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Nh. Chissà cosa combinerà il Do’aho…Ha insistito perché
partecipassi. Nh… Chissàpoiperché.”
Flashback.
Una sera come tante, di un mese e mezzo prima...Palestra
dello Shohoku, ore 18.00.
Qual è il modo migliore
per finire una sessione d’allenamento?! Ma con un bello slam dunk,
ovviamente!!!
Da grande Tensai quale sono, corro veloce come il vento, non
mi faccio imbrogliare dalla finta di Miyagi (che, ormai, non confonderebbero
neppure mia nonna), e salto.
Schiacciando, con tutta la mia forza, la palla nel canestro.
Il mio urlo liberatorio decreta la fine dell’allenamento.
Baldanzoso, sparo a raffica le mie immense capacità.
Sono o non sono “Il Tensai”?!
Mentre ci cambiamo negli spogliatoi, un’idea mi rimbalza
nella testa.
Una proposta geniale, inutile dirlo…
“Ragazzi, tutti qui tra due ore. Andiamo a cena assieme… è
tanto che non lo facciamo…”
Stranamente tutti
sembrano assentire, tranne -ovvio- l’unica persona che vorrei davvero mi
dicesse di sì.
Rukawa sembra indifferente, e allora lo provoco.
Voglio che sia presente anche lui, soprattutto lui.
Deve esserci.
“Kitsune! Il Tensai ti concede di unirti a noi, se non senti
il richiamo del letargo…”
“Nh. Do’aho.” Sbuffa lui.
“Baka! Allora è deciso. Devi venire.”
Cosa più unica che rara, lui non ribatte.
Annuisce impercettibilmente, e se ne va.
Senza salutare, chiaro.
La serata trascorre piacevole.
Io e la Volpe
ci provochiamo un po’, senza esagerare.
Per seguire un vecchio canovaccio condiviso.
Perché, se non teniamo su noi il palco, chi lo fa?!
Perché, se gli dicessi che non lo
odio davvero, che anzi lo amo, credo che mi ritroverei in una scatola di
Chappy, da versare nella ciotola per la pappa di Hachi….
Eppure stasera –come ultimamente- è
strano pure lui.
In quest’infinita altalena tra noi.. sembra sopportarmi con più facilità.
E non parlo di rassegnazione…
E non solo oggi.
E’ già da un po’ che lo sto notando… solo che non vorrei che
fosse la prima cantonata del Genio… le altre 50?!
Ma quelle erano solo quisquilie da mezza giornata!
Quando usciamo dal locale, piove a dirotto.
E così, inevitabilmente, ci sparpagliamo, salutandoci.
Io e la
Kitsune corriamo verso le rastrelliere della nostra scuola.
Ho fregato il motorino a Yohei e la Volpe, di sicuro, avrà la
sua bici scassata da recuperare.
Armeggio impaziente sul catorcio del mio amico, ma questo
ferrovecchio si ostina a non accendersi… e mi scappa un occhio su Rukawa.
Non ha esattamente la bici scassata di sempre: sorregge, con
eleganza, una bellissima Ducati Monster nera come la
notte…
“Wow…” mi scappa. E’ una meraviglia.
“Nh. passaggio, Do’aho?!”
Dei! Ma che succede?!
“D’accordo, Kitsune. Ma solo perché il Tensai è magnanimo. Questa stupida
bagnarola la recupero domani…”
E quando mai mi ricapiterà di farmi scorrazzare da lui??!!
Un ghigno malefico mi si dipinge in viso.. e poi lo guardo, ipnotizzato, mentre
fa per infilarsi il casco, nero come la morte, ma poi ci rinuncia.
E accende con un rombo sordo questo gioiello.
Sentila, come canta!!!
E dopo averla inforcata, mi fa segno di salire dietro. Mai
desiderato altro…
Mi stringo sfacciatamente a lui, facendo aderire i nostri
corpi, e non so perché, ma non riesco a capire se è il mio cuore, o il suo, a
battere troppo veloce…
Il suo calore trapassa la giacca fina, scaldandomi.
Dolce contrasto con le gelide gocce di questo maledetto -benedetto-
acquazzone.
Accosto le mie labbra al suo orecchio, indicandogli la
strada da seguire. Lo sento rabbrividire a questo contatto, e non posso impedirmi
di sorridere, mentre la moto sfreccia veloce sull’asfalto viscido e bagnato.
Arriviamo a destinazione. Troppo velocemente, dannazione,
troppo presto!
Io scendo ringraziandolo. Non sia mai che il Tensai sia un
ingrato!
E in modo sconclusionato sputo la prima cosa che mi frulla
in testa, per non farlo andar via…
E’ la serata ideale: potrei dirgli che lo amo…
Oh, sì! e farlo fuggire a gambe levate!…
“Bella moto. Davvero. Sarà costata un
patrimonio…” e lo dico con sana invidia e ammirazione, senza sottintesi. Io non
me la potrei mai permettere, una moto così. Già mia madre tira avanti facendo
straordinari, se poi…
“Nh.” risponde, come sempre, lui. Con quel suo dannato
intercalare indifferente, come se fosse un gingillo accessibile a tutti. E mi
manda in bestia.
“Cos’è?! A te è sempre tutto dovuto, Kitsune?!
E’ l’ultimo regalo del tuo paparino, per soddisfare un tuo
capriccio?!”
Vedo il suo sguardo incupirsi e incendiarsi d’odio.
Odio vero, stavolta.
Forse per la prima volta da quando lo conosco.
“Che cazzo ne sai, eh Do’aho?!” sputa lui, corrosivo. E
riaccende la moto.
Ma io non sto zitto, e gli urlo dietro: “Bravo, sì! Torna
tra le braccia della mamma!”
Per un attimo, credo che potrei morire ustionato da quegli
occhi.
“Ti credevo… diverso.” E parte, slittando sull’asfalto
bagnato, incazzato come non mai, senza lasciarmi diritto di replica.
E io resto lì. Sotto la
pioggia. Guardando la sua schiena scomparire, inghiottita sempre più dalla
notte.
Resto lì. A darmi del Do’aho, per quello che gli ho detto.
Complimenti, Hanamichi! Questa è la tua miglior
dichiarazione… non c’è che dire… le batte tutte di sicuro…
Gli chiederò scusa domani. E’ deciso.
E questo è l’inizio della fine. Perché quel domani,
non arriverà mai.
Il giorno dopo, quando entro in palestra, un insolito
silenzio mi accoglie.
Di solito, la
Volpe è già qui, ad allenarsi nei tiri da tre o nelle finte…
Perché oggi non c’è?
Una strana inquietudine mi attorciglia lo stomaco.
Ho un brutto presentimento… E Anzai ci chiama.
Lo vedo scuro in volto e, stranamente, mortalmente serio.
Io cerco di attenuare la tensione, con una delle mie
genialate, ma vengo freddato sul colpo: le parole dell’allenatore sono
marchiate a fuoco nella mia testa.
E credo nulla, mai, potrà cancellarle.
“Ragazzi, sedetevi, per favore.
Devo comunicarvi una notizia molto brutta…
Il vostro compagno, Rukawa, ha avuto un grave incidente ieri
sera, ritornando a casa...
Stando alle testimonianze raccolte dalla polizia, un ubriaco
ha eseguito un sorpasso in curva, e Kaede è finito addosso alla macchina che lo
precedeva… Viaggiava a velocità molto alta, e senza casco, per giunta….
E’ in prognosi riservata, al momento, ma è caduto in coma,
dopo aver battuto la testa sull’asfalto.”
“Non è vero! Non è possibile!” scatto su, senza rendermene
conto… scuoto la testa per cacciare queste parole moleste, mentre gli altri mi
guardano straniti.
Ayako piange, abbracciata a Miyagi.
E ognuno di loro esprime il proprio dolore a modo suo.
Ma io non ci credo.
La Kitsune
ha la pelle dura! Non può piagnucolare per una stupida zucconata per terra… non
può!
Non può finire così.
Senza tanto riflettere, mi fiondo negli spogliatoi, mi
cambio e corro in quel dannato ospedale.
All’entrata mi indicano la stanza, in terapia intensiva.
Busso piano. Magari c’è sua madre o suo padre, con lui.
Invece la stanza è vuota.
Un solo miserissimo letto bianco,
con lenzuola bianche, un comodino affianco, bianco pure quello, in quattro
dannatissime asettiche pareti bianche.
Nella mia testa, questa è l’anticamera dell’Inferno.
Il ticchettio del monitor mi riporta alla realtà.
Mi avvicino piano al letto.
Kami! Sei ancora più pallido del solito… Disteso tra le
bianche coperte.
Solo i capelli a fare da contrasto testardo con questo
mortale candore.
“Ciao, Kitsune” sussurro io. Ma io questa voce non la
conosco.
E’ un pigolio spaventato, incrinato da un pianto che non
vuole uscire.
La mascherina del respiratore gli copre buona parte del
viso, del suo splendido viso.
Senza volerlo, gli accarezzo una mano, prendendola tra le mie.
E’ fredda.
E sembra quasi piccola.
Quasi di cristallo.
Sciocchezze, Kitsune. Io so quanto fanno male i tuoi pugni,
quanta forza hanno queste mani, quando lotti, quando palleggi, quando schiacci
a canestro…
Ma sono fredde…
Posso scaldartele io, per stavolta, Kitsune?
Eh?! Posso?!
Non ti farà sentire meno uomo, credimi.
Ed io, non mi sentirò meno Do’aho.
Un medico entra nella stanza, ed io sussulto, impreparato.
E’ stupito di vedermi, ma mi sorride benevolo.
Dagli occhi di quest’uomo, posso capire che ha visto i
dolori del mondo.
Lo vedo dal calore che hanno, dalla loro lucentezza.
…Occhi che lottano per strappare dalla morte anche solo un
istante in più.
Io mi presento.
Definendo a grandi linee il rapporto che mi lega a Kaede.
Poi chiedo informazioni su di lui.
Lo sguardo del dottore si incupisce appena, mentre soppesa
quello che deve dirmi: “…Ha riportato numerose contusioni, e qualche
lussazione… Il vero problema è il colpo ricevuto alla testa.
E’ in stato di coma
profondo, in altre parole, c’è una totale mancanza di risposta agli stimoli e
l’inizio dell’alterazione delle funzioni vegetative…”
“Dottore… Non mi servono i suoi paroloni…vorrei sapere
chiaramente come sta.”
Il medico capisce che le mie domande vogliono solo una
risposta.
“Se mi chiedi se si risveglierà mai… sono desolato, ma non
c’è molta speranza.. le percentuali parlano chiaro…”
“Kaede non è un numero!” ribatto io, alterato.
“Lo so, lo so, ragazzo mio. Ma è anche inutile cullarsi in
false speranze..”
e mi dà una pacca affettuosa sulla
spalla, poi aggiunge: “Sei la prima persona che viene a trovarlo…se puoi,
restagli accanto…”
“E la sua famiglia? Dove sono i suoi genitori?!” mi allarmo,
di rimando.
L’uomo davanti a me mi guarda stranito, poi chiede dubbioso:
“Non sai che questo ragazzo è orfano?”
Orfano?! Cos’è?! Uno scherzo?!
“E’ affidato alla custodia di un assistente sociale, che è
il curatore dei suoi beni…
Suo padre e sua madre sono deceduti in un incidente stradale
due anni fa.
…mai sentito parlare della morte del Presidente della
Miyamoto-Rukawa Corporation?!
Beh, da quello che so, ha lasciato al figlio una generosa
eredità da gestire.
Ma ho parlato personalmente con questo tutore legale e non
sembra intenzionato ad occuparsi di Kaede. Ha detto solo che si limiterà a
pagare le spese di degenza… Mi è sembrato un uomo spregevole…”
Mentre il dottore conclude il suo discorso, a me ribolle il
sangue….
Stronzissimo assistente sociale, prega che non ti incontri
mai!
Il mio sguardo ricade su quel letto troppo immacolato.
Prima di salutarmi, congedandosi, il dottore mi informa che
nel cassetto del comodino ci sono gli effetti personali di Rukawa.
Mi prendo una sedia e mi accosto al letto.
Le sue mani sono ancora troppo fredde…
“Avrei tante cose da dirti, Kitsune…
e non so nemmeno da dove cominciare…”
Il gocciolio della flebo, che scorre lungo il tubicino,
dilata all’infinito ogni secondo.
Rendendolo eterno.
“Te lo dico solo perché so che non puoi raccontarlo in giro,
ma…
Mi dispiace, Rukawa, davvero. Per tutto questo.” -Prendi
appunti, Volpe, non ricapiterà più.- “Per quello che ti ho detto ieri sera… Per
tutte le cattiverie che ti ho sputato contro…. Per ogni sparata, ogni
provocazione, e le offese… Ru, mi dispiace.
…Per tutte le volte che ho sfogato su di te le mie
frustrazioni. i miei problemi… la mia invidia per il modo in cui giocavi…
…Anche tu, però, non ti sei risparmiato di certo, baka che
non sei altro… sai quanto può ferire la tua indifferenza? La tua aria di
superiorità?
Sai quanto bramavo un tuo piccolissimo elogio, per i miei
miglioramenti?!
… Non ha mai voluto darmi soddisfazioni, stupida volpe
scorbutica. Hai sempre vinto tu…
Io, eternamente a rincorrerti, e tu, sempre un passo più
avanti a me.” -Mi sto alterando, lo sento- “Ma è una vita che voglio dirti
tutto questo, e anche se forse… se fosse è troppo tardi, voglio farlo ora…
Visto che -vigliaccamente,
lo so- non potrai picchiarmi, per quello che ti dirò…. HAI VINTO TU, KITSUNE.
Sei riuscito a toglierti pure l’ultima soddisfazione.
Hai deciso di andartene davvero in letargo,
dopotutto, senza prima ascoltare quello che ho da confessarti…
Ti amo, Kitsune” -lo
sputo fuori, quasi esasperato da tutto questo, non riesco più a tenermelo
dentro- “cosa vuoi che ti dica?!” e sono incredulo anch’io, per quello che sto
facendo.
E per essere
riuscito a farlo, dopotutto. E amareggiato. Perché è un monologo senza
risposte, il mio.
Del resto, ho dovuto accettare il mio amore per te…
Certe cose, non le puoi comandare…
“Anche se so di non avere la certezza che tu mi abbia
sentito davvero, voglio crederlo.
Anche se non puoi rispondermi, nemmeno per rifiutarmi.
In un certo senso, mi dispiace che tu ti sia assorbito
questa lagna, Kit.
…Ma so che dovevo farlo.”
Mi alzo dalla sedia. L’orario delle visite sta per finire.
Tra breve mi cacceranno, ma non temere.. “Tornerò domani,
Ru. Il Tensai verrà a farti compagnia.”
Prima di uscire, guardo un’ultima volta quest’ambiente
spoglio, completamente disadorno.
E mi avvicino al cassetto del comodino, aprendolo senza
sapere nemmeno che sto cercando…
Il suo portafoglio, qualche spicciolo, l’orologio e le
chiavi di casa.
Le prendo in mano.
Solo ora mi accorgo che il pupazzetto che le unisce è una
simpatica scimmietta rossa.
E non so perché, ma per un secondo, la vista mi si appanna e
sciocche lacrime sentimentali pungono per uscire.
Ma non piangerò, Kaede.
Non qui, davanti a te.
Mi giro verso il letto, e con una carezza fugace alla sua
morbida guancia tiepida, lo saluto; meditando di fare una capatina in casa sua,
per racimolare un po’ della sua roba, per rendere questa “galera” più
accogliente e vivibile.
Un ambiente familiare potrebbe giovare, no?!
….
In poco tempo sono davanti alla villetta dei Rukawa.
Sapevo già dove si trovasse… ma fa un po’ impressione
infilare le chiavi nella toppa, entrare da soli, senza mai essere stati
invitati.
Non posso fare a meno di notare l’ordine perfetto che regna
sovrano. Ma anche la mancanza di vita di questa casa.
E’ fredda.
E non parlo di temperatura.
Sembra una bella casetta fatta per essere messa in mostra e
non per viverci.
Salgo le scale che conducono alle camere.
A destra, apro la porta di una stanza con il letto
matrimoniale ancora sfatto: la camera dei suoi genitori.
Lo capisco subito: l’ha lasciata così per due anni.
Senza toccarla.
Ne esco quasi di corsa, ho come l’impressione di aver
profanato un luogo sacro.
Un tempio dei ricordi.
E poi, la stanza della mia volpe. Sì, mia.
Il letto sfatto. I libri sparsi.
Questo è l’unico vano della casa che mi dia
“un’aria vissuta” e un po’ mi tranquillizza.
Prendo il borsone degli allenamenti e ci infilo
la coperta sopra il letto della Volpe: è un bellissimo plaid con il disegno di
un canestro gigante.
Ovvio.
Che altro aspettarsi dalla Kitsune?!
Prendo anche il suo pallone preferito.
Sarà quello più consumato, visto che lui si allena anche
dopo le sessioni a scuola.
Accanto al letto, in un ripiano, ci sono dei libri dalla
copertina bicolore*.
E mi chiedo cosa ami leggere
Rukawa... io nemmeno pensavo leggesse!
Banana Yoshimoto.
C’è quasi tutta la sua opera omnia.
E poi Mishima.
Mi stranisce un
po’ questa nuova rivelazione sui gusti letterari di Kaede.
E, una volta in più, mi rendo conto di sapere poco o nulla
di lui.
Persino della sua famiglia.
Dei suoi gusti, le preferenze.
Anche se lo amo, quante sono le cose su di lui che ignoro? E
potrò mai conoscerle?!
Mi avvicino alla sua scrivania. C’è una cornice.
La prendo in mano.
Stupore.
Siamo io e lui, in una foto fatta dopo la vittoria sul
Ryonan, negli spogliatoi.
Ce l’aveva scattata Mitsui di sorpresa, mentre ci stavamo
azzuffando.
Anche se, adesso lo so, stavamo
solo giocando…
Riposo questa foto, e noto solo ora
la presenza di un libro dalla copertina blue navy.
Lo sfoglio
distrattamente, leggendo qualche riga a caso: “Ho dormito poco, stanotte.
Tensione pre-partita. Nh. Rimedierò domani.”- “Sapevo che il Do’aho non era poi
così impedito…”
Sgrano gli occhi e realizzo: il suo diario!!!
Corro alla prima pagina:
1° Aprile.“Oggi è iniziata la mia vita da matricola allo
Shohoku.
Nh. Ho fatto un incontro strano. Un imbecille mi ha preso
a testate sulla terrazza, all’ora di pranzo…”
So che è sbagliato, quello che sto facendo.
Sto deliberatamente infrangendo la sua privacy.
Ma questo diario è la mia manna dal cielo.
Per imparare a conoscerlo davvero.
Per sapere com’è il vero Kaede Rukawa.
Domani glielo dirò. E lo leggerò con lui.
Questo glielo devo.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa, né
la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- A titolo
informativo, l’uso delle lettere maiuscole,
delle minuscole e la punteggiatura in generale di questa fic,
non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una scelta consapevole,
la mia, per assecondare una sorta di armonia
interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure ignoratela....
- *Edizione italiana della Feltrinelli,
so che in Giappone è diversa, ma non l’ho mai vista.
- Mi sembra doveroso precisare che io non nutro nessuna
forma di rancore con la categoria degli assistenti sociali, infermieri, dottori
e insegnanti.
Mi scuso per l’impronta prettamente negativa che ne potrebbe
risultare, ma è solo in funzione puramente narrativa, e comunque
non generalizzabile.
- Gli eventi
narrati sono tratti fedelmente dal manga del SenseiInoue. Ogni riferimento è stato rispettato in modo più
assoluto, per rendere questo racconto il più veritiero possibile. Dove il
Maestro non ha dato indicazioni, ha sopperito la mia ispirazione.
Per di contro,
l’anime omonimo non è stato nemmeno preso in
considerazione, a causa di alcune lievi discrepanze tra le due produzioni.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al nuovo divano blue navy: elyxyz@alice.it
e non più al vecchio elyxyz@libero.it, per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Per un attimo, credo di vedere i suoi occhi aperti al di là
della maschera che gli copre il viso.
Mi sono sbagliato.
E’ nella stessa posizione in cui l’ho lasciato ieri sera.
E nello stesso stato, mi ha confermato il medico.
“Ti ho portato un po’ di roba… guarda!!” gli dico senza
pensare, sollevando il suo borsone dello Shohoku.
Poi lo riabbasso, arrossendo per la mia ingenuità.
E dandomi dell’idiota.
Non posso aspettarmi che lui reagisca… potrebbe farlo,
vorrei che lo facesse…. Dovrà farlo!! ...ma è ancora troppo presto… il dottor
Kawata dice che non sa se Kaede mi può sentire, ma che, nel dubbio, è meglio
tentare….
Nel suo stato attuale, naviga in un limbo d’incoscienza….
Almeno non sente dolore.
E’ una pallida consolazione, questa.
Ma è pur sempre meglio di niente.
“Ciao, volpaccia… come va?” sussurro, sedendomi accanto al
tuo letto.
Le tue mani sono un po’ più calde, ma non come le vorrei.
“Sono passato da casa tua, ieri sera, e ho racimolato un po’
delle tue cose….” -Farfuglio, un po’ imbarazzato- “Sia chiaro… non ho rovistato
ovunque, ok??!!”
Mi sento un ladro, per quello che ho fatto… anche se le mie
intenzioni erano
ebuone….
Sfilo le prime cose dalla sacca, mostrandogliele:
“Ecco il tuo plaid, volpe fissata!!!... almeno ti riscalderà
un po’!!” e glielo sistemo sopra la coperta bianca che lo copre.
“Il tuo pallone da basket… spero sia il tuo preferito… non
si sa mai che ti svegli… e che ti venga voglia di fare due tiri…” lo appoggio
per terra e la palla rotola silenziosa in un angolo della stanza, rimbalza
addosso alla parete, per poi ritornare brevemente indietro, fermandosi. Seguo
il suo pigro percorso, convinto che sia giusto che lei sia qui. che c’è una
ragion d’essere, nella sua presenza.
“L’infermiera tricheca me l’ha fatta lucidare a nuovo,
temendo che fosse sporca, e che potesse portare germi da te… veramente, mi ha
fatto sterilizzare anche la coperta, e le mie scarpe…. Sono tutti dannatamente
fissati, qui…” -borbotto seccato- “Mi ha atteso al varco, e mi ha perquisito da
cima a fondo…. Secondo me, quella ha visto troppi polizieschi, credimi…”
annuisco a me stesso, convinto della mia teoria. Poi riprendo:
“La tua sveglia scassata, perché non si sa mai….” e l’appoggio
sul comodino qui vicino.
“La tua lampada da notte… ma non ti sembra di essere un po’
troppo grande, per tenere ancora una cosa che ha le stelline che girano, quando
la accendi?” sbotto, fintamente polemico…
….
“No, eh??... hai ragione… in fondo è molto bella…” concedo,
riprendendo a rovistare nel borsone.
“L’ultimo libro che stavi leggendo, te l’ho preso… credo sia
giusto finirlo.. altrimenti poi ti resta la curiosità… Questo invece non sai
cos’è… ma te lo spiego subito: è un block notes, in cui annoterò tutte le volte
che ti concederò di picchiarmi senza reagire, quando guarirai, per quello che
io avrò fatto o detto, mentre eravamo qui… cerca di non prenderci gusto, ok?!”
“E poi questo….” –sussurro incerto, posando il suo diario
sul letto- “Non so se sia un bene o no. Kaede, vorrei leggerlo. Vorrei avere il
tuo permesso per farlo.
Non è un capriccio, Kit. Credimi.
Vorrei conoscerti, davvero. Le cose che non so di te… tutto
quello che sei, quello che ho potuto solo sfiorare e mai carpire...
E io ti parlerò di me…. Anche se non so se, per te, è un
gran guadagno…
…sforzati di sopportarmi, Kitsune, potremmo scoprire di
essere più vicini di quello che temevamo..”
Accarezzo con un dito la copertina blue navy, sfiorandone il
contorno.
Sollevo gli occhi su di lui, potrei stare qui ore, ma non mi
risponderà.
“Picchiami, ok?!..
…oppure ringraziami, quando avrò finito.” Decreto, aprendo
la prima pagina.
1° Aprile. “Oggi è iniziata la mia vita da matricola allo Shohoku.
Nh. Ho fatto un incontro strano. Un imbecille mi ha preso a testate
sulla terrazza, all’ora di pranzo…”
“Stupida volpe…” mi esce in uno
sbuffo, tra il divertito e il rassegnato.
“Nel pomeriggio, ho
presentato la mia domanda di ammissione al club di basket.
Lo stesso idiota che ho incontrato in terrazza ha sfidato il Capitano
del circolo di pallacanestro, nel più dissacrante one –on- one della storia. Se
James A. Naismith lo sapesse, si rivolterebbe nella tomba, temo.
La cosa peggiore è che
ha pure vinto…Nh…e il sedere di quel gorilla mi perseguiterà a vita…”
“Kitsune… grrrr…” –ringhio- “Io ho vinto perché sono un
genio!!!” – e ripenso inevitabilmente a quel giorno, che oramai sembra così
lontano, a quello scontro,. a
quella figuraccia, in verità.
E alla sfacchinata che ho fatto subito dopo, per farmi
accettare nel club: le casse di banane per il Gori, i palloni lucidati a regola
d’arte, la palestra tirata a specchio… che faticaccia!!… devo ancora farla
pagare al Guntai, per avermi abbandonato da solo, nel momento del bisogno…- “E
chi cavolo è questoNaismith??”
Ovviamente lui non mi risponde; sospirando teatralmente,
riprendo la lettura con voce cadenzata:
2 Aprile. “Sono
entrato formalmente in squadra. Oggi c’è stata la presentazione delle matricole
e dei senpai. Il Capitano mi ha chiesto quali sono i miei hobby…
Nh… Che cazzo di
domanda è?!
‘Dormire.’ gli ho
risposto.
Dormire aiuta a non
pensare, a dimenticare, no?!
E a recuperare le
energie spese negli allenamenti.
Ho avuto una piacevole
sorpresa: Ayako.
L’unica nota positiva
della giornata.
E’ confortante sapere
che sarà lei la nostra manager: è una persona in gamba, per essere una donna.”
Sollevo gli occhi dalla pagina, mi fermo a fissarti:
“Perché ho l’impressione che il rapporto che ti lega ad
Ayako sia più profondo di quello che dai a vedere?” gli chiedo.
E la risposta, come sempre, è il silenzio.
Ricordo il modo in cui ti ha sorriso, vedendoti. Scherzando
sulla tua altezza, e ingiungendoti di impegnarti tanto, perché tutti avevano
grandi aspettative sul tuo conto.
C’era affetto, in tutto questo.
E io mi ritrovo, oggi, ad esserne geloso.
Allora non ci diedi tanto peso, troppo preso in tante cose,
ma adesso è diverso.
Cosa avete condiviso, tu e lei, mentre eravate alle
Tomigaoka?
Non so se in questo diario troverò una risposta… una parte
di me non vorrebbe nemmeno saperla, credo.
Se chiedessi, Ayako penso me lo direbbe. Soprattutto perché
lei ha intuito che ti voglio bene…
Ma è una cosa vostra. Che diritto ho, io, di esserne messo
al corrente?
“In fondo, è solo passato.” Soffio per convincermi.
Ma non sono mai stato bravo a mentirmi a lungo.
Riprendo la lettura interrotta, girando pagina:
3 Aprile. “La
prima settimana di scuola è finita.
Devo fare il bucato…
la signora delle pulizie è malata.
Adesso vado al
campetto…mi sento come un leone in gabbia, se resto dentro un altro po’,
esplodo
.”
4 Aprile. “Finalmente,
domenica.
Ho dormito fino a
tardi.
Il pomeriggio passato
a guardare l’NBA.
Jordan è un mito.
Non ho voglia di
cucinare.
La scatola di ramen
precotti mi occhieggia da lontano.
Dovrei mangiare di
più. Lo dice anche il mio medico sportivo.
Ma non fa per me.
Il cibo non è altro
che mero inserimento di carboidrati.”
“E fai male, volpe!! …ti porterò
io, in un paio di posti che ti faranno ricredere… Takamiya
li conosce come le sue tasche….” ghigno.
5 Aprile. “Ho
nuovamente preso i sonniferi, per dormire. Gli incubi stanno tornando, il
medico dice che è normale rielaborazione del mio inconscio.
Freud, secondo me,
avrebbe molto da ridire…”
“Prendevi sonniferi???” sbotto, incredulo, fissando il mio
sguardo sul tuo volto.
Pazzesco… non avrei mai creduto che un narcolettico come lui
ne avesse bisogno…
“Gli allenamenti
proseguono bene… lo Shohoku ha buoni elementi, un tantino acerbi, forse… ma il
Capitano ci sa fare, e ci va giù pesante. Vogliono arrivare ai Campionati
Nazionali, ed è esattamente il mio scopo.
Ayako segue l’idiota
megalomane nei fondamentali.
E’ impaziente,
rumoroso, sfacciato e incompetente. Ma ha delle doti nascoste, ne sono certo.
E Aya saprà
addestrarlo a dovere…altezza, riflessi pronti, potenza muscolare.
Ne sono certo.
Potrebbe rivelarsi vantaggioso, se non perdesse il suo tempo dietro la sorella
di Akagi e non disturbasse i miei allenamenti con i suoi schiamazzi.
… A proposito di
schiamazzi…
Mi hanno scovato.
Anche qui.
E qui sono anche
peggio.
Un pollaio sbavante in
adorazione.
E poi uno si chiede
perché sono misogino…”
“Non hai tutti i torti, Ru…” confermo, annuendo concorde.
6 Aprile.
Martedì. “Allenamenti regolari. La prof. di biologia mi ha silurato, solo
perché ieri mi sono addormentato un pochino nella sua ora… ‘sta stronza!!
Le galline aumentano
in modo esponenziale, un altro po’ e potrebbero galleggiare nel brodo
primordiale.
Ayako e il Capitano
continuano a sgridare il novellino, che si ostina a dire che i fondamentali
sono inutili, che lui vuol giocare.
Nh. Idiota.”
“Mi fa piacere sapere che mi offendevi anche su carta, prima
che a parole!!” lo guardo lievemente alterato.. e la mia rabbia sbolle, appena
si posa sul suo viso addormentato.
7 Aprile. “Si
ricomincia.
Le oche del mio fan
club si sono appostate davanti al cancello della scuola.
Se non rovinassi la
mia bici, le investirei una ad una.
…no. Meglio di no.
Quelle pazze
potrebbero arrivare a pensare che -il mio comportamento- sia una forma di
interessamento, nei loro confronti… brrr mi viene la pelle d’oca.”
A me vien da sorridere, per come esprimi tutti i tuoi
pensieri sulla carta, invece che a parole.
“Lo so da tempo, che non sei un freezer ambulante, come in
realtà ti chiamo…
Ormai lo hai capito, no?!... dico un sacco di stronzate, ma
non è detto che le pensi davvero…” mi giustifico.
8 Aprile.
“L’idiota ha lasciato il club, con un’uscita da primadonna.
Beh, è una
liberazione… se è qui solo per perdere tempo, è meglio così.
Il basket non s’impara
da un giorno all’altro, ha poco da definirsi ‘Tensai’, quel Do’aho.
Resta comunque una
cosa, che non mi so spiegare…
Stranamente, ne sono
un po’ deluso.
Del suo abbandono,
intendo.
Raramente Kaede Rukawa
sbaglia, e non pensavo avrebbe ceduto così presto.
Nh… ha buttato il suo
potenziale nel cesso.”
Deglutisco un boccone amaro, a quel ricordo.
Non è stata una grande idea, la mia, lo so.
Bisogna riconoscere, a mio favore, che ho avuto l’umiltà di
tornare, chiedendo di essere riammesso, dopo il mio colpo di testa… del resto,
si sa, io sono un tipo istintivo.. e quando mi fumano, non capisco più niente…
9 Aprile. “Test di
storia. Passato per rotto della cuffia.
Gli allenamenti sono
iniziati in modo stranissimo: tutti facevano quello che dovevano fare, in
silenzio. Senza proteste o sparate assurde.
Ma è tornato, sì, il
novellino.
Con la coda tra le
gambe, scusandosi -a modo suo- per la sua scenata.
Mph…
Anzai Sensei è venuto
in palestra a conoscerci, e ad annunciare che ha stabilito una partita
d’allenamento col Ryonan.
Nh... Sendoh.
Ti batterò, vedrai!!
L’allenatore ci ha
fatti giocare: matricole contro senpai.
Ho marcato Akagi.
Tutti sussurravano che
in realtà lo scontro fosse solo tra noi due.
Cazzate.
Comunque Ayako ha
detto bene: Io odio perdere.
Che sia una semplice
partitella, uno one –o – one, o la finale di campionato…tutti gli avversari
sono un ostacolo al mio obiettivo: diventare il numero uno.
Akagi mi ha dato del
filo da torcere. Inulte negarlo.
Del resto, è uno dei
migliori 4 centri della Prefettura.
Ad un certo punto,
Anzai ha deciso di far entrare il mentecatto. Certe scelte del Sensei rimarranno
un mistero, per me.
E il rossino ha
esordito nel migliore dei modi: “Rukawa!” –mi ha sbraitato contro- “Non ti
passerò mai la palla!!”
Perfetto. Dico io.
PERCHE’ CAZZO QUELLA
PIAGA CE L’HA CON ME???
…
Ok. Ha un’elevazione
sorprendente, (del resto, quella scimmia rossa non avrà fatto altro -in vita
sua- che saltare per prendere banane…) ma ha quasi ucciso il Capitano,
facendogli slam dunk in testa.
Se non avessi un ottimo
autocontrollo, mi sarei messo a ridere.”
Io arrossisco a quel pensiero. Kami!! Che figuraccia…
Per poco, il Gorilla non mi scuoiava… e il nonnetto che se
la rideva…
10 Aprile. “La signora delle pulizie mi ha dato buca pure oggi…
Ho ‘tentato’ di preparare una lavatrice…Mi son detto: ‘e
che cavolo ci vuole?! Infili la roba nel cestello, mezzo contenitore di
detersivo…no, va’, meglio ¾, chissà come puzza.. e un bel 90° macchie forti..
che non si sai mai che germi potrebbero esserci…’ e il risultato…beh…
ho colorato la mia maglietta preferita (quella bianca
della Nike) di verde stagno… come cazzo c’è finito quel calzino là dentro???
K’so!!
Metà delle mie mutande è verde, adesso… un insulso,
bislacco verdognolo… porca vacca…
…
Vado a giocare, va’…”
Scoppio a ridere,
giuro.
Come potrei
trattenermi???
“Sei un impiastro, vVolpe…” gli sussurro, asciugandomi
una lacrima birichina.
11 Aprile. “Dormire. giocare. Dormire. che altro chiedere
alla vita??”
“Io un paio di idee
ce le avrei…” ghigno, tra me e
me… “Vedrai, Volpino
, c’è un sacco di
roba da sperimentate, io e te…” gli prometto.
12 Aprile. Lunedì. “Mi hanno spedito in Presidenza.
Tutta colpa di quel
represso di Kiwashita, che ha osato svegliarmi, mentre dormivo nella sua ora di
giapponese… L’ho picchiato in automatico…non me ne sono nemmeno accorto..
davvero…
Il Preside è stato
meno animale del previsto: mi ha obbligato ad andare a scusarmi col prof. e
discorso archiviato.
Nel pomeriggio, mezza
scuola parlava nuovamente del rossino.
Quello non riesce
proprio a stare lontano dai guai…
Il senpai Aota, del
club di judo, insisteva caldamente perché lui entrasse nella sua squadra.
Dicono si siano
sfidati, e che Sakuragi gliele abbia suonate per bene…
Ayako è entusiasta del
modo con cui l’idiota ha liquidato il judoka:
All’ennesimo: “Perché
non accetti??”
“PERCHE’ IO SONO UN
VERO BASKET-MAN!” gli ha risposto.
Nh. Quell’esaltato.”
“Aota mi aveva promesso delle foto di Haruko, se fossi
entrato nella sua squadra.. a volte, mi chiedo quandto do’aho io sia stato… mi sa che avevi ragione, a darmi
dell’idiota, a quel tempo…” ammetto.
…
L’infermiera tricheca entra, distogliendomi dal mio
monologo, e mi informa che l’orario di visita è finito.
Farfuglio qualcosa come una scusa, alzandomi.
“Non me ne sono accorto, sai? …il tempo è volato in fretta…”
ti confesso.
E chiudo il diario mettendoci il tuo segnalibro.
“Domani torno, ok?!... ma dopo gli allenamenti, domani
riprenderanno… almeno credo…” biascico, un po’ controvoglia.
Gli sistemo il plaid più comodamente.
Non ce n’è bisogno, in realtà.
Non ti sei mosso di un millimetro, in queste ore.
Ma è una gentilezza che mi voglio concedere.. posso?
Sorrido indulgente tra me e me.
Mi avresti mandato a cagare, senza dubbio.
“Sogni d’oro, Kitsune.” auspico, allontanandomi.
Ma non so se è un augurio, o una condanna…
…Ccontinua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“Quella, secondo me,
è una maniaca, e ci trova gusto a palparmi!!” sbotto, alquanto irritato,
entrando nella sua camera.
Il silenzio mi
accoglie.
“Buongiorno, Volpe…
non ti scomodare a salutare…” lo provoco, sfilandomi la giacca e avvicinando la
sedia al letto.
Distolgo gli occhi
da questo corpo inerte.
Mi sono ripromesso
di non cedere all’amarezza, di presentarmi a lui allegro, o incazzato,
ma mai triste…
Non ce la faccio.
Mi alzo, perché non
riesco più a stare seduto, con lui, lì davanti, che pare pronto a destarsi da
un momento all’altro.…
…solo che questo
momento non arriva mai.
“I ragazzi chiedono
di te… ho spiegato loro a grandi linee la tua situazione… non sanno se venire a
trovarti o no… forse, temono di disturbare… beh… mi spiace, volpe, io questa
delicatezza non ce l’ho… e sono qui….”
Apro il cassetto e
sfilo il diario, dove l’ho posizionato ieri sera.
E mi risiedo,
mettendomi comodo.
“Chiederò che mi
diano una poltrona.. o mi verrà il culo quadrato, con
‘sto sgabello ortopedico!!” e sorrido, borbottando… ho come l’impressione che
dovremo fare amicizia, io e questo pezzo di legno.
13 Aprile. “Mancano 8 giorni all’amichevole con il Ryonan.
Le mani mi prudono già.
Devo sconfiggere Sendoh.
E’ il mio avversario più diretto, in questo momento.”
“AkiraSendoh è anche il mio, di
rivale. Non scordarlo, Kitsune.” Decreto, serio.
“Devo studiare: domani
test di fisica.
Nh.. no. Vado a
correre.”
“Ecco perché sei una capra, a scuola!! Non studi mai…” lo
rimprovero.
Ma sto predicando bene, e razzolando male…
14 Aprile. Mercoledì. “Niente di nuovo da
segnalare.
Allenamenti nella norma, se escludiamo il Do’aho.”
15 Aprile. “Akagi mi ha chiesto di mostrare all’Idiota
come fare un tiro in corsa col terzo tempo.
Nh… l’ho fatto solo
perché me l’ha domandato il Capitano, sia chiaro.
E il demente,
invece di imitarmi, si è messo a tirarmi pallonate, per farmi sbagliare.
L’ho già detto,
che è idiota???
Poi ci si è
messo il senpaiKogure, mi
ha pregato di rimostrare al novellino qual è la tecnica corretta…
Ci ho rimediato
un’altra pallonata dal buffone.
Ok, il mio
livello di sopportazione è giunto al culmine.
Così mi sono
limitato a rendergli il piacere… è scappata anche a me la palla di mano..
niente di più.
La cosa
sorprendente è stata sentire il Do’aho chiedermi
scusa seriamente, supplicandomi (ok, ok, chiedendomi) di rifare la sequenza per lui, perché
voleva capire.
Va bene, mi sono
detto… per amore del basket.
E quel
mentecatto mi ha lanciato addosso l’intero cesto di palloni!!!
Ed è scoppiata
la rissa… picchia duro, lo scemo, me n’ero già accorto, ma non sono da meno.
Comunque, non so
ancora come, siamo finiti con due bernoccoli in testa, e spediti negli
spogliatoi, in punizione… Quell’inetto ha rovinato i
miei allenamenti….”
Mi scappa un
sorriso, non posso impedirmelo, al ricordo di come la gabbia sia finita addosso
ad Akagi, che sembrava uno scimmione in cattività…
Mi accarezzo la
testa di riflesso, ricordando il suo gorilla punch… era una delle prime volte,
non sapevo sarebbe diventato un rituale….
16 Aprile. “Miyamoto-san mi
ha chiamato. Voleva sapere come sto. Credo.
Ho riconosciuto il numero dal display.
Non ho risposto.
Non voglio la loro pietà, o qualsiasi cosa sia.
Ho vissuto finora da solo.
Posso farcela. Devo farcela.”
Una parte di me
riesce a capirti, credimi.
Chiedere aiuto, non
è da tipi come noi.
Ma un uomo
intelligente capisce i suoi limiti, mi chiedo quanto tu abbia dovuto soffrire,
per portare avanti questa tua coerenza.
17 Aprile. “Finalmente, sabato. Mika-san
è venuta a pulire… dice che sembra che la casa sia disabitata. Del resto, la
uso. Non ci vivo.
Quando ha visto le mie mutande verdi, si è messa a
ridere.
Con una immensa faccia di bronzo, le ho mugugnato il mio
solito “Nh.” Ma mi sono vergognato un sacco…”
18 Aprile. “Stamattina mi sono alzato prima delle galline, per potermi
andare ad allenare, al solito campetto, quello vicino alla spiaggia.
So che è suolo pubblico, ma io ci ho passato ¾ della mia
vita, e lo considero un po’ casa mia…
Ma sto divagando...
Quando sono arrivato, ho parcheggiato la bici, HO DOVUTO
SVEGLIARMI, ho raccolto la concentrazione: il basket è sacro, merita tutta la
mia attenzione!!
Per scoprire cosa?
Che qualche idiota mi ha fregato il posto!!
Mi sono avvicinato alla rete per vedere chi fosse l’
usurpatore del ‘mio campetto’, per scoprire che era
proprio il Do’aho!!
E poi dicono…coincidenze..
…quello mi perseguita!!!
Cosa degna di nota: non era da solo.
C’era con lui la sorella di Akagi, …Hakiko,
Hakako, o come cazzo si
chiama…
Lo stava aiutando negli allenamenti, insegnandogli il
tiro in corsa.
Scema lei, idiota lui.
Continuava a sbagliare il movimento della mano.. e
‘quella’ non se ne accorgeva neppure.
Gran brava maestra, non c’è che dire… c’è da considerarsi
fortunati, ad essere allievi suoi..
I signori Akagi devono aver speso tutte le loro risorse
col Gorilla, magari non in bellezza, certo, ma in intelligenza…e -a lei-
poveretta, devono essere rimaste le briciole…
Colta da fulminea illuminazione, (Kami sia lodato!)
spiega alla scimmia rossa dove sta il suo sbaglio..
In seguito alla breve delucidazione, il Do’aho riesce ad eseguire il tiro…
E io ho sperato che togliessero finalmente le tende…
Voglio essere sincero: mi ha stupito la sua capacità di
elevazione.
Se solo si impegnasse per un motivo serio..
Mi dà i nervi!
C’è gente che venderebbe l’anima, per avere la metà del
suo potenziale..
Basta. Per oggi chiudo qui.”
Sono confuso, lo
ammetto.
Non tanto per la
sua inaspettata prolissità, quanto per il suo interessamento nelle mie
capacità.
Non me lo ha mai
fatto capire apertamente, ma ha sempre seguito i miei progressi, il mio
andamento..
“Hai sempre creduto
in me..” gli dico. e non è una domanda.
Mi sale un groppo
in gola.
Mi sento stupido.
Mai -come ora-
vorrei avere la possibilità di dirgli che, la maggior parte dei miei
miglioramenti, la devo a lui.
Che mi ha spronato
ad inseguirlo, a raggiungerlo, a diventare suo pari.
Che mi ha trasmesso
l’amore per il basket, la vera devozione, il sacrificio, la fatica, il sudore.
La gioia immensa
della vittoria.
L’adrenalina che ti
fa sentire vivo. Vivo davvero.
“Kitsune, cazzo!! Ho tante cose da dirti… non puoi proprio
svegliarti?” soffio.
Mi alzo. L’aria sta
diventando troppo pesante. Manca l’ossigeno, qua dentro.
Lancio malamente il
diario sulla sedia ed esco, a passo sostenuto.
Un’inserviente mi
lancia un’occhiataccia e io rallento l’andatura, per rispetto del luogo in cui
sono.
La porta scorrevole
si apre davanti a me, lasciandomi all’esterno.
Boccheggio, in
cerca d’aria.
Manca anche qui, ma
non come là dentro.
Mi accascio in un
angolo, cercando di normalizzare il respiro.
E’ peggio degli
esercizi di defaticamento.
Non ce la faccio, cazzo. Non ce la faccio!!!
Una mano gentile mi
accarezza la testa.
Sollevo gli occhi
di scatto, sorpreso.
Davanti a me, il
dottor Kawata sorride benevolo.
Mi si accoccola di
fianco, ignorando il suo camice bianco, che di sicuro si sporcherà di polvere e
terra.
Mi porge una
lattina di pocarisweat,
mentre sorseggia un caffé, distrattamente.
Non mi forza a
parlare. Dovrei essergliene grato.
Restiamo così, per
un tempo indefinito.
Il respiro mi si è
regolarizzato.
Riesco ancora a
respirare, è già qualcosa.
“Come va?” sbotta
lui, come se parlasse del tempo.
“Male.” Rispondo
io. Oggi pioverà.
“Non è mai facile.”
“Nh.” E’ sempre tutto più difficile, quando piove.
“Uno si aspetta un
miracolo, da un momento all’altro. Un risveglio, un segno, qualcosa…”
“A 16 anni, puoi
ancora credere nei miracoli…”
“Non c’è un’età per
smettere… ma…”
“Smetterò di
crederci, quando arriverà il momento. Né prima, né dopo.” Concludo,
rialzandomi.
Lui mi sorride,
nello stesso modo in cui è arrivato.
E annuisce,
salutandomi.
Sbuffo, rientrando.
La tricheca mi sterilizzerà un’altra volta, prima di farmi
tornare dentro.
….
“Scusami… non
dovevo andarmene così… in quel modo..” -mi giustifico- “Ma… dovevo andare in
bagno. Sì, in bagno.” Mento.
A me. O a lui?
Riprendo la
lettura, riacciuffando il diario.
19 Aprile. “Solita
routine. Sto intensificando gli allenamenti, DEVO BATTERE SENDOH.
…
Stasera, il Capitano ha trattenuto Sakuragi dopo gli
allenamenti.
Vuole tentare di insegnargli il rimbalzo.
Credo poco, nella miracolistica dell’ultimo minuto.
Ma tutto fa brodo, quindi…
Ah. La scimmia ha cacciato anche oggi le mie fan, dalla
palestra.
Almeno si rende utile…”
Mastico uno:
“Stupida volpe…” non sia mai, che..
20 Aprile. Martedì. “Finalmente, la partita.
Uozumi è proprio alto,
visto da vicino.
Fa quasi impressione, ma in fin dei conti, non è altro
che un nuovo giocatore da battere. Punto e stop.
Sakuragi ha rotto le palle, come sempre.
Mi ha ciulato la maglia n°10,
che il Coach aveva destinato a me.
L’Idiota si è messo a fare i capricci, a tal punto che il
Sensei (l’ho già detto, ma lo ripeto: certe sue
scelte non le capirò mai) l’ha accontentato, dandogli il mio numero (stronzo!) e rifilando a me l’11.
Lo ha poi rabbonito, ingannandolo, spiegandogli che la
sua tecnica prevedeva che il rossino fosse l’arma
segreta della nostra squadra, quindi non sarebbe entrato nella rosa dei primi
cinque.
E vorrei ben vedere!!!!
Pazzesco.
Se non l’avessi visto con questi miei occhi, non c’avrei
creduto.
L’allocco si è fatto infiocchettare ed è rimasto per un po’
buono buono ( ok. nei suoi
limiti, ovvio) in panchina.
Sendoh è arrivato in
ritardo, con il suo odiosissimo sorriso stampato in faccia.
Inconcepibile.
Serafico, si è scusato, e poi è andato a cambiarsi.
Il suo ritardo denota poco rispetto per i suoi compagni,
nei nostri confronti, e per il basket, soprattutto.
Anche una semplice partitella d’allenamento richiede
considerazione.
I due Capitani hanno avuto modo di scontrarsi tra loro.
Da quanto ho capito, la loro rivalità affonda le sue
radici nel tempo…
Sendoh non ha fatto
altro che provocarmi, ma ha trovato pane per i suoi denti.
Mi ha fregato. E’ giusto ammetterlo, anche se brucia.
L’ho ripagato usando i suoi trucchetti…
anche io me la cavo un pochino con le finte…
Al termine del 1° tempo eravamo sotto di 3 punti.
L’Idiota, meno stanco di noi, ha trovato il tempo di
attaccar briga con i nostri avversari.
Lo hanno legato alla sedia. Letteralmente.
Anzai Sensei, in un impeto di
demenza senile precoce, gli ha permesso di entrare in campo, per sostituire
Akagi, infortunato.
E lui –ovviamente- è andato a dichiarar guerra a Sendoh.
Pazzesco!
Inutile…parla parla…ma è pur
sempre un novellino.
Quando è entrato, sembrava rincretinito (più del solito,
intendo).
Ha fatto una serie di sbagli clamorosi, culminati nello
stendere Uozumi di peso.
Ho avuto compassione di lui.
In fondo, resta comunque un pivellino.
Ovvio che sentisse l’ansia da primo scontro.
Ma non credevo andasse così nel pallone…”
“Mi sembra che ci
godessi un mondo, a descrivere la mia sofferenza…” annoto.
“Ho risolto il problema in modo semplice ed efficace.
Un tantino drastico, forse, ma con lui le maniere dolci
non servono granché.
Un bel calcio nel sedere, e la paura è sbollita in
fretta.”
“Non avevo paura…
ero solo un pochino nervoso…”
Un tantino lisci,
questi specchi…
“Eviterò di riportare ogni avvenimento.
Il succo è che Sendoh mi ha
davvero sfiancato (no. non è una metafora sessuale)
dovrò lavorare molto sulla mia resistenza (è sempre il mio limite maggiore) mi
è venuto un crampo.
Il Do’aho ha tentato di farmi
sloggiare dal campo, ma non c’è stato verso di smuovermi.
Così ha utilizzato i suoi metodi delicati, restituendomi
il favore di poco prima.
Comincia ad ingranare.
E’ persino riuscito a fregare Uozumi,
facendo lo stesso muro usato con il Capitano… sono rimasti tutti allibiti.
Alla fine, ha preso addirittura un rimbalzo.
Non sapevo che Akagi sapesse fare i miracoli.
Mi hanno tirato fuori dal campo, per farmi riposare.
Sono ritornato per gli ultimi 2 minuti. Il Coach mi ha
costretto a collaborare con il mentecatto, marcando insieme Sendoh.
Ho dovuto insegnargli, in tempo reale, come mettersi e
come muoversi…
Alla fine, è anche riuscito a stoppare l’uomo ridens, ma per puro culo, dico
io.
E a fare canestro.
Gliel’ho passata io, la palla. Per sbaglio, ovvio. Ho
visto solo qualcuno che indossava la nostra maglia, e mi sono fidato.
Altrimenti, col cavolo che…
Comunque, abbiamo perso.”
Non voglio ripensare
al sapore amaro di quella sconfitta.
La mia prima
partita.
Non riuscivo a
crederci.
Mancava così poco..
davvero così poco…
Ma forse a te è
bruciata ancora di più.
Anche se non è vero,
credo che tu l’abbia considerata una sconfitta inferta da Sendoh,
non dal Ryonan. Il tuo orgoglio, Volpe, l’ha pagato a
caro prezzo.
21 Aprile. “Sarò breve. Ieri ho strafatto.
Che stronzata… c’è mancato poco
che scrivessi ogni minuto di quella partita… è che mi sono lasciato trascinare
dagli eventi, ecco.
Aota è tornato alla
carica, proponendo al rossino di entrare in un team
vincente… il suo.
Ma lui persiste nella sua scelta. Vedremo.”
22 Aprile. “Oggi è tornato in squadra il playmaker, Miyagi (mi pare), rimasto assente perché coinvolto in una
rissa.
Il mentecatto l’ha sfidato subito. Ovvio.
Non è per niente alto, ma sembra bravo… a finte, promette
bene. Spero sia anche un ottimo regista.
Sbava per Ayako. Gelosissimo.
Se sapesse di me, guai.”
“Cosa cavolo non
dovrebbe sapere di te??!! … di te e lei??” mi infervoro.
Non rispondi,
certo.
“Mi ammazzerà,
questo tarlo della gelosia.” medito sconsolato.
23 Aprile. Venerdì. “Due scemi al prezzo di uno. Il Do’aho e il play si sono coalizzati, per qualche astrusa,
inutile ragione, che non voglio nemmeno sapere. Era quasi meglio mentre erano
rivali, almeno il nanetto stimolava lo spirito
agonistico (egoistico) dell’idiota.”
“Geloso della mia
amicizia col tappo?!” ti chiedo, retorico, alzando gli occhi dal diario.
Lo sguardo va a
posarsi su di te, lì immoto.
Lo dirigo altrove,
la sveglia sul tuo comodino mi ricorda che adesso la tricheca
verrà a requisirmi.
Mi alzo, sbuffando.
Ho la schiena tutta incriccata.
Ripongo nel cassetto
l’agenda.
“Ci vediamo domani,
volpino, alla stessa ora!... Non disturbare le infermiere, mi raccomando… e non
andare in giro per i corridoi, potresti perderti, impedito come sei…”
Sollevo una mano, a
mo’ di saluto.
Ma lui non può
vedermi.
‘Fanculo
tutto.
Lascio la maniglia
che avevo già in mano.
Ritorno vicino al
letto, e gli accarezzo una guancia con la punta di un dito.
“Fai il bravo, Kit.”
E stavolta me ne
esco davvero.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Il silenzio, a cui
–inevitabilmente- mi sto abituando, mi accoglie.
“Ciao, Ru…”
Mi avvicino a letto.
“Ti hanno dato una
sistemata, eh?!” sparo un’ovvietà.
Noto che ha un
camice diverso da ieri, ed è in una posizione lievemente più supina.
La frangetta gli
copre gli occhi, anche oggi chiusi.
“Ti dà fastidio?!”
ipotizzo, avvicinando la mano, incerto.
Gli scosto un po’ di
lato i capelli della frangia, non vorrei che lo disturbassero, ora che non può
spostarseli da solo.
Anzi, no.
Lunatico com’è,
potrebbe svegliarsi solo per sistemarseli da sé.
Sto meditando di
lasciarglieli, in modo che gli diano seccatura…. Ma non ce la faccio.
Lo amo, come potrei
fare qualcosa che gli rechi disagio?
“Lo so, lo so… non
sono mai stato gentile con te… ma prima eravamo pari, volpe; prima, sapevi
difenderti…”
Mi rannicchio
nell’anfratto della finestra, posando la schiena sull’ampia vetrata.
“I ragazzi ti
salutano… chiedono sempre di te…. Pensano che ti stia rompendo le palle anche
adesso…” –sorrido- “Ru, Ka e Wa, stamattina, mi hanno fermato al cancello della
scuola.
Mi hanno dato dei
fiori da portarti… Facevano così pena… Non i fiori, loro!!
Poverette… ridotte a
chiedere a me…
Comunque.. non ho
avuto cuore di buttarli via… li ho regalati alla tricheca, così magari me la ingrazio…”
–ghigno- “Vedessi che faccia da foca ha fatto!!
Ha sgranato gli
occhi, dietro quei suoi fondi di bottiglia, ha sollevato i suoi pelosissimi
angoli della bocca, in una specie di sorriso sghembo, e ha farfugliato
qualcosa, che temo fosse un ringraziamento impacciato….”
…
“Chissà che la
smetta di palpeggiarmi, con la scusa di sapere se ti porto qualcosa di strano….”
-Mi auguro.- “Ah, il dottor Kawata mi ha aggiornato sugli esami che ti hanno
fatto.. non ti scomodare a dirmelo… Non ti impegni neanche un pochino a
guarire?!” –domando, retorico- “Lunedì, ti trasferiranno in un altro reparto…
per loro, sei una situazione stabile, inutile tenerti in terapia intensiva…”
Silenzio. Ovvio.
“Guarda il lato
positivo: io avrò più libertà d’orari di adesso, non tanta, a dire la verità,
ma sempre un po’ di più… Non dovrò più vedere la tricheca, e…. Ops… questi sono
vantaggi miei…. –arrossisco- “Beh, potrai avere il Tensai tutto per te, e una
nuova camera privata, tutta piena di confort… il non-plus-ultra della
tecnologia… mi hanno garantito… Pagano bene, i tuoi soldi.” Mi rabbuio.
Il medico ha
nuovamente parlato col suo tutore legale, che ha riconfermato le sue posizioni,
a quanto pare.
Mi alzo,
scrollandomi dalle spalle un po’ di tristezza.
…
24 Aprile. “Ho avuto un nuovo colloquio col Dr. Maeda.
Gli ho portato il diario delle Tomigaoka. Gliel’ho posato
sulla scrivania. Non l’ha neanche toccato.
Mi ha ripetuto l’ennesima menata: dice che scrivere fa bene, aiuta a riordinare le idee, ‘ordine mentale’ lo chiama lui... e focalizzare gli stati
d’animo, a superare il trauma. Stronzate. Lo faccio finché non toglierà tempo al
basket.
Ok. E’ una valvola di
sfogo. Parlo poco, scrivo molto.
Quando gli ho fatto
notare che non l’ha nemmeno sfogliato, che potrebbe essere anche bianco…
Ha ribadito che non
importa.
Non serve per lui, ma
per me.
Uno strumento per me.
Dice.
Esorcizzare il
problema.
Non ti sognare che
cominci con ‘caro diario’ o menate simili…
Mi ha consigliato di
ridurre all’essenziale i sonniferi.
E come vado a scuola,
il basket, i compagni, bla bla…
Mi ha fatto parlare
per ¾ d’ora.
Dovrò recuperare.
Nuovo appuntamento,
tra 2 settimane.
Prima di uscire, gli
ho chiesto cosa devo farne, del diario nero.
“Quello che vuoi.” -Mi
ha risposto.- “E’ una parte della tua vita che hai archiviato.”
Bene!
Sono andato sulla
spiaggia e ho dato fuoco ad ogni pagina.
.. E sono di nuovo
qui.
A scrivere.
Kaede Rukawa che
scrive un diario…”
Anche a me ha stupito molto questa notizia.
“Non sembri un tipo da ‘diario segreto’, volpe.
Mi stupisce che tu ti sia adeguato a questa iniziativa…”
O magari eri così disperato da accettare qualsiasi proposta,
pur di andare avanti… per trovare la forza di ricominciare…
Sfoglio distrattamente le pagine seguenti, senza leggerle,
in realtà.
Risalta agli occhi immediatamente una calligrafia perfetta,
elegante e sinuosa.
E la totale mancanza di errori, di qualsiasi forma, mai una
cancellatura, né sbavatura.
Penna stilografica, presumo.
Riflette molto il suo carattere, credo.
Il suo essere fiscale, puntiglioso come sempre, (con se
stesso, e con gli altri).
“…la mia volpaccia perfettina….”
Quelli che sembrano, in apparenza, semplici appunti
quotidiani, descrivono in realtà il suo mondo, le sue priorità.
25 Aprile. “Ennesima domenica.
Ho trovato Sendoh vicino alla spiaggia, che si stava
allenando in solitudine.
Mi ha chiesto se volevo fare uno
one -on– one con lui.
Che domanda inutile!
Ci siamo scontrati.
Ha vinto lui, per 2 punti.
Nh…è davanti a me, ok.
Ma la distanza si assottiglia.
Non posso impedirmi di ripensare all’eterna rivalità, che tu
nutri nei confronti di quel porcospino…
Ne ero geloso, inutile nasconderlo. In parte lo sono
tuttora, ma in modo diverso.
Consideravi lui… quello che io avrei voluto essere per te:
un degno rivale con cui confrontarmi, e vincere.
“A quel tempo, non mi calcolavi molto, in quel senso…”
26 Aprile. Lunedì. “Niente di nuovo sotto il sole.
Il play si dà da fare. E’ bravo davvero, come avevo
ipotizzato.
Sta insegnando a Sakuragi la tecnica base delle finte.
Interrogazione di inglese: 8+.
Test di mate: 4-.
Media: 6.
Per oggi, galleggio ancora..”
“Stamattina, il prof.
Kiwashita ha somministrato un test a sorpresa in tutte le sue classi… non credo
che ti interessi tanto, Kit, ma l’hai scampata bella, è stato un massacro…” lo
informo, sospirando, pensando a cosa inventare quando dovrò dire il mio voto a
mia madre…
27 Aprile. “A scuola, tutto ok. Sono scampato
all’interrogazione a tappeto della prof. di geografia… ogni tanto è utile fare
gli occhietti dolci, anche se è una tecnica che disprezzo…”
“Ma Kitsune!!” –sbotto, indignato- “Con me non funziona mai… quella
talpa è cieca, alla bellezza del Genio…” mi rammarico, sconsolato.
28 Aprile. “Rissa in palestra.
Per colpa di un gruppo di teppisti perditempo, abbiamo
seriamente rischiato di far andare in fumo il mio obiettivo.
Il tizio che ha mandato all’ospedale Miyagi è tornato per
saldare i conti, da quanto ho capito.
Sakuragi, come sempre, si è infervorato.
Il play ha tentato di tenerlo buono, ma quando il più
grosso di loro ha spento una cicca su un pallone da basket, non c’ho più visto.
Mi spiace solo di averlo mancato. K’so!
So che la loro tecnica serviva proprio a farci saltare i
nervi, per poi farci espellere, dopo la rissa, ma non potevo starmene con le
mani in mano, no?!
Il Capitano non era in palestra, e il povero Kogure si
prodigava in inutili tentativi di riappacificazione.
Non ha proprio capito che lo scontro era inevitabile, ha solo
sprecato fiato.
Il loro capo, tale Mitsui, ha sputato sulla palla che
avevo in mano.
Quello ci tiene davvero poco, a vivere.
Yasuda li ha pregati di andarsene.
E loro, in risposta, lo hanno colpito.
Ho esaurito la poca pazienza rimasta, avevano già
superato il mio limite di sopportazione, quegli idioti.
Ho centrato il loro capo, lo sdentato, con la palla
sporca, tanto… lui era già lercio, di suo.
Un suo scagnozzo mi ha colpito a tradimento, con uno spazzolone.
Vigliacco!, ferire alle spalle è sempre una viltà.
Nh…gliele ho restituite, ovvio.
E ho pure steso un suo compagno stronzo…
Poi è intervenuta Ayako, chiedendomi di smetterla.
Ma quando quei bastardi l’hanno schiaffeggiata, Miyagi
–ed io, con lui- non c’ha più visto.
E lì, sono volati pugni e calci, come non succedeva da
tempo.
Ho perso un casino di sangue, e sono svenuto.
Il Do’aho ha tenuto testa a tutti quanti, mi hanno detto.
Poi è arrivata la sua armata, a dargli man forte.
Ha ‘vendicato’ ciascuno di noi, a modo suo, ovvio.
Ero appena rinvenuto, quando è arrivato Akagi.
Kogure ha raccontato il passato da cestista dello
sdentato, avevo sentito parlare del grande Hisashi
Mitsui, nominato MVP alle Medie, ritiratosi dal gioco, dopo un infortunio, ma
non credevo fosse lui...
Lui, che lo ha amato… come può arrivare ad odiare così
ferocemente questo sport??
Forse non è poi una frase così scontata, che ‘odio e
amore siano in realtà due facce della stessa medaglia’.
E’ arrivato Anzai, che -da quello che ho capito- è stata
la guida spirituale del giovane Mitsui.
Lo sdentato capellone è crollato, supplicando di essere
riammesso in squadra..
La situazione si è risolta in modo meno drammatico del
previsto.
Gli amici del rossino e quelli del teppista si sono presi
pubblicamente la colpa, per non mettere noi nei guai.
Gesto ammirevole, lo ammetto.
Il club non è stato chiuso.
Mitsui è stato riammesso, per volontà del Sensei.
Le cose non saranno facili, per lui. Ma sembra disposto a
scontare le sue colpe.”
Mito e gli altri
sono stati grandi, lo riconosco. Sono davvero degli amici…
E anche quegli stronzi della banda di Hotta,
in fondo, vogliono bene al teppista, altrimenti non avrebbero convalidato
questa farsa…
29 Aprile. “Niente di
nuovo, oggi.
Niente allenamenti. La
palestra serviva per un’amichevole del club di pallavolo.
Me ne sono andato al
campetto, a giocare da solo.
Non posso permettermi
di sprecare un intero pomeriggio nell’ozio.”
“Riprendere fiato, no, eh?!” mi
esce polemica. Ma in fondo lo capisco, ora lo capisco.
Il suo amore, la sua ossessione per
quella palla arancione.
“E’ inizia la GoldenWeek,
le lezioni saranno sospese, ma non l’ attività del nostro
club, per volontà di Akagi. E la cosa incontra il mio favore, indubbiamente.”
“Nessuno avrebbe potuto dubitarne..”
maligno, scuotendo la testa rassegnato.
30 Aprile. Venerdì. “Mitsui è tornato davvero.
Si è scusato con ciascuno di noi per il suo
comportamento.
Si è tagliato i capelli. E chiede solo di poter
ricominciare.
Ha proposto uno scontro con Kogure, il quale si è fatto
venire gli scrupoli, ripensando al suo stop di ben due anni...
Cazzate.
Lo sdentato gli ha rifilato un canestro da manuale,
ironizzando sulla sua difesa scarsina…
E poi ha rispolverato un po’ di fair play, che non guasta
mai..”
“Se voleva impressionare il Quattrocchi, direi che c’è
riuscito!”
1° Maggio. “Mika-san si è di nuovo lamentata. Non ho
mangiato nemmeno la metà delle cose che mi ha preparato. So che ci tiene a me,
come se fossi un nipote, o qualcosa del genere, ma odio quando fa così.
Nh… l’ho lasciata lì, mentre strepitava, e sono andato a
fare un po’ di jogging nel parco.
C’era un gruppo di ragazzini che giocava a mini-basket.
Mi sono fermato a guardarli.
Schiamazzavano come il Do’aho, ma almeno –loro- facevano
canestro…”
“'Stronso…” mugugno.
“Me ne sono andato, con la loro immagine negli occhi…
Ripenso a quando papà mi ha regalato il primo pallone.
A quando mi ha trascinato la prima volta su un campo.
A me che piangevo, perché quella palla mi era arrivata
sul naso, per sbaglio.
A lui che rideva, e diceva: ‘Tutti i campioni l’hanno
presa almeno una volta in faccia..’”
“Io, è una vita che
dico che sono un campione, e nessuno mi crede mai!!” –mi infervoro- “Visto,
Kitsune, che sono un tensai incompreso??!!” domando, retorico.
“Mi manca.
Da molto prima che se ne andasse.
Da quando ha smesso di portarmi alle partite, per
rivedere i suoi contratti.
Da quando ritornava solo nei weekend, troppo preso da
riunioni e viaggi.
L’ho odiato, ma mi manca.
Mi manca un padre.. cosa posso farci?!”
“Anch’io sento la
mancanza di mio padre, Kaede, e non sai quanto… Ti capisco, più di quanto tu
creda…”
2 Maggio. Domenica. “Basket. NBA. Dormire.”
Un modo conciso per
descrivere le tue priorità, eh?!
“Nel pomeriggio ci siamo allenati ugualmente; soprattutto dopo quello
che abbiamo rischiato l’altro giorno.. Se solo ci ripenso! Abbiamo seriamente
messo a repentaglio il nostro sogno..
....
A metà sessione, è arrivata la sorella del Capitano, Akiko o come cazzo si chiama, non
ricordo. (Freud direbbe che
non voglio ricordare..)”
“Volpe stronza…” –lo ammonisco- “Haruko è sempre
stata gentile con te…” ti ricordo.
“Ha pensato bene di portare da bere per tutti… faceva
davvero un caldo della malora.. e il Do’aho le è corso incontro scodinzolante.”
“Io non
scodinzolavo!!!” -mi difendo, oltraggiato- “Ok. Forse.. un pochino…all’inizio,
sì…” concedo, a malincuore.
“Io ho continuato la mia azione, andando a canestro, poi
ho ricordato al deficiente che la partita non era ancora finita.
Ci siamo picchiati, ovvio.
…E gli altri hanno bevuto anche le nostre lattine.”
“Tutta colpa tua,
come sempre…”
3 Maggio. “Akagi ci dà dentro.
Meglio.
Sia lui che il Coach fanno lavorare il rossino sui
fondamentali.
La mezza sega strepita, ma intanto impara.
Ayako sa essere mooolto persuasiva, a volte.”
“Un giorno o
l’altro glielo rubo, quel suo ventaglio, e lo faccio in mille pezzi, ecco!!” strepito, ricordando tutte le sue sventagliate del
passato, che poi è fin troppo recente, per i miei gusti.
“Sono stanco. A scuola non ho potuto dormire bene, c’era
troppo vento per appisolarsi in terrazza.. dopo gli allenamenti quotidiani,
sono andato al campetto. Distrutto.
Non ho nemmeno fame.”
“Così non va bene,
volpe…” -ti rimprovero- “Uno sportivo non si comporta in questo modo
sconsiderato!!”
….
“Il Tensai è il Re
della cucina!” –m’infiammo. Poi ricordo, abbassando la cresta.- “Beh, ogni
tanto.. raramente, sia chiaro, capita qualche incidente… la settimana scorsa ho
tentato di preparare un risotto.. no, non il riso bianco solito.. volevo fare
una sorpresa a mia madre, a lei –talvolta- piacciono, queste stranezze
occidentali..
Beh, se ridi ti
strozzo, OK?!
Vedi.. io ho preso la mia bella pentola antiaderente, e la
confezione di chicchi bianchi.
A caratteri
cubitali campeggiava la scritta: ‘non scuoce mai’.
Va beh, mi son
detto.. al Tensai, questa precauzione non serve!!
Ho seguito le
istruzioni, l’acqua bolliva, ho versato i miei due bicchieri di dose e mi è
suonato il telefono.
Due minuti netti, volpaccia, potrei giurartelo!!
…Nh… forse tre.
Toh, non più di cinque.
Nella foga, ho
preso la pentola per toglierla dal fuoco, e mi sono pure scottato, porca
paletta, guarda!”
–indico, allungando
i polpastrelli verso la sua direzione. Mi rendo conto dell’assurdità dell’atto,
e li ritiro, bofonchiando-
“Sono riuscito a
far scuocere un risotto ‘che non scuoce mai’ e a rovinare una pentola antiaderente,
dalla garanzia a vita..”
-arrossisco, al
ricordo della faccia di mia madre.-
“Quando mamma è
arrivata, non voleva crederci.. ha apprezzato molto il gesto, va bene, ma mi ha
proibito di rimettere piede tra i fornelli, se non volevo finire con qualche
guinness dei primati, come peggior impedito culinario…
Il Tensai è un
genio incompreso.. tutta colpa di Yohei e della sua telefonata!!” è la mia
accusa.
Meglio se riprendo
a leggere, va’!
4 Maggio. Martedì. “Miyamoto-san ha chiamato di nuovo.
Ovviamente non ho risposto.
Aya non ne ha fatto menzione, oggi a scuola. Forse non ne
sa nulla.”
“Cosa dovrebbe
sapere, Ayako?” mi chiedo, nuovamente incuriosito.
“La squadra lavora sodo.
Sono tutti galvanizzati, Mitsui si sta riprendendo
velocemente.
E’ un’insperata fortuna, averlo tra noi: cecchino
infallibile, nei tiri da tre punti.
Proprio quello che serviva.
Sakuragi sta migliorando, anche se Ayako pena sette
camicie ogni volta.
E’ diventato un piacevole diversivo, stuzzicarlo, ogni
tanto.
Ovviamente, rissa.
Ma è un modo come un altro per sciogliere la tensione.
Beninteso: picchia duro, ok.
Io, pure.
Ma se ci facessimo male davvero, Akagi ci strozzerebbe,
con il campionato alle porte, quindi…”
“Mi fa piacere
constatare il mio ruolo cardine di tuo antistress…” lo punzecchio.
…
“Su una cosa, però,
hai ragione: se avessi voluto farti male davvero, te le avrei suonate
diversamente, Volpe, come quel giorno in terrazza, o come contro Tetsuo…
…
…Mi manchi,
Kitsune… mi mancano le nostre risse…” soffio, improvvisamente triste.
L’infermiera tricheca entra, bofonchiando un saluto, a suo avviso
gentile.
“Per cortesia,
dovrebbe andarsene.” –mi ingiunge- “L’orario di visita è già finito da molto, e
dobbiamo somministrare al paziente i suoi medicinali…” mi informa, tirandosi
appresso un carrello pieno zeppo di scatole e flaconcini.
Mi stropiccio
l’angolo di un occhio con il palmo della mano, improvvisamente smarrito.
Credo l’abbia
notato, perché dissimula, sistemando una coperta posizionata perfettamente già
di per sé.
Mi infilo la giacca
in fretta, salutandola.
“Ciao, Kitsune…” ed
esco spaurito, confuso, incontro alla notte.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“Konnichiwa, Kitsune!” lo saluto allegro,
comunicandogli la mia presenza.
….
“Se ti stai
chiedendo perché il mio brutto muso è già qui, sappi che oggi è sabato, niente
scuola, e il Genio ha deciso di venire prima….
….e non cominciare a
rompere, volpe fissata, andrò ad allenarmi lo stesso, da qualche parte, prima
di sera….”
-Lo informo.-
“Ma ti avverto: oggi
ho poco tempo, la mia vicina di casa, un’arzilla vecchietta, mi ha chiesto di
aiutarla in alcune faccende… poverina, non sta tanto bene…” spiego, sedendomi.
….
“Apppropò di
vecchine… sono passato per casa tua, un paio d’ore fa, e ho aspettato che
arrivasse la tua signora delle pulizie, Mika-san.
Davvero simpatica,
sai?!.... mi ha quasi tirato i coriandoli addosso, quando le ho detto che ero
un tuo ‘amico’ o qualcosa del genere… poi ha fatto un mezzo infarto, quando le
ho spiegato perché ero lì, e dove eri tu, ma ho cercato di essere delicato, che
credi??!!
… no, non provare
nemmeno a mugugnare qualcosa del tipo ‘la premura dell’elefante’, perché potrei
un tantino incazzarmi!!..”
….
“….Comunque, mi ha
assicurato che verrà a trovarti, che continuerà a tenere pulita la casa, che
non si spaventerà, se mi ci troverà dentro… e un altro paio di cose che abbiamo
accordato tra noi…” lo avviso, perché non si sa mai…
5 Maggio. “Anche se oggi ricorre ilKodomo no hi, non ho ben
capito perché, ci hanno rispedito a scuola, la Golden Week è già finita. Bilancio scolastico disastroso: DEVO
STUDIARE DI PIU’.
O qua, rischio grosso.
Nh. K’so.
Storia: 5+
Fisica:4- -
Biologia: 4 ½
Il Coordinatore di classe mi ha chiamato in
Sala Insegnanti.
Ha avuto il buon cuore di non infierire,
credendo di farmi un piacere (stronzo!! Odio la sua pietà), ma c’è poco da
stare allegri, ha precisato.
Gli allenamenti proseguono bene.
Oggi il Do’aho è arrivato in palestra in
ritardo, e con un livido su uno zigomo.
Akagi gli ha fatto una predica da manuale:
sul senso di responsabilità, su quanto ci si aspetti da lui, sul fatto che, se
si fa beccare in una rissa, e si fa espellere, lo prenderà a calci da qui a Hokkaido
(e ritorno).”
Sinceramente, non
ricordo cosa sia successo… mi gratto la testa pensieroso, ma non mi sovviene
nulla. Mah…
6 Maggio. Giovedì. “Ho cercato di rimanere
sveglio in classe, per più di 12 minuti, dal suono della campana. Miyako-san si
è quasi messa a piangere, credendo che avessi –finalmente- intenzione di
ascoltare la sua lezione sui protozoi. Illusa.
27 minuti, ho resistito.
Spero apprezzi almeno l’impegno.
Allenamenti nella norma.
…
Si avvicina il giorno.”
“Tenevi il
count-down all’inizio dei playoff??” chiedo, sorpreso, ma poi non più di tanto.
Ma quello che leggo
sotto mi lascia interdetto, e non posso impedirmi di darmi dello scemo.
7 Maggio. “Ayako mi ha aspettato alla fine
degli allenamenti. Mi si è avvicinata, dopo che tutti se ne sono andati.
E’ ammirevole la sua discrezione, lo ammetto.
“Vuoi che venga con te?” mi ha chiesto.
Semplice. Diretta. Come sempre.
L’ho ingraziata,
rifiutando.
Voglio stare con la
mia famiglia.”
Mi si stringe un groppo in gola.
Mi forzo a fare un respiro profondo.
“Devo continuare…oppure no?” mi chiedo.
Sollevo gli occhi su di lui, ancora lì.
Ancora lì. Eternamente lì.
Maledettamente lì.
Lì. Cazzo.
Lì.
Esco dalla camera, stavolta senza scenate.
La tricheca mi scorge, e si volta a guardare l’orologio
appeso alla parete.
E’ ancora presto, per i miei canoni, lo sa.
Mi accoccolo in cortile, oggi non verrà il dottor Kawata, a tenermi
compagnia. Ha finito il suo turno poche ore fa.
Respiro l’aria, sa di pioggia anche oggi.
Tempo di merda.
Un bimbo gioca poco lontano, nell’erba tagliata fine.
Il pigiamino spunta da sotto la giacchina, quando si
accuccia per prendere la palla che ha lanciato.
Ha un bel sorriso. Sembra felice.
Anche se è dentro questa galera.
Rientro, proprio mentre la madre lo richiama.
“Voglio continuare, Kaede.
Andare avanti.
Per lo stesso motivo di 4 giorni fa, Kit.” Gli dico,
scandendo bene le parole, con voce ferma.
Lancio un’occhiata al block notes che ho portato io, sulla
copertina campeggia in rosso: ‘Perché picchiare il Tensai…’
Anche se non so, se sto cercando di convincere te…
..o me.
8 Maggio. Sabato. “Lo strizzacervelli si è interessato delle
solite cose: come va a scuola, in squadra, gli incubi, la rabbia… Insiste per
vedermi anche lunedì pomeriggio, per la rielaborazione del lutto.
Impossibile. gli ho detto.
Ho gli allenamenti, nel pomeriggio.
Mi ha spiegato che ci sono cose più
importanti degli allenamenti, per la mia salute mentale.
Allora non ha capito un cazzo.
Martedì. Lo rivedrò martedì.
Abbiamo raggiunto questo accordo. E’ il
massimo che sono disposto a concedere.”
9 Maggio. “Sono andato in cimitero.
Sul tumulo c’era un bastoncino d’incenso
ancora tiepido.
E dei fiori.
Ayako.
Ho versato l’acqua sulla tomba, l’ho ripulita
un po’, ho messo i suoi gigli preferiti. Quelli che lei raccoglieva
sorridendomi, quando ero piccolo.
A lui non ho portato niente.
Niente che potrebbe fargli piacere, se non me
stesso.
Da un anno, non metto piede qui.
I miei genitori non sono qui.
Non ha senso venire qui.
Onorare un pezzo di marmo.
Sono nel mio cuore. Nei miei ricordi. Nei
miei sogni, a volte.
Quando sono uscito, ho intravisto l’autista
di Miyamoto-san nel parcheggio.
Ha atteso che io uscissi, per entrare a sua
volta.
Questo atto di riguardo gli fa onore.
Ho avvertito la necessità di andare ‘a mia
casa’.
Ci ho trovato il rossino, che si allenava da
solo, stavolta.
Una parte di me ha pensato che una bella
rissa potesse essere un buon metodo per annientare il dolore, e la tristezza.
Quando mi ha visto, mi è venuto incontro,
baldanzoso come sempre, sputandomi in faccia un:
“Dannata Kitsune!! Sei venuto a spiare gli
allenamenti del Tensai??!!”
Non gli ho risposto. Che avrei dovuto dire?
Che volevo piangere un po’ in pace, a casa
mia?!
E lui ha male interpretato il mio silenzio,
come sempre, del resto.
“Cerchi rogne??!!” mi ha provocato,
preparandosi i pugni sull’attenti.
“No, Sakuragi. Oggi no.” Gli ho sussurrato, e
me ne sono andato, senza voltarmi.
Ho appena fatto in tempo a vedere i suoi
occhi sgranarsi di sorpresa, mentre le braccia gli cadevano inerti lungo il
corpo.
Ho diritto anch’io, ad un giorno di dolore.
Ho 16 anni, cazzo.
24 ore di sano autocompatimento, poi
riprenderò a fare il freddo ghiacciolo che tutti si aspettano da me..
Gli occhi grandi della scimmia rossa non mi
abbandonano...
Anche se l’ho già scritto qui in numerose
occasioni, credo sia la prima volta che lo chiamo col suo cognome, e non
Do’aho, o Idiota, o altro.
…
Vado a letto, gli occhi mi bruciano.”
Ripenso a quel
giorno. Al suo sguardo strano.
Alla sua richiesta
d’aiuto, che né io né lui abbiamo capito fosse tale.
Mi rammarico, perché
avrei potuto fare qualcosa, e non ho combinato niente.
10 Maggio. Lunedì. “Ieri sera ho fatto una
pazzia.
Sono entrato nella loro camera, e non lo
facevo da tempo.
Sul ripiano della specchiera, ho trovato il
suo profumo.
Quello che io e lei avevamo scelto a Parigi,
dopo che lei mi aveva trascinato un intero pomeriggio per Boulevard Saint
Michel, per i Campi Elisi, e da Dior, mentre papà discuteva un nuovo contratto.
Chanel n°5. gliel’ho stabilito io.
E dal quel momento è diventata la sua
fragranza.
Quattro anni, e sembra ieri.
Lei che mi sgridava, mentre correvo sul ponte
del bateau-mouche sul Lungo Senna.
Papà che le ha dedicato una serenata, mentre
pranzavamo nel ristorante della Tour Eiffel..
L’ultima gita fatta assieme, che io ricordi.
L’anno dopo, tra mille litigi, lei lo
convinse a portarmi in America, a vedere la finale della Est Coast Division.
I biglietti, li pagò una follia.
La mia gioia non aveva prezzo, invece.
Mi manca Haha-chan.
E’ quasi un dolore fisico, in sere come questa.
Anche papà mi manca, ma in modo diverso.
Al suo ricordo si mescola il rancore, il
risentimento che provo per lui.
Per aver accettato la fusione con
Miyamoto-san, il suo socio.
Per aver voluto ingrandire la società,
sacrificando noi.
Per averla convinta a seguirlo, in quel
maledettissimo viaggio d’affari…
Se avesse rifiutato, come sempre, almeno lei
ci sarebbe ancora.
Sarebbe con me.
E invece io ho insistito, maledizione!!
Anche stasera prenderò il suo profumo, e lo
spruzzerò sul mio cuscino.
Sarò meno solo, forse.”
“Mi senti, Ru?...
Riesci a sentire la mia mano?” gli sussurro, carezzando la sua, inerte.
Mi accoccolo al suo
fianco, cercando di abbracciarlo alla meno peggio, senza staccare il
respiratore che lo tiene in vita, i macchinari e la flebo, che lenta gocciola.
Vorrei che riuscisse
a percepire il mio calore, e che non è solo in questa stanza.
Non è più solo.
Un leggero bacio
sulla fronte tiepida, non posso sfilargli la mascherina.
“Puoi sentire il
calore del Tensai, eh?” pigolo speranzoso.
Come faccio ad
aiutarti, Kaede, come diavolo faccio?!
Rimango così. E’
l’unica cosa che posso fare, credo.
Lo accarezzo piano,
cullandolo, lo sento fragile e debole, e io rivoglio la mia Kitsune, porca
miseria.. Rivoglio la mia volpe…
Tiro su col naso,
raccogliendo un po’ di determinazione.
“Stai facendo
diventare il Tensai un frignone…te ne rendi conto??!!” lo rimprovero.
“Questa la metto io, in conto, dannato
volpino…” annoto, alzandomi.
Mi rivesto,
salutandolo.
Purtroppo ho promesso
a Obaa-san di aiutarla…
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si snocciola
in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“Volpaccia in
letargo, buongiorno…” esordisco, condendo la frase con un bel sorriso.
…
“Giornata splendida,
gli uccellini cinguettano, e tu continui a dormire… eccheccazzo, Ru!! Stai
diventando monotono….” E’ il lamento.
Ovviamente non
sortisce alcun risultato, ma non mi arrenderò ancora.
E’ quello che penso,
aprendo il suo diario.
11 Maggio. “Le eliminatorie per il Torneo Interscolastico
stanno per iniziare in tutte le Prefetture.
Una settimana.
Manca solo una settimana alla prima partita
d’eliminazione.
Sono andato all’incontro col Dr. Maeda. Nulla
che io non sappia già.”
Ah, sì… ricordo di
aver letto ieri, che lo voleva rivedere dopo l’anniversario della morte dei
suoi.
“Non ti ci vedo, su
un lettino di pelle, sai?” gli confido…
…
“Beh… magari a
dormirci sì…” concedo, ghignando.
12 Maggio. Mercoledì. “Ho superato il compito di chimica,
ma mi sono appisolato in terrazza dopo la pausa pranzo. Kiwashita doveva
interrogare me. K’so! Me n’ero scordato…
Nh. Non è una gran perdita…quello, già mi odia.
Akagi ha intensificato gli allenamenti, Ayako si prende
cura dell’idiota, stranamente Miyagi non ne è geloso… mah.”
“E ci
mancherebbe!!! Io non farei MAI la corte a quella strega, manesca com’è!!” e
poi Ryochan sa che non deve temere nulla, da me…
13 Maggio. “Ho trovato un gattino per strada. Davanti
casa.
L’ho raccolto, ripulito e ha mangiato un po’ di latte.
E’ piccolino, e temo si sia perso. O abbandonato.
Dovrò tentare di sbolognarlo a
qualcuno…magari a una delle tre oche…
Il prima possibile.
Mi piacciono i gatti, ma non mi ci voglio
affezionare.
Non ho intenzione di soffrire ancora.
Non permetto a nessuno di avvicinarmi, men
che meno ad una stupida bestia pulciosa, dal pelo coccoloso, che fa le fusa
sopra il mio letto.
Dannazione!! So che finirò per volergli bene,
e poi lui mi lascerà. E io soffrirò di nuovo..”
Sollevo gli occhi
dalla pagina: io non ho visto nessun gatto in casa sua!
E nemmeno Mika-san
lo ha menzionato…
“Che fine ha fatto
il micio? Gli hai dato almeno un nome?!” chiedo, come sempre retorico.
14 Maggio. “La bestia mi ha svegliato mordendomi il naso…
se lo rifà, lo scuoio!! …il Do’aho mi ha preso in giro per 20 minuti, agli
allenamenti, vedendo il graffio…mi ha chiesto in che bidone della spazzatura mi
sono addormentato, e se i gatti randagi hanno tentato di mangiarmi…
Nh. Stronzo.
Lui. E il gatto.
Il mio fan club mi ha regalato una scorta decennale di
cerotti e creme, e menate simili, per far guarire prima il taglio, senza far
rimanere la cicatrice… La scimmia rossa mi riduce molto peggio, quando ci
picchiamo..”
Mi accarezzo di
riflesso il labbro inferiore, a destra. Si sente ancora il un po’ il bordo
frastagliato del taglio, non ancora ben rimarginato.
La settimana
scorsa, abbiamo ‘giocato a fare rissa’, e mi hai colpito mentre ero distratto.
Mi hai spaccato il
labbro.
Ricordo come tu ti
sia fermato di scatto, dilatando gli occhi.
Ti ho biascicato
un: “Già stanco, Kitsune?!” mentre riprendevo fiato.
E tu mi hai
ignorato, sfilandoti un fazzoletto dalla tasca della tuta, e me lo hai porto,
alzandoti in piedi.
Io sono rimasto lì,
a guardarlo, senza capire.
Poi sei sparito
negli spogliatoi.
E sei tornato con
qualcosa in mano.
Me lo hai lanciato:
il sacchetto del ghiaccio.
Solo in quel
momento mi sono accorto del rivolo di sangue sul mento.
Ricordo di averti
gridato dietro qualcosa come : “Torna qua…. Volpe fifona!! Non abbiamo ancora
finito…”
Ma eri già
riscomparso.
15 Maggio. “Mikaa-san
ha visto il gatto, e ne è rimasta piacevolmente stupita.
Non ne ha fatto mistero: mi ha detto chiaro e tondo che è
felice che io abbia deciso di prendermi questa responsabilità e che voglia
qualcuno accanto, a farmi compagnia.
Poi ha insistito perché l’accompagnassi a fare la spesa.
Non ha voluto spiegarmi il perché.
Nh…per strada ho visto il Do’aho e la sua
armata, in giro a bighellonare…quell’idiota dovrebbe essere su un campetto ad
allenarsi, a quest’ora…
…e io pure.
Vado a giocare.”
16 Maggio. “Neko ha fatto pipì sul mio pallone.”
“Neko??!! Caspita!,
Ru… tu a fantasia stai messo bene…” polemizzo.
“Sì. L’ho chiamato ‘Neko’ , semplicemente perché mi
serviva un modo per attirare la sua attenzione, quando lo devo rimproverare…E
io non volevo dargli nomi.
Dare nomi significa creare legami.
E io non mi sento ancora pronto a farlo.
Dicevo… quel gatto scemo ha marcato il SUO territorio sul
MIO pallone…forse ci tiene davvero poco a vivere…
Gli ho fatto una ramanzina (con lo sguardo, s’intende!
Perché dovrei mettermi a conversare con un animale??) che ricorderà da qui a…
…cazzo! L’ha rifatto.
Dicono che bisogna prenderli per la collottola e ficcarci
il naso dentro…così imparano…
…
Se infiliamo la testa del Do’aho in un pallone da basket…
dici che impara prima?!”
“Ohi!! Kitsune…”
protesto, oltremodo offeso.
“A ragion veduta, ‘sto gatto lo dovevo chiamare Do’aho… e
non per sciocco sentimentalismo, sia chiaro… semplicemente, perché è idiota
come lui….”
“Ma… metà del tuo
diario, è un’offesa gratuita alla mia persona??!!” sbotto, infastidito.
“Perché scrivo tanto
del Do’aho?”
“Me lo chiedo anche io..”
“Forse perché è troppo
rumoroso.
Impossibile ignorarlo.
Nel mio silenzio... Il
suo rumore è assordante.”
Mi fermo.
Turbato.
Solo ora, realizzo
che Kaede ha cominciato a interrogarsi sullo strano rapporto che ci ha sempre
legati, molto prima di me.
Io ho continuato la
mia farsa per molto più tempo, mentendo prima di tutto a me stesso.
E sì, che le
avvisaglie c’erano.
Solo… ho preferito
guardare da un’altra parte.
Quanto sono stato
scemo…
Quanto tempo ho
sprecato…
Tempo, che avremo
potuto trascorrere felicemente…
17 Maggio. “Shohoku vs Miuradai.
Finalmente.
Ho rischiato di non arrivare nemmeno in
campo.
Mi sono addormentato per strada, in bici, e
sono finito contro un’auto parcheggiata. Per fortuna, non mi sono fatto nulla.
La bici, un po’ meno.
Anzai ci ha puniti per la rissa in palestra,
(non credevo che il nonnetto fosse così vendicativo).
La sScimmia
e Mitsui hanno iniziato a discutere, e alla fine hanno dato la colpa a me, per
aver ceduto alle provocazioni degli amici del teppista.
Non so come, ma quando c’entra il Do’aho, ci
finisco sempre di mezzo anch’io…”
“Ovvio!... perché è
sempre colpa tua…” lo punzecchio, ghignando.
“L’inizio non è stato certo dei più
brillanti, ma poi il Coach ci ha permesso di entrare, facendoci giurare di non
far più risse…
Tsé. Illuso.
…
Hanno fatto fallo al mentecatto.
La panchina dello Shohoku si è gelata…
nessuno si è ricordato di insegnargli come fare un tiro libero…
Dei due concessi, il primo lo ha buttato nel
cesso, per la regola dei 5 secondi.
Il secondo, su consiglio di Akagi, doveva
arrivare almeno al ferro, per poi prendere rimbalzo.
Ed è esattamente quello che ha fatto, solo
che io l’ho preceduto, e il canestro l’ho messo dentro io.
Ovviamente, si è incazzato, strepitandomi
addosso qualcosa del tipo: “Mi hai rubato la palla!!”
E chi se ne frega!
Io volevo vincere la partita.
L’idiota è andato a protestare col play, che
ha passato a me (e ho fatto canestro), invece che a lui.
Anzai gli ha fatto abbassare le penne.
Il debutto ufficiale del carciofo è stato un
evento davvero memorabile: in pochi sarebbero riusciti a riproporre un
magnifico slam dunk sulla testa del capitano del Miuradai, con la stessa
tecnica adottata su Akagi.
Impara in fretta, non c’è che dire!!
Abbiamo vinto. E lui è stato espulso.”
“16 minuti di gioco…
me lo ha confermato Ayako…. 0 punti, 5 falli gravi. E una figura di merda…”
–sospiro- “Sfido chiunque a battere il mio record…”
18 Maggio. Martedì. “Neko cresce.
Il Do’aho fa casino.
Tutto nella norma.”
19 Maggio. “Sono andato a comprarmi un
nuovo paio di scarpe, l’ultimo modello di Air Jordan.
Quelle vecchie erano tutte scassate.
Sono costate un dio, ma ne valeva la pena.
Ho preso anche una maglia nuova… e ho passato
mezz’ora buonaguardare i palloni serie
gold… ma sono rinsavito, e sono uscito senza.
Ci sono più palloni che finestre, in questa
casa.”
20 Maggio. “Mancano due giorni alla partita.
Ci stiamo dando dentro, con gli allenamenti.
Il mentecatto giura e spergiura che non farà
falli, e segnerà una legnaia di punti.
Se resta in campo più di 5 minuti, è già un
miracolo.”
“Grazie. E’
commovente la tua fiducia nei miei confronti, Kitsune…” ironizzo, anche se con
una punta di tristezza.
Una parte di me gli
dà ragione. Non posso negarlo.
Per più di un mese
ho fatto l’idiota, in tutti i sensi.. ovvio che fosse scettico, no?!
21 Maggio. “Neko mi ha strappato il poster di
Shaquille O’Neal che avevo appeso dietro la porta.
Mi ha fatto davvero incazzare. Giuro.
Mi sono imposto di sgridarlo. Davvero.
…Ci ho rinunciato.
Quel gatto ha già scoperto i miei punti
deboli. K’so.
Domani partita. Non vedo l’ora…”
“Quel gatto è furbo,
eh, volpe?!... ti ha già messo nel sacco!!”
22 Maggio. Sabato. “Kadono vs Shohoku.
Nel 2° incontro, abbiamo vinto per 160 a 24.
Persino alcuni giocatori che Kainan e del
Ryonan sono venuti a vederci.
La gente si stupiva di questo.
Non ci danno certo per favoriti.
Nh.. sarà interessante far rimangiare loro
questa convinzione.
Il Do’aho è entrato in campo: 0 punti, 5
falli.
Il suo umore è decisamente nero…”
23 Maggio. Domenica. “Mika-san è venuta oggi,
a pulire casa.
Mi ha portato da mangiare delle specialità
che ha acquistato in un viaggio nel Kansai.
E a Neko ha portato del tonno.
Quella donna ci vizia.”
“Allora devo
ringraziare lei, se non sei ancora morto d’inedia, volpe anoressica…”
24 Maggio. “Stamattina, io e il Do’aho ci
siamo picchiati in terrazza.
120
m², e lo spazio non è ancora sufficiente, per
noi.
Ha esordito, strepitando cose assurde, come
sempre: “Stai occupando abusivamente la mia terrazza! Stai invadendo il mio
spazio vitale!!” ecc… ecc…
Mi sono girato dall’altra parte, e lui si è
offeso perché non l’ho degnato di una risposta.
Test di storia: 4/5.
Odio l’Epoca Sengoku.
La lezione di inglese è l’unica cosa che
riesce a tenermi sveglio.”
25 Maggio. “Neko è sparito.
Era in giardino. Sotto l’acero che mio padre
ha piantato il giorno che sono stato concepito, secondo il suo racconto.
Io mi sono appisolato lì vicino… quando mi
sono svegliato, non c’era più.”
“Perché ho un brutto
presentimento?”
26 Maggio. “Il mio vicino ha suonato alla
porta insistentemente.
Per 10 minuti ho pensato di ignorarlo. Ma mi
aveva svegliato, quindi, tanto valeva vedere che cavolo aveva da dirmi.
Ho visto, sì e no, 3 volte in vita mia,
quell’uomo.
Non l’ho nemmeno fatto accomodare dentro.
Mai dare confidenza agli sconosciuti.
Era imbarazzato, lo si vedeva benissimo.
E a disagio.
Ma talvolta io faccio questo effetto, visto
che non sono spesso parte attiva in uno scambio interpersonale.
Alla fine mi ha detto che... che il mio gatto
gli è finito sotto la macchina, sbucando all’improvviso dalla mia recinzione.
Questo gran giro di parole, per dire che Neko
è morto.
Lo sapevo… non dovevo prenderlo con me.
