Capitolo quarto:
Crossroads
3
Aprile 2009
‘Sai
una cosa Katie?
Credo che dovresti davvero smettere di fumare’.
Katie si
voltò
verso Brian, alzando un sopracciglio.
‘Da
che pulpito
vien la predica, Haner...a cosa devo tutto questo interesse verso i
miei polmoni?’
chiese lei, continuando a fumare la propria sigaretta.
‘Al
fatto che sono
qui da sei giorni e mi hai già fatto fuori un pacchetto di
sigarette’ rispose
lui, lasciandosi cadere su una delle sedie che si trovavano nel
giardino sul
retro della casa di Katie.
La ragazza
si fece
scappare una risatina, Brian non aveva tutti i torti.
‘Che
ci posso fare?
Sei l’unico che non andrebbe a spifferare tutto a Zacky o a
mio fratello...e
non posso rischiare che Matt trovi qualche pacchetto nascosto in casa,
ricomincerebbe
con la sua filippica sulle malattie polmonari...’
‘Almeno
stai
attenta, se Matt si sposta di un metro ti vede dalla
finestra...’ disse Brian.
Katie si
voltò
verso la finestra e dovette constatare che il ragazzo aveva ragione,
allora si
spostò in modo da essere fuori dalla portata degli sguardi
di Matt e Zack, che
però erano talmente impegnati in una sfida
all’ultimo sangue a Formula Uno con
Jimmy e Johnny che probabilmente non avevano nemmeno notato la sua
assenza.
‘Non
sono abituata
a dovermi nascondere...uno dei vantaggi di non vivere vicino al
fratellone’
‘E
quali sono gli
altri vantaggi?’ chiese incuriosito Brian.
‘Beh...ho
un lavoro
che mi piace...’ iniziò lei ‘Poi...beh,
in realtà non ce ne sono moltissimi, di
vantaggi...’
‘Christian
non è un
vantaggio?’ domandò il ragazzo.
‘Sì...beh,
sì,
immagino che lo sia...’ rispose, chiedendosi
perché non le fosse venuto in
mente subito: certo che era un vantaggio, era la persona con cui usciva.
‘L’importante
è
esserne convinta...’ scherzò Brian, fissando la
nuvoletta di fumo che aveva
appena prodotto con la sua sigaretta.
‘Ma
sì che ne sono
convinta, Brian... è solo che...beh, non è
esattamente un vantaggio lui...’
‘No?’
incalzò il
ragazzo, e Katie si ritrovò a pensare che non le andava
molto l’idea di avere
una conversazione su Christian proprio con Brian, ma non riusciva a
capire il
perché.
‘No...lui
è
qualcosa che mi è capitato qui...sarebbe un vantaggio se ci
fosse stato
prima...ma è arrivato e... beh, lo definirei piuttosto uno
sviluppo positivo
della situazione’
‘Farò
finta di
averci capito qualcosa, Katie’ ridacchiò Brian,
ricevendo per tutta risposta il
suo stesso accendino in testa ‘Ehy, evita di farmi fuori
anche l’accendino,
bastano le sigarette!’ si lamentò lui, lanciandole
addosso un pacchetto vuoto.
‘Non
sono io che
sono complicata Gates, sei tu che non ci arrivi!’
ribatté Katie, buttando il
mozzicone della sigaretta nell’erba.
‘Katie...’
iniziò
Brian, estremamente calmo ‘Mai offendere Synyster
Gates!’ esclamò lui,
scattando in piedi prima che Katie avesse tempo di reagire,
afferrandola per un
braccio e cominciando a farle il solletico.
‘Brian,
smettila,
smettila! Oddio, muoio!’ urlò Katie, cercando di
divincolarsi dalla presa del
ragazzo, inutilmente: era decisamente più forte di lei.
‘Chiedimi
scusa e
forse ci penso’ disse lui.
‘Non
ci penso
nemmeno...no, no, sul fianco no!’ si lamentò lei,
piegandosi fino a
ritrovarsi seduta a terra.
‘Ultima
opportunità!’ disse lui, sedendosi
anch’egli a terra e continuando a fare il
solletico alla ragazza.
‘Ok,
ok, scusa
grande Gates!’ cedette lei, più che altro
perché stavano per scoppiarle i
polmoni dalle risate.
‘L’ironia
non mi
piace, ma accetterò comunque le tue scuse...’
disse lui, smettendo di
torturarla.
Katie si
accorse il
quel momento di essere seduta fra le gambe del ragazzo e di usarlo come
poltrona vivente.
Il pensiero
che la
cosa non le dispiaceva affatto le attraversò rapidamente la
testa, ma lo
scacciò, doveva smetterla di pensare come
un’adolescente.
‘Lo
sai che se tuo
fratello esce adesso mi uccide sul posto?’ scherzò
Brian, che però non mostrò
alcuna intenzione di salvare la propria vita spostando se stesso o
Katie.
‘Sciocchezze,
tu
gli servi Gates...e comunque sei molto più comodo della
sedia’
‘Lo
prenderò per un
complimento...’ rispose lui, sorridendo.
‘Posso
chiederti
una cosa?’ domandò lei.
‘Spara’
‘Non
ti arrabbi?’
‘Non
mi arrabbio
tesoro, prometto solennemente’ rispose lui.
‘Da
quando sei qui
nessuno ha nominato Sharon...’.
Katie non
vedeva
bene il volto del ragazzo da dove si trovava, ma vide chiaramente la
sua
espressione farsi improvvisamente seria e si pentì di
avergli fatto quella
domanda.
D’altronde
Brian e
Sharon erano insieme da quasi cinque mesi ed era piuttosto strano che
nessuno,
nemmeno Zack, l’avesse nominata almeno una volta.
‘Mi
pare di capire
che Shads non ti abbia raccontato nulla’ rispose dopo qualche
istante lui,
serio.
‘Raccontato
cosa?’
chiese sinceramente curiosa lei.
‘Come
posso dirla
senza essere volgare...in effetti non posso, quindi perdonami
l’estrema
finezza...’ disse lui, ironico ‘Io e Zack
l’abbiamo beccata che si faceva
sbattere da un non meglio identificato tizio sul retro di un locale
circa tre
settimane fa...’
‘Cazzo...’
‘Sì,
è stato più o
meno quello che ho detto io...oltre ad una serie di irripetibili
insulti alla
sua persona che risparmierò alle tue orecchie
innocenti...’ commentò lui,
toccandole le orecchie mentre lo diceva ‘Ed io coglione che
ero pure tornato
per farle una sorpresa...’
‘Mi
dispiace Brian’
‘Lascia
perdere,
evidentemente non era la ragazza giusta per me... che poi, come cazzo
facevo a
stare con una che odia i Metallica non lo so proprio...’
tentò di scherzarci su
lui e Katie decise di dargli corda, odiava vedere lui o uno degli altri
giù di
morale.
‘Infatti
Gates,
questa storia avrebbe dovuto darti da pensare da subito...’
commentò lei,
allungando la mano fino alla tasca della giacca di Brian e tirandone
fuori un
pacchetto di sigarette nuovo.
‘Ehy,
ma la vuoi
smettere di scroccarmi le sigarette?’ protestò
lui, cercando inutilmente di
riprendersi il pacchetto.
‘Oh,
piantala di
lagnarti!’ disse lei, mettendogli in bocca una sigaretta per
farlo stare zitto
e ottenendo come risultato quello di far scoppiare a ridere entrambi.
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4
Aprile 2009
‘Non
mi avevi detto
di Brian e Sharon’.
Matt
alzò lo
sguardo sulla sorella, che si stava pettinando di fronte allo specchio
dell’armadio.
‘Sicura
Katie?’
‘Guarda
che non
sono io quella che ieri sera non ricordava più nemmeno
quanto fa due più
due...’ ribatté lei, ridacchiando.
‘No,
infatti,
quello era Jimmy’ scherzò Matt, ridendo a sua
volta: la sera prima, dopo la
sfida a Formula Uno, la situazione era degenerata, specie quando Johnny
e Brian
avevano trovato della vodka e del gin nella credenza di Katie.
Il risultato
era
che Matt aveva dormito in camera della sorella, Brian, Jimmy e Johnny
nella
camera degli ospiti, dove normalmente stava il cantante, e Zack sul
divano in
salotto.
‘Vero...’
convenne lei.
‘Seriamente
comunque, credevo di avertelo accennato’ riprese Matt
‘Perché?’
‘Ho
semplicemente
fatto la gaffe della mia vita ieri sera...’
‘Oddio,
non glielo
avrai mica chiesto?’ chiese Matt: in quel periodo era
decisamente meglio non
nominare Sharon in presenza di Brian, l’argomento trasformava
il chitarrista in
un serpente velenoso.
‘Senti,
siete qua
da una settimana e nessuno l’aveva nominata, ero curiosa, mi
è venuto in mente,
ce l’avevo lì e gliel’ho
chiesto!’
‘E
come ti sembrava
dopo?’
‘Serio...però
tutto
sommato ci scherzava su’ rispose Katie, ripensando alla
conversazione con Brian
della sera precedente.
‘Fa
progressi, fino
alla settimana scorsa diventava odioso...e a dirla tutta, per quanto
noi siamo
dotati umana comprensione stavamo seriamente per
ucciderlo...’.
Katie
scoppiò a
ridere: non era difficile credere a suo fratello, se Brian voleva
diventare
odioso, semplicemente ci riusciva alla perfezione.
‘Facciamo
che mi
racconti quanto è stato odioso davanti a un
caffè? Ho bisogno della mia dose mattutina...’
disse lei, dirigendosi verso la porta.
‘Aggiungici
i
cookies e ci sto!’ rispose Matt, seguendo la sorella fuori
dalla stanza.
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‘Giorno’
disse una
voce gutturale.
‘Oh
mio Dio, Gates,
sono le nove e mezza, che accidenti ci fai già in piedi?
Stai bene?’ chiese
Matt, sinceramente stupito: non era normale vedere Brian sveglio
così presto,
non dopo che aveva fatto fuori una bottiglia di vodka la sera prima.
‘Prova
tu a dormire
nello stesso letto con Johnny, accidenti, scalcia come un
disperato!’ si
lamentò lui, lasciandosi cadere sulla sedia di fianco a
Katie.
‘Povero
Brian!’
scherzò Katie, scompigliandoli i capelli.
‘Lascia
stare i
miei capelli’
‘No’
rispose lei,
usando anche l’altra mano.
‘Katie...lascia
stare i miei capelli...’ ripeté Brian, mentre Matt
osservava la scena
divertito: Katie amava giocare con il fuoco, già aveva
rischiato grosso
nominando Sharon al chitarrista, ma almeno quello non era stato
intenzionale,
ora stava toccando i preziosissimi capelli di Gates, per lo
più quando si era
appena svegliato, sapendo invece benissimo che era una cosa che faceva
andare
Brian su tutte le furie.
‘Altrimenti?’
chiese Katie con aria di sfida.
‘Altrimenti
questo’
rispose Brian, prendendola per i polsi e bloccandole le braccia sul
tavolo con
la mano sinistra, mentre con la destra prendeva una tazza e il
caffè.
‘Libera
immediatamente le mie mani, Haner!’
‘Scordatelo
Sanders, sei un po’ troppo iperattiva di prima mattina, per i
miei gusti’
rispose tranquillamente lui, bevendo il suo caffè e
apparentemente non
disturbato dai tentativi di Katie di divincolarsi dalla sua presa.
‘Matt!’
esclamò
Katie, guardando speranzosa suo fratello.
‘Principessa,
tu
hai giocato col fuoco...’ rispose lui, ridacchiando e
ricevendo in cambio uno
sguardo omicida dalla sorella.
‘Ed
io ti ospito
pure, ingrato che non sei altro...Brian, lasciami!’ Katie
provò di nuovo ad
implorare il chitarrista, che però scosse la testa,
allungando il braccio
libero per rubare i cookies a Matt.
‘Due
casinisti,
ecco che siete voi due!’ disse Zack, entrando in cucina e
appoggiando una mano
sulla spalla sinistra di Katie e l’altra sulla spalla destra
di Brian ‘C’è
gente che cercava di dormire, in salotto’
‘Se
è per quello
anche a me piacerebbe dormire, ma Christ probabilmente sta sognando di
essere
un cavallo, quindi consolati Vee...’ rispose Brian, facendo
ridere l’amico.
‘E
Jimmy?’ chiese
Zack.
‘Lo
spilungone lo
abbiamo buttato per terra ieri sera... è già
stato traumatico dormire con
Johnny, almeno Jimmy me lo sono risparmiato’
‘E
già... ehy, ma
che state combinando voi due?’ chiese Zack, notando in quel
momento la mano di
Brian che teneva i polsi di Katie.
‘La
signorina si
divertiva un mondo a toccare i capelli del sottoscritto...’
spiegò Brian.
‘Che
sono sacri...’
ridacchiò Zack.
‘Giusto
Vee...e poi
ho un gran mal di testa, quindi...’
‘Non
me ne
parlare...’ rispose Zack.
‘Mi
unisco al club’
intervenne Matt.
‘Io
no...’ disse
Katie, angelica.
‘Per
forza, avrai
bevuto due bicchieri al massimo!’ esclamò suo
fratello.
‘Io
so quando dire
basta...sai com’è, si chiama maturità
intellettuale...’
‘Al
diavolo la
maturità intellettuale, divertiti ogni tanto,
cervellona!’ ribatté Brian.
‘Esatto!
Dovresti
ubriacarti più spesso sgorbietto...fai cose divertenti
quando ti ubriachi...’
commentò Zack, ridacchiando.
‘Brian?’
disse la
ragazza, rivolgendosi al chitarrista.
‘Sì?’
‘Useresti
la tua
mano libera per dare una sberla al signorino Vengeance da parte
mia?’
‘Ma
con piacere’
rispose lui, che colpì Zack in testa prima che
l’altro avesse tempo di
spostarsi.
‘Cazzo,
la testa
Gates!’ si lamentò Zack, andando a sedersi di
fianco a Matt.
‘Posso
sapere
perché l’ho picchiato?’ chiese Brian a
Katie, ignorando gli insulti che l’amico
gli stava lanciando.
‘Lui
lo
sa...vero, Vee?’
rispose Katie,
voltandosi verso l’amico.
‘Sì...malefica...’
‘Lo
so, grazie
Vengeance... Brian, che caspita, vuoi mollare la presa?’
‘Non
ci penso
nemmeno, sei pericolosa tesoro...’
‘Giuro
che faccio
la brava!’
‘Matt,
dici che mi
posso fidare?’ chiese Brian al cantante.
‘Mmh...’
iniziò
Matt, mentre sua sorella lo guardava molto, molto male
‘Potresti anche fidarti,
sì...’
‘Se
lo dici tu...’
disse Brian poco convinto, lasciandola andare.
Non appena
fu
libera, Katie ricominciò a tormentare i capelli di Brian,
facendo ridere sia
Zack che Matt.
‘Ok,
razza di
demonio che non sei altro, te la sei cercata!’
esclamò Brian, rovesciando il
caffè che era rimasto nella caffettiera sui capelli di
Katie, lasciando la
ragazza a bocca aperta: Synyster Gates non era l’unico in
quella stanza per cui
i capelli erano sacri.
‘Porca miseria
Gates, sei morto, sei un
fottuto morto che cammina!’ urlò lei, lanciando la
sedia all’indietro e
cominciando a rincorrere Brian, che nel frattempo aveva già
iniziato a fuggire
verso il salotto.
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‘Mi
sto annoiando’
esclamò Brian, rompendo il silenzio che da un po’
regnava nel salotto di Katie.
Gli altri
alzarono
gli occhi su di lui: erano le tre di pomeriggio, Katie era appoggiata
al
fratello e leggeva un libro, mentre i cinque ragazzi cercavano di
riprendersi
dal mal di testa del dopo sbronza.
‘E
quindi?’ chiese
Johnny.
‘Sono
Synyster
Gates e mi sto annoiando...così ti è
più chiara?’
‘No’
‘Cazzo
Johnny,
facciamo qualcosa!’ disse Brian.
‘E
beh, se il
grande Gates si annoia apriti cielo...’ intervenne Katie.
‘Puoi
giurarci
Sanders’ rispose il chitarrista
‘Proposte?’
‘In
effetti anch’io
mi annoio un po’...’ disse Katie.
‘Che
vuoi fare
sgorbietto?’ chiese Zack.
‘Ehy!
Perché con
lei reagite e con me no?’ protestò Brian.
‘Perché
lei è molto
più carina di te...’ rispose Matt.
‘Giusto!’
disse
Katie, dando un bacio sulla guancia al fratello.
‘Comunque,
che
facciamo?’ chiese di nuovo Brian.
‘E
che ne so...in
questa città non c’è nulla da
fare...’ si lamentò Jimmy.
‘Ehy!’
protestò
Katie.
‘Senti
Katie, non
c’è una spiaggia, non c’è il
mare, fa un freddo incredibile...che noia!’
ribatté il batterista.
‘In
effetti
sgorbietto...’
‘Oh,
basta
offendere la mia Toronto!’
‘E
allora provaci
che ci sbagliamo...’ la provocò Brian.
‘D’accordo...ricomponetevi
ragazzi...vi porto in un posto spettacolare...’ disse Katie,
ricevendo quattro
occhiate curiose.
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‘Sgorbietto,
cazzo,
questa è stata l’idea del secolo!’ disse
Zacky, abbassandosi prima che Matt lo
centrasse in pieno con la sua pistola laser.
‘Io
ho solo idee
geniali, Zacky!’ rispose la ragazza, sobbalzando quando si
accorse di essere
stata colpita da Brian, che stava sogghignando vittorioso.
Katie aveva
portato
i ragazzi in una nuova sala giochi che vantava anche un enorme
magazzino dove era
possibile sfidarsi a squadre con le pistole laser e tutti erano stati
costretti
ad ammettere che, anche se non c’erano spiagge e faceva
freddo, a Toronto si
poteva trovare qualcosa da fare.
‘Haner,
corri!’
urlò Katie, rincorrendo il chitarrista finché non
riuscì a colpirlo.
‘Pari!’
urlò lei,
correndo a nascondersi dietro Jimmy e Zacky, i suoi due compagni di
squadra.
‘Quanto
tempo
abbiamo ancora?’ chiese Johnny.
‘Circa
dieci
minuti’ rispose Brian, guardando minaccioso Katie: lui
vinceva, sempre, e non aveva
intenzione di fare eccezione per lei.
‘E
a quanto
stiamo?’ chiese Jimmy.
‘Dodici
pari’
rispose Zack.
‘Ecco,
vediamo di
sbloccare la situazione!’ disse Brian, correndo dietro a Zack
e Jimmy e
beccando Katie prima che avesse tempo di rendersene conto.
‘Questo
è sleale!
Jimmy, Zacky, addosso!’ urlò Katie, e i tre si
avventarono insieme su Brian,
riuscendo a segnare cinque punti prima che il ragazzo riuscisse a
tornare dalla
sua squadra, minacciando vendetta.
