Strano scherzo del destino

di Amelia De Pulgis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** La Piccola Testarda Lunatica ***
Capitolo 3: *** Il Gregge ***
Capitolo 4: *** La Solita Ritardataria ***
Capitolo 5: *** Alza Gli Occhi E Sorridi ***
Capitolo 6: *** Dì Cheeeese! ***
Capitolo 7: *** Libertà Provvisoria ***
Capitolo 8: *** Un Capodanno Un Pò Speciale ***
Capitolo 9: *** Il Litigio ***
Capitolo 10: *** Elena e Franco ***
Capitolo 11: *** Segreti,Parole,Gesti ***
Capitolo 12: *** Perplessità ***
Capitolo 13: *** Un Flinestone Poco Carino ***
Capitolo 14: *** L' Allegro Diversivo ***
Capitolo 15: *** Il Teatrino ***
Capitolo 16: *** Una Lacrima Soltanto ***
Capitolo 17: *** Che Tajo! ***
Capitolo 18: *** Qualcosa è cambiato ***
Capitolo 19: *** Buona Cattiva Notte ***
Capitolo 20: *** L'Agosto In Frasi ***
Capitolo 21: *** Piacere, Lollo ***
Capitolo 22: *** Basta Un Poco Di Fascino Ed Il Ragazzo Va Giù ***
Capitolo 23: *** Sonno, Routine e Liquido Amniotico ***
Capitolo 24: *** C'è Grossa Crisi ***
Capitolo 25: *** Maledetto ***
Capitolo 26: *** Pensare Ed Apparecchire ***



Capitolo 1
*** I ***


Nata il 31 ottobre di un anno che non vi voglio svelare,almeno per adesso,Amelia de Pulgis era sempre stata una bambina normale

Nata il 31 ottobre di un anno che non vi voglio svelare,almeno per adesso,Amelia de Pulgis era sempre stata una bambina normale;con due normali genitori che le avevano insegnato mano a mano che cresceva cos’era  giusto e cos’era sbagliato però Amelia aveva capito ed imparato che con i vari ostacoli e le molte gratificazioni che la vita le poneva davanti si poteva veramente capire la differenza  tra le due cose.

Aveva sempre ottenuto ciò che desiderava grazie anche a quei grandi occhioni che la caratterizzavano e soprattutto che risaltavano in quel faccino decisamente ovale.Alla scuola materna aveva instaurato un governo democratico e regolato i rapporti tra i vari componenti della classe ed ai pochi che non si lasciavano “sottomettere” così facilmente spettava una dose di pizzicotti che li avrebbe rimessi in riga.Arrivata alle elementari fu la protagonista femminile di una specie di BEAUTIFUL infantile che la portò ad imparare qualsiasi gioco e ad essere in qualsiasi famiglia inventata dai suoi compagni(naturalmente con veste reale);inoltre iniziò anche un periodo di relazioni amorose molto premature che da Amelia non erano considerate certo un gioco.

Va bene,va bene sembra un’eroina di 8 anni quella che vi sto descrivendo,ma fra poco non ne sarete più così tanto convinti.Infatti adesso inizia il periodo più traumatico e falso della sua infanzia:le scuole medie.Amelia si era iscritta ad una delle scuole più “in” della sua città(badate bene che non siamo in un paesino sperduto,ma bensì in una caotica città nel nord Italia,Milano)pensando naturalmente che i successi dei suoi primi dieci anni di vita continuassero senza interruzioni,ma non fu così:isolata,ritenuta poco più che un’ombra o un numero di registro dai suoi compagni snob,Amelia si intimidisce e i suoi grandi discorsi e le camminate a testa alta si riducono ad un ridicolo borbottio e ad un passo svelto guardando perennemente i mozziconi di sigaretta che rimanevano sul marciapiede.

Era depressa,priva di ogni gioia nel fare qualsiasi cosa,finchè un giorno,l’ultimo anno di quel grande strazio,il destino(in cui Amelia crede molto)la premia;un’estrazione per il cambio di posti e finisce vicino a Giorgio Incrociato,che sarà poi suo vicino di banco fino agli esami.

Amelia prova per Giorgio un sentimento mai  provato prima,un’affetto così forte per quel ragazzetto magro e alto che la spinge a comportarsi più naturalmente e ad affrontare decisamente meglio quegl’ultimi otto mesi che le rimanevano.

Lo ama,ne è quasi sicura,ma…come fare per conquistarlo?L’insicurezza acquisita in quegl’ultimi anni le offusca completamente i ricordi delle elementari che,come abbiamo già detto,erano state un periodo di “amori” molto coinvolgenti per Amelia.

Giorgio però sembra comportarsi con lei come si comporta con tutte le altre ragazze della sua classe;talvolta però il destino gioca brutti scherzi e Amelia si trova ad essere baciata da Giorgio,probabilmente esasperato per l’insistenza pressante delle richieste da parte di lei.

Ora  inizia un periodo di incomprensioni interiori per Amelia che pian pianino inizia il liceo e si avventura in questa nuova situazione in cui ha riposto molta fiducia.Qua trova delle vere amiche che la consigliano durante le numerose “crisi “ che la pseudo-storia con Giorgio implica.

Adesso non vorrei dilungarmi troppo sui vari avvenimenti di quel tempo perché,se proprio  devo dire la verità,ho una certa fretta di arrivare al presente.Basti solo dire che è stato anche questo un periodo di grandi sofferenze in campo sentimentale controbilanciato,però,dalla migliore condizione sociale della nostra ingenua protagonista.In questo periodo Amelia cerca di fare come un serpente che cambia pelle,soltanto che lei sta provando a cambiare qualcosa interiormente non esteriormente.I suoi grandi occhi rincominciano ad apprezzare le piccole cose,le particolarità e i dettagli insignificanti che fanno sorridere,ha un’aria sognante,fiduciosa e riscopre il vero piacere di acoltare la musica che rimette a fuoco alcuni momenti ben precisi della sua vita.La riuscite ad immaginare?E’ cresciuta forse anche un po’ maturata,è una normale adolescente con i suoi piccoli problemi che naturalmente a lei appaiono enormi ed insormontabili.Si affaccia verso l’enorme punto di domanda che è il suo futuro.Ma….aspettate un attimo non vi chiedete che fine ha fatto Giorgio?Beh,anche se non ve lo stavate chiedendo io vi “illumino” ugualmente:Giorgio è diventato la pura gioia per Amelia;dopo tutto il trambusto provocato dall’immaturità di entrambi,egli si è reso conto che quella piccola faccina ovale era qualcosa di più di una semplice faccia amica.Lei ama lui,lui ama lei.Era esattamente questo il punto dove avevo fretta di arrivare.Questo solamente perché io,la vostra narratrice,mi vedo costretta ad assistere di volta in volta agli eventi che avverranno e poi a raccontarvi i fatti fedelmente.Perché neanch’io so come andrà a finire questa storia…                             

 

 

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Capitolo 2
*** La Piccola Testarda Lunatica ***


II Mi sento in dovere di non iniziare subito con il racconto degli incontri amorosi tra i nostri due protagonisti,non per mancanza di fatti ma bensì per farvi evitare alcune incomprensioni che potrebbero insorgere. Incomprensioni sul misterioso ad alquanto insolito(solo in certi aspetti,però)carattere di Amelia.Infatti la nostra sciocca protagonista è un tipino che verrebbe descritto un peu tetue in qualsiasi paese francofono che significa un poco testarda. Inoltre la situazione non è certo semplificata dalle sue amicizie che hanno un po’ tutte la sua stessa caratteristica se non fosse per l’unica eccezione di un’amica che si potrebbe definire proprio decennale:Ermione Costoletta. Amelia ed Ermione si conoscono ormai da 11 anni il che,vale a dire(per loro),una vita intera.Fan appassionata di un libro che ad Amelia non piace per niente,timida e…..alta e magra,ciò significa totalmente diversa da lei ,ha sempre assistito a tutti gli alti e bassi di una vita che si potrebbe definire tutt’altro che monotona. AHI!Ho iniziato questo capitolo con l’intenzione di descrivere il carattere di Amelia e mi ritrovo a descrivere le sue amicizie,ebbene si,miei cari lettori,ho proprio l’impressione che servirà un altro capitolo per arrivare alle vicende che si svolgono nel presente;spero naturalmente di non annoiarvi ma anzi di divertitrvi o di attirare la vostra attenzione narrando fatti che SOLO a voi potrebbero essere utili(questo perché naturalmente io ne sono già a conoscenza). Comunque ritornando allo strano carattere di Amelia devo precisare che molte delle sue amicizie sono nate dopo la prima stretta di mano o il primo sguardo o il primo sorriso,e così anche molte persone sono diventate sue "nemiche" dopo il primo sguardo,la prima stretta di mano o il semplice ciao uscito dalle sue piccole ma carnose labbra.Infatti la nostra piccola testarda(anche se non ama essere definita così,proprio perché se ne rende conto)suscita estrema simpatia o estrema antipatia anche se si presenta nello stesso modo,senza cambiare di una virgola.Il perché di questo fatto rimane perpetuamente ignoto anche a me,sigh,ma mi sembrava doveroso farvi comprendere a fondo la personalità di Amelia.Inoltre lei ha anche un terribile difetto,che per alcune persone poi non è così tanto terribile:è molto lunatica. Cambia umore ogni due per tre e,per una persona sadomaso che ama le sfide potrebbe anche risultare un fattore del tutto normale,ma per la maggior parte delle persone che conosce non è certo un piccolo ostacolo!L’arma che la sua amica Ermione sfrutta,è farla scendere da quel piccolo mondo di nevrosi o di tristezza(insomma avete capito)e aiutarla a comprendere che sta diventando veramente insopportabile,e,se avrà la buona grazia di ascoltarvi forse(ma forse)si tranquillizzerà. Ora,perfavore,non pensiate che la persona a cui ho deciso di dedicare milioni di questi ticchettii sui tasti quasi completamente erosi dal tempo sia praticamente fuori di testa!E’ un personaggio talmente buffo(ed è per QUESTO motivo che ho deciso di distruggere definitivamente la tastiera del mio splendido computer)che ha bisogno di essere "mostrato" nelle mille sfaccettature della sua personalità,tutto qui!Quindi non appallottolate questo pezzo di carta e andate avanti con la lettura….ve ne prego.

