Patty
resta ferma a fissare Holly, il quale non distoglie lo sguardo e le sorride.
Nessuno dei
due parla, si godono il momento; i loro cuori battono
all’impazzata, uno per la
sorpresa appena ricevuta, l’altro perché ha
davanti colei che ha tormentato le
sue notti per tre anni.
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Una
folata di vento ci ridesta da
questo torpore in cui siamo caduti; non saprei proprio dire da quanto
tempo i
nostri sguardi sono rimasti incatenati l’uno
all’altro.
“Ti
va se andiamo a fare una
passeggiata?”, mi sento chiedere all’improvviso da
Holly per rompere il
ghiaccio
“Holly,
ma tu? Che ci fai qui? Ti
aspettavamo tra qualche giorno… ma … come
è possibile che tu sia già qui? Hai
giocato solo ieri o sbaglio?”
Holly
si imbarazza e appoggia la
mano destra sulla nuca: “Sì, ho terminato la
partita e come un lampo mi sono
recato in una pista fuori città. Benji mi ha concesso di
usare il jet privato
della sua famiglia. Sono arrivato in Giappone da poche ore. Ho avuto
solo il
tempo di andare a casa a darmi una sistemata ed eccomi qua!”
Sbatto
tantissime volte le palpebre
convinta che davanti a me ci sia solo uno dei miei tanti sogni:
“Holly ma sei
davvero tu?”
Oliver
mi sorride teneramente e mi
prende una mano: “Andiamo a passeggiare, se vuoi ti racconto
io come è finita
la partita”.
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Patty
si incamminò insieme a lui,
la mano che le prese Holly cominciò a darle un senso di
calore mai provato
prima e le gote si imporporarono.
Il
ragazzo si rese conto di aver
fatto qualcosa di troppo avventato, d’altronde, fino a prova
contraria, erano
solo amici, e le lasciò la mano, ma non appena lo fece si
sentì insoddisfatto.
Sorrise, era la prova che tanto aveva cercato in quegli anni e che
quello che
stava per fare era giusto.
Mentre
Holly e Patty si
incamminavano per le vie di Nankatsu, Eve si accorse che mancava la sua
migliore amica; si avvicinò a Bruce: “Ma che fine
ha fatto Patty?”
La
madre di Holly, attenta alle
dinamiche che si stavano creando, rispose: “Le ho chiesto di
fare una cosa per
me”.
“Davvero
e quando?” chiese Bruce
dando man forte alla seconda manager.
“Guardate,
Holly sta per segnare!”,
si intromise il padre di Patty.
GOAL
GOOOAAALLLL GOALLLL urlò il
giornalista, che subito andò a intervistare il nipponico:
“Hutton complimenti
un goal eccezionale!”
“Grazie
mille!”
“Lo
dedichi a tutti i tuoi tifosi
come sempre?”
“Certo
e spero di riuscire a farne
altri prima che finisca la partita”
“Hai
deciso di vincere, vero?”
Lo sguardo di Holly si illuminò: “Credo che
vincere sia l’obiettivo di chiunque”.
Lo
stadio esplose a quelle parole e
il campione nipponico cominciò a gesticolare per salutare i
suoi ammiratori.
“Con
chi festeggerai stasera? Con
la squadra?”
“In
realtà no, i miei compagni
sanno che non devono prepararmi nulla”
“Come
mai? Festeggerai con una
ragazza?”, lo sguardo del giornalista si fece malizioso, ma
Holly mantenne un
tono serio:
“Al
termine della partita prenderò
un volo per il Giappone e spero di arrivare prima che la registrazione
venga
messa in onda”
“Come
mai?”
“Voglio
dedicare la mia ultima
vittoria in Brasile a una persona speciale che vive
lì, ma voglio dirglielo guardandola negli occhi”
“E
chi è questa persona?”
Il
numero 10 sorrise: “Mi spiace ma ti ho già detto
troppo!”
L’arbitro
fischiò e Holly tornò a
giocare con un sorriso che donava serenità e gioia.
