Al di là dell'orgoglio

di Jaly Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al di là dell'orgoglio ***
Capitolo 2: *** Six years before: the first contact ***
Capitolo 3: *** Nice to know you ***



Capitolo 1
*** Al di là dell'orgoglio ***


11 anno dell’era Meiji (1878) 2 setimane dopo la battaglia contro Enishi Yukishiro

Salve a tutti fan di Kenshin! ^o^ Qui è Jaly Chan che parla, fan sfegatata di questo fumetto ^.-

Questa fic m’è venuta in mente leggendo il numero 12, dove Saito rivela di essere sposato.  Visto che il lupo di Mibu è uno dei miei pers preferiti, ho pensato di dedicargli questa fic. Watsuki non ha mai fatto comparire sua moglie Tokio, quindi io mi sono sempre domandata come potrebbe essere la donna che ha deciso di vivere al fianco di un uomo di quel tipo. Kenshin e Misao la immaginavano come una specie di Bosatsu – testuali parole – ma io credo proprio di no! ^.-

Vi lascio alla mia fic, spero vi piaccia e vi chiedo solo una cosa; Recensite!!!! *.*

 

 

AL DI LA’ DELL’ORGOGLIO

 

 

11 anno dell’era Meiji (1878) 2 settimane dopo la battaglia contro Enishi Yukishiro

 

Il vento soffiava sulla città di Tokyo portando frescura nella città accaldata in quella giornata di fine estate. La gente camminava tranquilla formando varie e allegre macchie di colore in tutta la via polverosa. Solo un uomo sembrava ignorare tutto quello che gli era attorno; Aveva dei capelli assurdi: come se avesse in testa una scopa di paglia e guardava pensieroso, alternativamente, un foglietto di carta e il portone di legno che aveva di fronte.

Finalmente, dopo un ultimo cenno d’incertezza, si decise a battere il batacchio di ferro un paio di volte ed attese passando il peso del corpo da un piede all’altro del corpo, impaziente.

All’interno dell’elegante villa in stile giapponese una giovane donna alzò seccata lo sguardo dal libro occidentale che stava leggendo.

Quando il fastidioso suono metallico si ripeté, chiuse gli occhi azzurro ghiaccio, un colore assurdo per una giapponese, sospirando infastidita.

Si alzò svogliatamente dalla poltrona ed uscì dalla penombra della stanza. Attraversò il curatissimo giardino ed aprì un battente del portone.

- Desidera? – domandò infastidita all’uomo davanti a lei

Lui aprì e chiuse la bocca un paio di volte, basito dalla bellezza della donna che aveva di fronte, mentre lei si spazientiva.

- Allora? – sbuffò

- Eh? Ah si! Cho, il cacciatore di spade...al vostro servizio signorina – si presentò lui esibendosi in un elegante baciamano

La donna ritirò in fretta la mano con in faccia un’espressione che parlava da sola – Desidera? – ripeté spazientita

- Lei è...Tokio Hyuga? –

- Si – ribatté secca

- Dovrei...dovrei consegnarle una lettera proveniente dal commissariato – balbettò Cho sorpreso dal suo cipiglio e porgendole una busta bianca.

- Vorrà dirmi che starà ancora via...- mormorò fra se e se la donna prendendola in mano e guardando il mittente.

La aprì e ne lesse velocemente il contenuto...

...e lo rilesse...

...e rilesse...

Passò un momento di silenzio in cui si potevano udire distintamente le risate dei bambini in fondo alla strada.

- Va...va tutto bene? – domandò Cho titubante non vedendo reazioni da parte della donna

Tokio alzò lo sguardo su Cho – Sarebbe così cortese da portare un messaggio al vicebrigadiere Fujita? –

- A Saito? -

Alzò un sopracciglio – Si a lui –

- Che...che cosa devo dirgli? -

- Divertiti a mangiare soba e dormire in ufficio – disse esibendo un sorriso che avrebbe fatto rabbrividire un ice-berg

Cho sbatté perplesso le palpebre – V-va bene...ma perché? –

- Perché mio marito è un emerito idiota – sbottò chiudendogli il battente in faccia.

 

xxxx

 

- E così ti ha detto questo...- mormorò il lupo di Mibu guardando annoiato i documenti che aveva di fronte

- Ah-a -

- C’era da aspettarselo -

Saito si alzò spegnendo il mozzicone di sigaretta nel posacenere ormai colmo e si diresse verso la finestra aperta, appoggiandosi alla balaustra con le mani...di certo non poteva pretendere che saltasse di gioia...

- Ma che avevi scritto su quella lettera? – domandò incuriosito Cho incrociando le braccia al petto

- Non sono affari tuoi – lo freddò Saito

- Uh! Che antipatico! Potevi almeno dirmi che avevi sposato una sventola del genere! Quando me l’ha detto m’è venuto un infarto! -

- La mia vita privata non ti deve interessare testa di scopa -

Cho ignorò il suo avvertimento e continuò imperterrito a parlare - E’ un vero peccato che una così bella ragazza sia impegnata con uno come te, cioè, ti sei visto allo specchio? Fumi come una ciminiera e di certo non sei una gran bellezza...non come me almeno, e poi è così giovane...è veramente sprecata con uno come te e...- s’interruppe di colpo intercettando l’occhiata omicida di Saito -...ma in fondo non sono affari miei – disse in fretta sorridendo nervoso e agitando le mani.

- Bene – il poliziotto si diresse verso la porta accendendosi l’ennesima sigaretta – Ah, un ultima cosa...-

- Che vuoi? -

- Stalle lontano – disse sorridendo pericolosamente

L’ex componente delle 10 spade deglutì spaventato – O-Ok...-

 

xxxx

 

Era una splendida mattina di fine estate, il sole brillava alto nel cielo e le persone affollavano le vie di Tokyo. Bambini ridevano contenti inseguendosi evitando le persone.

Solamente una persona sembrava ignorare tutto questo e continuava a mantenere sul viso un’espressione di ira mal celata.

Tokio Saito alias Tokio Fujita stava, infatti, maledicendo suo marito nelle varie lingue che aveva imparato quando ancora viveva in Europa...

Perché 5 anni prima non aveva ascoltato sua zia che le chiedeva: perché sposi un poliziotto?

Ottima domanda! Lo voleva sapere anche lei!

Ma non un poliziotto normale...no! Una spia! Roba da tirarsi scemi da soli!

Già lo vedeva poco, mediamente una settimana si e due no, poi naturalmente spariva per un mese intero ritornando concio da far paura!

Strinse i lembi della stola blu che aveva fra le mani.

Sapeva perfettamente che quando era sparito per ben tre mesi - lasciandole un bigliettino con su scritto: sono a Kyoto, non so quando ritornerò, tu rimani dove sei – aveva sventato i piani di Makoto Shishio, aiutando il famoso Battosai Himura - confessione eseguita dopo un non propriamente delicatissimo cambio di fasciatura alla ferita della spalla – ma niente le aveva impedito di rodersi il fegato per l’ansia!

Poi la storia dei contrabbandieri e adesso questo!

Una bella letterina in cui la informava del loro imminente trasferimento...ma stava scherzando!?!

Qualcuno la spinse e girandosi ghiacciò sul colpo il bambino che le era venuto addosso, il quale scoppiò irremiedabilmente a piangere.

Tokio sospirò seccata mentre avanzava tra la folla, doveva calmarsi con qualcosa...da spaccare o da prendere a pugni o calci, non faceva differen...

SBAM!

Non fece in tempo a finire di formulare la frase che si ritrovò col fondoschiena a terra, mentre un ragazzino sui 10 anni se la dava a gambe di corsa.

Chiuse gli occhi sospirando furente; quella non era decisamente la sua giornata...

