Scelta d'amore

di elyxyz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scelta d'amore 1 ***
Capitolo 2: *** Scelta d'amore 2 ***
Capitolo 3: *** Scelta d'amore 3 ***
Capitolo 4: *** Scelta d'amore 4 ***
Capitolo 5: *** Scelta d'amore 5 ***
Capitolo 6: *** Scelta d'amore 6 ***
Capitolo 7: *** Scelta d'amore 7 ***
Capitolo 8: *** Scelta d'amore 8 ***
Capitolo 9: *** Scelta d'amore 9 ***
Capitolo 10: *** Scelta d'amore 10 ***
Capitolo 11: *** Scelta d'amore 11 ***
Capitolo 12: *** Scelta d'amore 12 ***
Capitolo 13: *** Scelta d'amore 13 ***
Capitolo 14: *** Scelta d'amore 14 ***
Capitolo 15: *** Scelta d'amore 15 ***
Capitolo 16: *** Scelta d'amore 16 ***
Capitolo 17: *** Scelta d'amore 17 ***
Capitolo 18: *** Scelta d'amore 18 ***
Capitolo 19: *** Scelta d'amore 19 ***
Capitolo 20: *** Scelta d'amore 20 ***
Capitolo 21: *** Scelta d'amore 21 ***
Capitolo 22: *** Scelta d'amore 22 ***
Capitolo 23: *** Scelta d'amore 23 ***
Capitolo 24: *** Scelta d'amore 24 ***
Capitolo 25: *** Scelta d'amore 25 ***
Capitolo 26: *** Scelta d'amore 26 ***
Capitolo 27: *** Scelta d'amore 27 ***
Capitolo 28: *** Scelta d'amore 28 ***
Capitolo 29: *** Scelta d'amore 29 ***
Capitolo 30: *** Scelta d'amore 30 ***
Capitolo 31: *** Scelta d'amore 31 ***
Capitolo 32: *** Scelta d'amore 32 ***
Capitolo 33: *** Scelta d'amore 33 ***
Capitolo 34: *** Scelta d'amore 34 ***
Capitolo 35: *** Scelta d'amore 35 ***
Capitolo 36: *** Scelta d'amore 36 ***
Capitolo 37: *** Scelta d'amore 37 ***
Capitolo 38: *** Scelta d'amore 38 ***
Capitolo 39: *** Scelta d'amore 39 ***
Capitolo 40: *** Scelta d'amore 40 ***



Capitolo 1
*** Scelta d'amore 1 ***


Scelta d’amore

L’immensa Opera del Maestro Inoue, scritta da Kaede e raccontata per bocca di Hana..

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Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 1

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Ore 20.00: Stasera a cena con la squadra.

Nh. Chissà cosa combinerà il Do’aho…Ha insistito perché partecipassi. Nh… Chissà poi perché.

 

Flashback.

Una sera come tante, di un mese e mezzo prima... Palestra dello Shohoku, ore 18.00.

 

Qual è il modo migliore per finire una sessione d’allenamento?! Ma con un bello slam dunk, ovviamente!!!

Da grande Tensai quale sono, corro veloce come il vento, non mi faccio imbrogliare dalla finta di Miyagi (che, ormai, non confonderebbero neppure mia nonna), e salto.

Schiacciando, con tutta la mia forza, la palla nel canestro.

Il mio urlo liberatorio decreta la fine dell’allenamento.

Baldanzoso, sparo a raffica le mie immense capacità.

Sono o non sono “Il Tensai”?!

Mentre ci cambiamo negli spogliatoi, un’idea mi rimbalza nella testa.

Una proposta geniale, inutile dirlo…

 

“Ragazzi, tutti qui tra due ore. Andiamo a cena assieme… è tanto che non lo facciamo…”

 

 

Stranamente tutti sembrano assentire, tranne -ovvio- l’unica persona che vorrei davvero mi dicesse di sì.

Rukawa sembra indifferente, e allora lo provoco.

Voglio che sia presente anche lui, soprattutto lui.

Deve esserci. 

 

“Kitsune! Il Tensai ti concede di unirti a noi, se non senti il richiamo del letargo…”

 

“Nh. Do’aho.” Sbuffa lui.

 

“Baka! Allora è deciso. Devi venire.”

 

 

Cosa più unica che rara, lui non ribatte.

Annuisce impercettibilmente, e se ne va.

Senza salutare, chiaro.

 

La serata trascorre piacevole.

Io e la Volpe ci provochiamo un po’, senza esagerare.

Per seguire un vecchio canovaccio condiviso.

Perché, se non teniamo su noi il palco, chi lo fa?!

Perché, se gli dicessi che non lo odio davvero, che anzi lo amo, credo che mi ritroverei in una scatola di Chappy, da versare nella ciotola per la pappa di Hachi….

 

Eppure stasera –come ultimamente- è strano pure lui.

In quest’infinita altalena tra noi.. sembra sopportarmi con più facilità.

E non parlo di rassegnazione…

E non solo oggi.

E’ già da un po’ che lo sto notando… solo che non vorrei che fosse la prima cantonata del Genio… le altre 50?!

 

Ma quelle erano solo quisquilie da mezza giornata!

 

 

Quando usciamo dal locale, piove a dirotto.

E così, inevitabilmente, ci sparpagliamo, salutandoci.

 

Io e la Kitsune corriamo verso le rastrelliere della nostra scuola.

Ho fregato il motorino a Yohei e la Volpe, di sicuro, avrà la sua bici scassata da recuperare.

Armeggio impaziente sul catorcio del mio amico, ma questo ferrovecchio si ostina a non accendersi… e mi scappa un occhio su Rukawa.

Non ha esattamente la bici scassata di sempre: sorregge, con eleganza, una bellissima Ducati Monster nera come la notte…

 

“Wow…” mi scappa. E’ una meraviglia.

 

“Nh. passaggio, Do’aho?!”

 

Dei! Ma che succede?! “D’accordo, Kitsune. Ma solo perché il Tensai è magnanimo. Questa stupida bagnarola la recupero domani…”

 

E quando mai mi ricapiterà di farmi scorrazzare da lui??!! Un ghigno malefico mi si dipinge in viso.. e poi lo guardo, ipnotizzato, mentre fa per infilarsi il casco, nero come la morte, ma poi ci rinuncia.

E accende con un rombo sordo questo gioiello.

Sentila, come canta!!!

E dopo averla inforcata, mi fa segno di salire dietro. Mai desiderato altro…

Mi stringo sfacciatamente a lui, facendo aderire i nostri corpi, e non so perché, ma non riesco a capire se è il mio cuore, o il suo, a battere troppo veloce…

Il suo calore trapassa la giacca fina, scaldandomi.

Dolce contrasto con le gelide gocce di questo maledetto -benedetto- acquazzone.

Accosto le mie labbra al suo orecchio, indicandogli la strada da seguire. Lo sento rabbrividire a questo contatto, e non posso impedirmi di sorridere, mentre la moto sfreccia veloce sull’asfalto viscido e bagnato.

 

 

Arriviamo a destinazione. Troppo velocemente, dannazione, troppo presto!

Io scendo ringraziandolo. Non sia mai che il Tensai sia un ingrato!

E in modo sconclusionato sputo la prima cosa che mi frulla in testa, per non farlo andar via…

E’ la serata ideale: potrei dirgli che lo amo…

Oh, sì! e farlo fuggire a gambe levate!…

 

“Bella moto. Davvero. Sarà costata un patrimonio…” e lo dico con sana invidia e ammirazione, senza sottintesi. Io non me la potrei mai permettere, una moto così. Già mia madre tira avanti facendo straordinari, se poi…

 

“Nh.” risponde, come sempre, lui. Con quel suo dannato intercalare indifferente, come se fosse un gingillo accessibile a tutti. E mi manda in bestia.

 

“Cos’è?! A te è sempre tutto dovuto, Kitsune?!

E’ l’ultimo regalo del tuo paparino, per soddisfare un tuo capriccio?!”

 

Vedo il suo sguardo incupirsi e incendiarsi d’odio.

Odio vero, stavolta.

Forse per la prima volta da quando lo conosco.

 

“Che cazzo ne sai, eh Do’aho?!” sputa lui, corrosivo. E riaccende la moto.

 

Ma io non sto zitto, e gli urlo dietro: “Bravo, sì! Torna tra le braccia della mamma!”

Per un attimo, credo che potrei morire ustionato da quegli occhi.

 

“Ti credevo… diverso.” E parte, slittando sull’asfalto bagnato, incazzato come non mai, senza lasciarmi diritto di replica.

E io resto lì. Sotto la pioggia. Guardando la sua schiena scomparire, inghiottita sempre più dalla notte.

Resto lì. A darmi del Do’aho, per quello che gli ho detto.

Complimenti, Hanamichi! Questa è la tua miglior dichiarazione… non c’è che dire… le batte tutte di sicuro…

Gli chiederò scusa domani. E’ deciso.

 

 

E questo è l’inizio della fine. Perché quel domani, non arriverà mai.

 

 

Il giorno dopo, quando entro in palestra, un insolito silenzio mi accoglie.

Di solito, la Volpe è già qui, ad allenarsi nei tiri da tre o nelle finte… Perché oggi non c’è?

Una strana inquietudine mi attorciglia lo stomaco.

Ho un brutto presentimento… E Anzai ci chiama.

Lo vedo scuro in volto e, stranamente, mortalmente serio.

Io cerco di attenuare la tensione, con una delle mie genialate, ma vengo freddato sul colpo: le parole dell’allenatore sono marchiate a fuoco nella mia testa.

E credo nulla, mai, potrà cancellarle.

 

“Ragazzi, sedetevi, per favore.

Devo comunicarvi una notizia molto brutta…

Il vostro compagno, Rukawa, ha avuto un grave incidente ieri sera, ritornando a casa...

Stando alle testimonianze raccolte dalla polizia, un ubriaco ha eseguito un sorpasso in curva, e Kaede è finito addosso alla macchina che lo precedeva… Viaggiava a velocità molto alta, e senza casco, per giunta….

E’ in prognosi riservata, al momento, ma è caduto in coma, dopo aver battuto la testa sull’asfalto.”

 

“Non è vero! Non è possibile!” scatto su, senza rendermene conto… scuoto la testa per cacciare queste parole moleste, mentre gli altri mi guardano straniti.

 

Ayako piange, abbracciata a Miyagi.

E ognuno di loro esprime il proprio dolore a modo suo.

Ma io non ci credo.

La Kitsune ha la pelle dura! Non può piagnucolare per una stupida zucconata per terra… non può!

Non può finire così.

 

Senza tanto riflettere, mi fiondo negli spogliatoi, mi cambio e corro in quel dannato ospedale.

All’entrata mi indicano la stanza, in terapia intensiva.

Busso piano. Magari c’è sua madre o suo padre, con lui.

Invece la stanza è vuota.

Un solo miserissimo letto bianco, con lenzuola bianche, un comodino affianco, bianco pure quello, in quattro dannatissime asettiche pareti bianche.

 

Nella mia testa, questa è l’anticamera dell’Inferno.

 

Il ticchettio del monitor mi riporta alla realtà.

Mi avvicino piano al letto.

 

Kami! Sei ancora più pallido del solito… Disteso tra le bianche coperte.

Solo i capelli a fare da contrasto testardo con questo mortale candore.

 

“Ciao, Kitsune” sussurro io. Ma io questa voce non la conosco.

E’ un pigolio spaventato, incrinato da un pianto che non vuole uscire.

 

La mascherina del respiratore gli copre buona parte del viso, del suo splendido viso.

Senza volerlo, gli accarezzo una mano, prendendola tra le mie.

E’ fredda.

E sembra quasi piccola. Quasi di cristallo.

 

Sciocchezze, Kitsune. Io so quanto fanno male i tuoi pugni, quanta forza hanno queste mani, quando lotti, quando palleggi, quando schiacci a canestro…

Ma sono fredde…

Posso scaldartele io, per stavolta, Kitsune?

Eh?! Posso?!

Non ti farà sentire meno uomo, credimi.

Ed io, non mi sentirò meno Do’aho.

 

 

Un medico entra nella stanza, ed io sussulto, impreparato.

E’ stupito di vedermi, ma mi sorride benevolo.

Dagli occhi di quest’uomo, posso capire che ha visto i dolori del mondo.

Lo vedo dal calore che hanno, dalla loro lucentezza.

…Occhi che lottano per strappare dalla morte anche solo un istante in più.

 

 

Io mi presento.

Definendo a grandi linee il rapporto che mi lega a Kaede.

Poi chiedo informazioni su di lui.

Lo sguardo del dottore si incupisce appena, mentre soppesa quello che deve dirmi: “…Ha riportato numerose contusioni, e qualche lussazione… Il vero problema è il colpo ricevuto alla testa.

E’ in stato di coma profondo, in altre parole, c’è una totale mancanza di risposta agli stimoli e l’inizio dell’alterazione delle funzioni vegetative…”

 

“Dottore… Non mi servono i suoi paroloni…vorrei sapere chiaramente come sta.”

 

Il medico capisce che le mie domande vogliono solo una risposta.

“Se mi chiedi se si risveglierà mai… sono desolato, ma non c’è molta speranza.. le percentuali parlano chiaro…”

 

“Kaede non è un numero!” ribatto io, alterato.

 

“Lo so, lo so, ragazzo mio. Ma è anche inutile cullarsi in false speranze..”

e mi dà una pacca affettuosa sulla spalla, poi aggiunge: “Sei la prima persona che viene a trovarlo…se puoi, restagli accanto…”

 

“E la sua famiglia? Dove sono i suoi genitori?!” mi allarmo, di rimando.

 

L’uomo davanti a me mi guarda stranito, poi chiede dubbioso: “Non sai che questo ragazzo è orfano?”

Orfano?! Cos’è?! Uno scherzo?!

 

“E’ affidato alla custodia di un assistente sociale, che è il curatore dei suoi beni…

Suo padre e sua madre sono deceduti in un incidente stradale due anni fa.

…mai sentito parlare della morte del Presidente della Miyamoto-Rukawa Corporation?!

Beh, da quello che so, ha lasciato al figlio una generosa eredità da gestire.

Ma ho parlato personalmente con questo tutore legale e non sembra intenzionato ad occuparsi di Kaede. Ha detto solo che si limiterà a pagare le spese di degenza… Mi è sembrato un uomo spregevole…”

 

 

Mentre il dottore conclude il suo discorso, a me ribolle il sangue….

Stronzissimo assistente sociale, prega che non ti incontri mai!

Il mio sguardo ricade su quel letto troppo immacolato.

Prima di salutarmi, congedandosi, il dottore mi informa che nel cassetto del comodino ci sono gli effetti personali di Rukawa.

Mi prendo una sedia e mi accosto al letto.

Le sue mani sono ancora troppo fredde…

 

“Avrei tante cose da dirti, Kitsune…

e non so nemmeno da dove cominciare…”

 

Il gocciolio della flebo, che scorre lungo il tubicino, dilata all’infinito ogni secondo.

Rendendolo eterno.

 

“Te lo dico solo perché so che non puoi raccontarlo in giro, ma…

Mi dispiace, Rukawa, davvero. Per tutto questo.” -Prendi appunti, Volpe, non ricapiterà più.- “Per quello che ti ho detto ieri sera… Per tutte le cattiverie che ti ho sputato contro…. Per ogni sparata, ogni provocazione, e le offese… Ru, mi dispiace.

…Per tutte le volte che ho sfogato su di te le mie frustrazioni. i miei problemi… la mia invidia per il modo in cui giocavi…

…Anche tu, però, non ti sei risparmiato di certo, baka che non sei altro… sai quanto può ferire la tua indifferenza? La tua aria di superiorità?

Sai quanto bramavo un tuo piccolissimo elogio, per i miei miglioramenti?!

… Non ha mai voluto darmi soddisfazioni, stupida volpe scorbutica. Hai sempre vinto tu…

Io, eternamente a rincorrerti, e tu, sempre un passo più avanti a me.” -Mi sto alterando, lo sento- “Ma è una vita che voglio dirti tutto questo, e anche se forse… se fosse è troppo tardi, voglio farlo ora…

Visto che -vigliaccamente, lo so- non potrai picchiarmi, per quello che ti dirò…. HAI VINTO TU, KITSUNE.

Sei riuscito a toglierti pure l’ultima soddisfazione.

Hai deciso di andartene davvero in letargo, dopotutto, senza prima ascoltare quello che ho da confessarti…

Ti amo, Kitsune” -lo sputo fuori, quasi esasperato da tutto questo, non riesco più a tenermelo dentro- “cosa vuoi che ti dica?!” e sono incredulo anch’io, per quello che sto facendo.

E per essere riuscito a farlo, dopotutto. E amareggiato. Perché è un monologo senza risposte, il mio.

Del resto, ho dovuto accettare il mio amore per te…

Certe cose, non le puoi comandare…

 

“Anche se so di non avere la certezza che tu mi abbia sentito davvero, voglio crederlo.

Anche se non puoi rispondermi, nemmeno per rifiutarmi.

In un certo senso, mi dispiace che tu ti sia assorbito questa lagna, Kit.

…Ma so che dovevo farlo.”

 

Mi alzo dalla sedia. L’orario delle visite sta per finire.

Tra breve mi cacceranno, ma non temere.. “Tornerò domani, Ru. Il Tensai verrà a farti compagnia.”

 

Prima di uscire, guardo un’ultima volta quest’ambiente spoglio, completamente disadorno.

E mi avvicino al cassetto del comodino, aprendolo senza sapere nemmeno che sto cercando…

Il suo portafoglio, qualche spicciolo, l’orologio e le chiavi di casa.

Le prendo in mano.

Solo ora mi accorgo che il pupazzetto che le unisce è una simpatica scimmietta rossa.

E non so perché, ma per un secondo, la vista mi si appanna e sciocche lacrime sentimentali pungono per uscire.

 

Ma non piangerò, Kaede.

Non qui, davanti a te.

 

Mi giro verso il letto, e con una carezza fugace alla sua morbida guancia tiepida, lo saluto; meditando di fare una capatina in casa sua, per racimolare un po’ della sua roba, per rendere questa “galera” più accogliente e vivibile.

Un ambiente familiare potrebbe giovare, no?!

 

….

 

In poco tempo sono davanti alla villetta dei Rukawa.

Sapevo già dove si trovasse… ma fa un po’ impressione infilare le chiavi nella toppa, entrare da soli, senza mai essere stati invitati.

Non posso fare a meno di notare l’ordine perfetto che regna sovrano. Ma anche la mancanza di vita di questa casa.

E’ fredda.

E non parlo di temperatura.

Sembra una bella casetta fatta per essere messa in mostra e non per viverci.

 

Salgo le scale che conducono alle camere.

A destra, apro la porta di una stanza con il letto matrimoniale ancora sfatto: la camera dei suoi genitori.

Lo capisco subito: l’ha lasciata così per due anni.

Senza toccarla.

Ne esco quasi di corsa, ho come l’impressione di aver profanato un luogo sacro.

Un tempio dei ricordi.

E poi, la stanza della mia volpe. Sì, mia.

Il letto sfatto. I libri sparsi.

Questo è l’unico vano della casa che mi dia “un’aria vissuta” e un po’ mi tranquillizza.

 

Prendo il borsone degli allenamenti e ci infilo la coperta sopra il letto della Volpe: è un bellissimo plaid con il disegno di un canestro gigante.

Ovvio.

Che altro aspettarsi dalla Kitsune?!

Prendo anche il suo pallone preferito.

Sarà quello più consumato, visto che lui si allena anche dopo le sessioni a scuola.

 

Accanto al letto, in un ripiano, ci sono dei libri dalla copertina bicolore*.

E mi chiedo cosa ami leggere Rukawa... io nemmeno pensavo leggesse!

 

Banana Yoshimoto.

C’è quasi tutta la sua opera omnia.

E poi Mishima.

 

Mi stranisce un po’ questa nuova rivelazione sui gusti letterari di Kaede.

E, una volta in più, mi rendo conto di sapere poco o nulla di lui.

Persino della sua famiglia.

Dei suoi gusti, le preferenze.

Anche se lo amo, quante sono le cose su di lui che ignoro? E potrò mai conoscerle?!

Mi avvicino alla sua scrivania. C’è una cornice.

La prendo in mano.

Stupore.

 

Siamo io e lui, in una foto fatta dopo la vittoria sul Ryonan, negli spogliatoi.

Ce l’aveva scattata Mitsui di sorpresa, mentre ci stavamo azzuffando.

Anche se, adesso lo so, stavamo solo giocando…

 

Riposo questa foto, e noto solo ora la presenza di un libro dalla copertina blue navy.

Lo sfoglio distrattamente, leggendo qualche riga a caso: “Ho dormito poco, stanotte. Tensione pre-partita. Nh. Rimedierò domani.”- “Sapevo che il Do’aho non era poi così impedito…”

 

Sgrano gli occhi e realizzo: il suo diario!!!

 

Corro alla prima pagina:

 

1° Aprile.“Oggi è iniziata la mia vita da matricola allo Shohoku.

Nh. Ho fatto un incontro strano. Un imbecille mi ha preso a testate sulla terrazza, all’ora di pranzo…”

 

So che è sbagliato, quello che sto facendo.

Sto deliberatamente infrangendo la sua privacy.

Ma questo diario è la mia manna dal cielo.

Per imparare a conoscerlo davvero.

Per sapere com’è il vero Kaede Rukawa.

Domani glielo dirò. E lo leggerò con lui.

Questo glielo devo.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- A titolo informativo, l’uso delle lettere maiuscole, delle minuscole e la punteggiatura in generale di questa fic, non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure ignoratela....

 

- *Edizione italiana della Feltrinelli, so che in Giappone è diversa, ma non l’ho mai vista.

 

- Mi sembra doveroso precisare che io non nutro nessuna forma di rancore con la categoria degli assistenti sociali, infermieri, dottori e insegnanti.

Mi scuso per l’impronta prettamente negativa che ne potrebbe risultare, ma è solo in funzione puramente narrativa, e comunque non generalizzabile.

 

- Gli eventi narrati sono tratti fedelmente dal manga del Sensei Inoue. Ogni riferimento è stato rispettato in modo più assoluto, per rendere questo racconto il più veritiero possibile. Dove il Maestro non ha dato indicazioni, ha sopperito la mia ispirazione.

Per di contro, l’anime omonimo non è stato nemmeno preso in considerazione, a causa di alcune lievi discrepanze tra le due produzioni.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al nuovo divano blue navy: elyxyz@alice.it e non più al vecchio elyxyz@libero.it, per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

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Capitolo 2
*** Scelta d'amore 2 ***


Scelta d’amore 2

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 2

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

“Sono di nuovo qui, kKitsune!

Hai visto? Ho mantenuto la mia promessa…”

 

Glielo dico, aprendo la porta della sua camera.

Per un attimo, credo di vedere i suoi occhi aperti al di là della maschera che gli copre il viso.

Mi sono sbagliato.

 

E’ nella stessa posizione in cui l’ho lasciato ieri sera.

E nello stesso stato, mi ha confermato il medico.

 

“Ti ho portato un po’ di roba… guarda!!” gli dico senza pensare, sollevando il suo borsone dello Shohoku.

 

Poi lo riabbasso, arrossendo per la mia ingenuità.

E dandomi dell’idiota.

 

Non posso aspettarmi che lui reagisca… potrebbe farlo, vorrei che lo facesse…. Dovrà farlo!! ...ma è ancora troppo presto… il dottor Kawata dice che non sa se Kaede mi può sentire, ma che, nel dubbio, è meglio tentare….

Nel suo stato attuale, naviga in un limbo d’incoscienza…. Almeno non sente dolore.

 

E’ una pallida consolazione, questa.

Ma è pur sempre meglio di niente.

 

“Ciao, volpaccia… come va?” sussurro, sedendomi accanto al tuo letto.

Le tue mani sono un po’ più calde, ma non come le vorrei.

 

“Sono passato da casa tua, ieri sera, e ho racimolato un po’ delle tue cose….” -Farfuglio, un po’ imbarazzato- “Sia chiaro… non ho rovistato ovunque, ok??!!”

Mi sento un ladro, per quello che ho fatto… anche se le mie intenzioni erano

ebuone….

 

Sfilo le prime cose dalla sacca, mostrandogliele:

 

“Ecco il tuo plaid, volpe fissata!!!... almeno ti riscalderà un po’!!” e glielo sistemo sopra la coperta bianca che lo copre.

 

“Il tuo pallone da basket… spero sia il tuo preferito… non si sa mai che ti svegli… e che ti venga voglia di fare due tiri…” lo appoggio per terra e la palla rotola silenziosa in un angolo della stanza, rimbalza addosso alla parete, per poi ritornare brevemente indietro, fermandosi. Seguo il suo pigro percorso, convinto che sia giusto che lei sia qui. che c’è una ragion d’essere, nella sua presenza.

 

“L’infermiera tricheca me l’ha fatta lucidare a nuovo, temendo che fosse sporca, e che potesse portare germi da te… veramente, mi ha fatto sterilizzare anche la coperta, e le mie scarpe…. Sono tutti dannatamente fissati, qui…” -borbotto seccato- “Mi ha atteso al varco, e mi ha perquisito da cima a fondo…. Secondo me, quella ha visto troppi polizieschi, credimi…” annuisco a me stesso, convinto della mia teoria. Poi riprendo:

 

“La tua sveglia scassata, perché non si sa mai….” e l’appoggio sul comodino qui vicino.

“La tua lampada da notte… ma non ti sembra di essere un po’ troppo grande, per tenere ancora una cosa che ha le stelline che girano, quando la accendi?” sbotto, fintamente polemico…

 

….

 

“No, eh??... hai ragione… in fondo è molto bella…” concedo, riprendendo a rovistare nel borsone.

 

“L’ultimo libro che stavi leggendo, te l’ho preso… credo sia giusto finirlo.. altrimenti poi ti resta la curiosità… Questo invece non sai cos’è… ma te lo spiego subito: è un block notes, in cui annoterò tutte le volte che ti concederò di picchiarmi senza reagire, quando guarirai, per quello che io avrò fatto o detto, mentre eravamo qui… cerca di non prenderci gusto, ok?!”

 

“E poi questo….” –sussurro incerto, posando il suo diario sul letto- “Non so se sia un bene o no. Kaede, vorrei leggerlo. Vorrei avere il tuo permesso per farlo.

Non è un capriccio, Kit. Credimi.

Vorrei conoscerti, davvero. Le cose che non so di te… tutto quello che sei, quello che ho potuto solo sfiorare e mai carpire...

E io ti parlerò di me…. Anche se non so se, per te, è un gran guadagno…

…sforzati di sopportarmi, Kitsune, potremmo scoprire di essere più vicini di quello che temevamo..”

 

Accarezzo con un dito la copertina blue navy, sfiorandone il contorno.

Sollevo gli occhi su di lui, potrei stare qui ore, ma non mi risponderà.

 

“Picchiami, ok?!..

…oppure ringraziami, quando avrò finito.” Decreto, aprendo la prima pagina.

 

 

1° Aprile. “Oggi è iniziata la mia vita da matricola allo Shohoku.

Nh. Ho fatto un incontro strano. Un imbecille mi ha preso a testate sulla terrazza, all’ora di pranzo…”

 

“Stupida volpe…” mi esce in uno sbuffo, tra il divertito e il rassegnato.

 

“Nel pomeriggio, ho presentato la mia domanda di ammissione al club di basket.

Lo stesso idiota che ho incontrato in terrazza ha sfidato il Capitano del circolo di pallacanestro, nel più dissacrante one –on- one della storia. Se James A. Naismith lo sapesse, si rivolterebbe nella tomba, temo.

La cosa peggiore è che ha pure vinto…Nh…e il sedere di quel gorilla mi perseguiterà a vita…”

 

“Kitsune… grrrr…” –ringhio- “Io ho vinto perché sono un genio!!!” – e ripenso inevitabilmente a quel giorno, che oramai sembra così lontano, a quello scontro,. a quella figuraccia, in verità.

E alla sfacchinata che ho fatto subito dopo, per farmi accettare nel club: le casse di banane per il Gori, i palloni lucidati a regola d’arte, la palestra tirata a specchio… che faticaccia!!… devo ancora farla pagare al Guntai, per avermi abbandonato da solo, nel momento del bisogno…- “E chi cavolo è questo Naismith??”

 

Ovviamente lui non mi risponde; sospirando teatralmente, riprendo la lettura con voce cadenzata:

 

 

2 Aprile. “Sono entrato formalmente in squadra. Oggi c’è stata la presentazione delle matricole e dei senpai. Il Capitano mi ha chiesto quali sono i miei hobby…

Nh… Che cazzo di domanda è?!

‘Dormire.’ gli ho risposto.

Dormire aiuta a non pensare, a dimenticare, no?!

E a recuperare le energie spese negli allenamenti.

 

Ho avuto una piacevole sorpresa: Ayako.

L’unica nota positiva della giornata.

E’ confortante sapere che sarà lei la nostra manager: è una persona in gamba, per essere una donna.”

 

Sollevo gli occhi dalla pagina, mi fermo a fissarti:

“Perché ho l’impressione che il rapporto che ti lega ad Ayako sia più profondo di quello che dai a vedere?” gli chiedo.

E la risposta, come sempre, è il silenzio.

 

Ricordo il modo in cui ti ha sorriso, vedendoti. Scherzando sulla tua altezza, e ingiungendoti di impegnarti tanto, perché tutti avevano grandi aspettative sul tuo conto.

C’era affetto, in tutto questo.

 

E io mi ritrovo, oggi, ad esserne geloso.

Allora non ci diedi tanto peso, troppo preso in tante cose, ma adesso è diverso.

Cosa avete condiviso, tu e lei, mentre eravate alle Tomigaoka?

Non so se in questo diario troverò una risposta… una parte di me non vorrebbe nemmeno saperla, credo.

Se chiedessi, Ayako penso me lo direbbe. Soprattutto perché lei ha intuito che ti voglio bene…

Ma è una cosa vostra. Che diritto ho, io, di esserne messo al corrente?

 

“In fondo, è solo passato.” Soffio per convincermi.

Ma non sono mai stato bravo a mentirmi a lungo.

 

Riprendo la lettura interrotta, girando pagina:

 

 

3 Aprile. “La prima settimana di scuola è finita.

Devo fare il bucato… la signora delle pulizie è malata.

Adesso vado al campetto…mi sento come un leone in gabbia, se resto dentro un altro po’, esplodo

.”

 

 

4 Aprile. “Finalmente, domenica.

Ho dormito fino a tardi.

Il pomeriggio passato a guardare l’NBA.

Jordan è un mito.

 

Non ho voglia di cucinare.

La scatola di ramen precotti mi occhieggia da lontano.

Dovrei mangiare di più. Lo dice anche il mio medico sportivo.

Ma non fa per me.

Il cibo non è altro che mero inserimento di carboidrati.”

 

“E fai male, volpe!! …ti porterò

io, in un paio di posti che ti faranno ricredere… Takamiya li conosce come le sue tasche….” ghigno.

 

 

5 Aprile. “Ho nuovamente preso i sonniferi, per dormire. Gli incubi stanno tornando, il medico dice che è normale rielaborazione del mio inconscio.

Freud, secondo me, avrebbe molto da ridire…”

 

“Prendevi sonniferi???” sbotto, incredulo, fissando il mio sguardo sul tuo volto.

Pazzesco… non avrei mai creduto che un narcolettico come lui ne avesse bisogno…

 

“Gli allenamenti proseguono bene… lo Shohoku ha buoni elementi, un tantino acerbi, forse… ma il Capitano ci sa fare, e ci va giù pesante. Vogliono arrivare ai Campionati Nazionali, ed è esattamente il mio scopo.

 

Ayako segue l’idiota megalomane nei fondamentali.

E’ impaziente, rumoroso, sfacciato e incompetente. Ma ha delle doti nascoste, ne sono certo.

E Aya saprà addestrarlo a dovere…altezza, riflessi pronti, potenza muscolare.

Ne sono certo. Potrebbe rivelarsi vantaggioso, se non perdesse il suo tempo dietro la sorella di Akagi e non disturbasse i miei allenamenti con i suoi schiamazzi.

… A proposito di schiamazzi…

Mi hanno scovato. Anche qui.

E qui sono anche peggio.

Un pollaio sbavante in adorazione.

E poi uno si chiede perché sono misogino…”

 

“Non hai tutti i torti, Ru…” confermo, annuendo concorde.

 

 

6 Aprile. Martedì. “Allenamenti regolari. La prof. di biologia mi ha silurato, solo perché ieri mi sono addormentato un pochino nella sua ora… ‘sta stronza!!

Le galline aumentano in modo esponenziale, un altro po’ e potrebbero galleggiare nel brodo primordiale.

Ayako e il Capitano continuano a sgridare il novellino, che si ostina a dire che i fondamentali sono inutili, che lui vuol giocare.

Nh. Idiota.”

 

“Mi fa piacere sapere che mi offendevi anche su carta, prima che a parole!!” lo guardo lievemente alterato.. e la mia rabbia sbolle, appena si posa sul suo viso addormentato.

 

 

7 Aprile. “Si ricomincia.

Le oche del mio fan club si sono appostate davanti al cancello della scuola.

Se non rovinassi la mia bici, le investirei una ad una.

…no. Meglio di no.

Quelle pazze potrebbero arrivare a pensare che -il mio comportamento- sia una forma di interessamento, nei loro confronti… brrr mi viene la pelle d’oca.”

 

A me vien da sorridere, per come esprimi tutti i tuoi pensieri sulla carta, invece che a parole.

 

“Lo so da tempo, che non sei un freezer ambulante, come in realtà ti chiamo…

Ormai lo hai capito, no?!... dico un sacco di stronzate, ma non è detto che le pensi davvero…” mi giustifico.

 

 

8 Aprile. “L’idiota ha lasciato il club, con un’uscita da primadonna.

Beh, è una liberazione… se è qui solo per perdere tempo, è meglio così.

Il basket non s’impara da un giorno all’altro, ha poco da definirsi ‘Tensai’, quel Do’aho.

Resta comunque una cosa, che non mi so spiegare…

Stranamente, ne sono un po’ deluso.

Del suo abbandono, intendo.

Raramente Kaede Rukawa sbaglia, e non pensavo avrebbe ceduto così presto.

Nh… ha buttato il suo potenziale nel cesso.”

 

Deglutisco un boccone amaro, a quel ricordo.

Non è stata una grande idea, la mia, lo so.

Bisogna riconoscere, a mio favore, che ho avuto l’umiltà di tornare, chiedendo di essere riammesso, dopo il mio colpo di testa… del resto, si sa, io sono un tipo istintivo.. e quando mi fumano, non capisco più niente…

 

 

9 Aprile. “Test di storia. Passato per rotto della cuffia.

Gli allenamenti sono iniziati in modo stranissimo: tutti facevano quello che dovevano fare, in silenzio. Senza proteste o sparate assurde.

Ma è tornato, sì, il novellino.

Con la coda tra le gambe, scusandosi -a modo suo- per la sua scenata.

Mph…

Anzai Sensei è venuto in palestra a conoscerci, e ad annunciare che ha stabilito una partita d’allenamento col Ryonan.

Nh... Sendoh.

Ti batterò, vedrai!!

 

L’allenatore ci ha fatti giocare: matricole contro senpai.

Ho marcato Akagi.

Tutti sussurravano che in realtà lo scontro fosse solo tra noi due.

Cazzate.

 

Comunque Ayako ha detto bene: Io odio perdere.

Che sia una semplice partitella, uno one –o – one, o la finale di campionato…tutti gli avversari sono un ostacolo al mio obiettivo: diventare il numero uno.

 

Akagi mi ha dato del filo da torcere. Inulte negarlo.

Del resto, è uno dei migliori 4 centri della Prefettura.

Ad un certo punto, Anzai ha deciso di far entrare il mentecatto. Certe scelte del Sensei rimarranno

un mistero, per me.

E il rossino ha esordito nel migliore dei modi: “Rukawa!” –mi ha sbraitato contro- “Non ti passerò mai la palla!!”

Perfetto. Dico io.

PERCHE’ CAZZO QUELLA PIAGA CE L’HA CON ME???

Ok. Ha un’elevazione sorprendente, (del resto, quella scimmia rossa non avrà fatto altro -in vita sua- che saltare per prendere banane…) ma ha quasi ucciso il Capitano, facendogli slam dunk in testa.

Se non avessi un ottimo autocontrollo, mi sarei messo a ridere.”

 

Io arrossisco a quel pensiero. Kami!! Che figuraccia…

Per poco, il Gorilla non mi scuoiava… e il nonnetto che se la rideva…

 

 

10 Aprile. “La signora delle pulizie mi ha dato buca pure oggi…

Ho ‘tentato’ di preparare una lavatrice…Mi son detto: ‘e che cavolo ci vuole?! Infili la roba nel cestello, mezzo contenitore di detersivo…no, va’, meglio ¾, chissà come puzza.. e un bel 90° macchie forti.. che non si sai mai che germi potrebbero esserci…’ e il risultato…beh…

ho colorato la mia maglietta preferita (quella bianca della Nike) di verde stagno… come cazzo c’è finito quel calzino là dentro???

K’so!!

Metà delle mie mutande è verde, adesso… un insulso, bislacco verdognolo… porca vacca…

Vado a giocare, va’…”

 

Scoppio a ridere, giuro.

Come potrei trattenermi???

“Sei un impiastro, vVolpe…” gli sussurro, asciugandomi una lacrima birichina.

 

 

11 Aprile. “Dormire. giocare. Dormire. che altro chiedere alla vita??”

 

“Io un paio di idee ce le avrei …” ghigno, tra me e me… “Vedrai, Volpino

, c’è un sacco di roba da sperimentate, io e te…” gli prometto.

 

 

12 Aprile. Lunedì. “Mi hanno spedito in Presidenza.

Tutta colpa di quel represso di Kiwashita, che ha osato svegliarmi, mentre dormivo nella sua ora di giapponese… L’ho picchiato in automatico…non me ne sono nemmeno accorto.. davvero…

Il Preside è stato meno animale del previsto: mi ha obbligato ad andare a scusarmi col prof. e discorso archiviato.

 

Nel pomeriggio, mezza scuola parlava nuovamente del rossino.

Quello non riesce proprio a stare lontano dai guai…

Il senpai Aota, del club di judo, insisteva caldamente perché lui entrasse nella sua squadra.

Dicono si siano sfidati, e che Sakuragi gliele abbia suonate per bene…

Ayako è entusiasta del modo con cui l’idiota ha liquidato il judoka:

All’ennesimo: “Perché non accetti??”

“PERCHE’ IO SONO UN VERO BASKET-MAN!” gli ha risposto.

 

Nh. Quell’esaltato.”

 

“Aota mi aveva promesso delle foto di Haruko, se fossi entrato nella sua squadra.. a volte, mi chiedo quandto do’aho io sia stato… mi sa che avevi ragione, a darmi dell’idiota, a quel tempo…” ammetto.

 

 

L’infermiera tricheca entra, distogliendomi dal mio monologo, e mi informa che l’orario di visita è finito.

 

Farfuglio qualcosa come una scusa, alzandomi.

 

“Non me ne sono accorto, sai? …il tempo è volato in fretta…” ti confesso.

E chiudo il diario mettendoci il tuo segnalibro.

 

“Domani torno, ok?!... ma dopo gli allenamenti, domani riprenderanno… almeno credo…” biascico, un po’ controvoglia.

 

Gli sistemo il plaid più comodamente.

Non ce n’è bisogno, in realtà.

 

Non ti sei mosso di un millimetro, in queste ore.

Ma è una gentilezza che mi voglio concedere.. posso?

Sorrido indulgente tra me e me.

 

Mi avresti mandato a cagare, senza dubbio.

 

“Sogni d’oro, Kitsune.” auspico, allontanandomi.

Ma non so se è un augurio, o una condanna…

 

 

Ccontinua.

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 3
*** Scelta d'amore 3 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 3

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Quella, secondo me, è una maniaca, e ci trova gusto a palparmi!!” sbotto, alquanto irritato, entrando nella sua camera.

 

Il silenzio mi accoglie.

 

“Buongiorno, Volpe… non ti scomodare a salutare…” lo provoco, sfilandomi la giacca e avvicinando la sedia al letto.

 

Distolgo gli occhi da questo corpo inerte.

Mi sono ripromesso di non cedere all’amarezza, di presentarmi a lui allegro, o incazzato, ma mai triste…

Non ce la faccio.

 

Mi alzo, perché non riesco più a stare seduto, con lui, lì davanti, che pare pronto a destarsi da un momento all’altro.…

…solo che questo momento non arriva mai.

 

“I ragazzi chiedono di te… ho spiegato loro a grandi linee la tua situazione… non sanno se venire a trovarti o no… forse, temono di disturbare… beh… mi spiace, volpe, io questa delicatezza non ce l’ho… e sono qui….”

 

Apro il cassetto e sfilo il diario, dove l’ho posizionato ieri sera.

E mi risiedo, mettendomi comodo.

 

“Chiederò che mi diano una poltrona.. o mi verrà il culo quadrato, con ‘sto sgabello ortopedico!!” e sorrido, borbottando… ho come l’impressione che dovremo fare amicizia, io e questo pezzo di legno.

 

 

13 Aprile. “Mancano 8 giorni all’amichevole con il Ryonan.

Le mani mi prudono già.

Devo sconfiggere Sendoh.

E’ il mio avversario più diretto, in questo momento.”

 

Akira Sendoh è anche il mio, di rivale. Non scordarlo, Kitsune.” Decreto, serio.

 

“Devo studiare: domani test di fisica.

Nh.. no. Vado a correre.”

 

“Ecco perché sei una capra, a scuola!! Non studi mai…” lo rimprovero.

Ma sto predicando bene, e razzolando male…

 

 

14 Aprile. Mercoledì. “Niente di nuovo da segnalare.

Allenamenti nella norma, se escludiamo il Do’aho.”

 

 

15 Aprile. “Akagi mi ha chiesto di mostrare all’Idiota come fare un tiro in corsa col terzo tempo.

Nh… l’ho fatto solo perché me l’ha domandato il Capitano, sia chiaro.

E il demente, invece di imitarmi, si è messo a tirarmi pallonate, per farmi sbagliare.

L’ho già detto, che è idiota???

Poi ci si è messo il senpai Kogure, mi ha pregato di rimostrare al novellino qual è la tecnica corretta…

Ci ho rimediato un’altra pallonata dal buffone.

Ok, il mio livello di sopportazione è giunto al culmine.

Così mi sono limitato a rendergli il piacere… è scappata anche a me la palla di mano.. niente di più.

La cosa sorprendente è stata sentire il Do’aho chiedermi scusa seriamente, supplicandomi (ok, ok, chiedendomi) di rifare la sequenza per lui, perché voleva capire.

Va bene, mi sono detto… per amore del basket.

E quel mentecatto mi ha lanciato addosso l’intero cesto di palloni!!!

Ed è scoppiata la rissa… picchia duro, lo scemo, me n’ero già accorto, ma non sono da meno.

Comunque, non so ancora come, siamo finiti con due bernoccoli in testa, e spediti negli spogliatoi, in punizione… Quell’inetto ha rovinato i miei allenamenti….”

 

Mi scappa un sorriso, non posso impedirmelo, al ricordo di come la gabbia sia finita addosso ad Akagi, che sembrava uno scimmione in cattività…

Mi accarezzo la testa di riflesso, ricordando il suo gorilla punch… era una delle prime volte, non sapevo sarebbe diventato un rituale….

 

 

16 Aprile. Miyamoto-san mi ha chiamato. Voleva sapere come sto. Credo.

Ho riconosciuto il numero dal display.

Non ho risposto.

Non voglio la loro pietà, o qualsiasi cosa sia.

Ho vissuto finora da solo.

Posso farcela. Devo farcela.”

 

Una parte di me riesce a capirti, credimi.

Chiedere aiuto, non è da tipi come noi.

Ma un uomo intelligente capisce i suoi limiti, mi chiedo quanto tu abbia dovuto soffrire, per portare avanti questa tua coerenza.

 

 

17 Aprile. “Finalmente, sabato. Mika-san è venuta a pulire… dice che sembra che la casa sia disabitata. Del resto, la uso. Non ci vivo.

Quando ha visto le mie mutande verdi, si è messa a ridere.

Con una immensa faccia di bronzo, le ho mugugnato il mio solito “Nh.” Ma mi sono vergognato un sacco…”

 

 

18 Aprile. “Stamattina mi sono alzato prima delle galline, per potermi andare ad allenare, al solito campetto, quello vicino alla spiaggia.

So che è suolo pubblico, ma io ci ho passato ¾ della mia vita, e lo considero un po’ casa mia…

Ma sto divagando...

Quando sono arrivato, ho parcheggiato la bici, HO DOVUTO SVEGLIARMI, ho raccolto la concentrazione: il basket è sacro, merita tutta la mia attenzione!!

Per scoprire cosa?

Che qualche idiota mi ha fregato il posto!!

Mi sono avvicinato alla rete per vedere chi fosse l’ usurpatore del ‘mio campetto’, per scoprire che era proprio il Do’aho!!

E poi dicono…coincidenze..

…quello mi perseguita!!!

 

Cosa degna di nota: non era da solo.

C’era con lui la sorella di Akagi, …Hakiko, Hakako, o come cazzo si chiama…

Lo stava aiutando negli allenamenti, insegnandogli il tiro in corsa.

Scema lei, idiota lui.

Continuava a sbagliare il movimento della mano.. e ‘quella’ non se ne accorgeva neppure.

Gran brava maestra, non c’è che dire… c’è da considerarsi fortunati, ad essere allievi suoi..

 

I signori Akagi devono aver speso tutte le loro risorse col Gorilla, magari non in bellezza, certo, ma in intelligenza…e -a lei- poveretta, devono essere rimaste le briciole…

Colta da fulminea illuminazione, (Kami sia lodato!) spiega alla scimmia rossa dove sta il suo sbaglio..

In seguito alla breve delucidazione, il Do’aho riesce ad eseguire il tiro…

E io ho sperato che togliessero finalmente le tende…

Voglio essere sincero: mi ha stupito la sua capacità di elevazione.

Se solo si impegnasse per un motivo serio..

Mi dà i nervi!

C’è gente che venderebbe l’anima, per avere la metà del suo potenziale..

Basta. Per oggi chiudo qui.”

 

Sono confuso, lo ammetto.

Non tanto per la sua inaspettata prolissità, quanto per il suo interessamento nelle mie capacità.

Non me lo ha mai fatto capire apertamente, ma ha sempre seguito i miei progressi, il mio andamento..

 

“Hai sempre creduto in me..” gli dico. e non è una domanda.

 

Mi sale un groppo in gola.

Mi sento stupido.

Mai -come ora- vorrei avere la possibilità di dirgli che, la maggior parte dei miei miglioramenti, la devo a lui.

Che mi ha spronato ad inseguirlo, a raggiungerlo, a diventare suo pari.

Che mi ha trasmesso l’amore per il basket, la vera devozione, il sacrificio, la fatica, il sudore.

La gioia immensa della vittoria.

L’adrenalina che ti fa sentire vivo. Vivo davvero.

 

“Kitsune, cazzo!! Ho tante cose da dirti… non puoi proprio svegliarti?” soffio.

 

Mi alzo. L’aria sta diventando troppo pesante. Manca l’ossigeno, qua dentro.

 

Lancio malamente il diario sulla sedia ed esco, a passo sostenuto.

 

Un’inserviente mi lancia un’occhiataccia e io rallento l’andatura, per rispetto del luogo in cui sono.

 

La porta scorrevole si apre davanti a me, lasciandomi all’esterno.

Boccheggio, in cerca d’aria.

Manca anche qui, ma non come là dentro.

Mi accascio in un angolo, cercando di normalizzare il respiro.

E’ peggio degli esercizi di defaticamento.

Non ce la faccio, cazzo. Non ce la faccio!!!

 

Una mano gentile mi accarezza la testa.

Sollevo gli occhi di scatto, sorpreso.

Davanti a me, il dottor Kawata sorride benevolo.

Mi si accoccola di fianco, ignorando il suo camice bianco, che di sicuro si sporcherà di polvere e terra.

Mi porge una lattina di pocari sweat, mentre sorseggia un caffé, distrattamente.

Non mi forza a parlare. Dovrei essergliene grato.

Restiamo così, per un tempo indefinito.

Il respiro mi si è regolarizzato.

Riesco ancora a respirare, è già qualcosa.

 

“Come va?” sbotta lui, come se parlasse del tempo.

 

“Male.” Rispondo io. Oggi pioverà.

 

“Non è mai facile.”

 

Nh.” E’ sempre tutto più difficile, quando piove.

 

“Uno si aspetta un miracolo, da un momento all’altro. Un risveglio, un segno, qualcosa…”

 

“A 16 anni, puoi ancora credere nei miracoli…”

 

“Non c’è un’età per smettere… ma…”

 

“Smetterò di crederci, quando arriverà il momento. Né prima, né dopo.” Concludo, rialzandomi.

 

Lui mi sorride, nello stesso modo in cui è arrivato.

E annuisce, salutandomi.

 

Sbuffo, rientrando.

La tricheca mi sterilizzerà un’altra volta, prima di farmi tornare dentro.

 

….

 

“Scusami… non dovevo andarmene così… in quel modo..” -mi giustifico- “Ma… dovevo andare in bagno. Sì, in bagno.” Mento.

A me. O a lui?

 

Riprendo la lettura, riacciuffando il diario.

 

 

19  Aprile. “Solita routine. Sto intensificando gli allenamenti, DEVO BATTERE SENDOH.

Stasera, il Capitano ha trattenuto Sakuragi dopo gli allenamenti.

Vuole tentare di insegnargli il rimbalzo.

Credo poco, nella miracolistica dell’ultimo minuto.

Ma tutto fa brodo, quindi…

Ah. La scimmia ha cacciato anche oggi le mie fan, dalla palestra.

Almeno si rende utile…”

 

Mastico uno: “Stupida volpe…” non sia mai, che..

 

 

20 Aprile. Martedì. “Finalmente, la partita.

Uozumi è proprio alto, visto da vicino.

Fa quasi impressione, ma in fin dei conti, non è altro che un nuovo giocatore da battere. Punto e stop.

Sakuragi ha rotto le palle, come sempre.

Mi ha ciulato la maglia n°10, che il Coach aveva destinato a me.

L’Idiota si è messo a fare i capricci, a tal punto che il Sensei (l’ho già detto, ma lo ripeto: certe sue scelte non le capirò mai) l’ha accontentato, dandogli il mio numero (stronzo!) e rifilando a me l’11.

Lo ha poi rabbonito, ingannandolo, spiegandogli che la sua tecnica prevedeva che il rossino fosse l’arma segreta della nostra squadra, quindi non sarebbe entrato nella rosa dei primi cinque.

E vorrei ben vedere!!!!

 

Pazzesco.

Se non l’avessi visto con questi miei occhi, non c’avrei creduto.

 

L’allocco si è fatto infiocchettare ed è rimasto per un po’ buono buono ( ok. nei suoi limiti, ovvio) in panchina.

Sendoh è arrivato in ritardo, con il suo odiosissimo sorriso stampato in faccia.

Inconcepibile.

Serafico, si è scusato, e poi è andato a cambiarsi.

 

Il suo ritardo denota poco rispetto per i suoi compagni, nei nostri confronti, e per il basket, soprattutto.

Anche una semplice partitella d’allenamento richiede considerazione.

 

I due Capitani hanno avuto modo di scontrarsi tra loro.

Da quanto ho capito, la loro rivalità affonda le sue radici nel tempo…

Sendoh non ha fatto altro che provocarmi, ma ha trovato pane per i suoi denti.

Mi ha fregato. E’ giusto ammetterlo, anche se brucia.

 

L’ho ripagato usando i suoi trucchetti… anche io me la cavo un pochino con le finte…

Al termine del 1° tempo eravamo sotto di 3 punti.

 

L’Idiota, meno stanco di noi, ha trovato il tempo di attaccar briga con i nostri avversari.

Lo hanno legato alla sedia. Letteralmente.

 

Anzai Sensei, in un impeto di demenza senile precoce, gli ha permesso di entrare in campo, per sostituire Akagi, infortunato.

E lui –ovviamente- è andato a dichiarar guerra a Sendoh.

Pazzesco!

Inutile…parla parla…ma è pur sempre un novellino.

 

Quando è entrato, sembrava rincretinito (più del solito, intendo).

Ha fatto una serie di sbagli clamorosi, culminati nello stendere Uozumi di peso.

Ho avuto compassione di lui.

In fondo, resta comunque un pivellino.

Ovvio che sentisse l’ansia da primo scontro.

Ma non credevo andasse così nel pallone…”

 

“Mi sembra che ci godessi un mondo, a descrivere la mia sofferenza…” annoto.

 

“Ho risolto il problema in modo semplice ed efficace.

Un tantino drastico, forse, ma con lui le maniere dolci non servono granché.

Un bel calcio nel sedere, e la paura è sbollita in fretta.”

 

“Non avevo paura… ero solo un pochino nervoso…”

Un tantino lisci, questi specchi…

 

“Eviterò di riportare ogni avvenimento.

Il succo è che Sendoh mi ha davvero sfiancato (no. non è una metafora sessuale) dovrò lavorare molto sulla mia resistenza (è sempre il mio limite maggiore) mi è venuto un crampo.

Il Do’aho ha tentato di farmi sloggiare dal campo, ma non c’è stato verso di smuovermi.

Così ha utilizzato i suoi metodi delicati, restituendomi il favore di poco prima.

Comincia ad ingranare.

E’ persino riuscito a fregare Uozumi, facendo lo stesso muro usato con il Capitano… sono rimasti tutti allibiti.

 

Alla fine, ha preso addirittura un rimbalzo.

Non sapevo che Akagi sapesse fare i miracoli.

 

Mi hanno tirato fuori dal campo, per farmi riposare.

Sono ritornato per gli ultimi 2 minuti. Il Coach mi ha costretto a collaborare con il mentecatto, marcando insieme Sendoh.

Ho dovuto insegnargli, in tempo reale, come mettersi e come muoversi…

Alla fine, è anche riuscito a stoppare l’uomo ridens, ma per puro culo, dico io.

E a fare canestro.

Gliel’ho passata io, la palla. Per sbaglio, ovvio. Ho visto solo qualcuno che indossava la nostra maglia, e mi sono fidato.

Altrimenti, col cavolo che…

Comunque,  abbiamo perso.”

 

Non voglio ripensare al sapore amaro di quella sconfitta.

La mia prima partita.

Non riuscivo a crederci.

Mancava così poco.. davvero così poco…

Ma forse a te è bruciata ancora di più.

Anche se non è vero, credo che tu l’abbia considerata una sconfitta inferta da Sendoh, non dal Ryonan. Il tuo orgoglio, Volpe, l’ha pagato a caro prezzo.

 

 

21 Aprile. “Sarò breve. Ieri ho strafatto.

Che stronzata… c’è mancato poco che scrivessi ogni minuto di quella partita… è che mi sono lasciato trascinare dagli eventi, ecco.

Aota è tornato alla carica, proponendo al rossino di entrare in un team vincente… il suo.

Ma lui persiste nella sua scelta. Vedremo.”

 

 

22 Aprile. “Oggi è tornato in squadra il playmaker, Miyagi (mi pare), rimasto assente perché coinvolto in una rissa.

Il mentecatto l’ha sfidato subito. Ovvio.

Non è per niente alto, ma sembra bravo… a finte, promette bene. Spero sia anche un ottimo regista.

Sbava per Ayako. Gelosissimo. Se sapesse di me, guai.”

 

“Cosa cavolo non dovrebbe sapere di te??!! … di te e lei??” mi infervoro.

Non rispondi, certo.

 

“Mi ammazzerà, questo tarlo della gelosia.” medito sconsolato.

 

 

23 Aprile. Venerdì. “Due scemi al prezzo di uno. Il Do’aho e il play si sono coalizzati, per qualche astrusa, inutile ragione, che non voglio nemmeno sapere. Era quasi meglio mentre erano rivali, almeno il nanetto stimolava lo spirito agonistico (egoistico) dell’idiota.”

 

“Geloso della mia amicizia col tappo?!” ti chiedo, retorico, alzando gli occhi dal diario.

 

Lo sguardo va a posarsi su di te, lì immoto.

Lo dirigo altrove, la sveglia sul tuo comodino mi ricorda che adesso la tricheca verrà a requisirmi.

Mi alzo, sbuffando. Ho la schiena tutta incriccata.

 

Ripongo nel cassetto l’agenda.

 

“Ci vediamo domani, volpino, alla stessa ora!... Non disturbare le infermiere, mi raccomando… e non andare in giro per i corridoi, potresti perderti, impedito come sei…”

 

Sollevo una mano, a mo’ di saluto.

Ma lui non può vedermi.

 

Fanculo tutto.

 

Lascio la maniglia che avevo già in mano.

Ritorno vicino al letto, e gli accarezzo una guancia con la punta di un dito.

“Fai il bravo, Kit.”

 

E stavolta me ne esco davvero.

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 4
*** Scelta d'amore 4 ***


Lo psicologo consiglio tenere un diario

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 4

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Raccolgo il fiato, abbassando la maniglia.

Il silenzio, a cui –inevitabilmente- mi sto abituando, mi accoglie.

 

“Ciao, Ru…”

Mi avvicino a letto.

 

“Ti hanno dato una sistemata, eh?!” sparo un’ovvietà.

Noto che ha un camice diverso da ieri, ed è in una posizione lievemente più supina.

La frangetta gli copre gli occhi, anche oggi chiusi.

 

“Ti dà fastidio?!” ipotizzo, avvicinando la mano, incerto.

Gli scosto un po’ di lato i capelli della frangia, non vorrei che lo disturbassero, ora che non può spostarseli da solo.

 

Anzi, no.

Lunatico com’è, potrebbe svegliarsi solo per sistemarseli da sé.

Sto meditando di lasciarglieli, in modo che gli diano seccatura…. Ma non ce la faccio.

Lo amo, come potrei fare qualcosa che gli rechi disagio?

 

“Lo so, lo so… non sono mai stato gentile con te… ma prima eravamo pari, volpe; prima, sapevi difenderti…”

 

Mi rannicchio nell’anfratto della finestra, posando la schiena sull’ampia vetrata.

 

“I ragazzi ti salutano… chiedono sempre di te…. Pensano che ti stia rompendo le palle anche adesso…” –sorrido- “Ru, Ka e Wa, stamattina, mi hanno fermato al cancello della scuola.

Mi hanno dato dei fiori da portarti… Facevano così pena… Non i fiori, loro!!

Poverette… ridotte a chiedere a me…

Comunque.. non ho avuto cuore di buttarli via… li ho regalati alla tricheca, così magari me la ingrazio…” –ghigno- “Vedessi che faccia da foca ha fatto!!

Ha sgranato gli occhi, dietro quei suoi fondi di bottiglia, ha sollevato i suoi pelosissimi angoli della bocca, in una specie di sorriso sghembo, e ha farfugliato qualcosa, che temo fosse un ringraziamento impacciato….”

 

 

“Chissà che la smetta di palpeggiarmi, con la scusa di sapere se ti porto qualcosa di strano….” -Mi auguro.- “Ah, il dottor Kawata mi ha aggiornato sugli esami che ti hanno fatto.. non ti scomodare a dirmelo… Non ti impegni neanche un pochino a guarire?!” –domando, retorico- “Lunedì, ti trasferiranno in un altro reparto… per loro, sei una situazione stabile, inutile tenerti in terapia intensiva…”

 

Silenzio. Ovvio.

 

“Guarda il lato positivo: io avrò più libertà d’orari di adesso, non tanta, a dire la verità, ma sempre un po’ di più… Non dovrò più vedere la tricheca, e…. Ops… questi sono vantaggi miei…. –arrossisco- “Beh, potrai avere il Tensai tutto per te, e una nuova camera privata, tutta piena di confort… il non-plus-ultra della tecnologia… mi hanno garantito… Pagano bene, i tuoi soldi.” Mi rabbuio.

Il medico ha nuovamente parlato col suo tutore legale, che ha riconfermato le sue posizioni, a quanto pare.

 

Mi alzo, scrollandomi dalle spalle un po’ di tristezza.

 

 

24 Aprile. “Ho avuto un nuovo colloquio col Dr. Maeda.

Gli ho portato il diario delle Tomigaoka. Gliel’ho posato sulla scrivania. Non l’ha neanche toccato.

Mi ha ripetuto l’ennesima menata: dice che scrivere fa bene, aiuta a riordinare le idee,ordine mentale’ lo chiama lui... e focalizzare gli stati d’animo, a superare il trauma. Stronzate. Lo faccio finché non toglierà tempo al basket.

Ok. E’ una valvola di sfogo. Parlo poco, scrivo molto.

Quando gli ho fatto notare che non l’ha nemmeno sfogliato, che potrebbe essere anche bianco…

Ha ribadito che non importa.

Non serve per lui, ma per me.

Uno strumento per me. Dice.

Esorcizzare il problema.

Non ti sognare che cominci con ‘caro diario’ o menate simili…

 

Mi ha consigliato di ridurre all’essenziale i sonniferi.

E come vado a scuola, il basket, i compagni, bla bla…

Mi ha fatto parlare per ¾ d’ora.

Dovrò recuperare.

Nuovo appuntamento, tra 2 settimane.

 

Prima di uscire, gli ho chiesto cosa devo farne, del diario nero.

“Quello che vuoi.” -Mi ha risposto.- “E’ una parte della tua vita che hai archiviato.”

Bene!

Sono andato sulla spiaggia e ho dato fuoco ad ogni pagina.

.. E sono di nuovo qui.

A scrivere.

Kaede Rukawa che scrive un diario…”

 

Anche a me ha stupito molto questa notizia.

 

“Non sembri un tipo da ‘diario segreto’, volpe.

Mi stupisce che tu ti sia adeguato a questa iniziativa…”

 

O magari eri così disperato da accettare qualsiasi proposta, pur di andare avanti… per trovare la forza di ricominciare…

 

Sfoglio distrattamente le pagine seguenti, senza leggerle, in realtà.

Risalta agli occhi immediatamente una calligrafia perfetta, elegante e sinuosa.

E la totale mancanza di errori, di qualsiasi forma, mai una cancellatura, né sbavatura.

Penna stilografica, presumo.

Riflette molto il suo carattere, credo.

Il suo essere fiscale, puntiglioso come sempre, (con se stesso, e con gli altri).

 

“…la mia volpaccia perfettina….”

 

Quelli che sembrano, in apparenza, semplici appunti quotidiani, descrivono in realtà il suo mondo, le sue priorità.

 

 

25 Aprile. “Ennesima domenica.

Ho trovato Sendoh vicino alla spiaggia, che si stava allenando in solitudine.

Mi ha chiesto se volevo fare uno one -on– one con lui.

Che domanda inutile!

Ci siamo scontrati.

Ha vinto lui, per 2 punti.

Nh…è davanti a me, ok. Ma la distanza si assottiglia.

 

Non posso impedirmi di ripensare all’eterna rivalità, che tu nutri nei confronti di quel porcospino…

Ne ero geloso, inutile nasconderlo. In parte lo sono tuttora, ma in modo diverso.

Consideravi lui… quello che io avrei voluto essere per te: un degno rivale con cui confrontarmi, e vincere.

“A quel tempo, non mi calcolavi molto, in quel senso…”

 

 

26 Aprile. Lunedì. “Niente di nuovo sotto il sole.

Il play si dà da fare. E’ bravo davvero, come avevo ipotizzato.

Sta insegnando a Sakuragi la tecnica base delle finte.

Interrogazione di inglese: 8+.

Test di mate: 4-.

Media: 6.

Per oggi, galleggio ancora..”

 

“Stamattina, il prof. Kiwashita ha somministrato un test a sorpresa in tutte le sue classi… non credo che ti interessi tanto, Kit, ma l’hai scampata bella, è stato un massacro…” lo informo, sospirando, pensando a cosa inventare quando dovrò dire il mio voto a mia madre…

 

 

27 Aprile. “A scuola, tutto ok. Sono scampato all’interrogazione a tappeto della prof. di geografia… ogni tanto è utile fare gli occhietti dolci, anche se è una tecnica che disprezzo…”

 

“Ma Kitsune!!” –sbotto, indignato- “Con me non funziona mai… quella talpa è cieca, alla bellezza del Genio…” mi rammarico, sconsolato.

 

 

28 Aprile. “Rissa in palestra.

Per colpa di un gruppo di teppisti perditempo, abbiamo seriamente rischiato di far andare in fumo il mio obiettivo.

Il tizio che ha mandato all’ospedale Miyagi è tornato per saldare i conti, da quanto ho capito.

Sakuragi, come sempre, si è infervorato.

Il play ha tentato di tenerlo buono, ma quando il più grosso di loro ha spento una cicca su un pallone da basket, non c’ho più visto.

Mi spiace solo di averlo mancato. K’so!

So che la loro tecnica serviva proprio a farci saltare i nervi, per poi farci espellere, dopo la rissa, ma non potevo starmene con le mani in mano, no?!

Il Capitano non era in palestra, e il povero Kogure si prodigava in inutili tentativi di riappacificazione.

Non ha proprio capito che lo scontro era inevitabile, ha solo sprecato fiato.

Il loro capo, tale Mitsui, ha sputato sulla palla che avevo in mano.

Quello ci tiene davvero poco, a vivere.

 

Yasuda li ha pregati di andarsene.

E loro, in risposta, lo hanno colpito.

Ho esaurito la poca pazienza rimasta, avevano già superato il mio limite di sopportazione, quegli idioti.

 

Ho centrato il loro capo, lo sdentato, con la palla sporca, tanto… lui era già lercio, di suo.

Un suo scagnozzo mi ha colpito a tradimento, con uno spazzolone.

Vigliacco!, ferire alle spalle è sempre una viltà.

Nh…gliele ho restituite, ovvio.

E ho pure steso un suo compagno stronzo…

 

Poi è intervenuta Ayako, chiedendomi di smetterla.

Ma quando quei bastardi l’hanno schiaffeggiata, Miyagi –ed io, con lui- non c’ha più visto.

E lì, sono volati pugni e calci, come non succedeva da tempo.

Ho perso un casino di sangue, e sono svenuto.

 

Il Do’aho ha tenuto testa a tutti quanti, mi hanno detto.

Poi è arrivata la sua armata, a dargli man forte.

Ha ‘vendicato’ ciascuno di noi, a modo suo, ovvio.

Ero appena rinvenuto, quando è arrivato Akagi.

 

Kogure ha raccontato il passato da cestista dello sdentato, avevo sentito parlare del grande Hisashi Mitsui, nominato MVP alle Medie, ritiratosi dal gioco, dopo un infortunio, ma non credevo fosse lui...

Lui, che lo ha amato… come può arrivare ad odiare così ferocemente questo sport??

 

Forse non è poi una frase così scontata, che ‘odio e amore siano in realtà due facce della stessa medaglia’.

 

E’ arrivato Anzai, che -da quello che ho capito- è stata la guida spirituale del giovane Mitsui.

Lo sdentato capellone è crollato, supplicando di essere riammesso in squadra..

La situazione si è risolta in modo meno drammatico del previsto.

Gli amici del rossino e quelli del teppista si sono presi pubblicamente la colpa, per non mettere noi nei guai.

Gesto ammirevole, lo ammetto.

Il club non è stato chiuso.

Mitsui è stato riammesso, per volontà del Sensei.

Le cose non saranno facili, per lui. Ma sembra disposto a scontare le sue colpe.”

 

Mito e gli altri sono stati grandi, lo riconosco. Sono davvero degli amici…

E anche quegli stronzi della banda di Hotta, in fondo, vogliono bene al teppista, altrimenti non avrebbero convalidato questa farsa…

 

 

29 Aprile. “Niente di nuovo, oggi.

Niente allenamenti. La palestra serviva per un’amichevole del club di pallavolo.

Me ne sono andato al campetto, a giocare da solo.

Non posso permettermi di sprecare un intero pomeriggio nell’ozio.

 

“Riprendere fiato, no, eh?!” mi esce polemica. Ma in fondo lo capisco, ora lo capisco.

Il suo amore, la sua ossessione per quella palla arancione.

 

“E’ inizia la Golden Week, le lezioni saranno sospese, ma non l’ attività del nostro club, per volontà di Akagi. E la cosa incontra il mio favore, indubbiamente.

 

“Nessuno avrebbe potuto dubitarne..maligno, scuotendo la testa rassegnato.

 

 

30 Aprile. Venerdì. “Mitsui è tornato davvero.

Si è scusato con ciascuno di noi per il suo comportamento.

Si è tagliato i capelli. E chiede solo di poter ricominciare.

Ha proposto uno scontro con Kogure, il quale si è fatto venire gli scrupoli, ripensando al suo stop di ben due anni...

Cazzate.

Lo sdentato gli ha rifilato un canestro da manuale, ironizzando sulla sua difesa scarsina…

E poi ha rispolverato un po’ di fair play, che non guasta mai..

 

“Se voleva impressionare il Quattrocchi, direi che c’è riuscito!”

 

 

1° Maggio. “Mika-san si è di nuovo lamentata. Non ho mangiato nemmeno la metà delle cose che mi ha preparato. So che ci tiene a me, come se fossi un nipote, o qualcosa del genere, ma odio quando fa così.

Nh… l’ho lasciata lì, mentre strepitava, e sono andato a fare un po’ di jogging nel parco.

C’era un gruppo di ragazzini che giocava a mini-basket.

Mi sono fermato a guardarli.

Schiamazzavano come il Do’aho, ma almeno –loro- facevano canestro…”

 

'Stronso…” mugugno.

 

“Me ne sono andato, con la loro immagine negli occhi…

Ripenso a quando papà mi ha regalato il primo pallone.

A quando mi ha trascinato la prima volta su un campo.

A me che piangevo, perché quella palla mi era arrivata sul naso, per sbaglio.

A lui che rideva, e diceva: ‘Tutti i campioni l’hanno presa almeno una volta in faccia..’”

 

“Io, è una vita che dico che sono un campione, e nessuno mi crede mai!!” –mi infervoro- “Visto, Kitsune, che sono un tensai incompreso??!!” domando, retorico.

 

“Mi manca.

Da molto prima che se ne andasse.

Da quando ha smesso di portarmi alle partite, per rivedere i suoi contratti.

Da quando ritornava solo nei weekend, troppo preso da riunioni e viaggi.

L’ho odiato, ma mi manca.

Mi manca un padre.. cosa posso farci?!”

 

“Anch’io sento la mancanza di mio padre, Kaede, e non sai quanto… Ti capisco, più di quanto tu creda…”

 

 

2 Maggio. Domenica. “Basket. NBA. Dormire.”

 

Un modo conciso per descrivere le tue priorità, eh?!

 

“Nel pomeriggio ci siamo allenati ugualmente; soprattutto dopo quello che abbiamo rischiato l’altro giorno.. Se solo ci ripenso! Abbiamo seriamente messo a repentaglio il nostro sogno..

....

A metà sessione, è arrivata la sorella del Capitano, Akiko o come cazzo si chiama, non ricordo. (Freud direbbe che non voglio ricordare..)”

 

“Volpe stronza…” –lo ammonisco- “Haruko è sempre stata gentile con te…” ti ricordo.

 

“Ha pensato bene di portare da bere per tutti… faceva davvero un caldo della malora.. e il Do’aho le è corso incontro scodinzolante.”

 

“Io non scodinzolavo!!!” -mi difendo, oltraggiato- “Ok. Forse.. un pochino…all’inizio, sì…” concedo, a malincuore.

 

“Io ho continuato la mia azione, andando a canestro, poi ho ricordato al deficiente che la partita non era ancora finita.

Ci siamo picchiati, ovvio.

…E gli altri hanno bevuto anche le nostre lattine.

 

“Tutta colpa tua, come sempre…”

 

 

3 Maggio. “Akagi ci dà dentro.

Meglio.

Sia lui che il Coach fanno lavorare il rossino sui fondamentali.

La mezza sega strepita, ma intanto impara.

Ayako sa essere mooolto persuasiva, a volte.”

 

“Un giorno o l’altro glielo rubo, quel suo ventaglio, e lo faccio in mille pezzi, ecco!!” strepito, ricordando tutte le sue sventagliate del passato, che poi è fin troppo recente, per i miei gusti.

 

“Sono stanco. A scuola non ho potuto dormire bene, c’era troppo vento per appisolarsi in terrazza.. dopo gli allenamenti quotidiani, sono andato al campetto. Distrutto.

Non ho nemmeno fame.”

 

“Così non va bene, volpe…” -ti rimprovero- “Uno sportivo non si comporta in questo modo sconsiderato!!”

 

….

 

“Il Tensai è il Re della cucina!” –m’infiammo. Poi ricordo, abbassando la cresta.- “Beh, ogni tanto.. raramente, sia chiaro, capita qualche incidente… la settimana scorsa ho tentato di preparare un risotto.. no, non il riso bianco solito.. volevo fare una sorpresa a mia madre, a lei –talvolta- piacciono, queste stranezze occidentali..

 

Beh, se ridi ti strozzo, OK?!

Vedi.. io ho preso la mia bella pentola antiaderente, e la confezione di chicchi bianchi.

A caratteri cubitali campeggiava la scritta: ‘non scuoce mai’.

Va beh, mi son detto.. al Tensai, questa precauzione non serve!!

Ho seguito le istruzioni, l’acqua bolliva, ho versato i miei due bicchieri di dose e mi è suonato il telefono.

Due minuti netti, volpaccia, potrei giurartelo!!

…Nh… forse tre. Toh, non più di cinque.

 

Nella foga, ho preso la pentola per toglierla dal fuoco, e mi sono pure scottato, porca paletta, guarda!”

 

–indico, allungando i polpastrelli verso la sua direzione. Mi rendo conto dell’assurdità dell’atto, e li ritiro, bofonchiando-

 

“Sono riuscito a far scuocere un risotto ‘che non scuoce mai’ e a rovinare una pentola antiaderente, dalla garanzia a vita..

 

-arrossisco, al ricordo della faccia di mia madre.-

 

“Quando mamma è arrivata, non voleva crederci.. ha apprezzato molto il gesto, va bene, ma mi ha proibito di rimettere piede tra i fornelli, se non volevo finire con qualche guinness dei primati, come peggior impedito culinario…

Il Tensai è un genio incompreso.. tutta colpa di Yohei e della sua telefonata!!” è la mia accusa.

Meglio se riprendo a leggere, va’!

 

 

4 Maggio. Martedì. “Miyamoto-san ha chiamato di nuovo.

Ovviamente non ho risposto.

Aya non ne ha fatto menzione, oggi a scuola. Forse non ne sa nulla.”

 

“Cosa dovrebbe sapere, Ayako?” mi chiedo, nuovamente incuriosito.

 

“La squadra lavora sodo.

Sono tutti galvanizzati, Mitsui si sta riprendendo velocemente.

E’ un’insperata fortuna, averlo tra noi: cecchino infallibile, nei tiri da tre punti.

Proprio quello che serviva.

Sakuragi sta migliorando, anche se Ayako pena sette camicie ogni volta.

E’ diventato un piacevole diversivo, stuzzicarlo, ogni tanto.

Ovviamente, rissa.

Ma è un modo come un altro per sciogliere la tensione.

Beninteso: picchia duro, ok.

Io, pure.

Ma se ci facessimo male davvero, Akagi ci strozzerebbe, con il campionato alle porte, quindi…”

 

“Mi fa piacere constatare il mio ruolo cardine di tuo antistress…” lo punzecchio.

 

 

“Su una cosa, però, hai ragione: se avessi voluto farti male davvero, te le avrei suonate diversamente, Volpe, come quel giorno in terrazza, o come contro Tetsuo

 

 

…Mi manchi, Kitsune… mi mancano le nostre risse…” soffio, improvvisamente triste.

 

 

 

L’infermiera tricheca entra, bofonchiando un saluto, a suo avviso gentile.

 

“Per cortesia, dovrebbe andarsene.” –mi ingiunge- “L’orario di visita è già finito da molto, e dobbiamo somministrare al paziente i suoi medicinali…” mi informa, tirandosi appresso un carrello pieno zeppo di scatole e flaconcini.

 

Mi stropiccio l’angolo di un occhio con il palmo della mano, improvvisamente smarrito.

 

Credo l’abbia notato, perché dissimula, sistemando una coperta posizionata perfettamente già di per sé.

 

Mi infilo la giacca in fretta, salutandola.

 

“Ciao, Kitsune…” ed esco spaurito, confuso, incontro alla notte.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

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Capitolo 5
*** Scelta d'amore 5 ***


Scelta d’amore 5

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 5

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

 “Konnichiwa, Kitsune!” lo saluto allegro, comunicandogli la mia presenza.

 

….

 

“Se ti stai chiedendo perché il mio brutto muso è già qui, sappi che oggi è sabato, niente scuola, e il Genio ha deciso di venire prima….

….e non cominciare a rompere, volpe fissata, andrò ad allenarmi lo stesso, da qualche parte, prima di sera….”

 

-Lo informo.-

 

“Ma ti avverto: oggi ho poco tempo, la mia vicina di casa, un’arzilla vecchietta, mi ha chiesto di aiutarla in alcune faccende… poverina, non sta tanto bene…” spiego, sedendomi.

 

….

 

“Apppropò di vecchine… sono passato per casa tua, un paio d’ore fa, e ho aspettato che arrivasse la tua signora delle pulizie, Mika-san.

Davvero simpatica, sai?!.... mi ha quasi tirato i coriandoli addosso, quando le ho detto che ero un tuo ‘amico’ o qualcosa del genere… poi ha fatto un mezzo infarto, quando le ho spiegato perché ero lì, e dove eri tu, ma ho cercato di essere delicato, che credi??!!

… no, non provare nemmeno a mugugnare qualcosa del tipo ‘la premura dell’elefante’, perché potrei un tantino incazzarmi!!..”

 

….

 

“….Comunque, mi ha assicurato che verrà a trovarti, che continuerà a tenere pulita la casa, che non si spaventerà, se mi ci troverà dentro… e un altro paio di cose che abbiamo accordato tra noi…” lo avviso, perché non si sa mai…

 

 

5 Maggio. “Anche se oggi ricorre il Kodomo no hi, non ho ben capito perché, ci hanno rispedito a scuola, la Golden Week è già finita. Bilancio scolastico disastroso: DEVO STUDIARE DI PIU’.

O qua, rischio grosso.

Nh. K’so.

Storia: 5+

Fisica:4- -

Biologia: 4 ½

Il Coordinatore di classe mi ha chiamato in Sala Insegnanti.

Ha avuto il buon cuore di non infierire, credendo di farmi un piacere (stronzo!! Odio la sua pietà), ma c’è poco da stare allegri, ha precisato.

Gli allenamenti proseguono bene.

Oggi il Do’aho è arrivato in palestra in ritardo, e con un livido su uno zigomo.

Akagi gli ha fatto una predica da manuale: sul senso di responsabilità, su quanto ci si aspetti da lui, sul fatto che, se si fa beccare in una rissa, e si fa espellere, lo prenderà a calci da qui a Hokkaido (e ritorno).”

 

Sinceramente, non ricordo cosa sia successo… mi gratto la testa pensieroso, ma non mi sovviene nulla. Mah…

 

 

6 Maggio. Giovedì. “Ho cercato di rimanere sveglio in classe, per più di 12 minuti, dal suono della campana. Miyako-san si è quasi messa a piangere, credendo che avessi –finalmente- intenzione di ascoltare la sua lezione sui protozoi. Illusa.

27 minuti, ho resistito.

Spero apprezzi almeno l’impegno.

Allenamenti nella norma.

Si avvicina il giorno.”

 

“Tenevi il count-down all’inizio dei playoff??” chiedo, sorpreso, ma poi non più di tanto.

Ma quello che leggo sotto mi lascia interdetto, e non posso impedirmi di darmi dello scemo.

 

 

7 Maggio. “Ayako mi ha aspettato alla fine degli allenamenti. Mi si è avvicinata, dopo che tutti se ne sono andati.

E’ ammirevole la sua discrezione, lo ammetto.

“Vuoi che venga con te?” mi ha chiesto. Semplice. Diretta. Come sempre.

L’ho ingraziata, rifiutando.

Voglio stare con la mia famiglia.”

 

Mi si stringe un groppo in gola.

Mi forzo a fare un respiro profondo.

 

“Devo continuare…oppure no?” mi chiedo.

 

Sollevo gli occhi su di lui, ancora lì.

Ancora lì. Eternamente lì.

Maledettamente lì.

Lì. Cazzo.

Lì.

 

Esco dalla camera, stavolta senza scenate.

La tricheca mi scorge, e si volta a guardare l’orologio appeso alla parete.

E’ ancora presto, per i miei canoni, lo sa.

 

Mi accoccolo in cortile, oggi non verrà il dottor Kawata, a tenermi compagnia. Ha finito il suo turno poche ore fa.

Respiro l’aria, sa di pioggia anche oggi.

Tempo di merda.

 

Un bimbo gioca poco lontano, nell’erba tagliata fine.

Il pigiamino spunta da sotto la giacchina, quando si accuccia per prendere la palla che ha lanciato.

Ha un bel sorriso. Sembra felice.

Anche se è dentro questa galera.

 

Rientro, proprio mentre la madre lo richiama.

 

 

“Voglio continuare, Kaede.

Andare avanti.

Per lo stesso motivo di 4 giorni fa, Kit.” Gli dico, scandendo bene le parole, con voce ferma.

 

Lancio un’occhiata al block notes che ho portato io, sulla copertina campeggia in rosso: ‘Perché picchiare il Tensai…’

 

“L’accordo rimane valido, no?!” -gli ricordo.- “Quindi, lasciami fare.”

Anche se non so, se sto cercando di convincere te…

..o me.

 

 

8 Maggio. Sabato. “Lo strizzacervelli si è interessato delle solite cose: come va a scuola, in squadra, gli incubi, la rabbia… Insiste per vedermi anche lunedì pomeriggio, per la rielaborazione del lutto.

Impossibile. gli ho detto.

Ho gli allenamenti, nel pomeriggio.

Mi ha spiegato che ci sono cose più importanti degli allenamenti, per la mia salute mentale.

Allora non ha capito un cazzo.

Martedì. Lo rivedrò martedì.

Abbiamo raggiunto questo accordo. E’ il massimo che sono disposto a concedere.”

 

 

9 Maggio. “Sono andato in cimitero.

Sul tumulo c’era un bastoncino d’incenso ancora tiepido.

E dei fiori.

Ayako.

 

Ho versato l’acqua sulla tomba, l’ho ripulita un po’, ho messo i suoi gigli preferiti. Quelli che lei raccoglieva sorridendomi, quando ero piccolo.

A lui non ho portato niente.

Niente che potrebbe fargli piacere, se non me stesso.

Da un anno, non metto piede qui.

I miei genitori non sono qui.

Non ha senso venire qui.

Onorare un pezzo di marmo.

Sono nel mio cuore. Nei miei ricordi. Nei miei sogni, a volte.

 

Quando sono uscito, ho intravisto l’autista di Miyamoto-san nel parcheggio.

Ha atteso che io uscissi, per entrare a sua volta.

Questo atto di riguardo gli fa onore.

 

Ho avvertito la necessità di andare ‘a mia casa’.

Ci ho trovato il rossino, che si allenava da solo, stavolta.

Una parte di me ha pensato che una bella rissa potesse essere un buon metodo per annientare il dolore, e la tristezza.

 

Quando mi ha visto, mi è venuto incontro, baldanzoso come sempre, sputandomi in faccia un:

 

“Dannata Kitsune!! Sei venuto a spiare gli allenamenti del Tensai??!!”

 

Non gli ho risposto. Che avrei dovuto dire?

Che volevo piangere un po’ in pace, a casa mia?!

 

E lui ha male interpretato il mio silenzio, come sempre, del resto.

 

“Cerchi rogne??!!” mi ha provocato, preparandosi i pugni sull’attenti.

 

“No, Sakuragi. Oggi no.” Gli ho sussurrato, e me ne sono andato, senza voltarmi.

 

Ho appena fatto in tempo a vedere i suoi occhi sgranarsi di sorpresa, mentre le braccia gli cadevano inerti lungo il corpo.

Ho diritto anch’io, ad un giorno di dolore.

Ho 16 anni, cazzo.

24 ore di sano autocompatimento, poi riprenderò a fare il freddo ghiacciolo che tutti si aspettano da me..

 

Gli occhi grandi della scimmia rossa non mi abbandonano...

Anche se l’ho già scritto qui in numerose occasioni, credo sia la prima volta che lo chiamo col suo cognome, e non Do’aho, o Idiota, o altro.

Vado a letto, gli occhi mi bruciano.”

 

Ripenso a quel giorno. Al suo sguardo strano.

Alla sua richiesta d’aiuto, che né io né lui abbiamo capito fosse tale.

Mi rammarico, perché avrei potuto fare qualcosa, e non ho combinato niente.

 

 

10 Maggio. Lunedì. “Ieri sera ho fatto una pazzia.

Sono entrato nella loro camera, e non lo facevo da tempo.

Sul ripiano della specchiera, ho trovato il suo profumo.

Quello che io e lei avevamo scelto a Parigi, dopo che lei mi aveva trascinato un intero pomeriggio per Boulevard Saint Michel, per i Campi Elisi, e da Dior, mentre papà discuteva un nuovo contratto.

Chanel n°5. gliel’ho stabilito io.

E dal quel momento è diventata la sua fragranza.

Quattro anni, e sembra ieri.

Lei che mi sgridava, mentre correvo sul ponte del bateau-mouche sul Lungo Senna.

Papà che le ha dedicato una serenata, mentre pranzavamo nel ristorante della Tour Eiffel..

L’ultima gita fatta assieme, che io ricordi.

 

L’anno dopo, tra mille litigi, lei lo convinse a portarmi in America, a vedere la finale della Est Coast Division.

I biglietti, li pagò una follia.

La mia gioia non aveva prezzo, invece.

 

Mi manca Haha-chan. E’ quasi un dolore fisico, in sere come questa.

Anche papà mi manca, ma in modo diverso.

Al suo ricordo si mescola il rancore, il risentimento che provo per lui.

Per aver accettato la fusione con Miyamoto-san, il suo socio.

Per aver voluto ingrandire la società, sacrificando noi.

Per averla convinta a seguirlo, in quel maledettissimo viaggio d’affari…

Se avesse rifiutato, come sempre, almeno lei ci sarebbe ancora.

Sarebbe con me.

E invece io ho insistito, maledizione!!

 

Anche stasera prenderò il suo profumo, e lo spruzzerò sul mio cuscino.

Sarò meno solo, forse.”

 

“Mi senti, Ru?... Riesci a sentire la mia mano?” gli sussurro, carezzando la sua, inerte.

 

Mi accoccolo al suo fianco, cercando di abbracciarlo alla meno peggio, senza staccare il respiratore che lo tiene in vita, i macchinari e la flebo, che lenta gocciola.

Vorrei che riuscisse a percepire il mio calore, e che non è solo in questa stanza.

Non è più solo.

Un leggero bacio sulla fronte tiepida, non posso sfilargli la mascherina.

 

“Puoi sentire il calore del Tensai, eh?” pigolo speranzoso.

 

Come faccio ad aiutarti, Kaede, come diavolo faccio?!

 

Rimango così. E’ l’unica cosa che posso fare, credo.

Lo accarezzo piano, cullandolo, lo sento fragile e debole, e io rivoglio la mia Kitsune, porca miseria.. Rivoglio la mia volpe…

 

Tiro su col naso, raccogliendo un po’ di determinazione.

 

“Stai facendo diventare il Tensai un frignone…te ne rendi conto??!!” lo rimprovero.

 

 “Questa la metto io, in conto, dannato volpino…” annoto, alzandomi.

 

Mi rivesto, salutandolo.

Purtroppo ho promesso a Obaa-san di aiutarla…

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Scelta d'amore 6 ***


Scelta d’amore 6

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 61

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

“Volpaccia in letargo, buongiorno…” esordisco, condendo la frase con un bel sorriso.

 

 

“Giornata splendida, gli uccellini cinguettano, e tu continui a dormire… eccheccazzo, Ru!! Stai diventando monotono….” E’ il lamento.

 

Ovviamente non sortisce alcun risultato, ma non mi arrenderò ancora.

E’ quello che penso, aprendo il suo diario.

 

 

11 Maggio. “Le eliminatorie per il Torneo Interscolastico stanno per iniziare in tutte le Prefetture.

Una settimana.

Manca solo una settimana alla prima partita d’eliminazione.

Sono andato all’incontro col Dr. Maeda. Nulla che io non sappia già.”

 

Ah, sì… ricordo di aver letto ieri, che lo voleva rivedere dopo l’anniversario della morte dei suoi.

 

“Non ti ci vedo, su un lettino di pelle, sai?” gli confido…

 

 

“Beh… magari a dormirci sì…” concedo, ghignando.

 

 

12 Maggio. Mercoledì. “Ho superato il compito di chimica, ma mi sono appisolato in terrazza dopo la pausa pranzo. Kiwashita doveva interrogare me. K’so! Me n’ero scordato…

Nh. Non è una gran perdita…quello, già mi odia.

 

Akagi ha intensificato gli allenamenti, Ayako si prende cura dell’idiota, stranamente Miyagi non ne è geloso… mah.”

 

“E ci mancherebbe!!! Io non farei MAI la corte a quella strega, manesca com’è!!” e poi Ryochan sa che non deve temere nulla, da me…

 

 

13 Maggio. “Ho trovato un gattino per strada. Davanti casa.

L’ho raccolto, ripulito e ha mangiato un po’ di latte.

E’ piccolino, e temo si sia perso. O abbandonato.

Dovrò tentare di sbolognarlo a qualcuno…magari a una delle tre oche…

Il prima possibile.

Mi piacciono i gatti, ma non mi ci voglio affezionare.

Non ho intenzione di soffrire ancora.

Non permetto a nessuno di avvicinarmi, men che meno ad una stupida bestia pulciosa, dal pelo coccoloso, che fa le fusa sopra il mio letto.

Dannazione!! So che finirò per volergli bene, e poi lui mi lascerà. E io soffrirò di nuovo..”

 

Sollevo gli occhi dalla pagina: io non ho visto nessun gatto in casa sua!

E nemmeno Mika-san lo ha menzionato…

 

“Che fine ha fatto il micio? Gli hai dato almeno un nome?!” chiedo, come sempre retorico.

 

 

14 Maggio. “La bestia mi ha svegliato mordendomi il naso… se lo rifà, lo scuoio!! …il Do’aho mi ha preso in giro per 20 minuti, agli allenamenti, vedendo il graffio…mi ha chiesto in che bidone della spazzatura mi sono addormentato, e se i gatti randagi hanno tentato di mangiarmi…

Nh. Stronzo.

Lui. E il gatto.

Il mio fan club mi ha regalato una scorta decennale di cerotti e creme, e menate simili, per far guarire prima il taglio, senza far rimanere la cicatrice… La scimmia rossa mi riduce molto peggio, quando ci picchiamo..”

 

Mi accarezzo di riflesso il labbro inferiore, a destra. Si sente ancora il un po’ il bordo frastagliato del taglio, non ancora ben rimarginato.

La settimana scorsa, abbiamo ‘giocato a fare rissa’, e mi hai colpito mentre ero distratto.

Mi hai spaccato il labbro.

Ricordo come tu ti sia fermato di scatto, dilatando gli occhi.

 

Ti ho biascicato un: “Già stanco, Kitsune?!” mentre riprendevo fiato.

E tu mi hai ignorato, sfilandoti un fazzoletto dalla tasca della tuta, e me lo hai porto, alzandoti in piedi.

Io sono rimasto lì, a guardarlo, senza capire.

Poi sei sparito negli spogliatoi.

E sei tornato con qualcosa in mano.

Me lo hai lanciato: il sacchetto del ghiaccio.

Solo in quel momento mi sono accorto del rivolo di sangue sul mento.

Ricordo di averti gridato dietro qualcosa come : “Torna qua…. Volpe fifona!! Non abbiamo ancora finito…”

 

Ma eri già riscomparso.

 

 

15 Maggio. “Mikaa-san ha visto il gatto, e ne è rimasta piacevolmente stupita.

Non ne ha fatto mistero: mi ha detto chiaro e tondo che è felice che io abbia deciso di prendermi questa responsabilità e che voglia qualcuno accanto, a farmi compagnia.

Poi ha insistito perché l’accompagnassi a fare la spesa.

Non ha voluto spiegarmi il perché.

Nh…per strada ho visto il Do’aho e la sua armata, in giro a bighellonare…quell’idiota dovrebbe essere su un campetto ad allenarsi, a quest’ora…

…e io pure.

Vado a giocare.”

 

 

16 Maggio. “Neko ha fatto pipì sul mio pallone.”

 

“Neko??!! Caspita!, Ru… tu a fantasia stai messo bene…” polemizzo.

 

“Sì. L’ho chiamato ‘Neko’ , semplicemente perché mi serviva un modo per attirare la sua attenzione, quando lo devo rimproverare…E io non volevo dargli nomi.

Dare nomi significa creare legami.

E io non mi sento ancora pronto a farlo.

 

Dicevo… quel gatto scemo ha marcato il SUO territorio sul MIO pallone…forse ci tiene davvero poco a vivere…

Gli ho fatto una ramanzina (con lo sguardo, s’intende! Perché dovrei mettermi a conversare con un animale??) che ricorderà da qui a…

…cazzo! L’ha rifatto.

Dicono che bisogna prenderli per la collottola e ficcarci il naso dentro…così imparano…

Se infiliamo la testa del Do’aho in un pallone da basket… dici che impara prima?!”

 

“Ohi!! Kitsune…” protesto, oltremodo offeso.

 

“A ragion veduta, ‘sto gatto lo dovevo chiamare Do’aho… e non per sciocco sentimentalismo, sia chiaro… semplicemente, perché è idiota come lui….”

 

“Ma… metà del tuo diario, è un’offesa gratuita alla mia persona??!!” sbotto, infastidito.

 

“Perché scrivo tanto del Do’aho?”

 

“Me lo chiedo anche io..”

 

“Forse perché è troppo rumoroso.

Impossibile ignorarlo.

Nel mio silenzio... Il suo rumore è assordante.”

 

Mi fermo.

Turbato.

Solo ora, realizzo che Kaede ha cominciato a interrogarsi sullo strano rapporto che ci ha sempre legati, molto prima di me.

Io ho continuato la mia farsa per molto più tempo, mentendo prima di tutto a me stesso.

E sì, che le avvisaglie c’erano.

Solo… ho preferito guardare da un’altra parte.

Quanto sono stato scemo…

Quanto tempo ho sprecato…

Tempo, che avremo potuto trascorrere felicemente…

 

 

17 Maggio. “ Shohoku vs Miuradai.

Finalmente.

 

Ho rischiato di non arrivare nemmeno in campo.

Mi sono addormentato per strada, in bici, e sono finito contro un’auto parcheggiata. Per fortuna, non mi sono fatto nulla.

La bici, un po’ meno.

 

Anzai ci ha puniti per la rissa in palestra, (non credevo che il nonnetto fosse così vendicativo).

La sScimmia e Mitsui hanno iniziato a discutere, e alla fine hanno dato la colpa a me, per aver ceduto alle provocazioni degli amici del teppista.

Non so come, ma quando c’entra il Do’aho, ci finisco sempre di mezzo anch’io…”

 

“Ovvio!... perché è sempre colpa tua…” lo punzecchio, ghignando.

 

“L’inizio non è stato certo dei più brillanti, ma poi il Coach ci ha permesso di entrare, facendoci giurare di non far più risse…

Tsé. Illuso.

Hanno fatto fallo al mentecatto.

La panchina dello Shohoku si è gelata… nessuno si è ricordato di insegnargli come fare un tiro libero…

Dei due concessi, il primo lo ha buttato nel cesso, per la regola dei 5 secondi.

Il secondo, su consiglio di Akagi, doveva arrivare almeno al ferro, per poi prendere rimbalzo.

Ed è esattamente quello che ha fatto, solo che io l’ho preceduto, e il canestro l’ho messo dentro io.

Ovviamente, si è incazzato, strepitandomi addosso qualcosa del tipo: “Mi hai rubato la palla!!”

E chi se ne frega!

Io volevo vincere la partita.

 

L’idiota è andato a protestare col play, che ha passato a me (e ho fatto canestro), invece che a lui.

Anzai gli ha fatto abbassare le penne.

 

Il debutto ufficiale del carciofo è stato un evento davvero memorabile: in pochi sarebbero riusciti a riproporre un magnifico slam dunk sulla testa del capitano del Miuradai, con la stessa tecnica adottata su Akagi.

Impara in fretta, non c’è che dire!!

Abbiamo vinto. E lui è stato espulso.”

 

“16 minuti di gioco… me lo ha confermato Ayako…. 0 punti, 5 falli gravi. E una figura di merda…” –sospiro- “Sfido chiunque a battere il mio record…”

 

 

18 Maggio. Martedì. “Neko cresce.

Il Do’aho fa casino.

Tutto nella norma.”

 

 

19 Maggio. “Sono andato a comprarmi un nuovo paio di scarpe, l’ultimo modello di Air Jordan.

Quelle vecchie erano tutte scassate.

Sono costate un dio, ma ne valeva la pena.

Ho preso anche una maglia nuova… e ho passato mezz’ora buona  guardare i palloni serie gold… ma sono rinsavito, e sono uscito senza.

Ci sono più palloni che finestre, in questa casa.”

 

 

20 Maggio. “Mancano due giorni alla partita.

Ci stiamo dando dentro, con gli allenamenti.

Il mentecatto giura e spergiura che non farà falli, e segnerà una legnaia di punti.

Se resta in campo più di 5 minuti, è già un miracolo.”

 

“Grazie. E’ commovente la tua fiducia nei miei confronti, Kitsune…” ironizzo, anche se con una punta di tristezza.

 

Una parte di me gli dà ragione. Non posso negarlo.

Per più di un mese ho fatto l’idiota, in tutti i sensi.. ovvio che fosse scettico, no?!

 

 

21 Maggio. “Neko mi ha strappato il poster di Shaquille O’Neal che avevo appeso dietro la porta.

Mi ha fatto davvero incazzare. Giuro.

Mi sono imposto di sgridarlo. Davvero.

