Ricordelle e Burrobirra

di Chamomile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Devi trovarti un altro alloggio, Paciock! ***
Capitolo 2: *** Una proprietaria determinata ***
Capitolo 3: *** Un arrivo esplosivo! ***
Capitolo 4: *** Oh Neville! ***
Capitolo 5: *** Fiori...ma con nulla di sentimentale! ***
Capitolo 6: *** La pianta carnivora! ***
Capitolo 7: *** L'arrivo del rivale! ***
Capitolo 8: *** Slovenia?! ***
Capitolo 9: *** Partenza e arrivo ***
Capitolo 10: *** Perché il David non era in giacca e cravatta ***
Capitolo 11: *** Dolce convivenza ***
Capitolo 12: *** Critici d'arte - parte prima ***
Capitolo 13: *** Critici d'arte - parte seconda ***
Capitolo 14: *** E alla fine arriva il pudding ***
Capitolo 15: *** Deus ex machina ***
Capitolo 16: *** Wizengamot - prima parte ***
Capitolo 17: *** Wizengamot - parte seconda ***
Capitolo 18: *** Appostamenti sospetti ***
Capitolo 19: *** Inviti ***
Capitolo 20: *** La festa ***



Capitolo 1
*** Devi trovarti un altro alloggio, Paciock! ***


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"E questo è tutto, potete andare. Ci vediamo la settimana prossima nella serra numero quattro''

Gli studenti raccolsero le loro cose e si affrettarono verso il castello.

Era stata una mattinata pesante, con doppie pozioni e trasfigurazione, e i ragazzi non vedevano l'ora di mettere qualcosa sotto i denti.

Stanchi e coperti di terriccio, si diressero verso i bagni per darsi una ripulita, chiaccherando come al solito.

Anche se era stata una giornata faticosa Erbologia aveva tirato un po' su di morale i giovani Grifondoro.

O per essere più precisi le giovani Grifondoro.

''Avete visto che coraggio, quando ha preso in mano quella pianta carnivora?'' chiese una ragazzina con dei lunghi capelli ricci alle compagne.

Non era la prima volta che, reduci da una lezione di Erbologia, le alunne se ne uscivano con esclamazioni di quel tipo.

''E tu hai visto quando mi ha aiutata con la mia?'' rispose quella ''visto che forza? quel vaso pesava almeno una tonnellata!''

''Per non parlare del fatto che ha rinviato la verifica quando Rosie gli ha spiegato che ne avevamo già due per cui prepararci!'' esclamò un'altra.

''Ma che verifica e verifica!'' intervenne una ragazza alta e bruna ''le avete viste o no quelle cicatrici? mia madre mi ha detto che se le è procurate combattendo contro i seguaci di Voldemort quando aveva la nostra età!''

''Nooo, davvero?''

''Ma sì'' confermò una biondina ''l'ha detto anche mio padre! mi ha raccontato che è stato lui a tenere in vita l'ES quando Potter non era a Hogwarts''

''Che coraggio!''

''Pensa, sfidare Voldemort in persona!''

''Io sarei morta di paura!''

''Anch'io!''

''Ancora questi discorsi, ragazze? Non vi scocciate mai?'' disse un ragazzo che si era appena unito al loro gruppo insieme ai cugini.

Le ragazze alzarono gli occhi al cielo.

I fratelli Potter e loro cugino Hugo conoscevano da sempre l'insegnante di Erbologia, e non ci trovavano nulla di speciale.

''James ha ragione'' dichiarò il ragazzo più giovane ''insomma, il professore è simpatico e tutto, ma quel vaso sarà pesato al massimo sette chili, avrebbe potuto sollevarlo chiunque''

''Perchè non l'hai fatto tu, allora?'' ribatté una delle ragazze, offesa ''la verità è che voi maschi siete gelosi!''

Le altre annuirono, convinte del fatto loro.

I ragazzi dicevano sempre che non c'era niente di straordinario e altre scemenze del genere semplicemente perchè erano gelosi.

Del resto come non esserlo?

Il professor Paciock era senza dubbio il più affascinante, coraggioso, eroico insegnante che Hogwarts avesse mai avuto.

Le ragazze ne erano tutte perdutamente innamorate, e ai ragazzi respinti non rimaneva che stare lì a cercare di intaccare la sua fama.

Peccato per loro che non ci sarebbero mai riusciti.

Neville bussò alla porta dello studio della McGranitt.

La sua ex professoressa, ora sua collega,g li aveva chiesto di vedersi nel suo ufficio dopo pranzo per discutere di qualcosa.

''Avanti''

La voce della McGranitt giunse chiara dall'interno.

Neville aprì la porta e mise dentro la testa ''Mi cercava, professoressa?''

La strega si tolse gli occhiali che le servivano quando correggeva i compiti e gli fece segno di accomodarsi.

''E per favore, smettila di chiamarmi professoressa'' gli ordinò mentre quello le si sedeva di fronte.

Erano colleghi, che diamine! Quel ragazzo si comportava ancora come uno studente,quando avrebbe capito che era un professore?

''Uno di questi giorni andrai a dormire nella Torre dei Grifondoro'' lo canzonò.

''Mi scusi, è la forza dell'abitudine'' si giustificò Neville ''non ce la faccio a darle del tu''

''Va bene, va bene'' tagliò corto lei ''non ti ho chiamato per discutere di questo. L'affare è molto più importante''

Oh-oh - pensò Neville - che ho combinato?

Sapeva di non aver fatto niente, ma quel genere di dubbio lo perseguitava fin dall'infanzia.

''Non c'è bisogno di fare quella faccia'' lo informò la McGranitt ''non sei tu il problema, ma noi''

Mano male.

Il giovane tirò un sospiro di sollievo e si apprestò ad ascoltare il seguito più serenamente.

''Come sai'' continuò la McGranitt ''quest'anno ad Hogwarts ci sono più insegnanti del solito. La professoressa Cooman ha richiesto la presenza di due aiutanti e anche la Caporal ha chiesto di poter avere qualcuno che le desse una mano con gli animali.

Ora, come Preside non posso andare loro contro, ma come non potrai fare a meno di notare a scuola non c'è spazio per cinque nuove inquiline, tanto più che hanno preteso di soggiornare le une vicino alla Torre di Divinazione e le altre al secondo piano..''

''Ma al secondo piano non ci sono alloggi disponibili'' osservò Neville ''ci siamo già io, lei, Vitious e la professoressa Sinistra!''

''E'proprio quello che cercavo di dirti'' rispose la McGranitt ''non c'è spazio per tutti. Ora, non potevo dare un alloggio solo alle une e mandare via le altre, mi capisci. Così ho dovuto fare un sorteggio per il possesso delle camere tra loro cinque e l'ultimo arrivato, che saresti tu''

''Ho perso, suppongo''la anticipò Neville.

Conosceva la propria sfortuna da vent'anni e sapeva che non era possibile dubitare di lei.

''Esattamente''confermò la strega annuendo.

Appunto.

''E quindi?''chiese Neville.

''Sono spiacente, ma dovrai alloggiare da un'altra parte''

Cosa? intendeva andare a vivere da solo?

Neville cadde nel panico''M-ma io non so cucinare! come faccio ad andarmene?''

La professoressa McGranitt scoppiò a ridere alla vista del terrore sul volto del ragazzo.

Neville aveva affrontato rischi tremendi durante la guerra, e si era battuto col coraggio di un vero Grifondoro...e adesso si disperava per una stupidaggine come quella.

Povera Augusta, che strano nipote le era capitato.

''Continuerai a consumare i pasti qui, naturalmente'' lo rassicurò ''e per quanto riguarda la tua sistemazione ho già una soluzione da proporti..''

 

 

 

Spazio Autrice

Salve a tutti! questa ff mi frulla in testa da un bel po' e oggi ho messo per iscritto questo primo capitolo.

Neville è uno dei personaggi che amo di più e morivo dalla voglia di scrivere qualcosa su di lui!

Spero di avervi incuriosito un po'...mi lasciate un commentino? *fa gli occhioni da cucciolo*

Grazie comunque per aver letto ^ ^

 

P.S. Come potete vedere non sono riuscita a resistere, e ho ceduto anch'io alla moda dei banner u.u L'attrice è Claire Danes ^^

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Capitolo 2
*** Una proprietaria determinata ***


 

Hannah si lasciò cadere su una sedia, esausta.

Aveva appena finito di mettere in ordine il locale e sentiva di avere tutte le ossa rotte.

''Accio Burrobirra''

Una bottiglia le volò in mano e Hannah mandò giù il contenuto tutto d'un fiato.

Ah, ci voleva proprio.

Dopo essersi asciugata la bocca con il dorso della mano, la proprietaria dei Tre Manici di Scopa lasciò correre lo sguardo sull'ampia sala nella quale si trovava.

I tavoli e le sedie in legno erano stati ripuliti e messi in ordine, i vetri delle finestre lavati e il pavimento di piastrelle spazzato; dietro il bancone le bevande erano allineate in perfetto ordine sugli scaffali.

Quel giorno i clienti erano stati più del solito, dato che gli studenti di Hogwarts avevano avuto il permesso di scendere lì al villaggio e per tutto il pomeriggio Hannah era corsa avanti e indietro per il pub, portando bottiglie dalla dispensa e accogliendo i clienti all'ingresso.

Gli affari andavano a meraviglia, e ci mancherebbe! - pensò - dopo tutta la fatica che ho fatto!

Anche se era solita lamentarsi del suo lavoro, però, Hannah era perdutamente innamorata del suo locale.

Aveva sempre desiderato essere la padrona di un pub, anche se nessuno avrebbe mai potuto immaginare la dolce ragazzina con i codini nelle vesti della padrona dei Tre Manici di Scopa.

Susan e Justin, per non parlare di Ernie, l'avevano presa in giro senza pietà quando lei li aveva messi al corrente del suo progetto.

Hannah Abbott che dirigeva un locale! Era proprio la fine del mondo!

Anche suo padre non era riuscito a trattenere le risate quando era stato informato dell'idea della figlia.

''Una come te non riuscirà mai a farsi obbedire dai camerieri'' le aveva detto ''e finirai sul lastrico nel giro di due settimane, a furia di offrire da bere a tutti. Per gestire un negozio ci vogliono intraprendenza e un pizzico di avarizia, e tu ne possiedi tante quante ne può vantare una bimbetta di sei anni''

E con questi lieti auspici la ragazza era entrata in possesso del locale sei mesi prima.

Nonostante le fosche previsioni del padre e le battute degli amici, però, Hannah non era finita in mezzo a una strada, né aveva chiuso i battenti.

I camerieri, ben lungi dal prendere il sopravvento su di lei, le obbedivano di buon grado,perché si erano accorti subito - pensa un po'- che la loro 'capa'non era affatto il tenero coniglietto che sembrava.

Il giorno in cui aveva sorpreso John, il cameriere più giovane, a rubare dalla cantina, gli aveva fatto una tale lavata di capo da trasformare il baldo ragazzone in un timido e inoffensivo studentello del primo anno.

Dopo quella scenata nessuno si era più arrischiato ad andarle contro, con grande stupore di tutti quelli che conoscevano solo il lato dolce e arrendevole di Hannah.

Eppure, anche se gli affari procedevano bene, la ragazza aveva deciso di dare in affitto una delle camere al piano di sopra.

In teoria l'appartamento sarebbe dovuto servire solo alla proprietaria, ma lei non sapeva proprio che farsene di tutte quelle stanze.

Non aveva hobby particolari che richiedessero grandi spazi, come Susan.

L'amica, infatti, si era da poco appassionata alla scultura, e aveva trasformato il salone di casa sua in un tempio consacrato all'arte.

A lei piacevano invece la lettura e il lavoro a maglia, e per quelli bastavano una poltrona e qualche gomitolo.

Così, da buona affarista, aveva messo un annuncio sulla Gazzetta del Profeta, nel quale  scriveva che chi fosse stato interessato ad affittare una camera si sarebbe potuto rivolgere a lei.

Nessuno aveva scritto per una settimana, ma due giorni prima Hannah aveva ricevuto un gufo da Hogwarts.

Aveva appena finito di annotare le spese e i guadagni della giornata sul libro dei conti, quando un serioso barbagianni aveva annunciato la propria presenza battendo col becco sul vetro di una finestra.

Terrorizzata dall'idea che il pennuto potesse sporcare anche solo un centimetro del suo meraviglioso locale -tanto più che in una settimana aveva lavato i vetri almeno quattro volte- Hannah era corsa ad aprire e aveva lasciato che il gufo entrasse dentro.

Questo le aveva porto con il becco una busta con su scritto l'indirizzo della scuola scritto con un brillante inchiostro color smeraldo.

Curiosa, aveva aperto la busta e si era trovata davanti agli occhi la seguente lettera

 


Gentile Signorina Abbott,


Le scrivo per comunicarLe che ho trovato un possibile inquilino per Lei.

Il nostro nuovo insegnante di Erbologia, il professor Paciock, si trova, per cause di forza maggiore, in dovere di lasciare il proprio alloggio a scuola.

Essendo io a conoscenza del Vostro desiderio di mettere una camera in affitto, mi sono permessa di consigliargli di rivolgersi a Voi, cosa che il mio collega farà entro pochi giorni.

Con la speranza che possiate accogliere la sua richiesta, mi firmo

Cordialmente Vostra


Minerva McGranitt

 

P.S.Ho saputo che gli affari vanno a gonfie vele, complimenti!

 


La stessa sera Hannah aveva ricevuto un'altra missiva, questa volta da parte di Neville.

Con questa l'interessato la informava che, sempre che lei fosse stata d'accordo, si sarebbe presentato ai Tre Manici di Scopa il giorno dopo, verso le sei.

Hannah lanciò un'occhiata all'orologio: le sei e un quarto.

Neville era in ritardo.

 

 

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Capitolo 3
*** Un arrivo esplosivo! ***


 

Hannah guardò l'orologio, preoccupata.

Neville era in ritardo di quasi un'ora, e dato che Smaterializzarsi non richiedeva più di dieci secondi, non riusciva proprio a immaginare che cosa gli fosse successo.

Forse gli era capitato un terribile incidente con qualche pianta carnivora, o magari era stato attaccato da un ippogrifo.

Per cinque minuti buoni la ragazza passò in rassegna tutte le possibili disgrazie che si potevano abbattere su un insegnante di Erbologia, dalle più lievi a quelle mortali.

Questo genere di cose faceva parte del suo carattere, e per quanto si sforzasse di non fare troppi voli di fantasia, ogni volta che qualcuno era in ritardo non poteva fare a meno di andare sul romanzesco.

Dopo aver preso in considerazione l'idea che Neville fosse precipitato da un dirupo, si rese conto di stare esagerando.

Quel genere di cose succedevano nei film o nei libri, e poi Neville era un mago.

Se anche si fosse trovato in pericolo, sarebbe stato capace di mettersi in salvo.

E poi, se il suo ospite era la stessa persona che ricordava dai tempi di Hogwarts, con tutta probabilità si era dimenticato che giorno era e lei sarebbe rimasta tutta la serata ad aspettarlo come una scema.

Riconoscendo che la  possibilità che la sua ipotesi fosse vera  era altamente probabile, Hannah smise di preoccuparsi e salì in camera.

Aveva appena cominciato a leggere un nuovo romanzo, e non vedeva l'ora di continuare.

Una volta giunta nel suo alloggio, si liberò dei vestiti da lavoro e si infilò il pigiama.

Dopo di che si raggomitolò nella sua adorata poltrona e si immerse nella lettura, dimenticandosi completamente di Neville e del resto del mondo.

 

 

''Dài, dài, dài!''esclamò Neville paonazzo''ti prego!''

Le aveva provate tutte per chiudere la valigia, ma aveva fallito miseramente.

L'Incanto Reducto non poteva essere praticato sui campioni di piante che doveva portare con sé, e sedersi sopra la valigia era da escludere: avrebbe mandato in mille pezzi tutti il suo beni, compresa la Ricordella che la nonna gli aveva mandato per Natale, in memoria di quella perduta secoli prima.

Non si era mai accorto di possedere tante cose prima di allora.

Nel fare i bagagli erano saltati fuori maglioni che aveva dimenticato da tempo incalcolabile, oltre ad una notevole quantità di cianfrusaglie
di ogni tipo.

Eppure si era illuso che piegando tutto e ordinando le cose in quel modo sarebbe riuscito a fare entrare le sue cose.

''E invece non ne volete sapere, eh?''ringhiò, il volto contratto per lo sforzo''ma ride bene chi ride ultimo!''

 

 


'Sì tesoro, saremo felici insieme - sussurrò Adele guardando la sua splendida dimora - lo sento.'

Hannah sospirò e chiuse il libro.

Dopo anni e anni di difficoltà i protagonisti si erano rincontrati e avevano coronato il loro sogno.

Che storia meravigliosa.

E che mal di testa.

Il romanzo l'aveva talmente presa che era rimasta a leggere per....tre ore?!

Hannah fece un balzo.

Come aveva fatto a dimenticarsi di cenare?

Cominciando ad avvertire i morsi della fame, Hannah si infilò le pantofole e si diresse in cucina per farsi un panino.

Aperti gli sportelli, tirò fuori pane e burro, poi andò in cerca di un piatto e di un coltello.

Aveva appena cominciato ad affettare il pane quando....

SBAAAM!

Imprecando e mettendosi il dito tagliato in bocca, Hannah corse fuori della cucina e scese le scale a tentoni, verso il suo locale.

Lo schianto proveniva da lì, ne era sicura.

Con il coltello ancora in mano, la ragazza entrò nella sala piena di fumo.

Strizzò gli occhi, cercando di non essere accecata dalla polvere, e tra le nuvole grigie che oscuravano il locale intravide una strana figura che si muoveva.

Ma non fece in tempo a chiedergli ''chi sei?''che si sentì chiamare per nome.

''Ha-Hannah?''pronunciò una voce incerta, mentre il suo proprietario tentava di rimettersi in piedi''sei tu, vero?''

Al suono di quelle parole Hannah spalancò la bocca, ma finì con l'inghiottire una quantità di polvere e cominciò a tossire ''Coff..coff..e tu...chi...coff...sei?'' domandò, cercando di non soffocare.

''Neville''rispose quello, avvicinandosi alla cieca, e andando a sbattere su un tavolo.

''Ahio''

''Tutto bene?''chiese Hannah, che aveva sentito il rumore ma non aveva visto niente.

''S-Sì''biascicò Neville raggiungendola.

''Che diavolo...coff...è success...coff coff..''fece lei.

''Non...lo....coff...so''

Cercando di raccogliere le idee, Hannah pensò che forse era meglio incominciare con il liberarsi di tutta quella polvere.

''Evanesco''

Con un sibilo le nuvolette sparirono, lasciando vedere lo spettacolo più sconvolgente che Hannah vesse mai visto.

Tutto il locale era ricoperto di pezzi di calcinaccio e una delle pareti esibiva una vistosa voragine.

All'improvviso divenne tutto chiaro.

''Neville''mormorò Hannah titubante ''hai tentato di arrivare con la Polvere Volante?''

Il ragazzo, imbiancato come un fornaio e con i vestiti strappati in più punti, annuì.

''Per il cappello a punta di Morgana!''esclamò Hannah''non lo sapevi che non ho un camino?''

Neville scosse la testa e rispose in tono agitato''Come vedi non lo sapevo, dato che nessuno si era preso la briga di dirmelo!''

''Ma io ero sicura che lo sapessi!''ribatté Hannah, sconvolta.

''E invece non ne avevo idea!''Neville quasi urlò, gesticolando animatamente.

Hannah lo fissò, senza parole.

Si era immaginata tutti gli incidenti del mondo...ma quello!

Scoppiò a ridere, una risata isterica.

''Oh Hannah, mi dispiace tanto,credimi''disse Neville mortificato.

''No, è colpa mia''lo tranquillizzò lei''non ti ho avvertito e tu non potevi certo sapere...'' e lo guardò di nuovo, tutto coperto di polvere da sembrare un imbianchino.

A quella vista scoppiò di nuovo a ridere,irrefrenabile.

Era la cosa più buffa del mondo.

Sollevato dal fatto che Hannah non l'avesse cruciato per aver ridotto il locale in quello stato, Neville si unì alle sue risate.

E risero come due matti per diversi minuti, prima di rimettere tutto a posto con qualche colpo di bacchetta.

 

 

NdA:Ecco il terzo capitolo, spero vi sia piaciuto! Ho preso l'idea dal Calice di Fuoco, quando i Weasley irrompono nel salotto dei Dursley!

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Capitolo 4
*** Oh Neville! ***


Driiin...driiin....driiin...
No.
Driiiiin...driiin
No!
Driiin...
Per favore ancora cinque minuti.
Driiin...
Shh..taci, ti prego.
Driiiiiinn....driiin..
Ti prego!
Driiiin ....driiiin....driiiiin
''Accidenti a quella sveglia!''mugolò Neville sollevando a fatica la testa dal cuscino.
Odiava quel suono.
Odiava alzarsi.
Ma doveva farlo, o la McGranitt l'avrebbe trasfigurato in una teiera.
Tanto più che quel giorno c'era una riunione di fine trimestre, e bisognava consegnare i voti di Grinfondoro e Corvonero.
Con gli occhi ancora chiusi e i capelli scompigliati, Neville si costrinse a scendere dal letto e si infilò in bagno.
Una bella doccia avrebbe dovuto svegliarlo.


Anche se il locale non apriva mai prima delle dieci Hannah era già al lavoro da un bel pezzo.
Era sempre stata mattiniera, e da quando era a Hogwarts aveva avuto l'abitudine di alzarsi prima degli altri per godersi il silenzio del mattino e fare tutto con calma.
Non era mai riuscita a capire Susan, che invece si rifiutava di alzarsi dal letto prima delle otto e finiva sempre col fare tutto di corsa.
Era così bello aprire le finestre e respirare l'aria fresca! perchè mai a tutti piaceva poltrire inutilmente sotto le coperte?
Riflettendo sulle stranezze della gente Hannah cominciò a fare l'inventario dei prodotti che doveva ordinare quel giorno, ma la sua quiete venne interrotta da un urlo proveniente dal piano di sopra.
Neville.
Ma Hannah non fece in tempo a chiedersi il perchè di quell'urlo che il suo coinquilino fece irruzione nella stanza alla velocità della luce.
''Sono in ritardo, sono in ritardo, sono in ritardo!''gridò Neville trafelato, afferrando al volo un biscotto e tragugiando il suo caffé mentre cercava contemporaneamente di allacciarsi la cravatta con la mano sinistra.
Aveva i capelli scompigliati e la camicia mezza sbottonata, ma quello che fece più impressione ad Hannah fu il notare che portava ancora le pantofole.
''Ehm..Neville..hai dimenticato di...''cominciò lei.
''Scusa Hannah, ho fretta! ci vediamo!''la salutò Neville e sfrecciò fuori prima che potesse aggiungere altro mezza parola.
''Neville!''lo chiamò Hannah, correndogli dietro''le scarpe!''
La porta del locale si riaprì facendo tintinnare forte i campanelli, e Neville rientrò ansimando.
''Ho dimenticato le scarpe!''esclamò, e si lanciò di corsa su per le scale.
Hannah rise, disarmata.
Quel ragazzo era davvero incredibile.
Lo sentì andare su e giù al piano di sopra in cerca delle scarpe e un paio di secondi dopo le riapparve dinnanzi, questa volta vestito di tutto punto.
''Adesso vado sul serio, ciao!''si congedò Neville agitando la mano,  mentre correva di nuovo fuori.
''Ciao, buona giorn..''fece Hannah, ma lui era già sparito.
Speriamo che non abbia dimenticato niente - pensò.
Fece per tornare alle sue occupazioni, ma aveva uno strano presentimento.
Neville aveva dimenticato qualcosa.
Ne era certa.
C'era qualcosa che le aveva chiesto di ricordagli...sì, ma cosa?
Hannah strinse le labbra, cercando di ricordare.
Di cosa avevano parlato la sera prima?
''I risultati dei Corvonero!''strillò all'improvviso, colta dall'illuminazione.
Aveva dimenticato di prendere i registri con i voti!
Oh no, la McGranitt l'avrebbe fatto a pezzi.
Hannah alzò gli occhi al cielo, con le mani tra i capelli.
Possibile che Neville dimenticasse sempre qualcosa a casa? Quando avrebbe imparato a consultare quella benedetta Ricordella?
E ora che faccio? - si chiese.
Non poteva lasciarlo in quel pasticcio, ma i rifornitori sarebbero arrivati a minuti: non poteva lasciare il locale!
Stette lì a tormentarsi per un minuto intero, poi sbattendo una mano sul bancone si diresse su per le scale con fare deciso.


Anf anf.
Neville correva a rotta di collo su per il pendio.
Su - si disse stringendo i denti - manca poco..manca poco...
Davanti a sé vedeva già Hogwarts!
Forza Neville, un ultimo sforzo...
''Neville!''si sentì chiamare da lontano.
Cos..? si bloccò e si girò di scatto verso il punto da cui proveniva la voce.
''Neville!''
Hannah?
''Che ci fai tu quì?''le domandò con gli occhi fuori dalle orbite''non dovresti essere al pub?''
Hannah gli lanciò uno sguardo assassino e gli porse una cartella, senza dire nulla.
Neville la fissò in silenzio per due secondi prima di realizzare.
''I risultati dei Corvonero!''esclamò poi, dandosi una manata sulla fronte.
''Hannah, hai lasciato il locale per portarmeli?''chiese stupito.
Sapeva bene quanto fosse ligia al dovere.
Hannah fece una smorfia''Be', non potevo mica lasciare che la McGranitt ti trasformasse in una zucca!''spiegò.
''Grazie mille! Mi hai salvato la vita!''disse Neville, e la sollevò in aria, abbracciandola commosso.
''Ehi, che fai?''fece Hannah scandalizzata''mettimi giù!''
Neville obbedì, ma continuava a sorridere''Hannah, davvero, non so come..''
''Fila a lavoro''tagliò corto lei''se non vuoi rendere vano il mio sacrificio!''
''Sì, daccordo''annuì Neville''e grazie davvero!''ripeté, prima di riprendere la sua corsa.
Hannah lo guardò allontanarsi, e sorrise.
Che bambino.

 

 

 

Questo capitolo-lampo è stato scritto di getto e pubblicato di corsa, ed è vergognosamente breve, lo so.  Ma non potevo scrivere questa fic senza dedicare due righe alle corse giornaliere di Neville :)    Grazie infinite ad imperfect_angel per le recensioni <3

 

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Capitolo 5
*** Fiori...ma con nulla di sentimentale! ***


Una volta perduta la giornata di lavoro, Hannah decise di fare compere e si diresse a Diagon Alley.
C'erano un mucchio di cose che erano finite, lì in cantina, e non potendo più usufruire dei servigi dei fornitori del pub l'unica cosa da fare per non sprecare quella mattinata era provvedere da sola.
Così tirò fuori dalla tasca la lista che aveva stilato poco prima (e che si era messa in tasca prima di correre dietro Neville) e cominciò il suo giro per negozi.
''Allora'' ricapitolò scorrendo il foglietto ''mi servono come minimo dieci bottiglie di whisky Incendiario, altre dieci di Burrobirra, una scatola di dolci da Mielandia...'' guardò in aria,in cerca di ispirazione ''ah, e un nuovo registratore di cassa, quello che ho non va più bene come dovrebbe''
Consolata da questa scusa, la ragazza fece gli acquisti così programmati (e una quantità di non programmati) a cuor leggero, e tornò ai Tre Manici di Scopa con una gran quantità di bottiglie, merendine, bicchieri (quelli che aveva non erano abbastanza caratteristici), pezze e scope nuove (si devono pur fare le pulizie,no?), oltre ad una pianta della quale ignorava completamente il nome, ma che sarebbe stata benissimo sul bancone del locale.
Si sarebbe fatta spiegare da Neville come occuparsene, se no a che serviva vivere con un insegnante di Erbologia?