- YAHIKO! TORNA SUBITO QUI!!! – ruggì una ragazza mentre i suoi occhi neri mandavano lampi – Grrr! Odioso marmocchio! Adesso vede quando torna a casa...lo farò allenare così tanto che mi chiederà in ginocchio di smettere! – sbraitò mettendosi le mani sui fianchi

- Avanti Kaoru...non è così grave...- tentò di dire l’uomo di fianco a lei cercando di calmarla – Piuttosto...sta bene signorina? – domandò gentilmente a Tokio porgendole la mano

- Si – disse sbuffando e accettando l’aiuto

Sorridendole gentilmente la aiutò ad alzarsi scusandosi ancora per l’irruenza del bambino chiamato Yahiko

- Non fa niente, sono cose che succedono – sospirò la donna spolverandosi il kimono bianco e blu – La ringrazio per l’aiuto -

- Si figuri, è stata colpa nostra -

- Kenshin ha ragione, le abbiamo fatto perdere tempo – aggiunse Kaoru inchinandosi leggermente

- Non vi preoccu...- un pensiero improvviso gli passò per la testa -...pate...- mormorò.

Aveva detto...Kenshin? Cioè...Kenshin Himura alias Battosai l’assassino? Quel Himura!?!

Si scostò i capelli dal viso sospirando, ora che ci pensava il giorno del duello era passato da un pezzo….insultò mentalmente suo marito; spiegarsi mai eh?

- Ci scusi ancora per il disturbo -

Chiuse gli occhi per un momento per poi riportarli sui due che aveva di fronte – Non importa, arrivederci – li salutò co un cenno del capo mentre li sorpassava – Signor Himura, Signorina Kamiya –

- Ah...-

- Aspetti -

Sorrise mentre se li lasciava alle spalle mischiandosi con la folla, non sapeva perché ma quell’incontro l’aveva messa di buon umore...

Il vento le scompigliò capelli neri come l’ala di un corvo e mentre li allontanava dal viso alzò lo sguardo pensieroso al cielo; aveva voglia di stare da sola...abbassò gli occhi mentre le capitava sotto gli occhi un insegna: Akabeko – Sukiyaki

Beh...perché no?

 

xxxx

 

Si chiuse il portone di casa alle spalle con un sospiro, era ormai sera e poteva benissimo affermare che quella era stata una di quelle giornate che si potevano classificare fra le più assurde capitatele – il primo posto rimaneva sempre al giorno in cui aveva deciso di sposare quella iena travestita da lupo – si passò una mano fra i capelli mentre attraversava il cortile, per fortuna non l’aveva avuto sotto le mani quella mattina sennò addio temerario lupo di Mibu...

- Ciao -

Tokio fece un salto per lo spavento mentre il cuore le finiva nello stomaco. Alzò lo sguardo sull’uomo tranquillamente seduto sul portico, appoggiato ad una colonna, mentre si fumava una sigaretta. La giacca abbandonata di fianco a se e vari mozziconi nel posacenere...sembrava aspettare lì da molto...

- Sei tornata tardi – commentò Saito soffiando fumo senza fare una piega

- E tu sei tornato prima – ribatté lei secca recuperando il suo sangue freddo

- Non mi hai detto di non tornare oggi -

- Era sottointeso – sibilò lei sentendosi incredibilmente stupida

- Capisco -

Tokio desiderò urlare dalla frustrazione, perché lei, donna colta e di mondo, doveva sentirsi così...impotente davanti ad un uomo!?!

E dire che nessuno, a parte lui, era riuscito a contrastare il suo carattere troppo autoritario e orgoglioso!

Hai il caratteraccio di tuo padre e linguaccia di tua madre, le aveva detto sua nonna una volta scherzando, quindi visto i suoi illustri parenti non c’era da stupirsi sul suo indole facilmente...ehm...alterabile.

- No che non capisci – ringhiò mentre i suoi occhi azzurri mandavano fulmini

- E’ vero, non capisco perché tu ti sia arrabbiata – ribatté lui senza fare una piega

Tokio percepì chiaramente le sue braccia cadere per terra mentre lo guardava esterrefatta e cercava di controbattere alla sua totale mancanza di arguzia – Tu...tu... – le parole le morirono in gola mentre il nervoso continuava a salire – ACCIDENTI! PURE LO SFIZIO DI ATTACCAR BRIGA MI TOGLI!!! –

Saito fece spallucce mentre lei ponderava se era meglio sparagli o accoltellarlo nel sonno...

- Non dovresti tenere continuamente quell’aria corrucciata, sai? – soffiò altro fumo – Altrimenti ti verranno prima le rughe – spostò la testa un attimo prima che un geta lo colpisse in pieno viso – Come non detto...-

- Allora tu dovresti finirla di fumare come un turco, creperai prima...cosa che comunque non potrà che giovare all’intero sistema solare -

- Fumare mi fa scaricare la tensione –disse lui tranquillo

- Si, e ti fa finire prima all’inferno – replicò lei ironica ravviandosi i capelli dietro le spalle – Una scocciatura in meno comunque –

- Dispiaciuta? – domandò guardandola mentre si avvicinava al portico e recuperare la sua calzatura

Si girò verso il marito - Eh! Non si vede? Mi strappo i capelli come nei drammi russi – replicò sarcastica incrociando le braccia e torreggiando su di lui

- Mi faresti venire voglia di trovare un modo più salutare – disse l’ex shinsengumi gettando il mozzicone di sigaretta

- Lo faresti solo per farmi ripicca, vero? -

- Naturale – ghignò l‘uomo

- Attento, sto per cedere al mio più profondo desiderio – sibilò Tokio mostrando i denti

- Quale? – domandò lui con un lampo di malizia negli occhi

- Prenderti a pugni – ringhiò la donna

- Che caratterino, è una settimana che non mi vedi e tu mi tratti così? -

- Dono di natura tesoro, e tu ne eri benissimo a conoscenza quando mi hai sposato – ribatté lei arrabbiata battendogli l’indice sul petto – E poi per me potevi rimanere benissimo dov’eri -

- Uhm...-

Ci fu un momento di silenzio – Hajime...- lo chiamò Tokio all’improvviso, facendosi seria e accantonando la loro inutile discussione – Perché non hai accettato la sfida di Battosai? –

Il poliziotto alzò lentamente lo sguardo su di lei – Non m’interessa chiudere la partita con un assassino che non uccide più...ormai non mi suscita più nessun’emozione – rispose appoggiando il mento sul dorso di una mano

- Io credo che...Battosai sia morto più di 10 anni fa...- sospirò Tokio alzando il viso verso il cielo, ormai oscurato dalla notte mentre la tenue luce lunare illuminava la città - Solamente che tu non volevi accettarlo...- fece un piccolo sorriso divertito guardandolo di nuovo mentre, però, rabbrividiva leggermente sotto il suo sguardo dorato – In fondo sei rimasto l’unico lupo ad avere ancora le zanne...-

- Era un complimento? – domandò il lupo di Mibu accendendosi una sigaretta

La donna fece spallucce – Prendilo come vuoi –  

Un vento freddo accompagnò le sue parole, Tokio si passò una mano fra i capelli scompigliati dalla brezza.

- Comincia a fare fresco...- mormorò

- Ormai siamo in autunno...-

- Dove ti sei fatto trasferire? -

- Shangai -

Tokio lo guardò confusa aggrottandole le sopracciglia, colta di sorpresa; sarebbe...sarebbe tornata nel continente?

Per tanto aveva desiderato tornare nel luogo che per molto tempo era stata la sua casa e...dove erano morti i suoi genitori...