…Ci ho rinunciato.

Quel gatto ha già scoperto i miei punti deboli. K’so.

 

Domani partita. Non vedo l’ora…”

 

“Quel gatto è furbo, eh, volpe?!... ti ha già messo nel sacco!!”

 

 

22 Maggio. Sabato. “Kadono vs Shohoku.

Nel 2° incontro, abbiamo vinto per 160 a 24. 

Persino alcuni giocatori che Kainan e del Ryonan sono venuti a vederci.

La gente si stupiva di questo.

Non ci danno certo per favoriti.

Nh.. sarà interessante far rimangiare loro questa convinzione.

 

Il Do’aho è entrato in campo: 0 punti, 5 falli.

Il suo umore è decisamente nero…”

 

 

23 Maggio. Domenica. “Mika-san è venuta oggi, a pulire casa.

Mi ha portato da mangiare delle specialità che ha acquistato in un viaggio nel Kansai.

E a Neko ha portato del tonno.

Quella donna ci vizia.”

 

“Allora devo ringraziare lei, se non sei ancora morto d’inedia, volpe anoressica…”

 

 

24 Maggio. “Stamattina, io e il Do’aho ci siamo picchiati in terrazza.

120 m², e lo spazio non è ancora sufficiente, per noi.

Ha esordito, strepitando cose assurde, come sempre: “Stai occupando abusivamente la mia terrazza! Stai invadendo il mio spazio vitale!!” ecc… ecc…

Mi sono girato dall’altra parte, e lui si è offeso perché non l’ho degnato di una risposta.

 

Test di storia: 4/5.

Odio l’Epoca Sengoku.

 

La lezione di inglese è l’unica cosa che riesce a tenermi sveglio.”

 

 

25 Maggio. “Neko è sparito.

Era in giardino. Sotto l’acero che mio padre ha piantato il giorno che sono stato concepito, secondo il suo racconto.

Io mi sono appisolato lì vicino… quando mi sono svegliato, non c’era più.”

 

“Perché ho un brutto presentimento?”

 

 

26 Maggio. “Il mio vicino ha suonato alla porta insistentemente.

Per 10 minuti ho pensato di ignorarlo. Ma mi aveva svegliato, quindi, tanto valeva vedere che cavolo aveva da dirmi.

Ho visto, sì e no, 3 volte in vita mia, quell’uomo.

Non l’ho nemmeno fatto accomodare dentro.

Mai dare confidenza agli sconosciuti.

Era imbarazzato, lo si vedeva benissimo.

E a disagio.

Ma talvolta io faccio questo effetto, visto che non sono spesso parte attiva in uno scambio interpersonale.

Alla fine mi ha detto che... che il mio gatto gli è finito sotto la macchina, sbucando all’improvviso dalla mia recinzione.

Questo gran giro di parole, per dire che Neko è morto.

Lo sapevo… non dovevo prenderlo con me.

Ho sbagliato di nuovo.”

 

Mi chiedo quanto dolore nascondano queste poche righe.

E’ preoccupante, questo suo racconto pacato.

Avrei preferito leggere qualche cattiveria, verso quel guidatore… o Kaede che si arrabbia, con quel gatto do’aho… e invece lui finisce per incolparsi, per un po’ d’affetto che ha dato e ricevuto.

Come se poi fosse una colpa sua!!!

 

 

27 Maggio. “Ho buttato via le ciotole del gatto.

E il poster di O’Neal che avevo rattoppato con lo scotch.

Forse avevo uno sguardo strano: Ayako mi ha chiesto se è successo qualcosa.

Le ho risposto di no.

Non c’è niente, di nuovo.

Tutti mi abbandonano.

Sono semplicemente, di nuovo solo.”

 

Mi colpisce al cuore, la rassegnazione con cui scrive questi suoi pensieri.

 

Questa passività stride in modo incredibile con l’immagine che io ho di lui.

Di lui, che non si arrende mai.

Che mantiene sempre il suo sangue freddo.

Che crede all’infinito nelle sue capacità.

 

 

28 Maggio. “Domani c’è la partita.

Il Do’aho è nervoso, si vede.

Akagi lo sta torchiando.

Ma fa un sacco di falli anche durante gli scontri d’allenamento.

Deve imparare a contenersi.

E non è facile, per lui, lo ammetto.

Comunque migliora.

E’ già qualcosa.”

 

 

29 Maggio. Sabato. “Shohoku vs Takahata.

3° incontro: altra vittoria: 103 a 59.

 

Cominciamo a destare l’interesse della gente.

Impossibile ignorare i mormorii dalle tribune.

Il rossino è stato nuovamente cacciato, ma ha combinato qualcosa di buono anche lui, prima di sbraitare contro l’arbitro per un fallo grosso come una casa (a suo avviso, inesistente).”

 

“Certo che avevo ragione io!! Quella bertuccia era cieca come una talpa!!! E mi ha cacciato solo perché non ha capito l’immenso valore del Genio!... Arbitro venduto!!”

Ok, ok, adesso mi calmo…

Anche perché non cambia poi molto le cose…

 

 

Devo aver gridato un po’ troppo, perché la tricheca è entrata di corsa in camera, tutta allarmata.

 

Sono arrossito di botto, scusandomi in profondi inchini…

Mi ha ricordato dove siamo, e che dobbiamo rispetto al luogo.

 

Prima di uscire, mi ha fatto notare che è sera inoltrata.

Non me n’ero accorto.

ero accorto.

ata.

i ha fatto notare che mo rispetto al luogo.

sso qualcsa tale...

“’notte, Kit. Ci vediamo domani pomeriggio, dopo gli allenamenti…” ed esco, la fresca brezza della notte, che non è ancora notte, mi accarezza il viso.

I rumori della città mi investono, appena uscito dal giardino dell’ospedale.

La vita sembra fermarsi, là dentro.

Il tempo, centellinato al millesimo, sembra scorrere in un binario parallelo, ma a sé stante, rispetto a quello vero.

Chissà se è veramente così.

 

Non ho voglia di rientrare, stasera.

Oltrepasso, pensieroso, una cabina.

Mi fermo.

Ormai è deciso.

Ritorno indietro di qualche passo.

 

“Pronto, Yohei?... hai voglia di una birra?”

 

Lui sa che io non bevo più alcolici, da quando ho iniziato a giocare.

Ma è il nostro modo in codice per chiederci aiuto, nel momento del bisogno.

 

 

“Ok, Yo.

Due pocari sweat andranno più che bene…” concedo.

 

 

...continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 7
*** Scelta d'amore 7 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 7

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Mi complimento con me stesso, per come sono riuscito a fregare la tricheca che mi voleva placcare.

L’ho vista da lontano e sono fuggito, prima che lei potesse avvicinarsi oltre il limite di sicurezza.

‘Ore wa tensai!!’ ghigno, tra me e me, aprendo la porta della sua camera.

 

“Stai diventando noioso, volpino… se non…”

 

Mi blocco, paralizzato.

 

La stanza è sgombra.

Il letto rifatto, vuoto.

Vuoto.

“DOV’E’ KAEDE???!!!” grido.

 

E corro, verso l’infermiera, non me ne frega un cazzo, se non si può.

L’afferro per le spalle, scuotendola: “Rukawa… Dov’è Rukawa??

Lei mi guarda stranita per qualche istante.

Per un’eternità, credo.

Poi si riprende, cercando di liberarsi dalla mia presa.

 

“Giovanotto, lasciami!” risponde.

 

“CHE FINE HA FATTO??!!!!” ripeto, esasperato.

 

“MOLLAMI!” mi intima, alzando la voce pure lei.

 

Riluttante, faccio come mi ha chiesto.

Ma sto fremendo, in attesa.

Se non mi risponde subito, la uccido. giuro.

 

“E’ stato trasferito stamattina in un altro reparto, non te l’avevano detto?” chiede, con tono infastidito, risistemandosi la divisa stropicciata.

 

Cazzo!! Oggi è lunedì…

 

Mi lascio scivolare a terra.

Improvvisamente mi mancano le forze.

 

Credo di suscitarle compassione, perché la tricheca torna con un bicchiere d’acqua. Me lo porge a debita distanza, ma lo fa.

Lo sorseggio, riordinando le idee, e il cuore. Che deve ritornare tra i polmoni, e non restare incastrato in gola.

 

“Terzo piano, stanza 11.” Mi avvisa, sparendo in corsia.

Non so se odiarla, o baciarla.

 

 

Mi sollevo, sospirando.

 

Come ho fatto a dimenticarmene??

 

 

Mi avvio agli ascensori.

No. Ci metterebbero troppo.

E salgo le tre rampe. Di corsa.

 

 

Le infermiere mi guardano con occhio critico, ma impareranno a conoscermi anche qui, temo.

Leggo –smarrito- i cartelli sulle porte, fino a trovare la 11, l’ultima in fondo al corridoio.

Prendo fiato, abbassando la maniglia.

 

Eccolo lì.

 

“Mi hai fatto quasi fare un infarto, Kitsune scema…” ti sussurro, avvicinandomi al letto.

“Ho perso tre anni di vita. Poco, ma sicuro….” borbotto, ripensando allo spavento.

Al terrore che fosse troppo tardi.

 

“Per poco, non ricoveravano anche me… non so se in cardiologia o in psichiatria… a sorteggio, credo. infierisco.

 

….

 

“Ti amo, Volpe. Ma non farmi più scherzi così idioti, intesi?” il mio tono si raddolcisce, non posso impedirmelo.

 

Gli accarezzo una mano con la punta delle dita, hanno cambiato la posizione della flebo.

Un grosso ematoma violetto si estende su quasi tutto il dorso.

Fa impressione, se paragonato alla sua pelle diafana.

 

La prendo tra le mie e la bacio, piano.

Con riverenza.

Me la poso su una guancia, ed è fresca, rispetto alla mia cute.

Mi accorgo solo ora di una lacrima che cade giù.

Quando –inevitabilmente- è già entrata in contatto con le sue dita.

 

“Temevo di averti perso…” la voce s’incrina.

 

Tiro su col naso, ricomponendo un po’ di dignità.

 

E rimango lì. Per un tempo indefinito.

Ad ascoltare il mio respiro.

Ad osservare i suoi polmoni che vanno su e giù.

Su. e. giù.

Oggi, ancora.

 

Il tracciato sul monitor, sempre uguale a se stesso, in una monotonia rassicurante, e allo stesso tempo angosciante, mentre passa una frazione infinitesimale di intervallo, tra un bip e l’altro.

 

“Ti amo.” bisbiglio.

L’ho capito adesso, ora più di prima.

 

Ti amo.

 

“Per ogni giorno che mi sarà concesso dirtelo, da qui all’eternità, spero.

 

 

“Ti amo.”

Meglio che tu lo sappia, casomai non mi avessi ascoltato bene…

 

 

“Ti amo.

e ho bisogno di te.”

 

Mettitelo in testa, volpe, c’è tanto spazio lì dentro, facci un po’ di posto. Perché deve diventare il tuo pensiero fisso.

 

“E voglio una dichiarazione in grande stile da parte tua, quando dovrai spiegarmi perché il tuo portachiavi è una scimmietta rossa, e la foto sulla tua scrivania, con noi due.. e altre mille cose, che sto capendo piano piano…”

 

“Ti amo.”

Ti basta sapere questo.

 

 

Oggi non ho voglia di leggere di te, oggi voglio essere un po’ meno egoista, e parlarti di me.

Di noi, magari.

 

Che in fondo l’ho capito, sai?

Non sono ancora arrivato alla pagina giusta, ma so già che non hai saputo resistere al fascino del Tensai…

Sorrido.

 

“Non vedo l’ora…”

L’ora di fare un sacco di cose, volpe.

 

“Di rivedere i tuoi occhi aperti, di guardarti attentamente fare uno slam dunk in palestra, di riammirare te che pedali sbilenco in bici, dopo gli allenamenti…

e perché no?

Anche il tuo sorriso, perfino.”

 

….

 

“E trascinarti sul campetto in riva al mare, e riempirti di baci, appena ti toglieranno quella cazzo di mascherina… e stringerti forte, che adesso ho paura di farti male.

E mi lascerò picchiare, perché non si sa mai…”

 

 

E farti sopportare un po’ l’Armata, che non è poi così idiota, come sembra…

E faremo dei pic-nic fuori Kanagawa, così nessuno ci disturberà, sotto i ciliegi in fiore.

Ti annegherò in mare, quando arriverà l’estate…”

 

….

 

“Appena uscirai di qui, raccoglieremo le castagne, e le arrostiremo dietro casa tua, poi le regaleremo a Mika-san, che è sempre così gentile….

 

….

 

“Voglio aspettare che tu ritorni in forma, certo…

E poi… ma poi… voglio fare l’amore con te….

 

Una volta, dieci, cento… all’infinito.

 

Potresti essere l’uke...

 

..o il seme.

Non me ne importa un accidente.

 

Lo decideremo tra le lenzuola, o giocandocelo a morra cinese… oppure…

 

Ci scambieremo i ruoli di volta in volta, d’accordo?

 

 

Io voglio solo diventare parte di te…. E non ci vedo certo umiliazione, o sottomissione, nel donarsi all’altro. alla persona che ami.

E’ un atto d’amore… puro e semplice.

 

E io ti amo.”

 

….

 

“Voglio ascoltarti dormire, addossato contro la mia schiena… sentirti ronfare nell’orecchio, impedendomi di prender sonno….

Svegliarmi prima dell’ora stabilita, e rimanere lì…

solo a guardare te.”

 

….

 

“E fare colazione insieme, anche con i cereali, se proprio bisogna, ma ti costringerei a mangiarne 2 scodelle.. che la colazione è importante, kitsune scema, lo so perfino io!

La smetteresti di avere quest’alimentazione da abitante del Biafra, metteresti su un po’ di chiletti, che sei tutto pelle e ossa…”

 

….

 

E faremo insieme i compiti, e ti aiuterò, vedrai… che anch’io, a scuola, sono messo male, ma non così male!

E mangeremo il bento in terrazza, quando il tempo sarà più clemente…

controllerò io, che tu spazzoli tutto…

E guarderemo le partite sul divano, litigando su chi vincerà, ingozzandoci di schifezze… beh, almeno io lo farò…”

 

….

 

E darò un po’ di vita a quella casa… la riverniceremo da cima a fondo, durante le vacanze di fine anno…

o invece no. La venderai, e verrai a vivere dal Genio..

Ti farò conoscere mia madre, che è degna genitrice del Tensai…

E lei ti coccolerà per bene, facendomi impazzire, perché a volte –ma solo a volte- è anche peggio di me….

E stai sereno, volpino, le ho già parlato di te… e già ti adora!”

 

….

 

“Svegliati in fretta, Ru… c’è un mucchio di roba da fare…. di cose da vedere, da provare, da sentire….”

 

….

 

“Mi mancano i tuoi ‘Do’aho’.”

 

Non pensavo sarei mai arrivato a dirlo, ma è così.

In casi come questi, la gente dice la classica frase:Mi manca il tuo sorriso’.

 

ma io non ho mai avuto la fortuna di vederlo… mai. Nemmeno una.

 

Non posso sentire la mancanza di qualcosa che non so come sia.

 

Ma ho bisogno…

Ho bisogno di sentirti pronunciare ancora quella parola…. Quel nome.

Come tu solo mi chiamavi,

mi offendevi,

mi rimproveravi,

mi incitavi,

 

mi cercavi.

 

 

Non sono così scioccamente romantico, da credere che dietro unDo’aho’ si nascondesse un ‘Ti amo’… questo no.

 

Ma credo, VOGLIO CREDERE, che per te fosse speciale.

Perché tu solo mi chiami così.

 

..e per me…

 

lo è.”

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

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Capitolo 8
*** Scelta d'amore 8 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 8

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

 “Scusa il ritardo, Kit.. era il mio turno di pulizie in palestra.” Ti spiego, sfilandomi la giacca leggera.

 

“I ragazzi insistono perché mi esoneri, ma non è giusto, no?!

Se saltassi gli allenamenti per venire da te, sono sicuro che ti incazzeresti come una iena, e io trovo equo portare avanti, fino in fondo, i miei compiti dentro la squadra…”

 

….

 

“Di’ la verità, Volpe, la saggezza del Genio ti fa restare senza parole….” Sorrido.

 

Comincia ad essere deleterio, per me, parlare da solo per tante ore….

 

 

30 Maggio. Domenica. “Ayako mi ha invitato a cena da lei.

Era una vita, che non lo faceva.

 

Come sempre, ho declinato l’invito.

 

Un po’ mi spiace, per lei.

So che si dà tanto da fare, che si sta preoccupando per me… e il fatto che sia la nostra manager, fa sì che lei possa –nuovamente- starmi accanto come un tempo…

Ma quel tempo non tornerà. Deve farsene una ragione.

E’ una frattura insanabile, quella che ho dentro.

Non potrei mai varcare la soglia di casa sua, e far finta che tutto sia come prima…

Semplicemente, perché non lo è più.

Ho troppi ricordi, di momenti felici, di risate, di allegria…

Non sono così masochista da volermi autoinfliggere, consapevolmente, nuovo dolore.

Lei è la mia aiuto-allenatrice, ora. e nulla più.

 

Palle.

E’ un’amica. Forse l’unica amica che abbia mai avuto.

E una sorella, anche se sono figlio unico.

E un’amante… se solo lo avesse voluto, ma lei non l’ha mai voluto.

Ha preferito la nostra amicizia, all’attrazione che sentiva per me.

..o forse ero solo io, a sentirla per lei.

In fondo, poco importa.

 

‘Un’amicizia che va al di là di tutto.’ mi ha detto un giorno, sulla scogliera.

Quando le confidai che provavo dell’affetto, per lei. Un attaccamento mai provato prima, che mi spaventava, e mi affascinava.

Mentirei, se dicessi che l’ho amata.

-A me non piacciono le ragazze-

 

O che lei mi ha amato.

-Non sono il suo tipo- è stata chiara fin dal principio.

 

Ma tra noi c’è sempre stato qualcosa..

 

‘Un’amicizia, un affetto che va al di là di tutto.’

Forse ha –semplicemente- ragione lei.”

 

Sbatto le palpebre un paio di volte, cercando di comprendere la portata di quello che ho letto.

Di tutte, solo di Ayako ero convinto non avrei mai avuto di che temere…. Invece mi sbagliavo.

Mi fermo.

Temere cosa???

Non posso dimostrarmi geloso di lei, semplicemente perché è entrata nella vita della mia volpe prima di me…

 

Ma è altrettanto vero che adesso voglio sapere, Kaede… forse non ne ho il diritto, certo… ma non me ne frega un cazzo…

 

“Ti avviso. Ho intenzione di fare due chiacchiere con Ayako, alla prima occasione…” detto questo, riprendo a leggere.

 

 

31 Maggio. “Le partite d’allenamento di susseguono, in vista dello scontro di venerdì.

La mezza sega continua a fare falli, ha quasi staccato un braccio a Yasuda, con una palla trattenuta…

..e poi sbraita come un assatanato, convinto di aver ragione.”

 

“Era colpa di Yasuda…” borbotto, colpevole.

 

 

1° Giugno. “Compito di biologia.

Ma Mendel non poteva andare a farsi una canna, anziché piantare piselli, e rompere i coglioni a mezzo mondo???

 

“Stavolta mi tocca darti ragione, Kit…”

 

 

“Ah!.. Stamattina ci hanno rifilato il test di geografia astronomica..

Io, manco mi ricordavo ci fosse …” –confesso, candido- “E Yohei era troppo lontano, per farmi copiare.. L’unico compagno a distanza ragionevole era Makuro, l’asso del club di calcio… non so se hai presente..” –mi fermo, riflettendo- “Figurarsi se tu sai chi è!! Non conoscerai nemmeno il nome dei tuoi compagni di classe, figurati dei miei!!” e scoppio a ridere.

 

“Beh, Kit, succede che io gli lancio un mio efficientissimo ‘sguardo che uccide’, e lui mi passa il suo foglio. Purtroppo per me, (e per lui) ‘sto povero ragazzo ragiona solo con i piedi.. E proprio quando stavo per restituirgli la pagina, il prof. ci sgama. ‘Merda! Sono fregato!!’ ho pensato, e invece ha dato la colpa a lui, chiedendogli se era così disperato da arrivare addirittura a chiedere aiuto a me.. devo riconoscere che la mia autostima non ha apprezzato molto quest’infelice insinuazione, ma -se non altro- non sono finito in Presidenza, e lui nemmeno, perché quell’ipocefalo del prof. ha ritenuto irrilevante qualsiasi mio possibile suggerimento nelle risposte.”

Il mio orgoglio ne è uscito un po’ malconcio, lo ammetto, ma non voglio nemmeno ipotizzare la reazione di mia madre, o del tappo, se mi avessero sospeso..

 

 

2 Giugno. “Mancano 2 giorni, al 4° scontro… Akagi ha intensificato gli allenamenti con il Do’aho.

La squadra si sta amalgamando bene, con Mitsui che migliora sempre più, e Miyagi che si sta rivelando un ottimo regista.”

 

 

3 Giugno. “Domani partita.

Sono troppo stanco.

Dopo gli allenamenti, sono andato al campetto.”

 

“Volpe stacanovista…”

 

 

4 Giugno. Venerdì. “4° incontro: Shohoku vs Tsukubu.

Ci hanno messi in difficoltà, all’inizio.

Ma il contropiede di Miyagi li ha mandati completamente nel pallone. E hanno iniziato a fare errori su errori.

Ennesima vittoria: 111 a 79.

Sakuragi è stato buttato fuori nel momento cruciale, per somma di falli.”

 

Sospiro, ricordando quel periodo …come lo definiva Yohei?

..ah, sì: ‘la malinconia di un genio’.

 

Ricordo la sera in cui, colto da disperazione, sono andato a casa di Akagi a chiedergli come si fa a non fare fallo, e il Gorilla mi ha detto di riflettere sui miei errori…

E poi sono finito davanti allo Shohoku, e ho visto le luci della palestra accese, mi sono avvicinato incuriosito di sapere chi ci fosse dentro… e ci ho trovato te.

 

“Hai scritto di quel nostro incontro notturno?” sfoglio le pagine successive, e infatti lo trovo:

 

“Mi stavo allenando in palestra, nelle finte…

E dopo aver segnato un canestro, mi giro. E mi ritrovo davanti lui.

Mi ha stupito, vedermelo lì. Ma non l’ho dato a vedere, sia chiaro.

Sakuragi mi ha puntato contro un dito, sbraitando qualcosa come: “Ti giuro che non mi farò espellere, contro lo Shoyo, e che segnerò addirittura più punti di te!!”

Poi si è girato, senza aspettare risposta, e se n’è andato sbattendo la porta.

Sono rimasto lì 5 minuti buoni, a raccapezzarmi… che cavolo voleva il Do’aho da me??

Era una minaccia?

Una promessa?

Una sfida?

Mah…”

 

“Se devo essere sincero, a quel tempo nemmeno io sapevo perché ti avevo detto quelle cose… ma credo dipendesse da un miscuglio strano di sentimenti…. L’averti visto lì, ad allenarti anche a quell’ora assurda, per migliorare un gioco che -ai miei occhi- era già perfetto di per sé, mentre io ero in crisi nera, incapace di smettere di fare falli, mi ha fatto capire la distanza che ci separava, e credo sia stato quello a farmi saltare i nervi… l’ansia di sentirti sempre più lontano e irraggiungibile, e per questo mi sono messo a dire che avrei fatto più punti di te, senza farmi espellere… era un forma un po’ contorta –un po’ molto, me ne rendo conto da me- per chiederti di darmi fiducia, Kitsune, di aspettarmi, in qualche modo… solo che non lo volevo ammettere nemmeno con me stesso…”

 

Ritorno indietro, dove avevo interrotto lo scorrere dei giorni.

 

 

5 Giugno. “Mika-san ha fatto le grandi pulizie…manco dovesse venire l’Imperatore in persona a farmi visita…

Beninteso.. se venisse davvero, non gli aprirei certo la porta.

 

Credo di essere completamente immune allo spirito patriottico, e menate simili.

Sciocchezze. Sono tutte stronzate sentimentali.”

 

“Sei l’emblema della leggendaria ospitalità nipponica, tu…” lo stuzzico.

Senza sortirne alcun effetto, lo so… ma è più forte di me…

“Leggere i tuoi pensieri, mi fa scaturire commenti che non so trattenere… e, in fondo, sarebbe un po’ come dialogare, no?!

…Non polemizzare, volpaccia, sul fatto che il Tensai vuole sempre avere l’ultima parola!”

 

 

6 Giugno. Domenica. “Mika-san è tornata a tradimento, a rimpinzarmi il frigo di altro cibo. Non mi basterebbero 7 vite, per finirlo… figuriamoci 7 giorni…”

 

“Kami benedica quella donna, che ti impedisce di morire di fame…”

 

 

7 Giugno. “Compito di mate, di storia, e di fisica.

Quattro ore senza dormire… no, dico: 4 ore senza dormire!!!

Sto cascando dal sonno…”

 

“Volpe narcolettica…” sbuffo.

 

 

8 Giugno. “La mattinata è scorsa via tranquilla..

Così pure gli allenamenti, anche se il Do’aho è un po’ strano, in questi giorni… sembra pensieroso, preoccupato…Nh… chissà poi perché…

Adesso me ne esco, vado ad esercitarmi a scuola. Ho chiesto le chiavi ad Ayako…

Lo dicevo io, che il Do’aho è strano!!

 

Mi stavo allenando in palestra, nelle finte…

E dopo aver segnato un canestro, mi giro. E mi ritrovo davanti lui.

Mi ha stupito, vedermelo lì. Ma non l’ho dato a vedere, sia chiaro.

Sakuragi mi ha puntato contro un dito, sbraitando qualcosa come: “Ti giuro che non mi farò espellere, contro lo Shoyo, e che segnerò addirittura più punti di te!!”

Poi si è girato, senza aspettare risposta, e se n’è andato sbattendo la porta.

Sono rimasto lì 5 minuti buoni, a raccapezzarmi… che cavolo voleva il Do’aho da me??

Era una minaccia?

Una promessa?

Una sfida?

Mah…”

 

“Volpetta tontola… il messaggio del genio era lampante…” ironizzo, ma contro me stesso, non lui.

 

 

9 Giugno. Mercoledì. “Che merda! Stasera c’è la partita, e mi si è bruciata la scheda video della TV.

Nh… mi toccherà studiare.. porca miseria!

 

Domani, la nostra.

Se riusciamo a vincerla, entreremo nei Best Four, e acquistiamo l’accesso alle Finali.”

 

 

10 Giugno.

“Finalmente. Ottavi di finale: scontro con lo Shoyo.

Siamo tra le migliori otto squadre della Prefettura.

Il Do’aho ha l’umore sotto le scarpe: 4 partite, 0 punti, 20 falli.”

 

“Ricordo il fanatismo impressionante della loro tifoseria… facevano quasi soggezione…

L’ansia negli spogliatoi si tagliava col coltello…

Le occhiaie di Akagi, le borse di Kogure, Mitsui che andava in bagno ogni 3 minuti…

E te lì, appollaiato sulla panca…non ho mai capito se per dormire o per raccogliere la concentrazione…

Le altre matricole era spaventate dai nostri sguardi cupi, ma forse solo io non avevo compreso la reale portata di quello scontro… e soprattutto, le vere capacità della squadra che ci accingevamo a sfidare.

Anzai diceva che non sono atleti eccezionali, certo, ma sono molto alti, e l’anno scorso sono riusciti ad arrivare secondi….”

 

“Il Coach ha scelto Akagi, Mitsui, Miyagi, me…e Sakuragi.

Sì.

Nella rosa dei primi cinque.

Ha chiamato il Do’aho, spiegandogli cosa si aspettasse da lui:

il suo compito era rafforzare la squadra sotto canestro, e recuperare tutti i rimbalzi; mentre io, il Capitano, e il n°14 avremmo bilanciato la squadra in altezza.

E, secondo il Sensei, questo ci avrebbe garantito la vittoria.

 

Tutta la platea parteggiava per i nostri avversari.

Riconosco che non è una cosa favorevole, una pressione psicologica di questo tipo.

Al fischio d’inizio, Akagi ha saltato per la contesa della palla, che è riuscito a conquistare, passandola a noi.

L’ha presa il rossino, e in quel momento l’arbitro ha fischiato fallo.

Perfetto!!

‘Già inizia!’ è stato il pensiero di tutti…

Invece il giudice di gara ha ritenuto che fosse l’azione dei Akagi ad essere fallosa.

Jumper violation, ha decretato.

 

E il Do’aho ha ripreso a respirare, credo.

 

Hanagata ha effettuato un fade away jump shot spettacolare.

Nemmeno Akagi è riuscito a bloccarlo.

In tutta risposta, la nostra ala grande si è infervorata, schiamazzando addosso al loro n°5, frasi come: “Io ti annienterò!!”

Nh…Montato.

 

Questo canestro ha però riacceso la rivalità del Gorilla, che -a sua volta- sa bene che solo dopo aver battuto Hanagata dello Shoyo e Uozumi del Ryonan potrà essere considerato il miglior Centro della Prefettura.

 

In breve, la loro altezza ci ha messi in difficoltà, sfiancandoci.

 

Maledizione!! Dovevamo trovare –in fretta- una strategia che compensasse la nostra statura inferiore…

 

Dopo 6 minuti di gioco, non avevamo segnato nemmeno un punto.

Il nostro Capitano sembrava paralizzato.

 

All’ennesimo passaggio intercettato, mi sono lanciato.

‘O la va, o la spacca!’ mi son detto.

 

Sakuragi mi urlava di passargli il pallone, di non rischiare un’azione in solitaria.

Ma io credo in quello che faccio.

Altrimenti non sarei Kaede Rukawa.

Ho sfondato il muro dei n°7 e 8, facendo canestro.

 

I miei compagni, anziché congratularsi, mi hanno sputato contro una serie di rimproveri: che non dovevo fare la primadonna, che potevo essere aiutato in un’azione più sicura, che era stato un azzardo… e bla, bla, bla…

 

E lì, non ce l’ho più fatta.

 

Ho detto loro che se non si davano una scantata, io non passavo nessunissima palla.

Mi hanno tirato un altro po’ di merda.

Ma almeno è servito a svegliarli dal loro torpore.

 

Il Gori con il suo ‘colpo dello schiacciamosche’ ha rianimato la nostra panchina, e il rossino ha preso un rimbalzo degno di tal nome…

Si è gasato a tal punto da farmelo notare… “Visto, Rukawa?!”

Se non fosse lui, arriverei a credere che abbia cercato una forma di approvazione, d’apprezzamento da parte mia, per quello che ha compiuto...”

 

“E’ esattamente quello che ho fatto, volpe…”

 

“Ma lui non aspetta certo questo, da me…”

 

“Invece ti sbagli! ...io l’ho sempre cercata, la tua stima, il tuo consenso…”

 

“Gli ho replicato un “Davvero notevole..” mentre partiva il nostro contropiede.

Avrei potuto ignorarlo, come sempre faccio.

Non so perché gli ho risposto.

Forse perché sapevo che lui ne aveva bisogno?

Non voglio chiedermelo ora.”

 

“Arriverà il momento, Kitsune, arriverà.”

 

“Comunque sia…subito dopo, ha clamorosamente mancato un semplicissimo ‘tiro dei poveri’ (come lo ha ribattezzato lui), e sono dovuto andare a salvarlo, correggendo il suo errore.

Gliel’ho anche detto: “Ci hai messo troppa forza, idiota.”

Ma in fondo, non l’ho sgridato… c’era rimasto davvero male, a tal punto che neanche il Gorilla ha avuto cuore di rimproverarlo, se non dicendogli che deve rimanere più calmo…

 

I suoi amici, in compenso, hanno iniziato a sfotterlo, insinuando che quello era volontariamente un passaggio…

…per me.

 

La sua faccia era impagabile! Se avesse potuto, sarebbe uscito solo per prenderli a testate tutti quanti…

 

Ad ogni modo, Miyagi ha stroncato i nostri avversari con la sua velocità.

Ad un bel momento, il Do’aho si è ritrovato la palla in mano, per un suo passaggio.

Kami ha voluto che non andasse in black-out, e che sia riuscito a far centro.

…e fu così, che Sakuragi segnò il suo primo punto allo Shoyo.

 

“Evento memorabile…”

 

“Ovviamente, l’attenzione di tutti era concentrata sullo splendido passaggio del nostro tappo, piuttosto che sul punto segnato.”

 

“Grrr… come sempre, sono un Genio incompreso… snif.” piagnucolo…

 

“E questo ha risollevato anche la sua autostima, facendo aumentare il nostro punteggio, grazie alle sua finte geniali…

Al 12° minuto del primo tempo, Fujima ha chiesto il time-out per primo, anche se la sua squadra era in vantaggio, 11 su 8.”

 

“Perché li avevamo spaventati per benino!!” sentenzio gongolante al ricordo.

 

 

Un leggero bussare mi distrae, e proprio mentre mi giro nella direzione da cui è provenuto, la porta della stanza di Rukawa si apre, lentamente.

Entra una giovane infermiera, salutandomi con un cenno del capo.

 

“Konnichiwa..” rispondo io.

 

“Konbanwa, sarebbe più appropriato…” –sorride lei- “E’ già sera da un pezzo…” mi fa notare, annuendo con la testa oltre le tende tirate della finestra.

Le avevo chiuse appena arrivato, immaginando che il sole forte potesse dargli fastidio.

 

“Saito Kyoko. Sono la nuova infermiera personale di Rukawa-kun.” mi si presenta.

 

“Hanamichi Sakuragi!” e le allungo una mano, forse in modo un po’ troppo confidenziale.

Ma lei l’afferra in una stretta decisa, sorridendomi nuovamente.

 

-Volpe, nello scambio ci abbiamo guadagnato!!-

 

La vedo fissarmi per qualche istante, soppesando il modo più indolore per dirmi quello che deve.

 

“Devo chiederle di andarsene, Sakuragi-kun.

Il paziente deve eseguire degli accertamenti, e non è concessa la presenza di alcuna persona, neppure dei famigliari, durante gli esami…”

 

“Comprendo, ma…” –sospiro- “…credo sia inutile insistere, vero?... e comunque…

...non sono nemmeno un parente…” preciso, intristendomi.

 

E’ solo la persona più importante della mia vita.

Niente di più.

 

“Se dipendesse da me, mi creda, la farei restare, ma è il regolamento dell’ospedale…” si scusa, gentile.

 

“Se resto qua fuori, potrei sapere il risultato?” mi azzardo.

 

“I tracciati dell’elettroencefalogramma dureranno parecchio, non credo sia il caso… e poi potrebbe chiedere domani, al Dr. Kawata, che saprà darle –certamente- tutte le risposte...”

 

A malincuore cedo alla sua persuasione.

 

Ripongo il diario.

a metà della partita, siamo arrivati.

 

“Continuiamo domani, ok?!” lo informo.

 

 

“Cerca di darti da fare, Volpe…” non so se sia un suggerimento, un ordine, o una preghiera.

 

 

Mi accomiato, mentre Saito-san inizia ad armeggiare con gli spinotti e le ventose, mi saluta distrattamente, continuando a lavorare.

 

Mi sembra che il mio Ru sia in buone mani… e questo mi rassicura…

Ma non vedo alcuna sorta di progressi….

 

 

Sono già 8 giorni che vengo qui. Sembra una vita.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 9
*** Scelta d'amore 9 ***


Scelta d’amore 9

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 9

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Oggi sei molto richiesto, eh, Volpe?!”

 

 

“So che i ragazzi sono venuti a trovarti, ed è venuta a farti visita anche Mika-san! Me lo ha detto l’infermiera Saito.

Mi sa che se ne sono andati da poco… ti hanno spiegato che non si può usare la palestra fino a lunedì, perché la stanno ristrutturando?”

 

Io sono arrivato adesso, perché ho chiesto di poter parlare con il tuo medico, ma al momento è occupato in riunione, quindi ci andrò dopo… visto che tu sei troppo pigro, per degnarti di dirmi come sono andati gli esami…”

 

 

Mi avvicino al letto, carezzando il profilo del suo viso.

 

“Quando ti risveglierai..

ti impedirò di dormire più di 4 ore a notte… che tanto hai già fatto scorta per un centinaio d’anni…”

…Se mai ti risveglierai.

 

Scuoto la testa con vigore: che cavolo di pensieri sono??!!

 

Lui si deve svegliare!!!

…Abbiamo una vita da passare insieme!

 

 

“Ok, senti… meglio se finisco di leggere la cronaca della partita di ieri, eh?” propongo.

 

“Sugli spalti, si sussurrava l’imminente ingresso in campo di Fujima, e la conseguente trasformazione dello Shoyo. Ma intanto siamo finti in pareggio: 11 a 11.

Ed è stato allora, che la gente ha cominciato a credere nelle nostre capacità.

 

Il loro capitano aveva deciso di entrare, con una sostituzione, ma Hanagata gli ha chiesto fiducia, assicurandogli che la situazione era sottocontrollo.

 

Per spirito d’orgoglio, il Quattrocchi (come lo ha definito il Do’aho, a inizio partita) ci ha distanziati di 9 punti, incitando il suo team.

Inutile negare: sapevamo bene tutti, che se avessero fatto anche solo un altro canestro, prima del time-break, non saremmo più riusciti a riprenderli, eravamo già stanchi fisicamente, una batosta morale ci avrebbe annientato.

 

Non so chi ringraziare, ma Akagi ha deviato un tiro pressoché perfetto, e Sakuragi ha preso il rimbalzo, giusto sul fischio dell’arbitro.”

 

“Ovvio! …Devi ringraziare me!!!” suggerisco, ricordando la mia impresa gloriosa.

 

“Bisogna riconoscerlo: quel rimbalzo ci ha salvati.”

 

“Era ora, Kit!!... quindi non eri così addormentato come si considerava…”

 

“Il 2° tempo è iniziato nel migliore dei modi, abbiamo ritrovato al carica giusta per vincere, e la scimmia rossa si è data da fare… un sacco di errori, certo, ma ha preso un paio di rimbalzi da manuale.

Quel mentecatto si è finalmente svegliato, e ha deciso di usare il suo potenziale.

Ha appreso la tecnica dello screen out, mettendola a frutto.. gli allenamenti supplementari iniziano a giovare…”

 

“Persino Akagi è venuto a farmi festa… le facce dello Shoyo erano impagabili!!! Così imparano a sottovalutare il Genio…”

 

“Al 14 del 2° tempo, siamo finalmente passati in vantaggio.

E Fujima è entrato in campo.

…e lo Shoyo si è davvero trasformato.

 

Subito ha dichiarato guerra a Miyagi, che gioca –come lui- nel ruolo di playmaker.

Sakuragi ha fatto il 3° fallo al loro capitano, cadendogli addosso.

Forse non ha ancora capito che NON ERA UNA PARTITA DI RUGBY..

E si è scusato con lui, chiamandolo “riserva”.

Era convinto che Kenji Fujima fosse un panchinaro!

Kami!!!”

 

“E cosa ne potevo sapere, io?!” mi giustifico, offeso.

 

“Akagi ha chiesto a me e al carciofo di marcare i n°7 e 8, mentre lui avrebbe pensato ad Hanagata.

Ha ragione: sono entrambi più alti di noi, ma noi possediamo un’elevazione superiore. Possiamo fermarli.

Ayako ha dato una messa a punto a Ryota, e poi l’Idiota si è dedicato alla sorella di Akagi, promettendo faville.. si è poi rivolto alla nostra manager e le ha chiesto come stessimo a punti.

 

“Tu, 2. Rukawa, 14.” gli ha risposto lei.

 

Ha perso per un attimo un po’ baldanza, per poi ringalluzzire con uno dei suoi proclami… non si è nemmeno accorto, che l’altra già non lo badava più…”

 

“E tu? Perché invece tu hai seguito tutto quanto, anche se sembravi interessato ad altro?

Eri già geloso di lei, volpe?” insinuo.

 

“Mi ha fatto incazzare, giuro.

Continuava a dire ad Akagi di passare la palla a lui, invece che a me, che avevo in attivo più punti di lui…. Che era favoritismo nei miei confronti, e menate simili.

Mitsui gli ha detto che riuscirà a segnare più di me fra 10 anni. Forse.

Non ha ancora capito che deve giocare per la squadra, e non viceversa.

Quando ha insistito, il Gori gli ha detto di pensare SOLO ai rimbalzi, che è l’unica cosa su cui può contare… il teppista ha confermato, e io gli ho detto la mia: “L’altra cosa, su cui puoi contare, è la tua espulsione.” e me ne sono andato.

C’è rimasto male.

Me ne sono accorto subito. Forse ho esagerato.

Ma deve crescere, e in fretta, se vuole darci una mano.

Un campo da basket non è un baby-park.

Miyagi lo ha consolato.

…forse gli amici servono anche a questo.

Ma io e lui non siamo amici.

In giorni come questo, ho l’impressione che non lo saremo mai.”

 

“Anche io, a quel tempo, ne ero convinto… e mi dicevo che –in fondo- potevo benissimo starti lontano… ma alla fine, non so perché, finivamo per ritornare vicini…

…e non ero solo io, a volerlo.”

 

“A 5 minuti dalla fine, eravamo sotto di 12 punti. Mitsui era sfinito, Sakuragi ha fatto il 4° fallo, su Hanagata.

Lo Shoyo ha ripreso a condurre il gioco.

Il Do’aho aveva paura di commettere il 5° errore, e di venir cacciato.

In parte lo capisco, ma è stato come dover giocare in quattro, perché –per non rischiare- è diventato una presenza fantasma, in campo.

 

“Mitchi faceva impressione.. persino le matricole in panchina erano preoccupate per lui.

Del resto, era la prima partita che giocava, per intero, dopo 2 anni.

E il ritmo imposto dallo Shoyo non era uno scherzo.

Quando mi sono avvicinato a lui, dopo il fallo subìto, mi ha guardato con un’espressione strana…

 

Credo abbia toccato il fondo, in quel momento, e abbia ritrovato la determinazione per risalire.

 

Ha segnato tre canestri, sui tiri concessi.

E da lì, abbiamo rimontato punti su punti…

Sono rimasto colpito dal 5 che si sono scambiati lui e il Gorilla.

-Che io sappia, non sono mai andati molto d’accordo, né ora né in passato. Ma, a loro modo, si stimano.-

Questo five-high me ne ricorda molto un altro… che ne dici, Volpe?” -gli ammicco- “Ma quello aveva anche altri significati, no?!”

 

Concorderesti con me, Kit, se solo potessi…

 

“Gli avversari se ne sono accorti, hanno puntato su di lui, che non reagiva a dovere…

Il loro n°8 stava per segnare, e lui non si muoveva..

Sono intervenuto io.

Sapevo quello che facevo. E sono convinto di aver fatto bene.

 

Meglio due punti subiti -in potenza-, che un canestro sicuro, a cui dover rimediare.

Infatti Takano li ha sbagliati entrambi. (Per nostra fortuna).

 

Mitsui ha compiuto un recupero fantastico, e io ho segnato il punto del pareggio.

Sakuragi ci guardava come se fossimo alieni.

A volte mi dimentico che è solo un principiante.

 

Era intimorito, ovvio.

Ma i supporti psicologici non sono il mio forte.

 

“Perché stai giocando così sottotono?”gli ho chiesto.

Mi ha guardato, senza rispondere.

 

Forse non si aspettava un mio intervento così diretto.

 

“Non è assolutamente da te.” Ho rimarcato.

 

L’ho visto sussultare.

Ho fatto centro.

 

Ha sgranato gli occhi, realizzando le mie parole.

(ce n’ha messo di tempo, per far muovere i suoi criceti in testa…)

 

..e ha lanciato una testata pazzesca al parquet.

 

“Non mi lascerò mai mettere sotto da te, brutto arrogante! Capito?!” mi ha sibilato.

 

“Mmh.. Tu sei bravo solo a parole.” gli ho replicato, nel momento in cui ci hanno richiamato in campo.

 

Se avesse potuto, mi avrebbe picchiato, lo so.

 

Anche adesso, sorrido al pensiero della sua espressione.

Ho raggiunto il mio scopo.

 

Quando è ripreso lo scontro, espulsione o no, è ritornato il padrone dell’area sotto canestro.

 

“Ma quanto sei contorta, volpe…”

 

Abbiamo dovuto coprire l’assenza di Mitsui, ma eravamo in possesso della giusta spinta.

A meno di 2 minuti dalla conclusione, siamo passati in vantaggio.

 

La Scimmia ha tentato un canestro folle.

Fujima ha ordinato ad Hanagata di bloccarlo, che tanto era una frana nei tiri liberi...

Ma lui non si è fermato.

Ha fatto uno slam dunk meraviglioso.

La palestra si è cristallizzata, per un secondo.

Poi è esplosa in un boato di esaltazione.

 

Il fischio dell’arbitro ci ha tristemente ripostati alla realtà.

A 1 minuto e 50 dalla fine dell’incontro, Sakuragi è stato espulso per somma di falli.

Mi è dispiaciuto, davvero.

E gliel’ho detto.”

 

E’ l’unica cosa che ricordo, di quel momento.

Assieme al battito del mio cuore.

 

L’esaltazione della folla, le grida, Ayako che mi chiedeva cosa stessi provando…

Li ho percepiti solo dopo.

Credo di averla spaventata, a vedermi lì, calmo, a riprendere fiato.

Magari si aspettava una delle mie sparate… in quel momento, ci sarebbe stata bene…

 

“Il pubblico ha iniziato a tifare per noi.

Abbiamo vinto. Poi siamo crollati tutti, addormentati negli spogliatoi.”

 

“Tutti addosso al Gorilla.. ci avevano sfiancato, bisogna ammetterlo.

Non è stata una partita semplice, ma Fujima ha giocato male le sue carte…

Ed è lì, che hanno sbagliato: sottovalutandoci.

Difficilmente dimenticherò le sue lacrime, quando ha ringraziato la sua squadra.. l’onore di un capitano, e il rammarico dell’allenatore.”

 

 

11 Giugno. Venerdì.“Stamattina, quando sono arrivato a scuola, c’era il Do’aho al cancello, che distribuiva fogli di giornale. E io l’ho investito.”

 

“Ah.. sì! Mi ricordo… avevo sbattuto Yohei giù dal letto, perché io non riuscivo a dormire… e l’ho trascinato in palestra, così mi aiutava ad allenarmi… e lì ci ho trovato Haruko e suo fratello… ma che cavolo!! Era l’alba…

Il Gori mi ha spiegato che lui si allena ogni mattina, prima del risveglio delle galline.. e poi mi ha chiesto perché fossi lì, insinuando che forse mi bruciavano i 5 falli…

‘stardo!

E Haruko si è complimentata nuovamente per la mia prestazione, dicendo che era uscito un articolo sul giornale sportivo, con la foto del mio slam dunk.

Così sono corso dalle bidelle, le ho minaccia… sollecitate, affinché mi facessero un migliaio di fotocopie. gratis, ovviamente.”

 

“Mezza squadra era lì in cortile, ed è arrivato quello scemo del Senpai Aota, che è tornato alla carica, proponendo al rossino di andare nel suo club, che era ancora in tempo per cambiare..

 

Il mentecatto gli ha risposto (urlato): “Stai scherzando?! Io sono la luce che guiderà il club di basket alla vittoria!!”

 

Ah ah ah… nh.

Montato.

 

“La prossima volta, sarò in TV!” ha informato i presenti, gli assenti, e il Polo Nord.

Mi ha perforato un timpano. Solo perché ero lì vicino.

Perché cazzo non mi sono spostato??”

 

“Perché il fascino del Tensai è come un magnete…” e sorrido. anche se so che è una stronzata.

 

“Nel pomeriggio, Ayako ci ha ragguagliato sulla situazione:

Il girone A è stato vinto dal Kainan, con 150 punti; il Ryonan ha vinto il girone C e il Takezato il gruppo D.

E noi li dovremo affrontare.

 

Al solo nominarlo, il Kainan King incute timore.

Le matricole sembravano intimidite…

Sakuragi ha esordito dicendo: “Poco male!! Noi abbiamo battuto lo Shoyo…”

E Anzai gli ha dato ragione.. confermando che è questo lo spirito giusto.

In realtà, credo che il Do’aho non abbia ben compreso la portata della potenza dei nostri futuri avversari…”

 

“Forse avevi ragione…”

 

“Gli fa comunque onore, questa determinazione… e un pizzico di sana ingenuità…”

 

“Non capisco se fosse stato tutto un complimento…” chiedo, perplesso.

 

 

Non ricevendo risposta, mi accingo a leggere il giorno seguente, ma la porta si apre, ed entra l’infermiera Saito.

 

“Il dottor Kawata è disponibile a parlare con lei, se desidera…” mi informa.

 

La ringrazio per questa sua gentilezza, rispondendole che sarei venuto subito.

 

“Nel suo ufficio, al secondo piano, corridoio B.” m’indirizza, e sparisce dietro la porta.

 

“Ci vediamo più tardi, Volpe…. Vado a sentire se ci sono novità, e prega che ce ne siano, volpino scemo, o te la farò pagare…” ti intimidisco.

 

Ovviamente lui non mi prende in parola.

 

 

Esco dalla stanza, sistemandomi alla bell’e meglio la divisa e ravvivandomi i capelli… sarebbe ora di andare a tagliarli..

 

 

Busso piano su una porta di mogano scuro, ma non ricevo risposta.

Per trenta secondi, ipotizzo di aver sbagliato, ma la targhetta dorata mi dà ragione.

Una voce bassa mi invita ad entrare.

Il Dr. Kawata è seduto dietro la sua scrivania, semisoffocato da mille scartoffie.

Distoglie lo sguardo da una cartella che tiene aperta in mano e, quando mi vede, sorride benevolo, invitandomi ad accomodarmi sulla poltrona davanti a lui.

 

Mi sento un po’ in ansia, non posso negarlo.

E non perché la sua sia gentilezza affettata, ma è la situazione stessa in cui mi trovo, a farmi sentire a disagio.

 

“Gradirei sapere come sta Ka… Rukawa-kun, per cortesia.” Chiedo, sforzandomi di essere calmo.

 

Il suo silenzio non mi piace. So che sta meditando sul modo più indolore per comunicarmi quello che deve dirmi… ma non mi piace, lo ripeto.

 

“Stavo studiando, anche ora, il suo caso…” m’informa.

Sta andando a campi…

 

“So che ha fatto degli esami, ieri, nel tardo pomeriggio…” suggerisco.

 

“Tutti i giorni, monitoriamo il suo stato…” –specifica lui, a scanso d’equivoci- “Ma non ci sono miglioramenti…” –sussulto- “Né peggioramenti.” Compensa.

 

“E’ sempre uguale a 8 giorni fa??” ipotizzo.

 

“Tecnicamente, no.”

Risponde lui, sistemandosi gli occhiali sul naso.

 

 

Lo scruto, non capendo.

E lui si solleva, avvicinandosi ad un pannello luminoso, inserendo una lastra, e accendendo il neon.

 

“Questa è la testa di Rukawa.” -mi indica una tra le varie scansioni sferiche- “E questo è l’ematoma subdurale che si era esteso nel cervello.. eviterò di nominarti tutte le zone colpite, comunque.. la chiazza si sta riassorbendo, e questo è un bene… ma i parametri di confronto non mutano. E questo è il male.

E’ come se tutto fosse uguale a una settimana fa.

Non si possono quantificare i danni provocati dalla compressione ematica provocata dall’ecchimosi, sui suoi centri nervosi.. E il coma rimane uguale.”

 

“Uguale” ripeto io.

Dannatamente uguale.

 

 

…continua.  

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Ritengo opportuno precisare che, da qui in avanti, si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.

D’altro canto, anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del quadro clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica- è una mia scelta personale, ai soli fini narrativi.

 

 

Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

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Capitolo 10
*** Scelta d'amore 10 ***


Scelta d’amore 10

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 10

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Quando entro nella sua camera, Saito-san sta cambiando la flebo che lo alimenta.

Si volta verso di me, per vedere chi è arrivato, e io la saluto.

 

Mi avvicino a loro.

“Come sta?” chiedo.

 

“Sempre uguale… ma bisogna aver fede…” m’invita lei.

 

Io annuisco.

Non so che altro fare.

 

 

Entro breve, lei raccoglie i flaconcini vuoti e se ne esce, congedandosi.

 

 

“Ciao, Rukawa… niente di nuovo, eh?”

 

….

 

“Neanch’io… Ah, no!!… ho smistato la tua corrispondenza, stamattina.

Non quella di casa, a quella ci pensa già Mika-san… ho ripulito il tuo armadietto… ok, ho scassinato il lucchetto, per aprirlo.. Ci ho trovato dentro 77 lettere e mezza.

Mezza, perché una era incastrata nello sportello, e si è rotta a metà quando l’ho aperto...

Perdonami, se ti ho privato di questo insostituibile conforto…” ironizzo.

 

 

“Comunque non le ho lette, se ti consola. Mi sono limitato a buttarle nel mangiacarta… Oramai, tutte le tue fans sanno che sei qui. Nei pomeriggi dei giorni scorsi, sono venute in palestra a chiedere tue notizie…. Pochine, a dire il vero… forse perché non sono tante, quelle che tengono realmente a te…” –ipotizzo- “Comunque, ‘sto giro te le levi davvero di torno!!.. ma una soluzione un po’ meno plateale, no, eh??!!” polemizzo, aprendo il diario.

 

 

12 Giugno. Sabato. “E’ passato un mese dall’ultimo incontro con il Dr. Maeda.

Dice che è una forma sperimentale di terapia, anche questa: dilatare i tempi tra una seduta e l’altra.

Nh.

 

Mi ha chiesto se compilo il diario con regolarità.

Me ne ha ricordato l’importanza, e le modalità stabilite al riguardo.

Mi ha invitato a parlare delle mie giornate… cosa voleva che gli dicessi?

 

“Basket-dormire-scuola.”

Possibilmente in quest’ordine.

 

Ha annuito, con quella sua incomprensibile espressione che mi dà tanto sui nervi.

 

Voleva sapere come procede il Campionato, e il mio rapporto con la squadra.

 

Gliene ho parlato.

Ma ad un certo punto, mi blocca (cosa che lui non fa praticamente mai) e mi chiede:

“Chi è ‘il Do’aho’?”

 

“Come, prego?” forse ho capito male…

 

“Hai nominato questo tizio 17 volte, in 42 minuti.” Mi fa notare lui.

 

“Cosa????” allibito.

 

Lo strizzacervelli glissa sulla mia sorpresa, e ripete: “Vorrei capire che rapporto ti lega a lui…”

 

“Un compagno di squadra…”

-la mia piaga personale-

 

“Avete modo di interagire in maniera privilegiata, tu e lui?” s’interessa, scribacchiando sul suo block notes.

 

Per 10 secondi, giuro, avrei sorriso.

(credo sia inevitabile)

 

 

“Impossibile ignorarlo..” rispondo. E sono convinto che stia arrivando su un terreno minato.

 

“Ah!... Bene, bene…” la cosa brutta è che l’uomo davanti a me ne sembra convinto.

 

Mica tanto…

 

“Potremo lavorarci su...” propone.

 

“Manco per idea!” rispondo.

E non è materia di discussione.

 

 

Mi sorride, in modo enigmatico, chiudendo il mio file.

“Gradirei ci vedessimo prima, la prossima volta. Facciamo… il 30. D’accordo?”

Annuisco, ritirando il promemoria, e me ne vado…

 

Ho come l’impressione che sia il Dr. Maeda, ad avere bisogno di un buon analista,  non io…”

 

Mi fermo a pensare.

Forse potrei contattare questo specialista, e parlare un po’ con lui… magari otterrei informazioni utili, per aiutare Kaede in qualche modo…

Mika-san mi ha già avverto di aver chiamato lo studio, e avvisato della situazione di Ru.

Ma non è detto che anche questo ‘Maeda’ collabori con me.

Potrebbe essere restio a darmi indicazioni… in fondo, io sono un estraneo, e lui è coperto dal segreto professionale… Anzi. Potrebbe voler addirittura indietro il suo diario, visto che fa parte della terapia… Ne parlerò con Kawata-san.. magari lui mi saprà consigliare nel modo migliore…

 

 

13 Giugno. “Mika-san è venuta a trovarmi con suo nipote.

Un mostriciattolo di 5 anni.

Mentre lei riordinava, la bestia mi ha sfasciato mezza casa.

 

Sono felice di essere figlio unico.

Anche se, in momenti come questo, mi chiedo come sarebbe avere un fratello a cui appoggiarsi.”

 

“E’ una cosa bellissima, volpe. Io non ce l’ho un fratello. Ma Yohei è anche meglio…. Intanto perché non mi fregava i miei giochi da piccolo, e anzi, mi prestava i suoi… e poi… quando ho bisogno, lui c’è sempre.

E mi conosce, anche meglio di come saprei io.”

 

 

14 Giugno. Lunedì. “Oggi la scimmia e il tappo hanno litigato. Per una stronzata, ovvio.

L’unica castroneria -degna di nota- la riporto: l’Idiota gli ha strillato contro che l’avrebbe appeso alla spalliera per le gambe, a testa in giù, promettendogli che l’avrebbe fatto crescere più lui, in 2 ore, che in 17 anni di vita…

Tutti si sono messi a ridere (con somma umiliazione del Play) e persino io sono stato tentato di… Tsé.

Mi è uscito il classico “Do’aho”, e lui ha lasciato perdere Miyagi, per finire di scaricare la sua frustrazione su di me…

Ma quella è routine, e nessuno ci bada più, ormai.

 

Una cosa che mi ha fatto piacere notare, invece, è stata la sollecitudine di Ayako, nel curare l’escoriazione sulla guancia del nano…

Una sciocchezza.

Roba da cerotto.

Però lei ci ha messo una premura sospetta.

Magari non lo ammette neppure con se stessa, ma Ryota non le è indifferente.

E comunque…

Ognuno ha l’idiota piaga che si merita…”

 

“…Vale anche per te?” chiedo, levando lo sguardo su quel corpo inerte.

 

 

15 Giugno. “Interrogazione di giapponese, in qualche modo me la sono cavata.

Oggi fa un caldo bestiale.

La palestra sembrava un forno crematorio.”

 

Rabbrividisco a questa frase.

Lo so anche io che è una reazione spropositata, ma lui l’ha sempre considerata la sua casa, e paragonarla ad un luogo di morte mi fa impressione. Mi mette angoscia.

Che sia -poi- lui a farlo, è ancora peggio.

 

 

16 Giugno. “Meno 2 all’incontro. L’ansia cresce.

Akagi sta uscendo di testa. Sente il peso di tutti i sacrifici fatti finora, ma sa anche che non sarà facile.

Forse è in momenti come questi, che ci si rammarica per quello che non si è fatto.

Se solo Sakuragi avesse più esperienza…”

 

“Me ne rendo conto, Kit.

Dei miei limiti.

Ma il passato non si può cambiare.”

 

 

17 Giugno. “Ho dormito poco, stanotte. Tensione pre-partita. Nh. Rimedierò domani.”

 

“L’uomo di ghiaccio si è fatto venire la strizza?!” -insinuo, ammiccando.- “Lo so, volpaccia, mi picchierai, prima o poi, ne sono certo…”

 

E giro la pagina, preparandomi spiritualmente a quello che troverò.

Fisso il foglio davanti a me.

Bianco.

Completamente bianco.

 

Per un attimo, resto smarrito.

Ritorno al dì precedente, controllo la data.

E’ corretta.

Niente di nuovo.

 

Avanzo al giorno successivo.

In alto, la scritta stampata dice ‘18 Giugno’ e sotto il vuoto.

Ha interrotto la narrazione.

 

La partita…

 

 

…La sconfitta.

 

Realizzo.

 

Mi sollevo dalla sedia, decidendo cosa fare.

Una sola persona può rispondermi.

Andrò da lei.

 

Mezz’ora dopo, sono davanti la casa di Mika-san.

Me lo ha fornito lei, l’indirizzo, in caso di bisogno. E’ molto vicino alla villa dei Rukawa.

Non è stato difficile, trovarla.

 

Quando suono il campanello, lei esce sulla soglia, invitandomi ad entrare.

La ringrazio dell’ospitalità, accomodandomi.

E le spiego il perché sono lì.

E spero ardentemente che lei sappia raccontarmi cosa è successo.

 

Mika-san rimane in silenzio per qualche istante, forse per raccogliere le idee, o disseppellire i ricordi.

Non è così vecchia da soffrire d’amnesia, spero!

 

La vedo sparire in cucina.

Sono ansioso, ma mi devo calmare.

In fondo non cambia certo la situazione…

Lo sguardo vaga sul salottino: piccolo, ma pulito e ben curato.

Ha buon gusto, questa signora.

 

 

Il fischio del bollitore mi distrae, e lei ritorna con un vassoio in mano.

Non ho fame, in questo momento, ma non vorrei sembrare scortese…

 

Mi offre una tazza di the, decidendosi a parlare.

 

“Quel giorno, Hana-kun, Kaede è rientrato molto presto.

Appena dopo la partita, credo.”

 

Sembra rifletterci, come se fosse un’informazione vitale.

 

“Io sono passata da lui, quando ho visto la bici in cortile, per sapere come fosse andata.

Mi sembrava strano, che fosse già ritornato a casa. Puntualizza.

 

Annuisco, facendole capire che la sto seguendo.

 

“Sono entrata con la mia chiave, e l’ho trovato steso sul divano.

Credevo dormisse, invece aveva gli occhi sbarrati e lo sguardo vacuo…”

 

La vedo rabbrividire, a quel ricordo.

 

“Mi sono spaventata tantissimo, credimi.. lo chiamavo, ma lui non rispondeva…” ricorda, dilatando le pupille dall’agitazione.

 

Si ferma. Respira.

 

“Mi spiace farle ricordare tutto questo…” mi scuso.

Ma io voglio sapere.

 

Lei scuote la testa, come a dire che continuerà comunque.

 

“D’un tratto si è svegliato da questa ‘trance’, chiamiamola così.” –definisce lei- “E mi ha guardata, come se non mi vedesse da anni… e io non sapevo se essere felice o spaventata ancor di più…

L’ho abbracciato …me lo ha lasciato fare… lui non vuole mai.. non lo sopporta…” farfuglia, incoerente.

 

Aspetto che si calmi.

 

“Mi ha sussurrato solo un: ‘Abbiamo perso.’ E poi si è zittito.

Avrei preferito se avesse gridato…” mi confida.

 

La capisco.

Fin troppo bene.

Ma ognuno di noi esprime il dolore a modo suo.

 

“Quando si è addormentato, ho chiamato il dottor Maeda, pregandolo di venire a casa Rukawa.

Ed è venuto.”

 

“E poi?” chiedo, sorpreso.

 

“Quando Kaede si è svegliato, si è trovato davanti lui.

Non so se fosse stata una buona idea, ma è l’unica che ho avuto, in quel momento.” Si giustifica.

 

“Li ho lasciati da soli, su richiesta del dottore… non so cosa si siano detti, di preciso.

Quello che ricordo, è che, quando se n’è andato, due ore dopo, aveva convinto (obbligato, direi io) il mio bambino ad andare a scuola, il giorno dopo… e a scrivere nel diario tutta la partita, abbondando di particolari, aveva specificato -lo ricordo bene- perché la faccia di Kaede era allucinata.”

 

“Perché… di particolari?” chiedo, non aspettandomi realmente una risposta.

 

“Per la stessa teoria secondo cui, scrivere gli eventi, è un modo per rielaborarli, e quindi accettarli… è il metodo usato nel diario…” spiega lei.

 

“Ok, ma…” obietto.

 

“Se lo psicanalista non lo avesse specificato esplicitamente, sono certa che Kaede si sarebbe limitato a vergare quattro parole: ‘oggi-partita: giocato, perso.’

Ma devi sapere che lui ha una memoria impressionante dei minuti passati in campo.

Talvolta fa sconcertare anche me!” e sorride al ricordo, presumo.

 

“In che senso?” domando, curioso.

 

“Beh, saprebbe citarti a menadito attimo per attimo, di qualsiasi partita che ha giocato finora… e non sono poche.” Sottolinea lei.

 

La guardo allibito.

 

Lei sorride di nuovo, materna. “Punti, falli, sostituzioni, cambi in un determinato momento..” elenca, contando sulle dita.

 

Devo avere una faccia da tonno, perché scoppia a ridere:

“Kaede dorme ¾ della giornata…. Ma in campo niente gli sfugge!!” puntualizza, orgogliosa.

 

“Già..” sbuffo io, annuendo.

 

“Ma stiamo divagando…” -si scusa Mika-san- “Dov’eravamo rimasti?” s’informa.

 

“A quando il dottore lo ha obbligato a scrivere tutta la partita…”

 

“Ah, sì!” –assente- “Gli ha detto qualcosa come :

‘Sospendilo un paio di giorni, se vuoi, ma poi recupererai tutto, intesi?! .. e domani a scuola.’

Se avesse potuto, Kae-kun, credo gli avrebbe tirato il collo…” ricorda lei.

 

“Si è recato a scuola, poi?!” domando, curioso.

 

“Non l’avevi visto??” replica, invece, lei.

 

“Non ci sono andato…” mugugno, arrossendo di vergogna.

 

“Anche a te è bruciata parecchio, eh?!” risponde, comprensiva.

 

Annuisco, senza parole.

 

“Ci è andato, sì. Ma so che ha dormito tutto il giorno sul banco… era davvero sfinito…”

 

“Nh.. ma… il diario… il diario non l’ha completato…” ricordo, d’un tratto.

 

“Secondo me, ti sbagli…” ribatte lei, con il tono di chi la sa lunga.

 

“Come fa a saperlo..?” è un dubbio lecito, il mio.

 

“Kaede Rukawa non ha mai ignorato una sfida… e quella del Dr. Maeda lo sembrava tanto…” insinua.

 

Ho capito dove vuole arrivare.

 

 

Mi alzo, ringraziandola del suo tempo.

 

Invece è lei che mi ringrazia, per quello che sto facendo per Ru.

Ma è ancora troppo poco.

 

Ritorno in ospedale, ho una cosa da controllare.

 

E un passato da rivivere.

 

 

Quando arrivo, l’infermiera Saito mi informa che Kaede si sta sottoponendo a degli esami, non mi è più concesso vederlo, per oggi.

 

L’impazienza mi brucia forte, dentro.

E non è solo per il diario.

Oggi ho passato pochissimo tempo con lui, e non l’ho neanche salutato come si deve, prima di andar via…

Pago ancora una volta per la mia impulsività.

Dannazione!

 

Sono proprio un do’aho..

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 11
*** Scelta d'amore 11 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 11

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Ciao, Volpe…” lo saluto.

 

….

 

“Mi spiace, per ieri, non avevo intenzione di abbandonarti così… ho fatto una visitina a Mika-san…

E poi sono tornato, ma non mi hanno fatto entrare…” mi giustifico, e lo faccio perché credo serva, non per liberarmi la coscienza.

 

“Leggiamo, eh?!” suggerisco.

 

Vediamo se Mika-san aveva ragione..

 

Il 18 Giugno è una pagina vuota, così pure la seguente e quella dopo: 18 - 19 - 20 Giugno.

 

Quattro fogli dopo, quasi per magia, ricompare la sua scrittura, fine ed elaborata.

 

Accarezzo con l’indice la pagina, tastando la ruvidezza della carta, dell’inchiostro.

 

Perché sono entrato così in panico, quando le ho viste vuote?..

 

Mika-san aveva ragione.

Sorrido.

 

 

Sotto al 21 Giugno, Kaede scrive:

 

“Quell’idiota bacucco esaurito crede che cederò.

‘Fanculo.

Adesso è questione di principio…

Non completerò quelle pagine, non dove vorrebbe lui, ma riporterò la cronaca, perché sono io a deciderlo:

 

 

18 Giugno. Venerdì. “Lo scontro col Kainan.

Alle 9.30 eravamo tutti davanti al Palazzetto.

Già pieno zeppo di persone.

 

Akagi, negli spogliatoi, ci ha confidato che -quel giorno- si stava realizzando il sogno che insegue da anni: scontrarsi contro il Kainan, per accedere alla finale.

I ragazzi erano spaventati, come prevedibile. Ma anche fortemente motivati.

Per quanto mi riguarda, la ‘Squadra Invincibile’ non è altro che un semplice ostacolo al raggiungimento del mio obiettivo.

Va annientato.

Inevitabile incrociarla sul mio cammino.. e la strada è ancora lunga…

 

Al momento del riscaldamento, la scimmia rossa ha trovato, in campo, un idiota della sua risma: tale Nobunaga Kiyota.

Non so perché, mi ha dato fastidio che fosse andato a disturbare il mentecatto. (l’unica volta in cui se ne stava –relativamente- buono).

Ho interrotto il palleggio dello sbruffone, e mi sono avvicinato ai due.

Il capellone ha detto a Sakuragi che non ero io, il rookie n°1. come se avesse rivelato uno dei misteri del cosmo...

 

Il Do’aho ha replicato che era d’accordo. Con un tono da ovvietà consumata.

 

L’altra matricola ne è rimasta basita.

 

Il nostro ‘Genio’ ha dato spettacolo, riprendendo: “Il rookie n°1 non è Rukawa…”

E l’altro gli ha dato ragione, dicendo che ha centrato il punto.

Per finire, i due si sono girati verso di me, sputandomi contro un: “Io non mi lascerò superare da te, capito?!”

Non ho nemmeno avuto il tempo di replicare, (non che mi sentissi in obbligo, sia chiaro), che il Capitano ha atterrato lo scemo con un Gori-punch, e Maki l’ha imitato, con l’altro mentecatto.

 

La partita è iniziata.

Abbiamo preso noi il primo possesso, Miyagi mi ha fatto un passaggio perfetto, e ho saltato più che ho potuto…

Ma il muro di Maki mi ha stoppato.

Maledizione!

Ho passato la palla a Mitsui, ma è stata intercettata da Jin, il loro cecchino da 3 punti.

Non so come, ma Sakuragi è riuscito a recuperare una palla imprendibile, con un salto fantastico. Ma ha commesso la prima infrazione per passi. IDIOTA!”

 

“Lo so… Ricordo che la maledetta Nobuscimmia mi si è accostata, per ringraziarmi: ‘La tua stupidità mi ha salvato!!’

Ok. Gli avevo dichiarato guerra per davvero.

Akagi mi si è avvicinato, e invece di rimproverarmi per il fallo, mia ha lodato per l’intercettazione.”

 

“Maki, sotto canestro, è un mostro.

Sono partiti in contropiede, molto veloce -lo ammetto- ma mai quanto il nostro ‘run & gun’..

Ci siamo trovati io e il Do’aho sotto canestro, con Jin e Nobunaga in attacco.

Ho affidato Kiyota allo scemo e lui, anziché accettare, ha iniziato la sua tiritera: “Come osi darmi degli ordini, brutto presuntuoso?!”

In quel mentre mi ha distratto, e non sono riuscito a capire le intenzioni del loro n°6, che ha passato al 10.

Sakuragi ha tentato di stopparlo, ma ha fallito miseramente.

Dopo 4 minuti di gioco, noi eravamo ancora a zero, loro a +6.

Devo riconoscere che la loro bertuccia (come l’ha definito la nostra scimmia) è sfrontata ma coraggiosa.

Ha tentato di stoppare Akagi, senza timore.”

 

“Ovviamente deve mangiare banane ancora per un bel pezzo, per sperare di fregare il nostro Capitano…” puntualizzo.

 

“Il mentecatto ha stimolato la curiosità di Maki, dopo un paio d’azioni davvero notevoli.

Ad un certo punto, il rossino si è buttato per recuperare una palla imprendibile. Si è seduto sull’allenatore Anzai (beh, almeno è caduto sul morbido), si è alzato come se nulla fosse ed è tornato in campo.

Quel ragazzo è dissacrante. Ma senza di lui saremmo nei guai..”

 

“Noto con piacere che sempre più spesso ti soffermi ad evidenziare l’indispensabile presenza del Genio sublime…” e ghigno.

 

“E’ arrivato a provocare e ad offendere il loro capitano, chiamandolo ‘vecchiaccio’, senza un minino di pudore…se io dicessi ¼ delle sue puttanate, mi sarei già scavato una fossa e sotterrato…”

 

“Non scherzare su ‘ste robe, volpe…” lo ammonisco.

 

“E Maki, da maturo e responsabile giocatore qual è, gli ha risposto che Akagi sembra molto più vecchio di lui…” mi vergogno di aver assistito ad una cosa così patetica.

 

C’è da dire che il Do’aho non sembrava assolutamente in soggezione, di fronte a uno dei mostri sacri del panorama cestistico studentesco.

Quello non ha timore né rispetto di niente, temo.

Anche se in questo frangente è un vantaggio, per noi.

 

Al 9° minuto del 1° tempo, eravamo 18 a 24, per loro.

Kiyota si è rivolto a Sakuragi, spiegandogli che lo avrebbe marcato lui, che -essendo un pivellino- era sprecato per le attenzioni di Maki.

Ryota ha suggerito al suo degno compare di provare un numeretto che avevano preparato.. e il rossino ha fregato il n°10 con una finta perfetta.

Persino io sono rimasto (3 secondi, non di più) sorpreso nel vederla realizzata.

 

“Eh eh eh… stupisciti, Kitsune, stupisciti…”

 

“…Azione che si è conclusa con un canestro. Semplice, ed efficace.

 

Takato, il loro allenatore, ha chiesto il time out, sostituendo Jin con un nanetto occhialuto, assolutamente insignificante, che ha deciso di marcare Sakuragi.

 

Questa scelta (di metterlo in campo, e di affidargli il Do’aho) mi è puzzata fin da subito.

Ho sentito raccontare che il coach del Kainan è un uomo geniale, nel suo lavoro, ..e non prende mai decisioni senza ponderarle al millesimo.

Miyamasu è servito come semplice elemento di disturbo…”

 

“Serviva a distrarmi… senza un’adeguata stimolazione competitiva… mi sono ammosciato come una gelatina… ed era esattamente quello che volevano, che io mi deconcentrassi… io ci sono cascato come un allocco…

Ho fatto un casino di canestri mancati, mettendo in difficoltà la mia squadra…”

 

“Il tappo si è rivelato anche un degno sostituto di Jin, nei tiri da tre…”

 

“E io sono corso da Akagi, per sapere come fare per uscire da quella situazione… e lui mi ha consigliato di fare slam dunk, ogni volta che mi trovavo in area del canestro avversario.

Io ho seguito il suo consiglio, e Maki mi ha stoppato, facendo fallo.”

 

“Sakuragi ha sbagliato il tiro libero concessogli, mancando anche il tabellone, e abbiamo quindi perso il possesso di palla.”

 

“Che vergogna….”

 

“Anzai ha chiamato il time out, e ha sostituito la scimmia con Kogure.

Era la decisione più sensata, altrimenti i nostri avversari avrebbero scoperto, in fretta, tutti i suoi limiti.

Lui ovviamente si è incazzato, e strepitava di voler tornare in campo.

Il Coach è stato irremovibile.

Ma lui era così preso, che non ha capito dove stava davvero il problema.

Alla fine della pausa, si è aggrappato a noi, che rientravamo.

Gli ho fatto capire che doveva rimanere in panchina.

L’ho ricacciato indietro, adducendogli un: “Mettiti buono e guarda la partita.”

Mi ha risposto con una delle sue gentilissime offese..

 

“E sono rimasto lì, a guardare la tua schiena allontanarsi verso il rettangolo di gioco.

A chiedermi il perché di queste tue parole.

Avresti semplicemente potuto startene zitto, come sempre facevi, che bisogno c’era di puntualizzare?”

 

“Era il mio modo per dirgli di darsi una calmata, aspettando l’arrivo di un nuovo momento propizio, ma credo che lui l’abbia preso come un rimprovero, un sistema per rinfacciargli i suoi errori…

Sentivo i suoi occhi puntati sulla mia schiena.  Sembravano bruciare.”

 

Sollevo gli occhi dalla pagina, fissandoli sul tuo viso.

“Non avevo capito volessi aiutarmi…”

 

“Nobunaga si è messo a marcarmi, infastidendomi con le sue stronzate.

E così l’ho sfidato.

E’ rompiballe come la scimmia rossa, è rumoroso come la scimmia rossa, è sbruffone come la scimmia rossa..

..ma riesco a sopportarlo ancora meno della scimmia rossa!!!

 

“Tu parli un po’ troppo, per i miei gusti.” gli ho risposto, sbuffando.

Per me la questione era chiusa lì.

E sono partito in attacco.

Mi sono smarcato con una finta, ma lui mi ha fermato facendo fallo.

Questo scemo ha detto che avrei dovuto ringraziare l’arbitro, per un errore inesistente.

Gli ho ribadito che, a parer mio, stava parlando troppo.

Se doveva dare aria ai denti, era meglio starsene zitto.

 

La gente sussurrava che quello era uno scontro tra me e lui, per la supremazia della miglior matricola della stagione.

Stronzate! …A 6 minuti dalla fine del 1° tempo, eravamo sotto di 13 punti. Ed era l’unica cosa che mi interessava.

Dalla panchina, spettatore impotente, Sakuragi schiumava rabbia.

 

Con un’azione combinata tra me e il Capitano, abbiamo fatto canestro, ma lui si è infortunato.

Il gioco è stato sospeso.

 

“L’ho trascinato di peso negli spogliatoi, e lui ha ordinato ad Ayako di fargli una fasciatura stretta.

Lei ha protestato, dicendo che era meglio farsi vedere da un medico.

Akagi non l’ha neanche ascoltata, ha ordinato a me di tornare in campo, e poi ha ribadito il comando a lei.

Me ne sono uscito, ma li ho sentiti benissimo urlare, al di là della porta.

Le ha ripetuto che niente lo avrebbe fermato, anche a costo di perdere poi una gamba… era disperato, credo.

Sono tornato dagli altri, incitandoli.

Forse solo in quel momento, ho capito quanto Akagi fosse disposto a perdere, per vincere.”

 

“Sakuragi è stato riammesso. Prima della ripresa, il Coach ci ha chiamati in disparte, affidando a noi la protezione della zona di metà campo e sotto canestro, in assenza del Capitano.”

 

“E ci ha costretti a prenderci per mano!” e noi due, come due scemi, a fare cagnara per tener su la nostra recita…

 

“Il Do’aho, si è offerto di proteggere il cesto fino al ritorno del Gorilla… sembrava molto determinato.. ci ha messo la buona volontà, ma non sa fare i miracoli.

Sono intervenuto io, a deviare una palla che lui non ha saputo respingere.

“Non ce la farai mai da solo.” Gli ho detto.

Spero lo capisca in fretta.”

 

“Oggi vorrei che tu me la ripetessi, una frase così. Oggi, saprei come risponderti, Volpe.”

 

“Ha realizzato una stoppata su Kiyota…. Davvero formidabile.

La palestra è esplosa in un boato d’ammirazione e poi è ripartito, colpito dal fuoco sacro del gioco.

Uno screen out da manuale, stava mantenendo davvero i suoi propositi.”

 

“In quel momento, ho cercato di ricordare tutte le spiegazioni del Gori, in quelle infinite ore di supplementari: come mettere le mani, le spalle, i piedi, le ginocchia, come difendere l’area con tutte le mie forze..”

 

“A 2 minuti dalla fine del 1° tempo, eravamo sotto di 9 punti.

Anche se lentamente, stavamo recuperando terreno.

‘Non posso accettare di perdere.

Neanche contro una squadra del calibro del Kainan.

Io NON VOGLIO perdere.’ Mi sono detto.

Non me ne frega un cazzo, se la gente crede che il mio sia un gioco egoista e individualista.

Io voglio portare la squadra in finale. Il resto non conta.”

 

“Purtroppo, spesso, il tuo modo di giocare, soprattutto in passato, faceva trasparire di frequente il tuo egocentrismo, Kit, non che io fossi da meno… mi ci è voluto del tempo, per capire che in realtà non è così…”

 

“Per impedire a Kiyota di segnare, ho schiacciato Sakuragi contro il pilastro del canestro. Non mi ha neanche insultato.

Forse ha capito che non ho fatto apposta…”

 

“Però ho preso una botta!... non è che ci sei andato giù leggero.. è il Tensai che è indistruttibile..”

 

“Takato, dalla panchina avversaria, mi osservava, con quella sua espressione saccente, sventolando quel suo dannatissimo harisen… saprei io dove ficcarglielo, quel ventaglio…”

 

“Ohi!.. Volpaccia volgare…” lo provoco, sorridendo.

 

“Mika-san aveva proprio ragione… pedante e puntiglioso… insomma: rompiballe come sempre… a te non sfugge niente in campo, eh?!” abbozzo un’espressione indulgente, fissando lo sguardo sul suo viso inespressivo.

 

Lo distolgo, e vaga, arrivando sulla sveglia lì accanto a lui.

 

Solo adesso, mi accorgo dell’ora tarda.

 

 

“Ru, è meglio se terminiamo domani, eh?... Tanto, lo sappiamo entrambi come va a finire, purtroppo…”

 

Non ho ancora concluso la frase, che la porta si apre.

“Stavo giusto per andarmene.” Informo Saito-san, infilandomi la giacca.

 

Lei mi saluta e riscompare in corsia.

 

“A domani, Volpe… Fa’ la guardia al fortino, mi raccomando..”

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 12
*** Scelta d'amore 12 ***


Scelta d’amore 11

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 12

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Scusa il ritardo, Kit.

Se ti chiedi che fine abbia fatto, te lo spiego subito…” lo informo, carezzandomi –di riflesso- con l’indice, un cerotto che spunta sulla mia tempia destra.

 

“Saito-san mi ha medicato, quando mi ha visto in corridoio.

Le ho spiegato che era una sciocchezza, ma non ha sentito ragioni: mi ha trascinato in un box visita e mi ha disinfettato”.

 

“E’ proprio una cara ragazza… ma guai a contraddirla!

…comunque… stavo venendo da te…. E ho visto una vecchietta ferma ad un semaforo, con un sacco di borse, mi sono avvicinato per chiederle se voleva una mano ad attraversare, e lei ha temuto che la volessi scippare..

…e mi preso a bastonate!

 

La parte più scioccante, è che non ho mica capito da dove fosse spuntato quel bastone!!

…Forse era la nonna di Ayako.

Anche lei fa sempre apparire il suo ventaglio dal nulla!”

 

….

 

“Beh… questo è tutto…” concludo, sorridendo impacciato… il grande teppista Sakuragi, malmenato da una tenera vecchina..

 

 

Mi sfilo la giacca, aprendo il cassetto del suo comodino.

“Vuoi che continui, con la lettura della partita?” chiedo, andandomi a sedere nell’incavo della finestra, anziché sulla sedia.

Tengo in mano il diario, ma guardo fuori dai vetri.

 

“Oggi, è una giornata straordinariamente bella, sai?

C’è un bel sole… domani si potrebbe anche fare una fuga al mare… Ti piace il mare, Kit?

Pallidotto come sei, non credo che il tuo hobby preferito sia fare la lucertola sotto il sole..

Io lo adoro, invece.

Andare con Yo e l’Armata in spiaggia, fare casino come quando eravamo piccoli, sotterrare Takamiya mettendoci tre ore… lanciarci i gavettoni, le gare di nuoto.. o anche solo poltrire, restando lì…”

 

Distolgo lo sguardo dal parco, aprendo di poco il vetro. Entra una piacevole brezza, non è fredda, non credo possa fargli male.

 

“Questo posto puzza troppo di medicine…” -mi giustifico.- “A volte, mi sembra che mi manchi l’aria….”

 

E fisso il respiratore, che compie la ventilazione forzata nei tuoi polmoni.

Mi sento una merda.

 

“Meglio se leggo..” considero, mortificato.

 

 

“A 1 minuto e 30 dalla pausa, siamo arrivati a -5.

 

Dopo un mio canestro da 3 punti, i ragazzi mi hanno mezzo ucciso, per congratularsi con me.

Il palazzetto incitava il mio nome.. C’era anche la mia squadra delle Tomigaoka, a fare il tifo. Li ho visti. Facevano un casino…

 

A 39 secondi, eravamo sotto di 2. Il Kainan ha chiesto la pausa.

Loro volevano distanziarci, prima dello scadere dei 20 minuti.

Hanno incastrato il Do’aho in tre. E lui si è inalberato.

Quel maledetto deficiente. Quel cretino. Razza di incapace…

“Passami la palla!! Buono a nulla!!” gli ho gridato.

Allo scadere del decimo secondo, l’ha fatto.

Ho segnato penetrando il muro di Maki.”

 

“La palestra era allibita. Ed è stato lì, che ho capito che io non avrei saputo giocare così bene…”

 

Alla fine del tempo, li avevamo raggiunti.

Come avevo promesso ad Akagi.

Mi ha dato il cinque.”

 

“E si è complimentato anche con me… poi è tornato in campo.

Tu avevi un’aria sfinita.

Io ho proposto di saltare al suo posto, per la contesa a due. Giusto per non affaticare il suo piede…

E tu, gentile come sempre, mi hai dato dell’idiota, perché avevo lanciato la palla dove non piaceva a te..”

 

“Il Do’aho nella ripresa ha mandato il pallone dove non c’era nessuno, quel mentecatto!! Ho corso come un matto per non perdere il possesso…”

 

“Ecco, appunto!! Che ti dicevo??”

 

“Entro breve, ci hanno nuovamente distanziati, cazzo!!

Anzai ha chiamato il time-out, decidendo la nuova tattica: in quattro su Maki, e Sakuragi a ‘defence guard’ su Jin, per impedirgli tiri da fuori area.

Il demente si è gonfiato come un pavone.. un altro po’, e faceva la ruota…

 

La tecnica ha funzionato, finché il n°4 avversario non gli ha fatto fallo intenzionale.

Abbiamo creduto tutti che il rossino lo stendesse con una testata.”

 

“Quello stronzo vecchiaccio mi ha aveva detto che avrei dovuto aspettare 10 anni, per sperare di essere il n°1… mi ha umiliato, ero nero!!

Quando ho capito che avrei dovuto fare i tiri liberi, non sapendo come procedere, mi sono affidato all’istinto e ha funzionato..

Ricordo che Ayako, qualche giorno dopo, mi ha spiegato che ho adottato la stessa tecnica di un famoso giocatore dell’NBA: Rick Berry… Burry… Barry…non mi ricordo..”

 

“A 4.30 minuti dalla fine, Takato ha fatto rientrare Miyamasu, che Anzai ha affidato a Miyagi.”

 

“Voleva affiancarlo a Jin nei tiri da tre… mica scemo lo scemo!!” ironizzo.

 

“Maki mi ha fregato! K’so.

Non sono riuscito stopparlo, ed è andato a canestro, mentre il vecchio balordo della sua panchina sbraitava consigli su come distruggermi..”

 

“Sì. Quell’antipatico vecchiaccio ce l’aveva con me, ma anche con te non scherzava…” – annoto- “Continuava a gridare a quei montati che ci avrebbero annientati… e intanto il tempo passava.. ogni volta che ci distanziavano di 6 punti, noi ci riportavamo a 4, e loro ritornavano a 6, e noi li riprendevamo… adesso sembra persino comico… ma allora non c’era davvero molto da ridere…”

 

“Due minuti, 4 punti sotto.

Il Do’aho si è lanciato a recuperare un’ennesima palla imprendibile.

Quando si è schiantato scontro la panchina avversaria..

Mi sono spaventato.

Per 30 secondi, giuro.

Poi si è rialzato come se niente fosse (quell’idiota è di gomma, credo), e mi ha ordinato: “Rukawa, devi segnare a tutti i costi! Fosse anche sono per un colpo di fortuna!!”

 

“Taci, cretino!

Io vinco grazie al mio talento, non certo affidandomi al caso!!” gli ho replicato.

Ci mancherebbe altro.

Non l’ho fatto certo perché me l’ha imposto lui.”

 

“In un momento come quello, tu sei andato a discutere un MIO ordine??!!”

 

“Ho segnato, ignorando Kiyota.

Poi sono crollato a terra, sfinito.

Mi hanno sostituito, maledizione.

 

Anzai mi ha elogiato, dicendo che avevo giocato molto bene… ma intanto io fremevo.

 

E fremo ancora desso, al pensiero.

Dannazione!! Se solo avessi avuto più resistenza…

 

…Uscire dal campo prima della fine…

Prima. Della. Fine.”

 

Stop.

Per quanto tu me l’abbia detto, e fatto capire nei giorni successivi… solo adesso comprendo cosa ha significato, per te, abbandonare prima della conclusione…

Essere costretto ad abbandonare.

 

Scorro velocemente le righe successive.

Ha smesso di descrivere l’immediato seguito.

Forse non ha seguito la partita.

Non riporta l’incitamento a Mitsui, pressoché sfinito.

Né la situazione precaria di Akagi, al limite della sopportazione.

Eravamo talmente disperati, che il Gorilla mi si è avvicinato, e mi ha detto qualcosa come: “Se prendi la palla dopo un rimbalzo, o in fase di attacco, tenta un tiro! HAI IL MIO PERMESSO.”

 

Allucinante, a pensarci bene.

 

Ryota che prende la palla dopo un mio errore e me la passa, io che salto, malgrado il muro di Maki, e lo slam dunk.

E il fallo subìto. Un dono del Cielo.

 

“Mi sono ritrovato in piedi, elettrizzato, a gridare al Do’aho di… Che cazzo ho fatto.

Io. che. grido.

A lui.

 

Ayako e Anzai mi hanno guardato. Ho minimizzato l’evento.

Ho pur sempre una reputazione da difendere, io.

 

1 minuto e mezzo di black out per la volpe.

Poi, ha ripreso a raccontare.

 

“Mi sono messo a ricordare le parole di Akagi, mentre aspettavo che l’arbitro fischiasse il permesso.

Ho capito che dovevo affidarmi al Gorilla. Lui avrebbe preso il rimbalzo e segnato.”

 

Quello che non ho previsto, è che Kiyota ci si mettesse in mezzo nel tiro di Mitsui.

Quel bastardo.

Ha deviato la palla.

 

Io ho preso il rimbalzo, ma…

 

“Sakuragi ha sbagliato il passaggio.”

 

“Il Gorilla, Maledizione!!!

Ero convinto di aver visto il Gorilla..”

 

“Abbiamo perso.”

 

Rileggo sottovoce quelle due semplicissime parole.

Nessuna imprecazione, contro me o chissà chi.

Niente altro.

Due parole.

Solo due.

Nella loro essenzialità, sembrano pietre lapidarie.

 

E mi rendo conto che è lì, che è racchiuso tutto il suo dolore, la sua frustrazione. l’impotenza.

 

Io mi sono messo a piangere, d’incredulità. di rabbia.

E il Capitano è venuto a consolarmi, a modo suo.

Ma lui non ha fatto una piega.

Non ha semplicemente parlato.

Il giorno dopo me ne sono rimasto a casa.

Yohei era passato a prendermi, come ogni mattina, ma non mi sono fatto trovare.

Sarebbe potuto venire a cercarmi, ma ha capito che avevo bisogno di stare solo.

 

 

Mi sollevo dalla soglia della finestra, accostando i vetri e le tende.

Non credevo che rileggere i suoi ricordi potesse rimescolare così anche i miei…

 

Sospiro, rivolgendomi a lui:

“Vado a prendermi un caffé… torno tra poco.”

 

Mi appoggio alla macchinetta dei distributori, in attesa.

Il caffé non mi va, in realtà.

Ma passeggiare mi ha aiutato a scaricare i nervi, e a calmare i rimpianti.

 

….

 

Entro breve ritorno da lui, riprendendo a leggere dove avevo interrotto.

 

Non fa menzione della sera della partita, passa direttamente al giorno successivo.

 

 

19 Giugno. Sabato. “Sono andato a scuola.

Il Preside ha voluto farci recuperare il giorno di studio perso di ieri.. perso, in ogni senso.

Mezza scuola era venuta a vederci, quindi le lezioni erano state sospese.

Quel bastardo doveva esonerarci!!

 

Mi hanno detto che Sakuragi non si è presentato a lezione.

Né agli allenamenti.

Quel Do’aho starà ancora rimuginando sul suo errore.”

 

“Non hai sbagliato di molto.. ho girovagato tutta la mattina, come un cane bastonato, finché non ho incontrato Haruko, che ha cercato di tirarmi su il morale…

Ed è stato quel giorno che ho conosciuto Fuku-verme, che ha avuto l’insana idea di provocarmi…”

 

“I Ragazzi se ne sono andati uno dopo l’altro. Io sono rimasto in palestra fino a tarda sera.

Paradossalmente, è l’unico posto in cui riesco a sopportare la sconfitta.

Non ad accettare. Questo mai.

Ma a tollerare, sì.

Quando sono entrato negli spogliatoi, me lo sono visto lì.”

 

“Sembravi una figura evanescente..

Il tuo profilo… il nero più cupo, contro l’oscurità della notte.”

 

“Non sapevo cosa dirgli…

Avrei dovuto.. dirgli qualcosa?!

 

“Si può sapere che ci fai lì, razza di idiota?”gli ho chiesto, accendendo la luce.

 

L’ho visto sussultare, dilatando le pupille.

Sembrava solo un bambino spaventato, in quel momento.

Un cucciolo ferito.

Bagnato come un pulcino. Arrabbiato, ferito, e incazzato.

Un’alchimia pericolosa.

 

Ho preso il mio asciugamano, e ho fatto per andarmene.

Sulla porta, lui mi ha richiamato.

 

Mi ha chiesto perché non dicevo niente..”

 

“Se taci per compassione, sappi che non ne ho alcun bisogno!!” lo ricordo bene.

 

“Me ne sono andato.

Ero già saturo dei miei sensi di colpa, i suoi erano DAVVERO troppo.

Lui mi è corso dietro, ordinandomi di fermarmi.

 

Lì non c’ho più visto.

Forse ho sbagliato ad accanirmi su di lui, ma -per una volta- voglio essere io, a scaricare la mia frustrazione e non viceversa.

Voleva che lo incolpassi, per liberarsi la coscienza.

Ma non gli ho dato questa soddisfazione.

 

Ho preso fiato, altrimenti avrei replicato a calci, non a parole..

E gli ho sputato contro tutto quello in cui credo:

che è uno stupido arrogante, se è sicuro –realmente- che abbiamo perso per colpa sua..

che ha fatto anche troppo: un’insperata fortuna, e nulla più.

Che tutti si aspettavano errori da parte sua…

Che era inevitabile, visto il suo livello di preparazione e le sue lacune..

 

Quell’Idiota è un novellino e si crede un dio.

 

Quando gli ho detto che non è stato certo lui a decidere le sorti dell’incontro, ha pensato di colpirmi, di riflesso, credo. Ma si è trattenuto col pugno a mezz’aria.

 

… e l’ho colpito io.

Era quello che volevo.

Era quello di cui avevo bisogno…

 

Entrambi. Ne avevamo bisogno.

 

E ci siamo picchiati, come non succedeva da tempo.

 

Ad un certo punto, mi ha guardato, come se il discorso di prima non fosse stato concluso.

Si aspettava qualcosa da me, lo so.

 

“Se abbiamo perso, la responsabilità è solo mia..” ho ammesso. E di colpo lo stomaco è divenuto più leggero.

 

Forse anche per il pugno che quel mentecatto mi ha dato subito dopo..”

 

“Se le forze mi avessero sorretto fino in fondo, avremmo vinto. Garantito.” Ripeto, a memoria, alzando gli occhi dal foglio.

 

“Cazzo, Ru!! Quanto ti ho odiato in quel momento!!

Che bastardo sei stato… e poi lo stupido arrogante ero io??!!” polemizzo.

 

Ci siamo pestati di santa ragione… attribuendoci a turno la colpa della sconfitta.

Quando abbiamo smesso -più per sfinimento, che per buonsenso- avevamo la faccia come due meloni… Anzai ci avrebbe messi in castigo a vita!

..Gli avevamo promesso niente risse….

 

Sorrido.

Il nonnetto, in realtà, ci aveva esonerati da questo accordo fin da subito.

Forse la clausola prevedeva: niente risse per la squadra di basket. (Tranne Sakuragi vs Rukawa)

Che il Coach lo sapeva, lo ha sempre saputo… le nostre botte erano parte integrante dell’allenamento, e forse anche della tua terapia, volpe…

 

“Picchia duro, il Do’aho.

Calci, pugni, testate e repertorio completo.

Eravamo distrutti.

Le mie fans lo avrebbero squartato, mi ha riempito la faccia di lividi.

Anche lui, però.

Siamo finiti nello spogliatoio a medicarci a vicenda.. Anzai ci avrebbe sospesi da qui all’eternità, temo…”

 

“La stessa cosa che ho pensato io…”

 

“Non ci siamo più parlati. Due cerotti, un po’ di disinfettante che brucia.

Neanche una smorfia.

Questione d’onore, credo.

Sembrava una scimmia caduta da una pianta troppo alta..”

 

“Stronzo!!” l’insulto.

Come diavolo fa a fare dell’ironia anche in momenti come quello??

 

“Gli ho lanciato addosso una mia maglia, era ancora fradicio, e senza un cambio.

Non mi ha ringraziato.

Non mi aspettavo lo facesse.

 

Ognuno se n’é andato per la sua strada.

Senza un saluto.

Ovvio.”

 

“La verità è che sono rimasto così sorpreso, che ho tentato di dissimulare il più possibile quella faccia da baccalà che mi ero ritrovato…

Non ero abituato alle tue gentilezze, Volpe… come avrei potuto?”

 

 

20 Giugno. Domenica. “Mika-san è passata a vedere come sto.

Mi ha fatto una predica infinita per i lividi, mi ha riempito di pomate per far sparire prima i segni, e mi ha sorriso.

Mi dispiace averla spaventata.

So che è stata in pensiero per me.

 

Quando ha visto che ero più che vivo e vegeto, mi ha concesso di andare al campetto.

Come se avessi bisogno di permessi, io.

Ok. Avere la sua approvazione mi fa sentire meno stronzo, ecco..”

 

Sorrido.

“Volpe glaciale, anche se fai lo scontroso… quella donna ti tiene in pugno!” annoto, compiaciuto.

 

Giro pagina, e con soddisfazione noto che Kaede ha ricominciato la narrazione regolare delle sue giornate.