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Capitolo 3
*** Il Gregge ***


III   Perdincibacco!Siamo già al terzo capitolo!!!(ahhhh…come adoro queste esclamazioni di…ultimo GRIDO!)Bene,bene…eccoci alla descrizione degli amici e dei nemici di Amelia.Per evitare di dilungarmi troppo,dovendo io partire dagli albori,nominerò solo i più importanti,cioè quelli che hanno contribuito,negativamente o positivamente,alla crescita,interiore ED esteriore,della nostra protagonista. Prima di tutto devo assolutamente informarvi della più "longeva" delle sue amicizie:Lepistrata de Leonis.Lepi(l’abbreviazione evita di incorrere in imbarazzanti figure)conosce Amelia dal primo giorno di asilo ed è stata sua socia per quanto riguarda l’instaurazione del governo "bacchettone" alla materna.Direi che è stata un personaggio decisamente positivo per Amelia,proprio perché molto sveglia ed intelligente.Dopo l’asilo sono andate in due scuole elementari ben diverse(potrei definirle due scuole nemiche)pur mantenendo i contatti,in seguito si sono ritrovate nella stessa scuola media(meno traumatica per Lepistrata)ma non nella stessa classe poi le loro "strade scolastiche"si sono divise nuovamente,ma senza gravi danni per quanto riguarda il loro rapporto. La seconda che devo absolument nominare è Virginia Marangaccia che è stata la sua migliore amica ma sotto sotto anche il suo peggior incubo.Avvicinatasi ad Amelia dopo poco tempo dall’inizio delle elementari Virginia le chiede con aria da angioletto con l’apparecchio,prima cosa che le fece vedere dopo che diventarono Migliori Amiche Del Cuore (eh!si!ho sentito il bisogno di mettere le maiuscole perché sembra proprio un importante titolo onorifico):"Vuoi essere mia amica?".I primi anni tutto va bene,anzi se mi posso azzardare benissimo,poi…mano a mano che il tempo passa Virginia inizia a diventare una piccola iena che vuole a tutti i costi imporre alle ragazze di vestirsi secondo i suoi canoni(da maschiaccio).Quando Amelia si accorge che sta oltrepassando il limite,e questo avviene perché si rende conto che ha paura di scegliere i vestiti la mattina,inizia la rottura tra queste due personcine con manie di protagonismo;poi tutto va a rotoli naturalmente per una sciocchezza che né una né l’altra si ricordano.Lei è stata molto importante perché in un certo senso le ha "formato"uno spirito combattivo(modello "tolgo ai ricchi per dare ai poveri")che le è servito per affrontare,senza impazzire del tutto,gli anni delle medie. Cronologicamente parlando siamo arrivati alle medie(urli di terrore di sottofondo)e naturalmente,chi può esserci in questo periodo???Un’acerrima nemica,naturalmente;signori e signore ecco a voi Vittoria Concelli!!! Tipica bambina in un corpo già da grande assume pieno controllo su tutti i poveri e le povere plebee ancora in fase di sviluppo e,se qualcuno le sta antipatico anche solo per come cammina riesce benissimo a rovinargli la vita in men che non si dica. Come potete immaginare,se ve la sto descrivendo,significa che ha distrutto la vita di Amelia anche se lei ne ignora tuttora il motivo…fatto sta che la nostra protagonista arriva ad un punto di saturazione e comprende che ignorandola completamente risolverà la maggior parte o quasi dei suoi problemi.Personaggio decisamente negativo che la inacidisce notevolmente. Ad acuire ed in seguito a smorzare la sua acidità è uno strano personaggio:Benedetta Duricini.Questa ragazza molto carina,solare e sempre sorridente,a causa di una voce su una sua presunta parolaccia verso Amelia aveva ricevuto una risposta,se si può dire,dello stesso "livello" dalla nostra protagonista.Questo fatto,avvenuto all’inizio del primo anno scatenò un odio incessante da entrambe le parti;in seguito,verso la fine dell’anno questo rancore iniziò ad affievolirsi e le due chiarirono la faccenda in tutta calma.Verso Novembre dell’anno successivo le due si sposano(naturalmente per finta)ma comunque nasce un legame molto forte che farà capire ad Amelia che è molto meglio risolvere subito le questioni poco chiare. Bene bene….la mia "lista della spesa" è quasi completata;mancano solo altre due o tre persone che hanno portato Amelia in qualche modo ad un cambiamento… Ri-incominciamo con un bizzarro personaggio che fa abbastanza ridere e divertire ma può anche causare crisi pesanti di nervi per chi non è abituato…ebbene sì,è arrivato il momento di Claudia Cantucci,una buffa persona non compresa ancora a fondo da Amelia che però ha saputo dimostrare grande pazienza e tolleranza se non fosse per un piccolo cedimento psicologico avuto quand’era in vacanza con lei ed un’altra "eccentrica" persona:Filomena Tisoni.Di quest’ultima però vorrei parlare più tardi,mentre adesso vorrei dare un momento di gloria alla nostra Claudia…mumble,mumble…uhm….ah!si!Con un sorriso e la sua ormai usuale espressione da cinesina americanizzata:"PEEEEEACE!"lei non si cura molto del parere degli altri e va avanti,testarda come un mulo per la sua strada,cosa che Amelia disapprova decisamente se ha un’opinione contraria o,al contrario,approva pienamente se si trovano sulla stessa lughezza d’onda.Che volete farci,questa generazione è così….Adesso che è finito il suo momento di gloria passiamo al personaggio nominato prima,Filomena:pacifista e a little bit sulla via del comunismo è una persona combattente con dei giusti ideali che Amelia approva in pieno.Inoltre è così originale e decisa che è ammirata segretamente(beh,forse non poi così tanto)dalla nostra lunatica protagonista.Queste due personcine si divertono un mondo a ridere ricordando i momenti passati ma state tranquilli che non vivono rimpiangendo il passato ma si vivono pienamente il presente e discutono anche del loro incerto futuro. Ultima ma non meno importante è Caterina Consiglietti,persona seria e matura che affronta vari argomenti di conversazione insieme ad Amelia e che la aiuta in momenti di difficoltà scolastiche e sentimentali ,insomma per lei è una persona su cui si può sempre contare….. Ed eccoci alla fine di questo interminabile capitolo che vi ha fatto capire più a fondo il mondo che Amelia si è costruita intorno,un pianeta fatto di sogni e di speranze ma anche di cose concrete e sicure…in un certo senso un mondo abbastanza stabile e normale per una qualsiasi quindicenne in piena rivoluzione ORMONALE!!!!beh….ciao ciao….ci vediamo tra poche righe…rimanete sempre qui!(almeno con la testa se ve lo potete permettere)

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Capitolo 4
*** La Solita Ritardataria ***


E’ settembre,come un gatto che riesce a vedere nell’oscurità,entriamo nella  calda “cuccia” di Amelia e la osserviamo durante gli ultimi minuti del suo lungo sonno. Eccola lì,in una posizione che probabilmente le sarebbe impossibile da sveglia,si dimena come colta da una crisi epilettica e cerca di staccarsi dal non poco lungo filetto di bava formatosi lungo la notte. Quella del piano di sopra ha già incominciato a passare l’aspirapolvere,mentre invece al piano di sotto,il negato che ci prova da una vita,ricomincia per l’ennesima volta un pezzo al piano che MAI gli riuscirà…Suona la sveglia e apparentemente sembra che non si svegli;poi…un dito si muove,il braccio si allunga spegnendo la sveglia con una botta rabbiosa e,rassegnata cerca di aprire un occhio.NO!Aspettate!Lo richiude!Ah…no,no,era solo una finta,adesso apre l’altro,mugugna e…finalmente si siede!!!Oddio!Che aria sofferente che ha!Non mi sorprenderei se  adesso iniziasse a fare un giro di 360 gradi della testa come quella dell’esorcista!Scende la scaletta e scivola su un paio di pantaloni messi li la sera prima….BESTEMMIA. Apre la porta e,come un vampiro che vede la luce,la richiude subito dopo…ma da dove arriva tutta quella luce???Dal bagno dove c’è sua sorella che riesce a svegliarsi con un faro da stadio(acceso naturalmente)a mezzo centimetro dagli occhi!!! Bene…forza e coraggio…apre la porta saluta sua sorella con una lingua che non esiste,caccia la faccia dentro al lavandino pieno di acqua gelida e si asciuga strofinandosi talmente forte che un giorno o l’altro le rimarrà attaccata la pelle del viso…Poi torna in camera,si veste,fa colazione ed esce…dopo aver chiuso frettolosamente la porta,Amelia riesce a scendere le scale infilandosi lo zaino e la giacca contemporaneamente,inoltre si mette le cuffie e schiaccia play….tutto questo senza fermarsi!!!!Finalmente fuori e….in ritardo,come al suo solito…inspira profondamente e rimane tramortita dall’olezzo che emana la bancarella del pesce  del mercato del venerdì…ARGH…iniziamo bene!!!Arrivata alla fermata si ricorda che deve andare a prendere Giorgio a scuola per poi pranzare insieme(a questo punto NOI,solo noi però,riusciamo a sentire il ghignetto interiore che Amelia fa pensando al suo pomeriggio).Bene bene….questa,cari lettori,è una mattinata tipo della nostra protagonista..con i soliti intoppi dovuti al quasi stato vegetativo in cui si è dopo che suona la sveglia e con le solite azioni ripetitive che sono diventate gesti automatici dopo ben 15 anni del solito tran tran(o,come disse un’amico di Amelia,TRAM TRAM quotidiano,il che naturalmente significava prendere il tram tutti i giorni,per tutta la vita…ehm..). Saltiamo adesso a dopo l’uscita da scuola e al pranzo con Giorgio e riatterriamo al pomeriggio mentre i nostri due piccioncini sono sdraiati sul letto a guardarsi negli occhi…Amelia ama accarezzare il viso di lui mentre ha gli occhi chiusi per scoprirne ogni piccolo tratto ed ogni piccola imperfezione e ama soprattutto dargli piccoli bacini disegnando delle figure immaginarie..d'altronde ognuno ha le sue piccole manie,no???Ed è proprio quello che Amelia stava facendo quando improvvisamente Giorgio aprì gli occhi e inizio un attacco di solletico!Avete presente quel solletico per il quale ridi talmente tanto che ti senti soffocare???Ecco!quello!Il solletico comunque provoca una reazione che non so descrivere e che li fa ritrovare ogni volta avvinghiati a baciarsi appassionatamente.. Giorgio la bacia da ogni parte e guarda di tanto in  tanto quel faccino che piano piano assume un espressione sempre più felice e sorridente. Gli sguardi sono lunghi e i sorrisi infiniti,il battito del loro cuore aumenta fino a che pulsano praticamente all’unisono,lui la prende in braccio e la stringe forte e in quel solo gesto riesce a comunicarle infinite dolcezze e sentimenti…AH!l’amour,l’amour! Il pomeriggio passa in un lampo e Amelia si rende conto che deve andare…ma è come se fosse trattenuta da una corda che si può slegare solo con un’ultima carezza ed un ultimo bacio.Arriva in sala dove saluta la madre di Giorgio,a cui Amelia è molto affezionata per l’incredibile feeling che è venuto a crearsi fra le due,e si sistema i capelli arruffati mentre si infila la giacca…infine strappa un frettoloso bacino al suo amato e corre per non perdere la metro. Qua finisce praticamente la giornata(o almeno la parte abbastanza interessante)della nostra protagonista che, continuamente di fretta a causa del perpetuo ritardo,deve affrontare le ore di punta della caotica città.Magari,se capitate a Milano e vedete una ragazza con le guance arrossate ed il fiato corto salire sul tram o correre in strada,potrebbe essere lei.

