Le cose di tutti i giorni (/viewuser.php?uid=15384) Lista capitoli: Capitolo 1: *** 16 dicembre - lunedì 1 *** Capitolo 2: *** 16 dicembre - lunedì 2 *** Capitolo 3: *** 16 dicembre - lunedì 3 *** Capitolo 4: *** 17 dicembre- martedì 1 *** Capitolo 5: *** 17 dicembre - martedì 2 *** Capitolo 6: *** 17 dicembre - martedì 3 *** Capitolo 7: *** 18 dicembre - mercoledì 1 *** Capitolo 8: *** 18 dicembre - mercoledì 2 *** Capitolo 9: *** 19 dicembre - giovedì 1 *** Capitolo 10: *** 19 dicembre - giovedì 2 *** Capitolo 11: *** 20 dicembre - venerdì 1 *** Capitolo 12: *** 20 dicembre - venerdì 2 *** Capitolo 13: *** 20 dicembre - venerdì 3 *** Capitolo 14: *** 21 dicembre - sabato 1 *** Capitolo 15: *** 21 dicembre - sabato 2 *** Capitolo 16: *** 21 dicembre - sabato 3 *** Capitolo 17: *** 22 dicembre - domenica *** Capitolo 18: *** 23 dicembre - lunedì 1 *** Capitolo 19: *** 23 dicembre - lunedì 2 *** Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
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Capitolo 11
*** 20 dicembre - venerdì 1 ***
Chiara aveva passato una pessima nottata, ma si era alzata come di consueto quando fuori era ancora buio ed aveva sbrigato le solite faccende di ogni mattina. Quando guardò di nuovo l’ora si avvide che erano le sette e mezza. Siccome aveva un momento di tranquillità perché era riuscita a piazzare Matteo nel lettino a giocare un po’con i suoi pupazzetti ed aveva lasciato Ilaria a finire di vestirsi per andare a scuola, decise di mettere in atto il proposito a cui era giunta durante la notte e cioè di cominciare ad intavolare quel penoso discorso con Massimo. Magari non avrebbe introdotto subito l’argomento “Monica Scattini”, magari gli avrebbe chiesto prima della cena della sera precedente e ne avrebbe spiato attentamente le reazioni per cercare di capire quello che stava succedendo davvero. Entrò in camera da letto dove lui si stava vestendo e stava quasi per parlare quando lo sentì chiederle: - Sai dov’è la mia camicia azzurra? - È a lavare, credo – gli mormorò un po’ spiazzata. Massimo avvertì un tono strano nella sua voce e si voltò a guardarla con un sorriso rassicurante. - Non importa, metterò questa. Ci sta bene questa cravatta? Dammi un consiglio … Chiara non ebbe il tempo di rispondere perché udirono gridare forte nella stanza dei bambini. Allarmati, entrambi corsero a vedere cosa stava succedendo e trovarono Ilaria che urlava in preda ad una collera irrefrenabile. - La smetti di strillare brutta scema? – la rimproverò la mamma – Vuoi svegliare tutto il palazzo con i tuoi capricci? - Non sono capricci – piagnucolò la bambina inviperita – Non trovo più il quaderno di aritmetica. Lo ha preso Matteo, ne sono sicura, e me lo ha perso. Adesso come faccio ad andare a scuola? Il padre intervenne senza smettere di annodarsi la cravatta. - Invece di accusare tuo fratello dovresti avere più cura delle tue cose – la rimproverò, ma non aveva fatto i conti con quel peperino della figlia che fu pronta a rintuzzarlo a muso duro: - Mamma dice che il disordine l’ho preso da te! - Brutta streghetta impertinente, adesso ti acchiappo e ti do una bella sculacciata! – la minacciò scherzosamente il padre e ridendo cominciò a rincorrerla per la stanza facendo ridere anche lei. Chiara invece non aveva voglia di ridere. Se ne andò in cucina a cercare il quaderno che le pareva di aver visto lì da qualche parte. Dopo un po’ di ricerche riuscì a trovarlo e lo riportò alla figlia pregandola pure di sbrigarsi perché si stava facendo davvero tardi per andare a scuola e a lavoro. Stava per tornare da Massimo per tentare almeno di cominciare quel famoso discorso quando lo vide nell’ingresso che indossava l’impermeabile. - Dove vai? – gli chiese. - Torno subito. Scendo a buttare la plastica ed il vetro, i contenitori sul balcone erano stracolmi – le rispose distrattamente ma poi si accorse che lei lo fissava con un’espressione strana. Allora le si avvicinò e le prese il viso in una mano. - Che hai, tesoro?- le chiese – Ti senti bene? Come poteva essere così dolce e nello stesso tempo essere un traditore infame? Sconvolta da tale pensiero, Chiara si sentiva talmente turbata da non riuscire nemmeno a rispondergli, così il marito proseguì: - Sei stanca e lavori troppo. Perché non telefoni in ufficio e dici di essere malata? Stamattina Ilaria a scuola ce la porto io così, quando viene Maria Rosaria, le affidi Matteo e ti prendi un po’ di riposo. Hai bisogno di qualche momento per te, amore. - Non posso, ho troppo da fare oggi – gli sussurrò scuotendo il capo. Massimo sospirò: - Mai una volta che tu mi stia a sentire però! Va bene – aggiunse rassegnato – ora però passo io in panetteria a prendere il pane fresco così non rischi di fare tardi. Le posò un bacino dolcissimo sulla fronte e poi si allontanò. La donna rimase un momento a fissare l’uscio che si chiudeva alle sue spalle poi tornò in cucina e si sedette un momento a riflettere. Quello non le pareva affatto un uomo che solo la sera prima era stato con l'amante. A meno che non fosse un attore da Oscar… Cristina le aveva detto che solo lei poteva capire se Massimo l’amava ancora o no, ma proprio non ci riusciva a farlo in questo modo. Aveva bisogno di stare con lui, lontana dai problemi e dalle cose di ogni giorno. - Mamma sono pronta! – le venne a dire Ilaria. - Sì cara – le rispose – ora che risale papà, scendiamo. Non aveva voglia di uscire né di vedere nessuno. L’unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stata restare a riflettere con calma per cercare di capire… ma doveva farsi forza e cominciare una nuova giornata. All’improvviso si ricordò pure di non aver tirato fuori dal congelatore gli hamburger per il pranzo di Matteo e della baby-sitter e così si affrettò a farlo. Era confusa, incerta e stanca ma quei due poverini dovevano pur mangiare! ** Si dedicò alle solite cose con molto senso del dovere nonostante lo sforzo che le costava. Portò la bambina a scuola e poi si precipitò in ufficio. Poiché dal lunedì successivo sia lei che il marito sarebbero stati in ferie per stare un po’ più di tempo con i nonni che arrivavano da Bologna, si mise a sistemare la differenza che aveva lasciato in sospeso il giorno precedente e a togliere ogni arretrato per poter lasciare le consegne al collega che l’avrebbe sostituita. Era molto occupata in queste incombenze quando entrò Federica. Dopo essersi chiusa la porta alle spalle, appoggiò la sua ingombrante mole sulla scrivania dell’amica e la guardò dritto in viso. - Come stai? – le chiese alla fine visto che lei teneva gli occhi bassi e stava senza parlare. - Come vuoi che stia – le rispose mogia – sto uno schifo. - Gli hai parlato? - No. Stamattina c’era una baraonda infernale a casa ed ieri sera è tornato tardissimo ed è cascato addormentato come una pera cotta. Io ero sveglia invece ed ho cercato anche di … insomma, mi capisci. Neanche mi ha filato! Nel notare l’avvilimento dell’amica, Federica sorrise e la rincuorò: - E che sarà mai! Un attimo di deflaiance capita anche ai migliori maschioni! Gli parlerai comunque? - Non è facile. Non sono argomenti che puoi trattare a tavola tra il primo e il secondo! - Giusto, ma puoi farlo dopo cena quando i bambini se ne sono andati a letto. Magari smetti di sfaccendare, spegni la televisione, ti siedi accanto a lui e gli parli. - Dovrò fare così, ma ugualmente non so come affrontare l’argomento. Mi arrabbio e gliene canto quattro o lo prendo con le buone? - Con le buone, direi. Conoscendo tuo marito, penso sia meglio. - Anche Cristina me l’ha detto, ma ho paura che se non lo affronto con decisione quello si nega tutto. All’apparenza sembra la persona di sempre. Possibile che sappia mentire così bene? - Non credo, Massimo non ne è capace. Chiara sogghignò con amarezza. - Tutti gli uomini ne sono capaci quando si tratta di tradire. - Non è vero. - Ah non è vero? – le chiese con marcato sarcasmo – Vuoi saperlo meglio di me che ne ho avuto uno che per ben cinque anni la moglie l’ha tradita proprio con me? All’improvviso, come se un peso insopportabile da portare le gravasse l’anima, la giovane donna scoppiò in lacrime. Coprendosi il viso con una mano, proruppe: - Forse è per questo che adesso sto patendo anch’ io la stessa sofferenza. Me lo sono meritato, è una questione di karma. - Ma sei scema? – la rimproverò Federica – Eri solo una ragazzina stupida e bisognosa d’affetto allora. È stato quel disgraziato ad approfittare della tua debolezza ed a riempirti la testa di chiacchiere e di promesse. E poi tu lo lasciasti proprio per non toglierlo alla moglie, anche se ne soffristi. - Però per tanti anni non gli ho impedito di riempirla di bugie – obiettò l’altra. - Tranquilla, Marco era il tipo che le bugie le diceva di suo. Forse tu non te ne accorgevi perché ti eri rincitrullita, ma si vedeva lontano un miglio che razza di tipo ipocrita e falso fosse. Ad un marito del genere non si può dare fiducia, al tuo invece sì, mi pare. - Non ti dimenticare che tipo era Massimo quando l’ho conosciuto. Era uno che non si lasciava scappare una sottana nonostante avesse una fidanzata. - Questo è vero solo in parte. Di ragazze ne aveva, eccome, però, per quello che ne so, non ne faceva mistero con la sua donna, per questo litigavano sempre. Massimo è troppo schietto e sincero per usare dei sotterfugi. Chiara fece una smorfia per esprimere la propria mancanza di convinzione su questa opinione dell’amica. Federica allora proseguì: - Non te lo dico per consolarti, credimi, ma perché ne sono certa. Non mi sembra uno che abbia qualcosa da nascondere. Ieri sera lo osservavo attentamente e mi pareva così tranquillo e sereno! - Ieri sera? – le domandò Chiara, stupita. - Già, ieri sera. Alla cena. Perché? - Ci sei stata pure tu? - Certo, sono stata invitata e ci sono andata. - E lui c’era? - A meno che non me lo sia sognato! – rispose l’altra per poi aggiungere con un sorriso - Ma è difficile visto che mi ha anche riaccompagnata a casa dopo. - Ero certa che fosse stato con lei ieri sera e che la cena fosse solo una bugia. Non me l’aveva detto che doveva andarci. - Se ne sarà dimenticato. Era stata già decisa da almeno un mese. Lo vedi però che la tua è una mancanza di fiducia bella e buona? Nel farle quella domanda Federica le aveva messo una mano sulla spalla e la osservava assorta. Il suo viso forse non era di piacevole aspetto, ma negli occhi nocciola dietro agli spessi occhiali da miope c’era così tanta affettuosa dolcezza che a Chiara apparve bella come una fatina. Una fatina che la rincuorava e le dava la forza di continuare a sperare. |