Ho sbagliato di nuovo.”
Mi chiedo quanto
dolore nascondano queste poche righe.
E’ preoccupante,
questo suo racconto pacato.
Avrei preferito
leggere qualche cattiveria, verso quel guidatore… o Kaede che si arrabbia, con
quel gatto do’aho… e invece lui finisce per incolparsi, per un po’ d’affetto
che ha dato e ricevuto.
Come se poi fosse
una colpa sua!!!
27 Maggio. “Ho buttato via le ciotole del
gatto.
E il poster di O’Neal che avevo rattoppato
con lo scotch.
Forse avevo uno sguardo strano: Ayako mi ha
chiesto se è successo qualcosa.
Le ho risposto di no.
Non c’è niente, di nuovo.
Tutti mi abbandonano.
Sono semplicemente, di nuovo solo.”
Mi colpisce al
cuore, la rassegnazione con cui scrive questi suoi pensieri.
Questa passività
stride in modo incredibile con l’immagine che io ho di lui.
Di lui, che non si
arrende mai.
Che mantiene sempre
il suo sangue freddo.
Che crede
all’infinito nelle sue capacità.
28 Maggio. “Domani c’è la partita.
Il Do’aho è nervoso, si vede.
Akagi lo sta torchiando.
Ma fa un sacco di falli anche durante gli
scontri d’allenamento.
Deve imparare a contenersi.
E non è facile, per lui, lo ammetto.
Comunque migliora.
E’ già qualcosa.”
29 Maggio. Sabato. “Shohoku vs Takahata.
3° incontro: altra vittoria: 103 a 59.
Cominciamo a destare l’interesse della gente.
Impossibile ignorare i mormorii dalle
tribune.
Il rossino è stato nuovamente cacciato, ma ha
combinato qualcosa di buono anche lui, prima di sbraitare contro l’arbitro per
un fallo grosso come una casa (a suo avviso, inesistente).”
“Certo che avevo
ragione io!! Quella bertuccia era cieca come una talpa!!! E mi ha cacciato solo
perché non ha capito l’immenso valore del Genio!... Arbitro venduto!!”
Ok, ok, adesso mi
calmo…
Anche perché non
cambia poi molto le cose…
Devo aver gridato un
po’ troppo, perché la tricheca è entrata di corsa in camera, tutta allarmata.
Sono arrossito di
botto, scusandomi in profondi inchini…
Mi ha ricordato dove
siamo, e che dobbiamo rispetto al luogo.
Prima di uscire, mi
ha fatto notare che è sera inoltrata.
Non me n’ero
accorto.
ero accorto.
ata.
i ha fatto notare che mo rispetto al luogo.
sso qualcsa tale...
“’notte, Kit. Ci vediamo domani pomeriggio, dopo gli
allenamenti…” ed esco, la fresca brezza della notte, che non è ancora notte, mi
accarezza il viso.
I rumori della città mi investono, appena uscito dal
giardino dell’ospedale.
La vita sembra fermarsi, là dentro.
Il tempo, centellinato al millesimo, sembra scorrere in un
binario parallelo, ma a sé stante, rispetto a quello vero.
Chissà se è veramente così.
Non ho voglia di rientrare, stasera.
Oltrepasso, pensieroso, una cabina.
Mi fermo.
Ormai è deciso.
Ritorno indietro di qualche passo.
“Pronto, Yohei?... hai voglia di una birra?”
Lui sa che io non bevo più alcolici, da quando ho iniziato a
giocare.
Ma è il nostro modo in codice per chiederci aiuto, nel
momento del bisogno.
…
“Ok, Yo.
Due pocari sweat andranno più che bene…” concedo.
...continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Mi complimento con
me stesso, per come sono riuscito a fregare la tricheca
che mi voleva placcare.
L’ho vista da
lontano e sono fuggito, prima che lei potesse avvicinarsi oltre il limite di
sicurezza.
‘Orewa tensai!!’
ghigno, tra me e me, aprendo la porta della sua camera.
“Stai diventando
noioso, volpino… se non…”
Mi blocco,
paralizzato.
La stanza è sgombra.
Il letto rifatto,
vuoto.
Vuoto.
“DOV’E’ KAEDE???!!!” grido.
E corro, verso l’infermiera, non me ne frega
un cazzo, se non si può.
L’afferro per le
spalle, scuotendola: “Rukawa… Dov’è Rukawa??”
Lei mi guarda
stranita per qualche istante.
Per un’eternità,
credo.
Poi si riprende,
cercando di liberarsi dalla mia presa.
“Giovanotto,
lasciami!” risponde.
“CHE FINE HA FATTO??!!!!” ripeto, esasperato.
“MOLLAMI!” mi intima, alzando la voce pure lei.
Riluttante, faccio
come mi ha chiesto.
Ma sto fremendo, in attesa.
Se non mi risponde subito, la uccido. giuro.
“E’ stato trasferito
stamattina in un altro reparto, non te l’avevano detto?” chiede, con tono
infastidito, risistemandosi la divisa stropicciata.
Cazzo!! Oggi è lunedì…
Mi lascio scivolare
a terra.
Improvvisamente mi
mancano le forze.
Credo
di suscitarle compassione, perché la tricheca torna
con un bicchiere d’acqua.
Me lo porge a debita distanza, ma lo fa.
Lo sorseggio,
riordinando le idee, e il cuore. Che deve ritornare
tra i polmoni, e non restare incastrato in gola.
“Terzo piano, stanza
11.” Mi
avvisa, sparendo in corsia.
Non so se odiarla, o
baciarla.
Mi sollevo,
sospirando.
Come ho fatto a
dimenticarmene??
Mi avvio agli
ascensori.
No. Ci metterebbero
troppo.
E salgo le tre rampe. Di corsa.
Le infermiere mi
guardano con occhio critico, ma impareranno a conoscermi anche qui, temo.
Leggo –smarrito- i
cartelli sulle porte, fino a trovare la 11, l’ultima in fondo al corridoio.
Prendo fiato,
abbassando la maniglia.
Eccolo lì.
“Mi hai fatto quasi fare un infarto, Kitsune scema…” ti sussurro, avvicinandomi
al letto.
“Ho perso tre anni
di vita. Poco, ma sicuro….” borbotto,
ripensando allo spavento.
Al terrore che fosse
troppo tardi.
“Per poco, non
ricoveravano anche me… non so se in cardiologia o in psichiatria… a sorteggio,
credo.” infierisco.
….
“Ti amo, Volpe. Ma non farmi più scherzi così idioti, intesi?” il mio tono
si raddolcisce, non posso impedirmelo.
Gli accarezzo una
mano con la punta delle dita, hanno cambiato la posizione della
flebo.
Un grosso ematoma
violetto si estende su quasi tutto il dorso.
Fa impressione, se
paragonato alla sua pelle diafana.
La prendo tra le mie
e la bacio, piano.
Con riverenza.
Me la poso su una
guancia, ed è fresca, rispetto alla mia cute.
Mi accorgo solo ora
di una lacrima che cade giù.
Quando –inevitabilmente- è già entrata in contatto
con le sue dita.
“Temevo di averti
perso…” la voce s’incrina.
Tiro su col naso, ricomponendo un po’ di dignità.
E rimango lì. Per un tempo indefinito.
Ad ascoltare il mio
respiro.
Ad osservare i suoi
polmoni che vanno su e giù.
Su. e. giù.
Oggi, ancora.
Il tracciato sul
monitor, sempre uguale a se stesso, in una monotonia rassicurante, e allo
stesso tempo angosciante, mentre passa una frazione infinitesimale di intervallo, tra un bip e l’altro.
“Ti amo.” bisbiglio.
L’ho capito adesso, ora più di prima.
Ti amo.
“Per ogni giorno che
mi sarà concesso dirtelo, da qui all’eternità, spero.”
…
“Ti amo.”
Meglio che tu lo
sappia, casomai non mi avessi ascoltato bene…
“Ti amo.
…e
ho bisogno di te.”
Mettitelo
in testa, volpe, c’è
tanto spazio lì dentro, facci un po’ di posto. Perché
deve diventare il tuo pensiero fisso.
“E voglio una dichiarazione
in grande stile da parte tua, quando dovrai spiegarmi
perché il tuo portachiavi è una scimmietta rossa, e
la foto sulla tua scrivania, con noi due.. e altre mille cose, che sto capendo
piano piano…”
“Ti amo.”
Ti basta sapere
questo.
Oggi non ho voglia di leggere di te, oggi voglio essere un po’ meno
egoista, e parlarti di me.
Di noi, magari.
Che in fondo l’ho capito, sai?
Non sono ancora
arrivato alla pagina giusta, ma so già che non hai saputo
resistere al fascino del Tensai…
Sorrido.
“Non vedo l’ora…”
L’ora di fare un
sacco di cose, volpe.
“Di rivedere i tuoi
occhi aperti, di guardarti attentamente fare uno slam dunk
in palestra, di riammirare te che pedali sbilenco in bici, dopo gli
allenamenti…
… e
perché no?
Anche il tuo sorriso, perfino.”
….
“E trascinarti sul
campetto in riva al mare, e riempirti di baci, appena ti toglieranno quella cazzo di mascherina… e
stringerti forte, che adesso ho paura di farti male.
E mi lascerò picchiare, perché non si sa mai…”
…
“E
farti sopportare un po’ l’Armata, che non è poi così idiota, come sembra…
E faremo dei pic-nic fuori Kanagawa, così
nessuno ci disturberà, sotto i ciliegi in fiore.
Ti annegherò in
mare, quando arriverà l’estate…”
….
“Appena uscirai di
qui, raccoglieremo le castagne, e le arrostiremo dietro casa tua, poi le
regaleremo a Mika-san, che è sempre così gentile….”
….
“Voglio aspettare
che tu ritorni in forma, certo…
E poi… ma poi… voglio fare l’amore con te….
Una volta, dieci,
cento… all’infinito.
Potresti essere l’uke...
..o
il seme.
Non me ne importa un
accidente.
Lo decideremo tra le
lenzuola, o giocandocelo a morra cinese… oppure…
Ci scambieremo i
ruoli di volta in volta, d’accordo?
Io voglio solo
diventare parte di te…. E non ci vedo certo
umiliazione, o sottomissione, nel donarsi all’altro. alla
persona che ami.
E’ un atto d’amore…
puro e semplice.
E io ti amo.”
….
“Voglio ascoltarti dormire,
addossato contro la mia schiena… sentirti ronfare nell’orecchio, impedendomi di
prender sonno….
Svegliarmi prima
dell’ora stabilita, e rimanere lì…
solo a guardare te.”
….
“E fare colazione
insieme, anche con i cereali, se proprio bisogna, ma ti costringerei a
mangiarne 2 scodelle.. che la colazione è importante,
kitsune scema, lo so perfino io!
La smetteresti di
avere quest’alimentazione da abitante del Biafra,
metteresti su un po’ di chiletti, che sei tutto pelle e ossa…”
….
“E
faremo insieme i compiti, e ti aiuterò, vedrai… che anch’io, a scuola, sono
messo male, ma non così male!
E mangeremo il bento
in terrazza, quando il tempo sarà più clemente…
controllerò io, che tu spazzoli tutto…
E guarderemo le partite sul divano, litigando
su chi vincerà, ingozzandoci di schifezze… beh, almeno io lo farò…”
….
“E
darò un po’ di vita a quella casa… la riverniceremo da cima a fondo, durante le
vacanze di fine anno…
o invece no. La
venderai, e verrai a vivere dal Genio..
Ti farò conoscere
mia madre, che è degna genitrice del Tensai…
E lei ti coccolerà per bene, facendomi
impazzire, perché a volte –ma solo a volte- è anche peggio di me….
E stai sereno, volpino, le ho già parlato di te…
e già ti adora!”
….
“Svegliati in
fretta, Ru… c’è un mucchio di roba da fare…. di cose da vedere, da provare, da sentire….”
….
“Mi mancano i tuoi
‘Do’aho’.”
Non pensavo sarei mai arrivato a dirlo, ma è così.
In casi come questi,
la gente dice la classica frase: ‘Mi manca il tuo sorriso’.
…ma
io non ho mai avuto la fortuna di vederlo… mai. Nemmeno una.
Non posso sentire la
mancanza di qualcosa che non so come sia.
Ma ho bisogno…
Ho bisogno di
sentirti pronunciare ancora quella parola…. Quel nome.
Come tu solo mi chiamavi,
mi offendevi,
mi rimproveravi,
mi incitavi,
mi cercavi.
Non sono così
scioccamente romantico, da credere che dietro un ‘Do’aho’ si nascondesse un ‘Ti amo’…
questo no.
Ma credo, VOGLIO CREDERE, che per te fosse
speciale.
Perché tu solo mi chiami così.
..e
per me…
lo è.”
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi,
non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
“Scusa il ritardo, Kit.. era il mio turno di
pulizie in palestra.” Ti spiego, sfilandomi la giacca leggera.
“I ragazzi insistono
perché mi esoneri, ma non è giusto, no?!
Se saltassi gli
allenamenti per venire da te, sono sicuro che ti incazzeresti come una iena, e
io trovo equo portare avanti, fino in fondo, i miei compiti dentro la squadra…”
….
“Di’ la verità,
Volpe, la saggezza del Genio ti fa restare senza parole….” Sorrido.
Comincia ad essere
deleterio, per me, parlare da solo per tante ore….
30 Maggio. Domenica. “Ayako mi ha invitato a
cena da lei.
Era una vita, che non lo faceva.
Come sempre, ho declinato l’invito.
Un po’ mi spiace, per lei.
So che si dà tanto da fare, che si sta
preoccupando per me… e il fatto che sia la nostra manager, fa sì che lei possa –nuovamente-
starmi accanto come un tempo…
Ma quel tempo non tornerà. Deve farsene una
ragione.
E’ una frattura insanabile, quella che ho
dentro.
Non potrei mai varcare la soglia di casa sua,
e far finta che tutto sia come prima…
Semplicemente, perché non lo è più.
Ho troppi ricordi, di momenti felici, di
risate, di allegria…
Non sono così masochista da volermi
autoinfliggere, consapevolmente, nuovo dolore.
Lei è la mia aiuto-allenatrice, ora. e nulla
più.
…
Palle.
E’ un’amica. Forse l’unica amica che abbia
mai avuto.
E una sorella, anche se sono figlio unico.
E un’amante… se solo lo avesse voluto, ma lei
non l’ha mai voluto.
Ha preferito la nostra amicizia,
all’attrazione che sentiva per me.
..o forse ero solo io, a sentirla per lei.
In fondo, poco importa.
‘Un’amicizia che va al di là di tutto.’ mi ha
detto un giorno, sulla scogliera.
Quando le confidai che provavo dell’affetto,
per lei. Un attaccamento mai provato prima, che mi spaventava, e mi affascinava.
Mentirei, se dicessi che l’ho amata.
-A me non piacciono le ragazze-
O che lei mi ha amato.
-Non sono il suo tipo- è stata chiara fin dal
principio.
Ma tra noi c’è sempre stato qualcosa..
‘Un’amicizia, un affetto che va al di là di
tutto.’
Forse ha –semplicemente- ragione lei.”
Sbatto le palpebre
un paio di volte, cercando di comprendere la portata di quello che ho letto.
Di tutte, solo di
Ayako ero convinto non avrei mai avuto di che temere…. Invece mi sbagliavo.
Mi fermo.
Temere cosa???
Non posso
dimostrarmi geloso di lei, semplicemente perché è entrata nella vita della mia
volpe prima di me…
Ma è altrettanto
vero che adesso voglio sapere, Kaede… forse non ne ho il diritto, certo… ma non
me ne frega un cazzo…
“Ti avviso. Ho
intenzione di fare due chiacchiere con Ayako, alla prima occasione…” detto
questo, riprendo a leggere.
31 Maggio. “Le partite d’allenamento di
susseguono, in vista dello scontro di venerdì.
La mezza sega continua a fare falli, ha quasi
staccato un braccio a Yasuda, con una palla trattenuta…
..e poi sbraita come un assatanato, convinto
di aver ragione.”
“Era colpa di
Yasuda…” borbotto, colpevole.
1° Giugno. “Compito di biologia.
Ma Mendel non poteva andare a farsi una
canna, anziché piantare piselli, e rompere i coglioni a mezzo mondo???”
“Stavolta mi tocca
darti ragione, Kit…”
…
“Ah!.. Stamattina ci
hanno rifilato il test di geografia astronomica..
Io, manco mi
ricordavo ci fosse …” –confesso, candido- “E Yohei era
troppo lontano, per farmi copiare.. L’unico compagno a distanza ragionevole era
Makuro, l’asso del club di calcio… non so se hai presente..” –mi fermo,
riflettendo- “Figurarsi se tu sai chi è!! Non conoscerai nemmeno il nome dei tuoi
compagni di classe, figurati dei miei!!” e scoppio a
ridere.
“Beh, Kit, succede
che io gli lancio un mio efficientissimo ‘sguardo che uccide’, e lui mi passa
il suo foglio. Purtroppo per me, (e per lui) ‘sto povero ragazzo ragiona solo
con i piedi.. E proprio quando stavo per restituirgli la pagina, il prof. ci
sgama. ‘Merda! Sono fregato!!’ ho pensato, e invece ha dato la colpa a lui, chiedendogli
se era così disperato da arrivare addirittura a chiedere aiuto a me.. devo
riconoscere che la mia autostima non ha apprezzato molto quest’infelice insinuazione,
ma -se non altro- non sono finito in Presidenza, e lui nemmeno, perché
quell’ipocefalo del prof. ha ritenuto irrilevante qualsiasi mio possibile
suggerimento nelle risposte.”
Il mio orgoglio ne è
uscito un po’ malconcio, lo ammetto, ma non voglio nemmeno ipotizzare la
reazione di mia madre, o del tappo, se mi avessero sospeso..
2 Giugno. “Mancano 2 giorni, al 4° scontro… Akagi
ha intensificato gli allenamenti con il Do’aho.
La squadra si sta amalgamando bene, con
Mitsui che migliora sempre più, e Miyagi che si sta rivelando un ottimo
regista.”
3 Giugno. “Domani partita.
Sono troppo stanco.
Dopo gli allenamenti, sono andato al
campetto.”
“Volpe stacanovista…”
4 Giugno. Venerdì. “4° incontro: Shohoku vs
Tsukubu.
Ci hanno messi in difficoltà, all’inizio.
Ma il contropiede di Miyagi li ha mandati
completamente nel pallone. E hanno iniziato a fare errori su errori.
Ennesima vittoria: 111 a 79.
Sakuragi è stato buttato fuori nel momento
cruciale, per somma di falli.”
Sospiro, ricordando
quel periodo …come lo definiva Yohei?
..ah, sì: ‘la
malinconia di un genio’.
Ricordo la sera in
cui, colto da disperazione, sono andato a casa di Akagi a chiedergli come si fa
a non fare fallo, e il Gorilla mi ha detto di riflettere sui miei errori…
E poi sono finito
davanti allo Shohoku, e ho visto le luci della palestra accese, mi sono
avvicinato incuriosito di sapere chi ci fosse dentro… e ci ho trovato te.
“Hai scritto di quel
nostro incontro notturno?” sfoglio le pagine successive, e infatti lo trovo:
“Mi stavo allenando in palestra, nelle finte…
E dopo aver segnato un canestro, mi giro. E
mi ritrovo davanti lui.
Mi ha stupito, vedermelo lì. Ma non l’ho dato
a vedere, sia chiaro.
Sakuragi mi ha puntato contro un dito,
sbraitando qualcosa come: “Ti giuro che non mi farò espellere, contro lo Shoyo,
e che segnerò addirittura più punti di te!!”
Poi si è girato, senza aspettare risposta, e
se n’è andato sbattendo la porta.
Sono rimasto lì 5 minuti buoni, a
raccapezzarmi… che cavolo voleva il Do’aho da me??
Era una minaccia?
Una promessa?
Una sfida?
Mah…”
“Se devo essere
sincero, a quel tempo nemmeno io sapevo perché ti avevo detto quelle cose… ma
credo dipendesse da un miscuglio strano di sentimenti…. L’averti visto lì, ad
allenarti anche a quell’ora assurda, per migliorare un gioco che -ai miei
occhi- era già perfetto di per sé, mentre io ero in crisi nera, incapace di smettere
di fare falli, mi ha fatto capire la distanza che ci separava, e credo sia
stato quello a farmi saltare i nervi… l’ansia di sentirti sempre più lontano e
irraggiungibile, e per questo mi sono messo a dire che avrei fatto più punti di
te, senza farmi espellere… era un forma un po’ contorta –un po’ molto, me ne
rendo conto da me- per chiederti di darmi fiducia, Kitsune, di aspettarmi, in
qualche modo… solo che non lo volevo ammettere nemmeno con me stesso…”
Ritorno indietro,
dove avevo interrotto lo scorrere dei giorni.
5 Giugno. “Mika-san ha fatto le grandi
pulizie…manco dovesse venire l’Imperatore in persona a farmi visita…
Beninteso.. se venisse davvero, non gli
aprirei certo la porta.
Credo di essere completamente immune allo
spirito patriottico, e menate simili.
Sciocchezze. Sono tutte stronzate
sentimentali.”
“Sei l’emblema della
leggendaria ospitalità nipponica, tu…” lo stuzzico.
Senza sortirne alcun
effetto, lo so… ma è più forte di me…
“Leggere i tuoi
pensieri, mi fa scaturire commenti che non so trattenere… e, in fondo, sarebbe
un po’ come dialogare, no?!
…Non polemizzare,
volpaccia, sul fatto che il Tensai vuole sempre avere l’ultima parola!”
6 Giugno. Domenica. “Mika-san è tornata a
tradimento, a rimpinzarmi il frigo di altro cibo. Non mi basterebbero 7 vite,
per finirlo… figuriamoci 7 giorni…”
“Kami benedica
quella donna, che ti impedisce di morire di fame…”
7 Giugno. “Compito di mate, di storia, e di
fisica.
Quattro ore senza dormire… no, dico: 4 ore
senza dormire!!!
Sto cascando dal sonno…”
“Volpe narcolettica…” sbuffo.
8 Giugno. “La mattinata è scorsa via
tranquilla..
Così pure gli allenamenti, anche se il Do’aho
è un po’ strano, in questi giorni… sembra pensieroso, preoccupato…Nh… chissà
poi perché…
Adesso me ne esco, vado ad esercitarmi a
scuola. Ho chiesto le chiavi ad Ayako…
…
Lo dicevo io, che il Do’aho è strano!!
Mi stavo allenando in palestra, nelle finte…
E dopo aver segnato un canestro, mi giro. E
mi ritrovo davanti lui.
Mi ha stupito, vedermelo lì. Ma non l’ho dato
a vedere, sia chiaro.
Sakuragi mi ha puntato contro un dito,
sbraitando qualcosa come: “Ti giuro che non mi farò espellere, contro lo Shoyo,
e che segnerò addirittura più punti di te!!”
Poi si è girato, senza aspettare risposta, e
se n’è andato sbattendo la porta.
Sono rimasto lì 5 minuti buoni, a
raccapezzarmi… che cavolo voleva il Do’aho da me??
Era una minaccia?
Una promessa?
Una sfida?
Mah…”
“Volpetta tontola…
il messaggio del genio era lampante…” ironizzo, ma contro me stesso, non lui.
9 Giugno. Mercoledì. “Che merda! Stasera c’è
la partita, e mi si è bruciata la scheda video della TV.
Nh… mi toccherà studiare.. porca miseria!
Domani, la nostra.
Se riusciamo a vincerla, entreremo nei Best
Four, e acquistiamo l’accesso alle Finali.”
10 Giugno.
“Finalmente. Ottavi di finale: scontro con lo
Shoyo.
Siamo tra le migliori otto squadre della
Prefettura.
Il Do’aho ha l’umore sotto le scarpe: 4
partite, 0 punti, 20 falli.”
“Ricordo il fanatismo
impressionante della loro tifoseria… facevano quasi soggezione…
L’ansia negli
spogliatoi si tagliava col coltello…
Le occhiaie di
Akagi, le borse di Kogure, Mitsui che andava in bagno ogni 3 minuti…
E te lì, appollaiato
sulla panca…non ho mai capito se per dormire o per raccogliere la
concentrazione…
Le altre matricole
era spaventate dai nostri sguardi cupi, ma forse solo io non avevo compreso la
reale portata di quello scontro… e soprattutto, le vere capacità della squadra
che ci accingevamo a sfidare.
Anzai diceva che non
sono atleti eccezionali, certo, ma sono molto alti, e
l’anno scorso sono riusciti ad arrivare secondi….”
“Il Coach ha scelto Akagi, Mitsui, Miyagi, me…e
Sakuragi.
Sì.
Nella rosa dei primi cinque.
Ha chiamato il Do’aho, spiegandogli cosa si
aspettasse da lui:
il suo compito era rafforzare la
squadra sotto canestro, e recuperare tutti i rimbalzi; mentre io, il Capitano,
e il n°14 avremmo bilanciato la squadra in altezza.
E, secondo il Sensei, questo ci avrebbe
garantito la vittoria.
Tutta la platea parteggiava per i nostri
avversari.
Riconosco che non è una cosa favorevole, una
pressione psicologica di questo tipo.
Al fischio d’inizio, Akagi ha saltato per la
contesa della palla, che è riuscito a conquistare, passandola a noi.
L’ha presa il rossino, e in quel momento
l’arbitro ha fischiato fallo.
Perfetto!!
‘Già inizia!’ è stato il pensiero di tutti…
Invece il giudice di gara ha ritenuto che
fosse l’azione dei Akagi ad essere fallosa.
Jumper violation, ha decretato.
E il Do’aho ha ripreso a respirare, credo.
Hanagata ha effettuato
un fade awayjumpshot spettacolare.
Nemmeno Akagi è riuscito a bloccarlo.
In tutta risposta, la nostra ala grande si è
infervorata, schiamazzando addosso al loro n°5, frasi come: “Io ti
annienterò!!”
Nh…Montato.
Questo canestro ha però riacceso la rivalità del
Gorilla, che -a sua volta- sa bene che solo dopo aver battuto Hanagata dello
Shoyo e Uozumi del Ryonan potrà essere considerato il miglior Centro della
Prefettura.
In breve, la loro altezza ci ha messi in
difficoltà, sfiancandoci.
Maledizione!! Dovevamo trovare –in fretta-
una strategia che compensasse la nostra statura inferiore…
Dopo 6 minuti di gioco, non avevamo segnato
nemmeno un punto.
Il nostro Capitano sembrava paralizzato.
All’ennesimo passaggio intercettato, mi sono
lanciato.
‘O la va, o la spacca!’ mi son detto.
Sakuragi mi urlava di passargli il pallone,
di non rischiare un’azione in solitaria.
Ma io credo in quello che faccio.
Altrimenti non sarei Kaede Rukawa.
Ho sfondato il muro dei n°7 e 8, facendo
canestro.
I miei compagni, anziché congratularsi, mi
hanno sputato contro una serie di rimproveri: che non dovevo fare la
primadonna, che potevo essere aiutato in un’azione più sicura, che era stato un
azzardo… e bla, bla, bla…
E lì, non ce l’ho più fatta.
Ho detto loro che se non si davano una
scantata, io non passavo nessunissima palla.
Mi hanno tirato un altro po’ di merda.
Ma almeno è servito a svegliarli dal loro
torpore.
Il Gori con il suo ‘colpo dello
schiacciamosche’ ha rianimato la nostra panchina, e il rossino ha preso un rimbalzo
degno di tal nome…
Si è gasato a tal punto da farmelo notare… “Visto,
Rukawa?!”
Se non fosse lui, arriverei a credere che
abbia cercato una forma di approvazione, d’apprezzamento da parte mia, per
quello che ha compiuto...”
“E’ esattamente
quello che ho fatto, volpe…”
“Ma lui non aspetta certo questo, da me…”
“Invece ti sbagli!
...io l’ho sempre cercata, la tua stima, il tuo consenso…”
“Gli ho replicato un “Davvero notevole..”
mentre partiva il nostro contropiede.
Avrei potuto ignorarlo, come sempre faccio.
Non so perché gli ho risposto.
Forse perché sapevo che lui ne aveva bisogno?
Non voglio chiedermelo ora.”
“Arriverà il
momento, Kitsune, arriverà.”
“Comunque sia…subito dopo, ha clamorosamente
mancato un semplicissimo ‘tiro dei poveri’ (come lo ha ribattezzato lui), e sono
dovuto andare a salvarlo, correggendo il suo errore.
Gliel’ho anche detto: “Ci hai messo troppa
forza, idiota.”
Ma in fondo, non l’ho sgridato… c’era rimasto
davvero male, a tal punto che neanche il Gorilla ha avuto cuore di rimproverarlo,
se non dicendogli che deve rimanere più calmo…
I suoi amici, in compenso, hanno iniziato a
sfotterlo, insinuando che quello era volontariamente un passaggio…
…per me.
La sua faccia era impagabile! Se avesse
potuto, sarebbe uscito solo per prenderli a testate tutti quanti…
Ad ogni modo, Miyagi ha stroncato i nostri
avversari con la sua velocità.
Ad un bel momento, il Do’aho si è ritrovato
la palla in mano, per un suo passaggio.
Kami ha voluto che non andasse in black-out,
e che sia riuscito a far centro.
…e fu così, che Sakuragi segnò il suo primo
punto allo Shoyo.”
“Evento memorabile…”
“Ovviamente, l’attenzione di tutti era
concentrata sullo splendido passaggio del nostro tappo, piuttosto che sul punto
segnato.”
“Grrr… come sempre,
sono un Genio incompreso… snif.” piagnucolo…
“E questo ha risollevato anche la sua
autostima, facendo aumentare il nostro punteggio, grazie alle sua finte
geniali…
Al 12° minuto del primo tempo, Fujima ha
chiesto il time-out per primo, anche se la sua squadra era in vantaggio, 11 su 8.”
“Perché li avevamo
spaventati per benino!!” sentenzio gongolante al
ricordo.
Un leggero bussare
mi distrae, e proprio mentre mi giro nella direzione da cui è provenuto, la
porta della stanza di Rukawa si apre, lentamente.
Entra una giovane
infermiera, salutandomi con un cenno del capo.
“Konnichiwa..” rispondo
io.
“Konbanwa, sarebbe
più appropriato…” –sorride lei- “E’ già sera da un pezzo…” mi fa notare,
annuendo con la testa oltre le tende tirate della finestra.
Le avevo chiuse
appena arrivato, immaginando che il sole forte potesse dargli fastidio.
“Saito Kyoko. Sono
la nuova infermiera personale di Rukawa-kun.” mi si presenta.
“Hanamichi
Sakuragi!” e le allungo una mano, forse in modo un po’ troppo confidenziale.
Ma lei l’afferra in una
stretta decisa, sorridendomi nuovamente.
-Volpe, nello scambio ci abbiamo guadagnato!!-
La vedo fissarmi per
qualche istante, soppesando il modo più indolore per dirmi quello che deve.
“Devo chiederle di
andarsene, Sakuragi-kun.
Il paziente deve
eseguire degli accertamenti, e non è concessa la presenza di alcuna persona, neppure
dei famigliari, durante gli esami…”
“Comprendo, ma…”
–sospiro- “…credo sia inutile insistere, vero?... e comunque…
...non sono nemmeno
un parente…” preciso, intristendomi.
E’ solo la persona più importante della mia
vita.
Niente di più.
“Se dipendesse da
me, mi creda, la farei restare, ma è il regolamento dell’ospedale…” si scusa,
gentile.
“Se resto qua fuori,
potrei sapere il risultato?” mi azzardo.
“I tracciati
dell’elettroencefalogramma dureranno parecchio, non credo sia il caso… e poi
potrebbe chiedere domani, al Dr. Kawata, che saprà darle –certamente- tutte le
risposte...”
A malincuore cedo
alla sua persuasione.
Ripongo il diario.
a metà della partita,
siamo arrivati.
“Continuiamo domani,
ok?!” lo informo.
…
“Cerca di darti da
fare, Volpe…” non so se sia un suggerimento, un ordine, o una preghiera.
Mi accomiato, mentre
Saito-san inizia ad armeggiare con gli spinotti e le ventose, mi saluta distrattamente,
continuando a lavorare.
Mi sembra che il mio
Ru sia in buone mani… e questo mi rassicura…
Ma non vedo alcuna
sorta di progressi….
Sono già 8 giorni che vengo qui. Sembra una vita.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue
navy: elyxyz@libero.it per ricevere i
capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
“So che i ragazzi
sono venuti a trovarti, ed è venuta a farti visita anche Mika-san! Me lo ha
detto l’infermiera Saito.
Mi sa che se ne sono
andati da poco… ti hanno spiegato che non si può usare la palestra fino a lunedì,
perché la stanno ristrutturando?”
Io sono arrivato
adesso, perché ho chiesto di poter parlare con il tuo medico, ma al momento è
occupato in riunione, quindi ci andrò dopo… visto che tu sei troppo pigro, per
degnarti di dirmi come sono andati gli esami…”
Mi avvicino al
letto, carezzando il profilo del suo viso.
“Quando ti
risveglierai..
ti impedirò di
dormire più di 4 ore a notte… che tanto hai già fatto scorta per un centinaio
d’anni…”
…Se mai ti risveglierai.
Scuoto la testa con
vigore: che cavolo di pensieri sono??!!
Lui si deve
svegliare!!!
…Abbiamo una vita da
passare insieme!
“Ok, senti… meglio
se finisco di leggere la cronaca della partita di ieri, eh?” propongo.
“Sugli spalti, si sussurrava l’imminente ingresso
in campo di Fujima, e la conseguente trasformazione dello Shoyo. Ma intanto
siamo finti in pareggio: 11 a
11.
Ed è stato allora, che la gente ha cominciato
a credere nelle nostre capacità.
Il loro capitano aveva deciso di entrare, con
una sostituzione, ma Hanagata gli ha chiesto fiducia, assicurandogli che la
situazione era sottocontrollo.
Per spirito d’orgoglio, il Quattrocchi (come
lo ha definito il Do’aho, a inizio partita) ci ha distanziati di 9 punti,
incitando il suo team.
Inutile negare: sapevamo bene tutti, che se
avessero fatto anche solo un altro canestro, prima del time-break, non saremmo più riusciti a riprenderli, eravamo già stanchi
fisicamente, una batosta morale ci avrebbe annientato.
Non so chi ringraziare, ma Akagi ha deviato
un tiro pressoché perfetto, e Sakuragi ha preso il rimbalzo, giusto sul fischio
dell’arbitro.”
“Ovvio! …Devi
ringraziare me!!!” suggerisco, ricordando la mia impresa gloriosa.
“Bisogna riconoscerlo: quel rimbalzo ci ha
salvati.”
“Era ora, Kit!!... quindi non eri così addormentato come si considerava…”
“Il 2° tempo è iniziato nel migliore dei
modi, abbiamo ritrovato al carica giusta per vincere, e la scimmia rossa si è
data da fare… un sacco di errori, certo, ma ha preso un paio di rimbalzi da
manuale.
Quel mentecatto si è finalmente svegliato, e
ha deciso di usare il suo potenziale.
Ha appreso la tecnica dello screen out,
mettendola a frutto.. gli allenamenti supplementari iniziano a giovare…”
“Persino Akagi è
venuto a farmi festa… le facce dello Shoyo erano impagabili!!! Così imparano a
sottovalutare il Genio…”
“Al 14 del 2° tempo, siamo finalmente passati
in vantaggio.
E Fujima è entrato in campo.
…e lo Shoyo si è davvero trasformato.
Subito ha dichiarato guerra a Miyagi, che
gioca –come lui- nel ruolo di playmaker.
Sakuragi ha fatto il 3° fallo al loro
capitano, cadendogli addosso.
Forse non ha ancora capito che NON ERA UNA
PARTITA DI RUGBY..
E si è scusato con lui, chiamandolo
“riserva”.
Era convinto che Kenji Fujima fosse un panchinaro!
Kami!!!”
“E cosa ne potevo
sapere, io?!” mi giustifico, offeso.
“Akagi ha chiesto a me e al carciofo di
marcare i n°7 e 8, mentre lui avrebbe pensato ad Hanagata.
Ha ragione: sono entrambi più alti di noi, ma
noi possediamo un’elevazione superiore. Possiamo fermarli.
Ayako ha dato una messa a punto a Ryota, e
poi l’Idiota si è dedicato alla sorella di Akagi,
promettendo faville.. si è poi rivolto alla nostra manager e le ha chiesto come
stessimo a punti.
“Tu, 2. Rukawa, 14.” gli ha risposto lei.
Ha perso per un attimo un po’ baldanza, per
poi ringalluzzire con uno dei suoi proclami… non si è nemmeno accorto, che
l’altra già non lo badava più…”
“E tu? Perché invece
tu hai seguito tutto quanto, anche se sembravi interessato ad altro?
Eri già geloso di
lei, volpe?” insinuo.
“Mi ha fatto incazzare, giuro.
Continuava a dire ad Akagi di passare la
palla a lui, invece che a me, che avevo in attivo più punti di lui…. Che era
favoritismo nei miei confronti, e menate simili.
Mitsui gli ha detto che riuscirà a segnare
più di me fra 10 anni. Forse.
Non ha ancora capito che deve giocare per la
squadra, e non viceversa.
Quando ha insistito, il Gori gli ha detto di
pensare SOLO ai rimbalzi, che è l’unica cosa su cui può contare… il teppista ha
confermato, e io gli ho detto la mia: “L’altra cosa, su cui puoi contare, è la
tua espulsione.” e me ne sono andato.
C’è rimasto male.
Me ne sono accorto subito. Forse ho
esagerato.
Ma deve crescere, e in fretta, se vuole darci
una mano.
Un campo da basket non è un baby-park.
Miyagi lo ha consolato.
…forse gli amici servono anche a questo.
Ma io e lui non siamo amici.
In giorni come questo, ho l’impressione che
non lo saremo mai.”
“Anche io, a quel
tempo, ne ero convinto… e mi dicevo che –in fondo- potevo benissimo starti
lontano… ma alla fine, non so perché, finivamo per ritornare vicini…
…e non ero solo io,
a volerlo.”
“A 5 minuti dalla fine, eravamo sotto di 12
punti. Mitsui era sfinito, Sakuragi ha fatto il 4° fallo, su Hanagata.
Lo Shoyo ha ripreso a condurre il gioco.
Il Do’aho aveva paura di commettere il 5°
errore, e di venir cacciato.
In parte lo capisco, ma è stato come dover
giocare in quattro, perché –per non rischiare- è diventato una presenza
fantasma, in campo.”
“Mitchi faceva
impressione.. persino le matricole in panchina erano preoccupate per lui.
Del resto, era la
prima partita che giocava, per intero, dopo 2 anni.
E il ritmo imposto
dallo Shoyo non era uno scherzo.
Quando mi sono avvicinato
a lui, dopo il fallo subìto, mi ha guardato con un’espressione strana…
Credo abbia toccato
il fondo, in quel momento, e abbia ritrovato la determinazione per risalire.
Ha segnato tre
canestri, sui tiri concessi.
E da lì, abbiamo
rimontato punti su punti…
Sono rimasto colpito
dal 5 che si sono scambiati lui e il Gorilla.
-Che io sappia, non
sono mai andati molto d’accordo, né ora né in passato. Ma, a loro modo, si
stimano.-
Questo five-high me
ne ricorda molto un altro… che ne dici, Volpe?” -gli ammicco-
“Ma quello aveva anche altri
significati, no?!”
Concorderesti con
me, Kit, se solo potessi…
“Gli avversari se ne sono accorti, hanno puntato
su di lui, che non reagiva a dovere…
Il loro n°8 stava per segnare, e lui non si
muoveva..
Sono intervenuto io.
Sapevo quello che facevo. E sono convinto di
aver fatto bene.
Meglio due punti subiti -in potenza-, che un
canestro sicuro, a cui dover rimediare.
Infatti Takano li ha sbagliati entrambi. (Per
nostra fortuna).
Mitsui ha compiuto un recupero fantastico, e
io ho segnato il punto del pareggio.
Sakuragi ci guardava come se fossimo alieni.
A volte mi dimentico che è solo un
principiante.
Era intimorito, ovvio.
Ma i supporti psicologici non sono il mio
forte.
“Perché stai giocando così sottotono?”gli ho
chiesto.
Mi ha guardato, senza rispondere.
Forse non si aspettava un mio intervento così
diretto.
“Non è assolutamente da te.” Ho rimarcato.
L’ho visto sussultare.
Ho fatto centro.
Ha sgranato gli occhi, realizzando le mie
parole.
(ce n’ha messo di tempo, per far
muovere i suoi criceti in testa…)
..e ha lanciato una
testata pazzesca al parquet.
“Non mi lascerò mai mettere sotto da te, brutto
arrogante! Capito?!” mi ha sibilato.
“Mmh.. Tu sei bravo solo a parole.” gli ho
replicato, nel momento in cui ci hanno richiamato in campo.
Se avesse potuto, mi avrebbe picchiato, lo
so.
Anche adesso, sorrido al pensiero della sua
espressione.
Ho raggiunto il mio scopo.
Quando è ripreso lo scontro, espulsione o no,
è ritornato il padrone dell’area sotto canestro.
“Ma quanto sei
contorta, volpe…”
Abbiamo dovuto coprire l’assenza di Mitsui,
ma eravamo in possesso della giusta spinta.
A meno di 2 minuti dalla conclusione, siamo
passati in vantaggio.
La
Scimmia ha tentato un canestro folle.
Fujima ha ordinato ad Hanagata di bloccarlo,
che tanto era una frana nei tiri liberi...
Ma lui non si è fermato.
Ha fatto uno slam dunk meraviglioso.
La palestra si è cristallizzata, per un
secondo.
Poi è esplosa in un boato di esaltazione.
Il fischio dell’arbitro ci ha tristemente
ripostati alla realtà.
A 1 minuto e 50 dalla fine dell’incontro,
Sakuragi è stato espulso per somma di falli.
Mi è dispiaciuto, davvero.
E gliel’ho detto.”
E’ l’unica cosa che
ricordo, di quel momento.
Assieme al battito
del mio cuore.
L’esaltazione della
folla, le grida, Ayako che mi chiedeva cosa stessi
provando…
Li ho percepiti solo
dopo.
Credo di averla
spaventata, a vedermi lì, calmo, a riprendere fiato.
Magari si aspettava una delle mie sparate… in quel momento, ci sarebbe
stata bene…
“Il pubblico ha iniziato a tifare per noi.
Abbiamo vinto. Poi siamo crollati tutti,
addormentati negli spogliatoi.”
“Tutti addosso al
Gorilla.. ci avevano sfiancato, bisogna ammetterlo.
Non è stata una
partita semplice, ma Fujima ha giocato male le sue carte…
Ed è lì, che hanno
sbagliato: sottovalutandoci.
Difficilmente
dimenticherò le sue lacrime, quando ha ringraziato la sua squadra.. l’onore di
un capitano, e il rammarico dell’allenatore.”
11 Giugno. Venerdì.“Stamattina, quando sono
arrivato a scuola, c’era il Do’aho al cancello, che distribuiva fogli di
giornale. E io l’ho investito.”
“Ah.. sì! Mi
ricordo… avevo sbattuto Yohei giù dal letto, perché io non riuscivo a dormire…
e l’ho trascinato in palestra, così mi aiutava ad allenarmi… e lì ci ho trovato
Haruko e suo fratello… ma che cavolo!! Era l’alba…
Il Gori mi ha
spiegato che lui si allena ogni mattina, prima del risveglio delle galline.. e
poi mi ha chiesto perché fossi lì, insinuando che forse mi bruciavano i 5
falli…
‘stardo!
E Haruko si è
complimentata nuovamente per la mia prestazione, dicendo che era uscito un
articolo sul giornale sportivo, con la foto del mio slam dunk.
Così sono corso
dalle bidelle, le ho minaccia… sollecitate, affinché mi facessero un migliaio
di fotocopie. gratis, ovviamente.”
“Mezza squadra era lì in cortile, ed è
arrivato quello scemo del Senpai Aota, che è tornato alla carica, proponendo al
rossino di andare nel suo club, che era ancora in tempo per cambiare..
Il mentecatto gli ha risposto (urlato): “Stai
scherzando?! Io sono la luce che guiderà il club di basket alla vittoria!!”
Ah ah ah… nh.
Montato.
“La prossima volta, sarò in TV!” ha informato
i presenti, gli assenti, e il Polo Nord.
Mi ha perforato un timpano. Solo perché ero
lì vicino.
Perché cazzo non mi sono spostato??”
“Perché il fascino
del Tensai è come un magnete…” e sorrido. anche se so che è una stronzata.
“Nel pomeriggio, Ayako ci ha ragguagliato
sulla situazione:
Il girone A è stato vinto dal Kainan, con 150
punti; il Ryonan ha vinto il girone C e il Takezato il gruppo D.
E noi li dovremo affrontare.
Al solo nominarlo, il Kainan King incute
timore.
Le matricole sembravano intimidite…
Sakuragi ha esordito dicendo: “Poco male!!
Noi abbiamo battuto lo Shoyo…”
E Anzai gli ha dato ragione.. confermando che
è questo lo spirito giusto.
In realtà, credo che il Do’aho non abbia ben
compreso la portata della potenza dei nostri futuri avversari…”
“Forse avevi
ragione…”
“Gli fa comunque onore, questa
determinazione… e un pizzico di sana ingenuità…”
“Non capisco se
fosse stato tutto un complimento…” chiedo, perplesso.
Non ricevendo
risposta, mi accingo a leggere il giorno seguente, ma la porta si apre, ed
entra l’infermiera Saito.
“Il dottor Kawata è
disponibile a parlare con lei, se desidera…” mi informa.
La ringrazio per
questa sua gentilezza, rispondendole che sarei venuto subito.
“Nel suo ufficio, al
secondo piano, corridoio B.” m’indirizza, e sparisce dietro la porta.
“Ci vediamo più tardi, Volpe…. Vado a sentire se ci sono novità,
e prega che ce ne siano, volpino scemo, o te la farò pagare…” ti intimidisco.
Ovviamente lui non
mi prende in parola.
Esco dalla stanza,
sistemandomi alla bell’e meglio la divisa e ravvivandomi i capelli… sarebbe ora
di andare a tagliarli..
Busso piano su una
porta di mogano scuro, ma non ricevo risposta.
Per trenta secondi,
ipotizzo di aver sbagliato, ma la targhetta dorata mi dà ragione.
Una voce bassa mi invita
ad entrare.
Il Dr. Kawata è
seduto dietro la sua scrivania, semisoffocato da mille scartoffie.
Distoglie lo sguardo
da una cartella che tiene aperta in mano e, quando mi vede, sorride benevolo,
invitandomi ad accomodarmi sulla poltrona davanti a lui.
Mi sento un po’ in
ansia, non posso negarlo.
E non perché la sua
sia gentilezza affettata, ma è la situazione stessa in cui mi trovo, a farmi
sentire a disagio.
“Gradirei sapere
come sta Ka… Rukawa-kun, per cortesia.” Chiedo, sforzandomi di essere calmo.
Il suo silenzio non
mi piace. So che sta meditando sul modo più indolore per comunicarmi quello che
deve dirmi… ma non mi piace, lo ripeto.
“Stavo studiando,
anche ora, il suo caso…” m’informa.
Sta andando a campi…
“So che ha fatto
degli esami, ieri, nel tardo pomeriggio…” suggerisco.
“Tutti i giorni,
monitoriamo il suo stato…” –specifica lui, a scanso d’equivoci- “Ma non ci sono
miglioramenti…” –sussulto- “Né peggioramenti.” Compensa.
“E’ sempre uguale a
8 giorni fa??” ipotizzo.
“Tecnicamente, no.”
Risponde lui,
sistemandosi gli occhiali sul naso.
Lo scruto, non
capendo.
E lui si solleva,
avvicinandosi ad un pannello luminoso, inserendo una lastra, e accendendo il
neon.
“Questa è la testa
di Rukawa.” -mi indica una tra le varie scansioni sferiche- “E questo è
l’ematoma subdurale che si era esteso nel cervello.. eviterò di nominarti tutte
le zone colpite, comunque.. la chiazza si sta riassorbendo, e questo è un bene…
ma i parametri di confronto non mutano. E questo è il male.
E’ come se tutto
fosse uguale a una settimana fa.
Non si possono
quantificare i danni provocati dalla compressione ematica provocata dall’ecchimosi,
sui suoi centri nervosi.. E il coma rimane uguale.”
“Uguale” ripeto io.
Dannatamente uguale.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue
navy: elyxyz@libero.it per ricevere i
capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Ritengo opportuno
precisare che, da qui in avanti, si farà spesso uso di termini medici, per descrivere
la situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica
possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di
medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.
D’altro canto, anche
tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del quadro
clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica- è una mia
scelta personale, ai soli fini narrativi.
Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Quando entro nella
sua camera, Saito-san sta cambiando la flebo che lo alimenta.
Si volta verso di
me, per vedere chi è arrivato, e io la saluto.
Mi avvicino a loro.
“Come sta?” chiedo.
“Sempre uguale… ma
bisogna aver fede…” m’invita lei.
Io annuisco.
Non so che altro
fare.
Entro breve, lei
raccoglie i flaconcini vuoti e se ne esce, congedandosi.
“Ciao, Rukawa…
niente di nuovo, eh?”
….
“Neanch’io… Ah,
no!!… ho smistato la tua corrispondenza, stamattina.
Non quella di casa,
a quella ci pensa già Mika-san… ho ripulito il tuo armadietto… ok, ho
scassinato il lucchetto, per aprirlo.. Ci ho trovato dentro 77 lettere e mezza.
Mezza, perché una era
incastrata nello sportello, e si è rotta a metà quando l’ho aperto...
Perdonami, se ti ho
privato di questo insostituibile conforto…” ironizzo.
…
“Comunque non le ho
lette, se ti consola. Mi sono limitato a buttarle nel mangiacarta… Oramai, tutte
le tue fans sanno che sei qui. Nei pomeriggi dei giorni scorsi, sono venute in
palestra a chiedere tue notizie…. Pochine, a dire il vero… forse perché non
sono tante, quelle che tengono realmente a te…” –ipotizzo- “Comunque, ‘sto giro
te le levi davvero di torno!!.. ma una soluzione un po’ meno plateale, no,
eh??!!” polemizzo, aprendo il diario.
12 Giugno. Sabato. “E’ passato un mese dall’ultimo
incontro con il Dr. Maeda.
Dice che è una forma sperimentale di terapia,
anche questa: dilatare i tempi tra una seduta e l’altra.
Nh.
Mi ha chiesto se compilo il diario con
regolarità.
Me ne ha ricordato l’importanza, e le
modalità stabilite al riguardo.
Mi ha invitato a parlare delle mie giornate…
cosa voleva che gli dicessi?
“Basket-dormire-scuola.”
Possibilmente in quest’ordine.
Ha annuito, con quella sua incomprensibile
espressione che mi dà tanto sui nervi.
Voleva sapere come procede il Campionato, e
il mio rapporto con la squadra.
Gliene ho parlato.
Ma ad un certo punto, mi blocca (cosa che lui
non fa praticamente mai) e mi chiede:
“Chi è ‘il Do’aho’?”
“Come, prego?” forse ho capito male…
“Hai nominato questo tizio 17 volte, in 42
minuti.” Mi fa notare lui.
“Cosa????” allibito.
Lo strizzacervelli glissa sulla mia sorpresa,
e ripete: “Vorrei capire che rapporto ti lega a lui…”
“Un compagno di squadra…”
-la mia piaga personale-
“Avete modo di interagire in maniera
privilegiata, tu e lui?” s’interessa, scribacchiando sul suo block notes.
Per 10 secondi, giuro, avrei sorriso.
(credo sia inevitabile)
“Impossibile ignorarlo..” rispondo. E sono
convinto che stia arrivando su un terreno minato.
“Ah!... Bene, bene…” la cosa brutta è che
l’uomo davanti a me ne sembra convinto.
Mica tanto…
“Potremo lavorarci su...” propone.
“Manco per idea!” rispondo.
E non è materia di discussione.
Mi sorride, in modo enigmatico, chiudendo il
mio file.
“Gradirei ci vedessimo prima, la prossima
volta. Facciamo… il 30. D’accordo?”
Annuisco, ritirando il promemoria, e me ne
vado…
Ho come l’impressione che sia il Dr. Maeda,
ad avere bisogno di un buon analista, non io…”
Mi fermo a pensare.
Forse potrei
contattare questo specialista, e parlare un po’ con lui… magari otterrei
informazioni utili, per aiutare Kaede in qualche modo…
Mika-san mi ha già
avverto di aver chiamato lo studio, e avvisato della situazione di Ru.
Ma non è detto che
anche questo ‘Maeda’ collabori con me.
Potrebbe essere
restio a darmi indicazioni… in fondo, io sono un estraneo, e lui è coperto dal
segreto professionale… Anzi. Potrebbe voler addirittura indietro il suo diario,
visto che fa parte della terapia… Ne parlerò con Kawata-san.. magari lui mi
saprà consigliare nel modo migliore…
13 Giugno. “Mika-san è venuta a trovarmi con
suo nipote.
Un mostriciattolo di 5 anni.
Mentre lei riordinava, la bestia mi ha
sfasciato mezza casa.
Sono felice di essere figlio unico.
Anche se, in momenti come questo, mi chiedo
come sarebbe avere un fratello a cui appoggiarsi.”
“E’ una cosa
bellissima, volpe. Io non ce l’ho un fratello. Ma Yohei è anche meglio….
Intanto perché non mi fregava i miei giochi da piccolo, e anzi, mi prestava i
suoi… e poi… quando ho bisogno, lui c’è sempre.
E mi conosce, anche meglio
di come saprei io.”
14 Giugno. Lunedì. “Oggi la scimmia e il
tappo hanno litigato. Per una stronzata, ovvio.
L’unica castroneria -degna di nota- la
riporto: l’Idiota gli ha strillato contro che l’avrebbe appeso alla spalliera
per le gambe, a testa in giù, promettendogli che l’avrebbe fatto crescere più
lui, in 2 ore, che in 17 anni di vita…
Tutti si sono messi a ridere (con somma
umiliazione del Play) e persino io sono stato tentato di… Tsé.
Mi è uscito il classico “Do’aho”, e lui ha
lasciato perdere Miyagi, per finire di scaricare la sua frustrazione su di me…
Ma quella è routine, e nessuno ci bada più,
ormai.
Una cosa che mi ha fatto piacere notare,
invece, è stata la sollecitudine di Ayako, nel curare l’escoriazione sulla
guancia del nano…
Una sciocchezza.
Roba da cerotto.
Però lei ci ha messo una premura sospetta.
Magari non lo ammette neppure con se stessa,
ma Ryota non le è indifferente.
E comunque…
Ognuno ha l’idiota piaga che si merita…”
“…Vale anche per
te?” chiedo, levando lo sguardo su quel corpo inerte.
15 Giugno. “Interrogazione di giapponese, in
qualche modo me la sono cavata.
Oggi fa un caldo bestiale.
La palestra sembrava un forno crematorio.”
Rabbrividisco a
questa frase.
Lo so anche io che è
una reazione spropositata, ma lui l’ha sempre considerata la sua casa, e
paragonarla ad un luogo di morte mi fa impressione. Mi mette angoscia.
Che sia -poi- lui a
farlo, è ancora peggio.
16 Giugno. “Meno 2 all’incontro. L’ansia
cresce.
Akagi sta uscendo di testa. Sente il peso di
tutti i sacrifici fatti finora, ma sa anche che non sarà facile.
Forse è in momenti come questi, che ci si
rammarica per quello che non si è fatto.
“L’uomo di ghiaccio
si è fatto venire la strizza?!” -insinuo, ammiccando.-
“Lo so, volpaccia, mi picchierai, prima o poi, ne
sono certo…”
E giro la pagina,
preparandomi spiritualmente a quello che troverò.
Fisso il foglio
davanti a me.
Bianco.
Completamente bianco.
Per un attimo, resto
smarrito.
Ritorno al dì precedente,
controllo la data.
E’ corretta.
Niente di nuovo.
Avanzo al giorno
successivo.
In alto, la scritta
stampata dice ‘18 Giugno’ e sotto il vuoto.
Ha interrotto la
narrazione.
La partita…
…
…La sconfitta.
Realizzo.
Mi sollevo dalla
sedia, decidendo cosa fare.
Una sola persona può
rispondermi.
Andrò da lei.
Mezz’ora dopo, sono
davanti la casa di Mika-san.
Me lo ha fornito
lei, l’indirizzo, in caso di bisogno. E’ molto vicino alla villa dei Rukawa.
Non è stato
difficile, trovarla.
Quando suono il
campanello, lei esce sulla soglia, invitandomi ad entrare.
La ringrazio
dell’ospitalità, accomodandomi.
E le spiego il
perché sono lì.
E spero ardentemente
che lei sappia raccontarmi cosa è successo.
Mika-san rimane in
silenzio per qualche istante, forse per raccogliere le idee, o disseppellire i
ricordi.
Non è così vecchia
da soffrire d’amnesia, spero!
La vedo sparire in
cucina.
Sono ansioso, ma mi
devo calmare.
In fondo non cambia
certo la situazione…
Lo sguardo vaga sul
salottino: piccolo, ma pulito e ben curato.
Ha buon gusto,
questa signora.
Il fischio del
bollitore mi distrae, e lei ritorna con un vassoio in mano.
Non ho fame, in
questo momento, ma non vorrei sembrare scortese…
Mi offre una tazza
di the, decidendosi a parlare.
“Quel giorno,
Hana-kun, Kaede è rientrato molto presto.
Appena dopo la
partita, credo.”
Sembra rifletterci,
come se fosse un’informazione vitale.
“Io sono passata da
lui, quando ho visto la bici in cortile, per sapere come fosse andata.
Mi sembrava strano,
che fosse già ritornato a casa.”Puntualizza.
Annuisco, facendole
capire che la sto seguendo.
“Sono entrata con la
mia chiave, e l’ho trovato steso sul divano.
Credevo dormisse,
invece aveva gli occhi sbarrati e lo sguardo vacuo…”
La vedo
rabbrividire, a quel ricordo.
“Mi sono spaventata
tantissimo, credimi.. lo chiamavo, ma lui non rispondeva…” ricorda, dilatando
le pupille dall’agitazione.
Si ferma. Respira.
“Mi spiace farle
ricordare tutto questo…” mi scuso.
Ma io voglio sapere.
Lei scuote la testa,
come a dire che continuerà comunque.
“D’un tratto si è
svegliato da questa ‘trance’, chiamiamola così.” –definisce lei- “E mi ha
guardata, come se non mi vedesse da anni… e io non sapevo se essere felice o
spaventata ancor di più…
L’ho abbracciato …me
lo ha lasciato fare… lui non vuole mai.. non lo sopporta…” farfuglia,
incoerente.
Aspetto che si
calmi.
“Mi ha sussurrato
solo un: ‘Abbiamo perso.’ E poi si è zittito.
Avrei preferito se
avesse gridato…” mi confida.
La capisco.
Fin troppo bene.
Ma ognuno di noi
esprime il dolore a modo suo.
“Quando si è
addormentato, ho chiamato il dottor Maeda, pregandolo di venire a casa Rukawa.
Ed è venuto.”
“E poi?” chiedo,
sorpreso.
“Quando Kaede si è
svegliato, si è trovato davanti lui.
Non so se fosse
stata una buona idea, ma è l’unica che ho avuto, in quel momento.” Si
giustifica.
“Li ho lasciati da
soli, su richiesta del dottore… non so cosa si siano detti, di preciso.
Quello che ricordo,
è che, quando se n’è andato, due ore dopo, aveva convinto (obbligato, direi io)
il mio bambino ad andare a scuola, il giorno dopo… e a scrivere nel diario tutta la partita, abbondando di particolari,
aveva specificato -lo ricordo bene- perché la faccia di Kaede era allucinata.”
“Perché… di
particolari?” chiedo, non aspettandomi realmente una risposta.
“Per la stessa
teoria secondo cui, scrivere gli eventi, è un modo per rielaborarli, e quindi
accettarli… è il metodo usato nel diario…” spiega lei.
“Ok, ma…” obietto.
“Se lo psicanalista
non lo avesse specificato esplicitamente, sono certa che Kaede si sarebbe
limitato a vergare quattro parole: ‘oggi-partita: giocato, perso.’
Ma devi sapere che
lui ha una memoria impressionante dei minuti passati in campo.
Talvolta fa
sconcertare anche me!” e sorride al ricordo, presumo.
“In che senso?”
domando, curioso.
“Beh, saprebbe citarti
a menadito attimo per attimo, di qualsiasi partita che ha giocato finora… e non
sono poche.” Sottolinea lei.
La guardo allibito.
Lei sorride di
nuovo, materna. “Punti, falli, sostituzioni, cambi in un determinato momento..”
elenca, contando sulle dita.
Devo avere una
faccia da tonno, perché scoppia a ridere:
“Kaede dorme ¾ della
giornata…. Ma in campo niente gli sfugge!!” puntualizza, orgogliosa.
“A quando il dottore
lo ha obbligato a scrivere tutta la partita…”
“Ah, sì!” –assente-
“Gli ha detto qualcosa come :
‘Sospendilo un paio
di giorni, se vuoi, ma poi recupererai tutto, intesi?! .. e domani a scuola.’
Se avesse potuto, Kae-kun,
credo gli avrebbe tirato il collo…” ricorda lei.
“Si è recato a
scuola, poi?!” domando, curioso.
“Non l’avevi
visto??” replica, invece, lei.
“Non ci sono
andato…” mugugno, arrossendo di vergogna.
“Anche a te è
bruciata parecchio, eh?!” risponde, comprensiva.
Annuisco, senza
parole.
“Ci è andato, sì. Ma
so che ha dormito tutto il giorno sul banco… era davvero sfinito…”
“Nh.. ma… il diario…
il diario non l’ha completato…” ricordo, d’un tratto.
“Secondo me, ti
sbagli…” ribatte lei, con il tono di chi la sa lunga.
“Come fa a
saperlo..?” è un dubbio lecito, il mio.
“Kaede Rukawa non ha
mai ignorato una sfida… e quella del Dr. Maeda lo sembrava tanto…” insinua.
Ho capito dove vuole
arrivare.
Mi alzo,
ringraziandola del suo tempo.
Invece è lei che mi
ringrazia, per quello che sto facendo per Ru.
Ma è ancora troppo
poco.
Ritorno in ospedale,
ho una cosa da controllare.
E un passato da rivivere.
Quando arrivo, l’infermiera
Saito mi informa che Kaede si sta sottoponendo a degli esami, non mi è più concesso
vederlo, per oggi.
L’impazienza mi
brucia forte, dentro.
E non è solo per il
diario.
Oggi ho passato
pochissimo tempo con lui, e non l’ho neanche salutato come si deve, prima di
andar via…
Pago ancora una
volta per la mia impulsività.
Dannazione!
Sono proprio un do’aho..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
“Mi spiace, per
ieri, non avevo intenzione di abbandonarti così… ho fatto una visitina a
Mika-san…
E poi sono tornato, ma
non mi hanno fatto entrare…” mi giustifico, e lo faccio perché credo serva, non
per liberarmi la coscienza.
“Leggiamo, eh?!” suggerisco.
Vediamo se Mika-san
aveva ragione..
Il 18 Giugno è una
pagina vuota, così pure la seguente e quella dopo: 18 - 19 - 20 Giugno.
Quattro fogli dopo,
quasi per magia, ricompare la sua scrittura, fine ed elaborata.
Accarezzo con
l’indice la pagina, tastando la ruvidezza della carta, dell’inchiostro.
Perché sono entrato così in panico, quando le ho viste
vuote?..
Mika-san aveva
ragione.
Sorrido.
Sotto al 21 Giugno,
Kaede scrive:
“Quell’idiota bacucco esaurito crede che
cederò.
‘Fanculo.
Adesso è questione di principio…
Non completerò quelle pagine, non dove
vorrebbe lui, ma riporterò la cronaca, perché sono io a deciderlo:
18 Giugno. Venerdì. “Lo scontro col Kainan.
Alle 9.30 eravamo tutti davanti al
Palazzetto.
Già pieno zeppo di persone.
Akagi, negli spogliatoi, ci ha confidato che -quel
giorno- si stava realizzando il sogno che insegue da anni: scontrarsi contro il
Kainan, per accedere alla finale.
I ragazzi erano spaventati, come prevedibile.
Ma anche fortemente motivati.
Per quanto mi riguarda, la ‘Squadra
Invincibile’ non è altro che un semplice ostacolo al raggiungimento del mio
obiettivo.
Va annientato.
Inevitabile incrociarla sul mio cammino.. e
la strada è ancora lunga…
Al momento del riscaldamento, la scimmia
rossa ha trovato, in campo, un idiota della sua risma: tale Nobunaga Kiyota.
Non so perché, mi ha dato fastidio che fosse
andato a disturbare il mentecatto. (l’unica volta in cui se ne stava
–relativamente- buono).
Ho interrotto il palleggio dello sbruffone, e
mi sono avvicinato ai due.
Il capellone ha detto a Sakuragi che non ero
io, il rookie n°1. come se avesse rivelato uno dei misteri del cosmo...
Il Do’aho ha replicato che era d’accordo. Con
un tono da ovvietà consumata.
L’altra matricola ne è rimasta basita.
Il nostro ‘Genio’ ha dato spettacolo,
riprendendo: “Il rookie n°1 non è Rukawa…”
E l’altro gli ha dato ragione, dicendo che ha
centrato il punto.
Per finire, i due si sono girati verso di me,
sputandomi contro un: “Io non mi lascerò superare da te, capito?!”
Non ho nemmeno avuto il tempo di replicare,
(non che mi sentissi in obbligo, sia chiaro), che il Capitano ha atterrato lo
scemo con un Gori-punch, e Maki l’ha imitato, con l’altro mentecatto.
La partita è iniziata.
Abbiamo preso noi il primo possesso, Miyagi mi
ha fatto un passaggio perfetto, e ho saltato più che ho potuto…
Ma il muro di Maki mi ha stoppato.
Maledizione!
Ho passato la palla a Mitsui, ma è stata
intercettata da Jin, il loro cecchino da 3 punti.
Non so come, ma Sakuragi è riuscito a
recuperare una palla imprendibile, con un salto fantastico. Ma ha commesso la
prima infrazione per passi. IDIOTA!”
“Lo so… Ricordo che
la maledetta Nobuscimmia mi si è accostata, per ringraziarmi: ‘La tua stupidità
mi ha salvato!!’
Ok. Gli avevo
dichiarato guerra per davvero.
Akagi mi si è
avvicinato, e invece di rimproverarmi per il fallo, mia ha lodato per
l’intercettazione.”
“Maki, sotto canestro, è un mostro.
Sono partiti in contropiede, molto veloce -lo
ammetto- ma mai quanto il nostro ‘run & gun’..
Ci siamo trovati io e il Do’aho sotto
canestro, con Jin e Nobunaga in attacco.
Ho affidato Kiyota allo scemo e lui, anziché
accettare, ha iniziato la sua tiritera: “Come osi darmi degli ordini, brutto
presuntuoso?!”
In quel mentre mi ha distratto, e non sono
riuscito a capire le intenzioni del loro n°6, che ha passato al 10.
Sakuragi ha tentato di stopparlo, ma ha
fallito miseramente.
Dopo 4 minuti di gioco, noi eravamo ancora a
zero, loro a +6.
Devo riconoscere che la loro bertuccia (come
l’ha definito la nostra scimmia) è sfrontata ma coraggiosa.
Ha tentato di stoppare Akagi, senza timore.”
“Ovviamente deve
mangiare banane ancora per un bel pezzo, per sperare di fregare il nostro Capitano…”
puntualizzo.
“Il mentecatto ha stimolato la curiosità di
Maki, dopo un paio d’azioni davvero notevoli.
Ad un certo punto, il rossino si è buttato
per recuperare una palla imprendibile. Si è seduto sull’allenatore Anzai (beh,
almeno è caduto sul morbido), si è alzato come se nulla fosse ed è tornato in
campo.
Quel ragazzo è dissacrante. Ma senza di lui
saremmo nei guai..”
“Noto con piacere
che sempre più spesso ti soffermi ad evidenziare l’indispensabile presenza del
Genio sublime…” e ghigno.
“E’ arrivato a provocare e ad offendere il
loro capitano, chiamandolo ‘vecchiaccio’, senza un minino di pudore…se io
dicessi ¼ delle sue puttanate, mi sarei già scavato una fossa e sotterrato…”
“Non scherzare su
‘ste robe, volpe…” lo ammonisco.
“E Maki, da maturo e responsabile giocatore
qual è, gli ha risposto che Akagi sembra molto più vecchio di lui…” mi vergogno
di aver assistito ad una cosa così patetica.
C’è da dire che il Do’aho non sembrava
assolutamente in soggezione, di fronte a uno dei mostri sacri del panorama
cestistico studentesco.
Quello non ha timore né rispetto di niente,
temo.
Anche se in questo frangente è un vantaggio,
per noi.
Al 9° minuto del 1° tempo, eravamo 18 a 24, per loro.
Kiyota si è rivolto a Sakuragi, spiegandogli
che lo avrebbe marcato lui, che -essendo un pivellino- era sprecato per le
attenzioni di Maki.
Ryota ha suggerito al suo degno compare di
provare un numeretto che avevano preparato.. e il rossino ha fregato il n°10
con una finta perfetta.
Persino io sono rimasto (3 secondi, non di
più) sorpreso nel vederla realizzata.
“Eh eh eh…
stupisciti, Kitsune, stupisciti…”
“…Azione che si è conclusa con un canestro.
Semplice, ed efficace.
Takato, il loro allenatore, ha chiesto il
time out, sostituendo Jin con un nanetto occhialuto, assolutamente
insignificante, che ha deciso di marcare Sakuragi.
Questa scelta (di metterlo in campo, e di
affidargli il Do’aho) mi è puzzata fin da subito.
Ho sentito raccontare che il coach del Kainan
è un uomo geniale, nel suo lavoro, ..e non prende mai decisioni senza
ponderarle al millesimo.
Miyamasu è servito come semplice elemento di
disturbo…”
“Serviva a
distrarmi… senza un’adeguata stimolazione competitiva… mi sono ammosciato come
una gelatina… ed era esattamente quello che volevano, che io mi deconcentrassi…
io ci sono cascato come un allocco…
Ho fatto un casino
di canestri mancati, mettendo in difficoltà la mia squadra…”
“Il tappo si è rivelato anche un degno
sostituto di Jin, nei tiri da tre…”
“E io sono corso da
Akagi, per sapere come fare per uscire da quella situazione… e lui mi ha
consigliato di fare slam dunk, ogni volta che mi trovavo in area del canestro
avversario.
Io ho seguito il suo
consiglio, e Maki mi ha stoppato, facendo fallo.”
“Sakuragi ha sbagliato il tiro libero
concessogli, mancando anche il tabellone, e abbiamo quindi perso il possesso di
palla.”
“Che vergogna….”
“Anzai ha chiamato il time out, e ha
sostituito la scimmia con Kogure.
Era la decisione più sensata, altrimenti i
nostri avversari avrebbero scoperto, in fretta, tutti i suoi limiti.
Lui ovviamente si è incazzato, e strepitava
di voler tornare in campo.
Il Coach è stato irremovibile.
Ma lui era così preso, che non ha capito dove
stava davvero il problema.
Alla fine della pausa, si è aggrappato a noi,
che rientravamo.
Gli ho fatto capire che doveva rimanere in
panchina.
L’ho ricacciato indietro, adducendogli un:
“Mettiti buono e guarda la partita.”
Mi ha risposto con una delle sue gentilissime
offese..
“E sono rimasto lì,
a guardare la tua schiena allontanarsi verso il rettangolo di gioco.
A chiedermi il
perché di queste tue parole.
Avresti
semplicemente potuto startene zitto, come sempre facevi, che bisogno c’era di
puntualizzare?”
“Era il mio modo per dirgli di darsi una
calmata, aspettando l’arrivo di un nuovo momento propizio, ma credo che lui
l’abbia preso come un rimprovero, un sistema per rinfacciargli i suoi errori…
Sentivo i suoi occhi puntati sulla mia
schiena.Sembravano bruciare.”
Sollevo gli occhi
dalla pagina, fissandoli sul tuo viso.
“Non avevo capito
volessi aiutarmi…”
“Nobunaga si è messo a marcarmi,
infastidendomi con le sue stronzate.
E così l’ho sfidato.
…
E’ rompiballe come la scimmia rossa, è
rumoroso come la scimmia rossa, è sbruffone come la scimmia rossa..
..ma riesco a sopportarlo ancora meno della
scimmia rossa!!!
“Tu parli un po’ troppo, per i miei gusti.” gli
ho risposto, sbuffando.
Per me la questione era chiusa lì.
E sono partito in attacco.
Mi sono smarcato con una finta, ma lui mi ha
fermato facendo fallo.
Questo scemo ha detto che avrei dovuto
ringraziare l’arbitro, per un errore inesistente.
Gli ho ribadito che, a parer mio, stava
parlando troppo.
Se doveva dare aria ai denti, era meglio
starsene zitto.
La gente sussurrava che quello era uno
scontro tra me e lui, per la supremazia della miglior matricola della stagione.
Stronzate! …A 6 minuti dalla fine del 1°
tempo, eravamo sotto di 13 punti. Ed era l’unica cosa che mi interessava.
Dalla panchina, spettatore impotente,
Sakuragi schiumava rabbia.
Con un’azione combinata tra me e il Capitano,
abbiamo fatto canestro, ma lui si è infortunato.
Il gioco è stato sospeso.
“L’ho trascinato di
peso negli spogliatoi, e lui ha ordinato ad Ayako di fargli una fasciatura
stretta.
Lei ha protestato,
dicendo che era meglio farsi vedere da un medico.
Akagi non l’ha
neanche ascoltata, ha ordinato a me di tornare in campo, e poi ha ribadito il
comando a lei.
Me ne sono uscito,
ma li ho sentiti benissimo urlare, al di là della porta.
Le ha ripetuto che
niente lo avrebbe fermato, anche a costo di perdere poi una gamba… era
disperato, credo.
Sono tornato dagli
altri, incitandoli.
Forse solo in quel
momento, ho capito quanto Akagi fosse
disposto a perdere, per vincere.”
“Sakuragi è stato riammesso. Prima della
ripresa, il Coach ci ha chiamati in disparte, affidando a noi la protezione
della zona di metà campo e sotto canestro, in assenza del Capitano.”
“E ci ha costretti a
prenderci per mano!” e noi due, come due scemi, a fare cagnara per tener su la
nostra recita…
“Il Do’aho, si è offerto di proteggere il
cesto fino al ritorno del Gorilla… sembrava molto determinato.. ci ha messo la
buona volontà, ma non sa fare i miracoli.
Sono intervenuto io, a deviare una palla che
lui non ha saputo respingere.
“Non ce la farai mai da solo.” Gli ho detto.
Spero lo capisca in fretta.”
“Oggi vorrei che tu
me la ripetessi, una frase così. Oggi, saprei come risponderti, Volpe.”
“Ha realizzato una stoppata su Kiyota….
Davvero formidabile.
La palestra è esplosa in un boato
d’ammirazione e poi è ripartito, colpito dal fuoco sacro del gioco.
Uno screen out da manuale, stava mantenendo
davvero i suoi propositi.”
“In quel momento, ho
cercato di ricordare tutte le spiegazioni del Gori, in quelle infinite ore di
supplementari: come mettere le mani, le spalle, i piedi, le ginocchia, come
difendere l’area con tutte le mie forze..”
“A 2 minuti dalla fine del 1° tempo, eravamo
sotto di 9 punti.
Anche se lentamente, stavamo recuperando
terreno.
‘Non posso accettare di perdere.
Neanche contro una squadra del calibro del
Kainan.
Io NON VOGLIO perdere.’ Mi sono detto.
Non me ne frega un cazzo, se la gente crede
che il mio sia un gioco egoista e individualista.
Io voglio portare la squadra in finale. Il
resto non conta.”
“Purtroppo, spesso,
il tuo modo di giocare, soprattutto in passato, faceva trasparire di frequente il
tuo egocentrismo, Kit, non che io fossi da meno… mi ci è voluto del tempo, per
capire che in realtà non è così…”
“Per impedire a Kiyota di segnare, ho
schiacciato Sakuragi contro il pilastro del canestro. Non mi ha neanche
insultato.
Forse ha capito che non ho fatto apposta…”
“Però ho preso una
botta!... non è che ci sei andato giù leggero.. è il Tensai che è
indistruttibile..”
“Takato, dalla panchina avversaria, mi
osservava, con quella sua espressione saccente, sventolando quel suo
dannatissimo harisen… saprei io dove ficcarglielo, quel ventaglio…”
“Ohi!.. Volpaccia
volgare…” lo provoco, sorridendo.
“Mika-san aveva
proprio ragione… pedante e puntiglioso… insomma: rompiballe come sempre… a te
non sfugge niente in campo, eh?!” abbozzo un’espressione indulgente, fissando
lo sguardo sul suo viso inespressivo.
Lo distolgo, e vaga,
arrivando sulla sveglia lì accanto a lui.
Solo adesso, mi
accorgo dell’ora tarda.
“Ru, è meglio se
terminiamo domani, eh?... Tanto, lo sappiamo entrambi come va a finire,
purtroppo…”
Non ho ancora
concluso la frase, che la porta si apre.
“Stavo giusto per
andarmene.” Informo Saito-san, infilandomi la giacca.
Lei mi saluta e
riscompare in corsia.
“A domani, Volpe…
Fa’ la guardia al fortino, mi raccomando..”
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa, né
la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Se ti chiedi che fine abbia fatto,
te lo spiego subito…” lo informo, carezzandomi –di riflesso- con l’indice, un
cerotto che spunta sulla mia tempia destra.
“Saito-san mi ha medicato, quando mi ha visto in corridoio.
Le ho spiegato che era una sciocchezza, ma non ha sentito
ragioni: mi ha trascinato in un box visita e mi ha disinfettato”.
“E’ proprio una cara ragazza… ma guai a contraddirla!
…comunque… stavo venendo da te…. E ho visto una vecchietta
ferma ad un semaforo, con un sacco di borse, mi sono avvicinato per chiederle
se voleva una mano ad attraversare, e lei ha temuto che la volessi scippare..
…e mi preso a bastonate!
La parte più scioccante, è che non ho mica capito da dove
fosse spuntato quel bastone!!
…Forse era la nonna di Ayako.
Anche lei fa sempre apparire il suo
ventaglio dal nulla!”
….
“Beh… questo è tutto…” concludo, sorridendo impacciato… il grande
teppista Sakuragi, malmenato da una tenera vecchina..
Mi sfilo la giacca, aprendo il cassetto del suo comodino.
“Vuoi che continui, con la lettura della partita?” chiedo,
andandomi a sedere nell’incavo della finestra, anziché sulla sedia.
Tengo in mano il diario, ma guardo fuori dai vetri.
“Oggi, è una giornata straordinariamente bella, sai?
C’è un bel sole… domani si potrebbe anche fare una fuga al
mare… Ti piace il mare, Kit?
Pallidotto come sei, non credo che il tuo hobby preferito
sia fare la lucertola sotto il sole..
Io lo adoro, invece.
Andare con Yo e l’Armata in spiaggia, fare casino come
quando eravamo piccoli, sotterrare Takamiya mettendoci tre ore… lanciarci i
gavettoni, le gare di nuoto.. o anche solo poltrire,
restando lì…”
Distolgo lo sguardo dal parco, aprendo di poco il vetro.
Entra una piacevole brezza, non è fredda, non credo possa
fargli male.
“Questo posto puzza troppo di medicine…” -mi giustifico.- “A
volte, mi sembra che mi manchi l’aria….”
E fisso il respiratore, che compie la ventilazione forzata
nei tuoi polmoni.
Mi sento una merda.
“Meglio se leggo..” considero, mortificato.
“A 1 minuto e 30 dalla pausa, siamo arrivati
a -5.
Dopo un mio canestro
da 3 punti, i ragazzi mi hanno mezzo ucciso, per congratularsi con me.
Il palazzetto incitava
il mio nome.. C’era anche la mia squadra delle Tomigaoka, a fare il tifo. Li ho
visti. Facevano un casino…
A 39 secondi, eravamo
sotto di 2. Il Kainan ha chiesto la pausa.
Loro volevano
distanziarci, prima dello scadere dei 20 minuti.
Hanno incastrato il
Do’aho in tre. E lui si è inalberato.
Quel maledetto
deficiente. Quel cretino. Razza di incapace…
“Passami la palla!!
Buono a nulla!!” gli ho gridato.
Allo scadere del
decimo secondo, l’ha fatto.
Ho segnato penetrando
il muro di Maki.”
“La palestra era allibita. Ed è stato lì, che ho capito che
io non avrei saputo giocare così bene…”
“Alla fine del tempo, li avevamo raggiunti.
Come avevo promesso ad Akagi.
Mi ha dato il cinque.”
“E si è
complimentato anche con me… poi è tornato in campo.
Tu avevi un’aria
sfinita.
Io ho proposto di
saltare al suo posto, per la contesa a due. Giusto per non affaticare il suo
piede…
E tu, gentile come
sempre, mi hai dato dell’idiota, perché avevo lanciato la palla dove non
piaceva a te..”
“Il Do’aho nella ripresa ha mandato il
pallone dove non c’era nessuno, quel mentecatto!! Ho corso come un matto per
non perdere il possesso…”
“Ecco, appunto!! Che
ti dicevo??”
“Entro breve, ci hanno
nuovamente distanziati, cazzo!!
Anzai ha chiamato il
time-out, decidendo la nuova tattica: in quattro su Maki, e Sakuragi a ‘defence
guard’ su Jin, per impedirgli tiri da fuori area.
Il demente si è gonfiato
come un pavone.. un altro po’, e faceva la ruota…
La tecnica ha
funzionato, finché il n°4 avversario non gli ha fatto fallo intenzionale.
Abbiamo creduto tutti
che il rossino lo stendesse con una testata.”
“Quello stronzo vecchiaccio mi ha aveva detto che avrei
dovuto aspettare 10 anni, per sperare di essere il n°1… mi ha umiliato, ero
nero!!
Quando ho capito che avrei dovuto fare i tiri liberi, non
sapendo come procedere, mi sono affidato all’istinto e ha funzionato..
Ricordo che Ayako, qualche giorno dopo, mi ha spiegato che
ho adottato la stessa tecnica di un famoso giocatore dell’NBA: Rick Berry…
Burry… Barry…non mi ricordo..”
“A 4.30 minuti dalla
fine, Takato ha fatto rientrare Miyamasu, che Anzai ha affidato a Miyagi.”
“Voleva affiancarlo a Jin nei tiri da tre… mica scemo lo scemo!!”
ironizzo.
“Maki mi ha fregato!
K’so.
Non sono riuscito stopparlo,
ed è andato a canestro, mentre il vecchio balordo della sua panchina sbraitava
consigli su come distruggermi..”
“Sì. Quell’antipatico vecchiaccio ce l’aveva con me, ma
anche con te non scherzava…” – annoto- “Continuava a gridare a quei montati che
ci avrebbero annientati… e intanto il tempo passava.. ogni volta che ci
distanziavano di 6 punti, noi ci riportavamo a 4, e loro ritornavano a 6, e noi
li riprendevamo… adesso sembra persino comico… ma allora non c’era davvero
molto da ridere…”
“Due minuti, 4 punti
sotto.
Il Do’aho si è
lanciato a recuperare un’ennesima palla imprendibile.
Quando si è schiantato
scontro la panchina avversaria..
Mi sono spaventato.
Per 30 secondi, giuro.
Poi si è rialzato come
se niente fosse (quell’idiota è di gomma, credo), e mi ha ordinato: “Rukawa,
devi segnare a tutti i costi! Fosse anche sono per un colpo di fortuna!!”
“Taci, cretino!
Io vinco grazie al mio
talento, non certo affidandomi al caso!!” gli ho replicato.
Ci mancherebbe altro.
Non l’ho fatto certo
perché me l’ha imposto lui.”
“In un momento come quello, tu sei andato a discutere un MIO
ordine??!!”
“Ho segnato, ignorando
Kiyota.
Poi sono crollato a
terra, sfinito.
Mi hanno sostituito,
maledizione.
Anzai mi ha elogiato,
dicendo che avevo giocato molto bene… ma intanto io fremevo.
E fremo ancora desso,
al pensiero.
Dannazione!! Se solo
avessi avuto più resistenza…
…Uscire dal campo
prima della fine…
Prima. Della. Fine.”
Stop.
Per quanto tu me l’abbia detto, e fatto capire nei giorni
successivi… solo adesso comprendo cosa ha significato, per te, abbandonare prima
della conclusione…
Essere costretto ad
abbandonare.
Scorro velocemente le righe successive.
Ha smesso di descrivere l’immediato seguito.
Forse non ha seguito la partita.
Non riporta l’incitamento a Mitsui, pressoché sfinito.
Né la situazione precaria di Akagi, al limite della
sopportazione.
Eravamo talmente disperati, che il Gorilla mi si è
avvicinato, e mi ha detto qualcosa come: “Se prendi la palla dopo un rimbalzo,
o in fase di attacco, tenta un tiro! HAI IL MIO PERMESSO.”
Allucinante, a pensarci bene.
Ryota che prende la palla dopo un mio errore e me la passa,
io che salto, malgrado il muro di Maki, e lo slam dunk.
E il fallo subìto. Un dono del Cielo.
“Mi sono ritrovato in
piedi, elettrizzato, a gridare al Do’aho di… Che cazzo ho fatto.
Io. che. grido.
A lui.
Ayako e Anzai mi hanno
guardato. Ho minimizzato l’evento.
Ho pur sempre una
reputazione da difendere, io.
1 minuto e mezzo di black out per la volpe.
Poi, ha ripreso a raccontare.
“Mi sono messo a ricordare le parole di Akagi, mentre
aspettavo che l’arbitro fischiasse il permesso.
Ho capito che dovevo affidarmi al Gorilla. Lui avrebbe preso
il rimbalzo e segnato.”
Quello che non ho previsto, è che Kiyota ci si mettesse in
mezzo nel tiro di Mitsui.
Quel bastardo.
Ha deviato la palla.
Io ho preso il rimbalzo, ma…
“Sakuragi ha sbagliato
il passaggio.”
“Il Gorilla, Maledizione!!!
Ero convinto di aver visto il Gorilla..”
“Abbiamo perso.”
Rileggo sottovoce quelle due semplicissime parole.
Nessuna imprecazione, contro me o chissà chi.
Niente altro.
Due parole.
Solo due.
Nella loro essenzialità, sembrano pietre lapidarie.
E mi rendo conto che è lì, che è racchiuso tutto il suo
dolore, la sua frustrazione. l’impotenza.
Io mi sono messo a piangere, d’incredulità. di rabbia.
E il Capitano è venuto a consolarmi, a modo suo.
Ma lui non ha fatto una piega.
Non ha semplicemente parlato.
Il giorno dopo me ne sono rimasto a casa.
Yohei era passato a prendermi, come ogni mattina, ma non mi
sono fatto trovare.
Sarebbe potuto venire a cercarmi, ma ha capito che avevo
bisogno di stare solo.
Mi sollevo dalla soglia della finestra, accostando i vetri e
le tende.
Non credevo che rileggere i suoi ricordi potesse rimescolare
così anche i miei…
Sospiro, rivolgendomi a lui:
“Vado a prendermi un caffé… torno tra poco.”
Mi appoggio alla macchinetta dei distributori, in attesa.
Il caffé non mi va, in realtà.
Ma passeggiare mi ha aiutato a scaricare i nervi, e a
calmare i rimpianti.
….
Entro breve ritorno da lui, riprendendo a leggere dove avevo
interrotto.
Non fa menzione della sera della partita, passa direttamente
al giorno successivo.
19 Giugno. Sabato. “Sono
andato a scuola.
Il Preside ha voluto
farci recuperare il giorno di studio perso di ieri.. perso, in ogni senso.
Mezza scuola era
venuta a vederci, quindi le lezioni erano state sospese.
Quel bastardo doveva
esonerarci!!
Mi hanno detto che
Sakuragi non si è presentato a lezione.
Né agli allenamenti.
Quel Do’aho starà
ancora rimuginando sul suo errore.”
“Non hai sbagliato di molto.. ho girovagato tutta la
mattina, come un cane bastonato, finché non ho incontrato Haruko, che ha
cercato di tirarmi su il morale…
Ed è stato quel giorno che ho conosciuto Fuku-verme, che ha
avuto l’insana idea di provocarmi…”
“I Ragazzi se ne sono
andati uno dopo l’altro. Io sono rimasto in palestra fino a tarda sera.
Paradossalmente, è
l’unico posto in cui riesco a sopportare la sconfitta.
Non ad accettare. Questo mai.
Ma a tollerare, sì.
…
Quando sono entrato
negli spogliatoi, me lo sono visto lì.”
“Sembravi una figura evanescente..
Il tuo profilo… il nero più cupo, contro l’oscurità della
notte.”
“Non sapevo cosa
dirgli…
Avrei dovuto.. dirgli
qualcosa?!
“Si può sapere che ci
fai lì, razza di idiota?”gli ho chiesto, accendendo la luce.
L’ho visto sussultare,
dilatando le pupille.
Sembrava solo un
bambino spaventato, in quel momento.
Un cucciolo ferito.
Bagnato come un pulcino.
Arrabbiato, ferito, e incazzato.
Un’alchimia
pericolosa.
Ho preso il mio
asciugamano, e ho fatto per andarmene.
Sulla porta, lui mi ha
richiamato.
Mi ha chiesto perché
non dicevo niente..”
“Se taci per compassione, sappi che non ne ho alcun bisogno!!”
lo ricordo bene.
“Me ne sono andato.
Ero già saturo dei
miei sensi di colpa, i suoi erano DAVVERO troppo.
Lui mi è corso dietro,
ordinandomi di fermarmi.
Lì non c’ho più visto.
Forse ho sbagliato ad
accanirmi su di lui, ma -per una volta- voglio essere io, a scaricare la mia
frustrazione e non viceversa.
Voleva che lo
incolpassi, per liberarsi la coscienza.
Ma non gli ho dato
questa soddisfazione.
Ho preso fiato,
altrimenti avrei replicato a calci, non a parole..
E gli ho sputato
contro tutto quello in cui credo:
che è uno stupido
arrogante, se è sicuro –realmente- che abbiamo perso per colpa sua..
che ha fatto anche
troppo: un’insperata fortuna, e nulla più.
Che tutti si
aspettavano errori da parte sua…
Che era inevitabile,
visto il suo livello di preparazione e le sue lacune..
Quell’Idiota è un
novellino e si crede un dio.
Quando gli ho detto
che non è stato certo lui a decidere le sorti dell’incontro, ha pensato di
colpirmi, di riflesso, credo. Ma si è trattenuto col pugno a mezz’aria.
… e l’ho colpito io.
Era quello che volevo.
Era quello di cui
avevo bisogno…
Entrambi. Ne avevamo bisogno.
E ci siamo picchiati,
come non succedeva da tempo.
Ad un certo punto, mi
ha guardato, come se il discorso di prima non fosse stato concluso.
Si aspettava qualcosa
da me, lo so.
“Se abbiamo perso, la
responsabilità è solo mia..” ho ammesso. E di colpo lo stomaco è divenuto più
leggero.
Forse anche per il
pugno che quel mentecatto mi ha dato subito dopo..”
“Se le forze mi avessero sorretto fino in fondo, avremmo
vinto. Garantito.” Ripeto, a memoria, alzando gli occhi dal foglio.
“Cazzo, Ru!! Quanto ti ho odiato in quel momento!!
Che bastardo sei stato… e poi lo stupido arrogante ero io??!!” polemizzo.
Ci siamo pestati di santa ragione… attribuendoci a turno la
colpa della sconfitta.
Quando abbiamo smesso -più per sfinimento, che per buonsenso-
avevamo la faccia come due meloni… Anzai ci avrebbe messi in castigo a vita!
..Gli avevamo promesso niente risse….
Sorrido.
Il nonnetto, in realtà, ci aveva esonerati da questo accordo
fin da subito.
Forse la clausola prevedeva: niente risse per la squadra di
basket. (Tranne Sakuragi vs Rukawa)
Che il Coach lo sapeva, lo ha sempre saputo… le nostre botte
erano parte integrante dell’allenamento, e forse anche della tua terapia,
volpe…
“Picchia duro, il
Do’aho.
Calci, pugni, testate
e repertorio completo.
Eravamo distrutti.
Le mie fans lo
avrebbero squartato, mi ha riempito la faccia di lividi.
Anche lui, però.
Siamo finiti nello
spogliatoio a medicarci a vicenda.. Anzai ci avrebbe sospesi da qui
all’eternità, temo…”
“La stessa cosa che ho pensato io…”
“Non ci siamo più
parlati. Due cerotti, un po’ di disinfettante che brucia.
Neanche una smorfia.
Questione d’onore,
credo.
Sembrava una scimmia
caduta da una pianta troppo alta..”
“Stronzo!!” l’insulto.
Come diavolo fa a fare dell’ironia anche in momenti come
quello??
“Gli ho lanciato
addosso una mia maglia, era ancora fradicio, e senza un cambio.
Non mi ha ringraziato.
Non mi aspettavo lo
facesse.
Ognuno se n’é andato
per la sua strada.
Senza un saluto.
Ovvio.”
“La verità è che sono rimasto così sorpreso, che ho tentato
di dissimulare il più possibile quella faccia da baccalà che mi ero ritrovato…
Non ero abituato alle tue gentilezze, Volpe… come avrei
potuto?”
20 Giugno. Domenica. “Mika-san
è passata a vedere come sto.
Mi ha fatto una
predica infinita per i lividi, mi ha riempito di pomate per far sparire prima i
segni, e mi ha sorriso.
Mi dispiace averla
spaventata.
So che è stata in
pensiero per me.
Quando ha visto che
ero più che vivo e vegeto, mi ha concesso di andare al campetto.
Come se avessi bisogno
di permessi, io.
Ok. Avere la sua
approvazione mi fa sentire meno stronzo, ecco..”
Sorrido.
“Volpe glaciale, anche se fai lo scontroso… quella donna ti
tiene in pugno!” annoto, compiaciuto.
Giro pagina, e con soddisfazione noto che Kaede ha ricominciato
la narrazione regolare delle sue giornate.
Domani le leggerò, adesso sono più tranquillo..
Non so spiegarmi perché, ma la sua ripresa mi dà fiducia.
Vuol dire che ha accettato la sconfitta, e che ha deciso di
andar avanti.
Ha proprio ragione Mika-san.
Kaede è un fighter, senza dubbio.
Non smetterà mai di
combattere. MAI.
...continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
“E’ domenica, vVolpe,
se mi chiedi perché sono già qui... e siccome io non sono così narcolettico, come te, stamattina me ne sono andato al
campetto vicino a scuola ad allenarmi... a scaricare la tensione, veramente...
e poi... poi sono venuto qui.” distolgo lo sguardo dal suo corpo.
A volte ho il dubbio che possa sondare anche dentro di me...
Forse sto leggendo troppi libri sul coma, spiriti guida,
tunnel, e anime sospese sopra i corpi...
“Se vedi una luce, Baka Kitsune, beh... stacci lontano!!” lo
avviso.
Sbuffo.
Impazzirò. lo sento.
21 Giugno. Lunedì.
“Quando sono arrivato in palestra, mi sono trovato davanti ad una scena
assurda: quella brutta scimmia ammaestrata si è praticamente rasato i capelli a
zero!
A chi gli chiedeva il
perché, lui rispondeva che era una forma di espiazione per la sconfitta col Kainan.
MPH!
Che idiota!!!”
“Vacci piano con i complimenti, Kit. Avevo la mia buona
parte di colpa, e -la tua- mica la tocco più, ok?!”
puntualizzo.
Senza accorgermene, sposto una ciocca fastidiosa dalla
fronte.
Quando ce l’ho tra le dita, la tiro verso gli occhi…
“Forse è davvero tempo di andare ad accorciarli
nuovamente..” rifletto, pensieroso.
Ricordo la faccia di Mito: quanto mi ha preso in giro, quel
baka!! E Haruko, che mi aveva fatto i complimenti… Mezza scuola ne parlava… Persino
Anzai ha notato il nuovo taglio, e le sue mani grassocce che mi strofinano la
testa… brrrr…
Akagi ha detto che era molto più da sportivo, del
precedente… non ho mai capito se fosse stato un complimento o no…
Credo che il dubbio mi rimarrà per sempre…
“Il Coach ci ha fatto
fare solo una partita d’allenamento, matricole contro senpai.
Per non affaticarci,
ha specificato.
Il Do’aho
non ha perso occasione per lanciarmi una frecciatina
sulla scarsa resistenza di qualcuno...
Una volpe a caso.”
“Ah ah ah… allora non sei tanto
scemo, Kitsune…” constato, divertito.
“Akagi è rimasto in
panchina, per non strafare con la caviglia.
Mitsui ad arbitrare,
per ordine dell’allenatore.
Io e la scimmia
deficiente a dividerci un campo troppo piccolo, per entrambi.”
“Sempre a polemizzare, tu…”
“Riconosco che
l’Idiota ci ha dato dentro.. ma ben presto Anzai ha mandato in campo Mitsui,
per fargli abbassare la cresta.
Ritengo che la
strategia dell’allenatore fosse quella di restituirgli fiducia, dopo l’errore
in partita, e –contemporaneamente- di metterlo di fronte ai suoi limiti.
E ci è riuscito per
benino.
Sakuragi può fregare
una matricola, o un panchinaro. Ma non un talento come il nostro n°14.
Ad un certo punto, ci
siamo litigati la palla.
Una matricola ha
passato a me, e lui è andato a minacciarla, promettendo ripercussioni.
