? Sicuro che non preferivi toglierlo di mezzo per sempre?
Demarato: Naaa! Nonostante i suggerimenti degli Efori preferisco che la gente creda che Cleomene si stia scavando la fossa con le sue stesse mani e che non ci sia nessun tipo di coinvolgimento da parte mia.
Alfeo: In tal caso penso sia meglio sbarazzarsi di qualsiasi testimone. C’è una famigliola di Messeni là in fondo che ha assistito a tutta la scena. Che faccio, la elimino?
Demarato: Sì, grazie. Ben gentile.
Alfeo: Figurati.

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Capitolo 15
*** La tecnica del Re Diavolo ***


CAPITOLO 15
LA TECNICA DEL RE DIAVOLO


 
Cleomene (afferrando un civile e colpendolo in viso): Demarato, vieni qua! Prendi questo! E quest’altro! Aspetta… Tu non sei Demarato! Dove sei finito? Ah, eccoti là!
Per le strade di Sparta, un esagitato Cleomene rincorre e aggredisce passanti a caso riducendoli in fin di vita.
Sulla scena accorre Eurito, Gold Saint della Vergine.
Eurito: Cosa succede qui?
Civile: Signor Eurito! Solo lei può fermarlo! È Re Cleomene, è tornato dal suo ultimo viaggio e sembra totalmente fuori di senno!
Eurito: Ci penso io.
Eurito si avvicina a Cleomene, mentre questo tiene a terra l’ennesimo sfortunato e lo riempie di schiaffi.
Eurito: Re Cleomene, lasci stare quel pover’uomo.
Cleomene: Cos…? Ehi, ma questo pensavo fosse…
Eurito: Sire, mi dica, che fine hanno fatto tutti gli uomini che sono partiti con lei? Come mai è tornato da solo? Che cosa le è successo?
Cleomene (con sguardo spiritato): Sei tu! Non mi inganni, stavolta sei proprio tu, dannato!
Eurito: Si fermi, Sire! Chi dovrei essere? Non mi costringa a…
Cleomene (avventandosi contro Eurito): Ti fermerò una volta per tutte!
F l a s h
Alle spalle di Eurito compare un enorme e luminoso fiore di loto. Cleomene, colto di sorpresa, interrompe il suo attacco.
Eurito: Sire, mi mostri quali sono i tentennamenti del suo animo. Mi lasci sbirciare nel mondo del suo cuore!
Cleomene: Argh!
Eurito scruta all’interno della mente di Cleomene. Nella visione che ne segue, Cleomene è avvolto da una moltitudine di rovi.
Eurito: Quei rovi rappresentano indubbiamente il controllo mentale esercitato dal Genro Mao Ken. Come immaginavo c’è di mezzo Alfeo. C’è dell’altro, però. Quei fiori che sbocciano di continuo sui rami sono il segno di un dirompente potere ancestrale. Queste due forze si alimentano l’una dell’altra, consumando la mente e la carne di Cleomene. Sire, placatevi! Se non riprendete subito il controllo, il vostro corpo finirà a pezzi!
Cleomene: Esci… dalla… mia… MENTE!!!
Un istante dopo Eurito si ritrova scagliato a terra.
Eurito (dolorante): Cos’è stato? Ho visto un lampo e in un momento il mio legame mentale con Cleomene è stato spezzato. Non sarà stato il suo Lighting Bolt?
Cleomene (osservando Eurito dall’alto): Stai soffrendo, Demarato? Ora lenirò ogni tuo dolore!
Eurito: D-Demarato?! Io non sono… Dannazione, il suo cosmo è spaventoso. Mi ucciderà…
Eforo2: Lascialo a noi, Eurito!
Eurito: Gli Efori!
Sopraggiungono i cinque Efori, che circondano Cleomene.
Cleomene: E voi vecchiacci traditori cosa pensate di fare? Vi distruggerò uno a uno, facendovi soffrire come cani e poi diffonderò al popolo ogni vostro più sordido segreto.
Eforo1: I talismani, ora!
Ogni Eforo tira fuori dalle proprie logore vesti un talismano. Poi tutti e cinque si avvicinano a Cleomene puntandogli contro il foglietto marchiato con il nome di Athena.
Cleomene: Cosa?! Qualcosa va reprimendo la mia forza?! I talismani di Athena?! Giocate sporco! Non penserete di fermare Re Cleomene con una manciata di fogliettini, vero?!
Eforo3: Ti è familiare l’inchiostro di questi talismani, Cleomene? Essi sono stati vergati col sangue della stessa Athena!
Eforo4 (rivolto agli altri Efori): A ben pensarci per questi talismani ci saranno volute come minimo altre tre boccette di sangue. Non la staremo strapazzando un po’ troppo quella povera donna?
Eforo5: Non deconcentrarti, Eretteo! Continuiamo ad avvicinarci!
Cleomene: UAAARGHHH!!!
 
 
Poco dopo, Cleomene si ritrova legato a un ceppo, ben stretto dalle catene del defunto Saint di Cerbero. Per un Gold Saint come lui, sarebbe un gioco da ragazzi liberarsi, se non fosse che sul ceppo e sul corpo di Cleomene sono stati affissi numerosi talismani che gli impediscono di sprigionare il proprio cosmo. A guardia del prigioniero è stato lasciato soltanto un giovanissimo ilota.
Cleomene: Il mio cuore batte a un ritmo forsennato! La forza sgorga in me senza sosta! Se non riesco a placarla… Se non riesco a liberarmi di questa forza… accadrà l’irreparabile! Ragazzino, presto, liberami da questi sigilli!
Stelios: M-mi spiace, signore! Ho avuto ordine di non avvicinarmi a lei per nessuna ragione.
Cleomene: Come osi, ragazzino? È il tuo re che te lo ordina! Sei solo un semplice ilota, ubbidisci!
Stelios: L-la prego, n-non insista…
Cleomene: ORA!!!
Stelios: S-se io la liberò, lei poi cosa farà?
Cleomene (con un ghigno malefico): Vuoi saperlo? Per prima cosa ti ucciderò e poi trascinerò negli Inferi tutti gli abitanti della città!
Stelios (con le lacrime agli occhi): F-forse è meglio che io vada…
Cleomene: Maledetto, ti ucciderò! Ti ucciderò sicuramente! Vedi di ricordartelo!
Stelios (iniziando ad allontanarsi): P-potrà ripeterlo al p-prossimo ilota che verrà al mio posto…
Cleomene: Aspetta, aspetta! Forse ho un poco esagerato.
Stelios si ferma e resta in ascolto.
Cleomene: Cerca di comprendere, sono ancora sotto l’influsso di una terribile tecnica che mi fa sragionare. Facciamo così! Se mi liberi dai sigilli farò qualunque cosa mi chiederai. Sono un sovrano molto temuto dagli Spartani. So mantenere le promesse.
Stelios: Quindi cosa farebbe una volta libero?
Cleomene: Per prima cosa ti ucciderò, poi…
Stelios: Addio.
Cleomene: E-ehi! No, volevo dire… Volevo dire che ti renderò ricco, ti nominerò Gold Saint. Farò qualsiasi cosa desideri.
Stelios: Mmmhh…
Cleomene: Basterà solo qualche sigillo, ne sono certo. Nessuno noterà la differenza.
Stelios: V-va bene, ma solo qualcuno…
Stelios si avvicina impaurito e tenta di staccare un sigillo, ma questo genera un campo di forza che respinge la sua mano.
Stelios: Ahi!
Cleomene: Lo sapevo, sei proprio inutile.
Stelios: Io… io ci ho provato. Il patto vale anche in questo caso, vero?
Cleomene: AARGHH!!! Il sangue di Athena… Non riesco più a contenerlo… Dammi il tuo coltello! SVELTO!
Stelios: S-sì…
Stelios estrae il pugnale dalla cintola e lo mette nella mano di Cleomene, il quale inizia a tagliare per lungo la propria carne, partendo dalle gambe e limitatamente ai punti che riesce a raggiungere restando legato.
Cleomene: Farò uscire questo sangue maledetto dal mio corpo! È l’unico modo!
Stelios: No, si fermi! C-che guaio! Il re è impazzito del tutto. Devo correre a chiamare aiuto!
Stelios si allontana di corsa. Cleomene continua a incidere le proprie gambe e i fianchi.
Cleomene: Fuori! Fuori dal mio corpo, sangue maledetto! Fuori… Cosa… cosa sto facendo? Così finirò per morire dissanguato! Maledetto Alfeo, la sua tecnica mi sta facendo perdere completamente il senno! UAAARGGHH!
Cleomene lascia cadere a terra il coltello e con sforzi sovraumani cerca di riprendere il controllo della propria mente. Nel frattempo è sopraggiunta un’altra persona, che raccoglie il coltello da terra.
Cleomene: T-tu! Aiutami! Liberami da questi tormenti! Liberami e lascia che stringa finalmente le mie mani intorno al tuo collo!
Perialla: Come immaginavo. Sapevo di non poter contare su Demarato.
Con un gesto fulmineo, Perialla taglia la gola di Cleomene. Mentre questi annaspa disperato, Perialla distrugge le catene che lo tenevano prigioniero e gli rimette il pugnale in mano. Subito dopo si volta e si allontana.
Cleomene fa qualche passo incerto in direzione di Perialla, poi si ferma e, poco prima di crollare a terra privo di vita, riprende a pugnalarsi con forza.
 
 
Qualche ora dopo, ai margini della regione della Laconia, una donna ormai libera dai giochi del potere getta a terra la propria maschera d’argento e s’incammina verso una nuova vita.

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Capitolo 16
*** Questa è una battaglia tra dèi della guerra ***


CAPITOLO 16
QUESTA È UNA BATTAGLIA TRA DÈI DELLA GUERRA


 
Pochi giorni dopo, gli Efori radunano il popolo spartano lungo le rive dell’Eurota, per comunicargli gli ultimi sviluppi. Poco distante, tra gli alberi, Demarato e Alfeo ascoltano di nascosto.
Eforo1: Popolo di Sparta, come tutti ormai saprete, pochi giorni fa Re Cleomene si è tolto la vita. Egli era da sempre solito bere alla maniera degli Sciti ed è tornato a Sparta posseduto da Dioniso in persona, che l’ha reso violento e preda di pericolose frenesie. A causa di tutto questo, egli si è liberato dai ceppi sui quali era stato imprigionato, ha sottratto il pugnale all’ilota di guardia e si è pugnalato più volte, arrivando perfino a tagliarsi la gola. In seguito allo spiacevole suicidio di Re Cleomene, è stato deciso di muovere clemenza nei confronti di Re Leotichide, che è stato quindi assolto da gran parte delle proprie colpe, mantenendo la propria posizione di regnante. Noi Efori teniamo a sottolineare che la responsabilità di questa scelta non ricade unicamente sulle nostre spalle, ma pensiamo invece vada interpretata come la volontà di un popolo sovrano che ha sentenziato la legittimità al trono di Leotichide in seguito a regolare processo. Allo stesso modo, non per nostra decisione, ma bensì per le salde leggi che Sparta ha ereditato dal sommo Licurgo, decretiamo che il successore di Re Cleomene sia suo fratello Leonida, che ha acquisito la priorità nella linea di sangue, poiché Cleomene non ha lasciato dietro di sé figli maschi da poter incoronare. Vi chiediamo quindi di accogliere ora Leonida come vostro nuovo sovrano a fianco di Re Leotichide.
Popolo spartano: AU! AU! AU!
Leonida si avvicina a Eforo1 per i riti di incoronazione.
Alfeo (nascosto tra gli alberi): Dannati Efori! Non hanno mantenuto i patti!
Demarato (nascosto tra gli alberi): Tutt’altro! Sono io quello che ha fatto l’esatto opposto di quello che mi hanno suggerito di fare. Secondo quei vecchiacci avremmo dovuto uccidere Cleomene, allearci con Ares ed entrare in città al suo fianco. Solo così avremmo potuto imporci sopra le leggi di Sparta e prendere il trono. Gli Efori sanno che siamo in ascolto e tra le righe ci stanno chiaramente ribadendo il concetto.
Alfeo: L’Eforo che sta parlando ora è lo stesso con cui hai parlato prima di partire?
Demarato: Non lo so, forse. Mi sembrano tutti uguali.
Alfeo: Quindi cosa vuoi fare adesso, Demarato? Intendi allearti con Ares?
Demarato: Perché no?! Non abbiamo nulla da perdere. Ultimamente sono stato troppo diplomatico e questo non è da me. Troviamo il modo di rintracciare Ares.
Dario/Ares (alle spalle di Demarato e Alfeo): Cercavate me?
Demarato (sobbalzando e girandosi di scatto per lo spavento): AAHH! Sei tu! Non lo fare mai più! Per poco non ti disintegravo!
Ares: Non credo proprio. Ordunque? Lor signori hanno infine deciso di seguirmi e combattere sotto la mia bandiera?
Demarato: Mmmhhh… Può darsi.
Ares: Avanti, sappiamo tutti come andrà a finire. Evitiamo di far passare inutilmente altri capitoli.
Demarato: D’accordo, diciamo che ci sto. Ho alcune condizioni da porti, però.
Ares: Sentiamo.
Demarato: Come credo sia ormai chiaro, dovrai muovere guerra a Sparta e concedere a me e ad Alfeo il ruolo di nuovi re.
Ares: Sarò franco. Rendervi i nuovi re non sarà un problema, ma dovrete prima attendere la conquista di Atene. Se ora sono a capo dell’esercito di Dario è solo perché la completa sottomissione del Santuario rappresenta la priorità assoluta sia per me che per i Persiani. Se mi aiuterete a sconfiggere Atene, subito dopo toccherà a Sparta.
Demarato: D’accordo, si può fare. Inoltre, se combatterò al tuo fianco avrò bisogno di una nuova armatura.
Ares: Certamente. E immagino già di intuire i tuoi gusti.
Demarato viene avvolto da una nube scura, che al suo dissiparsi rivela un’armatura color cremisi: la Sarkr del Cancro.
Demarato: Ottima scelta! Mi piace!
Ares: Altre richieste?
Demarato: Sì, ne ho un’altra. Alfeo non verrà con noi. Dovrà restare qui a Sparta.
Alfeo: Che…?!
Demarato: Alfeo, mi serve un contatto fidato, qualcuno che possa servire da ponte per una eventuale invasione.
Alfeo: Un infiltrato, in pratica.
Demarato: Riusciremo a conquistare molto meglio la polis se potremo insidiarla sia dall’esterno che dall’interno.
Alfeo: Se ne sei così sicuro attenderò il tuo ritorno, Demarato. Non che la cosa mi faccia troppo piacere, però.
Ares: Per mio conto, accetto anche questa condizione, fuorché tu non cambi idea e ci tradisca, Alfeo. Ci terrei parecchio ad avere tra i miei uomini un guerriero in grado, con le proprie tecniche, di scatenare negli altri una tale furia omicida che chi ne venga posseduto non sia più in grado di distinguere tra nemici e alleati.
Alfeo: Ti riferisci al Genro Mao Ken, la Tecnica del Re Diavolo?
Ares: Sì, esatto. Gli effetti di quella tecnica sono quanto più vicino esista allo stato di furore che possono raggiungere i soldati berserker quando espandono ai massimi livelli il loro cosmo: il berserksgangr, lo stato di berserk. Tu, Saint dei Gemelli, rappresenti il legame indissolubile che esiste tra me e Athena, i due dèi della guerra, e sento che è nel destino della tua costellazione quello di spianarmi la strada per la conquista del Santuario. Quindi, sì, concordo con Demarato. Tu ci servi a Sparta.
Alfeo: E sia. Però fate in fretta ad annientare Atene e ritornare qui in forze.
Ares: Senz’altro. Ora che è tutto chiarito, possiamo andare, Demarato?
Demarato: Andiamo.
Ares prende le mani di Demarato e i due vengono avvolti da una sfera di cosmo rossastra, che scompare insieme a loro.
 
Un istante dopo, Ares e Demarato si ritrovano tra le strade di Susa, la capitale dell’impero persiano. Poco distanti da loro sta passeggiando Artabano, fratello di Dario.
Artabano: Sei tornato, finalmente! Permettimi una parola, Ares!
Ares: Artabano, mio caro, non vedi che ho appena portato un nuovo prezioso alleato? Non vuoi fare la sua conoscenza?
Artabano: No, non mi interessa. Ares, ti avevamo affidato lo sterminato esercito persiano in quanto Dario non si decideva a sferrare un attacco decisivo nei confronti dell’odiato popolo greco e degli Ateniesi in particolare. È passato un anno da quando hai detto che ti stavi preparando per muovere guerra, ma ancora non è successo nulla!
Ares: Ah! Ah! Ah! Non è ancora successo nulla, dici? Artabano, Demarato, lasciate che vi illustri quali sono i miei piani e cosa sono riuscito a ottenere finora. La vedete quella enorme torre laggiù, al centro della città?
Artabano: Certamente! È la torre che hai generato dal nulla sulle rovine dell’antica ziggurat il giorno dopo il tuo arrivo.
Ares: Esattamente! Li vedete quei quattro fasci di luce che penetrano all’interno della torre irradiandola senza sosta? Riuscite a immaginare che cosa siano?
Demarato: Esibizionismo?
Ares: Questi fasci di luce, miei cari, rappresentano il cosmo di numerosi soldati greci: il loro terrore, la loro paura, il caos generato dalla guerra, nonché l’intera energia vitale di coloro che stanno morendo in battaglia proprio in questo momento. L’influsso della mia presenza su questa terra, amplificato da questa immensa struttura, fa sì che il mondo sprofondi nel caos e che ogni uomo alzi il coltello verso il proprio fratello. Tutto questo viene poi assorbito dalla mia torre e, in un circolo virtuoso, dà nuova linfa ai miei poteri e al nostro esercito. Artabano mi accusi di essere stato fermo. In un certo senso è vero. Nell’ultimo anno il grosso del lavoro è stato compiuto dai Greci stessi, che, grazie a me, non hanno perso tempo ad ammazzarsi l’uno con l’altro.
Demarato: Se questo vale per te, lo stesso dovrebbe valere anche per Athena, allora. La presenza di Athena al Santuario non dovrebbe contrastare il tuo influsso?
Ares: Uah! Ah! Ah! Contrastare, dici? Io mi sto solo limitando a dare una spintarella a quello che già lei combina di suo. Ti sei dimenticato che anche lei è una dea della guerra?
Demarato: Lo ricordo benissimo, ma stiamo parlando di due tipi di dèi della guerra diversi, no? Athena è sì una dea della guerra, ma dovrebbe presiedere alla strategia militare e agli aspetti più nobili della guerra, da quello che so.
Ares: Sei serio, Demarato? Veramente vuoi distinguere tra una guerra nobile, per giusta causa, e una guerra brutta e cattiva, finalizzata al solo massacro? La guerra è guerra, non ci sono vie di mezzo. È volta al predominio, allo sterminio di altre razze, all’annichilimento del proprio nemico. Qualsiasi guerra lascia alle spalle sofferenza, carestie, famiglie prive dei propri affetti. Voi Saint chiamate le vostre battaglie “Guerre Sacre”, ma “combattere” e “uccidere”: queste sono le uniche parole chiave di ogni guerra. Questa è una battaglia tra dèi della guerra. A che serve abbellire la cosa con inutili orpelli? Athena non è diversa da me. Il fatto che voi Saint lo pensiate vuol dire che ancora non avete capito nulla della vostra dea. Ed io, allo stesso modo suo, abbisogno delle risorse di questo mondo per poter vincere. È così per tutti gli dèi. Può essere una colonna sottomarina, o una gigantesca statua, un emblema nel cielo oppure una grande torre. Ognuno di noi dèi in fin dei conti non è che un parassita che succhia energia impoverendo questo mondo al solo scopo di accrescere il proprio potere. La difesa di un qualche valore astratto è pura idiozia. Se voi due vi siete alleati con me è perché avete trovato una qualche convenienza, nulla di più. Lo stesso è per i Saint che combattono per il Santuario. È del tutto assurdo voler cercare una ragione per sopprimere un altro essere umano. Se volete combattere per me, tutto quello che vi chiedo è di essere voi stessi e dare libero sfogo ai vostri istinti più profondi. L’ipocrisia lasciamola agli altri.
Demarato: Ti ho seguito fino a “sei serio, Demarato”, ma ok, sarà sicuramente come dici tu. Passiamo alle cose pratiche. La guerra contro Atene. Vuoi rimandarla ancora a lungo?
Ares: Forse sì, forse no. Sto aspettando il momento giusto. Tu hai qualcosa da suggerire?
Demarato: Per quanto disunito, il popolo greco non esiterà a creare una grande alleanza per contrastare l’esercito persiano quando deciderai di invadere l’Ellade. Se è vero che per ora sei interessato più che altro agli Ateniesi, ti converrà fare in modo che l’altra maggiore forza militare greca, quella spartana, resti in disparte. E un buon modo potrebbe essere quello di attaccare durante le feste Carnee.
Ares: Feste Carnee?
Demarato: Sono delle feste che vengono celebrate anche in altre città del Peloponneso. Inizieranno tra poche settimane, dureranno nove giorni e, cascasse il mondo, nessuno spartano oserà muovere guerra durante quelle feste. Sono le leggi di Sparta, le stesse rigide leggi in cui Sparta è sempre rimasta invischiata e da cui desidero liberarla.
Ares: Il tuo è un suggerimento strategico o fai tutto questo solo per proteggere i tuoi concittadini?
Demarato: Voglio solo che le cose siano fatte per bene. Se prima di invadere Sparta devi fare fuori gli Ateniesi, è bene accertarci che tale battaglia vada a buon fine nel modo più semplice possibile, non credi?
Ares: D’accordo, seguirò il tuo suggerimento.
Artabano: Alleluia! Ci diamo una mossa, allora?
Ares: Sì, Artabano. Se è vero che non manca molto alle feste Carnee, è meglio che ci mettiamo subito in moto. La strada è lunga ed è probabile che dovremo affrontare diversi altri scontri prima di arrivare a un confronto diretto con gli Ateniesi. Bene, Artabano, avverti tutti i nostri alleati di tenersi pronti. Stavolta si va a combattere sul serio.
Artabano: Straordinario! Fermo restando, però, che io resti sempre qui a Susa a vedere come vanno a finire le cose… Ehi, cos’è quella faccia? Eravamo d’accordo così fin dall’inizio.
Demarato: A proposito di dare sfogo ai propri istinti… Sono appena arrivato, non si può fare giusto qualche cosetta prima della partenza? Sai, le solite cose: lauti banchetti, prostitute, lusso sfrenato…
Ares: Da questa parte, ti faccio strada.
Demarato: Ottimo.
 