Capitolo 12
*** 20 dicembre - venerdì 2 ***
Chiara continuò a fare le solite cose ed anche qualche cosina in più come ad esempio andare dalla sarta a ritirare il costumino da angelo che Ilaria avrebbe dovuto indossare alla recita natalizia che ci sarebbe stata a scuola il giorno successivo. Il pensiero però ritornava continuamente sul discorso che avrebbe dovuto fare la sera al marito. L’aver saputo da Federica che i suoi sospetti sulla sera precedente erano del tutto infondati, l’aveva molto tranquillizzata. In effetti tutta quella storia poteva essere solo una bufala, la maldicenza di una persona invidiosa che aveva voluto vedere il male dove non c’era. E poi, dopo otto anni, conosceva bene Massimo, sapeva che era come un bambino che non riusciva a tenersi niente dentro che lo turbasse, figuriamoci un amore clandestino! Amore poi! Quasi si sentì ridicola ad avere avuto certi sospetti, se c’era un tipo di persona che il marito detestava era proprio quella tale Monica, così artefatta e montata. Magari prenderla in giro sarebbe stato il modo migliore per introdurre quella sera scherzosamente l’argomento e spiare le reazioni di lui. All’improvviso però rammentò anche quanto la sua rivale fosse bella ed un dubbio la attanagliò:forse non era e non poteva essere amore tra lei e Massimo, ma sesso sì. In questo modo si spiegava anche la serenità e la calma di lui che, come tanti uomini, forse si considerava meno colpevole per una storia che lo coinvolgeva solo fisicamente. Ma non lo era invece e lei se ne sarebbe stata ugualmente ferita perché sapere di non essere più desiderata dal suo uomo l’avrebbe avvilita ancora di più, lasciandole inoltre un senso di inadeguatezza perché non era riuscita a mantenere vivo il fuoco dell’attrazione fisica che pure era stato così forte tra loro. Comunque non c’era altro da fare che affrontarlo. Tornata a casa, preparò il pranzo per sé e la figlia ed il sugo per la cena, lavò i piatti, stirò, pulì il bagno. Poi, nel pomeriggio piovoso, con Matteo che giocava accanto a loro, fece fare i compiti alla bambina. Stranamente Massimo rientrò molto presto. - Sono uscito un po’ prima – disse alla moglie ed alla figlia che lo guardavano interrogativamente poi si rivolse alla bambina per dirle: - Ancora così stai? Sbrigati, ché facciamo tardi alla lezione. - Mamma ha detto che oggi non ci vado – gli rispose Ilaria. - E perché? Era già sotto la porta per andare in camera da letto e si voltò a guardarle stupito. - Perché piove ed io non ne ho voglia. - Fattela venire la voglia – le disse brusco. - Sta piovendo forte – intervenne Chiara nella quale quel comportamento aveva fatto scattare come un campanello d’allarme. - E allora? Mica deve andarci a piedi! E poi oggi non sei stata invitata pure ad andare a quella festa a casa della tua amichetta? – proseguì rivolto alla figlia. - Mi scoccio! Non voglio andarci! – protestò la bambina pestando con rabbia il pugno sul tavolo. - Basta con questi capricci! – la redarguì il padre. - Ma insomma, perché la devi forzare se non vuole andarci? Che te ne importa? – intervenne lei, sempre più agitata. - M’importa invece, se non altro perché potevate avere la cortesia di avvisarmi dei vostri progetti così non uscivo prima dall’ufficio. - Nessuno ti ha pregato di farlo. - Ma visto che l’ho fatto, ora la vai a vestire ed usciamo. Anzi, - aggiunse – mettile un bel vestitino per andare alla festa: non facciamo sempre la figura dei pezzenti. Se ne andò senza aspettare repliche e madre e figlia, benché entrambe nervose, si accinsero ad ubbidirgli. ** Chiara era sconvolta. Non era forse questa la prova che aspettava ? L’ostinazione di Massimo a voler accompagnare la piccola a danza era di sicuro dettata dal fatto che doveva incontrare quella puttana. Si sentiva lo stomaco contratto dalla rabbia e solo la presenza dei bambini la tratteneva da andare dal marito a fargli una scenata con i fiocchi. - Mammina, che hai? – le chiese ad un certo punto Ilaria a cui non sfuggiva niente. - Nulla tesoro, perché? - Sei tutta rossa e stai tremando. Sei arrabbiata? - No - le rispose con un sorriso. Doveva cercare di controllasi. Non era giusto coinvolgere la figlia in quella squallida storia, era una bambina troppo intelligente e sensibile e ne avrebbe risentito. Meglio sbrigarsela più tardi da sola con quello schifoso traditore. - Che vestito vuoi metterti? – le domandò allora cercando di mostrarsi serena. Scelsero insieme un elegante abitino e per farla sorridere un po’ e consolarla, Chiara non smetteva di farle notare quanto fosse carina. Poi cominciò a pettinarla per raccoglierle i lunghi capelli, come i suoi un po’ ribelli, in un basso chignon da fermare con la reticella all’uncinetto. - Chi è l’amichetta che ti ha invitato alla festa? – le chiese con falsa allegria. - Ca-mi -lla – disse la bambina pronunciando il nome in quel modo per scimmiottare con molta ironia i modi affettati di costei – Quella che mi sta superantipatica assai – specificò - Lei e Jessica Rabbit! - Chi è Jessica Rabbit? – le domandò. - Sua mamma, quella che parla sempre con papà. In qualsiasi altro momento Chiara si sarebbe divertita molto a quell’osservazione infantile così piena però di acume perché Ilaria aveva saputo sintetizzare alla perfezione il tipo incarnato da quella donna. Ora però era troppo sconvolta per pensarci. Afferrò solo: “quella che parla sempre con papà” e sussultò violentemente. Senza volere, le tirò un po’ troppo i capelli. - Ahi, mi fai male!- protestò la figlia che, troppo arrabbiata per accettare le scuse della mamma, proseguì con molta veemenza - Insomma lo volete capire tu e papà che io non ci più voglio andare a scuola di ballo con tutte quelle stupide, vanitose e rammollite? Non mi piace ballare e soprattutto non mi piace la danza classica. Voglio fare karatè, io! Chiara non ebbe il tempo di rispondere nulla perché entrò Massimo. - È pronta? – chiese. - Sì. Che fai torni a casa dopo averla accompagnata? - No, visto che devo andare a riprenderla verso le otto. Sarebbe da folli attraversare due volte la città con il traffico natalizio che c’è. - Ma che farai nel frattempo? - Mi trattengo un po’ tra via dei Mille e via Filangieri. Devo fare delle spese e lì ci sono bei negozi. - Vengo anch’io con te – gli disse decisa. - Sei pazza? A parte il fatto che mentre tu e Matteo vi preparate a Piazza dei Martiri ci arriviamo giusto domani, ma non vedi che sta piovendo a dirotto? E che facciamo, ci roviniamo il week end se non addirittura il Natale visto che il piccolo è ancora raffreddato? Su due piedi la moglie non riuscì a trovare nulla da obiettare ed allora lui le posò un bacetto su di una guancia, prese la figlia per mano e dicendole : “ci vediamo verso le otto e trenta”, se ne andò. - “Già, ci vediamo alle otto e trenta – pensò stizzita – ma dopo che i bambini saranno andati a letto mi sentirai, brutto disgraziato!” Ah
quanto sono perfida! Però, amiche mie, perdonatemi ,
ingarbugliare un po’ la situazione fa parte del mio gioco
narrativo per farvi
immedesimare nei dubbi di Chiara e farvene condividere lo stato
d’animo. In
effetti ho paura che la vostra reazione nei confronti di Massimo questa
volta
sarà ancora peggiore
perché noi sappiamo
una cosa che la moglie non sa e cioè che la famigerata
rivale ha organizzato
proprio per quella sera la magagna e visto che lui ci va …
Vuoi vedere che ha
abboccato? Magari Chiara
ha avuto
ragione nel pensare che anche se il suo uomo non possa amare davvero un
tipo - come
l’ha definito argutamente la figlia –
alla Jessica Rabbit magari una capatina nel suo letto ce la possa fare
volentieri. Sarà così? Non sarà
così? Starete a vedere…. Ah
quanto sono perfida, quanto sono perfida! |
Capitolo 13
*** 20 dicembre - venerdì 3 ***
Stasera
voglio iniziare con un ringraziamento a tutte le mie
lettrici ed uno personale ad ognuna di quelle che hanno lasciato una
recensione
allo scorso capitolo: x MalyCullen
, ultima arrivata della mia schiera di amiche.Voglio
darti un particolare benvenuto in quanto la tua presenza, a causa della
tua giovane
età, è già di per se stessa un
complimento per me. Non pensavo infatti che una
storia così calata nella banale realtà quotidiana
potesse interessare molto le
ragazze più giovani. Gradisco tanto le cose che mi hai detto
soprattutto quando
hai lodato il mio modo di scrivere. Desidero infatti che le mie storie
possano
essere “viste”più che
“lette”, per questo mi sforzo di trovare un modo
semplice di
raccontare non avendo né la bravura né la
capacità di un vero scrittore. x XSemprenoi e
Pirilla (ringraziamento unificato). Ragazze, ogni volta
mi fate morire dal
ridere con le vostre simpatiche recensioni. Come avete visto Chiara
è incazzata
nera, forse prenderà in considerazione una
delle vostre soluzioni (credo però che
eviterà l’evirazione per vendetta in quanto sia lei che io ci teniamo a
Massimo: lei
perché ne è la moglie, io perché
l’ho creato). X Cricri ,
mia piccola Cricri, mi dispiace farti soffrire,
credimi, però voglio sperare che forse a te fa piacere
esserti imbattuta in una
di quel 1% di storie (dopo lo scorso capitolo forse ora è lo
0,50%) in cui non
riesci a capire cosa succederà in seguito. Ricordati
però una cosa che ti ho
detto quando ti spiegavo perché non volevo continuare la
storia di Massimo e Chiara
e capirai che forse la mia perfidia è solo apparente. X Faith.