“MA
QUESTA PERSONA È UN RAGAZZO O
UNA RAGAZZA?”, gli urlò il giornalista, Holly si
voltò correndo all’indietro:
“Una bellissima donna!” e tornò in campo.
A
Nankatsu tutti rimasero a bocca
aperta: “Ma di chi stava parlando Holly?”, chiede
John stupito
“Non
ne ho idea”, risponde Paul
“Dov’è
Patty?”, chiede Alan e tutta la squadra
si guardò intorno chiedendo:
“Dov’è
Patty?”
“Dov’è
Patty?”
Paul,
John, Bruce si alzarono per
andare a cercarla, ma il padre della ragazza si mise davanti alla porta
con un
forchettone da griglia: “Tornate a sedervi e guardate la
partita. Guai a chi
uscirà fuori da qui prima che la trasmissione sia
finita”.
“Scusi
ma questo è un rapimento!”,
si lasciò scappare Bruce in modo teatrale
“Non
provarci Bruce, non sto
scherzando!”, il tono del padre di Patty era parecchio
minaccioso.
Eve
sottovoce si diede una
spiegazione: ‘Holly è riuscito ad arrivare prima
che Patty sentisse quelle
frasi in tv…allora la bellissima donna a cui il capitano si
riferiva era… lei’,
guardò Tom e Benji che ridevano soddisfatti e che non
avevano fatto una piega dopo
quelle parole in diretta. Sorrise di riflesso, ora la sua amica sarebbe
stata finalmente
felice.
“Forza
Bruce, dai ragazzi
riprendiamo a guardare la partita! Siamo qui per questo. FORZA CAPITANO
DAI!!!”;
Eve riuscì a coinvolgere tutti gli altri e ripresero a
tifare come se la partita
non fosse già terminata da un pezzo.
Come
sospettato da tutti, la
partita fu vinta dal Brancos con un Holly che trascinò la
squadra in una
vittoria spettacolare: 3-0. Al termine il giornalista provò
nuovamente a
ricevere qualche altra novità, era convinto già
di poter firmare uno scoop, ma
il capitano aveva le labbra sigillate.
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“Holly
dove mi porti?”. È da un po’
che non parla, è così strano, non capisco.
“Voglio
andare al campo sportivo”
“Perché?
I ragazzi sono tutti al
ristorante per assistere alla tua partita, e ti ricordo che mi hai
trascinata
via senza alcuna spiegazione”, perché fa
così?
“Se
mi fossi lasciato vedere non
avrei potuto trascorrere del tempo da solo con te!”, e mi fa
un occhiolino
“Che
vuoi dire?”. Arrossisco
immediatamente. È tornato dal Brasile e la prima persona con
cui decide di trascorrere
del tempo da solo sono io… cerco di smorzare la tensione che
mi sta divorando
“A
proposito, avete vinto?”
Holly
mi guarda stupito dalla mia domanda:
“Hai dubbi?”
“No,
in effetti no!” e rido, in
realtà non ho mai pensato che lui potesse perdere anche solo
una partita.
Ci
fermiamo davanti al campo: “Ecco
siamo arrivati!”
“Già!”.
Si
siede su una panchina e subito
mi domanda: “Come sono stati questi anni senza di me
Patty?”.
Il
suo tono è dolce e mi fissa con
una intensità che non mi sarei mai aspettata.
“Sono
stati duri capitano, non
abbiamo più vinto”, distolgo lo sguardo, non
riesco a mantenere il mio fisso
sul suo quando mi guarda in quel modo e mi siedo anche io di fianco a
lui, ma quando
torno a cercare i suoi occhi, noto spuntare un’espressione
del volto alquanto
diversa:
“Già
la squadra ha risentito della
mia assenza, perché in realtà non ci sono
giocatori alla mia altezza nella New
Team, vero Patty?”
“Cosa?
Ma?”, resto sbigottita, ma
da dove arrivano questi discorsi?
Torna
a fissarmi, riconosco uno
sguardo duro, non comprendo questo cambio improvviso d’umore:
“Com’è fare la
manager per una squadra che non riesce più a
vincere?”, le sue parole sono
cariche di cattiveria.