 
Nel frattempo a Sparta, presso le sale di Re Leotichide…
Policrito: Re Leotichide, è riuscito a farsi restituire il prigioniero da Atene? Ora che Cleomene è morto non c’è più ragione che vi siano dissapori tra di noi e chiedo soltanto che mio padre possa tornare alla nostra isola.
Leotichide: Mi spiace, Policrito. Ho provato in ogni modo, ma Atene non vuole cedere. Crio è rinchiuso chissà dove e non c’è verso che lo liberino.
Policrito: D’accordo, se la sono cercata. Se così stanno le cose, vuol dire che anche noi Egineti sottrarremo ad Atene qualcosa di prezioso. Vedremo chi la spunterà alla fine…

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Capitolo 17
*** Furia omicida (prima parte) ***


CAPITOLO 17
FURIA OMICIDA (prima parte)


 
Pochi giorni dopo, l’esercito ateniese, al comando di una flotta di settanta navi, si dirige alla volta di Egina. Sopra una di queste navi, un ilota aiuta Callimaco del Toro a cambiare le fasciature che gli cingono il capo. Milziade dello Scorpione osserva con sdegno la scena.
Milziade: Tsk! Se fossi stato io di guardia alla Nave Sacra una cosa del genere non sarebbe mai successa!
Callimaco: Sicuro. Perché sei culo e camicia con gli Egineti. Atteggiati di meno. Sono solo stato attaccato di sorpresa.
Milziade: Proprio su questo riflettevo. Non trovi curioso che qualcuno che venga così facilmente colto di sorpresa venga nominato polemarco per l’imminente guerra con i Persiani?
Callimaco (allontanando l’ilota e mostrando il pugno a Milziade): Vuoi che ti spieghi a suon di pugni perché sono io il polemarco?
Temistocle, Gold Saint dell’Acquario (comunicando telepaticamente dalla sua nave): Smettetela di litigare, voi due! Conservate le energie per quando dovremo affrontare gli Egineti.
Milziade: Mpf!
Callimaco: Chiedo venia, Temistocle, non so proprio cosa mi sia preso.
Aminia, Silver Saint della Balena (comunicando telepaticamente dalla nave di Temistocle): Gli Egineti la pagheranno cara per averci sottratto la Nave della Speranza. Non vedo l’ora di fargliela pagare!
Temistocle, dal ponte della propria nave, si gira verso il Saint responsabile dell’ultimo messaggio telepatico, gelandolo con lo sguardo.
Temistocle: Come ti chiami, ragazzo?
Aminia: I-io? Il mio nome è Aminia, signore. Aminia della Balena.
Temistocle: Aminia della Balena, se non sbaglio fai parte della squadra dei quattro giovani Silver Saint che hanno ricevuto di recente l’investitura. Dico bene?
Aminia: Sì, signore, dice bene. Sono stato nominato a capo di tale squadra e siamo tutti pronti a dare il nostro contributo.
Temistocle (comunicando telepaticamente a tutti i soldati di Athena): Aminia e voi altri soldati di Athena, ascoltatemi bene! Ricordatevi che non dobbiamo ricorrere alla violenza, se si potrà evitarla. La presenza di Milziade, che ha lontane origini eginete, potrebbe risultare fondamentale per trovare un accordo con i nostri avversari. Nel caso comunque si dovesse andare a battaglia, ricordatevi che dobbiamo evitare il più possibile di fare vittime. Pare che Dario si sia finalmente deciso a muovere il suo esercito e ci serviranno quanti più Saint possibili per contrastarlo.
Sofane (comunicando telepaticamente dalla sua nave): Dubito che si potrà ragionare con quelli.
Filippide, Silver Saint della Lepre (avvicinandosi di corsa a Temistocle): Venerabile Gold Saint, siamo in vista della flotta nemica. Gli Egineti sono in pieno assetto di battaglia.
Temistocle (comunicando telepaticamente): UOMINI! Ammainate le vele e abbassate l’albero maestro! Prepariamoci allo scontro!
Sofane: Come volevasi dimostrare…
Le navi nemiche si avvicinano in formazione a raggiera, anticipando la tipica strategia delle triremi di aggirare l’avversario per speronarlo sul fianco. Subito le prime file si allargano per lasciar passare la Argo, manovrata da soldati egineti.
Sofane: Quei dannati! Come osano mandarci contro la nostra stessa nave?
Sulla terraferma, Policrito osserva divertito la scena da un’altura.
Policrito: E ora cosa farete, poveri sciocchi? Vi lascerete massacrate o distruggerete proprio quello che siete venuti a recuperare? Uh! Uh! Uh! In ogni caso oggi gli Egineti vi daranno una lezione che ricorderete a vita!
Temistocle (comunicando telepaticamente dalla sua nave): Restate tutti nelle vostre posizioni! Attendete il mio segnale!
La Argo, in prima posizione rispetto alle altre navi della flotta egineta, inizia a deviare dalla sua rotta e a perdere il controllo. Alcuni uomini dell’equipaggio si buttano in acqua.
Policrito (dall’altura): Cosa… cosa sta accadendo? Cosa sono quegli affari?
Dalla stiva della Argo fuoriescono dei grossi rami che catturano gli uomini a bordo trascinandoli sottocoperta. Alcuni rami si allungano fino alle navi vicine creando scompiglio. La formazione della flotta egineta viene subito rotta e molte navi finiscono per cozzare con quelle a fianco o, quel che è peggio, per mostrare il fianco al nemico.
Temistocle (comunicando telepaticamente): ORA!!! Approfittate della confusione del nemico e attaccate senza pietà! Chi venga a trovarsi nelle vicinanze della Argo crei un passaggio tra i nemici per far avvicinare Sofane. Presto!
Mentre le navi ateniesi puntano verso il nemico, con una prontezza sorprendente, tutte le navi eginete ancora in grado di muoversi liberamente vanno incontro agli avversari in una sorta di attacco suicida, al solo scopo di permettere alle retrovie di agganciare la Argo con delle funi e trainarla verso la terraferma.
Temistocle comprende all’istante la strategia dei nemici e modifica la sua rotta per aggirare la flotta e cercare di raggiungere la Argo prima che venga tirata in secca. Molte navi eginete si avvicinano con l’intento di speronare la sua nave, ma lo stratega le tiene lontane creando sulla superficie del mare uno sbarramento di lame di ghiaccio tra la sua triremi e quelle degli avversari. 
La battaglia marittima tra le due città-Stato entra nel vivo e il rostro della nave di Milziade squarcia lo scafo di una trireme egineta, permettendo a Callimaco di saltare sul ponte della nave e investire con una carica furiosa l’intero equipaggio. Il Gold Saint del Toro si stupisce di non trovare a bordo nessun valido avversario e comprende che i pezzi grossi li stanno attendendo sulla terraferma. Voltando lo sguardo nota la nave di Temistocle che sta raggiungendo l’isola e tenta di avvertire telepaticamente il compagno, ma il suo messaggio viene bloccato da una barriera psichica che circonda l’isola e che impedisce agli Ateniesi ogni comunicazione tra il mare aperto e la costa.
Temistocle nel frattempo raggiunge Egina, ma è ormai troppo tardi. Con l’ausilio di alcuni rulli di legno (poi prontamente rimossi), la Argo è già stata portata a svariati pletri di distanza dall’acqua, trascinata all’interno di un canale scavato nella terra in precedenza. Un possente Silver Saint si erge a protezione dell’imbarcazione, affiancato da un nutrito gruppo di soldati semplici.
Temistocle (dopo essere sceso con un balzo dalla sua nave): Soldati argivi?! Non pensavo che gli Argivi avessero ancora soldati da impiegare. Non dovrebbe essere un problema sistemarli, probabilmente sono soltanto gli ultimi scarti avanzati dopo il massacro compiuto da Cleomene qualche anno fa.
Pitea, Gold Saint del Capricorno (con voce monotona e inespressiva): Spiacente, Temistocle. Sono molto spiacente. Il tuo avversario sono io.
Temistocle: Pitea?! Pitea del Capricorno?! Finalmente ci incontriamo. Non ti ho mai visto al Santuario, dove dovresti essere a proteggere la tua dea. Ti chiedo gentilmente di cedere il passo e arrenderti subito. Ci sono troppe cose in ballo per combattere tra di noi.
Pitea, Gold Saint del Capricorno (con voce monotona e inespressiva): Spiacente, Temistocle. Sono molto spiacente.
Temistocle: D’accordo. Vorrà dire che ti riporterò ai tuoi doveri con la forza.
Aminia: Non si preoccupi, signore. Ci pensiamo io e la mia squadra di Silver Saint a sistemare gli Argivi.
Temistocle: Ottimo. Conto su di te, Aminia. Filippide, tu e il resto dell’equipaggio occupatevi invece dei soldati egineti!
Filippide: Ai suoi ordini, Comandante!
Filippide e i soldati semplici ateniesi si scontrano con l’esercito di terra degli Egineti. Nonostante la netta inferiorità numerica, gli uomini di Atene riescono a tenere testa agli avversari e a resistere, nell’attesa di rinforzi dalle altre navi. Filippide si trova a fronteggiare Policrito, il Silver Saint della Mosca. Una densa nebbia rossa scende sul campo di battaglia, avviluppando tra le sue spire tutti i guerrieri presenti.
Policrito: E così dovrei affrontare un miserabile Silver Saint? Non scherziamo.
Filippide: Anche tu sei un Silver Saint, o sbaglio? Inoltre mi sembri un po’ troppo giovane per fare discorsi del genere.
Policrito: Non mettermi al tuo stesso livello, ateniese! Eaco veglia su di me e grazie alla sua protezione ho già potuto affrontare guerrieri del calibro di Euribiade del Sagittario e Cleomene del Leone.
Filippide: Ah, sì?! E com’è andata a finire?
Policrito (sferrando un pugno): Ora lo vedrai! Prendi questo!
Filippide (scomparendo prima di ricevere il colpo): MOON SHADOW!!!
Policrito: Ma… Dov’è finito?!
Filippide (alle spalle di Policrito): Dietro di te!
Filippide assesta una serie di veloci calci alle gambe di. Policrito.
Policrito: Dannato, come osi prenderti gioco di me? Ora ti sistemo io!
Policrito si gira velocemente per sferrare un altro pugno, ma il suo attacco va di nuovo a vuoto.
Policrito: Dove…?!
Filippide (alle spalle di Policrito): Lento. Sei troppo lento.
Con una serie di velocissimi calci, Filippide scaraventa a terra Policrito.
Filippide: Come avrai intuito, mi muovo a una velocità molto superiore a quella di un normale Silver Saint. Non puoi sconfiggermi.
Policrito: Uh! Uh! Uh!
Filippide: Cosa c’è da ridere?
Policrito (rialzandosi e togliendosi la sabbia di dosso): Te ne do atto, sei molto veloce, ma i tuoi attacchi non sono un granché. Nonostante fossi alla tua completa mercé, non sei riuscito a farmi neanche un graffio. Per un attimo mi stavi impensierendo, ma a quanto pare la mia sarà una vittoria facile.
Filippide: Staremo a vedere! MOON SHADOW!!!
Policrito: FLY SLIDER!!!
Filippide si proietta alle spalle di Policrito e gli assesta una serie di calci alle gambe. Un istante dopo, però, Policrito prende a mulinare su se stesso ad altissima velocità, investendo l’avversario e scaraventandolo via. Filippide si schianta contro il tronco di un albero. Policrito, muovendosi sempre a mulinello, si solleva in aria e poi si getta in picchiata verso l’avversario. Filippide riesce a spostarsi appena in tempo.
Policrito (arrestando il suo mulinello): Grazie alla tua velocità hai evitato il colpo di grazia, ma mi sembri comunque piuttosto malridotto dopo il mio attacco, o sbaglio?
Filippide si pulisce il sangue dalla bocca. Il Saint è pieno di ferite, ma nonostante questo non sembra risentirne.
Filippide (fissando l’avversario negli occhi e svanendo un attimo dopo): MOON SHADOW!!!
Policrito: Testardo…
 
Poco distante, un altro Saint ateniese non se la sta passando troppo bene. Con un ginocchio poggiato a terra e con squarci lungo tutto il corpo, Temistocle tenta per l’ultima volta di convincere il suo avversario a interrompere il proprio attacco.
Temistocle: Pitea, ascoltami una buona volta. L’esercito di Ares ha iniziato finalmente a muoversi e invaderà la Grecia da un giorno all’altro. Ci serviranno quanti più Saint possibili per contrastarlo. Ucciderci tra noi è una stupidaggine.
Pitea si ferma e sembra riflettere per qualche secondo, poi risponde all’ateniese.
Pitea (parlando monotono): Ipocriti. Voi Ateniesi siete sempre gli stessi ipocriti. Dite che servono quanti più uomini possibili, ma tenete prigioniero uno dei nostri Saint.
Temistocle: Certo. Ci servono Saint, ma non possiamo per questo permettere che vi alleiate con i Persiani. E Crio aveva tutta l’intenzione di farlo.
Pitea (parlando monotono): Sciocchezze. E comunque a me interessa solo affilare la mia spada. Ora morirai.
Temistocle: Cosa pensi di fare? Non ti sei accorto di avere entrambe le braccia congelate?
Pitea osserva stupito entrambe le sue braccia, notando soltanto ora che sono ricoperte di ghiaccio.
Pitea (parlando monotono): Non importa. La mia lama non risiede solo nelle braccia.
Temistocle è ancora in posizione china, con un ginocchio poggiato a terra e avvolto più che mai dalla misteriosa nebbia rossastra. Pitea si avvicina all’avversario e solleva una gamba verso l’alto. Prima che l’egineta possa però calare il tallone sul nemico, quest’ultimo scatta come una molla verso di lui, gli afferra la gamba ancora alzata e la spinge in avanti per gettarlo a terra. A cavalcioni sopra il nemico e con una furia per lui insolita, Temistocle inizia a tempestare di pugni il viso di Pitea. Il Gold Saint del Capricorno tenta di liberarsi dalla presa, ma con le braccia ghiacciate è ancora più in difficoltà.
Temistocle: E le mia tecniche non risiedono soltanto nel ghiaccio, stupido idiota!
Completamente inerme sotto l’attacco del nemico, Pitea inizia a concentrare il proprio cosmo nelle braccia e dopo qualche secondo il ghiaccio che le ricopre prende a creparsi.
 
Nonostante il loro addestramento presso il Santuario li renda dei guerrieri formidabili, i soldati semplici ateniesi, nel frattempo, stanno soccombendo contro l’elevato numero di soldati egineti. Fortunatamente per loro, alcuni rinforzi arrivano a dargli man forte. Un’altra nave ateniese, infatti, è approdata sulla costa di Egina e il comandante della nave, ricoperto di sangue dalla testa ai piedi, si fa strada tra i nemici per raggiungere la Argo, ma, arrivato nelle vicinanze della nave, incontra soltanto un tappeto di cadaveri argivi. L’ultimo sopravvissuto di quel battaglione, un colossale Silver Saint, sta tenendo per il collo uno dei quattro Ateniesi che si erano lanciati al recupero della Sacra Nave. Il Saint della Lucertola, il Saint dei Cani da Caccia e quello del Centauro giacciono lì accanto privi di vita.
Sofane (impugnando la sua ancora con entrambe le mani): Lascialo andare.
Mentre il Saint si avvicina all’avversario, le marre della sua ancora si accorciano con uno scatto e si richiudono sul fuso, dando allo strumento un aspetto vagamente somigliante a quello di una clava.
Euribate, Silver Saint di Cefeo (continuando a tenere per il collo Aminia): Eccone un altro. Spero che tu sia meglio di questi quattro inetti. Il mio nome è…
Sofane: Non mi interessa. RÓPALON TOÚ IRAKLÉOUS!!!
Sofane colpisce alla tempia Euribate, che lascia andare la presa su Aminia e inizia a barcollare. Il Saint della Nave Argo, roteando la clava senza sosta, bersaglia prima le gambe dell’avversario, facendolo inginocchiare a terra, e poi infligge un altro violento colpo dietro la sua nuca. Euribate finisce faccia a terra, schiumante dalla bocca. Sofane cerca con calma una posizione comoda e poi riprende a infierire senza pietà sull’inerme soldato argivo.
 
Nel frattempo, la flotta egineta è stata messa in fuga e anche le altre navi ateniesi giungono a riva. Una fiumana di soldati si unisce alla battaglia, bramosa di sangue.
Milziade (balzando giù dalla sua nave): Muoviti, Callimaco, andiamo a spaccare qualche testa egineta!
Callimaco (scendendo dalla nave): Aspetta, Milziade, non noti niente di strano? Temistocle ci aveva detto di andarci piano con le uccisioni, eppure le nostre mani fremono per la battaglia come mai prima d’ora.
Milziade: E con questo? Temistocle è uno stratega mio pari e rispetto a te ha un rango militare nettamente inferiore. Ha fatto la voce grossa perché eri ferito, ma non ci può dare ordini!
Callimaco: Non è questo il punto. Guarda Sofane, laggiù, ricoperto di sangue dalla testa ai piedi mentre infierisce sul cadavere di quel Saint. Ti sembra tutto normale? E osserva anche Temistocle. Ti sembra che stia combattendo adottando il consueto sangue freddo? Questa strana nebbia rossa che ci avvolge tutti ha qualcosa di sospetto…
Milziade: Ma cosa mi frega. Questa è una battaglia. E dunque combattiamo!
Callimaco: Anche tu sei uno stratega, Milziade. Se è vero che ti sono superiore di rango, allora ti ordino di darti una calmata e ascoltarmi!
Milziade: In effetti… non ci riesco! Ho sempre avuto simpatia per gli Egineti, ma in questo momento sento un irrefrenabile desiderio di affondare la mia spada nella loro carne. È più forte di me!
Callimaco (sfondando il cranio di un nemico con un pugno e stritolandone un altro): Dannazione, perché mi disturbate?! Non vedete che sto parlando?!
Milziade: Bene così, Callimaco. Dacci dentro!
Callimaco (lanciando in aria un gruppo di soldati): Ora mi hanno fatto arrabbiare!!! UAAARRHH!!!
Voce misteriosa: BLACK FEATHER DEFENCE!!!
Numerose piume nere roteano vorticosamente intorno a Milziade e Callimaco, dissipando la nebbia che li circonda e allo stesso tempo tenendo lontani i soldati egineti. I due Saint riprendono il controllo di loro stessi.
Milziade: Le nebbia… Avevi ragione. Era quella nebbia a farci impazzire.
Callimaco: Già, ma questo non cambia di molto la situazione. Dobbiamo recuperare la Sacra Nave e interrompere questa follia prima che ci ammazziamo tutti l’un l’altro.
Milziade: Queste piume… Penso di sapere chi ci sta aiutando.
Un Silver Saint penetra all’interno del circolo di piume. Sulle sue spalle vanno a posarsi due corvi.
Ditirambo: Hai indovinato, Milziade. Sono proprio io.
Callimaco: Ottimo tempismo, Ditirambo. È una fortuna che tu abbia deciso di riunirti al popolo ateniese proprio oggi. Grazie ai tuoi poteri forse possiamo sistemare le cose. Ci serve solo un buon piano.
Ditirambo: Frena il tuo entusiasmo, Callimaco. Prima di ogni cosa voglio la testa di Milziade.
Callimaco: Cosa…?! La testa di Milziade?!
Milziade: Uh! Uh! Uh! Fatti sotto, ragazzino! Anni fa ho messo a morte tuo padre per essersi approfittato di una mia schiava. Ora è arrivato il momento di completare il lavoro e cancellare dalla faccia della terra i frutti di quell’ignobile affronto.
Ditirambo (lanciandosi sul Saint dello Scorpione): Me la pagherai!


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NOTE

Traduzione delle tecniche di Sofane che compaiono in questo capitolo:

RÓPALON TOÚ IRAKLÉOUS [Τ ῥόπαλον τοῦ Ἡρακλέους] --> Clava di Eracle

 

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Capitolo 18
*** Furia omicida (seconda parte) ***


CAPITOLO 18
FURIA OMICIDA (seconda parte)


 
Dopo essersi lasciata alle spalle l’arcipelago Dodecaneso, l’immensa flotta persiana raggiunge le Cicladi, sbarcando presso l’isola di Nasso. All’arrivo dei nemici, gli isolani fuggono verso i monti. Ares raduna i suoi più fidi collaboratori per discutere le successive mosse.
Ares: Qui inizia il mondo greco al di fuori della mia giurisdizione. Qui credo sia giusto e doveroso dare inizio alla vendetta del popolo persiano nei confronti di coloro che diedero alle fiamme la città di Sardi. Cosa ne pensi, Phobos?
Phobos/Dati: Penso che i Greci ci stiano tenendo per la coda, mentre noi vogliamo andare avanti, vogliamo espanderci, vogliamo espandere la nostra mente, vogliamo espandere la nostra cultura. E invece cercano di sopprimerci, di chiuderci dentro dei confini, di farci diventare uguali agli altri. Perché se uno si comporta così, significa che dentro cova il male, cova l'invidia, cova il livore. Ma… cioè… questa è una cosa schifosa. È una cosa schifosa, indegna, indecente… C’è però un vecchio detto. Dice: chi tocca i Persiani muore. Ed effettivamente tutti quelli che ci hanno fatto qualche torto, per una ragione o l'altra, sono andati a finire male. Si divertono a farci incazzare. Io l’ho capito. Si divertono a farci INCAZZAREEE!!! ULTIMIIII!!! SCHIFOSIII!!!! ULTIMI!!! È UNA VERGOGNAAA!!! È UNA VERGOGNAAA!!! HAI CAPITOOO?
Ares: Ti sei spiegato benissimo. Ora prendi con te Ema e Kokalo e andate a dare fuoco all’intera città. Mi raccomando che non resti in piedi nessun edificio sacro. Deimos! Raduna una squadra e andate a catturare i fuggitivi. Facciamogli capire che la Grecia e tutti i suoi abitanti sono nostri di diritto.
Deimos/Artaferne: Sheshe, quest'è il mare nostro, quest'è il mare nostro, questo nonèsciashhshh... è la nostra spiaggia, shcshsh quest’è… quest’è…
Ares: E BASTA! Sì, è tutto nostro. Ora vai! E vedi di fare in fretta!
Deimos: È loggico… Tutto di getto, eh…
Deimos si allontana per adempiere ai propri incarichi. Phobos lo segue da presso aiutandosi con il suo Bastone Infernale.

Illustrazione 1:
https://img00.deviantart.net/32e9/i/2017/002/9/4/vulture_deimos__the_terror___technical_sheet_by_sekishiki-dapk91c.jpg
Illustrazione 2:
https://img00.deviantart.net/797c/i/2017/019/c/7/dragon_phobos__the_fear_by_sekishiki-davyulm.jpg
Illustratore: Sekishiki (galleria: http://sekishiki.deviantart.com)

Ares: Demarato, come andiamo con la tabella di marcia?
Demarato: Benissimo! Dovremmo raggiungere la nostra destinazione finale secondo i tempi prestabiliti.
Ares: A proposito della destinazione finale… Ippia, sei sicuro su quella cosa di affrontare gli Ateniesi presso la piana di Maratona?
Ippia: Assolutamente sì. Guarda che cos’ho con me…
Ares: Che cos’hai?
Ippia tira fuori dalle tasche un po’ di interiora di animali.
Ippia: Guarda, mio signore. I presagi sono chiari. Il luogo è quello giusto e da queste budella si capisce chiaramente che gli dèi sono dalla nostra parte.
Demarato (con disprezzo): Ippia, fai proprio schifo.
Ares: Ippia, metti via quella roba. Certo che gli dèi sono dalla nostra parte. Ti ricordo che io sono una divinità.
Ippia: Certo, certo. Ma è meglio andare sul sicuro, no?
Ares: Precisamente. E proprio per questo ci stiamo assicurando la vittoria su ogni fronte. Se rispettiamo fino in fondo la tabella di marcia attaccheremo gli Ateniesi durante le feste Carnee e in questo modo gli Spartani se ne staranno a casa loro e non ci daranno fastidio. Per quanto riguarda Atene, se quanto hai detto sugli Efori è giusto, Demarato, il Santuario non vedrà l’ora di aprirci le porte.
Ippia: Bah…
Demarato: Non hai di che preoccuparti, Ares. E neanche tu, Ippia.
Ippia: Non mi preoccupo, infatti. Anche nel caso tu ti sbagliassi, io ho ancora molti sostenitori proprio tra le fila degli Alcmeonidi che non desiderano altro che riavere questa vecchia pellaccia come tiranno della città.
Demarato: Tanto meglio. In poche parole, l’unica incognita sono i soldati che incontreremo a Maratona…
Ares: Niente affatto! Proprio in questo momento, grazie al mio influsso divino, tutti i Saint di Atene, di Egina e di Argo si stanno massacrando tra di loro. Vedrete che entro stasera non ne rimarrà vivo neppure uno. Uh! Uh! Uh!
 
 
Nel frattempo, presso la costa dell’isola di Egina…
Policrito: Avanti, ateniese, fa’ la tua solita mossa! I tuoi miseri calcetti non mi preoccupano per nulla.
Filippide: MOON SHADOW!!!
Filippide si proietta ancora una volta alle spalle di Policrito e gli assesta una serie di calci alle gambe.
Policrito: Possibile che tu sia così stupido?! Sei caduto per l’ennesima volta nella mia trappola! FLY SLIDER!!!
Policrito prende a vorticare su se stesso ad altissima velocità. Questa volta, però, Filippide indietreggia in tempo, evitando l’attacco.
Policrito (ansimando e interrompendo la sua tecnica): Come… come è possibile? Per quanto tu sia veloce era impossibile evitare il mio attacco a quella distanza!
Filippide: Se pensi che il mio principale punto di forza sia la velocità ti sbagli di grosso. In realtà la mia specialità è la resistenza alla fatica e al dolore unita alla mia capacità di economizzare al massimo sui movimenti.
Policrito (ansimando): Economizzare… sui movimenti?!
Filippide: In quanto esperto emerodromo ho imparato a eliminare qualsiasi movimento superfluo per aumentare la mia velocità, risparmiare energia e ottimizzare il mio rendimento nelle corse sulle lunghe distanze, nonché durante i combattimenti. È un concetto che ogni buon atleta conosce, ma io l’ho trasformato in arte. Purtroppo il mio fisico non è molto adatto alla lotta tra Saint e così ho dovuto trovare un modo tutto mio per sconfiggere i miei avversari.
Policrito (ansimando): Tu… sconfiggere me?! Ma se non mi hai fatto neanche un graffio!
Filippide: Ti compatisco, Policrito. La tua tecnica è estremamente rozza. Crei un potente e voluminoso mulinello per essere sicuro di colpire il tuo avversario, ma questo ti priva di parecchie energie. Un attimo fa sono riuscito a evitare il tuo attacco non grazie alla mia velocità, ma grazie alla tua lentezza.
Policrito: Non sottovalutarmi. Sono… sono un Saint. Non posso certo stancarmi solo per aver effettuato la mia tecnica un po’ di volte.
Filippide: La tua analisi è corretta. In effetti quello non è l’unico motivo per cui ora sei stremato. La verità è che le tue gambe non sono più in grado di sorreggerti a causa dei miei attacchi.
Policrito: Non diciamo sciocchezze! Quei deboli calci non erano niente di che.
Filippide: È vero, a meno di usare armi (cosa che sto evitando per non uccidere un Saint inutilmente), il Moon Shadow non mi concede il tempo per un attacco più decisivo. I miei calci non sono potenti come quelli di altri Silver Saint molto più robusti di me, però sono estremamente precisi. E se dei calci, per quanto mediocri, colpiscono esattamente negli stessi identici punti ogni volta, le possibilità di vittoria aumentano considerevolmente. In quanto esperto emerodromo, conosco esattamente quali sono i punti più critici per le gambe. Conosco esattamente dove colpire i legamenti e, soprattutto, dove colpire in particolare le articolazioni, per infliggere i maggiori danni. Non importa che tu sia un Bronze, un Silver o un Gold Saint; se si riceve un colpo all’altezza della rotula, non esiste armatura al mondo che possa proteggerla adeguatamente. Ti avverto, Policrito: non fare un altro passo nella mia direzione o per te è finita.
Policrito (avanzando verso Filippide): Ti stai montando troppo la testa, moscerino. Io mi sento ancora in perfetta form…
Le gambe di Policrito cedono di colpo e gli schinieri della sua cloth si disintegrano in mille pezzi. Prima ancora di cadere faccia a terra, Filippide gli è già sotto. Il Saint della Mosca, oltre che sbigottito, si ritrova completamente impreparato e inerme davanti all’attacco di Filippide.
Filippide: SPINNING MOON KICK!!!
Grazie a un potente calcio con avvitamento, Filippide colpisce Policrito alla tempia con il tallone del piede, facendogli volare via la tiara. Policrito crolla a terra come un sacco di patate, con gli occhi sbarrati e schiumante dalla bocca.
Filippide: Principiante…
La nebbia avvolge Filippide in fitte spire cremisi e il valente corridore sente l’esaltazione per la vittoria accrescere dentro di sé a dismisura, di pari passo al desiderio di confrontarsi subito con nuovi avversari. Il Saint si guarda intorno e individua subito un gruppetto di Bronze Saint egineti che lo fissano minacciosi. Un formicolio gli pervade le mani e, nonostante il suo corpo sia cosparso di innumerevoli e profonde ferite, i suoi piedi si muovono spediti verso la nuova battaglia.
 