Mia dolcissima amica, sono belle le cose che dici del
personaggio di Chiara e mi fanno capire che sono riuscita a renderla
reale ed
incauta come, purtroppo, siamo tanto spesso noi mogli. X Arte, la
mia commentatrice puntuale ed attenta che si sente
ora spiazzata. Forse già ti ho detto che ti trovo molto in
sintonia con me e
ritengo che tu sia entrata profondamente
nella psicologia e nel carattere dei miei personaggi tanto che a volte
penso
che tu possa addirittura giungere
a prevedere il
finale. Tutte
voi avete avuto delle intuizioni giustissime d’altronde,
ed allora ad una povera autrice
che cosa
resta se non ingarbugliare ancora un po’ le acque? 20 dicembre – venerdì 3 Dopo che Massimo ed Ilaria furono usciti, Chiara rimase per un po’ come imbambolata, combattuta com’era tra il dispiacere e la collera. Dovette riscuotersi quando Matteo le si avvicinò dicendole che doveva fare la pipì. Siccome si era tolto il pannolino da poco, si affrettò ad accompagnarlo in bagno prima che succedesse l’irreparabile. Appena entrata nella stanza da bagno, notò lo stato in cui l’aveva lasciata il marito dopo essersi fatto la doccia: appeso malamente c’era l’accappatoio ancora umido e tutto attorcigliato, il pavimento era inondato, la vasca sporca e per giunta le forbicine con le quali si era regolato la barba erano ancora sul lavabo dove il piccolo le avrebbe potuto facilmente prendere. - “Aveva fretta di correre dalla sua bella, quello stronzo!” – pensò. Ma la rabbia incontrollata che l’aveva colta non le consentiva di limitare la sua reazione solo ad un pensiero. Appena il bambino ebbe finito di far pipì, lo spostò piuttosto bruscamente di lato e cominciò a ripulire, urlando con stizza una serie di improperi rivolti al marito. - Maledetto schifoso, – diceva – verme, infame, porco! Si doveva fare bello ed ha lasciato tutto così, quel farabutto vigliacco, tanto qui c’è la sua serva. Ma io non ne posso più, accidenti, non ne posso più! Io lo ammazzo quel disgraziato! Intanto, mentre piangeva, puliva quel disastro con gesti furiosi, incapace di controllare i nervi o di stare a sentire quella vocina interiore che le diceva che Massimo era un uomo amante dell'igiene che faceva sempre la doccia quando tornava a casa dopo l’ufficio e doveva uscire di nuovo. Non era arrabbiata per il bagno in disordine, a quello ci era abituata, ma perché era convinta che lui si fosse preparato per andare ad un appuntamento amoroso. Era questo che non sopportava e la faceva uscire dai gangheri anche più di quanto non avrebbe dovuto fare davanti a Matteo. Il bambino infatti era rimasto un po’ spaventato da quell’insolita reazione materna, ma poi, quando lei si era zittita e singhiozzando era rimasta solo a pulire, si era tranquillizzato. Approfittando anzi che la mamma era distratta, aveva deciso di fare il bagnetto nel bidè al Pinocchio di legno che aveva in braccio. Naturalmente si bagnò la maglietta fino ai gomiti e fece schizzare tutta l’acqua per terra. In un primo momento Chiara non se ne accorse, ma quando si girò e vide quel nuovo disastro, con un grido si gettò su di lui e lo scostò con una spinta. - Cattivo! – gli urlò mentre lo spogliava dei vestiti bagnati con modi abbastanza bruschi - Cattivo bambino! Lo vedi che ti sei bagnato tutto? Lo vedi che hai combinato? Non era mai stata capace di alzare una mano sui figli, ma quella volta era proprio fuori di sé e doveva sfogarsi. Afferrò l’innocente, povero Pinocchio di legno e lo scagliò con tutta la forza contro la parete di fronte. Nell’urto il giocattolo si ruppe e la sua testa rotolò per terra. Allora Matteo si divincolò e corse a raccattarlo poi si voltò verso la madre e le gridò, con la sua bella vocina infantile incrinata dal pianto: - Cattiva tu, mamma, cattiva! "Gualda", l’hai "lotto"! Ancora a torso nudo, la fissava adirato con la boccuccia che tremava nello sforzo di trattenere le lacrime. Chiara fu colpita dai suoi occhi pieni di dispiacere, quegli occhi di un blu cupo che tanto rassomigliavano a quelli dell’uomo che nonostante tutto amava più di se stessa. Le scappò un singhiozzo. Improvvisamente rabbonita, attirò il figlio a sé e, seduta sul pavimento bagnato, lo strinse forte, baciandogli la pelle tenera e tiepida delle spallucce. - Scusami, amore mio, hai ragione, la mamma è stata cattiva ad arrabbiarsi. Ma ora sai che facciamo? Prima andiamo a mettere una magliettina asciutta e poi lo aggiustiamo. Gli aveva parlato con così tanta dolcezza che il bimbo, vedendola tornare quella di sempre, le sorrise e le si buttò al collo. - Lo "aggiutti" allora? – le chiese fiducioso. - Sì, amore, ora proviamo ad aggiustare tutto – gli rispose dandogli da tenere la testa staccata di Pinocchio poi, con lui in braccio ed il corpo del pupazzo rotto nell’altra mano, si avviò verso la camera da letto. - “Ora telefono a Cristina. No, forse è meglio chiamare prima Giovanni “ – pensò – “Almeno proviamoci ad aggiustare tutto …” ** Massimo non avrebbe saputo dire cosa lo aveva destato, forse Chiara che si era mossa nel sonno o forse il temporale che imperversava al di là delle persiane chiuse, ma oramai era del tutto sveglio e completamente lucido. Si mise supino e guardò l’ora riflessa sul soffitto dalla sveglia elettrica: erano le tre meno un quarto. Il pensiero della notte insonne che lo attendeva lo irritò moltissimo. Era consapevole che in quella lunga veglia lo avrebbero accompagnato molti pensieri molesti perché era assai nervoso. Inutile negare che le molteplici sensazioni e le emozioni di quei giorni avevano contribuito a renderlo tale e senza volere si ritrovò a ricordare il malumore della figlia quando il pomeriggio, per un suo personalissimo scopo, l’aveva costretta non solo ad andare a lezione, ma anche a partecipare alla festa di Camilla. La rivedeva ancora seduta in auto sul sedile posteriore mentre ascoltava in silenzio la predica che le aveva fatto all’andata. Le aveva detto che non sempre si può fare ciò che si vuole, che si deve rispetto agli altri e che per amore delle persone a cui si vuole bene si deve anche sopportare qualche sacrificio. La bambina lo aveva ascoltato un po' imbronciata senza neanche immaginare che quel lungo discorso era rivolto più a se stesso che a lei, per contrastare quel cattivo impulso che lo spingeva invece a fare tutto l’opposto di quanto le stava dicendo. Probabilmente non l’aveva convinta perché quando era tornato a riprenderla verso le otto di sera, Ilaria si era riseduta in auto senza quasi rispondergli quando le aveva chiesto se si fosse divertita. In quel momento le aveva visto sul viso la stessa espressione risentita ed ostinata che assumeva talvolta Chiara quando era contrariata, ma non voleva manifestare apertamente il suo malumore. Per un po’ aveva provato a parlarle, poi, visto che la figlia si era chiusa in un mutismo ostile, aveva lasciato correre ed era tornato ad immergersi nei propri pensieri. Alla fine, a furia di rifletterci su, si era convinto che avrebbe dovuto dire di quella cosa alla moglie, se non altro per onestà. Era ben deciso a farlo eppure, una volta tornato a casa, l’aveva trovata talmente nervosa che gliene era mancato il coraggio. Così aveva rimandato a dopo, magari sarebbe capitato un momento migliore. Ma per tutto il corso della serata Chiara era stata così affaccendata che questo momento non era mai venuto ed infine, visibilmente sconvolta dalla stanchezza, era andata a coricarsi, addormentandosi subito. Forse per questo adesso lui non poteva dormire, per quel peso che sentiva sul cuore di cui non si era potuto sgravare. - “Non sarebbe stato giusto però buttarlo sulle sue spalle solo per liberarsene. Questa poverina ha già tante cose a cui pensare ed è così stanca e stressata. Era inutile metterle in testa un tarlo che magari le avrebbe fatto solo inutilmente male” – pensò mentre si rigirava nel letto. Massimo sentiva molto il bisogno di un po’ di tranquillità. Voleva assolutamente ritrovare se stesso e quell’equilibrio interiore che negli ultimi tempi aveva vacillato non poco. La cosa migliore sarebbe stata quindi non pensarci più e magari godersi in santa pace le feste di Natale ed il periodo di riposo dal lavoro. All’improvviso si ricordò che tra un paio di giorni sarebbe arrivata la madre e provò una sensazione di sollievo a quel pensiero. Ancora oggi, benché oramai già così adulto, gli piaceva confidarsi con lei perché era dolce e saggia. Le avrebbe raccontato tutto e chissà se ancora una volta Caterina non avrebbe saputo dargli qualche ottimo consiglio. Gli voleva bene e ne voleva anche molto a Chiara. Di sicuro, nella sua sensibilità, avrebbe saputo suggerirgli cosa fare. Un po’ rassicurato si voltò su di un fianco verso la moglie che dormiva tranquilla, il capo completamente coperto dalla trapunta perché faceva piuttosto freddo. Anche lui se la tirò sul viso e poi provò a riaddormentarsi. |
Capitolo 14
*** 21 dicembre - sabato 1 ***
Il sabato mattina c’era stata molta agitazione nella piccola famiglia Corona. Si erano dovuti preparare tutti insieme senza contare che Ilaria, assai eccitata per la recita, aveva fatto un sacco di storie per far colazione e vestirsi. Poi c’era stato anche Matteo da svegliare più presto del solito, cosa non certo facile. Chiara aveva fatto una dannata corsa, ma poi, mentre Massimo era intento ad incollare un’ala al costumino da angelo che si era staccata quando Ilaria lo aveva indossato, aveva trovato anche il tempo di andare a mettere nel portabagagli dell’auto i due borsoni che aveva preparato la sera precedente. Finalmente alle otto partirono alla volta della scuola. Lì c’era un’atmosfera di festa: la saletta dove si sarebbe tenuta la rappresentazione era piena di addobbi natalizi, le sedie erano state già allineate (quelle riservate ai genitori dei piccoli attori in prima fila) e c’era un tavolo rivestito di una bella tovaglia rossa dove erano stati preparati i dolci e le bibite portati dalle mamme per il piccolo rinfresco di augurio che si sarebbe tenuto dopo. Chiara, dopo aver salutato qualche conoscenza, andò a posare anche lei su quel tavolo la ciambella che aveva preparato la sera precedente e poi andò a sedersi accanto a Massimo, prendendogli Matteo dalle braccia per farlo sedere sulle proprie ginocchia. Si sentiva molto agitata e sperava ardentemente che le cose andassero come aveva programmato. Per questo motivo ogni tanto si girava indietro a scrutare le sedie dove si sarebbero seduti gli altri parenti. Dovette farlo per due o tre volte prima di scorgere il faccino grazioso e sorridente della nipote Martina che ricambiando il suo sguardo le fece ciao ciao con la mano. Anche Cristina, seduta accanto alla figlia, le sorrise e le strizzò l’occhio in un cenno d’intesa. Poi la recita cominciò e mentre i bambini si esibivano sul piccolo palcoscenico, Chiara lanciò di sottecchi uno sguardo al marito. Era tranquillo e sorridente. Il bel volto illuminato da un sorriso non lasciava trasparire alcuna preoccupazione. Possibile che una cosa infame quale un tradimento coniugale lo lasciasse tanto indifferente? Eppure sembrava proprio felice, anzi, quando toccò ad Ilaria recitare una lunga parte, lui posò una mano sulla sua che teneva adagiata sulla gambetta di Matteo e gliela strinse forte, con emozione. Si girò a guardarlo. Anche Massimo si voltò verso di lei e le fece una smorfia di soddisfazione, sprizzando orgoglio da tutti i pori per quella loro figlioletta così brava e graziosa che nel suo costumino di raso blu costellato di stelline e con le aluccie di piume bianche sembrava davvero un angioletto. Ad un tratto Chiara, nonostante tutto, si sentì felice perché quello che lei e Massimo avevano creato, nessuna altra donna avrebbe mai potuto portarglielo via. Quando, in un’accurata scenografia, una tenda dorata si scostò