Hisashi non si è certo risparmiato, lo ha tostato
per bene..
Solo nei rimbalzi,
nessuno è come lui.
Nemmeno io,
dannazione!”
“Volpe invidiosa…”
“Quando ha preso
la palla tra le mani, pensavo me la passasse, per permettermi di andare a
segnare..”
“Invece io ho fatto uno slam dunk,
e ci siamo ritrovati entrambi attaccati al canestro, a litigare!” scoppio a
ridere.
“Mitchi aveva detto che non
avrebbe saputo chi dei due espellere… entrambi, presumo.”
Quando siamo scesi, il Gorilla mi ha detto che -per i giorni
che ci separavano dal futuro incontro- non avrei avuto nemmeno il tempo per
dormire, con tutta la roba che avrebbe dovuto insegnarmi.
Rabbrividisco ancora adesso, al ricordo.
“E Anzai rideva, convinto che io e te saremmo diventati una
coppia di grande valore…”
22 Giugno. “Lezioni normali.
Ho svuotato il mio armadietto. 138 lettere. Tutte rosa e
odorose. Tutte nel cestino dei rifiuti.
Ayako insiste sul
fatto che arriveremo comunque ai Campionati nazionali.
Solo oggi, ho notato lo striscione che recita ‘Siamo
sull’orlo del precipizio’.
Non c’è che dire... lei sì, che sa come spronarci..
....
Il Capitano si è davvero messo in testa di far
progredire il Do’aho.
100 tiri già ieri sera, dopo la partita.”
23 Giugno. “300 tiri, tanto per cominciare.
Ha appeso un cartellone, col programma completo.
L'ho notato stamattina, quando sono arrivato prima delle
lezioni per fare due canestri, senza venire disturbato da nessuno.
Sorriderei. Forse.
Quel mentecatto si sta rivelando utile, e Anzai crede
molto nel suo potenziale.
La lungimiranza del Sensei mi
lascia un po’'' perplesso. Ma è
il suo lavoro, ne saprà certamente molto più di me..
...
Stasera, ore 19.30: Cena da Mika-san.
E’ il suo compleanno.
Sono passato dal fioraio di zona, questo pomeriggio.
Sua moglie ha iniziato a farmi gli occhi dolci, e ad
insinuare che il mazzo di fiori era in realtà per una mia ‘presunta’fidanzata...
(brrr...) e non per una premurosa signora di
mezz’età.
Ho cercato di spiegare che... Nh.
una volta. (Anche troppo.)
Non mi ha neanche ascoltato.
L’ho lasciata sfogare.
E’ stato meglio così.
Io non sono un grande esperto di fiori e menate simili,
ma credo che -quelli che regali ad una persona che ami e quelli per
una cara vicina- siano diversi, no?!
Mi sale un dubbio: non è che pensava di farmi un favore,
e magari mi ha rifilato qualche dichiarazione amorosa floreale di cui ignoro il
significato, vero??
K’so!!Mika-san
è una vera appassionata di roba verde.. mi sa che dovrò spendere due parole e
mettere le mani avanti... Nh.”
Incuriosito, sbircio la data successiva.
Peccato non abbia scritto com’èandata a finire la
cena!
Hi hihi...
“L’altrieri, invece, è stato il compleanno di Takamiya.
Ci siamo scervellati 10 giorni per decidere cosa regalargli,
io e il Guntai..
Vestiti?
No, quell’elefante ha gusti e
taglie impossibili..
Videogiochi?
No, quel citrullo vive metà della sua vita in salagiochi!
..e cosa fa l’altra metà del suo tempo?
No, volpe, non dorme… non è come te, lui!!
Lui MANGIA!!
Sì, mangia!
Quindi l’abbiamo trascinato nella più assortita pasticceria
di Kanagawa, e lo abbiamo lasciato strafogare con
ogni ben di dio che c’era là dentro… e non era poco, credimi!!” annuisco,
disgustato, ripensando a come ingurgitava centinaia di dolcetti e pasticcini,
sotto lo sguardo allucinato (schifato, meglio!) degli altri clienti..
24 Giugno. “Akagi sta mantenendo il suo proposito.
Ha intensificato: 200 mattino, 100 pausa pranzo, 300
alla sera.
Non lo risparmia di certo... ma il mulo lavora,
quindi...”
“'stardo...” mastico, tra i
denti.
“Oggi: 600 tiri sotto canestro. più gli allenamenti consueti.
Il Do’aho s’''impegna.
Nh.
Finalmente la giusta predisposizione.”
“Sei peggio della nonna di Hitler!!”
protesto.
25 Giugno. Venerdì. “600 anche oggi.
Come da programma stabilito, affisso in palestra.
Mi sono fermato ad allenarmi nelle finte. Noto la soddisfazione
della scimmia, quando cancella sulla tabella quanto scritto.
Nh. sorriderei.
Si sta impegnando.
Bisogna riconoscerlo.”
“Quel nazista di Akagi... mi ha fatto sgobbare come un
somaro... palleggi, passaggi, rimbalzi... e mi guardava stralunato, perché non
mi lamentavo... la verità è che mi andava bene tutto, anche completare 1000
tiri, pur di non ricominciare a fare quei cazzo
di palleggi in ginocchio, con Ayako che mi
sventagliava in testa...
Persino Kogure è venuto ad
aiutarmi; perché, mi ha spiegato, non voleva avere rimpianti...”
“Domani c’è la partita con il Takezato.
Dicono che non sia un grande problema, dopo il Kainan, questa è una squadra mediocre.”
“Kami... che vergogna!!” gemo.
Mi ero addormentato come un fesso nel
campetto vicino al parco, dopo aver completato la sessione
mattutina di tiri...
Mi ha svegliato un gruppo di arzilli vecchietti che mi ha
lanciato una delle loro palline in testa... Erano già le 10 passate... Akagi mi
avrebbe squartato. mi ci sarei giocato le palle.
Per fortuna non l’ho fatto...
Sono arrivato allo stadio in super-stra-mega
ritardo.
Ovviamente mi sono sentito una bella lavata di capo... ma i
miei gioielli sono tutti al loro posto...
Quando il Capitano mi ha avvertito che non sarei
entrato in campo, ho pensato volesse punirmi.
In realtà, mi ha convinto che fosse solo per non fare vedere
al Ryonan -lì presente- tutti i miei progressi.
Quello vuol fare la primadonna sempre e dovunque...
Mentre sonnecchiavo in attesa -inutile attesa- gli
sbraiti di Akagi verso la sua persona mi hanno impedito di riposare comodamente.
Altra cosa di cui dovrò essere ripagato, prima
o poi.
Kogure ha perso tre
mesi di vita, per cercare di placare l’ira funesta del Gorilla.
Il nostro vice-la stessa cosa. pomeriggio in palestra, dopo uan rissa,
ena, e lui mi ha colpito a tradimento, io.
Credoc ecapitano è troppo
buono e conciliante, secondo me...
.…
C’era parecchia gente,
a guardare l’incontro.
Abbiamo suscitato la
curiosità di molti, dopo lo scontro col KainanKing.
Dagli spalti si
sentivano sussurrare domande sul perché il rossino
non fosse con noi.
Quel pelato!!
....
Sia noi che loro
abbiamo già subito una sconfitta.
Chi perde oggi è
fuori.
Ma non ci siamo
nemmeno posti il problema.
A 5 minuti dalla fine
della partita, arriva –tutto trafelato- il ‘Tensai’.
Ha motivato il suo
spaventoso ritardo, spiegando di essersi addormentato, per stanchezza, dopo
aver completato una serie di tiri.
Come cazzo si fa a dormire prima di un incontro???
Nemmeno a me succede!!
No, dico: NEMMENO-A-ME…
…Che Do’aho!
Akagi gli ha dato un
sano gorilla-punch di punizione, aggiungendo che aveva sbagliato giorno per
dormire…
Sembrava mortificato.
Non mi ha fatto pena.
Beninteso.
E quando ha capito che
non sarebbe entrato in campo, c’è rimasto davvero male.
Ma non avevamo bisogno
di lui.
Abbiamo vinto alla
grande:120 a 81.
Siamo andati a
cambiarci, di lì a poco, avrebbero disputato lo scontro tra Kainan
e Ryonan.
Akagi ci ha costretti
a rimanere e a guardare.
Non che ce ne fosse il
bisogno, in realtà.
Nel Ryonan milita un nuovo giocatore, che non conosco.
Sakuragi, di fianco a
me (perché finiamo sempre così vicini?!) afferma di conoscere il suo nome.”
“Cosa vuoi.. il Caso, la Sfortuna, la Sorte… una spintarella al Destino..” gli spiego,
sibillino.
“Non mi è chiara la
dinamica, anche perché ho sentito la squadra del Ryonan
fare il mio nome a gran voce, e avrei voluto capire perché…”
“Purché sia lontano da quello di Sendoh..”
concedo, con un pizzico di gelosia.
“Il Capitano (seduto
preventivamente di lato alla scimmia rossa), continuava a suggerire di
osservare le tecniche di marcatura del Ryonan, e
l’attacco e la difesa del Kainan.
L’Idiota borbotta
qualcosa in risposta, e Kogure gli chiede di
ripetere, gentilmente.
“Uno scontro molto
interessante!”- nota lui, sagacemente- “Il Re delle scimmie contro Nobuscimmia.”
“Demente.” Gli ho
risposto. Altro non c’era da aggiungere.
E’ senza speranza.
Uozumi esordisce chiamando Maki,
promettendo che oggi si sarebbe visto chi avrebbe meritato il titolo di Numero
Uno di Kanagawa.
Il capitano del Kainan gli ha risposto che non ce l’avrebbe mai fatta, ma
il n°4 gli ha risposto che non parlava di sé, ma di Sendoh.
Mi ha fatto girare le
balle, un discordo del genere..”
“Eh, già!!... il tuo amor proprio ferito, eh?!” lo
punzecchio.
“L’alley-hoop
di Sendoh verso il loro n°13 ha destato l’interesse
del pubblico.”
“E Akagi mi aveva consigliato di osservarlo bene, perché
–probabilmente- avrei dovuto marcarlo io, nel prossimo incontro.”
“All’8° minuto del
primo tempo, Takato ha chiesto il time out. Sono
sotto di 11.
Il Ryonan
li ha messi seriamente in difficoltà.
Sendoh è un regista formidabile, anche se mi
scoccia da morire ammetterlo.
Negarlo sarebbe
mentire –prima di tutto- a me stesso.
Nel ruolo di play
maker, malgrado la sua riguardevole altezza, è geniale.
Trova sempre i
compagni liberi dalle marcature, organizza il gioco ed esegue passaggi
pressoché perfetti.
Dannazione.
E’ lui il mio rivale.”
“Ohi, volpe!! Ma quanto tempo hai perso a guardarti come si
muoveva il porcospino??” mi rendo subito conto del mio tono ingelosito; ma, nel
dubbio, meglio essere diffidenti di certi hentai in
circolazione… che potrebbero circuire ingenue volpacce addormentate…
“Mitsui ha insinuato
qualcosa sul fatto che riteneva impossibile che, nell’amichevole che abbiamo
giocato prima del suo ritorno, loro ci abbiano sconfitti con un solo punto di
stacco. MALFIDENTE.
....
Alla fine del primo
tempo, il Ryonan era in vantaggio di 10 punti.”
“Quando la partita è ripresa, la situazione non si è
modificata.
E quando ho sentito dietro di me un imbranato, che era
convinto che il Kainan sarebbe stato battuto da
questo team invincibile, non c’ho più visto: mi sono girato e gli ho detto
quello che pensavo!!
Non avrebbe mai più insinuato che il Ryonan
fosse più forte della squadra della Nobiscimmia, e
–di conseguenza- della nostra, perché loro ci avevano battuti..
Mi sono alzato, spiegando che non avevo tempo da sprecare,
io.
Ho urlato alla bertuccia che si desse da fare, lui e il nonnetto, che altrimenti facevamo la figura dei fessi pure
noi, e me ne sono andato.”
Sakuragi si è messo a
litigare con un altro spettatore, strepitando qualcosa sul valore trasversale
su chi-batte-chi. Mah.
Poi se n’è andato, non
prima di attirare l’attenzione di mezzo stadio su di sé.
Do’aho megalomane!
Comunque me ne sono
andato anch’io, subito dopo, seguito da Mitsui e Miyagi.
Akagi ha brontolato
qualcosa sull’assenza di spirito di gruppo, ma oramai ero già lontano..”
“Io sono andato ad allenarmi, ma tu?!”
“Per strada, ho
incontrato un gatto… sembrava tutto Neko, ma il mio
era più bello…”
“Ah!! Mentre il nonno era più di là che di qua, tu perdi
tempo a gatti!!” polemizzo.
Kami… ripenso a quel giorno.
A quando sono fuggito dall’ospedale, travolto dai ricordi.
Allo spavento che ho fatto prendere ad Ayako,
a Kogure, al Capitano.
Credevano che Anzai fosse morto…. Ma io non ho mica fatto
apposta!!
…Ero in palestra, con lui che mi spiegava gli esercizi…
Ad un tratto l’ho visto accasciarsi al pavimento..
Non so ancora come, ma sono riuscito ad avvisare l’ospedale
e a salvarlo… almeno questa volta.”
Questa volta, già.
A volte, mi chiedo se sia stata una forma di espiazione,
questa.
Mi fa pesare meno il dolore che porto dentro.
Penso sia un bene...
Sì, lo è certamente.
“Sakuragi è venuto in
palestra, annunciandoci il malore del Coach.
Dannazione!! Questa
non ci voleva.
Alla vigilia di una
partita così importante, senza la sua guida…
Non nego che, anch’io,
mi sento più sicuro sotto il suo sguardo vigile..
....
Sakuragi ha interrotto
le mie riflessioni, riprendendo il suo allenamento.
Mitsui si è offerto di
aiutarlo, giocando in difesa; Miyagi, passandogli i
palloni…
ed io…
beh, io ho fatto
l’unica cosa possibile..
No. Non ho continuato
il mio allenamento in solitario…
Nh. Ho fatto ostruzionismo ai lati, ecco…
Mi sembrava giusto
aiutarlo, visto tutto l’impegno che ci stava mettendo.
(Finalmente, oserei
dire.)”
“Stronzo!” anche se il tuo aiuto è
stato molto utile, lo ammetto.
“Hanno riferito poi,
che il Kainan ha vinto, riconfermando il suo primato.
Che Uozumi è stato espulso, al 34°, per lite con l’arbitro.”
“Strano.. non riporta i punteggi di chiusura..” noto.
Forse per dimenticanza?
“Tra poche ore si
disputerà l’ultima partita. Contro l’odiato Ryonan.
La posta è alta. Lo
sappiamo tutti bene: l’ammissione al Campionato nazionale.”
“Volpe… c’è una cosa che dovrei dirti..” confesso.
Chiudo il diario, ricordando il segnalibro.
“Ok. Senti… leggiamo domani come
va col Ryonan, mmh??” è la
mia pallida proposta.
Mi sto vergognando di me stesso, lo ammetto.
Ho fatto lo spaccamondo fino a
qua, e poi finisco per impappinarmi per un niente.
Beh, non è un niente, in effetti…
Prendo fiato.
Distolgo lo sguardo da lui.
E’ già buio, fuori.
Il tempo qua dentro sembra avere vita propria.
…a volte, temo prenda la tua, per averla.
“Spiacente, Kit. Dormici su, te ne parlerò domani.” Lo
informo, alzandomi.
Fuga assai poco dignitosa.
Lo so.
Sono un tensai, ma non sono perfetto.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
So che è solo colpa
mia, e che devo togliermi questo peso dallo stomaco.
“Kit, senti… prima
della cronaca della partita, beh, io…” farfuglio, insicuro.
Ok. Un profondo
respiro.
Butto fuori tutta
l’aria dai polmoni.
“Ho parlato con Ayako.”
Stop. Ho sganciato la bomba.
…
“Ti avevo avvisato, no?! …che lo avrei fatto, intendo…” mi
giustifico, distogliendo lo sguardo.
…
“Ieri mattina, dopo gli allenamenti, e prima di venire qui
da te..
Ho chiamato Haruko, per farmi dare l’indirizzo.
Che almeno faccia la vice-manager per qualcosa, oltre che
per sbavare più da vicino dietro a te..
Ho accampato una scusa, e mi sono fatto dire dove abita
lei.”
Una zona della città che non conoscevo.
Sapevo solo che era in un quartiere residenziale.
“Quando mi sono trovato davanti al cancello di casa sua –casa, che eufemismo!- ci sono rimasto di
sale: sulla targhetta dorata era inciso il nome ‘Miyamoto’… mi sembrava una coincidenza fin troppo spinta lì, Kitsune,
sono ingenuo -a volte- non fesso.”
Mi zittisco, ricordando il mio stupore, neanche tanto
giustificato. Un dubbio lo avevo avuto, il sentore di qualcosa.. ma di lì a
poco ne ho avuto la conferma.
“Una cameriera è venuta ad aprirmi, e ho chiesto di parlare
con Ayako.
Mi ha guardato storto, come spesso succede, non ero certo
vestito di tutto punto…
Dopo due ore al campetto, sicuramente non potevo sembrare il
principe azzurro venuto dalla sua bella…” sorrido; che magra figura..
“Aya è venuta fino alla porta, sorpresa di trovarmi lì.
Mi ha fatto entrare ed accomodare in un salottino, molto
intimo.
Prima ancora di aprir bocca, mi sono ritrovato in mano una
finissima tazza di porcellana, con del the di cui ignoravo nome e provenienza, ma
con –di sicuro- un’origine ben più nobile della mia..”
Arriccio il naso, in un moto involontario di fastidio.
“Le ho spiegato perché ero lì.
Se lo aspettava, mi ha risposto.
Che sarei venuto a cercarla, prima o poi.”
“Volevo arrivasse il momento giusto. Per questo, ho atteso.”
Mi ha spiegato.
….
“Le ho detto del diario.
Di quello che c’è scritto su di voi, almeno fin dove ho
letto..”
“Non ne è sembrata affatto sorpresa, anzi.
E mi ha raccontato un sacco di cose, del fatto che vi
conoscete quasi da sempre, o, almeno, da molti anni.
E che Miyamoto-san non è in realtà suo padre. Bensì il suo
patrigno.
Che i suoi hanno
divorziato quando lei era ancora piccola, e che sua madre si è risposata poco
dopo, con il socio e migliore amico di tuo padre.
…Che stupidaggine!
Ti sto raccontando
cose che sai già, volpaccia.” Constato.
E la mente vaga, scardinando i miei ricordi recenti,
ponendomi di fronte ad una realtà che non posso più ignorare.
Accarezzo con la
punta della scarpa il bordo di un tappeto persiano di valore inestimabile,
credo.
Ayako mi guarda
indulgente, silenziosa, aspettando che io assorba e digerisca una quantità
industriale di informazioni che ti riguardano, la riguardano, e –talvolta- vi
riguardano.
Mi ha sfilato di mano
una tazza ancora intatta, sostituendola con un’altra di calpis.
Deve leggere
gratitudine, nel mio sguardo, perché sorride benevola, in risposta.
Non sono tipo da the
elaborati, io.
So che siamo giunti
ad un punto in cui anche io devo scoprire le carte.
Racimolo un po’ di
coraggio, esalando:
“Non lo so… quando
abbiamo smesso di odiarci…”
“Lui non ti ha mai
odiato…”
La guardo, ed è
seria.
“Si è limitato a
recitare la parte che tu gli avevi chiesto di interpretare..”
E il peso di tutto
il significato nascosto dietro questa frase mi schiaccia inesorabilmente.
I miei occhi devono
essersi dilatati d’incredulità.
No.
Di sorpresa.
Meglio.
Lei fa vagare lo
sguardo attorno a sé, decidendo se continuare o meno.
Poi guarda la mia
espressione affranta, e ha già preso la sua decisione.
“Abbiamo parlato di
te, io e Kaede, una sera di qualche mese fa.
L’ho trovato seduto
sulla panca degli spogliatoi.. ancora mezzo svestito, i capelli gocciolanti, le
mani in mano, sembrava stanco.
Era lì, che fissava
il tuo armadietto, e non si era accorto che io ero entrata da mezz’ora.
Non ha mai distolto
il suo sguardo da quello sportello.
Come se lì ci
fossero le risposte che lui aspettava.
Gli ho posato la
maglia della tuta sulle spalle. E lui si è riscosso dalla sua trance.
Mi ha solo guardato.
E ho letto tanta
confusione, in quello sguardo.
E paura.
Gli ho chiesto cosa
provasse per te….
Ma gli ho ingiunto
di non rispondermi.
Che la risposta era
a se stesso che doveva darla, non a me.
“Aya…” mi ha detto.
Sono ritornata
dentro e l’ho abbracciato.
Erano due anni che
non si lasciava toccare da me.
Se ti chiedi se ha
pianto, la risposta è no.
Kaede Rukawa non
piange mai.
Esistono altre
lacrime, che non si possono vedere.”
Annuisco. Lo so fin
troppo bene, purtroppo.
“Forse lui ti ha
sempre amato, anche se non se ne rendeva conto…
Ma sei l’unica
persona a cui ha concesso di avvicinarsi, di interagire con lui dalla morte dei
suoi genitori.
Di te si interessa,
è innegabile.”
Le sue parole mi
rimbombano ancora adesso, in testa.
Tutta la notte, a
riviverle.
A sezionarle, a
sbranarle, una ad una.
Parola per parola.
Sillaba per sillaba.
Consapevolezza.
E’ il suo nome.
Adesso.
Per un tempo
indefinito rimango zitto, assorto per i fatti miei.
La pompa del respiratore
scandisce gli attimi, come fossero un’eternità.
“Mi ha ringraziato,
per quello che sto facendo per te.
Non ha motivo di
farlo.
Ma non ha voluto
sentire ragioni.
“Solo il Tensai può
convincerlo a svegliarsi!” mi ha detto, convinta.
Ho annuito, un po’
più sereno.
La cameriera è
venuta ad avvisare che il pranzo era pronto.
Ayako mi ha invitato
a restare, a mangiare con lei.
Ho rifiutato.
Dovevo passare da
casa a cambiarmi, e poi venire da te..
E lei mi ha
abbracciato, sulla porta.
Poi ha minacciato
castighi per 100 anni, se non mi fossi presentato agli allenamenti, il giorno
dopo.
L’ho salutata con un
sorriso.
Uno di quelli da
Tensai.
Mi è arrivata una
sventagliata, che ancora adesso non ho capito da dove fosse partita.
Mah. Ayako è fatta
così.
Un bastone.
Una carota.
Due colpi di harisen.”
“Spero non ti
arrabbierai, con lei, soprattutto.
Credo sia profondamente
convinta che sia stato un bene, rivelarmi le cose che mi ha confidato.
Quindi dovrai
vedertela con me, intesi?!”
L’occhio mi cade sul
block-notes ‘Perché picchiare il Tensai…’
L’ho ritrovato lì, su
una mensolina, dopo il suo trasferimento in questa stanza.
E’ ancora bianco, lo so.
Senza quasi
accorgermene, do voce ai miei pensieri:
“Forse dovrei
cominciarne uno, con i motivi per picchiare una volpe… ma quando ti sveglierai,
non avremo tempo per queste stronzate… recupereremo -giorno e notte- ogni
istante perso.”
PERSO.
Se mi fossi
dichiarato prima, non saremmo ridotti così.
Non staremmo vivendo
un amore virtuale.
Forse non saresti
nemmeno qui.
QUI.
Questa
consapevolezza mi mozza il respiro.
Se non avessimo
litigato, quella sera…
Se non te ne fossi
partito, incazzato…
Se avessi messo il
casco, forse… forse…
Oh, Kami….
Mi bruciano gli
occhi.
E’ colpa di questo
neon, ne sono certo.
Cazzo... ho preso il
raffreddore… faceva freddo fuori, sì…
Un singhiozzo.
Mi metto la mano
sulla bocca.
Per trattenerlo.
E’ già scappato.
Almeno, quelli dopo,
no.
Non è singhiozzo, Do’aho. E’ un singulto.
La mano in bocca,
per cercare di trattenere le lacrime.
Mordo a sangue una
nocca, ma serve a poco.
A niente.
Mi ritrovo a
piangere addosso a lui.
Merda. Merda. MERDA.
Mi ero ripromesso di
non farlo più davanti a Kaede.
Di non lasciarmi
andare allo sconforto.
Ci sono tre piani
prima dell’uscita.
Non ci arriverei
mai.
Sto imparando ad
essere forte.
Ci sto provando,
giuro.
Ma nessuno mi ha mai
insegnato come si fa.
….
Una mano mi
accarezza piano, lentamente.
Affonda tra le
ciocche della mia testa.
E’ piacevole, è
rilassante.
Mi piace.
Non ricordo dove
sono, né con chi, ma va bene comunque.
Non so perché. Ma in
questo momento mi va bene tutto.
La mano si ferma, posandosi
sulla mia spalla.
No! Che peccato… è
durato troppo poco.
Non so quanto:
qualche istante, diverse ore?
Non lo so.
Ma è sempre troppo
poco.
Una voce.
Sento una voce che
mi chiama. Da lontano.
No, per favore.
Lasciatemi qui,
ancora un po’.
In questo buio
rassicurante, in questo bozzolo avvolgente di calore.
Sto bene, qui.
Chiedo forse troppo?
La voce si fa più
vicina, ignorando la mia supplica.
E prende forma in un
volto, appena apro gli occhi.
Mi sono
addormentato.
E’ la prima realtà a
cui sbatto contro, destandomi.
Saito-san è davanti
a me. Una mano ancora sulla mia spalla.
Sbatto le palpebre,
smarrito.
Mi bruciano gli
occhi. Sento la pelle delle guance tirare.
Mi sorride, non
parla.
Farfuglio qualcosa,
non so cosa.
Lei capisce la mia
confusione.
Non faccio niente
per mascherarla.
Sono ancora travolto
da me stesso, anche solo per provarci.
“E’ ora che tu vada
a casa, Sakuragi-kun.” Mi consiglia.
Ma so che è un
ordine.
Annuisco in
risposta, strofinando un palmo sulle palpebre.
A lei basta, perché
annuisce, comprensiva, e se ne va, lasciandomi il tempo di raccattare un po’ di
dignità.
Non so nemmeno per
quanto ho pianto.
Sul lenzuolo c’è una
macchia ancora umida.
“Scusa, Volpe…”
Mi sono
addormentato.
….
Non ti ho neanche
detto che oggi hanno riaperto la palestra, dopo il restauro… le tue fans
mancavano tutte, tranne Ru-Ka-Wa.
Quelle hanno l’abbonamento in prima fila, temo…
Non ho letto neanche mezza pagina di diario, oggi…
“Kami!.. Sono proprio un do’aho…” mi rimprovero.
Scusa, Volpe..
Domani cercherò di essere meno debole, vedrai..
Tornerò ad essere il Tensai, lo prometto.
A lui…
…o a me?
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“Oggi recuperiamo,
eh?” lo informo, sistemandomi meglio sulla poltroncina vicino al letto.
Mika-san se n’è
appena andata. E’ passata per fare un saluto.
Rivederla è sempre un
piacere, per me: sempre così gentile, premurosa e discreta.
Bisognerebbe averne
di più, di persone come lei..
Mi ha invitato a
prendere un the a casa sua, appena mi si presenterà l’occasione.
So che sta male a
vedere Ru così.
Non me l’ha detto,
ma non riesce a sopportarlo.
Io ci sto facendo il
callo.
Per abitudine.
Non per rassegnazione.
“Qualcosa mi dice
che -a raccontare questa partita- non hai avuto il dono della sintesi..” lo
canzono, sorridendo indulgente.
27 Giugno. Domenica. “Shohoku vs Ryonan. Ore 12.00.
Prima di noi, il
Kainan vince 98 a
51, contro il Takezato. Dimostrando la sua supremazia.
Quando siamo scesi in
campo, Mitsui ha tirato fuori una foto del signor Anzai.
Akagi gli ha ordinato
di metterla via, che portava sfortuna.
Tsé.
Il Capitano ci ha
distribuito i ruoli. Io dovevo marcato Sendoh.
Non aspettavo altro.”
“E a me Fuku-verme.” -Ricordo- “Ci hanno presentati uno ad
uno.. che momento di gloria!!
Il pubblico mi acclamava.. .e quegl’impediti del Guntai non
capivano perché fossi tanto popolare… Che genio incompreso!!”
“Sono andato di fronte
al mio avversario e l’ho guardato, dichiarandogli guerra.”
“E io mi sono avvicinato… perché mi aveva dato fastidio
vederti TROPPO vicino a lui…” anche se allora non avevo capito perché..
“Akagi ha perso la
palla, nella contesa a due.
Il piede non è ancora
del tutto guarito, credo.
Sakuragi ha fatto il
primo fallo a 5 secondi dall’inizio. Nuovo record.”
“Fallo din
interferenza. Lo ricordo bene.
Su quel capellone pazzo, che voleva fare canestro.
Mi sono messo a litigare, e tu sei venuto a rimproverarmi, e
poi –invece- hai concluso che se venivo espulso era un guadagno..”
“La scimmia rossa sta
già rischiando.. Gli ho ricordato che, se si comporta così, finisce come quel
fesso capitano dei nostri avversari:,
espulso per aver contestato l’arbitro.
Ho cercato di metterlo
in guardia, per il suo bene..
E’ troppo impulsivo,
ancora.
Ma non vorrei sembrare
troppo interessato alla faccenda: gli ho detto che, comunque, se veniva
sbattuto fuori ne ero felice...non sia
mai che si faccia strani voli, quello.”
“Se mi fossi fatto certi voli, volpe, ne avresti guadagnato anche tu!” sbotto, risentito.
“Taoka era convinto
che Fukuda fosse perfetto, per ostacolare Sakuragi, sapendo della sua bravura
nei rimbalzi e della sua mediocrità nei tiri.
Quello che lui non
poteva conoscere, è che noi non
ce ne siamo rimasti con le mani in mano, anzi.
Ma presto se ne
sarebbero accorti..
“Sendoh mi ha provocato.. e io gli ho detto che sotto la mia
guida lo Shohoku non avrebbe perso una seconda volta, contro di lui.”
“Io e il Capitano ci
siamo trovati –in simultanea- a riporre nei ranghi il Do’aho.. che si credeva
al comando della squadra!! Mpf.. mi viene quasi da ridere, da come l’ha detto
convinto..”
“Ma io ero
convinto!!” protesto, oltraggiato.
“Nessuno lo marcava,
convinti che non fosse pericoloso. Li ha smentiti tutti, segnando un bel
canestro.
Semplice. Efficace.”
“I primi due punti della partita li ho messi a segno io!!” -gongolo,
al ricordo.- “e subito dopo, ho salvato un rimbalzo che Akagi non è riuscito a
prendere… solo che poi ci ho messo troppa foga e ho sbagliato il passaggio a
Miyagi…” ammetto.
“Il Ryonan crede in
Fukuda: hanno applicato l’isolation, per dargli campo libero, e lui ha fregato
il rossino, subito dopo.
Mitsui è intervenuto,
bloccando il suo canestro, facendogli compiere fallo.
E’ stata un’abile
mossa, davvero.”
“Mitchi mi ha rimproverato di non farmi fregare così
facilmente…” non aveva creduto alla mia tecnica sublime, che avevo intenzione
di adottare..
“Se invece di parlare
a vanvera, usasse il cervello –ogni tanto, mica sempre- il Do’aho non si
sarebbe messo a litigare col Brutto Muso (questa è mia, non sua.
Kami!!... E’ un
oltraggio al senso estetico, quel ragazzo).”
“Hi hi hi… quando lo rivedo, glielo dico!!”
“E non avrebbe perso
la palla, che poi Miyagi ha dovuto recuperare..”
“Sottigliezze..” preciso.
“Mitsui fa un buon
gioco, e Ryota si muove veloce, su tutto il campo…il Do’aho si è lanciato a
pesce su un pallone imprendibile.
Ci è finito sopra.
Letteralmente.
Sui gioielli di
famiglia.
Cazzo. Mi fa male, per
lui, solo al ricordo.”
“Solidarietà maschile, eh??!!” vacca boia… ho visto le
stelle, giuro.
“Guerra aperta tra i
due gorilla.
Impressionante.
Ho avuto la conferma
che Akagi non si è davvero rimesso completamente, è caduto, durante una
contesa: due tiri liberi per noi. Li ha sbagliati entrambi.”
“E poi veniva a dare noia
a me, quel despota!” protesto.
“Non dev’essere stato
facile, per lui.
Non essere in piena
forma, avere tutta la responsabilità della squadra sulle proprie spalle.
La mancanza di Anzai..
....
Il loro n°13 è davvero
bravo.
Ma è anche stronzo.
Ha una faccia da
prendere a pugni.
Chirurgia estetica
gratuita.
Continuava a dire che
sarebbe stato il suo team a vincere.
Nh.. idiota.”
“Scusa, Kit… mi viene da sorridere… non l’hai mica dato a
vedere, che Fuku-verme ti stava così sulle palle, sai? Tutti pensavamo che il
tuo odio fosse tutto canalizzato su Sendoh, invece…”
“A 11:20 minuti
dall’inizio, eravamo 4 a
13, per loro.
Akagi sembrava legato.
Spaventato dalla
caviglia.
....
Sakuragi si è offerto
di difendere l’area sotto canestro, al suo posto.
E’ riuscito a stoppare
Uozumi.
Incredibile.
Ha preso fallo,
ovviamente.
Kogure ha chiesto il
time out.
La tensione stava
crescendo di attimo in attimo, Mitsui si è incazzato con il Gorilla.
L’assenza del Coach
stava minando l’armoniadella squadra.
Il rossino ha
proclamato: “Userò le mie tecnichepersonali per vincere, poiché il Gori è K.O.”
Non non ci avrà
credutodavvero, spero!
“Sii serio, per una
volta.” Gli ho risposto.
E lui mi ha attaccato,
dicendo che non avevo ancora mosso un dito, e che un volpino come me non
avrebbe potuto mettere in difficoltà uno come Sendoh..
Straparlava, ovvio.
Ma mi ha comunque
infastidito, questo suo delirio.
Ci hanno fermati,
prima della rissa.
Sembrava tutto
risolto, o quasi.
Invece la scimmia si
gira e dà una testata pazzesca al Capitano.
L’ha tramortito.
Siamo rimasti tutti
allibiti (beh, loro. Io solo sorpreso.. Nh.)
E lui si è rialzato, e
gli ha dato un pugno che non se lo scorderà
da qui all’eternità,
ne sono certo.
Ma è servito. Il
delicatissimo espediente del Do’aho è servito.
Akagi è rientrato con
più grinta.
Finalmente.
“Cazzarola… io lo aiuto, e lui mi ringrazia in quel modo…
che ingrato!!”
“Si è subito scontrato
con Uozumi, forzando il suo blocco senza timore.
Peccato che sia stato
stoppato da Sendoh.. è intervenuto il Do’aho, cercando di fare slam dunk, ma il
loro capitano lo ha fermato, facendogli fallo.
Sakuragi è caduto
malamente.
Non si muoveva più.
Dalla panchina,
temevano si fosse fatto davvero male.
In realtà gli bruciava
l’umiliazione subita.
I suoi amici sono
venuti in campo, a tenergli palco.
Una buffonata
inenarrabile.”
“Ah, sì!! Avevano paura che mi mettessi a picchiare il Re
delle Scimmie e quindi hanno fatto sbollire la mia ira..”
“Kogure voleva
sostituirlo, ma non era possibile, gli spettavano due tiri liberi, prima.
E lui si è ripreso,
con quel suo sorriso da megalomane, e ha detto che era tutto a posto.”
“Certo che era tutto a posto!! Ci vuol ben altro per
piegarmi!! Io sono chiamato anche Sakuragi Iron-body!!”
“Il primo concesso, lo
ha segnato; per il secondo, ho preso il rimbalzo, e sono partito in attacco.
Passaggio ad Akagi: il
suo gorilla-dunk ha fatto tremare il tabellone.
La partita vera è
cominciata in quel momento.
Taoka ha chiesto il
time out. Per parlare a Fukuda, presumo.
Hanno continuato a
impostare il gioco in suo favore.
Miyagi l’ha fatto
notare al pollo.
E lui c’è rimasto
sorpreso.
E’ un novellino. Un
novellino. NOVELLINO.
Perché me ne scordo
sempre??
“Datti una mossa nella
difesa, scimmione!” -gli ho detto- “Sei tu che devi marcarlo.. Lui non ti
considera un avversario pericoloso. Capito, idiota?”
L’ha capito, sì. L’ha
capito.
Basta una spintarella
-ogni tanto- al suo amor proprio, e quello mette in moto le 4 rotelline che si
ritrova nel cervello..
“Sono commosso dal tuo interessamento…” ironizzo.
Ma non è vero.
Se non gli fosse importano nulla di me, se ne sarebbe stato
zitto, lasciandomi cuocere nel mio brodo.
Invece ha sprecato il suo preziosissimo fiato, per me.
Voglio credere che l’abbia fatto per me, non per la partita. Non per vincere.
“Ma è servito a poco.
Gli manca l’esperienza necessaria per imparare a bloccare un avversario anche
di lato, non solo in altezza.
Ma si impara col
tempo.. a prevedere le mosse, ad agire di conseguenza.
A 2 minuti dalla fine
del primo tempo, il duo Fukuda-Sendoh ci ha segnato un canestro spettacolare.
Maledizione!!
18 a 30.
Eravamo nella merda.
E non è un
eufemismo.
Sakuragi è stato
costretto ad uscire: si è ferito nello scontro.”
“Fremevo di rabbia, perché nonpotevo ritornare in campo, e dare a quei
palloni gonfiati il fatto loro…
Mi bruciava.
Non la ferita. No.
L’umiliazione che mi hanno inflitto..”
“Persino Mitsui ha
riconosciuto la pericolosità del loro Brutto Muso.
Ma è stato bravo: ha
segnato un canestro da tre sul fischio.
Siamo tornati a -6 da
loro.
Nel frattempo, io non
avevo ancora avuto occasione di scontrarmi seriamente con Sendoh.
Esattamente come
prevedeva la mia strategia.
Negli spogliatoi, io e
il deficiente abbiamo litigato, e quando l’ho chiamato ‘perdente da quattro
soldi’ lui mi ha fatto notare che avevo segnato solo 2 punti, facendomi
surclassare dal porcospino.
Povero Do’aho
ingenuo…”
“Cala le penne, volpe!!” ringhio.
“La mia tattica è
venuta fuori subito, appena ripreso l’incontro.
Sendoh mi ha chiesto
cosa avessi in mente..
“Preparati
spiritualmentea perdere!” gli ho
replicato.
Ho conservato le
energie fino aquel momento, proprio per
questo.
Per condurre la
squadra alla vittoria.
…E’ iniziato il mio
attacco.
A Sakuragi è stato
affidato il n°5, ma non riusciva a re-ingranare.
Perché, ogni tanto
(spesso), mi fermo a guardare come se la cava?
Mi ha beccato mentre
lo facevo.
K’so.
Nh. avrà pensato
volessi rimproverarlo…
....
Anche lui, però, ha le
sue colpe…
Certe volte, quando mi
fissa in un modo strano, mi rende nervoso..
Forse è perché di
solito gli si legge in faccia tutto quello che pensa, e quel suo atteggiamento
enigmatico mi destabilizza.
Maeda-san mi sta suggestionando, ecco.
Tutto qui.”
“Ma che suggestione e
suggestione, Ru!! Ci mancavano i cartelli appesi ai muri!!” -disapprovo- “Non
mi andava giù che tu rivolgessi la tua attenzione a quell’hentai…”
Ce l’avevo talmente
tanto con te, da augurarti di sbagliare tiro, e che Sendoh ti battesse…
Kami.. che
stronzata!! Stavo mettendo davanti il mio egoismo, al bene della squadra… me ne
vergogno, ora.
Ma a quel tempo ero
troppo coinvolto, per ragionare
razionalmente e non con l’orgoglio.
“Nh… ho fatto mangiare la polvere al
porcospino (come lo chiama la scimmia) e Taoka gli sbraitava contro che era
indecoroso farsi mettere nel sacco da una matricola.
Che cazzo vuol dire??
Io sono il migliore, matricola o no.”
“Volpe esaltata.”
Sbuffo.
“Quell’arbitro non ha fischiato un fallo
grande come una casa.. il puntaspilli è stato sfortunato.. ma poi mi ha
fregato. E il Do’aho è venuto da me a chiedere che cavolo stavo combinando..
..sembrava volesse spronarmi, non
rimproverarmi… poi se n’è pentito e ha cambiato aria..”
“E ti credo!! Ti avevo giurato odio eterno meno di 5 minuti
prima, e poi mi ritrovo lì a consolarti…” confesso.
“All’11° del secondo
tempo, eravamo in parità a 42 punti.
Uozumi ha fatto il 4°
fallo sulla scimmia rossa, ed è stato sostituito.
Quello scemo ha fatto
3 tentativi, prima di centrare il ferro.
Pazzesco.
Almeno il loro gorilla
se n’è uscito.”
“Miyagi era venuto a complimentarsi con me, chiamando quella
cosa -che non avevo capito bene com’ero riuscito a farla- fine play.”
“Siamo passati in
vantaggio, e persino l’Idiota ha segnato.
Su passaggio perfetto
di Akagi.”
“Tutti si erano congratulati con lui, anziché con me…”
piagnucolo.
“Alla fine del 9°
minuto, il Gorilla insacca con un altro dei suoi spettacolari colpi.
Merito del Do’aho, che
ha recuperato un rimbalzo.”
“Akagi è venuto a farmi i complimenti… anche se mi ha
chiamato ‘Testa di legno’.
Ovviamente tu sei intervenuto, per stemperare la mia
–meritata- euforia.”
“Ho ricordato alla
scimmia rossa che quel rimbalzo non ci ripagava tutti i guai fatti fino a quel
momento, e lui ha replicato che io non avevo diritto di parola, perché non
avevo mosso un dito.
“Il bello viene
adesso!” gli ho ribattuto. E lui ha confermato: “Anche per me.”
“Non sia mai che possa sembrare –anche solo lontanamente-
inferiore a te, no?!”
“Questa è da scrivere:
in un impeto di foga agonistica, il mentecatto è andato a segnare nel nostro
canestro, anziché in quello avversario.
Ma si può??!!
Akagi non l’ha neanche
rimproverato.
Sembrava già
abbastanza mortificato di suo.
Per 30 secondi, giuro,
ho pensato di andare a mettere il dito nella piaga…
Ma non sono così
bastardo, io.
Ho lasciato che ci
pensassero Sendoh e Fukuda, a ringraziarlo del favore..”
“Teme… Baka Kitsune!!!” strepito, al suo indirizzo… ma
presto mi calmo.. questa te la metto in conto, Ru.
“Continua a fare
sbagli, ma poi si redime, aggiustando le cose come può.
Ogni tanto si rende
utile, come quando crede di passare a Miyagi, e poi –invece- la palla finisce
in mano mia…
Akagi, intanto, ripara
ai suoi errori, soprattutto quando tira A CASO sotto canestro..
A 8 minuti dalla
conclusione, eravamo in vantaggio per 53 a 46. Gioco veloce, preciso.. Miyagi era
carico da far paura.. Ci siamo portati a 61, al 6° minuto.
Sentivamo già l’odore
della vittoria.
Per me era una
certezza, questa.
Forse sono
presuntuoso, non lo nego.. ma ho sudato sangue per arrivare fin qui, e battere
Sendoh e la sua squadra, e portare la mia in finale, e dirlo ad Anzai, e farlo
davvero.. non è più un dovere.
E’ un diritto.”
“Diritto.” Ripeto sussurrandolo, senza neanche accorgermene.
Ripulire la vergogna personale della sconfitta
nell’amichevole, e far accedere lo Shohoku ai Nazionali.
Non sei presuntuoso, Kaede… e neanche egoista…
“Uozumi è stato
rispedito in campo.
Il Ryonan, sotto di 15
punti, decide di giocare il tutto per tutto.
E lui ci prova,
rischiando, a vedere fin dove si può spingere..
E’ vero che la fortuna
aiuta gli audaci, perché un’azione chiaramente fallosa non viene giudicata
tale, purtroppo, per noi.
E lui ha capito che
non necessariamente deve segnare in prima persona, per vincere.
Passaggi veloci per
Sendoh.
E io come un fesso mi
sono lasciato fregare.
Per ben due volte.
Maledizione!
Persino la scimmia
rossa si è permessa di urlarmi dietro: “Rukawa, deficiente, non fartelo
sfuggire!!”
Mi sono ridotto così
male da farmi redarguire persino da lui??
Comunque sia, è
riuscito a fregare me, e anche il rossino, concludendo l’azione.”
“Sembravi bruciare di rabbia… facevi impressione, davvero…”
“Il Ryonan era
convinto che, con lui in campo, avrebbe matematicamente vinto.
Appena mi sono
ritrovato lui davanti, gli ho detto che il basket non è matematica, sono
avanzato forzando il loro blocco, e ho ripristinato il distacco.
I falli: volevano che
commettessimo falli, per debilitarci. E noi non eravamo mica messi tanto bene..
Tutti a preoccuparsene…
Ho ricordato loro che
l’importante era non perdere lo spirito combattivo. E segnare A TUTTI I COSTI.
Sendoh era convinto di
battermi, ed era questo che mi faceva ardere di rabbia. Gli avrei fatto
rimangiare questa sua convinzione, come un boccone amaro.
Sembrava divertirsi,
nello scontrarsi con me, lui, e quel suo dannato sorriso.
A 2:38 dalla fine,
quel maledetto riesce in un tiro da tre. Siamo a +4 da loro.
Kogure chiede il time
out.
Non credo nella
Fortuna… ma talvolta nella Sfiga, sì.
Akagi ha fatto il 4°
fallo, loro segnano, e ritornano a respirarci sul collo.
Non faccio nemmeno
tempo ad imprecare, che Mitsui sviene, in mezzo al campo. Il tempo viene
fermato.”
“Lo abbiamo portato fuori, si è ripreso quasi subito, ma
orami era fuori dalla partita.
Un calo di zuccheri. Si era disidratato troppo.”
“Aota del club di Judo
è venuto alamentarsi della mediocrità del Gorilla, e
questo è servito a dargli una scantata.
Sakuragi si è lanciato
nel tutto per tutto.
E’ riuscito persino a
trovarsi davanti a Sendoh, che mi aveva imbrogliato. Peccato sia risultata
palla contesa. Che cavolo ci faceva, lì, il Do’aho??
Ha raggirato il blocco
di Fukuda, e poi persino la mossa di Sendoh..
pPer coincidenza, si sono detti tutti.
Ma fatto sta che, nel tiro cruciale per la vittoria, lui era al posto giusto,
nel momento giusto.
Dietro ad Akagi, a
stoppare Uozumi.
Poco dopo ha sbagliato
un lancio semplicissimo, e si è pure ripreso la palla. Gli ho ordinato di
passare a me, ma lui no! (Quel somaro cocciuto) L’ha data a Kogure: 3 punti. Va
bene così.
Siamo a 4 punti di
vantaggio, con 58 secondi dalla fine. Un’eternità.
68 a 66 al 38°, un’agonia.
Akagi ha rischiato il
confronto con il suo eterno rivale, superandolo, ma Fukuda lo ha stoppato, ed è
lì, che nessuno si aspettava lui.
Sakuragi che realizza
uno slam dunk.
Perfetto.
Abbiamo vinto.
Kami… abbiamo vinto!!
Siamo esplosi in un
urlo di gioia. (beh, loro. Io mi sono contenuto, Nh… un pochino..) Ayako è
venuta a darmi il 5, per festeggiare.”
“Akagi si è commosso…” –ricordo, con nostalgia- “Era là, in
disparte.. Mi sono avvicinato, e gli ho messo un braccio attorno alle spalle,
ricordandogli che dovevamo metterci in fila. Mi ha risposto che lo sapeva..” in
quel momento, mi sembrava di avergli restituito il favore, quando lui aveva
abbracciato me, dopo la partita con il Kainan.
“Maki è stato premiato
come MVP, e io sono entrato nei Best Five, con lui, Jin, Akagi e Sendoh.”
“E dopo la premiazione siamo andati tutti dal nonno, a
fargli vedere l’attestato.. Eravamo orgogliosissimi!! Quando l’abbiamo lanciato
per aria, l’infermiera ha temuto che facesse un altro infarto.. ma il
vecchiaccio non poteva morire, ci serviva ai Nazionali!!” rido.
Anche se abbiamo sudato 7 camicie, ricordo con piacere quel
giorno, la nostra soddisfazione..
“Grazie, volpe.” per questo tuffo nei ricordi..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“I ragazzi ti porgono
i loro saluti..” –lo informo- “Oggi, il tappo ci ha quasi distrutti.. In
giornate così, non ci fa certo sentire la mancanza di Akagi…” borbotto,
massaggiandomi un fianco.
….
“Ah! Questa te la
devo proprio raccontare!!
Ieri sera, dopo che
me ne sono andato da qui, sono tornato a casa mia… Mi sono spaparanzato sul
divano, meditando su cosa prepararmi per cena… Dopo neanche 10 minuti, mi suona
il campanello.
Ho masticato
un’imprecazione, lo ammetto.. chi cavolo osava disturbare il Genio a
quell’ora??
Beh, con la mia
faccia più truce -quella che fa impallidire anche lo sguardo che uccide- mi
sono deciso a dare il fatto suo al rompiballe di turno. Ma.
Credimi, Volpe, è
raro che il Tensai rimanga senza parole…
C’era mia cugina,
Aiko-chan, davanti a me.. che mi sorrideva sbruffona.
E tu, ti chiederai:
“Cosa c’è di straordinario??”
Devi sapere, Kit,
che quella pazza abita a Fukuoka!!
Me la sono trovata davanti casa: ha fatto una fuga di un
giorno, con la sua migliore amica, pazza come lei..
Magnifico.
Ha macinato un sacco di km… credimi, stamattina mi sembrava
un sogno. Noi tre a mangiare okonomiyaki insieme… Era dalle vacanze d’inizio
anno, che non la vedevo.. da quando sono stato qualche giorno dai nonni..
Ma ti rendi conto, Ru?!
E’ proprio da lei, fare una cosa così.. attraversare mezzo
Giappone, per un okonomiyaki, e una strizzatina spaccaossa al cuginetto più
piccolo…
Quella donna è il mio mito, giuro.
Nelle sue vene scorre il vero sangue dei Sakuragi… è proprio
degna parente del Tensai…”
…
“Mi spiace solo sia rimasta poco… del resto, non si
sarebbero potute fermare a Kanagawa per la notte…
Era stata una
piacevole follia, la loro.
Mi rincresce solo
sia durata brevemente…
Avevo tante cose da
dirle… da raccontare.. tutto quello che non puoi fare al telefono, o via mail…
Ma avremo altre
occasioni.. lo so.
…sono cose così, che
ti rallegrano la giornata.. eh, già! Ieri sono stato proprio fortunato..
Prima tu, con la
vittoria sul Ryonan e poi lei.” Sorrido. mi avete regalato un momento di
felicità.
28 Giugno. Lunedì. “Compito di storia sull’epoca Meiji.
Si stanno avvicinando gli esami di fine trimestre.. devo
trovare un salvagente in fretta..
Oggi allenamenti, anche senza il Coach.
Tornerà la prossima settimana, credo.
Deve fare degli accertamenti, e riposare.. Guai se schiatta
prima del Torneo!!”
“E
poi sarei io, quello irriverente, eh?!” lo provoco, ironico.
“Anche Akagi si deve riguardare, per ritornare in forma.
Noi non possiamo permetterci di battere la fiacca,
invece.
Mi sono fermato per fare un po’ di esercizi supplementari,
e anche il Do’aho.
Io, per scelta; lui, per obbligo.
....
L’incubo è ritornato a farsi vivo, sempre stessa scena,
stessa modalità, stessa fine.”
“Qua…
quale incubo??” chiedo, improvvisamente turbato.
29 Giugno. “Lezione di etica.. il prof. ci ha anticipato
che ha intenzione di parlarci di temi sociali, perché –secondo lui- noi giovani
siamo poco sensibilizzati. Sai che palle! E poi favorire discussioni, in
merito. (Va beh.. Se discutono piano, mi conciliano il sonno..) e infine
realizzare elaborati, prendendo in esame le varie opinioni emerse... se crede
che parli, se lo scorda.
Allenamenti regolari.
Anche stanotte, l’incubo si è ripetuto.
Dovrò parlarne a Maeda.”
Scivolo
subito al giorno seguente, sperando di ricavarne qualche accenno, però,
purtroppo, non è così.
30 Giugno. “Maeda-san è felice (Tsé. ‘felice’. Considera
positivo, ecco..) che io mi sia ripreso dalla parentesi spiacevole di due
settimane fa.
Per me è un fatto già archiviato, quindi ha sbagliato
persino a nominarlo. comunque, l’esperto è lui, a quanto sembra..
Gli ho parlato dell’incubo ricorrente, quello che faccio
fin da piccolo.
Ci ha riflettuto su per un po’, poi ha detto che
probabilmente dipendeva da tutto lo stress accumulato in questi giorni, per le
partite.
Che è comunque un segnale da non sottovalutare (lui ha
una sorta di divinizzazione dell’inconscio), e di non esitare a contattarlo,
nel caso dovesse modificarsi.
Cazzo… ma è un sogno!!
E poi… è sempre uguale, da anni, ormai… perché dovrebbe
cambiare?
Quel pazzo (ne sono sempre più convinto) mi ha ripetuto
che io sto cambiando, e che anche il mio subconscio segue i miei ritmi.
Follia, ripeto.
Ha cercato di portarmi sul binario ‘Do’aho’ ma io sono
riuscito a glissare.
Quel divano di pelle nera sta diventando scomodo..
Mi ha fissato il prossimo colloquio il 17.
Ho la vaga impressione che mi tampinerà, finché non avrà
ottenuto tutto quello che vuol sapere..”
“Io
pure… anche se ho la netta impressione che non saresti del tutto sincero, con
lui… non sui tuoi sentimenti..”
1° Luglio. “Akagi è guarito. Anzai sta meglio, a quanto
riferito.
Tornerà la prossima settimana, se va bene.
Oggi è il compleanno di mamma.
Non so nemmeno perché lo sto scrivendo..
Nel cassetto della scrivania c’è ancora il regalo che
non ho potuto darle.
L’avevo comprato due mesi prima, fresco fresco di
stampa.
E’ ancora incartato.
L’ultimo libro della sua autrice preferita.
Che adesso è diventata anche la mia.
All’inizio, lo ammetto, ho letto i suoi libri perché mi
sembrava un modo un po’ infantile per sentirmi più vicino a quello che piaceva
a mia madre.
Poi, invece, la sensei Yoshimoto mi ha conquistato.
Qualcuno potrebbe pensare che sia ‘Sonno profondo’, il
libro a cui mi sento più legato. Ma non è così.
In verità, per una certa parte della mia vita recente,
potrei anche dargli ragione: dormire per non soffrire. dormire per non pensare.
dormire per annullarsi.
Una maglia in cui, alla fine, si rimane invischiati, e
si fatica sempre più ad uscirne.
Ma la storia che io preferisco, in assoluto, è ‘Arcobaleno’.
Forse perché è l’unica ad avere un finale felice.
In tutte le sue opere, la fine ha sempre un sapore agrodolce: per avere qualcosa, si perde
qualcos’altro.
Invece, in questa, la
protagonista raggiunge la felicità tanto agognata.
Per questo, mi piace.
E poi il suo stile è
unico.
Semplice, immediato, e
profondo, al contempo.
Lei si sofferma ad
analizzare particolari comuni, quasi ovvi, dove altri nemmeno si sognerebbero
di sprecare inchiostro, e invece sa dare loro nuova luce, una sorta di dignità.
Anche solo un vaso sbrecciato
nel vestibolo, una coperta malandata, una polpetta di riso fatta con amore.
Lei sa raccontare la
vita delle cose. Nessuno lo fa più, ormai.
....
Caspita!
Mi sono dilungato in
un’arringa involontaria… ma in fondo, non mi devo giustificare con nessuno.
‘Il corpo sa tutto’
rimane lì, nel cassetto.
Mi chiedo se sia
giusto che io lo legga.
Finora non l’ho fatto,
per una qualche forma di rispetto, per lei che non ha potuto.
Ma forse le farebbe
piacere, che io coltivi questa passione.”
Distolgo lo sguardo dal diario, per posarlo sul libro sul
comodino.
E’ arrivato quasi a metà, da come è posizionato il
segnalibro.
Forse è destino che lui non lo legga.
Anch’io ho letto un paio di storie di Banana Yoshimoto, in
cui parla di Fato, Predestinazione, Misticismo, sogni, premonizioni, poteri, e malinconica
felicità, o serena infelicità.
Ma
a me non piace dare retta al Destino, quindi lo leggeremo, volpe, insieme… te
lo leggerò io, così almeno ci prenderemo questa piccola rivincita. E forse,
smentiremo la Sorte.
2 Luglio. “Il prof. Arima
ha mantenuto quanto anticipato: 2 ore di rumorosissime chiacchiere su una
questione per me improponibile: Droga e alcolici ai minorenni.
Ma cosa cazzo me ne
frega??!!
Se io mi bucassi e mi
sbronzassi, non potrei giocare a basket. Quindi il problema non si pone
neppure.
La settimana prossima,
ci farà scegliere tra aborto ed eutanasia. La seconda mi interessa, ad essere
sincero.
Ha detto di pensarci
su. Nh..”
“Il mio prof. di etica mica ci fa fare ‘ste robe… certo che
voi trattate proprio argomenti soft!”
-lo schernisco- “Che culo!!”
3 Luglio. “Tanabata.
Ayako ci ha costretti
a riunirci tutti insieme, ha insistito
perché partecipassimo tutti a una festa, in un tempio qua vicino… per
pregare una qualche divinità a caso, che sia propizia ai nostri futuri
incontri.
Che menata!!
Quando Mika-san l’ha
saputo (stasera mi aveva invitato a casa sua, per cena) ha rispolverato il mio
kimono. Non ci entravo più.
“Kami, ti ringrazio!”
mi son detto.
E lei è andata a prendere
quello di mio padre.
L’ho guardata. Ma era
seria.
Ha detto che lui ne
sarebbe stato felice.
No.
‘Orgoglioso’ ha detto.
Forse ha visto la mia
mano che tremava, mentre me lo allacciavo, ma non ho avuto cuore di dirle di
no.
Io non ci tengo a ‘ste
robe, ma per lei le tradizioni sono sacre.
Perché non darle un
momento di gioia?
Se il Do’aho mi ride
dietro, lo strozzo!! Giuro.
Adesso vado.
....
Akagi mi ha impedito
di ammazzarlo.
Ha sbraitato che ci
poteva servire, fosse anche solo come soluzione estrema, e non potevo scuoiarlo
ora. Dopo il Torneo, sì, però!!”
“Kaede, mi dispiace, davvero..” –sussurro, contrito- “Se
avessi saputo come stavano le cose, me ne sarei stato zitto..
Anche perché stavi da dio, con quello yukata.
Kami!... Eri davvero
bellissimo.. e non lo pensavo solo io… mi dava un sacco di fastidio il modo in
cui la gente -le ragazze- ti fissavano…
Ho DOVUTO, credimi, persuadermi che la tua presenza mi
seccava, perché Haruko guardava te, e non me.
E’ comodo, sai, raccontarsi bugie.
Io ho passato metà dell’estate a farlo. O forse, l’ho sempre
fatto.
E continuavo a intestardirmi, a mentirmi, a dire che potevi
essere bello, come è bello un manichino vestito per una parata cerimoniale,
bello sì, ma senza sentimenti…
Che sembravi anacronistico, anche se da noi il folclore e il
moderno convivono, dandosi la mano.
Che era normale guardarti. odiarti. e guardarti di nuovo.
Perché -dannazione!- lo sguardo cadeva sempre lì. Ai tuoi
piedi. Sulla tua schiena, pochi passi davanti a me.
Sulle pieghe del kimono, mentre ti inchinavi, in
raccoglimento.
Sui complicati ghirigori d’oro sull’azzurro, intrecciati tra
loro sulle tue spalle, e giù, fino ai fianchi, dove il celeste diventava
turchino, e poi via via più scuro, in un blu oltremare.”
Non ti stupire, Volpe, gli occhi ce li ho anche io.
..e li so usare bene..
4 Luglio. Domenica. Ore
14.30.
“Stamattina mi sono
recato a casa del signor Anzai.
Ci ho pensato a lungo.
Se andarci o no, e
cosa dirgli.
Ma le cose non sono
andate come avevo previsto.
Quando gli ho chiesto
come stava, lui mi ha risposto che era rammaricato, per non aver preso parte
all’incontro decisivo.
Poi mi ha chiesto
perché fossi lì.
Allora gliel’ho detto:
che sto pensando di trasferirmi negli Stati Uniti.”
“Sta… Stati Uniti??” ripeto, allibito.
Sapevo che tu volevi andare nella Patria del basket… ma non così presto!!... Kami Sama!!
“..saresti già partito??” chiedo, fissando il mio sguardo
sul suo viso.
La domanda che non oso nemmeno formulare è un’altra: non mentirti,
Do’aho…
…che fine avremmo
fatto, noi?
Questa improvvisa consapevolezza mi cade addosso come una
doccia gelata.
Lui voleva andarsene. Partire. Per sempre, forse.
Probabile.
Maledizione!!
…stringo i pugni, per cercare di calmarmi… allora non è vero
che ci teneva a me, lui voleva solo inseguire il suo sogno!!.. un fastidioso
pizzicore a lato degli occhi mi mette in guardia.
E’ solo la rabbia, mi ripeto. Non delusione, no.
Rabbia…
Chiudo l’agenda con uno scatto secco.
E la sbatto sulla sedia.
Che nervoso!!
Esco di fretta, senza nemmeno prendere la giacca.
L’ascensore.
No. Le scale.
Dopo tre rampe, e un po’ di fiatone, arrivo al portone
d’entrata.
Piove.
Dannazione! Fuori piove.
Non posso nemmeno uscire da qui!
Sbatto le mani sul vetro, ma poco prima dell’impatto mi
fermo.
Un attimo di lucidità.
Che senso avrebbe?
I pugni sono ancora lì, a contatto con la parete liscia e
fredda.
I polpastrelli vi aderiscono, senza che io in realtà lo
voglia.
E anche la fronte, me ne accorgo solo dopo averla posata.
Non so se dà fastidio, o è un sollievo.
Non lo so..
Chiudo gli occhi.
Rimango lì.
“Perché non è partito?” mi sfugge, la realizzo solo dopo
averla pronunciata, questa frase.
PERCHE’?!
Dannazione.. perché??!!
…
Ancora una volta, la risposta viene da sé.
Solo in quel diario, c’è la soluzione ad ogni mio perché.
Inspiro lentamente, devo calmarmi.
Tolgo le dita dal vetro. Ho lasciato le mie impronte.
Mi perdo ad osservarle, per un attimo.
E loro scompaiono, sfumando. Resta solo un piccolo alone,
pressoché invisibile.
Mi inquieta, questa caducità.
Non so perché.
Ci sono un sacco di cose di cui ignoro le ragioni, realizzo.
Tranne per un grosso peso all’altezza dello stomaco, che ora
preme, fastidioso.
O forse sta 20
cm più su, ma allora dovrei prendere atto di un altro
bel po’ di roba…
E non so se sono pronto.
….
“Anzai mi ha chiesto
se volevo andarci per motivi di studio.
“No.” –gli ho
spiegato- “Il mio unico scopo è migliorare come giocatore.”
Ne avevo già discusso
anche col mio tutore legale, e per lui non c’erano problemi, anzi.
Era più che felice di
scaricarmi a qualche collega d’oltreoceano.
Restava solo da sentire
il parere del Coach, che per me conta molto.”
“Di quello che penso io, invece, non te ne fregava niente,
eh??!!” spunto, amaro.
“Non ho particolari
motivi per scegliere di rimanere qui.
Persino quando i miei
genitori erano in vita, sapevano chiaramente di questa mia volontà.
Mi spiacerebbe per
Mika-san, che mi vuole bene come ad un nipote.
Lei sì, che mi
mancherebbe…
E un po’ (ma solo un
po’), anche per la squadra.
Per potermi ambientare
là, almeno un mese prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, a settembre,
dovrei lasciarli a piedi appena finiti i Nazionali.
E poi c’è il Do’aho.”
Mi fermo.
Non ho il coraggio di leggere in che modo, con che
motivazione sbrigativa, intendeva liquidarmi.
Avanti, Hana…
“A cui farei un
favore, di certo.”
“Ma quale favore d’Egitto, Volpe!!” m’incazzo.
“Passa ¾ del suo tempo
a dirmi che mi vorrebbe fuori dalle scatole.
Che offusco la sua
genialità.
Che mi odia.
Nh.
Un po’ mi spiace.. vorrei avere più tempo per vederlo crescere, maturare
come giocatore..
Ma a lui non interessa
nulla di me.”
“Non è vero, cazzo!! NON E’ VERO!” mi difendo, inutilmente.
“Ci ho pensato su. Le
insinuazioni che Maeda-san ha fatto mi si sono
conficcate dentro… è un tarlo strano.. ho paura che se aprissi alcune porte, ne
verrebbe fuori solo un gran casino.. forse non sono ancora pronto, per certe
risposte…”
Come posso biasimarlo?
Io, per primo, ho negato l’evidenza fino alla fine.
Per proteggermi, per timore.
Per vigliaccheria, forse.
E lui aveva ancora più ragioni di me, per aver paura.
Per scegliere di ignorare i suoi sentimenti nei miei
confronti… per non soffrire.
“Ad ogni caso, non è
servito a molto: il problema non si pone.
Il Sensei ha detto
che, secondo lui, io non sono ancora pronto per una trasferta negli USA.
Che ha visto i filmati
della partita, e che non sono ancora all’altezza di Sendoh, e che laggiù gli
atleti sono molto più bravi di lui..
Mi ha destabilizzato,
questa sua opinione.
E un tantino seccato,
lo ammetto.
Soprattutto quando ha
insinuato che la mia partenza potrebbe avere il sapore della fuga.
“Certo che no!” gli ho
risposto… come può anche solo dubitare del mio orgoglio??
Lui vuol farmi
diventare il più bravo giocatore del Giappone, a livello liceale; e solo poi,
andare in America.
Ho compreso le sue
motivazioni, ma nello stesso tempo non riuscivo a
mandarle giù.
Il colloquio con sua
moglie, andando verso la stazione, è stato provvidenziale.
Mi ha raccontato la
storia di un suo allievo, in cui il Coach riponeva immensa fiducia, della sua
disfatta, della sua morte.
E’ qualcosa che lo ha
segnato profondamente.
Per questo non vuole
che io abbia fretta, perché desidera seguire la mia preparazione
personalmente..
La cosa che mi ha
sorpreso, più di tutto, è che Anzai-san mi ha chiesto cosa pensi –io- del
Do’aho.
“Come, prego?” le ho
replicato. Credevo di aver capito male.. che c’entrava Sakuragi con me??
Lei ha ribattuto che
suo marito sembra aspettarsi molto da noi due.
Noi. Due.
Che pensiero buffo.”
“Non è ‘buffo’ l’aggettivo giusto, Kaede, è un altro.
Inutile che tu menta a te stesso, attraverso il tuo
diario..” è la mia amara consapevolezza.
“Ha concluso che
–riporto le sue parole- possediamo un talento naturale mai visto prima d’ora..
Noi due.
Io e lui.
Kami..
L’allenatore non ha
mai fatto mistero di considerarci una coppia vincente, se solo ci decidessimo a collaborare.
Una coppia.
Io e lui.
Noi due.
..Una coppia.
…dovrei stupirmene…
perché non è così?
Kami.. mi si è fritto
il cervello.”
“Ma se è l’unica volta in vita sua in cui ha lavorato??!!”
protesto, infiammandomi.
Lui, che pensa a noi due, come ad una coppia… in campo,
ovvio.
Solo in campo.
Solo?
Kaede ha chiuso così la narrazione della sua giornata.
Dovrei ringraziare Anzai per averlo persuaso a non partire…
Alt.
Dovrei?
Se lui fosse stato lontano, in questo momento non sarebbe
qui, di fianco a me, con 4 aghi nelle vene e una macchina a respirare per lui..
Se. Se. SE….
Sono due settimane che continuo, con questi ‘se’.
Ogni volta che entro qui dentro, ogni volta che lo guardo.
Ogni notte che mi addormento.
Maledetta la mia idea di quella cena.
Maledetta la sua idea di riaccompagnarmi.
Maledetto io, che ho accettato.
Maledetta la mia boccaccia, che non è stata zitta.
E quel casco, che lui non ha messo.
Era nero.
Nero come la morte. Avevo
pensato, con leggerezza.
A volte, il Destino ha un’ironia alquanto strana.
Grottesca, quasi.
Crudele.
So che continuerò a chiedermelo, e a non ottenere risposte.
Solo dei ‘forse’, dei ‘ma’, dei ‘se’.
….
A questo punto, mentre lui ipotecava del suo futuro, io
dovrei raccontargli dove sono andato a finire, con Maki e Nobunaga.
Giusto per chiudere in pari.
Ma, sinceramente, non me la sento.
Il buonumore, di cui avevo fatto scorta ieri sera, sembra
essersi volatilizzato.
Un senso di vago malessere mi pervade.
Non riesco a delinearlo, ed è anche peggio.
“Domani, Kit, domani ti racconterò di quella domenica..” lo
avverto, scusandomi.
Che merda…
Sospiro.
Quando tutto va bene, è facile sorridere..
Mi sento il Tensai più do’aho dell’universo.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
Idem, per quanto
concerne la citazione dei libri dellaSenseiYoshimoto Banana.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Mi metto comodo -come se mi accingessi a fare un resoconto
chilometrico dell’evento- schiarendomi la voce. Ok, ok. Forse me la sto tirando
un tantino troppo.. ma oggi nulla potrà scalfire il Genio.
In questo giorno mi sento intoccabile, e prenderò a calci la Volpe se solo prova a farmi
intristire, o sentire in colpa, o di malumore…
“Ero in fila, davanti al Pachinko, giusto al momento di
entrare.” –spiego, per dare una locazione all’evento- “E, di colpo, mi sono
ritrovato davanti il vecchiaccio e la Nobuscimmia, che non ha perso tempo per
cominciare a provocarmi.
Quando mi ha chiesto perché non fossi ad allenarmi, gli ho
risposto che ci saremmo esercitati nel pomeriggio: era domenica -Kami Sama!!-
avevamo diritto a tirare il fiato, o no?!”
-è la mia domanda
retorica.-
“A quel punto è subentrato il vecchiaccio, che mi ha posto
una domanda scema: “Conosci la
Stelladi Aichi?”
“Ovvio che no! Mai sentita nominare..” gli ho risposto.
Ed è così che sono finito su un treno con quei due pezzenti,
con destinazione Nagoya.
Siamo andati a vedere le eliminatorie della Prefettura di
Aichi.
Quando siamo giunti -cosa a dir poco assurda- la gente ha
riconosciuto Maki, come il Campione del Kainan.
Per 30 secondi ho invidiato la sua fama… lo ammetto.
Arrivati dentro, ci siamo ritrovati davanti proprio questa
grandiosa ‘stella’ che veniva trascinata via in
barella, dopo un fallo subìto da parte di una matricola.
Il n°15 della squadra avversaria: Morishige, un armadio alto
2 metri.
Faceva impressione, inutile negarlo.
Hanno vinto loro, classificandosi primi, nella loro
Prefettura.
In corridoio, mi sono scontrato per caso con lui.
Mi ha fatto cadere per terra, come se fossi stato di carta..
e ce ne vuole, per spostarmi di peso.
Maki ha ipotizzato che la sua presentazione ai Nazionali
avrebbe potuto offuscare la nostra presenza.. quel vecchiaccio portarogna…”
concludo, accennando ad un gesto scaramantico.
“Ecco! Così siamo pari.” Decreto, ripensando alla mia fuga
di ieri.
….
Apro il diario, cercando la data successiva all’ultima letta..
ma mi accorgo, girando pagina, che il resoconto della domenica non è finito.. e
io ero troppo scombussolato, ieri, per accorgermene..
“Ore 21.15. Non ne
potevo più.
Le parole del Mister
–di stamattina- mi sono rimbombate nella testa tutto il pomeriggio, durante gli
allenamenti.. Così, quando sono finiti, anziché fermarmi ancora in palestra, ho
scelto di andare direttamente alla fonte del problema: mi sono recato al
Ryonan, e ho sfidato Sendoh.
Avevo il bisogno
impellente di provare i miei limiti, -ma soprattutto- fino a che punto
Anzai-sensei avesse ragione. E’ stato uno scontro illuminante, oserei dire.”
“Ho raggiunto uno stato d’imperturbabile serenità
interiore.. NON sono geloso del tuo scontro con il porco-porcospino.. nulla mi
tange, Volpe..” gli dico, serafico.
Il mio sorriso abbacinante
ne è la riprova, no?!
Oggi, NON mi devo arrabbiare… oggi, NIENTE guasterà la mia
calma.. me lo sono imposto e il Tensai è un Genio di parola… “Se trovo il
puntaspilli, lo castro… e gli cavo dente per dente…” sibilo, incattivendo lo
sguardo.
“Kitsune, sia chiaro.. non ce l’ho con te.. tu sei solo
un’ingenua volpina tontola.. che non sa cosa rischia..” spiego, paziente.
moooolto paziente.
“Abbiamo giocato,
finché non si è fatto buio. E siamo stati costretti a smettere.”
“E vorrei ben vedere!!! Nell’oscurità avrebbe potuto
allungare gli aculei viscidamente..”
“Prima che se ne
andasse, ho chiesto a Sendoh se, alle Nazionali, ci fossero anche atleti più
bravi di lui.. ci ha pensato un po’ su, poi ha detto di essersi scontrato con
un tizio, una sola volta, alle medie.. e di essere stato sconfitto da costui.
Gli ho chiesto se ne
ricordasse il nome.
“Kitazawa.. o giù di
lì..” ha replicato, incerto.
“Che cosa ti importa di come si
chiama??” -sputo, scettico.- “Porcospino scemo!! Il suo nome era Sakawita..”
“Se è davvero più
bravo dell’asso del Ryonan, non vedo l’ora di scontrarmi con lui, ai Campionati.”
“Volpe con manie di masochismo..” scherzo, sorridendo.
5 Luglio. Lunedì. “Oggi
pomeriggio, ho visto il Coach in corridoio.
Mi ha detto: “Confido
nella tua forza di volontà.”
E io l’ho pregato di
essermi da guida, di seguirmi.
In quel momento è
uscito il Do’aho dagli spogliatoi, e mi sono venute alla mente le parole di sua
moglie, sul nostro conto.
Io e Sakuragi.
Nh..
Sono andato in
palestra e mi sono dato da fare.”
“Eri così carico, da far paura.” -Ricordo.- “Tanto che Yasu
non voleva neanche attaccarti.
E io l’ho rimproverato, e ci siamo scontrati. Mi hai
stoppato, facendomi incazzare. Ma la cosa più strana è che, prima ancora di
aprir bocca, tu mi hai detto..”
“Ti avverto, non ho
tempo da perdere con te.” Se il Do’aho aveva intenzione di distrarmi, io non ci
sto più. Ho un obiettivo da raggiungere, e una nuova determinazione ancor più
forte.”
“Mi hai snobbato in pieno. Il peggior affronto che potessi
fare…
Ti ho sempre odiato, quando mi trattavi alla stregua di un
impaccio, peggio ancora, con indifferenza.
E lì, ho giurato nuovamente che non mi sarei mai lasciato
sconfiggere da te.”
“Alla fine della
sessione regolare, siamo andati negli spogliatoi.
La scimmia ammaestrata
ha tenuto circo: voleva spremere più sudore di me dalla sua maglia.
Beh. E’ rimasto senza.
L’ha strappata.
Letteralmente.
Do’aho!
Io ho chiesto al
senpai Mitsui se aveva voglia di fare uno scontro uno contro uno, e lui ha
accettato.
Gli altri si sono
fermati ad assistere, l’Idiota incitava la nostra guardia a non farsi fregare
da me.. Io facevo sul serio, e credo anche lui…
Le parole di Anzai mi
rimbombavano nella mente: diventare il n°1. IL NUMERO UNO.
Nessuno potrà più
fermarmi.
....
Appena segnato, la
scimmia rossa viene a chiedermi di battermi con lui.
Gli ho risposto di no.
Dovevo ancora finire la gara con Hisashi.
E poi, diciamocelo,
deve consumarne -di palloni- per sperare di battermi!
Ma mi ha provocato..
dapprima l’ho ignorato.. lui straparla sempre: volta in più, volta in meno..
Quando però ha
insinuato che io avessi paura di lui… che non potevo avere la certezza di essere più bravo, se prima non l’avessi battuto, l’ho
accontentato.
In fondo, era ESATTAMENTE
quello che voleva. No?!
Mitsui e Miyagi hanno
fatto sgomberare la palestra. Quando ho concluso, e me ne sono uscito, Ryota mi
ha chiesto se ero stato clemente con lui.
“Certo che no.” Gli ho
risposto.
Voleva uno scontro, e
l’ha avuto.
Fare favoritismi non è
nel mio stile.
E sono certo che
neanche lui, a ben vedere, volesse degli sconti.”
“Su questo, non posso che essere d’accordo con te.
Ti avrei odiato davvero, se avessi scelto di non giocare al
pieno delle tue possibilità.
L’avrei considerata un’umiliazione ben più grossa di quella
che mi hai inferto, anche se non ci sei andato giù leggero, nemmeno in quel
modo… I ragazzi sono venuti a prendermi, trovandomi accasciato in uno stato
catatonico di sbigottimento.
Mi hanno consolato, da veri amici..”
….
“E io ho avuto gli incubi di quello smacco per ben tre
giorni!
Pensa che mi è capitato di addormentarmi in classe, nell’ora
di quel palloso di Kiwashita, e di svegliarmi, gridandoti in sogno che.. che..
non ho memoria di cosa ti stavo dicendo.. ricordo, però, la strigliata di quel
represso, in cambio.
Ha profetizzato disgrazie, per chi avesse avuto più di
quattro insufficienze nei test finali.. profezia che si è adempiuta pochi
giorni dopo..” ripenso, funesto.
Maledetto gufo!
Meglio proseguire…
6 Luglio. “Non ho rispettato gli accordi e ho riletto
il diario.
Il Do’aho compare una pagina sì, e l’altra
pure.
Non va bene.
No. -Dannazione!- Non va affatto bene…”
“Cosa, esattamente, non va affatto bene?”
l’interrogo, polemico.
“Che io fossi così
presente nella tua vita…
…o che questo diario
sembri la sintesi delle mie giornate, anziché delle tue??” ironizzo.
…
“Era così difficile,
per te, accettare che io facessi parte in modo preponderante nella tua
quotidianità?”
7 Luglio. Mercoledì. “Stasera
hanno trasmesso la replica di un vecchio film del ’96.
Non l’ho mai guardato,
finora, perché va un po’ contro tutte le mie convinzioni, al riguardo.
Ma stasera ero mezzo
abbioccato sul divano, e con un occhio ho seguito qualche evento.
‘Space Jam’ s’intitolava.
E fin qui, nulla di
strano.
La cosa bizzarra è
stato vedere il mio Michael in primo
piano, nei titoli d’apertura: che cazzo ci faceva Michael Jordan in un cartone
animato??
E così sono uscito dal
mio stato catatonico, e ho seguito questo film d’animazione…
Gli alieni cattivoni, Bugs
Bunny e i suoi amici, e la partita per la salvezza.
Mi ha fatto sorridere
la pellicola antidiluviana, proiettata per spiegare cosa fosse il basket.
Chissà se Jordan vive
davvero in una casa così.
Improbabile.
Sarà recintata e
iperprotetta da sofisticatissimi sistemi di sicurezza.
Ma forse un cane di
nome ‘Charles’ ce l’ha davvero…
Nh. come cazzo si fa a
chiamare un cane con un nome tanto assurdo?? Ok. io ho chiamato un gatto
‘Neko’, ma c’era una profonda motivazione esistenziale, dietro.
Quando i Grandi si
sono finti incompetenti, mi si è alzato un sopracciglio di riflesso.
Soprattutto per
Edwing… non sembrava impedito, ma proprio idiota!!
Caspita! Gli avevano
tolto il talento, non le funzioni mentali!!
LUI resta un mito.
Quando Bugs è andato a
prendergli la maglia del College della North Carolina, mi è sceso un brivido
lungo la schiena.
L’Eldorado di ogni suo
tifoso.
Ho guardato il mio
autografo appeso al muro.
Ok. Non è poco, ma…
Beh, la maglia è la
maglia…
....
Quando gli altri
giocatori sono finiti in analisi, mi è uscito un sorrisetto ironico… non sarò
anche io così, agli occhi del Dr. Maeda, voglio ben sperare!
La parte traumatica è
stata all’inizio, quando lui dichiara di volersi ritirare dal basket.
Ogni volta che ci ripenso,
mi si stringe il cuore.
Che cazzo… per andare
a giocare nei Barons, poi!!
Per fortuna che poi è
rinsavito, almeno un paio di volte…
Quando, il 13 gennaio
1999, lui ha annunciato al mondo il suo ritiro, ho pianto. Giuro.”
Quanto è stato importante, lui, per te?
Il tuo mito vivente.
Il tuo modello da imitare.
8 Luglio. “Visto che
bravo? Ieri non ho neanche nominato il Do’aho..
Vuol dire che non è
poi così fondamentale, per me, no?!
E’ stato solo un
caso.. una serie di eventi fortuiti, coincidenze, sì.
Lui è sempre in mezzo
ai piedi… ovvio che -prima o poi- uno debba chiamarlo in causa, no??!!
Comunque, oggi
pomeriggio è successa una cosa strana… mi sono appisolato sul divano, e poi
sono stato costretto ad avvertire quell’idiota analista del cavolo.
L’ho chiamato, perché
il sogno è cambiato.
Ha anticipato la
seduta a questo sabato: 10.
Sembrava se lo
aspettasse… O sono io così prevedibile??”
“Sei solo una baka kitsune, sei..” –borbotto- “Tutto
orgoglioso per non avermi citato in un giorno.. meglio ignorare anche gli
altri… mmh… ormai 100, vero?” contesto.
9 Luglio. “Lezione di
etica: Arima-san ci ha chiesto di votare tra le due scelte: aborto/eutanasia, descrivendole
-entrambe- come una forma consapevole e volontaria di soppressione della vita.
Nh.
Quando ha notato che
anch’io ho alzato una mano, propendendo per la seconda possibilità, ne è
rimasto scioccato. Pensava fossi già nel mondo dei sogni, ha detto, ridendo.
Nh…a me interessavano
le argomentazioni… se aveva sperato in un mio intervento, beh, può aspettare un
altro millennio..
Alla fine, ha vinto
l’eutanasia.
La discussione è
partita da lui, che ci ha dato delle nozioni tecniche, dati statistici, leggi e
regolamenti, e casi recenti.. E poi ha dato il via al dibattito, ponendo delle
domande provocatorie.
Anche se non l’ho
detta, io -una mia personale visione- ce l’ho.
Il suo nome significa
‘morte felice’, anche se io non la vedo così.
Questo non significa
che io sia contrario, anzi.
Quando la nonna si è
ammalata di cancro, nei suoi ultimi mesi deliranti, in preda a dolori
mostruosi, pregava sempre il nonno di aiutarla a smettere di provare dolore.
Io ero piccolo, d’accordo,
ma lo ricordo come fosse ieri: lei che continuava a
vaneggiare, satura di morfina che oramai non le faceva più nemmeno effetto, nel
suo corpo pieno di metastasi, e il nonno, che confidava a mia madre il suo più
grande desiderio: essere lui stesso a donarle la morte, per non vederla più
soffrire così atrocemente.
Una scelta d’amore, la
sua.
Avrebbe deciso persino
di perderla, di non poterla più avere vicina, al suo fianco, purché lei
smettesse il suo calvario..
Purtroppo non è stato
possibile.
L’unica nostra
consolazione è che, nei suoi ultimi momenti d’agonia, era caduta in coma, e
quindi non ha sofferto, nel trapasso.
Per me è
inconcepibile, pensare di continuare a far vivere una persona, in un modo che
non si può neanche più chiamare ‘vita’.
E’ solo un inutile
accanirsi.. in nome di cosa, poi?
Ecco.
Per le malattie
terminali, intestardirsi è pura crudeltà, a mio avviso.
Anche nel caso di
morte cerebrale, di coma irreversibile, quando l’organismo si è ormai ridotto
ad un inutile vegetale, quando il risveglio è impossibile, al di là di ogni
ragionevole dubbio, beh, io vorrei che si potessero staccare le spine.
Per dare un po’ di dignità,
ad un corpo rimasto solo.
Una fine decorosa.
Se succedesse a me,
per assurdo, io lo vorrei.”
“…io lo vorrei.” ripeto, prendendone consapevolezza, e
timore.
“Volpino, sei pazzo!!” -esplodo, appena il mio cervello ha
registrato tutti i significati impliciti di questa dichiarazione.- “Io non ti
lascio morire, manco per idea!!” protesto, infuriandomi.
“Magari a novant’anni, vecchio, artritico, rompiballe e
incontinente, forse.. no, neanche allora, teme baka kitsune, potrai sperare che
ti lasci andare!! Fino all’ultimo giorno, porca miseria, all’ultimo minuto che
mi sarà concesso!!!
..non sarò certo io, ad aiutarti nel tuo folle piano..”
concludo, ancora in parte scosso.
….
Forse ho capito male… beh, capita!! Sono un tantino agitato…
Rileggo tutto il pezzo.. una, due, tre volte.
Il messaggio è chiaro..
Non ho letto male.
Sospiro.
Devo parlarne al dottor Kawata, questa è
la chiara volontà di Kaede. non può essere ignorata..
se davvero succedesse il peggio, -e Kami solo sa che io non voglio nemmeno
ipotizzarlo- è giusto che si rispetti, che si tenga conto che lui è contro
l’accanimento terapeutico.
‘DNR’ li chiamano, qui. ‘Ordine di non rianimare’.
Dopo vado in cerca di lui, glielo dico..
Dopo, però.
Che non so ancora come dovrei dirgli che tu vuoi essere
lasciato morire…
10 Luglio. “Maeda-san
mi ha accolto con un sorriso (fastidiosissimo) da un orecchio all’altro.
Mi aspettavo mi ribadisse
“te l’avevo detto, io!!” ma non l’ha fatto. (per il suo bene).
Siamo venuti subito al
punto: e lui ha voluto che gliene parlassi. In modo approfondito, ha
sottolineato.
Nh.
Semplice.
Il sogno ricorrente ha
cambiato forme. Solita strada, solito scenario, io che grido, non esce voce,
paura, panico. Pericolo invisibile e imminente, angoscia schiacciante.
E, di solito, qui mi
sveglio.
In un bagno di sudore,
tutto trafelato.
Invece stavolta è
andato avanti: in un modo un po’ bizzarro, mi tocca ammettere.
“Un autobus rosso che
passa.” gli spiego.
“Passa, dove?” fa lui,
prendendo nota.
“Davanti a me, tra me
e il pericolo che mi insegue..” dichiaro, cercando di ricordare.
“Si ferma? Rallenta?
Ha delle persone a bordo?” ipotizza, per favorire i ricordi.
“No. No. e boh.”
rispondo, conciso.
Lo vedo alzare un
sopracciglio, infastidito.
Quest’uomo inizia a
capirmi un po’ troppo…
“Di che colore?”
richiede.
“Rossiccio.” Ripeto, sbuffando.
“Rossiccio, come?” insiste.
E che cazzo!!!
Ho pensato che..
Se gli rispondevo: ‘quasi
come un pallone da basket’ quello mi piglia per fissato e monotematico, quindi
ho optato per un innocuo: “Rosso. Quasi come quelli londinesi.” tié!!
Di colpo, posa la
penna sul file, e mi osserva, tra il sorpreso e lo scettico.
“Pensavo che la
risposta più corretta fosse: come un pallone da basket, Kaede.” conclude,
serafico.
Non so. Ho come
l’impressione che abbia voluto prendersi gioco di me.
Quell’uomo mi mette
sempre una strana agitazione dentro, come se ne sapesse sempre una più di me,
se conoscesse già cosa sto per dirgli..
“Cos’hai provato, dopo
che l’autobus è passato?” riprende, come se non avessimo mai interrotto.
“Mi sento sollevato e
spaventato, al tempo stesso.
Ma è una paura diversa..”
-ammetto- “Quasi più un senso d’aspettativa, anche se il rumore che fa è
fastidioso.. mi irrita.”
“E..?” m’incita lui.
Come cazzo fa a sapere
che c’è dell’altro??!!
“E quando scompare del
tutto, anche la cosa che mi inseguiva non c’è più.. puf! Svanita,
volatilizzata.” E adesso è davvero tutto.
Se ne sta zitto.
Non so nemmeno per
quanto tempo, dato che io, nel frattempo, mi sono appisolato sul divanetto..
....
“Una mezza teoria me
la sono fatta..” -m’informa, interrompendo incautamente il mio pisolino.
Mi tocca starlo a
sentire..-
“Ma ho bisogno di un
altro paio di elementi, per avere un quadro più completo..”
Mi risollevo, di
malavoglia.
Sfortunatamente, il
mio sguardo più congelante non sortisce l’effetto sperato.. lui non desiste,
anzi, riparte all’attacco:
“Cerca di seguirmi,
per cortesia.” –non è un invito. è un ordine- “Io ritengo che il bus sia un
elemento esterno, nuovo, con cui tu sei entrato in contatto, in un tempo
relativamente recente.
L’immagine stessa
dell’autobus indica qualcosa che reca novità, cambiamento.. non pensiamo
semplicemente al fatto che noi lo usiamo quotidianamente come mezzo di
trasporto, per fare viaggi.. è come il treno, l’aereo: sottintendono tutti
voglia, desiderio, o paura di un mutamento imminente, o che è da poco avvenuto.
Nel tuo caso, da come
l’hai descritto, esso assume una connotazione prettamente positiva, il che è
bene.”
-Sto per contraddirlo,
quando lui mi blocca, alzando una mano.-
“Fammi finire, ti
prego.
Hai detto che la tua
era una paura diversa, quasi un senso d’aspettativa.
Ed è tutto in questa
parola -‘aspettativa’- il tuo lecito timore.”
Mi ritrovo –mio
malgrado- ad annuirgli, mi sta incuriosendo… ma dove vuole andare a parare??
“Per tua stessa
ammissione, il suo passaggio ha annullato lo stato di malessere precedente.
E’ un dato di fatto,
che il sogno non si è concluso come sempre, e che, invece, sia addirittura
continuato..”
“NH.”
“Avresti voluto salirci?”
domanda, secco.
“Hn… non so..”
replico, vago, d’istinto.
“Perché?” insiste.
“Mi ha sorpreso,
arrivando così dal nulla.” Spiego.
Ho come l’impressione
di aver messo il primo piede falso nella sua trappola tesa.
E che presto ne finirò
catturato.
“Dimmi.. Rukawa..” -perché
ha assunto un tono così mellifluo?- “Se io ti chiedessi quali sono gli elementi
che fanno parte della tua attuale esistenza, a cui potresti ricondurre quel
colore, cosa mi diresti?” conclude, preparandosi ad annotare le mie parole.
“Il pallone da
basket.” Reagisco, in automatico.
“Ma non era più ‘rossiccio’?” annota, arguto.
K’so!
“Nh.. tendente
all’arancio..” mi tocca cedere.
La parola TRAPPOLA
lampeggia a caratteri cubitali nel mio cervello.
“Solo una palla??
Sicuro sicuro??”
Ma mi prende per il
culo??!!
Distolgo lo sguardo.
Chiudo gli occhi, e sputo: “I capelli assurdi di un compagno di squadra.”
Dal suo tono di voce,
posso chiaramente percepire un sorriso trattenuto: “E che per caso si chiama
‘Do’aho’?” insinua, buttando il sasso.
Che mi è caduto addosso con tutto il suo peso
(centuplicato, direi). riapro gli occhi di scatto, fissandolo.
“La scimmia rossa non
ha niente a che spartire con il mio sogno, ok??!!” discorso chiuso.
“Scimmia rossa?” ripete
lui, calcando sulle due parole.
Merda.
Mi sono fregato da
solo.
Sto per aprire la
bocca, per difendermi, per contraddirlo, per… tentare di salvare il salvabile,
quando lui riprende parola, annuendo verso l’orologio a muro, di fianco a noi.
“Bene, Kaede. La
nostra ora è finita già 10 minuti fa… mi scuserai, ma ho già un paziente in
attesa.” E chiude con uno scatto il mio fascicolo. Discorso chiuso.
Senza nemmeno avere il
tempo di capacitarmene, mi ritrovo fuori dallo studio, con in mano la prossima
data: 17 Luglio e il suo sorriso affettato, stampato in faccia.
Mi chiedo chi sia più
pazzo: lui?, o io, che lo pago pure un fior fiore di quattrini??”
Finisce così la sua narrazione.
La tentazione di andare a fare quattro chiacchiere con
questo Maeda è forte, non lo nego.
Sentire per bocca sua la ricostruzione della vita di Kaede
sarebbe molto importante, per me.
Resta comunque il timore di ritrovarmi di fronte ad un
nemico, anziché un alleato.
Mi ero ripromesso di chiedere consiglio a Kawata-san, al
riguardo.
Credo sia inevitabile, a questo punto, andare da lui.
Prendo fiato, chiudendo l’agenda.
Sto quasi per riporla al suo posto, quando ricordo.
E’ necessario che la porti con me, temo.
E’ come se bruciasse, a contatto con la mia pelle.
Sensazione assurda, ne sono consapevole.
Comincio ad odiare questo blue navy..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Idem, per quanto
concerne la citazione del film ‘Space Jam’.
- Chiedo perdono a
chi, leggendo questo o i futuri capitoli, si troverà a disagio, per alcuni temi
trattati, come l’eutanasia, per esempio. Non è assolutamente mia intenzione far
stare male qualcuno, e trovo doveroso precisare che le posizioni di Hana e Kaede -qui e più avanti- non esprimono
necessariamente la mia opinione al riguardo, anzi.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Da almeno 20 minuti
mi ritrovo con la mano a mezz’aria, senza trovare il coraggio di bussare a questa
dannata porta.
Ogni volta che mi
avvicino, che sfioro il legno, la forza mi manca e mi ritrovo a indietreggiare
sempre un po’ di più.
Sospiro, per
l’ennesima volta.
Mentre le dita
stringono un po’ più forte la costola del diario.
Va a finire come
ieri sera, che me ne sono stato qua davanti per quasi un’ora, per poi sapere
–grazie al gesto di pietà di un’inserviente- che il dottor Kawata non era di
guardia, e che quindi sono riuscito solo a fare la figura del cretino.
E invece eccomi qui,
a tentennare un’altra volta.
Gemo, espirando
lentamente.
Qua facciamo notte
di nuovo, e di sopra c’è Kaede che mi aspetta..
Una mano mi distrae
dalle mie logoranti incertezze, posandosi sulla mia spalla.
Mi volto,
incuriosito e sorpreso.
Kawata-san, davanti
a me.
Che mi sorride, come
sempre, benevolo.
Mi prendo a calci
mentalmente, quando lui mi chiede se ho bisogno di parlargli.
Annuisco, in
risposta.
Tutti i bei discorsi
che mi sono preconfezionato sono andati a male.
Il mio cervello li
ha già buttati nella spazzatura.
Non li posso
recuperare.
E lui intanto mi fa
accomodare, prendendo posto dietro la sua scrivania.
Non so da dove
partire, e ho il tremendo terrore che potrei decretare un punto di non ritorno,
facendo quello che sto per fare.
Io una buona stella
non ce l’ho, spero solo di non sbagliare.
Apro il diario e
glielo porgo, restandomene zitto.
Non è da me, lo so.
‘La scimmia
urlatrice’ mi definisce la mia volpe.
Ma non ora.
Lo prende,
guardandomi interrogativo.
“Legga. E’
importante.” Gli spiego.
Annuisce in
risposta, e lo fa.
Si prende tutto il
tempo che gli serve.
Un’eternità o due,
chi lo sa?
Poi riporta il suo
sguardo su di me, aspettandosi una domanda.
“Ne terrete conto?” bruciano,
queste parole, prima e dopo aver lasciato le mie labbra.
“Tecnicamente…. No.”
–è il suo responso- “Rukawa-kun è minorenne… non ha diritto di scelta..”
“Ma è la sua chiara
volontà!!” ribatto, alzando di molto il tono.
“Non è così
semplice, Sakuragi-kun…”
–replica lui,
sospirando paziente, come se io fossi tonto, e cercasse di farmi ragionare su
una cosa ovvia.
Mi rendo conto che
non lo fa con cattiveria.
Probabilmente io
sono davvero ottuso.
E lui avrà spiegato
una cosa così migliaia di volte. Fino alla nausea.-
“E’ il suo tutore
legale a decidere per lui… se ce ne fosse bisogno, verrà messo al corrente di
questo desiderio di Kaede, ma l’ultima parola spetta a lui, purtroppo.”
Sento i muscoli
contrarmisi di riflesso, come poco prima di una rissa.
E’ un meccanismo
involontario, ormai, dettato dall’istinto di protezione sviluppato nel corso degli
anni.
Stringo i pugni,
vorrei mettermi a gridare.
“Non me ne frega un
cazzo di cosa pensa questo suo responsabile fantasma!!
E’ mai venuto -lui- almeno una volta, a guardarlo in
faccia??
A vedere come si è
ridotto??
A tenergli
compagnia??
COME CAZZO FA AD
AVERE POTERE DECISIONALE SU UNA PERSONA DI CUI NON VUOLE NEMMENO
INTERESSARSI??!!” urlo, scattando in piedi.
