La mia vita senza te

di April Marywever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Fedele Diario ***
Capitolo 2: *** Nuovo Incontro ***
Capitolo 3: *** Decisioni ***
Capitolo 4: *** Confessioni ***



Capitolo 1
*** Il Fedele Diario ***


Eccomi qui con una nuova storia!

Mi dispiace molto che non abbiate apprezzato la One-Shot: Fight for Life visto la carenza di recensioni..

Vabbhe, vediamo se questa vi piace di più!

Il titolo è "Crystal Drops: La mia Vita Senza Te" e racconta la vita di Alex dopo la morte della sua amata.

Specifico che per capire la storia, è necessario leggere anche la prima (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=547269&i=1)

Beh.. Buona lettura!

 

Il Fedele Diario

 

03 Settembre  07.00 AM

Caro Diario,

Oggi dovrebbe essere il giorno più felice della mia vita: ho finalmente 18 anni.

Ma, chissà perché, non riesco proprio ad essere felice. Beh… forse è perché lei non è qui a condividere la mia felicità.

Dalla sua morte non sono più il vero me stesso: il vecchio Alex è scomparso, lasciando me al suo posto.

È proprio da quel giorno che ho iniziato a scrivere qui, a te. Perché volevo che qualcuno ascoltasse i miei lamenti, il mio dolore…. E perché avevo un assoluto bisogno di sfogarmi: tutti i pensieri che mi hanno attanagliato la mente fino ad oggi, erano divenuti improvvisamente troppo insopportabili.

Mi manca. Non sai quanto.

Sai la poesia che le ho scritto? L’ho incisa su di una piccola lastra in bronzo e messa accanto alla sua foto, sulla sua tomba.

Mi ricordo ancora di quella foto, come fosse ieri. Come potrei dimenticarlo? Gliel’ho scattata io…

Era Natale e avevamo pensato di festeggiare insieme quella bellissima festività.

Nella foto, lei era vicina al piccolo caminetto posto addosso alla parete del mio salotto, ma ovviamente, tutti questi dettagli che ti sto fornendo, non ci sono stati nella cornice dorata che ora racchiude il suo volto.

Era splendida quel giorno, una vera e propria Dea.

Indossava un abito rosso, concorde con quel periodo dell’anno. Aveva i capelli raccolti con una fascia del medesimo colore del vestito. Mi aveva raccontato che la indossava per non far notare che stava perdendo i capelli. Era terrorizzata da quel pensiero. Una paura tanto banale in confronto alla mia fobia più grande: la sua  morte… ma per lei, quelle parole, ossia: perdita di capelli, facevano un male atroce. Osava persino affermare che, se fosse diventata calva, avrei smesso di amarla. E forse era quello il motivo per cui era sempre impaurita ed ansiosa quando si spazzolava dolcemente i capelli.

Ma in fondo… la amo anche per questa sua stupidità.

Oddio, quanto mi manca…

Non riesco più a vivere senza di lei.

Mi manca una parte di me stesso, una parte del mio cuore.

Ora scusami ma devo andare a scuola.

Ormai ho quasi finito il liceo e quindi i profe ci riempiono di compiti e ci sottopongono a verifiche su verifiche.

Beh… ora vado.

Ti scrivo più tardi

Ciao, Alex

 

Misi il tappo alla penna, chiusi il mio fedele diario e mi preparai a quella noia che viene più comunemente chiamata “scuola”.

Ormai ogni studente dell’A. Fantoni sapeva che Smile non c’era più. Dopo la sua morte io e i suoi genitori avevamo deciso di rendere pubblica la triste notizia.

Mi ricordo ancora di quel giorno…

 

Avevo chiesto al professore di lettere se potevo annunciare una cosa a tutti i miei compagni e, ricevuto l’“Ok” da egli, mi alzai dalla mia sedia e raggiunsi il centro della classe.

Tutti sapevano che qualcosa non quadrava. Avevano notato il mio aspetto smorto e i miei occhi rossi per le troppe lacrime versate.

Mi schiarii la voce ed iniziai a raccontare, partendo dalla triste verità:

«Smile… se n’è andata.» speravo che avessero sentito perché non riuscivo a ripetere quelle parole.

«Come “andata”? Ha cambiato scuola?» chiese Sara, la sua migliore amica.

