Love is Only a Feeling

di kenjina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII - Parte I ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII - Parte II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Era un marzo freddo, di quelli in cui se non ti copri per bene rischi di morire congelata

Salve a tutti!

Nonostante parecchie fanfiction in corso d’opera, ci tenevo a pubblicare anche questa, la mia prima su Bleach, un manga che adoro con tutto il cuore! Ho già iniziato a scriverla da parecchio, quindi almeno 6/7 capitoli sono già belli che pronti! Preciso che i primi non mi piacciono un gran che… ma forse perché il bello (dipende dai punti di vista!) inizia verso il quarto! I primi sono semplicemente di introduzione alla storia… spero che non facciano così schifo come sembrano a me! :-/

Ho messo un rating arancione perché in futuro potranno esserci scene crude di sangue (non tanto crude, ma vabbè!) e… boh, tra vedere e non vedere, preferisco metterlo! xD

Altra precisazione: tra i personaggi principali avrei dovuto metterli praticamente tutti… ma mi sono limitata a quello “più importante”… eh eh eh *_*

Un’ultima cosa prima di iniziare: il titolo è preso da una canzone bellissima dei Darkness, Love is Only a Feeling, appunto! E dato che non so mai che titoli dare alle mie fanfiction… ripiego sempre su canzoni! XD

Non credo ci sia altro da dirvi, ho scritto anche troppo! Vi auguro una buona lettura, non addormentatevi nel mentre ;___;

Kenjina.

Capitolo I

 

Era un marzo freddo, di quelli in cui se non ti copri per bene rischi di morire congelata. Forse un marzo così freddo non l'avevo mai trovato. Di solito pioveva a dirotto in mesi come gennaio e febbraio, e se si era fortunati, cadeva anche un po’ di neve. Il cielo era terso, veramente scuro, e prometteva l'ennesimo temporale della settimana. Erano quattro giorni di fila che pioveva. Ho sempre odiato i temporali, con i tuoni che ogni volta mi fanno sobbalzare e perdere tre anni di vita. Adoravo, invece, guardare la pioggia leggera d'estate, perchè era così lieve e così delicata che ogni volta mi incantavo nello seguire i suoi movimenti. Un po’ come guardare una ballerina di danza classica che si muove con grazia e sicurezza sul suo palcoscenico.

Avevo appena aperto il portone di casa, che una folata di vento mi fece rabbrividire. Mi strinsi nelle spalle, avvolgendomi meglio la mia sciarpa colorata, morbida e calda. Mi piaceva tanto il calore che mi dava. E poi era tutta colorata, e l'adoravo anche per quello. Mi piacciono tanto i colori e non ho mai perso occasione per mostrarlo al mondo. Sempre tinte sgargianti ed accese, proprio come il mio carattere. Non mi arrabbiavo spesso e cercavo sempre di sopportare tutto. Parlo al passato perchè ci sono state numerose circostanze in cui la mia pazienza ha superato il limite, e come la maggior parte delle persone a questo mondo, sono diventata un po’ più suscettibile e orgogliosa. Molto. Ma di questo ne parlerò più avanti.

Mi sistemai meglio la borsa a tracolla che ormai conteneva pochi libri, dato che la fine della scuola si stava avvicinando. Due settimane di vacanze non me le avrebbe tolte nessuno. Fortunatamente gli insegnanti erano stati accorti e avevo preparato i test con largo anticipo, così che non ce li trovassimo tutti insieme.

Frequentavo la seconda liceo a Karakura, un piccolo pezzo di Tokyo. Era una cittadina molto carina e tranquilla. Certo, il traffico non mancava, ma mi piaceva vivere lì. Abitavo vicino ad un parco giochi, ogni pomeriggio vivo di bambini e genitori che passavano il loro tempo libero lì. Anche io da piccola giocavo sempre tra altalene e alberi vari. Ero anche arrivata ad arrampicarmi sull'albero più alto, una bellissima quercia centenaria. I suoi rami grossi e numerosi erano uno spasso per me. Quante sgridate mi sarò presa ogni qual volta avevo rischiato di cadere giù. Mia madre rimaneva terrorizzata ogni volta! E io finivo sempre per ridere e rassicurarla che stavo bene.

Ci passai affianco, ricordandomi di tanti altri momenti della mia infanzia, ma un brivido mi percosse il corpo. Mi fermai. Che strana e brutta sensazione ebbi in quel momento. E' solo freddo, avevo pensato. Del resto la divisa scolastica, seppur invernale, era una gonna svolazzante che mi faceva prendere un bel po’ di aria tra le gambe!

Ripresi a camminare, cercando di non pensare alla sensazione di prima. Per un attimo ebbi la sgradevole impressione di non conoscere più quel parco giochi, che fosse diventato a me ostile.

Salutai la proprietaria del negozio di frutta e verdura lì vicino, una donna sulla sessantina e abbastanza robusta, ma con un cuore enorme. Era sempre così gentile, la signora Musashi, con quel suo sorrisone schietto e gli occhi neri e vispi.

Camminai velocemente per le vie ancora poco affollate, stando attenta alle numerose pozzanghere che mi ostacolavano la strada. Un'altra cosa che da piccola facevo: saltarci sopra, con conseguente strillo di mia madre. Adoravo bagnarmi i piedini nelle pozzanghere, e poco mi importava se rovinavo le scarpe o mi bagnavo le calze! Mio padre, invece, si limitava a sorridere, facendo imbestialire ancora di più la mamma. Che poi alla fine si arrendeva sempre.

- Tomoe-san! Tomoe-san! - mi sentii chiamare da una voce femminile e che conoscevo.

- Orihime-chan! Quante volte ti devo dire di non chiamarmi Tomoe-san? Mi sa di vecchietta! - la rimproverai per l'ennesima volta.

Orihime Inoue era una bellissima ragazza quindicenne, dai lunghi capelli castani chiari, quasi rosso-arancione. Era sempre sorridente e allegra. Un po’ tontolona a volte, ma veramente buona e simpatica. Frequentava la prima liceo, e molto spesso andavamo a scuola insieme.

- Scusa Narumi-chan! E' che mi viene spontaneo... sei più grande di me! - disse lei innocentemente. Sorrise imbarazzata, grattandosi la nuca.

La guardai bonariamente. - Ok, ok, sono vecchia, ho capito... chiamami anche nonna, su. -

La feci scoppiare a ridere e, tra battute e chiacchierate, arrivammo a destinazione.

- Buona giornata Narumi-chan! - esclamò lei, salutandomi con una mano e andando per la sua strada.

- Altrettanto a te, Orihime! -

Scossi la testa, ridendo, quando la vidi diventare rossissima nel vedere un ragazzo che io conoscevo poco, ma che sapevo piacere tanto a lei. Un certo Kurosaki Ichigo, un ragazzotto alto e dai capelli dello strano colore arancione. Avevo sentito qualche storiella su di lui, del tipo che numerose volte si era cacciato nei guai proprio per via dei suoi capelli. Non che lui lo volesse, ma evidentemente non piacevano ai teppistelli di turno.

Entrai nell'edificio del liceo, una costruzione moderna ma che non peccava di classe. Salutai qualche viso conosciuto e mi diressi alla mia aula.

Non feci in tempo a mettere piedi nella classe che, come una furia, Yumi mi prese per il braccio e mi trascinò da una parte.

- Ti devo parlare, assolutamente! - esclamò, mentre metà della scuola si girava incuriosita.

- Buongiorno anche a te, Yumiko! - dissi, cercando di tenerle passo.

Ci fermammo in un corridoio dove c'era poca gente. Ogni tanto (cioè quelle cinque volte su sei) la mia migliore amica Yumi mi prendeva da parte e mi faceva il resoconto dettagliato della serata precedente, o di qualcosa di fantasmagorico. Yumi era una bella ragazza, un po’ stramba in effetti, con i capelli neri e ciocche dai riflessi blu. Adorava la pelle e il nero e infatti molto spesso la scambiavano per una teppistella che non aveva altro da fare che lanciare occhiate truci e ascoltare metal. Ma nonostante le apparenze da dura, Yumiko (o Yumi, come adoravo chiamarla) era una persona buonissima come il pane, dolce come il miele. Era sensibilissima e capitava che la trovassi in lacrime per fatti anche poco importanti.

- Com'è andata ieri? - le chiesi, anticipandola.

I suoi occhi all'apparenza freddi e di un bellissimo colore blu, si illuminarono tutto d'un tratto.

- Narumi, non puoi capire... Guarda! - disse con occhioni luccicanti e alzando un poco la camicetta bianca della divisa. Come sempre la giacca la lasciava in classe, giusto per sottolineare la sua aria un po’ ribelle e contro le regole.

Il tatuaggio era piccolo ma grazioso: un cavallo nero che si impennava e un albero sullo sfondo, bianco e rigoglioso.

- Non è bellissimo? - mi chiese, abbassandosi a guardarmi meglio, come se volesse aiutarmi a dare la risposta.

Rimasi a contemplarlo e, sebbene mai avrei fatto un tatuaggio, quello di Yumi mi piaceva troppo!

- Veramente bellissimo. - dissi convinta. Si, era un gran bel disegno. - Ha un particolare significato? -

Yumi scosse la testa, guardandoselo per un po’. - No, semplicemente mi piaceva. E poi sai quanto amo i cavalli, no? -

Ammiccai e, al suono della campana, ci avviammo in classe.

Non avrei mai pensato che tutto sarebbe successo nelle ore successive, apparentemente tranquille.

* * *

Avevamo scoperto che l'insegnante della seconda e terza ora non era presente e, per la gioia di tutti, ci saltammo due noiosissime ore di storia.

Yumi si sedette sul banco di fronte al mio, insieme ad altri nostri compagni di classe. Avevamo intavolato un'interessante discussione sull'ambientalismo ed entrambe, fermamente convinte che le balene non dovessero essere toccate neanche con una piuma, cercammo di far valere le nostre teorie sugli altri, dato che la maggior parte dei nostri compagni di classe mangiava carne di balena e ne andava matta. Ma dopo una decina di minuti decidemmo di lasciar perdere, dato che neanche una pistola puntatagli sulla nuca avrebbe potuto fargli cambiare idea.

Guardai distrattamente fuori dalla finestra e notai, con una certa tristezza, che le previsioni che avevo fatto quella mattinata erano vere. Stava nuovamente piovendo.

- Dov'è che volevi andare tu, stasera? - chiesi mogia mogia a Yumi. Anche lei si voltò a guardare il cielo scuro e che non ne voleva sapere di lasciare spazio ad un timido sole, che comunque non faceva nulla per far valere la sua autorità nel cielo.

Sbuffai mentalmente. Avevamo deciso che saremmo andate al padiglione della musica, quella sera. Avrebbero messo in vendita vinili degli anni '70-'80 e avremmo fatto numerose compere. Ma con questo tempo era molto probabile che non si sarebbe fatto nulla.

Poi entrò in classe una bidella, con un foglio in mano. - La signorina Tomoe Narumi, è in classe? - chiese.

Alzai lo sguardo verso di lei, e mi avvicinai. - Sono io, mi dica. -

- Dovresti avvicinarti alla palestra, la professoressa Odomo vorrebbe parlarti. -

Annuii e dissi velocemente la cosa a Yumi, per poi dirigermi verso la palestra. La professoressa Odomo era sia la mia professoressa di educazione fisica, ma anche la mia allenatrice di basket. Ebbene si, giocavo a basket e anche bene! L'altezza e l'agilità me lo consentivano, e poi era una delle mie più grandi passioni. Evidentemente doveva dirmi qualcosa sulla prossima partita.

Attraversai velocemente il giardino che separava il mio liceo dalle palestre e dai campetti. La trovai nella palestra maggiore, che dava istruzioni alla classe di Orihime.

- Signorina Kuchiki, deve correre, ha capito? Correre, su!! - gridò la professoressa, rivolta ad una piccoletta che non ne voleva sapere di correre.

- E perchè dovrei? - esclamò la ragazza.

Non seppi se rimanere seria per rispetto alla professoressa, o ridere per la domanda della ragazza. Sembrava scesa dalle nuvole. Come scese dalle nuvole anche la prof. Odomo.

Il ragazzo dai capelli arancione prese la ragazza per la collottola e la fece correre per forza.

- Stupida, fai quello che ti dice. Stiamo facendo lezione, Rukia! - le disse.

Scossi la testa, allibita.

- Narumi-chan! - mi salutò Orihime. Le sorrisi di rimando, poi la professoressa si rivolse a me.

- Tomoe, dovrei parlarti della squadra. - mi dice, guardandomi con i suoi occhi castano-verdi. - L'anno prossimo sarai tu il capitano e io ripongo molta fiducia in te. Mi aspetto grandi cose. -

Annuii, interiormente felice per quelle parole. La professoressa Odomo non era certo una che elargiva complimenti a tutti.

- Ed è per questo che voglio metterti ulteriormente alla prova. - continuò a dirmi, con una strana luce negli occhi.

La osservai incuriosita. Voleva mettermi alla prova?

La donna lanciò uno sguardo verso la classe che stava facendo educazione fisica. - Questa settimana io sarò molto impegnata con delle faccende scolastiche, e molto spesso risulterò assente. Vorrei che tu mi sostituissi. Giusto per testare le tue capacità di saper tenere e controllare una "squadra", per così dire. -

Sbarrai appena gli occhi, assaporando le sue parole. Avrei dovuto fare da insegnante? Io?

- M-mi scusi, ma... ecco... - cercai di dire qualcosa, ma non sapevo bene neanche io cosa.

- Non preoccuparti della scuola. Ho già parlato con il resto del consiglio di classe e son tutti d'accordo. - concluse lei. Sicuramente era una richiesta che non ammetteva repliche, e io non mi opposi.

- Ragazzi! Su, venite qui, un attimo. - gridò lei, richiamando l'attenzione dei suoi studenti. I ragazzi si avvicinarono a lei, aspettando che parlasse. - Ragazzi, lei è una studentessa del secondo anno, Tomoe Narumi. Oltre che essere una mia allieva è anche il futuro capitano della squadra di basket della nostra scuola. Come saprete, questa settimana io non ci sarò, e l'ho incaricata di farvi lezione al mio posto. -

Guardai gli occhi di ognuno di loro, cercando di capire che sensazione aveva prodotto questa novità. E mi sentii un po’ a disagio nel constatare che tutti mi fissavano con curiosità. Alcuni ragazzi sorrisero tra di loro, altri sbuffarono, probabilmente perchè speravano in un po’ di riposo.

Orihime mi guardò felice e mi fece il segno della vittoria. Affianco a lei c'era Tatsuki, una bella ragazza che conoscevo perchè faceva karate con Yumi. Il rossino invece non sembrava molto interessato, intento a battibeccare con la piccoletta di nome Rukia. Altri due ragazzi, invece, uno molto alto e grosso e l'altro con gli occhialini da intellettuale, ascoltavano interessati.

Magari non sarebbe stato neanche tanto male, in fondo.

* * *

La mia prima lezione si tenne due giorni dopo la notizia. Yumi era felicissima per me e aveva continuato a ripetermi l'in bocca al lupo per diverse decine di volte. Era proprio un tesoro quella ragazza.

Arrivai in palestra in orario. La classe era già arrivata e, come mi videro, si avvicinarono a me.

Inizialmente mi sentii un po’ ridicola. Indossavo una tuta da ginnastica, un po’ larga in effetti, e tenevo al collo un fischietto e il cronometro. E anche i ragazzi si accorsero del mio imbarazzo.

- Buongiorno Tomoe-san! - esclamò Orihime, ammiccando. Sorrisi al suo solito modo di chiamarmi. Forse per questa volta potevo perdonargliela.

- Allora, ragazzi. Come sapete già io sono provvisoriamente la vostra insegnante. Chiamatemi anche Narumi, non c’è bisogno dei convenevoli! -

Annuirono, rilassandosi un po’. Feci l'appello e diedi le prime istruzioni: correre per tutta la palestra per dieci minuti e fare stretching per cinque. Dopo avrei intavolato una bella partita di pallavolo.

Li osservai mentre lavoravano. Sembrava una classe tranquilla, non di quelle scalmanate che non perdeva occasione per far uscire di testa l'insegnante. Mentre li guardavo notai che improvvisamente la piccoletta allungò il passo, avvicinandosi a Kurosaki. Lo prese per la manica e, quando furono entrambi vicino a me, Rukia esclamò: - Scusi tanto Tomoe-san, ci siamo dimenticati una cosa in classe, torniamo subito!! - e sparirono alla mia vista.

Era ovvio che era tutta una messa in scena! Iniziavo bene, due studenti marinavano la mia ora di lezione!

- Ehi, voi due, fermi!! - gridai. Niente. Non tornarono indietro, come avevo immaginato.

Una mano si appoggiò al mio braccio. - Narumi-chan, non preoccuparti. Kurosaki-kun e Kuchiki-san sono brave persone, non lascerebbero la classe senza un motivo preciso! -

- Ciò non toglie che se ne siano andati senza prima avere una mia risposta. - replicai contrariata. Continuai a guardare verso la direzione in cui erano spariti, in pensiero.

Usai il fischietto per far radunare la classe intorno a me. - Ragazzi, prendete un pallone e giocate a pallavolo, basket... quello che volete. Basta che al mio ritorno siate tutti interi e non rompiate nulla. Intesi? -

Loro annuirono, contenti del fatto che avevo interrotto la corsa a metà e gli stavo dando carta bianca.

Mi incamminai velocemente verso l'esterno della palestra e persi un battito. Kurosaki e Kuchiki erano all'ombra di un albero, apparentemente addormentati. Mi diressi furente verso di loro, pronta a fargli il lavaggio di cervello. Ma le parole mi morirono in gola quando nessuno dei due si mosse ai miei richiami. Fermi. Immobili. Erano per caso svenuti?!

Non feci in tempo a gridare aiuto che i miei occhi videro una cosa incredibile: c'erano due ragazzi vestiti di nero che correvano per i campetti della scuola, e uno dei due aveva capelli arancioni! Quanti ragazzi c'erano in giro con dei capelli così?

Presi a correre verso la loro direzione. Ma un pensiero mi attraversò fulmineo la mente: come poteva essere Kurosaki se era sotto quell'albero?

Continuai la mia corsa e, svoltato l'angolo, vidi i due brandire quelle che sembravano spade. Quella del ragazzo era molto grande e lunga, quella del suo compagno (Rukia, forse?) era bianca e bellissima.

- Ichigo, attento!! - gridò lei, schivando un... tentacolo?!

Guardai oltre le loro figure e vidi un essere mostruoso, alto quanto una casa di due piani. Era completamente nero, con un buco centrale. Non riuscii a capire cosa fosse.

Ichigo saltò abilmente, puntando la sua spada verso il petto della creatura, proprio nella stessa direzione del buco nel petto. Il ragazzo riuscì a squarciare il mostro e si asciugò la fronte con una manica del kimono nero.

- E anche questo è andato. Torniamo in palestra. - disse lui, voltandosi verso la ragazza.

- V... voi... - cercai di dire.

I due si voltarono di scatto, e rimasero sorpresi nel vedermi.

- Tu... ci puoi vedere? - mi chiese Rukia. La domanda mi lasciò senza parole.

- Certo che posso! Che diavolo stavate facendo? E soprattutto chi siete? Kurosaki e Kuchiki li ho visti di là...! -

Ichigo sospirò, volgendosi a Rukia. - Chikan della Memoria? -

Lei annuì e tolse da una tasca del kimono un oggetto non ben identificato. Sembrava un giocattolo che aveva una sorta di paperella in una molla che si muoveva ad ogni minimo movimento.

- Prima restrizione: ostruzione! - disse lei, puntando l'indice ed il medio della mano verso di me. Mi sentii come legare da una fune immaginaria, e le mie braccia di posizionarono dietro la schiena. I muscoli del mio corpo implorarono pietà, dato che la posizione non era delle migliori. Ma quello che più mi stupiva era il come e il perchè mi stava succedendo tutto quello. Caddi a terra, gli occhi sbarrati.

- Dovresti guardare qui, Tomoe-san. Non sentirai nulla. - mi disse gentile Rukia.

Scossi violentemente la testa. Non avrei guardato quella diavoleria. Mai e poi mai!

- Tomoe, non farle usare la forza. - mi ammonì il ragazzo. Rukia si stava inchinando verso di me, quando qualcosa la fermò.

- Ichigo... lo senti anche tu? - disse la piccola ragazza, continuando a guardarmi.

Anche lui si fece attento e sembrò concentrarsi. - Il suo reiatsu... è forte... -

- Quello che mi stupisce è che anche lei abbia un reiatsu... e così potente poi... -

- Di... di che cosa state parlando?! - cercai di dire. Reiatsu? Che cos'era? Perchè mi stavano guardando così?

- Aspetta, non usare il Chikan. - disse istintivamente Ichigo, bloccandole il braccio. Rukia lo guardò interrogativa, ma non fece in tempo a dire una sillaba che il ragazzo la prese per la vita, mente una luce accecante si sprigionò da me. Mi ritrovai in piedi, senza più quella strana sensazione di movimenti legati.

- Ti sei liberata...? - mi chiese Rukia, senza parole.

- Sensazione di deja-vu. - commentò lui.

- Ragazzi, mi volete spiegare che sta succedendo!? - chiesi, al limite della pazienza. Volevo capirci qualcosa, maledizione!

Mi guardarono senza dire una parola, mentre cercavo di riprendere fiato. La situazione di prima mi aveva scossa parecchio.

- Non è il luogo adatto, questo. Seguici. - mi disse Ichigo, voltandomi le spalle.

Fu così che ebbe inizio tutto.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Salve

Ehilà! Torno dopo un paio di giorni, perché voglio velocizzare i primi capitoli (che come ho già avuto modo di dire non mi piacciono tanto!).

Vedo con sorpresa che Yumi è piaciuta molto, non le l’aspettavo! *_* Grazie a Valeriana e Ino_chan per aver commentato! Spero di non deludervi ç_ç

Buona lettura,

Kenjina.

Capitolo II

 

Confusione. Tanta confusione.

Ecco quello che sentivo. Stavo seguendo quei due ragazzi, se così potevo definirli, verso un luogo sconosciuto. E stavo in silenzio, proprio come mi aveva detto Ichigo. Ma le domande nella mia mente si affollavano senza controllo. Che stava succedendo? Chi erano in realtà Ichigo e Rukia? Che cos'era quell'essere così spaventoso che prima hanno eliminato? E tante, tante altre. Speravo di ricevere una risposta a tutti i miei dubbi.

Arrivammo in una parte isolata della scuola. Forse non ne conoscevo neanche l'esistenza.

Ichigo si sedette per terra, con la schiena poggiata contro il muro dell'edificio, le gambe larghe, di uno stanco e che non aveva voglia di niente. Rukia, invece, rimase in piedi. Mi venne da sorridere quando notai con simpatia che la ragazza raggiungeva l'altezza di lui, che era seduto. Era proprio piccolina. Piccola, ma agguerrita.

Mi sentii addosso lo sguardo nocciola di Ichigo, che mi lanciava un'occhiata sbieca. - Hai mai sentito parlare di Shinigami? - mi chiese, passandosi distrattamente una mano sui capelli arancioni.

Scossi lentamente la testa, mentre i punti interrogativi nella mia mente aumentavano ormai senza freni.

- Uno Shinigami è un Dio della Morte. E noi lo siamo. - mi spiegò semplicemente Rukia.

Non dissi nulla. Forse mi stavano prendendo in giro. Forse stavo sognando. O forse era tutto vero, e semplicemente ero troppo stupita per crederci.

- E... cosa sareste con esattezza? - chiesi, con voce flebile.

- Abbiamo il compito di purificare le anime degli Hollow, spiriti malvagi che si formano dalle anime corrotte di un umano. Una volta fatto, li portiamo nella Soul Society, che sarebbe una sorta di Paradiso. - continuò Rukia.

Continuai a non dire una parola, cercando di riordinare le idee. La ragazza proseguì nel racconto. Mi disse che Ichigo non era un vero e proprio Shinigami, poichè lei gli aveva trasferito i suoi poteri in un momento di difficoltà. Da quel momento era diventato uno Shinigami come gli altri, molto potente ma anche molto odiato. Per questo motivo lei aveva anche rischiato la condanna a morte, se non fosse stato per lui che l'aveva prontamente portata in salvo. I corpi che avevo visto all'ombra di quell'albero erano i loro gigai, cioè dei corpi artificiali che servivano agli Shinigami per stare sulla terra. La loro anima da Shinigami si trovava, invece, davanti ai miei occhi.

Ascoltai la storia, via via rendendomi conto che quello che stavo vivendo non era pura invenzione. Avevo visto un hollow, da quello che avevo capito, e avevo visto anche loro due combattervi contro ed infine ucciderlo. Non poteva essere solo frutto della mia immaginazione. Fatto sta che ero ancora molto confusa e scettica.

Mi ricordai del motivo per cui Rukia non aveva continuato nel suo lavoro di cancellarmi la memoria, e le chiesi spiegazioni. I due si guardarono, velocemente.

- Abbiamo sentito il tuo reiatsu esplodere. - mi disse Ichigo. Vide la mia espressione farsi indagatoria, dato che non capivo quello che volesse dire. - In parole povere, il reiatsu è il potere spirituale. E ci è sembrato strano che tu lo abbia così forte. Prima non ci siamo accorti di nulla. -

- Forse è venuto fuori in un momento di paura, come quello di prima. - ipotizzò Rukia.

Aggrottai la fronte, facendo concorrenza al ragazzo. Anche lui, infatti, aveva le sopracciglia perennemente aggrottate, dandogli l'aria di chi è sempre imbronciato.

- Quindi tutto questo che vuol dire? - chiesi, sbattendo velocemente le palpebre. Era una sorta di tic che mi veniva ogni volta fossi agitata o preoccupata.

- Ancora non lo sappiamo. - disse il ragazzo. - E' per questo che non ti abbiamo voluto cancellare la memoria. -

Annuii dubbiosa. Passarono alcuni secondi di silenzio. Che fu lo Shinigami ad interrompere. - Beh, le cose principali te le abbiamo spiegate. Forse è meglio tornare in palestra dagli altri. -

Acconsentii e ci avviammo verso la palestra. Ichigo e Rukia ripresero possesso dei loro corpi e raggiungemmo il resto della loro classe, che stava giocando a pallavolo.

- Si può sapere dov'eravate finiti? - chiese il ragazzo con gli occhiali, Ishida.

Un'occhiata eloquente da parte di Ichigo gli fece capire tutto. Allora anche lui sapeva? E chi altro era a conoscenza di questa situazione?

Sospirai profondamente. Non avevo più voglia di pormi domande. Ero stanca e stupita, e cercai di pensare ad altro. Mi aiutò in questo un ragazzotto impertinente, alto e dal viso prepotente, che voleva sfidarmi in un uno contro uno a basket.

Sorrisi al ragazzo, che sperava di mettermi in ridicolo davanti agli altri. Ma non avevo voglia di farmi mettere i piedi in testa da un pivellino. Accettai la partitella. Alla fine dello "scontro" il ragazzo se ne andò a testa bassa. Io, del resto, l'avevo avvertito.

Subii mille complimenti da parte di Orihime, anche se la mia testa tornò nuovamente all'episodio di qualche decina di minuti prima. Le sorprese per quel giorno erano state anche troppe. Ma ero sicurissima che non sarebbero finite così facilmente.

Non mi sbagliavo.

* * *

Stavo tornando a casa da sola, dopo quella giornata estenuante. Per tutta la mattinata il pensiero degli Shinigami non mi aveva abbandonata, ma si faceva strada sempre più in profondità nella mia mente. Sospirai rumorosamente, mentre svoltavo l'angolo ed entravo nella via di casa. Passai vicino al parco giochi. Strano, non c'era nessuno. Eppure erano le quattro e mezza passate del pomeriggio. Mi fermai all'ombra del mio albero preferito e mi sedetti, esausta fisicamente e mentalmente. Chiusi gli occhi per riposarmi un po’. C'era un'insolita calma quel giorno al parco. Strana, ma mi piaceva. Mi rilassava la mente e l'anima. Cercai di non pensare a nient'altro se non alle vacanze che si stavano avvicinando sempre di più, ma non potei farlo, perchè nuovamente la sensazione di oscurità mi avvolse. Che mi succedeva? Era la seconda volta  che questo parco mi dava una sensazione strana e sgradevole. Di solito mi ispirava tranquillità e protezione. Ora era l'esatto contrario.

Aprii leggermente gli occhi, cercando di trovare qualcosa che mi aiutasse a capire. Nulla. Il parco era deserto. Forse era questo che faceva nascere in me quest'inquietudine? Non feci in tempo a rispondermi che vidi un ombra veloce attraversare il parco. Mi irrigidii nella mia posizione. Che cos'era? Un gioco di luci? Un animale che non aveva fatto alcun rumore?

Mi alzai lentamente, andando verso il punto in cui l'ombra era sparita. Volevo sparire anche io, ma la curiosità e la tentazione di scoprire qualcosa in più era forte. Appoggiai una mano sul tronco di un albero e feci capolino da esso, cercando qualcosa che non conoscevo nemmeno io. Poi una sensazione di gelo mi fece rabbrividire. Sentivo qualcuno alle mie spalle. E infatti un ombra oscurò la mia. Con gli occhi sbarrati per la paura e il corpo che tremava, mi voltai lentamente e mi trovai di fronte un... hollow?

Era spaventoso. Alto il doppio di me, aveva le sembianze di un uomo deformato. Era grosso e scuro. Il buco, tipico degli hollow, come mi avevano spiegato Ichigo e Rukia, era sulla base del collo. E una maschera gli ricopriva l'intero viso, se così si poteva chiamare.

- Finalmente un pasto degno di essere tale. - sibilò l'essere, con voce spaventosamente bassa. - Il tuo potere spirituale è elevato, ragazzina. Diventa parte di me! -

Feci un passo indietro, poi un altro e un altro ancora, fino a che non iniziai a correre. L'hollow rise malignamente.

