Ricordi di un'adolescenza assai lontana

di Astrid_Evans22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Immagine ***
Capitolo 2: *** Estate ***
Capitolo 3: *** Impulsività ***
Capitolo 4: *** L'artista ***
Capitolo 5: *** L’Amore ***



Capitolo 1
*** Immagine ***


IMMAGINE
Ricordo i miei anni da adolescente come fossero stati ieri, e invece sono passati oramai più di vent'anni, 27 per essere precisi, ricordo bene la sensazione di essere in qualche maniera in grado di tenere il mondo intero con due semplici dita, mi sentivo potente, credevo che in qualche maniera io sarei stata differente dalle altre giovani della mia età, che sarei stata destinata a grandi cose, diventare una famosa attrice di Hollywood o una scrittrice di successo i cui testi sarebbero stati trasformati in film che avrebbero fatto conoscere il mio nome in tutto il mondo erano solo alcune delle schiocche aspettative che mi ero posta, e che una volta cresciuta compresi esser semplicemente impossibili e ricordo ancora l'amarezza che provai nel realizzare che io ero semplicemente una giovane ragazza ordinaria che avrebbe vissuto l propria vita esattamente come metà popolazione mondiale avrebbe fatto, eppure, so bene che potrebbe apparire come un controsenso da parte mia, per quanto mi sentissi destinata ad un grande futuro, non ho mai ritenuto che i miei anni da "teenager" fossero speciali, anzi li reputavo essere abbastanza ordinari. 
Ordinari, monotoni, credo siano dei termini che racchiudano appieno tutte le suddette avventure che vissi e che reputavo speciali, ma in fin dei conti non erano altro se non piccole scampagnate da poco conto che pur sforzandomi, non sono in grado di ricordare perfettamente, non tutte almeno, e queste ultime hanno caratterizzato la suddetta "frenetica" vita di una tipica adolescente, la quale ha vissutto i migliori anni della sua vita tra una variazione e l'altra, ma forse sarebbe meglio partire dall'inizio, in modo tale da permettere di inquadrare meglio il tipo di persona che ero all'epoca, prima delle responsabilità, dei problemi, le decisioni radicali, numerose delusioni ed ingiustizie subite nel corso degli anni.
In tutta sincerità non mi sono mai reputata una ragazza avvenente o dal fisico invidiabile, per quanto questi possano sembrare dettagli di poco conto, rimasero impressi nella mia mente per molti molti anni, le solite piccole fasi che i giovani della mia generazione sperimentavano, a causa dei canoni di bellezza portati avanti dalla società, in particolare questo supplizio psicologico era riservato alle ragazze, alle quali veniva richiesto un certo tipo di fisico, di altezza, di peso, corporatura, pettinatura, trucco, vestiario e quant'altro. 
Ricordo in particolare un episodio della mia vita dove fui messa con le spalle al muro e costretta a guardare in faccia la crudeltà dei miei coetanei che sino ad allora non avevo mai conosciuta, essendo io cresciuta in un ambiente estremamente protettivo nei miei confronti che, conseguentemente, mi fece maturare molto più tardi rispetto agli altri, comprenderete dunque che per una bambina di 11 anni e mezzo fu un grande colpo sentire espressioni estremamente volgari mai udite prima d'ora neanche nei peggiori scatti di rabbia da parte dei suoi genitori, e questa cattiveria immotivata venne scaturita solo ed unicamente a causa di 2 fattori che forse potevano sembrare schiocchi, ma che a quanto pare avevano un'enorme importanza per i suoi coetanei: una cadenza molto atipica per quelle zone partenopee ed una piccola mollettina verde utilizzata per legare i ciuffi corti di capelli che ricadevano su quel volto ancora segnato dall'infanzia ed ingenuità di una bimba che ancora non si era affacciata minimamete al mondo a lei attorno, ma che era rimasta nascosta, almeno fino a quel momento, sotto l'ala protettiva della propria famiglia. 
Come è semplice immaginare per poter evitare di soccombere a tutte quelle cattiverie vi era soltanto un'alternativa, una alquanto triste, attuata principalmente da chi mancava di personalità o da chi non aveva la benchè minima forza di contrastare a tono quegli atteggiamenti, ovvero quella di mettere da parte colei che eri ed amalgamarti alla massa, divenire esattamente come loro volevano, senza un proprio io, semplicemente una rappresentazione sputata di quello che la società si aspettava da quel genere di ragazzi provenienti d quelle zone. Così quella ragazzina tentò di mutare nello stile e nell'aspetto, scoprì ed incominciò a provare l'arte del trucco, rivoluzionò il proprio abbigliamento e tentò addirittura di mascherare quella strana cadenza che la contraddistingueva dai suoi compagni e la faceva sembrare una piccola nordica. 