“Holly
ma che stai dicendo?”
“Hai
mai pensato di passare alla
Toho? Con loro avresti di sicuro continuato a vincere”
“Ora
è troppo, ma che ti prende?”,
non riesco più ad ascoltare, questa conversazione sta
degenerando.
“Chissà
magari potevi diventare la
ragazza di Mark o di Ed?”
Infatti,
è degenerata, sono tre
anni che mi struggo per lui, ad attendere le sue telefonate, le sue
parole sono
così meschine, così cariche di presunzione, non
riesco a trattenermi oltre e lo
schiaffeggio: “Sei uno sciocco! Ma che ti è
successo in Brasile? Perché sei
diventato così stronzo?”.
Non
mi risponde, si tocca la
guancia, si vede che non si aspettava una reazione del genere, ma io
non mi
fermo: “Se era questo il motivo per cui volevi parlarmi,
potevi anche restare
in Brasile”, faccio un passo per andarmene, ma mi sento
afferrare la mano e
spingere sulla parete dello stabile.
Il
suo volto è a pochi centimetri
dal mio viso: “Quando ti ho chiesto come sono stati questi
anni senza di me,
non mi riferivo al contesto calcistico”
“Non
mi interessa!”, rispondo con tanta rabbia, ma lui non
rinuncia:
“Come
sono stati per te questi anni
lontani da me? Hai sofferto tanto?”, la sua voce ora si
abbassa di un tono e la
sua presa si allenta.
“Holly…”,
non so cosa dire, era
passato da un atteggiamento cattivo e strafottente a uno dolcissimo.
“Io
ho sofferto tanto Patty, tu mi
sei entrata dentro e mi sei rimasta per tutti i tre anni che sono stato
in
Brasile. Per te è la stessa cosa?”
Comincio
a piangere: “Holly…”
“Le
cose che ti ho detto prima
sulla squadra non le pensavo veramente, ma ho voluto comunque essere
duro…
voglio che tu pensi esattamente che non sarà facile, che tra
me e te non sarà
sempre rose e fiori e che…”
“Capitano
ma cosa stai tentando di
dirmi?”
Mi
lascia le braccia e mi accarezza
il volto: “Ti ho sempre amata, non ti ho mai dimenticata e
ora sono qui a
chiederti di cominciare una nuova vita, con me… cosciente
che ci saranno
momenti belli, ma anche brutti, che ti porterò via dal
Giappone e che ti farò
piangere… ma se starai con me, ti
donerò me stesso. Se vorrai non ci
separeremo più, staremo finalmente insieme, come doveva
essere fin dal
principio”.
“Mi
hai sempre amata...?”, non so
spiegarmi ma sento salire dentro me un sentimento trattenuto da troppo
tempo, sì è rancore:
“E
QUANDO TE NE SARESTI ACCORTO?
PERCHE’ NON MI HAI MAI DETTO NULLA? PERCHE’ NON MI
HAI MAI FATTO CAPIRE COSA
PROVAVI DAVVERO PER ME? TI RENDI CONTO CHE IO HO SOFFERTO TANTISSIMO A
CAUSA
DEI TUOI SILENZI?”, lo colpisco con pugni ripetuti, non sono
contenta di ciò
che mi ha detto, piango, non so se sono lacrime di gioia o di
dolore… mi
appoggio al suo petto, sono arrabbiata per il tempo che
mi ha rubato in questi anni… lui non parla più,
ma mi sento abbracciare:
“Volevo
capire bene i miei
sentimenti prima di rivelarteli, non pensare sia stato facile per
me”.
“E
ora io cosa dovrei fare?”, mi
allontano non posso pensare di stargli troppo vicino.
“Prenditi
tutto il tempo che ti
serve per decidere”.
