Realizza il tuo sogno!

di anna900
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ultima partita ***
Capitolo 3: *** Prima che... venga messa in onda ***
Capitolo 4: *** Non finirà! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


DETTAGLI

Ciao a tutte!

Durante un pomeriggio tranquillo, ho messo le cuffie per estraniarmi un po' da tutto e tutti e ascoltare un po' di musica. Ammetto di avere gusti musicali molto differenti, ma quel pomeriggio era particolare per me e ho cominciato ad ascoltare varie canzoni romantiche  italiane di anni anche differenti: ecco, la storia è nata così.

Nei capitoli ci saranno frasi che riprenderanno proprio questi testi, in alcuni casi in modo integrale, in altre un po’ modificate: SCRIVIMI, ECLISSI DEL CUORE, IN QUESTA NOTTE, PENSIERO STUPENDO, PICCOLA STELLA.

REALIZZA IL TUO SOGNO! riprende una frase fin troppo nota agli amanti della coppia,  con protagonisti gli eterni Holly e Patty: ebbene sì, ancora oggi, dopo molte ff, continuo a chiamarli nel modo anglicizzato, ma per me resteranno sempre nel cuore con questi nomi. 

Sarà breve con pochi capitoli. Un grosso grazie a chi, incuriosito, deciderà di leggerla!

 

 

   Prologo

“Arrivederci Holly, in bocca al lupo!”

“Arrivederci Patty!”

Sto per salire sul pullman che mi porterà in aeroporto e le sento urlare: “Realizza il tuo sogno!”.

Il cuore mi esce fuori dallo sterno: è in quel momento che ho capito che non avrei mai potuto amare nessun’altra ragazza se non lei e mentre continuo a fissarle i suoi grandi occhi neri, i miei pensieri le parlano:

‘A presto mia dolce Patty, tornerò solo quando diventerò un calciatore professionista, aspettami, tornerò!’.

 

Il fatidico giorno della partenza per il tanto agognato Brasile era arrivato e Holly stava per andarsene; il volto di Patty era rigato dalle lacrime, non sapeva cosa sarebbe successo in futuro, ma una cosa era certa, non avrebbe mai dimenticato il suo primo grande amore e nessun altro avrebbe mai potuto sostituirlo; il suo cuore era lacerato da quel sentimento, non era mai riuscita a confessargli il suo amore, e per quale motivo poi? Lui sarebbe comunque partito. Ora stava a lei prendere una decisione: aspettarlo fino a quando non sarebbe tornato o cercare di dimenticarlo. In cuor suo sapeva già la risposta e l’avrebbe portata avanti.

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Realizza il tuo sogno!

Holly è partito ormai da parecchi mesi; in Brasile le cose gli vanno bene, ha superato le selezioni ed ora gioca nel Brancos. So che è preso dagli allenamenti che sono estenuanti, ma… ma io vorrei solo ricevere sue notizie tramite lettere scritte direttamente a me da leggere e rileggere. E invece, non mi scrive; le cose gli vanno bene perché si sente periodicamente con Bruce e ogni qualvolta riceve qualche notizia dal capitano subito informa la squadra.

Bruce è un caro amico,  racconta sempre le novità quando io sono vicina al gruppo. Gliene sono grata, non sopporterei di andargli a chiedere qualcosa.

“Patty, tutto bene?”, mi chiede il prof di musica

“Certo, sì!”, rispondo alzandomi subito in piedi con un atteggiamento di tipo militare.

I miei compagni scoppiano a ridere, sanno benissimo che ero completamente distratta.

“Ok, ti credo…” e così riprende la lezione.

Terminata la scuola mi avvio al campo sportivo insieme a Eve.

“Patty non stai bene, pensi sempre al capitano?”

Mi lascio andare, sono stanca di tenermi tutto dentro: “Eve… non capisco, ma perché non mi scrive?”

“Sai Patty che Holly è tanto preso dalle competizioni sportive”

“Sì lo so bene Eve, è la scusa che mi ripeto ogni giorno per andare avanti”

“Eppure io sono certa che lui sia interessato a te”, asserisce con sguardo convinto

“Evelyn per favore…”, mi lascio sfuggire una smorfia di dissenso

“No Patty, pensaci, perché mai Bruce racconterebbe agli altri particolari su di lui solo quando tu sei vicina. Lo fa solo con te, non lo fa con me e neppure con Susi”.

“Penso lo faccia perché sa cosa provo per lui”, rispondo con totale sincerità: tutti conoscono i miei sentimenti per il capitano, solo il diretto interessato non se ne è mai accorto a quanto pare.

“Probabile, ma io credo che in realtà ci sia uno scopo più sottile…”.

La conversazione resta in sospeso non appena varchiamo gli spogliatoi e al termine degli allenamenti, non ho più voglia di riprendere il discorso, così torno a casa di corsa; nella tranquillità e sicurezza della mia cameretta mi metto a scrivere quelle parole che risuonano nella mente.

“Holly scrivimi, anche solo un semplice ciao, chissà se mi pensi qualche volta…”

Guardo fuori dalle finestre e riprendo: “Anche solo per dirmi che ti sei innamorato di qualcun’ altra, ti prego… scrivimi”.

Mi blocco, non potrei mai inviargli una lettera del genere e comincio a piangere.

Continuo a scrivere i miei tristi pensieri, sono turbata, il mio cuore è a pezzi.

“PATTY, PATTY!”