 

Domani le leggerò, adesso sono più tranquillo..

 

Non so spiegarmi perché, ma la sua ripresa mi dà fiducia.

Vuol dire che ha accettato la sconfitta, e che ha deciso di andar avanti.

Ha proprio ragione Mika-san.

Kaede è un fighter, senza dubbio.

Non smetterà mai di combattere. MAI.

 

 

...continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Scelta d'amore 13 ***


Sia noi che loro abbiamo già subito una sconfitta

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 13

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“E’ domenica, vVolpe, se mi chiedi perché sono già qui... e siccome io non sono così narcolettico, come te, stamattina me ne sono andato al campetto vicino a scuola ad allenarmi... a scaricare la tensione, veramente... e poi... poi sono venuto qui.” distolgo lo sguardo dal suo corpo.

 

A volte ho il dubbio che possa sondare anche dentro di me...

Forse sto leggendo troppi libri sul coma, spiriti guida, tunnel, e anime sospese sopra i corpi...

 

“Se vedi una luce, Baka Kitsune, beh... stacci lontano!!” lo avviso.

 

Sbuffo.

Impazzirò. lo sento.

 

 

21 Giugno. Lunedì. “Quando sono arrivato in palestra, mi sono trovato davanti ad una scena assurda: quella brutta scimmia ammaestrata si è praticamente rasato i capelli a zero!

A chi gli chiedeva il perché, lui rispondeva che era una forma di espiazione per la sconfitta col Kainan.

MPH!

Che idiota!!!”

 

“Vacci piano con i complimenti, Kit. Avevo la mia buona parte di colpa, e -la tua- mica la tocco più, ok?!” puntualizzo.

 

Senza accorgermene, sposto una ciocca fastidiosa dalla fronte.

Quando ce l’ho tra le dita, la tiro verso gli occhi…

“Forse è davvero tempo di andare ad accorciarli nuovamente..” rifletto, pensieroso.

 

Ricordo la faccia di Mito: quanto mi ha preso in giro, quel baka!! E Haruko, che mi aveva fatto i complimenti… Mezza scuola ne parlava… Persino Anzai ha notato il nuovo taglio, e le sue mani grassocce che mi strofinano la testa… brrrr

Akagi ha detto che era molto più da sportivo, del precedente… non ho mai capito se fosse stato un complimento o no…

Credo che il dubbio mi rimarrà per sempre…

 

“Il Coach ci ha fatto fare solo una partita d’allenamento, matricole contro senpai.

Per non affaticarci, ha specificato.

Il Do’aho non ha perso occasione per lanciarmi una frecciatina sulla scarsa resistenza di qualcuno...

Una volpe a caso.”

 

“Ah ah ah… allora non sei tanto scemo, Kitsune…” constato, divertito.

 

“Akagi è rimasto in panchina, per non strafare con la caviglia.

Mitsui ad arbitrare, per ordine dell’allenatore.

Io e la scimmia deficiente a dividerci un campo troppo piccolo, per entrambi.”

 

“Sempre a polemizzare, tu…”

 

“Riconosco che l’Idiota ci ha dato dentro.. ma ben presto Anzai ha mandato in campo Mitsui, per fargli abbassare la cresta.

Ritengo che la strategia dell’allenatore fosse quella di restituirgli fiducia, dopo l’errore in partita, e –contemporaneamente- di metterlo di fronte ai suoi limiti.

E ci è riuscito per benino.

Sakuragi può fregare una matricola, o un panchinaro. Ma non un talento come il nostro n°14.

Ad un certo punto, ci siamo litigati la palla.

Una matricola ha passato a me, e lui è andato a minacciarla, promettendo ripercussioni.

Hisashi non si è certo risparmiato, lo ha tostato per bene..

Solo nei rimbalzi, nessuno è come lui.

Nemmeno io, dannazione!”

 

“Volpe invidiosa…”

 

“Quando ha preso la palla tra le mani, pensavo me la passasse, per permettermi di andare a segnare..”

 

“Invece io ho fatto uno slam dunk, e ci siamo ritrovati entrambi attaccati al canestro, a litigare!” scoppio a ridere.

 

Mitchi aveva detto che non avrebbe saputo chi dei due espellere… entrambi, presumo.”

 

Quando siamo scesi, il Gorilla mi ha detto che -per i giorni che ci separavano dal futuro incontro- non avrei avuto nemmeno il tempo per dormire, con tutta la roba che avrebbe dovuto insegnarmi.

Rabbrividisco ancora adesso, al ricordo.

 

“E Anzai rideva, convinto che io e te saremmo diventati una coppia di grande valore…”

 

 

22 Giugno. “Lezioni normali.

Ho svuotato il mio armadietto. 138 lettere. Tutte rosa e odorose. Tutte nel cestino dei rifiuti.

Ayako insiste sul fatto che arriveremo comunque ai Campionati nazionali.

Solo oggi, ho notato lo striscione che recita ‘Siamo sull’orlo del precipizio’.

Non c’è che dire... lei sì, che sa come spronarci..

....

Il Capitano si è davvero messo in testa di far progredire il Do’aho.

100 tiri già ieri sera, dopo la partita.”

 

 

23 Giugno. “300 tiri, tanto per cominciare.

Ha appeso un cartellone, col programma completo.

L'ho notato stamattina, quando sono arrivato prima delle lezioni per fare due canestri, senza venire disturbato da nessuno.

Sorriderei. Forse.

Quel mentecatto si sta rivelando utile, e Anzai crede molto nel suo potenziale.

La lungimiranza del Sensei mi lascia un po’'' perplesso. Ma è il suo lavoro, ne saprà certamente molto più di me..

...

Stasera, ore 19.30: Cena da Mika-san.

E’ il suo compleanno.

Sono passato dal fioraio di zona, questo pomeriggio.

Sua moglie ha iniziato a farmi gli occhi dolci, e ad insinuare che il mazzo di fiori era in realtà per una mia ‘presunta’ fidanzata... (brrr...) e non per una premurosa signora di mezz’età.

Ho cercato di spiegare che... Nh. una volta. (Anche troppo.)

Non mi ha neanche ascoltato.

 

L’ho lasciata sfogare.

E’ stato meglio così.

 

Io non sono un grande esperto di fiori e menate simili, ma credo che -quelli che regali ad una persona che ami e quelli per una cara vicina- siano diversi, no?!

 

Mi sale un dubbio: non è che pensava di farmi un favore, e magari mi ha rifilato qualche dichiarazione amorosa floreale di cui ignoro il significato, vero??

K’so!! Mika-san è una vera appassionata di roba verde.. mi sa che dovrò spendere due parole e mettere le mani avanti... Nh.”

 

Incuriosito, sbircio la data successiva.

Peccato non abbia scritto com’è andata a finire la cena!

Hi hi hi...  

 

“L’altrieri, invece, è stato il compleanno di Takamiya.

Ci siamo scervellati 10 giorni per decidere cosa regalargli, io e il Guntai..

Vestiti?

No, quell’elefante ha gusti e taglie impossibili..

Videogiochi?

No, quel citrullo vive metà della sua vita in salagiochi!

..e cosa fa l’altra metà del suo tempo?

No, volpe, non dorme… non è come te, lui!!

Lui MANGIA!!

Sì, mangia!

Quindi l’abbiamo trascinato nella più assortita pasticceria di Kanagawa, e lo abbiamo lasciato strafogare con ogni ben di dio che c’era là dentro… e non era poco, credimi!!” annuisco, disgustato, ripensando a come ingurgitava centinaia di dolcetti e pasticcini, sotto lo sguardo allucinato (schifato, meglio!) degli altri clienti..

 

24 Giugno. “Akagi sta mantenendo il suo proposito.

Ha intensificato: 200 mattino, 100 pausa pranzo, 300 alla sera.

Non lo risparmia di certo... ma il mulo lavora, quindi...”

 

“'stardo...” mastico, tra i denti.  

 

 

“Oggi: 600 tiri sotto canestro. più gli allenamenti consueti.

Il Doaho s’''impegna.

Nh.

Finalmente la giusta predisposizione.”

 

“Sei peggio della nonna di Hitler!!” protesto.

 

 

25 Giugno. Venerdì. “600 anche oggi.

Come da programma stabilito, affisso in palestra.

Mi sono fermato ad allenarmi nelle finte. Noto la soddisfazione della scimmia, quando cancella sulla tabella quanto scritto.

Nh. sorriderei.

Si sta impegnando.

Bisogna riconoscerlo.”

 

“Quel nazista di Akagi... mi ha fatto sgobbare come un somaro... palleggi, passaggi, rimbalzi... e mi guardava stralunato, perché non mi lamentavo... la verità è che mi andava bene tutto, anche completare 1000 tiri, pur di non  ricominciare a fare quei cazzo di palleggi in ginocchio, con Ayako che mi sventagliava in testa...

Persino Kogure è venuto ad aiutarmi; perché, mi ha spiegato, non voleva avere rimpianti...”

 

“Domani c’è la partita con il Takezato.

Dicono che non sia un grande problema, dopo il Kainan, questa è una squadra mediocre.”

 

“Kami... che vergogna!!” gemo.

Mi ero addormentato come un fesso nel campetto vicino al parco, dopo aver completato la sessione mattutina di tiri...

Mi ha svegliato un gruppo di arzilli vecchietti che mi ha lanciato una delle loro palline in testa... Erano già le 10 passate... Akagi mi avrebbe squartato. mi ci sarei giocato le palle.

Per fortuna non l’ho fatto...

 

Sono arrivato allo stadio in super-stra-mega ritardo.

Ovviamente mi sono sentito una bella lavata di capo... ma i miei gioielli sono tutti al loro posto...

Quando il Capitano mi ha avvertito che non sarei entrato in campo, ho pensato volesse punirmi.

In realtà, mi ha convinto che fosse solo per non fare vedere al Ryonan -lì presente- tutti i miei progressi.

Ancor’oggi, non credo fosse una bugia.

No, davvero.

 

 

26 Giugno. Sabato. “Ore 10.00: Shohoku vs Takezato.

Ore 12.00: Kainan vs Ryonan.

 

Alle 9.30 eravamo tutti davanti al ritrovo.

Mancava solo l''Idiota.

Porca vacca!!!

Quello vuol fare la primadonna sempre e dovunque...

Mentre sonnecchiavo in attesa -inutile attesa- gli sbraiti di Akagi verso la sua persona mi hanno impedito di riposare comodamente.

Altra cosa di cui dovrò essere ripagato, prima o poi.

Kogure ha perso tre mesi di vita, per cercare di placare l’ira funesta del Gorilla.

Il nostro vice-la stessa cosa. pomeriggio in palestra, dopo uan rissa, ena, e lui mi ha colpito a tradimento, io.

Credoc ecapitano è troppo buono e conciliante, secondo me...

.

C’era parecchia gente, a guardare l’incontro.

Abbiamo suscitato la curiosità di molti, dopo lo scontro col Kainan King.

Dagli spalti si sentivano sussurrare domande sul perché il rossino non fosse con noi.

Quel pelato!!

....

Sia noi che loro abbiamo già subito una sconfitta.

Chi perde oggi è fuori.

Ma non ci siamo nemmeno posti il problema.

 

A 5 minuti dalla fine della partita, arriva –tutto trafelato- il ‘Tensai’.

Ha motivato il suo spaventoso ritardo, spiegando di essersi addormentato, per stanchezza, dopo aver completato una serie di tiri.

 

Come cazzo si fa a dormire prima di un incontro???

Nemmeno a me succede!!

No, dico: NEMMENO-A-ME…

 

 

…Che Do’aho!

 

Akagi gli ha dato un sano gorilla-punch di punizione, aggiungendo che aveva sbagliato giorno per dormire…

Sembrava mortificato.

Non mi ha fatto pena. Beninteso.

E quando ha capito che non sarebbe entrato in campo, c’è rimasto davvero male.

Ma non avevamo bisogno di lui.

Abbiamo vinto alla grande:120 a 81.

 

Siamo andati a cambiarci, di lì a poco, avrebbero disputato lo scontro tra Kainan e Ryonan.

 

Akagi ci ha costretti a rimanere e a guardare.

Non che ce ne fosse il bisogno, in realtà.

Nel Ryonan milita un nuovo giocatore, che non conosco.

Sakuragi, di fianco a me (perché finiamo sempre così vicini?!) afferma di conoscere il suo nome.”

 

“Cosa vuoi.. il Caso, la Sfortuna, la Sorte… una spintarella al Destino..” gli spiego, sibillino.

 

“Non mi è chiara la dinamica, anche perché ho sentito la squadra del Ryonan fare il mio nome a gran voce, e avrei voluto capire perché…”

 

“Purché sia lontano da quello di Sendoh..” concedo, con un pizzico di gelosia.

 

“Il Capitano (seduto preventivamente di lato alla scimmia rossa), continuava a suggerire di osservare le tecniche di marcatura del Ryonan, e l’attacco e la difesa del Kainan.

L’Idiota borbotta qualcosa in risposta, e Kogure gli chiede di ripetere, gentilmente.

 

“Uno scontro molto interessante!”- nota lui, sagacemente- “Il Re delle scimmie contro Nobuscimmia.”

 

“Demente.” Gli ho risposto. Altro non c’era da aggiungere.

E’ senza speranza.

 

Uozumi esordisce chiamando Maki, promettendo che oggi si sarebbe visto chi avrebbe meritato il titolo di Numero Uno di Kanagawa.

Il capitano del Kainan gli ha risposto che non ce l’avrebbe mai fatta, ma il n°4 gli ha risposto che non parlava di sé, ma di Sendoh.

 

Mi ha fatto girare le balle, un discordo del genere..”

 

“Eh, già!!... il tuo amor proprio ferito, eh?!” lo punzecchio.

 

“L’alley-hoop di Sendoh verso il loro n°13 ha destato l’interesse del pubblico.”

 

“E Akagi mi aveva consigliato di osservarlo bene, perché –probabilmente- avrei dovuto marcarlo io, nel prossimo incontro.”

 

“All’8° minuto del primo tempo, Takato ha chiesto il time out. Sono sotto di 11.

Il Ryonan li ha messi seriamente in difficoltà.

 

Sendoh è un regista formidabile, anche se mi scoccia da morire ammetterlo.

Negarlo sarebbe mentire –prima di tutto- a me stesso.

Nel ruolo di play maker, malgrado la sua riguardevole altezza, è geniale.

Trova sempre i compagni liberi dalle marcature, organizza il gioco ed esegue passaggi pressoché perfetti.

Dannazione.

 

E’ lui il mio rivale.”

 

“Ohi, volpe!! Ma quanto tempo hai perso a guardarti come si muoveva il porcospino??” mi rendo subito conto del mio tono ingelosito; ma, nel dubbio, meglio essere diffidenti di certi hentai in circolazione… che potrebbero circuire ingenue volpacce addormentate…

 

“Mitsui ha insinuato qualcosa sul fatto che riteneva impossibile che, nell’amichevole che abbiamo giocato prima del suo ritorno, loro ci abbiano sconfitti con un solo punto di stacco. MALFIDENTE.

....

Alla fine del primo tempo, il Ryonan era in vantaggio di 10 punti.”

 

“Quando la partita è ripresa, la situazione non si è modificata.

E quando ho sentito dietro di me un imbranato, che era convinto che il Kainan sarebbe stato battuto da questo team invincibile, non c’ho più visto: mi sono girato e gli ho detto quello che pensavo!!

Non avrebbe mai più insinuato che il Ryonan fosse più forte della squadra della Nobiscimmia, e –di conseguenza- della nostra, perché loro ci avevano battuti..

 

Mi sono alzato, spiegando che non avevo tempo da sprecare, io.

Ho urlato alla bertuccia che si desse da fare, lui e il nonnetto, che altrimenti facevamo la figura dei fessi pure noi, e me ne sono andato.”

 

Sakuragi si è messo a litigare con un altro spettatore, strepitando qualcosa sul valore trasversale su chi-batte-chi. Mah.

Poi se n’è andato, non prima di attirare l’attenzione di mezzo stadio su di sé.

Do’aho megalomane!

Comunque me ne sono andato anch’io, subito dopo, seguito da Mitsui e Miyagi.

Akagi ha brontolato qualcosa sull’assenza di spirito di gruppo, ma oramai ero già lontano..”

 

“Io sono andato ad allenarmi, ma tu?!”

 

“Per strada, ho incontrato un gatto… sembrava tutto Neko, ma il mio era più bello…”

 

“Ah!! Mentre il nonno era più di là che di qua, tu perdi tempo a gatti!!” polemizzo.

Kami… ripenso a quel giorno.

A quando sono fuggito dall’ospedale, travolto dai ricordi.

Allo spavento che ho fatto prendere ad Ayako, a Kogure, al Capitano.

Credevano che Anzai fosse morto…. Ma io non ho mica fatto apposta!!

…Ero in palestra, con lui che mi spiegava gli esercizi…

Ad un tratto l’ho visto accasciarsi al pavimento..

Non so ancora come, ma sono riuscito ad avvisare l’ospedale e a salvarlo… almeno questa volta.”

Questa volta, già.

 

A volte, mi chiedo se sia stata una forma di espiazione, questa.

Mi fa pesare meno il dolore che porto dentro.

Penso sia un bene...

Sì, lo è certamente.

 

“Sakuragi è venuto in palestra, annunciandoci il malore del Coach.

Dannazione!! Questa non ci voleva.

Alla vigilia di una partita così importante, senza la sua guida…

Non nego che, anch’io, mi sento più sicuro sotto il suo sguardo vigile..

....

Sakuragi ha interrotto le mie riflessioni, riprendendo il suo allenamento.

Mitsui si è offerto di aiutarlo, giocando in difesa; Miyagi, passandogli i palloni…

ed io…

beh, io ho fatto l’unica cosa possibile..

No. Non ho continuato il mio allenamento in solitario…

Nh. Ho fatto ostruzionismo ai lati, ecco…

 

Mi sembrava giusto aiutarlo, visto tutto l’impegno che ci stava mettendo.

(Finalmente, oserei dire.)”

 

Stronzo!” anche se il tuo aiuto è stato molto utile, lo ammetto.

 

“Hanno riferito poi, che il Kainan ha vinto, riconfermando il suo primato.

Che Uozumi è stato espulso, al 34°, per lite con l’arbitro.”

 

“Strano.. non riporta i punteggi di chiusura..” noto.

Forse per dimenticanza?

 

“Tra poche ore si disputerà l’ultima partita. Contro l’odiato Ryonan.

La posta è alta. Lo sappiamo tutti bene: l’ammissione al Campionato nazionale.”

 

 

“Volpe… c’è una cosa che dovrei dirti..” confesso.

 

Chiudo il diario, ricordando il segnalibro.

 

Ok. Senti… leggiamo domani come va col Ryonan, mmh??” è la mia pallida proposta.

 

Mi sto vergognando di me stesso, lo ammetto.

 

Ho fatto lo spaccamondo fino a qua, e poi finisco per impappinarmi per un niente.

Beh, non è un niente, in effetti…

 

Prendo fiato.

Distolgo lo sguardo da lui.

E’ già buio, fuori.

Il tempo qua dentro sembra avere vita propria.

 

…a volte, temo prenda la tua, per averla.

 

“Spiacente, Kit. Dormici su, te ne parlerò domani.” Lo informo, alzandomi.

 

Fuga assai poco dignitosa.

Lo so.

Sono un tensai, ma non sono perfetto.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 14
*** Scelta d'amore 14 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 14

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Ho dormito poco e male, stanotte. Sai, Volpe?”

So che è solo colpa mia, e che devo togliermi questo peso dallo stomaco.

 

“Kit, senti… prima della cronaca della partita, beh, io…” farfuglio, insicuro.

 

Ok. Un profondo respiro.

Butto fuori tutta l’aria dai polmoni.

 

“Ho parlato con Ayako.”

Stop. Ho sganciato la bomba.

 

 

“Ti avevo avvisato, no?! …che lo avrei fatto, intendo…” mi giustifico, distogliendo lo sguardo.

 

 

“Ieri mattina, dopo gli allenamenti, e prima di venire qui da te..

Ho chiamato Haruko, per farmi dare l’indirizzo.

Che almeno faccia la vice-manager per qualcosa, oltre che per sbavare più da vicino dietro a te..

Ho accampato una scusa, e mi sono fatto dire dove abita lei.”

 

Una zona della città che non conoscevo.

Sapevo solo che era in un quartiere residenziale.

 

“Quando mi sono trovato davanti al cancello di casa sua –casa, che eufemismo!- ci sono rimasto di sale: sulla targhetta dorata era inciso il nome ‘Miyamoto’… mi sembrava una coincidenza fin troppo spinta lì, Kitsune, sono ingenuo -a volte- non fesso.

 

Mi zittisco, ricordando il mio stupore, neanche tanto giustificato. Un dubbio lo avevo avuto, il sentore di qualcosa.. ma di lì a poco ne ho avuto la conferma.

 

“Una cameriera è venuta ad aprirmi, e ho chiesto di parlare con Ayako.

Mi ha guardato storto, come spesso succede, non ero certo vestito di tutto punto…

Dopo due ore al campetto, sicuramente non potevo sembrare il principe azzurro venuto dalla sua bella…” sorrido; che magra figura..

 

“Aya è venuta fino alla porta, sorpresa di trovarmi lì.

Mi ha fatto entrare ed accomodare in un salottino, molto intimo.

Prima ancora di aprir bocca, mi sono ritrovato in mano una finissima tazza di porcellana, con del the di cui ignoravo nome e provenienza, ma con –di sicuro- un’origine ben più nobile della mia..”

Arriccio il naso, in un moto involontario di fastidio.

 

“Le ho spiegato perché ero lì.

Se lo aspettava, mi ha risposto.

Che sarei venuto a cercarla, prima o poi.”

 

“Volevo arrivasse il momento giusto. Per questo, ho atteso.” Mi ha spiegato.

 

….

 

“Le ho detto del diario.

Di quello che c’è scritto su di voi, almeno fin dove ho letto..”

 

“Non ne è sembrata affatto sorpresa, anzi.

E mi ha raccontato un sacco di cose, del fatto che vi conoscete quasi da sempre, o, almeno, da molti anni.

E che Miyamoto-san non è in realtà suo padre. Bensì il suo patrigno.

Che i suoi hanno divorziato quando lei era ancora piccola, e che sua madre si è risposata poco dopo, con il socio e migliore amico di tuo padre.

…Che stupidaggine!

Ti sto raccontando cose che sai già, volpaccia.” Constato.

 

 

E la mente vaga, scardinando i miei ricordi recenti, ponendomi di fronte ad una realtà che non posso più ignorare.

 

 

Accarezzo con la punta della scarpa il bordo di un tappeto persiano di valore inestimabile, credo.

Ayako mi guarda indulgente, silenziosa, aspettando che io assorba e digerisca una quantità industriale di informazioni che ti riguardano, la riguardano, e –talvolta- vi riguardano.

Mi ha sfilato di mano una tazza ancora intatta, sostituendola con un’altra di calpis.

Deve leggere gratitudine, nel mio sguardo, perché sorride benevola, in risposta.

Non sono tipo da the elaborati, io.

 

So che siamo giunti ad un punto in cui anche io devo scoprire le carte.

Racimolo un po’ di coraggio, esalando:

 

“Non lo so… quando abbiamo smesso di odiarci…”

 

“Lui non ti ha mai odiato…”

 

La guardo, ed è seria.

 

“Si è limitato a recitare la parte che tu gli avevi chiesto di interpretare..”

 

 

E il peso di tutto il significato nascosto dietro questa frase mi schiaccia inesorabilmente.

I miei occhi devono essersi dilatati d’incredulità.

No.

Di sorpresa.

Meglio.

 

Lei fa vagare lo sguardo attorno a sé, decidendo se continuare o meno.

Poi guarda la mia espressione affranta, e ha già preso la sua decisione.

 

 

“Abbiamo parlato di te, io e Kaede, una sera di qualche mese fa.

L’ho trovato seduto sulla panca degli spogliatoi.. ancora mezzo svestito, i capelli gocciolanti, le mani in mano, sembrava stanco.

Era lì, che fissava il tuo armadietto, e non si era accorto che io ero entrata da mezz’ora.

Non ha mai distolto il suo sguardo da quello sportello.

Come se lì ci fossero le risposte che lui aspettava.

 

Gli ho posato la maglia della tuta sulle spalle. E lui si è riscosso dalla sua trance.

Mi ha solo guardato.

E ho letto tanta confusione, in quello sguardo.

E paura.

 

Gli ho chiesto cosa provasse per te….

Ma gli ho ingiunto di non rispondermi.

Che la risposta era a se stesso che doveva darla, non a me.

 

“Aya…” mi ha detto.

Sono ritornata dentro e l’ho abbracciato.

Erano due anni che non si lasciava toccare da me.

 

Se ti chiedi se ha pianto, la risposta è no.

Kaede Rukawa non piange mai.

Esistono altre lacrime, che non si possono vedere.”

 

 

Annuisco. Lo so fin troppo bene, purtroppo.

 

 

“Forse lui ti ha sempre amato, anche se non se ne rendeva conto…

Ma sei l’unica persona a cui ha concesso di avvicinarsi, di interagire con lui dalla morte dei suoi genitori.

Di te si interessa, è innegabile.”

 

 

Le sue parole mi rimbombano ancora adesso, in testa.

Tutta la notte, a riviverle.

A sezionarle, a sbranarle, una ad una.

Parola per parola. Sillaba per sillaba.

 

Consapevolezza.

E’ il suo nome.

Adesso.

 

Per un tempo indefinito rimango zitto, assorto per i fatti miei.

La pompa del respiratore scandisce gli attimi, come fossero un’eternità.

 

“Mi ha ringraziato, per quello che sto facendo per te.

Non ha motivo di farlo.

Ma non ha voluto sentire ragioni.

 

“Solo il Tensai può convincerlo a svegliarsi!” mi ha detto, convinta.

 

Ho annuito, un po’ più sereno.

 

La cameriera è venuta ad avvisare che il pranzo era pronto.

Ayako mi ha invitato a restare, a mangiare con lei.

Ho rifiutato.

 

Dovevo passare da casa a cambiarmi, e poi venire da te..

E lei mi ha abbracciato, sulla porta.

 

Poi ha minacciato castighi per 100 anni, se non mi fossi presentato agli allenamenti, il giorno dopo.

L’ho salutata con un sorriso.

Uno di quelli da Tensai.

Mi è arrivata una sventagliata, che ancora adesso non ho capito da dove fosse partita.

Mah. Ayako è fatta così.

Un bastone.

Una carota.

Due colpi di harisen.”

 

 

“Spero non ti arrabbierai, con lei, soprattutto.

Credo sia profondamente convinta che sia stato un bene, rivelarmi le cose che mi ha confidato.

Quindi dovrai vedertela con me, intesi?!”

 

L’occhio mi cade sul block-notes ‘Perché picchiare il Tensai…’

L’ho ritrovato lì, su una mensolina, dopo il suo trasferimento in questa stanza.

 

E’ ancora bianco, lo so.

 

Senza quasi accorgermene, do voce ai miei pensieri:

“Forse dovrei cominciarne uno, con i motivi per picchiare una volpe… ma quando ti sveglierai, non avremo tempo per queste stronzate… recupereremo -giorno e notte- ogni istante perso.”

 

PERSO.

Se mi fossi dichiarato prima, non saremmo ridotti così.

Non staremmo vivendo un amore virtuale.

Forse non saresti nemmeno qui.

 

QUI.

Questa consapevolezza mi mozza il respiro.

 

Se non avessimo litigato, quella sera…

Se non te ne fossi partito, incazzato…

Se avessi messo il casco, forse… forse…

 

Oh, Kami….

 

Mi bruciano gli occhi.

E’ colpa di questo neon, ne sono certo.

 

Cazzo... ho preso il raffreddore… faceva freddo fuori, sì…

 

Un singhiozzo.

Mi metto la mano sulla bocca.

Per trattenerlo.

E’ già scappato.

Almeno, quelli dopo, no.

 

Non è singhiozzo, Do’aho. E’ un singulto.

 

La mano in bocca, per cercare di trattenere le lacrime.

Mordo a sangue una nocca, ma serve a poco.

A niente.

 

Mi ritrovo a piangere addosso a lui.

 

Merda. Merda. MERDA.

Mi ero ripromesso di non farlo più davanti a Kaede.

Di non lasciarmi andare allo sconforto.

Ci sono tre piani prima dell’uscita.

Non ci arriverei mai.

 

Sto imparando ad essere forte.

Ci sto provando, giuro.

Ma nessuno mi ha mai insegnato come si fa.

 

….

 

Una mano mi accarezza piano, lentamente.

Affonda tra le ciocche della mia testa.

E’ piacevole, è rilassante.

Mi piace.

Non ricordo dove sono, né con chi, ma va bene comunque.

Non so perché. Ma in questo momento mi va bene tutto.

La mano si ferma, posandosi sulla mia spalla.

No! Che peccato… è durato troppo poco.

Non so quanto: qualche istante, diverse ore?

Non lo so.

Ma è sempre troppo poco.

 

Una voce.

Sento una voce che mi chiama. Da lontano.

No, per favore.

Lasciatemi qui, ancora un po’.

In questo buio rassicurante, in questo bozzolo avvolgente di calore.

Sto bene, qui. Chiedo forse troppo?

 

La voce si fa più vicina, ignorando la mia supplica.

E prende forma in un volto, appena apro gli occhi.

 

Mi sono addormentato.

E’ la prima realtà a cui sbatto contro, destandomi.

Saito-san è davanti a me. Una mano ancora sulla mia spalla.

 

Sbatto le palpebre, smarrito.

Mi bruciano gli occhi. Sento la pelle delle guance tirare.

 

Mi sorride, non parla.

Farfuglio qualcosa, non so cosa.

 

Lei capisce la mia confusione.

Non faccio niente per mascherarla.

Sono ancora travolto da me stesso, anche solo per provarci.

 

“E’ ora che tu vada a casa, Sakuragi-kun.” Mi consiglia.

Ma so che è un ordine.

 

Annuisco in risposta, strofinando un palmo sulle palpebre.

 

A lei basta, perché annuisce, comprensiva, e se ne va, lasciandomi il tempo di raccattare un po’ di dignità.

 

Non so nemmeno per quanto ho pianto.

Sul lenzuolo c’è una macchia ancora umida.

 

“Scusa, Volpe…”

Mi sono addormentato.

 

….

 

Non ti ho neanche detto che oggi hanno riaperto la palestra, dopo il restauro… le tue fans mancavano tutte, tranne Ru-Ka-Wa.

Quelle hanno l’abbonamento in prima fila, temo…

 

Non ho letto neanche mezza pagina di diario, oggi…

 

“Kami!.. Sono proprio un do’aho…” mi rimprovero.

 

Scusa, Volpe..

Domani cercherò di essere meno debole, vedrai..

Tornerò ad essere il Tensai, lo prometto.

A lui…

…o a me?

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

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Capitolo 15
*** Scelta d'amore 15 ***


Scelta d’amore 15

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 15

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Oggi recuperiamo, eh?” lo informo, sistemandomi meglio sulla poltroncina vicino al letto.

 

Mika-san se n’è appena andata. E’ passata per fare un saluto.

Rivederla è sempre un piacere, per me: sempre così gentile, premurosa e discreta.

Bisognerebbe averne di più, di persone come lei..

Mi ha invitato a prendere un the a casa sua, appena mi si presenterà l’occasione.

 

So che sta male a vedere Ru così.

Non me l’ha detto, ma non riesce a sopportarlo.

Io ci sto facendo il callo.

Per abitudine.

Non per rassegnazione.

 

“Qualcosa mi dice che -a raccontare questa partita- non hai avuto il dono della sintesi..” lo canzono, sorridendo indulgente.

 

 

27 Giugno. Domenica. “Shohoku vs Ryonan. Ore 12.00.

Prima di noi, il Kainan vince 98 a 51, contro il Takezato. Dimostrando la sua supremazia.

 

Quando siamo scesi in campo, Mitsui ha tirato fuori una foto del signor Anzai.

Akagi gli ha ordinato di metterla via, che portava sfortuna.

Tsé.

Il Capitano ci ha distribuito i ruoli. Io dovevo marcato Sendoh.

Non aspettavo altro.”

 

“E a me Fuku-verme.” -Ricordo- “Ci hanno presentati uno ad uno.. che momento di gloria!!

Il pubblico mi acclamava.. .e quegl’impediti del Guntai non capivano perché fossi tanto popolare… Che genio incompreso!!”

 

“Sono andato di fronte al mio avversario e l’ho guardato, dichiarandogli guerra.”

 

“E io mi sono avvicinato… perché mi aveva dato fastidio vederti TROPPO vicino a lui…” anche se allora non avevo capito perché..

 

“Akagi ha perso la palla, nella contesa a due.

Il piede non è ancora del tutto guarito, credo.

Sakuragi ha fatto il primo fallo a 5 secondi dall’inizio. Nuovo record.”

 

“Fallo din interferenza. Lo ricordo bene.

Su quel capellone pazzo, che voleva fare canestro.

Mi sono messo a litigare, e tu sei venuto a rimproverarmi, e poi –invece- hai concluso che se venivo espulso era un guadagno..”

 

“La scimmia rossa sta già rischiando.. Gli ho ricordato che, se si comporta così, finisce come quel fesso capitano dei nostri avversari:, espulso per aver contestato l’arbitro.

Ho cercato di metterlo in guardia, per il suo bene..

E’ troppo impulsivo, ancora.

Ma non vorrei sembrare troppo interessato alla faccenda: gli ho detto che, comunque, se veniva sbattuto fuori ne ero felice...  non sia mai che si faccia strani voli, quello.”

 

“Se mi fossi fatto certi voli, volpe, ne avresti guadagnato anche tu!” sbotto, risentito.

 

“Taoka era convinto che Fukuda fosse perfetto, per ostacolare Sakuragi, sapendo della sua bravura nei rimbalzi e della sua mediocrità nei tiri.

Quello che lui non poteva conoscere, è che noi non ce ne siamo rimasti con le mani in mano, anzi.

Ma presto se ne sarebbero accorti..

 

“Sendoh mi ha provocato.. e io gli ho detto che sotto la mia guida lo Shohoku non avrebbe perso una seconda volta, contro di lui.”

 

“Io e il Capitano ci siamo trovati –in simultanea- a riporre nei ranghi il Do’aho.. che si credeva al comando della squadra!! Mpf.. mi viene quasi da ridere, da come l’ha detto convinto..”

 

“Ma io ero convinto!!” protesto, oltraggiato.

 

“Nessuno lo marcava, convinti che non fosse pericoloso. Li ha smentiti tutti, segnando un bel canestro.

Semplice. Efficace.”

 

“I primi due punti della partita li ho messi a segno io!!” -gongolo, al ricordo.- “e subito dopo, ho salvato un rimbalzo che Akagi non è riuscito a prendere… solo che poi ci ho messo troppa foga e ho sbagliato il passaggio a Miyagi…” ammetto.

 

“Il Ryonan crede in Fukuda: hanno applicato l’isolation, per dargli campo libero, e lui ha fregato il rossino, subito dopo.

Mitsui è intervenuto, bloccando il suo canestro, facendogli compiere fallo.

E’ stata un’abile mossa, davvero.”

 

“Mitchi mi ha rimproverato di non farmi fregare così facilmente…” non aveva creduto alla mia tecnica sublime, che avevo intenzione di adottare..

 

“Se invece di parlare a vanvera, usasse il cervello –ogni tanto, mica sempre- il Do’aho non si sarebbe messo a litigare col Brutto Muso (questa è mia, non sua.

Kami!!... E’ un oltraggio al senso estetico, quel ragazzo).”

 

“Hi hi hi… quando lo rivedo, glielo dico!!”

 

“E non avrebbe perso la palla, che poi Miyagi ha dovuto recuperare..”

 

“Sottigliezze..” preciso.

 

“Mitsui fa un buon gioco, e Ryota si muove veloce, su tutto il campo…il Do’aho si è lanciato a pesce su un pallone imprendibile.

Ci è finito sopra.

Letteralmente.

Sui gioielli di famiglia.

 

Cazzo. Mi fa male, per lui, solo al ricordo.”

 

“Solidarietà maschile, eh??!!” vacca boia… ho visto le stelle, giuro.

 

“Guerra aperta tra i due gorilla.

Impressionante.

Ho avuto la conferma che Akagi non si è davvero rimesso completamente, è caduto, durante una contesa: due tiri liberi per noi. Li ha sbagliati entrambi.”

 

 “E poi veniva a dare noia a me, quel despota!” protesto.

 

“Non dev’essere stato facile, per lui.

Non essere in piena forma, avere tutta la responsabilità della squadra sulle proprie spalle.

La mancanza di Anzai..

....

Il loro n°13 è davvero bravo.

Ma è anche stronzo.

Ha una faccia da prendere a pugni.

Chirurgia estetica gratuita.

Continuava a dire che sarebbe stato il suo team a vincere.

Nh.. idiota.”

 

“Scusa, Kit… mi viene da sorridere… non l’hai mica dato a vedere, che Fuku-verme ti stava così sulle palle, sai? Tutti pensavamo che il tuo odio fosse tutto canalizzato su Sendoh, invece…”

 

“A 11:20 minuti dall’inizio, eravamo 4 a 13, per loro.

Akagi sembrava legato.

Spaventato dalla caviglia.

....

Sakuragi si è offerto di difendere l’area sotto canestro, al suo posto.

E’ riuscito a stoppare Uozumi.

Incredibile.

Ha preso fallo, ovviamente.

Kogure ha chiesto il time out.

 

La tensione stava crescendo di attimo in attimo, Mitsui si è incazzato con il Gorilla.

L’assenza del Coach stava minando l’armonia  della squadra.

Il rossino ha proclamato: “Userò le mie tecniche  personali per vincere, poiché il Gori è K.O.”

Non non ci avrà creduto davvero, spero!

“Sii serio, per una volta.” Gli ho risposto.

E lui mi ha attaccato, dicendo che non avevo ancora mosso un dito, e che un volpino come me non avrebbe potuto mettere in difficoltà uno come Sendoh..

Straparlava, ovvio.

Ma mi ha comunque infastidito, questo suo delirio.

Ci hanno fermati, prima della rissa.

Sembrava tutto risolto, o quasi.

Invece la scimmia si gira e dà una testata pazzesca al Capitano.

L’ha tramortito.

Siamo rimasti tutti allibiti (beh, loro. Io solo sorpreso.. Nh.)

E lui si è rialzato, e gli ha dato un pugno che non se lo scorderà

da qui all’eternità, ne sono certo.

Ma è servito. Il delicatissimo espediente del Do’aho è servito.

Akagi è rientrato con più grinta.

Finalmente.

 

“Cazzarola… io lo aiuto, e lui mi ringrazia in quel modo… che ingrato!!”

 

“Si è subito scontrato con Uozumi, forzando il suo blocco senza timore.

Peccato che sia stato stoppato da Sendoh.. è intervenuto il Do’aho, cercando di fare slam dunk, ma il loro capitano lo ha fermato, facendogli fallo.

Sakuragi è caduto malamente.

Non si muoveva più.

Dalla panchina, temevano si fosse fatto davvero male.

In realtà gli bruciava l’umiliazione subita.

I suoi amici sono venuti in campo, a tenergli palco.

Una buffonata inenarrabile.”

 

“Ah, sì!! Avevano paura che mi mettessi a picchiare il Re delle Scimmie e quindi hanno fatto sbollire la mia ira..”

 

“Kogure voleva sostituirlo, ma non era possibile, gli spettavano due tiri liberi, prima.

E lui si è ripreso, con quel suo sorriso da megalomane, e ha detto che era tutto a posto.”

 

“Certo che era tutto a posto!! Ci vuol ben altro per piegarmi!! Io sono chiamato anche Sakuragi Iron-body!!”

 

“Il primo concesso, lo ha segnato; per il secondo, ho preso il rimbalzo, e sono partito in attacco.

Passaggio ad Akagi: il suo gorilla-dunk ha fatto tremare il tabellone.

 

La partita vera è cominciata in quel momento.

 

Taoka ha chiesto il time out. Per parlare a Fukuda, presumo.

Hanno continuato a impostare il gioco in suo favore.

Miyagi l’ha fatto notare al pollo.

E lui c’è rimasto sorpreso.

E’ un novellino. Un novellino. NOVELLINO.

Perché me ne scordo sempre??

 

“Datti una mossa nella difesa, scimmione!” -gli ho detto- “Sei tu che devi marcarlo.. Lui non ti considera un avversario pericoloso. Capito, idiota?”

 

L’ha capito, sì. L’ha capito.

 

Basta una spintarella -ogni tanto- al suo amor proprio, e quello mette in moto le 4 rotelline che si ritrova nel cervello..

 

“Sono commosso dal tuo interessamento…” ironizzo.

Ma non è vero.

Se non gli fosse importano nulla di me, se ne sarebbe stato zitto, lasciandomi cuocere nel mio brodo.

Invece ha sprecato il suo preziosissimo fiato, per me.

Voglio credere che l’abbia fatto per me, non per la partita. Non per vincere.

 

“Ma è servito a poco. Gli manca l’esperienza necessaria per imparare a bloccare un avversario anche di lato, non solo in altezza.

Ma si impara col tempo.. a prevedere le mosse, ad agire di conseguenza.

 

A 2 minuti dalla fine del primo tempo, il duo Fukuda-Sendoh ci ha segnato un canestro spettacolare.

Maledizione!!

18 a 30.

Eravamo nella merda.

E non è  un eufemismo.

 

Sakuragi è stato costretto ad uscire: si è ferito nello scontro.”

 

“Fremevo di rabbia, perché non  potevo ritornare in campo, e dare a quei palloni gonfiati il fatto loro…

Mi bruciava.

Non la ferita. No.

L’umiliazione che mi hanno inflitto..”

 

“Persino Mitsui ha riconosciuto la pericolosità del loro Brutto Muso.

Ma è stato bravo: ha segnato un canestro da tre sul fischio.

Siamo tornati a -6 da loro.

Nel frattempo, io non avevo ancora avuto occasione di scontrarmi seriamente con Sendoh.

Esattamente come prevedeva la mia strategia.

 

Negli spogliatoi, io e il deficiente abbiamo litigato, e quando l’ho chiamato ‘perdente da quattro soldi’ lui mi ha fatto notare che avevo segnato solo 2 punti, facendomi surclassare dal porcospino.

Povero Do’aho ingenuo…”

 

“Cala le penne, volpe!!” ringhio.

 

“La mia tattica è venuta fuori subito, appena ripreso l’incontro.

Sendoh mi ha chiesto cosa avessi in mente..

“Preparati spiritualmente  a perdere!” gli ho replicato.

Ho conservato le energie fino a  quel momento, proprio per questo.

Per condurre la squadra alla vittoria.

 

…E’ iniziato il mio attacco.

A Sakuragi è stato affidato il n°5, ma non riusciva a re-ingranare.

Perché, ogni tanto (spesso), mi fermo a guardare come se la cava?

Mi ha beccato mentre lo facevo.

K’so.

Nh. avrà pensato volessi rimproverarlo…

....

Anche lui, però, ha le sue colpe…

Certe volte, quando mi fissa in un modo strano, mi rende nervoso..

Forse è perché di solito gli si legge in faccia tutto quello che pensa, e quel suo atteggiamento enigmatico mi destabilizza.

 

Maeda-san mi sta suggestionando, ecco.

Tutto qui.”

 

“Ma che suggestione e suggestione, Ru!! Ci mancavano i cartelli appesi ai muri!!” -disapprovo- “Non mi andava giù che tu rivolgessi la tua attenzione a quell’hentai…”

Ce l’avevo talmente tanto con te, da augurarti di sbagliare tiro, e che Sendoh ti battesse…

Kami.. che stronzata!! Stavo mettendo davanti il mio egoismo, al bene della squadra… me ne vergogno, ora.

Ma a quel tempo ero troppo coinvolto, per ragionare razionalmente e non con l’orgoglio.

 

“Nh… ho fatto mangiare la polvere al porcospino (come lo chiama la scimmia) e Taoka gli sbraitava contro che era indecoroso farsi mettere nel sacco da una matricola.

Che cazzo vuol dire??

Io sono il migliore, matricola o no.”

 

“Volpe esaltata.” Sbuffo.

 

“Quell’arbitro non ha fischiato un fallo grande come una casa.. il puntaspilli è stato sfortunato.. ma poi mi ha fregato. E il Do’aho è venuto da me a chiedere che cavolo stavo combinando..

..sembrava volesse spronarmi, non rimproverarmi… poi se n’è pentito e ha cambiato aria..”

 

“E ti credo!! Ti avevo giurato odio eterno meno di 5 minuti prima, e poi mi ritrovo lì a consolarti…” confesso.

 

“All’11° del secondo tempo, eravamo in parità a 42 punti.

Uozumi ha fatto il 4° fallo sulla scimmia rossa, ed è stato sostituito.

Quello scemo ha fatto 3 tentativi, prima di centrare il ferro.

Pazzesco.

Almeno il loro gorilla se n’è uscito.”

 

“Miyagi era venuto a complimentarsi con me, chiamando quella cosa -che non avevo capito bene com’ero riuscito a farla- fine play.”

 

“Siamo passati in vantaggio, e persino l’Idiota ha segnato.

Su passaggio perfetto di Akagi.”

 

“Tutti si erano congratulati con lui, anziché con me…” piagnucolo.

 

“Alla fine del 9° minuto, il Gorilla insacca con un altro dei suoi spettacolari colpi.

Merito del Do’aho, che ha recuperato un rimbalzo.”

 

“Akagi è venuto a farmi i complimenti… anche se mi ha chiamato ‘Testa di legno’.

Ovviamente tu sei intervenuto, per stemperare la mia –meritata- euforia.”

 

“Ho ricordato alla scimmia rossa che quel rimbalzo non ci ripagava tutti i guai fatti fino a quel momento, e lui ha replicato che io non avevo diritto di parola, perché non avevo mosso un dito.

“Il bello viene adesso!” gli ho ribattuto. E lui ha confermato: “Anche per me.”

 

“Non sia mai che possa sembrare –anche solo lontanamente- inferiore a te, no?!”

 

“Questa è da scrivere: in un impeto di foga agonistica, il mentecatto è andato a segnare nel nostro canestro, anziché in quello avversario.

Ma si può??!!

Akagi non l’ha neanche rimproverato.

Sembrava già abbastanza mortificato di suo.

Per 30 secondi, giuro, ho pensato di andare a mettere il dito nella piaga…

Ma non sono così bastardo, io.

Ho lasciato che ci pensassero Sendoh e Fukuda, a ringraziarlo del favore..”

 

“Teme… Baka Kitsune!!!” strepito, al suo indirizzo… ma presto mi calmo.. questa te la metto in conto, Ru.

 

“Continua a fare sbagli, ma poi si redime, aggiustando le cose come può.

Ogni tanto si rende utile, come quando crede di passare a Miyagi, e poi –invece- la palla finisce in mano mia…

Akagi, intanto, ripara ai suoi errori, soprattutto quando tira A CASO sotto canestro..

A 8 minuti dalla conclusione, eravamo in vantaggio per 53 a 46. Gioco veloce, preciso.. Miyagi era carico da far paura.. Ci siamo portati a 61, al 6° minuto.

Sentivamo già l’odore della vittoria.

Per me era una certezza, questa.

Forse sono presuntuoso, non lo nego.. ma ho sudato sangue per arrivare fin qui, e battere Sendoh e la sua squadra, e portare la mia in finale, e dirlo ad Anzai, e farlo davvero.. non è più un dovere.

E’ un diritto.

 

“Diritto.” Ripeto sussurrandolo, senza neanche accorgermene.

Ripulire la vergogna personale della sconfitta nell’amichevole, e far accedere lo Shohoku ai Nazionali.

Non sei presuntuoso, Kaede… e neanche egoista…

 

“Uozumi è stato rispedito in campo.

Il Ryonan, sotto di 15 punti, decide di giocare il tutto per tutto.

E lui ci prova, rischiando, a vedere fin dove si può spingere..

E’ vero che la fortuna aiuta gli audaci, perché un’azione chiaramente fallosa non viene giudicata tale, purtroppo, per noi.

E lui ha capito che non necessariamente deve segnare in prima persona, per vincere.

Passaggi veloci per Sendoh.

E io come un fesso mi sono lasciato fregare.

Per ben due volte.

Maledizione!

Persino la scimmia rossa si è permessa di urlarmi dietro: “Rukawa, deficiente, non fartelo sfuggire!!”

Mi sono ridotto così male da farmi redarguire persino da lui??

Comunque sia, è riuscito a fregare me, e anche il rossino, concludendo l’azione.”

 

“Sembravi bruciare di rabbia… facevi impressione, davvero…”

 

“Il Ryonan era convinto che, con lui in campo, avrebbe matematicamente vinto.

Appena mi sono ritrovato lui davanti, gli ho detto che il basket non è matematica, sono avanzato forzando il loro blocco, e ho ripristinato il distacco.

I falli: volevano che commettessimo falli, per debilitarci. E noi non eravamo mica messi tanto bene.. Tutti a preoccuparsene…

Ho ricordato loro che l’importante era non perdere lo spirito combattivo. E segnare A TUTTI I COSTI.

Sendoh era convinto di battermi, ed era questo che mi faceva ardere di rabbia. Gli avrei fatto rimangiare questa sua convinzione, come un boccone amaro.

Sembrava divertirsi, nello scontrarsi con me, lui, e quel suo dannato sorriso.

A 2:38 dalla fine, quel maledetto riesce in un tiro da tre. Siamo a +4 da loro.

Kogure chiede il time out.

Non credo nella Fortuna… ma talvolta nella Sfiga, sì.

Akagi ha fatto il 4° fallo, loro segnano, e ritornano a respirarci sul collo.

Non faccio nemmeno tempo ad imprecare, che Mitsui sviene, in mezzo al campo. Il tempo viene fermato.”

 

“Lo abbiamo portato fuori, si è ripreso quasi subito, ma orami era fuori dalla partita.

Un calo di zuccheri. Si era disidratato troppo.”

 

“Aota del club di Judo è venuto a  lamentarsi della mediocrità del Gorilla, e questo è servito a dargli una scantata.

Sakuragi si è lanciato nel tutto per tutto.

E’ riuscito persino a trovarsi davanti a Sendoh, che mi aveva imbrogliato. Peccato sia risultata palla contesa. Che cavolo ci faceva, lì, il Do’aho??

Ha raggirato il blocco di Fukuda, e poi persino la mossa di Sendoh..

pPer coincidenza, si sono detti tutti. Ma fatto sta che, nel tiro cruciale per la vittoria, lui era al posto giusto, nel momento giusto.

Dietro ad Akagi, a stoppare Uozumi.

Poco dopo ha sbagliato un lancio semplicissimo, e si è pure ripreso la palla. Gli ho ordinato di passare a me, ma lui no! (Quel somaro cocciuto) L’ha data a Kogure: 3 punti. Va bene così.

Siamo a 4 punti di vantaggio, con 58 secondi dalla fine. Un’eternità.

68 a 66 al 38°, un’agonia.

Akagi ha rischiato il confronto con il suo eterno rivale, superandolo, ma Fukuda lo ha stoppato, ed è lì, che nessuno si aspettava lui.

Sakuragi che realizza uno slam dunk.

Perfetto.

Abbiamo vinto.

Kami… abbiamo vinto!!

Siamo esplosi in un urlo di gioia. (beh, loro. Io mi sono contenuto, Nh… un pochino..) Ayako è venuta a darmi il 5, per festeggiare.”

 

“Akagi si è commosso…” –ricordo, con nostalgia- “Era là, in disparte.. Mi sono avvicinato, e gli ho messo un braccio attorno alle spalle, ricordandogli che dovevamo metterci in fila. Mi ha risposto che lo sapeva..” in quel momento, mi sembrava di avergli restituito il favore, quando lui aveva abbracciato me, dopo la partita con il Kainan.

 

“Maki è stato premiato come MVP, e io sono entrato nei Best Five, con lui, Jin, Akagi e Sendoh.”

 

“E dopo la premiazione siamo andati tutti dal nonno, a fargli vedere l’attestato.. Eravamo orgogliosissimi!! Quando l’abbiamo lanciato per aria, l’infermiera ha temuto che facesse un altro infarto.. ma il vecchiaccio non poteva morire, ci serviva ai Nazionali!!” rido.

Anche se abbiamo sudato 7 camicie, ricordo con piacere quel giorno, la nostra soddisfazione..

“Grazie, volpe.” per questo tuffo nei ricordi..

…continua.

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 16
*** Scelta d'amore 16 ***


Scelta d’amore 16

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 161

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“I ragazzi ti porgono i loro saluti..” –lo informo- “Oggi, il tappo ci ha quasi distrutti.. In giornate così, non ci fa certo sentire la mancanza di Akagi…” borbotto, massaggiandomi un fianco.

 

….

 

“Ah! Questa te la devo proprio raccontare!!

Ieri sera, dopo che me ne sono andato da qui, sono tornato a casa mia… Mi sono spaparanzato sul divano, meditando su cosa prepararmi per cena… Dopo neanche 10 minuti, mi suona il campanello.

Ho masticato un’imprecazione, lo ammetto.. chi cavolo osava disturbare il Genio a quell’ora??

Beh, con la mia faccia più truce -quella che fa impallidire anche lo sguardo che uccide- mi sono deciso a dare il fatto suo al rompiballe di turno. Ma.

 

Credimi, Volpe, è raro che il Tensai rimanga senza parole…

 

C’era mia cugina, Aiko-chan, davanti a me.. che mi sorrideva sbruffona.

E tu, ti chiederai: “Cosa c’è di straordinario??”

Devi sapere, Kit, che quella pazza abita a Fukuoka!!

Me la sono trovata davanti casa: ha fatto una fuga di un giorno, con la sua migliore amica, pazza come lei..

Magnifico.

Ha macinato un sacco di km… credimi, stamattina mi sembrava un sogno. Noi tre a mangiare okonomiyaki insieme… Era dalle vacanze d’inizio anno, che non la vedevo.. da quando sono stato qualche giorno dai nonni..

 

Ma ti rendi conto, Ru?!

E’ proprio da lei, fare una cosa così.. attraversare mezzo Giappone, per un okonomiyaki, e una strizzatina spaccaossa al cuginetto più piccolo…

Quella donna è il mio mito, giuro.

Nelle sue vene scorre il vero sangue dei Sakuragi… è proprio degna parente del Tensai…”

 

 

“Mi spiace solo sia rimasta poco… del resto, non si sarebbero potute fermare a Kanagawa per la notte…

Era stata una piacevole follia, la loro.

Mi rincresce solo sia durata brevemente…

Avevo tante cose da dirle… da raccontare.. tutto quello che non puoi fare al telefono, o via mail…

Ma avremo altre occasioni.. lo so.

…sono cose così, che ti rallegrano la giornata.. eh, già! Ieri sono stato proprio fortunato..

Prima tu, con la vittoria sul Ryonan e poi lei.” Sorrido. mi avete regalato un momento di felicità.

 

 

28 Giugno. Lunedì. “Compito di storia sull’epoca Meiji.

Si stanno avvicinando gli esami di fine trimestre.. devo trovare un salvagente in fretta..

Oggi allenamenti, anche senza il Coach.

Tornerà la prossima settimana, credo.

Deve fare degli accertamenti, e riposare.. Guai se schiatta prima del Torneo!!”

 

“E poi sarei io, quello irriverente, eh?!” lo provoco, ironico.

 

“Anche Akagi si deve riguardare, per ritornare in forma.

Noi non possiamo permetterci di battere la fiacca, invece.

Mi sono fermato per fare un po’ di esercizi supplementari, e anche il Do’aho.

Io, per scelta; lui, per obbligo.

....

L’incubo è ritornato a farsi vivo, sempre stessa scena, stessa modalità, stessa fine.”

 

“Qua… quale incubo??” chiedo, improvvisamente turbato.

 

 

29 Giugno. “Lezione di etica.. il prof. ci ha anticipato che ha intenzione di parlarci di temi sociali, perché –secondo lui- noi giovani siamo poco sensibilizzati. Sai che palle! E poi favorire discussioni, in merito. (Va beh.. Se discutono piano, mi conciliano il sonno..) e infine realizzare elaborati, prendendo in esame le varie opinioni emerse... se crede che parli, se lo scorda.

 

Allenamenti regolari.

 

Anche stanotte, l’incubo si è ripetuto.

Dovrò parlarne a Maeda.”

 

Scivolo subito al giorno seguente, sperando di ricavarne qualche accenno, però, purtroppo, non è così.

 

 

30 Giugno. “Maeda-san è felice (Tsé. ‘felice’. Considera positivo, ecco..) che io mi sia ripreso dalla parentesi spiacevole di due settimane fa.

Per me è un fatto già archiviato, quindi ha sbagliato persino a nominarlo. comunque, l’esperto è lui, a quanto sembra..

Gli ho parlato dell’incubo ricorrente, quello che faccio fin da piccolo.

Ci ha riflettuto su per un po’, poi ha detto che probabilmente dipendeva da tutto lo stress accumulato in questi giorni, per le partite.

Che è comunque un segnale da non sottovalutare (lui ha una sorta di divinizzazione dell’inconscio), e di non esitare a contattarlo, nel caso dovesse modificarsi.

Cazzo… ma è un sogno!!

E poi… è sempre uguale, da anni, ormai… perché dovrebbe cambiare?

Quel pazzo (ne sono sempre più convinto) mi ha ripetuto che io sto cambiando, e che anche il mio subconscio segue i miei ritmi.

Follia, ripeto.

 

Ha cercato di portarmi sul binario ‘Do’aho’ ma io sono riuscito a glissare.

Quel divano di pelle nera sta diventando scomodo..

Mi ha fissato il prossimo colloquio il 17.

Ho la vaga impressione che mi tampinerà, finché non avrà ottenuto tutto quello che vuol sapere..”

 

“Io pure… anche se ho la netta impressione che non saresti del tutto sincero, con lui… non sui tuoi sentimenti..” 

 

 

1° Luglio. “Akagi è guarito. Anzai sta meglio, a quanto riferito.

Tornerà la prossima settimana, se va bene.

Oggi è il compleanno di mamma.

Non so nemmeno perché lo sto scrivendo..

Nel cassetto della scrivania c’è ancora il regalo che non ho potuto darle.

L’avevo comprato due mesi prima, fresco fresco di stampa.

E’ ancora incartato.

L’ultimo libro della sua autrice preferita.

Che adesso è diventata anche la mia.

 

All’inizio, lo ammetto, ho letto i suoi libri perché mi sembrava un modo un po’ infantile per sentirmi più vicino a quello che piaceva a mia madre.

Poi, invece, la sensei Yoshimoto mi ha conquistato.

Qualcuno potrebbe pensare che sia ‘Sonno profondo’, il libro a cui mi sento più legato. Ma non è così.

In verità, per una certa parte della mia vita recente, potrei anche dargli ragione: dormire per non soffrire. dormire per non pensare. dormire per annullarsi.

Una maglia in cui, alla fine, si rimane invischiati, e si fatica sempre più ad uscirne.

 

Ma la storia che io preferisco, in assoluto, è ‘Arcobaleno’.

Forse perché è l’unica ad avere un finale felice.

In tutte le sue opere, la fine ha sempre un sapore agrodolce: per avere qualcosa, si perde qualcos’altro.

Invece, in questa, la protagonista raggiunge la felicità tanto agognata.

Per questo, mi piace.

E poi il suo stile è unico.

Semplice, immediato, e profondo, al contempo.

Lei si sofferma ad analizzare particolari comuni, quasi ovvi, dove altri nemmeno si sognerebbero di sprecare inchiostro, e invece sa dare loro nuova luce, una sorta di dignità.

Anche solo un vaso sbrecciato nel vestibolo, una coperta malandata, una polpetta di riso fatta con amore.

Lei sa raccontare la vita delle cose. Nessuno lo fa più, ormai.

....

Caspita!

Mi sono dilungato in un’arringa involontaria… ma in fondo, non mi devo giustificare con nessuno.

‘Il corpo sa tutto’ rimane lì, nel cassetto.

Mi chiedo se sia giusto che io lo legga.

Finora non l’ho fatto, per una qualche forma di rispetto, per lei che non ha potuto.

Ma forse le farebbe piacere, che io coltivi questa passione.”

 

Distolgo lo sguardo dal diario, per posarlo sul libro sul comodino.

E’ arrivato quasi a metà, da come è posizionato il segnalibro.

Forse è destino che lui non lo legga.

 

Anch’io ho letto un paio di storie di Banana Yoshimoto, in cui parla di Fato, Predestinazione, Misticismo, sogni, premonizioni, poteri, e malinconica felicità, o serena infelicità.

 

Ma a me non piace dare retta al Destino, quindi lo leggeremo, volpe, insieme… te lo leggerò io, così almeno ci prenderemo questa piccola rivincita. E forse, smentiremo la Sorte.

 

 

2 Luglio. “Il prof. Arima ha mantenuto quanto anticipato: 2 ore di rumorosissime chiacchiere su una questione per me improponibile: Droga e alcolici ai minorenni.

Ma cosa cazzo me ne frega??!!

Se io mi bucassi e mi sbronzassi, non potrei giocare a basket. Quindi il problema non si pone neppure.

La settimana prossima, ci farà scegliere tra aborto ed eutanasia. La seconda mi interessa, ad essere sincero.

Ha detto di pensarci su. Nh..”

 

“Il mio prof. di etica mica ci fa fare ‘ste robe… certo che voi trattate proprio argomenti soft!” -lo schernisco- “Che culo!!”

 

 

3 Luglio. “Tanabata.

Ayako ci ha costretti a riunirci tutti insieme, ha insistito perché partecipassimo tutti a una festa, in un tempio qua vicino… per pregare una qualche divinità a caso, che sia propizia ai nostri futuri incontri.

Che menata!!

 

Quando Mika-san l’ha saputo (stasera mi aveva invitato a casa sua, per cena) ha rispolverato il mio kimono. Non ci entravo più.

“Kami, ti ringrazio!” mi son detto.

 

E lei è andata a prendere quello di mio padre.

L’ho guardata. Ma era seria.

Ha detto che lui ne sarebbe stato felice.

No.

‘Orgoglioso’ ha detto.

 

Forse ha visto la mia mano che tremava, mentre me lo allacciavo, ma non ho avuto cuore di dirle di no.

Io non ci tengo a ‘ste robe, ma per lei le tradizioni sono sacre.

Perché non darle un momento di gioia?

Se il Do’aho mi ride dietro, lo strozzo!! Giuro.

Adesso vado.

....

Akagi mi ha impedito di ammazzarlo.

Ha sbraitato che ci poteva servire, fosse anche solo come soluzione estrema, e non potevo scuoiarlo ora. Dopo il Torneo, sì, però!!”

 

“Kaede, mi dispiace, davvero..” –sussurro, contrito- “Se avessi saputo come stavano le cose, me ne sarei stato zitto..

Anche perché stavi da dio, con quello yukata.

Kami!... Eri davvero bellissimo.. e non lo pensavo solo io… mi dava un sacco di fastidio il modo in cui la gente -le ragazze- ti fissavano…

Ho DOVUTO, credimi, persuadermi che la tua presenza mi seccava, perché Haruko guardava te, e non me.

 

E’ comodo, sai, raccontarsi bugie.

Io ho passato metà dell’estate a farlo. O forse, l’ho sempre fatto.

 

E continuavo a intestardirmi, a mentirmi, a dire che potevi essere bello, come è bello un manichino vestito per una parata cerimoniale, bello sì, ma senza sentimenti…

Che sembravi anacronistico, anche se da noi il folclore e il moderno convivono, dandosi la mano.

Che era normale guardarti. odiarti. e guardarti di nuovo.

Perché -dannazione!- lo sguardo cadeva sempre lì. Ai tuoi piedi. Sulla tua schiena, pochi passi davanti a me.

Sulle pieghe del kimono, mentre ti inchinavi, in raccoglimento.

Sui complicati ghirigori d’oro sull’azzurro, intrecciati tra loro sulle tue spalle, e giù, fino ai fianchi, dove il celeste diventava turchino, e poi via via più scuro, in un blu oltremare.

Non ti stupire, Volpe, gli occhi ce li ho anche io.

..e li so usare bene..

 

 

4 Luglio. Domenica. Ore 14.30.

“Stamattina mi sono recato a casa del signor Anzai.

Ci ho pensato a lungo.

Se andarci o no, e cosa dirgli.

Ma le cose non sono andate come avevo previsto.

Quando gli ho chiesto come stava, lui mi ha risposto che era rammaricato, per non aver preso parte all’incontro decisivo.

Poi mi ha chiesto perché fossi lì.

Allora gliel’ho detto: che sto pensando di trasferirmi negli Stati Uniti.”

 

“Sta… Stati Uniti??” ripeto, allibito.

Sapevo che tu volevi andare nella Patria del basket… ma non così presto!!... Kami Sama!!

 

“..saresti già partito??” chiedo, fissando il mio sguardo sul suo viso.

La domanda che non oso nemmeno formulare è un’altra: non mentirti, Do’aho…

 

…che fine avremmo fatto, noi?

 

Questa improvvisa consapevolezza mi cade addosso come una doccia gelata.

Lui voleva andarsene. Partire. Per sempre, forse.

Probabile.

 

Maledizione!!

…stringo i pugni, per cercare di calmarmi… allora non è vero che ci teneva a me, lui voleva solo inseguire il suo sogno!!.. un fastidioso pizzicore a lato degli occhi mi mette in guardia.

E’ solo la rabbia, mi ripeto. Non delusione, no.

Rabbia…

 

Chiudo l’agenda con uno scatto secco.

E la sbatto sulla sedia.

Che nervoso!!

Esco di fretta, senza nemmeno prendere la giacca.

L’ascensore.

No. Le scale.

 

Dopo tre rampe, e un po’ di fiatone, arrivo al portone d’entrata.

Piove.

Dannazione! Fuori piove.

Non posso nemmeno uscire da qui!

 

Sbatto le mani sul vetro, ma poco prima dell’impatto mi fermo.

Un attimo di lucidità.

Che senso avrebbe?

I pugni sono ancora lì, a contatto con la parete liscia e fredda.

I polpastrelli vi aderiscono, senza che io in realtà lo voglia.

E anche la fronte, me ne accorgo solo dopo averla posata.

Non so se dà fastidio, o è un sollievo.

Non lo so..

 

Chiudo gli occhi.

Rimango lì.

 

“Perché non è partito?” mi sfugge, la realizzo solo dopo averla pronunciata, questa frase.

PERCHE’?!

Dannazione.. perché??!!

 

 

Ancora una volta, la risposta viene da sé.

Solo in quel diario, c’è la soluzione ad ogni mio perché.

 

Inspiro lentamente, devo calmarmi.

Tolgo le dita dal vetro. Ho lasciato le mie impronte.

Mi perdo ad osservarle, per un attimo.

E loro scompaiono, sfumando. Resta solo un piccolo alone, pressoché invisibile.

Mi inquieta, questa caducità.

Non so perché.

 

Ci sono un sacco di cose di cui ignoro le ragioni, realizzo.

Tranne per un grosso peso all’altezza dello stomaco, che ora preme, fastidioso.

O forse sta 20 cm più su, ma allora dovrei prendere atto di un altro bel po’ di roba…

E non so se sono pronto.

 

….

 

“Anzai mi ha chiesto se volevo andarci per motivi di studio.

“No.” –gli ho spiegato- “Il mio unico scopo è migliorare come giocatore.”

Ne avevo già discusso anche col mio tutore legale, e per lui non c’erano problemi, anzi.

Era più che felice di scaricarmi a qualche collega d’oltreoceano.

Restava solo da sentire il parere del Coach, che per me conta molto.”

 

“Di quello che penso io, invece, non te ne fregava niente, eh??!!” spunto, amaro.

 

“Non ho particolari motivi per scegliere di rimanere qui.

Persino quando i miei genitori erano in vita, sapevano chiaramente di questa mia volontà.

Mi spiacerebbe per Mika-san, che mi vuole bene come ad un nipote.

Lei sì, che mi mancherebbe…

E un po’ (ma solo un po’), anche per la squadra.

Per potermi ambientare là, almeno un mese prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, a settembre, dovrei lasciarli a piedi appena finiti i Nazionali.

E poi c’è il Do’aho.”

 

Mi fermo.

Non ho il coraggio di leggere in che modo, con che motivazione sbrigativa, intendeva liquidarmi.

Avanti, Hana…

 

“A cui farei un favore, di certo.”

 

“Ma quale favore d’Egitto, Volpe!!” m’incazzo.

 

“Passa ¾ del suo tempo a dirmi che mi vorrebbe fuori dalle scatole.

Che offusco la sua genialità.

Che mi odia.

Nh.

Un po’ mi spiace.. vorrei avere più tempo per vederlo crescere, maturare come giocatore..

Ma a lui non interessa nulla di me.”

 

“Non è vero, cazzo!! NON E’ VERO!” mi difendo, inutilmente.

 

“Ci ho pensato su. Le insinuazioni che Maeda-san ha fatto mi si sono conficcate dentro… è un tarlo strano.. ho paura che se aprissi alcune porte, ne verrebbe fuori solo un gran casino.. forse non sono ancora pronto, per certe risposte…”

 

Come posso biasimarlo?

Io, per primo, ho negato l’evidenza fino alla fine.

Per proteggermi, per timore.

Per vigliaccheria, forse.

E lui aveva ancora più ragioni di me, per aver paura.

Per scegliere di ignorare i suoi sentimenti nei miei confronti… per non soffrire.

 

“Ad ogni caso, non è servito a molto: il problema non si pone.

Il Sensei ha detto che, secondo lui, io non sono ancora pronto per una trasferta negli USA.

Che ha visto i filmati della partita, e che non sono ancora all’altezza di Sendoh, e che laggiù gli atleti sono molto più bravi di lui..

 

Mi ha destabilizzato, questa sua opinione.

E un tantino seccato, lo ammetto.

 

Soprattutto quando ha insinuato che la mia partenza potrebbe avere il sapore della fuga.

“Certo che no!” gli ho risposto… come può anche solo dubitare del mio orgoglio??

Lui vuol farmi diventare il più bravo giocatore del Giappone, a livello liceale; e solo poi, andare in America.

Ho compreso le sue motivazioni, ma nello stesso tempo non riuscivo a mandarle giù.

Il colloquio con sua moglie, andando verso la stazione, è stato provvidenziale.

Mi ha raccontato la storia di un suo allievo, in cui il Coach riponeva immensa fiducia, della sua disfatta, della sua morte.

E’ qualcosa che lo ha segnato profondamente.

Per questo non vuole che io abbia fretta, perché desidera seguire la mia preparazione personalmente..

 

La cosa che mi ha sorpreso, più di tutto, è che Anzai-san mi ha chiesto cosa pensi –io- del Do’aho.

“Come, prego?” le ho replicato. Credevo di aver capito male.. che c’entrava Sakuragi con me??

Lei ha ribattuto che suo marito sembra aspettarsi molto da noi due.

Noi. Due.

Che pensiero buffo.”

 

“Non è ‘buffo’ l’aggettivo giusto, Kaede, è un altro.

Inutile che tu menta a te stesso, attraverso il tuo diario..” è la mia amara consapevolezza.

 

“Ha concluso che –riporto le sue parole- possediamo un talento naturale mai visto prima d’ora..

Noi due.

Io e lui.

Kami..

L’allenatore non ha mai fatto mistero di considerarci una coppia vincente, se solo ci decidessimo a collaborare.

Una coppia.

Io e lui.

Noi due.

..Una coppia.

…dovrei stupirmene… perché non è così?

 

Kami.. mi si è fritto il cervello.”

 

“Ma se è l’unica volta in vita sua in cui ha lavorato??!!” protesto, infiammandomi.

Lui, che pensa a noi due, come ad una coppia… in campo, ovvio.

Solo in campo.

Solo?

 

Kaede ha chiuso così la narrazione della sua giornata.

Dovrei ringraziare Anzai per averlo persuaso a non partire…

Alt.

Dovrei?

Se lui fosse stato lontano, in questo momento non sarebbe qui, di fianco a me, con 4 aghi nelle vene e una macchina a respirare per lui..

Se. Se. SE….

Sono due settimane che continuo, con questi ‘se’.

Ogni volta che entro qui dentro, ogni volta che lo guardo.

Ogni notte che mi addormento.

 

Maledetta la mia idea di quella cena.

Maledetta la sua idea di riaccompagnarmi.

Maledetto io, che ho accettato.

Maledetta la mia boccaccia, che non è stata zitta.

E quel casco, che lui non ha messo.

Era nero.

Nero come la morte. Avevo pensato, con leggerezza.

A volte, il Destino ha un’ironia alquanto strana.

Grottesca, quasi.

Crudele.

 

So che continuerò a chiedermelo, e a non ottenere risposte.

Solo dei ‘forse’, dei ‘ma’, dei ‘se’.

 

….

 

A questo punto, mentre lui ipotecava del suo futuro, io dovrei raccontargli dove sono andato a finire, con Maki e Nobunaga.

Giusto per chiudere in pari.

Ma, sinceramente, non me la sento.

Il buonumore, di cui avevo fatto scorta ieri sera, sembra essersi volatilizzato.

Un senso di vago malessere mi pervade.

Non riesco a delinearlo, ed è anche peggio.

 

“Domani, Kit, domani ti racconterò di quella domenica..” lo avverto, scusandomi.

Che merda…

Sospiro.

 

Quando tutto va bene, è facile sorridere..

Mi sento il Tensai più do’aho dell’universo.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Idem, per quanto concerne la citazione dei libri della Sensei Yoshimoto Banana.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

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Capitolo 17
*** Scelta d'amore 17 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 17

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Mi metto comodo -come se mi accingessi a fare un resoconto chilometrico dell’evento- schiarendomi la voce. Ok, ok. Forse me la sto tirando un tantino troppo.. ma oggi nulla potrà scalfire il Genio.

In questo giorno mi sento intoccabile, e prenderò a calci la Volpe se solo prova a farmi intristire, o sentire in colpa, o di malumore…

 

 

“Ero in fila, davanti al Pachinko, giusto al momento di entrare.” –spiego, per dare una locazione all’evento- “E, di colpo, mi sono ritrovato davanti il vecchiaccio e la Nobuscimmia, che non ha perso tempo per cominciare a provocarmi.

Quando mi ha chiesto perché non fossi ad allenarmi, gli ho risposto che ci saremmo esercitati nel pomeriggio: era domenica -Kami Sama!!- avevamo diritto a tirare il fiato, o no?!”

 

 -è la mia domanda retorica.-

 

“A quel punto è subentrato il vecchiaccio, che mi ha posto una domanda scema: “Conosci la Stella di Aichi?”

 

“Ovvio che no! Mai sentita nominare..” gli ho risposto.

 

Ed è così che sono finito su un treno con quei due pezzenti, con destinazione Nagoya.

Siamo andati a vedere le eliminatorie della Prefettura di Aichi.

Quando siamo giunti -cosa a dir poco assurda- la gente ha riconosciuto Maki, come il Campione del Kainan.

Per 30 secondi ho invidiato la sua fama… lo ammetto.

 

Arrivati dentro, ci siamo ritrovati davanti proprio questa grandiosa ‘stella’ che veniva trascinata via in barella, dopo un fallo subìto da parte di una matricola.

Il n°15 della squadra avversaria: Morishige, un armadio alto 2 metri.

Faceva impressione, inutile negarlo.

Hanno vinto loro, classificandosi primi, nella loro Prefettura.

 

In corridoio, mi sono scontrato per caso con lui.

Mi ha fatto cadere per terra, come se fossi stato di carta.. e ce ne vuole, per spostarmi di peso.

Maki ha ipotizzato che la sua presentazione ai Nazionali avrebbe potuto offuscare la nostra presenza.. quel vecchiaccio portarogna…” concludo, accennando ad un gesto scaramantico.

 

“Ecco! Così siamo pari.” Decreto, ripensando alla mia fuga di ieri.

 

….

 

Apro il diario, cercando la data successiva all’ultima letta.. ma mi accorgo, girando pagina, che il resoconto della domenica non è finito.. e io ero troppo scombussolato, ieri, per accorgermene..

 

“Ore 21.15. Non ne potevo più.

Le parole del Mister –di stamattina- mi sono rimbombate nella testa tutto il pomeriggio, durante gli allenamenti.. Così, quando sono finiti, anziché fermarmi ancora in palestra, ho scelto di andare direttamente alla fonte del problema: mi sono recato al Ryonan, e ho sfidato Sendoh.

Avevo il bisogno impellente di provare i miei limiti, -ma soprattutto- fino a che punto Anzai-sensei avesse ragione. E’ stato uno scontro illuminante, oserei dire.”

 

“Ho raggiunto uno stato d’imperturbabile serenità interiore.. NON sono geloso del tuo scontro con il porco-porcospino.. nulla mi tange, Volpe..” gli dico, serafico.

Il mio sorriso abbacinante ne è la riprova, no?!

Oggi, NON mi devo arrabbiare… oggi, NIENTE guasterà la mia calma.. me lo sono imposto e il Tensai è un Genio di parola… “Se trovo il puntaspilli, lo castro… e gli cavo dente per dente…” sibilo, incattivendo lo sguardo.

 

“Kitsune, sia chiaro.. non ce l’ho con te.. tu sei solo un’ingenua volpina tontola.. che non sa cosa rischia..” spiego, paziente. moooolto paziente.

 

“Abbiamo giocato, finché non si è fatto buio. E siamo stati costretti a smettere.”

 

“E vorrei ben vedere!!! Nell’oscurità avrebbe potuto allungare gli aculei viscidamente..

 

“Prima che se ne andasse, ho chiesto a Sendoh se, alle Nazionali, ci fossero anche atleti più bravi di lui.. ci ha pensato un po’ su, poi ha detto di essersi scontrato con un tizio, una sola volta, alle medie.. e di essere stato sconfitto da costui.

Gli ho chiesto se ne ricordasse il nome.

“Kitazawa.. o giù di lì..” ha replicato, incerto.

 

“Che cosa ti importa di come si chiama??” -sputo, scettico.- “Porcospino scemo!! Il suo nome era Sakawita..

 

“Se è davvero più bravo dell’asso del Ryonan, non vedo l’ora di scontrarmi con lui, ai Campionati.”

 

“Volpe con manie di masochismo..” scherzo, sorridendo.

 

 

5 Luglio. Lunedì. “Oggi pomeriggio, ho visto il Coach in corridoio.

Mi ha detto: “Confido nella tua forza di volontà.”

E io l’ho pregato di essermi da guida, di seguirmi.

In quel momento è uscito il Do’aho dagli spogliatoi, e mi sono venute alla mente le parole di sua moglie, sul nostro conto.

Io e Sakuragi.

Nh..

 

Sono andato in palestra e mi sono dato da fare.”

 

“Eri così carico, da far paura.” -Ricordo.- “Tanto che Yasu non voleva neanche attaccarti.

E io l’ho rimproverato, e ci siamo scontrati. Mi hai stoppato, facendomi incazzare. Ma la cosa più strana è che, prima ancora di aprir bocca, tu mi hai detto..”

 

“Ti avverto, non ho tempo da perdere con te.” Se il Do’aho aveva intenzione di distrarmi, io non ci sto più. Ho un obiettivo da raggiungere, e una nuova determinazione ancor più forte.”

 

“Mi hai snobbato in pieno. Il peggior affronto che potessi fare…

Ti ho sempre odiato, quando mi trattavi alla stregua di un impaccio, peggio ancora, con indifferenza.

E lì, ho giurato nuovamente che non mi sarei mai lasciato sconfiggere da te.”

 

“Alla fine della sessione regolare, siamo andati negli spogliatoi.

La scimmia ammaestrata ha tenuto circo: voleva spremere più sudore di me dalla sua maglia.

Beh. E’ rimasto senza.

L’ha strappata. Letteralmente.

Do’aho!

Io ho chiesto al senpai Mitsui se aveva voglia di fare uno scontro uno contro uno, e lui ha accettato.

Gli altri si sono fermati ad assistere, l’Idiota incitava la nostra guardia a non farsi fregare da me.. Io facevo sul serio, e credo anche lui…

Le parole di Anzai mi rimbombavano nella mente: diventare il n°1. IL NUMERO UNO.

Nessuno potrà più fermarmi.

....

Appena segnato, la scimmia rossa viene a chiedermi di battermi con lui.

Gli ho risposto di no. Dovevo ancora finire la gara con Hisashi.

E poi, diciamocelo, deve consumarne -di palloni- per sperare di battermi!

Ma mi ha provocato.. dapprima l’ho ignorato.. lui straparla sempre: volta in più, volta in meno..

Quando però ha insinuato che io avessi paura di lui… che non potevo avere la certezza di essere più bravo, se prima non l’avessi battuto, l’ho accontentato.

In fondo, era ESATTAMENTE quello che voleva. No?!

 

Mitsui e Miyagi hanno fatto sgomberare la palestra. Quando ho concluso, e me ne sono uscito, Ryota mi ha chiesto se ero stato clemente con lui.

“Certo che no.” Gli ho risposto.

Voleva uno scontro, e l’ha avuto.

Fare favoritismi non è nel mio stile.

E sono certo che neanche lui, a ben vedere, volesse degli sconti.”

 

“Su questo, non posso che essere d’accordo con te.

Ti avrei odiato davvero, se avessi scelto di non giocare al pieno delle tue possibilità.

L’avrei considerata un’umiliazione ben più grossa di quella che mi hai inferto, anche se non ci sei andato giù leggero, nemmeno in quel modo… I ragazzi sono venuti a prendermi, trovandomi accasciato in uno stato catatonico di sbigottimento.

Mi hanno consolato, da veri amici..”

 

….

 

“E io ho avuto gli incubi di quello smacco per ben tre giorni!

Pensa che mi è capitato di addormentarmi in classe, nell’ora di quel palloso di Kiwashita, e di svegliarmi, gridandoti in sogno che.. che.. non ho memoria di cosa ti stavo dicendo.. ricordo, però, la strigliata di quel represso, in cambio.

Ha profetizzato disgrazie, per chi avesse avuto più di quattro insufficienze nei test finali.. profezia che si è adempiuta pochi giorni dopo..” ripenso, funesto.

Maledetto gufo!

 

 

Meglio proseguire…

 

 

6 Luglio. “Non ho rispettato gli accordi e ho riletto il diario.

Il Do’aho compare una pagina sì, e l’altra pure.

Non va bene.

No. -Dannazione!- Non va affatto bene…”

 

“Cosa, esattamente, non va affatto bene?” l’interrogo, polemico.

“Che io fossi così presente nella tua vita…

…o che questo diario sembri la sintesi delle mie giornate, anziché delle tue??” ironizzo.

 

 

“Era così difficile, per te, accettare che io facessi parte in modo preponderante nella tua quotidianità?”

 

 

7 Luglio. Mercoledì. “Stasera hanno trasmesso la replica di un vecchio film del ’96.

Non l’ho mai guardato, finora, perché va un po’ contro tutte le mie convinzioni, al riguardo.

Ma stasera ero mezzo abbioccato sul divano, e con un occhio ho seguito qualche evento.

‘Space Jam’ s’intitolava.

E fin qui, nulla di strano.

La cosa bizzarra è stato vedere il mio Michael in primo piano, nei titoli d’apertura: che cazzo ci faceva Michael Jordan in un cartone animato??

E così sono uscito dal mio stato catatonico, e ho seguito questo film d’animazione…

Gli alieni cattivoni, Bugs Bunny e i suoi amici, e la partita per la salvezza.

Mi ha fatto sorridere la pellicola antidiluviana, proiettata per spiegare cosa fosse il basket.

Chissà se Jordan vive davvero in una casa così.

Improbabile.

Sarà recintata e iperprotetta da sofisticatissimi sistemi di sicurezza.

Ma forse un cane di nome ‘Charles’ ce l’ha davvero…

Nh. come cazzo si fa a chiamare un cane con un nome tanto assurdo?? Ok. io ho chiamato un gatto ‘Neko’, ma c’era una profonda motivazione esistenziale, dietro.

Quando i Grandi si sono finti incompetenti, mi si è alzato un sopracciglio di riflesso.

Soprattutto per Edwing… non sembrava impedito, ma proprio idiota!!

Caspita! Gli avevano tolto il talento, non le funzioni mentali!!

 

LUI resta un mito.

Quando Bugs è andato a prendergli la maglia del College della North Carolina, mi è sceso un brivido lungo la schiena.

L’Eldorado di ogni suo tifoso.

 

Ho guardato il mio autografo appeso al muro.

Ok. Non è poco, ma…

Beh, la maglia è la maglia…

....

Quando gli altri giocatori sono finiti in analisi, mi è uscito un sorrisetto ironico… non sarò anche io così, agli occhi del Dr. Maeda, voglio ben sperare!

 

La parte traumatica è stata all’inizio, quando lui dichiara di volersi ritirare dal basket.

Ogni volta che ci ripenso, mi si stringe il cuore.

Che cazzo… per andare a giocare nei Barons, poi!!

Per fortuna che poi è rinsavito, almeno un paio di volte…

 

Quando, il 13 gennaio 1999, lui ha annunciato al mondo il suo ritiro, ho pianto. Giuro.”

 

Quanto è stato importante, lui, per te?

Il tuo mito vivente.

Il tuo modello da imitare.

 

 

8 Luglio. “Visto che bravo? Ieri non ho neanche nominato il Do’aho..

Vuol dire che non è poi così fondamentale, per me, no?!

E’ stato solo un caso.. una serie di eventi fortuiti, coincidenze, sì.

Lui è sempre in mezzo ai piedi… ovvio che -prima o poi- uno debba chiamarlo in causa, no??!!

Comunque, oggi pomeriggio è successa una cosa strana… mi sono appisolato sul divano, e poi sono stato costretto ad avvertire quell’idiota analista del cavolo.

 

L’ho chiamato, perché il sogno è cambiato.

Ha anticipato la seduta a questo sabato: 10.

Sembrava se lo aspettasse… O sono io così prevedibile??”

 

“Sei solo una baka kitsune, sei..” –borbotto- “Tutto orgoglioso per non avermi citato in un giorno.. meglio ignorare anche gli altri… mmh… ormai 100, vero?” contesto.

 

 

9 Luglio. “Lezione di etica: Arima-san ci ha chiesto di votare tra le due scelte: aborto/eutanasia, descrivendole -entrambe- come una forma consapevole e volontaria di soppressione della vita.

Nh.

Quando ha notato che anch’io ho alzato una mano, propendendo per la seconda possibilità, ne è rimasto scioccato. Pensava fossi già nel mondo dei sogni, ha detto, ridendo.

Nh…a me interessavano le argomentazioni… se aveva sperato in un mio intervento, beh, può aspettare un altro millennio..

Alla fine, ha vinto l’eutanasia.

La discussione è partita da lui, che ci ha dato delle nozioni tecniche, dati statistici, leggi e regolamenti, e casi recenti.. E poi ha dato il via al dibattito, ponendo delle domande provocatorie.

 

Anche se non l’ho detta, io -una mia personale visione- ce l’ho.

Il suo nome significa ‘morte felice’, anche se io non la vedo così.

Questo non significa che io sia contrario, anzi.

Quando la nonna si è ammalata di cancro, nei suoi ultimi mesi deliranti, in preda a dolori mostruosi, pregava sempre il nonno di aiutarla a smettere di provare dolore.

Io ero piccolo, d’accordo, ma lo ricordo come fosse ieri: lei che continuava a vaneggiare, satura di morfina che oramai non le faceva più nemmeno effetto, nel suo corpo pieno di metastasi, e il nonno, che confidava a mia madre il suo più grande desiderio: essere lui stesso a donarle la morte, per non vederla più soffrire così atrocemente.

 

Una scelta d’amore, la sua.

 

Avrebbe deciso persino di perderla, di non poterla più avere vicina, al suo fianco, purché lei smettesse il suo calvario..

Purtroppo non è stato possibile.

L’unica nostra consolazione è che, nei suoi ultimi momenti d’agonia, era caduta in coma, e quindi non ha sofferto, nel trapasso.

 

Per me è inconcepibile, pensare di continuare a far vivere una persona, in un modo che non si può neanche più chiamare ‘vita’.

E’ solo un inutile accanirsi.. in nome di cosa, poi?

 

Ecco.

Per le malattie terminali, intestardirsi è pura crudeltà, a mio avviso.

Anche nel caso di morte cerebrale, di coma irreversibile, quando l’organismo si è ormai ridotto ad un inutile vegetale, quando il risveglio è impossibile, al di là di ogni ragionevole dubbio, beh, io vorrei che si potessero staccare le spine.

Per dare un po’ di dignità, ad un corpo rimasto solo.

Una fine decorosa.

Se succedesse a me, per assurdo, io lo vorrei.”

 

“…io lo vorrei.” ripeto, prendendone consapevolezza, e timore.

 

“Volpino, sei pazzo!!” -esplodo, appena il mio cervello ha registrato tutti i significati impliciti di questa dichiarazione.- “Io non ti lascio morire, manco per idea!!” protesto, infuriandomi.

“Magari a novant’anni, vecchio, artritico, rompiballe e incontinente, forse.. no, neanche allora, teme baka kitsune, potrai sperare che ti lasci andare!! Fino all’ultimo giorno, porca miseria, all’ultimo minuto che mi sarà concesso!!!

..non sarò certo io, ad aiutarti nel tuo folle piano..” concludo, ancora in parte scosso.

 

….

 

Forse ho capito male… beh, capita!! Sono un tantino agitato…

 

Rileggo tutto il pezzo.. una, due, tre volte.

Il messaggio è chiaro..

Non ho letto male.

 

Sospiro.

 

Devo parlarne al dottor Kawata, questa è la chiara volontà di Kaede. non può essere ignorata.. se davvero succedesse il peggio, -e Kami solo sa che io non voglio nemmeno ipotizzarlo- è giusto che si rispetti, che si tenga conto che lui è contro l’accanimento terapeutico.

‘DNR’ li chiamano, qui. ‘Ordine di non rianimare’.

Dopo vado in cerca di lui, glielo dico..

Dopo, però.

Che non so ancora come dovrei dirgli che tu vuoi essere lasciato morire…

 

 

10 Luglio. “Maeda-san mi ha accolto con un sorriso (fastidiosissimo) da un orecchio all’altro.

Mi aspettavo mi ribadisse “te l’avevo detto, io!!” ma non l’ha fatto. (per il suo bene).

Siamo venuti subito al punto: e lui ha voluto che gliene parlassi. In modo approfondito, ha sottolineato.

Nh.

Semplice.

Il sogno ricorrente ha cambiato forme. Solita strada, solito scenario, io che grido, non esce voce, paura, panico. Pericolo invisibile e imminente, angoscia schiacciante.

E, di solito, qui mi sveglio.

In un bagno di sudore, tutto trafelato.

Invece stavolta è andato avanti: in un modo un po’ bizzarro, mi tocca ammettere.

 

“Un autobus rosso che passa.” gli spiego.

“Passa, dove?” fa lui, prendendo nota.

“Davanti a me, tra me e il pericolo che mi insegue..” dichiaro, cercando di ricordare.

“Si ferma? Rallenta? Ha delle persone a bordo?” ipotizza, per favorire i ricordi.

“No. No. e boh.” rispondo, conciso.

Lo vedo alzare un sopracciglio, infastidito.

Quest’uomo inizia a capirmi un po’ troppo…

 

“Di che colore?” richiede.

“Rossiccio.” Ripeto, sbuffando.

“Rossiccio, come?” insiste.

E che cazzo!!!

Ho pensato che..

Se gli rispondevo: ‘quasi come un pallone da basket’ quello mi piglia per fissato e monotematico, quindi ho optato per un innocuo: “Rosso. Quasi come quelli londinesi.” tié!!

 

Di colpo, posa la penna sul file, e mi osserva, tra il sorpreso e lo scettico.

“Pensavo che la risposta più corretta fosse: come un pallone da basket, Kaede.” conclude, serafico.

 

Non so. Ho come l’impressione che abbia voluto prendersi gioco di me.

Quell’uomo mi mette sempre una strana agitazione dentro, come se ne sapesse sempre una più di me, se conoscesse già cosa sto per dirgli..

 

“Cos’hai provato, dopo che l’autobus è passato?” riprende, come se non avessimo mai interrotto.

“Mi sento sollevato e spaventato, al tempo stesso.

Ma è una paura diversa..” -ammetto- “Quasi più un senso d’aspettativa, anche se il rumore che fa è fastidioso.. mi irrita.”

 

“E..?” m’incita lui.

Come cazzo fa a sapere che c’è dell’altro??!!

 

“E quando scompare del tutto, anche la cosa che mi inseguiva non c’è più.. puf! Svanita, volatilizzata.” E adesso è davvero tutto.

 

Se ne sta zitto.

Non so nemmeno per quanto tempo, dato che io, nel frattempo, mi sono appisolato sul divanetto..

....

 

“Una mezza teoria me la sono fatta..” -m’informa, interrompendo incautamente il mio pisolino.

Mi tocca starlo a sentire..-

“Ma ho bisogno di un altro paio di elementi, per avere un quadro più completo..”

 

Mi risollevo, di malavoglia.

Sfortunatamente, il mio sguardo più congelante non sortisce l’effetto sperato.. lui non desiste, anzi, riparte all’attacco:

 

“Cerca di seguirmi, per cortesia.” –non è un invito. è un ordine- “Io ritengo che il bus sia un elemento esterno, nuovo, con cui tu sei entrato in contatto, in un tempo relativamente recente.

L’immagine stessa dell’autobus indica qualcosa che reca novità, cambiamento.. non pensiamo semplicemente al fatto che noi lo usiamo quotidianamente come mezzo di trasporto, per fare viaggi.. è come il treno, l’aereo: sottintendono tutti voglia, desiderio, o paura di un mutamento imminente, o che è da poco avvenuto.

Nel tuo caso, da come l’hai descritto, esso assume una connotazione prettamente positiva, il che è bene.”

-Sto per contraddirlo, quando lui mi blocca, alzando una mano.-

“Fammi finire, ti prego.

Hai detto che la tua era una paura diversa, quasi un senso d’aspettativa.

Ed è tutto in questa parola -‘aspettativa’- il tuo lecito timore.”

 

Mi ritrovo –mio malgrado- ad annuirgli, mi sta incuriosendo… ma dove vuole andare a parare??

 

“Per tua stessa ammissione, il suo passaggio ha annullato lo stato di malessere precedente.

E’ un dato di fatto, che il sogno non si è concluso come sempre, e che, invece, sia addirittura continuato..”

“NH.”

“Avresti voluto salirci?” domanda, secco.

“Hn… non so..” replico, vago, d’istinto.

“Perché?” insiste.

“Mi ha sorpreso, arrivando così dal nulla.” Spiego.

“E..?”

“Mph. Strombazzava…faceva casino..” ricordo, infastidito.

 

Ha sorriso. Ne sono certo.

Ho come l’impressione di aver messo il primo piede falso nella sua trappola tesa.

E che presto ne finirò catturato.

 

“Dimmi.. Rukawa..” -perché ha assunto un tono così mellifluo?- “Se io ti chiedessi quali sono gli elementi che fanno parte della tua attuale esistenza, a cui potresti ricondurre quel colore, cosa mi diresti?” conclude, preparandosi ad annotare le mie parole.

“Il pallone da basket.” Reagisco, in automatico.

“Ma non era più ‘rossiccio’?” annota, arguto.

 

K’so!

“Nh.. tendente all’arancio..” mi tocca cedere.

 

La parola TRAPPOLA lampeggia a caratteri cubitali nel mio cervello.

 

“Solo una palla?? Sicuro sicuro??”

 

Ma mi prende per il culo??!!

 

Distolgo lo sguardo. Chiudo gli occhi, e sputo: “I capelli assurdi di un compagno di squadra.”

 

Dal suo tono di voce, posso chiaramente percepire un sorriso trattenuto: “E che per caso si chiama ‘Do’aho’?” insinua, buttando il sasso.

 

Che mi è caduto addosso con tutto il suo peso (centuplicato, direi). riapro gli occhi di scatto, fissandolo.

“La scimmia rossa non ha niente a che spartire con il mio sogno, ok??!!” discorso chiuso.

“Scimmia rossa?” ripete lui, calcando sulle due parole.

Merda.

Mi sono fregato da solo.

Sto per aprire la bocca, per difendermi, per contraddirlo, per… tentare di salvare il salvabile, quando lui riprende parola, annuendo verso l’orologio a muro, di fianco a noi.

“Bene, Kaede. La nostra ora è finita già 10 minuti fa… mi scuserai, ma ho già un paziente in attesa.” E chiude con uno scatto il mio fascicolo. Discorso chiuso.

Senza nemmeno avere il tempo di capacitarmene, mi ritrovo fuori dallo studio, con in mano la prossima data: 17 Luglio e il suo sorriso affettato, stampato in faccia.

Mi chiedo chi sia più pazzo: lui?, o io, che lo pago pure un fior fiore di quattrini??”

 

Finisce così la sua narrazione.

La tentazione di andare a fare quattro chiacchiere con questo Maeda è forte, non lo nego.

Sentire per bocca sua la ricostruzione della vita di Kaede sarebbe molto importante, per me.

Resta comunque il timore di ritrovarmi di fronte ad un nemico, anziché un alleato.

Mi ero ripromesso di chiedere consiglio a Kawata-san, al riguardo.

Credo sia inevitabile, a questo punto, andare da lui.

Prendo fiato, chiudendo l’agenda.

Sto quasi per riporla al suo posto, quando ricordo.

E’ necessario che la porti con me, temo.

 

E’ come se bruciasse, a contatto con la mia pelle.

Sensazione assurda, ne sono consapevole.

Comincio ad odiare questo blue navy..

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Idem, per quanto concerne la citazione del filmSpace Jam’.

 

- Chiedo perdono a chi, leggendo questo o i futuri capitoli, si troverà a disagio, per alcuni temi trattati, come l’eutanasia, per esempio. Non è assolutamente mia intenzione far stare male qualcuno, e trovo doveroso precisare che le posizioni di Hana e Kaede -qui e più avanti- non esprimono necessariamente la mia opinione al riguardo, anzi.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 18
*** Scelta d'amore 18 ***


giorno dopo

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 18

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Sono un idiota.