Ho rotto gli argini.
Preparate i sacchi
di sabbia.
Illusi.
Non serviranno.
“Calmati!! Per
favore!!!” –m’invita lui, con tono fermo- “Non dimenticare che è solo
un’ipotesi!”
Mi tranquillizzo di
forza, lasciandomi cadere a peso morto sulla poltrona.
Il suo sguardo
accondiscendente mi fa sentire ancora più in colpa, per questa mia scenata:
“Io.. io.. mi
spiace… ecco.. non… non avrei dovuto urlare…” biascico, ricomponendomi.
“Comprendo il tuo
rammarico, e la tua giustificata indignazione… ogni giorno, nel mio lavoro,
dobbiamo fare fronte ad aventi spiacevoli come questo.. ad un’assurda
burocrazia, e a tutto quello che ne consegue…” motiva, con una smorfia amara di
disgusto.
E’ il suo turno di
sfogarsi, questo.
Una parte di me si
sente sollevata, di fronte a queste confidenze.
Mi fa sentire meno
solo, davanti a questa cosa più grande di me.
“Comunque ricorda,
Sakuragi-kun, è presto per preoccuparsi… è bene che tu me ne abbia parlato, ma
tu devi continuare a sperare che lui si risvegli… non sei stato forse tu a
dirmi che smetterai di crederci,
solo quando arriverà il momento. Né prima, né dopo?”
Annuisco, sempre
più convinto.
Con l’intenzione di
chiedergli nuove informazioni sul decorso della mia Kitsune.
Nello stesso istante, un lieve bussare ci distrae.
Entra un giovane medico,
che si rivolge al suo senpai, informandolo del fatto che è atteso
nell’ambulatorio n°7, per un consulto.
Sollevandosi, il
dottor Kawata sembra ricordarsi di me, ancora lì seduto. Zitto.
Fa delle veloci
presentazioni, definendo il suo kohai come punta di diamante del suo staff.
Prima di andarsene,
invita il suo assistente a delucidarmi l’andamento della malattia di Kaede.
“Chiedigli qualsiasi
cosa tu voglia sapere…. Sumai-san segue personalmente con me il caso Rukawa,
quindi è aggiornato in tempo reale.” Spiega, congedandosi.
Mi ritrovo, mio
malgrado, in imbarazzo, davanti a questo estraneo.
E lui non tenta
nemmeno di dissimulare un moto di fastidio, di fronte allo sgradito comando del
suo mentore. Tuttavia rimane in attesa, paziente.
Mi scruta, per qualche
istante, invitandomi in modo annoiato ad essere conciso.
Antipatico.
“Co… come sta
Kaede?” perché ho balbettato?
Questo sciocco
saputello non mi mette certo in soggezione..
“Situazione stabile.”
Risponde succinto lui, andando ad accomodarsi sulla poltrona del suo superiore.
Mi chiedo se possa
davvero premettersi tutta questa libertà, o se sta contravvenendo alle regole,
e sono talmente assorto in questi miei pensieri, che solo quando lui riprende a
parlare, noto che ha tra le mani il fascicolo di Ru.
“Condizione invariata.
La frattura al femore sinistro e alla tibia sono in fase di saldatura, da cosa
rivelano le ultime lastre.”
“Frattura?” ripeto,
sorpreso.
Lo vedo sollevare un
sopracciglio, infastidito per la mia interruzione.
“Frattura composta
del femore sinistro, in tre punti e incrinatura fibulare con interessamento dei
legamenti, dovuta -si desume- al peso della moto cadutagli addosso.” Recita,
leggendo un referto, affiancato ad una grande lastra.
Io nemmeno lo
sapevo!!
Pensavo che tutti i
suoi problemi fossero alla testa..
“Quelli più grossi,
sì.” Replica lui.
E solo ora mi
accorgo di non averlo meditato, ma espresso, il mio pensiero.
“Altri 25 giorni
di gesso, e un’adeguata terapia di riabilitazione, e fra 6 mesi ricomincerà a
saltare come un grillo…”
Che cazzo fai il
simpatico??
Mi sta indisponendo, quest’uomo.. poi un pensiero mi
colpisce: il sinistro..
E’ il piede con cui stacca da terra nel tiro in corsa!
Merda..
Ignorando le mie
riflessioni personali, l’altro riprende: “Gli ematomi più estesi si stanno
riassorbendo nei tempi corretti, e la maggior parte di loro è già scomparsa.”
Annuisco, perché
capisca che lo sto seguendo.
“Le costole
incrinate si stanno risaldando, ma per questo ci vuole tempo…”
Devo essermi
rabbuiato, perché lo vedo fermarsi, e guardarmi.
“Nella disgrazia,
direi che è stato molto fortunato… un paio di fratture e nulla più.”
Ti sembra poco??
“Non è rimasto sfigurato per miracolo..”
Mi sfugge un gemito.
“A quella velocità… senza casco, per giunta..” calca, di
proposito.
“Se… se quel
giorno… avesse portato il casco…” ipotizzo, lasciando il pensiero a metà.
“Casco?” mi fa eco
lui.
“Oggi, sarebbe
ugualmente in coma?” mi faccio violenza, nel chiederlo.
“Chi può dirlo?!
Magari non avrebbe
avuto un trauma cranico di queste proporzioni, ma talvolta i motociclisti
restano paralizzati a vita, per il troncamento del midollo spinale, dovuto al
casco…”
Assimilo in
silenzio queste ultime notizie, quando il medico che ho di fronte irrompe in un
soliloquio provocatorio -a mio avviso- molto fuori luogo:
“Cosa sarebbe
peggio? Una vita in coma o un’esistenza su una sedia a rotelle? O forse
addirittura in un letto, paralizzati dal collo in giù??”
Scuoto le spalle in
un moto di stizza.. cosa c’entra Kaede con questi inutili sofismi?
…perché… perché non lo riguardano, vero?
Devo avere un’espressione
penosa, perché la sua -di riflesso- sembra contrita, forse per il modo brutale
con cui mi ha messo al corrente di quello che potrebbe accadere alla persona
che amo, sempre che si svegli..
Raccolgo coraggio,
o forse solo disperazione, mentre gli sussurro: “Rimarrà paralizzato a vita?”
Se ne sta zitto.
Maledizione! Non parla.
“E’ presto per
dirlo. Credo che il dottor Kawata ti abbia già spiegato che solo dopo il suo
risveglio potremo quantificare effettivamente i danni subiti, non prima.. anche
in assenza di lesioni ‘fisiche’ evidenti, non possiamo escludere un
interessamento neuronale, una compromissione cerebrale.”
“Questo mi era già
stato detto.” –ammetto- “Ma nessuno mi aveva accennato alle fratture, o alla
possibilità di paralisi..” mi rammarico.
“Penso che dipenda
dal fatto che la guarigione delle sue ossa sia per noi una cosa scontata,
‘meccanica’ parlando in modo pratico… quello che desta il nostro interesse
scientifico è la sua scarsa reazione ai nostri stimoli.. non che si possa fare
poi molto: è il tempo, la cura migliore, e il nostro peggior nemico.”
“Io… io cosa posso
fare, per lui?” chiedo, sconfortato.
“Gran poco, in
realtà.” -Decreta, sospirando.- “Non è assolutamente dimostrato che una
stimolazione adeguata favorisca il recupero della coscienza. Strategie come:
musiche preferite, carezze o parole, suoni o odori familiari non sortiscono
alcun effetto comprovato.
Potrebbero essere
utili quanto dei pizzicotti o degli schiaffi, o dei profumi sconosciuti.
…
Dopo il ripristino della coscienza, invece, è molto utile
creare un ambiente personalizzato, per favorire la sua riorganizzazione
neurologica, in contesti ben calibrati, e le personea che gli sono vicine -familiari, amici- sono
indispensabili, per la rieducazione, per arrivare a ricostruire significati e
storia.”
“Che io gli parli o meno, che io ci sia o no, a lui non
serve a nulla, quindi?” realizzo, ferito.
Mi scruta, reprimendo malamente uno sbuffo.
Dove cazzo è finito il dottor Kawata??
Io voglio parlare con lui, non con questo sapientone presuntuoso!!!
“Ripeto: non
abbiamo prove certe né di benefici, né d’impassibilità.”
“Nh.”
“Il suo coma in stato vegetativo persistente fa ancora sperare in un miglioramento.
Da questa condizione ci si può -per il momento- riprendere;
tuttavia i criteri statistici suggeriscono poche chances, in tutta sincerità.”
Mi sforzo di essere gentile con lui: “Mi faccia un quadro
più completo, per favore.”
“Esistono 4 gradi
di coma: il primo, lieve. Il secondo, chiamato ‘semicoma’.
Il terzo,
‘profondo’ e un quarto: dépassé, o ‘morte cerebrale’.
Purtroppo dal coma irreversibile non ci si risveglia. E
anche quando il coma è reversibile, uscire senza danno da tale condizione non è
cosa da poco.
Innanzitutto ci vuole tempo: non è corretto parlare di risveglio nei termini di
un immediato ripristino della coscienza; l’evoluzione naturale di un danno
cerebrale implica infatti un percorso sfumato attraverso condizioni di
coscienza ridotta, progressivamente crescente.
Ma non è detto che il tempo aggiusti tutto: a volte i progressi portano al
recupero di una completa lucidità, a volte si arrestano agli stadi intermedi. A
volte non ci sono progressi, e il cervello muore.
Aprire gli
occhi e uscire dalla fase comatosa non significa essere coscienti: c’è uno stato
di apparente contatto con l’ambiente, infatti, detto vegetativo o ‘di vigilanza’, nel quale compaiono risposte motorie
non volontarie, mediate dall’attività sottocorticale.
Al contrario, la distruzione dei tessuti comporta la diagnosi di ‘coma trapassato’ o ‘morte cerebrale’.
In quel caso,
non c’è davvero più nulla da fare. Ma nessun medico si sognerà mai di ‘staccare
la spina’ prima di aver accertato la necrosi dei tessuti del sistema nervoso
centrale.”
Fine della sua
saccente, accademica lezione teorica, fatta sulla pelle di Kaede.
Mi risollevo,
ancora in parte intontito, da
tutto quello che mi ha propinato.
Mi gira la testa…
Lo saluto
brevemente, ringraziandolo del suo tempo.
Troppo scosso, per rendermi davvero conto che quest’uomo non merita la mia
gratitudine.
‘Staccare la
spina’.
HA DETTO ‘STACCARE LA SPINA’
COME SE PARLASSE DI SCARPE DA BUTTARE!!!
Mi viene da vomitare.
Scuoto la testa per snebbiarmi la mente, ma la nausea non
passa.
Aumenta.
Accelero il passo, cercando come un dannato
il primo bagno
libero.
Sto quasi per passare oltre, quando la targhetta mi richiama
indietro.
Apro la porta di peso, giusto in tempo.
E non so ancora come, infilo la testa nel water e vomito
l’anima.
La testa mi pulsa, mille aghi conficcati dentro, aghi incandescenti.
Lo stomaco brucia, come se avessi inghiottito acido
corrosivo.
Mi accascio per terra, stremato,
di fianco al lavandino, cercando di reprimere gli ultimi
conati.
Mi passo di riflesso una mano sul viso.
Lacrime.
Non me n’ero accorto.
….
Rimango lì, per un
tempo indefinito, a fissare le mie dita umide di sale, come se non fossero
parte di me, come se non sapessi cosa sono.
Non riesco a
smettere.
Mi scappa un
singhiozzo.
Avevo promesso di
essere forte davanti a Kaede. Non di essere forte. E basta.
“MALEDIZIONE!!!” è il ringhio ferito che mi esce.
“MerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdaMERDAMERDAMERDAMERDA!!!!”
Si ripete la mia testa, le mie labbra, in un mantra di crescente impotenza,
mentre i miei pugni hanno deciso di ribellarsi al pavimento, colpendolo senza
pietà.
Merda.
Sto facendo i conti
con qualcosa più grande di me, e mai, come ora, mi pesa la mia solitudine.
Parlarne con Yohei,
con gli altri… non servirebbe.
Ho l’esatta certezza
che non mi capirebbero.
Non hanno i mezzi
per comprendere.
Non ne faccio una
colpa.
…con mia madre.
Forse, lei.
Lei, che ha perso
papà, lei che ha imparato a portare il peso del suo dolore…
A non lasciarsene
schiacciare.
Vorrei mia madre,
qui. Adesso.
La vorrei… non
riesco nemmeno a trovare la forza per alzarmi.
Che merda…
…
Mi sollevo, non so
quanto sono rimasto così.
Ho dimenticato
l’orologio negli spogliatoi, nella fretta di venire qui.
Mi sciacquo il viso,
occhi rossi.
Kami, che faccia..
Sospiro, decidendo
che è tardi, che devo andare da lui.
Ripasso davanti allo
studio del dottor Kawata, e realizzo che non gli ho neanche parlato di
Maeda-san. Se chiedere o meno il suo aiuto..
Oggi, non se ne
parla proprio. Io, lì dentro, non ci rimetto piede.
Quando arrivo
davanti alla porta di Ru, mi fermo per prendere fiato, sistemandomi la divisa.
Forse dovevo
aspettare un altro po’, prima di uscire da quel bagno..
Sto per abbassare la
maniglia, quando una voce, dal timbro stranamente familiare, mi colpisce.
Non riesco a sentire
cosa sta dicendo, so solo che mi stupisce, sentire questa parlata, qui dentro.
Entro, senza nemmeno
bussare.
E, come per magia,
la sua figura mi appare.
“Mamma!? Che ci fai, qui??!!”
esclamo, sorpreso e disorientato.
Lei si solleva dalla poltroncina di fianco al letto,
venendomi incontro..
“Ho accompagnato la nostra vicina per una visita, e sapevo
che eri qui, pensavo di fare un salto per salutart.. vi.” Si giustifica, riassettando la gonna.
“Ah.” E’ l’unica cosa che trovo da dire, ancora troppo
frastornato.
“Non volevo sembrare inopportuna, credimi!” si scusa, come
se la sua presenza potesse arrecare disturbo, a me o a lui.
Me la ritrovo davanti, troppo in fretta, mentre mi scruta
per capire se sono arrabbiato.
“Hana..?”
Distolgo lo sguardo da lei.
Troppo tardi.
“Hana, che c’è?” chiede, aggrappandosi alle mie braccia.
“Niente, ma’.” Mento, divincolandomi.
Non sono mai stato bravo a mentire. Men che meno, con lei.
Mi ritrovo le sua dita strette sul mento, e lei che mi forza
gentilmente, dirigendo i miei occhi verso i suoi.
“Perché hai pianto?” semplice domanda.
L’argine sta crollando di nuovo.
Mi mordo il labbro per non ricominciare.
Mentre sento le lacrime salire, spietate.
Mi ritrovo abbracciato a lei, come cento, mille volte da
bambino.
L’ultima volta, quando è morto papà. In una stanza come
questa.
Troppo simile a
questa.
Non fa più domande, ora.
E’ la mamma del Tensai, sa quando deve smettere.
E quando farmi ricordare che in fondo non sono ancora un
uomo, non ancora.
E che -una madre- resta una madre sempre.
Sempre.
Che se è lei, ad ascoltare il mio pianto, è un po’ meno duro
lasciarsi andare.
Lasciarsi consolare.
Desideravo lei.
E lei, come per magia.
E’ arrivata.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- Ritengo opportuno
ricordare che si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la
situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica
possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di
medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.
D’altro canto,
anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del
quadro clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica- è una
mia scelta personale, ai soli fini narrativi.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento,
può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“E così, hai avuto
il grande privilegio di conoscere la mamma del Tensai!”
– ne convengo,
allegro-
“Haha-san mi ha raccontato
che avete chiacchierato parecchio.. beh, Volpe, lei ha chiacchierato, conoscendo la tua loquacità..” lo punzecchio.
….
“Non so se
cominciare a preoccuparmi o no… sai, Kit, mi ha confidato che sei ancora più
bello di persona, che in foto.. sì… insomma.. dovrei esserne geloso, secondo
te?
Ok che è mia madre..
ma tu le attiri come le api col miele!!” e sorrido, tra l’esasperato e il
divertito.
….
“Faccio io la
guardia alla tua persona, Volpino, non sia mai che.. no, dico: qualche
infermiera allupata ti ha molestato, per caso??” -il silenzio, in risposta.- “No,
ok… altrimenti io esigo un paio di piantoni fuori dalla porta… tu sei solo mio,
è chiaro, no?!” se ne esce la mia parte gelosa..
Sbuffo, imbarazzato.
A volte temo che, da
un momento all’altro, possano entrare due infermieri e che mi portino via con
la camicia di forza, sentendomi vaneggiare nei miei monologhi assurdi..
Certo è, che io non
smetterò di farli.
Perché sono il Tensai.
Non voglio nemmeno
ripercorrere la penosa situazione di ieri sera, al mio ritorno a casa.
Sapevo che era
inevitabile.
Ma non meno
difficile.
Ho trovato
comprensione, in lei.
Totale e
incondizionata.
Ma, nello stesso tempo,
ho avuto la netta consapevolezza che avrei dovuto camminare sulle mie gambe.
Da solo.
Nessuno mi porterà
questo fardello.
Per nessuno, avrà lo
stesso peso che ha per me.
Ma è ora di andare
avanti..
….
Oggi è una bella
giornata, sai, Kaede?
Miyagi ci ha
risparmiato gli allenamenti, ed è ancora più bella!!
Ah, mi son
scordato.. la settimana prossima avremo una partita d’allenamento col Kainan.
Il nonno ci tiene
che facciamo quest’amichevole.. ci stiamo impegnando tanto, per arrivare a
batterli.. Ti ho già raccontato che Maki ha ceduto il suo posto di capitano?
Beh, sì.. da loro sono molto più bacchettoni, da quanto ne so, e deve studiare
un sacco, per accedere alla loro Università..
Me lo ha raccontato la Nobuscimmia, che ho
incontrato per caso la scorsa settimana, venendo qui.
Era tutta triste,
perché non poteva più allenarsi con lui: “Il mio capitano di qua, il mio
capitano di là..” ma come cavolo fa a stravedere così per quel vecchiaccio?? Si
vede che gli piacciono stagionati..” borbotto, sinceramente scettico.
“E poi mi ha chiesto
di te, di come stai.. dicono che la notizia è arrivata fin da loro.. pazzesco,
dico io! Un po’ di privacy, no?!
Comunque è stato
gentile, per quanto possa essere gentile una bertuccia..” maligno, prendendo il
diario.
11 Luglio. Domenica. “Le
parole di Maeda-san mi rintronano nella testa.
Inevitabile.
Quello che mi brucia
di più è che non ho nemmeno avuto il tempo di difendermi decentemente dalle sue
illazioni..
Illazioni.
Lo sono davvero?
Comincio a chiedermi
se forse il problema non stia dentro di me..
..Magari sono io..
Non smentisco i fatti:
in qualche modo, Hanam Sakuragi è entrato di prepotenza nel mio mondo.”
Alt! Fermi.
Ha corretto il mio nome! Secondo gli accordi presi, lui NON
avrebbe potuto farlo!!
“Solo che prenderne
atto è come innescare una bomba ad orologeria.. quanti danni provocherebbe -la
deflagrazione- nella mia vita?
Io, di solito, non
nascondo la testa sotto la sabbia… mi è sempre stato insegnato a prendere i
problemi di petto, non andare per i campi di sorgo..
..ma –in questo caso-
mi sento incredibilmente maldestro.. magari è solo un’enorme sega mentale..
Che passerà presto.
(Me lo auguro).
Con che faccia potrei
andare da lui, e dirgli: “Sai, Do’aho.. Nh.. mi sei sempre tra i piedi…
..forse sono attratto
da te..”
Oh, certo!!
Come minimo mi rifila
una testata da guinness.. il dopo, nemmeno oso figurarmelo..”
Come avrei reagito, io?
A quel tempo, qualche mese fa, -una vita fa- ero nella sua
stessa posizione.. impantanato tra riflessioni pericolose, sogni strani,
pensieri rischiosi.. con le sue stesse paure.. forse anche più grosse.. dicevo
di odiarlo, di non sopportarlo, e poi dovevo fare i conti con tutto quello in
cui credevo… che, indubbiamente, non mi portava certo verso la sua direzione..
Ma poi penso a Kaede, a quanto deve aver pesato la sua
consapevolezza.
Al fatto che fosse solo, che avesse paura di affezionarsi a
qualcuno.
Ripenso al gattino.
A Mika-san.
A lui che teme di ricevere affetto.
“Sicuramente è solo
condizionamento.. Nh.. già.
Starò più lontano
dalla scimmia rossa, finché non avrò le idee più chiare.. e sabato prossimo
prenderò quell’analista da strapazzo, e gliene dirò quattro.
Non di più.
E mi dovrà stare a
sentire, perché io sono Kaede Rukawa!”
“Oh, sì….come no?! A me sembra che quell’uomo ti manovri
come meglio crede, tesoro mio, perché ha già capito, prima di te, come stanno i
fatti..” puntualizzo, convinto.
“Vado ad allenarmi…
stasera, cena da Mika-san.. non ha voluto sentir storie..”
12 Luglio. Lunedì. “Ho
riletto il resoconto di ieri. Tanto, ormai, sforare per sforare, Maeda mica
viene a saperlo, no?
Mi sono soffermato su
quel lapsus. Sul suo nome.
E’ il primo errore, la
prima cancellatura.
Un pasticcio. Un
ripensamento. Capita, no?!
MA PERCHE’ PROPRIO IL
SUO NOME??
Realizzo solo adesso, che
non l’ho mai chiamato con il termine che gli è più naturale.
Con l’appellativo che
gli è proprio.
Né di persona, né su
questo diario.
Se mi chiedessero se è
stata una coincidenza o una scelta ragionata, in tutta coscienza..
…non so cosa
risponderei.
Non sono così
scioccamente sentimentale da arrivare a credere in menate del tipo: ‘nominarlo
cambierebbe tutto, niente sarebbe più come prima’.
Tsk! Fottute
stronzate.
Però..
Però c’è qualcosa che
mi blocca.
Sì, insomma.. un nome
pronunciato non morde mica, no??!!
Eppure..
E’ colpa sua.
Già. Tutta colpa sua.
Mah. Arriverà il
giorno in cui mi farà così incazzare, che lo chiamerò come capiterà.
E lui ne resterà così
sorpreso da abbassare la guardia…
E così gliene darò
come Kami comanda, anche per tutte le volte che non l’ho fatto…
Nh.. adesso sto
meglio.
Visto?!
Bastava solo decidere
di picchiare il Do’aho, e tutto acquista una nuova luce..”
“E poi quello
contorto sarei IO??!!” -strillo, di riflesso.- “Scusa, ma… non ti sembra un
tantino troppo semplicistico attribuirmi le tue insicurezze nei mie confronti,
e liquidarle con una bella scazzottata con interessi??” sbotto, contrariato.
Volpe, mi farai impazzire..
13 Luglio. “Che merda!
Ci hanno consegnato i risultati dei test di fine trimestre..
Mitsui, Miyagi,
Sakuragi ed io siamo finiti in Presidenza con Akagi che supplicava il Preside
di darci una seconda possibilità, per recuperare i nostri voti disastrosi:
quello stronzo di Kiwashita ovviamente lo voleva dissuadere, ma la rinomata integrità
del Capitano è stato il nostro salvacondotto..
Venerdì: inappellabile sentenza.
Due giorni per studiare il programma di un trimestre.
Follia.”
“Fuori dalla porta,
la squadra pregava tutti i Kami del mondo, persino gli atei, -mi hanno
raccontato- si sono messi a fare voti sacrificali: senza di noi, avrebbero
potuto dire addio al Campionato..” ricordo; come pure la faccia spaventosa del
Gorilla, che ci informava del programma intensivo di studio che aveva
realizzato per noi..
“Ovviamente non siamo stati esonerati dagli allenamenti,
ritenuti –a ragione- sacri e intoccabili dal Capitano.
Domani e giovedì, a casa Akagi, per cercare di salvare il
salvabile.. Nh.. lo sapevo: dovevo studiare un po’ di più… o fare gli occhietti
dolci alla foca di biologia, e a quella balena di chimica, un paio di volte..”
“Deprecabile, Volpe!!
Un comportamento deprecabile!!” m’infiammo, geloso.
“Tanto lo so che non l’avrei fatto comunque.. ho una mia
dignità, io.”
“Giusto! Così si
ragiona!!” pericolo scampato..
14 Luglio. “Akagi è
più nero del solito.. non per gli allenamenti, quelli vanno bene.
E’ che sono un branco
di capre, i miei compagni.. e non si applicano..
Ha minacciato
ritorsioni da qui al prossimo trimestre se, per causa nostra, non parteciperà
ai Nazionali.. fermi.
Io DEVO partecipare ai
Campionati, non è materia di discussione, questa.”
“Ah!! E così noi eravamo capre, eh?? E tu, di grazia,
mister-io-so-tutto, perché ti sei mescolato col volgo ignorante??” mastico,
risentito.
“Alla fine, ha deciso
che si farà aiutare anche da Ayako e Kogure, e che passeremo tutto il tempo
disponibile da lui, domani. Fosse anche per tutta la notte, ha giurato.”
Hi hi hi… anche se tragica, come situazione, è stato
divertente disegnare la faccia del Gorilla…
15 Luglio. “Allenamenti
ottimali.
Sto per uscire. Akagi
ci attende al varco.
Il Do’aho è quello con
più insufficienze, e la sua vera preoccupazione, mi ha confidato Ayako.
Quella scimmia
ignorante!!”
“Grazie dell’insulto, ti voglio bene anch’io..” ironizzo.
“16 Luglio. Venerdì. “Abbiamo
passato i test. Tutti.
Campionato: aspettaci!
Nh.
Certo che è stata una
notte assurda, quella di ieri..
Il trio dei secchioni a dirigere i lavori, e noi schiappe
a subire… io, alle 10, già dormicchiavo..”
“Ryota che scova
risorse inaspettate, pur di mettersi in risalto agli occhi della megera, quello
scemo!
Mitchi che litiga
coi suoi, perché non gli credono quando dice che è a casa di un compagno a
studiare.. beh, certo, col suo passato da teppista, non credo che i suoi
riescano a fidarsi sempre..
…ma inventare una
scusa così patetica, nemmeno lui potrebbe cadere tanto in basso!!
E tu, con la testa
ciondolante, già pronto a fare la nanna..” il tono mi si addolcisce, me ne
rendo conto.
“Il Do’aho sbraitava contro tutti: con Mitsui, e poi con
me.
Akagi ha chiamato la sorella, perché mi seguisse, mentre
lui si è accalappiato Sakuragi.
Ma siccome lui non riusciva a concentrarsi, il Capitano
se lo è trascinato in camera sua, per non farlo distrarre.”
“Beh… punzecchiare il
baciapiselli era quasi d’obbligo, no?
Ryochan invece non
reagiva, troppo preso dalla sua insegnante..
E poi c’eri tu..
insomma!
Haruko era così
gentile con te, e tu la snobbavi in modo talmente rude.. Poverina!!
Io ti ho solo dato
una scantata, sai?
Per il bene della
squadra, che credi??
E quell’ingrato
nazista mi ha trascinato da lui, e si è pure schiacciato un pisolino, dopo
avermi riempito di esercizi..”
“Ho finito tutto il lavoro alle 3 passate.
Poi sono crollato.
Letteralmente.”
“E quando sono
ritornato, ti ho sorpreso di nuovo a dormire!
Mi sono arrabbiato,
è vero.. ma era più facile pensare che il motivo fosse per la tua scarsa educazione
nei confronti di Haruchan, che era lì per te.. perché non ero pronto ad
ammettere che quello che –in realtà- mi dava fastidio, era vedere lei davanti a
te, che ti ammirava in adorazione..
..che sembrava
vegliare sul tuo sonno.
Era questo che mi
irritava.
Oltre-ogni-dire.
Quando dormi,
sembri senza difese, Volpe. Forse è assurdo, ma ti sento vulnerabile.
Come un bambino.
E lei non doveva
vederti così.
Ma era più facile
prendermela con te, che con lei.
Perché io e lei
eravamo amici, eravamo..
Aya e lei mi hanno
tenuto compagnia, preparandomi anche uno spuntino..
E’ brava a
cucinare, sai?
Insomma… non sarà
il top, ma se la cava… è una cara ragazza, anche se so che tu la odi..
Nutro una profonda
gratitudine, nei suoi confronti. Lei ha sempre creduto in me, Kaede.
Sempre.
Mi ha costantemente
incitato a dare il massimo.
Come te, ma a modo
suo.
Avrei voluto
svegliarti, quella sera, perché anche tu mi dicessi, come lei, che confidavi in
me.
Avrei fatto una
pazzia, lo so!
Alla fine, le
ragazze mi hanno dissuaso, e ho continuato a studiare tutta la notte, vegliando
su di te.
“In qualche modo, persino quella zucca pelata ce l’ha
fatta.. ne sono felice.
Nh. ‘moderatamente soddisfatto’.”
“Baka Kitsune
tirchia.. dillo, dai!! Che senza di me ti saresti sentito allo sbando!!”
gongolo.
“Nulla più ci potrà fermare.”
“Vangelo!”
concordo.
Ed è buffo, come il
suo entusiasmo riesca a contagiarmi anche ora, a mesi di distanza, quando tutto
si è già concluso.
17 Luglio. Sabato. “Stamattina
ho ricevuto una seccante telefonata: la segretaria dello strizzacervelli che mi
avvertiva dell’improvviso contrattempo del dottore, e che l’appuntamento è
rimandato a lunedì.
Sul tardo pomeriggio,
ho preteso.. in fondo, era colpa sua, se la seduta era saltata, quindi doveva
essere più elastico: i miei allenamenti non si toccano!
“Volpe inflessibile..”
A volte mi spaventa, questa sua intransigenza.
18 Luglio. “Caldo
pazzesco.
Ho dormito male,
stanotte.. le zanzare mi hanno mangiato: dev’essere finito lo zampirone..
Sono andato al parco,
stamattina.
Lungo il tragitto, ho
incontrato l’armata dell’Idiota.
Mi hanno salutato, e
io ho ricambiato con un cenno del capo.
Si stavano
allontanando, quando Mito -senza che io chiedessi niente- mi ha detto che il
Do’aho era in un campetto sulla spiaggia, poco lontano.
Nh…io non gli avevo domandato
nulla!
Mi ha sorriso, e se
n’è andato per la sua strada.
Mph.. perché l’avrà
fatto?”
“Forse perché sperava che tu mi raggiungessi..” gli
rispondo, retorico.
19 Luglio. Lunedì. “Ore
17.45. Appuntamento con Maeda-san.
Quello è deficiente.
Secondo me, a forza di
avere a che fare con gente schizzata, (non io, sia chiaro) è uscito pazzo pure
lui!!
Abbiamo litigato.
Sono ancora incazzato come
una biscia… se mordo una vipera, ora, la poveretta muore all’istante.
Tanto per cominciare,
non mi ha lasciato dire le 4 cose che gli dovevo rinfacciare.
E già lì, mi sono
girati i coglioni.
Poi ha iniziato con
tendenziose insinuazioni.. che sono sfociate in..
..Ma quello che è
peggio… è che… beh, lo riporto per intero:
“IO NON SONO
INNAMORATO DEL DO’AHO!!” gli urlo.
“Ti è così difficile
scoprire che sei gay?” Ipotizza lui.
Scoppio a ridergli in
faccia.
Giuro. L’ho fatto.
“Io ho praticamente
sempre saputo di essere omosessuale!”gli rivelo.
“Ah, sì?” –domando, retorico- “E il fatto che tu sia
misogino non c’entra nulla, vero?”
“E il mio pensiero
corre a lui.
Non posso reprimere un
sorriso interiore, ripensando al suo modo di volermi bene.
Il mio primo amore.
Avrà sempre la forma del suo sorriso.”
“Lui, CHI??”
m’infiammo, di colpo.
Di chi eri innamorato???
Ma se anche mi lambiccasi il cervello, posso solo sperare
che dica qualcos’altro qui dentro… o mi dovrò tenere la curiosità.
Porca troia.. potrei uccidere per un’informazione così.
“Questo non annulla
comunque la mia collera nei confronti di quel ciarlatano da strapazzo..
Maeda non ne è rimasto
sorpreso, anzi.
Forse l’ha sempre
sospettato, non che ci volesse un genio, per farlo.
Il punto è che poi ha
detto: “Se hai già superato la fase del coming out, sei già a buon punto..
potresti innamorarti di chi vuoi..” appura.
Scuoto la testa, in
segno di diniego.
“…proprio del Do’aho,
no…”
“Allora è Sakuragi, il
problema.” analizza l’altro.
Annuisco. Senza
volerlo.
Cazzo. mi sono
fregato!
Sorride. Scrivendo.
Gli spaccherei dente
per dente.
Proprio come a
Sendoh..”
“Vuoi una mano??” mi offro.
“... E’ perché ti
odia?” tenta.
“Per un sacco di
ragioni.” Taglio corto, io.
“Parliamone.”
Odio, quando dice
‘parliamone’, con quel tono.
Significa: ‘dimmi
tutto, NON TRALASCIARE NULLA, anche se ti scoccia perché è roba scomoda.’
“Nh.. non lo so se lo
amo..” confesso, anche se mi costa.
Annuisce.
“Ma ti senti attratto
da lui.” completa la frase, e non è una domanda.
“Nh.”
“Se ti chiedessi:
‘cosa ti piace di lui?’ non mi sapresti rispondere di preciso, vero?!”
Annuisco. Vero.
“E cosa NON ti piace?”
ritenta.
Oh, per quello posso
fare una lista della spesa!!”
“'stardo..” borbotto, risentito.
“Sbuffo, contando
sulle dita: “Che lui sprechi il suo talento nel basket, distraendosi; che
faccia l’idiota ogni 3x2 mentre si allena; che sbavi dietro a quell’oca della
sorella del Capitano, invece di impegnarsi seriamente.. se potesse essere un
po’ più umile, imparerebbe più cose e più in fretta..”
Mi frena, sollevando
una mano.
“Sono tutte cose che
riguardano il basket..” puntualizza.
Già. Sono
monotematico, che devo farci??
“Odio che ce l’abbia
con me.
Vorrei che la smettesse di spararmi cazzate
contro, ogni volta che può.
Il fatto è che mi
odia, per colpa di quella gallina… manco mi piacesse!! E’ stato lui a farsi
tutto un viaggio mentale e a decidere che mi detesta..”
“Ti ferisce.. la sua
ostilità?”chiede.
“Nh.. di certo non mi
aiuta.” ribatto, infastidito.
Annuisce, concorde.
“Parleremo nelle
prossime volte del rancore di Sakuragi nei tuoi confronti.. oggi vorrei
riportare l’attenzione su quello che TU senti per LUI.”
Così gli ho raccontato
quello che penso.. anche un recente dialogo che ho avuto con Ayako.. con lei
che mi suggeriva di fare chiarezza dentro di me. Fosse facile!!
“Ci lavoreremo su,
Kaede” –mi ha detto- “Siamo già a buon punto, con oggi, con quello che abbiamo
ammesso..”
Odio quando usa il
‘Noi’, come se fosse qualcosa che coinvolge entrambi.
Quasi fosse un
problema di tutti e due.
Invece è un problema
MIO.
E sono IO ad essere
nella merda.
..Questo suo ‘dividere
a metà’ mi fa imbestialire..”
“Nh… è sempre facile, quando i dilemmi sono quelli degli
altri..” medito, ripensando amaramente a quante persone dicevano di capire come
mi sentivo, cosa provavo, quando è morto mio padre..
Che cazzo ne potevano sapere, loro??
Il dolore è qualcosa di privato.
Nessuno può immedesimarsi a tal punto da avere la
presunzione di sapere.
Alzo gli occhi dalla pagina.
Quanto hai sofferto,
tu?
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Ogni volta che varco
le porte d’ingresso, è come se dovessi deporre il buonumore in un cestello all’entrata.
Come quando entri in banca e suona l’allarme, e una voce preregistrata ti invita
–ti ordina- di lasciare gli oggetti metallici in una cassetta di sicurezza
all’esterno.
Forse hanno ragione:
il buonumore è così raro, che è quasi un dovere proteggerlo in cassette
blindate… non sia mai che altri se ne approprino..
Sbuffo.
Sistemandomi una
ciocca caduta sugli occhi: è tutta la settimana che rimando.. dovrei davvero
decidermi..
Oggi è domenica..
magari, domani.
Percorro il
corridoio del terzo piano, che sta diventando –mio malgrado- a me familiare.
Inconsciamente
accelero il passo, in prossimità dello studio di Kawata-san.
So che è sciocco.
Non posso farci nulla.
Stanza 11, eccoci
qua.
Mentre mi accingo ad
aprire la porta, se ne esce un’infermiera, con un lenzuolo infagottato in
braccio.
Mi viene quasi
addosso.
Si scusa, riacciuffando
un lembo che le è scivolato di mano.
Poi mi chiede se
desidero qualcosa.
“Dovrei entrare lì
dentro.” Le rispondo.
“Tra cinque minuti.
Per cortesia, ripassi.” M’informa, e se ne va verso il ripostiglio.
Mi fermo qua fuori,
appoggiato al muro.
Dove vuole che vada?
Cosa succede?
Perché il lenzuolo?
Che cavolo succede??
Penso e ripenso,
mentre l’ansia sale.
Mi sta venendo mal
di testa..
Cosa faccio?
Seguo il suo ordine?
Lo ignoro?
Entro?
E se poi mi vietano
di tornare??
Saito-san mi chiama,
interrompendo il corso dei miei pensieri.
A pochi passi da me,
sta spingendo un carrello zeppo di scatole, flaconi di flebo, siringhe,
farfalline verdi e una miriade di pastigliette chiuse in blister trasparenti.
“Che succede?” le
chiedo, allarmato.
“Non è niente,
Hana-kun!” –mi tranquillizza lei, sorridendo- “Kaede sta bene.”
Basta.
E’ tutto quello che
volevo sapere.
“Ma un’infermiera mi
ha detto di stare fuori… di ripassare dopo..” espongo, contrariato.
“C’è qualche
problema con la vena della sua flebo… fa la capricciosa.. dobbiamo variarne la posizione,
e… beh, si è rotta una sacca di fisiologica sul letto.. lo stiamo cambiando, ecco
tutto..”
“Devo proprio restare
qui?” chiedo, sperando che mi dica di no.
“Sì. Le inservienti
stanno ripulendo la stanza, e poi devo ripristinare i suoi farmaci.”
Annuisco.
Ho capito.
“Aspetto qua, ok?” è
la mia proposta, sperando che non le sia d’impiccio.
“Andrà benissimo. Ti
avverto io, quando lo potrai vedere.” E sparisce dietro la sua porta, carrello
appresso.
Una decina di minuti
dopo, sfilano davanti a me due signore, uscendo dalla sua camera, con
spazzoloni, e strofinacci, un secchio e tutto l’armamentario.
Mi ignorano.
E poi le segue
Saito-san e una collega, che spinge il carrello di poc’anzi.
Lei s’arresta
davanti a me, sfilandosi i guanti in lattice, lievemente macchiati di rosso.
Il suo sangue.
Mi fa impressione,
realizzarlo.
Quante volte, le mie
mani si sono sporcate del suo sangue?
[mille risse: labbra
spaccate, taglietti e abrasioni]
“Adesso puoi
entrare. Abbiamo finito.” Mi dice, gentile.
Non posso fare a meno
di seguire il suo movimento verso il cestino dei rifiuti, vicino a noi, al suo
piede che pesta il pedale, a lei che si disfa dei guanti usati.
Il laccio emostatico
penzolante dalla tasca del camice.
Lo stetoscopio rosa
che dondola dal suo collo, sobbalzando ad ogni suo passo.
Perso dietro alle
sue movenze calme, ma sicure, mi sono imbambolato.
Mi riscuoto da
questo stordimento, ringraziandola.
Lei abbozza un
saluto con la mano, e se ne va ad altri doveri.
“Konnichiwa,
Kitsune!” gli dico, sedendomi, giusto per ostentare un po’ di allegria.
Il pavimento è
ancora un po’ umido, si nota.
Lenzuola fresche di
bucato, due flebo nuove gocciolanti.
Una chiazza bluastra
sull’avambraccio destro.
Si vede il segno
dell’ago.
Una nuova linea,
sulla mano sinistra.
Al secondo
tentativo, indica il puntino rosso poco lontano da quello dove l’acciaio buca
la sua carne.
Gli accarezzo la
mano, stando attento a non sfiorare il tubicino.
Potrebbe uscire
dalla vena.
Sarebbero guai.
“Ciao, amore..” gli ripeto
piano, in un timido sussurro.
“Un bagno fuori
programma, eh?” scherzo, per sdrammatizzare.
“Ne avevi proprio
bisogno… puzzavi, sai??” lo provoco, ghignando.
Forse non è giusto…
non può nemmeno difendersi..
Ma non posso mica
fare sempre la piattola sentimentale, quando converso con lui, no?!
20 Luglio. Martedì. “Ho
ricevuto una telefonata dalla segreteria della Tomigaoka: dovevo andare a
ritirare alcuni documenti e scartoffie varie, che mi ero scordato, a quanto
pare.
Ci sono andato, ma
attraversare quel cancello non mi ha dato nessuna emozione.
Sembra il ricordo di
un’altra vita.
Del resto, non avevo
scelto io di frequentarla: Miyamoto-san
ne aveva parlato in modo entusiastico ai miei, e anche Ayako era stata iscritta
lì, l’anno prima.
Quando ho saputo che avevano un buon club di
basket, non ho fatto obiezioni.
A me, poco importava che fosse un istituto
prestigioso e costosissimo.
Non ho mai avuto lo spirito del secchione,
io.”
“Studente modello da
sempre, eh?” lo prendo in giro.
“Ci ho messo mezz’ora a trovare l’ufficio.
L’hanno trasferito in un’altra ala
dell’edificio.
La segretaria mi ha inzaccherato la maglia di
bave, ultrafelice di rivedermi.
Definendo la mia venuta un’inattesa
‘piacevolissima apparizione’.
Ma se mi ha chiamato lei!!
Ho raccattato la cartellina che mi porgeva, e
me ne sono uscito, senza tanti salamelecchi.
Non so perché, ma per il ritorno ho fatto un
giro diverso.
Mi sono trovato di fronte alla vetrinetta con
le coppe dei vari club.
E le foto, del campionato prefettorio.
In alto a sinistra, vicino a quella del club
di calcio, c’è l’istantanea dello scorso torneo: io che tengo in mano la Coppa Kanagawa, e la mia
squadra radunata attorno a me. Felice.
Il secondo posto.
Nh.
E’ buffo.
Nella foto alla mia destra c’è lui, nella mia
stessa posizione, ma la coppa è d’oro.
E lui sorride. Nel suo modo unico e caldo.”
“Lui.” Ripeto,
rabbuiandomi.
“Stavo per andarmene, ma non ho
resistito. Ho dato una sbirciata in palestra.
Quando i miei kohai mi
hanno visto, mi hanno chiamato ‘capitano’ , venendomi
incontro.
Sono tornato a casa.
E’ strano.
Di solito, la gente
ripensa con nostalgia alla vecchia casa, quella appena lasciata, quando si trasferisce
in una nuova abitazione. io provo le stesse cose con questa palestra.
Anche se mi sto
affezionando allo Shohoku.
Ma qui è diverso.
Ho lucidato ogni
singolo listello di questo parquet.
Ci ho versato lacrime,
sangue e sudore.
La mia gioia, la mia
disperazione.
E’ stato il rifugio
che mi ha impedito di impazzire, dopo la disgrazia.
Mi ha accolto, senza
fare domande, senza parlare.
Mi ha offerto ospitalità
e calore.
E qualcosa a cui
aggrapparmi.
E la voglia di
ricominciare.
E poi, mi ha dato lui.
Lui.
Il mio ‘Fiume che
scorre’.
Ricordo ancor’oggi,
come fosse ieri, il nostro primo incontro.
Il terzo giorno del
nuovo anno scolastico.
Noi matricole in
palestra, in attesa dell’arrivo dei senpai, per la presentazione ufficiale.
Avevo già salutato
Ayako, che era anche troppo indaffarata a calmare le ansie dei novellini, e mi
ero appisolato in piedi, contro il muro.
“Kaede Rukawa!” mi ha
chiamato una voce sconosciuta.
La prima cosa che mi
ha colpito è stato il timbro forte, ma gradevole.
Ho aperto gli occhi, e
mi sono trovato davanti lui, che mi sorrideva, di buonumore.
Troppo sorpreso, per
rendermi conto che gli altri miei compagni si erano già tutti allineati, e che
mancavo solo io.
“Nh.” gli ho risposto.
Il suo sorriso si è
allargato, ma non aveva nulla di derisorio.
La mia mano tra le
sue, non so ancora come ci sia finita.
“Ti aspettavo,
Rukawa.” – mi ha detto, limpido- “Grandi cose, mi aspetto da te.” E la stretta
si è fatta più salda.
Ho annuito.
E’ l’unica cosa che
sono riuscito a fare.
“Bene!” -ha replicato,
con sguardo benevolo- “E adesso vai a metterti in fila con gli altri.” mi ha incitato,
con una pacca d’incoraggiamento sulla spalla.
Matsui Nagarekawa.
Da quel giorno, lui è
diventato ‘Il mio CAPITANO’.
Gran parte di quello
che so, lo devo a lui.
Che in quell’anno mi
ha fatto giurare di amare il basket.
Anche in mezzo alle
difficoltà.
....
Le sue parole, in quella
sera di fine febbraio, negli spogliatoi, sono ancora conficcate in me.
“Vorrei che fossi tu,
il mio successore, alla guida della squadra.
Ne hai i mezzi, Kaede,
lo so.
Ma non sono io a
decidere, e Kuroda non mi ispira molta fiducia, ma è pur sempre un tuo senpai.
Il Coach è più
propenso ad affidare a lui il club, per quest’anno.
Ma promettimi, Kaede,
che farai di tutto per portarli al Campionato, quando ne avrai la possibilità.
Perché arriverà il tuo
turno, prima o poi, e la loro guida sarai tu.”
“Te lo giuro, CAPITANO.”
Gli ho promesso: avrei
tenuto fede alle sue parole, a qualsiasi costo.
“Da oggi, non sono più
il tuo capitano..” mi ha contraddetto, indulgente.
‘Ti sbagli, lo sarai
per sempre.’ Ricordo di aver pensato.
Lui mi ha sorriso, in
quel suo modo tutto speciale, che mi faceva andare in fibrillazione, e mi ha
detto: “Credi nei segni del Destino? Beh, io sì.
Quando lessi la tua
scheda di domanda d’ammissione al club, quando ho visto i tuoi kanji sulla
carta, beh… sembrerà sciocco, ma io ci ho letto una sorta di predestinazione.
..Rukawa.. vuol dire
‘Fiume che scorre’.
Come il mio cognome.
I miei ideogrammi e i
tuoi sono effettivamente i medesimi.”
(Non glielo confidai,
ma anch’io avevo notato questa somiglianza, ancora al nostro primo incontro,
quando lui chiese il silenzio e ci disse: “Benvenuti nel club, io sono Matsui
Nagarekawa, e vi farò amare il basket.”)
“La famiglia di mia
madre si è estinta e io sono l’ultimo dei Nagarekawa, è un mio diritto
scegliere che il mio successore nominale sia tu.” Ha decretato, serio.
E poi mi ha
abbracciato, sussurrandomi all’orecchio: “So che non mi deluderai mai.”
Ho ricambiato la sua
stretta.
Avrei voluto dirgli
che lo amavo.
Che lo adoravo.
Che ero pazzo di lui.
Non gli ho detto
niente.
Lui credeva in me. Ma
non in quel senso.
Aveva 15 anni, allora,
e una passione immensa per uno sport, che condivideva –per affinità- con me.
Può sembrare sciocco,
per un estraneo, quello che lui mi ha detto.
Per l’ufficialità con
cui l’ha fatto.
Ma per noi era un
patto sacro.
Inviolabile.
Non avrei ereditato
soldi..
...ma qualcosa di più
prezioso: il suo affetto incondizionato, da riversare sulla pallacanestro.
....
Ai primi di aprile del
secondo anno, venne da noi a salutarci.
La sua famiglia aveva
deciso di trasferirsi in America, per motivi di lavoro.
“L’anno prossimo
voglio che sia TU ad indossare il n°4, intesi?” mi ordinò.
“Nh.” le parole morte in
gola.
“Bravo, Kacchan.” Rispose
lui, spettinandomi i capelli in un gesto d’affetto.
Non mi aveva mai
chiamato così.
Andai anche
all’aeroporto, a salutarlo.
Ma non mi sono
dichiarato. Non sarebbe stato da me.
Invece gli chiesi di
aspettarmi.
Che anch’io sarei
volato, prima o dopo, nella Patria del basket.
“Ci conto!” mi rispose,
allontanandosi.
Il suo sorriso.
E’ il mio ultimo
ricordo di lui.
Mentre la scala mobile
me lo portava via, avevo la netta sensazione che sarebbe stato per sempre.
Ma lui mi sorrideva,
come il primo giorno.”
“Vuoi andare negli USA per seguirlo?” chiedo, mentre sento
una morsa stringersi all’altezza del petto.
“Sono passati 2 anni,
da allora. Non ho più avuto notizie da lui.
Non avevamo stabilito
di rimanere in contatto. Per onestà.
Il giuramento che gli ho fatto mi ha dato la
forza di non lasciarmi distruggere dalla disperazione.”
Vero, poco meno di
un mese dopo, è accaduta la disgrazia.
“Gli devo tanto, non lo nego.
E una parte di me gli vorrà bene sempre.
Ma col tempo ha cambiato aspetto, questo
sentimento.
Adesso è affetto, nostalgia di lui, ma non
più amore.
Al momento vorrei andare in America per me,
per realizzarmi al meglio come giocatore, e se lo trovassi sulla mia strada,
tanto meglio.
Sarebbe bello rivederlo.
Ma nulla più.”
“Nulla più.” Mi
sfugge, in un sussurro timoroso.
“Al momento sono incasinato con ‘sta storia
del Do’aho…ma è tutto più difficile con questa scimmia strana..
Com’è possibile che io mi sia impelagato
DAVVERO con Sakuragi??
E’ così diverso da lui!
..Forse non è vero.
Anche lui, quando sorride, è meraviglioso.
Non parlo di quelle smorfie deficienti che fa
all’oca, o per dimostrarsi gradasso.. parlo di quelle dopo uno slam dunk, dopo
una vittoria.. quelle che mi fanno sentire orgoglioso di lui..”
“Orgoglioso di lui..”
ripeto.
Orgoglioso. Di. Me.
“Volpe, non so che
dire.. da quello che scrivi, lui sembrerebbe un capitolo chiuso della tua vita.
Ma se in realtà non fosse così?” -chiedo, scombussolato.- “Io potrei anche
convivere con il fantasma di questo ‘Nagarekawa’, e farmene una ragione, ma
prima dovremo parlarne seriamente, perché tu sai che io sono geloso.. e non
potrei sopportare di vivere nel dubbio che.. che.. beh, che tu, rivedendolo, scopra
di provare ancora qualcosa per lui..” esalo, pregando -col cuore in mano- di
sbagliarmi.
...continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- Piccola
curiosità: nel vol. 23 di SD Collection, i ragazzi
del Toyotama interpretano –apparentemente sbagliando-
il cognome di Kaede, leggendo ‘Nagarekawa’, anziché
‘Rukawa’.
Mi ha sempre incuriosita, questa cosa, e così sono andata a
vedere.. Il kanji ‘Kawa’
significa ‘fiume’, e fin qui, nulla di strano.. ma il verbo ‘Nagareru’, vuol dire ‘Scorrere’.
In sintesi: sia Nagarekawa che Rukawa vogliono dire all’incirca ‘Fiume che scorre’, ma con due pronunce diverse.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“Volpe! Ti ho
portato un regalo!!” avviso, entrando.
Ci ho pensato su,
tutta la notte.
Un po’ anche per
evitare che i pensieri arrivassero a quel Nagarekawa, e alle spiacevoli
congetture che ne sarebbero conseguite..
“Affronteremo un
problema alla volta, d’accordo??” gli chiedo, sfilandomi la giacca umida. Anche
oggi piove, ma nessuno mi farà scendere l’umore sotto le scarpe.
L’argomento
‘CAPITANO’ è rimandato a data da destinarsi.
Me lo sono imposto. O potrei impazzire.
Tiro fuori un
registratore portatile, dalla tasca.
“Guarda qua!!”
l’invito, sorridendo a 48 denti.
“E poi non dirmi che
non sono IL Tensai!!” sono soddisfatto della mia idea.
Mi siedo di fianco a
lui, con l’aggeggio in mano.
“Non me ne frega un emerito accidente di
quello che pensa l’isya Sumai.
Io ci voglio provare.
Io ci voglio credere.
Voglio tentare ogni
strada, Volpe, o non potrei convivere col dubbio di non aver fatto abbastanza.”
Spiego, e prego che lui capisca, che lui senta.
“Ti parlerò di più,
ti racconterò le cose che mi accadono, il tempo fuori, gli allenamenti, resterò
anche solo a tenerti la mano, ho letto decine di libri, ma non so neanche da
che parte cominciare..” confesso.
“Sono passato da
casa tua, prima di venire qui. Per cercare qualcos’altro da portarti, qualcosa
che fosse significativo, per te.
Magari la tua musica
preferita, che ne so..
Nell’impianto HI-FI
in salotto, i piatti erano vuoti.
Nello stereo in
camera, idem. E pure nel lettore-CD portatile, che ho trovato sulla scrivania -quello
che usi per addormentarti verso scuola- non aveva niente dentro.
Quello che è peggio,
è che non c’era nemmeno nessuna custodia nelle immediate vicinanze, che potesse
farmi capire cosa avevi ascoltato per ultimo.
Ma sei troppo
ordinato, ecco!!” sbuffo, fintamente arrabbiato.
“Ho passato in
rassegna l’immenso raccoglitore che hai.
Troppa scelta, Kit.
Troppo varia.
Come faccio a capire
i tuoi gusti??
Hai diviso i CD per
sezione!!
Metà di quella roba
non sapevo nemmeno esistesse…” mi tocca ammettere.
“Ho riconosciuto gli
X Japan: ‘Blue Blood’ e ‘Jealousy’ perché ce li ho anche io.
L’arc-en-ciel, Malice mizer, Dir en Grey e altri gruppi
J-rock.
Gli AC/DC e i Metallica, e tanto altro..
E musica classica: Mozart, l’opera omnia; Beethoven sonate
per pianoforte: op.57 ‘Appassionata’ op.27 ‘Chiaro di luna’ e Tchaikovsky: ‘Swan
Lake’… che pensavo fosse quasi un’imprecazione..
Solo dopo, leggendo sul retro la traduzione ho capito che
era ‘Il lago dei cigni’..” arrossisco, che ignorantone!!
“E poi un sacco di compilations J-pop di varie Idol, ma
credo ci sia lo zampino di tua madre..
E tanti CD stranieri, probabilmente portati dai viaggi di
tuo padre, credo io.” è la mia ipotesi.
“E non poteva mancare un repertorio completo di musiche
tradizionali, di drama e menate simili… Potresti aprire un negozio dell’usato,
credimi!!” gli consiglio.
….
“Comunque, veniamo a noi: ascolta bene, Kaede, è la tua
musica più cara, ne sono certo.” Esclamo, accendendo il play.
E chiudo gli occhi anch’io.
Un rumore ritmico di palleggi si diffonde nella camera,
assieme allo stridio di scarpe strisciate sul parquet, di grida e suoni vari,
nell’eco lontana di uno spazio ampio, come solo la nostra palestra può essere.
Il fischio d’inizio partita, un’amichevole giocata tra di
noi, oggi pomeriggio.
Ayako che arbitra, le matricole che incitano con il tifo.
Il caratteristico ‘Oh oh oh’ di Anzai, che accompagna le
nostre azioni..
Mitsui che chiama la palla.
L’avvertimento dei secondi che passano.
Il fallo di Miyagi su Yasuda.
I tre tiri in un silenzio cristallizzato.
Riesco quasi a sentire la palla che accarezza la retina di
cotone.
I respiri affannosi, la corsa che riprende.
I consigli urlati con foga.
Come se ogni punto decretasse la vita o la morte.
Le grida d’entusiasmo per lo slam dunk che sono riuscito a
fare.
L’alley-hoop da manuale di Kakuta verso Shiokazi.
Li rivivo con gli occhi della mente, ogni singolo fotogramma
passa davanti a me.
Mitsui che tira da fuori area, in un tiro in sospensione, ma
si sbilancia troppo.
“Rimbalzo!” gridano dalla panchina.
E la mia voce sopra le altre che proclama: “Fate largo al Re
dei rimbalzi!!” sorrido, bel recupero. Me lo ha detto anche il nonno.. e subito
dopo il contropiede..
“Li senti, Volpe? Sono i rumori di casa nostra..” dico, capendo solo ora quanto siano coinvolgenti anche per
me.
Quanto siano preziosi.
Il fischio indica la fine dell’incontro.
E sorrido, perché so cosa succederà adesso.. si sente uno
scalpiccio veloce, sempre più vicino.
“CIAO, RUKAWA!!” gridano tutti, in coro.
La cassetta si arresta. Appena dopo la fine delle loro parole.
Giusto in tempo.
Riapro gli occhi, fuoriuscendo da questo bozzolo caldo.
Per un attimo, mi sento smarrito.
Mi destabilizza, quest’improvviso silenzio. M’infastidisce,
quasi.
Mi manca già il familiare suono del pallone che rimbalza..
anche a te, manca?
Racimolo coraggio, sfoderando un sorriso contestatore:
“So di gente che si è svegliata, sentendo la propria canzone
preferita… la tua è questa!!!!
Se servisse a farti risvegliare, andrei a nuoto in America,
mi caricherei Jordan, o Magic Johnson, o Shaquille O’Neal, o chi cazzo vuoi tu,
e te lo porterei qui, anche in spalle, capito?!”
Sono disposto a tutto, Kaede, A TUTTO.
21 Luglio. Mercoledì.
“Ultimo giorno di scuola.
Sono già passati 3
mesi dall’inizio.
Ci hanno assegnato i
compiti delle vacanze, ( che io –ovviamente- non completerò) domani partiremo
per il ritiro organizzato da Anzai-sensei.
Non vedo l’ora di
scontrarmi con la squadra che ci affiancherà negli allenamenti.”
“Io invece sento ancora puzza di ‘fregatura’!!” borbotto,
ricordando come il vecchiaccio mi abbia imbrogliato all’ultimo momento… ok. La
sua lungimiranza ha dato i suoi frutti, e di questo lo ringrazio, però.. però…
22 Luglio. “Partenza.
Con destinazione Shikuoza.
Domani conosceremo la
squadra del Liceo Josei, con cui faremo un allenamento congiunto, in vista del
Campionato.
Il prof. Suzuki ci ha
accompagnati come allenatore nominale, per volontà del Coach, com’era successo
durante la partita contro il Ryonan.. onestamente, questa scelta ci ha
destabilizzati non poco…
Ma, di sicuro, quello
più colpito è stato il Do’aho.
Quando ha chiesto al Mister:
“Perché, nonno? Tu non vieni?” dando voce anche alle perplessità degli altri,
il Sensei ha risposto: “Caro Sakuragi… io e te ce ne resteremo qui.”
Poi ci ha salutati, e
noi siamo andati in stazione.
La scimmia rossa
abbaiava ai quattro venti un sacco di domande e di proteste.. sorrido ancora
adesso, al ricordo impagabile della sua faccia..”
“Ridi, ridi.. Tsk!” è la mia risposta indignata.
“All’inizio del
viaggio, prima di addormentarmi, ho sentito il capitano che spiegava a Kogure
il perché di questa decisione: Anzai-san è convinto che, nei 10 giorni che si
separano dal Campionato, Sakuragi possa migliorare ancora molto, quindi ha
preferito allenarlo in modo individuale, sotto tutti gli aspetti in cui è
carente.
Scelta ponderata, la
sua.
Mitsui ha iniziato a
dire che lo invidiava e che avrebbe voluto rimanere anche lui..”
“Sì, certo. Come no?!
Però intanto io mi sentivo l’ESCLUSO!!
Nessuno sa cosa è successo di preciso… è che era troppo
allucinante..
Quando ve ne siete andati, mi ha spedito negli spogliatoi e
poi a fare riscaldamento, che io ho compiuto tra un’imprecazione e un’ingiuria.. e me lo sono ritrovato davanti, palla in mano, in shorts
e maglia a mezze maniche… e già qui, se ci pensi bene, Volpe, non è che sia una
visione idilliaca!!
Comunque, il vecchiaccio mi chiede se me la sento di
scontrarmi con lui… io gli rispondo che deve riguardarsi.. che non ho tempo di
giocare con i vecchietti, io.
Lui, in tutta smentita, mi provoca: “Se mi sconfiggi, ti
permetto di raggiungere il resto della squadra a Shizuoka.”
Ovvio: ho accettato come un siluro!!
Vedere il suo penosissimo riscaldamento mi ha confermato di
avere la vittoria in pugno.
Gli saltava la ciccia di qua e di là, e rotolava sul
pavimento, anziché flettersi..
Però, -cavolo!- quando ha segnato 9 canestri su 10, mi sono stupito non
poco!!
Quando è venuto il mio turno, io ne ho infilati, beh… io..
ok, non ne avevo centrato nemmeno uno.
Avevo perso la nostra scommessa.
Ed è allora che sono usciti i miei amici da dietro una
porta, con una telecamera in mano.
E il Coach mi ha detto: “Mancano dieci giorni alle
Nazionali. Voglio che tu approfitti di questo periodo per imparare a tirare
alla perfezione. ALLA PERFEZIONE. Per questo, il tuo ritiro si svolge qui con
me, Sakuragi.” Non lo scorderò mai.
E mi ha trascinato con il Guntai in sala audiovisivi, e
abbiamo visionato la registrazione di tutti i miei sbagli di postura, in quei
dieci tentativi.
Ammetto che è stato un colpo molto duro per il mio orgoglio,
ma il Mister ha detto che, per migliorare, esiste un solo modo: riconoscere i
priori errori. E da lì, partire.
Mi ha informato su tutti i dati raccolti da Ayako durante le
partite, sul mio conto.
Conclusione: riuscivo a segnare solo se moooolto vicino al
canestro.
La cosa mi è andata indigesta.
Ma aveva ragione.
Gli ho chiesto cosa dovessi fare per imparare.
E così lui mi ha proposto di eseguire 20.000 tiri, in questa
settimana di ritiro.
Ho accettato, ovvio. “Così pochi?” ho ribattuto, sbruffone.
Con lui che mi spiegava dove fossero le mie lacune, le mie
imprecisioni..
E’ così che è iniziato il mio corso accelerato.”
23 Luglio. “Ore 8.00:
ritrovo davanti al ryokan in cui soggiorniamo, per raggiungere la palestra dove
ci alleneremo.
Ho dato una scorsa al
programma delle giornate, non è troppo impegnativo, tre partite in tutto.
E poi giocheremo tra
di noi.
Mi sa che dovrò
integrare con alcune sessioni personali, per sfruttare al meglio il mio tempo.
....
Ore 20.00: sto
aspettando il mio turno per andare in bagno.
Abbiamo visto i nostri
avversari di sfuggita.
Il primo scontro è
previsto per domani pomeriggio.
Fra mezz’ora si cena,
e poi sprofonderò nel sonno.
Nh…”
“Io e l’armata siamo finiti a dormire dentro al club di
pallacanestro.
Haruko era venuta a trovarci, perché il Gorilla le aveva
accennato al mio ‘ritiro speciale’.
E’ stata gentile offrirsi di aiutarmi, in qualche modo.. è
inutile che sbuffi, Volpe!!
Devo confessarti una cosa..
..quella notte, sognai di essere diventato imbattibile, e
che –finalmente- tu ti decidevi a passarmi la palla, con cui io facevo slam
dunk, portando la squadra alla vittoria.
La verità è che mi mancavi.. la nostra palestra –per la
prima volta senza di te- non mi sembrava neppure la stessa..
24 Luglio. Sabato. “Abbiamo
perso la prima amichevole.
Cazzo, che nervi!!
Ma ci rifaremo… ne va
del nostro onore.
Con che faccia altrimenti
andremo dal Do’aho, a dirgli che ci hanno battuto??
Quell’idiota
comincerebbe a sommergerci di sproloqui, con menate tipo: “Avete perso perché mancava
il Genio e bla bla bla…”
Kami ce ne scampi!!”
“Perché, non è vero??” insinuo, allusivo. Mentre un ghigno
mi si allarga sulle labbra.
25 Luglio. Domenica. “Mattinata
regolare di esercizi, a ritmo sostenuto.
Anche ad Akagi è bruciata
la sconfitta inflittaci da quei sapientoni..
Pomeriggio di libertà,
invece.
I ragazzi ne hanno
approfittato per visitare la città.
Mi hanno chiesto di
seguirli.
Me ne sono rimasto a
dormire.
Stasera ho telefonato
a Mika-san, per dirle che sto bene, che è tutto OK.”
26 Luglio. “4° giorno
di ritiro.
Chissà come se la cava
il Do’aho??
Questa palestra è
troppo silenziosa, fanno tutti quello che Akagi ordina, senza protestare,
nessuno schiamazza per niente.
Nessuno mi chiama in
causa, per nulla.
E’ uno stato di grazia
di cui dovremmo approfittare il più possibile.. quando ci ricapiterà
quest’insperata fortuna?
Forse, mi manca.
Forse.”
“Il mio volpino contorto..” esclamo, felice di questa sua
–controversa- ammissione.
Anche tu mi mancavi..
“Oggi pomeriggio,
abbiamo giocato la seconda partita.
E abbiamo fatto
rimangiare i denti ai nostri avversari.
Vittoria!
87 a 80.
Il loro capitano è
davvero in gamba, quel Mikoshiba ci ha dato del filo da torcere…
Non a caso sono tra i
Best Eight del Paese… i n°1 di Shikuoka.
Bisogna riconoscere
che sono davvero forti.. ma anche noi lo siamo, solo che non ce la tiriamo come
loro!!
E poi, noi siamo senza
un titolare.. quindi siamo in svantaggio..
Asp.. sto forse
ammettendo che lui è importante per la vittoria?
Oh, Kami Sama!!
..mi sta salendo la
febbre… non c’è altra spiegazione.. un’insolazione, sì, ecco cos’è!
Vado a dormire..”
“Ma vai dove ti pare… le cose non cambiano!!” –affermo,
gongolando.- “Era ora che ti svegliassi!!” uno stato di leggera eccitazione mi
sta pervadendo.. una soddisfazione intima, per queste sue parole. Impagabile.
27 Luglio. “Stanotte, ho fatto un sogno… erotico sul
Do’aho.
Nh.
HO FATTO UN SOGNO EROTICO SUL DO’AHO!!!!!
Oh, Kami…
Quell’uomo mi sta rovinando.”
“Co..COSA?!”
esclamo, mentre percepisco la mia voce salire di un’ottava, per lo stupore.
Sento un
imbarazzante calore salirmi verso le guance.. se avessi uno specchio a portata
di mano, potrei vedere il mio volto fare pendant coi capelli..
Ma non serve, mi
conosco già abbastanza da sapere come reagisce il mio corpo..
Certo.. è normale
che lui abbia fatto certi pensieri su di me.. si sentiva attratto dal
sottoscritto.. anche io li ho fatti (li faccio tuttora) perché lo amo, lo
desidero… però.. ecco.. un conto è sentirselo dire, magari in un momento
d’intimità.. e un altro è leggerlo su un diario!!
“Mi sembra di fare
il guardone…” gemo, che vergogna...
Sento gli zigomi
bruciare.. sto andando a fuoco!!
Sospiro
rumorosamente.
E’ solo un sogno.
Dai!.. siamo
adolescenti, è una prassi comune.. già che c’era…
“…perché cazzo non
hai scritto i particolari del sogno!!!” l’interrogo, piccato.
“Ho il diritto di
sapere!” protesto, mentre la mia parte sfacciata sopprime quella timida e
vergognosa, che grida all’ammutinamento.
“Se fosse solo
attrazione fisica, beh, me la farei passare..
E’ che ho il terrore
di esserci rimasto impantanato fino al collo..
Nh.. SOLO-ATTRAZIONE -
SOLO-ATTRAZIONE..
K’so!
Ma chi sto prendendo
per il culo??”
“Solo te stesso, credo.”
“Sui ruoli ci metteremo d’accordo, Volpe, dai..” alquanto
dissacrante..
So che dovrei aver rispetto del suo turbamento, ma mi è
scappato!!
28 Luglio. Mercoledì.
“Terza partita, ultimo giorno di ritiro.
Domani si parte per
tornare a casa.
L’incontro è fissato
per le 15.30.
Dobbiamo vincere ad
ogni costo!!
....
Pareggio.
Nh.
Ok. E’ sempre meglio
di una sconfitta, però..
Che merda..
Akagi ci ha già
accennato al programma per i prossimi giorni..”
“Io ho passato tutta la settimana nello stesso modo, e tutti
continuavano a dirmi che ci mettevo troppa forza, per questo sbagliavo.. Il
nonno ripeteva: “Prendo la palla, salto e tiro..” fosse stato facile!! “Un
movimento ritmico… ritmo. ritmo. ritmo..” me lo sognavo persino di notte..
“A ben vedere, i tuoi –di sogni- erano molto più
piacevoli..” e mi scappa un sorriso allusivo.
….
“Sai? La sera, quando l’armata era già andata a letto, mi
intrufolavo nell’aula-video e visionavo le registrazioni della giornata, per
vedere i miei progressi e cosa ancora non andasse bene.. così poi avrei chiesto
consigli al nonno..”
29 Luglio. “Quando
siamo arrivati a casa, di comune accordo, ci siamo diretti tutti in palestra.
Il Do’aho aveva da
poco concluso il suo corso accelerato e, quando ci ha visti, ha cominciato a
insinuare stronzate, sul fatto che noi avessimo fatto vedere quanto poco
valiamo senza di lui.. Stupido mentecatto!! Akagi gli ha regalato un buon
gori-punch di bentornato, che ha dato soddisfazione a tutti noi.
Quando poi gli ha
chiesto del suo, di allenamento, lo sbruffone gli ha risposto sibillino che avremo
avuto modo di vederlo in azione..
Esaltato!!
Prima di andarsene, il
Mister ci ha avvertiti che gli allenamenti sono fissati alle 2.00, domani.
Poi le solite
raccomandazioni: riposo, dormire, ecc.. ecc..
Mi mancava una cosa..
ma non potevo chiederla in quel momento..
..una piccola rissa,
piccola piccola..
Un ‘welcome home’
tutto nostro.. peccato.
Si vedeva che era
stanco, molto più di noi.
Chissà cos’ha imparato..?
Me ne sono andato col
gruppo, ognuno verso la sua dimora… mentre lui è rimasto con l’oca a pulire la
palestra..
Non avrei avuto
ragione, agli occhi di tutti, per rimanere lì.”
“Non immagini quanto mi faccia piacere, sapere di non essere
l’unico tra noi, ad averlo desiderato..
Avrei voluto provocarti, Kit.. e festeggiare a modo nostro
il tuo ritorno, ma hai ragione.. ero davvero sderenato.. tanto da protestare
contro i ragazzi che mi avevano abbandonato a lavare da solo il pavimento.. ma
Haruko mi ha fatto rinsavire, facendomi comprendere quanto in realtà loro
avessero già fatto per me, dedicandomi il loro tempo, le loro vacanze, in nome
della nostra amicizia.
..E beh… poi mi ha fatto notare che le mie scarpe si erano
già distrutte.. e si è offerta di accompagnarmi a prenderne delle nuove, nello
stesso negozio della prima volta..
Il baffetto che lo gestisce è un tipo molto simpatico, sai?
Ci ha un po’ stufato con le sue infinite regressioni di
gioventù cestistica, però poi ha insistito per regalarmi un paio di ba-shoes
rosse e nere, come i colori dello Shohoku, ha precisato.
Beh, ho gradito molto la sua iniziativa, ma io odio avere
debiti in giro per il mondo, quindi gli ho pagato comunque una parte del
costo..
Ad essere sincero, prima che ce ne andassimo, mi ha
confidato che Haruko -che lui ha creduto essere la mia ragazza- le sembrava più
carina coi capelli corti..
Mi ha imbarazzato molto, questa sua illusione.. da una
parte, lo riconosco, mi ha inorgoglito, ma è stato forse solo un infantile
rimasuglio del mio ‘orgoglio-etero’..
Certo, se avesse visto noi due insieme, e avesse detto –per
assurdo- che avevo avuto davvero buon gusto nello sceglierti, sarebbe stato
meglio, però..”
Ci sarà mai qualcuno
che lo dirà?
30 Luglio. Venerdì. “Allenamenti
regolari nel pomeriggio, come stabilito.
Sakuragi non ha dato
particolare manifestazione di nuove capacità speciali.
Ha rotto, come sempre.
Tutto nella norma.
Piccola scazzottata di
fine addestramento.
Care, vecchie
abitudini!!
Oggi mi sento di
buonumore..”
“Vangelo!” che nostalgia…
“Devo dirglielo, già.
a quello strizzacervelli pazzo,
che la sua tecnica (il diario) funziona. Sto diventando noioso, monotematico e
ripetitivo. Ma funziona.
Mi piace.”
“Io intanto m’informo su come riscuotere i diritti
d’immagine, va bene?” gli annuncio, mentre mi sfugge una risatina allegra.
Oggi mi sento anch’io, dopo tanto, semplicemente felice.
..è una bella
sensazione, non ricordavo più che sapore avesse..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
“Konnichiwa,
volpaccia..” è il mio saluto, entrando.
Oggi, è proprio una
bella giornata..
Lo penso, andando ad
accostare i vetri della finestra per fare entrare un po’ di brezza autunnale.
Mi accoccolo
nell’incavo della soglia, preparandomi a chiacchierare un po’ con lui, come
promesso.
Inizio a smistare la
monotonia della mia quotidianità, finché un ricordo divertente non mi colpisce.
“Senti questa: stamattina, la professoressa Mitaka entra in
classe, tutta sfarfaleggiante.. devi sapere che è tornata la scorsa settimana
dal suo viaggio di nozze.. e adesso è con la testa sulle nuvole, la bella
sposina..”
–lo metto al corrente
del quadro generale-
“Quella donna è sempre stata un po’ svampita, dai! Ne
converrai con me, spero!
Ma adesso è peggiorata di brutto.. davvero…
Dicevo… si è scordata dell’interrogazione che doveva fare, e
ha passato l’ora ad illustrarci la disposizione della sua nuova casa… la cosa
divertente è questa: ci ha confidato che uno dei suoi sogni era quello di avere
la camera da letto in una mansarda, per poter mettere un grande lucernario
apribile sul soffitto sopra il letto, e vedere le stelle, e sentire la pioggia
cadere.. i lampi, i tuoni, la grandine…”
-elenco, enumerando con le dita-
“Molto romantico, certo.. se consideriamo lo smog tipico di
Kanagawa, e gli tsunami nel periodo giusto, le stelle si posso vedere bene, al
massimo, un paio di volte l’anno…” ironizzo.
“E quel poveretto che si è fatto accalappiare, mosso a
compassione, ha girato mezza città, per accontentarla… alla fine ha trovato la
casa con la mansarda, ma non si poteva mettere nessun lucernario… e lei si è
dilungata a narrarci il suo dispiacere…
Sai com’è finita??
Che lui ha piazzato un ritaglio di lamiera sul tetto, in
modo tale che il rumore della pioggia contro il metallo si sentisse lo stesso,
le ha poi spiegato che per le stelle avrebbe provveduto in seguito, e che
intanto avrebbero potuto sognarsele… molto romantico, ma poco funzionale…”
concludo, sorridendo.
Cosa non si farebbe
per amore?
Sospiro, meditandolo.
Io andrei anche
sulla luna, se servisse…
31 Luglio. Sabato. “Domani
si parte.
Ho già dato
disposizioni a Mika-san.
E lei mi ha riempito
il borsone di roba da mangiare (ha l’assurda convinzione che io patirò la fame),
e di maglioni (siamo ad agosto!!) e tisanine contro
l’ansia (quale ansia?!).
Breve seduta da
Maeda-san, incastrata a forza tra i miei e i suoi impegni.
Si avvicinano le sue
ferie e, se Kami vuole, io me ne resterò via da qui per un bel po’, tra
Campionato e Ritiro con la Nazionale
Juniores..
Anzai è convinto che sarò
convocato anch’io.
Non sono scaramantico,
però, finché non avrò tra le mani la lettera d’invito, io non m’illudo.
Anche se sarebbero
DAVVERO stronzi, ad escludermi.
Ad ogni modo.. alla
fine non gliel’ho detto, all’analista, che la tecnica del diario funziona.
E’ che ero troppo
euforico dopo la scazzottata col Do’aho, ecco tutto…
Ciò non smentisce che,
comunque, sia utile..
Abbiamo parlato del
recente ritiro, della pressione psicologica delle Nazionali: avere tutti gli
occhi del Giappone puntati contro, non capita tutti i giorni, no?!
E poi ancora di lui,
di questo rapporto senza capo né coda, che ci lega.
E’ un po’ meno
difficile ammetterlo, adesso.
Questo non toglie che,
applicare tante belle disquisizioni mentali alla realtà, non sia altrettanto
semplicistico.”
“Nessuno ha mai detto che lo sarebbe stato..” concordo,
percependo la sua impotenza.
1° Agosto. “Ritrovo
davanti alla stazione centrale dei treni, ore 7.45.
Il Do’aho idiota è
arrivato in ritardo.. ma come si fa??”
“Mi sono addormentato a casa di Mito, per sbaglio.. e mi ha
svegliato –per puro caso- una pedata di Takamiya, sugli stinchi..
La notte prima, eravamo tutti crollati in catalessi: loro
perché ubriachi, io per la stanchezza..
Devi sapere che il 1° Agosto è il compleanno del mio migliore
amico… ed era d’obbligo festeggiarlo, assieme alla partenza del Tensai!
Così, nella foga della baldoria, mi son scordato di puntare
la sveglia..” arrossisco, non avevo scusanti.
“Akagi voleva tirargli
il collo, quando lo ha visto arrivare tutto trafelato.
Solo l’intervento
tempestivo di Anzai ha evitato al pollo una morte prematura.
Stavamo per perdere il
treno a causa sua!!”
“Scusa, Ru..” borbotto, sinceramente contrito.
Anche se non serve più, ormai.
“Poco dopo la
partenza, Akagi ci ha informati sul nome del nostro primo avversario: il
Toyotama, di Osaka.
E poi, come secondo
incontro, in caso di vittoria (quale ‘in caso’?! Noi vinceremo!!) contro il
Sannoh Kogyo da Akita.
A quel nome, si è
levato un brusio di proteste e di agitazione.
Sakuragi ha chiesto a tutti il perché di tanto scalpore.. forse solo lui non era
ancora a conoscenza della fama dei nostri avversari. Avevano vinto lo scorso
Campionato e anche il precedente.
Ayako ha chiesto ad
Anzai perché non ci avesse avvisati prima.
E lui ha replicato che
era inutile farsi prendere da un’inutile pressione psicologica, anzitempo.
Al terzo incontro, ci
ritroveremo davanti l’Aiwa.
E la scimmia rossa ha
borbottato qualcosa sulla ‘Stella di Aichi’.
Ignoravo sapesse della
sua esistenza.
Arrivati ad Osaka,
abbiamo fatto la sgradevole conoscenza del Toyotama..”
“Quello stronzo codino!!” –m’infervoro- “Mi è stato sulle
balle dal primo momento! Il minimo che potessi fare era fargli baciare il
pavimento.. e gli ho dichiarato guerra.
A quel Kishimoto, gliel’avrei fatta pagare cara!”
“Il carciofo ha fatto
lo sgambetto alla loro testa calda.
Ma, per una volta in
vita mia, riconosco che ha fatto bene: chi cazzo si credeva, quello stronzo??
Giunti a destinazione,
a Hiroshima, siamo andati nel ryokan riservatoci, e poi al Palazzetto, nel
pomeriggio, per il giuramento e l’apertura ufficiale dei Giochi.
L’inizio delle gare è
previsto per domani mattina.
Mentre osservavamo il
pannello con la disposizione dei vari incontri, abbiamo ritrovato il Kainan.”
“Quel menagramo della Nobuscimmia voleva farci le
condoglianze, perché convinto che saremmo stati eliminati già al primo turno..
e poi si è rivolto a te..”
“Kiyota mi si è
avvicinato, blaterando qualcosa sul fatto che la nostra sfida per diventare
miglior rookie sarebbe dovuta finire oggi, poiché noi saremmo tornati a casa
presto, data la fama dei nostri avversari.
Gli ho replicato che
tanto avremmo dovuto sconfiggerli nel corso del campionato, quindi non cambiava
nulla.”
“Ben detto, Volpe!” concordo, con enfasi.
“Il Toyotama si è
unito al nostro gruppo, riprendendo a provocarci.
Quando se ne sono andati, Maki mi ha dato un
consiglio strano, riferendosi a Minami, il loro capitano. Ha avvertito:
“Rukawa, sta’ molto attento a quel tipo.”
Chissà cosa intendeva
dirmi..”
“Lo avresti scoperto molto presto a tue spese, purtroppo.”E stringo i pugni, di riflesso, al
ricordo della mia indignazione.
“Cena frugale, e a
letto presto, mi sono ripromesso.
10 ore filate, dritte
dritte.
Domani sarà un gran
giorno.”
“In realtà non è proprio andata così, quella notte, no?”
espongo, per far riaffiorare i ricordi..
2 Agosto. Lunedì. “Ore
6.50.
Scrivo ora, per
riempire uno spazio di tempo che mi è risultato
–imprevedibilmente- vuoto.
La sveglia è soltanto
tra mezz’ora, ma io sono già bello e arzillo.
Non posso neanche
andare ad allenarmi. Divieto del Coach.
Stanotte è successa
una cosa bizzarra..”
Sorriso.
Chi può impedirmelo?
“Mi sono addormentato
in modo relativamente semplice, ripetendo il mio solito training autogeno:
‘Sono il n°1 del Giappone’ ed è funzionato a dovere.”
“Wow!! La poliedricità dei tuoi pensieri mi sconvolge!!”
ironizzo.
“Solo che, nel bel
mezzo della notte, mi sono svegliato tutto ansante, con la tachicardia.
Ma
non per colpa del mio sogno ricorrente o di uno sul Do’aho, sia chiaro.
Semplicemente, avevo
perso –di colpo- tutto il mio sonno, e sentivo addosso una strana, inconsueta,
agitazione.
Ma il problema, ad essere sinceri, non è stato
neppure quello.
Quanto più il fatto
che io SO, per esperienza comprovata in numerose occasioni, che senza un
adeguato riposo ristoratore mi sarei ritrovato, al mattino, con una
fastidiosissima emicrania, che generalmente mi impedisce di concentrarmi a dovere.
A nulla valgono gli analgesici comuni, li ho già testati a vagonate.. Sonno,
puro e semplice, è il mio rimedio. La panacea di tutti i miei mali.”
Non oso dirlo, ma mi sembra quantomeno infelice, ora,
un’affermazione così.
“Ma sto andando a
campi.. dicevo.. mi son svegliato. Senza sapere come riprendere la mia dormita,
e di colpo, mi vengono in mente le bustine di tisana confezionate da Mika-san, con
le erbe officinali coltivate da una delle sue sorelle, di cui ignoro il nome.
Risultati garantiti,
mi ha detto all’infinito.
Finora, mi sono sempre
rifiutato di assaggiarne una; ma, colto da disperazione alla vigilia della
partita, ho raccattato due o tre bustine ‘rilassanti/calmanti’ e mi sono
diretto nella cucina del ryokan. La padrona ci aveva dato il permesso di
entrarvi, in caso di bisogno.
Senza fare rumore, ho
attraversato i corridoi fiocamente illuminati e sono sceso al piano di sotto.
Sinceramente, fa un
po’ paura, ‘sto posto, di notte.
E’ –quantomeno-
lugubre.
“Sacrosanta ragione..” ne convengo, annuendo.
“La cosa curiosa è successa
quando sono quasi arrivato a varcare la soglia di quell’immenso stanzone.. si
sentivano dei rumori soffocati, provenire da quella direzione.
Il locale era
completamente al buio, tranne che per una tenue luce che fuoriusciva dal
frigorifero a colonna, in un angolo.”
“Quanto la fai lunga, Kit..” protesto.
Qualcuno stava
rovistando, accucciato,tra gli
scomparti.
La frase più banale
che mi è salita alle labbra è stata il classico: “Chi è là?”
E l’intruso ha preso
una capocciata sul ripiano, l’ho sentita distintamente..
Ho acceso la luce,
giusto nel momento in cui una zazzera conosciuta faceva la sua comparsa al di
là dello sportello.
Il Do’aho aveva un’espressione
ridicola, come un ladro preso con le mani nel sacco.. Ops.. nel frigo.
Mi ha fissato come si
guarda un fantasma: con gli occhi sbarrati e spaventati.”
“Ma quanto la fai diventare scenata!!” protesto.
“Solo quando gli sono
arrivato vicino, ho notato la polpetta di riso che gli spuntava dalla bocca.”
“Tsk!” sbuffo, contrariato.
“Ti sembra l’ora di strafogarsi
di schifezze, Do’aho?” gli ho chiesto, con una punta di rimprovero.
E lui ha bofonchiato,
deglutendo il boccone: “Fame nervosa.. non schifezze..”
Devo essergli parso
dubbioso, so di sollevare un sopracciglio per abitudine, quando sono scettico...
E poi mi sono perso a guardare
la sua buffissima faccia, ricoperta di chicchi disseminati vicino alle labbra,
e sulle guance.. Per trenta secondi, giuro, mi sono fatto violenza: mi avrebbe
picchiato, se avessi allungato un dito per ripulirlo?
O magari per
accarezzarlo? Per sbatterlo sul ripiano –lì, di fianco a lui- fino all’alba, e
‘fanculo anche il sonno!!.......?
(Ma da quando sono
diventato così triviale??)”
“E’ quello che mi chiedo anch’io..” mentre avvampo,
imbarazzato e –mio malgrado- in parte lusingato dalla sua idea.
“E’ tutta colpa sua!!”
“Sì… come no?!” rispondo, polemico.
“Come fa a non
accorgersi di essere un tale mixer d’innocenza e sensualità?”
“Sono spontaneo e ingenuo, io…” pigolo, facendomi piccolo piccolo..
“Forse sono rimasto
impalato un istante di troppo, perché lui –ingoiando un nuovo morso- mi ha detto:”
“Per caso.. sei anche sonnambulo, Volpe??” tiro a ricordare.
“Per caso.. sei anche
sonnambulo, Volpe??” -sorrido, eri così carino tutto spettinato..-
“Nh. Stupido carciofo,
no che non lo sono!!” e ho fatto per andare in cerca di un bollitore.
“Sono là dentro.” m’indica
lui, segnando il ripiano sopra la mia testa.
“Ma da quant’è che sei
qua, Do’aho??” sbotto, spontaneo.
Lo vedo arrossire, farfugliando
qualcosa su un the già bevuto..
E poi fa una cosa
strana: mi si avvicina, smettendo di razziare la dispensa di questo posto, mi
porta via dalle mani la teiera, e mi dice di sedermi su uno degli sgabelli
vicino al bancone; mentre lui riempie d’acqua il contenitore, e lo mette sul
fuoco.
Non posso che ridurmi
a fissare ogni suo gesto, lento e misurato, come se già conoscesse questa
cucina, come se gli fosse familiare.
D’un tratto
l’assurdità della cosa mi travolge.
Io e lui, alle tre di
mattina, nell’intimità di una cucina che non è la nostra.
-Avremo mai una cucina
nostra?-
Mi chiedo.”
“Sì che ce l’avremo..” lo rassicuro.
“La quiete che ci
avvolge è timida, e mi fa sentire assurdamente imbarazzato.
Forse, è solo colpa
del suo silenzio: Sakuragi non sta mai zitto.. deve proprio farlo in questo
momento?
Lo sbircio di
sottecchi, mentre aspetta, appoggiato al lavello con la schiena: sta studiando
con una minuziosa curiosità la disposizione dei vari elettrodomestici, e io mi
ritrovo, mio malgrado, ad imitarlo.
Non mi piacciono le
cucine così: troppo grandi, dispersive, le marmitte enormi, così pure i
lavelli, il gas a 10 fuochi, tutto in acciaio, lucido, freddo, impersonale.
Mia madre ha scelto direttamente
ogni più piccolo suppellettile della nostra.
Perché sosteneva che
la cucina è la stanza più vissuta della casa, e che quindi deve far mettere a
proprio agio chi ci abita.”
Realizzo solo ora, che io non sono mai entrato nella cucina
di Casa Rukawa.
“Ho fatto l’inventario di tutta la stanza, più e più volte.
Ma alfine, i miei occhi sono ricaduti su di lui.
Ancora immobile, nella medesima posizione.
Sembrava evitasse di guardarmi..
“L’intenzione era quella..”
confesso.
“E avrei dovuto farlo anch’io, perché vederlo conciato in quel modo mi
ha fatto spuntare pensieri ben poco casti, nei suoi confronti.. Io, almeno, ho
avuto il buonsenso di infilarmi un pigiama, prima di scendere..”
“Quello a righe bianche e blu, in
stile carcerato??” provoco, ghignando.
“Invece, quella scimmia rossa ha indossato solamente una canotta bianca,
e un paio di calzoni dal colore impronunciabile.. probabilmente, lo stesso
abbigliamento con cui stava dormendo, prima della sua incursione per saccheggiare
il cibo.”
“Esatto!” confermo.
“Non lo si poteva certo definire sexy.
Non per i canoni comuni. Questo è certo.
Ma io.. io…beh, era ‘bello’. Per
me lo era.
In quella posa, con quegli indumenti, con l’espressione assonnata e i
capelli sparati in tutti le direzioni..
‘Semplicemente, bello.’ Ricordo di aver pensato.”
Arrossisco, per la sincerità di questo suo complimento
indiretto.
La sua immediatezza mi destabilizza.
E mi riempie di tenerezza.
“Il fischio del
bollitore ci ha fatti sussultare entrambi, probabilmente anche lui smarrito in
pensieri privati.. e mi ha chiesto se preferivo il the verde o nero.. a quel
punto mi sono ricordato delle bustine in tasca, e gliele ho porte.
Non ha fatto domande,
mentre le immergeva nel filtro, anche se sembrava sorpreso.
Non so ancora come, ma
sono finito a bere una tisana di Mika-san col Do’aho, arrivando addirittura a strafare,
oltrepassando la soglia di un monologo (il suo), imbastendo un dignitosissimo
dialogo, (a suo modo piacevole), di cui ora non saprei nemmeno citare un
argomento, se mai ce ne fosse stato uno.
Beh, alle 3.40 abbiamo
spento le luci, e ognuno è tornato nella propria camera.
Ignoro se sia merito
del decotto, o delle chiacchiere concilianti del ‘Tensai’, ma sono riuscito a
ripiombare in un riposatissimo sonno, fino a 45 minuti fa.
Non ho mal di testa,
mi sento sveglio e carico di energie.
Miracoli delle erbe.”
“Stronzo!” m’offendo.
“Hanno bussato alla
porta. E’ già ora della colazione?!
Ed è pure passato il
tempo a mia disposizione…ma, cavolo!! Quanto ho scritto??
A stasera, per il
resoconto della partita..”
“Baka Kitsune, che non riconosce il palese effetto benefico
della vicinanza del Genio!!
Senza nulla togliere al buonissimo infuso di Mika-san.. il
merito è TUTTO MIO!!” e me ne vanto, vorrei ben vedere…
Uno spiffero d’aria –non più gradevole- mi lambisce il
collo, ricordandomi che la finestra è ancora socchiusa.
Mi alzo distrattamente dalla sedia, e solo ora noto le luci
accese fuori nel parco dell’ospedale.
...E’ già sera.
Sbuffo, sono sempre più convinto che il tempo, qua dentro,
si prenda gioco di noi.. e abbia una strana concezione di senso dell’umorismo..
Tanto vale andare via ora, senza costringere Saito-san a
dirmi che è meglio che torni a casa..
Sia chiaro: lei è sempre molto gentile con me, ma a volte ho
il timore d’infastidirla, soprattutto se la mia presenza va ad intralciare il
suo lavoro.
E ritorno a fissare lui, i macchinari, la flebo.
Due sacche.
..e una sta per finire..
M’infilo la giacca leggera, che avevo portato inutilmente,
vista la giornata calda di oggi.
La pioggia dei giorni scorsi sembra già un ricordo lontano..
M’avvicino al letto, lo accarezzo piano, su uno zigomo,
vicino alla mascherina.
E’ una carezza impacciata, che prende vita propria,
risalendo verso la tempia, fino all’attaccatura dei capelli; le mie dita
scostano di lato la frangetta, dove rimane il segno di una piccola cicatrice,
che sta scomparendo.
Mi chino, strofinando piano le labbra contro la sua pelle
tiepida.
“Buonanotte, amore.”
E’ il mio sussurro, mentre mi costringo ad allontanarmi dalla persona più
preziosa che ho.
“Avviso io, in guardiola, che la fisiologica sta finendo.
Non ti preoccupare..” lo avverto, con la mano già sulla maniglia.
A domani..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“Mamma mia, che
caldo!!” esclamo, dando una spinta col tallone alla porta che si chiude alle
mie spalle, sfilandomi –al contempo- gli occhiali da sole.
“Ho dovuto riaprire
l’armadio con le cose estive, sai, Volpaccia??
Ma dico io!! Ad
autunnoinoltrato, non dovrebbe esserci una temperatura
così!!” mi lamento, andandomi a sedere.
Devo completare la
lettura di ieri: la cronaca della prima partita.. e poi… beh, poi la serata..
“Abbiamo vinto!!!
Ma andiamo con ordine..
Quando siamo partiti dalla pensione Chidori,
Akagi ha picchiato il Do’aho, per una sua insinuazione di dubbio gusto.
Quell’idiota non imparerà mai a tenersi la lingua tra i denti.. ma credo di
capire perché l’abbia fatto: subito dopo la reazione del Gorilla, tutti si sono
rilassati.. che fosse tutto calcolato??”
“Chiaro, no?!” -mi
rallegro- “Il mio Genio sublime, al servizio di quei paurosi..”
“Aida del Ryonan ci ha persino spedito i suoi
appunti sul Toyotama, per favorirci. Pensiero gentile, il suo.”
“Già!! Salvo poi
spaccarmi i timpani con i suoiincoraggiamenti!!”
“Arrivati in campo, dopo le rassicurazioni
dell’allenatore, Sakuragi è stato oggetto di numerose critiche a causa dei suoi
capelli.. ma quella scimmia stramba ha detto che era normale che l’asso della
squadra subisse un po’ di pressione psicologica..”
“Ovvio! No?! Non
c’era da preoccuparsi.. e poi, avevo intravisto sugli
spalti il Guntai, i sostenitori di Mitsui, e Haruko con le sue amiche..”
“Stupido megalomane,
che si crede la nostra punta di diamante!!
Nh.. comunque, il
carciofo è andato a stuzzicare Kishimoto, e l’avversione del pubblico nei suoi
confronti si è centuplicata.. buon inizio, non c’è che dire..
Nella contesa, abbiamo
preso noi la palla, ma poco dopo il possesso è passato in mano loro, come il
primo canestro dell’incontro.
Sono davvero una
squadra di classe A.
E’ la prima cosa che
salta gli occhi, e che sono anche molto scorretti, ma questo sono
bravi a nasconderlo..
Dopo il primo minuto,
ci avevano rifilato già 9 punti.
Minami si è avvicinato
a me, dicendo: “Se tu sei davvero l’asso della squadra, Nagarekawa.. allora
perché non tenti una mossa d’attacco?”
Sono rimasto talmente
sorpreso, da non riuscire a replicare.
Non tanto per la
provocazione, ma per come mi ha chiamato.. Non mi era mai successo prima, che qualcuno
mi chiamasse con il SUO nome..
Comunque, ho superato
lo stupore iniziale per colpa del Do’aho, e di un suo tiro (che definire ‘tiro’
è una bestemmia), finita tra gli spalti, in mano a quelli del Kainan..”
“Kami Sama.. che figura!!” gemo, rispolverando la mia giocata..
“Il Coach lo ha
sostituito all’istante. Il minimo che potesse fare..”
“Ma tu non eri innamorato di me?! Da che parte stai??”
inveisco, sentendomi solo e abbandonato.
“Quando fa cazzate
così madornali, è imperdonabile.. mi sa che dovrò rivedere con Maeda le mie
priorità..”
“Traditore!!” gli grido, avvampando.
“Anzai-sensei ha
mandato in campo Yasuda, per rallentare il ritmo dei nostri avversari.
Strategia corretta. Al 10° minuto, li avevamo quasi raggiunti: 15 a 14 per loro. Akagi è
davvero in forma.”
“E intanto il nonno mi rabboniva, raggirandomi con le sue
teorie, sul fatto che ero l’asso segreto dello Shohoku, e che dovevo rimanere
tale…” sbotto, poco convinto tuttora..
“Quando i nostri
avversari hanno cominciato a pressarlo, mi sono lanciato a canestro, segnando.”
“Ed io, che ero reduce dall’allenamento dei 20.000 tiri, per
la prima volta, ho intravisto il tuo vero valore.. e sono rimasto imbambolato a
fissare la tua azione..” confesso.
“Sentivo il fiato di
Minami sul collo, è bravo a marcare, non c’è che dire..”
