Wrong Love

di maz
(/viewuser.php?uid=75648)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Wrong Love

Prologo

 

 

Le tenebre scesero in fretta sulla Terra.
Buio, solo buio e tenebre.
I miei occhi con difficoltà riuscivano a vedere lei.
Lei che addormentata giaceva sulla sua pira.
Lei che aveva sacrificato la sua libertà per il mio amore.
Lei che ora stava morendo.
Il vento iniziò a soffiare più forte di prima. Di nuovo gli alberi presero ad ondeggiare in modo violento.
La natura intorno a noi era morta e piangeva insieme a me l’imminente morte della Prescelta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo I ***


 

Wrong Love

 

Capitolo I

 

 

 

POV Edward

 

Da piccolo credevo che esistesse solo l’uomo nero.

Era frequente per le madri spaventare i bambini che disobbedivano, con qualcosa che non avrebbero mai visto con i loro occhi.
Sono sempre stato un bambino coraggioso, ma quando qualche anno fa si diffuse la notizia che le creature della notte esistevano davvero, confesso di aver avuto paura.
La mia curiosità però, vinceva la paura e speravo ardentemente che un giorno potessi incontrarne uno. 
Certo avrei preferito non essere la sua cena, ma questo non mi spaventava abbastanza da non desiderare l’incontro con uno di essi.
Soprattutto desideravo incontrare lei. 
Isabella. 
La vampira esageratamente bella e terribilmente cattiva che viveva nella foresta di Forks.

Con la scoperta dell’esistenza dei vampiri, i più impavidi, iniziarono a dargli la caccia. Vi erano taglie sulla loro testa, ed ognuno cercava di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, anche a rischio della propria vita.
Da quando si era venuti a conoscenza che un vampiro abitava le nostre terre nessuno usciva più di notte e i miei genitori mi imposero parecchi divieti.
Fu una scocciatura non poter uscire la sera con i miei amici, ma ciò che mi turbava di più era il fatto che così non avrei mai incontrato Isabella.

Tutti i racconti su di lei mi affascinavano. Ogni volta che il cugino di mio padre veniva a trovarci facevo il pieno dei racconti su di lei. 
Robert faceva parte della squadra dei cacciatori di vampiri della città. Erano da mesi sulle tracce di Isabella, ma lei era così brava da evitare sempre le loro trappole.
“È così frustrante, ha un sesto senso per la fuga. Maledetta vampira. A volte credo che ci provi gusto nel vederci fallire ogni volta. La prenderemo presto. I suoi giorni sono contati. Quella dannata morirà.” Sbottò un giorno a pranzo.
Sapevo che era cattiva, ma a volte mi infastidiva sentir parlare Robert in quel modo. In fondo non doveva essere così pericolosa se, nonostante i ripetuti tentativi di ucciderla, non aveva mai attaccato nessuno. 
Era una vampira. Era in grado di uccidere cinque uomini in un colpo solo. 
Se non l’aveva ancora fatto un motivo doveva pur esserci.

Dai racconti di Robert, sapevo che era una donna molto bella, dalla pelle pallida e dura come il marmo, che aveva i capelli color cioccolato, e che, come tutti i vampiri, era molto forte, agile e veloce.
Me ne tornai in camera con quei pensieri che mi frullavano per la testa. Mi abbandonai sul letto e iniziai a pensarla ancor più intensamente. Presto il sonno si impadronì di me, continuai a sognarla. 
Sognai lei avvicinarsi al mio letto e sussurrarmi qualcosa all’orecchio. 
Le parole erano troppo veloci e così non riuscii a capire cosa mi stesse dicendo. Poi si allontanò come se qualcuno fosse venuta a cercarla e fuggì via nel cuore della notte.
Mi svegliai di scatto, ero consapevole che fosse un sogno, ma questo non mi impedii di alzarmi e correre alla finestra. 
Mi sentii triste quando di fronte a me vidi solo gli alberi illuminati dalla luce tenue dell’alba.

Scesi in cucina per fare colazione, poi mi preparai per la scuola. Quando arrivai nel parcheggio vidi i miei amici intenti a parlare di qualcosa. 
Mi avvicinai e chiesi a Tom cosa fosse successo.
“Edward non ci crederai mai. Hanno catturato Isabella!” non riuscii a credere a quelle parole.
Il desiderio che lei fosse sana e salva si impadronii di me.
“Coma hanno fatto a prenderla? Cosa le hanno fatto Tom? La uccideranno? Dov’è adesso?” chiesi disperato.
“L’hanno colta di sorpresa mentre cacciava. Da quello che mi ha raccontato mio padre, è stato abbastanza facile catturarla. Mi ha detto di aver avuto la sensazione che lei in fondo voleva essere catturata. L’hanno legata e portata alla stazione di polizia. Non so se la uccideranno, ma hanno dato a tutti il permesso di poterla vedere da vicino. Mio padre però me lo ha impedito. Mi ha detto che potrebbe essere pericoloso.” Mi disse.

Entrammo in classe richiamati dal suono della campanella. Quella mattina non feci altro che pensare a lei. Che sciocco pensai, ero in pena per una vampira. 
Mi balenarono nella mente le parole di Tom. 
Com’è che aveva detto? Ah si, il padre aveva avuto la sensazione che lei voleva essere catturata. Non ne capivo il senso. 
Perché si era privata della sua libertà? Le bastava fuggire via da Forks e raggiungere gli altri vampiri. 
Perché è rimasta, e perché ha rinunciato alla sua vita? 
Ero intenzionato a scoprirlo.

Tornai a casa. Robert era lì. Stava raccontando l’esito della caccia ai miei genitori. Mi incuriosii e feci alcune domande. 
“Robert, Tom mi ha detto che si è fatta catturare facilmente, è vero?” vidi Robert impallidire e mio padre scuotere il capo.
Pensai che ciò che aveva raccontato ai miei non doveva proprio essere la verità. Si schiarì la voce e mi rispose.
“Si è vero Edward. Non ha opposto resistenza. Abbiamo provato a chiederle qualcosa, ma non ha risposto a nessuna delle nostre domande. Devo dire che però è molto bella e che il suo corpo parlava per lei.” Si zittì, perso tra i suoi pensieri.
Una sensazione strana invase il mio corpo. Non la riconoscevo. 
Non avevo mai provato niente del genere.
Che fosse gelosia?
Risi di me stesso, come potevo essere geloso di qualcuno che nemmeno avevo mai visto?
Questa sensazione continuava comunque a devastarmi.
Come poteva Robert permettersi di pensare alla mia Isabella in quei termini? Avrei voluto ucciderlo in quell’istante. 
Mi riscossi quando mi fermai a riflettere sui miei stessi pensieri. Sbaglio o avevo pensato ad Isabella come mia? Smisi di pensarci. 
Forse mi stavo interessando troppo ad una questione che non doveva riguardarmi. Soprattutto non doveva interessarmi Isabella.

“Edward, perché non vieni con me, è il mio turno di guardia in centrale. Ti piacerebbe incontrare una vampira dal vivo?” Robert mi scosse dai miei pensieri.
E con quelle poche parole tutti i miei propositi di rimanere estraneo a quella faccenda, si sgretolarono come un castello di sabbia.
“Non voglio. Non voglio che mio figlio veda quella dannata!” si intromise mia madre.
Guardai mio padre che mi sorrise. 

“Cara non c’è nulla da temere. Robert sarà con lui e poi la vampira è incatenata e chiusa in una cella. Non gli succederà nulla.” Disse mio padre a mia madre.
Gliene fui grato. Finalmente il mio sogno stava per avverarsi. Chissà se assomigliava alla Isabella dei miei sogni. Chissà se mi avrebbe parlato. 
Fremevo per l’eccitazione.
“Si Robert, ti prego andiamo, voglio vederla!” lo incitai.

Arrivammo alla stazione di polizia. Scesi dall’auto e mi guardai attorno, non c’era nessuno. Robert diede il cambio al signor Newton e si sistemò nella sua cuccetta. Prese un giornale tra le mani e iniziò a leggere le notizie del giorno. 
Rimasi a guardarlo stupito. Volevo vederla, non stavo più nella pelle.
“Quando posso vederla?” mi azzardai a chiedergli.
“È nell’altra stanza. Vai pure Edward, non ti farà del male. Le abbiamo dato un sedativo particolare, probabilmente sarà ancora svenuta.” Mi disse indicandomi la strada.
“Non dirò nulla ai tuoi genitori non preoccuparti. Sapranno che con te c’ero anch’io.” Disse, scambiando la mia esitazione per la paura che mio padre scoprisse che mi ero avvicinato ad una vampira da solo.
Ma non era così. 
Esitavo perché non sapevo cosa dire. 
Era tutto ciò che sognavo. 
Incontrarla era il mio unico desiderio e adesso che ci ero vicino, avevo paura che tutto fosse un sogno.
Feci un respiro profondo, sorrisi a Robert e mi voltai per seguire la strada che mi aveva indicato. 
Mi avvicinai cauto.

L’eccitazione cresceva, ma anche la paura iniziò ad insediarsi in me. 
Non avevo paura che mi facesse del male, questo no,avevo paura di non riuscire a parlarle, di bloccarmi e di non riuscire a farle capire da quanto aspettavo quel momento. 
Girai l’angolo e mi trovai la cella di fronte.
Lei era lì, immobile. Quando mi sentì arrivare alzò lo sguardo verso il mio. 
Era la cosa più bella che avessi mai visto. La donna dei miei sogni era lì a pochi passi da me. Mi guardava e sembrava volesse dirmi qualcosa.

Arrancai un altro passo. 
Il suo sguardo cambiò e tutto successe talmente in fretta che non ebbi il tempo di capire cosa stesse accadendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo II ***


 

Wrong Love

 

Capitolo II

 

 

 

POV Isabella

 

Chiusa in quella cella mi ritrovai a pensare alla mia vita prima di essere vampira.

Vivevo a Seattle con mio padre Charlie.
Mia madre si era risposata con un giocatore di baseball più giovane di lei di qualche anno, ed ero andata a vivere con mio padre per lasciarle più spazio.
Frequentavo il liceo di Seattle ed ero una brava studentessa.
Adoravo studiare,mi piaceva leggere, e quando non andavo a lavoro, passavo il mio tempo chiusa nella biblioteca della mia città.

Avevo 19 anni quando successe.

All’epoca il mio futuro mi sembrava luminoso, volevo essere una scrittrice e non avrei permesso a nessuno di ostacolarmi.
Avevo trovato un lavoretto in un piccolo negozio di articoli sportivi. Mi portava via poco tempo e soprattutto mi permetteva di racimolare qualche soldo, utile per le spese universitarie.

Non ero una ragazza come tutte le altre.
Ricordo che mio padre era preoccupato per il mio modo di essere.
Non avevo molte amiche a parte Angela e Jessica che erano le mie compagne di scuola.
Non uscivo la sera come tutte le ragazze di Seattle della mia età.
Non avevo un fidanzato e non davo la possibilità a chi mi corteggiava di invadere il mio mondo speciale.
Un mondo dove i doveri venivano prima di ogni altra cosa.
Avrei lavorato sodo per realizzare il mio sogno ed ero certa che un giorno avrei incontrato l’uomo della mia vita. L’uomo che mi avrebbe capita ed incoraggiata e soprattutto, un uomo che mi avrebbe amata con tutto se stesso.
Spesso quando leggevo, mi ritrovavo a pensare di far parte di quei romanzi.
Mi immaginavo con una carriera, con una famiglia. 
Immaginavo i miei bambini giocare nel giardino di casa, e alla sera, mi vedevo seduta sul loro letto a leggergli una delle mie storie.
Ma tutto ciò sarebbe venuto solo dopo la mia laurea.

Mi ero appena diplomata con il massimo dei voti, ed ero orgogliosa di me.
Un altro livello era stato superato.
Certo, c’era da lavorare molto ancora, ma ogni passo in avanti mi dava la forza di procedere con più voglia e più determinazione.

Quella notte però tutti i miei sogni si spensero così come si spense la mia vita.

Quella maledetta notte uscii con le mie amiche.
Ricordo che era estate e che Angela e Jessica mi avevano convinta ad uscire con loro per prendere un gelato.
Mi dissi che non sarebbe stata una cattiva idea, in fondo saremmo partite per l’università e non ci saremmo più riviste per molto tempo.
Era un’occasione per salutarci e poi non sarebbe crollato mica il mondo se una sera mettevo da parte i miei libri.

“Mi mancherai tanto Bella. Scrivimi presto così mi racconterai tutto.” Mi disse Jessica quasi tra le lacrime.
“Anche tu mi mancherai Jessica. Soprattutto mi mancheranno tantissimo i tuoi pettegolezzi. Mi mancherà vederti arrabbiata perché Lauren Mallory cerca di fare il filo al tuo Mike Newton. Mi mancherà tutto di te.”le risposi abbracciandola e lei scoppiò in un piccola risata, tirando su con il naso.
“A me mancherà tutto di te, mi mancherà vederti con la testa china suoi tuoi romanzi, mi mancherà vederti immersa nel tuo mondo e mi mancheranno i tuoi consigli. Non so come farò senza di te Bella.” Disse Angela e imbarazzata si tuffò tra le mie braccia.
Le sorrisi e scoppiai in lacrime. 
“Grazie per ciò che in questi anni mi avete dato. Siete le migliori amiche del mondo.” Sussurrai e le strinsi a me.

Ci salutammo ed io mi incamminai verso casa. Si era fatto tardi e Charlie sicuramente mi aspettava in piedi.
Quando lasciai le mie amiche, una strana sensazione mi assalì.
Sentivo come se qualcuno mi stesse seguendo e iniziai ad avere paura.
“Manca poco Bella. Tra un po’ la luce della veranda si vedrà e sarai al sicuro.” Dissi tra me e me.
Tastai le tasche dei jeans e mi accorsi di non avere il telefono.
Maledissi me stessa per non averlo preso.
Avrei potuto chiamare Charlie e chiedergli di venirmi incontro.
Presi un respiro e feci un altro passo.

Poi qualcosa si mosse alle mie spalle.
Mi voltai ma non vidi nulla.
Un altro fruscio e non vidi più nulla.
Sentii delle braccia fredde afferrarmi per i capelli.
I miei pensieri erano confusi, non riuscivo a muovermi e non ebbi il tempo di scappare.
Cercai di gridare ma le urla mi morirono in gola.
Qualcosa di pungente mi trapassò il collo.
Il dolore fu immenso e persi i sensi. Quando riacquistai un po’ di lucidità avvertii solo dolore.
Un dolore intenso che quasi non mi permetteva di respirare.
Non riuscii ad aprire gli occhi e ricominciai ad urlare.
Bruciavo, qualcuno mi stava dando fuoco e non mi capacitavo del fatto che nessuno volesse aiutarmi. Nessuno voleva aiutarmi a morire.
Inarcai la schiena quando il dolore si fece più intenso.
Urlai il nome di Charlie ma lui non rispose.
Le orecchie mi fischiavano e nessuno rispondeva alle mie suppliche.
“Ti prego, uccidimi, chiunque tu sia, ti prego fallo!” ripetevo con la poca forza che mi era rimasta.
Ma nessuno lo faceva.

Quando presi coscienza del fatto che nessuno mi avrebbe aiutata, smisi di urlare.
A quel punto era inutile ormai.
Aspettavo che ad uccidermi fosse il dolore.
Cercai di portare alla mente i volti delle persone a me care.
In questo modo, pensavo, il viaggio verso la morte sarebbe stato meno doloroso.
In quel momento non era il dolore fisico ad uccidermi, ma era il senso di perdita.
Avevo salutato le mie amiche, ma non avrei mai immaginato che fosse per sempre.
Non sarei mai andata all’università e non sarei mai diventata una scrittrice, il mio principe azzurro non sarebbe mai arrivato.
Tutti i sacrifici fatti per nulla, stavo morendo e tutto ciò che avevo costruito fino a quel momento era stato vano.
Ricordai il volto di Charlie, i suoi tentativi di provare ad essere un buon padre. 
E lo era. 
Anche se tra noi non c’erano mai state dichiarazioni d’affetto esplicite, sapevamo entrambi che nessuno poteva fare a meno l’uno dell’altra.
Poi pensai e Renee. 
La mia splendida mamma adolescente. 
Vivere con lei era stato bellissimo e mi dispiacque molto trasferirmi a Seattle, ma sapevo che era giusto che lei vivesse il suo amore con Phil senza una figlia tra i piedi. Un giorno sarei ritornata da lei.

Ed ora quel giorno non sarebbe mai arrivato.

Non sapevo quanto tempo fosse passato.
I secondi mi sembravano ore e continuavo a bruciare.
Poi di colpo il dolore si affievolì e presi a respirare in modo irregolare.
Provai a muovermi, ma il mio corpo non rispondeva alle mie richieste.
Le fiamme iniziarono ad attenuarsi e il mio cuore iniziò a battere più forte.
Sorrisi.
La morte finalmente era arrivata e io avrei smesso di soffrire.
Una lacrima rigò il mio viso. 
Poi un tonfo. 
Il mio cuore smise di battere.
Quando provai ad aprire gli occhi una donna vestita di nero mi porse la sua mano.
Era bellissima e senza esitazione le diede la mano.

L’angelo della morte era venuta a prendermi.

 

 

Ciao a tutti!!!! Sono contenta che questa fan fiction vi piaccia.

Ringrazio coloro che mi hanno inserita nelle seguite e nelle preferite.

Sono davvero contenta.

Ringrazio anche Goten e MimiMiaotwilight4e per le loro recensioni!!!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo III ***


 

Wrong Love

 

Capitolo III

 

 

 

POV Isabella

 

 “Allunga la mano e prendi la mia.” Disse l’angelo. “Abbi fiducia in me.” continuò.
E senza che mi rendessi conto, strinsi ancor di più la presa sulla sua mano.

“Non aver paura, è solo una chiacchierata." La sua pelle era come seta, e persa ed insicura cercai di ascoltare cosa aveva da dirmi.
Lei mi sorrise educatamente e di rimando risposi a quel sorriso, la fissai dritto negli occhi.
“Il mio nome è Julianne, e sarò il tuo angelo custode .” disse, accarezzandomi la mano.
“Cosa mi è successo?”farfugliai, ancora confusa.
“Ciò che ora sto per dirti ti sembrerà strano e assurdo, ma credimi quando ti dico che è la pura verità.”rispose. Stordita iniziai a chiedermi il perché, tutto ciò di cui avevo bisogno era la verità. Ero impaziente di sapere e sapevo che quella donna sarebbe stata la risposta a tutto.
“Vedi cara, il mondo in cui hai vissuto, ti ha tenuto all’oscuro della nostra esistenza. Molte creature che tu credevi fossero solo fantasia, in realtà esistono davvero. Io sono una di queste. Il mio compagno, Adam, stava cacciando e sulla sua strada ha incontrato la tua scia e non è riuscito a controllarsi. Ti ha attaccata, ma quando si è reso conto del tuo potenziale, si è fermato. Il veleno ti aveva già infettato e tutto ciò che dovevamo fare era aspettare che tu diventassi una di noi.”disse con una punta d’orgoglio guardando il suo compagno, che nel bel mezzo del racconto si era avvicinato a noi.

Ero appesa alle parole che mi tenevano sospesa, a tre metri dal suolo. Ascoltavo quello che lei diceva, ma non riuscii ad emettere alcun suono.
Cosa voleva dire ciò che lei mi aveva appena raccontato?
“Mia cara Isabella,”disse toccandomi il viso. “Percepisco il tuo disagio e comprendo che ancora non sei arrivata alla verità. Sto cercando di dirti che noi siamo vampiri e adesso, anche tu lo sei.” Disse con semplicità.
Il panico e la paura entrarono dentro di me con una facilità estrema, come se un rivolo d’aria fosse appena entrato nei miei polmoni.
Mi sentivo indifesa. Era come se tutto ciò in cui avevo creduto, fosse stato travolto.
Sentii il mondo sgretolarsi sotto di me.
Tutto in quell’attimo si stava sgretolando.
La mia vita e la mia anima,ormai erano solo un mucchio di polvere ai miei piedi.

“Stai lontana da me.” Urlai, e per la prima volta udii chiaramente la mia voce. Era come musica, ma non mi lasciai distrarre da tutto ciò.
Dentro di me si era innescato uno strano senso di difesa.
Sapevo che dovevo proteggermi da lei e dal suo compagno, anche se non sapevo bene ancora perché. Sapevo solo di dover opporre resistenza.
Il mio senso del pericolo si era fatto più intenso e di certo non l’avrei sottovalutato.
“Non posso! Sei incontrollabile ora, e prima di insegnarti tutto quello che c’è da sapere, devi cacciare.” Mi ordinò come fa una regina con i suoi sudditi. “Adam ti accompagnerà e ti farà vedere come si nutre un vampiro.” Annuii senza forze.
Sapevo che dovevo farlo. La sete si stava impadronendo di me.
Ed anche se non dovevo fidarmi di loro, sapevo che sarebbero stati gli unici che avrebbero potuto fare luce su tutto.
Seguii Adam senza dire una parola. Era tardi e solo qualcuno passeggiava tra le strade della città.
Adam attirò la mia attenzione e mi disse di osservarlo.
Si piegò su se stesso e con un balzo attaccò un uomo, che per un assurdo scherzo del destino, quella notte si trovava lì.
Adam affondò i suoi denti nel collo dell’uomo e lo dissanguò lentamente.
Provai orrore per questo,ma vedere la scena risvegliò in me ciò che ero appena diventata.
La mia bocca si riempì di veleno e i miei sensi si fecero più intensi.
Avevo bisogno di sangue e nonostante una parte di me sapeva che non era giusto, iniziai a correre verso il profumo che percepivo.
Con un balzo dissanguai la mia prima preda.
Era una ragazza e il suo sangue era il nettare più dolce che avessi mai provato.
Quando finii gettai il suo corpo sull’asfalto e mi sentii più forte e sollevata.
La mia gola non bruciava più con la stessa intensità di prima.
Il vampiro che era in me aveva soddisfatto la sua sete ed ora non rimaneva che scoprire tutti i dettagli di quella che era diventata la mia nuova vita.

Rientrammo nel nostro rifugio e Julianne ci venne incontro. “Sei stata bravissima piccola mia, ora vai a farti una doccia. So che non aspetti altro che io ti racconti tutta la verità.” Annuii e lei mi indicò il bagno. Entrai e notai degli abiti puliti sul mobile accanto al lavandino.
Mi avvicinai e vidi nello specchio la mia immagine riflessa.
Non ero mai stata una bella ragazza,ma quello che vidi fu una piacevole sorpresa.
I miei capelli erano di un castano più scuro rispetto a quelli che avevo da umana.
I miei occhi erano di un rosso accesso.
Le mie labbra più definite e ancora sporche di sangue.
E la mia pelle era perfetta e candida come la neve.
Guardai quel volto e sentii che non mi apparteneva.
Ripensai a ciò che avevo appena fatto.
Cos’ero diventata? Ero cambiata e tutto quello che ero e tutto quello che ero stata era sparito nel nulla. Ancora sottopressione e con la sofferenza nel cuore, che ormai non batteva più, lavai via il sangue dalle mie mani. Il sangue di una povera ragazza che io avevo ucciso.
Perché era quello che ero diventata. Una assassina.

Feci una doccia e cercai di non pensare.
Ancora avvolta nell’asciugamano, mi accasciai sul pavimento.
Lo feci non perché mi sentivo debole, avevo capito che oramai ero forte e indistruttibile, ma perché cercavo di rimanere abbracciata al mio passato.
Volevo di nuovo provare le sensazioni umane che fin dalla nascita mi avevano accompagnata.
Sapevo benissimo che il male ormai era nelle mie vene, ma avrei dato tutto quello che potevo per ciò che io ritenevo giusto.
“Isabella, rivestiti, dobbiamo parlare. Non farti influenzare da ciò che eri prima. Tu non sei più umana e tutto quello che avevi non tornerà più indietro.”Julianne mi guardava appoggiata allo stipite della porta del bagno.
Come diavolo faceva a sapere il mio nome? E come faceva a sapere che avevo bisogno di sentirmi umana? Poi tutto si fece chiaro.
Lei era nella mia mente e si sarebbe infiltrata nelle mie difese pur di ottenere ciò che voleva.

Mi rivestii in fretta e raggiunsi Adam e Julianne nel soggiorno.
“Vieni cara, siediti qui.” Disse sorridendomi.
“Allora, da dove inizio?” e si portò una mano sul mento. Adam le prese la mano.
Lei gli sorrise e tornò a guardarmi. “Isabella, sono anni che tentiamo di tenere al sicuro il nostro segreto, ma ormai è venuto il tempo per rendere giuste le cose. Dobbiamo lottare per i nostri diritti e per sopravvivere. Se non agiamo ora, il nostro mondo andrà in rovina. Troveranno i nostri nascondigli e ci uccideranno tutti. Vedi, è vero che noi siamo indistruttibili, ma alcuni umani hanno trovato il modo di ucciderci e lo faranno se noi non reagiamo. È ora di fare la nostra mossa. La tempesta sta arrivando e noi impediremo che il nostro mondo venga distrutto. Siamo stati chiamati per lottare e tu ora farai parte di questo esercito.” Disse con uno sguardo che non ammetteva repliche.
“Ti insegneremo a mentire, a combattere e sopravvivere. La nostra razza è superiore a quella umana ed è l’unica che dovrà sopravvivere. Gli uomini per noi saranno solo cibo e saremo noi ad avere il potere.”continuò decisa.
Fu in quel momento che riuscii a comprendere cosa stava dicendo. Voleva distruggere la razza umana. E io per lei ero solo un soldato. L’unica cosa che pensai in quel momento era che io sapevo benissimo chi ero e sapevo benissimo chi non volevo essere. Tutto per la prima volta fu così semplice da capire, e la rabbia si impossessò di me.
“Non farò a modo tuo Julianne. Quando ti ho vista per la prima volta, pensavo fossi un angelo, ma il cielo non è fatto per accoglierti. Sei solo una regina senza il tuo trono. Tu vuoi mettere a rischio tutti gli umani, mettendo in pericolo le loro vite e le loro anime, come hai fatto con me. Non te lo permetterò, fosse l’ultima cosa che faccio. Tu porti solo morte e distruzione su tutto quel che tocchi e brucerai all’inferno per tutti i tuoi peccati, e quel giorno io sarò lì a godere per questo.” Sputai. Avevo controllato per troppo tempo le mie sensazioni e, in quel momento, costrinsi la mia anima di vampiro a rivelarsi.
“Fa come vuoi Isabella. Ma ti dico che sentirai ancora parlare di me e non sarò così gentile come adesso quando ci rincontreremo.” Ringhiò e trascinò con se Adam nella sua camera da letto.

Rimasi sola nell’immenso soggiorno di quella casa che non era la mia.
Avevo paura, tutto ciò mi spaventava a morte e la morte era tutto ciò che riuscivo a vedere in quel momento. Due strade si aprirono davanti a me.
Una era Julianne, l’altra era la fuga. Cosa dovevo fare? Correre lontano da qui o rimanere a combattere per la mia razza? Qual’era il sentiero che avrei dovuto percorrere? Vagliai tutte le possibilità che in quel momento avevo.
Compilai mentalmente la mia lista delle cose sbagliate e delle cose che invece ritenevo giuste.
Presi la mia decisione e pregai che Dio in quel momento mi stesse a sentire.
Iniziai a correre per il bosco che circondava la casa.
Era il momento di correre e pregai che Julianne non venisse a prendermi.
Avrei usato la mia fuga come un’opportunità per cambiare le cose.
La mia fuga da Julianne era la possibilità di cancellare tutto quell’orrore che sapevo sarebbe accaduto.

 

 

 

 

Ringrazio le 12 persone che mi hanno inserita nei preferiti e le 15 che invece mi hanno inserita nella seguite! Davvero un grazie di cuore.

@ Goten: grazie per la tua recensione e per quanto riguarda Edward dovrai aspettare un altro po’. Bisogna che prima Bella racconti alcune cose, così si chiarirà meglio quello che succederà quando Edward si avvicina a lei

Un bacio a tutti.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


 

Wrong Love

 

Capitolo IV

 

 

 

POV Isabella

 

Veloce come il vento attraversai a nuoto Puget Sound.
La mia mente ora era più spaziosa e registrava molte più cose di quanto la mia piccola mente umana potesse fare. Ero in grado di nuotare per lunghe distanze senza accusare stanchezza fisica.
L’unica stanchezza che percepivo era quella mentale.
Non avevo avuto molto tempo per riflettere sull’accaduto e il pensarci e ripensarci non faceva altro che avvilirmi. Avevo bisogno di risposte e non avevo nessuno a cui chiedere.
Certo Julianne mi avrebbe aiutata volentieri, ma a quale prezzo?
Anche se ormai ero un essere dannato e il mio ingresso in paradiso, come da brava cattolica speravo, era fortemente compromesso. Avevo ucciso già una volta, ma non avrei permesso che accadesse di nuovo.
La sete cominciava a farsi sentire e speravo di non incontrare nessun umano sul mio percorso.

Attraversai Bainbridge Island e senza smettere di correre arrivai a Bangor.
Dovevo cacciare. La gola bruciava e attraversare la città era pericoloso. Mi accasciai sulla riva del fiume. Mi persi ad osservare il tramonto. I raggi del sole riflettevano sulla mia pelle, emanando dei bagliori davvero spettacolari. Brillavo come un diamante, ma non era affatto niente di magnifico. Ero un mostro.
Dei blocchi di ghiaccio galleggiavano indisturbati sul letto d’acqua.
Io mi sentivo proprio così, senza una meta, senza un obiettivo da raggiungere.
Vagavo indisturbata tra le vie della città, tra i boschi e tra i mari, senza che nessuno mi tenesse compagnia e senza qualcosa da cercare. Cosa dovevo fare ora? Come avrei impiegato la mia immortalità? Tutto ciò che desideravo era tornare umana ma sapevo che ciò era impossibile.

Un foglio di giornale mi arrivò addosso trascinato dal vento.
Lessi l’articolo e l’orrore si impossessò di me. L’articolo diceva che una banda di vampiri stava dissanguando la città di Seattle e che i servizi segreti stavano cercando il modo di fermarli.
Le vittime erano tante e i propri cari stavano organizzando le cerimonie funebri per rendere omaggio alle povere vittime. Quando finii di leggere mi vergognai ancora di più di ciò che ero.
Quell’articolo voleva dire che la guerra era iniziata e che presto i vampiri avrebbero preso il comando.