Da almeno 20 minuti mi ritrovo con la mano a mezz’aria, senza trovare il coraggio di bussare a questa dannata porta.

Ogni volta che mi avvicino, che sfioro il legno, la forza mi manca e mi ritrovo a indietreggiare sempre un po’ di più.

Sospiro, per l’ennesima volta.

Mentre le dita stringono un po’ più forte la costola del diario.

 

 

Va a finire come ieri sera, che me ne sono stato qua davanti per quasi un’ora, per poi sapere –grazie al gesto di pietà di un’inserviente- che il dottor Kawata non era di guardia, e che quindi sono riuscito solo a fare la figura del cretino.

 

 

E invece eccomi qui, a tentennare un’altra volta.

Gemo, espirando lentamente.

 

Qua facciamo notte di nuovo, e di sopra c’è Kaede che mi aspetta..

 

 

Una mano mi distrae dalle mie logoranti incertezze, posandosi sulla mia spalla.

 

Mi volto, incuriosito e sorpreso.

Kawata-san, davanti a me.

 

Che mi sorride, come sempre, benevolo.

 

 

Mi prendo a calci mentalmente, quando lui mi chiede se ho bisogno di parlargli.

Annuisco, in risposta.

Tutti i bei discorsi che mi sono preconfezionato sono andati a male.

Il mio cervello li ha già buttati nella spazzatura.

Non li posso recuperare.

 

E lui intanto mi fa accomodare, prendendo posto dietro la sua scrivania.

Non so da dove partire, e ho il tremendo terrore che potrei decretare un punto di non ritorno, facendo quello che sto per fare.

 

Io una buona stella non ce l’ho, spero solo di non sbagliare.

 

Apro il diario e glielo porgo, restandomene zitto.

Non è da me, lo so.

‘La scimmia urlatrice’ mi definisce la mia volpe.

Ma non ora.

 

 

Lo prende, guardandomi interrogativo.

 

“Legga. E’ importante.” Gli spiego.

 

Annuisce in risposta, e lo fa.

Si prende tutto il tempo che gli serve.

Un’eternità o due, chi lo sa?

 

Poi riporta il suo sguardo su di me, aspettandosi una domanda.

 

“Ne terrete conto?” bruciano, queste parole, prima e dopo aver lasciato le mie labbra.

 

“Tecnicamente…. No.” –è il suo responso- “Rukawa-kun è minorenne… non ha diritto di scelta..”

 

“Ma è la sua chiara volontà!!” ribatto, alzando di molto il tono.

 

“Non è così semplice, Sakuragi-kun…”

 

–replica lui, sospirando paziente, come se io fossi tonto, e cercasse di farmi ragionare su una cosa ovvia.

Mi rendo conto che non lo fa con cattiveria.

Probabilmente io sono davvero ottuso.

E lui avrà spiegato una cosa così migliaia di volte. Fino alla nausea.-

 

“E’ il suo tutore legale a decidere per lui… se ce ne fosse bisogno, verrà messo al corrente di questo desiderio di Kaede, ma l’ultima parola spetta a lui, purtroppo.”

 

Sento i muscoli contrarmisi di riflesso, come poco prima di una rissa.

E’ un meccanismo involontario, ormai, dettato dall’istinto di protezione sviluppato nel corso degli anni.

Stringo i pugni, vorrei mettermi a gridare.

 

“Non me ne frega un cazzo di cosa pensa questo suo responsabile fantasma!!

E’ mai venuto -lui- almeno una volta, a guardarlo in faccia??

A vedere come si è ridotto??

A tenergli compagnia??

 

COME CAZZO FA AD AVERE POTERE DECISIONALE SU UNA PERSONA DI CUI NON VUOLE NEMMENO INTERESSARSI??!!” urlo, scattando in piedi.

 

Ho rotto gli argini.

Preparate i sacchi di sabbia.

Illusi.

Non serviranno.

 

“Calmati!! Per favore!!!” –m’invita lui, con tono fermo- “Non dimenticare che è solo un’ipotesi!”

 

Mi tranquillizzo di forza, lasciandomi cadere a peso morto sulla poltrona.

Il suo sguardo accondiscendente mi fa sentire ancora più in colpa, per questa mia scenata:

 

“Io.. io.. mi spiace… ecco.. non… non avrei dovuto urlare…” biascico, ricomponendomi.

 

“Comprendo il tuo rammarico, e la tua giustificata indignazione… ogni giorno, nel mio lavoro, dobbiamo fare fronte ad aventi spiacevoli come questo.. ad un’assurda burocrazia, e a tutto quello che ne consegue…” motiva, con una smorfia amara di disgusto.

E’ il suo turno di sfogarsi, questo.

 

Una parte di me si sente sollevata, di fronte a queste confidenze.

Mi fa sentire meno solo, davanti a questa cosa più grande di me.

 

“Comunque ricorda, Sakuragi-kun, è presto per preoccuparsi… è bene che tu me ne abbia parlato, ma tu devi continuare a sperare che lui si risvegli… non sei stato forse tu a dirmi che smetterai di crederci, solo quando arriverà il momento. Né prima, né dopo?”

 

Annuisco, sempre più convinto.

Con l’intenzione di chiedergli nuove informazioni sul decorso della mia Kitsune.

Nello stesso istante, un lieve bussare ci distrae.

Entra un giovane medico, che si rivolge al suo senpai, informandolo del fatto che è atteso nell’ambulatorio n°7, per un consulto.

Sollevandosi, il dottor Kawata sembra ricordarsi di me, ancora lì seduto. Zitto.

Fa delle veloci presentazioni, definendo il suo kohai come punta di diamante del suo staff.

Prima di andarsene, invita il suo assistente a delucidarmi l’andamento della malattia di Kaede.

 

“Chiedigli qualsiasi cosa tu voglia sapere…. Sumai-san segue personalmente con me il caso Rukawa, quindi è aggiornato in tempo reale.” Spiega, congedandosi.

 

Mi ritrovo, mio malgrado, in imbarazzo, davanti a questo estraneo.

E lui non tenta nemmeno di dissimulare un moto di fastidio, di fronte allo sgradito comando del suo mentore. Tuttavia rimane in attesa, paziente.

Mi scruta, per qualche istante, invitandomi in modo annoiato ad essere conciso.

 

Antipatico.

 

“Co… come sta Kaede?” perché ho balbettato?

Questo sciocco saputello non mi mette certo in soggezione..

 

“Situazione stabile.” Risponde succinto lui, andando ad accomodarsi sulla poltrona del suo superiore.

 

Mi chiedo se possa davvero premettersi tutta questa libertà, o se sta contravvenendo alle regole, e sono talmente assorto in questi miei pensieri, che solo quando lui riprende a parlare, noto che ha tra le mani il fascicolo di Ru.

 

“Condizione invariata. La frattura al femore sinistro e alla tibia sono in fase di saldatura, da cosa rivelano le ultime lastre.”

 

“Frattura?” ripeto, sorpreso.

 

Lo vedo sollevare un sopracciglio, infastidito per la mia interruzione.

“Frattura composta del femore sinistro, in tre punti e incrinatura fibulare con interessamento dei legamenti, dovuta -si desume- al peso della moto cadutagli addosso.” Recita, leggendo un referto, affiancato ad una grande lastra.

 

Io nemmeno lo sapevo!!

Pensavo che tutti i suoi problemi fossero alla testa..

 

“Quelli più grossi, sì.” Replica lui.

E solo ora mi accorgo di non averlo meditato, ma espresso, il mio pensiero.

 

Altri 25 giorni di gesso, e un’adeguata terapia di riabilitazione, e fra 6 mesi ricomincerà a saltare come un grillo…”

 

Che cazzo fai il simpatico??

 

Mi sta indisponendo, quest’uomo.. poi un pensiero mi colpisce: il sinistro..

E’ il piede con cui stacca da terra nel tiro in corsa!

Merda..

 

Ignorando le mie riflessioni personali, l’altro riprende: “Gli ematomi più estesi si stanno riassorbendo nei tempi corretti, e la maggior parte di loro è già scomparsa.”

 

Annuisco, perché capisca che lo sto seguendo.

 

“Le costole incrinate si stanno risaldando, ma per questo ci vuole tempo…”

 

Devo essermi rabbuiato, perché lo vedo fermarsi, e guardarmi.

 

“Nella disgrazia, direi che è stato molto fortunato… un paio di fratture e nulla più.”

 

Ti sembra poco??

 

“Non è rimasto sfigurato per miracolo..”

 

Mi sfugge un gemito.

 

“A quella velocità… senza casco, per giunta..” calca, di proposito.

 

“Se… se quel giorno… avesse portato il casco…” ipotizzo, lasciando il pensiero a metà.

 

“Casco?” mi fa eco lui.

 

“Oggi, sarebbe ugualmente in coma?” mi faccio violenza, nel chiederlo.

 

“Chi può dirlo?!

Magari non avrebbe avuto un trauma cranico di queste proporzioni, ma talvolta i motociclisti restano paralizzati a vita, per il troncamento del midollo spinale, dovuto al casco…”

 

Assimilo in silenzio queste ultime notizie, quando il medico che ho di fronte irrompe in un soliloquio provocatorio -a mio avviso- molto fuori luogo:

“Cosa sarebbe peggio? Una vita in coma o un’esistenza su una sedia a rotelle? O forse addirittura in un letto, paralizzati dal collo in giù??”

 

Scuoto le spalle in un moto di stizza.. cosa c’entra Kaede con questi inutili sofismi?

…perché… perché non lo riguardano, vero?

 

Devo avere un’espressione penosa, perché la sua -di riflesso- sembra contrita, forse per il modo brutale con cui mi ha messo al corrente di quello che potrebbe accadere alla persona che amo, sempre che si svegli..

 

Raccolgo coraggio, o forse solo disperazione, mentre gli sussurro: “Rimarrà paralizzato a vita?”

 

Se ne sta zitto.

Maledizione! Non parla.

 

“E’ presto per dirlo. Credo che il dottor Kawata ti abbia già spiegato che solo dopo il suo risveglio potremo quantificare effettivamente i danni subiti, non prima.. anche in assenza di lesioni ‘fisiche’ evidenti, non possiamo escludere un interessamento neuronale, una compromissione cerebrale.”

 

“Questo mi era già stato detto.” –ammetto- “Ma nessuno mi aveva accennato alle fratture, o alla possibilità di paralisi..” mi rammarico.

 

“Penso che dipenda dal fatto che la guarigione delle sue ossa sia per noi una cosa scontata, ‘meccanica’ parlando in modo pratico… quello che desta il nostro interesse scientifico è la sua scarsa reazione ai nostri stimoli.. non che si possa fare poi molto: è il tempo, la cura migliore, e il nostro peggior nemico.”

 

“Io… io cosa posso fare, per lui?” chiedo, sconfortato.

 

“Gran poco, in realtà.” -Decreta, sospirando.- “Non è assolutamente dimostrato che una stimolazione adeguata favorisca il recupero della coscienza. Strategie come: musiche preferite, carezze o parole, suoni o odori familiari non sortiscono alcun effetto comprovato.

Potrebbero essere utili quanto dei pizzicotti o degli schiaffi, o dei profumi sconosciuti.

Dopo il ripristino della coscienza, invece, è molto utile creare un ambiente personalizzato, per favorire la sua riorganizzazione neurologica, in contesti ben calibrati, e le personea che gli sono vicine -familiari, amici- sono indispensabili, per la rieducazione, per arrivare a ricostruire significati e storia.”

 

“Che io gli parli o meno, che io ci sia o no, a lui non serve a nulla, quindi?” realizzo, ferito.

 

Mi scruta, reprimendo malamente uno sbuffo.

 

Dove cazzo è finito il dottor Kawata??

Io voglio parlare con lui, non con questo sapientone presuntuoso!!!

 

“Ripeto: non abbiamo prove certe né di benefici, né d’impassibilità.”

 

“Nh.”

 

“Il suo coma in stato vegetativo persistente fa ancora sperare in un miglioramento.

Da questa condizione ci si può -per il momento- riprendere; tuttavia i criteri statistici suggeriscono poche chances, in tutta sincerità.”

 

Mi sforzo di essere gentile con lui: “Mi faccia un quadro più completo, per favore.”

 

Esistono 4 gradi di coma: il primo, lieve. Il secondo, chiamato ‘semicoma’.

Il terzo, ‘profondo’ e un quarto: dépassé, o ‘morte cerebrale’.

Purtroppo dal coma irreversibile non ci si risveglia. E anche quando il coma è reversibile, uscire senza danno da tale condizione non è cosa da poco.


Innanzitutto ci vuole tempo: non è corretto parlare di risveglio nei termini di un immediato ripristino della coscienza; l’evoluzione naturale di un danno cerebrale implica infatti un percorso sfumato attraverso condizioni di coscienza ridotta, progressivamente crescente.
Ma non è detto che il tempo aggiusti tutto: a volte i progressi portano al recupero di una completa lucidità, a volte si arrestano agli stadi intermedi. A volte non ci sono progressi, e il cervello muore.

Aprire gli occhi e uscire dalla fase comatosa non significa essere coscienti: c’è uno stato di apparente contatto con l’ambiente, infatti, detto vegetativo o ‘di vigilanza’, nel quale compaiono risposte motorie non volontarie, mediate dall’attività sottocorticale.

Al contrario, la distruzione dei tessuti comporta la diagnosi di ‘coma trapassato’ o ‘morte cerebrale’.

In quel caso, non c’è davvero più nulla da fare. Ma nessun medico si sognerà mai di ‘staccare la spina’ prima di aver accertato la necrosi dei tessuti del sistema nervoso centrale.”

Fine della sua saccente, accademica lezione teorica, fatta sulla pelle di Kaede.

Mi risollevo, ancora in parte intontito, da tutto quello che mi ha propinato.
Mi gira la testa…

Lo saluto brevemente, ringraziandolo del suo tempo.
Troppo scosso, per rendermi davvero conto che quest’uomo non merita la mia gratitudine.

‘Staccare la spina’.
HA DETTO ‘STACCARE LA SPINA’ COME SE PARLASSE DI SCARPE DA BUTTARE!!!

Mi viene da vomitare.

Scuoto la testa per snebbiarmi la mente, ma la nausea non passa.

Aumenta.

Accelero il passo, cercando come un dannato

 il primo bagno libero.

Sto quasi per passare oltre, quando la targhetta mi richiama indietro.

 

Apro la porta di peso, giusto in tempo.

E non so ancora come, infilo la testa nel water e vomito l’anima.

La testa mi pulsa, mille aghi conficcati dentro, aghi incandescenti.

Lo stomaco brucia, come se avessi inghiottito acido corrosivo.

 

Mi accascio per terra, stremato,

di fianco al lavandino, cercando di reprimere gli ultimi conati.

Mi passo di riflesso una mano sul viso.

Lacrime.

Non me n’ero accorto.

….

 

Rimango lì, per un tempo indefinito, a fissare le mie dita umide di sale, come se non fossero parte di me, come se non sapessi cosa sono.

Non riesco a smettere.

 

Mi scappa un singhiozzo.

Avevo promesso di essere forte davanti a Kaede. Non di essere forte. E basta.

 

“MALEDIZIONE!!!” è il ringhio ferito che mi esce.

 

“MerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdaMERDAMERDAMERDAMERDA!!!!” Si ripete la mia testa, le mie labbra, in un mantra di crescente impotenza, mentre i miei pugni hanno deciso di ribellarsi al pavimento, colpendolo senza pietà.

 

Merda.

 

Sto facendo i conti con qualcosa più grande di me, e mai, come ora, mi pesa la mia solitudine.

 

Parlarne con Yohei, con gli altri… non servirebbe.

Ho l’esatta certezza che non mi capirebbero.

Non hanno i mezzi per comprendere.

Non ne faccio una colpa.

 

…con mia madre.

Forse, lei.

Lei, che ha perso papà, lei che ha imparato a portare il peso del suo dolore…

A non lasciarsene schiacciare.

 

Vorrei mia madre, qui. Adesso.

La vorrei… non riesco nemmeno a trovare la forza per alzarmi.

 

Che merda…

 

 

Mi sollevo, non so quanto sono rimasto così.

Ho dimenticato l’orologio negli spogliatoi, nella fretta di venire qui.

Mi sciacquo il viso, occhi rossi.

Kami, che faccia..

 

Sospiro, decidendo che è tardi, che devo andare da lui.

 

 

Ripasso davanti allo studio del dottor Kawata, e realizzo che non gli ho neanche parlato di Maeda-san. Se chiedere o meno il suo aiuto..

 

Oggi, non se ne parla proprio. Io, lì dentro, non ci rimetto piede.

 

 

Quando arrivo davanti alla porta di Ru, mi fermo per prendere fiato, sistemandomi la divisa.

Forse dovevo aspettare un altro po’, prima di uscire da quel bagno..

 

Sto per abbassare la maniglia, quando una voce, dal timbro stranamente familiare, mi colpisce.

Non riesco a sentire cosa sta dicendo, so solo che mi stupisce, sentire questa parlata, qui dentro.

 

Entro, senza nemmeno bussare.

E, come per magia, la sua figura mi appare.

 

“Mamma!? Che ci fai, qui??!!” esclamo, sorpreso e disorientato.

 

Lei si solleva dalla poltroncina di fianco al letto, venendomi incontro..

 

“Ho accompagnato la nostra vicina per una visita, e sapevo che eri qui, pensavo di fare un salto per salutart.. vi.” Si giustifica, riassettando la gonna.

 

“Ah.” E’ l’unica cosa che trovo da dire, ancora troppo frastornato.

 

“Non volevo sembrare inopportuna, credimi!” si scusa, come se la sua presenza potesse arrecare disturbo, a me o a lui.

 

Me la ritrovo davanti, troppo in fretta, mentre mi scruta per capire se sono arrabbiato.

 

“Hana..?”

 

Distolgo lo sguardo da lei.

Troppo tardi.

 

“Hana, che c’è?” chiede, aggrappandosi alle mie braccia.

 

“Niente, ma’.” Mento, divincolandomi.

 

Non sono mai stato bravo a mentire. Men che meno, con lei.

 

Mi ritrovo le sua dita strette sul mento, e lei che mi forza gentilmente, dirigendo i miei occhi verso i suoi.

 

“Perché hai pianto?” semplice domanda.

L’argine sta crollando di nuovo.

 

Mi mordo il labbro per non ricominciare.

Mentre sento le lacrime salire, spietate.

 

Mi ritrovo abbracciato a lei, come cento, mille volte da bambino.

L’ultima volta, quando è morto papà. In una stanza come questa.

Troppo simile a questa.

 

Non fa più domande, ora.

E’ la mamma del Tensai, sa quando deve smettere.

E quando farmi ricordare che in fondo non sono ancora un uomo, non ancora.

E che -una madre- resta una madre sempre.

Sempre.

 

Che se è lei, ad ascoltare il mio pianto, è un po’ meno duro lasciarsi andare.

Lasciarsi consolare.

 

Desideravo lei.

E lei, come per magia. E’ arrivata.

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- Ritengo opportuno ricordare che si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.

D’altro canto, anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del quadro clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica- è una mia scelta personale, ai soli fini narrativi.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

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Capitolo 19
*** Scelta d'amore 19 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 19

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“E così, hai avuto il grande privilegio di conoscere la mamma del Tensai!”

 

– ne convengo, allegro-

 

“Haha-san mi ha raccontato che avete chiacchierato parecchio.. beh, Volpe, lei ha chiacchierato, conoscendo la tua loquacità..” lo punzecchio.

 

….

 

“Non so se cominciare a preoccuparmi o no… sai, Kit, mi ha confidato che sei ancora più bello di persona, che in foto.. sì… insomma.. dovrei esserne geloso, secondo te?

Ok che è mia madre.. ma tu le attiri come le api col miele!!” e sorrido, tra l’esasperato e il divertito.

 

….

 

“Faccio io la guardia alla tua persona, Volpino, non sia mai che.. no, dico: qualche infermiera allupata ti ha molestato, per caso??” -il silenzio, in risposta.- “No, ok… altrimenti io esigo un paio di piantoni fuori dalla porta… tu sei solo mio, è chiaro, no?!” se ne esce la mia parte gelosa..

 

Sbuffo, imbarazzato.

 

A volte temo che, da un momento all’altro, possano entrare due infermieri e che mi portino via con la camicia di forza, sentendomi vaneggiare nei miei monologhi assurdi..

Certo è, che io non smetterò di farli.

Perché sono il Tensai.

 

 

Non voglio nemmeno ripercorrere la penosa situazione di ieri sera, al mio ritorno a casa.

Sapevo che era inevitabile.

Ma non meno difficile.

Ho trovato comprensione, in lei.

Totale e incondizionata.

Ma, nello stesso tempo, ho avuto la netta consapevolezza che avrei dovuto camminare sulle mie gambe.

Da solo.

Nessuno mi porterà questo fardello.

Per nessuno, avrà lo stesso peso che ha per me.

Ma è ora di andare avanti..

 

….

 

Oggi è una bella giornata, sai, Kaede?

Miyagi ci ha risparmiato gli allenamenti, ed è ancora più bella!!

Ah, mi son scordato.. la settimana prossima avremo una partita d’allenamento col Kainan.

Il nonno ci tiene che facciamo quest’amichevole.. ci stiamo impegnando tanto, per arrivare a batterli.. Ti ho già raccontato che Maki ha ceduto il suo posto di capitano? Beh, sì.. da loro sono molto più bacchettoni, da quanto ne so, e deve studiare un sacco, per accedere alla loro Università..

Me lo ha raccontato la Nobuscimmia, che ho incontrato per caso la scorsa settimana, venendo qui.

Era tutta triste, perché non poteva più allenarsi con lui: “Il mio capitano di qua, il mio capitano di là..” ma come cavolo fa a stravedere così per quel vecchiaccio?? Si vede che gli piacciono stagionati..” borbotto, sinceramente scettico.

 

“E poi mi ha chiesto di te, di come stai.. dicono che la notizia è arrivata fin da loro.. pazzesco, dico io! Un po’ di privacy, no?!

Comunque è stato gentile, per quanto possa essere gentile una bertuccia..” maligno, prendendo il diario.

 

 

11 Luglio. Domenica. “Le parole di Maeda-san mi rintronano nella testa.

Inevitabile.

Quello che mi brucia di più è che non ho nemmeno avuto il tempo di difendermi decentemente dalle sue illazioni..

Illazioni.

Lo sono davvero?

Comincio a chiedermi se forse il problema non stia dentro di me..

..Magari sono io..

Non smentisco i fatti: in qualche modo, Hanam Sakuragi è entrato di prepotenza nel mio mondo.”

 

Alt! Fermi.

Ha corretto il mio nome! Secondo gli accordi presi, lui NON avrebbe potuto farlo!!

 

“Solo che prenderne atto è come innescare una bomba ad orologeria.. quanti danni provocherebbe -la deflagrazione- nella mia vita?

Io, di solito, non nascondo la testa sotto la sabbia… mi è sempre stato insegnato a prendere i problemi di petto, non andare per i campi di sorgo..

..ma –in questo caso- mi sento incredibilmente maldestro.. magari è solo un’enorme sega mentale..

Che passerà presto. (Me lo auguro).

Con che faccia potrei andare da lui, e dirgli: “Sai, Do’aho.. Nh.. mi sei sempre tra i piedi…

..forse sono attratto da te..”     

Oh, certo!!

Come minimo mi rifila una testata da guinness.. il dopo, nemmeno oso figurarmelo..”

 

Come avrei reagito, io?                                              

A quel tempo, qualche mese fa, -una vita fa- ero nella sua stessa posizione.. impantanato tra riflessioni pericolose, sogni strani, pensieri rischiosi.. con le sue stesse paure.. forse anche più grosse.. dicevo di odiarlo, di non sopportarlo, e poi dovevo fare i conti con tutto quello in cui credevo… che, indubbiamente, non mi portava certo verso la sua direzione..

Ma poi penso a Kaede, a quanto deve aver pesato la sua consapevolezza.

Al fatto che fosse solo, che avesse paura di affezionarsi a qualcuno.

Ripenso al gattino.

A Mika-san.

A lui che teme di ricevere affetto.

 

“Sicuramente è solo condizionamento.. Nh.. già.

Starò più lontano dalla scimmia rossa, finché non avrò le idee più chiare.. e sabato prossimo prenderò quell’analista da strapazzo, e gliene dirò quattro.

Non di più.

E mi dovrà stare a sentire, perché io sono Kaede Rukawa!”

 

“Oh, sì….come no?! A me sembra che quell’uomo ti manovri come meglio crede, tesoro mio, perché ha già capito, prima di te, come stanno i fatti..” puntualizzo, convinto.

 

“Vado ad allenarmi… stasera, cena da Mika-san.. non ha voluto sentir storie..”

 

 

12 Luglio. Lunedì. “Ho riletto il resoconto di ieri. Tanto, ormai, sforare per sforare, Maeda mica viene a saperlo, no?

Mi sono soffermato su quel lapsus. Sul suo nome.

E’ il primo errore, la prima cancellatura.

Un pasticcio. Un ripensamento. Capita, no?!

 

MA PERCHE’ PROPRIO IL SUO NOME??

 

Realizzo solo adesso, che non l’ho mai chiamato con il termine che gli è più naturale.

Con l’appellativo che gli è proprio.

Né di persona, né su questo diario.

Se mi chiedessero se è stata una coincidenza o una scelta ragionata, in tutta coscienza..

…non so cosa risponderei.

Non sono così scioccamente sentimentale da arrivare a credere in menate del tipo: ‘nominarlo cambierebbe tutto, niente sarebbe più come prima’.

Tsk! Fottute stronzate.

Però..

Però c’è qualcosa che mi blocca.

Sì, insomma.. un nome pronunciato non morde mica, no??!!

Eppure..

E’ colpa sua.

Già. Tutta colpa sua.

 

Mah. Arriverà il giorno in cui mi farà così incazzare, che lo chiamerò come capiterà.

E lui ne resterà così sorpreso da abbassare la guardia…

E così gliene darò come Kami comanda, anche per tutte le volte che non l’ho fatto…

 

Nh.. adesso sto meglio.

Visto?!

Bastava solo decidere di picchiare il Do’aho, e tutto acquista una nuova luce..”

 

“E poi quello contorto sarei IO??!!” -strillo, di riflesso.- “Scusa, ma… non ti sembra un tantino troppo semplicistico attribuirmi le tue insicurezze nei mie confronti, e liquidarle con una bella scazzottata con interessi??” sbotto, contrariato.

 

Volpe, mi farai impazzire..

 

 

13 Luglio. “Che merda! Ci hanno consegnato i risultati dei test di fine trimestre..

Mitsui, Miyagi, Sakuragi ed io siamo finiti in Presidenza con Akagi che supplicava il Preside di darci una seconda possibilità, per recuperare i nostri voti disastrosi: quello stronzo di Kiwashita ovviamente lo voleva dissuadere, ma la rinomata integrità del Capitano è stato il nostro salvacondotto..

Venerdì: inappellabile sentenza.

Due giorni per studiare il programma di un trimestre.

Follia.”

 

“Fuori dalla porta, la squadra pregava tutti i Kami del mondo, persino gli atei, -mi hanno raccontato- si sono messi a fare voti sacrificali: senza di noi, avrebbero potuto dire addio al Campionato..” ricordo; come pure la faccia spaventosa del Gorilla, che ci informava del programma intensivo di studio che aveva realizzato per noi..

 

“Ovviamente non siamo stati esonerati dagli allenamenti, ritenuti –a ragione- sacri e intoccabili dal Capitano.

Domani e giovedì, a casa Akagi, per cercare di salvare il salvabile.. Nh.. lo sapevo: dovevo studiare un po’ di più… o fare gli occhietti dolci alla foca di biologia, e a quella balena di chimica, un paio di volte..”

 

“Deprecabile, Volpe!! Un comportamento deprecabile!!” m’infiammo, geloso.

 

“Tanto lo so che non l’avrei fatto comunque.. ho una mia dignità, io.”

 

“Giusto! Così si ragiona!!” pericolo scampato..

 

 

14 Luglio. “Akagi è più nero del solito.. non per gli allenamenti, quelli vanno bene.

E’ che sono un branco di capre, i miei compagni.. e non si applicano..

Ha minacciato ritorsioni da qui al prossimo trimestre se, per causa nostra, non parteciperà ai Nazionali.. fermi.

Io DEVO partecipare ai Campionati, non è materia di discussione, questa.”

 

“Ah!! E così noi eravamo capre, eh?? E tu, di grazia, mister-io-so-tutto, perché ti sei mescolato col volgo ignorante??” mastico, risentito.

 

“Alla fine, ha deciso che si farà aiutare anche da Ayako e Kogure, e che passeremo tutto il tempo disponibile da lui, domani. Fosse anche per tutta la notte, ha giurato.”

 

Hi hi hi… anche se tragica, come situazione, è stato divertente disegnare la faccia del Gorilla…

 

 

15 Luglio. “Allenamenti ottimali.

Sto per uscire. Akagi ci attende al varco.

Il Do’aho è quello con più insufficienze, e la sua vera preoccupazione, mi ha confidato Ayako.

Quella scimmia ignorante!!”

 

“Grazie dell’insulto, ti voglio bene anch’io..” ironizzo.

 

 

“16 Luglio. Venerdì. “Abbiamo passato i test. Tutti.

Campionato: aspettaci!

Nh.

Certo che è stata una notte assurda, quella di ieri..

Il trio dei secchioni a dirigere i lavori, e noi schiappe a subire… io, alle 10, già dormicchiavo..”

 

“Ryota che scova risorse inaspettate, pur di mettersi in risalto agli occhi della megera, quello scemo!

Mitchi che litiga coi suoi, perché non gli credono quando dice che è a casa di un compagno a studiare.. beh, certo, col suo passato da teppista, non credo che i suoi riescano a fidarsi sempre..

…ma inventare una scusa così patetica, nemmeno lui potrebbe cadere tanto in basso!!

E tu, con la testa ciondolante, già pronto a fare la nanna..” il tono mi si addolcisce, me ne rendo conto.

 

“Il Do’aho sbraitava contro tutti: con Mitsui, e poi con me.

Akagi ha chiamato la sorella, perché mi seguisse, mentre lui si è accalappiato Sakuragi.

Ma siccome lui non riusciva a concentrarsi, il Capitano se lo è trascinato in camera sua, per non farlo distrarre.”

 

“Beh… punzecchiare il baciapiselli era quasi d’obbligo, no?

Ryochan invece non reagiva, troppo preso dalla sua insegnante..

E poi c’eri tu.. insomma!

Haruko era così gentile con te, e tu la snobbavi in modo talmente rude.. Poverina!!

Io ti ho solo dato una scantata, sai?

Per il bene della squadra, che credi??

E quell’ingrato nazista mi ha trascinato da lui, e si è pure schiacciato un pisolino, dopo avermi riempito di esercizi..”

 

“Ho finito tutto il lavoro alle 3 passate.

Poi sono crollato.

Letteralmente.”

 

“E quando sono ritornato, ti ho sorpreso di nuovo a dormire!

Mi sono arrabbiato, è vero.. ma era più facile pensare che il motivo fosse per la tua scarsa educazione nei confronti di Haruchan, che era lì per te.. perché non ero pronto ad ammettere che quello che –in realtà- mi dava fastidio, era vedere lei davanti a te, che ti ammirava in adorazione..

..che sembrava vegliare sul tuo sonno.

Era questo che mi irritava.

Oltre-ogni-dire.

 

Quando dormi, sembri senza difese, Volpe. Forse è assurdo, ma ti sento vulnerabile.

Come un bambino.

E lei non doveva vederti così.

 

Ma era più facile prendermela con te, che con lei.

Perché io e lei eravamo amici, eravamo..

 

Aya e lei mi hanno tenuto compagnia, preparandomi anche uno spuntino..

E’ brava a cucinare, sai?

Insomma… non sarà il top, ma se la cava… è una cara ragazza, anche se so che tu la odi..

Nutro una profonda gratitudine, nei suoi confronti. Lei ha sempre creduto in me, Kaede.

Sempre.

Mi ha costantemente incitato a dare il massimo.

Come te, ma a modo suo.

 

Avrei voluto svegliarti, quella sera, perché anche tu mi dicessi, come lei, che confidavi in me.

Avrei fatto una pazzia, lo so!

Alla fine, le ragazze mi hanno dissuaso, e ho continuato a studiare tutta la notte, vegliando su di te.

 

“In qualche modo, persino quella zucca pelata ce l’ha fatta.. ne sono felice.

Nh. ‘moderatamente soddisfatto’.”

 

“Baka Kitsune tirchia.. dillo, dai!! Che senza di me ti saresti sentito allo sbando!!” gongolo.

 

“Nulla più ci potrà fermare.”

 

“Vangelo!” concordo.

Ed è buffo, come il suo entusiasmo riesca a contagiarmi anche ora, a mesi di distanza, quando tutto si è già concluso.

 

 

17 Luglio. Sabato. “Stamattina ho ricevuto una seccante telefonata: la segretaria dello strizzacervelli che mi avvertiva dell’improvviso contrattempo del dottore, e che l’appuntamento è rimandato a lunedì.

Sul tardo pomeriggio, ho preteso.. in fondo, era colpa sua, se la seduta era saltata, quindi doveva essere più elastico: i miei allenamenti non si toccano!

 

“Volpe inflessibile..”

A volte mi spaventa, questa sua intransigenza.

 

 

18 Luglio. “Caldo pazzesco.

Ho dormito male, stanotte.. le zanzare mi hanno mangiato: dev’essere finito lo zampirone..

Sono andato al parco, stamattina.

Lungo il tragitto, ho incontrato l’armata dell’Idiota.

Mi hanno salutato, e io ho ricambiato con un cenno del capo.

Si stavano allontanando, quando Mito -senza che io chiedessi niente- mi ha detto che il Do’aho era in un campetto sulla spiaggia, poco lontano.

Nh…io non gli avevo domandato nulla!

Mi ha sorriso, e se n’è andato per la sua strada.

Mph.. perché l’avrà fatto?”

 

“Forse perché sperava che tu mi raggiungessi..” gli rispondo, retorico.

 

 

19 Luglio. Lunedì. “Ore 17.45. Appuntamento con Maeda-san.

Quello è deficiente.

Secondo me, a forza di avere a che fare con gente schizzata, (non io, sia chiaro) è uscito pazzo pure lui!!

Abbiamo litigato.

 

Sono ancora incazzato come una biscia… se mordo una vipera, ora, la poveretta muore all’istante.

 

Tanto per cominciare, non mi ha lasciato dire le 4 cose che gli dovevo rinfacciare.

E già lì, mi sono girati i coglioni.

Poi ha iniziato con tendenziose insinuazioni.. che sono sfociate in..

..Ma quello che è peggio… è che… beh, lo riporto per intero:

 

“IO NON SONO INNAMORATO DEL DO’AHO!!” gli urlo.

“Ti è così difficile scoprire che sei gay?” Ipotizza lui.

Scoppio a ridergli in faccia.

 

Giuro. L’ho fatto.

 

“Io ho praticamente sempre saputo di essere omosessuale!”gli rivelo.

 

“Ah, sì?” –domando, retorico- “E il fatto che tu sia misogino non c’entra nulla, vero?”

 

“E il mio pensiero corre a lui.

Non posso reprimere un sorriso interiore, ripensando al suo modo di volermi bene.

 

Il mio primo amore.

Avrà sempre la forma del suo sorriso.

 

Lui, CHI??” m’infiammo, di colpo.

Di chi eri innamorato???

 

Ma se anche mi lambiccasi il cervello, posso solo sperare che dica qualcos’altro qui dentro… o mi dovrò tenere la curiosità.

Porca troia.. potrei uccidere per un’informazione così.

 

“Questo non annulla comunque la mia collera nei confronti di quel ciarlatano da strapazzo..

Maeda non ne è rimasto sorpreso, anzi.

Forse l’ha sempre sospettato, non che ci volesse un genio, per farlo.

 

Il punto è che poi ha detto: “Se hai già superato la fase del coming out, sei già a buon punto..

 potresti innamorarti di chi vuoi..” appura.

 

Scuoto la testa, in segno di diniego.

 

“…proprio del Do’aho, no…”

“Allora è Sakuragi, il problema.” analizza l’altro.

 

Annuisco. Senza volerlo.

Cazzo. mi sono fregato!

 

Sorride. Scrivendo.

Gli spaccherei dente per dente.

Proprio come a Sendoh..”

 

“Vuoi una mano??” mi offro.

 

“... E’ perché ti odia?” tenta.

“Per un sacco di ragioni.” Taglio corto, io.

“Parliamone.”

 

Odio, quando dice ‘parliamone’, con quel tono.

Significa: ‘dimmi tutto, NON TRALASCIARE NULLA, anche se ti scoccia perché è roba scomoda.’

 

“Nh.. non lo so se lo amo..” confesso, anche se mi costa.

Annuisce.

“Ma ti senti attratto da lui.” completa la frase, e non è una domanda.

“Nh.”

“Se ti chiedessi: ‘cosa ti piace di lui?’ non mi sapresti rispondere di preciso, vero?!”

Annuisco. Vero.

“E cosa NON ti piace?” ritenta.

 

Oh, per quello posso fare una lista della spesa!!”

 

“'stardo..” borbotto, risentito.

 

“Sbuffo, contando sulle dita: “Che lui sprechi il suo talento nel basket, distraendosi; che faccia l’idiota ogni 3x2 mentre si allena; che sbavi dietro a quell’oca della sorella del Capitano, invece di impegnarsi seriamente.. se potesse essere un po’ più umile, imparerebbe più cose e più in fretta..”

 

Mi frena, sollevando una mano.

“Sono tutte cose che riguardano il basket..” puntualizza.

 

Già. Sono monotematico, che devo farci??

 

“Odio che ce l’abbia con me.

 Vorrei che la smettesse di spararmi cazzate contro, ogni volta che può.

Il fatto è che mi odia, per colpa di quella gallina… manco mi piacesse!! E’ stato lui a farsi tutto un viaggio mentale e a decidere che mi detesta..”

 

“Ti ferisce.. la sua ostilità?”chiede.

“Nh.. di certo non mi aiuta.” ribatto, infastidito.

Annuisce, concorde.

“Parleremo nelle prossime volte del rancore di Sakuragi nei tuoi confronti.. oggi vorrei riportare l’attenzione su quello che TU senti per LUI.”

 

Così gli ho raccontato quello che penso.. anche un recente dialogo che ho avuto con Ayako.. con lei che mi suggeriva di fare chiarezza dentro di me. Fosse facile!!

 

“Ci lavoreremo su, Kaede” –mi ha detto- “Siamo già a buon punto, con oggi, con quello che abbiamo ammesso..”

 

Odio quando usa il ‘Noi’, come se fosse qualcosa che coinvolge entrambi.

Quasi fosse un problema di tutti e due.

Invece è un problema MIO.

E sono IO ad essere nella merda.

 

..Questo suo ‘dividere a metà’ mi fa imbestialire..”

 

“Nh… è sempre facile, quando i dilemmi sono quelli degli altri..” medito, ripensando amaramente a quante persone dicevano di capire come mi sentivo, cosa provavo, quando è morto mio padre..

Che cazzo ne potevano sapere, loro??

 

Il dolore è qualcosa di privato.

Nessuno può immedesimarsi a tal punto da avere la presunzione di sapere.

 

Alzo gli occhi dalla pagina.

 

Quanto hai sofferto, tu?

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 20
*** Scelta d'amore 20 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 20

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Oggi piove.

E il mio umore è stranamente uggioso.

E’ questo posto a condizionarmi l’esistenza.

Ogni volta che varco le porte d’ingresso, è come se dovessi deporre il buonumore in un cestello all’entrata. Come quando entri in banca e suona l’allarme, e una voce preregistrata ti invita –ti ordina- di lasciare gli oggetti metallici in una cassetta di sicurezza all’esterno.

Forse hanno ragione: il buonumore è così raro, che è quasi un dovere proteggerlo in cassette blindate… non sia mai che altri se ne approprino..

 

Sbuffo.

Sistemandomi una ciocca caduta sugli occhi: è tutta la settimana che rimando.. dovrei davvero decidermi..

 

Oggi è domenica.. magari, domani.

 

 

Percorro il corridoio del terzo piano, che sta diventando –mio malgrado- a me familiare.

Inconsciamente accelero il passo, in prossimità dello studio di Kawata-san.

So che è sciocco.

 

Non posso farci nulla.

 

Stanza 11, eccoci qua.

Mentre mi accingo ad aprire la porta, se ne esce un’infermiera, con un lenzuolo infagottato in braccio.

Mi viene quasi addosso.

Si scusa, riacciuffando un lembo che le è scivolato di mano.

Poi mi chiede se desidero qualcosa.

 

“Dovrei entrare lì dentro.” Le rispondo.

 

“Tra cinque minuti. Per cortesia, ripassi.” M’informa, e se ne va verso il ripostiglio.

 

Mi fermo qua fuori, appoggiato al muro.

Dove vuole che vada?

Cosa succede?

Perché il lenzuolo?

Che cavolo succede??

 

Penso e ripenso, mentre l’ansia sale.

Mi sta venendo mal di testa..

Cosa faccio?

Seguo il suo ordine?

Lo ignoro?

Entro?

E se poi mi vietano di tornare??

 

Saito-san mi chiama, interrompendo il corso dei miei pensieri.

A pochi passi da me, sta spingendo un carrello zeppo di scatole, flaconi di flebo, siringhe, farfalline verdi e una miriade di pastigliette chiuse in blister trasparenti.

 

“Che succede?” le chiedo, allarmato.

 

“Non è niente, Hana-kun!” –mi tranquillizza lei, sorridendo- “Kaede sta bene.”

Basta.

E’ tutto quello che volevo sapere.

 

“Ma un’infermiera mi ha detto di stare fuori… di ripassare dopo..” espongo, contrariato.

 

“C’è qualche problema con la vena della sua flebo… fa la capricciosa.. dobbiamo variarne la posizione, e… beh, si è rotta una sacca di fisiologica sul letto.. lo stiamo cambiando, ecco tutto..”

 

“Devo proprio restare qui?” chiedo, sperando che mi dica di no.

 

“Sì. Le inservienti stanno ripulendo la stanza, e poi devo ripristinare i suoi farmaci.”

Annuisco.

Ho capito.

 

“Aspetto qua, ok?” è la mia proposta, sperando che non le sia d’impiccio.

 

“Andrà benissimo. Ti avverto io, quando lo potrai vedere.” E sparisce dietro la sua porta, carrello appresso.

 

Una decina di minuti dopo, sfilano davanti a me due signore, uscendo dalla sua camera, con spazzoloni, e strofinacci, un secchio e tutto l’armamentario.

 

Mi ignorano.

 

E poi le segue Saito-san e una collega, che spinge il carrello di poc’anzi.

Lei s’arresta davanti a me, sfilandosi i guanti in lattice, lievemente macchiati di rosso.

Il suo sangue.

 

Mi fa impressione, realizzarlo.

 

Quante volte, le mie mani si sono sporcate del suo sangue?

[mille risse: labbra spaccate, taglietti e abrasioni]

 

 

“Adesso puoi entrare. Abbiamo finito.” Mi dice, gentile.

 

Non posso fare a meno di seguire il suo movimento verso il cestino dei rifiuti, vicino a noi, al suo piede che pesta il pedale, a lei che si disfa dei guanti usati.

Il laccio emostatico penzolante dalla tasca del camice.

Lo stetoscopio rosa che dondola dal suo collo, sobbalzando ad ogni suo passo.

 

Perso dietro alle sue movenze calme, ma sicure, mi sono imbambolato.

Mi riscuoto da questo stordimento, ringraziandola.

Lei abbozza un saluto con la mano, e se ne va ad altri doveri.

 

 

“Konnichiwa, Kitsune!” gli dico, sedendomi, giusto per ostentare un po’ di allegria.

 

Il pavimento è ancora un po’ umido, si nota.

Lenzuola fresche di bucato, due flebo nuove gocciolanti.

Una chiazza bluastra sull’avambraccio destro.

Si vede il segno dell’ago.

Una nuova linea, sulla mano sinistra.

Al secondo tentativo, indica il puntino rosso poco lontano da quello dove l’acciaio buca la sua carne.

 

Gli accarezzo la mano, stando attento a non sfiorare il tubicino.

Potrebbe uscire dalla vena.

Sarebbero guai.

 

“Ciao, amore..” gli ripeto piano, in un timido sussurro.

 

“Un bagno fuori programma, eh?” scherzo, per sdrammatizzare.

 

“Ne avevi proprio bisogno… puzzavi, sai??” lo provoco, ghignando.

Forse non è giusto… non può nemmeno difendersi..

Ma non posso mica fare sempre la piattola sentimentale, quando converso con lui, no?!

 

 

20 Luglio. Martedì. “Ho ricevuto una telefonata dalla segreteria della Tomigaoka: dovevo andare a ritirare alcuni documenti e scartoffie varie, che mi ero scordato, a quanto pare.

Ci sono andato, ma attraversare quel cancello non mi ha dato nessuna emozione.

Sembra il ricordo di un’altra vita.

 

Del resto, non avevo scelto io di frequentarla: Miyamoto-san ne aveva parlato in modo entusiastico ai miei, e anche Ayako era stata iscritta lì, l’anno prima.

Quando ho saputo che avevano un buon club di basket, non ho fatto obiezioni.

A me, poco importava che fosse un istituto prestigioso e costosissimo.

Non ho mai avuto lo spirito del secchione, io.”

 

“Studente modello da sempre, eh?” lo prendo in giro.

 

“Ci ho messo mezz’ora a trovare l’ufficio.

L’hanno trasferito in un’altra ala dell’edificio.

La segretaria mi ha inzaccherato la maglia di bave, ultrafelice di rivedermi.

Definendo la mia venuta un’inattesa ‘piacevolissima apparizione’.

Ma se mi ha chiamato lei!!

Ho raccattato la cartellina che mi porgeva, e me ne sono uscito, senza tanti salamelecchi.

 

Non so perché, ma per il ritorno ho fatto un giro diverso.

Mi sono trovato di fronte alla vetrinetta con le coppe dei vari club.

E le foto, del campionato prefettorio.

In alto a sinistra, vicino a quella del club di calcio, c’è l’istantanea dello scorso torneo: io che tengo in mano la Coppa Kanagawa, e la mia squadra radunata attorno a me. Felice.

Il secondo posto.

Nh.

E’ buffo.

Nella foto alla mia destra c’è lui, nella mia stessa posizione, ma la coppa è d’oro.

E lui sorride. Nel suo modo unico e caldo.”

 

“Lui.” Ripeto, rabbuiandomi.

 

Stavo per andarmene, ma non ho resistito. Ho dato una sbirciata in palestra.

Quando i miei kohai mi hanno visto, mi hanno chiamato ‘capitano’ , venendomi incontro.

Sono tornato a casa.

 

E’ strano.

Di solito, la gente ripensa con nostalgia alla vecchia casa, quella appena lasciata, quando si trasferisce in una nuova abitazione. io provo le stesse cose con questa palestra.

Anche se mi sto affezionando allo Shohoku.

 

Ma qui è diverso.

Ho lucidato ogni singolo listello di questo parquet.

Ci ho versato lacrime, sangue e sudore.

La mia gioia, la mia disperazione.

E’ stato il rifugio che mi ha impedito di impazzire, dopo la disgrazia.

Mi ha accolto, senza fare domande, senza parlare.

Mi ha offerto ospitalità e calore.

E qualcosa a cui aggrapparmi.

E la voglia di ricominciare.

E poi, mi ha dato lui.

 

Lui.

Il mio ‘Fiume che scorre’.

 

Ricordo ancor’oggi, come fosse ieri, il nostro primo incontro.

 

Il terzo giorno del nuovo anno scolastico.

Noi matricole in palestra, in attesa dell’arrivo dei senpai, per la presentazione ufficiale.

Avevo già salutato Ayako, che era anche troppo indaffarata a calmare le ansie dei novellini, e mi ero appisolato in piedi, contro il muro.

 

“Kaede Rukawa!” mi ha chiamato una voce sconosciuta.

La prima cosa che mi ha colpito è stato il timbro forte, ma gradevole.

 

Ho aperto gli occhi, e mi sono trovato davanti lui, che mi sorrideva, di buonumore.

Troppo sorpreso, per rendermi conto che gli altri miei compagni si erano già tutti allineati, e che mancavo solo io.

 

“Nh.” gli ho risposto.

 

Il suo sorriso si è allargato, ma non aveva nulla di derisorio.

La mia mano tra le sue, non so ancora come ci sia finita.

 

“Ti aspettavo, Rukawa.” – mi ha detto, limpido- “Grandi cose, mi aspetto da te.” E la stretta si è fatta più salda.

Ho annuito.

E’ l’unica cosa che sono riuscito a fare.

 

“Bene!” -ha replicato, con sguardo benevolo- “E adesso vai a metterti in fila con gli altri.” mi ha incitato, con una pacca d’incoraggiamento sulla spalla.

 

Matsui Nagarekawa.

Da quel giorno, lui è diventato ‘Il mio CAPITANO’.

 

Gran parte di quello che so, lo devo a lui.

Che in quell’anno mi ha fatto giurare di amare il basket.

Anche in mezzo alle difficoltà.

....

 

Le sue parole, in quella sera di fine febbraio, negli spogliatoi, sono ancora conficcate in me.

 

“Vorrei che fossi tu, il mio successore, alla guida della squadra.

Ne hai i mezzi, Kaede, lo so.

Ma non sono io a decidere, e Kuroda non mi ispira molta fiducia, ma è pur sempre un tuo senpai.

Il Coach è più propenso ad affidare a lui il club, per quest’anno.

Ma promettimi, Kaede, che farai di tutto per portarli al Campionato, quando ne avrai la possibilità.

Perché arriverà il tuo turno, prima o poi, e la loro guida sarai tu.”

 

“Te lo giuro, CAPITANO.”

Gli ho promesso: avrei tenuto fede alle sue parole, a qualsiasi costo.

 

“Da oggi, non sono più il tuo capitano..” mi ha contraddetto, indulgente.

 

‘Ti sbagli, lo sarai per sempre.’ Ricordo di aver pensato.

 

Lui mi ha sorriso, in quel suo modo tutto speciale, che mi faceva andare in fibrillazione, e mi ha detto: “Credi nei segni del Destino? Beh, io sì.

Quando lessi la tua scheda di domanda d’ammissione al club, quando ho visto i tuoi kanji sulla carta, beh… sembrerà sciocco, ma io ci ho letto una sorta di predestinazione.

 

..Rukawa.. vuol dire ‘Fiume che scorre’.

Come il mio cognome.

I miei ideogrammi e i tuoi sono effettivamente i medesimi.”

 

(Non glielo confidai, ma anch’io avevo notato questa somiglianza, ancora al nostro primo incontro, quando lui chiese il silenzio e ci disse: “Benvenuti nel club, io sono Matsui Nagarekawa, e vi farò amare il basket.”)

 

“La famiglia di mia madre si è estinta e io sono l’ultimo dei Nagarekawa, è un mio diritto scegliere che il mio successore nominale sia tu.” Ha decretato, serio.

 

E poi mi ha abbracciato, sussurrandomi all’orecchio: “So che non mi deluderai mai.”

Ho ricambiato la sua stretta.

Avrei voluto dirgli che lo amavo.

Che lo adoravo.

Che ero pazzo di lui.

 

Non gli ho detto niente.

Lui credeva in me. Ma non in quel senso.

 

Aveva 15 anni, allora, e una passione immensa per uno sport, che condivideva –per affinità- con me.

Può sembrare sciocco, per un estraneo, quello che lui mi ha detto.

Per l’ufficialità con cui l’ha fatto.

Ma per noi era un patto sacro.

Inviolabile.

Non avrei ereditato soldi..

...ma qualcosa di più prezioso: il suo affetto incondizionato, da riversare sulla pallacanestro.

....

 

Ai primi di aprile del secondo anno, venne da noi a salutarci.

La sua famiglia aveva deciso di trasferirsi in America, per motivi di lavoro.

 

“L’anno prossimo voglio che sia TU ad indossare il n°4, intesi?” mi ordinò.

“Nh.” le parole morte in gola.

“Bravo, Kacchan.” Rispose lui, spettinandomi i capelli in un gesto d’affetto.

Non mi aveva mai chiamato così.

 

Andai anche all’aeroporto, a salutarlo.

Ma non mi sono dichiarato. Non sarebbe stato da me.

Invece gli chiesi di aspettarmi.

Che anch’io sarei volato, prima o dopo, nella Patria del basket.

 

“Ci conto!” mi rispose, allontanandosi.

 

Il suo sorriso.

E’ il mio ultimo ricordo di lui.

 

Mentre la scala mobile me lo portava via, avevo la netta sensazione che sarebbe stato per sempre.

Ma lui mi sorrideva, come il primo giorno.”

 

“Vuoi andare negli USA per seguirlo?” chiedo, mentre sento una morsa stringersi all’altezza del petto.

 

“Sono passati 2 anni, da allora. Non ho più avuto notizie da lui.

Non avevamo stabilito di rimanere in contatto. Per onestà.

Il giuramento che gli ho fatto mi ha dato la forza di non lasciarmi distruggere dalla disperazione.”

 

Vero, poco meno di un mese dopo, è accaduta la disgrazia.

 

“Gli devo tanto, non lo nego.

E una parte di me gli vorrà bene sempre.

Ma col tempo ha cambiato aspetto, questo sentimento.

Adesso è affetto, nostalgia di lui, ma non più amore.

 

Al momento vorrei andare in America per me, per realizzarmi al meglio come giocatore, e se lo trovassi sulla mia strada, tanto meglio.

Sarebbe bello rivederlo.

Ma nulla più.”

 

“Nulla più.” Mi sfugge, in un sussurro timoroso.

 

“Al momento sono incasinato con ‘sta storia del Do’aho…ma è tutto più difficile con questa scimmia strana..

Com’è possibile che io mi sia impelagato DAVVERO con Sakuragi??

E’ così diverso da lui!

 

..Forse non è vero.

Anche lui, quando sorride, è meraviglioso.

 

Non parlo di quelle smorfie deficienti che fa all’oca, o per dimostrarsi gradasso.. parlo di quelle dopo uno slam dunk, dopo una vittoria.. quelle che mi fanno sentire orgoglioso di lui..”

 

“Orgoglioso di lui..” ripeto.

 

Orgoglioso. Di. Me.

 

“Volpe, non so che dire.. da quello che scrivi, lui sembrerebbe un capitolo chiuso della tua vita. Ma se in realtà non fosse così?” -chiedo, scombussolato.- “Io potrei anche convivere con il fantasma di questo ‘Nagarekawa’, e farmene una ragione, ma prima dovremo parlarne seriamente, perché tu sai che io sono geloso.. e non potrei sopportare di vivere nel dubbio che.. che.. beh, che tu, rivedendolo, scopra di provare ancora qualcosa per lui..” esalo, pregando -col cuore in mano- di sbagliarmi.

 

 

...continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- Piccola curiosità: nel vol. 23 di SD Collection, i ragazzi del Toyotama interpretano –apparentemente sbagliando- il cognome di Kaede, leggendo ‘Nagarekawa’, anziché ‘Rukawa’.

Mi ha sempre incuriosita, questa cosa, e così sono andata a vedere.. Il kanjiKawa’ significa ‘fiume’, e fin qui, nulla di strano.. ma il verbo ‘Nagareru’, vuol dire ‘Scorrere’.

In sintesi: sia Nagarekawa che Rukawa vogliono dire all’incirca ‘Fiume che scorre’, ma con due pronunce diverse.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Scelta d'amore 21 ***


Scelta d’amore 18

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 21

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Volpe! Ti ho portato un regalo!!” avviso, entrando.

 

Ci ho pensato su, tutta la notte.

Un po’ anche per evitare che i pensieri arrivassero a quel Nagarekawa, e alle spiacevoli congetture che ne sarebbero conseguite..

 

“Affronteremo un problema alla volta, d’accordo??” gli chiedo, sfilandomi la giacca umida. Anche oggi piove, ma nessuno mi farà scendere l’umore sotto le scarpe.

 

L’argomento ‘CAPITANO’ è rimandato a data da destinarsi.

Me lo sono imposto. O potrei impazzire.

 

Tiro fuori un registratore portatile, dalla tasca.

 

“Guarda qua!!” l’invito, sorridendo a 48 denti.

 

“E poi non dirmi che non sono IL Tensai!!” sono soddisfatto della mia idea.

 

Mi siedo di fianco a lui, con l’aggeggio in mano.

 

Non me ne frega un emerito accidente di quello che pensa l’isya Sumai.

Io ci voglio provare. Io ci voglio credere.

Voglio tentare ogni strada, Volpe, o non potrei convivere col dubbio di non aver fatto abbastanza.” Spiego, e prego che lui capisca, che lui senta.

 

“Ti parlerò di più, ti racconterò le cose che mi accadono, il tempo fuori, gli allenamenti, resterò anche solo a tenerti la mano, ho letto decine di libri, ma non so neanche da che parte cominciare..” confesso.

 

“Sono passato da casa tua, prima di venire qui. Per cercare qualcos’altro da portarti, qualcosa che fosse significativo, per te.

Magari la tua musica preferita, che ne so..

Nell’impianto HI-FI in salotto, i piatti erano vuoti.

Nello stereo in camera, idem. E pure nel lettore-CD portatile, che ho trovato sulla scrivania -quello che usi per addormentarti verso scuola- non aveva niente dentro.

Quello che è peggio, è che non c’era nemmeno nessuna custodia nelle immediate vicinanze, che potesse farmi capire cosa avevi ascoltato per ultimo.

 

Ma sei troppo ordinato, ecco!!” sbuffo, fintamente arrabbiato.

 

“Ho passato in rassegna l’immenso raccoglitore che hai.

Troppa scelta, Kit.

Troppo varia.

 

Come faccio a capire i tuoi gusti??

Hai diviso i CD per sezione!!

 

Metà di quella roba non sapevo nemmeno esistesse…” mi tocca ammettere.

 

“Ho riconosciuto gli X Japan: ‘Blue Blood’ e ‘Jealousy’ perché ce li ho anche io.

L’arc-en-ciel, Malice mizer, Dir en Grey e altri gruppi J-rock.

Gli AC/DC e i Metallica, e tanto altro..

 

E musica classica: Mozart, l’opera omnia; Beethoven sonate per pianoforte: op.57 ‘Appassionata’ op.27 ‘Chiaro di luna’ e Tchaikovsky: ‘Swan Lake’… che pensavo fosse quasi un’imprecazione..

Solo dopo, leggendo sul retro la traduzione ho capito che era ‘Il lago dei cigni’..” arrossisco, che ignorantone!!

 

“E poi un sacco di compilations J-pop di varie Idol, ma credo ci sia lo zampino di tua madre..

E tanti CD stranieri, probabilmente portati dai viaggi di tuo padre, credo io.” è la mia ipotesi.

 

“E non poteva mancare un repertorio completo di musiche tradizionali, di drama e menate simili… Potresti aprire un negozio dell’usato, credimi!!” gli consiglio.

 

….

 

“Comunque, veniamo a noi: ascolta bene, Kaede, è la tua musica più cara, ne sono certo.” Esclamo, accendendo il play.

 

E chiudo gli occhi anch’io.

 

Un rumore ritmico di palleggi si diffonde nella camera, assieme allo stridio di scarpe strisciate sul parquet, di grida e suoni vari, nell’eco lontana di uno spazio ampio, come solo la nostra palestra può essere.

Il fischio d’inizio partita, un’amichevole giocata tra di noi, oggi pomeriggio.

Ayako che arbitra, le matricole che incitano con il tifo.

Il caratteristico ‘Oh oh oh’ di Anzai, che accompagna le nostre azioni..

Mitsui che chiama la palla.

L’avvertimento dei secondi che passano.

Il fallo di Miyagi su Yasuda.

I tre tiri in un silenzio cristallizzato.

Riesco quasi a sentire la palla che accarezza la retina di cotone.

 

I respiri affannosi, la corsa che riprende.

I consigli urlati con foga.

Come se ogni punto decretasse la vita o la morte.

 

Le grida d’entusiasmo per lo slam dunk che sono riuscito a fare.

L’alley-hoop da manuale di Kakuta verso Shiokazi.

 

Li rivivo con gli occhi della mente, ogni singolo fotogramma passa davanti a me.

Mitsui che tira da fuori area, in un tiro in sospensione, ma si sbilancia troppo.

“Rimbalzo!” gridano dalla panchina.

E la mia voce sopra le altre che proclama: “Fate largo al Re dei rimbalzi!!” sorrido, bel recupero. Me lo ha detto anche il nonno.. e subito dopo il contropiede..

 

“Li senti, Volpe? Sono i rumori di casa nostra..” dico, capendo solo ora quanto siano coinvolgenti anche per me.

Quanto siano preziosi.

 

Il fischio indica la fine dell’incontro.

E sorrido, perché so cosa succederà adesso.. si sente uno scalpiccio veloce, sempre più vicino.

“CIAO, RUKAWA!!” gridano tutti, in coro.

 

La cassetta si arresta. Appena dopo la fine delle loro parole. Giusto in tempo.

Riapro gli occhi, fuoriuscendo da questo bozzolo caldo.

Per un attimo, mi sento smarrito.

Mi destabilizza, quest’improvviso silenzio. M’infastidisce, quasi.

Mi manca già il familiare suono del pallone che rimbalza.. anche a te, manca?

 

Racimolo coraggio, sfoderando un sorriso contestatore:

“So di gente che si è svegliata, sentendo la propria canzone preferita… la tua è questa!!!!

Se servisse a farti risvegliare, andrei a nuoto in America, mi caricherei Jordan, o Magic Johnson, o Shaquille O’Neal, o chi cazzo vuoi tu, e te lo porterei qui, anche in spalle, capito?!”

Sono disposto a tutto, Kaede, A TUTTO.

 

 

21 Luglio. Mercoledì. “Ultimo giorno di scuola.

Sono già passati 3 mesi dall’inizio.

Ci hanno assegnato i compiti delle vacanze, ( che io –ovviamente- non completerò) domani partiremo per il ritiro organizzato da Anzai-sensei.

Non vedo l’ora di scontrarmi con la squadra che ci affiancherà negli allenamenti.”

 

“Io invece sento ancora puzza di ‘fregatura’!!” borbotto, ricordando come il vecchiaccio mi abbia imbrogliato all’ultimo momento… ok. La sua lungimiranza ha dato i suoi frutti, e di questo lo ringrazio, però.. però…

 

 

22 Luglio. “Partenza.

Con destinazione Shikuoza.

Domani conosceremo la squadra del Liceo Josei, con cui faremo un allenamento congiunto, in vista del Campionato.

Il prof. Suzuki ci ha accompagnati come allenatore nominale, per volontà del Coach, com’era successo durante la partita contro il Ryonan.. onestamente, questa scelta ci ha destabilizzati non poco…

Ma, di sicuro, quello più colpito è stato il Do’aho.

Quando ha chiesto al Mister: “Perché, nonno? Tu non vieni?” dando voce anche alle perplessità degli altri, il Sensei ha risposto: “Caro Sakuragi… io e te ce ne resteremo qui.”

Poi ci ha salutati, e noi siamo andati in stazione.

La scimmia rossa abbaiava ai quattro venti un sacco di domande e di proteste.. sorrido ancora adesso, al ricordo impagabile della sua faccia..”

 

“Ridi, ridi.. Tsk!” è la mia risposta indignata.

 

“All’inizio del viaggio, prima di addormentarmi, ho sentito il capitano che spiegava a Kogure il perché di questa decisione: Anzai-san è convinto che, nei 10 giorni che si separano dal Campionato, Sakuragi possa migliorare ancora molto, quindi ha preferito allenarlo in modo individuale, sotto tutti gli aspetti in cui è carente.

Scelta ponderata, la sua.

Mitsui ha iniziato a dire che lo invidiava e che avrebbe voluto rimanere anche lui..”

 

“Sì, certo. Come no?!

Però intanto io mi sentivo l’ESCLUSO!!

Nessuno sa cosa è successo di preciso… è che era troppo allucinante..

Quando ve ne siete andati, mi ha spedito negli spogliatoi e poi a fare riscaldamento, che io ho compiuto tra un’imprecazione e un’ingiuria.. e me lo sono ritrovato davanti, palla in mano, in shorts e maglia a mezze maniche… e già qui, se ci pensi bene, Volpe, non è che sia una visione idilliaca!!

Comunque, il vecchiaccio mi chiede se me la sento di scontrarmi con lui… io gli rispondo che deve riguardarsi.. che non ho tempo di giocare con i vecchietti, io.

Lui, in tutta smentita, mi provoca: “Se mi sconfiggi, ti permetto di raggiungere il resto della squadra a Shizuoka.”

Ovvio: ho accettato come un siluro!!

Vedere il suo penosissimo riscaldamento mi ha confermato di avere la vittoria in pugno.

Gli saltava la ciccia di qua e di là, e rotolava sul pavimento, anziché flettersi..

Però, -cavolo!- quando ha segnato 9 canestri su 10, mi sono stupito non poco!!

Quando è venuto il mio turno, io ne ho infilati, beh… io.. ok, non ne avevo centrato nemmeno uno.

Avevo perso la nostra scommessa.

 

Ed è allora che sono usciti i miei amici da dietro una porta, con una telecamera in mano.

E il Coach mi ha detto: “Mancano dieci giorni alle Nazionali. Voglio che tu approfitti di questo periodo per imparare a tirare alla perfezione. ALLA PERFEZIONE. Per questo, il tuo ritiro si svolge qui con me, Sakuragi.” Non lo scorderò mai.

 

E mi ha trascinato con il Guntai in sala audiovisivi, e abbiamo visionato la registrazione di tutti i miei sbagli di postura, in quei dieci tentativi.

Ammetto che è stato un colpo molto duro per il mio orgoglio, ma il Mister ha detto che, per migliorare, esiste un solo modo: riconoscere i priori errori. E da lì, partire.

 

Mi ha informato su tutti i dati raccolti da Ayako durante le partite, sul mio conto.

Conclusione: riuscivo a segnare solo se moooolto vicino al canestro.

La cosa mi è andata indigesta.

Ma aveva ragione.

Gli ho chiesto cosa dovessi fare per imparare.

E così lui mi ha proposto di eseguire 20.000 tiri, in questa settimana di ritiro.

Ho accettato, ovvio. “Così pochi?” ho ribattuto, sbruffone.

 

Con lui che mi spiegava dove fossero le mie lacune, le mie imprecisioni..

E’ così che è iniziato il mio corso accelerato.”

 

 

23 Luglio. “Ore 8.00: ritrovo davanti al ryokan in cui soggiorniamo, per raggiungere la palestra dove ci alleneremo.

Ho dato una scorsa al programma delle giornate, non è troppo impegnativo, tre partite in tutto.

E poi giocheremo tra di noi.

Mi sa che dovrò integrare con alcune sessioni personali, per sfruttare al meglio il mio tempo.

....

Ore 20.00: sto aspettando il mio turno per andare in bagno.

Abbiamo visto i nostri avversari di sfuggita.

Il primo scontro è previsto per domani pomeriggio.

Fra mezz’ora si cena, e poi sprofonderò nel sonno.

Nh…”

 

“Io e l’armata siamo finiti a dormire dentro al club di pallacanestro.

Haruko era venuta a trovarci, perché il Gorilla le aveva accennato al mio ‘ritiro speciale’.

E’ stata gentile offrirsi di aiutarmi, in qualche modo.. è inutile che sbuffi, Volpe!!

 

Devo confessarti una cosa..

..quella notte, sognai di essere diventato imbattibile, e che –finalmente- tu ti decidevi a passarmi la palla, con cui io facevo slam dunk, portando la squadra alla vittoria.

La verità è che mi mancavi.. la nostra palestra –per la prima volta senza di te- non mi sembrava neppure la stessa..

 

 

24 Luglio. Sabato. “Abbiamo perso la prima amichevole.

Cazzo, che nervi!!

Ma ci rifaremo… ne va del nostro onore.

Con che faccia altrimenti andremo dal Do’aho, a dirgli che ci hanno battuto??

Quell’idiota comincerebbe a sommergerci di sproloqui, con menate tipo: “Avete perso perché mancava il Genio e bla bla bla…”

Kami ce ne scampi!!”

 

“Perché, non è vero??” insinuo, allusivo. Mentre un ghigno mi si allarga sulle labbra.

 

 

25 Luglio. Domenica. “Mattinata regolare di esercizi, a ritmo sostenuto.

Anche ad Akagi è bruciata la sconfitta inflittaci da quei sapientoni..

Pomeriggio di libertà, invece.

I ragazzi ne hanno approfittato per visitare la città.

Mi hanno chiesto di seguirli.

Me ne sono rimasto a dormire.

Stasera ho telefonato a Mika-san, per dirle che sto bene, che è tutto OK.”

 

 

26 Luglio. “4° giorno di ritiro.

Chissà come se la cava il Do’aho??

Questa palestra è troppo silenziosa, fanno tutti quello che Akagi ordina, senza protestare, nessuno schiamazza per niente.

Nessuno mi chiama in causa, per nulla.

E’ uno stato di grazia di cui dovremmo approfittare il più possibile.. quando ci ricapiterà quest’insperata fortuna?

Forse, mi manca.

Forse.”

 

“Il mio volpino contorto..” esclamo, felice di questa sua –controversa- ammissione.

Anche tu mi mancavi..

 

“Oggi pomeriggio, abbiamo giocato la seconda partita.

E abbiamo fatto rimangiare i denti ai nostri avversari.

Vittoria!

87 a 80.

Il loro capitano è davvero in gamba, quel Mikoshiba ci ha dato del filo da torcere…

Non a caso sono tra i Best Eight del Paese… i n°1 di Shikuoka.

Bisogna riconoscere che sono davvero forti.. ma anche noi lo siamo, solo che non ce la tiriamo come loro!!

E poi, noi siamo senza un titolare.. quindi siamo in svantaggio..

Asp.. sto forse ammettendo che lui è importante per la vittoria?

Oh, Kami Sama!!

..mi sta salendo la febbre… non c’è altra spiegazione.. un’insolazione, sì, ecco cos’è!

Vado a dormire..”

 

“Ma vai dove ti pare… le cose non cambiano!!” –affermo, gongolando.- “Era ora che ti svegliassi!!” uno stato di leggera eccitazione mi sta pervadendo.. una soddisfazione intima, per queste sue parole. Impagabile.

 

 

27 Luglio. “Stanotte, ho fatto un sogno… erotico sul Do’aho.

Nh.

HO FATTO UN SOGNO EROTICO SUL DO’AHO!!!!!

Oh, Kami…

Quell’uomo mi sta rovinando.”

 

“Co..COSA?!” esclamo, mentre percepisco la mia voce salire di un’ottava, per lo stupore.

Sento un imbarazzante calore salirmi verso le guance.. se avessi uno specchio a portata di mano, potrei vedere il mio volto fare pendant coi capelli..

Ma non serve, mi conosco già abbastanza da sapere come reagisce il mio corpo..

Certo.. è normale che lui abbia fatto certi pensieri su di me.. si sentiva attratto dal sottoscritto.. anche io li ho fatti (li faccio tuttora) perché lo amo, lo desidero… però.. ecco.. un conto è sentirselo dire, magari in un momento d’intimità.. e un altro è leggerlo su un diario!!

 

“Mi sembra di fare il guardone…” gemo, che vergogna...

Sento gli zigomi bruciare.. sto andando a fuoco!!

 

Sospiro rumorosamente.

E’ solo un sogno.

Dai!.. siamo adolescenti, è una prassi comune.. già che c’era…

 

“…perché cazzo non hai scritto i particolari del sogno!!!” l’interrogo, piccato.

 

“Ho il diritto di sapere!” protesto, mentre la mia parte sfacciata sopprime quella timida e vergognosa, che grida all’ammutinamento.

 

“Se fosse solo attrazione fisica, beh, me la farei passare..

E’ che ho il terrore di esserci rimasto impantanato fino al collo..

Nh.. SOLO-ATTRAZIONE - SOLO-ATTRAZIONE..

K’so!

Ma chi sto prendendo per il culo??”

 

“Solo te stesso, credo.”

 

“Sui ruoli ci metteremo d’accordo, Volpe, dai..” alquanto dissacrante..

So che dovrei aver rispetto del suo turbamento, ma mi è scappato!!

 

 

28 Luglio. Mercoledì. “Terza partita, ultimo giorno di ritiro.

Domani si parte per tornare a casa.

L’incontro è fissato per le 15.30.

Dobbiamo vincere ad ogni costo!!

....

Pareggio.

Nh.

Ok. E’ sempre meglio di una sconfitta, però..

Che merda..

 

Akagi ci ha già accennato al programma per i prossimi giorni..”

 

“Io ho passato tutta la settimana nello stesso modo, e tutti continuavano a dirmi che ci mettevo troppa forza, per questo sbagliavo.. Il nonno ripeteva: “Prendo la palla, salto e tiro..” fosse stato facile!! “Un movimento ritmico… ritmo. ritmo. ritmo..” me lo sognavo persino di notte..

“A ben vedere, i tuoi –di sogni- erano molto più piacevoli..” e mi scappa un sorriso allusivo.

 

….

 

“Sai? La sera, quando l’armata era già andata a letto, mi intrufolavo nell’aula-video e visionavo le registrazioni della giornata, per vedere i miei progressi e cosa ancora non andasse bene.. così poi avrei chiesto consigli al nonno..”

 

 

29 Luglio. “Quando siamo arrivati a casa, di comune accordo, ci siamo diretti tutti in palestra.

Il Do’aho aveva da poco concluso il suo corso accelerato e, quando ci ha visti, ha cominciato a insinuare stronzate, sul fatto che noi avessimo fatto vedere quanto poco valiamo senza di lui.. Stupido mentecatto!! Akagi gli ha regalato un buon gori-punch di bentornato, che ha dato soddisfazione a tutti noi.

Quando poi gli ha chiesto del suo, di allenamento, lo sbruffone gli ha risposto sibillino che avremo avuto modo di vederlo in azione..

Esaltato!!

Prima di andarsene, il Mister ci ha avvertiti che gli allenamenti sono fissati alle 2.00, domani.

Poi le solite raccomandazioni: riposo, dormire, ecc.. ecc..

Mi mancava una cosa.. ma non potevo chiederla in quel momento..

..una piccola rissa, piccola piccola..

Un ‘welcome home’ tutto nostro.. peccato.

Si vedeva che era stanco, molto più di noi.

Chissà cos’ha imparato..?

 

Me ne sono andato col gruppo, ognuno verso la sua dimora… mentre lui è rimasto con l’oca a pulire la palestra..

Non avrei avuto ragione, agli occhi di tutti, per rimanere lì.”

 

“Non immagini quanto mi faccia piacere, sapere di non essere l’unico tra noi, ad averlo desiderato..

Avrei voluto provocarti, Kit.. e festeggiare a modo nostro il tuo ritorno, ma hai ragione.. ero davvero sderenato.. tanto da protestare contro i ragazzi che mi avevano abbandonato a lavare da solo il pavimento.. ma Haruko mi ha fatto rinsavire, facendomi comprendere quanto in realtà loro avessero già fatto per me, dedicandomi il loro tempo, le loro vacanze, in nome della nostra amicizia.

..E beh… poi mi ha fatto notare che le mie scarpe si erano già distrutte.. e si è offerta di accompagnarmi a prenderne delle nuove, nello stesso negozio della prima volta..

 

Il baffetto che lo gestisce è un tipo molto simpatico, sai?

Ci ha un po’ stufato con le sue infinite regressioni di gioventù cestistica, però poi ha insistito per regalarmi un paio di ba-shoes rosse e nere, come i colori dello Shohoku, ha precisato.

 

Beh, ho gradito molto la sua iniziativa, ma io odio avere debiti in giro per il mondo, quindi gli ho pagato comunque una parte del costo..

 

Ad essere sincero, prima che ce ne andassimo, mi ha confidato che Haruko -che lui ha creduto essere la mia ragazza- le sembrava più carina coi capelli corti..

Mi ha imbarazzato molto, questa sua illusione.. da una parte, lo riconosco, mi ha inorgoglito, ma è stato forse solo un infantile rimasuglio del mio ‘orgoglio-etero’..

Certo, se avesse visto noi due insieme, e avesse detto –per assurdo- che avevo avuto davvero buon gusto nello sceglierti, sarebbe stato meglio, però..”

Ci sarà mai qualcuno che lo dirà?

 

 

30 Luglio. Venerdì. “Allenamenti regolari nel pomeriggio, come stabilito.

Sakuragi non ha dato particolare manifestazione di nuove capacità speciali.

Ha rotto, come sempre.

Tutto nella norma.

Piccola scazzottata di fine addestramento.

Care, vecchie abitudini!!

Oggi mi sento di buonumore..”

 

“Vangelo!” che nostalgia…

 

Devo dirglielo, già.

a quello strizzacervelli pazzo, che la sua tecnica (il diario) funziona. Sto diventando noioso, monotematico e ripetitivo. Ma funziona.

Mi piace.”

 

“Io intanto m’informo su come riscuotere i diritti d’immagine, va bene?” gli annuncio, mentre mi sfugge una risatina allegra.

Oggi mi sento anch’io, dopo tanto, semplicemente felice.

 

..è una bella sensazione, non ricordavo più che sapore avesse..

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

NB: Isya o Isha= dottore

 

 

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Capitolo 22
*** Scelta d'amore 22 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 22

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Konnichiwa, volpaccia..” è il mio saluto, entrando.

 

Oggi, è proprio una bella giornata..

Lo penso, andando ad accostare i vetri della finestra per fare entrare un po’ di brezza autunnale.

Mi accoccolo nell’incavo della soglia, preparandomi a chiacchierare un po’ con lui, come promesso.

Inizio a smistare la monotonia della mia quotidianità, finché un ricordo divertente non mi colpisce.

 

“Senti questa: stamattina, la professoressa Mitaka entra in classe, tutta sfarfaleggiante.. devi sapere che è tornata la scorsa settimana dal suo viaggio di nozze.. e adesso è con la testa sulle nuvole, la bella sposina..”

 

 –lo metto al corrente del quadro generale-

 

“Quella donna è sempre stata un po’ svampita, dai! Ne converrai con me, spero!

Ma adesso è peggiorata di brutto.. davvero…

Dicevo… si è scordata dell’interrogazione che doveva fare, e ha passato l’ora ad illustrarci la disposizione della sua nuova casa… la cosa divertente è questa: ci ha confidato che uno dei suoi sogni era quello di avere la camera da letto in una mansarda, per poter mettere un grande lucernario apribile sul soffitto sopra il letto, e vedere le stelle, e sentire la pioggia cadere.. i lampi, i tuoni, la grandine…”

 

-elenco, enumerando con le dita-

 

“Molto romantico, certo.. se consideriamo lo smog tipico di Kanagawa, e gli tsunami nel periodo giusto, le stelle si posso vedere bene, al massimo, un paio di volte l’anno…” ironizzo.

 

“E quel poveretto che si è fatto accalappiare, mosso a compassione, ha girato mezza città, per accontentarla… alla fine ha trovato la casa con la mansarda, ma non si poteva mettere nessun lucernario… e lei si è dilungata a narrarci il suo dispiacere…

Sai com’è finita??

Che lui ha piazzato un ritaglio di lamiera sul tetto, in modo tale che il rumore della pioggia contro il metallo si sentisse lo stesso, le ha poi spiegato che per le stelle avrebbe provveduto in seguito, e che intanto avrebbero potuto sognarsele… molto romantico, ma poco funzionale…” concludo, sorridendo.

 

Cosa non si farebbe per amore?

 

Sospiro, meditandolo.

Io andrei anche sulla luna, se servisse…

 

 

31 Luglio. Sabato. “Domani si parte.

Ho già dato disposizioni a Mika-san.

E lei mi ha riempito il borsone di roba da mangiare (ha l’assurda convinzione che io patirò la fame), e di maglioni (siamo ad agosto!!) e tisanine contro l’ansia (quale ansia?!).

 

Breve seduta da Maeda-san, incastrata a forza tra i miei e i suoi impegni.

Si avvicinano le sue ferie e, se Kami vuole, io me ne resterò via da qui per un bel po’, tra Campionato e Ritiro con la Nazionale Juniores..

Anzai è convinto che sarò convocato anch’io.

Non sono scaramantico, però, finché non avrò tra le mani la lettera d’invito, io non m’illudo.

Anche se sarebbero DAVVERO stronzi, ad escludermi.

 

Ad ogni modo.. alla fine non gliel’ho detto, all’analista, che la tecnica del diario funziona.

E’ che ero troppo euforico dopo la scazzottata col Do’aho, ecco tutto…

Ciò non smentisce che, comunque, sia utile..

Abbiamo parlato del recente ritiro, della pressione psicologica delle Nazionali: avere tutti gli occhi del Giappone puntati contro, non capita tutti i giorni, no?!

E poi ancora di lui, di questo rapporto senza capo né coda, che ci lega.

E’ un po’ meno difficile ammetterlo, adesso.

Questo non toglie che, applicare tante belle disquisizioni mentali alla realtà, non sia altrettanto semplicistico.”

 

“Nessuno ha mai detto che lo sarebbe stato..” concordo, percependo la sua impotenza.

 

 

1° Agosto. “Ritrovo davanti alla stazione centrale dei treni, ore 7.45.

Il Do’aho idiota è arrivato in ritardo.. ma come si fa??”

 

“Mi sono addormentato a casa di Mito, per sbaglio.. e mi ha svegliato –per puro caso- una pedata di Takamiya, sugli stinchi..

La notte prima, eravamo tutti crollati in catalessi: loro perché ubriachi, io per la stanchezza..

Devi sapere che il 1° Agosto è il compleanno del mio migliore amico… ed era d’obbligo festeggiarlo, assieme alla partenza del Tensai!

Così, nella foga della baldoria, mi son scordato di puntare la sveglia..” arrossisco, non avevo scusanti.

 

“Akagi voleva tirargli il collo, quando lo ha visto arrivare tutto trafelato.

Solo l’intervento tempestivo di Anzai ha evitato al pollo una morte prematura.

Stavamo per perdere il treno a causa sua!!”

 

“Scusa, Ru..” borbotto, sinceramente contrito.

Anche se non serve più, ormai.

 

“Poco dopo la partenza, Akagi ci ha informati sul nome del nostro primo avversario: il Toyotama, di Osaka.

E poi, come secondo incontro, in caso di vittoria (quale ‘in caso’?! Noi vinceremo!!) contro il Sannoh Kogyo da Akita.

A quel nome, si è levato un brusio di proteste e di agitazione.

Sakuragi ha chiesto a tutti il perché di tanto scalpore.. forse solo lui non era ancora a conoscenza della fama dei nostri avversari. Avevano vinto lo scorso Campionato e anche il precedente.

Ayako ha chiesto ad Anzai perché non ci avesse avvisati prima.

E lui ha replicato che era inutile farsi prendere da un’inutile pressione psicologica, anzitempo.

 

Al terzo incontro, ci ritroveremo davanti l’Aiwa.

E la scimmia rossa ha borbottato qualcosa sulla ‘Stella di Aichi’.

Ignoravo sapesse della sua esistenza.

 

Arrivati ad Osaka, abbiamo fatto la sgradevole conoscenza del Toyotama..”

 

“Quello stronzo codino!!” –m’infervoro- “Mi è stato sulle balle dal primo momento! Il minimo che potessi fare era fargli baciare il pavimento.. e gli ho dichiarato guerra.

A quel Kishimoto, gliel’avrei fatta pagare cara!”

 

“Il carciofo ha fatto lo sgambetto alla loro testa calda.

Ma, per una volta in vita mia, riconosco che ha fatto bene: chi cazzo si credeva, quello stronzo??

 

Giunti a destinazione, a Hiroshima, siamo andati nel ryokan riservatoci, e poi al Palazzetto, nel pomeriggio, per il giuramento e l’apertura ufficiale dei Giochi.

 

L’inizio delle gare è previsto per domani mattina.

Mentre osservavamo il pannello con la disposizione dei vari incontri, abbiamo ritrovato il Kainan.”

 

“Quel menagramo della Nobuscimmia voleva farci le condoglianze, perché convinto che saremmo stati eliminati già al primo turno.. e poi si è rivolto a te..”

 

“Kiyota mi si è avvicinato, blaterando qualcosa sul fatto che la nostra sfida per diventare miglior rookie sarebbe dovuta finire oggi, poiché noi saremmo tornati a casa presto, data la fama dei nostri avversari.

Gli ho replicato che tanto avremmo dovuto sconfiggerli nel corso del campionato, quindi non cambiava nulla.

 

“Ben detto, Volpe!” concordo, con enfasi.

 

“Il Toyotama si è unito al nostro gruppo, riprendendo a provocarci.

Quando se ne sono andati, Maki mi ha dato un consiglio strano, riferendosi a Minami, il loro capitano. Ha avvertito: “Rukawa, sta’ molto attento a quel tipo.”

Chissà cosa intendeva dirmi..”

 

“Lo avresti scoperto molto presto a tue spese, purtroppo. E stringo i pugni, di riflesso, al ricordo della mia indignazione.

 

“Cena frugale, e a letto presto, mi sono ripromesso.

10 ore filate, dritte dritte.

Domani sarà un gran giorno.”

 

“In realtà non è proprio andata così, quella notte, no?” espongo, per far riaffiorare i ricordi..

 

 

2 Agosto. Lunedì. “Ore 6.50.

Scrivo ora, per riempire uno spazio di tempo che mi è risultato –imprevedibilmente- vuoto.

La sveglia è soltanto tra mezz’ora, ma io sono già bello e arzillo.

Non posso neanche andare ad allenarmi. Divieto del Coach.

Stanotte è successa una cosa bizzarra..”

 

Sorriso.

Chi può impedirmelo?

 

“Mi sono addormentato in modo relativamente semplice, ripetendo il mio solito training autogeno: ‘Sono il n°1 del Giappone’ ed è funzionato a dovere.”

 

“Wow!! La poliedricità dei tuoi pensieri mi sconvolge!!” ironizzo.

 

“Solo che, nel bel mezzo della notte, mi sono svegliato tutto ansante, con la tachicardia.

Ma non per colpa del mio sogno ricorrente o di uno sul Do’aho, sia chiaro.

Semplicemente, avevo perso –di colpo- tutto il mio sonno, e sentivo addosso una strana, inconsueta, agitazione.

Ma il problema, ad essere sinceri, non è stato neppure quello.

Quanto più il fatto che io SO, per esperienza comprovata in numerose occasioni, che senza un adeguato riposo ristoratore mi sarei ritrovato, al mattino, con una fastidiosissima emicrania, che generalmente mi impedisce di concentrarmi a dovere. A nulla valgono gli analgesici comuni, li ho già testati a vagonate.. Sonno, puro e semplice, è il mio rimedio. La panacea di tutti i miei mali.”

 

Non oso dirlo, ma mi sembra quantomeno infelice, ora, un’affermazione così.

 

“Ma sto andando a campi.. dicevo.. mi son svegliato. Senza sapere come riprendere la mia dormita, e di colpo, mi vengono in mente le bustine di tisana confezionate da Mika-san, con le erbe officinali coltivate da una delle sue sorelle, di cui ignoro il nome.

Risultati garantiti, mi ha detto all’infinito.

Finora, mi sono sempre rifiutato di assaggiarne una; ma, colto da disperazione alla vigilia della partita, ho raccattato due o tre bustine ‘rilassanti/calmanti’ e mi sono diretto nella cucina del ryokan. La padrona ci aveva dato il permesso di entrarvi, in caso di bisogno.

Senza fare rumore, ho attraversato i corridoi fiocamente illuminati e sono sceso al piano di sotto.

Sinceramente, fa un po’ paura, ‘sto posto, di notte.

E’ –quantomeno- lugubre.

 

“Sacrosanta ragione..” ne convengo, annuendo.

 

“La cosa curiosa è successa quando sono quasi arrivato a varcare la soglia di quell’immenso stanzone.. si sentivano dei rumori soffocati, provenire da quella direzione.

Il locale era completamente al buio, tranne che per una tenue luce che fuoriusciva dal frigorifero a colonna, in un angolo.”

 

“Quanto la fai lunga, Kit..” protesto.

 

Qualcuno stava rovistando, accucciato,  tra gli scomparti.

La frase più banale che mi è salita alle labbra è stata il classico: “Chi è là?”

E l’intruso ha preso una capocciata sul ripiano, l’ho sentita distintamente..

Ho acceso la luce, giusto nel momento in cui una zazzera conosciuta faceva la sua comparsa al di là dello sportello.

Il Do’aho aveva un’espressione ridicola, come un ladro preso con le mani nel sacco.. Ops.. nel frigo.

Mi ha fissato come si guarda un fantasma: con gli occhi sbarrati e spaventati.”

 

“Ma quanto la fai diventare scenata!!” protesto.

 

“Solo quando gli sono arrivato vicino, ho notato la polpetta di riso che gli spuntava dalla bocca.”

 

“Tsk!” sbuffo, contrariato.

 

“Ti sembra l’ora di strafogarsi di schifezze, Do’aho?” gli ho chiesto, con una punta di rimprovero.

E lui ha bofonchiato, deglutendo il boccone: “Fame nervosa.. non schifezze..”

 

Devo essergli parso dubbioso, so di sollevare un sopracciglio per abitudine, quando sono scettico...

 

E poi mi sono perso a guardare la sua buffissima faccia, ricoperta di chicchi disseminati vicino alle labbra, e sulle guance.. Per trenta secondi, giuro, mi sono fatto violenza: mi avrebbe picchiato, se avessi allungato un dito per ripulirlo?

O magari per accarezzarlo? Per sbatterlo sul ripiano –lì, di fianco a lui- fino all’alba, e ‘fanculo anche il sonno!!.......?

(Ma da quando sono diventato così triviale??)”

 

“E’ quello che mi chiedo anch’io..” mentre avvampo, imbarazzato e –mio malgrado- in parte lusingato dalla sua idea.

 

“E’ tutta colpa sua!!”

 

“Sì… come no?!” rispondo, polemico.

 

“Come fa a non accorgersi di essere un tale mixer d’innocenza e sensualità?”

 

“Sono spontaneo e ingenuo, io…” pigolo, facendomi piccolo piccolo..

 

“Forse sono rimasto impalato un istante di troppo, perché lui –ingoiando un nuovo morso- mi ha detto:

 

“Per caso.. sei anche sonnambulo, Volpe??” tiro a ricordare.

 

“Per caso.. sei anche sonnambulo, Volpe??” -sorrido, eri così carino tutto spettinato..-

“Nh. Stupido carciofo, no che non lo sono!!” e ho fatto per andare in cerca di un bollitore.

 

“Sono là dentro.” m’indica lui, segnando il ripiano sopra la mia testa.

“Ma da quant’è che sei qua, Do’aho??” sbotto, spontaneo.

 

Lo vedo arrossire, farfugliando qualcosa su un the già bevuto..

E poi fa una cosa strana: mi si avvicina, smettendo di razziare la dispensa di questo posto, mi porta via dalle mani la teiera, e mi dice di sedermi su uno degli sgabelli vicino al bancone; mentre lui riempie d’acqua il contenitore, e lo mette sul fuoco.

Non posso che ridurmi a fissare ogni suo gesto, lento e misurato, come se già conoscesse questa cucina, come se gli fosse familiare.

D’un tratto l’assurdità della cosa mi travolge.

Io e lui, alle tre di mattina, nell’intimità di una cucina che non è la nostra.

-Avremo mai una cucina nostra?-

Mi chiedo.”

 

“Sì che ce l’avremo..” lo rassicuro.

 

“La quiete che ci avvolge è timida, e mi fa sentire assurdamente imbarazzato.

Forse, è solo colpa del suo silenzio: Sakuragi non sta mai zitto.. deve proprio farlo in questo momento?

Lo sbircio di sottecchi, mentre aspetta, appoggiato al lavello con la schiena: sta studiando con una minuziosa curiosità la disposizione dei vari elettrodomestici, e io mi ritrovo, mio malgrado, ad imitarlo.

Non mi piacciono le cucine così: troppo grandi, dispersive, le marmitte enormi, così pure i lavelli, il gas a 10 fuochi, tutto in acciaio, lucido, freddo, impersonale.

Mia madre ha scelto direttamente ogni più piccolo suppellettile della nostra.

Perché sosteneva che la cucina è la stanza più vissuta della casa, e che quindi deve far mettere a proprio agio chi ci abita.”

 

Realizzo solo ora, che io non sono mai entrato nella cucina di Casa Rukawa.

 

“Ho fatto l’inventario di tutta la stanza, più e più volte.

Ma alfine, i miei occhi sono ricaduti su di lui.

Ancora immobile, nella medesima posizione.

Sembrava evitasse di guardarmi..

 

“L’intenzione era quella..” confesso.

 

“E avrei dovuto farlo anch’io, perché vederlo conciato in quel modo mi ha fatto spuntare pensieri ben poco casti, nei suoi confronti.. Io, almeno, ho avuto il buonsenso di infilarmi un pigiama, prima di scendere..”

 

“Quello a righe bianche e blu, in stile carcerato??” provoco, ghignando.

 

“Invece, quella scimmia rossa ha indossato solamente una canotta bianca, e un paio di calzoni dal colore impronunciabile.. probabilmente, lo stesso abbigliamento con cui stava dormendo, prima della sua incursione per saccheggiare il cibo.”

 

“Esatto!” confermo.

 

“Non lo si poteva certo definire sexy.

Non per i canoni comuni. Questo è certo.

 

Ma io.. io…beh, era ‘bello’. Per me lo era.

In quella posa, con quegli indumenti, con l’espressione assonnata e i capelli sparati in tutti le direzioni..

‘Semplicemente, bello.’ Ricordo di aver pensato.”

 

Arrossisco, per la sincerità di questo suo complimento indiretto.

La sua immediatezza mi destabilizza.

E mi riempie di tenerezza.

 

“Il fischio del bollitore ci ha fatti sussultare entrambi, probabilmente anche lui smarrito in pensieri privati.. e mi ha chiesto se preferivo il the verde o nero.. a quel punto mi sono ricordato delle bustine in tasca, e gliele ho porte.

Non ha fatto domande, mentre le immergeva nel filtro, anche se sembrava sorpreso.

Non so ancora come, ma sono finito a bere una tisana di Mika-san col Do’aho, arrivando addirittura a strafare, oltrepassando la soglia di un monologo (il suo), imbastendo un dignitosissimo dialogo, (a suo modo piacevole), di cui ora non saprei nemmeno citare un argomento, se mai ce ne fosse stato uno.

Beh, alle 3.40 abbiamo spento le luci, e ognuno è tornato nella propria camera.

Ignoro se sia merito del decotto, o delle chiacchiere concilianti del ‘Tensai’, ma sono riuscito a ripiombare in un riposatissimo sonno, fino a 45 minuti fa.

Non ho mal di testa, mi sento sveglio e carico di energie.

Miracoli delle erbe.”

 

“Stronzo!” m’offendo.

 

“Hanno bussato alla porta. E’ già ora della colazione?!

Ed è pure passato il tempo a mia disposizione…ma, cavolo!! Quanto ho scritto??

A stasera, per il resoconto della partita..”

 

“Baka Kitsune, che non riconosce il palese effetto benefico della vicinanza del Genio!!

Senza nulla togliere al buonissimo infuso di Mika-san.. il merito è TUTTO MIO!!” e me ne vanto, vorrei ben vedere…

 

 

Uno spiffero d’aria –non più gradevole- mi lambisce il collo, ricordandomi che la finestra è ancora socchiusa.

Mi alzo distrattamente dalla sedia, e solo ora noto le luci accese fuori nel parco dell’ospedale.

...E’ già sera.

 

Sbuffo, sono sempre più convinto che il tempo, qua dentro, si prenda gioco di noi.. e abbia una strana concezione di senso dell’umorismo..

 

Tanto vale andare via ora, senza costringere Saito-san a dirmi che è meglio che torni a casa..

Sia chiaro: lei è sempre molto gentile con me, ma a volte ho il timore d’infastidirla, soprattutto se la mia presenza va ad intralciare il suo lavoro.

 

E ritorno a fissare lui, i macchinari, la flebo.

Due sacche.

..e una sta per finire..

 

M’infilo la giacca leggera, che avevo portato inutilmente, vista la giornata calda di oggi.

La pioggia dei giorni scorsi sembra già un ricordo lontano..

 

 

M’avvicino al letto, lo accarezzo piano, su uno zigomo, vicino alla mascherina.

E’ una carezza impacciata, che prende vita propria, risalendo verso la tempia, fino all’attaccatura dei capelli; le mie dita scostano di lato la frangetta, dove rimane il segno di una piccola cicatrice, che sta scomparendo.

Mi chino, strofinando piano le labbra contro la sua pelle tiepida.

“Buonanotte, amore.” E’ il mio sussurro, mentre mi costringo ad allontanarmi dalla persona più preziosa che ho.

 

“Avviso io, in guardiola, che la fisiologica sta finendo. Non ti preoccupare..” lo avverto, con la mano già sulla maniglia.

 

A domani..

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

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Capitolo 23
*** Scelta d'amore 23 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 23

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Mamma mia, che caldo!!” esclamo, dando una spinta col tallone alla porta che si chiude alle mie spalle, sfilandomi –al contempo- gli occhiali da sole.

 

“Ho dovuto riaprire l’armadio con le cose estive, sai, Volpaccia??

Ma dico io!! Ad autunno inoltrato, non dovrebbe esserci una temperatura così!!” mi lamento, andandomi a sedere.

Devo completare la lettura di ieri: la cronaca della prima partita.. e poi… beh, poi la serata..

 

 

“Abbiamo vinto!!!

Ma andiamo con ordine..

Quando siamo partiti dalla pensione Chidori, Akagi ha picchiato il Do’aho, per una sua insinuazione di dubbio gusto. Quell’idiota non imparerà mai a tenersi la lingua tra i denti.. ma credo di capire perché l’abbia fatto: subito dopo la reazione del Gorilla, tutti si sono rilassati.. che fosse tutto calcolato??”

 

“Chiaro, no?!” -mi rallegro- “Il mio Genio sublime, al servizio di quei paurosi..”