Nel frattempo, Temistocle e Pitea continuano il loro scontro. Dopo essere riuscito a infrangere il duro ghiaccio che ricopriva i suoi arti ed essere sfuggito alla presa dell’avversario, il Saint del Capricorno riprende ad attaccare a distanza il Saint dell’Aquario con micidiali fendenti di cosmo provenienti dal suo affilato braccio.
Pitea (con tono monotono e inespressivo): La mia spada è invincibile. Non sconfiggerai mai la mia spada.
Temistocle: Sul serio ti credi questo grande spadaccino, Pitea? Non farmi ridere. Non sei l’unico soldato greco che si è addestrato tutta la vita nell’arte della scherma.
Temistocle, dopo aver evitato i colpi di Pitea per un soffio, decide di passare al contrattacco e genera due spade di ghiaccio, una per mano, con le quali corre incontro all’avversario. Pitea alza di nuovo il suo braccio e lo abbatte in direzione dell’avversario. Temistocle incrocia le sue spade per parare il colpo, ma queste finiscono per infrangersi in mille pezzi.
Temistocle (subendo una profonda ferita sul torace): Come… come è possibile?! Ha distrutto in un attimo il ghiaccio eterno delle mie lame…
Pitea (con tono monotono): La mia spada può tagliare qualsiasi cosa. Ora taglierò anche te.
Temistocle unisce le braccia portandole sopra la testa.
Pitea (con tono monotono): Sul serio?! Vuoi sconfiggere la mia lama con l’Aurora Execution? Ti taglio. Ora ti taglio.
Temistocle: Sbagliato. Se due semplici lame di ghiaccio non sono sufficienti a sconfiggerti, mi basterà generare una spada ancora più grande.
Un gigantesco spadone di ghiaccio si materializza in verticale dalle mani di Temistocle.
Temistocle: Prova ora tu a parare questo!
Pitea incrocia le sue braccia per parare il fendente di Temistocle, ma l’impatto della possente arma lo schiaccia a terra con violenza, facendolo sprofondare nel terreno e facendogli perdere conoscenza.
Temistocle si avvicina all’avversario per dargli il colpo di grazia, ma un numerosissimo gruppo di soldati semplici egineti gli tagliano la strada e lo circondano allo scopo di proteggere il loro comandante. All’inizio timorosi, i guerrieri prendono coraggio grazie all’influsso della nebbia rossa e prendono a caricare tutti insieme il Saint ateniese. Temistocle sorride beffardo e un istante dopo inizia a roteare il suo spadone di ghiaccio falciando nemici a destra e a manca.
 
L’influsso della foschia cremisi del dio della guerra non risparmia neppure la flotta egineta che era stata messa in fuga poco prima da Callimaco e i suoi. Le navi eginete ritornano così sui loro passi per attaccare le trireme ateniesi ormeggiate alla riva, catturando diverse di esse e trucidano i pochi soldati ancora a bordo.
 
Nel frattempo…
Callimaco: TITAN’S NOVA!!!
Ditirambo/Milziade (mentre vengono sbalzati via): BUAARGHH!!!
Callimaco: Datevi una calmata, voi due. A quanto pare, nonostante la barriera di Ditirambo, siamo ancora in parte sotto l’influsso della nebbia rossa. Dobbiamo cercare di non perdere il controllo ed elaborare un piano. Risolverete i vostri contrasti in un altro momento.
Proprio in quel momento un Bronze Saint penetra all’interno della barriera, riempiendosi di ferite a causa delle piume roteanti che formano la barriera stessa.
Cinegiro, Bronze Saint dell’Eridano (correndo incontro ai tre Saint): Ggrrr!
Milziade: E questo cosa vuole?
Callimaco (parando facilmente i colpi di Cinegiro): È Cinegiro, uno dei fratelli del nuovo Silver Saint della Balena. A quanto pare i soldati semplici egineti sono stati fatti fuori tutti e i nostri non sanno più con chi prendersela. È incredibile. Quest’uomo non è più in grado di distinguere tra amici e nemici e non si accorge nemmeno delle terribili ferite che devastano il suo corpo. Sembrerebbe in preda a un vero e proprio stato di berserksgangr.
Milziade (rialzandosi in piedi): Ci penso io! RESTRICTION!
Cinegiro (avvolto dalla tecnica paralizzante di Milziade): URGGrrrr…
Callimaco: Non sembra ancora volersi calmare…
Milziade colpisce Cinegiro dietro la nuca con il taglio della mano. Cinegiro crolla a terra privo di sensi.
Milziade: Ecco, ora è a posto. Cosa facciamo con gli altri? Li tramortiamo uno a uno?
Callimaco: Confesso di non avere idea su come tirarci d’impaccio da questa situazione.
Proprio in quel momento un potente urlo stridente proviene dalla nave Argo.
Milziade: Cos…?! Quell’urlo sembrava provenire dalla Argo stessa. Come è possibile?
Callimaco (colpendo il palmo della mano con il pugno): Ma certo! Ci sono! Quello che dobbiamo fare è far rinsavire Sofane, in modo che possa prendere il controllo della Argo e salvarci tutti.
Milziade: Con tutto il rispetto per la Sacra Nave, stiamo parlando di un mezzo che viaggia via mare e che è stato tirato ben bene in secca. Che cosa ce ne facciamo in questo momento? Ce la trasportiamo in spalla come fecero gli Argonauti quando dovettero attraversare il deserto?
Callimaco: Niente di tutto questo. Anzi, forse l’esatto contrario.
Milziade: Che…?!
Callimaco: I miti raccontano che nella prua della nave Argo ci fosse una trave sacra che Athena stessa ricavò da un quercia della foresta di Dodona e che collocò nel mezzo della carena. Pare che questa trave fosse dotata di doti di preveggenza e che in almeno due occasioni gli Argonauti poterono udire la sua voce. Mentre io e Sofane approdavamo al Falero, di ritorno dagli Inferi, potemmo udire un grido simile allo stridio di poco fa. Sofane, grazie al suo legame con la nave poté ricavarne un chiaro messaggio. La Argo ci stava comunicando di avere un nuovo potere e che nella nostra prossima battaglia ci avrebbe salvato tutti da morte certa. In conclusione, come detto poco fa, dobbiamo far rinsavire Sofane e farlo salire sulla nave.
Ditirambo: Posso aiutarvi. Lasciate fare a me.
Ditirambo disperde la sua barriera di piume e si avvicina a passi sicuri verso Sofane. Il Saint della costellazione Argo, dopo aver finito di maciullare il corpo di Euribate, si sta accanendo ora su alcuni soldati semplici ateniesi. All’avvicinarsi del Saint del Corvo, Sofane solleva uno sguardo minaccioso e si prepara ad attaccare.
Ditirambo: WIND TRIGGER!!!
Un impetuoso tornado violaceo solleva Sofane al di sopra nella nebbia rossa. I soldati semplici vengono scagliati lontano.
Milziade: E ora?
Ditirambo: E ora se ne starà lì buono buono finché non riacquista la ragione.
Sofane: LAPIS FUGITIVUS!!!
Milziade: Uh-oh…
Sofane lancia la sua ancora facendola impiantare in profondità nel suolo, poi aggrappandosi alla catena e aiutandosi con la sola forza delle braccia, scende fino a terra. Infine, dopo aver afferrato l’ancora, volge lo sguardo verso i tre Saint. Ditirambo interrompe il suo tornado.
Milziade: Forse se lo immobilizzo come ho fatto con Cinegiro…
Sofane: Tranquillizzatevi. Quel tornado mi ha dato il giusto scossone per farmi tornare in me. Sento però… sento che sto di nuovo per… per…
Callimaco: Ditirambo, presto! La barriera!
Ditirambo: Subito! BLACK FEATHER DEFENCE!!!
Ditirambo attiva di nuovo la barriera di piume, in modo da tenere tutti e quattro lontani dalla nebbia rossa.
Callimaco: Sofane, non abbiamo tempo per le spiegazioni. Dobbiamo salire sulla Argo insieme a te.
Sofane: Sulla Argo?! Adesso?! Ma…
Milziade: Coraggio, ragazzo! Hai sentito il comandante!
I quattro Saint salgono sulla Argo. I rami provenienti dalla stiva della nave si avventano su di loro, ma Sofane riesce a tenerli a distanza con il suo cosmo e a farli tornare al di sotto del ponte.
Callimaco: Bene, ora cerchiamo di scoprire quali altri segreti nasconde questa nave. Capisci cosa voglio dire, Sofane?
Sofane: Ora ricordo! La profezia che ci fece al ritorno dagli Inferi!
Callimaco: Esattamente!
Sofane: Penso di sapere cosa fare.
Con un taglio netto della mano, Sofane si recide un polso e, subito dopo, versa il prorio sangue sul timone della nave. Infine afferra le razze tirandole verso di sé. La nave viene avvolta da una luce dorata e si solleva lentamente verso l’alto.
Milziade: Cos…?! Sta… sta volando?!
Callimaco: La nave è appartenuta per lungo periodo agli Inferi. A quanto pare questo è uno dei poteri delle navi dell’esercito di Hades e ora possiamo usufruirne anche noi.
Milziade: Lo ammetto! È tutto incredibilmente straordinario. Ma continuo a non capire come questo possa aiutarci.
Sofane: Quello che dobbiamo fare è disperdere la nebbia rossa, giusto? Non c’è problema! Tenetevi forte!
Sofane con veloci virate fa volare la nave sopra il campo di battaglia, facendola planare più e più volte fin quasi a rasoterra. L’onda d’urto che si genera spazza via la nebbia rossa, la quale, però, ritorna velocemente al suo posto. I soldati, caduti tutti a terra a causa dell’onda d’urto, si rialzano e riprendo a combattere tra loro.
Sofane: Maledizione, non è sufficiente!
Callimaco: Milziade, uniamo il nostro cosmo a quello della nave! Ditirambo, sai cosa fare!
Ditirambo: Sì! WIND TRIGGER!!!
Un potente tornado dorato avvolge interamente la Argo, che, planando nuovamente sul campo di battaglia, riesce stavolta a dileguare totalmente la nebbia rossa.
Callimaco: Ce l’abbiamo fatta!!
I soldati ateniesi, caduti a terra di nuovo a causa dell’onda d’urto della nave, si rialzano e riprendo ancora una volta a combattere tra di loro.
Milziade (comunicando telepaticamente a tutti i soldati ateniesi): Soldati, cessate subito le ostilità. È il vostro stratega Milziade che vi parla. Eravate sotto l’influsso di Ares, ma grazie all’aiuto di un piccolo manipolo di eroi, sono riuscito a liberarvi dalla malefica nebbia che ci controllava tutti.
Callimaco: Aiuto? Noi avremmo semplicemente aiutato te?
Milziade: Non interrompermi, Callimaco. Il momento è delicato…
Ditirambo: Farabutto…
Milziade (comunicando telepaticamente): Valorosi soldati di Atene, ascoltatemi attentamente! I soldati di Argo e di Egina sono già stati sconfitti e i loro corpi giacciono a terra svenuti o privi di vita. Sono i vostri fratelli ora quelli verso cui state sollevando la vostra spada. Riprendete il controllo delle vostre azioni e torniamo tutti insieme nella nostra amata patria. Come potete vedere, la Nave della Speranza è con noi e presto ci guiderà alla vittoria contro l’esercito persiano!
Dopo aver sferrato qualche altro colpo, i soldati ateniesi si rendono conto della situazione e smettono di combattere.
La Argo plana verso il mare, mettendo in fuga quel che rimane della flotta egineta, che si allontana portando con sé le quattro navi da loro catturate. Poco dopo, i soldati ateniesi ritornano alle loro triremi e, tutte insieme, prendono il largo per tornare verso casa.


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NOTE

Con questo capitolo termina quello che considero il secondo arco narrativo ("arco di Egina") .
Dal prossimo capitolo inizia l'arco conclusivo della storia ("arco di Maratona") che terminerà con il capitolo 26.

 

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Capitolo 19
*** Sfiorare la tragedia ***


CAPITOLO 19
SFIORARE LA TRAGEDIA


 
Agorà di Atene. I soldati ateniesi festeggiano la vittoria sugli Egineti scolandosi chenici e chenici di buon Retsina.
Cinegiro, Silver Saint dell’Eridano: Propongo un brindisi in onore del nostro stratega Milziade, per averci portato alla vittoria presso Egina e con l’auspicio che ci porterà alla vittoria anche contro gli infidi Persiani!
Un coro di esultanza si solleva da una grande fetta di soldati.
Temistocle: Tsk! Eppure, lì sul campo di battaglia, non mi è sembrato di aver mai visto il nostro stratega Milziade alzare le mani su uno dei suoi amici egineti.
Aminia, Silver Saint della Balena (ironico): Ah! Chi l’avrebbe mai detto?!
Milziade: Temistocle, ricordo male io o eri tu quello che durante il viaggio di andata diceva a tutti di andarci piano e di non uccidere se non strettamente necessario? Possibile che siano le stesse parole di quel Saint che ho visto divertirsi come un matto a falciare soldati con un gigantesco spadone di ghiaccio?
Cinegiro: Buuum! Beccati questa!
Ditirambo: Da quello che ricordo io, Milziade non ha fatto altro che fare domande stupide tutto il tempo e dubitare della buona riuscita del nostro piano per salvare la pellaccia a tutti, oltre che prendersi i meriti di tutto alla fine, naturalmente…
Cinegiro (rivolto a Ditirambo): Aspetta un momento. A te chi è che ha dato il permesso di parlare, eh? Come ti permetti di partecipare al nostro banchetto, tu che sei solo un liberto? Anzi, cosa dico? Non sei nemmeno quello, visto che ci hai abbandonato tempo fa per schierarti con gli Spartani. Non sei niente, non sei nessuno e non osare mai più dire una parola sul nostro comandante.
Soldati vari: Giusto! Ben detto! Ma che vuole questo?!
Callimaco: SILENZIO! Fino a prova contraria, Cinegiro, il comandante supremo dell’esercito sono io e io decido che Ditirambo d’ora in poi è a tutti gli effetti un oplita dell’esercito ateniese. Dovreste essergli tutti grati. Senza di lui non ce l’avremmo mai fatta a scamparla. Confermi le mie parole, Milziade?
Milziade: …
Callimaco: Milziade, confermi le mie parole?
Milziade: Sì, sì… confermo che ha dato un certo contributo in tutta la faccenda…
Cinegiro: Mmmhh… Se è Milziade a dirlo non posso dubitarne. Va bene, allora brindiamo insieme, Ditirambo. E perdona le mie parole di poco fa. Ammetto di essere un tipo piuttosto facile alla rissa e di certo l’influenza che Ares esercita su di noi anche adesso non aiuta.
Ditirambo: Scuse accettate.
Callimaco: Bene, a tal proposito Ditirambo ha avuto una brillante idea per non riprendere a scannarci tra di noi prima del confronto con i Persiani. Ditirambo, esponi a tutti la tua idea.
La folla fa cerchio intorno a Ditirambo, curiosa di ascoltarlo. Ditirambo immerge un bicchiere in un cratere, un grande recipiente usato per contenere il vino.
Ditirambo (con il bicchiere di vino in mano): Nulla di che. Ho proposto io a Callimaco questa allegra bevuta cameratesca. Penso che questa aggressività che sentiamo dentro di noi potrebbe tornarci utile nel confronto con l’esercito di Ares, ma in questo momento non possiamo rischiare di nuovo di venire alle mani tra di noi. Ovviamente sarebbe fatica sprecata tentare di reprimerla, quindi io dico di incanalarla in qualcosa di divertente. Quello che io propongo è di darci dentro con il vino, danzare, cantare e ballare tutti insieme! Citaredi, pizzicate le vostre corde e voi, flautisti, fiato agli strumenti!
Alcuni soldati iniziano a suonare una musica frenetica.
Ditirambo (dimenandosi e cantando): Quando il vino come un folgore sul cervello mi piombò, io Ditirambo intonare un canto per Atene ben so!
Cinquantina di soldati (in coro, intorno a Ditirambo): Per te cantiamo, o fulgida, o cinta di mammole, sonora di cantici, pilastro de l’Ellade, Atene famosa, divina città!
Ditirambo: E ORA VIA COL POGO!!!
Tutti i soldati rompono il cerchio, avvicinandosi di corsa a Ditirambo e prendendo a pogare tutti insieme a ritmo della musica.
Filippide (di ritorno dall’infermeria tutto fasciato): Ma cosa…?! Cos’è ‘sto bordello?
Aminia (immergendo un bicchiere nel cratere): Amico, non ti vedo messo molto bene. Siediti e bevi un buon bicchiere di vino in compagnia.
Callimaco (poggiando un braccio sulle spalle di Filippide): Mio caro, non dare peso a questi invasati. Ho un’importante missione per te.
Filippide: Una missione…?!
Callimaco: Molto presto andremo a battaglia con i Persiani. È quanto mai necessario che tu raggiunga Sparta al più presto per chiedere che ci inviino un contingente a supporto.
Filippide: Vorrebbe chiedere aiuto agli Spartani?!
Callimaco: Beh, ovviamente non possiamo contare sugli Egineti, quindi non ci restano che loro e i Plateesi.
Filippide: Capitano, come può vedere, dopo la recente battaglia sono ridotto a un colabrodo. Non potremmo inviare i corvi di Ditirambo?
Callimaco: Non sarebbe una grande idea. Da quello che ci ha raccontato Ditirambo, nei suoi ultimi giorni a Sparta ha rischiato più volte di essere fatto fuori. Sebbene ora, con la morte di Cleomene, la situazione potrebbe essere molto diversa, non possiamo correre il rischio che disintegrino i suoi corvi prima ancora di leggere il nostro messaggio.
Filippide: D’accordo, niente corvi. Però se non sbaglio c’è un altro emerodromo in condizioni molto migliori delle mie. Com’è che si chiama…? Ah sì, Eucle! Non potremmo mandarci lui a Sparta?
Callimaco: Negativo. Eucle è già ubriaco fradicio.
Filippide: Sigh! Spero almeno che mi sia concesso l’uso di un cavallo.
Callimaco: Mmmhh… Preferirei che raggiungessi Sparta usando la tua famosa velocità, ma mi rendo benissimo conto delle tue condizioni. D’accordo! Ad Atene non abbiamo molti cavalli, non disponendo di una cavalleria nel nostro esercito, ma abbiamo comunque alcuni ottimi stalloni. Cinegiro, vieni qua!
Cinegiro si avvicina ai due.
Cinegiro (brillo): Signore, sbaglio o mi ha appena definito un ottimo stallone? Guardi che la gente potrebbe equivocare!
Callimaco: Cinegiro, accompagna Filippide alle stalle dove teniamo i cavalli. Se non sbaglio ci lavora il tuo fratello scrittore, no?
Cinegiro (barcollando): Ah, quello smidollato! Va bene, Filippide, seguimi. Ti accompagno io.
Filippide e Cinegiro si allontano dall’agorà per raggiungere il maneggio della città. Lungo la strada Filippide prova a fare un poco di conversazione.
Filippide: E quindi questo tuo fratello sarebbe uno smidollato?
Cinegiro: Cos…?! Come ti permetti?
Filippide: L’hai definito tu così poco fa. Chiedevo soltanto come mai secondo te è uno smidollato.
Cinegiro: Certo che è uno smidollato! Lo è sempre stato. Uno stupido pacifista con un animo fin troppo sensibile. Preferisce fare il poeta, lui.
Filippide: In effetti non l’ho visto a Egina. Non ricordo neppure se abbia mai preso una investitura a Saint.
Cinegiro: Sì, l’ha presa, ma con la scusa di essere cagionevole di salute a causa di una brutta ferita subita a diciotto anni, ha sempre evitato di combattere, quando possibile. Al massimo ha partecipato a qualche campagna a corto raggio rimanendosene ben rintanato nelle ultime file.
Filippide: E le volte in cui non combatte si occupa dei cavalli…
Cinegiro: Le molte volte in cui non combatte si occupa dei cavalli, sì. Comunque, eccoci arrivati. Dietro questa porta lavora mio fratello Eschilo.
Cinegiro spalanca le porte di legno. Un forte odore di sangue e di morte pervade la stalla e inonda le narici dei due visitatori. Il fieno, il pavimento, le pareti… tutto l’ambiente è ricoperto di sangue, compreso il corpo di Eschilo, che se ne sta seduto in un angolo con gli occhi sbarrati.
Cinegiro (avvicinandosi al fratello): Eschilo, cos’è successo?
Eschilo (fissando gli occhi sui cadaveri dei cavalli): Fratello… ho… ho ucciso io tutte queste bestie? Perché da qualche tempo sento questo irrefrenabile desiderio di combattere e di uccidere? Cosa mi sta accadendo?
Cinegiro (con gli occhi luccicosi): Sì, sei stato proprio tu. Fratello mio, che gioia che mi dai!
Eschilo: Ma… questi poveri animali…
Cinegiro (aiutando Eschilo a rialzarsi): Su, su, non farne una tragedia, ora. L’importante è che il tuo spirito guerriero si sia finalmente risvegliato. Finalmente combatteremo fianco a fianco. Non possiamo continuare a sfigurare davanti a nostro fratello minore Aminia, che è già diventato Silver Saint. Dovremmo ringraziare Ares per tutto questo, se solo non dovessimo andare a sterminare tutto il suo esercito.
Eschilo: Sterminare? No, io non posso, non posso. Anche loro sono uomini come noi, hanno famiglie, affetti…
Cinegiro: Eschilo, ora non farmi incazzare. Anche noi Greci abbiamo famiglie, affetti e bla, bla, bla. Sono loro quelli che vogliono sottrarceli. Sono forse meno importanti i nostri cari dei loro?
Eschilo: Pensaci bene, Cinegiro. La loro reazione era più che prevedibile dopo che siamo andati a distruggere e incendiare Sardi. Quella che subiamo, in fondo, non è altro che l’ira degli dèi. Non c’è clemenza, infatti, per chi fa dono di templi e di tombe, asilo dei morti, allo squallore. Ricordo bene i tuoi racconti su quella spedizione: altari devastati, statue sacre divelte e gettate a terra alla rinfusa… Fratello, chi ha fatto del male, ne soffra altrettanto! Se non avessimo compiuto un atto così empio, Dario non avrebbe mai valicato il confine del fiume Halys!
Cinegiro (tirando uno schiaffo a Eschilo): Maledetto idiota! Sono loro che hanno versato sangue per primi invadendo la Ionia ai tempi di re Ciro. Sono loro quelli che meritano ogni possibile sofferenza per tutti i mali che ci hanno inflitto e che vogliono ancora infliggerci cercando di sottrarre la libertà a tutto il popolo greco. È questo che vuoi? Vivere in schiavitù?
Eschilo: Non so più quel che voglio e che non voglio, Cinegiro. So solo che ora ho un irrefrenabile desiderio di uccidere.
Cinegiro (tirando una pacca sulla schiena di Eschilo): Benissimo, in tal caso parteciperai anche tu alla battaglia contro i Persiani. È deciso!
Eschilo: Ehi, fai piano! Lo sai che la schiena mi fa ancora un male cane.
Cinegiro: Ah, è vero. Scusa.
Eschilo: Cinegiro, chi è il tuo amico? Lo conosco? Posso ucciderlo?
Filippide: Sono Filippide. Ti ricordi di me? Ci siamo incrociati qualche volta presso l’agorà.
Eschilo: Ah sì, Filippide! Il famoso emerodromo.
Filippide: Proprio lui. Ascoltami, Eschilo. Ti prego, dimmi che hai risparmiato qualche cavallo o che ne tieni qualcuno da qualche altra parte.
Eschilo: In effetti abbiamo un altro fienile. Lì abbiamo moltissimi altri cavalli.
Filippide: Ottimo!
Eschilo (incerto): Ma, ora che ci penso, credo di avere ucciso pure quelli…
Filippide: Non ne avanza proprio nessuno? Nemmeno uno piccolo piccolo?
Eschilo (con sicurezza): No. Finiti.
Filippide: Sigh. Va bene, ho capito. Ci vado a piedi fino a Sparta.
 