- Non mi puoi scappare! Ormai ti ho trovata e sarai mia! - gridò, soddisfatto.

- No!! - esclamai, quando sentii una delle sue grosse mani che mi stringevano il braccio. Mi buttò a terra, facendomi sbattere violentemente la testa.

- Non sentirai nulla, tranquilla! - continuò lui, mente una lingua enorme e lurida usciva dalla bocca tremendamente grande.

- Vai via!! - gridai, allungando le braccia verso di lui, come se volessi usarle da scudo. Una luce si sprigionò dal palmo della mia mano destra e, in una nuvola di fumo, mi ritrovai a brandire due spade lunghe e lucenti. L'hollow fece qualche metro indietro, spaventato per questo improvviso colpo di scena. Io ero più stupita di lui.

Sentivo una carica fluirmi nelle vene, e l'adrenalina salire a mille. Come l'essere si avvicinò nuovamente a me lo colpii con forza in pieno petto e si disintegrò sotto i miei occhi.

- Tomoe!! - mi sentii chiamare. - Che... -

Rukia smise di parlare, sbigottita. Ichigo era con lei, e al loro seguito arrivarono anche Orihime, Ishida e il ragazzo alto e grosso, che tutti chiamavano Chad.

- Sei diventata... uno Shinigami? - si domandò Ichigo.

Sbarrai gli occhi e mi guardai: indossavo un kimono molto simile a quello di Ichigo e Rukia, con la differenza che questo era completamente bianco, tranne nei bordi, in cui era nero.

- Non sembrerebbe. - affermò Rukia. - E non lo dico solo per il colore del kimono. Il tuo reiatsu è molto forte, si sente, ma è di un'intensità differente da quella degli Shinigami. -

- Quindi? - chiese Ishida, sistemandosi gli occhialini rettangolari.

- Quindi non saprei bene. Dovremmo portarti nella Soul Society per chiedere l'intervento dei capitani e del consiglio. - continuò la ragazza.

- La... Soul Society? - chiesi. Sarei dovuta andare nella Soul Society? In quale situazione mi stavo cacciando? Era successo tutto troppo in fretta, tutto troppo velocemente... che dovevo fare? Dovevo seguirli?

Nuovamente mille domande affollarono la mia mente.

- Il portale si aprirà fra tre giorni. - disse Rukia, facendomi ritornare alla realtà.

- Bene. Allora dovremo aspettare poco. - disse Ichigo.

Orihime si avvicinò a me, quasi preoccupata. - Narumi-chan, sei ferita alla spalla! -

Non feci in tempo a ribattere che non era nulla, di non preoccuparsi, che la vidi allungare le braccia verso la parte lesa della spalla, disse qualcosa che in un primo momento non capii e, dopo qualche secondo, la ferita provocata dall' hollow sparì. Non rimase nulla: ne sangue (tranne quello che aveva sporcato la divisa scolastica), ne cicatrici... sparita nel nulla...

La guardai incredula, senza sapere che dire. Mi precedette lei, spiegandomi che aveva il potere di guarire le ferite e di ricomporre i corpi. La ringraziai moltissimo e, nonostante, tutto non rimasi tanto stupita. Stavano succedendo tante cose così strane che ormai non mi stupivo più. Scoprii, poi, che Ishida era un Quincy, un essere potente quasi quanto uno Shinigami, e che Chad aveva un braccio molto energico che squarciava qualsiasi cosa con un piccolo sforzo.

Tutto ciò era così strano, così incredibile. Tuttavia la cosa mi incuriosiva parecchio.

- Torniamo a casa. - disse Ichigo, voltandoci le spalle. Sembrava sempre così arrabbiato con il mondo...

Lo seguimmo, parlottando tra di noi.

- Narumi-chan, guarda cosa ha fatto per me Ishida-kun! - esclamò Orihime, prendendo qualcosa da una busta. Mi mostrò un completino bianco e decorato con striscioline celesti e blu, molto grazioso e ben rifinito.

- L'hai fatto tu? - chiesi al ragazzo. - E' carino! -

- Si, in effetti me la cavo... - disse, sistemandosi gli occhiali. Sembrava il saputello di turno quando faceva quel gesto!

Orihime era felicissima di elogiarlo, parlandomi di un pupazzetto che si era rotto e che lui, con abilità, aveva aggiustato, facendolo tornare come nuovo. Per un attimo pensai che quei due potessero formare una bella coppietta: lei così infantile come una bambina; lui sempre serio e perfettino. Poteva venir fuori un mix letale!

Salutai i ragazzi, entrando nella mia casetta. Richiusi la porta scorrevole del salotto alle mie spalle e brancolai nella semi-ombra della casa, dato che la luce fuori stava iniziando a venir meno. Non accesi luci. Conoscevo ogni angolo di quell'abitazione. In casa non c'era nessuno: mio padre era a lavoro e mio fratello minore era in giro con altri bambini da qualche parte.

Adoravo il silenzio di quei momenti. Non che non sopportassi la voce squillante di Hiroaki o quella burbera di mio padre, ma in determinate situazioni preferivo la tranquillità.

Entrai in camera mia, gettando la borsa per terra e buttandomi a peso morto sul letto. Ero esausta. Forse una giornata così carica di avvenimenti non l'avevo mai avuta. Ripensai a quello che era successo... è incredibile come in pochi attimi la vita di una persona possa cambiare.

Mi addormentai quasi subito, sognando la giornata che stava per finire. Mi svegliò di soprassalto il rumore della finestra aperta che sbatteva per il vento, che nel frattempo si era alzato.

Socchiusi gli occhi, contrariata dal rumore. Eppure la finestra era chiusa quando ero entrata in camera... Mi alzai per chiuderla e vidi qualcosa fuori. L'ombra di qualcuno... sembrava un ragazzo... Ma dopo poco sparì.

Scossi la testa. Forse stavo ancora dormendo.

Scesi in cucina e presi un bicchiere d'acqua, che sorseggiai lentamente.

Dopo un'oretta sentii la porta principale aprirsi e la voce di mio padre e di Hiroaki, che stava raccontando dei goal che aveva fatto giocando a calcetto.

Hiroaki aveva otto anni. Era un bambino solare e sempre allegro, nonostante non avesse una figura materna. Nostra madre, infatti, era morta qualche ora dopo averlo partorito e lui non aveva mai potuto conoscerla, se non vederla da qualche fotografia. Io, invece, ricordo mia madre... Era un po’ fredda, ma non mi aveva mai fatto mancare l'affetto necessario per una figlia. Mi ricordo di tutte le volte che ha cercato di consolarmi se era successo qualcosa di brutto... Mi mancava una figura che mi ascoltasse ogni qual volta ne avessi avuto il bisogno... Avevo Yumi, ma non era la stessa cosa... Mio padre era buono a scherzare e a ridere, ma le volte in cui avevo avuto una discussione seria con lui potevo contarle sulla punta delle dita.

Li accolsi con un sorriso e Hiroaki mi saltò addosso, abbracciandomi calorosamente.

- Narumi-chan! Oggi ho fatto quattro goal e parato sei palloni! - mi disse, entusiasta.

Gli scompigliai i capelli bruni, complimentandomi con lui.

- Tutto bene, Narumi? - mi chiese papà. Si era accorto che qualcosa era successa. Me lo si leggeva in viso, anche se stavo provando a nasconderlo. Non volevo far preoccupare nessuno. Sebbene non avessi avuto un dialogo strettissimo con mio padre, sia io che lui riuscivamo ormai a capire cosa ci girava per la testa.

- Niente, . - dissi, sorridendogli e muovendo vagamente la mano. Mi guardò poco convinto, ma decise di lasciar perdere. Sapeva che, se avessi avuto il bisogno, sarei andata da lui senza problemi.

Andai a giocare con la Play con mio fratello, felicissimo di avermi con lui. Mi raccontò che aveva visto una bambina molto carina, quel giorno a scuola, e che ci aveva anche giocato. Mi fece una tenerezza incredibile, e lo abbracciai forte forte. Come avrei fatto anche senza di lui?

La serata passò velocemente, senza che succedesse qualcosa di eclatante. Non sapevo perchè, ma mi aspettavo che da un momento ad un altro spuntasse fuori qualche altro essere. Non avrei permesso che anche la mia famiglia venisse messa in pericolo per qualcosa che non avevo scelto.

Fortunatamente non accadde nulla. Andai a dormire verso le undici di notte.

Guardai dalla finestra, aspettandomi di rivedere l'ombra di prima. Ma non c'era nessuno, nessuna ombra. Niente.

Tutto calmo, pensai. Mi sdraiai sotto le coperte calde, ricoprendomi per bene, come a volermi sentire più protetta. E mi addormentai pensando a che tipo di sorprese mi sarei dovuta aspettare dall'indomani.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo 3

Rieccomi dopo un paio di settimane! Non sono sparita, tranquilli! (come se potesse importare a qualcuno xD). Do subito inizio al capitolo, finalmente qualcosa di interessante succede! Uh uh uh!

Un grazie a:

Valeriana: in effetti non avevo pensato ad un confronto con la famiglia di Icchan… brava che me l’hai fatto notare! ^^ Grazie mille, gentilissima come sempre! Bacione :*

Ino_chan: vero, Hiroaki è così pucchoso *_* Son felice ti piaccia il mio stile, graccie! Bacione :*

Grazie anche a chi da un’occhiata e a xCaRolx per i preferiti! A presto,

Kenjina.

Capitolo III

 

La mattina seguente mi svegliai con un tremendo mal di testa. Ne soffrivo da quando ero piccola e, col passare del tempo, sembrava non voler diminuire d'intensità e, soprattutto, non voleva diminuire le "visite". Mi faceva male tutta la testa, a partire dalle tempie per arrivare alla nuca. Forse avevo dormito troppo. E avevo una strana sensazione... avevo fatto un sogno... un sogno strano e brutto... ma non ricordo esattamente cosa... solo una figura alta, virile, vista di spalle... ricordo il colore dei suoi capelli... di un particolare celeste, forse...

Mi stiracchiai per bene e provai un sollievo immenso nel sentire i muscoli fermi tutta la notte esultare per il benessere. Rimasi ancora un po’ sdraiata sul letto, fissando immobile il soffitto. Ero sgombra da pensieri, che fossero cupi o belli, quando come un flash mi tornarono alla mente gli avvenimenti del giorno prima.

Allora non era un sogno. Era tutto vero.

Sospirai, rassegnata, alzandomi e mettendomi una felpa addosso. Era una mattina molto fresca, sebbene preannunciasse sole. Finalmente aveva smesso di piovere, dopo settimane in cui il cielo non finiva di bagnare la terra. Scesi verso la cucina e vi trovai papà, intento a preparare la colazione.

- 'giorno. - dissi, nascondendo uno sbadiglio.

- Oh, Narumi, ben svegliata! Dormito bene? - chiese mio padre, mentre si inchinava per ricevere il mio bacino mattutino.

- Abbastanza. Tu? - chiesi, sedendomi e rannicchiandomi, per cercare di riscaldarmi un po’.

- A dire il vero no. Ero preoccupato. - mi confessò, continuando a preparare.

- Preoccupato? - gli chiesi, studiandolo bene. - Per cosa? -

Non rispose subito, intento a mettere il latte nel fornetto a microonde. Facevamo colazione all'occidentale ormai da anni.

- Per te. - disse semplicemente. Mi fissò con i suoi occhi castano-verdi, così uguali ai miei, e si sedette davanti a me.

Sospirai, cercando le parole giuste. Da dove avrei potuto iniziare? Non mi veniva in mente nulla.

- So che è successo qualcosa... e tu sai benissimo che quando vuoi parlarne io sono qui. Solo, fammi capire se devo stare tranquillo o meno. - Mi sorrise.

Era così buffo e tenero quando cercava di darmi tutto il suo aiuto, anche se non sapeva come prendere bene le cose, come faceva mamma.

Sorrisi anche io, avvicinandomi a lui e abbracciandolo forte.

- Ti voglio bene. - gli mormorai. - Non preoccuparti per me, è tutto a posto. -

Non era vero, ma non volevo vederlo triste per causa mia. Non sopportavo vedere una persona in pena per me. Soprattutto se questa persona era mio padre.

- Anche io ti voglio bene, Na-chan. - Mi chiamava così quando ero piccolissima. Me lo ricordo ancora.

Nel frattempo scese anche Hiroaki che, un po’ geloso, si avvicinò anche lui per essere abbracciato. Scoppiai a ridere e gli schioccai un sonoro bacio sulla guancia, che lo fece arrossire.

Facemmo colazione insieme, parlando dei progetti per queste due settimane che stavano iniziando. Era infatti domenica e le vacanze per la fine dell'anno scolastico erano appena cominciate.

Andai a lavarmi e a cambiarmi con calma, indossando un paio di jeans pesanti e una felpa rossa, così morbida e calda che ricordava quasi un abbraccio.

Uscii di casa per pulire il vialetto del giardino dalle foglie secche degli alberi, ormai quasi completamente spogli. Per fortuna stava per arrivare la primavera e sarebbe bastato poco tempo per vedere i primi germogli spuntare. Era così incredibile la primavera. Tutto ciò che era morto nasceva nuovamente, in un trionfo di colori e vivacità.

Sentii una presenza dietro di me, che scodinzolava felice. Era il mio cagnolone! Kaii mi saltò quasi addosso, coprendomi di feste e leccate varie. Era un Akita Inu, molto grande, col pelo morbidissimo e lungo, che lo facevano somigliare ad una palla di pelo color miele e bianca.

- Che c'è, Kaii?! Vuoi fare un giretto? - gli chiesi, giocando con il suo faccione così simpatico.

Mi abbaiò come risposta e, dopo aver finito di pulire il vialetto, lo portai al parco. C'erano alcuni bambini con i propri genitori e un'aria completamente diversa dalla desolazione della giornata prima. Subito i bambini accorsero verso il mio cane, accarezzandolo e chiedendomi come si chiamasse, quanti anni avesse, se fosse buono, ecc ecc! Ogni volta il mio "cucciolo" faceva questo effetto!

Poi, improvvisamente, si fece attento. Non scodinzolava più. Aveva le orecchie tese. E poco dopo iniziò ad abbaiare, arrabbiato. I bambini si allontanarono impauriti, tra i richiami delle madri che li incitavano ad andarsene.

Mi inchinai verso Kaii, cercando di calmarlo. - Che hai? Calmati, su! Hai visto un altro cane? -

Stupida ipotesi. Kaii quando vedeva un suo simile abbaiava poco e niente. Era calmo e tranquillo e giocava con tutti. Potevo dire con certezza che le volte che l'avevo visto arrabbiato erano state due o tre. Questa volta era strano, veramente inusuale il suo comportamento. Iniziò a tirarmi verso l'interno del parco, come se volesse dirmi di seguirlo.

E docilmente mi feci condurre dove voleva lui, mentre continuava ad abbaiare senza sosta.

- Kaii, insomma! Che ti pren... - non finii la frase, perchè alzai gli occhi e lo vidi. Appoggiato sul tronco di un albero, mani in tasca, uno sguardo arrogante e strafottente. I suoi occhi celesti fissarono senza interesse prima me, poi Kaii. Si mosse leggermente, mentre un tono di sfida apparve nel suo viso. Kaii mugolò, spaventato da quel... ragazzo. Era veramente particolare: capelli celesti, lisci e tenuti all’indietro, in modo tale da avere qualche ciocca che gli ricadeva sulla fronte. Sotto gli occhi aveva una sorta di striscia verde, e sulla guancia destra quella che sembrava la parte di una maschera, in particolare di una bocca con denti aguzzi. Indossava un abito strano, bianco nel complesso e nero nel colletto e nelle risvolte delle maniche... in effetti, assomigliava a quello che indossavo io nelle mie trasformazioni. Teneva una spada sul fianco, retta da una fascia nera intorno alla vita; la giacca era aperta, lasciando intravedere il torace scolpito, solcato da una lunga cicatrice, e... un buco nella pancia?!

Lasciai cadere il guinzaglio del mio cane, tanto fu grande lo stupore.

- Chi... chi sei? - chiesi, guardandolo ora con un po’ di timore. Sentivo, sentivo che era potente... non era di certo un umano, quello assolutamente.

Non rispose, muovendosi verso di me. Feci un passo indietro, cercando il calore di Kaii. Non lo sentii più. Mi voltai velocemente e lo vidi nascondersi dietro un cespuglio. Per quanto mi fosse fedele, era anche molto codardo.

Il ragazzo, intanto, mi guardava quasi come se non ci fossi.

- Grimmjow! Che diavolo ci fai qui?! - sentii una voce dietro di me. Mi girai e vidi Ichigo sotto forma di Shinigami, insieme a Rukia, entrambi brandendo la loro spada, o Zampakuto, come mi avevano detto.

- Ci si rivede, Shinigami. - disse il ragazzo dai capelli celesti, Grimmjow, con un ghigno soddisfatto.

- Non hai risposto alla mia domanda. - esclamò Ichigo, furente. - Che diavolo ci fai qui?! -

Grimmjow mi passò accanto, senza degnarmi di uno sguardo, e andò verso i miei amici. - Girano voci di un nuovo Shinigami, apparso dal nulla. Aizen mi ha mandato a controllare. - fece finta di guardarsi intorno. - Io continuo a vedere solo due fecce che dicono di essere Shinigami. -

Ichigo assunse un'espressione di rabbia e, in una nuvola nera, lo vidi con una giacca lunghissima e nera come la notte.

- Oh, vuoi usare nuovamente quella sottospecie di Bankai? - domandò Grimmjow, sorridendo maligno. - Povero illuso. -

Ichigo iniziò a correre, e gridò: - Getsuga Ten Shou!! -

Vidi Grimmjow sorridere beffardo, allungando un braccio e puntando il dito verso il ragazzo.

- Cero. - mormorò.

Una luce accecante investì i due, tanto che mi dovetti coprire gli occhi con le braccia per non rimanere accecata dalla sua intensità. E successivamente un ombra nera cercò di contrastare il bianco del colpo di Grimmjow.

Quando il tutto si placò un poco vidi Ichigo respirare velocemente, con uno sguardo di fuoco verso l'altro, apparentemente calmo e rilassato.

- Vedo che sei migliorato ancora, Shinigami. - disse Grimmjow, asciugandosi un po’ di sangue che gli colava dalla fronte. - Ma purtroppo per te non sei ancora alla mia altezza. -

Estrasse la sua spada e parò con efficacia e prontezza di riflessi un fendente di Ichigo. Lo vidi sorridere beffardo, mentre continuavano a combattere.

Chi era quel ragazzo? Che ruolo aveva in tutta questa storia?

Lanciò un altro di quei Cero, ma meno potente di quello precedente. Che volesse soltanto divertirsi un po’ e provocare Ichigo? Beh, se così era, ci stava riuscendo. Il mio amico, infatti, era molto nervoso, lanciava attacchi su attacchi, che però nulla potevano contro il ragazzo dai capelli celesti.

Ma fu quando ne Ichigo ne Rukia riuscirono a fermare il ragazzo, ormai visibilmente divertito, che mi accorsi che qualcosa in me stava nuovamente cambiando. E come il giorno precedente sentii l'adrenalina a mille, il cuore battere più velocemente e un forte bisogno di fermare quella situazione, in quel preciso istante.

E avvenne nuovamente.

Una luce bianca si sprigionò dalla mia persona e di nuovo, per la seconda volta, mi ritrovai vestita di quel kimono bianco e nero, un po’ simile all'abbigliamento di Grimmjow a dir la verità, e due spade in mano, puntate contro il ragazzo.

Ichigo e Rukia mi guardarono sbalorditi, mentre Grimmjow si voltò lentamente, con una strana espressione soddisfatta in viso.

- Dunque, sei tu la persona di cui si parla tanto nell' Hueco Mundo. - disse. Ricordo lo sguardo interessato e provocatorio che si leggeva nei suoi occhi. Così come ricordo il brivido che mi attraversò la schiena nel sentire quello stesso sguardo su di me. Voleva combattere, era palese. E io avevo paura. Non sapevo ancora cosa fossi, ne sapevo usare le capacità in mio potere. Sapevo soltanto andare d'istinto. Quello lo sapevo fare bene. Ma avevo imparato che giocare d'istinto a volte non era proprio la scelta migliore.

- Non sembri uno Shinigami, però. - continuò lui, avanzando di qualche passo. Quegli occhi beffardi. Quel sorriso arrogante. Tutto di lui mi portava ad indietreggiare.

Ritirò la spada sul fianco sinistro e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, larghi e bianchi.

Un teppista, ecco cosa mi ricordava. Uno di quelli incalliti, che non potrebbe far altro nella vita, se non rovinare quella altrui.

- Chi... sei? - riuscii a chiedere. Conoscevo il suo nome del resto, ma non cosa realmente fosse.

- Grimmjow Jaggerjack, Sesto Espada. - notò la mia espressione interrogativa. - Oh, bene. Vedo che non sai neanche cosa sia un Espada, oltre che sembrare innocua. Beh, allora ti ucciderò subito. Non ho voglia di perdere tempo con moscerini inutili come te. Aizen dev'essersi bevuto il cervello per avere timore di una così. -

- Non ti azzardare a toccarla, dannato bastardo! - gridò Ichigo, quando vide Grimmjow puntarmi una mano contro. Lo vidi sorridere, cattivo, e contemporaneamente spostare il braccio all'indietro, per colpire di sorpresa il ragazzo dai capelli arancioni.

- Ichigo!! - gridai, spaventata. Rukia, a terra senza forze, non poteva nulla; Ichigo men che meno, se non cercare di limitare i danni. Mancavo solo io... Che avrei potuto fare con le mie due spade?

Agisci d'istinto....

Incrociai le spade e le rivolsi verso Grimmjow, che sembrava non essersi accorto di me. Pensai a qualcosa di non precisato, ad un attacco potente che non conoscevo ma che avrei voluto lanciare. E improvvisamente dalle mie due lame fuoriuscirono due fasci distinti di luce, uno verde acceso, l'altro blù scuro, che confluirono in un unico campo spirituale. Si formò una sfera accecante, che fluttuava in aria, davanti a me. Guardai Grimmjow che, accortosi della luce alle sue spalle lasciò perdere Ichigo, e voltò di tre quarti il viso, per vedere che accadeva dietro di lui. Mi bastò guardarlo negli occhi e la sfera si diresse verso di lui a tutta velocità.

Cercò di ripararsi con le braccia, ma non fu in grado fare più di tanto, perchè lo colpii in pieno. Si alzò una nuvola di polvere e fumo, e notai qualcosa di scuro per terra, una macchia che pian piano si allargava sempre di più... sangue. L'avevo per caso ucciso?

Fu quello che vidi subito dopo che rispose alla mia domanda: Grimmjow era ferito in più punti del corpo, completamente sporco di sangue e gli abiti strappati, ma ancora stava in piedi, con un'espressione che variava tra lo stupito e l'arrabbiato.

- Tu... come hai osato? - chiese furente. Lo guardai incredula e un po’ intimorita. Faceva davvero paura. Ma non dovevo scoraggiarmi, dovevo farcela...

E invece mi lasciai prendere alla sprovvista, proprio come una stupida. Mi tirò un pugno in pieno addome, lasciandomi senza fiato. Le mie due lame volarono via dalle mie mani e, mentre cercavo di far prendere aria ai miei polmoni che imploravano pietà, lui mi prese per il collo e mi buttò contro un albero, guardandomi con occhi di fuoco. Tossii sangue e lui strinse ancora di più la mano sul mio collo. Non avevo più forze, non riuscivo neanche ad alzare un dito. Era un avversario estremamente forte, cento volte più forte di me. E io non potevo nulla contro di lui.

Guardai quasi con pietà in quei suoi occhi celesti, di quel colore così vivace, ma tremendamente arrabbiati. Rabbrividii al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere. Un colpo secco e mi avrebbe potuto spezzare il collo. Oppure mi avrebbe potuto continuare a tenere così, fino a che non fossi morta per mancanza di ossigeno.

Sentii le sue dita rafforzarsi sulla mia pelle, e cercai di allentare la presa con le poche e flebili forze che mi rimanevano. Una sorta di formicolio mi lasciò interdetta quando le mie mani sfiorarono le sue.

Poi lo vidi irrigidirsi, gli occhi si fecero stupiti per poi diventare due fessure. - Ulquiorra. - mormorò.

Riuscii a vedere alle sue spalle un ragazzo particolarmente strano, anche lui vestito come Grimmjow. Il buco che quest'ultimo aveva nell'addome, lui lo aveva sulla base del collo. Aveva due occhi di un colore verde smeraldo, bellissimi, ma particolarmente tristi, accentuati ancora di più da due lacrime verdi scuro che gli attraversavano le guance. Aveva un'aria incredibilmente malinconica, ma a tutto mi faceva pensare fuorchè ad una persona triste. Era apparentemente calmo, mani in tasca, e fissava Grimmjow immobile. Una parte di maschera gli copriva quasi tutto il capo. Era un Espada anche lui?

- Grimmjow, che stai facendo? - chiese il nuovo arrivato. Grimmjow mi lasciò cadere per terra senza grazia, mentre si voltava verso Ulquiorra.

Tossii ancora e cercai di prendere fiato dopo una lunga apnea. I polmoni mi bruciavano e a mala pena riuscivo a trovare la forza per prendere aria. Alzai lo sguardo verso i due, che ora si guardavano in silenzio.

Vidi Ichigo e Rukia che cercavano di alzarsi, e velocemente corsero verso di me.

- Tomoe, tutto bene? - mi chiese il ragazzo. Annuii piano, mentre mi appoggiavo al tronco dell'albero alle mie spalle. Chiusi gli occhi, cercando di calmarmi un po’. Non solo avevo bisogno d'aria, ma anche il mio cuore stava chiedendo pietà. Mi batteva fortissimo, così tanto da farmi quasi venire capogiri tremendi.

- Rukia, occupati di lei. - disse Ichigo alla ragazza, che mi guardò e mi sorrise.

- Va tutto bene, Narumi-san. - mi tranquillizzò, scostandomi una ciocca di capelli dal viso sudato.

Ichigo intanto si era alzato e, incurante delle ferite, si diresse verso i due.

- Fermo lì, Shinigami. - sentii dire da Ulquiorra.

- Non mi farò certo dare ordini da te. - replicò Ichigo, con tono di sfida. Aprii leggermente gli occhi, e vidi Ulquiorra che, lentamente alzò un braccio in direzione di Ichigo, pronto per un Cero, probabilmente. Poi si voltò verso di lui. - Non credi di dover controllare una cosa, prima di attaccarmi? -

Ichigo lo guardò senza capire, e anche Rukia alzò lo sguardo verso Ulquiorra.

- Dovresti badare meglio alle persone a cui tieni. E alle persone che tengono a te. - continuò Ulquiorra.

Vidi Ichigo sbarrare gli occhi e iniziare a correre, verso quella che sembrava la direzione per la casa di Orihime.

- Se le hai fatto qualcosa giuro che ti ammazzo!! - gridò il ragazzo dai capelli arancioni, sparendo poi alla nostra vista.

Ulquiorra tornò a guardare Grimmjow, che nel frattempo si era spostato un po’ dalla portata del ragazzo.

- Devi seguire gli ordini di Aizen-sama, Grimmjow. Si sta stancando delle tue continue azioni senza permesso. -

L'Espada dagli occhi azzurri gli lanciò un'occhiata di disprezzo, per poi guardare me. Mi sentii sprofondare nel sentirmi il suo sguardo addosso.

- Quella è una nullità, Ulquiorra. Non è di nessuna utilità. - disse Grimmjow.

- Non ammetto repliche. Non sei stato autorizzato ad ucciderla. E se Aizen-sama dice che quella donna è potente, allora lo è. -

Rukia, che stava come me ascoltando il discorso, mi guardò velocemente e mi mormorò qualcosa. Annuii e, aiutata da lei, cercai di alzarmi. Recuperò le mie lame, con l'intenzione di andarcene. Ma fummo bloccate dalla voce gelida e piatta di Ulquiorra.

- Nessuno vi ha dato il permesso di andarvene. -

Rukia stava per rispondere, quando un'ombra le si parò davanti. - Urahara-san? -

Un uomo dai capelli biondi e che uscivano senza un preciso ordine da un cappello da pescatore, stava davanti a noi, con un bastone in mano e un ventaglio nell'altra. Si voltò lentamente verso di me. - Tutto bene Narumi-chaaan? - chiese con un tono allegro e per niente spaventato.

Annuii, più tranquilla. Quel ragazzo mi mise uno strano senso di sicurezza addosso. Mi sentivo più protetta con lui, e neanche lo conoscevo. Aveva un'aria allegra, ma determinata. Sembrava innocuo.

Ulquiorra e Grimmjow lo guardarono quasi allarmati.

- Andiamo. - disse il primo. Entrambi si alzarono in aria, e sparirono velocemente in un'apertura nel cielo.

- Che maleducati. Non mi hanno neanche fatto parlare! - esclamò Urahara. Si voltò completamente verso di noi, e coprì un sorriso con un ventaglio. - Deliziosa. Sei decisamente deliziosa! Ora vieni con me, voglio parlarti un po’. - cinguettò felice.

Mi fece sorridere l'occhiata mesta che Rukia gli riservò. Ero meno tranquilla però per Ichigo e per il motivo che l'aveva spinto ad andarsene così.

Sentivo che i guai erano solo iniziati.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Rieccomi dopo un paio di settimane

Waaaaaaa!! Ma ri-salve a tutti! :D

Finalmente si inizia a ragionare con i contenuti di questi capitoli… mi stavo annoiando da sola o_o”

Ino_chan: eccome se ha il suo fascino, Grimmjow! *Q* /me innamorata persa :Q___ Eccoti accontentata con il quarto capitolo! :D Un bacio :*

Valeriana: shiiii! I loro combattimenti sono trooooppo da sangue dal naso! *_* Per adottare Hiroaki va bene, tanto con quel padre degenero che si ritrova… XD Bacione! :*

Bobi chan: benvenuta in questa gabbia di matti *_____* XD Se c’è una cosa che pretendo dalle mie fanfiction è che i personaggi siano IC… se tu mi dici così allora *_* Grazie, grazie!