Tuttavia a mio avviso vi è un'importante dettaglio da rammentare ella, per più di 5 anni, portò una lunga e folta chioma di capelli castani chiari ben curati, ma senza una reale forma, e questo non era certamente per moda, non era una maschera come tutto il resto, bensì uno scudo che lei riteneva proteggerla e, sopratutto, farla passare inosservata, ciò a cui lei più aspirava e, se vogliamo dirla tutta, aspira nel profondo ancora oggi. 
Ma cos'è ciò che quella ragazzina voleva realmente? Venir lasciata in pace? Esser ritenuta parte di un gruppo? Tentare di trovare una propria identità? Ad esser sinceri dubito fortemente che quella fanciulla disponesse delle doti necessarie per rispondere a questo quesito, e suppongo che non ne sarebbe stata in grado nemmeno pochi anni prima di abbandonare ufficialmente l'adolescenza, ed oggi saprebbe rispondere, ma per ragioni legate all'orgoglio ed alla testardaggine non lo farebbe.

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Capitolo 2
*** Estate ***


Che fra tutte le stagioni presenti durante l'anno, l'estate sia colei che riceve il maggior numero di consenso è ormai ben risaputo, in particolar modo da parte degli adolescenti. I quali, terribilmente esausti ed impazienti di poter smettere di seguire costantemente quella noiosa routine, che ha come attività principale quella di recarsi e seguire le lezioni scolastiche, attendendo con trepidazione il caldo, non solo per potersi buttare a mare in modo tale da trovare un giusto rimedio naturale per scampare alle afose giornate, a cui purtroppo ancora oggigiorno siamo costretti a sopportare dato lo sconvolgente cambiamento climatico a cui ci siamo interfacciati negli ultimi 30'anni, ma soprattutto per poter fare quante più conquiste possibile, in modo tale da arricchire sempre di più una sorta di "lista", che avrebbero potuto sfoggiare dinnanzi ai propri compagni. Personalmente non sono mai stata una grande amante di questa calda stagione, mentirei se affermassi di non essere a conoscenza del motivo, tuttavia una parte di me tenta in tutte le maniere possibili di sopprimere questo pensiero, continuando a crogiolarmi nell'oscurità dietro a questo sentimento negativo provato verso quei 90 giorni di rilassamento. L'estate che ad ora riesco a rimembrare come l'avessi vissuta ieri, o come la stessi vivendo in questo esatto momento, è certamente l'ultima vissuta prima di arrivare alla maggiore, quella del luglio del 22. La temperatura di quell'anno, fu registrata come la più alta mai provata dal 2003, la pioggia era ormai un lontano ricordo dell'autunno, il caldo e l'umidità erano talmente travolgenti che parevano quasi inghiottirti senza lasciarti via di scampo. Il mio quarto anno di liceo era appena terminato, ciò stava a significare che quella sarebbe stata l'ultima estate vissuta come una liceale, in attesa del prossimo anno che sarebbe venuto. La particolarità che rese unica ed esilarante quella calda stagione fu che io ed un'altra mia carissima amica, fummo invitate a passare 2 settimane ad Ischia, una piccola isoletta partenopea non molto distante dalla penisola della Campania, a casa dell'ultima componente del meraviglioso trio di amicizia che formammo nel Gennaio del 2019 e che ancora oggi è rimasto intatto. Se ve le dovessi descrivere, le paragonerei al nord ed al sud, il sole e la luna, due completi opposti. La prima era la più grande fra noi tre, di lei amavo le numerose lentiggini che contornavano tutto il suo volto ed alcune zone del corpo, aveva senza alcun dubbio un corpo molto invidiabile tra le ragazze, lo definirei essere un fisico snello ma con le forme al posto giusto, che la rendeva molto elegante e a tratti quasi fragile. Ma forse l'attributo migliore che possedeva, tramite il quale riusciva a folgolare qualsiasi giovane le si parasse davanti, erano i meravigliosi occhi che aveva. Erano così particolari, come se all'interno di essi vi fosse una tavolozza di più colori, che partivano da un verde bosco, con una leggera sfumatura di marrone che andava poi a sfociare nel giallo, l'effetto che avevano sotto la luce del sole era qualcosa che ti portava a fissarli e notare quanto stessero bene addosso a quella meravigliosa creatura, lily, era così che tutti noi la chiamavamo, Alice Liccardo. La seconda ragazza era assai diversa dalla prima, anch'ella più grande della sottoscritta, ma non per un fatto di altezza, anzi tra di noi lei era la più piccola di statura, forse