per lasciar apparire i bambini che interpretavano la Sacra Famiglia, Matteo che era stato zitto ed attento fino a quel momento, urlò con la sua vocina argentea nel silenzio della sala: - Ma quello è Simone, non è Gesù Bambino! Aveva riconosciuto il fratellino di un’amichetta che conosceva benissimo e la sua indignazione per quell’imbroglio era stata così autentica e spontanea che mezza sala era scoppiata a ridere. La mamma se ne sentì un po’ in imbarazzo, ma non il papà che lo prese in braccio e lo baciò, mormorando con orgoglio: - Bravo, figliolo, così si fa: non lasciare mai che ti prendano per fesso! ** Dopo la recita ed il piccolo rinfresco, Chiara si trattenne in compagnia di Cristina per andare a fare gli auguri alle maestre. Massimo invece, con Martina e Cristiano che portavano per mano il piccolo Matteo, si avviò verso l’auto parcheggiata proprio di fronte alla scuola. I nipotini gli camminavano davanti e lui li guardò con affetto. Erano passati otto anni ormai da quando li aveva incontrati per la prima volta ad Ischia ed ora erano diventati due bei quattordicenni. - “Certo che le femmine crescono molto prima. Guarda un po’ là Martina! – pensò osservando la ragazza - sembra già grande mentre il fratello pare ancora un ragazzino. Povero Riccardo – pensò ancora con un po’di maligno divertimento – un’altra donna da tenere sotto controllo … “ Però, mentre sogghignava, si ricordò che anche sua figlia tra qualche anno sarebbe stata così e sentì svanire di colpo tutta la perfidia al pensiero di quelle che sarebbero state anche le sue probabili reazioni nei confronti della “sua bambina” che diventava grande. Quando raggiunse i due ragazzi, sentì Martina che chiedeva a Matteo: - Allora, sei contento di stare due giorni con noi? Stupito, le chiese cosa mai stesse dicendo. - Mamma mi ha detto che lui e Ilaria staranno con noi questo week-end perché tu e zia Chiara andate fuori. - Sei tu ad essere fuori, ragazza mia – le disse scuotendo la testa. - Non l’hai sentito anche tu? – domandò la ragazza al fratello che assentì annuendo. - Secondo me vi sbagliate: quello che ci aspetta ora è una bella spesa al supermercato, le pulizie di casa e se proprio saremo in vena di follie, una serata in pizzeria non più tardi delle otto perché poi i piccoli devono andare a dormire – commentò con sarcasmo. In quel momento furono raggiunti da Cristina e Chiara. Quest’ultima andò al portabagagli dal quale trasse un borsone che passò alla sorella dicendole che dentro c’erano i ricambi per i bambini. - Ma che è ‘sta storia? – le domandò il marito. Per lei rispose la sorella: - Verranno a stare da me questi due giorni – poi, nel vederlo fare una faccia strana, aggiunse – Che c’è, non ti fidi? Tranquillo, staranno benissimo, non è vero Ilaria? La bambina era entusiasta perché le piaceva molto stare con i cugini e senza neanche curarsi del padre che era rimasto basito, si avvicinò alla zia e le diede la mano per andar via con lei. - Posso dare i fagioli a Matteo? – chiese Cristina a Chiara. - Sì, ma devi farglieli passati – le rispose questa e con la massima naturalezza baciò i figli ed i nipoti prima che si allontanassero tutti assai contenti. Anche Massimo li aveva baciati, ma non riusciva a riprendersi dallo stupore. Rivolto alla moglie, ripeté: - Che è ‘sta storia? - Niente – gli rispose lei accomodandosi in auto – ce ne andiamo a passare due giorni fuori, io e te da soli. - E dove andiamo? - Al Monte Faito. - In montagna? Ma non siamo attrezzati! - Non è molto alta, saranno 1100 o 1200 metri. Quello che indossiamo andrà benissimo e poi ho portato qualcosa di più pesante. - Ma dov’è questo posto? Non ci sono mai stato. - Tu no. Ci sono stata io molte volte. Giovanni ha una villetta lì e ce la presta per due giorni. - E la spesa al supermercato? - L’ho fatta con mia sorella. - E la casa da pulire? - La casa è pulita. - Ma perché non mi avevi detto niente? – protestò ancora, perplesso. - Era una sorpresa. Ma insomma, se non ti va, non ti preoccupare, sai. Stai facendo una faccia! – gli disse irritata e timorosa che i suoi progetti andassero in fumo. Invece Massimo le sorrise. - No, per carità, mi va eccome! Solo che da te, scusami, ma certe sorprese non me le sarei mai aspettate. Mentre il marito metteva in moto l’auto, Chiara girò il viso verso il finestrino per non mostrargli la sua apprensione. Era preoccupata. Che volevano dire quelle parole? Che lei era un tipo monotono e prevedibile? Che si annoiava a stare con lei? Forse davvero non l’amava più ed aveva un’altra. Forse non era giusto, ma era così. E lei ancora lo amava o piuttosto non lo detestava dopo che il sospetto orribile del suo tradimento si era quasi trasformato in certezza? Aveva dovuto fare uno sforzo immenso la sera prima per controllare il proprio risentimento, per non aggredirlo, per non gettargli in faccia tutto il proprio disprezzo. Ma anche se si sentiva offesa e tradita, voleva dare un nuova chance al loro rapporto. Aveva programmato quei due giorni nei minimi particolari. Al di là di tutto, desiderava davvero stare un po’ con Massimo per vivere qualcosa al di fuori della routine di ogni giorno e capire se tra loro ci fosse ancora il sentimento che li aveva uniti otto anni prima. Per farlo aveva bisogno dell’atmosfera giusta e l’ isolata casa di montagna dove starsene un po’ tranquilli a ritrovare un po’ di intimità li avrebbe aiutati ad aprirsi, a mettersi alla prova, a parlare, magari anche della sbandata di lui. Era il posto ideale per affrontare la piega che stava prendendo il loro matrimonio, bella o brutta che fosse. Sospirò e provò a convincersi che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Ecco
qui cosa ha deciso di fare Chiara. So che parecchie di
voi non saranno d’accordo con questa scelta così
“pacifista” ma lei è fatta
così, la conoscete, è
troppo prudente e
riflessiva per lasciarsi trascinare unicamente dalla
rabbia. In fondo è una donna innamorata
che vuole provare a capire e possibilmente a riaggiustare tutto. Ci
riuscirà?
Non ci riuscirà? Tutto dipende da come si
svolgerà questo week end. Potrebbe
diventare l’occasione
per massacrare un
marito, per far scatenare il diluvio universale o
per affrontare un colloquio chiarificatore.
O magari per trascorrere qualche ora in cui va tutto bene nel qual
caso, per
dirla con Cricri, non credo che si offenda nessuno. Non è vero? |
Capitolo 15
*** 21 dicembre - sabato 2 ***
L’auto, sfrecciando sull’autostrada libera dal traffico, era arrivata in costiera e si cominciava già a scorgere il mare in lontananza. La pioggia del giorno precedente era cessata del tutto e c’era uno splendido sole quasi primaverile che faceva brillare ogni cosa di una luce allegra. Ben presto una strana euforia cominciò a pervadere entrambi, quasi come se fossero due ragazzini che avevano marinato la scuola e si stavano concedendo una insolita vacanza. A mano a mano che si allontanavano dalla città, si sentivano ambedue più leggeri, più felici, meglio disposti l’uno verso l’altra. Era proprio questo che Chiara aveva desiderato e con molta vivacità raccontava al marito i giorni felici che da ragazza aveva trascorso nel posto in cui stavano andando. Quando seppe che dovevano passare per Vico Equense, Massimo si ricordò che lì c’era un ristorante in cui andavano talvolta con gli amici. - Andiamo a farci la pizza a metro? – le chiese. - Conoscendoti, dovremmo andarci a fare la “pizza a chilometro”! – gli rispose. Al che Massimo le disse, un po’ risentito: - Ma dai, eravamo in otto quella sera, mica ne potevamo prenderne tre centimetri a testa! Chiara aveva voluto solo scherzare, ma si rese conto che invece lui si era subito ricordato del litigio che avevano avuto l’ultima volta che erano stati a Vico. Ci rimase male perché pensò che forse quelli che per lei erano solo piccoli dissapori coniugali per il marito invece erano cose ben più importanti che lasciavano il segno. Forse l’uomo se ne accorse oppure no, fatto sta che si volse verso di lei e con un sorriso le disse: - Ti prego, andiamoci. Anche se quella pizza mi piace tanto, prometto che farò il bravo e ne mangerò poco poco. Te lo giuro. Per suggellare il giuramento, si baciò le due dita congiunte nello stesso gesto che faceva tante volte Ilaria e la guardò con l’aria supplichevole, tanto che lei si mise a ridere. - E poi l’altra volta ci ho messo tre giorni a digerire tutta la pizza che avevano lasciato gli altri! – ammise. Nel dirlo aveva fatto una smorfia colpevole come un bimbo consapevole della marachella commessa. Era bellissimo e simpatico come al solito e Chiara pensò, suo malgrado: “Ma come si fa a non amare uno così?” ** Ancora di più la calma di quel giorno si concretizzò nell’accogliente ristorante in cui gustarono una pizza davvero squisita. Telefonarono anche a Cristina e si tranquillizzarono sentendo la vocina di Ilaria la quale, tutta contenta, raccontò che stavano addobbando un abete vero insieme a zio Riccardo. Andava tutto bene ed era tutto bellissimo per cui si rimisero in viaggio ed arrivarono a destinazione in uno stato d’animo di tale serenità che non fu turbato neanche dal fatto che Chiara, dopo tanti anni, non si ricordava minimamente dove fosse la villetta che Giovanni aveva ereditato dalla zia. Massimo non si arrabbiò neanche un poco, anzi, si mostrò molto contento di girare per le belle stradine di monte Faito costeggiate da boschi di faggi, lecci e castagni che non avevano perso ancora il fogliame tinto di rosso dall’autunno. Faceva freddo, non tanto da dare fastidio, ma abbastanza da far venire voglia ai due giovani di bere qualcosa di caldo. Così si fermarono in un bar dove presero un caffè con la panna ed ebbero anche preziose indicazioni per trovare finalmente il gruppo di villette dove c’era pure quella che cercavano. Quando entrarono infine nella casetta, Chiara si rese conto che lì era tutto cambiato. Ora si vedeva la mano di Giovanni perché quella che una volta era stata solo una semplice stanza, era divenuta un raffinato living arredato in un caldo stile country nel quale troneggiava un bel camino in pietra naturale. Scambiandosi uno sguardo di soddisfazione, continuarono ad esplorare la casa che comprendeva anche un’ampia ed attrezzata cucina, un raffinato bagno ed altre tre camere da letto. Una soltanto però era preparata ed i due giovani entrarono per controllarla. Aveva un grande balcone che Chiara aprì verificando che dava su un terrazzo a livello sul quale erano stati sistemati un dondolo ed alcune sedie a sdraio. - È tutto diverso da come me lo ricordavo – commentò rientrando in casa con un brivido di freddo – si vede che Giovanni l’ha ristrutturata e l’ha arredata proprio con amore. - Ritengo che adesso ci toccherà darci da fare con le pulizie – osservò Massimo. - Perché? Non ti sembra pulito? - A me sì, ma non sei tu quella che ogni volta che andiamo da qualche parte deve di nuovo ripulire tutto da cima a fondo “per igiene”? – le domandò con la manifesta intenzione di prenderla in giro per la sua mania di pulizia. - Che fai, sfotti? - gli chiese piccata - Fammi il piacere, piuttosto, controlla se il letto è fatto – aggiunse notando che stava proprio lì accanto. Lui sogghignò divertito mentre sollevava la trapunta che lo ricopriva. – Accidenti! – esclamò – Lenzuola di seta! Si vede bene che qui ci sta la mano di Giovanni! Solo lui può avere simili finezze. Fosse stato per te ci avresti schiaffato le lenzuolona di flanella e via… Questa volta Chiara si sentì davvero dispiaciuta per quegli scherzi. Si avvicinò anche lei e dopo aver gettato uno sguardo alle preziose lenzuola color oro perfettamente intonate alla coperta, mormorò mortificata: - Sono proprio così terribile io? Per un momento le venne l’orribile sospetto che tutto quello che forse era successo era stato anche