Neanche lei sapeva niente.

«No.» pronunciai  «Smile è… morta.»

La mia voce si ruppe sull’ultima parola. Tutti mi guardarono stupefatti mentre assimilarono la dolorosa notizia.

«Come “morta”?» Sara aveva le lacrime agli occhi. Glielo dovevo per caso sillabare?! Non capiva che ci faceva soffrire entrambi a ripetere quella parola?

«Era malata di leucemia.»

Ormai piangevo anche io.

«Non ha detto niente a nessuno perché non voleva essere trattata da malata, voleva vivere i suoi ultimi giorni come se non fosse successo niente. E in più non voleva far preoccupare le persone a cui voleva bene e teneva di più.» Singhiozzai per tutto il mio discorso.

Sara si mise ad urlare e piangere, tremando convulsamente.

Io caddi in ginocchio, tenendomi la testa tra le mani.

«È morta l’altro ieri.» mormorai: «I funerali saranno celebrati il 30 gennaio, questo sabato.»

Dopo quelle ultime parole uscii di fretta dalla classe.

 

Ritornai con la mente alla realtà.

Automaticamente, chissà come, come un automa mi ero diretto verso la scuola. Dopo cinque minuti suonò la campanella e mi affrettai a raggiungere la mia classe, come sempre.


Allora?

Fatemi sapere cosa ne pensate.. Anche un: bello o disgustoso, mi basta! xD

Un bacione, alla prossima

SarettaCullenWriter

 

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Capitolo 2
*** Nuovo Incontro ***


 

Scusate il ritardo, ma ho passato 15 giorni in vacanza in montagna... ho una piccola baita immersa nel verde, sapete? xD

Eccoci qui con un nuovo capitolo... Come starà andando ad Alex?

 

Nuovo Incontro

 

Ho passato un’estate letteralmente schifosa.

Di solito tutti gli anni io e la mia famiglia (mia madre) trascorrevamo una settimana tutti insieme al mare. Ma quest’anno, come quello precedente, e quell’altro prima ancora, non me la sono sentita.

Sono condizionato dal pensiero fisso di lei. Lo so che non è quello che Smile vorrebbe…. Ma proprio non ce la faccio.

Se è doloroso per me, non oso immaginare cosa sia stato per lei. Affrontare la morte così, di petto, è uno degli esempi più fervidi del suo immenso coraggio.

Ricominciare la scuola è stato il peggio del peggio.

Beh… oggi però, stranamente agli altri giorni, c’è una novità: una nuova studentessa.

Tutti dicono che si chiami Christie Wilson, e dalle poche informazioni che ho, credo che si trasferisca nella mia classe.

Sinceramente, questa notizia, non mi scalfisce affatto. La tratterò come sto trattando tutti da circa tre anni: con assoluta indifferenza.

Bussarono alla porta ed entrarono la preside, seguita da quella che avrebbe dovuto essere Christie.

Non riuscii a comprendere le emozioni che mi invasero nel momento stesso in cui la vidi.

Erano un miscuglio di sensazioni che partivano direttamente dal cuore, si espandevano in tutto il mio corpo, sopraffacendomi.

Provavo un inspiegabile terrore per esse.

Eppure era una ragazza normalissima: capelli rossi, boccolosi, occhi verdi che richiamavano i colori natalizi.

E così simili a quelli di lei…

Leggermente alta e piuttosto magra.

«Buongiorno. Lei si chiama Christie e da oggi seguirà le lezioni nella vostra classe. Trattatela come si deve. Mi raccomando.> disse la preside e con un sorriso, si congedò.

«Ciao, Christie. Dai, vieni… raccontaci di te.» propose il professor Guerini.

«Ok.» balbettò lei, ovviamente in imbarazzo.

«Ciao, mi chiamo Christie Wilson. Vengo da Londra e sono molto felice di aver avuto la possibilità di trasferirmi qui, in Italia. Spero di trovarmici bene.» il tono con cui pronuncio queste parole dava l’idea che avesse preparato questo discorso prima di enunciarlo a noi interlocutori. Mi fece capire che diceva questo ma pensava tutt’altro. Chiamatelo “sesto senso” ma per me, non ci raccontava la verità.

«Grazie Christie. Va pure vicino ad Alex. È l’unico posto libero.» aggiunse il profe.

