Our Great Divide

di PerfectConcert_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Innumerevoli Occhi Verdi ***
Capitolo 2: *** Tu, il mio capitolo a parte ***
Capitolo 3: *** Maturità e Orgoglio ***
Capitolo 4: *** La Nostra Grande Divisione ***
Capitolo 5: *** Fra Onde di Spontaneità e Ricordi ***
Capitolo 6: *** Maschera ***



Capitolo 1
*** Innumerevoli Occhi Verdi ***


Si stringeva forte nel suo giubbetto, mentre il freddo vento di Helsinki gli accarezzava con prepotenza il viso pallido incorniciato dai lunghi capelli scuri. I suoi occhi percorrevano con estrema lentezza ogni singolo addobbo natalizio della città: le ghirlande sgargianti, i fiocchi di raso dal rosso intenso e gli abeti decorati con palle di cristallo. “Helsinki ha dato il meglio di sé quest’anno” pensò continuando ad osservare la città con i suoi occhi chiari. E di certo sarebbe stato uno spettacolo molto più rilassante se non avesse avuto una biondina logorroica attanagliata al suo povero braccio.

“Tuom! Mi stai ascoltando?”

“No” avrebbe voluto rispondergli il bel finlandese, ma sarebbe stata una risposta ben poco educata. Si limitò ad annuire con la testa ed a un sorriso forzato.

“Oh meno male! Be, ti stavo raccontando di quella sfilata a Milano vero? Dio… Uno spettacolo! UNO SPET-TA-CO-LO! Ero a dir poco meravigliosa nel vestito di Giorgio! …Armani intendo! Si si, proprio quel Giorgio!”

Tuomas guardò con aria d’interesse i vasi di stelle di Natale che vendevano vicino al negozio di dischi e si chiedeva se, dopo averglielo dato in testa, quella l’avrebbe smessa con i suoi discorsi infinitamente noiosi. Ma sapeva cos’è era il silenzio? Maledisse se stesso per aver dato retta a Emppu. Invitare Melanie Kerka ad uscire era stata la cosa peggiore che potesse fare.

 L’aveva incontrata una settimana fa ad un’intervista nel quale annunciava il periodo di pausa che la band si sarebbe presa dopo questo lungo tour, e  nello stesso palazzo doveva svolgersi una sfilata di cui lei sarebbe stata la protagonista indiscussa. Melanie Kerka era la più nota modella svedese del momento, ed ovviamente la preda più ambita dagli uomini dello spettacolo. Un metro e ottanta, fisico snello, forme provocanti, lunghi riccioli color dell’oro e per concludere due paia di occhi verde intenso. Il desiderio proibito di ogni uomo. Di ogni uomo tranne Tuomas Holopainen.  Spinto dall’entusiasmo di Emppu si era fatto convincere ad invitarla ad uscire… Pessima idea. Quella donna era il polo dell’egocentrismo.

“Tuooomas!!” “..Si?” rispose il giovane con aria assente. “Ti va di entrare in quel negozio di dischi? Voglio dare un’occhiata alle nuove uscite!” concluse stringendosi di più al suo braccio.“Va bene, va bene…” fece lui cercando di allentare la presa.

Il negozio non era molto grande, aveva un’atmosfera intima. Melanie se l’era tirato dietro fino al reparto “Dance/Pop” e stava dando un’occhiata alle novità. Tuomas per un attimo si soffermò sugli occhi della ragazza, non badando ai suoi monotoni monologhi. Verdi. Com’erano anche i suoi d’altronde. Si guardò intorno. Altri innumerevoli occhi verdi. Il suo sguardo cadde sulla cassiera che stava contando dei soldi. Verdi anche i suoi.

Non ne poteva più. In cuor suo stava cominciando ad odiare tutto quel… verde. Ne aveva fin sopra i capelli. Un colore insulso,  a metà. Verde.

C’era gente che avrebbe pagato per avere due ametiste del genere al  posto degli occhi, ma lui no. Melanie esibiva i suoi occhi come fosse l’unica al mondo a possedere un colore, una lucentezza del genere. Ma per Holopainen non erano che banali ed insignificanti. Tutti gli occhi chiari che lo circondavano, compresi i suoi, non erano che misere pietre ricoperte di muschio che volevano atteggiarsi a smeraldi. Ma due veri smeraldi preziosi, nella sua esistenza, li aveva visti solo in una persona. Mai più.

 

“Prendo questi due album!... Ehi ci sei?” Melanie guardò con sguardo curioso il finlandese assorto nei suoi pensieri. “Certo che prima mi chiedi di uscire e poi mi ignori… Bel tipo che sei!” fece la biondina spazientita.

“Scusami, hai ragione…” rispose il ragazzo sospirando. “Pago i cd e continuiamo il giro!”. Melanie si diresse verso la cassiera, intanto Tuomas stava cercando disperatamente una scusa per poter fuggire a casa. Quei pensieri l’avevano messo di cattivo umore più del solito, e l’unica cosa che voleva in quel momento era stare da solo.

Raggiunse la modella e notò una piccola tv al plasma attaccata al muro, dietro le spalle della cassiera.

Il programma “Christmas Concert” annunciava la date dei maggior concerti natalizi che si sarebbero svolti in Finlandia. Poi il presentatore cominciò ad introdurre l’ospite che avrebbero avuto in serata.

“Fatto! Andiamo Tuomas?” “S..si…” il giovane stava per seguire la ragazza quando un nome catturò la sua completa attenzione. Era inevitabile. Era sempre stato così per ben 14 anni, e sempre lo sarebbe stato.

 “E’ qui con noi… Tarja Turunen!” e a seguire uno scroscio di applausi.

 

Le ragazzine che erano nel negozio cominciarono a strillare e si scaraventarono davanti alla tv, mentre la cassiera le guardava attonite. Melanie guardò verso il televisore con un sorriso giulivo. “Uh… Ma è la tua ex-cantante!”. Tuomas era rimasto completamente paralizzato. Non che non vedesse Tarja da  quel famoso 21 Ottobre 2005, figuriamoci… Quando c’erano i suoi concerti ad Helsinky o Tampere, le due città erano piene di manifesti che la ritraevano sorridente e bellissima. Ma rivederla così… Ridere e scherzare ad un programma televisivo, e per giunta con la sua nuova band… Gli faceva male, incredibilmente male.

“Allora Tarja” disse il conduttore “ti vedremo all’Auditorium di Helsinki il 20 Dicembre, giusto? Ti esibirai con la tua band alternando pezzi classici con pezzi metal, se non erro” “Esattamente!” rispose raggiante la donna “ Inoltre questa è l’ultima data per Dicembre, un periodo di riposo… E poi di nuovo alla carica!”. Tuomas guardava l’intervista impassibile, con gli occhi congelati sullo schermo. Gli sembrava di sentire la squillante voce di Melanie che lo incalzava ad andare, ma era troppo smarrito per rendersene conto.

“E sul tuo nuovo album che ci dici?” “Cominceremo le registrazioni a Febbraio, e quindi per Maggio 2010 dovrebbe essere tutto pronto” rispose Tarja carica di entusiasmo, mentre la telecamera inquadrava i suoi grandi occhi. Quel primo piano fu il colpo di grazia per Holopainen.

 

“Melanie…”

“Oh sei rinsavito! Dai su continuiamo la passeggiata” fece lei tirando il ragazzo verso l’uscita. Tuomas sciolse la presa della bionda divincolandosi.

“Io… Penso che tornerò a casa” disse in tono freddo e distaccato, mentre i suoi occhi erano ancora fissi sullo schermo.

“Cosa?!” chiese la modella strabuzzando gli occhi colmi di stupore “E perché? Guarda bello che mi hai chiesto tu di uscire!”

“Lo so scusa, ciao” e uscì a passo svelto dal negozio. Melanie si limitò a guardarlo stupita mentre spergiurava che non avrebbe mai più concesso il suo tempo “ad un cafone del genere”.

“Buon per me e per il futuro cafone” pensò Tuomas con un sorriso sghembo. In quel momento gli importava ben poco di essere stato maleducato, di aver piantato Melanie come una fessa dentro quel negozio, e soprattutto di aver utilizzato quel tono. Non gli importava di nulla. Un turbine di ricordi e pensieri si era impadronito della sua mente, e nonostante lottasse in silenzio a denti stretti, questi non se ne volevano andare. Anzi, ostili come non erano mai stati da un anno a questa parte, conficcavano con violenza le loro radici di lame nel cuore del ragazzo. Scavavano, scavano sempre più in profondità… Ed un disumano dolore misto a rimorso era l’unico sentimento amaro che accecava Tuomas.

 

Salve gente, dopo vari dubbi ed incertezze alla fine sono giunta alla conclusione di postare questa fiction. Piccoli eventi, come la prossima uscita del cd di Tarja ed i vari concerti natalizi che ha tenuto, sono fatti reali ^^ Per il resto è la mia mente malata di fangirl che sta lavorando XD Ho letto varie storie riguardo T&T, che oltretutto ho apprezzato moltissimo! Spero di non aver abusato o "copiato" incosciamente, ma mi pare proprio di no.

Spero che vi appassionerete a questa storia, al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Tu, il mio capitolo a parte ***


Infilò la chiave facendole fare due scatti, ed entrò nella sua accogliente e calda dimora. Subito si sentì provenire dal salone dei flebili miagolii e due gatti belli panciuti vennero incontro al loro padrone.

“Ehi…” fece Tuomas accarezzandoli “Si si, ora arriva la pappa” e si diresse in cucina prendendo due ciotole e riempiendole di crocchette. Le poggiò a terra e si diresse in camera. Si sdraiò sul soffice letto, esausto.

“Datti una calmata Holopainen…” si disse fra se e se, stropicciandosi gli occhi.

Era inutile girarci attorno. Le mancava. Terribilmente. L’entrata di Anette nel gruppo, i concerti, le interviste, i fans… per ben tre anni lo avevano trascinato in uragano di eventi che erano riusciti ad assorbirlo completamente strappandolo alla realtà. Ma ora, durante questa pausa, che cosa avrebbe fatto? Viaggiare per l’Europa non era sufficiente, ma di certo era meglio che andare nella sua città d’origine, Kitee, dove i ricordi lo attanagliavano in una morsa.

Si tastò la tasca sinistra dei jeans ed estrasse il cellulare. Digitò con rapidità il numero di Emppu e attese.

“Ehilà Casanova! Allora, com’è andata?” fece l’allegra voce del chitarrista dall’atro capo della cornetta.