- Veramente? – mormorò dubbiosa

- Si...sorpresa? – replicò tranquillo

Lei si passò una mano fra i capelli incredula – Beh...ti confesso che la cosa mi ha sorpreso...molto – chiuse gli occhi con un sospiro – In fondo non mi dispiacerebbe tornare in Cina...è stata casa mia per molto...dopo che me ne ero andata dall’Europa -

- Ma non eri in collera con me per la faccenda del trasferimento? – domandò Saito soffiando fumo

Tokio lo guardò male dall’alto, per poi chiudere gli occhi sospirando...questa poteva anche concedergliela...

Gli sfilò la sigaretta dalle labbra e si chinò per sfiorarle con un bacio – Non rompere, l’ho scordato –

Lui ghigno divertito e le premette una mano sul collo, attirandola di nuovo a se e premendole urgentemente sulle labbra con le proprie.

Chiuse gli occhi lasciandosi andare a quel bacio mentre gli passava le braccia dietro il collo...quella, sarebbe stata una lunga notte....

 

xxxx

 

A mezzanotte un forte vento autunnale scuoteva i rami degli alberi cominciando a far cadere le prime foglie, mentre faceva tremare leggermente i vetri della finestra. Il vento che soffiava tra i rami strideva e crepitava come i lamenti di uno spirito delle tenebre che minacciava di attaccare. La guancia di Tokio riposava contro il petto del marito; poteva sentire il battito regolare del suo cuore.

- Quando partiamo? – chiese Tokio con gli occhi che si chiudevano

Saito sbadigliò – C’è una nave sabato –

Sorrise – Bene – sbadigliò a sua volta – Buonanotte cagnaccio rognoso – mormorò scherzando come in passato

- Buonanotte – replicò lui trattenendo un sorriso divertito

Le tenebre avvolsero tutto come una folta pelliccia e Tokio si lasciò andare ai sogni...

 

 

 

Allora? Vi è piaciuta? *.* Spero di si! ^^;

Mi auguro che non siate rimasti sconvolti dal personaggio che ho creato, ma è così che m’immagino la compagna di quell’uomo dal carattere impossibile (Etcù! >.< ndsaito) arrendevole come Tsubaki non me la immagino proprio! Vivendo con lui dev’essere diventata refrattaria a tutti gli stronzi che conosce (Perché mi fischiano le orecchie? <.< ndsaito)

Come ultima cosa vorrei ringraziare la mia gemellina Kira – conosciuta sul sito come Ashee –per evermi spinto a scriverla. E nel caso ci siano lamentele andate da lei ^.^ Per cui, Saito, saresti così cortese da togliermi la spada dalla schiena? ^^’’(Dove abita la tua amica scusa? <.< ndsaito) Err…^^’’’’’’’’’’’’’’’’’’

Beh, ora vi lascio; vi prego recensite! ç.ç

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Capitolo 2
*** Six years before: the first contact ***


Cap uno

Saaaalve a tutti!!! ^o^ Quanto tempo che non ci si sente…saranno sei mesi, giorno più giorno meno…<.<

Non stupitevi, voi che non mi conoscete ancora bene…io sono veramente mooolto famosa per i miei incredibili ritardi…ma stavolta giuro che non è colpa mia! OO Avevo già scritto più della metà del capitolo quanto….quell’ignobile caffettiera del mio vecchio computer è partita! ç.ç Caput, zero, nisba, nada, completamente andato…ho dovuto farmi in 4 per recuperare tutti i miei preziosissimi dati…mettendoci un secolo fra l’altro perché poi naturalmente s’è messa di mezzo la scuola…

Croce e delizia di ogni scrittore di fan che si rispetti…la scuola (per chi l’ha frequentata e chi la frequenta) ha creato sempre problemi…-.-“

Al rogo!!!!! *.*

Comunque, ritornando ad argomenti più importarti, in questo cap vedremo finalmente l’inizio della fic…dando il via ad una serie di eventi che andranno sempre più a complicarsi man mano che si va avanti con la storia…Oo e chissà che capiterà a Tokio e a quel simpaticone di Saito? ^.-

Ok, vi lascio andare prima che mi tiriate addosso quei carinissimi mortaretti…a dopo! ^O^

Piccola nota: i dialoghi scritti in corsivo sono in lingua straniera…le spiegazioni a dopo…

Bye ^.^

 

Cap uno

 

5° anno dell’era Meiji (1872) Porto di Tokyo

 

Alzò lo sguardo al cielo limpido e sereno mentre la brezza marina le scompigliava i capelli, i richiami dei gabbiani si confondevano con le grida dei bambini e i richiami dei marinai, tutto poteva sfociare in una bellissima giornata...ma per il suo umore poteva benissimo diluviare.

Strinse il parapetto della nave con rabbia mentre gli occhi azzurro ghiaccio si riducevano a due fessure...perché era dovuta venire li?

Perché non era potuta tornare in Europa?

Strinse e le mani finche le nocche non le diventarono bianche. Quel posto dimenticato da Dio non era la sua casa e non lo sarebbe mai stata!

I suoi pensieri furono interrotti da un tocco gentile alla spalla e si girò incontrando il dolce sorriso del capitano della nave, Bernard Mason, un distinto signore di mezza età amico dei suoi genitori.

- Tokio...vieni, ti accompagno a terra...-

La ragazza chiuse gli occhi sospirando – Perché non sono potuta tornare a Parigi, signor Mason? I genitori di mia madre mi volevano li...-

- Questa è stata l’ultima volontà dei tuoi genitori – sospirò lui tristemente – Il Giappone era la terra natia di tuo padre, e lui voleva che tu crescessi qui -

- Io no – replicò secca – Se voleva che crescessi in questo posto, perché non mi ha lasciato a Shangai? Lì almeno avevo una vita -

- Il Giappone ti piacerà Tokio...dovrai solo abituarti all’idea...- tentò di rabbonirla il capitano ma con scarsi risultati

- Ho i miei fondati dubbi – replicò la ragazza infastidita mentre il capitano la scortava a terra, seguiti da dei marinai con le sue valigie.

- I tuoi zii sono persone veramente gentili...tuo padre non ti avrebbe lasciato a loro altrimenti – tentò di consolarla l’uomo

- Anche ma tante Chouzette lo è – sibilò la ragazza riferendosi alla sua adorata zia francese residente a Parigi

- A questo non posso proprio rispondere...- sospirò il capitano

- Tsk -

Mason la guardò tristemente – Non fare così...il credo c’insegna che dopo che dopo la morte c’è una vita migliore in cielo, e...-

- Si, forse – replicò la ragazza secca interrompendolo

L’uomo scosse la testa sospirando, non c’era niente da fare, quella ragazza aveva la testaccia dura di suo padre, parlare con un muro avrebbe dato più risultati...

Tokio fece vagare lo sguardo in giro mentre passavano in mezzo alla gente...da un momento all’altro si aspettava di vedere le sagome dei suoi genitori salutarla in mezzo alla folla; suo padre...il fisico statuario del tipico praticante di arti marziali ma l’aria distinta e colta dello studioso. Lo rivedeva passarsi una mano fra i capelli nerissimi leggermente lunghi e tenuti dietro la nuca da un codino quando pensava, o grattarsi una guancia dalla carnagione scura quando era imbarazzato...lui e suoi modi bruschi, uomo solitario e di poche parole...ma Kojiro Hyoga sapeva come farsi amare...

E sua madre...angelo biondo dai luminosi occhi azzurri e dalle fattezze incantevoli...dietro le quali nascondeva un carattere orgoglioso, forte, indipendente e...una lingua tagliente come una spada. Rania de Auguste, non avrebbe mai permesso che un uomo le mettesse i piedi in testa, nemmeno suo marito...sua madre non era il classico esempio do donna docile e sottomessa di quell’epoca; come lei del resto.