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Capitolo 5
*** Alza Gli Occhi E Sorridi ***


Fa freddo ed il gelo riesce a far rabbrividire le spalle della nostra protagonista addormentata. Rigirandosi nel letto la situazione non cambia anzi peggiora a tal punto che gli occhioni di Amelia sono costretti ad aprirsi:gonfi e lucidi per il poco sonno e per la disperazione di essersi aperti ancora una volta prima della sveglia.Essi fanno da contorno ad una faccia pallida,triste anch’essa per aver perso l’ultimo strato di pelle abbronzata e anche la curvatura della bocca fa presumere un umore nero,più nero della cenere e del petrolio mischiati con la pece. Amelia tira su il busto aiutandosi con le braccia e sbuffa per tirarsi via i capelli dal viso,poi strizza gli occhi per mettere a fuoco la sveglia:sono le sette. Alle volte lei stessa si stupisce che il suo orologio biologico sia così puntuale.Allora si siede sul letto,si sfrega le braccia per scaldarsi un po’ e si guarda attorno:tutto buio e tutto in silenzio,nessun rumore né di gente né di macchine,tutto è immerso nelle tenebre…Le ritorna il peso del sonno sulle palpebre e così capisce che si deve dare una mossa. Scende con agilità gli scalini del suo letto e prende il primo paio di pantaloni,la prima maglietta nel cassetto e le prime mutande e calze che le capitano a tiro;probabilmente sono un’accozzaglia di colori che non c’entrano niente l’uno con l’altro oppure potrebbero essere magnifiche fantasie le une perfette con le altre:”Boh”pensa Amelia “tanto non c’è niente di speciale oggi a scuola”. Nel silenzio che si può definire assordante si muove lentamente e si trascina in cucina dove il rumore di stoviglie e di sportelli di credenza e microonde interrompe quel fastidioso mutismo dell’abitazione.Amelia fa colazione in cucina,si lava i denti,poi prepara lo zaino ed esce.Dopo aver chiuso violentemente il portone come per far sentire al mondo che è in strada,un magnifico cielo rosato contrastante col vento troppo freddo che taglia le mani,le fa cambiare umore… “Con uno spettacolo del genere,questo cielo che sovrasta i vecchi palazzi della mia via,la giornata che pareva cominciata male si profila migliore delle aspettative!!!!”. Così Amelia si avvia saltellendo verso la fermata dove ci sono un sacco di persone con un’aria triste o addirittura assente e le verrebbe voglia di urlare quella felicità appena ritrovata in faccia a quella gente,facendogli capire che se solo alzassero gli occhi e distentessero la fronte corrucciata si sentirebbero meglio!!!

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Capitolo 6
*** Dì Cheeeese! ***


Arrivata a scuola,Amelia capisce che la stanchezza accumulata per il poco sonno anche nei giorni precedenti e quella che si aggiungerà facendo l’immane sforzo di cercare di seguire le lezioni saranno una miscela esplosiva che la tramortirà,ma pur non sapendo se riuscirà a reggere il colpo che le verrà inflitto si avvia ugualmente verso l’aula sopprimendo totalmente la voglia che le era sorta di scapparsene via. Alla quarta ora,con la testa appoggiata al banco e con i Promessi Sposi sulle gambe Amelia si perde in mille pensieri che la riportano alle notti in spiaggia con gli amici…ma tutto questo viene interrotto poiché l’alta voce del bidello irrompe nell’aula per annunciare che dopo mezz’ora sarebbero dovuti scendere per le foto di classe,naturalmente senza un minimo di preavviso; “Ecco,lo sapevo,una delle poche volte in cui scelgo i vestiti completamente a caso devono fare la foto di classe”disse Amelia a  Camilla Viscardulli(una simpaticissima e nevrotica compagna di Amelia con cui fa delle corse all’intervallo per sgranchirsi le gambe e delle lunghe chiaccherate piene di risate)che la guardava annuendo lentamente…poi esclamò tutto d’un tratto con la sua voce,tutt’altro che debole: “Ameeeeeeeee!!!tu stai benissimo!!!Guarda invece che GIUBETTO(essendo di un paese in provincia chiama il giubbotto in questo modo…ahahahah!!)che mi ritrovoooo…Uffi…” Amelia cerca di tranquillizzarla provando a convincerla che la sua giacca, o giubetto, è decisamente meglio di una casacca di lana grezza rossa comprata in un mercatino peruviano…ma la testarda inizia a lamentarsi di altre mille cose,come i suoi capelli arancioni carota con riflessi biondicci…EH…che ci volete fare? Ve l’ho detto prima che si circonda di persone–mulo come lei!!! La foto viene scattata nei luridi sotteranei della scuola,dove la luce (non certo curatissima)evidenzia ancora di più i visi smunti e pallidi degli studenti. Usciti da scuola,i superstiti della lunga settimana si avviano a casa verso un meritato riposo,e così fa anche Amelia che non vede l’ora di concedersi un bel piatto di pasta e magari,dopo,di uscire un po’ per evitare di cedere alla voglia di riinfilarsi il pigiama e tornare a letto…      

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Capitolo 7
*** Libertà Provvisoria ***


E’ arrivata la pioggia,è arrivata la grandine ed è arrivata la neve,è arrivato l’inverno

 

E’ arrivata la pioggia,è arrivata la grandine ed è arrivata la neve,è arrivato l’inverno.

Amelia, imbottita come un pinguino come quasi tutti quelli che le passano accanto per strada, con la musica nelle orecchie che rende ovattato qualsiasi suono è rimasta fuori di casa a causa della sua testa perennemente tra le nuvole, si è dimenticata le chiavi e sua mamma tornerà da ginnastica fra un’ora. Le condizioni atmosferiche non sono delle migliori: il vento rende cartavetrata tutto quello che investe (credo di aver reso l’idea),il cielo è grigio e l’aria tutt’altro che umida,ma,a lei tutto questo non importava;era fuori,al calduccio sotto il suo cappottino nuovo e poteva fare quello che più amava:poteva camminare lentamente osservando le particolarità più insignificanti di qualunque oggetto o persona,sorridere per niente,non dover render conto a nessuno per la velocità del passo.Era libera,poteva saltellare,correre,star ferma ad un angolo del marciapiede a salutare i passanti,cantare addirittura.Amelia si avviò andando naturalmente controsenso,si fermò al primo baracchino ambulante per prendere un chupa-chupa e,col vento in faccia che le scompigliava i capelli osservava tutte le persone che le passavano accanto e notò che,come per magia,andavano a tempo con la canzone che stava ascoltando!Le pareva di essere in un film di cui si riuscisse a sentire la colonna sonora,per Amelia quello era uno dei momenti più belli di quell’ultimo periodo;la mente si apriva e faceva uscire tutti i problemi,le ansie,i pianti,tutto e faceva entrare tutte quelle sensazioni che poche persone probabilmente avrebbero potuto avere in quella situazione.Entrò in un negozio e l’improvviso cambio di temperatura la fece diventare di un tipico rosso invernale,non certo da abbronzatura.Si tolse i guanti e toccò tutte le superfici toccabili di quel piccolo negozietto  d’oggetti antichi che conferivano a quell’ambiente un non so che di magico.Uscì e rimase cinque minuti ad osservare la scritta ed il disegno sull’insegna del negozio che erano stati accuratamente intagliati nel legno.Dopo una rapida occhiata all’orologio capì con tristezza che doveva ritornare a casa e che quella splendida passeggiata che avrebbe ricordato per le molte settimane successive,già piene d’impegni,era terminata;i battiti del cuore diminuiscono e l’eccitazione svanisce.Amelia torna coi piedi per terra e si sente schiacciare da quelle poche e semplici responsabilità da adoescente che le paiono troppe e complicate da risolvere.Trascinadosi fino alla fermata pensa che ,per una volta,una dimenticanza le aveva portato piccole e stupende emozioni e non la solita sgridata: “Grazie,non so a chi e non so perché,ma grazie”.

 

 

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Capitolo 8
*** Un Capodanno Un Pò Speciale ***


Mancavano solo poche ore ed un altro anno se ne sarebbe andato.Amelia stava festeggiando il capodanno in casa d’amici di famiglia; per carità erano le persone più ospitali e simpatiche del mondo,ma la nostra protagonista in quel momento avrebbe voluto essere tra le braccia di Giorgio. Non le importava dove e non le importava perché; voleva solo sentire la mano di lui nella sua  e i suoi denti che le morsicchiavano il collo e le orecchie,nient’altro. Il solo pensiero che lui fosse ad una festa di ragazzi divertendosi e facendo baldoria non la faceva certo stare meglio!Il suo sguardo era quasi assente la sua mente stava cercando rifugio nei luoghi più reconditi… Stringeva mani,sorrideva e cercava di essere normalmente normale di modo che nessuno notasse che il suo encefalogramma era praticamente piatto.Non doveva e non voleva pensare perché si conosceva troppo bene e sapeva che qualsiasi cosa avesse pensato-anche che cosa aveva mangiato a pranzo-l’avrebbe riportata a pensare a lui. “Sono troppo possessiva”rifletteva “dovrò lasciargli un po’ di respiro?!” Appena ebbe finito di smuovere,per l’ultima volta,le poche cellule cerebrali attive scoprì che un nuovo anno aveva già preso il posto di quello vecchio così,come se nulla fosse. Quando,dopo la solita tombola,una donna che Amelia non aveva mai visto prima di quella sera,venne incitata a predire con le carte cosa sarebbe avvenuto nell’anno appena nato,i suoi occhioni si spalancarono e un largo e pienamente sicero sorriso le illuminò il volto. Quando fu il suo turno Amelia si sedette sui talloni e scelse le carte.C’era una figura maschile che l’avrebbe resa felice e triste contemporaneamente perché si,le avrebbe portato l’amore, ma anche dei problemi con la scuola che i suoi genitori certo non approvavano… Chi è quest’uomo Amelia se lo chiede tuttora,inventandosi strambe e ingenue storie sul cassiere di McDonald’s o sull’aiutante del libraio. La fantasia ad Amelia certo non manca ed è appunto di questo che vi vorrei parlare…magari subito,magari più avanti…

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Capitolo 9
*** Il Litigio ***


Di nuovo,di nuovo,l’avevano fatto di nuovo.Sua madre e sua sorella avevano litigato di nuovo.Non si potevano vedere,sfiorare.Amelia non vedeva un gesto d’affetto tra le due da anni;e questo la faceva stare male,molto male.Quell’angoscia non l’abbandonava mai né di giorno né di notte,qualsiasi cosa succedesse quel masso nascosto in fondo al suo stomaco e,soprattutto in fondo alla testa non l’aveva mai abbandonata.Si sentiva terribilmente in colpa quando era tra le braccia di sua madre,quando parlava,comunicava con lei senza barriere,parlando col cuore aperto e disponibile;quanto le faceva male vedere quant’era fragile il rapporto che si erano costruite.Aveva paura,una paura nera.Lei amava intensamente quelle due persone con cui condivideva buona parte del sangue e non trovava una soluzione a quella situazione che la faceva sentire terribilmente a disagio. Tutte e due le avevano rivelato il bene che si volevano ma che non riuscivano a comunicarsi;si intrufolava sempre una ragione di discordia come se l’adattatore del cavo che le unisce fosse difettoso,come se bastasse cambiare un semplice pezzo ed un complicatissimo puzzle sarebbe stato finalmente finito e appeso al muro in bella mostra.Era come se parlassero due lingue diverse e,prendendo per insulti,normali parole che avevano un suono strano,attaccassero briga.Amelia non sapeva che fare,dove andare…..da una maga forse….????No,la magia da quattro soldi non risolve niente,psicologi????Tanto fumo e niente arrosto…erano stati capaci di fare soltanto quello.Alla nostra disperata protagonista veniva chiesto(da una vocina in fondo al cuore)di cercare,di tentare di trovare una via possibile;ma a lei paiono questioni ancora troppo complicate,questioni che dovranno essere chiarite.Ma non ora e non in questo momento.