Una coppia di innamorati passeggiavano mano nella mano sulle sponde del fiume. Mi fissavano impauriti. Avevano realizzato che di fronte a loro c’era un vampiro. Il loro odore era fortissimo, il loro cuore pompava sangue velocemente e la bocca si riempì di veleno.
Senza che avessi il tempo di fermarmi a pensare li attaccai e bevvi il loro sangue.
Sazia guardai ciò che avevo appena fatto. Avevo ucciso ancora.
Volevo piangere, ma le lacrime non mi bagnarono le gote.

Dovevo scappare, presto si sarebbero accorti dei cadaveri e non dovevo farmi trovare lì.
Spogliai la ragazza e indossai i suoi vestiti. Non mi piaceva quello che stavo facendo.
Le avevo tolto la vita e ora non avevo rispetto nemmeno per il suo corpo.
Dovevo cambiarmi però, i miei vestiti erano logori e in quello stato tutti si sarebbero accorti che non ero un essere umano. Poi frugai fra le tasche del ragazzo e presi tutti i soldi che avevano con loro.
Dovevo fuggire e mi servivano soldi. Avrei cercato un posto dove nessuno poteva trovarmi e soprattutto dove non avrei potuto fare del male a nessuno.
Attraversai la città e corsi senza voltarmi indietro.

Non so quanti giorni passarono.
Durante la corsa ero stata ben attenta a non incrociare nessuna città, così almeno non avrei ancora ucciso. Mi fermai nel bosco nei pressi di Forks, certo non ero andata molto lontana da Seattle, ma lì mi sarei nascosta fino a quando sarei stata in grado di controllarmi in presenza degli umani, poi sarei partita per una destinazione più lontana e lì mi sarei fatta una vita se mai fosse stato possibile.

Ero di nuovo affamata, ma allo stesso tempo sollevata dal fatto che nessun umano era a portata di mano. Passai in quello stato qualche giorno, poi la sete divenne insopportabile.
Mi impediva perfino di riflettere e per me in quel momento era importante poterlo fare.
Dovevo trovare un rifugio, dei vestiti puliti e un modo per rendere la mia esistenza migliore.
Avevo intenzione di fermare quei vampiri, sapevo che Julianne e Adam non erano gli unici da battere, ma sarebbe stato solo il primo passo.
Dovevo cercare degli alleati. Sicuramente non ero l’unica contraria a quello scempio.

Un fruscio attirò la mia attenzione.
Un puma qualche metro più in là stava cacciando.
Quello che successe non riuscii a capirlo sul momento.
Mi ritrovai con il puma tra le braccia che esalava il suo ultimo respiro e il suo dolce sangue scorreva tra le mie vene donandomi un immediato sollievo.
Quando finii sorrisi.
Senza volerlo avevo trovato una soluzione.
Potevo tranquillamente dissetarmi con il sangue animale.
Questo voleva dire non far del male a nessun umano. Ero felice per quel piccolo passo avanti.
Ora dovevo passare al secondo punto del piano. Esplorai la foresta in cerca di qualcosa che potesse assomigliare ad un rifugio.

Ciò che trovai non era di certo quello che mi sarei aspettata.
Una piccola casa fece capolino tra le felci.
A giudicare dalle erbacce che l’avevano quasi coperta era disabitata da un po’.
Dovevo controllare. Entrai cercando di non fare rumore.
C’era una piccola possibilità che all’interno di quella casa vivessero dei vampiri.
Quando la porta si spalancò rimasi ancor più sorpresa.
Non c’era nessuno anche se si avvertiva odore di vampiro.
Sembrava disabitata da anni. I mobili erano coperti da un telo bianco.
Probabilmente chi viveva lì era andato via e non sarebbe più tornato.
Lo sperai vivamente. Quella casa era bellissima e in più era dotata di tutto ciò che un normale umano utilizzava quotidianamente. Decisi di fare un giro di perlustrazione per conoscere meglio quella che desideravo divenisse la mia casa.

L’arredamento era molto fine.
Chi aveva arredato quella casa doveva essere uno che se ne intendeva parecchio.
C’era una enorme sala da pranzo e una cucina. Uno studio pieno di libri. Ce n’erano talmente tanti che sembrava una biblioteca. Un lieve sorriso si dipinse sul mio volto. Con tutto il tempo che ormai avevo a disposizione, li avrei letti tutti.
C’erano quattro camere da letto con un bagno in ognuno di esse.
Sicuramente quella casa era appartenuta ad una famiglia a giudicare dal numero delle stanze.
Aprii l’armadio di una delle camere e rimasi sollevata nel vedere che era piena di vestiti.
Sperai che fossero della mia taglia, almeno così non avrei dovuto rubare.
Uscii dalla casa e curiosai sul retro, c’era un piccolo garage.
Non mi sorpresi quando vi trovai una macchina all’interno. Magari era rimasta lì nel caso in cui un membro di quella famiglia fosse passato di lì.
Ritornai all’entrata e decisi che era meglio non rimuovere le erbacce, in questo modo era più difficile scorgere la casa e sarei stata al sicuro più a lungo.

Presi dall’armadio una tuta e una maglietta e rovistai nei cassetti per cercare dell’intimo.
I capi erano tutti firmati, questo voleva dire che la famiglia che aveva abitato lì doveva avere delle entrate abbastanza cospicue.
Feci un bagno e lavai con cura i miei capelli.
Ero davvero sporca. Il mio stato testimoniava tutta la strada che avevo percorso.
Una volta pulita, andai verso lo studio ed iniziai a cercare notizie di quella famiglia.
Doveva pur esserci un qualcosa che dava un volto e un nome a quelle persone, o quei vampiri. Nulla escludeva che potesse essere qualcuno della mia razza a possedere quell’immobile.

La ricerca durò poco. Trovai molte cose utili.
Per primo un album di fotografie.
Dall’aspetto non era difficile capire che erano dei vampiri.
La famiglia era composta da sei persone.
Trovai poi dei contratti di lavoro e delle iscrizioni alla scuola di Forks.
Carlisle Cullen era un medico e sua moglie Esme era un architetto.
Sicuramente era stata lei ad arredare la casa.
Dai documenti risultava che Carlisle ed Esme avevano due figli Alice ed Emmett Cullen e gli altri due ragazzi invece, Rosalie e Jasper Hale, erano stati adottati.
Fu difficile capire a quale volto corrispondevano quei nomi.
Erano tutti giovanissimi e di bell’aspetto, nulla mi portava a capire chi fossero i genitori e chi i figli.
Fortunatamente avevo molto tempo per capirlo.

Con l’album delle foto in mano mi sedetti sul divano di pelle nera del salotto.
Guardare quelle foto mi fece male.
Mi mancavano Charlie e Renee.
Chissà cosa stavano facendo in quel momento.
Sicuramente piangevano la morte prematura della loro unica figlia.
Non avevano nemmeno un corpo su cui piangere.
Non avrei mai avuto una famiglia come quella dei Cullen, ma se era scritto nel mio destino che sarei diventata quello che sono ora allora avrei dato un senso a questa mia nuova vita.
La notte era scesa e scossa dai singhiozzi continuai a guardare le foto.
Magari un giorno li avrei incontrati e avrei potuto chiedergli di adottarmi.
Così anch’io finalmente avrei avuto la mia famiglia.

 

 

Ciao a tutti e scusate il ritardo.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno inserita nei preferiti e nelle seguite e anche coloro che leggono solamente!!!!

Un bacio a tutti!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo V ***


 

Wrong Love

 

Capitolo V

 

 

 

POV Isabella

 

Nei giorni passati in quella casa imparai a conoscere quella famiglia che, nel profondo del mio cuore morto, sentivo già mia. Il dottor Carlisle Cullen era stato per molti anni il primario dell’ ospedale di Forks.
Vantava un curriculum da far invidia a qualunque medico.
Supposi che la sua bravura era dovuta anche ai lunghi anni trascorsi negli ospedali in cui sicuramente aveva operato. Era un uomo molto bello, e dalle foto si evinceva la sua infinita pazienza.
Poi c’era sua moglie Esme. I capelli color caramello le incorniciavano il viso a cuore e i suoi occhi le illuminavano il volto ogni qualvolta incrociava lo sguardo di suo marito.
La famiglia Cullen da quello che ero riuscita a capire era formata anche da altre coppie.

Il ragazzone nerboruto faceva coppia con la vampira più bella che avessi mai visto.
Nemmeno Julianne era così bella. Rosalie aveva dei lunghi capelli color dell’oro e un corpo da far invidia alle modelle più pagate e desiderate da ogni stilista.
In ogni foto che la ritraeva rivedevo la ‘Madonna del Magnificat’ del Botticelli.
Emmett invece aveva lo sguardo di un bambino nel corpo di un uomo. I capelli color corvino si intonavano bene con l’oro dei capelli della sua compagna.
Dovevano amarsi davvero tanto a giudicare dal numero notevole di album matrimoniali.
Si erano sposati un sacco di volte ed ogni cerimonia non aveva nulla di simile a quella precedente. Per ogni matrimonio un tema diverso, l’unico elemento comune era il loro amore.

Infine c’era la coppia più strana che avessi mai visto.
La piccola Alice, che più che ad un vampiro assomigliava ad un folletto, e il misterioso Jasper.
I corti capelli di Alice la facevano sembrare ancor più minuta di quello che era e le cicatrici numerose di Jasper mi rendevano difficile l’idea che quei due potessero essere marito e moglie.
Sicuramente Jasper era stato un soldato.
La sua postura e il suo sguardo diffidente non fecero altro che confermare la mia teoria.

Fu proprio grazie alle foto dei loro matrimoni che ebbi successo nel dare un nome ad ogni volto.
Uno di loro si era preso la briga di descrivere ogni momento di quei giorni.
Sotto ogni foto, una frase descriveva le emozioni che provavano in quel momento.
Riuscii perfino a commuovermi quando lessi una delle frasi sotto una foto di Alice e Jasper:
“Bizzarra deità, bruna come le notti,
dal profumo mischiato di muschio e d'avana,
opera di qualche Obi, Faust della savana:
ammaliatrice color d'ebano, figlia della nera mezzanotte,
io preferisco alla costanza, all'oppio, alle notti,
l'elisir della tua bocca in cui l'amore si pavoneggia:
quando verso di te i miei desideri partono in carovana,
i tuoi occhi sono la cisterna in cui bevono le mie pene.
Attraverso i due grandi occhi neri, spiragli della tua anima,
demonio senza pietà, versa meno fiamme:
io non sono lo Stige per abbracciarti nove volte.
ahimè, e non posso, Megera libertina,
per spezzare il tuo coraggio e metterti alle corde,
nell'inferno del tuo letto divenire una Prosérpina.”

Sicuramente era stato Jasper a dedicare quella splendida poesia di Baudelaire ad Alice.
Doveva davvero amarla così tanto.

Guardare quelle foto provocò in me due tipi di emozioni contrastanti.
La prima era felicità: ero felice per quelle persone, ero raggiante per la consapevolezza che al mondo potesse esistere davvero quell’amore che i miei poeti preferiti tanto decantavano.
La seconda sensazione,invece, era totalmente opposta alla prima.
Era angoscia ciò che sentivo.
Provavo pena per me stessa; nessun Emmett mi avrebbe guardata con venerazione, nessun Jasper mi avrebbe dedicato poesie e nessun Carlisle mi avrebbe tenuto la mano nelle sue, guardandomi come se fossi la cosa più preziosa al mondo.
Con la fortuna che avevo, non sarei riuscita ad incontrare nemmeno qualcuno come Adam.
Anche se quel vampiro era crudele e spietato almeno amava la sua Julianne, dentro e fuori il suo letto.
Nessun vampiro avrebbe amato il mio corpo e la mia anima.
Ero destinata a stare da sola.

Da quando avevo trovato il mio rifugio ero uscita a caccia solo una volta e la sete iniziava a farsi impellente. Dovevo nutrirmi se volevo provare a perlustrare la cittadina.
Avevo bisogno di iniziare ad ideare un piano per difendermi da Julianne innanzitutto e poi dovevo cercare di fermarla. Sapevo di non poterlo fare da sola, quindi il piano doveva comprendere anche il reclutamento di altri vampiri.
Pensai a Jasper, lui si che avrebbe saputo come mandare avanti un piano e un esercito.
Dovevo trovare il modo di rintracciarli.
Gli avrei proposto le mie idee e chiesto aiuto per salvaguardare gli umani. Avrebbero avuto libertà di scelta.
E poi gli avrei chiesto se erano disposti ad adottare una nuova figlia e ad avere una nuova sorella.
Con tutti questi pensieri mi avvicinai senza accorgermene a Forks.
Cercai di fiutare l’odore di un mio simile ma per tutto il perimetro del piccolo paesino niente attirò la mia attenzione. Decisi che magari avrei avuto più fortuna se mi addentravo tra le stradine di Forks.

Niente, non trovai nessun compagno d’armi e per fortuna nessun nemico da aggiungere alla mia lista. Julianne bastava e avanzava. Percepivo solo l’odore forte degli umani.
Ero ubriaca di quella fragranza particolare. Diversi aromi si mescolavano in modo talmente spontaneo che risvegliarono in pochi secondi la bestia che era in me.
A nulla era servita la caccia di prima, ero di nuovo assetata.
Dovevo andare via, non ero ancora pronta per affrontare gli umani.
Mi voltai verso est ed iniziai a correre.
Le case iniziavano a farsi più rare e pian piano la razionalità tornò a dominare i miei istinti.
Mi fermai e un nuovo aroma attirò la mia attenzione, un aroma davvero insolito.
Sapevo appartenere ad un umano, ma sembrava non attrarmi come vampira, accendeva in me una voglia insolita, una voglia che non riuscivo a classificare.
Senza indugi seguii la scia di quel delizioso effluvio.

Più avanzavo più l’odore cresceva.
I miei sensi si acuirono e percepii una dolce melodia provenire dal punto in cui l’aroma sorgeva.
Mi avvicinai ancora di più e cercai di non attirare l’attenzione su di me.
Prudente mi arrampicai sull’albero più vicino alla stanza da dove quella melodia proveniva e cercai di guardare oltre la finestra.

Un lucente pianoforte a coda nero, faceva bella mostra di se al centro della grande stanza. Piccoli raggi di sole si ritiravano dalla sala richiamati dall’imminente crepuscolo, e dei modernissimi lampadari illuminavano l’elegante strumento musicale.
Un ragazzo era chino sui tasti e regalava alle mie orecchie quelle gradevoli note. D’un tratto il ragazzo eseguì l’ultima nota e alzò il volto verso la mia direzione.
Sapevo che non poteva vedermi, ma automaticamente cercai di raggomitolarmi su me stessa il più possibile, in modo da nascondermi meglio tra i rami e le foglie dell’albero.
Quando tornai a guardare quel ragazzo, il suo odore mi colpì in pieno. I suoi occhi verdi mi penetrarono l’anima e tutto il mio corpo desiderò toccarlo.
Istintivamente allungai una mano come se quel piccolo gesto potesse permettermi di sfiorare i suoi capelli che la brezza leggera penetrata dalla finestra muoveva delicata.
Non ero più padrona delle mie sensazioni e dei miei desideri, era la stessa sensazione che provavo quando il vampiro dentro di me cercava di venire fuori, ma stavolta non era la sete ciò che sentivo, o meglio, non era sete del suo sangue quello che avvertivo.
Avevo sete di lui, avevo sete del suo corpo, volevo toccarlo e stringerlo a me, volevo sfiorare il suo viso e lasciare i miei occhi liberi di ammirare tutto ciò che di più bello avevo mai visto.

Fu in quel momento che vidi in quel ragazzo tutto ciò che io volevo.
Lo vedevo stringere le mie mani nelle sue come faceva Carlisle con la sua Esme, lo vedevo dedicarmi la melodia che stava suonando poco prima come Jasper aveva dedicato quella poesia ad Alice, lo vedevo guardarmi come Emmett guardava Rosalie,lo vedevo attrarmi a se come Adam faceva con Julianne prima di chiudere dietro di loro la porta della loro camera da letto.
Scossi la testa in modo violento, non potevo pensare quelle cose, non dovevo lasciarmi attrarre da lui.
Con un balzo atterrai delicata sul terreno e corsi lontano da quella piacevole tentazione.

 

 

Lo so, il mio ritardo è davvero imperdonabile. Purtroppo però gli impegni universitari hanno influito parecchio sull’aggiornamento.

Spero che non abbiate perso interesse per questa storia e che continuerete a leggerla.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


 

Wrong Love

 

Capitolo VI

 

 

 

POV Isabella

 

Chiusi con un tonfo sordo la porta dietro di me. Tremavo e non riuscivo a capirne il motivo. Forse non avevo cacciato abbastanza, eppure durante la corsa verso casa mi ero presa del tempo per nutrirmi. 
Oppure ero solo spaventata, non sapevo cosa aspettarmi da tutte quelle sensazioni che ho provato quando ho incrociato la fragranza di quel ragazzo. 
Lo desideravo, anelavo il suo tocco, bramavo il suo corpo e fremevo per volerlo al mio fianco, come uomo, come amico, come compagno, come amante. 

Non riuscivo a capire ancora come ero riuscita a fuggire via. 
Lontana dal suo odore ero riuscita a pensare lucidamente e non rimaneva altro che scoprire qualcosa in più.
Dovevo capire cosa mi succedeva esattamente, non potevo commettere errori, dovevo guardarmi le spalle su più fronti: Julianne, gli umani che giocavano a cacciare i vampiri, non potevo aggiungere anche quel ragazzo. 
La notte passò così, con le spalle poggiate sulla porta e la testa tra le ginocchia. 
Mi alzai di scatto e raggiunsi lo studio di Carlisle. 
Cercai tra i numerosi libri, ma nessuno sembrava fare al caso mio. Mi sembrava strano che Carlisle non avesse un libro che riportava leggende sui vampiri. 
Dovevo pensare, dovevo trovare una motivazione a tutto ciò.

Passai interi giorni e intere notti a cercare di studiare una strategia per poter sconfiggere Julianne, ma nessun piano mi sembrava efficace contro di lei. 
Tentai di trovare qualcosa in più anche sull’effetto che quel ragazzo aveva su di me, ma nemmeno in quello fui più fortunata, tutto ciò che la piccola biblioteca di Carlisle metteva a disposizione non accennava a nulla del genere. Solo libri di medicina e di architettura, sicuramente di Esme, e un’intera parete di romanzi , opere di numerosi autori famosi e sconosciuti, libri di storia antica e moderna, ma niente che parlava di vampiri. 
Di tanto in tanto uscivo a cacciare e a perlustrare la città, ma sembrava che nessun altro vampiro conoscesse quella piccola cittadina. 
La notizia dell’esistenza della mia razza si diffuse a macchia d’olio; i giornali continuavano a scrivere degli orrori che i vampiri più sanguinari stavano commettendo; improvvisati esperti sull’argomento, cercavano di dispensare consigli su come difendersi da noi. 

Passarono alcuni mesi e tutto parve calmarsi, sembrava che i vampiri avessero smesso di nutrirsi. Solo qualche rivista locale faceva il punto sulla situazione ogni settimana. 
Sapevo benissimo che non si erano fermati, i vampiri stavano cercando un modo per non attirare troppo l’attenzione e agire nel momento più opportuno. 
L’obiettivo di quei primi attacchi era solo quello di farsi conoscere agli umani e di dimostrargli quanto potessero essere forti, per fortuna gli umani erano abbastanza svegli da trovare il modo di potersi difendere. Un articolo che avevo letto quella mattina, infatti, parlava di una importante scoperta; gli umani erano riusciti a catturare qualche vampiro ed erano riusciti a trovare un modo per indebolirli. 

Mentre una notte ero di ronda, mi resi conto che non ero stata abbastanza brava a nascondere le mie tracce. Un gruppo di umani erano intenzionati a darmi la caccia. 
Ogni notte giocavamo al gatto e al topo, cercavano di seguirmi, provavano a tendermi delle trappole e soprattutto cercavano di individuare il mio nascondiglio. 
Alcune notti erano più difficili di altre, le trappole diventavano più sofisticate ogni giorno che passava. Le notti più tranquille, le passavo, invece, ad osservare il mio umano. Quando mi avvicinavo a lui tentavo di non respirare, non volevo che il suo odore mi rendesse vulnerabile e facile preda dei cacciatori. 

Mi piaceva ascoltarlo suonare, adoravo i gesti e le facce che faceva quando parlava con i suoi amici, mi dispiaceva quando litigava con i suoi genitori a causa mia. La madre gli impediva di uscire la sera perché aveva paura che io potessi fargli del male. 
La paura che gli umani avevano di me, mi ferii; io ero buona anche se vampira, avevo ucciso è vero, ma avevo anche trovato il modo di smettere di farlo, andavo a caccia di animali per sopravvivere. 
La mattina andava a scuola e il pomeriggio studiava nella sua camera. Ascoltava musica classica e ogni tanto componeva delle melodie favolose. Adoravo guardarlo concentrarsi sui tasti del pianoforte. 
A volte presa dalla magia della musica e dalla perfezione del suo corpo e del suo viso, mi dimenticavo di trattenere il respiro e il suo odore mi colpiva forte; in quei momenti perdevo la ragione, desideravo stringerlo a me e bearmi del suo profumo, immaginavo le sue dita che delicate sfioravano i tasti del piano, carezzare la pelle della mia schiena, il mio volto, i miei seni, anelavo il suo corpo sul mio, sognavo di fare l’amore con lui e dissetarmi del suo sangue. 
Ogni volta che quell’immagine si presentava ai miei occhi, ritornavo in me e scappavo lontano. 
Non bastava desiderare solo il suo corpo, ora sentivo di volere anche il suo sangue, eppure la gola non bruciava quando fiutavo il suo odore, ciò nonostante in quel momento avevo desiderato anche il suo sangue.

Avevo bisogno di aiuto e chi meglio dei Cullen avrebbe potuto farlo? Dovevo contattarli e cercare di chiedere consiglio a loro. Dentro di me sentivo che non sarebbero stati una minaccia, sentivo che sarebbero stati semplicemente una famiglia.

 

 

Eccomi qui con un altro capitolo.

Questo è un po’ breve e non è di sicuro il capitolo migliore che abbia mai scritto ma dovevo scriverlo per forza.

Nel prossimo capitolo, capiremo cosa è successo quando Edward e Bella si incontrano nella prigione.

Ringrazio i seguiti e i preferiti e tutti coloro che hanno letto solamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


 

Wrong Love

 

Capitolo VII

 

 

 

POV Isabella

 

PENINSULA DAILY NEWS

‘La caccia ai vampiri continua’

“I cacciatori di vampiri della cittadina di Forks ci aggiornano sulla situazione che in questi mesi ci affligge. Il capo squadra Robert Masen ci informa sulla situazione.

‘Siamo a buon punto con le ricerche, la vampira che ammorba le nostre terre sta per essere catturata. Sappiamo di lei molte cose. Abbiamo scoperto che si chiama Isabella e che è da sola, non ha nessun complice, purtroppo durate le nostre battute di caccia, non siamo riusciti ancora a scoprire qual’ è il suo nascondiglio, ma sono sicuro che la sua cattura è vicina. I miei uomini sono stati addestrati per questa missione e presto le nostre fatiche avranno il loro frutto. Sta per scadere il tempo della sua libertà.’

Così R. Masen ha risposto alle nostre domande. […]”

Merda! Come diavolo hanno fatto a sapere il mio nome? Per fortuna sono riuscita a non far scoprire il mio nascondiglio. Non posso permettermi di essere catturata, c’è bisogno di qualcuno che fermi Julianne e i suoi compari, altrimenti la fine degli umani arriverà molto presto.
Veloce attraversai la stanza e accesi il computer della sala. Dovevo cercare notizie più dettagliate di quelle del ‘Penisula Daily News’, dovevo batterli sul tempo, se quello che diceva quel Robert era vero, dovevo giocare d’astuzia e anticipare ogni loro mossa. 
Mentre aspettavo che la pagina principale si caricasse, la casella della posta mi avvisò di un nuovo messaggio in arrivo. Sapevo che non era destinato a me, quella non era la mia posta, ma il mio istinto mi diceva che aprirla non sarebbe stata una cattiva idea, magari avrei potuto scoprire il nuovo indirizzo dei Cullen e contattarli.
Cliccai sul pulsante ed aprii la mail.

A: Cullen@myus.com
Oggetto: Isabella

Ti starai chiedendo come mai conosco il tuo nome e come faccio a sapere che ora abiti nella nostra casa. Non ho il tempo per spiegarti tutto. Ti invio questo messaggio per dirti che per noi fai parte della famiglia e un giorno io e te saremo grandi amiche, nonché sorelle. La cosa più importante che però devi sapere è un’altra.

'Il sangue è il fiume della vita: esso collega l'anima allo spirito e al corpo visibile e più pesante. In esso si convogliano tutte le esperienze fisiche, i desideri e i pensieri che l'ente uomo vive. 
In esso si condensa tutta la vita.'

Isabella, guardati assolutamente dall’assaggiare il suo sangue, perché il suo sangue, oltre ad essere la sua vita, è la tua vita, e tu non devi mangiare la vita insieme con la carne.

Prometti che starai attenta, devi proteggerlo ad ogni costo. Fa tesoro di ciò che ti ho detto, per il momento ti basta sapere questo. Cercheremo di raggiungerti appena possiamo. I cacciatori di vampiri stanno aumentando ed è difficile muoversi senza destare sospetti. Guardati le spalle. La famiglia Cullen ti abbraccia.

Alice


Ero sbalordita. Come poteva essere che Alice sapesse di me? Sapeva anche di lui. Come era possibile?
Era davvero molto strano. In più dovevo farmi bastare quel poco che Alice mi aveva detto. Lessi e rilessi la mail, ma non riuscivo a capire cosa voleva dire che la sua vita era anche la mia. Solo una cosa era certa, dovevo stargli lontano e non dovevo bere il suo sangue. Tra la confusione dei miei pensieri, mi permisi di sorridere. Facevo parte della famiglia Cullen, la famiglia Cullen era anche la mia, io ero una Cullen.

L’orologio segnava le 20, era buio e potevo muovermi facilmente nella foresta, gli umani al buio erano più impacciati e si muovevano più lentamente di me. Avevo bisogno di cacciare se volevo sperare di sopravvivere. Dovevo lasciarmi catturare. Sapevo che non mi avrebbero uccisa. Dovevano studiarmi e il peggio che potevo aspettarmi era una lenta e dolorosa tortura. Confidavo nel fatto che i Cullen presto mi avrebbero raggiunta e che mi avrebbero salvata. 

Quella notte mi nutrii più del solito, ero quasi ubriaca di tutto quel sangue. Sicuramente non mi avrebbero dato da mangiare e dovevo costringere il mio corpo a contenerne il più possibile, dovevo fare in modo che passasse del tempo prima che la fame potesse prendere il sopravvento sulla mia ragione.

Non sapevo se potevo sopravvivere a questa specie di suicidio, ma prima di tutto dovevo proteggere lui, e per far si che lui fosse salvo, dovevo proteggerlo per prima da me stessa. Prima di consegnarmi nelle mani degli umani però, dovevo vederlo un’ultima volta.

Mi arrampicai sull’albero di fronte la sua camera, gli umani dormivano e nessun rumore proveniva dalle altre camere della casa. La sua finestra era socchiusa. Con un balzo arrivai sul davanzale ed entrai nella sua stanza. Era così bello vederlo così rilassato, sorrideva. Sicuramente stava sognando qualcosa di bello. 
Le coperte erano attorcigliate alle sue lunghe gambe muscolose , e le sue braccia forti, stringevano il cuscino. Nonostante non respirassi, sentivo la brama di averlo per tutto il corpo. 
‘ In esso si convogliano tutte le esperienze fisiche, i desideri e i pensieri.’ Era questo che voleva dire Alice? Il suo sangue conteneva tutta me stessa. Era per questo che dovevo proteggerlo. 
Mi inginocchiai al suo fianco e per la prima volta mi resi conto di averlo vicino davvero. Potevo guardarlo da vicino e studiare ogni suo piccolo particolare, così da imprimerlo nella mia memoria. 
Sarebbe stato il ricordo di lui ad aiutarmi ad affrontare la prigione.

Passai tutta la notte a guardarlo dormire, l’alba si stava avvicinando ed era arrivato il momento di consegnarmi nelle mani dei cacciatori. Leggera, gli accarezzai una guancia e il suo calore mi invase. Mi sentii viva e piena di lui. 
Percepivo il sangue delle mie prede scorrere a fiotti nelle mie vene, lo sentivo scavare nelle vene del mio corpo e riempire il mio cuore morto. La paura di perderlo mi invase e il panico si impadronii di me, desideravo rimane al suo fianco a fargli da scudo con il mio corpo, sarei andata anche all’inferno se serviva a proteggerlo e a tenerlo in vita. Ma ero io il male per lui in questo momento e a questo pensiero, il dolore mi investii. Volevo piangere, ma i miei occhi aridi non me lo permisero. Un sorriso amaro si dipinse sul mio volto. L’uomo che avevo sempre sognato di amare, era di fronte a me, ma non potevo averlo, il suo sangue mi impediva di appartenergli. Lo cercavo da sempre, e adesso che l’avevo trovato dovevo lasciarlo lì. Il ricordo di lui mi avrebbe squarciato l’anima, ma d’altronde l’amore non era anche questo? Era anche sacrificio ed io ero più forte per caricarmi di questo peso, io saprei sopravvissuta, il mio cuore aveva già smesso di battere, il suo invece debole, come il cuore di ogni umano,non poteva sopportare tutto questo dolore. 
“Ti ho amato dal primo momento che i miei occhi hanno incontrato i tuoi, amo anche il tuo sangue e per questo preferisco perderti che vederti morire tra le mie braccia. Preferisco morire piuttosto che perderti per sempre.” Sussurrai al suo orecchio, certa che non mi avrebbe sentita. Mi voltai e con un balzo iniziai a correre verso la mia prigione.