 

“Aida del Ryonan ci ha persino spedito i suoi appunti sul Toyotama, per favorirci. Pensiero gentile, il suo.”

 

“Già!! Salvo poi spaccarmi i timpani con i suoi  incoraggiamenti!!”

 

“Arrivati in campo, dopo le rassicurazioni dell’allenatore, Sakuragi è stato oggetto di numerose critiche a causa dei suoi capelli.. ma quella scimmia stramba ha detto che era normale che l’asso della squadra subisse un po’ di pressione psicologica..”

 

“Ovvio! No?! Non c’era da preoccuparsi.. e poi, avevo intravisto sugli spalti il Guntai, i sostenitori di Mitsui, e Haruko con le sue amiche..”

 

“Stupido megalomane, che si crede la nostra punta di diamante!!

Nh.. comunque, il carciofo è andato a stuzzicare Kishimoto, e l’avversione del pubblico nei suoi confronti si è centuplicata.. buon inizio, non c’è che dire..

Nella contesa, abbiamo preso noi la palla, ma poco dopo il possesso è passato in mano loro, come il primo canestro dell’incontro.

Sono davvero una squadra di classe A.

E’ la prima cosa che salta gli occhi, e che sono anche molto scorretti, ma questo sono bravi a nasconderlo..

Dopo il primo minuto, ci avevano rifilato già 9 punti.

Minami si è avvicinato a me, dicendo: “Se tu sei davvero l’asso della squadra, Nagarekawa.. allora perché non tenti una mossa d’attacco?”

Sono rimasto talmente sorpreso, da non riuscire a replicare.

Non tanto per la provocazione, ma per come mi ha chiamato.. Non mi era mai successo prima, che qualcuno mi chiamasse con il SUO nome..

Comunque, ho superato lo stupore iniziale per colpa del Do’aho, e di un suo tiro (che definire ‘tiro’ è una bestemmia), finita tra gli spalti, in mano a quelli del Kainan..”

 

“Kami Sama.. che figura!!” gemo, rispolverando la mia giocata.. 

 

“Il Coach lo ha sostituito all’istante. Il minimo che potesse fare..”

 

“Ma tu non eri innamorato di me?! Da che parte stai??” inveisco, sentendomi solo e abbandonato.

 

“Quando fa cazzate così madornali, è imperdonabile.. mi sa che dovrò rivedere con Maeda le mie priorità..”

 

“Traditore!!” gli grido, avvampando.

 

“Anzai-sensei ha mandato in campo Yasuda, per rallentare il ritmo dei nostri avversari. Strategia corretta. Al 10° minuto, li avevamo quasi raggiunti: 15 a 14 per loro. Akagi è davvero in forma.”

 

“E intanto il nonno mi rabboniva, raggirandomi con le sue teorie, sul fatto che ero l’asso segreto dello Shohoku, e che dovevo rimanere tale…” sbotto, poco convinto tuttora..

 

“Quando i nostri avversari hanno cominciato a pressarlo, mi sono lanciato a canestro, segnando.”

 

“Ed io, che ero reduce dall’allenamento dei 20.000 tiri, per la prima volta, ho intravisto il tuo vero valore.. e sono rimasto imbambolato a fissare la tua azione..” confesso.

 

“Sentivo il fiato di Minami sul collo, è bravo a marcare, non c’è che dire..”

 

“Si sentiva tutta la gente parlare della tua bravura, malgrado tu fossi solo una matricola.. ma a me, la cosa che veramente dava fastidio, era il modo con cui quel Calimero ti pressava.. e tu, malgrado tutto, continuavi la tua azione con quella che sembrava una facilità disarmante.. per quello, ho chiesto ad Ayako se sapeva da quanto giocassi.. ma il nonno è intervenuto, prima che lei rispondesse, invitandomi ad evidenziare quante finte avevi compiuto, prima del tuo ultimo tiro… io gliel’ho simulato, rispondendo due.. invece lui mi ha corretto, evidenziandone tre.

E poi mi ha sorpreso, dicendomi questa frase, che non scorderò mai: “Purtroppo non puoi sottrargli il suo talento. Dovrai allenarti tre volte quanto si allena lui… altrimenti non riuscirai a raggiungere il suo livello entro la fine del liceo.”

Mentre questa consapevolezza mi gravava addosso, con tutto il suo peso… sono rimasto lì, a fissarti, prestando attenzione al tuo gioco.. Per la prima volta in vita mia, ho realizzato che i miei progressi –seppur straordinariamente rapidi- non sarebbero bastati a raggiungerti.. e che mi ci sarebbe voluto del tempo… molto tempo.. almeno, dentro di me, potevo ammetterlo.” confesso.

 

“Percepivo anche gli occhi del Do’aho, fissi sulla mia schiena.. forse mi stava lanciando qualche accidente.. mi sono voltato a cercarlo, e per un attimo abbiamo incrociato lo sguardo. Aveva un’espressione molto seria… chissà a cosa stava pensando?

Comunque, il loro capitano mi ha distolto dalle mie riflessioni, esclamando: “Allora è proprio come pensavo.. l’asso dello Shohoku sei tu!!”

In quel momento, avrei dovuto ricordare le parole di Maki.. ma, come dice il proverbio: ‘Del senno di poi son piene le fosse’, no?!

Tutto si è svolto troppo in fretta.. prima ancora di sapere come, l’Ace Killer (solo adesso so che è il suo soprannome) mi ha colpito all’occhio sinistro.

Mi hanno trasportato in infermeria in barella, con una commozione cerebrale.. non ho ricordi chiari di questi momenti.. Mi hanno riferito che Sakuragi è entrato in campo tutto agitato, inveendo contro Minami, e l’arbitro gli ha rifilato un fallo tecnico.

Potrei quasi sentirmi onorato di questa sua iniziativa.. ma è probabile che mi ritenga proprietà privata di caccia.. ogni tanto lo si sente quando borbotta negli spogliatoi: “Solo io posso battere Rukawa, solo io riesco a marcarlo, solo io ho il diritto di picchiarlo..”

 

“Una dichiarazione d’amore un po’ originale…” mugugno, guardando altrove.. “E’ che m’ha fatto imbestialire il modo in cui ti ha colpito, e ‘fanculo anche il fallo.. quando ti ho visto cadere perdendo i sensi, credevo che il cuore mi si fosse fermato!!” forse è successo davvero..

 

“Che nervi!! A quel bastardo non hanno neanche fischiato il fallo intenzionale!!”

 

“E non è finita lì! Dopo che te ne sei andato, hanno provocato anche Miyagi, tanto che il giudice di gara ha chiamato i due capitani, ammonendoli.. Poi ci hanno spedito negli spogliatoi, perché il primo tempo era finito.. ero così nero che ho riempito un armadietto di testate.. e Ishi mi ha suggerito di andare con lui per vedere come stavi.. E’ stato molto imbarazzante…. Perché mi sono reso conto di essermi scoperto un tantino troppo, con la mia sfuriata.. così ho riportato in lidi più sicuri la barchetta nella mia testina.. dopo averlo picchiato per l’infausta proposta, ho chiarito a tutti il concetto: “Rukawa è il mio rivale n°1, e giuro che lo annienterò.. prima o poi, si capisce… quindi nessuno può metterlo fuori gioco, prima di me..” ecco, all’incirca il succo è questo.. poi il nonno ci ha rimproverati, spiegando che rispondere alle loro offese non ci avrebbe fatti vincere.. e in quel momento sei entrato tu, con quell’occhio tutto pesto..”

 

“Il rossino mi è corso incontro, con la grazia di una mandria di bufali, e un dito minaccioso proteso verso il mio ematoma. “Se mi tocchi, t’ammazzo.” Gli ho ringhiato e lui ha preso il largo.

Poi, malgrado le proteste, hanno capito la mia ferma volontà di tornare in campo e li ho incitati con il nostro vecchio motto.”

 

“'Allibiti' sarebbe il termine più corretto, credo.. dai! Ammettilo.. tu che ci imbocchi un: “Noi siamo..” aveva del surreale…”

 

“Sia io che la scimmia rossa siamo tornati in campo. Mentre la platea si innalzava in un brusio.. credevano –forse- di avermi messo fuori combattimento??

Ho dato un’occhiata al tabellone: 28 a 34 per loro. Mi sono accorto subito del mio limite più grosso: con un occhio solo, faticavo a percepire le distanze.. ho chiesto che i passaggi avessero meno forza..

Comprendo la scelta dell’allenatore, ma giocare in velocità col Toyotama è molto pericoloso.. il ‘Run & gun’ è anche la loro specialità, oltre che la nostra..

Sakuragi ne ha fatta un’altra delle sue: Miyagi, (che ha seguito il consiglio del Coach e non si è fatto prendere dalle provocazioni) gli ha fatto un assist perfetto, un alley-hoop da manuale. E l’Idiota ha pensato bene di prenderlo come se fosse un rimbalzo, anziché spingerlo nel cesto.. NON-HO-PAROLE.

Minami, intanto, continuava a punzecchiarmi.. e il gioco proseguiva.. ad un bel mentre, visto che non la smetteva, gli ho detto: “Che tipo di atleta credi che sia  il n°1 del Giappone?” non mi ha risposto, ma credo di averlo colto di sorpresa, così ho concluso: “Secondo me, è colui che guida la propria squadra fino a farla diventare il n°1 del Paese!.. e io aspiro a questo. Anzi, francamente credo di esserci già arrivato, e non ho intenzione di perdere altro tempo.” E poi mi è arrivata la palla tra le mani e ho segnato, facendo canestro.”

 

“Avevo ascoltato anche io la tua conversazione, incuriosito dalla tua improvvisa prolissità.. quando poi ti ho visto tirare, e sentirti dire che quel movimento l’avevi provato e riprovato qualche centinaio di migliaia di volte… mi ha lasciato stupefatto.. quella cifra mi rimbombava nella testa, ingigantendo sempre più il baratro che ci distanziava..” per un attimo, lo ammetto, mi sono lasciato sopraffare dallo sconforto.. ma poi, tu che ci richiamavi in attacco, mi hai dato nuova energia.. e un motivo in più per raggiungerti…

 

“Mi hanno assegnato due tiri liberi, per una scorrettezza del loro n°6.

Davanti al canestro, ho nuovamente realizzato l’impossibilità di calcolare le distanze. E così ho fatto l’unica cosa in mio potere: ho chiuso gli occhi e mi sono affidato alla memoria del mio corpo.

Sentivo il Do’aho gridare che era impossibile centrare il cesto. Il primo è entrato, il secondo ha preso il ferro…era troppo corto.

E il mentecatto ha preso –giustamente- il rimbalzo, ma poi si è messo a lanciare a caso, e la palla è finita al Toyotama.”

 

“Mi ero agitato, e non ho messo in pratica gli insegnamenti..” piagnucolo.

 

“Akagi, -marcato da tre giocatori- in un impeto di follia, gli ha ripassato il pallone, visto che era completamente libero. E lui ha segnato da fuori area..

IL DO’AHO HA SEGNATO DA FUORI AREA!!!!

Kami.. tutti noi eravamo increduli.. (lui, per primo).

E tutti ci guardavano storto, non capendo il nostro sbigottimento..

 

“Eh eh eh.. il Tensai vi ha lasciati senza parole, eh???” rido, gongolando..

Ricordo di esser corso dal nonnino, che mi ha dato il cinque…

 

“Al 18° del secondo tempo, i nostri avversari erano in vantaggio di 10 punti, ma il contropiede di Miyagi li ha fatti tremare: una sua azione combinata con Akagi e Mitsui ci ha riportati a -7.

E poi, i ragazzi ci hanno dato dentro, sempre in attacco.

Dal canto mio, marcare Minami non era semplice..

A 5 minuti dalla fine, eravamo in parità.

Il Toyotama ha chiesto il time out, e Ayako mi ha portato del ghiaccio per l’occhio.

Ryota mi ha suggerito di farmi sostituire, ma ho rifiutato.

Quando tutti hanno capito che era mia ferma intenzione restare fino alla fine, -che per me era importante- non hanno insistito.

Intanto, nella panchina avversaria, si sono picchiati, per uno screzio interno.”

 

“Ma Anzai ci ha riportati all’attenzione, ammonendoci sul fatto che i problemi dei rivali non dovevano riguardarci.. e poi ha detto che avremo puntato sull’attacco, privilegiando il rimbalzo –ovvero il sottoscritto- per vincere.

 

“Alla ripresa, Sakuragi ha intercettato un bellissimo rimbalzo, e io ho segnato, sfondando la loro difesa, e mi hanno regalato anche un tiro libero.

A 4 minuti e 44 secondi dalla conclusione, siamo finalmente passati in vantaggio.

Lentamente, i nostri avversari si stavano sfasciando..”

 

“Hai ragione.. Il fatto che il loro Ace Killer non fosse riuscito a metterti fuori gioco, li ha destabilizzati di brutto, unito poi alla discussione col loro coach..”

 

“Mentre mi marcava, Minami aveva lo sguardo assente, come se in realtà non fosse più lì, con la testa.. Ad un tratto, è partito con un attacco frontale. –Pura pazzia- Mi ha travolto e siamo caduti malamente al terra. Lui è svenuto. Mi sono rialzato tutto ammaccato, ma intero..”

 

“La mia volpaccia dalla testa dura..” sbuffo, ma non posso negarmi l’intonazione benevola che la colora.

 

“A 2 minuti dalla fine, Sakuragi prende un magnifico rimbalzo (ancora mi chiedo come faccia a saltare così in alto) e segna, da fuori area.

Siamo 91 a 81, per noi. Minami torna in campo, con una vistosa fasciatura.

Ma è più determinato che mai.. Il Capitano rimprovera il Do’aho, per una sua distrazione.”

 

“E poi ci ha sgridati col suo vocione: “La partita non è ancora finita!! Non voglio alcuna disattenzione da nessuno!!!” già già.. nel frattempo, il Calimero ha messo a segno un paio di tiri da tre.. è forte, inutile negarlo..”

 

“A 58 secondi dal termine, siamo 91 a 87. Hanno tirato fuori le unghie.. ma noi non siamo da meno, anzi.

Akagi e la scimmia rossa hanno recuperato un rimbalzo sullo scadere, e si sono strattonati, per non perderne il possesso.. Talmente concentrati, che Mitsui ha dovuto dire loro che erano compagni, non avversari..”

 

“La foga, sai…” tento miseramente di giustificarmi..

 

“Siamo tornati da poco in albergo, dove Aida ci ha già faxato le sue congratulazioni.. e Akagi ha ricevuto una telefonata che ha lasciato tutti basiti: il coach della Shintai si complimentava con lui, per la vittoria.. Credo sia normale che un’Università di questa fama lo abbia già contattato.. il nostro Capitano è il miglior Centro della Prefettura..”

 

“Mitsui intanto si deprimeva, perché nessuno lo voleva..”

 

“Il Mister ci ha convocati, prima di cena, per farci visionare una partita Kainan vs Sannoh, dello scorso anno. Non so se sia stata effettivamente una buona idea. I ragazzi ne sono usciti parecchio scossi, soprattutto Miyagi, quando ha saputo che il play è in squadra anche quest’anno, e sarà il suo diretto rivale.. Tre sono del terzo anno, tra cui il loro asso: il n°13.

L’unico immune dal timore reverenziale che il Sannoh Kogyo incute, al solo nominarlo, è il Do’aho. Beata ignoranza, mi verrebbe da pensare.. Anzai-sensei ha detto che dobbiamo tener conto del fatto che loro hanno l’esperienza necessaria per vincere, e un intero palazzetto che tiferà per loro.. e che, se vogliamo batterli, non dobbiamo indietreggiare di fronte a niente.. MASSIMA RISOLUTEZZA. Ha ragione.”

 

“Dopo quel filmato, se ne sono andati tutti con la coda tra le gambe, a prendere una boccata d’aria.. Tu invece sei rimasto lì, sul divano, a fissare lo schermo vuoto.. quando ti ho preso in giro, chiedendoti se anche tu non avevi bisogno di arieggiare il cervello come gli altri, continuavi a ripetere solo: “Deficiente!” ma eri abbastanza scosso, ammettilo.. E poi mi ha telefonato Haruko, che in realtà voleva parlare con suo fratello, ma va beh.. i suoi complimenti si sono piaciuti lo stesso..

E mentre ero lì, sento la signora Chidori che ti chiama, pronunciando il nome di.. beh, sì.. di quello.

Così vi ho seguiti.. sia mai che il Calimero avesse intenzione di finire il lavoretto lasciato a metà..”

 

“La padrona del ryokan mi avvisa dell’arrivo di un ospite, che mi cerca.. e mi ha nuovamente chiamato Nagarekawa…ma -qui a Hiroshima- nessuno sa pronunciare correttamente il mio cognome??

Comunque.. era Minami, che è venuto a scusarsi, e ha portato anche una crema prodotta dai suoi, che gestiscono una farmacia. Dovrebbe far miracoli, ha garantito.. L’ho ringraziato, non sono una persona scortese, io. Anche se avrei dovuto picchiarlo, per come ha ridotto il mio povero occhio..

Siamo finiti a parlare di basket. (ovvio)

Mi ha detto che, se voglio davvero diventare il n°1 del Giappone, devo prima sconfiggere Sawakita; perché è lui il giocatore più in gamba del panorama liceale nipponico.

Poi mi ha salutato, augurandomi sportivamente di vincere la gara di domani.”

 

“Penso che sia stata una delle poche volte, in vita mia, in cui spiare qualcuno non mi ha fatto sentire assolutamente in colpa. Nessuna remora. Nothing.

Quando vi ho sentiti parlare di Sawakita, mi sono un tantino infiammato.. ora come allora, sono più che convinto che dovrai battere prima me, e poi andartene a cercare altre sfide, chiaro, Volpe??”

 

“Adesso vado a mettermi ‘sta pomata, e dopo a cena.. poi dovrò trovare un espediente per scaricare la tensione.. sembriamo tutti dei leoni in gabbia..”

 

“Io intanto sono andato a rompere le uova nel paniere a Ryo-chan.. solo soletto con Ayako..” –ghigno, al ricordo delle sue imprecazioni trattenute, vedendomi..- “Sperava, lui, di farsi consolare dalla nostra manager, eh?”

E poi sono passato dai senpai, uno più angosciato dell’altro, già ridotti a riesumare i vecchi tempi, le motivazioni di gioventù.. ma su una cosa Akagi ha sbagliato.. anche io, pur non essendo un giocatore storico, volevo vincere, ad ogni costo: era anche il mio, di sogno.

 

“Ore 22.30, prima del sonno.

L’occhio si è sgonfiato di molto, e così pure l’ematoma. Minami ha detto la verità.

 

Dovrei chiedermi perché sono di nuovo qui, a scrivere per la terza volta in una giornata.

Forse perché non è la prima volta che lo faccio. Vero. Ma mai così, e così a lungo.

Potrei mentirmi, dicendo che sono giorni impegnativi, ricchi d’eventi, che voglio restino incisi nella mia memoria, e sulla carta.

Ma la verità è che ho un bisogno disperato di sfogarmi in qualche modo, e non c’è nessuno che potrebbe ascoltarmi. O capirmi.

Mi andrebbe bene persino Maeda-san.. forse sto davvero diventando pazzo..

Ho meditato se rivolgermi o meno ad Ayako, ma non è il caso.

Quindi mi ritrovo qui, a scrivere.

Con dubbi sempre più grossi, di natura altrettanto eterogenea..

Ecco l’ultimo evento, in ordine d’avvenimento:

Dopo cena, me ne sono rimasto per conto mio, a riflettere, a riposare. Rientrando nel Ryokan, passo davanti all’ofuro.. il pensiero che si forma nella ma mente è:

 

‘Ho voglia di farmi un bagno.’

 

Sbircio dentro.

Nell’anticamera c’è solo uno yukata nel cesto. Bene.

Un solo compagno. Non mi disturberà, certo.

 

Entro. E trovo lui.

 

M’irrigidisco, preparandomi a battaglia. (stringo i pugni, incattivisco/indurisco la mia espressione di riflesso).

‘Adesso inizierà ad abbaiare che voglio rubare il suo territorio, che è arrivato prima lui, e bla, bla, bla..’ penso, preparandomi mentalmente.

 

Lui invece solleva lo sguardo e mi fissa. Per un istante.

“No, volpe, stasera no. Domani c’è la partita.” Mi soffia, riprendendo ad insaponarsi.

‘Se ti picchio, Akagi ci ammazza entrambi.’ sottintende il resto del discorso che non ha fatto.

“Nh.” rispondo e prendo posto in uno sgabello lì vicino a lui.

La saponetta gli sfugge, nella foga in cui ci mette a passarsela sulla pelle.

E’ tensione. lo vedo.

Si volta in giro per cercarla con lo sguardo, smarrito.

Mi allungo per prenderla, e gliela passo.

Mi guarda, sorpreso, dilatando gli occhi.

 

Sbuffo.

Siamo pari. Niente più.

Lui mugugna un ringraziamento e riprende lo sfregamento, frizionarsi la cute.

E il pezzo di sapone sfugge via di nuovo, mentre se lo passa con troppa energia sulla schiena.

 

Mastica un’imprecazione a mezza voce.

“Girati” gli ordino e lui si volta verso di me, allibito.

 

Tregua, Do’aho.

Si chiama ‘tregua’.

Non ti ci abituare troppo in fretta, però.

 

La schiena gliela insapono io, impostando un mio ritmo.

I suoi muscoli si rilassano. Sembrava una corda di violino.

 

Ho sempre immaginato la sua pelle più morbida..

forse a causa di quel colore ambrato, in realtà non è uniforme.

Non avevo mai fatto caso, davvero, a quante cicatrici gli solchino la schiena.

Dev’essere lo scotto da pagare per le tante risse in cui è rimasto coinvolto..

Forse più per curiosità, che per desiderio, mi soffermo a rincorrerne una, tracciando quel sentiero con un dito.. dalla scapola alla colonna, e ritorno.

Lo sento rabbrividire.

Chissà perché..

 

Quando ho finito, mi guarda, in una muta domanda: ‘devo ricambiare il favore?’

“No. Io ho già finito.” Gli spiego, andando verso la cornetta del risciacquo.

Lui aspetta che io abbia finito (ci sarebbero altri getti, ma non lo fa) e poi mi copia.

Entro nella calda vasca, reprimendo un gemito di piacere.

O forse non l’ho trattenuto troppo bene?

Lui sembra averlo sentito…

 

Ci troviamo vicini, malgrado il bagno di questa pensione sia notevolmente grande.

Mi arrischio a sbirciarlo, con la coda dell’occhio: ha le palpebre abbassate, e la testa reclinata all’indietro, contro le mattonelle. Si sta rilassando.

‘Forse dovrei farlo anch’io..’ ricordo d’aver pensato.

E forse l’ho fatto fin troppo bene, perché mi sono addormentato.”

 

Sorrido, piacevolmente colpito dalla naturalezza del suo narrare.

Non è difficile ripescare nella memoria questo momento d’intimità che abbiamo vissuto.

Alla vigilia di una partita che ci ha cambiato, in qualche modo, la vita.

E’ uno degli istanti che conservo con maggior cura. con gelosia, quasi.

Sono ritornato spesso -col pensiero- a quella sera, in queste settimane, anche se non te l’ho confidato.

 

Sento il sorriso allargarmisi sulle labbra, rivivendo il tuo stupore, nel vedermi dentro a quel bagno. Tra tutti, proprio io.

Riconosco che la tua reazione era anche giustificata, a quel tempo.

Ma non posso reprimere un po’ di soddisfazione, per averti sorpreso, in positivo, intendo.

E poi mi sono meravigliato io, sentendo la tua proposta..

Per quanto tempo ho sognato le tue mani su di me, dopo quella sera?

Arrossisco, nel ripensarci.

Non le saprei nemmeno più contare..

 

“E poi ritrovarti di colpo addosso a me, mi sono voltato nella tua direzione, per capire cosa fosse successo, e sonnecchiavi già. E allora ho fatto l’unica cosa che era in mio potere: ti ho passato un braccio attorno alle spalle, e sono rimasto a sostenere il tuo corpo, per impedire che affondasse nella vasca.. Di tutti i modi per toglierti di mezzo, l’annegamento non era contemplato..

Se devo essere sincero, mi sono sentito un po’ idiota, nel tenerti su.. soprattutto impacciato.. poi, quando ho sentito il tuo respiro farsi profondo, mi sono rilassato anch’io, facendoti accoccolare meglio verso di me.”

E’ una sorta di reminiscenza onirica, dai contorni sfumati… la tua pelle contro la mia, le volute di vapore che salivano verso l’alto, lo sciabordio dell’acqua calda, smossa dai nostri corpi..

 

“Potrei risultare scontatamente ovvio, ma -per me- il Nirvana poteva benissimo avere quella forma.. mi piaceva rimanere lì, aspirare piano il tuo profumo.. non quello del sapone, tale uguale al mio, ma quello della tua cute, il tuo sapore.. ed è stato lì, che –senza davvero rendermene conto- in un impeto di follia, ho posato le mie labbra sulla tua spalla.. solo troppo tardi, mi sono accorto di averti lasciato il segno..” -ammetto, mentre sento le mie guance imporporarsi.- “Volpaccia dalla pelle troppo delicata..” –lo rimprovero- “Chissà cos’hai pensato, la mattina dopo, vedendo quel succhiotto.. magari che era dovuto alla rovinosa caduta in cui ti aveva coinvolto il Calimero?!

Nah.. è stato il Tensai, a marcare il suo territorio!!” dichiaro.

Nonostante tutto, non mi sono mai pentito di averlo fatto.. anche se non so come avrei reagito, se ti fossi svegliato..

Infatti, quando ho percepito le prime avvisaglie del tuo risveglio, ti ho scostato da me, mettendo una dignitosissima distanza tra noi.. con il cuore in subbuglio, allora.

Con rammarico, direi oggi.

 

“Non so per quanto io mi sia appisolato, ma quando mi sono destato, il Do’aho si stava asciugando, fuori dalla vasca.

Nh… peccato.”

 

“Già. Peccato.” Gli faccio eco.

 

“Sono uscito anch’io dall’acqua e ognuno si è rivestito per conto proprio, senza una parola.

Avremmo dovuto dirne?

 

E ora mi ritrovo qui.. forse dovrei essere felice del momento che abbiamo vissuto..

Forse –invece- avremmo potuto sfruttarlo meglio, cercando di stabilire un contatto..

Forse è solo una grande sega mentale.

E’ già un miracolo l’essere rimasti quasi un’ora nello stesso posto, senza scannarci a vicenda.

Ma sarebbe stato meglio, se........ se....... sto desiderando l’impossibile.. che senso ha formulare un desiderio irrealizzabile?

In quest’istante, mi basterebbe rimanere semplicemente abbracciati, io e lui, e fermare il tempo.

Prima della partita.

Prima di una vittoria o di una sconfitta.

Prima di tutto.

Semplicemente noi.”

 

“Noi l’abbiamo vissuto quel momento, Kaede, è solo che tu non ne hai memoria..” rispondo, mentre il cuore mi si stringe, nella consapevolezza di aver realizzato un suo desiderio, senza che lui lo sapesse, senza dargli modo di gioirne.. e il mio atto, di colpo, si macchia d’egoismo.. Io ho potuto averlo tra le braccia, ma lui sta ancora aspettando questo momento..

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

________________________________________________________________________________

 

PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito.

Siete davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi la mia gioia personalmente, per questo lo faccio qui.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 24
*** Scelta d'amore 24 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 24

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Entro dalla porta principale dell’ospedale, percorrendo un tragitto che sta diventando, mio malgrado, familiare. Come i volti che incrocio, delle infermiere in guardiola, dei medici e delle guardie all’ingresso.

Giusto ora, Saito-san mi nota da lontano, e alza una mano a mo’ di saluto. Ricambio il gesto, continuando verso la mia meta.

Stanotte ho sognato gli eventi letti ieri, e ancora adesso sono conficcati –dolorosamente vividi- nella mia testa.

E il ricordo si mescola al rammarico, all’impotenza.. per non aver modo di cambiare il passato.

 

Inspiro profondo, sapendo che -il tempo che trascorrerò qui- lo passerò in apnea.

E poi entro, stampandomi in faccia un sorriso finto quanto i denti di Mitsui.. ma io sono il Tensai.. il Tensai può tutto..

 

“Ciao, Ru.” Saluto, introducendomi nella stanza.

Noto che il letto è lievemente spostato, rispetto a ieri. Probabilmente hanno fatto pulizie, stamattina.

Anche il pallone è in una posizione differente, da dove l’avevo sistemato io.

 

Tiro le tende per far entrare un po’ meno luce, potrebbe infastidirlo, no?

 

“C’è uno splendido sole, anche oggi..” lo informo, levandomi il cappellino dei Lakers, che mi hanno regalato i ragazzi, qualche tempo fa.. Nh.. dopo la sconfitta col Kainan.. dopo che mi ero rasato i capelli..

 

 

3 Agosto. Martedì. “Ore 7.00. Cosa più unica che rara, anche stamani sono sveglio e arzillo, anzitempo.

Ce ne andremo al palazzetto solo verso le 10, per assistere all’incontro del Kainan.

Il nostro si svolgerà alle 11.30.

 

E visto che i miei compagni di stanza sono ancora sprofondati nel mondo dei sogni, io mi ritrovo qui, nella saletta, a scrivere, per passare il tempo.. Ho osservato con piacere, specchiandomi in bagno, che l’occhio si è praticamente del tutto sgonfiato, e ci vedo essenzialmente in modo normale.. cosa meno gradevole, notare gli ematomi che mi sono rimasti, a causa della caduta di ieri.. soprattutto un livido sulla spalla, ricordo di averla battuta sul parquet, ma..”

 

“Altro che parquet!!” esclamo, sorridendo della sua ingenuità.

 

“Comunque, ho deciso di metterci sopra la pomata, dovrebbe avere lo stesso effetto benefico, no?

E poi sono venuto qui.. cosa da annotare: credevo di essere l’unico della squadra, già in piedi.

In realtà, pochi istanti fa, mi sono trovato davanti il Do’aho, rientrato dopo un mattiniero allenamento in solitaria.. se lo sapesse il Coach, lo rimproverebbe.. è stato chiaro fin da subito: niente atti di eroismo fuori programma, inutile sprecare energie prima del tempo..

In realtà, credo di capire Sakuragi.. anch’io ho le mani che mi prudono e una voglia matta di fare due tiri, per distrarmi, per non pensare all’imminente incontro..”

 

“Immaginavo di non essere l’unico ad avere questa necessità, solo che io ho sfidato le ire funeste dell’allenatore, e ho fatto –come sempre- a modo mio.. mi sono destato all’alba.. ho preso il mio pallone, e sono andato in un campetto vicino alla pensione…

Di fronte al canestro, per la prima volta, sono riuscito a prevedere l’esito di un mio tiro, in base alla correttezza della mia postura.. mi sono venute in mente le parole di Haruko, che dicevano più o meno così: “Quanto più le tue capacità si evolvono, tanto più numerose diventano le nostre possibilità di vittoria..”

Potrei sembrare megalomane –beh, lo sono sempre stato- ma sentivo davvero il peso della mia responsabilità, nei confronti della squadra, nei suoi, nei tuoi, in quelli del vecchiaccio, che aveva riposto tanta fiducia in me..

 

Dopo l’allenamento, sono rientrato da una porta secondaria, e ho trovato il nonnetto che sonnecchiava sul divano, dove c’eravamo riuniti a vedere il filmato sul Sannoh, sommerso da schemi di gioco e strategie varie..

 

Sono sgattaiolato via, e ho scovato te, nella saletta accanto, e la cosa mi ha sorpreso non poco, vista l’ora..”

 

“E’ entrato di soppiatto, senza far rumore, rimanendo paralizzato nel vedermi.. a tal punto da non aver neanche pensato di dissimulare lo stupore. Col pallone ancora sottomano, un mezzo fiatone e evidenti tracce di sudore.. uno così, mica è appena uscito dalla sauna, no??

Siamo rimasti lì, a fissarci.. Lui come un baccalà, io relativamente nervoso.. sono riuscito a nascondere il diario appena in tempo..

Ma forse neanche del tutto bene, perché lui mi chiede -fissando un angolo della copertina blue navy che spunta da sotto il mio sedere-: “Cosa stai nascondendo, lì?”

“Niente, Do’aho!” gli ho risposto, cercando di mantenere un tono disinteressato. Ben lungi dall’essere tale.

Lo vedo sorridere, non proprio ghignare, è… è.. qualcosa di diverso, senza derisione..

“E quella penna in mano, allora??” replica lui, indicando la stilografica ancora tra le mie dita.

K’so!! Nella concitazione me n’ero scordato!!

“Nh..” sbuffo.

La sua smorfia allegra si è ingrandita ancor di più, so che adesso mi stresserà, fintanto che..

“Che stavi facendo? Eh? Eh??” ricomincia, tampinandomi con la sua curiosità da scimmietta sfacciata.

“Scrivevo, Do’aho.”  Mi ritrovo a spiegare, senza sapere come.

Lo vedo illuminarsi, per questa sua insperata conquista. Forse ho ceduto un tantino troppo presto, rispetto alle sue previsioni..

“Ah!! Non sapevo che le volpi sapessero farlo!!” mi canzona, bonario.

“Mph!!” replico, osservando il suo divertimento.

Solo ora, si accorge di come si presenta e ricorda anche che sta rischiando..

“Vado a cambiarmi!! –m’informa. (perché l’avrà fatto??)- “Acqua in bocca, volpaccia! Mi raccomando..” e mi strizza un occhio, allontanandosi.

Poi sembra ripensarci, e si volta di nuovo verso di me, esclamando: “Tanto, voi volpi non brillate certo in dialettica, no?!” e scompare, girando l’angolo.

Che cazzo ha mangiato a colazione??

Quello non è il Do’aho!!”

 

“Oh.. quanto la fai lungaaa…” –protesto, arricciando piacevolmente gli angoli della bocca- “Solo perché ero di buonumore, e sono stato gentile con te..”

 

“Però mi piacerebbe averne uno così.. ammetto.

E mi ritrovo a fissare la penna in mano. E la pagina stropicciata del diario, su cui mi sono seduto.”

 

Accarezzo il foglio con la punta delle dita, si sente ancora adesso che è un po’ sgualcita, soprattutto nell’angolo.. chissà per quanto ha tentato di lisciarla!!

Mi fa uno strano effetto, sapere di aver incontrato questo diario molto tempo fa, molto prima di tutto questo.. Ignaro di essere entrato, quasi in tempo reale, nelle sue pagine.. nella sua storia..

 

“Ore 15.00. Abbiamo sconfitto l’imbattibile Sannoh Kogyo.

La mia gioia è però turbata da un evento molto spiacevole, che mi ha lasciato quantomeno stordito.. in questo momento, oltre ad una stanchezza mai provata prima, mi ritrovo ad essere felice per la vittoria, sconvolto dal suo incidente e destabilizzato dal nostro ultimo scambio. Dovrei riposare, in attesa di notizie, ma non ci riesco. La mente e il cuore troppo scossi, rimpiango davvero l’assenza di Maeda-san, ora. Cercherò di dare ordine agli eventi, per tentare di sedare le emozioni che mi pervadono.. credo non sarà facile..”

 

“Né tanto meno conciso..” esplico, sfogliando velocemente le numerose pagine successive; sono molte, prima della prossima data..

 

“Dopo la vittoria del Kainan, siamo entrati in campo, per fare un po’ di allenamento, e –fin da subito- il tifo per i nostri avversari si è fatto irritante. Per un semplicissimo tap-in, tutto lo stadio ad applaudire.. Nh..”

 

“Ryota cominciava già a sentire la pressione psicologica del pubblico, sbagliando i tiri di riscaldamento.. e quel Kawata faceva l’esibizionista.. aveva bisogno di qualcuno che gli abbassasse le penne..”

 

“Il Do’aho, quando siamo stati richiamati in panchina, si è messo in testa di farne una delle sue..

Ha tentato un canestro, saltando dalla linea dei tiri liberi.

Spettacolare, certo.

Peccato abbia preso il ferro, e sia caduto all’indietro, come un sacco di patate..”

 

“Kami!! che figura di merda..” gemo, ripensandoci.. mi hanno trascinato negli spogliatoi, dove Akagi mi ha fatto un predicozzo.. tutti esagitati, tranne me: dopo quella performance ridicola, non avevo più paura di nulla..

 

“Due tiri prima di iniziare sul serio. Incredibile. Il Do’aho ha riproposto la scenata di prima, sul canestro avversario. E cosa ancor più stupefacente, è che stavolta è riuscito a insaccarla.

Un nostro rivale ha tentato di emularlo, fallendo miseramente. Nh..

Anzai ci ha detto di assumere un atteggiamento attivo, in attacco, e che avremmo dovuto prendere l’iniziativa per primi, per costringere a far reagire i nostri avversari. Si è poi rivolto a Sakuragi e a Miyagi, parlando di un loro ‘attacco a sorpresa’.

Voglio essere sincero: quando il nostro play ha fatto il segno convenuto (solo quei due idioti avrebbero potuto scegliere una smorfia tanto imbecille) nessuno si aspettava che la scimmia volante riuscisse ad insaccare il suo alley-hoop.

C’è riuscito.

Il Do’aho è riuscito a prendere un passaggio impossibile, e a segnare.

Allibiti, gli sguardi di tutti.

I loro, per primi, e i nostri… semplicemente increduli.

Mitsui ha iniziato a dire che oggi eravamo proprio in forma, e io che la fortuna era dalla nostra parte..”

 

“Non era fortuna… MA CLASSE!!” Esclamo, giustamente compiaciuto.

 

“A 2 minuti dall’inizio, eravamo 11 a 6, per noi.

Mitsui, che era nella sua condizione migliore –sia mentale che fisica- ha insaccato tre canestri da tre punti, di fila. E i nostri avversari sono corsi ai ripari, con una marcatura strettissima e sfiancante.

Miyagi, a quel punto, si è ingegnato, tentando un tiro rischioso, ed è stato stoppato.

Fin qui, nulla di strano, non fosse altro che il pallone è rimbalzato sulla faccia del Do’aho, finendo poi nel canestro. Con un rivoletto di sangue che colava dal naso, davanti a una palestra esterrefatta, l’Idiota ha osato dire che quello era il suo ‘nuovissimo tiro facciale’. Beh, almeno è stato valido.. l’hanno fatto uscire temporaneamente, perché l’epistassi non si fermava..

Il loro n°9 mi si è avvicinato, incredulo, dicendo: “Non poteva essere intenzionale.”

“Certo che no, cretino!” gli ho risposto, ovvio. E lui mi ha redarguito.

Stronzo.”

 

“Quando l’emorragia è finita, ho chiesto di ritornare dentro, ma tutti erano incantati a guardare lo scontro tra te e Sawakita. Non volava una mosca, davvero.”

 

“Mi ha fregato. Lo ammetto. E’ partito come un fulmine, e io manco me n’ero accorto.

Ma questo non ha fatto altro che alimentare la mia sete agonistica.. mi sono venute alla mente le parole del Calimero, e l’ho superato, sfondando il muro avversario e segnando.

Inevitabile il nostro confronto. Al momento, lui rappresenta la mia meta.

Mi sono girato e gli ho detto: “Se davvero il Sannoh è la squadra n°1 del Giappone… non avrò pace finché non vi avrò tolto di mezzo.”

Lui ha replicato che le mie parole avevano infiammato il suo spirito combattivo.. fatto sta che ha perso palla, io gliel’ho soffiata, e lui ha fatto fallo per sbloccarmi.

Il loro coach lo ha sostituito, e anch’io ho ripreso fiato: Kogure è entrato al posto mio.

Mentre mi riposavo, non potevo evitare di rivivere il momento in cui Sawakita mi ha rubato la palla, in contropiede, quando ero ormai certo di averla insaccata.. ammetto che il mio orgoglio ne è rimasto ferito.. non è facile digerire una cosa così.”

 

“Sì, ma è anche vero che tu eri appena riuscito a eludere la sua marcatura!!” –lo giustifico- “O te n’eri già scodarto??”

 

“Hanno cambiato anche il giocatore marcato da Sakuragi, sostituendolo col più giovane dei fratelli Kawata. Impressionante: due metri e dieci. Un armadio.”

 

“Tonto. Aggiungerei io.” se permetti.

 

“Il rossino sembrava addirittura piccolo, al confronto. E l’altro, appena si è mosso, lo ha scaraventato a terra, senza neanche accorgersene. Era fallo. Ma non ce l’hanno assegnato.

Il Do’aho e Kawata Junior si sono messi –amabilmente- a fare conversazione in campo. Non so proprio dire chi sia più idiota dei due..

Il mentecatto ha tentato una furbata, proclamandosi ‘Sakuragi il mito vivente’.

In realtà ha compiuto un’infrazione, ha quasi litigato con l’arbitro, e il Kainan (venutici a vedere) lo ha definito ilDio dell’espulsione di Kanagawa’

Dal canto mio, in panchina, meditavo tra me e me: ‘Rovinerà tutto, quell’idiota..’

....

Il Sannoh ha chiesto il primo time out.

E Anzai-sensei ci ha illustrato la sua strategia. Follia pura.

L’unico che la approvava, manco a dirlo, era il Do’aho. Che sarebbe diventato il perno della nostre azioni, e ‘arma segreta dello Shohoku’.

Al grido di: “Fate silenzio, misere comparse!!” ha soppresso le nostre –più che giustificate- rimostranze.”

 

“Certo!! Era venuto il momento in cui la mia genialità sarebbe stata valorizzata!” E’ il mio sproloquio.

 

“Poi si è fiondato in campo, al fischio della ripresa.

Purtroppo per lui, il mentecatto voleva imporsi con la forza sul bestione.. ho dovuto anche spiegarlo ad un compagno: non si vince con la forza un avversario più forte!

Quanto ci avrebbe messo a capirlo, quel cretino?

Sia in campo che dalla panchina, lo scetticismo era grande: impostare il nostro gioco in funzione di Sakuragi era un grosso rischio. Mitsui l’ha fatto, perché si fida ciecamente del Mister: quando il Do’aho è passato in post-play, gli ha consegnato il pallone; mentre Anzai-sensei ci spiegava, cosa sia il ‘conflitto interno’ e il fatto che solo il nostro n°10 avrebbe potuto neutralizzare il loro armadio ambulante. All’apice del suo attacco, gli hanno fischiato un’infrazione di passi.

Nh.. il Gorilla lo ha picchiato.. e l’avrei fatto pure io, se fossi stato sul rettangolo di gioco.

Ad ogni modo, io ho detto all’Allenatore che mi ero riposato, e che volevo rientrare, intanto Akagi gli suggeriva delle strategie.. ma quell’animale continuava a fare di testa sua!

Poi, d’improvviso, l’illuminazione: lo vediamo confabulare con Kawata Jr., attuare un perfetto gioco di gambe e riuscire a mantenere la sua posizione difensiva, facendo perdere il possesso ai nostri avversari, e costringendo il tontolo a commettere l’infrazione dei tre secondi.”

 

“Beh.. avevo una mia teoria, al riguardo: lui riusciva a tirare solo se sotto canestro. Bastava non farlo avvicinare, e così diventava inoffensivo! L’ho detto anche al Gori, che non ha dato il giusto valore della mia geniale scoperta, però mi ha elogiato per l’azione.. e così l’ho neutralizzato.”

 

“A 8 minuti dalla fine, eravamo in vantaggio: 21 a 18.

Sakuragi si è dimostrato uomo-chiave, nel primo tempo.

Nel bene. nel male.

Non finirà mai di stupirmi.

....

Half time: Sanno Kogyo 34 / Shohoku 36.

Anzai ci ha detto che la vera battaglia sarebbe iniziata in quel momento.

Tecnica. Forza d’animo. Energia…tutto quello che avevamo, avremmo dovuto tirarlo fuori, e metterlo in campo.

Dopo 50 secondi dalla ripresa, i nostri avversari sono passati in vantaggio, con un tiro da tre.

E poi hanno attuato un pressing terribile su Miyagi. Addirittura Sawakita in contemporanea con Fukatsu.

In due minuti, il distacco è salito di 10 punti.

Il Coach ha chiesto il time out. In meno di tre minuti, e il disavanzo è già di 14.

Kogure ha suggerito di sostituire Sakuragi con Yasuda che, essendo agile, avrebbe potuto sottrarsi al loro pressing.

Anzai, tuttavia, ha deciso di non modificare la formazione.

Ci ha brevemente spiegato la strategia, puntando le giocate sul nostro play, e poi siamo tornati in campo. Cosa curiosa: Ayako ha richiamato Ryota un attimo, e gli ha scritto qualcosa sulla mano.. Nh.. chissà cosa..”

 

“Io lo so! IO lo so!!!” -esclamo, orgoglioso- “Ayachan sapeva che lui aveva bisogno di essere incoraggiato.. e chi, meglio di lei?

Me lo ha raccontato Ryota, qualche tempo dopo.. ‘Playmaker n°1’ gli ha scarabocchiato sul palmo, e lui si è aggrappato a questo.”

 

“Il Sannoh ha ripreso con il pressing, ma Miyagi non si è fatto intimorire, anzi. Al momento opportuno, ha sbrecciato la difesa avversaria, poi ha passato a me, e io sono andato a canestro.

Peccato mi abbiano stoppato. Sakuragi ha preso il pallone ma è stato fermato a sua volta. La sorte ha voluto che la palla finisse in mano di Akagi.”

 

“Il Gorilla, contro il Gorilla Tondo. Scontro tra primati!!” –scherzo.

 

“Sawakita è forte. Inutile negarlo.

Credo abbia messo in crisi il nostro Capitano. L’importante è che abbia trovato la forza per reagire, prima che fosse troppo tardi.

La scimmia rossa, intanto, ha fatto un altro fallo.

15 minuti dalla conclusione, 18 punti ci distanziavano. L’orlo del precipizio, parafrasando Ayako.

 

Miyagi non poteva avvicinarsi all’area nemica; Mitsui, sfiancato dal pressing del primo tempo, grondava sudore; Akagi è stato addirittura stoppato, e io ho commesso un fallo in attacco.

Il Do’aho è venuto a lamentarsi con me, per quest’errore. Ha poi preso la palla, partendo come una scheggia. Si è beccato un’infrazione di passi. Gli ho sibilato che sarebbero stati guai, per lui, se avesse osato rimproverarmi nuovamente, dopo la sua castronata.

A 12 minuti dalla fine, il risultato è il seguente: 36 a 58. Siamo nella merda.

Letteralmente.

Sawakita mi ha rivelato le sue vere capacità.

Akagi, finito nel pallone, inizia a collezionare brutte figure.

Il Mister ha chiesto il time out, l’ultimo concessoci. Le sue parole ci entravano nelle orecchie, non nella testa. E poi ha compiuto una scelta che non ho compreso subito: ha scambiato Sakuragi con Kogure.”

 

“Io, in piedi, schiumavo rabbia, perché mi aveva escluso dal gioco, perché sapevo di essere indispensabile, per vincere.. E il nonnetto mi chiamava vicino a lui, per parlarmi.

Per 30 secondi, giuro, credevo si fosse trasfigurato in un essere tremendo.. poi mi ha detto esattamente queste parole: “Dimmi, sono forse l’unico… che ancora crede di poter vincere quest’incontro?”

L’ho fissato, stupito: “Io ero convinto che tu fossi rassegnato a perdere, nonno..”

E lui mi ha detto che, se ci fossimo rassegnati al peggio, sarebbe stato come far finire prematuramente l’incontro. Ma noi stavamo ancora lottando.

Mi ha fatto notare un tuo errore, e il rimbalzo del n°9. Mi ha chiesto di ripensarlo nella mia testa.. e io mi sono infervorato tutto.. Stupida Kitsune, hai sprecato un’occasione d’oro!! Comunque, dicevo.. Ah, sì!!.. Mi ha spiegato il guadagno potenziale nel prendere un rimbalzo. Il mio ruolo cardine nella rimonta..

Gli altri panchinari mi si sono avvicinati, convinti di poter far fluire la loro forza e determinazione su di me.. non che ci credessi tanto, ma loro ne erano così convinti..”

 

“Dalla panchina, c’era un gran brusio.. tutti agitati verso il Do’aho.. è stato rispedito dentro.. Mentre Kogure usciva, lo ha richiamato, e si è fatto dare un 5. Chissà perché?”

 

“Per farmi infondere anche la sua determinazione a vincere, no?!” rispondo, come se fosse palese.

 

“E poi ha.. ha.. beh, ha stimolato Akagi a reagire, ‘a modo suo’. Si è pigliato un bel gori-punch di ringraziamento.

Ma non è finita: quell’idiota, imbecille, megalomane, cerebroleso..”

 

“Ti voglio bene anch’io..” ironizzo.

 

“.. è saltato sopra il palco dei giudici, e ha urlato a tutti: “Giuro che sconfiggerò il Sonno!”

Silenzio da ecatombe, quello che ne è seguito.

E poi una cascata di lamentele, ingiurie, insulti e similari, volti alla sua persona.

Akagi è andato a riprenderselo, scusandosi con la giuria.

Ma lui, anziché sembrare compunto, si è voltato verso di noi, dichiarando: “Dopo questa piazzata, non abbiamo altra scelta... dobbiamo vincere per forza!”

Poi ci ha redarguiti, provocandoci.

E poi ha detto la cosa più vera, da quando lo conosco: “Il vostro modo di ragionare, la logica con cui vivete il basket… con me non funzionano. Questo perché io sono un principiante.”

 

“Per la prima volta in vita mia, qualcuno nutriva aspettative nei miei confronti… come avrei potuto disattenderle?

Così vi ho caricati per benino, e siamo ripartiti.

Il loro specialista nei rimbalzi mi ha minacciato, e io sapevo che era forte.. così mi sono ingegnato per superare il suo screen out.

Il Tensai ha giocato non proprio pulito.. ma si sa: in amore e in guerra, tutto è concesso..”

E noi, lì, eravamo in guerra.

 

“Sakuragi riesce a prender palla e a segnare i primi due punti del secondo tempo.

38 a 60, a 10 minuti dalla fine.

Forse, solo i pazzi credono nei miracoli.

Noi, lo eravamo.

 

Il Do’aho ha infornato il secondo canestro, mentre Akagi viveva la sua battaglia personale con il capitano avversario, quell’idiota che faceva ‘bip’ dopo ogni frase.

Purtroppo per noi, il Gorilla ci è indispensabile, anche se riconosco che il rossino ha aggiustato alla perfezione i suoi errori.

Un doppio recupero fantastico. Elevazione e velocità incredibili.

Un vero tensai, in quel momento.”

 

“Co-COSAAA??!! Volpe!! Mi hai chiamato ‘Tensai’??” soffio, incredulo.

 

“La palla è tornata al nostro n°4, che ha tentato un dunk, subendo fallo.

Ed è entrato in campo Uozumi, l’ex capitano del Ryonan. Da sempre suo rivale.

Gli ha fatto un sermone, tagliuzzando del rafano.”

 

“Ad essere sinceri, io non avevo capito il significato del suo gesto, poi Mitsui me l’ha spiegato..”

 

“Akagi ha capito che doveva mettere da parte la sua sfida con Kawata, se volevamo vincere.

Con lui e il Do’aho sotto canestro, l’area diventa inaccessibile.

Mitsui, intanto, proseguiva la gara per puro spirito di volontà.

Era stremato, e bianco come un lenzuolo.. ma anche indispensabile in campo, con i suoi tiri da tre.

Se è vero il detto ‘meglio tardi, che mai’ noi avevamo finalmente compreso il significato di ‘gioco di squadra’ e Hisashi, in particolare, cosa significasse la fiducia.

 

Sfiancato, continuava a tirare da fuori area, nell’assoluta convinzione che –nel caso di errore- Sakuragi avrebbe preso il rimbalzo, e salvato il possesso.

Per questo non ha esitato: Akagi copre con uno screen out, Miyagi gli passa nel frattempo la palla, e lui tira.. mal che vada, il Do’aho recupera il pallone..

Non mi rammarico, per la mia presenza marginale in questa strategia.. dal canto mio, ero già abbastanza occupato a contrastare il mio avversario diretto, per favorire il loro gioco..

La cosa che ha cambiato il corso degli eventi, è stato un fallo –giudicato intenzionale- di Fukatsu.

A 8 minuti dal termine, eravamo  51 a 63.

E il distacco si assottigliava sempre più..

 

Mentre riprendevo fiato, nell’attesa che Ryota compisse i sui tiri liberi, mi è stato inevitabile seguire il modo con cui il Do’aho lo incoraggiava.. e da lì, a realizzare che il merito era suo, se avevamo ripreso questo ritmo, è stato breve. E dovuto.

Sta diventando un giocatore indispensabile, e una fonte inestinguibile di sorprese..”

 

“Ma dai, Volpe!!... se-se mi dici queste cose, io mi imbarazzo…” balbetto, arrossendo..

Anzi no, meglio rileggerle con calma, queste parole.. lui, che è sempre così avaro di complimenti… quando mi ricapiterà di ritrovarmele??

 

“Adesso vediamo di rispolverare la nostra gloriosa risalita, verso la china della vittoria!!” esclamo, tutto baldanzoso.

Ma la porta della camera si apre, azzittendomi di botto.

 

Di colpo, mi ritrovo sbalzato in un’altra realtà, ben diversa dal racconto: il presente.

Mi coglie un attimo di smarrimento, mentre avverto tutto il mio entusiasmo dissolversi, come se non fosse mai esistito.

 

Mi riscuoto, ricomponendomi.

 

Saito-san entra, salutandomi con un sorriso accomodante: “Tra pochi minuti inizia il giro serale delle visite, Hana-kun..” mi avverte, posando la cartella con le scartoffie di Ru sul letto.

La vedo armeggiare con la flebo, e -a dispetto di tutto- so che devo sloggiare..

Peccato, avrei voluto finire entro stasera la cronaca della partita..

 

Esalo un sospiro, sollevandomi dalla sedia, mentre lei registra su un foglio i suoi parametri vitali.

Ripongo il diario, col segnalibro.

La vittoria a due passi da noi..

Pazienza. Aspetteremo.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

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Capitolo 25
*** Scelta d'amore 25 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 25

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Mi sventolo distrattamente con un volantino che mi hanno affibbiato all’ingresso, sbuffando svogliato per quest’insolita calura.

 

Sole abbacinante, la maglia leggera mi si è appiccicata alla schiena.

La stacco, in un moto di stizza.

 

Questo caldo anomalo ci ha un po’ spiazzato, in verità.

 

Sta per avvicinarsi la stagione degli tsunami*, Kami non dovrebbe regalarci questi sprazzi di fine estate, solo per poi illuderci..

Ripenso al prof. di educazione fisica, che ci ha costretti a fare la lezione di nuoto -10 sessioni, in tutto- nella piscina scoperta del complesso sportivo, anziché in quella riscaldata, giusto di fianco.

“Il sole scalda!” ha detto.

‘fanculo. L’acqua era gelida.

 

Evito di perpetuare ulteriori maledizioni nella sua direzione, per decidermi a mantenere il mio recente proposito: dobbiamo chiacchierare, io e Kaede, no?!

 

Mi siedo al suo fianco, carezzandogli la mano libera da ingombranti fili, raccontandogli della mattinata, del tentativo di ammutinamento (andato male) davanti alle piscine, del fatto che, se mi becco una broncopolmonite e le selezioni del Campionato Invernale si buttano nel cesso a causa del prof. di ginnastica, io quello lo uccido a testate.. e poi degli allenamenti; del fatto che, oggi, Takamiya ha osato ciurlarmi l’ultima polpetta di riso, mentre ero distratto a chiacchierare con Mito, e io l’ho punito a dovere.. hi hi hi.. vendetta.. tremenda vendetta del Tensai!!

 

“Che ne dici di concludere il racconto?” propongo, dopo aver esaurito il mio repertorio quotidiano.

 

Cerco con lo sguardo il punto in cui ieri mi sono dovuto bloccare, e riprendo.

“Dunque..” –cerco di fare mente locale- “siamo a -8 dalla fine, e sotto di 12 punti.”

 

“Proprio mentre il Sannoh iniziava ad innervosirsi, Akagi ha eseguito uno splendido ‘gorilla dunk’.

A Kawata Senior è stato ordinato di marcare Sakuragi; al fratello minore, il nostro Capitano.

Il Do’aho, anziché sembrarne intimidito, sorrideva strafottente.

Persino una squadra forte come il Sannoh Kogyo, ha dovuto riconoscere il suo valore, e correre ai ripari. Gloria allo stato puro, per il suo ego..

 

Il ‘Gorilla Tondo’ (come lo ha definito lui), l’ha scaraventato per terra, alla prima azione, mentre io controllavo Sawakita, che mi ha fregato, creando un alley-hoop per lui.

La Baka Saru ha saltato, ed è riuscito ad evitare il passaggio.

Allibiti, tutti.

Incredibile. Davvero.

 

Poi, giusto per ribadire il concetto, si è voltato verso di me, abbaiando: “Non devi permettere all’avversario di eseguire un passaggio del genere!! Stai forse dormendo, stupido volpino?!” ha sproloquiato un altro paio di offese, tanto per gradire, e poi è tornato al suo posto.

 

“Eh, certo!! Mi fai incazzare, quando ti fai raggirare così..” -è la mia giustificazione.- “Non è da te..” rincaro.

 

“Ho preferito non replicare. Forse perché –almeno con me stesso- potevo ammettere che aveva ragione..

Comunque: 7 minuti alla conclusione, 10 punti di svantaggio.

Sawakita ha iniziato a provocarmi, instillando in me dubbi crescenti sulle mie reali capacità come giocatore, come titolare. Quel presuntuoso sa il fatto suo, e –anche se mi scoccia tollerarlo- ha sfiorato i nervi scoperti delle mie insicurezze.. Un aiuto insperato mi è giunto da Sakuragi.”

 

“Come??” mi animo, ignorando il modo.

 

“Di colpo, le sue ultime parole mi sono sfilate in testa: il suo rimprovero, sul fatto che era inutile che io vaneggiassi dicendo di voler diventare il n°1, se poi… beh, e tutta la menata.

In quel momento ho realizzato tutto.

 

Per una volta, non avrei dovuto dimostrare qualcosa solo a me stesso..

Ho mandato al diavolo il mio avversario: “Ti farò a pezzi.” E sono partito all’attacco, con una nuova determinazione, ancor più forte.

Un giorno di questi ringrazierò il Do’aho.

E’ merito suo, se.. Nh.”

 

“Lo sai che i propositi vanno mantenuti, Volpe?!” lo punzecchio, divertito.

 

“O forse non lo farò mai, viste tutte le volte che IO, sono corso a salvare LUI..”

 

“Volpaccia pignola e tirchia!!” protesto, mugugnando un mezzo insulto nella direzione del Kaede di allora.

 

“Ha salvato una palla con un altro rimbalzo inconcepibile… (ma dove la trova tutta quella forza per lo scatto??) ma poi ha eseguito un tiro orrendo, un vero obbrobrio. Gliel’ho insaccata io, ma gli sono finito addosso. Ci siamo presi a calci..

Sawakita, intanto, meditava vendetta.. in un’azione strepitosa, ci ha messi tutti nel sacco, il sottoscritto per primo, stoppandomi a canestro, ed è riuscito a segnare.

La tifoseria è esplosa. Una sola azione, e tutti si sono rimessi a tifare per loro.

In breve, ci hanno ridistanziato di 12 punti, a meno 6 dal termine.”

 

“Tutta la fatica del genio…” piagnucolo, lamentoso.

 

“Sawakita, mentre palleggiava, mi ha detto una cosa che mi ha lasciato senza parole: “Davvero vuoi diventare il n°1 del Giappone, Rukawa?” gli ho ringhiato di starsene zitto, ma lui ha continuato: “Sono certo che ci riuscirai, appena io avrò lasciato il Paese.. Alla fine dell’estate, me ne andrò in America..” credo che i miei occhi si siano sgranati dalla sorpresa, ma lui non ha lasciato il tempo di assorbire la notizia, e ha concluso il suo discorso affermando che era contento di avermi conosciuto prima di partire, che ci fosse –cioè- un giocatore in gamba come me, e che voleva eliminarmi dal gioco, per non lasciare le cose a metà.

E poi ha segnato uno spettacolare (mi tocca confessarlo) slam dunk.

Impotente, ho cercato di rincorrerlo, ma non ho potuto fare altro che assistere alle sue prodezze.

E’ obiettivamente un mostro, nella pallacanestro. Minami aveva ragione… che nervi!!”

 

“Già!” asserisco, annuendo con enfasi, assorto nelle sue parole..

 

“Sono caduto, mentre lui ci rifilava un altro canestro. “Non puoi sperare di sconfiggermi… osando la tecnica dell’ one –on- one, Rukawa!!” mi ha detto, allungandomi la mano.

“Non è ancora finita, sai?” ho risposto, alzandomi. Ignorando il suo aiuto.

A 5 minuti dalla fine, 14 punti in meno.”

 

“Lo scontro diretto tra voi due, anche se ti brucia, ti ha visto perdere.. Inutile negare la disparità di livello.. non sai quanto mi faccia incazzare.. ma c’era,Volpe… che il tuo orgoglio volesse accettarlo, o meno.

Ricorda!! Persino la Nobuscimmia si è messa a urlare dagli spalti, che io e te dovevamo fare qualcosa.. che rappresentavamo Kanagawa..

Ma quel n°9 era un mostro.. è riuscito a sfondare persino la nostra difesa congiunta in tre: io, te, e Akagi, benché fosse già a mezz’aria…”

 

“Dopo avermi umiliato un’altra volta, mi chiede nuovamente: “Allora, vuoi gettare la spugna?” ostentando una tale sicurezza da farmi venir voglia di prenderlo a calci!!

Ho ribattuto, secco: “...Non ancora.

Non ho intenzione di farmi sconfiggere da te…”

 

E lui mi ha rubato il pallone, prendendosi –al contempo- la briga di illustrare il mio errore più evidente, nell’eseguire una finta.

Mentre la palla cadeva a terra, dopo il fruscio nella rete, mi sono venute alla mente le parole di Anzai, il giorno in cui andai da lui, e lo scontro che ebbi con Sendoh.. per confermare le sue convinzioni.. e lui mi parlò di Sawakita.”

 

“Oh! Fantastico!! Mentre la squadra andava allo catafascio, ormai tutti convinti che avremmo perso.. tu ti fai un bel viaggetto nei ricordi!!” lo rimprovero, stizzito.

 

“Non so ancora come, ma le sue parole –anziché umiliarmi- si sono stratificate dentro me, facendomi provare uno stato d’animo difficile da descrivere, che non credo di aver mai provato prima.”

 

“Te lo dico, io!! Quello ti ha sconvolto, e tu ti sei messo a sorridergli… in un modo… brrr.. l’unico termine che mi viene in mente è ‘inquietante’.” Mi viene ancora adesso la pelle d’oca..

 

“Anch’io vado in America.” Ho ribattuto. E lui ne è parso sorpreso.”

 

“Mai quanto me!!” –esclamo, allarmato- “Credevo fosse una tua spacconata!! Chi poteva immaginare che tu lo progettassi così presto, che avessi già anche parlato con Anzai, che…” mi fermo, rallentando l’agitazione che mi pervade.. è sempre un argomento molto delicato, questo, per me. Non l’ho ancora perdonato del tutto, per questa sua iniziativa..

 

“Ignorando le sue domande, ho decretato: “Oggi… giuro che ti sconfiggerò.”

Ho fatto appello al mio incondizionato desiderio di vincere, e ho passato la palla ad Akagi, affinché tirasse nel cesto.

‘Non importa se non sarò io a segnare. Voglio che la squadra assapori il gusto della vittoria.’ Mi son detto.”

 

“Ti fanno onore, queste parole.. Solo chi, -come me- ti conosce bene, sa cosa ti è costato, accantonare lo scontro personale, in favore del gruppo.” Ammetto.

 

“Peccato che io non sia l’unico egoista del team.. mi sono messo litigare con il Do’aho, che si ostinava a non passarmi la palla, sproloquiando su una sua partenza.. per dove, non ho capito..”

 

“Baka Kitsune!!” inveisco, infervorandomi.

 

“In un momento così critico, quello viene a fare il difficile??? Nh!!

59 a 74, e quattro minuti da giocare.

Sakuragi voleva che gli passassi la palla, ma ho preferito darla a Miyagi.

Sawakita non si era reso conto che in partita esiste una cosa chiamata ‘passaggi’..”

 

“E tu ne sei sempre stato un grande esperto!!” ironizzo, piccato.

 

“Purtroppo per lui, l’ha capito troppo tardi.

Sono partito in attacco, con lui alle calcagna.. proprio sotto l’area, mi scontro con Sakuragi, che si trovava lì. Abbiamo perso il possesso di palla.

SO che non l’ha fatto apposta. Ma non sono riuscito a trattenermi.

Gli ho detto: “Sei proprio una tassa, tu.”

E che dobbiamo calcolare in ogni partita la sua presenza, come un’incognita spiacevole.. mi rendo conto, ora, della cattiveria che ci ho messo. Del fatto che non la meritava.

Che ha sbagliato, sì.

Che abbiamo sprecato un’occasione d’oro per colpa sua, vero.

Ma che non era giusto, sfogare la mia rabbia su di lui.

Se potessi tornare indietro, non gli direi nulla.

Ma non si può.”

 

“Scuse accettate..” bofonchio. ‘Da una volpastra così, uno non può certo aspettarsi una targhetta dorata con le scusanti, no?!’ rifletto, con un’alzata di spalle. Ne ho avuto, di tempo, in questi mesi, per digerire questa sua crudeltà..

“Speravo mi passassi palla, ecco perché ero lì.” Confesso, torturando nervosamente il bordo della maglietta fina.

 

“Quell’odioso n°9 è ripartito, ma il Do’aho lo ha bloccato in tempo, facendogli fare fallo. Rialzatosi, mi si è avvicinato, borbottando qualcosa. L’unica cosa che ho compreso, è che da quel momento –secondo lui- eravamo pari: mi aveva rovinato un’azione, ma poi mi aveva salvato da una mia leggerezza.

Siamo ripartiti in attacco. Ho passato sempre ai compagni, spiazzando Sawakita..

A 3 minuti dalla fine, 10 punti il distacco.

Potevamo vincere.

 

…dovevamo vincere.

 

Miyagi ha suggerito al rossino di seguire il gioco del loro asso, che io stavo marcando.

Ho capito entro breve il perché: così non stava più combattendo nella sua specialità: uno contro uno.. in un certo senso, la presenza della Baka Saru lo spiazzava; come se giocasse uno contro due..

Quando la palla mi è finita tra le mani, sono corso a canestro, superandolo e raggirando anche il loro n°7. Mi sono voltato verso il tabellone: 2.50 minuti, 8 punti da riprendere.

I ragazzi sono venuti a picchiarmi dalla contentezza, completamente su di giri.. la cosa più carina che Ryota mi ha detto è stato: “E dai, cerca di assumere un’espressione un po’ meno cadaverica!!”

Nh.. va beh.. poco dopo, Akagi e la Scimmia Rossa hanno stoppato di nuovo Sawakita..”

 

“Quello che non sai, Volpe, è che è stato tutto merito mio, che ho –argutamente- spiegato al Gorilla la mia intuizione, che si è rivelata esatta..” Non avevo dubbi, ovviamente.

 

“Quello che nessuno si aspettava, si è compiuto a meno di 2 minuti dalla fine.

Fukatsu ha tentato di farci perdere palla, e Mitsui si è lanciato in un recupero impossibile.

Sakuragi l’ha richiamato, e si è scaraventato di getto sul tavolo dei giudici di gara, salvando il nostro possesso. Hanno bloccato il tempo.

Credo mi si siano bloccati anche il battito e il respiro.

Non si muoveva.

Non parlava.

Non si rialzava.

Sotto alla tovaglia bianca.

 

Sembrava fosse morto.

 

Mi sono avvicinato, mentre sentivo distrattamente i nostri compagni chiamarlo, timorosi.

Avrei voluto correre a scoprirlo, e vedere come stava, per frenare l’ansia crescente che mi attanagliava lo stomaco.

Ma, con la stessa urgenza soverchiante, in ugual misura, la lucida consapevolezza che non avrei potuto.

 

Siamo nemici, noi.

 

“Devo dire che hai fatto un buon lavoro.

Nonostante il disastro generale…” gli ho detto, incolore.

Non potevo permettere di scoprirmi così palesemente, di fronte a tutti.. non sarebbe da me.

E mi son fatto violenza, per non accucciarmi al suo fianco, e non tirarlo fuori da quel lenzuolo funebre..”

 

“Ma quanto sei tetro!” -protesto, forse per sminuire il malessere che mi pervade, rileggendo del mio incidente, di come lui sia stato in pena per me..- “Non sono mica rimasto svenuto per delle ore…”

 

“Mentre meditavo di mandare a ‘fanculo gran parte delle mie coerenze, lui si è risollevato di scatto, risorgendo in modo plateale… Do’aho!!”

 

“Grazie…” rispondo, sorridendo all’insulto.. probabilmente è il modo con cui Kaede ha scaricato la sua tensione..

 

“Come sarebbe a dire, nonostante il disastro generale?!”esplode lui.

Sapevo che non avrebbe percepito il sollevo nella mia voce, mentre lo criticavo: “Ma allora sei ancora vivo?”

“Certo che sì, bastardo!” mi ha abbaiato contro.

 

Ho sorriso.

Solo dentro di me, certo.

 

Ma la sua -pronta- risposta seccata è stato il modo più semplice per sapere che stava bene, che il peggio (credevo) fosse passato.

Sbuffando (riprendendo a respirare) mi sono allontanato, recuperando il mio posto..”

 

“Ma ti rendi conto, Volpe, che se tu avessi mandato a puttane il tuo modus operandi, e ti fossi abbassato a dimostrare che eri in ansia per me, -non dico gesti teatrali, quelli no- ma che ti eri spaventato davvero, noi ci saremmo risparmiati mesi di seghe mentali, e notti da tortura??” sbraito, alzando la voce mio malgrado..

Se solo..

 

Esalo un sospiro.

Se. Solo.

 

Se davvero c’è un perché a tutto, nell’esistenza di ognuno di noi, mi chiedo a chi ho pestato i piedi, nella mia vita precedente.. doveva essere un pezzo grosso, per farmi sudare tanto in questa.. o forse è stata la Kitsune, chissà… magari mentre era mezza addormentata..

Sorrido, immaginando con tenerezza la mia volpetta sonnacchiosa..

Come si fa a restare arrabbiati con lui??

 

“L’arbitro gli ha chiesto se poteva continuare, e lui l’ha dato per scontato.

A quel punto, cosa straordinaria, tra gli spalti si sono elevate voci d’incoraggiamento per noi, dalla tifoseria avversaria.. quello che però mi ha sorpreso di più, è stato il modo con cui Sakuragi ha deviato la palla del rimbalzo. Mi sono accorto subito che qualcosa non andava.

Non ha saltato come il suo solito, e ha fatto una strana smorfia, mentre atterrava.

Mi sono avvicinato, per tastare il terreno.. gli ho detto di aver notato la sua difficoltà a concentrarsi sul gioco. Lui, ovviamente, ha negato, definendosi il ‘Dio della concentrazione’.. Nh.

Ho replicato che, secondo me, nel nostro one –on- one aveva giocato meglio, aveva dato il massimo..

Realizzo solo adesso, che avrei potuto incoraggiarlo diversamente, usare –magari- altre parole, ma in quel frangente, con il count down incalzante, non avevo trovato niente di meglio..

L’ho visto estraniarsi per un attimo, probabilmente andando indietro a quel giorno, a quello che successe.. poi mi ha fissato.

“Forse sarebbe meglio se ti facessi sostituire.” Il mio suggerimento.

Che lui naturalmente non ha neanche preso in considerazione.

Ho cercato di offrirgli una mano, ma non sapevo quanto fosse grave il suo infortunio..

“Seguimi, e asseconda il mio gioco meglio che puoi. Sempre che non ti sostituiscano prima, s’intende..” gli ho imposto, avrebbe mai accettato una mia gentilezza?

Si è tutto arrossato, come un vulcano pronto all’esplosione: “Chi diavolo credi di essere, per dare ordini agli altri?!” ha inveito, nella mia direzione.

Beh…avevo comunque conseguito il mio scopo, no?”

 

“In un modo un tantino contorto, non trovi??” maligno.

 

“Ho ripreso il mio scontro con Sawakita, ricordando la mancanza di un’azione, nel mio repertorio abituale: l’ho zittito con un canestro da tre.

Il Sannoh ha chiesto il time out, a un minuto e mezzo dal termine, e soli 8 punti di vantaggio.

Tutti sono venuti verso di me e complimentarsi della giocata, e mi hanno dato un cinque.. Ho alzato una mano anche in direzione del Do’aho, ma lui si è rifiutato di collaborare… dalla panchina, giungevano i soliti commenti su noi due..”

 

“Cosa ti aspettavi.. che mi congratulassi?? Non meno di qualche istante prima, mi avevi praticamente detto di farti da galoppino.. e poi quel tiro.. e io, intanto, a fare i conti con un dolore sempre più forte.. Ayako mi si era avvicinata, per chiedermi come stavo..

Mi ha spaventato davvero, la sua espressione, ad essere sincero…”

 

“..e poi il Gorilla che si è messo a piangere, in un impeto di commozione! Raccapricciante…

Aya si è rivolta alla scimmia rossa.. mi sono giunti solo mozziconi di conversazione.. sulla carriera di un atleta.. solo in quel momento, anche gli altri si sono ricordati del suo incidente, e hanno mescolato lodi e rimproveri, per la sua avventatezza..”

 

La carriera di un atleta.

“La mia carriera di atleta… finisce qui.” Ho decretato, serio.

E tutti mi hanno fissato, congelati per la mia affermazione.

 

“La sua frase ha avuto lo stesso impatto di una fucilata.

Dritta al cuore.

O al cervello.

 

Non importa.

 

Ci siamo guardati, io e lui.

Faccia a faccia.

Ha visto il mio smarrimento, per quella rivelazione?

 

Si è voltato, costruendo un’espressione grottesca e falsa, e ha aggiustato il tiro: “La mia carriera intesa nel senso banale del termine, intendo! Capito?! ..Io sono immortale!!”

Il giorno in cui smetterà questa sua buffonata, mi preoccuperò sul serio.”

 

“D’accordo, Volpe.”

 

“Anzai ha elogiato ciascuno di noi, per tutto quello che ha dato alla squadra, e  poi Akagi ci ha ringraziati, per esser giunti sin lì.

Lo abbiamo aggredito verbalmente, ricordandogli che ognuno di noi giocava per se stesso, e per proprio tornaconto personale.. e siamo tornati in campo.

 

Quello che più stupisce degli atleti del Sannoh è la costanza con cui si sostengono a vicenda.

Penso sia questo a renderlo Grande.

 

Hanno impostato l’attacco con un pressing a zona davvero aggressivo. Chiaramente, il loro coach non voleva passare il tempo residuo solo in difesa.. ma non ha fatto i conti con noi.”

 

“Il Gorilla Tondo, nel frattempo, aveva capito che qualcosa non andava, perché mi ha ingiunto di non strafare.. che avrei avuto modo un’altra volta, di rifarmi.. che lui non usava riguardi per nessuno..” grosso scimmione arrogante!!

 

“Akagi si è scontrato con Kawata Jr., a cui si è aggiunto il fratello. La palla sembrava uscisse fuori, ma Sakuragi l’ha insaccata.”

 

“Perché sprecare due punti preziosissimi??” domando, retorico.

 

“Sapevo che il Do’aho non era poi così impedito…”

 

“Lo prendo come un complimento al mio immenso genio…” è la mia fiera dichiarazione.

 

“Purtroppo per lui, il canestro non era valido, perché eseguito dopo il fallo.

Mentre il Capitano si stava preparando in lunetta, lui ha avuto un mancamento, ed è stato portato fuori..”

 

“Non volevo uscire, giuro!! Ero demoralizzato per l’annullamento del mio tiro.. ma non volevo essere escluso dal gioco.. mentre il Gorilla mi trascinava in panchina, continuavano a venirmi alla mente le tue parole.. non volevo che tu pensassi di avermi battuto.. che la mia fosse una sorta di ritirata.. in quel momento, non so se fosse per orgoglio, testardaggine o che.. non volevo deluderti..”

Come avrei potuto guardarti ancora in faccia, col dubbio che tu mi credessi un debole?

E, a tutto questo, si mescolava anche il terrore che fosse davvero la fine… della mia carriera, appena iniziata.. ero terrorizzato, lo ammetto.

 

“Sdraiato su quel telo, rivedevo tutta la fatica fatta, l’orgoglio, la sofferenza..

Forse, solo in quel momento, ho capito che io amavo davvero il basket.”

 

 

La mente -satura di quegli istanti- mi impedisce di sentire il lieve bussare alla porta della camera.

Sobbalzo, impreparato.

 

Mi si avvicina un’infermiera che non ho mai visto.

Mi saluta deferente, e mi invita ad andarmene..

 

Le faccio presente che io ho un permesso speciale, per rimanere più a lungo dei normali orari, ma lei sembra irremovibile.

 

“Dov’è Saito-san?” chiedo, tra il sorpreso e l’infastidito.

 

“Ha chiesto un paio di giorni di ferie, per motivi di famiglia.” E’ la sua concisa risposta.

 

Mi lancia un’altra occhiata perentoria, e comprendo, mio malgrado, che l’avrà vinta lei.

 

Mentre è girata di spalle, le lancio il mio miglior ‘sguardo che uccide’, ma non sortisce alcun effetto. Purtroppo.

 

Impreco mentalmente, facendo buon viso a cattivo gioco.

Ripongo il diario, e mi incammino verso l’uscita, congedandomi da entrambi.

 

Quella foca pelosa dev’essere per forza parente della tricheca odiosa dell’altro reparto..

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

-*In realtà, malgrado io abbia cercato a lungo, non ho trovato dati precisi su eventuali ciclicità degli tsunami, sulle stagioni in cui sono più frequenti..

Ho preferito immaginare che fossero successivi al periodo dei Monsoni, (che investono l’Asia in estate e in inverno) con opinabile scelta personale.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 26
*** Scelta d'amore 26 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 26

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Entro nella camera di Ru, tutto trafelato.. mi sembra ancora di sentire gli echi delle sue urla da lontano..

Mi arresto, cercando di normalizzare il respiro.

Non oserà venire anche qui, vero??

Sospiro, ricomponendomi un po’. Solo un po’.

 

“TU ignori cosa IO ho combinato stamattina!!” -esordisco.- “Kami Sama!! ‘sto giro mi spedisce sul Fujiyama a calci in culo, lo sento!!” farfuglio, rabbrividendo in ricordo dell’ultima ira funesta della mia augusta genitrice..

Mia madre era andata al lavoro, e –prima di uscire- mi ha lasciato un promemoria su un bucato da lavare.

‘Tutto pronto!’ – recava scritto- ‘Metti solo il detersivo e premi l’avvio, il resto è già impostato.’

E io ho aperto lo sportello dei detergenti e dei saponi… per lavastoviglie, per il wc, per i pavimenti, per il forno, per il frigo, per i vetri.. bucato a mano, lavatrice.

Lavatrice!!

Ghignando per la soluzione della mia impresa impossibile, verso un’abbondante dose di prodotto, nella prima vaschetta dello scomparto… ma poi, malgrado la mia immensa genialità, convengo di non ricordare se lo spazio giusto fosse il primo, il secondo o il terzo.. così ho versato un altro paio di dosatori per settore… il Genio ci tiene all’igiene..

Mezz’ora dopo, vedo una striscia bianca avanzare minacciosa per il corridoio di casa mia…

Mi fiondo in bagno giusto per assistere ad una scena degna di un horror!

Dalla lavatrice usciva un sacco di schiuma: dall’oblò, dallo scomparto, dallo scarico.. Ho spento subito il marchingegno infernale, ma quella roba continuava ad uscire lo stesso, come se avesse vita propria!! Sembrava il fratello albino di Blob!!

Allucinante, Volpe, credimi..

Più la toglievo, e più lei si rifaceva, e fuoriusciva… tutto il pavimento inzaccherato.. sono persino scivolato… sì, perché si slittava!! Toh, guarda qua!”- lo incito, sollevando una ciocca di capelli dalla fronte –“Visto che legnata??”

 

-riprendo, indignato-

 

“Ho sgobbato tutta la mattina.

Ripeto: tutta la mattina per raccogliere quel cazzo di sapone spumoso!!

E continuavo a chiedermi perché quella dannata lavatrice aveva deciso di ammutinarsi proprio quando mia madre non c’era…

Quando lei è tornata, le ho spiegato l’infausto evento, e lei è scoppiata a ridere… Prima.

Quando ha visto –poi- che prodotto avevo usato, mi ha urlato contro per 20 minuti buoni che aveva un figlio scemo e analfabeta!

E’ stato peggio, dirle che c’era scritto ‘per lavatrice’ sul barattolo, perché lei me l’ha sbattuto in testa, non prima di avermi fatto sillabare 3 volte: ‘A-m-m-o-r-b-i-d-e-n-t-e’.

Ecco perché tutta quella fottuta schiuma!!!

Sei tappi… Kami!! Sei tappi, io ci avevo messo…

Mai avuto asciugamani più morbidi, in vita mia…” concludo, arrossendo di vergogna.

 

….

 

“Beh, tu non puoi certo criticarmi… visto che una certa volpe –adesso- ha mezza biancheria intima di un elegantissimo verde palude..” ghigno, per consolarmi.

 

Sfioro distrattamene il bernoccolo sulla fronte, si sta gonfiando sempre più..

“Sai, quel che è peggio.. è che ho tentato anche la tecnica del ‘cucciolo ferito’, quando ho visto che le usciva fumo nero dalle orecchie.. le ho fatto vedere lo gnocco dolorante, con gli occhietti luccicosi.. ho rischiato che mi prendesse a testate, perché si è alterata ancor di più e allora sono fuggito qua.. prima che mi diseredasse..” sospiro. Per fortuna che il Tensai corre veloce..

 

Ripenso all’assurdità di questo racconto.

Nessuno crederebbe che è un fatto realmente accaduto, e io me ne guardo bene dal raccontarlo al Guntai.. o mi sfotteranno da qui all’eternità!!

E questa prudenza mi collega ad altro..

“Mia madre, hai visto, è una brava donna.. allegra, gentile, e disponibile.. ma ti avevo già avvertito: guai, a farla incavolare.. diciamo che è la degna mamma del Genio..” borbotto, ancora scosso.

 

….

 

Dopo un tempo indefinito di silenzio, mi decido a fare il mio dovere..

“Oggi pomeriggio, doveva esserci l’amichevole con il Kainan.. ma Ayako ci ha avvisati, stamattina, che è stata rimandata a domani dopo pranzo, ma non so il perché..” l’informo.

 

E’ la prima partita che giochiamo senza di lui.

Ok. Non è un vero incontro, ma.. è un po’ come dire che la vita va avanti, che non possiamo continuare a rimandare…

Miyagi mi ha confidato che il signor Anzai ha rifiutato già un’amichevole col Ryonan, fiducioso che Rukawa si sarebbe rimesso presto.. ma non ci sono segnali incoraggianti, su questo versante, e la squadra, per maturare, deve mettersi alla prova..

Sarà strano, lo sanno.

Per me, sarà molto di più.

 

Sbuffo, allontanando queste riflessioni tristi, meditando sulla lettura interrotta di ieri: tre giorni per leggere una partita.. sembra quasi che il Destino non voglia farmi arrivare alla conclusione.. forse perché, in un certo modo, le nostre vite sono cambiate, dopo quel giorno..

 

“Quando Akagi ha tirato, il Do’aho si è avvicinato ai giudici di gara, pregandoli di essere riammesso. Le riserve credevano fosse impazzito.

Aya ha cercato di farlo rinsavire, finché non è intervenuto l’allenatore, accompagnandolo in panchina, e annullando la sostituzione in suo favore.”

 

“Mi ha fatto sedere, dicendo che doveva confessarmi una cosa importante: mi ha chiesto perdono, per il suo comportamento egoista, dopo che aveva notato il mio infortunio.. voleva tenermi in campo, a discapito di tutto.. Non gliene avrei mai fatto una colpa.. gli ho chiesto, invece, quando aveva vissuto il suo momento di gloria, nella sua carriera sportiva.. prima che mi rispondesse, gli ho ingiunto che il mio momento era quello: non ci avrei rinunciato per nulla al mondo.”

 

“La partita è ripresa, Anzai parlottava fitto fitto con Sakuragi, ma da bordo campo non si sentiva nulla.. mi sono distratto, per colpa sua, e ho compiuto fallo sul n°9.

Come potevo concertarmi in quello stato??

 

Semplicemente, l’ho richiamato: “Ehi, tu.. se te ne resti impalato là in mezzo, mi ostruisci la vista.”

Mi ha guardato, sorpreso.

 

-Come ho fatto a ridurmi così?-

 

“Se ci tieni tanto a tornare in campo, fallo e basta.” Gli ho ordinato.

E lui ha colto al balzo l’invito.

 

Forse ho sbagliato ad esortarlo.. forse è solo un atto di egoismo, il mio.. ma essere in campo, fino alla fine, era importante per me.

Era importante per lui.”

 

“Sapevo che mi avevi compreso.. che era un bisogno primario per entrambi..”

 

“Ha calpestato il parquet, sparandone una delle sue, sul suo genio sublime, su quanto fossimo mezzeseghe, senza di lui.. ovviamente ci ha provocati a dovere.. è bravo in questo.. ti fa venire voglia di picchiarlo sul serio..”

 

“Grazie..” sbotto, con un sorriso leggero, da Tensai.

 

“Un minuto alla conclusione, 5 punti di distacco.

Il pubblico in delirio.. il Do’aho stoppa Kawata con un salto magnifico..

Ryota recupera, Mitsui tira: 3 punti, più tiro libero per fallo.

 

49 secondi, -2 dal nemico.

Il tifo alle stelle, li avevamo convinti a credere in noi..

Quest’incontro avrebbe cambiato le sorti del basket giapponese, e noi ne eravamo i protagonisti.”

 

“Vangelo!!” concordo, annuendo vigorosamente.

 

“Hisashi ha completato il tiro disponibile, portandoci a -1.

A 34 secondi, Akagi ha stoppato Kawata Senior, e Sakuragi ha fermato Sawakita, giusto sopra il ferro; ho preso la palla, e sono corso in attacco.. non so ancora come, ma il Do’aho ha recuperato il pallone, dopo che io l’avevo perso, per colpa del Gorilla Tondo..

Si è lanciato, e mi ha passato quella benedetta sfera arancione..

E’ successo assai di rado che lui, consapevolmente, si sia deciso a collaborare con me..

Credo che questo presupponga una sorta di fiducia reciproca, che noi non abbiamo mai avuto. per libera scelta di entrambi, presumo.

Ci siamo solo guardati, ma ho capito cosa mi chiedeva.. e l’ho semplicemente esaudito.

Niente e nessuno, tra me e il canestro.”

 

“Il nonnetto, intanto, preparava Kogure perché entrasse al posto mio.. sapevo di aver superato alla grande i miei limiti fisici… ma nessuno mi avrebbe schiodato da lì. Nessuno.”

 

“A 9 secondi dalla fine, quel bastardo di Sawakita ha segnato, ma noi, anziché abbandonarci allo sconforto, siamo partiti in contropiede.

Il Capitano mi ha dato la palla, i loro n°7 e 9 ad attendermi al varco, come un muro invalicabile.

Tra me e loro, il canestro.

E Sakuragi, al mio fianco.

 

Cosa ho letto nel suo sguardo, non lo so.

Ma mi ha convito a fare una pazzia.. una meravigliosa pazzia.

Gli ho affidato le sorti della partita.

 

Il pallone tra le mani.

 

Mentre il tempo scadeva, in quell’eterno istante.

Hanamichi ha segnato.

HA. SEGNATO.

 

..avevamo vinto.”

 

“Merito del Tensai…… e di una volpe…” è il mio vanto, mentre sento ancora adesso uno strano pizzicore sotto le palpebre, al vivo ricordo di quel momento.

 

Il sorriso mi si allarga, ora come allora.

 

“Ci siamo avvicinati.

Ci siamo guardati l’un l’altro.

Come in mille occasioni, finora.

 

Forse, per la prima volta.

 

E un five-high che è entrato nella storia.

Mia e sua. Di sicuro.”

 

“Il Mito. La leggenda!!” -m’infervoro, tutto gasato..- “Ci puoi scommettere!!!”

 

“Quando abbiamo realizzato il fatto, ognuno ha fatto finta di andare per la sua strada… ma gli altri ci sono saltati addosso.. incoscienti!! E la schiena del mio Do’aho??”

 

“Che premurosa la mia volpetta…” gongolo.

 

“Tutti i nostri supporter, (compreso l’odiosissimo Rukawa Shitenai) hanno invaso il campo, per farci festa.. Ayako è venuta a strizzarmi.. persino il Guntai si è congratulato con me..”

 

“Perché quegli scemotti avevano intuito più cose, di te e me messi assieme…” e arrossisco, spolverando le loro allusioni, sempre meno casuali, e le frecciatine fin troppo fortuite..

 

“E poi la foto di gruppo. Noi eravamo quelli che hanno battuto l’invincibile Sannoh Kogyo!!

Alla fine, tra una pacca sulla spalla e un abbraccio, ci hanno concesso ci andare negli spogliatoi..

Eravamo davvero sfiniti.. dopo una veloce sistemata, il Do’aho è stato accompagnato da Ayako nell’infermeria del complesso sportivo.

Noi, invece, siamo tornati alla pensione.

 

Sto scrivendo da 2 ore.. e lui non è ancora ritornato!!

Kami.. e se fosse grave?

Se.. se non potesse più giocare?

NO! ..Non diciamo sciocchezze!!

Il Do’aho è di gomma, come i bambini.. lo rimetteranno in sesto..”

 

“Il Genio immenso è indistruttibile.. ma guarda che non sono un bambolotto!!” dichiaro, offeso.

 

“Adesso cercherò di riposare un po’, in attesa di notizie..”

 

“Ecco, bravo..” è il mio sollecito, ancora in parte stizzito.

 

“Ore 19.00, sto impazzendo.

Se non mi dicono come sta, io faccio una strage.. altro che ‘Ice-man’.. io adesso vado da Ayako e la costringo ad accompagnarmi a vederlo.. magari con la scusa di sorreggerla, nel caso in cui.. nel caso in cui… dovesse portare un quintale di bende e fasce, e integratori, e chessoio.. ma che cazzo sto scrivendo??

Voglio sapere come sta Hana!!”

 

“Amore.. mi spiace averti fatto preoccupare.. non dipendeva da me..” cerco di giustificarmi..

E poi, di colpo, realizzo una cosa: ha scritto il mio nome!!

..doveva essere davvero in pena, per non accorgersene..

 

“Ore 21.30. Dopo la cena, dopo l’ennesimo bagno.

Un responsabile ha accompagnato al ryokan Sakuragi, che ora riposa in una camera privata, praticamente sopra la mia testa.. non so ancora cos’abbia davvero.

Il medico -che lo ha visitato- ha parlato al telefono con Anzai-sensei, e Ayako ha nominato la parola ‘riabilitazione’.

Da quanto ho inteso, l’infortunio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma preesistevano già dei problemi latenti, che sono sfociati oggi..

Anche se chiedessi informazioni più precise, non me le darebbero.. per tutela della sua privacy, e perché è un minore.. quel Do’aho con la mania di strafare!! E’ anche un minorato, ma questo non lo sanno!!!”

 

La Direzione Sakuragi ringrazia nuovamente per le –numerose- offese gratuite ricevute da lei..”

 

“Muoio dalla voglia di andare a trovarlo, per vedere come sta.. chessò.. magari se mi insulta un pochino si distrae dal dolore..”

 

“Apprezzo la tua buona volontà.”

 

“Ma Akagi ci ha ordinato di non andare a disturbarlo.. è stato messo in camera singola, con letto all’occidentale.. “Sennò, chi lo alza domani da terra?” ha precisato, cercando di scherzarci su.

In realtà, siamo tutti preoccupati per lui..

E l’hanno riempito di antidolorifici, perché il dolore dev’essere aumentato, da quanto si vocifera..”

 

“Guarda: mi hanno imbottito di Alprazolam, per l’ansia.. e poi di Piroxicam, -o come diavolo si chiama- per le fitte..
 

 

4 Agosto. Mercoledì.“Ore 6.10. Nuovo record personale: tre mattine di fila, sveglio prima dell’alba. (tecnicamente, l’aurora è iniziata già 2 ore fa, ma per me è troppo presto comunque)

Semplicemente.. non ho resistito, sono andato da lui..

Stanotte, stufo di rivoltolarmi nel letto, sono sgusciato fuori dalla camera, stando bene attento a non svegliare i miei compagni..

Mi sono reso conto di una cosa: non potevo aspettare fino al mattino… con che scusa potrei andare a fargli visita?

Tutti sanno che io e lui ci malsopportiamo..  se mi beccassero a gironzolare nei suoi paraggi, potrebbero credere che io voglia approfittarne, per togliermelo dai piedi una volta per tutte…”

 

“E non a torto, oserei dire..”

 

“Comincio ad odiare questi corridoi tetri.. scricchiola tutto, qui.

Cercando di fare appello a tutta la mia concentrazione, sono riuscito a far scorrere gli shoji, senza creare rumore.”

 

“Ad essere sincero, io ho un ricordo molto molto vago e impreciso, di quella notte.. intontito dal dolore e dagli antinfiammatori, ho vagato in una sorta di limbo incorporeo, tra il sonno e la veglia.

Ayako mi ha tenuto compagnia fin dopo mezzanotte, temendo che avessi bisogno di qualcosa..

E poi ho cercato di riposare..”

 

“Ho accostato le tende della finestra, altrimenti il chiarore del primo albore lo avrebbe svegliato.

Avevo scordato il plenilunio di stanotte. Per un attimo, sono rimasto incantato a contemplare quella sfera perfetta. Poi mi sono avvicinato a lui, restando nel tenue cono di luce prodotto dalla luna piena.

In quel momento, -non ho la certezza che mi abbia visto davvero- Hana ha sollevato le palpebre, guardando nella mia direzione. Ma non ha proferito parola.”

 

“Credevo fossi una visione, indotta dai farmaci..” -ammetto.- “Ho una vaga reminiscenza di un’ombra stagliata contro la cornice della finestra, ma poteva benissimo essere un’illusione..” desumo, con una certa coerenza.

 

“Me ne sono rimasto fermo, in attesa.

Ha richiuso gli occhi, sospirando.

Non so per quanto tempo io sia rimasto immobile, al suo fianco.

Quando ho sentito il suo respiro farsi più profondo, mi sono accomodato sullo sgabello vicino al letto.. c’era sopra un fermaglio intarsiato, a me familiare: il mio regalo di compleanno per Ayako, due o tre anni fa.. mi ha fatto sorridere piacevolmente, sapere che lei lo porta ancora.

Dev’essere rimasta a vegliare Hanamichi, e –nella stanchezza- se l’è dimenticato qui.

Anche se sa essere davvero prepotente, Aya ha una dolcezza tutta sua..

....

D’un tratto, i lamenti di Sakuragi mi hanno distolto dalle mie riflessioni.. nel tempo che sono rimasto con lui, ha alternato attimi rilassati, a smorfie di dolore.. come avrei potuto aiutarlo?

Non avevo l'autorizzazione per dargli altri farmaci.. e non conoscevo il tempo residuo della loro copertura.. Quando i suoi ansiti sono aumentati, lo confesso, ho avuto un attimo di panico.

Cosa potevo inventarmi??

Nel momento in cui l’ho visto aggrapparsi con un gesto spasmodico al lenzuolo, ho seriamente pensato di andare ad avvisare il Coach.. e ‘fanculo anche il perché io fossi lì, in piena notte!!

Alla fine, mi sono lasciato guidare dall’istinto.. ho cercato di liberare le sue dita artigliate alla stoffa, con delicatezza.

Mi fa star male vederlo soffocare il dolore così. Vederlo tanto vulnerabile.

E sentirmi così impotente.

Senza nemmeno ragionarci, ho preso la sua mano tra le mie, iniziando una lenta carezza.. si è rilassato impercettibilmente, ma era già qualcosa.

Non so se sia servito davvero, o se –molto più semplicemente- la crisi fosse passata da sé.

Il tempo che sono rimasto con lui, l’ho trascorso così.

..Non mi ero mai accorto di quanto fossero grandi le sue mani..

Grandi, e ruvide.

Ci sono già i primi calli, come nelle mie..

.. lo scotto da pagare..

Non saremo mai pianisti, noi..”

 

Mi ritrovo a fissare il mio palmo aperto della mano libera, immaginando come lo hanno visto i suoi occhi..

D’istinto l’allungo, andando a prenderne una delle sue.

Segnate da milioni di allenamenti, da infiniti palleggi, da qualche rissa con me.. sorrido.

Sono morbide, queste mani.

Mi hanno accarezzato, non potrebbe essere altrimenti..

 

“Le ore si dilatano all’infinito, ma la notte non può tradire l’alba..

Lentamente, ad Est, il sole si profila all’orizzonte: ho capito che era ora di andarmene.

Il suo profilo, accarezzato dal primo chiarore, mi ha tolto per un attimo il respiro.

Forse adesso so, perché me ne sono innamorato.

Nh… bugia.

Lo sapevo anche da prima, e questo è solo un motivo in più.

Vorrei passare le albe del prossimo millennio a vegliarlo così..

..quando il fuoco gioca col suo fuoco, e la sua pelle diventa oro fuso..

 

Sto sclerando. Non c’è altra spiegazione.

Disconosco la smielonata che è appena stata scritta contro la mia volontà.

Non l’ho prodotta io..

Quest’uomo mi sta rovinando, ne sono sempre più certo..”

 

“Io direi che contribuisco ad ampliare i tuoi orizzonti..” –sorrido, sornione- “Ignoravo questo tuo aspetto poeticizzante, Volpe.. se non affogo nella melassa prima, mi piacerebbe approfondirlo in separata sede..” concludo, allusivo.