 
Nel frattempo, l’immensa flotta persiana è all’ancora presso il territorio di Eretria. Sulla terraferma, a breve distanza dalla spiaggia, Demarato e Ares stanno giocando a dadi sotto la skēndi Dario, la tenda personale del sovrano di Persia, sontuosa come una piccola reggia trasportabile.
Demarato (dopo aver lanciato i dadi): Evvai! Con questo lancio ho vinto la città di Teutrania. Insieme a Pergamo e Atisarna fanno finora ben tre città della Misia.
Ares: E che cavolo…
Demarato: Dai, su, vedrai che prima o poi la fortuna girerà anche in tuo favore. Pronto per un altro lancio? Cosa punti stavolta? Guarda che poi le voglio sul serio quelle città, eh!
Ares: Non potresti usare per una volta anche tu i miei di dadi? Così, tanto per variare…
Demarato: E perché mai? Stai forse insinuando che io stia barando? Pensi che un umile mortale potrebbe mai permettersi di raggirare un dio?
Ares: Dico solo che mi pare strano che per dodici tiri di fila ti sia uscito sempre lo stesso risultato…
Proprio in quel momento irrompe nella tenda Kokalo.
Kokalo: Mio signore, Dio Re, abbiamo bisogno di lei.
Demarato: Ehi, non si usa più bussare? Sparisci! Il tuo dio re sta per ribaltare le sorti del gioco con uno strepitoso lancio di dadi. Non è vero, Ares? Dai, che stavolta mi umili.
Ares: Kokalo, cosa c’è?
Kokalo: Se ricorda, aveva mandato Phobos a schierare l’esercito per la battaglia contro gli Eretriesi. Pare però sia sorto un piccolo problema con i nostri avversari. Penso sia meglio che venga a vedere di persona…
Ares: Va bene, arrivo. Demarato, vieni anche tu?
Demarato (buttandosi su un lettino): Ma che mi frega a me degli Eretriesi! Sbrigati a tornare, piuttosto, che dobbiamo finire la partita.
Ares: Ssssì
Uscendo dalla tenda, Ares nota che non c’è anima viva in tutto il campo e sulle navi ormeggiate.
Ares: Stai a vedere che…
Ares raggiunge Phobos di gran passo, constatando che il suo generale ha schierato l’intero esercito, un fronte di soldati talmente ampio che un uomo, ponendosi a metà strada e pur sforzando la vista, non riuscirebbe a vederne l’inizio o la fine. Ad affrontare una tale imponente armata non vi è però nessuno, a parte una palla di fieno che rotola via mossa dal vento.
Ares: Testa di rapa! Gli Eretriesi sono solo dei nemiciattoli di scarso valore. Se schieri l’intero esercito è ovvio che poi quelli neanche si presentano.
Phobos (agitando il suo Bastone Infernale): SI DEVONO SPAVENTAAAAAREEEE!!!
Ares: Sì, bravo, bella mossa! Ora come minimo si sono asserragliati all’interno della città e per assediarla rischiamo di tardare sulla nostra tabella di marcia.
In quel momento appare una grossa sfera di cosmo di colore rossastra, da cui fuoriesce Ema. La sfera scompare subito dopo.
Ares: Ema, dammi buone notizie, almeno tu.
Ema: Non saprei bene come definirle, signore.
Ares: Racconta. In che condizioni è l’esercito ateniese dopo la battaglia a Egina?
Ema: Hanno subito diverse perdite, ma sono ancora numerosi… se così si può dire…
Ares: Cioè?
Ema: Vale a dire che ho potuto verificare con i miei occhi che il tanto decantato esercito ateniese è ben misera cosa in confronto allo sconfinato esercito persiano.
Ares: Può darsi, ma ricorda che non dobbiamo sottovalutare gli opliti che hanno ricevuto l’investitura a Saint. Ehi, perché fai quella faccia?
Ema (con una strana smorfia): Signore… Quando sono andato a spiarli, quasi tutto l’esercito stava… ballando e cantando… e bevendo come delle spugne…
Ares: Ubriacarsi e ballare pochi giorni prima di una battaglia? Devono essere completamente impazziti! La cosa peggiore in questa faccenda, però, è che hanno smesso di uccidersi tra loro. Farò scendere subito direttamente sulla polis una tripla dose di nebbia rossa!
Ema: Eccellente idea, mio signore!
Ares: Certo che sì! Ora andiamo a espugnare le mura di Eretria. Armatevi di pazienza perché potrebbe volerci un po’.
Phobos: Facciamogli vedere il peggio del peggio, adesso. ARRIVA IL PEGGIO DEL PEGGIOOOO!!!
 
 
Dopo quasi due giorni di corsa, Filippide raggiunge i confini della Laconia, nei pressi del monte Partenio.
Filippide rallenta. Fino a quel momento aveva tenuto duro. Ricorda bene quando, pochi giorni prima, si vantava davanti a Policrito di come il suo punto di forza fosse la resistenza alla fatica e al dolore. Possibile che fosse solo millanteria? Continua a ripetersi questa domanda, per trovare la forza di fare qualche altro passo. Ormai manca poco a Sparta e il destino di Atene è nelle sue mani. Prova a recuperare un buon ritmo di marcia, ma i dolori lo tormentano oltre ogni limite. La Silver Cloth, che, grazie alla sinergia con le stelle, fino a poche ore prima ancora gli consentiva di correre come una lepre, ora sembra un guscio ingombrante e pesante. Ogni ferita subita a Egina, anche la più piccola, ha finito per riaprirsi, sporcando di sangue le sue fasciature. Dalla testa ai piedi non c’è parte che non gli dolga. Ciascun livido, ciascuna ferita, ciascun muscolo indurito contribuiscono a frenarlo e a farlo soffrire. Sa che non potrà resistere ancora a lungo. Forse è addirittura questione di istanti prima che il suo corpo ceda del tutto. La vista è completamente annebbiata, il respiro un rantolo. Nota una figura in lontananza. La vede ondeggiare, muoversi a sinistra e a destra. Sa che potrebbe essere qualsiasi cosa: un albero, una persona o perfino niente, solo una macchia confusa sulla sua palpebra colpita dai raggi del sole e umida delle ultime lacrime che gli velano lo sguardo a causa dello sforzo.  Ode però il suono di una musica. Sembrano le note di un flauto, probabilmente una siringa. Compie ancora qualche passo e, avvicinandosi, distingue un poco meglio la piccola figura. La vede danzare e saltellare da una roccia all’altra. È da lei che proviene quel suono. Possibile che nei suoi ultimi istanti di vita gli sia stato concesso di incontrare una divinità? Possibile che nientemeno che il dio Pan abbia riconosciuto gli sforzi della sua impresa e che stia suonando in suo onore? O forse che sia normale, tra la vita e la morte, superare per un istante la barriera che intercorre tra ciò che è mortale e terreno e ciò che è divino? O forse, molto più semplicemente, la sua è una allucinazione, sia visiva che uditiva. Il suo corpo lo sta abbandonando, sarebbe del tutto normale che anche la mente facesse altrettanto.
Ancora qualche passo. Ora intravede un’altra figura riccioluta seduta su un grande masso, che osserva quell’altra mentre danza e, nel mentre che osserva, beve avidamente da un calice.
Dioniso. Ricorda dai miti come i due abbiano stretto amicizia subito dopo che Ermes accompagnò il piccolo Pan presso l’Olimpo, per far divertire gli dèi con la sua musica e le sue danze.
Ancora qualche passo. Sbatte contro uno strano oggetto metallico, abbastanza grande da arrivargli all’altezza della cintola. Cerca di riconoscerlo con il tatto, prima ancora di sforzare gli occhi. Alla fine comprende che è un cratere, pieno di liquido rosso. Porta le dita bagnate alle narici e ne percepisce l’odore. Vino.
Figura riccioluta: Amico, non ti vedo messo molto bene. Siediti e bevi un buon bicchiere di vino in compagnia.
Le stesse parole di Aminia. Ora sa con certezza che sta impazzendo e, così, si lascia cadere sulle ginocchia.
La figura si avvicina e gli porta un boccale alle labbra.
Figura riccioluta: Fidati di me, questo vino può fare miracoli. Ecco, tirati su, bevi direttamente dal cratere, è ancora meglio.
La figura riccioluta aiuta Filippide a rialzarsi e gli porta il viso vicino alla superficie del vino. Filippide, incapace di reagire in alcun modo, accetta di buon grado la proposta fattagli dal misterioso individuo e avvicina le labbra. A causa della stanchezza non è però in grado di prendere bene le misure e finisce per tuffare l’intera faccia. Cerca di tirarsi su, ma una mano gli tiene la testa immersa.
Figura riccioluta: Su, bevi… BEVI!
A Filippide non serve molto per annegare. Era già un miracolo respirare fino a pochi istanti prima. Sente quindi il vino invadergli non solo la gola e lo stomaco, ma anche i polmoni. È convinto che sia ormai la fine, quando la mano molla finalmente la presa e lui può infine tirare su di colpo la testa, lanciando un pittoresco e umido arco vermiglio nell’aria.
Spalanca la bocca in cerca di aria e con sua sorpresa l’aria invade il suo corpo come un fiume in piena, senza alcuno sforzo. La vista non è più offuscata, ma perfettamente nitida. Le forze gli sono tornate, i dolori svaniti, i muscoli rilassati. Perfino le ferite che lo accompagnavano dalla battaglia di Egina sono scomparse.
Figura riccioluta: Bene, ti sei ripreso!
Filippide indietreggia attonito e si guarda attorno. È un semplice uomo quello che lo ha immerso nel vino, così come è un semplice bambino, riccioluto anche lui, quello che ora ha smesso di suonare e che lo osserva incuriosito. Abbassa gli occhi verso il cratere e infine comprende.
Filippide: Tu… tu devi essere Megistia della Coppa.
Megistia: Proprio io. E quel piccoletto laggiù è mio figlio Mishima. Grazie alle visioni che ricevo dall’armatura della Coppa, sapevo che saresti passato di qui in fin di vita, e così ho deciso di aiutarti.
Filippide: Quindi la leggenda è vera! Bevendo dalla tua cloth è possibile lenire ogni male. Non so proprio come ringraziarti.
Megistia: Non devi ringraziarmi. Anzi, ti supplico di perdonarmi.
Filippide: Perdonarti?! Per cosa?
Megistia: Perché la prossima volta non potrò aiutarti. L’Attica sarà piena zeppa di Berserker e non posso correre il rischio di essere acciuffato da loro.
Filippide: La prossima volta?! Non sono certo di aver capito bene cosa stai dicendo di preciso… Vorresti forse dire che… No, aspetta, cos’è che vorresti dire?
Megistia: Non importa. Lo capirai. Ora è meglio che tu prosegua il tuo viaggio. Hai ancora parecchie cose da fare.
Filippide: Sì, hai ragione. Ti ringrazio ancora tantissimo, Megistia. Ti prometto che saprò sdebitarmi in qualche modo.
Filippide riprende la sua corsa, più vispo e pieno di energie che mai.
Megistia (quando Filippide è ormai già lontano): No, non credo che lo farai.
Mishima: Papino, piantala di spoilerare!
Megistia: Scusami, figliolo, che si fa ora? Ti va un bel film in streaming da guardarci nella Sacra Coppa? Che ne dici di Terminator?
Mishima: Sei sempre così antiquato, papino! Sempre a guardare quei film vintage. Voglio Game of Thrones! Game of Thrones! Daaiiii, ci manca solo l’ultima puntata!
Megistia: Ooook! Vediamo se la Madre dei Draghi saprà mantenere il trono di Westeros fino alla fine!

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Capitolo 20
*** La richiesta ***


CAPITOLO 20
LA RICHIESTA


 
Filippide, dopo aver incontrato un altro strano personaggio lungo la strada che congiunge Sparta ad Argo, raggiunge infine la sua destinazione…
Filippide: Uff, quel crestone mi ha fatto perdere fin troppo tempo. Devo incontrare i due re al più presto! [vedi note]
Dienece (concitato): Ehi, tu! Sei ateniese, non è vero? Hai notizie di Atene, per caso?
Filippide: Soldato, portami subito dai tuoi re. Ho un messaggio urgente per loro!
 
Poco dopo, presso le sale dei due Re di Sparta…
Dienece: Miei re, c’è un messaggero ateniese che vuole conferire con voi.
Leotichide: Fallo entrare.
Dienece ritorna sui suoi passi, recupera Filippide e lo accompagna dai due re.
Dienece: Miei re, chiedo di assistere all’incontro. Non vorrei che l’ateniese nascondesse qualche sorpresa.
Leotichide: Qualche sorpresa, dici?
Dienece: Sì, mio signore. Non solo non c’è troppo da fidarsi degli Ateniesi di per sé, ma per giunta ho sentito voci di numerosi Berserker che si aggirano per l’Ellade sotto false spoglie.
Leotichide: Dienece, ti ricordo che sia io che Leonida siamo due Gold Saint. Sapremo benissimo cavarcela sia di fronte a un Silver Saint ostile che a un Berserker camuffato. Ora vai.
Dienece: Insisto.
Leotichide: Uff… Dienece, non ho chiesto un tuo parere. Io ti sto ordinand…
Leonida: Lascialo stare, Leotichide. Lascia che resti qui con noi. Messaggero, porti forse un messaggio che è meglio non venga ascoltato da un semplice oplita?
Filippide: No, signore. Non credo ci siano problemi se ascolta anche lui.
Leonida: Benissimo. Procedi, dunque.
Filippide: O Re di Sparta, gli Ateniesi vi scongiurano di accorrere in loro aiuto e di non permettere che una città tra le più antiche che ci siano in Grecia cada in schiavitù di uomini barbari.
Leotichide: Quindi è arrivato il giorno del grande scontro tra civiltà. Lo si attendeva da tempo e, infine, si è giunti proprio ora a battaglia. Potrebbe essere un problema.
Filippide: Un… problema…?
Leotichide: Comprendo bene quanto il momento sia delicato e che mettere da parte le incomprensioni tra Atene e Sparta sia quantomeno necessario e d’obbligo. Non è per noi un problema fornirvi un contingente di uomini armati. È però un problema fornirvelo in questo istante.
Leonida: Leotiochide, io credo che le circostanze ci impongano in ogni caso…
Leotichide: Fammi finire, Leonida. Come stavo dicendo, e come il mio collega ben sa, durante il mese Carneo la legge ci vieta di fare uso delle armi. Saremo felici di giungere in vostro aiuto, ma non prima di cinque giorni.
Filippide: Cinque giorni?! Potrebbe essere già troppo tardi!
Leotichide: Sono spiacente, ma le nostre leggi parlano chiaro. Solo quando sorgerà la luna piena e le feste Carnee saranno concluse, solo allora potremo metterci in viaggio in assetto di guerra.
Leonida: Leotichide, sii ragionevole. Una eventuale vittoria dei Persiani sugli Ateniesi potrebbe essere l’inizio della fine per tutta l’Ellade come la conosciamo.
Leotichide: Leonida, non mi piacciono le tue parole. Ricordi chi mostrava il tuo stesso atteggiamento? I nostri diretti predecessori! Quei due credevano che le leggi lasciateci da Licurgo fornissero solo delle indicazioni sommarie e che potessero essere aggirate in qualsiasi momento. E com’è finita, Leonida? Tumulti, caos, guerra civile, la deposizione di entrambi i re. Non rifarò i loro stessi errori. Sono terminati i giorni in cui ero succube della folle anarchia di Cleomene. La legge è legge. In quanto tale non può essere oggetto di discussione.
Leonida: Comprendo le tue parole, Leotichide. Ma credo che se sentissimo anche l’opinione degli Efori…
Leotichide: Ho già discusso questa eventualità con loro e si sono dimostrati del tutto concordi con me. Se non ci credi puoi andarci a parlare di persona.
Leonida: Capisco. Immagino quindi che non ci sia nulla da fare…
Leotichide: Sii fiducioso. Se Athena vorrà, arriveremo per tempo.
Filippide: Onorevoli sovrani di Sparta, se questo è il vostro ultimo responso, io inizierei subito a incamminarmi per portare le vostre parole ai nostri strateghi.
Leotichide: È il nostro ultimo responso. Partiremo con un contingente in vostro soccorso, ma non prima di cinque giorni.
Filippide esce dalla sala a capo chino, senza attendere che Dienece o chiunque altro lo accompagni fuori.
Leotichide (dirigendosi verso un’altra uscita della sala): Bene, io vado a farmi un boccone. Rifletti sulle mie parole, Leonida. Sparta non ha bisogno di un altro Cleomene o di un altro Demarato.
Leonida e Dienece, rimasti soli nella sala, si scambiano un lungo sguardo di intesa. I due si conoscono da tempo, un legame di amicizia cementato da una profonda stima reciproca. Ognuno comprende a fondo i sentimenti e i pensieri dell’altro e a Leonida, quindi, non servono parole per intuire quale sia la precisa richiesta che gli occhi di Dienece stanno formulando.
Leonida: Non hai bisogno di chiedermi nulla. Se questa è la tua volontà io non ti fermerò.
Dienece: Ti ringrazio, mio re.
 
Al calare delle tenebre, carico della propria panoplia e di un piccolo sacco di provviste, l’oplita semplice Dienece si dirige guardingo verso la periferia della città.
Eforo1 (nascosto nell’ombra): Stai andando da qualche parte, soldato?
Dienece (sobbalzando): Ve-venerabile Eforo, qual buon vento? Anche lei da queste parti? Non crede anche lei che sia una serata perfetta per… ehmmm… per andare a rimirare le stelle?
Eforo1: Non prendere in giro la mia intelligenza e taglia corto, ragazzo. Sei in partenza per raggiungere gli Ateniesi sul campo di battaglia, non è vero?
Dienece: Venerabile Eforo, le giuro che non era mia intenzione offenderla disubbidendo ai suoi ordini. Ci sono motivi ben precisi che mi hanno spinto a questa decisione.
Eforo1 (avvicinandosi minaccioso): E da quando i motivi di un singolo individuo sono più importanti dell’interesse dello Stato?
Dienece: N-non intendevo dire questo! In realtà le mie ragioni coincidono con quelle della polis. La mia unica premura è quella di diventare un giorno un vero Saint e poter così offrire un contributo concreto e significativo alla potenza di Sparta. Le voce delle stelle mi ha suggerito che partecipare all’imminente battaglia contro Ares avrebbe rappresentato un indispensabile passo per il mio cammino.
Eforo1: La voce delle stelle, eh?
Dienece: Perdoni le mie farneticazioni, signore. Lo ammetto. Con questo mio gesto mi sono dimostrato uno sciocco, nonché un pessimo elemento della nostra società. Sono pronto a qualsiasi punizione lei voglia infliggermi.
Eforo1 (tirando una pacca sulla schiena di Dienece): Ma va’ là, che stavo scherzando. Vai pure, se per te è così importante.
Dienece: Dice sul serio?
Eforo1: Beh, se la voce delle stelle ti ha suggerito di andare, sono certo che tutto questo faccia parte di un disegno più grande. Un disegno che noi al momento non possiamo vedere né comprendere.
Dienece: Lei dice?
Eforo1: Certo, può darsi che mi sbagli, ma se ho ragione… se ho ragione, allora anche il nostro incontro non è stato casuale. Lascia quindi che ti dia una cosa da portare con te. Resta qui, non ti muovere. Io torno subito.
Dienece: D’accordo, resto qui.
L’Eforo si allontana molto lentamente, sostenendosi con un rozzo bastone e trascinando il suo corpo avvizzito un passo alla volta. Dopo più di due ore ritorna finalmente indietro portando con sé un sacco.
Eforo1 (porgendo il sacco): Ecco, per te.
Dienece (guardando dentro il sacco): Ma questi sono…
Eforo1: Fanne buon uso e tienili per te. Se proprio si renderà necessario, consegnali quanto prima ai comandanti di Atene.
Dienece: Non mancherò.
Eforo1: Ora vai.
Dienece: Signore, se concede a me questo permesso e se è concorde con me nel dare un aiuto agli Ateniesi, perché a questo punto non ordina direttamente a un contingente di partire insieme a me?
Eforo1: Non ti allargare, soldato. Non possiamo ignorare la sacralità delle feste Carnee, non ora che gli Spartani stanno cercando un nuovo equilibrio. Per la stessa ragione è ancora troppo presto per loro vedere un ex sovrano come Demarato combattere dalla parte di Ares. Gli Ateniesi sapranno cavarsela da soli, me lo sento. Anzi, se non fossi sicuro della loro vittoria, stai pur certo che andrei io in prima persona a combattere al loro fianco!
Dienece: Non ho dubbi, signore. Sono sicuro che sarebbe ancora in grado di dirgliene quattro a quei Berserker.
Eforo1: Eccolo che parte con l’accondiscendenza, il povero ignorantello…
Dienece: M-mi perdoni, signore, non volevo…
Eforo1: Eh! Eh! Eh!
Dienece: La… la smetta di prendermi in giro!
Eforo1 (spintonando Dienece): Ora vai, ho detto. Muoviti, che si è già fatto tardi!
Dienece: Sì, vado, vado! Grazie di tutto, signore!
Dienece si avvia di corsa verso Nord. L’Eforo rimane a guardare l’oplita allontanarsi, finché il profilo del soldato non svanisce nell’oscurità.
 
 
Cinque giorni dopo, presso Eretria, Ares e il suo immenso esercito stanno tornando alla spiaggia dove hanno montato il loro campo.
Demarato: Finalmente! Era ora che tornassi! Dai che i dadi fremono per essere lanciati!
Ares: Mio caro Demarato, ora che le mura di Eretria sono state completamente abbattute, un’altra importante tappa della vendetta persiana nei confronti dei Greci si sta per concludere. Fortunatamente siamo riusciti a espugnare la città in tempi sufficientemente ragionevoli grazie alla presenza di un paio di nostri infiltrati all’interno delle mura. Ora non ci resta altro che rastrellare tutto il territorio per completare l’opera. Eretria, se ricordi, era proprio una delle due città che hanno incendiato Sardi, quindi è d’uopo che non sfugga al massacro neppure un solo eretriese.
Demarato: Se dici di voler essere così meticoloso, perché sei tornato al campo con tutto l’esercito?
Ares: Già, è vero, tu non l’hai ancora visto!
Demarato: Visto cosa?
Ippia: Eh! Eh! Eh! Ora vedrai. Ci sarà da divertirsi!
Ares dispone tutto l’esercito su un’unica lunghissima fila, facendo tenere gli uomini per mano e formando una catena umana che si dispiega da costa a costa.
Ares: Ema, a te gli onori!
Ema: Preferisco cederli a mio fratello maggiore, se è possibile.
Kokalo: Tranquillo, Ema, fai pure. Io mi riservo il piacere per quando arriverà la portata principale: l’esercito di Atene.
Ema: In tal caso… UOMINI DI ARES, FIERI BERSERKER, UNITE IL VOSTRO COSMO COME FOSTE UN SOL’UOMO!  ARMATA DELLE FIAMME, SCARICA SUL NEMICO TUTTA LA TUA FURIA! CREMATION STORM!!!
Da tutto l’immenso esercito di Ares scaturiscono turbini di fiamme incandescenti che, come un unico muro di fiamme, si abbatte sull’intero territorio di Eretria, radendo al suolo qualsiasi cosa. Anche il nucleo di Eretria, ora privo delle sue mura, non sfugge alla devastazione e tutte le abitazioni e i templi sacri finiscono in cenere.
Ares: Ben fatto! Bravi tutti! E ora torniamo alle navi. Si salpa alla volta di Maratona!
Demarato: Uff…



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NOTE

"Uff, quel crestone mi ha fatto perdere fin troppo tempo." --> L'incontro tra Filippide e il "crestone" viene narrato nel Capitolo 6.06 della Stagione 2 di Bronzini Sfigati

 

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Capitolo 21
*** Maratona (prima parte) ***


CAPITOLO 21
MARATONA (prima parte)