per colpa sua. Per tanti anni aveva lasciato alle sue manie di prendere il sopravvento, non era riuscita, come si era ripromessa all’inizio della loro storia, ad essere meno rigida ed intransigente con sé e soprattutto con gli altri… Probabilmente lui si era stancato, per questo stava cominciando a cercare distrazioni altrove. Nel vederla dispiaciuta, Massimo invece si preoccupò di averla involontariamente ferita. La prese tra le braccia e poi le sollevò il mento con due dita per farsi guardare in volto. - Terribile no – le disse continuando lo scherzo – diciamo che sei un po’ rompiscatole. Anzi, come dice Roberta, sei un po’ ”grillo parlante”. La donna sapeva che anche Roberta, la sua vecchia amica d’infanzia, voleva scherzare quando la chiamava così, ma non poteva dimenticare le risate che Massimo si era fatto sin dalla prima volta che glielo aveva sentito dire, quasi a conferma che anche lui la riteneva pedante e noiosa. Allora se ne era sentita molto amareggiata ed anche ora lo era. - Siete cattivi! – mormorò con una smorfia dispiaciuta. Era sul punto di piangere e sapeva che se si fosse lasciata trasportare dai sentimenti dopo la delusione sarebbero arrivate le recriminazioni e la rabbia. Ed allora sarebbe stato tutto inutile, non sarebbe riuscita a fare quello che invece si era prefissa. Però in quel momento lui la strinse forte tra le braccia e cominciò a riempirle tutto il viso di teneri bacini. - Ehi, amore, – la coccolò – non te la prenderai mica per questi scherzi, vero? E poi, anche se ti prendiamo in giro, siamo anche disposti ad ammettere che è solo grazie alla tua saggezza se stiamo tutti meglio. Non sarebbe opportuno, infatti, in una casa di montagna usare le lenzuola di flanella piuttosto che stare a gelarsi le chiappe tra le lenzuola di seta? Chiara lesse una grande sincerità nei suoi dolcissimi occhi chiari. Tanta tenerezza la rasserenò. Ricambiò la sua stretta affettuosa e gli poggiò la guancia sul morbido maglione di cachemire che odorava del suo buon profumo. No, non doveva rinunciare al suo progetto di provare a riaggiustare tutto e per farlo aveva bisogno di creare l’atmosfera giusta. - A proposito di gelarsi le chiappe: che ne dici, proviamo ad accendere il fuoco nel camino? - gli domandò allora. Come
vedete alla fine Chiara si sta comportando proprio come
voi le avreste consigliato di fare ed in più si sta facendo
anche un profondo
esame di coscienza. Ora bisogna solo capire se Massimo è
colpevole di
tradimento o no. Già sento spezzare qualche lancia in suo
favore… Per ora non
possiamo che fare supposizioni in base al suo comportamento. Stiamoli a
guardare e magari godiamoci anche noi un po’ di atmosfera. Vi
va il programma? |
Capitolo 16
*** 21 dicembre - sabato 3 ***
Un camino acceso è sempre qualcosa di molto piacevole sia se ci si sta davanti in compagnia di tanti amici sia se si è solo in due. Massimo e Chiara, dopo aver armeggiato un po’ per accenderlo, stettero parecchio tempo accoccolati sul divano di fronte alla fiamma che illuminava di un caldo riverbero la stanza ormai immersa nelle tenebre della sera. Ad un certo punto però la donna si mosse annunciando che andava a preparare la cena. - Vengo ad aiutarti – le disse il marito. - No, faccio da sola, grazie. - Mi dispiace, vorrei che almeno qui ti riposassi – le disse. Per tutta risposta lei gli sorrise ed accese una lampada. - Fammi qualcosa di leggero però, non perdere tempo – la invitò. - Non preoccuparti, ho in mente una sorpresa – gli mormorò avvicinandosi di nuovo a lui e chinandosi a poggiargli un bacino su di una guancia. - Sorpresa? E cosa mi prepari, sentiamo. - Se è una sorpresa come faccio a dirtelo? Tu che vorresti? – gli chiese. - Che so … una bella amatriciana, delle penne con i funghi e la salsiccia o magari due gnocchi alla sorrentina – le rispose. - Meno male che volevi mantenerti leggero! – lo prese in giro ridendo – Lascia fare a me, golosone! - Dai, vengo ad aiutarti. - No, ti ho detto di no. Resta qui a leggere il giornale e rilassati. Anche io lo farò: ho portato quel bagno schiuma alla mirra che mi hai regalato al mio compleanno e che non ho ancora usato. Dopo aver cucinato, andrò a farmi un bagno come quelli che facevo una volta. - Accidenti, allora mi conviene andare a fare la doccia ora – scherzò il marito – se entri in quel bagno non ne esci più, ti conosco. Per tutta risposta Chiara gli fece una smorfia e poi si allontanò. ** In effetti Massimo ebbe il tempo di farsi la doccia, di leggere per intero il giornale e fare anche una telefonata ai genitori. In previsione della loro prossima partenza per Napoli, i suoi due fratelli e la sorella erano andati a trovarli con le rispettive famiglie per festeggiare insieme il Natale in anticipo. Ne approfittò per parlare anche con loro e quindi la telefonata fu piuttosto lunga. Si stava già chiedendo che fine avesse fatto la moglie quando si aprì la porta e spuntò il carrello porta vivande. Su di esso c’erano disposte in bella mostra diverse pietanze succulente. Notò che c’erano tartine al salmone ed altre al caviale, dei vol-au-vent , chicchi d’uva e parmigiano e dei medaglioni d’aragosta in gelatina. Una bottiglia di Moet Chandon faceva capolino dal secchiello del ghiaccio. Rimase qualche istante stupito a guardare quelle insolite raffinatezze ma appena entrò la moglie la sua attenzione si puntò su di lei. Aveva indossato una camicia da notte che a lui piaceva molto. Era di raso, lunga, rossa, con un delicato pizzo che le velava il seno ed un profondo spacco dal quale le si intravedevano le belle gambe velate dalla calze autoreggenti. - Ehi, questa sì che è una sorpresa! Adoro quando indossi questa … – riuscì a mormorare soltanto. Chiara gli sorrise e si avvicinò con il carrello, accoccolandosi sul tappeto di fronte a lui che stava seduto sul divano. - Nessuna sorpresa, purtroppo, la conosci già bene. Volevo comprarmi qualcosa di nuovo ma poi non ne ho avuto il tempo. - Sarà perché la conosco che oramai mi fa lo stesso effetto che farebbe a un toro? – le domandò allungando le mani per afferrarla. Lei però si scostò, con una risata. - Ancora? – gli chiese con civetteria – Anche ora che mi sono fatta vecchia e brutta? Guarda come mi sta stretta oramai! - Sei bellissima invece, anzi, così prosperosa sei ancora più arrapante – le sussurrò con passione mentre cercava di agguantarla. Ma la donna si divincolò di nuovo. - Mangiamo prima … Non vuoi assaggiare tutte queste buone cose? - Dopo … ma quando le hai comprate? – le chiese ad un tratto, piuttosto stupito. - Oh, non sono stata io! È stato Giovanni. Non l’hai detto proprio tu che lui ha una mano speciale in queste cose che io non ho? - Sarà, ma tu hai qualcosa di molto speciale che lui non ha – le disse carezzandole il seno. Se la tirò addosso quasi con la forza, vincendo ogni resistenza perché era troppo eccitato per aspettare ancora. Con una risata lei gli si mise a cavalcioni e Massimo le carezzò il viso, scostandole i capelli sciolti. - Se me lo dicevi però, mi sarei messo anch’io qualcosa di sexy – scherzò senza smettere di toccarle i seni ed i fianchi. - Tu non ne hai bisogno. Basta fare questo e sei già sexy come di più non si può. Dicendolo, Chiara aveva afferrato i lembi della sua maglietta e gliel’aveva sfilata. Lui, che aveva alzato le braccia per assecondarla, rimase a petto nudo. Certo gli addominali non erano scolpiti ed ormai aveva un po’ di doppio mento, ma era comunque ancora un bellissimo uomo. La donna provò un lungo brivido nel notarlo e si chinò su di lui a baciargli il viso, il collo e poi scese giù sul petto e sull’addome, godendo del contatto con la sua pelle tiepida, morbida, profumata. Per un po’ Massimo si abbandonò alla dolcezza di quei baci poi le affondò una mano nei capelli e le fece sollevare il viso per guardarla. Si avvide che nei grandi occhi neri insolitamente truccati le brillava una luce di lussuria che lo eccitò molto. Non se ne meravigliò perché conosceva la sua donna e sapeva perfettamente quanto fosse calda ed appassionata. Però sapeva anche che la sua sensualità non era manifesta o sfacciata, ma era come un gioiello prezioso e raro che lei donava solo a chi amava, un tesoro nascosto celato in uno scrigno di cui nessuno, al di fuori di lui, possedeva la chiave. Tremando d’emozione e d’amore, le si accostò e le baciò la bocca. Come
avete appena visto i nostri due sposini sembrano
aver ritrovato l’atmosfera giusta. Ed
allora, zitta zitta per non disturbarli, li lascio fare, tanto ci sono
ancora
due giorni (vi ho preannunciato che questa vicenda sarebbe durata otto
giorni,
ricordate?) per affrontare la questione “
tradimento” e l’eventuale evirazione
che, ne sono certa, in questo momento Chiaretta non gradirebbe affatto
prendere
neanche in
considerazione. Le date
torto? |
Capitolo 17
*** 22 dicembre - domenica ***
Nell’aprire il balcone, Chiara notò che era una giornata fredda ma bellissima, tersa e soleggiata. Respirò l’aria pulita della montagna e ne aspirò a pieni polmoni il profumo fino a sentirsene rinvigorita. Solo allora si voltò a guardare nella camera il letto dove ancora Massimo stava dormendo. Con un sorriso di tenerezza rientrò nella stanza, riprese il vassoio con la colazione che aveva posato sul comò e lo mise sul letto. - Amore – gli sussurrò con dolcezza – amore, svegliati. - Noooo, lasciami dormire ancora un po’, ti prego – bofonchiò Massimo ancora nel sonno. - No, dormiglione, svegliati. Abbiamo tante cose da fare. Con un sospiro l’uomo si alzò a sedere in mezzo al letto, gli occhi ancora mezzo assonnati. Stette qualche minuto così poi sorrise tra sé. - È vero, abbiamo tante cose da fare – disse ed afferrò di colpo la moglie costringendola a sdraiarsi accanto a lui. Chiara si difese ridendo da quello scherzoso assalto che riuscì a fermare solo facendogli notare che stava rischiando di far cadere tutta la sua colazione per terra. Così lui la lasciò andare e si accinse a servirsi delle cose buone che la moglie gli aveva preparato. - Allora, mi dici che abbiamo di più importante da fare che non restare a letto a fare all’amore? – le domandò, storpiando un po’ le parole perché aveva la bocca piena di cornetto al cioccolato. - Siamo venuti sin qui e tu vorresti rimanertene rintanato tutto il giorno? – gli chiese a sua volta lei - Tanto valeva che restavamo a casa, allora. - A casa non lo avremmo fatto così… - le sussurrò allusivo cercando ancora di tirarsela contro. - Su smettila, finisci di far colazione e preparati. È una giornata bellissima, Andiamo a fare una passeggiata per i boschi. O preferisci andare a Sorrento? Di qua non è lontano, possiamo andarci e ritornare per ora di pranzo. Il marito smise di scherzare e si mostrò subito interessato ai programmi per quella loro giornata di insolita vacanza. - Facciamo l’una e l’altra cosa – propose – voglio dire: prima andiamo a fare una bella passeggiata qui intorno poi ce ne andiamo a Sorrento. Non torniamo per pranzo però, rimaniamo lì, magari andiamo al “nostro” ristorante. Massimo si riferiva al locale dove Chiara l’aveva condotto quella lontana domenica di settembre quando si erano appena conosciuti e non ancora si erano messi insieme. In effetti era un posto dove in seguito erano tornati spesso, ogni volta richiamando alla memoria i turbamenti di allora per paragonarli alla serenità che invece alla fine avevano trovato. Era il loro posto magico e la donna si mostrò felicissima di andarci. ** Fecero una bella passeggiata fermandosi anche parecchio su al belvedere dal quale si godeva una splendida vista del golfo di Salerno e di quello di Napoli in lontananza. Arrivarono anche alla sommità del monte dove c’era la chiesetta di San Michele e alla sorgente della Lontra. Camminando spesso abbracciati in quell’oasi di tranquillità e di pace, si