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Capitolo
Quinto:
Unbound
(The Wild Ride)
5
Aprile 2009
‘Quindi
fammi
capire...stasera tutti a festeggiare il fatto che sei fregato,
Vee?’ chiese
Brian, ricevendo in cambio una sberla poco amichevole sulla schiena dal
diretto
interessato: Zack aveva confessato agli altri la sua intenzione di
chiedere a
Gena di sposarlo ed erano stati tutti felici della notizia, anche se
ora Brian
non perdeva occasione per prenderlo in giro.
‘Piantala,
idiota...’ gli intimò Zack, ridendo
‘Comunque, sì, in sostanza
sì...’
‘Ok,
quindi
recuperiamo mia sorella e poi?’ chiese Matt.
‘E
che vuoi che ne
sappia io, è lei quella esperta della città, ci
guiderà da qualche parte!’
rispose Zack.
‘Bene...’
commentò
Matt, aprendo la porta della casa di Katie.
Non appena
entrarono in casa, la prima cosa che i cinque sentirono fu “A little piece of heaven” a
tutto volume
provenire dal piano superiore.
Matt fece
segno
agli altri di non fare rumore e di seguirlo, se conosceva sua sorella
si
sarebbero trovati davanti ad una scena divertente.
Salirono le
scale,
Matt si diresse verso la porta della camera di Katie,
l’aprì quel che bastava
per vedere all’interno e si lasciò scappare una
risatina: esattamente come
pensava, quella era una scena esilarante.
Fece cenno
agli
altri quattro di avvicinarsi e Brian dovette spostarsi di qualche metro
buono
per non farsi sentire dalla ragazza mentre rideva, ma tornò
subito dagli altri,
non voleva perdersi un secondo di quello spettacolo.
Katie era in
piedi
sul suo letto, cantando a squarciagola, usando la spazzola come
microfono:
classica scena da film, insomma.
Zack e Jimmy
stavano letteralmente morendo sul posto dalle risate, Matt cercava di
trattenersi,
ma era prossimo al crollo, Johnny era in un angolo del corridoio a
ridere come
un pazzo e Brian stava appoggiato a Matt, guardando la scena e cercando
di
ricacciare indietro le risate.
Zack si
avvicinò ai
due, dando ancora un’occhiata a Katie, poi fece cenno a Matt
di farlo passare
avanti e aprì del tutto la porta.
‘Ma
tu guarda un
po’, ha gli originali e si accontenta dello stereo’.
Katie si
voltò di
scatto verso la porta e in un secondo diventò color pomodoro.
‘Maledetti
infami,
da quanto siete lì?’
‘Abbastanza
sgorbietto...’ rispose Zack, sentendo le risate tornare,
seguito a ruota dagli
altri quattro.
‘Via,
via! E tu,
traditore di un fratello!’ urlò lei, lanciando la
spazzola verso Matt, che però
fu abbastanza veloce da abbassarsi, facendo sì che
l’oggetto colpisse in pieno
Brian.
‘Ahia!
Cazzo,
Katie!’ si lamentò il chitarrista, massaggiandosi
la fronte.
‘Così
impari a
ridere di me, Gates!’
‘Certo,
perché gli
altri quattro cretini applaudivano, invece...’
ribatté ironico lui.
‘Tu
non ti preoccupare
che agli altri quattro ci penso io... e se domani non avrete
più un cantante
perché sarà accidentalmente soffocato nel sonno,
prendetevela solo con voi
stessi!’ rispose lei, lanciando un’occhiata
minacciosa a Matt, che per tutta
risposta scoppiò a ridere ancora più forte.
‘E
dai sgorbietto,
ti sei offesa?’ chiese Zack, andando a sedersi di fianco alla
ragazza, che gli
dette immediatamente le spalle.
‘No,
figurati
Zachary... è la mia massima aspirazione essere presa per i
fondelli da mio
fratello e da quei quattro idioti dei suoi amici...’ rispose
lei.
‘E
dai
principessa...’ intervenne Matt.
‘Alla
larga da me,
Matthew...’ ribatté lei, alzandosi e dirigendosi
verso il bagno: se solo quei
cinque avessero avuto idea di quanto si stava divertendo a fare
l’offesa.
Zack
lanciò
un’occhiata a Matt, che alzò le spalle: non
avrebbe proprio saputo dire se
Katie fosse veramente offesa o se stesse solo facendo finta.
‘Ehy,
Katie, ma non
ti sarai offesa sul serio?’ chiese Brian, lasciandola
passare: era abbastanza
sicuro che Katie stesse fingendo, ma non ne aveva la certezza assoluta,
quindi
meglio non mettersi in mezzo al suo cammino.
‘Secondo
te, Elwin?’ chiese lei,
rendendosi conto
troppo tardi di aver esagerato: Brian detestava che si usasse il suo
secondo
nome.
Come
volevasi
dimostrare, due secondi dopo le si parò davanti e Katie
capì di non avere via
di fuga.
‘Benissimo
Sanders... questa te la sei cercata!’ disse lui, prima di
afferrarla e partire
col solletico: sempre la solita tattica, alquanto banale forse, ma
decisamente
efficace.
‘Brian,
smettila
immediatamente! Aiuto!’ urlò lei, cercando
inutilmente di divincolarsi.
‘Non
ci penso
nemmeno, ci pensavi prima!’ ribatté lui,
bloccandola contro il muro e
continuando imperterrito.
‘Matt,
per l’amor
del cielo!’ urlò di nuovo Katie, cercando di
liberare le gambe, che Brian aveva
abilmente bloccato con le proprie.
‘Shads,
avvicinati
e ce n’è anche per te!’ disse Brian,
voltandosi verso il cantante e
distraendosi quanto bastava perché Katie riuscisse a
liberare una gamba e a
dargli un colpo sul ginocchio.
‘Cazzo,
Katie,
cazzo! Il ginocchio mi serve, per la miseria!’
urlò Brian, lasciandola andare e
tenendosi il ginocchio: caspita, se picchiava duro.
‘E
questo è il
secondo round...se sei così folle da volere il terzo, quando
vuoi Gates...’
disse semplicemente Katie, alzandosi in piedi e sistemandosi la
maglietta,
mentre Matt e gli altri scoppiavano a ridere, inceneriti ad uno ad uno
dal
povero Brian ‘Beh? Che volevate?’ chiese poi Katie.
‘Volevamo
che tu ci
portassi in qualche posto carino per festeggiare il prossimo
fidanzamento di
quest’individuo’ disse Matt, indicando Zack.
‘Oh!
Glielo hai
detto allora!’ esclamò Katie, sorridendo.
‘Tu
lo sapevi?’ le
chiese il fratello, sorpreso.
‘Certo
che lo
sapevo! Sono stata la prima a saperlo! Giusto, Zacky?’ chiese
conferma lei,
saltando in braccio all’amico.
‘Giustissimo,
sgorbietto’
‘Sono
oltraggiato,
Vee...’ commentò Matt.
‘E
dai Shads, lo
sai che lei è la mia consulente personale...’
‘Oh,
basta fare il
bambino Matt! Piuttosto, pensiamo alle cose serie... so dove portarvi!
Datemi
cinque minuti, mi cambio e sono da voi!’ disse Katie,
lasciando Zack e
dirigendosi verso la sua stanza, mentre i cinque andavano ad aspettarla
in
salotto.
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‘E
questo posto
dove lo tenevi nascosto, sgorbietto?’
‘Non
lo tenevo
nascosto Zack, è semplicemente nuovo!’ rispose la
ragazza, mentre finiva la sua
birra.
‘Anche
questo? Ma
cosa c’è stato, una fioritura di pub a
Toronto?’ chiese Matt.
‘Guarda
che è una
città molto viva!’ disse la ragazza.
‘Certo,
certo...’
commentò Jimmy, beccandosi un calcio sotto il tavolo da
Katie.
‘Ehy
Gates, quella
cameriera ti sta consumando con gli occhi da
mezz’ora...’ disse Johnny,
indicando con un cenno del capo una delle cameriere all’amico.
‘Confermo,
fra un
po’ ti salta addosso’ intervenne Matt.
‘Ehy,
sono io il
futuro fidanzato, dovrei essere io a divertirmi!’
protestò Zack.
‘Che
ci vuoi fare
Vee... sono Synyster
Gates, io attraggo
per definizione!’ disse Brian, lanciando
un’occhiata alla cameriera in
questione: non male, a dirla tutta.
‘Evviva
la
modestia!’ commentò ironicamente Katie,
chiedendosi perché avesse così tanta
voglia di uscire da quel locale che fino a pochi minuti prima la stava
entusiasmando.
‘Tesoro,
è la
verità!’ ribatté lui.
‘Certo...
credici...’.
In quel
momento
un’altra cameriera si avvicinò al tavolo e
lasciò un vassoio, non prima di aver
lanciato un’occhiata molto significativa a Matt.
‘Ehy,
fratellone,
devo chiamare Val?’ chiese Katie ridendo, una volta che la
ragazza si fu
allontanata.
‘Era
lei che
guardava, mica io!’ si difese Matt, mentre gli altri ridevano.
‘Sì,
sì...comunque... e questi che sono?’ chiese Katie,
indicando i bicchierini di vodka
sul vassoio.
‘Mi
sembra
abbastanza evidente sgorbietto...vodka!’ rispose Zack.
‘Quello
lo avevo
capito, genio... intendo dire... mi vuoi morta, Zacky? Ce ne saranno
almeno sei
a testa...’
‘Sette’
la corresse
lui.
‘Appunto...mi
vuoi
morta? Sai benissimo che comincio a strisciare al quarto...’
continuò la
ragazza.
‘Forse
è proprio
quello il nostro obiettivo...’ la prese in giro Brian.
‘Infatti
sgorbietto... te l’ho già accennato che fai cose
divertenti da ubriaca, no?’
‘Brian?’
disse
Katie, rivolgendosi al chitarrista.
‘Con
piacere’
rispose lui, dando una pacca in testa a Zack.
‘Cazzo!
Ma la
smettete voi due?!’ si lamentò lui.
‘Tu
smettila di
prendermi in giro, io la smetto, Zacky tesoro caro!’ rispose
Katie, facendo
ridere gli altri.
‘Comunque,
Katie,
un po’ di vodka non ha mai ucciso nessuno!’ disse
Matt, ricevendo uno sguardo
strano dalla sorella.
‘Come
vuoi
fratellone... ma sappi che se domani mattina mi trovi nel letto con uno
di
questi quattro potrai incolpare solo te stesso...’ disse lei
calmissima,
facendo andare di traverso la birra a Matt e scoppiare a ridere per
l’ennesima
volta gli altri.
‘E
dai
sgorbietto... giuro che vigilo personalmente sulle tue
azioni!’
‘Perché
tu speri
veramente di uscire sobrio da sette shots di vodka,
fidanzatino?’ lo prese in
giro Brian.
‘Più
di te
sicuramente, Gates’ ribatté Zack.
‘Comunque,
è
escluso!’ sentenziò Katie.
‘Dai!!’
esclamarono
in coro Zack, Jimmy, Johnny e Brian, mentre Matt non era più
così convinto,
sapeva che la sorella stava scherzando, ma era meglio non rischiare.
‘No!’
‘Katie,
se non lo
fai cambio idea...’ la minacciò Zack.
‘E
io vado dritto a
dirlo a Gena, così poi la senti...’ gli diede
manforte Brian.
‘Esatto!’
concordò
Zack ‘E considerando che mi sta lanciando messaggi
subliminali da mesi, saranno
dolori...’
‘Non
lo faresti
mai...’ disse Katie, incerta, fissando il suo migliore amico.
‘Vuoi
mettermi alla
prova, Katelyn Sanders?’ rispose lui.
‘Oh,
e va bene, va
bene, facciamola finita!’ disse lei, prendendo uno dei
bicchierini e buttando
giù la vodka in un colpo, ricevendo in cambio gli applausi
dei ragazzi.
‘Così
ti voglio
Katie!’ urlò Zack, soddisfatto.
‘Io
so che me ne
pentirò...’ disse lei, mentre anche gli altri
partivano all’attacco della
vodka.
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6
Aprile 2009
Quando
aprì gli
occhi, Katie se ne pentì immediatamente e li richiuse.
Maledisse
mentalmente Zack e le sue idee idiote, aveva un mal di testa da
guinness dei
primati.
Aveva
bisogno di
un’aspirina e ne aveva bisogno alla svelta.
Scese dal
letto e
reggendosi al muro si diresse verso il corridoio, cercando nel
frattempo di
ricordare come diavolo fosse arrivata in camera sua: ricordava di
essere al pub
e di aver dato retta a quel pazzo del suo migliore amico, aveva bevuto
sette
shots di vodka, poi il vuoto totale.
Arrivò
al piano di
sotto e quando entrò in cucina per cercare
l’aspirina le venne da ridere:
seduto al tavolo c’era Brian, che si teneva la testa fra le
mani e aveva lo
sguardo fisso sul tavolo.
‘Brian,
se continui
ad essere così mattiniero dopo una sbornia
comincerò a preoccuparmi’ disse lei,
attirando l’attenzione del ragazzo.
‘Se
per te alzarsi
alle due del pomeriggio è essere mattinieri,
tesoro...’ disse lui e solo in quel
momento Katie guardò l’orologio, constatando che
in effetti il ragazzo aveva
ragione.
‘Oh
caspita, non me
ne ero accorta...aspirina?’ chiese poi, sventolando la
scatoletta davanti alla
faccia di Brian.
‘Non
dirlo a Matt,
ma potrei sposarti per dell’aspirina in questo
momento’ rispose lui.
‘Bastava
un sì,
Gates...’ disse lei, ridendo e pentendosene subito, ridere
non aiutava il mal
di testa.
‘Toglimi
una
curiosità Brian...’ riprese a parlare lei,
sedendosi e porgendo un’aspirina e
un bicchiere d’acqua al ragazzo ‘Tu ti ricordi
cos’è successo ieri sera?’
‘Io
ho ricordi più
o meno chiari fino al secondo giro di vodka...come sia finito qui
però non lo
so...’ rispose lui, ricevendo in cambio un’occhiata
allibita da parte di Katie.
‘Secondo
giro?’
chiese lei, sconvolta.
‘Già...’
rispose
Brian, ridacchiando ‘E a proposito, Vee ha ragione...sei
divertente quando sei
ubriaca’
‘Oddio...
che ho
fatto?’
‘Niente
di
compromettente... diciamo che eri molto espansiva...e ad un certo punto
hai
cercato di picchiare una cameriera, dicevi che la odiavi...’
spiegò lui ‘Ma
probabilmente è stato perché ti ha guardata male
quando ti sei seduta in
braccio a me, era quella che mi ha fissato per tutta sera...’.
Katie
fissava il
ragazzo sconvolta, pensando che non avrebbe mai, mai più
toccato un goccio
d’alcool in vita sua.
‘E
perché ero
seduta in braccio a te?’
‘Come
ti dicevo,
eri molto espansiva...l’unico che hai risparmiato
è stato Matt’
‘Oddio,
mai più
alcool, lo giuro...’ disse lei, mentre Brian rideva.
‘Per
così poco?’
‘Per
me è fin
troppo, Gates...ma dove hai dormito, scusa?’
‘In
realtà mi sono
svegliato sul tappeto del salotto... suppongo sia tutta colpa di Zack,
visto
che sta beatamente dormendo sul divano...Matt, Jimmy e Johnny invece
non so
dove siano’
‘Spero
nella camera
di Matt, perché da me non c’era
nessuno...’
‘Visto
che la vodka
non ti ha fatta finire a letto con nessuno di noi?’ le fece
notare Brian,
sorridendo.
‘Evidentemente
il
mio cervello continua a funzionare correttamente anche da
ubriaco’ rispose lei,
mentre Brian le faceva il verso, facendola ridere.
‘Comunque,
mi sto
ancora chiedendo cosa abbiate preso a fare le stanze in
albergo...dormite qui
fissi, ormai...’ fece notare la ragazza.
‘Solo
per darti
l’illusione che non ti saremmo stati in mezzo ai piedi,
tesoro’ rispose Brian.
‘Già...Senti,
ma
dici che li dobbiamo svegliare?’ chiese poi la ragazza.
‘In
realtà io
pensavo di buttare Zack giù dal divano e tornare a
dormire...la mia testa non è
pronta per svegliarsi...’
‘Se
prometti di
fare il bravo ti ospito in camera mia’ propose lei.
‘Katie,
l’alcool ti
fa più bene di quanto tu non creda...’
commentò Brian, ridendo.
‘Cretino!’
‘Grazie
tesoro...
comunque, giuro che sarò un angioletto...potrei uccidere per
un materasso’
‘Bene,
mi
sposeresti per un’aspirina, uccideresti per un materasso...
sono la tua donna,
Gates!’ commentò lei, uscendo dalla cucina seguita
da Brian.
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‘Vengeance!
Tu e le
tue idee del cazzo!’
‘Cazzo
urli
Shads...’ si lamentò Brian, rubando il cuscino a
Katie e mettendoselo sopra la
testa, ignorando il mugugno di protesta della ragazza.
‘Gates,
che cazzo
ci fai nello stesso letto di mia sorella?!’ tuonò
il cantante e solo in quel
momento Brian si ricordò dove si trovava.
‘Fermo
lì Shads,
non è come sembra, sono innocente!’ disse lui,
mettendosi a sedere sul letto.
‘Ah
sì?’ ribatté
l’altro.
‘Matt,
rilassati...’ disse Katie, mettendosi a sedere di malavoglia,
avrebbe dormito
volentieri ancora un po’ ‘Zack lo ha buttato sul
tappeto ed io gli ho offerto
un posto decente dove dormire, tutto qui... ieri sera chiunque mi abbia
portato
qui mi ha lasciata da sola’
‘Vorrei
ben vedere,
ti ci ho portato io’ rispose Matt, rilassandosi.
‘Quindi
tu ti
ricordi cos’è successo ieri sera?’
chiese Katie, facendo scoppiare a ridere
Matt.
‘Devo
dedurre che
tu sei nel buio totale?’ le chiese il fratello.
‘Nemmeno
si ricorda
il secondo giro, Shads’ intervenne Brian.
‘Matt,
che cazzo
hai da url... oh oh oh!’ esclamò Zack, comparendo
alle spalle di Matt e vedendo
Brian e Katie nel letto della ragazza.
‘No,
Zacky, non è
quello che sembra’ disse Katie, bloccando sul nascere
qualunque cosa stesse
pensando l’amico.
‘In
realtà è colpa
tua, Vee’ aggiunse Brian.
‘Cioè?’
chiese Matt.
‘Quel
cretino mi ha
sbattuto sul tappeto, si è fregato la coperta e russava come
un trattore...’
‘Io
non russo!’
protestò Zack.