L’alba iniziava a rischiarare il cielo. Era arrivato il momento. Fiutai l’odore dei cacciatori e quando lo trovai mi fermai ad aspettarli. Il vampiro che era in me si preparava a combattere, l’odore di un alce arrivò delizioso alle mie narici, senza pensarci lo attaccai e bevvi il sangue che caldo e dolce sgorgava dalla sua gola. Quando l’ultima goccia di sangue lambì le mie labbra i cacciatori mi trovarono. Lottai contro la mia stessa natura e lasciai che mi prendessero. Tutto divenne buio e le voci scomparvero. Nessun suono riempiva le mie orecchie. E poi il buio diventò più nero della notte.

Quando mi svegliai ero in una cella della stazione di polizia di Forks. La testa mi faceva male. Mi alzai e provai a toccare le sbarre della cella buia. Qualcosa mi impedii di toccarle. Mi concentrai e provai ad ascoltare quello che accadeva nelle altre stanze.
Dei passi, una risata. 
“Ehi Newton, come è andata?”disse un uomo. 
“Nessun problema Rob. Non si è ancora svegliata. Buon lavoro.” rispose l’altro uomo.
“Quando posso vederla?” la voce del ragazzo era incerta. 
“È nell’altra stanza. Vai pure Edward, non ti farà del male. Le abbiamo dato un sedativo particolare, probabilmente sarà ancora svenuta. Non dirò nulla ai tuoi genitori non preoccuparti. Sapranno che con te c’ero anch’io.” Disse l’uomo. Mi sentivo ancora frastornata, ma l’odore arrivò forte alle mie narici. Cosa diamine ci faceva lui qui? Il rumore dei passi si faceva più vicino e senza che potessi rifletterci, il mio corpo si tese al richiamo del suo sangue.

 

 

 

POV Edward

 

Un passo, solo un passo e il suo sguardo divenne la cosa più temibile che avessi mai visto. Era vero allora? Avevano ragione a dire che era pericolosa? Eppure appena i miei occhi avevano incrociato i suoi non sembrava così letale. Nonostante lei mi ringhiasse contro non riuscivo ad avere paura, il cuore aveva aumentato i suoi battiti e una strana sensazione mi spingeva ad avvicinarla.

“Sta lontano da me!” ringhiò. 
“Non voglio farti del male, non sono un cacciatore.” Risposi dispiaciuto per quel rifiuto. 
“Credi davvero che io abbia paura di te?” mi canzonò. 
“Non sai quante volte ho sognato di incontrarti.” Risposi guardandola negli occhi. Il suo sguardo mutò, e vidi di nuovo la dolcezza che avevo potuto scorgere appena avevo messo piede in quella stanza. 
“Ti ho sognata tante volte e averti davanti a me in questo momento mi rende felice.” Confessai. 
Tutta l’ansia e la paura che avvertivo prima di arrivare qui era sparita. Era naturale dirle quelle cose. 
“Devi starmi lontano. Va via e non tornare mai più.” Disse dura. 
“Perché? Perché non posso rimanere qui?” la implorai. 
“Tu non puoi capire. Va via, ti prego.” Il suo tono dapprima duro divenne dolce ed implorante. Non capivo perché a volte mi respingeva e a volte sembrava volermi lì con lei. 
“Tornerò a trovarti.” Dissi solamente e feci per uscire. 
“Sta attento, non sono solo io la cosa più pericolosa.” Disse in un sussurro. Non risposi ed uscii dalla stanza. Sapevo che non potevo ritornare presto a trovarla, mi serviva un modo per poter tornare qui ogni volta che volevo. 

Raggiunsi Robert, che tranquillo leggeva sul giornale la notizia della cattura di Isabella. 
“Rob, voglio entrare nella tua squadra.” Dissi sicuro. Robert rise, posò il giornale sulla scrivania in disordine e poggiò una mano sulla mia spalla. 
“Ragazzo mio, tuo padre mi ucciderà, per non parlare di ciò che mi farà patire tua madre. Se è quello che vuoi sei uno di noi. Ovviamente ne dovrò discutere con il resto della squadra, ma credo che due braccia forti in più non saranno un problema.” Rise ancora e scosse la testa. 
Rimasi imbambolato dalla sua reazione. Tutto qui? E gli avvertimenti, i rimproveri dove erano finiti? Davvero poteva essere così facile? Poi ricordai che forse i miei genitori non l’avrebbero presa allo stesso modo. 
“Rob prima di dirlo a mamma e papà, assicurati ch possa entrare nella squadra, non voglio litigare con loro per nulla. Torno a casa.” Dissi. 
“Va bene Edward. Non posso darti un passaggio però.” Mi disse con il sorriso sulle labbra. 
“Non preoccuparti Rob, farò una passeggiata.” Uscii dalla stazione di polizia e mi incamminai verso casa. 

Ancora non riuscivo a crederci, la donna che avevo sognato ogni notte, pochi minuti prima era davanti a me. Poco importava che fosse una vampira, avrei potuto passare del tempo con lei e di questo ero nettamente felice.

 

 

Eccomi qui!!!!!

Ringrazio i seguiti e i preferiti e chi legge solamente.

@ _cory_: con questo capitolo rispondo alla tua domanda. Spero tu possa avere più chiara la situazione adesso. Grazie per la tua recensione.

@ Luisa98: grazie anche a te per il tuo commento. Cosa succede nella prigione lo scoprirai leggendo.

Per quanto riguarda la dieta di Bella lo saprai presto. Per il momento non avrà fame.

@ Exentia_dream: sono davvero contenta che questa ff ti piaccia. Spero non ti abbia fatto aspettare tanto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


 

Wrong Love

 

Capitolo VIII

 

 

 

POV Edward

 

Sembrava passata un’eternità da quando avevo lasciato Isabella, invece che appena mezz’ora. Avevo voglia di pensare a lei e a quel poco che ci eravamo detti, ma appena varcata la soglia di casa, mia madre mi aveva ricordato il mio dovere da studente. Finii di scrivere la relazione sull’esperimento di biologia e in attesa della cena, mi stesi sul letto. 

Chiusi gli occhi e subito immaginai i suoi. Quegli occhi dorati, con qualche pagliuzza rosso cremisi, mi guardavano, prima dolci, poi pieni di risentimento e poi ancora una volta dolci. Non capivo perché mi aveva respinto, perché voleva che le stessi lontana. 
Cos’era che non potevo capire? 
Perché non voleva la mia presenza nella sua vita? 
L’avrei scoperto non appena Robert mi avrebbe dato notizie sulla decisione della squadra. 
Ora che l’avevo trovata non l’avrei lasciata andare, anche a costo della mia stessa vita. 
Il desiderio di starle accanto era cresciuto non appena me la sono ritrovata davanti. 
Non riuscivo a capire quella strana sensazione. Avevo bisogno di appartenerle ed ero certo che anche lei lo volesse. Lo vedevo nel suo sguardo quando gli ho confessato che la sognavo, che ero felice di averla di fronte a me. 
Come ero riuscito a dirle quelle cose? 
Sono sempre stato un ragazzo timido, non erano quelle le parole che dovevano uscir fuori. Eppure era stato così semplice tirarle fuori.

“Edward, caro, è pronta la cena. C’è anche Robert.” La bolla in cui mi ero rifugiato scoppiò non appena mia madre mi richiamò all’ordine. 
Una lieve eccitazione mi invase. Chissà se Robert aveva già parlato con la sua squadra. Scesi di sotto ed aiutai mia madre a servire la cena. 
“Edward, ho parlato ai miei colleghi della tua proposta e sono d’accordo. Congratulazioni ragazzo, sei uno di noi!” esordì Robert, lasciandomi di sasso. Guardai mio padre che sembrava confuso da quelle parole, mia madre invece si era portata una mano sulla bocca per contenere lo spavento.
“Di cosa stai parlando Robert? Spero di aver capito male, ma mio figlio non sarà mai un cacciatore.” Disse mio padre. 
“Edward Senior, credi davvero che metterei in pericolo la vita di tuo figlio? Edward non parteciperà alle battute di caccia, o almeno per adesso. Si occuperà di stendere i rapporti e avrà un ruolo di riferimento alla centrale. Fin quando non avrà completato l’addestramento, non maneggerà altro che scartoffie.”Spiegò Rob con un lieve sorriso sulle labbra. 
“Mio figlio non farà niente di tutto questo!” disse mia madre, che prese la parola per la prima volta. 
“Oh Elizabeth, non preoccuparti, tuo figlio è quasi un uomo ed è giusto che inizi a preoccuparsi degli affari della sua città.” Concluse Robert. 
“Edward Anthony Masen. Tu cos’hai da dire?” mi chiese mio padre. 
“Papà, non ti nascondo che avrei preferito prender parte alle battute di caccia, ma ho bisogno di fare qualcosa per me, di sentirmi fondamentale per qualcosa, e poi ci sarà Robert a controllare che non mi succeda nulla.” Risposi, ed ovviamente mentii. 
Ero contentissimo del ruolo che mi era stato affidato, non avevo nessuna intenzione di andare in giro per i boschi in cerca di vampiri, tutto ciò che volevo era cercare un modo per stare vicino ad Isabella senza preoccuparmi di guardarmi le spalle, e Robert me ne aveva appena dato la possibilità senza saperlo. 
“Ne sei davvero sicuro?” chiese ancora mio padre. 
“Si, papà ne sono sicuro.” Risposi. 
“Ovviamente il mio parere non conta. Ma visto che siamo tre contro uno non posso oppormi.” Si!, esultai mentalmente. 
“Mamma grazie, starò attento, te lo prometto.” Le dissi sorridendole. 
“Lo spero per te!” concluse mio padre. 

Finimmo di cenare parlando di tanto in tanto di sport e spettegolando sulle ultime novità in paese. 
“Elizabeth, la cena era davvero squisita. Sei sempre così gentile con me. Non smetterò mai di ringraziarti per la tua ospitalità.” Disse Robert dopo aver preso il caffè. 
“Di nulla Robert, fai parte della famiglia e per noi sei più di un cugino. Sei sempre il benvenuto. Starei peggio a pensarti tutto solo nella tua grande casa. Sai anche che l’offerta di trasferirti qui con noi è sempre valida.” Disse mia madre, come sempre amorevole. 
“Oh Elizabeth, grazie, ma devo rifiutare ancora la tua offerta. Mi limiterò solo ad essere tra i piedi duranti i pasti.” Disse Robert ridendo. 
“Ah EJ, domani ti aspetto in ufficio, ovviamente dopo aver fatto tutti i compiti, non voglio che la tua carriera scolastica subisca dei cali per questo lavoro.” Mi disse Rob con fare paterno. 
“Non preoccuparti Rob, farò i compiti e poi sarò da te.” Risposi e quasi non riuscii a fingere di non essere troppo entusiasta della situazione.

Aiutai la mamma a sistemare la cucina e dopo averle dato un bacio, andai a letto più felice che mai.
Nonostante prima non avessi avvertito la stanchezza, tutte le emozioni che quel giorno avevo provato, piombarono su di me, regalandomi una intera nottata di sonno profondo. 
Da bravo studente qual’ero, mi preparai per la scuola. 
Non feci parola a nessuno dei miei amici del mio nuovo lavoro. 
Mi limitavo solo a sorridere al pensiero di poterla rivedere presto. 
Feci tutti i compiti come Rob mi aveva chiesto e dopo aver preso qualcosa da mangiare per il resto della giornata, andai alle centrale.

“Ciao Rob!” dissi entrando nel suo ufficio. 
“Oh EJ, hai finito tutti i compiti? Non voglio che tua madre ce l’abbia con me.” mi disse. 
“Certo Rob, ho fatto come mi hai chiesto.” Risposi con un lieve sorriso sulle labbra. 
“Allora cosa devo fare? Isabella ha dato problemi? È sveglia? Posso vederla?” sputai quelle domande senza dare il tempo a Rob di rispondere. 
“Ehi ragazzo, calma. Isabella è docile come un agnellino. Abbiamo aumentato la dose del sedativo per tenerla addormentata il più possibile. Stiamo aspettando che i Servizi Segreti vengano a prenderla.” mi spiegò Rob, e il sangue mi gelò le vene. Non poteva essere, l’avrebbero portata via da me, ed io non avrei mai potuto rivederla. 
“Rob, quanto tempo abbiamo prima che vengano a prenderla?” chiesi. 
“Un bel po’ Edward, sono impegnati con gli altri vampiri, sono in troppi e per il momento Isabella non rappresenta un problema.” Disse. 
“Allora, ti dico cosa devi fare. Io purtroppo devo andare via. C’è stato un avvistamento e dobbiamo accertarci se questo vampiro è di passaggio oppure è un problema più grosso. Dovresti battere al computer il rapporto della cattura di Isabella e rispondere a tutti i giornali che hanno chiesto spiegazioni. Scrivi ciò che vuoi. Non rivelare però il tipo di antidoto utilizzato e le tecniche di cattura. È l’unica cosa che abbiamo contro di loro. Isabella dormirà per un bel po’,ma se dovesse svegliarsi e causare problemi, usa questa.” Disse, porgendomi una pistola carica con del sedativo.
“Cosa c’è qua dentro?”
“Ragazzo non ho tempo di darti spiegazioni, troverai tutto scritto in quei fascicoli. Devo andare prima che quel vampiro faccia delle vittime.” Disse mentre si armava dalla testa ai piedi. 
“Appena tornerò potrai andare a casa. Mi fido di te. Sta attento.” disse uscendo in fretta dalla stazione. 

Non ebbi il coraggio di andare a vedere Isabella, nonostante sapevo che lei non mi avrebbe mai fatto del male volevo prima sapere come avvicinarla. In più meno tempo avrei impiegato a svolgere i miei compiti, più tempo avrei potuto passare con lei.
Mi sedetti dietro la scrivania e iniziai a battere al computer il rapporto scritto a mano da Robert. Provai a non prestare attenzione a ciò che c’era scritto, mi limitavo a ricopiare le parole, senza darne un senso. Non avrei retto leggendo di Isabella come una preda. 
Ci misi un po’ per rispondere a tutte le domande dei giornali e mi sentii sollevato quando anche l’ultima risposta fu inviata. Erano passate appena due ore. 
Robert per fortuna ancora non era tornato e dalla cella di Isabella non proveniva nessun rumore. 
Misi un po’ in ordine la scrivania e lessi il fascicolo che Rob mi aveva indicato per le risposte alle mie domande. 

Scoprii che la cella di Bella era speciale: le sbarre erano costituite da una lega particolare di ferro e argento. 
‘L’argento ’, diceva il fascicolo, ‘causa una sorta di reazione allergica nel vampiro, il quale, se ne assorbe troppo andrebbe in uno stato di shock anafilattico.’ Proseguii la mia lettura. ‘Il ferro invece, causa nel vampiro una sensazione di pericolo, costringendolo a non avvicinarsi.’ Ecco perché Isabella si teneva distante dalle sbarre e, nonostante sembrasse volermi attaccare, se ne manteneva lontana. ‘L’ABA, Aconito – Biancospino – Aglio, è un sedativo ottenuto dalla miscela di radici di Biancospino, radici di Aconito e succo d’Aglio. Le proprietà del Biancospino, assicurano l’azione sedativa sul cuore del vampiro, regolandone le funzionalità, consumandolo lentamente. L’aglio e l’Aconito, invece provocherebbero nel vampiro una violentissima asma,  stimolando le tossine contenute nel loro veleno, costringendolo ad aggravarsi lentamente.’In poche parole quel fascicolo mi stava dicendo che Isabella pian piano stava morendo senza accorgersene. Ecco perché era docile come un agnellino, come aveva detto Rob. 
Dovevo fare in modo che le venisse somministrato il minor quantitativo possibile di ABA. 

Finito il mio breve studio, presi una mela dalla mia sacca e addentandola raggiunsi la cella di Isabella.

 

 

Questo capitolo, all’inizio doveva a vere due POV, ma poi durante la stesura ho preferito dare un po’ di spazio ad Edward.

Il prossimo capitolo sarà quindi dal punto di vista di Bella.

Edward Senior è il padre di Edward, avendo lo stesso nome, ho aggiunto Senior come appellativo, per distinguere Edward padre da Edward figlio.

La stessa cosa vale Per EJ, che sta per Edward Junior.

Spero che anche questo capitolo vi piaccia.

Ringrazio chi mi ha messa nella lista dei seguiti e chi in quella dei preferiti.

Ringrazio anche chi legge solamente.

 

@ Goten: eh si, l’incontro finalmente è arrivato e ce ne saranno molti altri. *_*

@ Exentia_dream: sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Per quanto riguarda Robert, è solo un uomo con un ego grande quanto una casa.

In più per il momento è il Galeotto della situazione. È grazie a lui che Edward può avvicinare Bella, anche se Robert non lo sa.

Quando lo scoprirà vedremo come si comporterà. Grazie per la tua recensione.

@ Luisa98: Bella si è lasciata catturare per proteggere Edward.

Le parole di Alice l’hanno costretta a trovare una soluzione in fretta per allontanarsi da Edward, per questo si è lasciata catturare, era la soluzione più semplice.

Lei pensava che in questo modo, confinata in una cella, non avrebbe fatto del male ad Edward e in più Bella confida nell’arrivo dei Cullen.

Per quel che riguarda Julianne, vedremo quello che succederà. Spero di aver chiarito i tuoi dubbi.

 

Un bacio a tutti!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


 

Wrong Love

 

Capitolo IX

 

 

 

POV Isabella

 

Prima di aprire gli occhi, il suo odore arrivò forte alle mie narici. 
Non poteva essere di nuovo lì, era solo il frutto della mia immaginazione. 
E quello che la mia immaginazione mi regalava, mi piaceva da impazzire. 

Quando, il giorno prima, mi fui assicurata che fosse andato via, un ringhio nacque dal mio petto e senza rendermene conto mi scagliai contro le sbarre della mia prigione. 
Non capii bene cosa fosse successo, sentii solo un forte bisogno di mettermi al sicuro e una forte sensazione di disagio. 
Non riuscivo a respirare nonostante non ne avessi bisogno, la mia pelle si ricopriva pian piano di piccole macchie, la lingua si gonfiava pian piano, un fastidioso prurito mi investì e l’ansia prese il sopravvento sulle mie emozioni. Non appena l’uomo che era di guardia mi sentì, indietreggiai senza volerlo e non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa stesse facendo. 
Tutto ciò che ricordo è lo stesso buio di quando mi hanno catturata. 

Forse ero morta, e nel mio Limbo mi ero portata dietro il suo profumo. Non volevo aprire gli occhi, non volevo che quella dolce tentazione fuggisse via da me. 
Il senso di sopravvivenza, però vinse sui miei splendidi ricordi di lui e mi costrinse ad aprire gli occhi. 
Tutto ciò che vidi attraverso le sbarre fu lui. 
Mi guardava mentre gustava la sua mela rossa. 
Era seduto nell’angolo opposto alla mia cella e non smetteva di fissarmi. 
Ero davvero morta allora? Era la cosa più bella che avessi mai visto, ed era lì di fronte a me che mi sorrideva.
Invidiai quella mela, volevo essere io tra le sue mani adesso, volevo essere io assaporata in quel modo, volevo lambire io quelle dolci labbra. Di nuovo tutto l’amore che provavo per lui mi inondò e mi sentii di nuovo viva.

“Ciao!” disse lui.
“Ciao.” Balbettai, scossa dal suono dolce e felice della sua voce.
“Come stai? Ti hanno sedata di nuovo.” Disse notando la mia confusione.
“Come una che si è appena ripresa da uno stato di incoscienza.” Risposi.
“Mi dispiace per quello che ti è successo.” Disse gettando via il resto della mela.

“Cosa ci fai qui?” chiesi.
Si alzò e provò ad avvicinarsi, ma il mio ringhiare lo gelò sul posto. 
“Cosa ti ho fatto per meritare questa accoglienza?” chiese senza nessun risentimento nella voce.
“Ti avevo chiesto di starmi lontano, ma a quanto pare non hai capito ciò che ti ho detto.” Continuai a ringhiare.
“Non riesco a starti lontana.” Confessò abbassando il viso, togliendomi così la vista dei suoi splendidi occhi.
“Ho chiesto a Rob di entrare nella squadra dei cacciatori, e prima che tu me lo chieda, l’ho fatto solo per poterti rivedere.” Continuò. 
Ma per caso era impazzito? Voleva davvero farsi uccidere?
“Vuoi davvero farti uccidere?” sputai, e lui tremò. Forse avevo esagerato.

“Scusami,”provai a rimediare, “non volevo spaventarti. È solo che ti ho già detto una volta che non sono solo io un pericolo per te.”addolcii un po’ il tono della voce.
“Non mi hai fatto finire, Rob non mi fa partecipare alle battute di caccia. Per il momento passerò qui tutto il mio tempo.” Ammise in imbarazzo. 
Peggio di così non poteva andare, per fortuna le sbarre in questo caso mi aiutavano.
“Forse non sono stata chiara. Non solo devi stare lontano dai guai, ma soprattutto devi stare lontano da me. Sono io il pericolo più grande per te in questo momento." Provai a dirglielo con calma, senza spaventarlo. 
Tornò a sedersi nell’angolo e non disse più nulla. Mi sentii terribilmente in colpa, l’avevo spaventato più del necessario. Probabilmente era troppo testardo per darmi retta, d’altronde al suo posto nemmeno io l’avrei fatto.

“Come ti chiami?” chiesi, e con un sorriso bello quanto il mondo alzò lo sguardo verso di me. 
Era già abbastanza difficile concentrarsi con lui nella stessa stanza, figuriamoci se mi sorrideva in quel modo.
“Mi chiamo Edward Anthony Masen.” Rispose.
“Bene Edward, raccontami qualcosa di te, il tempo qui non passa mai.” Oh merda, stavo facendo la carina con lui. Cosa mi stava prendendo?
“Oh, cosa ti piacerebbe sapere?” chiese in evidente imbarazzo. 
“Non lo so, quanti anni hai per esempio.” Provai a dire.
“Ho 19 anni.” Non aggiunse nulla, per l’imbarazzo credo.
“Anch’io ho 19 anni. E mi chiamo Isabella Marie Swan.” Provai ad alleggerire la situazione. “Mi dispiace essermi arrabbiata con te prima. Non volevo spaventarti.”
“Non preoccuparti Isabella, capisco che non deve essere facile per te.”
“Chiamami Bella.” E di nuovo il silenzio tornò tra di noi. 
Possibile che nessuno dei due riuscisse a tenere una conversazione?

“Posso chiederti una cosa?” Edward si era deciso a rompere il silenzio.
“Certo.” E l’istante dopo, mi pentii della risposta. Non potevo parlare di tutto con lui.
“Perché ti sei fatta prendere? So che non hai opposto resistenza, ecco, vorrei capirne il motivo.” Ecco, appunto.
“Perché era giusto così, per me.”"e soprattutto per te", aggiunsi mentalmente.
“Non hai risposto.” 
“Edward, ci sono cose che non puoi sapere. Insomma non dovresti essere nemmeno qui.” E sperai che non insistesse.
“Bella, non voglio farti del male, non sono come loro. Io voglio solo aiutarti.” Mi implorò.
“Edward, è meglio per te che tu non sappia nulla. Corri un grave pericolo, e in ogni caso tu non puoi aiutarmi.” conclusi.
“Continui a dire che sono in pericolo, non pensi che sia giusto che io sappia a cosa vado incontro?”chiese quasi arrabbiato.
“Non lo so Edward, non lo so. So che devo starti lontano per questo mi sono lasciata catturare. So solo che io potrei farti del male e non voglio, non so altro.”Forse avevo detto troppo, ma era così difficile provare a nascondergli qualcosa.
“Perché puoi farmi del male? Non capisco, Bella ti prego dimmelo.” Implorò.
“Edward, davvero non lo so. Non lo so.” E pregai che non facesse più domande.

Prima che potesse dire qualcos’altro, un uomo chiamò Edward.
“È Rob. Devo andare.” Prima di uscire tolse la cartuccia dalla pistola che aveva in mano e se la infilò in tasca.
“Fingi di essere svenuta ed evita di dare problemi. Non farti sedare ancora. E tieniti lontana dalle sbarre.” Senza darmi il tempo di ribattere uscì dalla stanza.

Non appena mi lasciò sola, il vuoto si impossessò di me. Assunsi la stessa posizione che avevo quando mi ero svegliata e seguii il consiglio del mio Edward. Per tutto il tempo, immaginai lui e tutto prese un nuovo colore.

 

 

Ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la mia storia.

 

@ Goten: va bene così presto? In fondo non sono così cattiva.

@ Luisa98: non preoccuparti, Bella non morirà.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo X ***


 

Wrong Love

 

Capitolo X

 

 

 

POV Edward

 

Preso dall’euforia di aver avuto il modo di conoscere Isabella, tornato a casa, ricordai ciò che avrei dovuto fare nei giorni successivi. L’esame di ammissione al conservatorio era vicino, solo pochi giorni e dopo il test, avrei saputo se l’anno successivo, potevo frequentarlo. 
Fino a qualche giorno prima, era la cosa più importante che avessi voluto fare, ma adesso, dopo Isabella, non ero più sicuro di volerla. 
Eppure, una parte di me, quella che aveva faticato per quella possibilità, mi diceva che era giusto farlo, che era giusto assicurarmi un futuro. Isabella era pur sempre una vampira e non avrebbe mai sprecato la sua esistenza accanto ad un semplice umano. 
In più mia madre, non aveva perso tempo per ricordarmelo e si era imposta dicendomi che sarei potuto ritornare al mio nuovo lavoro solo dopo aver sostenuto l’esame. Mi disse che ne aveva già parlato con Robert e che lui era d’accordo. 
Per qualche giorno, il mio aiuto in centrale non era indispensabile. Secondo loro, ovviamente. Io invece sapevo che Isabella avrebbe avuto bisogno di me. 
Non poteva fingere di essere sedata per sempre. 
Ero in pena per lei, ma dovevo cercare di non dare comunque nell’occhio e far finta che la sua situazione della vampira non mi toccasse. 

Il giorno dopo, non andai a scuola, mia madre diceva che qualche giorno di assenza avrebbe giovato alla preparazione dell’esame. 
Passai tre giorni chiuso in casa, seduto al pianoforte. 
Avevo già preparato le musiche da eseguire, ma l’incontro di Isabella mi aveva scosso talmente tanto che modificai la lista inserendo una mia composizione dedicata a lei. 
Era qualcosa simile ad una ninna nanna, anche se lei non poteva dormire e non avrebbe avuto senso suonargliela, ma lei, ai miei occhi, non era una vampira. 
Era semplicemente Bella, una ragazza umana, in pericolo, disposta a sacrificare la sua libertà per me. 

Sicuramente credeva che io non sarei riuscito a comprendere le sue parole, che non avevo capito che la sua cattura era dovuta a me. Le sue parole e il loro senso per me non avevano ancora assunto un significato ben preciso, ma non appena avrei potuto avvicinarla di nuovo, doveva spiegarmi tutto. 

Il giorno dell’esame ero teso, ma non appena mi sedetti al pianoforte, bastò il ricordo di lei a calmarmi. 
Le note si diffusero nella sala e un forte applauso si divulgò quando eseguii l’ultima nota.
“Signor Masen, la sua performance è stata straordinaria. Nessun errore, nessuna stonatura. L’ultimo brano poi, una vera delizia per le mie orecchie. Non dovrei dirglielo adesso, ma con la sua composizione, si è assicurato il posto in prima fila in questo conservatorio.” Si congratulò con me il direttore. 
Passai il resto della giornata, a spiegare come le note avevano preso vita, e in nessun momento dimenticai il volto di Isabella. 

Tornato a casa, festeggiai con i miei genitori la riuscita dell’esame. 
Il giorno dopo non avevo scuola, quindi mia madre, merito del mio traguardo, mi permise di passare tutto il giorno in centrale. 
Non c’era granché da fare quindi potevo tranquillamente vegliare su Isabella e cercare le risposte che tanto agognavo. 
Robert uscì non appena arrivai e mi disse che erano vicini alla cattura del vampiro e che quindi aveva bisogno di me per tutto il giorno come guardia ed accettai di buon grado quel ruolo, ringraziando mentalmente Robert per quella preziosa possibilità. 
Non appena rimasi solo, mi precipitai nella cella di Isabella. 

Ciò che vidi mi lasciò letteralmente spiazzato. Isabella era china su stessa, tossiva ininterrottamente e sputava sangue dalla bocca. 
Merda! 
Avevano sicuramente ricominciato a sedarla e si stava indebolendo ancora di più. 
Senza riflettere mi avvicinai alle sbarre cercando di attirare la sua attenzione.

“Bella!” la chiamai, ma lei continuava a tossire e non rispose.
“Bella, che succede. Oh mio Dio, ti prego dimmi cos’hai.” La implorai.
“Edward.” Gracchiò. “Ho sete Edward.” Disse.
Tornai in ufficio di corsa e presi dell’acqua dalla mia sacca. Gliela porsi cercando di essere il più veloce possibile. Una sorriso forzato spuntò sulle sue labbra, sporche del suo stesso sangue.
“Ho sete di sangue Edward.” Disse cercando di non spaventarmi.
Oh. Come avevo fatto ad essere così stupido? Era una vampira, ovvio che le serviva del sangue. 
“Come faccio?” chiesi in preda al panico, nel momento in cui mi resi conto che non sapevo come aiutarla.
Un altro splendido sorriso si dipinse sul suo volto. 
“Edward, vai a casa mia, in cucina nel frigo ci sono delle sacche di sangue.” Disse sforzandosi.
“Dove?” chiesi sempre più spaventato.
“Segui il sentiero ad est da casa tua. La troverai.” Disse con lo sguardo pieno di riconoscenza.

Non attesi nemmeno un secondo di più. Trovai velocemente casa sua,probabilmente la paura che potesse stare ancor più male, aveva giocato a mio favore. 
La porta era aperta, raggiunsi la cucina e presi tutto il sangue che c’era. Ritornai in centrale e ringraziai il buon Dio per non aver incontrato nessun ostacolo. 
Quando raggiunsi la sua cella, Bella stava peggio di come l’avevo lasciata. 
Aprii lo zaino e le lanciai la prima sacca di sangue.
“Grazie.” Disse solamente.