Sorrise tristemente, le mancavano i continui battibecchi dei suoi genitori, punzecchiarsi a vicenda era il loro passatempo preferito...l’altro era viaggiare; all’età di 18 anni aveva girato mezzo mondo seguendo il continuo peregrinare di suo padre...Parigi, Londra, Madrid, Barcellona, Roma, Il Cairo, Luxor, Edimburgo, Berlino, Mosca, Atene, New York, Hon Kong, Pechino e...Shangai...la città maledetta, sinonimo di corruzione e perdizione...l’ultima città che i suoi genitori avevano visto, dove entrambi erano passati a miglior vita...

Chiuse gli occhi per un momento dandosi della stupida, doveva finirla di piangersi addosso, era patetica...

La mano gentile del capitano le sfiorò la spalla richiamando la sua attenzione; si voltò a guardarlo infastidita per l’interruzione del filo dei suoi pensieri – Si? –

- Eccoli – l’uomo indicò un uomo e una donna in tipici vestiti giapponesi. Erano fermi, evidentemente in loro attesa, e parlavano fra loro a bassa voce.

Con un sospiro di rassegnazione Tokio, scortata dal capitano e i suoi uomini, si diresse verso di loro con la felice espressione di un condannato a morte diretto verso il patibolo.

- Signori Hyoga – li salutò il capitano levandosi il cappello – Non ci sono parole per descrivere il dolore della vostra perdita, Kojiro era mio amico e la sua improvvisa scomparsa mia a sconvolto, comprendo il vostro dolore -

- La ringrazio signor Mason – replicò suo zio chinando leggermente la testa

Mason fece un profondo sospiro – Vorrei presentarvi vostra nipote...- si scosto in modo da rendere la visuale libera su di lei -...Tokio Hyoga...-

Tutti gli occhi furono puntati sulla ragazza che desiderava ardentemente sparire nelle viscere della terra. Si costrinse a distogliere lo sguardo dalla particella d’aria che stava fissando, e alzò lo sguardo fissandoli cortesemente annoiata – Salve – disse atona

Il capitano passò nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro – Tokio...- sibilò lui all’angolo della bocca, in inglese – Cerca di essere un po’ più gentile –

- Perché? Io non sono felice né di vederli né di essere qui, quindi non vedo il motivo per cui debba mostrarmi felice – ribatté lei in lingua

- Te ne prego...-

La ragazza sorrise ironica – Beh, allora potrei fingermi una brava ragazza per poi divertimi dopo...senza spettatori...-

- Non lo faresti – sibilò l’uomo fra i denti, sorridendo nervosamente ai due che li guardavano incuriositi

- No? Lei crede? Sono un’ottima attrice...- mormorò lei giocherellando distrattamente con una ciocca di capelli neri

- Va bene, va bene; ti credo sulla parola...- ribatté lui perdendo le speranze

- Bene...- replicò lei tranquilla e sorridendo leggermente. Tokio vs Adulti imbecilli. Uno a zero per lei. Ci mancava solamente che cominciasse ad eseguire gli ordini di qualcuno ed era a posto! Figurarsi, non aveva mai obbedito ai suoi genitori, perché mai avrebbe dovuto obbedire a loro? Tsè! Erano in anticipo di 1000 anni sul suo calendario...

- Ehm…- la donna che avevano classificato come sua “zia” fece un passo incerto verso di lei – Siamo molto felici di averti qui…nonostante la tristezza della situazione -

Tokio alzò un sopracciglio – Vorrei dire lo stesso; peccato che mi hanno praticamente costretto a venire qua – replicò lei a denti stretti nel suo francese migliore

- Ah…che…io, io non ho capito…- mormorò la donna con voce che sfumava rivolta al capitano

- Eh? Che cosa? No lei…cioè…lei…- balbettò colto di sprovvista, il suo francese era un po’ arrugginito – ehm…lei…lei…ha detto…di non aver capito bene – rispose in fretta, nervoso

- Davvero? – domandò la ragazza ironica

- Sì e ti conviene stare al gioco, capito? -

- Oui – sospirò annoiata facendo roteare gli occhi. Ma tu guarda cosa le doveva capitare…

Un uomo in divisa si avvicinò al capitano mormorandogli qualcosa all’orecchio; il capitano si schiarì la voce rivolgendosi ai due giapponesi di fronte a lui – Bene, scusatemi ma ho degli impegni urgenti richiamano la mia attenzione sulla nave – scattò al saluto militare – Signori – si girò verso Tokio – Fai la brava bambina, e non ti mettere nei guai – le fece un elegante baciamano mentre la ragazza tratteneva fra i denti una risposta poco ortodossa

- Oui, mon capitaine – replicò invece quasi mordendo le parole

Rimase per qualche istante a guardare la schiena dell’uomo che rappresentava l’ultimo suo contatto con la vita civile allontanarsi. La sua mente la supplicò di corrergli dietro e di imbarcarsi per la prima nave per l’Europa che avrebbe trovato ma…si girò vero i suoi zii che la guardavano in silenzio…semplicemente non poteva…

- Vieni pure cara, da questa parte – sua zia le prese gentilmente il braccio conducendola verso la strada – La carrozza è da questa parte -

Tokio scostò bruscamente il braccio; non le piaceva essere toccata, soprattutto da estranei con cui non voleva niente a che fare.

Sua zia non sembrò accorgersi del rifiuto della ragazza e continuò a parlare – Il mio nome è Tsukino Hyoga e sono sposata con tuo zio, Ryuji, da quasi 20 anni purtroppo il cielo non ci ha benedetto con dei figli –

- Quel dommage – mormorò ironicamente la giovane camminando fra la folla

- Come? -

- Rien…-

- Eh? -

- Niente – scandì la ragazza sospirando – Mi dimentico che non sapete parlare in lingua -

- Oh – esclamò la donna non cogliendo il tono ironico della giovane – Parlavi così con i tuoi genitori? -

- Si…sia mio padre che mi madre sapevano parlare più lingue…e il fatto di avere vissuto in molti luoghi differenti ha agevolato il mio apprendimento di queste -

- E il giapponese? – domandò suo zio all’improvviso

Tokio lo guardò un attimo in silenzio - Me lo insegnò mio padre…- mormorò lentamente – Anche se all’inizio non voleva…-

- Perché mai? –

- Per lo stesso motivo per cui se ne andato dal Giappone – rispose tranquilla e sorridendo ironica

L’uomo rimase in silenzio mentre Tokio alzava gli occhi al cielo. Colpito e affondato.

Che noia! Nemmeno reagivano! Almeno i suoi genitori, il senso dell’umorismo ce l’avevano…e poi le discussione con suo padre, o per meglio dire le loro “bizzarre” conversazioni, si sprecavano…

Si scostò i capelli da una spalla sospirando, la convivenza si preannunciava lunga e difficile…ma non era un problema, se avesse strinto i denti per…due anni, se ne sarebbe potuta tornare in Europa…

Il problema era solo sapere quanto avrebbe potuto resistere; non era nella sua indole essere troppo paziente, cosa che le aveva procurato non pochi problemi fin da quando ne aveva memoria, ma vivere con quelle due mummie si preannunciava difficile fin da ora, quanto avrebbe retto?

Lasciò che il suo sguardo vagasse attorno a se mentre veniva scortata alla carrozza che l’avrebbe portata alla sua nuova “casa”; si scoprì ad apprezzare i brillanti colori dei kimono delle donne più o meno giovani di passaggio, ognuno di essi aveva un disegno diverso dall’altro e la luce rifletteva ogni colore facendo apparire magnifico anche il più discreto. Ogni motivo sembrava raccontare una storia diversa, affascinando ogni persona di passaggio…

Fece un piccolo sorriso, qualcosa che le piaceva lo aveva trovato almeno…anche se cominciava ad irritarsi per i vari occhi puntati costantemente su di lei…

Si girò infastidita intercettando lo sguardo di un’anziana signora che, accortasi della sua contrarietà, si affrettò ad abbassare gli occhi.