sentivano felici come se tutte le inquietudini ed i problemi che li avevano accompagnati soprattutto negli ultimi giorni fossero lontani oramai anni luce. Approfittando della solitudine dei luoghi, ogni tanto si fermavano e si scambiavano un bacio, quasi come se fossero stati dei fidanzati e non coniugi di vecchia data. Presto però si stancarono un po’ della solitudine ed allora presero l’auto per andare a Sorrento. La cittadina era addobbata a festa e piena di animazione per il Natale in arrivo. Purtroppo trovarono chiuso il “loro” ristorante ma quello in cui pranzarono fu altrettanto buono ed accogliente e Massimo potette togliersi anche la voglia di mangiare gli gnocchi alla sorrentina che gli era rimasta dalla sera prima nonostante la raffinata cenetta. Dopo ebbero l’idea di andare alla solita gioielleria dove furono accolti con il consueto calore dal proprietario e dove finalmente Chiara si liberò dall’incubo di finire di comprare le strenne natalizie perché, con l’aiuto del marito, scovò dei deliziosi oggettini in argento da donare alla sorella e alle cognate. ** Quando tornarono al villino era quasi il crepuscolo. Accesero immediatamente il camino e poi restarono a godersi il calore del fuoco abbracciati. - Come sto bene! – esclamò Massimo ad un tratto posando un bacio sulla fronte della moglie che, semidistesa sul divano, gli teneva il busto poggiato sul petto e lo circondava con le braccia. Chiara intanto pensava che forse era venuto il momento di chiedergli di quella storia della Scattini. Però, nel vedergli gli occhi pieni di serenità brillare alla luce della fiamma, gliene mancò il cuore. Non voleva rovinare quel momento magico anche perché sapeva con certezza che per nessun motivo al mondo avrebbe potuto rinunciare al suo uomo, neanche per una cosa orribile come un tradimento. Se lui le avesse detto che continuava ad amarla nonostante la passata debolezza, lo avrebbe di sicuro perdonato. Allora non era meglio forse cercare di capire se ancora ci teneva a lei piuttosto che rievocare la figura odiosa della rivale? Con grande dolcezza gli carezzò il viso e gli chiese: - Davvero stai bene con me, amore? Riesco a renderti felice? - Oddio, sei un po’ bisbetica, ma tutto sommato non sei malaccio ed i momenti belli me li hai saputi sempre dare nonostante la tua natura di strega! – le rispose lui, non resistendo alla tentazione di scherzare come al solito. Però Chiara non si arrabbiò, anzi, stringendolo ancora più forte gli propose un gioco: - Davvero? Dimmene qualcuno… - Beh, vediamo … Quando ci siamo conosciuti . - Mhm! Banale! – mormorò con una smorfia, fingendosi delusa. - Allora quando venni da te per dirti che ti amavo. Nonostante avessi passato l’inferno per arrivare a casa tua, dopo fu bellissimo, compreso quel magnifico sartù di riso che tirasti fuori come d’incanto. “Una strega che prepara simili intrugli non devi lasciartela scappare” ricordo che mi dissi! Nel vederla sorridere, le chiese a sua volta: - E tu quali momenti ricordi? - Quando mi portasti a Bologna a conoscere i tuoi. Ero così intimidita e timorosa! Ma poi mi accolsero tutti con tanto calore, soprattutto tua madre, che mi sentii subito amata. Massimo sorrise contento. - E ti ricordi il giorno che facesti il test per vedere se eri incinta di Ilaria? – le chiese. - Oh sì – rammentò lei – tu te ne stavi fuori dalla porta del bagno e mi chiedevi ogni cinque minuti: “Hai fatto? Cosa è uscito?” - Già e dopo ci mettemmo a ballare il tango. - Mi ricordo anche quando ci siamo sposati. Com’era bella quella chiesetta di campagna! - Perché l’agriturismo dove dopo andammo tutti a pranzare non era bello? Ti ricordi quella grande tavola a ferro di cavallo e quel tipo che suonava la fisarmonica? Oramai erano presi dal vortice della memoria e Chiara continuò: - Rammenti quando nacque Matteo ed andammo in clinica? - Sì, andammo a salutare la nostra vicina ed Ilaria le disse: “Ciao, signora Teresa, noi andiamo a partorire!” Chiara rise e poi si strusciò con tenerezza contro il marito. - Quella sera fu bellissima. Stemmo insieme per la prima volta noi quattro: la piccola teneva in braccio Matteo tutta contenta e tu li sorreggevi tutt’e due – commentò. Anche Massimo si sentì travolgere dalla tenerezza al ricordo e poi si rammentò di un’altra cosa: - La nascita di quel bambino ha avuto qualcosa di magico sin da quando l’abbiamo concepito. - Parigi! – esclamò lei – Come eravamo felici io e te, lì in quella città magica, mentre Ilaria era con i nonni a Eurodisney. Che meraviglia quei giorni… .. E quelle notti – soggiunse lui, allusivo – Dai facciamo un altro gioco: ricordiamoci delle volte più belle che abbiamo fatto all’amore. - Per me è bella ogni volta – affermò la donna. - Anche quelle durante le quali pensi alla lista della spesa o al bucato da stendere? – la prese in giro. Lei gli diede uno schiaffetto sulla spalla. - Bugiardo! Non è vero – protestò. Lui si mise a sghignazzare. - Dai, scherzavo: a letto sei una donnina meravigliosa, te l’assicuro. Però non intendevo riferirmi alle volte “normali”, volevo parlare di quelle che vale davvero la pena di ricordare. - Ieri sera? – propose allora la donna. - Mhm! Banale! – le rispose con la stessa smorfia e le stesse parole che aveva usato lei. - Allora quella volta che venisti da me per dirmi che mi amavi. Lui la guardò, sinceramente stupito. - Proprio quella volta che non riuscii neanche a farti …? - Ti rifacesti egregiamente nel corso della giornata – lo interruppe ridendo – Dai, tocca a te ora. - Vediamo, vediamo… - Massimo finse di pensarci su, poi, con un sorriso malandrino si chinò su di lei - La prossima! – concluse esultante. - Non vale! - Tu fammi fare e poi vediamo se vale o no. Intanto le aveva infilato le mani sotto il maglione e dopo aver incontrato la carne nuda, la stava accarezzando con molta sensualità. Chiara tentò per un po’ di difendersi scherzosamente, giusto per eccitarlo di più, ma poi lei stessa lo fu talmente tanto che si abbandonò all’amore con tutta se stessa. Vi
confesso che questo è il capitolo che mi è
piaciuto di
più scrivere forse perché
è stato bello
immedesimarsi nell’atmosfera di serenità e di
amore che si è venuta a creare
tra Massimo e Chiara. E poi mi ha dato anche il pretesto per farvi, con
delle
brevi pennellate, il riepilogo delle cose che ho immaginato fossero
successe ai
miei due protagonisti da quel giorno che li lasciammo sul terrazzo di
casa fino
a quello in cui li abbiamo ritrovati. Certo sono solo le cose
più salienti, ma
credo che ormai li conosciate abbastanza per immaginarvene voi stesse
delle
altre. D’altronde non è necessario usare troppo
l’immaginazione, basta vivere
per sapere che in ogni esistenza, la mia, la vostra, quella di ognuno,
ci sono
sempre piccoli e
grandi avvenimenti, a
volte belli, a volte, purtroppo, anche brutti. Di sicuro anche i
coniugi Corona
avranno passato momenti poco piacevoli negli ultimi otto anni ma a me
è
piaciuto far inventare loro un gioco in cui ricordavano solo quelli
belli. Sono
sicura, infatti, che se ogni coppia ogni tanto riuscisse a tirare fuori
dalla
magica scatola dei ricordi gli
istanti
più significativi della loro vita in comune, forse
riuscirebbe a scoprire che
tutto l’affetto, l’entusiasmo, il desiderio di
stare insieme che una volta li avevano
uniti, almeno in
moltissimi casi non
sono andati perduti,ma sono stati solo dimenticati. Naturalmente questa
è solo
l’opinione di una vecchietta
rincitrullita con la testa “vuoto a perdere” ed
inguaribilmente romantica. Ma
non è proprio per questo in fondo che vi piacciono le storie
di “mamma
Kellina”? |
Capitolo 18
*** 23 dicembre - lunedì 1 ***
E
così siamo arrivati all’ultimo giorno della
vicenda che vi
sto raccontando. Domani sera posterò l’ultimo
capitolo, ma è quello di stasera ad
essere veramente importante perché
conterrà
l’epilogo di tutta la storia. La conclusione, come forse
ognuna di voi ha già
capito da tempo, è piuttosto scontata eppure spero di essere
riuscita almeno a renderla
in una maniera non troppo banale. Ho cercato di metterci emozioni, sentimenti,
coerenza e mi lusingo di
essere riuscita a scrivere qualcosa che vi coinvolgerà e vi
terrà avvinte dalla
prima all’ultima riga. Ma questo potrete dirmelo solo voi e
mi auguro che lo
facciate in tante. Non mi resta che augurarvi buona lettura e darvi appuntamento a
domani per il nostro
ultimo incontro con Massimo e Chiara. 23 dicembre – lunedì Chiara riemerse dal sonno al suono della voce di Massimo che la chiamava con dolcezza: “piccolina … piccolina!”. Aprì gli occhi, si stiracchiò e gli sorrise. Per scherzo, decise di fare come aveva fatto lui la mattina prima. - Non voglio alzarmi! – protestò. - Su, dai, sono già le otto e dobbiamo ancora fare colazione e ripulire un po’. - No! – disse con il tono di una bimba capricciosa rificcandosi sotto le coperte. - Tieni, bevi questo – la invogliò allora il marito che nel frattempo si era seduto sul letto e le porgeva una tazzina di caffè fumante. Lei si alzò, prese la tazza e cominciò a sorseggiare la bevanda calda. - È buono?- le chiese lui con un sorriso e vedendo che annuiva soddisfatta, la prese in gire – Bene, così la smetti di fare la pigrona e ti alzi. I miei arrivano all’una e se dobbiamo prima passare a prendere i bambini da tua sorella e poi devo riportarvi a casa, dobbiamo davvero sbrigarci. Per tutta risposta la donna posò la tazzina vuota sul comodino e con una mossa repentina si ficcò di nuovo sotto le coperte, tirandosele fin sul viso. - Voglio dormireeeeee! – strillò scherzando – E poi non voglio tornare a casa, voglio restare qui per sempre! Allora Massimo le scostò con la forza le coperte e cominciò a farle il solletico. - Brutta fetentona! Ammetto che tu non faccia i salti di gioia per andare a ricevere i tuoi suoceri – la prese in giro sapendo bene quanto invece Chiara andasse d’accordo con i suoi – ma quelle povere creature innocenti dei tuoi figli! Madre snaturata! Lei, per difendersi dal solletico, se lo tirò addosso sul letto e lo abbracciò forte. Solo allora Massimo la smise e ne approfittò per baciarle il viso ed il collo. Accarezzandogli la nuca, Chiara pensò che davvero non avrebbe voluto andarsene mai. Quei giorni erano stati meravigliosi anche se non era cambiato molto nella loro situazione. Con una stretta al cuore si rese conto di non aver avuto né il coraggio né la voglia di affrontare la questione del tradimento, forse perché, tutto sommato, le era parso impossibile che quell’uomo così dolce ed appassionato potesse portarsi dentro una simile infamia. Eppure, ora che quella pausa di tranquilla intimità stava per finire, si rendeva conto di aver sbagliato e che non poteva andarsene senza aver chiarito quella cosa che le pesava sul cuore come un macigno. - Sei stato bene con me, amore? – gli chiese ad un tratto. Il marito smise di baciarla e la guardò. Il sorriso che aveva sul volto era già una risposta. Così Chiara, rassicurata, gli prese il viso tra le mani e gli sussurrò, molto seria: - Giurami allora che non vedrai più quella lì. Massimo si irrigidì immediatamente. - Che è questa storia? – le chiese con una certa durezza. Chiara si sentì gelare il sangue nelle vene e gli rispose con altrettanta decisione: - Dovresti dirmelo tu, non ti pare, che cos’è questa storia? Mi hanno riferito di averti visto insieme a quella Monica Scattini, la mamma di Camilla. - Davvero? E quando te l’hanno detto? – le chiese lasciandola andare. - Da un po’ di giorni - gli rispose lei rizzandosi a sedere in mezzo al letto. Massimo sghignazzò, amaro. - E tu te lo sei tenuto dentro per tutto questo tempo? Non hai sentito il bisogno di parlarmene, magari per urlarmi contro e prendermi a parolacce? Ma già, dimenticavo che tipo contorto sei! Era arrabbiato, ma questa volta lo era anche