«Ciao.» dissi freddo. Non volevo essere scortese ma prima di darle confidenza dovevo capire il perché di quelle emozioni così insolite.

«Ciao.» mormorò, dispiaciuta dal mio tono.

Non ci rivolgemmo più una parola nel corso della mattinata.

Suonata la campanella, mi diressi come sempre al cimitero.

Arrivato davanti alla sua tomba, come al solito, mi sedetti ed incominciai a raccontarle la mia giornata.

«Sai… è arrivata una ragazza nuova…» dissi dopo un po’.

«Non so come mai ma… mi sento come “legato” a lei… Ma comunque non ti tradirò mai… quindi è inutile.» aggiunsi poco dopo.

Ci fu il silenzio. Ovvio, cosa potevo aspettarmi?

Iniziò anche a piovigginare, e ben presto si trasformò in un vero e proprio acquazzone. Fantastico… pensai sarcastico. Poi notai qualcosa di incredibile.

Le prime gocce d’acqua, cadute dal cielo, avevano formato le parole: «Sii felice.»

«È impossibile…» sussurrai.

Rimasi sotto l’acqua per osservare se quel fatto così magico si sarebbe ripetuto.

Niente.

Magari me l’ero immaginato… Lo stress gioca brutti scherzi…

Ma se invece fosse stato tutto reale?

Ritornai a casa, feci una doccia en andai subito a letto, senza cenare.

Ripensai e ripensai. Magari ero davvero diventato pazzo… Andiamo! È impossibile che della semplice pioggia riuscisse a fare questo!

Non dormii affatto quella notte e il giorno dopo ebbi un tremendo mal di testa.

 

04 Settembre 4.00 AM

Caro Diario,

Scusa se non mi sono fatto più sentire.

Mi dispiace, ma avevo un valido motivo:

Christie Wilson.

Possibile che quella ragazza mi sconvolgesse così tanto? E per di più al cimitero è successa una cosa che da dell’incredibile: mi ha scritto la pioggia.

Non mi credi, non è vero? Eppure è così cavolo!

Davvero sto diventando pazzo? Non so più cosa pensare…

Lo so, ti ho scritto da poco, ma adesso devo veramente andare.

Ti scriverò al più presto, promesso!

Ciao, Alex

 

Passai così cinque giorni. Cinque interminabili giorni.

Quel fatto accaduto al cimitero mi aveva letteralmente scombussolato. Ormai non dormivo più, non mangiavo più.

Non sapevo più che fare.


Allora, che ne dite? Vi prego potete scrivere una mini-recensione anche di 1 riga e basta? Solo: mi piace o che schifezza, cambia hobby! xD

Grazie mille a chi l'ha semplicemente letta.

SarettaCullenWriter

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Capitolo 3
*** Decisioni ***


Ciao a tutti! Eccoci qui con un nuovo aggiornamento! =)

Grazie a chi a letto la mia storia.. anche se non so chi ringraziare di persona visto che non ho ancora ricevuto nessuna recensione..

Vabbhe.. Vi lascio leggere!

 

Decisioni

 

Christie aveva rinunciato ad avere un qualsiasi discorso con il sottoscritto. Volevo parlarle ma il suo pensiero me lo impediva.

Smile… Smile… Smile… Perché mi hai abbandonato?!

Comunque la storia di Christie mi incuriosiva non poco. Perché? Perché non me la dava a bere che si trovasse così a suo agio qui. Ora ero sicuro che ci avesse mentito il giorno in cui si presentò alla nostra classe.

09 Settembre 3.00 AM

Caro Diario,

Ho mantenuto la mia promessa, non trovi?

Ormai ti scrivo tutti i giorni, a qualsiasi ora. Basta leggere l’orario accanto alla data di questa pagina, in alto a destra: ebbene sì, sono le tre di mattina e, come al solito, non riesco a prendere sonno.

Con questo mio comportamento sto facendo preoccupare tutti, soprattutto mia madre. Ma cosa posso farci?  Neanche i sonniferi fanno effetto…

La mia vita fa SCHIFO.

Ciao, Alex

 

In questi giorni non vado più neppure al cimitero e so che la mia Angioletta  sta soffrendo per come mi sto comportando.

Smile, ancora una volta, Perdonami.