- Immagino…di sembrare una sorta di strano animale esotico – mormorò a nessuno in particolare

- Oh no, mia cara…- intervenne subito Tsukino – Forse sono solo…i tuoi vestiti…- disse incerta guardando la lunga blusa nera di tipica foggia cinese che le arrivava fino alle caviglie, corredata da vaporosi pantaloni di seta bianca che si intravedevano dai profondi spacchi laterali.

Tokio accarezzò il tessuto sentendo i finissimi disegni in rilievo sotto le sue dita – Capisco…-

Campagnoli...

- Appena arrivati a casa, provvederò subito a darti degli abiti adeguati -

- Si...- sospirò trattenendosi dal protestare un po’ troppo vivacemente

- Eccoci...- la voce di suo zio interruppe il magnifico interludio fra le due donne fermandosi davanti ad una carrozza

La giovane ragazza guardò la semplice carrozza nera e mentre i marinai caricavano gli ultimi bagagli, un brivido di consapevolezza le serpeggiava lungo la schiena.

Stava abbandonando la sua vecchia vita...

Ok, stava ritornando ad essere patetica...cosa che ultimamente le stava accadendo un po’ troppo spesso, doveva darsi un contegno perdinci!

Con un sospiro si guardò attorno un ultima volta prima di accettare la mano che le porgeva il suo parente, solo in quel momento si accorse di molto uomini in divisa che giravano per il porto.

- Chi sono quelli? – domandò mentre suo zio saliva per ultimo sulla carrozza e il cocchiere chiudeva lo sportello dietro di lui

- Chi? -

Con un cenno del capo indicò un uomo con la divisa passare lì di fianco

- Poliziotti -

- Ah...come mai così tanti? -

- A quanto pare la polizia a scoperto un fiorente commercio d’oppio...sta cercando di bloccarlo – spiegò mentre uno scossone li informava che stavano partendo

- Con successo? -

- Non molto per il momento...-

- Beh, questo è uguale dappertutto...-

- Come? -

Sorrise serafica - Spero facciano un buon lavoro -

Suo zio la guardò con occhi socchiusi – Lo spero anche io...-

Ammiccò in direzione del suo parente per poi concentrarsi al paesaggio in movimento oltre il finestrino lasciandosi scivolare addosso le parole della loro conversazione.

Cadde in una specie di dormiveglia, quasi incantata dalla continua macchia verde che scorreva al di la del vetro, ma si risvegliò bruscamente quando altrettanto bruscamente la carrozza si fermò con una sonora imprecazione da parte del cocchiere.

- Che succede? – domandò Tsukino con un filo di voce

- Non ne ho la minima idea, aspettatemi qua – replicò Ryuji scendendo dal loro abitacolo

- E chi si muove? -

- Buonasera Commissario Uramura – suo zio salutò il suo fantomatico interlocutore – Posso sapere il motivo di questo blocco? -

- Semplici controlli signor Hyoga…- sentì una voce maschile stanca sospirare – Sa com’è, in questo periodo bisogna diffidare un po’ di tutti…non me né voglia -

- Non si preoccupi, capisco perfettamente…-

- Che sollievo, è solo il signor Uramura – sospirò sua zia alzandosi per scendere – Per un momento ho temuto il peggio –

Tokio la guardò scettica mentre scendeva; si aspettava forse di essere attaccata da un samurai assassino venuto a regolare i conti?

- Oh, signora Hyoga, buonasera -

- Commissario -

La giovane gemette interiormente; aveva fatto quasi due settimane di viaggio in mare aperto dormendo in una cuccetta dure come il marmo…si sentiva la salsedine in ogni poro della sua pelle…ogni osso del suo corpo era anchilosato…e quelli la fuori si mettevano a fare le belle statuine giocando a chi era più cortese e alla mano!?!

- Come mai tornavate dal porto? -

- Siamo andati a prendere una persona -

Suo zio era un bugiardo fatto e finito, era ovvio che avevano appena preso in consegna – si guardò un attimo – cinquanta chili di puro oppio ancora da trattare…se credevano alla storia del parente erano solo degli idioti…

- Non avete niente da dichiarare? -

A parte la povera diciottenne che vorrebbe fare la fine del ratto impigliato nel malto e morire per overdose di morfina?

…noooo…

- No –

Che tocco di classe…

- Ma…-

Tokio accavallò le gambe e incrociò le braccia al petto perdendo interesse per la conversazione; allora essere degli ingenui non era una peculiare caratteristica dei suoi zii…

- Dobbiamo comunque controllare l’abitacolo - la voce gelida che s’intromise nella conversazione fece zittire tutti – Spero non abbiate niente in contrario…-

Guardò lo sportello chiuso incuriosita; quella non era di certo la voce del commissario…ma se era riuscito a far smettere quell’inutile farsa, tanto di cappello…

- Altri passeggeri? -

- Solo nostra nipote -

Già, i cinquanta chili di oppio presi al porto con istinti suicidi…

- Non sapevo ne aveste una – la voce sorpresa di Uramura tornò a farsi sentire

- E’ la figlia di mio fratello – tagliò corto Ryuji – Controlli pure Fujita -

Lo sportello si aprì e Tokio incrociò lo sguardo del suo salvatore improvvisato, e per una frazione di secondo rimasero immobili a guardarsi. Era un uomo alto e snello, con lunghe membra proporzionate e muscolose. La divisa evidenziava le sue spalle larghe, i fianchi e la vita sottili. Non era bello nel senso convenzionale del termine, aveva i lineamenti troppo marcati per esserlo. Ma era indubbiamente un uomo che non passava inosservato. I capelli, che gli sfioravano il colletto della giacca, erano nero pece e le sopracciglia del medesimo colore davano risalto agli occhi castano chiaro, che potevano apparire dorati quando vi si rifletteva la luce, o neri come un cielo tempestoso se vi affiorava una violenta emozione.

Erano magnifici, quegli occhi, e la loro intensità le procurò un piccolo fremito. Aveva un naso prominente e una bocca sensuale, ma che al momento non sorrideva, anzi, dubitava che ne fosse capace. No, non era bello, ma aveva un viso attraente, impossibile da dimenticare. Tuttavia, dovette ammettere notando le sottili rughe di determinazione e di irascibilità che lo solcavano, che c’era qualcosa di inquietante in lui…

Si rese conto che aveva trattenuto il respirò finché un ghigno poco rassicurante non si dipinse sulle labbra di quell’uomo; strinse gli occhi improvvisamente infastidita – Che vuoi? Non hai mai visto una donna pronta ad uccidere se quel deficiente che si trova davanti non sparisce? - sibilò velenosa, conscia del fatto che non avrebbe capito una sola parola di francese

I coniugi Hyoga si guardarono improvvisamente a disagio

- Tokio…non essere scortese…- disse suo zio schiarendosi la voce

Gli lanciò un’occhiata beffarda per poi ritornare all’uomo dello sportello – Escusez-moi – miagolò falsa come Giuda

- E’ vostra nipote? – domandò Fujita indicandola con un cenno del capo

- Ma certo che no! Sono San Patrizio non lo vedi? Forse hai bisogno di un paio di occhiali…- ringhiò a denti stretti consapevole del fatto che sua zia era vicino allo svenimento

Ryuji si affrettò ad annuire sperando di limitare i danni in qualche modo; non sapeva esattamente quello che aveva detto la nipote, ma non gli piaceva per niente il tono seccato della sua voce…da quel poco che aveva capito, Tokio, era una testa calda come suo fratello…e prevenire era meglio che curare…

- E’ una mezzo sangue -

Quelle parole ebbero l’effetto di una doccia fredda.