Mi asciugo le lacrime: “Dimmi mamma”

“C’è una telefonata per te! Corri!”

“Arrivo”

Penso sia Eve, vorrà certamente accertarsi che io stia meglio dato che sono stata tutto il giorno triste.

“Sbrigati, non sei mai stata così lenta”, mi rimprovera mia madre

“Eccomi”, rispondo infastidita: “Pronto”
“Ciao…ciao Patty”
“Holly…”, il cuore perde un battito, lo stomaco si attorciglia… la sua voce, era da troppo tempo che non la sentivo.

“Come…come stai?”, mi chiede quasi timoroso di una risposta scontrosa.

“Bene”, le lacrime scendono copiose sul mio viso

“Non ti disturbo vero?”

“No, ma cosa dici; tu, tu come stai invece?”

“Sono molto preso dal calcio, lo sai, sono malato per questo sport (si sente una leggera risata), ma…”

“..ma… ?”

“… ma tutti i giorni la nostalgia di casa si fa sentire …”

Scivolo per terra, girando ripetutamente su se stesso con un dito il cavo telefonico: “Ci credo però stai collezionando tanti successi, vero?”

“Sì, ma… mi …. Manc…manca la vecchia vita… i vecchi impegni… i vecchi compagni… mi manca tutto Patty”

“Anche tu ci manchi tanto”, le lacrime non accennano a diminuire

“Non hai idea di quanto mi manchi…ate…”

Il cuore fa mille battiti a quel “manchi…ate” detto in modo così strano, e continuiamo a parlare ancora degli amici, della scuola, del Brasile.

Un po’ prima di salutarci mi impongo di fargli la richiesta che mi tormenta da troppo tempo: “Capitano scrivimi qualche volta, quando potrai ovviamente”. Colgo l’occasione, così potrò finalmente leggere anche io una sua lettera.

“Ho un’idea migliore: posso chiamarti ogni tanto? Così potrò sentire la tua voce e mi sembrerà di essere meno lontano”

“Sì, sarebbe bello!”, chiudo gli occhi, non credo alle mie orecchie, è ancora meglio di ciò che speravo

“Sì, sarà sicuramente bello!” conferma lui.

Continuiamo a parlare e il mio cuore batte sempre più forte: sono ancora al telefono con lui e non vedo già l’ora di ricevere una nuova telefonata… sei e resterai per sempre il mio pensiero stupendo capitano.

 

 

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Capitolo 2
*** Ultima partita ***


La scuola superiore era finalmente giunta al termine e con essa il tanto atteso diploma. Patty aveva compiuto diciotto anni ed era cresciuta. Era diventata più alta, i capelli si erano allungati e il suo corpo, nascosto sempre dalle larghe tute o dalla divisa scolastica, era diventato quello di una bella donna; solo lo sguardo non era modificato, manteneva sempre quella genuinità che conquistava un po’ tutti.

Presto avrebbe cominciato l’Università. I genitori le avevano proposto di iscriversi a Tokio nella facoltà di lingue, come le avevano suggerito i professori, lei non aveva obiettivi particolari da raggiungere, pertanto aveva accettato senza vagliare altre possibilità.

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Gli anni sono trascorsi: tre lunghi anni di attese telefoniche, sogni e incubi che non faccio che rivivere. Il suo saluto alla fermata, la prima telefonata ricevuta dopo molti mesi dalla sua partenza. In questi anni sono ‘caduta’ tante volte, ovviamente nel senso lato del termine, ma ho sempre trovato dentro me la forza per rialzarmi, non potevo fare altrimenti: ho sempre solo e soltanto potuto contare su me stessa.

In cuor mio ho sempre sperato che in quelle telefonate, prima o poi, Holly si sbilanciasse e che, anche se a distanza, mi confessasse i suoi sentimenti, ma questo non è mai successo. Ogni tanto penso ancora che nessuno potrebbe sostituirlo, che se solo lui mi sfiorasse io non lo lascerei più andare: ma questi sono solo miei sogni, perché in realtà lui non mi ha mai detto nulla per farmi sperare qualcosa di più, perciò pensare a una storia con lui ora sembra davvero un’assurdità. E io sono così stanca di aspettare…

Con i miei pensieri tristi varco la soglia di casa e subito mia madre mi viene incontro:

“Patty hai ricevuto una lettera”.

“Davvero mamma?”. La osservo bene: “E’ della federazione”.

Mi tremano le mani, ho fatto richiesta al signor Pearson di partecipare ai mondiali, spero non ci sia scritto qualcosa di brutto…

“Gentile signorina Gatsby, date le sue eccellenti prestazioni come prima manager in questi anni nella squadra della New Team, abbiamo l’onore di comunicarle la sua convocazione in Francia. Se deciderà di non accettare informi tempestivamente… AAAAHHHH MAMMA SONO STATA CONVOCATA ANCHE IO!”.

Mia madre mi sorride felice, è contenta anche lei. Sa quanto io tenga alla mia mansione da manager nella squadra di calcio del paese, figuriamoci per la nazionale!

 

“È stupendo cara!”

“Sì, mamma che bello!”.

DRIIN- DRIIN, il telefono squilla e corro a rispondere mentre passo la lettera a mia madre per fargliela leggere;

“Pronto, ciao Amy…. sei stata convocata?”, chiedo d’istinto

“Siiii ANCHE TU?”, Amy se possibile esplode di gioia anche più di me.