 

“Prima di andar via, l’ho osservato meglio, col favore dei primi raggi.

Era tutto sudato, povera bestia.”

 

“Bestia, tua nonna!!”

 

“Ho preso un fazzoletto di carta, inumidendolo con dell’acqua nella brocca trovata sul comodino, lì di fianco.

Credo gli desse sollievo, perché si è quasi messo a mugolare di piacere..”

 

“Vorrei vedere te!!” sbotto, seccato.

 

“Mi ha fatto tenerezza, lo ammetto.

Sembrava tanto un bimbo ammalato, in attesa delle coccole della mamma..

Mi sono chinato, e gli ho sfiorato la fronte con un bacio lieve.

Mia madre mi salutava sempre così, quand’ero piccolo..

Diceva che era una benedizione, la sua.

.. io non ho questa pretesa.

 

Il mio era solo un gesto d’affetto.”

 

Non ho parole.. per una volta, posso solo accogliere quello che è stato, e colorarlo di gratitudine.

 

Una volta ancora, Volpe, ti amo sempre di più.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Idem per i due farmaci generici che sono stati citati.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

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Capitolo 27
*** Scelta d'amore 27 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 27

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Ciao, amore..” è il mio saluto, entrando.

Oggi piove. L’autunno è davvero arrivato, e il caldo dell’altro ieri è già solo un pallido ricordo.. bizzarrie atmosferiche.. mpf..

 

“Ci togliamo il dente e il dolore??” propongo, sebbene un poco riluttante.

 

“Me ne devo andare verso l’una, abbiamo l’incontro col Kainan.. sempre che i signori si degnino di venire..” mastico, seccato… quei pivelli tracotanti, con la puzza sotto al naso..

 

“Maki ha abbandonato.. te l’avevo già detto, no?!” e ripenso alla faccia di Kiyota, mentre me lo diceva.. sembrava quasi sul punto di mettersi a piangere.. sospetto ci sia dell’altro, dietro alla sua devozione da kohai.. certo, la cosa non mi disgusta, in sé.. quanto i gusti opinabili della scimmia capellona!!.. ‘come fa a stravedere per il vegliardo?’, mi chiedo..

 

“Ore 9.30. Fra mezz’ora la partenza.

L’allenatore ha allungato i tempi del risveglio.. i miei compagni titolari –stamane- hanno tutti una faccia cadaverica.

Una sola notte non è bastata per recuperare la stanchezza di ieri.. sarà dura, inutile nasconderlo.

Persino il signor Anzai non fa mistero di questo.

L’assenza di Sakuragi pesa, e l’Aiwa è forte, maledettamente forte.

Stamattina Ayako è andata da lui, dicono stia ancora dormendo.

Del resto, nelle sue condizioni è perfettamente inutile che venga con noi.. lo conosciamo tutti, ormai: si infervorerebbe per ogni azione, sbraitando sulla fortuna sfacciata dei nostri avversari, a scontrarsi con una squadra senza la sua punta di diamante..”

 

“E così mi avete abbandonato solo, al mio destino, con la nonna della padrona a farmi la guardia carceraria, manco avessi intenzione di scappare..” se solo ci fossi riuscito..

 

“Ore16.30. Abbiamo perso, con onore.

Malgrado il distacco clamoroso.

Non mi pento di nulla. Abbiamo dato tutti, senza riserve, tutte le energie che avevamo.

Ma la sconfitta è giunta, inesorabile.

Il nostro sogno si conclude qui.

Ripartiremo col treno della sera, non ha più senso restare, oramai.

....

Chissà come sta lui?..

Avevamo stabilito di avvisarlo, appena rientrati al ryokan.. avrebbe dovuto farlo il senpai Kogure, con la sua rinomata diplomazia.

In realtà, non credo ne serva poi molta, basta guardarci in faccia, per capire che..

Per trenta secondi, giuro, ho preso la decisione di andare a dirglielo io: sono salito fino al suo piano, sono arrivato davanti alla camera dove riposava, ho messo la mano sugli shoji, e poi… poi mi è mancato il coraggio.

Da vero kamikaze, ero pronto ad assumermi l’onere di andare a riferirgli l’esito dell’incontro, facendomi carico della sua ira nei nostri confronti.. mi sembrava una buona punizione, per la nostra sconfitta.

Potrei mentirmi, dicendomi che –all’ultimo- non l’ho fatto perché l’ho ritenuto poco saggio.. la verità è che non avrei sopportato la sua delusione, non anche la sua.

E ho scelto di andarmene.

Forse, sono solo un vigliacco.”

 

“Non è vero, dai…….

Ognuno vive il dolore a modo suo.. e tu dovevi ancora assorbire il tuo.. nessuno ti può biasimare, io per primo..” tento di consolarlo.

 

“Ore 23.00 Kanagawa.

Ci siamo salutati distrattamente alla stazione, ancora troppo intontiti per realizzare tutti gli annessi e connessi dell’evento: fino all’inizio della scuola, non ci rivedremo più.

Io ho preso un taxi, e me ne sono tornato a casa.

Il silenzio mi ha accolto.

Mika-san mi ha lasciato un biglietto di bentornato, con dei tramezzini, nel caso in cui..

Potrei mangiare per disperazione, perché no?!”

 

“Perché non nei sei il tipo..” -ribatto, sicuro.- “Invece, saresti capace di andartene in un campetto a tirare fino all’alba, anche senza illuminazione..” per puro spirito di penitenza.

 

“Il Do’aho di sicuro potrebbe farlo..”

 

“Touché..” esclamo, mettendo –platealmente- una mano sul cuore.

 

“Sua madre è venuta prenderlo.. l’ho vista di sfuggita, c’è mancato poco che se lo caricasse di peso in spalla..”

 

“Tzé.. la mania di strafare della mia genitrice… quella ci gode, a mettermi in imbarazzo!!” vedere lei che mi accudiva, ha fatto ridere l’intera squadra, malgrado gli umori lugubri di tutti.. almeno si è resa utile..

 

“Ripenso al nostro viaggio di ritorno..”

 

“Anch’io!..” confesso, e non riesco ad impedirmi una smorfia. “I ragazzi avevano deciso di considerarmi un appestato!!

Un posto con due sedili riservato per me, per farmi stare comodo, in un angolino disperso, in fondo allo scomparto, casomai volessi riposare, tutti a parlare piano intorno, se per combinazione avevo necessità di dormire.. ecccheccazzo!!!!

A costo di sembrare un ingrato maleducato, tutte queste premure mi hanno fatto incavolare davvero!!

Non ero in punto di morte, ma solo infortunato!!”

 

“La sindrome da ‘mamma-chioccia’ -nei suoi confronti- ha colpito un po’ tutti.. credo abbiano preferito canalizzare l’attenzione su di lui, per non pensare alla nostra recente esclusione..

Secondo me, questa totale gentilezza-forzatura l’ha solo infastidito..”

 

“Almeno uno!!”

 

“Non ce lo vedo, il Do’aho, a fare il reietto, in un cantuccio, in un religioso silenzio mistico..”

 

“ESATTO!!!... solo che non me la sono sentita di fare i capricci.. ho accettato passivamente il loro aiuto.. so che lo facevano con i migliori intenti.. ma il troppo stroppia!!!”

 

“Me ne sono rimasto per i fatti miei, osservando la devota processione, e le affettate cure..

Quando, però, ho attraversato il corridoio per andare in bagno, ho incrociato il suo sguardo.

Sbaglierò, ma mi è sembrato di scorgervi un lampo di disperata esasperazione.. sembrava mi stesse chiedendo aiuto..

Impossibile.

Non lo farebbe mai..”

 

“L’ho fatto. Credimi.. l’ho fatto!!

Quando ti ho visto proseguire, superandomi, ho perso le poche speranze che avevo..” recito, teatrale.

 

“Ci ho pensato su, mentre facevo quello che avevo da fare..

E nel tragitto di ritorno, mi sono arrestato davanti a lui, nuovamente. Ha riaperto gli occhi in quel frangente, fissandomi.

“Fammi posto, Do’aho.” Gli ho ordinato, accomodandomi vicino a lui.

Mi ha insultato come al suo solito, ma giurerei che ci fosse una nota di sollievo, nella sua voce.

In meno di tre secondi, il gruppo delle crocerossine è giunto a noi, chiedendomi perché fossi lì.

“Dormo meglio qua. C’è più silenzio.” E potrebbero ringraziarmi. Se non altro, mi sono degnato di rispondere..

Le altre matricole hanno mugugnato il loro dissenso; ma nessuna, tra loro, avrebbe osato contraddire la mia scelta. I senpai non hanno obiettato, ed è così che siamo finiti a fare il viaggio di ritorno assieme, io e lui.

Se sperava che fossi una buona compagnia, ha sbagliato mira.. ma credo che gli bastasse non essere solo.

La mia semplice presenza, è tutto quello che gli potevo offrire.

Non so quando, nei pressi di Akita, mi sono appisolato.

Nel momento in cui mi sono svegliato, poco prima di Yokohama, me lo sono trovato addosso, anche lui assopito.

Me lo sono accoccolato meglio contro, ho richiuso gli occhi, per assaporare meglio questo momento, vegliando sul suo riposo.”

 

“Allora siamo pari, con quella serata nell’ofuro..”

 

“Peccato sia durata troppo poco.

Realizzo solo ora, che non avrò scuse per vederlo, nei prossimi giorni.

Niente allenamenti massacranti, niente risse, niente di niente.

Mi manca già.

Assurdo.”

 

“Si chiama 'amore'”. Spiego, addolcendo il timbro, di riflesso.

 

Distrattamente sbircio l’ora.

Cavolo!! E’ già tardissimo!!

“Kit.. adesso devo proprio andare.. torno tra un paio d’ore, e ti racconto com’è andata, eh?”

 

….

 

“Eccomi quaaaa!!!” esclamo, tutto gioioso, spalancando la porta della sua stanza.

Ops..

L’infermiera foca -che gli sta sostituendo la flebo- mi lancia un’occhiata glaciale.

“Mi scusi…” mugugno compunto, abbassando di rimando le orecchie..

 

“Siamo in un ospedale, qui.” Intima lei, nella mia direzione, disapprovando platealmente la mia piazzata.

 

Mi fingo costernato quel tanto che basta, finché la megera non se ne esce.

Riprendo a scodinzolare verso di lui: “Abbiamo vinto!! VINTO!, VOLPE, CAPISCI!!??”

Silenzio.

“STRACCIATO, ANNIENTATO, SMACIULLATO IL TERRIBILE KAINAN KING!!” Rincaro, sempre più esuberante..

 

Nessuna reazione, ovvio.

 

Sbuffo, infastidito: “Tzé, Volpaccia indisponente!! tu non c’eri, ok.. ma almeno, potresti far finta di gioirne con me..” suggerisco, senza sperarci poi tanto..

 

Accomodandomi sulla poltroncina, comincio il resoconto.

“Non aspettarti la cronaca minuto per minuto, sia chiaro: io non sono un fissato come te!!

Comunque.. Sono scesi in campo, fin dal primo minuto la Nobuscimmia, Takasago, Jin e il loro n°9: Muto, mi pare si chiamasse… ah, sì,  e poi un’altra riserva, col n°12, non ricordo il suo nome..

La nostra rosa, invece, era composta dal sottoscritto -e vorrei ben vedere!!- da Mitchi, Ryochan, Shiozaki e Yasuda…

Modestamente, il possesso di palla è stato nostro.. Ryota ha segnato un canestro già dopo 10 secondi.

E’ proprio vero: senza Maki, quelli vanno allo scatafascio..

 

Jin si è messo in testa di sfidare il teppista, per decretare chi fosse il miglior tiratore da tre.. e devo dire che lo sdentato si è fatto onore.. Kiyota, invece, ce l’aveva con me.. diceva che, in tua assenza, era contro di me che doveva vincere, per essere considerato la miglior matricola di Kanagawa, anche nei futuri Campionati Invernali… e che non mi avrebbe portato riguardi anche se era un’amichevole, e bla bla bla.. ma ti rendi conto??

Quello, fare sconti a me??!!

L’ho conciato per benino, direi.. il Tensai non poteva far passare impunemente un affronto così grande..

 

Alla fine del primo tempo, eravamo 21 a 19, per noi.

 

Nella ripresa, ci hanno fatto sudare parecchio, è entrato Ishi, al posto di Shiozaki, e Sasaoka per Mitsui.. quell’idiota non regge ancora un’intera partita..

 

Ho segnato uno slam dunk da urlo, al 18°, che li ha azzittiti di colpo.. hi hi hi.. la riscossa del Genio!! Takasago e Muto hanno tentato di stopparmi, ma io ho insaccato comunque… cosa vuoi… la classe non è acqua..

 

Però.. vedi.. la mia azione deve averli fatti incazzare un tantino tanto..

Dalla panchina, Takato sembrava sul punto di fare un infarto.. ha rotto a metà il suo harisen, in un impeto d’ira.. forse sperava di avere tra le mani il collo di quell’esaltato babbuino, che ha sbagliato più di un passaggio..

 

Ce la siamo vista davvero brutta a -4 minuti dal termine, quando ci hanno distanziato di 6 punti.. ma dopo il Sannoh, nessuna rimonta ci può spaventare davvero..

 

Al fischio finale, il risultato era di 48 a 45 per i vincitori.

NOI ovviamente.”

 

Ecco, fine del ragguaglio.

Riprendo fiato.. solo ora mi accorgo della frenesia che mi ha avvinto.. mi sono lasciato trascinare dagli eventi..

 

Del resto, è un fatto importante, per me e per la squadra.

 

“Anzai, prima dell’inizio, ci ha presi in disparte, non per farci raccomandazioni, una volta tanto..

Ci ha semplicemente detto che potevamo trionfare, se lo volevamo. Che ne avevamo i mezzi, anche senza Akagi, Kogure.. o te.

Che avremmo dovuto batterli anche per voi..

Che avevamo lavorato tanto, che il Kainan è forte, sì, ma non invincibile, e che l’assenza di Maki sarebbe stata determinante..

Come sempre, il nonnetto ha avuto ragione..

..Ed è per questo che ti dedico la nostra vittoria.

Io ho giocato pensando a te..”

 

Ammetto, mi è parso strano calcare il parquet, senza sentire il tuo passo dietro al mio..

Anzai dice che è normale, un po’ di smarrimento..

Un conto è giocare fra noi, in allenamento, e un altro è vedere la propria formazione stravolta..

Ci sono momenti, magari quando mi sforzo di fare un po’ il buffone, in cui mi aspetto di vederti entrare dal portone della palestra, e sibilarmi contro qualche insulto..

Gli altri ragazzi, invece, attendono con ansia le visite di Akagi e Kogure, soprattutto quando si fermano a fare due tiri con noi.. purtroppo, accade sempre meno spesso..

Ok, li incrociamo nei corridoi, a pranzo, o nel cambio delle lezioni, ma non è la stessa cosa..

Non ci mancano i compagni di scuola, ma un Capitano –che sapeva imporsi, e guidarci- e il suo vice –discreto, ma presente-.

Ryota fa del suo meglio, per non farci sentire la loro mancanza, ma non è semplice.

Ayako lo aiuta parecchio, in questo.. difatti si sono avvicinati molto, negli ultimi tempi..

Di sicuro, lui ha preso sul serio il suo ruolo… ci fa sgobbare come matti!!

E noi che credevamo che il peggio fosse passato, andato via il Gorilla…

 

 

Fisso l’ora.

Ho ancora un po’ di tempo, prima di rivedere il brutto muso della foca, che verrà a cacciarmi.

Prendo il diario, dove inizia una nuova storia, in un certo senso..

Quasi tutti gli eventi scritti finora, li ho conosciuti, e vissuti.

Adesso –con le vacanze- c’è una temporanea biforcazione delle nostre vite, invece.

 

 

5 Agosto. Giovedì. “Riprende la quotidianità. (Se così si può dire.)

All’improvviso, mi ritrovo un sacco di tempo -che mi è piovuto addosso- da gestire.

Niente scuola, niente allenamenti programmati in vista di...

questa non è quotidianità. Non la mia.

La mia è fatta di palle e canestri, a tutte le ore, e di pisolini di straforo, sopra il banco, mentre il prof. spiega, modulando la voce per conciliarmi il riposino.. e di scarpe strisciate sul parquet, e di urla e strepiti, di Do’aho e delle sue stronzate..

 

Nh. ho dormito per ¾ della giornata.

Due tiri nel campetto qui vicino. (d’obbligo)

Sono andato a far visita a Mika-san, che mi ha costretto a fermarmi a cena.

E adesso eccomi qua.

In tv non c’è un cazzo, non ho sonno, non ho voglia di musica, niente di niente.

Ho già letto e riletto le ultime riviste di basket che ho comprato, prima della partenza..

..vado a letto..”

 

“Vai, da bravo..” gli suggerisco.

 

 

6 Agosto. “Ho riordinato casa da cima fondo.

(Non che ci volesse poi molto.. io non ci vivo, praticamente).

Sono andato a fare compere, l’ultimo numero di ‘Sport Today’, fresco di stampa, con dentro l’inserto speciale sui Nazionali.

Avevo finito gli integratori vitaminici, e ho rifornito la dispensa di bevande energizzanti.

Nel negozio di articoli sportivi di fianco al Dover’s Bluff bar, ho adocchiato una nuova casacca.. un nuovo pallone, una tuta da urlo..  sono uscito da lì solo dopo aver speso un capitale..

Mi sto comportando come una ragazzina.. forse è vero che ‘l’Ozio è il padre dei vizi..’

Sto diventando vizioso..

Che sia questo l’amore per lo shopping??

Nh..”

 

“Volpe con le mani bucate..” lo rimprovero, scherzosamente.

 

 

7 Agosto. “Nella sezione giovanile di ‘Basket Today’ di oggi, è riportata la vittoria del Kainan, sull’Aiwa di Aichi, con punteggio di 85 a 81.

La sua famosa Stella, Moroboshi, è davvero un tipo in gamba, a quanto riportato, che ha dato del filo da torcere ai nostri compaesani.

Maki e la sua squadra si è infine aggiudicata l’accesso alla finale, che si è svolta -stando alla recensione- stamattina, alle 10.30, con il Meiho Kogyo, pure loro di Aichi.

 

A volte, il Destino ha un senso dell’ironia alquanto discutibile..

 

Nh.. Se il Kainan King è riuscito a battere l’Aiwa, notoriamente classificatasi al 4° posto nello scorso Campionato, non credo si farà mettere i piedi in testa da questa squadra–rivelazione dell’anno.. Ricordo che Sakuragi ha nominato una matricola fuori dal comune.. un certo Morishige, mi pare..”

 

“Quel bestione!..

Maledizione!!

Mi scoccia parecchio non essere riuscito a scontrarmi con lui.. mi brucia ancora, il modo in cui mi ha fatto cadere, il giorno in cui sono andato a vedere le eliminatorie della sua Prefettura, con vecchiaccio e la Nobuscimmia..

 

 

8 Agosto. “Il Torneo Nazionale si è concluso ieri, con la vittoria –meritata ma inattesa- del Meiho Kogyo della Prefettura di Aichi.

L’Istituto Superiore Kainan si è aggiudicato il 2° posto, dopo un combattimento molto acceso, dal risultato incerto sino alla fine.

Il cronista riporta i punteggi parziali, che si rincorrono di continuo.

L’articolo si conclude con un breve special su Hiroshi Morishige, (199 cm per 100 kg di peso) matricola del team vincente, rivelatosi il giocatore-scoperta di questo Campionato.

Chissà come s’è roso il fegato Kiyota, per quest’affronto.. se avessero vinto loro, probabilmente ci sarebbe lui, ora, sul giornale, anziché quest’armadio gigantesco…

.. oppure io..”

 

“Poveri illusi.. ci sarebbe stato il Tensai, senza ombra di dubbio!!!” m’infervoro..

 

 

9 Agosto. “Niente di nuovo in vista..

Ho cercato di non pensarci, ma il tarlo del Do’aho continua a rosicchiare i miei pensieri.. non ho più saputo nulla su come sta, su cos’abbia..

Sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di andare da Ayako, per avere notizie attendibili e.. lei è la nostra manager: ha il dovere di essere informata!!

Cavolo.. dove lo trovo il coraggio di andare a suonare il campanello di Casa Miyamoto??

Ho sempre rifiutato il loro aiuto..

Ben sapendo che sarebbe stato privo di doppiezza.

Ma questo non avrebbe a che fare -in senso stretto- con la coerenza delle mie scelte..

Ma chi cazzo prendo in giro??”

 

“Mpf!!” -la smetterai mai, di farti del male consapevolmente?- “Sei andato da lei, poi?” gli chiedo, curioso.

 

Ma la porta della stanza si apre, e dei lunghi baffi conosciuti fanno capolino dalla soglia.

 

“Giro serale!” intima un vocione, che è tutt’altro che femmineo.

 

Mi sbrigo a riporre armi e bagagli, prima che la bestia si spazientisca.. ma quando torna Saito-san??

 

So che ho pochi istanti, prima che lei ritorni, col carrello e i medici appresso..

Con un po’ di fortuna, riuscirò ad evitare anche quell’odioso di Sumai-san.

 

Mi affretto a lasciargli un bacio d’affetto sulla fronte, come ha detto lui: forse non è una benedizione, ma male non farà, no?!

 

Uscendo dall’ospedale, mi accorgo di non sapere se Kaede sia andato o meno da Ayako.. Pazienza.

Mi toccherà tenermi la curiosità fino a domani.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

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Capitolo 28
*** Scelta d'amore 28 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 28

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

4 settimane oggi.

Dall’incidente.

28 giorni, una vita.

 

Volevo vedere Kawata-san per sapere qualcosa sulle sue condizioni.. manca anche kangohu Saito, torna domani.. ho dovuto chiedere all’infermiera foca, spiegando che è importante, non sia mai che lei mi prenda alla leggera… già mi odia, quella.

 

Alla fine, mi ha informato che Kawata è ad un congresso, e c’è il suo pupillo che lo sostituisce.. e mi ha trascinato da lui.. cazzo!! Non ho saputo svicolare in tempo.. ho accampato scuse, ma niente… eccomi qui, davanti al suo brutto muso. il secondo sgradevole incontro con lui.

Non può essere peggiore del primo, no?

 

Mi sta fissando, palesemente seccato per la mia presenza.

Perché cavolo non va a lavorare al Polo Nord, a curare i pinguini, se non gli piacciono le persone??

Ok, Hana.. veloce e indolore.

Chiediamogli se ci sono novità e poi andiamocene fuori da qui..

 

Inspiro (aria, gentilezza e autocontrollo) esalando un dignitoso:

“Dottore.. sono parecchi giorni che Kawata-san non mi aggiorna sullo stato di Rukawa-kun, vorrei sap..” non mi permette di concludere, che un suo sbuffo maltrattenuto gli sfugge, mentre cerca il dossier di Kaede.

 

Per 30 secondi, giuro, sono talmente sorpreso dalla sua palese maleducazione da restarne disoriento.. Brutto stronzo, cretino, arrogante, screanzato, stronzo.

 

 “Dagli ultimi tracciati, non ci sono variazioni rilevanti..” dichiara, in tono piatto.

 

“Ma è quasi un mese!!” esclamo, esasperato.

 

Lo vedo inarcare un sopracciglio, pensieroso.

“Già.” Lo sento confermare, oscurandosi.

 

Perché quell’espressione?

 

“Nel caso del paziente, trascorso un mese senza cambiamenti di sorta, il termine clinico della sua condizione è definito ‘stato vegetativo persistente’..”

 

“..E non è una cosa buona..” chiedo, retorico.

Solo dopo averla fatta, mi accorgo della scontatezza della mia uscita.

 

“Ovviante no!” -replica lui, secco- “In ogni caso.. Da questa condizione ci si può ancora riprendere; tuttavia criteri statistici..”

 

“Ok, ok.. la conosco già la solfa..” mi sfugge, in un impeto di stizza.

 

Mi fucila con lo sguardo, arrossendo di sdegno, per la mia presunzione..

Eccheccazzo!!!

 

Mordendomi la lingua per non rispondergli a tono -anzi! a ragione!!- mugugno un paio di scuse, che sembrano soddisfarlo, pregandolo di concludere il discorso che avevo accidentalmente interrotto.

 

 

Mentre lui snocciola tutto il suo sapere preconfezionato, e io mi turo mentalmente le orecchie, pensando ad altro, mi appunto che farò pagare anche questo, a Kaede, appena sarà ritornato in forma..

 

Tuttavia, una sua frase penetra la mia disattenzione, scuotendo i miei pensieri.

 

“..Bisogna anche vedere se lui vuole, svegliarsi.”

 

“Come, prego?”

 

“Beh.. la situazione che lui ha lasciato non è delle più felici, ne converrai con me…”

 

“Nh..”

 

“Ok. Ha un talento nel basket fuori dal comune. Sogna di andare a giocare nell’NBA. Ma non ha nessuno con cui dividere questa gioia, i progressi. I suoi sogni.

E, alla fine, se non hai nessuno con cui esser contento, anche le cose belle perdono di valore…”

 

“D’accordo, ma..”

 

“E’ solo. Non ha più una famiglia, mai avuto degli amici.. solo una palla… sai che consolazione?!” mi provoca.

 

“…”

 

“Sai se c’è qualcuno a cui teneva particolarmente, qualcuno di cui fosse innamorato?”

 

“…di me.” Confesso.

 

“E il rapporto che vi legava, com’era?”

 

“Disastroso.”

 

“Perfetto. Sei ancora convinto che Kaede Rukawa voglia davvero risvegliarsi?”

 

No.

Non lo sono più.

 

“Dammi solo una ragione. Solo una.

Per cui lui dovrebbe scegliere di rifinire nel mondo di merda da cui è uscito.”

 

“….Io.”

 

“ma lui non lo sa, Sakuragi.

Non. Lo. Sa.”

 

 

Le sue provocazioni mi rintronano nella testa, acuendo la mia confusione.

Lo saluto, uscendo distrattamente dall’ufficio, ma solo dopo aver fatto diversi passi, mi accorgo di non aver chiuso la porta, andando fuori.

E’ una cosa senza valore, e il mio cervello la scarta senza remore.


Inizio ad aggirarmi per i corridoi, smarrito.

Un’inserviente mi ferma, chiedendomi se mi sento male, devo avere un colorito piuttosto pallido, a suo dire.. non ricordo la mia risposta.. mi allontano, declinando il suo aiuto.

Non. Lo. Sa.

 

Ad un certo punto, mi accorgo di non riconoscere la zona.

Mi fermo, disorientato.

Sembra un sottoscala, un ripostiglio gigantesco.. percorro uno stretto corridoio, scendendo nel seminterrato.

E’ parecchio buio, qui.

Il pavimento sbrecciato, in parecchie parti, due interminabili file di armadietti di metallo lo affiancano, a perdita d’occhio.

Sembra infinito, questo passaggio.

 

 

Per non pensare ad altro, inizio a contare gli sportelli che oltrepasso, osservandoli con minuzia..

Alcuni sono divelti, altri chiusi, altri ancora senza ante, certi bloccati con lucchetto appresso, qualcuno sfondato, una ventina ha degli adesivi attaccati dentro, ma sono tutti scrostati, e arrugginiti in più parti..

Troppo immerso in questa mia contemplazione, finisco per andare a sbattere contro una porta d’acciaio.

L’urto è tale da farmi cadere all’indietro, sulle mattonelle consunte e impolverate.

 

Rimango così, semplicemente così.

Per quanto tempo ho camminato?

 

Mi sorge il dubbio che quest’accesso sotterraneo possa collegare alcuni blocchi dell’ospedale, e l’ospedale di Yokohama, solo in questa sezione, ha almeno sei stabili affiancati tra loro..

 

Il tempo d’un respiro, e un pensiero bizzarro si fa strada nella mia mente.

Se restassi qui, per sempre, quanto ci impiegherebbero per trovarmi?

Qualche giorno? Una settimana? Un mese? Mai?

A chi verrebbe in mente di venirmi a cercare quaggiù??

 

Nh..

 

Pensiero idiota.

 

Io non posso restare qui. E’ semplice.

Perché lui ha bisogno di me..

…Perché lui si sveglierà.

Cazzo! Sì che si sveglierà..

E io voglio essere al suo fianco, in quel momento..

Qua, mica vengono ad avvisarti, credo..

 

 

Ritornano –prepotenti- le parole di Sumai-san.

Tutte stronzate.

 

Avrà voluto provocarmi… magari punirmi per la mia insubordinazione, per averlo interrotto mentre parlava.. o magari si è accorto che non lo stavo seguendo nemmeno dopo.. e si è vendicato con l’unica arma in suo possesso: instillando in me il dubbio che.. che..

Balle.

 

Kaede non può desiderare di restare dov’è.

Non è materia di discussione, questa.

 

La mia volpe ci tiene alla sua pellaccia, al basket e a me.. quindi non mollerà mai.

E’ un fighter, lui.

Ha rotto le palle a tutti, con la menata del ‘Quel che Rukawa vuole, Rukawa ottiene’.. e non è tipo da rimangiarsi la parola data, no?!

 

 

Sumai si sbaglia.

Chiaro.

Limpido.

SENZA - OMBRA - DI - DUBBIO.

 

….

 

...e....... se avesse ragione?

 

 

Noncivogliopensare, non.. non..

Non. Lo. Sa.

 

 

Sento un nodo, in fondo alla gola, sciogliersi in un mondo che si sta appannando davanti ai miei occhi, e calde lacrime bagnare la ceramica patinata di polvere.

 

Maledizione..

 

Come posso essermi ridotto così…..?

 

Perché proprio a me?

 

Che cazzo ho fatto per meritarmi questo????

 

“PORCA MISERIA!!” gemo, in un ringhio ferito.

 

Cosa diavolo devo fare, perché lui ritorni al mio fianco?

Cosa??!!

 

Ditemelo... ….e io lo farò.. lo giuro.. qualsiasi cosa… rivoglio solo la mia vita di sempre, gli allenamenti, i suoi tiri, la scuola, le risse, i suoi insulti, l’armata, i sabati al Pachinko, i suoi sbuffi, la noia, la normalità.. la spensieratezza di un ragazzo di 16 anni, cazzocazzocazzo..

 

“PRETENDO TROPPO??!!” urlo contro il soffitto, contro tutto, contro niente.

 

 

D’improvviso mi ritrovo in piedi, fissando la porta davanti a me.

Strattono la sua maniglia, ma è chiusa, non cede di un millimetro.

E allora la prendo a calci e a pugni, in un impeto di cieca follia e rabbia.. non si scalfisce nemmeno.. sembra quasi prendersi gioco di me.. gli armadietti, sì. Gli armadietti.

 

Mi scaravento contro una fila a portata di calcio, sfondando a pedate quelli che non lo erano già.

Nove o dieci, uno dopo l’altro, con metodica, crudele soddisfazione.

 

Forse è vero, che l’anima di un teppista non muore mai.. al massimo si assopisce.

La mia si è rivelata sveglia e arzilla, in questo momento, e affamata, come chi si desta, dopo un lungo sonno.. e reclama il suo tributo di devastazione..

 

Colto da una sorta di delirio, proseguo nella mia corsa alla distruzione.. Impressa in ogni sportello, l’immagine di Sumai si stampa, indelebile.. soddisfazione indescrivibile, la mia.

Uno dopo l’altro, e ancora e ancora.. finché, spalancando l’ennesimo, vi scorgo uno specchio mezzo frantumato, attaccato con dello scotch sul fondo.

Mi rimanda un’immagine distorta, di un me stesso con un ghigno cattivo, molto cattivo..

..ed eccitato, da questa desolazione.

 

La superficie riflettente viene strappata via, senza gentilezza, e gettata a terra, e calpestata e frantumata, e calpestata ancora, in tanti piccoli, infinitesimali pezzetti che specchiano tante smorfie maligne, che si moltiplicano, rimpicciolendosi, fino ad annullarsi, con soddisfazione.

E dopo lo specchio, altri armadietti, altre ante, altri scempi..

 

Di colpo, una fitta mi coglie, all’altezza delle nocche della mano destra.. la fisso, come se non mi appartenesse.. un taglietto senza senso, un rivoletto di sangue che cola giù.. e giù.. fino a terra…

Lecco l’escoriazione con disinteresse, come un animale randagio, per puro dovere.

O forse per istinto..

 

Mi volto, nella direzione da cui sono provenuto..  un calcolo veloce, una stima approssimativa, un centinaio di mobiletti sfasciati, oltre –ovviamente- a quelli che lo erano già, prima del mio passaggio..

 

La ferita brucia, e non smette di sanguinare..

..che seccatura.

 

Con un moto di disgusto infilo la mano sana nella tasca dei pantaloni, e prendo il fazzoletto, me lo avvolgo alla meno peggio, è solo una fastidiosa stronzata, dopotutto, smetterà tra poco.

 

 

D’un tratto, il gioco perde tutta la sua attrattiva.

E io realizzo il tutto, con crudele lucidità.

Che cazzo ho combinato??

 

Oh, Kami… COME HO POTUTO??

 

Con il respiro ancora ansante per lo sforzo fatto, mi giro indietro, smarrito.

In lontananza, per terra, piccole schegge luccicano timide ad un neon mezzo rotto, che lampeggia con un sordo ronzio.

Non. Lo. Sa.

 

Sportelli ammaccati -solo mezzi attaccati ai cardini- penzolano inermi come brandelli di.. di…

Non lo so, a cosa somigliano.. o forse lo so fin troppo bene, e non voglio ammetterlo..

 

Ho distrutto un ripostiglio in disuso, d’accordo..

Ma questa non è una giustificazione.

..Sono caduto molto in basso, oggi..

 

 

Provo un profondo disgusto di me stesso, in questo momento.

Non per aver ceduto alla debolezza, giustificata debolezza..

Ma per aver dato libero sfogo alla parte peggiore di me..

Quella che avevo giurato non sarebbe mai più dovuta uscire..

 

Kami..

 

 

L’ho fatto per sfogarmi.. o per punirmi?

 

Non lo so..

 

 

Lascio cadere le braccia inerti lungo il corpo, respirando piano.

Alla fine, mi ritrovo sempre a fare i conti con la mia impulsività..

..Che sia una maledizione?

 

 

Sospiro, stanco.

Come se tutte le mie forze mi avessero abbandonato..

 

Mi ritrovo a fissare la mano bendata.. ha smesso di sanguinare..

Brucia un po’, ma non quanto l’umiliazione che sento dentro.

 

Kaede non ne sarebbe orgoglioso..

Anzai ne rimarrebbe deluso..

 

Mia madre.. oh! mia madre..

Sorrido, triste.

 

 

Sei riuscito a dare il peggio di te stesso, eh, Tensai?

 

Una smorfia amara mi si dipinge sul volto, che cazzo..

 

Lo stomaco in subbuglio, e i sensi di colpa a rincorrersi, per avere un posto in prima fila..

No. Così non va..

 

 

Sto per uscire, quando mi blocco, di scatto.

Un muro scrostato davanti a me, e gli ultimi armadietti, poco lontani.

 

Avanzo deciso, e caccio una testata poderosa contro la parete.

Questa è punizione, lo so.

 

Sorrido, un po’ meno appesantito.

E’ vero.. non posso tornare indietro, a qualche ora fa..

(o i pugni li renderei a Sumai, uno per uno) ma posso impegnarmi a non ricaderci più..

Posso tentare, no?!

 

 

Me ne esco da lì, e il mio pensiero corre a lui.

Oggi niente diario, Kaede.

 

Adesso parleremo.

 

Non. Lo. Sa.

 

E metteremo in chiaro perché devi sapere, perché devi tornare..

 

Non. Lo. Sa.

 

Ti giuro che -entro sera- lo saprai..

 

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- Ritengo opportuno ricordare che si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.

D’altro canto, anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del quadro clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica- è una mia scelta personale, ai soli fini narrativi.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

 

 

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Capitolo 29
*** Scelta d'amore 29 ***


Scelta d’amore 29

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 29

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Kawata è ritornato.

Sento una gioia sconosciuta, nel rivederlo.. nel suo sorriso incoraggiante..

 

Voglio bene a quell’uomo.

In fondo, tiene tra le sue mani la mia vita.

Guardo quel letto.

Non ho detto il mio corpo, bensì la mia vita.

 

 

Ripercorro le sue parole, di poco fa.

Ha chiesto un consulto ad un famoso luminare, per il caso di Kaede.

E vuole tentare una tecnica sperimentale di stimolazione..

 

Non ci ho capito granché, ma è una cosa buona.

Mi basta.

 

Tutto va bene, purché si provi..

Il tempo passa, e non è più nostro alleato..

 

No, no.. niente pensieri cupi, oggi..

 

Ho già rimosso le cattiverie di Sumai-stronzo.

Saito-san è anche venuta a salutarmi, allegra, e Kawata sembra incoraggiante..

 

“Datti una mossa, Volpe.. O ti prendo a testate!!” lo ammonisco, sorridendo.

 

 

10 Agosto. Martedì. “Noia.

Nh.. sto aspettando che cali un po’ il sole per andare a giocare.. mi si è rotto anche il condizionatore.. l’addetto -idiota- ha detto che hanno un sacco di richieste e che devo attendere paziente.. paziente un cazzo.. c’erano 31 gradi a mezzanotte..”

 

“Immagina un caldo letto su cui sei costretto a rimanere sdraiato, perché la schiena ti fa troppo male, per restare seduto.. immagina il lenzuolo soffocante, tutto appiccicato sulla pelle sudata.. il cuscino che trasuda calore, l’afa che ti sale tutt’attorno, la gola secca e tua madre che è uscita senza degnarsi di portarti il bicchiere d’acqua che le avevi chiesto.. e poi dimmi chi era messo peggio..” lo sfido.

 

 

11 Agosto. “Che palle!!

E’ l’unica cosa a cui so pensare.. fa un caldo boia, fuori…ho persino rinunciato ad andare al campetto..

Devo essermi beccato una mezza insolazione, ieri pomeriggio.. dopo neanche un’ora, mi è venuto un gran mal di testa, e il mondo girava e girava…forse mi sono disidratato troppo..

Sono rimasto mezzo incosciente sotto l’ombra di un albero, ed è finita che mi sono addormentato.. è passato un operatore ecologico, a svegliarmi, che era già sera..

Adesso sto meglio, ma mi sento ancora un po’ intontito, meglio che vada a letto..”

 

“Baka Kitsune incosciente!!” –gli sbraito contro- “Ma ti sembra il modo??” mi fa preoccupare, questo suo comportamento a volte sconsiderato.. prende troppo alla leggera i suoi limiti..

 

 

12 Agosto. “Sole splendente, afa infernale..

Adesso vado da Ayako a rapirla, minacciarla, supplicarla o fare qualsiasi altra cosa..

Voglio notizie sul Do’aho!!!!

Nh.. stanotte ho sognato che eravamo su una nave, lui è caduto in mare, Aya –ignara dell’emergenza- aveva in mano un salvagente, e io non riuscivo a comunicarle il pericolo che l’Idiota stava correndo!!

Oh, Kami.. Freud direbbe che il mio inconscio è di una banalità sconcertante.. ma sono sempre stato così prevedibile e scontato?? Nh..”

 

“Eviterò di infierire, lo prometto.” Esclamo solenne, ridendo.

 

 

13 Agosto. Venerdì. “Ci sto lavorando su. Giuro.

E’ che.. nh.. le variabili sono molte.. le telefono? Vado da lei? E se mi apre suo padre? E se è in vacanza? (ipotesi plausibile) e se invece vado da lui? Da Mito? Da Akagi?? (no, per carità: e se trovo la babb.. sua sorella??) Mpf..

 

Oggi iniziano i 3 giorni di Obon.

Io non sono particolarmente tradizionalista, e non è neppure una festa nazionale.. ho deciso comunque di fare un salto da mamma e papà, e accendere un incenso sulla tomba di famiglia.

Non sia mai che la Stirpe dei Rukawa mi si rivolti contro..”

 

“Sì, ecco.. non sfidiamo le ire funeste degli antenati, che già siam messi bene…”

 

 

14 Agosto. “Mika-san è venuta a riassettare casa.

Maeda ha incastrato un incontro tra due suoi buchi…

Ci teneva a rielaborare l’esclusione dal Torneo.. poraccio..

L’eliminazione dello Shohoku è l’ultimo dei miei pensieri, ora.

Col Do’aho che.. che.. nh.

Ok. Ho svuotato il sacco.

Sia chiaro: non sono sceso in particolari privati, o altro..

Mi sono limitato a riassumere un paio di eventi, e cosa essi hanno suscitato in me.. se vuole succosi resoconti su cui ricamare, può benissimo leggersi il mio diario…che naturalmente mi sono premurato di non portarmi dietro, non sia mai…

Vista la parcella che mi presenta quel ladro legalizzato, mi sono permesso di confidargli il mio recente disagio, nei confronti di Sakuragi..

Dicono sia il miglior analista in circolazione, ma quando l’ho visto sfregarsi le mani, sopprimendo a stento un sorrisetto alla ‘lo sapevo, lo sapevo!!’ ho seriamente pensato di cambiare consulente..

Cosa da annotare: mi ha detto di tentare.

Sì, di buttarmi, insomma.

Gli ho fatto notare il precario (disastroso?) rapporto che ci lega, ma lui sembra convinto che..

Beh, sì, che.. che il comportamento di Hana sia contraddittorio, e che, insomma.. il gioco potrebbe valere la candela.. la fa facile, lui!!!

Sembra ostinarsi a ignorare un piccolo, irrilevante particolare..

L’Idiota è etero.

Sfigato quanto vuoi, ma palesemente non gay..

Mi odia (credo che questo punto sia universalmente riconosciuto).

E’ già innamorato di una.. una.. beh, ‘di quella’.

E io -a suo avviso- dovrei buttarmi da bravo kamikaze verso questa missione suicida..

Fantastico!

Chi è che va aiutato, tra noi due??”

 

“Tu però avevi bisogno di una spintarella!!” gli faccio notare.

 

“Abbiamo raggiunto un accordo, tenterò ‘qualcosa’ se Hanamichi me ne offrirà la possibilità.. non sono così disperato da farmi male consapevolmente.. sadico sì, masochista, no.”

 

“Se lo dici tu..” ribatto, poco convinto..

 

 

15 agosto. “Il mio tutore si è preso il disturbo di telefonarmi, per sapere come sto.. Nh.. non ricordo nemmeno più quanti mesi sono passati, dall’ultima volta che mi ha chiamato.. comunque.. basta che continui a versarmi l’assegno mensile, e poi tutto va bene.. piuttosto che avere il suo fiato sul collo..”

 

“Quello stronzo.. bastardo.. se mi arriva tra le mani…” ok, calma Hana, non serve a niente agitarsi ora..

 

 

16 Agosto. Lunedì. “Grossa news:

E’ arrivata la mia Convocazione alla Nazionale Juniores!!

Non riuscivo a crederci…

Nh.. sia chiaro: io so che DOVEVA arrivare..

Ma, quando ho avuto la lettera tra le mani… Kami!! L’ho riletta 10 volte..

Per 20 secondi (non di più) ho pensato che potesse essere uno scherzo (di gusto molto molto infimo) però poi ho visto i timbri ufficiali della Federazione, e tutto quanto..

Sono corso da Mika-san a fargliela vedere.. povera vecchietta… devo averle tolto 3 anni di vita, per il modo in cui l’ho travolta, entrando a casa sua..

Ho già annotato la data della partenza e il luogo del ritiro.. ma un po’ più vicino, no?”

 

“Ma di cosa ti vai a lamentare??” lo rimprovero, per dovere..

 

 

17 Agosto. Martedì. “Sono andato da Aya.. con la Convocazione in tasca come alibi, o ragione, non so.. comincio a non riconoscermi più.. dov’è finita la mia invulnerabilità?

Strano, ritrovarmi davanti alla sua porta.

La governante –Mitani-san- mi ha riconosciuto subito, sembrava felice di rivedermi, dopo tanto… mai quanto lei.. mi ha abbracciato forte, troppo eccitata per ricordare che adesso abbiamo un rapporto stabilito su altri livelli.. ma, in fondo, lei non l’ha mai deciso.. sono io, che ho scelto per entrambi.. e lei, paziente, ha accettato le mie decisioni senza diritto di replica..

Mi ha trascinato dentro, strattonandomi per una braccio, e mi ha portato nel suo salottino privato.. quante ore abbiamo passato lì dentro, da piccoli??

Quante colazioni? Quante merende?

Quanti litigi?

Quante risate..

 

Mi ha chiesto cosa desiderassi bere, accomodandoci su quel divano che mi ha visto addormentarmi migliaia di volte..

Davanti ad una pocari sweat (temo che Mitani-san si sia un po’ risentita: voleva farmi portare uno dei suoi infusi fatti in casa, con i suoi leggendari biscotti, con cui ci rimpinzava da piccoli) lei mi ha rassicurato di essere sola in casa, e -se devo essere sincero- la cosa mi ha tranquillizzato.

 

L’esser venuto lì, non cancella il mio rancore verso quella dimora, verso Miyamoto-san, che ancor’oggi ritengo –a torto o a ragione, non so- in parte responsabile della tragedia che ha investito la mia famiglia.. Non posso impedirmi di credere che, se lui non avesse proposto a mio padre di compiere quel viaggio d’affari, suggerendogli di portare mamma con sé, adesso non sarei solo al mondo.. li avrei qui, ora.. lei in cucina e lui davanti alla tv, o con il suo giornale in mano..

Ma è inutile rinvangare ora..

 

Abbiamo divagato per un po’, su mille ricordi, su tante sciocchezze, sciocchezze felici.

E poi siamo giunti al punto.. se lo aspettava, lo so.. la conosco, ormai.

E quando vuole fare la stronza, sa come fare..

Era abbastanza palese che la mia non fosse una visita cortesia, per il the delle cinque..

 

E visto che con Aya i giri di parole non servono, (sono mai serviti?) le ho sputato un diretto:

“Notizie sul Do’aho?” con un’inflessione dannatamente troppo vibrante, per i miei gusti.

 

Lei, in risposta, mi ha sorriso, in un modo dolce… materno, direi.

“Ho chiamato Akagi giusto ieri, per sapere qualcosa.. Anzai è andato a parlare con la signora Sakuragi, e le ha dato l’indirizzo di un buon centro di riabilitazione.”

“Dove?” l’incalzo, senza remore.

“Non lo so!” –replica lei, con un’alzata di spalle- “Neppure il Capitano lo sapeva.. ha detto però che è parecchio lontano..”

 

‘Lontano dalle tentazioni della squadra.’ Sono convinto sia il pensiero di entrambi.”

 

“Lo credo anch’io.. quando ci ha portato l’indirizzo del Centro, ha spiegato che lui l’aveva già consigliato ad altri giocatori infortunati, in passato, perché è specializzato nel recupero di atleti.. non ha poi fatto mistero che considerasse positiva la lontananza da casa, durante il periodo della riabilitazione..”

 

“Nh..” passeranno secoli, prima che possa rivederlo..

“Dovrebbe partire tra qualche giorno, pensavamo di andare a salutarlo in stazione, tutta la squadra..” m’invita, speranzosa.

“Io non verrò.” decreto lapidario.

 

Mi guarda stupita, dilatando le pupille, senza impedirselo: “Pensavo aveste superato questa fase…” chiede, quasi risentita.

“Non ha senso che io venga..” chiarisco, sbuffando.

“Ma…” tenta lei, cercando di farmi ragionare.

Sa che è una partita persa in partenza, ma Ayako è fatta così..

 

“Non sono convinto che gli farebbe piacere, la mia presenza..”

 

“E COME FAI A DIRLO!!” Gli grido, alterandomi.

 

“Perché ne sei certo?” ritenta.

 

Come fa a ignorare l’evidenza??

“Penso desideri i suoi amici, intorno.. non me.

Noi non siamo amici.” Discorso chiuso.

 

La vedo chiudere di scatto l’harisen, in un moto di rabbia maltrattenuta.

(ma da dove spunta?)

 

“Bene, Rukawa!” –mi sibila- “Ostinati a fare le tue scelte sbagliate, a trincerarti nelle tue confortevoli solitudini, rotolati nella tua coerenza, e spreca l’occasione perfetta per cercare di costruire qualcosa!!” e sbatte il ventaglio sul basso tavolino di cristallo davanti a noi..

 

‘Sua madre farebbe un infarto, se lo scheggiasse.’ Ricordo di aver pensato, per non dar spazio alle sue parole, dannatamente troppo sensate, per i miei gusti.

 

Ayako si è calmata, fissandomi meno battagliera.

Impostando un tono dolce, quello che usava per farmi ragionare, mi ingiunge: “Promettimi che ci penserai su..”

 

“Nh..” -non sono mai riuscito a rimanere indifferente alle sue preghiere, e lei lo sa.- “Non garantisco nulla, però.”

“Lunedì prossimo, alle 15.30 davanti alla stazione.” M’informa, spiccia.

“Ma io non ho detto che..” farfuglio, contrariato.

“Ok, ok..” conclude, accondiscendente, sventolando una mano distrattamente, come a liquidare una quisquilia da poco.

Lei sorride, riacciuffando il buonumore di sempre.

Sembrava che mi avesse in pugno.

 

Mi ha costretto (letteralmente) a fermarmi a pranzo, con lei.

Quando ha avvisato Mitani-san, la governante si è messa ad illustrarmi tutto il ben-di-Dei che avrebbe fatto preparare, per festeggiare la mia presenza..

Lo ammetto, è stato piacevole farmi coccolare un po’ così.

 

Aya era assolutamente entusiasta della mia Convocazione, quando le ho fatto leggere la lettera.

“Se escludono te, chi dovrebbero pigliare??!!” ha protestato, retorica, dandomi una pacca sulla spalla, piena di convinzione.

 

Abbiamo trascorso il pomeriggio ad ascoltare musica, a chiacchierare (lei), a rinvangare disastri.. le ho distrutto mezza camera, quando l’ho convinta a montare un canestro da minibasket dietro la porta.. “Non è roba da signorine!!” protestava Mitani-san, accigliata più che mai.. e allora noi sgusciavamo via, dalla porta di servizio, e andavamo nel retro della casa, dove nessuno ci disturbava..

 

La sera è arrivata senza che me ne accorgessi.. per la prima volta dopo tanti giorni, il tempo è volato via.

Accompagnandomi all’uscita, mi ha fatto promettere di rivederci, -io e lei- prima del Ritiro con la Nazionale.

 

Le ho detto che sì, si poteva fare..

 

Prima di allontanarmi, mi è venuta in mente una cosa: “Ayako..” -le ho detto- “ma tu non hai intenzione di passare il resto delle vacanze a Izu, nella casa al mare?” ricordo bene che, tradizione decennale, le nostre famiglie passavano lì l’estate, in attesa dell’inizio della scuola.

 

La vedo fissarmi, mezza inorridita e mezza giocosa: “Scherzi??!! Per rischiare di trovarmi Ryota fuori dalla porta ogni giorno, con la pretesa di tener lontani i malintenzionati giovanotti che mi girerebbero intorno?? Mi farebbe uscire con una tuta da sub, anche di notte..” scherza, esasperata.

“Vuol dire che gli resterai alla larga il più possibile?” chiedo, perplesso.

“Oh, IO non l’ho mai detto..” recita, sibillina..

“Mi sa che non sono l’unico che avrebbe bisogno di chiarirsi con se stesso..” insinuo, a mia volta.

“Come, prego? ..cosa intendi insinuare??” chiede lei, stupita.

“NH.. moi?

Assssolutamente niente, Aya-chan..” ribatto, sornione.

 

E’ arrossita, sarebbe inutile tentare di negare l’evidenza..

“Ru, io..” farfuglia, incerta..

“Sono già straordinariamente bravo a incasinare la mia vita.. non sono la persona più indicata a cui chiedere consigli..” l’avverto.

Sbuffa, abbracciandomi sull’uscio: “Arriverà anche per te.. la felicità, intendo.”

 

Sembra sciocco, lo so.

Ma la sua ultima frase mi è entrata dentro come una carezza calda.

Come se fosse una verità ineluttabile, una predizione che sarà certezza.

E’ sciocco, lo ripeto.

La felicità non ti piove addosso, va costruita..

Però, le sue parole mi hanno dato una serenità che non provavo da tanto..”

 

“Eh, già! La nostra manager sa il fatto suo…”

 

 

18 Agosto. “Forse è colpa del caldo.. forse, semplicemente, ho buttato nel cesso il poco buonsenso che possedevo.. stanotte ho sognato ancora lui.. o meglio.. ho sognato che non riuscivo ad arrivare in tempo alla stazione, il suo treno stava partendo.. in un impeto di follia ho deciso che mi sarei dichiarato, così.. se andava male, non l’avrei visto per un po’.. e se andava bene.. beh, l’avrei raggiunto!! Il punto è che, nella foga, sono saltato sulla carrozza, per raggiungerlo.. è solo che.. beh.. ho sbagliato treno.. binario.. In quel momento, lui si è affacciato al finestrino e mi ha guardato stupito, mentre si allontanava prendendo una direzione, e io l’esatta contraria..

Ho cercato di dirgli qualcosa, ma siamo rimasti solo a fissarci, mentre ci separavamo..

 

Che sia un sogno profetico??

Nh.. no. E’ solo che quest’afa non mi fa ragionare bene, né riposare decentemente.. io, che dormo anche in piedi!!

Sto rimuginando sulle parole di Ayako..

Il Do’aho parte, e io non ho ancora escogitato qualcosa di credibile, per salutarlo..”

 

“Un: ‘Mi mancherai, Hana..’ era troppo compromettente??” suggerisco.

 

 

19 Agosto. “Il Do’aho domani parte.. il Do’aho domani parte!!

Nh.. cazzo!!”

 

“Ma..” mugugno, insicuro.. poi accantono i miei dubbi, troppo curioso di proseguire..

 

“Stanotte sono rimasto sveglio a meditare, ma non ho cavato un ragno dal buco.. e ‘st’afa non congegna certo la mia vena ispirativa.. e se.. se.. me ne stessi zitto, e mi limitassi a presenziare, E BASTA??.. Mph.. e se.. un bel, semplice, diretto: “Do’aho!” e lui si sforzasse di capire?”

 

“Non ce l’ho la palla di vetro, Baka Kitsune..” -gli spiego.- “Sono un Tensai.. non un veggente!!”

 

 

20 Agosto. Venerdì. “Ore 13.30. adesso mi preparo.. m’inventerò qualcosa al momento, malgrado la notte insonne.. non ho escogitato nulla di decente da dirgli.. nemmeno le ovvietà.

Se devo essere banale, tanto meglio che stia zitto..

....

Ore 17.40 “Ho passato due ore.. due ore seduto come un allocco sulla panchina d’entrata della stazione.. Di Do’aho, nemmeno l’ombra.

E neppure dei miei compagni…e se.. avesse cambiato l’orario??

Nh.. impossibile! Ayako mi avrebbe avvisato..

 

CHE CAVOLO E’ SUCESSO??

Mah! Magari la chiamo.. e se risponde suo padre??

Al massimo riaggancio..

Nh.. no.. meglio di no..

....

Ore 19.00 prima di una cena che non farò.

Il Do’aho sono io!! altro che lui…

Mi sono deciso.. ho racimolato un po’ di coraggio e ho composto il numero.. (Per Hana, questo e altro..) al terzo squillo, stavo per riattaccare, quando la Sorte, (per una volta benevola) ha permesso ad Aya di rispondere..

“Perché il Do’aho non c’era??” l’ho attaccata, in un impeto di nervosismo (per la telefonata, perché temevo fosse Miyamoto e perché non ho visto Hanamichi).

“Kaede?!” ha chiesto lei, sorpresa.

“Nh..” le ho risposto. Ovvio che fossi io, no?!

“Non c’era dove?” fa lei, mezza scombussolata.

“IN STAZIONE!! DUE ORE HO ASPETTATO..” Cavolo, mi sono alterato..

“Ma Sakuragi non parte oggi..”

“Ah, no?” soffio, incredulo.

“Baka!!” –mi rimprovera Ayako, mettendosi a ridere- “Hanamichi parte solo Lunedì: L-U-N-E-D-I’” sillaba, soffocando una nuova ondata di ilarità.

“Mpf!” sbuffo, esasperato.

Metterò in conto al Do’aho anche questa figuraccia, lo giuro!!”

 

“E io che c’entro??” sbotto, risentito.. mica è colpa mia, se quello va nel pallone..

 

“Ayako si ricompone, impostando una voce falsamente più consona: “Noto con piacere che verrai a salutarlo..” insinua. So per certo che ha ammiccato, al di là del filo.

“Io, alla stazione non ci torno..” mastico, spiccio.

“E’ bello, che Hana riesca a coinvolgerti così..” dice d’un tratto, senza preavviso.

Mi blocco di colpo, senza sapere cosa risponderle.

Deve esserci per forza una risposta?

 

Ma lo sappiamo entrambi che io ho una reputazione da difendere: “Se non mi fa impazzire prima, lo riempio di botte.. altro che saluti!!”

“Ne sarà felice..” accondiscende, allegra.”

 

“Sì…. come no?!” protesto.

 

“Lunedì, Kaede… appuntatelo.. alle 15.30!

Non credo troveresti il coraggio di sfidare la Sorte e di ritelefonarmi un’altra volta..”

 

Perché mi conosce così bene??

 

“Nh.. grazie, Aya..”

“Sayonara, Kae..” e ha riappeso.

 

Non mi stancherò mai di dirlo.. quell’uomo mi sta rovinando..”

 

Scoppio a ridere, non riesco a impedirmelo.. povero cucciolo.. due ore per attendere me.. se non fosse ben più che comica, la situazione, penserei che è stato dolcissimo..

Ma come ha fatto a sbagliare così clamorosamente???

 

“Vado a fare due tiri.. sono ancora talmente scombussolato, che non ho nemmeno fame…”

 

“E io, invece, devo andare..” lo informo, guardando torvo la sua sveglia sul comodino..

 

Ripongo l’agenda, mi avvicino a lui, e lo saluto con un bacio timido.

“Buonanotte, volpaccia confusionaria..” lo prendo in giro, scherzosamente, e poi ritorno nel fluire del tempo.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- Dal 13 al 16 Agosto, si celebra la Festa di Obon, in cui si accendono dei fuochi per dare il benvenuto agli antenati. (Non è festività nazionale)

 

- Izu (da cui l’omonima penisola) è una rinomata località balneare, in voga nel jet set nipponico.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 30
*** Scelta d'amore 30 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 30

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Konnichiwa, Kitsune!! I ragazzi ti salutano..” -lo informo, entrando.- “Guarda che tempaccio!!” esclamo, seccato, spazzolandomi via le gocce dalla giacca.. “Un’auto mi ha schizzato l’acqua di una pozzanghera che sembrava un lago, e solo gli immmaaaansi riflessi del Tensai mi hanno salvato da un bagno fuori programma.. se piglio quel pirata della strada, lo strozzo!!” prometto, solenne.

 

….

 

“Come stai?” gli sussurro, raddolcendo il tono, accomodandomi vicino a lui.

“Le infermiere del reparto si lamentano del fatto che parli troppo.. che sei una ‘pentola di fagioli borbottanti’ come ama definirci il prof. Mantyia, nelle sue ore..” sorrido, sto facendo la figura del fesso un giorno sì, e l’altro pure.. se non funzionasse, strozzo anche Kaede, poco ma sicuro..

 

 

21 Agosto. Sabato. “Una perturbazione quasi inesistente ha lievemente reso più vivibile questa giornata. Nel tardo pomeriggio, la ditta di riparazioni è venuta a ripristinare il condizionatore..

Era ora!!

Ho incontrato Mitsui verso l’ora di cena, stava facendo jogging sulla piaggia, e io tornavo dal campetto in riva al mare..

Abbiamo fatto due tiri assieme, senza grandi pretese.. uno one –on- one ai 20, che mi ha visto vincere di poco..

Mi ha convinto ad andare a bere qualcosa assieme, visto che anche lui non aveva voglia di rincasare.. credo non vada molto d’accordo con i suoi, del resto.. non credo sia facile per loro, dopo la sua esperienza da teppista..

In ogni caso, anch’io avevo voglia di un po’ di compagnia, e lui non mi è mai parsa una persona invadente.. anzi, è piacevole, a modo suo.”

 

“Non è che mi tradisci col Baciapiselli, VERO??!!” mastico, ingelosito.

 

“Ci siamo fermati ad un baretto poco lontano, mi ha raccontato di come stanno Akagi e Kogure, che lui vede quasi ogni giorno.. non tanto il Capitano, che non gli va certo a genio, ma con Kiminobu… Mitsui ha sempre avuto un rapporto molto stretto.. E’ il suo migliore amico, da quanto ne so.. e, se devo essere sincero, a volte ho avuto il serio sospetto che andassero ben oltre l’amicizia, loro due..”

 

“SCHERZI??!!” esplodo sbalordito, sollevando gli occhi dal foglio per fissarlo, in attesa di una conferma che non verrà.

Riabbasso lo sguardo, improvvisamente molto curioso.

 

“Ovviamente, le mie sono solo supposizioni, ma.. beh.. è possibile che non se ne rendano conto nemmeno loro, ma c’è una forte corrente che li lega, che li unisce.. probabilmente non sono una coppia, ma nulla mi sfugge quando siamo in palestra.. e, le occhiate che si lanciano quei due, ricordano troppo quelle che io non riesco a sopprimere, talvolta, quando guardo Hana..

Kogure non fa mistero di adorare Mitsui da tempo immemore, da quand’era ancora matricola al primo anno, e anche prima.. e lui.. beh, lui tiene molto in considerazione il Vicecapitano, e non credo sia –solo- perché è un ragazzo giudizioso, e gentile..”

 

“Ebbbrava la mia Volpaccia..” sorrido, scuotendo la testa divertito..

“Ignoravo questo tuo fiuto per gli inciuci nella squadra..” ammetto.

Io non mi sono mai accorto di niente..

 

“Credo seriamente che non abbiano mai avuto modo di chiarirsi, perché, anche durante il Campionato, si ronzavano attorno, in fermento.. una coppia raggiunge una certa stabilità, invece, una sorta di calma, dopo il chiarimento.. almeno penso sia così..

Ad ogni modo, non mi sarei mai permesso di intervenire, perché le ritengo questioni molto personali, e noi non abbiamo tutta questa confidenza...

Cosa utile: Mitsui mi ha detto che lui e Kogure sono stati a trovare Hanamichi, ieri, e che era ancora dolorante, che doveva assumere antinfiammatori, e che era di malumore per il riposo forzato, intrattabile e impaziente quanto un bambino viziato..”

 

“E VORREI BEN VEDERE!!” Esclamo, indignato.

 

“Il mio Do’aho..

..magari potessi avere una scusa anch’io, per fare un salto a casa sua..”

 

“Magari..”

 

“Così l’Armata potrebbe pensare che io sia venuto per dargli il colpo di grazia..”

 

Rido della sua ironia..

“Kaede, non sai che, proprio in quei giorni, Mito ha passato un sacco di tempo con me, per farmi compagnia, e continuava a ripetere –quando io mi lamentavo, sbuffando di tutto- che sarebbe andato nella tana della volpe, che l’avrebbe tramortita e che me l’avrebbe portata in casa, così forse avrei smesso di..

Io, ovviamente, gli inveivo contro, arrabbiato più che mai.. in verità, avevo timore che potesse farlo davvero.. in combutta con gli altri combinaguai, per farmi un piacere o un dispetto, non lo so..”

 

“Nh… se non trovo altro di meglio, è il caso che non scarti quest’iniziativa..

A metà della chiacchierata, Mitsui mi ha fatto le sue congratulazioni per la Convocazione.

Ne sono rimasto sorpreso, lo ammetto.

Come poteva saperlo, lui?

 

Mi ha spiegato che il Coach Anzai era stato avvisato, e che lui l’ha saputo da Akagi, direttamente dall’allenatore.

Lo sa già mezza Kanagawa, temo..

Comunque sembrava sinceramente contento, per me. E rammaricato per la sua esclusione, dovuta allo stop forzato questi due anni..

 

Proprio quando mi sono deciso a chiedergli se sapeva chi altro era stato chiamato, si è scusato, accorgendosi di essere in tremendo ritardo: doveva andare da ‘Kimi-kun’: “Per strapparlo di forza dalla sua interminabile sessione di studio quotidiana, in vista degli esami d’ammissione all’Università.” -Ha bofonchiato, chiaramente scontento.- “Studia ininterrottamente dall’alba al tramonto.. e il tramonto arriva tardi, d’estate..” -si sfoga, risentito.- “Ci vediamo ogni giorno, è vero. Ma i minuti sono sempre contati.. e il tempo non è mai abbastanza.” E’ la sua constatazione, ma non soddisfacente.

Avrei voluto dirgli che sì, quando si sta con la persona a cui vuoi bene, succede sempre così.

Ma non potevo..

 

“E tu?” gli ho chiesto, in un moto di curiosità, incamminandoci nelle stessa direzione.

“Io non ambisco ad entrare alla Todai, come quel secchione..” ha detto, infastidito.

Credo che la prospettiva della separazione li stia rendendo nervosi..

“Io resterò qui, a Yokohama. Con i miei voti, non posso certo aspettarmi chissà cosa..” spiega, spiccio.

“Nh.. Come farai senza..” ‘senza di lui?’ stavo per chiedergli. Ma poi ho realizzato che la mia era una domanda indiscreta e inopportuna.

 

Lui mi ha guardato, sorpreso, aspettando che concludessi.

Ho aggiustato il tiro: “senza la squadra?”

“Oh!.. io non lascio.. resterò fino a febbraio, l’ho già detto anche al Coach, ed è d’accordo..” –e scruta l’orologio- “Caspita! Devo proprio andare.. è pignolo, sai, Kimi.. sulla puntualità.” e abbozza un sorriso d’istinto, pronunciando il suo nome.

Poi, mi ha salutato in fretta, allontanandosi di corsa, con un sorriso che sapeva di gioia.”

 

“Non capirò mai come abbia fatto il Quattrocchi a scivolare così in basso, con quel delinquente mancato..” borbotto malevolo, tra me e me.

E, solo dopo averlo pronunciato, mi accorgo della cattiveria del mio pensiero.

Arrossisco, vergognandomene.

Non c’è bisogno di inventare scuse, per capire il perché della mia uscita infelice.

Si chiama ‘gelosia’, credo.

Ne sono certo.

 

Scosto una mano dal diario, posandola su una delle sue..

Ci sarà mai, per noi, un momento così?

Uno sguardo così?

 

..il chiarimento, la felicità che meritiamo?

 

Perché, a questo punto, io non la desidero..

..la pretendo.

 

Esalo un sospiro, scuotendo la testa cacciare i pensieri tristi, e l’invidia..

Arriverà, dai!

..sì che arriverà.

 

 

22 Agosto. “Sono finito davanti a casa sua.

Non so ancora come. Lo giuro.

Mi ci hanno portato le gambe, contro la mia volontà.

Io e il suo campanello ci siamo guardati torvi, a lungo.

Ho arginato il problema andando a riflettere (io non mi nascondo!) nel giardinetto proprio davanti al suo stabile.

Certo! Non potevo mica stare un’ora di fronte al suo cancello, no?!

E se poi mi scambiavano per un malintenzionato??

 

Con quest’afa assurda, non c’era nessuno in vista.

‘Suono o non suono?” mi son chiesto, un migliaio di volte.

Mi sfilavano davanti tutte le situazioni più impossibili, di cui, la più passabile era..

‘Che gli dico?? “Nh.. sono preoccupato per te..”??’

 

Alla fine, con grande dignità, me ne sono andato con un nulla di fatto.”

 

“STUPIDA BAKA KITSUNE..” Lo rimprovero, arrabbiato.

 

“Mi è dispiaciuto, sì.

Ma non ho trovato niente di meglio..

Speravo di poterlo salutare oggi, sottraendomi alla sua partenza domani, invece credo proprio che sarà inevitabile.. e i dubbi crescono, invece di diminuire..”

 

Sospiro, preso dallo sconforto.. quante occasioni abbiamo sprecato?

 

 

23 Agosto. Lunedì. “Il Do’aho parte tra qualche ora.

Sto seriamente pensando di non andare alla stazione.

E non per coerenza. Inutile nasconderlo.

E’ che ho la tremenda paura di fare un pasticcio.

Mi sento molto maldestro e insicuro.. temo di fare un sacco di guai..

Nh.. io lo strozzo, quell’Idiota!!

Chi gli ha dato il permesso di scombussolarmi l’esistenza??”

 

“E tu, la mia?!” ribatto, con lo stesso fervore.

 

“Ore 17.50. E’ partito.

Ci sono andato, sì.

Ma non ci ho parlato.

Non mi ha neanche visto, ad essere onesti.

Mi sono nascosto dietro una colonna, e sono rimasto lì, per tutto il tempo dei saluti.

So di aver deluso Ayako, agendo così. Ma non devo renderle conto.

Non devo rendere conto a nessuno, dannazione!!

Nh.. Non c’erano proprio tutti i ragazzi della squadra, probabilmente, alcuni di loro saranno in vacanza..

Li ho sentiti pronunciare anche il mio nome, ma Ayako non è intervenuta in alcun modo..

Poco prima della partenza, l’ho osservato guardarsi attorno, ansioso, cercando con lo sguardo qualcuno che doveva arrivare..

Mancava anche il ciccione della sua Armata, e non si è presentato.

Aveva un’espressone delusa, quando ha capito che non sarebbe arrivato.

Poi si è ripreso, ha abbracciato tutti, mentre sua madre lo trascinava nello scompartimento, poco prima che le porte si chiudessero.

Mi sono scostato un po’, per seguirlo negli ultimi istanti.

 

Aperto il finestrino, si è messo a sventolare una mano, nella direzione del gruppo, mentre si allontanava..

Si è bloccato un attimo, e poi ha ripreso a salutare, sbraitando qualcosa su quello che sarà il recupero sorprendente del Tensai..

Io mi sono nascosto nuovamente, nell’attesa che tutti se ne andassero.

Prima di incamminarmi, ho cercato la sua destinazione sul pannello sopra il binario: Sakata.

E poi sono uscito..

 

All’entrata, seduta sulla mia bici, mi attendeva un’Ayako dall’aria battagliera.

“Potevi sprecarti..” mi ha sibilato, sforzandosi di non urlare.

“Nh..” le ho risposto, incontrando il suo sguardo.

E credo abbia letto -nel mio- tutto il mio tormento, perché non ha aggiunto altro, sospirando, come se fossi un caso disperato.

 

“Ti terrò informato.” Mi dice, quasi a scusarsi per l’aggressione di poco prima.

“Va a Sakata.. chissà quando lo rivedrò.” le ho detto, invece, io.

 

Lei mi guarda, stupita: “NO! Sakata è una piccola deviazione, per andare un paio di giorni da dei parenti, che abitano lì.. la sua destinazione è Miyako.” M’informa, fissandomi.

“Ma è..”

“Lo so.” M’interrompe lei, sorridendo a tuttotondo.

“..e lui lo sa?”

“No… e tu mi racconterai la sua faccia, quando ti vedrà.” E mi dà una pacca sulla spalla, d’incoraggiamento, ammiccando complice.

“Nh..” le ho annuito, salendo sul mio catorcio, con lo stomaco inaspettatamente più leggero.”

 

“La vuoi sapere una cosa?” -gli chiedo, chiudendo momentaneamente l’agenda.- “Con lo sguardo, tra la folla.. io cercavo te.. Takamiya l’avevo già salutato la sera prima, a casa mia, sapevo che non sarebbe venuto… era te, che aspettavo..” confesso.

….

“Quando ho aperto il finestrino, dall’alto del vagone, mi è parso di scorgerti, ma non ne ero certo.. e credevo fosse solo un’illusione creata dalla mia volontà..

Riconosco di essere rimasto parecchio male, per la tua assenza, qualcuno ha fatto il tuo nome, ma non sapevano nulla, nemmeno se eri stato avvisato…

Però tu c’eri, e l’importante è questo.” Concludo, pratico.

 

 

 24 Agosto. “Primo giorno senza il Do’aho.

Penso che comincerò il count down del tempo che manca al nostro ritrovo.

E intanto mi figuro la sua espressione.. hi hi hi.

Miyako è un centro piccolo.. sarà impossibile non incontrarlo.. chissà se sa già che sono stato selezionato?

Magari lo hanno informato i nostri compagni di squadra, che sono andati a trovarlo..

Oppure avranno evitato l’argomento, per non farlo irritare?

Mi immagino già i suoi strepiti.. sul fatto che abbiano preso me, solo perché lui era impossibilitato, a causa dell’infortunio..

E sorrido.

Perché impedirmelo?

Sarà bello passare del tempo lontani da tutto.. è la volta buona che lo costringo a starmi a sentire.. magari la smetterà con le sue stronzate sull’odio eterno nei miei confronti.. magari non mi dichiarerà amore immortale, ma almeno potremmo avvicinarci un pochino.. magari…

..magari sono tutte stronzate.

Mi riempirà di pugni (quel tanto che gli concederà il dolore), mi augurerà di finire in qualche posto sgradevole, e tutto resterà nella calda, rassicurante, claustrofobia normalità.”

 

“Beh.. prova a lasciarti stupire, no?

Potrebbe rivalersi più piacevole di quello che credi..” è il mio invito.

 

 

25 Agosto. “Ma quanto manca alla mia partenza??

Porca miseria! Sembra che ci voglia un’eternità..

 

Continuo a fissare il calendario, con la data cerchiata di rosso..

Ma anche se mi ci metto d’impegno, non è che il tempo scorra prima.. Mph..”

 

“Credo non sia possibile fare un’eccezione per te..” lo prendo in giro.

 

“Ho incontrato Sendoh, al solito campetto..

Mi ha sfidato, e non sia mai che io rifiuti!”

 

“NO, NON SIA MAI!!” gli faccio eco, con tono seccato.

 

“Questa volta ha vinto lui, 20 a 17.

E’ riuscito a forzare il mio muro per ben tre volte.

Inutile negarlo: Sendoh è un ottimo regista, ma anche negli scontri uno contro uno è formidabile.

Con quel suo sorrisetto irritante ti fa credere che non prenda il basket sul serio.

In realtà, è sempre concentratissimo.

Ma mi viene il dubbio che lui, a differenza di me (che lo vivo più come un’ossessione), ami la pallacanestro perchè lo diverte, lo stimola, lo mette alla prova.. ma nello stesso tempo, il suo modo di fare è troppo semplicistico..

Io non ci riuscirei.

Forse perché io ho messo il basket al centro del Mio mondo. E’ diventato il perno della mia esistenza. E non si scherza, su questo.”

 

“Se lo dici tu..” sgranocchio, scettico.

A volte, ho il dubbio che lui abbia perso di vista lo spirito del gioco, in quanto tale.

Lui la chiama ‘ossessione’, e credo, purtroppo, che oramai sia così: questo suo chiodo fisso, da una parte lo motiva, lo sprona, è il suo obiettivo.. ma -per di contro- è diventata una fissazione, che gli fa perdere la misura delle cose.. ogni partita è quasi una questione di vita o di morte, ogni avversario è quasi un nemico fisico, e temo lo porti all’esasperazione.. cosa succederà, il giorno in cui troverà chi gli sbarrerà la strada? Potrebbe succedere.. non è poi così remota, come possibilità.. Intendo dire.. mah.. forse le mie sono solo paure ingiustificate, e preoccupazione che lui soffra..

 

 

26 Agosto. Giovedì. “Oggi ho realizzato, con una certa apprensione, che le vacanze estive sono agli sgoccioli.

E io, ovviamente, non ho mai aperto un libro..

Forse è il caso che faccia almeno finta, giusto qualcosina.. tanto, fa così caldo che la sola idea di allenarmi fuori mi fa aumentare la sudorazione in modo istantaneo, quindi.. tanto vale..”

 

“Male, Volpe, mooolto male!! Chi lo sente Kiwashita se non completi gli esercizi che ci ha dato??” –lo rimprovero, bacchettone- “Dovevi prenderti per tempo.. pensa: io me li sono fatti fare da Mito già a fine luglio..” è il mio smacco, con un ghigno di contorno.

 

 

27 Agosto. “Ho appena terminato tutto il malloppo di inglese, che -devo dire- non è stato né pesante né palloso. Gli elaborati di etica mi guardano malevoli, ma non se ne parla.. adesso vado un po’ a correre, e poi, magari dopo cena, un paio di equazioni, giusto per conciliare il sonno..”

 

“Solo tu puoi considerare quei rompicapo soporiferi!!” a me fanno venire un nervoso..

 

 

28 Agosto. “Ore 20.45. Ho fatto due chiacchiere con Maeda-san, oggi pomeriggio..

Quel pelatone è tornato tutto abbronzato, da una località esotica dispersa nel mondo.

Faceva impressione..

Niente di nuovo, solite cose..

Ho già anche preparato il borsone, per l’imminente partenza.

Ho riordinato casa.. che è stata –mi ha fatto notare Mika-san, piacevolmente sorpresa- finalmente un po’ ‘vissuta’, nell’ultimo periodo.

Dovendo occupare il tempo, in qualche modo, ho riordinato tutti i cd musicali, dividendoli per sezione. Un lavoraccio!!”

 

“Che potevi evitarti..” lo punzecchio.

 

 

29 Agosto. “Da stamattina, piove ininterrottamente, e l’aria è diventata più fresca. E questo è un bene, di per sé.

Ma io non posso andare ad allenarmi, e la pioggia tanto invocata mi è già diventata indigesta.

Dopo aver svuotato la soffitta da un sacco di cianfrusaglie inutili, su consiglio di Mika-san, ho fatto ordine anche in garage.

Da sotto il telone, in un impeto di curiosità, ho scoperto la moto di papà.

E’ una concessione che si è fatto qualche anno fa, quando la mamma lo ha praticamente obbligato a trovarsi un hobby.. e lui si è appassionato alle moto.

So che ha anche convinto Miyamoto-san a comprarne una, e per un po’ l’ha anche usata; poi, gli impegni di lavoro sono diventati innumerevoli, e lei è finita in garage, a fare la muffa.

In un attacco nostalgico, mi sono chiesto se lui mi avrebbe lasciato scorrazzarci sopra, magari dimostrandosi orgoglioso di me.. ogni tanto mi portava fuori città, e me la faceva guidare, dopo avermi fatto giurare e spergiurare che non l’avrei raccontato a mamma nemmeno sotto tortura.. Mpf.. E’ un gioiello, questa moto.. ed è un peccato che rimanga là dentro, inutilizzata.. magari le farò prendere una boccata d’aria, prima o poi, dopo il Ritiro con la Nazionale.. forse è il caso che chieda al senpai Mitsui se ci dà un’occhiata.. una volta m’ha raccontato che ha una passione per le moto di grossa cilindrata, e che suo zio è un rivenditore, che fa riparazioni.. di sicuro, questa va revisionata..”

 

“E magari chiusa a chiave a doppia mandata e murata dentro senza ruote..” controbatto, stizzito.

Quella maledetta moto..

 

..e il suo dannato casco.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La Todai, ubicata a Tokyo, è l’Università più prestigiosa e selettiva del Giappone.

 

- Sakata e Miyako sono due città situate a nord di Kanagawa, entrambe sulla costa; ma vi è la Catena Centrale a dividerle: Sakata è bagnata dal Mare del Giappone; Miyako dall’Oceano Pacifico.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

 

PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito.

Siete davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi la mia gioia personalmente, per questo lo faccio qui.

Se invece siete tra coloro che non hanno mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 31
*** Scelta d'amore 31 ***


Scelta d’amore 31

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 31

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Grrr.. Miyako-san mi ha silurato nel test di biologia!!

Porca vacca.. mia madre ha preteso di vedere il compito, solo perché Noma non ha saputo tenere la sua boccaccia chiusa.. grrr.. mi ha fatto una ramanzina da record! 17 minuti di insulti ininterrotti senza respirare.. quella donna è un mostro!!” constato, allibito.

 

Va beh, meglio vedere che succede…

 

 

30 Agosto. Lunedì. “Domani si parte.. sono in fibrillazione!!

Ho già ricontrollato 3 volte la borsa, gli orari, le due sveglie che mi sono puntato..

Ho anche finito buona parte dei compiti delle vacanze (ma solo perché è piovuto, e non potevo allenarmi) mi sono visto un film che avevo noleggiato l’altro giorno, e che devo restituire per forza.

S’intitola ‘L’ultimo samurai’ con Tom Cruise come protagonista.

Devo riconoscere che mi è piaciuto molto.. la trama è scontata, ok.

Sembra la versione casalinga di ‘Balla coi lupi’.

Ma esprime in modo estremamente immediato cosa sia l’animo di un samurai, il senso dell’onore, prima di tutto, la tempra dello spirito, il Bushido, l’abnegazione al sacrificio, e un mondo che sta –purtroppo- scomparendo, nel dimenticatoio..

E’ stato un istruttivo tuffo nel passato, nelle nostre tradizioni..

Una volta, -quand’ero ancora molto piccolo- mio nonno mi confidò, tutto orgoglioso, che la Dinastia dei Rukawa proveniva da una stirpe di nobili samurai, che avevano combattuto al fianco di Katsumoto, per desiderio del Mikado.

Ritengo che, la frase più significativa di tutto il film, sia questa:‘Riconoscere la vita in ogni respiro. Questo è Bushido.’*

Una parola, ‘il coraggio del samurai che va in battaglia’ .

Una vita intera.”

 

“Anch’io l’ho visto!!” esclamo, scioccamente allegro nel poter condividere questa cosa con lui.

“E mi è piaciuto parecchio.. peccato che Okuso continuasse a commentare con Noma ogni scena, in modo demenziale, e non me lo sia gustato come meritava.. quegli idioti!!

Comunque, concordo in pieno con la tua analisi..”

 

 

31 Agosto. “Ore 20.30, appena dopo cena.

E’ strano.

Mi sono scontrato con metà della gente che era seduta al tavolo con me..

E ho sempre ambito a sconfiggere l’altra metà.

Ecco la formazione:

 

Nel ruolo di Playmaker:
Shin’ichi Maki del Kainan
Fukatsu del Sannoh
Dai Moroboshi dell’Aiwa Gakuin


Centro:
Kazuo Iwaki del Koigawa di Hiroshima

Kawata Senior del Sannoh

Mikoshiba, il capitano del Liceo Josei di Shizuoka, dove abbiamo fatto il ritiro.


Ala piccola:
il sottoscritto
Kyota Nobunaga del Kainan
Sawakita del Sannoh

Ala grande:
Rei Kajima del Liceo Sasaoka dalla Prefettura di Miyagi
Kenji Mori del Daiei Gakuen di Osaka

Hiroshi Morishige del Meiho Kogyo di Aichi

Guardia:
Jin Soichiro del Kainan
Satoru Watanabe del Daiei Gakuen di Osaka

Toshio Kuroi del Meiho Kogyo da Aichi

 

E’ strano, lo ripeto.

Con alcuni di loro, lo Shohoku si è scontrato poco meno di un mese fa, e sembra già passata una vita..

 

E’ stata una sorpresa ritrovare Mikoshiba, il capitano dello Josei.. ma, del resto, il suo Liceo rientra nei Best Eight del Paese… i n°1 di Shikuoka, e lui ne è la sua punta di diamante.. anche se è davvero un gran pallone gonfiato.. ha rotto le scatole ad Akagi per tutta la durata delle amichevoli..”

 

“Beh…” –sbuffo, malcontento- “Forse dovrei raccontarti cosa ho fatto io, prima della tua partenza… ma, sinceramente, non è un periodo che amo ricordare, almeno fino a quando non ci siamo ritrovati..” distolgo lo sguardo, di malavoglia, senza potermi impedire una smorfia di stizza, al pensiero di quei giorni a riposo forzato, al dolore pulsante nei muscoli della schiena, alle fitte, agli esami, le visite.

E la riabilitazione: lenta, dolorosa, faticosa.. ed era solo il pensiero di tornare da lui, che mi ha dato il coraggio di stringere i denti, anche quando stavo per mandare tutto a puttane, carriera e basket compresi.

Ha senso metterlo al corrente di una cosa così brutta? di tutto il malessere che ho patito, mio malgrado?

E tutti i referti? I consulti? Le fisioterapie?

Certo che no.

 

 

1° Settembre. Mercoledì. “Ore 21.00. Prima giornata di ritiro.

Ma quando arriva il Do’aho??

Nh..

Oggi, abbiamo fatto il primo allenamento ufficiale.

Il Coach, Ayami-san, è un tipo tosto. Penso che si scontrerebbe parecchio con alcune teste calde dello Shohoku… Hana, di sicuro, finirebbe in punizione un giorno sì, e l’altro pure..

Ad ogni modo, è una persona molto competente, severa ed esigente.

E io non ho mai avuto paura di lavorare.. quindi mi ci trovo benissimo.

E, forse, saprebbe inculcare un po’ di sana disciplina..”

 

“Stronso..” mastico, fulminandolo con lo sguardo.

 

 

2 Settembre. “La squadra sembra essersi amalgamata bene…beh, io non ho mai partecipato ad altre convocazioni; ma, per essere solo il secondo giorno, i ragazzi ci danno dentro, e collaborano al meglio.

Credo che tutti, come me, abbiano preso molto sul serio questo privilegio, e si impegnino a dare il massimo..

Nobunaga non lo fa solo per spirito agonistico, ma per mettersi in mostra col suo capitano..

Kami!! Che piaga.. sono finito in camera con lui e Morishige, le tre matricole.

Anche il Do’aho è un esaltato, ma non mi infastidisce così tanto il suo cicaleccio.. ma come farà Maki??”

 

“La forza dell’amore??” butto lì, sorridendo.

 

“Stanotte, l’Armadio non ha smesso un minuto di russare.. e sì che ce ne vuole, per disturbare il mio sonno..

Kiyota borbottava, ronfando.. potrei giurare che nominasse il suo Play del cuore, ogni 3x2..

Un’altra notte così, e...

Io li strozzo!!”

 

“Vai, Volpe, VAI!!” lo incito, con tifo da stadio..

 

 

3 Settembre. “Ho telefonato a Mika-san, perché stia tranquilla:

“Fa caldo, il cibo è buono, le zanzare mi mangiano.” Le ho detto, e lei è scoppiata ridere.

Nh..

La scuola è ricominciata.. chissà come vanno le cose al club?

Ho la pungente tentazione di chiamare Ayako, magari durante gli allenamenti del pomeriggio (così evitiamo il ‘problema Miyamoto’).. Sakuragi dovrebbe essere arrivato prima di me, qui.

E io ho scoperto, contro le mie previsioni, che Miyako non è poi così piccola come si crede..

Ok, non è un centro turistico in voga, ma non è nemmeno un buco, come pensavo.. qua, ritrovare quello scemo sarà più ardua del previsto..”

 

“Grazie per l’insulto gratuito..”

 

 

4 Settembre. “L’ho visto!!

Solo di sfuggita, però.

Sono andato a correre sulla spiaggia, e lui era seduto sulla battigia.

Non mi sono avvicinato, non si è nemmeno accorto di me, credo.

Forse sono un idiota.

Ma, vedermelo di colpo lì -di nuovo lì- senza preavviso, mi ha spaventato.

Cosa avrei potuto dirgli??

Non mi ero preparato nessun discorso…

E così, mio malgrado, ho optato per una dignitosissima via di fuga..

La volpe è paziente.. sa pianificare le sue mosse..”

 

“Non è che ti stavi solo autoconvincendo di non esser stato un fifone??”

 

“Comunque, è una cosa buona.. non mi ero mai spinto in questa zona della città.

Ma è probabile che, invece, il suo centro riabilitativo sia lì vicino..”

 

“Che intuito, Volpe!! CHE INTUITO!!” -ironizzo, scoppiando a ridere.- “Perché le volpi sono furbe, eh?!”

 

 

5 Settembre. Domenica. “Ore 19.15. Oggi, giornata più leggera.

Allenamenti al mattino, poco nel primo pomeriggio, e il resto libertà, per concessione del Mister.

Lui non si è fatto vedere alla spiaggia, sono rimasto a lungo, lì, sperando che..

Forse mi sono sbagliato, ed è stata una pura coincidenza che fosse passato per di là.. Cavolo!

Ho cercato di dormire, nel pomeriggio, ma questo pensiero continuava a infastidirmi..

E se non riuscissi più a rintracciarlo??

Nh.. devo distrarmi in qualche modo.. sono ore che non penso ad altro..

Sto addirittura pensando di chiedere alla famosa Stella di Aichi, Moroboshi dell’Aiwa Gakuin, di fare uno one -on- one con me.. non ho avuto modo di avere uno scontro diretto con lui, il giorno in cui ci ha sconfitti..”

 

“Io credo che Ryota avrebbe pagato oro, per essere al tuo posto.”



6 Settembre. “Ore 8.10. dopo colazione, prima degli allenamenti.

Alcuni ragazzi sono rientrati tardi, ieri sera.. e il Coah li ha strapazzati per bene.. del resto, non sono qui per un soggiorno di piacere (loro no… io, anche per quello).

Mi hanno raccontato che, nei pressi di un tempio qui vicino, stanno allestendo una festa paesana, in onore di non so quale divinità autoctona, che si svolgerà nei prossimi giorni.

Chissà.. magari ci va anche il Do’aho..”

 

“Dove c’è cibo, c’è Hana.” Replico, parafrasando una vecchia pubblicità.

 

“Ore 21.15.

Ci siamo incrociati. Era inevitabile, a questo punto. E lo attendevo con ansia, anche.

Ma –nello stesso tempo- avrei voluto procrastinarlo all’infinito..

Direi che è andata meglio di quel che credevo.. tutto sommato.

Quando mi ha riconosciuto, ha sgranato i suoi bellissimi occhioni increduli.. ha iniziato a farfugliare un acuto, indistinto: “Rurururu..KAWA!!” puntandomi addosso un dito. (che mi ha quasi perforato una costola, stupido Do’aho!)

“Nh.” gli ho risposto io, modulando un tono di ovvio disinteresse…Certo! E che altro potevo fare.. saltargli al collo??!

Così mi sono imposto di trattenermi.

Quando ha ripreso pieno possesso delle sue funzioni cerebrali (le ha mai avute appieno??) e si è calmato, mi ha sbraitato contro un paio di cari, dolci insulti, a modo suo.

Oh, come mi sono mancati!!

 

Ci siamo rivoltolati sulla spiaggia un pochino, in gioiosa balia degli antichi istinti, ma poi mi sono ricordato della sua schiena, e lui mi ha colpito a tradimento, mentre ero soprappensiero.

Mi ha spaccato un labbro, quell’idiota!!

Va beh, cosa più unica che rara, ha masticato una mezza scusa e mi ha dato un fazzoletto perché mi asciugassi il sangue.. sono rimasto sorpreso, lo ammetto.

Purtroppo per noi, ancor prima di poter dire due parole, lui è stato richiamato da un’assistente del centro, e se n’è andato, lanciandomi un’occhiata che non ho saputo interpretare.”

 

“Sai… adesso che ci penso.. qualche settimana fa, un pomeriggio in palestra dopo una nostra rissa, hai fatto la stessa cosa con me..” ricordo, carezzando di riflesso il labbro con la punta del pollice.

 

 

7 Settembre. Martedì. “Ore 19.30. Dopo una giornata massacrante di allenamenti (davvero fruttuosi, devo dire), i ragazzi mi hanno persuaso ad uscire con loro, solo un po’. (meglio non intercorrere nelle ire del Coach: io non ho intenzione di passare il tempo lucidare palloni per il resto del Ritiro).

Mi ha convinto Kajima senpai, che si sta rivelando essere una persona a modo. Abbiamo un carattere molto simile, io e lui..”

 

“Volpeeee grr…” ringhio, mentre la spia della gelosia si accende in me.

 

“Ore 22.45. Passeggiando tra le bancarelle, ho incrociato il Do’aho.

Era in compagnia di una ragazzina che gli era appiccicata come una ventosa..

 

“Geloso di Kyokochan?” insinuo, ghignando.

 

“Quell’imbecille!! Mi ha guardato come se fossi un alieno, ma che cazzo ci faceva con una smorfiosa spalmata al suo fianco??

Per una volta tanto, Nobunaga è servito a qualcosa: ha frantumato la mia impasse (più che giustificata) andandogli incontro, facendogli pesare l’esclusione alla Convocazione..

Il gruppo gli si è radunato tutto attorno.

E io ho cercato di ignorarlo.

Non so con che diritto Jin si è permesso di prendermi sottobraccio, chiedendomi –con fare cospiratore- perché non avessi a cuore il ritrovamento –propizio- di un mio compagno di squadra..

Propizio, un cazzo.

Cosa si aspettava.. gli striscioni di felicitazione???

Soichiro è un bravo ragazzo, ma dovrebbe imparare a farsi i cazzi suoi!!

Non ho resistito un minuto di più: mi sono allontanato a passo fermo, strattonandomelo via.

Kiyota mi ha urlato dietro qualcosa, una provocazione.

Ricordo di avergli sibilato un: “Non me ne frega un cazzo, di lui..” e sono andato via.

Mi ha fatto imbestialire, quel deficiente, carciofo, mezzasega, schiappa, IDIOTA.

‘stardo!!

Va a giurare eterno amore alla Babbuina, e poi lo ritrovo in giro con la prima che gli capita..

Io lo castro!!”

 

“Ohi, Volpe…piano, qua, con le minacce…” l’avverto, contrariato.

 

“Come se non bastasse, quell’odioso di Kuroi ha preso la palla al balzo.. mi ha rincorso, tutto mellifluo, e ha osato mettermi un braccio sulle spalle..

L’ho fulminato con un’occhiata e lui ha capito l’antifona.

Sono 6 giorni che ci prova con me.. è testardo, il ragazzo.. e una discreta Guardia, ma ci tiene davvero poco a vivere, se continua a infastidirmi..

 

L’ho scaricato senza riguardi, e me ne sono tornato al ryokan, con un umore nero nero.. se avessi il collo del Do’aho tra le mani, in questo momento, giuro che.. che..

Che cazzo…

Quell’idiota, stupido idiota..

Se Maeda-san oserà anche sono ipotizzare un pallido invito a provarci con lui, lo stronco. Giuro.

Meglio che vada a letto, se tornano gli altri.. Nobunaga non me l’abbona mica, questa.. e non credo che Maki voglia diventare vedovo così presto..”

 

“MA ALLORA TU LO SAPEVI!!” esclamo, al colmo dello stupore..

Mph.. “mi spiace, Kit, se ti ho fatto stare tanto male.. ma è solo colpa tua!! Sei tu che sei saltato a conclusioni affrettate, senza avere in mano tutte le informazioni… credi forse che io non ci sia rimasto, quando ti ho visto arrivare, vicino vicino a quel moretto, quel Kajima, o come diavolo si chiama!!

Se tu mi avessi fatto parlare, ti avrei presentato Kyoko, ti avrei detto che è mia cugina, ed era venuta a trovarmi.. invece tu hai travisato tutto.. e te ne sei andato, con quella scenata da amante tradito..

Che poi, inutile che lo nascondi, non hai strepitato e cose simili, ma lo hanno capito tutti che ti eri incazzato di brutto.. e credo che più di qualcuno abbia sentito l’odore della gelosia.. di sicuro, quelli del Kainan, che ci conoscevano bene.. e poi, non è che a me sia andata meglio, sai?!

Quando ho visto quel.. quel.. beh, ah, sì! ‘Kuroi’ correrti dietro, e permettersi di metterti le mani addosso, UN BRACCIO SULLE SPALLE!!, ho avuto l’incontenibile impulso di andare a tirargli una testata, una di quelle che dico io.. solo che la Nobuscimmia e il vecchiaccio mi hanno bloccato lì, altrimenti, quello, avrebbe potuto dire addio alla vita.. chi lo aveva autorizzato si mettere le sue luride zampe sulla MIA volpe??”

 

 

8 Settembre. “Ho passato una notte agitata, continuavo a fare incubi su di lui e la smorfiosa-a-ventosa. Quando mi sono alzato, avevo una faccia da far paura, e –povero lui- Nobunaga ne ha pagato le conseguenze.. mi ha svegliato per sbaglio, e io gli ho fatto un occhio nero, un po’ per riflesso, un po’ perché ero cupo di mio..

Giusto per infierire: ho saltato la colazione, per andare a fare un po’ di jogging, sperando di farmi tramontare la luna storta.. sono stato ben lontano da quella che credevo essere la sua zona, ma quell’Idiota è come il prezzemolo!! Dannato Destino di merda..

Correvo –di ritorno- sul bagnasciuga e me lo sono visto lì, accucciato sulla sabbia, con un foglio in mano. Ma all’andata non c’era!!

La rabbia mi è montata dentro, come la marea, altro che sbollire!!”

 

“Ah, sì!” -ricordo- “E’ stato il giorno in cui mi è arrivata la prima lettera di Haruko, un pensiero gentile, il suo.. mi ha scritto una mail a settimana.. in cui mi raccontava le ultime novità su Akagi e Kogure, che avevano ufficialmente fatto il passaggio di consegne a Ryota, Ayako che l’aveva invitata ad entrare nel club, come aiuto-manager, e Mitsui, che si sentiva un po’ solo.. del resto, era stato lui a dire, fin dal suo rientro, che non avrebbe abbandonato la squadra, se non alla fine.. e poi che tu eri andato in Ritiro con la Nazionale.. e il fatto che fosse stata lei a dirmelo ufficialmente, per un attimo, mi ha fatto provare una profonda gratitudine.. invece poi mi è sorto un dubbio fastidioso: possibile che tutti sapessero che tu saresti venuto qui, e che nessuno me l’avesse detto, di proposito?

In quel momento sei passato tu, correndo, e io mi sono incazzato istintivamente, perché incarnavi la certezza di questo mia riflessione.. così ho iniziato a sbraitarti contro..”

 

“Quando mi sono avvicinato (mio malgrado, perché ho seriamente ponderato l’idea di circumnavigare il Paese, pur di non doverlo vedere) lui ha sollevato la testa dal suo foglio, e mi ha guardato torvo.

E io mi rendo conto che è una cosa irrazionale e quantomeno infantile, ma desideravo davvero vendicarmi di lui, della sera prima, e che mi avesse fatto stare così male.. ho fatto l’unica cosa che sapevo l’avrebbe fatto imbestialire: mi sono fermato davanti a lui, e gli ho sbattuto –virtualmente- in faccia la maglia della Nazionale.. lui ha aumentato il livello del ringhio, e mi ha urlato il classico: “Rukawa, ti odio!!”