 

''Paciock, sono davvero lieta di notare come tu stia prendendo sul serio il tuo lavoro''disse la professoressa McGranitt a Neville una volta terminata la riunione ''conoscendo i tuoi difetti di studente temevo di ritrovarli anche ora che sei diventato un professore, invece non hai dimenticato niente a casa, e questo mi rende molto felice''
A quelle parole Neville arrossì, e mormorò qualcosa di inintelligibile in risposta, mente gridava silenziosamente ''grazie'' ad un'Hannah Abbott invisibile.
Non aveva lezione quel pomeriggio, ma in compenso c'erano tutte le serre da riordinare e una buona parte di piante da potare e  rinvasare in vista della nuova stagione; così il novello professore, munito di guanti di pelle di drago e di forbici entrò nella prima serra, la numero 2, e si mise all'opera.
Non riusciva ad essere tranquillo, però, e non poteva fare a meno di pensare che,mentre la sua giornata lavorativa era filata liscia come l'olio grazie alla sua coinquilina, quella stessa persona ne aveva persa una per aiutare lui.
Hannah è stata davvero gentile -pensò- dovrei fare qualcosa per ringraziarla...ma cosa le piace?
Si passò distrattamente una mano tra i capelli, ricoprendoli di terriccio ''Oh, per la barba di Merlino!''esclamò scuotendo la terra dai capelli ''meglio fare una cosa per volta e pensarci dopo''
E con questa saggia decisione cominciò a potare la pianta successiva.

 

Un'ora e mezza dopo Neville riemerse dalla serra, sporco di terriccio e con l'aria di un esploratore reduce da un safari in Africa, ma nel complesso soddisfatto.
Finalmente poteva occuparsi del regalo per Hannah, e mentre rientrava nel castello per darsi una ripulita cominciò a rifletterci sopra.
''Hannah è la proprietaria di un locale, quindi potrebbe desiderare qualcosa che le serva nel suo lavoro...'' mormorò tra sé attraversando il parco '' già, ma cosa le compro? non posso mica arrivare con un paio di boccali in mano e dirle 'beh, ho pensato potessero esserti utili'! Ci vuole qualcos'altro...magari un registratore di cassa nuovo, quello che ha è mezzo andato..no, troppo impegnativo. La nonna dice che alle donne bisogna regalare solo fiori e cioccolatini, forse ha ragione lei. Insomma, non posso sbagliare misura o colore, e non rischierò di metterle davanti qualcosa che odia''
Questo ultimo pensiero non era affatto fantasioso.
Un mese prima era stato invitato al compleanno di Ginny Weasley ed era spuntato con un'enorme quanto equivoca sciarpa rosa con i pon pon. Per essere precisi non l'aveva scelta lui, ma gliel'aveva consigliata Luna, assicurandolo che Ginny la desiderava da secoli.
Fatto sta che, quando la ragazza aveva scartato il pacchetto, la sua reazione non era stata di certo entusiasta.
Era più che altro in bilico tra il riso e le lacrime, mentre tutti i Weasley e Harry si erano sbellicati senza ritegno con le lacrime agli occhi.
Persino Hermione era dovuta fuggire nella stanza accanto in preda alle risatine.
Da quel momento Neville aveva risolto che sì, Luna era senza dubbio fantastica e tutto, ma non era il caso di darle ascolto in materia di regali.
Meglio fare come aveva detto la nonna, almeno non rischiava di vederla scoppiare a ridere.
Con questa idea Neville si incamminò verso Diagon Alley.

 

Madama Raspberry era come sempre davanti alla porta del suo negozio e quando vide Neville agitò la mano in segno di saluto e sorrise.
I due si conoscevano ormai da un bel po' di tempo e Neville le faceva visita più volte la settimana per comprare fertilizzante o semi, anche se era la prima volta che comprava dei fiori.
''Salve Neville!''lo salutò allegramente la donnina ''cosa ti serve oggi?''
''Sono venuto a comprare dei fiori'' rispose il ragazzo dando un'occhiata in giro in cerca di qualcosa di carino.
''Dei semi, vorrai dire'' lo corresse Madama Raspberry.
Neville scosse la testa ''Oh no, ho detto fiori. Devo fare un regalo a una ragazza'' aggiunse innocentemente.
Il volto della donna si illuminò ''Una ragazza? Hai una fidanzata e io non ne sapevo niente?''
''No!'' gridò Neville, terrorizzato ''non è la mia ragazza! Le compro dei fiori perchè questa mattina mi ha fatto un grande favore, ma non c'è niente di sentimentale tra noi''
''Davvero? e chi è questa signorina con cui 'non c'è niente di sentimentale'?'' indagò la fioraia,che non pareva per nulla convinta.
''E' Hannah Abbott,la nuova proprietaria..''
''Dei Tre Manici di Scopa, sì la conosco'' disse Madama Raspberry ''una gran bella figliola, non c'è che dire. Hai gusto, ragazzo mio''
''Ma che dice!'' strillò Neville arrossendo ''non è come pensa, mi creda! Si tratta solo di un gesto di riconoscenza, ecco tutto''
E sospirò. Quella donna era peggio della nonna, credevano sempre che lui avesse una ragazza e che per qualche oscuro motivo lo nascondesse al mondo.
''Va bene, sarà come dici tu'' disse la donna con un'aria sempre meno convinta ''comunque, vedrò di darti una mano con questi fiori. Troveremo quello che fa al caso nostro'' e con questa ultima battutina lo invitò a seguirla nella zona fiori.

 

Venti minuti e un centinaio di frecciatine dopo, Neville era di nuovo in strada, con un enorme mazzo di fiori tra le braccia.
''Non sarà un tantino eccessivo?'' aveva chiesto alla donna quando questa lo componeva.
''Non c'è niente di eccessivo per la donna che amiamo'' gli aveva risposto Madama Raspberry con un'occhiata severa.

 

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Capitolo 6
*** La pianta carnivora! ***


Ecco fatto. Asciugandosi la fronte con il dorso della mano Hannah si rialzò in piedi con un gran sospiro.
Finalmente aveva finito di mettere tutte le bottiglie al loro posto e con enorme fatica aveva anche rinvasato la pianta dall'identità oscura.
Scosse la testa facendo ondeggiare le treccine  come due corde di campana.
Che caldo.
Forse era il caso di fare una doccia mentre aspettava che lui arrivasse.
Aveva appena mosso due o tre passi verso il bagno quando sentì tintinnare il campanello alla porta e una voce che la chiamava.
Si voltò a rispondere al saluto e con enorme sorpresa si trovò davanti Neville con in mano un gigantesco mazzo di fiori.
''Per chi sono quei fiori?'' chiese stupita. Non le risultava che Neville avesse una ragazza.
Neville sembrò tentennare per un attimo prima di porgerle i fiori ''Per te'' spiegò.
Hannah fece un salto ''Per me?''
Era la prima volta che qualcuno le regalava dei fiori. 
 L'aveva sempre desiderato, ma a quanto pare a nessuno era mai saltato in mente che le  potessero piacere, nonostante avesse tentato in tutti i modi di lanciare ad amici e parenti chiari segnali al riguardo.
Insomma, regalare dei fiori era un gesto così romantico.
Perchè le regalavano sempre 'cose utili'?
Che se ne fa una ragazza di 'cose utili'?
Insomma, Susan e gli altri credevano davvero che ricevere un grembiule da lavoro potesse farle piacere?
''Grazie Neville, sono meravigliosi!'' esclamò Hannah con gli occhi scintillanti ''sono la cosa più bella che mi abbiano mai regalato!'' e gettò il naso in mezzo ai tulipani, estatica.
Accidenti è davvero carina- pensò Neville osservandola per la prima volta con attenzione.
Viveva con lei da parecchi giorni, ma tra le corse mattutine e la stanchezza la sera, non aveva mai avuto l'occasione di guardarla bene.
Ora invece poteva farlo, mentre lei cercava un vaso dove mettere a bagno i fiori.
E si accorse di non aver notato molte cose di Hannah.
Che fosse piccolina e cicciottella lo sapeva, ma non aveva fatto caso al suo modo di camminare e di muoversi, che la facevano sembrare leggera e aggraziata.
Sapeva anche che era bionda, da sempre, ma non si era mai soffermato sulla sfumatura dei suoi capelli. Sembravano fatti di sole.
Ok, magari non era una metafora tento corretta, ma era la prima che gli era venuta in mente.
E anche il viso, sebbene non avesse nulla di straordinario, emanava una tale dolcezza ora che era intenta a contemplare felice i fiori, che Neville non poté fare a meno di sentire il cuore perdere un battito.
Madama Raspberry aveva ragione: Hannah Abbott era davvero carina.
''Che succede? Ti sei incantato?''
Neville si riscosse: la ragazza aveva finito con i fiori e lo guardava incuriosita.
''No, no, assolutamente!'' si affrettò a negare. Poi decise di trovare un altro argomento'' Piuttosto, che hai fatto oggi?'' chiese.
''Oh be', dato che tornare subito al locale era inutile ho pensato di fare un po' di spesa...sai, servono sempre un sacco di cose quando si possiede un pub..''
Comprese tre camicette nuove un paio di sandali col tacco. No, forse era meglio saltare questi acquisti.
''Confezioni di ....burrobirra....e qualche bicchiere nuovo, l'ultima volta che i ragazzi sono venuti in gita me ne hanno rotti un bel po''' aggiunse cercando di suonare professionale.
Spariamo che se la sia bevuta- pregò tra sé.
Che figura ci faceva a dirgli che li aveva fatti cadere lei mentre li lavava?
''Capisco. E hai trovato tutto quello che ti serviva?'' si informò Neville.
''Sì, certo. Anzi, ho comprato anche qualcosa in più...per il locale, ovviamente. Quella pianta lì'' disse, voltandosi ad indicare un vaso alle sue spalle ''è carina, ma non ho ben capito cosa sia''
''Fammi vedere..''disse Neville avvicinandosi al bancone. Ma dopo un secondo sobbalzò ''Hannah, dove hai preso questa pianta?'' gridò scioccato.
''P-perchè me lo chiedi? c'è qualcosa che non va?'' chiese lei turbata.
Neville si voltò di scatto a fissarla ''Lo sai che cos'è questa?''
''Ehm..''
''E' una Byblis liniflora'' rispose Neville.
''E cioè?'' fece Hannah che stava cominciando a preoccuparsi.
''E' una pianta carnivora australiana'' spiegò Neville.
''Una pianta carnivora?'' strillò Hannah allontanandosi terrorizzata dal bancone ''sei sicuro?''
''Insegno Erbologia ad Hogwarts, Hannah, certo che sono sicuro! Piuttosto, come ti è saltato in mente di comprarla?''
''Non lo sapevo! Come facevo a immaginare che una pianta così carina fosse un mostro?'' chiese Hannah con le lacrime agli occhi.
''E non ti è venuto in mente di chiedere cosa fosse, prima di prenderla?''
''No! Non potevo mica pensare che...oh, sono un disastro! Come si fa a comprare una pianta carnivora? Papà e gli altri avevano ragione, sono un'ingenua!''
''Su, non fare così, può capitare a tutti di sbagliare'' la consolò Neville ''e poi le piante carnivore hanno solo una brutta reputazione, in realtà non sono così cattive. Basta solo sapere come trattarle e non daranno problemi''
''D-davve..ro?'' chiese Hannah con voce tremula.
''Ma certo, non preoccuparti''
''Va bene, allora. Grazie'' disse Hannah asciugandosi gli occhi e sorridendo.
Di nuovo Neville non poté fare a meno di notare quanto era carina ''Figurati''
''Be', ora devo andare a prepararmi'' disse Hannah dirigendosi al piano di sopra ''stasera è la mia serata libera ed esco''
''Oh'' fece Neville sorpreso ''Vai con Susan?''
A quella domanda Hannah arrossì ''Ehm...no. Piuttosto posso chiederti un favore?''
''Sì, certo''
''Non dire a nessuno con chi sono esco stasera. Preferirei tenere la cosa nascosta, almeno per ora.''
''Va bene'' rispose Neville. Ma non riuscì a trattenersi dal chiedere ''Con chi stai uscendo, scusa?''
Hannah arrossì di nuovo ''Ti ricordi di Ernie McMillan?''

 

 

 

Ed ecco il nostro rivale che entra in scena! Come reagirà Neville proprio ora che si era accorto di lei?

 

 Imperfect_ angel: grazie per la recensione, spero che ti sia piaciuto come ha reagito Hannah ai fiori! Anch'io vorrei un Neville dolce e coccoloso *.*
 sushiprecotto_chan: guarda che la storia della nonna è vera! Mia nonna è convinta che io abbia un fidanzato segreto XD grazie mille per i complimenti e per i consigli!
 Eles Weasley: Ciaooo ^ ^ Evviva, sono contentissima di avere la tua approvazione! spero che Hannah continui a piacerti, io la amo! Hai ragione, se fossero tutti come Neville avrei anch'io una serra in camera. =)
Benzina: sono sconvolta dal fatto che TU stia leggendo una storia senza il nostro simpatico furetto, e ne sono onorata! Se vuoi scene piccanti tra questi due hai davvero un bel po' da aspettare...e non è detto che io ne metta u.u

 

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Capitolo 7
*** L'arrivo del rivale! ***


'Ernie McMillan?' chiese Neville sorpreso 'quello che stava a Tassorosso?'
A pensarci bene c'era un Tassorosso che andava sempre in giro con Hannah e Susan Bones ai tempi di Hogwarts; un tipo alto e riccioluto dall'aria seria...che fosse lui?
'Sì, era a Tassorosso con me' rispose Hannah, ma con il tono di chi vuole chiuderla lì 'e dato che non abbiamo detto in giro che ci vediamo, mi faresti un grande favore se mantenessi il segreto'
Neville le assicurò di nuovo che sarebbe stato zitto come una tomba, pur continuando a chiedersi il perchè di tanto mistero, e Hannah si affrettò a salire al piano di sopra per prepararsi, lasciandolo da solo a riflettere sulla cosa.
Per quanto ne sapeva lui, Ernie era considerato generalmente un bravo ragazzo, e allora perchè Hannah voleva nascondere la cosa come se si fosse trattato di un teppista?
Che in quegli anni Ernie fosse cambiato? Che fosse diventato un pericoloso criminale?
In ogni caso non c'era pericolo che proprio lui diffondesse la notizia: era già abbastanza deprimente pensarci, figurarsi se aveva voglia di parlarne.
Era proprio da lui accorgersi appena di una ragazza e scoprire un minuto dopo che questa era già impegnata.
Dovrei farci l'abitudine, ormai - concluse sconsolato tra sé.
Stava quasi per ritornarsene in camera a correggere i compiti dei Serpeverde (e ci voleva davvero forza d'animo per farlo, visto il loro impegno in quella materia) ma la vista di un tipo che si avvicinava compìto al locale lo fece fermare.
La figura all'esterno si fermò un attimo davanti all'insegna del locale, scosse la testa come a scacciare un pensiero inutile ed entrò.
Dopo essersi guardato intorno e aver esaminato velocemente il mobilio e i quadri alle pareti, accortosi finalmente della presenza di qualcuno nella sala, chiese con il tono di chi sta scendendo dall'Olimpo e si trova per la prima volta a parlare con un comune mortale 'Mi scusi, sa dirmi se la proprietaria è in casa? Abbiamo un appuntamento'
Il nuovo arrivato era vestito come se stesse andando ad un ricevimento (un ricevimento tra dèi, non uno normale) ed era impeccabile dalla testa ai piedi.
Indossava un elegante completo blu scuro, che sembrava essere stato cucito apposta per lui, almeno a giudicare da come gli stava a pennello, dal taschino della giacca fuoriusciva un fazzoletto azzurro in tinta con la cravatta perfettamente annodata, i gemelli d'oro ai polsini luccicavano.
I capelli né lunghi né corti erano stati pettinati e accuratamente impomatati per l'occasione, i denti bianchissimi e le sopracciglia curate completavano il quadro del modello perfetto, insieme alle scarpe lucide e rigorosamente firmate come il resto dell'abbigliamento.
Un bel figurino davvero - pensò Neville con un moto di impazienza. Lui non era mai stato così elegante, su questo non c'era dubbio, e soprattutto non aveva mai avuto l'espressione di superiorità di chi sa di essere impeccabile sotto ogni aspetto e sembra invitare chiunque a trovargli anche solo un capello fuori posto.
'Hannah si sta vestendo' rispose a denti stretti.
'La solita ritardataria' commentò il damerino stirando le labbra in una specie di sorriso. Era chiaro quello che voleva dire: io sono ben diverso. 'Temo che non riusciremo mai a correggerla'
Ma come osa? - pensò Neville furioso - sta uscendo con la ragazza più carina della Gran Bretagna e si permette pure di fare dell'ironia?
'Susan gliel'ha detto mille volte di portare l'orologio avanti di un quarto d'ora, ma lei non vuole dare ascolto ai vecchi amici' continuò Ernie esaminandosi nel frattempo le unghie con occhio critico 'da quando si è messa in testa di dirigere un pub è molto cambiata, non la si riconosce più'
'Ma davvero?' borbottò Neville cercando di frenare l'impulso improvviso di prenderlo a pugni.
'Davvero' annuì quello come a dire 'guarda cosa si mettono in testa di fare questi giovani'.
'Piuttosto' disse Ernie dopo aver dato una veloce lucidata all'orologio 'tu saresti?'
Io sarei Neville Paciock, ma puoi anche chiamarmi 'quello che ti ha buttato fuori dai Tre Manici di Scopa a calci' - pensò Neville.
Ma come sempre si frenò dal dire quello che pensava e rispose cercando di suonare calmo e cortese 'Neville Paciock, l'inquilino di Hannah'
'Paciock?' fece Ernie guardandolo in viso per la prima volta 'andavi anche tu ad Hogwarts forse?'
'Ci vado ancora' rispose Neville, e aggiunse con fierezza 'insegno Erbologia'
L'ospite non sembrò tuttavia molto colpito dalla notizia, perchè si limitò a dire 'I miei complimenti' per poi  voltarsi a guardare i passanti fuori dal locale, tamburellando con le dita sul il davanzale della finestra.
'E tu invece? di che cosa ti occupi?' chiese Neville vinto dalla curiosità. Doveva avere un posto importante al Ministero se poteva permettersi di snobbare un professore.
'Di cosa mi occupo?' ridacchiò Ernie incredulo 'non lo sai? Io sono il Direttore del Dipartimento di Salvaguardia e Mantenimento delle Opere d'Arte della Cultura Magica della Gran Bretagna e Nord Irlanda'
Non mi dire - pensò Neville - ecco perchè tutta questa eleganza. A furia di convegni gli verrà naturale andarsene in giro agghindato così. Magari è un lontano parente di Allock e non lo sa.
Ma si riscosse stupito: che gli prendeva? non era da lui tutta quell'ostilità nei confronti di uno sconosciuto.
Per la seconda volta la conversazione cadde, e i due rimasero in silenzio: uno ad ammirare il proprio riflesso sul vetro della finestra e l'altro a guardare di sottecchi l'intruso.
Ma il silenzio venne poco dopo interrotto dall'arrivo di Hannah che aveva finito di vestirsi e pettinarsi in fretta e furia.
Indossava un vestito azzurro e bianco al ginocchio e aveva i capelli lucidi e ben arricciati.
Ai piedi portava un paio di scarpette abbinate al vestito e per la prima volta da quando Neville la conosceva era truccata.
Scendendo le scale quasi di corsa, Hannah salutò con un sorriso il suo cavaliere 'Ernie!' esclamò raggiungendolo e baciandolo su entrambe le guance 'come stai? scusa per il ritardo, ho lavorato fino a un'ora fa. Con un pub da dirigere non è facile essere sempre in tempo' concluse in tono di scusa.
'Per questa volta ti perdono' rispose Ernie, e Neville non riuscì a capire se stesse scherzando o facendo sul serio 'ma per favore non tirare in ballo questa scusa del locale. Lo sapevi che nessuno di noi approvava la tua decisione, e ora forse cominci a capire il perchè' disse con tono di rimprovero.
L'irritazione di Neville aumentò: sapeva che Hannah aveva dovuto affrontare famiglia e amici per portare avanti il suo sogno, e anche se riusciva a comprendere il timore del padre per il futuro della figlia, non poteva capire come anche gli amici si fossero rifiutati di sostenerla.
Sarà stata un'assurdità e tutto, ma ogni secondo che passava aveva sempre più voglia di cantargliene quattro, a quel damerino.
'Allora, andiamo Ernie?' chiese Hannah dopo aver messo alla porta il cartellino con la scritta 'Chiuso'.
'Quando vuoi' rispose il ragazzo con fare pomposo 'ma prima potresti togliermi una curiosità?' domandò stirando di nuovo le labbra in un sorrisetto.
'Che curiosità?' chiese Hannah stupita.
Ernie indicò il bancone di legno in fondo alla sala 'Che cosa ci fa una Byblis liniflora nel tuo locale? Vuoi darle in pasto i clienti?'
Come diavolo fa a sapere che pianta è? - si chiese Hannah, e guardò Neville che la ricambiò con uno sguardo altrettanto stupito e un'impercettibile alzata di spalle.
Il Direttore del Dipartimento di Salvaguardia e Mantenimento delle blablabla era tenuto a conoscere anche le piante australiane?
'Ehm..vedi..'cominciò a balbettare Hannah in imbarazzo 'quella pianta..'
'Le ho chiesto io di tenerla quì' intervenne Neville.
'Davvero?' chiese Ernie.
'Davvero?' gli fece eco Hannah, ma subito si corresse con una risatina 'cioè, volevo dire, davvero'
'E a che ti serve una pianta del genere, se  mi è concessa la domanda?' domandò Ernie curioso.
'Sto conducendo uno studio sulla fauna australiana' rispose Neville sicuro 'e ho l'incarico di monitorare la crescita della Byblis liniflora in un ambiente apparentemente ostico come l'Inghilterra. Le serre di Hogwarts non possono ospitare una pianta così pericolosa per gli studenti, e Hannah è stata tanto gentile da darmi il permesso di tenerla quì'
'Proprio così' si affrettò a confermare Hannah.
Speriamo che se la beva - pregarono mentalmente i due complici incrociando le dita dietro la schiena.
'Bene, capisco' disse Ernie 'buona fortuna allora...com'è che ti chiami?'
'Neville' risposero in coro Neville e Hannah.
'Ah già. Credo che l'autista mi darà per disperso se non ci muoviamo, Hannah' disse Ernie aprendo la porta e invitandola a uscire.
Ha pure un'autista? - si chiese Neville - bene, non ho proprio speranze.
'Certo, scusa' rispose Hannah 'a domani, Neville' salutò facendogli l'occhiolino in segno d'intesa.
'Arrivederci, è stato un piacere' si congedò Ernie con un cenno del capo, seguendo la sua dama.
'Divertitevi' rispose Neville sperando che la sua voce non suonasse troppo come un ringhio.

 

 

 

Ed ecco a voi il rivale! Credo che questo sia l'inizio di una guerra senza esclusione di colpi tra Neville e Ernie. Come andrà avanti?

Imperfect angel: grazie mille per i complimenti, intanto. Temo che l'uscita non sia tra amici ma Neville si farà valere (almeno spero). La pianta carnivora al momento se ne sta lì pacifica e tranquilla, ma crescendo diventerà cattivella!

Benzina e Foolfetta: eh care, che vogliamo farci, ci sono i rivali nella vita! Riuscirà Neville a vincere? seguitemi e lo scoprirete!

Nymphy Lupin: hai capito perfettamente come andrà avanti...Hannah dovrà avere mooolta pazienza!