Non dissi nulla, mi limitavo a passarle una nuova sacca, non appena la precedente era finita. 
Perfino nel bere sangue era aggraziata. Le sue labbra poggiavano delicate sulla sacca. 
Era silenziosa mentre succhiava il sangue e cercava di darmi le spalle, probabilmente era una cosa troppo intima per lei mostrare agli altri il modo in cui si nutriva. 
Quando ebbe finito, si sedette in un angolo della cella e rimase in silenzio senza mai incontrare il mio sguardo. Feci lo stesso per metterla a suo agio e senza rendermene conto iniziai a canticchiare la sua melodia.

“Mi dispiace.” Disse a un tratto.
“Per cosa?” non riuscivo a capire cos’era che la amareggiava.
“Per tutto Edward. Per tutto.” Disse scuotendo la testa e prendendola tra le sue mani.
“Bella, non fa niente, non preoccuparti per me.” provai a rassicurarla. 
“Si invece, ti ho costretto ad aiutarmi, hai dovuto assistere a…” e non riuscì a concludere.
“Ehi, non preoccuparti. L’importante è che tu stia meglio adesso. Stai meglio vero?” chiesi.
“Si Edward, sto meglio adesso. Grazie.” Disse provando a sorridere.
“Non devi ringraziarmi, è il minimo che io possa far per te. Sono io che devo ringraziarti per aver cercato di salvare la mia vita.” ecco, avevo detto una cosa giusta, ma nel momento sbagliato. 
Era ancora scossa per poterne parlare. Restò in silenzio, meravigliata dalle mie parole.

“Non sono stata abbastanza brava a tenerti lontano da me.” disse amareggiata.
“Bella non vorrei insistere, ma credo che dovremmo parlarne.” Ammisi timoroso di poter rovinare quel momento.
“Edward, forse è meglio che tu non sappia niente. Non voglio spaventarti e non voglio nemmeno rischiare di metterti in pericolo ancora di più.” Ribadì.
“Basta Bella con questa storia. Come posso aiutarti se non so niente di te? Dimmelo, come posso riuscirci?” affermai con un tono che non avevo deciso di utilizzare. Non volevo essere arrabbiato con lei. Volevo solo che capisse che poteva fidarsi di me e che volevo solo aiutarla.

“Edward, ti prego, non avercela con me.” disse.
“È perché sei una vampira ed io un umano vero? È perché sono troppo debole per te? Ma non capisci?” continuai ancor più arrabbiato di prima. 
Non le permisi di dire altro e continuai con la mia arringa.
“Ho provato a non chiederti nulla, a fidarmi di te, ma ho bisogno di sapere. Mi hai allontanato e nonostante lo stai facendo ancora io sono sempre qui. Non mi importa se sei una vampira, non mi importa se potresti uccidermi solo con una carezza. Non mi interessa del tuo passato, non mi interessa se hai ucciso, se ti nutri di sangue. So solo che non riesco a starti lontano, so solo che ti voglio vivere, che voglio scoprire la più piccola parte di te. So che ho bisogno di te. Sei tutto ciò che voglio adesso e non ho intenzione di lasciarti perdere. Non ho intenzione di ascoltare le tue stupide preoccupazioni.” Mi fermai per un attimo. 
Le avevo davvero detto quelle cose? Presi un respiro profondo e ad alta voce ammisi quello che il mio cuore provava a dirmi dal primo momento che avevo sentito parlare di lei, dal primo momento che l’avevo incontrata. 
“Ho bisogno di te, ed è tardi per tornare indietro. So solo che ti amo.”

 

 

Ciao a tutti. Eccovi un nuovo capitolo.

Ringrazio chi sceglie questa storia come seguita o come preferita ed anche chi mi legge senza commentare.

 

@Goten: contentissima che la storia ti stia prendendo bene. Eccoti un altro capitolo.

Vi lascio la playlist che Edward esegue durante l’esame.

01 - Chopin - Nocturne

02 - Chopin - Fantasie

03 - Daniel Steibelt - Romanza

04 - Mozart - Piano Concerto

05 - Beethoven - Moonlight Sonata

06 - Debussy - La fille aux cheveux de lin

07 - Bach - Latensuite

08 - Bach - Invention in a moll

09 - Bach - Prelude and fugue

10 - Brad White and Pierre Grill - Lullaby

11 - Enya - Waterfall

 

La canzone #10 è la stessa che Edward suona quando Bella lo vede per la prima volta, la #11, invece, è la ninna nanna che Edward compone per Bella.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XI

 

 

 

POV Isabella

 

“Ho bisogno di te, ed è tardi per tornare indietro. So solo che ti amo.” L’aveva davvero detto? Avevo davvero capito bene? Mi amava e lo aveva appena confessato. 
Nonostante la felicità nel sentire ciò che aveva appena detto si irradiava in tutto il mio corpo, una piccola parte di me valutava la situazione, che si era fatta più complicata. 
Non era servita a nulla la mia cattura, anzi. Invece di allontanarlo gli avevo appena regalato l’occasione di conoscermi e gli avevo permesso di innamorarsi di me. 
Cosa avrei dovuto fare adesso? Dovevo allontanarlo oppure dovevo dirgli che ciò che lui sentiva era corrisposto? Ricambiavo i suoi sentimenti in un modo molto più intenso del suo.
Il mio amore per lui era più forte perché era scritto nel mio destino che avrei dovuto amarlo. 
Il suo sangue doveva scorrere nelle mie vene. Era già stato deciso, era per questo che ero nata. 
Ero al mondo per lui, ero stata creata per dargli tutto ciò di cui lui aveva bisogno. 
Ma ero sicura di potere affrontare tutto quello che sarebbe potuto succedere se gli avessi detto tutto? Poteva affrontarlo lui? Alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi torturarsi le dita, era in imbarazzo per le sue parole. Il calore che sentivo nel mio cuore si fece strada nei punti più bui e non potei far finta di niente. 

“Edward?” lo chiamai per attirare la sua attenzione, ma lui non accennò ad alzare lo sguardo verso di me. “Va bene. Avrai le tue risposte se è ciò che desideri.”Dissi e lui portò i suoi bellissimi occhi verdi nei miei. La mia determinazione vacillò e per un momento pensai che non sarei mai riuscita a dargli tutte le risposte che cercava. Edward lo meritava, meritava di sapere la verità. Lo guardai ancora una volta e il suo sguardo mi diede la forza per continuare. 

“Non ho scelto io questa mia condizione. La notte in cui sono stata trasformata ero una normale ragazza come tutte le altre. Sognavo la mia carriera, il mio matrimonio, sognavo il futuro che desideravo. Di solito non uscivo mai, quella notte lo avevo fatto solo perché le mie amiche mi avevano pregata di farlo. Quando stavo per tornare a casa, qualcuno mi ha aggredita. Ricordo ancora le sensazioni e il dolore che ho provato quella notte. Preferivo di gran lunga morire piuttosto che sopportare tutto quell’orrore. Nessuno però mi uccise, nessuno mi aiutò. Adam e Julianne mi volevano con loro.” Presi un respiro. Il ricordo di quella notte faceva ancora male. 
Mi assicurai che Edward fosse tranquillo. Mi guardava sicuro di se, quella ad avere paura in quella stanza ero solo io. Mi invitò a continuare. 
“Quando il dolore finì, Julianne era lì ad aspettarmi. Mi spiegò quello che ero diventata e mi disse che Adam mi aveva morsa solo perché in me aveva visto qualcosa. All’inizio ho avuto paura e il mio primo istinto è stato quello di scappare, poi mi sono detta che era meglio rimanere se volevo capire qualcosa in più su ciò che ero.” Mi fermai ancora. 
Era stato troppo per lui quello che gli avevo raccontato? Era il caso di rendere anche lui partecipe dei miei omicidi? Magari avrebbe davvero capito che amarmi non sarebbe stato facile. Continuai.

“Dopo aver parlato con Julianne, Adam mi accompagnò per la mia caccia. Ero in preda alla sete e sapevo che non avrei potuto tirarmi indietro. Quella notte ho ucciso per la prima volta. Ho ucciso una ragazza, una ragazza che aveva come unica colpa quella di trovarsi in quel momento lì.” I singhiozzi presero il sopravvento e il senso di colpa mi impedii di respirare regolarmente. 
Edward provò ad avvicinarsi, ma lo fermai. Non volevo che provasse pietà per me. 
“Bella, non importa, se per te è difficile non parlarmene.”disse lui. 
“No Edward, devo … è giusto che tu sappia tutto.”lui annuì.

“Tornata a casa Julianne mi raccontò quello che stava succedendo nel mondo dei vampiri. Volevano reagire agli umani. Stavano organizzando una vera e propria guerra. Litigammo e io scappai via. Era già abbastanza difficile accettare ciò che ero, non me la sentivo di andare contro a quella che fino a qualche giorno prima era stata la mia razza. Sono scappata lontana da loro e sulla mia strada non mi sono limitata a scappare. Ho ucciso ancora. Mi sono nascosta perché gli umani allora sapevano già della nostra esistenza. È stato per questo che ho scoperto un nuovo modo per nutrirmi. Potevo non uccidere e bere sangue animale. Sono arrivata qui per caso. Per caso, ho scoperto quella casa, e per caso ho incontrato te.” Il silenzio tra noi due si fece più intenso. 

“Bella, cosa vuol dire che per caso mi hai incontrato? La prima volta che ci siamo visti è stata qui. O mi sbaglio?” chiese.
“Ero in giro per Forks alla ricerca di vampiri che potessero aiutarmi quando ho incrociato la tua scia. L’ho seguita e mi ha portato a casa tua. Da allora sono venuta a trovarti più volte.” Ammisi.
“Perché non ti sei fatta mai vedere?” domandò.
“Perché ti avrei ucciso. Non posso spiegarti l’effetto che il tuo sangue ha su di me, perché nemmeno io l’ho compreso appieno. È stato difficile non cedere alla tentazione. È per questo che mi sono lasciata catturare. Dovevo salvarti la vita.” risposi e pregai che non facesse più domande.

“Bella dimmi solo un’ultima cosa e poi prometto che aspetterò che tu ti senta pronta a dirmi altro.” Acconsentii alla sua richiesta.
“La notte che ti hanno catturata sei venuta da me?” e nei suoi occhi lessi tutta la speranza che per lui quella notte non fosse stato solo un sogno.
“Edward, non mi hai sognata. Quella notte ero con te. Volevo rivederti per l’ultima volta.” Ammisi ancora una volta una delle mie debolezze. 
Raccolsi tra le braccia le ginocchia e mi accasciai sul muro della cella.

“Bella devo tirarti fuori da qui.” Disse sicuro di se, come se la conversazione che c’era appena stata non fosse avvenuta.
“Edward, non devi metterti nei guai per colpa mia.” Dissi.
“Bella è colpa mia se sei finita qui e io risolverò il problema.” Ammise con tono che non ammetteva repliche.
“Edward, stanno venendo a prendermi, non devi occupartene tu.” E pensai ai Cullen. 
Ora più che mai mi serviva il loro aiuto. Se mai Julianne avesse deciso di cercarmi sapevo che per Edward poteva mettersi male.
“Bella, perché sei così testarda? Fidati di me.” mi supplicò.
“Edward, mi fido di te, ma per il momento l’unica cosa che puoi fare è cercare di aiutarmi a sopravvivere alla prigione.” Dissi.
“Oh giusto, mi stavo dimenticando. Ho letto alcuni documenti di Robert. Le sbarre della tua cella sono costituite da ferro e argento, per questo non riesci ad avvicinarti, in più ti fanno male, è come se tu fossi allergica a questi due materiali. Messi insieme, con il passare del tempo, per te sono letali. Ma ciò che più è pericoloso è il sedativo. Bella, è una miscela che ti uccide. Più ne circola nel tuo corpo, più tu ti indebolisci. Credo sia per questo che tu prima …” disse facendomi capire che si riferiva al mio sputare sangue.

“Edward, davvero non so come scusarmi per tutto ciò a cui hai dovuto assistere.” Provai ancora a scusarmi.
“Bella, davvero, smettila di preoccuparti per me. Non sono un bambino. Ho superato il confine e ora il mondo sovrannaturale fa parte anche del mio mondo. Ormai non posso più tirarmi indietro. Ho solo paura di perderti.” Ammise. 
Ancora una volta aveva confessato il suo amore per me e io invece cosa gli avevo dato? 
Solo un motivo in più per avere incubi. Gli avevo solo raccontato la parte buia della storia. Non gli avevo detto che se quella notte Adam non mi avesse trasformata, io non avrei mai potuto incontrarlo, e di questo sarei stata eternamente grata ad Adam. 
Mi sentivo così sporca per non aver detto tutto. 
Non meritavo il suo sguardo pieno d’amore, non meritavo lui.

Ad un tratto il telefono squillò ed Edward uscì dalla stanza per andare a rispondere. 
“Era Robert. Sta rientrando. Bella devo chiederti di fingere di nuovo di essere sedata. Racconterò a Robert che ti sei agitata e che ho dovuto addormentarti per evitare guai.” Disse quando rientrò. Annuii e gli porsi attraverso le sbarre le sacche di sangue vuote. 
Una brutta sensazione mi assalii e non riuscivo a togliermi dalla testa la possibilità che forse quella potesse essere l’ultima volta che avrei visto Edward. 

“Edward, posso chiederti solo una cosa?” chiesi, cercando di mascherare l’ansia che sentivo.
“Bella, puoi chiedermi tutto quello che vuoi.” Rispose invitandomi a continuare.
“Mi serve solo un foglio di carta ed una penna.” Lui sorrise di quella mia insolita richiesta, sparì dietro l’angolo e tornò porgendomi quello che gli avevo chiesto senza fare domande. 
Scaricò la pistola e si infilò in tasca il proiettile pieno di sedativo. Ora quel gesto aveva assunto il suo vero significato. 
Aveva cercato di proteggermi fin dall’inizio, ed io invece, nonostante avessi le capacità per proteggerlo, non ero riuscita a farlo, anzi l’avevo portato direttamente da me. 
Misi in tasca il foglio e la penna e finsi di essere addormentata. 
“Ciao Bella.” Sussurrò Edward prima di uscire ad aspettare Robert. 

Passarono diverse ore da quando Edward era andato via, un grande frastuono proveniva dall’altra stanza e mi costrinse ad affinare i mie sensi. 
Colsi poco dalle discussioni degli uomini presenti, l’unica cosa che riuscii a capire bene era che stavano organizzando il mio trasferimento. 
Stavano per portarmi via e capii che le ansie che prima mi avevano colto non erano infondate. 
Tirai fuori la penna e il foglio. 
Cercai di non perdere la calma e mi ripetevo che Edward l’avrebbe trovato e che tutto presto sarebbe finito.

 

 

 

POV Adam

 

“Mia dolce Regina, perdona il mio ritardo.” Dissi, prendendo la mano di Julianne tra le mie. Quegli stupidi umani avevano reso la mia missione più lunga del previsto. 
“L’ha trovato. Ora dovrà solo bere il suo sangue e la vittoria sarà nostra.” Ammisi e tirai verso di me Julianne.
“Tesoro, sei pronto per riscuotere il tuo premio?” disse Julianne maliziosa. Annuii e ci ritirammo nella nostra camera da letto.

 

 

Rinnovo i miei ringraziamenti a tutti voi.

 

@ Goten: sono davvero felice di aver trasmesso bene le emozioni. Sapere che ti sei emozionata per la confessione di Edward mi rende davvero felice. Tra tutte le persone che ringrazio tu sei quella a cui va il ringraziamento più sentito. Sei stata la prima sostenitrice di questa storia ed è solo grazie alla tua mail che ho deciso di scrivere il secondo capitolo. Grazie ancora!

@ _cory_: grazie anche a te per la tua recensione. L’ultima frase è Edward che la pronuncia, mi dispiace che non si sia capito bene. Probabilmente sono stata poco chiara. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.*_*

@ Luisa98: si, l’ha detto. Per quanto riguarda Bella, se continuerai a leggere saprai cosa farà.

 

Un bacio a tutti!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XII

 

 

 

POV Edward

 

La notte sembrava non passare mai e ancora più lunghe erano le ore di scuola. Volevo rivedere Bella, ne avevo bisogno. 
Mi era entrata dentro senza che me ne rendessi conto. 
Avevo paura che dichiarandomi avessi fatto l’errore più grande della mia vita, invece a qualcosa era servito. Avevo conquistato la fiducia di Bella portandola ad aprirsi con me. 
Mi aveva raccontato tutto quello che era successo dopo la sua trasformazione. 
Era stata sincera con me, ed io non ho avuto paura di quello che avrebbe potuto dirmi. 
Sapevo che la sua natura era la più pericolosa al mondo e immaginavo anche che lei avesse ucciso degli esseri umani, ma tutto ciò non mi toccava. 
Non mi toccava perché lei aveva scelto da che parte stare nonostante tutto. 
Aveva deciso di nutrirsi di animali, aveva deciso di non piegarsi ai voleri di Julianne. Aveva scelto di avere un’anima, una coscienza. 
Aveva scelto di salvarmi la vita nonostante io per lei fossi tutto ciò di cui aveva bisogno. 
Si era sacrificata per me ed anche se non mi aveva detto di amarmi, il suo gesto me lo faceva intendere. 

Non avevo avuto modo di parlare con Robert. La sua telefonata non era stata molto chiara. Mi aveva chiesto di lasciare la centrale e di tornare il giorno successivo per sistemare alcune cose. 
Mi aveva detto che mi avrebbe lasciato degli appunti e che lui sarebbe rientrato in serata con la squadra. 

Quando arrivai in centrale, il mondo mi crollò addosso. 
Bella non era nella sua cella e i bozzoli delle pallottole di sedativo erano sparsi per tutta la stanza. 
L’avevano portata via e non avevo nemmeno avuto modo di capirne il motivo. 
Perché non avevo chiesto spiegazioni a Robert? Dovevo capirlo che c’era qualcosa che non andava e che Bella non era al sicuro. A nulla era valso il mio tentativo di proteggerla, non ci ero riuscito e lei ora era in pericolo. 

Mi inginocchiai nell’angolo della cella dove Bella era solita rannicchiarsi e mi persi nel senso di colpa. Dovevo liberarla, dovevo farla scappare, invece ero stato talmente egoista che l’ho lasciata lì solo per il piacere di poterla avere accanto. 
Lei si fidava di me ed io non avevo fatto altro che permettere a Robert di concludere la sua missione. Poggiai la testa al muro e per quanto la posizione me lo permetteva, mi guardai attorno. 
La cella era vuota come me,il freddo mi assalii e il senso di perdita non mi permetteva di essere fiducioso. L’avevo persa per sempre. Non l’avrei più rivista. 
Perso tra i pensieri, notai i resti della penna che le avevo lasciato il giorno prima. 
Mi avvicinai e la presi tra le mani. 
Mi guardai meglio attorno e scorsi il foglio di carta arrotolato nell’angolo dove mi ero seduto. Lo raccolsi e lessi quello che c’era scritto.

“Se leggerai questo messaggio allora vorrà dire che è finita. 
Perdonami se non sono riuscita a proteggerti. 
Perdonami per essere entrata nella tua vita rischiando di metterti in pericolo.

Ti ho amato dal primo momento che i miei occhi hanno incontrato i tuoi, amo anche il tuo sangue e per questo preferisco perderti che vederti morire tra le mie braccia. Preferisco morire piuttosto che perderti per sempre.

So che non ricorderai queste parole. Te le ho già dette una volta e fa male sapere che non potrò mai dirtele guardandoti negli occhi.

Promettimi che non farai nulla di insensato e stupido. 
Promettimi che tornerai alla tua vita e che ti dimenticherai di me. 
Cerca di non rendere inutile il mio tentativo di salvarti. 
Promettimi che vivrai anche per me.
Io ti prometto che ti porterò sempre nel mio cuore, che solo tu sei stato in grado di far battere ancora una volta.

Ti amo, Bella”

Ripiegai il biglietto e lo infilai in tasca. Non potevo permettere che Bella morisse. Non potevo perderla. Mi aveva detto che mi amava e tutto il mondo si colorò di speranza. 
Proprio perché mi amava non l’avrei lasciata sola. 
“Amore mio, perdonami ma non posso prometterti ciò che mi hai chiesto.” Pensai. 

Pian piano le idee si facevano strada nella mia testa. Avrei dovuto seguire alla lettera il mio piano, non dovevo commettere errori. Lasciai la cella ed iniziai a frugare tra i documenti che Robert mi aveva lasciato sulla sua scrivania. 
Anche se non avevo tempo da perdere sbrigai comunque i miei compiti. 
Digitai al computer il rapporto del trasferimento di Bella ed appresi dove l’avevano portata. Avevo fatto bene a farlo. Sapevo dove cercare adesso e sarei riuscito a liberarla. 
Quando finii tornai a casa. Presi una sacca e misi dentro qualche vestito e qualche provvista. 
Scrissi un biglietto a mia madre dicendole che partivo per qualche giorno. Sapevo che l’avrei fatta preoccupare più del dovuto, ma non potevo certo dirle che andavo a salvare un vampiro. Presi dal salvadanaio i miei risparmi ed uscii di casa. 

Il passo successivo sarebbe stato andare a casa di Bella. Ricordavo che mi aveva detto che qualcuno sarebbe venuta a prenderla, dovevo capire chi. 
Immaginavo fossero dei vampiri e se lei si fidava di loro dovevo farlo anch’io. 
Purtroppo ero solo un umano e da solo non sarei stato in grado di aiutarla, l’amore che sentivo per lei, non bastava a salvarle la vita. Raggiunsi la casa in pochi minuti. 
Quando entrai notai che non era come l’avevo lasciata l’ultima volta che ero stato lì. 
I mobili non erano al loro posto, i muri erano distrutti, i libri erano sparsi per il pavimento. 
Chiunque era stato lì non doveva essere un essere umano. 
Presi dalla sacca la pistola con il sedativo e restai in guardia. 

Controllai tutte le stanze e tirai un sospiro di sollievo quando capii di essere solo. 
Un bip attirò la mia attenzione. Il computer era acceso, sicuramente il visitatore cercava come me informazioni e sperai che non ci fosse riuscito. 
La busta di un nuovo messaggio lampeggiava e l’aprii senza aspettare un secondo in più.

A: Cullen@myus.com
Oggetto: Edward
Edward, non ho il tempo per spiegarti. Isabella è in pericolo e ha bisogno di noi. Anche Adam e Julianne sono sulle sue tracce. Dobbiamo arrivare a Bella prima di loro. Non ti chiederei di rischiare la tua vita se non fosse necessario. Sei l’unico che può aiutarla se dovesse andare storto qualcosa. Saprai che stanno portando Bella a Blyn a sud – est di Sequim. Io e la mia famiglia ti aspetteremo nei pressi di Port Angeles sulla 101. Fai in fretta e sta attento.
Alice


Dopo qualche secondo decisi che non dovevo farmi domande. Non era il momento quello di capire come faceva quella donna a sapere il mio nome e quello che stava succedendo a Bella. 
L’unica cosa che mi era chiara erano che anche loro volevano aiutare Bella. 
Poteva essere una trappola, ma avrei rischiato comunque, in fondo, senza Bella niente avrebbe avuto più senso. 
La morte sarebbe stata solo una semplice conclusione. 
Cancellai il messaggio, non potevo rischiare che qualcun altro sapesse dove si trovava Bella. Spensi il computer ed uscii di casa. Non c’era un minuto da perdere. Bella aveva bisogno di me.

 

 

Ringrazio tutti, chi recensisce sempre, chi invece legge solamente e chi continua ad aggiungere questa storia tra le seguite e le preferite.

 

@ Luisa98: scoprirai presto cosa succederà. Non ho intenzione di tirare la storia per le lunghe.

@ Exentia_Dream: sono felice che i capitoli ti siano piaciuti. Non devi scusarti se non riesci a lasciarmi per ogni capitolo un commento. Sono contenta che questa Bella ti piaccia, per una volta volevo vederla nei panni del Leone e non dell’Agnello.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XIII

 

 

 

POV Isabella

 

Dolore.
Buio.
Fuoco.
Tutto brucia.
La mia testa scoppia.
La mia pelle tira.
Non sento niente.
È tutto finito.
Nella mente solo lui.
Il suo viso, il suo profumo, il suo sorriso, il suo corpo, il suo sangue.
Lui.
È finita.
Sto morendo.

 

 

 

POV Edward

 

Misi in moto la macchina e presi la 101 verso nord. Port Angeles non era così lontana. 
Perché allora dopo un’ora sembrava che avessi ancora tanta strada da fare? I segnali stradali indicavano che il William R. Fairchild International Airport era vicino. Port Angeles era vicina. 
Il cellulare vibrò. Merda mia madre aveva sicuramente trovato il mio messaggio e adesso voleva delle spiegazioni. Presi il telefono e senza guardare il display accettai la chiamata. 
“Mamma, mi dispiace …” provai a dire, ma una voce squillante mi interruppe.
“Edward, sono Alice. Tra due Km troverai una stazione di servizio. Lascia lì la tua auto, proseguiremo a piedi.”disse velocemente.
“Alice, Blyn è lontana, come faremo a piedi? Ti ricordo che io non sono un vampiro.” Dissi.
“Oh Edward, noi invece lo siamo. Ti spiegherò tutto appena saremo insieme. Puoi prendere i tuoi bagagli, ti serviranno. A dopo.” Disse e chiuse la telefonata senza darmi il tempo di ribattere.

Le luci della stazione di servizio brillavano nel buio della sera. 
Scesi dalla macchina, misi la sacca sulle spalle e mi diressi verso il bosco. 
“Edward?” una voce alle mie spalle mi costrinse a voltarmi. “Non aver paura sono Alice. Vieni gli altri ci aspettano.” La ragazza che mi trovai di fronte sembrava non avere più anni di me. 
Era piccola, i suoi occhi dorati erano amichevoli, le luci dei lampioni si riflettevano sui suoi corti capelli neri. Sembrava un folletto. La seguii senza dire nulla. 
Raggiungemmo il limitare del bosco, dove gli altri ci aspettavano.

Un uomo dai capelli dorati come i suoi occhi si fece avanti. 
“Edward, il mio nome è Carlisle Cullen, e questa è la mia famiglia.”disse, e con la mano mi indicò tutti i presenti. 
“Alice l’hai già conosciuta. Lei è mia moglie Esme.” La donna si fece avanti e prese le mie mani tra le sue. 
“È un piacere conoscerti Edward, ti siamo riconoscenti per l’aiuto che ci stai dando. Isabella fa parte della nostra famiglia e faremo ciò che è in nostro potere per salvarla.” Strinsi le sue gelide mani ed annuii. 
“Edward, lui è Jasper, mio marito.” Disse Alice, indicandomi un ragazzo dall’aspetto leonino. 
Lui mi sorrise e mi porse la mano. 
“Piacere Edward. Non preoccuparti per Isabella, ce la faremo.” Disse e una sensazione di calma mi invase. La speranza iniziava a ritornare e Bella non mi sembrava più tanto lontana. 
“Edward, loro sono Rosalie e suo marito Emmett.” La ragazza bionda accennò un sorriso. 
“Piacere Edward.” Disse. 
Emmett si fece avanti e per un attimo ebbi paura. Jasper soffocò una risata. 
“Edward, è un piacere averti con noi.” Disse battendomi una mano sulla spalla. Sorrisi senza riuscire a nascondere del tutto la mia paura di fronte a quel ragazzo nerboruto. 
“Bene, direi che possiamo andare. Isabella ci aspetta.” Disse Alice togliendomi la sacca dalle spalle. 
“Prima di andare, vorrei dirvi che vi ringrazio per l’aiuto che mi state offrendo, da solo non avrei potuto granché.”dissi. Esme mi sorrise amorevolmente e mi abbracciò. 

“Allora fratello, sei pronto per l’esperienza più emozionante della tua vita?” rimasi perplesso alle parole di Emmett. 
“Edward, Emmett sta cercando di dirti che stiamo per mostrarti il modo in cui noi ci spostiamo.” Mi chiarì Alice. 
Emmett si piegò davanti a me e mi invitò a salire sulle sue spalle. Non osai fare domande. 
Troppe cose tutte insieme e non sapevo se ero in grado di reggere tutta quella situazione. Avevo deciso di fidarmi e allora dovevo farlo fino in fondo. Jasper mise una mano sulla mia spalla e di nuovo la calma mi invase. Lo guardai con una muta domanda stampata in faccia e lui mi sorrise. 
Saltai sulle spalle di Emmett e in meno di un secondo gli alberi sfocati facevano da panorama ai miei occhi. Non riuscivo a distinguere nessun contorno. Percepivo solo il cielo farsi man mano più chiaro. Il vento mi schiaffeggiava il volto, i vestiti mi si attaccavano al corpo e poi di colpo tutto ritornò chiaro ai miei occhi. Emmett mi aiutò a scendere dalle sue spalle senza lasciarmi andare del tutto. Barcollai, ma riuscii a rimanere in piedi. 
“Bello vero?” disse Emmett assicurandosi che stessi in piedi da solo. 
“Wow!” fu l’unica cosa che riuscii a dire. 
“Edward, purtroppo dobbiamo fermarci per il giorno. Il sole sarà alto nel cielo e non riusciremo a muoverci senza che nessuno ci noti. Ci fermeremo in uno degli alberghi di Blyn, così potrai riposare e mangiare qualcosa. Ripartiremo al tramonto.” Mi disse Alice prendendomi per mano. 

Carlisle entrò nella hall dell’albergo e prenotò due camere comunicanti tra loro. 
Una volta sistemati nelle stanze, andai a fare una doccia. 
La stanchezza cominciò a prendere il sopravvento. Lo stomaco brontolava, la sera prima avevo sgranocchiato qualcosa durante il viaggio in macchina, avevo bisogno di un pasto completo se volevo che le forze non mi abbandonassero. Misi gli abiti sporchi nella sacca e quando rientrai nella camera da letto trovai i sei vampiri seduti che mi aspettavano sorridenti. Alice mi fece segno di sedermi accanto a lei.
“Alice, vorrei che tu mi spiegassi alcune cose.” Dissi, cercando di non sembrare scortese.
Avevo bisogno di sapere cosa stava succedendo a Bella e loro erano le uniche persone che potevano dirmelo.
“Edward, ti stavamo aspettando per questo. Forse però è meglio che prima riposi un po’. Sarai sicuramente stanco.” Disse lei carezzandomi il braccio. 
“Non preoccuparti Alice, riposerò più tardi. Ho bisogno di sapere.” Dissi. Lei sorrise e guardò gli altri cercando il loro permesso per parlare. 

