I could go anywhere with you and I'd probably be happy

di jomarch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Yours was the first face that I saw ***
Capitolo 2: *** I think I was blind before I met you ***
Capitolo 3: *** Now I could go anywhere with you and I'd probably be happy ***



Capitolo 1
*** Yours was the first face that I saw ***


Yours was the first face that I saw

Lily's POV



Il tuo deve essere stato per forza di cosa uno dei primi volti che ho visto, lo sai Ted?

Papà mi ha raccontato che quando sono nata e James ed Al volevano conoscermi, mi ha messo in braccio a te, che eri il più grande e anche quello che avrebbe saputo evitare di farmi del male, al contrario di James, ancora troppo piccolo.

Ogni tanto provo ad immaginarmi la scena, sai Ted? Immagino mamma ancora nel letto, zio Ron, zia Hermione ed i nonni ad invadere la camera e poi tu, undici anni ed una zazzera colorata, che mi tieni in braccio, avvolta in una copertina che magari, chi lo sa, ha cucito nonna Molly stessa. Se chiudo gli occhi, riesco anche a vedere Al e James, accalcati attorno alle tue ginocchia, entrambi già ciechi come due talpe... O aspetta, forse, Al stava in braccio a papà, che vedo lì, ritto in piedi dietro di te, pronto a controllare che non mi succeda niente.

Ma ero in buone mani, non avrebbe potuto succedermi niente.

Credo che tu mi abbia accompagnato anche nei primi passi o nelle prime parole, non è così, Ted? Del resto, stavi sempre a casa nostra e credo che tu sia stato testimone involontario degli avvenimenti più importanti dei miei primi undici anni di vita. Non avrebbe potuto essere altrimenti.

Ti ricordo quando litigavo con mio fratello e io e Jamie ci tiravamo i capelli rotolandoci sul tappeto di casa, ti ricordo quando io e Hugo consumammo tutti gli ingredienti del Kit del Piccolo Pozionista che Al aveva voluto in regalo per Natale, che poi, non è mai stato bravo nemmeno lui in Pozioni... Ha ragione papà, è una cosa genetica.

Ti ricordo ogni Natale ed ogni compleanno. Ricordo la mia gioia quando mi offristi di portarmi a fare un giro sulla tua scopa, la prima volta senza la sorveglianza di mamma o papà.

Quanti anni avevo? Cinque? Sei?

Non so, so solo che era bello starsene lì, su quel manico di scopa nuovo e lucido, con te che mi stringevi forte. Avevi paura che cadessi e noi eravamo molto in alto.

Mi ricordo anche quando venni a sapere da James che tu e Vic stavate insieme, vi aveva visti sbaciucchiarvi alla stazione, come disse lui.

Io esclamai:” Che bello, così saremo davvero una famiglia!” o qualcosa di simile, ma tu eri già parte della famiglia e lo sai benissimo.

Papà era così fiero di te, sapendo che il Profeta ti aveva assunto come collaboratore! Volle portarci tutti quanti a cena fuori, ti ricordi?

Lui e la mamma erano così felici, quasi fosse toccato a loro.

Comunque, ti ricordi che il pomeriggio prima di quel Primo Settembre lo passammo insieme? Stavo facendo i capricci perchè i miei fratelli sarebbero andati ad Hogwarts ed io no e allora tu ti offristi di portarmi fuori per tutto il giorno.

Siamo andati al cinema e poi al parco ad affogare nello zucchero a velo, ne ho mangiato così tanto quella volta che sono più di dieci anni che non ne assaggio un pezzo, e io ti chiedevo perchè dovessi andare in giro con quei tristi capelli castani, quando avresti potuto averli di qualsiasi colore volessi.

Ti ricordo quando piansi a dirotto, il giorno prima di andare ad Hogwarts. Era arrivato anche per me il momento, ma non ero pronta. Non ero pronta a lasciare casa, mamma, papà per ritrovarmi da sola lontano.

Tu eri lì e non dicesti che Hogwarts non era così male o che mi sarei trovata bene o che presto avrei fatto amicizia. No, non usasti nemmeno una di queste frasi consolatorie e così banali.