‘Oh,
fidati, russi
eccome, Vee... comunque, alle due mi sono svegliato, stavo congelando e
mi
facevi peggiorare il mal di testa russando... e non fare quella faccia
Vee, se
non ci credi la prossima volta ti registro! Comunque...a quel punto
sono andato
in cucina, è arrivata questa meravigliosa
creatura’ disse, indicando Katie ‘Che
non solo mi ha offerto un’aspirina, ma un posto decente dove
riposare la mia
testa... e questo è quanto’ concluse Brian.
‘Ma
che ore sono?’
chiese Katie.
‘Le
sei’ rispose
Matt.
‘E
voi vi sareste
appena svegliati?’ chiese la ragazza.
‘A
dire il vero
Johnny dorme ancora come un angelo...’ le rispose il fratello
‘E Jimmy era
sveglio, ma non escludo che si sia riaddormentato...’
‘Ed
io sono stato
svegliato dall’urlo soave di tuo fratello’
intervenne Zack.
‘Idem’
disse Brian.
‘Comunque,
mi
racconti che è successo, fratellone?’ li
interruppe Katie ‘Brian mi ha detto
del secondo giro, della mia violenza verso la cameriera e di quanto
fossi
espansiva... altro che devo sapere?’
‘Beh,
dopo il terzo
giro non eri più molto espansiva in realtà... eri
più uno straccio...’ disse
Matt, mentre Zack, Brian e Katie lo fissavano sconvolti.
‘Terzo
giro?’
chiesero in coro Zack e Katie.
‘Lo
hai ordinato
tu, Vee...’ gli fece notare Matt.
‘E
tu eri ancora
abbastanza lucido da ricordarlo oggi?’ chiese stupita Katie.
‘Cazzo
Shads, tu
sei fatto di vodka! Non è umanamente possibile!’
sbottò Brian.
‘Ho
un mal di testa
epico, quindi no, non sono fatto di vodka... ma reggo bene, quello
sì’ concesse
Matt.
‘Perché
non sono
come lui?’ si lamentò Katie, riprendendosi il
cuscino e tornando a sdraiarsi:
la testa andava decisamente meglio, ma non si sentiva ancora in forma
per il
resto.
‘Perché
sei
decisamente più carina di lui sgorbietto, quindi
inevitabilmente più
vulnerabile alle insidie dell’alcool!’ rispose
Zack, facendola ridere.
‘Tutto
ok?’ le
chiese Brian, vedendo che nonostante stesse ridendo non accennava ad
alzare la
testa dal cuscino.
‘Sì...
più o
meno... non sono in forma, ma sono viva, mi sembra già
qualcosa...’
‘Su,
riprenditi
principessa, è quasi ora di uscire di nuovo!’
‘Io
spero che tu
stia scherzando, Matt...’ rispose Katie.
‘Nemmeno
per sogno
tesoro, su!’ disse Brian, prendendola in braccio mettendola
giù solo davanti a
Matt, ricevendo un’occhiata omicida dalla ragazza.
‘Bene
Gates... sono
stata buona con te... ma è arrivata l’ora del
terzo round!’ esclamò, prima di
ricominciare a rincorrere il ragazzo.
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‘Devo
iniziare a
preoccuparmi, principessa?’.
Katie, che
era
appena rientrata nel pub dopo essere stata fuori a scroccare come al
solito una
sigaretta a Brian, si voltò verso il fratello, confusa.
‘Cioè?’
‘Sparisci
spesso
quando sparisce Brian, stamattina ti ho trovata nello stesso letto con
Brian...
devo cominciare a pensare di uccidere il mio chitarrista e trovarmene
un
altro?’ spiegò lui, sorridendo.
‘Cretino...’
lo
prese in giro lei: era troppo sperare che Matt non notasse che quando
Brian
usciva spariva anche lei, d’altronde Gates era
l’unico con cui poteva fumare in
pace senza sentirsi fare delle paternali infinite ‘Che tu ci
creda o no, da
solo Brian parla anche di cose intelligenti e a me piace parlare con
lui, tutto
qui...’
‘Stento
a crederci,
ma se lo dici tu...’ rispose lui.
‘Grazie
della
fiducia, Shads...’ disse Brian, comparendo alle spalle del
cantante e andando a
rimettersi al suo posto, vicino alla sedia dove fino a una decina di
minuti
prima sedeva Jimmy ‘E gli altri dove sono finiti?’
chiese.
‘Zack
ha visto il
tavolo da biliardo nell’altra sala... Jimmy lo ha sfidato...
Johnny fa
l’arbitro’ spiegò Matt.
‘Quindi
non li
rivedremo più per il resto della serata, giusto?’
chiese Katie.
‘Esatto...ehy,
niente alcool, Katie?’ domandò Brian, ridacchiando
e indicando la Coca della
ragazza.
‘Simpatico...no,
per stasera passo... e dovreste passare anche voi...’ disse
lei, indicando le
birre dei due ‘Tutto questo alcool non può farvi
bene...’
‘Il
mio fegato ha
alzato bandiera bianca secoli fa, ormai’ disse Matt.
‘Il
mio ha emigrato
quando avevo diciassette anni, quindi non vedo dove stia il
problema’
intervenne Brian, mentre Katie scuoteva la testa: incorreggibili, quei
due
erano incorreggibili.
‘Un
giorno o
l’altro ve ne pentirete... ehy, Chris!’ disse
Katie, vedendo il ragazzo entrare
nel locale e alzandosi per andare a salutarlo.
‘Shads,
non credo
riuscirai a polverizzarlo con lo sguardo’ commentò
Brian, portando la sua
attenzione sull’amico e sulla propria birra, evitando di
voltarsi verso Katie e
Christian, per qualche motivo la scena lo disturbava più del
dovuto.
‘Non
voglio
polverizzarlo’ rispose Matt.
‘Non
sei credibile,
amico’ ribatté Brian.
‘Caspita...
è pur
sempre la mia sorellina, ok?’
‘Che,
vorrei
ricordarti, ha ventisei anni...’
‘Forse
per il resto
del mondo, per me ne ha sempre quattordici, chiaro?’
ribatté il cantante,
lasciandosi scappare un sorrisetto divertito.
‘Credimi,
non si
direbbe che abbia quattordici anni...’ commentò
Brian, divertito: no,
decisamente Katie non aveva le sembianze di una quattordicenne.
‘Farò
finta di non
aver sentito, Gates’
‘Ti
sto solo
dicendo quello che probabilmente pensano tutti in questo posto... e non
guardarmi male, cazzo, guarda che sarà anche tua sorella, ma
ciò non toglie che
io ci veda benissimo, Shads!’ disse Brian, pensando nel
frattempo che era
meglio che tenesse la bocca chiusa: forse Katie aveva ragione quando
diceva che
alla fine si sarebbe pentito di tutto l’alcool che stava
bevendo.
‘Ehy,
che avete voi
due?’ chiese Katie, tornando a sedersi di fianco al fratello.
‘Niente,
Gates
diceva le sue solite cazzate’ spiegò Matt,
ricevendo in cambio la visione del
terzo dito di Brian.
‘Tutto
normale,
quindi...’ commentò lei, ricevendo in cambio
un’occhiata oltraggiata da parte
del chitarrista ‘E dai, scherzo Brian...’ aggiunse
lei,.
‘Voi
Sanders ce
l’avete tutti con me...’ si lamentò lui,
facendo l’offeso.
Katie non
poté fare
a meno di pensare che quando faceva così, Brian era davvero
tenero.
Ok, era
decisamente
ora di tornare ad essere una ventiseienne, i pensieri da quattordicenne
erano
da rimuovere.
‘Certo,
ti
torturiamo e ci proviamo gusto... comunque...fratellino
adorato?’ disse Katie,
voltandosi verso Matt.
‘Conosco
gli
occhioni da cucciolo... che vuoi?’ chiese lui.
‘Ecco...
ti darebbe
tanto fastidio se io domani sera ti dessi buca per uscire con Chris?
Dopodomani
parte per un viaggio di lavoro, sta via una settimana...’
‘Come
se non gli
avessi già detto di sì...’
scherzò Matt, sorridendo.
‘Oh,
ma sai
benissimo che basta una tua parola ed io disdico, fratellone!’
‘Ma
no, goditi la
serata...io vedrò di arrangiarmi con questo tipo e gli
altri...’
‘Grazie
per il
‘tipo’, Matt, molto lusinghiero...’
commentò Brian, improvvisamente molto
concentrato sulla sua birra.
‘Beh,
ma ora che
facciamo? Io non voglio passare la serata al tavolo ad ubriacarmi di
Coca!’
disse Katie, cambiando discorso.
‘E
se andassimo a
sabotargli la partita?’ propose Brian, con un sorrisetto
malefico in volto.
‘Così
poi ci
rincorrono per tutta Toronto con le stecche da biliardo...’
osservò Katie,
mentre suo fratello a fianco a lei annuiva.
Per tutta
risposta,
Brian alzò un sopracciglio ‘Appunto’
‘Sei
un fottuto
genio, Gates!’ esclamò lei, alzandosi in piedi
seguita da Brian, mentre Matt li
osservava perplesso.
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Capitolo
Sesto:
A
little piece of heaven
7
Aprile 2009
‘Matt,
hai visto in
giro le mie chiavi?’ chiese Katie, entrando in cucina
trafelata: le maledette
chiavi erano sparite e Chris sarebbe passato a prenderla entro dieci
minuti al
massimo.
‘Sono
vicino al
telef... oh, oh, oh, dove accidenti pensi di andare vestita
così tu?’ chiese
Matt, voltandosi e vedendo la sorella.
‘Beh?
Che c’è che
non va?’ chiese lei, guardandosi confusa: indossava uno dei
suoi vestiti
preferiti, verde chiaro, appena sopra il ginocchio e non eccessivamente
scollato.
‘Quel
vestito non
va...’
‘Oh,
smettila Matt!
Come dovrei vestirmi, dolcevita e jeans?’
‘Perché,
cos’hai
contro i dolcevita?’ chiese lui, ricevendo in cambio una
borsettata sul braccio
‘E poi geli con quello!’ protestò lui,
portandosi fuori tiro.
‘Ovviamente
mi
metto un cappotto, genio’ disse lei, andando a prendere le
chiavi ‘Sicuro che
non ti dispiace, Matt?’ chiese poi lei: le spiaceva non
passare la serata con
Matt o con gli altri, li vedeva talmente poco da quando si era
trasferita.
‘Tranquilla
principessa, è solo una serata! Vai e divertiti... con
moderazione...’ si
affrettò a precisare Matt ‘Io e gli altri
partiremo alla scoperta dei meandri
più nascosti di questa città... e domani Jimmy ti
saprà dire se vale la pena di
viverci...’
‘Tanto
non gli
andrà mai bene... lui è californiano, non ce
n’è...’
‘In
realtà credo
solo che tu manchi a tutti quanti, molto più
semplicemente’ disse Matt.
‘Siete
adorabili...’ rispose lei, abbracciandolo: anche loro gli
mancavano e non
voleva pensare che sarebbero ripartiti fra pochi giorni
‘Ecco, questo è Chris!’
disse lei, sentendo il suo cellulare squillare.
‘Buona
serata
principessa!’
‘Anche
a te...e
fate i bravi!’
‘Anche
tu!’ le urlò
di rimando lui, prima che la ragazza uscisse di casa.
‘Ciao!’
Katie
salutò il ragazzo, salendo in macchina e dandogli un bacio a
fior di labbra.
‘Ciao
a te!’
rispose lui, mettendo in moto.
‘Dove
andiamo?’
chiese curiosa lei.
‘Ti
porto in un
posticino carino, me lo hanno fatto conoscere dei clienti, si mangia
divinamente’
‘Ogni
tanto il
lavoro serve a qualcosa allora!’ scherzò lei,
allacciandosi la cintura e
facendo ridere Christian.
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‘Gates!
Sei stato
inghiottito dalla camera?’ urlò Zack, bussando per
l’ennesima volta alla porta
dell’amico, mentre Matt, Johnny e Jimmy lo osservavano
divertiti: erano già
partite le scommesse su come Brian lo avrebbe ucciso non appena avesse
aperto.
‘Vengeance,
cazzo,
vuoi buttare giù la porta?!’ urlò
Brian, spalancando la porta.
‘Tu
non
rispondevi...’ rispose tranquillamente
l’altro ‘Ehy, che hai? Sembra che ti
sia passato sopra un camion...’
‘Ho
un fottuto mal
di testa, quindi qualunque cosa tu voglia da me dilla alla svelta, hai
dieci
secondi prima che io ti stacchi la testa a colpi di machete’
rispose Brian,
mentre Jimmy, Matt e Johnny si guardavano delusi: nessuno di loro aveva
ipotizzato quella fine per Zack.
‘E
dove lo trovi un
machete in una camera d’albergo?’ chiese curioso
l’altro.
‘Tu
non
preoccuparti che Synyster Gates trova sempre quello che gli serve...
quindi?’
‘Avevamo
pianificato una serata di follia, ricordi? Niente soave fanciulla
stasera, cena
a base di McDonald’s e poi delirio alcoolico!’
‘Per
quanto la
prospettiva sia invitante, Vengeance, credo proprio che la mia testa
non sia
d’accordo...’
‘Stai
dicendo che
ci abbandoni?’ chiese stupito Matt: non era da Gates.
‘C’è
sempre una
prima volta, Shads... seriamente, sto avendo dei problemi a stare qui a
parlare
con voi, mi prendo un’aspirina e spero di riprendermi alla
svelta... vi affido
l’arduo compito di bere la mia porzione di cocktail’
‘Sarà
fatto!’
rispose Johnny, facendo ridere il chitarrista.
‘Beh,
buona
serata!’ disse Brian, richiudendo la porta e tornando a
tuffarsi sul letto,
mentre gli altri quattro si avviarono chiassosamente verso
l’ascensore.
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Katie e
Christian uscirono
dal ristorante letteralmente piegati in due dalle risate:
all’entrata c’era una
fontana in cui un tizio era appena caduto dopo che la sua ragazza,
litigando,
lo aveva spinto con un po’ troppa veemenza, scatenando
l’ilarità dei due.
‘Oddio,
è stato
fantastico!’ disse Katie, sorreggendosi al braccio del
ragazzo.
‘Incredibile...hai
visto che faccia ha fatto il tipo?’
‘E
lei? Che scena,
impagabile... perché non l’ho ripresa col
telefono, accidenti!’
‘Perché
ti
avrebbero scambiata per una pazza?’ azzardò lui.
‘E
chi vuoi che se
ne importi... beh, che si fa adesso?’ chiese Katie.
‘Mmh...
e se
bevessimo qualcosa da me?’ propose Christian, tornando serio.
Katie ci
pensò un
attimo e si rese conto che in realtà non le andava affatto,
non sapeva
spiegarsi esattamente il perché, ma proprio non ne aveva
voglia.
‘In
realtà avevo
voglia di andare da qualche parte a divertirci...’ rispose
lei.
‘E
dai, poi non ci
vediamo per una settimana, stiamo tranquilli io e te, no?’
insistette lui.
‘Chris,
davvero,
non ne ho voglia...’
‘E
dai Katie...’
continuò ad insistere lui e Katie cominciò ad
essere davvero seccata.
‘Chris,
ho detto di
no, se andiamo da qualche parte bene, altrimenti puoi anche portarmi a
casa
mia, ok?’ ribatté seccamente lei.
‘Sai
Katie...’
iniziò Christian, poi improvvisamente la prese per un
braccio e la trascinò in
una stradina laterale, sbattendola contro il muro ‘Tu e i
tuoi tempi da
quattordicenne mi avete stancato’ disse lui, sfilandole il
cappotto mentre lei
cercava di liberarsi dalla sua presa, le stava facendo male al polso,
ma
soprattutto le stava facendo paura.
‘Lasciami
andare!’
urlò lei.
‘Nemmeno
per sogno,
Katie...adesso io e te ci divertiamo un po’...’
disse lui, cercando di
abbassarle le spalline del vestito e strappandone una a causa del
continuo
divincolarsi della ragazza ‘E cerca di stare ferma’
disse seccamente lui,
facendola sbattere di nuovo contro il muro ‘Così
peggiori solo le cose...’.
Katie si
guardò
attorno, terrorizzata: possibile che su quella maledetta strada non
passasse
nessuno?
Mentre
cercava di
liberarsi dalla presa del ragazzo, pensò a quello che
avrebbe potuto fare,
accidenti, cosa avrebbe dovuto fare?
Sentì
le gambe del
ragazzo spostarsi dalle sue e capì che non avrebbe avuto una
seconda chance.
Cercando di
metterci
più forza possibile, gli assestò una ginocchiata
nelle parti basse e
fortunatamente il suo tentativo andò a buon fine, Christian
lasciò la presa
quel tanto che bastava per permetterle di scappare.
Cominciò
a correre
senza voltarsi indietro, nemmeno per controllare se lui la stesse
inseguendo,
corse finchè non le mancò il fiato e quando fu
costretta a fermarsi si accorse
di essere finita in una via piuttosto affollata e soprattutto dove non
c’era
alcuna traccia di Christian.
Si
appoggiò ad una
parete, ignorando gli sguardi curiosi dei passanti, cercando di capire
dove si
trovasse.
Riconobbe un
ristorante e immediatamente si rese conto che l’hotel dei
ragazzi era poco
distante, per cui decise di andare là, casa sua era troppo
distante e al
momento la sola idea di salire su un taxi con qualcuno che non
conosceva la
terrorizzava a morte.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Katie
entrò
nell’hotel, ignorando le occhiate delle persone nella hall:
sapeva di non
essere un bello spettacolo e non gliene importava nulla,
l’unica cosa di cui
aveva bisogno in quel momento era parlare con qualcuno ed escludendo
Matt, dal
momento che con lui voleva essere un po’ più
calma, il secondo nominativo sull’elenco
era Zacky.
Prese
l’ascensore
fino al terzo piano e una volta davanti alla stanza
dell’amico bussò alla
porta, ma dall’altra parte non veniva nessun cenno di vita.
Improvvisamente
si
ricordò che Matt le aveva detto che, poiché lei
era impegnata con Christian,
lui e i ragazzi sarebbero andati ad esplorare ‘i meandri
più nascosti di questa
città’: logico quindi che Zack non fosse in camera.
Sospirando,
si
sedette per terra davanti alla stanza dell’amico: non voleva
tornare a casa,
non da sola... e comunque non voleva nemmeno restare da sola,
però non aveva la
più pallida idea di dove andare. Avrebbe potuto aspettare
che i ragazzi
tornassero, ma questo poteva accadere a qualsiasi ora, probabilmente
non prima
delle tre.
Guardò
l’orologio:
le undici.
Fantastico,
pensò
sconsolata, dando un colpo alla porta di Zack.
‘Guardi
che
non...’.
Brian non
finì la
frase e fissò sconvolto Katie: la ragazza era rannicchiata
davanti alla porta
di Zacky, una spallina del suo vestito era strappata e perfino un cieco
avrebbe
capito che aveva pianto fino a pochi istanti prima.
‘Katie,
santo
cielo, che succede?’ chiese preoccupato, chinandosi a fianco
a lei e passandole
un braccio intorno alle spalle.