E grazie anche a Rin Uchiha per il preferito! :D

Un saluto a tutti!

Kenjina.

Capitolo IV

Il negozio di Urahara è un luogo parecchio strano. Mi è sempre piaciuto andarci e perdermi tra le mille cose che ci sono. Mi ricordo della prima volta che vi entrai. Lui, per tutto il tragitto, non aveva smesso di parlare, raccontandomi storie assurde e che lo facevano ridere come non mai. Parecchie volte Rukia mi aveva fatto cenno con la mano che quell'uomo aveva qualche problema, battendo un ditino sulla tempia. Ma Urahara era proprio una persona eccezionale e incredibile. Riusciva a stupirti sempre e comunque.

- Urahara-san. - lo salutò un uomo alto e muscoloso, con occhiali e baffi, che stava spostando una serie di casse da un punto ad un altro. Sembrava molto burbero.

- Oh, Tessai. Che abbiamo oggi? - chiese Urahara, mentre si avvicinava ad un bambino dai capelli rossi e particolarmente vivace, e ad una bambina che aveva un'espressione triste e che spazzava.

- Le solite cose. Sono arrivate le ultime dall'aldilà. - rispose l'uomo. Mi guardò velocemente e disse: - Vado a prendere il necessario. -

Urahara, che accarezzava amorevolmente la testa della bambina annuì, poi mi guardò e mi fece cenno di seguirlo.

Mi portò sul retro del negozio, un giardinetto curato e grazioso. Mi fece sedere e chiese a Rukia di unirsi a noi. Da come parlava sembrava un banchetto!

Tessai tornò poco dopo con una scatola contenente numerosi oggetti, che sembravano medicine. Cercai di leggere qualche nome nell'etichette, ma non ci riuscii. L'uomo mi medicò per bene e mi fece bere una bevanda fresca e gradevole.

- Cos'era? - chiesi, quando ebbi finito.

- Un semplice misto di erbe mediche e un ingrediente segreto dell'Urahara Shop. - mi spiegò Tessai, mentre sistemava le cose. 

Guardai prima Rukia poi Urahara, che in quel momento sembrava pensieroso.

Rukia mi guardò rassicurante, sorridendomi.

- Ti sentirai meglio, con quella. - mi disse la bambina, apparsa in quel momento. Era veramente carina, con due codette alte e simpatiche; e mi ispirava tanta dolcezza, per via di quella sua espressione malinconica. Ovviamente non sapevo che quella bambina era tutto tranne che piccola e indifesa. Subito dopo fece la sua comparsa anche il bambino che, tirato un colpetto sulla spalla della bambina, esclamò: - Tessai è un mago nelle cure. Al massimo ti verrà da vomitare. -

Per poco non caddi dalla sedia, mentre Rukia non sapeva se sorridere o meno. Quel ragazzino mancava di tatto, decisamente!

Mi sembrò strano il comportamento di Urahara in quel momento. Era silenzioso e, da quello che mi era parso di capire in quei pochi momenti che avevo trascorso in sua compagnia, non lo era mai. Era esuberante e simpatico, e stonava quel silenzio e quella serietà nel suo viso.

Poi, sentendosi osservato, si voltò verso di me con un'aria nuovamente allegra, e mi fisso con i suoi occhi chiari, di un verde sbiadito, che brillavano sotto l'ombra del cappello.

- Allora, Narumi-chan. Dobbiamo fare un discorsetto noi due. Con la presenza di Miss Kuchiki, se lei vuole. -

Rukia annuì, mentre rientrava nel suo gigai, che aveva preso vita autonoma e l'aveva raggiunta da noi. Io ero tornata normale.

- Ho esaminato la tua forma, prima. Non mi avete visto, perchè ero abilmente nascosto. - disse, contento di se stesso. - Tu non puoi certo considerarti uno Shinigami. Quello che hai dentro non è un potere del genere. Le supposizioni possono essere molteplici. Potresti essere un Vizard, dato che possiedi una Zampakuto, anche se si mostra divisa in due spade, e hai un potere simile a quello degli Shinigami, forse un po' più potente. Ma se fossi Vizard avresti anche una parte Hollow da gestire, e per ora non mi sembra il tuo caso. La cosa è molto più difficile di quanto sembri. - mi spiegò Urahara. Rimase per un po' in silenzio, un silenzio che mi pesava, dato che ero desiderosa di sapere. - Ho notato un'altra cosa. L'abito che indossi quando ti "trasformi" è simile, se non uguale, a quello degli Espada. Ma non puoi essere una di loro dato che non hai buchi nel corpo ne maschere in viso. -

Sospirò, cercando di ricordare qualcos'altro. Io e Rukia ci lanciammo un'occhiata. Entrambe eravamo in silenzio, cercando di capire qualcosa che però non arrivava.

- Voglio testare le tue capacità, Narumi-chan! - esclamò, poi, l'uomo. - Immagino dovrete portarla nella Soul Society, no? - chiese a Rukia, che annuì.

- Si, abbiamo bisogno del consiglio degli Anziani e del resto dei capitani e vice. -

- Immaginavo. Fra due giorni, giusto? -

Rukia annuì, mentre guardavo con crescente curiosità l'uomo. Sembrava sapere numerose cose della Soul Society. E soprattutto doveva avere anche lui una qualche dote, dato che Grimmjow e Ulquiorra se n'erano andati subito dopo averlo visto.

- Bene, allora per due giorni ti dovrai dare da fare. Iniziamo oggi! - esclamò, alzandosi.

Lo guardai dapprima incredula, poi leggermente interdetta. Aveva detto oggi?!

- Ma, io dovrei... -

- Niente ma, Narumi-chan! - esclamò lui, alzandosi e porgendomi gentilmente una mano. - La tua allenatrice ti sta aspettando! - continuò, quasi eccitato all'idea.

Ricordo come se fosse ieri quel giorno. Conobbi l'aitante e sensuale Yoruichi, un po' stramba come Urahara-san, ma terribilmente capace sia nelle spiegazioni che nel combattimento. Mai avrei pensato a quello che so ora! Sono due persone fortissime, che si nascondono dietro un'apparente maschera innocua... quale fortuna è stata averli incontrati!

In quei due giorni Yoruichi mi allenò allo sfinimento, incitandomi a rialzarmi quando cadevo per terra esausta e complimentandosi quando riuscivo nei miei intenti. Il tempo fu necessario, però, solo a farmi imparare per bene a controllare il mio reiatsu.

* * *

Il giorno in cui sarei dovuta andare alla Soul Society con Rukia-san e Ichigo, Urahara era eccitatissimo all'idea che presto avrebbe scoperto cosa in realtà fossi veramente. Io, d'altro canto, avevo paura. Cavolo, se ero intimorita! Ricordo come se fosse oggi quel giorno, avevo lo stomaco chiuso da quanto ero tesa.

Prima di raggiungere gli altri, andai da papà, per dirgli che per qualche giorno avrei dormito a casa di Yumiko. Non potevo certo raccontargli la verità. Non fece molte domande, dato che era nostra abitudine dormire a casa dell'altra.

La giornata era parecchio fredda quel giorno, ma almeno luminosa. La sola vista del sole mi faceva sentire meglio. Ripensai a tutto quello che era accaduto in quei giorni... e più ci pensavo più mi sembrava impossibile! Credevo stessi sognando, credevo che mi sarei svegliata, prima o poi. Invece ero lì, a scoprire una parte di me stessa che ignoravo e che dovevo ancora conoscere.

Decisi di tagliare la strada passando per i giardini, lo stesso posto in cui era accaduto il fattaccio. Ichigo, il giorno, era scappato via, a  soccorrere Orihime. Fortunatamente l'aveva trovata solo svenuta, in camera sua. Quando l'avevo rivisto era semplicemente furente.

Dei passi dietro di me bloccarono i miei pensieri, così come anche io mi gelai. C'era qualcuno dietro di me, lo sentivo. Ma non avevo il  coraggio di voltarmi per vedere di chi si trattasse. Poi mi sentii prendere per la vita, sbattere contro il tronco di un albero e una mano che mi tappava forte la bocca, impedendomi di urlare, mentre un corpo ben piazzato mi premeva contro la schiena.

- Non provare a ribellarti, o ti taglio la gola. -, mi mormorò Grimmjow all'orecchio. Iniziai a respirare affannosamente per lo spavento e per la presenza di quel ragazzo. Mi faceva paura l'idea di essere da sola con lui, in completa balia delle sue mani.

Annuii debolmente, cercando di non tremare.

- Ora tu vieni con me. -

Mi afferrò con violenza per un fianco e, compiendo un salto altissimo, mi ritrovai in aria, a guardare il giardino dall'alto. Mi trovai costretta ad aggrapparmi a lui, per il panico. Odiavo l'altezza, odiavo le vertigini!

- Che c'è, mocciosa? Hai paura di cadere? -, mi chiese, sarcastico. Fece per allentare la presa al mio fianco, ma mi riacchiappò prima ancora che io scivolassi giù. Sorrise cinico, mentre cercavo di riprendere a respirare, dopo il blocco per il panico.

Fortunatamente finì tutto in pochi istanti. Ci ritrovammo in un luogo desertico, senza anima viva ne vegetazione, di notte. Solo un'imponente costruzione, completamente bianca, si ergeva davanti a noi, in completo contrasto con una notte scura.

- Do-dove siamo? -, chiesi, intimorita.

Grimmjow mi prese per un polso, strattonandomi verso l'entrata dell'edificio. - Benvenuta nell'Hueco Mundo. -

Hueco Mundo aveva detto?

Dire che ero spaventata era poco. Non solo Grimmjow mi aveva rapita, ma come se non bastasse mi aveva portata nel mondo degli Arrancar, come mi avevano spiegato Ichigo e Rukia. Le possibilità di fuggire erano praticamente nulle, per me. A meno che non avessi ricevuto aiuto dall'esterno. Peccato che nessuno sapeva cosa stesse succedendo.

L’imponente costruzione in cui mi aveva portata era labirintica. Due corridoi e mi ero già persa. L’atmosfera che aleggiava era fredda e piatta, tra pareti bianche candide e l’assenza di altri colori. Solo i bizzarri capelli celesti di Grimmjow ravvivavano un po’ l’atmosfera. Lo stesso Grimmjow che, tenendomi ancora saldamente per il polso, mi trascinava verso una meta ancora ignota, senza dire una parola. Arrivammo di fronte ad una porta anch’essa bianca, talmente simile alle pareti che quasi stentai a capire che ci fosse. Il sesto espada l’aprì senza troppi complimenti e mi ci fece entrare sgraziatamente, facendomi quasi cadere per la perdita di equilibrio.

- Non muoverti da qui, fin quando non torno. -, mi ordinò, uscendo dalla stanza.

Mi guardai intorno, spaesata e ancora parecchio shockata per quello che mi stava capitando. Come il resto dell’edificio, anche quella camera era fredda e vuota, tranne per un letto all’angolo, attaccato alla parete. In un momento critico come quello l’unica cosa che mi venne da pensare era: come fanno a vivere in un posto dove non c’è un colore che sia uno? Evidentemente ero troppo stupita per capire bene che ero stata rapita e che ero nei guai fino al collo. Ma l’assenza di tonalità in quel posto era per me inconcepibile. Per me che adoravo il colore, poi, risultava peggio di una gabbia.

Mi sedetti sul bordo del letto basso, duro il tanto giusto. Con gli occhi fissi per terra pensai a quello che era appena successo, senza riuscire a capacitarmene. Cosa avrei fatto, ora? I ragazzi evidentemente mi stavano ancora aspettando, chiedendosi che fine avessi fatto… e poi, che volevano da me gli Arrancar?

Dopo dieci minuti, che mi parvero un’ora, Grimmjow tornò, con un’espressione seccata in viso e le mani in tasca.

- Alzati e seguimi. -

Si, decisamente mi ricordava un teppistello incallito, con quel suo modo di fare. Mi alzai, docilmente senza oppormi, e lo seguii, tenuta sempre per il polso in caso di fuga. Non che potessi fare molta strada, in quel labirinto di posto. Per me quei corridoi erano tutti uguali. Non potevo certo sapere che, in un futuro non molto remoto, li avrei percorsi come se li avessi conosciuti da sempre.

Arrivammo ad una sala veramente grande, dal soffitto altissimo e… completamente bianca anch’essa. Questo posto stava già dandomi sui nervi. Voltai lo sguardo verso i capelli di Grimmjow, come se fossero la mia unica ancora di salvezza. Quel celeste così allegro e luminoso sembrava l’unico rimedio.

Davanti ai miei occhi vidi un trono altissimo, sulla cui sommità stava seduto un uomo. Aveva un sorriso quasi rassicurante, in viso, e un ciuffo dei capelli castani tirati all’indietro gli ricadeva sulla fronte. Alla destra del trono, in basso, stava Ulquiorra, che eretto e fiero guardava malinconico (anche se quell’uomo era tutto, fuorchè malinconico) la nostra entrata in scena. Alla sua sinistra, invece, c’era un altro uomo, dai capelli corti e quasi bianchi e un sorriso stampato in faccia, che era tutto fuorchè rassicurante.

- Benvenuta a Las Noches, Narumi Tomoe. E’ veramente un piacere averti come ospite. -, mi disse, educatamente.

Feci per dire qualcosa, ma lui mi precedette. - Buon lavoro, Grimmjow. Vedo che non hai dovuto usare la forza. -

Il ragazzo interpellato inarcò un sopracciglio, seccato, e voltò lo sguardo altrove. Pareva che non gli importasse nulla di quello che l’uomo gli stava dicendo, nonostante avessi capito che proprio quell’uomo era Aizen Sousuke, il motivo della guerra alle porte della Soul Society.

- Bene, Narumi Tomoe. Ti starai chiedendo perché sei qui. -

Annuii lievemente. - In effetti si… -, dissi flebilmente.

- Intanto perdonami se ancora non mi sono presentato… Io sono Aizen Sousuke, immagino abbia già sentito parlare di me. -

Per un solo istante fui tentata di rispondergli negativamente. Ma, pensando alle possibili conseguenze, e alla situazione in cui mi trovavo, forse era meglio evitare di scherzare.

- Certamente, ho sentito parlare di voi. Avete alzato un bel polverone, da quanto ho capito. -

Aizen non sembrò meravigliato del mio tono deciso e per niente impaurito. In realtà ero quasi pietrificata dal timore di quella situazione, ma una cosa che mi è sempre riuscita nella vita è ingannare gli altri sul mio reale stato d’animo. Sentii lo sguardo celeste di Grimmjow su di me e mi sforzai per evitare di arrossire dalla vergogna di essere scoperta. Perché ne ero sicura, lui invece aveva capito che stavo solo bluffando.

Aizen sorrise, quasi compiaciuto. - Ho le mie buone ragioni per alzare un polverone così grande, credimi. -, disse, guardandomi intensamente. - Arriviamo al punto: sapevo che in giro a Karakura c’era una persona con un grande reiatsu, molto simile a quello degli Arrancar e degli Shinigami. La cosa mi ha incuriosito parecchio, come puoi ben immaginare. E, dato che il Grimmjow qui presente doveva trovare un buon modo per farsi perdonare della sua cattiva condotta, l’ho incaricato di studiarti un po’ e di portarti qui, se necessario. Come puoi vedere… evidentemente mi servi a qualcosa, Narumi Tomoe. -

La cosa non mi stupì parecchio, in effetti: del resto, se mi avevano rapita a qualcosa sarei dovuta servire. La parte sulla condotta di Grimmjow mi fece sorridere mentalmente, sebbene quello non fosse il momento più opportuno: sembrava il solito teppistello che, dopo averne combinata una delle sue a scuola, veniva messo in punizione dal preside per una settimana.

- Per ora non so bene come potrai essermi utile -, disse Aizen, facendomi tornare con i piedi per terra, - …ma presto lo sapremo. Buona permanenza a Las Noches. -

Aprii leggermente le labbra, per ribattere, ma la mano di Grimmjow mi afferrò per il braccio, trascinandomi nuovamente via. Ripercorremmo ancora il corridoio precedente, mentre a stento riuscivo a stare al suo passo.

- Che cosa volete da me? -, gli chiesi, guardando il suo profilo mascherato.

- Sei sorda o cosa, donna? Hai un potere e Aizen vuole usarlo. Quale parte non ti è chiara? -

Non notai inizialmente il disprezzo con cui pronunciava quel nome. Ne lo ricollegai con il fatto che Ulquiorra, quando l’aveva nominato, aveva usato il –sama di cortesia. Quello che mi lasciò sconvolta fu il tono con cui mi parlò e l’arroganza che ostentò.

- Ehi, non mi sembra di essere stata così maleducata con te! -

Subito dopo mi sentii scaraventata contro la parete, fredda e bianca, mentre lui mi sovrastava con il suo corpo. Lo sguardo che mi riservò bastò per farmi morire le parole in gola, talmente era duro e minaccioso.

- Io mi rivolgo come mi pare a chi mi pare. Non do il mio rispetto ad Aizen, figuriamoci ad una mocciosa come te che non sa neanche usare il suo reiatsu. -, mi strinse la mano sulla spalla, con l’intento di farmi male. - Ficcatelo bene in testa, donna: qui comando io. Perché io sono il Re. -

* * *

Il tempo sembrava fermarsi, una volta che entravo in quella camera vuota e silenziosa. Non c’era niente da fare, non un paesaggio da vedere alla finestra, non una voce con cui parlare. Mi sentivo tremendamente sola.

Ormai avevo perso ogni cognizione… quanto tempo ero lì? Un’ora? Un giorno? Probabilmente era passato parecchio tempo, perché la pancia stava iniziando a brontolare per la fame. Dannazione, a chi potevo rivolgermi?

Mi alzai lentamente, avvicinandomi alla porta. L’aprii con calma, senza fare rumore, e feci capolino con la testa, per vedere se c’era qualcuno nelle vicinanze. Mi guardai prima a destra, poi a sinistra… nessuno. Il corridoio era deserto, come sospettavo.

- Che stai facendo? -

Sobbalzai per lo stupore, voltandomi verso Grimmjow, poggiato sul muro, poco distante da me.

- Ma… da dove sei saltato fuori? Non c’eri due secondi fa! -, esclamai, portandomi una mano al cuore, impazzito per lo spavento.

- Tsk… - Si avvicinò a me, guardandomi freddamente. - Che intenzioni avevi? -

Quegli occhi… perché mi facevano sentire tremendamente a disagio?

- Ho un po’ di fame… pensavo di trovare qualcuno… -

- Non è ancora ora di cena. Rientra nella tua stanza. -

Abbassai lo sguardo, abbattuta. Quanto diavolo di tempo era passato, allora?

- Quando… -

- Passerò a prelevarti io. - Si voltò, arrogante come sempre, per andarsene. - Ah… che non ti trovi nuovamente a mettere il naso fuori da quella porta, donna. Ti ho avvertita. -

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Rieccomi dopo un paio di settimane

Ultimo aggiornamento prima che sparisca per le mie due settimane di vacanze! Si parteeee! ^_^/

Iniziamo subito, non prima di aver ringraziato:

Ino_chan: mah, con Grimmjow nei paraggi tutto è possibile! Io personalmente mi farei rapire da lui *faccina-che-fa-sisi* XD Spero che ti piaccia anche questo capitolo! E’ pieno zeppo di cose!

GacktLove: una new entry! *_____* Ma grazie mille! Son felice che ti piaccia! ^^

Un saluto a tutti!

Kenjina.

Capitolo V

Grimmjow era venuto a prendermi dopo quella che mi sembrò un’eternità. Mi aveva portata in un altro salone, dove era stato imbandito un tavolo apparecchiato e dove un’altra decina di Arrancar erano seduti. A capo tavola stava ovviamente Aizen, che cortesemente, mi aveva invitato a sedermi accanto a lui. Avevano parlato di un piano a me ancora oscuro, con progetti e idee, discutendo animatamente a volte, quando non si trovavano d’accordo su qualche punto. Grimmjow era quello più polemico tra tutti: se qualcosa non gli andava a genio non ci pensava due volte a farlo notare, senza un minimo di grazia. Ci mancò poco che, ad un certo punto, alzasse le mani su un Arrancar, chiamato Yammi.

- Silenzio. -

Tutti ci voltammo verso Aizen, che aveva sibilato quell’ordine con tono autoritario e che non permetteva repliche.

- State facendo troppa confusione, voi altri. Grimmjow, calmati. -, disse l’uomo.

Il sesto espada, in risposta, voltò il viso da un’altra parte, punto nell’orgoglio.

- Allora, paliamo un po’ della nostra ospite. -, proseguì Aizen. Arrossii visibilmente quando sentii decine di occhi puntati su di me. - Dato che ancora non ho capito bene che cosa tu sia in realtà ho deciso di allenarti per vedere fino a che punto arrivi.  Qualcosa in contrario? -

Che domanda stupida... avrei per caso potuto rifiutare? - No, niente in contrario. -

Aizen sorrise. - Bene, credo che il nostro Grimmjow qui presente sarà un ottimo maestro. Sempre per scontare la tua cattiva condotta, s’intende. -

Il ragazzo sbuffò impercettibilmente. - D’accordo. -

Perfetto: non solo mi detestava, non solo era un arrogante, non solo era un violento… ora doveva anche allenarmi! Dalla padella alla brace, decisamente.

Finita la cena, in cui mi rimpinzai educatamente di tutto il ben di dio che mi si presentò sotto gli occhi, Grimmjow mi riaccompagnò in camera.

- Così sarai il mio insegnante. -, buttai lì, giusto per scambiarci due parole.

- La prossima volta che mangi vedi di diminuire le dosi. Non voglio allenare una balena. -

Aprii e chiusi la bocca un paio di volte, fermandomi nel mezzo del corridoio. Ma come si permetteva? Dirmi una cosa del genere!

- Ma come ti permetti?! -, esclamai, non trovando altre parole.

Si voltò di tre quarti verso di me, sorridendo perfido. - Muoviti. -

Proseguimmo il resto del cammino in silenzio, fin che non si fermò di fronte alla mia camera, per indicarmi l’arrivo. Con le mani perennemente in tasca e il viso rivolto dalla parte opposta a me, aspettò che entrassi, per poi andarsene.

Quando rimasi sola in camera, mi appoggiai alla porta, sospirando stancamente. Stavano succedendo troppe cose, veramente tante per me. Una giovane liceale non doveva sopportare traumi del genere, perché diciamocelo: quello è stato un trauma bello e buono! Io sarei dovuta essere una studentessa modello, un bravo capitano per la mia squadra di basket, una buona insegnante di educazione fisica e pensare al mio futuro come architetto.

E invece no, niente di tutto questo. Dio, quanto mi mancava il mio Hiroaki, mio padre… il mio cagnolone! Chissà come stavano… l’idea di non poterli rivedere per parecchio tempo mi stringeva il cuore in una morsa decisamente troppo pesante.

Mi guardai distrattamente intorno, alla ricerca di un qualcosa che però non trovavo. Mi stupii non poco quando mi accorsi di una porta quasi nascosta, completamente bianca anch’essa, davanti ai miei occhi. L’aprii curiosa e mi accorsi che c’era un bagno, ampio e rifornito solo delle cose strettamente necessarie.

Decisi di farmi un bagno caldo, almeno un po’ mi sarei rilassata.

L’acqua bollente aiutò i miei muscoli tesi a sciogliersi, mentre sprofondavo fino a ricoprirmi dal mento in giù. Soffiai dentro l’acqua, creando tante simpatiche bollicine ipnotiche. Rimasi così, a rilassarmi, per un tempo indeterminato. Come sempre non riuscivo a calcolare quanti minuti od ore passavano. Ma in quel momento non mi importava. Volevo solo sgombrare la mente da qualsiasi pensiero.

Appena finito, mi rivestii con calma, asciugandomi distrattamente i capelli con l’asciugamano. Chissà che bella scopa avrei avuto in testa, lasciandoli asciugare senza dargli una piega!

Rientrai in camera e per poco non lanciai un urlo spaventato, nel vedere Grimmjow seduto sul bordo della finestra, ad osservare il paesaggio desertico e notturno dell’esterno.

- Che… che cosa ci fai in camera mia?! - esclamai, scioccata e rossa per l’imbarazzo. Sarei anche potuta uscire completamente nuda e l’avrei trovato lì, come se niente fosse!

Senza scomporsi lui si voltò a guardarmi, inarcando perplesso un sopracciglio celeste. - Ti faccio presente che questa è camera mia, anche se ora ci dormi tu. -

La notizia mi lasciò un po’ stupita. E arrossii ancora di più. - Tua? -

- Si, mia. Azzardati a rompere qualcosa e ti rompo le ossa. -

Aggrottai la fronte, perplessa. - E di grazia… cosa dovrei rompere se non c’è niente qui dentro?! -

Strinse gli occhi ad una fessura, facendomi pentire delle mie parole.

- Sono venuto solo per sapere se ti serviva qualcosa. -, disse, scostante.

Per un attimo pensai che forse non era così cattivo come appariva. Ma le parole che pronunciò poco dopo, vedendomi sorpresa, mi fecero completamente cambiare idea.

- Ne avrei fatto volentieri a meno, se Aizen non me lo avesse ordinato. -

- Ah… E’ stato lui. -

- Cosa credi, che perdo tempo così, io? -

- Beh, quella è la porta! -, esclamai, indicandogliela.

Forse si trattenne dal reagire, ma non potei fare a meno di accorgermi del lampo di rabbia che gli attraversò lo sguardo. Maledizione a lui… non avevo mai perso la calma, con nessuno, in nessuna situazione! Eppure lui riusciva a farmi saltare i nervi in un nano secondo. La cosa mi infastidiva, e anche parecchio.

Si alzò, avvicinandosi pericolosamente a me. D’istinto feci qualche passo indietro, per poi bloccarmi nel sentire la parete contro la schiena.

Non solo quel ragazzo riusciva a farmi arrabbiare come pochi, ma la sua vicinanza era una tortura. Avevo paura di una sua possibile reazione negativa, avevo paura di quegli occhi azzurri, di quelle mani letali. Ed avevo paura di quel corpo sconvolgente, deturpato solo dalla lunga cicatrice e scoperto dalla giacca perennemente aperta. Perché non potevo negarlo, Grimmjow era veramente un bel ragazzo. Bello e terribile, certo.

- Dovrò insegnarti anche a tenere a freno la lingua, mocciosa. -

Mi squadrò ancora qualche secondo, penetrandomi con quello sguardo arrogante, fino a che non si voltò, per andarsene.

- Narumi Tomoe. -

Mi guardò interrogativo, non capendo.

- Io mi chiamo Narumi Tomoe, non “mocciosa”, o “donna” o come vuoi chiamarmi. -

Se ne andò senza dire una parola, richiudendosi la porta alle spalle, in silenzio.

* * *

- Allora, almeno sai trasformarti? - mi chiese sarcastico, incrociando le braccia.

Eravamo all’esterno del palazzo, nel deserto. Non c’era vento, non c’era caldo ne freddo. Non c’era niente di niente.

- Certo che so trasformarmi! - replicai, stizzita.

- Allora muoviti, non ho voglia di perdere tempo con te. -

Strinsi i pugni, cercando la calma. Non dovevo perderla, dovevo respirare tranquillamente e non pensare a lui… semplice, no?

- Sei ancora così? -

- Oh, insomma, finiscila! Mi stai facendo innervosire! -

- E’ proprio quello che voglio. -

Oh, così stavano le cose? Si divertiva a farmi arrabbiare? Bene, allora avrei dato tutta me stessa in quell’allenamento per sfogare il nervoso che mi stava facendo accumulare.

Peccato che quella sorta di lezione fu totalmente diversa da quella con Yoruichi. Mentre lei mi spronava, decisa ma gentile, mi dava consigli su cosa fare e non fare, mi attaccava debolmente per permettermi una difesa adeguata, lui era l’esatto opposto. In ogni movimento metteva gran parte della sua forza, facendomi stancare, ferendomi a volte. Non era gentile, non era disponibile, anzi, era del tutto impaziente, violento e più arrogante del solito. Il che non era un bene per il fine dell’allenamento e per i miei poveri nervi, che ad uno ad uno mi stavano velocemente abbandonando.

- Ne hai di strada da fare, mocciosa. -

Strinsi le mie spade con foga, sibilandogli: - Non. Chiamarmi. Mocciosa! -

Gli saltai contro, cercando di colpirlo più forte che potevo, ma parò nuovamente con una semplicità elementare.

- Non hai ancora capito, mocciosa. Io sono il Re e tutto mi è lecito. -

Sorrisi, sarcastica. - Tutto ti è lecito, tanto che Aizen ti ha messo ai ferri corti, eh? -

Strinse gli occhi, punto nel vivo dell’orgoglio. Mi colpì di striscio al viso con la spada, procurandomi l’ennesimo graffio dell’allenamento.

Mi portai una mano alla guancia dolorante, guardandolo spaventata e stupita. - Ehi, vuoi per caso ammazzarmi? Ti ricordo che questo è un allenamento! E non mi stai insegnando nulla, facendo così! -

- Non è un mio problema. -, mi disse, sorridendo maligno. - Ah, l’avevo detto io. Dovevi mangiare di meno… sei lenta come una lumaca… solo più grossa. -

Diventai paonazza per l’affronto. Mi aveva dato di nuovo della grassa? Lo fossi stata, poi!

Due secondi più tardi si ritrovò il segno rosso di cinque dita sulla guancia scoperta dal frammento di maschera.

- Sei un idiota senza tatto. -

Rimase immobile per un po’, come per capacitarsi di quello che avevo appena fatto.

A lui.

Al Re.

L’avevo schiaffeggiato!