“Vuorinen, lasciamo perdere. Tremenda è farle un complimento” rispose secco il moro.

Sentì la fragorosa risata di Emppu ed istintivamente sorrise. “Ma dai! E’ così male?” Il silenzio di Tuomas lasciò intendere e scoppiò a ridere un’altra volta.

“Be mio Don Giovanni, per il resto tutto bene?” Ecco, era questo il punto. Come stava? Male.

“Si… Abbastanza… Tu?”

“Tutto apposto, ritornare a casa fa sempre bene! Tuom… Sicuro sia tutto ok?”.

Gli voleva bene, ma lo odiava a volte. Come diamine faceva a conoscerlo così bene?

“Se ti stai chiedendo come faccio a conoscerti così bene, la risposta è che tanti anni d’amicizia ti hanno fregato mio caro” rispose il biondo battendolo sul tempo. Per tutta risposta Tuomas rise, seguito poco dopo dall’amico.

Holopainen fece un lungo respiro. Chiuse gli occhi. Li riaprì. “Hai sentito Tarja ultimamente?”

Perfetto, l’aveva detto. Che c’era di male? Era normale chiedere come stava un ex-collega. Ma non normale che il cuore gli stesse per scoppiare in pieno petto.

Ci fu un attimo di silenzio “Perché me lo chiedi, Tuom?”

“Non ci vedo nulla di male” rispose il ragazzo cercando di assumere un tono disinvolto, ma la voce tremante era fin troppo evidente.

“L’ho sentita proprio qualche giorno fa…” cominciò Emppu “Sta bene, ora sta per concludere il tour di quest’anno… E mi ha invitato insieme a Neira alla data del 20”

“Ah” fu la sola risposta del moro.

Rimasero qualche istante senza dire nulla. Emppu sembrava assorto.

“Tuomas, pensavo…”

“E’ pericoloso quando pensi”

Emppu ridacchiò. “Lo so, lo so… Ma è più di quattro anni che non vi parlate e non vi vedete…”

“E quindi?” lo incalzò Tuomas, mentre i battiti del suo cuore aumentavano.

“Che ne dici di venire al concerto con noi?”

Ci fu un minuto di silenzio. Il tastierista ci mise un po’ a rendersi veramente conto di ciò che il suo amico aveva osato dire.

“Dico… Ma sei pazzo?” rispose il ragazzo tentando di mantenere invano un tono basso.

“Quella mi sputa in un occhio se mi vede fra il pubblico…”

“Ma va! Sono passati quattro anni!” cercò di controbattere l’amico anche se si stava rotolando dalle risate.

“Chiarirvi di persona dopo tanto tempo, è la cosa migliore… Ehi vecchio lupo… Ma non ti manca neanche un po’ la tua migliore amica?”

Tuomas si sentì sprofondare. Un po’? Cristo, detto così non era riduttivo, di più. Per poco non entrava in coma guardando un’intervista, figuriamoci risentirla cantare dal vivo. No, era fuori discussione.

“Non mi sembra il caso Emppu, e poi non vorrei fare il terzo incomodo”

“Ma se io e Neira stiamo insieme da una vita! Sei come un fratello per noi, lo sai” Il moro si lasciò andare ad un sorriso. Quel nano biondino sapeva come stringergli il cuore.

“Ci penserò” Bugiardo. Il solo pensiero di poterla rivedere in carne ed ossa gli dava i brividi e lo avrebbe ossessionato per tutta la notte e per i giorni avvenire. Ma già aveva deciso: mai e poi mai sarebbe andato a quel concerto.

“Be pensaci bene. Come si suol dire: la notte porta consiglio. Ora vado bello, ci si sente!”

“Certo Emppu… E grazie”

“Di nulla vecchio” disse in tono fraterno, e  riattaccò.

 

Vi furono inesorabili attimi di silenzio, in cui il brusio del telefono era l’unico suono che accompagnava i pensieri del ragazzo. Emppu doveva essere completamente impazzito. Tuomas non poteva. Con quale coraggio avrebbe potuto guardarla in faccia? Come avrebbe potuto sentirla cantare musiche altrui senza che si sentisse sprofondare?

Oramai fra loro due si erano create erbe spinose e sparsi tanti piccoli pezzi di vetro, i quali erano pronti a ferirti non appena tentavi di oltrepassare quella insopportabile distanza.

Inebetito da tali pensieri accese la sua sigaretta serale. “Già… la notte porta consiglio…”

 

 

Open my heart

To close

Our Great divide….

 

Una voce lentamente si spense, accompagnata dal drammatico suono del violoncello, che la seguiva costante senza mai osare sovrastarla. Si portò indietro con la piccola mano i lunghi capelli neri, arricchiti dai riflessi viola, e con un gran sorriso esclamò:

“Bene ragazzi, per oggi abbiamo finito!”

“Sicura Tarja? Se vuoi possiamo riprovare Enough, non mi sembravi molto convinta in alcuni punti…”

“Tranquillo Mike!” fece la ragazza ammonendo il suo batterista. “Fosse per me proverei tutta la sera, ma approfittatene che il mio stomaco comincia a brontolare!”. Dal lato sinistro del palco si sentì la lieve risata della tastierista, la quale poco dopo si diresse con gli altri membri a riposarsi dietro le quinte.

 

“Sei sempre fantastica…” Tarja si voltò e vide due profondi occhi nocciola che la guardavano con ammirazione.

“Grazie Marcelo” fece lei con un sorriso carico di dolcezza. Raggiunse suo marito dietro le quinte e gli accarezzò i capelli scuri.

“Questo 20 Dicembre sarai splendida, come sempre”

“Marcelo, manca meno di una settimana… Temo di non essere pronta” disse la donna con evidente preoccupazione.

“Devi smetterla di non credere in te, lo sai” gli rispose pronto il compagno, tirandole su il viso “Mi spiace non poter essere qui a sostenerti, ma ho un affare da sbrigare in Argentina”

“Tranquillo tesoro! Non è la prima volta che devi partire mentre sono in tour”

“Ti chiamo ogni ora, va bene?”

Tarja si lasciò andare ad una sonora risata, mentre l’argentino sorrideva amorevolmente.

“Scemo… Ora vado finalmente a farmi la doccia, ci vediamo fuori!”

 

Il bollente getto d’acqua era un sollievo per il candido corpo della Turunen. Le gocce leggere scivolavano sul suo corpo percorrendo le linee del  viso. Appoggiò la schiena al muro, mentre il sapone del bagnoschiuma scorreva via.

Quel momento era l’unico della giornata dov’era completamente sola. Poteva lasciar correre il suo frenetico flusso di pensieri, in quel momento era libera. I ricordi che vagavano nella sua mente erano tanti e differenti: i concerti, Marcelo, la sua band, le uscite spensierate con gli amici… ed i Nightwish.

Nonostante l’orgoglio allontanasse costantemente questo pensiero, una parte di lei invece era eccitata da una frenetica voglia di poter rientrare in quei ricordi, poter riprovare quelle intense emozioni di quattro anni fa. Ed eccola rivivere ogni singolo momento con i ragazzi, gli eventi erano impressi nella sua mente come le figure di un libro. Sfogliava velocemente quei numerosi capitoli, dai più innocenti e meravigliosi… al più doloroso in assoluto.

E poi c’era lui, il capitolo a parte. Pagine che a malapena osava sfogliare, e con estrema cautezza osservava una ad una. Lui era sempre stato così per Tarja. Affascinante ma distante. Per quanto all’epoca potessero essere vicini, attorno a lui vi era sempre un’aura di immensa tristezza, la quale raggiunse il suo limite nel momento della loro separazione.

Con gli occhi lucidi ricordava con estremo sforzo i giorni in cui fra loro due vi era armonia, quel legame saldo ed incorruttibile. La sua musa ed il suo poeta. La combinazione perfetta, e l’unica medicina che guariva i loro cuori. Ed ecco riaffiorare la voglia di vederlo, di guardarlo negli occhi, stringerlo a se… Anche una volta soltanto.

La malinconia era talmente divenuta forte che si era trovata costretta a chiedere ad Emppu di invitarlo al suo concerto. Ovviamente aveva scongiurato l’amico di non dire che era stata lei a fare tale proposta, il suo orgoglio non l’avrebbe potuto sopportare. Così il buon vecchio Emppu aveva acconsentito comprensivo.

 

“Non verrà…” si disse fra se e se, uscendo dalla doccia. Si infilò l’accappatoio e guardò la propria immagine riflessa nello specchio. Fece un lungo sospiro. “ Tuomas Lauri Johannes  Holopainen sei un idiota”.
 
 
 
Ed ecco il secondo capitolo, che ve ne pare? ^^ Al terzo chap ragazze!
 

@Fede_Wanderer: Grazie mille per il commento, spero davvero che apprezzerai questa FF!

Nuoo ma come hai potuto non apprezzare My Winter Storm?  Io lo adoro! *_*

Aspetto il tuo parere riguardo questo chap! :)

 

@PotterWatch: Ehi grazie per il benvenuto! Grazie per i complimenti, spero che la storia ti colpisca ancor di più andando avanti e che hai apprezzato quest’ultimo chap ^^ Ed ho notato ora che questa storia è fra le tua preferite, grazie **

Non ci posso credere che non ti piace Our Great Divide… Al concerto a Milano di due anni fa io mi sono commossa come una scema mentre la Dea la cantava XD T_T

Al prossimo  capitolo, e grazie ancora!

 

@HarryEly: Uaa ed ecco un’altra fan delle Tarja/Tuomas *-* Grazie anche a te per il benvenuto! E di aver inserio la FF fra le tue preferite ^^

Spero che il racconto susciti ancor di più il tuo interesse, al prossimo capitolo e grazie mille per la recensione!!

 

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Capitolo 3
*** Maturità e Orgoglio ***


La notti trascorrevano lunghe ed inesorabili, ed il 20 a passo lento e sfiancante si avvicinava sempre di più.

Tuomas in questi giorni non aveva fatto altro che scacciare tale angosciante pensiero. Non dava alcuna conferma ad Emppu, limitandosi ad essere vago, ma allo stesso tempo non riusciva a dare una secca risposta negativa.

 In lui due forze contrastanti combattevano incessantemente. Nei meandri più profondi del suo cuore stava crescendo il desiderio incontenibile di poterla rivedere, magari anche parlarle… Dio, gli sembrava un sogno troppo distante, eppure così affascinante. Da l’altra parte il rimorso gli impediva di poter andare a quello stramaledetto concerto a testa alta. L’aveva fatta soffrire, l’aveva uccisa.