Non
capisco più nulla, comincio a
correre disperata, voglio solo andarmene a casa. Voglio solo pensare e
capire
cosa fare della mia vita. Perché mai si è
comportato così? Credeva davvero che
bastassero queste parole per farmi cadere ai suoi piedi. I tempi in cui
gli
facevo da zerbino sono finiti: la mia vita è andata avanti,
ho trovato
interessi, mi sono iscritta all’Università
e…. MA A CHI VOGLIO PRENDERE IN
GIRO?
Vorrei
tornare da lui, urlargli,
dirgli che la sua dichiarazione può mettersela in quel
posto, che lo odio perchè è un codardo,
non ha mai avuto il coraggio di parlare, ma in realtà io lo
amo e non ho mai
smesso di farlo…
Mi
fermo, perché è così difficile?
Cammino
senza una meta per le vie di Nankatsu, non mi va più di
tornare a casa e
senza rendermene conto finisco davanti alla fermata del pullman che tre
anni
prima ha visto il nostro ultimo incontro. Gli ho urlato:
“Realizza il tuo
sogno!”, mentre il mio cuore andava a pezzi.
Mi
siedo sulla panchina sotto alla
pensilina a osservare dei ragazzini che si rincorrono, quando il posto
di
fianco a me viene occupato.
“Credevo
fossi con lui”, la voce
della mia amica mi rincuora.
“Eve,
io...”.
“Quando
abbiamo visto il capitano giungere
al ristorante con un sorriso amaro in bocca ho subito deciso di venire
a
cercarti!”
“Sei
l’unica che mi capisce”,
rivolgo alla mia amica un sorriso tenero, avevo bisogno di lei.
“Sapevamo
tutti che sarebbe stato
difficile, anche Holly, per questo ha fatto per te una cosa molto
romantica”.
“Che
intendi?”, le chiedo sorpresa
“Durante
la partita contro il
Brancos, al primo goal segnato, un giornalista gli ha chiesto a chi
avrebbe
dedicato l’eventuale vittoria, e sai cosa ha
risposto?”.
Faccio
cenno di no con il capo.
“A
una persona speciale che vive in
Giappone: a una donna bellissima!”
“E
chi ti dice che sia io?”, le
chiedo con rabbia
“Andiamo
Patty, appena è arrivato qui ha cercato subito te e non
scordarti che ha avuto la
complicità di sua madre e dei tuoi genitori”
“Che
intendi?”, cosa centrano ora i
nostri familiari?
“Noi
volevamo venire a cercarti
quando ci siamo resi conto che mancavi, ma tuo padre ci ha minacciati.
Voleva
farvi restare il più possibile soli a parlare”
“Tu
credi?”
“Già,
ma quando Holly è arrivato
nel locale sconsolato, abbiamo capito che non era andata bene”
“Ma
cosa dovrei fare io Eve? Sono
tre anni che manca, non mi ha mai detto nulla, ma cosa gli passa per la
testa?”
“Credo
volesse essere più romantico
possibile. Credo che lui sia veramente innamorato di te, altrimenti non
si
sarebbe mai dato così in pasto alla stampa”
“Eve,
io…cosa devo fare?”
“Non
posso essere io a dirti cosa
fare, ma di sicuro tu lo sai già!”
Osservo
lo sguardo della mia amica:
“Sì lo so già, hai ragione!”
Senza
salutarla corro via, so cosa
è giusto fare, l’ho sempre saputo. Che sciocca che
sono!
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Eve
continuò a fissare Patty,
mentre pian piano scompariva dalla sua visuale:
“Corri
amica mia, va e torna a
vivere!”
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Tempo
fa lessi una fanfiction
bellissima: “La vita può cambiare”,
(stupenda sotto tutti i punti di vista), in
cui l’autrice fa in modo che Holly si dichiari a Patty
durante una partita in diretta tv; l’idea mi è
piaciuta moltissimo anche per “Realizza il tuo
sogno!”, con la differenza che qui, il
capitano non può essere molto esplicito, perché
non ci sono motivazioni
importanti per farlo.
Ringrazio
Puppy per avermi dato la
possibilità di usare la sua splendida idea e ringrazio anche
tutti coloro che
seguono “Realizza il tuo sogno!”. Il prossimo
è l’ultimo capitolo.
Anna
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