Mi promisi che mi avresti scritto ogni giorno, se fosse stato necessario, e dicesti anche che mi saresti venuto a trovare, usando uno di quei vecchi passaggi segreti indicati sulla Mappa di tuo padre.

Poi aggiungesti anche che c'erano lì con me anche Al e James e che avevo il dovere di ricorrere a loro, se qualsiasi cosa fosse andata male.

Sfortunatamente per tutti quanti non ignorai questo tuo ultimo consiglio e così iniziarono le discussioni, i litigi, le nottate di lacrime quando qualcosa non andava, i buoni consigli di Al e le sfuriate che Jamie faceva per ogni minima cosa.

Quel mostro chiamato adolescenza si era impossessato di tutti e tre e gestirci a vicenda non era per niente semplice. Qualche volta avrei davvero voluto essere a casa e ricevere un consiglio dalla mamma, anziché da Rose o da Lucy.

Credo che tutto questo però sia servito ad unirci ancora di più, sai Ted?

Avremmo potuto capire di non avere niente in comune, noi tre fratelli, e, invece, inaspettatamente, James è diventato la mia roccia, il mio punto di riferimento quando il mondo girava troppo forte. Albus, invece, con la sua sicurezza, il suo modo di fare così.. deciso, deciso quando le strade sembravano troppe e troppo tortuose era sempre la persona giusta per parlare quando avevi solo bisogno di essere ascoltata.

Tu, in tutti questi anni, non te ne sei mai andato.

Sei sempre rimasto lì, saldo, solido, sicuro. A guardarmi, a guardarci da lontano. Ben consapevole che, a quindici anni, si detesta il mondo.

Non mi hai mai detto “Fermati Lils, ti farai male!” e nemmeno “Lils, è ora che ti dia una calmata con le tue mattane.”

Le stesse cose che facevano infuriare James o storcere il naso ad Al non ti toccavano minimamente. Chissà, forse i tuoi undici anni di più facevano sì che sapessi che dovevo essere lasciata libera di sbagliare, libera di picchiare la testa, libera di arrabbiarmi, libera di soffrire, libera di piangere, libera di promettere che sarei stata più accorta, che ci avrei pensato di più, libera di sbagliare un'altra volta.

Poi, però, ad un certo punto te ne sei andato. Ti sei allontanato lievemente da me.

Proprio quando anche James se n'era andato per inseguire i suoi sogni.

Proprio quando la mia migliore amica aveva scelto di pugnalarmi alle spalle.

Proprio quando ho iniziato a ripetere ossessivamente che le persone se ne vanno sempre.

L'avevo scritto su un cartoncino e l'avevo appeso in camera mia, ti ricordi?

Le persone se ne vanno sempre.”

La classica frase da adolescente arrabbiata forse, ma per me non era così.

Ti ricordi, Ted? Forse te lo ricordi, anche se a me non sembra.

E' stato proprio quando tutti i miei punti di riferimento hanno cominciato ad allontanarsi, non per cattiveria, no, questo mai, ma semplicemente perchè tutti quanti avevano la loro battaglia da combattere, la loro cima da raggiungere, che mi sono accorta di essere innamorata di te.

Da piccola scherzavo, scherzavamo sempre sul fatto che ci saremmo sposati, un giorno.

Hai iniziato tu a dirmelo, ricordi? Avevo sì e no cinque anni e tu già sapevi che avresti fatto il giornalista e io, senza nemmeno aver ben chiaro chi o cosa fosse un giornalista, dicevo che lo avrei fatto anch'io.

Me lo promisi a metà tra il serio e il faceto quando di anni ne avevo quindici ed ero disperata per la fine della “relazione”, se così si può chiamare, con Andrew McLaggen.

Dicesti che, se non avessi trovato nessuno che mi sopportava, mi avresti sposato tu.

Andava già così male con Vic, Teddy? Allora non la colsi, ma forse nei tuoi occhi c'era già un'ombra. L'ombra della malinconia per una storia non ancora finita ufficialmente, ma terminata per voi due, che vi sentivate forse estranei senza sapere perchè o cosa fare.