 

 

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Capitolo 8
*** Slovenia?! ***


Era passata quasi una settimana dal primo incontro tra Neville e Ernie, e il professore aveva avuto modo di riflettere con calma riguardo l'antipatia improvvisa suscitata dall' amico di Hannah.
Amico - sì, come se lui stesso avesse potuto crederci. La mattina dopo l'uscita di Hannah con il bel damerino, Neville le aveva chiesto con nonchalance da quanto loro due stessero insieme, e lei aveva risposto - dopo essere arrossita come sempre - che lei ed Ernie erano solo vecchi amici e che tra loro non c'era assolutamente nulla.
A quel punto Neville aveva lasciato cadere l'argomento, e con la brioche ancora in bocca era uscito per andare a lavoro.
Se Hannah arrivava al punto di mentire così spudoratamente voleva dire che tra lei ed Ernie l'affare era proprio serio - aveva pensato mentre continuava a masticare rabbioso - cioè, io dovrei essere un amico per lei, se non lo ammette neanche con me...Ma che amico e amico della malora! - aveva continuato strappando con i denti un altro pezzo di brioche - i suoi amici sono i Tassorosso che andavano a scuola con lei, io sono solo l'inquilino che le paga l'affitto a fine mese, punto. Quello con cui si fa quattro risate il sabato sera è lui, quello stupido elegantone dei miei stivali! - concluse con tanta rabbia che finì col mordersi dolorosamente la lingua da solo.
"Ahio" gemette "accidenti a lui!"
E così arrivò al castello, borbottando tra sé e rimuginando sul perchè Hannah preferisse un tipo come Ernie a lui.
Aveva solo fatto in tempo ad entrare nella serra numero due, però, quando un ragazzino del primo anno bussò e mise timidamente la testa dentro.
"Ciao" lo salutò Neville.
"'Giorno" balbettò quello guardandosi intorno con aria smarrita e abbassando subito lo sguardo.
Perchè i ragazzini del primo anno fossero sempre così impauriti era facile da comprendere, lui stesso era stato così fino al sesto anno, ma quello che riusciva sempre a stupire Neville era che qualcuno potesse avere soggezione di lui.
Anche se era ben diverso dal bambino dei tempi di Hogwarts, in qualche modo sentiva di essere rimasto lo stesso, ed era lui che doveva avere soggezione degli altri, non il contrario.
Visto che però il ragazzino sembrava essere troppo timido per fare da sé Neville gli chiese incoraggiante "C'è qualcosa che devi dirmi, per caso?"
Quello si riscosse e avvampando disse tutto d'un fiato "La Preside mi ha mandato a cercarvi perchè dice che deve discutere di un affare molto importante con Lei"
Un affare molto importante di prima mattina? Era una bella stranezza, la McGranitt di solito aspettava il pomeriggio per discutere con gli insegnanti.
Che sarà successo? - si chiese Neville. Forse aveva combinato qualche pasticcio senza accorgersene...
"Grazie" rispose al bambino che era ancora alla porta "puoi dire alla professoressa che arrivo subito?"
Il ragazzino annuì e sfrecciò fuori a tutta velocità.
Neville mise da parte la borsa e il mantello e si chiuse la porta della serra alle spalle, dirigendosi a grandi passi verso l'ufficio della Preside.
La McGranitt lo stava aspettando con la porta aperta, e vistolo arrivare, con la mano gli fece segno di accomodarsi.
"E' successo qualcosa?" chiese Neville mentre si sedeva di fronte alla grande scrivania di quercia.
La Preside si tolse gli occhiali e scosse il capo "Non preoccuparti, non ti ho mandato a chiamare per licenziarti. Anzi, credo che la notizia che sto per comunicarti ti renderà molto felice" aggiunse con un breve sorriso.
"Oh" fece lui sorpreso "dice davvero?"
"Assolutamente" rispose lei traendo un foglio da un mucchio di carte che erano ammassate sulla scrivania. Glielo porse e senza aggiungere altro lo invitò a leggere da sé.
Curioso, Neville prese il foglio e cominciò a leggere. Si trattava di un articolo della Gazzetta del Profeta di quella mattina, che tanto per cambiare non era arrivato a leggere, dato che come sempre si era svegliato tardi.
Il ragazzo arrivò in fondo all'articolo in due minuti, e quando sollevò gli occhi era a metà tra lo sconvolto e l'estatico.
"Non è possibile" mormorò come in trance "Professoressa, mi dica che non sto sognando"
"Non stai sognando, te lo assicuro" rispose la McGranitt "e come ti avevo detto la notizia ti ha fatto piacere" osservò.
"Fatto piacere?" gridò Neville balzando in piedi mentre teneva ancora stretto l'articolo tra le mani "professoressa, questa è la notizia più incredibile che abbia mai letto! Ci pensa, una scoperta del genere in questo momento? Invidio solo i fortunati che potranno andare a studiare una rarità come quella...cosa non darei per essere al loro posto!" sospirò tornando a sedersi.
"E' appunto questo il motivo per cui ti ho convocato" disse la McGranitt solenne "desidero, e gli altri insegnanti si uniscono a me, che tu vada in Slovenia ad occuparti di questo caso insieme al docente di Erbologia di Durmstrang e a quello di Beauxbatons"
Neville spalancò gli occhi e cercò qualcosa di adatto da dire, ma dalle sue labbra uscì fuori un "Che cosa?"
Stava sognando. Stava sognando. Non poteva essere vero, la McGranitt non poteva aver detto davvero che voleva mandarlo in Slovenia per studiare una pianta straordinaria come quella. Era un miracolo della natura, una nuova pagina nella Storia dell'Erbologia, era...era...non c'erano parole per descrivere cosa fosse una scoperta del genere per un appassionato di Erbologia.
"Dice davvero?" chiese debolmente guardandola speranzoso "vuole che io vada?"
"Certo che voglio che tu vada" rispose secca la McGranitt "ti ho chiamato proprio per dirti di fare le valigie entro stasera. Una Passaporta si troverà a pochi kilometri da qui, e porterà te e gli altri studiosi direttamente sul posto. Spero che tu non abbia nulla da obiettare se questa mattina ho dato il tuo consenso agli organizzatori, ma bisognava essere tra i primi dieci a iscriversi e non c'era tempo da perdere"
"Nessun problema, si figuri" Neville era ancora in evidente stato di shock "nessun problema"
"Benissimo, allora. Durante il periodo della tua assenza sarai sostituito da un supplente, naturalmente, e non ci saranno cambiamenti circa il tuo stipendio. Il lavoro che vai a svolgere è di estremo interesse per tutta la comunità magica, e ritengo mio dovere darti tutte le assicurazioni al riguardo. Piuttosto" si accigliò la donna "vedi di toglierti quell'espressione da ebete dal viso e di spicciarti a fare i bagagli, la Passaporta non aspetterà i ritardatari. E adesso, per favore, vai a prepararti"

 


"In Slovenia? Neville, sei serio?" chiese Hannah con un bicchiere insaponato ancora in mano. Neville era rientrato di corsa alla locanda gridando frasi sconnesse, e lei per un attimo l'aveva creduto ubriaco.
Poi, raggranellate quel poco di serietà e calma che gli erano rimaste, Neville l'aveva messa al corrente della straordinaria fortuna che gli era capitata, lasciandola ammutolita per diversi secondi.
"Sono serio, Hannah, mai stato così serio in vita mia!" esclamò Neville cercando di trattenersi dal mettersi a ballare per la sala "non è incredibile? Ti rendi conto che sono tra gli eletti che avranno la possibilità di vedere uno spettacolo unico al mondo?"
"E' bellissimo, sono contenta per te" disse Hannah sorridendo, contagiata dall'euforia del ragazzo "farai di sicuro un ottimo lavoro"
"Lo spero davvero, un'occasione così capita una volta nella vita. Ho sempre sognato di partire e occuparmi di una scoperta, è il sogno di tutti gli studiosi fare parte di una squadra di ricerca come questa"
"Sai già chi verrà con te?" si informò Hannah curiosa.
"Diciamo di sì" rispose Neville "verranno i professori di Erbologia di Beauxbatons e Durmstrang, ma non li conosco, e altri esperti dal resto del mondo. Ci saranno degli inviati del Ministero, suppongo, ma non ne so altro. In ogni caso non dovrò aspettare molto, perchè li conoscerò stasera"
"Stasera?" chiese Hannah, e improvvisamente sentì la terra mancarle sotto i piedi "così presto?"
"In effetti ho a stento il tempo di fare i bagagli, ma mi adatto, figurati"
"Certo, è naturale. Allora vai, stai perdendo tempo prezioso" tentò di scherzare Hannah mentre cercava di capire che le stesse prendendo.
 Non partire, non partire, non partire - supplicò una vocina dentro di lei.
"Hai ragione, è tardissimo!" scattò su Neville dandosi una manata in fronte "e non ho neanche cominciato! scusami, devo andare a mettere insieme le mie cose" e con queste parole si diresse di corsa su per le scale che portavano alla sua stanza.

 

 

 

 Neville parte e Hannah resta in balia di Ernie? come andremo avanti? Le cose si complicano..

L'altra volta ero di fretta, ma oggi ho il tempo di ringraziare chi segue questa storia e chi la commenta. Grazie mille ^ ^

Se qualcun altro vuole dare un parere, faccia pure!

Ora rispondiamo a quelli dello scorso capitolo:

Eles Weasley: mia carissima e adoratissima, ciao! Purtroppo non posso dirti perchè Hannah non vuole dire che esce con Ernie, dato che io stessa non ne so molto (posso solo fare congetture). Prima o poi lo scopriremo. Come fa a farsi accalappiare da quel damerino? Eh, non è mica tanto raro! Neville e Ernie si conoscevano, infatti Ernie gli chiede se per caso non andava anche lui ad Hogwarts. Però fare che non si ricordava di lui lo rendeva più antipatico XD Tifiamo per Paciock e incrociamo le dita!  Piuttosto, sto morendo dalla voglia di sapere che combinano i tuoi Weasley rocchettari =)

Nymphy Lupin: ciao! o cielo, si sentiva la tensione? che bello! non so come faccia Ernie a non ricordarsi di Neville, sarà che è troppo preso da se stesso! Hannah non lo dice in giro perchè...lo vedremo poi. Speriamo davvero che non faccia troppi casini!

Benzina: credo che metterò una scazzottata finale alla 'Diario di Bridget Jones', che dici? Brava, elabora, elabora! riposati, divertiti, e leggi u.u

 

 

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Capitolo 9
*** Partenza e arrivo ***


L'ora della partenza arrivò, e trovò Neville stranamente pronto. Le valigie erano ben chiuse e aspettavano davanti alla porta, e il professore aveva già indosso il mantello da viaggio.
"Credo che sia ora di andare" disse, lasciando correre lo sguardo lungo il locale e soffermandosi solo un attimo sul volto della proprietaria.
Si rendeva conto solo adesso che stava davvero per partire, e il pensiero di non vedere Hannah per chissà quanto tempo non era per niente piacevole.
Tuttavia era inutile deprimersi: aveva atteso un'occasione come quella per anni, no?
Non era il momento di perdersi in pensieri inutili, doveva dare il meglio di sé e non deludere la Preside.
Se continuava a stare impalato davanti alla porta avrebbe finito col ripensarci, lo sapeva.
Per questo motivo distolse subito lo sguardo dal viso della ragazza e cercò di affrettare la partenza.
"Sicuro di non aver dimenticato niente?" chiese Hannah nervosamente.
Sta per andarsene sul serio - pensò, sentendo che un nodo cominciava a serrarle la gola. Aveva sempre odiato le partenze, fin da piccola. Anche sapendo che sarebbe ritornata a casa per Natale, non era mai riuscita a trattenere le lacrime al binario 9 e 3/4. Quando l'Espresso per Hogwarts riportava gli studenti indietro per le vacanze estive, però, Hannah non poteva fare a meno di sentirsi triste nel dire addio al castello.
Sono una stupida sentimentale, ecco che cosa sono. Gli altri si dicono 'arrivederci' come se niente fosse, mentre la scema che piange come una fontana sono sempre io.
"Uhm..sì, credo di aver preso tutto.." rispose Neville corrugando la fronte. Cercò di richiamare alla mente la lista che aveva scritto poco più di un'ora prima "Allora: vestiti, mantello di ricambio, libri" contò sulle dita "attrezzi da lavoro, guanti di pelle di drago, stivali...dovrebbe essere tutto" completò. "Almeno spero" aggiunse un secondo dopo.
"Non ti preoccupare, se hai dimenticato qualcosa scrivimi e te la spedisco immediatamente" lo tranquillizzò Hannah.
Poveretto, non era il caso di farlo andare in allarme anche per i bagagli. Era già abbastanza ansioso di suo.
"Grazie" disse lui, un po' sollevato "Spero comunque che non ce ne sia bisogno: se penso a tutte le volte che mi sei corsa dietro con i compiti in classe in mano..!"
"E con i risultati dei Corvonero!" gli ricordò la ragazza ridendo.
"Già" annuì Neville "e con le buste dei semi di mandragola"
"E con l'ombrello, quella volta che ha grandinato per tutto il giorno!"
"E con il registro del quarto anno!"
"E quando ti sono corsa dietro con quel vaso enorme, allora?"
"Sei stata incredibile! Mi hai salvato la vita, quella volta!" esclamò Neville.
"Solo quella volta?" Hannah mise le mani sui fianchi, fingendosi scandalizzata "e tutte le volte che ti ho preparato da mangiare dove le metti? Se fosse stato per te, saresti vissuto tre mesi mangiando scatolette!"
"Forse avrei potuto chiedere di portare qualcosa a casa dalle cucine" rifletté lui "o magari avrei potuto impiegare un elfo domestico"
"Ma che razza di ingrato!" lo rimproverò Hannah tirandogli un pugno sul braccio.
"Ahio"
"Te ne meriteresti un altro, sai?" disse Hannah con il braccio ancora alzato e l'aria minacciosa.
"E perché?" chiese Neville, guardandola stupito.
Perché stai partendo.
"Perché sì, e non discutere!" rispose lei animatamente, sentendo che tra non molto gli occhi le si sarebbero riempiti di lacrime "piuttosto, la vuoi prendere quella Passaporta oppure no? Perché per tua informazione sei già in ritardo"
"Per la barba di Merlino, è vero!" si agitò subito Neville, agguantando una valigia per mano "se perdo la Passaporta la McGranitt mi fa fuori sul serio!"
"Ma visto che vogliamo evitare una tua prematura dipartita.." lo incoraggiò Hannah, il cui tono diventava di attimo in attimo sempre più brusco.
Vattene, devi partire no? Allora datti una mossa e sparisci di qui, prima che io cominci a rendermi ridicola!
Ricacciò dentro le lacrime, mordendosi il labbro e sbattendo le palpebre. Non era un addio, eppure sentiva un gran peso al cuore. Le sarebbero mancati moltissimo, lui e la sua sbadataggine.
"Allora...ci vediamo" disse Neville impacciato. Non poteva neanche darle la mano, carico com'era di bagagli.
"Si, buona fortuna" rispose Hannah abbozzando un sorriso con uno sforzo eroico. Ma non servì, una lacrima le rotolò giù per la guancia prima che se ne accorgesse. Un secondo dopo ne scese un'altra.
Oddio, non è possibile. No, no, non posso mettermi a piangere!
"Hannah, che c'è?" chiese Neville stupefatto, mentre ormai  le lacrime inondavano il volto della ragazza "Perché piangi?"
"Perché odio le partenze, ecco perché!" proruppe Hannah, singhiozzando ormai senza ritegno "Non le sopporto!" batté i piedi con rabbia "E tutte le volte che parte qualcuno finisco col fare la figura dell'idiota!"
"Ma...Hannah...non c'è di che essere tristi, tornerò presto.." balbettò Neville confuso, e lasciò cadere a terra le valigie.  Le diede una piccola pacca sulla spalla "Su, dài"
"E' che.." singhiozzò lei, cercando un fazzoletto "Va sempre così, non ci posso fare niente! E ora penserai che sono pazza, e avresti pure ragione!"
"Ma no, non credo che tu sia pazza" si affrettò a dire Neville "solo...mi hai colto di sorpresa" e tirò fuori un fazzoletto dalla tasca "Accidenti, è la prima volta che trovo una cosa quando mi serve!" osservò porgendoglielo.
Hannah fece una risatina e si asciugò gli occhi.
"Va bene, ora che ho fatto la mia scenata puoi andare, credo" disse, un po' in imbarazzo.
"Ok. Allora a presto" la salutò Neville, indeciso se stringerle la mano o no.
"Sì, a presto" sorrise Hannah, e lo abbracciò forte "vedi di non perdere niente, in Slovenia!"
"Ci proverò"

 


Erano passati quattro giorni dalla partenza del suo inquilino, e Hannah era raggomitolata in poltrona con un nuovo libro tra le mani. Era già sceso il buio su Hogsmeade, ma era martedì, ovvero il giorno di chiusura settimanale del locale, e perciò poteva trascorrere tutta la serata leggendo e pescando di quando in quando un biscotto dal sacchetto poggiato sul bracciolo.
Fuori la pioggia batteva sui vetri, e il ticchettio dell'orologio alla parete sembrava amplificato.
Il silenzio che regnava in casa era innaturale: Hannah non si era ancora abituata all'assenza di Neville. Alzarsi la mattina senza il dovere di ricordargli di prendere il registro o la borsa era diventata una cosa strana, così come non vederlo irrompere in cucina spettinato e ansante per tragugiare il suo caffé in tempo record. Era strano non avere più nessuno di cui occuparsi, perché in fondo Neville era una specie di figlio adottivo per lei. Certo, un figlio adottivo un pò cresciuto, ma pur sempre qualcuno su cui riversare il suo istinto materno.
Chissà che stava facendo in quel momento. Era tardi per lavorare, forse lui e gli altri colleghi stavano cenando da qualche parte tutti insieme. E che tipi erano questi professori stranieri? Giovani, vecchi? C'era qualche ricercatrice carina tra loro?
Era troppo presto per scrivergli chiedendo sue notizie, lo sapeva, ma la curiosità non la abbandonava lo stesso. E se avesse cominciato la lettera e poi l'avesse spedita tra qualche giorno?
Sì, è una buona idea - si disse contenta, e dopo aver messo un segno in mezzo al libro si sedette alla scrivania, tirò fuori dal cassetto carta, piuma e inchiostro, e cominciò a scrivere.

 


"Accidenti, accidenti, accidenti!" imprecò la figura incappucciata, dirigendosi a passi incerti verso il centro Hogsmeade "Ci mancava solo la pioggia!"
La piazza del villaggio era vuota, fatta eccezione per questa figura celata sotto uno scuro mantello nero. Era arrivata barcollando, e si era incamminata verso i Tre Manici di Scopa borbottando tra sé e sé.
"Che male" mugolò sotto il mantello " Cosa dirà Hannah quando mi vedrà spuntare così all'improvviso? Cosa penserà di me?"
Per qualche minuto tacque, continuando silenziosamente ad arrancare in direzione della locanda, mentre la pioggia incessante inzuppava il mantello.
Starnutendo rifletté che per quel giorno ne aveva già viste abbastanza, e che la sfortuna era davvero perfida, quando si metteva d'impegno.
Perchè succedono tutte a me? Questa volta Hannah non mi perdonerà tanto facilmente, ma che posso fare? Non posso
mica chiedere asilo altrove.
Che figura, però. Forse farei meglio a sparire per sempre dalla sua vita, piuttosto che presentarmi in questo stato pietoso. Va bene che Hannah è buona, ma perderà le staffe di sicuro.
Aveva appena risolto di far perdere per sempre le sue tracce, ma si accorse di trovarsi già di fronte all'insegna della locanda.
Forse è meglio suonare e sperare che non si arrabbi - pensò, facendosi coraggio e premendo sul campanello -  in fondo tentar non nuoce.
"C..bzz...h..è ..?" la voce della ragazza giunse gracchiante e metallica. Il citofono era rotto, figurarsi.
Sono proprio io che porto sfiga! - si lamentò la figura oscura tra sé.
Ma al piano di sopra una finestra si spalancò, e la testa di Hannah Abbott si affacciò fuori gridando "Chi c'è?"
La proprietaria del locale strizzava gli occhi, nel tentativo di vedere qualcosa tra il buio e la pioggia che le oscuravano la visuale.
In risposta la figura si tolse mestamente il cappuccio, e con un'alzata di spalle disse "Sorpresa!"
Hannah per poco non cadde giù dalla finestra per lo stupore "E tu che ci fai quì?" strillò.

 

 

 

 

  
Oh..una misteriosa figura incappucciata arriva all'improvviso... chi mai sarà? XD

Grazie come sempre a chi legge e a chi recensisce!

Prima di rispondere ai commenti del capitolo precedente vorrei dire qualcosa in generale, dato che più lettori mi hanno parlato di Ernie.
Ci tengo a dire che non è creato in questo modo tanto per renderlo insopportabile. Non potrei mai creare un personaggio col solo fine di farlo odiare. Gli ho dato un carattere 'particolare', ma c'è un motivo ben preciso, anche se dovrete pazientare un po' prima di scoprirlo XD

Per il fatto che non si ricorda di Neville: io conosco davvero gente che non ricorda i compagni di scuola! e parlo di persone sotto i vent'anni -.-' Quindi, soprattutto se si è personaggi di rilievo come Ernie non credo che la cosa sia impossibile XD

Elyssa Flaherty: la tua recensione mi ha fatto molto molto piacere, ero un po' giù quel giorno, ansia da contest e foglio bianco, ma mi hai tirata su in un batter d'occhio! Ti sei registrata anche per seguirla? * .* grazie! e sono contenta che tu abbia apprezzato il fatto che  non è stato amore a prima vista: credo che il colpo di fulmine non sia molto romantico, specie se dettato solo da quanto un tizio è bello e figo. Fare nascere l'amore piano piano è più dolce, secondo me, oltre che più realistico. Spero che la ff continui a piacerti!

Nymphy Lupin: ciao! mi diverto sempre a leggere le tue idee su come si evolverà la storia, vuol dire che ti piace! più o meno ci hai visto giusto XD e che bello, ti è piaciuta l'idea della Slovenia! grazie per essere una commentatrice fedele!

wishingforain_ : grazie davvero per i complimenti, mi hai resa molto felice *.* spero che continuerai a seguirmi!

PaytonSawyer: grazie per la recensione e i complimenti, sono felice che ti piaccia Neville, e spero di andare avanti così!

Benzina: ma è ovvio cara, come si può resistere agli aggiornamenti di efp? Hannah non si è intrufolata nella valigia, ma in compenso sentirà la mancanza del ragazzo =) Il viaggio in Slovenia avrà i suoi risvolti..

Isidar Mithrim: quando ho visto tutte quelle recensioni in una volta mi è venuto un colpo! Sono contenta di avere una nuova lettrice, e anche che la storia ti piaccia! Grazie mille per i complimenti, e ora rispondo alle varie domande: il fatto che Neville stia con Hannah e che questa sia la proprietaria di un locale non è una mia idea, ma una delle tante rivelazioni di zia Jo sulle domande che l'epilogo lasciava in sospeso. Nel 4 capitolo anch'io devo dissentire, non sono mattiniera! Il 'Che bambino' non è un rimprovero, anzi. Hannah va matta per i tipi un po' infantili XD Prima o poi avrai i nomi di quelle fanciulle ammaliate, credo che le farò ricomparire!

Lizzie Bennet: bentornata e caspita! le tue recensioni mi lasciano di stucco XD Innanzitutto non ti preoccupare, i tuoi appunti sono ben accetti, e ti ringrazio per averli scritti. Riguardo la gelosia di Neville, che sembra venuta fuori dal nulla: questa non è ancora la gelosia di un innamorato, perchè sarebbe troppo presto, è piuttosto un sentimento di insofferenza verso un tipo che incarna tutto quello che lui non è, e che oltretutto si comporta in modo maleducato con una persona che Neville stima. E anche il fatto del 'preferire' è incentrato su questo sentimento di insicurezza e senso di inferiorità di Neville piuttosto che su una passione dirompente. E' la perfezione di Ernie che lo innervosisce maggiormente, perchè lo fa sentire impacciato com'era da piccolo. In ogni caso, anche se si è accorto da poco che Hannah è carina, questo non toglie che le voleva bene già da prima per la sua gentilezza e per l'aiuto che gli ha dato! Ad ogni modo, le cose si evolveranno pian piano, niente di scioccante =)

 

 

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Capitolo 10
*** Perché il David non era in giacca e cravatta ***


 

"Ti spiegherò tutto, promesso" disse la figura sotto la pioggia "ma potrei entrare, per favore? Qui mi sto inzuppando fino all'osso"

Hannah annuì e corse dentro ad aprire. Mentre metteva da parte il mantello gocciolante e faceva segno all'ospite di accomodarsi in camera, cercò di immaginare il perché di quella visita.

"Ti faccio una tazza di tè" annunciò, e porse all'ospite un pigiama asciutto e pesante, per evitare che si prendesse una polmonite, in aggiunta al casino in cui, evidentemente, si trovava già.

Non era la prima volta che Hannah riceveva una visita del genere, eppure ogni volta che succedeva si stupiva come se fosse la prima. Forse il suo destino era questo: accudire i poveri derelitti e rimediare ai guai che combinavano.

Aprì uno sportello e tirò fuori due tazze e una teiera dipinta, che riempì d'acqua fino all'orlo. Pescò anche una bustina di tè da una scatoletta di legno e la immerse nell'acqua. Dopo aver sistemato il tutto su un vassoio con un solo manico (l'altro l'aveva rotto Neville), entrò nella stanza da letto e lo appoggiò sul comò.

Poi si voltò verso l'ospite, incrociò le braccia e, cercando di assumere un contegno il più possibile dolce e comprensivo, chiese "Allora, Susan, cos'è successo stavolta?"

Susan prese la tazza e la rigirò tra le mani, indecisa su come cominciare. "E' stata tutta colpa di Jane" esordì.

Tanto per cambiare.

"E di preciso, che ha fatto?" chiese Hannah sedendosi accanto a lei e mandando giù un sorso di tè.

Susan sospirò "Hai presente quel concorso di scultura di cui ti avevo parlato tempo fa?"

Hannah annuì. L'amica le aveva scritto una lunga lettera circa dieci giorni prima, proprio per dirle che 'aveva trovato l'occasione della sua vita'. Era stato indetto un concorso per giovani talenti, e al vincitore sarebbero andati cinquecento galeoni e la possibilità di esporre le proprie opere durante un prestigioso raduno artistico.

Susan, entusiasta, si era iscritta immediatamente, e con altrettanta prontezza si era messa a lavoro.

"Bene. Sai che il mio atelier era il salone, no?"

"Sì, me l'avevi detto"

"Ma non sapevi che Jane si è messa in testa di sposarsi proprio adesso e di usare il salone come quartier generale!" continuò Susan animandosi.

"Come quartier generale?" chiese Hannah confusa.

"Sì, cara, quartier generale!" rispose Susan sbattendo con violenza la tazza sul comodino "un maledettissimo quartier generale dove riunire nonne, zie, e comari per decidere quale bomboniera comprare e quale no! un covo di oche che passano le giornate a litigare su uno stupido abito da sposa e sulla disposizione degli invitati! Tutto questo nel mio salone!"

"Ma non è di entrambe, la casa?" osservò Hannah.

Susan e Jane erano coinquiline da poco più di un anno, e in quel breve periodo di tempo erano riuscite a cacciarsi a vicenda di casa e a riappacificarsi all'incirca una volta al mese.

Il problema era che erano troppo diverse per capirsi e andare d'accordo.

Susan era pigra e dormigliona, Jane era precisa e puntuale. Susan era fieramente e felicemente single, Jane era altrettanto fieramente e felicemente fidanzata con un impiegato del Ministero.

Susan amava creare. Si era data alla falegnameria, al decoupage, al cucito, alla pittura a olio e, infine, alla scultura.

Jane amava fare yoga e meditare in silenzio.

L'unica cosa che avevano in comune era la necessità di avere una compagna con cui dividere l'affitto e le spese della casa, e così, nonostante tutto, avevano deciso di vivere insieme e di cercare di non uccidersi a vicenda (almeno, non per motivi futili).

"Mi ha detto" ringhiò Susan riprendendo la tazza e tragugiando tutto il contenuto in un sorso "che le dispiaceva per la mia scultura, ma che il matrimonio capitava solo una volta nella vita, e che quindi dovevo dire addio alla mia arte e ritirarmi dal concorso. Ma ci pensi? Che faccia tosta!"

"E tu che le hai detto?" la voce di Hannah era poco più che un sussurro spaventato. Conosceva troppo bene il carattere dell'amica per illudersi che questa avesse risposto con un cortese 'hai ragione, mi metto da parte'

"Le ho detto che il matrimonio è solo un modo per mettere il cappio al collo agli uomini, e che poteva benissimo rimandarlo a dopo il mio concorso. Lei però era convinta che il suo fidanzato non volesse aspettare tanto per metterle l'anello al dito, ha detto che il loro amore non poteva aspettare, e cose del genere. Allora le ho detto chiaro e tondo che un'esaltata come lei sarebbe stata una moglie da incubo, e che scommettevo dieci galeoni che lui l'avrebbe piantata all'altare!"

"Hai detto che l'avrebbe piantata all'altare?" ripeté Hannah terrorizzata, fissandola a bocca aperta.

"Certo! Forte e chiaro! Poi ho fatto le valigie e me ne sono andata, mentre lei mi lanciava maledizioni dalla finestra e urlava che sarei morta zitella"

"Oddio"

"Sai che me ne importa, poi! Io ho la mia arte, e non ho bisogno di un serioso impiegato del cavolo per essere felice" concluse Susan decisa.

Hannah si trattenne dal ridere isterica, e mandò giù un altro sorso di tè. Questo era il casino peggiore in cui si era cacciata Susan. Jane non l'avrebbe perdonata tanto facilmente, lo sentiva. E francamente, non poteva darle torto.

"Susan, capisco che rinunciare al concorso era un gran sacrificio" cominciò in tono conciliante "ma ti rendi conto di aver offeso Jane? E' una ragazza molto orgogliosa, e scommetto che ci teneva davvero a questo matrimonio. Predirle che sarebbe stata lasciata all'altare è stato piuttosto insensibile da parte tua"

"Non me ne importa niente" rispose Susan imbronciata "lei non ha avuto un briciolo di rispetto per i miei sogni, e io non ho intenzione di averne per i suoi"

Era chiaro che stava mentendo, però: per quanto le piacesse fare la dura, in realtà era la ragazza più buona e romantica del mondo, e Hannah lo sapeva bene.