per questa ragione veniva vista così dolce agli occhi di tutti, effetto che però spariva ogni qualvolta uscivamo insieme, quando quei meravigliosi occhi, verdi anch'essi ma di una tonalità molto più scura rispetto a lily, venivano truccati con un lungo eyeliner che rendeva il tutto molto più elegante ma estremamente attraente. Un'altra bella caratteristica era la cascata di capelli biondo cenere, che le adoravano le spalle, capelli di cui lei andava molto fiera e di cui se ne me prendeva una cura meticolosa, la nostra dolce Betta, Roberta D'Aria. Queste erano le mie ragazze, coloro le quali mi avevano accompagnato in quei noiosi anni di liceo, che avevano reso le mie giornate monotone uniche, divertenti, e che donavano un pizzico di colore in una monotonia che altrimenti mi avrebbe lacerata sempre di più, a loro devo molto e sono grata del fatto che a distanza di quasi 30'anni siano in qualche modo ancora accanto a me, magari non fisicamente, ma questo è quello che rendeva l'amicizia con queste ragazze così unica ed invidiabile, l'importante non era esserci sempre, vedersi sempre, parlare sempre, l'importante era sapere che se mai qualunque cosa fosse accaduta, positiva o negativa poco importava, noi ci saremmo state l'una per l'altra, e credetemi quando vi dico che ci furono. Mantenemmo questo patto, e lo manteniamo tutt'oggi, ed è forse questo uno dei motivi principali per cui mi sento essere così fortunata nonostante tutto, grazie a quelle meravigliose ragazze entrate per puro caso nella mia vita, e che non l'hanno mai più abbandonata, mai.

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Capitolo 3
*** Impulsività ***


im·pul·si·vi·tà/ sostantivo femminile Tendenza a comportarsi in modo precipitoso e violento Questo termine credo fermamente sia il più corretto da utilizzare per descrivere il carattere che avevo in gioventù. Non so se questa sfaccettatura, positiva o negativa che sia, di me l'avessi ereditata da uno dei miei genitori, oppure semplicemente l'avessi appresa con il passare degli anni durante il fantomatico periodo dell'adolescenza, nel quale io commisi numerosi errori e feci moltissime sciocchezze proprio a causa di questa mia caratteristica. Ricordo una frase detta dal mio professore di filosofia durante il triennio, mentre trattavamo del filosofo e psicoanalista per antonomasia, Sigmund Freud, il quale affermava che la memoria umana conserva non una copia della realtà ma le percezioni che egli ha vissuto. Il mio 5 anno di liceo azzarderei a descriverlo tramite due fasi: la prima in cui il tempo sembrava immobile e le giornate caratterizzate da una tremenda monotonia che si insinuava sempre più nel mio inconscio arrivando a consumare piano piano tutte le mie energie, mentre la voglia di fare qualcosa di nuovo si era attenuata completamente e il desiderio di uscire e poter rompere questa routine andava a sfumare man mano sempre di più. La seconda fase invece mi parse esser di una velocità fulminea che non mi diede nemmeno il tempo necessario di realizzare quello che stava accadendo e a cosa stessi andando incontro, in meno di un'attimo Aprile, Maggio e Giugno erano volati via proprio come le rondini che migrano tutte in gruppo con l'arrivo della nuova stagione, e con essi Luglio era arrivato assieme alla fine di questo percorso tortuoso che fu il liceo, ancora ad oggi sinceramente non mi sento in grado di descrivere al meglio quel lungo periodo durato ben cinque anni della mia vita, penso si possa dire sia stata un'esperienza che sicuramente mi ha aiutata a sviluppare una sorta di giovane maturità, certamente molta di più rispetto a quella posseduta durante le medie ma una briciola rispetto a quella acquisita ad oggi a seguito delle numerose esperienze affrontate. Eppure ammetto che ogni tanto mi capita di ripensare agli ultimi istanti come liceale, e ricordare il sollievo quando uscii per l'ultima volta dall'Elio Vittorini con un meraviglioso bouquet di peonie, la solita ed amata rosa bianca e soprattutto un nuovo fiore mai visto né sentito prima d'ora, il cardo blu, simbolo di positività e amore. Anche quell’estate del 23’ io e Betty fummo invitate per il secondo anno consecutivo ad Ischia a casa di Lily, tuttavia il soggiorno sarebbe durato non 14 giorni bensì 7, ma ciò non mi dispiacque affatto, anzi con il senno di poi lo apprezzai in egual maniera dato che di lì a breve io e lily saremmo dovute partire assieme per una meta esotica