Quattro anni fa, il suo orgoglio misto a paura gli avevano impedito di poter affrontare la situazione come un vero uomo, e come un cane qualunque si era nascosto dietro ad un misero pezzo di carta. Si odiava, con tutto se stesso.

Ma forse questa era l’occasione giusta… Parlarle, si. Farle capire che lui non la odiava, e mai potrà provare un sentimento del genere nei suoi confronti… Che avrebbe preferito andare avanti in quel modo piuttosto che perderla, anche se avrebbe compromesso il futuro dei Nightwish… Che per lei sarebbe disposto a tutto. A tutto.

“Ma dove lo trovo il coraggio di dirle parole del genere…” disse fra se e se mentre si preparava il suo solito caffè mattutino. Si sedette e cominciò a sfogliare il giornale, ma senza badare troppo alle notizie.

Uno dei due mici arrivò in cucina zampettando e salì sulle ginocchia del suo padrone.

Tuomas gli grattò l’orecchio, sussurrando: “Già… è ora di crescere”.

 

 

Tarja guardò con i suoi grandi occhi allontanarsi l’aereo che volava per l’Argentina.

“Fai buon viaggio Marcelo” si disse con un lieve sorriso sulle labbra. Lentamente si allontanò dalla vetrata che affacciava sui voli, e si diresse verso l’uscita. Ad un tratto sentì provenire una vibrazione dalla sua tasca, estrasse il cellulare e lesse “Emppu”.

“Ehi! Come stai?” rispose la ragazza con un tono dolce.

“Buongiorno Tarja! Tutto bene, sei in aeroporto?”

“Si, stavo per tornare a casa e più tardi nel pomeriggio proverò con i ragazzi… Tu che mi dici di bello?”

In realtà c’era una sola cosa che avrebbe voluto sentirsi dire. Che lui sarebbe venuto a vederla.

“Grandi notizie mie cara! Il vecchio lupo ha ceduto!” esclamò Emppu carico d’entusiamo.

Sbarrò gli occhi. Non era possibile, non ci credeva. Tuomas, il suo Tuomas, quella sera sarebbe stato fra il pubblico a guardare l’esibizione. Al solo pensiero le si fermò il cuore. Non poteva farcela… Non era pronta.

“Non mi ha dato grandi spiegazioni… Ma l’importante è che venga! E chissà… Magari finalmente vi chiarirete, dopo tanto tempo”.

Chiarirsi? Parlare? Quindi essere faccia a faccia? La mente di Tarja collegò velocemente tutti questi piccoli dettagli e una grande paura l’invase. Rivederlo, riguardarlo negli occhi, sentire di nuovo la sua voce… Quando aveva chiesto ad Emppu di farle questo favore non aveva pensato a tali dettagli… E ora un’insana paura si stava impadronendo di lei, e avrebbe vinto se il fremere di rivedere il suo compositore non fosse stato più forte.

“Bene… E… Ehm Emppu… Grazie mille”.

“Di nulla, per un’amica questo ed altro!”

“Sei fantastico” disse Tarja con tutta la sincerità possibile.

“Naaa… Ci vediamo il 20, buon pomeriggio!”

 

 

Le prove trascorrevano frenetiche, un brano dopo l’altro senza interruzione. Tarja riprovava una canzone anche tre volte se necessario, non le importava, tutto doveva essere perfetto. Lui sarebbe stato li quel 20 sera. Lui l’avrebbe osservata, giudicata e probabilmente criticata. E quest’ultima cosa non la poteva tollerare. Avrebbe dimostrato che era rinata più forte di prima, ed assieme a delle persone che non l’avrebbero mai tradita. L’avrebbe rimpianta.

 

Masterpiece of treachery!

 

Il suono finale dei piatti della batteria concluse la traccia più arrabbiata della scaletta del concerto. Tarja inserì il microfono sull’asta e respirando forte si voltò con occhi colmi di dispiacere verso i suoi compagni. L’agitazione, il timore di apparire debole dinanzi ai suoi occhi… l’avevano portata a provare i continuazione, senza sosta… Non badando a loro.

“Ragazzi… Scusate per oggi… N-non so cosa mi sia preso… Il concerto è domani e…” la ragazza tentò di formulare una frase che avesse almeno un senso compiuto, ma in quel momento le sembrava una cosa fin troppo complessa.

“Tranquilla!” la precedette il biondo violoncellista “Una prova in più non ci guasta di certo!”

“Concordo” fece Mike roteando le sue bacchette “Sappiamo quanto è importante questa data per te… Siamo pur sempre nel tuo paese natale” concluse con un ampio sorriso.

Tarja si senti commossa da tanta comprensione. Se solo avessero saputo che dietro si celava ben altro… Ad ogni modo era la loro leader, la loro guida. E mai li avrebbe delusi. Non avrebbe fatto gli stessi suoi errori.

 

 

“Ma dove diamine è finito lo smoking…” si chiese spazientito Tuomas. Nonostante non fosse un concerto puramente classico, era richiesto l’abito scuro ed elegante. In fin dei conti si svolgeva pur sempre in un Auditorium, ed era necessario preservare un certo contegno e raffinatezza. Grazie a Dio Emppu l’aveva specificato, senno si sarebbe presentato con i suoi soliti jeans, t-shirt ed anfibi.

“Oh eccolo…” dichiarò estraendolo dall’armadio. Era abbastanza impolverato, ma dopo averlo portato in tintoria sarebbe stato pronto per la serata di domani. Tuomas mano a mano si tolse tutti i vestiti, mentre i suoi gatti gli facevano le fusa girando intorno ai suoi piedi. Il ragazzo rise accarezzandoli sulla nuca, e cominciò ad infilarsi lo smoking.

Si strinse la cravatta con gesto deciso e si guardò allo specchio.

“Oddio” fu il suo unico commento. La taglia dell’indumento era perfetta, era come lo indossava la cosa tragica. Si sentiva come ingessato, non era assolutamente a suo agio. Si prese una ciocca di capelli fra le mani e cominciò ad osservarla. Sicuramente avrebbe dovuto raccoglierli in  una coda e sistemarli con un po’ di lacca. Tenerli arruffati e spettinai in quel modo era improponibile.

Rimase qualche minuto a rimirarsi, camminando avanti ed indietro. Finalmente le avrebbe detto tutto e le cose sarebbero tornate come prima. Certo, magari non proprio identiche… Ma lei avrebbe fatto nuovamente parte della sua vita, ed era questa la cosa principale. Parlare, ridere assieme… Era ancora possibile, avrebbero colmato quella maledetta e straziante distanza.

 Vi era un unico problema: Marcelo.“Quello gli sta sempre attaccato come una sanguisuga…” si disse mentre si sfilava i pantaloni dello smoking.

Nella sua mente stava elaborando un piano per riuscire a rapire la fanciulla per almeno cinque minuti, senza argentini fra i piedi. Magari avrebbe potuto chiederle cortesemente di poter parlare un attimo, da soli. E lei che avrebbe risposto? “Holopainen vattene a quel paese!”. Si probabilmente sarebbe stata questa la risposta, pensò Tuomas divertito immaginando il viso adirato della ragazza.

O, se ancor peggio… Una volta rimasti soli, sarebbe rimasta indifferente al suo discorso? Il pensiero lo spaventata a tal punto che non osava supporlo. Ma era inutile riempirsi la testa d’inutili pensieri, Tuomas le avrebbe chiesto un attimo, solo un  attimo della sua esistenza da concedere esclusivamente a lui.

Cristo, aveva bisogno di sentire il calore della sua voce e la sensualità dei suoi occhi che lo avvolgevano in una dolce morsa.

 

 

Nel maestoso Auditorium di Helsynki vigeva il silenzio, il quale poco dopo venne interrotto da un flebile rumore di tacchi. Tarja si pose al centro della sala, circondata dalle numerose poltrone bordeaux.

Domani.

Camminò svariate volte intorno a quelle comode poltrone, sempre a piccoli passi. Ogni tanto le sfuggiva un lungo respiro carico d’angoscia.

Non era di certo il primo concerto per cui fosse particolarmente ansiosa… Ma, in qualche modo, questo sarebbe stato diverso da tutti gli altri. Che lo volesse o meno, lei era fin troppo consapevole di quale fosse il motivo per cui non riusciva a darsi pace.

Passò la sua piccola mano sullo schienale di un sedile. Chissà dove si sarebbe seduto, chissà da quale punto della sala avrebbe udito le sue melodie. Tarja si sedette sulla poltrona e guardò verso il palco.

“Da qui non si vede male…” si disse. Istintivamente rise. Oh, come si sentiva stupida.

Si era ridotta ad immaginare Tuomas entrare nella sala con la sua solita aria malinconica ed i capelli arruffati, sedersi fra quelle poltrone e cominciare ad osservarla col suo tipico sguardo impassibile.

Rise più forte. Si stava comportando come una ragazzina, mentre lei aveva ormai 33 anni. Ma non poteva farci nulla… Lui la demoliva. Con estrema facilità riusciva a far crollare tutte le maestose muraglie che la ragazza si era costruita, con anni di fatica, intorno a se. E per creare tale scompiglio bastava pensare che l’avrebbe rivisto.

Quando quel singolo e piccolo pensiero attraversava la sua mente, anche solo di rado, tutta la sua professionalità ed orgoglio di cantante si disperdevano nell’oblio. E fu li che si accorse, che una volta scesa dal palco, la maestosa Tarja Turunen non sarebbe stata che un’inerme creatura pronta a sgretolarsi in mille pezzi dinanzi a due malinconici occhi verdi come le sfumature dell’oceano.

Si massaggiò le tempie alzandosi.

E poi c’era Marcelo, che fin dall’inizio ne era sempre stato consapevole. L’argentino sapeva del loro particolare legame, intuiva che fra loro c’era un qualcosa d’indefinibile che mai li avrebbe divisi, in realtà. I due potevano trovarsi  ai due differenti poli estremi della terra, ma il mare e le terre che avrebbero potuto dividerli non sarebbero stati che futili continenti ed acque.

Eppure Marcelo non riusciva ad essere geloso di ciò, perché il rapporto che c’era fra lui e Tarja era nato in modo assai strano. Inizialmente vi era un grande affiatamento a livello lavorativo, la ragazza si trovava molto bene con l’argentino. Successivamente divenne invece il suo confidente: la comprendeva, l’ascoltava… E a Tarja le sembrava l’unica solida spalla a cui aggrapparsi.