‘Io...è...è
successo...’ cominciò lei, senza però
riuscire a finire la frase: era talmente
sollevata dalla presenza di Brian che le stava tornando voglia di
piangere
‘Possiamo...parlarne dentro?’ riuscì a
dire, facendo cenno alla stanza: il
corridoio non le sembrava esattamente il luogo migliore per quella
conversazione.
‘Certo’
rispose
lui, alzandosi in piedi e porgendole la mano per aiutarla a fare
altrettanto.
Una volta
nella
stanza, Katie si sedette sul letto del ragazzo, rannicchiandosi con la
schiena
contro la testiera e abbracciandosi le ginocchia con le braccia, mentre
Brian
si sedette di fianco a lei.
‘Com’è
che non sei
con gli altri?’ chiese lei, cui quel pensiero aveva appena
attraversato la
mente.
‘Prima
di cena
avevo un gran mal di testa e ho lasciato per stasera... che
è successo a te,
Katie?’ chiese di nuovo lui, registrando mentalmente che la
ragazza aveva anche
un livido sul polso.
Katie fece
un
enorme sospiro, poi cominciò a raccontargli tutto quello che
era successo
quella sera, da quando era uscita a cena con Christian fino al momento
in cui
era scappata da quel maledetto vicolo.
Brian, che
l’aveva
tenuta abbracciata per tutto il tempo, l’ascoltava senza dire
nulla, in realtà
aveva una gran voglia di uscire da quella stanza, andare a cercare quel
bastardo e fargli la festa.
‘Katie,
calmati
ora...è finita, ti giuro che non ti sfiora più
nemmeno con un dito, ok?’ cercò
di rassicurarla lui.
Katie
annuì, in
quel momento si sentiva al sicuro, si sentiva sempre al sicuro quando
stava con
uno di quei cinque pazzi scatenati.
‘Vuoi
che chiami
Matt?’ le chiese Brian.
‘No!
No... non
voglio dirglielo al telefono, come minimo partirebbe alla ricerca di
Christian
con Zack e gli altri...’.
Che era
esattamente
ciò in cui Brian confidava, ma questo evitò di
dirglielo.
‘No...domani
mattina gliene parlo... posso restare qui? Non mi va di restare da sola
a
casa...’
‘Stai
scherzando?
Tu non ti muovi di qui’ le disse lui, sorridendole.
Katie lo
ringraziò,
appoggiandogli la testa sulla spalla.
‘Senti
un po’
Gates... non è che hai qualcosa di forte?’ chiese
dopo qualche istante lei.
‘Forte
quanto?’
‘Vodka?’
suggerì
lei.
‘La
vodka non manca
mai in camera di Synyster Gates’ disse lui, scompigliandole i
capelli prima di
alzarsi per andare al frigobar.
Tornò
dopo qualche
istante con un paio di bicchieri e ne porse uno a Katie.
‘Ma
tu non avevi il
mal di testa?’ chiese lei, riuscendo ad abbozzare un sorriso.
‘Ho
detto prima di
cena’ rispose lui, facendo tintinnare il suo bicchiere con
quello della
ragazza.
Katie
mandò giù un
sorso di vodka e si sentì subito meglio: alla faccia di chi
diceva che l’alcool
faceva solo male.
‘Meglio?’
chiese
lui.
‘Decisamente...’
rispose sincera lei, ritornando ad appoggiare la testa sulla sua spalla.
‘Lo
sai che anche
se aspetti domani Matt non gliela farà passare liscia,
vero?’
‘Credo
di poterlo
controllare...’
‘Sì...in
effetti
sei l’unica che può farlo...’
commentò Brian, abbracciandola di nuovo.
Katie
cominciava a
sentire la paura sciogliersi trasformandosi in una stanchezza
incredibile,
motivo per cui si accoccolò fra le braccia di Brian,
chiudendo gli occhi: non voleva
più pensare a Christian, non voleva più pensare a
quella terribile serata,
voleva solo crogiolarsi in quella meravigliosa sensazione che ora era
al
sicuro, che nulla le poteva più succedere finché
restava fra le braccia del
chitarrista.
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Katie fu
svegliata
da un forte tonfo proveniente dall’altra parte della parete.
Guardò
l’ora e vide
che erano le tre di notte: probabilmente Zack era tornato in camera.
Vide che
anche
Brian si era addormentato ed era stato bruscamente risvegliato dal
chitarrista
e lo sentì chiaramente mormorare ‘Fottiti,
Vee’ prima di accorgersi che era
sveglia.
‘Mr
Delicatezza
Ubriaca ha svegliato anche te?’ le chiese, sorridendo.
‘Mmh
mmh...’ annuì
lei, allungando le braccia per stiracchiarsi e accorgendosi solo in
quel
momento di essere praticamente addosso a Brian
‘Cioè...ti ho bloccato sul
posto’ disse lei, sentendosi in colpa.
‘Non
c’è
problema...eri talmente pacifica che non ho voluto rischiare di
svegliarti...e
poi un po’ di sano sonno dopo le ultime nottate di follia non
può farmi
male...’
‘Questo
è vero in
effetti...’ ammise lei, divertita ‘Vorrà
dire che resterò qui, stavo dormendo
proprio bene a dirla tutta’
‘Basta
che tu non
lo dica a Matt...’ rispose lui.
‘Paura,
eh?’
‘Tesoro...’
iniziò
lui, passandole un braccio intorno alla vita ‘Io voglio bene
a tuo fratello e
sono abbastanza sicuro che lui ne voglia a me...ma quando si tratta di
te
diventa un angelo vendicatore...e nessuno vuole essere
l’oggetto delle
attenzioni del tuo fratellone quando è in questa
modalità...’.
‘Anche
questo è
vero...’ concesse lei.
‘Ehy,
che c’è?’ le
chiese lui, vedendo che si era improvvisamente rabbuiata.
‘Niente...’
‘Katie...’
‘Mi
sono solo...solo
ricordata perché sono qui...adesso passa...’.
Brian la
strinse a
sé istintivamente: a Katie era sempre piaciuto fare la
persona forte, più forte
di quanto non fosse in realtà.
‘Ehy,
non ti fidi
di Synyster Gates? Se ti ho detto che non ti sfiora, non ti sfiora,
ok?’.
Katie
annuì, senza
staccarsi dall’abbraccio del ragazzo, ci stava troppo bene.
Quando
finalmente
si decise ad alzare lo sguardo si trovò a fissare Brian
negli occhi, che la
osservava a sua volta sorridendole, ma evidentemente preoccupato.
Non avrebbe
saputo
dire cosa le fosse scattato in mente, probabilmente i suoi neuroni
erano andati
in cortocircuito, perché altrimenti non si spiegava come
avesse potuto fare una
cosa così stupida.
Perché
qualche
istante dopo si ritrovò a baciare Brian.
Si
staccò da lui
praticamente subito, imbarazzata: santo cielo, ma che le era preso?
Non osava
alzare lo
sguardo, non osava incontrare gli occhi di Brian: idiota, idiota che
non sei
altro Katie.
Il ragazzo
dal
canto suo era letteralmente senza parole.
Non se lo
sarebbe
mai aspettato, non da Katie, non in quel particolare momento... ma ci
aveva
sperato, eccome se ci aveva sperato, sarebbe stato incredibilmente
ipocrita
negarlo.
E non si
trattava
solo di quella sera, no, era molto di più, erano anni, da
quando aveva
conosciuto Katie, da quando era solo un ragazzino di diciotto anni cui
era
stata presentata la sorella del cantante della sua nuova band.
Brian Haner
aveva
una cotta per Katelyn Sanders dalla prima volta che l’aveva
vista.
In
realtà non se ne
era reso conto subito, gli ci era voluto un po’ di tempo per
capire perché ogni
volta che Katie era in zona aveva una strana sensazione alla bocca
dello
stomaco, ma ogni dubbio si era dissipato la prima volta che
l’aveva vista in
costume: molto materialista indubbiamente, ma aveva diciotto anni, non
si
poteva pretendere molto di più.
Katelyn
però era la
sorella di Matt, che da subito si era dimostrato incredibilmente
amichevole con
lui e c’era quel maledetto codice non scritto per cui farti
la sorella del tuo
amico era sbagliato, a meno che non avessi intenzione di iniziare una
relazione
seria, e in tutta sincerità al tempo Brian non era affatto
pronto per qualcosa
di simile.
E poi...
beh, poi
erano passati gli anni, Matt era diventato indubbiamente il suo
migliore amico
e lui non aveva più avuto il coraggio di rischiare di
rovinare l’amicizia con
lui, e nemmeno quella che nel frattempo si era creata con Katie:
vigliaccheria,
forse, ma non se la sentiva di affrontare una situazione
così complicata.
Era vero che
per
qualche tempo aveva avuto il ragionevole dubbio che lei ricambiasse i
suoi
sentimenti, ma non poteva esserne sicuro, anzi, probabilmente erano
tutte
fantasie sue, che cercava disperatamente di vedere quello che non
c’era.
Certo,
c’era stata
quella volta, alla festa dei ventuno anni di Katie, era già
abbastanza ubriaco
quando lei gli si era seduta in braccio e aveva cominciato a flirtare
con lui,
ma non così tanto da cancellare dalla sua mente la
sensazione che aveva provato
baciandola... ma d’altronde lei era già molto
più ubriaca di lui, quindi non
contava, probabilmente era semplicemente capitato nel posto giusto al
momento,
dal suo punto di vista, giusto, e comunque era chiaro che Katie nemmeno
se ne
ricordava.
Dieci
anni... dieci
anni che fingeva di essere amico dell’unica ragazza per cui
avrebbe veramente
messo volentieri la testa a posto, ora che era arrivato a quasi
ventotto anni.
‘Brian...io...’.
I pensieri
del
ragazzo furono interrotti da Katie, che nel frattempo aveva alzato la
testa, ma
non osava incontrare il suo sguardo, evidentemente imbarazzata.
Brian ci
pensò per
un istante: sapeva che Matt lo avrebbe ucciso, sapeva che era
sbagliato, che
quattro giorni dopo lui sarebbe tornato ad Huntington mentre lei
sarebbe
rimasta a Toronto, ma decise che, tutto considerato, al momento non
gliene
importava nulla.
Katelyn
stava per
dire ancora qualcosa, ma lui glielo impedì, baciandola di
nuovo, questa volta
attirandola a sé, impedendole di staccarsi come aveva fatto
prima.
La ragazza
era
ancora più sorpresa: mai, nemmeno nei suoi sogni
più folli, avrebbe potuto
immaginare una cosa del genere, e non era tanto il fatto che fosse
stato Brian
a baciare lei questa volta, no, quello che mai avrebbe potuto pensare
era che
fosse possibile sentirsi così bene da credere di essere in
paradiso.
Eppure era
esattamente così che si sentiva, dal momento preciso in cui
le labbra di Brian
si erano posate sulle sue.
I pensieri
del
ragazzo erano più o meno simili, con l’unica
differenza che aveva ancora una
piccola, piccolissima voce nel retro della sua mente che gli diceva che
avrebbe
dovuto lasciar perdere, che era sbagliato, che Matt questa non
gliel’avrebbe
perdonata.
Tutti
piccoli,
minuscoli dubbi che svanirono nell’istante stesso in cui
sentì la mano della
ragazza sulla sua schiena, sotto la maglietta.
In quel
preciso
momento mandò mentalmente al diavolo Shads: spiacente amico,
davvero spiacente.
Senza
staccare le
labbra da quelle di lei, la fece sdraiare sul letto, non potendo
trattenere un
gemito sentendo le mani di Katie risalire lungo la sua schiena,
trascinandosi
dietro la maglietta.
Il ragazzo
si
separò da lei giusto il tempo di togliersela e lanciarla da
qualche parte nella
stanza, poi tornò a baciarla, scendendo dalle sue labbra
verso il collo, mentre
con una mano risaliva lungo le sue gambe fin sotto il vestito,
lasciandosi
scappare un sorriso sentendole sfuggire un gemito di piacere.
Katie si
morse il
labbro inferiore, cercando di non alzare troppo la voce: per quanto
Zack
potesse essere ubriaco, era certa che avrebbe potuto sentirla benissimo.
Ma non era
per
niente facile, non con le labbra di Brian che stavano percorrendo ogni
centimetro della sua pelle partendo dal collo e scendendo sempre
più in
basso... e ogni volta che lui posava un bacio sulla sua pelle aveva la
sensazione di andare a fuoco, la stava letteralmente facendo impazzire
con quei
baci, più di quanto non lo stesse già facendo la
mano che vagava sotto il suo
vestito, trascinandolo lentamente verso l’alto.
Dopo pochi
secondi,
il vestito di Katie andò a fare compagnia alla maglietta di
Brian, seguito dai
pantaloni del ragazzo.
Fu in quel
preciso
momento, quando sentì la pelle del ragazzo entrare in
contatto con la propria,
che Katie capì che tutto quello che aveva provato fino a
pochi istanti prima non
poteva essere il paradiso, perché quello era il paradiso,
senza alcun dubbio.
Brian
risalì fino
al viso di Katie, cercando le sue labbra e intrappolandole in un bacio
quasi
selvaggio, mentre con una mano armeggiava con l’apertura del
reggiseno, riuscendo
infine ad aprirla e mandando l’indumento a raggiungere gli
altri sul pavimento
della stanza.
Il ragazzo
avrebbe
voluto prolungare quel momento all’infinito, ma il poco
autocontrollo che gli
era rimasto andò a farsi benedire quando sentì la
mani di Katie giocherellare
con l’orlo dei suoi boxer: ok, al diavolo
l’autocontrollo, e pochi istanti dopo
gli ultimi indumenti rimasti erano al loro degno posto, sul pavimento.
Tornò
a cercare le
labbra di Katie, sentendo le unghie della ragazza graffiargli le
spalle, ma non
gliene importava assolutamente nulla, non sentiva alcun dolore,
l’unica
sensazione che provava in quel momento era pura estasi.
Lo stesso
poteva
dirsi per Katie, che soffocò a fatica un urlo, appoggiando
il volto nell’incavo
del collo di Brian: per la terza volta quella sera si trovò
a pensare che il
paradiso non era quello che aveva provato fino a poco prima, il
paradiso era
quello, quel preciso istante di pura, assoluta beatitudine.
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8
Aprile 2009
Katie fu
risvegliata da un fastidioso raggio di sole negli occhi.
Si
girò dall’altra
parte, piuttosto seccata, e si trovò davanti Brian che
dormiva beatamente.
In quel
momento si
ricordò tutto quanto era successo quella notte e prima che
potesse
controllarlo, un enorme sorriso le apparve in volto: era stato
semplicemente
fantastico, non c’erano altre parole per descriverlo.
Cominciò
a seguire
con le dita il contorno di uno dei tatuaggi del ragazzo: sapeva che lo
avrebbe
svegliato e un po’ le spiaceva, ma aveva troppa voglia di
baciarlo in quel
momento.
Qualche
istante
dopo vide Brian strizzare gli occhi e aprirli subito dopo.
Quando il
suo
sguardo incontrò quello di Katie le sorrise e
realizzò il suo desiderio,
posando le labbra sulle sue.
‘Buongiorno’
disse
lui, cingendole la vita col braccio e avvicinandola a sé.
‘Buongiorno
a te,
Gates’ rispose lei, appoggiandogli la testa sul petto.
‘Dormito
bene?’
chiese lui, tracciando distrattamente dei cerchi con le dita sul fianco
di
Katie.
‘Dovrebbe
essere
una battuta?’ chiese lei, alzando la testa quanto bastava per
incontrare lo
sguardo di Brian.
‘Qualcosa
di
simile, sì...’ rispose lui divertito.
Lei sorrise
a sua
volta: non che il fatto di aver fatto altro le dispiacesse.
‘Hai
una vaga idea
di che ore siano?’ chiese dopo qualche istante di silenzio
Katie.
‘Mmh...
sono le...’
iniziò lui, allungando il braccio verso il comodino per
recuperare il suo
orologio ‘Le nove e mezza’ concluse.
‘Ok...ti
dispiace se
approfitto della tua doccia?’
‘Devo
prenderlo
come un invito?’ chiese lui, sorridendole maliziosamente.
‘Non
che la cosa mi
dispiacerebbe...’ rispose lei, portando il suo viso di fronte
a quello di Brian
‘Però...’ iniziò,
sfiorandogli appena le labbra con le sue ‘Però si
dà il caso
che fra non molto mio fratello risorgerà dal mondo dei beati
dormienti...e si
chiederà dove sono...e puoi scommettere che il primo posto
dove mi cercherà
sarà qui in hotel...ora, tu vuoi davvero che ci trovi sotto
la doccia?’.
Brian ci
pensò un
attimo: visualizzò l’immagine di Matt che lo
beccava sotto la doccia con la sua
adorata sorellina, in atteggiamenti inequivocabili.
L’immagine
successiva era la sua testa che rotolava per la stanza.
Per quanto
gli
piacesse la parte degli “atteggiamenti
inequivocabili”, non era pronto per
morire.
‘Bastava
dire di
no, non c’era bisogno di ricorrere alle minacce...’
rispose lui, ridacchiando e
catturando le labbra della ragazza prima che avesse tempo di replicare.
‘Ti
conosco Gates,
con te ci vogliono argomenti decisi...’ replicò
lei, una volta che riuscì a
convincere il suo cervello a dare il comando di staccare le labbra da
quelle
del ragazzo, poi, a malincuore, si alzò in piedi, prese una
felpa di Brian
appoggiata su una sedia e se la mise ‘A dopo...’
disse lei, entrando in bagno e
mandandogli un bacio con la mano.
‘Non
mi muovo di
qui’ rispose lui.
Non appena
Katie si
fu richiusa la porta del bagno alle spalle, Brian si lasciò
cadere con la testa
sul cuscino.
Aveva
bisogno di
mettere un po’ di ordine nella sua testa.
Quella notte
era
stata... fantastica? Travolgente? Incredibile?
Una somma
dei tre,
probabilmente.
Stentava
ancora a
credere che fosse successo, dieci anni, dieci anni che, per quanto si
sforzasse
di essere solo amico di Katie, sperava che succedesse esattamente
quello che
era successo quella notte.
E ora?
Innanzitutto,
c’erano ottime probabilità che Matt non la
prendesse bene: non lo avrebbe mai
ucciso nel senso letterale del termine, ma conosceva la sindrome del
fratello maggiore,
quindi avrebbe dovuto trovare un modo per far accettare la cosa
all’amico,
possibilmente un modo che gli evitasse di essere anche solo sfiorato
dalle
delicate manine di Shads.
C’era
un altro
piccolo dettaglio, di lì a pochi giorni lui sarebbe tornato
in California:
decisamente lui e Katie avevano scelto il momento sbagliato per capire
che si
volevano, disperatamente, a vicenda.
Ma poi, ci
voleva
davvero pensare?