prenotata nel febbraio dello stesso anno, quindi necessitavamo di un minimo di tempo per organizzarci con valigie e soldi. Ricordo bene che l’estate dell’anno antecedente a questo fu molto più particolare ed intrigante, forse perché fu la prima volta che partii solamente in compagnia di amici senza i miei genitori, e fu la prima estate che mi sentii finalmente libera da tutto e da tutti, senza dimenticare che io e Betty ci aggregammo ad un suddetto: “Gruppo del mare” il quale comprendeva un numero che variava tra i 14 e 19 ragazzi di età compresa tra diciannove e ventuno anni, mentre quella fatta da maggiorenni non fu caratterizzata da eventi chissà quanto memorabili o divertimento sfrenato, tuttavia ci fu un evento che sì, mi colpì nel profondo, non fu affatto positivo, ma ho comunque deciso di confessare solo ora. Vi erano dei vecchi compagni di scuola che immediatamente cercarono di approcciare con noi, uno in particolare mi colpì per il suo modo di fare disinvolto e disinibito, mi approcciò sicuro di sé, offrendomi una sigaretta, cosa che non rifiutai essendo raro incappare in un evento del genere, credo fosse quell’anno quando mi avvicinai sempre più al fumo acquisendone purtroppo il vizio ma che mai e poi mai volevo ritenere tale per un fattore di orgoglio principalmente, ma come stavo dicendo, il ragazzo si presentò a me con il nome di Matteo, nome non affatto insolito ma a cui io raramente mi ero approcciata, iniziammo a parlare e continuammo per tutta quanta la sera, mentirei se vi dicessi che mi fece inizialmente una brutta impressione, tutt’altro, mi era parso un ragazzo con la testa sulle spalle e abbastanza maturo, con lui analizzai le problematiche di cui la nostra ormai ex scuola disponeva, sui progetti futuri, cosa sarebbe stato meglio continuare a studiare e cosa no, sembrava una bella persona da scoprire, e mi sentii sinceramente in colpa per aver creduto il contrario, fisicamente non mi attraeva più di tanto, non era un brutto ragazzo indubbiamente ma non era neanche colui che rappresentava appieno il mio prototipo, ma quale lo era realmente? Questo è un bel quesito, la cosa interessante di me era che l’unica cosa che avevano in comune i ragazzi che avevo frequentato, era che tutti quanti erano dei fumatori incalliti, tutti, tranne 1, il più importante che ancora oggi ricordo con una stretta nel petto, ma di questo ne parleremo in un altro capitolo. Ad ogni modo; ebbi modo di rincontrare questo ragazzo anche il giorno dopo a mare, e notai come le sue avances stavano diventato più insistenti, talmente tanto da arrivare a propormi di continuare la nostra "conoscenza" in maniera ravvicinata in un luogo più appartato, cosa che mi lascio totalmente destabilizzata, compresi allora che tutta quella sorta di interesse nei miei confronti era nato principalmente per un fabbisogno fisico che necessitava esser soddisfatto in qualche maniera, ora alcuni di voi potrebbero dunque giungere alla conclusione che dopo aver udito queste parole io mi sia distaccata completamente e lo avessi mandato bellamente a quel paese come giusto che fosse, purtroppo però non fu quello che scelsi di fare, lo seguii, non so se per orgoglio, per curiosità, per ripicca, o per quale strano motivo, ma le cose non andarono assolutamente come previsto, dato che la paura prese il sopravvento e non gli permisi in alcuna maniera di andare oltre i limiti che mi ero prestabilita, non avrei perso la mia ancora immacolata purezza con un ragazzetto conosciuto 2 giorni prima in un squallida toilette di un lido a caso, non era quello che volevo non era quello che speravo, sapevo bene che la mia prima volta non sarebbe stata come nei film, meravigliosa, senza intoppi, con l’amore della mia vita, ma non volevo neanche fosse una scappatella della quale mi sarei potuta pentire amaramente. Per farla breve il risultato finale fu esclusivamente, un senso di colpa e di sudiciume che sentii addosso, come mi fossi macchiata di una qualche colpa, o come avessi realizzato soltanto una volta abbandonato quel lido ed aver fatto ritorno alla dimora di lily stessi per venir utilizzata come un oggettino da niente, e non nego che per un po' dentro di me si creò una sorta di blocco emotivo e fisico a causa di questo episodio, che si concluse con un repentino allontanamento e privazione del saluto da parte di quell’individuo che non vidi mai più nel corso della mia vita, sentii dire molti anni dopo che seguii le orme dei genitori e divenne anch’egli un medico, un cardiologo per esattezza, ma chi lo sa, anche se lo avessi rincontrato per strada con il passare degli anni dubito fortemente che egli possa mai ricordarsi di me, di una ragazzetta che ha provato a metterlo in riga e che gli ha semplicemente negato una “scopata facile” come sentii esser definita dagli amici giorni dopo