L’occhiata che mi riservò dopo fu qualcosa di tremendamente sconvolgente. Una lotta psicologica, la sua. Niente a che vedere con Zampakuto o pugni. L’avevo ferito nell’orgoglio e lui mi stava restituendo il colpo con quello sguardo freddo e minaccioso.

- L’allenamento finisce qui. -

In quel momento non capii se intendesse solo per quel giorno o anche per il resto della mia permanenza. Forse quest’ultima ipotesi sarebbe stata la più plausibile, dato che avevo capito che gli sarebbe bastata la prima scusa pur di finire lì quella buffonata.

So solo che guardai le sue spalle larghe e formate allontanarsi verso il palazzo, e io docilmente lo seguii.

Un po’ mi dispiaceva quello che avevo fatto. Non amavo un comportamento del genere, ed infatti subito dopo venivo sempre ricoperta dai rimorsi. Ma lui era riuscito a far venir fuori una parte di me non più paziente, non più buona.

Prima che arrivassi alla mia stanza, lui tirò un calcio alla porta per idicarmela, facendone tremare i cardini per la violenza del colpo, e proseguì dritto, senza aspettarmi come ormai era consuetudine. Era arrabbiato nero, su quello non ci pioveva.

E mi dispiaceva, tremendamente ora.

- Scusami. -, mormorai alla sua figura, che subito dopo sparì nel corridoio.

* * *

Per tutto il resto della giornata non vidi nessun altro. Era così deprimente passare il tempo senza fare nulla, senza vedere un viso familiare, senza scambiare due chiacchiere. Perché in quei momenti mi perdevo nei miei pensieri, nella mia mente che in quei giorni ribolliva di novità e riflessioni. Credevo che sarei potuta impazzire, continuando così.

Grimmjow non venne a prendermi per il pranzo, così come per la cena. Mi fece strada una ragazza minuta, anch’essa un Arrancar, data la maschera che le copriva metà del volto. Almeno con lei riuscii a scambiare due chiacchiere, sebbene non fosse molto socievole.

Mi accorsi, appena entrata nella sala, che lui mancava all’appello. C’erano tutti gli Arrancar della cena precedente, tranne che lui. Aizen chiese spiegazioni e Luppi, un Arrancar piccolo di stazza e con un viso birichino, esclamò: - Credo che la ragazzina l’abbia fatto arrabbiare. -

Aizen rivolse il suo sguardo verso di me e arrossii. - Non… non volevo, mi ha costretta. -

L’uomo mi sorrise, sereno. - Tranquilla, non devi giustificarti. Grimmjow è uno spirito ribelle ed una testa calda, devi capirlo. Gli passerà. -

Finito di mangiare, la ragazza di prima si offrì nuovamente di accompagnarmi.

- Senti, prima di tornare in camera… potrei chiederti un favore? - le chiesi, gentilmente. Lei annuì, disponibile. - Potresti portarmi da Grimmjow? -

Sembrò quasi stupita della richiesta, ma non fece domande. Mi portò in un ala del palazzo che non avevo ancora visto, sebbene fosse del tutto uguale a quella che avevo percorso dal momento del mio arrivo.

- Questa è la sua camera, ora. Dovrebbe essere dentro. Starò nei dintorni ad aspettarti. -

La ringraziai con un bel sorriso che sembrò metterla a disagio, ma si limitò ad andarsene.

Mi voltai verso la porta, fissandola indecisa, con una mano in aria pronta a bussare. Accidenti, quando mi sentivo in imbarazzo. Non so cosa avevo intenzione di dirgli una volta faccia a faccia con lui… ma almeno bussare ed entrare era già un primo passo!

Presi un bel respiro profondo e bussai due volte, attendendo. Non udii risposta per parecchi secondi e stavo per bussare di nuovo, quando lui stesso aprì la porta. Trovarmelo di fronte, così, senza preavviso, mi fece mancare un battito.

Non feci in tempo a dire “a” che lui, dopo aver capito di chi si trattava, stava già chiudendo la porta. La bloccai con una mano, inchinando il viso. - A-aspetta. -

- Che vuoi? -

Quanto era freddo il suo tono. Così freddo da farmi rabbrividire.

Mi decisi a guardarlo negli occhi, sostenendo quelle pozze azzurre che mi guardavano alterati. - Non lo so che voglio, so solo che… che mi dispiace. -

- Non me ne faccio nulla delle tue patetiche scuse. Tornatene in camera. -

Bloccai nuovamente la porta che stava repentinamente chiudendo.  Sospirò infastidito e, dopo qualche indecisione, gli dissi: - Domani… domani tornerai ad allenarmi, vero? -

Dio, sembravo una ragazzina! Patetica, si… come aveva appena detto lui.

- E perché dovrei? -

Mi morsi un labbro, timorosa. Perché glielo stavo chiedendo? Non mi aveva per caso ferita più volte? Non mi aveva insultata? Non mi aveva fatto stancare, senza insegnarmi niente?

- Perché… voglio imparare da te. -

Inarcò un sopracciglio, perplesso. - Sei strana, donna. Sei per caso masochista? -

Sorrisi debolmente a quella che mi parve una battuta. - Può darsi. -

Continuò a fissarmi, indeciso sul da farsi. - Tornatene in camera. Domani si vedrà. -

Questa volta la porta si chiuse veramente, e io non feci nulla per impedirlo. Mi aveva lasciata in sospeso, con quella frase. Ma forse, una piccola speranza ancora c’era.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Rieccomi tornata alla vita di sempre dopo delle vacanze stupenderrime! Spero vi siate divertiti anche voi come me! ^^

Angolino ringraziamenti:

Valeriana: ma ciao, carissima! Eggià, chi non lo vorrebbe il caro e buon (???) Grimmjow come maestro? Ma anche come soprammobile mi andrebbe bene! *O* Diciamo che entrambi si faranno dannare a vicenda… mi divertirò tanto alle loro spalle! Uh uh uh! *_*

Ino_chan: aaawwn!! Ma grazie al cubo! Il bello (o brutto?) sta solo iniziando! Eh eh! Qualcosa tra Narumi e la panterona? Mah… io la vedo dura e in salita *faccina convinta che fa sisi* Chi lo sa? :P Ah, dato che non ho fatto in tempo ad augurarti buone vacanze anche a te… vale ugualmente se lo faccio ora? ^^”” No, eh? Ahaha! XD Divertita? :*

Un grazie anche ai lettori/alle lettrici di passaggio!

Spero apprezzerete anche questo capitolo!

Capitolo VI

 

Quella notte l’avevo passata insonne, gira e rigira tra le lenzuola. Sarà stato per i troppi pensieri, per le troppe preoccupazioni, per l’ansia che avevo accumulato. Mi addormentai veramente tardi. Se fuori ci fosse stato il sole e non l'eterna notte sarebbe stata l'alba.

Il risveglio, poi, non fu dei migliori. O per lo meno, lo si deve capire dai punti di vista.

Mi sentii letteralmente trascinare dal lenzuolo, come se qualcuno lo tirasse via. E il bello era che ero completamente avvolta come un salame! Sentirsi rigirare mentre stai cercando di dormire non è il massimo.

Mugolai contrariata, cercando debolmente nel vuoto la stoffa del lenzuolo con le mani, senza riuscirci. Socchiusi un occhio, guardando davanti a me. Nonostante la vista offuscata dal sonno, notai una figura vicino al letto…

- Ma cosa… -

- Alzati, scansafatiche. Non è ora di dormire. C’è un allenamento che ti aspetta. -

No, non poteva essere la sua voce. Quella voce, non da mattina presto!

Lo guardai assonnata, stropicciandomi gli occhi come una bambina. - Ma che ti salta in mente…? -, sbuffai, reprimendo uno sbadiglio.

- Alzati, ti ho detto. -

Borbottai qualcosa di incomprensibile, mentre lui, gettando le lenzuola per terra, usciva dalla camera. Feci una smorfia e una linguaccia in direzione della porta che si richiudeva e andai in bagno per rinfrescarmi velocemente.

Beh, scorbutico come sempre, però almeno sembrava non avercela con me.

Grimmjow è uno spirito ribelle ed una testa calda, devi capirlo. Gli passerà.

Mai parole furono più corrette!

Lo trovai fuori, appoggiato al muro, solo e pensoso (i più deserti campi… XD), serio e perennemente imbronciato. Chissà com’era il suo viso quando sorrideva… sempre che l’avesse mai fatto e che fosse diverso da un sorriso di scherno dei suoi. Avevo notato che quando lo faceva gli si formava una fossetta ai lati delle labbra... era così... sensuale, accidenti a lui!

Prima dell’inizio dell’addestramento, ci tenne ad avvisarmi che non ci sarebbe andato alla leggera, sia per l’affronto del giorno prima, sia perché “altrimenti non si poteva ritenere un allenamento”.

Neanche io ci andai leggera. Ero molto più motivata del giorno prima, a dirla tutta. Non volevo pensasse che fossi una buona a nulla, che valessi meno di niente. E se ne accorse. Non mi lamentai se cadevo e mi ferivo (preferivo maledirlo a mente, anche se sputarglielo in faccia era decisamente più liberatorio!), non mi limitai a parare i suoi colpi, anzi: attaccai con tutta la forza di cui disponevo. E, a dirla tutta, non era neanche poca. Ormai avevo capito che riuscivo a combattere bene solo se mi trovavo davanti a determinate situazioni, davanti a determinati stati d’animo. La rabbia e la determinazione in primo luogo.

Grimmjow sembrò soddisfatto dall’esito dell’allenamento, sebbene non si espresse in alcun modo.

Tra i soliti “mocciosa” di qua e “donna” di la mi congedò, avvisandomi che avremo continuato quel pomeriggio.

Mi sedetti per terra, esausta, respirando profondamente per riprendere il ritmo.

- Non mi dire che sei stanca. -, disse piatto lui, inarcando un sopracciglio. Maledizione a lui e a quell’espressione che si ritrovava in faccia! Perché doveva guardarmi così… così… ah, al diavolo!

- No… no, no… sono… attivissima! - cercai di dire, tra un respiro e l’altro. Kami, ero distrutta!

- Patetica. Sei una mocciosa patetica. -

Eh no, eh. Non poteva darmi di nuovo della mocciosa! Non dopo averlo sentito per un centinaio di volte nell’arco di una mattinata! E non doveva chiamarmi neanche patetica! Si, d’accordo, a volte lo ero… ma anche no!

- Ehi… sentimi bene… tu… -, iniziai, scandendo bene ogni parola, per il fiatone.

- Io. -

- Tu. -

Ci guardammo per un po’, studiandoci.

- Sei un… idiota, lo sai? -

Fece un sorrisino compiaciuto. - E’ una delle mie migliori qualità, mocciosa. -

- Non oso... immaginare quelle... quelle peggiori, allora! -

Mi lanciò un’occhiata sarcastica, dandomi le spalle ed allontanandosi chissà dove.

Bene, dai. Almeno avevo avuto una discussione, se non del tutto, quasi pacifica.

A parte il mocciosa.

E il patetica.

E il mio idiota.

- Si, sei proprio uno scemotto, Grimmjow. - mormorai, divertita.

- Chi è scemo? -, mi chiese una voce femminile.

Mi voltai per guardare negli occhi la stessa ragazza che era stata così gentile proprio ieri.

- Pensavo a voce alta. -

- Perché ti permette tutte queste libertà? -

La guardai parecchio perplessa, chiedendole tacitamente spiegazioni.

- Non solo Aizen-sama ti considera la sua cocca, ormai… Grimmjow-sama è il Sesto Espada. Dovresti portargli un po’ più di rispetto, ragazzina. Prima di dire o fare determinate cose, ci penso cento volte! -

In quel momento non seppi veramente cosa risponderle. Dire che mi coglieva impreparata era poco. Io lo rispettavo, Grimmjow. Esattamente come lui “rispettava” me.

- Rispettare una persona non vuol dire essere la sua servetta e fare quello che lui vuole, senza opporsi. -

Mi guardò furente per la mia affermazione, niente a che vedere con la ragazza di ieri.

- Ti farò pagare la tua lingua, ragazzina! - esclamò, scagliandosi contro di me.

Oh porca paletta. Questa non l’avevo messa in conto! E infatti mi beccai un bel pugno in pieno stomaco, che mi fece letteralmente mancare il fiato (che scarseggiava già di per se). Ricaddi a terra sulle ginocchia, esausta per il colpo. Non feci in tempo a riprendermi che mi arrivò un calcio sul fianco. Un dolore lancinante mi bloccò ogni movimento e mi morsi il labbro per evitare di gridare. Dovevo fare qualcosa per difendermi, subito!

La ragazza si stava preparando per sferrarmi un altro colpo, quando la vidi sollevata da terra da un Grimmjow fuori di sé.

- Che diavolo stavi facendo? -

- Grim-Grimmjow-sama… io… -

Lui assottigliò gli occhi, lanciandomi distrattamente un’occhiata. Poi, con un movimento fulmineo, lanciò la ragazza qualche decina di metri più in la, facendola cadere a terra senza grazia.

- Toccala di nuovo e ti ammazzo. -

La vidi annuire lentamente, tremante, e corse via, probabilmente ad avvisare qualcuno dall’alto.

Sentii il suo sguardo nuovamente su di me. - Grazie. -

- Sto sprecando il mio tempo con te. - Mi prese per un polso e mi fece alzare, sempre molto “gentilmente”. - Sbaglio o avevamo appena finito un allenamento? Questo è quello che hai imparato? -

Scossi la testa. - Mi ha colta impreparata, e… -

- Si, si. Ora zitta. -

Ma che razza di carattere si ritrovava, quel ragazzo?! Possibile che non potesse evitare di essere così rozzo? Almeno per due secondi, cosa gli costava?!

Mi prese per la vita, caricandomi in spalla stile sacco di patate molto pesante, lasciandomi parecchio interdetta.

- Ehi… -, mugolai, imbarazzata, battendogli un dito sulla spalla.

- Zitta. -, cantilenò lui.

Decisi, allora, di lasciarmi andare a peso morto, stanca e spossata, cullata dalla sua camminata lenta.

* * *

Mi ritrovai nella mia (sua) stanza, sdraiata sul letto, dopo una ronfata durata ore, secondo me. Beh, almeno un po’ mi ero riposata, sia dalla notte insonne che dallo scontro.

Mi voltai sul fianco, ancora dolorante, per cambiare posizione, ma ogni movimento mi si bloccò nello stesso istante in cui vidi Grimmjow seduto per terra, dall’altra parte della stanza. Aveva gli occhi chiusi, il capo inclinato all’indietro, contro il muro, le gambe piegate e le braccia penzolanti sopra le ginocchia.

Non so per quanto tempo rimasi ad osservarlo, a studiare ogni singolo centimetro di lui; so solo che mi piacque rimanere così, a bearmi della sua vista, a guardarlo così indifeso in quel momento.

- Che hai da guardare? -, sbottò dopo qualche tempo, facendomi saltare sul letto per lo stupore.

- Io… non ti stavo guardando! - mi giustificai, colta in fallo.

Aprì gli occhi azzurri, per puntarli nei miei. Credo che arrossii parecchio quel momento, perché ricordo ancora il calore che sentii sulle gote.

- Grazie per… -

Voltò lo sguardo verso la finestra a sbarre, infastidito. - Mi hai già ringraziato prima. Basta una volta, se proprio devi. -

Sembrava irritato dalla mia gentilezza. E la cosa mi divertiva parecchio! Se lui riusciva a farmi innervosire con la sua arroganza… beh, io ci riuscivo con il comportamento opposto!

Mi misi a sedere, massaggiandomi le tempie indolenzite. Maledizione, mal di testa in arrivo! Accidenti!

- Ti devo un favore! -, esclamai all’improvviso, facendolo girare di scatto.

- Come? -

- Un favore… per avermi aiutata nel momento del bisogno! -

Aggrottò la fronte, impensierito. - Sarebbero due. -

- Eh? -

- I favori sarebbero due. -

- Perché? -

- Ti ricordo che ieri mi hai dato uno schiaffo. Te lo sei dimenticata, forse? -

No che non me lo ero dimenticata, Grimmjow. Anzi, forse è stato il pensiero che più mi aveva portato ansia in quei due giorni!

Ma non potevo certo dirglielo, no!

- Dai, non te la sarai presa veramente? -, gli chiesi, facendo finta di nulla.

- Ricordati una cosa, mocciosa: sono vendicativo. -

Non avevo dubbi, davvero!

- Ma il Re dovrebbe anche concedere la grazia ai suoi sudditi. -

Un’espressione di divertito stupore gli si delineò in viso. - Si vedrà, suddita. -

Ci stavamo capendo, forse? Stavamo raggiungendo un punto di stallo, io e lui? Ancora non so ben definire quel periodo, più mi sforzo di capire meno ci riesco. So solo che il nostro particolare rapporto iniziò così, tra prese in giro varie e punzecchi più o meno pesanti.

Mi allenò per le due settimane successive, sfinendomi in un modo allucinante. Però, nonostante tutto, si rivelò un buon maestro. Un po’ troppo rude, in effetti, ma pur sempre capace. Non si sbilanciò mai in frasi d’apprezzamento per il mio lavoro, se non utilizzando il suo solito tono sarcastico e saccente che tanto adorava. Solo una volta, ricordo, mi disse: "Almeno hai seguito il mio consiglio di mangiare poco". Che a prima vista potrebbe sembrare l’ennesimo insulto… in realtà doveva essere un complimento per la mia velocità di reazione che stava migliorando di giorno in giorno. Certo, ancora ne avrei dovuto mangiare di panini imbottiti per arrivare al suo livello… ma era già qualcosa, no? Ma una cosa che mi preoccupava era la mia resistenza: nonostante gli allenamenti giorno e notte il mio corpo non sembrava volersi abituare a quei ritmi... e ovviamente lui non evitò di farmelo notare.

Aizen, da bravo capo, si informava ogni giorno sui miei progressi, pretendendo un resoconto dettagliato da Grimmjow. Lui, come ovvio che fosse, gli rispondeva di malavoglia, scocciato e menefreghista; cosa che mi faceva divertire un mondo. Parecchie volte Ulquiorra l’aveva minacciato di smetterla con quel comportamento insolente, ma lui continuava imperterrito, ancora di più. Odiava Aizen, con tutto se stesso. Odiava la sua condizione di Espada relegato al servizio di qualcuno… lui voleva essere indipendente, libero da qualsiasi vincolo.

Una sera ne avevamo parlato… o per lo meno, ci avevamo provato.

- Ma perché non te ne vai da qui? -, gli avevo chiesto, perplessa.

- Credi per caso che se ne avessi la possibilità sarei ancora in mezzo a questi bastardi? -, aveva esclamato, irritato. - Un tempo ero un hollow… ero il Re indiscusso. Poi è arrivato lui, Aizen… e mi ha rovinato tutto. Se potessi lo ucciderei adesso stesso. -

Piegai il labbro inferiore all’infuori, in un gesto di dispiacere; poi, un po’ per consolarlo (anche se non so quanto questo termine gli si addica!) gli dissi, convinta: - Ma tu sei ancora il Re. -

Mi aveva guardata, enigmatico; io gli avevo sorriso, tra l’imbarazzato e l’allegro.

- Sarai anche una mocciosa, ma quando hai ragione hai ragione. -

- Ma cosa ti costa chiamarmi per nome? Almeno una volta! -

- Mocciosa. -

Sbuffai, contrariata, mentre lo sentii emettere un suono simile ad una risata. O almeno, così sembrava!

- Ehi, scema. -

Ecco, questo nomignolo ancora non l’aveva usato. Bravo Grimmjow, facevi progressi!

- Che c’è? -

- Hai un essere a sei zampe sulla testa. -

Ricordo che mi irrigidii all’istante, temendo ogni minimo movimento. - C-che cosa… cosa ho in testa?! -

- Un essere a sei zampe. Oltre che una mocciosa, sei anche sorda. -

- To-toglilo. -

Lui si alzò, non curante. - Non credo di averne voglia. -

Allungai una mano verso di lui, per bloccarlo, ma si era già allontanato troppo per riuscirci. Maledetto!

- G-Grimmjow… -

- Uhn. -, mugolò. Poi, con un sorrisino di scherno, aggiunse: - Sei proprio una scema. Non hai niente in quella testa bacata che ti ritrovi. -

Probabilmente la mia mascella quel giorno se n’era andata a quel paese, dato che avevo spalancato la bocca al limite del verosimile. - Sei. Un. Idiota!! -

Mi alzai per corrergli incontro e riempirlo di botte, ma ovviamente mi bloccò per i polsi con un movimento veloce ed annoiato.

- Scherzetto. -, disse, semplicemente.

Quella sola parola mi bloccò immediatamente, lasciandomi basita. Si stava prendendo gioco di me!

- Baka! -

Mi sorrise nuovamente, ironico e sarcastico al massimo. E io, come da copione, mi ritrovai con due gambe di gelatina e le guance a fuoco. Perché la sua vicinanza, la sua sola presenza mi metteva a disagio, nonostante non ne potessi fare a meno.

- Oh oh. Che abbiamo qui? -, chiese, poi, una voce cantilenante. Ci girammo entrambi per guardare Ichimaru Gin, un personaggio strano, decisamente sinistro ed inquietante.

- Niente che possa interessarti. -, rispose Grimmjow, lasciando repentinamente la presa sui miei polsi.

- Capisco. Aizen-sama desidera parlarti, Narumi-chan. -

Storsi il naso, nel sentir pronunciare il mio nome da quell’uomo, in quella maniera. Con quale confidenza si permetteva di farlo?

- Arrivo subito, Gin-san. -

Lui se ne andò, con quel suo solito sorriso sornione e pauroso in viso.

- Scusami, devo andare ora… -

Grimmjow si voltò, cominciando a camminare verso una direzione non precisata. - Buona chiacchierata. -

C’ero rimasta un po’ male per quello scatto di nervosismo che aveva avuto; si era infastidito parecchio per quella comparsa. Ma era fatto così, dovevo solo farci l’abitudine.

Mi incamminai nella direzione opposta, pensando a cosa Aizen volesse dirmi.

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Ma salve a tutti

Ma salve a tutti! Credevate fossi sparita? E invece, per vostra disgrazia sono ancora qui! XD Ho avuto molto da fare ultimamente (leggasi: preparazione di un bell'esame!), per non parlare dei problemi che mi ha dato Word con il file di questa storia (praticamente mi dava errore ogni due secondi e ho dovuto ripiegare con il caro Open Office) e, dulcis in fundo, il fatto che questo capitolo non mi soddisfacesse dalla notte dei tempi... E' da quando l'ho scritto (quindi da parecchi mesi!) che lo leggo e rileggo e ancora non mi convince é.é! Però non posso continuare così all'infinito, quindi dopo qualche modifica e revisione, questo è quello che ho sfornato... ora l'ultima parola sta a voi! XD Spero di non deludervi troppo ò_ò! 

Angolino dei ringraziamenti:

Valeriana: un altare in onore del magnifico (rettore XD) Grimmjow? Ma mi candido come tua collaboratrice *o*!  Grimmjow e Narumi vanno d'amore e d'accordo? Uhm... prova a chiederlo a loro, poi ne riparliamo! XD Ci sarò da ridere comunque! XD Grazie mille, come sempre gentilissima! :

Ale_9038: grazie mille! ^^ 

Ci_chan: Oddèi, in tutte le lingue me l'hai detto! Grazie! <3 E' confortante sapere che è una lettura piacevole e senza errori! (questo è perchè prima di pubblicare mi rileggo i capitoli almeno dieci volte! XD). E poi... shi, Grimmjow è moooolto sexy! *o* 

Ino_chan: ma ciao carissima! Grazie, grazie mille! Io credo che invece prima o poi si scanneranno vivi, altro che! é.é XD 

Aribo: brava, brava! Un'altra Grimmjow-fan! *o* Grazie delle critiche, mi rendo conto che Grimmjow è un personaggio un pochino particolare e ogni tanto mi sfugge di mano... se dovesse capitare di nuovo fammelo notare! Per me è importante tenere i personaggi IC! :) Per quanto riguarda l'essere mia discepola... le iscrizioni si possono fare in quello stanzino sulla sinistra! *faccina-che-fa-sisi* XD Grazie mille! 

Ary_tan: Oddèi, grazie mille! Mi commuovo, eh ;___;! 

Mies: Awww! Amante di Grimmjow e Renji! *___________________* Grazie davvero, è un piacere enorme per me! E pardon se era da Agosto che non aggiornavo, spero di essermi fatta perdonare! ^^" E grazie per avermi fatto notare la svista dei capitoli, evidentemente mi è partito il mouse su quelle dannatissime freccette! >_< Per quanto riguarda la "mia visione dei fatti", beh, chi vive nell'Hueco Mundo, secondo me, è spinto da una grande voglia di superare gli altri, di essere sempre in competizione con gli altri "compagni", se così si possono definire; quindi io vedo questo rapporto conflittuale tra alcuni personaggi che, ahimè per loro, devono convivere insieme... Mi fa piacere sapere che la desolazione dell'Hueco Mundo risalti parecchio, è una caratteristica che non ha niente a che vedere con il mio personaggio Narumi, cioè l'esatto opposto. Ah, un'ultima cosa... studio anche io Architettura! *o* 

Grazie mille a tutti, ragazzi e ragazze! Questa volta siete stati numerosissimi con i commenti! Mi riempite il cuore di gioia! <3 E un grazie enorme anche a chi ha aggiunto questa storia tra i preferiti, siete sempre più numerosi! 

1 - ale_9038
2 -
allychan
3 -
Aribo
4 -
ary_tan
5 -
Ci chan
6 -
fujiima
7 -
GacktLove
8 -
glo91
9 -
Mies
10 -
Rin Uchiha
11 -
xCaRolx
12 -
Yue_unmei

...e pazzi! XD

A presto, spero!

Kenjina.