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Capitolo 10
*** Elena e Franco ***


Dopo il precedente capitolo la mia vocina interiore continua a ripetermi che dovrei parlare dei genitori di Amelia e,dopo attente riflessioni ho deciso di accontentarla. Sua madre,Elena Pellegrini,nacque a Milano in un caldo 31 Luglio del 1954 e si presentò al mondo come una piccola bambina pelosa che mutò poi in una bambina,decisamente meno pelosa ma abbastanza capricciosa.Alla tenera età di dodici anni Elena era ormai una donna,una personcina esigente sia con gli altri che con se stessa e,questa smania di fare sempre di più non essendo mai soddisfatta di se stessa,la portò a migliorarsi non poco.Suo padre era un uomo all’antica,mentre lei era capitata in prima liceo proprio nel 1968,ebbene si,miei adorati lettori,la madre di Amelia fu una sessantottina.Questo le portò non pochi problemi:arrestata ad una manifestazione illegale a Milano venne picchiata dai poliziotti e questo di certo non fece piacere a suo padre che non tollerò oltre il comportamento di sua figlia;la chiuse in casa, le proibì di andare a scuola e vedere i suoi amici.La reazione di Elena a questo punto fu decisamente inaspettata.A 17 anni scappò di casa e fuggì a Roma dove,con la protezione di alcuni parenti,potè continuare gli studi.Però a lei non bastava soltanto quello,lei voleva di più,voleva rendersi indipendente al più presto ed allora pensò bene di fare due anni in uno al Liceo riuscendo così a fare la maturità un anno prima.Lavorò per mantenersi e per pagare gli studi come ragazza alla pari da una famiglia benestante ma abbastanza schizofrenica e poi,dopo che si furono calmate le acque,tornò a Milano per finire gli studi. Ebbe una figlia a ventiquattro anni e venne aiutata non poco da sua madre per la gestione della bambina che risultò difficoltosa a causa del lavoro fuori città e della necessità di specializzarsi.La seconda figlia,avuta a nove anni di distanza con un altro uomo,è la nostra Amelia.E adesso,dopo 16 anni,Elena è decisamente una bella donna,giovanile,in carriera e pare proprio che non voglia accontentarsi ma continua ad essere sempre alla perenne ricerca del meglio per lei e per la sua famiglia. Suo padre,Franco De Pulgis,nacque sempre nello stesso anno ma in un tiepido 14 marzo a Canaglia,in Sardegna. Suo padre,un ingegnere minerario ferrarese e sua madre,una studentessa sarda,si incontrarono nella regione di quest’ultima,si innamorarono subito e decisero di sposarsi.A causa del lavoro di suo padre,Franco dovette affrontare molti traslochi cambiando repentinamente città ma,grazie alla sua poca timidezza e alla sua grande adattabilità riusciva ogni volta ad assumere i modi,l’accento e le sembianze di un bambino del luogo. I continui cambiamenti di località e i diversi metodi d’insegnamento non portavano certo grandi risultati scolastici e,in seconda superiore decise di lasciare gli studi per coltivare la sua più grande passione:la musica.Franco aveva iniziato costretto dal padre ma poi aveva capito che le sue dita,tutto il suo corpo e la sua mente necessitavano di quei tasti che riuscivano a trasmettere tutto ciò che stava provando,tutti i suoi sentimenti,tutta la sua rabbia,tutto il suo amore ma non c’era mai traccia di superficialità o indifferenza quando poggiava quelle sue cellule epiteliali sulla liscia tastiera d’avorio del suo piano. Arrivato a Milano negli anni settanta,incominciò la sua vita nella caotica città ed è proprio in questo mare di cemento che riesce ad imboccare la strada che lo porterà poi a suonare le sue note,la sua musica,quella che lui descrive come la voce dell’anima.Si sposa una prima volta molto giovane,ma il matrimonio non dura molto.A metà degli anni ottanta nasce il suo primo figlio ma il rapporto con la sua fidanzata si rovina solo due anni dopo.Quando Franco incontra Elena è subito colpo di fulmine per entrambi ed addirittura quindici giorni dopo si recano ad acquistare gli anelli di fidanzamento.Un anno dopo nasce Amelia che rende entrambi immensamente felici.Franco,nonostante tutta una serie di difficoltà, continua a suonare e a cantare ma,quel che più conta,continua ad amare imperterrito sua moglie ed i suoi figli.

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Capitolo 11
*** Segreti,Parole,Gesti ***


Torniamo a noi,torniamo ad Amelia e torniamo a Giorgio. Alle 18.56 e 37 secondi un pullman di turisti giapponesi stava parcheggiando in Piazza Duomo,nello stesso momento in una casa nell’estrema periferia una coppia di vecchietti stavano seduti mano nella mano sul divano,in quell’istante un suonatore di fisarmonica entrava sul quarto vagone della metro rossa direzione Sesto San Giovanni alla fermata Loreto.Lì vicino era seduta la nostra Amelia:pantaloni larghi,magliettina colorata,maglione di lana,il tutto coperto dal suo cappotto nero;i capelli scuri erano legati in una semicoda ed il frettoloso trucco datosi prima di uscire velocemente di casa non la valorizzavano particolarmente sotto quella luce giallo-verdastra della Metro.Il suo cuore aveva aumentato un po’ la velocità solo al pensiero di essere sfiorata di nuovo da quelle grandi mani ed il suo cervello,che era impegnato a visualizzare tutta una serie di flashback sui loro primi appuntamenti da fidanzatini e poi sui successivi fino ad arrivare a quello immediatamente precedente,aveva contemporaneamente mandato l’impulso per un mezzo sorrisetto malizioso che era apparso sul volto ovale di Amelia.Gli occhi erano fissi sul paio di scarpe di coccodrillo appartenenti all’anziana e grassoccia signora che stava dormicchiando nonostante sembrasse vestita per una cena elegante,tutta di fucsia e pelo bianco.La nostra protagonista notò che le sue scarpe laccate(sempre fucsia)erano le uniche della carrozza a non essere o marroni o nere. “Che monotonia”si disse Amelia guardandosi le piccole scarpette nere che indossava. Gorla. Doveva scendere. In 4 minuti e 35 secondi giunse a respirare l’aria fresca fuori dalla Metro;2 minuti più tardi era già davanti alla porta dell’appartamento di Giorgio e dopo pochi secondi sostava nelle braccia del suo ragazzo.Dopo un breve ma intenso bacio Amelia si accorse che c’era anche il fratello in sala e,staccandosi dolcemente,salutò timidamente,ma con un largo sorriso anche lui. Con un risolino Amelia portò Giorgio in camera di quest’ultimo ma Giorgio la prese in braccio e la portò di peso in camera dei suoi genitori.L’eccitazione e la felicità di Amelia quando venne delicatamente appoggiata sul letto matrimoniale non sono descrivibili.Dopo poco erano già nudi e avvinghiati sotto il piumone;nonostante la grande differenza di altezza tra i due,i loro corpi sembravano combaciare perfettamente ed i baci ovunque soddisfavano a mala pena il desiderio delle nostre personcine vogliose.Giorgio sapeva ed aveva sempre saputo dove toccarla,cosa dire,cosa baciare,cosa sfiorare in quei momenti;la sua disinvoltura era decisamente ben accetta da Amelia che riusciva benissimo a lasciarsi andare.Quando la mano del suo amante le sfiorò la cosidetta “zona proibita” Amelia prima si morse il labbro inferiore poi non riuscì a trattenere un piccolo gemito di piacere esasperato.Amelia voleva il piacere e Giorgio riusciva benissimo a procurarglielo.Quando il suo dito entrò in lei un’ondata di calore,che le bloccò per un attimo il respiro,la pervase;sapeva che l’avrebbe un po’ torturata prima di accontentarla,sapeva che,arrivato quasi alla fine,avrebbe tolto la mano per ottenere uno sguardo supplichevole e poter fare quel ghignetto che lo faceva sentire potente,incredibilmente potente;Avevano poco tempo e tante cose da dirsi,da fare.Volevano amarsi,si volevano,si stuzzicavano,si sfogavano,ridevano,si cercavano al buio e si trovavano sempre,come se il legame che li univa fosse visibile finanche nell’oscurità più completa. Quella stanza aveva assistito ad uno dei loro innumerevoli riti e,i due amanti,sapevano bene che non avrebbe rivelato i loro segreti,le loro parole e i loro gesti a nessuno.Ne erano sicuri.

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Capitolo 12
*** Perplessità ***


I mesi erano passati,l’inverno si era tramutato in primavera e l’estate avrebbe preso il suo consueto posto prima dell’autunno di nuovo,inesorabile. C’era qualcosa che non andava,i conti non tornavano,strane sensazioni occupavano le mente di Amelia. Era come se,durante un compito di matematica si dimenticasse come svolgere una semplice addizione. Giorgio. Aveva dei problemi,lei ne era a conoscenza ma non voleva ammetterlo a se stessa.Voleva negare,scuotere violentemente la testa in segno di diniego fino a svenire per i giramenti. Voleva illudersi. Era tanto brava a farlo. Voleva illudersi di nuovo che tutto andasse splendidamente;voleva sorridere al posto di lasciarsi andare al pianto;e,quando il suo cuore cercava di farglielo notare,Amelia deglutiva e rimandava giù quel boccone amaro e poi si concentrava su altro. L’intimità che un tempo era qualcosa di spontaneo era diventata,come dire,qualcosa di forzato,qualcosa di dovuto,qualcosa di concesso svogliatamente. Questo infastidiva non poco la nostra provata Amelia,che si sentiva meno corrisposta di un tempo;era la stessa identica sensazione di un anno prima,quando lei sentiva di dare molto di più di quello che riceveva.Amelia era sempre stata attanagliata dal dubbio atroce che l’effetto di quella freccia di Cupido sarebbe finito ad un certo punto,un mese,un anno o dieci anni dopo.Questo perché Giorgio le aveva rivelato tutto il suo amore per lei all’improvviso,narrava di essersi accorto,un giorno in Irlanda,di quanto le mancasse.Cosa che aveva lasciato la nostra protagonista sia basita che attonita.Proprio quando lei aveva rinunciato,il destino l’aveva premiata e lei,diciamolo sinceramente,gli era cascata tra le braccia come una pera cotta.  Di nuovo. Le poche volte che si vedevano durante la settimana,o non succedeva niente di particolare,oppure iniziavano a stuzzicarsi infantilmente finendo per discutere su qualche argomento stupido. Sembrava che gli stesse sfuggendo dalle mani,sembrava che non fosse più lui o,per meglio dire,fosse tornato per una parte com’era una volta;quando non prendeva nemmeno in considerazione l’idea che la bassina,tutto occhi e poco altro potesse essere qualcosa di più di un’amica con la quale qualche volta si concedeva un piccolo sfogo sessuale.Amelia si sentiva a disagio,non sapeva come comportarsi e si augurava che tutto si sarebbe risolto per il meglio.Se l’augurava veramente.          

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Capitolo 13
*** Un Flinestone Poco Carino ***


Bip…bip….bip…bipbip…bipbip…bipbipbipbibipbipbipbipBIPBIPBIPBIP!!! “HO CAPITO!!!!”gridò Amelia tirando una botta rabbiosa alla sveglia e maledicendola per tutto il fracasso che stava facendo. Amelia non aveva certo un bell’aspetto:gli occhi erano ancora gonfi a causa del pianto della sera prima,che era durato fino a che,stremata,non si era addormentata sul colpo.Il colpo lei l’aveva anche ricevuto,però. Quel suo presentimento era azzeccato e Giorgio le aveva annunciato che in quel periodo voleva “pensare solo ed egoisticamente a se stesso”. Lei questo lo accettava,sapeva che aveva problemi con la scuola,con i suoi genitori ma il VERO problema era che,alla timida domanda,ma “tu mi ami ancora?” lui aveva risposto che non lo sapeva più.A quel punto una clava l’aveva tramortita ed un Flinestone si era divertito a saltarle sul cuore e a ridurlo ad una polpetta spiaccicata sul duro parquet. Quel qualcosa che era cambiato,quello sguardo diverso di Giorgio si era espresso in quelle difficili parole dette al telefono ed arrivate all’orecchio di Amelia tramite un cavo,uno stupido cavo di plastica;non aveva nemmeno potuto guardarlo in faccia,sfidare,cercare di impietosire quegl’occhi che erano così insoliti e gelidi,quando lo volevano. Era così difficile accettarlo?Ammettere l’evidenza?SI,tremendamente difficile. Amelia si guardò allo specchio e si osservò cedere,dare spazio alla rassegnazione ed al rimpianto che fino a quel momento erano state compressi in un angolino ignoto;lesse dentro i suoi occhi quella solita voglia di tornare indietro,di cercare di rimediare ma poi comprese che lei aveva amato con tutta se stessa quel ragazzo,che aveva fatto ciò che credeva giusto,che aveva vissuto ogni momento con lui senza rimpiangere un passato o preoccuparsi per un incerto futuro.Era consapevole che       “ Era il tempo che aveva perduto per la sua rosa che l’aveva resa così importante” (Il piccolo principe,Antoine De Saint-Exupery N.d.A). Si erano completati a vicenda,si erano amati e,forse,si sarebbero amati ancora.Era tutta una questione di Destino,loro non avrebbero potuto far altro che attendere.