Nei suoi momenti d’inquietudine lei vedeva i suoi amici e lui troppo distanti… E forse, inconsapevolmente, fu proprio quella la crepa che segnò l’inizio dell’inesorabile discesa.

Dopo tanti anni, la donna faceva ancora fatica a comprendere come gli eventi fossero potuti accadere così velocemente. Perdere i rapporti con il resto della band, Marcelo che le chiese di sposarlo… e lei che accettò.

A passi lenti si avvicinò all’uscita dell’Auditorium. Marcelo riusciva a comprenderla anche su questo fronte, e lei si sentì un verme poichè lui non aveva mai osato colpevolizzarla.

Cabuli le era sempre stato accanto, e così Tarja, ma quando c’era di mezzo lui… Tutto si complicava per la ragazza. E all’argentino ciò non creò mai scalpore. Sposarla era stata la soluzione per starle maggiormente vicino, e Tarja ne aveva bisogno. Ma era noto che  se il compositore e la sua musa fossero stati meno carichi d’orgoglio, probabilmente Marcelo sarebbe stato un testimone di nozze felice di poter vedere la sua Tarja divenire la signora Holopainen.  E la giovane donna lo sapeva fin troppo bene.

La ragazza si sedette a terra mettendosi le mani fra i lunghi capelli. Era tutto così difficile.

Un respiro carico di agitazione si diffuse per l’auditorium, e Tarja, incredula, si chiese perché maturità e orgoglio dovessero essere sempre due sentimenti così contrastanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

@Fede_Wanderer: bhe i gusti musicali sono ampi e vari  eheh ^^

Grazie per la recensione! Attendo il tuo giudizio riguardo questo chap :)

 

@Kagome14:  grazie per il complimento! Eh già fantastici Tarja e Tuomas *.*

Attendo il tuo parere!

 

@PotterWatch: grazie mille per il consiglio! Spero di aver scritto correttamente questa volta! E grazie anche per i complimenti, troppo gentile *_*

Attendo con ansia il tuo giudizio ;)

 

 

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Capitolo 4
*** La Nostra Grande Divisione ***


Si sistemò la corvina ciocca di capelli fuoriuscita dal codino, si tirò giù le maniche dello smoking e si infilò il lungo cappotto invernale. Con passo lento si diresse verso la porta, ed uscì inchiavando.

Fuori tirava una lieve aria di brina. Le stelle danzavano illuminate dalla grande luna piena che quella notte vegliava su Helsinki. Istintivamente guardò verso quel cielo notturno, ed i suoi occhi chiari brillarono al riflesso di quei piccoli diamanti amanti dell’oscurità.

Non riusciva a spiegarselo, ma quella sera tutto gli sembrava diverso. E più bello.

Un forte rumore d’auto lo costrinse ad allontanarsi dai suoi pensieri, ed una allegra faccia incorniciata da dei biondi capelli raccolti gli sorrise entusiasta.

“Ehi Holopainen!” esclamò Emmpu dal finestrino dell’auto verde.

Tuomas alzò un braccio in segno di risposta e si diresse verso l’automobile.

“Buonsera Tuom” disse la dolce voce di Neira, la quale lo guardò con due grandi occhi azzurri.

Tuomas si lasciò andare ad un largo sorriso. “’’Sera Neira. Emmpu ha fatto il bravo oggi?”

“Fai poco il simpatico” lo ammonì il chitarrista con sarcasmo. La giovane biondina rise al solito battibecco fraterno dei due , ingranò la marcia e con guida decisa si diresse verso l’Auditorium.

La traversa giovò enormemente all’animo del moro. La spensierata ed allegra compagnia della coppia riusciva sempre ad allontanarlo dai suoi numerosi pensieri. Ed in quel momento più che mai aveva bisogno delle battute di Emmpu e del giocoso sarcasmo di Neira.

Pian piano si dirigevano verso il centro di Helsinki, ed in lontananza si incominciava ad intravedere la maestosa costruzione. Tuomas deglutì forte.

Una volta giunti parcheggiarono poco distanti dal luogo del concerto e si diressero a passo svelto verso l’entrata, stringendosi nei pesanti giubbotti.

Ed eccolo li, attaccato di fianco alla porta d’entrata, un cartellone di un metro raffigurante uno dei migliori sorrisi di Tarja, la quale indossava un elegante abito scuro aderente.

“E’ sempre bellissima!” fu il commento di Neira, la quale era carica di euforia.

Emmpu guardò a sottecchi il suo amico, cercando probabilmente di captare la sua reazione. Ma Tuomas dimostrava un’aria distratta ed assente, come se la sua mente fosse dominata da ben altri pensieri ben più importanti. Eppure lui sapeva fin troppo bene che al biondo non sarebbe sfuggita quella luce di emozione che governava i suoi limpidi occhi. Quando si trattava di lei non aveva scampo.

“Dannato nano” pensò Tuomas ridacchiando.

 

I tre si accomodarono sulle morbide poltrone dell’Auditorium. La fila era centrale, non troppo distante, quindi ciò significava una buona visuale. Tuomas si sedette continuando a dimostrare un’aria disinvolta. Si passò più volte le mani sui lisci pantaloni e tentò di concentrarsi sulla locandina che gli era stata data all’entrata. Questa, adornata da eleganti decorazioni, illustrava la scaletta del concerto. Il moro lesse velocemente i vari titoli a lui totalmente ignoti.

Si sentiva un codardo ad ammetterlo, eppure non aveva mai osato ascoltare l’album di Tarja. Neanche una singola canzone.

Più volte nei negozi di dischi aveva osservato quella copertina raffigurante la ragazza in un cappotto di lino azzurro, mentre fiocchi di neve uniti da un lieve vento le scompigliavano i capelli. Più volte era stato tentato da un’irrefrenabile voglia di acquistarlo, così da poter accarezzare con mano quell’ immagine che invece si limitava ad osservare da lontano. Come un bambino che rimane estasiato dinanzi ad un gioco, ma non osa avvicinarsi. Più volte in lui vi era il tormentato desiderio di poter riudire la sua angelica voce. Ma l’orrore di sentire il suo canto appartenere ormai a melodie altrui era un trauma che non era ancora disposto ad affrontare.

Ma adesso era li, quella sera aveva scelto che era ora di andare avanti. Mettere da parte le frustrazioni ed i timori. L’orgoglio lo aveva solo logorato e forse, dopo tanto tempo, poteva ancora riuscire a bearsi di quella calda luce che solo lei era in grado di trasmettergli.

 

Ad un tratto le luci in sala si oscurarono e la voce dall’alto parlante annunciò l’inizio del concerto.

Tuomas avvertì delle vertigini.

“Ehi…” fece Emmpu. Tuomas si girò rigido. Il biondo non disse nulla, si limitò ad un lieve sorriso. Un sorriso che voleva trasmettergli serenità e fiducia. Uno di quei sorrisi di cui solo Emmpu era in grado. Il ragazzo si tranquillizzo e lanciò un’occhiata d’intesa al suo amico.

Doveva solo rilassarsi e godersi il concerto. Godere del fatto di poterla rivedere in carne ed ossa dopo anni. Ora doveva solo lasciarsi cullare dalla sua voce ipnotizzante.

Dopo le avrebbe parlato, dopo sarebbe giunto il momento dei chiarimenti, quell’attimo tanto ambito ma allo stesso tempo temuto. Dopo.

Ora c’erano solo lui e la sua musa. E le parole e gli inutili pensieri sarebbero stati solo indegne bestemmie che avrebbero sporcato la perfezione di quel momento quasi irreale.

Le luci si fecero sempre più fioche, ed un drammatico violoncello stava aprendo lo show.

Finché non vi fu la completa oscurità.

Un battito di ciglia, occhi limpidi si scossero. Un altro battito.

E lei era li.

Li a pochi metri. Su quel palco. Un vestito nero le stringeva la vita, facendo risaltare le sue dolci forme.

Capelli sciolti, ondulati, le ricadevano sulle spalle diafane scoperte.

Quel sorriso carismatico. Dolce. Quel sorriso in grado di imprigionare chiunque.

E i suoi occhi. Due smeraldi brillavano vitali fra gli accecanti riflettori.

Tuomas sentì Neira ed Emmpu sussultare, per poi lasciarsi andare ad un fragoroso applauso. Cosa che del resto fece l’intero pubblico in sala.

Ma Tuomas non riusciva a muoversi. Le sue articolazioni erano come bloccate ed il suo sguardo era rimasto inchiodato a quella visione.

Tarja continuava a salutare il pubblico in sala con quel suo radioso sorriso. Si muoveva lungo il palco, facendo scuotere lievemente la nera chioma.

Tuomas strinse con forza i braccioli della poltrona. Gli sembrava di essere tornato indietro di quattro anni fa.

Il suo stomaco si contorceva ed il cuore ormai non rispondeva delle sue azioni. Cavalca, interrottamente. Senza fermarsi, come se non conoscesse la stanchezza. Cavalcava libero. E i sentimenti di Tuomas si stavano aprendo un varco, combattendo contro tutti quei pezzi di vetro con il quale il ragazzo si era lacerato il cuore durante tutti questi anni.

I loro concerti, la voce di Tarja che riempiva le sue serate facendole apparire così piene di vita. Di senso.

Le sue mani che volavano sulla tastiera, la voce di Marco unirsi a quella drammatica della donna.

Jukka e le sue bacchette mai fuori tempo. Emmpu con i suoi assoli.

Le loro mani che si stringevano, pronti per un altro inchino.

Il suo caldo sorriso alla fine di ogni serata. Gli riscaldava l’anima e rendeva i suoi timori leggeri come nuvole, quasi inesistenti. Ma non glielo disse mai.

 

La chitarra elettrica fece il suo ingresso, seguita poco dopo dalla batteria. Tarja andava a tempo con piccoli cenni della testa, senza mai smettere di sorridere. Con le mani ed i suoi enormi occhi espressivi incitava il pubblico in sala.

E poi cantò. Le sue labbra rosee si schiusero e da queste fuoriuscì quel suono che per anni aveva inseguito Tuomas nei suoi sogni. Lo aveva perseguitato, quasi fosse una maledizione. Ma non riusciva a farne a meno.

Vi era ormai annegato in quell’ammalata ninnananna. E la cosa più dissennata fu che non tentò mai di aggrapparsi ad ancore di salvezza.

 

Tarja tirò un lungo sospiro ed alzando lo sguardo rivolse un ampio sorriso al suo pubblico, il quale applaudiva con entusiasmo. Inserì il microfono nell’asta, si portò i lunghi capelli indietro e presentò con il cuore in gola il brano successivo.