 
Pochi giorni dopo, sulla piana di Maratona…
Callimaco: Signori… signori, cerchiamo di stare calmi!
Temistocle: Io dico che è un’assurdità attaccare subito. Dobbiamo temporeggiare e aspettare l’arrivo degli Spartani!
Milziade (parlando a voce alta, per farsi sentire da tutti i soldati): TEMISTOCLE, QUEL CHE DICI È RIDICOLO! Filippide è stato chiaro. Gli Spartani non si muoveranno prima del prossimo plenilunio. Non possiamo rischiare di aspettare così tanto. Per quale motivo pensi che i Berserker abbiano schierato solo metà esercito? La loro strategia è chiara: tenerci impegnati qui, mentre il resto dei loro effettivi salpa alla volta di Atene. Con Ippia dalla loro parte è inevitabile che gli Alcmeonidi gli spalanchino le porte.
Callimaco: Tsk! Quel dannato Ippia! Ironia della sorte, se i Plateesi sono qui con noi è solo merito suo, per averli soccorsi tempi addietro sconfiggendo i Tebani…
Milziade (a voce alta): Callimaco, non pensi anche tu che io abbia ragione?
Callimaco: Sì… forse…
Milziade (a voce alta): Il nostro polemarco mi dà ragione!
Cinegiro: Evviva! Evviva Milziade! Colui che ci ha salvato a Egina e ci salverà anche oggi!
Soldati vari: SÌ! EVVIVA MILZIADE! ANDIAMO A MENARE QUEI BRUTTI ASIATICI INVASORI!!!
Temistocle: Callimaco, non puoi dargli corda. Abbiamo tenuto a bada i nostri soldati fino a ora, ma la loro furia omicida causata dalla nebbia rossa non può più essere contenuta. Hanno voglia di menare le mani e Milziade punta solo ad accontentarli per ricavare consenso politico.
Callimaco: Temistocle, lo sai anche tu, io detesto Milziade, ma in qualità di comandante supremo devo solo pensare alla soluzione migliore per salvare Atene.
Temistocle: Ah, sì?! Se sei tu il comandante supremo, perché è Milziade quello a parlare sul palco delle arringhe?
Milziade (a voce alta, sul palco delle arringhe): Temistocle, ammettilo, sei solo invidioso del mio successo!
Temistocle: Cos…?! Ma quale successo?! Ma cosa c’entra ora?!
Soldati vari: BUUUU! INVIDIOSO!!!
Temistocle: Milziade, è un suicidio. Piantala di pensare solo al tuo orticello e sii realista. I Persiani sono molti più di noi! Una volta che ci avranno uccisi tutti, come andremo a salvare Atene?
Milziade (a voce alta): Opliti ateniesi! Compagni plateesi! Siete venuti a combattere da uomini liberi. E uomini liberi siete! Senza libertà cosa farete? Certo, chi combatte può morire, chi tergiversa per aspettare gli Spartani resta vivo, almeno per un po'. Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siate sicuri che sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere l'occasione, solo un'altra occasione di tornare qui sul campo a urlare subito ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai… LA LIBERTÀÀÀÀ!
Temistocle: Non… non ha senso!
Soldati vari: UAAAHH!!! BEN DETTO!!! EVVIVA MILZIADE!!! STERMINIAMOLI!!!
Temistocle: Milziade, puoi continuare a fare il buffone anche tutto il giorno, ma ti ricordo che oggi non è nemmeno il tuo turno di comando come stratega!
Altri strateghi vari: IO GLI CEDO IL MIO TURNO! ANCH’IO! E PURE IO! GUIDACI, O NOSTRO CONDOTTIERO!
Temistocle: Ma che… Ah, andate tutti al diavolo!
Milziade (a voce alta): Non avere paura, Temistocle. Sì, il loro fronte è più ampio del nostro, pensi che non me ne sia accorto? Ho pensato anche a questo. Basterà disporre le tribù centrali, quelle di Antiochide e di Leontide, su quattro file invece che su otto. In questo modo il nostro fronte equivarrà al loro, almeno in larghezza, e non verremo circondati.
Soldati vari: GENIO! GGGENIOOO!!! MILZIADE PENSA A TUTTO! EVVIVA MILZIADE!!!
Temistocle: Ma… la tribù di Leontide è la mia! Ci massacreranno!
Filippide: E io… io faccio parte di Antiochide…
Milziade: Ora sono io a invidiare te, Temistocle. Il tuo sacrificio rimarrà impresso nella storia!
Temistocle: B… bastardo!
Callimaco (poggiando una mano sulla spalla di Temistocle): Temistocle, attaccare subito potrebbe non essere una idea così malvagia. L’hai detto anche tu: i soldati stanno per esplodere, non vedono l’ora di uccidere qualcuno. Dovremmo sfruttare la cosa a nostra vantaggio!
Temistocle: Sì… sì, forse è vero. L’unico problema è che non possiamo essere certi delle reali intenzioni di Ares. La sua potrebbe essere una provocazione. Farci credere che vogliono partire subito per Atene con metà del loro esercito potrebbe essere solo un modo per darci fretta. Sicuramente vogliono indurci a non attendere gli Spartani, ma la cosa potrebbe nascondere anche chissà quale altra trappola. Ho paura che finiremo per fare soltanto il loro gioco.
Callimaco: Tu ragioni bene, Temistocle. Ma quali altre possibilità abbiamo?
Temistocle: Aspettare gli Spartani. Anche se attaccassimo subito, questo non impedirebbe a metà dei Persiani di salpare. Quale sarebbe la differenza?
Callimaco: La differenza è che comunque guadagneremmo tempo. Prima li sconfiggiamo e prima potremmo correre in soccorso ad Atene.
Temistocle: Dannazione! Se solo… se solo sapessimo quali elaborati piani sta pianificando in questo momento quell’astuto di Ares…
 
 
Nel frattempo, sulla spiaggia dove sono approdati i Persiani…
Ares: Maledizione, Phobos! Il fatto di averti rimproverato a Eretria per avere schierato tutto l’esercito non voleva dire che dovessi schierarne metà anche qui a Maratona! Testa di rapa, non possiamo permetterci il lusso di sottovalutare i Saint di Atene!
Phobos: Ma allora tu saresti l'unico bravo? Cioè, a fare che non si capisce, però. Capito? Questo è il discorso. Cioè, l'unico bravo… a fare che, però, non si capisce.
Ares: Phobos, regola il tuo linguaggio!
Phobos: Io dico una cosa, no?! È mai possibile che io debba sapere tutto?! Io non posso essere l’unico…Non posso essere l’unico a non fare mai errori. Allora, come fai a giudicare? COME FAAAAIII?! COME FAAAI A GIUDICAARE?! IO, TI GIURO, ME NE VADO, HAI CAPITO? ME NE VADOOO!!!
Ares: Dai, tigre, ora non esagerare, su!
Phobos: Tu ti diverti a farmi incazzare. Io l'ho capito, tu ti diverti a farmi INCAZZAREEEE!!!
Ares: Uff… Con te non si può mai parlare un attimo con calma. Vabbe’, sai cosa ti dico? Lasciamo le cose così. Lasciamole così! Se no poi che figura ci facciamo davanti agli Ateniesi? Andiamo avanti e vediamo come sfruttare la situazione.
Phobos: Noi dobbiamo andare oltre. Perché se no ci fregano tutti, da tutte le parti. E non vogliamo essere gli ultimi della schiera. Non vogliamo essere gli ultimi coglioni rimasti, come delle bestie che rantolano, soli, a parlare come in una torre di Babele, dove ognuno ha una lingua diversa.
Ares: Sssì, certo… Demarato, tu cosa suggerisci a questo punto?
Demarato: Mmmhh… Potremmo impegnare l’esercito ateniese in battaglia e nel mentre salpare subito verso Atene con quei Berserker che sono ancora imbarcati. In questo modo arriveremo alla polis indisturbati.
Ares: Avete visto, miei fidi dèi minori? Sono queste le idee che voglio sentire. Così: spiattellate in due secondi.
Deimos: Tutto di getto, non ci stanno ripensamenti… Niente.
Ares: Eesaaattoo. Così, di getto! Arrivati ad Atene, potremo poi contare sugli agganci di Ippia per farci spalancare le porte.
Ippia: Esatto, mio signore. Conta pure su di me.
Ares: Si parla così male degli Ateniesi, eppure siamo arrivati fin qui proprio grazie a te, Ippia… e sempre grazie a te riusciremo a vendicarci di Atene. Te ne devo dare atto: i tuoi presagi erano autentici e ci hanno portato fortuna.
Ippia: Proprio così! Bisogna sempre guardare i segni del fato!
Ares (tirandogli una pacca micidiale sulla schiena): E bravo il nostro Ippia!
Ippia viene scagliato a terra dalla pacca di Ares. L’ex tiranno atterra con il muso in mezzo alla sabbia.
Ares: Ah, perdonami! Noi dèi abbiamo la mano un po’ pesante. Su, perché non ti rialzi? Qualcuno lo aiuti a rialzarsi!
Ippia (cercando in mezzo alla sabbia): No, lasciatemi! Dove… dove è finito?
Ares: Cosa stai cercando, Ippia?
Ippia: Il mio dente! Ho perso un dente! Non lo trovo più! È un segno! È sicuramente un segno! Significa che questa terra non è più nostra e non potremo mai sottometterla. Tutto quello che costituiva la mia parte, ora l’occupa il mio dente. È FINIIITAAAAA!!!
Ares: Sigh! Ho parlato troppo presto… Perché non me ne sto mai zitto?
Ema (raggiungendo il gruppetto di corsa): Signore, il nemico sta attaccando!
Ares: Cosa?! Di già?!
Ema: I Greci ci corrono incontro come fossero dei pazzi furiosi.
Ares: E devono esserlo di certo se pensano di avere una qualche chance con una strategia così primitiva.
Demarato: Evidentemente gli effetti della tua nebbia cremisi si fanno finalmente sentire con tutto il loro fervore omicida.
Ares: Quei dannati sono riusciti a tenere sotto controllo e incanalare la loro frenesia berserk in modo da scagliarla contro di noi invece che su loro stessi. Presto, raggiungiamo il fronte e poniamo fine a questa follia!
Demarato: Che faccio? Vi aspetto qui?
Ares: Sì, per sicurezza sali sull’ammiraglia insieme a Ippia. Voi due mi servite vivi.
Demarato: Ok!
 
Ares, Deimos, Phobos e Ema raggiungono Kokalo al centro del fronte persiano. I Greci, pur correndo come dei matti, sono ancora piuttosto lontani.
Ares: Bene, Kokalo. Oggi gli onori toccano a te, se non sbaglio.
Kokalo: Sì, mio signore! BERSERKER, UNITE IL VOSTRO COSMO COME FOSTE UN SOL’UOMO!  ARMATA DELLE FIAMME, SCARICA SUL NEMICO TUTTA LA TUA FURIA! PREDATORY LAVA!!!
Un immenso muro di lava, ampio quanto il fronte persiano, si dirige velocemente in direzione dei soldati greci.
Cinegiro (nell’ala destra dell’esercito): NON ABBIATE PAURA, COMPAGNI! SFONDEREMO QUEL MURO A CAZZOTTI!
Temistocle (comunicando telepaticamente a tutti): Non dire sciocchezze, Cinegiro! Ora, ascoltatemi tutti! Non frenate la vostra corsa, ma cedetemi quanto più cosmo possibile. Dobbiamo fare fronte a quel muro di lava tutti insieme. Bene! E ora…
Milziade (comunicando telepaticamente a tutti): Temistocle! Ecco cosa devi fare con il cosmo dei nostri opliti! Crea un immenso scudo di ghiaccio per contrastare l’attacco nemico! Presto, veloce!
Temistocle: Ma che… LO STAVO GIÀ PER FARE, NON AVEVO BISOGNO DEI TUOI CONSIGLI!!!
Soldati vari (mentre corrono): EVVIVA IL NOSTRO GENIALE STRATEGA MILZIADE!!!
Milziade: PRESTO, TEMISTOCLE! Vuoi forse che, per colpa dei tuoi tentennamenti e del tuo continuo lamentarti, ci uccidano tutti?
Temistocle: Dannato Milziade! Che un giorno ti possa andare in cancrena un femore e tu possa morire tra atroci sofferenze… FREEZING SHIELD!!!
Lo scudo di ghiaccio di Temistocle e il muro di lava di Kokalo si scontrano al centro della piana. Sia il fronte greco che quello persiano concentrano tutto il loro cosmo per far sì che la propria tecnica prevalga sull’altra. Dopo un po’ sembra avere la meglio l’energia dell’immenso esercito berserker.
Temistocle: Non… non ce la faccio… Sofane, Callimaco, tocca a voi!
Milziade: È esattamente quello che stavo per dire io!
Soldati vari: EVVIVA MILZIADE!
La nave Argo, ammantata di luce dorata, si dirige in picchiata verso il punto centrale della linea nemica.
Ares: Cos…?! Ci sta venendo addosso!
All’ultimo secondo la nave volante vira verso l’alto, passando a pelo sopra le teste dei Persiani. Il diversivo è sufficiente per far perdere la concentrazione a Kokalo, che vede il proprio muro di lava disfarsi contro la difesa di ghiaccio di Temistocle.
Ares: Credono di poterci prendere in giro così? Deimos!
Deimos: Che… che debbo dire?
Ares (prendendo per un braccio Deimos): Vieni con me!
Ares e Deimos si teletrasportano a bordo della Argo.
Sulla poppa della Nave della Speranza, Sofane e Callimaco avvertono all’istante il cosmo dei due dèi e si girano di scatto verso di loro, in posizione di guardia.
Callimaco: A-Ares! Quale onore! Non pensavo avrei avuto l’occasione di misurare i miei pugni con i tuoi!
Ares: Niente di così barbaro e incivile. Pensavo a qualcosa di molto più divertente. Il qui presente Deimos ha qualcosa da comunicarvi.
Callimaco/Sofane: …
Deimos: Shllsshh…
Sofane: Cosa? Che ha detto?
Ares: Dovete perdonarlo, ha questo brutto problema con la voce. Deimos, da bravo, avvicinati ai due signori e sussurragli all’orecchio quello che hai da riferire.
Deimos si avvicina a Sofane e Callimaco e sussurra alcune parole nelle loro orecchie.
Callimaco: Cosa?! Dici sul serio?! Non… non ci credo! Dimmi che sono solo sporche menzogne!
Deimos (scuotendo la testa): È una cosa seria, molto seria, non si può prendere sottogamba!
Callimaco (con sguardo spento): Quindi è così…
 
Nel frattempo i Greci continuano la loro corsa.
Temistocle (comunicando telepaticamente a tutti): Restate compatti! Non manca molto! Dobbiamo arrivare al confronto diretto prima che possano di nuovo lanciare la tecnica di prima. Ehi, ma cosa…?!
La nave Argo si schianta a terra, a pochi passi da Temistocle e dalle tribù di Leontide e Antiochide.
Temistocle (fermandosi): Ca… Callimaco… Sofane… Non… non può essere…
 

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Capitolo 22
*** Maratona (seconda parte) ***


CAPITOLO 22
MARATONA (seconda parte)


 
Temistocle: Tribù di Leontide! Tribù di Antiochide! Rimaniamo a protezione della Nave della Speranza!
Filippide: Ne è sicuro, signore? Milziade aveva detto di correre…
Temistocle: Non me ne frega niente di cosa ha detto Milziade! Il nostro unico e solo comandante supremo dell’esercito è su questa nave e dobbiamo assicurarci che stia bene! (Anche perché se no chi lo ferma più Milziade?)
Soldati di Leontide (dopo essersi disposti davanti alla Argo): I Berserker! Ci sono addosso?
Temistocle: Che cosa?! Sono venuti avanti loro?!
Deimos: È loggico…
Spiegone time: Le ali dell’esercito greco hanno raggiunto i soldati nemici e così il centro dell’esercito persiano, ritrovandosi senza avversari, è avanzato fino a incontrarsi con le due tribù greche rimaste indietro. Temistocle si ritrova così faccia a faccia con Ares (teletrasportatosi di nuovo nei ranghi centrali) e i suoi uomini più fidati.
Temistocle: Maledizione! Non solo ci ritroviamo a combattere su sole quattro file, ma dobbiamo occuparci anche dei pezzi grossi!
Callimaco (facendosi strada tra i soldati greci): Fate largo! Fate largo!
Temistocle: Callimaco! Sei ancora vivo!
Ares: Callimaco, che sorpresa! Hai avuto modo di riflettere sulle parole del mio caro Deimos?
Callimaco: ARES!!! Non posso credere alle tue spudorate bugie. L’abbiamo vista tutti la tua nebbia rossa! Sappiamo bene di chi è la colpa se i popoli greci sono in lotta tra loro. Non mi potrai mai far credere che sia colpa di Athena! La sua è una guerra giusta, in nome della libertà degli esseri umani da esseri come voi!
Ares: Ah, sì?! La colpa sarebbe unicamente mia e della mia nebbia rossa?! E i continui dissidi prima del mio arrivo allora come li spieghi? Fattene una ragione, gli uomini di Athena vivranno sempre combattendosi l’un l’altro. Non solo battaglie tra polis e polis, ma guerre civili all’interno degli stessi gruppi di Saint. Così è stato finora e così sarà per sempre (financo nel lontano futuro). E la colpa è dell’unico fattore comune a tutto questo spargimento di sangue: la tua dea! Mi sembra chiaro che il suo influsso sia ben più potente del mio! Ah! Ah! Ah! E poi, mio caro Callimaco… fosse solo il misero potere di un paio di dèi della guerra l’unico problema… Se non sbaglio, Deimos, ti ha spiegato per bene qual è la natura di questo mondo, no?
Callimaco (compiendo un ampio balzo verso Ares): SEI UN BUGIARDO! SOLTANTO UN BUGIARDO!!!
Ares (aprendo una mano in direzione di Callimaco): Dovevo immaginarlo. Ecco cosa succede a raccontare la verità a un fanatico religioso… ASSALTO FURIOSO!!!
Mentre Callimaco è ancora in volo, viene respinto all’indietro da una forza invisibile che distrugge la sua armatura, devasta le sue carni e frantuma le sue ossa.
Temistocle: NO! CALLIMACO!
Ares (voltando le spalle al fronte nemico): Miei generali, è ora di andare. Se questo era il loro polemarco, l’esercito greco non rappresenterà di certo un problema per i nostri soldati.
Filippide (estreando la spada): Ares, che tu sia dannato! MOON SHADOW!!!
Filippide, con una velocità sconosciuta perfino ai Gold Saint, si proietta alle spalle di Ares e la lama della sua kopis, una sciabola ricurva dalla lama piuttosto corta, si muove fulminea in direzione del collo di Ares.
Kokalo (gettandosi tra i due): Attento, mio signore!
Ema: F-fratello…
La kopis di Filippide recide una testa, ma non quella di Ares. A essere decapitato è Kokalo del Bhuj.
Ema: TU, MISERABILE! COME HAI OSATO?! CREMATION STORM!!!
Filippide viene investito dalle fiamme di Ema, che lo scagliano all’indietro e gli infliggono gravi ustioni su tutto il corpo.
Non appena le fiamme si dissipano, due soldati ateniesi corrono in avanti per prelevare il loro compagno privo di sensi e portarlo dietro le file dei soldati.
Ema (gettandosi disperato sul corpo di Kokalo): Fratello! Non perdonerò mai i Greci per quello che ti hanno fatto! Il tuo generoso gesto verrà ricordato in eterno!
Ares (girandosi): Kokalo, Silver Saint, avete commesso entrambi un grave errore pensando che una semplice spada sarebbe stata in grado di arrecarmi qualche danno. Ema, anche tu ti stai sbagliando di grosso se credi che basti così poco per eliminare un Berserker dell’Armata delle Fiamme.
Ema: C-come…?!
La testa di Kokalo prende a brillare, ammantata da rosso cosmo, e va a ricongiungersi al corpo dal quale è stata separata. Kokalo si rialza in piedi, di nuovo nel pieno delle sue forze. Una cicatrice orizzontale è la sola testimonianza della decapitazione subita pochi secondi prima.
Temistocle: Non è possibile! Che siano immortali?
Temistocle si guarda in giro e, aguzzando la vista, nota che anche le altre tribù ateniesi si trovano ad affrontare nemici in grado di ignorare qualsiasi ferita.
Ema: F-fratello, stai bene?
Kokalo: Sono ancora vivo, Ema. Non preoccuparti. Facciamogliela pagare a questi bastardi.
Ares: E va bene. Divertitevi ancora un po’, voi due. Phobos, Deimos, venite con me. La nostra vera battaglia si svolgerà altrove. Quello che più ci interessa non si trova su questo campo di battaglia.
Ares si allontana insieme ai due dèi minori.
Temistocle (comunicando telepaticamente alle altre tribù): Fate attenzione! Ares sta per partire alla volta di Atene insieme alla flotta. Chiunque sia in grado di muoversi, cerchi di fermarlo o almeno di rallentarlo. Noi di Leontide e di Antiochide purtroppo non possiamo fare nulla, se non cercare di tenere testa ai nostri diretti avversari.
Soldati: Comandante, come possiamo battere simili nemici?
Temistocle: Non lo so, ma se ci spaventiamo per così poco facciamo soltanto il loro gioco. Vuol dire che continueremo ad abbatterli finché non avranno più energie per rialzarsi. E ora… ALL’ATTACCO!!!
Soldati (correndo verso i nemici): YEEEHHH!!!
 
Nel frattempo, nei pressi del relitto della Argo, un uomo osserva la battaglia con sguardo spento. Trattasi di Sofane di Decelea, rimasto immobile e con la stessa espressione in volto anche mentre il suo migliore amico veniva trucidato da Ares. A lasciare il guerriero completamente privo di forza di volontà è un subdolo terrore, che si insinua dentro di lui sempre più in profondità: l’idea che questa battaglia, come qualsiasi altra combattuta in nome di Athena, sia del tutto inutile e priva di significato.
Callimaco ci credeva. Ci credeva molto più di lui. E non è stato in grado di accettare le parole di Deimos. Ha rifiutato il terrore e lo ha concentrato in un ultimo gesto disperato, un ultimo pugno che non è riuscito nemmeno a sfiorare il suo bersaglio.
Sofane non è come Callimaco. A muovere i suoi pugni non è una dea, non la cieca fiducia nella giustizia. Lui crede nei compagni, nella Grecia, nel difendere i propri cari da chi minaccia la loro vita e la loro libertà.
O perlomeno ci credeva.
Ora comprende che è tutto inutile. Combattere o tenersi in disparte porterebbero allo stesso medesimo risultato. Quindi tanto vale lasciar perdere tutto e sottrarsi a questo gioco perverso. Per questo motivo, Sofane si separa dai pezzi della sua armatura. Se li toglie di dosso uno alla volta, mentre si dirige verso il monte Agrieliki, per trovare un posto tranquillo dove stendersi e chiudere gli occhi. Conserva solo la fedele ancora, legata come sempre in vita da una catena.
Sofane (tra sé e sé): Addio, Atene. Addio, compagni. Non sarò mai più al vostro fianco. Non sono più uno di voi. Non sono più niente. Non voglio più esserlo.
Figura nascosta nell’ombra: Ho sentito bene, Sofane? Non sei più un Saint? Uh! Uh! Uh! Bene! Non avrei mai sperato in una simile fortuna. Ora potrò finalmente ucciderti!
Sofane: Non voglio nemmeno sapere chi sei. Vuoi uccidermi? Fai pure, non mi interessa.
Figura nascosta nell’ombra: Se proprio insisti… ANNIHILATION FLAP!!!
Sofane: BUUARRGGHHH!!!
 
 
Troppi minuti preziosi sono trascorsi dal messaggio telepatico di Temistocle, ma nessuna tribù greca è ancora riuscita a svincolarsi dai propri avversari e a raggiungere la flotta per tentare di fermarla. Presso l’ala destra dell’esercito, però, ci sono due soldati che non si sono ancora dati per vinti.
Cinegiro (cercando di aprirsi un varco tra i nemici): Levatevi dai piedi, mangiariso!
Ditirambo: È inutile, Cinegiro. Dobbiamo trovare un’altra strategia se vogliamo raggiungere la spiaggia!
Cinegiro: Non puoi usare i tuoi corvi e farci volare al di sopra dei Berserker?
Ditirambo: Verrebbero abbattuti subito. Non posso correre questo rischio.
Cinegiro: Che razza di Silver Saint del Corvo sei, se non usi i tuoi corvi in battaglia?
Eschilo: Cinegiro, ho un’idea migliore!
Cinegiro: Oh, Eschilo, fratello mio, non sai come sono orgoglioso di vederti indossare di nuovo la tua Bronze Cloth della Colomba!
Eschilo: Non è il momento, fratello. Posso crearvi un passaggio tra i nemici, ma dovrete essere molto veloci!
Cinegiro: D’accordo, Eschilo. Quando vuoi. Noi siamo pronti.
Eschilo: SYMPLIGÁDES PÉTRES!!!
Eschilo allarga le braccia e due enormi massi emergono dal terreno, in corrispondenza delle linee nemiche, sufficientemente grandi da riuscire a separare perfettamente un gruppetto di Berserker dal resto dell’esercito. Non appena Eschilo riunisce i palmi delle mani, i due macigni si scontrano violentemente l’un contro l’altro, schiacciando nel mezzo tutti e cinquanta i Berserker ivi compresi. Pochi secondi dopo, i due massi si separano di nuovo, ritornando alle loro posizioni precedenti.
Cinegiro: Wow, Eschilo! Sicuro di essere soltanto un Bronze Saint?
Eschilo: Sbrigatevi ad attraversare il passaggio, prima che i Berserker si rialzino! Io vi raggiungerò appena possibile!
Nonostante siano stati letteralmente spappolati, i Berserker si rialzano subito e iniziano a ricomporre i loro corpi. In mezzo a loro compare fulminea una figura ammantata di argento.
Aminia: KAITOS SPURTING BOMBER!!!
I Berserker vengono lanciati in aria con forza dal Silver Saint della Balena.
Aminia: Andate! Vi copro io!
Cinegiro (correndo): Grazie, fratellino!
Ditirambo e Cinegiro oltrepassano il fronte nemico attraverso il passaggio creato da Eschilo e Aminia, spingendosi velocemente in direzione della spiaggia.
 
Nel frattempo, dal ponte della gigantesca nave ammiraglia, Demarato osserva la scena.
Demarato (tra sé e sé): Ditirambo, non bastava avermi abbandonato nel momento del bisogno, ora devi anche combattere contro i miei nuovi alleati?
Ares: Demarato, tutto bene? È il momento di partire.
Demarato: Gli equipaggi di tutte le navi sono ai loro posti?
Ares: Beh, sì.
Demarato: Allora ordina di far scendere a terra gli uomini di un paio di navi. Stiamo per ricevere visite.
Ares (scrutando verso la piana): Vedo solo due Saint correre verso di noi. Sicuro che ci sia da preoccuparsi?
Demarato: Ho seguito personalmente gli ultimi sviluppi di uno dei due e credo proprio che potrebbe crearci dei problemi se non lo fermiamo.
Ares: Stai dicendo che è uno di Sparta?
Demarato: Circa. Non proprio. Forse. È… complicato.
Ares: D’accordo. Gli mando incontro un po’ di soldati.
 