Chiara. - Io? Io? – gli urlò – Tu mi fai le corna ed io sarei contorta? - Sì – gridò lui alzandosi in piedi – Solo ora capisco il motivo di tutta questa manfrina: il week end in montagna, le cenette romantiche, le serate davanti al camino, il sesso appassionato… Come hai potuto essere così ipocrita? - Sei uno stronzo! Tu sei un infame traditore ed hai anche il coraggio di accusare me di essere ipocrita!? Brutto schifoso che non sei altro, ti detesto! – gli urlò fuori di sé dalla rabbia. - Bene, io sono tutte queste belle cose e tu mi detesti. Ma ora, per favore, alzati da quel letto, facciamo colazione e muoviamoci. Non ho intenzione di far tardi a causa dei tuoi giochetti per riconquistare il marito traditore e fesso! - La colazione te la prepari da te e … vaffanculo! – gli urlò lei e si alzò dal letto. Nell’uscire dalla stanza per andare in bagno a lavarsi, sbatté la porta con tale violenza che un quadretto appeso sul muro accanto traballò. Massimo rimase qualche istante a fissare la porta chiusa poi andò a riaprirla e con una rabbia enorme la sbatté più forte di quanto non avesse fatto la moglie. E questa volta il quadretto cadde per terra. ** In un silenzio ostile si prepararono e chiusero la casa dopodiché salirono in auto. Massimo guidava ostentando il suo nervosismo per farsi notare da Chiara. Lei non lo guardava nemmeno, ignorandolo appositamente. Ad un certo punto però lo vide prendere la strada sbagliata. - Dove vai? – gli chiese – Non lo vedi il cartello? Per Napoli devi andare di là. - Sto andando al bar. Non ho fatto colazione ed ho fame – le rispose, secco. Quando l’auto si fermò nel piazzale davanti al bar ne discesero entrambi. Fecero qualche passo insieme ma poi, mentre lui si dirigeva dentro, lei si avviò in direzione del belvedere. - Che fai, non vieni? – le chiese. - No, ho preso già il caffè. Non ho bisogno di abbuffarmi sempre come un porco, io! Massimo non raccolse la provocazione e con un sospiro si avviò all’interno del locale lasciandola perdere. Pian piano Chiara si avvicinò al parapetto del belvedere dove erano stati anche il giorno precedente. La giornata era molto limpida e la costa ed il mare sembravano potersi toccare con un dito. Era sempre un panorama mozzafiato, ma ora che il suo stato d’animo era cambiato, anche quell’atmosfera non le pareva più tanto magica e quel posto le appariva molto meno bello. Ebbe un brivido di freddo e si riparò la testa alzando il cappuccio del pesante giaccone che indossava. Intorno a lei un silenzio infinito, rotto solo dal fischiare del vento che nella sua furia alzava le foglie morte in tanti mulinelli ed a tratti faceva spostare persino le sedie ed i tavolini di plastica dove non c’era seduto nessuno. Non c’era anima viva, infatti, cosa del tutto naturale però, considerando che era un giorno lavorativo e per giunta anche l’antivigilia di Natale. Evidentemente tutte le persone normali avevano ben altro da fare che starsene a guardare il panorama sul monte Faito! Eppure, nonostante tutto, non riusciva ad andarsene neanche per cercare riparo dal gelo. Le pareva che non ci fosse nessun posto al mondo dove poter stare. Ora ogni cosa le appariva buia e neanche osava pensare a quello che l’attendeva. Era stata davvero felice in quei due giorni, aveva avuto la sensazione di essere amata, si era di nuovo abbandonata ai sentimenti come non le capitava più da tempo ed ora, come una bolla di sapone, quell’illusione era scoppiata lasciandola delusa ed incerta. Che doveva fare? La reazione violenta di Massimo non le lasciava dubbi: l’aveva tradita e neanche sentiva il bisogno di chiederle perdono. In quel momento non poteva fare a meno di detestarlo con tutte le sue forze perché le aveva rovinato il presente, le aveva tolto il futuro. Restò così per parecchio tempo, con le mani che le si gelavano e gli occhi pieni di lacrime che guardavano il cielo dove nuvole nere nascondevano il sereno. Si sentiva amareggiata, triste e sola. Ad un tratto si avvide che Massimo le stava venendo vicino. Lo vide fermarsi qualche passo indietro a spegnere sotto la scarpa la sigaretta che aveva appena fumato. Aveva un’aria dispiaciuta sul volto. Quando la raggiunse, le si fermò accanto e si mise ad osservare anche lui il panorama, i capelli scompigliati dal vento, senza parlare. Chiara allora accennò a muoversi per ritornare alla macchina ma lui la fermò dicendole: - Scusami, sono stato ingiusto con te. Ti prego, amore, perdonami. Nel parlare le aveva preso un gomito cercando di farla fermare e farsi guardare, ma la moglie lo scostò in malo modo. - Sei un superficiale, un cretino, uno stupido insensibile! – lo aggredì, piena di astio. - Lo so, hai ragione. Mi sono arrabbiato perché mi dava fastidio l’idea che anche in una situazione simile tu volessi prendermi con le blandizie, come se fossi un bambino viziato che bisogna coccolare un po’ per non fargli fare più i capricci. Te lo giuro, avrei preferito piuttosto che mi avessi fatto una scenata. Chiara gli voltò le spalle ed afferrò con entrambe le mani la balaustra di legno stringendola forte per controllare la rabbia che sentiva dentro. - Lo sai qual è il nostro problema, Massimo? È che tu non hai mai capito niente di me! – gli disse calma, voltandosi a guardarlo dritto in viso. Lui distolse lo sguardo e lo fissò sul panorama. - A me sembra invece che sia proprio tu quella che non ha mai capito niente di me – le rispose, melanconico. La donna si arrabbiò. - Davvero? Oh povero piccino incompreso! Mi fa le corna e vorrebbe anche un po’ di comprensione. - Come puoi pensare che io ti abbia tradita!? - Chissà come, eh? Forse perché ti hanno visto più di una volta in compagnia di quella. Questa volta fu Massimo a guardarla ma Chiara teneva il viso girato dall’altro lato. Neanche voleva guardarlo in faccia quel bugiardo! - Chi ti ha riferito questo non può averci visto altro che in un bar, seduti a un tavolino a prendere una consumazione. Perché non c’è stato altro, te lo giuro. - Bugiardo! – gli urlò allora lei – Vi hanno visti mano nella mano. - No, Chiara, forse hanno visto la sua mano sulla mia. - E che cambia, cretino? - Cambia invece, perché io quella tipa non l’ho mai sfiorata nemmeno con un dito! Ascolta: lei mi ha puntato dal primo momento che mi ha visto … no aspetta – soggiunse nel vederla fare il gesto di replicare con ira alle sue parole – non voglio dire che sono stato una vittima, credimi. All’inizio ha fatto piacere anche a me stare un po’ con lei: era una bella e giovane signora e non mi sembrava poi un delitto mostrarmi un po’ galante. Ho sbagliato, lo so, sono stato leggero: le occasioni non basta non cercarsele, si deve soprattutto evitarle. Così, quando mi sono reso conto che il suo interesse era particolare, ho cercato in ogni modo di tirarmi indietro, ma forse era tardi e non ci sono riuscito. E poi quella sera, mercoledì voglio dire perché è stato solo allora che mi ha preso la mano, lei ha giocato a carte scoperte e mi ha fatto delle proposte più concrete. È stato allora che ne ho approfittato per dirle che ti amavo e non avevo nessuna intenzione di tradirti. - Lo vedi che sei uno schifoso bugiardo? – gli urlò senza credergli affatto – Se è così perché venerdì hai fatto tutte quelle storie per portare Ilaria a danza? Dovevi vederla, non è vero? Era importante! - Sì, era importante – ammise lui corrugando le sopracciglia – ma non per quello che pensi tu. Vedi, quando siete voi donne a rifiutare una profferta amorosa nessuno ha niente da ridire, siete nel vostro diritto e ci fate pure una bella figura. Quando capita a noi uomini invece, nessuna è disposta ad ammettere che lo facciamo perché siamo davvero innamorati della nostra donna o perché siamo persone oneste. Per quella Monica, così come sarebbe stato per qualsiasi altra, io ero solo un povero fesso, un pavido che prima o poi però sarebbe caduto nella sua rete di seduzione. Per questo avevo bisogno di farmi vedere venerdì sera, perché lei non pensasse che stavo scappando, perché capisse che le cose che le avevo detto erano tutte vere ed importanti per me ed io non avrei esitato a ripetergliele. Ti prego, amore, credimi. Massimo aveva messo una mano sulla sua e gliela stava stringendo. Chiara era gelata, un po’ per il freddo, un po’ per l’emozione. Il calore di quella mano le diede un grande conforto. Cominciava a credergli però. Gli domandò: - Perché non me l’hai detto? - Volevo farlo, te l’assicuro. Ma poi ho pensato che non era successo niente e che se te ne avessi parlato ti avrei messo solo un inutile pensiero in testa. Magari ti saresti fatta in quattro per portare tu Ilaria a lezione o magari non ce l’avresti più mandata. Io non volevo che questo accadesse, non ce n’era più bisogno ora che avevo trovato il coraggio di dire a quella che non intendevo mettere a rischio il tuo amore per una stupida scopata. Per favore, perdonami … L’aveva presa dolcemente per le spalle e l’aveva costretta a girarsi verso di lui. Ma Chiara tenne il capo abbassato e gli sussurrò: - Se è così perché non me le hai dette stamattina tutte queste cose, perché invece mi hai aggredito?. Io … io ho fatto tutto con immenso amore e mi è così dispiaciuto che tu l’abbia interpretato a quel modo … Non riuscì a proseguire perché ogni suo sforzo era volto a trattenere le lacrime. Allora fu lui a parlare. - Lo so che l’hai fatto con amore e questi due giorni sono stati il più bel regalo che tu potessi farmi. Forse è proprio per questo che ci sono rimasto male ed ho reagito in quel modo così assurdo. Vedi, vorrei che tu capissi una cosa una volta per tutte. Tra noi due quella meravigliosa sei tu. Sei tu a tenere il timone della nostra storia e come un bravo capitano conduci la nostra nave verso il porto evitando scogli e superando tempeste. Tu sai per istinto che le cose si devono fare e basta, non perdi tempo a compiangerti, non ti lasci scoraggiare dalle avversità e dalle piccole noie di ogni giorno. Davanti a te hai un solo obiettivo: il benessere delle persone che ami e quello ti basta per essere serena e tranquilla. Con questo non voglio dire che sei perfetta, di difetti ne hai anche tu, ma molto meno di me che invece non ho la tua stessa forza di volontà e la tua tenacia. Io, proprio come farebbe un semplice marinaio su quella nave, a volte mi lascio sopraffare dalla rabbia, dall’insoddisfazione, dalla fatica, ma questo non vuol dire che non stia apprezzando lo stesso il viaggio. - Ma io cerco sempre di farti contento … – obiettò lei, ora abbastanza incerta. - Ecco, è proprio questo che vorrei tu capissi. Otto anni fa ho fatto le mie scelte e sono ancora felice di averle fatte. Le uniche cose che contano per me siete tu ed i bambini. Vi amo ed amo la nostra casa e tutte le cose, anche le più stupide, che condividiamo insieme. Siete voi ad essermi indispensabili, non un altro lavoro o i viaggi o tantomeno una tizia qualsiasi che mi vuole offrire solo un po’ di sesso. Per cui, anche se a volte mi lamento e spesso non mi dimostro all’altezza, dammi un po’ di fiducia, ti prego, non farmi sentire sempre debole ed infantile, fammi sentire un uomo, dammi la certezza che anche io sono importante quanto te per portare quella famosa nave, che poi è la nostra stessa vita, verso un porto sicuro. Massimo le aveva parlato con sincerità e con immenso amore e Chiara ne fu commossa. Sentì la felicità che tornava a riempirle il cuore. Gli sorrise. - Va bene, lo farò, anche perché è così, in realtà. Senza di te io non sono niente. E poi non era una messinscena quella che ho fatto in questi giorni – soggiunse guardandolo con aria di sfida – non l’ho fatto per riconquistarti, l’ho fatto per scoprire se stavo ancora bene con te! - E l’hai scoperto? – le chiese, un po’ incerto. - Tu che ne dici? - Dico di sì - le rispose mentre un sorriso gli illuminava il volto – Ma anche io ho scoperto una cosa. - Cosa? - Che sai baciare sempre meravigliosamente bene. Anzi, sai che ti dico? Da oggi in poi, ogni tanto, qualsiasi cosa dovessimo star facendo, dobbiamo fermarci e darci un bacio come quelli che ci davamo una volta o come quelli che ci siamo dati in questi due giorni. A proposito di baci, tieni, li ho presi al bar per te. Le porse un piccolo tubo di Baci Perugina, di quelli che si vendono alle casse. Chiara fu molto colpita da quel gesto tenero e si sentì colmare gli occhi di lacrime di commozione mentre se li rigirava tra le mani. Lo udì dire: - A proposito, me lo dai un bacio, piccolina? Lei rise. - Ma certo!- gli rispose cominciando a scartare l’astuccio ma Massimo la fermò. - Non voglio un Bacio Perugina,voglio uno di questi. Si chinò verso la sua bocca e le diede un lungo, appassionato bacio a cui ne seguirono altri. Tanti altri. |