“Questa canzone parla di un amore”.

Lieve sospiri fuoriuscirono dalle sue labbra fini. Strinse più forte l’asta.

“Un qualsiasi tipo di amore: fra genitori ed il proprio figlio, fra fratelli o fra due innamorati. Lascio a voi  libera interpretazione.

Il tema centrale è la distanza, la divisione fisica. Ma soprattutto morale”.

Altro tremante sospiro.

“La quale può essere causata da incomprensioni o situazioni spiacevoli che toccano la nostra esistenza. Tale brano vuole essere un invito a colmare tale divisione, ma è un invito rivolto proprio a noi stessi. “

Le parole scorrevano fluide, eppure Tarja sentiva la sua gola seccarsi ad ogni singola sillaba.

“Spesso siamo proprio noi i primi a sfuggire da paure e timori, rifugiandosi il più lontano possibile.”

Fra il pubblico iniziarono a crearsi vari sussulti d’approvazione.

Neira mostrò la sua ben nota lacrima facile, ed Emmpu sorrise, come era suo solito fare. Tarja era l’essere più carismatico che avesse mai conosciuto. E colei che si lasciava trasportare con passione, in ogni singola cosa che faceva, per poi lasciare di stucco chi la circondava. Emmpu osservò per un attimo il moro, il quale appariva scosso.

Gli oceani  verdi di questo erano ormai in preda ad un tempesta. Una tempesta forte e inarrestabile. Una tempesta di emozioni che stavolta non sarebbe stato in grado di controllare, e Tuomas lo sapeva.

“Ma forse” continuò Tarja. “Ora è giunto il momento di riavvicinarsi e smettere di scappare”.

Tuomas per un attimo smise di respirare e spalancò gli occhi, i quali ormai erano luccicanti.

“Perché rischiamo solo di perderci nell’oblio di un eterna corsa”.

Ed il ragazzo chiuse piano le palpebre chinando il capo.

Lo affondava, sapeva come colpirlo. Tuomas si allentò la cravatta e tentò di regolarizzare il respiro.

Le parole che aveva pronunciato erano lo specchio dei suoi pensieri, ed un piccolo seme di speranza si insinuò nell’arido cuore del ragazzo.

Ed ecco il flebile suono del violoncello riempire la sala, per poi essere raggiunto poco dopo da quel dolce canto.

Holopainen era stato ormai travolto e aveva ceduto al potere ammaliatore della sirena.

 

Dark blu sea

Calling me

Songs of waves, keep me save

 

Sky's so deep, there's no end
The moon still asleep, the bed of stars for me

 

La voce di Tarja risuonò di una dolce malinconia nel grande Auditorium. Tuomas si lasciò cullare dalla melodia di quelle parole.

Dio, quanto avrebbe voluto essere quel rassicurante mare che nei momenti bui l’aveva tenuta in salvo.

E invece no. Lui era stato l’onda che l’aveva affogata, abbandonandola fra correnti troppo forti ed arrabbiate.

Si morse il labbro. E le stelle… Un letto di stelle.

“… and change the stars” pensò fra se e se il moro, mentre sulle sue labbra si apriva un malinconico sorriso. Quelle stelle del cielo finlandese che da ragazzi fissavano con occhi pieni di speranze per il futuro, quelle stelle che Tuomas invocò per poter cambiare il loro destino. Perché stava sentendo di perderla, giorno dopo giorno. Attimo dopo attimo.

In quei giorni colmi di disperazione poteva quasi percepire la piccola e morbida mano di Tarja, la quale aveva sempre stretto saldamente la sua, ruvida e grande, divincolarsi da quella presa. Come un pesce che sfugge prontamente all’amo del suo pescatore. Allo stesso modo Tarja era fuggita da lui. In principio dimenandosi, per poi sparire definitivamente in un abisso troppo profondo ed irraggiungibile.

E così tutte quelle preghiere a quei frammenti di luce furono vane, inascoltate.

E lei non le udì mai, o non volle udirle.

 

How can I see trough  your eyes

my destiny?

 

Tarja chiuse gli occhi, ormai divenuti lucidi. Il suo viso si contorse in un’espressione di dolore.

Tuomas.

Lei non aveva altra scelta. Non vi era futuro in quegli occhi così simili ad onde inarrestabili.

Troppo difficile. Troppo complicato. Troppo orgoglio.

Tuomas.

 

How can I see trough your eyes

our worlds collide?

 

Come? In alcun modo.

Tarja strinse la mano sinistra al suo vestito, stropicciando la manica larga dell’abito.

I mondi troppo distanti e diversi non possono avere punti in comune.

Eppure loro ne avevano così tanti… Ma inspiegabilmente tutto andò sgretolandosi.

Tarja soffocò un singhiozzo.

Tuomas.

I loro mondi si erano scontrati con impeto e passionalità. Travolti da un turbine troppo violento ed impetuoso. Fu solo un breve contatto, ma che li segnò in eterno.

Tarja intonava quelle parole, donandogli vita con la passionalità caratteristica del suo animo e del suo talento artistico.

 

So I just float with the tide through the night I pass you by

Ignorarlo. Fare finta che sia stato solo un sogno di passaggio. Un bellissimo e splendente sogno.

Splendente come una stella.

 

Open my heart

To close our great divide

 

E Tarja Turunen si tolse la ruvida armatura. E non divenne che un’inerme creatura.

 

Uno scroscio di applausi riempì il maestoso auditorium. Persone battevano forte le mani con un’espressione estasiata dipinta sul viso. Neira si era lasciata trascinare e due paia di occhi lucidi erano più che evidenti. Emmpu si era alzato carico di entusiasmo, con un gran sorriso su quel viso tondo e a tratti bambinesco. Le sue mani non cessavano di battere e continuava a guardare con ammirazione l’amica.

Tuomas, ancora una volta, non osò muoversi. Lo sguardo concentrato sulla minuta figura della donna, come se volesse attirare la sua attenzione. Il mare nei suoi occhi si era placato. Muto dinanzi a quella passionalità. Le labbra del ragazzo si contrassero, e ne uscì un flebile suono, a malapena percettibile. “Tarja…”.

 

Il concerto proseguì, dedicando la seconda parte ai brani classici. La serata stava per concludersi e Tuomas cominciò seriamente a sudare freddo.

Ora ne aveva quasi la completa certezza: il loro distacco era tutt’ora difficile anche per Tarja. Si sentì un completo idiota, poiché si stava facendo guidare esclusivaemente dalle sensazioni che quel dannato brano gli aveva trasmesso. Ma era più forte di lui.

Le luci si accesero, Tarja e la sua band fecero un profondo inchino seguito da infiniti applausi ed apprezzamenti.

Il ragazzo sentì la fedele mano di Emmpu sulla sua spalla. Tuomas si voltò, mentre il cuore sbatteva con prepotenza contro la sua cassa toracica.

“Forza e coraggio, ora tocca a te” fece il biondo strizzando l’occhio.

Holopainen si lasciò andare ad un largo sorriso. Quel nanerottolo ed il suo altruismo privo di limiti.

Il moro si alzò in piedi e lanciò all’amico un’occhiata d’intesa.

A passo lento si allontanò dalle poltrone in sala e dalla folla che ancora non cessava di applaudire, nonostante Tarja si fosse ritirata dietro le quinte.

Tuomas seguì meccanicamente le indicazioni che il giorno prima gli aveva dato Emmpu per raggiungere i camerini indisturbato. Dopo poco si trovò dinanzi ad una porta di legno chiaro, ciliegio, la quale era adornata da graziosi ornamenti dorati.

Fece un profondo respiro, chiuse gli occhi. E bussò un colpo su quella porta che appariva come un ostacolo insormontabile.

 

 

 

 

 

 

 

Prima di tutto scusate il ritardo!

@MoonInScorpio82: Grazie per la tua recensione! Attendo il tuo parere riguardo questo capitolo, spero ti sia piaciuto ^^

 

@kikka_1990: Grazie mille per aver recensito *.*

Attendo il tuo giudizio riguardo questo capitolo, nella speranza di non aver deluso le tue aspettative :)

 

@Angus Girl:  Grazie per il tuo commento! Anche tu fan di Tarja/Tuomas eh? ;)

Spero che apprezzerai questo quarto chap, fammi sapere!

 

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Fra Onde di Spontaneità e Ricordi ***


Lentamente si passò lo struccante sull’occhio destro. Sul piccolo pezzo di cotone rimase una lieve striscia scura. Vi rimise un altro po’ di struccante, e nuovamente ripassò sul medesimo occhio, stavolta imprimendo una maggiore forza. Il nero della matita svaniva poco a poco, fino a cancellarsi completamente.

“Peccato che con le persone non sia così semplice…” si disse fra se e se la donna, mentre guardava con  malinconia la propria immagine riflessa allo specchio.

Lui era li, fra quelle persone. Ne era certa. Lo sentiva. E ciò non la rasserenò. Lui la scuoteva ancora.

Lui non era mai svanito per lei.

Fece la medesima procedure con l’occhio sinistro, stavolta con quasi fin troppa forza.

Un lieve colpo alla porta fece sobbalzare la ragazza, che fece cadere il pezzo di cotone.

Possibile? Lui già qui?

Tarja si alzò dalla sedia e con sguardo carico d’agitazione guardò verso la porta. Si appoggiò al tavolino e inspirò profondamente.

Guardò nuovamente la sua immagine riflessa, e si rese conto che in quattro anni nulla era cambiato.

Un altro colpo alla porta, stavolta più deciso.

Ma forse era solo un po’ più cresciuta.

Con passo deciso si diresse verso la piccola porta in ciliegio e la aprì, dapprima lievemente, con poca convinzione.

Ma poi lo vide. La sua alta figura si ergeva a qualche centimetro da lei. Neri capelli legati in un codino, occhi chiari che la scrutavano. La sua pelle chiara ornata dall’immancabile pizzetto, ed il suo naso dritto e particolare che gli aveva sempre conferito quell’aria da intellettuale.

“Ciao Tarja”. E la sua voce. Roca, profonda. Degna del fumatore il quale era. Eppure così terribilmente seducente.

“Tuomas…” fece lei, sussultando. Lui sorrise, con quella sua espressione fra il dolce ed il malinconico. 

Erano faccia a faccia, dopo quattro anni. Tarja tentò di sostenere quello sguardo così intenso, ma dopo quel sorriso crollò. 

“Tu… qui?”