~

 

Passarono ancora interminabili giorni… La mia vita ormai era un corpo senz’anima…

inutile e purtroppo, mancavano ancora non pochi anni alla fine della mia esistenza.

Dovevo pazientare ancora…

Ma come avrei potuto farcela?

Avevo dato forfè… avevo perso ogni speranza… e soprattutto avevo mollato.

Scusami ancora piccola, ti ho deluso un’altra volta…

Ormai non facevo altro: la deludevo e poi stavo male.

12 Settembre 2010 5.00 AM

 

Caro Diario,

Si può morire di solitudine?

Io credo di sì. E in questi giorni sono ancora più sicuro di questa ipotesi.

Mi muovo automaticamente, ormai non faccio più niente di mia spontanea volontà.

È come se il mio corpo si ricordasse delle mie abitudini quotidiane e le compiesse da solo, senza che io debba mandare impulsi dal mio cervello. È piuttosto insolita questa cosa… (Mi scappa un sorriso, però spento). Mi hanno svuotato. Mi ha  svuotato. Il suo pensiero non mi da tregua… e imploro ogni giorno che tutto questo finisca. Che la mia vita finisca.

Anche se dovrò rinunciare a tantissime cose, saranno molte di più quelle che riceverò in cambio.

Una decisione è stata presa.

Alex

 

Ormai avevo deciso. La mia vita sarebbe finita da li ad un quarto d’ora.

Avevo pianificato tutto. Per spiegare il mio decesso (che sarebbe accaduto fra pochi attimi) avevo programmato di lasciare delle lettere a mia madre.

Non sapevo ancora quale sarebbe stata la morte migliore per uno come me. Non volevo suscitare spettacolo, quindi speravo in un decesso piuttosto riservato.

Veleno, impiccagione, taglio delle vene… Di sicuro avrei deciso sul momento.

Mi stavo avviando verso il “patibolo” con un enorme sorriso sulla faccia.

Arrivai davanti ad un piccolo boschetto e decisi che quello era il luogo migliore.

Vedendo un piccolo alberello spoglio, lontano da tutto e tutti, riverso su di un piccolo ruscello, con lunghi rami proiettati verso il cielo plumbeo, mi fece pensare che quel posto avesse qualcosa di magico.

Mi sembrava di essere in stretto contatto con lei.

Quell’atmosfera, carica di pioggia, mi fece sentire perfino “ansioso” della mia morte.

Aspettavo quel momento da ben tre anni.

E, in un istante, capii il miglior modo per suicidarmi: l’impiccagione.

Volevo morire su quell’albero. Volevo morire sapendo che lei mi avrebbe visto spirare su quell’albero.

Preparai tutto. Avevo già portato una corda, valutando vari possibili scenari futuri.

E avevo fatto bene.

L’ora era giunta. Avevo appeso la corda al ramo più alto che potevo raggiungere.

Me la legai al collo, alzandomi sulle punte dei piedi per giungere al ramo sottostante a quello a cui avevo legato la corda. Ed ora, un lancio e tutto sarebbe finito. Finalmente tutto sarebbe finito.

«Smile, sto arrivando.» pronunciai quelle parole con un sorriso.

Un urlo mi fece alzare la testa, tenuta fino ad adesso chinata verso l’erba, cristallina di pioggia e rugiada.

Davanti, anzi, sotto di me comparve la faccia terrorizzata di Christie.

Che ci faceva a quest’ora, qui?

«Che ci fai qui?» sussurrai.

Lei con il respiro affannato mi rispose, con le lacrime agli occhi: «Ti prego, non farlo!».

Non capiva che per me non c’era più niente da fare? Ormai avevo smesso di combattere, volevo solo farla finita.

«Devo, Christie.» dissi deciso, guardandola nei suoi meravigliosi occhi verdi. Eh? Ho detto meravigliosi?

«Non farlo.» ripetè, questa volta però urlandomi queste parole in faccia.

«Ti ripeto: Devo.»

«No. Non devi. Non lo permetterò.» e detto questo iniziò a scalare l’albero sul quale avevo deciso di porre fine alla mia vita.

«Che fai?! Scendi immediatamente!» ora ero molto preoccupato per lei. Poteva cadere e rompersi l’osso del collo.