Capitolo 19
*** 23 dicembre - lunedì 2 ***
Il fatto di essersi fermati a lungo sul belvedere come due ragazzini innamorati forse giovò alla relazione di Massimo e Chiara,ma provocò un pauroso rallentamento nella loro tabella di marcia. Fin quando furono sull’autostrada neanche ci pensarono perché l’auto correva veloce e loro erano occupatissimi a parlare. Infatti la donna si fece raccontare tutto nei minimi particolari. Il marito si mostrò dapprima un po’ riluttante perché gli toccò ammettere quella sorta di civetteria al maschile che lo aveva portato a ringalluzzirsi quando aveva capito di aver di nuovo suscitato interesse in una bella donna. Era stata una debolezza di cui si era vergognato molto e che lo aveva portato, suo malgrado, a ficcarsi in una situazione sgradevole che non era riuscito mai a confessarle. Ora però le rivelò tutto, persino lo sguardo ironico e sprezzante che gli aveva riservato Monica quando era andato a prendere Ilaria a casa sua dopo la festa. - Che stronza! – fu il commento di Chiara che sentiva di detestare quella donna con tutte le sue forze. - No, lo stupido sono stato io a non capire che tipo di persona era e soprattutto a non parlartene subito per paura che tu ti arrabbiassi. Pensa un po’quanti patemi d’animo ci saremmo evitati se l’avessi fatto. - Sì, è vero. Comunque da oggi in poi cerchiamo di dirci tutto. Ma lui non si lasciò scappare l’occasione di scherzare. - Certo, ci diremo tutto. Però ti avviso, se vengo a sapere che hai fatto anche solo un poco la civetta con qualcuno, non sarò buono come te, non ti porterò a fare un week end romantico, io ti ammazzerò direttamente! La donna lo guardò un momento perplessa poi scoppiò a ridere e gli diede uno scappellotto. - Comunque non sei stato il solo a sbagliare – aggiunse – Anche io avrei dovuto parlartene subito senza tenermi dentro quel sospetto orribile. - Davvero hai pensato che io potessi tradirti? – le domandò. - A volte mi pareva impossibile a volte invece ne ero quasi certa. Massimo sospirò e si volse a guardarla, visibilmente dispiaciuto. - Ma che devo fare per farti capire che ti amo immensamente? Chiara gli sorrise e sporgendosi verso di lui, gli posò una mano su di una guancia in una carezza tenerissima. - Non è mancanza di fiducia nei tuoi confronti, piuttosto è mancanza di fiducia in me stessa e quel maledetto complesso di inferiorità da cui proprio non mi riesco a liberarmi. Quella donna è così raffinata, elegante, affascinante. Come potevo competere con lei? Il marito allora le afferrò la mano con cui lo stava carezzando ancora e se la portò alle labbra per baciargliela mentre le diceva: - Tu sei molto meglio di chiunque altra invece! Sei bella, spontanea, autentica, dolcissima. E poi, se devo dirtela tutta, quella tizia manco mi stava simpatica con le sue arie da snob e da femme fatale! - Non è cattiva, è che la disegnano così – commento allora Chiara con un risolino. - Come? – le chiese stupito. - Niente. Mi è venuto in mente che tua figlia la chiama Jessica Rabbit. L’uomo scoppiò in una risata divertita e commentò: - Gesù, l’ha proprio dipinta, persino il tono di voce impostato è quello! Lo dico io che quella bambina è uguale a mia sorella: anche lei sin da piccola aveva la stessa arguzia e la medesima incisività. Tu invece ridi quando la paragono a Sandra! - Non rido – specificò lei – dico solo: magari Ilaria avesse la stessa stoffa della zia! Lei sì che è una donna con gli attributi! - Veramente anche lei sa essere una bella rompiscatole a volte – disse Massimo scuotendo la testa. - E che ci vuoi fare, nessuno è perfetto! – gli rispose la moglie allargando le mani in un gesto di comica rassegnazione. ** L’atmosfera cambiò un poco quando imboccarono la tangenziale, stracolma di auto che si recavano in città. Massimo era consapevole che quello che gli era accaduto non poteva averlo trasformato in un agnellino mansueto e presto o tardi il suo carattere irruento e la sua irascibilità sarebbero tornati fuori così come la tendenza di Chiara a tenere tutto e tutti sotto controllo, cosa che spesso la faceva diventare un po’ noiosa. Era la loro natura, non potevano farci niente e per quanto si sarebbero sforzati, forse in futuro sarebbe ancora capitato di litigare per i difetti dell’uno o dell’altra senza per questo arrivare a volersi meno bene. In fondo l’amore è anche questo: accettarsi reciprocamente così come si è fatti, non cercare di cambiare l’altro, ma provare almeno a cambiare un po’ se stessi. Quel giorno però lui voleva che tutto fosse perfetto. Niente doveva rovinare un momento tanto speciale. Per questo motivo non si mise ad imprecare come faceva di solito contro i suoi concittadini, automobilisti poco corretti, e cercò di non perdere il sorriso neanche quando si rese conto che solo un miracolo gli avrebbe consentito di arrivare in tempo all’aeroporto. Non si incazzò nemmeno quando, arrivati sotto casa di Cristina, si avvide che non c’era neanche l’ombra di un parcheggio ed aspettò pure che la moglie fosse scesa dall’auto per andare a prendere i figli prima di abbandonarsi ad un solitario turpiloquio mentre faceva per ben tre volte il giro dell’isolato. Ogni malumore però gli passò quando infine li vide venire verso l’auto. Chiara era assai bella con il viso sorridente ed i capelli un po’ scompigliati mentre guardava la strada prima di attraversare. Teneva per mano Ilaria che saltellava al suo fianco piena di gioia ed in braccio Matteo che se ne stava serio con un braccino abbandonato sulla spalla della mamma. Massimo si sentì travolgere da un’ondata di tenerezza nel guardarli. Erano meravigliosi, erano la sua ragione di vita, la cosa più preziosa che avesse mai posseduto. A poco a poco quel senso di fastidio che lo aveva di nuovo colto fu sostituito da una sensazione insolita. Guardò la folla che lo circondava e ne vide l’allegra animazione, apprezzò i colori e le luci delle vetrine, il profumo di dolci natalizi che veniva da una vicina pasticceria, il suono delle cornamuse di due zampognari che facevano la questua. Ad un tratto si ricordò pure che tra meno di un’ora sarebbero arrivati anche i suoi genitori e si sentì felice proprio come un bambino. Ilaria non lo salutò nemmeno, ma spalancando la portiera posteriore, si accomodò in auto strillando: - Veniamo anche noi a prendere i nonni! - No tesoro, adesso vi accompagno prima a casa perché mamma ha da fare. - Si farebbe troppo tardi ed è meglio andare subito all’aeroporto senza passare per casa – gli disse invece la moglie mentre legava Matteo sul seggiolino accanto alla sorella. - Ma non dovevi andare a preparare la stanza ai miei, a rassettare, a preparare il pranzo? – le chiese mentre lei gli si sedeva accanto ed allacciava la cintura di sicurezza. - Per pranzo farò due spaghetti e la mozzarella alla caprese, non ci metterò niente a preparare. E poi ho pensato che tua madre non è il tipo da formalizzarsi se trova ancora i letti da fare e la casa in disordine. - Oddio, ci sei arrivata finalmente! Miracolo! Miracolo! – proruppe lui, scherzando allegro. - Smettila di fare lo spiritoso e sbrigati a partire, piuttosto. Vediamo di non fare tardi per colpa tua! ** I bambini erano molto contenti quella mattina e parlavano in continuazione. Persino Matteo, anche se molto a modo suo, si sforzava di raccontare insieme alla sorella le cose che avevano fatto dagli zii mentre Ilaria immaginava già i giorni di festa che l’attendevano. - Posso portare anche Leonardo domani sera da zia ? – chiese ad un tratto alla madre. - No amore, Leonardo ama starsene a dormire piuttosto che andare alle feste. Lo ritroverai quando torniamo a casa. - Posso farlo dormire con me allora? – chiese ancora la bambina. - Sì, ma non sul tuo letto però – intervenne il padre facendole fare un musino deluso. Chiara se ne accorse e perorò la causa della figlia. - E dai, papà! Leonardo è un gatto molto pulito. Gli preparerò una bella copertina ai piedi di Ilaria e faranno buoni buoni la nanna insieme. Massimo fece una smorfia di rassegnazione e la piccola, molto incoraggiata dall’atteggiamento materno, le chiese pure: - E posso fare anche il presepe con nonno Berto? - Il presepe? Ma no, Ilaria, – cercò di convincerla il papà – quest’anno prendiamo solo la capannina dal ripostiglio, ci mettiamo dentro la Sacra Famiglia e i re Magi e la mettiamo accanto all’albero. Sarà molto carino lo stesso e non faremo confusione in casa con il rischio di far arrabbiare la mamma. Lo sai quanto diventa scocciante in questi casi … – aggiunse ammiccando alla figlia nello specchietto retrovisore per provocare la moglie. Ma Chiara reagì prontamente. - Beh, forse se il presepe lo fa tuo padre non mi riempirà la casa di polvere ed il parquet di colla e magari riuscirà pure a fare una cosa carina e non quella schifezza che hai fatto tu l’anno scorso! - Sei una strega! L’ ho sempre detto, sei una strega! – scherzò lui fermandosi ad un semaforo. - Non è vero, la mia mamma non è una strega, è tanto bella invece - disse Ilaria che approfittando della sosta si alzò in piedi e si sporse sul sedile anteriore per abbracciarla. Chiara ricambiò le sue effusioni ridendo. - Certo che sono bella. Bella e buona. Anzi, sai che facciamo? Appena dopo le feste andremo ad iscriverti alla scuola di karatè sotto casa così tu farai qualcosa che ti piace e papà non sarà più costretto ad accompagnarti tre volte a settimana. - Urrà! – gridò la bambina e cominciò a ballare di gioia sul sedile posteriore. Massimo però si era voltato di scatto a guardare la moglie non appena aveva udito quelle parole. Cosa volevano significare? Che non credeva a quanto le aveva detto? Che pensava ancora che potesse cedere alle lusinghe di quella tizia? C’era da preoccuparsi? Forse no. In fondo capiva le sue ragioni perché anche lui avrebbe fatto lo stesso. Ad un tratto notò l’espressione comica di lei: con il mento e le sopracciglia alzate in un’espressione di sfida, lo guardava come a volergli dire: “embè!?”. Ne fu divertito. Seguendo un impulso irrefrenabile, l’afferrò per la nuca e l’avvicinò a sé poi, incurante delle persone nelle auto accanto che li guardavano curiosi, le diede un bacio, ma un bacio vero, di quelli di una volta. Nel vederli, Ilaria si fermò stupita, smise di fare la ola con il fratellino e li redarguì indignata: - Ehi, ma siete scemi!? Ma più che lo sdegno della figlia poté il semaforo che scattò al verde. Uno strombazzare di clacson si levò immediatamente costringendo Massimo e Chiara a separarsi e l’auto, con tutto il suo carico di felicità, a ripartire verso l’aeroporto. E
così siamo arrivate alle fine. Spero davvero che questo
seguito vi sia piaciuto. Ho cercato di realizzarlo con
semplicità,
narrando solo la normale quotidianità della vita
di una coppia qualsiasi e, nonostante
qualche inquietudine che mi è servita per renderlo
più interessante, credo
sia stato abbastanza sereno e divertente. |