“Si sentiva tutta la gente parlare della tua bravura,
malgrado tu fossi solo una matricola.. ma a me, la cosa che veramente dava
fastidio, era il modo con cui quel Calimero ti pressava.. e tu, malgrado tutto,
continuavi la tua azione con quella che sembrava una facilità disarmante.. per
quello, ho chiesto ad Ayako se sapeva da quanto giocassi.. ma il nonno è
intervenuto, prima che lei rispondesse, invitandomi ad evidenziare quante finte
avevi compiuto, prima del tuo ultimo tiro… io gliel’ho simulato, rispondendo
due.. invece lui mi ha corretto, evidenziandone tre.
E poi mi ha sorpreso, dicendomi questa frase, che non
scorderò mai: “Purtroppo non puoi sottrargli il suo talento. Dovrai allenarti
tre volte quanto si allena lui… altrimenti non riuscirai a raggiungere il suo
livello entro la fine del liceo.”
Mentre questa consapevolezza mi gravava addosso, con tutto
il suo peso… sono rimasto lì, a fissarti, prestando attenzione al tuo gioco..
Per la prima volta in vita mia, ho realizzato che i miei progressi –seppur
straordinariamente rapidi- non sarebbero bastati a raggiungerti.. e che mi ci
sarebbe voluto del tempo… molto tempo.. almeno, dentro di me, potevo
ammetterlo.” confesso.
“Percepivo anche gli
occhi del Do’aho, fissi sulla mia schiena.. forse mi stava lanciando qualche
accidente.. mi sono voltato a cercarlo, e per un attimo abbiamo incrociato lo
sguardo. Aveva un’espressione molto seria… chissà a cosa stava pensando?
Comunque, il loro
capitano mi ha distolto dalle mie riflessioni, esclamando: “Allora è proprio
come pensavo.. l’asso dello Shohoku sei tu!!”
In quel momento, avrei
dovuto ricordare le parole di Maki.. ma, come dice il proverbio: ‘Del senno di
poi son piene le fosse’, no?!
Tutto si è svolto
troppo in fretta.. prima ancora di sapere come, l’Ace Killer (solo adesso so
che è il suo soprannome) mi ha colpito all’occhio sinistro.
Mi hanno trasportato
in infermeria in barella, con una commozione cerebrale.. non ho ricordi chiari
di questi momenti.. Mi hanno riferito che Sakuragi è entrato in campo tutto
agitato, inveendo contro Minami, e l’arbitro gli ha rifilato un fallo tecnico.
Potrei quasi sentirmi
onorato di questa sua iniziativa.. ma è probabile che mi ritenga proprietà
privata di caccia.. ogni tanto lo si sente quando borbotta negli spogliatoi:
“Solo io posso battere Rukawa, solo io riesco a marcarlo, solo io ho il diritto
di picchiarlo..”
“Una dichiarazione d’amore un po’ originale…” mugugno,
guardando altrove.. “E’ che m’ha fatto imbestialire il modo in cui ti ha
colpito, e ‘fanculo anche il fallo.. quando ti ho visto cadere perdendo i
sensi, credevo che il cuore mi si fosse fermato!!” forse è successo davvero..
“Che nervi!! A quel
bastardo non hanno neanche fischiato il fallo intenzionale!!”
“E non è finita lì! Dopo che te ne sei andato, hanno
provocato anche Miyagi, tanto che il giudice di gara ha chiamato i due
capitani, ammonendoli.. Poi ci hanno spedito negli
spogliatoi, perché il primo tempo era finito.. ero così nero che ho riempito un
armadietto di testate.. e Ishi mi ha suggerito di andare con lui per vedere
come stavi.. E’ stato molto imbarazzante…. Perché mi sono reso conto di essermi
scoperto un tantino troppo, con la mia sfuriata.. così
ho riportato in lidi più sicuri la barchetta nella mia testina.. dopo averlo
picchiato per l’infausta proposta, ho chiarito a tutti il concetto: “Rukawa è
il mio rivale n°1, e giuro che lo annienterò.. prima o poi, si capisce… quindi
nessuno può metterlo fuori gioco, prima di me..” ecco, all’incirca il succo è
questo.. poi il nonno ci ha rimproverati, spiegando che rispondere alle loro
offese non ci avrebbe fatti vincere.. e in quel momento sei entrato tu, con
quell’occhio tutto pesto..”
“Il rossino mi è corso
incontro, con la grazia di una mandria di bufali, e un dito minaccioso proteso
verso il mio ematoma. “Se mi tocchi, t’ammazzo.” Gli ho ringhiato e lui ha
preso il largo.
Poi, malgrado le
proteste, hanno capito la mia ferma volontà di tornare in campo e li ho
incitati con il nostro vecchio motto.”
“'Allibiti' sarebbe il termine più corretto, credo.. dai!
Ammettilo.. tu che ci imbocchi un: “Noi siamo..” aveva del surreale…”
“Sia io che la scimmia
rossa siamo tornati in campo. Mentre la platea si innalzava in un brusio..
credevano –forse- di avermi messo fuori combattimento??
Ho dato un’occhiata al
tabellone: 28 a
34 per loro. Mi sono accorto subito del mio limite più grosso: con un occhio
solo, faticavo a percepire le distanze.. ho chiesto che i passaggi avessero
meno forza..
Comprendo la scelta
dell’allenatore, ma giocare in velocità col Toyotama è molto pericoloso.. il
‘Run & gun’ è anche la loro specialità, oltre che la nostra..
Sakuragi ne ha fatta
un’altra delle sue: Miyagi, (che ha seguito il consiglio del Coach e non si è
fatto prendere dalle provocazioni) gli ha fatto un assist perfetto, un
alley-hoop da manuale. E l’Idiota ha pensato bene di prenderlo come se fosse un
rimbalzo, anziché spingerlo nel cesto.. NON-HO-PAROLE.
Minami, intanto,
continuava a punzecchiarmi.. e il gioco proseguiva.. ad un bel mentre, visto
che non la smetteva, gli ho detto: “Che tipo di atleta credi che siail n°1 del Giappone?” non mi ha risposto, ma
credo di averlo colto di sorpresa, così ho concluso: “Secondo me, è colui che
guida la propria squadra fino a farla diventare il n°1 del Paese!.. e io aspiro
a questo. Anzi, francamente credo di esserci già arrivato, e non ho intenzione
di perdere altro tempo.” E poi mi è arrivata la palla tra le mani e ho segnato,
facendo canestro.”
“Avevo ascoltato anche io la tua conversazione, incuriosito
dalla tua improvvisa prolissità.. quando poi ti ho visto tirare, e sentirti dire
che quel movimento l’avevi provato e riprovato qualche centinaio di migliaia di
volte… mi ha lasciato stupefatto.. quella cifra mi rimbombava nella testa,
ingigantendo sempre più il baratro che ci distanziava..” per
un attimo, lo ammetto, mi sono lasciato sopraffare dallo sconforto.. ma poi, tu
che ci richiamavi in attacco, mi hai dato nuova energia.. e un motivo in più
per raggiungerti…
“Mi hanno assegnato
due tiri liberi, per una scorrettezza del loro n°6.
Davanti al canestro,
ho nuovamente realizzato l’impossibilità di calcolare le distanze. E così ho
fatto l’unica cosa in mio potere: ho chiuso gli occhi e mi sono affidato alla
memoria del mio corpo.
Sentivo il Do’aho gridare
che era impossibile centrare il cesto. Il primo è entrato, il secondo ha preso
il ferro…era troppo corto.
E il mentecatto ha
preso –giustamente- il rimbalzo, ma poi si è messo a lanciare a caso, e la
palla è finita al Toyotama.”
“Mi ero agitato, e non ho messo in pratica gli
insegnamenti..” piagnucolo.
“Akagi, -marcato da
tre giocatori- in un impeto di follia, gli ha ripassato il pallone, visto che
era completamente libero. E lui ha segnato da fuori area..
IL DO’AHO HA SEGNATO
DA FUORI AREA!!!!
Kami.. tutti noi eravamo
increduli.. (lui, per primo).
E tutti ci guardavano
storto, non capendo il nostro sbigottimento..”
“Eh eh eh.. il Tensai vi ha lasciati senza parole, eh???”
rido, gongolando..
Ricordo di esser corso dal nonnino, che mi ha dato il
cinque…
“Al 18° del secondo
tempo, i nostri avversari erano in vantaggio di 10 punti, ma il contropiede di
Miyagi li ha fatti tremare: una sua azione combinata con Akagi e Mitsui ci ha
riportati a -7.
E poi, i ragazzi ci
hanno dato dentro, sempre in attacco.
Dal canto mio, marcare
Minami non era semplice..
A 5 minuti dalla fine,
eravamo in parità.
Il Toyotama ha chiesto
il time out, e Ayako mi ha portato del ghiaccio per l’occhio.
Ryota mi ha suggerito
di farmi sostituire, ma ho rifiutato.
Quando tutti hanno
capito che era mia ferma intenzione restare fino alla fine, -che per me era
importante- non hanno insistito.
Intanto, nella
panchina avversaria, si sono picchiati, per uno screzio interno.”
“Ma Anzai ci ha riportati all’attenzione, ammonendoci sul
fatto che i problemi dei rivali non dovevano riguardarci.. e poi ha detto che
avremo puntato sull’attacco, privilegiando il rimbalzo –ovvero il sottoscritto-
per vincere.
“Alla ripresa,
Sakuragi ha intercettato un bellissimo rimbalzo, e io ho segnato, sfondando la
loro difesa, e mi hanno regalato anche un tiro libero.
A 4 minuti e 44
secondi dalla conclusione, siamo finalmente passati in vantaggio.
Lentamente, i nostri
avversari si stavano sfasciando..”
“Hai ragione.. Il fatto che il loro
Ace Killer non fosse riuscito a metterti fuori gioco, li ha destabilizzati di
brutto, unito poi alla discussione col loro coach..”
“Mentre mi marcava,
Minami aveva lo sguardo assente, come se in realtà non fosse più lì, con la
testa.. Ad un tratto, è partito con un attacco frontale. –Pura pazzia- Mi ha
travolto e siamo caduti malamente al terra. Lui è svenuto. Mi sono rialzato
tutto ammaccato, ma intero..”
“La mia volpaccia dalla testa dura..” sbuffo, ma non posso
negarmi l’intonazione benevola che la colora.
“A 2 minuti dalla
fine, Sakuragi prende un magnifico rimbalzo (ancora mi chiedo come faccia a
saltare così in alto) e segna, da fuori area.
Siamo 91 a 81, per noi. Minami torna
in campo, con una vistosa fasciatura.
Ma è più determinato
che mai.. Il Capitano rimprovera il Do’aho, per una sua distrazione.”
“E poi ci ha sgridati col suo vocione: “La partita non è
ancora finita!! Non voglio alcuna disattenzione da nessuno!!!” già già.. nel
frattempo, il Calimero ha messo a segno un paio di tiri da tre.. è forte,
inutile negarlo..”
“A 58 secondi dal
termine, siamo 91 a
87. Hanno tirato fuori le unghie.. ma noi non siamo da meno, anzi.
Akagi e la scimmia
rossa hanno recuperato un rimbalzo sullo scadere, e si
sono strattonati, per non perderne il possesso.. Talmente concentrati, che
Mitsui ha dovuto dire loro che erano compagni, non avversari..”
“La foga, sai…” tento miseramente di giustificarmi..
“Siamo tornati da poco
in albergo, dove Aida ci ha già faxato le sue congratulazioni.. e Akagi ha
ricevuto una telefonata che ha lasciato tutti basiti: il coach della Shintai si
complimentava con lui, per la vittoria.. Credo sia normale che un’Università di
questa fama lo abbia già contattato.. il nostro Capitano è il miglior Centro
della Prefettura..”
“Mitsui intanto si deprimeva, perché nessuno lo voleva..”
“Il Mister ci ha
convocati, prima di cena, per farci visionare una partita Kainan vs Sannoh,
dello scorso anno. Non so se sia stata effettivamente una buona idea. I ragazzi
ne sono usciti parecchio scossi, soprattutto Miyagi, quando ha saputo che il
play è in squadra anche quest’anno, e sarà il suo diretto rivale.. Tre sono del
terzo anno, tra cui il loro asso: il n°13.
L’unico immune dal
timore reverenziale che il Sannoh Kogyo incute, al solo nominarlo, è il Do’aho.
Beata ignoranza, mi verrebbe da pensare.. Anzai-sensei ha detto che dobbiamo
tener conto del fatto che loro hanno l’esperienza necessaria per vincere, e un
intero palazzetto che tiferà per loro.. e che, se vogliamo batterli, non dobbiamo
indietreggiare di fronte a niente.. MASSIMA RISOLUTEZZA. Ha ragione.”
“Dopo quel filmato, se ne sono andati tutti con la coda tra
le gambe, a prendere una boccata d’aria.. Tu invece sei rimasto lì, sul divano,
a fissare lo schermo vuoto.. quando ti ho preso in giro, chiedendoti se anche
tu non avevi bisogno di arieggiare il cervello come gli altri, continuavi a
ripetere solo: “Deficiente!” ma eri abbastanza scosso, ammettilo.. E poi mi ha
telefonato Haruko, che in realtà voleva parlare con suo fratello, ma va beh.. i
suoi complimenti si sono piaciuti lo stesso..
E mentre ero lì, sento la signora Chidori che ti chiama,
pronunciando il nome di.. beh, sì.. di quello.
Così vi ho seguiti.. sia mai che il Calimero avesse
intenzione di finire il lavoretto lasciato a metà..”
“La padrona del ryokan
mi avvisa dell’arrivo di un ospite, che mi cerca.. e
mi ha nuovamente chiamato Nagarekawa…ma -qui a Hiroshima- nessuno sa pronunciare
correttamente il mio cognome??
Comunque.. era Minami, che è venuto a scusarsi, e ha
portato anche una crema prodotta dai suoi, che gestiscono una farmacia.
Dovrebbe far miracoli, ha garantito.. L’ho ringraziato, non sono una persona
scortese, io. Anche se avrei dovuto picchiarlo, per come ha ridotto il mio
povero occhio..
Siamo finiti a parlare
di basket. (ovvio)
Mi ha detto che, se
voglio davvero diventare il n°1 del Giappone, devo prima sconfiggere Sawakita;
perché è lui il giocatore più in gamba del panorama liceale nipponico.
Poi mi ha salutato,
augurandomi sportivamente di vincere la gara di domani.”
“Penso che sia stata una delle poche volte, in vita mia, in
cui spiare qualcuno non mi ha fatto sentire assolutamente in colpa. Nessuna
remora. Nothing.
Quando vi ho sentiti parlare di Sawakita, mi sono un tantino
infiammato.. ora come allora, sono più che convinto che dovrai battere prima
me, e poi andartene a cercare altre sfide, chiaro, Volpe??”
“Adesso vado a
mettermi ‘sta pomata, e dopo a cena.. poi dovrò trovare un espediente per
scaricare la tensione.. sembriamo tutti dei leoni in gabbia..”
“Io intanto sono andato a rompere le uova nel paniere a
Ryo-chan.. solo soletto con Ayako..” –ghigno, al ricordo delle sue imprecazioni
trattenute, vedendomi..- “Sperava, lui,
di farsi consolare dalla nostra manager, eh?”
E poi sono passato dai senpai, uno più angosciato
dell’altro, già ridotti a riesumare i vecchi tempi, le motivazioni di
gioventù.. ma su una cosa Akagi ha sbagliato.. anche io, pur non essendo un
giocatore storico, volevo vincere, ad ogni costo: era anche il mio, di sogno.
“Ore 22.30, prima del
sonno.
L’occhio si è sgonfiato
di molto, e così pure l’ematoma. Minami ha detto la verità.
Dovrei chiedermi
perché sono di nuovo qui, a scrivere per la terza volta in una giornata.
Forse perché non è la
prima volta che lo faccio. Vero. Ma mai così, e così a lungo.
Potrei mentirmi,
dicendo che sono giorni impegnativi, ricchi d’eventi, che voglio restino incisi
nella mia memoria, e sulla carta.
Ma la verità è che ho
un bisogno disperato di sfogarmi in qualche modo, e non c’è nessuno che
potrebbe ascoltarmi. O capirmi.
Mi andrebbe bene
persino Maeda-san.. forse sto davvero diventando pazzo..
Ho meditato se
rivolgermi o meno ad Ayako, ma non è il caso.
Quindi mi ritrovo qui,
a scrivere.
Con dubbi sempre più
grossi, di natura altrettanto eterogenea..
Ecco l’ultimo evento,
in ordine d’avvenimento:
Dopo cena, me ne sono
rimasto per conto mio, a riflettere, a riposare. Rientrando nel Ryokan, passo
davanti all’ofuro.. il pensiero che si forma nella ma mente è:
‘Ho voglia di farmi un
bagno.’
Sbircio dentro.
Nell’anticamera c’è
solo uno yukata nel cesto. Bene.
Un solo compagno. Non
mi disturberà, certo.
Entro. E trovo lui.
M’irrigidisco,
preparandomi a battaglia. (stringo i pugni, incattivisco/indurisco la mia
espressione di riflesso).
‘Adesso inizierà ad
abbaiare che voglio rubare il suo territorio, che è arrivato prima lui, e bla,
bla, bla..’ penso, preparandomi mentalmente.
Lui invece solleva lo
sguardo e mi fissa. Per un istante.
“No, volpe, stasera
no. Domani c’è la partita.” Mi soffia, riprendendo ad insaponarsi.
‘Se ti picchio, Akagi
ci ammazza entrambi.’ sottintende il resto del discorso che non ha fatto.
“Nh.” rispondo e
prendo posto in uno sgabello lì vicino a lui.
La saponetta gli
sfugge, nella foga in cui ci mette a passarsela sulla pelle.
E’ tensione. lo vedo.
Si volta in giro per
cercarla con lo sguardo, smarrito.
Mi allungo per
prenderla, e gliela passo.
Mi guarda, sorpreso,
dilatando gli occhi.
Sbuffo.
Siamo pari. Niente
più.
Lui mugugna un
ringraziamento e riprende lo sfregamento, frizionarsi la cute.
E il pezzo di sapone sfugge
via di nuovo, mentre se lo passa con troppa energia sulla schiena.
Mastica
un’imprecazione a mezza voce.
“Girati” gli ordino e
lui si volta verso di me, allibito.
Tregua, Do’aho.
Si chiama ‘tregua’.
Non ti ci abituare
troppo in fretta, però.
La schiena gliela
insapono io, impostando un mio ritmo.
I suoi muscoli si
rilassano. Sembrava una corda di violino.
Ho sempre immaginato
la sua pelle più morbida..
forse a causa di quel
colore ambrato, in realtà non è uniforme.
Non avevo mai fatto
caso, davvero, a quante cicatrici gli solchino la schiena.
Dev’essere lo scotto
da pagare per le tante risse in cui è rimasto coinvolto..
Forse più per
curiosità, che per desiderio, mi soffermo a rincorrerne una, tracciando quel
sentiero con un dito.. dalla scapola alla colonna, e ritorno.
Lo sento rabbrividire.
Chissà perché..
Quando ho finito, mi
guarda, in una muta domanda: ‘devo ricambiare il favore?’
“No. Io ho già
finito.” Gli spiego, andando verso la cornetta del risciacquo.
Lui aspetta che io
abbia finito (ci sarebbero altri getti, ma non lo fa) e poi mi copia.
Entro nella calda
vasca, reprimendo un gemito di piacere.
O forse non l’ho
trattenuto troppo bene?
Lui sembra averlo
sentito…
Ci troviamo vicini,
malgrado il bagno di questa pensione sia notevolmente grande.
Mi arrischio a
sbirciarlo, con la coda dell’occhio: ha le palpebre abbassate, e la testa
reclinata all’indietro, contro le mattonelle. Si sta rilassando.
E forse l’ho fatto fin
troppo bene, perché mi sono addormentato.”
Sorrido, piacevolmente colpito dalla naturalezza del suo
narrare.
Non è difficile ripescare nella memoria questo momento
d’intimità che abbiamo vissuto.
Alla vigilia di una partita che ci ha cambiato, in qualche
modo, la vita.
E’ uno degli istanti che conservo con maggior cura. con
gelosia, quasi.
Sono ritornato spesso -col pensiero- a quella sera, in
queste settimane, anche se non te l’ho confidato.
Sento il sorriso allargarmisi sulle labbra, rivivendo il tuo
stupore, nel vedermi dentro a quel bagno. Tra tutti, proprio io.
Riconosco che la tua reazione era anche giustificata, a quel
tempo.
Ma non posso reprimere un po’ di soddisfazione, per averti sorpreso,
in positivo, intendo.
E poi mi sono meravigliato io, sentendo la tua proposta..
Per quanto tempo ho
sognato le tue mani su di me, dopo quella sera?
Arrossisco, nel ripensarci.
Non le saprei nemmeno più contare..
“E poi ritrovarti di colpo addosso a me, mi sono voltato
nella tua direzione, per capire cosa fosse successo, e sonnecchiavi già. E
allora ho fatto l’unica cosa che era in mio potere: ti ho passato un braccio
attorno alle spalle, e sono rimasto a sostenere il tuo corpo, per impedire che
affondasse nella vasca.. Di tutti i modi per toglierti di mezzo, l’annegamento
non era contemplato..
Se devo essere sincero, mi sono sentito un po’ idiota, nel
tenerti su.. soprattutto impacciato.. poi, quando ho sentito il tuo respiro
farsi profondo, mi sono rilassato anch’io, facendoti accoccolare meglio verso
di me.”
E’ una sorta di reminiscenza onirica, dai contorni sfumati…
la tua pelle contro la mia, le volute di vapore che salivano verso l’alto, lo
sciabordio dell’acqua calda, smossa dai nostri corpi..
“Potrei risultare scontatamente ovvio, ma -per me- il Nirvana
poteva benissimo avere quella forma.. mi piaceva rimanere lì, aspirare piano il
tuo profumo.. non quello del sapone, tale uguale al mio, ma quello della tua
cute, il tuo sapore.. ed è stato lì, che –senza davvero rendermene conto- in un
impeto di follia, ho posato le mie labbra sulla tua spalla.. solo troppo tardi,
mi sono accorto di averti lasciato il segno..” -ammetto, mentre sento le mie
guance imporporarsi.- “Volpaccia dalla pelle troppo delicata..” –lo rimprovero-
“Chissà cos’hai pensato, la mattina dopo, vedendo quel succhiotto.. magari che
era dovuto alla rovinosa caduta in cui ti aveva coinvolto il Calimero?!
Nah.. è stato il Tensai, a marcare il suo territorio!!”
dichiaro.
Nonostante tutto, non mi sono mai pentito di averlo fatto..
anche se non so come avrei reagito, se ti fossi svegliato..
Infatti, quando ho percepito le prime avvisaglie del tuo
risveglio, ti ho scostato da me, mettendo una dignitosissima distanza tra noi..
con il cuore in subbuglio, allora.
Con rammarico, direi oggi.
“Non so per quanto io
mi sia appisolato, ma quando mi sono destato, il Do’aho si stava asciugando,
fuori dalla vasca.
Nh… peccato.”
“Già. Peccato.”
Gli faccio eco.
“Sono uscito anch’io
dall’acqua e ognuno si è rivestito per conto proprio, senza una parola.
Avremmo dovuto dirne?
E ora mi ritrovo qui..
forse dovrei essere felice del momento che abbiamo vissuto..
Forse –invece- avremmo
potuto sfruttarlo meglio, cercando di stabilire un contatto..
Forse è solo una
grande sega mentale.
E’ già un miracolo
l’essere rimasti quasi un’ora nello stesso posto, senza scannarci a vicenda.
Ma sarebbe stato
meglio, se........ se....... sto desiderando l’impossibile.. che senso ha
formulare un desiderio irrealizzabile?
In quest’istante, mi
basterebbe rimanere semplicemente abbracciati, io e lui, e fermare il tempo.
Prima della partita.
Prima di una vittoria
o di una sconfitta.
Prima di tutto.
Semplicemente noi.”
“Noi l’abbiamo vissuto quel momento, Kaede, è solo che tu
non ne hai memoria..” rispondo, mentre il cuore mi si stringe, nella
consapevolezza di aver realizzato un suo desiderio, senza che lui lo sapesse,
senza dargli modo di gioirne.. e il mio atto, di colpo, si macchia d’egoismo.. Io ho potuto averlo tra le braccia, ma lui sta ancora aspettando questo momento..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue
navy: elyxyz@libero.it per ricevere i
capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno
letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri
nell’angolino apposito di questo sito.
Siete davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno
per uno, per esprimervi la mia gioia personalmente, per questo lo faccio qui.
Entro dalla porta
principale dell’ospedale, percorrendo un tragitto che sta diventando, mio
malgrado, familiare. Come i volti che incrocio, delle infermiere in guardiola,
dei medici e delle guardie all’ingresso.
Giusto ora,
Saito-san mi nota da lontano, e alza una mano a mo’ di saluto. Ricambio il
gesto, continuando verso la mia meta.
Stanotte ho sognato
gli eventi letti ieri, e ancora adesso sono conficcati –dolorosamente vividi-
nella mia testa.
E il ricordo si
mescola al rammarico, all’impotenza.. per non aver modo di cambiare il passato.
Inspiro profondo, sapendo
che -il tempo che trascorrerò qui- lo passerò in apnea.
E poi entro, stampandomi
in faccia un sorriso finto quanto i denti di Mitsui.. ma io sono il Tensai.. il
Tensai può tutto..
“Ciao, Ru.” Saluto,
introducendomi nella stanza.
Noto che il letto è lievemente
spostato, rispetto a ieri. Probabilmente hanno fatto pulizie, stamattina.
Anche il pallone è
in una posizione differente, da dove l’avevo sistemato io.
Tiro le tende per
far entrare un po’ meno luce, potrebbe infastidirlo, no?
“C’è uno splendido
sole, anche oggi..” lo informo, levandomi il cappellino dei Lakers, che mi hanno
regalato i ragazzi, qualche tempo fa.. Nh.. dopo la sconfitta col Kainan.. dopo
che mi ero rasato i capelli..
3 Agosto. Martedì. “Ore 7.00. Cosa più unica
che rara, anche stamani sono sveglio e arzillo, anzitempo.
Ce ne andremo al palazzetto solo verso le 10,
per assistere all’incontro del Kainan.
Il nostro si svolgerà alle 11.30.
E visto che i miei compagni di stanza sono
ancora sprofondati nel mondo dei sogni, io mi ritrovo qui, nella saletta, a
scrivere, per passare il tempo.. Ho osservato con piacere, specchiandomi in
bagno, che l’occhio si è praticamente del tutto sgonfiato, e ci vedo essenzialmente
in modo normale.. cosa meno gradevole, notare gli ematomi che mi sono rimasti,
a causa della caduta di ieri.. soprattutto un livido sulla spalla, ricordo di
averla battuta sul parquet, ma..”
“Altro che parquet!!”
esclamo, sorridendo della sua ingenuità.
“Comunque, ho deciso di metterci sopra la
pomata, dovrebbe avere lo stesso effetto benefico, no?
E poi sono venuto qui.. cosa da annotare:
credevo di essere l’unico della squadra, già in piedi.
In realtà, pochi istanti fa, mi sono trovato
davanti il Do’aho, rientrato dopo un mattiniero allenamento in solitaria.. se
lo sapesse il Coach, lo rimproverebbe.. è stato chiaro fin da subito: niente
atti di eroismo fuori programma, inutile sprecare energie prima del tempo..
In realtà, credo di capire Sakuragi.. anch’io
ho le mani che mi prudono e una voglia matta di fare due tiri, per distrarmi,
per non pensare all’imminente incontro..”
“Immaginavo di non
essere l’unico ad avere questa necessità, solo che io ho sfidato le ire funeste
dell’allenatore, e ho fatto –come sempre- a modo mio.. mi sono destato
all’alba.. ho preso il mio pallone, e sono andato in un campetto vicino alla
pensione…
Di fronte al
canestro, per la prima volta, sono riuscito a prevedere l’esito di un mio tiro,
in base alla correttezza della mia postura.. mi sono venute in mente le parole
di Haruko, che dicevano più o meno così: “Quanto più le tue capacità si
evolvono, tanto più numerose diventano le nostre possibilità di vittoria..”
Potrei sembrare
megalomane –beh, lo sono sempre stato- ma sentivo davvero il peso della mia
responsabilità, nei confronti della squadra, nei suoi, nei tuoi, in quelli del
vecchiaccio, che aveva riposto tanta fiducia in me..
Dopo l’allenamento,
sono rientrato da una porta secondaria, e ho trovato il nonnetto che sonnecchiava
sul divano, dove c’eravamo riuniti a vedere il filmato sul Sannoh, sommerso da
schemi di gioco e strategie varie..
Sono sgattaiolato
via, e ho scovato te, nella saletta accanto, e la cosa mi ha sorpreso non poco,
vista l’ora..”
“E’ entrato di soppiatto, senza far rumore, rimanendo
paralizzato nel vedermi.. a tal punto da non aver neanche pensato di
dissimulare lo stupore. Col pallone ancora sottomano, un mezzo fiatone e
evidenti tracce di sudore.. uno così, mica è appena uscito dalla sauna, no??
Siamo rimasti lì, a fissarci.. Lui come un
baccalà, io relativamente nervoso.. sono riuscito a nascondere il diario appena
in tempo..
Ma forse neanche del tutto bene, perché lui
mi chiede -fissando un angolo della copertina blue navy che spunta da sotto il
mio sedere-: “Cosa stai nascondendo, lì?”
“Niente, Do’aho!” gli ho risposto, cercando
di mantenere un tono disinteressato. Ben lungi dall’essere tale.
Lo vedo sorridere, non proprio ghignare, è…
è.. qualcosa di diverso, senza derisione..
“E quella penna in mano, allora??” replica
lui, indicando la stilografica ancora tra le mie dita.
K’so!! Nella concitazione me n’ero scordato!!
“Nh..” sbuffo.
La sua smorfia allegra si è ingrandita ancor
di più, so che adesso mi stresserà, fintanto che..
“Che stavi facendo? Eh? Eh??” ricomincia,
tampinandomi con la sua curiosità da scimmietta sfacciata.
“Scrivevo, Do’aho.”Mi ritrovo a spiegare, senza sapere come.
Lo vedo illuminarsi, per questa sua insperata
conquista. Forse ho ceduto un tantino troppo presto, rispetto alle sue
previsioni..
“Ah!! Non sapevo che
le volpi sapessero farlo!!” mi canzona, bonario.
“Mph!!” replico,
osservando il suo divertimento.
Solo ora, si accorge
di come si presenta e ricorda anche che sta rischiando..
“Vado a cambiarmi!!
–m’informa. (perché l’avrà fatto??)- “Acqua in bocca, volpaccia! Mi
raccomando..” e mi strizza un occhio, allontanandosi.
Poi sembra ripensarci,
e si volta di nuovo verso di me, esclamando: “Tanto, voi volpi non brillate
certo in dialettica, no?!” e scompare, girando l’angolo.
Che cazzo ha mangiato
a colazione??
Quello non è il
Do’aho!!”
“Oh.. quanto la fai lungaaa…” –protesto, arricciando
piacevolmente gli angoli della bocca- “Solo perché ero di buonumore, e sono
stato gentile con te..”
“Però mi piacerebbe
averne uno così.. ammetto.
E mi ritrovo a fissare
la penna in mano. E la pagina stropicciata del diario, su cui mi sono seduto.”
Accarezzo il foglio con la punta delle dita, si sente ancora
adesso che è un po’ sgualcita, soprattutto nell’angolo.. chissà per quanto ha
tentato di lisciarla!!
Mi fa uno strano effetto, sapere di aver incontrato questo
diario molto tempo fa, molto prima di tutto questo.. Ignaro di essere entrato,
quasi in tempo reale, nelle sue pagine.. nella sua storia..
La mia gioia è però
turbata da un evento molto spiacevole, che mi ha lasciato quantomeno stordito..
in questo momento, oltre ad una stanchezza mai provata prima, mi ritrovo ad
essere felice per la vittoria, sconvolto dal suo incidente e destabilizzato dal
nostro ultimo scambio. Dovrei riposare, in attesa di notizie, ma non ci riesco.
La mente e il cuore troppo scossi, rimpiango davvero l’assenza di Maeda-san,
ora. Cercherò di dare ordine agli eventi, per tentare di sedare le emozioni che
mi pervadono.. credo non sarà facile..”
“Né tanto meno conciso..” esplico, sfogliando velocemente le
numerose pagine successive; sono molte, prima della prossima data..
“Dopo la vittoria del
Kainan, siamo entrati in campo, per fare un po’ di allenamento, e –fin da
subito- il tifo per i nostri avversari si è fatto irritante. Per un
semplicissimo tap-in, tutto lo stadio ad applaudire.. Nh..”
“Ryota cominciava già a sentire la pressione psicologica del
pubblico, sbagliando i tiri di riscaldamento.. e quel Kawata faceva
l’esibizionista.. aveva bisogno di qualcuno che gli abbassasse le penne..”
“Il Do’aho, quando
siamo stati richiamati in panchina, si è messo in testa di farne una delle
sue..
Ha tentato un
canestro, saltando dalla linea dei tiri liberi.
Spettacolare, certo.
Peccato abbia preso il
ferro, e sia caduto all’indietro, come un sacco di patate..”
“Kami!! che figura di merda..” gemo, ripensandoci.. mi hanno
trascinato negli spogliatoi, dove Akagi mi ha fatto un predicozzo.. tutti
esagitati, tranne me: dopo quella performance ridicola, non avevo più paura di
nulla..
“Due tiri prima di
iniziare sul serio. Incredibile. Il Do’aho ha riproposto la scenata di prima,
sul canestro avversario. E cosa ancor più stupefacente, è che stavolta è
riuscito a insaccarla.
Un nostro rivale ha
tentato di emularlo, fallendo miseramente. Nh..
Anzai ci ha detto di
assumere un atteggiamento attivo, in attacco, e che avremmo dovuto prendere
l’iniziativa per primi, per costringere a far reagire i nostri avversari. Si è
poi rivolto a Sakuragi e a Miyagi, parlando di un loro ‘attacco a sorpresa’.
Voglio essere sincero:
quando il nostro play ha fatto il segno convenuto (solo quei due idioti
avrebbero potuto scegliere una smorfia tanto imbecille) nessuno si aspettava
che la scimmia volante riuscisse ad insaccare il suo alley-hoop.
C’è riuscito.
Il Do’aho è riuscito a
prendere un passaggio impossibile, e a segnare.
Allibiti, gli sguardi
di tutti.
I loro, per primi, e i
nostri… semplicemente increduli.
Mitsui ha iniziato a
dire che oggi eravamo proprio in forma, e io che la fortuna era dalla nostra
parte..”
“Non era fortuna… MA CLASSE!!” Esclamo, giustamente
compiaciuto.
“A 2 minuti
dall’inizio, eravamo 11 a
6, per noi.
Mitsui, che era nella
sua condizione migliore –sia mentale che fisica- ha insaccato tre canestri da
tre punti, di fila. E i nostri avversari sono corsi ai ripari, con una
marcatura strettissima e sfiancante.
Miyagi, a quel punto,
si è ingegnato, tentando un tiro rischioso, ed è stato stoppato.
Fin qui, nulla di
strano, non fosse altro che il pallone è rimbalzato sulla faccia del Do’aho,
finendo poi nel canestro. Con un rivoletto di sangue che colava dal naso,
davanti a una palestra esterrefatta, l’Idiota ha osato dire che quello era il
suo ‘nuovissimo tiro facciale’. Beh, almeno è stato valido.. l’hanno fatto
uscire temporaneamente, perché l’epistassi non si fermava..
Il loro n°9 mi si è avvicinato,
incredulo, dicendo: “Non poteva essere intenzionale.”
“Certo che no,
cretino!” gli ho risposto, ovvio. E lui mi ha redarguito.
Stronzo.”
“Quando l’emorragia è finita, ho chiesto di ritornare
dentro, ma tutti erano incantati a guardare lo scontro tra te e Sawakita. Non
volava una mosca, davvero.”
“Mi ha fregato. Lo
ammetto. E’ partito come un fulmine, e io manco me n’ero accorto.
Ma questo non ha fatto
altro che alimentare la mia sete agonistica.. mi sono venute alla mente le
parole del Calimero, e l’ho superato, sfondando il muro avversario e segnando.
Inevitabile il nostro
confronto. Al momento, lui rappresenta la mia meta.
Mi sono girato e gli
ho detto: “Se davvero il Sannoh è la squadra n°1 del Giappone… non avrò pace
finché non vi avrò tolto di mezzo.”
Lui ha replicato che
le mie parole avevano infiammato il suo spirito combattivo.. fatto sta che ha
perso palla, io gliel’ho soffiata, e lui ha fatto fallo per sbloccarmi.
Il loro coach lo ha
sostituito, e anch’io ho ripreso fiato: Kogure è entrato al posto mio.
Mentre mi riposavo,
non potevo evitare di rivivere il momento in cui Sawakita mi ha rubato la palla,
in contropiede, quando ero ormai certo di averla insaccata.. ammetto che il mio
orgoglio ne è rimasto ferito.. non è facile digerire una cosa così.”
“Sì, ma è anche vero che tu eri appena riuscito a eludere la
sua marcatura!!” –lo giustifico- “O te n’eri già scodarto??”
“Hanno cambiato anche
il giocatore marcato da Sakuragi, sostituendolo col più giovane dei fratelli
Kawata. Impressionante: due metri e dieci. Un armadio.”
“Tonto. Aggiungerei io.” se permetti.
“Il rossino sembrava
addirittura piccolo, al confronto. E l’altro, appena si è mosso, lo ha
scaraventato a terra, senza neanche accorgersene. Era fallo. Ma non ce l’hanno
assegnato.
Il Do’aho e Kawata
Junior si sono messi –amabilmente- a fare conversazione in campo. Non so
proprio dire chi sia più idiota dei due..
Il mentecatto ha
tentato una furbata, proclamandosi ‘Sakuragi il mito vivente’.
In realtà ha compiuto
un’infrazione, ha quasi litigato con l’arbitro, e il Kainan (venutici a vedere)
lo ha definito il ‘Dio dell’espulsione di Kanagawa’
Dal canto mio, in
panchina, meditavo tra me e me: ‘Rovinerà tutto, quell’idiota..’
....
Il Sannoh ha chiesto
il primo time out.
E Anzai-sensei ci ha
illustrato la sua strategia. Follia pura.
L’unico che la approvava,
manco a dirlo, era il Do’aho. Che sarebbe diventato il perno della nostre
azioni, e ‘arma segreta dello Shohoku’.
Al grido di: “Fate
silenzio, misere comparse!!” ha soppresso le nostre –più che giustificate-
rimostranze.”
“Certo!! Era venuto il momento in cui la mia genialità
sarebbe stata valorizzata!” E’ il mio sproloquio.
“Poi si è fiondato in
campo, al fischio della ripresa.
Purtroppo per lui, il
mentecatto voleva imporsi con la forza sul bestione.. ho dovuto anche spiegarlo
ad un compagno: non si vince con la forza un avversario più forte!
Quanto ci avrebbe
messo a capirlo, quel cretino?
Sia in campo che dalla
panchina, lo scetticismo era grande: impostare il nostro gioco in funzione di
Sakuragi era un grosso rischio. Mitsui l’ha fatto, perché si fida ciecamente
del Mister: quando il Do’aho è passato in post-play, gli ha consegnato il
pallone; mentre Anzai-sensei ci spiegava, cosa sia il ‘conflitto interno’ e il
fatto che solo il nostro n°10 avrebbe potuto neutralizzare il loro armadio
ambulante. All’apice del suo attacco, gli hanno fischiato un’infrazione di
passi.
Nh..
il Gorilla lo ha picchiato.. e l’avrei fatto pure io, se fossi stato sul
rettangolo di gioco.
Ad ogni modo, io ho
detto all’Allenatore che mi ero riposato, e che volevo rientrare, intanto Akagi
gli suggeriva delle strategie.. ma quell’animale continuava a fare di testa
sua!
Poi, d’improvviso,
l’illuminazione: lo vediamo confabulare con Kawata Jr.,
attuare un perfetto gioco di gambe e riuscire a mantenere la sua posizione
difensiva, facendo perdere il possesso ai nostri avversari, e costringendo il
tontolo a commettere l’infrazione dei tre secondi.”
“Beh.. avevo una mia teoria, al riguardo: lui riusciva a
tirare solo se sotto canestro. Bastava non farlo avvicinare, e così diventava inoffensivo!
L’ho detto anche al Gori, che non ha dato il giusto valore della mia geniale
scoperta, però mi ha elogiato per l’azione.. e così l’ho neutralizzato.”
“A 8 minuti dalla
fine, eravamo in vantaggio: 21
a 18.
Sakuragi si è
dimostrato uomo-chiave, nel primo tempo.
Nel bene. nel male.
Non finirà mai di
stupirmi.
....
Half time: Sanno Kogyo 34 / Shohoku 36.
Anzai ci ha detto che
la vera battaglia sarebbe iniziata in quel momento.
Tecnica. Forza
d’animo. Energia…tutto quello che avevamo, avremmo dovuto tirarlo fuori, e
metterlo in campo.
Dopo 50 secondi dalla
ripresa, i nostri avversari sono passati in vantaggio, con un tiro da tre.
E poi hanno attuato un
pressing terribile su Miyagi. Addirittura Sawakita in contemporanea con
Fukatsu.
In due minuti, il
distacco è salito di 10 punti.
Il Coach ha chiesto il
time out. In meno di tre minuti, e il disavanzo è già di 14.
Kogure ha suggerito di
sostituire Sakuragi con Yasuda che, essendo agile, avrebbe potuto sottrarsi al
loro pressing.
Anzai, tuttavia, ha
deciso di non modificare la formazione.
Ci ha brevemente
spiegato la strategia, puntando le giocate sul nostro play, e poi siamo tornati
in campo. Cosa curiosa: Ayako ha richiamato Ryota un attimo, e gli ha scritto
qualcosa sulla mano.. Nh.. chissà cosa..”
“Io lo so! IO lo so!!!” -esclamo, orgoglioso- “Ayachan
sapeva che lui aveva bisogno di essere incoraggiato.. e chi, meglio di lei?
Me lo ha raccontato Ryota, qualche tempo dopo.. ‘Playmaker
n°1’ gli ha scarabocchiato sul palmo, e lui si è aggrappato a questo.”
“Il Sannoh ha ripreso
con il pressing, ma Miyagi non si è fatto intimorire, anzi. Al momento
opportuno, ha sbrecciato la difesa avversaria, poi ha passato a me, e io sono
andato a canestro.
Peccato mi abbiano
stoppato. Sakuragi ha preso il pallone ma è stato fermato a sua volta. La sorte
ha voluto che la palla finisse in mano di Akagi.”
“Il Gorilla, contro il Gorilla
Tondo. Scontro tra primati!!” –scherzo.
“Sawakita è forte.
Inutile negarlo.
Credo abbia messo in
crisi il nostro Capitano. L’importante è che abbia trovato la forza per reagire,
prima che fosse troppo tardi.
La scimmia rossa,
intanto, ha fatto un altro fallo.
15 minuti dalla
conclusione, 18 punti ci distanziavano. L’orlo del precipizio, parafrasando
Ayako.
Miyagi non poteva
avvicinarsi all’area nemica; Mitsui, sfiancato dal pressing del primo tempo,
grondava sudore; Akagi è stato addirittura stoppato, e io ho commesso un fallo
in attacco.
Il Do’aho è venuto a
lamentarsi con me, per quest’errore. Ha poi preso la palla, partendo come una
scheggia. Si è beccato un’infrazione di passi. Gli ho sibilato che sarebbero
stati guai, per lui, se avesse osato rimproverarmi nuovamente, dopo la sua
castronata.
A 12 minuti dalla
fine, il risultato è il seguente: 36
a 58. Siamo nella merda.
Letteralmente.
Sawakita mi ha
rivelato le sue vere capacità.
Akagi, finito nel
pallone, inizia a collezionare brutte figure.
Il Mister ha chiesto
il time out, l’ultimo concessoci. Le sue parole ci entravano nelle orecchie,
non nella testa. E poi ha compiuto una scelta che non ho compreso subito: ha
scambiato Sakuragi con Kogure.”
“Io, in piedi, schiumavo rabbia, perché mi aveva escluso dal
gioco, perché sapevo di essere indispensabile, per vincere.. E il nonnetto mi
chiamava vicino a lui, per parlarmi.
Per 30 secondi, giuro, credevo si fosse trasfigurato in un
essere tremendo.. poi mi ha detto esattamente queste parole: “Dimmi, sono forse
l’unico… che ancora crede di poter vincere quest’incontro?”
L’ho fissato, stupito: “Io ero convinto che tu fossi
rassegnato a perdere, nonno..”
E lui mi ha detto che, se ci fossimo rassegnati al peggio,
sarebbe stato come far finire prematuramente l’incontro. Ma noi stavamo ancora lottando.
Mi ha fatto notare un tuo errore, e il rimbalzo del n°9. Mi
ha chiesto di ripensarlo nella mia testa.. e io mi sono infervorato tutto..
Stupida Kitsune, hai sprecato un’occasione d’oro!! Comunque, dicevo.. Ah,
sì!!.. Mi ha spiegato il guadagno potenziale nel prendere un rimbalzo. Il mio
ruolo cardine nella rimonta..
Gli altri panchinari mi si sono avvicinati, convinti di
poter far fluire la loro forza e determinazione su di me.. non che ci credessi
tanto, ma loro ne erano così
convinti..”
“Dalla panchina, c’era
un gran brusio.. tutti agitati verso il Do’aho.. è stato rispedito dentro..
Mentre Kogure usciva, lo ha richiamato, e si è fatto dare un 5. Chissà perché?”
“Per farmi infondere anche la sua determinazione a vincere,
no?!” rispondo, come se fosse palese.
“E poi ha.. ha.. beh,
ha stimolato Akagi a reagire, ‘a modo suo’. Si è pigliato un bel gori-punch di
ringraziamento.
Ma non è finita:
quell’idiota, imbecille, megalomane, cerebroleso..”
“Ti voglio bene anch’io..” ironizzo.
“.. è saltato sopra il
palco dei giudici, e ha urlato a tutti: “Giuro che sconfiggerò il Sonno!”
Silenzio da ecatombe,
quello che ne è seguito.
E poi una cascata di
lamentele, ingiurie, insulti e similari, volti alla sua persona.
Akagi è andato a
riprenderselo, scusandosi con la giuria.
Ma lui, anziché
sembrare compunto, si è voltato verso di noi, dichiarando: “Dopo questa
piazzata, non abbiamo altra scelta... dobbiamo vincere per forza!”
Poi ci ha redarguiti,
provocandoci.
E poi ha detto la cosa
più vera, da quando lo conosco: “Il vostro modo di ragionare, la logica con cui
vivete il basket… con me non funzionano. Questo perché io sono un
principiante.”
“Per la prima volta in vita mia, qualcuno nutriva
aspettative nei miei confronti… come avrei potuto disattenderle?
Così vi ho caricati per benino, e siamo ripartiti.
Il loro specialista nei rimbalzi mi ha minacciato, e io
sapevo che era forte.. così mi sono ingegnato per superare il suo screen out.
Il Tensai ha giocato non proprio pulito.. ma si sa: in amore
e in guerra, tutto è concesso..”
E noi, lì, eravamo in
guerra.
“Sakuragi riesce a
prender palla e a segnare i primi due punti del secondo tempo.
38 a60, a 10 minuti dalla fine.
Forse, solo i pazzi
credono nei miracoli.
Noi, lo eravamo.
Il Do’aho ha infornato
il secondo canestro, mentre Akagi viveva la sua battaglia personale con il
capitano avversario, quell’idiota che faceva ‘bip’ dopo ogni frase.
Purtroppo per noi, il
Gorilla ci è indispensabile, anche se riconosco che il rossino ha aggiustato
alla perfezione i suoi errori.
Un doppio recupero
fantastico. Elevazione e velocità incredibili.
Un vero tensai, in
quel momento.”
“Co-COSAAA??!! Volpe!! Mi hai chiamato ‘Tensai’??” soffio,
incredulo.
“La palla è tornata al
nostro n°4, che ha tentato un dunk, subendo fallo.
Ed è entrato in campo
Uozumi, l’ex capitano del Ryonan. Da sempre suo rivale.
Gli ha fatto un
sermone, tagliuzzando del rafano.”
“Ad essere sinceri, io non avevo capito il significato del
suo gesto, poi Mitsui me l’ha spiegato..”
“Akagi ha capito che
doveva mettere da parte la sua sfida con Kawata, se volevamo vincere.
Con lui e il Do’aho
sotto canestro, l’area diventa inaccessibile.
Mitsui, intanto,
proseguiva la gara per puro spirito di volontà.
Era stremato, e bianco
come un lenzuolo.. ma anche indispensabile in campo, con i suoi tiri da tre.
Se è vero il detto
‘meglio tardi, che mai’ noi avevamo finalmente compreso il significato di
‘gioco di squadra’ e Hisashi, in particolare, cosa significasse la fiducia.
Sfiancato, continuava
a tirare da fuori area, nell’assoluta convinzione che –nel caso di errore-
Sakuragi avrebbe preso il rimbalzo, e salvato il possesso.
Per questo non ha
esitato: Akagi copre con uno screen out, Miyagi gli passa nel frattempo la
palla, e lui tira.. mal che vada, il Do’aho recupera il pallone..
Non
mi rammarico, per la mia presenza marginale in questa strategia.. dal canto
mio, ero già abbastanza occupato a contrastare il mio avversario diretto, per
favorire il loro gioco..
La cosa che ha
cambiato il corso degli eventi, è stato un fallo –giudicato intenzionale- di
Fukatsu.
A 8 minuti dal
termine, eravamo 51 a 63.
E il distacco si
assottigliava sempre più..
Mentre riprendevo
fiato, nell’attesa che Ryota compisse i sui tiri liberi, mi è stato inevitabile
seguire il modo con cui il Do’aho lo incoraggiava.. e da lì, a realizzare che
il merito era suo, se avevamo ripreso questo ritmo, è stato breve. E dovuto.
Sta diventando un
giocatore indispensabile, e una fonte inestinguibile di sorprese..”
“Ma dai, Volpe!!... se-se mi dici queste cose, io mi
imbarazzo…” balbetto, arrossendo..
Anzi no, meglio rileggerle con calma, queste parole.. lui,
che è sempre così avaro di complimenti… quando mi ricapiterà di ritrovarmele??
“Adesso vediamo di rispolverare la nostra gloriosa risalita,
verso la china della vittoria!!” esclamo, tutto baldanzoso.
Ma la porta della camera si apre, azzittendomi di botto.
Di colpo, mi ritrovo sbalzato in un’altra realtà, ben
diversa dal racconto: il presente.
Mi coglie un attimo di smarrimento, mentre avverto tutto il
mio entusiasmo dissolversi, come se non fosse mai esistito.
Mi riscuoto, ricomponendomi.
Saito-san entra, salutandomi con un sorriso accomodante:
“Tra pochi minuti inizia il giro serale delle visite, Hana-kun..” mi avverte, posando
la cartella con le scartoffie di Ru sul letto.
La vedo armeggiare con la flebo, e -a dispetto di tutto- so
che devo sloggiare..
Peccato, avrei voluto finire entro stasera la cronaca della
partita..
Esalo un sospiro, sollevandomi dalla sedia, mentre lei
registra su un foglio i suoi parametri vitali.
Ripongo il diario, col segnalibro.
La vittoria a due passi da noi..
Pazienza. Aspetteremo.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Mi sventolo
distrattamente con un volantino che mi hanno affibbiato all’ingresso, sbuffando
svogliato per quest’insolita calura.
Sole abbacinante, la
maglia leggera mi si è appiccicata alla schiena.
La stacco, in un
moto di stizza.
Questo caldo anomalo
ci ha un po’ spiazzato, in verità.
Sta per avvicinarsi
la stagione degli tsunami*, Kami non dovrebbe regalarci questi sprazzi
di fine estate, solo per poi illuderci..
Ripenso al prof. di educazione fisica, che ci ha costretti a fare la lezione
di nuoto -10 sessioni, in tutto- nella piscina scoperta del complesso sportivo,
anziché in quella riscaldata, giusto di fianco.
“Il sole scalda!” ha
detto.
‘fanculo. L’acqua
era gelida.
Evito di perpetuare
ulteriori maledizioni nella sua direzione, per decidermi a mantenere il mio
recente proposito: dobbiamo chiacchierare, io e Kaede, no?!
Mi siedo al suo
fianco, carezzandogli la mano libera da ingombranti fili, raccontandogli della
mattinata, del tentativo di ammutinamento (andato
male) davanti alle piscine, del fatto che, se mi becco una broncopolmonite e le
selezioni del Campionato Invernale si buttano nel cesso a causa del prof. di
ginnastica, io quello lo uccido a testate.. e poi degli allenamenti; del fatto
che, oggi, Takamiya ha osato ciurlarmi l’ultima polpetta di riso, mentre ero
distratto a chiacchierare con Mito, e io l’ho punito a dovere.. hi hi hi.. vendetta.. tremenda vendetta del Tensai!!
“Che ne dici di concludere il racconto?” propongo, dopo aver
esaurito il mio repertorio quotidiano.
Cerco con lo sguardo il punto in cui ieri mi sono dovuto
bloccare, e riprendo.
“Dunque..” –cerco di fare mente locale- “siamo a -8 dalla
fine, e sotto di 12 punti.”
“Proprio mentre il
Sannoh iniziava ad innervosirsi, Akagi ha eseguito uno splendido ‘gorilla
dunk’.
A Kawata Senior è stato
ordinato di marcare Sakuragi; al fratello minore, il nostro Capitano.
Il Do’aho, anziché
sembrarne intimidito, sorrideva strafottente.
Persino una squadra
forte come il Sannoh Kogyo, ha dovuto riconoscere il suo valore, e correre ai
ripari. Gloria allo stato puro, per il suo ego..
Il ‘Gorilla Tondo’ (come
lo ha definito lui), l’ha scaraventato per terra, alla prima azione, mentre io
controllavo Sawakita, che mi ha fregato, creando un alley-hoop per lui.
La Baka Saru ha saltato, ed è riuscito ad evitare il
passaggio.
Allibiti, tutti.
Incredibile. Davvero.
Poi, giusto per
ribadire il concetto, si è voltato verso di me, abbaiando: “Non devi permettere
all’avversario di eseguire un passaggio del genere!! Stai forse dormendo,
stupido volpino?!” ha sproloquiato un altro paio di offese, tanto per gradire,
e poi è tornato al suo posto.
“Eh, certo!! Mi fai incazzare, quando ti fai raggirare così..” -è la mia giustificazione.- “Non
è da te..” rincaro.
“Ho preferito non
replicare. Forse perché –almeno con me stesso- potevo ammettere che aveva
ragione..
Comunque: 7 minuti
alla conclusione, 10 punti di svantaggio.
Sawakita ha iniziato a
provocarmi, instillando in me dubbi crescenti sulle mie reali capacità come
giocatore, come titolare. Quel presuntuoso sa il fatto suo, e –anche se mi
scoccia tollerarlo- ha sfiorato i nervi scoperti delle mie insicurezze.. Un
aiuto insperato mi è giunto da Sakuragi.”
“Come??” mi animo, ignorando il modo.
“Di colpo, le sue
ultime parole mi sono sfilate in testa: il suo rimprovero, sul fatto che era
inutile che io vaneggiassi dicendo di voler diventare il n°1, se poi… beh, e
tutta la menata.
In quel momento ho
realizzato tutto.
Per una volta, non
avrei dovuto dimostrare qualcosa solo a me stesso..
Ho mandato al diavolo
il mio avversario: “Ti farò a pezzi.” E sono partito all’attacco, con una nuova
determinazione, ancor più forte.
Un giorno di questi
ringrazierò il Do’aho.
E’ merito suo, se..
Nh.”
“Lo sai che i propositi vanno mantenuti, Volpe?!” lo
punzecchio, divertito.
“O forse non lo farò mai,
viste tutte le volte che IO, sono corso a salvare LUI..”
“Volpaccia pignola e tirchia!!” protesto, mugugnando un
mezzo insulto nella direzione del Kaede di allora.
“Ha salvato una palla
con un altro rimbalzo inconcepibile… (ma dove la trova tutta quella forza per
lo scatto??) ma poi ha eseguito un tiro orrendo, un vero obbrobrio. Gliel’ho
insaccata io, ma gli sono finito addosso. Ci siamo presi a calci..
Sawakita, intanto,
meditava vendetta.. in un’azione strepitosa, ci ha messi tutti nel sacco, il sottoscritto
per primo, stoppandomi a canestro, ed è riuscito a segnare.
La tifoseria è
esplosa. Una sola azione, e tutti si sono rimessi a tifare per loro.
In breve, ci hanno
ridistanziato di 12 punti, a meno 6 dal termine.”
“Tutta la fatica del genio…” piagnucolo, lamentoso.
“Sawakita, mentre
palleggiava, mi ha detto una cosa che mi ha lasciato senza parole: “Davvero
vuoi diventare il n°1 del Giappone, Rukawa?” gli ho ringhiato di starsene
zitto, ma lui ha continuato: “Sono certo che ci riuscirai, appena io avrò
lasciato il Paese.. Alla fine dell’estate, me ne andrò in America..” credo che
i miei occhi si siano sgranati dalla sorpresa, ma lui non ha lasciato il tempo
di assorbire la notizia, e ha concluso il suo discorso affermando che era
contento di avermi conosciuto prima di partire, che ci fosse –cioè- un
giocatore in gamba come me, e che voleva eliminarmi dal gioco, per non lasciare
le cose a metà.
E poi ha segnato uno
spettacolare (mi tocca confessarlo) slam dunk.
Impotente, ho cercato
di rincorrerlo, ma non ho potuto fare altro che assistere alle sue prodezze.
E’ obiettivamente un
mostro, nella pallacanestro. Minami aveva ragione… che nervi!!”
“Già!” asserisco, annuendo con enfasi, assorto nelle sue
parole..
“Sono caduto, mentre
lui ci rifilava un altro canestro. “Non puoi sperare di sconfiggermi… osando la
tecnica dell’ one –on- one, Rukawa!!” mi ha detto,
allungandomi la mano.
“Non è ancora finita,
sai?” ho risposto, alzandomi. Ignorando il suo aiuto.
A 5 minuti dalla fine,
14 punti in meno.”
“Lo scontro diretto tra voi due, anche se ti brucia, ti ha
visto perdere.. Inutile negare la disparità di livello.. non sai quanto mi
faccia incazzare.. ma c’era,Volpe… che il tuo orgoglio volesse accettarlo, o
meno.
Ricorda!! Persino la Nobuscimmia si è messa a urlare dagli spalti, che
io e te dovevamo fare qualcosa.. che rappresentavamo Kanagawa..
Ma quel n°9 era un mostro.. è riuscito a sfondare persino la
nostra difesa congiunta in tre: io, te, e Akagi, benché fosse già a mezz’aria…”
“Dopo avermi umiliato
un’altra volta, mi chiede nuovamente: “Allora, vuoi gettare la spugna?” ostentando
una tale sicurezza da farmi venir voglia di prenderlo a calci!!
Ho ribattuto, secco:
“...Non ancora.
Non ho intenzione di
farmi sconfiggere da te…”
E lui mi ha rubato il pallone,
prendendosi –al contempo- la briga di illustrare il mio errore più evidente,
nell’eseguire una finta.
Mentre la palla cadeva
a terra, dopo il fruscio nella rete, mi sono venute alla mente le parole di
Anzai, il giorno in cui andai da lui, e lo scontro che ebbi con Sendoh.. per confermare
le sue convinzioni.. e lui mi parlò di Sawakita.”
“Oh! Fantastico!! Mentre la squadra andava allo catafascio,
ormai tutti convinti che avremmo perso.. tu ti fai un bel viaggetto nei
ricordi!!” lo rimprovero, stizzito.
“Non so ancora come,
ma le sue parole –anziché umiliarmi- si sono stratificate dentro me, facendomi
provare uno stato d’animo difficile da descrivere, che non credo di aver mai
provato prima.”
“Te lo dico, io!! Quello ti ha sconvolto, e tu ti sei messo
a sorridergli… in un modo… brrr.. l’unico termine che mi viene in mente è
‘inquietante’.” Mi viene ancora adesso la pelle d’oca..
“Anch’io vado in
America.” Ho ribattuto. E lui ne è parso sorpreso.”
“Mai quanto me!!” –esclamo, allarmato- “Credevo fosse una
tua spacconata!! Chi poteva immaginare che tu lo progettassi così presto, che
avessi già anche parlato con Anzai, che…” mi fermo, rallentando l’agitazione
che mi pervade.. è sempre un argomento molto delicato, questo, per me. Non l’ho
ancora perdonato del tutto, per questa sua iniziativa..
“Ignorando le sue
domande, ho decretato: “Oggi… giuro che ti sconfiggerò.”
Ho fatto appello al
mio incondizionato desiderio di vincere, e ho passato la palla ad Akagi,
affinché tirasse nel cesto.
‘Non importa se non
sarò io a segnare. Voglio che la squadra assapori il gusto della vittoria.’ Mi
son detto.”
“Ti fanno onore, queste parole.. Solo chi, -come me- ti conosce
bene, sa cosa ti è costato, accantonare lo scontro personale, in favore del
gruppo.” Ammetto.
“Peccato che io non
sia l’unico egoista del team.. mi sono messo litigare con il Do’aho, che si
ostinava a non passarmi la palla, sproloquiando su una sua partenza.. per dove,
non ho capito..”
“Baka Kitsune!!” inveisco, infervorandomi.
“In un momento così
critico, quello viene a fare il difficile??? Nh!!
59 a 74, e quattro minuti da giocare.
Sakuragi voleva che
gli passassi la palla, ma ho preferito darla a Miyagi.
Sawakita non si era
reso conto che in partita esiste una cosa chiamata ‘passaggi’..”
“E tu ne sei sempre stato un grande esperto!!” ironizzo, piccato.
“Purtroppo per lui,
l’ha capito troppo tardi.
Sono partito in
attacco, con lui alle calcagna.. proprio sotto l’area, mi scontro con Sakuragi,
che si trovava lì. Abbiamo perso il possesso di palla.
SO che non l’ha fatto
apposta. Ma non sono riuscito a trattenermi.
Gli ho detto: “Sei
proprio una tassa, tu.”
E che dobbiamo
calcolare in ogni partita la sua presenza, come un’incognita spiacevole.. mi
rendo conto, ora, della cattiveria che ci ho messo. Del fatto che non la
meritava.
Che ha sbagliato, sì.
Che abbiamo sprecato
un’occasione d’oro per colpa sua, vero.
Ma che non era giusto,
sfogare la mia rabbia su di lui.
Se potessi tornare
indietro, non gli direi nulla.
Ma non si può.”
“Scuse accettate..” bofonchio. ‘Da
una volpastra così, uno non può certo aspettarsi una targhetta dorata con le scusanti,
no?!’ rifletto, con un’alzata di spalle. Ne ho avuto, di tempo, in questi mesi,
per digerire questa sua crudeltà..
“Speravo mi passassi palla, ecco perché ero lì.” Confesso, torturando
nervosamente il bordo della maglietta fina.
“Quell’odioso n°9 è
ripartito, ma il Do’aho lo ha bloccato in tempo, facendogli fare fallo.
Rialzatosi, mi si è avvicinato, borbottando qualcosa. L’unica cosa che ho
compreso, è che da quel momento –secondo lui- eravamo pari: mi aveva rovinato
un’azione, ma poi mi aveva salvato da una mia leggerezza.
Siamo ripartiti in
attacco. Ho passato sempre ai compagni, spiazzando Sawakita..
A 3 minuti dalla fine,
10 punti il distacco.
Potevamo vincere.
…dovevamo vincere.
Miyagi ha suggerito al
rossino di seguire il gioco del loro asso, che io stavo marcando.
Ho capito entro breve
il perché: così non stava più combattendo nella sua specialità: uno contro
uno.. in un certo senso, la presenza della Baka Saru lo spiazzava; come se
giocasse uno contro due..
Quando la palla mi è
finita tra le mani, sono corso a canestro, superandolo e raggirando anche il
loro n°7. Mi sono voltato verso il tabellone: 2.50 minuti, 8 punti da
riprendere.
I ragazzi sono venuti
a picchiarmi dalla contentezza, completamente su di giri.. la cosa più carina
che Ryota mi ha detto è stato: “E dai, cerca di assumere un’espressione un po’
meno cadaverica!!”
Nh..
va beh.. poco dopo, Akagi e la Scimmia Rossa
hanno stoppato di nuovo Sawakita..”
“Quello che non sai, Volpe, è che è stato tutto merito mio,
che ho –argutamente- spiegato al Gorilla la mia intuizione, che si è rivelata
esatta..” Non avevo dubbi, ovviamente.
“Quello che nessuno si
aspettava, si è compiuto a meno di 2 minuti dalla fine.
Fukatsu ha tentato di
farci perdere palla, e Mitsui si è lanciato in un recupero impossibile.
Sakuragi l’ha
richiamato, e si è scaraventato di getto sul tavolo dei giudici di gara,
salvando il nostro possesso. Hanno bloccato il tempo.
Credo mi si siano
bloccati anche il battito e il respiro.
Non si muoveva.
Non parlava.
Non si rialzava.
Sotto alla tovaglia
bianca.
Sembrava fosse morto.
Mi sono avvicinato,
mentre sentivo distrattamente i nostri compagni chiamarlo, timorosi.
Avrei voluto correre a
scoprirlo, e vedere come stava, per frenare l’ansia crescente che mi
attanagliava lo stomaco.
Ma, con la stessa
urgenza soverchiante, in ugual misura, la lucida consapevolezza che non avrei
potuto.
Siamo nemici, noi.
“Devo dire che hai
fatto un buon lavoro.
Nonostante il disastro
generale…” gli ho detto, incolore.
Non potevo permettere
di scoprirmi così palesemente, di fronte a tutti.. non sarebbe da me.
E mi son fatto
violenza, per non accucciarmi al suo fianco, e non tirarlo fuori da quel lenzuolo
funebre..”
“Ma quanto sei tetro!” -protesto, forse per sminuire il
malessere che mi pervade, rileggendo del mio incidente, di come lui sia stato
in pena per me..- “Non sono mica rimasto svenuto per delle ore…”
“Mentre meditavo di
mandare a ‘fanculo gran parte delle mie coerenze, lui si è risollevato di
scatto, risorgendo in modo plateale… Do’aho!!”
“Grazie…” rispondo, sorridendo all’insulto.. probabilmente è
il modo con cui Kaede ha scaricato la sua tensione..
“Come sarebbe a dire,
nonostante il disastro generale?!”esplode lui.
Sapevo che non avrebbe
percepito il sollevo nella mia voce, mentre lo criticavo: “Ma allora sei ancora
vivo?”
“Certo che sì,
bastardo!” mi ha abbaiato contro.
Ho sorriso.
Solo dentro di me,
certo.
Ma la sua -pronta-
risposta seccata è stato il modo più semplice per sapere che stava bene, che il
peggio (credevo) fosse passato.
Sbuffando (riprendendo
a respirare) mi sono allontanato, recuperando il mio posto..”
“Ma ti rendi conto, Volpe, che se tu avessi mandato a
puttane il tuo modus operandi, e ti
fossi abbassato a dimostrare che eri in ansia per me, -non dico gesti teatrali,
quelli no- ma che ti eri spaventato davvero, noi ci saremmo risparmiati mesi di
seghe mentali, e notti da tortura??” sbraito, alzando la voce mio malgrado..
Se solo..
Esalo un sospiro.
Se. Solo.
Se davvero c’è un perché a tutto, nell’esistenza di ognuno
di noi, mi chiedo a chi ho pestato i piedi, nella mia vita precedente.. doveva
essere un pezzo grosso, per farmi sudare tanto in questa.. o forse è stata la Kitsune, chissà… magari mentre
era mezza addormentata..
Sorrido, immaginando con tenerezza la mia volpetta
sonnacchiosa..
Come si fa a restare arrabbiati con lui??
“L’arbitro gli ha
chiesto se poteva continuare, e lui l’ha dato per scontato.
A quel punto, cosa
straordinaria, tra gli spalti si sono elevate voci d’incoraggiamento per noi,
dalla tifoseria avversaria.. quello che però mi ha sorpreso di più, è stato il
modo con cui Sakuragi ha deviato la palla del rimbalzo. Mi sono accorto subito
che qualcosa non andava.
Non ha saltato come il
suo solito, e ha fatto una strana smorfia, mentre atterrava.
Mi sono avvicinato,
per tastare il terreno.. gli ho detto di aver notato la sua difficoltà a
concentrarsi sul gioco. Lui, ovviamente, ha negato, definendosi il ‘Dio della
concentrazione’.. Nh.
Ho replicato che,
secondo me, nel nostro one –on- one aveva giocato meglio, aveva dato il massimo..
Realizzo solo adesso,
che avrei potuto incoraggiarlo diversamente, usare –magari- altre parole, ma in
quel frangente, con il count down incalzante, non avevo trovato niente di
meglio..
L’ho visto estraniarsi
per un attimo, probabilmente andando indietro a quel giorno, a quello che
successe.. poi mi ha fissato.
“Forse sarebbe meglio
se ti facessi sostituire.” Il mio suggerimento.
Che lui naturalmente
non ha neanche preso in considerazione.
Ho cercato di offrirgli
una mano, ma non sapevo quanto fosse grave il suo infortunio..
“Seguimi, e asseconda
il mio gioco meglio che puoi. Sempre che non ti sostituiscano prima, s’intende..”
gli ho imposto, avrebbe mai accettato una mia gentilezza?
Si è tutto arrossato,
come un vulcano pronto all’esplosione: “Chi diavolo credi di essere, per dare
ordini agli altri?!” ha inveito, nella mia direzione.
Beh…avevo comunque
conseguito il mio scopo, no?”
“In un modo un tantino contorto, non trovi??” maligno.
“Ho ripreso il mio
scontro con Sawakita, ricordando la mancanza di un’azione, nel mio repertorio
abituale: l’ho zittito con un canestro da tre.
Il Sannoh ha chiesto
il time out, a un minuto e mezzo dal termine, e soli 8 punti di vantaggio.
Tutti sono venuti
verso di me e complimentarsi della giocata, e mi hanno dato un cinque.. Ho
alzato una mano anche in direzione del Do’aho, ma lui si è rifiutato di
collaborare… dalla panchina, giungevano i soliti commenti su noi due..”
“Cosa ti aspettavi.. che mi congratulassi?? Non meno di
qualche istante prima, mi avevi praticamente detto di farti da galoppino.. e
poi quel tiro.. e io, intanto, a fare i conti con un dolore sempre più forte..
Ayako mi si era avvicinata, per chiedermi come stavo..
Mi ha spaventato davvero, la sua espressione, ad essere
sincero…”
“..e poi il Gorilla
che si è messo a piangere, in un impeto di commozione! Raccapricciante…
Aya si è rivolta alla
scimmia rossa.. mi sono giunti solo mozziconi di conversazione.. sulla carriera
di un atleta.. solo in quel momento, anche gli altri si sono ricordati del suo
incidente, e hanno mescolato lodi e rimproveri, per la sua avventatezza..”
La carriera di un
atleta.
“La mia carriera di atleta… finisce qui.” Ho decretato,
serio.
E tutti mi hanno fissato, congelati per la mia affermazione.
“La sua frase ha avuto
lo stesso impatto di una fucilata.
Dritta al cuore.
O al cervello.
Non importa.
Ci siamo guardati, io
e lui.
Faccia a faccia.
Ha visto il mio
smarrimento, per quella rivelazione?
Si è voltato,
costruendo un’espressione grottesca e falsa, e ha aggiustato il tiro: “La mia
carriera intesa nel senso banale del termine, intendo! Capito?! ..Io sono
immortale!!”
Il giorno in cui smetterà
questa sua buffonata, mi preoccuperò sul serio.”
“D’accordo, Volpe.”
“Anzai ha elogiato
ciascuno di noi, per tutto quello che ha dato alla squadra, epoi Akagi ci ha ringraziati, per esser giunti
sin lì.
Lo abbiamo aggredito
verbalmente, ricordandogli che ognuno di noi giocava per se stesso, e per
proprio tornaconto personale.. e siamo tornati in campo.
Quello che più
stupisce degli atleti del Sannoh è la costanza con cui si sostengono a vicenda.
Penso sia questo a
renderlo Grande.
Hanno impostato
l’attacco con un pressing a zona davvero aggressivo. Chiaramente, il loro coach
non voleva passare il tempo residuo solo in difesa.. ma non ha fatto i conti
con noi.”
“Il Gorilla Tondo, nel frattempo, aveva capito che qualcosa
non andava, perché mi ha ingiunto di non strafare.. che avrei avuto modo
un’altra volta, di rifarmi.. che lui non usava riguardi per nessuno..” grosso
scimmione arrogante!!
“Akagi si è scontrato
con Kawata Jr., a cui si è aggiunto il fratello. La palla sembrava uscisse
fuori, ma Sakuragi l’ha insaccata.”
“Perché sprecare due punti preziosissimi??” domando,
retorico.
“Sapevo che il Do’aho
non era poi così impedito…”
“Lo prendo come un complimento al mio immenso genio…” è la
mia fiera dichiarazione.
“Purtroppo per lui, il
canestro non era valido, perché eseguito dopo il fallo.
Mentre il Capitano si
stava preparando in lunetta, lui ha avuto un mancamento, ed è stato portato
fuori..”
“Non volevo uscire, giuro!! Ero demoralizzato per
l’annullamento del mio tiro.. ma non volevo essere escluso dal gioco.. mentre
il Gorilla mi trascinava in panchina, continuavano a venirmi alla mente le tue
parole.. non volevo che tu pensassi di avermi battuto.. che la mia fosse una
sorta di ritirata.. in quel momento, non so se fosse per orgoglio, testardaggine
o che.. non volevo deluderti..”
Come avrei potuto
guardarti ancora in faccia, col dubbio che tu mi credessi un debole?
E, a tutto questo, si mescolava anche il terrore che fosse
davvero la fine… della mia carriera, appena iniziata.. ero terrorizzato, lo
ammetto.
“Sdraiato su quel telo, rivedevo tutta la fatica fatta,
l’orgoglio, la sofferenza..
Forse, solo in quel momento, ho capito che io amavo davvero il basket.”
La mente -satura di quegli istanti- mi impedisce di sentire
il lieve bussare alla porta della camera.
Sobbalzo, impreparato.
Mi si avvicina un’infermiera che non ho mai visto.
Mi saluta deferente, e mi invita ad andarmene..
Le faccio presente che io ho un permesso speciale, per
rimanere più a lungo dei normali orari, ma lei sembra irremovibile.
“Dov’è Saito-san?” chiedo, tra il sorpreso e l’infastidito.
“Ha chiesto un paio di giorni di ferie, per motivi di
famiglia.” E’ la sua concisa risposta.
Mi lancia un’altra occhiata perentoria, e comprendo, mio
malgrado, che l’avrà vinta lei.
Mentre è girata di spalle, le lancio il mio miglior ‘sguardo
che uccide’, ma non sortisce alcun effetto. Purtroppo.
Impreco mentalmente, facendo buon viso a cattivo gioco.
Ripongo il diario, e mi incammino verso l’uscita,
congedandomi da entrambi.
Quella foca pelosa
dev’essere per forza parente della tricheca odiosa dell’altro reparto..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
-*In realtà, malgrado io abbia cercato a lungo, non ho
trovato dati precisi su eventuali ciclicità degli
tsunami, sulle stagioni in cui sono più frequenti..
Ho preferito immaginare che fossero successivi al periodo
dei Monsoni, (che investono l’Asia in estate e in inverno) con opinabile scelta
personale.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue
navy: elyxyz@libero.it per ricevere i
capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Entro nella camera di Ru, tutto trafelato.. mi sembra ancora
di sentire gli echi delle sue urla da lontano..
Mi arresto, cercando di normalizzare il respiro.
Non oserà venire anche qui, vero??
Sospiro, ricomponendomi un po’. Solo un po’.
“TU ignori cosa IO ho combinato stamattina!!” -esordisco.- “Kami
Sama!! ‘sto giro mi spedisce sul Fujiyama a calci in culo, lo sento!!”
farfuglio, rabbrividendo in ricordo dell’ultima ira funesta della mia augusta
genitrice..
Mia madre era andata al lavoro, e –prima di uscire- mi ha
lasciato un promemoria su un bucato da lavare.
‘Tutto pronto!’ – recava scritto- ‘Metti solo il detersivo e
premi l’avvio, il resto è già impostato.’
E io ho aperto lo sportello dei detergenti e dei saponi… per
lavastoviglie, per il wc, per i pavimenti, per il forno, per il frigo, per i
vetri.. bucato a mano, lavatrice.
Lavatrice!!
Ghignando per la soluzione della mia impresa impossibile,
verso un’abbondante dose di prodotto, nella prima vaschetta dello scomparto… ma
poi, malgrado la mia immensa genialità, convengo di non ricordare se lo spazio
giusto fosse il primo, il secondo o il terzo.. così ho versato un altro paio di
dosatori per settore… il Genio ci tiene all’igiene..
Mezz’ora dopo, vedo una striscia bianca avanzare minacciosa
per il corridoio di casa mia…
Mi fiondo in bagno giusto per assistere ad una scena degna
di un horror!
Dalla lavatrice usciva un sacco di schiuma: dall’oblò, dallo
scomparto, dallo scarico.. Ho spento subito il marchingegno infernale, ma
quella roba continuava ad uscire lo stesso, come se avesse vita propria!! Sembrava
il fratello albino di Blob!!
Allucinante, Volpe, credimi..
Più la toglievo, e più lei si rifaceva, e fuoriusciva… tutto
il pavimento inzaccherato.. sono persino scivolato… sì, perché si slittava!!
Toh, guarda qua!”- lo incito, sollevando una ciocca di capelli dalla fronte
–“Visto che legnata??”
-riprendo, indignato-
“Ho sgobbato tutta la mattina.
Ripeto: tutta la mattina per raccogliere quel cazzo di
sapone spumoso!!
E continuavo a chiedermi perché quella dannata lavatrice
aveva deciso di ammutinarsi proprio quando mia madre non c’era…
Quando lei è tornata, le ho spiegato l’infausto evento, e
lei è scoppiata a ridere… Prima.
Quando ha visto –poi-
che prodotto avevo usato, mi ha urlato contro per 20 minuti buoni che aveva un
figlio scemo e analfabeta!
E’ stato peggio, dirle che c’era scritto ‘per lavatrice’ sul
barattolo, perché lei me l’ha sbattuto in testa, non prima di avermi fatto
sillabare 3 volte: ‘A-m-m-o-r-b-i-d-e-n-t-e’.
Ecco perché tutta quella fottuta
schiuma!!!
Sei tappi… Kami!! Sei tappi, io ci
avevo messo…
Mai avuto asciugamani più morbidi, in vita mia…” concludo,
arrossendo di vergogna.
….
“Beh, tu non puoi certo criticarmi… visto che una certa
volpe –adesso- ha mezza biancheria intima di un elegantissimo verde palude..”
ghigno, per consolarmi.
Sfioro distrattamene il bernoccolo sulla fronte, si sta
gonfiando sempre più..
“Sai, quel che è peggio.. è che ho
tentato anche la tecnica del ‘cucciolo ferito’, quando ho visto che le usciva
fumo nero dalle orecchie.. le ho fatto vedere lo gnocco dolorante, con gli
occhietti luccicosi.. ho rischiato che mi prendesse a testate, perché si è
alterata ancor di più e allora sono fuggito qua.. prima che mi diseredasse..”
sospiro. Per fortuna che il Tensai corre veloce..
Ripenso all’assurdità di questo racconto.
Nessuno crederebbe che è un fatto realmente accaduto, e io
me ne guardo bene dal raccontarlo al Guntai.. o mi sfotteranno da qui
all’eternità!!
E questa prudenza mi collega ad altro..
“Mia madre, hai visto, è una brava donna.. allegra, gentile,
e disponibile.. ma ti avevo già avvertito: guai, a farla incavolare.. diciamo che
è la degna mamma del Genio..” borbotto, ancora scosso.
….
Dopo un tempo indefinito di silenzio, mi decido a fare il
mio dovere..
“Oggi pomeriggio, doveva esserci l’amichevole con il Kainan.. ma Ayako ci ha avvisati, stamattina, che è stata
rimandata a domani dopo pranzo, ma non so il perché..” l’informo.
E’ la prima partita che giochiamo senza di lui.
Ok. Non è un vero incontro, ma.. è un po’ come dire che la
vita va avanti, che non possiamo continuare a rimandare…
Miyagi mi ha confidato che il signor Anzai ha rifiutato già un’amichevole
col Ryonan, fiducioso che Rukawa si sarebbe rimesso presto.. ma non ci sono
segnali incoraggianti, su questo versante, e la squadra, per maturare, deve
mettersi alla prova..
Sarà strano, lo sanno.
Per me, sarà molto di
più.
Sbuffo, allontanando queste riflessioni tristi, meditando
sulla lettura interrotta di ieri: tre giorni per leggere una partita.. sembra
quasi che il Destino non voglia farmi arrivare alla conclusione.. forse perché,
in un certo modo, le nostre vite sono cambiate, dopo quel giorno..
“Quando Akagi ha
tirato, il Do’aho si è avvicinato ai giudici di gara, pregandoli di essere
riammesso. Le riserve credevano fosse impazzito.
Aya ha cercato di
farlo rinsavire, finché non è intervenuto l’allenatore, accompagnandolo in
panchina, e annullando la sostituzione in suo favore.”
“Mi ha fatto sedere, dicendo che doveva confessarmi una cosa
importante: mi ha chiesto perdono, per il suo comportamento egoista, dopo che
aveva notato il mio infortunio.. voleva tenermi in campo, a discapito di
tutto.. Non gliene avrei mai fatto una colpa.. gli ho chiesto, invece, quando
aveva vissuto il suo momento di gloria, nella sua carriera sportiva.. prima che
mi rispondesse, gli ho ingiunto che il mio momento era quello: non ci avrei
rinunciato per nulla al mondo.”
“La partita è ripresa,
Anzai parlottava fitto fitto con Sakuragi, ma da bordo campo non si sentiva
nulla.. mi sono distratto, per colpa sua, e ho compiuto fallo sul n°9.
Come potevo
concertarmi in quello stato??
Semplicemente, l’ho
richiamato: “Ehi, tu.. se te ne resti impalato là in mezzo, mi ostruisci la
vista.”
Mi ha guardato,
sorpreso.
-Come ho fatto a
ridurmi così?-
“Se ci tieni tanto a
tornare in campo, fallo e basta.” Gli ho ordinato.
E lui ha colto al
balzo l’invito.
Forse ho sbagliato ad
esortarlo.. forse è solo un atto di egoismo, il mio.. ma essere in campo, fino
alla fine, era importante per me.
Era importante per
lui.”
“Sapevo che mi avevi compreso.. che era un bisogno primario
per entrambi..”
“Ha calpestato il
parquet, sparandone una delle sue, sul suo genio sublime, su quanto fossimo
mezzeseghe, senza di lui.. ovviamente ci ha provocati a dovere.. è bravo in
questo.. ti fa venire voglia di picchiarlo sul serio..”
“Grazie..” sbotto, con un sorriso leggero, da Tensai.
“Un minuto alla
conclusione, 5 punti di distacco.
Il pubblico in
delirio.. il Do’aho stoppa Kawata con un salto magnifico..
Ryota recupera, Mitsui
tira: 3 punti, più tiro libero per fallo.
49 secondi, -2 dal
nemico.
Il tifo alle stelle, li
avevamo convinti a credere in noi..
Quest’incontro avrebbe
cambiato le sorti del basket giapponese, e noi ne eravamo i protagonisti.”
“Vangelo!!” concordo, annuendo vigorosamente.
“Hisashi ha completato
il tiro disponibile, portandoci a -1.
A 34 secondi, Akagi ha
stoppato Kawata Senior, e Sakuragi ha fermato Sawakita, giusto sopra il ferro;
ho preso la palla, e sono corso in attacco.. non so ancora come, ma il Do’aho
ha recuperato il pallone, dopo che io l’avevo perso, per colpa del Gorilla
Tondo..
Si è lanciato, e mi ha
passato quella benedetta sfera arancione..
E’ successo assai di
rado che lui, consapevolmente, si sia deciso a collaborare con me..
Credo che questo
presupponga una sorta di fiducia reciproca, che noi non abbiamo mai avuto. per
libera scelta di entrambi, presumo.
Ci siamo solo
guardati, ma ho capito cosa mi chiedeva.. e l’ho semplicemente esaudito.
Niente e nessuno, tra
me e il canestro.”
“Il nonnetto, intanto, preparava Kogure perché entrasse al
posto mio.. sapevo di aver superato alla grande i miei limiti fisici… ma
nessuno mi avrebbe schiodato da lì. Nessuno.”
“A 9 secondi dalla
fine, quel bastardo di Sawakita ha segnato, ma noi, anziché abbandonarci allo
sconforto, siamo partiti in contropiede.
Il Capitano mi ha dato
la palla, i loro n°7 e 9 ad attendermi al varco, come un muro invalicabile.
Tra me e loro, il canestro.
E Sakuragi, al mio
fianco.
Cosa ho letto nel suo
sguardo, non lo so.
Ma mi ha convito a
fare una pazzia.. una meravigliosa pazzia.
Gli ho affidato le
sorti della partita.
Il pallone tra le
mani.
Mentre il tempo
scadeva, in quell’eterno istante.
Hanamichi ha segnato.
HA. SEGNATO.
..avevamo vinto.”
“Merito del Tensai…… e di una volpe…” è il mio vanto, mentre
sento ancora adesso uno strano pizzicore sotto le palpebre, al vivo ricordo di
quel momento.
Il sorriso mi si allarga, ora come allora.
“Ci siamo avvicinati.
Ci siamo guardati l’un
l’altro.
Come in mille
occasioni, finora.
Forse, per la prima volta.
E un five-high che è
entrato nella storia.
Mia e sua. Di sicuro.”
“Il Mito. La leggenda!!” -m’infervoro, tutto gasato..- “Ci
puoi scommettere!!!”
“Quando abbiamo
realizzato il fatto, ognuno ha fatto finta di andare per la sua strada… ma gli
altri ci sono saltati addosso.. incoscienti!! E la schiena del mio Do’aho??”
“Che premurosa la mia volpetta…” gongolo.
“Tutti i nostri
supporter, (compreso l’odiosissimo Rukawa Shitenai) hanno invaso il campo, per
farci festa.. Ayako è venuta a strizzarmi.. persino il Guntai si è congratulato
con me..”
“Perché quegli scemotti avevano intuito più cose, di te e me
messi assieme…” e arrossisco, spolverando le loro allusioni, sempre meno
casuali, e le frecciatine fin troppo fortuite..
“E poi la foto di
gruppo. Noi eravamo quelli che hanno battuto l’invincibile Sannoh Kogyo!!
Alla fine, tra una
pacca sulla spalla e un abbraccio, ci hanno concesso ci andare negli
spogliatoi..
Eravamo davvero
sfiniti.. dopo una veloce sistemata, il Do’aho è stato accompagnato da Ayako
nell’infermeria del complesso sportivo.
Noi, invece, siamo
tornati alla pensione.
Sto scrivendo da 2
ore.. e lui non è ancora ritornato!!
Kami.. e se fosse
grave?
Se.. se non potesse
più giocare?
NO! ..Non diciamo
sciocchezze!!
Il Do’aho è di gomma,
come i bambini.. lo rimetteranno in sesto..”
“Il Genio immenso è indistruttibile.. ma
guarda che non sono un bambolotto!!” dichiaro, offeso.
“Adesso cercherò di
riposare un po’, in attesa di notizie..”
“Ecco, bravo..” è il mio sollecito, ancora in parte
stizzito.
“Ore 19.00, sto
impazzendo.
Se non mi dicono come
sta, io faccio una strage.. altro che ‘Ice-man’.. io adesso vado da Ayako e la
costringo ad accompagnarmi a vederlo.. magari con la scusa di sorreggerla, nel
caso in cui.. nel caso in cui… dovesse portare un quintale di bende e fasce, e
integratori, e chessoio.. ma che cazzo sto scrivendo??
Voglio sapere come sta
Hana!!”
“Amore.. mi spiace averti fatto preoccupare.. non dipendeva
da me..” cerco di giustificarmi..
E poi, di colpo, realizzo una cosa: ha scritto il mio nome!!
..doveva essere davvero in pena, per non accorgersene..
“Ore 21.30. Dopo la
cena, dopo l’ennesimo bagno.
Un responsabile ha
accompagnato al ryokan Sakuragi, che ora riposa in una camera privata, praticamente
sopra la mia testa.. non so ancora cos’abbia davvero.
Il medico -che lo ha
visitato- ha parlato al telefono con Anzai-sensei, e Ayako ha nominato la
parola ‘riabilitazione’.
Da quanto ho inteso,
l’infortunio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma
preesistevano già dei problemi latenti, che sono sfociati oggi..
Anche se chiedessi
informazioni più precise, non me le darebbero.. per tutela della sua privacy, e
perché è un minore.. quel Do’aho con la mania di strafare!! E’ anche un minorato,
ma questo non lo sanno!!!”
“La Direzione Sakuragi
ringrazia nuovamente per le –numerose- offese gratuite ricevute da lei..”
“Muoio dalla voglia di
andare a trovarlo, per vedere come sta.. chessò.. magari se mi insulta un
pochino si distrae dal dolore..”
“Apprezzo la tua buona volontà.”
“Ma Akagi ci ha
ordinato di non andare a disturbarlo.. è stato messo in camera singola, con
letto all’occidentale.. “Sennò, chi lo alza domani da terra?” ha precisato,
cercando di scherzarci su.
In realtà, siamo tutti
preoccupati per lui..
E l’hanno riempito di
antidolorifici, perché il dolore dev’essere aumentato, da quanto si vocifera..”
“Guarda: mi hanno imbottito di Alprazolam, per l’ansia.. e poi di Piroxicam, -o come diavolo si chiama- per le fitte..
4 Agosto. Mercoledì.“Ore
6.10. Nuovo record personale: tre mattine di fila, sveglio prima dell’alba.
(tecnicamente, l’aurora è iniziata già 2 ore fa, ma per me è troppo presto
comunque)
Semplicemente.. non ho
resistito, sono andato da lui..
Stanotte, stufo di rivoltolarmi
nel letto, sono sgusciato fuori dalla camera, stando bene attento a non
svegliare i miei compagni..
Mi sono reso conto di
una cosa: non potevo aspettare fino al mattino… con che scusa potrei andare a
fargli visita?
Tutti sanno che io e
lui ci malsopportiamo.. se mi beccassero
a gironzolare nei suoi paraggi, potrebbero credere che io voglia approfittarne,
per togliermelo dai piedi una volta per tutte…”
“E non a torto, oserei dire..”
“Comincio ad odiare
questi corridoi tetri.. scricchiola tutto, qui.
Cercando di fare
appello a tutta la mia concentrazione, sono riuscito a far scorrere gli shoji,senza creare rumore.”
“Ad essere sincero, io ho un ricordo molto molto vago e
impreciso, di quella notte.. intontito dal dolore e dagli antinfiammatori, ho
vagato in una sorta di limbo incorporeo, tra il sonno e la veglia.
Ayako mi ha tenuto compagnia fin dopo mezzanotte, temendo
che avessi bisogno di qualcosa..
E poi ho cercato di riposare..”
“Ho accostato le tende
della finestra, altrimenti il chiarore del primo albore lo avrebbe svegliato.
Avevo scordato il
plenilunio di stanotte. Per un attimo, sono rimasto incantato a contemplare
quella sfera perfetta. Poi mi sono avvicinato a lui, restando nel tenue cono di
luce prodotto dalla luna piena.
In quel momento, -non
ho la certezza che mi abbia visto davvero- Hana ha sollevato le palpebre,
guardando nella mia direzione. Ma non ha proferito parola.”
“Credevo fossi una visione, indotta dai farmaci..”
-ammetto.- “Ho una vaga reminiscenza di un’ombra stagliata contro la cornice
della finestra, ma poteva benissimo essere un’illusione..” desumo, con una
certa coerenza.
“Me ne sono rimasto
fermo, in attesa.
Ha richiuso gli occhi,
sospirando.
Non so per quanto
tempo io sia rimasto immobile, al suo fianco.
Quando ho sentito il
suo respiro farsi più profondo, mi sono accomodato sullo sgabello vicino al letto.. c’era sopra un fermaglio intarsiato, a me familiare: il
mio regalo di compleanno per Ayako, due o tre anni fa.. mi ha fatto sorridere
piacevolmente, sapere che lei lo porta ancora.
Dev’essere rimasta a
vegliare Hanamichi, e –nella stanchezza- se l’è dimenticato qui.
Anche se sa essere
davvero prepotente, Aya ha una dolcezza tutta sua..
....
D’un tratto, i lamenti
di Sakuragi mi hanno distolto dalle mie riflessioni.. nel tempo che sono
rimasto con lui, ha alternato attimi rilassati, a smorfie di dolore.. come
avrei potuto aiutarlo?
Non avevo
l'autorizzazione per dargli altri farmaci.. e non conoscevo il tempo residuo
della loro copertura.. Quando i suoi ansiti sono aumentati, lo confesso, ho
avuto un attimo di panico.
Cosa potevo
inventarmi??
Nel momento in cui
l’ho visto aggrapparsi con un gesto spasmodico al lenzuolo, ho seriamente
pensato di andare ad avvisare il Coach.. e ‘fanculo anche il perché io fossi
lì, in piena notte!!
Alla fine, mi sono
lasciato guidare dall’istinto.. ho cercato di liberare le sue dita artigliate alla
stoffa, con delicatezza.
Mi fa star male
vederlo soffocare il dolore così. Vederlo tanto vulnerabile.
E sentirmi così
impotente.
Senza nemmeno
ragionarci, ho preso la sua mano tra le mie, iniziando una lenta carezza.. si è
rilassato impercettibilmente, ma era già qualcosa.
Non so se sia servito
davvero, o se –molto più semplicemente- la crisi fosse passata da sé.
Il tempo che sono
rimasto con lui, l’ho trascorso così.
..Non mi ero mai
accorto di quanto fossero grandi le sue mani..
Grandi, e ruvide.
Ci sono già i primi
calli, come nelle mie..
.. lo scotto da
pagare..
Non saremo mai
pianisti, noi..”
Mi ritrovo a fissare il mio palmo aperto della mano libera,
immaginando come lo hanno visto i suoi occhi..
D’istinto l’allungo, andando a prenderne una delle sue.
Segnate da milioni di allenamenti, da infiniti palleggi, da
qualche rissa con me.. sorrido.
Sono morbide,
queste mani.
Mi hanno accarezzato, non
potrebbe essere altrimenti..
“Le ore si dilatano
all’infinito, ma la notte non può tradire l’alba..
Lentamente, ad Est, il
sole si profila all’orizzonte: ho capito che era ora di andarmene.
Il suo profilo, accarezzato
dal primo chiarore, mi ha tolto per un attimo il respiro.
Forse adesso so,
perché me ne sono innamorato.
Nh… bugia.
Lo sapevo anche da
prima, e questo è solo un motivo in più.
Vorrei passare le albe
del prossimo millennio a vegliarlo così..
..quando il fuoco
gioca col suo fuoco, e la sua pelle diventa oro fuso..
Sto sclerando. Non c’è
altra spiegazione.
Disconosco la smielonata
che è appena stata scritta contro la mia volontà.
Non l’ho prodotta io..
Quest’uomo mi sta
rovinando, ne sono sempre più certo..”
“Io direi che contribuisco ad ampliare i tuoi orizzonti..” –sorrido,
sornione- “Ignoravo questo tuo aspetto poeticizzante, Volpe.. se non affogo
nella melassa prima, mi piacerebbe approfondirlo in separata sede..” concludo,
allusivo.
“Prima di andar via, l’ho
osservato meglio, col favore dei primi raggi.
Era tutto sudato,
povera bestia.”
“Bestia, tua nonna!!”
“Ho preso un
fazzoletto di carta, inumidendolo con dell’acqua nella brocca trovata sul
comodino, lì di fianco.
Credo gli desse
sollievo, perché si è quasi messo a mugolare di piacere..”
“Vorrei vedere te!!” sbotto, seccato.
“Mi ha fatto
tenerezza, lo ammetto.
Sembrava tanto un
bimbo ammalato, in attesa delle coccole della mamma..
Mi sono chinato, e gli
ho sfiorato la fronte con un bacio lieve.
Mia madre mi salutava
sempre così, quand’ero piccolo..
Diceva che era una
benedizione, la sua.
.. io non ho questa
pretesa.
Il mio era solo un gesto
d’affetto.”
Non ho parole.. per una volta, posso solo accogliere quello
che è stato, e colorarlo di gratitudine.
Una volta ancora, Volpe,
ti amo sempre di più.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
Idem per i due
farmaci generici che sono stati citati.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Oggi piove.
L’autunno è davvero arrivato, e il caldo dell’altro ieri è già solo un pallido
ricordo.. bizzarrie atmosferiche.. mpf..
“Ci togliamo il
dente e il dolore??” propongo, sebbene un poco riluttante.
“Me ne devo andare
verso l’una, abbiamo l’incontro col Kainan.. sempre che i signori si degnino di venire..” mastico, seccato… quei pivelli
tracotanti, con la puzza sotto al naso..
“Maki ha
abbandonato.. te l’avevo già detto, no?!” e ripenso alla faccia di Kiyota,
mentre me lo diceva.. sembrava quasi sul punto di mettersi a piangere..
sospetto ci sia dell’altro, dietro alla sua devozione da kohai.. certo, la cosa
non mi disgusta, in sé.. quanto i gusti opinabili della scimmia capellona!!.. ‘come
fa a stravedere per il vegliardo?’, mi chiedo..