«NO!» dal suo tono capii che era inutile insistere. Sinceramente, quel tono mi lasciò basito. Non la reputavo una ragazza con così tanto coraggio. Mi era sembrata fin dal nostro primo sguardo una persona molto timida ed insicura. Mi sbagliavo, cavoli se mi sbagliavo.

Ora, quel suo tono, mi fece tremare leggermente di paura.

«Perché fai questo?» chiesi. Perché doveva immischiarsi nella mia vita? Perché non ha perso la speranza, come tutti?

Mi ricordai di una frase, letta poco tempo fa su di un libro preso nella piccola biblioteca del mio paese:

La speranza è sempre l’ultima a morire.”

Ormai era quasi giunta al ramo al quale ero appeso, ma io non accennavo a voler lasciar perdere.

«Vattene.» sibilai. Non volevo che soffrisse, ma se volevo avere almeno la morte in santa pace, dovevo farla cedere, e quindi, farla ritornare da dove era venuta.

Stavo per risponderle di nuovo, ma con un balzo fu davanti a me.

Mi rispose con una frase, letta chissà dove e chissà quando, ma comunque mi rimase in mente perché era una frase su cui riflettere:

« “La vita è troppo breve per potersi permettere il lusso di tergiversare”»

Peccato che la mia vita fosse finita il 27 Gennaio 2010.

«Non ho una vita.» risposi semplicemente. Mi accovacciai, preparandomi al balzo.

Sentii un «NO!» e poi mi lasciai andare, sperando che finalmente, dopo tre anni di agonia, avessi potuto raggiungere il mio eterno amore.

Smile, sto arrivando.


Questo capitolo non è molto "felice".. Alex ha deciso di siucidarsi perchè ormai non poteva più vivere con il pensiero costante della sua Smile..

Ma riuscirà a portare a termine la sua morte?

A presto con il prossimo chappy!

SarettaCullenWriter

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Capitolo 4
*** Confessioni ***


Eccomi di nuovo qui! Oggi ho aggiornato tutte le mie storie (sono solo due.. xD)

Vabbhe... vi lascio alla lettura del quarto capitolo!

 

Confessioni

 

Riemersi dal buio, aspettando di scorgere la sua  bellissima figura.

Invece… mi ritrovai in un letto d’ospedale.

COSA?! NO!!

Iniziai ad urlare a squarciagola, sperando che fosse tutto un brutto incubo.

Sentii dei passi indaffarati raggiungermi ed urlare: «Fate presto! Sta avendo un attacco di panico!»

Poi, alcune mani mi legarono al lettino, dove io mi stavo dibattendo come un pesce fuor d’acqua.

«NO!!» urlai di nuovo, sperando che mi diano ascolto. Tutto inutile.

Tutto inutile. Tutto inutile. TUTTO INUTILE!

Quello che avevo fatto era stato tutto inutile.

Poi un leggero dolore al braccio, ed infine ancora buio.

~

Sono morto? Vi prego qualcuno mi dica di sì!

Perché Christie mi aveva fatto questo? PERCHÉ?!

Smile, giuro sul mio nome che presto ti raggiungerò. È una promessa.

~

Mi riscossi dopo poco tempo, o almeno… così mi era sembrato.

Ero ancora n quell’odioso letto, nella mia camera d’ospedale.

Mi sentivo deluso ed affranto, ma soprattutto perso.

Sì, perso. Ormai non esisteva più nessun attaccamento a questo mondo. Appena fossi uscito di li, avrei subito ritentato il suicidio. Magari stavolta con del veleno, più efficace, ma purtroppo indolore. Io volevo soffrire mentre morivo. Volevo espiare tutti i miei peccati attraverso il dolore. Il dolore mentale ormai era una costante parte della mia vita, ora mancava quello fisico.

Sentii la porta sbattere e mi ritrovai davanti a quella che, ora come non mai, consideravo una traditrice: Christie. Però non era giusto che me la prendessi così con lei, difatti… che ne poteva sapere lei di Smile?

Io non gli avevo mai detto niente, e dubito che qualcun altro l’abbia fatto. Nonostante siano passati anni, in questa cittadina il ricordo di Smile è ancora vivido e concreto.

«Che ci fai tu qui?» sbottai infine.

«Anzi, che ci faccio io qui?> ripresi.