Non mi accorsi di niente, troppo impegnata com'ero a piangere addosso alle mie sfortune. Del resto, ero la piccola di casa, occorreva che fossero gli altri ad avere tempo per me. Non era così implicito che dovessi avere anch'io, necessariamente, tempo da dedicare agli altri.

E poi... poi non lo so come è andata, sai Ted?

So che abbiamo iniziato ad avvicinarci, a parlare, ad orbitare l'uno nel mondo dell'altro.

Ed io ho scoperto un Ted che non conoscevo.

Ho scoperto che non sei invincibile, che non sempre hai tutte le risposte, che non devi necessariamente salvarmi, perchè sto imparando a salvarmi da sola.

Ho scoperto che se sto con te riesco a trovare il lato divertente in una giornata di pioggia.

Ho scoperto che se ho un problema questo non diventa più solo mio, ma anche tuo.

Ho scoperto che anche tu hai bisogno di essere consolato, anche se come consoli tu non consola nessuno.

Quando tutto è iniziato, ricordo di averti parlato per ore dei timori che accompagnavano il mio ingresso nel magico mondo delle stoffe di Madama McClan.

Tu sorridevi, annuivi, avevi le parole giuste, come sempre.

Ma nei tuoi occhi c'era un'ombra: forse l'avevo colta, forse sentivo che non eri proprio dell'umore adatto per ascoltarmi, ma non ho voluto fermarmi.

Non ho voluto sapere di te. Volevo che tu mi aiutassi.

L'hai fatto comunque.

Così, una volta a casa mi sono sentita così tanto in colpa per non averti dato tempo, da dover sfogare il mio nervosismo cucinando quintali di muffin ai mirtilli che, dopo essersi salvati dallo stomaco di James, sono stati prontamente recapitati a casa tua.

Portarteli è stata la cosa migliore che io abbia mai fatto.

Ed ho scoperto che aveva ragione papà, quando diceva che tu, proprio come tuo padre, avevi sempre le parole giuste al momento giusto.

Ma tu non sei tuo padre, per quanto tu gli possa somigliare.

E non sei nemmeno tua madre, sebbene la tua goffaggine la ricordi.

Tu sei Ted. Il mio Ted. Il mio supereroe personale.

L'uomo accanto a cui voglio stare per il resto della mia vita.

Non so se lo sai, non so se l'hai capito. So che sta succedendo qualcosa, tra noi, Ted.

Lo so e basta. Lo so perchè sento che non ti da fastidio se mi accoccolo tra le tue braccia mentre passeggiamo sulla riva del Tamigi.

Lo so perchè a volte sentire che stringi la mia mano basta a darmi coraggio quando non ne ho.

Lo so perchè ti sto vedendo qui fuori, allampanato contro un lampione, mentre ti sistemi il bavero del tuo Montgomery verdone.

Ieri come oggi, il tuo è stato uno dei primi volti che ho visto.


Credit: i titoli della storia e dei capitoli sono tratti da una canzone dei Bright Eyes, "First Day of My Life" che può considerarsi una sorta di colonna sonora.

http://www.youtube.com/watch?v=zwFS69nA-1w



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Capitolo 2
*** I think I was blind before I met you ***



I think I was blind before I met you

Ted's POV


Lils.

Quando ho iniziato a chiamarti così, vedevo la nonna sorridere, sotto i baffi. E non capivo perchè.

Non l'ho capito sino a quando non mi ha detto che suo cugino Sirius era solito chiamare così tua nonna.

Lils, lui solo la chiamava così. Io solo ti ho sempre chiamato così.

Curioso, no?

Sai, ad essere sincero non avrei mai creduto possibile innamorarmi di te.

Del resto, come avrei potuto? Come sarebbe stato possibile immaginarlo?

Tu eri e sei sempre stata la piccola di casa, la piccola Attila dai capelli rossi, dalla voce squillante che mi correva incontro travolgendo qualsiasi cosa le capitasse a tiro non appena mi vedeva varcare la soglia di casa.

Sai, ho sempre saputo di essere il tuo “Eroe” e me ne sono anche compiaciuto a lungo, me ne compiaccio tutt'ora, in realtà. Del resto è sempre stato così bello vedere il tuo sorriso emozionato, la tua espressione farsi via via sempre più incredula ogni volta che ti raccontavo qualcosa, al punto che creare nuovi aneddoti mai verificatisi così, tanto per stupirti, era diventata una delle mie attività preferite.