“Vedi Edward, noi siamo diversi dagli altri vampiri. Come Bella, noi non ci nutriamo di sangue umano. Per questo, siamo in grado di vivere tra di noi non come un clan, ma come una vera famiglia. 
Ogni vampiro, ha una caratteristica umana che si porta dietro dalla sua vita umana. Carlisle la sua compassione, Esme il suo amore incondizionato, Emmett la sua forza, Rosalie la sua caparbietà. 
Io e Jasper invece, abbiamo delle qualità un po’ particolari. Jasper riesce a sentire e a manipolare le sensazioni. Io, riesco a prevedere il futuro. 
È così che ho visto Bella trovare la nostra casa, l’ho vista cercare qualcuno. Quel qualcuno sei tu Edward. Quando Bella si è trasferita nella nostra casa a Forks, ho provato ad avvertirla come ho fatto con te. 
Le ho chiesto di starti lontano, le ho chiesto di proteggerti e le ho detto che presto saremmo andati a prenderla. Non avevo considerato però gli umani che le davano la caccia. 
Non era quella la decisione che speravo lei avrebbe preso. Non volevo che lei si costituisse ai suoi cacciatori. Volevo solo che rimanesse nascosta e che ci aspettasse.”
 Disse e si prese la testa tra le mani. Jasper l’abbracciò e cercò di calmarla. 
“Alice, non è stata colpa tua. Bella ha preso la sua decisione da sola. Tu hai cercato di proteggerla come potevi. Non puoi controllare tutto.” Disse Carlisle. 

Poi Alice tornò a guardarmi e continuò il suo racconto.
“Non sono solo gli umani a dare la caccia a Bella.”
“Adam e Julianne.” Mormorai. Alice annuì.
“Avremo tempo per spiegarti tutto il resto. C’è solo una cosa che devi sapere e che è di vitale importanza.” Continuò Alice.
“Ti starai sicuramente chiedendo perché dovevi essere protetto. Tu sei speciale Edward per lei. Quando Adam ha trasformato Bella, l’ha fatto proprio per te. Lei è la Prescelta.” Spiegò.
“Non capisco Alice, cosa vuoi dire?” chiesi confuso.
“Edward, esiste una leggenda che fino a qualche tempo fa nessuno pensava fosse vera. Tuttavia esistono vampiri in grado di riconoscere il Prescelto ed Adam è uno di questi. La leggenda dice che per ogni Prescelto esiste il suo compagno. Tu sei il Promesso Sposo di Bella. Ecco, prendi questo, leggi qui e tutto ti sarà più chiaro.” Disse Carlisle porgendomi un grosso libro antico.

“Così come il bene e il male, la vita e la morte, sono in equilibrio ed armonia. 
Tutto dipende dall’equilibrio. 
Se lo scontro finale giungerà, i vampiri non accetteranno di essere portati alla ribalta e l’umano non accetterà la mancata condivisione dei poteri dei vampiri con la propria specie. 
L’equilibrio verrà meno.

All’approssimarsi del Tempo previsto, la Verità sarà disponibile per tutti e non da tutti vista e accettata. Quel giorno gli umani si rivolteranno l’uno contro l’altro, e altrettanto faranno i vampiri. 
Eventi sconvolgenti metteranno in pericolo il Predestinato, così mentre il mondo verrà sconvolto da faide, guerre e carestie, la Luce verrà oscurata e nessuno capirà ed accetterà la verità.

Quando il Prescelto abbraccerà il suo Sposo, cadrà in deliquio. 
Se lo sposo non berrà dal Prescelto il male vincerà sul bene.
Il sangue è il fiume della vita: esso collega l'anima allo spirito e al corpo visibile e più pesante.
In esso si convogliano tutte le esperienze fisiche, i desideri e i pensieri che l'ente uomo vive.
In esso si condensa tutta la vita.

Il sangue è il tramite di conoscenza, contiene l’anima e l’essenza. 
Quando il sangue diverrà un solo fluido la Luce illuminerà il mondo e il Bene tornerà a regnare tra le tenebre.

Se il prescelto non si sveglierà dal deliquio,e il suo Sposo morirà il Male regnerà sul mondo umano e sovrumano e la fine del mondo sarà vicina.”


Chiusi il libro e guardai Carlisle. 
Speravo di aver capito male, speravo che tutte quelle cose sul Bene e il Male fossero solo favole. 
Solo stupide credenze che non avevano un fondo di verità. 
Stavo sognando, l’incubo peggiore che avessi mai fatto. 
Non poteva essere vero. Volevo svegliarmi. 
Volevo aprire gli occhi e trovarmi nel mio letto, volevo svegliarmi e prepararmi per la scuola, uscire con Tom e gli altri miei amici. 
Volevo che tutto tornasse come prima. 
Prima che Isabella entrasse nella mia vita. 
Isabella.
Pensai a lei e tutto divenne più semplice. 
Ero nato per lei. Per lei io ero vitale e adesso aveva bisogno di me. Più del mio sangue.

“Carlisle cosa dovrei fare adesso?” chiesi.
“Edward, Alice ha avuto una visione in cui Adam cerca di far bere il tuo sangue a Isabella. Dobbiamo liberarla prima che Adam arrivi a lei. Non permetteremo che ti prenda. Se dovesse riuscirci Bella si addormenterà e la uccideranno così che tu non possa bere il suo sangue e che il Bene non trionfi sul Male.” mi spiegò Carlisle.
“Partiremo non appena il buio ci permetterà di muoverci. Vai a dormire adesso, penseremo noi ai dettagli. Bella adesso è a Dirty Face Trail e pochi uomini la sorvegliano. Andrà tutto per il meglio. Io l’ho visto.” Mi disse Alice abbracciandomi. 

Mi diedero la buonanotte e mi lasciarono solo nella stanza. Mi buttai sul letto e strinsi il cuscino tra le braccia. Immaginai che fosse Bella e senza che potessi oppormi, il sonno si impadronì di me. 
Chiusi gli occhi e sognai lei.

 

 

So che non ho postato velocemente, ma spero che questo capitolo possa farmi perdonare.

Ringrazio tutti come sempre.

Vi dico già da adesso che il prossimo capitolo avrà un POV diverso da quello di Edward e di Bella.

 

@ Goten: di Bella saprai qualcosa in più nel prossimo capitolo, in questo ci sarà solo un assaggio. Grazie per la recensione.

@ feffira: sono felice che ti piaccia questa ff. Gli umani si sono basati su tutte le leggende e le storie dei vampiri che tutti sanno. Grazie anche a te per il tuo commento.

 

La leggenda di cui ho parlato prima, nasce da una serie di ricerche che ho fatto sui vampiri. Ho messo insieme alcune leggende che esistono davvero e sono riuscita a farne una mia.

Se vi interessa saper qualcosa in più sui vampiri, il sito su cui mi sono basata è questo: Vampiri.net.

Per quanto riguarda Dirty Face Trail potete trovare qualcosa qui. Questo posto esiste davvero nella contea di Clallam: Dirty Face Trail.

Il percorso che invece ha fatto Edward è questo: Google Maps. Se guardate la mappa potrete capire un po’ le strade e i posti che Edward e i Cullen hanno attraversato.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XIV

 

 

 

POV Julianne

 

Il momento è arrivato. Dovevamo intervenire prima che quegli impiccioni dei Cullen mandassero in fumo il mio piano. Nessuno poteva ostacolare la Regina. E chiunque ci avesse provato non avrebbe avuto nessuna pietà da parte mia.

La leggenda dovrà compiersi a costo di occuparmene io stessa. 
“Adam, mi serve che tu tenga occupati i Cullen, io mi occuperò prima dello Sposo e poi della Prescelta. Non mi interessa chi sceglierai per aiutarti. Mi fido di te.” Ordinai ad Adam.
“Si mia Signora, sarà fatto.” Mi rispose Adam.
Lo lascai nel salone e andai a prepararmi. 

Il sole brillava alto nel cielo. Ero costretta a muovermi con più attenzione, gli umani in questo momento erano pericolosi anche per me. 
La stanza dove alloggiava lo Sposo aveva le finestre chiuse. Probabilmente i Cullen erano con lui. 
Che fine aveva fatto Adam? A quest’ora doveva aver attirato i Cullen fuori di qui. 
Il cellulare vibrò nella mia tasca. Era un messaggio di Adam. Tutto era pronto.

Saltai da un albero all’altro, le foglie per quanto potevano, mi riparavano dal sole. 
Raggiunsi la finestra della stanza dello Sposo senza problemi. La vetrata non era bloccata per mia fortuna. 
Il ragazzo era sdraiato nel suo letto e teneva stretto a se un cuscino. Mi avvicinai cauta senza far nessun rumore. Tirai fuori ciò che mi serviva. 
Presi il suo sangue senza che lui se ne accorgesse. Conservai la fiala con cura ed uscii dalla finestra. 
Afferrai il telefono e mandai un messaggio ad Adam. Doveva tenere occupati i Cullen ancora per un po’. 

Raggiunsi Dirty Face Trail che il sole ormai non brillava più, una spessa coltre di nubi lo ricopriva. 
Preparai il falso tesserino e attesi i miei adepti. La mia squadra arrivò non appena diedi il segnale. Con Adam avevamo preparato tutto nei minimi dettagli. 
Speravamo di riuscire a prendere Isabella prima che fosse trasferita qui. Purtroppo però non eravamo riusciti ad evitare il trasferimento. 
I miei adepti si preparano alla recita e posizionarono il furgone in modo da poter trasportare Isabella senza che gli umani avessero dei sospetti. 

Entrai nel centro di raccolta dei Servizi Segreti. Lì erano sorvegliati molti vampiri in attesa di essere trasferiti in luoghi sconosciuti e segreti a tutti. Avvicinai la guardia all’ingresso e mostrai il mio tesserino e i documenti che Adam aveva falsificato per il trasferimento. 
Un’altra guardia accompagnò me e due vampiri della mia squadra alla cella di Isabella. 
Era messa molto male da quello che potevo vedere. Era stata sedata più volte, probabilmente per non rischiare di essere aggrediti. 
Poveri illusi, Isabella tutto era tranne che un vero vampiro. 
Era la vergogna della nostra razza, così come i Cullen. Avevano rinnegato la loro natura e si erano schierati contro di noi. Eppure questa stupida ragazzina, aveva avuto l’onore di essere la Prescelta. 
Avrebbe fatto a modo mio adesso. Che le andasse oppure no, questo non era importante. Sarebbe morta non appena la guerra si sarebbe scatenata. Ed io avrei potuto regnare indisturbata in un mondo dove gli uomini avrebbero avuto solo un ruolo, quello di nutrirci. 
Isabella era ancora addormentata. I miei adepti la portarono nel furgoncino. 
Ringraziai la guardia,firmai i documenti e salii sul mezzo. 
Non sarei tornata a Seattle. Sarebbe stato il primo posto dove i Cullen mi avrebbero cercata. Che illusi. Peccato che non mi avrebbero mai trovata. I miei adepti erano stati scelti anche per i loro poteri. Carl, era l’antidoto al potere di Alice. Avrebbero brancolato nel buio per l’eternità. 

Ci spostammo verso Baldy Trail. Nel momento in cui Isabella avrebbe bevuto il sangue del suo Sposo, i vampiri catturati avrebbero avuto più possibilità di liberarsi. 
Carl e la sua squadra portarono Isabella nella sua stanza. 
Non ci sarebbe stato bisogno di celle o sedativi. 
Avrebbe dormito per sempre, non si sarebbe accorta nemmeno della sua morte. 
Doveva solo svegliarsi per bere, e a quanto dicevano i documenti che mi avevano consegnato, la dose di sedativo avrebbe cessato il suo effetto tra qualche minuto.

 

 

 

POV Isabella

 

Riaprii gli occhi e intorno a me non c’erano più sbarre e uomini armati, la stanza era bianca e luminosa, tanto da ferire i miei occhi tenuti chiusi per troppo tempo. Le lenzuola profumavano di pulito. 
Mi guardai attorno e sorrisi. 
I Cullen mi avevano trovata, mi avevano liberata e avrei potuto avvertire Edward che ero ancora in vita e che magari un giorno lo avrei rivisto. 
Lo avrei ringraziato per ciò che mi aveva fatto provare, per l’amore che mi aveva donato, per la compagnia che mi aveva regalato durante la mia prigionia. 
Sorrisi ancora. Avrei finalmente conosciuto i Cullen, la mia famiglia adottiva, i vampiri che mi avevano salvata senza neanche conoscermi. 
La porta si aprì e il sorriso dipinto sul mio volto sparì. 

Julianne in tutta la sua perfida bellezza mi sorrideva.
“Mia cara Isabella. Finalmente ti sei svegliata. Ero tanto preoccupata per te.” Disse avvicinandosi. Istintivamente mi rannicchiai sul letto prendendo le distanze da lei. 
Ero ancora debole e non avrei avuto possibilità se decideva di attaccarmi.
“Non posso dire lo stesso Julianne.” Le dissi con tutto l’odio che potevo provare per lei.
“Oh mia cara non essere arrabbiata con me. Ti ho portato un regalo. Dovresti ringraziarmi.” Continuò lei.
“Non voglio niente da te. Preferirei morire piuttosto che accettare da te qualsiasi cosa.” Risposi.
“Sono sicura che non rifiuterai ciò che sto per darti.” Mi disse, porgendomi una piccola fiala di sangue. 

La mia gola bruciò, il mio corpo purtroppo non riusciva a rifiutare quel ‘regalo’. Ero debole, assetata, sapevo che bastava qualche goccia di sangue per rimettermi in sesto.
“Potrai uscire a caccia. Questo basterà a renderti più forte. Non vorrai cacciare in questo stato.” Disse ancora Julianne. 
Il suo tono sembrò fin troppo amorevole. 
Accettai la fiala. Il vampiro dentro di me, non mi diede il tempo necessario per riflettere ancora. 
Lo avrei fatto non appena sarei stata in grado di ragionare lucidamente. Afferrai la fiala e ingorda bevvi fino all’ultima goccia. 
La risata di Julianne riempì la stanza.
“Che stupida vampira. Che la guerra abbia inizio.” Disse ridendo ancora e lasciò la stanza.

Bastò solo qualche frazione di secondo per capire tutto. Il sapore del sangue sulla mia lingua richiamò alla mente il ricordo del profumo di Edward. Avevo appena bevuto il suo sangue. 
Non ebbi il tempo di pensare ad altro. Le palpebre divennero pesanti e mi accasciai senza forze sui candidi cuscini. 
Era stato tutto inutile.

 

 

 

POV Adam

 

Avevamo sottovalutato i Cullen. Sapevano muoversi bene in battaglia. Riuscivano ad anticipare le nostre mosse senza problemi. La veggente era un gran problema. 
Erano ore ormai che giocavamo a rincorrerci. 

Il cellulare vibrò nella mia tasca. Lessi il messaggio: ‘Mio dolce amore, torna a casa da me, la guerra è appena iniziata.’ Ci era riuscita. Julianne aveva fatto bere il sangue dello Sposo alla Prescelta. 
Le tenebre presto avrebbero preso il sopravvento e io avrei guidato la mia razza insieme alla mia Regina. 
Richiamai i miei soldati. 
La mia Regina aveva bisogno di me.

 

 

 

POV Alice

 

Avevo perso il controllo della situazione. Non mi era resa conto del pericolo. Avevo cercato di concentrarmi su Bella, su Julianne, sugli umani. Non mi ero resa conto che Adam ci aveva avvicinati così tanto. 
Che stupida. Avremmo dovuto alternarci per la caccia. Edward era da solo in albergo. Poteva succedergli qualsiasi cosa. 
Adam di colpo si era allontanato. Aveva abbandonato il suo tentativo di attaccarci. Doveva esserci un motivo se l’aveva fatto. 

Una visione mi mozzò il respiro. 
Buio, tenebre, creature della notte. 
Richiamai gli altri in fretta. Poteva ancora non essere tardi, magari Edward era ancora nella sua stanza. Corsi più veloce che potei. Nessuno mi chiese nulla. Si fidavano di me. 
Jasper correva al mio fianco, saggiava le mie emozioni e cercava di infondermi calma per essere più lucida. Gli sorrisi e lo ringraziai con lo sguardo. 

Entrai nella stanza come una furia. Quasi sradicai la porta. 
Edward stava mangiando e i suoi bagagli erano in un angolo. 
Mi guardò stupito e preoccupato allo stesso tempo.
“Edward, grazie a Dio sei qui. Hai visto qualcuno? È venuto qualcuno a cercarti?” dissi tutto d’un fiato.
“No, Alice non ho visto nessuno. Vuoi spiegarmi cosa diavolo succede?” mi chiese ancor più ansioso di prima. 
“Edward, ho avuto una visione. La guerra inizierà, dobbiamo trovare Isabella prima che sia troppo tardi.” Spiegai a lui e al resto della famiglia.

“Vado a saldare il conto così possiamo partire.” Disse Rosalie interrompendo il silenzio. 
La guardai sollevata. Rosalie non era stata completamente d’accordo per quanto riguardava Bella. Sapevo che non era per cattiveria. Semplicemente lei avrebbe cercato un modo per restare al sicuro con suo marito. Non avrebbe rischiato di perdere quello che aveva. 
Aveva accettato per amore della sua famiglia. Annuii e lei uscì dalla stanza seguita da Emmett. 
Esme raccolse tutte le nostre cose e si preparò per partire. 

Poi un’altra visione. 
Bella beve il sangue da una fiala. 
Saltai su Edward e cercai i segni sul suo corpo. Nell’incavo del suo braccio un livido violaceo faceva ben mostra di se. Tutti mi guardarono senza capire il motivo.

Era iniziato tutto. 
“La Prescelta si è dissetata del sangue del suo Sposo. La guerra è iniziata.”

 

 

 

Eccovi un nuovo capitolo. Grazie a tutti voi che mi seguite.

Volevo solo dirvi che questo è un capitolo particolare. Ci sono quattro POV.

Ho deciso di scrivere in questo modo per cercare di far capire cosa succedeva un po’ a tutti i personaggi.

Spero che questa mia scelta non vi dispiaccia.

Un bacio a tutti!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XV

 

 

 

POV Robert Masen

 

“Pronto?”risposi al telefono con il fiatone. Non avevo nemmeno messo piede in centrale che già mi scocciavano. 
“Robert, Edward è sparito, mi ha lasciato un biglietto … l’ho cercato dappertutto ma non c’è … al telefono non risponde … ti prego dimmi se l’hai visto.”Elizabeth era spaventata e non la smetteva di farmi domande.
“Elizabeth calmati, Edward non è qui. Cosa c’è scritto nel biglietto?”chiesi.
“C’è scritto solo che starà via per qualche giorno e che non devo preoccuparmi. Pensavo che tu sapessi qualcosa in più.” Elizabeth non riusciva a calmarsi ed io non sapevo cosa dirle. 
“Davvero Elizabeth, non so cosa dirti. Io gli ho chiesto di sbrigare solo alcune cose qui in ufficio. La vampira è stata trasferita e qui Edward non …” mi fermai, come era stato possibile che non l’avessi capito prima?
“Cosa Robert? Cosa Edward non ha? Non capisco, Robert ti prego parla …” mi urlò Elizabeth dall’altro capo del telefono.
“Elizabeth, forse so dov’è diretto Edward, non ne sono sicuro, ma probabilmente so dove posso cercarlo. Cerca di stare calma. Lo troveremo. Ora rilassati e aspetta a casa nel caso tornasse. Va bene?” dissi.
“Va bene Robert. Ti prego riportalo da me, non sono tranquilla sapendo che in giro ci sono quei mostri.” Mi disse Elizabeth.
“Sta tranquilla. Ti chiamo dopo.” Promisi e misi giù il telefono.

Se avevo ragione Edward era andato da quella maledetta vampira. Dovevo capirlo prima che c’era qualcosa sotto. In fondo EJ non aveva mai fatto mistero che voleva conoscere quei mostri da vicino. 
Io gli ho servito questa occasione su un piatto d’argento. Gli ho permesso di frequentarla, dovevo immaginare che in tutto quel tempo passato con lei fosse accaduto qualcosa tra loro.
Se gli accadesse qualcosa sarebbe tutta colpa mia. Mio cugino e sua moglie non me lo perdonerebbero mai.
Cercai tra i fogli sparsi sulla scrivania il rapporto del trasferimento di Isabella. Forse potevo chiedere all’unità di Dirty Face Trail di trattenerlo se fosse andato lì.
Alzai la cornetta e composi il numero.
“Sono Robert Masen, chiamo da Forks, due giorni fa vi abbiamo mandato una vampira che avevamo in custodia. Ho bisogno di sapere se un ragazzo è venuto lì e ha chiesto di vederla.” Avevo bisogno di quell’informazione.
“Signor Robert, mi dispiace, ma qui nessuno è venuto a trovare la vampira. È stata trasferita ieri per essere soppressa.” Mi rispose il responsabile dell’unità.
“Capisco, la ringrazio per l’informazione. Se per caso un ragazzo viene da voi a chiedere di vederla, potreste trattenerlo e avvisarmi? Non fatelo andare via da lì. Non è pericoloso, ma è giovane e non ha ancora capito quali sono i rischi che si corrono frequentando un vampiro.” Dissi, alleggerito dalla notizia che un vampiro in meno abitava questo mondo.
“Sarò ben lieto di aiutarvi. Non si preoccupi, se il ragazzo verrà lo terremo in custodia fino al suo arrivo.” Disse l’uomo e salutandomi chiuse la conversazione. Avvertii l’unità di ronda di cercare Edward e telefonai Elizabeth, le dissi che avevo avvertito i miei colleghi di cercarlo. Tentai di calmarla e chiusi promettendole che non appena avessi finito in centrale sarei uscito anch’io a cercarlo.

Erano passati solamente una manciata di minuti che il telefono squillò di nuovo.
Sbuffai e portai nuovamente l’apparecchio al mio orecchio. 
Non dissi nulla, chiusi il telefono e accesi il televisore. 
Il notiziario informava tutti i cittadini della situazione che la Contea di Clallam stava vivendo. La guerra tra umani e vampiri era iniziata e nel modo più feroce. Le immagini rimandavano corpi dissanguati e accantonati ai lati delle strade. 
Varie unità di cacciatori stavano già intervenendo per cercare di arginare il danno. Sapevo che sarebbe stato impossibile ucciderli tutti, ma non potevo starmene lì con le mani in mano senza tentare di salvare la mia razza. Perché era di questo che si trattava una delle due razze doveva estinguersi. 
Non c’era spazio al mondo per umani e vampiri insieme. 
Il telefono squillò ancora e mi svegliò dal mio stato di trance. 
“Robert, speravo di trovarti. Siamo tutti al magazzino delle armi. Aspettiamo solo te, Forks è stata attaccata. Credo sia solo un piccolo gruppo di vampiri. Possiamo ancora farcela. Raggiungici, non c’è un minuto da perdere.” Newton chiuse la conversazione senza darmi il tempo di rispondere.

Il suono del telefono rimbombò ancora nelle mie orecchie.
Come un fantoccio rialzai ancora una volta la cornetta.
“Signor Masen, sono il pastore Weber. Mi dispiace doverle dare questa notizia, ma credo che sia meglio che lei sappia. I vampiri hanno appena attaccato la casa di suo cugino Edward. Non c’è più nulla da fare per loro.”silenzio.
“Come è successo?”riuscii a soffiare.
“Suo cugino e sua moglie stavano salendo in macchina e un vampiro li ha attaccati. Non so dirle altro. I vicini del signor Masen mi hanno chiamato per avvertirmi. Non so cos’altro sia successo. Mi dispiace moltissimo.” Lo ringraziai senza dire altro.
La mia famiglia era andata distrutta nel giro di pochi minuti. Non mi era rimasto nient’altro. 
EJ fu il mio unico pensiero in quel momento. Avevo solo lui. Era giusto pendermi cura di quel ragazzo adesso. Lo dovevo a Elizabeth e a Edward. Era tutto ciò che mi rimaneva da fare. La vendetta per la loro morte era appena diventata la mia più cara compagna. 
Presi il fucile assicurandomi che fosse carico ed uscii dalla centrale.

La situazione era totalmente critica. Si respirava aria di morte in ogni angolo. 
Cercavo di nascondermi tra le strade e di dare le spalle solo alle pareti delle case dietro di me. 
Dovevo guardarmi le spalle, ero solo e dovevo arrivare al magazzino vivo. 
Dovevo farlo per EJ. 
Quei mostri non si sarebbero fermati davanti ad un fucile, lo sapevo bene. Dovevo giocare d’astuzia. Avevamo bisogno di una strategia, dovevamo cercare di accerchiarli e dargli fuoco il prima possibile. Prima o poi avrebbero commesso un errore. 
Mancavano ancora pochi isolati al magazzino. La pioggia iniziò a scendere bagnandomi i vestiti. 
Un rumore attirò la mia attenzione. Impugnai il fucile e lo puntai verso l’angolo della strada. Se il mostro era lì come pensavo non l’avrebbe passata liscia. 
Indietreggiai di qualche passo, dovevo riuscire a prenderlo alle spalle. 
Una figura dai contorni sfocati sfrecciò davanti a me, ebbi solo il tempo di puntare il fucile. Due mani gelide strinsero il mio collo. L’unico pensiero nella mia mente andò ad Edward. 
Non avrei mai potuto vegliare su di lui e i suoi genitori non sarebbero mai stati vendicati. 
Chiusi gli occhi e sentii il mio collo spezzarsi sotto le dita gelide del vampiro.

 

 

 

POV Adam

 

L’odore del sangue riempiva le mie narici. 
La leggenda stava per compiersi e finalmente il Male avrebbe vinto. 
Il mio esercito aveva iniziato ad invadere le piccole cittadine e gli umani continuavano a morire in ogni istante. Le urla degli umani solleticavano le mie orecchie, era così bello sentirli implorare pietà. Una pietà che non avrebbero mai avuto. 
Ci avevano cacciati dal primo istante, non avevano voluto darci nemmeno la possibilità di provare una specie di convivenza tra le specie. Certo era che non era ciò che io e, soprattutto, la mia Julianne volevamo. Ci eravamo aggiudicati la Contea di Clallam, non eravamo gli unici vampiri potenti nel mondo, ma la mia Julianne aveva sete di potere e contea dopo contea avremmo conquistato l’intero Stato di Washington, e non ci saremmo fermati solo a quello. 

Il veleno che scorreva nelle mie vene ribolliva dal desiderio di conquista. Julianne sarebbe stata fiera di me. Era la mia Regina, la mia compagnia d’armi e la mia amante. La desideravo più di ogni altra cosa al mondo. 
Avrei dato la mia non - vita per lei ed ero sicuro che il mio gesto non sarebbe andato sprecato. 
La mia Regina avrebbe regnato sul mondo intero con me al suo fianco. Le avrei chiesto di sposarla non appena mi fossi assicurato la riuscita del piano. 
Mi sarei legato a lei in ogni modo possibile, e sarebbe stata mia per l’eternità. 

Le tenebre stavano ricoprendo il cielo. 
La luce del Sole non avrebbe più illuminato la Terra. 
Fiumi di sangue avrebbero inondato le strade. 
Ora non rimaneva altro che preparare il sacrificio della Prescelta. 
L’altare era pronto, ancora due notti e il sacrificio poteva avere inizio.

 

 

Salve a tutti!!!!

Spero apprezziate la decisione di farvi avere anche il punto di vista di un umano.

Ringrazio tutti i miei lettori!!!

Un bacio a tutti!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


 

Wrong Love

 

Capitolo  XVI

 

 

 

POV Edward

 

Le parole di Alice vorticavano nella mia testa con la stessa furia di un tornado in piena attività. 
Solo una cosa riusciva ad essere chiara. Bella ora era in coma e le probabilità che potesse salvarsi erano minime. Potevo solo sperare che Julianne e Adam avessero in mente di aspettare un po’ prima di rendere completo il loro piano. 
Ero terrorizzato dall’idea di perderla, non potevo immaginare che non l’avrei più rivista. Avevamo passato troppo poco tempo insieme, non ci eravamo detti tutto, avevamo ancora tante cose da scoprire insieme, invece tutto era finito prima che potessi accorgermene. 
Non potevo perderla, non così. 
Sarei morto io stesso pur di saperla ancora viva. 
Avrei sacrificato il mio sangue, il mio corpo, la mia anima, mi sarei battuto perfino contro la mia stessa razza pur di aver la sicurezza che lei avrebbe sorriso ancora. 

Un tonfo sordo mi riportò alla realtà. 
Corsi nella stanza accanto, dove i Cullen si stavano preparando per la partenza. 
Alice era piegata su stessa emettendo dei suoni che mi ricordavano vagamente una preghiera, e che non riuscivo a comprendere. Guardai Jasper che cercava di calmarla. 
Così come la litania era iniziata, finì di colpo. Alice si rialzò e mi guardò negli occhi. 
La terra tremò sotto i miei piedi, riuscii solo a soffiare il nome di Bella. 
Possibile che non ci fosse più nulla da fare? Avevamo perso troppo tempo? La testa mi scoppiava e nessuno rispondeva alle mie domande.
“Edward, ciò che sto per dirti è una cosa davvero triste. Mi dispiace se non siamo riusciti a risparmiare tutte quella gente.”disse Alice avvicinandosi a me. 
Mi parlava piano, il tono della sua voce mi ricordava quello che un medico usava per dare una brutta notizia ai famigliari di un suo paziente. 
In fondo, mi dissi, era quello che stava facendo. Stava per darmi una cattiva notizia.
“Edward, si tratta di Robert e dei tuoi genitori.”disse continuando a guardarmi.
“Alice, ti prego, parla, dimmi cosa è successo. Sto impazzendo.” La implorai, tentando inutilmente di non far tremare la voce.