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Capitolo 14
*** L' Allegro Diversivo ***


Lo voleva, Amelia non aveva mai desiderato qualcuno che non fosse Giorgio così tanto.

Quando lei più soffriva, lui era stato dolce, comprensivo.

L’aveva abbracciata senza approfittarsene, l’aveva guardata sinceramente, le aveva sorriso e lei si era sentita leggera, quel masso insopportabile che teneva sulle spalle era stato sollevato da lui, Daniele Comodino.

Si conoscevano dal primo giorno di scuola delle elementari, Amelia l’aveva “amato” per tutta la quinta elementare senza mai avere il coraggio di dirglielo, poi, non si erano più visti per cinque anni fino a quella maledettissima cena di classe.

Appena l’aveva rivisto si era sentita fremere, ribollire il sangue nelle vene.

Era bello come il sole, esattamente come lo ricordava.

Il colmo era stato quando lui le aveva detto che gli piaceva. ARGH. La tentazione di cedere a quel ragazzo così simpatico, dolce ma contemporaneamente stronzetto e sexy era stata molto forte, ve lo posso assicurare. Ma lei aveva scelto con chi stare, in quel dì di Dicembre, e gli aveva annunciato la sua sofferta decisione con fare superiore, dimodoche lui se la prendesse a male e decidesse di dare un taglio netto a quella “cosa” che stava prendendo vita tra loro due. E così fu.

Quando poi, dopo sette lunghi ed estenuanti mesi avevano deciso di rivedersi, era come se non fosse passato nemmeno mezzo secondo dall’ultima volta che avevano parlato.

Giorgio aveva già deciso di “pensare solo ed egoisticamente a se stesso” e Amelia era già entrata nel periodo di depressione totale.

Daniele, vedendosi arrivare una ragazzina piangente, aveva allargato le sue braccia per stringerla, per farle sentire che lui c’era, che le voleva bene.

Ed è proprio in quel momento che Amelia sente scattare uno strano meccanismo all’interno di sé stessa; non capisce cosa sia, ma nulla di buono.

Mentre sono seduti su una panchina dei giardinetti pubblici lui le prende il viso fra le mani e, guardandola negli occhi, dice: “Sei bellissima…”

Non è un’esclamazione, Daniele scandisce quelle parole come un semplice dato di fatto, senza arroganza.

Amelia non ce la fa più, è da dieci anni che aspetta quel momento, per un anno e mezzo se lo è sognato ogni santa notte, avvicina il viso a quello di lui e le sue labbra raggiungono quelle di Daniele, che, appena sente che lei si sta allontanando, la trae a se e ricambia con molta più passione.

La nostra protagonista è pazza di gioia, lui fa e dice ogni singola cosa nel modo giusto e al momento giusto.

Amelia ama definirlo un allegro diversivo, un diversivo irresistibilmente sexy, ma da prendere con le pinze, lei sa come è fatto Daniele, sa che ha milioni di altre ragazze sparse que e là, ma a lei non importa, nonostante forse si stia affezionando già troppo.

Lui la fa sentire a suo agio e, quel che è più importante, in quei pochi momenti nei quali stanno assieme, la fa sentire unica(nonostante non sia così)…..    

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Capitolo 15
*** Il Teatrino ***


“E’ solo un bacio,beh,due…

“E’ solo un bacio,beh,due….tre…..;niente di serio,niente da  prendere realmente in considerazione,un gioco,uno sfogo,un’evasione temporanea da questa schifosa situazione”.Questo era quello che Amelia scandiva dentro di se per cercare di autoconvincersi,e ci stava riuscendo decisamente bene.

Cosa provava lei, dopotutto?

Era semplicemente provata, confusa, vogliosa, niente di più.La sua smania di attenzioni l’aveva portata a provare, a tentare di combinare qualcosa di diverso per sentirsi considerata da qualcuno in quel grande mondo che la circondava.

Voleva un amico-amante, così l’aveva battezzato.Qualcuno come Daniele,insomma.

Dopo aver appurato che non c’erano aspettative nello sguardo di quest’ultimo si era completamente lasciata travolgere dal suo istinto;e si sentiva terribilmente bene,in quei momenti.

Il tempo passava,gli impossibili compiti in classe aumentavano e Amelia si rese conto che non c’era molto tempo per il cuore,per la cura dell’anima a cui dedicava sempre meno tempo con riflessioni sempre più brevi e scontate.

Tra palestra,studio,piccole ronfate per cercare di recuperare energie non rimanevano che pochi quarti d’ora qua e la.

Quando tutto questo terminò,Amelia non se ne rese nemmeno conto.

Le ci vollero ben due giorni per abituarsi all’idea,per farla sua sua,strapazzarla e amarla eccessivamente,con troppa euforia.Quell’idea era esattamente nella stessa situazione di una povera bambina che cade nelle grinfie delle mani paffute degli anziani parenti la domenica di Pasqua .

E proprio in questo periodo di esaltazione,Giorgio si sta preparando per il suo trionfale ritorno nella vita della nostra stordita Amelia.

Non bussa neanche,Amelia aveva lasciato la porta aperta,spalancata,l’aveva addirittura scardinata e bruciata,per permettere al cavallo bianco del suo principe di entrare più comodamente.

Errore,gravissimo errore,mia cara Amelia.

Troppo facile,troppo semplice,avresti dovuto ascoltare la tua anima senza filtri,senza storpiare i messaggi che ti mandava con il cervello,con la razionalità,con la disperazione.

Infatti passa poco tempo,una settimana nemmeno,e La Telefonata arriva:

“Prrrroooonto!!!!”

“Ehm,ciao Ame…”                                                                                            

“Qualcosa che non va?”

“Dobbiamo parlare”

Amelia deglutisce,poi cerca di fare un sorriso sbilenco,sperando di apparire sicura.

“Bene,dimmi.”

Freddo,tanto freddo.

“Dove sei?”

Saliva,troppa saliva in bocca.

“A…In macchina…Perché?”

“Ci sono i tuoi?”

Panico,sincerità o no?Sincerità,tanto capisce quando mento.

“Certo!Mica guido!-risata isterica”

“No,beh,allora fa niente…”

Alla paura si sostituisce immediatamente l’irritazione,poi si insinua la rabbia.

“NO!Ehm..no…Chi se ne frega,parla,non ho voglia di rimandare come al solito”

Risolino interno di Amelia,è contenta della sua risposta sicura,determinata.

“Guarda che è un discorso serio…”

Ma dai?Pensa lei…Non ci sarei mai arrivata!

“Avevo capito,dai,parla.”

“Forse….”

Tum Tum Tum Tum Tum Tum Tum Tum…Parla,maledizione!!!

“Forse…non dovrei venire in vacanza con te st’estate..”

TUTTO QUA????

“Ah…fiuuu,solo questo?!Mi hai fatto venire un infarto!Va bene,non venire…”

“No,No…non è solo questo…”

Calma,Amelia,CALMA.

“E…cos’è…allora???”

“Io…ehm…non so se…..quest’estate…”

Su,SU!!!Che lentezza…

“Si?????”

“Cioè,secondo me,dovremmo….troncare per quest’estate”

Troncare….che merda di termine.Lasciarci,fare una pausa…NON troncare…

“Eh….che ti devo dire????”

“Che ne so io???”

Adesso arrivo lì e ti riempo di schiaffi e calci che quell’aria da sbruffosetto te la faccio volare via da quella faccia da stronzo.Mi sto irritando.Rilassati,Amelia.

“Senti,ne parliamo domani mattina,ok???”

Quando avrò pianificato come farti mangiare le budella,succhialinfavitale che non sei altro.

“Ok,vengo io o vieni te?”

TU mi devi fare un discorso serio che non mi farà certo sentire bene,e dovrei venire io?

“Ame,vengo io verso le dieci..ok??”

Manco mi avesse letto nel cervello…

“Ok…A domani…”

Respiro profondo,inchino,si chiude il sipario e si esce di scena.

 

 

 

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Capitolo 16
*** Una Lacrima Soltanto ***


Cosa è successo

Cosa è successo?Semplice.

Non si presentò,Giorgio telefonò alle 10 e 10 dicendo che sua mamma gli aveva detto di stare a casa perché doveva arrivare….l’idraulico.

Naturalmente,forse senza rendersene nemmeno conto,si era dimostrato nuovamente un omuncolo irrispettoso e,quel che è più,sempre troppo esigente.

Amelia era stanca,veramente stanca di quel comportamento così infantile,immaturo che Giorgio aveva sempre cercato di coprire con una sottile pellicola di finta-maturità.

Insoddisfatta,svogliata,arrabbiata nera,la nostra protagonista stava soffrendo per l’ennesima volta a causa sempre della stessa identica persona.

Seduta sul divano a cantare a squarciagola tutte le canzoni che passavano alla radio,sempre con un certo risentimento di fondo,aveva,per la prima volta,messo in dubbio quell’amore così intenso che l’aveva accompagnata per due lunghissimi anni della sua breve vita.

Ne valeva la pena?L’istinto diceva no,il cervello pure,il cuore era indeciso.

“La maggioranza vince”si disse Amelia tra sé e sé,mentre una lacrima si stava per affacciare dal suo occhione destro.

Non avrebbe mai pensato che l’amore avrebbe potuto portare così tanto vuoto,così tanta indifferenza,così tanta superficialità;perche era così che si sentiva:vuota,indifferente e superficiale nei propri confronti.

Era così brava a dare forza,a consolare,a trovare sempre una via d’uscita che sembrasse,almeno apparentemente,la più luminosa.

Ma chi voleva prendere in giro.

Sapeva benissimo quale sarebbe stata la “soluzione migliore”:allontanarsi per evitare di rendersi conto di quanto era stata cieca,sorda,muta.Semplicemente questo.

Nonostante ciò,Amelia andò quello stesso pomeriggio all’Incontro col suo bel principe azzurro che si era improvvisamente trasformato in un orribile mostro insensibile e arrogante.

“Non ho una motivazione,solamente non ho più voglia”diceva lui.

Che gran testa di cazzo,pensava lei

“Io non sono mica felice per questa decisione,sai Ame?E poi quasi sicuramente me ne pentirò…Ma ho deciso di rischiare.”diceva lui.

Che conta balle incredibile,pensava lei mentre stava zitta a gambe incrociate su una panchina del parco con gli occhi sgranati e la bocca semi-aperta in segno sia di stupore che di presa per il fondoschiena.