 
Poco dopo, Ditirambo e Cinegiro notano un nutrito gruppo di Berserker corrergli incontro.
Cinegiro: È il momento. Chiama i tuoi corvi. In questo modo potremo evitare questo inutile scontro e arrivare direttamente alla spiaggia.
Ditirambo: Ti ho detto che non posso.
Cinegiro: Ditirambo, ti ho dato la mia fiducia e ti ho accettato come mio pari. Fa’ in modo che non me ne penta. In questo momento le nostre vite dipendono l’una dall’altra. È il momento di scegliere chi sono i tuoi reali compagni: se dei neri volatili o il popolo di Atene. Nel momento della verità preferisci continuare a essere l’emarginato che sei sempre stato o provi a combattere per la tua dea? Per una volta questa è una decisione che dipende da te e da te soltanto. Qual è la tua risposta?
Ditirambo: Le tue sono belle parole, Cinegiro, ma a quanto pare non ho bisogno di scegliere. Sono miei compagni sia gli Ateniesi che i corvi e tutti noi combattiamo per la stessa causa. Guarda in cielo, Cinegiro! Li vedi? Si rifiutano di restare in disparte e stanno venendo a supportarci, disobbedendo ai miei ordini. Questa è la sola risposta che posso darti.
Nel momento in cui i Berserker e i due Saint entrano in contatto, una scure nube cala sui combattenti, sottraendo alla scena il Bronze Saint di Eridano.
Cinegiro (mentre viene trasportato via da alcuni corvi): Che significa? Non restartene lì impalato, Ditirambo! Vieni anche tu!
Ditirambo: No, Cinegiro, mi hai chiesto una prova di valore e te la darò. Tu vai avanti. Io tratterrò qui questi soldati.
Cinegiro: Non ce la puoi fare da solo! Sono in troppi!
Ditirambo: Non devi preoccuparti per me, Cinegiro. Non combatto da solo.
Non appena i corvi hanno portato Cinegiro sufficientemente lontano, lo depositano a terra e ritornano indietro, investendo alcuni Berserker che si erano messi all’inseguimento e ricacciandoli indietro verso la mischia.
Cinegiro prosegue la sua corsa da solo e raggiunge finalmente la spiaggia.
 
Poco dopo, sulla nave ammiraglia…
Soldato berserker: Signore, abbiamo un problema.
Ares: Cosa c’è stavolta? Perché non stiamo ancora partendo?
Soldato berserker: Signore, c’è un ateniese che sta… sta trattenendo la nave.
Ares: E come la trattiene? A mani nude?
Soldato berserker: Sì, signore. La sta trattenendo a mani nude. Inoltre anche le altre navi ci stanno segnalando alcune onde anomale che ci impediscono di proseguire.
Ares: Demarato, questo è il tuo uomo. Pensaci tu.
Demarato (scrutando lontano): No, il mio pupillo è ancora impegnato con i soldati che gli abbiamo mandato contro. Questo deve essere l’altro, il Bronze Saint. Pensaci tu.
Ares: Uff… Phobos, pensaci tu!
Phobos: Ares, non mi chiamare per cose del genere. Ma perché mi hai chiamato? Già uno che trattiene una nave con le mani tanto bene con la testa non ci deve stare. Poi si presenta da solo a fermare l’intera flotta… Vabbe’, uno pensa almeno a un Saint di alto rango. Invece no, il rango non è alto per niente. Cioè, GLI ATENIESI STANNO RICICLANDO IL LORO PEGGIO. GLI ATENIESI STANNO RICICLANDO IL LORO PEGGIO, hai capito? Io sono tipo da Gold Saint. Cioè, io non posso scendere in campo a combattere contro i soldati semplici; non posso mettermi a scambiare colpi con i Bronze Saint. Io devo confrontarmi con gente come Milziade, Temistocle, Pitea, capito? Cioè, io sono uno da GOLD SAINT, HAI CAPITO?
Ares: E dai, tigre, fai il bravo, su. Sistemamelo un secondo e poi torni subito, ok?
Phobos: È una VERGOGNAAA!!! È UNA VERGOGNAAAA!!!
Con riluttanza, Phobos si getta in acqua portandosi dietro il suo Bastone Infernale. Come annunciato dal soldato berserker, Cinegiro, immerso nell’acqua fin sopra la cintola, sta trattenendo la nave di Ares con le dita delle mani saldamente conficcate nello scafo.
Non appena Cinegiro vede Phobos, punta il palmo di una mano nella sua direzione, mentre con l’altra continua a trattenere la nave ammiraglia.
Cinegiro: CORRENTE IMPETUOSA!!!
Phobos viene investito da una gigantesca onda.
Cinegiro: Le acque di Eridano hanno posto fine a fiamme ben più pericolose delle vostre, Berserker! Anche se sono solo un Bronze Saint, in questo momento sono nel mio ambiente più congeniale e non potete nulla contro di me. Rinunciate a partire alla volta di Atene e vi ucciderò senza farvi troppo soffrire. Forse.
Ares (osservando dall’alto): UAHAHAH! Certo che ne ha di fegato, questo soldatucolo! Peccato. Sarebbe stato un perfetto Berserker.
L’onda non ha procurato alcun danno a Phobos, che anzi avanza indisturbato verso il suo avversario, arrivandogli a brevissima distanza.
Cinegiro: Pensi di farmi paura, lacchè di Ares? Provaci, avanti! A tuo rischio e pericolo.
Phobos, molto lentamente, si sfila la tiara, la cui visiera gli metteva in ombra gli occhi, e rivela a Cinegiro il suo sguardo infernale.
Phobos: TI DEVI SPAVENTARE! TU TI DEVI SPAVENTAREEEEEEE!!! Ultimooo! ULTIMOOOO!!! ULTIMOOOOOOOOO!!!
Cinegiro si sente pervadere da un violento fremito lungo la schiena. Sente che sta per perdere il controllo e il pensiero di girarsi e fuggire a gambe levate dalla piana di Maratona si fa strada in lui come un fiume impetuoso. Il Saint però si fa forza, facendo leva sulla rabbia e sulla furia omicida accumulata nei giorni precedenti e non ancora del tutto sfogata. Cinegiro chiude gli occhi e con grande sforzo riesce a incanalare i suoi moti interiori facendoli infine sfociare in una testata sul muso di Phobos.
Phobos, sbigottito, arretra di qualche passo, portandosi la mano sul naso sanguinante.
Cinegiro: Ti avevo avvertito, no?
Phobos: Brutto schifoso, verme latrante, le sanguisughe ti prenderanno il sangue dal corpo, mentre gli avvoltoi si ciberanno della tua carcassa. DELLA TUA CARCASSAAA!!! MI HAI FATTO PROPRIO INCAZZARE!!! MI HAI FATTO PROPRIO INCAZZAREEE!!!
Cinegiro punta di nuovo il palmo della sua mano verso Phobos, ma il suo braccio cade in acqua con un tonfo, reciso di netto all’altezza della spalla. Phobos impugna ora una spada molto sottile, sporca del sangue di Cinegiro – la spada che era rimasta finora celata all’interno del Bastone Infernale.
Phobos: Hai capito? Hai capito che sono io il demonio? IO SONO IL DEMONIO IN PERSONA!!!
Cinegiro: Oh, wow! Il grande signore demoniaco mi ha tagliato un arto! Che c’è ora? Vuoi un applauso? Aspetta che te ne faccio uno… No, aspetta… Non posso, che peccato. Pensi che mi cambi qualcosa? Mi basta un braccio solo per tirare in secca questa bagnarola!
Tirando con un solo braccio, Cinegiro trascina la nave verso la spiaggia.
Ippia (sopra il ponte dell’ammiraglia): Ehi, perché trema tutto? Perché trema tutto? Brutto segno! Brutto segno!
Phobos (rivolto a Cinegiro): NON ME NE FOTTE UN CAZZO DI QUELLO CHE DICI! SPARISCI! SPARISCI! BASTAAAAAAAAAA!!! BASTAAAAAAA!!!
La lama è talmente veloce che, nuovamente, Cinegiro non scorge neppure il fendente di Phobos mentre si abbatte sul suo secondo braccio. Tutto quello che Cinegiro percepisce è il suono del braccio che cade in acqua. Un suono diverso, in quanto l’acqua ora è molto più bassa. Un suono che gli raggela il sangue.
Il Saint di Eridano però non demorde. Si rifiuta di cedere davanti al nemico.
Cinegiro: Tutto qua? Lo dicevo anche a Eschilo quando era bambino di non aver paura dell’uomo nero, poiché chiunque si nasconda nell’ombra non può essere altro che un vigliacco. Tornatene sottoterra, pupazzo, e lasciami fare il mio lavoro.
Cinegiro addenta con forza lo scafo della nave ammiraglia e la trascina fin sopra la sabbia.
Phobos: SCHIFOSOOOOOOO!!! SCHIFOSOOOOOO!!! M’HAI PRESO PER IL CULO UN'ALTRA VOLTAAAA!!! ULTIMOOOOO!!! ULTIMOOOOOOOO!!! ULTIMOOOOO!!! IO T'AMMAZZOOOO!!! IO T'AMMAZZOOOO!!!
A cadere a terra stavolta non è soltanto un arto. Nulla più resta del corpo di Cinegiro in grado di trattenere la nave di Ares.
Phobos: ALLA FINE HO VINTO IO! ALLA FINE HO VINTO IIIOOO!!! SCHIFOSO!!! ULTIMOOO!!!
Con una veloce spinta, Phobos riporta la carena della nave in acqua e, arrampicandosi come una lucertola sullo scafo, ritorna a fianco di Ares.
I soldati impegnati nel combattimento con Ditirambo si accorgono che è di nuovo il momento di partire, ma non riescono a liberarsi del loro avversario che, per quanto fortemente indebolito, continua a dargli filo da torcere. Un Berserker, infine, si posiziona nell’angolo morto della sua visuale e con il suo arco riesce a conficcargli una freccia nella gamba. Ditirambo si accascia a terra e il gruppo di soldati ne approfitta per indietreggiare a piccoli passi. Non appena sono certi che Ditirambo non è intenzionato a seguirli, i Berserker si affrettano a raggiungere la loro nave.
Poco dopo, la flotta di Ares naviga in mare aperto, alla volta di Atene. Nessun Saint è più in grado di fermarli.
Ditirambo si trascina verso i cadaveri dei suoi corvi, muovendosi su un terreno tappezzato di nere piume. Solo uno dei fedeli compagni del Silver Saint è sopravvissuto allo scontro, ma non gli resta molto da vivere. Disteso su un fianco, il ventre squarciato e con le budella di fuori, il povero Eumelo emette versi strazianti. Ditirambo cerca di rimetterlo insieme, ma senza risultato. Le interiora continuano a uscire dal suo corpo. Ditirambo si guarda in giro in cerca di aiuto, ma tutti gli altri soldati greci sono troppo lontani e impegnati a combattere. Eumelo si agita ancora per qualche secondo, poi il suo corpo si irrigidisce e la sua ugola cessa qualsiasi suono.
Ditirambo: Eumelo… Perché?! Perché?! E anche tu mio affezionato Aristea. E tu, Morrigan… Solo, mi avete lasciato solo.
Copiose lacrime di sangue rigano le guance di Ditirambo. Con le piume di Eumelo ancora strette nel pugno, il Saint volge il proprio sguardo verso il cielo ed emette un urlo di angoscia in grado di coprire per qualche istante il clangore delle armi e il caos della battaglia.
Negli anni a venire non vi sarà un solo giorno in cui Ditirambo non ripenserà a tutto questo. Furono questi, infatti, gli accadimenti che lo trasformarono nella macchina da guerra che sterminò Persiani su Persiani durante la battaglia delle Termopili e durante la battaglia di Platea.
Ma queste… sono altre storie…
 

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NOTE

Non fatevi trarre in inganno dalle ultime righe (che fanno riferimento a "Lambda" e "Soul of Berserker").
La storia non è ancora conclusa! "First Blood" continua ancora per qualche capitolo!

Traduzione della tecnica di Eschilo:
 
SYMPLIGÁDES PÉTRES [Οι Συμπληγάδες Πέτρες] --> Rocce Simplegadi

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Capitolo 23
*** Maratona (terza parte) ***


CAPITOLO 23
MARATONA (terza parte)


 
Shilfield di Basilisk: ANNIHILATION FLAP!!!
Sofane (mentre viene sbalzato in aria): BUUARRGGHHH!!!
Shilfield: Il signor Hades e il signor Rhadamanthys mi hanno vietato di combattere contro i Saint, ma dal momento che sostieni di non voler più essere un soldato di Athena, posso finalmente porre fine al nostro duello.
Sofane (disteso a terra): Sono contento per te. Procedi pure.
Shilfield: ANNIHILATION FLAP!!!
Sofane: UAAARGH!!!
Sofane viene sollevato da terra dalla forte folata di vento e lanciato contro il fusto di un albero. Il guerriero ateniese non prova neanche a reagire o ad attutire l’impatto.
Sofane (di nuovo a terra): Avanti, cosa aspetti? Perché non sento le mie membra intorpidite dal tuo veleno?
Shilfield: Perché non sto usando alcun veleno. Se avessi voluto infierire su un cadavere sarei potuto restarmene negli Inferi, non credi?
Sofane (rimanendo disteso a terra): Mi spiace deludere le tue aspettative, Specter, ma io ormai ho smesso di combattere.
Shilfield: E come mai questa decisione?
Sofane: Perché sarebbe del tutto inutile.
Shilfield: Come immaginavo. Hai parlato con Deimos.
Sofane: Non ha importanza con chi ho parlato.
Shilfield: Esatto. Non ha alcuna importanza con chi hai parlato e quello che ti ha detto. Pensi che per te, soldato di Athena, sia veramente cambiato qualcosa rispetto alle tue convinzioni del passato? Anche se le leggi degli dèi faranno in modo che Athena vinca in ogni caso questa guerra, pensi che la vittoria non sarà ottenuta grazie al contributo di ognuno dei tuoi compagni? Veramente ti interessa soltanto il risultato finale? In tal caso, allora, non ti dispiacerà se userò il mio veleno per indebolire tutti i Saint e far sì che ne sopravviva il meno possibile…
Sofane: Stai… stai bluffando. Mi hai detto tu stesso che non puoi combattere contro i Saint.
Shilfield (muovendo le ali in direzione del fronte greco): E chi è che combatte? Se me ne sto qui a far prendere un po’ d’aria alle mie ali, non vuol dire che sto combattendo.
Sofane: N… non farlo!
Shilfield si avvicina a Sofane e gli schiaccia la testa sotto il calcagno.
Shilfield (continuando a muovere le ali in direzione delle linee greche): Taci! Non mi interessa se sei stato colpito dalla tecnica di Deimos. La gente come te mi fa schifo! Per tutta la vita ho vissuto nella più completa solitudine. Chiunque si avvicinasse al deserto creato dai miei stessi miasmi non poteva che soccombere. Poi, lo stesso giorno in cui tu e il Saint del Toro scendeste negli Inferi, ebbi finalmente l’onore di conoscere qualcuno che poteva restarmi accanto senza morire. A lui, al mio signore Rhadamanthys, ho giurato fedeltà. Lui solo ha saputo dare un senso alla mia vita. Tu invece hai sempre avuto tutto e, nonostante questo, sei pronto a lasciartelo alle spalle in nome di stupidi ideali.
Sofane: S… stupidi ideali? Mi spiace che tu abbia tutto questo bisogno di affetto, ma i miei ideali sono qualcosa di molto più importante. E questa battaglia… queste incessanti guerre non hanno alcun senso se a generarle è proprio colei per cui stiamo combattendo.
Shilfield: Mi devo forse ripetere? Possibile che tu sia così stupido? Un soldato deve solo ubbidire ai propri ordini. È questo l’unico peso che in guerra deve portarsi sulle spalle. Davvero pensi che per te faccia qualche differenza il motivo per cui uccidi altri uomini? Se non ci fossero guerre sulla faccia della terra credi sul serio che te ne staresti tranquillo sotto un albero, con un fiorellino tra le labbra, a goderti la brezza della sera? Athena può spingere gli uomini alla guerra quanto vuole, ma se sei diventato Saint è solo perché sei un essere violento, bramante di sangue e di ossa rotte. Te ne vai in giro con un’ancora legata in vita perché credi che avere uno strumento di morte sempre con sé faccia figo. Questo non ti suggerisce nulla? La tua dea ti ha solo dato un motivo, una direzione verso cui convogliare il tuo desiderio di morte. Dovresti ringraziarla invece di sputare nel piatto in cui mangi. Se non ci fosse stata lei, probabilmente saresti diventato un picchiatore al soldo di qualche signorotto locale, un teppista o addirittura un pericoloso malvivente. Ma cosa parlo a fare, in fin dei conti? Sei solo un verme che non sa apprezzare i doni della vita. Sparisci in un’altra dimensione, mentre io finisco di fiaccare l’esercito di Athena. ANNIHILATION FLAP!!!
Sofane: N…no, aspetta! LAPIS FUGITIVUS!!!
Sofane viene sbalzato via dalla tecnica di Shilfield, ma, lanciando la sua ancora, riesce a conficcarla profondamente nel terreno e a non cadere così nel varco dimensionale.
Shilfield: Vedo che hai iniziato a reagire. Purtroppo per te è ormai troppo tardi. IGNIS REGIS!!!
Shilfield unisce alla sua tecnica basata sul vento un potente getto di fuoco vivo. Sofane viene investito dalle fiamme ed è costretto a lasciare la catena, diventata anch’essa rovente.
Shilfield: Fai buon viaggio, Sofane!
 
L’ironico augurio di buon viaggio è l’ultimo stimolo esterno che Sofane percepisce prima di perdere i sensi e ritrovarsi a galleggiare in un denso liquido scuro, sotto un cielo privo di luce e di stelle.
Con ampie bracciate, il guerriero cerca di tornare indietro per salvare i suoi compagni, ma, pur essendo un provetto nuotatore, una forte corrente lo trascina all’indietro, con sempre maggiore impeto. Sofane, annaspando per restare a galla, si accorge ben presto di essere trascinato verso il centro di un vortice, in un ampio tragitto a spirale. La forza dirompente delle acque non gli dà tregua e dopo poco comprende che nuotare è del tutto inutile. Nonostante questo, egli si guarda attorno, in cerca di un aiuto o di una qualche possibile soluzione.
Quando ormai tutto sembra perduto, girando a velocità prodigiosa in una conca sempre più profonda di turbinanti acque nere, Sofane intravede, nel buio pesto che lo attornia, un lontano e minuscolo bagliore diventare sempre più grande e sempre più luminoso al suo appropinquarsi. Mancano pochi secondi prima che Sofane venga inghiottito dal gorgo e sopra di lui ora si staglia la Nave della Speranza, sospesa nell’aria. Sofane allunga una mano verso la forte luce che si diffonde dalla carena e, come risposta, dal ponte viene lanciata una cima, che il Saint afferra. La sensazione al tatto non è però quella di una corda, bensì di una catena. Sofane apre gli occhi e scopre di essere ancora con i piedi per aria, in balia del vento di Shilfield. È passata solo una frazione di secondo da quando aveva perso i sensi e ora stringe di nuovo nella sua mano la catena della sua ancora. Il calore è insopportabile, ma stavolta Sofane non molla la presa.
Shilfield: Sei ancora lì? Se non sei in grado di affrontare nemmeno il fuoco del Basilisco, di certo non potrai affrontare le fiamme e la brutalità dei Berserker. Lascia la presa, quindi. È inutile. Un uomo come te non serve più a nessuno. E se non bastano le mia parole a fermarti, eccoti un’altra vampata del re delle lucertole: IGNIS REGIS!!!
Sofane, sospeso in aria e tenendosi all’estremità della catena della sua ancora per non essere lanciato in un’altra dimensione a causa del vento di Shilfield, viene di nuovo investito dalle fiamme del Basilisco. Il guerriero chiude gli occhi e cerca dentro di sé la luce che poco prima, nella sua visione, aveva visto irradiarsi dalla carena della Nave della Speranza. Lo stesso vortice che lo stava per inghiottire poco prima, si diffonde ora a spirale dal suo petto, diventando sempre più denso e riempiendo tutto il suo corpo. Sofane, concentrandosi al massimo, riesce a espandere dalla punta delle dita fino a quella dei piedi l’immenso cosmo che genera dentro di sé, fino a saturare ogni singola cellula di cui è composto. Egli è ora padrone della stessa luce che proveniva dalla Argo e il calore delle fiamme di Shilfield non è più un problema.
Sfruttando la catena a cui è aggrappato, Sofane si dà una forte spinta con le braccia, grazie alla quale riesce a raggiungere l’avversario, riuscendo a vincere sia il vento che le fiamme del Basilisco. Caricando il pugno sul fianco il Saint sta per riversare tutto il proprio cosmo su Shilfield, ma una figura si frappone tra i due.
Rhadamanthys (con le braccia aperte): Basta così!
Sofane (lanciando comunque la sua tecnica): Uoooohhh… KRAVGÍ TÍS ATHINÁS!!!
Shilfield: Che luce accecante… Ma che razza di tecnica è mai questa?!
La tecnica di Sofane investe in pieno Rhadamanthys, che rimane immobile nella sua posizione, proteggendo il suo sottoposto. Il Giudice sembra non risentire dell’incredibile colpo.
Sofane: Non… non gli ho fatto niente?
Rhadamanthys (girando il capo): Shilfield, ti ho osservato per tutto il combattimento. Ti sei comportanto bene, ma hai perso il tuo duello.
Shilfield: Signor Rhadamanthys, non ho ancora subito nemmeno un graffio, posso ancora combattere!
Rhadamathys: Ti dico invece che il duello termina qui. Se non ci fossi stato io, saresti stato disintegrato dalla tecnica di Sofane. Inoltre, come ti ho già detto in passato, non abbiamo il permesso di combattere contro i Saint.
Shilfield: Ma Sofane ha rinunciato al suo titolo!
Rhadamanthys: No, Shilefield. Colui che hai di fronte è di nuovo un soldato di Athena.
Sofane si avvia di nuovo verso il campo di battaglia. Lungo il suo percorso, i pezzi della sua armatura da cui si era separato tornano autonomamente a riposizionarsi sul suo corpo. Per ultima, anche la sua ancora si disincaglia dal terreno e ritorna al suo fianco. Quando Sofane è ormai già lontano, la surplice del Giudice Infernale finisce in mille frantumi.
Shilfield: S-signore!
 
Nel frattempo, Temistocle e i suoi continuano ad affrontare il reparto centrale del fronte persiano.
Temistocle: FREEZING SWORD!!!
In una frazione di secondo, Temistocle genera l’immenso spadone di ghiaccio che aveva già utilizzato presso l’isola di Egina e, con un fulmineo movimento del braccio, taglia diverse teste di soldati berserker, colti di sorpresa. Tra le teste a cadere vi è anche quella di Kokalo.
Ema: FRATELLO, NO!!!
Testa di Kokalo (mentre rotola a terra): Piantala di preoccuparti, fratello! Stai diventando imbarazzante! Non hai di che temere. Noi dell’Armata delle Fiamme possiamo ricomporre il nostro corpo tutte le volte che…
Mentre sta parlando, la testa rotola fino ai piedi di un soldato con un grande lambda rosso dipinto sullo scudo. Prima che Kokalo possa concludere la sua frase, un foglietto di carta viene apposto sulla sua fronte.
Testa di Kokalo: UUAARGGHH!!!
Temistocle: Tu… tu sei uno spartano! GLI SPARTANI SONO GIUNTI AD AIUTARCI!!!
Urla di giubilio si sollevano dalle tribù di Leontide e di Antiochide.
Dienece: Ehmmm… Spiace deludervi, ma ci sono soltanto io.
Temistocle: Cos…?! Gli Spartani non si sono mossi?
Dienece: Ignoro se siano già partiti, ma sicuramente non arriveranno in tempo. Io sono venuto fin qui per portarvi questi.
Temistocle (avvicinandosi per guardare): Ma quelli sono…
Dienece mostra il contenuto del suo sacco allo stratega ateniese.
Dienece: Sì, sono sigilli vergati con il sangue di Athena. Sono da parte degli Efori di Sparta.
Temistocle: Avrei sperato in un contingente di supporto, piuttosto che in un sacco pieno di foglietti. Però…
Ema: Fratello, perché non riunisci la tua testa al corpo? Cosa ti è successo, fratello?
Temistocle: Mmmhhh… In effetti la testa ha cessato di muoversi e di parlare…
Il corpo decapitato di Kokalo si fa strada a spallate tra i soldati ateniesi per riunirsi alla sua testa. Non appena è a tiro, Dienece gli lancia addosso un sigillo. Il corpo crolla a terra come un sacco di patate.
Temistocle: Soldati! Passatevi l’un l’altro questi sigilli e usateli per immobilizzare i corpi smembrati dei Berserker. Finalmente abbiamo una possibilità di fermarli! Non sono infiniti, quindi non appena possibile dovremo accatastare i corpi e le teste in dei mucchi, legarli insieme e cercare di utilizzare meno talismani possibili!
Soldato berserker: Non sottovalutateci, Saint. UARGGHH!!!
Il soldato berserker finisce a pezzi sotto i colpi delle lance e delle kopis ateniesi e subito sigillato.
Temistocle: Dobbiamo portare questi sigilli anche alle altre tribù. E al più presto!
Sofane: Ci penso io.
Temistocle: Sofane! Sei ancora vivo!
Sofane: Sì, sono di nuovo dei vostri. E devo ringraziare uno Specter per questo.
Temistocle: Uno Specter?!
Sofane: Lunga storia. Dammi qua.
Sofane prende il sacco e si avvicina al relitto della Argo. Con il taglio della mano si recide un polso e bagna le tavole della Nave con il proprio sangue.
Sofane: Nave della Speranza, ti chiedo un ultimo sforzo. Un ultimo breve volo per salvare il popolo dell’Ellade. Credi in me, come ora io credo nuovamente in te.
La nave ritrova nuova linfa vitale grazie al sangue e al cosmo di Sofane. Numerosi scricchiolii e schiocchi violenti provengono dal fasciame, dalla chiglia e da tutta l’ossatura della Argo; i cordami si tendono, l’albero si raddrizza; il profilo della nave riprende forma.
Non appena Sofane sale a bordo e afferra saldamente le razze del timone tirandole a sé, la Argo si alza in volo. Man mano che le altre tribù coinvolte nel conflitto vengono sorvolate dalla nave, numerosi sigilli vengono lanciati da Sofane verso le truppe, mentre Temistocle, da terra, comunica mentalmente ai suoi compagni il modo migliore per utilizzarli. Più volte i Berserker cercano di contrastare i propositi dei due Saint scagliando vampate di fuoco verso la Argo, ma né la nave né Sofane e né i sigilli sembrano risentirne minimamente.
 