Dopotutto era una Tassorosso, mica una Serpeverde. Anche se aveva una certa tendenza a lasciarsi trasportare dalla rabbia, in fondo era una brava ragazza, e dopo ogni litigio con Jane si pentiva sinceramente di aver esagerato e andava a chiederle perdono.

Perciò cominciò a rabbonirla come meglio sapeva. "Sue" disse, dandole un colpetto affettuoso sul braccio "sappiamo entrambe che non sei davvero così arrabbiata con Jane e che non pensavi sul serio quello che hai detto"

Susan la guardò di sottecchi e non disse niente, limitandosi a rigirare la tazza vuota tra le mani.

"E sappiamo anche" proseguì Hannah, incoraggiata da quel silenzio "che Jane, con tutti i suoi difetti, ti vuole bene e desidera che voi due torniate ad essere amiche. Perciò, non ti sembra sciocco tenersi il broncio a vicenda? Mandale una lettera, dille che ti dispiace, vedrai che si rimetterà tutto a posto"

"Non è così semplice, Hannah" mormorò Susan, abbattuta "C'è dell'altro. Non volevo dirtelo, perché sapevo che avresti preso le parti di Jane.."

"Ma Sue!" protestò Hannah "io sono tua amica. Qualunque cosa accada, prenderò le tue parti"

Susan la guardò, non del tutto convinta, e sembrò decisa a confessare il resto. "Io e Jane abbiamo litigato per Antoine" Antoine era il francesissimo ed elegantissimo promesso sposo di Jane. Sue non le aveva mai parlato di lui, fino a quel momento.

"In che senso? Non ti sarai innamorata di lui, vero?"

"Assolutamente no!" negò con forza Susan "l'interesse che avevo per lui era puramente artistico"

"Artistico?" fece Hannah, scettica, cercando di capire che significasse 'interesse artistico' per Susan.

"Sì. Avevo bisogno di un modello per la mia scultura, sai. E lui era perfetto: alto, snello, e tuttavia muscoloso, con dei tratti classici...Così gli ho chiesto di posare per me, e lui ha accettato. Non ho detto niente a Jane perché, fino alla mostra, volevo che la mia opera rimanesse inedita. Ho detto ad Antoine di venire nel primo pomeriggio, quando Jane era ancora a lavoro e le vecchie oche non c'erano, e lui è arrivato puntuale. Sembrava tutto a posto. Ho preso gli attrezzi, martello e scalpello, e ho tolto il telo dal mio blocco di marmo, mentre lui si spogliava.."

"Mentre lui che cosa?" gridò Hannah scandalizzata, rovesciandosi addosso quello che rimaneva del suo tè.

Susan le lanciò uno sguardo compassionevole "Non sai niente di scultura, tu? Il David di Michelangelo non era mica in giacca e cravatta"

"Sì, ma...se Jane fosse arrivata all'improvviso? Cosa avrebbe pensato?"

A questo punto Susan assunse un'espressione drammatica "Non se, Hannah. Jane è arrivata all'improvviso"

"No!"

"E ha pensato che io e lui...insomma...non mi ha creduta. Ha detto che sono una Donna Scarlatta e che volevo rubarle il fidanzato" e soffocò un singhiozzo.

"Oh, Sue!" Hannah la abbracciò stretta "non sei una Donna Scarlatta! E anche se le cose stanno così, tu e Jane farete pace"

"Lo spero tanto" mormorò Susan, tirando su col naso "tu sei troppo buona, non ti arrabbi mai. Mi dovresti buttare fuori a calci"

"Non ti butterò fuori a calci" la consolò Hannah "puoi stare nella camera di Neville, finché non torna dal viaggio, va bene?"

"E quando Neville torna?" chiese Susan dubbiosa.

"Vuol dire che ci stringeremo un po'" rispose Hannah, con un'alzata di spalle. Poi si alzò e le fece strada verso la sua nuova stanza.

"Tu e Neville vi stringerete?" ridacchiò Susan, che faceva battute su quella convivenza da quando era iniziata.

"Non io e Neville, stupida!" Hannah le diede un colpo di vassoio sul didietro, ma era arrossita visibilmente "E non cominciare con questi discorsi, per favore!"

 

 

 

 

Vi presento la mia versione di Susan Bones! spero vi sia piaciuta, io non vedevo l'ora di farla entrare in scena! Vi prego di non credere che sia strana come Tassorosso: anche Ninfadora Tonks è una Tassorosso, ed è altrettanto strana ^ ^

 

 Grazie mille ai lettori che hanno messo la storia tra le seguite: mi piacerebbe molto sapere cosa vi piace della storia e vi spinge a seguirla, quindi se vi va commentate su qualunque cosa e datemi il vostro parere ^ ^

Se qualcun altro ha voglia di dirmi cosa pensa della storia, si faccia pure avanti! E ora rispondo alle recensioni del capitolo 9

wishingforain_: ciao, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo e spero che i film mentali non siano stati delusi! Bene, anche tu ti commuovi come Hannah XD ho cercato di renderla un personaggio molto umano e semplice, e di solito quando leggo mi piace riconoscermi in questo o quell'atteggiamento dei protagonisti di una storia. Grazie mille per i complimenti, e dimmi cosa ne pensi di Susan :)

 Nymphy Lupin : Si, avrebbe dovuto consolarla così! Ma la storia sarebbe finita, e ho intenzione di giocare con loro ancora per un po' XD Nooo, il tizio non era Neville, anche se ho messo le battute sulla sfortuna proprio per dare quest'impressione > < fammi sapere che te ne pare di Sue, anche se ho qualche idea in proposito :)

 _sirio_ : Oh, nuova lettrice, benvenuta *-* Grazie per i complimenti, sono felice che la storia ti piaccia e che la trovi appassionante! anche per te mi piacerebbe sapere la tua opinione su Susan, o su quello che vuoi > <

 Benzina : oh, sapessi lo scheletro nell'armadio di Ernie XD il nuovo arrivato non è un nuovo rivale, non avrei potuto essere così cattiva col povero Neville (è già troppo imbranato e timido, Ernie basta e avanza!) grazie per i complimenti e alla prossima :)

 

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Capitolo 11
*** Dolce convivenza ***


 

Hannah poggiò la caffettiera sul tavolo, facendo molta attenzione a non scottarsi, e aprì il frigorifero per prendere il latte. Erano quasi le sette e mezza e Susan non accennava a svegliarsi. Anzi, non fosse stato per un lieve russare, sarebbe potuta essere morta. Era inutile farla andare a letto presto o puntare cinque sveglie tutte insieme: finché qualcuno (e quel qualcuno era lei) non la tirava giù di forza, Susan continuava a ronfare beata come un angioletto. Il problema, però, era che l'angioletto aveva un lavoro, e se avesse continuato a presentarsi in ritardo, avrebbe finito col perderlo. Così, dopo aver riempito due tazze di latte e caffè e aver spalmato due panini di marmellata, Hannah si stampò un cipiglio severo in faccia, mise le mani sui fianchi, e si apprestò a dare inizio alla recita.

"Susan, sono le sette e mezza" annunciò entrando in camera dell'amica a passo di marcia.

"Mmmmh" Susan si rigirò e si sistemò più comodamente sotto le lenzuola come se Hannah non ci fosse stata.

Ma era solo l'inizio, e la ragazza lo sapeva. Perciò andò dritta alla finestra e tirò con forza le tendine, inondando la stanza con la luce abbagliante del sole. "Ehi!" protestò Susan strizzando gli occhi "smettila!" "No, devi alzarti o farai tardi, lo sai" rispose Hannah avvicinandosi al letto "Dai, che la colazione è pronta"

Ma questo discorso non sembrò sortire alcun effetto, perchè in tutta risposta Susan si girò di nuovo e si tirò le lenzuola sopra la testa. "Susan!" la richiamò Hannah cercando di mantenere il contegno severo che si era prefissa e di non lasciare a vedere che in realtà aveva una gran voglia di ridere "Susan Bones, scendi da questo letto o ti ci faccio scendere con l'Imperius!"

"Guarda che poi ti buttano ad Azkaban" rispose una voce impastata da sotto le lenzuola "pensaci bene"

"Non ha importanza, almeno ad Azkaban non dovrò svegliare nessuno" ribatté Hannah, pensando che magari valeva la pena di giocarsi la carta del senso di colpa.

"Allora vai ad Azkaban, fa' come vuoi, ma lasciami dormire altri cinque minuti" borbottò Susan.

Hannah sospirò. Ogni mattina doveva pensarne una diversa. "Susan, tesoro, sono già passati cinque minuti. La colazione si fredda"

Ma visto che la ragazza continuava a darle le spalle, e anzi, aveva ricominciato a russare, Hannah capì che era il momento di usare le maniere forti. Andò di corsa in camera sua, prese la bacchetta dal como' e tornò di corsa da Susan. "Ti avverto" minacciò "se non ti alzi subito.."

Susan continuava a dormire tranquilla.

"Bene" Hannah tirò su le maniche del pigiama con fare battagliero. Non stava più recitando, ora. "Aguamenti!"

Un getto d'acqua fredda schizzò dalla punta della bacchetta, dritto nel letto della ragazza. "EHI!" con uno strillo Susan scattò in piedi, il lenzuolo inzuppato attorcigliato intorno a una caviglia. "SMETTILA!" urlò, mentre Hannah la bagnava dalla testa ai piedi "MI SONO ALZATA, VA BENE?"

Finalmente! Con un sorrisetto di soddisfazione Hannah mise da parte la bacchetta.

"Ti odio" disse Susan, strizzando i capelli che gocciolavano.

"Anch'io" rispose Hannah "però ora vestiti e vieni a mangiare"

"Sì, dammi un minuto e arrivo" disse la ragazza cominciando a togliersi il pigiama zuppo d'acqua. Dopo averlo appallottolato lo gettò sul letto e aprì l'armadio. Tirò fuori una maglietta rossa e una salopette di jeans, la sua abituale divisa da lavoro, e se li infilò senza dare neanche un'occhiata allo specchio. Poi cercò, in mezzo al mostruoso disordine in cui si trovava la stanza, il phon. Quando per la prima volta, una settimana prima, Hannah le aveva chiesto stupita perchè utilizzasse un aggeggio Babbano invece che la magia, Susan aveva risposto che a volte si sentiva in colpa a fare le cose con la magia mentre tanti poveri Babbani dovevano arrangiarsi come potevano. In realtà quel tipo di incantesimi non le era mai riuscito, e l'ultima volta che aveva provato a farlo si era data fuoco alle punte. Per fortuna Jane era nella stessa stanza a mettersi lo smalto e l'aveva salvata, ma Susan era rimasta troppo traumatizzata dall'esperienza, e aveva deciso di usare il phon.

"Tra parentesi" cominciò mentre con una mano pettinava i capelli e con l'altra reggeva il phon "di solito è così che svegli Neville, o gli dai direttamente fuoco?"

"Nessuna delle due, Neville si alza da solo. Non credevo che l'avrei mai detto, ma è molto più maturo di te. Gli bastano tre sveglie per scendere dal letto"

"Addirittura" commentò Susan fingendosi sinceramente colpita "Solo tre sveglie. E' da sposare, quel tipo"

"Già, peccato che al momento sia in un'altra nazione" rispose Hannah "ma quando torna vedrò di combinarvi un appuntamento" e uscì dalla stanza per vestirsi a sua volta.

Cinque minuti dopo i capelli di Susan erano asciutti e le due erano sedute in cucina a mangiare.

"Mi paffi un afro fost?" chiese Susan con la bocca piena di pane e marmellata "stamaffina ho una fame da lupo"

Hannah le diede il toast con un sorriso condiscendente "Sue, tu hai sempre una fame da lupo"

Susan sorrise e addentò il toast con soddisfazione "Lo so, ma tanto brucio"

E caspita se era vero. Nessuno era capace di rimpinzarsi in modo tanto indecente e di restare magra come faceva lei. Hannah la odiava per questo. A lei bastava mangiare un cornetto o un gelato per vederli trasformati in ciccia sui fianchi, mentre Susan poteva ingozzarsi come un'anatra di Strasburgo senza mettere su un kilo.

Il mondo era proprio ingiusto.

"Va bene, adesso basta mangiare" disse Hannah dopo un po', togliendo i piatti dal tavolo "direi che sei toast e una tazza di caffelatte sono abbastanza"

Aveva appena messo tutto nel lavello quando alla finestra apparve un gufo. Era un imponente volatile dal piumaggio marrone, reggeva un pacco e una lettera. "Oh, chi ti scrive?" chiese Susan curiosa, facendosi avanti. Hannah pagò il gufo e lesse il nome del mittente: Neville Paciock. Le aveva risposto! "E' di Neville" disse, aprendo la busta. "Posso leggerla o è troppo sdolcinato?" "Non vedo perché dovrebbe essere sdolcinato" tagliò corto Hannah e cominciò a leggere ad alta voce.

Cara Hannah,

come stai? Sono stato molto felice di ricevere la tua lettera, ma non ho davvero avuto tempo di rispondere prima. Qui c'è una quantità di lavoro da fare, e il tempo per mettersi comodi è non è molto. Ma non mi lamento, mi trovo meglio di quanto pensassi. I colleghi sono tutti molto in gamba, specialmente l'insegnante di Erbologia di Durmstrang. E' un vecchio amico di Silente, il che la dice lunga sia sulla sua età (credo che abbia più o meno centocinquant'anni) sia sul suo carattere: è un tipo davvero geniale. Noi tutti alloggiamo in una casupola in mezzo al bosco, vicinissimo al lago Bohinj. E' un posto bellissimo, ai piedi delle montagne, pieno di verde. L'aria qui è purissima, e c'è un'incredibile varietà di piante interessanti da studiare. Vorrei che anche tu potessi vedere questo posto, io non sono un gran che con le descrizioni. Per questo motivo sto facendo un sacco di foto, così al mio ritorno potrai farti un'idea. Te ne mando una con questa lettera, l'ho appena fatta sviluppare, spero ti piaccia. Il direttore del nostro gruppo è un vecchio mago russo, Dmitrj Vasilievskjii. E' un omaccione grande e grosso, con una lunga barba biondo chiaro e un modo di fare burbero e po' schivo. Dopo qualche giorno, però, si è rilassato, e adesso fa qualche battuta e ride un po' di più rispetto ai primi tempi. Il mio compagno di stanza è un tedesco, si chiama Friedrich ed è il più giovane del gruppo: ha solo sedici anni. E' un vero e proprio genio, ed è anche allegro e simpatico, ma è più disordinato di me, perciò immagina un po' tu come è ridotta la nostra stanza! La professoressa McGranitt mi ha scritto l'altro giorno per dirmi che il nuovo supplente è un mezzo disastro, e che se non mi sbrigo a tornare farà saltare in aria le serre. Spero proprio che non succeda, perché non so ancora quanto ci metteremo a finire gli studi. Credo di non avere nient'altro di interessante da raccontare, perchè a parte il lavoro non c'è molto da fare. Da te come va? Che novità dall' Inghilterra? Suppongo che ti stia godendo la pace di una casa silenziosa! Scrivimi presto e dammi tue notizie. Insieme alla lettera dovrebbe arrivare un pacco, spero ti faccia piacere.

Ci vediamo presto, spero.

Con affetto,

Neville.

Hannah poggiò la lettera sul tavolo, sorridendo, e scartò il pacco.

"Cos'è? un regalo? fammi vedere!" la incitò Susan. "Un attimo!" Hannah lo scoperchiò: all'interno della scatola c'erano un pacchetto e un bigliettino.

Cara Hannah,

questo è un campione speciale di terriccio per piante carnivore. Me l'ha dato Friederich, dice che renderà la pianta inoffensiva. Con quella che ha a casa ha funzionato, e dovrebbe andare anche per la tua. Stai molto attenta quando ti avvicini alla pianta, questo è il periodo in cui comincia a crescere e a farsi cattiva.

Spero che ti sia utile, e di nuovo: stai molto attenta, mi raccomando.

Ti abbraccio,

Neville.

 

 

 

 

Ed ecco che inizia la convivenza con Susan! Povera Hannah, non avrà mai pace > <

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, adesso rispondo ai commenti del precedente!

Nymphy Lupin: ciao! sono contenta che ti piaccia Susan, e si, speriamo che le sue battute servano a qualcosa! Non ho mai letto una fic con Sirius, Remus e Dora, ma credo comunque che se ci sarà una convivenza a tre dovremo aspettarci scintille XD

wishingforain_: l'intuito femminile indovina sempre! sono felice che Susan ti piaccia, non vedevo l'ora di scrivere di lei. Vedo che abbiamo lo stesso umorismo, per fortuna, perchè credevo che quella battuta finale fosse troppo idiota, e invece ti è piaciuta XD

Benzina: oh, certo, i Serpeverde sono buoni e teneri! Sì, l'ho fatta un po' sopra le righe, non poteva mica essere buona come Hannah! Menomale che anche tu ridi facilmente, quella del David mi è venuta così XD

Isidar Mithrim: ahahah, sono scaltra io! se sapeste cosa ho in programma di fare accadere XD hai ragione, hanno passatempi un po' babbani, non ci avevo pensato! Non so se anche Sue aveva le trecce bionde, io credevo le avesse Hannah..ma va be', si cresce :)

Alla prossima, ciao a tutti ^ ^

 

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Capitolo 12
*** Critici d'arte - parte prima ***


"Susan, sai dov'è finito il pacco che mi aveva mandato Neville?" chiese Hannah entrando in camera dell'amica qualche giorno dopo l'arrivo della lettera. Era quasi sera, e Hannah stava finendo di sbrigare le ultime faccende prima di aprire il locale.

"No, non l'ho visto" rispose Susan distrattamente, senza alzare lo sguardo dal bloc notes che aveva davanti e continuando a mordicchiare la matita che teneva in mano. Stava lavorando al suo nuovo progetto per il concorso di scultura, dato che con l'arrivo di Jane e il litigio che ne era seguito non aveva potuto portare a termine la scultura del David moderno. Dopo molti schizzi gettati via e due crisi di nervi in cui aveva detto che forse era meglio andare a lavorare come impiegata alla Gringott, Susan aveva cominciato a disegnare furiosamente sul blocco, ed ora era completamente immersa nell'arte.

"Forse l'ho lasciato di sotto" disse Hannah. Poi si avvicinò alla scrivania "Hai finito?" domandò curiosa, cercando di dare un'occhiata al disegno.

"No! Ferma!" gridò Susan buttandosi sopra il foglio "Deve rimanere un segreto fino a quando non sarà pronto" spiegò animatamente, continuando a rimanere stesa sulla scrivania "Se lo vedi prima se ne andrà tutta l'ispirazione. Promettimi che non lo guarderai finché non ti dirò che è pronto"

"Prometto" la assicurò Hannah, allontanandosi di qualche passo come per tranquillizzarla "se ne va dell'ispirazione.."

Non credeva molto nel rapimento dell'artista, e a dire dell'amica questo era il suo unico difetto. Tuttavia non era tanto strano da parte di una donna d'affari, il non credere molto nel fuoco dell'arte come invece faceva lei che lavorava in quel campo.

"Grazie" disse Susan ritornando a sedersi normalmente "E ora va', occupati dei tuoi impegni terreni e lasciami al mio capolavoro" concluse con finta espressione sdegnosa, facendole segno con la mano di uscire.

"Va bene, vado" disse Hannah, e uscì dalla stanza. Un attimo dopo la sua testa fece di nuovo capolino dentro "Ah, dimenticavo! Pensi di cenare stasera o continuerai il disegno? Perché io non ho tempo di mangiare, vorrei provare quel terriccio sulla pianta prima che arrivino i clienti, ammesso che riesca a trovarlo"

Susan scosse il capo con aria indifferente "No, fa' pure" disse "Non ho molta fame, al massimo mi faccio un panino più tardi. Se non finisco questo abbozzo non riesco a pensare al cibo"

"Bene, buon lavoro, allora" disse Hannah, e scomparve chiudendosi la porta alle spalle.

Doveva solo tirare fuori qualche bottiglia di whisky Incendiario e di Burrobirra dalla cantina e dare una lucidata al bancone, e poi avrebbe potuto aprire il locale e cominciare un'altra serata di lavoro. Quella sera c'erano da aspettarsi più clienti del solito, perché quella mattina un nutrito gruppo di francesi era arrivato al Villaggio, e al momento alloggiavano in un piccolo albergo poco lontano. A quanto aveva saputo da Lou, una delle commesse di Zonko, che era fidanzata con uno dei suoi camerieri e quindi riusciva, in un modo o nell'altro, a trovare tutti i giorni un pretesto per venire al locale, questi francesi erano solo di passaggio, ed erano diretti a Londra. Si trattava di critici d'arte, che andavano a un importante convegno annuale nella capitale. Ma critici o meno, quella sera, Hannah poteva scommetterci, avrebbero avuto il desiderio di buttare giù un bicchierino.

Così scese in cantina e prese le bibite, le sistemò canticchiando dietro il bancone, e nel frattempo cercò di ricordare dove aveva messo la lettera e il pacco di Neville. Si sentiva allegra e piena di energia, senza un motivo preciso. Stava mettendo a posto l'ultima bottiglia quando arrivò l'illuminazione: l'aveva lasciato in cucina, vicino alla finestra! Si batté una mano sulla fronte e salì di corsa le scale per prenderlo.

Due secondi dopo era davanti alla pianta, il sacchetto con il terriccio in una mano e una paletta nell'altra. Inspirò profondamente, e avanzò di un passo in direzione del vaso. Non aveva paura, no di certo. Era solo un po' in tensione. Dopotutto, che cosa poteva farle una pianta come quella? Al massimo le avrebbe staccato un braccio, che importanza aveva? Braccio più, braccio meno. Non c'era motivo di aver paura. Se solo quella maledetta pianta non fosse cresciuta di un metro in due mesi! Era assolutamente irriconoscibile rispetto al giorno in cui l'aveva comprata. Allora era così carina, con quei piccoli boccioli rosa e le foglioline tenere. Perché adesso era alta quasi quanto lei (anzi, più di lei, visto che stava sul bancone) e i boccioli si era trasformati in enormi bocche minacciose? E perché le piccole foglie verde scuro erano diventate grandi quanto dei vassoi e affilate come lame di rasoio? E soprattutto, soprattutto, perché mai al mondo un negozio di fiori inglese doveva vendere un mostro come quello a una povera ragazza innocente?

Comunque sia, ormai sono in ballo, e quindi tanto vale ballare - si disse Hannah facendo un altro respiro profondo, e avanzando impercettibilmente. Lei si era messa in quel guaio, e a lei toccava subirne le conseguenze, tanto più che se non faceva qualcosa quella pianta avrebbe finito con lo staccare la testa a un cliente.

"Ciao, piccolina" disse piano, facendo un altro passettino. La pianta emise un brontolìo minaccioso, o forse era la sua fantasia a darle quell'idea. Avanzò ancora "Tranquilla, voglio solo darti un po' di terra buona" continuò con voce insicura, senza riuscire a staccare gli occhi dalle foglie, che da vicino apparivano ancora più affilate e pronte a scattare. "Adesso te ne metto un pochino nel vaso e vado via" disse, sperando che in qualche modo la sua nemica si sentisse rassicurata da quelle parole e rinunciasse ad attaccarla. Le piante carnivore ci vedevano? Oppure avvertivano il movimento? Era meglio andare avanti il più lentamente possibile o era il caso di fare tutto con uno scatto felino, prima che avesse il tempo di sbranarla? Decise per la seconda opzione. Chiuse gli occhi e lanciò la terra nel vaso, il braccio destro a pochi centimetri dalle fauci della pianta. Ce l'aveva fatta! Ma era appena riuscita ad indietreggiare di mezzo passo, che le foglie le ghermirono il braccio e la tirarono con violenza in avanti. "Aaaaaahhh!" gridò Hannah, il braccio stretto tra le foglie taglienti. Terrorizzata, fece forza per tirarlo indietro, ma i rami si serrarono ancora più strettamente intorno al braccio, facendolo sanguinare. Alla vista delle gocce che scorrevano fin sul pavimento, Hannah credette di morire. Tirò ancora, con disperazione, sentendo che valeva la pena di perdere un arto pur di liberarsi. La pianta continuava a stringere e a tirare, implacabile. Le fauci, che già da chiuse le avevano fatto paura, adesso si stavano lentamente allargando, con un ringhio sordo. Hannah cercò di gridare, di chiamare Susan, ma il terrore le bloccava la voce, e non ci riuscì. Lacrime di dolore e di paura la soffocavano. Aveva bisogno di aiuto, ma non aveva forza neanche per opporsi alla stretta della pianta. Provò a gridare, di nuovo, ma anche quest'ultimo sforzo si rivelò inutile. Il dolore del braccio, che le foglie tagliavano e stritolavano, le impediva di pensare. Le lacrime cominciarono a scorrere, accecandola. Aiuto, aiuto. Sentì le gambe cedere, molli come stracci. Il sangue le rimbombava nelle orecchie, insieme al ringhio della pianta. Sarebbe morta, lo sentiva. Con un singhiozzo, si arrese, e lasciò che le fauci si stringessero intorno al polso. Era la fine. Ma all'improvviso..

"Relascio!" tuonò una voce, proveniente chissà da quale mondo. La pianta rallentò la stretta, e Hannah cadde a terra, libera, il braccio pieno di tagli che sanguinava inzuppandole il grembiule. Era salva.

La persona che aveva lanciato l'incantesimo le corse incontro e la sollevò da terra, allontanandola dal bancone. Hannah sbatté le palpebre, e tra le lacrime intravide il volto di Neville. Incapace di pronunciare anche solo una sillaba, non si chiese nemmeno che cosa ci facesse lì e perché non si trovasse in un'altra nazione. Era lui, e l'aveva salvata. Con un sospiro la testa le ricadde sul braccio di Neville, e non sentì più niente.

Si risvegliò con le grida di Susan. "Cosa le è successo? cosa le è successo?" strillava l'amica. Hannah aprì a fatica gli occhi. Era stesa a terra, sotto una delle finestre, e il braccio aveva smesso di farle male. Qualcuno aveva bloccato il sangue e l'aveva fasciato con quelli che riconobbe come pezzi strappati dal suo grembiule. Si voltò verso il punto in cui Susan continuava a gridare ed agitarsi, e vide Neville, in ginocchio davanti a lei, che la guardava con un'espressione indefinibile. Era un misto di paura, rabbia e sollievo. Cercò di sorriderle, per rassicurarla, ma non ci riuscì molto bene.

"Neville" mormorò Hannah "che cosa..?"

"Sono tornato un po' prima del previsto" spiegò Neville, sollevandola a sedere con cautela "E ho visto te e la pianta. Appena in tempo, stava per staccarti il braccio"

Susan si lasciò cadere vicino a lei "Se fosse stato per me saresti morta" disse, con tono lugubre "non ho sentito niente, non ti ho sentita gridare, sarebbe stata tutta colpa mia, solo colpa mia" si lamentò.