“Sei un gran masochista,allora.Sei infelice,te ne pentirai ma rischi ugualmente”

Amelia sorrise,era riuscita a far cadere le sue motivazioni esattamente come uno sputo può far cadere un muro fatto di sabbia.

Quando la conversazione finì,le viscere della nostra Amelia erano ridotte uno schifo,ma il cuore e il cervello pulsavano allegri,essendo a conoscenza che quella era stata la cosa migliore da fare.

Non posso negare,però,che la nostra,non era una donnina di ferro quindi,andandosene,versò una lacrima,UNA soltanto.Quanto bastava per espellere quel poco risentimento che le rimaneva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Che Tajo! ***


Il caldo era tornato,il vento era rovente ed i vestiti di tutti completamente fradici di sudore

Il caldo era tornato,il vento era rovente ed i vestiti di tutti completamente fradici di sudore.

Amelia camminava per la sua città praticamente nuda.Sandali,gonne e magliette ogni giorno più corte e un cappellino che ne aveva viste di tutti i colori.

Pensava,canticchiava tra sé e sé cercando in tutti i modi di scacciare il fantasma di Giorgio dalla sua testa,di scacciare l’idea del perdono.Lui le aveva rovinato l’ultimo periodo dell’anno,il più bello;l’aveva trattata come una pezza da piedi,l’aveva fatta stare male,le aveva indurito i lineamenti e rabbuiato la mente.

Lei voleva…cosa voleva?Non lo sapeva nemmeno.

L’ipocrisia l’aveva saturata più del limite consentito,ma era quasi sicura che,se lui fosse tornato un giorno,lei l’avrebbe rivoluto indietro,ricordando momenti dolci e felici passati insieme.

Non poteva essere così,non doveva essere così.

Esattamente per questo motivo,Amelia cercava in tutti i modi possibili di accumulare rabbia,di ricordarsi la faccia da maschilista arrogante che Giorgio aveva assunto negl’ultimi tempi,tutto questo per tentare di arrivare a quel momento pronta,impassibile,convinta o,perlomeno di riuscire a fingere bene indifferenza e freddezza.

“Qua ci vuole una vacanza”rifletteva Amelia, “una vacanza dove ritrovare un po’ di sana voglia di divertirsi senza dipendere completamente da lui”.

E quella tanto agognata vacanza le venne proposta da sua nonna:un viaggetto a Roma,per rivedere parenti e riposarsi.

Perfetto.

Si preparano i bagagli,si prende un treno e si arriva.Tutto così semplice.

Arrivata alla stazione,Amelia quasi non riconosce la cugina,in cinque anni era cambiata non poco ma l’affinità tra le due era rimasta identica:dopo solo dieci minuti stavano ridendo a crepapelle su argomenti stupidi,magari anche insignificanti ma che erano riusciti a spazzare via quel lungo periodo di lontananza.

Parlano,parlano,parlano.

Raccontano esperienze avute,la loro vita,i loro amici,i dispiaceri,le gioie.

Il tutto con una scioltezza e naturalezza che pareva incredibile ad entrambe.

Forse era proprio il desiderio di rilassarsi e di seguire senza indugi il suo istinto schietto,forse proprio quello,che rendeva piacevole la situazione.

Tante strette di mano,modi di fare completamente diversi,bacini sulla guancia attendevano la nostra ignara e milanese protagonista.

Che gente fantastica!Aperta,simpatica e schietta al limite della sopportazione.

Il caldo c’era anche lì ma un venticello fresco lo rendeva piacevole,la mancanza di Giorgio riaffiorava di tanto in tanto ma veniva subito scacciata da buffe espressioni e dalle risate che oramai erano diventate usuali.

Lì,nella capitale dello stivale,nell’ombelico dell’Italia aveva ritrovato sé stessa.

 

 

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Capitolo 18
*** Qualcosa è cambiato ***


Universo:Via Lattea

Universo:Via Lattea.Sistema Solare:Terra:Emisfero occidentale:Europa:Italia:

Emilia-Romagna:Bellaria:Locanda delle Dune:Casa Rossa:Terrazzo.

Una ragazza seduta su una sedia di plastica guarda nel vuoto.

Ha i capelli spettinati,la faccia ancora gonfia dal sonno,una lentiggine le è spuntata proprio sulla punta del naso.

Indossa ancora il pigiama,per di più al contrario.

Certe volte sorride,certe altre si rabbuia.

La tazza e il piatto della colazione sono davanti a lei sporchi,vuoti,impassibili.

“Quello che a me può sembrare vuoto per la formica può essere scorta di cibo per un anno,basta prenderla da un altro punto di vista”

Amelia,dolce,piccola,infantile,acida,nevrotica Amelia.

Probabilmente è sempre la stessa o forse no.

Forse quello che stiamo per fare,secondo alcuni,è un’invasione della privacy;

secondo altri,magari,è solo un modo per comprendere l’insolita mimica facciale che la nostra protagonista sta assumendo stamattina.

Proviamo ad entrarle per un attimo nella testa:c’è una parte che lavora più di tutte le altre,quella dei ricordi.

Ecco,ci siamo,arriva qualcosa,un flash back.

C’è un ragazzo,rosso di capelli e bianco di carnagione.

C’è un discorso,un bacio,più baci.

Amelia conosce già il sapore delle sue labbra ed il piacere delle sue carezze.

Si chiama Giorgio,anche lui.

Il cervello manda un impulso alla sua bocca,che si inarca in un sorrisetto malizioso.

Il flash back continua..

Caldo,mare,Amelia cerca qualcosa,o qualcuno.

Si gira,lo vede lì,bello come il sole:possente,alto,magro,muscoloso.

Si rigira,deve mantenere il segreto,per loro.

Un breve scambio di sguardi e parole fa capire tutto,ad entrambi.

Che bello giocare con il fuoco.

Si cambia scena:c’è tanta musica,lui è davanti a lei,di schiena.Amelia gli accarezza dolcemente la pancia.

Ma non bisogna farsi scoprire.

Il cellulare,l’ora,01.30,voglia di lui.

È notte,la strada è illuminata solo dai fari della sua Vespa,la mano di lui sulla sua gamba;lei gli prende la mano e gliela sposta sulla sua pancia,è il punto che più adora di lei,lo sa bene.

Campo di grano,buio,le stelle brillano in cielo.

Soli,finalmente.

Una voce: “Ho voglia solo di te”

La risposta: “Non dirlo a me…”

La stessa voce: “Ti piace?”

La risposta: “Ahi…”

Vergogna,voglia di sotterrarsi in quello stesso campo.

Rilassiamoci,ancora qualche bacio e poi…la sensazione più bella del mondo.

Uniti,solo loro due,un campo,nessun testimone,la felicità.

Ma riuscite a scovare anche un fondo di amarezza?

Domani lei deve partire.

Lo potrà rivedere solo dopo un anno.

Ha già aspettato.Aspetterà.Ce la farà,ne è certa.

Ma…c’è sempre un “ma” di mezzo.

Chissà cosa avverrà,cosa il destino le ha programmato per quella data.

Usciamo dalla sua testa,adesso.

Abbiamo visto quello che c’era da vedere.

E ora possiamo capire che qualcosa è cambiato.

Non è una cosa stravolgente,ma è pur sempre qualcosa.

Accontentiamoci.

La ragazza dai capelli scuri e gli occhi grandi si alza dalla sedia.

Dopotutto è felice,non cammina più,vola.

 

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Capitolo 19
*** Buona Cattiva Notte ***


La serata appena trascorsa si poteva definire…una serata

La serata appena trascorsa si poteva definire…una serata.

I piedi dolevano un poco,la testa era un po’ pesante,il sorriso leggermente forzato.

Finalmente era a casa.

Si sdraia sul letto,in orizzontale.

I piedi si rilassano,la testa si alleggerisce ed un beato sorriso sorge dal lungo volto.

Ci si lascia andare ai ricordi felici della giornata;le risate,i bagni,quei baci così dolci.

Così ci si addormenta felici.

Click,interruttore,luce,trauma.

“Ame,svegliati e vatti a lavare,struccare,fare le cose che devi fare e poi vai a letto”.

È una voce sgarbata,annoiata quella che sente.E’ la voce di sua madre.

Non c’è rispetto nel suo tono di voce.

Vuole,esige,soltanto questo sa pensare.

“Mmm….dopoooo…..” borbotta Amelia con risentimento,i suoi flash back sono stati interrotti,ma forse si può riprendere,basta non perdere il filo.

Si cambia posizione,ci si accovaccia.

Si riprende a sognare,che goduria.

Toc,toc,toc,toc.ARGH.È inizata,di nuovo;guerra psicologica.

Toc,toc,toc,toc.Piccoli passetti,quei cavolo di tacchi.

Toc,toc,toc,toc.Ogni passo è un ammonimento.

Toc.Vatti a lavare.

Toc.Vatti a struccare.

Toc.Vai a fare le cose che devi fare.

Toc.Poi,vai a letto.

Si ferma,lei sa di aver infastidito,di aver ribadito un messaggio già detto a parole.

Forse non sa di aver esasperato,in modo ansiogeno,una ragazza,due camere più in la.

Adesso Amelia bada ad ogni minimo fruscio,ad ogni minimo rumore.

Lei entra in bagno,la porta si chiude a chiave,il bagno confina con la camera di Amelia.

Fastido,immenso fastidio.

Ogni espressione,ogni movimento,ogni suono che esce dalla bocca di sua madre le da fastidio.Sta diventando ossessionante.

Adesso ha finito di lavarsi i denti.

Silenzio.

Si schiarisce la voce.

Silenzio.

Si sta dirigendo verso l’altra porta.Non ha più i fastidiosi ed irrispettosi tacchi.

Cambia idea.Apre la porta che si affaccia sulla camera d’Amelia.

La luce entra.

La nostra protagonista è di spalle,gli occhi sbarrati e fissi contro il muro.

Sua madre non dice niente.

SI,MAMMA”scandisce Amelia.come per ribadire che aveva capito.

Ma l’altra deve sempre aggiungere qualcosa.

Almeno spogliati.”.

Rabbia,tanta rabbia.

Ci si alza,ci si spoglia,ci si lava,ci si strucca e poi si va a letto.

Arrabbiati,però.

 

 

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Capitolo 20
*** L'Agosto In Frasi ***


“Eri brutta da tirarsi la testa contro gli spigoli

“Eri brutta da tirarsi la testa contro gli spigoli!”

Un’esclamazione detta quasi urlando,con accento romagnolo,da un amico della nostra Amelia.

Non si era mai sentita brutta,magari non proprio carina,magari non proprio brutta.

Eri non sei.Erano passati due anni,adesso era decisamente migliorata,questo le diceva una persona che fino a poco tempo prima era alta un metro e cinquantotto e pesava ottantacinque chili,non per infierire,lei non aveva mai giudicato una persona secondo il suo fisico,ma lui se le andava veramente a cercare.

“Sei un po’ troia…”

Questa quasi affermazione era stata seguita da circa 10 risate diverse.

Era stato detto per scherzare,per ridere.

Era stato ripetuto una quindicina di volte in pochi giorni,però.

Il gioco è bello quando dura poco.

Ed il gioco in questione stava durando troppo.

Lei non era una troia,diciamo che non era un pezzo di legno come le altre,diiciamo che amava godersi la vita e carpe diem,cogliere l’attimo.

Quando amava,non vedeva perché ci dovessero essere segreti,limitazioni;lei si fidava ciecamente.

Probabilmente era per quello che rimaneva sempre,puntualmente…infinocchiata.