E' durata a lungo. Ogni tanto, se devo essere onesto, dura ancora oggi, sai Lils?

Ma la verità... la verità sai qual è, Lils? Lo vuoi davvero sapere?

La verità è che a volte mi inventavo le cose non solo per stupire ed accontentare te, ma anche per autoconvincermi di avere e di aver avuto un'adolescenza più avventurosa.

Non nego di non essermi fatto mancare niente, mi sono divertito ( e parecchio) durante gli anni di Hogwarts ripercorrendo le orme di quelli che furono i Malandrini, però, se potessi tornare indietro, forse vorrei esagerare.

Vorrei esagerare così come ha fatto tuo fratello James.

Vorrei aver avuto la sua faccia tosta nel mentire, nel “ricattare” te ed Albus affinchè lo copriste.

Vorrei essermi potuto chiudere nel mio silenzio così come ha fatto Albus,

Vorrei aver potuto urlare e gridare e sentirmi incompresa come hai fatto tu.

Hai capito adesso perchè ti difendevo sempre, perchè prendevo sempre le tue parti quando, pochi anni fa, i tuoi genitori erano disperati a causa dei tuoi frequenti attacchi di follia adolescenziale?

So che non è stato semplice per te, Lils. Quello che ti dico, non lo dico per prenderti in giro, so benissimo quanto sei sensibile, quanto davvero tu abbia sofferto in quegli anni, quanto non sia stato semplice confrontarti con i tuoi fratelli o le tue cugine che sembrava sempre fossero migliori di te.

Sto dicendo queste cose semplicemente perchè vorrei che sapessi che io avrei voluto fare di più, ma non ho potuto.

Non ho potuto perchè sentivo che la nonna contava su di me, quindi, anche volendo, non ho potuto vivere del tutto come avrei voluto.

Avrei voluto urlare più spesso, litigare, mostrarmi insofferente, ma vedi, un conto è urlare contro tua madre e tuo padre le ingiustizie del mondo, un altro è farlo contro tua nonna che ha solo te e si aspetta da te il meglio.

Hai capito adesso?

Eh già... dura la vita del povero Ted.

Povero, povero Ted.

Comunque... dov'ero rimasto? (“Prolisso come al solito, Ted” mi sembra quasi di sentirla, la voce di tua madre)

Dicevo che forse ho iniziato ad innamorarmi di te quando ti ho vista piangere per Andrew McLaggen, quattro abbondanti anni fa, quando ti promisi, tra il serio e il faceto, che ti avrei sposato io, se nessuno ti voleva.

Stavo ancora con Vic, a quei tempi. Ma forse stavamo insieme per abitudine, più che altro.

Perchè ci si aspettava che lo facessimo. Perchè... non lo so perchè. So solo che eravamo arrivati al punto di conoscerci così bene da essere due estranei. Strano concetto, a dire il vero.

E' stato doloroso lasciarsi. Troppo doloroso. E' stato come perdere una parte di noi stessi, Lils. Victoire ha fatto parte della mia vita da che ne ho memoria. Abbiamo condiviso tanto e troppo insieme.

Perderla mi ha distrutto, perchè sentivo di aver perso anche me stesso.

So che a casa erano tutti troppo preoccupati per me. Ma ripetevo che me la sarei cavata, che sarei riuscito ad andare avanti. Non so se fosse vero. Ma alla fine, piano piano, ne sono uscito.

Ogni giorno faceva meno male, come sempre capita.

Ogni giorno mi alzavo, aggrappandomi con le unghie e coi denti a quei ricordi passati: li volevo trattenere con me. Li volevo avere per sempre. Non volevo lasciarli andare: lasciarli andare significava lasciare andare anche Victoire.

Non volevo. Lasciar andare Vic significava lasciar andare anche me stesso.

E' dura ritrovarsi, Lils, quando si perdono tutti i pezzi.

A volte, proprio come dici sempre tu, serve qualcuno che ti aiuti a non sprofondare, a rimettere insieme i pezzi.

Tu dici che io l'ho fatto con te, io sono sempre più convinto che sia stata tu a farlo con me.