Capitolo VII

 

- Volevate parlarmi, Aizen-sama? -
Avevo imparato, ormai, che utilizzare un tono educato e cortese poteva solo giovarmi. Dovevo solamente far finta di portargli rispetto, sebbene non ne avessi per niente per quell’uomo egoista e guerrafondaio.
- Si, Narumi. -, disse, sorridendomi pacatamente.
Odiavo quell’espressione di chi sa di aver in mano la situazione sotto ogni punto di vista. Era tremendamente sicuro di se e questo mi spaventava, parecchio. Perché evidentemente aveva le sue buoni ragioni per stare così calmo e rilassato.
- Vedo che gli allenamenti con Grimmjow ti stanno servendo parecchio. Son fiero di te. -
- Il merito è anche dell’insegnante, Aizen-sama. -
- Ah, l’insegnante… lo stesso che mi vorrebbe morto anche adesso, eh? -, rise, quasi divertito.
Io, invece, mi gelai sul posto. Aveva per caso sentito la nostra discussione? L’avrebbe punito?
- Stai pure tranquilla, Narumi. So che non mi rispetta come dovrebbe. Non gliene faccio una colpa. -
Nonostante le sue parole di conforto, non mi rilassai per niente. Non mi fidavo di lui, di quello che diceva, anche se sembrava la persona più sincera sulla faccia della Terra.
- Comunque, ormai ho capito in cosa potresti essermi utile. Ancora non te lo dirò... Sarà una sorpresa. -, mi dice, quasi divertito. - Sappi che tra due settimane al massimo sarai libera di tornare nel mondo umano… sotto stretta sorveglianza, s’intende. -
Strabuzzai gli occhi, stupita e felice per la notizia. Avrei potuto finalmente rivedere la mia famiglia, i miei amici, la mia città! Avrei visto nuovamente il colore, l’allegria nelle voci delle persone… non mi sembrava vero!
Anche se quel sotto stretta sorveglianza non mi piaceva per niente.
- Dovrai fare una piccola cosa per me, Narumi. Mi aspetto la massima collaborazione, sai? Anche perché, in caso contrario, ti ho preparato una bella sorpresa… e mi rincrescerebbe doverla usare come ultima carta. -
In quel momento provai paura pura. Mi stava facendo capire che non mi sarei potuta ribellare, che ero in completa balia del suo potere. Se mi avesse ordinato di uccidere qualcuno l’avrei dovuto fare, per caso?
Mi sentivo stretta in una morsa, mi sentivo soffocare dall’angoscia di quella nuova situazione. Non poteva semplicemente lasciarmi andare e farmi vivere la mia vita?
- Tutto bene, Narumi-chan? Sembri pallida. -
Di nuovo quella voce irritante di Gin. Di nuovo quella sensazione di disgusto nel sentire il mio nome pronunciato da lui, con quel tono cantilenante, con quel vezzeggiativo che odiavo, se era lui a dirlo.
- Sono solo un po’ stanca, Gin-san. -
- Allora vai e riposati. - disse Aizen, indicandomi la direzione verso la mia camera. - D’ora in poi non dovrai più allenarti. Quindi rilassati. -
Nessun altro allenamento? Voleva dire che… che non avrei passato mattina e sera in compagnia di Grimmjow? Che l’avrei visto soltanto ai pasti, direttamente in sala? Si, perché ormai, per quanto fossi un’ospite, conoscevo bene i corridoi dalla mia camera in poi, tanto che non veniva più ad accompagnarmi per evitare che mi perdessi. La notizia un po’ mi dispiacque. Mi stavo veramente abituando a lui, ai suoi modi distaccati e rudi, alla sua voce arrogante, ai suoi occhi azzurri e strafottenti… Accidenti a me! E accidenti a lui!
- Puoi andare, ora. Per i dettagli ti convocherò i prossimi giorni. -
Finalmente, finalmente quella tortura era finita. Ogni volta che parlavo con Aizen mi sentivo scrutata nell’anima, come se potesse capire i miei pensieri, come se potesse leggermi la mente. Mi sentivo svestita davanti a quell’uomo, e l’odiavo anche per questo.
Ancora due settimane nell’Hueco Mundo… ce l’avrei fatta e poi avrei trovato una soluzione al mio problema, con l’aiuto di Ichigo, Rukia-san, Urahara-san e tutti gli altri. Ne ero sicura.
* * *
- E così, finalmente, te ne andrai. -
Lo fulminai con lo sguardo, sinceramente offesa. E io che mi preoccupavo anche di non rivederlo più come in quelle settimane!
- Sei proprio insensibile, sai? -
Grimmjow s’infilò le mani in tasca, poggiandosi alla parete bianca. Era passato in camera, per distruggermi psicologicamente, come diceva lui. E, porca paletta, se ci riusciva!
- Insensibile e bastardo son due cose diverse, ti ricordo. -
- Beh, tu sei tutti e due! -
Alzò un sopracciglio, interessato. - Ah, si? -. Si avvicinò a me, che ero seduta a gambe incrociate sul bordo del letto. - Ripetimelo. -
Che intenzioni aveva? Voleva farmela pagare per averlo insultato indirettamente? Voleva strangolarmi? Tirarmi un manrovescio?
Lo guardai negli occhi, cercando di non arrossire alla sua vicinanza. Perché, accidenti, mi faceva arrossire in tutti i modi possibili ed immaginabili!
- Sei un insensibile! E… -
- E? -
- Ma ci tieni tanto a sentirti dire bastardo? -
- Non so tu, ma io lo ritengo un complimento. -
Il solito sorrisino di scherno.
Il solito sguardo saccente.
Il solito idiota, ecco.
- Non era mia intenzione farti un complimento. -
- Zitta, piccola mocciosa. -
Oh bene, ora ero anche piccola (ergo: insignificante!). Il che andava a contraddirsi con il concetto di balena. Il che mi faceva andare in bestia perché ancora non sapeva pronunciare solo ed esclusivamente il mio nome.
- Non sei triste, se me ne vado? Non ci vedremo più! - esclamai, melodrammatica.
- Sinceramente non vedo l’ora. Mi hai spodestato dalla mia camera, ti ricordo. -
Ma non l’avevo scelto io, eh. Aveva fatto tutto lui!
- Neanche un po’? -
- Meno di niente. -
Grazie, eh…
- Tu invece si… -
Mi tappai immediatamente la bocca con la mano, conscia del fatto che non l’avevo solo pensato… ma l’avevo detto a voce alta, e lui mi aveva sentita!
- Ah, si? -
- Gu-guarda che scherzavo! -, cercai di salvarmi in corner. - Sarei proprio una scema se sentissi la mancanza di un maleducato come te! -
Le sue labbra si piegarono in un sorrisino compiaciuto. - Tu lo sei, scema. Quante volte te l’avrò detto? -
Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, colta in fallo e tremendamente imbarazzata. Lui, invece, continuando a sorridere sornione, si voltò, fermandosi davanti alla porta e girando il viso di tre quarti. - In effetti, farti innervosire stava diventando uno dei miei passatempi preferiti. -
Se ne andò così, senza aggiungere altro e lasciandomi letteralmente senza parole. Quella frase mi risuonò in testa per molti, troppi giorni, direi. Mi aveva spiazzata, come solo lui sapeva fare. Era capace di lasciarmi basita in mille modi diversi. E, quello che più non sopportavo di lui, era che non riuscivo a capirlo: ne i suoi atteggiamenti, ne le sue parole... Grimmjow era decisamente un rebus con le gambe. A volte mi chiedevo se lui stesso riuscisse a capirsi!
* * *
I giorni seguenti lo vidi poco e niente. Riuscii solo a capire che era in missione sulla Terra e che passasse metà mattina a controllare qualcosa, che però non mi era concesso conoscere, e l'altra metà nel laboratorio di Aizen, a fare chissà cosa. Immagino con quanta allegria stesse nella sua stessa stanza!
Intanto io, nei momenti di pura solitudine, pensavo e ripensavo a tutti i possibili compiti che Aizen mi avrebbe affidato e, soprattutto, a tutti i modi che riuscivo ad inventare per evitarli e per sfuggire al suo controllo. A tal proposito, mi incuriosiva parecchio sapere come mi avrebbe controllata.
Il giorno della mia liberazione, ossia otto giorni dopo l'avviso di Aizen, Grimmjow mi riaccompagnò sulla Terra. Fu una sensazione così piacevole risentire la brezza di aprile sul viso, rivedere tutti i colori della mia cittadina, risentire le voci gioiose dei suoi abitanti... che per poco non mi misi a piangere dalla commozione. Mi era mancato talmente tanto tutto quello...
- Ci si vede, mocciosa. -
Guardai Grimmjow che si preparava per tornare nell'Hueco Mundo, ma lo bloccai prima per una manica. Mi osservò curioso, sebbene apparentemente dal suo sguardo trasparisse solo indifferenza. - Non ti riporto indietro, mocciosa. Ci tengo alla mia salute mentale. -
Gli sorrisi, divertita nonostante tutto. - No, volevo solo ringraziarti, Grimmjow. -
Lo vidi irrigidirsi un poco alle mie parole, ma non si scompose più di tanto. - E no, non ti chiamo per nome. Scordatelo. -
Quello che accadde dopo ancora oggi non me lo so spiegare. So solo che mi ritrovai tra le sue braccia, spinta da un desiderio che avevo frenato per troppo tempo in quelle settimane e che, quel giorno, avevo lasciato libero di sgusciare via. Essere a contatto con il suo corpo era per me un'esperienza indicibile... e tremendamente pericolosa per la mia povera mente.
Lui, invece, si era sorpreso così tanto da rimanere immobile come una statua. Non mi aspettavo certo che ricambiasse il mio abbraccio, quello no.
- Ehi... ragazzina... -
Sorrisi tra me e me, divertita dal suo "imbarazzo", se così lo si poteva definire.
- Comportati bene dall'altra parte, Re. -
Lo guardai un'ultima volta, sorridendogli debolmente, sull'orlo delle lacrime. Perchè sapevo che il nostro prossimo incontro sarebbe stato sul campo di battaglia. Se Ichigo e gli altri mi avessero aiutata come speravo... lo scontro sarebbe stato inevitabile, e di questo ne ero pienamente cosciente.
- Mi comporterò malissimo, mocciosa. Contaci. -
Mi sorrise arrogantello, divertito da qualche sua malsana idea. E, non resistendo oltre, corsi via, verso casa, verso la mia famiglia, verso i miei amici. Soprattutto, per evitare che si accorgesse delle mie lacrime
.

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Ma salve a tutti

Ma salve a tutti! Dopo parecchio tempo rieccomi qui, con un nuovo capitolo tutto per voi! Chiedo venia per la lunga assenza, ma l’università mi succhia tutte le energie! Avviso subito che questo capitolo contiene un piccolissimo spoiler! :D Passo subito all’ Angolino dei ringraziamenti:

Ci chan: n-nona meraviglia del mondo? O-oddèi, potrei commuovermi! ;___; Ma grazie cara!! Perdonami se ti ho fatta aspettare così tanto, ma l’università mi uccideh! Narumi sì, si è presa una bella cotta… ma non so Grimmjow quanto possa ricambiare, conoscendolo. é.é Aizen è cattivo, sì, ma io lo adoro così come adoro Gin! *_* /me ha una fervida passione per i cattivi e dannati XD Spero ti piaccia anche questo capitolo! A presto :*

Mies: awww! Grazie!! Oddèi, mi son resa conto anche io che son apparsi pochissimo gli altri arrancar… provvederò subito, perché mi piacciono tutti, indistintamente *-* [A parte Nnoitora, per ovvie ragioni, vedi volume 32 ç_ç!] Comunque vedo che mi leggi nella men… aaaargh! Non farmi spoilerare, porcapaletta!! Zitta, Marta, zitta! XD Un beso :*

Getcopy: eccoti accontentata! Nuovo capitolo, non fresco fresco perché è finito da mesi, ormai, ma vabbè… fa nulla! XD Sarà un po’ difficile che Narumi si tolga di mente di abbracciare Grimmjow, è un po’ testarda… al massimo la lego al letto! [sperando che a Grimmjow non vengano idee strane! ò_ò”] :*

Valeriana: ahaha! Fuori croccante, dentro morbido e dolce! Sembra un Tronky! XD Nuu povero Aizen [oca ingellata?! Ahaha! :°D] e i suoi capelli… Anche se preferisco quelli celesti della panterona! X°D E… dèi, non puoi scrivermi che Grimmjow potrebbe consolarsi con l’emo-espada… poi mi vengono strane idee!! *o* Ciau carissima! :**

Ary_tan: grazie, grazie! *_* Spero che l’attesa ne valga la pena, anche se non sono totalmente soddisfatta del risultato! ^^” A presto, si spera! :*

Kurai04: awww! Una new entry! <333 Ma grazie mille! Quanto son felice che ti sia piaciuta! *_* E il bello deve ancora arrivare! *me si strofina le mani, sadica* Che bello, un’altra amante di Renji-san! *_* Eh sì, entrambi se la giocano alla pari! *Q* Noto con piacere che Narumi suscita una certa gelosia… uh uh uh, come vi capisco! Anche io sto iniziando a ingelosirmi parecchio! .___. Ok, basta cazzate! XD Grazie mille anche per il preferito! *-*

Grazie mille a tutti, ragazze! Spero possiate perdonarmi per il ritardo, ma non temete [?!?!], anche se aggiornerò una volta ogni morte di Papa questa fanfiction vedrà una fine! XD

Un ringraziamento va anche a tutti coloro che hanno aggiunto LIOAF [titolo troppo lungo per scriverlo tutto :° ], aumentate a vista d’occhio e non sapete quanto felice mi facciate! *_*

1 ale_9038

2 - allychan

3 - Ametista

4 - anjelik

5 - Annachiara

6 - Aribo

7 - ary_tan

8 - Ci chan

9 - fujiima

10 - GacktLove

11 - Getcopy

12 - glo91

13 - Kurai04

14 - masychan

15 - Mies

16 - xCaRolx

17 - Yue_unmei

Aumentate a vista d’occhio! *_*

A presto, spero!

Kenjina.

Capitolo VIII

 

Il rientro alla vita normale fu parecchio movimentato. Mio padre, vedendomi rientrare trafelata dalla lunga corsa e dal pianto liberatorio, mi abbracciò talmente forte che temetti di rimanerci secca. Fu uno dei momenti più commoventi della mia vita, dopo ovviamente la morte di mia madre. Tra l'altro, non avevo mai visto mio padre piangere. E la cosa mi lasciò completamente senza parole. Mi spiegò che Ichigo e gli altri erano venuti a cercarmi a casa, dopo che si erano accorti della mia improvvisa assenza. Così gli avevano dovuto spiegare tutta la complicata situazione, un po' bizzarra, a detta sua. I ragazzi, come avevo sperato, si stavano movimentando per trovare un modo per venire a prendermi, dato che la notizia che ero stata rapita da Aizen era arrivata in ritardo. Non sapevano dove cercarmi, mi aveva detto Ichigo, parecchio infastidito dal brutto colpo che Aizen gli aveva tirato. Inoltre nessun altro Arrancar o Espada si era fatto vivo in quelle settimane. Eppure, Grimmjow era sceso sulla Terra... o no?

Rivedere la mia adorata Yumi, poi, fu indicibile. Era rimasta senza lacrime dai pianti che si era fatta. E anche lei aveva saputo tutto, da una brava insegnante quale Orihime Inoue che, pazientemente, le aveva raccontato per filo e per segno l'intera vicenda, cercando di contrastare con gentilezza ogni irruente interruzione della mia migliore amica.

Il rientro, comunque, non fu completamente indolore. Avevo perso i primi giorni di scuola, tra cui due allenamenti da capitano con la mia squadra. Inutile dire che la professoressa Odomo non era per niente felice della mia condotta iniziale. A niente servì una giustificazione madornale inventata sul momento e parecchio veritiera. Per punizione mi fece fare cinquanta giri di campo, mentre il resto della squadra si allenava.

Inoltre, la sgradevole sensazione di essere spiata in ogni momento, in ogni posto, aumentava di giorno in giorno. Che fosse la stretta sorveglianza di cui mi aveva parlato Aizen? Non gli bastava lo strano braccialetto che mi avevano legato al polso?

Due giorni dopo il mio rientro, conobbi un ragazzo dai bizzarri capelli rossi e lunghi, tenuti in una coda alta e sbarazzina. Era uno Shinigami, Renji Abarai. A prima vista mi parve la fotocopia di Ichigo: era scorbutico come lui, saccente ma anche simpatico e timido, delle volte. Fare la sua conoscenza mi mise parecchia allegria, ma non quanta quella che provò Yumi, quel giorno insieme a me. Era rimasta letteralmente incantata e, mi scenda un fulmine se così non fosse, nemmeno lui parve tanto indifferente. Ma quei due erano due teste calde, e tenere a bada i loro battibecchi fu una faticaccia.

- Quindi non sai nulla di quello che Aizen vuole da te? - mi chiese per l'ennesima volta Ichigo.

- Ma allora sei proprio deficiente! Ti ha già detto di no! - ringhiò Rukia, spedendogli un pugno in testa. Secondo lei dovevano smetterla di sommergermi di domande, dopo quello che avevo passato. Avevo bisogno di riposo e loro certo non mi aiutavano a riprendermi, continuava a ripetermi a braccia conserte e fulminandoli con lo sguardo. Adoravo il modo di porsi di Rukia: era piccolina, ma indemoniata. Dura, ma anche debole.

- Il portale per la Soul Society si aprirà tra due settimane. - disse Renji, ignorando i due e guardando me. - Ce la fai a resistere fino a quel giorno? O i tuoi "amici" verranno a riprenderti prima? -

Feci spallucce. - Non so veramente. E la cosa è paradossale, dato che mi riguarda in prima persona. Mi ha dato questo bracciale per segnalare la mia presenza e per richiamarmi quando sarà il momento. Per il resto non so nulla. -

- Certo che se Aizen ha trovato un modo preciso per uccidere il Re della Soul Society non va a dirlo a te, ne a nessun altro. - esclamò Ichigo, con la sua solita aria imbronciata. - Al massimo può dirti di fare una determinata cosa, ma non credo che sia così stupido da rivelarti parte del suo piano. Non se sa che potresti dircelo. -

- Oppure potrebbe manipolarla, facendoci credere una cosa per poter agire poi indisturbato. - aggiunse Ishida, sistemandosi gli occhiali.

Orihime annuì entusiasta a quest'ultima ipotesi. - Ishida-kun ha ragione. Aizen è proprio il tipo che distrae da una parte e poi agisce dall'altra. Bisogna stare molto attenti. -

Notai, con un certo interesse, che il Quincy arrossì vistosamente, sentendo la ragazza dargli man forte. Sorrisi, divertita, mentre Renji mi guardava perplesso. - Che hai da sorridere? Non mi sembra che ce ne sia il motivo. -

Agitai una mano, con fare annoiato. - Niente di che, mi è venuta in mente una cosa che mi fa fatto sorridere. -

- Beata te che ne hai ancora la forza. Io sinceramente mi sto stancando di tutto questo. - sbottò Ichigo, facendomi arrossire per la goffaggine. - Comunque, domani andremo da Urahara, così chiariamo alcune cose, Tomoe. -

La notizia mi rassicurò non poco. Quell'uomo aveva la capacità di rilassarmi con la sola presenza, e in quel momento ne avevo immensamente bisogno.

* * *

Quando mi vide, Urahara mi accolse più sorridente che mai. Con lui c'era anche Yoruichi, sempre bellissima. Adoravo stare in loro compagnia... erano simpaticissimi! E soprattutto intelligenti e scaltri. Ho speso serate intere con loro a parlare della mia situazione, a scherzare, a raccontarci aneddoti... quei due erano incredibili. E non mi sbagliavo quando pensavo che erano anche parecchio pericolosi, in battaglia. Urahara stesso mi raccontò che era stato il capitano della Dodicesima Compagnia, cento anni prima. Lei, invece, fu capitano della forza speciale degli Shinigami, lasciandomi senza parole, a capo di una delle quattro nobili famiglie di tutta la Soul Society.

Come al nostro primo incontro, Urahara mi fece accomodare nel retro del negozio, in quel pezzo di giardino rilassante e riparato, accompagnati da una buona tazza di the caldo. Yumi mi aveva accompagnata, insistendo duramente.

- Allora, Narumi-chan, tutto bene? - mi chiese, sventagliandosi il viso, sebbene non ci fosse per niente caldo.

Annuii. - Diciamo di si. -

Yoruichi, mani sui fianchi, mi guardò curiosa, con i suoi occhioni ambrati. - Non ti hanno fatto niente di che dall'altra parte? -

- No, niente. Mi hanno trattata come un'ospite, a dir la verità. -

Urahara si grattò il mento ispido, pensando. - Era da immaginare. E' tipico di Aizen. Riesce ad ingannare tutti con i suoi modi di fare affabili e premurosi... -, poi aggiunse, ammiccando: - Ma noi siamo più furbi di lui, vero Narumi-chan? -

Ridacchiai alla vista di Yoruichi che scuoteva mesta il capo.

Gli raccontai bene o male cosa accadde durante l'intero soggiorno, mentre loro mi ascoltavano attenti.

- Quindi sei stata allenata da Grimmjow. - mormorò Ichigo. Annuii, arrossendo lievemente nel ripensare a quei giorni.

- Ehi, Mister Zoccoli e Cappello, che ci dici allora? - chiese Ichigo, facendomi ridere per quell'appellativo.

Urahara sorrise, allegramente. - Dunque, Narumi-chan, mi hai detto che il signor Aizen ha già capito le tue potenzialità e, suppongo, anche che cosa sia il tuo potere. -

Annuii, aspettando che continuasse. - Mi hai anche fatto notare che il tuo reiatsu esplode in determinati momenti, come la rabbia o la paura... o la determinazione. -

Fece qualche passo, guardando distrattamente il volo di una rondine. Nessuno osò mettergli fretta, perchè tutti sapevamo che quell'uomo stava mescolando le notizie che gli avevo dato e che sicuramente presto di avrebbe dato una risposta esauriente.

Pochi secondi dopo sentii i suoi occhi verdi sui miei. - E' curioso quello che ho appena capito, Narumi-chan. Avevo già pensato a questa ipotesi, ma non la credevo possibile. -

- Che ipotesi? - chiese impaziente Rukia.

- Miss Kuchiki, ha mai sentito parlare dei cosiddetti "Spiriti Ribelli"? -

Rukia sembrò pensarci un po', mentre Renji, anch'esso presente, non diede segni di interesse. - Si, gli Spiriti Ribelli sono quelle anime che nonostante siano salite alla Soul Society sono riuscite a sfuggire ai controlli degli Shinigami e, sulla Terra, si sono impossessati del corpo di un umano. -

Urahara sorrise, compiaciuto dalla spiegazione della ragazza. - Esattamente, Miss Kuchiki. Questi spiriti sono in realtà pochissimi, dato l'alto controllo degli Shinigami. Eppure qualcuno ogni tanto elude la sorveglianza. -

Un'occhiata eloquente mi fece capire tutto.

- Aspetta, Kisuke, stai dicendo che il suo reiatsu deriva da uno Spirito Ribelle? - chiese Yoruichi, guardandolo quasi allarmata.

- Si! E la cosa è parecchio entusiasmante, non trovi? -

La donna si alzò, andando verso di lui. Mi guardò un attimo, poi disse, seriamente: - Kisuke, quegli spiriti sono potenzialmente pericolosi. -

- Anche gli Shinigami sono pericolosi, Yoruichi. Eppure non ci preoccupiamo. -

Ci guardammo perplessi, cercando di capire.

- In pratica... - disse Ichigo, appoggiandosi allo schienale della sedia e allargando le gambe, svogliato. - Questi spiriti, se riescono a lasciare la Soul Society senza problemi o sono parecchio scaltri e potenti, o gli Shinigami di guardia sono degli incapaci. -

- Ehi, un po' di rispetto! - sbottò Renji, lanciandogli un'occhiataccia truce.

- Supponendo che siano scaltri e potenti e che uno di questi sia quello che ha dato il potere a Tomoe... - continuò Ichigo, ignorandolo. - ...Che conseguenze ci possono essere? -

Urahara sorseggiò un po' del suo the, prima di rispondere. - Beh, se lo spirito in questione è tranquillo non ci sono problemi... anzi, può giovare e basta. Altrimenti... sorge un problema. -

- Che... problema? - chiesi, titubante.

- Vedete, le anime che giungono alla Soul Society sono in parte Hollow purificati, in parte spiriti di defunti che ancora non si sono trasformati in Hollow. Gli Spiriti Ribelli, è risaputo, sono per la maggior parte Hollow purificati. Ora, il fatto che Narumi-chan abbia un reiatsu simile a quello di uno Shinigami e di un Arrancar, che vi ricordo, hanno una parte Hollow, mi fa pensare che lo Spirito Ribelle presente all'interno del suo corpo sia proprio quello di un Hollow purificato, che nonostante tutto, mantiene parte del suo stato iniziale. Narumi-chan, tu hai accennato al fatto che alla fine di ogni allenamento eri completamente esausta, giusto? -

- Si, Grimmjow è ovviamente più potente di me e non si risparmiava certo durante gli allenamenti. -

- Sul fatto che sia più potente di te avrei qualche dubbio, se è vera la mia ipotesi. - disse Urahara, sorridendomi. - Comunque, è bene che sappia una cosa, Narumi-chan: l'enorme stanchezza che tu sentivi alla fine di ogni combattimento in parte era dovuta alla fatica fisica, in parte a quella interiore. Mi spiego meglio. - aggiunse, vedendomi e vedendoci perplessi. - Tu non hai mai avuto un reiatsu, su questo ci posso mettere la mano sul fuoco. Tu hai acquisito il potere di cui disponi ora. E proprio per questo il tuo corpo non può sopportarlo per troppo tempo. Il fatto che sia rimasta nel tuo stato di Shinigami/Arrancar per parecchio tempo, ha determinato questa stanchezza. E questo è il tuo problema: non puoi combattere per troppo. Già dopo una decina di minuti inizi ad essere stanca, anche se il tuo avversario è poco meno di niente. Affinché il tuo corpo si abitui a questa nuova condizione dovrà passare qualche mese... anche anni, delle volte. -

- Ma non ci sono conseguenze pericolose, vero? - chiese Yumi, preoccupata.

Questa volta fu Yoruichi a parlare. - Sarò schietta con te, Narumi: il prolungamento del periodo di quello stato può provocarti seri danni. Potresti svenire se ti affatichi troppo. E nella peggiore delle ipotesi potresti anche morire. -

Svenire.

Morire.

Svenire.

Morire.

Morire...

Mi sembrava di essere entrata in una stanza buia, piccola e opprimente. Mi sentivo pesante, spaesata. E soprattutto impaurita.

Yoruichi era stata decisa. Niente giri di parole, niente scherzi. E forse aveva fatto bene così. Mi aveva aperto gli occhi. Mi aveva sbattuto la verità in faccia, nuda e cruda.

Quelle parole mi risuonavano nella mente ogni istante, lacerandomi, appesantendomi sempre più.

Avevo paura, cavolo se ne avevo. Quella situazione stava degenerando, decisamente. E io non sapevo, non potevo fermarla. Sarei voluta scendere da quel treno folle in corsa, ma non potevo.

Per tutti i giorni seguenti Yumi mi era rimasta accanto. Cercava di farmi pensare ad altro, raccontandomi di quello che era successo in mia assenza. Mi aveva detto che neanche dopo un giorno dall'inizio del nuovo anno scolastico e già era finita in presidenza per non aver indossato, come da consuetudine, la giacca e per l'uso scorretto delle calze lunghe fino al ginocchio, che lei puntualmente teneva ripiegate su se stesse, per apparire più corte. Nonostante i miei pensieri, lei riuscì davvero a farmi pensare ad altro, per qualche tempo. Non pensai alla scoperta di quel pomeriggio. Non pensai ad Aizen. Non pensai al disgusto nel sentir pronunciare Narumi-chan da Ichimaru Gin e all'allegria, invece, nel sentirlo da Urahara. E non pensai a Grimmjow. O per lo meno, almeno per dieci minuti buoni. Quel ragazzo stava diventando la mia peggiore ossessione, e quello era un male. Forse anche peggio della situazione in cui mi trovavo. Non lo vedevo da circa una settimana e già mi mancavano i suoi capelli celesti, i suoi occhi azzurri, i suoi modi arroganti, la sua voce... dio, la sua voce mi mancava da impazzire.

Sola, nel buio di quel sabato notte, fissando il soffitto giallino della mia cameretta, mi sentivo così stupida, così infantile a pensare ancora a lui. A lui. Un Arrancar. Peggio ancora: un Espada. Il Sesto Espada. Il più arrogante, il più rozzo, il più ribelle... proprio di lui dovevo sentire la mancanza?

Un timido bussare alla porta mi destò dai miei pensieri.

- Avanti. -

Dietro di essa fece capolino la testolina bruna di Hiroaki, che mi guardava innocente e un po' preoccupato.

Mi misi a sedere, inclinando di lato la testa. - C'è qualcosa che non va, Hiro-chan? -

Annuì lentamente, mentre richiuse la porta dietro di se e mi corse letteralmente incontro. - Mi sei mancata, sorellina. -

Sorrisi nella penombra, stringendo quel corpicino fragile contro di me. - Anche tu, piccolo mio. Tantissimo. -

Come avevo fatto a trascorrere tre settimane lontano dalla mia famiglia? Lontano dal mio fratellino?

Una lacrima mi sfuggì, lasciando libero sfogo alla confusione che sentivo, alla disperazione, alla malinconia, alla felicità per aver ritrovato (quasi) la mia vita.

Quella notte io e Hiroaki dormimmo insieme. Come mi disse il giorno dopo, "avevo sostituito momentaneamente il suo peluche". Mi fece ridere per cinque minuti buoni, quella volta. Mi aveva relegata ad un pupazzo!

Quel giorno papà scese in cucina quasi saltellando e fischiettando una canzoncina probabilmente inventata sul momento, ed esordì dicendo: - Oggi si va al ristorante, a pranzo! -

Io e Hiroaki ci guardammo inizialmente perplessi. Poi gli occhi del mio fratellino si fecero grandi grandi per la meraviglia. - Tanti auguri, Nee-chan! -

- Auguri...? -

Poi un lampo mi attraversò la mente. Era il mio compleanno e me n'ero scordata! Diciotto anni, stavo invecchiando!

Inutile dire che neanche quell'anno papà mi risparmiò le sue "doti canore", con un bel Happy Birthday a tutto fiato. Risi, e risi tantissimo quella mattina. Mi ci voleva, in effetti!

Restammo in giro tutta la mattinata, tra negozi e parchi giochi.

- Guarda, Nee-chan! I palloncini di Bugs Bunny! -

Guardai papà, ridendomela sotto i baffi. Quando Hiroaki desiderava qualcosa partiva sempre da lontano, facendo quasi l'indifferente. Un po' come facevo io da piccola per avere lo zucchero filato!

- Hai visto, che belli? - continuò Hiro-chan, facendomi ridere. Papà annuì, continuando a camminare. Non mi sfuggì un sorrisino divertito.

Hiroaki mi guardò, cercando aiuto dalla mia parte. - Nee-chan... -

Papà scoppiò nella sua fragorosa risata, che fece voltare verso di noi parecchie persone. - Hiroaki, oggi è il compleanno di tua sorella, non il tuo! -

Il mio fratellino arrossì, un po' deluso e un po' in imbarazzo. - Ma... volevo comprarlo per lei! -

Oddio, quella era veramente eclatante! Gli scompigliai i capelli, prendendolo per mano e portandolo verso il chioschetto dei palloncini. Non prima di aver fatto una linguaccia a papà.

Tra l'entusiasmo di Hiroaki e le occhiate divertite della ragazza al chiosco, per un attimo mi sembrò di vedere una sagoma dai capelli... celesti?, sparire dietro un albero.

Il cuore sembrò fermarsi, in quel momento. L'avevo visto veramente o era solo frutto della mia fervida immaginazione?

Non mi accorsi inizialmente della mano di Hiroaki che mi tirava per il polso, incitandomi a svegliarmi dalla mia trance. Continuai a guardare verso quell'albero, aspettando che accadesse qualcosa.

No, non poteva essere lui. Ne lui ne qualcun'altro di loro. Avrei sicuramente sentito il suo reiatsu.

Tornai a guardare il mio fratellino con un sorriso solare e riprendemmo la nostra divertente giornata.

* * *

La serata, invece, la passai con Yumi e il gruppetto di Ichigo. Quei ragazzi erano divertenti, non c'è che dire. Cenammo in pizzeria, tra risate e battute, senza mai parlare di cose spiacevoli.

- Quando è la prima partita? - mi chiese Ichigo, dopo aver ingoiato una buona porzione di pizza.

- Venerdì. Sto temendo che la Odomo mi tenga in panchina. -

- In panchina? Narumi, sei il capitano, ti ricordo! - mi sgridò Yumi, puntandomi le bacchette contro.

- Il capitano di cosa? - domandò Renji, incuriosito.

- Di una squadra di basket. Sai cos'è il basket? -

Renji aggrottò la fronte. - Ce-certo che so cos'è il barket! -

La frecciatina di Yumi non tardò ad arrivare. - Si dice basket, per la cronaca! -

- E cosa ne so io di come si dice! -

- Non hai appena detto di sapere cosa sia? -

- Certo che lo so! -

Oddio, quei due avevano ripreso a battibeccare. Erano tremendi quando iniziavano!

Io ed Ichigo ci guardammo mesti e subito ci capimmo. Mentre lui ficcava in bocca un pezzo di pizza a Renji, io la tappavo a Yumi.