Lei si arrabbiò e quella frase non venne più ripetuta,almeno in sua presenza.

“Sei un uomo”

Quest’altra frase potrebbe venire interpretata in modi sbagliati da molti.

Non era un uomo fisicamente ma mentalmente.

Questo amico di vecchia data le aveva detto che si sentiva talmente a suo agio con lei che riusciva a parlare di tutto quello che voleva sapendo che tanto lei avrebbe capito,senza pensare che lui fosse un gretto materialista maschilista.

Insomma,uomo dentro e donna fuori.

Le piaceva questa descrizione del suo essere un po’ fuori dalla norma,certe volte.

Agosto era passato così.

Lo si poteva descrivere in queste tre affermazioni.

Lo stato d’animo finale,il risultato di quell’addizione di quasi insulti e complimenti velati,era una sorta di strana allegria e strano ottimismo.

Non si sapeva spiegare la causa.

Forse perché non era più brutta,non era mai stata una troia e cercava di immedesimarsi nel sesso opposto per farli sentire a loro agio con lei.

Vista da questo punto di vista non è un po’ meglio?

 

 

 

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Capitolo 21
*** Piacere, Lollo ***


Sulle prime note di una canzone di Grignani una nuvola sta prendendo le sembianze di un rinoceronte

Sulle prime note di una canzone di Grignani una nuvola sta prendendo le sembianze di un rinoceronte.

Due grandi occhi sono rivolti al cielo.Quegl’occhi sono su un pedalò attaccato ad una boa,mosso dalle ondine provocate da un motoscafo dietro gli scogli.

Il sole è forte,il vento anche.

I capelli di Amelia sono indomabili,seguono la loro natura e,un pò lisci un po’ mossi,assecondano totalmente l’elemento.

Inizia il ritornello,i battiti aumentano,la nuvola a forma di rinoceronte si è già trasformata in un cavalluccio marino,così,in un secondo.

Sorride.

Il sole si sta facendo coprire ed il cavalluccio marino è diventato una massa informe.

I ricordi più recenti affiorano nella mente di Amelia…

“No…”Un sorriso bellissimo.

Ma torniamo poco più indietro.

È sera,su un lettino due ragazzi sono seduti uno di fronte all’altro,gli amici se ne sono andati apposta,per lasciarli soli.

Si piacciono,si conoscono già dall’anno prima.

Lui è più piccolo di un anno ma potrebbe benissimo dimostrare l’età della nostra protagonista.

Alto,magro,con quei capelli sottili che lei adora accarezzare,con quell’accento che lei adora ascoltare perché la fa ridere,con quelle labbra che adora baciare,con quegl’occhi che non smetterebbe mai di fissare,così profondi,così furbetti così…così solo suoi.

“Dai,mettiti giù,com’eri prima…”Lei lo vuole toccacciare,baciare,lo vuole suo.

Le mancava,se n’era accorta quando l’aveva rivisto.Tutto era rimasto in sospeso,in dubbio,l’estate prima.Lei stava con Giorgio ma lui l’aveva completamente stregata,rapita.Era completamente diverso da tutti i ragazzi che aveva avuto.Sembrava avesse un’aura attorno a lui e,quando si avvicinava,Amelia riusciva a percepire qualcosa di differente.

Lorenzo.Detto Lollo.

“No…”Lui voleva stare su,di fronte a lei,voleva baciarla e Amelia si lasciò totalmente incantare dal suo sorriso.Labbra strette,saliva su solo da una parte,gli illuminava gli occhi.

“No…?!”Disse lei sottovoce,rispondendo al sorriso con la stessa moneta.

“No…”Rispose lui,facendo salire il sorriso anche dall’altra parte.

“Ah…e allora …”I corpi si avvicinano,gli occhi si chiudono,il battito aumenta.

Prima le labbra si sfiorano,poi si

toccano,poi si schiudono.

Dolcezza.Pura,semplice,meravigliosa,immensa dolcezza.

Avevano poi passato la serata a parlare,a ridere,a sbaciucchiarsi,a conoscersi,finalmente.

Il wrestling,il basket,il suo segno,le sue altre ragazze.

Come le piaceva starlo ad ascoltare,sentire la sua voce,cogliere ogni particolarità di quel viso,di quelle mani,di lui.

Ma era tutto troppo perfetto.

No,non poteva continuare così,per una volta,senza problemi.

Un giorno scompare tutto.Niente più baci o carezze nascoste.C’era freddezza.

Amelia si sentì totalmente persa;come se un vortice l’avesse inghiottita.

Non capiva perché,dalla sera al mattino,era cambiata ogni cosa.

Che fastidio non riuscire a sapere la verità!

Prima le dicono che era troppo appiccicosa,poi si smentisce tutto.

Lui voleva chiudere con lei.Ma perché?Perché?Perché?

Amelia lo chiede direttamente a lui.A quel ragazzo che aveva qualcosa di speciale per lei qualche giorno prima.

C’è un’altra ragazza.

Male,malissimo al cuore.

Ma suo padre le ha insegnato che si deve sorridere,così si è più belli,così passa tutto.

È veramente difficile.Ma ci si prova e ci si riesce.Bisogna per forza accettare,piegare il capo e consegnare,come fanno le regine di bellezza con la corona e lo scettro,quello che lui ti aveva donato,quell’affetto incondizionato,lui alla ragazza che viene dopo.

Magari lo merita di più,magari di meno,chissà…

Tutto questo è stato fatto con molta fatica,molto sacrificio.

Aveva represso il suo istinto animale(perché anche gli uomini sono animali)e con lui la voglia di ferire prima lei,poi Lollo.

Ma niente è così facile.Un altro le dice che è tutta una menzogna.Lui non ha nessuna ragazza,l’ha semplicemente scaricata perché era ossessionante.

Inoltre,come se la dose di mazzate sul coppino non fosse bastata,pare che a lui,a Lollo,piaccia una sua amica,una di quelle a cui è più affezionata.

Rabbia,tanta,indescrivibile.

Stupida,stupida,stupida Amelia.

Tutti le continuavano a ripetere che lei era troppo propensa a lasciar passare,a perdonare.

Ed era vero.In amore era-ed è purtroppo per lei-troppo buona,troppo generosa.Ma era più forte di lei,non riusciva a non farsi coinvolgere comlpletamente.

Con uno schiocco delle dita l’ipnosi era finita.Quelle dita che a lei piacevano tanto,con cui aveva giocherellato,che aveva baciato e sfiorato.

Non si poteva non richiedere una spegazione.

Avevano parlato,di nuovo.

Quanto odiava pronunciare quelle tre paroline.

“Ti devo parlare”con le lacrime trattenute,con un’aria da ragazza tutta d’un pezzo.

Sembrava una soap opera,un film per la televisione.Che pena.

Ma avevano parlato.Lui le aveva giurato,promesso che era vero.

Avevano discusso con gli occhi e lui aveva vinto con i suoi,così surreali.

Basta.Lei si fidava delle sue parole,si fida.

Magari si sbaglia,magari no.

Adesso è ora di staccare il pedalò dalla boa e tornare a riva,è iniziato un nuovo giorno.

 

 

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Capitolo 22
*** Basta Un Poco Di Fascino Ed Il Ragazzo Va Giù ***


La presunzione

La presunzione.

La presunzione e l’autostima.

Un po’ di ciascuno dei due aiuta sicuramente a trovare un ragazzo o,perlomeno,ad attirare la sua attenzione,a farti chiedere il numero di telefono e a far sì che durante una serata in compagnia nessuno dei suoi gesti sia casuale.

Attenzione però.Non mi sto riferendo alla moderna presunzione,bensì alla presunzione arcaica che consiste nell’ardire,nell’audacia.

A questa conclusione era arrivata la nostra Amelia.

Con che coraggio si era seduta su quel motorino,con che coraggio gli aveva rivolto delle occhiate così,così esplicite.

E come aveva fatto a comportarsi così naturalmente in una situazione imprevista e soprattutto estranea come quella.

Con che presunzione lo aveva stretto e con quale smania di attenzioni si era girata e l’aveva baciato lì;davanti a tutti.

Ed il bello era che tutto questo non era stato frutto di macchinazioni elaborate ma del semplice istinto umano.

Prendere le cose come arrivano ed accoglierle a braccia aperte;poi plagiarle e modellarle durante un abbraccio a dir poco stritolante era una filosofia di vita perfetta per Amelia.

Se qualcuno non lo avesse capito c’è un altro ragazzo.

La new entry che la nostra protagonista tanto bramava e che non aveva,fino a poco tempo prima,un’identità, era solo un grosso punto di domanda tra i pensieri di Amelia.

Questo punto di domanda rosso in mezzo a nuvole bianche era diventato scuro di capelli,con occhi azzurri e luccicanti,gote che spesso(nei momenti di intimità)diventavano purpuree e roventi,con spalle larghe,mani stupende ed un corpo su cui lei amava sdraiarsi o vicino al quale si accovacciava per ricevere la sua ben meritata dose di coccole.

C’era chi,avendo appreso la notizia che aveva un altro ragazzo,aveva riso,l’aveva abbracciata,aveva fatto la finta offesa perché lei era ancora single, chi probabilmente non riusciva proprio a comprendere cosa avesse di speciale Amelia per avere una così grande disponibilità di esemplari dell’altro sesso.

La nostra fortunata conquistatrice aveva sempre pensato che le ghiotte opportunità che aveva avuto fossero semplici casi e,sinceramente,si chiedeva anche lei cosa possedesse di così particolare.

Forse aveva capito.Forse le chiavi erano veramente presunzione e autostima.

Magari aiutate dal buon senso dell’umorismo e,chissà,probabilmente,sotto sotto c’è anche un po’ di fascino.

 

 

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Capitolo 23
*** Sonno, Routine e Liquido Amniotico ***


Buio

Buio.

Un lieve rantolo proviene dalla bocca un po’ allappata di una ragazza coperta solo dalle lenzuola di Tom&Jerry.

Il suo piccolo naso è chiuso a causa di un fastidioso raffredore e gl’occhi sono contornati dal trucco sbavato che non aveva avuto voglia di togliersi la sera prima.

I capelli sono arruffati e la bistecca che aveva ingurgitato dopo gli stremanti allenamenti serali di nuoto era ancora lì dove l’aveva lasciata,nello stomaco.

La sveglia suona e una minuscola mano la spegne e la prepara per trillare inesorabilmente il giorno dopo.

Con uno scatto le gambe si tendono,la schiena si raddrizza e tutto il corpo scende dal letto come guidato da una forza misteriosa.Gli occhi tentano l’apertura e le mani afferrano automaticamente un paio di mutande e una magliettina che,data la totale assenza di luce,sembra identica a tutte le altre.

Ma Amelia non ce la fa,la stanchezza prende il pieno possesso delle sue membra e devia la sua mente al punto da farla accovacciare in tutta tranquillita sul duro parquet e convincerla che può dormire anche lì per un po’,giusto quel poco che le serve per far partire il motorino d’avviamento della meravigliosa macchina che è il corpo umano.Passano pochi minuti,che a lei sembrano eterni,poi si tira su,come se addormentarsi sul parquet vestita a metà fosse una cosa ordinaria.Arriva in bagno,la casa tace insieme ad Amelia,si lava la faccia,si strucca,si guarda allo specchio con aria inorridita poi comincia il suo rituale:la bocca si allarga più che può,contemporaneamente il naso si arriccia,gli occhi si sgranano e le sopracciglia si alzano;il contrario,giù le sopracciglia,gli occhi diventano una fessura,le narici si allargano e la bocca si sistema come per dare un grosso bacione;uno schiaffetto a destra,un altro a sinistra ed è fatta.