“Ore 9.30. Fra mezz’ora la partenza.
L’allenatore ha allungato i tempi del
risveglio.. i miei compagni titolari –stamane- hanno tutti una faccia
cadaverica.
Una sola notte non è bastata per recuperare
la stanchezza di ieri.. sarà dura, inutile nasconderlo.
Persino il signor Anzai non fa mistero di
questo.
L’assenza di Sakuragi pesa, e l’Aiwa è forte,
maledettamente forte.
Stamattina Ayako è andata da lui, dicono stia
ancora dormendo.
Del resto, nelle sue condizioni è
perfettamente inutile che venga con noi.. lo conosciamo tutti, ormai: si
infervorerebbe per ogni azione, sbraitando sulla fortuna sfacciata dei nostri
avversari, a scontrarsi con una squadra senza la sua punta di diamante..”
“E così mi avete
abbandonato solo, al mio destino, con la nonna della padrona a farmi la guardia
carceraria, manco avessi intenzione di scappare..” se solo ci fossi riuscito..
“Ore16.30. Abbiamo perso, con onore.
Malgrado il distacco clamoroso.
Non mi pento di nulla. Abbiamo dato tutti,
senza riserve, tutte le energie che avevamo.
Ma la sconfitta è giunta, inesorabile.
Il nostro sogno si conclude qui.
Ripartiremo col treno della sera, non ha più
senso restare, oramai.
....
Chissà come sta lui?..
Avevamo stabilito di avvisarlo, appena
rientrati al ryokan.. avrebbe dovuto farlo il senpai Kogure, con la sua
rinomata diplomazia.
In realtà, non credo ne serva poi molta,
basta guardarci in faccia, per capire che..
Per trenta secondi, giuro, ho preso la decisione
di andare a dirglielo io: sono salito fino al suo piano, sono arrivato davanti alla
camera dove riposava, ho messo la mano sugli shoji, e poi… poi mi è mancato il
coraggio.
Da vero kamikaze, ero pronto ad assumermi l’onere
di andare a riferirgli l’esito dell’incontro, facendomi carico della sua ira
nei nostri confronti.. mi sembrava una buona punizione, per la nostra
sconfitta.
Potrei mentirmi, dicendomi che –all’ultimo- non
l’ho fatto perché l’ho ritenuto poco saggio.. la verità è che non avrei
sopportato la sua delusione, non anche la sua.
E ho scelto di andarmene.
Forse, sono solo un vigliacco.”
“Non è vero, dai…….
Ognuno vive il
dolore a modo suo.. e tu dovevi ancora assorbire il tuo.. nessuno ti può
biasimare, io per primo..” tento di consolarlo.
“Ore 23.00 Kanagawa.
Ci siamo salutati distrattamente alla stazione,
ancora troppo intontiti per realizzare tutti gli annessi e connessi dell’evento:
fino all’inizio della scuola, non ci rivedremo più.
Io ho preso un taxi, e me ne sono tornato a
casa.
Il silenzio mi ha accolto.
Mika-san mi ha lasciato un biglietto di bentornato,
con dei tramezzini, nel caso in cui..
Potrei mangiare per disperazione, perché
no?!”
“Perché non nei sei
il tipo..” -ribatto, sicuro.- “Invece, saresti capace di andartene in un
campetto a tirare fino all’alba, anche senza illuminazione..” per puro spirito
di penitenza.
“Il Do’aho di sicuro potrebbe farlo..”
“Touché..” esclamo,
mettendo –platealmente- una mano sul cuore.
“Sua madre è venuta prenderlo.. l’ho vista di
sfuggita, c’è mancato poco che se lo caricasse di peso in spalla..”
“Tzé.. la mania di
strafare della mia genitrice… quella ci gode, a mettermi in imbarazzo!!” vedere
lei che mi accudiva, ha fatto ridere l’intera squadra, malgrado gli umori
lugubri di tutti.. almeno si è resa utile..
“Ripenso al nostro viaggio di ritorno..”
“Anch’io!..”
confesso, e non riesco ad impedirmi una smorfia. “I ragazzi avevano deciso di
considerarmi un appestato!!
Un posto con due
sedili riservato per me, per farmi stare comodo, in un angolino disperso, in
fondo allo scomparto, casomai volessi riposare, tutti a parlare piano intorno,
se per combinazione avevo necessità di dormire.. ecccheccazzo!!!!
A costo di sembrare
un ingrato maleducato, tutte queste premure mi hanno fatto incavolare davvero!!
Non ero in punto di
morte, ma solo infortunato!!”
“La sindrome da ‘mamma-chioccia’ -nei suoi
confronti- ha colpito un po’ tutti.. credo abbiano preferito canalizzare
l’attenzione su di lui, per non pensare alla nostra recente esclusione..
Secondo me, questa totale
gentilezza-forzatura l’ha solo infastidito..”
“Almeno uno!!”
“Non ce lo vedo, il Do’aho, a fare il
reietto, in un cantuccio, in un religioso silenzio mistico..”
“ESATTO!!!... solo
che non me la sono sentita di fare i capricci.. ho accettato passivamente il
loro aiuto.. so che lo facevano con i migliori intenti.. ma il troppo
stroppia!!!”
“Me ne sono rimasto per i fatti miei,
osservando la devota processione, e le affettate cure..
Quando, però, ho attraversato il corridoio
per andare in bagno, ho incrociato il suo sguardo.
Sbaglierò, ma mi è sembrato di scorgervi un
lampo di disperata esasperazione.. sembrava mi stesse chiedendo aiuto..
Impossibile.
Non lo farebbe mai..”
“L’ho fatto.
Credimi.. l’ho fatto!!
Quando ti ho visto
proseguire, superandomi, ho perso le poche speranze che avevo..” recito, teatrale.
“Ci ho pensato su, mentre facevo quello che
avevo da fare..
E nel tragitto di ritorno, mi sono arrestato
davanti a lui, nuovamente. Ha riaperto gli occhi in quel frangente, fissandomi.
“Fammi posto, Do’aho.” Gli ho ordinato,
accomodandomi vicino a lui.
Mi ha insultato come al suo solito, ma
giurerei che ci fosse una nota di sollievo, nella sua voce.
In meno di tre secondi, il gruppo delle
crocerossine è giunto a noi, chiedendomi perché fossi lì.
“Dormo meglio qua. C’è più silenzio.” E
potrebbero ringraziarmi. Se non altro, mi sono degnato di rispondere..
Le altre matricole hanno mugugnato il loro
dissenso; ma nessuna, tra loro, avrebbe osato contraddire la mia scelta. I
senpai non hanno obiettato, ed è così che siamo finiti a fare il viaggio di
ritorno assieme, io e lui.
Se sperava che fossi una buona compagnia, ha
sbagliato mira.. ma credo che gli bastasse non essere solo.
La mia semplice presenza, è tutto quello che
gli potevo offrire.
Non so quando, nei pressi di Akita, mi sono
appisolato.
Nel momento in cui mi sono svegliato, poco
prima di Yokohama, me lo sono trovato addosso, anche lui assopito.
Me lo sono accoccolato meglio contro, ho
richiuso gli occhi, per assaporare meglio questo momento, vegliando sul suo
riposo.”
“Allora siamo pari,
con quella serata nell’ofuro..”
“Peccato sia durata troppo poco.
Realizzo solo ora, che non avrò scuse per
vederlo, nei prossimi giorni.
Niente allenamenti massacranti, niente risse,
niente di niente.
Mi manca già.
Assurdo.”
“Si chiama 'amore'”. Spiego, addolcendo il timbro, di riflesso.
Distrattamente
sbircio l’ora.
Cavolo!! E’ già
tardissimo!!
“Kit.. adesso devo
proprio andare.. torno tra un paio d’ore, e ti racconto com’è andata, eh?”
….
“Eccomi quaaaa!!!”
esclamo, tutto gioioso, spalancando la porta della sua stanza.
Ops..
L’infermiera foca
-che gli sta sostituendo la flebo- mi lancia un’occhiata glaciale.
“Mi scusi…” mugugno
compunto, abbassando di rimando le orecchie..
“Siamo in un
ospedale, qui.” Intima lei, nella mia
direzione, disapprovando platealmente la mia piazzata.
Mi fingo costernato
quel tanto che basta, finché la megera non se ne esce.
Riprendo a
scodinzolare verso di lui: “Abbiamo vinto!! VINTO!, VOLPE, CAPISCI!!??”
Silenzio.
“STRACCIATO,
ANNIENTATO, SMACIULLATO IL TERRIBILE KAINAN KING!!” Rincaro, sempre più
esuberante..
Nessuna reazione, ovvio.
Sbuffo, infastidito:
“Tzé, Volpaccia indisponente!! tu non c’eri, ok.. ma almeno, potresti far finta
di gioirne con me..” suggerisco, senza sperarci poi tanto..
Accomodandomi sulla
poltroncina, comincio il resoconto.
“Non aspettarti la
cronaca minuto per minuto, sia chiaro: io non sono un fissato come te!!
Comunque.. Sono
scesi in campo, fin dal primo minuto la Nobuscimmia, Takasago, Jin e il loro n°9: Muto,
mi pare si chiamasse… ah, sì,e poi un’altra
riserva, col n°12, non ricordo il suo nome..
La nostra rosa,
invece, era composta dal sottoscritto -e vorrei ben vedere!!- da Mitchi,
Ryochan, Shiozaki e Yasuda…
Modestamente, il
possesso di palla è stato nostro.. Ryota ha segnato un canestro già dopo 10
secondi.
E’ proprio vero: senza
Maki, quelli vanno allo scatafascio..
Jin si è messo in testa di sfidare il teppista, per
decretare chi fosse il miglior tiratore da tre.. e
devo dire che lo sdentato si è fatto onore.. Kiyota, invece, ce l’aveva con me..
diceva che, in tua assenza, era contro di me che doveva vincere, per essere
considerato la miglior matricola di Kanagawa, anche nei futuri Campionati Invernali…
e che non mi avrebbe portato riguardi anche se era un’amichevole, e bla bla
bla.. ma ti rendi conto??
Quello, fare sconti a me??!!
L’ho conciato per
benino, direi.. il Tensai non poteva far passare impunemente un affronto così grande..
Alla fine del primo
tempo, eravamo 21 a
19, per noi.
Nella ripresa, ci
hanno fatto sudare parecchio, è entrato Ishi, al posto di Shiozaki, e Sasaoka
per Mitsui.. quell’idiota non regge ancora un’intera partita..
Ho segnato uno slam
dunk da urlo, al 18°, che li ha azzittiti di colpo.. hi hi hi.. la riscossa del
Genio!! Takasago e Muto hanno tentato di stopparmi, ma io ho insaccato
comunque… cosa vuoi… la classe non è
acqua..
Però.. vedi.. la mia
azione deve averli fatti incazzare un tantino tanto..
Dalla panchina,
Takato sembrava sul punto di fare un infarto.. ha rotto a metà il suo harisen, in
un impeto d’ira.. forse sperava di avere tra le mani il collo di quell’esaltato
babbuino, che ha sbagliato più di un passaggio..
Ce la siamo vista
davvero brutta a -4 minuti dal termine, quando ci hanno distanziato di 6
punti.. ma dopo il Sannoh, nessuna rimonta ci può spaventare davvero..
Al fischio finale,
il risultato era di 48 a
45 per i vincitori.
NOI ovviamente.”
Ecco, fine del
ragguaglio.
Riprendo fiato..
solo ora mi accorgo della frenesia che mi ha avvinto.. mi sono lasciato
trascinare dagli eventi..
Del resto, è un
fatto importante, per me e per la squadra.
“Anzai, prima
dell’inizio, ci ha presi in disparte, non per farci raccomandazioni, una volta
tanto..
Ci ha semplicemente
detto che potevamo trionfare, se lo volevamo. Che ne avevamo i mezzi, anche
senza Akagi, Kogure.. o te.
Che avremmo dovuto
batterli anche per voi..
Che avevamo lavorato
tanto, che il Kainan è forte, sì, ma non invincibile, e che l’assenza di Maki
sarebbe stata determinante..
Come sempre, il nonnetto
ha avuto ragione..
..Ed è per questo
che ti dedico la nostra vittoria.
Io ho giocato
pensando a te..”
Ammetto, mi è parso
strano calcare il parquet, senza sentire il tuo passo dietro al mio..
Anzai dice che è
normale, un po’ di smarrimento..
Un conto è giocare
fra noi, in allenamento, e un altro è vedere la propria formazione stravolta..
Ci sono momenti,
magari quando mi sforzo di fare un po’ il buffone, in cui mi aspetto di vederti
entrare dal portone della palestra, e sibilarmi contro qualche insulto..
Gli altri ragazzi,
invece, attendono con ansia le visite di Akagi e Kogure, soprattutto quando si
fermano a fare due tiri con noi.. purtroppo, accade sempre meno spesso..
Ok, li incrociamo
nei corridoi, a pranzo, o nel cambio delle lezioni, ma non è la stessa cosa..
Non ci mancano i
compagni di scuola, ma un Capitano –che sapeva imporsi, e guidarci- e il suo
vice –discreto, ma presente-.
Ryota fa del suo
meglio, per non farci sentire la loro mancanza, ma non è semplice.
Ayako lo aiuta
parecchio, in questo.. difatti si sono avvicinati molto, negli ultimi tempi..
Di sicuro, lui ha
preso sul serio il suo ruolo… ci fa sgobbare come matti!!
E noi che credevamo
che il peggio fosse passato, andato via il Gorilla…
Fisso l’ora.
Ho ancora un po’ di
tempo, prima di rivedere il brutto muso della foca, che verrà a cacciarmi.
Prendo il diario,
dove inizia una nuova storia, in un certo senso..
Quasi tutti gli
eventi scritti finora, li ho conosciuti, e vissuti.
Adesso –con le
vacanze- c’è una temporanea biforcazione delle nostre vite, invece.
5 Agosto. Giovedì. “Riprende la quotidianità.
(Se così si può dire.)
All’improvviso, mi ritrovo un sacco di tempo -che
mi è piovuto addosso- da gestire.
Niente scuola, niente allenamenti programmati
in vista di...
questa non è quotidianità. Non la mia.
La mia è fatta di palle e canestri, a tutte
le ore, e di pisolini di straforo, sopra il banco, mentre il prof. spiega,
modulando la voce per conciliarmi il riposino.. e di scarpe strisciate sul
parquet, e di urla e strepiti, di Do’aho e delle sue stronzate..
Nh. ho dormito per ¾ della giornata.
Due tiri nel campetto qui vicino. (d’obbligo)
Sono andato a far visita a Mika-san, che mi
ha costretto a fermarmi a cena.
E adesso eccomi qua.
In tv non c’è un cazzo, non ho sonno, non ho
voglia di musica, niente di niente.
Ho già letto e riletto le ultime riviste di
basket che ho comprato, prima della partenza..
..vado a letto..”
“Vai, da bravo..” gli
suggerisco.
6 Agosto. “Ho riordinato casa da cima fondo.
(Non che ci volesse poi molto.. io non ci vivo,
praticamente).
Sono andato a fare compere, l’ultimo numero
di ‘Sport Today’, fresco di stampa, con dentro l’inserto speciale sui
Nazionali.
Avevo finito gli integratori vitaminici, e ho
rifornito la dispensa di bevande energizzanti.
Nel negozio di articoli sportivi di fianco al
Dover’s Bluff bar, ho adocchiato una nuova casacca.. un nuovo pallone, una tuta
da urlo.. sono uscito da lì solo dopo
aver speso un capitale..
Mi sto comportando come una ragazzina.. forse
è vero che ‘l’Ozio è il padre dei vizi..’
Sto diventando vizioso..
Che sia questo l’amore per lo shopping??
Nh..”
“Volpe con le mani
bucate..” lo rimprovero, scherzosamente.
7 Agosto. “Nella
sezione giovanile di ‘Basket Today’ di oggi, è riportata la vittoria del Kainan,
sull’Aiwa di Aichi, con punteggio di 85 a 81.
La sua famosa Stella,
Moroboshi, è davvero un tipo in gamba, a quanto riportato, che ha dato del filo
da torcere ai nostri compaesani.
Maki e la sua squadra
si è infine aggiudicata l’accesso alla finale, che si è svolta -stando alla
recensione- stamattina, alle 10.30, con il Meiho Kogyo, pure loro di Aichi.
A volte, il Destino ha
un senso dell’ironia alquanto discutibile..
Nh..
Se il Kainan King è riuscito a battere l’Aiwa, notoriamente classificatasi al
4° posto nello scorso Campionato, non credo si farà mettere i piedi in testa da
questa squadra–rivelazione dell’anno.. Ricordo che
Sakuragi ha nominato una matricola fuori dal comune.. un certo Morishige, mi
pare..”
“Quel bestione!..
Maledizione!!
Mi scoccia parecchio non essere riuscito a scontrarmi con lui..
mi brucia ancora, il modo in cui mi ha fatto cadere, il giorno in cui sono
andato a vedere le eliminatorie della sua Prefettura, con vecchiaccio e la Nobuscimmia..”
8 Agosto. “Il Torneo
Nazionale si è concluso ieri, con la vittoria –meritata ma inattesa- del Meiho
Kogyo della Prefettura di Aichi.
L’Istituto Superiore
Kainan si è aggiudicato il 2° posto, dopo un combattimento molto acceso, dal
risultato incerto sino alla fine.
Il cronista riporta i
punteggi parziali, che si rincorrono di continuo.
L’articolo si conclude
con un breve special su Hiroshi Morishige, (199 cm per 100 kg di peso) matricola
del team vincente, rivelatosi il giocatore-scoperta di questo Campionato.
Chissà come s’è roso
il fegato Kiyota, per quest’affronto.. se avessero vinto loro, probabilmente ci
sarebbe lui, ora, sul giornale, anziché quest’armadio gigantesco…
.. oppure io..”
“Poveri illusi.. ci sarebbe stato il Tensai, senza ombra di
dubbio!!!” m’infervoro..
9 Agosto. “Niente di
nuovo in vista..
Ho cercato di non
pensarci, ma il tarlo del Do’aho continua a rosicchiare i miei pensieri.. non
ho più saputo nulla su come sta, su cos’abbia..
Sto seriamente
prendendo in considerazione l’idea di andare da Ayako, per avere notizie
attendibili e.. lei è la nostra manager: ha il dovere di essere informata!!
Cavolo.. dove lo trovo
il coraggio di andare a suonare il campanello di Casa Miyamoto??
Ho sempre rifiutato il
loro aiuto..
Ben sapendo che
sarebbe stato privo di doppiezza.
Ma questo non avrebbe
a che fare -in senso stretto- con la coerenza delle mie scelte..
Ma chi cazzo prendo in
giro??”
“Mpf!!” -la smetterai mai, di farti del male
consapevolmente?- “Sei andato da lei, poi?” gli chiedo, curioso.
Ma la porta della stanza si apre, e dei lunghi baffi
conosciuti fanno capolino dalla soglia.
“Giro serale!” intima un vocione, che è tutt’altro che
femmineo.
Mi sbrigo a riporre armi e bagagli, prima che la bestia si
spazientisca.. ma quando torna Saito-san??
So che ho pochi istanti, prima che lei ritorni, col carrello
e i medici appresso..
Con un po’ di fortuna, riuscirò ad evitare anche
quell’odioso di Sumai-san.
Mi affretto a lasciargli un bacio d’affetto sulla fronte, come
ha detto lui: forse non è una benedizione, ma male non farà, no?!
Uscendo dall’ospedale, mi accorgo di non sapere se Kaede sia
andato o meno da Ayako.. Pazienza.
Mi toccherà tenermi la curiosità fino a domani.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Volevo vedere Kawata-san per sapere qualcosa sulle sue
condizioni.. manca anche kangohu Saito, torna domani.. ho dovuto chiedere
all’infermiera foca, spiegando che è importante, non sia mai che lei mi prenda
alla leggera… già mi odia, quella.
Alla fine, mi ha informato che Kawata è ad un congresso, e
c’è il suo pupillo che lo sostituisce.. e mi ha trascinato da lui.. cazzo!! Non
ho saputo svicolare in tempo.. ho accampato scuse, ma niente… eccomi qui,
davanti al suo brutto muso. il secondo sgradevole incontro con lui.
Non può essere
peggiore del primo, no?
Mi sta fissando, palesemente seccato per la mia presenza.
Perché cavolo non va a lavorare al Polo Nord, a curare i pinguini,
se non gli piacciono le persone??
Ok, Hana.. veloce e indolore.
Chiediamogli se ci sono novità e poi andiamocene fuori da
qui..
Inspiro (aria, gentilezza e autocontrollo) esalando un
dignitoso:
“Dottore.. sono parecchi giorni che Kawata-san non mi
aggiorna sullo stato di Rukawa-kun, vorrei sap..” non mi permette di
concludere, che un suo sbuffo maltrattenuto gli sfugge, mentre cerca il dossier
di Kaede.
Per 30 secondi, giuro, sono talmente sorpreso dalla sua
palese maleducazione da restarne disoriento.. Brutto stronzo, cretino, arrogante,
screanzato, stronzo.
“Dagli ultimi
tracciati, non ci sono variazioni rilevanti..” dichiara, in tono piatto.
“Ma è quasi un mese!!” esclamo, esasperato.
Lo vedo inarcare un sopracciglio, pensieroso.
“Già.” Lo sento confermare, oscurandosi.
Perché quell’espressione?
“Nel caso del paziente, trascorso un mese senza cambiamenti
di sorta, il termine clinico della sua condizione è definito ‘stato vegetativo persistente’..”
“..E non è una cosa buona..” chiedo, retorico.
Solo dopo averla fatta, mi accorgo della scontatezza della mia uscita.
“Ovviante no!” -replica lui, secco- “In ogni caso.. Da questa
condizione ci si può ancora riprendere; tuttavia criteri statistici..”
“Ok, ok.. la conosco già la solfa..” mi sfugge, in un impeto
di stizza.
Mi fucila con lo sguardo, arrossendo di sdegno, per la mia
presunzione..
Eccheccazzo!!!
Mordendomi la lingua per non rispondergli a tono -anzi! a
ragione!!- mugugno un paio di scuse, che sembrano soddisfarlo, pregandolo di
concludere il discorso che avevo accidentalmente
interrotto.
Mentre lui snocciola tutto il suo sapere preconfezionato, e
io mi turo mentalmente le orecchie, pensando ad altro, mi appunto che farò
pagare anche questo, a Kaede, appena sarà ritornato in forma..
Tuttavia, una sua frase penetra la mia disattenzione, scuotendo
i miei pensieri.
“..Bisogna anche vedere se lui vuole, svegliarsi.”
“Come, prego?”
“Beh.. la situazione che lui ha lasciato non è delle più
felici, ne converrai con me…”
“Nh..”
“Ok. Ha un talento nel basket fuori dal comune. Sogna di andare
a giocare nell’NBA. Ma non ha nessuno con cui dividere questa gioia, i
progressi. I suoi sogni.
E, alla fine, se non hai nessuno con cui esser contento,
anche le cose belle perdono di valore…”
“D’accordo, ma..”
“E’ solo. Non ha più una famiglia, mai avuto degli amici..
solo una palla… sai che consolazione?!” mi provoca.
“…”
“Sai se c’è qualcuno a cui teneva particolarmente, qualcuno
di cui fosse innamorato?”
“…di me.” Confesso.
“E il rapporto che vi legava, com’era?”
“Disastroso.”
“Perfetto. Sei ancora convinto che Kaede Rukawa voglia davvero risvegliarsi?”
No.
Non lo sono più.
“Dammi solo una ragione. Solo una.
Per cui lui dovrebbe scegliere di rifinire nel mondo di
merda da cui è uscito.”
“….Io.”
“ma lui non lo sa, Sakuragi.
Non. Lo. Sa.”
Le sue provocazioni mi rintronano nella testa, acuendo la
mia confusione.
Lo saluto, uscendo distrattamente dall’ufficio, ma solo dopo
aver fatto diversi passi, mi accorgo di non aver chiuso la porta, andando fuori.
E’ una cosa senza valore, e il mio cervello la scarta senza remore.
Inizio ad aggirarmi per i corridoi, smarrito.
Un’inserviente mi ferma, chiedendomi se mi sento male, devo
avere un colorito piuttosto pallido, a suo dire.. non
ricordo la mia risposta.. mi allontano, declinando il suo aiuto.
Non. Lo. Sa.
Ad un certo punto, mi accorgo di non riconoscere la zona.
Mi fermo, disorientato.
Sembra un sottoscala, un ripostiglio gigantesco.. percorro
uno stretto corridoio, scendendo nel seminterrato.
E’ parecchio buio, qui.
Il pavimento sbrecciato, in parecchie parti, due
interminabili file di armadietti di metallo lo affiancano, a perdita d’occhio.
Sembra infinito, questo passaggio.
Per non pensare ad altro, inizio a contare gli sportelli che
oltrepasso, osservandoli con minuzia..
Alcuni sono divelti, altri chiusi, altri ancora senza ante, certi
bloccati con lucchetto appresso, qualcuno sfondato, una ventina ha degli adesivi
attaccati dentro, ma sono tutti scrostati, e arrugginiti in più parti..
Troppo immerso in questa mia contemplazione, finisco per
andare a sbattere contro una porta d’acciaio.
L’urto è tale da farmi cadere all’indietro, sulle mattonelle
consunte e impolverate.
Rimango così, semplicemente
così.
Per quanto tempo ho camminato?
Mi sorge il dubbio che quest’accesso sotterraneo possa
collegare alcuni blocchi dell’ospedale, e l’ospedale di Yokohama, solo in
questa sezione, ha almeno sei stabili affiancati tra loro..
Il tempo d’un respiro, e un pensiero bizzarro si fa strada
nella mia mente.
Se restassi qui, per sempre, quanto ci impiegherebbero per
trovarmi?
Qualche giorno? Una settimana? Un mese? Mai?
A chi verrebbe in mente di venirmi a cercare quaggiù??
Nh..
Pensiero idiota.
Io non posso restare qui. E’ semplice.
Perché lui ha bisogno di me..
…Perché lui si sveglierà.
Cazzo! Sì che si sveglierà..
E io voglio essere al suo fianco, in quel momento..
Qua, mica vengono ad avvisarti, credo..
Ritornano –prepotenti- le parole di Sumai-san.
Tutte stronzate.
Avrà voluto provocarmi… magari punirmi per la mia
insubordinazione, per averlo interrotto mentre parlava.. o magari si è accorto
che non lo stavo seguendo nemmeno dopo.. e si è vendicato con l’unica arma in
suo possesso: instillando in me il dubbio che.. che..
Balle.
Kaede non può desiderare di restare dov’è.
Non è materia di discussione, questa.
La mia volpe ci tiene alla sua pellaccia, al basket e a me..
quindi non mollerà mai.
E’ un fighter, lui.
Ha rotto le palle a tutti, con la menata del ‘Quel che
Rukawa vuole, Rukawa ottiene’.. e non è tipo da rimangiarsi la parola data, no?!
Sumai si sbaglia.
Chiaro.
Limpido.
SENZA - OMBRA - DI - DUBBIO.
….
...e....... se avesse
ragione?
Noncivogliopensare, non.. non..
Non. Lo. Sa.
Sento un nodo, in fondo alla gola, sciogliersi in un mondo
che si sta appannando davanti ai miei occhi, e calde lacrime bagnare la
ceramica patinata di polvere.
Maledizione..
Come posso essermi ridotto così…..?
Perché proprio a me?
Che cazzo ho fatto per
meritarmi questo????
“PORCA MISERIA!!” gemo, in un ringhio ferito.
Cosa diavolo devo fare, perché lui ritorni al mio fianco?
Cosa??!!
Ditemelo... ….e io lo farò.. lo
giuro.. qualsiasi cosa… rivoglio solo la mia vita di sempre, gli allenamenti, i
suoi tiri, la scuola, le risse, i suoi insulti, l’armata, i sabati al Pachinko, i suoi sbuffi, la noia, la normalità.. la
spensieratezza di un ragazzo di 16 anni, cazzocazzocazzo..
“PRETENDO TROPPO??!!” urlo contro il soffitto, contro tutto,
contro niente.
D’improvviso mi ritrovo in piedi, fissando la porta davanti
a me.
Strattono la sua maniglia, ma è chiusa, non cede di un
millimetro.
E allora la prendo a calci e a pugni, in un impeto di cieca
follia e rabbia.. non si scalfisce nemmeno.. sembra quasi prendersi gioco di
me.. gli armadietti, sì. Gli armadietti.
Mi scaravento contro una fila a portata di calcio, sfondando
a pedate quelli che non lo erano già.
Nove o dieci, uno dopo l’altro, con metodica, crudele
soddisfazione.
Forse è vero, che l’anima di un teppista non muore mai.. al
massimo si assopisce.
La mia si è rivelata sveglia e arzilla, in questo momento, e
affamata, come chi si desta, dopo un lungo sonno.. e reclama il suo tributo di
devastazione..
Colto da una sorta di delirio, proseguo nella mia corsa alla
distruzione.. Impressa in ogni sportello, l’immagine di Sumai si stampa,
indelebile.. soddisfazione indescrivibile, la mia.
Uno dopo l’altro, e ancora e ancora.. finché, spalancando
l’ennesimo, vi scorgo uno specchio mezzo frantumato, attaccato con dello scotch
sul fondo.
Mi rimanda un’immagine distorta, di un me stesso con un
ghigno cattivo, molto cattivo..
..ed eccitato, da questa desolazione.
La superficie riflettente viene strappata via, senza
gentilezza, e gettata a terra, e calpestata e frantumata, e calpestata ancora,
in tanti piccoli, infinitesimali pezzetti che specchiano tante smorfie maligne,
che si moltiplicano, rimpicciolendosi, fino ad annullarsi, con soddisfazione.
E dopo lo specchio, altri armadietti, altre ante, altri
scempi..
Di colpo, una fitta mi coglie, all’altezza delle nocche
della mano destra.. la fisso, come se non mi appartenesse.. un taglietto senza
senso, un rivoletto di sangue che cola giù.. e giù.. fino a terra…
Lecco l’escoriazione con disinteresse, come un animale
randagio, per puro dovere.
O forse per istinto..
Mi volto, nella direzione da cui sono provenuto.. un calcolo veloce, una stima approssimativa, un
centinaio di mobiletti sfasciati, oltre –ovviamente- a quelli che lo erano già,
prima del mio passaggio..
La ferita brucia, e non smette di sanguinare..
..che seccatura.
Con un moto di disgusto infilo la mano sana nella tasca dei
pantaloni, e prendo il fazzoletto, me lo avvolgo alla meno peggio, è solo una
fastidiosa stronzata, dopotutto, smetterà tra poco.
D’un tratto, il gioco
perde tutta la sua attrattiva.
E io realizzo il tutto, con crudele lucidità.
Che cazzo ho combinato??
Oh, Kami… COME HO
POTUTO??
Con il respiro ancora ansante per lo sforzo fatto, mi giro
indietro, smarrito.
In lontananza, per terra, piccole schegge luccicano timide
ad un neon mezzo rotto, che lampeggia con un sordo ronzio.
Non. Lo. Sa.
Sportelli ammaccati -solo mezzi attaccati ai cardini- penzolano
inermi come brandelli di.. di…
Non lo so, a cosa somigliano.. o forse lo so fin troppo
bene, e non voglio ammetterlo..
Ho distrutto un ripostiglio in disuso, d’accordo..
Ma questa non è una giustificazione.
..Sono caduto molto in basso, oggi..
Provo un profondo disgusto di me stesso, in questo momento.
Non per aver ceduto alla debolezza, giustificata debolezza..
Ma per aver dato libero sfogo alla parte peggiore di me..
Quella che avevo giurato non sarebbe mai più dovuta uscire..
Kami..
L’ho fatto per
sfogarmi.. o per punirmi?
Non lo so..
Lascio cadere le braccia inerti lungo il corpo, respirando
piano.
Alla fine, mi ritrovo sempre a fare i conti con la mia
impulsività..
..Che sia una
maledizione?
Sospiro, stanco.
Come se tutte le mie forze mi avessero abbandonato..
Mi ritrovo a fissare la mano bendata.. ha smesso di
sanguinare..
Brucia un po’, ma non quanto l’umiliazione che sento dentro.
Kaede non ne sarebbe orgoglioso..
Anzai ne rimarrebbe deluso..
Mia madre.. oh! mia madre..
Sorrido, triste.
Sei riuscito a dare il
peggio di te stesso, eh, Tensai?
Una smorfia amara mi si dipinge sul volto, che cazzo..
Lo stomaco in subbuglio, e i sensi di colpa a rincorrersi,
per avere un posto in prima fila..
No. Così non va..
Sto per uscire, quando mi blocco, di scatto.
Un muro scrostato davanti a me, e gli ultimi armadietti,
poco lontani.
Avanzo deciso, e caccio una testata poderosa contro la
parete.
Questa è punizione, lo
so.
Sorrido, un po’ meno appesantito.
E’ vero.. non posso tornare indietro, a qualche ora fa..
(o i pugni li renderei a Sumai, uno per uno) ma posso
impegnarmi a non ricaderci più..
Posso tentare, no?!
Me ne esco da lì, e il mio pensiero corre a lui.
Oggi niente diario, Kaede.
Adesso parleremo.
Non. Lo. Sa.
E metteremo in chiaro perché devi sapere, perché devi
tornare..
Non. Lo. Sa.
Ti giuro che -entro sera- lo saprai..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- Ritengo opportuno
ricordare che si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la
situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica
possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di
medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.
D’altro canto,
anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del
quadro clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica-
è una mia scelta personale, ai soli fini narrativi.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
Sento una gioia
sconosciuta, nel rivederlo.. nel suo sorriso incoraggiante..
Voglio bene a quell’uomo.
In fondo, tiene tra
le sue mani la mia vita.
Guardo quel letto.
Non ho detto il mio corpo, bensì la mia vita.
Ripercorro le sue
parole, di poco fa.
Ha chiesto un
consulto ad un famoso luminare, per il caso di Kaede.
E vuole tentare una
tecnica sperimentale di stimolazione..
Non ci ho capito
granché, ma è una cosa buona.
Mi basta.
Tutto va bene,
purché si provi..
Il tempo passa, e
non è più nostro alleato..
No, no.. niente
pensieri cupi, oggi..
Ho già rimosso le
cattiverie di Sumai-stronzo.
Saito-san è anche
venuta a salutarmi, allegra, e Kawata sembra
incoraggiante..
“Datti una mossa,
Volpe.. O ti prendo a testate!!” lo ammonisco, sorridendo.
10 Agosto. Martedì. “Noia.
Nh.. sto aspettando che cali un po’ il sole
per andare a giocare.. mi si è rotto anche il condizionatore.. l’addetto
-idiota- ha detto che hanno un sacco di richieste e che devo attendere
paziente.. paziente un cazzo.. c’erano 31 gradi a mezzanotte..”
“Immagina un caldo
letto su cui sei costretto a rimanere sdraiato, perché la schiena ti fa troppo
male, per restare seduto.. immagina il lenzuolo soffocante, tutto appiccicato
sulla pelle sudata.. il cuscino che trasuda calore, l’afa che ti sale
tutt’attorno, la gola secca e tua madre che è uscita senza degnarsi di portarti
il bicchiere d’acqua che le avevi chiesto.. e poi dimmi chi era messo peggio..”
lo sfido.
11 Agosto. “Che palle!!
E’ l’unica cosa a cui so pensare.. fa un
caldo boia, fuori…ho persino rinunciato ad andare al campetto..
Devo essermi beccato una mezza insolazione,
ieri pomeriggio.. dopo neanche un’ora, mi è venuto un gran mal di testa, e il
mondo girava e girava…forse mi sono disidratato troppo..
Sono rimasto mezzo incosciente sotto l’ombra
di un albero, ed è finita che mi sono addormentato.. è passato un operatore
ecologico, a svegliarmi, che era già sera..
Adesso sto meglio, ma mi sento ancora un po’
intontito, meglio che vada a letto..”
“Baka Kitsune
incosciente!!” –gli sbraito contro- “Ma ti sembra il modo??” mi fa preoccupare,
questo suo comportamento a volte sconsiderato.. prende troppo alla leggera i
suoi limiti..
12 Agosto. “Sole
splendente, afa infernale..
Adesso vado da Ayako a
rapirla, minacciarla, supplicarla o fare qualsiasi altra cosa..
Voglio notizie sul
Do’aho!!!!
Nh.. stanotte ho
sognato che eravamo su una nave, lui è caduto in mare, Aya –ignara
dell’emergenza- aveva in mano un salvagente, e io non riuscivo a comunicarle il
pericolo che l’Idiota stava correndo!!
Oh, Kami.. Freud
direbbe che il mio inconscio è di una banalità sconcertante.. ma sono sempre
stato così prevedibile e scontato?? Nh..”
“Eviterò di infierire, lo prometto.” Esclamo solenne,
ridendo.
13 Agosto. Venerdì.
“Ci sto lavorando su. Giuro.
E’ che.. nh.. le
variabili sono molte.. le telefono? Vado da lei? E se mi apre suo padre? E se è
in vacanza? (ipotesi plausibile) e se invece vado da lui? Da Mito? Da Akagi??
(no, per carità: e se trovo la babb.. sua sorella??) Mpf..
Oggi iniziano i 3 giorni
di Obon.
Io non sono
particolarmente tradizionalista, e non è neppure una festa nazionale.. ho
deciso comunque di fare un salto da mamma e papà, e accendere un incenso sulla
tomba di famiglia.
Non sia mai che la Stirpe
dei Rukawa mi si rivolti contro..”
“Sì, ecco.. non sfidiamo le ire funeste degli antenati, che
già siam messi bene…”
14 Agosto. “Mika-san è
venuta a riassettare casa.
Maeda ha incastrato un
incontro tra due suoi buchi…
Ci teneva a
rielaborare l’esclusione dal Torneo.. poraccio..
L’eliminazione dello
Shohoku è l’ultimo dei miei pensieri, ora.
Col Do’aho che.. che..
nh.
Ok. Ho svuotato il
sacco.
Sia chiaro: non sono
sceso in particolari privati, o altro..
Mi sono limitato a
riassumere un paio di eventi, e cosa essi hanno suscitato in me.. se vuole
succosi resoconti su cui ricamare, può benissimo leggersi il mio diario…che
naturalmente mi sono premurato di non portarmi
dietro, non sia mai…
Vista la parcella che
mi presenta quel ladro legalizzato, mi sono permesso di confidargli il mio recente
disagio, nei confronti di Sakuragi..
Dicono sia il miglior
analista in circolazione, ma quando l’ho visto sfregarsi le mani, sopprimendo a
stento un sorrisetto alla ‘lo sapevo, lo sapevo!!’ ho seriamente pensato di
cambiare consulente..
Cosa da annotare: mi
ha detto di tentare.
Sì, di buttarmi,
insomma.
Gli ho fatto notare il
precario (disastroso?) rapporto che ci lega, ma lui sembra convinto che..
Beh, sì, che.. che il
comportamento di Hana sia contraddittorio, e che, insomma.. il gioco potrebbe valere
la candela.. la fa facile, lui!!!
Sembra ostinarsi a
ignorare un piccolo, irrilevante particolare..
L’Idiota è etero.
Sfigato quanto vuoi,
ma palesemente non gay..
Mi odia (credo che
questo punto sia universalmente riconosciuto).
E’ già innamorato di
una.. una.. beh, ‘di quella’.
E io -a suo avviso-
dovrei buttarmi da bravo kamikaze verso questa missione suicida..
Fantastico!
Chi è che va aiutato,
tra noi due??”
“Tu però avevi bisogno di una spintarella!!” gli faccio
notare.
“Abbiamo raggiunto un
accordo, tenterò ‘qualcosa’ se Hanamichi me ne offrirà la possibilità.. non
sono così disperato da farmi male consapevolmente.. sadico sì, masochista, no.”
“Se lo dici tu..” ribatto, poco convinto..
15 agosto. “Il mio
tutore si è preso il disturbo di telefonarmi, per sapere come sto.. Nh.. non
ricordo nemmeno più quanti mesi sono passati, dall’ultima volta che mi ha
chiamato.. comunque.. basta che continui a versarmi l’assegno mensile, e poi
tutto va bene.. piuttosto che avere il suo fiato sul collo..”
“Quello stronzo.. bastardo.. se mi arriva tra le mani…” ok,
calma Hana, non serve a niente agitarsi ora..
16 Agosto. Lunedì.
“Grossa news:
E’ arrivata la mia Convocazione
alla Nazionale Juniores!!
Non riuscivo a
crederci…
Nh.. sia chiaro: io so
che DOVEVA arrivare..
Ma, quando ho avuto la
lettera tra le mani… Kami!! L’ho riletta 10 volte..
Per 20 secondi (non di
più) ho pensato che potesse essere uno scherzo (di gusto molto molto infimo)
però poi ho visto i timbri ufficiali della Federazione, e tutto quanto..
Sono corso da Mika-san
a fargliela vedere.. povera vecchietta… devo averle tolto 3 anni di vita, per
il modo in cui l’ho travolta, entrando a casa sua..
Ho già annotato la
data della partenza e il luogo del ritiro.. ma un po’ più vicino, no?”
“Ma di cosa ti vai a lamentare??” lo rimprovero, per
dovere..
17 Agosto. Martedì.
“Sono andato da Aya.. con la
Convocazione in tasca come alibi, o ragione, non so..
comincio a non riconoscermi più.. dov’è finita la mia invulnerabilità?
Strano, ritrovarmi
davanti alla sua porta.
La governante
–Mitani-san- mi ha riconosciuto subito, sembrava felice di rivedermi, dopo
tanto… mai quanto lei.. mi ha abbracciato forte, troppo eccitata per ricordare
che adesso abbiamo un rapporto stabilito su altri livelli.. ma, in fondo, lei
non l’ha mai deciso.. sono io, che ho scelto per entrambi.. e lei, paziente, ha
accettato le mie decisioni senza diritto di replica..
Mi ha trascinato
dentro, strattonandomi per una braccio, e mi ha portato nel suo salottino
privato.. quante ore abbiamo passato lì dentro, da piccoli??
Quante colazioni?
Quante merende?
Quanti litigi?
Quante risate..
Mi ha chiesto cosa
desiderassi bere, accomodandoci su quel divano che mi ha visto addormentarmi
migliaia di volte..
Davanti ad una pocari
sweat (temo che Mitani-san si sia un po’ risentita: voleva farmi portare uno
dei suoi infusi fatti in casa, con i suoi leggendari biscotti, con cui ci
rimpinzava da piccoli) lei mi ha rassicurato di essere sola
in casa, e -se devo essere sincero- la cosa mi ha tranquillizzato.
L’esser venuto lì, non
cancella il mio rancore verso quella dimora, verso Miyamoto-san, che ancor’oggi
ritengo –a torto o a ragione, non so- in parte
responsabile della tragedia che ha investito la mia famiglia.. Non posso
impedirmi di credere che, se lui non avesse proposto a mio padre di compiere
quel viaggio d’affari, suggerendogli di portare mamma con sé, adesso non sarei
solo al mondo.. li avrei qui, ora.. lei in cucina e lui davanti alla tv, o con
il suo giornale in mano..
Ma è inutile rinvangare
ora..
Abbiamo divagato per
un po’, su mille ricordi, su tante sciocchezze, sciocchezze felici.
E poi siamo giunti al
punto.. se lo aspettava, lo so.. la conosco, ormai.
E quando vuole fare la
stronza, sa come fare..
Era abbastanza palese
che la mia non fosse una visita cortesia, per il the delle cinque..
E visto che con Aya i
giri di parole non servono, (sono mai serviti?) le ho sputato un diretto:
“Notizie sul Do’aho?”
con un’inflessione dannatamente troppo vibrante, per i miei gusti.
Lei, in risposta, mi
ha sorriso, in un modo dolce… materno, direi.
“Ho chiamato Akagi
giusto ieri, per sapere qualcosa.. Anzai è andato a parlare con la signora
Sakuragi, e le ha dato l’indirizzo di un buon centro di riabilitazione.”
“Dove?” l’incalzo,
senza remore.
“Non lo so!” –replica
lei, con un’alzata di spalle- “Neppure il Capitano lo sapeva.. ha detto però
che è parecchio lontano..”
‘Lontano dalle
tentazioni della squadra.’ Sono convinto sia il pensiero di entrambi.”
“Lo credo anch’io.. quando ci ha portato l’indirizzo del
Centro, ha spiegato che lui l’aveva già consigliato ad altri giocatori
infortunati, in passato, perché è specializzato nel recupero di atleti.. non ha
poi fatto mistero che considerasse positiva la lontananza da casa, durante il
periodo della riabilitazione..”
“Nh..” passeranno
secoli, prima che possa rivederlo..
“Dovrebbe partire tra
qualche giorno, pensavamo di andare a salutarlo in stazione, tutta la
squadra..” m’invita, speranzosa.
“Io non verrò.”
decreto lapidario.
Mi guarda stupita, dilatando
le pupille, senza impedirselo: “Pensavo aveste superato questa fase…” chiede,
quasi risentita.
“Non ha senso che io
venga..” chiarisco, sbuffando.
“Ma…” tenta lei,
cercando di farmi ragionare.
Sa che è una partita
persa in partenza, ma Ayako è fatta così..
“Non sono convinto che
gli farebbe piacere, la mia presenza..”
“E COME FAI A DIRLO!!” Gli grido, alterandomi.
“Perché ne sei certo?”
ritenta.
Come fa a ignorare
l’evidenza??
“Penso desideri i suoi
amici, intorno.. non me.
Noi non siamo amici.”
Discorso chiuso.
La vedo chiudere di
scatto l’harisen, in un moto di rabbia maltrattenuta.
(ma da dove spunta?)
“Bene, Rukawa!” –mi
sibila- “Ostinati a fare le tue scelte sbagliate, a trincerarti nelle tue
confortevoli solitudini, rotolati nella tua coerenza, e spreca l’occasione
perfetta per cercare di costruire qualcosa!!” e sbatte il ventaglio sul basso
tavolino di cristallo davanti a noi..
‘Sua madre farebbe un
infarto, se lo scheggiasse.’ Ricordo di aver pensato, per non dar spazio alle
sue parole, dannatamente troppo sensate, per i miei gusti.
Ayako si è calmata,
fissandomi meno battagliera.
Impostando un tono
dolce, quello che usava per farmi ragionare, mi ingiunge: “Promettimi che ci
penserai su..”
“Nh..” -non sono mai
riuscito a rimanere indifferente alle sue preghiere, e lei lo sa.- “Non
garantisco nulla, però.”
“Lunedì prossimo, alle
15.30 davanti alla stazione.” M’informa, spiccia.
“Ma io non ho detto
che..” farfuglio, contrariato.
“Ok, ok..” conclude,
accondiscendente, sventolando una mano distrattamente, come a liquidare una
quisquilia da poco.
Lei sorride,
riacciuffando il buonumore di sempre.
Sembrava che mi avesse
in pugno.
Mi ha costretto
(letteralmente) a fermarmi a pranzo, con lei.
Quando ha avvisato
Mitani-san, la governante si è messa ad illustrarmi tutto il ben-di-Dei che
avrebbe fatto preparare, per festeggiare la mia presenza..
Lo ammetto, è stato
piacevole farmi coccolare un po’ così.
Aya era assolutamente
entusiasta della mia Convocazione, quando le ho fatto leggere la lettera.
“Se escludono te, chi
dovrebbero pigliare??!!” ha protestato, retorica, dandomi una pacca sulla
spalla, piena di convinzione.
Abbiamo trascorso il
pomeriggio ad ascoltare musica, a chiacchierare (lei), a rinvangare disastri..
le ho distrutto mezza camera, quando l’ho convinta a montare un canestro da
minibasket dietro la porta.. “Non è roba da signorine!!” protestava Mitani-san,
accigliata più che mai.. e allora noi sgusciavamo via, dalla porta di servizio,
e andavamo nel retro della casa, dove nessuno ci disturbava..
La sera è arrivata
senza che me ne accorgessi.. per la prima volta dopo tanti giorni, il tempo è
volato via.
Accompagnandomi
all’uscita, mi ha fatto promettere di rivederci, -io e lei- prima del Ritiro
con la Nazionale.
Le ho detto che sì, si
poteva fare..
Prima di allontanarmi,
mi è venuta in mente una cosa: “Ayako..” -le ho detto- “ma tu non hai intenzione di passare il
resto delle vacanze a Izu, nella casa al mare?” ricordo bene che, tradizione
decennale, le nostre famiglie passavano lì l’estate, in attesa dell’inizio
della scuola.
La vedo fissarmi,
mezza inorridita e mezza giocosa: “Scherzi??!! Per rischiare di trovarmi Ryota
fuori dalla porta ogni giorno, con la pretesa di tener lontani i
malintenzionati giovanotti che mi girerebbero intorno?? Mi farebbe uscire con
una tuta da sub, anche di notte..” scherza, esasperata.
“Vuol dire che gli
resterai alla larga il più possibile?” chiedo, perplesso.
“Oh, IO non l’ho mai
detto..” recita, sibillina..
“Mi sa che non sono
l’unico che avrebbe bisogno di chiarirsi con se stesso..” insinuo, a mia volta.
E’ arrossita, sarebbe
inutile tentare di negare l’evidenza..
“Ru, io..” farfuglia,
incerta..
“Sono già
straordinariamente bravo a incasinare la mia vita.. non sono la persona più
indicata a cui chiedere consigli..” l’avverto.
Sbuffa, abbracciandomi
sull’uscio: “Arriverà anche per te.. la felicità, intendo.”
Sembra sciocco, lo so.
Ma la sua ultima frase
mi è entrata dentro come una carezza calda.
Come se fosse una
verità ineluttabile, una predizione che sarà certezza.
E’ sciocco, lo ripeto.
La felicità non ti
piove addosso, va costruita..
Però, le sue parole mi
hanno dato una serenità che non provavo da tanto..”
“Eh, già! La nostra manager sa il fatto suo…”
18 Agosto. “Forse è
colpa del caldo.. forse, semplicemente, ho buttato nel cesso il poco buonsenso
che possedevo.. stanotte ho sognato ancora lui.. o meglio.. ho sognato che non
riuscivo ad arrivare in tempo alla stazione, il suo treno stava partendo.. in
un impeto di follia ho deciso che mi sarei dichiarato, così.. se andava male,
non l’avrei visto per un po’.. e se andava bene.. beh, l’avrei raggiunto!! Il
punto è che, nella foga, sono saltato sulla carrozza, per raggiungerlo.. è solo
che.. beh.. ho sbagliato treno.. binario.. In quel momento, lui si è affacciato
al finestrino e mi ha guardato stupito, mentre si allontanava prendendo una
direzione, e io l’esatta contraria..
Ho cercato di dirgli
qualcosa, ma siamo rimasti solo a fissarci, mentre ci separavamo..
Che sia un sogno
profetico??
Nh.. no. E’ solo che
quest’afa non mi fa ragionare bene, né riposare decentemente.. io, che dormo
anche in piedi!!
Sto rimuginando sulle parole
di Ayako..
Il Do’aho parte, e io
non ho ancora escogitato qualcosa di credibile, per salutarlo..”
“Un: ‘Mi mancherai, Hana..’ era troppo compromettente??”
suggerisco.
19 Agosto. “Il Do’aho
domani parte.. il Do’aho domani parte!!
Nh.. cazzo!!”
“Ma..” mugugno, insicuro.. poi accantono i miei dubbi,
troppo curioso di proseguire..
“Stanotte sono rimasto
sveglio a meditare, ma non ho cavato un ragno dal buco.. e ‘st’afa non congegna
certo la mia vena ispirativa.. e se.. se.. me ne stessi zitto, e mi limitassi a
presenziare, E BASTA??.. Mph.. e se.. un bel, semplice, diretto: “Do’aho!” e
lui si sforzasse di capire?”
“Non ce l’ho la palla di vetro, Baka Kitsune..” -gli
spiego.- “Sono un Tensai.. non un veggente!!”
20 Agosto. Venerdì.
“Ore 13.30. adesso mi preparo.. m’inventerò qualcosa al momento, malgrado la
notte insonne.. non ho escogitato nulla di decente da dirgli.. nemmeno le
ovvietà.
Se devo essere banale,
tanto meglio che stia zitto..
....
Ore 17.40 “Ho passato
due ore.. due ore seduto come un allocco sulla panchina d’entrata della
stazione.. Di Do’aho, nemmeno l’ombra.
E neppure dei miei
compagni…e se.. avesse cambiato l’orario??
Nh.. impossibile!
Ayako mi avrebbe avvisato..
CHE CAVOLO E’ SUCESSO??
Mah! Magari la
chiamo.. e se risponde suo padre??
Al massimo
riaggancio..
Nh.. no.. meglio di
no..
....
Ore 19.00 prima di una
cena che non farò.
Il Do’aho sono io!!
altro che lui…
Mi sono deciso.. ho
racimolato un po’ di coraggio e ho composto il numero.. (Per Hana, questo e
altro..) al terzo squillo, stavo per riattaccare, quando la Sorte, (per una volta
benevola) ha permesso ad Aya di rispondere..
“Perché il Do’aho non
c’era??” l’ho attaccata, in un impeto di nervosismo (per la telefonata, perché
temevo fosse Miyamoto e perché non ho visto Hanamichi).
“Kaede?!” ha chiesto
lei, sorpresa.
“Nh..” le ho risposto.
Ovvio che fossi io, no?!
“Non c’era dove?” fa lei, mezza scombussolata.
“IN STAZIONE!! DUE ORE
HO ASPETTATO..” Cavolo, mi sono alterato..
“Ma Sakuragi non parte
oggi..”
“Ah, no?” soffio,
incredulo.
“Baka!!” –mi
rimprovera Ayako, mettendosi a ridere- “Hanamichi parte solo Lunedì:
L-U-N-E-D-I’” sillaba, soffocando una nuova ondata di ilarità.
“Mpf!” sbuffo,
esasperato.
Metterò in conto al
Do’aho anche questa figuraccia, lo giuro!!”
“E io che c’entro??” sbotto, risentito.. mica è colpa mia,
se quello va nel pallone..
“Ayako si ricompone,
impostando una voce falsamente più consona: “Noto con piacere che verrai a
salutarlo..” insinua. So per certo che ha ammiccato, al di là del filo.
“Io, alla stazione non
ci torno..” mastico, spiccio.
“E’ bello, che Hana
riesca a coinvolgerti così..” dice d’un tratto, senza preavviso.
Mi blocco di colpo,
senza sapere cosa risponderle.
Deve esserci per forza
una risposta?
Ma lo sappiamo
entrambi che io ho una reputazione da difendere: “Se non mi fa impazzire prima,
lo riempio di botte.. altro che saluti!!”
“Ne sarà felice..”
accondiscende, allegra.”
“Sì…. come no?!” protesto.
“Lunedì, Kaede…
appuntatelo.. alle 15.30!
Non credo troveresti
il coraggio di sfidare la Sorte
e di ritelefonarmi un’altra volta..”
Perché mi conosce così bene??
“Nh.. grazie, Aya..”
“Sayonara, Kae..” e ha
riappeso.
Non mi stancherò mai
di dirlo.. quell’uomo mi sta rovinando..”
Scoppio a ridere, non riesco a impedirmelo.. povero
cucciolo.. due ore per attendere me.. se non fosse ben più che comica, la
situazione, penserei che è stato dolcissimo..
Ma come ha fatto a sbagliare così clamorosamente???
“Vado a fare due
tiri.. sono ancora talmente scombussolato, che non ho nemmeno fame…”
“E io, invece, devo andare..” lo informo, guardando torvo la
sua sveglia sul comodino..
Ripongo l’agenda, mi avvicino a lui, e lo saluto con un
bacio timido.
“Buonanotte, volpaccia confusionaria..” lo prendo in giro,
scherzosamente, e poi ritorno nel fluire del tempo.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
- Dal 13 al
16 Agosto, si celebra la Festadi Obon, in cui si accendono
dei fuochi per dare il benvenuto agli antenati. (Non è
festività nazionale)
- Izu (da cui l’omonima penisola)
è una rinomata località balneare, in voga nel jet set
nipponico.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
“Konnichiwa, Kitsune!! I ragazzi ti salutano..” -lo
informo, entrando.- “Guarda che tempaccio!!”
esclamo, seccato, spazzolandomi via le gocce dalla giacca.. “Un’auto
mi ha schizzato l’acqua di una pozzanghera che sembrava un lago, e solo
gli immmaaaansi riflessi del Tensai mi hanno salvato da un bagno fuori
programma.. se piglio quel pirata della strada, lo strozzo!!” prometto,
solenne.
….
“Come stai?” gli sussurro, raddolcendo il tono,
accomodandomi vicino a lui.
“Le infermiere del reparto si lamentano del fatto che
parli troppo.. che sei una ‘pentola di fagioli borbottanti’ come
ama definirci il prof. Mantyia, nelle sue ore..” sorrido, sto facendo la
figura del fesso un giorno sì, e l’altro pure.. se non
funzionasse, strozzo anche Kaede, poco ma sicuro..
21 Agosto. Sabato.
“Una perturbazione quasi inesistente ha lievemente reso più
vivibile questa giornata. Nel tardo pomeriggio, la ditta di riparazioni
è venuta a ripristinare il condizionatore..
Era ora!!
Ho incontrato Mitsui
verso l’ora di cena, stava facendo jogging sulla piaggia, e io tornavo
dal campetto in riva al mare..
Abbiamo fatto due tiri
assieme, senza grandi pretese.. uno one –on- one ai 20, che mi ha visto
vincere di poco..
Mi ha convinto ad
andare a bere qualcosa assieme, visto che anche lui non aveva voglia di rincasare..
credo non vada molto d’accordo con i suoi, del resto.. non credo sia
facile per loro, dopo la sua esperienza da teppista..
In ogni caso,
anch’io avevo voglia di un po’ di compagnia, e lui non mi è
mai parsa una persona invadente.. anzi, è piacevole, a modo suo.”
“Non è che mi tradisci col Baciapiselli,
VERO??!!” mastico, ingelosito.
“Ci siamo
fermati ad un baretto poco lontano, mi ha raccontato di come stanno Akagi e
Kogure, che lui vede quasi ogni giorno.. non tanto il
Capitano, che non gli va certo a genio, ma con Kiminobu… Mitsui ha sempre
avuto un rapporto molto stretto.. E’ il suo migliore amico, da quanto ne
so.. e, se devo essere sincero, a volte ho avuto il serio sospetto che
andassero ben oltre l’amicizia, loro due..”
“SCHERZI??!!” esplodo sbalordito, sollevando gli
occhi dal foglio per fissarlo, in attesa di una conferma che non verrà.
Riabbasso lo sguardo, improvvisamente molto curioso.
“Ovviamente, le
mie sono solo supposizioni, ma.. beh.. è possibile che non se ne rendano
conto nemmeno loro, ma c’è una forte corrente che li lega, che li
unisce.. probabilmente non sono una coppia, ma nulla mi sfugge quando siamo in
palestra.. e, le occhiate che si lanciano quei due, ricordano troppo quelle che
io non riesco a sopprimere, talvolta, quando guardo Hana..
Kogure non fa mistero
di adorare Mitsui da tempo immemore, da quand’era ancora matricola al
primo anno, e anche prima.. e lui.. beh, lui tiene molto in considerazione il
Vicecapitano, e non credo sia –solo- perché è un ragazzo
giudizioso, e gentile..”
“Ebbbrava la mia Volpaccia..” sorrido, scuotendo
la testa divertito..
“Ignoravo questo tuo fiuto per gli inciuci nella
squadra..” ammetto.
Io non mi sono mai
accorto di niente..
“Credo
seriamente che non abbiano mai avuto modo di chiarirsi, perché, anche
durante il Campionato, si ronzavano attorno, in fermento.. una coppia raggiunge
una certa stabilità, invece, una sorta di calma, dopo il chiarimento.. almeno
penso sia così..
Ad ogni modo, non mi
sarei mai permesso di intervenire, perché le ritengo questioni molto
personali, e noi non abbiamo tutta questa confidenza...
Cosa utile: Mitsui mi
ha detto che lui e Kogure sono stati a trovare Hanamichi, ieri, e che era
ancora dolorante, che doveva assumere antinfiammatori, e che era di malumore per
il riposo forzato, intrattabile e impaziente quanto un bambino viziato..”
“E VORREI BEN VEDERE!!” Esclamo, indignato.
“Il mio
Do’aho..
..magari potessi avere
una scusa anch’io, per fare un salto a casa sua..”
“Magari..”
“Così
l’Armata potrebbe pensare che io sia venuto per dargli il colpo di
grazia..”
Rido della sua ironia..
“Kaede, non sai che, proprio in quei giorni, Mito ha
passato un sacco di tempo con me, per farmi compagnia, e continuava a ripetere –quando
io mi lamentavo, sbuffando di tutto- che sarebbe andato nella tana della volpe,
che l’avrebbe tramortita e che me l’avrebbe portata in casa, così
forse avrei smesso di..
Io, ovviamente, gli inveivo contro, arrabbiato più
che mai.. in verità, avevo timore che potesse
farlo davvero.. in combutta con gli altri combinaguai, per farmi un piacere o
un dispetto, non lo so..”
“Nh… se
non trovo altro di meglio, è il caso che non scarti quest’iniziativa..
A metà della
chiacchierata, Mitsui mi ha fatto le sue congratulazioni per la Convocazione.
Ne sono rimasto
sorpreso, lo ammetto.
Come poteva saperlo,
lui?
Mi ha spiegato che il
Coach Anzai era stato avvisato, e che lui l’ha saputo da Akagi,
direttamente dall’allenatore.
Lo sa già mezza
Kanagawa, temo..
Comunque sembrava
sinceramente contento, per me. E rammaricato per la sua esclusione, dovuta allo
stop forzato questi due anni..
Proprio quando mi sono
deciso a chiedergli se sapeva chi altro era stato chiamato, si è
scusato, accorgendosi di essere in tremendo ritardo: doveva andare da
‘Kimi-kun’: “Per strapparlo di forza dalla sua interminabile
sessione di studio quotidiana, in vista degli esami d’ammissione
all’Università.” -Ha bofonchiato, chiaramente scontento.-
“Studia ininterrottamente dall’alba al tramonto.. e il tramonto arriva tardi,
d’estate..” -si sfoga,
risentito.- “Ci vediamo ogni giorno, è vero. Ma i minuti sono
sempre contati.. e il tempo non è mai abbastanza.” E’ la sua
constatazione, ma non soddisfacente.
Avrei voluto dirgli
che sì, quando si sta con la persona a cui vuoi bene, succede sempre
così.
Ma non potevo..
“E tu?”
gli ho chiesto, in un moto di curiosità, incamminandoci nelle stessa
direzione.
“Io non ambisco
ad entrare alla Todai, come quel secchione..” ha detto, infastidito.
Credo che la
prospettiva della separazione li stia rendendo nervosi..
“Io
resterò qui, a Yokohama. Con i miei voti, non posso certo aspettarmi
chissà cosa..” spiega, spiccio.
“Nh.. Come farai
senza..” ‘senza di lui?’ stavo per chiedergli. Ma poi ho realizzato
che la mia era una domanda indiscreta e inopportuna.
Lui mi ha guardato,
sorpreso, aspettando che concludessi.
Ho aggiustato il tiro:
“senza la squadra?”
“Oh!.. io non lascio.. resterò fino a febbraio,
l’ho già detto anche al Coach, ed è d’accordo..”
–e scruta l’orologio- “Caspita! Devo proprio andare..
è pignolo, sai, Kimi.. sulla puntualità.” e abbozza un
sorriso d’istinto, pronunciando il suo nome.
Poi, mi ha salutato in
fretta, allontanandosi di corsa, con un sorriso che sapeva di gioia.”
“Non capirò mai come abbia fatto il Quattrocchi
a scivolare così in basso, con quel delinquente mancato..”
borbotto malevolo, tra me e me.
E, solo dopo averlo pronunciato, mi accorgo della cattiveria
del mio pensiero.
Arrossisco, vergognandomene.
Non c’è bisogno di inventare scuse, per capire
il perché della mia uscita infelice.
Si chiama ‘gelosia’, credo.
Ne sono certo.
Scosto una mano dal diario, posandola su una delle sue..
Ci sarà mai, per noi, un momento così?
Uno sguardo così?
..il chiarimento, la felicità che meritiamo?
Perché, a questo punto, io non la desidero..
..la pretendo.
Esalo un sospiro, scuotendo la testa cacciare i pensieri
tristi, e l’invidia..
Arriverà, dai!
..sì che
arriverà.
22 Agosto. “Sono
finito davanti a casa sua.
Non so ancora come. Lo
giuro.
Mi ci hanno portato le
gambe, contro la mia volontà.
Io e il suo campanello
ci siamo guardati torvi, a lungo.
Ho arginato il
problema andando a riflettere (io non mi nascondo!) nel giardinetto proprio
davanti al suo stabile.
Certo! Non potevo mica
stare un’ora di fronte al suo cancello, no?!
E se poi mi
scambiavano per un malintenzionato??
Con quest’afa
assurda, non c’era nessuno in vista.
‘Suono o non
suono?” mi son chiesto, un migliaio di volte.
Mi sfilavano davanti tutte
le situazioni più impossibili, di cui, la più passabile era..
‘Che gli dico?? “Nh..
sono preoccupato per te..”??’
Alla fine, con grande
dignità, me ne sono andato con un nulla di fatto.”
“STUPIDA BAKA KITSUNE..” Lo rimprovero,
arrabbiato.
“Mi è
dispiaciuto, sì.
Ma non ho trovato
niente di meglio..
Speravo di poterlo
salutare oggi, sottraendomi alla sua partenza domani, invece credo proprio che
sarà inevitabile.. e i dubbi crescono, invece di diminuire..”
Sospiro, preso dallo sconforto.. quante occasioni abbiamo
sprecato?
23 Agosto. Lunedì.
“Il Do’aho parte tra qualche ora.
Sto seriamente
pensando di non andare alla stazione.
E non per coerenza.
Inutile nasconderlo.
E’ che ho la
tremenda paura di fare un pasticcio.
Mi sento molto
maldestro e insicuro.. temo di fare un sacco di guai..
Nh.. io lo strozzo,
quell’Idiota!!
Chi gli ha dato il
permesso di scombussolarmi l’esistenza??”
“E tu, la mia?!” ribatto, con lo stesso fervore.
“Ore 17.50.
E’ partito.
Ci sono andato,
sì.
Ma non ci ho parlato.
Non mi ha neanche
visto, ad essere onesti.
Mi sono nascosto
dietro una colonna, e sono rimasto lì, per tutto il tempo dei saluti.
So di aver deluso
Ayako, agendo così. Ma non devo renderle conto.
Non devo rendere conto
a nessuno, dannazione!!
Nh.. Non c’erano
proprio tutti i ragazzi della squadra, probabilmente, alcuni di loro saranno in
vacanza..
Li ho sentiti
pronunciare anche il mio nome, ma Ayako non è intervenuta in alcun modo..
Poco prima della
partenza, l’ho osservato guardarsi attorno, ansioso, cercando con lo
sguardo qualcuno che doveva arrivare..
Mancava anche il
ciccione della sua Armata, e non si è presentato.
Aveva
un’espressone delusa, quando ha capito che non sarebbe arrivato.
Poi si è
ripreso, ha abbracciato tutti, mentre sua madre lo trascinava nello
scompartimento, poco prima che le porte si chiudessero.
Mi sono scostato un
po’, per seguirlo negli ultimi istanti.
Aperto il finestrino, si
è messo a sventolare una mano, nella direzione del gruppo, mentre si
allontanava..
Si è bloccato
un attimo, e poi ha ripreso a salutare, sbraitando qualcosa su quello che
sarà il recupero sorprendente del Tensai..
Io mi sono nascosto
nuovamente, nell’attesa che tutti se ne andassero.
Prima di incamminarmi,
ho cercato la sua destinazione sul pannello sopra il binario: Sakata.
E poi sono uscito..
All’entrata, seduta
sulla mia bici, mi attendeva un’Ayako dall’aria battagliera.
“Potevi
sprecarti..” mi ha sibilato, sforzandosi di non urlare.
“Nh..” le
ho risposto, incontrando il suo sguardo.
E credo abbia letto
-nel mio- tutto il mio tormento, perché non ha
aggiunto altro, sospirando, come se fossi un caso disperato.
“Ti terrò
informato.” Mi dice, quasi a scusarsi per l’aggressione di poco
prima.
“Va a Sakata..
chissà quando lo rivedrò.” le ho
detto, invece, io.
Lei mi guarda,
stupita: “NO! Sakata è una piccola deviazione, per andare un paio di
giorni da dei parenti, che abitano lì.. la sua destinazione è
Miyako.” M’informa, fissandomi.
“Ma
è..”
“Lo so.”
M’interrompe lei, sorridendo a tuttotondo.
“..e lui lo
sa?”
“No… e tu
mi racconterai la sua faccia, quando ti vedrà.” E mi dà una
pacca sulla spalla, d’incoraggiamento, ammiccando complice.
“Nh..” le
ho annuito, salendo sul mio catorcio, con lo stomaco inaspettatamente
più leggero.”
“La vuoi sapere una cosa?” -gli chiedo,
chiudendo momentaneamente l’agenda.- “Con lo sguardo, tra la
folla.. io cercavo te.. Takamiya l’avevo già salutato la sera
prima, a casa mia, sapevo che non sarebbe venuto… era te, che aspettavo..”
confesso.
….
“Quando ho aperto il finestrino, dall’alto del
vagone, mi è parso di scorgerti, ma non ne ero certo.. e credevo fosse
solo un’illusione creata dalla mia volontà..
Riconosco di essere rimasto parecchio male, per la tua
assenza, qualcuno ha fatto il tuo nome, ma non sapevano nulla, nemmeno se eri
stato avvisato…
Però tu c’eri, e l’importante è
questo.” Concludo, pratico.
24 Agosto. “Primo giorno senza il
Do’aho.
Penso che
comincerò il count down del tempo che manca al nostro ritrovo.
E intanto mi figuro la
sua espressione.. hi hi hi.
Miyako è un
centro piccolo.. sarà impossibile non incontrarlo.. chissà se sa
già che sono stato selezionato?
Magari lo hanno informato
i nostri compagni di squadra, che sono andati a trovarlo..
Oppure avranno evitato
l’argomento, per non farlo irritare?
Mi immagino già
i suoi strepiti.. sul fatto che abbiano preso me, solo perché lui era
impossibilitato, a causa dell’infortunio..
E sorrido.
Perché
impedirmelo?
Sarà bello
passare del tempo lontani da tutto.. è la volta buona che lo costringo a
starmi a sentire.. magari la smetterà con le sue stronzate
sull’odio eterno nei miei confronti.. magari non mi dichiarerà
amore immortale, ma almeno potremmo avvicinarci un pochino.. magari…
..magari sono tutte
stronzate.
Mi riempirà di
pugni (quel tanto che gli concederà il dolore), mi augurerà di
finire in qualche posto sgradevole, e tutto resterà nella calda,
rassicurante, claustrofobia normalità.”
“Beh.. prova a lasciarti stupire, no?
Potrebbe rivalersi più piacevole di quello che
credi..” è il mio invito.
25 Agosto. “Ma
quanto manca alla mia partenza??
Porca miseria! Sembra che
ci voglia un’eternità..
Continuo a fissare il
calendario, con la data cerchiata di rosso..
Ma anche se mi ci
metto d’impegno, non è che il tempo scorra prima.. Mph..”
“Credo non sia possibile fare un’eccezione per
te..” lo prendo in giro.
“Ho incontrato
Sendoh, al solito campetto..
Mi ha sfidato, e non
sia mai che io rifiuti!”
“NO, NON SIA MAI!!” gli faccio eco, con tono
seccato.
“Questa volta ha
vinto lui, 20 a
17.
E’ riuscito a
forzare il mio muro per ben tre volte.
Inutile negarlo:
Sendoh è un ottimo regista, ma anche negli scontri uno contro uno
è formidabile.
Con quel suo
sorrisetto irritante ti fa credere che non prenda il basket sul serio.
In realtà,
è sempre concentratissimo.
Ma mi viene il dubbio
che lui, a differenza di me (che lo vivo più come un’ossessione),
ami la pallacanestro perchè lo diverte, lo stimola, lo mette alla prova..
ma nello stesso tempo, il suo modo di fare è troppo semplicistico..
Io non ci riuscirei.
Forse perché io
ho messo il basket al centro del Mio mondo. E’ diventato il perno della
mia esistenza. E non si scherza, su questo.”
“Se lo dici tu..” sgranocchio, scettico.
A volte, ho il dubbio che lui abbia perso di vista lo
spirito del gioco, in quanto tale.
Lui la chiama ‘ossessione’, e credo, purtroppo,
che oramai sia così: questo suo chiodo fisso, da una parte lo motiva, lo
sprona, è il suo obiettivo.. ma -per di contro- è diventata una
fissazione, che gli fa perdere la misura delle cose.. ogni partita è
quasi una questione di vita o di morte, ogni avversario è quasi un
nemico fisico, e temo lo porti all’esasperazione.. cosa succederà,
il giorno in cui troverà chi gli sbarrerà la strada? Potrebbe
succedere.. non è poi così remota, come possibilità..
Intendo dire.. mah.. forse le mie sono solo paure ingiustificate, e
preoccupazione che lui soffra..
26 Agosto.
Giovedì. “Oggi ho realizzato, con una certa apprensione, che le
vacanze estive sono agli sgoccioli.
E io, ovviamente, non
ho mai aperto un libro..
Forse è il caso
che faccia almeno finta, giusto qualcosina.. tanto, fa così caldo che la
sola idea di allenarmi fuori mi fa aumentare la sudorazione in modo istantaneo,
quindi.. tanto vale..”
“Male, Volpe, mooolto male!! Chi lo sente Kiwashita se
non completi gli esercizi che ci ha dato??”
–lo rimprovero, bacchettone- “Dovevi prenderti per tempo.. pensa:
io me li sono fatti fare da Mito già a fine luglio..” è il
mio smacco, con un ghigno di contorno.
27 Agosto. “Ho
appena terminato tutto il malloppo di inglese, che -devo dire- non è
stato né pesante né palloso. Gli elaborati di etica mi guardano
malevoli, ma non se ne parla.. adesso vado un po’ a correre, e poi,
magari dopo cena, un paio di equazioni, giusto per conciliare il sonno..”
“Solo tu puoi considerare quei rompicapo
soporiferi!!” a me fanno venire un nervoso..
28 Agosto. “Ore
20.45. Ho fatto due chiacchiere con Maeda-san, oggi pomeriggio..
Quel pelatone è
tornato tutto abbronzato, da una località esotica dispersa nel mondo.
Faceva impressione..
Niente di nuovo,
solite cose..
Ho già anche
preparato il borsone, per l’imminente partenza.
Ho riordinato casa..
che è stata –mi ha fatto notare Mika-san, piacevolmente sorpresa-
finalmente un po’ ‘vissuta’, nell’ultimo periodo.
Dovendo occupare il
tempo, in qualche modo, ho riordinato tutti i cd musicali, dividendoli per
sezione. Un lavoraccio!!”
“Che potevi evitarti..” lo punzecchio.
29 Agosto. “Da stamattina,
piove ininterrottamente, e l’aria è diventata più fresca. E
questo è un bene, di per sé.
Ma io non posso andare
ad allenarmi, e la pioggia tanto invocata mi è già diventata indigesta.
Dopo aver svuotato la
soffitta da un sacco di cianfrusaglie inutili, su consiglio di Mika-san, ho
fatto ordine anche in garage.
Da sotto il telone, in
un impeto di curiosità, ho scoperto la moto di papà.
E’ una
concessione che si è fatto qualche anno fa, quando la mamma lo ha praticamente
obbligato a trovarsi un hobby.. e lui si è appassionato alle moto.
So che ha anche
convinto Miyamoto-san a comprarne una, e per un po’ l’ha anche
usata; poi, gli impegni di lavoro sono diventati innumerevoli, e lei è
finita in garage, a fare la muffa.
In un attacco
nostalgico, mi sono chiesto se lui mi avrebbe lasciato scorrazzarci sopra,
magari dimostrandosi orgoglioso di me.. ogni tanto mi portava fuori
città, e me la faceva guidare, dopo avermi fatto giurare e spergiurare
che non l’avrei raccontato a mamma nemmeno sotto tortura.. Mpf.. E’
un gioiello, questa moto.. ed è un peccato che rimanga là dentro,
inutilizzata.. magari le farò prendere una boccata d’aria, prima o
poi, dopo il Ritiro con la
Nazionale.. forse è il caso che chieda al senpai Mitsui
se ci dà un’occhiata.. una volta m’ha raccontato che ha una
passione per le moto di grossa cilindrata, e che suo zio è un
rivenditore, che fa riparazioni.. di sicuro, questa va revisionata..”
“E magari chiusa a chiave a doppia mandata e murata
dentro senza ruote..” controbatto, stizzito.
Quella maledetta
moto..
..e il suo dannato casco.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono
agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi
è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La Todai, ubicata a Tokyo, è
l’Università più prestigiosa e
selettiva del Giappone.
- Sakata e Miyako sono due città
situate a nord di Kanagawa, entrambe sulla costa; ma vi è la Catena Centrale a
dividerle: Sakata è bagnata dal Mare del Giappone; Miyako dall’Oceano
Pacifico.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando
all’ultimo capitolo.
PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone
che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando
pensieri nell’angolino apposito di questo sito.
Siete
davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi
la mia gioia personalmente, per questo lo faccio
qui.
Se
invece siete tra coloro che non hanno mai commentato,
vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo sito, per
invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga la pena..
oppure qui: elyxyz@libero.it
“Grrr.. Miyako-san
mi ha silurato nel test di biologia!!
Porca vacca.. mia
madre ha preteso di vedere il compito, solo perché Noma non ha saputo tenere la
sua boccaccia chiusa.. grrr.. mi ha fatto una ramanzina da record! 17 minuti di insulti ininterrotti senza respirare.. quella donna è un
mostro!!” constato, allibito.
Va beh, meglio
vedere che succede…
30 Agosto. Lunedì.
“Domani si parte.. sono in fibrillazione!!
Ho già ricontrollato 3
volte la borsa, gli orari, le due sveglie che mi sono puntato..
Ho anche finito buona
parte dei compiti delle vacanze (ma solo perché è piovuto, e non potevo
allenarmi) mi sono visto un film che avevo noleggiato l’altro giorno, e che
devo restituire per forza.
S’intitola ‘L’ultimo
samurai’ con Tom Cruise come protagonista.
Devo riconoscere che
mi è piaciuto molto.. la trama è scontata, ok.
Sembra la versione
casalinga di ‘Balla coi lupi’.
Ma esprime in modo
estremamente immediato cosa sia l’animo di un samurai, il senso dell’onore,
prima di tutto, la tempra dello spirito, il Bushido, l’abnegazione al
sacrificio, e un mondo che sta –purtroppo- scomparendo, nel dimenticatoio..
E’ stato un istruttivo
tuffo nel passato, nelle nostre tradizioni..
Una volta, -quand’ero
ancora molto piccolo- mio nonno mi confidò, tutto orgoglioso, che la Dinastia dei Rukawa
proveniva da una stirpe di nobili samurai, che avevano combattuto al fianco di
Katsumoto, per desiderio del Mikado.
Ritengo che, la frase
più significativa di tutto il film, sia questa:‘Riconoscere la vita in ogni
respiro. Questo è Bushido.’*
Una parola, ‘il
coraggio del samurai che va in battaglia’ .
Una vita intera.”
“Anch’io l’ho visto!!” esclamo, scioccamente allegro nel
poter condividere questa cosa con lui.
“E mi è piaciuto parecchio.. peccato che Okuso continuasse a
commentare con Noma ogni scena, in modo demenziale, e non me lo sia gustato
come meritava.. quegli idioti!!
Comunque, concordo in pieno con la tua analisi..”
31 Agosto. “Ore 20.30,
appena dopo cena.
E’ strano.
Mi sono scontrato con
metà della gente che era seduta al tavolo con me..
E ho sempre ambito a
sconfiggere l’altra metà.
Ecco la formazione:
Nel ruolo di Playmaker:
Shin’ichi Maki del Kainan
Fukatsu del Sannoh
Dai Moroboshi dell’Aiwa Gakuin
Centro:
Kazuo Iwaki del Koigawa di Hiroshima
Kawata Senior del Sannoh
Mikoshiba, il capitano
del Liceo Josei di Shizuoka, dove abbiamo fatto il ritiro.
Ala piccola:
il sottoscritto
Kyota Nobunaga del Kainan
Sawakita del Sannoh
Ala grande:
Rei Kajima del Liceo Sasaoka dalla Prefettura di Miyagi
Kenji Mori del Daiei Gakuen di Osaka
Hiroshi Morishige del Meiho
Kogyo di Aichi
Guardia:
Jin Soichiro del Kainan
Satoru Watanabe del Daiei Gakuen di Osaka
Toshio Kuroi del Meiho
Kogyo da Aichi
E’ strano, lo ripeto.
Con alcuni di loro, lo
Shohoku si è scontrato poco meno di un mese fa, e sembra già passata una vita..
E’ stata una sorpresa
ritrovare Mikoshiba, il capitano dello Josei.. ma, del resto, il suo Liceo
rientra nei Best Eight del Paese… i n°1 di Shikuoka, e lui ne è la sua punta di
diamante.. anche se è davvero un gran pallone gonfiato.. ha rotto le scatole ad
Akagi per tutta la durata delle amichevoli..”
“Beh…” –sbuffo, malcontento- “Forse dovrei raccontarti cosa
ho fatto io, prima della tua partenza… ma, sinceramente, non è un periodo che
amo ricordare, almeno fino a quando non ci siamo ritrovati..” distolgo lo sguardo, di malavoglia, senza potermi impedire una
smorfia di stizza, al pensiero di quei giorni a riposo forzato, al dolore
pulsante nei muscoli della schiena, alle fitte, agli esami, le visite.
E la riabilitazione: lenta, dolorosa, faticosa.. ed era solo il pensiero di tornare da lui, che mi ha dato
il coraggio di stringere i denti, anche quando stavo per mandare tutto a
puttane, carriera e basket compresi.
Ha senso metterlo al corrente di una cosa così brutta? di
tutto il malessere che ho patito, mio malgrado?
E tutti i referti? I consulti? Le fisioterapie?
Certo che no.
1° Settembre.
Mercoledì. “Ore 21.00. Prima giornata di ritiro.
Ma quando arriva il
Do’aho??
Nh..
Oggi, abbiamo fatto il
primo allenamento ufficiale.
Il Coach, Ayami-san, è
un tipo tosto. Penso che si scontrerebbe parecchio con alcune teste calde dello
Shohoku… Hana, di sicuro, finirebbe in punizione un giorno sì, e l’altro pure..
Ad ogni modo, è una
persona molto competente, severa ed esigente.
E io non ho mai avuto
paura di lavorare.. quindi mi ci trovo benissimo.
E, forse, saprebbe
inculcare un po’ di sana disciplina..”
“Stronso..” mastico, fulminandolo con lo sguardo.
2 Settembre. “La
squadra sembra essersi amalgamata bene…beh, io non ho mai partecipato ad altre
convocazioni; ma, per essere solo il secondo giorno, i ragazzi ci danno dentro,
e collaborano al meglio.
Credo che tutti, come
me, abbiano preso molto sul serio questo privilegio, e si impegnino a dare il
massimo..
Nobunaga non lo fa
solo per spirito agonistico, ma per mettersi in mostra col suo capitano..
Kami!! Che piaga..
sono finito in camera con lui e Morishige, le tre matricole.
Anche il Do’aho è un
esaltato, ma non mi infastidisce così tanto il suo cicaleccio.. ma come farà Maki??”
“La forza dell’amore??” butto lì, sorridendo.
“Stanotte, l’Armadio
non ha smesso un minuto di russare.. e sì che ce ne vuole, per disturbare il
mio sonno..
Kiyota borbottava,
ronfando.. potrei giurare che nominasse il suo Play del cuore, ogni 3x2..
Un’altra notte così,
e...
Io li strozzo!!”
“Vai, Volpe, VAI!!” lo incito, con tifo da stadio..
3 Settembre. “Ho
telefonato a Mika-san, perché stia tranquilla:
“Fa caldo, il cibo è
buono, le zanzare mi mangiano.” Le ho detto, e lei è scoppiata ridere.
Nh..
La scuola è ricominciata..
chissà come vanno le cose al club?
Ho la pungente
tentazione di chiamare Ayako, magari durante gli allenamenti del pomeriggio (così
evitiamo il ‘problema Miyamoto’).. Sakuragi dovrebbe essere arrivato prima di
me, qui.
E io ho scoperto,
contro le mie previsioni, che Miyako non è poi così piccola come si crede..
Ok, non è un centro
turistico in voga, ma non è nemmeno un buco, come pensavo.. qua, ritrovare
quello scemo sarà più ardua del previsto..”
“Grazie per l’insulto gratuito..”
4 Settembre. “L’ho
visto!!
Solo di sfuggita,
però.
Sono andato a correre
sulla spiaggia, e lui era seduto sulla battigia.
Non mi sono
avvicinato, non si è nemmeno accorto di me, credo.
Forse sono un idiota.
Ma, vedermelo di colpo
lì -di nuovo lì- senza preavviso, mi ha spaventato.
Cosa avrei potuto
dirgli??
Non mi ero preparato
nessun discorso…
E così, mio malgrado,
ho optato per una dignitosissima via di fuga..
La volpe è paziente..
sa pianificare le sue mosse..”
“Non è che ti stavi solo autoconvincendo di non esser stato
un fifone??”
“Comunque, è una cosa
buona.. non mi ero mai spinto in questa zona della città.
Ma è probabile che,
invece, il suo centro riabilitativo sia lì vicino..”
“Che intuito, Volpe!! CHE INTUITO!!” -ironizzo, scoppiando a
ridere.- “Perché le volpi sono furbe, eh?!”
5 Settembre. Domenica.
“Ore 19.15. Oggi, giornata più leggera.
Allenamenti al
mattino, poco nel primo pomeriggio, e il resto libertà, per concessione del
Mister.
Lui non si è fatto
vedere alla spiaggia, sono rimasto a lungo, lì, sperando che..
Forse mi sono
sbagliato, ed è stata una pura coincidenza che fosse passato per di là..
Cavolo!
Ho cercato di dormire,
nel pomeriggio, ma questo pensiero continuava a infastidirmi..
E se non riuscissi più
a rintracciarlo??
Nh.. devo distrarmi in
qualche modo.. sono ore che non penso ad altro..
Sto addirittura pensando
di chiedere alla famosa Stella di Aichi, Moroboshi dell’Aiwa Gakuin, di fare
uno one -on- one con me.. non ho avuto modo di avere uno scontro diretto con
lui, il giorno in cui ci ha sconfitti..”
“Io credo che Ryota avrebbe pagato oro, per essere al tuo
posto.”
6 Settembre. “Ore
8.10. dopo colazione, prima degli allenamenti.
Alcuni ragazzi sono
rientrati tardi, ieri sera.. e il Coah li ha strapazzati per bene.. del resto,
non sono qui per un soggiorno di piacere (loro no… io, anche per quello).
Mi hanno raccontato
che, nei pressi di un tempio qui vicino, stanno allestendo una festa paesana,
in onore di non so quale divinità autoctona, che si svolgerà nei prossimi
giorni.
Chissà.. magari ci va
anche il Do’aho..”
“Dove c’è cibo, c’è Hana.” Replico, parafrasando una vecchia
pubblicità.
“Ore 21.15.
Ci siamo incrociati.
Era inevitabile, a questo punto. E lo attendevo con ansia, anche.
Ma –nello stesso
tempo- avrei voluto procrastinarlo all’infinito..
Direi che è andata
meglio di quel che credevo.. tutto sommato.
Quando mi ha
riconosciuto, ha sgranato i suoi bellissimi occhioni increduli.. ha iniziato a
farfugliare un acuto, indistinto: “Rurururu..KAWA!!” puntandomi addosso un
dito. (che mi ha quasi perforato una costola, stupido Do’aho!)
“Nh.” gli ho risposto
io, modulando un tono di ovvio disinteresse…Certo! E che altro potevo fare..
saltargli al collo??!
Così mi sono imposto
di trattenermi.
Quando ha ripreso
pieno possesso delle sue funzioni cerebrali (le ha mai avute appieno??) e si è
calmato, mi ha sbraitato contro un paio di cari, dolci insulti, a modo suo.
Oh, come mi sono
mancati!!
Ci siamo rivoltolati
sulla spiaggia un pochino, in gioiosa balia degli antichi istinti, ma poi mi
sono ricordato della sua schiena, e lui mi ha colpito a tradimento, mentre ero
soprappensiero.
Mi ha spaccato un
labbro, quell’idiota!!
Va beh, cosa più unica
che rara, ha masticato una mezza scusa e mi ha dato un fazzoletto perché mi
asciugassi il sangue.. sono rimasto sorpreso, lo ammetto.
Purtroppo per noi,
ancor prima di poter dire due parole, lui è stato richiamato da un’assistente
del centro, e se n’è andato, lanciandomi un’occhiata che non ho saputo
interpretare.”
“Sai… adesso che ci penso.. qualche settimana fa, un pomeriggio
in palestra dopo una nostra rissa, hai fatto la stessa cosa con me..” ricordo,
carezzando di riflesso il labbro con la punta del pollice.
7 Settembre. Martedì.
“Ore 19.30. Dopo una giornata massacrante di allenamenti (davvero fruttuosi,
devo dire), i ragazzi mi hanno persuaso ad uscire con loro, solo un po’.
(meglio non intercorrere nelle ire del Coach: io non ho intenzione di passare
il tempo lucidare palloni per il resto del Ritiro).
Mi ha convinto Kajima
senpai, che si sta rivelando essere una persona a modo. Abbiamo un carattere molto
simile, io e lui..”
“Volpeeee grr…” ringhio, mentre la spia della gelosia si
accende in me.
“Ore 22.45. Passeggiando
tra le bancarelle, ho incrociato il Do’aho.
Era in compagnia di
una ragazzina che gli era appiccicata come una ventosa..”
“Geloso di Kyokochan?” insinuo, ghignando.
“Quell’imbecille!! Mi
ha guardato come se fossi un alieno, ma che cazzo ci faceva con una smorfiosa
spalmata al suo fianco??
Per una volta tanto,
Nobunaga è servito a qualcosa: ha frantumato la mia impasse (più che
giustificata) andandogli incontro, facendogli pesare l’esclusione alla
Convocazione..
Il gruppo gli si è
radunato tutto attorno.
E io ho cercato di
ignorarlo.
Non so con che diritto
Jin si è permesso di prendermi sottobraccio, chiedendomi –con fare cospiratore-
perché non avessi a cuore il ritrovamento –propizio- di un mio compagno di
squadra..
Propizio, un cazzo.
Cosa si aspettava..
gli striscioni di felicitazione???
Soichiro è un bravo
ragazzo, ma dovrebbe imparare a farsi i cazzi suoi!!
Non ho resistito un
minuto di più: mi sono allontanato a passo fermo, strattonandomelo via.
Kiyota mi ha urlato
dietro qualcosa, una provocazione.
Ricordo di avergli
sibilato un: “Non me ne frega un cazzo, di lui..” e sono andato via.
Mi ha fatto
imbestialire, quel deficiente, carciofo,
mezzasega, schiappa, IDIOTA.
‘stardo!!
Va a giurare eterno amore alla Babbuina, e
poi lo ritrovo in giro con la prima che gli capita..
Io lo castro!!”
“Ohi, Volpe…piano,
qua, con le minacce…” l’avverto, contrariato.
“Come se non bastasse, quell’odioso di Kuroi
ha preso la palla al balzo.. mi ha rincorso, tutto mellifluo, e ha osato
mettermi un braccio sulle spalle..
L’ho fulminato con un’occhiata e lui ha
capito l’antifona.
Sono 6 giorni che ci prova con me.. è
testardo, il ragazzo.. e una discreta Guardia, ma ci tiene davvero poco a
vivere, se continua a infastidirmi..
L’ho scaricato senza riguardi, e me ne sono
tornato al ryokan, con un umore nero nero.. se avessi il collo del Do’aho tra
le mani, in questo momento, giuro che.. che..
Che cazzo…
Quell’idiota, stupido idiota..
Se Maeda-san oserà anche sono ipotizzare un
pallido invito a provarci con lui, lo stronco. Giuro.
Meglio che vada a letto, se tornano gli
altri.. Nobunaga non me l’abbona mica, questa.. e non credo che Maki voglia
diventare vedovo così presto..”
“MA ALLORA TU LO
SAPEVI!!” esclamo, al colmo dello stupore..
Mph.. “mi spiace,
Kit, se ti ho fatto stare tanto male.. ma è solo colpa tua!! Sei tu che sei
saltato a conclusioni affrettate, senza avere in mano tutte le informazioni…
credi forse che io non ci sia rimasto, quando ti ho visto arrivare, vicino
vicino a quel moretto, quel Kajima, o
come diavolo si chiama!!
Se tu mi avessi
fatto parlare, ti avrei presentato Kyoko, ti avrei detto che è mia cugina, ed
era venuta a trovarmi.. invece tu hai travisato tutto.. e te ne sei andato, con
quella scenata da amante tradito..
Che poi, inutile che
lo nascondi, non hai strepitato e cose simili, ma lo hanno capito tutti che ti
eri incazzato di brutto.. e credo che più di qualcuno abbia sentito l’odore
della gelosia.. di sicuro, quelli del Kainan, che ci conoscevano bene.. e poi,
non è che a me sia andata meglio, sai?!
Quando ho visto
quel.. quel.. beh, ah, sì! ‘Kuroi’ correrti dietro, e
permettersi di metterti le mani addosso, UN BRACCIO SULLE SPALLE!!, ho avuto l’incontenibile
impulso di andare a tirargli una testata, una di quelle che dico io.. solo che la Nobuscimmia e il
vecchiaccio mi hanno bloccato lì, altrimenti, quello, avrebbe potuto dire addio alla vita.. chi lo aveva
autorizzato si mettere le sue luride zampe sulla MIA volpe??”
8 Settembre. “Ho passato una notte agitata,
continuavo a fare incubi su di lui e la smorfiosa-a-ventosa. Quando mi sono
alzato, avevo una faccia da far paura, e –povero lui- Nobunaga ne ha pagato le
conseguenze.. mi ha svegliato per sbaglio, e io gli ho fatto un occhio nero, un
po’ per riflesso, un po’ perché ero cupo di mio..
Giusto per infierire: ho saltato la
colazione, per andare a fare un po’ di jogging, sperando di farmi tramontare la
luna storta.. sono stato ben lontano da quella che credevo essere la sua zona,
ma quell’Idiota è come il prezzemolo!! Dannato Destino di merda..
Correvo –di ritorno- sul bagnasciuga e me lo
sono visto lì, accucciato sulla sabbia, con un foglio in mano. Ma all’andata
non c’era!!
La rabbia mi è montata dentro, come la marea,
altro che sbollire!!”
“Ah, sì!” -ricordo-
“E’ stato il giorno in cui mi è arrivata la prima lettera di Haruko, un
pensiero gentile, il suo.. mi ha scritto una mail a settimana.. in cui mi
raccontava le ultime novità su Akagi e Kogure, che avevano ufficialmente fatto
il passaggio di consegne a Ryota, Ayako che l’aveva invitata ad entrare nel
club, come aiuto-manager, e Mitsui, che si sentiva un po’ solo.. del resto, era
stato lui a dire, fin dal suo rientro, che non avrebbe abbandonato la squadra,
se non alla fine.. e poi che tu eri andato in Ritiro con la Nazionale.. e il fatto
che fosse stata lei a dirmelo ufficialmente, per un attimo, mi ha fatto provare
una profonda gratitudine.. invece poi mi è sorto un dubbio fastidioso: possibile
che tutti sapessero che tu saresti venuto qui, e che nessuno me l’avesse detto,
di proposito?
In quel momento sei
passato tu, correndo, e io mi sono incazzato istintivamente, perché incarnavi
la certezza di questo mia riflessione.. così ho iniziato a sbraitarti contro..”
“Quando mi sono avvicinato (mio malgrado,
perché ho seriamente ponderato l’idea di circumnavigare il Paese, pur di non
doverlo vedere) lui ha sollevato la testa dal suo foglio, e mi ha guardato
torvo.
E io mi rendo conto che è una cosa
irrazionale e quantomeno infantile, ma desideravo davvero vendicarmi di lui,
della sera prima, e che mi avesse fatto stare così male.. ho fatto l’unica cosa
che sapevo l’avrebbe fatto imbestialire: mi sono fermato davanti a lui, e gli
ho sbattuto –virtualmente- in faccia la maglia della Nazionale.. lui ha
aumentato il livello del ringhio, e mi ha urlato il classico: “Rukawa, ti
odio!!”
“Stupido
esibizionista!” gli faccio eco, ripescando nel passato.
“Mi sono voltato a guardare il mare, con la crescente
speranza che si alzasse, e che potessimo finalmente cominciare una bella rissa,
giusto per ricompensarlo con gli interessi di tante piccole cose.. sul più
bello, però, giusto quando lui si è infervorato tutto, una fisiatra è venuta a
chiamarlo, l’ho riconosciuta dal camice.
Lui le è andato dietro, e io, -mio malgrado-
ho dovuto riprendere la mia corsa.. ma è solo rimandata, Do’aho.. io e te
dobbiamo fare i conti quanto prima!!”
“Sai… Devo essere
sincero… mentre ripiegavo la lettera di Haruko, per 10 secondi, mi sono chiesto
perché avessi scelto di impelagarmi in un amore incasinato come il nostro… e
perché avessi smesso di mentirmi sulla falsa attrazione -così semplice, lineare
e scontata- che provavo per lei..