“SIIIIII , CHE BELLO STAREMO INSIEME!”

Alla fine della telefonata scopro che oltre a me e Amy è stata convocata anche Jenny: sono così felice perché stare con due amiche che non vedo da tanto tempo è una notizia che chiude in modo perfetto questo cerchio. Il cuore mi scoppia nel petto, non solo per le emozioni che provo per la convocazione, ma soprattutto perché potrò rivedere e trascorrere del tempo con Holly dopo tanti anni, perché sicuramente il capitano non potrà mancare! Questo contatto è importante per me: potrò davvero capire cosa provo per lui, e sarà l’occasione giusta per prendere definitivamente le distanze se mi renderò conto che non potrà mai esserci nulla tra noi. Prima o poi bisogna tornare con i piedi per terra, non si può sempre restare ancorati a un sogno, specie se il sogno è solo unilaterale.

Le ore passano, e io continuo a girare per casa con un sorriso stampato in volto: oggi nessuno me lo toglierà e i miei pensieri più cupi non potranno farsi sentire. Mia madre e mio padre sono usciti per fare la spesa e io non andrò agli allenamenti, i miei mi hanno chiesto di mettere un po’ in ordine la mia stanza, dato che a breve partirò e poi stasera dovremmo uscire perché abbiamo una partita importante a cui assistere con tutti gli amici al ristorante di Bruce.

Mentre sono intenta nei miei lavori, sento il telefono squillare e così rispondo.

“Pronto”

“Ciao Patty… non credevo rispondessi tu!”

“Ciao Holly, ma come mai chiami a quest’ora?”

“No, ecco, io… nulla… non mi sono reso conto dell’ora, anzi, ma tu non dovresti essere al campo sportivo?”

“Meno male che non ti sei reso conto dell’ora!”, scoppio a ridere, mi fa piacere sapere che tenga a mente i miei impegni, ma questa telefonata fatta in un orario non usuale mi stranizza non poco. Non importa, sono talmente felice che nulla potrebbe distruggere questo momento e poi sentirlo mi aiuta sempre a stare meglio.

Intavolo una conversazione:

“Non è da molto che mi hai chiamata, è successo qualcosa?”, chiedo incuriosita, in genere chiama una volta ogni due settimane.

“No, nulla, solo che… ti ho già detto che a breve tornerò in Giappone?”

“Sì, e poi ci sarà l’immediata partenza per la Francia”. A differenza delle atre volte in cui sono stata triste ogni qualvolta pensavo alla sua toccata e fuga qui a Nankatsu, stavolta sono molto felice; non credo lui sappia della mia nomina.

“Già, stasera vedrai la registrazione dell’ultima partita di campionato prima della pausa estiva con il Brancos?”

“Sì, saremo tutti al ristorante di Bruce ad assistere e tiferemo per te anche se hai già terminato di giocare da un po’. A proposito, avete vinto, vero?”

“Non posso dirtelo Patty, ti rovinerei la sorpresa, comunque vi sono grato del vostro sostegno… se in questi anni ho collezionato tanti successi lo devo anche a voi. Bene allora ci vediamo nei prossimi giorni”

“A presto Holly”

“A presto Patricia”.

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Patty non capì bene il senso di quella telefonata, notò che il tono usato dal ragazzo era molto più dolce rispetto al solito e in alcuni momenti quasi imbarazzato, ma prese quella telefonata come prendeva sempre le sue chiamate: come un motivo per rendere le sue giornate più serene. Terminò di rassettare la sua stanza e si preparò per uscire, voleva andare dalle sue amiche un po’ prima della partita e comunicare la sua convocazione. Non aveva detto nulla a Holly perché desiderava fargli una sorpresa e leggere sul suo volto lo stupore nel momento in cui avrebbe appreso da lei stessa la notizia, ma non stava più nella pelle, doveva confidarsi con Eve e con Susi.

Mentre si incamminava per raggiungere gli altri pensava che essere manager per la New Team, da quando Holly e Benji non giocavano più con loro, era diverso: la New Team non riusciva più a vincere il campionato nazionale, anche se in quegli anni si erano piazzati a un dignitosissimo secondo posto; certo il secondo posto non era male, ma la squadra desiderava fare di meglio. Lei però, come tutti i tifosi, non aveva mai perso le speranze di vedere nuovamente sollevare quella tanto desiderata coppa.

Si lanciò su Eve e Susi a cui raccontò subito la novità, ma chiese di mantenere il segreto con i ragazzi. Voleva stupirli tutti. Si sedette a osservarli giocare e li vide correre come gazzelle in quel campo, alla ricerca della palla per segnare un goal. Era solo una partita d’allenamento, ma se Holly aveva lasciato un insegnamento a quei ragazzi era proprio quello di non darsi mai per vinti e di dare sempre il massimo per raggiungere e realizzare i loro obiettivi. E forse proprio per questo tutti tenevano in modo speciale al capitano, perché con la sua umiltà e la sua tenacia era riuscito a superare ostacoli imponenti.

I pensieri di Patty si incentrarono sulla sua amicizia con il numero 10: “Sì, Holly è speciale per tutti noi! Un caro amico e un esempio da seguire in ogni circostanza!”

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“Ma è questo il modo di giocare? Non va bene per nulla!”

Ci voltiamo, chi è che osa interrompere un allenamento, oltretutto perfetto?