A rimettermi insieme, a farmi essere Ted. A farmi capire che ero cieco, prima di incontrarti.

Non ho capito subito che quel pomeriggio da Florian Fortebraccio avrebbe cambiato per sempre la mia vita, ma ringrazio di averti offerto quel gelato, dopo essere uscito dalla sede del Profeta.

Eri vestita in modo assurdo come sempre, forse avevi addosso qualcosa di viola, che faceva letteralmente a pugni con i tuoi capelli, avevi sulle spalle una sacca con mille fili, aghi e stoffe: i tuoi attrezzi per lavorare con Madama McClan.

Mi investisti di parole, raccontandomi quanto era bello il tuo lavoro, quanto non vedevi l'ora di avere nuove responsabilità che ti permettessero, un giorno, di arrivare anche a disegnare, cucire e vendere vestiti tuoi. Mi tormentasti con i tuoi dubbi, certa del fatto che io avessi tutte le risposte.

Non le avevo, Lils, ma mi salutasti decisamente più soddisfatta.

Non so cosa ti passò per la mente più tardi, quando ti presentasti a casa mia con quei muffin al mirtillo.

So solo che da quella sera il mio mondo ha ricominciato a girare e girare.

Ha iniziato a girare attorno alle tue risate ed ai tuoi crucci.

Ho iniziato a sentire di guarire. Vic scivolava via, leggera, lontana.

Ho potuto ballare, sorridendo al suo matrimonio.

Ho potuto guardarla giurare eterno amore a qualcun altro, mentre con la coda dell'occhio osservavo te.

Troppo piccola per me che ero come un fratello.

Troppo importante per me che non ti potevo più perdere.

E' stato difficile mandare all'aria il mondo con le sue convenzioni e poterti gridare che ti amavo.

Ma ho intenzione di farlo, Lisl.

Ho intenzione di farlo ora che ti vedo uscire dalla bottega di Madama McClan imbacuccata nella tua mantella nera, con la tua enorme cuffia di lana bianca a coprirti gli occhi e i capelli rossi diventati elettrici per il vento.

Ho intenzione di farlo, Lils, perchè sono stato cieco, fino a quando non ti ho incontrato.


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Capitolo 3
*** Now I could go anywhere with you and I'd probably be happy ***



Now I could go anywhere with you and I'd probably be happy

Ehi.” Ted saluta Lily con un sorriso e con le mani in tasca.

Ehi.” risponde Lily, osservando curiosa la nuvoletta biancastra di vapore che si era formata appena il suo sospiro era uscito di bocca.

Novembre. Il suo mese preferito.

Il mese più freddo e buio che ci fosse.

Ted la osserva, mentre si sfrega le mani per riscaldarsele e sorride.

Che hai da guardarmi così?” Lily lo fissa dal basso, corrucciata.

Niente.” si affretta a negare Ted, colto come sempre alla sprovvista.

I bei propositi di prima sembravano già svaniti, non appena lei si era fatta vicina.

In fondo, andava bene così, più o meno.

Ok. Andiamo, Ted?” Lily ha voglia di prenderlo per mano, di stringere le dita sottili, fredde e affusolate di Ted tra le sue rese impacciate dalla lana. Ha voglia di sentirlo vicino.

Ma si sente sciocca, a pensare che sia tutto così semplice, a pensare di nuovo quello che ha immaginato prima.

Camminano in silenzio per Diagon Alley, osservando i passanti che si affrettano a terminare le ultime commissioni, streghe imbacuccate in mantelli pesanti che stringono bambini curiosi, sempre pronti a trovare una nuova vetrina da guardare.

Gli impiegati del Ministero spiccano in quella piccola folla per i loro completi gessati o di tinte scure, per la ventiquattr'ore stretta alla mano destra, per le chiacchiere d'affari che intrattengono sino a quando non arrivano, a gruppetti di tre o quattro, al pub dell'angolo più vicino, di cui aprono la porta, pronti per gustarsi un boccale di Burrobirra o un caldo bicchiere di vin brulè.