Non mi ci è voluto
molto, a ricordarmi il perché..
‘Poiché sono un
genio!” mi son detto.
E i Tensai meritano
solo il meglio..
..e il meglio sei tu.”
9 Settembre. Giovedì.
“L’incazzo mi è passato. Spero non ritorni, appena lo rivedo.
In ogni caso, ho
deciso due cose: che devo capire chi è questa tipa, ma con mooolto tatto.. e
che non voglio sprecare i giorni rimasti in deleterie seghe mentali.
Mi apposterò in
spiaggia, e farò in modo che Hana non possa ignorarmi..
Ah, sì. Gli
allenamenti sono andati bene.. il Coach riesce a farci giocare tutti, anche noi
riserve.. abbiamo fatto una partita davvero entusiasmante.. l’Armadio mette in
soggezione, sul serio.
A volte, non posso
impedirmi di sognare ad occhi aperti uno scontro tra lo Shohoku e il Meiho
Kogyo.. Mitsui saprebbe dare il fatto suo a Kuroi, e sono certo che un
confronto con Hiroshi Morishige, per Hana, sarebbe stato stimolante.. è il
classico esempio di atleta che sa come farlo reagire.. che poi sia anche lui
una testa di cazzo, beh, questo è un altro paio di maniche..”
“Ehi!! MA COME TI PERMETTI!!” -sfurio, arrossendo
d’indignazione.- “Non mi paragonare al bestione, per cortesia!!” esclamo,
oltremodo offeso.
10 Settembre. “Ore 8.20,
se mi vedesse Maeda-san, in questo momento..
Beh.. abbiamo fatto
progressi.. grandi progressi, direi. La fortuna comincia ad arridermi!
Al mio solito giro di
footing, lui era già là sul bagnasciuga, accoccolato a fissare il mare..
Mattiniero, il
Do’aho.”
“Non ti è mai venuto il dubbio che io mi adeguassi ai tuoi
orari??” insinuo, fissando il soffitto in uno sbuffo esasperato.
“Mi sono armato di
sana pazzia, di una buona dose di faccia tosta, di un briciolo di coraggio e
gli sono corso incontro a spron battuto. Andandogli direttamente addosso.
Lui, che ovviamente
non si aspettava alcun tipo di attacco, era completamente senza difese..
“Beh.. ho visto che ti avvicinavi trotterellando, ma pensavo
avessi il buonsenso di fermarti o di deviare, e invece..”
“Gli sono caduto
sopra, fingendo –Kami Sama!!, non so ancora come..- di essere inciampato
dormendo, mentre correvo.
A mio favore, so che
lui ha la certezza che io possa dormire in qualsiasi modo e in ogni dove, e che
quindi questa mia piazzata –a dir poco assurda- non lo abbia sconcertato più
del dovuto.”
“Tu sei fuori come un balcone,Volpe, lasciatelo dire…”
“Sotto al mio peso,
l’ho sentito dimenarsi e scalciare -imprecando- lecitamente sorpreso, e poi
arrestarsi di colpo.. e se n’è uscito con una frase che solo lui potrebbe
pensare:
“Kitsune randagia!! Come
cazzo fai a dormire correndo??”
Mi sono fatto
violenza, giuro. Stavo per scoppiargli a ridere in faccia, ma mi sarei
scoperto..
Ho finto di continuare
a ronfare, anche se il suo calore era intossicante.
Ancora adesso, mi
chiedo come non abbia sentito il battito del mio cuore tambureggiare
forsennato.”
“Forse perché ero troppo preoccupato per il mio: mi si era
incastrato nel pomo d’Adamo, e non voleva scendere..” sorrido. quanto siamo maldestri..
“Non mi sono mosso,
non mi ha spinto via.
L’ho sentito solo
sospirare lento, come se faticasse a respirare, come se lo stessi
schiacciando..”
“Beh!! Mi stavi schiacciando..”
-puntualizzo, ghignando.- “ma il Tensai è forte!!”
“Non so per quanto
siamo rimasti così, prima di rompere l’incanto.
Forse l’ho stupito
troppo, perché potesse reagire.. certo è che, vedermelo così remissivo, va al
di là di ogni mia più rosea aspettativa..
Ha cercato di
pungolarmi i fianchi, per farmi sollevare, ma io –di contro- mi sono spalmato
meglio sopra di lui..
Lo sentivo sbuffare,
incerto sul da farsi..”
“Tentavo di svegliarti, ma non è che mi impegnassi molto..”
confesso, arrossendo in zona orecchie.
“Alla fine, mi ha
fatto il solletico, e lì non ho più potuto fingere.
Con anni e anni di
prove alle spalle, ho inscenato un risveglio da manuale..
Ho aperto
–sonnacchioso- gli occhi, l’ho messo a fuoco (viso a viso: 8 cm scarsi), ho masticato uno
sbadiglio e ho puntato lo sguardo sul suo: “Che cazzo ci fai, Do’aho??”
condendolo con un altro sbadiglio, falso come Giuda.
Lui è arrossito
tutto.. hi hi hi.. si è messo a farfugliare qualcosa d’indistinto sulle volpi
in spiaggia tenute al guinzaglio, alla pazienza dei tensai, e tanto altro..
Una cosa è
oggettivamente straordinaria: il solo fatto che non mi abbia cacciato in malo
modo ha -di per sé- del miracoloso..
E’ buono -il Do’aho-
come cuscino, sì.”
“Grazie!… mi fa piacere essere di tuo gradimento.. se ti spicci
a svegliarti, Volpe catalettica, potremmo approfondire questo, e altri aspetti,
altrettanto piacevoli..” l’invito, con una punta d’impazienza nella voce.
“Essere tra le sue
braccia era tutto quello che volevo. Niente di più. Né meno.”
Mi sfugge un: “Oh…” sorpreso, e un timido calore soffuso mi
riscalda dentro.
Fai presto, Kaede,
davvero…
..mi manchi..
La porta si apre, nel momento stesso in cui sento bussare.
Saito-san spunta con la testa: “Sakuargi-kun, è ora che tu
vada..”
Annuisco, di rimando.
Ho altra scelta?
Lei richiude la porta, e io riabbasso gli occhi sulla
pagina.. non ho finito nemmeno il resoconto della giornata.. e il tepore di
poco fa si è già dissolto.
‘Pazienza, Hana… pazienza..
…metti tutto in conto alla Volpe, e manda giù..”
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
Idem, per quanto
concerne la citazione del film ‘L’ultimo samurai’.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
“Sai.. questa
settimana mi è parsa interminabile..” -esalo, abbottonandomi meglio la divisa.-
“Sono corso qua come un disperato, dopo gli allenamenti, senza nemmeno passare
da casa..” e guardo il borsone e la cartella posati vicino all’entrata.
“I ragazzi ti
salutano.. dicono che forse faranno un salto qua, domani o domenica.. ho
raccomandato loro di evitare una visita di massa, se non vogliono essere
sbattuti fuori prima ancora di entrare.. e di alternarsi agli orari in cui ci
sono anch’io, sarebbe sciocco ritrovarsi tutti qui, e poi magari il vuoto, no?”
spiego, spiccio.
E solo ora, a più di
un mese di distanza, mi accorgo di come tutta la squadra non abbia mosso
obiezioni o domande, sul perché io passi quasi tutto il mio tempo libero con
Kaede.
Lo danno quasi per
scontato. Lo hanno sempre fatto.
Dal giorno in cui
sono fuggito dalla palestra, dopo la dichiarazione di Anzai, ad oggi.
Nessuna battuta o
allusioni, al riguardo.
Forse hanno sempre
saputo più di quanto io e lui credessimo.
Mi hanno continuamente
chiesto come stava, se c’erano miglioramenti..
All’inizio, quasi
tutti i giorni, ma poi, quando la solfa è diventata una monotona cantilena
senza varianti, hanno capito che era sbagliato chiederlo.. un giorno, li ho
avvertiti che li avrei avvisati io, in caso di cambiamenti significativi.. e
loro hanno smesso di assillarmi, limitandosi a porgere i loro saluti..
Dovrei ringraziarli, per questo.
Un giorno, forse, lo
farò.. assieme alla notizia del suo risveglio, magari..
“Ore 22.20, prima di dormire.
Ripenso ancora alla mia faccia di bronzo di
oggi.. e a quanto è fesso lui, che se l’è bevuta..”
“Non ricominciare,
sai??!!” l’avverto.
“Chissà se riuscirò a buttare le basi per
qualcosa di buono.. manca poco, alla fine del Ritiro.. e lui rimarrà qua ancora
per parecchio tempo..
Nh.. speriamo in bene.. il fatto di trovarci
su un terreno neutro è –di per sé- una cosa positiva.”
“Sì, sì, Kit.. avremo
altre occasioni..” lo rassicuro, sorridendo al ricordo della follia di quei
giorni..
Perché, se lui è
stato un pazzo avventato, io pure ho fatto le mie brave azioni sconsiderate..
11 Settembre. Sabato. “Grossa news: oggi mi
ero rassegnato a non vederlo, la sveglia non ha suonato, o io non l’ho sentita
(con tutto quello che russa Morishige, non me ne stupirei) e sono uscito dal
ryokan parecchio in ritardo, rispetto agli altri giorni.. Ho fatto una
megacorsa, e quando sono arrivato in spiaggia, di Do’aho nemmeno l’ombra..
Mi sono accucciato sulla battigia, per
riposarmi un po’..
Credevo che il cuore mi scoppiasse.. altro
che partita contro il Ryonan!!
Ero già con un piede nello sconforto, pronto
a fare dietro-front, quando l’ho sentito chiamarmi da lontano.. Un soavissimo:
“Ehi! Baka Kitsune!! Devo parlarti!!” ed è zampettato da me, non proprio come
l’Hanamichi prima dell’infortunio, ma mi sembra stia migliorando..
Si è accasciato sulla sabbia, a riprendere
fiato, e io mi sono riseduto accanto a lui, attendendo.
Mi ha detto che Ayako lo aveva appena
chiamato, per sapere come stava e lo aveva incaricato di riferirmi che lei
attendeva una mia telefonata, quanto prima..
Ho il serio dubbio che a lei non interessasse
davvero avere mie notizie, ma che abbia dato a lui una scusa buona per parlare
con me. E -di questo- le sono infinitamente grato.”
“Io pure.. anche
perché è stato un ottimo espediente per tentare un approccio, senza sembrare
troppo coinvolti..”
“Hana mi ha riportato le novità della
squadra, del fatto che il nano si sia presentato alla riapertura del club
dicendo:
“Io sono Ryota Miyagi, il vostro nuovo
capitano. Prendere o lasciare!”
A Mitsui, la cosa non è andata esattamente
giù, ma Aya lo ha rimpinzato di sventagliate, e tutto si è sistemato.
“Quanti giorni rimani?” mi ha chiesto, d’un
tratto, senza preavviso.
“Nh?”
“Il Ritiro.. quanti-giorni?” sillaba lui,
prendendomi in giro.
“Do’aho!” -gli ho sbuffato, ma lui ha
sorriso, anziché arrabbiarsi.- “Ancora 4.”
Ho avuto l’impressione che si fosse
irrigidito, sentendo la mia risposta, ma credo di essermi sbagliato.. che
motivo avrebbe? Sono io, tra noi due, quello che ci tiene a non separarmi da
lui..”
“Egoista come
sempre, eh?!”
“Siamo rimasti in silenzio per un po’,
semplicemente persi, ognuno nei propri pensieri.
I gabbiani -sopra di noi- ci facevano
compagnia, stridendo liberi nel cielo..
Mi sono smarrito in un sogno ad occhi aperti..
io e lui, accoccolati in riva al mare, all’alba..”
“Una dose di miele
al 100%, roba da far impallidire un diabetico..” scherzo, per negare che anche
io ero caduto in un pensiero simile al suo..
“Mi sono eccitato.. beh, capita, no?!
A malincuore, ho capito che, averlo lì, a
qualche spanna da me, non sarebbe servito a calmare i miei ardori.. anzi!!
Così mi sono alzato, dandogli le spalle, facendo
finta di nulla.. quello che non avevo calcolato era che lui mi imitasse, affiancandomisi..
L’ho guardato con la coda dell’occhio, e
fissava con una straordinaria intensità una conchiglia scheggiata i suoi
piedi.. il mio Do’aho.
Mi sono incamminato, nella direzione del
ryokan, senza dire niente; e lui, anziché inveire, e restarsene fermo buono
buono dove doveva, mi ha seguito, fiancheggiandomi.
Deve aver letto il mio disappunto nello
sguardo che gli ho lanciato, perché mi dice, con un’alzata di spalle: “Ho
voglia di fare due passi, il Tensai di omaggia della sua compagnia..”
“Nh..” gli ho replicato, gioendo dentro me.
Abbiamo camminato in silenzio per un bel po’,
arrivando nei pressi di un campetto in riva al mare.
Ci fermiamo entrambi, in muto accordo, a
fissare un canestro dall’aria malandata, con la retina rosa dalla salsedine.
Sto per riprendere la passeggiata, quando
lui, ad un tratto, esala: “Mi manca, sai?”
Mi sono girato a fissarlo, sorpreso.
“Il basket, intendo.” -Spiega, annuendo
all’indirizzo del ferro scrostato.- “La palla, uno slam dunk, i ragazzi, le
urla, il tifo, persino i Gori-punch di Akagi..” e sorride impacciato, come a
scusarsi di questa debolezza.
E io mi ritrovo ad annuirgli, perché lo
capisco.
“Faresti due tiri con me, stasera?”propone, fissando
con insistenza una linea dei tre punti quasi inesistente.
E’ messo così male da chiedere aiuto persino
a me??
Ci ho pensato su.
E lui ha travisato il mio tentennamento,
prendendolo per un rifiuto.
“Ok. Non importa. Lascia stare.” -sputa secco, trattenendo a malapena la
delusione.- “Il Tensai ti batterà appena tornerà in squadra.. allenati, Volpe,
perché mangerai la polvere!!” proclama, gonfiandosi come un tacchino.
Ma non si accorge di quanto è falso?
“E il terapista?” chiedo io, ignorando il resto
delle sue stronzate astronomiche.
“Eh?!” domanda lui, di colpo serio.
“Non credo sarebbe d’accordo..” ipotizzo.
Lo vedo scuotere le spalle, con insofferenza:
“Non devo saltare, ok. Ma due tiri non hanno mai ucciso nessuno..” cerca di
convincermi.
“Stasera alle 7.30, qui.” decido.
Lo vedo fissarmi, sgranando gli occhi di
sorpresa.
Un sorriso grande come il mondo gli si
allarga sulle labbra..
Se non fossi il suo nemico giurato, credo mi
avrebbe abbracciato..”
“Io ti avrei anche
abbracciato, ma se poi mi schiattavi per lo shock?!”
“Ci siamo separati così, senza grandi
cerimonie, con l’accordo di rivederci stasera.
Non vedo l’ora!!! Sono tornato alla pensione
svolazzando a mezzo metro da terra.. persino il fatto che il Ritiro stia per
finire non mi preoccupa quasi più.. le cose stanno girando per il verso
giusto..”
“Invece la strada è
ancora luuuunga..” lo contraddico, col senno di poi.
“Ore 22.10, troppo felice per dormire.
Scrivere ‘sto diario mi sta piacendo sempre
di più.
Dopo cena, mentre gli altri andavano a
svagarsi, sono sgattaiolato fuori di nascosto dal
retro del ryokan, con la sacca in spalla, la palla dentro.
Il Coach ci ha vivamente consigliato
(ordinato) di evitare iniziative personali d’allenamento fuori dal complesso
sportivo, credo per una questione di responsabilità. Del resto, siamo tutti
minorenni, qui, e se per caso qualcuno di noi si facesse male, allenandosi, la
responsabilità ricadrebbe su di lui..
Sono corso al luogo del ritrovo, e lui era
già lì, perso a guardare il sole che annegava nel mare.
Bellissimo.
In controluce, i suoi capelli sembravano
assorbire il colore ancora di più e infiammarsi di vita propria.. un’altra cosa
che ho notato, è che la sua pelle si è scurita ulteriormente.. la doratura si
sta accentuando, soprattutto sulle spalle.. non l’ho ancora visto portare una
maglietta, da che siamo qui.
In un impeto senza senso, mi sono ritrovato a
fissare le mie mani, e la pelle pallida delle braccia, che spunta da sotto la
stoffa.
Sembro cadaverico, al suo confronto..
Hana mi chiama, e mi distoglie dai miei
pensieri.
Sfilo il pallone dal borsone, e glielo passo,
togliendomi anche la giacca della tuta.
Quando Hanamichi lo prende in mano, sembra
sia arrivata la vigilia di Natale in anticipo, quest’anno.
Non posso impedirmi di sorridere, per questa
sua piacevole, contagiosa genuinità.
Se fossi stato al suo posto, allontanato dal
basket da più di un mese, sarei già impazzito, credo.
Facciamo un breve riscaldamento; in realtà,
io non ne avrei bisogno, ma mi piace pensare di condividere con lui anche
questo momento.
E poi ci siamo messi a tirare.. niente one –on- one, ho precisato.
Se lui è uno sconsiderato, ci penso io a proteggere
la sua salute.. non ho mica, IO, una scimmia di scorta!!”
“E’ commovente, il
tuo interessamento..” scherzo.
“E così –non so ancora come- sono finito a
dare dritte al Do’aho su come tirare da fuori area..
Ricordava ancora un sacco di cose, ma –come
temeva anche Ayako- più starà lontano da un campo, e più tempo ci impiegherà a
tornare come prima, e poi a proseguire..
Quando il buio ci ha impedito di continuare, abbiamo
smesso, con la promessa di rivederci domani, alle 7.00, allo stesso posto.
Non vedo l’ora.”
“Possiamo saltare a
piè pari la prima parte?” chiedo, speranzoso, arrossendo miseramente al ricordo
del mio imbarazzo.. Kami!! Con che faccia tosta ho potuto….?? e lui che ha
accettato..!!”
Sbuffo, sapendo che
comunque non perderò neanche una riga di quel giorno.
12 Settembre. Domenica. “Ore 12.10, prima del
pranzo.
Stamattina mi sono incontrato col Do’aho.. e
il tempo è passato così piacevolmente che non mi sono nemmeno accorto che,
quando gli ho suggerito di smettere, l’ora della colazione al ryokan era già
passata da un pezzo.
Hana mi ha proposto di andare a farla insieme,
in un baretto grazioso lì vicino, visto che anche lui l’aveva saltata…
Ovvio che sì!!
Si è fagocitato un sacco di dolcetti strani,
di cui ignoro il nome, sbrodolandosi con la crema che c’era dentro.. aveva lo
zucchero a velo fin sopra le orecchie..
Il mio tenero, buffo Do’aho..
Almeno, lo è stato finché ha aperto la fogna -che
si ritrova- solo per infornare paste su paste.. quando poi ha iniziato a
rimproverarmi, per il mio succo ACE senza zuccheri, è diventato meno
piacevole..
“Ma sei scema, stupida Volpe??!!”-ha
esordito, sputacchiando qua e là- “Un atleta deve introdurre carboidrati, e un
sacco di altra roba, per essere in forma!!” e mi ha schiaffato in mano una
delle sue brioches mezza morsicata, e mi ha ingiunto di mangiarla.
Se fossi una delle oche del mio fan club, mi
perderei in umidi sogni ad occhi aperti, su quello che è stato, -atutti gli effetti- un bacio indiretto.
Per fortuna, io non sono loro. (e loro non
sono me!) anche se la cosa si è rivelata tutt’altro che spiacevole.
Poi ci siamo divisi, e ognuno è tornato al
proprio alloggio, con la promessa di rivederci alle 19.00, stasera.”
“Dovremo rivedere
seriamente la tua alimentazione, cara la mia Volpaccia inappetente..”
“Ore 23.40. Un appuntamento! UN
APPUNTAMENTO!!
Dopo che ci siamo allenati per un po’ (lui,
io lo guidavo, segnalando gli errori) ad un tratto si ferma, come fulminato sul
posto.
Dice che deve andarsene, che ha un impegno..
E lì, io mi sono oscurato, ma per fortuna non
l’ha notato, troppo intento a non fissarmi.
Poi lo vedo fermarsi, come a raccogliere le
idee..
Senza guardarmi –anche se non so il perché-
mi ha detto:
“Che ne dici…..
andiamo, stasera, al tempio?”
“Come, prego?” lo vedo arrossire…è arrossito!!
“Al-tempio-stasera.”
Scandisce lui, con enfasi, per ridicolizzarmi.
E di colpo mi ricordo
dell’altra sera, di lui e la ventosa..
Mi esce in un sibilo
acido: “Perché non inviti la tizia dell’altro giorno?”
Lo vedo sgranare gli
occhi, come se fosse stato colpito a tradimento.
Eh, no! bello mio,
quello che fa le bastardate non è il sottoscritto!
“Con mia cugina?”
chiede, stupito.
Cu..CUGINA??!!
Ommmerda..
E il mio turno di
sembrare un allocco, perché lui scoppia a ridere, di una risata che sa di
liberazione: “E’ tornata a casa sua! Era venuta con gli zii a trovarmi..”
spiega, come se mi fosse dovuto.
“NH.” ribatto, mi
sento un cretino integrale..
“Allora.. ci vieni??”
ripete, speranzoso.
“Perché?”
“Sì, beh.. Ayako mi ha
obbligato a prometterle che.. che sarei andato a pregare al tempio, per il
Campionato Invernale e.. visto che.. che sei anche tu della squadra….” Farfuglia,
gesticolando febbrilmente.
Che pena!!
Vedermelo così, tutto
insicuro, ha risvegliato la mia vena.. sadica.
‘Vediamo cosa
inventa.’ Mi son detto.
“Che santuario è?!”
m’informo, ingenuamente.
Lui sussulta,
replicando d’istinto: “E che ne so??” poi si blocca, registrando la gaffe..
e potrei giurare che gli
sia uscito fumo dalle orecchie, per la frenesia con cui ha accampato una
risposta: “Una divinità locale.. locale, sì.
Mercoledì è la Festa di Keiro-no-Hi, ma qui
l’anticipano, mescolandola ad una tipica del posto.. Ayako mi ha detto che -far
visita alla statua della Dea- è di buon auspicio, che è tradizione, che molti
raduni sportivi si fanno in questa città proprio per questo..” spiega,
masticandosi mezze parole nell’agitazione.
Potrei dirgli che io,
a queste cose, non ci credo.. ma perché perdere un’occasione così??
E’ un invito, no?!
Un…appuntamento? UN APPUNTAMENTO??!!
Ma non era qui per
curarsi la schiena?? L’hanno lobotomizzato??
Mi ha chiesto
CONSAPEVOLMENTE di passare del tempo con lui!!
Oh, Kami… forse esisti
davvero!
....
Ho fatto due calcoli
veloci, per non incappare negli altri ragazzi (chi lo sente, poi, Kiyota?) e ci
siamo dati appuntamento sotto al portale d’ingresso.
Mi sono fermato
davanti al Torii, e lui è arrivato poco dopo, tutto trafelato.
‘Ti farei ansimare io,
Do’aho, ma in altre maniere..’ Ricordo di aver pensato, annotando mentalmente
di proibirgli di vestirsi ancora così.
Se mi fa eccitare,
come faccio poi a controllarmi?? E poi mi fa uscire ‘sti cazzo di pensieri..
che poi diventano seghe mentali, e poi mi tocca arrangiarmi..”
“Volpe!!” -esclamo, imbarazzato.- “..erano solo un paio di jeans..” gli faccio
notare, ricordando però quanto ci ho messo a vestirmi, per sembrargli carino..
non avevo calcolato di mettermi in valigia roba chic, mica lo sapevo,IO, che lo avrei incontrato!!
“E’ sempre strano
vederlo senza divisa o senza i pantaloncini e la canotta degli allenamenti..
Una camicia bianca e
un paio di jeans furbi, e mi fa già quest’effetto.. Kami!! sono messo male..”
“Nessuno resiste al fascino del Tensai!!” gongolo.
“Pensavo ci saremmo
diretti subito al tempio, per toglierci dente e dolore; invece lui ha iniziato
a incamminarsi verso il centro della festa.. Abbiamo passeggiato tra le
bancarelle per la maggior parte della sera, e siamo finiti –quasi per caso,
credo- davanti al santuario.
C’era un grande fila di
persone, tutte in processione, per avvicinarsi alla statua.
Mi sono fermato un
attimo a contarle sommariamente, ma era più che palese che ci avremmo messo un
secolo, per entrare dentro all’edificio.
In quel mentre, lui mi
afferra una mano, ed esclama: “Per di qua!” e mi ritrovo a seguirlo per uno
stretto vicolo che costeggia il muro perimetrale del complesso religioso.
Sembrava che stessimo
lasciando la festa, perché il brusio della gente è diminuito di botto, appena
svoltato l’angolo.
Non ho potuto impedirmi
di sbirciare le nostre mani allacciate, che lui ha unito con un gesto di
semplicità disarmante.
Ma se ne sarà accorto?”
“No, VOLPE!, di solito prendo per mano la prima persona che
mi capita d’incontrare!!” ironizzo,con
una punta di sarcasmo.
E poi arrossisco, ripensando alla mia sfacciataggine. Ma
come ho potuto??
Lui sarebbe stato capace di arrabbiarsi.. e non a torto,
direi..
Avrebbe avuto ragione di dimostrarsi infastidito, per una
confidenza così.. noi, che non eravamo neanche amici..
“Ero troppo intento a
fissare lui -appena davanti a me-, e non mi sono accorto che si era fermato.
Gli sono finito
contro, spingendolo un po’ di lato.
Ed è lì che ci siamo
separati.
Mi è dispiaciuto un
sacco, lo ammetto.
Un pensiero sciocco mi
trotterellava in testa: la sua mano combaciava perfettamente con la mia..
E avrei fatto di tutto
per ripetere l’esperienza.
Solo dopo qualche
istante, in cui lui mi fissava sorpreso perché non lo seguivo, mi sono accorto
che siamo giunti sul lato est dell’entrata di prima, e che qui c’è molta meno
gente, forse perché il portone è più piccolo, e tutti ci tengono ad entrare da
quello principale..
“Andrà bene comunque,
no?!” ipotizza, chiedendomi conferma.
Gli ho annuito, di
rimando. E -solo in quel momento- ho realizzato la scorciatoia che abbiamo
appena percorso.
“Ma tu, come…?” mi
esce, guardandolo stupito.
Lui arrossisce, (ma
perché è imbarazzato?) e mi spiega che ha girovagato tutto intorno a qua, per
farsi passare il tempo, e che si era perso, e che aveva scoperto la stradina
appena fatta, per caso.
Abbiamo varcato il
portale, accolti da un mistico silenzio.
Abbiamo eseguito il
rituale dell’offerta votiva.. e poi siamo finiti davanti ad una statua informe,
dalle sembianze mooolto scarsamente umane, che loro definiscono ‘La Dea’.
Mi chiedo come cavolo
si possa scegliere di chiedere l’intercessione di una cosa così..
Come fanno gli uomini
a pregare, a sperare di ottenere i favori di un amorfo pezzo di legno?
Com’è possibile che
affidino la loro vita e le loro più alte aspettative ad un oggetto, (che
potrebbe benissimo essere uscito dagli scarti in una falegnameria) e adorarlo,
rendergli omaggio, quando si riesce a fatica –e con molta fantasia- ad intuirne
una vaga raffigurazione femminea?
Io credo a quello che vedo,
alle mie forze, e il mio Destino me lo costruisco da me.
‘Ma facciamo contenta la
Baka Saru.’ Mi sono detto, sbirciando come
lui, affianco me, sembrasse così devotamente raccolto in preghiera.
Ha farfugliato una
cantilena indistinta per qualche minuto, poi mi ha fatto cenno di andarcene.
Ho buttato lì
–distrattamente- un vago pensiero d’auspicio, che coinvolgesse più il futuro di
me e lui, che la squadra, e l’ho seguito.
Ho lanciato
un’occhiata distratta alla coda infinita che proseguiva, composta, verso
l’entrata, ancora a chiedermi come fosse possibile..
Poi lui mi ha
richiamato e ci siamo ributtati tra la folla..
C’erano un sacco di
bancarelle con prodotti tipici, e dolci vari.. giochi per i bambini.. parecchia
gente era vestita in kimono, soprattutto le bambine..
D’un tratto, scorgo la
persona di Ayami-san, il Coach, intenta a parlare con un uomo che non conosco,
poco lontano da noi.
Solo in quel momento, mi sono ricordato di
non avergli chiesto il permesso di uscire, stasera.
Mi è sfuggita un’imprecazione, e Hana mi ha
scrutato, sorpreso.
“Andiamo via di qua, Do’aho.” Gli ho detto,
spiccio, trascinandolo per un braccio.
“Che cosa c’è..?” chiede, con tono allarmato,
per la mia repentina decisione.
“L’allenatore. Non deve vedermi.” Spiego,
conciso.
Mi scruta, affiancandomisi.
“Non gli ho detto che uscivo.” Mi ritrovo a
chiarire, infilandomi per una laterale meno rumorosa, ma con tanta gente
accalcata che fluisce contro di noi.
“Ed è illegale?” domanda, d’un tratto, senza
preavviso.
Ci metto un po’ per capire cosa intendesse
dire.
“Senza il suo consenso, sì.” Ribatto,
guardando scattoso da ogni parte attorno a me, sperando che non ci sia. E’ il
mio turno di tentare: e la scusa è anche buona.. gli agguanto una mano con
disinvoltura e accelero d’impulso, per mettere quanta più spazio tra me e il
Mister.
Lui mi segue, aumentando l’andatura, e io mi
ritrovo a sorridere, senza che lui mi veda.. ogni guaio ha i suoi lati
piacevoli..
“Rallenta, Volpe!! Non è una battuta di
caccia!!” boccheggia, al mio fianco, mentre io osservo -con occhio critico- il
sentiero da cui siamo provenuti, stimando sufficiente la distanza che ci
separa.
Scampato il pericolo, ci fermiamo a
riprendere fiato, stravaccandoci su una panchina vuota.
Sono un po’ preoccupato, lo ammetto.
Fino a poco tempo fa, non avrebbe avuto una
così scarsa resistenza..”
“Ero solo fuori
forma!!” mi giustifico.
“Quando -in
lontananza- notiamo i tre del Kainan, decidiamo di deviare, di comune accordo.
Finiamo parecchio distanti,
riprendendo un passo più tranquillo.
D’un tratto, un bimbo
gli finisce addosso, sporcandogli i pantaloni di dolce.
La madre del piccolo
interviene, scusandosi.. ma non è un gran danno.. e il Do’aho sorride,
perdonandolo senza remore.. e poi, fissando attentamente le rivendite ambulanti,
mi confida: “Ho proprio voglia di qualcosa di buono..”
“Do’aho!.. Non vorrai
mica lo zucchero filato come quel marmocchio!!” lo sfido.
“Beh.. no.”
–s’inalbera lui- “Pensavo.. magari un gelato… ti va un gelato, Kitsune? Offre
il Tensai!” lancia l'idea, sorridendomi speranzoso.
Riuscirei mai a dirgli
di no?
Siamo finiti davanti
ad una bancarella, dall’aria inconsueta.
Troppo concentrato a
fissare lo sguardo famelico di Hana, non mi sono curato di scegliere i gusti..
Sussulto, quando Hanamichi mi richiama all’attenzione:
“Ehi!! Hai visto i nomi dei gusti??” mi chiede, segnando con un dito la vetrata
di fronte a noi.
Mi accosto a lui, sbirciando le targhette,
mentre lui li elenca, sempre più entusiasta.
“Guarda!! C’è il ‘Gusto Oni!” – esclama,
indicando una vaschetta al cioccolato, con scaglie dentro.
“Mph!” sbuffo io.
Ma come fa ad entusiasmarsi per una
sciocchezza così?
“E questo è un ‘Kappa di Palude’!!” riprende,
sempre più esaltato, verso il contenitore del pistacchio.. Lo seguo nella sua
scoperta, quando si volta a fissarmi, trattenendosi a stento: “Guarda, Kit,
Guarda!!!” –strilla, strattonandomi la maglia- “Kitsune no Rei!”
“Lo Spirito della Volpe?” -ripeto io,
sorpreso.- “Do’aho.. è solo fior di latte..”
Mi scruta torvo, sgonfiando la sua
contentezza: “Non me ne frega un cavolo!! E’ bello, no?! E’ il tuo gusto!!”
“Nh..” è la mia concessione, mentre lo vedo
riprendere la ricerca, vagliando altri nomi mitologici, e gusti più che
conosciuti.
“Chissà se c’è anche qualcosa per me..” –lo
sento borbottare- “Non credo ci sia il ‘Gusto Tensai’..” riflette tra sé e sé,
sottovoce.
“Do’aho” -lo chiamo, additando la vaschetta affianco al
lupo mannaro.- “‘Sakura no Hana’.”
“Ooooh..” fa lui, in un sussurro
mistico.. Credo stesse per commuoversi.
“Se ci mettiamo di
fianco questo,” – e segnalo l’‘Akuma Goku’ (melone con schegge di
qualcosa-di-non-precisato)- “Dovrebbe diventare un bell’arancione ‘Baka Saru’:
la scelta perfetta per te!!” lo pungolo.
Tre.. due.. uno..
Mi aspettavo che lui
s’infiammasse da un momento all’altro, e che iniziasse a sbraitarmi contro vari
improperi, invece..
“Ok. D’accordo.”
-Esclama consenziente, voltandosi verso il gelataio. –“Un cono di Sakura no Hana e Akuma Goku, con
panna…tanta panna, sopra.” Precisa, senza diritto di replica.
“E...?” tentenna, verso
di me.
“Una coppetta.”
L’indirizzo.
“Una coppetta Kitsune no Rei,” –decreta, certo- “con..?”
s’informa, guardandomi.
“Dama delle Nevi, senza panna.” Specifico.
....
“Certo che te le vai a cercare!! ..se ti
chiamano ‘ghiacciolo’, non ti puoi lamentare!!” scherza, divorando mezzo
gelato.
“Nh..” è la mia pacata replica, mentre lo
raggiungo verso una panca libera.
Leccandosi le dita, si mette a fissarmi
mentre termino il mio.
“Io mi domando: ma come si fa a rinunciare -VOLONTARIAMENTE-
ad un cono di cialda, per un inutile pezzo di plastica??” sbotta, tra
l’incredulo e il polemico.
“Nh?”
“La coppetta..” segna fra le mie mani.
“A me non piace..” spiego, pratico.
“E’ perché sei tonto!!” mi rimprovera, come
se fosse un’ovvietà.
“Do’aho!!” mi difendo, stizzito.
Lui scoppia ridere, terminando il nostro
contenzioso.
E di colpo s’accorge dell’immane ritardo di
cui siamo vittime.
Con una certa urgenza, ripercorriamo a
ritroso vie e scorciatoie, fino a separarci, con l’accordo di rivederci domattina,
per il solito allenamento.. Gran bella serata, non c’è che dire..”
“Concordo!!” e solo
ora realizzo che è tardi anche per me.. chissà perché Saito-san non è ancora
venuta a farmi sloggiare..?
Sistemo il diario, e
raccatto distrattamente la sacca e la cartella, e ricordo di doverlo avvisare:
“Domani è il
compleanno di mamma, pensa che ha anche cambiato turno, per stare un po’ con
me... ormai ci vediamo talmente poco, tra scuola, allenamenti, e il tempo qui..”
gli spiego, quasi scusandomi.
Una parte di me si sente già in colpa, per la brevità di
tempo che gli dedicherò domani.
Ma il mondo continua a girare, fuori da quest’ospedale..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- Ritengo doveroso
precisare che l’opinione di Kaede sulla religione, divinità, destino e similari
non coincide necessariamente con la mia, anzi.
Mi scuso, nell’eventualità
che qualcuno si senta urtato da queste affermazioni.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore
tutte le persone che hanno letto, amato e commentato la mia ff
finora, in privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo
sito.
Siete
davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi
la mia gioia personalmente, per questo lo faccio
qui.
Se
invece siete tra coloro che non hanno
mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo
sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga
la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it
“La mamma del tTensai ti porge i suoi saluti!!” gli dico,
tutto allegro.
Oggi ho passato
proprio una bella giornata..
Era da tanto che non
trascorrevo un po’ di tempo con mia madre, senza fretta..
Sono secoli che non
consumiamo un pasto insieme, con tutti i crismi!!
….
“Come stai, mia
bella volpetta??” è la mia domanda, mentre mi accoccolo al suo fianco,
prendendo il diario.
Accarezzo
distrattamente la copertina blue navy, e intanto decido che è meglio che io gli
racconti della mia giornata, invece di iniziare subito la lettura..
Sbircio la sveglia
sul comodino: un’oretta scarsa.
E’ il massimo che
Saito-san mi ha concesso, vista l’ora tarda.
Le ho spiegato che
avevo un impegno importante, ma che mi spiaceva non stare un po’ con lui..
Ha chiuso un occhio,
da brava complice, e mi ha dato il permesso. Per poco, però.
“Allora.. stamani,
ho fatto un sacco di cose, sai?
Tanto per cominciare,
per festeggiare come si deve l’augusto genetliaco della mia tensaica genitrice,
mi sono alzato come le galline, per prepararle una colazione da regina…
E’ una tradizione
della mia famiglia.. quando c’era ancora papà, era lui a gestire i lavori, e io
lo aiutavo, e ora il comando è passato a me..
Lei, di solito, si
accontenta una tazza di caffé, e poi scappa via.. invece oggi.. tra l’altro,
essendo sabato, se l’è gustata per benino.. a parte un piccolo incidente…”
farfuglio, abbassando velocemente il tono.. magari la Volpe è un po’ sorda..
“Comunque.. dicevo: le
ho tostato il pane, bello dorato-dorato, le martmellatine spalmate sopra, il succhetto di frutta, il
caffé nero bello fumante e tutto il resto.. ho portato il vassoio in camera
sua, e poi l’ho svegliata..
Sono rimasto a
gustarmi la sua faccia sorpresa.. come fa a credere che me ne sarei
dimenticato??
Beh.. tutto è filato
liscio, fino a quando lei posa una fetta biscottata e la tazza, si mette ad
annusare l’aria, mi scruta interrogativa per un istante e sbotta con un:
“Hana, tesoro.. hai
lasciato qualcosa sul fuoco?”
Io la guardo
–smarrito- per un attimo, e poi le risponde serafico:
“Certo che no!! Non
ho neanche acceso il gas, oggi..”
E, proprio in quel
momento, un chiaro sentore di bruciato giunge alle mie narici.. mi catafiondo
fuori dalla camera, verso la cucina, con lei che mi tallona, la colazione
dimenticata..
Faccio scorrere gli shoji, e un odore acre mi colpisce,
sgradevole.
“Cosa accidenti..” chiede lei, con educata perplessità,
dietro di me, che le nascondo la visuale..
Il cucinino sembra Londra alle 8 di mattina: una densa,
fitta nebbia aleggia nella stanza..
“Il tostapane, CAZZO!!” esclamo, correndo a spegnerlo.
“Hanamichi!!” mi rimprovera lei, non so se per la volgarità,
o per il disastro.
“Scusa, mamma..” farfuglio, staccando la spina dall’aggeggio
infernale.
Lei apre le finestre, e l’aria si fa di colpo più
respirabile..
“Se arrivano i pompieri, glielo spieghi tu!!” –è la sua
minaccia, puntandomi un dito contro.
Devo avere una faccia davvero contrita, perché lei scoppia a
ridere, pizzicandomi una guancia..
“Il mio tensai pasticcione.. Non è che da grande vuoi fare il piromane, eh?!
”
Io estraggo il pane carbonizzato dallo scomparto.. fa quasi impressione..
e lo getto veloce nella pattumiera, in modo tale che lei non riprenda la
ramanzina..
A incendio domato, ritorniamo in camera da letto per finire
la colazione.. lei, a me è passata la fame..
Poi ci siamo preparati, e siamo andati a fare la spesa, così
–per una volta- non deve trascinarsi da sola
pacchi e borse.. ne ha approfittato per mettermi in mostra
con le sue amiche..
Ho ancora nelle orecchie il loro coro di vocette estasiate:
‘Oh! Ma che bravo ragazzo..’ - ‘Che fortunata, tu!.. il mio? non mi aiuta mai…’
– ‘Me lo presti qualche volta??’
Mamma si è pavoneggiata per un po’.. credo sia un toccasana
per la sua autostima da genitore. Mah.
La signora Takada mi ha anche palpeggiato il culo, in un
impeto di apprezzamento..
Sono pericolose, sai, le signore di mezz’età!!”
Rabbrividisco, al ricordo delle loro velate avances.. velate, mica tanto!!
“Ritornati a casa, abbiamo cucinato insieme il pranzo, e poi
siamo andati al laghetto, per un bel giro in barca.. una volta o l’altra ti ci
porto!! Il Tensai è un rematore formidabile, ovviamente!!
E’ da quando avevo 5 anni, che si ripete questo rituale..
non c’è pioggia o tsunami che tenga: papà ci caricava sulla barchetta e ci
scorrazzava per il lago, io davo da mangiare alle ochette.. Pensa! Una volta
una m’ha beccato sulla testa, perché le avevo sottratto il mangime all’ultimo
minuto.. e un’altra ancora mi ha rincorso, perché mi ero avvicinato troppo ai
suoi piccoli.. sono pericolose, che ti credi?.. ma il Tensai Sakuragi correva
al sicuro dai suoi geniali genitori.. e poi concludevamo la giornata facendo un
pic-nic, lì nel parco.
Invece, stasera mamma deve lavorare, quindi siamo rincasati
un’oretta fa..
Ad essere sinceri, il suo turno inizia fra quasi due ore, ma
lei ha capito –perché è la giusta madre di un Genio- che io avevo bisogno di
vederti, almeno un pochino.. quindi mi ha dato libera uscita, con la scusa di
volersi riposare, prima di.. beh, ecco.” Concludo, sorridendo, ripensando al modo discreto con cui lei mi ha fatto
capire che potevo anche lasciarla sola, che avevo egregiamente adempiuto al mio
dovere di figlio devoto, e che sapeva quanto fosse importante per me essere
qui.. “Salutami Kaede!” ha detto, spingendomi a viva forza fuori da casa, e
sbattendomi la porta in faccia.
Ho tentato di protestare, senza molta convinzione, in
verità.
E lei è sbucata fuori dalla finestra della cucina, con
l’aria di chi non vuol essere contraddetta (e io ci tengo a vivere, lo so per
esperienza) e mi ha detto che vuole un po’ di pace e la casa per sé, che di
sicuro passeranno le sue amiche..
Balle!
Lei festeggerà con loro solo domani sera, lo so bene.. è da 2
settimane che hanno organizzato tutto!!
Comunque.. io ho preso la palla al balzo, l’ho salutata e
sono zampettato qui.
“Che ne dici..? leggiamo un po’?” propongo, apprendo
l’agenda al punto dove ci siamo fermati ieri.
13 Settembre. Lunedì.
“Meno due alla fine.
Il ritiro è ormai
giunto alla sua naturale conclusione, e non credo sia procrastinabile..
Vacca boia!!
Io ho scelto di
rimanere ventiquattr’ore in più, con la scusa di compiere una commissione per Mika-san..
il che è vero, (devo portare un pacchetto a una sua cugina, che vive a una
decina di km da qui) ma anche –soprattutto- per allontanare lo spettro della
separazione.
Non ho ancora avuto il
coraggio di chiedergli se ha già notizia di quanto deve rimanere, quanto durerà
questo supplizio.. il punto è che, se lo sapessi già, mi torturerei
nell’attesa, quindi sto rinviando la fatidica domanda..
Nh..
Stamattina abbiamo
fatto allenamenti regolari, io e lui, e poi io mi sono esercitato con la
squadra, una partita entusiasmante: abbiamo vinto solo con 2 punti di
distacco.. ma soffrendo nella ripresa del secondo tempo.
Maki è un ottimo
regista, non c’è che dire.. Jin, coi suoi tiri da tre, ci ha aiutato parecchio,
a far diminuire il disavanzo, Rei..”
“Rei?.. REI??!!” –esclamo, alzando di un’ottava- “Ohi!
VOLPE!!! Prenditi meno confidenze, con quello!!” esplodo, schiumando rabbia…. e
gelosia.
“Rei mi ha passato un
bellissimo alley-hoop, che ci ha riportati in vantaggio a -2 dal termine.
Kuroi, con la scusa di
marcarmi, mi si è strusciato addosso un paio di volte: gli ho rifilato una gomitata
e un pestone in simultanea (mi hanno fischiato il fallo, ma almeno me lo sono tolto
dai piedi).
Kawata senior mi ha
stoppato, (e la cosa mi brucia assai), ma io sono riuscito a fermare Sawakita
ben 4 volte!! Il che pareggia la faccenda..
Iwaki ha segnato il
canestro della vittoria, sudata, ma meritata.”
“Se metto le mani su quel Kuroi, gli faccio passare la
voglia di ronzarti attorno…” è la mia minaccia gettata al vento.
Solo dopo averla detta, mi accorgo della sua inutilità:
Kaede è qui, ora, a centinaia di chilometri di distanza da quell’importuna-volpacce-altrui..
e non lo rivedrà (questo, lo garantisco io!!) almeno fino alla prossima cConvocazione Nnazionale, alla quale parteciperò anch’io (altra cosa
che è già certezza) quindi, quel carciofo non allungherà più le sue luride, schifose
zampacce sulla mia volpetta..
“Ore 21.00, dopo
l’ennesimo incontro con la mia Baka Saru.
Avevamo concordato di ritrovarci
stasera, al solito campetto.
Ma io, nell’impazienza
di rivederlo, sono arrivato con largo anticipo, così ho deciso di andare ad
aspettarlo sulla spiaggia, in riva al mare.
Mi sono posato contro
il
palo dove si issa la bandiera, che indica la
situazione delle onde, e mi sono incantato ad osservare i pescatori verso il
faro, che avvolgevano le reti.. un lavoro millenario, sempre uguale a se
stesso, nella sua ciclicità.
L’uomo e il mare.
Puoi avere barche
costose e iper-tecnologiche, ma alla fine rimani tu e lui.
L’uomo e il mare,
appunto.
Ed è strano, il mare
mi inquieta, nel suo eterno andirivieni senza requie.
Chi, come me, è nato
in una città di mare, dovrebbe amarlo a pelle, sentire il profumo della
salsedine ovunque, adorare
questo
cullare perpetuo, che dovrebbe calmare, consolare..
A me, rende solo
nervoso, di un’irrequietezza che sfocia nell’esasperazione.. è come un tarlo
dentro, lo stomaco in subbuglio..
Mi piace il mare, non
voglio essere frainteso, ma solo a piccoli morsi, dilatati nel tempo.
Questo senso di
nostalgia mi dilania dentro, come se dovessi separarmi da tutto all’improvviso,
da un momento all’altro.
Il mare fa così.. a
volte mi fa sentire piccolo piccolo, di fronte all’eterna sua vastità.. a volte
fa paura.. a volte lo odio, perché mi separa dal mio sogno, dall’America..
Non faccio parte della
gente di mare, io.
Non ce l’ho nel
sangue..
Lui mi chiama da
lontano.. Mi chiama, ma non gli rispondo. Voglio che si avvicini, che sia con
me.
“Dormi in piedi come i
cavalli, adesso??” sbotta, ravvicinandosi.
In realtà, sono più
che sveglio.. Solo che continuo a far finta di dormire..
Per mille motivi,
perché –d’improvviso c’è lui, accanto a me- presenza voluta e temuta.
Per difesa: il sonno è
sempre stato un rifugio.
L’ho sentito arrivare..
il suo ciabattare trasandato, strascicato sulla passerella del bagnasciuga.
iInconfondibile.
Ma non so ancora come
calmare il cuore, ogni volta che è vicino a me.
E ogni volta che ho il
sacro terrore di scoprirmi troppo..
E la terribile
consapevolezza -senza via di scampo- di essere innamorato di lui..
Bramo la sua vicinanza
e la temo, come la più pericolosa delle cose..
La gente ama definirmi
un figlio di papà: un ghiacciolo borioso, saccente, ipocrita e menefreghista..
Ma la gente non sa
com’è Kaede Rukawa.
La gente non sa un
cazzo.
Non sa quanto mi costi
averlo vicino, e non poterlo sfiorare, se non con i pugni.
Non sa cosa vuol dire
fingere di dormire, per poterlo guardare senza essere insultato.
Non sa.. e vuole aver
ragione.
Perché cazzo mi sono
innamorato di lui?
Ma che senso ha,
chiedermelo, quando conosco già la risposta?
Sono rimasto lì,
aspettando che lui facesse qualcosa, qualsiasi cosa..
Mi ha chiamato ancora,
e io l’ho ignorato, di nuovo.
E di colpo lo sento
sbuffare, ma so per certo che non è seccato, sta trattenendo una risata.
Mi scompiglia i
capelli, e mi dà un pacca –non esattamente piacevole- sulla nuca.
E io mi ritrovo a
interpretare la parte che lui si aspetta che io reciti..
Il destro scatta al
vento, senza meta, senza forza.. ma lui non lo schiva, stavolta.
Sento la sua mano
attorno mio polso, una presa sicura, ma non forte.
Potrei giurare che il
suo pollice mi abbia accarezzato la pelle.. vana illusione.
Il suo respiro mi fa
solletico.
Apro gli occhi.
Dalla mia bocca alla
sua: 12 cm
secchi.
Un continente.
Tanto vale darmi in
mano una katana e chiedermi di morire con onore, facendo Harakiri..
Non so se il tempo si
sia congelato, ricordo solo i suoi occhi, e le sue labbra troppo vicine..
Dannazione!! Troppo
lontane..
“Ben svegliato, Kitsune..”
mi augura lui, con tono gentile.
La sua bocca che si
muove.. sembra un messaggio subliminale.
Mi appresso
lentamente, decidendo di mandare tutto a puttane, di baciarlo qui, in questo
momento, di rotolarci sulla rena e di convincerlo che DEVE essere mio, mio e
solo mio..
E ‘fanculo tutto il
resto!
Mi fermo un istante,
per racimolare l’ultimo morso di coraggio, lo sguardo a lui che mi sorride,
incoraggiante.
“Ma è presto per il
letargo..” sussurra, rompendo l’idillio.
E lanciandomi una
testata che mi rintrona completamente.
Quel do’aho!!!”
“Scusa, Kit.. ma cerca di capirmi..
sono stato preso dal panico! ..Mi sono difeso nell’unico modo che conosco,
nell’impeto della concitazione.. dopo che non sono riuscito a trattenermi, e ti
ho accarezzato i capelli.. ho temuto di essermi scoperto troppo.. avrei
voluto baciarti, non l’ho fatto perché temevo ti avrei perso..” mi
giustifico, annotando l’ennesima occasione mancata.. sembra che la nostra
relazione sia un valzer senza fine..
“Frantumato l’incanto,
un altro mio
gancio parte in
automatico, un po’ per la delusione, un po’ perché mi ha fatto incazzare.. non
può illudermi, anzi, no!! P-R-O-V-O-C-A-R-M-I così, e poi piantarmi in asso.. altra cosa da mettere in conto a quel
carciofo!”
“Ti ho già chiesto scusa, mi pare!!” scatto, sulla
difensiva.. questa volpaccia cocciuta è capacissima di rinfacciarmelo da qui
all’eternità..
“Nh.. abbiamo archiviato quello che stava per accadere,
e-che-non–è-successo, e ci siamo diretti al canestro, per la solita sessione.. ....
Si sta riprendendo.. è giusto riconoscerlo.. sono bastati quattro tiri con me,
e già è rimontato in sella. Mi fa sentire orgoglioso, sapere che sono parte dei
suoi progressi, un mezzo per raggiungere qualcosa che lui ritiene importante..
Ciò non toglie che lui resti un
idiota!!
Proprio mentre stavo per proporgli di smettere, lui si fa sotto, mi ruba la
palla e corre a canestro, insaccando uno slam bellissimo.
Bellissimo, ma.
Stavo per sgridarlo per la sua imprudenza, ma non ce l’ho fatta.
Il sorriso che aveva stampato in faccia non me lo ha permesso.
Vacca boia!! Divento troppo sdolcinato, quando si tratta di basket.. di Do’aho
e basket..
Ma la paura che lui possa pagare uno scotto pesante per una sua leggerezza c’è,
e non mi abbandona, e credo non lo farà, almeno fino a quando non lo rivedrò
calcare il parquet dello Shohoku, e sbraitare a tutti che il tTensai è tornato.. e, forse, nemmeno
allora..
Forse la paura non mi abbandonerà mai.
Mi spaventa il potere che ha su di
me.. so che non l’ha chiesto, ma ce l’ha.
Com’è possibile?”
“Sai, Kaede.. i ragazzi mi hanno fatto un regalo particolare, prima di
partire: è una targhetta, con incisa una frase..
“Nella sua grandezza, il genio disdegna le strade battute da altri e cerca
regioni ancora inesplorate.”
Forse.. la mia regione sei tu..
L’aveva detto Abramo Lincoln, molto molto tempo fa.. e credo che mai,
pensiero sia stato più azzeccato..
…
La porta si apre appena, infrangendo i miei pensieri.
“Hana-kun, è..”
“Lo so, lo so..” la precedo. E Saito-san scompare, così com’è venuta.
“Scusami.. abbiamo letto solo di una giornata..” chiedo perdono, ricordando
anche un’altra confessione spinosa..
“Domani… beh… Vedi.. lo so che le cose si sono accumulate, ma non dipende da
me.. L’Aarmata mi dà già per
disperso.. ha detto che mi sequestrerà tutta la domenica, per una giornata tra
noi.. non ho potuto rifiutare.. hanno insistito tanto.. Posso, Kit?” chiedo,
attendendo un inutile permesso.
Sbuffo.. Sentendomi assurdamente, nuovamente in colpa.
“Dai, Volpe, su!! Un giorno senza Tensai lo saprai passare, no?!” lo
provoco.
Ma chi sto cercando di convincere? Lui..
..o me?
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
-La frase citata: “Nella
sua grandezza, il genio disdegna le strade battute da altri e cerca regioni
ancora inesplorate” appartiene ad Abramo
Lincoln. (1809-1865)
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque desideri
leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli
restanti.
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Corro veloce per i
corridoi, continuando a guardare a destra e a sinistra, nel caso in cui..
Mi sento un po’
sciocco, lo ammetto.. intrufolarmi così, dal retro, controllare che la
vigilanza non mi becchi, che non ci sia personale di sicurezza che mi butti
fuori a calci in culo, che non ci sai lei,
visto che ho già sfidato la sua pazienza abbastanza, almeno fino al prossimo
millennio.. e che nessuno mi fermi, una fuga e via..
Mi sento molto 007 in Missione Top Secret, mi
manca solo il travestimento adeguato.. un camice e la mascherina?
Sorrido.
E’ la volta buona
che finisco nei guai, poco ma sicuro.
Sorrido.
Sempre più convinto
che sia la cosa giusta.
….
Scruto nervoso
l’ora: le 22.30. Tardissimo.
Svolto l’angolo, e
noto due persone che stanno venendo verso di me.
Merda!
Faccio dietro-front
appena in tempo, e mi infilo in un ascensore aperto, e questo si chiude, giusto
quando entro. Ma io non devo scendere!!
Manca così poco alla mia meta..
Bloccando le porte
sullo stesso piano, conto mentalmente fino a 20, sperando che i miei calcoli
non siano errati.. ripremo il pulsante, e mi arrischio a sbirciare fuori.. se
ne sono andati.
Ma quanto sono Tensai??
Varco la soglia, mi
avvio per il corridoio, hanno spento la maggior parte dell’illuminazione, e il
posto ha una parvenza inconsueta.. sembra un grande
animale che si prepara ad andare a dormire. Le insegne delle vie di fuga
brillano del loro verde acido, unico segnale vivo,
nella semioscurità.
E una luce in guardiola, altra indicazione di
vita. e poi le porte chiuse, le lampade buie, le veneziane dispiegate, come a
ripararsi dal freddo, e dal calore del sole..
..un sole che non
c’è.. almeno fino a domattina.
….
Conto le stanze che mi
separano dal mio traguardo e, proprio in quel mentre, una lucetta rossa si
accende sopra la mia testa, accompagnata da un acuto, fastidioso ‘biiiip’.
K’so!!
Il cuore mi è
schizzato in gola, per lo spavento.
Un vago zoccolio mi
fa intuire che qualcuno si sta avvicinando.
Accelero il passo..
o la va o la spacca!!
Afferro la maniglia
della stanza 11 senza prudenza, troppo intento a non farmi beccare, per poter
adottare riguardi di alcuna sorta.
Apro la sua porta e
mi fiondo dentro, e una tenue luce al neon mi accoglie.
E’ la prima volta
che entro qui, senza che la stanza sia illuminata a giorno.
Fa quasi
impressione, lo ammetto.
Di sicuro, è almeno strano.
Aspetto che i miei occhi
si abituino alla penombra bagnata di questo impalpabile azzurrognolo.
Intuisco la sede
dell’armadio, della finestra, del letto e del comodino, facendo anche ricorso alla
memoria della mente.. se chiudo gli occhi, ogni cosa ha una sua precisa
dislocazione.. quante ore ho passato qua dentro, finora?
Rialzo le palpebre,
mentre la consapevolezza della mia presenza si fa di colpo urgente..
Mi avvicino con
circospezione.. dove ho lasciato la sedia, l’ultima volta?
Non posso
permettermi di farla cadere, o mi scoprirebbero subito.
Arrivo a toccare le
lenzuola, a tentoni anche la sua mano, mentre d’improvviso il ticchettio del
tracciato mi sembra persino assordante.
Mi volto a fissare
lo schermo nero, e i grafici che vanno su e giù, disegnando montagne e valli
immaginarie..
Non mi ero mai
accorto del loro rumore, mai. Davvero.
Eppure, ci tengono
compagnia nei nostri pomeriggi, non ci abbandonano mai..
..non devono abbandonarlo mai.
“Konbanwa, Koi..” è
il mio sussurro.
E la mia mano si
stringe un po’ di più alla sua.
“Ti avevo detto che
non sarei venuto, oggi.. ma non ce l’ho fatta a resistere..” confesso,
abbassando d’istinto la testa, come a nascondere il mio imbarazzo ai suoi
occhi..
E di colpo realizzo
l’assurdità di questo gesto.
….
“I ragazzi sono
giù di sotto, ad aspettarmi.. è tardissimo.. l’orario
visite è finito da un sacco.. altrimenti sarebbero saliti anche loro..” gli
spiego, distendendo le labbra in un sorriso.
“Mito ha proposto di far inscenare a Takamiya un attacco di appendicite,
per distrarre un po’ di gente, con una delle sue scenate, tipo quando ha
fame..”
-gli ricordo, ripensando a come tutto lo Shohoku lo conosca
per queste sue drammatizzazioni..-
“Ma io gli ho fatto notare che tu non sei ricoverato in Chirurgia.. e che non sarebbe stato proficuo fargli tagliuzzare la
pancia a scopo precauzionale..” ghigno.
Quando Nozomi ha capito le implicazioni dell’iniziativa, si
è dato alla fuga, rinunciando anche al saccheggio dei distributori
all’entrata..
….
“L’Armata è venuta a prelevarmi stamattina a casa.. in
realtà, speravano che mia madre li invitasse afare colazione, ma lei era già uscita con le sue amiche, e quindi sono
rimasti a bocca asciutta..
Quella locusta di Takamiya ha tentato di razziarmi il frigo,
mentre finivo di prepararmi.. per fortuna, mia madre
ha la mania delle cose sane e genuine, e lui –si sa- è allergico a tutto quello
che non è grasso, unto, pieno di conservanti o coloranti, o ipercalorico…
Si è accontentato di sgranocchiare –a secco!!- i miei
cereali al cioccolato.. ma dimmi te!!” esclamo, giustamente indignato.
Ma mi accorgo di aver, involontariamente, alzato la voce, e mi
impongo un timbro più pacato: non devono cacciarmi adesso che sono arrivato fin
qui..
“Resto ancora solo qualche istante, e poi vado… lo sai che
non hanno pazienza, quel branco di perdigiorno..” lo
avverto, condendo il tutto con un’espressione significativa..
….
“Siamo andati al Pachinko, e ci siamo sfidati all’ultimo
gettone.. mi sa che oggi non è una giornata fortunata, perché siamo quasi
finiti sul lastrico…” piagnucolo, teatrale.
“Ma sai come si dice, no?! –ammicco, al suo indirizzo.-
“Sfortunati al gioco, fortunati in amore!!” gongolo, ripensando che è quello
che ho rinfacciato agli altri, lungo tutto il tragitto fuori dalla sala giochi.-
“Ovviamente vale per me… e loro s’arrangino!!”
….
Sbircio l’ora sulla sveglia del comodino..
le lancette fosforescenti indicano le 23.00.
Gli altri staranno già accendendo le candele.. come dice mia
madre, quando tardo a rincasare.
“Ancora due minuti, poi vado.” –prometto, sistemandomi
meglio sul bordo del letto.
Invece mi perdo ad accarezzare il suo viso, ancora più
pallido, con le ombre della notte a giocare col suo profilo.
La pelle tiepida, morbida, la mascherina trasparente, e il
ronzio –basso e costante- dell’ossigeno..
I suoi capelli in disordine, sul cuscino, la fronte, le
ciglia abbassate.
Per un istante, mi è sembrato di scorgere le palpebre
fremere, ma mi sono sbagliato.
Ovvio.
Mi convinco che è tutto come sempre, ma il buio gioca strani
scherzi.. sembra davvero che lui stia solo
dormendo.
Perché, di notte, è naturale farlo.
E una parte folle di me pensa che sia anche più sensato che
lui si possa svegliare.. dal sonno ci si risveglia, no?!
Se lo chiamassi, se lo chiamassi..
..ritroverei i suoi occhi puntati su di me?
Lo sguardo magari velato.. come mille volte sulla terrazza,
negli spogliatoi, nel giardino di scuola, che si fa limpido, via via che lui
acquista consapevolezza e sfugge alle maglie del torpore..
Mi mancano i suoi occhi...
I suoi occhi su di me.
Distolgo lo sguardo, bloccando i pensieri successivi.
Ci sono ricascato di nuovo.
No, dai!.. oggi no, per favore..
Esalo un gemito sconsolato, è stata una bella giornata,
piacevole.. non voglio sporcarla con l’amarezza, non adesso..
….
Faccio appello alla spensieratezza contagiosa degli altri..
forzandomi, nel colorare la voce:
“Siamo finiti a mangiare in un fast food, altrimenti Taka
avrebbe perso la sua razione di schifezze quotidiana.. la signorina della cassa
l’ha guardato storto, quando ha preteso tre menù maxi, con doppia porzione di dolce.
Noma, invece, si è sbrodolato la salsa del panino sulla
maglietta.. ovviamente l’abbiamo preso in giro a dovere.. sino a che Nozomi non
ha impugnato una sua patatina e l’ha intinta direttamente sulla maglia,
sputacchiando qualcosa sul risparmio e gli sprechi.. lì, ti giuro, abbiamo azzardato
seriamente a cacciarlo via…” ricordo, con una smorfia di disgusto.
“E poi, abbiamo vagato senza meta, per tutto il pomeriggio,
fino a sera: ‘fancazzismo ad oltranza, come ai bei vecchi tempi andati!!”
riconosco, con una punta di nostalgia.
Evito di dirgli che siamo finiti al campetto in riva al
mare, e che il Guntai ha dovuto trascinarmi via di peso, visto che stavano
facendo una partita di street-basket e io mi ero impalato a guardare lo
scontro..
….
“Mi sono mancati, sai?” -gli confido- “Pomeriggi così.”
–spiego, con un’alzata di spalle.
“Semplicemente un branco di deficienti, a cazzeggiare per la
città.. parlando di tutto e di niente, ridendo e scherzando, prendendoci in
giro a turno, sulle stronzate più assurde..”
….
“Non mi sono mai pentito di essere entrato in squadra, -sia
chiaro, Volpe- ma solo adesso mi sono accorto di cosa ho perso via via.. dell’importanza
del gruppo.. della coesione che c’era tra noi..
E loro, da bravi amici, non me l’hanno mai fatto pesare…
anzi!
Vengono sempre ai nostri allenamenti, tifano per noi più di
chiunque altro.. sono i supporter migliori del mondo, no??!!” gli chiedo
conferma, ma è ovvio che lui concordi.
Gli amici del Tensai devono
–per forza- essere geniali!!
….
Mi scappa l’occhio sull’orologio.
Sono geniali, sì, ma ciò non impedisce loro di picchiarmi a
dovere, quando scelgono di farlo..
“Io devo andare, Kit..” annuncio, alzandomi.
Gli sistemo con cura il lenzuolo, cancellando l’ombra del
mio passaggio..
Non sia mai, che..
“Ci vediamo domani pomeriggio, dopo la scuola, eh?” gli
ricordo, nel caso remoto in cui si fosse scordato che domani è di nuovo lunedì.
Una mano già sulla maniglia.
‘fanculo.
“Fammi posto, dai..”
lo incito, riaccomodandomi al suo fianco.
Hanno aspettato fino ad adesso, non moriranno per altri 5
minuti..
“Dunque.. vediamo.. la luce non la posso accendere, se no mi
sgamano..
.. e io sono un Tensai, non un gatto.. quindi, niente
diario..” rifletto, tra me e me.
Non resta altro che finire il resoconto della giornata, così
è fatta.
“Dove eravamo rimasti?
Ah, sì!
Mi hanno trascinato in una gelateria buonissima.. fa delle
coppe giganti, parola della nostra fogna garante!!” e sorrido, ripescando
l’ennesima commessa allibita, di fronte alle sue richieste esagerate.
Poi siamo andati al parco, dove abbiamo messo in fuga un
gruppo di delinquentelli, che sono scappati solo vedendo la nostra ombra..”
Ecco un’altra cosa che mi manca un po’.. e che non gli dirò:
una sana rissa di gruppo, per scaricare la tensione e ripulire Kanagawa dalle
mezzeseghe cercaguai..
Ma è meglio che lo tenga per me..
“Se ti chiedi se abbiamo stuzzicato qualcuno, la risposta è
no.
Non abbiamo fatto a pugni, ma lo sai che io non mi tiro
indietro, se ce ne fosse il bisogno..” l’avverto, a scanso d’equivoci.
“Sono pur sempre un capobanda, io.” e un ruolo così lo perdi
solo dopo morto.
Rimango in silenzio, dopo questa mia considerazione.
E il familiare zoccolio di prima di fa più nitido.
Cazzo!!
Prego tutti i Kami del mondo di assistermi, mentre inizio a
sentire un rivolo ghiacciato solcarmi la schiena.
E nella testa un solo pensiero:
‘Mi buttano fuori. Mi buttano fuori. Mi buttano fuori.’
E invece lo scalpiccio passa e va oltre, e io riprendo –mio
malgrado- a respirare.
Ma quanto caldo fa,
qua dentro?
Mi ritrovo la fronte sudata, e il respiro corto, come se
avessi corso.
Fa strani scherzi, la paura.
….
E’ mezzanotte: il cambio delle infermiere.
Stavolta mi uccidono davvero.
E io mi ritrovo a sorridere, non posso impedirmelo.
In 10 secondi, mi hanno travolto l’angoscia, l’ansia, il
sollievo.. e adesso la consapevolezza che quei 4 matti
sono giù a imprecare contro di me, e che -in fin fine- non mi diranno niente..
Sanno di avermi
sottratto a te…
“Oyasumi nasai, Kaede.” E’ il mio sussurro, al suo orecchio.
Mi chino a baciargli la fronte, come saluto, e poi fuggo
via.
Stavolta per davvero.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi,
vi rimando all’ultimo capitolo.
PS: rubo quest’angolino
per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato
la mia ff finora, in privato
e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito.
Siete
davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi
la mia gioia personalmente, per questo lo faccio
qui.
Se
invece siete tra coloro che non hanno
mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo
sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga
la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it
“Il tuo Tensai
personale è di nuovo qui!!” dichiaro, spalancando la porta con enfasi.
Dopo ieri sera,
anche se incontrassi l’infermiera Tricheca, nessuno sarebbe più in grado di
evitarmi di arrivare a te.. sorrido.
I ragazzi mi hanno
guardato un po’ storto, e mi hanno compatito quel giusto che è servito a
vendicarsi dell’attesa, ma –in verità- non hanno rotto le scatole per niente..
Yohei ci scherzava
su, sul fatto che mi avessero rinchiuso allo psichiatrico del secondo piano, e
io ho minacciato Taka di presentargli la dietista pazza che gira nei reparti..
lui è rabbrividito tutto, e poi se l’è data a gambe.. hi hi hi.
“Come stai, mia
bella volpetta?” gli chiedo, premurandomi di rassettare il lenzuolo che ho
sgualcito stanotte.. nessuno se n’è accorto vero? Vero??
Mi resterà il dubbio
per un po’,ma se nessuno parla entro
oggi, mi considero scagionato.
14 Settembre. Martedì.
“Domani, la conclusione.
Ed è volata, porca
miseria..
Devo approfittare
degli ultimi momenti che mi sono rimasti con lui..
Chissà quando lo
rivedrò..
Mph.. non mi riconosco
più.
Da sempre, da che ho
memoria, ho sempre messo il basket al primo posto.
Da ancora prima che
succedesse la tragedia che ha investito la mia famiglia.
E dopo.. ancora di
più.
E poi.. poi, è
arrivato lui.
E in 5 mesi scarsi ha
stravolto la mia esistenza e le mie priorità.
Fino a qualche mese
fa, avrei pagato oro, per entrare nella Nazionale Juniores.
E adesso che sono
stato convocato.. passo le mie giornate in attesa dei momenti che dividerò con
lui.
Sia chiaro: ho dato
fondo a tutto il mio impegno negli allenamenti e negli scontri, ma..
Questo diario ne è la
palese dimostrazione.. ho riletto alcuni stralci degli ultimi giorni, prima di
cominciare la narrazione di oggi.. salto di palo in frasca, come una certa scimmietta
di mia conoscenza, e quasi tutti i riferimenti hanno lui come protagonista..
E’ una fortuna che
nessuno debba mai leggere questo diario, o ci capirebbe gran poco,
ultimamente.. forse perché rispecchia alla perfezione la confusione che ho
dentro.. chissà.”
“Chissà..” gli faccio eco.
“Ore 21.00. stasera il
Do’aho non s’è visto. Chissà perché?
Spero almeno che
domani mattina si faccia trovare al solito posto.. E’ L’ULTIMO GIORNO!!”
“Sai… devo confessarti una cosa.. quel pomeriggio, ero venuto
a dirti che non ci potevamo incontrare, perché al Centro di Riabilitazione c’era
una ricorrenza da festeggiare tutti assieme, e io me n’ero scordato.. sono
arrivato al tuo ryokan e ho chiesto di te.. della squadra, intendo.. e sono
finito a spiare i vostri allenamenti, mescolato tra gli spettatori.. temevo li
faceste a porte chiuse..
Me ne sono andato appena prima delle conclusione.. è stato splendido
e crudele, assistere ai vostri allenamenti, lo ammetto..” gli rivelo,
assottigliando mio malgrado la voce.
Non voglio sembrare melodrammatico, ma..
Le migliori promesse del Giappone erano tutte lì.. e io ero
presente come spettatore.. mi è sembrata una spietata beffa del destino, ecco.
15 Settembre. Mercoledì.
“Ore 9.00, prima dell’ultimo allenamento.
Stamattina non ci
siamo allenati, io e Hanamichi.
Invece mi ha chiesto
quando ritornerò a casa..
Quando gli ho detto
che il Ritiro finisce oggi, ho quasi avuto la certezza che gli sia passato un
lampo di panico nello sguardo, ma forse era solo sorpreso.
Gli ho spiegato che
concluderemo il tutto a mezzogiorno, dopo l’ultima sessione d’esercizi della
mattina, ci saluteremo, e poi ognuno ripartirà per la propria casa, ma che io
rimarrò un giorno in più, per compiere –oggi pomeriggio- una commissione per la
signora che si occupa delle pulizie di casa mia..
Non mi sono dilungato
a spiegargli i particolari e che in realtà potevo benissimo farlo tornando a
Yokohama.. o che volevo restare un giorno in più, da
passare con lui.. ma la scuola è già iniziata e io non posso rimandare il
ritorno all’infinito..”
Realizzo solo ora, che Kaede stava
parlando di Mika-san con me.. ed è buffo, a ben pensarci.. mi fa uno strano
effetto, come quando gli avevo intravisto di sfuggita il diario nascosto sotto
al sedere, quella mattina al ryokan, durante i Nazionali, e non sapevo cosa
fosse…
“Ho trovato il
coraggio di chiedergli se sa quanto deve rimanere in riabilitazione..
“Un’eternità.” Mi ha
risposto, rabbuiandosi.
Ho temuto seriamente
di sprofondare nella sabbia su cui eravamo seduti.
Lui ha sospirato,
precisando mesto: “Almeno due settimane ancora..”
“Du.. DUE SETTIMANE!!”
–ho replicato io, scaldandomi- “E TI SEMBRA UN’ETERNITA’??!!”
Lui mi ha fissato,
sorpreso del fatto che mi fossi infiammato tanto..
Ma dico, io!!
“E ti pare poco??” -mi
ribatte, stizzito.- “Qua. Da solo. Senza amici né basket.” precisa.
Non ho trovato niente
di meglio da dire, se non il mio classico: “Nh.”
“Vedi che alla fine mi
dai ragione??” puntualizza, con sussiego.
“Tzè.. Do’aho.” Non
sia mai che lui abbia l’ultima parola..”
“E poi quello infantile sarei io, eh??!!” lo punzecchio,
divertito.
“Ore 20.30. Gli altri
se ne sono già andati tutti, compreso il Coach, che ci ha raccomandato di farci
onore ai Campionati Invernali, e alle selezioni degli atleti.
Il Do’aho vuole
festeggiare la fine del ritiro, e il fatto che domani mi toglierò dai piedi..
Ha sbraitato qualcosa
sul fatto che Miyako sia troppo piccola per contenere nel suo territorio sia un
genio che una stupida volpaccia spelacchiata…
Ma l’ha detto ridendo,
quindi non l’ho preso a calci.
Chissà cos’ha in
mente.
Il ryokan è vuoto e
silenzioso, fa quasi impressione.. solo poche ore fa,
il trambusto di sacche e valigie e palloni riempiva ogni spazio, e adesso ci
sono solo io, e pochi ospiti, perlopiù vecchietti.
Ho già sistemato le
formalità con la padrona, per le ventiquattr’ore in più di soggiorno.
E adesso mi preparo, e
vado all’incontro con lui..”
Arrossisco, ripescando gli eventi nebulosi di quella sera..
Non ne conservo un ricordo molto preciso, anche perché..
16 Settembre. “Ore 11.10.
Con un gran mal di testa.
Se esiste la follia,
stanotte io l’ho incontrata.
Kami Sama.. ma come ho
potuto??
Tutto è iniziato ieri
sera.. ci siamo dati appuntamento sulla spiaggia, vicino al campetto.
Io, nell’ansia di
giungere in ritardo, sono arrivato con 20 minuti d’anticipo..
così mi sono seduto sulla sabbia, in attesa.
Troppo assorto a fantasticare su improbabili
sviluppi tra noi.. davantia me sono comparsi due piedi. Alzo lo
sguardo e vedo una mano abbronzata tesa davanti al mio naso.
“Andiamo a cena, Volpe!” m’incita.
Osservo per qualche istante le sue dita, e lui sbuffa, sollecitandomi: “Non
morde, Baka Kitsune malfidente..”
“Nh.” la mia risposta.
Mi sono incantato a guardare l’assurdo contrasto delle nostre pelli a contatto:
latte e miele di castagno.
Dicono sia buono.
‘Se osa fare anche solo una battuta, su quella stupida pubblicità dei biscotti
bicolore, lo uccido!’ ricordo di aver pensato, finché ero ancora nel pieno
delle mie facoltà.”
“Sì,
perché a un certo punto mica abbiamo più guardato alle sottigliezze, no?!”
ribatto, mentre un sorrisino sghembo mi si dipinge sulle labbra.
“E poi ho solo tanti flash confusi.. di lui
che mi trascina in una tavola calda, di un okonomiyaki di cui non ricordo né il
gusto né il nome, di saké –tanto saké- che il padrone ha offerto a tutti i
clienti per festeggiare il trentesimo anniversario d’attività.
Io ne ho bevuto poco, e ho cercato di dissuadere Hanamichi.. ma non ci sono
riuscito granché..”
“Era
di ottima qualità!!” mi difendo.
“Quando siamo usciti dal ristorante, non so di preciso quanto fossimo lucidi.. lui,
sicuramente, meno di me.. ho memoria di avergli chiesto di fare due passi, per
digerire la cena e la sbronza.. e di avergli detto (questo, non so come, ma è
un pensiero limpido anche adesso): “Chiedo troppo, se desidero.. se sogno di
fare una romantica passeggiata in riva al mare con il ragazzo che amo?”
Beh, a questo punto ha
ancora senso negare?
(Io) lo amo.
Lui mi odia.
Tutto perfetto, no?(!)
Lui si mette a ridere
senza freni. Poi mi prende il viso tra le mani, avvicinando i nostri volti..
(per un istante
eterno, ho temuto –ho sperato- che mi baciasse)
..e mi sussurra un: “Anche
io ti amo, Volpe! Ti amo da impazzire!!”
Sono rimasto impalato ad
osservarlo, ma credo di aver perso dieci anni di vita..
E lui mi ha preso a
braccetto, trascinandomi -ondeggiando in modo vistoso- verso il bagnasciuga..
Sarebbe stato tutto
perfetto, se non fosse che…
Lui era ubriaco.
Io, (ero) sincero.”
“OH, KAMI SAMA!!! …AVEVO SCORDATO TUTTA QUESTA PARTE!!!” Gemo,
passandomi nervosamente una mano tra i capelli.
Ma come ho fatto!!!
Ci siamo dichiarati e… e…
Oh.. cazzo!! Non berrò più un goccio d’alcol in vita mia!!
Sono proprio un
do’aho, un do’aho stratosferico…
Chissà come l’ha presa Kaede?
“Superato lo shock
iniziale, non ci ho dato neanche tanto peso.. era ovvio che non fosse nel pieno
delle sue facoltà..
Anche se, almeno qui
posso ammetterlo, mi ha un po’ ferito la sua superficialità..
La mia unica fortuna è
che la sua risposta mi ha così tramortito da non permettermi di commiserarmi a
dovere.. e la voglia di dimenticare -il più in fretta possibile- ha fatto il
resto..
Infatti ho un buco
nero, da lì, per un certo tempo..”
Complimenti, Hana.. sei
proprio un Tensai!!
Mi prenderei a testaste da solo.. ma com’è possibile che io
sia caduto così in basso?
E il peggio deve
ancora arrivare..
Kaede avrebbe avuto tutto il diritto di odiarmi, e invece..
“Abbiamo camminato per
un po’.. poi ci siamo seduti in riva al mare, a chiacchierare.. credo che
l’ebbrezza abbia acceso la parlantina di entrambi.. beh, non che a lui
servisse, certo.
Ed è stato piacevole,
per quanto io ne abbia memoria..
Se anche mi
chiedessero di cosa abbiamo conversato, giuro che lo ignoro..
Ne conservo solo una
sensazione gradevole.. niente più.
Ma, ad un tratto, lui
propone di bere qualcos’altro e, senza aspettare risposta, scompare in una
stradina laterale che sbocca in un vicolo malfamato che ho intravisto la scorsa
mattina, facendo jogging.
Quando sto per iniziare a preoccuparmi, lui risbuca,
con una borsa di nailon e delle birre, che non so come sia riuscito a farsi
dare, visto che siamo entrambi minorenni..”
“Un passato da teppista ha i suoi lati buoni..” gli spiego,
sibillino.
“Mi lancia un’occhiata
in tralice, stappa la prima di due bottiglie e me ne offre una, tracannando la
sua senza riserve.
Quando gli faccio
notare che ha già –di gran lunga- superato il suo limite, e che uno sportivo
non si comporta così.. lui reagisce con insofferenza, pungendo
il mio amor proprio, con qualcosa sul latte per i marmocchi e le volpine..”
“Beh, chiariamo!! Non è che sono diventato stronzo tutto
d’un colpo, sai?
E’ che.. sì, insomma.. adesso sembra sciocco, ma.. non
riuscivo a rassegnarmi alla tua partenza, al fatto che mi avresti lasciato là
da solo… e poi la cosa mi è sfuggita di mano.. non volevo arrivare fin lì, devi
credermi!!” cerco di persuaderlo, di difendermi, di..
La terribile consapevolezza che il mio comportamento possa
averlo disgustato, mi cala addosso con tutto il suo peso.. e se.. se avesse
deciso di essersi sbagliato, sul mio conto?
“Mi ha proposto una
sfida.
E si sa.. io NON so
rifiutarne una, non sia mai che..
E così ho mandato a
puttane il poco buonsenso che mi era rimasto.
Non so quanto abbiamo
bevuto.. di certo, senza moderazione.
Non so nemmeno chi abbia
vinto la gara. Non che importi, in verità.”
“Non lo so neanch’io..” ammetto.
“Verso mezzanotte,
(credo fosse mezzanotte perché non è che fossimo –completamente- in grado di
leggere l’ora esatta) ci siamo ritrovati a guardare le stelle, del tutto
ignoranti in materia, sdraiati sulla rena, uno addosso all’altro..
Ha spergiurato che
lassù (in un punto in cui vedeva solo lui) c’era la Costellazione della
Volpe..”
“L’anima della prof. Shimako si rivolterà nella tomba,
quando morirà..” scherzo.
“Ricordo che mi stavo
appisolando, o forse ci siamo detti qualcosa anche -forse- di serio.. ma io ho
memoria solamente di un sacco di stronzate ‘astronomiche’, e di risate..
Le sue.
Io mi sono limitato a
sorridere. Credo.”
“Ma va’… ti eri sciolto, eccome!!” lo persuado, anche per
alleggerirmi la coscienza dal misfatto.
“E’ comodo, il
Do’aho.. come cuscino, l’ho già detto..
E non so quanto siamo
rimasti così.. almeno fino a quando lui non si scansa, sollevandosi in piedi, avvertendomi
che ha voglia di farsi una nuotata.
Prima ancora di capire
come, mi ritrovo anch’io issato a viva forza, con lui che mi propone di fare un
bagno di mezzanotte..
Devo avergli replicato
qualche stupida ovvietà, del tipo: “Ma io non ce l’ho il costume!”
E lui mi ha sorriso.
(perché questo lo ricordo così limpidamente?)
“Neanch’io!” spiega,
serafico, togliendosi la maglia e lanciandola poco lontano da noi.
Pensavo giocasse,
giuro.. speravo non scherzasse.
“Dai, Volpe..
sbrigati.. O ti spoglio io!!” mi ha avvertito, agitando le mani nella mia
direzione.
“Davvero l’ho detto?” esalo, più che stupito.
Ma da quand’è che io
sono così spudorato??
“Credo di essermi
preso 10 secondi, per ponderare bene l’idea di saltare il bagno, per dedicarci
ad altro.. certo! col rischio che lui se ne pentisse all’alba, quando la
sbornia gli fosse passata..
Non sono così triviale
da compiere un errore tanto madornale..
Ma.. che altro potevo
fare?
Mi sono spogliato in
fretta anch’io, e lui mi ha trascinato in acqua..
..calda..
E’ una sensazione
strana, che conservo ancora adesso.
Alcuni fotogrammi di
lui, illuminato solo dalla luna, che brilla sullo specchio delle onde, di lui
che si immerge, scompare e riappare, girandomi attorno..
Sembrava una visione
onirica.. mi chiedo se me lo sia sognato, o se sia successo davvero..”
“E’ successo davvero, Kit..” –chiarisco- “E’ una delle poche
cose che ricordo anch’io..” ammetto.
“Siamo rimasti vicino
alla riva, (almeno il buonsenso per quello lo abbiamo conservato..) ma non so
dire per quanto siamo rimasti ammollo.. né in che stato siamo usciti, come ci
siamo rivestiti, e come ci siamo separati.. forse abbiamo dormito sulla
spiaggia fino all’alba.. non so.
Mi sono risvegliato
nella mia camera un’oretta fa.. e l’emicrania non accenna a diminuire.. dubito
che le tisane di Mika-san siano utili..
Chissà lui dov’è?
Non credo sia andato
al campetto, stamane.. era messo peggio di me, il Do’aho.
Se non avessi una
mandria inferocita di bisonti in corsa nella scatola cranica, direi che è stato
un sogno.
Un sogno bizzarro.
Bizzarro e piacevole..
Se devo essere
sincero, non so se voglio che passi tanto presto.. cosa mi resterà, dopo, a
parte la nausea?”
“Non è che sia il massimo da associare ad un ricordo, sai?”
insinuo.
“Chissà lui come sta?”
“Avevo preso il caro, vecchio rimedio della nonna, e ho
vomitato l’anima..” confesso, ancora stordito dalla rievocazione dell’evento.
Neanch’io ricordo come ci siamo lasciati, o come sono
tornato al Centro, ricordo il malessere del risveglio, e la brodaglia puzzolente
che mi sono obbligato a prendere… e… ho tentato di fare mente locale..
D’improvviso, il ricordo della nostra serata m’investe, con
tutte le sue implicazioni che avevo scordato..
“KAMI SAMA!!” MA COME ABBIAMO POTUTO ESSERE COSI’
IMBRANATI??”
“Ore 13.50. Devo farmi
passare il tempo.
Il dolore sta
scomparendo, e sono sensibilmente più lucido.
Fra un’ora e mezza la
partenza.
Ho riletto il
resoconto ingarbugliato di stanotte.
Siamo stati degli
sconsiderati per quello che abbiamo fatto, ma non mi pento di niente..
Anzi.
L’unico rammarico, col
senno di poi, è che le cose potevano andare diversamente.. magari cercare di
chiarirci.. o anche solo provarci..”
“Ennesimo giro di valzer, eh?”
“Non ricordo nemmeno
se gli ho detto quando partivo.. dovevo riferirglielo
ieri sera, ma visto com’è degenerata..
Adesso vado a salutare
la padrona, poi telefono a Mika-san, per avvisarla del rientro, e poi mi avvio
alla stazione. Non oso sperare nulla.
Chi non spera.. non
rimane deluso, no?”
“Dai un po’ di fiducia, Volpe.. lasciati stupire, per una
volta..”
“Ore 23.30. Kanagawa.
Quando sono arrivato
sul mio binario, era già lì. In attesa.
Ho simulato un po’ di
sorpresa, mentre a stento ho trattenuto un sorriso.
Era tutto arruffato,
accoccolato su una panca.”
“Baka Kitsune!! Tu eri messo mooolto peggio di me!!” mi
difendo.
“Si è riscosso,
vedendomi, esordendo con un: “Ehilà, Volpe!!”,
tirandomi addosso della stoffa appallottolata, che si è rivelata essere un mio
calzino..
“Me ne sono ritrovati
due, infilati nello stesso piede..” fa lui, sorridendo con un’alzata di spalle,
come se fosse normale.
“Do’aho..” gli ho sbuffato, piegando un po’ le labbra all’insù.
E lui ha sorriso di
nuovo.
Mi sono seduto al suo
fianco, trascinandomi dietro la valigia e il borsone.
C’era davvero poca
gente, a quell’ora.
Del resto, i pendolari
erano tutti al lavoro, e gli studenti ancora a scuola..
E’ sceso su di noi un
silenzio un po’ imbarazzato, forse perché entrambi non abbiamo potuto impedirci
di ripensare a stanotte..
Avrei voluto chiedergli
se era venuto solo per il calzino, o anche per salutarmi.. ma mi è mancato il
coraggio..”
“Non sono fifone come certe volpacce, io..” solo perché non
c’era un pilastro abbastanza largo per nascondermi..
“Quando hanno
annunciato l’arrivo del mio treno, ci siamo alzati, alquanto impacciati..
Hana mi ha fatto la
predica: “Goditi i tuoi 5 minuti di celebrità.. perché, quando tornerà il
Tensai, la squadra mi riconoscerà come sua punta di diamante!!” la sua solita
spacconata.
“Tzé! Do’aho..” -gli
ho replicato io, per disilluderlo- “Cerca di muoverti a tornare, che qua ne
hanno piene le palle di te.” L’ho rimproverato, fintamente burbero.
“Stupida volpe..” ha
ribattuto lui, sorridendo.
..Ed è stato in quel
momento che mi è venuta un’idea..”
“Ti sei messo a trafficare col borsone, proprio quando il
treno è arrivato davanti a noi..”
“Gli ho lanciato tra
le mani la mia palla, che lui ha preso più per riflesso, che con vera
intenzione.
Mi ha guardato, senza
capire..
Quanto sa essere
tordo, certe volte!!”
“Ohi!! Bestiaccia.. modera i termini!!” lo sgrido,
risentito.
“Cosa ci dovrei..?” mi
chiede, fissando in alternanza me e il pallone.
“Mangiartelo!!” gli ho
risposto, serio.
“COSA??!!” sbotta lui,
indignato.
“Mph.. ti farà
compagnia..” gli spiego, spiccio.
“E’ il tuo preferito?”
s’informa, invece, lui.
“No. Ma lo rivoglio,
quando ritorni.” preciso.
“Ok!” concorda,
annuendo.
Ha cercato di dirmi
qualcos’altro, ma in quel momento le porte del vagone si stavano chiudendo, e io
sono dovuto salire in fretta. Senza sentire le sue ultime parole.”
“Ti avevo ringraziato.”
“Credo di aver fatto
la cosa migliore.. e non ritengo di essermi scoperto troppo.. almeno spero..
sì, insomma.. è un semplice favore tra atleti.. tra compagni di squadra.. non
penso lui riesca ad attribuirci altri significati..
Il mio pallone lo farà
sentire meno solo.. e poi, a me fa piacere che lui conservi qualcosa di mio..
Al ritorno, sono
passato da Mika-san, per tranquillizzarla.
E domani si riprende
scuola.
Ho una voglia matta di
restarmene a letto.. ma Ayako mi strozzerebbe, se mancassi.. quella ficcanaso..
sono certo che mi tampinerà, finché non le farò un resoconto, (almeno decente)
di tutto il Ritiro..
Nh.. c’è da dire che
lei non c’era.. quindi posso raccontarle il minimo sindacale..”
“Beh.. spero che tu sappia mentire in modo convincente,
perché lei mi ha chiamato subito dopo il tuo rientro..” l’avverto, con un
ghigno.
Chiudo il diario, assicurando il segnalibro.
Ho finito l’odissea di quel giorno, e anche il tempo a mia
disposizione..
Malgrado tutto, continuo a ripetermelo..
Come abbiamo potuto
essere così idioti??
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
PS: Rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone
che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri
nell’angolino apposito di questo sito.
Siete
davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi
la mia gioia personalmente, per questo lo faccio
qui.
Se
invece siete tra coloro che non hanno
mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo
sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga
la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it
“Finora, ho sempre
creduto che io e questo posto non avessimo niente a che spartire.
Niente, tranne la
camera 11, e la persona dentro a quel letto.
E invece, quasi
senza accorgermene, sono diventato anch’io parte di questo meccanismo..
Delle sue piccole, grandi
incongruenze.
Io.. ho cercato di
starne fuori.. ma ne resti impigliato, volente o nolente.
Diventa tuo, il
dolore di chi ha appena ricevuto una brutta notizia, impari a percepire la
sofferenza delle persone.. come quei poveretti che ho visto poco fa,
all’entrata, stretti gli uni agli altri, nella propria composta disperazione.. corridoi,
dove la gente piange un lutto.
E dici che tu non ci vuoi entrare, che sono momenti privati,
che sei un estraneo, e un estraneo deve farsi i fatti suoi.. ma quando lo
pensi, ci sei già dentro.
Perché il loro
dolore ti ha già toccato.
E allora, odio
questo posto, lo odio ancor di più, se penso che ti ruba tutto, persino il
diritto di soffrire senza occhi indiscreti.
E poi, quando il
livello d’acredine rischia di traboccare, arrivano a stupirti -invece- i lati
belli di questo strano animale, come l’ho definito l’altro giorno.. il
personale che ti saluta, riconoscendoti, con un gesto o con due parole..
E non parlo solo di
Saito-san, del dottor Kawata o di Sumai-stronzo.. mi
riferisco a tutte le formichine di quest’immenso formicaio, all’inserviente che
nota il mio lieve ritardo, a quella che m’accoglie con una battutina.. pochi
istanti fa, mentre percorrevo la corsia per arrivare qui dentro, mi hanno
trascinato in guardiola, per festeggiare una promozione di una di loro.. Mi
hanno schiaffato in mano una pezzo di torta, prima ancora di farmi capire cosa
stesse succedendo..
Mi hanno
semplicemente adottato.
In questa loro piccola famiglia.
E, con l’indulgenza tipica delle madri, ogni tanto mi coccolano..
ogni tanto mi sgridano.
Prima di oggi, ripeto, non mi ero accorto di quanto fossi
diventato parte anch’io.. di questa comunità.
Ti sembra un pensiero folle, Kaede?” gli chiedo.
A me pare un ragionamento spietatamente lineare.
Sbuffo, passandomi una mano sugli occhi..
finché i momenti belli bilanciano quelli brutti, è ok.. ma
poi?
“Oggi sono strano… è meglio se leggiamo, nh?”
17 Settembre. Venerdì.
“Sono stato un idiota.
Ma chi me l’ha fatto
fare, di tornare??”
“Perché?”
“Stamattina, la professoressa
Mitaka ci ha rifilato compito a sorpresa.. beh, era a sorpresa per me, visto che oggi è il mio primo
giorno di scuola..
Kiwashita non mi ha
neanche lasciato dormire decentemente, continuando a strisciare -in modo
fastidioso- il gesso sulla lavagna.. e –come se non bastasse- gli allenamenti
del club sono stati rinviati, per un’amichevole del club di pallavolo.
K’so… a quest’ora
potrei essere ancora spaparanzato col Do’aho a Miyako.. magari un filino più
sobri.. e invece..
Mi vengono i nervi, al
pensiero!!”
“Su, su, Volpe.. inutile piangere sulla birra versata..”
scherzo, con un riso beffardo.
18 Settembre. Sabato.
“Mika-san è venuta a rimpinzarmi il frigo, e a ficcanasare sul mio soggiorno..
un giorno di questi, devo chiederle se è parente di Ayako..”
“Ma che parenti e parenti!! Sono donne, è ovvio, no?!” spiego, palesando una banalità.
“Quella strega.. con la scusa di essere la nostra manager, voleva
acchiapparmi già ieri, ma io sono fuggito in tempo..
Ah!, come se non
bastasse, Maeda ha preteso -lui pure- che gli raccontassi -per filo e per
segno- ogni fatto saliente.. figurarsi!!
Sono sempre più
convito che avrei fatto meglio a restarmene là, almeno fino a lunedì.
Dannazione!!
Nh.. l’ora di terapia
è finita con meno morti di quel che credevo.. ne sono uscito un po’ malconcio,
ma anche lui avrà ferite da leccarsi..”
“Ma come parli??” sbotto, alzando gli occhi dalla pagina, e
indirizzandoli a lui.
19 Settembre. “Domenica
tranquilla.
Ho dormito per ¾ della
giornata, e poi sono andato al parco, per due tiri.
Ho incontrato i senpai
Mitsui e Kogure.
Ci siamo fermati un
po’ a parlare, per sapere –loro pure- del ritiro e di Sakuragi.
Ho scremato per bene
le risposte, e poi ci siamo salutati..
Sembravano molto
rilassati.. chissà.. forse si sono chiariti..”
“Almeno loro..” e gli lancio un’occhiataccia, mezza
esasperata e mezza rassegnata.
20 Settembre. Lunedì.
“Primo allenamento del nuovo trimestre.
Un sacco di cose
nuove: Ryota come capitano, la mancanza di Hana, e dei suoi strepiti, di Akagi
e Kogure, e la Babbuina
che fa l’aiuto-manager.. che cazzo di idea ha avuto, Ayako, di invitarla??
Ma mi sente.. oh, sì,
che mi sente!!
Quell’ essere inutile
passa il suo tempo a insozzare la palestra con la sua bava.. sento
continuamente i suoi occhi porcini addosso..”
“Ohi!! Ci andiamo giù leggeri, eh??” sghignazzo, troppo
divertito, per prendere le parti di lei..
21 Settembre. “Mi
manca.
La palestra sembra
vuota, sono tutti dannatamente troppo ligi al dovere.. Miyagi ci dà dentro, ed
è giusto.. ma senza di lui non c’è gusto.
Oggi abbiamo fatto il
test di storia.. Nh.
....
Stanotte ho sognato il
vecchio autobus arancione.. mi si è fermato davanti, come se qualcuno dovesse
scendere, ma non c’era nessuno.. mi sa che dovrò parlarne con Maeda, e quello
strizzacervelli da strapazzo partirà in quarta con le sue allusioni..”
“Lo ammetto: sono curioso di sapere cosa ti dirà..”
confesso.
22 Settembre.
Mercoledì. “Voglio notizie su Hana!!
Nh.. oggi Ayako non
s’è vista.. e ho sentito Miyagi dire alla Bertuccia che sarà assente anche
domani e venerdì, forse. chissà come mai..?
…la Babba.. nh.. lei scrive
regolarmente al Do’aho, lo sanno tutti.. a me, l’hanno detto ieri..
..Sono –seriamente- tentato
di andare a chiedere informazioni alla sorella di Akagi senpai.. no.
Amo il Do’aho.. ma non
fino a questo punto.. o sì?
Lei, di sicuro, sa.
Sono amici, no?
(Altra cosa da
rivedere, quando lui sarà mio)
Quindi, se va buca con
Aya, vado a chiedere alla Akagi.. sarà troppo occupata a sbavare, per pensare ai
perché del mio interesse..