- La volete finire? - chiese svogliato Ichigo, rivolgendosi poi al rosso. - Non si trattano così le ragazze. -

Lo guardammo un po' perplessi e sorpresi, mentre Orihime annuiva contenta. - Bravo, Kurosaki-kun! -

Poi il ragazzo, lanciando un'occhiata a Rukia, aggiunse: - Al massimo solo a Rukia. -

Inutile dire che si ritrovò con un pugno nel naso in men che non si dica, tra le risate di tutti.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Ma salve a tutti

Salve a tutti, gente! E’ passato parecchio tempo dall’ultima volta, come ormai sembra essere diventata mia abitudine XD, ma eccovi il nono capitolo! Non è fresco fresco perché la metà era pronta da mesi, ma ho avuto un calo d’ispirazione per questa fanfiction, che ho magicamente ripreso (per ora) girovagando su deviantArt e guardando tutte le belle immagini di Grimmjow che ci sono! *-*

Ringrazio velocemente tutti coloro che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti e le seguite, siete adorabili! *.* E un grazie a chi commenta, è un piacere leggervi! : *

Ino_Chan: ma vai tranquilla, non mi offendo mica! (: Eh sì, ora la storia entra nel vivo, e la cosa mi spaventa, con tutto quello che potrebbe succedere! xD A presto cara : *

Valeriana: aww ma grazie! <3 Son contenta di averti fatto sorridere! Ogni tanto un po’ di comicità ci vuole, eccheccavolo! Guarda, personalmente adoro il padre di Narumi… E’ uno dei miei personaggi preferiti di questa storia! :’D Solo che no, non è cugino di quinto grado di Kurosaki-san, ma sto pensando di farli incontrare un giorno… chissà che combinerebbero quei due pazzi insieme! XD Grazie ancora : *

Mies: ma brava lei! Credo che l’hai proprio azzeccata… ma non farmi dire altro, altrimenti rovino la sorpresa! :D Grazie millissime! : *

Ari_tan: grazie grazie grazie! Sei gentilissima! <333 Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento, anche se arrivato in ritardo! Baci : *

Ci_chan: carissimaaah! Hai visto? Prima o poi ritorno! XD Grazie per le belle parole che mi hai scritto, sia qui che per mail… spero di non deluderti! ;) Yumi e Renji sono due teste caldissime, non calde… l’idea di vederli insieme un po’ mi incuriosisce, ma non so se quei due riuscirebbero a non scannarsi dopo due minuti! :D Un beso ;*

Perdonatemi se son stata sbrigativa con le risposte ai commenti, ma son di fretta! Un bacione a tutti, alla prossima! E lo so, lo dico sempre, spero presto! : *

Capitolo IX

 

- Narumi, dove vai? -

Guardai mio padre, mentre mi stringevo il capotto sulle spalle. - A trovare Urahara-san. Vorrei chiedergli una cosa! -

Mi sorrise allegro, annuendo. - Prendi questo, il cielo non è dei migliori oggi. -

Accettai volentieri l'ombrellino colorato che mi porgeva, mentre gli schioccai un bel bacio sulla guancia barbuta.

- Stai attenta, Na-chan! -

Risi, divertita dalla sua preoccupazione. Era così tenero quando diventava iper protettivo!

Quel lunedì pomeriggio era veramente frizzante e, come aveva previsto papà, cinque minuti dopo aver lasciato casa iniziò a piovere. Fortunatamente non così tanto da farmi dannare e affogare nelle pozzanghere, che altrimenti si sarebbero formate in men che non si dica. Era la tipica pioggerellina leggera ma fitta ed insistente, che tanto adoravo guardare dalla finestra di camera o di classe.

Guardai distrattamente il parco giochi che mi passava accanto, ovviamente deserto. Ma sì, perchè non tagliare da lì? Ci avrei messo meno tempo, e detto in tutta franchezza, ormai mi erano successe così tante cose che non mi sarei più meravigliata di niente. E poi... sentivo che dovevo passare per il parco, quel giorno. Come richiamata da qualcosa, da qualcuno.

Il miagolio di un gatto nero che mi passò davanti mi fece sobbalzare un po', ma proseguii spedita. Nonostante tutto, quel posto riusciva a mettermi soggezione.

Poi un fruscio di foglie e un cespuglio che si muoveva apparentemente da solo mi fece fermare definitivamente. Strano, pioveva ma non c'era vento quel giorno... che fosse un altro gatto?

Così come mi ero fermata io anche il movimento dei ramoscelli bagnati dalla pioggia cessò. C'era qualcuno, lì dietro. Ne sentivo il potere latente. Si, perchè era forte, su questo non c'erano dubbi. Ma era come se fosse compresso, quasi nascosto.

Preparandomi psicologicamente all'inevitabile, mi avvicinai cautamente, aggirandolo.

Quando lo vidi poggiato al tronco dell'albero affianco, cercando di sistemarsi la camicia in stile hawaiano che indossava, mi scese un colpo.

Davvero, forse non fui mai così stupita come quel momento.

- G-Grimmjow? -

Bofonchiò qualcosa d'incomprensibile, incrociando le braccia al petto e guardandomi indifferente. Lo osservai meglio, e notai, sempre più stupita, che le gambe toniche erano fasciate da dei jeans sbiaditi e un po' strappati. Sembrava stranamente... umano. Si, non aveva neanche il pezzo di maschera sulla guancia destra! E neanche la striscia verde/azzurra sotto gli occhi! Ma che gli era successo?

- Sei tu? -

Mi lanciò un'occhiata sbieca. - E chi altro, se no? -

Aprii la bocca per parlare, ma non riuscii a dire niente. Era così... così dannatamente bello, accidenti!

- Vuoi chiuderla quella boccaccia? Non capisco cosa ci sia di così tanto interessante da guardare. -

- Co-come cosa ho da guardare? Ma ti sei visto? Sembri quasi normale! -

Alzò un sopracciglio, perplesso. - Perchè, prima com'ero? -

Arrossii all'evidente gaffe. - Non fraintendermi, è... che non hai l'aspetto di un Espada! Tranne per i capelli... Dico... guardati! La maschera, i vestiti... -

- Vai e dillo ad Aizen"-sama". L'idea è stata sua, non mia. Ne avrei fatto volentieri a meno di conciarmi in questo modo ridicolo e di sembrare un umano. -

Allora, era davvero diventato umano? Ma il suo spirito di Arrancar che fine aveva fatto?

- E i capelli non si toccano. -, aggiunse, voltando lo sguardo sempre imbronciato e strafottente.

Sorrisi a quelle parole. Quanto mi era mancato il suo sarcasmo pungente, la sua voce, i suoi occhi... tutto di lui mi era mancato enormemente. E mi spaventava quello che mi stava accadendo, più della mia stessa situazione. Non potevo innamorarmi di uno come lui, ma neanche dovevo pensarlo!

- Che... ci fai qui? -, gli chiesi, cercando di concentrarmi su altro. Quei pensieri dovevo eliminarli assolutamente dalla mia testa. O mi sarei fatta male, molto male.

- Ti spio. -

- Aizen non si fida di me? -

- Se per questo non si fida neanche di me. -, ghignò, quasi divertito. - E fa anche bene. -

Non sapevo cosa gli stesse passando per la mente, ma potevo solo immaginarlo. E Aizen non ne sarebbe stato contento, sicuramente.

- Comunque... bella camicia! -, esclamai, nascondendo una risata.

- Ah... vai e ammazzati, donna. -, sbottò, allontanandosi e dandomi le spalle.

Oddio, era comicissimo! Sicuramente, uno che se lo trovava davanti conciato così l'avrebbe scambiato per un punk in crisi d'identità!

Trotterellai al suo fianco, con un'espressione fin troppo contenta in viso. Non sapevo perchè, ma averlo al mio fianco in veste umana mi faceva sentire un po' più al suo "livello"... Non che non lo temessi come prima, ma in un certo senso saperlo in qualche modo vulnerabile mi consolava parecchio. - Allora, signor Re! Quali notizie dall'Hueco Mundo? -

- Se speri che parli puoi anche morire nell'attesa. -

Sorrisi leggermente, fermandomi a guardarlo. Quanto mi era mancato...

- Piuttosto, tu, dove stai andando? -

Mi scoccò un'occhiata sbieca quando gli risposi: - Cercati un altro lavoro, perchè non lo saprai mai! -

Ed era anche vero. Il negozio di Urahara-san era protetto da una barriera che solo persone come me ed Ichigo erano in grado di sentire ed attraversare senza ostacoli.

Grimmjow si ficcò le mani in tasca, guardandomi superbo e cercando di scrutarmi l'animo. - Sei fin troppo euforica, per i miei gusti. Si può sapere che hai? -

Mi misi a ridere, sinceramente divertita. Aveva ragione, ero felice, felice come non lo ero da qualche giorno. Ma potevo dirgli che era per colpa sua se mi era comparso un sorriso ebete in viso? No, certo che no! E non potevo neanche dirgli che era buffissimo conciato in quel modo! - Niente, oggi mi son svegliata di buon umore. -

- Male, per la mia testa. -

Gli scoccai un'occhiata truce, poi mi accorsi solo allora che era completamente fradicio per la pioggia. E arrossii senza ritegno quando pensai che con quei capelli, abbassati per non aver retto all'acqua, fosse ancor più sconvolgente. - Sai che è pericoloso starsene sotto un albero mentre piove? Potrebbe scendere un fulmine. -, buttai lì, tanto per pensare ad altro.

Mi guardò come se fossi una povera scema, il che equivaleva a dire: "E secondo te io mi faccio ammazzare da un fulmine?"

Gli porsi il mio ombrello, anche se non so quanto avrebbe potuto coprirci dato che non era grandissimo e io stentavo a tenerlo in aria, data la sua altezza spropositata.

- Non sono io ad essere spropositatamente alto, sei tu spropositatamente bassa. -, frecciò come il suo solito, prendendomi l'ombrello di mano. - Dammi qui. -

Rimasi sinceramente e piacevolmente stupita di quel suo scatto di gentilezza (beh, forse parlare di gentilezza con lui potrebbe sembrare azzardato) e sorrisi ancora di più, appendendomi al suo braccio muscoloso. Sussultò un poco, ma si riprese subito con la sua consueta faccia da schiaffi, perplesso e quasi infastidito.

- Che stai facendo, mocciosa? -

Ah, ancora con quel nomignolo demente! Quanto lo detestavo quando mi chiamava così! ...E quanto mi era mancato sentirlo nuovamente.

- Mi avvicino, no? O quello che si riparerà dall'acqua sarai solo tu e io mi ammalerò per colpa tua! Mi avrai sulla coscienza per sempre, così! -

- Quanto sei petulante. -, sbuffò. - Dov'è hai detto che stai andando? -

- Oh, ma io non te l'ho detto. -

- Se continuiamo a camminare insieme, e io sto seguendo te, credo che lo scoprirò presto, intelligentona. -

Gli feci una linguaccia in risposta e rimanemmo in silenzio per un po'. In quel momento non avevo bisogno d'altro: tutto ciò che volevo era affianco a me.

- Sai, pensavo una cosa... -, esordii.

- Addirittura pensavi? -

Roteai gli occhi, e dovetti morsicarmi la lingua per non rispondergli a tono e farlo arrabbiare. - Sì, sai, ogni tanto capita anche a me... -

- La cosa ha dell'incredibile. -

- La vuoi smettere?! -, m'inalberai, fermando i miei passi. E tutta la rabbia svanì nello stesso istante in cui il suo sorrisino arrogante mi mandò in tilt in cervello.

- Allora? Che pensavi? -

- Tu odi Aizen, vero? -

Grimmjow alzò un sopracciglio, come se la risposta fosse scontata. - Che domande mi fai, scema? Lo sai benissimo come la penso. -

Mi guardai intorno, sperando di accorgermi di qualcuno di spiacevole nei dintorni, ma non vidi ne sentii alcuna aura. - E faresti di tutto per ribellarti, vero? -

- Che ti frulla per quella testa matta, mocciosa? -, mi chiese, vagamente interessato.

Sorrisi, felice di aver avuto un'idea a dir poco "geniale". Il problema stava tutto nel metterla in atto. Particolare non troppo trascurabile, in effetti.

- Oh, vedrai, vedrai. -, dissi con fare misterioso. - Verrai con me, ora. -

Forse era la prima volta, da quando era iniziata tutta quella strana storia, che mi sentivo sicura di quello che stavo facendo. Speravo solo di non sbagliare tutto, come sempre.

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Ma salve a tutti

E dopo neanche così tanto tempo, rieccomi qui con un capitolo fresco fresco di giornata! Credo che mi picchierete dopo quello che leggerete, ma… Ok, mi tappo la bocca o spoilerizzo tutto! XD

Ci_chan: grazie mille, cara! All’università va tutto benissimo, ho praticamente concluso l’anno accademico in gloria! Yeah! :) L’idea geniale, o presunta tale, come pensa Grimmjow, la si scoprirà in questo capitolo… Chissà se si metterà mai in atto!

Ahaha son contenta che la coppia Renji/Yumi ti piaccia così tanto! Ci sarebbe da scrivere una storia solo per quei due, tanto son casinisti! :D Eh… no, no, no, no, no! Non dicevo sul serio! Oddio, ora mi tocca scriverla davvero, questa storia! xD Grazie, grazie mille ancora, sei gentilissima! *o*

Smemo92: grazie! <3 E’ un piacere sapere che Narumi abbia fatto colpo! *_* Anche io ci sono tanto affezionata, è una sorta di mio alterego scrittorio, indi per cui certi tratti del suo carattere (come l’amore per i colori, e la volontà di studiare architettura dopo il liceo, per dirne alcuni) sono identici ai miei. :) Eh oh, non parliamo di Grimmjow e Narumi insieme che al primo viene un embolo al solo pensarci e l’altra mi sviene sul pavimento! Quei due sono come Renji e Yumi, bombe ad orologeria xD

Mia cara, però, tu fai troppe domande! E io rischio di spoilerare tutto se non sto attenta! Fammi sapere se l’idea di Narumi coincide con quella che ti eri fatta tu, eh! Son curiosa ;)

Ah, sul fatto che Aizen sia subdolo e meschino concordo, ma… Beh, come ho avuto già modo di dire ho un amore viscerale per i cattivi e credo che Aizen sia uno dei migliori sulla piazza! *o*

Grazie, grazie davvero tanto! A presto, se vuoi! :*

Glo91: sì, lo so, mea culpa… ho trattato male Grimmjow per come l’ho vestito, lo ammetto! Ma l’idea di vederlo con una camicia hawaiana mi premeva da mesi, ormai, e con quella brutta faccia (?!) che si ritrova  ho pensato: è comicissimo, devo vestirlo così! Il problema ora è che mi sta dando la caccia per squartarmi viva, il che è un guaio. ò_ò” Grazie grazie mille anche a te! <3

 Aribo: ahaha! Grimmjow, a pensarci, potrebbe fare la pubblicità del gel per capelli e dire: “Perché io valgo!” Sarebbe bellissimo! XD Ammetto che l’immagine a cui ti riferisci ce l’ho ben stampata in mente (e in camera XD), ma era un abbigliamento troppo serioso per la prima apparizione da umano, vedi sopra le spiegazioni. :) Non escludo che quella giacca color panna e la camicia viola potrebbero spuntare da un capitolo all’altro… *o* Grazie, vedrò di continuare sulla stessa lunghezza d’onda, ora che ho in mente esattamente come andranno le cose. ;) A presto! :*

Ino_Chan: ghghgh <3 ragazze, tutti questi complimenti mi monteranno la testa, lo so! Graziegraziegrazie! *o* /boom!/ Ecco, l’avevo detto io: Narumi mi è svenuta sul pavimento con sangue che cola dal naso… argh, maledetto capelluto celeste, cosa non fai alle donne?!

Spero di non deluderti neanche con questo capitolo! A presto! :)

Un enorme grazie anche a tutti coloro che hanno aggiunto questa storia ai preferiti (siete tanti *o*) e alle seguite! Ci leggiamo presto! :*

Capitolo X

 

Prima di arrivare a quello che aveva tutta l'aria di un vecchio garage-magazzino, mi fermai davanti a Grimmjow, che nel frattempo guardava vagamente incuriosito oltre le mie spalle.

- Sai dirmi se ci sia qualcun altro a seguirci? -, gli chiesi, osservandomi attentamente intorno nella speranza di accorgermene.

Lui fece una smorfia. - No, c'è solo lo Shinigami dai capelli arancioni che si avvicina verso di noi. -

Con gli occhi sbarrati, gli tirai una spinta, nascondendolo velocemente nel primo luogo possibile, e mi misi in mezzo al cammino di Ichigo con uno sorrisone innocente, o da perfetta idiota, come avrebbe detto qualcuno di mia conoscenza se mi avesse visto bene.

- Tomoe! Tutto bene? - Ichigo mi salutò con il suo solito cipiglio e notai subito il suo palese stato di allerta. - C'è qualcuno, qui. -

- Qualcuno? Qualcuno chi? -, domandai nervosamente. - Non c'è proprio nessuno, Kuros---! Ehi! -

Ichigo mi passò avanti e scoprì subito Grimmjow, nascosto dietro l'angolo. Alzò lo sguardo azzurro sullo Shinigami con fare strafottente, poi si rivolse a me, con tutta la calma del mondo. - Gran bel nascondiglio, mocciosa. -

Sorrisi e arrossii contemporaneamente. Ma la reazione di Ichigo fu la cosa che più mi premeva sedare in quel momento.

- Che sta succedendo qui?! - esclamò, pronto a trasformarsi per combattere. - Che diavolo ci fai qui, Grimmjow! ...E conciato in quel modo, poi! -

- Ehi, cos'hai contro quel nuovo look? - pensai. No, ok, lo gridai al mondo intero, ma come sempre avrei fatto meglio a tacere e ad impormi un po' di autocontrollo per evitare che fiumi di parole uscissero dalla mia bocca senza che me ne accorgessi.

- Che hai detto, Tomoe? -

Grimmjow si limitò ad alzare un sopracciglio, sempre più perplesso per il mio comportamento. Anche se ormai avrebbe dovuto capirlo che tanto a posto non ero, soprattutto se in mezzo c'era lui.

- Io? Che... ho detto? -

- Ichigo! -, esclamò Rukia, già tornata nella sua reale forma per dare man forte all'amico e collega.

- No, no! Fermi tutti un attimo! -, gridai, mettendomi in mezzo.

- Mocciosa, mi prudono le mani. Levati. -

Guardai Grimmjow, cercando collaborazione almeno da parte sua. - Guarda che tutto questo ha a che fare con il mio piano. -

- Cioè farti ammazzare mentre combatto? -

- No, baka! Il mio intento è proprio non farvi combattere! -

- Che stai dicendo, Narumi? -, mi domandò Rukia, anch'essa perplessa.

Presi un bel respiro per calmarmi, ma nonostante tutto tremavo. - Prima di spiegarvi tutto ho bisogno di due cose: vedere subito Urahara-san e chiedervi di allontanarvi da Grimmjow... per ragioni di sicurezza. -

Ichigo spalancò gli occhi, incredulo alle mie parole. - Ah! E secondo te dovrei scappare da lui come un codardo? -

- E' quello che dovresti fare appena mi vedi, Shinigami. -

- Grimmjow, per favore! -, lo supplicai, congiungendo le mani a mo' di preghiera e facendogli gli occhioni dolci nella remota speranza di commuoverlo. Poi rivolta ad Ichigo: - Non ti sto dicendo di scappare, ma di allontanarvi un attimo per non farvi vedere in sua compagnia senza combattere. Oh, è complicato ora da spiegare, fidatevi di me! -

Ichigo e Rukia mi studiarono un po', mentre Grimmjow, dietro di me, sbuffava annoiato. - D'accordo. Ma dopo ci spiegherai tutto nei minimi dettagli, perchè mi devo essere perso qualcosa. -

Quando Urahara-san mi vide mi venne incontro più allegro che mai e mi invitò subito una tazza di thè. - Allora, Narumi-chan, va tutto bene? -

Ponderai la sua domanda e risposi il più sinceramente possibile. - In effetti per ora sì, va tutto bene. -

Il suo sorriso si allargò dietro il ventaglio, ma capì che stava per arrivare una richiesta importante. - Si tratta del tuo amico la fuori, eh? -

- Lei se ne è accorto? - chiesi incredula, mentre lui ammiccava.

- Non potevo non accorgermene. Per quanto stia tentando di nasconderlo, il suo reiatsu è troppo potente. -, mi spiegò, ora serio. - Piuttosto, non capisco, mia cara. Che succede? -

- Ho in mente qualcosa, Urahara-san. Qualcosa da fare contro Aizen. Non so se questo potrebbe funzionare, ma per scoprirlo ho bisogno anche del suo aiuto e di tutti voi. - I presenti, per il momento solo Rukia, Ichigo e Yoruichi, mi guardarono attentamente, aspettando che continuassi a spiegare. - Aizen ha mandato Grimmjow sotto veste di umano per passare più inosservato e spiarmi. Ma lo conosco, e son sicura che non direbbe una parola che possa compromettere qualsiasi nostra azione contro il suo capo. -

- Come puoi esserne certa? -, mi chiese Yoruichi.

- Perchè lui odia Aizen. Lo odia. Ho visto come si è comportato per tutto il tempo a Las Noches, e me l'ha confidato più volte. Lo odia, e Aizen lo sa. Per questo c'è qualche altro arrancar in giro, mimetizzato da umano, per controllare sia me che lui. -

- Quindi che intenzioni hai? - Ichigo non sembrava molto convinto del mio racconto, ma speravo che prima o poi avrebbe capito.

- Vorrei che Grimmjow si ribellasse con noi. Lui è un membro interno vicino ad Aizen e potrebbe aiutarci. Inoltre è potente, e potrebbe anche dirci i punti deboli di ogni altro Espada. -

- No. - disse lapidario Ichigo, facendomi tramare. - Non possiamo esporci così e mettere a repentaglio tutto e tutti. -

- Ma... -

- Aspetta Narumi-chan, e anche tu Ichigo. -, ci interruppe Urahara, pensando un po'. - Se quello che ci ha detto la signorina Narumi è vero, l'idea non sarebbe neanche tanto male. Ma mi sorgono tanti dubbi a proposito. Per esempio, se c'è davvero un terzo che controlla te e Grimmjow è molto probabile che prima o poi venga a sapere del complotto. -

Mi strinsi nelle spalle. - Speravo che avesse lei una risposta a questa domanda. -

Urahara spostò il ventaglio dalle labbra e mi mostrò un sorriso ancora più gioviale. - In effetti sì, ce l'ho. Dagli questa, funzionerà un po' come il gigai degli Shinigami. -

Quasi mi commossi nel vedere che quello che avevo sperato pian piano si stava avverando. Una remota possibilità di sconfiggere Aizen c'era, allora!

Tornai allegra e pimpante da Grimmjow, ma non lo trovai. Non sentivo più neanche il suo reiatsu compresso. Che fine aveva fatto?

Mi guardai intorno, chiamandolo di tanto in tanto, ma non ottenni alcuna risposta. Sparito nel nulla.

Poi sentii un fruscio dietro di me e mi voltai contenta sperando che fosse lui. Ma il sorriso cinico e irritante di Ichimaru Gin mi gelò il sangue nelle vene.

- Tu ora verrai con me, Na-chan! -

- No... - soffiai, stentando a crederci. Non potevano aver visto... no!

- Sei ancora troppo ingenua, piccola Na-chan. O secondo te perché Aizen-sama ti ha dato quel braccialetto? Non era un semplice vezzo, sai? -

Maledissi Aizen e tutti i suoi seguaci, e ancor di più la mia stoltezza per aver pensato che quel maledetto bracciale segnalasse solo la mia presenza, ma non anche audio o immagini.

Scoppiai in lacrime quando Karakura sparì dalla mia vista e feci solo in tempo a vedere Ichigo che correva verso di me, accortosi di quello che stava succedendo. Poi tutto tornò buio, come sempre a Las Noches.

Mi ritrovai subito dopo nella sala del trono, o così l'avevo ribattezzata io, sotto gli occhi di un Aizen come sempre calmo e tranquillo, ma che lasciava trapelare amarezza da suo sguardo affilato. Grimmjow, dall'altra parte della sala, era tornato normale, ma non sembrava scortato da nessuno per timore che scappasse. Sembrava solo molto scocciato.

- Bentornata, Narumi. Ti mancava così tanto questo posto? -, mi domandò Aizen, seduto comodamente e con la testa poggiata su una mano.

Non risposi, incapace di pensare a qualche cosa di non troppo maleducato da sputargli in faccia, e troppo scossa dalle lacrime. Non era possibile, tutto in fumo, tutto in frantumi nel giro di pochi istanti. Perchè a me? Perchè non potevo semplicemente vivere come ogni ragazza della mia età?

- Non sai quanto mi desoli vederti in questo stati, Narumi. -, disse Aizen, alzandosi e scendendo verso di me. - Ma vedi, mi costringi a comportarmi male con te. E dire che sono stato così ospitale e soprattutto chiaro. -

Guardai il pavimento sotto di me e strinsi i pugni, continuando a singhiozzare.

- Sei stata cattiva, Na-chan. -

Poi improvvisamente caddi a terra, sulle ginocchia, colpita da una tremendissima fitta alla testa. La vista mi si annebbiò e per un attimo vidi tutto nero intorno a me. Era una sensazione sgradevole, come se stessi galleggiando nel vuoto totale. Mi portai una mano alle tempie, per limitare il dolore, ma non servì a niente. La fitta proseguiva sempre più intensa, così tanto che mi sembrò quasi che qualcuno mi fischiasse nel cervello.

- Dimmi, Narumi, cosa vedi? - La voce di Aizen mi risuonò forte e chiara in testa ed improvvisamente alcune immagini sbiadite apparvero in tutto quel nero.

Ciò che vidi subito dopo mi fece così paura che persi i sensi, cadendo come un sacco di patate sul pavimento candido e privo di ombre.

Aizen rimase a guardarmi qualche secondo, poi ordinò a Grimmjow di portarmi in quella che ormai era la mia stanza.

Tutto era perduto.

Perduto.

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Ma salve a tutti

Salve a tutti, gente! Lo sapevo io che mi avreste picchiata per il precedente capitolo! Ma la mia vena sadica, in questa fanfiction, sta prendendo il sopravvento, quindi… beh, preparatevi ad altri colpi di scena :P

Ci_chan: eh eh, quando si arrabbia Aizen son cavoli amari per tutti! Cosa ha visto Narumi? Mistero! Lo scoprirai in questo capitolo, ne faccio un lieve cenno… Per quanto riguarda al bracciale dovrai aspettare il prossimo capitolo (che ho già scritto, ma che per farvi soffrire posterò la settimana dopo Ferragosto! XD). Oddèi Rob (posso chiamarti così? *o*), non so più che dire per ringraziarti di tutti questi complimenti! *o* /me ti stritola in un abbraccio/ Grazie, grazie, grazie!

Smemo92: Cosa ha visto? Perché l’ha visto? E Grimmjow? E Narumi? Chi sono? Perché sono qui? Questo ed altro su Rieduchescional Channel! … Ok, perdona il momento di sclero, non so perché ma ho letto il tuo commento con il tono di Vulvia, il personaggio di Guzzanti! XD Grazie mille anche a te, son veramente contenta che lo svolgimento della storia ti stia piacendo! Spero di non essere troppo cattiva in futuro… *fischietta* Un abbraccio! :*

GexeTheNemesi: Benvenuto su questi lidi, allora! E grazie per il preferito! Spero solo che quel “demenziale” sia una cosa buona, io volevo sfiorare solo la comicità in una storia che di comico ha poco e niente! XD Spero che il nuovo capitolo sia di tuo gradimento… Grazie mille, a presto!

Glo91: Ahaha! Vi ho proprio colto alla sprovvista! *me soddisfatta* XD Tranquilla, Grimmjow avrà lo spazio che si merita, ehrr… beh, dopo che leggerà questo capitolo forse mi ammazzerà per certo, ma vabbè XD Grazie cara! *o*

Aribo: Eccoti accontentata! :D L’idea della ribellione di Grimmjow è quasi scontata, certo (spero che si faccia vivo ora, nel manga, perché è assente da trooooppi capitoli… leggo le scans, ovviamente XD), o per lo meno, lo spero! Dai, con quel faccione perennemente incazzato non può non ribellarsi! Addirittura geniale? Ragazza mia, ora piango sul serio! ;O; Grazie, grazie veramente!

Un enorme ringraziamento anche a tutti coloro che hanno aggiunto questa storia ai preferiti e alle seguite! Ci leggiamo presto! :*

Capitolo XI

 

Quando mi svegliai mi parve di essere in un incubo. Non c'erano le tende arancioni alle finestre, ne le pareti gialline della mia cameretta; non sentivo la voce squillante di Hiroaki che rideva e papà che lo prendeva in giro; non c'erano ne foto ne poster ai muri, ma solo un desolante bianco.

Bianco ovunque, bianco, bianco.

Sarei impazzita veramente quella volta con tutto quel bianco.

O forse lo ero già?

Perchè?

Perchè a me?

Poi li vidi, brillanti in quell'assenza di colore: i capelli celesti di Grimmjow, come sempre la mia psicologica ancora di salvezza in momenti come quelli. Ma perchè quando abbassai lo sguardo sui suoi occhi quello che vidi fu solo il più totale e sincero disprezzo?

- Grimmjow... -, mugugnai, provando a mettermi a sedere. Ma qualcosa mi bloccò ogni movimento: una catena. Ero incatenata!

Lo guardai spaventata, ma lui non sembrò curarsi del mio stato d'animo, ne di quello fisico. Non sembrava importargli niente di me.

- Grimmjow... -, ripetei, flebilmente, con le lacrime agli occhi.

- A causa tua Aizen stava per farmi le scarpe, lo sai? -, mi disse sprezzante, facendomi rabbrividire. - L'ho sempre detto che voi umani siete troppo stupidi per fare qualcosa e pensare alle conseguenze. -

- Io... -

- Tu cosa? -, sibilò, prendendomi per il colletto ed alzandomi di qualche centimetro da terra. - Tu cosa? -

Fu in quel momento che non riuscii più a trattenere il pianto e scoppiai in lacrime, davanti a lui. Non mi aveva mai vista così debole, avevo sempre provato a nascondere tutto, nella speranza di apparire forte quando invece non lo ero. Probabilmente pensò che fossi vergognosamente insignificante. Una mocciosa.