Vuoi del vin brulè?” chiede Ted, intercettando gli occhi di Lily che si posano su un mago che esce dal pub portando in mano due bicchieri fumanti di vino caldo. La sua compagna, una collega, probabilmente, ha già preso posto appoggiata alla stufa più vicina e gli fa cenno di sbrigarsi.

Magari. Anzi no, no Ted. Andiamo avanti a camminare. Ho voglia di camminare. Sono rimasta chiusa in quella sartoria per tutto il giorno. Tu, come è andata al giornale?” Lily si sistema la cuffia e riprendere a muoversi, con passo svelto.

Ted le sta dietro e le racconta del nuovo articolo che gli hanno commissionato, un brano d'opinione sui recenti accordi tra il Ministero e la società che gestiva il trasporto per mezzo dei tappeti volanti.

Tranquillo, Ted, quello che pensi tu sarà fondamentale per le sorti del Paese!” esclama Lily, fissando il Tamigi che spuntava da lontano.

Non so, Lils, non so... sai, a volte penso che sono stufo di scrivere queste cose che non interessano a nessuno. Vorrei fare di più. Ti ricordi che settimana scorsa ho fatto quel colloquio all' Oracle Times? Ecco, mi hanno richiamato e...”

E? Avanti, Teddy, dimmi!” Lily grida e spaventa un bambino che sta comprando un palloncino a forma di ippogrifo da un venditore ambulante.

E- Ted inspira ed espira- e mi hanno detto che gli piace il mio stile e che hanno bisogno di un corrispondente a Dublino. Vorrebbero che andassi lì.”

Oh Merlino! Ted è fantastico, non credi? Non trovi che sia meraviglioso? Saresti il corrispondente all'estero dell'Oracle Times, ci pensi?” la voce di Lily è carica d'entusiasmo.

Di entusiasmo troppo esagerato, per essere sincero.

Sì, sì. E' una notizia meravigliosa, Lils. E' solo che non lo so se partire è davvero la cosa migliore...Voglio dire, lo so che è l'occasione che aspetto da una vita, ma prima di partire, vorrei avere una certezza.” Ted si ferma, gesticola, si appoggia alla ringhiera della barriera che da sul Tamigi.

Lily si ferma di fronte a lui.

Come sarebbe dire certezza? Ted Remus Lupin, ti stanno offrendo il posto di corrispondente all'estero! Non puoi non accettare, non ha senso!” Lily sa di non potergli dire di non andare, di non lasciarla da sola, non sarebbe giusto.

Avrà tempo per dirgli che le mancherà. Ora deve lasciarlo andare.

No, no, non hai capito!” Ted le blocca le parole in gola.

Non parlavo di quelle certezze! Parlavo di altre certezze! Non posso andare senza sapere Lily, capisci?”

Sapere cosa? Che certezze? Ted, cosa vai farneticando?”

Ted improvvisa un sorriso sghembo.

Lo sai cosa succederebbe se stessi zitta per un secondo?”

Lily lo guarda per un attimo, intontita, interdetta, imbarazzata.

Aveva capito.

Aveva immaginato.

Aveva sospettato cosa potesse succedere.

Ted era davanti a lei, con le mani dolcemente appoggiate sui suoi fianchi, mentre lei faceva lo stesso con le sue spalle.

Scuote la testa, Lily, troppo incredula per pensare che possa succedere per davvero.

Ted non sarebbe mai stato in grado di buttare alle ortiche in un secondo tutte le sue convinzioni sull 'età, sulla troppo particolare relazione che li lega.

Ma Ted la sta guardando con il suo sorriso più tenero, quello che riserva solo a lei.

Si avvicina piano, senza smettere di guardarla e Lily, prima di rendersi conto di cosa stesse succedendo, si ritrova a ricambiare il suo bacio, timido all'inizio e poi via via più coraggioso.

Il fatto è che, Lils- Ted si ferma, ansimante. Avrebbero voluto entrambi prolungare quel bacio, ma prima, prima c'era una cosa che dovevano sistemare.-è che dovevo davvero dirtelo. Capisci?” Lily comprende che si riferisce al lavoro, alla possibilità di trasferirsi in Irlanda.

Lo guarda, sgrana gli occhi.

Potrei andare dovunque con te, Ted, e probabilmente sarei felice.”.







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