“Edward, i vampiri si sono presi la loro vita.”ammise.
Vuoto. Vuoto nella mente, vuoto nel corpo. Vuoto. 
Nessun pensiero, nessuna emozione. 
Anzi no, una mozione la provavo. 
Rabbia. 
Pura e cieca rabbia. 
Rabbia verso il mondo, rabbia verso Julianne, rabbia verso i vampiri. 
Rabbia verso me stesso. 

I Cullen cercavano di parlarmi, di confortarmi. 
Non sentivo niente, solo un brusio fastidioso alle mie orecchie, solo leggere carezze sulla mia spalle. 
I vampiri di fronte a me non erano altro che immagini sfocate dalle lacrime.
Lacrime che come un velo silenzioso, coprivano i miei occhi, velando tutto lo schifo che il mondo in questo momento mi offriva.
Avvertii il potere di Jasper agire su di me e non mi opposi a quella calma e a quella speranza artificiali. 
“Edward,” disse Carlisle, attirando la mia attenzione “mi dispiace per la tua famiglia. So che in questo momento probabilmente tu ce l’abbia anche con noi, e ti capiamo se decidi di non volerci offrire più il tuo aiuto. La situazione, però, sta sfuggendo di mano. So che non è delicato parlarti di questo adesso, ma abbiamo bisogno di saperlo. Sei ancora disposto ad aiutarci?”
Tutti trattennero il fiato, probabilmente anch’io. Sapevo che quella domanda sarebbe arrivata e non avevo dubbi sulla risposta.
“Vi ringrazio per il vostro sostegno. È vero che ce l’ho con i vampiri, ma credo sia normale adesso. Non ce l’ho con voi. Siete l’unica cosa che mi spinge a pensare che un lato positivo a tutto questo orrore c’è. Non ho più nessuno da cui tornare, ma posso salvare la vita a tante altre persone. Bella conta su di noi e credetemi se vi dico che lei è l’unica persona che mi tiene con i piedi per terra. La sua vita, è l’unico motivo che tiene in vita me. Vi aiuterò, fosse anche l’ultima cosa che faccio. Voi e Bella siete tutto ciò che ho adesso, e vi difenderò fino alla morte.” Tutti mi stavano guardando con amore, il loro sguardo mi infondeva sicurezza e affetto e non avrei mai rinunciato a niente per loro. 

Esme mi sorrideva e stringeva le mani al petto, come se volesse dirmi che per lei ero come un figlio, e sapevo che lo pensava davvero. Le accennai un sorriso e quasi mi sembrò che stesse piangendo. 
I maschi Cullen si limitarono a stringermi la mano e battermi qualche pacca sulla spalla. 
Alice non smetteva di sorridere, compiaciuta che la visione avuta di quel momento si fosse avverata. 
Ma tra tutti loro, la reazione di Rosalie mi lasciò senza parole. 
Mi abbracciò di slancio e mi strinse a se fino quasi a farmi male.
“C’è una ragione per cui sei lo Sposo. Non saresti stato eletto se non avessi la forza e il coraggio per affrontare tutto ciò. Sei un Cullen adesso, sei mio fratello e non permetterò a niente e nessuno di farti del male.”sussurrò al mio orecchio e ricambiai il suo abbraccio.

Eravamo pronti per partire, Alice non smetteva di tenere d’occhio Adam e Julianne. Cercava un errore nel loro modo di agire. 
Quando uscimmo dall’albergo, l’orrore e la morte si rivelarono ai miei occhi. 
Gli uomini e le donne cercavano di rinchiudersi nelle proprie case, le finestre e le porte di tutti gli appartamenti erano sbarrati da spranghe di acciaio. Nemmeno la luce riusciva a filtrare. 
Il sole stava per sorgere e la pelle dei Cullen iniziava a splendere e così quella di tutti gli altri vampiri. Era semplice in questo modo scorgerli anche negli angoli più ombrosi delle strade. 
Nessun vampiro si avvicinò a noi, probabilmente il numero dei membri della mia nuova famiglia li spaventava abbastanza. Non credo che gli altri vampiri si accorsero della mia presenza tra di loro. 
Più il sole sorgeva, più i bagliori di Alice, Rosalie ed Esme si riflettevano anche sulla mia pelle, dando l’impressione che anch’io fossi un vampiro. 

Uscire dalla città fu difficile, ma fortunatamente senza intoppi. 
Durante la corsa nei boschi Alice ebbe un’altra visione. Finalmente Adam aveva commesso un errore. 
Aveva appena deciso di fare una sorpresa a Julianne, rivelandoci il luogo dell’altare su cui avrebbero sacrificato Bella. 
“Tra quanto Alice?” chiese Carlisle. 
“Due giorni e una notte. Riusciremo a raggiungere Baldy Trail domani nel pomeriggio. Il rito si terrà a mezzanotte di domani. L’altare è circondato dai vampiri liberati dalla prigione di Dirty Face Trail. Dobbiamo riuscire a neutralizzarli entro mezzanotte. Nel momento in cui Adam appiccherà il fuoco sarà tutto finito.” Disse Alice.
“Quanti sono i vampiri messi di guardia?” chiesi. 
“Sono sette, i più giovani hanno deciso di proseguire per la loro strada.” 
“Ho abbastanza munizioni per fermarli tutti.” Dissi, prima di partire ero riuscito a portare con me le munizioni contenenti una elevata dose di sedativo.
“Credo che sia arrivato il momento di decidere una strategia.”disse Jasper.
“Ha ragione Jasper, ci fermeremo tra un’ora. Così Edward potrà riposare.” affermò Carlisle.
“Carlisle, non credo sia il caso, posso riposare quando tutto sarà finito.” Replicai, rimpiangendo il fatto di avere delle stupide esigenze umane.
“Edward, fidati di noi. Hai bisogno di essere forte per affrontare Adam e Julianne.” Terminò Carlisle senza darmi modo di replicare.

La notte era quasi scesa e ci eravamo da poco lasciati alle spalle le luci di Blyn. Trovammo una grotta dove poterci nascondere. Questa zona era piena di vampiri e non potevamo correre rischi per inutili battaglie tra clan. 
Esme sistemò un sacco a pelo per me e tirò fuori da una sacca qualcosa da mangiare. Tutti i Cullen si sedettero intorno a me e aspettarono pazienti che consumassi tranquillo la mia cena. 
Quando ebbi finito ringraziai Esme ed invitai Jasper ad esporre il suo piano.
“Secondo le visioni di Alice, sono sette i vampiri di guardia del luogo prescelto. L’altare si trova pochi chilometri ad ovest di Baldy Trail, dove Slide Creek si riversa nel Gray Wolf River.” Iniziò a parlare e tirò fuori da una sacca una mappa della Contea. 
Ci indicò il posto dove eravamo e il posto dove eravamo diretti, segnando con una penna il punto in cui era stato predisposto l’altare. 
“Alice, potresti indicarci i punti in cui si troveranno i vampiri?” continuò, porgendo la penna ad Alice che annuì ed iniziò a segnare sette piccoli pallini. 
“Bene,” riprese Jasper, “io, Emmett, Carlisle e Alice, attaccheremo i vampiri di guardia, li prenderemo alle spalle e li sederemo senza dargli il modo di avvisare Adam e Julianne del pericolo. Faremo un’altra piccola sosta alla prigione di Dirty Face Trail. Le tue munizioni, Edward, non basteranno per tutti loro. Lì troveremo quello che ci serve. Esme e Rosalie, voi dovete fare in modo che Edward riesca ad arrivare all’altare ed aiutarlo a bere il sangue di Isabella. Noi distrarremo Julianne e Adam. Una volta che Bella si sarà svegliata, sarà lei a concludere il resto.” Concluse. 
Tutti annuirono. Potevamo farcela, dovevamo farcela. Julianne non avrebbe avuto la vita della mia Bella. Non prima di uccidere me. 

Alice Emmett e Jasper, andarono a caccia, lasciando insieme a me Carlisle, Rosalie ed Esme. Rosalie mi prese la mano e cantò una dolce melodia per aiutarmi a dormire tranquillo. 
Ripensai ai miei genitori, a Robert e tutto ciò che mi ero lasciato alle spalle. 
Non sapevo se sarei riuscito a tornare a Forks, ma non era quello che in quel momento mi importava. 
Solo lei era importante adesso, solo lei era il mio unico obiettivo. 
Aspettami amore mio, sto venendo da te. 
Aspettami.

 

 

Ciao a tutti!!!

Siamo quasi alla fine della storia. Non ho intenzione di tirarla per le lunghe, visto che ho altre due storie che mi girano nella mente da un po’. In più vorrei anche dedicarmi totalmente a ‘Diari’.

Ringrazio coloro che hanno inserito la storia nei preferiti e nelle seguite. Ringrazio anche coloro che leggono solamente, siete davvero in tanti. Vi ringrazio ancora.

 

@ _cory_: proprio come hai detto tu, la leggenda è già iniziata e quindi era inevitabile che ci fossero alcune vittime. È dispiaciuto anche a me far morire i genitori di Edward e Robert, ma purtroppo mi serviva per la storia!Ti ringrazio per il commento.

@ Lalla2095: benvenuta!Sono contenta che tu non sia scappata! Sarei felicissima se continuerai a seguirla. Spero di essere stata abbastanza veloce nel postare il nuovo capitolo.

@ Odd: ringrazio anche te. Alla fine credo proprio che continuerò a scriverla. Mi dispiacerebbe molto lasciarla a metà. Per questo ti auguro una buona lettura di questo nuovo capitolo.

Un ultimo avviso: questa storia nasce con un rating giallo. Scrivendola, però, mi sono resa conto che fosse più appropriato un rating arancione. Questa storia prevede anche dei capitoli a rating rosso, che però non pubblicherò qui, perché non voglio alzare ulteriormente il rating. Questi capitoli sono più o meno come degli extra. Per chi volesse leggerli, può contattarmi e provvederò ad inviarli. Alla prossima.

 

Un bacio a tutti!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XVII

 

 

 

POV Edward

 

Mi svegliai presto, Esme mi disse che se volevo, potevo concedermi un’altra ora di riposo, ma l’imminente scontro non faceva altro che rendermi impaziente. Bella era vicina, non potevo perdere tempo. Raccogliemmo tutte le nostre cose e iniziammo a correre, o meglio i Cullen lo fecero, io mi limitavo a rimanere aggrappato alle spalle di Emmett, godendomi il vento fresco del primo mattino. 
Dirty Face Trail era vicina. 
Il silenzio rimbombava nel mio petto. 
Avevo la sensazione che da un momento all’altro potesse sbucare un intero plotone di vampiri. 
Troppo silenzio, troppa facilità. 
Alice e Jasper, andarono avanti cercando di valutare il pericolo, tornarono solo dopo qualche minuto. 

“La strada è libera Carlisle. Possiamo entrare indisturbati.” Disse Jasper. 
Le donne Cullen rimasero con me, mentre gli altri recuperavano tutto il sedativo che poteva servirci. Tornarono in fretta ed ebbi ancora la sensazione che tutto era filato troppo liscio. 
Niente ostacoli, niente interruzioni, nessun vampiro che cercava di impedirci la loro fine. 
Quando provai a farlo presente ad Alice, per poco non mi fulminò con lo sguardo. 
Sembrava così sicura delle sue visioni che mi pentii di aver palesato il minimo dubbio, così chiusi in un piccolo angolo del mio cuore quella stupida e altrettanto fastidiosa paura e ci rimettemmo in viaggio.

Erano le 21.30 quando raggiungemmo Baldy Trail. 
Quel posto era così cupo e quieto che metteva i brividi. Solo una piccola casa si ergeva nella radura. Immaginai che quello dovesse essere il nascondiglio di Julianne.
“Alice, dimmi che Bella è ancora lì e che siamo arrivati prima.”soffiai ad Alice. 
La mia voce fu talmente bassa che feci fatica io stesso a sentirmi.
“È all’altare Edward, qui non c’è. Il rito inizierà tra pochi minuti. Possiamo farcela, non aver paura, ci siamo noi con te.” Rispose lei cercando di trattenere la tensione.

Ci avvicinammo di qualche chilometro e tutti i Cullen si preparano a cogliere di sorpresa i vampiri. 
Esme e Rosalie mi presero con loro e lasciarono che gli altri sedassero i nemici. 
Jasper ed Alice si occuparono del lato est del fiume, mentre Emmett e Carlisle attaccarono silenziosi il lato ovest. Tornarono in fretta con le pistole scariche. 
Ancora una volta fu tutto troppo semplice, i vampiri ad uno ad uno si erano addormentati, lasciandoci il via libera per raggiungere l’altare. 

Una voce dolce recitava una litania. 
Una specie di preghiera che al mio orecchio arrivava morbida e fievole.
Un lampo di luce ci colse di sorpresa. 
Gli alberi intorno a noi ondeggiarono quasi fino a piegarsi, lasciandoci scoperti per qualche secondo. 
Una bruma gelida mi lasciò milioni di brividi sulla pelle.
Nonostante il buio, il cielo si fece ancora più plumbeo.
Nuvole cariche di morte rendevano l’aria più pesante.
Tremai. 
Tremai perché la consapevolezza di quello che stava accadendo si fece viva.
La litania non era altro che la conclusione del rito.
Julianne aveva appena recitato le parole che avrebbero ucciso per sempre la possibilità di rimediare. 
Era troppo tardi e io avevo appena perso l’unica cosa importante per me.

Mi voltai e fu in quel momento che la vidi. 
Bella era adagiata sulla sua pira, accanto a lei Adam si preparava a concludere il rito. Una risata crudele mi spaccò i timpani.
“Benvenuti mie cari Cullen. Vi stavo aspettando. Credevate davvero che vi avrei lasciati agire senza problemi?Mi avete sottovaluta. Sono contenta che siate qui. Godetevi lo spettacolo!” era stata Julianne a parlare. La sua risata continuò a riecheggiare nelle mie orecchie. 
Il dolore mi colse senza che potessi prepararmi, il dolore per non essere riuscito a salvare nessuno, né i miei genitori, né Bella. 
Avevo fallito.
Tutto era andato perso per sempre.

 

 

 

POV Julianne

 

‘Qualche ora prima.’

“Carl, hai fatto davvero un ottimo lavoro. Non appena il rito sarà concluso avrai il tuo premio.” Dissi al vampiro davanti a me.
“È un onore mia Signora eseguire i suoi ordini.” Rispose e con un inchino si congedò da me.
Solo qualche ora e la Contea di Clallam sarebbe stata mia. E quello sarebbe stato solo l’inizio. 
Nel giro di qualche mese sarei diventata la Regina indiscussa di tutto lo Stato di Washington. 
Fremevo già al pensiero di quello che sarebbe accaduto negli anni che sarebbero seguiti. 
Io, Julianne, avrei governato il mondo, portando il male sulla Terra. 
Immaginavo già il mio regno, le ombre avrebbero oscurato il cielo e il Sole sarebbe scomparso per sempre. Al pensiero di quello che avevo davanti a me, la mia fame cresceva. 
Non avevo sete di sangue, avevo sete di Adam. Non potevo scegliere compagno migliore. 
Era un ottimo soldato, un suddito superbo e fedele, un magistrale amante. 
E adesso avevo bisogno solo del mio amante. 

Chiusi gli occhi e sgusciai nella sua mente. 
Adoravo il mio potere, con gli anni ero riuscita a perfezionarlo. 
Non avevo problemi ora ad infiltrarmi nelle difese di chiunque, umano o vampiro che fosse. 
Adesso, riuscivo a percepire ogni colore dei loro pensieri e dei loro sentimenti. In questo modo riuscivo a sapere sempre chi avevo di fronte e quali erano le sue intenzioni. 
All’inizio riuscivo solamente a percepirli e appropriarmene, ora invece dopo averli assimilati, riuscivo a mutarli secondo il mio volere e successivamente glieli riconsegnavo.
Sapevo che con il passare del tempo i miei poteri si sarebbero perfezionati ancora e magari un giorno avrei potuto provare a mutare le loro sensazioni senza appropriarmene prima. 
Era davvero seccante provarli direttamente su me stessa. 

Con Adam, invece funzionava in modo diverso. Con lui riuscivo anche a comunicare. 
Lui era l’unico che, nel momento in cui io percepivo le sue sensazioni, riusciva a sentire anche le mie. 
Non siamo mai riusciti a capire il vero motivo. Pensavamo che probabilmente fosse dovuto al fatto che ci eravamo scelti come compagni, avevamo scelto di bere l’uno dall’altro e questo aveva regalato a lui tenue sfumature del mio potere ed io avevo ricevuto da lui un accenno della sua qualità. 
Mi infilai nella sua mente e gli trasmisi tutta la mia voglia di averlo vicino. 
Non passarono che cinque secondi e un blando bussare mi informò della sua presenza dietro la porta della mia stanza.

“Entra pure Adam.” Sussurrai maliziosa.
“Mia incantevole Regina, in cosa posso esserti utile?” mi chiese lui intuendo dove volessi arrivare. 
Dio quanto lo amavo. Sapeva sempre quello di cui avevo bisogno. 
Eseguiva ogni mio ordine, accontentava tutte le mie voglie, saziava ogni mio desiderio, anche il più assurdo o il più nascosto.
Nel letto o fuori dal letto lui leniva ogni mio dolore, accondiscendeva ad ogni mia richiesta, leniva la mia libidine e riaccendeva in me la lussuria. 
Non appena riversava il suo seme dentro di me infiammava un desiderio carnale eccessivo, incontrollabile, turbolento . 
I suoi occhi mi fissavano bramosi, tremava dalla voglia di accontentarmi, di farmi sua. Il fervore partì dal mio basso ventre e si estese a tutto il mio corpo. Ero ebbra della mia voglia di lui.
“Mio dolce amante, non devi fare altro che domare il delirio che consuma lento la tua Regina.”sorrisi felina al mio compagno.
La sua bocca senza accorgermene era sulle mie labbra e pian piano divorò tutto il mio corpo. Mi lasciai andare alle sue fusa e il piacere esplose in me con vigore.
“Sposami Julianne, unisciti a me nel solenne imeneo.” Sospirò nel culmine del suo piacere.
Risi trionfante per quella richiesta. Non dissi nulla, mi servii del mio corpo per accettare la sua proposta.

Restammo a letto fino a quando Carl ci avvisò che tutto era pronto.
“Mia Regina, le sue disposizioni sono state eseguite. Il rito può iniziare.” Disse il vampiro dietro la porta.
“Preparati mia Sposa, mi occupo io degli ultimi dettagli.” Mi disse Adam, lasciando un casto bacio sulle mie labbra.
Aspettai che Adam chiudesse la porta dietro di se e mi alzai dal letto. 
Indossai il vestito più prezioso che avessi. La cerimonia necessitava di un degno abbigliamento, la Prescelta si uccideva una volta sola.
Scelsi un abito grigio di raso con un il corpetto in pizzo ricamato a mano. 
Quel vestito me lo aveva regalato Adam per il mio ultimo compleanno. Lo aveva fatto fare apposta da una modellista francese molto capace, mi pare si chiamasse Madeleine Vionnet. 
L’ho adorato dal primo momento in cui l’ho avuto tra le mani. 
Era perfetto per me e perfetto per l’occasione. 
Il colore mi ricordava quello delle nubi che avrebbero coperto il cielo non appena avrei pronunciato l’ultima formula del rito. Mi guardai per l’ennesima volta allo specchio e con un sospiro mi preparai ad uscire.

L’altare era magnifico. La legna per la pira era stata disposta in maniera quasi maniacale, nemmeno un rametto usciva dalla caterva. 
L’ara era perfetta, un drappo rosso ricadeva morbido fino a toccare l’erba. Sopra di essa grosse candele illuminavano il sacro tomo dove tutte le sacre leggende erano raccolte.
L’incenso riempiva l’aria di un odore intenso, quasi afoso.
Mi avvicinai al corpo inerme di Isabella. Anche lei era stata preparata per il rito. 
Il suo corpo era fasciato da una veste di lino bianco ornato da un merletto Valenciennes, con un fondo fitto e compatto. Delicati nastrini rosa pallido, abbellivano il merletto e parte della gonna. 
I suoi capelli erano intrecciati in una folta treccia, legata alla base da un nastro dello stesso colore di quello del vestito. Come il rito prevedeva, la Sposa nella Morte aveva ricevuto tutte le cure e le attenzioni, senza trascurare nessun dettaglio. Se non fosse stata la Prescelta, mi sarebbe davvero dispiaciuto ucciderla. 
Era una deliziosa creatura tutto sommato, ma non abbastanza da meritare la mia pietà. L’avrei accompagnata io stessa all’inferno se avessi potuto, ma mi sarei solo limitata a pronunciare le parole che le avrebbero aperto le porte dell’aldilà.
Posai lieve le mie labbra su quelle di Adam ed aprii il tomo davanti a me, pronta per recitare il rito.

“Questo della vampira è il cantico che della notte celebra i segreti,
invocando e rievocando gli dei più antichi con i riti più malvagi.

In questo luogo ove fede, antichi culti e pratiche superstiziose
s’intrecciano amabilmente.
In questa ora e in questa notte invoco lo Spirito più antico,
invoco l’antico potere.

Demoni e Angeli del Male
spargete su questa arida terra il fluido vitale.
Vento che sa di morte e che sa tutto,
vento del tempo soffia forte.

Io sono le tenebre e del Male sono la gloria che tutto eclissa.
Dono a voi padroni delle tenebre questa vittima ingenua,
di sembianze angeliche e sottomessa ad un sonno profondo che mai finirà.

Vi faccio dono della sua carne, del suo sangue, del suo corpo e della sua anima.

Strali e saette squarciate il firmamento,
spalancante le porte dell’inferno,
con il buio oscurate il mondo intero.
Accogliete le spoglie della Prescelta.

Venti del tormento inghiottite le sue ceneri,
condannatela al tormento eterno.
La Prescelta appartiene agli inferi,
Dei del Male spalancatele le porte dell’aldilà.

Venite a me forze oscure,
fate sì che il male si incarni in me.
Al mio passaggio solo morte e terrore,
con me inizi l’Apocalisse.

Vi dono quest’anima pura così che perisca tra le fiamme eterne.”


La terra si riempì di crepe sotto ai miei piedi, il vento prese a soffiare e le nubi oscurarono il cielo.
Solo un ultimo passo, bastava solo accendere la pira e tutto si sarebbe compiuto.
Sapevo che i Cullen erano lì, percepivo la loro presenza. 
Percepivo anche il tormento dello Sposo.
Bambino illuso, credeva davvero che l’avrebbe salvata?
Aveva commesso l’errore di sottovalutarmi e sottovalutare i miei assi nella manica. 
Dovrei ringraziare Carl in un modo esemplare. Se non fosse stato per il suo potere ora non sarei Regina.
Mi voltai verso il punto in cui i Cullen erano nascosti.
“Benvenuti mie cari Cullen. Vi stavo aspettando. Credevate davvero che vi avrei lasciati agire senza problemi?Mi avete sottovaluta. Sono contenta che siate qui. Godetevi lo spettacolo!” dissi e risi come mai prima d’ora avevo fatto. Mi avvicinai ad Adam e strinsi la sua mano.
“Che lo spettacolo abbia inizio.” Sussurrai al suo orecchio mordicchiandolo leggermente.

 

 

Ciao a tutti!

È stato difficile per me scrivere questo capitolo, e per questo ci tengo molto, soprattutto al POV di Julianne.

 

@ Lalla2095: sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto. Spero che anche questo abbia lo stesso effetto!!!Un bacio!!

 

La formula che Julianne recita è frutto di una ricerca tra varie formule magiche che ho trovato su internet per documentarmi.

Le frasi che ci sono le ho reinterpretate e scritte a modo mio ovviamente. 

Questo è il vestito che Julianne indossa per la cerimonia. La modellista francese Madeleine Vionnet è esistita davvero. Cliccando sul suo nome potrete leggere sue notizie.

Ho scelto lei perché non è più in vita e quindi, in questo modo, non ho attribuito un abito ad uno stilista che in realtà non l’ha disegnato. 

Questo, invece è l’abito di Bella. È una sottoveste che risale al ‘900, mi è sembrata adatta all’occasione e in più mi piaceva.

Un’ultima cosa: a questo capitolo è associato il primo extra a rating rosso.

Per chi volesse leggerlo basta contattarmi.

Ringrazio tutti i lettori!!!!Alla prossima!!!

Un bacio!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo XVIII ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XVIII

 

 

 

POV Edward

 

Le tenebre scesero in fretta sulla Terra.
Buio, solo buio e tenebre.
I miei occhi con difficoltà riuscivano a vedere lei.
Lei che addormentata giaceva sulla sua pira.
Lei che aveva sacrificato la sua libertà per il mio amore.
Lei che ora stava morendo.
Il vento iniziò a soffiare più forte di prima. Di nuovo gli alberi presero ad ondeggiare in modo violento.
La natura intorno a noi era morta e piangeva insieme a me l’imminente morte della Prescelta.

Poi un bagliore colpì il mio viso.
Vidi Adam chino sulla pira. 
Le candele che ornavano l’ara, ora erano disposte intorno alla tomba che accoglieva la mia dolce Sposa.
L’urlo di Alice mi risvegliò dal torpore.
Mi guardai attorno e perfino i Cullen sembravano aver perso le speranze.
“Miei fidati soldati, combattete per la vostra Regina. Accompagnate alle porte dell’inferno i nostri ospiti!” urlò spietata Julianne.
Un gruppo di vampiri si fece avanti. Sembravano sbucati dal nulla, possibile che non gli avessimo visti?
I Cullen si prepararono al combattimento e si disposero attorno a me a farmi da scudo.
“Edward, mi dispiace, tutto è andato perso. Scappa, va lontano da qui. Mettiti in salvo.” Mi disse Rosalie raccogliendo il mio viso tra le sue gelide mani. 
Poi riprese il suo posto e ringhiò ai nemici. 

Vidi Adam abbracciare Julianne e un moto di rabbia mi investii in pieno.
Non era giusto, non doveva andare a finire così.
Bella non poteva morire.
Mi guardai attorno ancora una volta. 
I Cullen avevano iniziato il loro combattimento, sembrava una danza antica, disorientavano i vampiri nemici, ma nessuno prendeva il sopravvento sull’altro.
Le fiamme della pira ormai avevano quasi raggiunto il corpo di Bella. 
Si ergevano nel cielo scuro e non mi permettevano di vederla chiaramente.
Era giunto il momento di fare la mia parte. In fin dei conti, valeva la pena provare.
Non avrebbe avuto alcun senso sopravvivere a lei.
Avevo perso tutto, i miei genitori, Robert e se avessi perso anche lei la morte mi avrebbe trovato con il sorriso sulle labbra.
Un solo secondo mi bastò per decidere. 

Iniziai a correre verso la pira.
In mente solo lei.
Il suo volto, il suo corpo, la sua voce.
Lei candida come la neve, fredda come il ghiaccio, ma con un cuore talmente grande da poter contenere tutto l’amore dell’universo.
La pira era vicina, nonostante le mie gambe fossero pesanti, non avevo intenzione di fermarmi. 
Mi feci largo tra le fiamme. 
I miei vestiti cominciarono a bruciare, il fumo intasava i miei polmoni. 
I miei occhi bruciavano.
“Resisti Edward. È per lei che lo fai!” pensai facendomi coraggio.
Presi il suo corpo inerme tra le braccia e l’allontanai dalle fiamme.
L’adagiai lontano dal fuoco e mi tolsi i brandelli di stoffa che stavano bruciando di dosso. 
Con il mio corpo cercai di spegnere le fiamme che stavano incenerendo il vestito di Bella. 

“Cosa diavolo credi di fare stupido ragazzino!” con uno strattone Julianne mi allontanò dal corpo di Bella.
Tutti si fermarono per assistere al mio scontro con Julianne.
Adam si schierò accanto alla sua compagna e i vampiri che fino a quell’istante stavano attaccando i Cullen gli fecero da scudo. Emmett, Jasper e Carlisle si misero al mio fianco, mentre le donne Cullen si occuparono del corpo di Bella. Voltai lo sguardo e vidi Esme controllare che il corpo di Bella non avesse subito danni. Rosalie mi guardava fiduciosa, mentre Alice era piegata sul corpo di Bella.
Non riuscivo a capire cose stesse facendo. 
“Non osare maledetta vampira. Non ti permetterò di mandare tutto a monte.” Disse Julianne ad Alice.
“Oh mia cara Regina, l’ho già fatto invece.” Rispose Alice alzando lo sguardo dal corpo di Bella.
Le sue labbra erano di un rosso cremisi, il sangue di Bella le colava sul mento e un sorriso vittorioso illuminò il suo sguardo raggiungendo anche gli occhi.
Julianne si scagliò su Alice e lei non si tirò indietro. 
Di nuovo lo scontro iniziò, più feroce di prima.

Non riuscii a muovermi in fretta. 
Mi accorsi solo dopo che Rosalie mi stava trascinando via da quel caos.
“Bevi Edward, bevi il suo sangue prima che la ferita si richiuda.”mi urlò Rosalie. 
Non riuscivo a capire il senso delle sue parole. 
Feci come mi avevo detto. 
Appoggiai le mie labbra sulla ferita e assaporai il fluido che copioso ne usciva. 
Un tonfo sordo mi distrasse da ciò che stavo facendo. 
Alzai il capo e vidi Rosalie schiantarsi contro un albero non troppo lontano. 
Adam era di fronte a me e si ergeva in tutta la sua macabra figura. 
Vidi solo il suo braccio muoversi e poi un dolore atroce allo stomaco mi colpì in pieno. 
Sentii solo il tronco di un albero sfregare contro la mia schiena poi solo l’oscurità.

 

 

 

POV Isabella

 

I miei occhi si spalancarono. Ricordavo poco di ciò che era successo.
Ricordavo solo la risata di Julianne dopo che io avevo bevuto il sangue di Edward.
Edward.
Mi alzai di scatto e lo cercai con lo sguardo.
Quando lo vidi era svenuto ai piedi di un albero. I vestiti quasi inesistenti. 
Le ferite sul suo corpo mi ricordarono il dolce sapore del suo sangue.
Mi precipitai verso di lui e lo strinsi a me.
Quanto tempo senza il suo corpo, senza il suo profumo, senza il tenue e dolce suono della sua voce.
Il suo respiro mi fece sospirare di sollievo, era ancora vivo.
Chi aveva potuto ridurlo in quello stato?
Chiunque fosse stato l’avrebbe pagata cara.
Uno sguardo a ciò che avevo attorno bastò per farmi comprendere la situazione.
Solo qualche secondo in più e tutto sarebbe andato perso.
“Bella, tocca a te adesso. Metti fine a questa guerra.” Una voce che non avevo mai udito mi risvegliò dalla triste consapevolezza che tutto ciò che vedevo era reale.
Mi voltai verso colei che aveva parlato, riconoscendola subito.
Alice. Alice era riuscita a trovarmi. 
Aveva ragione, toccava a me sistemare tutto quell’orrore. 
Annuii e mi alzai cercando di proteggere il corpo indifeso di Edward.