 

“Stupido esibizionista!” gli faccio eco, ripescando nel passato.

 

“Mi sono voltato a guardare il mare, con la crescente speranza che si alzasse, e che potessimo finalmente cominciare una bella rissa, giusto per ricompensarlo con gli interessi di tante piccole cose.. sul più bello, però, giusto quando lui si è infervorato tutto, una fisiatra è venuta a chiamarlo, l’ho riconosciuta dal camice.

Lui le è andato dietro, e io, -mio malgrado- ho dovuto riprendere la mia corsa.. ma è solo rimandata, Do’aho.. io e te dobbiamo fare i conti quanto prima!!”

 

“Sai… Devo essere sincero… mentre ripiegavo la lettera di Haruko, per 10 secondi, mi sono chiesto perché avessi scelto di impelagarmi in un amore incasinato come il nostro… e perché avessi smesso di mentirmi sulla falsa attrazione -così semplice, lineare e scontata- che provavo per lei..

Non mi ci è voluto molto, a ricordarmi il perché..

‘Poiché sono un genio!” mi son detto.

E i Tensai meritano solo il meglio..

..e il meglio sei tu.

 

 

9 Settembre. Giovedì. “L’incazzo mi è passato. Spero non ritorni, appena lo rivedo.

In ogni caso, ho deciso due cose: che devo capire chi è questa tipa, ma con mooolto tatto.. e che non voglio sprecare i giorni rimasti in deleterie seghe mentali.

Mi apposterò in spiaggia, e farò in modo che Hana non possa ignorarmi..

Ah, sì. Gli allenamenti sono andati bene.. il Coach riesce a farci giocare tutti, anche noi riserve.. abbiamo fatto una partita davvero entusiasmante.. l’Armadio mette in soggezione, sul serio.

A volte, non posso impedirmi di sognare ad occhi aperti uno scontro tra lo Shohoku e il Meiho Kogyo.. Mitsui saprebbe dare il fatto suo a Kuroi, e sono certo che un confronto con Hiroshi Morishige, per Hana, sarebbe stato stimolante.. è il classico esempio di atleta che sa come farlo reagire.. che poi sia anche lui una testa di cazzo, beh, questo è un altro paio di maniche..”

 

“Ehi!! MA COME TI PERMETTI!!” -sfurio, arrossendo d’indignazione.- “Non mi paragonare al bestione, per cortesia!!” esclamo, oltremodo offeso.

 

 

10 Settembre. “Ore 8.20, se mi vedesse Maeda-san, in questo momento..

Beh.. abbiamo fatto progressi.. grandi progressi, direi. La fortuna comincia ad arridermi!

Al mio solito giro di footing, lui era già là sul bagnasciuga, accoccolato a fissare il mare..

Mattiniero, il Do’aho.”

 

“Non ti è mai venuto il dubbio che io mi adeguassi ai tuoi orari??” insinuo, fissando il soffitto in uno sbuffo esasperato.

 

“Mi sono armato di sana pazzia, di una buona dose di faccia tosta, di un briciolo di coraggio e gli sono corso incontro a spron battuto. Andandogli direttamente addosso.

Lui, che ovviamente non si aspettava alcun tipo di attacco, era completamente senza difese..

 

“Beh.. ho visto che ti avvicinavi trotterellando, ma pensavo avessi il buonsenso di fermarti o di deviare, e invece..”

 

“Gli sono caduto sopra, fingendo –Kami Sama!!, non so ancora come..- di essere inciampato dormendo, mentre correvo.

A mio favore, so che lui ha la certezza che io possa dormire in qualsiasi modo e in ogni dove, e che quindi questa mia piazzata –a dir poco assurda- non lo abbia sconcertato più del dovuto.”

 

“Tu sei fuori come un balcone,Volpe, lasciatelo dire…”

 

“Sotto al mio peso, l’ho sentito dimenarsi e scalciare -imprecando- lecitamente sorpreso, e poi arrestarsi di colpo.. e se n’è uscito con una frase che solo lui potrebbe pensare:

“Kitsune randagia!! Come cazzo fai a dormire correndo??”

Mi sono fatto violenza, giuro. Stavo per scoppiargli a ridere in faccia, ma mi sarei scoperto..

Ho finto di continuare a ronfare, anche se il suo calore era intossicante.

Ancora adesso, mi chiedo come non abbia sentito il battito del mio cuore tambureggiare forsennato.”

 

“Forse perché ero troppo preoccupato per il mio: mi si era incastrato nel pomo d’Adamo, e non voleva scendere..” sorrido. quanto siamo maldestri..

 

“Non mi sono mosso, non mi ha spinto via.

L’ho sentito solo sospirare lento, come se faticasse a respirare, come se lo stessi schiacciando..”

 

“Beh!! Mi stavi schiacciando..” -puntualizzo, ghignando.- “ma il Tensai è forte!!”

 

“Non so per quanto siamo rimasti così, prima di rompere l’incanto.

Forse l’ho stupito troppo, perché potesse reagire.. certo è che, vedermelo così remissivo, va al di là di ogni mia più rosea aspettativa..

Ha cercato di pungolarmi i fianchi, per farmi sollevare, ma io –di contro- mi sono spalmato meglio sopra di lui..

Lo sentivo sbuffare, incerto sul da farsi..”

 

“Tentavo di svegliarti, ma non è che mi impegnassi molto..” confesso, arrossendo in zona orecchie.

 

“Alla fine, mi ha fatto il solletico, e lì non ho più potuto fingere.

Con anni e anni di prove alle spalle, ho inscenato un risveglio da manuale..

Ho aperto –sonnacchioso- gli occhi, l’ho messo a fuoco (viso a viso: 8 cm scarsi), ho masticato uno sbadiglio e ho puntato lo sguardo sul suo: “Che cazzo ci fai, Do’aho??” condendolo con un altro sbadiglio, falso come Giuda.

Lui è arrossito tutto.. hi hi hi.. si è messo a farfugliare qualcosa d’indistinto sulle volpi in spiaggia tenute al guinzaglio, alla pazienza dei tensai, e tanto altro..

Una cosa è oggettivamente straordinaria: il solo fatto che non mi abbia cacciato in malo modo ha -di per sé- del miracoloso..

E’ buono -il Do’aho- come cuscino, sì.”

 

“Grazie!… mi fa piacere essere di tuo gradimento.. se ti spicci a svegliarti, Volpe catalettica, potremmo approfondire questo, e altri aspetti, altrettanto piacevoli..” l’invito, con una punta d’impazienza nella voce.

 

“Essere tra le sue braccia era tutto quello che volevo. Niente di più. Né meno.”

 

Mi sfugge un: “Oh…” sorpreso, e un timido calore soffuso mi riscalda dentro.

Fai presto, Kaede, davvero…

..mi manchi..

 

 

La porta si apre, nel momento stesso in cui sento bussare.

Saito-san spunta con la testa: “Sakuargi-kun, è ora che tu vada..”

Annuisco, di rimando.

Ho altra scelta?

 

Lei richiude la porta, e io riabbasso gli occhi sulla pagina.. non ho finito nemmeno il resoconto della giornata.. e il tepore di poco fa si è già dissolto.

‘Pazienza, Hana… pazienza..

…metti tutto in conto alla Volpe, e manda giù..

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Idem, per quanto concerne la citazione del filmL’ultimo samurai’.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 32
*** Scelta d'amore 32 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 32

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Sai.. questa settimana mi è parsa interminabile..” -esalo, abbottonandomi meglio la divisa.- “Sono corso qua come un disperato, dopo gli allenamenti, senza nemmeno passare da casa..” e guardo il borsone e la cartella posati vicino all’entrata.

“I ragazzi ti salutano.. dicono che forse faranno un salto qua, domani o domenica.. ho raccomandato loro di evitare una visita di massa, se non vogliono essere sbattuti fuori prima ancora di entrare.. e di alternarsi agli orari in cui ci sono anch’io, sarebbe sciocco ritrovarsi tutti qui, e poi magari il vuoto, no?” spiego, spiccio.

 

E solo ora, a più di un mese di distanza, mi accorgo di come tutta la squadra non abbia mosso obiezioni o domande, sul perché io passi quasi tutto il mio tempo libero con Kaede.

Lo danno quasi per scontato. Lo hanno sempre fatto.

Dal giorno in cui sono fuggito dalla palestra, dopo la dichiarazione di Anzai, ad oggi.

Nessuna battuta o allusioni, al riguardo.

Forse hanno sempre saputo più di quanto io e lui credessimo.

Mi hanno continuamente chiesto come stava, se c’erano miglioramenti..

All’inizio, quasi tutti i giorni, ma poi, quando la solfa è diventata una monotona cantilena senza varianti, hanno capito che era sbagliato chiederlo.. un giorno, li ho avvertiti che li avrei avvisati io, in caso di cambiamenti significativi.. e loro hanno smesso di assillarmi, limitandosi a porgere i loro saluti..

 

Dovrei ringraziarli, per questo.

 

Un giorno, forse, lo farò.. assieme alla notizia del suo risveglio, magari..

 

 

“Ore 22.20, prima di dormire.

Ripenso ancora alla mia faccia di bronzo di oggi.. e a quanto è fesso lui, che se l’è bevuta..”

 

“Non ricominciare, sai??!!” l’avverto.

 

“Chissà se riuscirò a buttare le basi per qualcosa di buono.. manca poco, alla fine del Ritiro.. e lui rimarrà qua ancora per parecchio tempo..

Nh.. speriamo in bene.. il fatto di trovarci su un terreno neutro è –di per sé- una cosa positiva.”

 

“Sì, sì, Kit.. avremo altre occasioni..” lo rassicuro, sorridendo al ricordo della follia di quei giorni..

Perché, se lui è stato un pazzo avventato, io pure ho fatto le mie brave azioni sconsiderate..

 

 

11 Settembre. Sabato. “Grossa news: oggi mi ero rassegnato a non vederlo, la sveglia non ha suonato, o io non l’ho sentita (con tutto quello che russa Morishige, non me ne stupirei) e sono uscito dal ryokan parecchio in ritardo, rispetto agli altri giorni.. Ho fatto una megacorsa, e quando sono arrivato in spiaggia, di Do’aho nemmeno l’ombra..

Mi sono accucciato sulla battigia, per riposarmi un po’..

Credevo che il cuore mi scoppiasse.. altro che partita contro il Ryonan!!

Ero già con un piede nello sconforto, pronto a fare dietro-front, quando l’ho sentito chiamarmi da lontano.. Un soavissimo: “Ehi! Baka Kitsune!! Devo parlarti!!” ed è zampettato da me, non proprio come l’Hanamichi prima dell’infortunio, ma mi sembra stia migliorando..

Si è accasciato sulla sabbia, a riprendere fiato, e io mi sono riseduto accanto a lui, attendendo.

Mi ha detto che Ayako lo aveva appena chiamato, per sapere come stava e lo aveva incaricato di riferirmi che lei attendeva una mia telefonata, quanto prima..

Ho il serio dubbio che a lei non interessasse davvero avere mie notizie, ma che abbia dato a lui una scusa buona per parlare con me. E -di questo- le sono infinitamente grato.”

 

“Io pure.. anche perché è stato un ottimo espediente per tentare un approccio, senza sembrare troppo coinvolti..”

 

“Hana mi ha riportato le novità della squadra, del fatto che il nano si sia presentato alla riapertura del club dicendo:

“Io sono Ryota Miyagi, il vostro nuovo capitano. Prendere o lasciare!”

A Mitsui, la cosa non è andata esattamente giù, ma Aya lo ha rimpinzato di sventagliate, e tutto si è sistemato.

 

“Quanti giorni rimani?” mi ha chiesto, d’un tratto, senza preavviso.

“Nh?”

“Il Ritiro.. quanti-giorni?” sillaba lui, prendendomi in giro.

“Do’aho!” -gli ho sbuffato, ma lui ha sorriso, anziché arrabbiarsi.- “Ancora 4.”

Ho avuto l’impressione che si fosse irrigidito, sentendo la mia risposta, ma credo di essermi sbagliato.. che motivo avrebbe? Sono io, tra noi due, quello che ci tiene a non separarmi da lui..”

 

“Egoista come sempre, eh?!”

 

“Siamo rimasti in silenzio per un po’, semplicemente persi, ognuno nei propri pensieri.

I gabbiani -sopra di noi- ci facevano compagnia, stridendo liberi nel cielo..

Mi sono smarrito in un sogno ad occhi aperti.. io e lui, accoccolati in riva al mare, all’alba..”

 

“Una dose di miele al 100%, roba da far impallidire un diabetico..” scherzo, per negare che anche io ero caduto in un pensiero simile al suo..

 

“Mi sono eccitato.. beh, capita, no?!

A malincuore, ho capito che, averlo lì, a qualche spanna da me, non sarebbe servito a calmare i miei ardori.. anzi!!

Così mi sono alzato, dandogli le spalle, facendo finta di nulla.. quello che non avevo calcolato era che lui mi imitasse, affiancandomisi..

L’ho guardato con la coda dell’occhio, e fissava con una straordinaria intensità una conchiglia scheggiata i suoi piedi.. il mio Do’aho.

 

Mi sono incamminato, nella direzione del ryokan, senza dire niente; e lui, anziché inveire, e restarsene fermo buono buono dove doveva, mi ha seguito, fiancheggiandomi.

Deve aver letto il mio disappunto nello sguardo che gli ho lanciato, perché mi dice, con un’alzata di spalle: “Ho voglia di fare due passi, il Tensai di omaggia della sua compagnia..”

“Nh..” gli ho replicato, gioendo dentro me.

Abbiamo camminato in silenzio per un bel po’, arrivando nei pressi di un campetto in riva al mare.

Ci fermiamo entrambi, in muto accordo, a fissare un canestro dall’aria malandata, con la retina rosa dalla salsedine.

Sto per riprendere la passeggiata, quando lui, ad un tratto, esala: “Mi manca, sai?”

Mi sono girato a fissarlo, sorpreso.

“Il basket, intendo.” -Spiega, annuendo all’indirizzo del ferro scrostato.- “La palla, uno slam dunk, i ragazzi, le urla, il tifo, persino i Gori-punch di Akagi..” e sorride impacciato, come a scusarsi di questa debolezza.

E io mi ritrovo ad annuirgli, perché lo capisco.

“Faresti due tiri con me, stasera?”propone, fissando con insistenza una linea dei tre punti quasi inesistente.

E’ messo così male da chiedere aiuto persino a me??

Ci ho pensato su.

E lui ha travisato il mio tentennamento, prendendolo per un rifiuto.

“Ok. Non importa. Lascia stare.”  -sputa secco, trattenendo a malapena la delusione.- “Il Tensai ti batterà appena tornerà in squadra.. allenati, Volpe, perché mangerai la polvere!!” proclama, gonfiandosi come un tacchino.

Ma non si accorge di quanto è falso?

 

“E il terapista?” chiedo io, ignorando il resto delle sue stronzate astronomiche.

“Eh?!” domanda lui, di colpo serio.

“Non credo sarebbe d’accordo..” ipotizzo.

Lo vedo scuotere le spalle, con insofferenza: “Non devo saltare, ok. Ma due tiri non hanno mai ucciso nessuno..” cerca di convincermi.

“Stasera alle 7.30, qui.” decido.

Lo vedo fissarmi, sgranando gli occhi di sorpresa.

Un sorriso grande come il mondo gli si allarga sulle labbra..

Se non fossi il suo nemico giurato, credo mi avrebbe abbracciato..”

 

“Io ti avrei anche abbracciato, ma se poi mi schiattavi per lo shock?!”

 

“Ci siamo separati così, senza grandi cerimonie, con l’accordo di rivederci stasera.

Non vedo l’ora!!! Sono tornato alla pensione svolazzando a mezzo metro da terra.. persino il fatto che il Ritiro stia per finire non mi preoccupa quasi più.. le cose stanno girando per il verso giusto..”

 

“Invece la strada è ancora luuuunga..” lo contraddico, col senno di poi.

 

“Ore 22.10, troppo felice per dormire.

Scrivere ‘sto diario mi sta piacendo sempre di più.

Dopo cena, mentre gli altri andavano a svagarsi, sono sgattaiolato fuori di nascosto dal retro del ryokan, con la sacca in spalla, la palla dentro.

Il Coach ci ha vivamente consigliato (ordinato) di evitare iniziative personali d’allenamento fuori dal complesso sportivo, credo per una questione di responsabilità. Del resto, siamo tutti minorenni, qui, e se per caso qualcuno di noi si facesse male, allenandosi, la responsabilità ricadrebbe su di lui..

Sono corso al luogo del ritrovo, e lui era già lì, perso a guardare il sole che annegava nel mare.

 

Bellissimo.

 

In controluce, i suoi capelli sembravano assorbire il colore ancora di più e infiammarsi di vita propria.. un’altra cosa che ho notato, è che la sua pelle si è scurita ulteriormente.. la doratura si sta accentuando, soprattutto sulle spalle.. non l’ho ancora visto portare una maglietta, da che siamo qui.

In un impeto senza senso, mi sono ritrovato a fissare le mie mani, e la pelle pallida delle braccia, che spunta da sotto la stoffa.

Sembro cadaverico, al suo confronto..

 

Hana mi chiama, e mi distoglie dai miei pensieri.

Sfilo il pallone dal borsone, e glielo passo, togliendomi anche la giacca della tuta.

Quando Hanamichi lo prende in mano, sembra sia arrivata la vigilia di Natale in anticipo, quest’anno.

Non posso impedirmi di sorridere, per questa sua piacevole, contagiosa genuinità.

Se fossi stato al suo posto, allontanato dal basket da più di un mese, sarei già impazzito, credo.

 

Facciamo un breve riscaldamento; in realtà, io non ne avrei bisogno, ma mi piace pensare di condividere con lui anche questo momento.

E poi ci siamo messi a tirare.. niente one –on- one, ho precisato.

Se lui è uno sconsiderato, ci penso io a proteggere la sua salute.. non ho mica, IO, una scimmia di scorta!!”

 

“E’ commovente, il tuo interessamento..” scherzo.

 

“E così –non so ancora come- sono finito a dare dritte al Do’aho su come tirare da fuori area..

Ricordava ancora un sacco di cose, ma –come temeva anche Ayako- più starà lontano da un campo, e più tempo ci impiegherà a tornare come prima, e poi a proseguire..

Quando il buio ci ha impedito di continuare, abbiamo smesso, con la promessa di rivederci domani, alle 7.00, allo stesso posto.

Non vedo l’ora.”

 

“Possiamo saltare a piè pari la prima parte?” chiedo, speranzoso, arrossendo miseramente al ricordo del mio imbarazzo.. Kami!! Con che faccia tosta ho potuto….?? e lui che ha accettato..!!”

Sbuffo, sapendo che comunque non perderò neanche una riga di quel giorno.

 

 

12 Settembre. Domenica. “Ore 12.10, prima del pranzo.

Stamattina mi sono incontrato col Do’aho.. e il tempo è passato così piacevolmente che non mi sono nemmeno accorto che, quando gli ho suggerito di smettere, l’ora della colazione al ryokan era già passata da un pezzo.

Hana mi ha proposto di andare a farla insieme, in un baretto grazioso lì vicino, visto che anche lui l’aveva saltata…

Ovvio che sì!!

Si è fagocitato un sacco di dolcetti strani, di cui ignoro il nome, sbrodolandosi con la crema che c’era dentro.. aveva lo zucchero a velo fin sopra le orecchie..

Il mio tenero, buffo Do’aho..

Almeno, lo è stato finché ha aperto la fogna -che si ritrova- solo per infornare paste su paste.. quando poi ha iniziato a rimproverarmi, per il mio succo ACE senza zuccheri, è diventato meno piacevole..

“Ma sei scema, stupida Volpe??!!”-ha esordito, sputacchiando qua e là- “Un atleta deve introdurre carboidrati, e un sacco di altra roba, per essere in forma!!” e mi ha schiaffato in mano una delle sue brioches mezza morsicata, e mi ha ingiunto di mangiarla.

Se fossi una delle oche del mio fan club, mi perderei in umidi sogni ad occhi aperti, su quello che è stato, -a  tutti gli effetti- un bacio indiretto.

Per fortuna, io non sono loro. (e loro non sono me!) anche se la cosa si è rivelata tutt’altro che spiacevole.

Poi ci siamo divisi, e ognuno è tornato al proprio alloggio, con la promessa di rivederci alle 19.00, stasera.”

 

“Dovremo rivedere seriamente la tua alimentazione, cara la mia Volpaccia inappetente..”

 

“Ore 23.40. Un appuntamento! UN APPUNTAMENTO!!

Dopo che ci siamo allenati per un po’ (lui, io lo guidavo, segnalando gli errori) ad un tratto si ferma, come fulminato sul posto.

Dice che deve andarsene, che ha un impegno..

E lì, io mi sono oscurato, ma per fortuna non l’ha notato, troppo intento a non fissarmi.

Poi lo vedo fermarsi, come a raccogliere le idee..

Senza guardarmi –anche se non so il perché- mi ha detto:

“Che ne dici….. andiamo, stasera, al tempio?”

“Come, prego?” lo vedo arrossire…è arrossito!!

“Al-tempio-stasera.” Scandisce lui, con enfasi, per ridicolizzarmi.

E di colpo mi ricordo dell’altra sera, di lui e la ventosa..

 

Mi esce in un sibilo acido: “Perché non inviti la tizia dell’altro giorno?”

Lo vedo sgranare gli occhi, come se fosse stato colpito a tradimento.

Eh, no! bello mio, quello che fa le bastardate non è il sottoscritto!

 

“Con mia cugina?” chiede, stupito.

Cu..CUGINA??!!

Ommmerda..

 

E il mio turno di sembrare un allocco, perché lui scoppia a ridere, di una risata che sa di liberazione: “E’ tornata a casa sua! Era venuta con gli zii a trovarmi..” spiega, come se mi fosse dovuto.

“NH.” ribatto, mi sento un cretino integrale..

“Allora.. ci vieni??” ripete, speranzoso.

“Perché?”

“Sì, beh.. Ayako mi ha obbligato a prometterle che.. che sarei andato a pregare al tempio, per il Campionato Invernale e.. visto che.. che sei anche tu della squadra….” Farfuglia, gesticolando febbrilmente.

Che pena!!

 

Vedermelo così, tutto insicuro, ha risvegliato la mia vena.. sadica.

‘Vediamo cosa inventa.’ Mi son detto.

 

“Che santuario è?!” m’informo, ingenuamente.

Lui sussulta, replicando d’istinto: “E che ne so??” poi si blocca, registrando la gaffe..

e potrei giurare che gli sia uscito fumo dalle orecchie, per la frenesia con cui ha accampato una risposta: “Una divinità locale.. locale, sì.

Mercoledì è la Festa di Keiro-no-Hi, ma qui l’anticipano, mescolandola ad una tipica del posto.. Ayako mi ha detto che -far visita alla statua della Dea- è di buon auspicio, che è tradizione, che molti raduni sportivi si fanno in questa città proprio per questo..” spiega, masticandosi mezze parole nell’agitazione.

 

Potrei dirgli che io, a queste cose, non ci credo.. ma perché perdere un’occasione così??

E’ un invito, no?! Un…appuntamento? UN APPUNTAMENTO??!!

Ma non era qui per curarsi la schiena?? L’hanno lobotomizzato??

Mi ha chiesto CONSAPEVOLMENTE di passare del tempo con lui!!

Oh, Kami… forse esisti davvero!

....

Ho fatto due calcoli veloci, per non incappare negli altri ragazzi (chi lo sente, poi, Kiyota?) e ci siamo dati appuntamento sotto al portale d’ingresso.

Mi sono fermato davanti al Torii, e lui è arrivato poco dopo, tutto trafelato.

‘Ti farei ansimare io, Do’aho, ma in altre maniere..’ Ricordo di aver pensato, annotando mentalmente di proibirgli di vestirsi ancora così.

Se mi fa eccitare, come faccio poi a controllarmi?? E poi mi fa uscire ‘sti cazzo di pensieri.. che poi diventano seghe mentali, e poi mi tocca arrangiarmi..”

 

“Volpe!!” -esclamo, imbarazzato.- “..erano solo un paio di jeans..” gli faccio notare, ricordando però quanto ci ho messo a vestirmi, per sembrargli carino.. non avevo calcolato di mettermi in valigia roba chic, mica lo sapevo, IO, che lo avrei incontrato!!

 

“E’ sempre strano vederlo senza divisa o senza i pantaloncini e la canotta degli allenamenti..

Una camicia bianca e un paio di jeans furbi, e mi fa già quest’effetto.. Kami!! sono messo male..”

 

“Nessuno resiste al fascino del Tensai!!” gongolo.

 

“Pensavo ci saremmo diretti subito al tempio, per toglierci dente e dolore; invece lui ha iniziato a incamminarsi verso il centro della festa.. Abbiamo passeggiato tra le bancarelle per la maggior parte della sera, e siamo finiti –quasi per caso, credo- davanti al santuario.

C’era un grande fila di persone, tutte in processione, per avvicinarsi alla statua.

Mi sono fermato un attimo a contarle sommariamente, ma era più che palese che ci avremmo messo un secolo, per entrare dentro all’edificio.

In quel mentre, lui mi afferra una mano, ed esclama: “Per di qua!” e mi ritrovo a seguirlo per uno stretto vicolo che costeggia il muro perimetrale del complesso religioso.

Sembrava che stessimo lasciando la festa, perché il brusio della gente è diminuito di botto, appena svoltato l’angolo.

Non ho potuto impedirmi di sbirciare le nostre mani allacciate, che lui ha unito con un gesto di semplicità disarmante.

Ma se ne sarà accorto?”

 

“No, VOLPE!, di solito prendo per mano la prima persona che mi capita d’incontrare!!” ironizzo, con una punta di sarcasmo.

E poi arrossisco, ripensando alla mia sfacciataggine. Ma come ho potuto??

Lui sarebbe stato capace di arrabbiarsi.. e non a torto, direi..

Avrebbe avuto ragione di dimostrarsi infastidito, per una confidenza così.. noi, che non eravamo neanche amici..

 

“Ero troppo intento a fissare lui -appena davanti a me-, e non mi sono accorto che si era fermato.

Gli sono finito contro, spingendolo un po’ di lato.

Ed è lì che ci siamo separati.

Mi è dispiaciuto un sacco, lo ammetto.

Un pensiero sciocco mi trotterellava in testa: la sua mano combaciava perfettamente con la mia..

E avrei fatto di tutto per ripetere l’esperienza.

 

Solo dopo qualche istante, in cui lui mi fissava sorpreso perché non lo seguivo, mi sono accorto che siamo giunti sul lato est dell’entrata di prima, e che qui c’è molta meno gente, forse perché il portone è più piccolo, e tutti ci tengono ad entrare da quello principale..

“Andrà bene comunque, no?!” ipotizza, chiedendomi conferma.

Gli ho annuito, di rimando. E -solo in quel momento- ho realizzato la scorciatoia che abbiamo appena percorso.

“Ma tu, come…?” mi esce, guardandolo stupito.

Lui arrossisce, (ma perché è imbarazzato?) e mi spiega che ha girovagato tutto intorno a qua, per farsi passare il tempo, e che si era perso, e che aveva scoperto la stradina appena fatta, per caso.

Abbiamo varcato il portale, accolti da un mistico silenzio.

Abbiamo eseguito il rituale dell’offerta votiva.. e poi siamo finiti davanti ad una statua informe, dalle sembianze mooolto scarsamente umane, che loro definiscono ‘La Dea’.

 

Mi chiedo come cavolo si possa scegliere di chiedere l’intercessione di una cosa così..

Come fanno gli uomini a pregare, a sperare di ottenere i favori di un amorfo pezzo di legno?

Com’è possibile che affidino la loro vita e le loro più alte aspettative ad un oggetto, (che potrebbe benissimo essere uscito dagli scarti in una falegnameria) e adorarlo, rendergli omaggio, quando si riesce a fatica –e con molta fantasia- ad intuirne una vaga raffigurazione femminea?

 

Io credo a quello che vedo, alle mie forze, e il mio Destino me lo costruisco da me.

 

‘Ma facciamo contenta la Baka Saru.’ Mi sono detto, sbirciando come lui, affianco me, sembrasse così devotamente raccolto in preghiera.

Ha farfugliato una cantilena indistinta per qualche minuto, poi mi ha fatto cenno di andarcene.

Ho buttato lì –distrattamente- un vago pensiero d’auspicio, che coinvolgesse più il futuro di me e lui, che la squadra, e l’ho seguito.

 

Ho lanciato un’occhiata distratta alla coda infinita che proseguiva, composta, verso l’entrata, ancora a chiedermi come fosse possibile..

 

Poi lui mi ha richiamato e ci siamo ributtati tra la folla..

C’erano un sacco di bancarelle con prodotti tipici, e dolci vari.. giochi per i bambini.. parecchia gente era vestita in kimono, soprattutto le bambine..

 

D’un tratto, scorgo la persona di Ayami-san, il Coach, intenta a parlare con un uomo che non conosco, poco lontano da noi.

Solo in quel momento, mi sono ricordato di non avergli chiesto il permesso di uscire, stasera.

Mi è sfuggita un’imprecazione, e Hana mi ha scrutato, sorpreso.

“Andiamo via di qua, Do’aho.” Gli ho detto, spiccio, trascinandolo per un braccio.

“Che cosa c’è..?” chiede, con tono allarmato, per la mia repentina decisione.

“L’allenatore. Non deve vedermi.” Spiego, conciso.

Mi scruta, affiancandomisi.

“Non gli ho detto che uscivo.” Mi ritrovo a chiarire, infilandomi per una laterale meno rumorosa, ma con tanta gente accalcata che fluisce contro di noi.

 

“Ed è illegale?” domanda, d’un tratto, senza preavviso.

Ci metto un po’ per capire cosa intendesse dire.

“Senza il suo consenso, sì.” Ribatto, guardando scattoso da ogni parte attorno a me, sperando che non ci sia. E’ il mio turno di tentare: e la scusa è anche buona.. gli agguanto una mano con disinvoltura e accelero d’impulso, per mettere quanta più spazio tra me e il Mister.

Lui mi segue, aumentando l’andatura, e io mi ritrovo a sorridere, senza che lui mi veda.. ogni guaio ha i suoi lati piacevoli..

“Rallenta, Volpe!! Non è una battuta di caccia!!” boccheggia, al mio fianco, mentre io osservo -con occhio critico- il sentiero da cui siamo provenuti, stimando sufficiente la distanza che ci separa.

 

Scampato il pericolo, ci fermiamo a riprendere fiato, stravaccandoci su una panchina vuota.

Sono un po’ preoccupato, lo ammetto.

Fino a poco tempo fa, non avrebbe avuto una così scarsa resistenza..”

 

“Ero solo fuori forma!!” mi giustifico.

 

“Quando -in lontananza- notiamo i tre del Kainan, decidiamo di deviare, di comune accordo.

Finiamo parecchio distanti, riprendendo un passo più tranquillo.

D’un tratto, un bimbo gli finisce addosso, sporcandogli i pantaloni di dolce.

La madre del piccolo interviene, scusandosi.. ma non è un gran danno.. e il Do’aho sorride, perdonandolo senza remore.. e poi, fissando attentamente le rivendite ambulanti, mi confida: “Ho proprio voglia di qualcosa di buono..”

“Do’aho!.. Non vorrai mica lo zucchero filato come quel marmocchio!!” lo sfido.

“Beh.. no.” –s’inalbera lui- “Pensavo.. magari un gelato… ti va un gelato, Kitsune? Offre il Tensai!” lancia l'idea, sorridendomi speranzoso.

Riuscirei mai a dirgli di no?

 

Siamo finiti davanti ad una bancarella, dall’aria inconsueta.

Troppo concentrato a fissare lo sguardo famelico di Hana, non mi sono curato di scegliere i gusti..

Sussulto, quando Hanamichi mi richiama all’attenzione: “Ehi!! Hai visto i nomi dei gusti??” mi chiede, segnando con un dito la vetrata di fronte a noi.

Mi accosto a lui, sbirciando le targhette, mentre lui li elenca, sempre più entusiasta.

“Guarda!! C’è il ‘Gusto Oni!” – esclama, indicando una vaschetta al cioccolato, con scaglie dentro.

“Mph!” sbuffo io.

Ma come fa ad entusiasmarsi per una sciocchezza così?

“E questo è un ‘Kappa di Palude’!!” riprende, sempre più esaltato, verso il contenitore del pistacchio.. Lo seguo nella sua scoperta, quando si volta a fissarmi, trattenendosi a stento: “Guarda, Kit, Guarda!!!” –strilla, strattonandomi la maglia- “Kitsune no Rei!”

“Lo Spirito della Volpe?” -ripeto io, sorpreso.- “Do’aho.. è solo fior di latte..”

Mi scruta torvo, sgonfiando la sua contentezza: “Non me ne frega un cavolo!! E’ bello, no?! E’ il tuo gusto!!”

“Nh..” è la mia concessione, mentre lo vedo riprendere la ricerca, vagliando altri nomi mitologici, e gusti più che conosciuti.

“Chissà se c’è anche qualcosa per me..” –lo sento borbottare- “Non credo ci sia il ‘Gusto Tensai’..” riflette tra sé e sé, sottovoce.

“Do’aho”  -lo chiamo, additando la vaschetta affianco al lupo mannaro.- “‘Sakura no Hana’.”

Ooooh..” fa lui, in un sussurro mistico.. Credo stesse per commuoversi.

“Se ci mettiamo di fianco questo,” – e segnalo l’‘Akuma Goku’ (melone con schegge di qualcosa-di-non-precisato)- “Dovrebbe diventare un bell’arancione ‘Baka Saru’: la scelta perfetta per te!!” lo pungolo.

Tre.. due.. uno..

Mi aspettavo che lui s’infiammasse da un momento all’altro, e che iniziasse a sbraitarmi contro vari improperi, invece..

“Ok. D’accordo.” -Esclama consenziente, voltandosi verso il gelataio. –“Un cono di Sakura no Hana e Akuma Goku, con panna…tanta panna, sopra.” Precisa, senza diritto di replica.

“E...?” tentenna, verso di me.

“Una coppetta.” L’indirizzo.

“Una coppetta Kitsune no Rei,” –decreta, certo- “con..?” s’informa, guardandomi.

“Dama delle Nevi, senza panna.” Specifico.

....

“Certo che te le vai a cercare!! ..se ti chiamano ‘ghiacciolo’, non ti puoi lamentare!!” scherza, divorando mezzo gelato.

“Nh..” è la mia pacata replica, mentre lo raggiungo verso una panca libera.

 

Leccandosi le dita, si mette a fissarmi mentre termino il mio.

“Io mi domando: ma come si fa a rinunciare -VOLONTARIAMENTE- ad un cono di cialda, per un inutile pezzo di plastica??” sbotta, tra l’incredulo e il polemico.

“Nh?”

“La coppetta..” segna fra le mie mani.

“A me non piace..” spiego, pratico.

“E’ perché sei tonto!!” mi rimprovera, come se fosse un’ovvietà.

“Do’aho!!” mi difendo, stizzito.

Lui scoppia ridere, terminando il nostro contenzioso.

E di colpo s’accorge dell’immane ritardo di cui siamo vittime.

Con una certa urgenza, ripercorriamo a ritroso vie e scorciatoie, fino a separarci, con l’accordo di rivederci domattina, per il solito allenamento.. Gran bella serata, non c’è che dire..”

 

“Concordo!!” e solo ora realizzo che è tardi anche per me.. chissà perché Saito-san non è ancora venuta a farmi sloggiare..?

 

Sistemo il diario, e raccatto distrattamente la sacca e la cartella, e ricordo di doverlo avvisare:

Domani è il compleanno di mamma, pensa che ha anche cambiato turno, per stare un po’ con me... ormai ci vediamo talmente poco, tra scuola, allenamenti, e il tempo qui..” gli spiego, quasi scusandomi.

Una parte di me si sente già in colpa, per la brevità di tempo che gli dedicherò domani.

 

Ma il mondo continua a girare, fuori da quest’ospedale..

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- Ritengo doveroso precisare che l’opinione di Kaede sulla religione, divinità, destino e similari non coincide necessariamente con la mia, anzi.

Mi scuso, nell’eventualità che qualcuno si senta urtato da queste affermazioni.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

 

PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito.

Siete davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi la mia gioia personalmente, per questo lo faccio qui.

Se invece siete tra coloro che non hanno mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

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Capitolo 33
*** Scelta d'amore 33 ***


Scelta d’amore 33

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 331

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“La mamma del tTensai ti porge i suoi saluti!!” gli dico, tutto allegro.

Oggi ho passato proprio una bella giornata..

Era da tanto che non trascorrevo un po’ di tempo con mia madre, senza fretta..

Sono secoli che non consumiamo un pasto insieme, con tutti i crismi!!

….

 

“Come stai, mia bella volpetta??” è la mia domanda, mentre mi accoccolo al suo fianco, prendendo il diario.

Accarezzo distrattamente la copertina blue navy, e intanto decido che è meglio che io gli racconti della mia giornata, invece di iniziare subito la lettura..

 

Sbircio la sveglia sul comodino: un’oretta scarsa.

E’ il massimo che Saito-san mi ha concesso, vista l’ora tarda.

Le ho spiegato che avevo un impegno importante, ma che mi spiaceva non stare un po’ con lui..

Ha chiuso un occhio, da brava complice, e mi ha dato il permesso. Per poco, però.

 

“Allora.. stamani, ho fatto un sacco di cose, sai?

Tanto per cominciare, per festeggiare come si deve l’augusto genetliaco della mia tensaica genitrice, mi sono alzato come le galline, per prepararle una colazione da regina…

E’ una tradizione della mia famiglia.. quando c’era ancora papà, era lui a gestire i lavori, e io lo aiutavo, e ora il comando è passato a me..

Lei, di solito, si accontenta una tazza di caffé, e poi scappa via.. invece oggi.. tra l’altro, essendo sabato, se l’è gustata per benino.. a parte un piccolo incidente…” farfuglio, abbassando velocemente il tono.. magari la Volpe è un po’ sorda..

 

“Comunque.. dicevo: le ho tostato il pane, bello dorato-dorato, le martmellatine spalmate sopra, il succhetto di frutta, il caffé nero bello fumante e tutto il resto.. ho portato il vassoio in camera sua, e poi l’ho svegliata..

Sono rimasto a gustarmi la sua faccia sorpresa.. come fa a credere che me ne sarei dimenticato??

Beh.. tutto è filato liscio, fino a quando lei posa una fetta biscottata e la tazza, si mette ad annusare l’aria, mi scruta interrogativa per un istante e sbotta con un:

 

“Hana, tesoro.. hai lasciato qualcosa sul fuoco?”

 

Io la guardo –smarrito- per un attimo, e poi le risponde serafico:

 

“Certo che no!! Non ho neanche acceso il gas, oggi..”

 

E, proprio in quel momento, un chiaro sentore di bruciato giunge alle mie narici.. mi catafiondo fuori dalla camera, verso la cucina, con lei che mi tallona, la colazione dimenticata..

 

Faccio scorrere gli shoji, e un odore acre mi colpisce, sgradevole.

 

“Cosa accidenti..” chiede lei, con educata perplessità, dietro di me, che le nascondo la visuale..

 

Il cucinino sembra Londra alle 8 di mattina: una densa, fitta nebbia aleggia nella stanza..

 

“Il tostapane, CAZZO!!” esclamo, correndo a spegnerlo.

 

“Hanamichi!!” mi rimprovera lei, non so se per la volgarità, o per il disastro.

 

“Scusa, mamma..” farfuglio, staccando la spina dall’aggeggio infernale.

 

Lei apre le finestre, e l’aria si fa di colpo più respirabile..

 

“Se arrivano i pompieri, glielo spieghi tu!!” –è la sua minaccia, puntandomi un dito contro.

 

Devo avere una faccia davvero contrita, perché lei scoppia a ridere, pizzicandomi una guancia..

 

“Il mio tensai pasticcione.. Non è che da grande vuoi far e il piromane, eh?!

 

Io estraggo il pane carbonizzato dallo scomparto.. fa quasi impressione.. e lo getto veloce nella pattumiera, in modo tale che lei non riprenda la ramanzina..

A incendio domato, ritorniamo in camera da letto per finire la colazione.. lei, a me è passata la fame..

 

Poi ci siamo preparati, e siamo andati a fare la spesa, così –per una volta- non deve trascinarsi da sola

pacchi e borse.. ne ha approfittato per mettermi in mostra con le sue amiche..

 

Ho ancora nelle orecchie il loro coro di vocette estasiate: ‘Oh! Ma che bravo ragazzo..’ - ‘Che fortunata, tu!.. il mio? non mi aiuta mai…’ – ‘Me lo presti qualche volta??’

Mamma si è pavoneggiata per un po’.. credo sia un toccasana per la sua autostima da genitore. Mah.

La signora Takada mi ha anche palpeggiato il culo, in un impeto di apprezzamento..

Sono pericolose, sai, le signore di mezz’età!!”

 

Rabbrividisco, al ricordo delle loro velate avances.. velate, mica tanto!!

 

“Ritornati a casa, abbiamo cucinato insieme il pranzo, e poi siamo andati al laghetto, per un bel giro in barca.. una volta o l’altra ti ci porto!! Il Tensai è un rematore formidabile, ovviamente!!

E’ da quando avevo 5 anni, che si ripete questo rituale.. non c’è pioggia o tsunami che tenga: papà ci caricava sulla barchetta e ci scorrazzava per il lago, io davo da mangiare alle ochette.. Pensa! Una volta una m’ha beccato sulla testa, perché le avevo sottratto il mangime all’ultimo minuto.. e un’altra ancora mi ha rincorso, perché mi ero avvicinato troppo ai suoi piccoli.. sono pericolose, che ti credi?.. ma il Tensai Sakuragi correva al sicuro dai suoi geniali genitori.. e poi concludevamo la giornata facendo un pic-nic, lì nel parco.

Invece, stasera mamma deve lavorare, quindi siamo rincasati un’oretta fa..

Ad essere sinceri, il suo turno inizia fra quasi due ore, ma lei ha capito –perché è la giusta madre di un Genio- che io avevo bisogno di vederti, almeno un pochino.. quindi mi ha dato libera uscita, con la scusa di volersi riposare, prima di.. beh, ecco.” Concludo, sorridendo, ripensando al modo discreto con cui lei mi ha fatto capire che potevo anche lasciarla sola, che avevo egregiamente adempiuto al mio dovere di figlio devoto, e che sapeva quanto fosse importante per me essere qui.. “Salutami Kaede!” ha detto, spingendomi a viva forza fuori da casa, e sbattendomi la porta in faccia.

Ho tentato di protestare, senza molta convinzione, in verità.

E lei è sbucata fuori dalla finestra della cucina, con l’aria di chi non vuol essere contraddetta (e io ci tengo a vivere, lo so per esperienza) e mi ha detto che vuole un po’ di pace e la casa per sé, che di sicuro passeranno le sue amiche..

Balle!

Lei festeggerà con loro solo domani sera, lo so bene.. è da 2 settimane che hanno organizzato tutto!!

Comunque.. io ho preso la palla al balzo, l’ho salutata e sono zampettato qui.

 

“Che ne dici..? leggiamo un po’?” propongo, apprendo l’agenda al punto dove ci siamo fermati ieri.

 

 

13 Settembre. Lunedì. “Meno due alla fine.

Il ritiro è ormai giunto alla sua naturale conclusione, e non credo sia procrastinabile..

Vacca boia!!

Io ho scelto di rimanere ventiquattr’ore in più, con la scusa di compiere una commissione per Mika-san.. il che è vero, (devo portare un pacchetto a una sua cugina, che vive a una decina di km da qui) ma anche –soprattutto- per allontanare lo spettro della separazione.

Non ho ancora avuto il coraggio di chiedergli se ha già notizia di quanto deve rimanere, quanto durerà questo supplizio.. il punto è che, se lo sapessi già, mi torturerei nell’attesa, quindi sto rinviando la fatidica domanda..

Nh..

Stamattina abbiamo fatto allenamenti regolari, io e lui, e poi io mi sono esercitato con la squadra, una partita entusiasmante: abbiamo vinto solo con 2 punti di distacco.. ma soffrendo nella ripresa del secondo tempo.

Maki è un ottimo regista, non c’è che dire.. Jin, coi suoi tiri da tre, ci ha aiutato parecchio, a far diminuire il disavanzo, Rei..”

 

“Rei?.. REI??!!” –esclamo, alzando di un’ottava- “Ohi! VOLPE!!! Prenditi meno confidenze, con quello!!” esplodo, schiumando rabbia…. e gelosia.

 

“Rei mi ha passato un bellissimo alley-hoop, che ci ha riportati in vantaggio a -2 dal termine.

Kuroi, con la scusa di marcarmi, mi si è strusciato addosso un paio di volte: gli ho rifilato una gomitata e un pestone in simultanea (mi hanno fischiato il fallo, ma almeno me lo sono tolto dai piedi).

Kawata senior mi ha stoppato, (e la cosa mi brucia assai), ma io sono riuscito a fermare Sawakita ben 4 volte!! Il che pareggia la faccenda..

Iwaki ha segnato il canestro della vittoria, sudata, ma meritata.”

 

“Se metto le mani su quel Kuroi, gli faccio passare la voglia di ronzarti attorno…” è la mia minaccia gettata al vento.

Solo dopo averla detta, mi accorgo della sua inutilità: Kaede è qui, ora, a centinaia di chilometri di distanza da quell’importuna-volpacce-altrui.. e non lo rivedrà (questo, lo garantisco io!!) almeno fino alla prossima cConvocazione Nnazionale, alla quale parteciperò anch’io (altra cosa che è già certezza) quindi, quel carciofo non allungherà più le sue luride, schifose zampacce sulla mia volpetta..

 

“Ore 21.00, dopo l’ennesimo incontro con la mia Baka Saru.

Avevamo concordato di ritrovarci stasera, al solito campetto.

Ma io, nell’impazienza di rivederlo, sono arrivato con largo anticipo, così ho deciso di andare ad aspettarlo sulla spiaggia, in riva al mare.

Mi sono posato contro il

 palo dove si issa la bandiera, che indica la situazione delle onde, e mi sono incantato ad osservare i pescatori verso il faro, che avvolgevano le reti.. un lavoro millenario, sempre uguale a se stesso, nella sua ciclicità.

L’uomo e il mare.

Puoi avere barche costose e iper-tecnologiche, ma alla fine rimani tu e lui.

L’uomo e il mare, appunto.

 

Ed è strano, il mare mi inquieta, nel suo eterno andirivieni senza requie.

Chi, come me, è nato in una città di mare, dovrebbe amarlo a pelle, sentire il profumo della salsedine ovunque, adorare

 questo cullare perpetuo, che dovrebbe calmare, consolare..

A me, rende solo nervoso, di un’irrequietezza che sfocia nell’esasperazione.. è come un tarlo dentro, lo stomaco in subbuglio..

Mi piace il mare, non voglio essere frainteso, ma solo a piccoli morsi, dilatati nel tempo.

Questo senso di nostalgia mi dilania dentro, come se dovessi separarmi da tutto all’improvviso, da un momento all’altro.

Il mare fa così.. a volte mi fa sentire piccolo piccolo, di fronte all’eterna sua vastità.. a volte fa paura.. a volte lo odio, perché mi separa dal mio sogno, dall’America..

Non faccio parte della gente di mare, io.

Non ce l’ho nel sangue..

 

Lui mi chiama da lontano.. Mi chiama, ma non gli rispondo. Voglio che si avvicini, che sia con me.

“Dormi in piedi come i cavalli, adesso??” sbotta, ravvicinandosi.

 

In realtà, sono più che sveglio.. Solo che continuo a far finta di dormire..

Per mille motivi, perché –d’improvviso c’è lui, accanto a me- presenza voluta e temuta.

Per difesa: il sonno è sempre stato un rifugio.

L’ho sentito arrivare.. il suo ciabattare trasandato, strascicato sulla passerella del bagnasciuga.

iInconfondibile.

Ma non so ancora come calmare il cuore, ogni volta che è vicino a me.

E ogni volta che ho il sacro terrore di scoprirmi troppo..

E la terribile consapevolezza -senza via di scampo- di essere innamorato di lui..

Bramo la sua vicinanza e la temo, come la più pericolosa delle cose..

 

La gente ama definirmi un figlio di papà: un ghiacciolo borioso, saccente, ipocrita e menefreghista..

Ma la gente non sa com’è Kaede Rukawa.

La gente non sa un cazzo.

 

Non sa quanto mi costi averlo vicino, e non poterlo sfiorare, se non con i pugni.

Non sa cosa vuol dire fingere di dormire, per poterlo guardare senza essere insultato.

Non sa.. e vuole aver ragione.

 

Perché cazzo mi sono innamorato di lui?

Ma che senso ha, chiedermelo, quando conosco già la risposta?

 

Sono rimasto lì, aspettando che lui facesse qualcosa, qualsiasi cosa..

Mi ha chiamato ancora, e io l’ho ignorato, di nuovo.

 

E di colpo lo sento sbuffare, ma so per certo che non è seccato, sta trattenendo una risata.

Mi scompiglia i capelli, e mi dà un pacca –non esattamente piacevole- sulla nuca.

E io mi ritrovo a interpretare la parte che lui si aspetta che io reciti..

Il destro scatta  al vento, senza meta, senza forza.. ma lui non lo schiva, stavolta.

Sento la sua mano attorno mio polso, una presa sicura, ma non forte.

Potrei giurare che il suo pollice mi abbia accarezzato la pelle.. vana illusione.

Il suo respiro mi fa solletico.

Apro gli occhi.

Dalla mia bocca alla sua: 12 cm secchi.

Un continente.

Tanto vale darmi in mano una katana e chiedermi di morire con onore, facendo Harakiri..

 

Non so se il tempo si sia congelato, ricordo solo i suoi occhi, e le sue labbra troppo vicine..

Dannazione!! Troppo lontane..

 

“Ben svegliato, Kitsune..” mi augura lui, con tono gentile.

 

La sua bocca che si muove.. sembra un messaggio subliminale.

Mi appresso lentamente, decidendo di mandare tutto a puttane, di baciarlo qui, in questo momento, di rotolarci sulla rena e di convincerlo che DEVE essere mio, mio e solo mio..

E ‘fanculo tutto il resto!

 

Mi fermo un istante, per racimolare l’ultimo morso di coraggio, lo sguardo a lui che mi sorride, incoraggiante.

“Ma è presto per il letargo..” sussurra, rompendo l’idillio.

E lanciandomi una testata che mi rintrona completamente.

Quel do’aho!!!”

 

 “Scusa, Kit.. ma cerca di capirmi.. sono stato preso dal panico! ..Mi sono difeso nell’unico modo che conosco, nell’impeto della concitazione.. dopo che non sono riuscito a trattenermi, e ti ho accarezzato i capelli.. ho temuto di essermi scoperto troppo.. avrei voluto baciarti, non l’ho fatto perché temevo ti avrei perso..” mi giustifico, annotando l’ennesima occasione mancata.. sembra che la nostra relazione sia un valzer senza fine..

“Frantumato l’incanto, un altro mio

gancio parte in automatico, un po’ per la delusione, un po’ perché mi ha fatto incazzare.. non può illudermi, anzi, no!! P-R-O-V-O-C-A-R-M-I così, e poi piantarmi in asso.. altra cosa da mettere in conto a quel carciofo!”

 

“Ti ho già chiesto scusa, mi pare!!” scatto, sulla difensiva.. questa volpaccia cocciuta è capacissima di rinfacciarmelo da qui all’eternità..

“Nh.. abbiamo archiviato quello che stava per accadere, e-che-non–è-successo, e ci siamo diretti al canestro, per la solita sessione..
....
Si sta riprendendo.. è giusto riconoscerlo.. sono bastati quattro tiri con me, e già è rimontato in sella. Mi fa sentire orgoglioso, sapere che sono parte dei suoi progressi, un mezzo per raggiungere qualcosa che lui ritiene importante..

Ciò non toglie che lui resti un idiota!!
Proprio mentre stavo per proporgli di smettere, lui si fa sotto, mi ruba la palla e corre a canestro, insaccando uno slam bellissimo.
Bellissimo, ma.
Stavo per sgridarlo per la sua imprudenza, ma non ce l’ho fatta.
Il sorriso che aveva stampato in faccia non me lo ha permesso.
Vacca boia!! Divento troppo sdolcinato, quando si tratta di basket.. di Do’aho e basket..

Ma la paura che lui possa pagare uno scotto pesante per una sua leggerezza c’è, e non mi abbandona, e credo non lo farà, almeno fino a quando non lo rivedrò calcare il parquet dello Shohoku, e sbraitare a tutti che il tTensai è tornato.. e, forse, nemmeno allora..
Forse la paura non mi abbandonerà mai.

Mi spaventa il potere che ha su di me.. so che non l’ha chiesto, ma ce l’ha.

Com’è possibile?”

“Sai, Kaede.. i ragazzi mi hanno fatto un regalo particolare, prima di partire: è una targhetta, con incisa una frase..

“Nella sua grandezza, il genio disdegna le strade battute da altri e cerca regioni ancora inesplorate.”

Forse.. la mia regione sei tu..

L’aveva detto Abramo Lincoln, molto molto tempo fa.. e credo che mai, pensiero sia stato più azzeccato..

La porta si apre appena, infrangendo i miei pensieri.

“Hana-kun, è..”

“Lo so, lo so..” la precedo. E Saito-san scompare, così com’è venuta.

“Scusami.. abbiamo letto solo di una giornata..” chiedo perdono, ricordando anche un’altra confessione spinosa..

“Domani… beh… Vedi.. lo so che le cose si sono accumulate, ma non dipende da me.. L’Aarmata mi dà già per disperso.. ha detto che mi sequestrerà tutta la domenica, per una giornata tra noi.. non ho potuto rifiutare.. hanno insistito tanto.. Posso, Kit?” chiedo, attendendo un inutile permesso.

Sbuffo.. Sentendomi assurdamente, nuovamente in colpa.

“Dai, Volpe, su!! Un giorno senza Tensai lo saprai passare, no?!” lo provoco.

Ma chi sto cercando di convincere? Lui..
..o me?

 

…continua.

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

-La frase citata: “Nella sua grandezza, il genio disdegna le strade battute da altri e cerca regioni ancora inesplorate” appartiene ad Abramo Lincoln. (1809-1865)

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 34
*** Scelta d'amore 34 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 34

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Corro veloce per i corridoi, continuando a guardare a destra e a sinistra, nel caso in cui..

 

Mi sento un po’ sciocco, lo ammetto.. intrufolarmi così, dal retro, controllare che la vigilanza non mi becchi, che non ci sia personale di sicurezza che mi butti fuori a calci in culo, che non ci sai lei, visto che ho già sfidato la sua pazienza abbastanza, almeno fino al prossimo millennio.. e che nessuno mi fermi, una fuga e via..

 

Mi sento molto 007 in Missione Top Secret, mi manca solo il travestimento adeguato.. un camice e la mascherina?

 

Sorrido.

 

E’ la volta buona che finisco nei guai, poco ma sicuro.

 

Sorrido.

 

Sempre più convinto che sia la cosa giusta.

 

….

 

Scruto nervoso l’ora: le 22.30. Tardissimo.

 

Svolto l’angolo, e noto due persone che stanno venendo verso di me.

Merda!

 

Faccio dietro-front appena in tempo, e mi infilo in un ascensore aperto, e questo si chiude, giusto quando entro. Ma io non devo scendere!!

 

Manca così poco alla mia meta..

 

Bloccando le porte sullo stesso piano, conto mentalmente fino a 20, sperando che i miei calcoli non siano errati.. ripremo il pulsante, e mi arrischio a sbirciare fuori.. se ne sono andati.

 

Ma quanto sono Tensai??

 

Varco la soglia, mi avvio per il corridoio, hanno spento la maggior parte dell’illuminazione, e il posto ha una parvenza inconsueta.. sembra un grande animale che si prepara ad andare a dormire. Le insegne delle vie di fuga brillano del loro verde acido, unico segnale vivo, nella semioscurità.

 

E una luce in guardiola, altra indicazione di vita. e poi le porte chiuse, le lampade buie, le veneziane dispiegate, come a ripararsi dal freddo, e dal calore del sole..

..un sole che non c’è.. almeno fino a domattina.

 

….

 

Conto le stanze che mi separano dal mio traguardo e, proprio in quel mentre, una lucetta rossa si accende sopra la mia testa, accompagnata da un acuto, fastidioso ‘biiiip’.

 

K’so!!

 

Il cuore mi è schizzato in gola, per lo spavento.

Un vago zoccolio mi fa intuire che qualcuno si sta avvicinando.

 

Accelero il passo.. o la va o la spacca!!

 

Afferro la maniglia della stanza 11 senza prudenza, troppo intento a non farmi beccare, per poter adottare riguardi di alcuna sorta.

 

Apro la sua porta e mi fiondo dentro, e una tenue luce al neon mi accoglie.

E’ la prima volta che entro qui, senza che la stanza sia illuminata a giorno.

 

Fa quasi impressione, lo ammetto.

Di sicuro, è almeno strano.

 

 

Aspetto che i miei occhi si abituino alla penombra bagnata di questo impalpabile azzurrognolo.

Intuisco la sede dell’armadio, della finestra, del letto e del comodino, facendo anche ricorso alla memoria della mente.. se chiudo gli occhi, ogni cosa ha una sua precisa dislocazione.. quante ore ho passato qua dentro, finora?

 

Rialzo le palpebre, mentre la consapevolezza della mia presenza si fa di colpo urgente..

Mi avvicino con circospezione.. dove ho lasciato la sedia, l’ultima volta?

Non posso permettermi di farla cadere, o mi scoprirebbero subito.

 

Arrivo a toccare le lenzuola, a tentoni anche la sua mano, mentre d’improvviso il ticchettio del tracciato mi sembra persino assordante.

 

Mi volto a fissare lo schermo nero, e i grafici che vanno su e giù, disegnando montagne e valli immaginarie..

 

Non mi ero mai accorto del loro rumore, mai. Davvero.

 

Eppure, ci tengono compagnia nei nostri pomeriggi, non ci abbandonano mai..

..non devono abbandonarlo mai.

 

 

“Konbanwa, Koi..” è il mio sussurro.

E la mia mano si stringe un po’ di più alla sua.

 

“Ti avevo detto che non sarei venuto, oggi.. ma non ce l’ho fatta a resistere..” confesso, abbassando d’istinto la testa, come a nascondere il mio imbarazzo ai suoi occhi..

E di colpo realizzo l’assurdità di questo gesto.

 

….

 

“I ragazzi sono giù di sotto, ad aspettarmi.. è tardissimo.. l’orario visite è finito da un sacco.. altrimenti sarebbero saliti anche loro..” gli spiego, distendendo le labbra in un sorriso.

 

“Mito ha proposto di far inscenare a Takamiya un attacco di appendicite, per distrarre un po’ di gente, con una delle sue scenate, tipo quando ha fame..”

 

-gli ricordo, ripensando a come tutto lo Shohoku lo conosca per queste sue drammatizzazioni..-

 

“Ma io gli ho fatto notare che tu non sei ricoverato in Chirurgia.. e che non sarebbe stato proficuo fargli tagliuzzare la pancia a scopo precauzionale..” ghigno.

 

Quando Nozomi ha capito le implicazioni dell’iniziativa, si è dato alla fuga, rinunciando anche al saccheggio dei distributori all’entrata..

 

….

 

“L’Armata è venuta a prelevarmi stamattina a casa.. in realtà, speravano che mia madre li invitasse a  fare colazione, ma lei era già uscita con le sue amiche, e quindi sono rimasti a bocca asciutta..

Quella locusta di Takamiya ha tentato di razziarmi il frigo, mentre finivo di prepararmi.. per fortuna, mia madre ha la mania delle cose sane e genuine, e lui –si sa- è allergico a tutto quello che non è grasso, unto, pieno di conservanti o coloranti, o ipercalorico…

Si è accontentato di sgranocchiare –a secco!!- i miei cereali al cioccolato.. ma dimmi te!!” esclamo, giustamente indignato.

 

Ma mi accorgo di aver, involontariamente, alzato la voce, e mi impongo un timbro più pacato: non devono cacciarmi adesso che sono arrivato fin qui..

 

“Resto ancora solo qualche istante, e poi vado… lo sai che non hanno pazienza, quel branco di perdigiorno..” lo avverto, condendo il tutto con un’espressione significativa..

 

….

 

“Siamo andati al Pachinko, e ci siamo sfidati all’ultimo gettone.. mi sa che oggi non è una giornata fortunata, perché siamo quasi finiti sul lastrico…” piagnucolo, teatrale.

 

“Ma sai come si dice, no?! –ammicco, al suo indirizzo.- “Sfortunati al gioco, fortunati in amore!!” gongolo, ripensando che è quello che ho rinfacciato agli altri, lungo tutto il tragitto fuori dalla sala giochi.- “Ovviamente vale per me… e loro s’arrangino!!”

 

….

 

Sbircio l’ora sulla sveglia del comodino.. le lancette fosforescenti indicano le 23.00.

Gli altri staranno già accendendo le candele.. come dice mia madre, quando tardo a rincasare.

 

“Ancora due minuti, poi vado.” –prometto, sistemandomi meglio sul bordo del letto.

Invece mi perdo ad accarezzare il suo viso, ancora più pallido, con le ombre della notte a giocare col suo profilo.

La pelle tiepida, morbida, la mascherina trasparente, e il ronzio –basso e costante- dell’ossigeno..

I suoi capelli in disordine, sul cuscino, la fronte, le ciglia abbassate.

Per un istante, mi è sembrato di scorgere le palpebre fremere, ma mi sono sbagliato.

Ovvio.

 

Mi convinco che è tutto come sempre, ma il buio gioca strani scherzi.. sembra davvero che lui stia solo dormendo.

Perché, di notte, è naturale farlo.

 

E una parte folle di me pensa che sia anche più sensato che lui si possa svegliare.. dal sonno ci si risveglia, no?!

 

Se lo chiamassi, se lo chiamassi..

 

..ritroverei i suoi occhi puntati su di me?

 

Lo sguardo magari velato.. come mille volte sulla terrazza, negli spogliatoi, nel giardino di scuola, che si fa limpido, via via che lui acquista consapevolezza e sfugge alle maglie del torpore..

 

Mi mancano i suoi occhi...

I suoi occhi su di me.

 

 

Distolgo lo sguardo, bloccando i pensieri successivi.

Ci sono ricascato di nuovo.

No, dai!.. oggi no, per favore..

 

Esalo un gemito sconsolato, è stata una bella giornata, piacevole.. non voglio sporcarla con l’amarezza, non adesso..

 

….

 

Faccio appello alla spensieratezza contagiosa degli altri.. forzandomi, nel colorare la voce:

“Siamo finiti a mangiare in un fast food, altrimenti Taka avrebbe perso la sua razione di schifezze quotidiana.. la signorina della cassa l’ha guardato storto, quando ha preteso tre menù maxi, con doppia porzione di dolce.

 

Noma, invece, si è sbrodolato la salsa del panino sulla maglietta.. ovviamente l’abbiamo preso in giro a dovere.. sino a che Nozomi non ha impugnato una sua patatina e l’ha intinta direttamente sulla maglia, sputacchiando qualcosa sul risparmio e gli sprechi.. lì, ti giuro, abbiamo azzardato seriamente a cacciarlo via…” ricordo, con una smorfia di disgusto.

 

“E poi, abbiamo vagato senza meta, per tutto il pomeriggio, fino a sera: ‘fancazzismo ad oltranza, come ai bei vecchi tempi andati!!” riconosco, con una punta di nostalgia.

 

Evito di dirgli che siamo finiti al campetto in riva al mare, e che il Guntai ha dovuto trascinarmi via di peso, visto che stavano facendo una partita di street-basket e io mi ero impalato a guardare lo scontro..

 

….

 

“Mi sono mancati, sai?” -gli confido- “Pomeriggi così.” –spiego, con un’alzata di spalle.

 

“Semplicemente un branco di deficienti, a cazzeggiare per la città.. parlando di tutto e di niente, ridendo e scherzando, prendendoci in giro a turno, sulle stronzate più assurde..”

 

….

 

“Non mi sono mai pentito di essere entrato in squadra, -sia chiaro, Volpe- ma solo adesso mi sono accorto di cosa ho perso via via.. dell’importanza del gruppo.. della coesione che c’era tra noi..

 

E loro, da bravi amici, non me l’hanno mai fatto pesare… anzi!

Vengono sempre ai nostri allenamenti, tifano per noi più di chiunque altro.. sono i supporter migliori del mondo, no??!!” gli chiedo conferma, ma è ovvio che lui concordi.

 

Gli amici del Tensai devono –per forza- essere geniali!!

 

….

 

Mi scappa l’occhio sull’orologio.

Sono geniali, sì, ma ciò non impedisce loro di picchiarmi a dovere, quando scelgono di farlo..

 

 

“Io devo andare, Kit..” annuncio, alzandomi.

Gli sistemo con cura il lenzuolo, cancellando l’ombra del mio passaggio..

Non sia mai, che..

 

“Ci vediamo domani pomeriggio, dopo la scuola, eh?” gli ricordo, nel caso remoto in cui si fosse scordato che domani è di nuovo lunedì. Una mano già sulla maniglia.

 

‘fanculo.

 

 “Fammi posto, dai..” lo incito, riaccomodandomi al suo fianco.

Hanno aspettato fino ad adesso, non moriranno per altri 5 minuti..

 

“Dunque.. vediamo.. la luce non la posso accendere, se no mi sgamano..

.. e io sono un Tensai, non un gatto.. quindi, niente diario..” rifletto, tra me e me.

 

Non resta altro che finire il resoconto della giornata, così è fatta.

 

“Dove eravamo rimasti?

Ah, sì!

Mi hanno trascinato in una gelateria buonissima.. fa delle coppe giganti, parola della nostra fogna garante!!” e sorrido, ripescando l’ennesima commessa allibita, di fronte alle sue richieste esagerate.

 

Poi siamo andati al parco, dove abbiamo messo in fuga un gruppo di delinquentelli, che sono scappati solo vedendo la nostra ombra..”

 

Ecco un’altra cosa che mi manca un po’.. e che non gli dirò: una sana rissa di gruppo, per scaricare la tensione e ripulire Kanagawa dalle mezzeseghe cercaguai..

Ma è meglio che lo tenga per me..  

 

“Se ti chiedi se abbiamo stuzzicato qualcuno, la risposta è no.

Non abbiamo fatto a pugni, ma lo sai che io non mi tiro indietro, se ce ne fosse il bisogno..” l’avverto, a scanso d’equivoci.

 

“Sono pur sempre un capobanda, io.” e un ruolo così lo perdi solo dopo morto.

 

 

Rimango in silenzio, dopo questa mia considerazione.

E il familiare zoccolio di prima di fa più nitido.

 

Cazzo!!

 

Prego tutti i Kami del mondo di assistermi, mentre inizio a sentire un rivolo ghiacciato solcarmi la schiena.

 

E nella testa un solo pensiero:

 

‘Mi buttano fuori. Mi buttano fuori. Mi buttano fuori.’

 

E invece lo scalpiccio passa e va oltre, e io riprendo –mio malgrado- a respirare.

 

Ma quanto caldo fa, qua dentro?

 

Mi ritrovo la fronte sudata, e il respiro corto, come se avessi corso.

Fa strani scherzi, la paura.

 

….

 

E’ mezzanotte: il cambio delle infermiere.

Stavolta mi uccidono davvero.

 

E io mi ritrovo a sorridere, non posso impedirmelo.

 

In 10 secondi, mi hanno travolto l’angoscia, l’ansia, il sollievo.. e adesso la consapevolezza che quei 4 matti sono giù a imprecare contro di me, e che -in fin fine- non mi diranno niente..

 

Sanno di avermi sottratto a te…

 

 

“Oyasumi nasai, Kaede.” E’ il mio sussurro, al suo orecchio.

 

Mi chino a baciargli la fronte, come saluto, e poi fuggo via.

Stavolta per davvero.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito.

Siete davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi la mia gioia personalmente, per questo lo faccio qui.

Se invece siete tra coloro che non hanno mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

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Capitolo 35
*** Scelta d'amore 35 ***


Scelta d’amore 35

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 35

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Il tuo Tensai personale è di nuovo qui!!” dichiaro, spalancando la porta con enfasi.

Dopo ieri sera, anche se incontrassi l’infermiera Tricheca, nessuno sarebbe più in grado di evitarmi di arrivare a te.. sorrido.

 

I ragazzi mi hanno guardato un po’ storto, e mi hanno compatito quel giusto che è servito a vendicarsi dell’attesa, ma –in verità- non hanno rotto le scatole per niente..

 

Yohei ci scherzava su, sul fatto che mi avessero rinchiuso allo psichiatrico del secondo piano, e io ho minacciato Taka di presentargli la dietista pazza che gira nei reparti.. lui è rabbrividito tutto, e poi se l’è data a gambe.. hi hi hi.

 

“Come stai, mia bella volpetta?” gli chiedo, premurandomi di rassettare il lenzuolo che ho sgualcito stanotte.. nessuno se n’è accorto vero? Vero??

 

Mi resterà il dubbio per un po’,  ma se nessuno parla entro oggi, mi considero scagionato.

 

 

14 Settembre. Martedì. “Domani, la conclusione.

Ed è volata, porca miseria..

 

Devo approfittare degli ultimi momenti che mi sono rimasti con lui..

Chissà quando lo rivedrò..

Mph.. non mi riconosco più.

 

Da sempre, da che ho memoria, ho sempre messo il basket al primo posto.

Da ancora prima che succedesse la tragedia che ha investito la mia famiglia.

E dopo.. ancora di più.

 

E poi.. poi, è arrivato lui.

E in 5 mesi scarsi ha stravolto la mia esistenza e le mie priorità.

 

Fino a qualche mese fa, avrei pagato oro, per entrare nella Nazionale Juniores.

E adesso che sono stato convocato.. passo le mie giornate in attesa dei momenti che dividerò con lui.

Sia chiaro: ho dato fondo a tutto il mio impegno negli allenamenti e negli scontri, ma..

 

Questo diario ne è la palese dimostrazione.. ho riletto alcuni stralci degli ultimi giorni, prima di cominciare la narrazione di oggi.. salto di palo in frasca, come una certa scimmietta di mia conoscenza, e quasi tutti i riferimenti hanno lui come protagonista..

E’ una fortuna che nessuno debba mai leggere questo diario, o ci capirebbe gran poco, ultimamente.. forse perché rispecchia alla perfezione la confusione che ho dentro.. chissà.”

 

“Chissà..” gli faccio eco.

 

“Ore 21.00. stasera il Do’aho non s’è visto. Chissà perché?

Spero almeno che domani mattina si faccia trovare al solito posto.. E’ L’ULTIMO GIORNO!!”

 

“Sai… devo confessarti una cosa.. quel pomeriggio, ero venuto a dirti che non ci potevamo incontrare, perché al Centro di Riabilitazione c’era una ricorrenza da festeggiare tutti assieme, e io me n’ero scordato.. sono arrivato al tuo ryokan e ho chiesto di te.. della squadra, intendo.. e sono finito a spiare i vostri allenamenti, mescolato tra gli spettatori.. temevo li faceste a porte chiuse..

Me ne sono andato appena prima delle conclusione.. è stato splendido e crudele, assistere ai vostri allenamenti, lo ammetto..” gli rivelo, assottigliando mio malgrado la voce.

 

Non voglio sembrare melodrammatico, ma..

Le migliori promesse del Giappone erano tutte lì.. e io ero presente come spettatore.. mi è sembrata una spietata beffa del destino, ecco.

 

 

15 Settembre. Mercoledì. “Ore 9.00, prima dell’ultimo allenamento.

Stamattina non ci siamo allenati, io e Hanamichi.

Invece mi ha chiesto quando ritornerò a casa..

Quando gli ho detto che il Ritiro finisce oggi, ho quasi avuto la certezza che gli sia passato un lampo di panico nello sguardo, ma forse era solo sorpreso.

Gli ho spiegato che concluderemo il tutto a mezzogiorno, dopo l’ultima sessione d’esercizi della mattina, ci saluteremo, e poi ognuno ripartirà per la propria casa, ma che io rimarrò un giorno in più, per compiere –oggi pomeriggio- una commissione per la signora che si occupa delle pulizie di casa mia..

Non mi sono dilungato a spiegargli i particolari e che in realtà potevo benissimo farlo tornando a Yokohama.. o che volevo restare un giorno in più, da passare con lui.. ma la scuola è già iniziata e io non posso rimandare il ritorno all’infinito..”

Realizzo solo ora, che Kaede stava parlando di Mika-san con me.. ed è buffo, a ben pensarci.. mi fa uno strano effetto, come quando gli avevo intravisto di sfuggita il diario nascosto sotto al sedere, quella mattina al ryokan, durante i Nazionali, e non sapevo cosa fosse…

“Ho trovato il coraggio di chiedergli se sa quanto deve rimanere in riabilitazione..

 

“Un’eternità.” Mi ha risposto, rabbuiandosi.

Ho temuto seriamente di sprofondare nella sabbia su cui eravamo seduti.

Lui ha sospirato, precisando mesto: “Almeno due settimane ancora..”

“Du.. DUE SETTIMANE!!” –ho replicato io, scaldandomi- “E TI SEMBRA UN’ETERNITA’??!!”

Lui mi ha fissato, sorpreso del fatto che mi fossi infiammato tanto..

Ma dico, io!!

“E ti pare poco??” -mi ribatte, stizzito.- “Qua. Da solo. Senza amici né basket.” precisa.

Non ho trovato niente di meglio da dire, se non il mio classico: “Nh.”

“Vedi che alla fine mi dai ragione??” puntualizza, con sussiego.

“Tzè.. Do’aho.” Non sia mai che lui abbia l’ultima parola..”

 

“E poi quello infantile sarei io, eh??!!” lo punzecchio, divertito.

 

“Ore 20.30. Gli altri se ne sono già andati tutti, compreso il Coach, che ci ha raccomandato di farci onore ai Campionati Invernali, e alle selezioni degli atleti.

 

Il Do’aho vuole festeggiare la fine del ritiro, e il fatto che domani mi toglierò dai piedi..

Ha sbraitato qualcosa sul fatto che Miyako sia troppo piccola per contenere nel suo territorio sia un genio che una stupida volpaccia spelacchiata…

Ma l’ha detto ridendo, quindi non l’ho preso a calci.

Chissà cos’ha in mente.

Il ryokan è vuoto e silenzioso, fa quasi impressione.. solo poche ore fa, il trambusto di sacche e valigie e palloni riempiva ogni spazio, e adesso ci sono solo io, e pochi ospiti, perlopiù vecchietti.

Ho già sistemato le formalità con la padrona, per le ventiquattr’ore in più di soggiorno.

E adesso mi preparo, e vado all’incontro con lui..”

Arrossisco, ripescando gli eventi nebulosi di quella sera..
Non ne conservo un ricordo molto preciso, anche perché..

 

16 Settembre. “Ore 11.10. Con un gran mal di testa.

Se esiste la follia, stanotte io l’ho incontrata.

Kami Sama.. ma come ho potuto??

Tutto è iniziato ieri sera.. ci siamo dati appuntamento sulla spiaggia, vicino al campetto.

Io, nell’ansia di giungere in ritardo, sono arrivato con 20 minuti d’anticipo.. così mi sono seduto sulla sabbia, in attesa.

Troppo assorto a fantasticare su improbabili sviluppi tra noi.. davanti a me sono comparsi due piedi. Alzo lo sguardo e vedo una mano abbronzata tesa davanti al mio naso.
“Andiamo a cena, Volpe!” m’incita.
Osservo per qualche istante le sue dita, e lui sbuffa, sollecitandomi: “Non morde, Baka Kitsune malfidente..”
“Nh.” la mia risposta.
Mi sono incantato a guardare l’assurdo contrasto delle nostre pelli a contatto: latte e miele di castagno.
Dicono sia buono.

‘Se osa fare anche solo una battuta, su quella stupida pubblicità dei biscotti bicolore, lo uccido!’ ricordo di aver pensato, finché ero ancora nel pieno delle mie facoltà.”

“Sì, perché a un certo punto mica abbiamo più guardato alle sottigliezze, no?!” ribatto, mentre un sorrisino sghembo mi si dipinge sulle labbra.

“E poi ho solo tanti flash confusi.. di lui che mi trascina in una tavola calda, di un okonomiyaki di cui non ricordo né il gusto né il nome, di saké –tanto saké- che il padrone ha offerto a tutti i clienti per festeggiare il trentesimo anniversario d’attività.
Io ne ho bevuto poco, e ho cercato di dissuadere Hanamichi.. ma non ci sono riuscito granché..”

“Era di ottima qualità!!” mi difendo.

“Quando siamo usciti dal ristorante, non so di preciso quanto fossimo lucidi.. lui, sicuramente, meno di me.. ho memoria di avergli chiesto di fare due passi, per digerire la cena e la sbronza.. e di avergli detto (questo, non so come, ma è un pensiero limpido anche adesso):

“Chiedo troppo, se desidero.. se sogno di fare una romantica passeggiata in riva al mare con il ragazzo che amo?”

Beh, a questo punto ha ancora senso negare?

(Io) lo amo.

Lui mi odia.

Tutto perfetto, no?(!)

 

Lui si mette a ridere senza freni. Poi mi prende il viso tra le mani, avvicinando i nostri volti..

 

(per un istante eterno, ho temuto –ho sperato- che mi baciasse)

 

..e mi sussurra un: “Anche io ti amo, Volpe! Ti amo da impazzire!!”

 

Sono rimasto impalato ad osservarlo, ma credo di aver perso dieci anni di vita..

E lui mi ha preso a braccetto, trascinandomi -ondeggiando in modo vistoso- verso il bagnasciuga..

 

Sarebbe stato tutto perfetto, se non fosse che…

 

Lui era ubriaco.

Io, (ero) sincero.”

 

“OH, KAMI SAMA!!! …AVEVO SCORDATO TUTTA QUESTA PARTE!!!” Gemo, passandomi nervosamente una mano tra i capelli.

 

Ma come ho fatto!!!

 

Ci siamo dichiarati e… e…

Oh.. cazzo!! Non berrò più un goccio d’alcol in vita mia!!

 

Sono proprio un do’aho, un do’aho stratosferico…

Chissà come l’ha presa Kaede?

 

“Superato lo shock iniziale, non ci ho dato neanche tanto peso.. era ovvio che non fosse nel pieno delle sue facoltà..

Anche se, almeno qui posso ammetterlo, mi ha un po’ ferito la sua superficialità..

La mia unica fortuna è che la sua risposta mi ha così tramortito da non permettermi di commiserarmi a dovere.. e la voglia di dimenticare -il più in fretta possibile- ha fatto il resto..

Infatti ho un buco nero, da lì, per un certo tempo..”

 

Complimenti, Hana.. sei proprio un Tensai!!

 

Mi prenderei a testaste da solo.. ma com’è possibile che io sia caduto così in basso?

E il peggio deve ancora arrivare..

 

Kaede avrebbe avuto tutto il diritto di odiarmi, e invece..

 

“Abbiamo camminato per un po’.. poi ci siamo seduti in riva al mare, a chiacchierare.. credo che l’ebbrezza abbia acceso la parlantina di entrambi.. beh, non che a lui servisse, certo.

 

Ed è stato piacevole, per quanto io ne abbia memoria..

Se anche mi chiedessero di cosa abbiamo conversato, giuro che lo ignoro..

Ne conservo solo una sensazione gradevole.. niente più.

 

Ma, ad un tratto, lui propone di bere qualcos’altro e, senza aspettare risposta, scompare in una stradina laterale che sbocca in un vicolo malfamato che ho intravisto la scorsa mattina, facendo jogging.

Quando sto per iniziare a preoccuparmi, lui risbuca, con una borsa di nailon e delle birre, che non so come sia riuscito a farsi dare, visto che siamo entrambi minorenni..”

“Un passato da teppista ha i suoi lati buoni..” gli spiego, sibillino.

 

“Mi lancia un’occhiata in tralice, stappa la prima di due bottiglie e me ne offre una, tracannando la sua senza riserve.

Quando gli faccio notare che ha già –di gran lunga- superato il suo limite, e che uno sportivo non si comporta così.. lui reagisce con insofferenza, pungendo il mio amor proprio, con qualcosa sul latte per i marmocchi e le volpine..”

 

“Beh, chiariamo!! Non è che sono diventato stronzo tutto d’un colpo, sai?

E’ che.. sì, insomma.. adesso sembra sciocco, ma.. non riuscivo a rassegnarmi alla tua partenza, al fatto che mi avresti lasciato là da solo… e poi la cosa mi è sfuggita di mano.. non volevo arrivare fin lì, devi credermi!!” cerco di persuaderlo, di difendermi, di..

 

La terribile consapevolezza che il mio comportamento possa averlo disgustato, mi cala addosso con tutto il suo peso.. e se.. se avesse deciso di essersi sbagliato, sul mio conto?

 

“Mi ha proposto una sfida.

E si sa.. io NON so rifiutarne una, non sia mai che..

 

E così ho mandato a puttane il poco buonsenso che mi era rimasto.

Non so quanto abbiamo bevuto.. di certo, senza moderazione.

 

Non so nemmeno chi abbia vinto la gara. Non che importi, in verità.”

 

“Non lo so neanch’io..” ammetto.

 

“Verso mezzanotte, (credo fosse mezzanotte perché non è che fossimo –completamente- in grado di leggere l’ora esatta) ci siamo ritrovati a guardare le stelle, del tutto ignoranti in materia, sdraiati sulla rena, uno addosso all’altro..

Ha spergiurato che lassù (in un punto in cui vedeva solo lui) c’era la Costellazione della Volpe..”

 

“L’anima della prof. Shimako si rivolterà nella tomba, quando morirà..” scherzo.

 

“Ricordo che mi stavo appisolando, o forse ci siamo detti qualcosa anche -forse- di serio.. ma io ho memoria solamente di un sacco di stronzate ‘astronomiche’, e di risate..

Le sue.

Io mi sono limitato a sorridere. Credo.”

 

“Ma va’… ti eri sciolto, eccome!!” lo persuado, anche per alleggerirmi la coscienza dal misfatto.

 

“E’ comodo, il Do’aho.. come cuscino, l’ho già detto..

E non so quanto siamo rimasti così.. almeno fino a quando lui non si scansa, sollevandosi in piedi, avvertendomi che ha voglia di farsi una nuotata.

Prima ancora di capire come, mi ritrovo anch’io issato a viva forza, con lui che mi propone di fare un bagno di mezzanotte..

 

Devo avergli replicato qualche stupida ovvietà, del tipo: “Ma io non ce l’ho il costume!”

E lui mi ha sorriso. (perché questo lo ricordo così limpidamente?)

“Neanch’io!” spiega, serafico, togliendosi la maglia e lanciandola poco lontano da noi.

 

Pensavo giocasse, giuro.. speravo non scherzasse.

 

“Dai, Volpe.. sbrigati.. O ti spoglio io!!” mi ha avvertito, agitando le mani nella mia direzione.

 

“Davvero l’ho detto?” esalo, più che stupito.

Ma da quand’è che io sono così spudorato??

 

“Credo di essermi preso 10 secondi, per ponderare bene l’idea di saltare il bagno, per dedicarci ad altro.. certo! col rischio che lui se ne pentisse all’alba, quando la sbornia gli fosse passata..

Non sono così triviale da compiere un errore tanto madornale..

 

Ma.. che altro potevo fare?

Mi sono spogliato in fretta anch’io, e lui mi ha trascinato in acqua..

..calda..

 

E’ una sensazione strana, che conservo ancora adesso.

 

Alcuni fotogrammi di lui, illuminato solo dalla luna, che brilla sullo specchio delle onde, di lui che si immerge, scompare e riappare, girandomi attorno..

 

Sembrava una visione onirica.. mi chiedo se me lo sia sognato, o se sia successo davvero..”

 

“E’ successo davvero, Kit..” –chiarisco- “E’ una delle poche cose che ricordo anch’io..” ammetto.

 

“Siamo rimasti vicino alla riva, (almeno il buonsenso per quello lo abbiamo conservato..) ma non so dire per quanto siamo rimasti ammollo.. né in che stato siamo usciti, come ci siamo rivestiti, e come ci siamo separati.. forse abbiamo dormito sulla spiaggia fino all’alba.. non so.

 

Mi sono risvegliato nella mia camera un’oretta fa.. e l’emicrania non accenna a diminuire.. dubito che le tisane di Mika-san siano utili..

 

Chissà lui dov’è?

Non credo sia andato al campetto, stamane.. era messo peggio di me, il Do’aho.

 

Se non avessi una mandria inferocita di bisonti in corsa nella scatola cranica, direi che è stato un sogno.

Un sogno bizzarro.

Bizzarro e piacevole..

 

Se devo essere sincero, non so se voglio che passi tanto presto.. cosa mi resterà, dopo, a parte la nausea?”

 

“Non è che sia il massimo da associare ad un ricordo, sai?” insinuo.

 

“Chissà lui come sta?”

 

“Avevo preso il caro, vecchio rimedio della nonna, e ho vomitato l’anima..” confesso, ancora stordito dalla rievocazione dell’evento.

 

Neanch’io ricordo come ci siamo lasciati, o come sono tornato al Centro, ricordo il malessere del risveglio, e la brodaglia puzzolente che mi sono obbligato a prendere… e… ho tentato di fare mente locale..

 

D’improvviso, il ricordo della nostra serata m’investe, con tutte le sue implicazioni che avevo scordato..

 

“KAMI SAMA!!” MA COME ABBIAMO POTUTO ESSERE COSI’ IMBRANATI??”

 

 

“Ore 13.50. Devo farmi passare il tempo.

Il dolore sta scomparendo, e sono sensibilmente più lucido.

 

Fra un’ora e mezza la partenza.

 

Ho riletto il resoconto ingarbugliato di stanotte.

Siamo stati degli sconsiderati per quello che abbiamo fatto, ma non mi pento di niente..

Anzi.

 

L’unico rammarico, col senno di poi, è che le cose potevano andare diversamente.. magari cercare di chiarirci.. o anche solo provarci..”

 

“Ennesimo giro di valzer, eh?”

 

“Non ricordo nemmeno se gli ho detto quando partivo.. dovevo riferirglielo ieri sera, ma visto com’è degenerata..

 

Adesso vado a salutare la padrona, poi telefono a Mika-san, per avvisarla del rientro, e poi mi avvio alla stazione. Non oso sperare nulla.

Chi non spera.. non rimane deluso, no?”

 

“Dai un po’ di fiducia, Volpe.. lasciati stupire, per una volta..”

 

“Ore 23.30. Kanagawa.

Quando sono arrivato sul mio binario, era già lì. In attesa.

Ho simulato un po’ di sorpresa, mentre a stento ho trattenuto un sorriso.

Era tutto arruffato, accoccolato su una panca.”

 

“Baka Kitsune!! Tu eri messo mooolto peggio di me!!” mi difendo.

 

“Si è riscosso, vedendomi, esordendo con un: “Ehilà, Volpe!!”, tirandomi addosso della stoffa appallottolata, che si è rivelata essere un mio calzino..

 

“Me ne sono ritrovati due, infilati nello stesso piede..” fa lui, sorridendo con un’alzata di spalle, come se fosse normale.

“Do’aho..” gli ho sbuffato, piegando un po’ le labbra all’insù.

E lui ha sorriso di nuovo.

Mi sono seduto al suo fianco, trascinandomi dietro la valigia e il borsone.

C’era davvero poca gente, a quell’ora.

Del resto, i pendolari erano tutti al lavoro, e gli studenti ancora a scuola..

 

E’ sceso su di noi un silenzio un po’ imbarazzato, forse perché entrambi non abbiamo potuto impedirci di ripensare a stanotte..

 

Avrei voluto chiedergli se era venuto solo per il calzino, o anche per salutarmi.. ma mi è mancato il coraggio..”

 

“Non sono fifone come certe volpacce, io..” solo perché non c’era un pilastro abbastanza largo per nascondermi..

 

“Quando hanno annunciato l’arrivo del mio treno, ci siamo alzati, alquanto impacciati..

Hana mi ha fatto la predica: “Goditi i tuoi 5 minuti di celebrità.. perché, quando tornerà il Tensai, la squadra mi riconoscerà come sua punta di diamante!!” la sua solita spacconata.

“Tzé! Do’aho..” -gli ho replicato io, per disilluderlo- “Cerca di muoverti a tornare, che qua ne hanno piene le palle di te.” L’ho rimproverato, fintamente burbero.

“Stupida volpe..” ha ribattuto lui, sorridendo.

 

..Ed è stato in quel momento che mi è venuta un’idea..”

 

“Ti sei messo a trafficare col borsone, proprio quando il treno è arrivato davanti a noi..”

 

“Gli ho lanciato tra le mani la mia palla, che lui ha preso più per riflesso, che con vera intenzione.

Mi ha guardato, senza capire..

Quanto sa essere tordo, certe volte!!”

 

“Ohi!! Bestiaccia.. modera i termini!!” lo sgrido, risentito.

 

“Cosa ci dovrei..?” mi chiede, fissando in alternanza me e il pallone.

“Mangiartelo!!” gli ho risposto, serio.

“COSA??!!” sbotta lui, indignato.

“Mph.. ti farà compagnia..” gli spiego, spiccio.

“E’ il tuo preferito?” s’informa, invece, lui.

“No. Ma lo rivoglio, quando ritorni.” preciso.

“Ok!” concorda, annuendo.

 

Ha cercato di dirmi qualcos’altro, ma in quel momento le porte del vagone si stavano chiudendo, e io sono dovuto salire in fretta. Senza sentire le sue ultime parole.”

 

“Ti avevo ringraziato.”

 

“Credo di aver fatto la cosa migliore.. e non ritengo di essermi scoperto troppo.. almeno spero.. sì, insomma.. è un semplice favore tra atleti.. tra compagni di squadra.. non penso lui riesca ad attribuirci altri significati..

 

Il mio pallone lo farà sentire meno solo.. e poi, a me fa piacere che lui conservi qualcosa di mio..

 

Al ritorno, sono passato da Mika-san, per tranquillizzarla.

E domani si riprende scuola.

Ho una voglia matta di restarmene a letto.. ma Ayako mi strozzerebbe, se mancassi.. quella ficcanaso.. sono certo che mi tampinerà, finché non le farò un resoconto, (almeno decente) di tutto il Ritiro..

Nh.. c’è da dire che lei non c’era.. quindi posso raccontarle il minimo sindacale..”

 

“Beh.. spero che tu sappia mentire in modo convincente, perché lei mi ha chiamato subito dopo il tuo rientro..” l’avverto, con un ghigno.

 

Chiudo il diario, assicurando il segnalibro.

Ho finito l’odissea di quel giorno, e anche il tempo a mia disposizione..

 

Malgrado tutto, continuo a ripetermelo..

 

Come abbiamo potuto essere così idioti??

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

 

 

PS: Rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito.

Siete davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi la mia gioia personalmente, per questo lo faccio qui.

Se invece siete tra coloro che non hanno mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it

 

 

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

 

 

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Capitolo 36
*** Scelta d'amore 36 ***


Scelta d’amore 36

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 36

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Finora, ho sempre creduto che io e questo posto non avessimo niente a che spartire.

Niente, tranne la camera 11, e la persona dentro a quel letto.

 

E invece, quasi senza accorgermene, sono diventato anch’io parte di questo meccanismo..

Delle sue piccole, grandi incongruenze.

Io.. ho cercato di starne fuori.. ma ne resti impigliato, volente o nolente.

 

Diventa tuo, il dolore di chi ha appena ricevuto una brutta notizia, impari a percepire la sofferenza delle persone.. come quei poveretti che ho visto poco fa, all’entrata, stretti gli uni agli altri, nella propria composta disperazione.. corridoi, dove la gente piange un lutto.

 

E dici che tu non ci vuoi entrare, che sono momenti privati, che sei un estraneo, e un estraneo deve farsi i fatti suoi.. ma quando lo pensi, ci sei già dentro.

 

Perché il loro dolore ti ha già toccato.

 

E allora, odio questo posto, lo odio ancor di più, se penso che ti ruba tutto, persino il diritto di soffrire senza occhi indiscreti.

 

E poi, quando il livello d’acredine rischia di traboccare, arrivano a stupirti -invece- i lati belli di questo strano animale, come l’ho definito l’altro giorno.. il personale che ti saluta, riconoscendoti, con un gesto o con due parole..

E non parlo solo di Saito-san, del dottor Kawata o di Sumai-stronzo.. mi riferisco a tutte le formichine di quest’immenso formicaio, all’inserviente che nota il mio lieve ritardo, a quella che m’accoglie con una battutina.. pochi istanti fa, mentre percorrevo la corsia per arrivare qui dentro, mi hanno trascinato in guardiola, per festeggiare una promozione di una di loro.. Mi hanno schiaffato in mano una pezzo di torta, prima ancora di farmi capire cosa stesse succedendo..

Mi hanno semplicemente adottato.

In questa loro piccola famiglia.

 

E, con l’indulgenza tipica delle madri, ogni tanto mi coccolano.. ogni tanto mi sgridano.

 

Prima di oggi, ripeto, non mi ero accorto di quanto fossi diventato parte anch’io.. di questa comunità.

 

Ti sembra un pensiero folle, Kaede?” gli chiedo.

 

A me pare un ragionamento spietatamente lineare.

 

Sbuffo, passandomi una mano sugli occhi..

finché i momenti belli bilanciano quelli brutti, è ok.. ma poi?

 

“Oggi sono strano… è meglio se leggiamo, nh?”

 

 

17 Settembre. Venerdì. “Sono stato un idiota.

Ma chi me l’ha fatto fare, di tornare??”

 

“Perché?”

 

“Stamattina, la professoressa Mitaka ci ha rifilato compito a sorpresa.. beh, era a sorpresa per me, visto che oggi è il mio primo giorno di scuola..

Kiwashita non mi ha neanche lasciato dormire decentemente, continuando a strisciare -in modo fastidioso- il gesso sulla lavagna.. e –come se non bastasse- gli allenamenti del club sono stati rinviati, per un’amichevole del club di pallavolo.

K’so… a quest’ora potrei essere ancora spaparanzato col Do’aho a Miyako.. magari un filino più sobri.. e invece..

Mi vengono i nervi, al pensiero!!”

 

“Su, su, Volpe.. inutile piangere sulla birra versata..” scherzo, con un riso beffardo.

 

 

18 Settembre. Sabato. “Mika-san è venuta a rimpinzarmi il frigo, e a ficcanasare sul mio soggiorno.. un giorno di questi, devo chiederle se è parente di Ayako..”

 

“Ma che parenti e parenti!! Sono donne, è ovvio, no?!” spiego, palesando una banalità.

 

“Quella strega.. con la scusa di essere la nostra manager, voleva acchiapparmi già ieri, ma io sono fuggito in tempo..

Ah!, come se non bastasse, Maeda ha preteso -lui pure- che gli raccontassi -per filo e per segno- ogni fatto saliente.. figurarsi!!

 

Sono sempre più convito che avrei fatto meglio a restarmene là, almeno fino a lunedì. Dannazione!!

 

Nh.. l’ora di terapia è finita con meno morti di quel che credevo.. ne sono uscito un po’ malconcio, ma anche lui avrà ferite da leccarsi..”

 

“Ma come parli??” sbotto, alzando gli occhi dalla pagina, e indirizzandoli a lui.

 

 

19 Settembre. “Domenica tranquilla.

Ho dormito per ¾ della giornata, e poi sono andato al parco, per due tiri.

Ho incontrato i senpai Mitsui e Kogure.

Ci siamo fermati un po’ a parlare, per sapere –loro pure- del ritiro e di Sakuragi.

Ho scremato per bene le risposte, e poi ci siamo salutati..

Sembravano molto rilassati.. chissà.. forse si sono chiariti..”

 

“Almeno loro..” e gli lancio un’occhiataccia, mezza esasperata e mezza rassegnata.

 

 

20 Settembre. Lunedì. “Primo allenamento del nuovo trimestre.

Un sacco di cose nuove: Ryota come capitano, la mancanza di Hana, e dei suoi strepiti, di Akagi e Kogure, e la Babbuina che fa l’aiuto-manager.. che cazzo di idea ha avuto, Ayako, di invitarla??

Ma mi sente.. oh, sì, che mi sente!!

Quell’ essere inutile passa il suo tempo a insozzare la palestra con la sua bava.. sento continuamente i suoi occhi porcini addosso..”

 

“Ohi!! Ci andiamo giù leggeri, eh??” sghignazzo, troppo divertito, per prendere le parti di lei..

 

 

21 Settembre. “Mi manca.

La palestra sembra vuota, sono tutti dannatamente troppo ligi al dovere.. Miyagi ci dà dentro, ed è giusto.. ma senza di lui non c’è gusto.

Oggi abbiamo fatto il test di storia.. Nh.

....

Stanotte ho sognato il vecchio autobus arancione.. mi si è fermato davanti, come se qualcuno dovesse scendere, ma non c’era nessuno.. mi sa che dovrò parlarne con Maeda, e quello strizzacervelli da strapazzo partirà in quarta con le sue allusioni..”

 

“Lo ammetto: sono curioso di sapere cosa ti dirà..” confesso.

 

 

22 Settembre. Mercoledì. “Voglio notizie su Hana!!

Nh.. oggi Ayako non s’è vista.. e ho sentito Miyagi dire alla Bertuccia che sarà assente anche domani e venerdì, forse. chissà come mai..?

la Babba.. nh.. lei scrive regolarmente al Do’aho, lo sanno tutti.. a me, l’hanno detto ieri..

..Sono –seriamente- tentato di andare a chiedere informazioni alla sorella di Akagi senpai.. no.

Amo il Do’aho.. ma non fino a questo punto.. o sì?

 

Lei, di sicuro, sa.

 

Sono amici, no?