Non era una domanda, era un’affermazione, detta come se avesse commesso qualcosa di ignobile o fosse qualcosa di inferiore. Tokio strinse le mani in pugni ferrei fino a conficcarsi le unghie nei palmi, odiava essere definita in quel modo, era come se fosse…sporca…come se il suo sangue fosse insozzato da qualche malattia incurabile…

Sangue sporco….

- Ah…si…- suo zio si ritrovò improvvisamente senza parole – Sua madre era francese…-

- Capisco – chiuse lo sportello non notando o ignorando deliberatamente lo sguardo di puro odio della ragazza – Potete andare -

- La ringrazio Fujita -

- Dovere -

Sentì dei passi allontanarsi dalla vettura e un silenzio pesante cadere su di loro

- A-ehm...beh, signori, con permesso – Uramura si congedò a sua volta leggermente in imbarazzo per la sfrontatezza del suo collega e dopo qualche momento di silenzio assoluto i suoi zii si decisero a risalire sulla carrozza nel medesimo mutismo

Il cocchiere ripartì poco dopo e mentre si allontanavo dal posto di blocco, Tokio incrociò l’occhiata beffarda di Fujita.

- Come si chiama? – domandò lapidale mentre sentiva crescere dentro di se un’ira non indifferente

- C-che cosa? – balbettò sua zia colta di sprovvista

- Voglio sapere come si chiama quell’uomo! – ringhiò mandando al diavolo la sua bella maschera di brava bambina

- Fujita, Goro Fujita- rispose Ryuji fissandola negli occhi

Con uno scatto nervoso, Tokio si scostò i capelli dal viso; era stata umiliata, offesa e derisa da un emerito sconosciuto! Questo non lo avrebbe mai perdonato!

Strinse i denti con rabbia meditando vendetta; il signor Fujita si era appena guadagnato una nemica…la peggiore…

 

 

 

Ok, com’è andata? Oo

Spero bene!!! ^^” Saito fa già una gran bella figura fin dall’inizio, eh? Tanto per non smentirsi…

Non so voi ma io prevedo fuoco e fiamme fra quei due….^.- (Se non lo sai tu che sei l’autrice…<.< ndsaito) Zitto e vai a fare ammenda per quello che hai fatto! Sai che hai offeso a morte quella povera ragazza!?! ‘Mo so cavoli tuoi! *.* (Colpa mia??? Sei tu che mi hai messo in bocca le parole!!! >.<** ndsaito) Quisquilie, la bocca poi era tua! U.U (Maledetta….>.<******** ndsaito) Stai tranquillo…altrimenti, PEM, via la valvola mitrale…devi fartene una ragione… (Vale a dire? <.< ndsaito) IO sono l’autrice, IO comando TE *.* (Ragazzina maledetta! Troverò il modo di fartela pagare!!! >.<**** ndsaito) Si…prega e spera…Muahahahahahaha!!!! *.* Questa sensazione di potere è indescrivibile! *.*

Comunque, passando ad argomenti più seri, vorrei precisare alcuni punti:

 

- come avrete già notato, Tokio è bilingue (anzi, di più) e nonostante io faccia francese e inglese non so fare frasi così complesse (per me, per voi non so…) e per semplicità vostra e mia sono già tradotte, alcune parole però le ho messe in lingua (quelle due che so dopo 8 anni di inglese e 3 di francese), spero le capiate…

 

- Un pezzettino del dialogo fra Tokio e Saito, verso la fine del prologo (dove discutono sul perché lui si è fatto trasferire) è preso, in parte ovviamente, dall’ultimo numero di Keshin (il 28). Ho preso spunto dal dialogo fra Saito e Cho e dai pensieri di Ken….il resto è farina del mio sacco, mi piacevano molto e mi pareva carino ricollegarmi in qualche modo….

 

- Saito si fa trasferire in Hokkaido (se la memoria non m’inganna…purtroppo non ho i fumetti di Ken sottomano), non a Shangai, ho modificato questo dato per mio scopo personale

 

- Sui vari siti di Kenshin che sono andata a visitare, ho trovato che l’età di Saito dovrebbe essere sui 34-35 anni, la mia Tokio ha una decina di anni in meno. Purtroppo non so quanto questi possano essere attendibili, se ho sbagliato fatemelo sapere.

 

Ed ora passiamo ai sentitissimi ringraziamenti! ^o^ Non so perché, ma c’erano 4 commenti…ora solo 3…chissà perché hanno cancellato il commento della mia gemellina Ashee…ç.ç

Bah…

 

Ashee: la mia adorata sorellina x fortuna si è fatta sentire ^.^ Sai cosa ti avrei fatto se non avessi recensito vero? <.< Sono settimane che mi dici di voler leggere il nuovo capitolo, spero di averti accontentata…ah, dimenticavo, a forza di passare le giornate in appostamento sotto casa tua, Saito s’è preso il raffreddore…mi sa che adesso non gli stai molto simpatica…U.U

 

Nausicaa: grazie per aver recensito, ehehe…che figura! Sbagliare il titolo…grazie x la nota! Non me ne sari accorta! ^//^

 

Nakoruru: che bello, non sono l’unica a cui piace il mitico lupo! ç.ç Sn veramente commossa…quando ho riferito alle mie amiche chi era il mio pers preferito mi hanno presa x scema…sniff, grazie mia cara! U.U (Guarda che a te te piacciono solamente i personaggi fondamentalmente bastardi…ndtt) Dettagli….U.U Certo che Watsuki poteva anche prendersi il disturbo di farla comparire! Io mi rodevo il fegato dalla curiosità e lui mi ha lasciato con un palmo di naso! Bah…-.- Grazie per la recensione e compliementi per la tua fic! ^o^

 

Quenya: sono...esterrefatta!!! OO Che onore! La mitica Quenya che mi recensisce…mi è venuto un colpo! Oo Sono contenta che la fic ti piaccia, ho impiegato tutti i miei 7 sentimenti per scriverla! Mi sono sforzata di trovare e creare un personaggio adatto a vivere con Saito…beh, che dici, ci sono riuscita? Già da questo capitolo si capisce che fra quei due non sarà tutto rose e fiori…decisamente! ^o^

 

Ancora un grazie a tutte per aver recensito, spero che questo capitolo vi piaccia, perciò…a presto! ^.-

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Capitolo 3
*** Nice to know you ***


Cap 2

Buongiorno miei fedeli lettori ^o^ (Ma dove? Ndtt) Vi sono mancata? Si? No? Non lo so?

Sono secoli che non mi faccio sentire..scusate, ma non riuscivo a trovare nemmeno un momento libero per scrivere…Vorrei promettervi di essere più puntuale con l’uscita dei capitoli ma…sigh, credo sarà un sogno irrealizzabile…ç.ç Solo per questo ho impiegato 3 mesi…

Vabè, vi lascio a questo nuovo capitolo che spero vi piacerà! ^.^

Commentate in tanti!

 

 

Cap 2

 

Ok.

Non c’era di che preoccuparsi.

Andava tutto benissimo.

In fondo non era niente di indicativo…già, alla fine, cosa significava perdersi in una città semi-sconosciuta, anzi, almeno bisognava essere corretti con se stessi, del tutto sconosciuta?

A parte il fatto di essersi persi in un reticolato di vialetti sconosciuti e che dire lugubri era un complimento, andava tutto a meraviglia…

Ma certo.

Chi voleva prendere in giro?

Si era persa, ecco l’innegabile verità…

Tokio incrociò le braccia sospirando e si guardò attorno cercando di riconoscere un vago indizio che le facesse capire dov’era finita.

Niente da fare.

Posto assolutamente sconosciuto…

Ma come diavolo c’era arrivata li?

Così imparava a camminare senza guardare dove stava andando.

Era uscita così in fretta che aveva preso la prima strada che si era trovata davanti senza pensarci molto, e aveva camminato, per tutto il pomeriggio.

Era ormai il crepuscolo e lei si trovava in una strada sconosciuta, di una città sconosciuta senza l’ombra di anima viva attorno.