Bruce e gli altri ringhiano contro quella voce: “Se hai il coraggio fatti vedere e se credi di saper fare meglio scendi qui a giocare, ti daremo una bella lezione!”

“E chi me la darebbe questa lezione, tu Bruce?”

Dal fondo degli spalti ci apparve l’unico a cui avremmo dovuto pensare fin da subito: il nostro caro amico Benji.

“BENJI, è BENJI” cominciarono ad urlare i ragazzi e gli corsero tutti incontro.

Paul e John: “Capitano sei tornato!”, eh sì perché ai tempi della Saint Francis era lui il loro capitano.

Alcune lacrime scendono sul mio volto senza poterle trattenere. È così bella questa riunione e tra qualche giorno ci sarà anche Holly: poi sì che saremo di nuovo tutti insieme.

“Ragazzi mi siete mancati!” dice un Price felice di essere con la sua squadra.

“Benji racconta, com’è essere il primo portiere dell’Amburgo?”, iniziano a domandargli i suoi ex compagni.

“è una vittoria: ho superato parecchi avversari per poter ricoprire questo posto e ora sono soddisfatto di me stesso!”.

I racconti di Benji furono tanti, ne aveva fatta di strada in quegli anni; tutti si avvicinarono ad ascoltarlo ad eccezione di Tom che si sedette un po’ più distante. Ascoltava con interesse le vicissitudini dell’amico perché ne era orgoglioso, ma chi lo conosceva da più tempo voleva riservarsi un posto più vicino. Io, Eve e Susi ci sedemmo con discrezione accanto a Tom e istintivamente strinsi la mano a quest’ultimo. Siamo diventati grandi amici in questo periodo, proprio come lo sono lui e Holly.

L’ora per assistere alla partita del Brancos si stava avvicinando e i ragazzi andarono a casa a cambiarsi. Anche io andai a prepararmi. Ci incontrammo dopo circa un’ora al ristorante dei genitori di Bruce che aveva il collegamento intercontinentale. Ovviamente, anche se continuavo a ripetermi che tra me e il capitano non poteva esserci nulla, non appena la telecamera inquadrò Holly, il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.

“Zitti, zitti un giornalista sta intervistando Holly”, sentii Paul urlare.

“Hutton quanta strada hai fatto per giungere a questo punto. Sei emozionato?”

“Sì, lo sono sempre, ogniqualvolta metto piede su un campo di calcio”

“Forse è per questo che arrivi tanto ai tuoi tifosi: leggono la tua emozione sul volto ma contemporaneamente anche le tue sicurezze. Sei pronto ad affrontare questa ultima partita in Brasile?”

“Ultima partita?” ripeto quasi in simultanea, non ne sapevo nulla.

“Sì, ringrazio tutti i miei tifosi, il mister e coloro che hanno giocato con me in questi anni, è grazie anche a loro se sono riuscito a tagliare traguardi importanti; ma ora è giunto il momento di fare scelte diverse, anche se il Brasile, e in particolar modo il Brancos, resterà sempre nel mio cuore!”.

“Ma voi ne sapevate qualcosa?” chiedono tra loro i ragazzi.

Solo Benji e Tom si scambiano un sorriso complice, segno che in realtà sono perfettamente a conoscenza della novità.

La partita comincia e mentre tutti sono attenti a ciò che accade, io non riesco a fare a meno di chiedermi come mai Holly abbia deciso di dare il suo addio al Brancos e soprattutto perchè non mi avesse mai confidato nulla. Invasa da questi pensieri che non mi permettono di seguire con serenità la partita e che mi destabilizzano, mi sento chiamare da mio padre:

“Patty vieni un attimo”

“Sì papà”, mi avvicino a lui.

“Fuori c’è qualcuno che mi ha chiesto di chiamarti”

“Papà ma sto guardando la partita”, protesto, non capisce che non è il momento per gli scocciatori?
“Esci non te ne pentirai” mi fa l’occhiolino e si allontana da me.

Rimango a fissarlo mentre lo vedo sedersi tranquillamente; ultimamente mio padre è davvero strano, spesso parla sottovoce al telefono come se avesse qualcosa da nascondere. Mah, scrollo le spalle e faccio come mi ha chiesto, dopotutto è difficile che mi chieda di fare qualcosa e quando accade glielo devo. Non appena esco fuori dal ristorante però, la sorpresa che mi appare davanti è eccezionale.

Holly è lì davanti a me: alto, bello con la carnagione abbronzata che mi scruta e sorride. Ero pronta a fargli io una sorpresa tra qualche giorno e invece lui la sta facendo in questo preciso istante a me: non sono in grado di descrivere le emozioni che sto provando in questo momento.

 

 

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Capitolo 3
*** Prima che... venga messa in onda ***


 

Patty resta ferma a fissare Holly, il quale non distoglie lo sguardo e le sorride. Nessuno dei due parla, si godono il momento; i loro cuori battono all’impazzata, uno per la sorpresa appena ricevuta, l’altro perché ha davanti colei che ha tormentato le sue notti per tre anni.

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Una folata di vento ci ridesta da questo torpore in cui siamo caduti; non saprei proprio dire da quanto tempo i nostri sguardi sono rimasti incatenati l’uno all’altro.

“Ti va se andiamo a fare una passeggiata?”, mi sento chiedere all’improvviso da Holly per rompere il ghiaccio

“Holly, ma tu? Che ci fai qui? Ti aspettavamo tra qualche giorno… ma … come è possibile che tu sia già qui? Hai giocato solo ieri o sbaglio?”