(Altra cosa da rivedere, quando lui sarà mio)

Quindi, se va buca con Aya, vado a chiedere alla Akagi.. sarà troppo occupata a sbavare, per pensare ai perché del mio interesse..

Nh. ho deciso. Farò così.

Mi riservo di aspettare fino a venerdì e, se Ayako non c’è, la fermo dopo gli allenamenti..

Io, un altro weekend senza informazioni non ci sto!!

 

“Sono lusingato per la tua premura… ma dimmi: avevi anche preparato un piano per svicolare da Haruko, dopo che lei si sarebbe irrimediabilmente abbarbicata a te?” scherzo.

 

 

23 Settembre. “Oggi è la festa di Aki no higan, per festeggiare l’arrivo dell’autunno..

Ma io mi chiedo.. che c’è da festeggiare, se arriva il freddo, le giornate s’accorciano, e io posso giocare di meno a basket??”

 

“Forse perché è una tradizione millenaria??” insinuo, sorridendo, al pensiero che –forse- tutto il Giappone non può orientarsi sulle esigenze cestistiche del mio koi..

 

“Ad ogni modo.. l’usanza prevede che le persone visitino le tombe di famiglia, rendano ossequi alle terre dei loro antenati e chiedano ai preti buddisti di recitare sutra, in loro onore…

 

Io ho saltato il rituale anche per l’higan di primavera, e non sono ancora morto..”

Un brivido freddo mi corre lungo la schiena.. e se..? se..

 

Una paura irrazionale mi fa accelerare i batti cardiaci, mentre la mia razionalità fa a pugni con quest’ insinuazione.. non è possibile, dai!! E’ solo una tradizione bigotta..

 

“Sette giorni da sprecare così.. ma siamo matti??

Forse andrò domenica ad accendere un incenso sulla tomba di famiglia.. ma non perché me lo impone un’assurda consuetudine.. solo perché è tanto che non ci vado.”

 

“Mh..” il dubbio resta… mia madre, che è una donna molto pragmatica, poco incline alle credulonerie, pratica quest’usanza con serietà.. mah.

 

 

24 Settembre. Venerdì. “Stamattina ho avuto serie difficoltà a districarmi dal sonno.. non è stato un bel momento.”

 

“E quando mai lo è??” ironizzo.

 

“Me ne sarei restato volentieri a letto.. il problema è che poi, nel dormiveglia, inizio a pensare troppo.. E sono già passati 8 giorni, da che mi sono separato da lui.. un’eternità.

Ayako non s’è vista.. io ho tentato.

Sì, ho tentato di approcciarmi alla.. alla.. a quella.

Ma -alla fine- ha vinto il ribrezzo.

Ci ho provato, giuro!”

 

“Ma alla fine ha vinto il tuo istinto di sopravvivenza, eh?” scherzo, scoppiando a ridere..

 

“Ho ponderatamente preso in considerazione di chiedere a Mito, il suo migliore amico.. ma non segue più i nostri allenamenti, visto che manca Hana, e passa tutto il resto del tempo libero a scuola con i suoi amici del Guntai.. e, ovviamente, io non sono così Kamikaze da andare da lui, mentre ci sono intorno gli altri dell’Armata..”

 

“Beh, -si sa- saranno anche bravi ragazzi, ma in quanto a riservatezza e discrezione, siam messi male..” borbotto, ricordando le innumerevoli figuracce che mi hanno fatto fare, nel corso degli anni..

 

“Ho anche tentato di chiamare a casa Miyamoto, ma Mitani-san mi ha detto che la nonna materna di Aya stava male, e che non sarebbe rientrata prima di lunedì.

Ho ritenuto fuori luogo farmi dare un recapito.”

 

“Povero il mio Koi.. ti sei dato da fare, mmh?”

 

 

25 Settembre. Sabato. “Ho parlato a Maeda-san del sogno.. e quello si è messo a strofinarsi energicamente le mani.. che nervi!!

Almeno, un tempo, dissimulava la soddisfazione con un sorrisetto stronzo, adesso non si fa neanche questo scrupolo..

Comunque.. ha detto che è una cosa buona.. che il mio inconscio sta superando i suoi blocchi..

Ma quali blocchi?

Non c’ho mica capito tanto..

Ad ogni modo, è convinto che –entro breve- ‘sto viaggio onirico possa proseguire, con altri pezzi di quest’immenso puzzle.. staremo a vedere..

Ah! Mi ha anche fatto notare come il sogno sia riapparso in concomitanza con l’assenza di una certa persona.. Nh.

Ci ho provato, giuro, a restare imperturbabile.. ma credo di essere arrossito miseramente..

Dove cazzo è finito il mio studiatissimo self-control??

Mpf.. non so cosa pagherei, per avere il collo di Freud tra le mani, e tirarglielo forte forte..”

 

“Ecco, sì.. salviamo il mondo da una disgrazia..”

 

 

26 Settembre. “Dormire e studiare.

Non che m’importi molto, sia chiaro. Ma devo rimettermi in pari con gli altri..

Sono andato a fare un po’ di jogging sulla spiaggia, tanto per scaricare la tensione.. ma non è servito a molto.. spero che Ayako torni domani, e che mi porti nuove buone..

 

“Abbi fede, Volpe..”

 

 

27 Settembre. Lunedì. “Ore 6.50. sveglio e arzillo.

E già pronto per andare a scuola, a interrogare Aya..

Ma non è questo (beh, sì, ANCHE QUESTO, ma non solo) a farmi diventare così mattiniero.

Poco fa ho sognato.. beh.. ho ripreso il sogno.. e comincio a credere che Maeda mi stia suggestionando, perché sta esattamente succedendo quello che lui si aspetta da me: il solito svolgimento, eternamente uguale a se stesso, l’ansia e l’angoscia.. la presenza indefinita che mi insegue, che mi minaccia e poi il bus arancio, che si ferma di nuovo davanti a me, spalancando le sue porte.. ma non c’è nessuno che scende.

Ricordo di aver pensato: ‘E se invece di smontare.. dovessi salirci io?’

Racimolando un po’ di coraggio e un pizzico di sana incoscienza, mi sono elevato sul primo gradino, e poi il secondo, infine il terzo..

 

E’ irrazionale, lo so, ma la prima cosa che ho guardato –con palese curiosità- era se c’erano dei passeggeri, oltre a me.. ma nessuno. Nobody. Io da solo, e..

 

Di colpo, mi ritrovo a fissare il conducente dinnanzi a me.

Perché non l’avevo notato prima?

L’uomo si sfila il cappello, e si rivela essere..

Lui.

 

Hana mi sorride, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

E poi mi dice: “Ti porto al mare, Kitsune!”

 

Io gli sorrido, in risposta, annuendo...

..e poi mi sveglio.

 

Chissà se è solo un desiderio del mio subconscio, oppure –per una volta- sarà un buon presagio?

Nh.. vedremo..

Intanto, adesso vado a scuola, e prima di sera saprò qualcosa, parola mia!”

 

“Ma con la nostra manager hai trovato pane per i tuoi denti, nh?”

 

“Ore 20.30. Ayako ha detto che non l’ha sentito.. e che doveva telefonargli stasera, come da accordi presi in precedenza.. domani la torchierò per bene.

Nh.. poco ma sicuro!!”

 

 

28 Settembre. “Non ci credo ancora.. NON CI CREDO ANCORA!!

Nel bel mezzo dell’allenamento, (e c’era uno strano fermento, persino io l’ho notato) le porte della palestra si sono spalancate.. ed è entrato lui, gonfio come un tacchino.. scortato dal Guntai, a mo’ di body-guards.

 

I ragazzi gli sono corsi incontro, per fargli festa.. stropicciandomelo un bel po’..

Io ho cercato di rimanere in disparte, per riprendere l’abitudine a respirare, e per far ritornare in sede il cuore, incastratosi –chissà come- nella zona del pomo d’Adamo..

 

Quando però, pure la Schifezza gli si è avvicinata, per imbrattarlo con i suoi sbaciucchiamenti viscidi, ho richiamato la sua attenzione.

 

Un bel, semplice: “Do’aho!” e lui si è voltato nella mia direzione, rispondendomi col più classico dei: “Baka Kitsune..” ci siamo fissati per un istante eterno, e poi lui si è incamminato verso di me, lasciando gli altri a guardarci stupiti.

Mi è arrivato vicino vicino, mi ha sorriso.

(non uno di quei ghigni idioti che fa sempre quando fa il bulletto)

 

E poi mi ha detto: “Hai sfruttato i tuoi 5 minuti di gloria, come ti avevo consigliato?”

Non mi sarei mai aspettato che la prima frase che ci saremmo scambiati, dopo quello che avevamo condiviso a Miyako, fosse questa.

Ma la seconda è stata ancora più scioccante: lui annulla le distanze e mi lancia una testata, di quelle come ai vecchi tempi.. quell’Idiota!!

Ci sono quasi rimasto secco.

 

Credevo volesse baciarmi, lì. Davanti a tutti.

 

E invece mi ha dato una capocciata, che ancora adesso mi rintrona la testa.. non c’ero più abituato, e mica c’è andato giù leggero, quel cretino!

Mi ha lasciato così, per andare a ricevere l’ovazione dei nostri compagni..

Ci mancava poco che facesse la ruota, come i pavoni..

 

Superato lo shock, grazie anche ad una sventagliata di Ayako, mi sono avvicinato al gruppetto, che seguiva il racconto delle sue giornate, della riabilitazione, ecc..

Ho ascoltato gran poco, ad essere sincero.. ero troppo concentrato a chiedermi cosa significava la sua capocciata, data così, e quel sorriso.. che fosse il suo modo per salutarmi?

Ma non ero io, che dovevo dargli il bentornato??

Non sono tipo da seghe mentali.. ma mi sembrava una cosa importante, e non riuscivo a raccapezzarmi..”

 

“TU!! Non sei un tipo da menate??” -lo punzecchio- “Ma se ¾ di quello che ho in mano è una gigantesca sega mentale!!” gli faccio notare, alzando il diario nella sua direzione.

 

“Aya mi si è avvicinata e mi ha sussurrato un: “E’ tutto ok?”

“Non mi hai detto che il Do’aho tornava.” Le ho risposto, secco.

“Come no?! Haruko l’ha detto a tutti, prima, durante il riscaldamento!!” fa lei, incredula.

 

Nei suoi, vedo i miei occhi allargarsi di stupore, fastidio, e quant’altro..

“E secondo te, io sto ad ascoltare QUELLA??!!” le sibilo, incazzato più con me, che con lei..

Lo sapevo.. dovevo andare dalla Babba!!

 

Lei non infierisce, forse perché comprende che io sia ancora stordito dalla novità, e invece mi dà una pacca sulla schiena, ingiungendomi: “Va’ da lui!”

 

E così mi sono sentito l’ultima parte delle sue spiegazioni.. quando Kakuta gli ha chiesto come avesse fatto a ristabilirsi così in fretta, lui gli ha risposto: “Fare facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento; fare ciò che è impossibile al talento è genio.”

 

“Parafrasando una celebre massima di non ricordo chi..” ammetto.

 

“Gli hanno chiesto se era –effettivamente- guarito, e lui ha detto che sì, praticamente sì. Che avrebbe dovuto riprendere ad allenarsi piano piano (follia! Ma quando mai lui fa le cose con calma??) e che avrebbe fatto un po’ di fisioterapia in un Centro qui a Kanagawa, ancora per un po’..”

 

“Non è colpa mia.. se i tempi dei Geni sono incomprensibili, per voi, comuni, mortali volpacce..”

 

“I ragazzi sono stati spediti a cambiarsi dal Coach, io mi sono avviato per ultimo, passandogli di fianco.

“Do’aho!” l’ho chiamato, e lui si è voltato verso di me.

 

Il gancio destro è partito in automatico, non ha neanche avuto modo di vederlo.

Massaggiandosi il mento dolorante, mi ha guardato, stupito.

 

“Così siamo pari.” Gli ho spiegato, andandomene negli spogliatoi, senza voltarmi.

So che ha sorriso.

Lo so, perché l’ho sentito dalla voce, quando mi ha sbraitato contro: “Stupida Volpe!! Domani ti sistemo io!!”

 

Ci siamo cambiati, e poi siamo usciti tutti insieme da scuola.

Alcuni dei ragazzi hanno proposto di andare festeggiare il suo ritorno.. so di averlo deluso, ma non me la sono sentita..

Per un istante, mi ha guardato, con quella che sembrava tanto ‘speranza’, ma avevo bisogno di stare un po’ per conto mio.. o -al massimo- con lui..

Avremo altri momenti..

Per oggi, va bene anche così.”

 

“Se lo dici tu..” borbotto, scettico.. ci sono rimasto male, lo confesso.. speravo sarebbe venuto anche lui.. e invece..

 

 

29 settembre. Mercoledì. “Il Do’aho è tornato davvero.. Non me lo sono sognato!

Oggi ci siamo picchiati un po’.. all’inizio, a metà allenamento, alla fine.. nelle docce..

Gli altri hanno creduto che fosse tornato tutto normale..

Ma credo non sia così.

Ci ho riflettuto anche stasera, ritornando a casa..

Cosa siamo, adesso, io e lui?

 

Abbiamo superato il rapporto che ci legava prima del campionato, ok.

Ma non possiamo portare avanti nemmeno il livello di ‘amicizia’ (se così si può dire) che avevamo raggiunto a Miyako.. semplicemente perché.. beh.. perché qui non siamo soli..

 

Come reagirebbero i nostri compagni, vedendoci collaborare?”

 

“Ne sarebbero felici??” butto là, tanto per criticare.

 

“Forse.. anche lui sta pensando la stessa cosa.. non siamo più nemici, ma qui non siamo neppure amici..

Ma allora.. che cazzo siamo??”

 

“Due fessi??”

 

“Temo ci sarà una brusca retrocessione, e sarà inevitabile.. vedremo come si comporterà lui, nei prossimi giorni, e mi adeguerò..”

 

“Ma se sono stato io, ad adeguarmi a te?? Quando hai fatto marcia indietro.. e ti sei nuovamente trincerato dietro al tuo bel muro inaccessibile??”

Nh.. Stupida Volpe insicura.. quanto tempo abbiamo sprecato, prima di capire che NON volevamo ritornare allo stadio precedente??

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La citazione: “Fare facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento; fare ciò che è impossibile al talento è genio” appartiene ad Henri-Frédéric Amiel (1821-1881).

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

 

PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito.

Siete davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi la mia gioia personalmente, per questo lo faccio qui.

Se invece siete tra coloro che non hanno mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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Capitolo 37
*** Scelta d'amore 37 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 37

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Che merda ‘sta pioggia!” mastico a mezzavoce, ingoiando un paio d’imprecazioni, mentre mi aggiusto una maglia troppo piccola –di almeno due taglie- per me.

Entro nella sua camera, con -a dir poco- mezz’ora di ritardo.. che giornata del cazzo..

 

“Ciao, Kit.. cerca di dirmi che tu stai bene.. perché oggi ho già fatto il pieno di sfighe, intesi??” l’avverto, strattonandomi furioso una manica..

 

“Stamattina la sveglia non ha suonato.. e mia madre era già uscita per andare al lavoro.. quindi ho saltato la colazione, per non aggravare su un ritardo già mostruoso di suo.. pioveva, e l’ombrello mi si è rotto, per una raffica di vento troppo forte..” -porca troia- “dicono sia in arrivo uno Tsunami, per stanotte, al massimo domattina, verso l’alba.. e intanto piove che Kami la manda..”

 

 

“Sono arrivato a scuola bagnato come un pulcino.. ma dimmi te: tutte le mattine incontro Mito per strada.. proprio oggi, quello, doveva diventare puntuale??” ma mi sente.. oh, sì che mi sente!!

 

“Come se non bastasse, il prof mi ha sbattuto fuori dall’aula, per 13, miserissimi minuti di ritardo.”

Quel cazzone..

 

“Ne converrai con me che non sia stato esattamente un inizio idilliaco, nh?

.. bene, perché non è finita!

Alla seconda ora, la professoressa Mitaka mi chiama fuori alla lavagna.. mi ha silurato alla terza domanda.. non sapevo nemmeno di cosa stesse parlando..” Oh, Kami.. se mia madre viene a saperlo, mi strozza.. e un brivido freddo mi scorre lungo la schiena, facendomi venire la pelle d’oca.. mi stringo d’istinto la stoffa contro, ma sento un sinistro rumore, come a presagire uno strappo del tessuto.. che merda..

 

Passo forsennatamente le mani sulle cuciture, fino a sentire una lacerazione dietro la spalla destra.. ma che cavolo posso farci se è TROPPO piccola??

 

Sbuffo, mentre l’incazzo lascia posto alla desolazione: “Mettiti comodo: non ho mica finito..” l’invito, accavallando a mia volta le gambe, ma un altro suono molesto mi dissuade dal mantenere questa posizione.. i pantaloni mi arrivano –a farla grande- ai polpacci..

Lo sapevo, io, che la mamma da piccolo doveva darmi meno ormoni e vitamine.. e che i Giappo sono tutti nani, no?

Sorrido.

Ma se io fossi un tappo, non potrei giocare a basket..

..mpf.. che idiozie..

 

Se non fossi tanto imbisciato, potrei anche trovare i lati comici della faccenda..

 

“Alla quarta ora ho consegnato il compito in bianco.. m’ero scordato che ci fosse il test di geografia.. a pranzo, quando sono arrivato in mensa.. –sì, perché nella fretta ho scordato il bento a casa- avevano già razziato tutto.. mosso a compassione, Takamiya mi ha regalato uno dei suoi panini, già mezzo morsicato.. e una polpetta di riso, preparata con amore dalla nonna centenaria di Noma.. sembrava cemento armato, altrochè!!”

Ancora adesso, ho il dubbio che quello fosse uno scherzo improvvisato di quei deficienti.. ma, se lo fosse, giuro che li uccido, trucidandoli lentamente e con piacevole sadismo..

 

“Durante gli allenamenti, Mitchi mi fa un passaggio veloce.. talmente preciso che mi è finito in faccia, perché io ero distratto.. quello stupido baciapiselli… poteva avvertire, no?!

Sono rimasto mezz’ora negli spogliatoi, il sangue non la smetteva più di uscire dal naso..gli spiego, sfiorandomi pensoso il setto nasale, che botta..

 

“E direi che potrebbe bastare, non fosse altro che -venendo qui- proprio all’entrata dell’ospedale, a due passi dalla porta (quand’ero già convito di essere arrivato) parte un’ambulanza a gran velocità, con le sirene spiegate e tutto il resto.. è partita, sì.. centrando in pieno l’immensa pozzanghera tra me e lei.. lì non c’ho più visto.. se non fosse stata un’emergenza, avrei rincorso l’autista e poi -lui- sì, che avrebbe avuto bisogno di un’ambulanza!!

In quel mentre è arrivata anche Saito-san, che mi ha impedito di sfogare la mia giustificatissima rabbia.. mi ha trascinato negli spogliatoi degli infermieri, e –mossa a compassione- mi ha dato una divisa per cambiarmi.. promettendomi che avrebbe provveduto –in qualche modo-  a far asciugare la mia roba il prima possibile.. solo che deve aver sbagliato taglia.. mi rifiuto di credere che siano tutte così..” dico, scettico, guardando l’uniforme aderente, stretta e corta, da ogni punto di vista.. scomoda.

 

Scuoto la testa, come a cancellare la mia odissea.. per oggi, io ho già dato.

 

“Eppure, sai..” –ghigno- “Potrei anche tenermela.. magari per Halloween.. oppure.. Mmh.. Chissà.. ho sempre desiderato giocare a ‘paziente e dottore’..” gli sussurro, allusivo.

E poi scoppio a ridere.

 

Che cazzo di pensieri idioti.. morirei di vergogna, prima ancora di riuscire a capire come sfilarmi questa camicia di forza!!

 

E poi non credo che lui voglia ancora sentir parlare di medici e infermieri, una volta uscito da qui..

 

 

Mi alzo con cautela dalla poltroncina, sperando di poter restituire questi indumenti con una parvenza simil-originaria..

Prendo il diario dal cassetto del comodino, un lampo attira la mia attenzione.. il temporale è aumentato considerevolmente, nell’ultima ora..

 

 

30 Settembre. Giovedì. “A scuola, tutto ok.

Gli allenamenti, pure.

Ayako gli fa fare i fondamentali, per riprendere mano.. ed è garante che non si strapazzi.. lui non l’ha presa –esattamente- bene, ma si adegua..

Invece, io non so come comportarmi, con lui.. mi cerca, si vede.. o, almeno, io lo vedo bene..

Ma è anche lui insicuro.. facciamo due passi avanti, e uno indietro.. ma non ci raggiungiamo mai..

L’unica costante della nostra vita sono le risse, fatte per gioco, ormai.. certo: fanno male, i suoi pugni.. e neppure io scherzo.. ma potremmo andarci giù pesanti, e invece non c’è questa cattiveria di base.. penso sia l’inizio, per ripartire..

Mah.”

 

“E’ meno peggio di quel che si crede.. ci picchiavamo per gioco.. e poi, da soli, ci lasciavamo anche andare..”

 

 

1° Ottobre. “Ore 21.00. Dopo aver visto Hana.

Niente di nuovo, durante la sessione normale del pomeriggio; ma, quando gli altri si sono diretti negli spogliatoi per cambiarsi, lui mi si è avvicinato, e mi ha chiesto di andare a fare due tiri assieme, prima che si faccia buio.. lì per lì, ho tentennato.. diviso a metà tra la voglia di stare con lui, e la paura che il carico di lavoro per la sua schiena fosse troppo, e tutto insieme.. ma poi ho pensato che non ci saremmo dovuti –per forza- allenare allo sfinimento.. due tiri, e poi anche un possibile programma alternativo.. Quattro passi? tre parole? due gelati? una scopata?

Nh.. quel Do’aho riesce a tirar fuori la parte più triviale che è in me..”

 

“Avremo modo di approfondire, dai..lo consolo, riconoscendo in me la medesima sfiancante attesa.

 

“Devo controllarmi.. NH.. sembra facile, ma..”

 

“Nessuno l’ha mai detto..

 

“Ci siamo ritrovati davanti allo Shohoku, e siamo andati al campetto in riva al mare.. sembra quasi un gioco del Destino, che io e lui dobbiamo –per forza- stare sulla spiaggia, per condividere qualcosa..

Nh.. ho sfilato la palla dalla sacca, ma lui me ne ha passata una che si è portato dietro..

Semplicemente.. Mi ha riportato il mio pallone, come avevamo stabilito..

Sono stato tentato, sul serio, di dirgli di tenerselo.. che mi avrebbe fatto piacere.. io ci sguazzo, nei palloni!!

.. ma che senso avrebbe avuto? E lui.. come l’avrebbe presa?

 

Ci siamo allenati nei passaggi fin dopo l’imbrunire, e poi siamo andati in un chiosco a prenderci un gelato.. e a fare due passi..”

 

“Cavolo!! I quattro passi c’erano, pure le chiacchiere e i gelati.. mancava solo…” e arrossisco, mentre un’immagine -non esattamente casta- mi si proietta in automatico..  eccheccavolo!! Ho 16 anni, e potrei tirar fuori la menata della tempesta ormonale, e tutte le altre tiritere.. il mio è solo un normale desiderio di approfondire ciò che sento per lui, anche sul piano fisico.. niente di più..

E poi.. anche lui ha accennato, più volte, a sogni erotici con me come protagonista e cose simili.. sarei preoccupato del contrario!!

Ne ho le palle piene di quest’amore sublimato all’infinito..

 

..con lui che ricordava la nostra rocambolesca fuga, la sera della Festa della Dea, a Miyako.. e il gelataio un po’ pazzo, con i gusti dai nomi strani..

E’ stato bello, passare il tempo così.

Sembra un Hana diverso, da com’è con gli altri.. sembra… più vero..

Forse è per questo, che mi riesce difficile reggergli il palco, quando siamo con la squadra..

 

“Sì.. ma alla fine mi seguivi, in queste mie tirate.. certo.. ammettiamolo pure: per concessione della tua magnanimità, ma poi.. sbuffando, sì.. ma lo facevi.. e non dimmi che c’era ‘spirito di martirio’, perché non ti crederei..”

 

 

2 Ottobre. Sabato. “Ore 11.20. Oggi è una giornata piena.

Mika-san mi ha riassettato casa, poi è venuto lo zio di Mitsui, a controllare la moto..

Ignoravo facesse anche riparazioni e revisioni a domicilio.. del resto, il senpai si è limitato a darmi il numero di telefono dell’officina, specificando che lui vuole starci fuori, motivandolo con un generico ‘casini tra lo zio e papà’.. mah.

Ad ogni modo, il signore che si è presentato è stato veloce e professionale.

Mi ha spiegato cosa -e come- andasse sistemato, e poi è andato a fare un giro di prova, per controllare la tenuta su strada.

Al ritorno, mi ha assicurato che tutto è apposto, e mi ha rilasciato un certificato di garanzia.

 

“Poteva mangiarselo, invece di dartelo..” –intervengo, acido- “..o andare a fare amicizia con un platano, così…” sospiro.

 

Lo so che non è colpa sua, e che la mia è cattiveria gratuita.. ma è più forte di me..

E’ in momenti come questo che rimpiango di non sapere chi sia il pirata della strada che ha eseguito quel sorpasso in curva, che ha innescato tutta la disgrazia..

C’è un innocente che sta pagando per l’imprudenza di quel dannato bastardo..

Il mio innocente, per la precisione.

 

E non venitemi a propinare le solite stronzate sul casco.. sulla sicurezza, e quant’altro.. o fatalismi che mi hanno riempito le orecchie fino alla nausea.. ‘doveva succedere.. era Destino’..

..Destino un cazzo.

 

C’è un delinquente a piede libero. Ecco l’unica verità.

 

Accidenti!! mi è salito l’incazzo..

 

 

Chiudo il diario, posandolo sulla poltroncina al mio posto, mi dirigo alla finestra, e fuori piove.. piove sempre di più..

 

Chissà se i miei vestiti si sono asciugati?

 

Il vetro mi riporta un’immagine di me quasi comica, questo verde menta a fare contrasto con i miei capelli, le maniche fin quasi ai gomiti, e.. usciamo da qui, devo fare due passi..

 

Nei corridoi, la gente mi guarda, tra l’incuriosito e il fastidio, credendomi –con buona probabilità- un paziente dello psichiatrico sgattaiolato fuori reparto, senza permesso.. e finito qua, chissà come.

 

Mi trattengo dal rispondere a tono ai più sfacciati, oggi non è giornata, lo sapevo..

 

Una ragazza, forse una kohai, mi viene incontro, trattenendo a stento un risolino di scherno..

Credono che non mi sia accorto di essere ridicolo??

 

Una senpai di Saito-san mi agguanta per un gomito, giusto un attimo prima che io compia una strage, e mi schiaffa in mano la mia roba, ancora tiepida dall’asciugatura.

 

Deve leggere gratitudine, nel mio sguardo, perché mi ricambia con un sorriso materno, indirizzandomi nel box visita 2.

La seguo, mentre tira le tende distrattamente, in un gesto dettato dall’abitudine. Dice che mi posso cambiare con calma, e mettere nel cesto all’uscita della stanza la divisa utilizzata..

La ringrazio, e lei fa per andarsene, con discrezione.

 

In quel momento, nasce in me il bisogno di parlare con Kawata, e pondero l’idea di chiederle se sa se c’è.. o se devo discuterne con Saito-san.. ma lei è già andata via, prima ancora che me ne accorgessi.. altra formichina di quest’immenso formicaio..

 

….

 

Mi cambio, sospirando di piacere. I miei abiti, puliti e asciutti.. addirittura caldi.. i miei vestiti..

Anche le scarpe si sono asciugate.. la prima cosa buona della giornata..

Non ho mai saputo che fosse così bello, indossare la propria roba.. neanche dopo aver sudato l’anima in seguito ad un allenamento..

 

Ripongo l’uniforme e gli zoccoli che mi hanno prestato, nel contenitore accanto alla porta, e poi mi dirigo alla ricerca di Saito-san.. la trovo vicino all’accettazione, in astanteria, intenta a riordinare alcuni flaconi di fisiologica.

Lei mi saluta con un sorriso, e mi chiede come va.

 

“Dopo il bagno fuori programma, intende??” scherzo io, ironizzando un sorriso di superiorità.

 

Lei mi sorride di rimando, ricordando la mia faccia, quando mi ha incontrato, mentre sgocciolavo e imprecavo -senza freni- contro l’ambulanza che si stava allontanando..

 

“Va meglio, adesso.” Chiarisco, indicandole i miei vestiti nuovamente in sede, con un gran sorrisone.

 

“Mi cercavi?” domanda, di punto in bianco, riprendendo ad allineare le sacche.

 

“Vorrei parlare con il dottor Kawata, se possibile..inizio, per tastare il terreno.

 

Lei ci pensa su un attimo e poi, scuotendo la testa, fa: “Oggi non è possibile. Era in servizio stamattina.. ma c’è Sumai-san, se vuoi..”

 

“No. Grazie.” Rispondo secco.

 

E lei mi scruta, improvvisamente sorpresa per il mio repentino cambio di registro.

 

So che è stata una reazione scortese, la mia, e che lei non ha colpa.. ma.

 

“Preferisco aspettare domani..mi sforzo di spiegare, ammorbidendo il tono.

 

“Ah! Ok.. nel primo pomeriggio, lo trovi di sicuro..” mi avverte, come sempre gentile.

 

La ringrazio, e mi incammino verso la mia camera, quando lei mi richiama, sollevando la testa dallo scaffale: “Hana-kun..”

 

Nh?”

 

“E’ meglio se anticipi il rientro.. dicono che lo Tsunami arriverà a Kanagawa in prima serata..”

 

“Va bene.. rimango ancora una mezz’oretta, e poi me ne vado..”

 

Lei acconsente, riprendendo a fare il lavoro che aveva interrotto per colpa mia.

 

….

 

Mi riaccoccolo sulla poltrona, stropicciandomi con soddisfazione il tessuto sullo stomaco..

Allungo le maniche fin quasi a coprirmi le mani, sarà pure un gesto infantile, ma mi piace..

E’ un modo per vendicarmi di quelle ‘robe a ¾’ di prima..

Una centrifuga a 90° con i delicati farebbe meno danni, credo.

 

Riprendiamo a leggere, ti va?”

 

“Ore 20.45. Incazzato con Maeda come una biscia.

Mi ha costretto ad incastrare una seduta proprio oggi, anche se gli avevo detto che domani c’è in programma un’amichevole e io mi devo allenare!!.. pur di non sentire tutte le sue paternali stronzate, ho accettato e, quando arrivo nel suo studio, la sua segretaria mi avvisa che ha avuto ‘un improvviso impegno improrogabile’.. ‘sti cazzi!!

 

Ma avvisare, no??

Porca miseria.. hanno inventato i telefoni!!

 

Lei si è scusata, profondendosi in mille inchini, ma ha detto che è appena-appena andato via.. e che quindi era impossibile rintracciarmi a casa..

fanculo.

 

Ho capito che non è colpa sua.. ma.

Farmi incazzare così, domani c’è la partita!!

 

“Non è mica la fine del mondo, sai?” -sbotto, torvo.. -“Guarda me: ho forse picchiato qualcuno, (anche se avrei avuto pienamente ragione) per la giornata di merda che mi è capitata??”

Volpe impaziente..

 

Nh.. ok. Mi sono scusato con lei per questa mia sfuriata, e ci siamo accordati per un incontro fra 2 settimane.. se mi dà buca di nuovo, lo strozzo con le mie mani..”

 

“EH, NO!! Prima deve esplicare la sua teoria freudiana sull’autobus!!” l’avverto, reprimendo un sorriso.

 

“Mi ha fatto rinunciare ad una parte degli allenamenti, quell’idiota!!

Nh.. devo scaricare un po’ di rabbia.. è presto per andare a letto.

Fuori è buio.. vado a farmi un giro in moto..”

 

“NO! NON CI ANDA..ma a cosa serve?

 

Gemo la mia frustrazione, a cosa serve.. dispensare consigli, ora?

 

….

 

La porta si apre, e Saito-san entra, con il carrello appresso.

Ma sei ANCORA qui?” chiede, turbata dalla mia presenza.

 

“Sì, beh..” –m’inalbero io, farfugliando una scusa che non sa uscire- “adesso vado..mi giustifico.

 

“Lei alza un sopracciglio, come quando Ayako si prepara a farmi la ramanzina: “Ma hai visto che tempo c’è, fuori??” chiede, retorica.

 

“No, perché?” ribatto, sulla difensiva.

 

Lei s’avvicina alla finestra, e scosta la tenda: “Buio. Notte. Tsunami già qui.” Sillaba, come se avesse a che fare con un bambino.

 

La guardo sorpreso e un po’ costernato, avrei dovuto seguire il suo consiglio.. ma il tempo è volato, e non me ne sono accorto..

 

Saito sospira stancamente, avvertendomi: “Resta qua, torno subito. E sparisce da dove è arrivata.

 

Dieci minuti dopo, la vedo tornare con una coperta, due panini imbottiti, una coca e un cordless in mano.

“Data la straordinarietà dell’evento, ho chiesto il permesso alla caposala di farti restare qui, per stanotte. Spiega, consegnandomi tutte le cose.

 

“Eh?”

 

Lei m’ignora, proseguendo: “Ma non devi muoverti da qui, né gironzolare per i corridoi, intesi??

 

Annuisco, in risposta.

 

“Su! chiama casa, e avvisa che sei al sicuro.. nessuna persona sana di mente andrebbe là fuori, con questo tempaccio..” è la sua riflessione, ma non credo preveda una mia risposta.

 

Mentre compongo il numero di casa, osservo distrattamente lei, che cambia le sacche e inietta direttamente nella vena centrale una soluzione azzurrina, e poi una rosa pallido.

 

Quasi mi sfugge la smorfia che fa, mentre registra i suoi parametri vitali, seguendo con attenzione il tracciato.

 

Vorrei chiederle se c’è qualcosa che non va, ma in quel momento mamma risponde, e io intavolo la conversazione con lei..

 

….

 

Restituisco il telefono, ringraziandola.

E lei traffica su di lui per qualche altro minuto..

 

Quando sta per uscire, vi è un calo di energia, e la luce si fa soffusa.

Io mi riscuoto, allarmato, fissando il respiratore di Kaede, che gli invia ossigeno.. Ma lei sembra tranquilla, come se nulla fosse.

 

Con una mano già sulla maniglia, mi avverte: “E’ probabile che manchi la corrente, tra qualche ora.. ma non ti preoccupare: tutti i macchinari dell’ospedale sono collegati ad un generatore autonomo, quindi sarà garantita la corrente fino a domani, se servisse..” –annuisco, concentrato- “nel caso in cui, comunque, tu avessi.. mmh.. sì, insomma.. finché il peggio della tempesta non sarà cessato.. se vuoi, puoi andare in guardiola, e le mie colleghe ti terranno compagnia..”

 

E’ un modo gentile per dirmi che, se avessi paura di stare solo, devo sapere dove andare..

Ma non sono un bambino pauroso, io.

 

“Ma lei.. va a casa?” chiedo, analizzando le implicazioni del suo consiglio.

 

“Io?” -e d’improvviso m’accorgo che sono stato un grande impiccione.- “Abito qui di fianco.. e smonto fra tre minuti..” dice, scrutando l’orologio.

 

Mi augura una buona notte, e poi esce, trascinandosi dietro il carrello dei farmaci, mentre io riabbasso lo sguardo sulla pagina del diario, fissando la sua calligrafia minuta e regolare.

 

Giro la pagina, e leggo la data:

 

“3 Ottobre. Domenica.”

Improvvisa, la consapevolezza che il diario è quasi finito, che siamo alle soglie del giorno fatidico.

 

Un inatteso brivido freddo mi scivola lungo la schiena, e non è piacevole..

Mi accoccolo dentro la coperta che mi ha lasciato Saito, in cerca di un po’ di calore.

 

Avremo altro da fare, da domani in poi.. mi convinco. Un sacco di altre cose.. leggere il libro che lui non ha finito, gli racconterò -con più particolari- la mia quotidianità, gli allenamenti, la scuola.. magari potremmo anche studiare un po’ assieme, chissà.. e poi andrò da lui a razziare un po’ di cd, e ascolteremo della buona musica.. che piaccia anche al Tensai, però.

 

Mi rendo conto solo adesso, del fatto che il tempo sia passato, incurante di tutto.. quando ho iniziato a leggere il diario, quando ho preso questa decisione, ero convinto che lui si sarebbe svegliato prima della conclusione, invece.. distolgo lo sguardo, stropicciandomi gli occhi, stancamente..

Li sento un po’ bruciare.. dev’essere colpa della luce al neon.. si sa che è irritante.

 

 

Ripongo l’agenda al suo posto, avvicino la poltrona al letto, il più attiguo possibile, poi mi risistemo sotto la coltre, tirandomi il plaid fin sul naso.

 

Il ronzio del respiratore mi fa compagnia, mentre sento la pioggia picchiettare insistentemente contro i vetri.

Mi rilasso, distendendo le gambe, lasciandomi cullare dal ritmico ‘bip bip’ e dal diluvio che si abbatte fuori, ringraziando Kami di essere qua, al calduccio.

 

L’improvviso fragore assordante di un tuono, caduto nelle vicinanze, mi fa sussultare, e mi maledico per la mia spontaneità, mentre sento il cuore pulsare in gola, a ritmo galoppante.

 

Allungo una mano verso di lui, e afferro la sua, tiepida.

Chiudo gli occhi, per un istante.. la stanchezza della giornata si fa sentire, tutto ad un tratto.

 

Sto ponderando l’ipotesi andare un attimo in bagno, prima di cedere al sonno, quando –imprevista- la luce sopra di me si spegne, lasciando posto alle insegne d’emergenza, e a quel lucore azzurrino, che ho imparato a conoscere pochi giorni fa..

 

Non poso impedirmi di trattenere il respiro, mentre osservo –con ansia- i monitor: le linee continuare la loro perpetua ascesa e discesa, il ticchettio costante, e il caro, vecchio ronzio del respiratore.

 

Rimaniamo in silenzio per un tempo indefinito, noi due, e lo Tsunami a farci compagnia.

 

Adesso, che non scorre in me l’adrenalina dell’altra sera, ammetto –almeno con me stesso-  che l’ambiente è alquanto spettrale.. e la pioggia scrosciante non aiuta certo a rendere il tutto accogliente.. il vento fischia forte, sembra quasi che –da un momento all’altro- debba rompere le vetrate, con la sua furia inarrestabile…

 

Un istante, un istante appena, ma la voglia di uscire da qui, di andare in guardiola a chiacchierare con le infermiere di turno, di passare un po’ di tempo con una persona con cui interagire, fosse anche per litigarci, mi schiaccia, e diventa impellente.

 

Non amo la solitudine, io.

E -d’improvviso- mi sento solo.

 

Forse, Saito-san non aveva sbagliato di molto i suoi conti.. forse.. non sono così adulto, come voglio far credere..

 

Mi strofino gli occhi, flebilmente. diviso a metà tra il mio istinto, e il senso del dovere.

 

E poi il mio pensiero va a lui.

Che non si può muovere da qui.

Che non può andare dove vuole..

 

Che passerebbe da solo, questa notte di tempesta.

 

E di colpo è facile decidere.

Le mie priorità stilate chiare, dentro me.

Indelebili.

 

“Fammi posto, Kit..gli sussurro, sdraiandomi un po’ al suo fianco.

 

La notte finirà prima, così.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

 

 

 

PS: rubo quest’angolino per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto, amato e commentato la mia ff finora, in privato e/o lasciando pensieri nell’angolino apposito di questo sito. Siete davvero tantissimi, e non ho modo di rintracciarvi uno per uno, per esprimervi la mia gioia personalmente, per questo lo faccio qui.
Se invece siete tra coloro che non hanno mai commentato, vi invito a lasciare un segno del vostro passaggio.. su questo sito, per invogliare altra gente a leggere questa storia, se credete ne valga la pena.. oppure qui: elyxyz@libero.it

Arigato (_ _)

elyxyz

 

 

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Capitolo 38
*** Scelta d'amore 38 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 38

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Mi sveglio, tutto indolenzito. E’ l’alba, credo.

Un timido sole filtra dalle tende.. e la corrente è tornata, ma qualcuno deve aver spento la luce principale, durante il turno della notte.

 

Mi risollevo dalla poltrona, sgranchendomi la schiena, sento il collo tutto indolenzito.

Ma quando sono finito, qui?

Non ricordo di aver lasciato il suo letto.. mah.

 

“Buongiorno, amore..” lo saluto, sfiorando con le labbra la sua fronte.

 

Poso lo sguardo sulla sveglia sul comodino: le 6.30.

..cosa pagherei per poter dormire un altro po’..

 

Mi stropiccio gli occhi energicamente, per cancellare la tentazione di riappisolarmi.

“Ho bisogno disperato di una doccia.” -Gli dico, soffocando l’ennesimo sbadiglio.- “E poi a scuola, e dopo ritorno da te..”

 

Faccio mente locale, cercando di snebbiarmi il cervello: Saito-san ha detto che l’isya Kawata sarebbe stato reperibile nel primo pomeriggio.. ergo: dirò a Miyagi che salto gli allenamenti, e vengo qua..

 

Piego la coperta e la poso sul bracciolo della poltrona, butto l’incarto del mio magro pasto di ieri sera.. non ho neanche ringraziato Saito-san come si deve..

Socchiudo la finestra quel tanto che serve per far passare un po’ d’aria fresca, e dare il cambio a questa, che è fin troppo viziata..

 

“Ci vediamo più tardi, nh?” gli ribadisco, infilandomi la giacca stropicciata.

 

Saluto l’infermiera di turno, che non sembra per nulla sorpresa della mia presenza così mattiniera, evidentemente è stata informata dalle colleghe del turno precedente..

Sto per andarmene, quando lei mi richiama e mi allunga una tazza di caffé nero, forte e bollente, con un sorriso di comprensione.

Mi farà venire la tachicardia, un simile concentrato di caffeina, ma non mi sembra cortese rifiutare la sua gentilezza, e poi magari mi darà una scantata..

E’ dolce, non me lo aspettavo.

 

Lo sorseggio con gratitudine, e poi mi congedo.

 

Fuori dall’ospedale, le persone camminano veloci, verso i loro luoghi di lavoro.. un ragazzo che consegna i giornali quasi m’investe, per dribblare un ramo caduto in mezzo alla strada..

Ditemi che non sarà come ieri, vi prego..

 

Mi osservo intorno, stringendomi di più nel giaccone.. caspita, se fa freddo!!

Costeggio la via principale, anche se allungo un po’ il ritorno, ho tutto il tempo per fare le cose con calma.. e, mentre pregusto un’abbondante (talmente abbondante da far invidia a Taka) colazione, e penso ad una bella doccia fumante, di quelle che ti fanno rinascere, e una scusa decente per i compiti che non ho eseguito.. penso che questo Tsunami abbia fatto un gran casino: ci sono un sacco di rami divelti, lungo il marciapiede, uno di questi ha addirittura sfondato la vetrina di un negozio..

I cestini delle immondizie sono rotolati via, almeno quelli non fissati ad un palo. E poi un sacco di cartacce, e depliant.. trasportati da chissà dove.. la nettezza urbana avrà il suo bel daffare a ripulire tutto..

Perso in questi pensieri, non m’accorgo, quasi, d’essere arrivato a destinazione.

 

Ma un familiare borbottio mi riporta nei ranghi: pancia mia, fatti capanna!!!

 

….

 

“Quel botolo ringhioso..” mastico fra me e me, all’indirizzo di Miyagi..

 

“Quando gli ho detto che avrei saltato gli allenamenti, per venire qui, ha osato provare ad obiettare qualcosa, sul fare almeno i fondamentali, ma Ayako l’ha riempito di sventagliate, talmente forti –e talmente tante- che ha rinunciato a protestare, per guaire il suo dolore.. hi hi hi.

E poi la nostra manager mi ha spedito qua, senza sentir ragioni..”

 

 

“Comunque.. Kawata è in riunione, adesso, quindi ci parlerò assieme tra un paio d’ore..

Che ne dici.. dobbiamo dare una scorsa alla partita?” propongo.

Onestamente, controvoglia.

Non mi va di finire il diario.. non oggi..

 

 

3 Ottobre. Domenica. “Ore 20.45. Amichevole con il Ryonan.

Se avessi il collo di Sendoh a portata di mano..”

 

“Certo che, ultimamente, siamo un po’ sul nervosetti, eh?

Ieri a Maeda, poi con Sendoh.. non mi stupirei di leggere, fra qualche riga, ‘se avessi la testa del Do’aho vicino a me’!..” scherzo, per prenderlo in giro, sa essere suscettibile, la Volpaccia..

 

“La mancanza di Uozumi sotto canestro si fa sentire.. come quella di Akagi, del resto..

Una cosa significativa da annotare è che la guida spirituale dei nostri avversari è sempre stata Sendoh, ancor prima di divenire capitano.. invece, per noi, con Miyagi, siamo alla prima esperienza.. ed è bene che si prepari spiritualmente.. l’eredità del Gorilla non è facile da portare avanti.. ma Ryota ha preso il suo ruolo molto sul serio, a differenza di un certo porcospino..

Mi hanno dato sinceramente fastidio, le attenzioni che ha riversato sul mio rossino.. ma come si permette di provocarlo così??”

 

“Ah, sì?? E il modo in cui si strusciava su di te, allora? Come la mettiamo??” gli rinfaccio, allusivo.

 

“Al 5° minuto del primo tempo, eravamo sotto di 3 punti.. ma non eravamo preoccupati: ormai si sa che siamo come i Diesel.. ci mettiamo tanto a scaldarci, ma poi non ci ferma più nessuno..

 

Gli abbiamo dato del filo da torcere, poco ma sicuro..

 

Il loro Incazzato Perenne (come lo ha definito Hana) sembrava non gradire le attenzione agonistiche del Porcospino nei confronti della Baka Saru.. almeno, su questo, eravamo d’accordo!!

 

Hanamichi ha giocato per 12 minuti, per scelta del Coach.

Se lo avessimo escluso, ci avrebbe fatto una tirata infinita.. ma non può ancora sopportare un incontro intero..

Ad ogni modo, ha saputo far parlare di sé, anche in questi pochi minuti..

 

..Shiozaki non riusciva a smarcarsi: allo scadere dei 30 secondi, passa a Kakuta, che non era in buona posizione per tirare da fuori area, ma tant’è.. Hanamichi è sotto il canestro, pronto per il rimbalzo.. ma non ha calcolato che la palla lanciata da Satoru.. beh.. gli finisse sulla testa e rimbalzasse sul ferro.. io sono saltato, insaccandola: era un tap-in perfetto!!

Ovviamente il punto era valido, ma tutti si sono dimostrati parecchio infastiditi, per il risultato di questa mia azione.. soprattutto lui, che ne è stato il mezzo inconsapevole..

Stranamente, però, i nostri avversari non se la sono presa con me, ma con lui!

Hanno iniziato ad insinuare cose del tipo: “Se è l’unico modo che sconosci per fare canestro, è meglio che ti dai all’ippica!” - Al più sottile: “E’ una nuova tecnica segreta del ‘Tensai’??”

 

Mitsui e Ryota gli si sono affiancati, pronti a braccarlo, nel caso in cui avesse deciso di rispondere con i fatti alle parole.. il Do’aho, si sa, s’infiamma facilmente..

E invece, ci ha stupiti tutti, sfoderando uno dei suoi strafottentissimi sorrisi, e declamando alla folla in campo: “Quando un vero genio appare in questo mondo, lo si può riconoscere dal fatto che gli idioti sono tutti coalizzati contro di lui.”

 

“Altra citazione che non ricordo né di chi sia, né dove l’ho letta.”

 

“Mph.. Baka Saru.. lui, e la sua mania di cadere sempre in piedi, come i gatti..”

 

 “Di necessità, virtù!”

 

“Bastava ammettere la casualità dell’evento.. e invece no!! SEMPRE A PIGNOLARE, LUI!!”

 

“E vorrei ben vedere!! Lì si mette in dubbio le immense capacità del Genio!!” sbotto, sulla difensiva.. Stupida Volpe…potresti anche prendere le mie parti, per una volta, no?

 

“Prima di essere rimpiazzato, Sakuragi è comunque riuscito a farsi valere.. ha compiuto diversi salvataggi.. una stoppata su Fukuda che vale da sola tutto un incontro..”

 

“Sì, eh??” –gongolo- “Ho fatto mangiare la polvere a Fuku-verme.. sì, sì…”

 

“Su alley-hoop di Miyagi, ha insaccato un bellissimo slam, e poi è stato sostituito da Sasaoka.

Si vedeva chiaro e tondo che non voleva uscire dal campo.. (due falli comunque se li è beccati) ma ha eseguito l’ordine di Anzai-sensei, senza TROPPI reclami (per il suo target, s’intende).”

 

“Non ho nemmeno avuto il tempo di scontrarmi seriamente con il Porcospino…” -piagnucolo, con fare melodrammatico- “E poi era più sicuro restarti vicino, nel caso in cui avesse tentato qualche mossa scorretta..”

 

“Egoisticamente parlando, sono contento che se ne sia uscito.. Hana non ha mezze misure.. e sconfiggere il Ryonan richiede un grande sforzo.. e, poi almeno, il Porco ha smesso di mangiarselo con gli occhi.. anche se ritengo che dovrà presto ingoiare le ire di un qualche Incazzato Perenne a caso…”

 

“DICI??” chiedo, molto sorpreso dai retroscena di quest’allusione..

 

Chissà.. magari.. magari Koshino è davvero inguaiato col suo capitano..

Ru ha una sensibilità tutta sua, per percepire ‘ste robe.. con Mitsui e Kogure, per esempio, ha visto giusto.. mah.

 

Sto per riprendere la lettura, quando sento uno scalpiccio in avvicinamento.

 

Saito bussa, entrando.. “Se vuoi, Kawata-san è libero, adesso..” m’informa.

 

“Vengo subito..” e lei m’aspetta, non so perché. Facciamo insieme un pezzo di strada, verso la zona degli uffici, poi lei mi dà una pacca d’incoraggiamento sulla spalla, e svolta destra, verso l’astanteria.

 

E io mi ritrovo di fronte alla familiare porta di mogano scuro.

Non che io l’abbia varcata molte volte..

Ma sempre una di troppo.

Con la stessa claustrofobica sensazione alla bocca dello stomaco.

 

Busso forte, racimolando un po’ di coraggio.

 

Un “Avanti.” pacato mi obbliga a portare a termine la mia decisione, sopprimendo l’istintivo impulso di mollare tutto e tornarmene di là, alla sicura inconsapevolezza della mia stanza 11.

 

Ma è troppo tardi, ormai.

 

Sospiro, e sospingo la maniglia verso il basso.

 

Kawata mi accoglie con un sorriso di circostanza, un po’ troppo forzato, forse.

Di sicuro è stanco.. i medici, qua dentro, hanno turni molto lunghi e impegnativi..

 

Mi fa accomodare, sfilando la cartella di Kaede da un mucchio disordinatamente impilato in un raccoglitore.

Non riesco a rilassarmi, malgrado la poltrona sia soffice e comoda.

E invece lui si distende sulla propria, sollevando il fascicolo davanti a sé. Per un istante, ho l’assurdo dubbio che voglia nascondersi.. di proteggersi dal mio sguardo.

Ma che sciocchezze!!!

 

Rimaniamo in silenzio per un tempo indefinito, pochi istanti, suggerisce la mia razionalità.

Un tempo infinito.

 

Kawata si risolleva, posando sulla scrivania i fogli, incrociando le mani e il mio sguardo.

 

“Cercherò di essere semplice.. Sakuragi-kun..” inizia, con un tono un po’ troppo familiare, per i miei gusti.

 

Perché sento aria di guai??

 

“I test a cui abbiamo sottoposto Rukawa-kun, nell’ultima settimana, non sono..” -s’arresta, cercando una parola appropriata- “Non sono.. esattamente.. soddisfacenti..”

 

Il fatto che m’indori la pillola, può solo dire che NON sarà una conversazione piacevole, questa.

Posso percepire chiaramente l’inquietudine salire dentro me, istante dopo istante, insinuandosi sottopelle, pulsare autonomamente nelle tempie, al ritmo del mio cuore accelerato.

 

Mi faccio violenza, nel chiederlo: “E’.. è peggiorato?”

 

“Nh..”

 

E’ un sì???

Perché cazzo ci mette tanto a rispondermi??

 

“Esistono diverse sindromi, dette ‘Di deterioramento rostro-caudale’, espressioni della compromissione graduale e progressiva, dal diencefalo fino al bulbo..” e poi si blocca, come rendendosi conto che è inutile parlare in termini medici con me..

 

“E’ peggiorato: SI’ O NO?!” l’incalzo, perdendo la pazienza e la calma.

 

“Hai.”

 

La sua risposta ha lo stesso impatto di una fucilata. Ero pronto a tutto, ma..

 

“E… e quanto?” sussurro, incespicando appena, sull’ultima parola.

 

“Siamo quasi arrivati al terzo stadio, chiamato 'Coma profondo'”.

 

Chiudo gli occhi, preparandomi all’ultimo colpo: “Le.. le caratteristiche..?”

 

“Una completa mancanza di risposte.. sono presenti gravi alterazioni delle funzioni vegetative e i riflessi sono del tutto scomparsi..” elenca lui, strofinandosi stancamente a testa, mentre io mi torturo le mani, per non mettermi a spaccare tutto.

 

“Non c’è..” –la voce mi s’incrina, deglutisco a vuoto- “Più nessuna..?” non ce la faccio.

 

Davvero. Non ce la faccio.

Neanche a dirlo, figurarsi a crederci.

 

“Speranza?” -completa lui, per me, con tono contrito.- “Poche… molto poche, in verità.” Conclude, lapidario.

 

Non so che farmene, del suo tono mortificato.

VOGLIO CHE MI GUARISCA KAEDE, NON IL SUO RAMMARICO!!

 

“Dannazione!!” impreco, scordando dove mi trovo.

Non me ne frega un cazzo..

 

“E’ meglio se ti fai vedere dal nostro terapeuta, per un supporto psicologico..” –mi consiglia, preoccupato della mia reazione- “Te lo chiamo subito, e fissiamo un appuntamento per stasera, nh?” propone, la mano già sulla cornetta..

 

Io lo fisso, con lo sguardo vacuo. Le sue parole di adesso, mescolate a quelle di pochi istanti fa.

 

Kawata ritenta, non sortendo in me alcuna risposta: “E’ importante, sai?.. in questi momenti difficili.. ti aiuta a scaricare la tensione, le paure.. parlarne con un esperto, può servirti a rielaborare l’evento.. a sentirti meno solo.. lo consigliamo a tutte le famiglie, con i pazienti in questo stato..” cerca di farmi ragionare, di spiegarmi che è la prassi comune, che è normale chiedere aiuto..

 

Ma quale cazzo di aiuto??

L’AIUTO LO VOGLIO DA CHI PUO’ RIDARMI KAEDE!!

 

..Che si tengano per loro, tutto il resto..

 

Un terapista.. un analista.. uno strizzacervelli.. non sono pazzo.. non ancora.

 

“Perché non me l’ha detto prima?” soffio, d’improvviso stanco.

 

Mi sento il peso del mondo addosso.

Ho le spalle larghe, sì.. ma per quanto reggerò?

 

“Nani?” fa lui, stupito del mio intervento, dal tono molto diverso da pochi istanti fa.

 

Ritento: “Le sue condizioni.. aggravate.. cosa aspettavate a dirmelo?” e calco sulla fine, con la speranza di farlo –assurdamente- sentire in colpa, per questa sua mancanza.. io mi fidavo, di lui.

 

“Non volevo angosciarti anzitempo.. Stavo aspettando di vedere l’evolversi della situazione..” si giustifica, distogliendo lo sguardo dal mio.

 

Ma non gli è sfuggita, la mia espressione accusatoria: “CONTAVA DI AVVISARMI PRIMA O DOPO CHE FOSSE MOR..”  mi blocco, realizzando la mostruosità che stavo per pronunciare.

 

“Solo stamattina, i risultati hanno confermato palesemente le nostre ipotesi..” legittima il suo operato.

 

Una piccola parte di me, mi ricorda che non siamo sotto processo, e che lui non mi deve spiegazioni, ma la sopprimo senza remore.

 

Gradirei essere informato su ogni più piccolo cambiamento.” Gli sibilo, alzandomi.

E non è una richiesta, lo sappiamo bene entrambi.

 

Lui annuisce, sospirando di desolazione.

 

Io gli giro le spalle, pronto ad andarmene, quando la sua voce mi richiama: “Sei pronto a sopportare quello che verrà?” il tono si fa paterno, preoccupato.

 

“Ho altre scelte?” e chiudo lui, e la porta, dietro di me.

 

….

 

Macino il pavimento sotto ai miei piedi, dall’ufficio alla camera 11.

Mi devo calmare, mi devo calmare. Lo so.

 

Conto le mattonelle, una ad una, concentrandomi su di loro, e sul respiro, che si deve regolare.

 

Ce n’è una sbrecciata in un angolo, chissà se lasceranno morire anche lei..

Sento le labbra tendersi in un sorriso di ironica disperazione, e le unghie cercare di lacerare la pelle dei palmi.

Dannazione! Le ho tagliate giusto stamattina..

 

M’impongo di non fare scenate. Non qui.

 

….

 

“Svegliati, o ti prendo a testate, GIURO!!” ma sento le lacrime uscire, contro la mia volontà, bagnandomi la pelle, la  mia disperazione.

Stringo i pugni.. prenderei a calci il mondo.

 

Niente. Nessuna reazione.

 

“TI AVVERTO!!” –Gli ringhio, afferrando con rabbia il lenzuolo che ci divide- “SONO STANCO DI ASPETTARE!! STANCO DI FARE I TUOI COMODI!! SVEGLIATI, CAZZO!!

DANNAZIONE.. SVEGLIATI!!!!

VUOI MUOVERTI, SI’ O NO??!!

 

Sento il tessuto bianco strapparsi, sotto la mia morsa furibonda, un suono secco. Inappellabile.

 

Era la stoffa..

..o il mio cuore?

 

Gemo la mia disperazione, sento gli incisivi lacerare la pelle e un acre sapore metallico invadermi la bocca.

 

Osservo la mia mano avvicinarsi piano alle labbra, l’indice macchiarsi di rosso.

Un rosso scarlatto.

Un rosso vivo.

 

Sollevo gli occhi su Kaede, davanti a me.

Anche lui, è ancora vivo.

 

Mi accascio ai suoi piedi, la sua mano tra le mie, sulla mia guancia.

 

 

“Permettimi di renderti felice, Volpe, ti prego.

..ti scongiuro… voglio solo passare la mia vita con te…”

 

“Dimmi.. che devo aspettare ancora.. e io tenterò di crederci!”

 

“Dammi un segno.. uno solo.. che mi permetta di sperare ancora.. me lo devi, Kaede.. lo voglio!

E resterò qui.. anche tutta la vita.. ma fammi capire che ci sei.. che stai lottando per tornare..

Fai vedere chi è Kaede Rukawa, a questo branco di dottorini idioti.. 

Se non vuoi farlo per te.. ti scongiuro.. fallo almeno per me..”  Stento a riconoscere questa voce disperata, stanca, il tono di resa..

 

Le lacrime hanno ripreso a scorrere, contro la mia volontà.

Stanno bagnando le mie dita e le sue.. per un attimo, mi sembrano l’acqua di mare..

 

Io, lui.. e il mare.. c’è sempre il mare, nei nostri momenti migliori.

 

Ma questo pensiero, anziché confortarmi.. tiro su col naso, reprimendo un singulto.

 

Poso con delicatezza la sua mano sul lenzuolo.

 

Mi stropiccio gli occhi, per asciugare lo sfogo. E’ quasi ora di andare..

Devo dirglielo.. riporto lo sguardo su di lui.

 

..D’improvviso, mi sembra di aver scorto un movimento delle sue dita.

 

Sbatto le palpebre, certo di aver preso un abbaglio..

..invece no.

 

Le sue dita si sono mosse, di poco, ma si sono mosse!!

 

Lancio un grido di gioia, spalancando la porta: devo correre ad avvisare gli altri!!

 

Mi sento incredibilmente leggero ed euforico, mentre volo lungo il corridoio..

Un sorriso a 48 denti mi si stampa in faccia: lo sapevo, io!!

Con quell’idiota ci volevano le maniere forti!!

La Volpe ha risposto alla mia provocazione.. E’ IL SEGNO CHE ASPETTAVO!!

 

La mia scorreria ha richiamato un po’ di gente, che si affaccia dalle varie stanze, curiosa.

 

Un’inserviente tenta di rimproverarmi: “Ehi!! Questo è un osp..” ma sono già lontano.

 

Di colpo, vedo Saito-san sbucare da un anfratto, e quasi le finisco addosso, nella foga di arrestare la mia corsa.. sento le suole stridere sul pavimento, mentre lei mi blocca.

 

La prendo per le spalle, ansimando per lo sforzo e l’agitazione.

Lei mi guarda stranita, un po’ spaventata.

 

“Kaede.. KAEDE SI E’ MOSSO!!” Le dico, calcando con enfasi sulla seconda parte.

 

Lei, tuttavia, non sembra del mio stesso avviso.

Perché non si è ancora infervorata di gioia??

 

“Sakuragi-kun, seguimi.” Mi ordina, percorrendo a ritroso il mio cammino.

Mi ritrovo a tallonarla, con sempre maggiori dubbi. Perché non chiama Kawata-san??

 

Rientriamo in camera, e lei s’avvia ai macchinari, iniziando a controllare con dovizia i tracciati, riavvolgendo anche quelli a memoria temporanea.

 

La osservo, trattenendo il respiro. Non mi aspettavo andasse così.

 

Fa una smorfia, portando la sua attenzione su di me: “Cosa è successo, di preciso?” chiede.

Io le racconto passo per passo il fatto, e attendo il suo giudizio.

 

La vedo scuotere la testa, in segno di diniego.

E percepisco chiaramente le mie timide speranze cristallizzarsi.

 

“Hana-kun.. vedi.. il tracciato parla chiaro.. è stata solo una risposta motoria non volontaria, mediata dall’attività sottocorticale..”

 

“Ma si è mosso!!” obbietto io, sul piede di guerra.. Non è che magari non mi crede, e pensa che mi sia immaginato tutto..

 

“Non lo metto in dubbio..” –riprende lei, paziente- “Ma il movimento NON era volontario..” e scandisce bene quel ‘NON’.

 

Le mie speranze s’infrangono all’istante, mentre la consapevolezza della mia illusione mi cade addosso, come una doccia gelata.

 

L’aveva detto anche Sumai-stronzo, qualche settimana fa.

 

“Ma.. le dita..” ritento, incapace di rassegnarmi.

 

Ennesimo segno di diniego. La vedo pensare, e poi confidarmi, seppur controvoglia: “Il paziente della camera 6, l’altrieri, ha aperto addirittura gli occhi..”

Ok. E’ stata crudele. Ma ho recepito l’antifona.

 

Ciò non toglie che l’impatto con la realtà sia devastante.

 

 

…continua.

 

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- Ritengo opportuno ricordare che si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.

D’altro canto, anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del quadro clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica- è una mia scelta personale, ai soli fini narrativi.

 

- La massima citata nel capitolo appartiene a Jonathan Swift (1667-1745).

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Scelta d'amore 39 ***


Scelta d’amore

Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 39

 

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

Mi appresso ad aprire il diario, tentennando in modo nervoso.

Non riesco a staccare i miei occhi dai suoi. Chiusi.

 

Non vedo nessunissima differenza, rispetto ad una settimana fa, a dieci giorni fa.. a un mese fa.. come fanno a dire che è peggiorato??

Scuoto la testa, come a scacciare questo tormento senza risposta.

 

 

L’infermiera Saito entra.

Mi guarda, sorpresa. Non si aspettava di vedermi già qui.

 

“Ma tu.. quando sei arrivato?” infatti.

 

“Pochi istanti fa..” le spiego, giocherellando con la copertina rigida, con fare irrequieto.

 

“Come stai?” mi chiede, nascondendo alla meno peggio l’apprensione della domanda.

Saito-san deve aver saputo del mio incontro con Kawata.

 

“Certi giorni, è solo più dura.. andare avanti.” Confesso, lasciando vagare lo sguardo ovunque, tranne che su di lei.

 

“Il dottore mi ha ordinato di mandarti da lui, al tuo arrivo.. è importante.”

 

Sto per chiedere un’anticipazione, ma dal suo sguardo spento capisco che non mi dirà niente.

E la domanda muore sulle labbra.

 

Lascio l’agenda sulla sedia.

Uno sguardo a lui.

E poi via.

 

Credo sia inutile prepararsi.

In certe situazioni, non esistono salvagenti abbastanza grandi da impedirti di affogare.

….

 

Mi avvicino allo studio. La porta è solo accostata e sento provenire delle voci, dall’interno.

So che non è educato, ma..

 

“Non dovrebbe parlargliene, signore..” Sumai?

 

“Invece ritengo sia un suo diritto sapere, e prepararsi mentalmente e spiritualmente alla separazione..” Kawata?

 

“Mpf.. se lo dice lei..” Sì, è proprio la voce di Sumai-stronzo.

Ma di chi staranno parlando?

 

Mah.. comunque non posso più aspettare, busso un paio di colpi sullo stipite, chiedendo il permesso ad entrare.

 

L’espressione di Sumai esplica chiaramente della sorpresa, e fastidio malcelato, rivolto a me e al suo superiore.

 

Il terribile dubbio che stessero parlando di me sta diventando consapevolezza.

 

“Siediti, Sakuragi-kun.. ho bisogno di informarti sulle ultime notizie..” comincia Katawa-san, preparando il terreno.

 

Sumai-san si avvia verso la porta, ma viene richiamato: “Ryoji, no. Vorrei che restassi anche tu, per favore..” gli ordina.

 

La consapevolezza si sta trasformando in certezza.

 

Cos’è.. teme che lo riempia di pugni, per quello che dovrà dirmi?? Penso, stizzito.

 

“C’eri anche TU, nel giro-visite di stamattina.. E hai rilevato TU, il cambiamento.. potrebbe essere utile anche la tua presenza..” perché ha calcato così, su quel tu?

 

Il kohai si ravvicina a me, sistemandosi sulla poltrona alla mia destra. La seccatura è palese.. sa che non sarà una discussione piacevole, e se ne trova immischiato, suo malgrado.

 

L’isya Kawata riporta l’attenzione su di me, tamburellando nervosamente le dita sul ripiano dello scrittoio..

 

“Hanamichi..” -non mi aveva mai chiamato per nome.- “Non sarà facile, quello che sto per dirti. Né per me, né per te.. E non esistono metodi indolore. Mi spiace.”

 

Il preambolo non è dei migliori.. centinaia di ipotesi mi si figurano davanti.. una più cupa dell’altra.

Sento il battito cardiaco aumentare secondo dopo secondo, mi rimbomba nelle tempie.. forse.. riescono a sentirlo?

 

Kawata si sfila gli occhiali. Perché non li avevo mai notati, prima?

 

Non voglio pensare. Non potete costringermi a starvi a sentire..

 

I quadri alle pareti.. strani.

Non li conosco, mai visti prima.

Hanno colori vividi, allegri.. ispirano buonumore..

 

“Hanamichi…” mi richiama lui.

 

E io mi ostino a guardare altrove.

 

Sarà sciocco.

Sarà infantile.

 

..non me ne frega un cazzo.

 

“Sakuragi, ascolta..” me lo ritrovo davanti, d’improvviso seduto davanti a me. Quando si è mosso?

 

Mi afferra le mani. Troppo stordito, per ribellarmi a questa confidenza inusuale.

E io mi ritrovo a fissare i suoi occhi.

 

‘Dagli occhi di quest’uomo, posso capire che ha visto i dolori del mondo.

Lo vedo dal calore che hanno, dalla loro lucentezza.

…Occhi che lottano per strappare dalla morte anche solo un istante in più.’ Ricordo di aver pensato, il giorno in cui ci siamo conosciuti. 40 giorni fa. Un secolo fa.

 

“Dovrai essere forte.. so che sei un ragazzo coraggioso..”

 

No. Vi prego. No.

 

“Vuoi chiamare qualcuno.. che stia con te?” propone, incerto.

 

Scuoto la testa, per rifiutare.

 

Lo sento sospirare stancamente, riordinando le idee.. “Stamattina, vedi.. Sumai-san e il mio staff hanno monitorato lo stato di Rukawa, dopo l’aggravarsi di ieri.... e..” si ferma, si vede che è restio a continuare.

 

“E..?” lo imbocco, è tardi, ormai per tornare indietro.

 

“…e la diagnosi è mutata. Irrimediabilmente, temo.

Il coma di Kaede è arrivato al 4° stadio, ‘dépassé’..”

 

“..o morte cerebrale.” Concludo io, per lui.

 

Le sue pupille si dilatano di sorpresa.

Ma non dovrebbe stupirsi.. mi hanno rimpinzato di nozioni mediche, fin dal primo giorno, qua dentro.. e uno impara presto, il nome che non vorrebbe mai sentir pronunciare..

  

Silenzio.

Pesante. Greve. Claustrofobico.

 

Pensa veloce, Hana.. pensa..

“Non.. non è possibile che vi siate sbagliati?.. che sia.. sia una fase transitoria?” tento, più per disperazione, che per altro.

 

Lui muove la testa, in segno di diniego: “Tutti gli esami e i tracciati parlano chiaro..” si ripete, come se la chiave dell’accettazione fosse lì.

 

E’ che non so dove ho lasciato il lucchetto..

 

Ripenso a quella camera. Al letto. Alle ore infinite passate lì, a ridere, a piangere, a brontolare, ad arrossire.. a tutti i tracciati che ho visto disegnarsi..

All’improvviso, ricordo.

 

“Ma il cuore batte!! Ho sentito anche oggi il ‘bip bip’ del cardiogramma!!”

 

Ennesimo no. “Il coma irreversibile coinvolge la degenerazione progressiva dei tessuti cerebrali..

Fino all’abolizione incontrovertibile delle funzioni vitali: arresto della respirazione, caduta della pressione arteriosa, ipotermia. Può persistere il ritmo cardiaco.. ma è ininfluente.

 

Il suo cervello è semplicemente morto.”

 

Lo fisso, come se avesse detto una madornale castroneria.

Non è possibile, dai!!

 

Perché non ritorna ad usare i suoi complicati paroloni, di cui capisco solo la metà del significato?

Perché una frase così, mi mette in ansia..

“Il quadro clinico-elettroencefalografico è un responso indiscutibile.”

Sento la stretta delle sue mani farsi più serrata, come a palesarne la presenza.

E sento qualcosa di umido scivolarmi giù, contro le dita.

“E’ finita?” soffio, al mondo sfuocato attorno a me.

“Hai.” Decreta lui.

Un interminabile abisso di silenzio. Rotto solo dal tamburellare fastidioso di Sumai, sul bracciolo della poltrona.

Percepisco lontanamente le dita di Kawata attraversarmi i capelli, in un gesto di conforto. Di consolazione, di.. voglio morire.

Mi scappa un singhiozzo, e non mi sforzo nemmeno di trattenere quelli dopo..

Ho perso lui.. che senso ha tenermi la dignità?

….

Chino la testa in avanti, sconfitto. Ho perso. –tutto quello in cui credevo- ho perso.

L’ho perso.
L’unica consapevolezza che mi urla dentro.

…e adesso?

“Abbiamo già avvisato il suo tutore legale.” –m’informa lo stronzo, con il suo familiare tono sgradevolmente saccente, con quella punta di annoiato, che mi fa saltare i nervi.

 

Sollevo la testa di scatto nella sua direzione, cercando di mettere a fuoco la visione confusa del mondo. Perché..? Come fa a sapere..? Che abbia parlato a voce alta?

 

“Nani?” soffio, snebbiandomi la mente. forzandomi a capire.

 

Sumai ha adottato una posa più professionale, impostando un’inflessione impersonale, mentre ripete, lentamente, quasi fossi scemo: “L’assistente sociale è stato contattato, stamane, da me.”

 

Questa mi mancava.

“E..?”

 

E lo vedo rabbuiarsi, come se gli avessero sottratto un giocattolo divertente. Non mi sfiora nemmeno l’idea che sia dispiaciuto per me. o per Kaede: “E ci ha espressamente ordinato di non fare nulla, almeno finché non avrà consultato gli avvocati di mezzo Giappone, onde evitare ripercussioni legali sulla sua carriera, nel caso prendesse una scelta avventata..”

 

Non mi è chiaro..

La mia espressione confusa dev’essere palese ad entrambi, perché sento Kawata senpai prendere parola, chiarendo: “Il quadro clinico del paziente peggiorerà progressivamente, e in modo irreversibile, ma non ci è dato di sapere i tempi.. potrebbe essere una cosa lenta e straziante, per chi lo assiste..”

 

Stringe nuovamente le mie mani nelle sue.

Per la prima volta, mi viene il dubbio che stia tentando di trattenermi, e non di consolarmi.

 

“Ma Kaede… Kaede ha scritto che.. che..” farfuglio, ripescando con dolore frammenti scritti, convinzioni, volontà.

La sua volontà.

 

“Ne abbiamo già parlato, ragazzo mio..” incomincia il senpai, ma in realtà il discorso è già bello che finito. So, cosa sottintendono le sue parole.

 

‘Quello che Rukawa desidera.. non sarà nemmeno preso in considerazione.’

 

Con uno strattone, mi ribello dalla sua stretta. Lo fisso. Con lo sguardo ferito di chi è deluso.

Deluso e incazzato.

Credevo fosse mio amico. Credevo volesse aiutarmi. Credevo ci tenesse a Kaede.

 

Kawata lo sostiene, ma non replica alla mia muta accusa.

Poi esala un sospiro, sembra invecchiato di colpo: “Non interverremo. In alcun modo.” Precisa.

 

E la rabbia mi sale dentro, soverchiando momentaneamente il dolore lancinante che sento nell’animo.

Annuisco, prendendone atto. Lucidamente folle.

 

Da oggi, è mio nemico anche lui.



Mi risollevo dalla poltrona, facendo forza sulle braccia.

Di colpo mi manca l’equilibrio e ricado malamente indietro, con un tonfo.

 

Sento la testa girare.

 

Kawata accenna ad alzarsi, per assistermi, ma il mio disprezzo lo dissuade.

Si risistema anche lui, poco lontano da me.

 

Sumai è una presenza inesistente, oramai, dentro la stanza.

Un essere insignificante, che la mia mente si rifiuta di prendere in considerazione.

 

Mi concentro sulla volontà di andarmene da qui. E mi rialzo.

Oltrepasso la poltroncina del senpai, tra me e l’uscita, senza degnarlo di uno sguardo, ma lui mi blocca, afferrandomi un polso. Abbasso gli occhi su di lui, non mi do pena di capire cosa significhi il suo sguardo, cerco di liberarmi, con poca convinzione, in verità.

E lui non molla, non prima di avermi detto: “Se dipendesse da me, giuro.. non vorrei che finisse così.”

 

Non me ne frega un cazzo di come non vorrebbe che andassero le cose.. ha fatto una sua scelta? Bene. Io, la mia.

 

Da oggi, le nostre strade si dividono.

 

“Lo dico per chiarire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che non soffrirà.. se ti può aiutare a sopportare.. a fartene una ragione.. Kaede-kun non sente niente.. non prova alcun dolore..”

 

E’ morto! Che cazzo di dolore vuoi che provi??!!

 

Uscendo dall’ufficio, noto per la prima volta un quadro, appeso al muro.

E’ di carta-pergamena, raffinata ed elegante.

In altre occasioni, non l’avrei nemmeno osservata, ma la frase che c’è scritta sopra, mi si è conficcata dentro. E non riesco a mandarla via, nemmeno ora, che sto attraversando i corridoi che mi separano da lui.

 

“I medici non sono al mondo per facilitare la morte, ma per conservare a qualunque prezzo la vita.”

-Thomas Mann (1875 - 1955)-

 

Un sorriso amaro mi si dipinge sulle labbra, fratello della disperazione che sento brillare nel riflesso del vetro sui miei occhi.

 

E se la vita non c’è più?

 

….

 

Entro in camera.

Tutto è come sempre.

Sembra dormire. come sempre.

E io non ho intenzione di cambiare niente. come sempre.

 

“I grandi cervelloni rompono le balle..” gli dico, per dovere di aggiornamento.

 

E, di colpo, realizzo l’assurdità.

E’ morto, dannazione!

COSA GLI PARLO A FARE??

 

Mi appoggio sul bordo della sedia, accasciandomi sul letto.

Un tonfo sordo mi fa capire che il diario è caduto a terra.

 

Per 30 secondi, lo mando mentalmente al diavolo. Che rimanga dov’è.

Ma poi abbasso con lentezza una mano, cercando a tentoni il tomo.

 

Lo afferro, e lo ripongo sulle mie ginocchia.

Dovrei ignorarlo, ma c’è tanto vuoto dentro me.

Il vuoto della desolazione è un buco nero che ti risucchia, è un’apatia che ti cattura feroce, crudele, e ti lascia stordito, forse è anche peggio di mille immagini e pensieri a vorticare dentro.

Con cosa lo riempi, il vuoto, sei hai solo vuoto?

 

Mi lascio consolare dal ronzio del respiratore, dalla pompa che va su e giù, dai ricordi.

Il peso del diario si fa insostenibile, sulle mie gambe.

 

Lo afferro di scatto, infastidito, e mi preparo a lanciarlo lontano. Poi comprendo. E ci rinuncio.

 

C’è un pezzo della sua vita, qua dentro.

 

Accarezzo la copertina blue navy, con un impeto di devozione quasi religiosa.

C’è un pezzo di lui, qua dentro.

 

Lo apro lentamente, sfilando il segnalibro.

Manca mezza partita.

 

Forse è Destino che noi due lasciamo sempre le cose a metà.

 

E il giorno della disgrazia.

L’ultimo giorno.

 

Istintiva la consapevolezza.. ci sono già troppe cose che sono finite oggi. Il diario, no.

 

 

Inizio a sfogliare a ritroso le pagine, soffermandomi qua e là, alla ricerca di possibili pezzi saltati, magari nella fretta, nella distrazione.. qualcosa che potrei aver ignorato?

 

La ricerca diventa quasi febbrile, sembra sciocco, lo so, ma mi sento incatenato dalla smania di trovare qualcosa che sia una sorpresa, un insperato regalo, da parte sua.

 

Ma non ci sono pagine incollate, passo e ripasso.. già tutto visto, già tutto letto.

 

“Cosa posso fare, io, per te?” gli chiedo, ignorando la certezza di una risposta che è ormai dentro me. Risposta che non voglio sentire, che non voglio nemmeno prendere in considerazione.

 

Do del codardo a Kawata-san, ma alla fine sono come lui.

 

In un giorno di luglio, sta la mia risposta.

Apro nuovamente l’agenda, concentrandomi su quel periodo..

Una febbricitante ricerca, sino ad arrivare a quel maledetto 9 luglio.

Leggo e rileggo tutto il pezzo. Non mi dà consolazione, no.

 

Ma è l’unico modo, per non lasciarmi andare alla disperazione della mia inutilità.

 

 

…continua.

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- Ritengo opportuno ricordare che si farà spesso uso di termini medici, per descrivere la situazione clinica di Kaede. Per rendere tale descrizione più realistica possibile, mi sono documentata in modo scrupoloso, consultando diversi testi di medicina e anatomia, e compiendo ricerche nel web.

D’altro canto, anche tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé stante, il decorso del quadro clinico –pur rispettoso di una certa coerenza pseudorealistica- è una mia scelta personale, ai soli fini narrativi.

 

- La massima citata nel capitolo appartiene a Thomas Mann (1875 - 1955).

 

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

 

- Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it

 

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

 

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Capitolo 40
*** Scelta d'amore 40 ***


Scelta d’amore

Ad un anno di distanza (pochi giorni di scarto che differenza fanno?), sto per postare l’ultimo capitolo di Scelta d’amore.. sì, finalmente.
Tante cose cambiano in un anno.
Ma vorrei ringraziare chi ha amato o odiato questa storia, ed ha trovato il tempo e la gentilezza per farmelo sapere, attraverso recensioni, commenti e lunghe mail private.
Non sono ancora state scritte le parole giuste per dirvi ‘grazie’.
...Se esistessero, le userei.
Niente elenchi, ma vi penso.

Ely

 

 



Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

 

By elyxyz

 

Capitolo 40 -epilogo-

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.

 

 

“Ciao, amore.” Gli scompiglio i capelli con affetto, abbozzando un sorriso, sincero, ma triste.

Forse, l’unica cosa buona di oggi, è che è sabato. Niente scuola. Niente compagni. Niente domande. Niente risposte.

 

Non l’ho ancora detto a nessuno.

Nemmeno a mia madre. O a Yohei.

 

E chiederò perdono ai ragazzi, per questa mia scelta.

Egoista, certo.

Opinabile, di sicuro.

 

Ma voglio questo tempo per me e per lui, da soli.

 

Che uno può prepararsi mille discorsi pronti, per dirsi addio, ma poi.. trovi mai le parole giuste?

E se la separazione arriva prima di quanto ti aspetti.. quando ogni cosa da dire è superflua, perché non hai più davanti la persona che la deve sentire.. che senso ha?

 

Mi stropiccio gli occhi con il palmo della mano.

Sono stanco. Ma sono lucido.

Ho passato la notte a fissare il soffitto, a vagliare tutte le scelte possibili.

Come se ce ne fossero.

 

Mi sfugge un sorriso amaro, dettato dalla disperazione.

 

Come se ce ne fossero!!

 

E ho pianto tutte le lacrime che avevo.

Forse per non ricominciare oggi.

 

Anche se non sono stato in grado nemmeno di mantenere questa, di promessa.

..di non piangere davanti a lui, di essere forte, per entrambi.

 

Forse non sono un uomo d’onore.

..forse non sono nemmeno un uomo.

 

 

Esalo un sospiro, fissando il mio sguardo su di lui.

 

Ormai ho preso la mia decisione.

Nella lucida consapevolezza di tutte le implicazioni che ne deriveranno.

E non ritornerò indietro.

 

Sfilo il diario dal cassetto, fidato amico delle nostre giornate, e mi accingo a completarne la lettura.

Lo faccio controvoglia.

Ho la netta cognizione che finire di leggere il diario è portare a termine l’ultima cosa che mi lega a lui. L’estrema scusa per procrastinare all’infinito la separazione.

Ma non sarebbe giusto.

Sarebbe da vigliacchi.. e noi due non lo siamo.

 

Ma arrivare a quel 4 ottobre non è solo cocciutaggine. E’ un cerchio che si chiude, là dove tutto è cominciato.

 

 

Mi accomodo vicino a lui, la sua pelle tiepida contro la mia.

In un attimo di follia, allungo le dita sotto al tessuto.. il cuore batte ancora. E non è un monitor a dirmelo. Il mio orecchio sul suo torace.

Forse è questa la cosa più dura da accettare: c’è ancora. E non c’è più.

Un attimo, un attimo appena, un desiderio pazzo mi colpisce: forse sarebbe stato meglio se fosse morto allora, in quella notte d’ottobre..

 

Lo stomaco mi si stringe, nella consapevolezza abominevole che è un’eresia anche solo pensarla, una cosa così.. figurarsi desiderarla..

Mi sento terribilmente in colpa, per questa fantasia macabra.. è un’inutile congettura. E non sarebbe stato più facile, separarmi da lui.. e non avrei avuto il dono di questi 40 giorni, in cui l’ho conosciuto.. in cui ho scoperto che mi amava anche lui.. che avremmo potuto essere felici.. che, forse, almeno un po’ lo siamo stati..

 

Sento la diga dell’autocontrollo scricchiolare paurosamente.. uno, due, tre respiri, per ritrovare un contegno che non so più dove stia di casa.

Racimolo un po’ di coraggio, impostando la voce, glielo devo.

 

 

“Al 18° del primo tempo, eravamo in vantaggio di 4 punti.

Il loro coach ha chiesto il time out, più per strigliare Sendoh, che per reale necessità.

Mph..

Anzai-sensei, invece, era contento di come si erano messe le cose.. ci ha detto di continuare a mantenere la concentrazione, e che stavamo giocando bene.”

 

Dovrei.. so che dovrei fare una delle mie sparate.

Lo prevedeva il copione di questa lettura-monologo.

Ma oggi no. Non ce la faccio.. non riesco a farmi catturare dagli eventi. Un chiodo fisso mi si sta conficcando nel cranio, martellata dopo martellata.. la fine incombente.. come potrei riuscire a distrarmi??

 

Dai, Hana, su..

 

Ennesimo sospiro.

 

“Al 12° del secondo tempo, Mitsui è stato sostituito per fallo commesso da Fukuda.. gli ha spaccato un labbro, con una gomitata, che però non è stata giudicata intenzionale.. io non ne sarei così convinto.. ad ogni modo, siamo riusciti a mantenerci in vantaggio fino a -2 dalla fine, quando Sendoh ha deciso di sferrare il loro ultimo attacco.. due punti ci distanziavano.

E’ partito con un contropiede da manuale, e mi sono lasciato fregare come un allocco.

Che nervi!!

Gli sono corso dietro, ma non ho capito la sua strategia: ha tentato un tiro da tre, (mi costa ammetterlo) perfetto.

 

L’unico sbaglio del Ryonan, è stato credere che noi avessimo gettato la spugna, dopo questo smacco potente.

 

A 49 secondi dalla fine, Taoka sfodera il suo fottutissimo sorrisetto da vincitore, Kakuta passa a Sasaoka, che però è troppo marcato.. io avevo il fiato del Porcospino sul collo, non riuscivo a liberarmi. Erano già belli e convinti che la vittoria fosse loro.

E non hanno calcolato Miyagi, che è piccolo, sì.. ma Kami, quanto corre!!

Mitsui gli ha passato la palla, lui ha dribblato Koshino con un incredibile gioco di gambe ed è andato a canestro allo scadere del tempo.

 

La palla ha eseguito un semicerchio, rotolando lungo tutto il ferro.. siamo rimasti col fiato sospeso, finché il familiare ‘frush’ ci ha decretati vincitori.

Per il rotto della cuffia.. non avremmo avuto tempo per un un’altra azione.”

 

“Se non altro… la tua ultima partita ti ha visto vincente..magra consolazione, però.

 

“Hana non ci ha risparmiato la sua solfa, sul fatto che avremmo vinto con 40 punti di vantaggio, se ci fosse stato lui, in campo, per tutta la gara.. Gli voglio bene.. ma quando fa così lo strozzerei!!

 

Sono tornato a casa, ovviamente di umore nero.

Ok. Era un’amichevole, ma.

E abbiamo anche vinto.. (ma solo di 1 punto).

Quello che non mi va giù, è che lui sia riuscito a fregarmi in modo così elementare.. non sono un pivellino, io!!”

 

Anche i migliori sbagliano.” Tento di rassicurarlo.

 

Nh.. io e il Do’aho ci siamo picchiati negli spogliatoi, dopo l’incontro.. se non fosse una follia, sarei quasi tentato di credere che lo abbia fatto apposta.. Non la rissa.. (ovvio, che ci sia intenzionalità, in quello), ma nel fatto che lui mi abbia dato i mezzi per scaricare la mia frustrazione, dopo lo smacco di quel Mister54 denti.

Anche ripensandoci adesso, mentre lo scrivo.. non è poi così folle..”

 

“Perché era la verità..

 

 

4 Ottobre. Lunedì.

Ed eccoci al giorno fatidico.

 

 

4 Ottobre. Lunedì. “Ore 12.45. Sulla terrazza.

Ieri sera, mezzo addormentato, devo aver inserito il diario in cartella, assieme ai libri che non ho usato. E’ stata una mattinata particolarmente conciliante.. il mormorio cadenzato della professoressa Mitaka, prima; e il gruppo di studio organizzato da Arima-san, poi.. mi hanno permesso di farmi un bel pisolino ristoratore, come non succedeva da un sacco di tempo.

 

Quando ho aperto la cartella per prendermi il bento preparato da Mika-san, ci ho trovato la mia agenda personale..  e perchè no? mi son detto, ed eccomi qua.. non ho voglia di dormire ancora, i ragazzi, giù in cortile, chiacchierano animatamente, c’è un bel sole che scalda, i nuvoloni da temporale sono ancora lontani.. prevedono pioggia per stasera.. è meglio se non mi fermo dopo gli allenamenti, ho scordato l’ombrello a casa, e stamattina sono venuto a piedi, perché la bici ha una gomma a terra..”

 

“Maledetta bici..

 

“Ore 20.00: Stasera a cena con la squadra.

Nh. Chissà cosa combinerà il Do’aho…. Ha insistito perché partecipassi. Nh… Chissà poi perché.

 

“Chissà. Poi. Perché.Ed è il dubbio che rimarrà su di noi per sempre.

Il dubbio che non troverà risposta.

 

Una parte di me crede, spera ardentemente che lui abbia sentito qualcosa, di tutto quello che gli ho confessato, dal primo momento qua dentro.

 

Non ho certezze. Ma la speranza sa essere persuasiva. Mi aggrapperò a questo.

 

Con le unghie. Con le mani. Con i denti. 

Con la testardaggine tipica del Tensai.

 

VOGLIO CREDERE, che lui sappia.

 

Ma il pensiero torna a quella sera, a noi due, che ci prendiamo in giro, dentro a quella tavola calda, agli altri che ridono, perché sanno che non ci saremmo fatti davvero male.. alle allusioni velate di Mitsui, ai suoi “Nh.” dai mille significati, a quel rapporto senza nome che ci legava, all’assurdo timore di dichiararmi, per paura di un suo no.

SOLO col senno di poi, capisco di esser stato un vero idiota.. i segnali c’erano tutti.. ma la paura rende ciechi.

Ciechi e maledetti.

 

Le sue parole, le mie offese.

Quel passaggio in moto.

Dannazione!! –se solo avessi rifiutato-

 

 

Mi resta solo questo, di lui.

Un diario. Le pagine intonse, preludio di vita, da oggi in poi.

Mi manca già. La sua calligrafia, minuta e regolare.

 

Non ci sarà più.

E mille altre cose, non ci saranno più.

 

Non faremo mai l’amore.

O bagni di mezzanotte..

O passeggiate romantiche in riva al mare.

 

Non festeggeremo assieme i nostri compleanni.

Non lo trascinerò a pranzo da mia madre..

..o i sabati al Pachinko, coi ragazzi dell’Armata.

 

Non saprò mai com’è finita con quell’autobus arancione..

..o dove saremmo arrivati..

 

Non sistemeremo casa sua, rendendola viva..

Non sentirò più i suoi Do’aho.’

I sorrisi che non mi ha mai regalato.

 

A chi darò le mie testate?

 

 

Non lo faccio apposta, ma il Destino mi riporta con crudele semplicità al compiersi degli eventi. La ruota ha ripreso a girare.

Mi ritrovo sotto al naso la data del 9 luglio.

 

Non l’avevo cercata. E’ arrivata lei da me.

 

Conosco –oramai- ogni singola parola di questa pagina.

Il risultato non cambia.

 

“Io ero piccolo, d’accordo, ma lo ricordo come fosse ieri: lei che continuava a vaneggiare, satura di morfina che oramai non le faceva più nemmeno effetto, nel suo corpo pieno di metastasi, e il nonno, che confidava a mia madre il suo più grande desiderio: essere lui stesso a donarle la morte, per non vederla più soffrire così atrocemente.

 

Una scelta d’amore, la sua.

 

Avrebbe deciso persino di perderla, di non poterla più avere vicina, al suo fianco, purché lei smettesse il suo calvario..

Purtroppo non è stato possibile.

L’unica nostra consolazione è che, nei suoi ultimi momenti d’agonia, era caduta in coma, e quindi non ha sofferto, nel trapasso.

 

Per me è inconcepibile, pensare di continuare a far vivere una persona, in un modo che non si può neanche più chiamare ‘vita’.

E’ solo un inutile accanirsi.. in nome di cosa, poi?

 

Ecco.

Per le malattie terminali, intestardirsi è pura crudeltà, a mio avviso.

Anche nel caso di morte cerebrale, di coma irreversibile, quando l’organismo si è ormai ridotto ad un inutile vegetale, quando il risveglio è impossibile, al di là di ogni ragionevole dubbio, beh, io vorrei che si potessero staccare le spine.

Per dare un po’ di dignità, ad un corpo rimasto solo.

Una fine decorosa.

Se succedesse a me, per assurdo, io lo vorrei.

 

“Tu lo sai che io non sono d’accordo.

Per me, la vita è sacra.

E nessuno di noi può arrogarsi il diritto di toglierla a qualcuno.. ma ti amo troppo, per non rispettare la tua scelta. Anche se va contro tutto quello in cui credo.

Anche se è una decisione devastante..

 

E’ una scelta d’amore.

 

 

Mi risollevo, infilandomi il diario nella tasca del cappotto.

Da oggi, questo è mio.

 

Mi avvicino a lui, sedendomi sul bordo del letto.

 

“Ti amo.

E non mi stancherò mai di farlo.

Non so cosa succederà domani. E non m’importa.

 

Resterai con me. Una parte di te lo sarà sempre.

Anche quando riprenderò a vivere, quando ricomincerò ad andare avanti.

 

Non ti prometterò di diventare il n°1, o di andare in America, per realizzare il tuo sogno, al posto tuo… non lo farò, proprio perché ho il sacro rispetto dei sogni degli altri, e non sono tipo da appropriarmene.

Non sono un ladro di sogni, io.

 

Voglio realizzare qualcosa di mio, qualcosa per me.

 

Ed è per questo che ti giuro, che darò sempre il massimo.

Che sarai fiero di come saprò sfruttare al meglio il mio talento, il mio genio.

Questo sì, te lo giuro.

Perché tu sia orgoglioso di me.”

 

Gli accarezzo con dolcezza le guance, il suo volto resterà dentro di me.

 

Prima che la determinazione vacilli, mi risollevo dal giaciglio, e fisso i monitor davanti a me.

 

E’ strano.

Si dice ‘staccare la spina’ quando -in realtà- c’è solo un pulsante rosso da premere.

 

Clic.

Un basso ‘biiiiip’ di qualche istante.

E poi il silenzio. Il vuoto.

Il tracciato piatto.

 

E’ la fine davvero.

 

Mi ravvicino a lui, sfilando la mascherina che ci ha divisi per tutti questi interminabili giorni.

 

“Ti amo.” Sfiorando le sue labbra con le mie.

 

Ti amo.

E sono pronto a pagarne il prezzo.

 

Lo penso. Mentre la porta della camera 11 si chiude, dietro le mie spalle. Per sempre.

 

 

-THE END-

 

 

 

Note dell’autrice:

 

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

- A titolo informativo, l’uso delle lettere maiuscole, delle minuscole e la punteggiatura in generale di questa fic, non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure ignoratela....

 

- Come già detto molte volte, la parte medica e riferimenti specifici al Giappone sono frutto di ricerche approfondite; tuttavia, essendo esse di origine autodidatta, e talvolta modificate per esigenze narrative, potrebbero recare delle imprecisioni.

 

- Piccola curiosità: per gestire il diario di Kaede nel modo più veritiero possibile, mi sono affidata alle poche, ma preziose date che il Sensei Inoue ha scritto nel manga.

Di conseguenza, sono diventata cretina (i bisestili sono bastardi >.<), ma sono riuscita a risalire all’anno ipotetico in cui Ru e Hana sono state matricole allo Shohoku, ed è il 1993, il 1° aprile era di martedì, per la precisione.

Quindi, pur essendo il primo vol. di SD datato copyright 1990, la storia è proiettata tre anni dopo.

 

 

Crono-storia:

Se non vi va di leggerla, saltatela a piedi pari, ma io sento il dovere di spendere due parole sulla genesi e lo sviluppo di Scelta d’amore.

E’ un atto dovuto per Kaede ed Hana, in primis.

 

La trama intera (con quest’esatta conclusione) è nata in una sera di dicembre del 2003, tornando a casa dal lavoro, sotto uno scrosciante temporale.. un idiota ha frenato, e.. per un istante mi sono immaginata se.

 

Nel gennaio del 2004 nasce il primo capitolo, e fortissimi sensi di colpa.

Mi sono chiesta se fosse giusto scrivere ‘per piacere’ su una cosa così dolorosa.

Se non fosse dissacrante per chi, una vicenda così, la sta vivendo sulla propria pelle.

 

Nel gennaio del 2005, ad un anno esatto dal primo capitolo, mi è stato fatto capire che certi temi si possono trattare con delicatezza, senza calpestare la dignità di nessuno.

Io non ho la pretesa di dire cosa va bene e cosa no.

Non è un racconto che vuol farsi portavoce di un messaggio pro-eutanasia, anzi.

Io –egoisticamente- non avrei mai avuto il coraggio che ha avuto Hana.

Mi sono state mosse diverse obiezioni, nel corso della stesura.

Non mi arrogo il diritto di trattare temi sociali, eutanasia, donazioni organi, ecc.. ecc… In questa fic, Hana e Ru non esprimono la mia opinione o le mie convinzioni al riguardo. Anzi.

E’ una fic che parla di sentimenti, e di ricordi. Di gioia. Di dolore. E basta.

Cosa è, cosa non è, spetta alla sensibilità di ciascuno di voi, deciderlo.

 

Nel maggio del 2005, ho scritto la parola fine a questa storia.

Forse non è il finale che la maggior parte vorrebbe aver trovato.. ma è coerente: con la storia e con la mia idea in originis.

Penso che valga la pena non calcare su quanto abbiano perso Hana e Ru, ma su quanto abbiano vissuto.. non tanto la meta.. ma il cammino condiviso.

 

Per questo, non ci saranno proseguiti ufficiali alla storia.

Per me, Scelta d’amore finisce qui.

 

Tuttavia, esistono due epiloghi alternativi, innestati dopo la fine.

A chi non amasse questa fine, sono disposta ad inviarli privatamente.

 

Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@alice.it

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

 

A chi avrà trovato il coraggio di arrivare fin qui.

Un grazie di cuore.

 

Arigato (_ _)

 

elyxyz

 

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