Temistocle (arretrando e andando nelle retrovie): Bene! Mentre finiamo di massacrare e sigillare i Berserker, è imperativo che qualcuno raggiunga le mura di Atene prima della flotta persiana. Dobbiamo comunicare ai nostri di non aprire le porte ad Ares, in quanto a breve arriveremo in soccorso della polis. Filippide sei tu il nostro uomo!
Filippide (disteso a terra): Signore, come può vedere, sono tutto un dolore. Non potremmo inviare i corvi di Ditirambo?
Temistocle (scrutando in lontananza): Non li vedo più. Facile che siano tutti morti.
Filippide: D’accordo, niente corvi. Non potremmo mandare Eucle, l’altro emerodromo?
Temistocle: Morto pure lui.
Filippide: Sigh! Spero almeno che mi sia concesso l’uso di un cavallo.
Temistocle: Mi spiace, ma sono abbastanza certo che i Persiani abbiano previsto questa mossa e li abbiano imbarcati tutti.
Filippide: Non ne è rimasto proprio nessuno? Nemmeno uno piccolo piccolo?
Temistocle (scrutando in giro): No, direi proprio di no.
Filippide (alzandosi a fatica): Sigh! Va bene, ho capito. Ci vado a piedi fino ad Atene.
 
Nel frattempo, Eschilo, approfittando del disorientamento dei Berserker in seguito all’arrivo dei sigilli di Athena, riesce a sfondare le linee nemiche e a proseguire in direzione del mare, per raggiungere suo fratello. Quello che trova, però, è soltanto il cadavere orribilmente mutilato di Cinegiro.
Eschilo (crollando sulle ginocchia): Fratello, ti vantavi di essere il più valoroso tra gli Ateniesi e ora mi abbandoni così? Noi due siamo sempre stati l’uno l’opposto dell’altro, ma ora sento come se mi avessero tagliato via metà del corpo. Ti prometto che onorerò al meglio questa vita spezzata e, con o senza nebbia rossa, da oggi in poi porterò il tuo spirito guerriero dentro di me e dedicherò la mia vita ad annientare i nostri nemici. Uniremo il nostro pugno contro il medesimo avversario e combatteremo insieme come un Saint completo.
Ditirambo (avvicinandosi a Eschilo dopo aver estratto la freccia dalla gamba): Tuo fratello si è comportato come un vero eroe e sono certo che il suo nome rimarrà impresso nella storia. Ora alzati. I Berserker stanno arrivando alla spiaggia. Vendichiamo i nostri cari e uccidiamo quei cani.
 
Come affermato da Ditirambo, numerosi Berserker si stanno dirigendo verso la spiaggia. Con l’aiuto dei talismani provenienti da Sparta, infatti, le due ali dell’esercito greco sono riusciti a passare in vantaggio sui loro avversari e a mettere in fuga i Berserker ancora in grado di muoversi. Pensando di mettersi in salvo, i guerrieri di Ares si ritrovano invece ad affrontare una minaccia ancora più grande: due Saint trasformatisi in due spietate macchine da guerra.
Mentre Ditirambo e Eschilo iniziano la loro carneficina, Milziade ordina alle due ali di convergere e prestare soccorso alle tribù di Leontide e di Antiochide. Il centro persiano, ritrovandosi sotto attacco da tre versanti diversi, cerca di arretrare, ma la strada gli viene tagliata dalla Argo, che si schianta a terra dietro di loro. Dal relitto fuoriesce Sofane, con la sua ancora in mano e bramoso di falciare teste.
Sofane: Mia Argo, ti prometto che non appena tutto questo sarà finito, ti farò rimettere a nuovo dai migliori carpentieri di Atene!
Il drappello di soldati berserker, ora completamente circondato, viene presto sconfitto dalle forze greche.
Ema (circondato dai nemici): Maledetti! Vendicherò mio fratello Kokalo!
Temistocle: Arrenditi, Berserker. Sei rimasto da solo. Non hai possibilità di scampo!
Ema (continuando a tenere testa ai Greci): Non pensiate di averci già sconfitti. Fermerò il vostro emerodromo e le porte di Atene si spalancheranno al mio signore Ares.
Temistocle: E come pensi di fare, sbruffone? Filippide sarà già piuttosto lontano. L’unico modo di raggiungerlo sarebbe il teletrasporto.
Ema scompare all’interno di una bolla di cosmo cremisi.
Temistocle: Ops…
Milziade: Ateniesi! Amici plateesi! Ora che il centro è sconfitto, raggiungiamo i fuggitivi e finiamoli!
Soldati greci (all’unisono): SÌÌÌÌÌÌÌ!!!
I Greci si dirigono verso la spiaggia, trovando una distesa sanguinolenta di pezzi di corpi che cercano goffamente di riunirsi, finendo per fare confusione e attaccarsi tra loro in maniera errata. La superficie del mare è tinta di rosso e in mezzo a tutto il mattatoio si stagliano i feroci profili di Ditirambo e Eschilo, ricoperti di sangue dalla testa ai piedi.
Eschilo: Abbiamo vinto?
Temistocle: Sì, Eschilo. Abbiamo vinto grazie alla mia idea di far pervenire a tutti quanti gli straordinari sigilli di Athena.
Dienece (prostrato ai piedi di Milziade): Venerabile Saint dello Scorpione, sono giunto fin qui da Sparta per portarti l’aiuto dei sigilli di Athena e per chiederti di prendermi come tuo allievo.
Soldati greci: Quindi è tutto merito di Milziade! EVVIVA MILZIADE! EVVIVA IL NOSTRO SALVATORE!!!
Temistocle: Ma porc…
Milziade: Grazie! Grazie a tutti! Avevo progettato tutto fin dall’inizio, ovviamente. Beh, sapete come sono fatto, no?
Deniece: Dunque mi accetterà come suo allievo, non è vero, mio signore che ha progettato tutto fin dall’inizio?
Soldati greci: Certo che lo farà! Evviva il grande maestro Milziade!
Milziade (guardandosi in giro nervoso): Sì, certo che ti accetterò come mio allievo! Ci mancherebbe altro!
Deniece: Evvai!
Soldati greci: EVVIVA LA GENEROSITÀ DI MILZIADE!!!
Milziade: Grazie! Grazie ancora! E ora, come premio per la mia grande vittoria, mi venga portata una corona d’olivo!
Sofane (avvicinandosi sprezzante): Milziade, quando avrai vinto i barbari combattendo da solo, allora chiedi anche di essere onorato tu solo!
Il gelo e il silenzio calano sulla scena.
Milziade: Ehmm… Ma certo! Questa è una vittoria di tutto il popolo libero di Atene e di Platea nei confronti dell’invasore. Una vittoria della civiltà occidentale e della democrazia sulla tirannia. Cose così. Stavo ovviamente scherzando, Sofane!
Soldati greci (molti meno rispetto alle precedenti ovazioni): Evviva Milziade!
Milziade: Uomini! Ora basta con i festeggiamenti! Sperando che non sia successo nulla di male al nostro emerodromo, affrettiamoci a raggiungere Atene. Se possibile, dobbiamo arrivare a casa prima di questa sera! So che siete parecchio stanchi, so che vi chiedo molto, ma è prerogativa dei Saint quella di compiere miracoli e quindi noi nelle prossime ore compiremo un ulteriore miracolo e correndo a piedi batteremo sul tempo la flotta persiana!
Soldati ateniesi e plateesi (all’unisono): SÌÌÌÌÌÌÌ!!!
Dienece: AU! AU AU!
Temistocle (rivolto alla tribù di Leontide): Bene, uomini. Per una volta Milziade ha ragione. Muoviamoci e raggiungiamo Atene prima dei Persiani!
Milziade: No, Temistocle! Antiochide e Leontide rimarranno qui insieme ai loro strateghi.
Temistocle: Come sarebbe a dire?!
Milziade: C’è molto da fare anche qui. Bisogna apporre i sigilli sui soldati massacrati da Ditirambo ed Eschilo, seppellire i nostri morti e…
Temistocle: Non ci penso neanche! Voglio esserci ad Atene insieme a tutti gli altri!
Milziade: Eeee… e c’è anche da custodire l’ingente bottino lasciato dai Persiani…
Temistocle: L’ingente bot… Beh, sì, in effetti penso che io e i miei dovremmo rimanere qui. Grandi responsabilità ci attendono! Bravo, Milziade! Bella idea! Mi sei sempre stato simpatico, lo sai?
Milziade (girandosi verso gli altri soldati): Ora basta con le ciance. ANDIAMO, UOMINI! DI CORSA! VIA, VIA, VIA! HOP, HOP, HOP, HOP!
 
  
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NOTE

Traduzione delle tecniche di Sofane che compaiono in questo capitolo:

KRAVGÍ TÍS ATHINÁS [ κραυγή τς θηνς] --> Urlo di Athena

È proprio quell'Urlo di Athena? Più o meno sì e nella mia storia è legato all'urlo che emetteva la trave sacra della Argo nelle Argonautiche di Apollonio Rodio. L'argomento verrà comunque meglio approfondito in una storia futura. Storia che spiegherà come questa tecnica si evolverà nell'Athena Exclamation che conosciamo...
Può darsi che in futuro editerò il capitolo per utilizzare un altro termine greco per indicare "urlo". Non lo so, forse, boh...


 

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Capitolo 24
*** L'ultima corsa (prima parte) ***


CAPITOLO 24
L'ULTIMA CORSA (prima parte)


 
Nonostante sia solo all’inizio del tragitto che, dea volendo, lo condurrà alle porte di Atene, Filippide sente già addosso tutto il peso della stanchezza accumulata negli ultimi giorni e, quel che è peggio, le ustioni procurategli dal Berserker Ema del Jamadhar lo debilitano ulteriormente. Deve compiere un enorme sforzo di concentrazione per mantenere un’andatura corretta e un buon ritmo di marcia. Filippide sa bene che per raggiungere il suo obiettivo ogni movimento va economizzato e ogni gesto finalizzato al risparmio delle energie, ma per riuscirci deve ignorare il dolore che pervade tutto il suo corpo e, in particolare, non farsi influenzare dall’insopportabile sensazione di pelle bruciata che sfrega su altra pelle bruciata.
Quello che attende l’emerodromo è un viaggio cinque-sei volte più breve rispetto alla corsa già compiuta pochi giorni prima per raggiungere Sparta (senza contare la strada affrontata al ritorno), ma le sue condizioni di salute sono ora decisamente più gravi di allora e stavolta non ci sarà nessuna armatura della Coppa a ristorarlo lungo il percorso.
Filippide sa di essere un Saint e che i Saint sono in grado di compiere dei veri e propri miracoli. Filippide si chiede, però, se questo possa bastare ora che a sbarrare il suo cammino è lo stesso guerriero che lo ha ridotto in quello stato pietoso.
Ema: Ferma la tua corsa, dannato Saint! Io, Ema del Jamadhar, ti impedirò di raggiungere Atene prima del mio signore Ares e della flotta persiana.
Filippide: Levati di torno, Berserker. Non ho tempo per questo.
Ema: Fai pure l’arrogante, eh?! Vediamo quanto sei in grado di resistere ancora alle mie fiamme. CREMATION STORM!!!
Filippide (tra sé e sé, mentre le fiamme si dirigono verso di lui): Coraggio, Filippide. Solo un altro sforzo. Un altro piccolo sforzo.
Ema (mentre le fiamme si dissipano, dopo aver effettuato la sua tecnica): UAH! AH! AH! Ben ti sta, dannato! Per te è finita. Ehi, ma… dov’è finito?
Filippide: Alle tue spalle!
Ema: Cos…?!
Filippide, concentrando le poche energie residue, riesce a evitare le fiamme e effettuare ancora una volta la sua tecnica chiamata “Moon Shadow”, comparendo alle spalle dell’avversario. Con un colpo deciso della sua kopis, il Saint decapita Ema.
Testa di Ema (dopo essere rotolata a terra): Maledetto, dannato! Come ci sei riuscito?
Filippide: Mi spiace per te, Berserker. Sulla piana mi hai colto di sorpresa, ma stavolta non avevi alcuna speranza.
Testa di Ema: Continui a fare l’arrogante, ma si vede lontano dieci stadi che non ti reggi in piedi. Se solo ora non usassi quei maledetti talismani, riunirei la mia testa al corpo e ti sconfiggerei facilmente.
Filippide: I… talismani…?
Testa di Ema (sollevandosi lentamente in aria): Cosa?! Vuoi davvero dirmi che non te ne sei portato dietro nemmeno uno? UAH! AH! AH! AH! Come fai a essere così stupido?! Ora guarda attentamente mentre il mio corpo si ricompone per darti il colpo di grazia!
Filippide è pienamente cosciente di non avere più la forza per effettuare un Moon Shadow o qualsiasi altra tecnica da Saint e così compie l’unico gesto che lo possa salvare da quella situazione: si avventa sulla testa e, tenendola stretta tra le braccia, fugge via. Il corpo decapitato di Ema si rimette in piedi e cerca di rincorrere goffamente il Saint, ma Filippide riesce a seminarlo facilmente.
Testa di Ema: Ehi, non… non scherziamo! Lasciami! Lasciami andare, maledetto!
 
 
Nel frattempo, presso la piana di Maratona…
Temistocle: Uomini, mollate quelle vanghe e radunate gli oggetti preziosi che devo inventariarli!
Aminia: Signore, non sarebbe meglio prima seppellire tutti i caduti?
Temistocle: Prima le cose importanti, Aminia. Prima le cose importanti.
In quel momento sopraggiunge Leonida, alla testa di duemila opliti.
Temistocle: Oh, chi si vede! Alla buon ora!
Leonida: Siamo… siamo arrivati troppo tardi?
Temistocle: Secondo te?!
Leonida (osservando un tumulo con accanto una Gold Cloth): Quello era uno dei vostri strateghi?
Temistocle: Era il nostro polemarco, l’uomo più valoroso del nostro esercito. Voi, piuttosto, vi siete divertiti? Avete fatto festa? Come sono andati i giochi?
Leonida: Ci scusiamo umilmente per il ritardo. Fosse stato per me saremmo partiti subito.
Temistocle: E da chi sarebbe dipeso, di grazia? Non sei forse uno dei nuovi Re di Sparta?
Leonida: Anche i re devono sottostare a delle leggi. Ho insistito per partire all’istante, subito dopo il messaggio del vostro emerodromo, ma non sono stato ascoltato.
Temistocle: Quante sciocchezze da un uomo libero di Sparta…
Leonida (offeso): Ebbene, se qui non siamo di nessun aiuto, noi torneremmo alla nostra polis.
Temistocle (notando un altro Gold Saint tra le file degli Spartani): No, aspetta. Forse c’è qualcosa che potete fare per noi… In effetti potreste tornarmi parecchio utili…
Leonida: Di cosa si tratta?
Temistocle: Non c’è fretta, abbiamo ancora un po’ di tempo. Come prima cosa aiutateci a seppellire gli altri cadaveri, mentre noi riordiniamo alcune… cosette. Nel frattempo vi illustrerò la mia idea…
 
 
Qualche ora più tardi, nei pressi del monte Pentelico…
Filippide: Ecco, così te ne starai un po’ tranquillo e non dovrò preoccuparmi di una tua eventuale fuga…
Testa di Ema: Smettila immediatamente o te ne pentirai!
Filippide, dopo aver trovato per strada alcune corde, crea un guinzaglio per la testa di Ema e vi riesce con un’abilità tale da fare invidia a un esperto di shibari.
Testa di Ema: Facciamo così. Tu mi lasci andare e io smetterò di rallentare la tua corsa.
Filippide: Non posso permettere che tu ti riunisca al tuo corpo. Ti teletrasporteresti all’istante da me e tenteresti di nuovo di uccidermi.
Testa di Ema: Chi ti dice che non possa usare le mie fiamme anche adesso, eh?
Filippide: Me lo dice il fatto che tu non l’abbia ancora fatto. 
Testa di Ema (cercando di darsi una spinta per colpire Filippide): Però posso ancora farti male.
Filippide (trattenendo Ema per il nodo dietro la nuca): No, non puoi. Ora stai zitto, mi è sembrato di sentire dei passi.
Filippide imbavaglia la bocca di Ema, gli tappa le orecchie con altri stracci e infila l’intera testa in un sacco che tiene poi stretto a sé. Si avvicinano due soldati armati di lancia.
Soldato1: Chi va là? Identificati, viaggiatore!
Filippide: Voi siete Ateniesi! Straordinario! Il vostro arrivo cade proprio a fagiolo. Come mai siete così lontani da casa?
Soldato2: Qui le domande le facciamo noi. Sei uno dei soldati che ha combattuto contro i Persiani, non è vero? Ehi, aspetta… Ti riconosco… Tu sei uno dei vincitori indiscussi degli ultimi Giochi Panatenaici. Tu sei Filippide, l’emerodromo.
Filippide: Sì, sono io.
Soldato2: Ti prego, fammi un autografo!
Soldato1: Ehi, non perdiamoci in sciocchezze!
Filippide: Sì, esatto, non perdiamo tempo. Accompagnatemi ad Atene, piuttosto. Non è che per caso avete dei cavalli da qualche parte?
Soldati1: Come mai così di fretta? Immagino tu debba consegnare un messaggio, non è così? Cosa tieni in quel sacco, fa’ vedere!
Filippide: Non vi conviene, fidatevi.
Soldato1: Osi disubbidire?
Soldato2: Aspettate, fermi tutti. Voglio solo un autografo, non chiedo molto.
Soldati1: Vedi di piantarla tu e questo autografo!
Soldato2: Sigh, va bene, ho capito. Niente autografo. D’accordo, allora procediamo secondo gli ordini…
Filippide: Ma che…
Z O C K
Soldato2 cerca di colpire Filippide al ventre con la lancia, in uno dei punti scoperti dall’armatura della Lepre. L’emerodromo, colto di sorpresa, si scansa appena in tempo, ricevendo solo una leggera ferita sul fianco.
Filippide: Che cosa significa? Spiegatevi!
Soldato1: Uh! Uh! Uh! Non c’è molto da spiegare! Abbiamo ricevuto ordini dai nostri superiori di fare fuori qualsiasi messaggero provenga dal campo di battaglia.
Filippide: Capisco. Voi siete uomini degli Alcmeonidi, coloro che più di tutti hanno contribuito alla cacciata dei Pisistratidi e che ora vogliono il ritorno di Ippia.
Soldato1: Sì, è esatto, alcuni di noi lo rivogliono indietro.
Filippide: Com’è possibile?! Com’è possibile che degli uomini liberi di Atene desiderino il ritorno al potere del maggior esponente di una forza antidemocratica, autoritaria e totalitaria?
Soldato2: Beh, tanto per dirne una, quando c’era lui gli emerodromi arrivavano in orario…
Soldato1: Facciamola finita. Il tipo è piuttosto veloce, ma è evidente che sia stanco morto. Attacchiamolo insieme. Al mio tre… Uno… due…
Z O C K
Z O C K
I due soldati cadono a terra, trafitti alla schiena da una spada.
Policrito: E tre…
Filippide: Poli… Policrito…
Policrito: Ho sentito i loro discorsi e non ho potuto fare a meno di intervenire. Chiunque, direttamente o indirettamente, difenda gli interessi di Ares mi fa schifo. Spero con questo mio gesto di averti dimostrato che noi Egineti non siamo suoi alleati.
Filippide: Sì, ti credo, altrimenti vi avrei visto combattere al fianco dei Berserker sulla piana di Maratona.
Policrito: Infatti!
Filippide: Che dire? Ti ringrazio, Policrito, non mi sarei mai aspettato da te un simile gesto.
Policrito: Di niente, figurati. Ora, però, sono costretto a ucciderti, per evitare che tu possa raggiungere Atene.
Filippide: Ma se hai appena detto che…
Policrito: Ehi, non fraintendermi. Non lo faccio per Ares, ma solo perché odio gli Ateniesi.
Filippide: N-non ha senso. Sei il solito psicopatico!
Policrito: Sei un maleducato! Da quando ci conosciamo io non ti ho mai insultato e tu invece…
Filippide: L’hai fatto. Parecchie volte.
Policrito: SILENZIO! PRENDI QUESTO! FLY SLIDER!!!
Filippide: Moon… Moon Shad…
Filippide si sente mancare e non riesce a effettuare la sua tecnica. L’emerodromo viene investito in pieno dal mulinello di Policrito e scagliato con violenza contro un masso. Filippide, in seguito al colpo, rimane seduto a terra, a ridosso della roccia, con il capo chino e gli occhi chiusi, continuando però a tenere stretto a sé il sacco contenente la testa di Ema.
Policrito: Hai già perso i sensi? Così non c’è divertimento. E quel sacco cos’è? Vediamo un poco…
Policrito apre il sacco e avvicina il viso per guardare all’interno.
Policrito: Cosa diavolo…?!
Testa di Ema (liberandosi con uno scrollone dal bavaglio e dai tappi per le orecchie): Un altro Saint? All’attacco!!!
Ema tira una violentissima testata a Policrito. Il Saint della Mosca indietreggia, barcollando, portandosi una mano sulla fronte dolorante. Ema non lascia tregua all’avversario e lo tempesta di capocciate, fino a farlo crollare a terra svenuto.
Testa di Ema: E ora che sono libero, è ora di tornare dal mio corpo!
Filippide (in piedi, tenendo con una mano l’estremità del guinzaglio): Niente affatto. È stato un po’ un azzardo, ma fingermi svenuto e farmi sottrarre il sacco da Policrito era l’unica speranza di sconfiggerlo.
Testa di Ema (caricando verso la fronte di Filippide): E ora io sconfiggerò te!
Filippide (infilando due dita negli occhi di Ema): Hai dimenticato la mia velocità? In questo momento non sarò in grado di effettuare i miei famosi scatti, ma a fermare una testa in volo ci arrivo ancora.
Testa di Ema (chiudendo gli occhi): BUUUARGHH!!!
Filippide (girando con una mano la testa in direzione di Atene e afferrandola con l’altra per le narici): E ora tu mi aiuterai trainandomi un po’ in direzione di casa.
Testa di Ema: Te lo puoi scordare!
Filippide (tirando le narici di Ema verso l’alto): Scusa, stavi dicendo? Non ti ho sentito…
Testa di Ema: UAAARGHH!!! Maledetto, me la pagherai!
Filippide: Avanti! Tira, cavallino, su!
 
 
Qualche ora più tardi, sulla nave ammiraglia persiana…
Demarato (entrando nella cabina di Ares): Ares, ci sei? Ho steso alcune ideuzze per conquistare Sparta sfruttando al meglio l’esercito ateniese non appena sarà dei nostri. Spero tu non sia contrario ad alcuni interventi chirurgici poco invasivi sui nostri prossimi effettivi. Ecco, guarda queste pergamene. Questo soldato che vedi disegnato qui è un’atenaglia, mentre quelli che vedi intorno al corpo di quest’altro li ho chiamati atentacoli
Ares (con gli occhi chiusi): Silenzio, Demarato. Non vedi che sono concentrato?
Demarato: E perché sei concentrato?
Ares: Sento che numerosi cosmi partiti da Maratona stanno attraversando l’Attica per dirigersi verso Atene.
Demarato: Pensi che siano gli avversari che abbiamo lasciato sulla piana di Maratona?
Ares: Ne sono certo. In qualche modo devono aver sconfitto le nostre truppe.
Demarato: C’è da preoccuparsi?
Ares: Ovvio che sì. Stiamo parlando di quei paraculo dei Saint, d’altra parte. Di questo passo potrebbero arrivare addirittura a precederci e raggiungere la polis prima di noi. Ma io non mi farò fregare. Demarato, avverti all’istante gli equipaggi di sette navi di tenersi pronti. Cercherò di teletrasportarli presso i nostri nemici.
Demarato: Ok!
 