Nh. ho deciso. Farò
così.
Mi riservo di
aspettare fino a venerdì e, se Ayako non c’è, la fermo dopo gli allenamenti..
Io, un altro weekend
senza informazioni non ci sto!!”
“Sono lusingato per la tua premura… ma dimmi: avevi anche
preparato un piano per svicolare da Haruko, dopo che lei si sarebbe
irrimediabilmente abbarbicata a te?” scherzo.
23 Settembre. “Oggi è
la festa di Aki
no higan, per festeggiare l’arrivo dell’autunno..
Ma io mi chiedo.. che c’è
da festeggiare, se arriva il freddo, le giornate s’accorciano, e io posso
giocare di meno a basket??”
“Forse perché è una tradizione millenaria??” insinuo, sorridendo, al
pensiero che –forse- tutto il Giappone non può orientarsi sulle esigenze
cestistiche del mio koi..
“Ad ogni modo.. l’usanza
prevede che le persone visitino le tombe di famiglia, rendano ossequi alle terre
dei loro antenati e chiedano ai preti buddisti di recitare sutra, in loro
onore…
Io ho saltato il rituale
anche per l’higan di primavera, e non sono ancora morto..”
Un brivido freddo mi corre lungo la schiena.. e se..? se..
Una paura irrazionale mi fa accelerare i batti cardiaci, mentre la mia
razionalità fa a pugni con quest’ insinuazione.. non è possibile, dai!! E’ solo
una tradizione bigotta..
“Sette giorni da sprecare
così.. ma siamo matti??
Forse andrò domenica ad
accendere un incenso sulla tomba di famiglia.. ma non perché me lo impone
un’assurda consuetudine.. solo perché è tanto che non ci vado.”
“Mh..” il dubbio resta… mia madre, che è una donna molto pragmatica, poco
incline alle credulonerie, pratica quest’usanza con serietà.. mah.
24 Settembre. Venerdì.
“Stamattina ho avuto serie difficoltà a districarmi dal sonno.. non è stato un
bel momento.”
“E quando mai lo
è??” ironizzo.
“Me ne sarei restato
volentieri a letto.. il problema è che poi, nel dormiveglia, inizio a pensare
troppo.. E sono già passati 8 giorni, da che mi sono separato da lui..
un’eternità.
Ayako non s’è vista.. io
ho tentato.
Sì, ho tentato di approcciarmi
alla.. alla.. a quella.
Ma -alla fine- ha
vinto il ribrezzo.
Ci ho provato, giuro!”
“Ma alla fine ha vinto il tuo istinto di sopravvivenza, eh?”
scherzo, scoppiando a ridere..
“Ho ponderatamente
preso in considerazione di chiedere a Mito, il suo migliore amico.. ma non
segue più i nostri allenamenti, visto che manca Hana, e passa tutto il resto
del tempo libero a scuola con i suoi amici del Guntai.. e, ovviamente, io non
sono così Kamikaze da andare da lui,
mentre ci sono intorno gli altri dell’Armata..”
“Beh, -si sa- saranno anche bravi ragazzi, ma in quanto a
riservatezza e discrezione, siam messi male..” borbotto, ricordando le
innumerevoli figuracce che mi hanno fatto fare, nel corso degli anni..
“Ho anche tentato di
chiamare a casa Miyamoto, ma Mitani-san mi ha detto che la nonna materna di Aya
stava male, e che non sarebbe rientrata prima di lunedì.
Ho ritenuto fuori
luogo farmi dare un recapito.”
“Povero il mio Koi.. ti sei dato da fare, mmh?”
25 Settembre. Sabato. “Ho
parlato a Maeda-san del sogno.. e quello si è messo a strofinarsi energicamente
le mani.. che nervi!!
Almeno, un tempo,
dissimulava la soddisfazione con un sorrisetto stronzo, adesso non si fa neanche
questo scrupolo..
Comunque.. ha detto
che è una cosa buona.. che il mio inconscio sta superando i suoi blocchi..
Ma quali blocchi?
Non c’ho mica capito
tanto..
Ad ogni modo, è
convinto che –entro breve- ‘sto viaggio onirico possa proseguire, con altri
pezzi di quest’immenso puzzle.. staremo a vedere..
Ah! Mi ha anche fatto
notare come il sogno sia riapparso in concomitanza con l’assenza di una certa
persona.. Nh.
Ci ho provato, giuro,
a restare imperturbabile.. ma credo di essere arrossito miseramente..
Dove cazzo è finito il
mio studiatissimo self-control??
Mpf.. non so cosa
pagherei, per avere il collo di Freud tra le mani, e tirarglielo forte forte..”
“Ecco, sì.. salviamo il mondo da una disgrazia..”
26 Settembre. “Dormire
e studiare.
Non che m’importi
molto, sia chiaro. Ma devo rimettermi in pari con gli altri..
Sono andato a fare un
po’ di jogging sulla spiaggia, tanto per scaricare la tensione.. ma non è
servito a molto.. spero che Ayako torni domani, e che mi porti nuove buone..
“Abbi fede, Volpe..”
27 Settembre. Lunedì. “Ore 6.50. sveglio e
arzillo.
E già pronto per andare a scuola, a
interrogare Aya..
Ma non è questo (beh, sì, ANCHE QUESTO, ma
non solo) a farmi diventare così mattiniero.
Poco fa ho sognato.. beh.. ho ripreso il
sogno.. e comincio a credere che Maeda mi stia suggestionando, perché sta
esattamente succedendo quello che lui si aspetta da me: il solito svolgimento,
eternamente uguale a se stesso, l’ansia e l’angoscia.. la presenza indefinita
che mi insegue, che mi minaccia e poi il bus arancio, che si ferma di nuovo
davanti a me, spalancando le sue porte.. ma non c’è nessuno che scende.
Ricordo di aver pensato: ‘E se invece di
smontare.. dovessi salirci io?’
Racimolando un po’ di coraggio e un pizzico
di sana incoscienza, mi sono elevato sul primo gradino, e poi il secondo, infine
il terzo..
E’ irrazionale, lo so, ma la prima cosa che
ho guardato –con palese curiosità- era se c’erano dei passeggeri, oltre a me..
ma nessuno. Nobody. Io da solo, e..
Di colpo, mi ritrovo a fissare il conducente dinnanzi
a me.
Perché non l’avevo notato prima?
L’uomo si sfila il cappello, e si rivela
essere..
Lui.
Hana mi sorride, come se fosse la cosa più
naturale del mondo.
E poi mi dice: “Ti porto al mare, Kitsune!”
Io gli sorrido, in risposta, annuendo...
..e poi mi sveglio.
Chissà se è solo un desiderio del mio
subconscio, oppure –per una volta- sarà un buon presagio?
Nh.. vedremo..
Intanto, adesso vado a scuola, e prima di
sera saprò qualcosa, parola mia!”
“Ma con la nostra
manager hai trovato pane per i tuoi denti, nh?”
“Ore 20.30. Ayako ha detto che non l’ha
sentito.. e che doveva telefonargli stasera, come da accordi presi in
precedenza.. domani la torchierò per bene.
Nh.. poco ma sicuro!!”
28 Settembre. “Non ci credo ancora.. NON CI
CREDO ANCORA!!
Nel bel mezzo dell’allenamento, (e c’era uno
strano fermento, persino io l’ho notato) le porte della palestra si sono
spalancate.. ed è entrato lui, gonfio come un tacchino.. scortato dal Guntai, a
mo’ di body-guards.
I ragazzi gli sono corsi incontro, per fargli
festa.. stropicciandomelo un bel po’..
Io ho cercato di rimanere in disparte, per
riprendere l’abitudine a respirare, e per far ritornare in sede il cuore, incastratosi
–chissà come- nella zona del pomo d’Adamo..
Quando però, pure la Schifezza gli si è
avvicinata, per imbrattarlo con i suoi sbaciucchiamenti viscidi, ho richiamato
la sua attenzione.
Un bel, semplice: “Do’aho!” e lui si è
voltato nella mia direzione, rispondendomi col più classico dei: “Baka
Kitsune..” ci siamo fissati per un istante eterno, e poi lui si è incamminato
verso di me, lasciando gli altri a guardarci stupiti.
Mi è arrivato vicino vicino, mi ha sorriso.
(non uno di quei ghigni idioti che fa sempre
quando fa il bulletto)
E poi mi ha detto: “Hai sfruttato i tuoi 5
minuti di gloria, come ti avevo consigliato?”
Non mi sarei mai aspettato che la prima frase
che ci saremmo scambiati, dopo quello che avevamo condiviso a Miyako, fosse
questa.
Ma la seconda è stata ancora più scioccante:
lui annulla le distanze e mi lancia una testata, di quelle come ai vecchi
tempi.. quell’Idiota!!
Ci sono quasi rimasto secco.
Credevo volesse baciarmi, lì. Davanti a
tutti.
E invece mi ha dato una capocciata, che
ancora adesso mi rintrona la testa.. non c’ero più abituato, e mica c’è andato
giù leggero, quel cretino!
Mi ha lasciato così, per andare a ricevere
l’ovazione dei nostri compagni..
Ci mancava poco che facesse la ruota, come i
pavoni..
Superato lo shock, grazie anche ad una
sventagliata di Ayako, mi sono avvicinato al gruppetto, che seguiva il racconto
delle sue giornate, della riabilitazione, ecc..
Ho ascoltato gran poco, ad essere sincero..
ero troppo concentrato a chiedermi cosa significava la sua capocciata, data
così, e quel sorriso.. che fosse il suo modo per salutarmi?
Ma non ero io, che dovevo dargli il
bentornato??
Non sono tipo da seghe mentali.. ma mi
sembrava una cosa importante, e non riuscivo a raccapezzarmi..”
“TU!! Non sei un
tipo da menate??” -lo punzecchio- “Ma se ¾ di quello che ho in mano è una
gigantesca sega mentale!!” gli faccio notare, alzando il diario nella sua
direzione.
“Aya mi si è avvicinata e mi ha sussurrato
un: “E’ tutto ok?”
“Non mi hai detto che il Do’aho tornava.” Le
ho risposto, secco.
“Come no?! Haruko l’ha detto a tutti, prima,
durante il riscaldamento!!” fa lei, incredula.
Nei suoi, vedo i miei occhi allargarsi di
stupore, fastidio, e quant’altro..
“E secondo te, io sto ad ascoltare
QUELLA??!!” le sibilo, incazzato più con me, che con lei..
Lo sapevo.. dovevo andare dalla Babba!!
Lei non infierisce, forse perché comprende
che io sia ancora stordito dalla novità, e invece mi dà una pacca sulla schiena,
ingiungendomi: “Va’ da lui!”
E così mi sono sentito l’ultima parte delle
sue spiegazioni.. quando Kakuta gli ha chiesto come avesse fatto a ristabilirsi
così in fretta, lui gli ha risposto: “Fare facilmente ciò che gli altri trovano
difficile è talento; fare ciò che è impossibile al talento è genio.”
“Parafrasando una
celebre massima di non ricordo chi..” ammetto.
“Gli hanno chiesto se era –effettivamente-
guarito, e lui ha detto che sì, praticamente sì. Che avrebbe dovuto riprendere
ad allenarsi piano piano (follia! Ma quando mai lui fa le cose con calma??) e
che avrebbe fatto un po’ di fisioterapia in un Centro qui a Kanagawa, ancora
per un po’..”
“Non è colpa mia..
se i tempi dei Geni sono incomprensibili, per voi, comuni, mortali volpacce..”
“I ragazzi sono stati spediti a cambiarsi dal
Coach, io mi sono avviato per ultimo, passandogli di fianco.
“Do’aho!” l’ho chiamato, e lui si è voltato
verso di me.
Il gancio destro è partito in automatico, non
ha neanche avuto modo di vederlo.
Massaggiandosi il mento dolorante, mi ha
guardato, stupito.
“Così siamo pari.” Gli ho spiegato,
andandomene negli spogliatoi, senza voltarmi.
So che ha sorriso.
Lo so, perché l’ho sentito dalla voce, quando
mi ha sbraitato contro: “Stupida Volpe!! Domani ti sistemo io!!”
Ci siamo cambiati, e poi siamo usciti tutti
insieme da scuola.
Alcuni dei ragazzi hanno proposto di andare
festeggiare il suo ritorno.. so di averlo deluso, ma non me la sono sentita..
Per un istante, mi ha guardato, con quella
che sembrava tanto ‘speranza’, ma avevo bisogno di stare un po’ per conto mio..
o -al massimo- con lui..
Avremo altri momenti..
Per oggi, va bene anche così.”
“Se lo dici tu..”
borbotto, scettico.. ci sono rimasto male, lo confesso.. speravo sarebbe venuto
anche lui.. e invece..
29 settembre. Mercoledì. “Il Do’aho è tornato
davvero.. Non me lo sono sognato!
Oggi ci siamo picchiati un po’.. all’inizio,
a metà allenamento, alla fine.. nelle docce..
Gli altri hanno creduto che fosse tornato
tutto normale..
Ma credo non sia così.
Ci ho riflettuto anche stasera, ritornando a
casa..
Cosa siamo, adesso, io e lui?
Abbiamo superato il rapporto che ci legava
prima del campionato, ok.
Ma non possiamo portare avanti nemmeno il
livello di ‘amicizia’ (se così si può dire) che avevamo raggiunto a Miyako..
semplicemente perché.. beh.. perché qui non siamo soli..
Come reagirebbero i nostri compagni,
vedendoci collaborare?”
“Ne sarebbero
felici??” butto là, tanto per criticare.
“Forse.. anche lui sta pensando la stessa
cosa.. non siamo più nemici, ma qui non siamo neppure amici..
Ma allora.. che cazzo siamo??”
“Due fessi??”
“Temo ci sarà una brusca retrocessione, e
sarà inevitabile.. vedremo come si comporterà lui, nei prossimi giorni, e mi
adeguerò..”
“Ma se sono stato
io, ad adeguarmi a te?? Quando hai fatto marcia indietro.. e ti sei nuovamente
trincerato dietro al tuo bel muro inaccessibile??”
Nh.. Stupida Volpe insicura.. quanto
tempo abbiamo sprecato, prima di capire che NON volevamo ritornare allo stadio
precedente??
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La citazione: “Fare
facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento; fare ciò che è
impossibile al talento è genio” appartiene adHenri-FrédéricAmiel (1821-1881).
- La storia si snocciola in numerosi
capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
PS: rubo quest’angolino
per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato
la mia ff finora, in
privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito.
Siete
davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi
la mia gioia personalmente, per questo lo faccio
qui.
Se
invece siete tra coloro che non hanno
mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo
sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga
la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it
“Chemerda
‘sta pioggia!” mastico a mezzavoce, ingoiando un paio
d’imprecazioni, mentre mi aggiusto una maglia troppo piccola –di almeno due
taglie- per me.
Entro nella sua camera, con -a dir
poco- mezz’ora di ritardo.. che giornata del cazzo..
“Ciao, Kit.. cerca di dirmi che tu
stai bene.. perché oggi ho già fatto il pieno di sfighe, intesi??” l’avverto,
strattonandomi furioso una manica..
“Stamattina la sveglia non ha suonato..
e mia madre era già uscita per andare al lavoro.. quindi ho saltato la
colazione, per non aggravare su un ritardo già mostruoso di suo.. pioveva, e
l’ombrello mi si è rotto, per una raffica di vento troppo forte..” -porca
troia- “dicono sia in arrivo unoTsunami,
per stanotte, al massimo domattina, verso l’alba.. e intanto piove che Kami la
manda..”
…
“Sono arrivato a scuola bagnato
come un pulcino.. ma dimmi te: tutte le mattine incontro Mito per strada..
proprio oggi, quello, doveva
diventare puntuale??” ma mi sente.. oh, sì che mi sente!!
“Come se non bastasse, il prof mi ha sbattuto fuori dall’aula, per 13, miserissimi minuti di ritardo.”
Quel cazzone..
“Ne converrai con me che non sia statoesattamente un inizio idilliaco, nh?
.. bene, perché non è finita!
Alla seconda ora, la professoressa Mitaka
mi chiama fuori alla lavagna.. mi ha silurato alla
terza domanda.. non sapevo nemmeno di cosa stesse parlando..” Oh, Kami.. se mia madre viene a saperlo, mi strozza.. e un brivido
freddo mi scorre lungo la schiena, facendomi venire la pelle d’oca.. mi stringo
d’istinto la stoffa contro, ma sento un sinistro rumore, come a presagire uno
strappo del tessuto.. che merda..
Passo forsennatamente le mani sulle cuciture, fino a sentire
una lacerazione dietro la spalla destra.. ma che
cavolo posso farci se è TROPPO piccola??
Sbuffo, mentre l’incazzo
lascia posto alla desolazione: “Mettiti comodo: non ho mica finito..” l’invito, accavallando a mia volta le gambe, ma un altro
suono molesto mi dissuade dal mantenere questa posizione.. i pantaloni mi
arrivano –a farla grande- ai polpacci..
Lo sapevo, io, che la mamma da piccolo doveva darmi meno ormoni
e vitamine.. e che i Giappo
sono tutti nani, no?
Sorrido.
Ma se io fossi un tappo, non potrei giocare a basket..
..mpf.. che idiozie..
Se non fossi tanto imbisciato,
potrei anche trovare i lati comici della faccenda..
“Alla quarta ora ho consegnato il compito in bianco.. m’ero scordato che ci fosse il test di geografia.. a
pranzo, quando sono arrivato in mensa.. –sì, perché nella fretta ho scordato il
bento a casa- avevano già razziato tutto.. mosso a
compassione, Takamiya mi ha regalato uno dei suoi
panini, già mezzo morsicato.. e una polpetta di riso, preparata con amore dalla
nonna centenaria di Noma.. sembrava cemento armato, altrochè!!”
Ancora adesso, ho il dubbio che quello fosse
uno scherzo improvvisato di quei deficienti.. ma, se lo fosse, giuro che li
uccido, trucidandoli lentamente e con piacevole sadismo..
“Durante gli allenamenti, Mitchi
mi fa un passaggio veloce.. talmente preciso che mi è
finito in faccia, perché io ero distratto.. quello stupido baciapiselli…
poteva avvertire, no?!
Sono rimasto mezz’ora negli spogliatoi, il sangue non la
smetteva più di uscire dal naso..” gli
spiego, sfiorandomi pensoso il setto nasale, che botta..
“E direi che potrebbe bastare, non fosse altro che -venendo
qui- proprio all’entrata dell’ospedale, a due passi dalla porta (quand’ero già
convito di essere arrivato) parte un’ambulanza a gran velocità, con le sirene
spiegate e tutto il resto.. è partita, sì.. centrando
in pieno l’immensa pozzanghera tra me e lei.. lì non c’ho più visto.. se non
fosse stata un’emergenza, avrei rincorso l’autista e poi -lui- sì, che avrebbe
avuto bisogno di un’ambulanza!!
In quel mentre è arrivata anche Saito-san,
che mi ha impedito di sfogare la mia giustificatissima
rabbia.. mi ha trascinato negli spogliatoi degli
infermieri, e –mossa a compassione- mi ha dato una divisa per cambiarmi.. promettendomi
che avrebbe provveduto –in qualche modo-a far asciugare la mia roba il prima possibile.. solo che deve aver
sbagliato taglia.. mi rifiuto di credere che siano tutte così..” dico, scettico, guardando l’uniforme aderente, stretta e
corta, da ogni punto di vista.. scomoda.
Scuoto la testa, come a cancellare la mia odissea.. per oggi, io ho già
dato.
“Eppure, sai..” –ghigno- “Potrei
anche tenermela.. magari per Halloween..
oppure.. Mmh.. Chissà.. ho sempre desiderato giocare
a ‘paziente e dottore’..” gli
sussurro, allusivo.
E poi scoppio a ridere.
Che cazzo di pensieri idioti.. morirei di vergogna, prima ancora di riuscire a capire
come sfilarmi questa camicia di forza!!
E poi non credo che lui voglia ancora sentir parlare di
medici e infermieri, una volta uscito da qui..
Mi alzo con cautela dalla poltroncina, sperando di poter
restituire questi indumenti con una parvenza simil-originaria..
Prendo il diario dal cassetto del comodino, un lampo attira
la mia attenzione.. il temporale è aumentato
considerevolmente, nell’ultima ora..
30 Settembre. Giovedì.
“A scuola, tutto ok.
Gli allenamenti, pure.
Ayako gli fa fare i fondamentali, per riprendere
mano.. ed è garante che non si strapazzi.. lui non
l’ha presa –esattamente- bene, ma si adegua..
Invece, io non so come
comportarmi, con lui.. mi cerca, si vede.. o, almeno,
io lo vedo bene..
Ma è anche lui
insicuro.. facciamo due passi avanti, e uno indietro..
ma non ci raggiungiamo mai..
L’unica costante della
nostra vita sono le risse, fatte per gioco, ormai..
certo: fanno male, i suoi pugni.. e neppure io scherzo.. ma potremmo andarci
giù pesanti, e invece non c’è questa cattiveria di base.. penso sia l’inizio,
per ripartire..
Mah.”
“E’ meno peggio di quel che si crede.. ci picchiavamo per
gioco.. e poi, da soli, ci lasciavamo anche andare..”
1° Ottobre. “Ore
21.00. Dopo aver visto Hana.
Niente di nuovo,
durante la sessione normale del pomeriggio; ma, quando gli altri si sono
diretti negli spogliatoi per cambiarsi, lui mi si è avvicinato, e mi ha chiesto
di andare a fare due tiri assieme, prima che si faccia
buio.. lì per lì, ho tentennato.. diviso a metà tra la voglia di stare con lui,
e la paura che il carico di lavoro per la sua schiena fosse troppo, e tutto
insieme.. ma poi ho pensato che non ci saremmo dovuti –per forza- allenare allo
sfinimento.. due tiri, e poi anche un possibile programma alternativo.. Quattro
passi? tre parole? due gelati?
una scopata?
Nh.. quel Do’aho riesce a tirar fuori la parte
più triviale che è in me..”
“Avremo modo di approfondire, dai..”
lo consolo, riconoscendo in me la medesima sfiancante
attesa.
“Devo controllarmi.. NH.. sembra facile, ma..”
“Nessuno l’ha mai detto..”
“Ci siamo ritrovati
davanti allo Shohoku, e siamo andati al campetto in riva al mare.. sembra quasi un gioco del Destino, che io e lui dobbiamo
–per forza- stare sulla spiaggia, per condividere qualcosa..
Nh.. ho sfilato la palla dalla sacca, ma lui me
ne ha passata una che si è portato dietro..
Semplicemente.. Mi ha riportato il mio pallone, come avevamo stabilito..
Sono stato tentato,
sul serio, di dirgli di tenerselo.. che mi avrebbe
fatto piacere.. io ci sguazzo, nei palloni!!
.. ma
che senso avrebbe avuto? E lui.. come l’avrebbe presa?
Ci siamo allenati nei
passaggi fin dopo l’imbrunire, e poi siamo andati in un chiosco a prenderci un
gelato.. e a fare due passi..”
“Cavolo!! I quattro passi c’erano, pure le chiacchiere e i
gelati.. mancava solo…” e arrossisco, mentre
un’immagine -non esattamente casta- mi si proietta in automatico..eccheccavolo!! Ho
16 anni, e potrei tirar fuori la menata della tempesta ormonale, e tutte le
altre tiritere.. il mio è solo un normale desiderio di approfondire ciò che sento per lui, anche sul
piano fisico.. niente di più..
E poi.. anche lui ha accennato, più
volte, a sogni erotici con me come protagonista e cose simili.. sarei
preoccupato del contrario!!
Ne ho le palle piene di quest’amore
sublimato all’infinito..
“..con
lui che ricordava la nostra rocambolesca fuga, la sera della Festa della Dea, a
Miyako.. e il gelataio un po’ pazzo, con i gusti dai
nomi strani..
E’ stato bello,
passare il tempo così.
Sembra un Hana
diverso, da com’è con gli altri.. sembra… più vero..
Forse è per questo,
che mi riesce difficile reggergli il palco, quando siamo con la squadra..”
“Sì.. ma alla fine mi seguivi, in
queste mie tirate.. certo.. ammettiamolo pure: per concessione della tua
magnanimità, ma poi.. sbuffando, sì.. ma lo facevi.. e non dimmi che c’era
‘spirito di martirio’, perché non ti crederei..”
2 Ottobre. Sabato. “Ore 11.20. Oggi è
una giornata piena.
Mika-san mi ha riassettato casa, poi è venuto lo zio
di Mitsui, a controllare la moto..
Ignoravo facesse anche
riparazioni e revisioni a domicilio.. del resto, il senpai si è limitato a darmi il numero di telefono
dell’officina, specificando che lui vuole starci fuori, motivandolo con un
generico ‘casini tra lo zio e papà’.. mah.
Ad ogni modo, il
signore che si è presentato è stato veloce e professionale.
Mi ha spiegato cosa -e
come- andasse sistemato, e poi è andato a fare un giro
di prova, per controllare la tenuta su strada.
Al ritorno, mi ha
assicurato che tutto è apposto, e mi ha rilasciato un certificato di garanzia.”
“Poteva mangiarselo, invece di dartelo..”
–intervengo, acido- “..o andare a fare amicizia con un
platano, così…” sospiro.
Lo so che non è colpa sua, e che la mia è cattiveria gratuita.. ma è più forte di me..
E’ in momenti come questo che rimpiango di non sapere chi
sia il pirata della strada che ha eseguito quel sorpasso in curva, che ha
innescato tutta la disgrazia..
C’è un innocente che sta pagando per l’imprudenza di quel
dannato bastardo..
Il mio innocente, per
la precisione.
E non venitemi a propinare le
solite stronzate sul casco..
sulla sicurezza, e quant’altro.. o fatalismi che mi
hanno riempito le orecchie fino alla nausea.. ‘doveva succedere.. era Destino’..
..Destino un cazzo.
C’è un delinquente a piede libero. Ecco l’unica verità.
Accidenti!! mi è salito l’incazzo..
Chiudo il diario, posandolo sulla poltroncina al mio posto,
mi dirigo alla finestra, e fuori piove.. piove sempre
di più..
Chissà se i miei vestiti si sono asciugati?
Il vetro mi riporta un’immagine di me quasi comica, questo verde menta a fare contrasto con i miei capelli, le
maniche fin quasi ai gomiti, e.. usciamo da qui, devo fare due passi..
Nei corridoi, la gente mi guarda, tra l’incuriosito e il
fastidio, credendomi –con buona probabilità- un paziente dello psichiatrico
sgattaiolato fuori reparto, senza permesso.. e finito
qua, chissà come.
Mi trattengo dal rispondere a tono ai più
sfacciati, oggi non è giornata, lo sapevo..
Una ragazza, forse una kohai, mi
viene incontro, trattenendo a stento un risolino di scherno..
Credono che non mi sia accorto di essere
ridicolo??
Una senpai di Saito-san
mi agguanta per un gomito, giusto un attimo prima che
io compia una strage, e mi schiaffa in mano la mia roba, ancora tiepida
dall’asciugatura.
Deve leggere gratitudine, nel mio sguardo, perché mi
ricambia con un sorriso materno, indirizzandomi nel box
visita 2.
La seguo, mentre tira le tende distrattamente, in un gesto
dettato dall’abitudine. Dice che mi posso cambiare con calma, e mettere nel
cesto all’uscita della stanza la divisa utilizzata..
La ringrazio, e lei fa per andarsene, con discrezione.
In quel momento, nasce in me il bisogno di parlare con Kawata, e pondero l’idea di chiederle se sa se c’è.. o se
devo discuterne con Saito-san.. ma lei è già andata
via, prima ancora che me ne accorgessi.. altra formichina di quest’immenso formicaio..
….
Mi cambio, sospirando di piacere. I miei abiti, puliti e
asciutti.. addirittura caldi.. i miei vestiti..
Anche le scarpe si sono asciugate..
la prima cosa buona della giornata..
Non ho mai saputo che fosse così bello, indossare la propria
roba.. neanche dopo aver sudato l’anima in seguito ad un
allenamento..
Ripongo l’uniforme e gli zoccoli che mi hanno prestato, nel
contenitore accanto alla porta, e poi mi dirigo alla ricerca di Saito-san.. la trovo vicino
all’accettazione, in astanteria, intenta a riordinare alcuni flaconi di
fisiologica.
Lei mi saluta con un sorriso, e mi chiede come va.
“Dopo il bagno fuori programma, intende??”
scherzo io, ironizzando un sorriso di superiorità.
Lei mi sorride di rimando, ricordando la mia faccia, quando
mi ha incontrato, mentre sgocciolavo e imprecavo -senza freni- contro
l’ambulanza che si stava allontanando..
“Va meglio, adesso.”
Chiarisco, indicandole i miei vestiti nuovamente in sede, con un gran
sorrisone.
“Mi cercavi?” domanda, di punto in bianco, riprendendo ad
allineare le sacche.
“Vorrei parlare con il dottor Kawata,
se possibile..” inizio, per
tastare il terreno.
Lei ci pensa su un attimo e poi, scuotendo la testa, fa:
“Oggi non è possibile. Era in servizio stamattina.. ma
c’è Sumai-san, se vuoi..”
“No. Grazie.”
Rispondo secco.
E lei mi scruta, improvvisamente sorpresa
per il mio repentino cambio di registro.
So che è stata una reazione scortese, la mia, e che lei non
ha colpa.. ma.
“Preferisco aspettare domani..” mi sforzo di spiegare, ammorbidendo il tono.
“Ah! Ok..
nel primo pomeriggio, lo trovi di sicuro..” mi
avverte, come sempre gentile.
La ringrazio, e mi incammino verso
la mia camera, quando lei mi richiama, sollevando la testa dallo scaffale: “Hana-kun..”
“Nh?”
“E’ meglio se anticipi il rientro..
dicono che lo Tsunami arriverà a Kanagawa in prima
serata..”
“Va bene.. rimango ancora una
mezz’oretta, e poi me ne vado..”
Lei acconsente, riprendendo a fare il lavoro che aveva interrotto per colpa mia.
….
Mi riaccoccolo sulla poltrona,
stropicciandomi con soddisfazione il tessuto sullo stomaco..
Allungo le maniche fin quasi a coprirmi le mani, sarà pure
un gesto infantile, ma mi piace..
E’ un modo per vendicarmi di quelle ‘robe a ¾’ di prima..
Una centrifuga a 90° con i delicati farebbe meno danni,
credo.
“Riprendiamo a leggere, ti va?”
“Ore 20.45. Incazzato con Maeda come una biscia.
Mi ha costretto ad
incastrare una seduta proprio oggi, anche se gli avevo detto che domani c’è in
programma un’amichevole e io mi devo allenare!!.. pur
di non sentire tutte le sue paternali stronzate, ho
accettato e, quando arrivo nel suo studio, la sua segretaria mi avvisa che ha
avuto ‘un improvviso impegno improrogabile’.. ‘sticazzi!!
Ma avvisare, no??
Porca miseria.. hanno inventato i telefoni!!
Lei si è scusata,
profondendosi in mille inchini, ma ha detto che è appena-appena andato via.. e che quindi era impossibile rintracciarmi a casa..
‘fanculo.
Ho capito che non è
colpa sua.. ma.
Farmi incazzare così, domani c’è la partita!!”
“Non è mica la fine del mondo, sai?” -sbotto, torvo.. -“Guarda me: ho forse picchiato qualcuno, (anche se avrei
avuto pienamente ragione) per la giornata di merda
che mi è capitata??”
Volpe impaziente..
“Nh..ok. Mi sono scusato con lei per
questa mia sfuriata, e ci siamo accordati per un incontro fra 2 settimane.. se mi dà buca di nuovo, lo strozzo con le mie mani..”
“EH, NO!! Prima deve esplicare la sua teoria freudiana sull’autobus!!” l’avverto,
reprimendo un sorriso.
“Mi ha fatto rinunciare ad una parte degli
allenamenti, quell’idiota!!
Nh.. devo
scaricare un po’ di rabbia.. è presto per andare a letto.
Fuori è buio.. vado a
farmi un giro in moto..”
“NO! NON CI ANDA..” ma a cosa serve?
Gemo la mia
frustrazione, a cosa serve.. dispensare consigli, ora?
….
La porta si apre, e Saito-san entra, con il carrello appresso.
“Ma
sei ANCORA qui?” chiede, turbata dalla mia presenza.
“Sì, beh..” –m’inalbero io, farfugliando una scusa che non sa
uscire- “adesso vado..” mi
giustifico.
“Lei alza un
sopracciglio, come quando Ayako si prepara a farmi la
ramanzina: “Ma hai visto che tempo c’è, fuori??”
chiede, retorica.
“No, perché?”
ribatto, sulla difensiva.
Lei s’avvicina alla
finestra, e scosta la tenda: “Buio. Notte. Tsunami
già qui.” Sillaba, come se avesse a che fare con un bambino.
La guardo sorpreso e
un po’ costernato, avrei dovuto seguire il suo consiglio.. ma
il tempo è volato, e non me ne sono accorto..
Saito sospira stancamente, avvertendomi: “Resta
qua, torno subito.”E
sparisce da dove è arrivata.
Dieci minuti dopo,
la vedo tornare con una coperta, due panini imbottiti, una coca e un cordless in mano.
“Data la
straordinarietà dell’evento, ho chiesto il permesso alla caposala di farti
restare qui, per stanotte.” Spiega, consegnandomi
tutte le cose.
“Eh?”
Lei m’ignora,
proseguendo: “Ma non devi muoverti da qui, né gironzolare per i corridoi,
intesi??”
Annuisco, in risposta.
“Su! chiama casa, e avvisa che sei al sicuro.. nessuna persona
sana di mente andrebbe là fuori, con questo tempaccio..” è
la sua riflessione, ma non credo preveda una mia risposta.
Mentre compongo il
numero di casa, osservo distrattamente lei, che cambia le sacche e inietta
direttamente nella vena centrale una soluzione azzurrina, e poi una rosa pallido.
Quasi mi sfugge la smorfia che fa, mentre registra i suoi parametri vitali,
seguendo con attenzione il tracciato.
Vorrei chiederle se
c’è qualcosa che non va, ma in quel momento mamma
risponde, e io intavolo la conversazione con lei..
….
Restituisco il
telefono, ringraziandola.
E lei traffica su di
lui per qualche altro minuto..
Quando sta per
uscire, vi è un calo di energia, e la luce si fa
soffusa.
Io mi riscuoto, allarmato, fissando il respiratore di Kaede, che gli invia
ossigeno.. Ma lei sembra tranquilla, come se nulla fosse.
Con una mano già
sulla maniglia, mi avverte: “E’ probabile che manchi la corrente, tra qualche
ora.. ma non ti preoccupare: tutti i macchinari
dell’ospedale sono collegati ad un generatore autonomo, quindi sarà garantita
la corrente fino a domani, se servisse..” –annuisco, concentrato- “nel caso in
cui, comunque, tu avessi.. mmh..
sì, insomma.. finché il peggio della tempesta non sarà cessato.. se vuoi, puoi
andare in guardiola, e le mie colleghe ti terranno compagnia..”
E’ un modo gentile
per dirmi che, se avessi paura di stare solo, devo sapere dove andare..
Ma non sono un bambino pauroso, io.
“Ma lei.. va a casa?” chiedo, analizzando le implicazioni del suo
consiglio.
“Io?” -e d’improvviso
m’accorgo che sono stato un grande impiccione.- “Abito qui di fianco.. e smonto fra tre minuti..” dice,
scrutando l’orologio.
Mi augura una buona
notte, e poi esce, trascinandosi dietro il carrello dei farmaci, mentre io
riabbasso lo sguardo sulla pagina del diario, fissando la sua calligrafia
minuta e regolare.
Giro la pagina, e
leggo la data:
“3 Ottobre. Domenica.”
Improvvisa, la
consapevolezza che il diario è quasi finito, che siamo alle soglie del giorno
fatidico.
Un inatteso brivido freddo
mi scivola lungo la schiena, e non è piacevole..
Mi accoccolo dentro la
coperta che mi ha lasciato Saito, in cerca di un po’
di calore.
Avremo altro da
fare, da domani in poi.. mi convinco. Un sacco di altre cose.. leggere il libro che lui non ha finito, gli
racconterò -con più particolari- la mia quotidianità, gli allenamenti, la
scuola.. magari potremmo anche studiare un po’ assieme, chissà.. e poi andrò da
lui a razziare un po’ di cd, e ascolteremo della buona musica.. che piaccia
anche al Tensai, però.
Mi rendo conto solo
adesso, del fatto che il tempo sia passato, incurante di tutto..
quando ho iniziato a leggere il diario, quando ho preso questa
decisione, ero convinto che lui si sarebbe svegliato prima della conclusione,
invece.. distolgo lo sguardo, stropicciandomi gli occhi, stancamente..
Li sento un po’
bruciare..dev’essere colpa
della luce al neon.. si sa che è irritante.
Ripongo
l’agenda al suo posto, avvicino la poltrona al letto, il più attiguo possibile, poi mi risistemo sotto
la coltre, tirandomi il plaid fin sul naso.
Il ronzio del
respiratore mi fa compagnia, mentre sento la pioggia picchiettare
insistentemente contro i vetri.
Mi rilasso,
distendendo le gambe, lasciandomi cullare dal ritmico ‘bip bip’e dal diluvio che si
abbatte fuori, ringraziando Kami di essere qua, al calduccio.
L’improvviso fragore
assordante di un tuono, caduto nelle vicinanze, mi fa sussultare, e mi maledico
per la mia spontaneità, mentre sento il cuore pulsare in gola, a ritmo
galoppante.
Allungo una mano
verso di lui, e afferro la sua, tiepida.
Chiudo gli occhi,
per un istante.. la stanchezza della giornata si fa
sentire, tutto ad un tratto.
Sto ponderando l’ipotesi
andare un attimo in bagno, prima di cedere al sonno, quando –imprevista- la luce
sopra di me si spegne, lasciando posto alle insegne d’emergenza, e a quel
lucore azzurrino, che ho imparato a conoscere pochi giorni fa..
Non poso impedirmi
di trattenere il respiro, mentre osservo –con ansia- i monitor: le linee
continuare la loro perpetua ascesa e discesa, il ticchettio costante, e il
caro, vecchio ronzio del respiratore.
Rimaniamo in
silenzio per un tempo indefinito, noi due, e loTsunami a farci compagnia.
Adesso, che non scorre
in me l’adrenalina dell’altra sera, ammetto –almeno
con me stesso-che l’ambiente è alquanto
spettrale.. e la pioggia scrosciante non aiuta certo a rendere il tutto
accogliente.. il vento fischia forte, sembra quasi che –da un momento
all’altro- debba rompere le vetrate, con la sua furia inarrestabile…
Un istante, un istante appena, ma la voglia di uscire da qui, di andare in
guardiola a chiacchierare con le infermiere di turno, di passare un po’ di
tempo con una persona con cui interagire, fosse anche per litigarci, mi
schiaccia, e diventa impellente.
Non amo la
solitudine, io.
E-d’improvviso- mi
sento solo.
Forse, Saito-san non aveva sbagliato di molto i suoi conti.. forse.. non sono così
adulto, come voglio far credere..
Mi strofino gli
occhi, flebilmente. diviso a metà tra il mio istinto,
e il senso del dovere.
E poi il mio pensiero va a lui.
Che non si può muovere da qui.
Che non può andare
dove vuole..
Che passerebbe da solo, questa notte di
tempesta.
E di colpo è facile decidere.
Le mie priorità
stilate chiare, dentro me.
Indelebili.
“Fammi posto, Kit..” gli sussurro, sdraiandomi un
po’ al suo fianco.
La notte finirà prima, così.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’
CONCLUSA.
- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo
capitolo.
PS: rubo quest’angolino
per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato
la mia ff finora, in
privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito. Siete
davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi
la mia gioia personalmente, per questo lo faccio
qui.
Se invece siete tra coloro che non hanno
mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo
sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga
la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it
Un timido sole
filtra dalle tende.. e la corrente è tornata, ma qualcuno deve aver spento la
luce principale, durante il turno della notte.
Mi risollevo dalla
poltrona, sgranchendomi la schiena, sento il collo tutto indolenzito.
Ma quando sono
finito, qui?
Non ricordo di aver
lasciato il suo letto.. mah.
“Buongiorno,
amore..” lo saluto, sfiorando con le labbra la sua fronte.
Poso lo sguardo
sulla sveglia sul comodino: le 6.30.
..cosa pagherei per poter dormire un altro
po’..
Mi stropiccio gli
occhi energicamente, per cancellare la tentazione di riappisolarmi.
“Ho bisogno
disperato di una doccia.” -Gli dico, soffocando l’ennesimo sbadiglio.- “E poi a
scuola, e dopo ritorno da te..”
Faccio mente locale,
cercando di snebbiarmi il cervello: Saito-san ha detto che l’isya Kawata
sarebbe stato reperibile nel primo pomeriggio.. ergo: dirò a Miyagi che salto
gli allenamenti, e vengo qua..
Piego la coperta e
la poso sul bracciolo della poltrona, butto l’incarto del mio magro pasto di ieri
sera.. non ho neanche ringraziato Saito-san come si deve..
Socchiudo la
finestra quel tanto che serve per far passare un po’ d’aria fresca, e dare il
cambio a questa, che è fin troppo viziata..
“Ci vediamo più
tardi, nh?” gli ribadisco, infilandomi la giacca stropicciata.
Saluto l’infermiera
di turno, che non sembra per nulla sorpresa della mia presenza così mattiniera,
evidentemente è stata informata dalle colleghe del turno precedente..
Sto per andarmene,
quando lei mi richiama e mi allunga una tazza di caffé nero, forte e bollente,
con un sorriso di comprensione.
Mi farà venire la
tachicardia, un simile concentrato di caffeina, ma non mi sembra cortese
rifiutare la sua gentilezza, e poi magari mi darà una scantata..
E’ dolce, non me lo
aspettavo.
Lo sorseggio con
gratitudine, e poi mi congedo.
Fuori dall’ospedale,
le persone camminano veloci, verso i loro luoghi di lavoro.. un ragazzo che
consegna i giornali quasi m’investe, per dribblare un ramo caduto in mezzo alla
strada..
Ditemi che non sarà come ieri, vi prego..
Mi osservo intorno,
stringendomi di più nel giaccone.. caspita, se fa freddo!!
Costeggio la via
principale, anche se allungo un po’ il ritorno, ho tutto il tempo per fare le
cose con calma.. e, mentre pregusto un’abbondante (talmente abbondante da far
invidia a Taka) colazione, e penso ad una bella doccia fumante, di quelle che
ti fanno rinascere, e una scusa decente per i compiti che non ho eseguito.. penso
che questo Tsunami abbia fatto un gran casino: ci sono un sacco di rami divelti,
lungo il marciapiede, uno di questi ha addirittura sfondato la vetrina di un
negozio..
I cestini delle
immondizie sono rotolati via, almeno quelli non fissati ad un palo. E poi un
sacco di cartacce, e depliant.. trasportati da chissà dove.. la nettezza urbana
avrà il suo bel daffare a ripulire tutto..
Perso in questi
pensieri, non m’accorgo, quasi, d’essere arrivato a destinazione.
Ma un familiare
borbottio mi riporta nei ranghi: pancia mia, fatti capanna!!!
….
“Quel botolo
ringhioso..” mastico fra me e me, all’indirizzo di Miyagi..
“Quando gli ho detto
che avrei saltato gli allenamenti, per venire qui, ha osato provare ad
obiettare qualcosa, sul fare almeno i fondamentali, ma Ayako l’ha riempito di
sventagliate, talmente forti –e talmente tante- che ha rinunciato a protestare,
per guaire il suo dolore.. hi hi hi.
E poi la nostra
manager mi ha spedito qua, senza sentir ragioni..”
…
“Comunque.. Kawata è
in riunione, adesso, quindi ci parlerò assieme tra un paio d’ore..
Che ne dici..
dobbiamo dare una scorsa alla partita?” propongo.
Onestamente,
controvoglia.
Non mi va di finire
il diario.. non oggi..
3 Ottobre. Domenica. “Ore
20.45. Amichevole con il Ryonan.
Se avessi il collo di
Sendoh a portata di mano..”
“Certo che, ultimamente, siamo un po’ sul nervosetti, eh?
Ieri a Maeda, poi con Sendoh.. non mi stupirei di leggere,
fra qualche riga, ‘se avessi la testa del Do’aho vicino a me’!..” scherzo, per
prenderlo in giro, sa essere suscettibile, la Volpaccia..
“La mancanza di Uozumi
sotto canestro si fa sentire.. come quella di Akagi, del resto..
Una cosa significativa
da annotare è che la guida spirituale dei nostri avversari è sempre stata
Sendoh, ancor prima di divenire capitano.. invece, per noi, con Miyagi, siamo
alla prima esperienza.. ed è bene che si prepari spiritualmente.. l’eredità del
Gorilla non è facile da portare avanti.. ma Ryota ha preso il suo ruolo molto
sul serio, a differenza di un certo porcospino..
Mi hanno dato
sinceramente fastidio, le attenzioni che ha riversato sul mio rossino.. ma come
si permette di provocarlo così??”
“Ah, sì?? E il modo in cui si strusciava su di te, allora? Come
la mettiamo??” gli rinfaccio, allusivo.
“Al 5° minuto del
primo tempo, eravamo sotto di 3 punti.. ma non eravamo preoccupati: ormai si sa
che siamo come i Diesel.. ci mettiamo tanto a scaldarci, ma poi non ci ferma
più nessuno..
Gli abbiamo dato del
filo da torcere, poco ma sicuro..
Il loro Incazzato
Perenne (come lo ha definito Hana) sembrava non gradire le attenzione agonistiche
del Porcospino nei confronti della Baka Saru.. almeno, su questo, eravamo
d’accordo!!
Hanamichi ha giocato
per 12 minuti, per scelta del Coach.
Se lo avessimo
escluso, ci avrebbe fatto una tirata infinita.. ma non può ancora sopportare un
incontro intero..
Ad ogni modo, ha
saputo far parlare di sé, anche in questi pochi minuti..
..Shiozaki non riusciva a smarcarsi: allo
scadere dei 30 secondi, passa a Kakuta, che non era in buona posizione per
tirare da fuori area, ma tant’è.. Hanamichi è sotto il canestro, pronto per il
rimbalzo.. ma non ha calcolato che la palla lanciata da Satoru.. beh.. gli
finisse sulla testa e rimbalzasse sul ferro.. io sono saltato, insaccandola:
era un tap-in perfetto!!
Ovviamente il punto era valido, ma tutti si
sono dimostrati parecchio infastiditi, per il risultato di questa mia azione..
soprattutto lui, che ne è stato il mezzo inconsapevole..
Stranamente, però, i nostri avversari non se
la sono presa con me, ma con lui!
Hanno iniziato ad insinuare cose del tipo:
“Se è l’unico modo che sconosci per fare canestro, è meglio che ti dai
all’ippica!” - Al più sottile: “E’ una nuova tecnica segreta del ‘Tensai’??”
Mitsui e Ryota gli si sono affiancati, pronti
a braccarlo, nel caso in cui avesse deciso di rispondere con i fatti alle
parole.. il Do’aho, si sa, s’infiamma facilmente..
E invece, ci ha stupiti tutti, sfoderando uno
dei suoi strafottentissimi sorrisi, e declamando alla folla in campo: “Quando
un vero genio appare in questo mondo, lo si può riconoscere dal fatto che gli
idioti sono tutti coalizzati contro di lui.”
“Altra citazione che
non ricordo né di chi sia, né dove l’ho letta.”
“Mph.. Baka Saru.. lui, e la sua mania di
cadere sempre in piedi, come i gatti..”
“Di necessità,
virtù!”
“Bastava ammettere la
casualità dell’evento.. e invece no!! SEMPRE A PIGNOLARE, LUI!!”
“E vorrei ben
vedere!! Lì si mette in dubbio le immense capacità del Genio!!” sbotto, sulla
difensiva.. Stupida Volpe…potresti anche prendere le mie parti, per una volta,
no?
“Prima di essere rimpiazzato, Sakuragi è comunque
riuscito a farsi valere.. ha compiuto diversi salvataggi.. una stoppata su
Fukuda che vale da sola tutto un incontro..”
“Sì, eh??” –gongolo-
“Ho fatto mangiare la polvere a Fuku-verme.. sì, sì…”
“Su alley-hoop di Miyagi, ha insaccato un bellissimo
slam, e poi è stato sostituito da Sasaoka.
Si vedeva chiaro e tondo che non voleva
uscire dal campo.. (due falli comunque se li è beccati) ma ha eseguito l’ordine
di Anzai-sensei, senza TROPPI reclami (per il suo target, s’intende).”
“Non ho nemmeno
avuto il tempo di scontrarmi seriamente con il Porcospino…” -piagnucolo, con
fare melodrammatico- “E poi era più sicuro restarti vicino, nel caso in cui
avesse tentato qualche mossa scorretta..”
“Egoisticamente parlando, sono contento che
se ne sia uscito.. Hana non ha mezze misure.. e sconfiggere il Ryonan richiede
un grande sforzo.. e, poi almeno, il Porco ha smesso di mangiarselo con gli
occhi.. anche se ritengo che dovrà presto ingoiare le ire di un qualche
Incazzato Perenne a caso…”
“DICI??” chiedo,
molto sorpreso dai retroscena di quest’allusione..
Chissà.. magari.. magari
Koshino è davvero inguaiato col suo capitano..
Ru ha una
sensibilità tutta sua, per percepire ‘ste robe.. con Mitsui e Kogure, per
esempio, ha visto giusto.. mah.
Sto per riprendere la
lettura, quando sento uno scalpiccio in avvicinamento.
Saito bussa,
entrando.. “Se vuoi, Kawata-san è libero, adesso..” m’informa.
“Vengo subito..” e
lei m’aspetta, non so perché. Facciamo insieme un pezzo di strada, verso la zona
degli uffici, poi lei mi dà una pacca d’incoraggiamento sulla spalla, e svolta
destra, verso l’astanteria.
E io mi ritrovo di
fronte alla familiare porta di mogano scuro.
Non che io l’abbia
varcata molte volte..
Ma sempre una di troppo.
Con la stessa
claustrofobica sensazione alla bocca dello stomaco.
Busso forte,
racimolando un po’ di coraggio.
Un “Avanti.” pacato
mi obbliga a portare a termine la mia decisione, sopprimendo l’istintivo
impulso di mollare tutto e tornarmene di là, alla sicura inconsapevolezza della
mia stanza 11.
Ma è troppo tardi,
ormai.
Sospiro, e sospingo
la maniglia verso il basso.
Kawata mi accoglie
con un sorriso di circostanza, un po’ troppo forzato, forse.
Di sicuro è stanco..
i medici, qua dentro, hanno turni molto lunghi e impegnativi..
Mi fa accomodare, sfilando
la cartella di Kaede da un mucchio disordinatamente impilato in un
raccoglitore.
Non riesco a
rilassarmi, malgrado la poltrona sia soffice e comoda.
E invece lui si
distende sulla propria, sollevando il fascicolo davanti a sé. Per un istante,
ho l’assurdo dubbio che voglia nascondersi.. di proteggersi dal mio sguardo.
Ma che
sciocchezze!!!
Rimaniamo in
silenzio per un tempo indefinito, pochi istanti, suggerisce la mia razionalità.
Un tempo infinito.
Kawata si risolleva,
posando sulla scrivania i fogli, incrociando le mani e il mio sguardo.
“Cercherò di essere
semplice.. Sakuragi-kun..” inizia, con un tono un po’ troppo familiare, per i
miei gusti.
Perché sento aria di guai??
“I test a cui abbiamo
sottoposto Rukawa-kun, nell’ultima settimana, non sono..” -s’arresta, cercando
una parola appropriata- “Non sono.. esattamente.. soddisfacenti..”
Il fatto che
m’indori la pillola, può solo dire che NON sarà una conversazione piacevole,
questa.
Posso percepire
chiaramente l’inquietudine salire dentro me, istante dopo istante, insinuandosi
sottopelle, pulsare autonomamente nelle tempie, al ritmo del mio cuore
accelerato.
Mi faccio violenza,
nel chiederlo: “E’.. è peggiorato?”
“Nh..”
E’ un sì???
Perché cazzo ci
mette tanto a rispondermi??
“Esistono diverse sindromi, dette ‘Di deterioramento rostro-caudale’,
espressioni della compromissione graduale e progressiva, dal diencefalo fino al
bulbo..” e poi si blocca, come rendendosi conto che è inutile parlare in
termini medici con me..
“E’ peggiorato: SI’ O NO?!”
l’incalzo, perdendo la pazienza e la calma.
“Hai.”
La sua risposta ha lo stesso
impatto di una fucilata. Ero pronto a tutto, ma..
“E… e quanto?” sussurro, incespicando appena, sull’ultima parola.
“Siamo quasi arrivati al terzo stadio,
chiamato 'Coma profondo'”.
Chiudo gli occhi, preparandomi
all’ultimo colpo: “Le.. le caratteristiche..?”
“Una completa mancanza di
risposte.. sono presenti gravi alterazioni delle funzioni vegetative e i
riflessi sono del tutto scomparsi..” elenca lui, strofinandosi stancamente a
testa, mentre io mi torturo le mani, per non mettermi a spaccare tutto.
“Non c’è..” –la voce mi s’incrina, deglutisco a vuoto- “Più
nessuna..?” non ce la faccio.
Davvero. Non ce la
faccio.
Neanche a dirlo,
figurarsi a crederci.
“Speranza?” -completa lui, per me, con tono contrito.-
“Poche… molto poche, in verità.” Conclude, lapidario.
Non so che farmene, del suo tono mortificato.
VOGLIO CHE MI GUARISCA KAEDE, NON IL SUO RAMMARICO!!
“Dannazione!!” impreco, scordando dove mi trovo.
Non me ne frega un cazzo..
“E’ meglio se ti fai vedere dal nostro terapeuta, per un
supporto psicologico..” –mi consiglia, preoccupato della mia reazione- “Te lo
chiamo subito, e fissiamo un appuntamento per stasera, nh?” propone, la mano
già sulla cornetta..
Io lo fisso, con lo sguardo vacuo. Le sue parole di adesso,
mescolate a quelle di pochi istanti fa.
Kawata ritenta, non sortendo in me alcuna risposta: “E’
importante, sai?.. in questi momenti difficili.. ti aiuta a scaricare la
tensione, le paure.. parlarne con un esperto, può servirti a rielaborare
l’evento.. a sentirti meno solo.. lo consigliamo a tutte le famiglie, con i
pazienti in questo stato..” cerca di farmi ragionare, di spiegarmi che è la
prassi comune, che è normale chiedere aiuto..
Ma quale cazzo di aiuto??
L’AIUTO LO VOGLIO DA CHI PUO’ RIDARMI KAEDE!!
..Che si tengano per loro, tutto il resto..
Un terapista.. un analista.. uno strizzacervelli.. non sono
pazzo.. non ancora.
“Perché non me l’ha detto prima?” soffio, d’improvviso
stanco.
Mi sento il peso del mondo addosso.
Ho le spalle larghe, sì.. ma per quanto reggerò?
“Nani?” fa lui, stupito del mio intervento, dal tono molto
diverso da pochi istanti fa.
Ritento: “Le sue condizioni.. aggravate.. cosa aspettavate a
dirmelo?” e calco sulla fine, con la speranza di farlo –assurdamente- sentire
in colpa, per questa sua mancanza.. io mi
fidavo, di lui.
“Non volevo angosciarti anzitempo.. Stavo aspettando di
vedere l’evolversi della situazione..” si giustifica, distogliendo lo sguardo
dal mio.
Ma non gli è sfuggita, la mia espressione accusatoria: “CONTAVA
DI AVVISARMI PRIMA O DOPO CHE FOSSE
MOR..”mi blocco, realizzando la
mostruosità che stavo per pronunciare.
“Solo stamattina, i risultati hanno confermato palesemente le
nostre ipotesi..” legittima il suo operato.
Una piccola parte di me, mi ricorda che non siamo sotto
processo, e che lui non mi deve spiegazioni, ma la sopprimo senza remore.
“Gradirei essere
informato su ogni più piccolo cambiamento.” Gli sibilo, alzandomi.
E non è una richiesta, lo sappiamo bene entrambi.
Lui annuisce, sospirando di desolazione.
Io gli giro le spalle, pronto ad andarmene, quando la sua
voce mi richiama: “Sei pronto a sopportare quello che verrà?” il tono si fa
paterno, preoccupato.
“Ho altre scelte?” e chiudo lui, e la porta, dietro di me.
….
Macino il pavimento sotto ai miei piedi, dall’ufficio alla
camera 11.
Mi devo calmare, mi devo calmare. Lo so.
Conto le mattonelle, una ad una, concentrandomi su di loro,
e sul respiro, che si deve regolare.
Ce n’è una sbrecciata in un angolo, chissà se lasceranno
morire anche lei..
Sento le labbra tendersi in un sorriso di ironica
disperazione, e le unghie cercare di lacerare la pelle dei palmi.
Dannazione! Le ho
tagliate giusto stamattina..
M’impongo di non fare scenate. Non qui.
….
“Svegliati, o ti prendo a testate, GIURO!!” ma sento le
lacrime uscire, contro la mia volontà, bagnandomi la pelle, lamia disperazione.
Stringo i pugni.. prenderei a calci il mondo.
Niente. Nessuna reazione.
“TI AVVERTO!!” –Gli ringhio, afferrando con rabbia il
lenzuolo che ci divide- “SONO STANCO DI ASPETTARE!! STANCO DI FARE I TUOI
COMODI!! SVEGLIATI, CAZZO!!
DANNAZIONE.. SVEGLIATI!!!!
VUOI MUOVERTI, SI’ O NO??!!
Sento il tessuto bianco strapparsi, sotto la mia morsa
furibonda, un suono secco. Inappellabile.
Era la stoffa..
..o il mio cuore?
Gemo la mia disperazione, sento gli incisivi lacerare la
pelle e un acre sapore metallico invadermi la bocca.
Osservo la mia mano avvicinarsi piano alle labbra, l’indice
macchiarsi di rosso.
Un rosso scarlatto.
Un rosso vivo.
Sollevo gli occhi su Kaede, davanti a me.
Anche lui, è ancora
vivo.
Mi accascio ai suoi piedi, la sua mano tra le mie, sulla mia
guancia.
“Permettimi di renderti felice, Volpe, ti prego.
..ti scongiuro… voglio solo
passare la mia vita con te…”
“Dimmi.. che devo
aspettare ancora.. e io tenterò di
crederci!”
“Dammi un segno..
uno solo.. che mi permetta di sperare ancora.. me lo devi, Kaede.. lo voglio!
E resterò qui..
anche tutta la vita.. ma fammi capire che ci sei.. che stai lottando per
tornare..
Fai vedere chi è
Kaede Rukawa, a questo branco di dottorini idioti..
Se non vuoi farlo
per te.. ti scongiuro.. fallo almeno per
me..” Stento a riconoscere questa voce
disperata, stanca, il tono di resa..
Le lacrime hanno ripreso a scorrere, contro la mia volontà.
Stanno bagnando le mie dita e le sue.. per un attimo, mi
sembrano l’acqua di mare..
Io, lui.. e il mare.. c’è sempre il mare, nei nostri momenti
migliori.
Ma questo pensiero, anziché confortarmi.. tiro su col naso,
reprimendo un singulto.
Poso con delicatezza la sua mano sul lenzuolo.
Mi stropiccio gli occhi, per asciugare lo sfogo. E’ quasi
ora di andare..
Devo dirglielo.. riporto lo sguardo su di lui.
..D’improvviso, mi sembra di aver scorto un movimento delle
sue dita.
Sbatto le palpebre, certo di aver preso un abbaglio..
..invece no.
Le sue dita si sono mosse, di poco, ma si sono mosse!!
Lancio un grido di gioia, spalancando la porta: devo correre
ad avvisare gli altri!!
Mi sento incredibilmente leggero ed euforico, mentre volo
lungo il corridoio..
Un sorriso a 48 denti mi si stampa in faccia: lo sapevo,
io!!
Con quell’idiota ci volevano le maniere forti!!
La Volpe
ha risposto alla mia provocazione.. E’ IL SEGNO CHE ASPETTAVO!!
La mia scorreria ha richiamato un po’ di gente, che si
affaccia dalle varie stanze, curiosa.
Un’inserviente tenta di rimproverarmi: “Ehi!! Questo è un
osp..” ma sono già lontano.
Di colpo, vedo Saito-san sbucare da un anfratto, e quasi le
finisco addosso, nella foga di arrestare la mia corsa.. sento le suole stridere
sul pavimento, mentre lei mi blocca.
La prendo per le spalle, ansimando per lo sforzo e
l’agitazione.
Lei mi guarda stranita, un po’ spaventata.
“Kaede.. KAEDE SI E’
MOSSO!!” Le dico, calcando con enfasi sulla seconda parte.
Lei, tuttavia, non sembra del mio stesso avviso.
Perché non si è ancora
infervorata di gioia??
“Sakuragi-kun, seguimi.” Mi ordina, percorrendo a ritroso il
mio cammino.
Mi ritrovo a tallonarla, con sempre maggiori dubbi. Perché
non chiama Kawata-san??
Rientriamo in camera, e lei s’avvia ai macchinari, iniziando
a controllare con dovizia i tracciati, riavvolgendo anche quelli a memoria
temporanea.
La osservo, trattenendo il respiro. Non mi aspettavo andasse così.
Fa una smorfia, portando la sua attenzione su di me: “Cosa è
successo, di preciso?” chiede.
Io le racconto passo per passo il fatto, e attendo il suo
giudizio.
La vedo scuotere la testa, in segno di diniego.
E percepisco chiaramente le mie timide speranze cristallizzarsi.
“Hana-kun.. vedi.. il tracciato parla chiaro.. è stata solo
una risposta motoria non volontaria, mediata dall’attività sottocorticale..”
“Ma si è mosso!!” obbietto io, sul piede di guerra.. Non è
che magari non mi crede, e pensa che mi sia immaginato tutto..
“Non lo metto in dubbio..” –riprende lei, paziente- “Ma il
movimento NON era volontario..” e scandisce bene quel ‘NON’.
Le mie speranze s’infrangono all’istante, mentre la
consapevolezza della mia illusione mi cade addosso, come una doccia gelata.
L’aveva detto anche Sumai-stronzo, qualche
settimana fa.
“Ma.. le dita..”
ritento, incapace di rassegnarmi.
Ennesimo segno di
diniego. La vedo pensare, e poi confidarmi, seppur controvoglia: “Il paziente
della camera 6, l’altrieri, ha aperto addirittura gli occhi..”
Ok. E’ stata
crudele. Ma ho recepito l’antifona.
Ciò non toglie che l’impatto con la realtà
sia devastante.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- Ritengo opportuno
ricordare che si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la
situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica
possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di
medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.
D’altro canto,
anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del
quadro clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica- è una
mia scelta personale, ai soli fini narrativi.
- La massima citata
nel capitolo appartiene a Jonathan Swift (1667-1745).
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può contattarmi al
solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Mi appresso ad
aprire il diario, tentennando in modo nervoso.
Non riesco a
staccare i miei occhi dai suoi. Chiusi.
Non vedo
nessunissima differenza, rispetto ad una settimana fa, a dieci giorni fa.. a un
mese fa.. come fanno a dire che è peggiorato??
Scuoto la testa,
come a scacciare questo tormento senza risposta.
L’infermiera
Saito entra.
Mi guarda, sorpresa.
Non si aspettava di vedermi già qui.
“Ma tu..
quando sei arrivato?” infatti.
“Pochi istanti
fa..” le spiego, giocherellando con la copertina rigida, con fare irrequieto.
“Come
stai?” mi chiede, nascondendo alla meno peggio l’apprensione della
domanda.
Saito-san deve aver
saputo del mio incontro con Kawata.
“Certi
giorni, è solo più dura.. andare avanti.” Confesso, lasciando
vagare lo sguardo ovunque, tranne che su di lei.
“Il dottore mi
ha ordinato di mandarti da lui, al tuo arrivo.. è importante.”
Sto per chiedere
un’anticipazione, ma dal suo sguardo spento capisco che non mi
dirà niente.
E la domanda muore
sulle labbra.
Lascio
l’agenda sulla sedia.
Uno sguardo a lui.
E poi via.
Credo sia inutile
prepararsi.
In certe situazioni,
non esistono salvagenti abbastanza grandi da impedirti di affogare.
….
Mi avvicino allo
studio. La porta è solo accostata e sento provenire delle voci,
dall’interno.
So che non è
educato, ma..
“Non dovrebbe
parlargliene, signore..” Sumai?
“Invece
ritengo sia un suo diritto sapere, e prepararsi mentalmente e spiritualmente
alla separazione..” Kawata?
“Mpf.. se lo
dice lei..” Sì, è proprio la voce di Sumai-stronzo.
Ma di chi staranno
parlando?
Mah.. comunque non
posso più aspettare, busso un paio di colpi sullo stipite, chiedendo il
permesso ad entrare.
L’espressione
di Sumai esplica chiaramente della sorpresa, e fastidio malcelato, rivolto a me
e al suo superiore.
Il terribile dubbio
che stessero parlando di me sta diventando consapevolezza.
“Siediti,
Sakuragi-kun.. ho bisogno di informarti sulle ultime notizie..” comincia
Katawa-san, preparando il terreno.
Sumai-san si avvia
verso la porta, ma viene richiamato: “Ryoji, no. Vorrei che restassi
anche tu, per favore..” gli ordina.
La consapevolezza
si sta trasformando in certezza.
Cos’è.. teme che lo riempia di pugni, per
quello che dovrà dirmi?? Penso, stizzito.
“C’eri
anche TU, nel giro-visite di stamattina.. E hai rilevato TU, il cambiamento.. potrebbe
essere utile anche la tua presenza..” perché ha calcato
così, su quel tu?
Il kohai si
ravvicina a me, sistemandosi sulla poltrona alla mia destra. La seccatura
è palese.. sa che non sarà una discussione piacevole, e se ne
trova immischiato, suo malgrado.
L’isya Kawata riporta l’attenzione su di me,
tamburellando nervosamente le dita sul ripiano dello scrittoio..
“Hanamichi..”
-non mi aveva mai chiamato per nome.- “Non sarà facile, quello che
sto per dirti. Né per me, né per te.. E non esistono metodi
indolore. Mi spiace.”
Il preambolo non
è dei migliori.. centinaia di ipotesi mi si figurano davanti.. una
più cupa dell’altra.
Sento il battito
cardiaco aumentare secondo dopo secondo, mi rimbomba nelle tempie.. forse.. riescono
a sentirlo?
Kawata si sfila gli
occhiali. Perché non li avevo mai notati, prima?
Non voglio pensare.
Non potete costringermi a starvi a sentire..
I quadri alle
pareti.. strani.
Non li conosco, mai
visti prima.
Hanno colori
vividi, allegri.. ispirano buonumore..
“Hanamichi…”
mi richiama lui.
E io mi ostino a
guardare altrove.
Sarà
sciocco.
Sarà
infantile.
..non me ne frega
un cazzo.
“Sakuragi,
ascolta..” me lo ritrovo davanti, d’improvviso seduto davanti a me.
Quando si è mosso?
Mi afferra le mani.
Troppo stordito, per ribellarmi a questa confidenza inusuale.
E io mi ritrovo a
fissare i suoi occhi.
‘Dagli occhi di quest’uomo, posso capire che ha
visto i dolori del mondo.
Lo vedo dal calore che hanno, dalla loro lucentezza.
…Occhi che lottano per strappare dalla morte anche
solo un istante in più.’ Ricordo di aver pensato, il giorno in cui
ci siamo conosciuti. 40 giorni fa. Un secolo fa.
“Dovrai essere forte.. so che sei un ragazzo
coraggioso..”
No. Vi prego. No.
“Vuoi
chiamare qualcuno.. che stia con te?” propone, incerto.
Scuoto la testa,
per rifiutare.
Lo sento sospirare
stancamente, riordinando le idee.. “Stamattina, vedi.. Sumai-san e il mio
staff hanno monitorato lo stato di Rukawa, dopo l’aggravarsi di ieri.... e..”
si ferma, si vede che è restio a continuare.
“E..?”
lo imbocco, è tardi, ormai per tornare indietro.
“…e la
diagnosi è mutata. Irrimediabilmente, temo.
Il coma di Kaede
è arrivato al 4° stadio, ‘dépassé’..”
“..o morte cerebrale.” Concludo io, per lui.
Le sue pupille si dilatano di sorpresa.
Ma non dovrebbe stupirsi.. mi hanno rimpinzato di nozioni
mediche, fin dal primo giorno, qua dentro.. e uno impara presto, il nome che non vorrebbe mai sentir pronunciare..
Silenzio.
Pesante. Greve. Claustrofobico.
Pensa veloce, Hana.. pensa..
“Non.. non è possibile che vi siate
sbagliati?.. che sia.. sia una fase transitoria?” tento, più per
disperazione, che per altro.
Lui muove la testa, in segno di diniego: “Tutti gli
esami e i tracciati parlano chiaro..” si ripete, come se la chiave dell’accettazione
fosse lì.
E’ che non so dove ho lasciato il lucchetto..
Ripenso a quella camera. Al letto. Alle ore infinite passate
lì, a ridere, a piangere, a brontolare, ad arrossire.. a tutti i
tracciati che ho visto disegnarsi..
All’improvviso, ricordo.
“Ma il cuore batte!! Ho sentito anche oggi il
‘bip bip’ del cardiogramma!!”
Ennesimo no. “Il coma irreversibile coinvolge la
degenerazione progressiva dei tessuti cerebrali..
Fino all’abolizione incontrovertibile delle funzioni
vitali: arresto della respirazione, caduta della pressione arteriosa,
ipotermia. Può persistere il ritmo cardiaco.. ma è ininfluente.
Il suo cervello è semplicemente
morto.”
Lo fisso, come se avesse detto una madornale castroneria.
Non è possibile, dai!!
Perché non ritorna ad usare i suoi complicati
paroloni, di cui capisco solo la metà del significato?
Perché una frase così, mi mette in ansia..
“Il
quadro clinico-elettroencefalografico
è un responso indiscutibile.”
Sento la
stretta delle sue mani farsi più serrata, come a palesarne la presenza.
E sento
qualcosa di umido scivolarmi giù, contro le dita.
“E’
finita?” soffio, al mondo sfuocato attorno a me.
“Hai.”
Decreta lui.
Un
interminabile abisso di silenzio. Rotto solo dal tamburellare fastidioso di
Sumai, sul bracciolo della poltrona.
Percepisco
lontanamente le dita di Kawata attraversarmi i capelli, in un gesto di
conforto. Di consolazione, di.. voglio morire.
Mi scappa un
singhiozzo, e non mi sforzo nemmeno di trattenere quelli dopo..
Ho perso lui.. che senso ha tenermi la
dignità?
….
Chino la testa
in avanti, sconfitto. Ho perso. –tutto quello in cui credevo- ho perso.
L’ho perso. L’unica
consapevolezza che mi urla dentro.
…e
adesso?
“Abbiamo
già avvisato il suo tutore legale.” –m’informa lo
stronzo, con il suo familiare tono sgradevolmente saccente, con quella punta di
annoiato, che mi fa saltare i nervi.
Sollevo la testa di
scatto nella sua direzione, cercando di mettere a fuoco la visione confusa del
mondo. Perché..? Come fa a sapere..? Che abbia parlato a voce alta?
“Nani?”
soffio, snebbiandomi la mente. forzandomi a capire.
Sumai ha adottato una
posa più professionale, impostando un’inflessione impersonale,
mentre ripete, lentamente, quasi fossi scemo: “L’assistente sociale
è stato contattato, stamane, da me.”
Questa mi mancava.
“E..?”
E lo vedo
rabbuiarsi, come se gli avessero sottratto un giocattolo divertente. Non mi
sfiora nemmeno l’idea che sia dispiaciuto per me. o per Kaede: “E
ci ha espressamente ordinato di non fare nulla, almeno finché non
avrà consultato gli avvocati di mezzo Giappone, onde evitare
ripercussioni legali sulla sua carriera, nel caso prendesse una scelta
avventata..”
Non mi è chiaro..
La mia espressione
confusa dev’essere palese ad entrambi, perché sento Kawata senpai
prendere parola, chiarendo: “Il quadro clinico del paziente
peggiorerà progressivamente, e in modo irreversibile, ma non ci è
dato di sapere i tempi.. potrebbe essere una cosa lenta e straziante, per chi
lo assiste..”
Stringe nuovamente
le mie mani nelle sue.
Per la prima volta,
mi viene il dubbio che stia tentando di trattenermi, e non di consolarmi.
“Ma
Kaede… Kaede ha scritto che.. che..” farfuglio, ripescando con
dolore frammenti scritti, convinzioni, volontà.
La sua volontà.
“Ne abbiamo
già parlato, ragazzo mio..” incomincia il senpai, ma in
realtà il discorso è già bello che finito. So, cosa
sottintendono le sue parole.
‘Quello che Rukawa desidera.. non sarà
nemmeno preso in considerazione.’
Con uno strattone,
mi ribello dalla sua stretta. Lo fisso. Con lo sguardo ferito di chi è
deluso.
Deluso e incazzato.
Credevo fosse mio amico. Credevo volesse aiutarmi.
Credevo ci tenesse a Kaede.
Kawata lo sostiene,
ma non replica alla mia muta accusa.
Poi esala un
sospiro, sembra invecchiato di colpo: “Non interverremo. In alcun
modo.” Precisa.
E la rabbia mi sale
dentro, soverchiando momentaneamente il dolore lancinante che sento
nell’animo.
Annuisco,
prendendone atto. Lucidamente folle.
Da oggi, è mio nemico anche lui.
Mi risollevo dalla poltrona, facendo
forza sulle braccia.
Di colpo mi manca
l’equilibrio e ricado malamente indietro, con un tonfo.
Sento la testa
girare.
Kawata accenna ad
alzarsi, per assistermi, ma il mio disprezzo lo dissuade.
Si risistema anche
lui, poco lontano da me.
Sumai è una
presenza inesistente, oramai, dentro la stanza.
Un essere insignificante,
che la mia mente si rifiuta di prendere in considerazione.
Mi concentro sulla
volontà di andarmene da qui. E mi rialzo.
Oltrepasso la
poltroncina del senpai, tra me e l’uscita, senza degnarlo di uno sguardo,
ma lui mi blocca, afferrandomi un polso. Abbasso gli occhi su di lui, non mi do
pena di capire cosa significhi il suo sguardo, cerco di liberarmi, con poca
convinzione, in verità.
E lui non molla,
non prima di avermi detto: “Se dipendesse da me, giuro.. non vorrei che
finisse così.”
Non me ne frega un
cazzo di come non vorrebbe che andassero le cose.. ha fatto una sua scelta?
Bene. Io, la mia.
Da oggi, le nostre strade si dividono.
“Lo dico per chiarire, al di là di ogni
ragionevole dubbio, che non soffrirà.. se ti può aiutare a
sopportare.. a fartene una ragione.. Kaede-kun non sente niente.. non prova
alcun dolore..”
E’ morto! Che
cazzo di dolore vuoi che provi??!!
Uscendo
dall’ufficio, noto per la prima volta un quadro, appeso al muro.
E’ di carta-pergamena,
raffinata ed elegante.
In altre occasioni,
non l’avrei nemmeno osservata, ma la frase che c’è scritta
sopra, mi si è conficcata dentro. E non riesco a mandarla via, nemmeno
ora, che sto attraversando i corridoi che mi separano da lui.
“I medici non
sono al mondo per facilitare la morte, ma per conservare a qualunque prezzo la
vita.”
-Thomas Mann (1875 - 1955)-
Un sorriso amaro mi
si dipinge sulle labbra, fratello della disperazione che sento brillare nel
riflesso del vetro sui miei occhi.
E se la vita non c’è più?
….
Entro in camera.
Tutto è come
sempre.
Sembra dormire. come sempre.
E io non ho
intenzione di cambiare niente. come sempre.
“I grandi
cervelloni rompono le balle..” gli dico, per dovere di aggiornamento.
E, di colpo, realizzo
l’assurdità.
E’ morto,
dannazione!
COSA GLI PARLO A FARE??
Mi appoggio sul
bordo della sedia, accasciandomi sul letto.
Un tonfo sordo mi fa
capire che il diario è caduto a terra.
Per 30 secondi, lo
mando mentalmente al diavolo. Che rimanga
dov’è.
Ma poi abbasso con
lentezza una mano, cercando a tentoni il tomo.
Lo afferro, e lo
ripongo sulle mie ginocchia.
Dovrei ignorarlo, ma
c’è tanto vuoto dentro me.
Il vuoto della
desolazione è un buco nero che ti risucchia, è un’apatia
che ti cattura feroce, crudele, e ti lascia stordito, forse è anche
peggio di mille immagini e pensieri a vorticare dentro.
Con cosa lo riempi, il vuoto, sei hai solo
vuoto?
Mi lascio consolare
dal ronzio del respiratore, dalla pompa che va su e giù, dai ricordi.
Il peso del diario si
fa insostenibile, sulle mie gambe.
Lo afferro di
scatto, infastidito, e mi preparo a lanciarlo lontano. Poi comprendo. E ci
rinuncio.
C’è un pezzo della sua vita, qua
dentro.
Accarezzo la
copertina blue navy, con un impeto di devozione quasi religiosa.
C’è un pezzo di lui, qua dentro.
Lo apro lentamente,
sfilando il segnalibro.
Manca mezza partita.
Forse è Destino che noi due lasciamo
sempre le cose a metà.
E il giorno della
disgrazia.
L’ultimo
giorno.
Istintiva la
consapevolezza.. ci sono già troppe cose che sono finite oggi. Il diario, no.
Inizio a sfogliare a
ritroso le pagine, soffermandomi qua e là, alla ricerca di possibili
pezzi saltati, magari nella fretta, nella distrazione.. qualcosa che potrei
aver ignorato?
La ricerca diventa
quasi febbrile, sembra sciocco, lo so, ma mi sento incatenato dalla smania di
trovare qualcosa che sia una sorpresa, un insperato regalo, da parte sua.
Ma non ci sono
pagine incollate, passo e ripasso.. già tutto visto, già tutto
letto.
“Cosa posso
fare, io, per te?” gli chiedo, ignorando la certezza di una risposta che
è ormai dentro me. Risposta che non voglio sentire, che non voglio
nemmeno prendere in considerazione.
Do del codardo a
Kawata-san, ma alla fine sono come lui.
In un giorno di luglio,
sta la mia risposta.
Apro nuovamente
l’agenda, concentrandomi su quel periodo..
Una febbricitante
ricerca, sino ad arrivare a quel maledetto 9 luglio.
Leggo e rileggo
tutto il pezzo. Non mi dà consolazione, no.
Ma è l’unico modo, per non
lasciarmi andare alla disperazione della mia inutilità.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono
agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di
lucro, da parte mia.
- Ritengo opportuno
ricordare che si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la
situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica
possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di
medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.
D’altro
canto, anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé
stante, il decorso del quadro clinico –pur rispettoso di una certa
coerenza pseudorealistica- è una mia scelta personale, ai soli fini
narrativi.
- La massima citata
nel capitolo appartiene a Thomas Mann (1875 - 1955).
- La storia si
snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può
contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it
- Per ulteriori
note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Ad un anno di distanza (pochi giorni di scarto che
differenza fanno?), sto per postare l’ultimo capitolo di Scelta d’amore.. sì, finalmente.
Tante cose cambiano in un anno.
Ma vorrei ringraziare chi ha amato o odiato questa storia, ed ha trovato il
tempo e la gentilezza per farmelo sapere, attraverso recensioni, commenti e lunghe mail private.
Non sono ancora state scritte le parole giuste per dirvi ‘grazie’.
...Se esistessero, le userei.
Niente elenchi, ma vi penso.
Ely
Scelta
d’amore
-Kaede’sDiary-
Byelyxyz
Capitolo 40
-epilogo-
(In corsivo, il diario di Kaede)
POV di Hana.
“Ciao, amore.” Gli
scompiglio i capelli con affetto, abbozzando un sorriso, sincero,
ma triste.
Forse, l’unica cosa
buona di oggi, è che è sabato. Niente scuola. Niente
compagni. Niente domande. Niente risposte.
Non l’ho ancora
detto a nessuno.
Nemmeno a mia madre.
O a Yohei.
E chiederò perdono ai ragazzi, per questa mia
scelta.
Egoista, certo.
Opinabile, di
sicuro.
Ma voglio questo tempo per me e per lui, da soli.
Che uno può
prepararsi mille discorsi pronti, per dirsi addio, ma poi..
trovi mai le parole giuste?
E se la separazione
arriva prima di quanto ti aspetti.. quando ogni cosa
da dire è superflua, perché non hai più davanti la persona che la deve
sentire.. che senso ha?
Mi stropiccio gli
occhi con il palmo della mano.
Sono stanco. Ma sono lucido.
Ho passato la notte
a fissare il soffitto, a vagliare tutte le scelte possibili.
Come se ce ne fossero.
Mi sfugge un sorriso amaro, dettato dalla disperazione.
Come se ce ne fossero!!
E ho pianto tutte le lacrime che avevo.
Forse per non
ricominciare oggi.
Anche se non sono stato in grado nemmeno di
mantenere questa, di promessa.
..di
non piangere davanti a lui, di essere forte, per entrambi.
Forse non sono un
uomo d’onore.
..forse non sono nemmeno un uomo.
Esalo un sospiro,
fissando il mio sguardo su di lui.
Ormai ho preso la
mia decisione.
Nella lucida
consapevolezza di tutte le implicazioni che ne deriveranno.
E non ritornerò indietro.
Sfilo il diario dal
cassetto, fidato amico delle nostre giornate, e mi accingo a completarne la
lettura.
Lo faccio
controvoglia.
Ho la netta
cognizione che finire di leggere il diario è portare a termine l’ultima cosa
che mi lega a lui. L’estrema scusa per procrastinare all’infinito la
separazione.
Ma non sarebbe giusto.
Sarebbe da
vigliacchi..e
noi due non lo siamo.
Ma arrivare a quel 4 ottobre non è solo
cocciutaggine. E’ un cerchio che si chiude, là dove tutto è cominciato.
Mi accomodo vicino a
lui, la sua pelle tiepida contro la mia.
In un attimo di
follia, allungo le dita sotto al tessuto.. il cuore
batte ancora. E non è un monitor a dirmelo. Il mio
orecchio sul suo torace.
Forse è questa la
cosa più dura da accettare: c’è ancora. E non c’è più.
Un attimo, un attimo
appena, un desiderio pazzo mi colpisce: forse sarebbe stato meglio se fosse
morto allora, in quella notte d’ottobre..
Lo stomaco mi si
stringe, nella consapevolezza abominevole che è un’eresia anche solo pensarla,
una cosa così.. figurarsi desiderarla..
Mi sento
terribilmente in colpa, per questa fantasia macabra..
è un’inutile congettura. E non sarebbe stato più facile, separarmi da lui.. e non avrei avuto il dono di questi 40 giorni, in cui
l’ho conosciuto.. in cui ho scoperto che mi amava anche lui.. che avremmo
potuto essere felici.. che, forse, almeno un po’ lo siamo stati..
Sento la diga
dell’autocontrollo scricchiolare paurosamente.. uno,
due, tre respiri, per ritrovare un contegno che non so più dove stia di casa.
Racimolo un po’ di
coraggio, impostando la voce, glielo devo.
“Al 18° del primo
tempo, eravamo in vantaggio di 4 punti.
Il loro coach ha
chiesto il time out, più per strigliare Sendoh, che
per reale necessità.
Mph..
Anzai-sensei, invece, era contento di come si erano
messe le cose.. ci ha detto di continuare a mantenere
la concentrazione, e che stavamo giocando bene.”
Dovrei..so che dovrei fare una delle mie sparate.
Lo prevedeva il copione di questa lettura-monologo.
Ma oggi no.
Non ce la faccio.. non riesco a farmi catturare dagli eventi. Un chiodo fisso
mi si sta conficcando nel cranio, martellata dopo martellata..
la fine incombente.. come potrei riuscire a distrarmi??
Dai, Hana, su..
Ennesimo sospiro.
“Al 12° del secondo
tempo, Mitsui è stato sostituito per fallo commesso da Fukuda.. gli ha spaccato un labbro, con una gomitata, che però non
è stata giudicata intenzionale.. io non ne sarei così convinto.. ad ogni modo, siamo riusciti a mantenerci in vantaggio fino
a -2 dalla fine, quando Sendoh ha deciso di sferrare
il loro ultimo attacco.. due punti ci distanziavano.
E’ partito con un
contropiede da manuale, e mi sono lasciato fregare come un allocco.
Che nervi!!
Gli sono corso dietro,
ma non ho capito la sua strategia: ha tentato un tiro da tre, (mi costa
ammetterlo) perfetto.
L’unico sbaglio del Ryonan, è stato credere che noi avessimo gettato la spugna,
dopo questo smacco potente.
A 49 secondi dalla
fine, Taoka sfodera il suo fottutissimosorrisetto da vincitore, Kakuta
passa a Sasaoka, che però è troppo marcato.. io avevo il fiato del Porcospino sul collo, non riuscivo
a liberarmi. Erano già belli e convinti che la vittoria fosse loro.
E non hanno calcolato Miyagi, che è piccolo, sì.. ma
Kami, quanto corre!!
Mitsui gli ha passato
la palla, lui ha dribblato Koshino con un incredibile
gioco di gambe ed è andato a canestro allo scadere del tempo.
La palla ha eseguito
un semicerchio, rotolando lungo tutto il ferro.. siamo
rimasti col fiato sospeso, finché il familiare ‘frush’
ci ha decretati vincitori.
Per il rotto della
cuffia.. non avremmo avuto tempo per un un’altra
azione.”
“Se non altro… la tua ultima partita ti ha visto vincente..” magra consolazione, però.
“Hana non ci ha
risparmiato la sua solfa, sul fatto che avremmo vinto con 40 punti di
vantaggio, se ci fosse stato lui, in campo, per tutta la gara..
Gli voglio bene.. ma quando fa così lo strozzerei!!
Sono tornato a casa, ovviamente di umore nero.
Ok. Era un’amichevole, ma.
E abbiamo anche vinto..
(ma solo di 1 punto).
Quello che non mi va giù, è che lui sia
riuscito a fregarmi in modo così elementare.. non sono
un pivellino, io!!”
“Anche
i migliori sbagliano.” Tento di rassicurarlo.
“Nh.. io e il Do’aho ci siamo picchiati negli spogliatoi, dopo
l’incontro.. se non fosse una follia, sarei quasi tentato di credere che lo
abbia fatto apposta.. Non la rissa.. (ovvio, che ci sia intenzionalità, in
quello), ma nel fatto che lui mi abbia dato i mezzi per scaricare la mia
frustrazione, dopo lo smacco di quel Mister54 denti.
Anche ripensandoci adesso, mentre lo scrivo.. non è poi così folle..”
“Perché era la
verità..”
4 Ottobre. Lunedì.
Ed eccocial giorno fatidico.
4 Ottobre. Lunedì. “Ore 12.45. Sulla terrazza.
Ieri sera, mezzo addormentato, devo aver inserito il
diario in cartella, assieme ai libri che non ho usato. E’ stata una mattinata
particolarmente conciliante.. il mormorio cadenzato
della professoressa Mitaka, prima; e il gruppo di studio organizzato da Arima-san, poi.. mi hanno permesso di farmi un bel pisolino
ristoratore, come non succedeva da un sacco di tempo.
Quando ho aperto la
cartella per prendermi il bento preparato da Mika-san, ci ho trovato la mia agenda personale..e perchè no? mison detto, ed eccomi qua.. non
ho voglia di dormire ancora, i ragazzi, giù in cortile, chiacchierano
animatamente, c’è un bel sole che scalda, i nuvoloni
da temporale sono ancora lontani.. prevedono pioggia per stasera.. è meglio se
non mi fermo dopo gli allenamenti, ho scordato l’ombrello a casa, e stamattina
sono venuto a piedi, perché la bici ha una gomma a terra..”
“Maledetta bici..”
“Ore 20.00: Stasera a cena con la squadra.
Nh. Chissà cosa
combinerà il Do’aho…. Ha insistito perché partecipassi. Nh…
Chissà poi perché.”
“Chissà. Poi.
Perché.” Ed è il dubbio che rimarrà su di noi
per sempre.
Il dubbio che non troverà risposta.
Una parte di me crede, spera ardentemente che lui abbia
sentito qualcosa, di tutto quello che gli ho
confessato, dal primo momento qua dentro.
Non ho certezze. Ma la speranza sa
essere persuasiva. Mi aggrapperò a questo.
Con le unghie. Con le mani. Con i denti.
Con la testardaggine tipica del Tensai.
VOGLIO CREDERE, che
lui sappia.
Ma il pensiero
torna a quella sera, a noi due, che ci prendiamo in giro, dentro a quella tavola calda, agli altri che ridono, perché sanno
che non ci saremmo fatti davvero male.. alle allusioni velate di Mitsui,
ai suoi “Nh.” dai mille
significati, a quel rapporto senza nome che ci legava, all’assurdo timore di
dichiararmi, per paura di un suo no.
SOLO col senno di
poi, capisco di esser stato un vero idiota.. i segnali
c’erano tutti.. ma la paura rende ciechi.
Ciechi e maledetti.
Le sue parole, le
mie offese.
Quel passaggio in
moto.
Dannazione!! –se
solo avessi rifiutato-
Mi resta solo
questo, di lui.
Un diario. Le
pagine intonse, preludio di vita, da oggi in poi.
Mi manca già. La
sua calligrafia, minuta e regolare.
Non ci sarà più.
E mille altre cose, non ci saranno più.
Non faremo mai l’amore.
O bagni di mezzanotte..
O passeggiate romantiche in riva al mare.
Non festeggeremo
assieme i nostri compleanni.
Non lo trascinerò a
pranzo da mia madre..
..o i sabati al Pachinko, coi
ragazzi dell’Armata.
Non saprò mai com’è
finita con quell’autobus arancione..
..o dove saremmo arrivati..
Non sistemeremo
casa sua, rendendola viva..
Non sentirò più i
suoi ‘Do’aho.’
I sorrisi che non
mi ha mai regalato.
A chi darò le mie testate?
Non lo faccio
apposta, ma il Destino mi riporta con crudele semplicità al compiersi degli
eventi. La ruota ha ripreso a girare.
Mi ritrovo sotto al naso la data del 9 luglio.
Non l’avevo
cercata. E’ arrivata lei da me.
Conosco –oramai-
ogni singola parola di questa pagina.
Il risultato non
cambia.
“Io ero piccolo, d’accordo,
ma lo ricordo come fosse ieri: lei che continuava a
vaneggiare, satura di morfina che oramai non le faceva più nemmeno effetto, nel
suo corpo pieno di metastasi, e il nonno, che confidava a mia madre il suo più
grande desiderio: essere lui stesso a donarle la morte, per non vederla più
soffrire così atrocemente.
Una scelta d’amore, la
sua.
Avrebbe deciso persino
di perderla, di non poterla più avere vicina, al suo fianco, purché lei
smettesse il suo calvario..
Purtroppo non è stato
possibile.
L’unica nostra
consolazione è che, nei suoi ultimi momenti d’agonia, era
caduta in coma, e quindi non ha sofferto, nel trapasso.
Per me è
inconcepibile, pensare di continuare a far vivere una persona, in un modo che
non si può neanche più chiamare ‘vita’.
E’ solo un inutile
accanirsi.. in nome di cosa, poi?
Ecco.
Per le malattie
terminali, intestardirsi è pura crudeltà, a mio avviso.
Anche nel caso di
morte cerebrale, di coma irreversibile, quando l’organismo si è ormai ridotto
ad un inutile vegetale, quando il risveglio è impossibile, al
di là di ogni ragionevole dubbio, beh, io vorrei che si potessero
staccare le spine.
Per dare un po’ di
dignità, ad un corpo rimasto solo.
Una fine decorosa.
Se succedesse a me,
per assurdo, io lo vorrei.”
“Tu lo sai che io
non sono d’accordo.
Per me, la vita è
sacra.
E nessuno di noi
può arrogarsi il diritto di toglierla a qualcuno.. ma
ti amo troppo, per non rispettare la tua scelta. Anche se va contro tutto quello in cui credo.
Anche se è una
decisione devastante..”
E’ una scelta d’amore.
Mi risollevo,
infilandomi il diario nella tasca del cappotto.
Da oggi, questo è
mio.
Mi avvicino a lui,
sedendomi sul bordo del letto.
“Ti amo.
E non mi stancherò mai di farlo.
Non so cosa
succederà domani. E non m’importa.
Resterai con me. Una parte di te lo sarà
sempre.
Anche quando riprenderò a vivere,
quando ricomincerò ad andare avanti.
Non ti prometterò di diventare il n°1, o di andare in
America, per realizzare il tuo sogno, al posto tuo…
non lo farò, proprio perché ho il sacro rispetto dei sogni degli altri, e non
sono tipo da appropriarmene.
Non sono un ladro di
sogni, io.
Voglio realizzare qualcosa di mio, qualcosa per me.
Ed è per questo che ti giuro, che
darò sempre il massimo.
Che sarai fiero di come saprò
sfruttare al meglio il mio talento, il mio genio.
Questo sì, te lo giuro.
Perché tu sia orgoglioso di me.”
Gli accarezzo con dolcezza le guance, il suo volto resterà dentro di me.
Prima che la determinazione vacilli, mi risollevo dal
giaciglio, e fisso i monitor davanti a me.
E’ strano.
Si dice ‘staccare la spina’ quando -in realtà- c’è solo un pulsante rosso da premere.
Clic.
Un basso ‘biiiiip’ di qualche
istante.
E poi il silenzio. Il vuoto.
Il tracciato piatto.
E’ la fine davvero.
Mi ravvicino a lui, sfilando la mascherina che ci ha divisi per tutti questi interminabili giorni.
“Ti amo.” Sfiorando le sue labbra con le mie.
Ti amo.
E sono pronto a pagarne il prezzo.
Lo penso. Mentre la porta della camera 11
si chiude, dietro le mie spalle. Per sempre.
-THE END-
Note dell’autrice:
- Per prima cosa,
né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei;
appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
- A titolo
informativo, l’uso delle lettere maiuscole,
delle minuscole e la punteggiatura in generale di questa fic,
non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una scelta consapevole,
la mia, per assecondare una sorta di armonia
interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure ignoratela....
- Come già detto
molte volte, la parte medica e riferimenti specifici al Giappone sono frutto di
ricerche approfondite; tuttavia, essendo esse di origine
autodidatta, e talvolta modificate per esigenze narrative, potrebbero recare
delle imprecisioni.
- Piccola curiosità: per gestire il
diario di Kaede nel modo più veritiero possibile, mi sono affidata alle poche,
ma preziose date che il SenseiInoue
ha scritto nel manga.
Di conseguenza, sono diventata cretina (i bisestili sono bastardi >.<), ma sono riuscita a risalire all’anno
ipotetico in cui Ru e Hana sono state matricole allo
Shohoku, ed è il 1993, il 1° aprile era di martedì, per la precisione.
Quindi, pur essendo il primo vol.
di SD datato copyright 1990, la storia è proiettata tre anni dopo.
Crono-storia:
Se non vi va di leggerla, saltatela
a piedi pari, ma io sento il dovere di spendere due parole sulla genesi e lo
sviluppo di Scelta d’amore.
E’ un atto dovuto per Kaede ed Hana, in primis.
La trama intera (con quest’esatta
conclusione) è nata in una sera di dicembre del 2003, tornando a casa dal
lavoro, sotto uno scrosciante temporale.. un idiota ha
frenato, e.. per un istante mi sono immaginata se.
Nel gennaio del 2004 nasce il primo capitolo, e fortissimi
sensi di colpa.
Mi sono chiesta se fosse giusto scrivere ‘per piacere’ su una cosa così dolorosa.
Se non fosse dissacrante per chi,
una vicenda così, la sta vivendo sulla propria pelle.
Nel gennaio del 2005, ad un anno esatto dal primo capitolo,
mi è stato fatto capire che certi temi si possono trattare con delicatezza,
senza calpestare la dignità di nessuno.
Io non ho la pretesa di dire cosa va bene e cosa no.
Non è un racconto che vuol farsi portavoce di un messaggio
pro-eutanasia, anzi.
Io –egoisticamente- non avrei mai avuto il coraggio che ha avuto Hana.
Mi sono state mosse diverse obiezioni, nel corso della
stesura.
Non mi arrogo il
diritto di trattare temi sociali, eutanasia, donazioni organi, ecc.. ecc… In questa fic, Hana e Ru non esprimono la mia opinione o le mie convinzioni al
riguardo. Anzi.
E’ una fic che parla di sentimenti, e di ricordi. Di gioia. Di
dolore. E basta.
Cosa è, cosa non è, spetta alla sensibilità di
ciascuno di voi, deciderlo.
Nel maggio del
2005, ho scritto la parola fine a questa storia.
Forse non è il
finale che la maggior parte vorrebbe aver trovato.. ma
è coerente: con la storia e con la mia idea in originis.
Penso che valga la
pena non calcare su quanto abbiano perso Hana e Ru,
ma su quanto abbiano vissuto.. non tanto la meta.. ma
il cammino condiviso.
Per questo, non ci
saranno proseguiti ufficiali alla storia.
Per me, Scelta
d’amore finisce qui.
Tuttavia, esistono due epiloghi alternativi,
innestati dopo la fine.
A chi non amasse questa fine, sono disposta ad inviarli privatamente.
Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@alice.it
Come sempre, sono
graditi commenti, consigli e critiche.
A chi avrà trovato
il coraggio di arrivare fin qui.