"Sue, non ho gridato" disse Hannah con un filo di voce "ero paralizzata dalla paura, non avresti potuto sapere"

"E' vero, quando sono arrivato era quasi svenuta" disse Neville, continuando a reggere Hannah, e stringendola forse un po' più del necessario. Poi si rivolse direttamente a lei "Mi hai quasi fatto morire dalla paura, Hannah Abbott. Non ti azzardare mai più a farlo. Ti avevo detto di fare molta attenzione, e tu non ti sei messa nemmeno i guanti di pelle di drago. E hai lasciato la bacchetta chissà dove. Si può sapere cosa avevi in testa? Ti dico di stare attenta e tu ti butti tra le grinfie di una pianta assissina? E' così che mi dai ascolto?" il tono di Neville si era fatto duro e severo. Hannah non osò guardarlo negli occhi. Aveva ragione lui, era stata un'incosciente. Perché non aveva preso la bacchetta? Era una strega, ci si aspettava che usasse la magia. "Se fossi morta, e ti assicuro che non ci mancava molto" continuò Neville "sarebbe stata colpa mia. Io ti avevo spinta a fare questo. Non me lo sarei mai potuto perdonare. Ma tu non ci hai pensato nemmeno per un momento, visto che non ti sei presa la briga di seguire la mie istruzioni"

"Ok, ok, basta così" intervenne Susan "ha quasi perso un braccio, credo le sia bastato come lezione"

"Lo spero" disse Neville, ma i suoi occhi avevano ancora quell'espressione di rabbia che Hannah non aveva mai visto prima. "Lo spero proprio"

"Mi è bastata, mi è bastata!" disse Hannah con un singhiozzo, e scoppiò di nuovo in lacrime. La paura dell'attacco e la tensione la assalirono di nuovo, e la ragazza nascose il viso tra le mani, con le spalle che sussultavano. Tutta la rabbia e la severità di Neville si dileguarono all'istante, e con uno sguardo ben diverso la strinse forte e le accarezzò i capelli. "Ehi" disse, tenendola così "non volevo spaventarti ancora, è finita. Il braccio tornerà a posto, e d'ora in poi non dovrai più avvicinarti a nessuna pianta. D'ora in poi avrai il permesso di innaffiare solo i gerani"

Hannah ridacchiò tra le lacrime, scossa dai tremiti, e si strinse forte a lui. "Anzi no, neanche quelli. D'ora in poi l'unica pianta che vedrai sarà il basilico. Quello non dovrebbe avere istinti pericolosi"

Dopo qualche minuto i singhiozzi di Hannah diminuirono, e il pianto cessò. La ragazza si asciugò gli occhi col dorso della mano, mentre Susan lanciava maledizioni alla pianta carnivora, che era rimasta illesa e appariva più rigogliosa che mai.

"Neville" disse Hannah alzando la testa "mi aiuti a mettermi in piedi, per favore?"

"Certo" rispose Neville, passandole un braccio attorno alla vita "dove vuoi andare? A letto, no?"

"No!" esclamò Hannah scandalizzata "vorrai scherzare, Neville Paciock! Tra dieci minuti devo aprire il locale, non voglio perdere la serata per un motivo così stupido. Aiutami a mettere un altro grembiule e portami al bancone, per piacere"

"Tu sei matta!" rise Neville incredulo "quella pianta per poco non ti faceva fuori, e tu pensi ai clienti?"

"Dirigo un locale, i clienti sono il mio primo pensiero" rispose Hannah, alzandosi in piedi con uno sforzo "Non si discute" aggiunse poi cogliendo l'espressione poco convinta del ragazzo "io stasera lavoro, che la cosa ti piaccia o no"

"Va bene" cedette Neville aiutandola a sedersi su uno degli sgabelli "ma tu starai qui senza muoverti, e io mi occuperò dei clienti. Non si discute"

 

 

 

 

 

 L'avevo detto che quella pianta sarebbe diventata cattivella XD Evviva, Neville è tornato *festeggia* Ci mancava tanto, a me e Hannah <3  Fatemi sapere il vostro parere sul capitolo, se vi va :) 

Ora una comunicazione di servizio. Dlin dlon! Causa inizio scuola (eh già, ahinoi) i tempi di aggiornamento potrebbero variare da un capitolo ogni due settimane a uno ogni tre settimane. L'anno scolastico si prospetta piuttosto impegnativo, e quindi questa piccola variazione è indispensabile. Il lato positivo è che le migliori idee mi vengono nelle ore di scuola XD

 

Nymphy Lupin: io invece per svegliarmi sono come Susan XD Ho sommerso Neville di lavoro per non dargli distrazioni, e come vedi l'ho fatto rientrare =) mi mancava molto, Paciock <3 spero ti sia piaciuto il suo eroico rientro!

Benzina: Friederich entrerà in scena più avanti, stai tranquilla XP mi fa piacere se ti faccio ridere, e non ti preoccupare, Neville per ora lo vogliamo solo io e Hannah!

Ely79: ciao, la tua recensione mi ha fatto andare su di giri *-* Sono contenta che ti piacciano la storia e i personaggi, e sono onorata del fatto che trovi Neville ben caratterizzato, significa molto per me, essendo un personaggio che amo profondamente. Come vedi, la Byblis è ritornata e ha combinato un po' di casino! spero continuerai a darmi il tuo parere :)

whishingforain_: tu mi fai arrossire con i tuoi complimenti o///o grazie mille, sono contenta che la fic ti piaccia! fammi pure tutti i complimenti che vuoi, adoro montarmi la testa XD

Isidar Mithrim: mi fa piacere che ti sia piaciuto il capitolo precedente e spero sia lo stesso per questo. Sono piuttosto sicura che fosse Hannah quella con le trecce XD il regalo è stato causa di guai, come hai visto!

Eles Weasley: TU! Eles Weasley! Torni dopo settimane - settimane - e pensi che dire mi spiace basti a sistemare tutto? Oh, dov'è la mia bacchetta?! *citando Hermione* Se farai un altro passo falso..*citando Molly* Sono molto ma molto arrabbiata, sì *raduna canarini e si appresta a scagliarteli addosso* E' inutile che tu chieda perdono, sono assolutamente disgustata *tornando a citare Molly* mi hai abbandonata senza una parola, e io credevo di averti offesa, o di aver cominciato a scrivere in modo orrendo, o che tu mi odiassi X°D non riuscivo a capire dove fossi andata a finire, e mi ero rassegnata all'idea che la storia ti facesse schifo. E poi ritorni così, con un puf??! Bene, sappi che per farti perdonare davvero dovrai dedicarmi una long-fic di ottanta capitoli u.u Per ora beccati i canarini. Sono felice che tu sia tornata, mi sei mancata tanto <3

 

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Capitolo 13
*** Critici d'arte - parte seconda ***


E così Hannah si sistemò dietro il bancone - la pianta era stata messa in cantina, per il momento - ad impartire ordini ai camerieri e a Susan, che si era appropriata di un grembiule e offerta di lavorare anche lei, per togliersi un po' di senso di colpa.

 Neville, invece, era alle sue dirette dipendenze: il suo compito non era servire ai tavoli ma accogliere i clienti e aiutarla a dirigere il tutto da lì. Non era stata una scelta casuale: Hannah l'aveva presa dopo averlo visto rovesciare tre vassoi (con tanto di bicchieri) nel tentativo di improvvisarsi cameriere. Così, detto addio a otto bicchieri di cristallo e ai tre vassoi dipinti, la ragazza gli aveva ordinato, col tono più tranquillo possibile, di non mettere piede fuori dallo spazio tra il bancone e le bottiglie, e Neville non se l'era fatto ripetere due volte. Conosceva troppo bene i suoi problemi di coordinazione per desiderare di lanciarsi volontariamente in un'impresa come quella, e preferiva di gran lunga starsene lì al sicuro. Il dover stare a mezzo metro da Hannah, poi, non lo infastidiva di certo. Avevano così tante cose da raccontarsi, come il suo viaggio, e l'arrivo di Susan.

 Ma purtroppo per lui, con l'arrivo del primo gruppo di clienti, divenne subito chiaro che, almeno per quella sera, non ci sarebbero state molte occasioni per farsi una lunga chiaccherata. Ma insomma, che problemi aveva quella gente? Perché sembravano trovare così difficile fare una cosa semplice come sedersi, bere e andarsene? Neville crollò la testa. Un commerciante doveva proprio vederne di tutti i colori.

 Ma non fece in tempo a tornare al bancone che una nuova ondata di freddo attraversò il locale. Un grosso gruppo di clienti entrò chiaccherando e si sedette vicino alle finestre. Dallo sguardo famelico di Hannah, che compariva solo quando c'erano dei clienti importanti da accalappiare, Neville capì all'istante che si trattava dei famosi critici d'arte di cui gli aveva accennato.

A pochi tavoli di distanza, anche Susan alzò di scatto la testa e assunse quell'aria famelica, seppure per un motivo ben diverso. Riuscire ad accalappiare quei tizi non era per lei una questione di guadagno, ma di puro interesse artistico. In effetti, c'era davvero una lista infinita di cose che Susan metteva sotto il nome "Interesse artistico", compreso il fatto di prendere come modello per una scultura il quasi-marito della sua ex-coinquilina. Lei e Jane non avevano ancora fatto pace, cosa che stava cominciando a fare innervosire Hannah. Susan era sua amica e lei le voleva un mondo di bene, ma non trovava giusto dover relegare Neville a dormire in un divano perché la sua camera era stata occupata durante la sua assenza. La cosa non le piaceva per niente, ma non se la sentiva di affrontare l'argomento di petto con l'amica per timore di ricordare quell'orribile litigio. Per il momento, tuttavia, le due ragazze erano troppo impegnate a pensare agli ospiti per pensare a Jane o alla divisione delle stanze.

"Secondo te è meglio che vada subito a chiedere se vogliono ordinare oppure aspettiamo che chiamino loro?" chiese Susan ansiosa.

"Non lo so, forse è meglio non saltare loro addosso e aspettare finché non decidono" rispose Hannah con lo stesso tono da cospiratrice, lanciando occhiate al gruppo da dietro il registratore di cassa.

"Devo andare da loro, Hannah?" chiese Neville che si era appena liberato di un gruppo di indecisi al tavolo sette.

"Fermo dove sei!" quasi strillarono le due, bloccandolo istintivamente per le braccia. Neville le guardò confuso "Che ho detto?"

"Niente" rispose Hannah mollando la presa "ma abbiamo pensato che è meglio aspettare un po' prima di andare"

"E perché?"

"Perché, che ne so, magari vedere che gli saltiamo addosso potrebbe infastidirli"

"Si però" intervenne Susan "magari se non andiamo potrebbero offendersi"

A quelle parole Hannah sbiancò. Già immaginava il gruppo di critici che discutevano in qualche locale esclusivo d'oltremare e ridevano della poca professionalità degli inglesi. No, non poteva permetterlo.

"Sue, hai ragione. Vai da loro e chiedi cortesemente se vogliono ordinare" e con una spintarella Hannah spedì la ragazza nel covo del nemico.

"Andrà tutto bene, vero?" si rivolse a Neville con uno sguardo carico d'ansia.

"Ma certo" disse Neville, che continuava a non capire tutta quella preoccupazione "Ordineranno, berranno e andranno via. Che altro dovrebbe succedere?"

Il ritorno improvviso di Susan gli impedì di continuare. La ragazza era di nuovo al bancone, il bloc-notes stretto al petto e gli occhi ridotti a due fessure. "Non potrete mai indovinare chi c'è a quel tavolo" soffiò, evidentemente per nulla contenta.

"Chi?"

"Ernie - Mc - Millan"

"Che cosa? che ci fa con quelli?" chiesero Neville e Hannah in coro.

"E che ne so? Suppongo che abbia un istinto speciale nel rompermi le uova nel paniere" Susan incrociò le braccia e lanciò un'occhiata carica d'odio al tavolo in fondo al locale.

"Che intendi dire?" domandò Hannah "non andate d'accordo?"

"Andare d'accordo?" chiese Neville a cui sembrava di essersi perso qualcosa "Perché, vi vedete spesso, voi due?"

"Ci vediamo tutte le mattine" lo informò Susan acida.

"Ernie e Sue lavorano insieme al Dipartimento Artistico del Ministero" spiegò Hannah.

"Esatto" confermò Susan. La cosa non sembrava renderla particolarmente contenta.

"Scusa, ma che ti ha fatto?" chiese Hannah cercando di capire "non credevo che ai tempi di Hogwarts ti stesse tanto antipatico"

"E infatti non mi stava antipatico. A quei tempi si limitava ad essere serio e un po' ossessionato dall'idea di diventare Prefetto, ma in fondo non faceva niente di male e sapeva anche essere simpatico, quando era in vena. Ma ora non lo si riconosce più, Hannah. E' diventato un damerino, sempre a pensare a non sporcarsi il vestito, sempre a cercare paroloni difficili per sentirsi chissà chi. Si sente una spanna sopra il resto del mondo. La prima volta che ci siamo incontrati in corridoio e l'ho salutato, cercando di fare quattro chiacchere su come se la passava e sul perché avesse deciso di lavorare nel campo dell'arte, lui mi ha risposto dicendo che era un piacere vedermi ma che andava di fretta, ed è sparito. Da allora, tutte le volte che ci incrociamo da qualche parte fa finta di non vedermi o di essere troppo impegnato per salutare. Mi sembra chiaro che non voglia farsi vedere dai suoi superiori mentre parla con una povera restauratrice in salopette macchiata di pittura dalla testa ai piedi. Si vergogna dei vecchi amici, e preferisce fare finta di non conoscermi. Non sono una conoscenza altolocata da esibire, io" e Susan lanciò un'altra occhiata truce al nemico.

"Questo non lo sapevo" osservò Hannah colpita "perché non me l'hai mai detto?"

"Perché avrei dovuto? Non vale la pena di pensarci" disse Susan alzando il mento con aria offesa. Hannah e Neville si scambiarono un'occhiata silenziosa: Susan non sapeva proprio mentire. Era chiaro come il sole che la faccenda le desse più fastidio di quanto le piacesse dare a vedere.

"Considerando che le cose stanno così, forse è meglio mandare qualcun altro laggiù" suggerì Hannah, rivolgendosi a Neville. Il ragazzo cercò di formulare una scusa il più in fretta possibile: non aveva molta voglia di ritrovarsi faccia a faccia con lui proprio la sera del suo ritorno.

"Non ce n'è nessun bisogno" disse Susan con energia "Se mandi qualcun altro penserà che ho paura di lui o chissà che cosa. Non ho intenzione di dargli questa soddisfazione. Non vuole salutarmi quando mi vede? benissimo. Ma non gli lascerò pensare che ho bisogno di evitarlo. Gliela faccio vedere io, a quel damerino da strapazzo" Con queste parole la ragazza si diresse a passo di marcia verso il tavolo dei critici.

"Secondo te come fa a conoscere quei tizi?" chiese Neville a Hannah.

"Non saprei" rifletté lei "Ma in fondo Ernie lavora ai reparti alti, e quindi è possibile che li abbia incontrati in qualche riunione tra pezzi grossi"

Nel frattempo Susan era arrivata sul campo di battaglia. “Buonasera” esordì tenendo gli occhi fissi sul foglio “i signori desiderano ordinare?” Non aveva mostrato alcun segno di aver riconosciuto Ernie. Così imparava, occhio per occhio dente per dente. I critici, che erano in tutto una decina di persone dall’aria molto distinta, ordinarono da bere. Ernie le rivolse un’occhiata fredda e continuò a parlare col suo vicino per nulla intaccato dalla sua ostentazione di indifferenza. Susan riuscì a fatica a dominare l’istinto di tirargli il bloc-notes in testa. “Le vostre ordinazioni arrivano subito” disse con un sorriso professionale.

“Quattro burro birre, cinque whisky incendiari e una spranga di ferro” disse ritornando al bancone. Hannah la guardò interrogativa. “Sai, a volte un colpo in testa è salutare” Hannah alzò gli occhi al cielo. “Va bene, solo da bere, allora” disse Susan “ma se per caso ti è rimasto del veleno per topi da qualche parte..” e si allontanò di nuovo.

“Allora, come è andata?” chiese Neville “sono malleabili?”

“Hanno ordinato tutti” rispose Hannah allegra.

“Ottimo” sorrise Neville.

“Sì! Ora non ci resta che sperare che ritornino qui prima di ripartire” disse Hannah incrociando le dita sotto il tavolo. “Piuttosto, volevo ringraziarti per l’aiuto” aggiunse “Sopportare la mia clientela non è una passeggiata, soprattutto per te che eri già stanco per il viaggio. Sei stato davvero molto gentile ad offrirti” e lo baciò sulla guancia. Neville arrossì fino alla punta dei capelli “F-f-figurati, è stato un dovere..un piacere…i tuoi clienti sono molto simpatici, assolutamente adorabili”

Hannah lo guardò un po’ stupita.

“Credo che quel mago al tavolo dieci volesse un altro giro di whisky” disse Neville precipitoso, e si allontanò con una bottiglia di Acquaviola in mano.

 

 

 

 

Hola! Ecco il tanto atteso ritorno di Ernie, con risvolti un po’ inaspettati! Neville è proprio ritornato, e ha già ricominciato a impappinarsi. Dopo un capitolo in cui aveva agito in modo tanto eroico, non poteva che ritornare se stesso <3 Come sempre ringrazio chi segue la storia e vi invito a darmi il vostro parere, se ne avete voglia, mi farebbe molto piacere <3

Adesso passo a rispondere alle recensioni:

Lu_Pin: ciao e benvenuta! Sono contenta che ti piaccia la storia, in effetti Hannah e Neville non sono molto utilizzati di questi tempi. Sì, Neville è proprio ritornato. E come puoi vedere anche Ernie! È buffo che tu me l’abbia chiesto, visto che sapevo già che l’avrei rintrodotto qui .)

Nymphy Lupin: Si, in effetti dopo essere stata quasi fatta fuori da quella pianta vedere Neville dev’essere stato stupendo! Oh, si, inizierà quella fase! <3 Diamole solo il tempo di metabolizzare il tutto XD

Benzina: quella frase non era a doppio senso! Non l’ho fatto apposta! Eh, si, non solo è un eroe, è anche un bravo giovane! Credo che ad Hannah piaccia già, anche se per ora solo come amico.

Whishingforain_: che bello, Neville mancava a tutti! *anche all’autrice* E’ la seconda volta che ti ritrovi in Hannah! Mi fa piacere, come avevo già detto, è bello rivedersi in un personaggio. Il bacio l’ho messo XD per qualcosa di meglio dobbiamo andare un po’ avanti. Che tipi lenti e impacciati che sono questi due!

Ely79: brava, lasciamo le piante ad altri meno imbranati di noi! La tensione di Susan per l’opera d’arte è un po’ la mia quando sto lavorando a qualcosa e ho paura di perdere l’ispirazione se gli altri la vedono troppo presto > < Sì, Hannah è davvero una grande imprenditrice! E’ uno dei tratti del suo carattere che mi piacciono di più, anche perché contrasta con la sua solita dolcezza.

Isidar Mithrim: è stato bello mettere un momento eroico e sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, perché l’azione non è molto il mio genere. Spero che ti sia piaciuto anche il seguito. La scuola non mi ritarda, per ora si limita ad esaurirmi. XD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** E alla fine arriva il pudding ***


                                     E alla fine arriva il pudding

 

"Bene ragazzi, adesso afferrate con fermezza la vostra mandragola e tiratela fuori. Poi mettetela nel vaso che avete davanti il più in fretta possibile" spiegò Neville alla classe riunita nella serra.

I Grifondoro del secondo anno ricambiarono il suo sguardo, un po' ansiosi. Le mandragole non avevano quella che di solito si definisce una buona fama.

"Mi scusi, professore" chiese una ragazzina alzando la mano "cosa succede se..ehm..non riusciamo a rinvasarle velocemente?"

Tutti gli altri fissarono Neville, facendogli intendere chiaramente che condividevano le sue stesse paure.

"Moriremo tra atroci sofferenze, Finnigan" rispose con voce sepolcrale un ragazzino con i capelli rossi e gli occhi azzurri. I compagni scoppiarono a ridere, ma la studentessa che aveva parlato non sembrava molto rassicurata dalla battuta.

"Non dare retta a Hugo, Meg" disse Neville "il pianto della mandragola non vi ucciderà. Sono ancora troppo piccole. Vi farà al massimo svenire, come successe al sottoscritto, ma come puoi vedere, sono qui a raccontarlo, perciò non ti preoccupare"

"Ok" mormorò Meg annuendo e fissando il vaso che aveva di fronte.

"Bene. Adesso mettete i paraorecchi e procedete come vi ho detto" ordinò Neville tirando fuori il suo paraorecchi e mettendoselo.

A un cenno dell'insegnante, gli studenti tirarono fuori con uno strattone le mandragole dai loro vasi. Gli stilli riempirono la serra, acuti e perforanti. Alcuni ragazzini mollarono le mandragole per sistemare i paraorecchi. Hugo Weasley crollò a terra privo di sensi. Neville tirò fuori la bacchetta e pronunciò "Silencio!" Gli strilli cessarono di botto: le mandragole continuarono ad agitarsi, ma in perfetto silenzio, permettendo ai Grifondoro di portare a termine il rinvaso. "Per oggi basta così, ragazzi" disse Neville togliendosi i guanti "potete andare. Ci siete tutti, no?"

"Veramente Weasley è svenuto" disse Meg lanciando un'occhiata divertita al ragazzino steso a terra.

"Oh" Neville scorse la figura di Hugo e scosse la testa "Be', non vi preoccupate, ritornerà in sé tra qualche minuto" disse "Andate pure, vi raggiungerà tra poco"

La classe uscì dalla serra e si diresse verso il castello. Neville cominciò a mettere in ordine la serra, aspettando che Hugo rinvenisse. Stava trasportando il secondo vaso in fondo all'aula quando qualcuno bussò.

"Avanti"

Un ragazzo del quinto anno di Grifondoro entrò sorridendo "Ciao, Neville"

"James! Ciao, come va?"

"Tutto bene, papà ti manda i suoi saluti come al solito" rispose James "Mi manda la Mc...ehi, ma quello è Hugo?" e fece un passo avanti per vedere meglio.

"Sì, stavamo rinvasando le mandragole" spiegò Neville "Ma si sveglierà presto, non preoccuparti"

James scrollò le spalle "Per quanto mi riguarda può anche rimanere lì, se non fosse che la zia piomberebbe a Hogwarts a cercare vendetta"

"E ti assicuro che la cosa non mi piacerebbe" disse Neville "comunque, cosa dovevi dirmi?"

"Ah, giusto. Mi manda la McGranitt, dice che Friederich arriverà stasera. Chi è Friederich?"

"Uno studioso di Erbologia che era con me in Slovenia" rispose Neville "E' molto simpatico, viene qui per un periodo di tirocinio"

"Capisco. Be', mi sa che non posso fermarmi a chiaccherare, o la vecchia megera mi farà una ramanzina. Salutami Hannah, e dille che non mi arrendo"

James tentava da secoli di convincerla a vendergli del Wisky Incendiario, ma Hannah non aveva intenzione di cedere. Ogni volta che gli studenti avevano il permesso di visitare il villaggio, Neville assisteva alla stessa scena: Hannah dietro il bancone, le braccia incrociata e un'espressione severa che compariva raramente nel suo volto, e James di volta in volta supplice o deciso, che pregava o minacciava per ottenere qualcosa di anche lontanamente alcolico.

"Lo farò" disse Neville "Ciao"

Uscito James, Neville sospirò: se Friederich arrivava quella sera, aveva un sacco di cose da fare. Bisognava mettersi subito all'opera. Forse era meglio svegliare Hugo Weasley invece che aspettare che rinvenisse da solo.

 

 

 

Dopo aver controllato nel suo orario se aveva lezioni per quel pomeriggio (e per fortuna non ne aveva), Neville si affrettò verso i Tre Manici di Scopa. Quando, pochi giorni prima, Friederich gli aveva scritto per annunciargli il suo arrivo, Neville gli aveva risposto dicendo che sarebbe stato felice di accoglierlo nel migliore dei modi, e che gli avrebbe fatto conoscere le usanze inglesi, specialmente quelle culinarie.

Ora che il momento di mantenere la promessa si avvicinava, però, Neville si rese conto di non aver mai cucinato niente in vita sua oltre a qualche tazza di tè. Figurarsi se era capace di preparare un piatto tipico.

Ma non aveva intenzione di lasciare perdere: Merlino, un amico stava arrivando da lontano, lui si era incaricato di farlo sentire come a casa propria, e doveva fargli trovare del cibo in scatola la prima sera?

Non se ne parlava. Era un mago adulto e vaccinato, perfettamente in grado di cucinare qualsiasi cosa.

Per un attimo considerò l’idea di chiedere aiuto ad Hannah, ma ci ripensò subito. No. Hannah aveva già abbastanza da lavorare con il locale, non era il caso di seccarla con i suoi problemi. Aveva il diritto di riposarsi e prendersela comoda anche lei, dopotutto, e poi il suo braccio non era ancora perfettamente guarito. Se la sarebbe sbrigata da solo.

Forza Neville - si disse - hai ucciso Nagini, fare un cheesecake non sarà molto più difficile.

 

 

Illuso. Neville si sentiva un povero illuso. Si trovava in cucina da tre quarti d’ora buoni e l’unica cosa che aveva ottenuto era una strana pasta troppo liquida e piena di grumi, una quantità inverosimile di arnesi disseminati che giacevano per tutta la stanza, gusci d’uovo in frantumi, un tuorlo che era risultato essere -inspiegabilmente- in più, oltre a quintali di biscotti frullati.

Aveva deciso di preparare un cheesecake perché da piccolo era rimasto spesso in un angolo della cucina a guardare la nonna lavorare, e ricordava perfettamente tutti i passaggi. O almeno, aveva creduto di ricordare perfettamente tutti i passaggi fino a quando non si era trovato di fronte al tavolo ingombro di ingredienti e contenitori dalle forme inquietanti. A quel punto era caduto nel panico.

Gli sembrava di essere ritornato a Hogwarts, in uno dei sotterranei della scuola, e di dover distillare una pozione complicata con Piton che gli alitava sul collo e che non vedeva l’ora di umiliarlo davanti a tutti.

Aveva studiato attentamente la ricetta per dieci minuti, controllando e ricontrollando di aver preso tutto, poi si era rimboccato le maniche e aveva buttato tutto in una terrina, cominciando a mescolare con foga.

Ma, ahimè, il risultato non assomigliava per niente a quello della foto, non più di quanto lui assomigliasse al mago col cappello da cuoco che ammiccava dalla copertina del ricettario.

Mancava poco meno di un’ora all’arrivo del suo ospite, e lui era ancora in mezzo a quel caos, i capelli quasi bianchi sotto le briciole dei biscotti, il grembiule (o, per la precisione, ciò che restava del grembiule) macchiato di formaggio e pastella, il braccio rotto a furia di mescolare e una gran voglia di mandare tutto al diavolo e portare Friederich nella prima pizzeria che trovava.

Guardò per l’ennesima volta l’orologio appeso alla prete di fronte (le sei meno un quarto) e desiderò con tutto se stesso di poter tornare indietro di due ore, al momento in cui aveva salutato Hannah che usciva con Susan e non le aveva chiesto aiuto. Ma non valeva la pena tentare un Incantesimo Temporale. Prima di tutto, erano proibiti dal Ministero della Magia.

In secondo luogo, non aveva mai tentato di tornare indietro nel tempo e non era il caso di rimanere intrappolato ai tempi di Godric Grifondoro proprio quella sera.

Così si limitò a sospirare pesantemente e ad imprecare ad alta voce, sbattendo la terrina con il composto sul tavolo e sollevando una gran nuvola di polvere di biscotti.