No, non in
quel
momento, l’unica cosa che voleva fare ora era chiudere gli
occhi e rivivere le
sensazioni della notte prima, senza preoccuparsi di nulla di quello che
sarebbe
successo dopo, solo lui e quell’estasi incredibile.
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Capitolo
Settimo:
Unholy
confessions
Brian chiuse
la
porta della sua stanza e si diresse verso l’ascensore,
sentendo ancora il
sapore delle labbra di Katie sulle proprie: la ragazza se ne era appena
andata
e lui aveva deciso che tanto valeva scendere a fare colazione.
Sapeva che
avrebbe
dovuto iniziare a preoccuparsi, era alquanto improbabile che Katie
mentisse a
suo fratello, anzi, era praticamente impossibile, ma per quanto
cercasse di
convincersene, proprio non ci riusciva, era su un altro pianeta, un
piccolo
paradiso dove poteva chiudere fuori il resto del mondo.
E comunque,
Shads
avrebbe avuto sicuramente più motivi per fare del male a
Christian prima che a
lui.
‘Ehy,
Gates!’.
Brian si
voltò e
vide Zacky dirigersi verso l’ascensore.
‘Vee...’
lo salutò
Brian ‘Qualcuno ieri sera era parecchio ubriaco,
vero?’ chiese poi
ridacchiando, schiacciando il tasto del piano terra.
‘Un
po’, lo
ammetto...’ rispose Zack, poi improvvisamente sul suo volto
si dipinse un
sorriso furbo che lasciò Brian perplesso ‘Tu
piuttosto...sbaglio o hai trovato
qualcuno con cui divertirti ieri sera?’.
Brian rimase
di
sasso: come diavolo faceva a saperlo Zack?
‘Andiamo
Gates, ero
ubriaco, ma ci sento ancora perfettamente... chi è, una fan
che è capitata
nello stesso hotel?’.
Il
chitarrista tirò
un sospiro di sollievo: per lo meno l’altro non aveva idea di
chi fosse la
ragazza.
‘Ehm...’
cominciò Brian,
mentre uscivano
dall’ascensore, che nel frattempo era arrivato a destinazione.
‘Caspita,
devo
essere più ubriaco di quanto credessi, ragazzi...’
disse Jimmy, facendo un
cenno di saluto ai due.
Brian
ringraziò
mentalmente la sua buona sorte, almeno non avrebbe dovuto inventarsi
una scusa
con Zack.
‘E
perché?’ chiese
Brian.
‘Ero
convinto di
aver visto Katie uscire dall’hotel cinque minuti fa...ma
è assurdo, no?’
rispose il batterista, dirigendosi verso la sala da pranzo.
Merda.
Merda,
merda,
merda.
Brian si
voltò
istintivamente verso Zack, pregando che il chitarrista fosse ancora
abbastanza
annebbiato dai fumi dell’alcool per fare i dovuti
collegamenti.
Sfortunatamente,
dopo un attimo di indifferenza, sul volto di Zack cominciò
ad apparire
un’espressione pensierosa e un secondo dopo si
voltò verso Brian, sconvolto.
‘Tu...’
iniziò,
boccheggiando ‘Tu...’
‘Vee,
ascolta...’
‘Oh...
oh
cazzo...oh cazzo...’ continuò l’altro,
che faticava anche solo a formulare il
pensiero di quello che probabilmente era successo.
‘Zack,
per l’amor
del cielo...’
‘Un
cazzo! Oh
Dio... cazzo Gates...tu... tu non sei stato a letto con Katie,
vero?’
‘Ssh!’
lo zittì
Brian, trascinandolo verso l’uscita: aveva bisogno di una
sigaretta e ne aveva
bisogno subito.
‘Oh
porca... Brian,
ma ti sei bevuto il cervello?’ chiese Zack, abbassando la
voce, ancora
sconvolto.
‘No
che non mi sono
bevuto il cervello, idiota!’
‘E
allora che accidenti
ti è saltato in mente? È Katie, la sorella di
Shads... che ti ucciderà non
appena lo saprà... oh mio Dio...’
‘Credi
che non lo
sappia?’ rispose Brian, frustrato: ecco perché non
voleva parlarne a Zack, gli
avrebbe inevitabilmente fatto affrontare tutti quei problemi che lui
non voleva
affrontare, non ancora.
‘Brian...’
iniziò
Zack, cambiando improvvisamente tono ‘Brian, dimmi la
verità... è stata una
botta e via, oppure c’è
qualcos’altro?’
‘Io...no,
non è
stata una botta e via, però... cazzo, non lo so
Vee’ rispose Brian, buttando
via il mozzicone della sigaretta e accendendosene immediatamente
un’altra: era
escluso che affrontasse quella conversazione senza il supporto della
nicotina.
‘C’è
qualcosa che
mi devi dire? Qualche premessa che mi sono perso?’ chiese
Zack, anche se in
realtà un dubbio stava cominciando a farsi strada nella sua
testa.
‘Intendi
qualcosa
del tipo “Katie mi piace da una fottuta vita”? In
quel caso sì, c’è qualcosa
che ti sei perso’.
Zack rimase
in
silenzio per qualche istante, pensando a qualcosa, facendo salire il
nervosismo
dell’altro alle stelle.
‘Vee?’
‘Perché
non lo hai
mai detto prima?’ chiese infine Zack, davvero perplesso:
certo, lui in realtà
sospettava che Brian avesse una cotta per Katie, ma credeva davvero che
gli fosse
passata, gli unici dubbi che gli restavano erano su Katie, non certo
sul
chitarrista.
Evidentemente
non
aveva capito un bel niente.
‘Io...
cazzo Zack,
è la sorella di Matt... e poi...che ne so, non ho mai avuto
il coraggio di
dirglielo, ecco’.
L’altro
osservò
Brian, scettico: conoscendolo, era difficile pensare a Synyster Gates
che
mancava di coraggio con una ragazza.
‘Lo
so Zack, lo
so... ma lei è...è Katie...’ aggiunse
lui, indovinando i pensieri dell’amico.
‘Già...
e ora che
pensi di fare? Voglio dire... fra quattro giorni noi torniamo ad
Huntington, a
questo ci hai pensato?’
‘Sì...ci
ho
pensato, lo giuro...ma accidenti, mi ha baciato, non ho capito
più un cazzo,
erano dieci anni che lo aspettavo... ’
‘Direi
che hai le
attenuanti del caso...’ commentò Zack, lasciandosi
scappare un sorriso
divertito: l’hai capita Katie.
‘Senti,
ne
parleremo io e lei, adesso non so proprio cosa risponderti... non ne ho
davvero
idea’ finì Brian, buttando a terra il secondo
mozzicone di sigaretta.
‘Toglimi
una
curiosità Brian: come ci è finita in camera tua
Katie?’.
Brian ci
pensò un
attimo: se avesse raccontato a Zack di Christian, c’erano
buone probabilità che
il ragazzo andasse da Matt per organizzare una spedizione punitiva.
Al diavolo,
era
proprio quello che sperava, e lui li avrebbe seguiti fedelmente.
Appoggiò
la schiena
al muro dell’ingresso e iniziò a raccontare tutto
a Zack.
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Katie fece
scattare
la serratura ed entrò in casa sua.
Aveva appena
richiuso la porta quando vide Matt scattare in piedi dal divano,
apparentemente
arrabbiato, cosa che non la sorprese, dal momento che non lo aveva
nemmeno
avvisato che avrebbe passato la notte fuori.
La rabbia
sul volto
del cantante tuttavia svanì non appena vide la sorella: in
pochi secondi
registrò una serie di informazioni apparentemente
discordanti, ossia che Katie
era sull’orlo delle lacrime, che indossava una felpa di Brian
e che aveva un
livido sul polso.
‘Principessa,
che
succede?’ le chiese, avvicinandosi a lei.
Katie rimase
un
attimo in silenzio, con lo sguardo rivolto al pavimento.
Quando
alzò lo
sguardo, a Matt si strinse il cuore: sua sorella stava piangendo.
‘Un
casino Matt...è
un casino...’ rispose lei,
lasciandosi
abbracciare dal fratello.
Matt la fece
sedere
sul divano, mentre Katie lentamente si calmava.
La ragazza
si tolse
la felpa e il ragazzo vide che una spallina del vestito della ragazza
era
strappata.
Ok, ora
voleva solo
capire che accidenti c’entrasse Brian in tutta quella storia.
‘Katie,
che è
successo?’ le chiese dolcemente, cercando di nascondere la
preoccupazione nella
sua voce.
‘Ieri
sera... sono
uscita con Christian...siamo usciti a cena...’.
Matt
annuì: fin lì,
tutto come doveva essere.
‘Quando
siamo
usciti, mi ha invitato ad andare da lui... ma non me la sentivo... ho
detto di
no...’.
Matt
annuì di
nuovo: la cosa gli piaceva, ma a quel punto tutte le sue teorie
riguardo a cosa
fosse successo cominciavano a vacillare.
E poi
continuava ad
esserci l’elemento intruso Brian.
‘Lui
insisteva...e
alla fine mi sono arrabbiata e gli ho ribadito che non mi andava...
stavamo
camminando e lui...lui improvvisamente mi ha preso per un braccio...mi
ha
trascinato in una stradina laterale e ha cercato di...di...’.
Matt non la
lasciò
finire, la avvolse di nuovo in un abbraccio mentre lei scoppiava in
singhiozzi,
mormorandole che andava tutto bene, mentre nella sua testa lampeggiava
il
promemoria “Uccidere il bastardo”.
Quando Katie
si fu
di nuovo calmata, Matt le chiese cosa fosse successo dopo, non del
tutto certo
di volerlo sapere.
‘Sono
riuscita a
dargli una ginocchiata...’ spiegò lei, mentre Matt
cercava di nascondere un
sorriso soddisfatto ‘Poi sono scappata... e mi sono ricordata
che l’albergo dei
ragazzi era in zona... volevo parlare con Zack, ma poi mi sono
ricordata che
eravate usciti...però Brian mi ha sentito bussare alla porta
di Zacky e ha
visto che stavo piangendo, allora gli ho spiegato tutto e gli ho
chiesto se
potevo restare lì...non volevo restare qui da
sola...’
‘E
perché non mi
hai chiamato?’ chiese Matt.
‘Non
volevo dirtelo
per telefono...avevo paura che facessi qualche cazzata...’.
Matt non
disse
nulla: sapeva che Katie aveva ragione, sicuramente avrebbe fatto
qualche
cazzata.
Anche se, al
momento,
partire alla ricerca di Christian per fargli molto, molto male gli
sembrava
un’opera di bene.
‘Ed
è a questo
punto che ho fatto un casino’ riprese lei, abbassando lo
sguardo.
‘Credo
di non
capire, Katie...’ disse lui, ma poi un pensiero gli
attraversò la mente:
Brian...camera di Brian... e ora felpa di Brian...
Oh cielo.
Guardò
sua sorella,
che appariva imbarazzata.
‘Tu...
Brian... voi
due...’ iniziò lui, sperando ardentemente in un
‘No Matt, che accidenti vai a
pensare?’.
Invece Katie
annuì.
Matt ora non
sapeva
davvero cosa dire.
Rimase
qualche
istante in silenzio, riflettendo sulla cosa, mentre la sorella lo
osservava
preoccupata.
‘Matt?’
chiese
infine lei.
‘Mmh?’
‘Tutto
ok?’
‘Sì...
credo di
sì...’
‘Mi
prometti una
cosa?’ chiese lei.
‘Non
garantisco nulla’
rispose lui.
‘Non
uccidere
Brian’
‘Ok...penso
di
poterlo fare...devo solo ignorare quella cosa che hai sul collo e che
probabilmente è opera sua, ma posso farlo...’.
Katie prese
lo
specchietto dalla sua borsa e si controllò il collo:
sì, decisamente era opera
di Brian, pensò, trattenendo una risatina solo per non
provocare suo fratello,
evidentemente Brian doveva averlo come vizio.
‘C’è
una cosa che
non ho ancora capito però’ disse Matt
‘Cosa intendi quando dici che hai fatto
un casino?’.
Katie
tornò
immediatamente seria.
Ci aveva
pensato
per tutto il viaggio in autobus, quando si era trovata lontana da Brian
e
quindi col cervello abbastanza lucido per considerare obiettivamente
quello che
era successo, ed era giunta alla conclusione che aveva fatto un errore
colossale.
‘Fra
quattro giorni
voi tornate in California, ed io resterò qui... e fra il mio
lavoro e il vostro
chissà quanto passerà prima che ci rivediamo...e
cosa dovrei fare nel
frattempo? Aspettare che Brian abbia il tempo di tornare qui, oppure
pretendere
che mi aspetti lui? Non credo proprio...’.
Matt non
sapeva se
essere più spaventato dal fatto che non era per nulla
d’accordo con sua sorella
oppure dal fatto che stava sinceramente preoccupandosi per come Brian
avrebbe
preso una notizia del genere.
Decisamente
stava
perdendo qualche rotella.
O forse,
molto più
semplicemente, stava cedendo a quelli che erano i fatti: si era accorto
subito
che Brian aveva un debole per sua sorella, così come si era
accorto che per un
certo periodo anche sua sorella aveva un debole per il chitarrista, ma
ai tempi
aveva evitato di interferire perché, in fondo, la situazione
gli andava bene
così com’era.
Certo, era
convinto
che fosse passata ad entrambi, ma era abbastanza evidente che su quel
punto si
era sbagliato, conosceva Katie abbastanza bene da sapere che nemmeno
nelle
condizioni in cui si trovava la sera prima avrebbe usato qualcuno come
scacciapensieri e sperava di conoscere Brian abbastanza bene da poter
affermare
che, prima di usare proprio sua sorella per divertirsi, ci avrebbe
pensato
molte, moltissime volte.
‘Cosa
pensi di
fare?’ le chiese infine lui.
‘Non
lo
so...immagino parlare con lui...anche se la prospettiva non mi piace
affatto...’ rispose Katie, avvicinandosi al fratello e
appoggiandogli la testa
sulla spalla.
Matt
capì che non
aveva più voglia di parlarne, che era già
abbastanza confusa senza bisogno che
lui si mettesse a rigirare il dito nella piaga, per cui fece
l’unica cosa utile
che avrebbe potuto fare in quel momento: si comportò da
bravo fratello maggiore
e abbracciò la sua sorellina, senza aggiungere nulla, senza
emettere alcun
giudizio, semplicemente per ricordarle che lui per lei c’era,
sempre e
comunque.
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Brian stava
seriamente valutando l’ipotesi di scappare da quella stanza.
Non che non
apprezzasse il fatto che Zack fosse preoccupato per lui, ma
nell’ultima ora
aveva bussato almeno una decina di volte per sapere se andava tutto
bene ed ora
stava iniziando a diventare snervante.
Si
alzò per
l’ennesima volta, pensando a come spiegare
all’amico che voleva essere lasciato
in pace senza suonare come un ingrato.
Aprì
la porta e di
nuovo desiderò ardentemente fuggire dalla camera.
‘Posso?’
chiese
Matt, entrando senza in realtà aspettare la risposta
dell’altro.
Il cantante
andò a
sedersi su una sedia, mentre Brian tornò a sedersi sul
letto, dove stava fino a
pochi istanti prima, tenendo la testa abbassata e osservando
furtivamente Matt:
gli sembrava decisamente troppo calmo.
‘Brian’
esordì
Matt, facendo sobbalzare il chitarrista ‘Ti considero
abbastanza intelligente
da non aver pensato di farti mia sorella giusto per passare il
tempo...sbaglio?’
‘Direi
di no’
rispose Brian: santo cielo, certo che era abbastanza intelligente, ci
teneva
alla vita.
‘Ti
rendi conto che
fra quattro giorni torniamo in California, vero?’.
Brian
annuì,
cercando di trattenere una smorfia seccata: per caso c’era
qualcun’altro che
voleva ricordarglielo quella mattina?
‘C’è
qualcosa che
mi sfugge, a questo punto’ disse dopo una breve pausa Matt, e
a Brian venne
seriamente da ridere.
Qualcosa che
gli
sfuggiva?
Benvenuto
nel club,
Shads.
‘Matt...sarò
molto
franco...’ iniziò Brian, chiedendosi se fosse una
buona idea dire quello che
stava pensando proprio al fratello di Katie ‘Ci ho pensato,
davvero...ma, e
scusami tanto, so che parliamo di tua sorella, però... che
caspita, sono un
essere umano, sono fatto di carne...chiaro il concetto?’
concluse Brian,
spostandosi impercettibilmente lontano dal cantante: credeva che Matt
potesse
capire, ma meglio non rischiare.
‘Spiegati
meglio,
Gates’ rispose Matt, scoccandogli un’occhiataccia:
pessima mossa Brian, davvero
pessima.
‘Ok...’
riprese
Brian, facendo un altro piccolo spostamento indietro ‘Ok,
Matt... situazione
ipotetica: tu non stai con Val, ma lei ti piace...fin qui ci
siamo?’
‘Mmh
mmh...’ annuì
il cantante.
‘Ora,
diciamo che
una sera Val così, senza preavviso, decide di baciarti...tu
che fai?’.
Matt non
rispose
subito: maledizione, Gates aveva fottutamente ragione.
‘Ciò
non toglie che
fra quattro giorni torniamo in California’ disse infine il
cantante,
decisamente a corto di argomenti.
Brian
alzò gli
occhi al cielo: ‘Scusa se dopo dieci anni mi è
partito il neurone nel giorno
sbagliato’, avrebbe voluto rispondere.
‘Dieci
anni?’
chiese Matt, sorpreso.
Brian
sobbalzò: oh
cazzo, lo aveva detto ad alta voce?
‘Ehm...già...’
fu
costretto ad ammettere.
Ok, questo
Matt
proprio non lo aveva calcolato: un conto era pensare che Brian avesse
avuto
delle mire su Katie per qualche tempo, un altro era scoprire che il suo
amico
quelle mire le aveva avute per ben dieci anni.
E che
nonostante
tutto aveva tenuto le mani a posto.
Brian stava
iniziando a risultargli pericolosamente simpatico in quel momento.
‘Ed
esattamente...’
cominciò Matt, ma fu interrotto da Brian, che aveva capito
dove l’amico voleva
arrivare.
‘Perché
era tua
sorella... perché non è carino farsi la sorella
del tuo migliore amico se non
sei certo di avere intenzioni serie... perché non avevo il
coraggio di
dirglielo... perché non volevo rovinare l’amicizia
con te e con lei’ elencò il
ragazzo: ormai sapeva a memoria le ragioni per cui se ne era stato
zitto e
buono negli ultimi dieci anni.
Ok,
decisamente
Matt stava iniziando a trovare Brian molto più simpatico del
dovuto in quel
frangente.
‘C’è
una cosa che
hai detto...’ disse Matt, riflettendo un istante
‘Se non sei certo di avere
intenzioni serie... quindi devo dedurre che ora ne avresti?’.
Ecco
l’ultima
domanda che Brian voleva sentirsi fare da Matt.