“Sorpresa?”

“Sufficientemente…”

Lui si passò la lingua sui denti, sorridendo lievemente.

Lei guardò imbarazzata a terra, ed in tono gentile invitò il ragazzo ad entrare.

Oh, come lo odiava. Quello sguardo, quegli occhi la denudavano. Scoprivano tutte le sue debolezze, una dopo l’altra. Scavano a fondo con una forza tale da farle male.

Tarja tentò di esprimere al meglio la sua completa sorpresa. Ma era ben difficile. Lei già sapeva che probabilmente lui sarebbe giunto da lei. Si era preparata psicologicamente miliardi di volte, ma a quanto pareva tutti quei lavaggi del cervello non erano minimamente serviti.

Inoltre, addirittura, era stata lei stessa a scongiurare Emmpu di invitarlo.

Come gli avrebbe detto tutto ciò? Si sarebbe infuriato una volta scoperto come erano andate realmente le cose? Conoscendolo, probabile.

Tarja doveva dirglielo ora, immediatamente.

Tuomas osservò il camerino di Tarja, notando i numerosi mazzi di fiori che le erano stati donati dai fan.

Ridacchiò.

“Sono il solito cafone.”

“Scusa?”

“Il solito cafone. Non ti ho portato neanche un misero fiore di campo.”

E lei rise. Riempì la stanza con la sua risata cristallina. Tuomas si voltò, e in quel momento il suo cuore rischiò seriamente di esplodere.

Rideva, scostandosi dal viso i corvini capelli. Rideva, dicendo che non sarebbe mai stato un gesto da “Holopainen” portare dei fiori ad una ragazza.

Rideva. E non su uno stupido schermo di una stupida televisione, ma li davanti a lui. E per di più insieme a lui.

Tarja si lasciò andare ad un ampio sorriso.

“In fondo hai sempre saputo come rompere il ghiaccio” esordì la ragazza accomodandosi sulla piccola poltrona.

“Ma se mi hai sempre dato dell’asociale” rispose quello, sedendosi sulla poltrona disposta davanti a quella della donna.

“Talvolta è tremendamente vero” fece Tarja ridacchiando.

“Ma altre proprio no. Probabilmente se ora non ci fossi tu con la tua “asocialità”, io non spiccicherei parola. E non sto scherzando, Holopainen” aggiunse vedendo il viso poco convinto del ragazzo.

“Mi stai dicendo che la grande e immensa Tarja Turunen non saprebbe come reagire in una situazione del genere?” fece il moro con una punta d’ironia.

La ragazza si limitò ad un fugace sorriso.

Come spiegarglielo? Non dirgli nulla, semplice. Fare ciò che aveva sempre fatto. Reprimere le pulsazioni del suo cuore. Soffocare tutto.

“Sono anni che non ci vediamo. Io mi presento da te, tutto incravattato e sono per giunta venuto ad un tuo concerto. Avrei giurato che mi avresti sbattuto la porta in faccia” fece Tuomas spezzando quell’imbarazzante silenzio che poco prima si era creato.

“Perché avrei dovuto farlo?”

Il ragazzo sgranò gli occhi. Si aspettava qualsiasi tipo di risposta, ma di certo non questa.

Tarja aveva un milione di ragioni, se non di più. Inutile starle ad elencare. E invece lei era li, che lo guardava con i suoi verdi occhi colmi di nostalgia. Le sue labbra fini si erano schiuse in un dolce sorriso e ancora una volta rise lievemente. Perché non lo aggrediva? Perché non lo cacciava a calci nel sedere?

Quattro anni carichi di rancore, rancore che aveva squarciato ferocemente i loro animi.

Eppure loro erano li che parlavano con spontaneità. Come se il dolore non avesse mai toccato le loro vite. 

Solo pura ed innocente spontaneità.

Lei lo aveva accolto con quel suo sorriso, e travolto con i suoi occhi puri e carichi di passione.

Era la creatura più bella che avesse mai visto, lo sapeva da anni. Di lei non aveva dimenticato la benché minima cosa, neanche la più insignificante. Nella sua mente era tutto perfettamente impresso, in modo quasi ossessivo.

Ma poterla vedere, poterle parlare. Poterla toccare. Oh, rendeva tutto così diverso.

E vedere il suo bianco viso contorcersi in quella espressione amorevole, radiosa…

“H… Hai tutte le ragioni. Tutte. E lo sai”.

Tarja alzò lo sguardo verso l’orologio bianco appeso alla parete, con aria di noncuranza.

Tuomas la guardò di traverso. Pronunciare quelle parole gli era costato uno sforzo immenso, e lei invece mostrava una totale indifferenza, come se non le avesse udite.

Tarja lanciò un’ultima occhiata all’orologio e disse: “Quattro anni che non ci vediamo né sentiamo.

Direi che è di questo che dovremmo parlare. La nostra vita come si è evoluta, i nostri progetti”.

Concluse questa con un pizzico d’ironia.

“Di ciò che ci ha… già toccato, ne parleremo. Delle nostre colpe, ne parleremo”.

Tuomas rise lievemente.

“Ed i tuoi fan?”

Tarja guardò per l’ennesima volta le lancette dell’orologio.

“Per stavolta, solo per questa volta… Aspetteranno” disse toccandosi una ciocca di capelli, mentre i suoi occhi andarono ad incontrare quelle spume d’oceano.

E ad ella parve che, per un attimo, il suo orgoglio avesse trovato un po’ di pace.

Abbandonarsi, divenire preda di quelle onde… Era questo ciò che il suo l’animo le suggeriva, quasi struggendosi.

Ma come si può essere preda di quegli oceani verdi, se lo si è sempre stati?

“E Cabuli?”

Inutile dire che Tarja notò una punta d’amarezza nella voce del ragazzo, nel pronunciare quel nome.

Un’amarezza talmente forte quasi da far sentire Tarja colpevole.

“Marcelo è partito. Tornerò fra una settimana” disse la donna, tentando di mantenere quel suo tono pacato. Con scarsi risultati.

Inutile dire che sul volto del moro era possibile intravedere una luce. Un lieve sorriso ricalcò le sue labbra fini ed i suoi occhi si riempirono di speranza.

Avrebbe potuto parlare con lei del tutto indisturbato, finalmente.

Non ci sarebbero state altre occasioni del genere, le doveva dire tutto. Tutto.

 

La lancette dell’orologio scorrevano, ed il tempo ad entrambi appariva essere sempre troppo poco.

Non bastava un’ora per raccontare quattro anni. Forse neanche una vita.

Quattro anni, fra due persone che erano solite vivere assieme giorno dopo giorno.

Giorni intensi, carichi di tensioni ed insicurezze. Ma anche di gioia.

E Tarja, in quel momento, si rese conto che nonostante tutto il dolore ed il rancore, i ricordi sono frammenti indelebili della nostra anima. Si può solo far finta di soffocarli.

Solo fare finta.

 

Due grandi occhi verdi, ridenti, si posarono su un orologio bianco.

“Oddio, ora devo proprio andare” disse la donna, alzandosi dalla poltrona con fare agitato.

“Devo ancora finire di struccarmi e prepararmi!”

Tuomas rimase per un momento a bocca aperta. La ragazza era scattata in piedi, e si stava muovendo per tutto il camerino in cerca dei vari struccanti.

Ciò poteva significare solo una cosa: lui doveva andarsene.

Tarja doveva tornare alla sua vita, dedicarsi ai suoi fan.

Quando l’avrebbe rivista?

“Tarja” fece lui, con voce tremante.

Lei si voltò.

Fu un semplice gesto. Un semplice atto della durata di pochi secondi.

Tuomas la bloccò prendendole la mano. La strinse. Forte.

“Aspetta, solo un momento”.

L’aria gli mancava, gli sembrava di riuscire a respirare a stento.

Quello non era lui. Doveva essere completamente impazzito. Esporsi così… No.

Tarja rimase pietrificata dal tocco deciso di quella presa. Gli occhi fissi a terra brillavano sempre più violentemente.

“Mi sei mancata” fece lui, inaspettatamente. Si morse la lingua, e anche forte. Ma quelle parole uscirono spontanee.

Tarja alzò lo sguardo ed incontrò i suoi amati oceani. Le sue labbra si mossero, la bocca si aprì. Ma alcun suono ne uscì.

Si sentì avvampare.

“Tanto” aggiunse quello, con un tono a stento tremante.

Tarja si sentì come trafitta. Una freccia incendiata, appena scoccata, le aveva trapassato il cuore divorando con le fiamme tutto il suo essere.

La sua mente si appannò, e adesso era veramente, totalmente inerme e fragile.

“Ci… Ci sono tante cose che vorrei dirti… Altre cose, che ho sempre tralasciato” cominciò il moro in tono notevolmente più deciso.

Tarja poté notare lo sforzo del ragazzo, poiché lo conosceva da una vita. Avrebbe potuto indicare a memoria tutte le sue espressioni facciali, e dire a cosa corrispondevano. E quella era di certo simbolo di cercare di mantenere i nervi saldi.

“Holopainen” lo interruppe lei. “Anche io devo dirti una cosa… E’ molto importante”.

“Tarja, ti prego.” La azzittì Tuomas bruscamente. “Poi potremo parlare di tutto ciò che vorrai.”

Tarja si sentì mancare il fiato. La decisione con cui Tuomas faceva filare quelle parole la lasciò scossa.

Ed il modo con cui le stringeva la mano.

La ruvida mano dell’uomo accarezzava dolcemente la sua, talvolta stringendola un poco.

Gli occhi verdi della donna cominciarono ad annebbiarsi, ed il rossore della sue gote andò aumentando.

Aveva dimenticato le sue mani così calde. Le aveva dovute dimenticare.

La ragazza riuscì semplicemente ad annuire. Nella sua testa vi era solo una fitta nebbia, ed i pensieri si erano persi in vortici confusi.

“Ora ascoltami”.

Tarja deglutì.

Doveva essere conciso. Chiaro. Esplicito. Basta girare attorno alle cose. Fuggire. Basta.

“Non ho mai smesso di pensare a noi. A ciò che abbiamo condiviso durante tutti questi anni. Non parlo solo dei Nightiwish, ma anche della nostra infanzia”.

La donna cominciò a sudare freddo. Dove voleva arrivare? Perché quelle parole?

Non era in grado di spiegare il motivo, ma una lieve fitta di dolore la colpì in pieno petto.

“Quando io ed i ragazzi abbiamo deciso… di mandarti via. Non è stato facile, mai. Mai. “

Ricalcò quest’ultima parola con un ardore tale da far tremare la ragazza.