“Per il cappello a punta di Morgana, Neville Paciock, che cosa è successo?”

Attraverso la nuvola, Neville identificò la figura di Hannah vicino alla porta della cucina. L’espressione stupita, si stava liberando della sciarpa e del cappotto con l’unico braccio utile.

“Non è niente” mentì Neville d’istinto, cercando di apparire calmo e rilassato “Stavo solo..ehm..” ma non riuscì a continuare. Non ci sarebbe cascato neanche lui, se fosse stato al posto di Hannah.

“Stavo cercando di cucinare un cheesecake” confessò afflosciandosi proprio come faceva di fronte a una pozione troppo difficile “Tra poco arriverà Friederich, sai, e volevo accoglierlo bene. Pensavo di riuscire a combinare qualcosa da solo, ma..” e con un gesto sconsolato indicò la cucina ridotta a un campo di battaglia.

Hannah si guardò intorno in silenzio, apparentemente incapace di articolare suono.

“Ti prego, aiutami” esalò Neville con un’ombra di disperazione negli occhi “Non volevo seccarti con i miei affari, ma non ce la farò mai se non mi dai una mano”

“Ma che cosa vai blaterando?” sbottò Hannah “Certo che ti aiuto! Ti rendi conto che sei l’unica persona al mondo che si preoccupa tanto prima di chiedermi un favore? Susan l’avrebbe fatta fare tutta a me e senza tanti complimenti, mentre tu ti riduci come un povero disperato senza dire una parola!”

“E’ che mi dispiaceva darti altro lavoro” si scusò Neville mettendosi da parte, mentre Hannah sistemava tutto con pochi colpi di bacchetta.

A queste parole la ragazza lo guardò fisso negli occhi “Ti ringrazio per la cavalleria, Neville” disse “ma vedi, preferisco cucinare quintali di cheesecake piuttosto che vederti con quell’espressione da sconfitto”

Neville la guardò stupito, ma Hannah sembrò non accorgersi di quello che aveva detto, perché proseguì “Quindi per favore, la prossima volta chiedimi subito di darti una mano e non cercare di fare l’eroe.”

“Ci proverò” disse Neville serio, come se stesse prendendo una decisione difficile.

Hannah ridacchiò “Lo sai? Noi due dovremmo cercare di vincere i nostri istinti”

“Quali istinti?”

“Quello dell’eroe a tutti i costi e quello della crocerossina” rispose Hannah “Non avremo mai vita facile, altrimenti.”

“Già, dovremmo provarci” ammise Neville. Stava per continuare quando fece un balzo. L’orologio indicava le sei e un quarto: Friederich sarebbe arrivato a momenti!

“Hannah, che facciamo?” chiese, piombando di nuovo nella disperazione.

“Tu vai a metterti qualcosa di decente addosso” gli ordinò lei pratica “io cercherò di combinare qualcosa. Ce la faremo”

Neville le strinse la mano con gratitudine “Grazie, mi hai salvato la vita”

Hannah sorrise “Fossi in te non sarei così contenta. Prima o poi ti manderò il conto”

 

 

Spazio Autrice

Buonasera XD Spero che questo capitolo scemo, frutto di una domenica passata al pc, sia stato di vostro gradimento! Alla fine Hannah preparerà proprio il tipico pudding inglese. Nel prossimo capitolo, che vedrà la vera e propria comparsa di Friederich, oltre ad un’un icursione nel reparto Artistico del Ministero della Magia, ne vedremo delle belle! Per tutti quelli che mi hanno chiesto di Susan ed Ernie: andando avanti si capirà di più J

Passo a rispondere alle recensioni

Ely79: Sì, Susan non si fa problemi a dimostrare i suoi stati d’animo! Credo che se Hannah le avesse dato la spranga, non si sarebbe fatta problemi ad usarla. E’ un personaggio divertentissimo, adoro scrivere dei suoi attacchi d’ira! Neville che serve ai tavoli, con bicchieri e bottiglie in bilico su un vassoio sarebbe stato un dramma! E la vicinanza di Hannah, come hai detto, può solo fargli del bene <3

Lu_Pin: Grazie come sempre per i complimenti! Spero che il capitolo ti sia piaciuto: ci ho messo una specie di dichiarazione inconscia XD e le cose si evolveranno di sicuro!

Isidar Mithrim: eh, già, Ernie è ricomparso e non ci lascerà per un bel po’! Ma ci penserà Susan a tenerlo a bada! Spero ti sia piaciuto il capitolo J

Nymphy Lupin: Stanno cominciando a metabolizzare! Sì, Hannah sta cominciando a provare qualcosa a livello inconscio xD Anche a me piacerebbe una bella spranga pronta per ogni evenienza, ma purtroppo finirei ad Azkaban se la usassi. Piaciuta la dichiarazione?

Benzina: Friederich essere qvasi arrivato, racazza di poca fede. Capisco la fantasia galoppante, dato che è anche una delle mie prerogative xD Per i capitoli: non ho un numero preciso, ma saranno quasi certamente meno di cinquecento u.u

Whishingforain_: Grazie per i complimenti! Sono felice che ti piaccia Susan, la considero un po’ come il mio primo OC, visto che non sappiamo niente di lei <3 Felice anche che ti piaccia Neville! Ernie? Mmmhh *ridacchia dei vostri dubbi*

Un bacio, alla prossima <3

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Deus ex machina ***


"E così oggi sarà il primo giorno di lavoro per Friederich" disse Hannah mandando giù un sorso di thè.

"Sì, e l'idea lo terrorizza" rispose Neville "è un genio e tutto, sai, ma è un ragazzo timidissimo. Forse è per questo che ha sviluppato un talento per l'Erbologia: preferisce stare in mezzo alle piante piuttosto che alle persone"

Lui e Hannah erano seduti in cucina e stavano facendo colazione. Susan stava ancora dormendo - come sempre - e mancava ancora mezz'ora prima che Hannah entrasse in camera sua e la buttasse giù dal letto.

"Dici?"

"Non è tanto strano" spiegò Neville servendosi una seconda fetta di dolce "le piante non vedono se sei impacciato o maldestro o poco divertente. Ti prendi cura di loro e ti ripagano del tuo lavoro. E' qualcosa di semplice e naturale. Le persone sono molto più complicate"

"Non tutte le piante sono buone come dici tu, però" ribatté Hannah accennando al suo braccio ancora bendato "a volte reagiscono in modi inaspettati"

"Sì, può capitare" ammise Neville. Ma dopo un attimo aggiunse "Se però qualcuno si avvicina, diciamo, ad una pianta carnivora senza mettersi neanche un paio di guanti non dovrebbe stupirsi se questa.."

"Le stacca un braccio" completò Hannah.

"Esatto"

"Sarà, ma comunque non credo che, per quanto pericolose, ci siano in giro tante persone che ti mutilano solo perché gli capiti davanti"

"Hai troppa fiducia nelle persone, secondo me. Prova a fare una passeggiata a Nocturn Alley una di queste sere e vediamo se la penserai ancora così"

"Preferirei di no. Ho ancora un locale da mandare avanti, e non posso rischiare di perdere un altro braccio"

"Potresti sempre impartire ordini dall'alto" suggerì Neville mandando giù l'ultimo boccone.

"Sì, e tu serviresti ai tavoli" rispose Hannah con un'occhiata ironica "allora sì che andrei in rovina" E si alzò per sparecchiare la tavola.

Poi guardò l'orologio. "Oh" sospirò "devo andare a svegliare Sue"

Neville la guardò compassionevole e le diede una pacca incoraggiante "Forza" disse "magari oggi è già sveglia"

"Come no" rispose Hannah "Va beh, di' buona fortuna a Friederich da parte mia"

"Lo farò"

"Non mettere gli studenti in pericolo di vita"

"Ma no. Oggi innaffieranno le begonie" disse Neville uscendo dalla cucina "Buona giornata"

"Anche a te. Ciao"

Una volta fuori, Neville si diresse a grandi passi verso Hogwarts. Lui e Friederich si erano dati appuntamento davanti al negozio di Madama Raspberry, che si trovava tra i Tre Manici di Scopa e la scuola.

Come previsto, Friederich era puntualissimo. Neville lo intravide da lontano, una figura alta e bionda che chiaccherava con la fioraia.

"Oh, salve Neville" lo salutò Madama Raspberry quando li raggiunse. "Non ci vediamo da un pezzo. Come va? Dov'eri andato a finire"

"Tutto bene" rispose Neville " sono stato in Slovenia per lavoro. E lei?"

"Non c'è male. Ma io sono vecchia, come vuoi che vada? Piuttosto" e sul viso paffuto della strega comparve un'espressione a metà tra il curioso e il malizioso che gettò Neville nel panico "come va con la signorina Abbott?"

"Magnificamente" disse Neville afferrando un braccio di Friederich e trascinandolo fuori "è stato un piacere, Madama, ma dobbiamo proprio scappare. Sa, oggi ho prima ora" e uscì dal negozio i più in fretta possibile, prima che la donna avesse il tempo di pronunciare parola.

In realtà non aveva mentito. La prima ora aveva lezione con i Corvonero del quinto anno, nella serra numero uno.

Quando lui e Friederich fecero il loro ingresso, furono accolti da un coro di risatine.

Mentre i ragazzi ostentavano un'aria disinteressata, le ragazze non si preoccuparono di nascondere la loro approvazione nei confronti del nuovo arrivato e cominciarono a darsi gomitate e a ridacchiare istericamente.

Alto, snello, capelli biondissimi e occhi azzurri come due pezzi di cielo, il naso all'insù spruzzato di lentiggini e una certa aria di innocenza infantile, scatenarono un'orda di pensieri poco casti nelle menti delle Corvonero che se lo mangiavano con gli occhi.

"Lui è Friederich" lo presentò Neville cercando di mantenere un certo contegno e di ignorare le risatine "starà qui in Inghilterra per qualche tempo, e mi aiuterà durante le lezioni. Ha press'appoco la vostra età, anche se è uno studioso piuttosto celebre nel campo, e spero che...ehm..lo aiuterete a farlo sentire come a casa sua" concluse in fretta.

"Stia tranquillo, professore, ci pensiamo noi!" trillò una delle ragazze, scatenando un'altra ondata di risatine.

"Ah..bene" annuì Neville, trattenendosi a stento dal darsi una manata in fronte e dal fuggire via da quella situazione surreale. Friederich, che al momento di entrare nella serra era sbiancato dalla paura, adesso era rosso come un peperone e il suo sguardo terrorizzato si spostava nervosamente da una pianta all'altra, come a voler fuggire dagli sguardi delle ragazze.

"Sì, bene" disse di nuovo Neville superando a fatica il volume delle risatine "adesso diamo inizio alla lezione. Friederich" aggiunse, vedendo che il povero ragazzo era sull'orlo di uno svenimento "ti dispiacerebbe andare a prendere dell'altro terriccio nella serra numero due?"

"Ma figurati" esalò Friederich con il tono di un naufrago appena tratto in salvo "non c'è problema" E si dileguò in un istante.

 

 

Susan era in ritardo. Molto in ritardo. Troppo, se si considerava l’importanza della mattinata che le si prospettava dinnanzi.

Quel giorno i famosi critici d’arte avrebbero fatto visita al Ministero, per dare il loro parere sulle opere che gli artisti stavano restaurando o su quelle appena create.

Nelle ultime tre settimane, lei e il suo gruppo si erano occupati di riportare all’antico splendore un meraviglioso dipinto del Trecento, e adesso mancavano giusto gli ultimi ritocchi.

Così la ragazza affrettò il passo, e attraversò il corridoio del quarto piano praticamente di corsa. Doveva fare in tempo, non poteva perdere quell’occasione straordinaria per fare colpo sui critici e - chissà - guadagnarsi la loro approvazione riguardo la scultura sulla quale aveva cominciato a lavorare.

Stava giusto salendo l’ultima rampa di scale che la separava dalla sala restauro, quando si scontrò con qualcuno che le scendeva altrettanto di fretta.

“Ehi!” esclamò Susan irritata, chinandosi a raccogliere le sue cose.

“Scusi” disse una voce conosciuta.

Susan alzò lo sguardo e rimase di stucco. “E tu che ci fai qui?” chiese sorpresa.

Di fronte a lei c’era Antoine, il fidanzato francese della sua ex coinquilina.

“Mi hanno mandato qui per scrivere una relazione su una visita che certi critici devono fare stamattina” spiegò lui “Piuttosto, sai dirmi dove andranno di preciso?”

“Nel reparto di restauro” rispose Susan “è dove lavoro, stavo proprio andando lì” e gli fece cenno di seguirla.

“Come sta Jane?” chiese dopo qualche secondo di silenzio imbarazzato, mentre entravano nell’immenso salone.

“Bene” rispose Antoine “è un po’ stressata per il matrimonio, sai”

“Mmh”

“In realtà le manchi molto” azzardò lui “non lo ammetterebbe mai, ma io lo capisco comunque. Quel vostro litigio..non sarebbe andata così se non fosse stato per lo stress. Non pensava le cose che ti ha detto, e se ne è pentita già il giorno dopo, ma è troppo orgogliosa per scusarsi, così preferisce fare finta di essere ancora arrabbiata”

“Anch’io non pensavo davvero le cose che le ho detto quel giorno” ammise Susan “e mi sarei scusata da tempo, se non avessi temuto che mi avrebbe sbattuto la porta in faccia”

Antoine annuì, comprensivo. “Se le cose stanno così, vi riappacificherete presto”

“Speriamo” disse Susan “ora devi scusarmi per un po’, ho del lavoro da..”

“Bonjour”

Tutti gli artisti della sala scattarono come molle al suono di questa parola e si voltarono di scatto verso l‘ingresso.

Davanti alla porta c’era un tizio sulla cinquantina, molto elegante, e al suo seguito altre due persone - una donna con un caschetto di capelli scurissimi e un paio di occhiali cerchiati di rosso e un uomo dall’aria severa.

Erano loro, non c’era alcun dubbio. I critici.

Susan lanciò un’occhiata disperata al suo quadro, ancora da sistemare, e si sentì invasa da un’ondata di panico.

I suoi colleghi le rivolsero lo stesso identico sguardo.

Tutti erano talmente paralizzati dalla paura da non riuscire ad inventarsi un buon piano per guadagnare tempo, e si limitarono a maledire in cuor loro la puntualità francese.

Antoine, benché non avesse motivo di ansia, si ritirò in silenzio in un angolo.

E adesso? - si chiesero, mentre il più anziano del gruppo (che probabilmente era il capo) avanzava lentamente ma inesorabilmente verso le opere.

Grazie al cielo quella che aveva puntato era una della poche ad essere complete. Susan e gli altri seguivano le sue mosse come incantati.

Dopo avere esaminato l’opera da vicino e da lontano, ed averla valutata secondo tutti i parametri possibili, l’uomo passò alla seconda e si apprestò a compiere silenziosamente lo stesso lavoro.

A pochi passi da lui, la donna e l’altro tizio erano intenti a lanciare sguardi freddi e severi ai restauratori, come se fossero stati pronti ad attaccarli al primo cenno dell’esaminatore.

Il silenzio era assoluto, nessuno degli artisti osava respirare.

Tutti attendevano con terrore che l’uomo arrivasse all’opera incompleta.

E’ finita - pensò Susan, calcolando il tempo che le rimaneva per inventarsi qualcosa - nel migliore dei casi ci faranno una ramanzina coi fiocchi.

Ma il critico aveva appena messo da parte la lente con cui aveva osservato i decori più fini, che un’altra persona fece il suo ingresso in sala.

Susan si voltò verso il nuovo arrivato, e gli rivolse lo sguardo disperato di una preda circondata dai mastini. Un attimo dopo si maledisse di averlo fatto: il nuovo arrivato era nientemeno che Ernie McMillan.

Come aveva fatto a non pensarci? Era ovvio che ci sarebbe stato anche lui.

Ernie era come sempre impeccabile, e si diresse con passo sicuro verso il capo dei critici. I due si strinsero la mano e scambiarono qualche parola in francese.

Susan li osservava stupita: Ernie parlava il francese? Dove diavolo l’aveva imparato? A Hogwarts non si insegnavano lingue straniere.

Ma questo dubbio fu rimpiazzato subito dall’ansia. Ernie aveva capito il perché di quello sguardo disperato? E se sì, cosa avrebbe fatto? Li avrebbe lasciati al loro destino? Avrebbe dato manforte al nemico?

Il critico si apprestava ora ad osservare il quadro fatale. Un brivido scosse Susan e i suoi compagni di sventura. Era la fine.

“Excusez-moi, monsieur”

Il critico si voltò verso Ernie “Oui?”

“Cette peinture là n’est pas à nous. C’est l’oeuvre d’un artiste grec, qui a nous demandé de la chiffrer. Si vous voulez voire notres sculptures..”

E fece loro cenno di seguirlo. I critici obbedirono, e prima che Susan avesse il tempo di rendersene conto, erano spariti. Andati. Era finita, erano salvi. Ma perché? Perché Ernie l’aveva fatto?

 

 

Spazio Autrice

 Salve!! Questo capitolo è un romanzo, e se si considera che l'ho scritto di corsa..! Intanto vorrei scusarmi per il ritardo di una settimana, ma vi spiego: ero convinta, proprio certa, di aver aggiornato i primi del mese, e non una settimana prima. Così credevo di avere ancora tempo. Poi per caso mi è caduto l'occhio sulla data dell'ultimo aggiornamento e mi è venuto un colpo! XD Perciò ho messo giù questo capitolo in fretta e furia > <  Spero che vi sia piaciuto :) Le reazioni all'ingresso di Friederich sono prese da esperienze personali (nella mia scuola sono arrivati dei ragazzi per un gemellaggio, e tutte le ragazze, il primo giorno, sono andate a cercare il Friederich della situazione per dargli un'occhiata XD) mescolate con un po' di fantasia (perché no, non abbiamo un Friederich u.u) La frase che Ernie pronuncia alla fine è tratta dalle mie misere conoscenze di francese, quindi se trovate errori ditemelo pure! in ogni caso dovrebbe voler dire "quel quadro non è una nostra opera, ma è di un artista greco che ci ha chiesto di valutarla. Se volete vedere le sculture.." E ora la cosa più importante: Ernie ha battuto la testa? Perché li ha salvati dall'infamia? E qualcuna delle Corvonero farà colpo sul bel tedesco? XD No, ok, questo non lo so neanch'io. Sono aperta alle proposte, però. Le vostre recensioni mi hanno fatto come sempre un piacere immenso <3 Vi ringrazio per i complimenti, i commenti e le correzioni :) Vista l'introduzione di una casella per le risposte me ne servirò! scusatemi per il ritardo e la sclerata, ma tra compiti in classe, ff da scrivere, interrogazioni e roba da leggere sono un po' esaurita XD  Alla prossima! 

 

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Capitolo 16
*** Wizengamot - prima parte ***


Questo mini-capitolo è dedicato a tutti voi che seguite questa fic. Buon Natale <3

 

Alcuni giorni dopo la visita dei critici d’arte, Susan arrivò al lavoro più tardi del solito. La causa non era, però, la sua pigrizia (come credeva quell’anima candida di Hannah) .
Era una strategia di battaglia che aveva elaborato ormai da tempo, per la precisione dalla sera dell’incidente con la pianta carnivora.
Quella era stata la prima volta in cui si era accorta che Neville e Hannah potevano essere più che amici - sul serio.

 

Fin dal giorno del suo arrivo, infatti, Susan aveva fatto battute su quella convivenza, ma più per scherzo che per altro.
Era stato il divertimento che le procurava vedere l’amica in imbarazzo a farla parlare.
Ma quando aveva visto Hannah svenuta tra le braccia di Neville, oltre al tono con cui il ragazzo l’aveva rimproverata per la sua imprudenza, l’idea di loro due insieme le era apparsa come illuminata da una luce abbagliante.


Aveva deciso, quindi, di dare loro qualche aiuto, qualche spintarella.
Perché sì, erano perfetti insieme, ma Merlino!, erano così lenti e impacciati che Neville avrebbe fatto prima ad andare in pensione piuttosto che a farsi avanti.
Il piano che aveva elaborato si basava su due regole piuttosto semplici: lasciarli il più possibile da soli e fare in modo di eliminare eventuali ostacoli.

Il primo momento utile era la colazione.
Dato che lei era tanto refrattaria ad alzarsi in orario, Neville e Hannah avevano preso l’abitudine di fare colazione insieme.
La cosa era nata quasi per caso, ma adesso era diventata quasi un rito.


Due giorni prima Susan si era alzata prima del solito a causa di un incubo (le veniva imposto di lavorare in coppia con Ernie McMillan, il quale non faceva altro che darle ordini) e li aveva visti insieme, seduti al tavolo della cucina, che chiaccheravano e ridevano.
Aveva trovato la scena tanto adorabile che non aveva avuto il coraggio di interromperli.
Così era tornata a letto e aveva finto di dormire fino a quando Hannah era venuta a svegliarla alla solita ora.

 

Una volta entrata al Ministero, Susan trovò che il Reparto Artistico era stato addobbato per il Natale.
Decine di piccole luci danzavano sospese in aria, le porte e le finestre erano decorate con festoni bianchi e rossi, e in ogni piano era stato addobbato uno strepitoso albero di Natale.
“Non hanno badato a spese, eh?” commentò Lilian, una delle studentesse che lavoravano con lei al quadro Trecentesco.

 

 “Figurati, rimedieranno con i nostri stipendi” rispose Susan “ma le decorazioni mi piacciono troppo per arrabbiarmi”
“A proposito, lo sai che oggi arriveranno i risultati dell’ispezione dell’altro giorno?” fece Lilian mentre salivano verso la sala restauro.
A Susan per poco non andò di traverso il succo di zucca che stava sorseggiando.
“Che cosa?” chiese “ci sono anche dei risultati?”


Lily sbatté le palpebre “Ma certo. Non lo sapevi?”
“No”
Susan sentiva che stava per essere riassalita dal panico di quella mattina. E pensare che si era illusa che tutto fosse finito.
“Ma a cosa servono i risultati?” chiese con tono agitato “Voglio dire, non gli basta metterci sotto esame? Devono rigirare il coltello nella piaga?”


“Lo so, hai ragione” disse Lilian comprensiva, dandole una pacca sulla spalla “neanch’io ho tutta questa voglia di vedermi sbattere in faccia quello che pensano del nostro lavoro. Ma ho paura che non ci sia scelta” alzò le spalle “non ci resta che sperare bene e aspettare che McMillan ci porti i risultati”
Di bene in meglio - pensò Susan - ci mancava solo Ernie che mi ride in faccia sventolando l’esito del nostro fallimento. Perfetto.


Con un sospiro fece il suo ingresso in sala, e si apprestò tristemente a cominciare il lavoro.
Per fortune tra pochi giorni sarebbero cominciate le vacanze, e allora tutto questo non sarebbe stato altro che un lontano ricordo.
Il lavoro filò liscio per quasi tutta la mattinata. Quegli studenti d’Arte erano fantastici.
Non solo conoscevano alla perfezione opere e autori (decisamente molto meglio di buona parte degli impiegati), ma erano anche umili e desiderosi di rendersi utili, per cui accettavano qualunque incarico senza lamentarsi.


Susan lasciò correre uno sguardo soddisfatto tutt’intorno.
Amava il suo lavoro, nonostante le macchie di vernice, la vecchia salopette e le orde di critici snob.
Era in momenti come quello che sentiva che avrebbe potuto affrontare qualsiasi difficoltà pur di avere l’opportunità di stare con persone così in gamba.


Chissenefrega del giudizio di quattro mummie francesi - si disse, dando allegramente una pennellata di azzurro al quadro.
“Signorina Bones, il signor McMillan chiede di lei”
A queste parole Susan per poco non cadde dalla scala su cui era appollaiata “Eh?”


“Dice che vorrebbe vederla nel suo ufficio” disse Mary che era appena rientrata in sala. “Pare che i risultati siano arrivati”
Oh. Mamma. Mia. - pensò Susan scendendo dalla scala con le gambe che cominciavano a tremare.
Una cosa era sentirsi leggere i risultati circondata dagli affetti più cari (magari non proprio i più cari, ma comunque affetti) e una cosa era trovarsi sola nella tana del Basilisco e affrontare Ernie - perfezione - vivente - McMillan tutta sola.


Ma si fece forza. Non poteva permettere che i colleghi la vedessero spaventata, ne andava della sua reputazione.
“Buona fortuna” le disse Lilian come se stesse per presentarsi di fronte
“Terremo le dita incrociate per lei” aggiunse Mary.
Susan rise “Tornerò tutta intera, ragazze, non c’è bisogno di farmi gli auguri”

Ma se per caso vi andasse di prendere il mio posto ve ne sarei eternamente grata.


L’ufficio di Ernie si trovava, per somma sfortuna, allo stesso piano della sala di restauro, così Susan non ebbe nemmeno il tempo di riacquistare padronanza di sé che era già davanti alla porta.
Mentre prendeva un respiro profondo non poté fare a meno di notare che quella era davvero una porta antipatica.
Così perfetta, senza neanche un graffio.
Finalmente si decise a bussare ed entrare

 

 

Spazio Autrice

Ok, come avete potuto constatare, questo è un capitolo nano. Un mini capitolo. Ma nonostante le sue dimensioni, ha avuto una genesi di tutto rispetto: la prima parte è stata scritta l'ultimo giorno di scuola, durante l'ora di biologia. La prof spiegava le leggi di Mendeel, e io gettavo al vento anni di onorata carriera di studentessa modello per mettere giù un inizio (guardate un po' gli immensi sacrifici che si fanno a volte ^^). Il resto è venuto giù a morsi e bocconi, perchè in questi giorni non sono stata ferma un secondo (alla faccia delle vacanze) a causa dei classici regali dell'ultimo minuto (dei quali, modestamente,  sono una specialista). Però ci tenevo ad aggiornare prima di Natale: domani e dopodomani non avrò un momento per scrivere, e mi dispiaceva farvi aspettare ancora. Quindi, ecco a voi il frutto delle mie fatiche XD  Spero vi abbia divertito comunque un po', il seguito arriverà molto presto :)  Un abbraccio stritolatore, tanti auguri di Buon Natale <3

 

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Capitolo 17
*** Wizengamot - parte seconda ***


Spazio Autrice

Ecco a voi la seconda parte, per farmi perdonare è un po' più lunga e interessante :) *spero*

Fatemi sapere! Visto cosa succederà mi preparo ad essere linciata, ma faccio i complimenti a chi aveva intuito qualcosa ^^

Ho utilizzato come battuta un suggerimento che Nymphy mi ha dato involontariamente in una recensione. Il copyright di questa frase è suo *

Il prossimo capitolo sarà finalmente dedicato a Neville e Hannah <3

Vi lascio leggere in pace, adesso! ^^

Alla prossima, un bacione <3


 

E così, preso il coraggio a due mani, Susan bussò.
“Avanti”
Ernie era seduto alla scrivania, e sollevò appena lo sguardo quando la vide entrare.


“Salve” disse, e senza aggiungere altro si mise a frugare tra una pila di carte che aveva sulla scrivania.
Susan si accorse con costernazione che era disordinatissima.
Anzi, era un totale disastro.


Fogli di pergamena, piume, diverse boccette di inchiostro già aperte e una curiosa sferetta di vetro che sembrava essere piena di fumo.
Il resto dell’ufficio era ancora peggio. Buste da lettera,piume d’oca e libri d’arte erano spersi ovunque, senza un minimo di riguardo per l’ordine e la pulizia.