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Capitolo 4
*** L'artista ***


La mente umana, che argomento estremamente affascinante e al contempo misterioso, forse erano proprio quelli i motivi che mi portarono a trattare di questo argomento durante il mio esame di maturità, nominai Leopardi, Van Gogh, i poeti di Guerra come Owen e Brooke, tutti questi personaggi storici avevano in comune una sola cosa, la follia, furono gli unici che fecero risvegliare in me una vecchia passione totalmente accantonata con il tempo, che era appunto la psicologia, li studiai, li assorbii, li stimai, li compatii, li resi totalmente miei, arrivando a provare per loro una sorta di affetto platonico che ancora ad oggi continuerei a sentire se osservassi una copia della notte stellata o leggessi i primi versi di "Dulce et Decorum est". Betty era un'altra amante di questa materia, fu l'unica della classe che decise di intraprendere questa via ancora molto incompresa tra giovani e adulti del mio tempo e soprattutto della mia nazionalità, la Dottoressa Roberta D'Aria, suona meravigliosamente, e altrettanto sensazionale fu l'orgoglio che provai durante la laurea della mia cara amica quel 21 Luglio del 2028, la mia prima amica fatta al liceo, conosciuta per puro caso, era lì difronte a me con una corona di alloro ed un sorriso che non le avevo visto mai in 10 anni di amicizia. Ricordo che spesso durante gli anni del liceo ci piaceva tentare di creare una sorta di profilo psicologico del nostro trio, e la maggior parte delle volte era alquanto chiaro che tra di noi, Betty era indubbiamente la più schematica e logica, mentre io e Lily eravamo il completo opposto, amanti del rischio, schiave delle nostre emozioni e costantemente in fuga dalla monotonia e ordinarietà, forse furono queste le ragioni che ci spinsero a scappare dalla nostra città natia portando lei nella Caput Mundi e me nel paese d'ambientazione di Amleto, proprio perché noi non volevamo vivere come chiunque, noi volevamo arrivare a 50 anni con un sorriso sul volto e la consapevolezza di non avere quasi nessun rimpianto, quasi nessuno. Eppure credetemi se vi dico che io di rimpianti ne ho innumerevoli, cose che avrei potuto fare, frasi e azioni che mi sarei potuta risparmiare, o scenari che sarebbero potuti succedere se il fato non avesse deciso il contrario, uno di questi mi piace chiamarlo l'artista. L'artista in questione si insinuò casualmente nella mia vita proprio l'ultimo anno di liceo, il suo volto mi era familiare, sicuramente prima del Marzo del 23' avrò incrociato casualmente il suo sguardo nei corridoi della mastodontica scuola, quale era L'Elio Vittorini, una delle più note ed élite del Vomero. Il nostro primo incontro avvenne esattamente come si vede nei film romantici che tanto disprezzavo, in sottofondo c'era il suono delle ruote che graffiavano le rotaie all'interno della metropolitana, e lui era lì imbarazzato almeno 5 passi distante da me, farfugliava parole con una voce roca, pulita non sporcata da alcun tipo di volgare cadenza dialettale, lo zaino poggiato su di una sola spalla a scacchi bianchi e neri, le mani congiunte tra loro, dei piccoli riccioli scuri che gli ricadevano sulla fronte imperlata di un leggero strato di sudore, come servisse a smaltire l'ansia che stava provando in quel momento, ed un particolare, ma non atipico, naso aquilino. La cosa più esilarante di quella brevissima conversazione, o meglio, confessione ammessa probabilmente o a causa di un momento di spavalderia o a causa della sicurezza trasmessa dai suoi "amici", non so se realmente potessero venir definiti tali dato che nemmeno lui era sicuro di come fosse meglio chiamarli, fu che omesse completamente il suo nome. Ricordo che un giorno, durante una delle nostre uscite, mi confessò quanto lui fosse effettivamente solo, di come per quanto uscisse spesso con quei giovani non nutrisse nei loro confronti un affetto profondo e sincero, come io nutrivo per Lily e Betty. Lui, quel ragazzo così straordinariamente ordinario, che in qualche maniera era stato in grado di