- Sì, frigna! Frigna quanto vuoi! -, esclamò ridendo come un esaltato, mollando la presa e facendomi cadere senza grazia.

Non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi. Proprio non ce la facevo. Sentivo che se l’avessi fatto sarei caduta nello sconforto totale, più di quanto già non fossi sul bordo del precipizio.

- Frigna, tanto non verrà nessuno Shinigami a difenderti. -

Mi accasciai sul pavimento, ormai in preda ad un pianto isterico che difficilmente sarei riuscita a fermare subito.

- E ricordati, mocciosa. La prossima volta escludimi dai tuoi geniali piani. -

Uscì sbattendo la porta e con lui se ne andò via anche il mio cuore.

* * *

Passarono ore, giorni, mesi, non saprei. Il tempo non trascorreva mai a Las Noches, ne potevo regolarmi con gli istinti fisici. Non avevo fame ne sete, non avevo sonno ne avevo voglia di alzarmi. Ero praticamente un cadavere che respirava ancora, per un bruttissimo scherzo della vita. Non potevo sperare di liberarmi di Aizen, non potevo sognare una vita con i miei amici senza pensieri di sorta, non potevo neanche più confidare nel rapporto con Grimmjow, che ora mi odiava a morte...

Mi strinsi le gambe al petto, lasciando che le ultime lacrime mi bagnassero quelle ormai secche sulle guance. Le terribili immagini che Aizen mi aveva mostrato mi avevano scossa fin nel profondo, terrorizzandomi. Non potevo permettere che accadesse davvero, no... Avrei preferito morire prima di vedere la mia famiglia torturata e poi uccisa, un milione di volte l'avrei preferito!

La porta si aprì improvvisamente, ed Ulquiorra fece pochi silenziosi passi verso di me. - Alzati, Aizen-sama vuole vederti. -

La catena che mi teneva legata per un polso si sciolse e finalmente fui libera di muovermi. Alzai lo sguardo sulla Quarta Espada, che però mi aveva già rivolto le spalle, per farmi da guida. Lo seguii senza fiatare, come un bamboccio comandato dall'alto. Intravidi il suo viso pallido, segnato da quelle false lacrime verdi che gli donavano un'aria di incredibile malinconia, e pensai che se fosse stato lui ad allenarmi, a passare la maggior parte del tempo con me, se non avessi avuto la sua complicità, forse a quest'ora sarei ancora libera di girare per Karakura, sperando in qualche altro modo che le cose potessero andare diversamente.

Ci ritrovammo nuovamente alla Sala del Trono, dove Grimmjow, inchinato davanti ad Aizen, stringeva i pugni in un moto represso di rabbia. Che stava succedendo?

- Oh, ecco lo Spirito Ribelle. Come stai? Sono due giorni che non mangi ne bevi, non vorrei che ti indebolissi. -, mi disse l'uomo moro, avvicinandosi a me con calma. - Sarei ben lieto di averti a cena, oggi. -

Voltai lo sguardo ovunque, tranne che sui suoi occhi. - Non ho fame. -

Allungò la mano verso il mio viso e mi costrinse a guardarlo. - Narumi, qui comando io. E tu cenerai, quest'oggi. O vuoi per caso farti morire di fame, pur di non assecondarmi? -

Farmi morire di fame? Già, poteva essere un'idea...

- Avanti, non fare quella faccia triste e preoccupata, non ti si addice. In fondo non è successo niente, no? Ti ho fermata prima che potessi compiere una sciocchezza, quindi non ci sono problemi. -, continuò, con quello che doveva essere un sorriso rassicurante. - Sai, dicevo a Grimmjow qui presente che sono un po' deluso dalla sua condotta. Ma mi sento anche molto clemente, in questo ultimo periodo, e quindi ho deciso che non lo ucciderò, non ancora. Ho in mente qualcos'altro che gli farà capire come comportarsi in futuro, vero Grimmjow? -

Guardai il ragazzo con un misto di preoccupazione e rimorso. Era colpa mia, solo colpa mia!

- Per questo ho deciso che ti sollevo dall'incarico di Sesta Espada. - Aizen si voltò a guardarmi intensamente. - Che prenderai tu, Narumi. -

In un primo momento non capii quello che stava succedendo. Vidi solo Grimmjow alzare lo sguardo sbarrato verso il suo padrone, digrignando i denti. Sbatté un pugno sul pavimento e, come un fulmine, mi si parò davanti, tirandomi un colpo in pieno addome, che mi tranciò il respiro per qualche secondo. Caddi a terra, le mani portate alla pancia per il dolore, ed un rivolo di sangue che mi bagnava le labbra ed il mento.

- Basta così, Grimmjow. - Tousen, l'uomo privo di vista, gli bloccò un secondo pugno pronto a colpirmi nuovamente, ma lui si liberò facilmente dalla sua presa e si allontanò di qualche passo.

Aizen mi si avvicinò, porgendomi gentilmente una mano per rialzarmi. Lo guardai furente, decisa a non accettare il suo aiuto, ma lui mi sollevò ugualmente afferrandomi per un braccio. Mi passò una mano sulle labbra sporche di sangue e mi guardò con dispiacere. - Perdonalo, sai come sia rude. -

Sì, lo sapevo... Lo sapevo, accidenti!

Vedendo che riuscivo a rimanere in equilibrio senza il suo sostegno, Aizen mi voltò le spalle, diretto verso il suo braccio destro Gin. - Dicevo, Narumi, tu ora sei la Sesta Espada e farai esattamente quello che ti dico. Non potrai più tornare indietro, ora. Mai più. L'unica tua via di salvezza, ora, è... la morte. -

Il numero 6 tatuato sulla schiena di Grimmjow sparì velocemente, per comparire sulla mia nuca, o così vidi quando ebbi l'opportunità di specchiarmi.

- Ora ascoltami bene. Non sarò sempre così clemente, d'ora in poi. Questo vuol dire che non esiterò a punirti a dovere, se dovessi fare qualcosa fuori dai miei piani. E tu sai bene cosa potrei fare. - Aizen mi fece rabbrividire, mentre continuava a parlare. - La tua volontà ora è la mia volontà, quindi ogni volta che combatterai lo farai per me. Io non sono il tuo avversario, e mai lo sarò. Capirai presto le mie parole, vedrai. - Mi sorrise, e questa volta mi piacque meno delle altre. - Ora vai a cambiarti, ti aspetto per la cena. -

La strada verso la mia camera la feci da sola, lentamente, come se il fatto di fare pochi passi per volta potesse ritardare ogni cosa. Sentii dei passi dietro di me e mi fermai, guardandomi alle spalle. Persi più di un battito appena lo vidi, il viso contratto in una smorfia di arroganza e rabbia che mai gli avevo visto prima d'ora.

Per la prima volta mi fece paura. Ma paura sul serio.

E per quanto tentai di non farla apparire lui se ne accorse.

Si fece vicino, vicinissimo a me. Troppo, per i miei gusti. E tremai. Il suo sguardo detestabile, quell'espressione di superiorità e presunzione mi fecero rabbrividire.

Perchè nonostante il suo odio non riuscivo a pensare ad altro se non al fatto che mi piacesse ogni istante di più? E quell'idea e la consapevolezza che non sarei mai stata ricambiata mi terrorizzava e mi stringeva il respiro.

Aprii la bocca per pronunciare flebilmente il suo nome, ma mi accorsi troppo tardi di non averne la forza. Anche perchè con una mano stretta intorno al collo non ce l'avrei fatta ugualmente.

Grimmjow, che mi aveva fatta indietreggiare fino a mettermi spalle al muro, mi sovrastava con la sua corporatura e la sua altezza, e come a volermelo fare apposta mi strinse con il suo corpo contro la parete bianca, facendomi gemere. Lentamente avvicinò le sue labbra al mio orecchio sinistro e pensai di svenire sentendo il suo respiro sulla pelle.

- Tu hai paura di me. - mormorò, spedendomi brividi lungo la schiena. - Lo sento. Anche se provi a mascherarlo con me non hai scampo. Io riconosco sempre gli stati d'animo delle mie prede. -

Prede. Prede. Prede. Continuava a risuonarmi nella mente. Io ero una sua preda?

- Ficcatelo bene in testa, donna. Tu devi aver paura di me. Anche se ora qui dietro hai quel numero, non significa che io sia diventato un debole. - Le sue dita mi sfiorarono il 6 sulla nuca e rabbrividii ancora. - Per me tu sei morta oggi. -

Mi lasciò andare senza dirmi altro e si allontanò, calmo così come era arrivato. Scivolai contro la parete, cercando di placare il battito impazzito del mio cuore, ma senza successo.

In quel momento capii. Capii tutto.

Non avrei più rivisto i suoi occhi che guardavano i miei, non avrei più sentito la sua voce che mi sminuiva per qualsiasi cosa, non avrei più potuto sognare di... stare con lui.

Ero morta, aveva detto così. Ma per me non c'era via di salvezza, ormai.

Ero dannata, per sempre.

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Ma salve a tutti

Salve a tutti, gente! Chiedo anticipatamente venia per questo capitolo, dato che non mi convince più di tanto… ma oltre che a spiegare alcune piccole cose, mi serviva per il prossimo, che beh… Sarà scoppiettante! :D Come in tutta la storia, anche in questo capitolo c’è un piccolissimo spoiler, anche se ho pensato bene di coprirlo in qualche modo… Date il benvenuto ad uno dei personaggi che più amo in tutto Bleach! *_* /applausi/ Spero di averlo caratterizzato se non bene, almeno benino, perché è un po’ complesso et ambiguo, rispetto agli altri Espada… Speriamo bene!

Ok, passiamo ai ringraziamenti, è meglio! XD

Ci_chan: carissima, non volevo deprimerti così! Ora mi sento in colpa! ;_; Il problema che Grimmjow, come ben sai, è mooolto suscettibile… Una parolina sbagliata e s’incazza come una iena! (o meglio, pantera), figurati se gli tolgono il suo adorato numero 6 cosa fa! Tranquilla, stai tranquilla che le cose si sistemeranno a tempo debito… credo. Eh eh! Non smetterò mai di ringraziarti, è un piacere delizioso leggerti! *_* A presto con il prossimo capitolo! :*

Aribo: è stato terribile anche per me immaginarlo in quel momento, per uno orgoglioso e iroso come lui è veramente il massimo del peggio. Soprattutto se accade per la seconda volta, in via totalmente definitiva, e il suo posto viene preso da una mocciosa come Narumi. Lo ammetto, sono stata veramente cattiva nel capitolo precedente, ma credimi… E’ meglio così. :) Preparati, perché le sorprese non sono finite, non ancora! (e non saprei se in bene o in peggio XD) Grazie, grazie davvero con il cuore!

Mies: Ma ciaooo! Finalmente ti rileggo! *_* Ahaha devi essere rimasta di cacca con tutti questi capitoli, uno peggio dell’altro! :D Ora arriva il bello, uh uh uh! Bentornata, cara! :*

crazy_for_hidan: oh, una new-entry, giusto? *.* (siete talmente tanti che può capitare qualche dimenticanza XD) Grazie, grazie! *_*

IkariNoKuroshi: Un’altra new-entry! Ma quante siete? *me balla contenta* Graaazie! Lo so, lo so, un altro mio enorme difetto è quello di concludere i capitoli nel momento peggiore… ma almeno così c’è attesa! :D Allora per questo mi sparerai, ahaha! Grazie mille! :*

E ora un ringraziamento a chi ha aggiunto questa fanfiction tra i preferiti (aumentate ad ogni capitolo *_*):

1 - allychan [Contatta]
2 - Ametista [Contatta]
3 - anjelik [Contatta]
4 - Annachiara [Contatta]
5 - Aribo [Contatta]
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19 - Ritsuka96 [Contatta]
20 - xCaRolx [Contatta]
21 - Yaoi4ever [Contatta]

E chi l’ha aggiunta alle seguite, grazie mille!

1 - ale_9038 [Contatta]
2 - Ci chan [Contatta]
3 - crazy_for_hidan [Contatta]
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Siete splendidi, veramente! :*

Capitolo XII

 

Aizen non mi aveva tolto solo la libertà, con una facilità disarmante, ma mi privò anche del famoso braccialetto che aveva rovinato tutto, spiegandomi che ormai non ce n'era più bisogno.

- Sai, Narumi. -, mi stava dicendo durante la cena, in cui sedevo come sempre al suo fianco. - L'occhio destro di Ulquiorra funziona esattamente come questo bracciale. Sai dell'occhio di Ulquiorra, vero? -

Scossi la testa, non troppo interessata della cosa. Ormai era tutto perduto, cosa poteva importarmi?

- Ecco, l'occhio di Ulquiorra può generarsi all'infinito, una volta che lo si usa per rivedere ciò che ha memorizzato. E quel bracciale è stato creato proprio secondo questo meccanismo. E' grazie a lui, infatti, che oltre che segnalare la tua presenza, io potevo anche vedere cosa facevi, dicevi o con chi eri. -

Abbassai lo sguardo sul mio piatto ed annuii, come se la cosa avrebbe anche dovuto interessarmi.

- Tuo fratello è davvero un bambino simpatico. -, aggiunse, facendomi rabbrividire.

- Sì, lo è... -, mormorai, perdendomi un attimo nei miei ricordi di quando eravamo ancora insieme. Una famiglia, nonostante tutto, felice.

- Potrai andare a trovarlo, se vuoi. Sei libera di andare ovunque tu voglia, ora. - Lo guardai sorpresa, mentre si ripuliva elegantemente le labbra con un tovagliolo, guarda caso anch'esso bianco. - Confido nel tuo buon senso. -

L'idea di rivedere le persone a me più care mi fece sorridere dopo giorni di pianti e silenzi, e Aizen ne fu lieto, o così mi disse.

“Sorridi, sorridi sempre, Narumi. Sei il raggio di luce che illumina questa eterna notte.”

Come prevedibile Grimmjow non partecipò alla cena, dato che ormai io avevo preso il suo posto e non aveva diritto a stare nella stessa tavola degli Espada. Doveva essere terribile per lui quella situazione, ma per me lo era doppiamente. Era a causa mia, solo causa mia se ora non era più l'Espada numero Sei. Mi odiavo, lui mi odiava. Cosa avrei potuto fare per rimediare?

Era incredibile quanto mi mancasse quel disgraziato. Era passata più di una settimana dall'ultima volta che mi aveva rivolto rabbiosamente la parola, poi più nulla. Non ero riuscita a scorgerlo da nessuna parte. Chissà cosa stava facendo... Mi pensava, ogni tanto? Anche solo per maledirmi, ma qualche volta levava il suo pensiero verso di me? Io non riuscivo a non fare altro. Continuavo a vedermi davanti agli occhi il suo sguardo terribile, a sentirmi sulla pelle il lieve tocco delle sue mani sulla nuca, il suo respiro sul collo... Perché oltre che non avere più la libertà di vivere in pace la mia vita, dovevo anche essere maledettamente innamorata di lui?

Lilinet, una delle poche creature simpatiche e apparentemente docili degli Espada presenti, e l'ombra personificata dell'unico uomo che godeva della mia stima lì dentro (tale Starrk), mi risvegliò dai pensieri e mi chiese se mi andava, dopo cena, di restare a chiacchierare con lei; un'abitudine, ormai, che aveva preso da qualche giorno, dato che la incuriosivo e a differenza delle altre Espada ed Arrancar donne sembravo quella più socievole ed interessante.

Accettai, con un lieve sorriso; del resto, alla sola idea di passare l'ennesimo fine serata da sola in quella maledettissima stanza bianca mi sentivo opprimere. Almeno per un po' mi sarei distratta.

- Ehi, Starrk! Non dormire, razza di zoticone! -, esclamò la ragazza, tirandogli un bel calcione nel di dietro e spodestandolo dal divano a due posti che aveva occupato sdraiandocisi sopra.

- Uhn... Lilinet, che c'è? Ora non posso neanche riposare in pace? -, si lamentò l'Espada, un bell'uomo dai capelli scuri lunghi fino alle spalle e un pizzetto curato sul mento.

- Ma tu dormi sempre! -

- Particolari che non vale la pena sottolineare. -, rispose, mettendosi a sedere e stropicciandosi gli occhi con le mani guantate. - Oh, ci sei anche tu, vedo. -

Sorrisi, insicura sul da farsi. Erano due persone piacevoli, nonostante tutto, ma erano anche due Espada, due potentissimi Espada. L'idea di "socializzare" con loro mi inquietava un po', in realtà.

E Grimmjow, non era un Espada, anche lui?

Già, era...

Scacciai con forza quei pensieri, imponendomi di concentrarmi sui due che, visto il rapporto che avevano, sembravano fratelli.

- Aizen-sama dice che sei molto forte. -, fece Starrk, curioso. - Mi piacerebbe verificare di persona, un giorno o l'altro. Che ne dici? -

Ci pensai su un po', ma visto che l'unica valvola di sfogo che mi era rimasta era combattere, cosa che non mi sarei mai sognata di fare in tutta la mia vita!, accettai, conscia di avere come avversario il più forte, o così mi sembrava di aver capito. Speravo solo che la storia dello Spirito Ribelle fosse sparita, o almeno diminuita, con il mio essere diventata Espada.

- Lilinet, la finisci di giocare con i miei capelli? -, sbuffò, mentre l'altra gli metteva il broncio. - Sei peggio di una palla al piede. Se continui mi trovo costretto ad appenderti per i piedi alla prima cosa che trovo. -

Lilinet batté le mani, entusiasta. - Oh, sembra divertente! -

Starrk mi guardò con una vena di rassegnazione, cosa che mi fece sinceramente ridacchiare. Mi piaceva quell'uomo, oltre ispirare simpatia e tranquillità, dava anche la vaga impressione di essere una persona fidata. In altre circostanze avrei usato il termine amico, ma era ovvio che con lui, ne con nessun altro a Las Noches, potevo prendermi il lusso di utilizzarlo. Non esistevano amici, lì dentro. Solo servitori e collaboratori, nient'altro.

- Narumi, lascia che ti chieda una cosa. -

Lo guardai incuriosita, non sapendo bene cosa aspettarmi. - Ditemi pure, Starrk-san. -

- Prima di tutto evita di darmi del voi, mi sento vecchio. E sono giovane come un ragazzino, io. -

Abbassai lo sguardo, per nascondere un altro sorriso.

Poi lui continuò. - Mi è sembrato di notare uno strano rapporto tra te e Capelli Azzurri. -

Sbarrai gli occhi e arrossii contemporaneamente, come se mio padre mi avesse colta con le mani nella marmellata. - Un... rapporto? -

Mi lanciò uno sguardo eloquente, che mi bastò per evaporare direttamente. - Guarda che non sto sempre dormendo. -

- Anche se non si direbbe. -, aggiunse Lilinet, che si beccò uno scappellotto sul collo.

- Come li chiamate, voi umani? Sentimenti, eh? -

Sapevo dove stava arrivando, accidenti! Che razza di discorsi si metteva a fare? Scossi veementemente la testa, rossa come un pomodoro.

Mi sorrise, stravaccandosi contro lo schienale del divano, apparentemente stanco. - Lo immaginavo. Ma lascia che ti dia un consiglio: noi non... amiamo. Anche se ti parla uno che non ha mai voglia di fare niente, beh noi combattiamo, e basta. L'unico nostro amore è la nostra spada, è il sangue che scorre. Non c'è spazio per i sentimentalismi negli Espada. Specialmente in quelli come Grimmjow. -

Mi morsicai le labbra, conscia che tra non molto avrei sentito gli occhi pizzicare per le lacrime. - E'... orribile. -

- Cosa? Non amare? -

- Io amo ogni giorno, ogni cosa. -, gli dissi, stringendo convulsamente i pugni. - Amo il cielo azzurro la mattina quando mi sveglio, amo camminare per Karakura in mezzo alla gente, amo cantare a squarciagola anche se sono stonata, amo giocare a basket, amo andare a scuola ed incontrare i miei amici, amo mio fratello e mio padre più di me stessa! E odio, odio con la stessa intensità combattere e uccidere! Mi sento un mostro, ora che sono qui, tra di voi, come voi! Un mostro! E voi amate questa vita? -

Mi ritrovai a piangere come un'isterica, davanti ad altri Espada che erano nella nostra stessa sala. Non m'importò cosa avrebbero pensato, se si sarebbero messi a ridere per prendersi gioco di me, ma quello era ciò che sentivo veramente, un turbinio di sensazioni che dovevo far fluire fuori, per non rischiare veramente la pazzia.

Lilinet mi guardava sbalordita per il mio sfogo inaspettato, mentre Starrk si era solo limitato a corrugare la fronte. - Siamo due mondi diversi, Narumi. Tu non capisci me e io non capisco te, è normale. Prima o poi ti abituerai. -

Mi nascosi il viso tra le mani, piangendo senza una spalla di sostegno, circondata dalle persone che più detestavo al mondo. Mi sentivo sola, tremendamente sola. Una preda in mezzo a decine di predatori.

Una preda.

La sua preda.

Corsi via in lacrime, scusandomi velocemente con Starrk e Lilinet, e mi diressi velocemente nella mia stanza. O meglio, pensai di andare lì. Ma sapevo bene che la porta che avevo di fronte non era quella della mia camera, ma quella di qualcun altro che avrebbe preferito morire piuttosto che dovermi vedere.

Aprii la porta con forza, senza neanche bussare per educazione, e lo trovai seduto sulla finestra, intento a guardare il vuoto. Si girò di scatto appena si accorse di me, per poi assottigliare lo sguardo a due fessure, riconoscendomi.

Io rimasi lì, una mano ancora sulla maniglia, gli occhi rossi e gonfi per le lacrime, le guance imporporate per lo sfogo e la vergogna. Ero lì, immobile senza dire una parola. Improvvisamente tutto quello che avevo pensato di dirgli l'avevo totalmente rimosso dalla testa.

- Vattene. -

Mi morsicai il labbro inferiore per reprimere un singhiozzo, anche se ormai c'era poco da nascondere.

- Non farmi alzare. Non sono in vena di giocare. Vattene. -

Voltò lo sguardo per continuare a contemplare il nulla, fuori dalla finestra. E io tremai al pensiero di quello che stavo per dire.

- Grimmjow... -, mormorai, senza forze. - Tu... ami combattere? -

Lui mi guardò, ancora una volta, e non potei fare a meno di sentire caldo con quegli occhi su di me, nonostante trasmettessero solo arroganza e rancore.

- Vattene. Non lo ripeterò. -

- Io non amo combattere. -, proseguii senza ascoltarlo, imponendomi un po' di calma per completare il discorso. - Io odio combattere. Odio le guerre, odio i conflitti. Ma da quando sono qui... io combatto tutti i giorni. E non parlo della spada. Io... ho combattuto per avere la tua stima, arduamente. Ho combattuto contro me stessa e tutt'ora lo faccio. Combatto perchè quel poco che avevo vinto l'ho perso... e combatto perchè devo riuscire a non pensare... a non pensare a quanto tu sia importante per me. Ho bisogno di te, Grimmjow. -

Abbassai lo sguardo, ora più sollevata per essermi tolta quel peso di dosso. Non m'importava come mi avrebbe giudicata. Non m'interessava più niente, ormai. Non c'era nulla da perdere, ma tutto da guadagnare.

Rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri, senza far trapelare ne stupore ne disgusto per le mie parole. E io me ne andai, senza aggiungere altro.

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII - Parte I ***


Ma salve a tutti

Hi guys! Torno con un aggiornamento dopo nemmeno una settimana (ok, la scadenza era domani, ma vabbè XD) anche se avevo programmato di pubblicare il nuovo capitolo quella prossima… Il fatto è che non mi sarei mai aspettata che questa fanfiction potesse avere un successo del genere (la cosa mi lascia ancora basita, più guardo il numero di preferiti, seguite e recensioni più mi metto a piangere dalla gioia ;_; ) e anche se faccio finta di essere sadica a livelli stratosferici, beh… Ho voluto farvi un regalino! ;) Ma non state sugli allori, dal prossimo capitolo si ricomincia con l’azione! Ho una bella sorpresina per voi, in futuro! Uh uh uh!

Ehm, ok, prima di passare ai ringraziamenti ci tengo a precisare che questo capitolo sarà diviso in due parti (la seconda la sto ancora scrivendo, ma è fortemente legata a questo) e che potrebbe nuocere gravemente alla salute, quindi… Lettore avvisato mezzo salvato! ;D

Ci_chan: Rooob! Povera piccola, ti sei fatta molto male? Io non volevo .___. Dai, per questo capitolo ho messo le controindicazioni, quindi sei avvisata! X’D Ora, rispondiamo alle tue domande [poi mi spiegherò da sola perché ho usato il plurale, mah!]: 1.  beh, non c’è proprio una fregatura in mezzo, cioè sì, ma… ok, a questa domanda ti risponderai leggendo il capitolo! XD E comunque no, non è nei miei piani che Sousuke-capelligellati-Aizen seduca Narumi… E’ il mio personalissimo modo di vederlo nella fase “gentile”, non so se mi son spiegata! ^^” 2. Gli espada ci sono ancora tutti, ma quando Na-chan ha fatto la sua scenata isterica, alcuni mancavano perché erano per i fatti loro. Aizen, però, non era lì, era troppo occupato ad affilare il piano che sta per attuare. Per quanto riguarda il rapimento di Orihime non avverrà mai. Diciamo che la situazione di Narumi sostituisce quella di Hime, quindi Ichigo alla riscossa deve ancora arrivare! XD 3. A questa, mi dispiace, ma non posso risponderti. Segreto professionale! :P E non posso neanche dirti che questo capitolo rivelerà qualcosa in più perché… beh, vedrai, vedrai! Ih ih ih! Sono contenta, anzi, stra-iper-felice che tutto sia di tuo gradimento… E’ un piacere immenso saperlo! Grazie! *o*

Mies: hai visto che brava? Ho aggiornato quasi subito! [il che per me è un record, dato che è risaputo che dopo una decina di capitoli inizia la lenta inesorabile agonia dello sfornare capitoli nuovi XD] In effetti il finale ha sconvolto anche me, questi qui fanno tutto quello che vogliono e io, che li dovrei manipolare a mio piacimento, non ho più voce in capitolo, disgraziati personaggi! ;_; Spero che la tua curiosità venga soddisfatta, ora! ;) Grazie mille come sempre! *_*

IkariNoKuroshi: Ma… ma… spero che la corda sia resistente, altrimenti se ci cado dentro chi aggiornerà più? :° Grazie mille per i preferiti, son così entusiasta che anche tu lo sia! *o* Però non minacciarmi più che mi impressiono facilmente .__. XD

crazy_for_hidan: Ahaha io non volevo che sembrasse che Aizen si stesse trasformando in un playboy! X’D [anche se l’idea mi alletta *o* ok, basta pensieri sconci! è_é] E nu, non piangere per Na-chan, che altrimenti qui succede un casino con tutti che singhiozziamo! T_T Quanto mi fai felice, e io che ero convinta di aver scritto una porcata! XD Grazie, grazie! *-*

Smemo92: Eggià, Na-chan è di uno sfigato incredibile… *me fischietta innocentemente* Però se ha il vostro sostegno (cosa per cui vi spupazza amorevolmente!) magari le cose potrebbero anche volgere al meglio, chi lo sa! ;) Grazie, grazie davvero!

Ino_Chan: Déi, e dire che all’inizio della storia neanche sapevo dove sarebbe andata a parare! X’D In realtà io scrivo, poi quello che succede vien da se! :D Rileggi, rileggi quanto vuoi che mi fai solo felice! *____* Grazie bella!  

 

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Grazie!

Capitolo XIII - Parte I

 

 

 

 

Karakura non mi era mai sembrata così bella, così splendente, così viva. Il cielo azzurro di Maggio fu un vero toccasana dopo il buio e le notti infinite nell'Hueco Mundo, e mi ritrovai a sorridere come un'ebete in mezzo alla strada. Il venticello che mi arrivò sul viso portò l'odore dei ciliegi in fiore e respirai a pieni polmoni il profumo della primavera. Finalmente era arrivato il giorno in cui avrei potuto riabbracciare i miei familiari, i miei amici, tutti! Gli avrei spiegato come stavano le cose, che non dovevano preoccuparsi, che avrei sistemato tutto, prima o poi... L'ottimismo che provai in quel momento mi diede una forza inimmaginabile.

Prima di entrare in casa mi diedi una lisciata alla gonna e al maglioncino in cotone che avevo indossato, lasciando nella mia camera quegli abiti tristi che ero costretta ad indossare. Presi un bel respiro e aprii la porta con la copia di chiavi che papà lasciava sempre sotto un vaso in giardino.

- Papà! Hiro-chan! Sono io, son tornata! -, esclamai con le lacrime agli occhi dalla gioia. Sentivo le loro voci provenire dalla cucina e mi diressi velocemente da loro, incapace di aspettare oltre.

- Papà! Hiroaki! -, ripetei, allargando le braccia appena li vidi. Ma c'era qualcosa che non andava. Perché non mi guardavano? Perché... continuavano a parlare tristemente di me, come se io non ci fossi stata?

- Vedrai, Hiro-chan, tornerà presto. L'ha detto anche quel suo amico, Kurosaki. -

- Papà sono qui... -

Improvvisamente capii e lasciai cadere le braccia lungo i fianchi. Non potevano vedermi, come non potevano vedere gli Shinigami.

Tutta quella situazione stava diventando ridicola quanto insostenibile. Mi venne voglia di prendere qualcosa e buttarlo in terra, così da attirare la loro attenzione e fargli capire in qualche modo che io ero lì, ancora viva, se così potevo definirmi. Ma decisi di lasciar perdere, li avrei solo fatti spaventare e non volevo che si preoccupassero più di quanto già non fossero.