“Hai finito di esaminare le mie cose, o ti serve ancora un po’ di tempo?”
Susan si riscosse arrossendo “E tu hai trovato i miei risultati, o passo tra un paio di secoli?”
Ernie le rivolse un’occhiata raggelante “Trovati”


Le porse una spessa busta con il sigillo del Ministero, e che recava la scritta A Miss Susan Bones, Reparto di restaurazione, Ministero della Magia, Regno Unito.
L’intestazione era vergata con una grafia dura e spigolosa, da uomo.


Susan pensò con un brivido che su quella carta era passata la piuma implacabile del capo critico, e tremò al pensiero di cosa avrebbe trovato all‘interno.
“Hai intenzione di rimanere qui come pezzo d’arredamento, Bones?”


Per la seconda volta Susan si riscosse, ancora più indispettita.
“No, non vorrei annegare tra le carte” rispose con un’occhiata ironica alla scrivania.
Ah-ah. Chi l’avrebbe mai detto che lei potesse guardare con superiorità la scrivania altrui. Anzi, quella di Mr Sotuttoio.


“Perfetto allora, puoi tornare al tuo quadro” disse Ernie, indicandole la porta con un cenno.
Susan si trattenne a fatica dal rispondere a tono, ma non aveva voglia di perdere altro tempo con lui, e poi bruciava dalla curiosità di leggere i risultati dell’ispezione, per quanto sapesse perfettamente che era stata massacrata.


Mentre richiudeva la porta dietro di sé - con una smorfia ad Ernie che si era di nuovo immerso tra le carte - prese l’appunto mentale di portare a lavoro la pianta carnivora di Hannah, uno di quei giorni. *
Aveva cominciato a dirigersi verso la Sala Restauro, ma dopo pochi passi si fermò.


Qualunque cosa fosse contenuta in quella busta, di sicuro era meglio affrontarla da sola e poi riferirla con la dignità necessaria a tutti gli altri.
Era il capo, dopotutto.


Con le dita che tremavano liberò la pergamena dal suo involucro e, dopo aver inghiottito a vuoto due o tre volte, lesse.
E poi lesse di nuovo.
E di nuovo.


Infine alzò gli occhi dal foglio, confusa.
Perché in quella lettera non c’erano commenti ironici o severi come si aspettava. No, nemmeno uno.
Erano complimenti, nient’altro che complimenti.


Com’era possibile? Le facce dei critici parlavano da sole, quando erano usciti dalla Sala con Ernie.
Ernie.
Colta da un’illuminazione improvvisa, Susan fece dietrofront verso l’ufficio che aveva appena lasciato.
Non sapeva esattamente come, ma sentiva che Ernie c’entrava in qualche modo, e lei aveva bisogno di capire.


Perché se una si aspetta un massacro e invece riceve solo complimenti, di sicuro non può non chiedersi il motivo.
Attraversò il corridoio a grandi passi, ed era arrivata di nuovo davanti alla porta che una voce la fece voltare.
“Sue?”


Davanti a lei c’era Iris, l’anziana e adorabile segretaria di Ernie. Era una streghetta piccola e con i capelli quasi completamente bianchi, tagliati a caschetto, e gli occhi chiari e buoni.
Non si arrabbiava mai ed era sempre allegra e sorridente.


Loro due avevano fatto amicizia il primo giorno di lavoro, e Susan la adorava.
Poveretta, era ingiusto che una santa come lei fosse relegata a lavorare con quello spocchioso.
“Iris! Ciao” la salutò.


“Sei qui per i risultati?” chiese la strega gentile.
“Più o meno” Susan le porse il foglio “Leggi e dimmi cosa ne pensi”
Iris lesse e le restituì il foglio confusa “Cosa c’è che non va?”


“C’è che non capisco” rispose lei “ I quadri che hanno esaminato erano incompleti, e l’espressione di quel vecchio …”
“Derrière”
“Sì, lui, diceva tutto tranne che questo! Mi aspetto dei rimproveri, quindi, e invece mi ritrovo sotto una valanga di complimenti. Non capisco perché abbiano cambiato …” si interruppe.


Con suo grande stupore, Iris era scoppiata a ridere.
“Che c’è da ridere?” chiese Susan.
Ma la donna si limitò a rivolgerle uno sguardo indecifrabile, tra il compassionevole e l’incredulo, e riprese a ridere di gusto.
Che fosse impazzita?


“Iris” tentò Susan, cercando di ignorare il fatto che la vecchia strega fosse ormai piegata in due dalle risate “Potresti per favore dirmi cosa trovi di tanto divertente in tutto questo?
Iris prese alcuni respiri profondi nel tentativo di calmarsi.
Poi finalmente la guardò seria “Ma davvero non l’hai capito?”



SBAM!
La porta dell’ufficio di Ernie si aprì con violenza.
Il giovane mago scattò in piedi, sorpreso. Ma non fece in tempo a porre domande, che venne letteralmente investito dalla furia di Susan.


“Hai preso le mie difese con quei critici?” chiese la ragazza con urgenza, piantando con forza i pugni sul mucchio di carte che c’era tra loro.
Ernie spalancò la bocca e la richiuse più volte senza emettere suono, come un pesce fuor d’acqua.
“Allora?” lo incalzò Susan con gli occhi che lampeggiavano in modo inquietante.


Ernie fece d’istinto un passo indietro, e rimase a fissarla immobile, pietrificato.
“Che cosa diavolo stai blaterando, Susan?”si arrischiò a chiedere infine, dimenticandosi della proprietà di linguaggio e del solito Bones.
“Ti sto chiedendo se quello che mi hanno detto è vero oppure no” rispose lei col viso in fiamme.


Non poteva essere vero. Non poteva.
“A che cosa ti riferisci? Che ti hanno detto?” chiese Ernie.
Nella sua voce si sentiva distintamente una nota di panico, e il suo viso aveva perso del tutto il solito contegno sprezzante.


Adesso, per la prima volta dopo secoli, sembrava di nuovo il vecchio Ernie McMillan, il Tassorosso che aveva una crisi isterica dietro l’altra l’anno dei M.A.G.O.  e che litigava con mezza Sala Comune perché le loro chiacchere gli impedivano di concentrarsi.


Susan ispirò ed espirò profondamente prima di piantare gli occhi sul viso paonazzo che aveva di fronte.
“L’hai fatto?”
“I - i - io …” balbettò Ernie, cercando ansiosamente una via di fuga.


Come aveva fatto a sapere?
“Chi te l’ha detto?”
“Allora è vero! L’hai fatto!” strillò Susan, e per un attimo fu sopraffatta dalla sorpresa.
Ma si riprese in fretta “Perché l’hai fatto?”


Iris le aveva detto che discutere con i critici non era stato semplice. Ernie aveva quasi litigato con loro - in francese, ma si capiva comunque che non stavano parlando di Quidditch.
E le aveva detto anche il motivo di quell’azione sconsiderata.


Perché di sicuro avere discussioni animate con critici di fama internazionale non giovava alla carriera, e non ci voleva un genio per capirlo.
“Sì, perché?” disse Ernie ironico, ma con la voce che tremava per l’agitazione “Forse mi ero scolato una bottiglia di troppo, chissà”


Susan lo fissava in silenzio.
Non era mai stata a corto di parole come in quel momento.
Iris aveva ragione.
“Tu … tu sei …”


“Pazzamente innamorato di te” completò Ernie, diventando più rosso dello stemma di Grifondoro.
Susan barcollò.
“Stai scherzando?” chiese stridula, dopo aver riacquistato a fatica la voce.


“Perché, ti sembro in vena di scherzi?” Anche la voce di Ernie era salita di parecchie ottave.
Formavano proprio un bel quadretto, ai due lati della scrivania, rossi e scarmigliati.
“E allora perché non me l’hai detto, invece di comportarti come se mi odiassi?” proruppe Susan.


“Non è che tu mi saltassi al collo tutte le mattine” ribatté Ernie polemico.
“Perché non mi guardavi neanche!”
“Ah, allora dovevo sbavarti dietro!”


“Salutarmi non avrebbe nuociuto alla tua dignità, sai”
Ernie sospirò. “Non volevo che lo sapessi” ammise.
“E perché mai?”
“Perché sapevo che stavi già con qualcuno” Pronunciare quelle parole sembrò costargli un immenso sforzo.


“Io?!” quasi strillò Susan “E con chi, di grazia?”
Ernie la guardò sorpreso “Non … non stai con Antoine?”
Susan spalancò la bocca. Poi scoppiò a ridere “E questa da dove salta fuori?”


Ernie appariva di secondo in secondo più spiazzato.
Possibile che le voci che aveva sentito fossero tutte fandonie?
“Con Antoine è stato tutto un malinteso, è per questo che adesso sto da Hannah” spiegò Susan, indovinando la fonte di una tale assurdità.


“Piuttosto” chiese, colta da un pensiero improvviso “Io ero convinta che a te piacesse lei
“Che cosa?”
“Neville mi ha detto che uscivate insieme!”


“Sì, ma non in quel senso”disse Ernie, visibilmente divertito all’idea.
“Quindi erano solo appuntamenti tra vecchi amici?”Per un attimo Ernie sembrò combattuto.


Poi si decise e disse “Non erano appuntamenti tra vecchi amici. Forse lo erano per Hannah. Io stavo cercando di distrarmi”“Distrarti?”
“Da te. Volevo disinnamorarmi di te”
“E perché?” chiese Susan debolmente.


“Perché tu sei un totale casino, ecco perché!” esclamò Ernie tornando ad animarsi “Innamorarsi di te è molto più pericoloso di innamorarsi di Hannah. E io non riesco nemmeno a tenere ordinata una scrivania, figurati se volevo perdere la testa per te”
“Brutto idiota che non sei altro” sibilò Susan afferrandolo per il colletto della camicia e baciandolo con furia “Hai la più pallida idea di quanto mi hai fatto soffrire?”



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Capitolo 18
*** Appostamenti sospetti ***


- E' passato?

- Non ancora.

- Ma sono già le nove e un quarto...Non è che è ritornato in Austria e noi non ne sappiamo niente, vero?

- Amy, si può sapere come ti vengono in mente certe cose?

- Guarda che è possibilissimo!

- No che non lo è. La notizia si sarebbe già diffusa. E comunque non è austriaco, è tedesco.

- Dettagli, che vuoi che cambi?

- Cambia che sono due paesi diversi, Amy.

- Resta comunque bello e biondo. Tanto bello e tanto biondo.

- Che succede? Cosa state confabulando voi due? Sembrate due vecchie comari.

- Togliti di mezzo, James.

- State aspettando qualcuno?

- No.

- E allora perché vi siete appostate qui?


- Da quando cè bisogno di un motivo per prendere un po daria, Potter?


- Da quando la gente si apposta in modo sospetto come se stesse aspettando qualcuno...

- per chiedergli con chi va al Ballo, per esempio.

- Merlino, Hugo, non ti ci mettere pure tu!

- Infatti, non avete niente di meglio da fare?

- Ah ah! Allora è vero che state aspettando qualcuno!

- Volete farvi gli affari vostri, per una volta?


- E dai, diteci chi è il fortunato! Se è riuscito a fare arrivare Amy in anticipo alle lezioni devessere una cosa seria.


- Non capisco quello che dici. Io sono sempre puntuale, semmai siete voi che non arrivate mai in orario.


- Sì, ma per noi è diverso. Non possiamo mica rovinarci la reputazione arrivando puntuali come se non avessimo nientaltro da fare.


- Già, scusate, ci eravamo dimenticate con chi stavamo parlando. Voi siete troppo fighi per sottostare alle stesse regole dei comuni mortali.

- Non che tu sia nella lista dei candidati a Prefetto, eh, Church.

- Perché non prendete esempio da Al e andate a ripassare?

- Certo, così ci perdiamo il tuo Principe Azzurro.

Anche James stava per ribattere, ma venne spedito lontano con una gomitata alle costole.


In fondo al corridoio del primo piano, infatti, era comparsa una ben nota testa bionda, e molte studentesse sembrarono Materializzarsi proprio in quellistante.

Amy tirò un respiro profondo e scambiò un cenno dintesa con lamica che le stava vicino.


Poteva farcela.

Doveva farcela.

Forza, Amy. Ora o mai più si disse la ragazza stringendo i pugni e fissando lo sguardo su Friedrich che avanzava a grandi passi verso laula di Erbologia, dando come sempre limpressione di non essersi accorto delle occhiate e dei bisbigli che attirava.

Ok, ripassiamo le regole lultima volta. Primo: non battere in ritirata. Secondo: non fare scena muta. Terzo: cerca di non svenire. Almeno non prima di avergli parlato


Man mano che Friedrich si avvicinava, però, Amy sentiva il poco coraggio racimolato svanire, mentre il cuore le batteva così forte che sembrava voler scappare fuori dal petto.


Non ce lavrebbe fatta. Non ce lavrebbe fatta. Le si sarebbe inceppata la lingua e avrebbe fatto la figura della stupida.Oppure gli avrebbe balbettato addosso.


No.

Merlino, era meglio scappare prima di combinare qualche danno irrimediabile.


Ma non poteva scappare dopo tutto quello che aveva detto a Rachel, lavrebbe presa in giro fino ai M.A.G.O.


Era questione di attimi, ormai, e Friedrich le sarebbe passato davanti.

Doveva prendere una decisione, e doveva farlo in fretta.

                                                                                                           ***

- Neville? Disturbo?

Neville alzò lo sguardo dalla pila di compiti in classe che stava correggendo e sorrise.

- Figurati, entra pure -


Friedrich entrò nellufficio e si chiuse la porta alle spalle. Era da poco passata lora di pranzo, tutti gli studenti si stavano godendo la meritata pausa e ci si aspettava che anche lui facesse lo stesso.


Per questo motivo, vedendolo entrare nel piccolo ufficio, Neville fu un po' sorpreso.

- Come mai qui? - chiese infatti - E' successo qualcosa?

Friedrich scosse la testa, in imbarazzo - No, niente di che. E' solo - continuò, rispondento all'espressione interrogativa apparsa sul volto di Neville - solo che non mi andava di stare solo, oggi.


Un attimo dopo sembrò pentirsi dellammissione. Fino a quel momento aveva fatto di tutto per apparire allegro e a suo agio, ma la verità era che nonostante fossero passate quasi tre settimane dal giorno del suo arrivo, non aveva ancora stretto amicizia con nessuno.


Anzi, per essere precisi non aveva mai scambiato più di una decina di parole al di fuori delle lezioni nelle Serre.


Le ragazze che al suo arrivo lavevano terrorizzato con le loro risatine continuavano a mostrare un evidente interesse per lui, e più volte avevano cercato di attaccare bottone, ma la sua solita timidezza - dannazione a lei - era sempre piombata a bloccarlo, e così si era ritrovato a rispondere con degli stupidi balbettii e ad arrossire come un idiota.


Per questo motivo preferiva evitare di stare in mezzo alla folla di studenti della Sala Grande, che in quelle ore di ricreazione apparivano particolarmente rumorosi e spigliati, e cercare un angolo silenzioso in cui rifugiarsi con un libro.

Quel giorno, però, sembrava che le studentesse avessero deciso di tallonarlo, perché oltre alle solite avances più o meno preoccupanti, si era visto praticamente pedinare da alcuni gruppetti.

Preoccupato e confuso da questo strano comportamento, aveva deciso di rifugiarsi da Neville prima che finissero di pranzare e tornassero all'attacco.

- Non è che per caso hai idea di che cosa stia succedendo? - chiese, dopo avergli raccontato le avventure della mattinata che si era appena conclusa.

Si sedette sulla poltrona di fronte alla scrivania e lo fissò con aria preoccupata.

Neville rise - Non sai niente del Ballo, vero?

- Quale Ballo?


- Be', in realtà non è un vero e proprio Ballo - spiegò Neville - si tratta più che altro di una festa. Ma gli studenti è comunque un evento, suppongo. Lultimo vero Ballo di Hogwarts è stato quando frequentavo il quarto anno, e da allora le occasioni di mettersi in abito da sera sono state molto rare.


- Allora credi che sia per questo che quelle ragazze spuntavano dovunque, stamattina?

- Già, penso che volessero invitarti.

La prospettiva di andare ad una festa in compagnia di una di quelle ragazze sembrò terrorizzare Friedrich, che impallidì - Devo andarci per forza? Voglio dire, non è che potrei fare qualcos'altro? Badare alle mandragole, per esempio...

- Le mandragole se la caveranno benissimo da sole - disse Neville deciso - Friedrich, capisco cosa significa avere paura della gente, ma se fossi al tuo posto e riscuotessi tanto successo con le ragazze non mi lamenterei.

Friedrich lo guardò scettico.

Neville era bravo a fare discorsi dicendogli che doveva combattere la timidezza e buttarsi, ma intanto era lui che conviveva da mesi con una ragazza carina come Hannah e non le aveva ancora chiesto di uscire.


Li aveva visti insieme diverse volte, quando lei laveva invitato al pub per offrirgli una Burrobirra e stare in compagnia, e aveva notato con che occhi la guardava Neville.

Non capiva perché, allora, lamico non si decidesse a farsi avanti e a buttarsi.


- E va bene - disse, fingendo di cedere - andrò a quella festa.

- Bravo! Questo è lo spirito gius...

- Se tu inviterai Hannah - lo interruppe.


Il sorriso sul volto di Neville si dileguò all'istante. - Friedrich, te lho detto, le cose non stanno così.


- Ma perché? A me sembra che tu le piaccia - insistette Friedrich.

Neville sospirò. - Credo che stia ancora frequentando quel tipo di cui ti avevo parlato.

- Che vuol dire che credi? Non ne sei sicuro?

- Hannah non ha mai detto niente di esplicito, e io non posso mica andare da lei e dirle Ehi, Hannah, senti, toglimi una curiosità: non è che per caso stai con quel damerino pomposo di McMillan? Perché in caso contrario potresti venire alla festa di Hogwarts con me

- Scusa, ma io non ci vedo niente di strano. Invitala, e se sta davvero con quel tizio, almeno ci avrai provato.


Neville lo guardò con tanto docchi. A sentirlo parlare così si sarebbe detto che Friedrich fosse un ragazzo sicuro e spigliato


Peccato che tra teoria e pratica ci fosse un po' di differenza.

- Non lo so, non è così semplice...


Friedrich sbuffò - Neville, ti rendi conto che sei peggio di una ragazzina del primo anno? Che timporta se non va bene?

- Mimporta invece, perché Hannah non è una ragazza come le altre - ribatté Neville animato - Lei è diversa, è Non lo so.


Friedrich scosse la testa. Certo che erano proprio due casi disperati.


- Senti, fa come vuoi, Neville - disse alzandosi e aprendo la porta - Ma ti avverto, che se non ti fai avanti tu, Hannah la invito io.Con queste parole uscì dallufficio, e chiudendo la porta vide Neville che tornava a sedersi alla scrivania, pensieroso.


                                                                                                   

                                                                                                     ***


- Hannah, hai visto i miei stivali?

- No, non li ho visti.

- Maledizione, non posso uscire così! - esclamò Susan disperata, buttandosi distesa sul letto. - Sono un mostro, vero?

Hannah sospirò, facendo appello a tutta la sua pazienza per non essere scortese.


- Sue, te l'ho già detto dieci volte, sei uno schianto. Adesso smettila di cambiarti e vai a questo benedetto appuntamento.

- Sicura che gli stivali non stessero meglio con questa gonna? Il colore stona un po con queste scarpe

- Susan - disse Hannah piazzandosi davanti allamica con le mani sui fianchi - Credi davvero che a Ernie importi qualcosa delle tue scarpe?

- Dici di no?

- E chiaro che è pazzo di te, è una settimana che non si scolla dal mio locale e che vi scambiate effusioni in pubblico! - il tono di Hannah voleva essere severo, ma suonava parecchio divertito.

Vedere Ernie così preso da Sue - e Sue così presa da Ernie - era una spettacolo impagabile.

- Va bene, vado - Susan si tirò su - Ma tanto lo so che sono orribile e che tu vuoi solo buttarmi fuori.

- Brava, ora che hai scoperto i miei piani malvagi fammi il piacere di andare, che devo aprire il locale.

Susan le fece una smorfia e si diresse poco convinta giù per le scale. - A domani.

- Buona serata, e non fatevi arrestare per atti osceni in luogo pubblico, per favore.

- Ah ah. Cercheremo di non farci beccare.

Pochi secondi dopo Hannah sentì tintinnare il campanello del locale, e uno squillante Tesoro!

Ridacchiò tra sé, e si apprestò ad aprire il locale per la sera.

Spazio Autrice

Neville si deciderà ad invitare Hannah, o la nostra cara locandiera finirà con Friedrich?

Sue ed Ernie verranno arrestati? E la misteriosa Amy farà colpo sul bell’austriaco- cioè, sul bel tedesco? Lo scopriremo nella prossima puntata <3

E inutile che mi scusi per il ritardo, ormai è diventata unabitudine _ _ Ma stavolta non ho potuto scrivere perché a fine giornata i miei occhi davano forfait, e solo ieri sono riuscita a recuperarli.

Ieri avevo finito di scrivere il capitolo, ma ho dovuto ingaggiare una lotta all'ultimo sangue con l'html, che come potete notare dall'impostazione di questo capitolo, mi odia. Sono una disgraziata, lo so ç_ç

Si prega comunque di notare come questa autrice indisciplinata abbia sempre la scusa pronta u.u

Anyway. Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio come sempre di seguire questa fic con tanto affetto ^^

Giuro che il prossimo capitolo sarà puntuale e interessante, perché stavolta è già in parte cominciato.

A presto, un bacione :D


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Capitolo 19
*** Inviti ***


Spazio Autrice

In occasione dell'Unità d'Italia ecco il nuovo capitolo (che naturalmente con l'Unità d'Italia non c'entra per niente xD) Spero tanto che vi piaccia ^^  

Un abbraccio come sempre, e grazie infinite a tutti voi che leggete e seguite questa storia,

Vi adoro  <3 <3 <3

P.S. Come scoprirete oggi è anche l'anniversario dei millecinquecento anni dalla fondazione di Hogwarts (sì, pensate un po' le coincidenze della vita!)

 

Stava scherzando.

Non stava scherzando.

Stava scherzando.

Non stava scherzando.

Ma sì, scherzava di sicuro. Figuriamoci se diceva sul serio!

No, non stava scherzando per niente. Era serissimo. Mai apparso così serio.

Neville si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più. Era quasi mezz’ora che si tormentava con quell’interrogativo, e non era ancora arrivato a una risposta.

Aveva persino pensato di sfogliare una margherita, prima di rendersi conto che un atto del genere, da parte di un insegnante di Erbologia, sarebbe stato immorale.

Il fatto era questo: una parte di lui gli diceva che quando era uscito dal suo ufficio minacciando di invitare Hannah, Friedrich stesse solo scherzando. Che insomma l’avesse detto solo per farlo preoccupare un po’, o forse neanche per quello, magari l’aveva fatto solo per ridere.

Un’altra parte di lui, invece, diceva che Friedrich non stava affatto scherzando, e che se diceva una cosa l’avrebbe fatta, secondo le sue abitudini.

E poi non era tanto strano se un altro si era accorto di quanto Hannah fosse carina.

Era naturale, invece. C’era da stupirsi del contrario, del fatto che non ci fossero decine di spasimanti a tutte le ore davanti alla porta dei Tre Manici di Scopa.

Per questo motivo, Neville era portato a dare ragione alla parte di lui che gli diceva di stare all’erta, e di non prendere alla leggera le parole di Friedrich. Poco importava se il ragazzo era in effetti un bel po’ troppo giovane per Hannah, o se era suo amico.

Poteva aver detto sul serio, e quelle sole parole “La invito io, se non lo fai tu” bastavano a fare di lui un nemico.

Va beh, magari non proprio un nemico. Un avversario sì, però.

E allora? - Una vocina gli si presentò alla mente, chiara e perentoria al tempo stesso - E allora, Neville Paciock? Un altro minaccia di invitare Hannah al posto tuo, se non ti dai una mossa. Vuoi davvero lasciargli campo libero solo perché l’hai vista uscire con un altro secoli fa? Vuoi davvero perderla perché hai troppa paura di rimanere deluso?

Neville strinse i pugni.

Si sarebbe pestato da solo, se avesse potuto. La verità era che non si era mai odiato tanto.

Perché era così codardo? Perché l’idea di farsi avanti come tutti gli altri maghi adulti, e rischiare, lo spaventava così tanto da bloccarlo?

La risposta arrivò con una velocità sconfortante.

Perché mi sono innamorato.

Ecco, l’aveva detto. Aveva fatto la più grande idiozia che una persona nella sua posizione potesse fare: si era innamorato della ragazza più meravigliosa del mondo, e se prima avesse avuto anche una sola possibilità di farsi avanti con lei, adesso che sapeva perfettamente quanto fosse importante, quella possibilità non esisteva più.

Farsi avanti con una ragazza qualsiasi, invitarla a uscire, era difficile, ma di certo non impossibile. Bastava pensare che se andava male, c’era un mondo pieno di altre streghe carine.

Ma con Hannah questo ragionamento non poteva funzionare.

Lei non era una strega carina come tante altre. Lei era unica, e perfetta.

Era bellissima, e simpatica, e dolce, e in gamba.

Era capace di lottare contro una pianta carnivora, farsi quasi staccare un braccio, e cinque minuti dopo rialzarsi e affrontare decine di clienti per il bene del suo locale.

Ci metteva l’anima, in quel locale.

Allo stesso tempo, però, era la persona più buffa e tenera del mondo.

Il tipo di persona che prendeva in casa un’amica in difficoltà senza pensarci su nemmeno un momento e che si faceva in quattro per risolvere i suoi problemi.

Una ragazza che era scoppiata in singhiozzi quando era partito per la Slovenia, e che era venuta in suo soccorso e rimediato un pudding perfetto con un braccio fuori uso.

Una ragazza che si ritrovava con un braccio fuori uso perché era capace di tenere a mente l’inventario per un pub, e di non lasciarsi sfuggire neanche una bottiglia, ma non riusciva a ricordare che quando ci si avvicina ad una pianta pericolosa è meglio farlo con dei guanti di pelle di drago.

Neville ormai non riusciva a immaginare di andare a scuola, la mattina, senza aver fatto colazione con lei, senza averla vista sorridere nelle piccola cucina luminosa, tra le tazze e i biscotti.

Non aveva idea di come avesse potuto sopravvivere tutti quegli anni senza la figuretta piccola e paffutella che lo inseguiva fino all’angolo della via brandendo un fascio di compiti in classe.

E la cosa che lo preoccupava, era che non riusciva a concepire la possibilità che tutto questo finisse.

Hannah si comportava così perché lo riteneva un amico, e apprezzava la sua amicizia. Ma se lui si fosse deciso, se le avesse detto la verità?

Se le avesse detto che aver vissuto con lei quegli ultimi mesi era stata l’esperienza più elettrizzante della sua vita, se le avesse detto che per lui era insostituibile e che avrebbe preferito sfidare a duello tutti i maghi del mondo piuttosto che vederla andare via con uno di loro, se fosse riuscito a spiegarle anche solo una centesima parte di quanto la trovava speciale, lei avrebbe continuato a volerlo lì?

O gli avrebbe chiesto di andare via, o peggio, di mettere da parte tutto ed essere amici, per sempre solo amici?