stregarmi in quei pochi mesi di frequentazione, che aveva suonato per me, che mi sorrideva, che a stento riusciva a guardarmi negli occhi e con lo sguardo basso come un animaletto indifeso mi chiedeva sottovoce un bacio fugace che andava poi a tramutarsi lentamente in un qualcosa di più vivo e passionale. Non mi sentivo di poter toccare il cielo con un dito, ne credevo lui fosse l'amore della mia vita, personalmente non ho mai creduto a queste illusioni apprese per millenni attraverso romanzi e novelle, credevo che lui fosse soltanto un buon appiglio a cui tenersi durante quell'anno, un qualcuno che mi permetteva di sfuggire alla mia tremenda e temuta routine che mi fece sperimentare per la prima volta l'ebbrezza di una frequentazione a tutti gli effetti, senza sentire in alcuna maniera nessun peso sul petto che mi faceva pensare di star facendo un qualcosa di sbagliato, forse è per questo che sviluppai una sorta di suddetto "istinto da crocerossina" il quale mi portò a sentirmi quasi in dovere di proteggerlo e tenerlo stretto a me quanto più possibile, sentivo che se mi avesse abbandonato l'unica utilità che avevo quell'anno sarebbe andata in fumo. Fortunatamente, o sfortunatamente, questa è stata una caratteristica da sempre racchiusa nella mia indole, sin da quando ne ho memoria, da piccola addirittura, mio padre si diverte a rammentarmi, di come il mio sogno fosse, una volta divenuta adulta, diventare un qualcuno che potesse far del bene altrui, ad oggi risponderei alla piccola me che la scelta migliore sarebbe vivere una vita insulsa rintanata in un qualche convento a prendere i voti come suora e vivere per il resto dei miei giorni seguendo i 3 famigerati voti, obbedienza, povertà e castità, seguita da un forte amore platonico nei confronti di un'illusione, creata dagli esseri umani con l'unico scopo di potersi sempre affidare a qualcuno per paura di rimanere soli senza un dogma in cui credere, e per poter trovare un capro espiatorio nel caso in cui le cose si fossero messe male. L'ultima volta che strinsi fra le braccia quel ragazzo, estremamente più alto di me, fu il 7 Maggio del 23', ricordo bene quel giorno, sebbene io mi ritenessi e mi ritengo tutt'ora un'atea a tutti gli effetti, l'onomastico era una piccola celebrazione che noi tutti in famiglia svolgevamo ogni volta, e beccai l'artista per puro caso in mezzo alla strada, erano un paio di giorni che non parlavamo più, e la sera stessa decisi di confidare i miei dubbi a Lily che mi intimò di avere un confronto quanto prima possibile, esilarante il fatto che non servii nemmeno terminare la discussione che appena 10 minuti dopo mi ritrovai faccia a faccia con il diretto interessato, il quale molto semplicemente, disse di aver corso troppo, di come quello fosse un periodo dove la sua sanità mentale era agli sgoccioli e di come non fosse in grado di darmi ciò che io desideravo, anche se il reale quesito era, cos'è che io volevo davvero? Una relazione? Una frequentazione? Un appiglio? Un paziente? Non lo so sinceramente, in quel momento avevo molte idee confuse per la testa ed era difficile esser in grado di contraddistinguere cosa desideravo realmente o cosa credevo di desiderare a tutti i costi. L'unica cosa positiva di quella serata fu che Lily non lasciò il mio sguardo nemmeno per un instante, da lontano osservava tutta la scena, teneva d'occhio i movimenti di lui con uno sguardo pieno d'astio e fu la prima a capire di come stessi raggiungendo il mio famigerato limite di sopportazione e stessi per scoppiare davanti ad, a quanto pare, un mezzo sconosciuto; la chiamai, la pregai con lo sguardo di portarmi via il prima possibile, e così fece. Piansi tanto quella sera, fra le braccia di lily, poco abituata a vedermi in quelle condizioni essendo io nel mio gruppo colei che meno manifestava le sue emozioni negative specie quelle che riguardavano un ragazzo, e lei semplicemente mi strinse fra le braccia senza dire una parola. Continuai a piangere in mezzo alla strada, nel bar, nella macchina, nel mio comodo e caldo letto testimone di tutti i miei momenti più intimi e privati, perché ci rimasi così male? Mi stavo affezionando sempre di più? Pensavo a cosa saremmo potuti essere? Era la rabbia essendo io abituata a chiudere sempre il tutto? Non lo so, sinceramente. Nel corso degli anni, rincontrai un paio di volte questo ragazzo, le prime subito dopo aver troncato il tutto nei corridoi della scuola, poi fuori la