 
Poco dopo, nel bel mezzo dell’Attica…
Milziade: Aspettate, ragazzi. Non ce la faccio più. Forse dovremmo riposare qualche minuto.
Sofane: Già stanco? Curioso… Da quello che sapevo io, i Gold Saint sono in grado di fare sette volte il giro completo del pianeta in un solo secondo.
Milziade: Quello è un modo di dire…
Ditirambo: Milziade, razza di idiota, non possiamo perdere il ritmo proprio ora! È ancora presto per riposare. Possiamo tutti tenere duro ancora per un po’.
Milziade: Allora liberiamoci dell’armatura e di ogni peso superfluo. È l’unico modo se vogliamo arrivare in tempo ad Atene.
Sofane: Ti puoi scordare che io mi separi di nuovo dalla mia armatura e dalla mia ancora!
Milziade: Perché di nuovo? Anzi, non mi interessa. Sofane, Ditirmabo, voi fate quello che vi pare. Gli altri seguano il mio consiglio.
Tutti gli opliti, a esclusione di Sofane, iniziano a separarsi dall’armatura e dalle armi.
Dienece: Aspettate! Recuperate le armi! Nemico in vista!
Milziade: Nemico? Non vedo nessuno…
Dienece: Dal cielo! Stanno arrivando dal cielo!
Milziade (sollevando lo sguardo): Dal… dal cielo?!
I soldati sollevano lo sguardo e scorgono sette navi persiane piombare giù dal cielo.
Sofane: Possibile che anche i Berserker abbiano delle navi in grado di volare?
Eschilo: A me sembra siano in grado solo di precipitare. AL RIPARO!!!
Le navi si schiantano a terra, seppellendo sotto il loro peso diversi soldati ateniesi e plateesi. Dai resti delle imbarcazioni emergono i corpi deformati dei soldati berserker, che con pochi movimenti scattosi e disarticolati riescono a recuperare le loro fattezze. Le loro mani, pronte a combattere, impugnano giavellotti, kopis e asce.
Milziade: Maledizione, si ricomincia…
Eschilo: Abbiamo ancora con noi alcuni talismani. Cercano di fermarci, ma noi fermeremo loro!
Ditirambo (sorridendo feroce): Massacriamoli tutti!
 

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Capitolo 25
*** L'ultima corsa (seconda parte) ***


CAPITOLO 25
L'ULTIMA CORSA (seconda parte)


 
Nel frattempo, dopo mille mirabolanti avventure, Filippide e la testa di Ema raggiungono le porte di Atene.
Filippide (barcollando e trascinando i piedi): Sei contento? Finalmente siamo arrivati a casa. Ne abbiamo superate parecchie insieme noi due, non ti pare? Potrebbero addirittura scrivere una serie su di noi. Le avventure di Filippide e Testa. Ti piace come titolo?
Testa di Ema (stretta tra le mani di Filippide): Punto primo. Non mi chiamo Testa. Mi chiamo Ema. Punto secondo. Non sono mai stato tuo alleato. Punto terzo. Tu stai sragionando per la stanchezza. Fammi il piacere di morire una buona volta e lasciarmi andare.
Filippide: Nuu! Ti prego, solo altri cinque minuti! Solo cinque, promesso!
Testa di Ema (cercando inutilmente di liberarsi dalla stretta di Filippide): Col cavolo!
Filippide (infilando uno straccio nella bocca di Ema): Ehi, ci sono delle guardie. Lascia parlare me.
Guardia1: Chi sei? Identificati! Cos’è quella roba che tieni tra le mani?
Filippide: Non… non sarete anche voi uomini degli Alcmeonidi, vero?
Guardia2: Qui le domande le facciamo noi!
Filippide: Ecco, ci risiamo… Portatemi dagli Arconti. Parlerò con loro e con loro soltanto.
Guardia1: Ehi, quest’uomo è Filippide, lo riconosco. Probabilmente porta notizie della battaglia contro i Persiani.
Guardia2: Mmmhhh… In tal caso non so se facciamo bene a farlo passare. Uh! Uh! Uh!
Filippide: Maledizione… Testa, non è che mi daresti una mano anche questa volta?
La testa di Ema fa un cenno muovendosi lievemente da destra a sinistra e viceversa. Alle spalle di Filippide sopraggiunge un’altra figura.
Santippo (in abiti civili): Uomini, cosa state aspettando?! Accompagnate questo importante messaggero dagli Arconti. Muovetevi, o giuro su Athena, vi faccio decapitare!
Guardie: S-subito!
Filippide (voltandosi): Nobile Santippo… ti ringrazio. Non avrei mai pensato di essere salvato proprio da qualcuno legato alla famiglia degli Alcmeonidi…
Santippo (strizzando l’occhio a Filippide): Tranquillo, Filippide. Non tutti gli Alcmeonidi sono dei farabutti. E nemmeno tutti quelli che aspirano a farne parte. Ti accompagnerò anch’io dagli Arconti e mi assicurerò che nessuno ti faccia del male. Facciamo in fretta, però. Hai bisogno di cure urgenti.
Filippide: S-sì!
 
Poco dopo, presso il Bouleuterion…
Santippo: Nobili Arconti, quest’uomo è giunto fin dalla piana di Maratona per portarvi notizie della battaglia contro i Persiani.
Arconte1: Ben arrivato, Filippide.
Filippide: Grazie, signore.
Testa di Ema (agitandosi e cercando di sputare lo straccio che ha in bocca): Mmmgghhhfffmnnnn…
Arconte2: Cos’è quella cosa che stringi tra le mani, figliolo? È… è viva?
Filippide: È la testa di un nemico, signore.
Arconte2: L-la testa? E il resto del corpo?
Filippide: Arriva più tardi.
I nove Arconti si guardano l’un l’altro stupefatti e iniziano a parlottare tra loro.
Filippide (un attimo prima di crollare a terra): Occupatevi di Testa, per favore. Lui… lui mi ha accompagnato per tutto il viaggio…
Santippo (accorrendo verso l’emerodromo): Filippide!
Ema si libera sia dallo straccio che dalla stretta di Filippide.
Testa di Ema (volando verso l’ingresso): Libero! Finalmente libero!
Arconte3: QUALCUNO FERMI QUELLA TESTA!!!
Santippo: BLAST WIND IMPULSE!!!
Prima che la testa di Ema riesca a fuggire, viene schiacciata con forza contro una parete della sala dalla tecnica di Santippo.
Testa di Ema: Un altro Saint?! Siete ovunque!
Santippo (mentre sorregge Filippide): Aspirante Saint, prego. Ma ho un buon maestro…
Diversi soldati si avventano sulla testa per bloccarla e infilarla in un sacco.
Arconte1: Portatela via e tenetela d’occhio. Capiremo poi cosa farcene.
Arconte4 (avvicinandosi a Filippide): Figliolo, tieni duro ancora un poco. Cos’è che volevi dirci?
Filippide: Volevo… volevo dirvi… che abbiamo vinto. Noi abbiamo vinto!
Subito dopo aver pronunciato queste parole, Filippide emette un rantolo e muore tra le braccia di Santippo.
Santippo: Filippide… sarai ricordato per sempre come un eroe.
Arconte3: Purtroppo questa notizia ci servirà a poco se non avremo presto un esercito per difendere le mura.
Santippo: Tranquillizzatevi, Arconti. Sono certo che il mio maestro e tutti gli altri saranno presto qui di ritorno. In questo momento staranno sicuramente correndo per raggiungerci e non si daranno per vinti tanto facilmente.
 
 
Nel frattempo, Milziade e i suoi compagni sono riusciti a fermare il contingente berserker grazie agli ultimi sigilli di Athena e grazie agli ultimi sprazzi di energia loro rimasti.
Milziade (seduto a terra, completamente stremato): Uomini, dovremmo… dovremmo rimetterci in marcia… Non abbiamo più tempo.
Eschilo: Nessun… nessun problema…
Eschilo si incammina muovendosi a zig zag, finendo per sbattere la testa contro un albero e svenire.
Sofane: Qualcuno dovrà rimanere qui a guardia dei Berserker.
Milziade (continuando a restare seduto): Chi non ce la fa più può rimanere qui a fare la guardia. Tutti gli altri lascino a terra l’armatura e le armi e inizino a camminare… Ebbene? Chi è che vuole rimettersi in marcia? Nessuno…?
Ditirambo (barcollando in direzione di Milziade): Credo sia ormai evidente che il nostro tentativo di precedere i Persiani sia fallito miseramente. Se non potrò fermare quei bastardi, voglio almeno prendermi una rivincita personale staccandoti quella testaccia maledetta dal collo. Finalmente vendicherò mio padre.
Dienece (frapponendosi tra i due): Fermati, Ditirambo. Non ti permetterò di fare del male al mio maestro.
Ditirambo: Levati di mezzo, spartano!
Ditirambo tira un pugno alla bocca dello stomaco di Dienece, facendolo crollare a terra.
Milziade (alzandosi a fatica): Pensi di farmi paura, ragazzino? Sono pur sempre un Gold Saint e tu un misero Silver Saint, non dimenticarlo. Prendi quest…
Sofane (raggiungendo di corsa i due contendenti): Fermati, Milziade! E anche tu, Ditirambo, smettila immediatamente!
Ditirambo: Vuoi provare a fermarmi anche tu, Sofane?
Sofane: Sì, se sarà necessario. Milziade non mi è molto simpatico, ma preferisco esserti di ostacolo, piuttosto che vederti condannato a morte da una corte marziale.
Ditirambo: D’accordo. Direi che sopportare oltre non mi è concesso. Ho già subito abbastanza per oggi… e anche per un altro decennio abbondante. Se qui non ho altro da fare, vi lascio alla vostra ipocrisia.
Sofane: Aspetta, Ditirambo. Non lasciarti sconfiggere dalle avversità. È capitato anche a me di voler mollare tutto all’improvviso, ma non è così che funziona. Non è per questo che siamo nati. La nostra missione è molto più importante di qualsiasi altra cosa.
Ditirambo: Con tutto il rispetto, Sofane, non me ne frega niente di quello che hai passato tu e di come pensi di aver risolto i tuoi conflitti interiori. Per quanto mi riguarda non voglio più saperne nulla né di voi né dei Persiani né di altre stupide battaglie. Addio.
Ditirambo si volta e, continuando a barcollare, si allontana dagli altri opliti.
 
 
Poco dopo, la flotta persiana giunge nei pressi del Falero. Sul ponte della nave ammiraglia Ares raduna i suoi più fidi collaboratori per celebrare il fatidico momento.
Ares: Bene, miei cari, tra poco Atene sarà nostra!
Deimos: ‘Sattoh…
Ares: E pensare che davo per scontato che l’esercito di Athena ci avrebbe sconfitti e invece… Invece devo complimentarmi con ognuno di voi per aver contribuito a questa nostra vittoria. Bravi. Bravi tutti!
Phobos: Devo dire che è stato molto stancante, ma io sono come una bestia, come una iena, capito? Come una iena indiavolata, capito? Ma avete capito o non avete capito? Vedo che avete capito. È molto difficile in questo intricato mondo di battaglie, secondo me, dire io sono più bravo di quello, io ha fatto più di quell'altro… Insomma, siamo legati tutti da fili di cosmo, da uno spago che ci unisce tutti quanti. Certo, c'è tanta gente che non si meriterebbe alcun encomio, no? Perché c'è tanta gente incolta nell’arte della guerra. Io mi ritengo, a scanso di equivoci, uno sterminatore, diciamo…  Molto estremo, chiaramente. Uno che lo fa per incentivare i propri sottoposti…
Ares (applaudendo non troppo convinto): Un bellissimo discorso, Phobos! Complimentoni!
Demarato: Ares, non mi parlavi di un gruppo di opliti che si era messo in marcia per tornare ad Atene? Siamo sicuri di averlo fermato?
Ares: Che importanza vuoi che abbia? Anche se, per assurdo, fossero riusciti a sbaragliare tutti i miei uomini, a quest’ora sarebbero stanchi morti. Se anche, dopo di questo, fossero stati ancora in grado di muovere un muscolo, avrebbero dovuto come minimo abbandonare armatura e armi per strada. La loro eventuale presenza risulterebbe, insomma, del tutto irrilevante.
Demarato (scrutando in lontananza): Strano, perché a me sembra di vederli belli arzilli.
Ares: Che cosa?! Mi stai dicendo che sono riusciti a tornare?
Demarato (scrutando in lontananza): Direi di sì. E con addosso l’armamentario completo.
Ippia: Lo sapevo! Lo sapevo che andava a finire male!
Ares: Zitto, menagramo! Non può essere che siano ancora in grado di contrastarci.
Demarato (scrutando in lontananza): Ti ripeto che li vedo belli pimpanti. Senti questo suono? Penso che ci stiano chiaramente avvertendo che non siamo i benvenuti.
Phobos: Mi fa imbestialire 'sta cosa. MI FA IMBESTIALIRE ‘STA COSA! SQUALLIDDIIII!!! SQUALLIDIIII!!!
Numerosi soldati sono radunati lungo il Falero. Mentre urlano improperi verso la flotta persiana, gli opliti tengono ben alzati gli scudi e li percuotono rumorosamente con le spade.
L’occhio allenato di Demarato nota la presenza di numerosi Spartani in mezzo al gruppo, ma decide di non riferirlo ad Ares.
Ares: Cosa consigli di fare, Demarato?
Demarato (poggiandogli una mano sulla spalla): Lasciamo perdere, va’. Sarà per una prossima volta.
Ares: Sigh! E va bene…
La flotta devia dalla sua rotta e si allontana da Atene.
 
 
Nel frattempo, al Falero…
Alfeo (tra sé e sé, mentre osserva la flotta allontanarsi): Sigh! Non solo non ho avuto occasione di incontrare Demarato, ma mi sono pure ritrovato costretto ad aiutare questi qua a sconfiggere i Persiani.
Temistocle: Hai detto qualcosa, Alfeo? Cos’è quella faccia? Dobbiamo tutti festeggiare. È solo grazie al tuo Another Dimension che abbiamo potuto teletrasportarci ad Atene e sventare i piani di Ares.
Alfeo (sforzandosi di sorridere): Una sciocchezzuola. Complimenti a te per l’idea, piuttosto.
Temistocle: Eh, cosa ci vuoi fare? Non potevamo certo sperare che quel montato di Milziade ritornasse in tempo. In quanto stratega ho dovuto prendere la situazione in mano e trovare una soluzione.
Alfeo: Temistocle, una domanda.
Temistocle: Chiedi pure.
Alfeo: Durante la battaglia, hai per caso visto il nostro ex sovrano Demarato combattere tra le file dei Persiani?
Temistocle: Non ti so dire con certezza se Demarato fosse presente sulla piana di Maratona. Ti posso solo dire che io non l’ho visto.
Alfeo: Capisco.
Leonida (poggiando le braccia sopra le spalle di Temistocle e Alfeo): Sono contento che noi tre Gold Saint siamo riusciti insieme in quest’impresa. È proprio in questo modo che il popolo greco dovrebbe sempre collaborare per raggiungere un bene comune.
Temistocle (con tono acido, scostandosi lentamente): Certamente, Leonida. Ed è per questo motivo che spero vivamente che tu possa guidare al meglio il tuo popolo la prossima volta che i Persiani decidono di farsi vivi. Magari arrivando anche in tempo sul campo di battaglia, che dici?
Leonida (afflitto): Farò del mio meglio, te lo prometto.
Temistocle (voltandosi e guardando verso degli inquietanti mucchi di carne): Ora dobbiamo solo capire cosa farcene di questi corpi e di queste teste di Berserker.
Aminia: Signore, mi scusi, guardi laggiù. Non è un corpo decapitato di Berserker quello che si sta avvicinando?
Temistocle: Oh, bella. E quello da dove arriva?
Santippo (con la testa di Ema tra le mani): Scommetto che è venuto a recuperare questa.
Testa di Ema: Corpo, da questa parte, veloce! Gliela faremo vedere a questi farabutti!
Santippo (avvicinandosi al mucchio di teste): Se ho capito bene, se la infilo in mezzo a queste altre teste ricoperte di sigilli dovrebbe starsene finalmente zitta, giusto?
Temistocle: Esatto.
Testa di Ema: Maledetti! Restituitemi il mio corpo! E ridatemi anche la testa di mio fratello Kokalo! Kokalo, sei lì in mezzo? Rispondi, fratello! Rispond…
La testa di Ema viene infilata con forza da Santippo nel mucchio di teste e finalmente si zittisce. Alcuni soldati ateniesi si divertono a spintonare il corpo del Berserker e passarselo l’un l’altro.
Temistocle: Ehi, voi, laggiù! Piantatela di giocare e applicategli un sigillo.
Santippo: Temistocle, forse so come sbarazzarci di questi corpi immortali.
Temistocle: Sentiamo la tua idea.
Santippo: È molto semplice. Li teniamo tutti nella vecchia arena abbandonata e circondiamo anche il perimetro di sigilli, in modo che nessun nemico possa avvicinarsi.
Temistocle: Sì, non mi pare una brutta idea. Io pensavo di buttarli in fondo all’oceano con tanto di sigilli, ma in effetti in questo modo potremmo assicurarci di persona che nessuno li liberi di nuovo.
Santippo (guardandosi in giro): Ma… il mio maestro non è tra voi?
Temistocle: È con il gruppo di Milziade. Vedrai che arriveranno tutti… prima o poi…
Santippo: Milziade… quel subdolo individuo… Ho scoperto solo di recente della porcata che ha combinato con il padre di Ditirambo. Mi piacerebbe tanto fargliela pagare un giorno per tutti i suoi crimini.
Temistocle: Vedrai che quando riuscirai finalmente a sposare la tua Agariste, diventerai un pezzo grosso tra gli Alcmeonidi e potrai far valere la tua voce.
Santippo: Già… Poi mi basterà soltanto un suo passo falso per metterlo alle corde.
Temistocle: Speriamo.
Santippo: Intendiamoci. Non che gli altri demagoghi che girano qui ad Atene mi piacciano granché. Te compreso, Temistocle. Anzi, spero che tu abbia messo al sicuro il tesoro raccolto sul campo di battaglia senza intascarti nulla.
Temistocle: Tranquillo. Se ne sono occupati i miei uomini. Gente fidata.
Santippo: Certo, come no…
Temistocle: Su, non essere così duro. Come ho già detto ad Alfeo, oggi è giorno di festa. E quindi andiamo a festeggiare! Abbiamo ancora da parte un sacco di Retsina che ci è avanzato dall’ultima bevuta che ci siamo fatti prima della partenza.
Santippo: Ssssì…
Temistocle: UOMINI, BASTA PERDERE TEMPO!!! ANDIAMO A SIGILLARE LA FECCIA BERSERKER NELLA VECCHIA ARENA E POI TUTTI A BERE!!!
Spartani: AU! AU! AU!
Ateniesi: EVVIVA MILZIADE!!!
Temistocle: Ma che…
 
 
Nel frattempo, dalla balaustra della nave ammiraglia persiana, Ares contempla il mare pensieroso.
Figura misteriosa alle sue spalle: Allora, com’è andata?
Ares (senza voltarsi): È andata come doveva andare. Tu, piuttosto, come ti butta?
Figura misteriosa: Le solite cose. Ho sentito dal novellino che è stato pestato per bene da un semplice Silver Saint e la cosa mi ha incuriosito. Durante la prossima guerra voglio esserci anch’io.
Ares (voltandosi): Ne sei certo, Eaco? Hades non vi ha vietato di combattere contro i Saint?
Eaco (sorridendo): Hades dice un sacco di cose, ma in fondo in fondo è contento se mostriamo in giro che non devono sottovalutarci. E dal momento che Rhadamanthys e i suoi hanno collezionato solo brutte figure, forse è il caso che mi dia da fare io come si deve.
Ares: Ci sarà da attendere un po’, temo. Prima della prossima guerra potrebbe passare del tempo. I Persiani devono riorganizzarsi, io devo riorganizzarmi, la solita burocrazia…
Eaco: Non c’è problema. Non ho fretta. Cosa fai, adesso? Ritorni di sotto? Io e gli altri Specter abbiamo immaginato che sarebbe andata a finire male e così, insieme ai mortacci, ti abbiamo organizzato una festicciola per tirarti su il morale.
Ares: Vi ringrazio. Resto ancora un po’ qui a godermi la brezza. Tu vai pure avanti. Io, Deimos, Phobos e gli altri ti raggiungiamo tra poco.
Eaco: Ottimo, a dopo. Ti aspettiamo.
Eaco afferra una scaletta che gli viene calata dall’alto e risale sulla sua nave volante. La nave prende il volo a vele spiegate, ma dopo poco devia a novanta gradi e precipita in mare, in direzione del centro della terra. Ares ritorna a osservare il mare.
 

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Capitolo 26
*** Dieci anni dopo ***


CAPITOLO 26
DIECI ANNI DOPO


 
Alfeo (tra sé e sé, mentre cammina in direzione delle sale dei re): Maledizione! Ares e Demarato hanno deciso di nuovo di dare battaglia durante le feste Carnee. Capisco che vogliono fare le cose a modo loro, combattendo una super potenza alla volta, ma non possono escludermi così ogni volta!
Alfeo raggiunge la sala dei re. All’interno della stanza c’è solo Leonida.
Leonida (in piedi, al centro della stanza): Alfeo, volevi parlarmi in privato?
Alfeo (chiudendosi le porte alle spalle): Sì, mio re. Come ben sai, dopo dieci anni l’esercito persiano ha di nuovo intenzione di dare battaglia all’Ellade e sicuramente anche questa volta ci saranno di mezzo Ares e i suoi Berserker.
Leonida (con espressione afflitta): Certo, lo so bene. Così come so bene che durante le feste Carnee non ci è permesso partecipare a una guerra. Lo dicono le nostre leggi.
Alfeo: Con tutto il rispetto, Sua Maestà, io ero in servizio durante il regno di suo fratello, Re Cleomene, e ho avuto modo di conoscerlo bene. Sebbene non andassi molto d’accordo con lui – e questo non è un mistero per nessuno – non posso negare che suo fratello fosse un vero guerriero e che, fosse dipeso da lui, non ci avrebbe pensato due volte a scendere in battaglia durante le feste Carnee.
Leonida: Beh, certo, lui aveva un’ossessione per Atene e non avrebbe perso occasione di fare qualcuna delle sue… strane azioni strategiche.
Alfeo (scuotendo la testa): Non è solo questo. Suo fratello sapeva bene quando dare ascolto agli Efori e quando ignorarli. Lo stesso dicasi per Re Demarato. Entrambi erano due teste calde, ma mai e poi mai si sarebbero sottomessi a una volontà superiore così castrante. Non devo essere io, mio re, a ricordarle che gli abitanti di Sparta dedicano tutta la loro vita all’arte della guerra e non può essere certo un’allegra festicciola a impedirci di seguire la nostra vera natura, la missione per cui noi tutti siamo nati e vissuti: combattere come uomini valorosi e non restarcene in un cantuccio a girarci i pollici mentre altri mozzano teste al posto nostro. Re Leotichide è preoccupato solo di mantenere la propria poltrona, ma da lei, Re Leonida, fratello di Re Cleomene, mi aspetto molto di più. Spero di non averla offesa con queste parole e… Anzi, no, me ne strafrego se si è offeso. Tiri fuori le palle una buona volta e non ci faccia fare di nuovo una pessima figura agli occhi del resto della Grecia!
Leonida resta per qualche secondo costernato dalla foga del Saint dei Gemelli, ma poi si siede sul trono e i tratti del suo viso si raddolciscono di nuovo.
Leonida: Le tue parole sono giuste, Alfeo. Talmente giuste che avevo già una mezza idea di parlare con gli Efori. Devo dire, però, che dopo il tuo accalorato discorso mi sono convinto più che mai che è arrivato il momento per noi di agire.
Alfeo: Ben detto, Sua Maestà!
Leonida (alzandosi di nuovo): Alfeo, avverti Daxos di procurarci quanto più aiuto possibile dai nostri alleati. Io mi metterò subito in viaggio per andare a parlare con i vecchiacci.
Alfeo: Viaggio? Gli Efori non sono a Sparta neanche stavolta?
Leonida: No, ma penso di sapere dove trovarli…
 
 
Qualche giorno dopo…
Telestèrion, Santuario di Eleusi. Un mercenario tespiese, reduce della guerra di Maratona, sta saltellando e danzando con indosso un naso finto da maiale e un costume da melograno gigante. Con le mani agita fasci di grano e papavero come fossero maracas. Preso dalla frenesia della danza non si accorge della presenza di un altro uomo, che lo sta osservando da alcuni minuti.
Daxos, Silver Saint di Perseo: Come stai, Ditirambo? Ti trovo molto… cambiato…
Ditirambo interrompe le sue danze e osserva Daxos con espressione corrucciata…


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Se vi siete affezionati ai personaggi potete continuare la lettura con “Saint Seiya Lambda”, il quarto capitolo della Seconda Stagione di Bronzini Sfigati, che narra della seconda guerra persiana (e lo fa in un modo un po'... particolare...). Come ho già detto nel primo capitolo di "First Blood", per leggere "Lambda" senza conoscere "Bronzini Sfigati" basterà leggere il breve riassunto che ho inserito all'inizio.
link al primo capitoletto e al riassunto --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3676486
EDIT: E se avete già letto anche "Lambda", non vi resta che leggere anche il suo sequel, "Saint Seiya Chronicles: Soul of Berserker"!
link al primo capitolo qui --> https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3793565

Grazie per aver letto questa storia fino in fondo! Se vi è piaciuta lasciatemi un feedback!

 

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