Fantastico.

Con un sospiro di rassegnazione fece dietro front ripercorrendo lentamente i suoi passi.

Non era da lei fare una cosa del genere.

Beh, non era nemmeno da lei essere così…scombussolata…

Chi poteva darle torto in fondo?

In meno di tre giorni la sua vita aveva subito uno sconvolgimento non indifferente.

Dopo quell’idilliaco incontro con quel simpaticissimo e soprattutto molto cortese poliziotto – che il diavolo lo pigliasse – era riuscita ad arrivare sana e salva alla sua nuova abitazione.

E li aveva avuto una delle prime sorprese.

Aveva scoperto che suo zio era un commerciante di seta, bachi da seta per l’esattezza, ed anche molto conosciuto. Alla fine della guerra la loro famiglia, che era schierata dalla parte dei samurai ambiziosi – da quello che aveva capito dai boffonchii di suo padre e dalle mezze risposte di suo zio – si era fatta strada nel commercio, visto che era disinteressata alla vita politica, traendone gran profitto, soprattutto commerciando con l’estero.

Sinceramente non riusciva a capire l’avversione che suo zio aveva per gli europei…insomma, in fin dei conti la loro agiatezza la dovevano alla passione che avevano gli occidentali per la seta giapponese…

Aveva il sospetto che le stessero nascondendo qualcosa…

Beh, poco male, con quella ciabatta perennemente aperta che aveva sua zia a posto della bocca non avrebbe avuto problemi a scoprire il tutto. Senza contare che avrebbe avuto il sostegno di sua nonna…

Dimenticava.

Sua nonna.

Altra grande scoperta del giorno.

Aveva una nonna.

Sarebbe potuto sembrare stupido, ma si doveva tenere conto del fatto che suo padre non gliene aveva mai fatto cenno ed era stato sorprendente trovarsela davanti.

Si chiamava Kasumi Hyuga ed era una bellissima signora con poco meno di sessant’anni dagli occhi di un caldo marrone scuro, in fondo ai quali, però, si poteva scorgere un luccichio di malizia; era colta, raffinata e, nonostante la voce tranquilla e pacata, sapeva calamitare l’attenzione del suo ascoltatore con una facilità disarmante.

Niente di più facile per una geisha.

Una vera geisha di Kyoto! Ed una delle più famose ai suoi tempi!

Quando lo aveva saputo le erano quasi cadute le braccia dallo stupore…aveva letto di queste donne solo nei libri, ma non aveva mai pensato di trovarsene una davanti! Sua parente poi!

Avevano parlato; e molto anche. Di tutto e di niente.

Era stato bello…da tempo non si era sentita così in sintonia con qualcuno, e forse ne aveva avuto anche un po’ paura. Una tale affinità l’aveva trovata solo con sua madre…difficilmente era in grado di aprirsi con qualcuno, ma le aveva fatto bene, almeno il peso che sentiva sullo stomaco si era alleggerito…

Ora, però, era qualcos’altro a preoccuparla…

Si fermo in mezzo alla strada desolata.

Come avrebbe fatto a tornare a casa?

Si guardo attorno con aria sconsolata; la via deserta, le case buie e le imposte chiuse, tutto era orribilmente silenzioso…i casi erano due: o lì tutti andavano a letto come le galline oppure era finita nel quartiere peggiore che potesse immaginare…

Ragionando: la prima possibilità le sembrava un po’ strana, visto che nemmeno quando lei aveva cinque anni andava a letto così presto, indi per cui….

Conclusione: aveva mai fatto testamento?

No.

Ovvio.

Però avrebbe tanto voluto farlo.

Che cosa voleva avere di più dalla vita? Un Sakè? (battutona…)

Come a darle una risposta qualcuno scoppiò a ridere sguaiatamente, attirando la sua attenzione. Si guardò attorno indecisa sul da farsi e prendendo un profondo respiro si avvicinò cautamente all’angolo da cui veniva un sommesso vociare. Lunghe ombre si proiettavano sul muro antistante, quattro, no, cinque uomini stavano parlando fra loro in tono cospiratorio.

Si arrischiò a sbirciare oltre il muro, incuriosita dalla situazione quando una voce la riprese bruscamente.

- Ehi! Che stai facendo!? –

Tokio sobbalzò e si volto di scatto trovandosi davanti un uomo, che aveva chiaramente scritto in faccia “ehi, sono un criminale” ed era il suo doppio sia in altezza sia in larghezza.

Semplicemente magnifico…

Il suo esordio in Giappone stava procedendo di bene in meglio…

- Allora!? – ringhiò quello avanzando pericolosamente di un passo ed alzando altrettanto minacciosamente un pugno

- Chi? Io? Assolutamente niente! – disse in fretta, sorridendo nervosamente – Stavo solo facendo una passeggiata! Ma ora ho finito e perciò me né vado…arrivederci! – fece frettolosamente dietrofront, cercando di allontanarsi il più in fretta possibile da li e da quell’uomo.

Il gruppetto di cui aveva visto solo le ombre si era disperso appena aveva sentito delle voci estranee, ma Tokio non ci badò più di tanto, impegnata com’era a battere in ritirata.

- Ehi, ehi aspetta…- ghignando l’uomo le si parò davanti ostruendole la via di fuga – Avanti, non andartene così in fretta…- l’uomo fece scorrere gli occhi sui suoi vestiti – o sul suo corpo, ma preferì non pensarci – senza smettere di sogghignare – Hai dei strani vestiti…non ti ho mai, visto da queste parti…sei nuova? -

Tokio ignorò il significato di quel “nuova” e arretrò d’un passo – Veramente sono di fretta sa…tanti impegni…-

- Davvero? Beh…perché non mi dici almeno il tuo nome? – l’uomo la guardò lascivamente e la ragazza sentì distintamente la sua pelle accapponarsi

- Devo andare – replicò ostinatamente lei cercando di superarlo

L’uomo le prese un polso cercando di attirarla a se – Eddai…non fare la difficile…-

Tokio strattonò il braccio cercando di liberarsi – Mi lasci…- sibilo con voce pericolosamente bassa – ORA! –

Quello non l’ascoltò nemmeno continuando a ghignare – Su dai…ci divertiremo –

La ragazza alzò un braccio per colpirlo ma il tizio lo afferrò spingendola contro il muro, cercando di immobilizzarla.

- Scommetto che sei molto brava…- le ansimò l’uomo sul collo, nauseandola con suo fiato pesante.

Lei lo guardava dritto negli occhi, lanciandogli fulmini dardeggianti. Avesse potuto lo avrebbe trafitto con lo sguardo, quando si ricordò di avere un bel paio di gambe e per di più libere. Alzò un ginocchio e lo posò, con tutta la delicatezza di cui disponeva, tra le gambe di quel poveraccio che, colto alla sprovvista, si ritrovò a gemere sulla tragica sorte dei suoi gioielli di famiglia, abbandonando la presa.

Tokio camminò parallela al muro fino a quando non fu completamente libera e poi cercò la fuga, approfittando del fatto che il suo avversario era momentaneamente K.O.

Raggiunse in tutta fretta il primo svicolo che trovò, ma quando voltò l’angolo andò a sbattere contro un corpo solido e compatto, rischiando fra l’altro di finire lunga distesa a terra. Fortunatamente la sua caduta fu frenata da un paio di braccia solide che la presero al volo.

- State bene signorina? – domando qualcuno con voce calda

Tokio alzò lo sguardo trovandosi di fronte il viso gentile e sorridente di un giovane uomo, in divisa.

Un poliziotto! Fosse ringraziato il cielo!!! C’era qualcuno che le voleva veramente bene lassù!