‘Io...
sì,
credo...cioè, sì, sì’ si
affrettò ad aggiungere il chitarrista, vedendo la
faccia scura dell’amico sul ‘credo’:
doveva ricordarsi di studiare attentamente
quello che diceva e come lo diceva, in fondo era sempre in una pessima
posizione rispetto a Matt, nonostante avesse l’impressione
che il cantante
stesse cominciando a prenderlo in simpatia.
‘Shads,
in realtà
stamattina non ho ancora avuto molto tempo per pensare, ok? Prima Zack
che mi
tormenta più o meno ogni dieci minuti, poi sei arrivato
tu...’
‘Che
c’entra Vee?’
chiese Matt.
‘Ehm...’
esitò
Brian: dire che Zack aveva sentito tutto la sera prima forse non era
una grande
idea, ma che altro poteva fare? ‘Diciamo che
ieri...’
‘Ok,
ok, non voglio
saperlo Gates’ lo interruppe il cantante: credeva proprio di
esserci arrivato
da solo.
Ci fu un
attimo di
silenzio in cui Brian scrutò attentamente Matt.
‘Shads?’
chiese
infine il chitarrista.
‘Che
c’è Gates?’
‘Tu
hai una gran
voglia di picchiarmi, vero?’ chiese Brian, non riuscendo a
trattenere un
sorrisetto divertito.
Matt si
lasciò
scappare anch’egli un sorrisetto: maledetta carogna di un
Gates.
‘Ci
puoi giurare...
ma ho promesso a Katie che non lo avrei fatto, quindi sono con le mani
legate...’ ammise il cantante, alzandosi in piedi
‘Beh, adesso vado...e se
posso darti un consiglio, parla con Katie... forse con il suo cervello
più quel
poco che c’è del tuo a qualcosa si
arriva’
‘Ok...’
disse
Brian, alzandosi in piedi a sua volta per accompagnare
l’amico alla porta.
Grosso
errore, come
ebbe modo di constatare dopo pochi secondi: infatti Matt ne
approfittò per
dargli una sonora sberla sulla schiena che per poco non gli fece
letteralmente
uscire i polmoni dalla cassa toracica, mentre il cantante se la rideva.
‘Questa
era solo
una pacca amichevole e d’incoraggiamento, sia
chiaro’ precisò il cantante,
senza però riuscire a levarsi un sorriso soddisfatto dal
volto: va bene le
promesse a Katie, ma un minimo di vendetta si doveva concedere a
chiunque.
Brian
giudicò che
era abbastanza al sicuro da potersi permettere di alzare il dito medio
al
cantante, che gli rispose allo stesso modo prima di lasciare la stanza.
Bene,
pensò il
ragazzo: problema Shads risolto.
Ora doveva
solo
parlare con Katie.
Ok, forse in
fondo
preferiva avere ancora a che fare con Shads.
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Katie era
seduta in
camera sua da quando era tornata quella mattina, cercando di trovare
una
soluzione a quella situazione.
O meglio,
una
soluzione ce l’aveva già, quello che cercava era
un modo per aggirarla ed
evitare così di far soffrire se stessa e Brian con lei.
Sfortunatamente
il
suo cervello non sembrava collaborare, o più semplicemente
quella soluzione non
esisteva.
Sentì
suonare il
campanello e scese per aprire, sperando che non fosse Brian: non era
ancora
pronta per avere una conversazione seria che avrebbe dovuto
inevitabilmente
esserci.
Santo cielo,
com’era possibile che la notte migliore della sua vita si
stesse trasformando
in un incubo?
Guardò
dallo
spioncino e vide che si trattava di Zack: grazie al cielo, proprio la
persona
con cui aveva bisogno di parlare, con tutto il rispetto per Matt.
‘Ehy,
Zacky’ lo
salutò lei aprendo la porta per farlo entrare.
‘Ehy,
sgorbietto...’
rispose il ragazzo, scompigliandole i capelli ‘Ho pensato che
avessi voglia di
fare due chiacchiere...sbaglio?’
‘E
tu come...’
iniziò a chiedere lei, escludendo che Brian gli avesse
parlato della notte
prima di sua spontanea volontà, ma poi si interrupe,
realizzando come Zack lo
sapesse ‘Oh cavolo...questa è
imbarazzante...’
‘Se
può consolarti,
ne ho sentite di peggiori... e comunque ero davvero troppo
ubriaco...diciamo
che con Brian ho tirato ad indovinare ed ha funzionato...è
talmente facile
prenderlo per i fondelli...’ rispose lui, buttandola sul
ridere.
Katie
ridacchiò: la
realtà era che Brian sembrava furbo, ma effettivamente
ingannarlo era molto più
facile di quanto non si pensasse.
‘Quindi,
sgorbietto... qualunque cosa ti voglia dirmi, io sono qui!’
riprese Zack,
sedendosi sul divano, seguito da Katie.
‘Ok...è
un casino
Zacky...’.
Il ragazzo
la
osservò per un attimo, confuso: non era esattamente quello
che si aspettava.
‘Cioè?’
chiese
infine.
‘Zack...parliamoci
chiaro... fra quattro giorni voi tornate in California...io resto
qui...e
adesso guardami e dimmi che tu credi nelle relazioni a
distanza’.
Zack non
sapeva
cosa replicare: lo aveva preso in contropiede, lei sapeva benissimo che
lui non
ci credeva.
‘Katie...
ok, sai
benissimo cosa penso al riguardo, normalmente ti darei ragione,
però...’
‘Però
cosa Zacky?
Il fatto che si tratti di Brian non cambia le cose... anzi, direi che
le
peggiora e basta...’
‘Katie,
sinceramente: se non ci fosse questo problema, come la
metteresti?’
‘Io...Zacky,
non
c’entra nulla...’
‘Io
dico di
sì...allora?’ continuò lui: aveva
centrato il punto e lo sapeva benissimo.
‘...Ora
lo capisci
perché ho combinato un casino?’ rispose Katie,
consapevole di essere per
l’ennesima volta sull’orlo delle lacrime.
Ok,
pensò Zack,
forse aveva esagerato e ora si sentiva un mostro.
‘Ehy,
sgorbietto...’ le disse lui, abbracciandola ‘Scusa,
non volevo...’
‘No...’
lo
interruppe lei ‘No Zack, tu hai fottutamente ragione,
cazzo...Santo cielo, non
sono andata a letto con Brian solo per divertirmi, certo che se non ci
fosse il
problema della distanza le cose sarebbero diverse, eccome se sarebbero
diverse...ma cosa devo fare, cosa? Fingere che si possa fare quando so
benissimo che non è vero? Passare mesi senza vederci e poi
potersi concedere
una settimana al massimo? Non è così che funziona
una storia, non può
funzionare...’ disse lei, continuando a piangere fra le
braccia dell’amico.
Zack non
poté fare
a meno di darle ragione: era assurdo pensare che le cose potessero
andare bene
quando Brian si trovava in California e lei a Toronto, insomma, come
gruppo
avevano dei problemi a mandare avanti delle relazioni girando
continuamente per
l’America e il mondo, per quel che lo riguardava se non
avesse potuto stare con
Gena almeno quando era a casa dubitava che fra loro avrebbe mai potuto
funzionare.
‘Katie...cosa
pensi
di fare ora?’ le chiese dopo un po’ il chitarrista.
‘Io...credo
che
dovrò dirglielo...e sperare che capisca...’.
Zack
annuì, ma in
realtà non ci sperava, dalla conversazione che aveva avuto
con Brian quella
mattina gli sembrava altamente improbabile che il ragazzo la prendesse
bene.
‘Cambiando
discorso
Katie...Cosa pensi di fare con Christian? Voglio dire, sai meglio di me
che
quello che ha fatto non è qualcosa a cui si possa passar
sopra...’ le chiese
poi Zack, sentendo di nuovo un moto di rabbia al solo pensiero di
quello che
quel bastardo aveva fatto a Katie: quando Brian glielo aveva raccontato
quella
mattina, aveva avuto la fortissima tentazione di andarlo a cercare, ma
non tanto
per dire, voleva farlo sul serio.
Fortunatamente
Brian lo aveva fatto ragionare, anche se Zack era sicuro che lui
volesse
esattamente la stessa cosa.
‘Ho
già parlato con
un amico che lavora alla polizia...’ rispose Katie
‘Mi ha detto che se ne
occuperà lui... e che mi contatterà solo quando
sarà strettamente necessario,
sinceramente non voglio più pensarci...’ aggiunse
lei.
‘Bene,
sono
d’accordo con te’ disse lui, dandole un bacio sulla
guancia ‘Ti porto fuori a
pranzo?’ propose poi Zack.
‘Mmh...sarebbe
stupido
rifiutare un invito da Zacky Vengeance...’
‘Infatti,
non mi
chiamo Vengeance per nulla... e si da il caso che la vendetta per aver
rifiutato un invito sia la più crudele...’
‘Ossia?’
chiese
lei, incuriosita.
‘Solletico!’
urlò
lui, lanciandosi addosso alla ragazza, che però
riuscì ad alzarsi appena in
tempo e corse a chiudersi in camera sua, mentre il ragazzo la inseguiva.
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Non ce
l’aveva fatta.
Ci aveva
provato, era
salita sull’autobus ed era arrivata fino all’hotel,
ma non era scesa.
Non riusciva
nemmeno a parlare al telefono con Brian, aveva evitato tutte le
chiamate che le
aveva fatto in quelle ventiquattro ore, come poteva affrontarlo di
persona?
Alla fine
aveva
optato per la soluzione più vigliacca e più
atipica che le fosse venuta in
mente: gli aveva scritto una lettera, una lunga lettera in cui gli
spiegava
tutto quello che pensava, tutte quelle cose che era riuscita a dire sia
a Matt,
sia a Zack, ma non a lui, non di persona.
Il
pomeriggio prima
era andata all’hotel e l’aveva lasciata nella hall,
chiedendo alla ragazza alla
reception di consegnarla solo in tarda serata: altra mossa estremamente
codarda, ma dubitava che Brian sarebbe venuto a chiederle spiegazioni a
quell’ora, e lei nel frattempo sperava di inventarsi qualcosa
di decente per
affrontarlo.
Perché
era
assolutamente certa che Brian avrebbe preteso delle spiegazioni.
Guardò
l’orologio
sulla parete della cucina: le dieci e mezza.
Lei si era
appena
svegliata e Matt non era in casa, aveva bussato alla porta della sua
stanza ma
non le era arrivata nessuna risposta, quasi certamente era andato in
hotel dai
ragazzi: era l’unico a sapere quello che aveva fatto e quindi
era probabile che
avesse pensato di non farsi trovare in mezzo ai piedi se Brian fosse
arrivato.
Si
preparò un caffè
e si sedette al tavolo, cominciando a berlo: come se non fosse
già nervosa
abbastanza.
Sentì
la portiera
di un auto sbattere sulla via e sobbalzò: ecco, forse era
arrivato il momento
di fare la persona adulta e affrontare i propri errori.
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Capitolo Ottavo:
Lost
9
Aprile 2009
Brian era
nervoso.
Erano
passate poco
più di ventiquattro ore da quella notte e Katie lo stava
palesemente ignorando.
Anzi, la
parola
giusta era ‘evitando’: Katie lo stava evitando e
lui non capiva il perché.
Alla prima
chiamata
senza risposta aveva pensato ad un caso, tutti non sentiamo il
cellulare una
volta o l’altra.
Alla seconda
chiamata senza risposta aveva pensato che il cellulare può
essere nella borsa e
quindi non lo si sente per due volte.
Alla terza
chiamata
senza risposta aveva deciso di chiamarla a casa.
Anche qui
aveva
seguito lo stesso ragionamento: chiamata alle due del pomeriggio,
potrebbe
essere in giro; chiamata alle sei del pomeriggio, potrebbe essere fuori
a cena
con Matt; chiamata alle nove di sera, mi sta evitando.
Il fatto che
Katie
avesse l’identificatore del chiamante sul telefono di casa
non faceva che
avvalorare la sua ipotesi.
Guardò
l’orologio:
le dieci di mattina e lui aveva dormito sì e no due ore, il
che, considerando
che la sera prima era tornato alquanto ubriaco, di certo non era un
bene e la
sua povera testa stava reclamando furiosamente.
Si
alzò con
l’intenzione di andare in bagno e mettere la suddetta testa
sotto un getto di
acqua gelata: di solito funzionava, valeva la pena di tentare.
Stava per
entrare
bagno quando vide una busta bianca sporgere sotto la porta della stanza.
Probabilmente
era
già lì la sera prima, ma, appunto, allora era
abbastanza su di giri...ok, era
completamente ubriaco.
Incuriosito,
si
abbassò e la prese, poi andò a risedersi sul
letto per leggerla.
Un quarto
d’ora
dopo stava cercando i suoi vestiti e venti minuti dopo uscì
dalla sua stanza
sbattendo violentemente la porta.
Questo
svegliò Zack
nella stanza di fianco, che corse a vedere cosa stesse succedendo.
‘Brian?’
chiese,
ancora mezzo addormentato, vedendo l’amico avanzare a passo
di marcia verso
l’ascensore ‘Ma che accidenti...’.
Il
chitarrista per
tutta risposta si fermò, si diresse verso Zack, che fece un
passo indietro
quando lo vide avanzare minaccioso, e gli mise in mano la lettera, poi
senza
dire una parola andò all’ascensore,
salì e scomparve dietro le porte.
Zack
osservò
l’ascensore confuso, poi portò la sua attenzione
su ciò che Brian gli aveva
messo in mano.
Tirò
fuori un
foglio dalla busta e cominciò a leggere, ma non ci fu
bisogno di arrivare fino
alla fine: una volta che ebbe capito che l’aveva scritta
Katie, non gli serviva
certo continuare per sapere di cosa parlasse la lettera.
Come aveva
previsto, Brian non l’aveva presa bene, proprio per nulla.
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Katie fece
un salto
sulla sedia quando sentì suonare il campanello: lo sapeva,
lo sapeva eppure
sperava ancora di poterlo evitare.
Andò
ad aprire e,
come previsto, si trovò davanti Brian.
Quello che
non
aveva del tutto previsto però era che fosse così
arrabbiato.
‘Vuoi
spiegarmi che
diamine significa?’ chiese lui, entrando in casa senza
nemmeno aspettare che
lei gli dicesse di farlo.
‘Quello
che ho
detto’ rispose lei: banale, ma non sapeva che altro dire.
‘A
parte che
‘detto’ non mi sembra il termine esatto, scusa, ma
c’è qualcosa che non mi
torna...perché l’altra mattina avevo avuto
l’impressione che la pensassi
diversamente’
‘Brian,
accidenti,
che devo dirti? Hai ragione, ma poi ci ho pensato e ho capito che era
stata
un’enorme cazzata, ok?’.
Il ragazzo
restò a
fissarla senza parlare: cazzo, quella frase faceva veramente male.
‘Ascolta...’
riprese lei, cercando di usare un tono più tranquillo
‘Dopodomani ritorni in
California... ed io resto qui... non avrebbe senso...io non voglio una
storia
così...per cui è meglio mettere le cose in chiaro
da subito’
‘Katie...’
‘No,
Brian, lascia
perdere...’ lo interruppe lei ‘Quello che
è successo... è stato un errore, non
doveva succedere è so che è soprattutto colpa
mia...ero sconvolta per quello
che era successo e mi sono lasciata un po’ troppo
andare...tutto qui’ continuò,
senza però riuscire a guardare in faccia Brian, tenendo lo
sguardo fisso sul
pavimento.
Si aspettava
che il
ragazzo se ne andasse, santo cielo, era riuscita a ferire se stessa con
quelle
parole, poteva solo immaginare quanto male avessero fatto a lui.
Invece dopo
qualche
istante sentì la mano di Brian sollevarle il mento e si
ritrovò a fissare il
ragazzo negli occhi.
‘Adesso
ripetilo...’ le disse lui ‘Ma per favore abbi
almeno il coraggio di guardarmi
in faccia’.
‘Brian...
cazzo,
perché devi rendere tutto più
difficile?’ rispose lei, allontanandosi da lui
prima che le venisse in mente di mandare al diavolo tutte le sue
ragioni e
baciarlo.
Che poi era
esattamente l’unica cosa che avrebbe davvero voluto fare.
‘Non
sono io che
sto rendendo le cose difficili, sei tu che le stai semplificando
troppo’
ribatté lui.
‘Io
semplifico
troppo? Accidenti, guarda le cose per quello che sono! Io resto qui, tu
torni
in California a fare la rockstar, circondato da fottutissime
groupies... io non
ce la faccio nemmeno ad immaginare di passare le giornate
preoccupandomi del
fatto che tu possa decidere di consolarti della mia assenza con
qualcun’altra,
cazzo! E prima di dire qualunque cosa, voglio ricordarti che non sei
stato
esattamente un santo fino all’altro ieri...’
‘Beh,
grazie della
fiducia, cazzo! Ok, non sono un santo, ma per l’amor del
cielo Katie, vuoi concedermi
il beneficio del dubbio?’
‘Ma
è questo il
punto! Io posso concederti il beneficio del dubbio se abiti a venti
minuti da
casa mia, non se sei a migliaia di chilometri! Cazzo Brian, non
è difficile! E
poi dove ci porterebbe una storia del genere? Io non voglio passare la
vita
intrappolata in una storia senza futuro, senza prospettive!’.
Brian non
sapeva
cosa rispondere, perché su quel punto Katie aveva
maledettamente ragione:
poteva veramente sforzarsi e restarle fedele, poteva davvero fare tutto
quello
che era in suo potere per tornare a Toronto il più
possibile...ma finché
vivevano a migliaia di chilometri di distanza, di prospettive concrete
non ne
esistevano.
‘Vai
via Brian...’
disse lei, tenendo sempre lo sguardo basso per evitare di vedere
l’espressione
sul volto del ragazzo ‘Per favore...vai via’.
Ci fu
qualche
attimo di silenzio, poi Katie sentì la porta di ingresso
sbattere e Brian non
c’era più.
Raggiunse il
divano, raggomitolandosi in un angolo e sobbalzò quando,
qualche istante dopo,
sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
Si
voltò e si trovò
davanti Matt: evidentemente non era uscito come lei credeva e
sicuramente aveva
sentito tutto.
‘Sono
stata...orribile...’ gli disse lei, mentre le lacrime
cominciavano a scorrerle
sul volto, nonostante stesse facendo di tutto per trattenerle.
‘Ehy...vedrai
che
gli passerà...’ disse Matt, abbracciandola: in
realtà non ne era così convinto,
sapeva che normalmente Brian impiegava poco più di
mezz’ora per buttare una
ragazza nel dimenticatoio, ma aveva parlato con Zack il giorno prima e
aveva
l’impressione che questa volta la situazione fosse
leggermente più complicata.
Questo
però Katie
non aveva bisogno di saperlo.
‘Tu
non hai visto
come mi ha guardato Matt... mi odia, mi odia...e anche se è
la cosa migliore,
non riesco a... a sopportarlo...’