sua università, ubicata estremamente vicina alla mia, ed infine l'ultima qualche mese fa, andando a prendere mia nipote, figlia di mia sorella minore al liceo, appena vicino l'uscita di quell'edificio riposai a distanza di anni, lo sguardo su colui che può esser definito la mia prima storia d'amore a tutti gli effetti, culminata però con un triste finale per me. Lui non era cambiato molto, portava una camicia elegante sotto un jeans normale, i capelli ricci, un tempo neri come l'ebano, si erano schiariti facendo posto a qualche capello bianco, attorno agli occhi vi era qualche rughetta e sulla mano dove stringeva uno zaino in pelle, ancora appoggiato soltanto su di una spalla, vi era una fede nuziale ormai sbiadita. Anche lui parve riconoscermi immediatamente, mi fece un caldo sorriso, si avvicinò leggermente quando poi fece il suo ingresso l'ormai adolescente che non vedeva l'ora di rincasare per potersi godere il meritato riposo, fece al suo professore di italiano e latino un breve cenno di testa andandosi a mettere il casco e sedendosi nel posto del passeggero sulla mia moto, così tutte le parole che avremmo potuto dirci sparirono in un istante, non c'era più alcun motivo per rimanere lì imbambolati, lui allora semplicemente mi diede una veloce pacca sulla spalla esclamando: "Hai visto, ho finalmente imparato a non svalutarmi più, ti auguro ogni bene ed un buon rientro a casa", si incamminò poi nuovamente per la sua strada senza mai voltarsi indietro, come se poi alla fine ce ne fosse realmente bisogno.

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Capitolo 5
*** L’Amore ***


Sapete cos'è l'amore? Per molti anni me lo chiesi come una disperata alla ricerca di una risposta che potesse soddisfarmi abbastanza una volta per tutte. Le canzoni parlavano dell'amore, i film erano incentrati spesso sull'amore, nei libri si leggevano meravigliose parole che provavano a spiegare nel modo più dettagliato possibile cosa era possibile provare nell'esatto momento in cui il protagonista avrebbe realizzato di star provando quel forte sentimento, se andavi a chiedere ad un qualcuno cos'era l'amore ti avrebbe risposto con le solite frasi fatte che ogni giorno possiamo trovare inciso su di un bacio perugina o che leggiamo sui muri della nostra città disegnati attraverso bombolette spray di colori sgargianti, primo fra tutti il rosso vivo del cuore. Forse era proprio a causa di tutta questa pressione immaginaria che sentivo sulle mie spalle ero spinta sempre di più al forte desiderio di essere un giorno in grado di provarlo per qualcuno, sentire le mie gote arrossire, lo stomaco contorcersi, la mente spegnersi, il sorriso comparire, il cuore battere ad una velocità tale da temere per la propria incolumità, se a 17 anni mi avessero chiesto cosa fosse l'amore avrei probabilmente elencato tutte queste sensazioni che, ahimè, non provai mai nel corso degli anni. Il mio crogiolarmi in questo mondo irreale mi aveva dunque così portato a confondere l'infatuazione con l'amore, molti essendo giovani naturalmente, rischiano di confondere questi due fenomeni dandoli per sinonimi, ma così non è. Realizzai questa verità amara come il fiele, ma al contempo, dolce come il miele, soltanto qualche mese orsono quando una volta rincasata nell'umile appartamentino dei miei sogni, una delle più grandi soddisfazioni della mia vita rendere realtà quel sogno che era rimasto fisso nel mio animo per anni ed anni, avere un piccolo appartamento situato in una mansarda dell'ultimo piano di un edificio classico, con una finestra enorme che dava sulla città con un bovindo dove appoggiarmi ogni qualvolta mi andasse di leggere, scrivere, accompagnata da una intesa heets alla menta, che ormai da anni accompagnano la mia monotonia rendendola più piacevole, pensai ai bei tempi andati. Capita spesso di ripensare al passato con malinconia, solitamente io non sono mai stata una di quelle persone che preferiva vivere nei ricordi del passato, né tantomeno una di quelle che aveva la mente proiettata nel futuro prossimo anzi, sono sempre stata una fanciulla che amava vivere nel presente, attimo dopo attimo, e godersi la vita in tutte le sue sfaccettature, positive o negative che fossero, ma non nascondo che negli ultimi periodi i ricordi dei miei giorni da ragazza prendono il sopravvento senza che io riesca, tantomeno voglia, fermarli. Quando avevo 18 anni e pochi mesi conobbi l'artista, quel ragazzo così misterioso