Holly si imbarazza e appoggia la mano destra sulla nuca: “Sì, ho terminato la partita e come un lampo mi sono recato in una pista fuori città. Benji mi ha concesso di usare il jet privato della sua famiglia. Sono arrivato in Giappone da poche ore. Ho avuto solo il tempo di andare a casa a darmi una sistemata ed eccomi qua!”

Sbatto tantissime volte le palpebre convinta che davanti a me ci sia solo uno dei miei tanti sogni: “Holly ma sei davvero tu?”

Oliver mi sorride teneramente e mi prende una mano: “Andiamo a passeggiare, se vuoi ti racconto io come è finita la partita”.

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Patty si incamminò insieme a lui, la mano che le prese Holly cominciò a darle un senso di calore mai provato prima e le gote si imporporarono.

Il ragazzo si rese conto di aver fatto qualcosa di troppo avventato, d’altronde, fino a prova contraria, erano solo amici, e le lasciò la mano, ma non appena lo fece si sentì insoddisfatto. Sorrise, era la prova che tanto aveva cercato in quegli anni e che quello che stava per fare era giusto.

Mentre Holly e Patty si incamminavano per le vie di Nankatsu, Eve si accorse che mancava la sua migliore amica; si avvicinò a Bruce: “Ma che fine ha fatto Patty?”

La madre di Holly, attenta alle dinamiche che si stavano creando, rispose: “Le ho chiesto di fare una cosa per me”.

“Davvero e quando?” chiese Bruce dando man forte alla seconda manager.

“Guardate, Holly sta per segnare!”, si intromise il padre di Patty.

GOAL GOOOAAALLLL GOALLLL urlò il giornalista, che subito andò a intervistare il nipponico: “Hutton complimenti un goal eccezionale!”

“Grazie mille!”

“Lo dedichi a tutti i tuoi tifosi come sempre?”

“Certo e spero di riuscire a farne altri prima che finisca la partita”

“Hai deciso di vincere, vero?”
Lo sguardo di Holly si illuminò: “Credo che vincere sia l’obiettivo di chiunque”.

Lo stadio esplose a quelle parole e il campione nipponico cominciò a gesticolare per salutare i suoi ammiratori.

“Con chi festeggerai stasera? Con la squadra?”

“In realtà no, i miei compagni sanno che non devono prepararmi nulla”

“Come mai? Festeggerai con una ragazza?”, lo sguardo del giornalista si fece malizioso, ma Holly mantenne un tono serio:

“Al termine della partita prenderò un volo per il Giappone e spero di arrivare prima che la registrazione venga messa in onda”

“Come mai?”

“Voglio dedicare la mia ultima vittoria in Brasile a una persona speciale che vive lì, ma voglio dirglielo guardandola negli occhi”

“E chi è questa persona?”

Il numero 10 sorrise: “Mi spiace ma ti ho già detto troppo!”

L’arbitro fischiò e Holly tornò a giocare con un sorriso che donava serenità e gioia.

“MA QUESTA PERSONA È UN RAGAZZO O UNA RAGAZZA?”, gli urlò il giornalista, Holly si voltò correndo all’indietro: “Una bellissima donna!” e tornò in campo.

A Nankatsu tutti rimasero a bocca aperta: “Ma di chi stava parlando Holly?”, chiede John stupito

“Non ne ho idea”, risponde Paul

 “Dov’è Patty?”, chiede Alan e tutta la squadra si guardò intorno chiedendo:

“Dov’è Patty?”

“Dov’è Patty?”

Paul, John, Bruce si alzarono per andare a cercarla, ma il padre della ragazza si mise davanti alla porta con un forchettone da griglia: “Tornate a sedervi e guardate la partita. Guai a chi uscirà fuori da qui prima che la trasmissione sia finita”.

“Scusi ma questo è un rapimento!”, si lasciò scappare Bruce in modo teatrale

“Non provarci Bruce, non sto scherzando!”, il tono del padre di Patty era parecchio minaccioso.

Eve sottovoce si diede una spiegazione: ‘Holly è riuscito ad arrivare prima che Patty sentisse quelle frasi in tv…allora la bellissima donna a cui il capitano si riferiva era… lei’, guardò Tom e Benji che ridevano soddisfatti e che non avevano fatto una piega dopo quelle parole in diretta. Sorrise di riflesso, ora la sua amica sarebbe stata finalmente felice.

“Forza Bruce, dai ragazzi riprendiamo a guardare la partita! Siamo qui per questo. FORZA CAPITANO DAI!!!”; Eve riuscì a coinvolgere tutti gli altri e ripresero a tifare come se la partita non fosse già terminata da un pezzo.

Come sospettato da tutti, la partita fu vinta dal Brancos con un Holly che trascinò la squadra in una vittoria spettacolare: 3-0. Al termine il giornalista provò nuovamente a ricevere qualche altra novità, era convinto già di poter firmare uno scoop, ma il capitano aveva le labbra sigillate.

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“Holly dove mi porti?”. È da un po’ che non parla, è così strano, non capisco.

“Voglio andare al campo sportivo”

“Perché? I ragazzi sono tutti al ristorante per assistere alla tua partita, e ti ricordo che mi hai trascinata via senza alcuna spiegazione”, perché fa così?