Fino a quella mattina, Neville se ne accorse solo allora, si era rifiutato deliberatamente di prendere una decisione.

Aveva preferito andare avanti così, senza cercare di più, perché l’idea di perdere tutto questo lo spaventava troppo.

Ma quel giorno aveva capito che anche non facendo nulla rischiava di perdere Hannah.

Un altro, che fosse Ernie o Friedrich o un perfetto sconosciuto, avrebbe potuto notarla e farsi avanti, e lui sarebbe rimasto lì, fermo, a guardare.

Non se ne parla nemmeno

A quel pensiero, Neville saltò su, afferrò il mantello e marciò fuori dal suo ufficio, con in viso l’espressione più decisa che avesse mai avuto dalla Battaglia di Hogwarts.

Attraversò i corridoi affollati di studenti, senza guardarsi intorno, e un attimo dopo aveva già varcato il grande portone d’ingresso del castello.

***

Dlin dlin dlin.

Il campanello sopra la porta dei Tre Manici di Scopa tintinnò, e Hannah sollevò la testa, sorpresa.

Era decisamente troppo presto per i clienti, e per di più sulla porta era ancora affisso il cartello con su scritto Chiuso.

Mise giù la piuma d’oca e la pergamena su cui stava facendo i conti dell’ultimo mese, e si voltò verso la porta per dire che il locale era ancora chiuso, quando vide con stupore che la persona che aveva fatto tintinnare il campanello era Neville.

“E tu che ci fai qui?” chiese.

Un secondo dopo si rese conto di essere stata un po’ brusca “Voglio dire” tentò di rimediare “Non avevi lezione oggi pomeriggio?”

“Non preoccuparti” disse Neville, e Hannah notò con stupore che l’amico appariva stranamente agitato. Aveva il fiato corto, come se avesse corso, i capelli erano più spettinati del solito e il mantello che teneva con noncuranza per un lembo strisciava a terra.

I suoi occhi, infine, brillavano di una luce che non aveva mai visto prima.

Se non fosse stata lei stessa la proprietaria del pub del villaggio, Hannah avrebbe creduto che Neville fosse ubriaco.

Stava per chiedergli delucidazioni, ma Neville la precedette. Trasse un respiro profondo, come se dovesse cominciare un discorso solenne “Hannah, devo chiederti una cosa. Cioè, non devo chiederti una cosa” si impappinò, mentre la ragazza lo guardava incuriosita “si tratta di … diciamo un favore. Sì, più o meno è un favore. Ma voglio dire, spero che ti faccia piacere …”

“Neville, che cosa vuoi dire?” chiese Hannah, che adesso lo fissava decisamente confusa.

Neville si accorse che il discorso che stava facendo non aveva molto senso, e decise di cominciare da capo.

“Scusami, credo di aver fatto un po’ di confusione” disse, e ripartì con ordine.

Voleva invitarla alla festa, e non poteva farlo con quelle frasi da squilibrato.

“Stasera ci sarà una festa, ad Hogwarts, in onore dei millecinquecento anni dalla fondazione. Non te ne avevo parlato perché fino a stamattina non pensavo di andarci.”

“Oh, capisco” annuì Hannah, che in realtà non capiva molto. Che c’entrava lei?

“Ma ho cambiato idea” continuò Neville, e decise di saltare la storia di Friedrich e della sua minaccia. “Quindi pensavo … mi chiedevo, sì … se per caso tu fossi … sai … libera stasera, e ti andasse di …”

Merlino quant’era difficile!

“Di venire con me” completò, e si voltò finalmente a guardarla in faccia, dato che aveva pronunciato tutto il suo discorso fissando il bancone di legno.

“Con te? Alla festa? Io?” chiese Hannah, stupidamente.

La domanda di Neville era stata chiarissima, eppure quelle domande le uscirono lo stesso dalle labbra.

“Sì, se ti va, voglio dire, se hai altro da fare … o magari un appuntamento …”

“No, no, sono liberissima” si affrettò ad assicurarlo Hannah, e di nuovo le parole erano uscite fuori prima che lei se ne accorgesse “l’unico problema è il locale” disse, mordendosi un labbro.

Non aveva mai chiuso la locanda, prima d’ora, ma non voleva neanche dire di no a Neville.

“Potresti affidarlo ai camerieri” tentò Neville timidamente.

Hannah annuì, anche se l’idea di lasciare il suo adorato locale a quegli irresponsabili non la allettava. Ma era l’unica soluz -

Improvvisamente la ragazza si illuminò “Ho trovato!” esclamò contenta, e sorrise “Chiederò a Susan ed Ernie di occuparsi del locale mentre sono via. In fondo Sue mi deve un favore”

“Susan ed Ernie?” chiese Neville cadendo dalle nuvole. Si era tanto preoccupato di riuscire ad invitarla che si era completamente dimenticato di Ernie.”Scusa, ma quei Susan ed Ernie?”

Hannah lo guardò, incredula “Oh, davvero non te ne avevo parlato? E’ successo solo qualche giorno fa … Sue ed Ernie adesso stanno insieme”

“In-insieme?” boccheggiò Neville, che non ci capiva più niente “Ma non si odiavano a morte?”

Hannah ridacchiò “Sì, così sembrava. Ma a quanto pare non era un odio invincibile”

“Quindi stanno insieme” ripeté Neville. Era troppo bello per essere vero. Voleva dire che si era sbagliato, e che Hannah era libera.

“Sì, stanno insieme”

“Sei sicura? Proprio sicura?”

“Ma certo, li vedo uscire tutte le sere” lo assicurò Hannah, e adesso cominciava a non capirci niente di nuovo. Perché la notizia lo colpiva tanto?

“E tu sei … sei contenta?” azzardò Neville.

“Sì, molto contenta” rispose Hannah, sempre più confusa. Perché avrebbe dovuto non essere contenta?

“Bene” Neville sorrise, un sorriso beato “E’una cosa magnifica”

“Sì, lo è”

Ma che diavolo?

“Devono essere una bella coppia” continuò a sorridere Neville.

“Lo sono, decisamente”

“Già, immagino. Sì, bene” sorrise di nuovo.

Non sembrava avere intenzione di nascondere la sua soddisfazione, anche se Hannah continuava a non capire il perché.

Alla fine, dato che Neville continuava a sorridere e annuire, Hannah decise di riportare la conversazione alla normalità.

“Allora, per stasera” cominciò “a che ora devo essere pronta?”

Neville si riscosse “Giusto, stasera. La festa dovrebbe cominciare alle otto, visto che la McGranitt ha chiesto agli insegnanti di essere al castello per le quattro, per dare una mano ad organizzare” completò con un filo di voce.

L’orologio affisso alla parete segnava le quattro e cinque minuti.

“Oh oh” disse Hannah, ricambiando il suo sguardo preoccupato “Credo che ti convenga andare”

“Sì, credo anch’io” annuì Neville terrorizzato. La McGranitt l’avrebbe Trasfigurato sul serio in una piuma d’aquila, se non riusciva ad essere al castello in meno di tre secondi.

“Allora io vado”

Avrebbe voluto dirle qualcos’altro, che era felice di andare alla festa con lei e tante altre cose, ma l’orologio alla parete marciava insensibile.

“Va bene” annuì Hannah “Ci vediamo lì”

“Sì. Grazie” disse Neville, e la guardò in un modo che la fece arrossire.

“Di niente, grazie a te” disse, con una vocina piccola piccola che non le apparteneva.

“A dopo, allora” Neville sorrise di nuovo da un orecchio all’altro, e sparì fuori dal locale.

Hannah guardò la porta e il campanello che tinitinnava furiosamente e si torse le mani. Tra poche ore sarebbe andata a una festa ad Hogwarts con Neville, ma per qualche ragione si sentiva stranamente scombussolata.

Che le prendeva?

***

“Amy, tutto bene?”

“Vai via, Viola”

“Che ti succede? Non ti ho vista per tutto il pomeriggio”

“Non preoccuparti, non è successo proprio niente”

Viola però si preoccupava eccome. Da quella mattina, quando Amy avrebbe dovuto farsi avanti con Friedrich ed era finita con il battere in ritirata come sempre, la ragazza non sembrava più lei.

Di solito dimenticava le delusioni in pochi minuti, e rideva delle proprie gaffe come se non le importasse più di tanto.

Quel giorno, invece, non aveva né riso né parlato. Si era chiusa nel silenzio, pensierosa e malinconica, tanto che nemmeno James e Hugo avevano avuto il coraggio di prenderla in giro.

Perché mettersi in mezzo a un corridoio, boccheggiare, arrossire e rientrare di corsa in classe, erano degli inviti troppo pressanti a fare battute, se il soggetto in questione non sembrava ferito nel profondo come Amy, naturalmente.

“Non vuoi rientrare al castello? Dovremmo prepararci per la festa” tentò Viola. Fino a quel momento i vestiti e i preparativi per un Ballo erano stati la cura a tutti i momenti di malinconia dell’amica.

Ma la situazione doveva essere molto più grave del previsto, perché la proposta non venne accolta con la solita eccitazione.

Anzi, la testa bionda non si sollevò nemmeno, e rimase nascosta tra le braccia.

“Io non ci vado” mormorò la ragazza, con una vocina lacrimosa.

Tirò su col naso.

“Come non ci vai?” chiese Viola con tanto d’occhi “Ma se non hai fatto altro che parlare della festa, da quando è stata annunciata!”

“Non mi interessa più” singhiozzò Amy. Finalmente si decise a mostrare il viso: le guance rosee erano rigate di lacrime, e gli occhi azzurri, di solito allegri e vivaci, erano gonfi e rossi.

Viola sussultò a quella vista. Amy non aveva mai pianto prima di allora.

Se lo faceva adesso, significava che quella per Friedrich non era una semplice cotta. Amy era davvero innamorata di lui. Per questo la figuraccia della mattina l’aveva sconvolta tanto.

“Dai, smettila di piangere, adesso” disse “e vieni con me. Stamattina non è andata benissimo, forse -

“E’ stato un disastro” mormorò Amy in tono tragico.

“Sì, forse lo è stato. Ma non andare alla festa non cambierà le cose. E a me invece è venuta un’idea per aiutarti”

“Davvero?”

Viola le rivolse uno sguardo furbo “Sì”

 

 

 

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Capitolo 20
*** La festa ***


 Spazio Autrice

Ho chiesto ad Hannah come si fa a perdonare Susan quando ne combina una delle sue, e lei mi ha risposto che lo fa perchè sa che, anche se è uil più incredibile pasticciona che sia mai esistita nel mondo della Magia, in realtà le vuole bene sul serio e farebbe di tutto pur di dimostrarglielo.

Ecco, questo è il mio modo assurdo per dirvi: volete essere tante Hannah?

In cambio vi prometto di tornare con una valanga di oneshot, flashfic, longfic o anche drabble su tutto quello che volete: le avventure di Ernie e Susan? Quelle di Hannah e Neville? Di Friedrich e Amy?  

Non ho parole per ringraziarvi per essere stati dei lettori tanto appassionati e divertenti. Spero davvero che questo capitolo vi piacerà, e di essere riuscita a farvi divertire con Hannah e tutti gli altri! <3


 

Quando, quella sera, Hannah entrò nella Sala Grande, sentì il cuore battere più veloce mentre i suoi occhi correvano da una parete all’altra, incantati.
Il soffitto era più magico e reale che mai: su uno sfondo blu scuro si stagliavano miliardi di piccole stelle luccicanti, alcune delle quali di quando in quando si facevano più luminose, e dopo un volo cadevano giù in una pioggia argentata.
La Sala era illuminata da candele bianche che fluttuavano a mezz‘aria, mentre le pareti erano decorate con ghirlande di foglie e fiori e con drappi riccamente ricamati, dei colori brillanti delle quattro Case.
In un angolo della Sala era sistemato un gruppo di giovani maghi vestiti di blu, che stavano suonando una delle ultime hit del momento, e davanti al palco si era formata una piccola folla di studenti entusiasti pronti a scatenarsi e a ballare.
Hannah cominciò a battere i piedi a ritmo di musica e ridacchiò tra sé immaginando la reazione di Susan se questa si fosse trovata al suo posto: probabilmente sarebbe già stata ai piedi del palco a darci dentro, con una pinta di whisky incendiario in mano.
Dall’altra parte del salone vide Friedrich che stringeva la mano di una biondina che qualcuno gli stava presentando, e nonostante la sua solita timidezza sembrava parecchio felice.
Un attimo dopo notò alcune facce conosciute fare il loro ingresso in Sala: Hagrid, elegantissimo nel suo completo verde muschio, con i capelli e la barba incredibilmente ordinati e lucenti, il professor Vitious accompagnato dalla professoressa Cooman con uno straordinario abito di perline e paillettes (che la faceva brillare più di tutte le studentesse messe insieme).
In coda la professoressa McGranitt che si trascinava dietro per l’orecchio nientemeno che James Potter. La scena non doveva essere nuova per gli studenti di Hogwarts, che ridacchiarono sotto i baffi lanciandosi occhiatine.
“Mi lasci professoressa, mi lasci!” escamò il ragazzo, rosso in viso per la vergogna di essere trattato come un mocciosetto del primo anno.
“Assolutamente no, signor Potter. Ho intenzione di umiliarla per bene. Forse con questo capirà che essere figlio di Harry Potter non fa di lei una star”
“Ma io non ho fatto niente di male, era solo uno scherzo innocente!” protestò lui.
Aveva notato benissimo però, che molte ragazze si stavano godendo divertite lo spettacolo, e ammiccò in loro direzione.
“Come no! Se per lei quello era uno scherzo innocente, non voglio immaginare qual è la sua idea di attentato!” rispose la strega alzando il capo scandalizzata, e non accennando a mollare l’orecchio del malcapitato, ormai prossimo a staccarsi.
James cercò di convincere la McGranitt a graziarlo, l’insegnante cominciò a fargli la ramanzina citando tutte le regole e controregole che aveva infranto con il suo comportamento inqualificabile, e Hannah rideva ormai a crepapelle con tutti gli studenti presenti in sala, quando una voce alla sua sinistra non richiamò la sua attenzione “James Potter è davvero l’erede dei gemelli Weasley”
“Neville!” esclamò la ragazza, e sorrise al giovane professore che stava davanti a lei.
Inutile dire che non l’aveva mai visto tanto elegante: la camicia candida e l’abito nero sembravano essere stati cuciti apposta per lui, i capelli erano lisci e pettinati per bene, le scarpe ai suoi piedi erano lucidissime cosi come i gemelli ai polsi.
Non ci voleva una vista molto acuta per capire che era davvero uno dei cavalieri più affascinanti della festa.
E a quanto pareva oltre a lei se n’erano accorte anche molte altre dame, che cominciarono a guardarlo con occhi bramosi.
Hannah le notò e in un impeto di gelosia afferrò il braccio del ragazzo.
Neville avvampò ma non chiese spiegazioni, e Hannah ne fu ben lieta, perché a dire il vero non era in grado di spiegare bene nemmeno a se stessa perché l’aveva fatto.
Per fortuna in quel momento la band di musicisti attaccò una canzone indiavolata, e tutti, studenti, insegnanti e invitati, volarono al centro della sala per ballare.
“Io sono un pericolo pubblico in queste cose, ma ti va di ballare con me?” chiese Neville sorridendo nervosamente.
In tutta risposta Hannah gli rivolse un sorriso luminoso prima di lanciarsi insieme a lui in mezzo agli altri ballerini.

Merlino! Non ballavo tanto da … non lo so, credo di non aver mai ballato tanto prima di stasera!” esclamò Hannah senza fiato, sistemando un ricciolo ribelle nell’acconciatura che ormai dava segni di cedimento.
“Sai, neanch’io avevo mai ballato tanto” ammise Neville “e non avrei mai pensato che farlo potesse essere così divertente”
“Davvero?”
Hannah si illuminò: era un complimento, giusto?
I due erano usciti dalla Sala Grande insieme ad alcuni altri invitati e adesso passeggiavano nel prato davanti al castello.
Il Lago rifletteva le migliaia di stelle che brillavano nel cielo sereno e l’aria frizzante era piacevole dopo le luci e il movimento.
Se esisteva al mondo un momento adatto a rivelare ad Hannah quello che provava per lei, era proprio quello.
Neville lo comprese, e fatto un respiro profondo si rivolse alla ragazza “Hannah, c’è una cosa che volevo … vorrei … voglio dirti”
Hannah fece un balzo, ma disse solo “Sì?” tutta tesa ad ascoltare.
Stava succedendo davvero?
E come avrebbe dovuto rispondere? Fino a qualche ora prima la domanda sarebbe stata problematica, ma adesso Hannah non aveva dubbi.
Che dubbi si possono avere quando quella frase incompleta era bastata a farle scappare il cuore dal petto?
“Hannah questi ultimi mesi sono …”
“Sì?”
“Sono stati … o meglio, mi hanno fatto capire che io …”
“Che tu?”
“Io …”
“Professor Paciock!”
Un ragazzino con i capelli rossi si avvicinava correndo verso di loro.
“Hugo, che succede?”
E nel chiederlo, Neville sperò per lui che il castello stesse crollando, o neanche l’amicizia che lo legava da decenni a Ron e Hermione sarebbe bastata a trattenerlo dal metterlo in punizione fino ai M.A.G.O.
“Pare che ci sia una rissa alla serra numero sei” spiegò Hugo Weasley. Lanciò un’occhiata curiosa ad Hannah e compreso il misfatto si affrettò ad aggiungere “è stata la McGranitt a mandarmi a cercarla”
“E nessun altro può fermare quei due?” si informò Neville. Proprio adesso che aveva trovato il coraggio di parlare due delinquenti dovevano fare a pugni? E per giunta in una serra? Da quando una serra era il posto ideale per fare a pugni?
“Il problema è che sono due piante che si stanno azzuffando!” spiegò Hugo, in un misto di disperazione e ilarità.
“Per le mutande di Merlino!” esclamò Neville “Devono essere quelle piante che sono arrivate la settimana scorsa. Non facevano altro che insultarsi da giorni!” e corse dietro a Hugo. Si voltò dopo qualche metro “Mi dispiace, Hannah, faccio in un attimo!”
Hannah gli fece segno di andare “Ti aspetto qui”

La signorina Abbott?”
“Sì?”
Hannah guardò la ragazza che le stava davanti, e riconobbe la biondina che all’arrivo qualcuno stava presentando a Friedrich.
“Sono Amy. E’ arrivato un gufo per il professor Paciock, e mi hanno detto che era con lei”
“E’ andato alle serre, ma tornerà presto”
“Le dispiace se la lascio a lei?” Amy le consegnò una busta piena di timbri e fece segno con la testa verso il castello “Io …”
“Hai qualcuno che ti aspetta dentro” la anticipò Hannah. Era difficile non capirlo, visto che la ragazza saltellava praticamente sul posto.
“Sì. Grazie mille!” e Amy la salutò con la mano prima di affrettarsi di nuovo verso il portone d’ingresso del castello.
Hannah esaminò la busta. Si trattava di sicuro di qualcosa di importante per essere stata recapitata senza aspettare la mattina dopo.
Chissà cos’era? Lesse l’indirizzo sotto il nome del mittente: Slovenia.
Slovenia!
Adesso la curiosità era bruciante. In fondo che male c’era a leggere? Avrebbe richiuso la busta con un incantesimo.
Dopo essersi accertata che nessuno degli invitati nei paraggi stesse guardando dalla sua parte, Hannah strappò la busta e tirò fuori il foglio che vi era dentro.

Direttore del Reparto di Erbologia, Hannah? Stai scherzando?”
Neville aveva gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore.
“Guarda tu stesso” disse Hannah mettendogli in mano la lettera.
Mentre Neville la leggeva, Hannah sentì che c’era solo una cosa da fare. E quella cosa era tornare alla locanda, augurare buona fortuna a Neville e apprestarsi a dirgli addio.
Che genere di strega avrebbe dovuto essere per non capire la grande opportunità che Neville aveva dinnanzi?
Il suo lavoro in Slovenia finalmente riceveva un premio, e che premio, per Morgana!
Lei sarebbe rimasta lì ai Tre Manici di scopa e gli avrebbe scritto spesso.
Come fa una vecchia zia. O sua nonna Augusta.
Per un attimo si immaginò con in testa l’avvoltoio impagliato preferito di Augusta Paciock e quasi si mise a ridere, nella tragicità del momento.
Ma la voglia di ridere le passò subito quando vide che gli occhi di Neville brillavano nello scorrere la lettera.
Era felice.
Certo che lo era, perché non avrebbe dovuto?
Forse perche prima stava per dichiararsi?
Sì, forse era proprio questo che stava per fare prima che Hugo Weasley arrivasse a interromperli.
Ma sarebbe stato un terribile sbaglio.
Improvvisamente aveva freddo. Improvvisamente voleva tornare ai Tre Manici di scopa per piangere tutte le sue lacrime.
“Torniamo a casa?” disse evitando gli occhi del ragazzo.
Neville riemerse dalla lettura “Come hai detto?”
“Vorrei andarmene” ripeté Hannah in tono brusco.
“Ma certo” disse Neville sorpreso.
“E tra parentesi credo che dovresti accettare quel posto”
Neville era sempre più stupito e confuso “Dici che dovrei?”
“Sì” confermò Hannah fissandosi ostinatamente le scarpe“è una grandiosa opportunità”
“Lo è di certo ma …” cominciò Neville lentamente.
Eh no, carino. Pensò Hannah, non mi renderai tutto più difficile di quanto già non sia!
“Ma cosa?” fece quindi la ragazza, simulando un tono allegro e disinteressato “perché mai dovresti restare?”
Fu il colpo di grazia.
Neville piombò nella confusione più completa: che si fosse solo illuso?
“Sì, hai ragione” disse “forse farei bene ad accettare”
Avrebbe fatto subito i bagagli e sarebbe partito l’indomani.

Quando si svegliò il giorno dopo, Hannah guardò fuori dalla finestra della sua camera e vide un ammasso di nuvole grigio piombo che incombevano sopra il villaggio di Hogsmeade minacciando pioggia.
Scesa al piano di sotto, senza neanche sapere che ora fosse, la ragazza si mise meccanicamente a rassettare.
La sera prima, vedendola rientrare Sue le aveva chiesto spiegazioni, ma lei non le aveva dato alcuna risposta, sapendo che l’amica avrebbe di sicuro tentato di farle cambiare idea. E se già era difficile combattere contro quella parte di se stessa che per tutta la notte le aveva dato dell’idiota, Hannah sapeva che le parole di Susan avrebbero fatto crollare le sue difese.
Stava lucidando lo stesso boccale da quasi mezz’ora, completamente immersa nei suoi pensieri, quando un rumore la fece riscuotere.
Neville stava scendendo le scale con una valigia in mano e trascinandosi dietro con l’altra un baule che a giudicare dal rumore doveva essere stato chiuso per miracolo.
Il ragazzo aveva anche sottobraccio il suo mantello da viaggio, e l’aria di uno che non aveva chiuso occhio.
“Vai già via?” chiese Hannah presa alla sprovvista.
“La Passaporta offerta da Hogwarts partirà tra mezz’ora” disse Neville. Adesso che era arrivato in fondo alla scala mollò il baule con uno sbuffo e appoggiò il mantello allo schienale di legno di una delle sedie.
“Oh.” Hannah non sapeva cosa fare. Avrebbe tanto voluto trattenerlo lì, ma sapeva che non c’era modo. “Posso offrirti una tazza di tè, o qualcos’altro?”si premurò “Sarai affamato e in viaggio chissà cosa ti propineranno”
Neville si illuminò quasi nel vedere la sua premura, ma declinòl’offerta accorgendosi delle lancette dell’orologio appeso sopra la porta del locale. “Grazie infinite, ma non credo di potere accettare …” disse accennando alla porta.
“Già, hai ragione. Allora ciao”
“Sì. Grazie di tutto”
E afferrato il baule, Neville corse fuori dal locale prima che Hannah si fosse decisa se era meglio abbracciarlo o no.
“Figurati” disse guardando la porta che si chiudeva sbattendo. Proprio in quel momento la pioggia cominciò a scrosciare fuori e Hannah sospirò.
Tra un po’ sarebbe andata a svegliare Susan e poi … si bloccò. Guardandosi intorno aveva visto un mantello su una sedia. Per Morgana!
Senza pensarci un attimo lo prese e si lanciò fuori dalla locanda. La stradina del villaggio era ancora vuota, e il pavimento di ciottoli era lucido e scivoloso, ma Hannah corse più velocemente che mai.
Dov’era quel dannato stupido? Perché non lo vedeva in fondo alla strada? Che si fosse Smaterializzato?
Incurante di quest’ultima ipotesi gridò “Neville! Neville Paciock!”. Continuò a correre lungo il sentiero, stringendo il mantello tra le mani, e finalmente lo vide.
Era a pochi metri da lei, fermo come se fosse appena stato colpito da un incantesimo Pastoia Total-Body.
“Hannah?” il ragazzo la guardava incredulo “Cosa?”
Hannah lo raggiunse e gli porse il mantello ormai zuppo “Avevi dimenticato questo”
“Ma guarda” rise Neville prendendolo dalle sue mani.
“Proprio come il giorno del tuo arrivo” disse Hannah sorridendo “Quella volta però era il registro”
“Sì, e tu mi sei corsa dietro e mi hai salvato dalla McGranitt” completò Neville, e aveva l’aria di qualcuno che stava avendo una rivelazione “Se non ci fossi stata tu non so proprio come avrei fatto, Hannah”
“Oh, non è niente di speciale” alzò le spalle lei “E’ solo che a volte ti serve una Ricordella”
“No, Hannah” disse Neville e le prese il viso tra le mani “ è di te che ho bisogno” poi, prima che lei avesse il tempo di dire qualunque cose, si abbassò e la baciò sulle labbra.
Il mantello scivolò per terra inzaccherandosi completamente, ma nessuno dei due ci fece caso: Hannah aveva gettato le braccia al collo del ragazzo e risposto alle sue parole baciandolo a sua volta.
E non c’è dubbio che si sarebbero beccati un raffreddore colossale, dopo essere stati per tanto tempo lì sotto la pioggia a baciarsi e a sorridere come due stupidi, se il sole non avesse fatto proprio allora capolino tra le nuvole, diradandole in un attimo.
“E adesso?” disse Hannah quando l’apparire delle prime persone per la strada non li costrinse a riprendersi.
Intendeva chiedere se lui sarebbe partito lo stesso, ma Neville finse di non aver capito “Adesso credo che sia il caso di informare Susan, non te lo perdonerebbe mai se non fosse la prima a saperlo e” accennò alla vetrina davanti a cui si trovavano, che era proprio quella di Madama Raspberry “non credo che ci vorrà molto a diffondere la notizia per tutto il villaggio. Mi toccherà prepararmi alle prese in giro dei miei studenti”
Hannah gli lanciò uno sguardo che avrebbe dovuto essere minaccioso, ma per qualche strano motivo non riusciva a smettere di sorridere “Paciock, non so proprio a quale notizia tu ti stia riferendo” disse prendendolo per un braccio e cominciando a camminare verso i Tre Manici di scopa.

La piccola via adesso era piena di maghi e streghe che iniziavano le attività e le compere della giornata, e il sole illuminava l’allegro spettacolo che questi offrivano. “Ma puoi spiegarmelo mentre facciamo colazione, se ti va”.

 

 

 

 

 

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