“Non è passato un giorno, un singolo giorno, in cui non mi sia chiesto se vi era un’altra soluzione. Anche la più piccola. Un’altra scelta.”

Tarja seguiva quel discorso parola per parola.

Tuomas talvolta gesticolava, e tentava di far filare con precisione quel faticoso papiro ricco di parole.

Non voleva fermarsi. Non doveva fermarsi. 

Tarja sapeva che il ragazzo stava aprendo man mano una voragine nel suo petto, si stava costringendo a fare a pezzi il suo orgoglio ed a raccogliere quei piccoli frammenti che con enorme sforzo aveva soffocato.

Li stava raccogliendo uno ad uno, piano li mostrava, li esponeva. Li lucidava e li delicatamente li poggiava,

per poi passare a quelli successivi.

Ma Tuomas non era l’unico che stava scavando con profondità nel suo animo, Tarja si sentiva letteralmente squarciata.

“Io non voglio perdere di nuovo in contatti con te,Tarja. Non ti voglio fuori dalla mia vita”.

Parole precise, dritte al petto. Parole che non si potevano fraintendere.

Tarja, finalmente, alzò nuovamente il capo. Tuomas la fissava intensamente, stringendo più forte la sua mano.

La ragazza stava per schiudere le labbra, quando il  moro la sovrastò.

“So… perfettamente che le cose non potranno tornare come prima, subito. Ci vorrà tempo.“

Tarja sorrise dolcemente. I suoi occhi divennero più lucidi e la sua mano accolse la delicata stretta del ragazzo.

Lui la voleva ancora, dopo quattro anni. Nonostante il rancore, l’odio. Nonostante tutto.

Avrebbero potuto ricominciare a sentirsi, a chiacchierare, ridere. Essere di nuovo Tarja e Tuomas.

Essere amici, e non due completi estranei.

L’animo di Tarja avvertì per un istante come un senso di gioia, sollievo. Gli occhi si inumidirono, mentre le sue labbra si aprivano sempre di più in un ampio sorriso.

Lui non sarebbe andato via.

 

“E so… che altre invece non torneranno mai”.

Fu un battito di ciglio. Un fugace incontro di sguardi. Smeraldi contro oceani.

Il viso di Tarja si contorse in un espressione interrogativa.

Tuomas si alzò dalla poltrona, e con vigore strinse anche l’altro mano della ragazza.

Il silenzio li avvolse per un attimo.

Tarja tremava. Non riusciva più a sentire le gambe, le quali la tenevano a malapena in piedi.

Ora erano così vicini, troppo. Riusciva a sentire il suo profumo. Tabacco misto all’odore dei libri che il ragazzo tanto adorava.

Quel profumo la uccideva. Quel profumo lo adorava.

Tuomas iniziò a respirare sempre più forte. Gli occhi puntati in quelli di lei, che invano tentava di oltrepassare quello sguardo.

“Perché non mi guardi?”

Tarja sbarrò gli occhi. Quel tono, quasi supplichevole, le faceva male.

Tuomas sorrise malinconicamente. Lei aveva capito dove voleva andare a parare. Aveva capito tutto.

La sua presa si fece più dolce, lieve quasi come una carezza.

“Non ho mai smesso di pensarci. Quei ricordi hanno continuato, e continuano ad offuscarmi la mente”.

Tarja teneva gli occhi fissi a terra, sembrava non dare alcun segno di reazione.

“Ma non importa. Sono disposto ad accettarlo. Certo, continueranno a mancarmi, indubbiamente…”

Tuomas tentennò. Forse stava esagerando. Forse stava sbagliando tutto, di nuovo. Forse le stava facendo male.

Ma ora non poteva fermarsi, e non avrebbe mai potuto. Gli oceani erano in preda alla tempesta.

“I tuoi capelli al profumo di magnolia. La tua pelle candida”.

Ogni parola era un’enorme macigno che alleggeriva il cuore del ragazzo.

“I tuoi occhi… E le tue labbra. Io… Il sapore della tue labbra mi mancherà, sempre”.

Tarja chiuse le palpebre, come in segno di sconfitta. Il cuore era in tumulto, sebbene tutte quelle parole   l’avessero trapassato come abili colpi di spada.

“Baciare le tue labbra. Baciarti. Stringerti. Continuerà a mancarmi”.

E Tarja sprofondò in un mare di dolci ricordi. Ricordi dolci come il miele troppo forte. Di quel dolce che, quando meno te l’aspetti, diviene dolore.

Labbra contro labbra, si avvolgono, si mordono. Saliva contro saliva. Si uniscono.

Un bacio. Solo semplici baci carichi d’impeto. Baci dati con trepidazione prima di ogni concerto.

Le sue braccia che la stringono, portandola nell’angolo più nascosto possibile. Lontano da occhi troppo curiosi.

Stretta nella sua morsa, mentre un altro bacio veniva consumato.

Troppo giovani ed innocenti per andare oltre. Troppo giovani ed impauriti per il futuro.

Erano gli inizi della loro carriera, gli inizi dei Nightwish. E fu così fino al tour di Wishmaster.

E poi, di colpo, qualcosa cambiò. La maturità interiore giunse con tale violenza da strapparli l’uno dall’altra.

Responsabilità. Ora di crescere. Il successo cambia sempre ciò che ci circonda. E forse anche un po’ dentro.

Era difficile da ricordare, o forse per Tarja era troppo doloroso, ma lui crebbe. Divenne un uomo. E gli uomini vogliono donne, belle e forti.

E non piccole ed insignificanti cantanti in carriera, piene d’insicurezze.

Quella fu la prima volta che Tarja Turunen si frantumò. E fu Marcelo che la aiutò a ricomporla, passo dopo passo.

Ma Tarja spesso si chiese, se tutte quelle canzoni splendide di Tuomas, non fossero una mano celata che il ragazzo le stava timidamente offrendo.

Ma i suoi non erano che finti dubbi. Lei sapeva che Tuomas era sempre li a rincorrerla. Con la sua noncuranza, la sua impassibilità. Ma era sempre li, che viveva nella speranza.

Una speranza mai concessa da una Tarja troppo orgogliosa, troppo arrabbiata e ormai non più innocente.

Ed ora invece, dopo anni, dinanzi a lui vi era una Tarja con una gota rigata da una lacrima.

Lacrima contenente mare di dolci ricordi.

 

Tuomas strinse ancor di più la donna a sé, poggiando la fronte contro la sua.

Respirò a fondo, scostandole una ciocca di capelli.

“Scusami” disse con voce quasi rotta.

La ragazza strinse le spalle del moro con forza.

Tarja era immobile, come una bambola. Nonostante una lacrima avesse solcato il suo volto, ella non si muoveva.

Immobile fra le braccia di Tuomas, non osava nemmeno singhiozzare.

“Scusami”. Ancora, stavolta con una maggiore decisione.

La reazione della donna lo aveva scosso, terribilmente. Non proferiva alcuna parola, muta.

E quel silenzio lo stava facendo impazzire.

Non avrebbe mai immaginato che tornare indietro, così indietro, per Tarja potesse essere simile ad un trauma.

Delicatamente fece scorrere la mano sulla spalla scoperta della donna. Questa fremé.

“Tarja…” pronunciò il suo nome, quasi come una preghiera.

Lentamente il suo viso si avvicinò ancora di più al suo. Le fine labbra del moro andarono a scorrere lungo il profilo dei zigomi della ragazza. L’odore di magnolia lo invase.

“Tarja…”.

La donna era tutt’uno con il brivido. Gli spasmi del suo cuore si facevano sempre più potenti.

Non avrebbe retto a lungo.

“Tarja…”continuava quello, come stregato.

Dio, il modo in cui pronunciava il suo nome. Lo avvolgeva, ogni singola lettera che pronunciava sembrava prendere ardore. Fuoco.

Ogni lettera era un bacio a fior di labbra, ed unite erano l’estasi.

“Tarja”.

Ed un’altra lacrima solcò il candido viso della donna. Perle luminose si erano ormai sparse sulle diafane gote.

Alzò lo sguardo.  I suoi occhi incontrarono l’immenso oceano.

Un oceano carico di furore, un oceano che era pronta a scontrare.

 

 

 

 

 

 

Scusate il ritardo ragazze! Grazie mille per i commenti, siete fantastiche *_*

 

 

@kikka_1990: grazie mille per i complimenti! Sono contenta che ti sia piaciuto il discorso di Tarja, e soprattutto di non essere caduta in banalità. Inoltre, anche se magari ci impiego molto ad aggiornare, non lascerò mai incompleta questa storia ;) Spero che apprezzerai anche questo capitolo, fammi sapere!

 

@Cerridwen Shamrock: tranquilla, è normale lo studio assorbe un po’ tutti! Grazie davvwero per la tua recensione *_* Spero che anche questo capitolo ti abbia trasmesso qualcosa, alla prossima!

 

@PotterWatch: Grazie cara! :) Davvero con la canzone di sottofondo da un effetto così bello? Aaah me felice *.* Grazie ancora, fammi sapere riguardo questo capitolo!

 

@Angus Girl: Grazie per i complimenti! Scusami se il capitolo è arrivato con un po’ (un po’ tanto?) di ritardo, il prossimo spero di poter aggiornare prima >.< Fammi sapere cosa ne pensi, alla prossima!

 

@MoonInScorpio82: penso proprio di si^^ Secondo me OGD ha parecchi riferimenti al capitolo Nightiwish… Ma chi può saperlo con certezza? ;) Grazie per la tua recensione, al prossimo capitolo!

 

@Fede_Wanderer: tranquilla, perdonata! Ahah ;) Davvero noti miglioramenti? Grazie mille *.* Sono davvero contenta che stai rivalutando MWS, brava! Attendo un tuo parere riguardo questo capitolo, grazie!

 

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Capitolo 6
*** Maschera ***


 

Un gesto scontroso. Le mani della ragazza allontanarono bruscamente quell’ampio petto, quelle spalle solide che poco prima raccoglievano le sue lacrime.

Frettolosamente cancellò quei segni di debolezza, voltando le spalle al ragazzo.

Male. I ricordi facevano un male violento ed assordante.

In modo agitato si asciugò le mani sul vestito scuro e raccolse qualche filo scuro dietro le orecchie.

“Tarja…”

Dio, era ancora lì. Un brivido la percorse lungo la schiena, ed in un instante tutte le fibre del suo corpo furono pietrificate. Ancora.