“Se mi fossi lasciato vedere non avrei potuto trascorrere del tempo da solo con te!”, e mi fa un occhiolino

“Che vuoi dire?”. Arrossisco immediatamente. È tornato dal Brasile e la prima persona con cui decide di trascorrere del tempo da solo sono io… cerco di smorzare la tensione che mi sta divorando

“A proposito, avete vinto?”

Holly mi guarda stupito dalla mia domanda: “Hai dubbi?”

“No, in effetti no!” e rido, in realtà non ho mai pensato che lui potesse perdere anche solo una partita.

Ci fermiamo davanti al campo: “Ecco siamo arrivati!”

“Già!”.

Si siede su una panchina e subito mi domanda: “Come sono stati questi anni senza di me Patty?”.

Il suo tono è dolce e mi fissa con una intensità che non mi sarei mai aspettata.

“Sono stati duri capitano, non abbiamo più vinto”, distolgo lo sguardo, non riesco a mantenere il mio fisso sul suo quando mi guarda in quel modo e mi siedo anche io di fianco a lui, ma quando torno a cercare i suoi occhi, noto spuntare un’espressione del volto alquanto diversa:

“Già la squadra ha risentito della mia assenza, perché in realtà non ci sono giocatori alla mia altezza nella New Team, vero Patty?”

“Cosa? Ma?”, resto sbigottita, ma da dove arrivano questi discorsi?

Torna a fissarmi, riconosco uno sguardo duro, non comprendo questo cambio improvviso d’umore: “Com’è fare la manager per una squadra che non riesce più a vincere?”, le sue parole sono cariche di cattiveria.

“Holly ma che stai dicendo?”

“Hai mai pensato di passare alla Toho? Con loro avresti di sicuro continuato a vincere”

“Ora è troppo, ma che ti prende?”, non riesco più ad ascoltare, questa conversazione sta degenerando.

“Chissà magari potevi diventare la ragazza di Mark o di Ed?”

Infatti, è degenerata, sono tre anni che mi struggo per lui, ad attendere le sue telefonate, le sue parole sono così meschine, così cariche di presunzione, non riesco a trattenermi oltre e lo schiaffeggio: “Sei uno sciocco! Ma che ti è successo in Brasile? Perché sei diventato così stronzo?”.

Non mi risponde, si tocca la guancia, si vede che non si aspettava una reazione del genere, ma io non mi fermo: “Se era questo il motivo per cui volevi parlarmi, potevi anche restare in Brasile”, faccio un passo per andarmene, ma mi sento afferrare la mano e spingere sulla parete dello stabile.

Il suo volto è a pochi centimetri dal mio viso: “Quando ti ho chiesto come sono stati questi anni senza di me, non mi riferivo al contesto calcistico”

“Non mi interessa!”, rispondo con tanta rabbia, ma lui non rinuncia:

“Come sono stati per te questi anni lontani da me? Hai sofferto tanto?”, la sua voce ora si abbassa di un tono e la sua presa si allenta.

“Holly…”, non so cosa dire, era passato da un atteggiamento cattivo e strafottente a uno dolcissimo.

“Io ho sofferto tanto Patty, tu mi sei entrata dentro e mi sei rimasta per tutti i tre anni che sono stato in Brasile. Per te è la stessa cosa?”

Comincio a piangere: “Holly…”

“Le cose che ti ho detto prima sulla squadra non le pensavo veramente, ma ho voluto comunque essere duro… voglio che tu pensi esattamente che non sarà facile, che tra me e te non sarà sempre rose e fiori e che…”

“Capitano ma cosa stai tentando di dirmi?”

Mi lascia le braccia e mi accarezza il volto: “Ti ho sempre amata, non ti ho mai dimenticata e ora sono qui a chiederti di cominciare una nuova vita, con me… cosciente che ci saranno momenti belli, ma anche brutti, che ti porterò via dal Giappone e che ti farò piangere… ma se starai con me, ti donerò me stesso. Se vorrai non ci separeremo più, staremo finalmente insieme, come doveva essere fin dal principio”.

“Mi hai sempre amata...?”, non so spiegarmi ma sento salire dentro me un sentimento trattenuto da troppo tempo, sì è rancore:

“E QUANDO TE NE SARESTI ACCORTO? PERCHE’ NON MI HAI MAI DETTO NULLA? PERCHE’ NON MI HAI MAI FATTO CAPIRE COSA PROVAVI DAVVERO PER ME? TI RENDI CONTO CHE IO HO SOFFERTO TANTISSIMO A CAUSA DEI TUOI SILENZI?”, lo colpisco con pugni ripetuti, non sono contenta di ciò che mi ha detto, piango, non so se sono lacrime di gioia o di dolore… mi appoggio al suo petto, sono arrabbiata per il tempo che mi ha rubato in questi anni… lui non parla più, ma mi sento abbracciare:

“Volevo capire bene i miei sentimenti prima di rivelarteli, non pensare sia stato facile per me”.

“E ora io cosa dovrei fare?”, mi allontano non posso pensare di stargli troppo vicino.

“Prenditi tutto il tempo che ti serve per decidere”.

Non capisco più nulla, comincio a correre disperata, voglio solo andarmene a casa. Voglio solo pensare e capire cosa fare della mia vita. Perché mai si è comportato così? Credeva davvero che bastassero queste parole per farmi cadere ai suoi piedi. I tempi in cui gli facevo da zerbino sono finiti: la mia vita è andata avanti, ho trovato interessi, mi sono iscritta all’Università e…. MA A CHI VOGLIO PRENDERE IN GIRO?