“Julianne è davvero un piacere rivederti. Mi dispiace davvero molto ma devo mettere fine ai tuoi piani. Anzi a dirla tutta non mi dispiace affatto.” Dissi guardando con odio Julianne.
“Cosa speri di fare Isabella. Non sai nemmeno cosa sta accadendo. Cos’è che ti fa credere di poter riuscire a fermarmi?” mi rispose.
“Vedi Julianne, quando ho bevuto il sangue dello Sposo, la verità si è insinuata dentro di me. Non so sei in grado di capirlo, ma è come se io fossi sempre stata a conoscenza di tutto questo. È bastata una sola goccia del suo sangue per riuscire a sapere cosa dovevo fare. Ed io adesso so cosa fare.” Dissi guardandola. 
Sul suo volto miriadi di emozioni. 
Sapevo che aveva capito che ero in grado di fermarla, ma la sua arroganza la portò a sfidarmi ancora.
“Davvero? Allora dimmi, come farai senza il Sacro Libro a pronunciare la formula che mi distruggerà?” disse e afferrando il libro accanto a lei, lo gettò tra le fiamme della mia pira.
“Julianne, sono la Prescelta. Non ho bisogno di nessun libro. La formula è scritta dentro di me, stampata a caratteri cubitali nella mia mente. È finita Julianne, tra qualche istante sarai tu ad ardere tra le fiamme dell’inferno.” Dissi e nessuno osò controbattere alle mie parole.

Un sorriso affiorò sulle mie labbra. 
Ero nata per questo e lo dovevo a tutti coloro che sono morti ingiustamente e a tutti coloro che verranno. Soprattutto lo dovevo a lui. 
Colui che mi ha salvato la vita, colui che era disposto a morire pur di ritrovarmi e non permettere che perissi tra le fiamme. 
Colui che mi amava con tutto se stesso.
“Edward amore mio, non renderò il tuo sacrificio inutile. Ti amo.” Pensai.
Lo guardai per qualche secondo. 
Alzai le braccia al cielo e mi preparai per mettere fine a questa inutile e sanguinaria guerra.

 

 

Salve a tutti!!!!

Siamo agli sgoccioli. Sono triste per questo.

Per qualsiasi cosa sono a vostra disposizione!!!

 

@ Lalla2095: ti ringrazio, è sempre bello sapere che i miei capitoli ti piacciono!!!Alla prossima!!

 

Ringrazio tutti i lettori!!!

Un bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo XIX ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XIX

 

 

 

POV Isabella

 

Guardai dritto negli occhi di Julianne. Era li davanti a me.
Il suo sorriso era svanito, sul suo volto, ora, solo la consapevolezza che tutto era distrutto.
Il suo piano era fallito. 
Stava per morire e la sua morte sarebbe avvenuta per mano mia.
Guardai i miei nemici. Nessuno si muoveva. L’imminente sconfitta era palese agli occhi di tutti i presenti.
Non sapevo cosa sarebbe accaduto dopo. Sapevo soltanto che dovevo agire e in fretta.
Più esitavo più umani morivano e non potevo lasciare che accadesse.
Il vento soffiava forte, ma presto con l’arrivare dell’alba, sarebbe tornata la Luce e le Tenebre sarebbero tornate all’inferno.

Guardai Alice che mi sorrideva e mi concentrai per il Sacro Rito.

“Il Supremo io ora invoco,
Acqua, Aria, Terra e Fuoco.

Con il potere a me donato, per il Bene sulla Terra,
protettore della magia Buona,
io ti invoco,
Acqua, Aria, Terra e Fuoco.

Che il potere degli elementi possa sconfiggere tutte le forze oscure,
io ti invoco,
Acqua, Aria, Terra e Fuoco.

Terra, Fuoco, Acqua, Aria,
o grandi e potenti guerrieri,
spiriti del mistero,
donatemi il potere vero,
annientate il Male e favorite il Bene.

Che il tempo torni bello e il Sole risplenda sulla Terra,
che la pioggia cessi di cadere e il vento porti via le nuvole.

Aria, Acqua, Terra, Fuoco,
unite i vostri poteri per risvegliare gli spiriti del tempo.

Intendo evocare tutte le forze del sovrannaturale,
affinché mi aiutino a risvegliare il Bene.

Spiriti che mi guidate, 
Spiriti che mi guardate,
allontanate il Male che disturba questo mondo e che offusca le menti.
Donate alla Terra che sembra avvolta da un sonno profondo
Serenità e Pace,
Gioia e Fraternità.

Togli il Male dagli esseri umani,
ridai ai loro cuori la Pace,
distruggi l’anima malvagia,
annulla la sua forza negativa.

Che le parole che io ho pronunciato,
cambino il passato,
che nessun uomo ricorderà.
Che le menti ormai evolute,
possano cancellare ciò che hanno veduto.

Forze della Luce, accorrete,
ascoltate le mie parole e un magico scudo ergete,
da nord a sud, da est a ovest,
si renda saluto al Sole nuovamente sorto.”


Mi guardai attorno. 
Il vento era cessato, il Sole faceva capolino dalle montagne. 
Tutto taceva. 
Pian piano gli animali del bosco uscivano allo scoperto. 
Riuscivo a sentire il brulicare della foresta e la vita tornare a riprendere. 
Guardai i vampiri nemici e mi resi conto che erano tutti chini davanti ai miei piedi ad eccezione di Adam e Julianne. Guardai Carlisle e cercai in lui una risposta a quello strano comportamento.
Mi sorrise e si voltò verso l’esercito.
“In nome della mia unica e sola Regina del Bene vi ordino di ripulire le città dall’orrore che quelli come voi hanno causato. Distruggete le prove della nostra esistenza, seppellite i cadaveri e nascondetevi nelle ombre dove è giusto che stiate. Gli umani dormiranno fino a quando l’equilibrio tra Bene e Male sarà ripristinato. Andate e tornate solo quando tutto sarà finito.” Disse Carlisle.

“Ai vostri ordini mia Regina.” Rispose uno dei vampiri inchinandosi ancora davanti a me.
Guardai Carlisle ancora una volta senza capire.
“Carl, non vorrai ubbidire a questa insulsa vampira?” disse Julianne rivolgendosi al vampiro che poco prima aveva parlato.
“Julianne ora è Isabella la nostra Regina e io eseguo i Suoi ordini.” Rispose il vampiro voltando le spalle a Julianne e al suo compagno.
Ora capivo cos’era accaduto. 
La Prescelta era anche destinata a regnare sul Bene e sul Male e doveva assicurarsi che l’equilibrio non venisse turbato.
“Bella, il tuo compito non è ancora finito. Devi distruggere Julianne prima che sia troppo tardi.” Mi disse Alice dopo essersi avvicinata a me. 

Guardai verso Julianne e Adam e sorrisi.
“Julianne, potrei risparmiarti la vita se solo tu lo volessi. Abbandona il tuo desiderio di vendetta e sarai salva.” Dissi.
“Sarai anche la Regina, ma non ho intenzione di ubbidirti. Sono pronta a morire se è questa la mia sorte.” Rispose con più odio di prima.
“Adam tu cosa ne pensi?” chiesi al vampiro di fronte a me.
“Ovunque vada Julianne, lì sarò anch’io. La seguirò anche nella morte.”rispose Adam, stringendo la mano della sua compagna.
“Fallo ora o sarà troppo tardi.”mi disse Jasper. 
Lo guardai sperando che ci fosse un’altra soluzione. 
Quando mi resi conto che era l’unica soluzione mi feci forza e richiamai alla mente la parole che avrebbero annientato Julianne. 

“Forze superiori del Bene,
in questa notte di transizione,
ascoltate la preghiera della Prescelta.
Riportate indietro l’antico potere,
distruggete le mura dell’inferno,
scacciate gli Spiriti malvagi
ed ergetene di nuove.

Riunite le forze di tutto il sapere
e sopperite questi demoni,
affinché per mano loro nessuno possa più soffrire.

Ascoltatemi o Spiriti,
io vi sto invocando,
aiutatemi a liberarmi dal Male
senza alcuna esitazione.

Intorno a me il Male venga distrutto dal Bene,
vi rispedisco all’inferno e da li non tornate mai più.

Scontate la pena a voi destinata,
nel posto in cui vi ho imprigionato.

Ora che finalmente tutto è finito,
ringrazio gli Spiriti che mi hanno assistito.”


Pronunciate le ultime parole, vidi Adam e Julianne bruciare tenendosi per mano.
Tutto era finito, finalmente tutto era ritornato al proprio posto.

Mi accasciai esausta. 
Era stato talmente faticoso da non riuscire più a stare in piedi.
“Edward.” Sussurrai e chiusi gli occhi.
“Figlia mia, riposa ora, è tutto finito, ci pensiamo noi ad Edward.”sentii bassa la voce di Esme sussurrarmi parole dolci al mio orecchio. 
La stanchezza vinse sulla mia forza di volontà e caddi in un sonno innaturale per un vampiro.

 

 

 

POV Julianne

 

“Adam tu cosa ne pensi?” chiese Isabella.
Era tutto finito, tutto.
Mesi di duro lavoro, di faticose ricerche, andate perdute così.
Il mio esercito mi aveva voltato le spalle.
Lo sapevo fin dall’inizio che non dovevo fidarmi di loro. 
Mi rimaneva solo Adam. 
Era arrivato il momento di provare il suo amore per me.
Se avesse dimostrato di amarmi più della sua stessa vita, allora avrebbe avuto una possibilità.
La possibilità che solo io avrei potuto dargli.
Avevo tenuto per me questo segreto.
Nemmeno la Prescelta ne poteva essere a conoscenza.

Sono già tornata una volta dall’Inferno e nessuno mi vieterà di farlo ancora.
Il Dio degli Inferi non si arrenderà facilmente e mi permetterà di provarci ancora, infondo gli ho dato una figlia, non può negarmi di tornare ancora sulla Terra.
“Ovunque vada Julianne, lì sarò anch’io. La seguirò anche nella morte.” Rispose il mio compagno, stringendo più forte che mai le mie mani.
Bene, aveva fatto la scelta giusta.

Mentre Isabella recitava la sua inutile formula, avvicinai le mie labbra a quelle di Adam. 
Lo baciai con devozione. Spostai poi le mie labbra al suo orecchio.
“Non temere mio dolce Sposo. L’Inferno non è poi così male. Torneremo quando sarà il momento.”Sussurrai, stando bene attenta a non farmi sentire dai Cullen.
Adam mi guardò sorpreso e prima che si lasciasse scappare domande superflue, lo baciai ancora, fino a quando le fiamme non risucchiarono i nostri corpi stretti l’uno contro l’altro.

 

 

Ciao!!!!

Siamo quasi alla fine, purtroppo.

Mi dispiace davvero tanto.

Ringrazio, come al solito tutti i lettori!!!!

 

@ Lalla2095: non preoccuparti. Sono contenta che questa storia ti abbia preso tanto. Buona lettura e alla prossima.

 

Un bacio!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo XX ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XX

 

 

 

POV Isabella

 

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai nello stesso letto in cui mi ero addormentata nel momento in cui Julianne mi fece bere il sangue di Edward.
Mi alzai di scatto. Non era possibile che avessi sognato tutto. Ero ancora prigioniera di Julianne?
Impossibile, era stato talmente tutto reale.
Un lieve bussare alla porta mi fece sobbalzare. Scattai immediatamente in posizione di difesa, attendendo il mio nemico.

“Bella, sono Alice. Posso entrare?” udii quelle parole e immediatamente rilassai i miei muscoli.
“Vieni Alice.” Sussurrai.
“Tesoro, come ti senti? Hai dormito per tre lunghi giorni.” Disse lei, avvicinandosi a me quasi danzando e sedendosi sul letto al mio fianco.
“Cosa è successo Alice? Ed Edward dov’è?” chiesi tradendo nella voce una leggera ansia.
“Calma Bella, è tutto finito.” Mi rispose accogliendomi tra le sue piccole braccia.
“Hai spedito Julianne e Adam agli inferi. Sei stata davvero perfetta mia Regina.” Disse sorridendo e carezzandomi i capelli.
“Perché mi chiami così?” chiesi cominciando a sentire una calma innaturale invadermi.
“Non ricordi proprio nulla vero?” chiese.
“Ho dei ricordi davvero sbiaditi. I più nitidi risalgono a quando ho bevuto il sangue di Edward.” Ammisi.
“Bella, quando ti sei addormentata, la profezia si è avverata e Julianne ha iniziato il suo piano di conquista. Io, la mia famiglia ed Edward ti abbiamo cercata e siamo riusciti a far bere il tuo sangue ad Edward prima che le fiamme ti risucchiassero. Avresti dovuto vedere Edward. È stato davvero coraggioso e lasciami dire che è davvero innamorato di te. Non ho mai conosciuto qualcuno che potesse amare così tanto.” Disse non lasciando per un attimo il mio corpo tra le sue braccia.

“Dov’è Edward adesso? Sta bene?” chiesi.
“Quando ti sei svegliata hai pronunciato la formula che avrebbe messo fine alla profezia, gli altri umani sono caduti in un sonno profondo. Si sveglieranno quando tutto sarà tornato nell’ordine naturale delle cose. Edward sta riposando adesso. Non devi temere per lui. Ha riportato alcune ferite in battaglia, ma guariranno presto. Starà bene Bella, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Io lo so.” Disse.
Iniziavo finalmente a ricordare tutto. Ricordavo chiaramente le fiamme che avvolgevano i corpi di Adam e Julianne e l’alba che dolcemente e senza fretta liberava il cielo dalle tenebre.

Sospirai e mi allontanai da Alice per permettermi di guardarla in volto.
“Dove sono tutti gli altri? Ho delle cose da dirvi.” Dissi.
“Sono di là e ti stanno aspettando. Ti ho lasciato degli abiti puliti in bagno. Prenditi tutto il tempo che vuoi per sistemarti. Noi saremo tutti lì ad aspettarti.”Disse Alice e con un bacio e una carezza uscì dalla mia stanza lasciandomi sola. 
Mi alzai dal letto ancora stordita dai ricordi. Avevo un estremo bisogno di vedere Edward, nonostante le parole di Alice mi avevano rassicurata, volevo vedere io stessa in che condizioni era. Sarebbe stato meglio darmi una sistemata. Edward era al sicuro e questo per il momento doveva bastarmi.

Entrai in bagno e osservai la mia immagine riflessa nel grande specchio della stanza. Il mio volto non aveva subito nessun danno, potevo vedere però, dove i vestiti bruciati lasciavano scoperta la mia pelle, le cicatrici che immaginavo mi aveva lasciato il fuoco. 
Chissà se sarebbero mai andate via. Non volevo ritrovarmi tra qualche anno a guardarmi allo specchio e rievocare il dolore che quella battaglia mi aveva provocato. Non avevo paura dei segni che avrebbero lasciato sulla mia pelle, avevo paura dei segni che avrebbero lasciato nella mia anima, se mai ne avessi avuta una.
Tolsi la veste ormai stracciata e una volta riempita la vasca con dell’acqua e dei prodotti per il corpo sparsi sulle varie mensole del bagno, ci entrai lasciando che l’acqua coprisse tutto il mio corpo.

Chiusi gli occhi e il volto di Edward mi apparve come per magia. Mi sorrideva e il suo sorriso contagiava anche i suoi occhi, che di un verde più intenso del solito, mi guardavano con amore e ammirazione. 
Povero amore mio, chissà cosa aveva patito in quei giorni. 
Non me lo sarei mai perdonata se gli fosse accaduto qualcosa. 
Lo amavo talmente tanto che per lui avrei fatto qualsiasi cosa, avrei di nuovo rinunciato alla mia libertà per lui, sarei morta senza paura se fosse servito a salvargli la vita. Invece era stato lui a salvarla a me. 
Aveva rischiato tutto per me, aveva lasciato la sua casa, la sua famiglia, la sua vita, tutto ciò che aveva per me e l’avrei ringraziato per tutta la vita per ciò che aveva fatto con il solo modo più semplice che conoscevo. L’avrei amato con tutta me stessa fino alla fine dei miei giorni. 
Ci sarei stata sempre per lui, sarei stata tutto ciò che lui avrebbe voluto, anche se non mi avesse voluta accanto a lui. 
Percepivo la temperatura dell’acqua sul mio corpo più fredda e decisi che arrivato il momento di raggiungere gli altri. 
Frugai tra gli abiti che Alice mi aveva lasciato e scelsi quelli che più facevano a caso mio. 
Asciugai i capelli e sospirai guardandomi un’ultima volta allo specchio.

I Cullen erano tutti nella stanza più grande della casa. Chiacchieravano spensierati tra loro e desiderai fare parte di loro ancora una volta, ma con un’intensità maggiore di quella che avevo provato la prima volta che li avevo visti nelle foto.
Si accorsero della mia presenza in un attimo e mi sorrisero con grande calore.
“Tesoro mio, sei un incanto. Come ti senti adesso?” mi disse Esme venendomi incontro e prendendo le mie mani tra le sue.
“Sto meglio, grazie.” Risposi sorridendo.
“Ti ho preparato del sangue. Ne avrai sicuramente bisogno. sono giorni che non ti nutri.” Continuò Esme voltandosi verso il tavolo dove erano riposte alcune sacche di sangue. 
“Si, ne ho davvero bisogno. Grazie. Prima però di fare qualsiasi cosa, ho bisogno di dirvi alcune cose.” Dissi.
“Certo cara, siamo tutti qui per ascoltarti.” Questa volta era stato Carlisle a parlare. Mi voltai verso di lui ed annuii.

“Vorrei ringraziarvi tutti. Non ho parole per descrivere la gratitudine che provo nei vostri confronti. Mi avete aiutata senza sapere niente di me. Mi avete cercata, mi avete liberata da Julianne. Devo anche scusarmi con voi. Mi sono introdotta in casa vostra senza permesso e ho frugato tra le vostre cose. So che i motivi per cui l’ho fatto non sono giustificabili, ma erano l’unico modo per capire. Vi chiedo di perdonarmi per questo.” Dissi e li guardai ad uno ad uno, sperando di non averli offesi con alcuni dei miei atteggiamenti.
“Oh Bella, non dirlo nemmeno per scherzo. Casa nostra ora è anche tua, quindi non abbiamo nulla da perdonarti. Non devi nemmeno ringraziarci. Nel momento in cui abbiamo scoperto la tua esistenza eri già parte della famiglia. Nessuno di noi avrebbe lasciato nostra sorella in balia di Julianne. Bella, sto cercando di dirti che fai parte della nostra famiglia da sempre e speriamo vivamente che tu ne voglia fare parte.” Pronunciate quelle parole, Alice mi strinse a se.
In quel momento desideravo solamente piangere. Avevo trovato una famiglia e non avevo nessuna intenzione di rifiutare l’amore che i Cullen mi stavano donando incondizionatamente.
“Grazie.” Riuscii solo a mormorare.

“Su Bella, ora devi dissetarti, avremo tutta l’eternità per parlare.” disse Esme porgendomi una sacca di sangue.
Bevvi senza sosta e quando mi sentii sazia mi misi seduta accanto alle mie nuove sorelle.
Imparammo a conoscerci e raccontai tutta la mia storia. Mi parlarono delle loro qualità particolari e ad uno ad uno mi raccontarono la loro storia. Erano tutti speciali a modo loro. 
Esme e Carlisle, sapevano sempre cosa dire e come prendere ognuno dei loro figli. 
Rosalie era davvero una persona speciale, mi aveva spiegato come mai non era d’accordo nel prendere parte alla battaglia e non potevo certo biasimarla per questo. Anch’io al suo posto avrei reagito in quel modo. Il suo abbraccio fu quello che mi commosse di più, era felice che fossi sana salva e soprattutto era felice che Edward ora avesse la compagna che aveva desiderato da sempre al suo fianco. 
Emmett era il più giocherellone di tutti, non perdeva occasione per prendermi in giro, soprattutto quando raccontavo le mia vita da umana. 
Alice la sentivo davvero parte di me. Aveva vissuto con le sue visioni i momenti più bui e più dolorosi per me, sapeva come mi sentivo e sapeva cosa mi aveva spinto a fare determinate scelte. Nel giro di poche ore, avevamo instaurato un rapporto molto intimo che non avrei mai creduto di poter avere. Anche il rapporto che mi legava con Jasper era molto intimo, probabilmente il suo poter saggiare le mie emozioni lo legava a me in un modo particolare. 

“Cosa succederà adesso Carlisle?” chiesi riferendomi a ciò che Julianne aveva lasciato dietro di se.
“Tu ora sei diventata la Regina della nostra razza. Sei colei che cercherà di mantenere un equilibrio stabile tra la nostra specie e quella umana. Durante i giorni in cui tu riposavi, mi sono occupato dell’organizzare di un piccolo esercito e di cercare di sistemare il disastro che Julianne e Adam hanno combinato. Ho fatto in modo che tutte le prove della nostra esistenza venissero distrutte e che tutti i corpi delle povere vittime abbiano avuto una degna sepoltura. Sto cercando di pensare ad una buona giustificazione per quelle morti improvvise,ma ancora non sono riuscito a trovare nulla di credibile. Ho ordinato ai vampiri di riportare gli umani nelle loro case in modo che al loro risveglio non si ritrovino smarriti e confusi. Quando si sveglieranno inizieranno la loro giornata come hanno fatto ogni giorno della loro vita.” mi spiegò Carlisle.
“Ti ringrazio per aver preso in mano questa situazione, ti sarei molto grata se te ne occupassi tu. Io non credo di esserne capace.” Dissi.
“Come desideri Bella, non ho nessun problema ad occuparmene.”
“Quando si sveglieranno tutti?”
“Quando tutto sarà tornato al suo posto, potrebbero volerci settimane o mesi. Non posso darti una risposta più precisa.” Rispose Carlisle.

“Quando Edward si sveglierà cosa succederà? Dimenticherà tutto anche lui?” chiesi con timore.
“Edward non subirà la stessa sorte di tutti gli altri umani. Lui è lo Sposo,ricorderà tutto e continuerà a sapere dell’esistenza della nostra razza.” Mi rispose.
“Perché allora sta ancora dormendo?” chiesi e sentii il potere di Jasper agire sulle mie emozioni.
“Vedi Bella, Edward nonostante non rischi la vita, è in uno stato di coma. Il trauma che ha subito è stato molto forte e il suo fisico non ha retto al grande sforzo. Potrebbe svegliarsi subito oppure potrebbe farlo tra molto tempo.” Sospirò come se quello che stava per dirmi avrebbe potuto ferirmi. “C’è un’altra cosa Bella che devi sapere. Il fatto che Edward sia lo Sposo, non implica il fatto che voglia dividere la sua vita con te. Potrebbe essere talmente spaventato dal nostro mondo che potrebbe voler fuggire da tutto ciò. Devi prepararti a questo.” Disse cercando di pesare le parole per non rischiare di farmi crollare.
Fu inutile. I miei poveri nervi crollarono comunque di fronte a quella eventualità. Avrei potuto perderlo ancora e stavolta non avrei potuto fare nulla.

“Bella, sta tranquilla, vedrai che non succederà. Edward ti ama, saprà superare tutta questa assurda situazione. Si riprenderà presto e continuerà ad amarti senza remore.” Mi disse Rosalie, sostenendo il mio corpo che non rispondeva più ai miei comandi.
“Ho bisogno di vederlo.” Dissi senza aggiungere altro.
“Certo Bella, puoi vederlo anche subito. È nella stanza accanto alla tua. Va pure noi ti aspettiamo qui.” Disse Rosalie aiutandomi a riprendere l’equilibrio che fino a quel momento mi era mancato.

Lasciai i Cullen nella sala e senza dire nulla raggiunsi la stanza di Edward. 
Con delicatezza appoggiai la mano sulla maniglia della porta e senza il minimo rumore entrai chiudendomi la porta alle spalle.

 

 

Salve a tutti!!!!

Eccomi qui con l’aggiornamento settimanale.

 

@ Austen95: ti ringrazio sono davvero contenta!!!!

@ Ros_Ros: è vero che ho dato una brutta notizia, ma oggi sono pronta per annunciarne una buona. Questa storia avrà un seguito. Quindi Julianne potrebbe tornare, chissà!!! Questo capitolo ti svelerà che fine ha fatto Edward!!!!Ciao!!!!

 

Vi lascio il link dell’abbigliamento di Bella.

Alla prossima!!!

 

Ringrazio tutti i lettori!!!

Un bacio.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo XXI ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XXI

 

 

 

POV Isabella

 

Vederlo lì, su quel letto mi costrinse a restargli lontana. 
Non riuscii a muovere un passo. Non ero ancora pronta a guardarlo da vicino. 
Quella poteva essere l’ultima volta che sarei riuscita a bearmi della sua vista. 
Avevo paura dell’odio che avrebbe provato solo guardandomi. Avevo paura di perderlo ora che nessuno minacciava più la nostra vita.
Poggiai la schiena alla porta e rimasi lì inerme di fronte a ciò che vidi. 
Le ferite che Adam e Julianne gli avevano procurato, deturpavano il suo volto d’angelo e mi infliggevano un dolore sottile ma difficile da sopportare. Era steso, immobile, i suoi occhi chiusi lo rendevano così indifeso. Il suo respiro era profondo, ma tutto sommato regolare. 
Ora più che mai avevo bisogno di lui, avevo bisogno di sapere cosa sarebbe successo. 

Non mi avrebbe mai perdonato tutto quell’orrore a cui l’avevo costretto ad assistere. 
Avrei accettato la sua decisione senza nemmeno provare a discolparmi. 
Come avrei potuto difendere ciò che ero? Ero un mostro. Non c’erano scuse per giustificare il mio essere. Poco importava che eravamo destinati a stare insieme. 
Da sempre sapevo che il nostro era un amore sbagliato, innaturale, che lo avrebbe solamente portato a soffrire tanto. 
Per me aveva perso tutto. Ed io cosa gli avevo dato? 
Lo avevo portato a rischiare la vita, lo avevo ridotto in un letto privo di qualsiasi difesa. 
Gli avevo inflitto una pena che si sarebbe portato dietro per tutta la vita. 
Come avrebbe potuto guardarmi ancora pensando a ciò che gli avevo fatto? 
Non avrei mai potuto immaginare di provare ciò che provavo per lui ed abbandonandomi al mio sentimento per lui, avevo solo creato guai. 

Non volevo che gli accadesse nulla e invece era qui davanti a me in quel letto. 
Avrei dato qualsiasi cosa per tornare indietro e risparmiargli tutto, persino il più piccolo graffio sul suo volto, ma era troppo tardi adesso. 
L’unica cosa bella che ero riuscita a regalargli era tutta me stessa, tutta la mia dedizione e la mia passione, ma in cuor mio sapevo che tutto ciò, non avrebbe mai eguagliato quello che lui aveva regalato a me. 
Lui in cambio mi aveva dato molto di più di ciò che mi aspettavo e che mi meritavo. 
Sorrisi ripensando al mio passato da umana.
Non avrei mai immaginato che un giorno il mio tanto atteso principe sarebbe arrivato e invece quando meno me lo aspettavo è arrivato lui. 
Aveva riempito tutta la mia vita, era il mio tutto. 
Mi aveva ridonato la vita che Adam si era preso per gioco. 
Se non ero morta dentro era grazie a lui. 

Che stupida che ero stata a pensare che fuggendo da lui tutto si sarebbe risolto. 
Invece, non avevo fatto altro che permettere al mio stupido e immaginario mondo di crollarmi addosso, travolgendo anche lui. 
Sentivo crescere il mio amore per lui dentro di me contemporaneamente alla consapevolezza che tutto ciò era sempre più sbagliato. 
L’unica consolazione che ora avevo e che se anche lui avesse deciso di chiudere qui un amore, che in fin dei conti non aveva avuto tempo e modo di sbocciare, era quella di sapere che il ricordo di lui mi avrebbe accompagnata per tutta l’eternità. 


Che stupida che ero stata, mi ero fatta prendere dai troppo ricordi sulle mie fantasie di un futuro che purtroppo ora non avrei più avuto, il ricordo di quelle fantasie che ora tuonavano dentro di me sfigurando e distruggendo quella parvenza di felicità che pensavo di poter avere quando tutto sarebbe tornato nel giusto ordine delle cose. 
Lo guardai ancora una volta.
La sua vicinanza mi faceva male adesso, ne ero consapevole sempre di più. 
Più lo guardavo più l’amore per lui cresceva in maniera smisurata e quando lui sarebbe uscito dalla mia vita, quell’amore mi avrebbe distrutta in modo irreparabile. 
Se lui sarebbe andato via da me sarei morta per l’ennesima volta.

Dovevo avvicinarmi, dovevo stargli accanto ora che nessuno, nemmeno lui avrebbe potuto impedirmelo.
La notte era scesa da un bel pezzo, e solo pochi raggi di luna filtravano dalla finestra, illuminando il suo volto. Mi inginocchiai accanto a lui e gli presi la mano.
Il suo profumo mi avvolse e il suo calore mi fece sentire ancora viva.
Era strano tutto questo. Il suo odore, adesso, non mi tentava più come prima.
Sembrava che tutto ad un tratto quel desiderio folle per il suo sangue non fosse mai esistito.
Era il suo corpo ora a tentarmi. 
Avrei voluto stringerlo a me e sussurrargli che tutto sarebbe andato per il meglio, avrei voluto baciarlo per tutto il tempo che mi rimaneva per stare con lui.
Non ci eravamo mai sfiorati e ora, non riuscivo a capire come avevo fatto a resistere a questa dolce sensazione. 
Mi resi conto in quell’istante, che sarebbe stato ancor più difficile lasciarlo andare.
Non ero pronta a privarmi di lui, non ero pronta a regalargli la felicità che meritava e che avrebbe provato solo stando lontano da me, non ero pronta a sacrificare tutto ciò che avevo combattuto e sconfitto per vivere lontana da lui.
Ero terribilmente egoista, lo sapevo, me ne rendevo conto ad ogni mio pensiero, ma in fondo l’amore non è egoista? Ero egoista perché non volevo soffrire senza di lui, ero egoista perché sapevo che non sarei riuscita mai a lasciarlo andare. Ero egoista perché desideravo con tutta me stessa che lui vivesse accanto a me per sempre.