Avevo un tremendo desiderio di andare da Urahara-san per farmi dare una di quelle pastigliette che usavano Rukia e Renji per passare inosservati come semplici umani, ma sapevo che non mi sarei potuta avvicinare. L'unica possibilità che avevo era chiedere ad Aizen di farmi diventare come Grimmjow quando mi spiava... Chissà se per una volta tanto sarebbe stato gentile da aiutarmi? Quel maledetto... Perché non mi aveva detto niente? Perché come sempre tutta la felicità che per un attimo credevo di aver ritrovato doveva volare via in un soffio? Voleva prendersi gioco di me!

Scivolai contro la parete, sedendomi triste con loro, completamente persa nel guardarli, per imprimermi al meglio i lineamenti dei loro visi. Del resto non sapevo quanto tempo sarebbe passato prima di rivederli; sentivo solo che c'era tensione nell'aria, che qualcosa stava per accadere. Qualcosa che sicuramente mi avrebbe tenuta lontana da loro, i miei tesori.

Fu il reiatsu di Ichigo che si avvicinava a gran velocità a destarmi bruscamente dai miei pensieri. Una forza magnetica mi spingeva ad andargli incontro, ma non per salutarlo e rassicurarlo che andava tutto bene, no. Non capivo cosa mi stesse capitando, ma decisi di sparire il più velocemente possibile, opponendomi con forza a quella strana sensazione di... combattere. Quando mi ritrovai nell'Hueco Mundo, con Las Noches che imponente stava alle mie spalle, dovetti asciugarmi il sudore in fronte con la manica del maglioncino. Sembrava avessi corso per ore senza mai fermarmi. Ed ero terrorizzata, perché ora le parole che Aizen mi aveva detto solo qualche giorno prima mi apparivano chiare e limpide. Io avrei combattuto, fino alla morte, ogni volta che il nemico si facesse avanti, anche se non aveva alcuna intenzione di uccidermi. E il nemico in questione non era lui ne le sue fila, ma era la Soul Society e i suoi abitanti. Era così che Aizen voleva preservare ogni pericolo di ribellione?

Mi ritrovai a sorridere amaramente, nel rendermi conto che quell'uomo era tanto crudele quanto furbo e subdolo.

Rientrai nel palazzo, non sapendo bene neanche io dove stessi andando. Quei corridoi mi sembravano tutti uguali e tutti infiniti!

- Oh, ciao ragazzina. -

Szayel Aporro Grantz era strano. Sì, era l'aggettivo che più gli si addiceva. E non solo per il colore dei suoi capelli, di un rosa acceso che faceva concorrenza anche ai confetti, ma per i suoi modi di atteggiarsi, di parlare, di gesticolare. Non potevo negare che avesse un non so che di femmineo e perverso.

- Aporro-san. -

Incrociò le braccia, guardandomi con un'espressione indecifrabile. - Ragazzina, te l'ha mai detto nessuno che i tuoi abiti non sono questi stracci che hai addosso ora? -

- Lo so, Aporro-san, ma ho dovuto cambiarmi per... -

- Sì, sì, va bene, ma ora vai a rimetterti la tua uniforme. Non vorrei che Aizen-sama si arrabbiasse. -

Strinsi gli occhi, sorridendo sarcasticamente. - E' proprio Aizen-sama che mi ha dato il permesso, Aporro-san. -

Colpito ed affondato.

- Oh, allora fai come vuoi. -, disse sprezzante e infastidito. - Piuttosto, cerca di levarti quel faccino triste che hai. Mi metti depressione peggio di Ulquiorra. -

Per poco non scoppiai a ridere quando niente meno che Ulquiorra in persona gli comparve alle spalle, fissandolo con il suo sguardo enigmatico e freddo. - Hai qualcosa da dirmi, Grantz? -

L'Espada numero otto borbottò qualcosa con un ghigno, defilandosi immediatamente. Del resto, non gli conveniva molto far arrabbiare il pupillo del suo capo.

- Starrk ti aspetta per l'allenamento. -, m'informò Ulquiorra, sorpassandomi e sparendo poco dopo.

- Grazie! -, gli gridai dietro, ma se n'era già andato. Che gente strana c'era lì dentro.

Mi incamminai in uno dei tanti corridoi, sperando che avessi imboccato quello giusto. Non volevo arrivare in ritardo, odiavo quando accadeva. Ho sempre preferito aspettare io che far aspettare gli altri. Che puntualmente arrivano mezzora dopo, ovvio.

Stavo pensando a come sarebbe stato allenarmi con uno del calibro di Starrk, quando sentii una mano afferrarmi per il polso e trascinarmi via. Persi più di un battito nel rendermi conto di chi si trattava.

- Grimmjow... -

- Muoviti e zitta. -

Non capendo cosa stesse succedendo e totalmente incapace di reagire o aggiungere altro, lo seguii docilmente, cercando nel frattempo di calmarmi un attimo. Ma come potevo solo sperare di regolarizzare il battito impazzito del mio cuore se sentivo la sua mano contro la mia pelle? Come potevo stare tranquilla se il suo profumo forte m'inebriava dopo giorni e giorni di assenza?

Capii ancora di meno quando aprì una porta nascosta nel muro e mi fece entrare in una stanzina anonima, mai vista.

- Ma dove... -

Non riuscii a completare la domanda che mi ritrovai contro il muro, le braccia bloccate sopra la testa dalle sue mani grandi, il suo corpo ad un palmo dal mio.

- Dimmelo. - mi ordinò perentorio, a bassa voce. - Dimmelo di nuovo. -

Aprii la bocca per parlare, ma le mie corde vocali si rifiutarono di funzionare. L'unica cosa che riuscii a fare fu guardarlo sempre più confusa.

- Ripetimelo! - mi gridò folle, facendomi tremare. - Dimmelo che hai bisogno di me! -

I suoi occhi mi guardavano furenti, ribollendo come un mare in tempesta; le sue mani, sempre più strette intorno ai polsi, quasi mi fecero male, ma non vi badai troppo. Non riuscivo a credere in quello che avevo appena sentito.

- Grimmjow... -

Deglutii a fatica quando avvicinò il viso al mio collo e chiusi gli occhi per evitare di vedere la stanza girarmi intorno.

- Dimmelo. - mormorò, con più calma. Ormai il predatore aveva vinto e io, la sua preda, ero in sua completa balia.

- Io... ho bisogno di te, Grimmjow. -, gli sussurrai. Avevo una tremendissima voglia di stringerlo contro di me talmente forte da fondermi con lui, ma le braccia erano ancora bloccate sopra la mia testa, accidenti a lui!

Sospirò, come se si fosse appena tolto un peso che gravava da troppo sulla sua schiena, e sentii la pelle del collo bruciare quando le sue labbra vi si appoggiarono.

- Oh Dio... -, mi sfuggì, mentre mi morsicava la spalla senza farmi male. Lasciò finalmente liberi i miei polsi e non ci misi molto a circondargli il collo con le braccia, stringendolo a me come avevo sempre sognato. Sentire a stretto contatto i nostri corpi fu per me il colpo di grazia e fortuna che mi reggevo a lui e le sue mani erano saldamente poggiate sulla mia schiena, altrimenti mi sarei afflosciata veramente per terra come un foglio di carta che non rimane in piedi.

Mi sollevò in braccio, incatenando i miei occhi ai suoi, così belli, così ammalianti, e ci guardammo per secondi interminabili. Dio, com'era bello e terribile, ora, con quell'espressione maliziosa ma sempre strafottente e non più rabbiosa, che tanto mi aveva fatta soffrire. Gli accarezzai i capelli, affondandovi le mani per godere della loro morbidezza (e io che pensavo sarebbero stati duri per tutto il gel che ci metteva!) e sorrisi quando chiuse gli occhi.

Fu in quel momento che lo baciai.

Fu in quel momento che temetti che il cuore mi sarebbe schizzato via dal petto per l'emozione.

Quello che seguì subito dopo fu indescrivibile: le sue labbra sembravano mangiare le mie, bramose e assetate, la sua lingua dominava la mia, in un bacio quasi violento e rude, disperato anche. Le sue braccia che mi stringevano possessivamente mi diedero un caldissimo senso di protezione che avevo agoniato da mesi. E' così bello stare stretta all'uomo che si ama con tutto il cuore!

Mi sentii per un attimo persa quando mi ritrovai sdraiata sul pavimento freddo, lui che gravava sopra di me, mordendomi le labbra, succhiandole avidamente, mentre le sue mani mi accarezzavano le curve dei fianchi.

Era quello l'Inferno o era quello il Paradiso?

- Grim... Grimmjow... -

Mi strappò letteralmente via il maglione, così come la camicia che indossavo sotto e la gonna, che volarono via in qualche angolo della stanza.

- Ti voglio. -, mi disse, imperativo, con una nota di impazienza nella voce. - E non credo di potermi fermare ora che ti ho trovata. -

Gli sorrisi, baciando quelle labbra arrossate e togliendogli la giacca bianca, perennemente aperta. - Non voglio che ti fermi. -

Prese prepotentemente possesso della mia bocca, per poi baciarmi il collo ed il petto. Dovetti mordermi la lingua per non gemere vergognosamente quando mi tolse anche gli ultimi indumenti, mentre le sue roventi labbra continuavano a baciarmi.

Non avrei resistito oltre, il doloroso piacere che mi aveva impossessata era diventato insostenibile, ormai. Volevo che mi amasse almeno la metà di quanto lo amavo io, volevo sentirmi sua e di nessun altro.

Arrossii a livelli inimmaginabili appena anche lui si denudò completamente, mostrandomi un corpo sconvolgentemente scolpito, deturpato solo dalla lunga cicatrice sul torace.

Riuscii a sussurrare il suo nome prima che mi prendesse con una spinta decisa e che mi fece lacrimare dal dolore. Mi strinsi al suo corpo, cercando di concentrarmi solo su di lui, sui suoi occhi azzurri completamente accecati dalla lussuria, sui suoi baci, sul fatto che a modo suo mi stava amando, nonostante mi facesse piangere, dal dolore e dalla gioia. Non pensavo certo che sarebbe stato il più dolce degli amanti!

- Dimmi... Dimmi che sei reale... -, mormorai, affondando ancora una volta le dita tra i suoi capelli celesti.

Mi guardò intensamente, mordendosi le labbra per il piacere. Nascose il viso nell'incavo del mio collo e mi baciò la pelle per reprimere un ansimo più forte. - Sono qui... -

Mi abbandonai completamente a lui e ormai avevo già scordato che Starrk mi aspettava da minuti interi per il nostro allenamento.

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII - Parte II ***


Ma salve a tutti

Salve a tutte/i! Pensavate che mi fossi dimenticata della fanfiction? (si, vi vedo che state fremendo, con l’ultimo capitolo che ha molte più letture del penultimo XD) Stavo solo cercando di scrivere al meglio questo, è un po’ strano… Boh, io lo trovo così! XD E’ un po’ di transizione, ma serve, eccome se serve… A mettervi tanti altri puntini di domanda in testa, ecco a cosa serve! :D Il prossimo ancora non è scritto, ma ho già la bozza buttata giù, quindi non dovrebbero esserci problemi d’ispirazione! :D

Per rispondere anticipatamente a Ci Chan vi avverto già da ora che ho delle mini bozze fino al capitolo 17, ma ancora la storia non è finita… presumo che, se tutto va bene, si fermerà intorno al ventesimo capitolo.

Davvero, non so come ringraziarvi per il vostro seguito… E’ commovente! *_*

Mies: carissima! Grimmjow non è certo l’amante tutto zucchero e tanto diabete, voglio dire… basta guardarlo in faccia per capirlo! XD Credo che ti accontenterò presto, anche se non è che mi soddisfi molto quello che ho scritto, vabbè… ormai è fatta! X’D Spero sia di tuo gradimento! *-* E grazie, grazie tantissime! <3

Ci Chan: Rob, io l’avevo detto che il precedente capitolo avrebbe fatto maaaale male per la sanità mentale altrui… ha fatto male anche a me, pensa un po’! Ripresa? Sì? Bbbbene [detto alla Giovanni Mucciaccia], posso continuare! Il ragazzo è un tipino che non va a sbandierare al mondo i suoi sentimenti (sempre che ne abbia), a parte la rabbia, ma quello è un altro discorso. XD Quindi credo che la povera Narumi sarà costretta ad aspettare la mano dal cielo che lo illumini e gli faccia capire come gira il mondo, povero ingenuo. :D La frase “ora che ti ho trovata” è, diciamo così, un piccolo modo di farle capire che ha trovato qualcosa, o meglio qualcuno, che gli ha fatto scoprire le gioie immense della vita, ecco! XD Seriamente parlando, ho voluto interpretare il suo gesto come una sorta di gratitudine nei confronti di Narumi, nel senso che è forse la prima volta che qualcuno esprime senza mezzi termini il desiderio di averlo affianco e per lui è una cosa nuova. E comunque calma, calma, alla fine ne manca ancora… e deve succedere di tutto, tranquilla. :P Grazie come sempre, è un piacere leggerti, anche se non sei la prima! ;)

glo91: eh, chi non vorrebbe esserci al posto suo? XD Grazie del commento!

Ica: S-sublime? *_* Aaaaaaaaah ma grazie! *_______* Son tutta rossa, grazie grazie! <3 Spero che non ti deluda nemmeno questo capitolo, allora! ;)   

Smemo92: devo dire che mi son sentita un po’ cattiva quando ho deciso di rendere anche lei “invisibile” ai suoi cari… e ancora di più per il fatto che lei provi l’istinto di combattere proprio contro i suoi amici. Ma l’Aizen che c’è in me ha preso il sopravvento, io non ho fatto niente! .___. XD  Come ho già spiegato, Grimmjow non sa bene cosa sia significato e cosa significherà quella cosa… forse per lui il fatto che qualcuno abbia urgente bisogno della sua presenza e che la ragazza non si sia fatta problemi nel dirglielo l’ha fatto pensare… ed è arrivato ad una conclusione, che ancora non ci è nota, vabbè. :D E no, non credo che Starrk andrà a cercarli… spero, per lo meno, che stia dormendo come sempre! XD Anche se l’idea mi fa morire dal ridere! XD Grazie mille, è un piacere sapere che l’ultima parte, quella più faticooosa, sia piaciuta… Sai, non avevo mai scritto di… fiki fiki, ecco. XD

crazy_for_hidan: lol ma questa è perversione! X’D Come detto prima, Starrk spero che stia ronfando e che Lilinet non rompa i suddetti per andare a cercarla… sarebbe veramente troppo tragi-comico! XD [e io sarei troppo cattiva xD] No, no, non automangiarti le mani, se no come fai a commentare questo capitolo? ;____; Grazie, grazissime [?!] per tutti i complimenti! *_*

Aribo: già, Grimmjow da proprio quell’impressione… accidenti a Kubo-sensei e ai suoi personaggi da sbavo! *Q* Grazie, veramente, non ho parole per ringraziarti. :)

Grazie come sempre a chi la segue e a chi l’ha aggiunta ai preferiti… GRAZIE! :*

Capitolo XIII - Parte II

Era indescrivibile il senso di appagamento che sentivo in quel momento. Stretta tra le sue braccia, a respirare a fondo il forte profumo della sua pelle, sorrisi contro il suo petto, stringendomi ancora un po’ a lui. Non aveva aperto bocca, se non per baciarmi con rovente passione, ma immobile fissava il soffitto, mentre un dito saliva e scendeva distrattamente lungo la linea della mia schiena. Alzai lo sguardo verso di lui e mi chiesi come fosse possibile che un uomo così sconvolgentemente affascinante potesse esistere... Ed era con me, addirittura!

Non sapevo cosa aveva voluto dire per lui quello scatto di passione, ma per me aveva significato tutto.

E non me ne pentivo.

Gli passai una mano tra i capelli celesti, ormai completamente arruffati, sperando che la prendesse bene nel rendersi conto che la sua pettinatura non aveva retto. Fu solo allora che sembrò accorgersi di me e sospirò pesantemente.

- Devi andare, ora. -

Mi stiracchiai, accarezzando le sue lunghe gambe con le mie, e scossi la testa. - Ancora cinque minuti... -, mormorai, accoccolandomi meglio contro di lui e passando distrattamente un dito lungo la lunga cicatrice sul petto.

- Devi andare. O ti daranno per dispersa. -, mi ripeté, con il chiaro intento di non voler sentire repliche.

- E va bene, mamma. -, sbuffai, staccandomi da lui e cercando i miei indumenti, sparsi un po’ ovunque.

Lui si mise a sedere, puntando insistentemente il suo sguardo su di me. - Mamma? Le madri sono autorizzati a fare quello che abbiamo fatto prima? -

Inutile dire che diventai viola dall’imbarazzo e gli tirai in pieno viso la sua giacca. Se la tolse con una mano, mostrandomi un ghigno per niente rassicurante e iniziò ad avvicinarsi a me a gattoni, lento e letale come una pantera quando ha avvistato la sua ennesima preda.

Quando fu a due passi da me mi bloccò al pavimento con il suo corpo e prese a baciarmi ancora, come se non ne avesse mai abbastanza. E come potevo biasimarlo?

- Non dovevo andarmene? -, chiesi, chiudendo gli occhi mentre le sue labbra mi morsicavano il lobo dell’orecchio.

- Ho cambiato idea. -, sussurrò famelico, facendomi rabbrividire.

Ma sì, Starrk poteva aspettare ancora un po’, no?

* * *

Quando Lilinet mi vide trafelata per la corsa si grattò il capo, pensierosa. - Sei in ritardo! -

- Lo so, perdonatemi! E’ che ho avuto un... contrattempo. -, mi scusai, chinando il capo nella speranza di nascondere il mio evidente imbarazzo.

- Un contrattempo. -, ripeté Starrk, sdraiato poco più in la, con gli occhi chiusi. - Chiamiamolo così. -

- C-come?! -

Starrk aprì gli occhi e si mise a sedere, passandosi una mano tra i capelli scuri. - Beh, ragazza mia, non avrai pensato che non ci saremmo accorti di nulla, vero? -

Sbarrai gli occhi, letteralmente paralizzata sul posto. Come... come avevano fatto... a... a...?!

Lui sospirò, quasi divertito. - Il vostro reiatsu. E’... esploso. Due volte. E mi ha svegliato. -

Socchiusi la bocca per dire qualcosa, ma l’unica cosa che riuscii a bofonchiare fu un “Oh” neanche troppo udibile. Quello fu decisamente il momento più imbarazzante della mia vita. Era indescrivibile la vergogna che provavo, anche se mi rendevo conto che non c’era niente per cui sentirsi in colpa. Avevo amato l’uomo di cui ero innamorata e non potevo chiedere di meglio. Solo sperare che le cose potessero sistemarsi, prima o poi.

- Tranquilla, non sono arrabbiato per il ritardo. Ne ho approfittato per riposarmi un po’. -

Lilinet alzò gli occhi al cielo, guardandomi poi mestamente. - Iniziamo il riscaldamento io e te, Narumi-chan. Quel poltrone arriverà tra poco. -

L’allenamento con la ragazza fu interessante. Non usò il massimo della forza, e per me andò benissimo, dato che ero parecchio tempo senza combattere, oltre al fatto che ero esausta. E no, non per lo “Spirito Ribelle” dentro di me, pensai arrossendo.

Quando fu il turno di Starrk, che sembrava più addormentato che mai, ebbi un fremito che era un misto tra timore ed entusiasmo. Quell’uomo aveva il volto di una brava persona, ma sentivo e sapevo perfettamente quanto potere avesse.

- Sia ben chiaro, Narumi. Anche se non sembra che ne abbia voglia, non ci andrò leggero. - mi avvisò, tirando fuori la sua spada e puntandomela contro come una pistola. - Sarò anche assonnato, ma son troppo curioso. -

Sorrisi, stringendo l’else delle mie con forza. - Neanche io lo farò. -

Quello che seguì dopo fu un vero problema. Starrk mi aveva avvisata, ma non pensavo che sarebbe arrivato a ferirmi più volte, facendomi gemere dal dolore.

- Sei lenta, troppo lenta. E per un Espada questo non è possibile. - mi spiegò, con calma. Rinfoderò la spada, e si avvicinò in mezzo secondo verso di me, per tirarmi un pugno. Fortuna mia che gli allenamenti con Grimmjow mi avevano preparato bene a tenere i riflessi sempre pronti, quindi mi colpì solo di striscio.

- Prova a deviare i miei colpi, ora. Niente spade. -

Annuii e tra calci e pugni, iniziai a stancarmi veramente. Avevo il fiato corto, la vista mi si annebbiava sempre più di frequente e non erano neanche tanto simpatici i cali di pressione che avevo, rischiando di collassare a terra da un momento all’altro.

Ero inginocchiata, un pugno chiuso sulla terra per tenermi in equilibrio, l’altra mano sul viso sudato. Stavo per crollare, me lo sentivo.

- Già stanca? - mi chiese Starrk, avvicinandosi con le mani dietro ai fianchi.

Presi un bel respiro, per darmi la forza per rimettermi in piedi e barcollai un poco. - Credo di non stare troppo bene... -

- Me ne sono accorto. - Mi guardò con attenzione, passandosi una mano sul pizzetto. - Aizen-sama me ne aveva parlato, ma non pensavo che potevi ridurti così per uno Spirito Ribelle. -

Scossi la testa, chiudendo gli occhi per riprendermi un po’. - Non c’è niente che possa fare per rimediare? -

Fece spallucce, pensoso. - Se ti stanchi per un semplice allenamento, non oso pensare quando dovrai tirar fuori la Resurrection. -

- La che cosa?! - chiesi perplessa, mentre corrugava la fronte.

- Pensandoci bene non so se tu possa averla. - continuò, senza rispondermi. - Sei solo una semplice umana, da questo punto di vista. -

Deglutii a fatica e presi un altro respiro profondo. Avevo bisogno di bere, e subito! - Non so di cosa tu stia parlando, ma so solo che sto male. -

- La Resurrection è la forma originaria di noi Espada. Quella di Grimmjow, per esempio, è una pantera. Perché lui era una pantera prima di diventare quello che è ora. -

Non gli chiesi nemmeno perché mi avesse voluto fare proprio l’esempio di Grimmjow e non quello di qualche altro Espada, come lui per esempio. Mi limitai a nascondere il rossore dell’imbarazzo con quello della stanchezza.

- Comunque, seguimi, ti accompagno da Aporro, magari quello scienziato pazzo sa cosa fare con te. -

Gli andai dietro barcollando, respirando velocemente per non collassare. Incredibilmente Lilinet mi aiutò a reggermi in piedi, e le sorrisi, grata.

Quando Aporro mi vide aggrottò la fronte, incuriosito. - Ma guarda, la cocca di Aizen-sama... e di qualcun altro, a quanto pare. - mi sorrise malizioso e io pregai mentalmente tutti i Kami del mondo affinché mi facesse sparire dalla faccia della terra prima di subito. Che vergogna, cavolo!

- Che abbiamo qua? - chiese, mani sui fianchi e la schiena piegata per inchinarsi e guardarmi con più attenzione.

- Lo Spirito Ribelle che le ha trasmesso la forza la sta logorando. Se continua così ci rimane secca. - rispose senza troppi problemi Starrk, facendomi rabbrividire al solo pensieri. Sarei potuta morire veramente?

Aporro sospirò, passandosi pollice e indice sul mento, pensieroso. Poi, in uno scatto repentino, estrasse la sua spada dal fodero, facendomi sobbalzare. Che intenzioni aveva quel matto?

- Dammi la mano, ragazza. - mi disse svogliato, tendendomi la sua libera.

- Come? - Voleva per caso tagliarmi il mio adorato arto?

Chiuse gli occhi, scocciato. - Ho detto di darmi la mano, ragazza sorda. -

Lanciai una breve occhiata a Starrk e a Lilinet a pochi passi da me e annuirono per rassicurarmi. Riluttante feci ciò che Aporro mi aveva chiesto e mi morsicai con forza il labbro quando la lama della spada mi ferì il palmo aperto.

- Ora stringi il pugno e scola il sangue qui. - continuò l’Espada dai capelli rosa, porgendomi una fialetta di vetro vuota.

Ok, quell’uomo non aveva per niente un minimo di tatto.

Feci una smorfia di dolore e di fastidio quando vidi il mio sangue, rosso e brillante, gocciolare via dalla mia mano.

- Dovrò fare qualche controllo per vedere se c’è un modo per ovviare al tuo piccolo problema, ragazza sorda. Puoi andare a divertirti con il tuo amichetto, ora. - mi congedò infine, spedendomi direttamente sotto venti metri di terra dall’imbarazzo.

Starrk e Lilinet mi salutarono e sparirono subito dopo, lasciandomi sola e spossata. Che gente era mai quella?

Mi strinsi la mano ferita contro quella sana, tamponandola con la manica bianca della mia divisa, e raggiunsi velocemente la mia stanza.

Con decisamente una bella sorpresa al suo interno.

Grimmjow si voltò a guardarmi e subito si accorse dei miei tagli alle braccia e al viso, per non parlare di quella sul palmo della mano. Mi si avvicinò lentamente, senza togliere lo sguardo dal sangue che imbrattava la mia divisa candida. Prese la mia mano ferita e la osservò quasi con crudele curiosità, mentre un lieve ghigno si formava sulle sue splendide labbra. - Starrk ci è andato pesante a quanto pare. -

Strinsi gli occhi, birichina. - Almeno non mi ha insultata come faceva qualcuno di mia conosc...! -

Non finii di parlare che le sue labbra avevano catturato le mie in un bacio bramoso, disperato come quelli che ci eravamo scambiati solo poche ore prima. Era come se avesse paura, come se avesse poco tempo prima che io sparissi, prima che lui sparisse. Ma io ero lì, completamente soggiogata dai suoi baci, stordita dal suo profumo, intrappolata tra le sue carezze. Dove sarei potuta andare se non nel rifugio sicuro delle sue braccia?

La sua bocca si spostò famelica sulla mia guancia, leggermente graffiata e l’accarezzò lentamente con la lingua, gustando il sapore ferroso del mio sangue. - Sei buona. -

Rabbrividii, mentre si portava alle labbra anche la mano ferita, prendendosi sapiente cura di lei.

Era un predatore.

Ed io la sua preda.

E gli piacevo.

Sorrisi quando mi portò senza troppi cerimoniali sul duro materasso a pochi passi da noi, sovrastandomi con il suo sconvolgente corpo.

- Grimmjow... -

Sollevò i suoi splendidi occhi azzurri su di me, lasciando perdere per un attimo il mio collo che fino a poco prima stava riempiendo di morsi e baci.

- Mi dispiace. -

Il suo sguardo s’incupì il tanto giusto per farmi pentire di aver portato a galla un discorso così pericoloso per il labile rapporto che avevamo.

- Io volevo che le cose andassero diversamente. - continuai, deglutendo a fatica.

Non riuscivo a capire cosa gli stesse passando per la testa in quei minuti, il suo sguardo rimase duro ed impassibile come una statua di marmo.

Una bellissima statua di marmo.

- Mi perdoni? -

- Scordatelo. -

La sua risposta arrivò secca, subito, come una pugnalata al cuore. Mi mancò il respiro nel vederlo così teso nei miei confronti e sapere che fosse ancora arrabbiato mi faceva star malissimo.

Mi odiava ancora? Forse... forse l’aver fatto l’amore insieme era solo un modo per prendersi gioco di me?

La consapevolezza di una possibilità del genere mi annebbiò la vista per qualche secondo, troppo presa dal panico per poter rimanere tranquilla. Sentii gli occhi pizzicare per le lacrime, ma provai a ricacciarle indietro con forza.

Abbassò il viso ancora di più, i nostri nasi si sfioravano, così come il suo respiro caldo mi solleticava la pelle. Mi morsicò con cattiveria il labbro inferiore, facendomi gemere dal dolore e dal disappunto, ma subito dopo iniziò a succhiarlo, per lenire il bruciore.

A che gioco stava giocando?

- Io non perdono facilmente, mocciosa. Dovresti saperlo. - soffiò contro le mie labbra, baciandole ancora con ardore e desiderio. Sollevai una gamba nel sentire il grande palmo della sua mano che l’accarezzava languido e sospirai quando riprese la lenta tortura del mio collo. - Ricordati, sono vendicativo. -

Lo scostai con decisione, sebbene non ne avessi la minima intenzione, e lo guardai duramente. - E’ questa la tua vendetta, Grimmjow? Usarmi sapendo che cederei comunque? -

La mia voce tremava, a dispetto dei tentativi di apparire più fredda e scostante che potessi. Peccato che non ci riuscivo, non con lui per lo meno.

- Credi quello che vuoi. A me non cambia niente. -

- A me sì, però. -

Alzò perplesso un sopracciglio, guardandomi come se stessi dicendo chissà cosa. - Allora facciamo così... - sussurra, chinandosi sul mio orecchio, che iniziò a mordicchiare. - Diciamo che la mia punizione sarà un’altra. -

Chiusi gli occhi, stringendolo forte a me, affondando le mani tra quei capelli accesi che si trovava e sorrisi, sorrisi perché avevo avuto la mia risposta.

Il problema, ora, era la sua vendetta. Il che mi spaventava, e non poco.

- E cosa... cosa sarà? -

Mi lasciai spogliare come una bambola nelle mani di un bambino audace e s’impossessò di me con una spinta decisa che mi fece sospirare di piacere.

I suoi movimenti erano incredibilmente lenti, tanto che iniziai ad assecondarlo per chiedere di più. Non aveva più l’impeto della prima volta, sebbene i suoi affondi fossero decisi e profondi, ma sembrava quasi che volesse... torturarmi.

- Questa notte sarà la tua punizione. E quelle a venire. E quelle ancora. -

Gemetti all’ennesima spinta e strinsi le gambe dietro la sua schiena mentre quasi usciva da me, lascivo e lento. Bloccò ogni mia richiesta con un bacio, mentre continuava a muoversi senza fretta.

Voleva farmi impazzire?

Kami, ci stava riuscendo perfettamente.

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