Vorrei tornare da lui, urlargli, dirgli che la sua dichiarazione può mettersela in quel posto, che lo odio perchè è un codardo, non ha mai avuto il coraggio di parlare, ma in realtà io lo amo e non ho mai smesso di farlo…

Mi fermo, perché è così difficile?

Cammino senza una meta per le vie di Nankatsu, non mi va più di tornare a casa e senza rendermene conto finisco davanti alla fermata del pullman che tre anni prima ha visto il nostro ultimo incontro. Gli ho urlato: “Realizza il tuo sogno!”, mentre il mio cuore andava a pezzi. 

Mi siedo sulla panchina sotto alla pensilina a osservare dei ragazzini che si rincorrono, quando il posto di fianco a me viene occupato.

“Credevo fossi con lui”, la voce della mia amica mi rincuora.

“Eve, io...”.

“Quando abbiamo visto il capitano giungere al ristorante con un sorriso amaro in bocca ho subito deciso di venire a cercarti!”

“Sei l’unica che mi capisce”, rivolgo alla mia amica un sorriso tenero, avevo bisogno di lei.

“Sapevamo tutti che sarebbe stato difficile, anche Holly, per questo ha fatto per te una cosa molto romantica”.

“Che intendi?”, le chiedo sorpresa

“Durante la partita contro il Brancos, al primo goal segnato, un giornalista gli ha chiesto a chi avrebbe dedicato l’eventuale vittoria, e sai cosa ha risposto?”.

Faccio cenno di no con il capo.

“A una persona speciale che vive in Giappone: a una donna bellissima!”

“E chi ti dice che sia io?”, le chiedo con rabbia

“Andiamo Patty, appena è arrivato qui ha cercato subito te e non scordarti che ha avuto la complicità di sua madre e dei tuoi genitori”

“Che intendi?”, cosa centrano ora i nostri familiari?

“Noi volevamo venire a cercarti quando ci siamo resi conto che mancavi, ma tuo padre ci ha minacciati. Voleva farvi restare il più possibile soli a parlare”

“Tu credi?”

“Già, ma quando Holly è arrivato nel locale sconsolato, abbiamo capito che non era andata bene”

“Ma cosa dovrei fare io Eve? Sono tre anni che manca, non mi ha mai detto nulla, ma cosa gli passa per la testa?”

“Credo volesse essere più romantico possibile. Credo che lui sia veramente innamorato di te, altrimenti non si sarebbe mai dato così in pasto alla stampa”

“Eve, io…cosa devo fare?”

“Non posso essere io a dirti cosa fare, ma di sicuro tu lo sai già!”

Osservo lo sguardo della mia amica: “Sì lo so già, hai ragione!”

Senza salutarla corro via, so cosa è giusto fare, l’ho sempre saputo. Che sciocca che sono!

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Eve continuò a fissare Patty, mentre pian piano scompariva dalla sua visuale:

“Corri amica mia, va e torna a vivere!”

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Tempo fa lessi una fanfiction bellissima: “La vita può cambiare”, (stupenda sotto tutti i punti di vista), in cui l’autrice fa in modo che Holly si dichiari a Patty durante una partita in diretta tv; l’idea mi è piaciuta moltissimo anche per “Realizza il tuo sogno!”, con la differenza che qui, il capitano non può essere molto esplicito, perché non ci sono motivazioni importanti per farlo.

Ringrazio Puppy per avermi dato la possibilità di usare la sua splendida idea e ringrazio anche tutti coloro che seguono “Realizza il tuo sogno!”. Il prossimo è l’ultimo capitolo.

Anna

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Capitolo 4
*** Non finirà! ***


 

DETTAGLI

Questo è l’ultimo capitolo di “Realizza il tuo sogno!”.

Il finale è aperto: non mi sono sentita di completare la storia in modo diverso questa volta, proprio perché questa storia nasce dall’ascolto di canzoni un po’ tristi, da cui ho "rubato e in alcuni casi riadattato" alcuni versi.

Ringrazio tutti coloro che si sono affezionati alla lettura e soprattutto chi commentando, ha condiviso con me il proprio pensiero.

Ah, ultima cosa: in questo capitolo, a differenza di quelli precedenti, i pensieri sono spiegati dal punto di vista di Holly.

Grazie davvero di cuore a tutti!

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Quanto ho sofferto in questi anni, ho tentato di realizzare il mio sogno, mi sono dedicato giorno dopo giorno per farlo, con allenamenti intensivi, partite interminabili, non curante della fatica o del dolore.

Sorrido, è vero, però ho avuto pure tante soddisfazioni: oltre che a vincere e a ricevere opportunità importanti prima in Giappone, poi in Brasile e presto anche in Europa, lo sport mi ha aiutato a farmi degli amici, amici veri che, con il loro incoraggiamento, sono con me durante i momenti di difficoltà in campo. E poi, non posso dimenticare che anche con i miei avversari sono riuscito a stabilire rapporti di profondo rispetto: primo fra tutti Benji, poi Julian, Philip, Mark, Pepe… queste sono le mie vittorie più grandi.

Sono nella mia camera, mi guardo intorno; mia madre ha lasciate ancora esposte le foto di quando giocavo con la New Team. Tre vittorie consecutive nel campionato nazionale, sempre con i miei più cari amici accanto e con lei sempre presente.