«Stavi morendo, ti ho salvato.> disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Ma quella che cosa si fumava la mattina?

«Tu non mi hai salvato. Tu mi hai condannato.» spiegai brevemente.

«Io ti avrei condannato? Ma per piacere! Smettila di pensare a quella Smile! Dio mio, reagisci!» urlò.

Cosa aveva detto?! “Quella”  Smile?! Come osava anche solo pronunciare il suo nome?!

«Vattene.» dissi freddo. La mia educazione mi imponeva di non  usare termini indecenti in presenza di una signora. Che poi più di tanto io non consideravo lei come “signora”. Tutt’ora la sto classificando come un essere spregevole venuto per rovinarmi la vita.

«Eh no caro. Io non mi muovo da qui. Finché tu non capirai che stai soffrendo inutilmente io me ne starò seduta qui comoda comoda.» detto questo, si accomodò sulla sedia accanto al mio letto.

Soffrendo inutilmente? Ma proprio non capiva quanto fosse impostante lei  per me?

Lei non sapeva niente. E quindi, non aveva il diritto di giudicarmi.

«Vattene.» ripetei insistente.

Di tutta risposta lei si limitò a squadrarmi.

«No.» replicò.

«Allora rispondi a questa mia domanda: Che ci fai tu qui?»

Lei rimase interdetta per qualche secondo, puoi rispose controllata:

«Te l’ho detto, son qui perché ti ho salvato la vita. Meriterei anche un grazie.»

«Eh?! Grazie?!  Tu mi hai solo prolungato il tempo d’attesa in questa vita! Ma non preoccuparti, rimedierò presto.» confessai.

Lei sbarrò gli occhi. Mi sa che questa non se l’aspettava. Pensava forse che sarei rimasto impassibile per il resto dei miei giorni? Era ovvio che avrei ritentato il suicidio. Naturale come andare in bici.

«Hai sentito bene. Appena sarò fuori di qui non mi rivedrai mai più.»

Lei continuava ad avere una faccia shockata. Fra poco avrei tentato la manovra di Heimlick.

«Oooooh... Ma ci sei?» sbottai infine, sventolandogli la mia mano davanti agli occhi.

«Tu non puoi farlo!» urlò. Finalmente aveva aperto bocca.

«Certo che posso. E lo farò.»

«Ti odio. Perché mi fai questo?» mormorò disperata.

«IO?! Ma senti chi parla! Io scusa allora cosa dovrei fare? Ti dovrei odiare per tutto quello che mi hai fatto! Anche se per te queste parole sono niente, visto che credi che tu mi abbia “salvato”» mimai con le dita.

«Ti odio. Ti odio per avermi cacciata in questa situazione. Ti odio perché hai cercato di suicidarti. Ti odio perché penso a te ogni santo giorno. Ti odio perché in realtà… Ti amo.» confessò balbettante.

La sua risposta mi lasciò basito.

Mi amava? Come poteva amare qualcuno che non gli rivolgeva nemmeno un saluto? Come poteva amare un essere ormai senz’anima? Come poteva amare me? 

«Quindi, non suicidarti. Morirei anche io.» ammise, imbarazzata.

Perché deve sempre succedere tutto a me?

Ero insicuro di molte cose, ma ero sicurissimo del fatto che non amavo Christie.

Almeno, non ora.

«Christie» iniziai.

«No. Non dire niente. Lo so che non ricambi i miei sentimenti. Comunque… tutte le sere, non faccio che pregare che tu un giorno riesca a dimenticare… anzi, no. Superare il tuo passato. Sei la cosa più  importante che ho qui, in questo posto che tanto odio. E mi dispiace averti fatto soffrire con le miei parole prima. Io voglio solo che tu sia felice. Solo questo, nient’altro.» rispose, interrompendomi.

Le sue parole mi lasciarono esterrefatto.

Voleva solo il mio bene.

«Grazie.» le sussurrai, stringendola in un abbraccio.

In questo momento avevo solo bisogno di affetto.

Lei rimase immobile per qualche istante, poi ricambiò goffamente il mio abbraccio.

Sapevo che una piccola parte del mio cuore si stava ricostruendo.


Allora, allora allora... Alex sta iniziando ad instaurare un'amicizia con Christie... Ma andrà tutto bene?

Alla prossima!!

SarettaCullenWriter

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