È viva. “Ben fatto Amelia,hai superato un altro giorno adesso vediamo come va questo…”.

Si trascina in camera,finisce di vestirsi,non fa colazione(troppa fatica),prepara lo zaino ed esce.

Stipata nell’autobus,stretta tra un palo ed il sedere di una larga signora,i vestiti si stropicciano,i capelli appena pettinati tornano mossi,il caldo-umido la soffoca e sicuramente il correttore per le occhiaie sarà sicuramente liquefatto e spostato vari centimetri più in basso.

Una brusca curva la spinge in avanti e la predispone ad essere il luogo d’atterraggio per la notevole massa della signora.

Scende da quella macchina infernale barcollando ed una ventata d’aria fresca le fa capire che c’è ancora speranza di arrivare a scuola sana di corpo e di mente.

La giornata scolastica è veramente stressante.Quanta voglia di mettersi semplicemente a gridare o a correre o a fare le scale su e giù fin quando,sfinita,avrebbe potuto risedersi sulla scomoda e piccola seggiola scricchiolante senza così tanta energia compressa nel suo cuore,nelle sue braccia,nella sua gola e nelle sue gambe.

Ma no,non poteva.

Sei angoscianti ore passate a controllare l’orologio o a fantasticare sull’amore,sul sesso,su altre persone.

Non riusciva a tenere in mano la penna per più di dieci minuti e a prendere uno straccio d’appunto per più di cinque.

Alle 2.00,al suono della campana,dalla bocca di Amelia uscì un urletto misto a grugnito di felicità che era il suo particolare ringraziamento a chiunque l’avesse fatta restare viva per tutto quel tempo.

Si stiracchia e accoglie con piacere un raggio di sole che le scalda il cuore e le mette il buonumore.Arriva a casa,più che mangiare ingurgita e poi si sdraia sul divano aspettando che il suo encefalogramma si appiattisca semplicemente volgendo gli occhi verso lo schermo del televisore.Si addormenta per allontanare tutta la situazione sconveniente che le è capitata per le mani col suo ragazzo attuale ed il suo ex,Giorgio.Non vuole pensare alla voglia che aveva di baciare quest’ultimo due sere prima,non vuole pensare nemmeno a quanto si sentiva disagio perché sapeva benissimo che un impulso del genere non si poteva avere e non vuole pensare nemmeno a come risolvere quella situazione di merda che si era venuta a creare dopo solo un mese che stavano insieme.

Forse non riusciva solamente a vedere un futuro,forse non ci aveva mai visto un futuro.

Boh.

Si sveglia per prepararsi la merenda,anche oggi deve andare a nuoto e anche oggi cenerà alle 11.

Si abboffa di cereali e si accorge che da quando è nata ha un labbro che perde.

Quando beve,dopo un po’,le scende un rivolino di liquido dalla parte destra del labbro inferiore.

E così succede anche stavolta.

Alle nove Amelia sta entrando in vasca.

Un piccolo salto la porta dentro l’acqua,il suo elemento,la sua gioia,la sua psicologa.

Mentre nuota,mentre fa scivolare il suo corpo dentro quella vasca di molecole così morbide,canta,pensa,ride,piange,si arrabbia,si sfoga e,alla fine sta bene,come non mai.Dentro l’acqua tutto è semplice:muoversi diventa una bazzecola.

Si va su ,si va giu,a destra e poi bruscamente a sinistra.I rumori,la sgraziatezza delle voci che ti circondano si ovattano e non diventano che una semplice colonna sonora subacquea.Anche se si è imprigionati in una cuffia,in un paio di occhialini e in un pezzo di stoffa elastica si può ritornare alle origini,alla sensazione di essere a casa,dentro la pancia di tua madre,a nuotare,a navigare,a vivere in quel liquido così caldo e ospitale.

 

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Capitolo 24
*** C'è Grossa Crisi ***


C’è Grossa Crisi
C’è Grossa Crisi

 

 

Forse era un po’ in crisi.

Più che forse, molto probabilmente.

Sì, si può dire così.

Ma chissà che razza di crisi fosse. Mistica, sentimentale, sociale, economica?

Crisi. Non lo sapeva ancora ma sarebbe arrivata poco dopo.

L’avrebbe presa e rivoltata proprio come un hamburger dentro una padella unta.

A pensarci meglio, la similitudine con l’hamburger non è delle più azzeccate; l’hamburger si gira perché così non si brucia, non si rovina; così non è stato del tutto inutile tirare fuori tutto il necessario per preparalo, compreso ketchup e maionese.

Ma sto divagando.

Avete mai visto un narratore in crisi?

Bene, eccovelo davanti. Se non in carne e ossa perlomeno in carta e penna.

Ah. Ah. Ah.

Ditemi che non avete riso. Ve ne prego.

Comunque, ritornando ad Amelia.

Non era molto cambiata.

Forse i capelli erano un po’ più lunghi. Nient’altro.

Era felice.

Quasi.

Non del tutto.

Era single. Di nuovo.

Un turbinio di amori irrisolti le saltellava intorno.

Urletti dovuti alla momentanea pazzia, pianti fatti di poche lacrime, sguardi, mezzi sguardi, incomprensioni, paure, grida improvvise e risate isteriche dimostravano l’evidente devianza psichica.

Solitamente si chiama crisi adolescenziale, ma non riesco ad essere ancora totalmente convinta.

Possono veramente, dei piccoli ormoni, influenzare marcatamente l’umore e la visione del mondo di un essere umano?

Insomma!

Noi!La specie più evoluta di questo pianeta abbandonata alla mercè di piccoli esserini informi che producono, producono e producono non so più cosa.

Sto divagando ancora! Possibile?

Questo maledetto blocco dello scrittore.

Mi farà diventare matta.

Ma vedrete che al prossimo capitolo mi sarà passato.

 

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Capitolo 25
*** Maledetto ***


Maledetto

 

 

Oramai si era assuefatta alla vita dell’ultimo periodo.

Una vita fatta di studio relativo, piscina, di lunghi sabati pomeriggi avvolta in sciarpe e coperte di cachemire, affondata tra due grossi cuscini, a guardare la televisione o a ricordare.

Ricordare.

Quei ricordi la facevano trepidare e soffrire.

Quei ricordi facevano male; carichi di insicurezza e di indecisione, di amore e passione, di sogni infranti.

Come quel sabato, la settimana scorsa.

Era rimasta a casa, spinta da una forza strana e sconosciuta.

Aveva passato metà del pomeriggio a camminare freneticamente per le stanze e per il corridoio; non aveva nemmeno provato a cominciare un soliloquio, era totalmente apatica.

E quegli specchi, quei maledettissimi specchi.

Ci era passata davanti almeno un milione di volte e, ad ogni passaggio, c’era qualcosa che non andava.

Troppo pallida.

Troppo larga.

Troppo lunga.

Troppe occhiaie.

Troppo.

Troppo poco.

Nel silenzio dell’abitazione, mentre si lavava le mani, aveva pensato a chi dare la colpa.

Ci doveva essere per forza un colpevole.

Chi è che la faceva sentire così insoddisfatta e infelice?

Poi se ne accorse. Un illuminazione.

Era lei. Era colpa sua. Sempre presa a cercare qualcuno a cui dare la colpa, non si era resa conto che, forse, aveva un conflitto interno.

Figurarsi se sia a conoscenza di quale sia.

Ad esempio, certi pomeriggi, mentre cammina per strada, si deve fermare d’improvviso; probabilmente i passanti si chiederanno cosa le prende.

Sono sensazioni, nostalgia, rievocazioni che vengono a galla senza un preciso perché: forse un particolare, un déjà vu, chissà…

Questi le fanno aumentare terribilmente il battito del piccolo cuoricino e le scatenano una serie di brividi strani.

È innamorata. Di nuovo.

Ma non può!

Il suo principe le ha messo l’occupato quando ha cercato di chiamarlo; il suo tenero rosso non le risponde ai messaggi; il suo “sorriso perfetto”, non è suo.

È di qualcun’altra. E lo era già quando si sono baciati la prima volta.

Lei lo sapeva ma aveva accettato tutto questo –mancanza di comunicazione in inverno compresa- con un largo sorriso e con il luccichio negli occhi.

Non se ne era ancora pentita, ma lui la stava mettendo a dura prova.

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Capitolo 26
*** Pensare Ed Apparecchire ***


Pensare ed Apparecchiare

 

 

 

In una tiepida mattina settembrina di fine Agosto, Amelia pensava.

Pensava all’ombra lasciata da una moltitudine di baci sul suo corpo, travolta completamente da ricordi di amori lontani, pensava ai brividi, alla spiaggia, al mare, al cielo, alla vita, ai suoi capelli, alla sua faccia, al suo corpo, al torroncino che aveva mangiato la sera prima e ai brufoli che le dovevano ancora spuntare per aver fatto quella scelta.

Rifletteva sulla musica, su cose incredibilmente stupide e sorrideva.

I suoi muscoli risori si contraevano nuovamente in una smorfia fin troppo familiare ed il suo dente un po’ indietro si mostrava ancora una volta, fiero come non mai.

Piccole lentiggini le erano spuntate ed i suoi occhi cercavano di cogliere, grazie alla loro rotondità propendente verso l’esterno, più luce possibile.

In quel mese e quindici giorni aveva imparato a non avere aspettative.

Su nessuno e su niente.

Aveva imparato che qualsiasi cosa dicesse poteva acquisire milioni di significati e che la maggior parte delle interpretazioni erano sbagliate.

Senza aspettative si viveva meglio, aveva concluso.

Si era ritrovata, d’un tratto, vittima di sguardi arroganti e pieni di disapprovazione, colpevole di una serie di piccole incomprensioni diventate crimini agli occhi dei più cinici, dei più gelosi e sospettosi.

Si era ritrovata tradita e tenuta all’oscuro di questioni che la riguardavano intimamente.

Uno sguardo e le solite tre maledette paroline che odiava pronunciare e sentir pronunciare le avevano rattristato un pomeriggio ed una sera.

Una piccola “crisi Beautiful”, come adorava pronunciare lei stessa.

La stessa bocca che aveva pronunciato le “tre maledette” poche ore prima, aveva sfiorato e baciato con una dolcezza immensa la sua, poche ore dopo.

Non intendo scendere in particolari, mi dilungherei inutilmente.

Sappiate solo che è ancora un altro ragazzo, Andrea, questa volta.

Un amico di sempre trasformato in amore per una settimana.

Per una volta una storia pressoché semplice, amare ed essere amati senza intralci né difficoltà, naturalmente, come una coppia, senza sotterfugi.

Ma ritorniamo alla ragazza che pensava sulla sedia di plastica.

Le vacanze stanno terminando e non tocca una bilancia da due mesi.

“Speriamo in bene” si dice abbassando gli occhi verso l’ombra di un rotolo.

Metabolismo lento, le avavano spiegato.

Mangiava poco, evitava dolci, correva, nuotava, si muoveva, giocava a racchettoni.

“Uff, che fatica”

I risultati erano soddisfacenti, ma non abbastanza.

Non pensiate che sia un’ obesa, pesa tra i 47 e i 48 chili, ma ha un’ ossatura praticamente invisibile.

“Stupidi, inutili e futili problemi d’adolescente..”

Bisogna alzarsi dalla sedia di plastica, con il sedere a righine, e fiondarsi ad apparecchiare.

Il dovere chiama sempre, anche in vacanza.

 

 

 

 

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