‘Katie,
sono certo
che non ti odia... te l’ho detto, vedrai che gli
passa...’
‘Però
ora è andato
tutto a puttane... non tornerà più come
prima...’.
Matt non
poté
negarlo, perché sapeva che era così: sicuramente
Brian avrebbe in qualche modo
superato la cosa, sicuramente lo avrebbe fatto anche Katie, ma di
sicuro le
cose fra loro due non potevano tornare come erano prima di quella notte.
I
know it’s hurting you,
But
it’s killing me
(Avenged
Sevenfold, Unholy Confessions)
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Zack
bussò alla
porta di Brian più o meno per la ventesima volta quel
pomeriggio.
Da quando
era
tornato da casa di Katie, Gates si era chiuso là dentro e
ignorava qualsiasi
tentativo di contattarlo, aveva spento il cellulare, il telefono della
stanza
era staccato e fingeva di non sentire chiunque bussasse.
Aveva deciso
che se
non gli avesse aperto nemmeno stavolta, sarebbe andato alla reception e
si
sarebbe inventato una scusa per farsi aprire.
Probabilmente
Brian
lo avrebbe odiato per questo, ma erano passate quasi cinque ore e Zack
conosceva abbastanza bene l’amico da temere che avesse fatto
fuori l’intero
contenuto del frigobar, quindi l’idea di saperlo da solo,
depresso e ubriaco in
una camera al terzo piano di un hotel non lo faceva stare esattamente
tranquillo.
Inoltre,
aveva
parlato con Matt, che senza scendere troppo nei dettagli gli aveva
fatto capire
cos’era successo con Katie, per cui non era il solo ad essere
preoccupato.
In
realtà, tutti e
quattro erano piuttosto in ansia.
Dopo un
minuto
buono non aveva ancora ricevuto risposta, per cui bussò
un’altra volta.
‘Brian,
guarda che
lo so che sei lì dentro, cazzo...ora, o apri questa
fottutissima porta, oppure
giuro che vado alla reception e li convinco ad entrare con la forza...
e sai
benissimo che lo farò!’ lo minacciò
Zack.
Dalla camera
non
giunse nessun segno di vita, ma dopo qualche minuto il ragazzo
sentì scattare
la serratura, la porta si aprì e si trovò davanti
al Brian più depresso che gli
fosse mai capitato di vedere.
Peggio di
quello
che pensava, decisamente.
Tuttavia,
contrariamente a quello che aveva previsto, il ragazzo sembrava
perfettamente
sobrio, ma non era sicuro che questo potesse essere considerato un buon
segno.
‘Entra’
gli disse
Brian, dirigendosi di nuovo verso il letto, dove aveva passato
più o meno tutto
il pomeriggio.
‘Come
va?’ chiese
Zack: sapeva che era una domanda stupida, ma bisognava pure iniziarla
in qualche
modo quella conversazione.
Brian
alzò un
sopracciglio, osservando l’amico.
‘Secondo
te?’ gli
chiese infine.
‘Ok,
lasciamo
perdere...’ concesse Zack ‘Posso almeno chiederti
che hai combinato qui dentro
tutto il pomeriggio? Eravamo tutti preoccupati, accidenti a
te...’
‘In
realtà nulla...
ho preso in considerazione il frigobar, ma non sarebbe servito a nulla,
quindi
ho semplicemente cercato di spegnere il cervello per qualche ora...e
dai Zack,
cosa pensavi, che avrei fatto qualche cazzata?’.
Sì,
avrebbe voluto
rispondere l’altro, ma si limitò a scrollare le
spalle.
‘Ora
che pensi di
fare?’ chiese Zack, pensando che quella domanda era
abbastanza ricorrente da
due giorni a quella parte.
‘Torno
a casa’
disse Brian ‘Stasera’ aggiunse poi.
‘Cosa?’
chiese l’altro,
sorpreso.
‘Ho
già chiamato
l’aeroporto, sono riusciti ad anticiparmi il volo, quindi
levo le tende’
‘Sei
sicuro?’
‘Sì...mi
dispiace,
ma non ce la faccio a restare qui...non mi rende le cose più
facili...santo
cielo, dovrei odiarla per tutto quello che mi ha detto...ma proprio non
ci
riesco... quindi l’unico modo per evitare di farmi del male
è allontanarmi da
qui il prima possibile’.
Zack
annuì: il
ragionamento dell’amico non faceva una piega.
‘Ok...
però
promettimi solennemente che non farai cazzate una volta in
California’
‘Va
bene mamma...’
ribatté Brian, riuscendo persino a fare un sorriso divertito.
‘Cretino...’
‘Sul
serio Zack...
non dico che sarò l’immagine della
felicità, ma non ho alcuna intenzione di
fare idiozie, ok?’
‘Ok,
mi fido
Gates...’ rispose l’altro ‘Pensi di dirlo
agli altri o di sparire senza dire
nulla?’
‘Ammetto
che
sarebbe molto spettacolare...ma credo che glielo dirò di
persona... dove sono?’
‘Credo
siano tutti
giù a chiedersi se ti ho trovato impiccato in
camera...’
‘Molto
simpatico
Vengeance...’ scherzò Brian, dirigendosi verso la
porta, seguito dall’amico.
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Quando Matt
tornò a
casa di Katie, più tardi quella sera, sentì un
delizioso profumino di cibo
nell’aria.
‘Sorellina,
tu mi
stai viziando...e non sarà per niente facile tornare alla
vita normale...’ le
disse lui, entrando in cucina e sedendosi al tavolo.
‘Sciocchezze,
Val
cucina benissimo e lo sai’ ribatté lei.
‘Sì,
ok... però non
dirglielo, ma tu sei meglio’
‘Vedrò
di mantenere
il segreto...’ rispose Katie, poi si fece seria
‘Senti...come... come sta?’
riuscì a chiedere a Matt.
Il ragazzo
ci pensò
un attimo, ma concluse che era inutile mentirle, lo avrebbe scoperto
comunque.
‘È
tornato in
California’disse infine il ragazzo e vide chiaramente Katie
cambiare
espressione, anche se lei cercava di non darlo a vedere.
‘Ah...ok’
‘Katie,
era l’unico
modo che aveva per non starci peggio...ed è meglio per
entrambi, visto come stanno
le cose...’
‘Lo
so...lo so,
però...non lo so in realtà...è strano,
ecco tutto’ rispose lei.
‘Stai
bene?’
‘Sì...adesso
devo
solo dimenticarmi di questa storia e continuare come al solito... non
dovrebbe
essere difficile, in fondo ho un lavoro che mi tiene la testa
abbastanza
impegnata...’ disse lei, pur essendo la prima a non crederci.
‘Già...’
convenne
lui, credendoci meno di lei ‘Beh...questa cena?’
chiese poi, cambiando
discorso: era stufo di vedere sua sorella triste, se quello che voleva
era dimenticare
Brian, beh, era davvero spiacente per il suo amico, ma avrebbe fatto di
tutto
per aiutarla.
‘Matthew
Charles
Sanders, ti ricordo che in questo momento non sei M. Shadows, servito e
riverito cantante degli Avenged Sevenfold, quindi prepara la tavola e
forse,
dico forse, avrai la tua razione di cibo’ disse lei, ridendo.
‘Agli
ordini capo!’
disse lui, mettendosi sull’attenti, spostandosi prima che
Katie lo colpisse con
uno strofinaccio.
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Capitolo
Nono:
The
art of subconscious illusion
Due
mesi dopo...
9
Giugno 2009
Katelyn
entrò in
casa, lasciò la borsa sul divano e corse in camera sua: quel
giorno non aveva
smesso di piovere un istante, lei era stata costretta a passare otto
ore in giro
per Toronto insieme alla signora Devinson, che aveva chiesto di nuovo
aiuto
all’agenzia per organizzare un party, per scegliere i
maledetti fiori con cui
addobbare la sala.
Risultato:
aveva la
sensazione che l’acqua le fosse penetrata fino nelle ossa.
Tremando
come una
foglia, tolse i vestiti bagnati e si infilò una tuta, poi
prese dall’armadio
una delle felpe della Vengeance University, che Zacky le forniva
regolarmente,
e la mise sopra la maglia della tuta, dopo di che si buttò
sul letto e si
infilò sotto il piumone.
Fu solo
allora che
se ne accorse.
La felpa che
aveva
preso non era una di quelle di Zacky.
Guardò
il logo che
si trovava in basso sulla destra: SG.
Era la felpa
che
Brian le aveva dato quella mattina, per nascondere la spallina
strappata del
suo vestito.
Sapeva che
avrebbe
dovuto toglierla immediatamente, non era quello che le serviva, ma non
lo fece:
nonostante fossero passati due mesi, le pareva di sentire ancora il
profumo del
ragazzo su quella felpa e le tornarono in mente tutte quelle sensazioni
che
cercava di chiudere nel retro della sua mente.
Le labbra di
Brian
sulle proprie, il contatto fra la sua pelle e quella del ragazzo, le
sue mani,
i suoi occhi, ogni cosa, ogni maledetto dettaglio tornò a
proiettarsi nella sua
testa come su uno schermo, nitido come se fosse appena successo.
Complimenti
Katie,
sei proprio brava a farti del male.
Due mesi
passati
nel tentativo di dimenticare quello che era successo con Brian,
cercando di
ignorare la tentazione di chiamarlo, aveva persino cancellato il numero
del
ragazzo dalla rubrica, anche se in realtà era inutile, visto
che lo conosceva a
memoria.
Due mesi di
autocontrollo che stavano per essere mandati in fumo da una felpa
dimenticata
nell’armadio.
Sentì
una lacrima
scenderle sulla guancia e se l’asciugò con la
manica della felpa.
La
verità era che
Brian le mancava da morire, ogni singolo giorno, per quanto fosse
impegnata, si
ritrovava a chiedersi se non avesse fatto un colossale errore, anche se
la
risposta la sapeva: aveva fatto la cosa giusta, vivevano a migliaia di
chilometri di distanza, non avrebbe mai potuto funzionare.
Allora
perché ogni
tanto aveva la tentazione di prenotare il primo volo disponibile per la
California?
Perché
non riusciva
nemmeno a guardare un altro ragazzo senza che le venisse in mente Brian?
Perché
non faceva
altro che sognare quella maledetta, bellissima notte?
Perché
si sentiva
impazzire al solo pensiero che mentre lei stava da sola a tormentarsi
con tutte
quelle domande magari lui stava con un’altra?
Troppe
domande.
Sua madre
diceva
sempre che, quando c’erano così tante domande,
qualcosa era sbagliato.
Nascose la
testa
sotto il cuscino, inspirando ancora una volta il profumo della felpa,
nonostante sapesse ancora prima di farlo che sarebbe stata una pessima
idea: voleva
solo trovare un modo di dimenticare Brian, avrebbe venduto
l’anima al diavolo
per poter dimenticare il suo volto, i suoi occhi e la sensazione di
essere fra
le sue braccia, ma sapeva benissimo che, per quanto ci provasse, non ci
sarebbe
riuscita.
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Una
settimana dopo...
16
Giugno 2009
Matt stava
letteralmente strisciando dalla cucina al divano.
Era stata
una
giornata a dir poco massacrante, se fosse andata avanti
così, la preparazione
di quel nuovo album lo avrebbe ucciso.
Aprì
la birra che
aveva preso dal frigo e ne bevve un sorso, pensando che era la cosa
migliore
della giornata.
Imprecò
sentendo
squillare il suo cellulare, lo aveva dimenticato in cucina, accidenti a
lui.
Andò
a prenderlo e
tornò verso il divano, lanciandovisi sopra, poi rispose.
‘Hey,
Matt!’
‘Principessa!
Come
va?’
‘Bene...abbastanza
bene...tu?’
‘Sono
al
limite...questo nuovo album farà meglio ad essere un
successo incredibile,
perché mi sta letteralmente prosciugando delle mie forze
vitali...’
‘Sono
certa che lo
sarà, fratellone... senti... posso farti una
domanda?’
‘Quello
che vuoi,
principessa’
‘Quanto
credi che
mi voglia bene Val?’.
Matt
fissò per un
istante il telefono, confuso: eh?
‘Scusa
Katie?’
‘Ho
detto: quanto
credi che mi voglia bene Val?’
‘No,
ho capito,
intendevo...perché?’
‘Vuoi
rispondermi?’
insistette lei.
‘Beh...Val
ti
adora, lo sai Katie...’ rispose lui, sempre più
perplesso.
‘E
credi che
continuerebbe a volermi bene se io ti chiedessi di ospitarmi per
qualche tempo
e quindi vi togliessi un po’ di privacy?’.
Ok, a questo
punto
Matt era veramente confuso.
‘Un
po’ quanto?’
‘Finché
non trovo
un appartamento con un affitto che non sia un furto, direi...il che
potrebbe
succedere molto presto, oppure no...’
‘Katie...
sto
cominciando ad essere parecchio confuso...’
‘Mi
sono
licenziata...’ iniziò Katie ‘Ho... ho
deciso di tornare ad Huntington...io...’
‘Brian?’
chiese
Matt.
‘Già...oddio,
soprattutto Brian... che probabilmente ora mi odia, ma comunque... non
lo so, è
come se improvvisamente mi fossi resa conto che mi mancava troppo la
mia vita
ad Huntington...non ce la facevo più, ecco’
‘Katie...
tu
adoravi il tuo lavoro...’
‘Hai
ragione, ma
non mi bastava più Matt...quel lavoro stava diventando tutta
la mia vita, ed io
non voglio diventare una di quelle persone per cui esiste solo il
lavoro...
voglio essere felice e per farlo ho bisogno del mio fratellone e dei
miei
amici... e se ci sarà anche Brian, ben venga, in ogni caso
sarò molto più
felice in California che a Toronto, da sola’.
Matt era
più che
sorpreso: questa proprio non se
la
sarebbe mai aspettata... ma era al settimo cielo all’idea di
riavere sua
sorella a pochi minuti di strada.
‘Ok
principessa, se
è quello che vuoi, hai tutto il mio supporto...quando
parti?’
‘Veramente
sono
fuori dal tuo cancello...’ disse lei.
Matt
riattaccò, si
alzò in piedi e aprì la porta di ingresso.
Dall’altra
parte
del cancello c’era la sua sorellina che gli sorrideva,
salutandolo con la mano.
Andò
ad aprirle e
l’abbracciò, non potendo fare a meno di notare che
indossava una felpa di
Brian.
‘Da
quando in qua
sei diventata una fan delle improvvisate?’ chiese lui, mentre
le dava una mano
a portare dentro i bagagli.
‘Mi
sono sempre
piaciute le sorprese, Shads...’
‘Beh,
questa è una
signora sorpresa, lasciatelo dire...sei proprio sicura?’
‘Sì...
ci ho
pensato bene, e ho concluso che era l’unica cosa logica da
fare...e poi stavo
cominciando ad averne abbastanza della pioggia...’ aggiunse
lei, ridendo e
facendo ridere anche Matt.
‘Bene...
adesso
immagino che vorrai andare a fare visita ad un certo
chitarrista...’ disse il
ragazzo.
Katie non
poté fare
a meno di arrossire: in realtà avrebbe voluto correre
a far visita a un certo chitarrista.
‘Muoviti,
dai...tanto ne avremo di tempo per chiacchierare... dubito che troverai
un
affitto onesto entro poco...’ scherzò lui
‘E poi mi manca il Gates
idiota...quindi per favore, riportalo indietro... io e Zacky non
abbiamo più
nessuno con cui divertirci e stiamo iniziando a soffrire di
depressione’
aggiunse poi, dandole un buffetto sulla guancia.
‘Ok...
ti adoro
Matty!’ disse lei, abbracciandolo.
‘Ti
adoro anch’io
principessa... ma non chiamarmi mai più Matty...’
disse lui, facendola ridere.
‘Ci
penserò...’
scherzò lei, prima di uscire di casa: Brian non abitava
molto lontano e una
bella passeggiata l’avrebbe aiutata a scaricare un
po’ di nervosismo.
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Brian
benedisse
chiunque avesse inventato la birra.
Dopo una
giornata
come quella, non c’era nulla di meglio di una bella birra
ghiacciata.
Certo, non
che
lavorare come uno schiavo gli dispiacesse in quel periodo, almeno
evitava certi
pensieri riguardo ad una certa sorella di un certo cantante.
E poi
arrivava la
sua amica birra che gli annebbiava il cervello quel che bastava per
continuare
a non pensarci.
O comunque,
per non
pensarci troppo, perché dire che non pensava a Katie sarebbe
stato ipocrita.
Mandò
giù un altro
sorso di birra, lasciandosi cadere sul divano.
Ok, in
realtà
pensava a Katie molto più spesso di quanto non desse a
vedere, ma cercava di
dissimulare per evitare le domande di Zack.
Nei giorni
appena
dopo il suo rientro in California aveva cercato di autoconvincersi che
lui
poteva dimenticare Katie, accidenti, era stata una notte, cosa ci
voleva?
Non appena
gli
altri erano tornati, avevano ripreso ad uscire tutti insieme la sera e
Brian si
era detto che avrebbe trovato qualche altra ragazza con cui divertirsi
un po’ e
scacciare il pensiero di Katie.
Peccato che,
dopo
due mesi, di ragazze da casa sua ne fossero passate poche, e si
trattava di
Gena, Leana e Valary, quindi, in definitiva, non si era divertito con
nessuna,
e questo non perché gli fossero mancate le occasioni, ma
piuttosto perché non
aveva voluto coglierle.
Patetico,
davvero
patetico: Katie gli aveva praticamente dato del playboy senza
sentimenti e lui
continuava a volere solo lei.
Più
che patetico,
la parola giusta era ‘idiota’.
Sentì
suonare il
campanello e per un attimo fu tentato di ignorarlo: alzarsi dal divano
era
l’ultima cosa che le sue gambe desideravano fare in quel
momento, ma se si
fosse trattato di Zack poi avrebbe dovuto fornire delle spiegazioni e
la
prospettiva era poco invitante, quindi si alzò e si diresse
verso la porta.
Ecco, questa
proprio non se l’aspettava.
‘Katie?’
chiese
lui, incredulo.
‘Già...’
rispose
lei, tenendo lo sguardo basso.
Ok, questa
proprio
non la stava capendo.
‘Cos’è,
sei venuta
a controllare di persona il mio giro di groupies?’
commentò lui, più acido di
quanto avrebbe voluto: ognuno aveva i propri meccanismi di difesa
d’altronde,
il suo era quello di diventare incredibilmente sgradevole.
Katie
sorrise,
alzando per un istante lo sguardo sul ragazzo.
‘Questa
me la sono
meritata...’ disse lei ‘Comunque, no... in
realtà sono qui per chiederti
scusa’.
‘...Eh?’
chiese il
ragazzo, sempre più stupito.
‘Non
che io abbia
cambiato idea sulle relazioni a distanza...quello che ho detto lo
pensavo
davvero... però avrei potuto evitare...sì, beh,
di dirlo come l’ho detto,
ecco’.