Doveva voltarsi, lo sapeva. Doveva guardarlo dritto negli occhi, lo sapeva. Doveva dargli spiegazioni di questo suo gesto così emotivo, lo sapeva.

Ma Tarja non voleva assolutamente. Nonostante il buon senso la spingesse a comportarsi come una persona adulta e responsabile, il cuore cavalcava lontano.

Lontano da quei ricordi dolorosi che Tuomas aveva osato far riemergere, lontano dalle sue braccia forti. Lontano da quei occhi che la conoscevano fin troppo bene.

Fuggire.

Tarja respirò a fondo, e lentamente si voltò.

Se Holopainen non fosse tornato così indietro… Se non l’avesse stretta in quel modo… Se il suo cuore di donna ormai adulta avesse respinto quel mare di sensazioni… Forse, per una volta, avrebbe smesso di scappare.

Ma ora che Tuomas la guardava con gli occhi inumiditi e confusi, ed il suo stupendo volto era incorniciato da qualche ciuffo scuro, il cuore della ragazza rischiava seriamente di esplodere.

Esplodere, privo di qualsiasi controllo. Demolire le catene dell’orgoglio, e lasciar spazio ad un po’ di luce.

Quella luce che Tarja aveva sempre scorto negli oceani del giovane. Una luce all’apparenza sbiadita, ma in realtà dirompente ed impetuosa.

E lei ne moriva, di quella luce. Ne moriva.

“Tarja, ti prego”. Una supplica.

La ragazza sentì nuovamente il pizzicore delle lacrime scuoterla. Ma non doveva.

Non poteva. Ed ella era rimasta stordita da come il suo animo non era mutato. Da come il fascino di quegli occhi, di quella figura alta ed un po' trasandata e di quella voce la facesse ancora sussultare. Oh, ma quale maturità. Non sarebbe mai stata pronta.

Lentamente i suoi smeraldi incontrarono gli occhi di Tuomas, i quali la guardavano allarmato.

Il ragazzo si morse il labbro. Che completo idiota.

Perché far riemergere quelle memorie che per anni, entrambi, le avevano sepolte a tal punto da renderle inesistenti. Fingere che quei momenti non vi fossero mai stati fra i due, era stato l’unico sotterfugio per proseguire un cammino già fin troppo complesso ed ostico.

Eppure lui li aveva fatti riaffiorare, uno ad uno. Le labbra si erano mosse in un gesto spontaneo, facendo fuoriuscire innocenti momenti d’esistenza. Le sue braccia avevano cercato il corpo di Tarja, come un uomo nel deserto desidera solo disperatamente abbeverarsi.

E lui la desiderava disperatamente.

I ricordi dei loro baci, delle loro carezze… Erano così vivi che avrebbe potuto quasi toccarli.

 

Tarja fece lungo sospiro, mentre gli occhi del ragazzo la torturavano.

Oh, tempo di crescere, aveva detto lei. Bugiarda.

“Forse è meglio che vai via, Tuomas”.

Le iridi del ragazzo si allargarono, assumendo un espressione di totale stupore, mentre una voragine stava poco a poco intaccando il forte muro che quel breve riavvicinamento aveva creato.

La donna si allontanò di qualche passo dalla sua figura, e incominciò a camminare lentamente in direzione della porta.

Ed ogni passo era una pugnalata. Ogni passo era uno squarcio nel suo piccolo petto. Ogni passo sarebbe stato il più grande dei rimpianti, ancora una volta.

Tuomas boccheggiò, ormai rimasto senza parole da ciò che era successo in un istante così breve.

“Tarja… Se è per quello che ho detto… Non pensavo…”. Il ragazzo ansimò.

Si infilò nervosamente una mano fra i ciuffi ribelli.

“Scusami”.

“Scusami” si disse fra se e se la ragazza, ripetendo quella parola che al ragazzo era costata tutti i suoi sforzi.

Un lieve sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra fini, mentre le palpebre si chiudevano nuovamente.

Scusami lo avrebbe dovuto pronunciare lei. Per la freddezza di questo suo gesto, per lo sguardo duro che gli aveva appena mostrato.

Per l’ennesima fuga che il suo cuore stava facendo da quei sentimenti che lo stritolavano in dolci morse, eppure tremendamente amare.

Lei avrebbe dovuto chiedere scusa, ma mai glielo avrebbe detto.

La verità, ancora una volta dopo anni, sarebbe rimasta celata nel cuore di Tarja. E Tuomas avrebbe ricevuto solo impudente orgoglio di una donna, a volte, troppo fragile.

Una storia che si ripeteva, un deja vu nella mente della ragazza.

“Vai via, Tuomas” disse in tono secco e deciso.

Il ragazzo strabuzzò nuovamente gli occhi, mentre le mani gli cominciavano a sudare. Il respiro, dapprima agitato, cominciava a divenire sempre più rigido. Gli occhi luminosi pian piano lasciavano spazio al buio e le labbra divennero tese.

La rabbia giunse violenta ed inaspettata come uno schiaffo, e Tuomas non poté fare altro che accoglierla.

“Che cosa ho fatto? Voglio spiegazioni”. Il tono di un uomo duro, di un uomo deciso. Tarja sussultò per un istante. Quegli occhi, e la voce… Tuomas era decisamente fuori di se.

Tuomas stava male.

“Non è mio obbligo darti spiegazioni” rispose quella con finta non curanza “Ora, cortesemente, quella è la porta” disse indicandola con la piccola mano.

“Questa conversazione è durata anche troppo”concluse mentre gli smeraldi brillavano. Brillavano di lacrime soffocate.

Tuomas divenne ancor più rigido, i suo zigomi si indurirono. I pugni stretti.

“Smettila” disse con voce roca e lievemente alterata “Se è per quello che ti ho detto o fatto, già ti ho chiesto scusa. Ed ora pretendo di sapere perché mi stai cacciando”.

Quel tono di voce decisamente irato fece quasi vacillare la forza d’animo di cui Tarja si era armata.

Ma nonostante il desiderio irrefrenabile di buttarsi fra quelle forti braccia, lei rimaneva salda nella sua posizione, con la mano rigida che indicava la porta.

“Bene, allora sarò più chiara” cominciò quella, schiarendosi la voce. “Non ho più tempo per…” sarebbe bastata una semplice parola. La parola più cattiva e brutale che in quel momento la sua mente appannata dal dolore fosse riuscita a trovare.

La parola che lo avrebbe allontanato da lei, ancora… La parola che avrebbe mascherato il mare in tempesta del suo cuore orgoglioso ed insicuro.

“… per queste bambinate”. Ricalcò quest’ultima parola. La calcò con decisione, con gelida decisione.

Tuomas fece un piccolo passo indietro. Tutto parve come crollare. La stanza divenne come fredda, ed il gelo gli invase il corpo. Giunse nelle vene, attraversandola una ad una, fino a toccare il cuore. Il gelo lo avvolse e lo strozzò. E Tuomas rimase senza fiato.

Quel discorso detto con occhi carichi di emozione da un Tuomas irrequieto ed incerto, i loro ricordi cosparsi d’innocenza. Le sue braccia che la stringono.

Bambinate.

Il ragazzo posò il suo sguardo a terra, mentre il respirò diveniva sempre più pesante.

Bambinate.

Un amaro sorriso si dipinse sulle sue labbra, mentre un lieve riso carico di delusione andò a riempire il silenzio che si era creato.

Tarja deglutì, mentre il nodo in  gola diveniva sempre più grande.

Tuomas sbatté con forza un pugno contro il muro ed alzò lo sguardo. Dinanzi a lui vi era una Tarja distante e fredda, come una bellissima statua di puro ghiaccio.

Una Tarja che l’aveva ferito, calpestato. Accecato ogni suo senso con spietata freddezza. Ancora una volta. Oh, perchè stupirsene?

A grandi passi oltrepassò la piccola figura della ragazza, sfiorandole la spalla, ed un acuto suono di porta sbattuta risuonò nel camerino. Ed a breve giunse il silenzio.

 

Il silenzio che fece tremare la giovane donna. Il silenzio che la scosse, facendola singhiozzare come tanti anni fa.

La rottura di quel fugace rapporto d’innocente amore e la rottura con l’intero gruppo. Tanti anni fa.

Tradimento. Sofferenza. Rimorsi.

Violenti singhiozzi andarono ad occupare quel silenzio troppo opprimente, mentre una Tarja stanca e sconfitta si lasciava cadere a terra.

Un'altra rottura.

I singhiozzi non accennavano a fermarsi, e sempre più violenti non concedevano alla ragazza neanche il tempo per respirare.

I singhiozzi soffocavano l’insano desiderio che era nato nella mente di Tarja.

Come avrebbe voluto che Tuomas si fosse fermato davanti a quella porta, che non se ne fosse andato senza pronunciare alcuna parola. Non era nemmeno degna di essere insultata.

Un altro singhiozzo.

 Come avrebbe voluto che l’avesse smascherata. L’avesse guardata negli occhi dicendole che doveva smettere di fingere, perché lui la voleva.

Per poi prenderla e stringerla. E baciarla.

I singhiozzi si susseguirono violentemente uno dietro l’altro, sempre di più. Inarrestabili.

Tarja strinse le ginocchia al petto, mentre le lacrime deformavano il pensiero di quelle ore trascorse assieme a Tuomas. Mentre deformavano il carezzevole ricordo del viso di Tuomas appena lei aveva aperto quella dannata porta.

Deformavano quegli oceani troppo puri per il suo cuore, ormai troppo arido ed impaurito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ECCOMI QUI!

Scusate il ritardo ragazze! Perdonatemiiiii!

Non era mia attenzione farvi attendere così tanto, ma fra una cosa e l’altra non ho avuto mai tempo!

Come procedono le vacanze? Spero bene :)

Dunque… siamo giunti al sesto capitolo! Alè! Che ne pensate?

Per me è stata una sofferenza scriverlo, poiché tendo sempre ad immedesimarmi XD

E vedere Tarja e Tuomas così… Snifi… ç_ç

A parte i miei deliri, spero vi sia piaciuto ^^

Un ringraziamento enorme a: E v e r D r e a m (alla quale tramite una mail avevo svelato la mia identità nei vari forum XD Spero ti sia arrivata ^^); Fede Wanderer;  Cerridwen Shamrock e MoonInScorpio82.

Grazie mille ragazze! Inoltre ci tenevo a dirvi che magari ci posso mettere un bel po’ ad aggiornare… Ma di certo non abbandono questa fiction! ;)

Al prossimo capitolo!

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