ed introverso che ebbe la meglio sulla mia ragione ed i miei sentimenti in pochissimi mesi di frequentazione, scoprii durante una delle mie rimpatriate nella mia terra natia che aveva preso moglie, il quando non saprei dirlo ne se la sua vita fosse stata arricchita da qualche pargoletto, non mi è dato saperlo ma forse neanche voglio saperlo, preferisco che una volta tanto mantenere il lontano ricordo di un giovane ragazzo timido ed impacciato il cui maggiore problema era quello di riuscire a scambiare due chiacchiere con la ragazza per cui ebbe una lunga infatuazione durata 12 mesi quasi, culminata poi da una totale distruzione di quel sogno in appena 4 mesi, buffo pensare che nonostante siano passati più di 20'anni la reale ragione legata al suo repentino allontanante mi sia ancora sconosciuta, immagino che arrivati a questo punto rimarrò all'oscuro fino alla fine dei miei giorni, ma poco importa, se ho vissuto bene fino ad oggi riuscirò a portarmi questo dubbio nella tomba no? Ad ogni modo, l'artista fu il primo, o almeno così credevo, ditemi, l'amore è realmente legato esclusivamente a persone con cui ci si auspica di costruire un rapporto amoroso un giorno ? Ma non è forse amore quello che noi proviamo per i nostri genitori? Non è amore quello che proviamo quando udiamo una canzone che ci scalda l'animo e che è capace di ribaltarci la giornata in un attimo? Non è amore, l'affetto che proviamo per i nostri amici più cari? Amici, Amiche. Ah Lily, la mia dolce lily, i miei pensieri vanno spesso a lei, una creatura così buona, per un mondo così crudele, quanta strada ha dovuto fare la mia cara amica per arrivare a prendersi le soddisfazioni che tanto desiderava, quante bastonate, soprusi, meschinità, ingiustizie, svalutazioni, ed ostacoli ha dovuto accettare, superare, inglobare, prima di veder realizzato il suo più grande sogno, quanto deve aver sofferto e patito come un povero animale a causa di questo mondo crudele, che ama vedere i fallimenti altrui trovando diletto in momenti di sconforto come questi, dolce amica mia. Il giorno in cui riuscì ad ottenere l'approvazione ed i fondi per girare il suo film fu il momento più bello della sua vita mi disse, corse da me, io mi trovavo nella sua città per questioni lavorative, mi chiamò chiedendomi di incontrarmi quanto prima possibile, e quando mi vide scoppiò in un pianto di gioia, mi strinse a se, parlando ad una velocità tale che non compresi la maggior parte delle frasi che mi disse, un solo pensiero balenava nella mia mente: ce l'ha fatta finalmente, la sua felicità è la mia. Immagino che fu in quel momento che capii che quella ormai non era più soltanto amicizia, ma si era tramutata in un amore puro e veritiero. Molti potrebbero storcere il naso probabilmente o rimanere sbalorditi data questa confessione, ma riflettete, cos'è realmente il concetto dell'amore? È soltanto indirizzato ai propri amanti? È indirizzato soltanto a coloro con cui hai momenti privati ed intimi? È riferito soltanto a coloro con cui speri un giorno di crearti una comune "famiglia"? Assolutamente no, non fraintendetemi, nei confronti di lily io non ho mai avuto alcune inclinazioni omofile, non ho mai desiderato baciarla impunemente, toccarla viziosamente, né tantomeno giacere con lei lussuriosamente, il solo pensiero ammetto mi facesse ribrezzo. Eppure, ogni qualvolta ci incontravamo, parlavamo, ci confidavamo l'una con l'altra i pensieri più segreti che in pochi potevano avere il vanto di conoscere, lí mi sentivo felice, circondata da un forte amore puro e casto, senza però alcun doppio fine, come una sorella ama l'altra senza aspettarsi nulla in cambio. Io e lei, due tornadi, due uragani, noi semplici ragazzine convinte di possedere il mondo tra le mani e di esser destinati a grandi cose, noi che nel corso degli anni ci siamo confidato cose talmente private e talmente personali che da riportare sarebbero impensabili, Io e Lily, Lily e me, due fanciulle determinate ad arrivare alla fine dei loro giorni senza rimpianti, consapevoli di aver vissuto una vita piena di avventure, eventi unici e particolari, niente ci avrebbe fermato, nulla poteva arrestare la nostra sete di libertà, nessuno avrebbe tagliato le nostre ali di icaro che possenti ci facevano volare sempre più veloci e sempre più spedite con il vento che ci solleticava i volti e ci accarezzava le folte chiome di capelli castani.

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