Sospiro, che rabbia, non ho potuto neppure preannunciarle che presto deciderò in quale squadra europea andare a giocare, non sa niente, ma non credevo che a seguito della mia dichiarazione potesse reagire negandosi a me.

Guardo fuori dalla finestra, Patty, anche se ormai è diventata una bellissima donna, resterà sempre quella bambina un po’ maschiaccio che scuote una bandiera enorme sugli stadi urlando il mio nome, combattente come pochi altri e pronta sempre a difendere tutti i suoi amici. Sapevo che pungerla sulla nostra amata squadra, l’avrebbe fatta scattare come una molla, ma non credevo potesse decidere di scappare, piuttosto che ammettere i suoi sentimenti per me. Perché io lo so che mi ama e che mi ha sempre amato e che non c’è mai stato nessuno per lei come per me non c’è mai stata nessuna ragazza che mi abbia fatto venire i brividi anche solo con un semplice tocco.

Forse ho sbagliato l’approccio, dovevo essere più dolce come mi ero prefissato, ma quando mi ha risposto fraintendendo il mio interesse per lei a un interesse generale, mi è salita una rabbia incontrollabile.

L’ho portata sul campo da calcio, perché è qui che è nato il nostro amore, ed è qui che volevo dichiararmi… l’ho fatto ma senza il successo sperato…

“HOLLY, HOLLY, STO USCENDO!”, sento mia madre che mi avvisa

“OK MAMMA!”.

Mia madre mi ridesta dai miei pensieri.

Basta! Devo uscire da questa camera, non posso rintanarmi qui ancora a lungo, altrimenti impazzirò.

Scendo in cucina a bere un bicchiere d’acqua, metto le scarpe, voglio andare a passeggiare.

Non corro, non ne ho molta voglia. Cammino e senza rendermene conto arrivo davanti la scuola media. Bei tempi quelli! Quanti pensieri sereni affollano la mia mente.

Mi siedo su una panca, il sole mi acceca e mi copro gli occhi con il braccio. Noto un’ombra e dopo pochi istanti una voce:

“Capitano, ti dà fastidio il sole?”.

È la voce di una donna che mi parla alle spalle. Che meraviglia, è cambiata tanto in questi anni; i capelli sono più lunghi, i lineamenti del viso sono perfetti e il suo corpo mi attira come un orso che desidera a tutti i costi gustare il miele.

Si siede di fianco a me e il suo profumo mi stordisce.

“Che ci fai qui?”, mi chiede sorridendo, non sembra più arrabbiata, le sorrido di rimando:

“Volevo godermi il sole e i profumi del Giappone, sono anni che sogno questi momenti!”, cerco di mantenere il mio sguardo fisso al suo, voglio capire quali sono le sue intenzioni.

Arrossisce, è così bella: “Credi che godrai ancora per molto tempo del sole e dei profumi del Giappone?”, mi chiede distogliendo lo sguardo e fissando l’edificio scolastico.

“Presto partirò per i campionati e poi io…”, voglio dirle che andrò a giocare in Europa, voglio chiederle di venire con me, ma mi blocca:

“Anche io verrò in Francia”

Spalanco gli occhi: “Puoi ripetere?”

“Sono stata convocata come manager e pertanto farò anche io parte del team della Nazionale giapponese”, mi guarda negli occhi e io non posso che regalarle il mio sorriso più bello: “Patty sono molto felice!”.

“Anche io”, mi risponde con gli occhi lucidi, come se si trattenesse dal piangere.

“Credi che…”, vorrei chiederle se ci potrà essere qualche possibilità tra noi, vorrei sapere se ha pensato alla mia proposta, ma mi avvicina un dito sulle labbra:

“Shhh capitano… so cosa vuoi dire, andiamo in Francia e poi… poi si vedrà!”.

La fisso, è cambiata, è una donna ora. Non basta una semplice dichiarazione per farle capire i miei sentimenti; credo che dovrò impegnarmi molto per farle finalmente dire di sì!

Annuisco e le sorrido, rivolgo il mio sguardo verso il cielo, sta tramontando e ci regala dei colori stupendi; torno a cercare i suoi occhi: no, non finirà mia piccola Patty, ciò che provo per te è durato tanti anni senza averti accanto e ora che sei con me, quel sentimento si è rafforzato.

In Francia dovrò lottare per farti capire quanto ti amo, ma quando mi metto qualcosa in testa, sono tenace e tu questo lo sai molto bene!

“Ora vado a casa, ci vediamo domani Holly!”, si alza e con molta calma inizia il suo percorso. Resto a guardarla mentre si allontana da me e non posso fare a meno che dirle:

“Aspetta, ti accompagno!”.

Fianco a fianco ci avviamo verso casa sua… nessuno dei due parla, ma poco prima di arrivare alla nostra meta, la sua mano si stringe nella mia. Fissa la strada, non osa cercare il mio volto, ma noto il suo profilo arrossito e le labbra curvate come a sorridere.

Davanti al cancello di casa sua, mi rivolge finalmente lo sguardo e un bellissimo sorriso che io ricambio immediatamente.

Leggo nei suoi occhi quello che io sto pensando, ne ho la certezza: nessun vento o temporale potrà allontanarci; no, non finirà mai tra noi, è questa l'unica cosa di cui sono veramente sicuro!

Ora sì, ora ho davvero realizzato il mio sogno!

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