Cosa avrei dovuto fare? Cosa avrei dovuto dirgli quando si sarebbe svegliato? 
Cosa avrei fatto quando tutto il mondo mi sarebbe crollato addosso?
Troppe domande e nessuna risposta. Tanti dubbi e un’unica consapevolezza: quella di amarlo.
E se era vero che l’amore era egoista era altrettanto vero che l’amore era anche sacrificio. 
E chi amava davvero si sarebbe sacrificato senza indugi e senza remore.

Lasciai la sua mano e mi alzai. 
Mi sarei sacrificata per lui, avrei reso la sua decisione più semplice. 
Sarei andata via per un po’ e sarei tornata solo quando lui sarebbe tornato tra gli umani.
Non l’avrei mai dimenticato e speravo, nel più profondo della mia anima, che anche lui non lo facesse.
Baciai lievemente la sua fronte, il suo naso, le sue ferite e lasciai per ultime le sue labbra.
Vi posai un bacio delicato e pieno d’amore e nel silenzio dei miei pensieri gli dissi addio. 
Amare lacrime di sangue uscirono dai miei occhi, macchiando il candido cuscino sotto la sua testa e inumidendo le sue labbra leggermente socchiuse.
“Ti amo amore mio e ti amerò per sempre.” pensai.
E con la morte nel cuore mi avviai verso la porta.

“Bella …” un sussurro, solo un sussurro. 
“Bella … ” ancora una volta.
Stavo impazzendo, lo sentivo. Sentivo la sua voce sussurrare il mio nome.
“Bella …” di nuovo.
Mi voltai per cercare di dare un senso a quella pazzia che mi stava pian piano risucchiando.
Due occhi, del verde più intenso che avessi mai visto, mi guardavano togliendomi il fiato.

 

 

Ciao a tutti!!!!

Eccovi l’aggiornamento della storia.

 

@ Austen95: Ti ringrazio, mi fa piacere che la storia ti sembra sempre più bella!!!Un bacio.

@ Ros_Ros: Spero che la tua curiosità si plachi un po’  con questo capitolo. Un bacio.

 

Ringrazio tutti i lettori!!!!

Un bacio.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo XXII ***


 

Wrong Love

 

Capitolo XXII

 

 

 

POV Edward

 

“Bella …” sussurrai, vedendo ondeggiare i suoi lunghi capelli color cioccolato.
Era ferma immobile, non aveva intenzione di voltarsi.
“Bella … ” bisbigliai ancora, e cercai di schiarirmi la voce e di inumidirmi le labbra. Il sapore ferroso del sangue si sparse per tutta la mia bocca. Non provai disgusto, anzi, ne volevo ancora, mi faceva stare meglio.
“Bella …” chiamai ancora, questa volta la mia voce risuonò più limpida. Si voltò piano e la guardai come se fosse la cosa più bella che avessi mai visto. Ed era davvero così. 
Una dea scesa in terra, la Prescelta, la Sposa che il destino aveva riservato solo a me. 
I pantaloni le fasciavano le gambe snelle e dritte in un modo delicato, quasi sembrava che volessero venerare la pelle che sfioravano. La maglietta metteva in risalto tutte le sue forme, e il suo corpo per me era una grande tentazione. Qualcosa dentro di me si mosse, e un desiderio incalzante mi invase totalmente.

“Edward, sei davvero tu?” disse la mia Regina con voce incerta.
“Si, Bella, sono io.” Risposi cercando di sollevarmi dalla posizione in cui ero costretto. 
Un gemito di dolore uscii dalle mie labbra.
“Non muoverti, ti aiuto io.” Mi urlò spaventata. Le sorrisi e aspettai che si avvicinasse a me.
Delicata mi aiutò ad alzarmi. Era premurosa nei miei confronti, ma la sentivo distante, più fredda. 
Ebbi per un attimo paura.
“Chiamo Carlisle.” Disse allentando la presa sul mio corpo e allontanandosi di fretta.
“Bella fermati. Posso aspettare, vorrei stare con te adesso.” Dissi, lasciando trapelare dalla mia voce tutta l’ansia che sentivo.
“Abbiamo tempo Edward, prima lascia che Carlisle ti visiti.” Rispose sorridendomi appena. I suoi occhi spenti,coperti da una patina che non sopportavo di vedere.
Annuii non del tutto convinto. 

Uscì dalla stanza e rientrò poco dopo con tutta la famiglia Cullen al seguito.
“Edward, grazie al cielo ti sei svegliato.” Disse Rosalie abbracciandomi con vigore. 
Strinsi, per quanto mi fosse possibile, le mie braccia attorno a mia sorella. 
Voltai lo sguardo verso Bella, era triste, e seppur in quel momento fosse in quella stanza si vedeva chiaramente che con la testa non era presente.
A turno tutti i Cullen mi abbracciarono, ma non riuscii a capire cosa mi dicessero, ero troppo impegnato a cercare di capire cosa potesse passare per la testa di Bella.
“Edward, allora?” mi svegliai dal torpore mentale in cui ero caduto e rivolsi il mio sguardo verso Carlisle.
“Perdonami Carlisle, potresti ripetere?” dissi in evidente imbarazzo.
“Non preoccuparti, ti ho chiesto se ricordi il momento in cui ti sei svegliato.” Ripeté con tono professionale.
“Ricordo solo il sapore del sangue.” Dissi ricordando la sensazione di pienezza che avevo provato sentendo il sapore del sangue nella mia bocca.
“Bella, hai fatto bere il tuo sangue ad Edward?” domandò Carlisle.
“Una goccia del mio sangue è caduta sulle sue labbra.” Disse impacciata senza aggiungere altro. 
Carlisle annuì e tornò a visitarmi.
“È tutto a posto Edward, non hai riportato gravi danni durante la battaglia. I riflessi sono buoni, sei solo un po’ debilitato. Dovrai mangiare qualcosa oppure Bella potrebbe darti un po’ del suo sangue, ti rimetteresti subito in forza.” Disse alzandosi dal letto e posando i suoi strumenti da visita nella borsa sulla scrivania della stanza.
“Bella, te la senti di dargli un po’ del tuo sangue?” disse poi avvicinandosi a Bella e posandole una mano sulla spalla.
“Certo, nessun problema.” Disse nervosa.
“Forse è il caso che vi lasciamo da soli.” Disse Jasper teso. Immaginai che fosse dovuto al fatto che in questo momento troppe emozioni lo stavano invadendo.
In silenzio tutti uscirono solo Esme si avvicinò per lasciare una lieve carezza sul mio volto.
“Tutto andrà per il meglio.” Sussurrò lieve al mio orecchio. Annuii senza aver ben capito cosa volesse dire.

Nella stanza il silenzio. 
Sorrisi timido a Bella che impacciata e nervosa si avvicinava a me.
“Non devi farlo se non vuoi.” Dissi osservandola portandosi lenta il polso alla bocca per reciderlo.
“Non dire stupidaggini, bevi.” Disse solamente, porgendomi il polso reciso grondante di sangue.
Bevvi il suo sangue con avidità, non riuscii però a guardarla negli occhi. 
Mi fermai quando sentii un gemito di dolore uscire dalle sue labbra. Allontanai le mie labbra dal suo polso.
“Mi dispiace, non volevo farti male.” dissi abbassando lo sguardo.
“Non preoccuparti, continua a bere. Sei ancora debole.” Disse porgendomi ancora il suo polso.
Bevvi ancora per un po’, fino a quando vidi Bella accasciarsi al mio fianco sul letto. Senza esitazione, allungai le mie braccia e l’afferrai. 
Mi meravigliai notando che avevo riacquistato le forze così velocemente. Non sentivo più nessun dolore. 
“Stai bene Bella?” chiesi adagiando il suo corpo accanto al mio. 
Lei annuii e cercò di avvicinare il suo polso alle mie labbra. 
Lo presi tra le mani, ma mi limitai a ripulire dal sangue la ferita, che pian piano iniziava a richiudersi. 
Lei provò ad opporsi, ma la zittii posandole un dito sulle labbra.
Passammo molto tempo in quella posizione, lei stringeva le mie braccia attorno al suo corpo e io non smettevo di baciarle i capelli. 
Sembrava quasi un addio.

“Dobbiamo parlare Edward.” Disse voltando il capo verso di me, la sua voce incrinata.“Sto per partire Edward.” Ammise. 
Panico. 
Ondate di panico mi assalirono e mi trascinavano nel buio più profondo. 
Provai a parlare, ma con un gesto della mano mi fece capire che c’era anche altro. 
Sarei riuscito a sopportarlo? 
Il battito frenetico del mio cuore e il mio respiro accelerato mi dicevano che non avrei retto a lungo. 
Puntai i miei occhi nei suoi e cercai di concentrarmi su ciò che mi stava dicendo. 
I suoi occhi, una volta tanto profondi, ora erano pietrificati, vuoti, senza luce, senza vita.

“Perdonami per questo, ma ho già messo a rischio la tua vita troppe volte e non è giusto. Ovunque io vada porto solo dolore. Sei stato in coma per giorni, hai perso la tua famiglia e per cosa? Per un vampiro? Non posso nemmeno starti vicino per troppo tempo senza desiderare di ucciderti. Non posso condannarti ad una vita di inferno. Meriti una donna che ti ami, che ti possa dare una famiglia e che ti aiuti a dimenticare tutto l’orrore a cui assistito. So che non capirai il mio gesto, ma credimi è meglio così. Per tutti e due.” Terminò cercando di liberarsi dalla mia stretta che nel frattempo si era fatta più ferrea attorno al suo corpo. La trattenni più forte che potei, consapevole che se avesse voluto si sarebbe liberata in meno di un secondo.
Il panico, senza rendermene conto, si tramutò in rabbia. 
Pura rabbia. 
Come poteva dirmi quelle cose? Non poteva davvero pensarle. Non poteva, non doveva farmi questo. 
Avevo bisogno di convincerla del contrario. L’avrei pregata se fosse servito. 
Io non volevo un’altra donna nella mia vita, volevo lei. Non volevo dei figli, lei bastava a riempire la mia vita.
Avevo perso la mia famiglia, ma ne avevo trovata un’altra, ed era stato solo grazie a lei se adesso non ero più solo. Ero stato in coma per giorni, ma è bastato il suo sangue a rimettermi in forza. 
Lei, sempre lei a risolvere tutto. E doveva saperlo. Dovevo dirglielo.

“Ora tocca a me.” dissi duro, costringendola a rimanere immobile.
“Ho perso tutto per te, e rifarei tutto ciò che ho fatto ancora mille altre volte. Quindi smettila di trattarmi come un bambino e permettimi di rimanere al tuo fianco.” Dissi, ma lei sembrava non volermi ascoltare. “Lo capisci che ti amo? Lo capisci che non posso tornare indietro?” urlai deluso e arrabbiato.
“E tu riesci a capire che io sono la morte? Che vivere al mio fianco ti ucciderà prima o poi?” urlò lei di rimando. Una scintilla si accese nei suoi occhi.
“Non m’importa!” sbottai. Bella si ritrasse spaventata.
“Morirò se andrai via da me.” dissi addolcendo il tono della voce e l’attirai a me stringendola più forte che potei.

“Ho passato dei momenti terribili lontano da te, ed ora che ti ho ritrovata non ho nessuna intenzione di lasciarti andare. Non mi aspetto niente di niente. Semplicemente voglio solo te. Poco importa che non sei umana, poco importa che non avrò mai dei figli. Io ti amo Bella, ti amo più della mia stessa vita. Non puoi lasciarmi solo adesso. Sai meglio di me che ci apparteniamo.” Continuai, lasciando che le lacrime bagnassero il mio volto.
“Sono stanco di tutti questi tuoi dubbi, quando invece per me è tutto così chiaro. Bella sono qui, guardami. Guardami negli occhi e dimmi che vuoi passare anche tu la tua vita con me." conclusi, e mi persi nei suoi occhi dorati, ora vivi come li ricordavo.
“Ho paura.” Soffiò e dai suoi occhi calde lacrime di sangue solcarono il suo viso.
Shh, non piangere. Ci sono io qui adesso. Shh.” Sussurravo tra i suoi capelli cercando di calmarla. 
La spinsi dolcemente sul letto e la feci stendere sotto di me. 
Nessuno parlò fino a quando i suoi singhiozzi furono assopiti.

“Ti ho amato dal primo giorno che ti ho visto. Ho sempre saputo che il nostro era un amore sbagliato, ma non sono stata abbastanza forte da starti lontana. Ci ho provato e sai benissimo come è andata a finire. Ti ho tolto i tuoi genitori e so che non ci sarà notte in cui non dormirai sereno. So che ogni volta che mi guarderai vedrai la morte e non posso sopportarlo. Edward credimi, stare lontani è la cosa migliore per entrambi.” Disse tra i singhiozzi.
“Cos’è che non capisci quando ti dico che non mi interessa? Se non fosse stato per te, sarei morto con i miei genitori e con Robert. Per quanto io soffra per la loro perdita, non posso non pensare che da tutto questo qualcosa di buono è venuto fuori. Sei tu Bella quel qualcosa di buono. La tua presenza mi aiuta ad andare avanti, mi aiuta a sopravvivere. Ti amo Bella e non so più come riuscire a fartelo capire.” dissi esasperato.

“Perdonami Edward se sono così cieca. Perdonami.” E continuò a piangere sulla mia spalla.
“Non c’è nulla da perdonare. Amami Bella, amami come hai fatto dal primo giorno in cui mi hai visto.” Dissi senza aggiungere altro.
“Ti amo Edward, ti amo più di quanto pensavo di riuscire a fare.” Disse asciugandosi le lacrime.
Non avevo bisogno che aggiungesse altro. Mi bastava ciò che avevo appena sentito. 
Presi il suo viso tra le mani e asciugai con le mie labbra le sue lacrime. 
Non smisi nemmeno un secondo di ripeterle quanto l’amavo e lei fece altrettanto. 
Ci ritrovammo a piangere come due bambini, questa volta però erano lacrime di gioia. 
Lacrime di due amanti che si erano appena ritrovati, lacrime che avevano un sapore così dolce e intenso da togliere il fiato ad entrambi. 
Un solo sguardo e le nostre labbra si toccarono dolcemente. 
Le mie mani incorniciarono il suo viso e mi strinsi a lei come se fosse tutto il centro del mio mondo. 
E lo era davvero. 
Il mio tutto, il mio infinito, il mio nulla, il mio niente. 
Tutto ciò che ero e tutto ciò che non riuscivo ad essere. 
Stavo bene con lei in quel momento, tutto ciò che era successo prima, solo un brutto ricordo destinato a svanire. Eravamo così giusti insieme, così perfetti. 

Passammo tutta la notte a baciarci e a sussurrarci ti amo, fino a quando alle prime luci dell’alba la sua voce melodiosa mi invitò a riposare. 
Le sorrisi prima che il sonno mi rapisse completamente, consapevole che il nostro amore non era mai stato sbagliato, il nostro era un amore raro e prezioso. 
Talmente unico da essere irrepetibile. 
Un incontro di anime puro e cristallino.
“Ti amo...” Mi disse sorridendomi.
“Ti amo… ripetei ancora.
“Dormi amore mio, dormi.” Fu l’ultima cosa che sentii prima che il sonno più sereno e profondo che avessi mai fatto mi prendesse con sé.

 

 

Sono viva e sono tornata!!!!
Eccovi l'ultimo capitolo!!!!
Sono felice che questa storia sia arrivata alla fine, ma sono anche molto triste. 
Bene, è tutto per ora. Spero di aver fatto un buon lavoro.

@ Ros_Ros: Ti ringrazio. In questo capitolo saprai tutto!!!

@ rosa62: Ringrazio anche te, sono contenta che trovi la storia davvero originale. Alla prossima!!!

@ Lalla2095: Non preoccuparti, non importa se non hai potuto commentare. Sono felice che ti siano piaciuti tutti i capitoli.

Lo so che gli ultimi erano un po’ tristi e anche questo per un po’ lo sarà. Per fortuna poi succederà qualcosa!!

@ Austen95: Ti ringrazio tantissimo. Ora saprai cosa ha deciso Bella!!!!

 

Ringrazio tutti i miei lettori, è grazie a voi che questa storia esiste.

Un bacio, alla prossima!!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Epilogo ***


 

Wrong Love

 

Epilogo

 

 

 

POV Isabella

 

‘Due mesi dopo.’

L’aria del primo mattino si insinuava briosa tra i miei capelli.

Finalmente potevo tirare un sospiro di sollievo.

Carl aveva appena fatto rapporto a Carlisle sulla situazione.

Tutte le prove della nostra esistenza erano state cancellate. I cadaveri avevano avuto una degna sepoltura e Carlisle si era premurato di inventare una strana malattia che giustificava tutte quelle morti.

 

Gli umani si erano ridestati dal loro sonno e dovetti recitare un’altra formula per far si che ogni singolo dubbio sparisse dalle loro menti. Era così faticoso essere la Prescelta.

Troppe responsabilità sulle spalle, soprattutto per una ragazza come me, in fondo avevo solo 17 anni.

Per questo avevo deciso di avvalermi dell’aiuto e della maturità di Carlisle, per ciò che riguardava tutte le decisioni importanti che avrei preso.

 

Affidai a Jasper la gestione del numeroso esercito che mi serviva con fedeltà.

Aveva spedito varie truppe in giro per il mondo per assicurarsi che tutti i vampiri eseguissero gli ordini.

Ogni truppa aveva un responsabile che si premurava di fare rapporto a Carl ogni settimana.

Carl era diventato ormai il braccio destro di Jasper, tanto che questo loro rapporto, seppur di lavoro, aveva suscitato in Emmett parecchie gelosie.

Sorrisi al ricordo dell’ultima ‘scenata’ di Emmett. Continuava a urlare che lui aveva la priorità sull’esercito e che Jasper, da buon fratello, doveva metterlo al corrente di tutto.

Dopo quel piccolo litigio decisi che anche Emmett avrebbe avuto un compito. Gli avevo chiesto di gestire la sicurezza delle nostre sedi. Avrebbe avuto carta bianca da parte mia.

Lui accettò all’istante facendomi volteggiare per tutta la stanza.

Alice, Rosalie ed Esme non vollero nessun incarico, mi dissero che era già stressante avere i loro compagni così impegnati, da non voler aggiungere nessun altra tensione.

Come avrei voluto rifiutare anch’io questo incarico.

 

Casa Cullen era in pieno fermento per la partenza, saremmo ritornati a Forks.

Alice non perdeva occasione per ricordarmi che non appena saremmo rientrati ci aspettava una lunga giornata di shopping a Port Angeles. Per lei il mio modo di vestire non era adatto alla mia carica.

“Bella, sei una Regina ora e dovresti sembrare tale. Da nessuna parte le Regine non vestono alla moda.” Mi ripeteva ogni volta che sbuffavo a quel suo tentativo di trattarmi come una bambolina.

Rosalie ed Esme si stavano dedicando a dei nuovi progetti per la casa di Forks. Ripetevano in continuazione che la casa non era abbastanza grande per viverci tutti insieme e che con il via vai dei vampiri al nostro servizio serviva più di qualche camera per gli ospiti.

 

Ero felice con loro intorno, dopo tutto il tempo passato insieme, avevo pian piano accettato la perdita dei miei genitori. Avevo chiesto a Jasper di controllare se Charlie e Renee stessero bene.

Ricordo ancora il giorno in cui finalmente quelle notizie che tanto aspettavo arrivarono.

Jasper mi disse che dopo la mia scomparsa Julianne aveva messo di guardia alcuni vampiri per controllare i miei genitori nel caso fossi tornata da loro e che nel momento in cui la formula di Julianne era stata pronunciata, quegli stessi vampiri avevano perso il controllo uccidendoli.

Non ebbi nessuna reazione a quelle parole, per lo meno non davanti a loro.

Mi allontanai dalla casa con la scusa della caccia.

Riversai tutto il mio dolore e la mia rabbia sulle mie prede.

L’unica persona che accennò alla cosa fu Alice, lei aveva potuto vedere quello che avevo fatto e si limitò ad abbracciarmi, promettendomi che una volta tornati a Forks avremmo organizzato le cerimonie funebri per i miei genitori. Da quel giorno avevo accettato senza remore l’amore incondizionato che la mia nuova famiglia mi aveva donato senza sentirmi in colpa verso i miei veri genitori.

 

Mi sedetti sul prato che circondava casa Cullen appoggiandomi ad un albero e aprii il mio diario all’ultima pagina. Avevo ricominciato a scrivere.

Certo, ciò che scrivevo non era proprio una favola per bambini, ma mi aiutava a ricordarmi quali erano i miei sogni da umana. L’ultima pagina era ferma sulla notte prima che Edward si svegliasse.

Mi persi tra i ricordi di quella notte.

Come avevo potuto essere così cieca?

Cieca di fronte all’amore di quell’uomo che mi aveva donato il suo cuore.

Mi aveva accettata ancor prima di conoscermi e io stavo per buttare all’aria tutto quanto.

Stavo per rinunciare all’unica cosa buona che l’essere vampira mia aveva regalato.

 

Ricordavo l’estasi che mi aveva inondata quando aveva bevuto dal mio sangue.

Nonostante il dolore che provavo per la perdita di quel liquido per lui miracoloso, era stato il momento più intimo che tra noi c’era stato. 

Ricordavo la paura nei suoi occhi quando si era reso conto che le sue preghiere non erano valse a nulla, che non avrei ceduto e che mi avrebbe persa per sempre. Mi è bastato guardarlo negli occhi per capire che andandomene stavo facendo l’errore più grande della mia vita.

Poi la sua richiesta di amarlo come avevo sempre fatto aveva abbattuto il muro delle mie paure permettendomi di donarmi a lui completamente.

 

Quando le sue labbra sfiorarono le mie persi ogni contatto con me stessa.

In quel momento solo noi.

Noi e il nostro amore.

Noi e le nostre mani che cercavano l’altro.

Noi e i nostri respiri ansanti.

Noi e i nostri corpi accaldati e tremanti.

Noi e i nostri cuori uniti per sempre.

Noi e il nostro calore.

Noi e il nulla a farci da contorno.

Solo noi e nient’altro.

Nessuno dei due si spinse oltre quella notte. Ci bastava la consapevolezza di essere insieme.

Si addormentò come un bambino tra le mie braccia e non smisi nemmeno per un secondo di osservare i tratti, finalmente rilassati, del suo volto.

 

Due mani forti e calde si posarono sui miei fianchi.

“Buongiorno.” Disse posando le sue dolci labbra sui miei capelli.

“Buongiorno a te, non dovresti essere a letto?” chiesi ricordandomi che era da poco passata l’alba.

“Mi sono svegliato e non ti ho vista così sono venuto a cercarti.” Spiegò.

Sorrisi, sapevo che aveva ancora paura di perdermi.

“Rientriamo, fa freddo e tu non sei ancora guarito del tutto.” Dissi alzandomi e prendendolo per mano.

“Cosa stavi facendo?” mi disse mentre camminavamo per il sentiero che ci avrebbe riportati a casa.

“Pensavo a noi.” Dissi e lui sorrise compiaciuto per essere tra i miei pensieri, come se non sapesse che lui popolava i miei pensieri da sempre.

“Cos’è quello?” chiese curioso indicando il mio diario.

Esitai nella risposta. Per quanto io ed Edward parlassimo di tutto, quella parte di me era rimasta solo mia.

Sapevo che avrebbe voluto leggere cosa c’era scritto, ma sapevo che non era il caso che sapesse davvero cosa voleva dire essere la Prescelta.

Quel diario, oltre a tutto ciò che avevo provato dal primo momento della trasformazione al momento in cui tutto era finito, compresa la nostra splendida e tormentata storia d’amore, conteneva tutto ciò che sapevo da quando mi ero risvegliata.

Formule, incantesimi, la verità assoluta sull’equilibrio tra Bene e Male.

 

“Non dirmelo se non vuoi.” Disse Edward, notando il mio silenzio e per niente dispiaciuto.

“Scusami, è che non posso, non ancora.” Dissi fermandomi di fronte a lui.

“Non fa niente amore. Aspetterò che tu sia pronta.” Disse lasciandomi un piccolo bacio sulla fronte.

Come ogni volta che mi sfiorava il mio corpo reagiva. Brividi di eccitazione mi attraversavano e una folle passione mi travolgeva chiedendo sempre di più.

Cercai di ricompormi e ripresi a camminare raggiungendo l’uscio di casa.

Entrammo nella nostra camera e feci cenno ad Edward di rimettersi a letto.

“Vieni anche tu?” chiese indicando il posto vuoto accanto a lui.

Annuii e mi distesi al suo fianco. Mi prese tra le sue braccia e iniziò a canticchiare la mia ninna nanna.

“Sei tu a dover dormire, non io.” Lo rimproverai.

“Non voglio dormire. Voglio solo tenerti tra le mie braccia.” Rispose cercando le mie labbra.

 

Non so quanti minuti erano passati, ma mi resi ben presto conto che di nuovo quella passione travolgente per il suo corpo mia aveva assalita.

Senza dire nulla portai il mio corpo sul suo.

Non mi respinse, anzi cercava di stringermi a se ancora di più.

Le sue mani esitanti vagarono sul mio corpo coperto dai vestiti.

Lo guardai negli occhi e tutto l’amore che Edward provava per me era sotto al mio sguardo.

Era talmente evidente tanto da essere quasi tangibile.

Non potevo non donargli il mio e ormai ci rimaneva solo un modo per appartenerci completamente.

Portai le mie piccole e gelide dita sui bottoni della sua camicia.

La mia mente ora non era più lucida.

Le sue mani avevano iniziato a disfarsi dei miei vestiti che finirono, senza rendermene conto, sul pavimento. Qualche istante dopo anche i suoi erano spariti.

Eravamo lì, solo con pochi indumenti ancora a coprire i nostri corpi.

Ci guardammo negli occhi.

 

“Solo se tu lo vuoi.” Sussurrò Edward al mio orecchio lasciando mille brividi sul mio corpo ora quasi tiepido a contatto con il suo.

Lo baciai senza aggiungere altro ed anche il nostro intimo finì sul pavimento.

Ormai non ci bastavano più i baci e le carezze si fecero più intime.

Una danza antica quanto il mondo prese il via.

Sussurri riempirono la stanza.

I nostri corpi vibrarono per l’intensa emozione che in quel momento stavamo provando.

Potevo sentire il suo cuore scalpitare dentro il suo petto e avrei voluto tanto che anche lui potesse sentire il mio. Avrei voluto che in quell’istante il mio cuore riprendesse a battere così da unire il suo battito a quello dell’uomo che in questo momento mi stava facendo perdere la testa.

I raggi del sole illuminavano timidi i nostri corpi uniti in quell’atto pieno di amore e dedizione.

Ci eravamo scelti e ci stavamo assaporando, ci stavamo legando nella maniera più dolce e più carnale possibile.

Ci sfioravamo, ci assaggiavamo, ci stringevamo l’uno contro l’altra.

 

Sentivo il suo sapore ad ogni bacio, lo gustavo avida come se potesse essere l’ultima volta.

Mi sentivo sazia di lui, ma quella sazietà durò soltanto un attimo.

Un turbine di profumi mi stordirono, ma non avevo nessuna intenzione di rimanere lucida.

Li respirai riempiendomi i polmoni.

Il calore del suo corpo bruciava a contatto con il mio.

Il suo respiro inizia a farsi più ansante, lo guardo inarcare il bacino verso di me nel momento in cui si lascia andare al piacere, e una nuova sensazione si estende nel mio ventre strisciando come un velenoso ofide.

Dentro di me Paradiso e Inferno nello stesso istante.

Con gli occhi chiusi mi stesi sul suo corpo e rimasi per qualche istante in silenzio a spettando che il suo respiro tornasse regolare.

Mi strinsi a lui senza dire nulla. La mia anima era piena di lui e volevo godermi appieno quelle sensazioni.

“Sei bellissima lo sai? Non posso fare a meno di amarti.” Sussurrò tra i miei capelli.

“Ti amo anch’io.” Sussurrai consapevole che d’ora in poi non avrei potuto fare più a meno di lui.

 

 

Fine

 

 

Eccoci arrivati all’epilogo di questa storia!!!

Il continuo arriverà per metà marzo, quindi per chi volesse perdere altro tempo con me e le mie storie,

vi consiglio di dare uno sguardo ogni tanto alla mia pagina principale.

Lì troverete tutti i miei contatti e tutti i miei tentativi per improvvisarmi scrittrice.

 

@ rosa62: visto?! Nessuno scherzo, un epilogo a lieto fine!!!Spero ti piaccia anche questo.

@ rebecca73: spero che l’attesa non sia stata tanta. Un bacio.

@ pensiera: tesoro grazie per il tuo commento, si lo so cosa pensi e ti ringrazio anche per questo. Per quanto riguarda i cattivi dovrai aspettare il seguito. Un bacio!

@ Ros_Ros: grazie, grazie mille davvero.

 

Questa storia purtroppo o per fortuna è arrivata al termine.

Avevo in mente un sacco di idee su come ringraziarvi, ma alla fine mi sono detta che tanti giri di parole non sarebbero serviti.

Per questo mi limito a dirvi solo un sincero GRAZIE.

Grazie per chi ha recensito, grazie per chi ha solamente letto o si è limitato ad visualizzare la prima pagina.

Grazie a chi ha messo questa storia tra le seguite e chi tra le preferite.

Grazie per esservi sorbiti le mie lamentele e le mie parole.

Grazie per aver dedicato tempo a queste parole.

Grazie a tutti voi.

 

Un bacio a tutti e, se vorrete, alla prossima storia!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=407124