Brian
annuì quasi
meccanicamente: non riusciva a formulare nemmeno una parola coerente,
lei si
stava scusando ed era esattamente l’ultima cosa che si
sarebbe aspettato.
Ora restava
solo da
capire perché fosse venuta di persona quando avrebbe potuto
tranquillamente
sollevare la cornetta e chiamarlo al telefono.
‘Ci
sarebbe
un’altra cosa...’ riprese lei, quasi gli avesse
letto nel pensiero.
‘Sarebbe?’
chiese
lui, ancora sulla difensiva: meglio non rischiare un’altra
scottatura.
‘Ecco...’
iniziò
esitando lei: ora non le sembrava più una grande idea, ma
doveva andare fino in
fondo ‘Tanto prima o poi lo sapresti...diciamo che... mi sono
licenziata e sono
tornata a stare qui’
‘...Cosa?’
‘Sì,
beh...adesso
sto da Matt, quindi ho pensato di dirtelo prima che lo scoprissi da
qualcun’altro...’.
Di nuovo il
chitarrista annuì, sentendosi un completo idiota, ma proprio
non gli riusciva
di fare altro.
‘Beh...tutto
qui...scusa se ti ho disturbato...ci... ci si vede...’ disse
infine lei,
facendogli un cenno di saluto e voltandosi per andarsene.
‘E
no Katie, non te ne vai così, fossi pazzo’
pensò Brian.
Andò
dietro alla
ragazza, la prese per un braccio, facendola sobbalzare per lo spavento,
non lo
aveva sentito arrivare, poi senza dire nulla la riportò
verso la casa.
La fece
entrare e
una volta richiusa la porta fece l’unica cosa che in quel
momento gli pareva
logica: la bloccò contro l’ingresso e la
baciò.
La ragazza
non si
fece pregare: aveva veramente temuto di averlo definitivamente perso
quando
aveva visto che la stava lasciando andare via e ora si sentiva talmente
sollevata che avrebbe potuto galleggiare in aria.
Brian la
sentì
ricambiare il bacio e circondargli il collo con le braccia e non ci
capì più nulla.
La
portò verso il
divano, facendola sdraiare e mettendosi sopra di lei.
Katie si
morse il
labbro, sentendo il sapore di nicotina e birra lasciato dalle labbra
del
ragazzo e sussultò sentendo la mano di Brian sotto la felpa
mentre lui le
baciava il collo.
Improvvisamente
però il ragazzo si fermò e, lasciando la mano
dove si trovava, portò il viso
all’altezza di quello della ragazza e la fissò.
‘Quindi...’
iniziò
lui ‘Fammi capire...tu ti sei licenziata...sei tornata in
California...così, di
punto in bianco’.
Katie
annuì,
chiedendosi dove volesse arrivare.
‘E
di
grazia...perché?’ chiese lui.
Katie non
poté
trattenere un sorriso divertito: Matt aveva proprio ragione, Gates era
una gran
carogna.
‘Vuoi
proprio
sentirtelo dire, vero?’ chiese lei.
‘Oh,
sì...’ rispose
lui,sorridendo maleficamente.
‘E
se io non
volessi farlo?’ lo provocò lei.
‘In
questo caso...’
ribatté lui, spostando la mano da sotto la felpa di Katie,
con grande
disappunto della ragazza ‘Spiacente, niente gratifica al mio
ego, niente da me’
terminò lui, sfoggiando un sorrisetto insopportabilmente
vittorioso... e molto
ipocrita, volendo essere completamente sinceri.
‘Mmh...ok,
come ti
pare’ replicò lei, fingendo che non gliene
importasse nulla.
Per tutta
risposta,
Brian abbassò il volto e sfiorò le labbra di
Katie con le proprie, poi scese
lungo la guancia della ragazza, fino ad arrivare con la bocca sul suo
orecchio.
‘Sai
Katie...’
disse lui, mentre lei tratteneva un gemito sentendo la bocca del
ragazzo
baciarle il lobo ‘Non sei molto credibile finché
tieni le mani nelle tasche
posteriori dei miei pantaloni...’.
Katie
spostò
immediatamente le mani, imbarazzata: quando ci si metteva, Brian sapeva
diventare incredibilmente odioso.
Senza
contare che
stava per farla impazzire, ma probabilmente era proprio quello che
voleva.
‘Brian
Elwin Haner
Junior... in questo momento sei la creatura più odiosa sulla
faccia della
terra’ disse lei.
‘Quindi?’
continuò
lui, ignorandola.
Katie scosse
la
testa: sapeva che alla fine avrebbe ceduto, se non altro per
esasperazione, ma
voleva giocare ancora un po’.
‘Ok,
se la metti
così...’ disse lui, facendo per alzarsi: beccati
questa, Sanders.
‘E
va bene, e va
bene!’ disse lei, afferrandolo per la maglietta e
riportandolo dov’era un
istante prima, cercando di ignorare il sorrisetto vittorioso sul volto
del
ragazzo ‘Perché mi mancavi, ok? Sono tornata
perché mi mancavi, contento
adesso?’
‘Decisamente...’
disse lui ‘A proposito, bella felpa’
commentò, mentre faceva scendere la zip.
‘Sì...
me la sono
trovata nell’armadio, sai...’ disse lei,
sorridendo: se solo Brian avesse
saputo che era grazie a quella felpa che aveva deciso di tornare in
California,
forse non l’avrebbe lanciata così poco
delicatamente sul pavimento, ma decise
che quella storia gliel’avrebbe raccontata più
tardi.
Ora
l’unica cosa
che le interessava erano le labbra del ragazzo sulle sue, il resto
poteva
aspettare.
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Katie fu
svegliata
da un suono soffocato, qualcosa di simile ad un cellulare, che
però smise dopo
pochi istanti.
Aprì
un occhio e
vide che effettivamente si trattava del cellulare di Brian e
sentì il ragazzo
che cercava di parlare sotto voce, ma lei era abbastanza vicina e
sentiva
tutto.
‘Vee,
ascolta non è
il momento... cazzo, ti ho detto di no!’.
Alla ragazza
venne
da ridere: evidentemente Matt aveva diffuso la notizia del suo ritorno.
Brian si
accorse
che era sveglia e alzò gli occhi al cielo, indicando il
telefono.
Lei gli fece
segno
di passarlo a lei e lui eseguì, curioso di vedere
cos’avesse in mente.
‘Cazzo
Gates, è una
domanda semplice: sì o no?’
‘Sì
o no cosa?’
chiese Katie, trattenendo a stento una risata.
‘Oh
mer... cioè,
ciao Katie, come va? Che bello che sei tornata sgorbietto!’
‘Non
hai risposto
alla mia domanda: sì o no cosa, Zacky?’
‘Io...ehm...oh,
scusa, Gena mi sta chiamando, devo scappare, ci vediamo!’
disse il ragazzo,
chiudendo rapidamente la chiamata.
Katie
scoppiò a
ridere e passò il telefono a Brian, che lo rimise sul
comodino, poi si chinò su
di lei e la baciò.
‘Ciao’
sussurrò
lui, abbracciandola.
‘Ciao’
rispose lei,
ben felice di stare fra le sue braccia.
‘Come
lo hai
liquidato, per curiosità?’ chiese, riferendosi a
Zack.
‘A
dire il vero mi
ha liquidato lui... sì o no cosa, Gates?’
‘Non
ne ho la più
pallida idea’ rispose lui, angelico.
‘Bugiardo...’
disse
lei, prima di baciarlo di nuovo: cielo, era peggio di una droga.
‘La
tua mancanza di
fiducia potrebbe anche offendermi...’ osservò lui,
facendole scorrere la mano
sulla schiena.
‘Vuoi
forse negare
che tu sai benissimo di cosa stesse parlando Vee?’ chiese lei.
Il ragazzo
fece per
rispondere, ma fu interrotto dallo squillo del cellulare di Katie.
‘Salvato
dal
cellulare...’ gli disse lei, prima di rispondere
‘Matt?’
‘Niente
dettagli,
solo sì o no: sei da Brian?’
‘Sì’
rispose lei,
ridacchiando.
‘Tutto
ok?’
‘Sì...’
disse di
nuovo lei, non potendo trattenere una certa enfasi sulla risposta.
‘Ecco,
del tono
enfatico facevo volentieri a meno...ok, giusto per sapere se eri ancora
viva...a dopo!’
‘A
dopo!’ replicò
lei, riattaccando.
‘Matt?’
chiese lui.
‘Già...
in effetti
avrei anche potuto fargli una chiamata ieri...’ disse lei,
facendo per alzarsi.
‘Ehy,
ehy, dove
credi di andare?’ protestò lui, prendendola per i
fianchi e portandola di nuovo
vicino a sé.
‘Vediamo...in
bagno?’
‘Nemmeno
per
sogno...l’ultima volta che ti ho lasciata andare in bagno poi
ho dovuto
aspettare due mesi per rivederti...’ si lamentò
lui e Katie si voltò a
guardarlo divertita.
‘Brian...
ho
mollato il mio lavoro e sono tornata in California col primo volo
utile... vivo
a casa di mio fratello perché non ho nemmeno cercato un
posto dove stare e sono
anche senza lavoro... e l’ho fatto perché mi
mancavi...secondo te ho intenzione
di sparire di nuovo?’ chiese lei.
‘Meglio
non
rischiare’ insistette lui, dandole un bacio sulla fronte.
‘Gates,
sei passato
dall’essere la creatura più odiosa del mondo alla
più tenera’ disse lei,
cercando per l’ennesima volta le sue labbra ‘Adesso
però, ti prego, lasciami
andare un secondo in bagno, ok?’
‘Uff...e
va
bene...’ concesse lui, lasciandola andare.
‘Brian...dove
sono
i miei vestiti?’ chiese lei, guardandosi intorno.
‘Credo
che siano
rimasti in salotto...’ rispose lui.
‘In
questo caso
vedrò di arrangiarmi’ disse lei, prendendo una
felpa che stava appoggiata sul
mobile di fronte al letto.
‘Ehy,
la smetti di
fregare le mie felpe?’ protestò lui, ridendo.
‘Non
credo
proprio...sai che se le rivendo su E-Bay me le pagano una
fortuna?’ scherzò
lei, mentre lui scuoteva la testa: Katie era sempre la solita.
Ed era
esattamente
per quel motivo che aveva tutte le intenzioni di non farsela
più scappare.
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Epilogo:
Until
the end...
7
Luglio
2009
‘Katie...non
vorrei
metterti fretta, ma siamo in ritardo...e non è carino essere
in ritardo alla
propria festa di compleanno...’ urlò Brian a
Katie, che era al piano di sopra a
cambiarsi.
‘Cinque
minuti, ho
quasi finito!’.
Il ragazzo
sospirò
e si lasciò cadere sul divano: era mezz’ora che
diceva che avrebbe finito in
cinque minuti, quella storia avrebbe potuto andare avanti
all’infinito.
Accese la
televisione, tanto valeva mettersi l’anima in pace e trovare
un modo per
passare il tempo.
Trovò
uno speciale
sui Metallica su MTV e proprio mentre James Hetfield era intento a
spiegare
come era nata l’attuale formazione del gruppo, Brian
sentì chiudersi la porta
delle scale, allora spense la tv e alzò gli occhi verso dove
avrebbe dovuto
trovarsi Katie.
Oh mio Dio.
La sua mente
registrò solo pochi dettagli, ma più che
sufficienti per mandargli il cervello
in tilt: vestito, gambe, scollatura, attillato.
‘Brian?’
chiese
lei, vedendolo letteralmente boccheggiare e trattenendo a stento un
sorriso
soddisfatto: aveva fatto bingo.
‘Eh?
Cosa? Sì...’
disse lui, rendendosi conto che quello che aveva appena detto non aveva
alcun
senso e sollevando il cappello dagli occhi per concedersi una visuale
migliore.
‘Beh,
che ne dici?’
disse lei, riferendosi al vestito e facendo un giro su se stessa.
‘Dico...’
iniziò
lui, prendendola per un braccio e facendola sedere sulle sue gambe
‘Dico...wow!’
‘Sono
contenta che
ti piaccia... ho fatto girare a Zacky tutti i negozi della
città, a fine
giornata mi odiava, credo...’
‘Che
c’entra Vee?’
chiese lui, incuriosito.
‘Avevo
bisogno di
un parere maschile per scegliere il vestito giusto...escludendo te che
sei il
festeggiato e mio fratello per ovvi motivi, mi restava solo Vee in
quanto più
affine a te...’
‘Cioè...
tu mi stai
dicendo che Vee ti ha visto con questo addosso?’ chiese Brian.
‘Ovviamente’
‘Ti
rendi conto che
dovrò cavargli gli occhi per questo?’.
Katie si
mise a
ridere, dandogli un bacio sulla guancia.
‘Sai
che ti adoro
quando fai il geloso?’ gli sussurrò, appoggiando
la testa sulla sua spalla.
‘E
sfortunatamente
per me, con te è un lavoro a tempo pieno...’ disse
lui, che non era esattamente
contento dei commenti che giravano su di lei fra i membri della crew,
anche se
in realtà sapeva che il più delle volte erano
fatti appositamente per
divertirsi un po’ alle sue spalle.
E comunque
c’era
Matt che lo aiutava a metterli a tacere alla svelta.
‘Quindi
ti piace il
vestito?’ chiese conferma lei.
‘Se
mi piace? Mi
piace talmente tanto che te
lo toglierei...’
disse lui, mentre un sorrisetto malizioso appariva sul suo volto
‘Ma solo per
evitare che si rovini, sia chiaro...’ aggiunse poi, facendo
sorridere Katie.
‘Certo...
solo per
quello...’ commentò ironicamente lei.
‘Insomma,
è o non è
uno dei miei regali di compleanno? Io ci tengo
all’integrità dei miei
regali...’ disse lui, risalendo con una mano dal ginocchio
lungo la gamba di
Katie.
‘Ma
non eravamo in
ritardo?’ chiese lei, dandogli un bacio sul collo.
‘Minuto
più, minuto
meno, che vuoi che sia ormai...’ rispose lui, alzandole il
viso per baciarla,
mentre lei gli circondava il collo con le braccia.
‘No,
cazzo, no,
questa non volevo vederla!’.
Katie e
Brian
interruppero quello che stavano facendo e quando si voltarono verso
l’ingresso
fecero appena in tempo a vedere Matt che scompariva in cucina,
coprendosi gli
occhi come se avesse appena visto il diavolo in persona.
La ragazza
scoppiò
a ridere e anche Brian non poté trattenere una risatina.
‘Così
impari ad
entrare in casa mia senza suonare, fratellone!’ gli
urlò lei, alzandosi in
piedi e sistemandosi il vestito: da quando aveva dato le chiavi del suo
nuovo
appartamento a Matt, il ragazzo aveva il vizio di fare delle
improvvisate e
Katie aveva il sospetto che il fatto che uscisse con Brian fosse
strettamente
legato alla cosa.
‘Ma
che ci fate qui
voi?’ chiese Brian, rivoltò agli altri tre,
seccato: in fondo lo avevano
interrotto proprio sul più bello.
‘Sai
com’è, ci
sentivamo abbandonati dal festeggiato e siamo venuti a vedere che fine
avessi
fatto...’ spiegò Jimmy.
‘Anche
se in realtà
un’idea ce l’avevamo...’
commentò Zack, ridacchiando.
‘Chiudi
il fottuto
becco Vee!’ gli urlò Matt dalla cucina.
‘A
proposito
Vengeance...’ iniziò Brian, avanzando verso
l’amico e guardandolo talmente male
che il chitarrista fece un passo indietro ‘Ho saputo che hai
fatto da
consulente per l’acquisto del mio
vestito di compleanno...’ continuò Brian.
‘Sì...
ma me lo ha
chiesto lei!’ si difese lui, spaventato sia da Brian, sia da
Matt, che in quel
momento era rientrato in salotto e, dopo aver visto bene il vestito
della
sorella, lo stava incenerendo con lo sguardo.
‘Ed
è l’unico
motivo per cui ti posso perdonare...ma stasera vedi di tenere gli occhi
a
posto, chiaro?’ disse Brian, cercando di non scoppiare a
ridere davanti alla
faccia dell’amico: era letteralmente terrorizzato.
‘Certo
Gates...e
comunque c’è
Gena, i miei occhi avranno
altro da fare...senza offesa, Katie’ aggiunse, rivolto
all’amica.
‘Nessun
problema
Vengeance’ rispose lei, ridendo.
‘Beh,
vogliamo
andare o no a festeggiare il mio compleanno?’ disse Brian,
dando una pacca
sulle spalle a Zack.
‘Andiamo!’
rispose
l’altro, dandogli un pugno sul braccio in risposta.
I ragazzi
uscirono
e si diressero verso le proprie auto, mentre Brian rimase indietro ad
aspettare
che Katie chiudesse la porta.
‘Comunque...’
disse
lui, cingendole la vita col braccio mentre si dirigevano verso la
macchina del
ragazzo ‘Io e quel vestito abbiamo un conto in
sospeso’ sentenziò Brian,
aprendole la portiera del passeggero.
‘Vorrà
dire che dopo
la festa riprenderete il discorso...’ rispose lei, dandogli
un bacio prima di
salire in macchina.
‘Assolutamente’
acconsentì lui, chiudendole la portiera e dirigendosi al
lato del guidatore.
‘Ah,
Brian?’ disse
lei, bloccandolo prima che potesse mettere in moto.
‘Cosa?’
chiese lui,
voltandosi verso di lei.
‘Buon
compleanno’
rispose Katie, prima di baciarlo.
Il ragazzo
sorrise,
mentre rispondeva al bacio: ecco perché adorava Katie.
Entrambi
sobbalzarono sentendo un clacson suonare dietro di loro e, voltandosi,
videro
la macchina di Matt ferma dietro la loro come un’ombra.
Katie
scoppiò a
ridere, tornando a sistemarsi sul sedile del passeggero, mentre Brian
mise in
moto, facendo cenno con la mano all’amico che aveva capito
l’antifona e alzando
gli occhi al cielo: ora aveva due conti in sospeso con Katie, e aveva
tutte le
intenzioni di regolarli al più presto.
In fondo era
o non
era il suo compleanno?
The
end
Ciao a tutti!
Questa
storia era
stata completata un mesetto fa circa, motivo per cui ho deciso di
portare a
termine la pubblicazione, nonostante gli eventi recenti che, credo,
tutti
conosciate alla perfezione.
The Rev ci ha
lasciato... troppo presto e troppo
improvvisamente... ed al momento tutte le idee che già avevo
in testa per altre
storie suonano sbagliate, quindi non credo vedranno la luce tanto
presto, se
mai la vedranno.
Goodbye Rev… I hope
in Afterlife
you’ll find A Little Piece Of Heaven
Gone,
but never forgotten
Grazie a tutti quelli che hanno
recensito, hollerbaby, LAdreamer, jessromance e Magical_Illusion.
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