 – S-si..stavo solo…-

La sua spiegazione fu interrotta dalla voce irata del suo aggressore – Maledetta sgualdrinella!!! – urlò fuori di se – Ora me la paghi! –

L’uomo svoltò l’angolo di corsa ma si fermò di botto quando vide il giovane poliziotto che non smise di sorridere.

- Buonasera Signor Ebizu…c’è qualche problema? – domandò tranquillamente

Ebizu masticò un’imprecazione fra i denti – Kaito…- mugugnò – Che ci fai qui? –

- Il solito giro di ronda…- rispose cordiale – E lei? -

L’uomo fece spallucce – Facevo una passeggiata, me ne stavo giusto andando a casa –

- Magnifico – Kaito esibì un sorriso da copertina – Buona serata -

Tokio fissò sbalordita l’uomo che si allontanava senza protestare, per poi portare lo sguardo sul suo “salvatore”

- Io…la ringrazio…- mormorò impacciata – Mi ha aiutata…-

- Dovere signorina…-

- Hyoga, Tokio Hyoga -

Il poliziotto s’inchinò appena – Ryutaro Kaito, per servirla –

- Molto piacere…-

- Mi dica, signorina, cosa fa da queste parti? Non è quartiere adatto a lei…-

- Mi sono persa…- ammise la ragazza scrollando appena la testa – Mi sono appena trasferita e non sono ancora molto pratica della città…- sorrise – E’ stata una vera fortuna che lei fosse qui…-

Ignorò la vocina che le diceva che sarebbe riuscita a cavarsela benissimo da sola. Era meno indifesa di quel che sembrava.

Fece violenza sui suoi stessi pensieri.

Lei era una signorina perbene.

Signorina perbene.

Signorina perbene.

- Già, una vera fortuna…- Kaito si gettò un’occhiata attorno e strinse appena gli occhi d’un caldo nocciola – Questa non è la zona adatta per fare una passeggiata signorina Hyoga…e se non sbaglio casa sua è dall’altra parte della città…-

L’uomo incontrò lo sguardo perplesso di Tokio e sorrise con entusiasmo – Ryuji Hyoga è piuttosto conosciuto in città…- spiegò

- Ah…-

- Sa come tornare a casa? -

- Per la verità…- la ragazza si guardò attorno -…no -

- Non c’è problema! L’accompagno volentieri…- esclamò l’uomo con gioioso impeto -…naturalmente se lo desidera…- aggiunse in fretta, imbarazzato, vedendola alzare un sopracciglio.

Tokio celò dietro una mano il sorriso divertito che le era salito alle labbra – Ne sarei felice signor Kaito…- disse – La sua guida mi sarebbe di grande aiuto…-

- Magnifico! – esclamò, poi scosse la testa correggendosi immediatamente – No, cioè, io intendevo…ecco…-

La giovane represse la risata di ilarità che minacciava di esplodere – Non si preoccupi…– lo interruppe ridendo appena – Ho capito cosa intendeva…-

- Ah, beh, nessun problema allora…- sorrise facendosi da parte ed indicò con un gesto del braccio la strada da seguire – Da questa parte prego…-

- Grazie -

Camminarono in silenzio per qualche momento, attraversando strade identiche fra loro, ma che il poliziotto sembrava conoscere come il palmo della sua mano.

- Mi dica…- incominciò Kaito rompendo quella quiete -…da dove viene precisamente? Il suo accento non mi pare di queste parti…-

- Perché non lo sono…- rispose tranquilla – Vengo da…tutt’altro continente…-

L’uomo la guardò stupito – Quale? –

- Me ne dica uno e io ci sono stata…- rise – Non sono mai stata ferma in un luogo abbastanza a lungo per poterlo chiamare casa….-

- Ha girato il mondo allora -

- Quasi tutto -

- E le piaceva? Viaggiare intendo…-

Tokio rimase qualche secondo in silenzio – Si…- disse alla fine lentamente – Studiare le diverse culture è sempre stata la mia passione –

- Sapevo che lei doveva essere in grado di fare qualcos’altro oltre a difendersi molto bene…- rise Kaito

La ragazza arrossì appena.

Beccata in pieno.

- L’ho forse offesa? -

- No…- Tokio agitò lievemente una mano come a scacciare quelle parole – Non si preoccupi, in fondo è la verità -

- E se le piaceva tanto perché ha smesso? – s’incuriosì il giovane poliziotto

La ragazza socchiuse gli occhi seccata; quel ragazzo poteva essere anche molto cordiale e simpatico, ma quanto era impiccione???

- Signorina? -

- I miei genitori sono passati a miglior vita, signor Kaito – disse lapidale e guardandolo con la coda dell’occhio – Sono stata costretta da forza maggiore -

Lo vide arrossire e distogliere lo sguardo mortificato.

Sapeva di essere stata dura, ma lei detestava la gente ficcanaso e quel giovane gendarme si era spinto un po’ troppo in la per i suoi gusti.

Lui e le sue stupide domande.

- Mi perdoni, io non intendevo….- mormorò dispiaciuto

- Non importa signor Kaito – disse seccamente

- Sono sinceramente…-

- Lo so, non si preoccupi, lo so…- lo interruppe sospirando stancamente

- Almeno lo lasci finire…- s’intromise una voce con freddo sarcasmo – Non vede che si sta umiliando per scusarsi con lei? -

Tokio avvertì distintamente il suo stomaco contrarsi in una dolorosa morsa mentre si bloccava in mezzo alla strada.

Quella voce…

Fissò con occhi leggermente sgranati il selciato della strada sotto i suoi piedi; avvertì lo spostamento d’aria causato da Kaito che si girò di scatto esclamando – Vicebrigadiere Fujita! -

Qualcuno lassù la doveva proprio odiare…

 

 

 

 

Allora? Com’è? ^^;

Passabile? Spero di si…^o^ Ho introdotto un nuovo personaggio che farà sicuramente altre apparizioni e farà sicuramente parlare di se! XD (Scusa…ma perché io ho UNA frase in tutto il capitolo? <.<* ndsaito) Non cominciare a fare la prima donna! (Si, ma il protagonista maschile sono io! >.< ndsaito) Mmmmmhhh…non ti preoccupare…nel prossimo parlerai SICURAMENTE di più…-.-“  (Consolazione…T.T ndsaito) Fattela bastare U.U

Ora; passiamo ai ringraziamenti! ^O^

 

Nakoruru: Che ne dici di questa Tokio? In questo capitolo s’è scoperto un nuovo aspetto del suo carattere, spero ti sia piaciuto XD Purtroppo Saito avuto una minima parte in questo cap (Protesterò al sindacato U.U ndsaito), ma la sua presenza a comunque continuato ad aleggiare come quella di un fantasma…U.U Eh già, le fandom inglesi sono veramente interessanti, anche perché sono le uniche…ho perso la vista a forza di leggerle tutte quante…e non ho ancora finito @.@ Ma perché non esistono anche in italiano? Ti ringrazio della recensione e spero di poter leggere presto un nuovo cap della tua fanfic! ^o^ byebye ^.-

 

 

Ashee: Ed ecco a te un altro capitolo!!! XD Ti ho rotto le scatole in qualunque modo chiedendoti consigli su consigli…beh, spero che questo capitolo ti soddisfi! ^O^ (Altrimenti sono rogne! Etcì! Ndsaito) Salute ^^;

 

 

Volevo dirvi un’ultima cosa: chiudete un occhio sulle imprecisioni storiche please!!! ç.ç (Socca…<.< ndsaito) Odioso!!! >.<***** e poi vorrei specificare che la somiglianza tra i cognomi Saito e Kaito, e i nomi Ryuji e Ruytaro non è voluta…sono andata a caccia di cognomi e nomi giapponesi, e questi mi hanno particolarmente colpita, tutto qui.

Grazie ancora per le recensioni! ^o^

Bye bye ^.^

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